Un compleanno indimenticabile

di Peach Blossoms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Ad un passo da te ***
Capitolo 3: *** Il caso di Mitsuhiko Sakuro ***
Capitolo 4: *** Non sei più sola ***
Capitolo 5: *** L'incendio ***
Capitolo 6: *** La fine di un incubo ***



Capitolo 1
*** La lettera ***


Capitolo I
LA LETTERA

Era una tranquilla domenica di inizio primavera, stava ormai cominciando la stagione delle belle giornate. Una brezza lieve faceva staccare dai rami i primi fiori di pesco, che volando lentamente, creavano un’atmosfera magica. Da lontano, i rintocchi del campanile segnavano le 20.00. Un ragazzo ed una ragazza passeggiavano sul sentiero che costeggiava il torrente.
- “Vuoi un vestito? Un gioiello, forse? cosa vuoi che ti regali?” insisteva Heiji, “il tuo compleanno è fra due giorni!”
- “Non saprei…”, rispose la ragazza, fermandosi per un attimo a  guardare il tramonto. I raggi del sole brillavano sulla superficie dell’acqua, creando bellissimi giochi di colore. Eppure era così ovvio, non desiderava altro che un suo bacio. Lei ed Heiji erano amici da ormai tanto tempo, e il suo sentimento per lui non faceva che crescere anno in anno. ma lui cosa prova per me? questo dubbio non le dava pace. Heiji era un ragazzo coraggioso, non avrebbe esitato a rischiare la sua vita pur di salvare quella di Kazuha  -questo lei lo sapeva bene- ma quando si trattava di spiegare i suoi sentimenti a parole, diventava un vero coniglio. Solo due parole desiderava sentirsi dire per il compleanno, solo due parole.
Cominciava a calare il buio, e i due si salutarono.


                                                                                                                                              
- “Heiji Hattori? Il pivello che si crede il miglior detective di Osaka? Credi che si presenterà all’appuntamento?”
- “Certo, quando leggerà la lettera correrà subito da noi. E’ un piano infallibile, quel ragazzino la pagherà per ciò che ha fatto a Mitsuhiko.”


DRIINNNNNN! Erano le 8.00 del mattino e la sveglia cominciò a suonare. DRIINNNNNNN!
- “Si, sono sveglio.” Borbottò Heiji, allungando il braccio nel tentativo di spegnere quel maledetto affare. “Che ore sono?” cercò di schiudere leggermente gli occhi, ancora serrati per il sonno.  “Le 8??! Ma è tardissimo, Kazuha non mi perdonerà mai!”. Balzò fuori dal letto, si fece una doccia in tutta fretta e si vestì. Si sentiva inspiegabilmente emozionato, l’idea di vederla lo elettrizzava ma allo stesso tempo lo faceva sentire nervoso. Nonostante avesse sempre tentato di nasconderlo, Heiji sapeva bene cosa provava per Kazuha, l’aveva capito fin dal primo momento che la vide, quando ancora erano bambini. Ma a causa del suo carattere da duro, a volte perfino scontroso, non riusciva a dimostrare ciò che in fondo nascondeva nel suo cuore. I dispetti e gli scherzi erano solo un mezzo di difesa, una maschera che permetteva ad Heiji di sentirsi inattaccabile, forte. Non ammetteva di avere debolezze.
Per il tanto atteso compleanno decise di portarla al parco naturale, le piaceva molto stare all’aria aperta e la giornata era meravigliosa. Il programma, su richiesta di Kazuha, prevedeva un picnic e una lunga passeggiata romantica lungo il sentiero dei cipressi.
Si fece coraggio, ed uscì. Ma l’occhio gli cadde subito su una lettera. Era stata messa lì per terra, sullo zerbino. Non aveva né mettente né destinatario, era completamente bianca. Incuriosito aprì la busta, lesse, e subito il suo cuore di fermò.
Signor Heiji Hattori,
esattamente un anno è trascorso dal torto che lei mi fece. La ferita è ancora aperta.
 La aspetto nella città dei mille templi,
nel luogo in cui è sempre meglio stancarsi, che riposare.
Si presenti entro le 12.00
o della sua ragazza festeggerà qualcosa di diverso dal compleanno.


La lettera gli cadde dalle mani che cominciarono a tremare. La mia Kazuha.


 

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Capitolo 2
*** Ad un passo da te ***


CAPITOLO II
"Ad un passo da te"
 
Erano ormai le 8.30 e il sole pallido illuminava il cielo. C’era un venticello che soffiava leggero e rendeva l'aria decisamente fresca. Heiji rilesse quella lettera, ancora senza capire. Chi diavolo può averla spedita? A che caso si riferiscono? Queste domande continuavano a ronzargli in testa. Era il momento di agire, doveva fare qualcosa e subito. Provò a chiamare la ragazza al telefono -magari si trattava solo di uno scherzo di cattivo gusto- ma non ricevette risposta.
Non aveva più dubbi, il tempo scorreva e Kazuha era in pericolo.
- “La città dei mille templi…” cominciò a ragionare sulle parole della lettera. Dal tono utilizzato, si trattava senza dubbio di una minaccia, quell’uomo voleva vendicarsi di lui, ma per cosa? Di che torto stava parlando?
- “…mille templi… templi..ma certo!” subito gli tornarono in mente le parole di sua madre, una donna molto intelligente e colta, che amava viaggiare. Giusto quale giorno prima cercava di convincere il marito a visitare una città:  “caro, dobbiamo assolutamente andare a Kyoto! La mia amica mi ha raccontato che è un posto meraviglioso e ricco di monumenti interessanti, la chiamano la città dei mille templi” aveva spiegato, ricevendo però un netto rifiuto dal signor Hattori.
-“ È sicuramente il posto indicato dalla lettera”. Mise la busta in tasca, prese il casco e montò sulla moto. “resisti piccola, sto arrivando”.
                                                                                                                             
                                                                                                                                       ***

- “Sono le 9.00, mancano tre ore allo scadere del tempo. Se non dovesse venire, cosa ne facciamo della ragazzina?” brontolò l’uomo. Era un signore di circa cinquant’anni, robusto di corporatura ma piuttosto basso. Per l’occasione portava una giacca leggera nera, che scendeva fino alle ginocchia, e un cappello abbinato.
- “Arriverà Yooto, abbi pazienza” rispose la donna, mantenendo una calma ammirevole. Era bella ed elegante, non mostrava più di quaranta anni. Indossava una gonna lunga rossa e una giacca corta bordeaux, un paio di occhiali neri le coprivano gli occhi, nascondendole lo sguardo.
I due si trovavano in un luogo isolato, poco lontano da un bosco che si estendeva ai piedi di una piccola montagna. Luogo perfetto per non destare alcun sospetto.

                                                                                                                                       ***

Kazuha aprì gli occhi. La testa le faceva molto male, come se qualcosa l’avesse colpita. Si sentiva parecchio stanca e indolenzita, faceva fatica a pensare e tutto le sembrava troppo confuso. Cercava di muoversi, ma le braccia e le gambe non rispondevano ai comandi, si sentiva paralizzata.
- “Cosa è successo?”, si guardò intorno: era sdraiata sopra un piccolo materasso impolverato, vicino a lei c’era una sedia, poco lontano un telefono e un fazzoletto. La stanza era piccola, vuota e molto buia. C’era uno strano odore di legno marcio e l’umidità era molto alta. Cominciava ad avere molto freddo, si accorse di non indossare più la sua giacchetta nuova, eppure quando era uscita di casa era sicura di averla presa. Ricordava di aver preso lo zainetto per il picnic, di aver chiuso la porta di casa e di essersi incamminata verso casa di Heiji. Era così felice che non riusciva a fare a meno di cantare sottovoce, era il suo compleanno e lo avrebbe trascorso con lui. Presa dai suoi pensieri, non si accorse che due signori, dietro di lei, avevano allungato il passo e si stavano avvicinando per chiederle informazioni.
“Lei è la signorina Kazuha Toyama?” disse Aoi. “Sì” rispose la ragazza, tornando alla realtà. “Auguri…”
Dopo quel momento, non riusciva più a ricordare nulla.
                                             
                                                                                                                                               ***

“Eccoci a Kyoto. Mancano ancora due ore, posso farcela.” Heiji scese dalla moto e tirò fuori dalla tasca la lettera. Mancava ancora un pezzo dell’enigma da risolvere, poi finalmente, avrebbe trovato il suo uomo.
Nel luogo in cui è sempre meglio stancarsi, che riposare. Questa frase l’aveva già sentita, ma dove? Ancora una volta, gli venne in mente un buffo ricordo:

- “Senti papà, se non ti alzi subito sarò costretta a svegliarti con una mossa da karate!” urlò Ran, nera dalla rabbia. Mancavano venti minuti all’appuntamento con sua madre, e Kogoro non ne voleva sapere di prepararsi.
- “Ti conviene alzarti zietto, un calcio di Ran può mandarti al cimitero.. lì sì che puoi riposarti!” ridacchiava il piccolo Conan.
- “Pfff”, sbuffò il detective Mori, “al cimitero è sempre meglio stancarsi, che riposare!”


- “Per un volta sei stato utile Kogoro Mori” la risposta dell’enigma era senza dubbio il cimitero di Kyoto. Prima di partire, scrisse un messaggio a Shinichi, spiegando di tenersi pronto per qualsiasi evenienza, avrebbe avuto bisogno anche del suo aiuto. L’uomo misterioso aveva premeditato questo piano da diversi giorni, non sarebbe stato facile affrontarlo, qualsiasi cosa volesse. In gioco c’era la vita di Kazuha, non poteva assolutamente fallire. 

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Capitolo 3
*** Il caso di Mitsuhiko Sakuro ***


Capitolo III
“ll caso di Mitsuhiko Sakuro”

VRRR, il telefono di Conan vibrò. Il ragazzino, sdraiato sul letto, leggeva per l’ennesima volta “Le avventure di Sherlock Holmes”. Ogni volta era come la prima: nuovi misteri, nuove sensazioni … Svogliatamente prese il telefono per leggere il messaggio, era di Heiji. “Quel ragazzo ha il brutto vizio di disturbarmi …”

Ho bisogno di un favore, è urgente. Vieni al cimitero di Kyoto, più in fretta che puoi. Dobbiamo risolvere un caso. Ah, ho bisogno di Shinichi, non del piccoletto.

                                                                                                                                     ***

Heiji giunse nel luogo prefissato: il cimitero era antico, doveva risalire al XVI secolo. Era immerso nella natura,  un piccolo ruscello lo separava dal bosco retrostante e la montagna conferiva a quel luogo un’aria solenne. Heiji si guardò intorno, nulla di sospetto: nessun uomo, nessun rumore … cominciò a chiedersi se fosse quello il posto giusto.
 D’un tratto, da lontano venne scagliata una freccia che colpì un albero a pochi metri dal ragazzo. Heiji si avvicinò, stava allungando la mano per analizzarla, quando una seconda freccia gli sfiorò la spalla, ferendolo lievemente. “Ma che succ..”
In quel momento una donna comparve alle sue spalle.
- “Heiji Hattori. Finalmente sei arrivato. Ti ricordi di me, caro detective?” Heiji si voltò. Si ricordava eccome di quella donna, era Aoi Sakuro, vedova del signor Mitsuhiko Sakuro. Si era suicidato un anno prima, dopo che Heiji lo aveva accusato di aver ucciso il suo collega d’affari. Quello del signor Mitsuhiko fu il caso più complesso che Heiji dovette affrontare: il corpo del collega venne ritrovato privo di vita in quel cimitero, proprio vicino all’albero sul quale era appoggiato il ragazzo. Venne ucciso con tre colpi di pistola alla testa, arma che però non venne mai ritrovata. Gli indizi, a quel tempo, portarono Heiji a sospettare unicamente del signor Mitsuhiko, il quale, oltre a non possedere alcun alibi, era stato visto discutere più volte e animatamente con la vittima per questioni di debiti. Il signor Mitsuhiko si tolse la vita ancor prima che il giovane detective di Osaka trovasse la definitiva soluzione del caso e questo bastò per far credere a tutti che l’uomo si fosse ucciso per non finire in carcere e che quindi, il colpevole fosse proprio lui. Ad Heiji questo finale non convinse mai fino in fondo, ma comunque, lasciò che la polizia chiudesse il caso.
- “Penso tu abbia capito perché ti trovi qui. E’ arrivato il momento della mia vendetta.” Disse la donna, con tono minaccioso.
- “Non ho nulla a che fare con suo marito!” replicò Heiji. Il ragazzo lentamente si alzò. Non sembrava che la donna avesse armi, dunque doveva esserci qualcun altro con lei, qualcuno che aveva scoccato le due frecce. Doveva stare ben attento, la situazione non era a suo favore.
- “Se lei è convinta dell’innocenza di suo marito, tenterò di far riaprire il caso alla polizia” continuò, “ma prima mi dica dov’è Kazuha, cosa le avete fatto?!”.
- “Tu hai portato alla rovina mio marito” ridacchiò soddisfatta Aio “ e io porterò alla rovina la tua amica.”
La donna tirò fuori dalla tasca una pistola, la puntò verso di Heiji e sparò.
 
                                                                                                                                                              ***

- “Heiji, Heiji! Svegliati Heiji”. Il ragazzo schiuse lentamente gli occhi. “ce l’hai fatta, amico!”
Gli sembrava di vivere ancora un incubo, ma quella voce familiare lo riportò alla realtà.
- “Shinichi…” bisbigliò “cosa.. cosa è successo? Sono morto?” non riusciva a muovere neanche un muscolo, si sentiva pesante. “oddio, Kazuha! È in pericolo, devo andare!”
- “no, non sei morto. Ma ci sei andato vicino” rispose Shinichi. “dai sintomi, penso che ti abbiano sparato un ago anestetizzante. Ti ho fatto bere una soluzione inventata da Haibara, fra qualche minuto starai meglio. Stai fermo, prima dobbiamo scoprire dove si trova, sono sicuro che questa lettera ci aiuterà, l’ho trovata qui, vicino a te”.
Heiji sollevò la testa, prese la lettera e lesse velocemente.

Se la tua amica vuoi trovare, ogni indizio dovrai di nuovo analizzare.
Ripercorri i luoghi dell’incidente, se arrivi in tempo, forse non le succederà niente.
Ricordi dove è stato trovato morto? Lì pagherai per il torto.


- “Ripercorrere i luoghi dell’incidente” rifletteva Heiji “il corpo dell’uomo fu ritrovato nel bosco, quasi completamente carbonizzato. Si era dato fuoco, cospargendo di benzina un piccolo rifugio in cui si era nascosto.” Erano passate circa due ore dall’incontro con la donna. I raggi del sole erano completamente coperti dalle nuvole, che pian piano avanzavano da ovest e presagivano un violento temporale.
- “Shinichi, ho bisogno che tu vada al dipartimento di polizia di Kyoto e che raccolga tutte le informazioni possibili sul caso del signor Mitsuhiko. Io devo assolutamente trovare Kazuha, e penso di sapere dove si trova!”.  Ancora dolorante, si alzò, si tolse la maglietta, la giacca e il suo amato cappellino.  “Scambiamoci i vestiti, devi far finta di essere me, non puoi esporti come Shinichi Kudo, è pericoloso”  continuò.
- “ok, ma fai attenzione!”
I due ragazzi si divisero. Heiji corse in direzione del bosco, se la donna non aveva mentito, Kazuha doveva trovarsi in quel rifugio, o almeno, nelle vicinanze.
In quel momento, piccole goccioline di pioggia cominciarono a cadere, senza il calore del sole l’aria era diventata più fredda e pungente e il bosco appariva sempre più cupo e scuro. Heiji non aveva nulla con se, una torcia, un’arma per difendersi, nulla che potesse rassicurarlo nel caso in cui avrebbe incontrato un aggressore. Correndo fra gli alberi fitti, il suo unico pensiero era rivolto a Kazuha. Si rese conto che non c’era spazio per le paure, per le debolezze, doveva essere forte per lei, doveva salvarla.
Glielo doveva, era il suo compleanno.                                                      
 
                                                                                                                                           ***

- “Forza ragazzina, alzati!” urlò l’uomo “non abbiamo tempo da perdere!”.
 Kazuha era rannicchiata sul materasso, sentiva le sue forze abbandonarla, aveva sempre più freddo e la paura aveva preso il sopravvento sulla speranza. Era prigioniera da ormai diverse ore e di Heiji nemmeno l’ombra. Una lacrima le bagnò la guancia. Sentì la pioggia battere sul tetto della stanza, dalle fessure del muro entravano spifferi di aria fredda e alcune gocce. Voleva solo chiudere gli occhi e lasciarsi andare.
- “Ti ho detto di alzarti! Sono stufo di aspettare fuori”, Yooto si avvicinò alla ragazza, “vediamo se insieme riusciamo a scaldarci, dolcezza…” la prese per un braccio e la tirò verso di se. Kazuha cercò di liberarsi dalla stretta dell’uomo, ma non avrebbe potuto fare nulla contro un uomo di quella stazza.
- “dai, dammi un bacino” insisteva lui. Con le poche forza rimaste, Kazuha urlò, poi svenne.
Heiji, che si trovava nelle vicinanze, sentì l’urlo della ragazza e subito riconobbe la voce.

 

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Capitolo 4
*** Non sei più sola ***


CAPITOLO IV
“Non sei più sola”

La pioggia batteva forte sul viso di Heiji. Rimase immobile: gli occhi spalancati, prima vuoti, ora si colmavano di dolore mentre le mani, chiuse in un pugno, tremavano per la rabbia. Pianse.
Prima d’ora non l’aveva mai fatto, nemmeno da bambino, perché il suo orgoglio prevaleva sempre. Ma quando spalancò la porta di quel rifugio, l’orgoglio si ruppe in mille pezzi e le lacrime si mescolavano alle gocce di pioggia. Impresse nella sua mente quella scena e giurò che il responsabile l’avrebbe pagata.
Kazuha era distesa sul pavimento, ancora priva di sensi. I capelli sciolti e spettinati coprivano in parte il viso pallido che contrastava con le sue labbra violacee e i segni rossi intorno all’occhio destro. Il suo maglioncino rosa era strappato in alcune parti e lasciava scoperte le braccia, coperte di lividi.
 No, non è possibile. Cosa ti hanno fatto…
- “Hei.. Heiji..” sospirò con un filo di voce la ragazza, senza però riuscire ad aprire gli occhi. Questo bastò per destare il ragazzo dalla paralisi che quella scena gli aveva provocato e subito si accasciò sul corpo di lei.
- “Kazuha, sono qui, non devi più avere paura. Sono qui, non ti lascio”. Quelle parole, dette con infinita dolcezza, celavano allo stesso tempo un’ immensa felicità e forte preoccupazione. La sollevò con delicatezza e la poggiò sul materasso impolverato. Notò che aveva la mani fredde e la fronte le scottava molto, doveva scaldarla subito prima che le venisse una polmonite, o peggio, morisse per il freddo.
Era ormai tarda sera e la temperatura era calata molto. Si tolse la giacca bagnata e il maglione, poi si sdraiò a dorso nudo a fianco della ragazza. Facendo molta attenzione, le tolse lentamente il maglione rovinato. Le sue dite ancora umide le sfioravano i fianchi stretti, salendo poi timidamente verso le spalle. Il cuore di Heiji batteva all’impazzata, anche in quelle condizioni, Kazuha era bellissima. Restò per qualche secondo a guardare quel corpo, così dolce e fragile.
Un tuono potente fece tremare i muri, seguì un lampo che illuminò tutta la stanza. Un brivido percosse la schiena di Kazuha, che cominciò a tremare più forte di prima. Era cosciente e anche se non riusciva ad aprire gli occhi, poteva vedere quello che stava accadendo attraverso le emozioni. D’un tratto percepì un intenso calore: Heiji si sdraiò al suo fianco e la cinse in un abbraccio che la fece rinascere. Le accarezzò la schiena, facendole poggiare la testa sotto il suo collo, in questo modo l’avrebbe riscaldata con calore del suo corpo.
Kazuha si sentì di nuovo a casa. Con le labbra umide, gli diede un leggero bacio sulla spalla ed Heiji ricambiò baciandole la fronte. Fu un gesto difficile per il ragazzo, che a stento riusciva a trattenersi dalla voglia di baciare ogni singola parte del suo corpo. Le mani che le accarezzavano la schiena fremevano per scendere più basso e dovette mordersi le labbra per scacciare il desiderio di baciare quelle sue labbra rosse. Solo allora si rese conto di averla davanti a se, senza maglietta, in tutta la sua sensualità.
- “Perdonami, ti prego”,  interruppe il silenzio Heiji. Doveva dire qualcosa, altrimenti sarebbe scoppiato. “è colpa mia. Sarei dovuto arrivare prima.. io…” provava sentimenti contrastanti, le sue parole erano colme di rancore e passione “non sono neanche in grado di proteggere la ragazza che amo…” continuò, accorgendosi di essere ormai fuori controllo. Lei sorrise: l’aveva detto, sì. Quelle parole che tanto desiderava, finalmente lui le aveva dette e lei le aveva sentite. Il suo regalo di compleanno.
- “Baciami” disse Kazuha, accarezzando il viso del ragazzo. “Baciami, subito”.
I due si guardarono per un secondo negli occhi, un secondo che sembrò durare una vita. I loro cuori battevano così forte che temevano sarebbero usciti dal petto. Si avvicinarono lentamente, ansimando. Fu come aver spezzato delle catene solide che da sempre li bloccava. Quando le loro labbra furono ad un centimetro le une dalle altre, Heiji deglutì “…le tue labbra” disse sottovoce. “Da sempre ti sono appartenute” rispose lei “ora prendile”. Fu come un bomba: le labbra entrarono in contatto, l’energia si propagò fino alle punte dei piedi, un attimo di quiete, poi esplose la passione. E proprio come una bomba, la loro unione aveva spazzato via ogni insicurezza, ogni dubbio e ogni timore. Unici superstiti, due ragazzi che finalmente avevano imparato ad amarsi, due ragazzi che in quel momento, divennero un unico essere.
Si addormentarono, ancora abbracciati, esausti ma infinitamente felici.
 
Furono baci e furono sorrisi,
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle

 

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Capitolo 5
*** L'incendio ***


CAPITOLO V
"L'incendio"

Shinichi sfogliò per l’ennesima volta il rapporto stilato dal dipartimento di polizia sul caso del signor Mitsuhiko. Le sue deduzioni coincidevano, come sempre, a quelle di Heiji. Ormai era convinto della colpevolezza dell’uomo, ma mancavano le prove per dimostrarlo.
Erano le 7.00 del mattino, fece una doccia veloce per rinfrescarsi e levare dal viso i segni di una notte passata insonne. Era preoccupato, Heiji non aveva chiamato e il suo telefono era irraggiungibile. Più volte aveva cercato di rintracciarlo, senza però riuscirci. Temeva che avesse passato l’intera notte nel bosco, e con gli indumenti che indossava, sarebbe stato un miracolo trovarlo ancora in vita. Non poteva nemmeno chiedere aiuto alla polizia per le ricerche perché si era presentato lui stesso come Heiji Hattori e spiegare che in realtà era Shinichi Kudo, oltre ad aver destato sospetti, avrebbe rappresentato un serio pericolo qualora la notizia della sua ricomparsa si fosse diffusa anche a Tokyo e fosse giunta all’orecchio dell’organizzazione.
Un lieve sorriso comparve sul volto del ragazzo: Heiji sapeva che non avrebbe avuto aiuto dalla polizia se avesse chiamato Shinichi, aveva messo in gioco la sua vita fidandosi ciecamente del suo miglior amico. Aveva chiesto a Shinichi di far luce velocemente sul caso, in modo che lui potesse occuparsi unicamente di Kazuha. Il suo compito Shinichi l’aveva fatto, aveva in mano la chiave per risolvere il delitto, ma evidentemente qualcosa era andato storto ad Heiji, se ancora non si era fatto vivo.
Una volta vestito, uscì di casa e montò sulla moto. Dopo dieci minuti, era già in prossimità del bosco, deciso a trovare il migliore amico.

                                                                           ***

Nel frattempo, Aoi e Yooto stavano aspettando il momento ideale per mettere in atto il loro piano vendicativo. Attirare Heiji nel rifugio era stato facile, sapevano che avrebbe rischiato la sua vita pur di salvare quella ragazza, e così era stato. Il rifugio era stato costruito sulle rovine del primo, distrutto nell’incendio che aveva appiccato il signor Mitsuhiko per togliersi la vita. Quale vendetta migliore, se non quella di uccidere il giovane detective di Osaka esattamente nello stesso luogo  e nello stesso modo in cui era morto il marito? Yooto riferì alla donna che i due ragazzi avevano trascorso l’intera notte nel rifugio e che in quel momento si trovavano ancora all’interno. Cercando di non fare troppo rumore, dunque, serrò le finestre e la porta e cosparse il legno delle pareti di benzina, come Aio aveva ordinato.
Ma quell’odore forte bastò a far svegliare Heiji.
Si era addormentato con indosso solo i boxer, ma grazie al contatto con il corpo di Kazuha, non aveva sentito freddo. La ragazza, invece, era rannicchiata tra le braccia di lui e sulle spalle aveva la giacca che Heiji le aveva poggiato per evitare che prendesse troppo freddo: si era svegliato nel mezzo della notte e l’aveva sentita gemere. Le accarezzò la guancia, facendo attenzione a non toccare le ferite. Guardò quel corpo per l’ennesima volta e ancora il suo sguardo si perse tra quelle curve delicate.
Dei rumori, provenienti dall’esterno, catturarono la sua attenzione e notò nuovamente quell’odore che lo aveva svegliato. Sembra benzina, pensò. Si alzò, cercando di non svegliare la ragazza, si vestì velocemente e si diresse verso la porta. Dannazione, è bloccata! Si voltò di scatto, e notò che anche le finestre erano chiuse. Si rese conto di essere in trappola. Porta e finestre serrate, odore di benzina…
-
“Kazuha, forza svegliati!” urlò, scuotendola leggermente. “Kazuha svegliati, dobbiamo andarcene subito!”
La ragazza aprì gli occhi, e lo guardò con aria confusa. “cos’è successo?” chiese, mentre si affrettava a vestirsi. Heiji non rispose, stava cercando disperatamente una via di fuga: tastò ogni centimetro della parete nella speranza di trovare una trave di legno più sottile e facile da rompere.
- “Heiji, ma lì c’è un cellulare, siamo salvi!” disse felice Kazuha. In effetti sulla sedia, in un angolo buio della stanza, c’era proprio un cellulare. Che l’avessero dimenticato i rapitori? Heiji lo accese, non c’era campo. Girò per tutta la stanza cercando un punto in cui potesse connettersi alla linea telefonica e d’un tratto squillò. Era un messaggio, diceva:
Siete in trappola. Brucerete all’inferno. Addio, caro detective! Nessuno sentirà la tua mancanza.
In quello stesso momento, del fumo cominciò a penetrare nelle fessure delle pareti. “Heiji, del fuoco!” urlò Kazuha spaventata. L’incendio era divampato e avanzava veloce, in pochi secondi la porta e parte della parete erano completamente infuocate. “Aaah no!no!” Heiji emise un urlo furioso, strinse con forza il cellulare che teneva fra le mani e lo scagliò contro il muro con una tale forza che la trave colpita si spostò di pochi centimetri. Senza pensarci due volte, prese la rincorsa e si buttò contro il muro che, per la pressione del colpo e il calore dell’incendio, si sfondò. Il ragazzo si rialzò velocemente, senza curarsi delle ferite che gli avevano procurato le schegge di legno, prese Kazuha per mano e insieme corsero senza sapere dove fossero diretti, preoccupandosi solo di allontanarsi il più possibile da quell’inferno.

Yooto, convinto che i due fossero in trappola, se ne andò soddisfatto e senza lasciare tracce.

Dall’altra parte del bosco, Shinichi alzando lo sguardo, notò del fumo nero salire in cielo.
L’incendio! conoscendo la storia del signor Mitsuhiko, aveva intuito le intenzioni dei due rapitori. Pregò che Heiji stesse bene e salito sulla moto, si diresse a tutta velocità nel luogo da cui proveniva il fumo. Heiji sto arrivando, resisti!

Kazuha si fermò per riprendere fiato e tossì: finalmente erano usciti dalla coltre di fumo. Finalmente, dopo due giorni, vedeva la luce. Heiji si accasciò a terra, aveva corso a perdifiato e aveva bisogno di riprendersi da quel brutto spavento. Ancora una volta l’aveva scampata, ma quell’incubo non era ancora finito.
La ragazza strappò un frammento della manica del suo maglione, lo bagnò con un po’ di acqua e tamponò le ferite sul viso di Heiji. “Ai, ai.. così mi fai male!” brontolò. Kazuha sorrise. Heiji la guardò ancora una volta: alla luce del sole, le sue ferite era molto più evidenti, aveva lividi quasi su tutto il corpo.
- “Ma quell’uomo.. lui, insomma.. quando ti ho trovato eri svenuta, per terra… i pantaloni.. ecco” Heiji faticava a trovare le parole. Avevano fatto l’amore quella notte, ed era stato meraviglioso. Ma il pensiero che quell’uomo l’avesse toccata, prima di lui, gli riempiva il cuore di rabbia.
- “No.” rispose lei, intendendo ciò che il ragazzo voleva chiederle, “mi ha picchiata perché ho opposto resistenza. Ci stava riuscendo, ma ho trovato la forza di urlare e a quel punto, sentendo qualcuno arrivare, è scappato”, continuò, “sei l’unico Heiji, se è quello che vuoi sapere”. Il ragazzo si sentì incredibilmente sollevato. Sorrise, e poggiò la testa sul ventre di lei lasciandosi accarezzare i capelli.
In quel momento un uomo in moto sbucò dal cespuglio alle loro spalle. Heiji si rialzò di scatto, facendo da scudo alla ragazza, raccolse da terra un bastone e lo puntò contro l'uomo.
- “E’ così che accogli un amico che viene a salvarti?”, rise Shinichi,togliendosi il casco "e cosa credi di fare con un bastoncino?". Kazuha tirò un sospiro di sollievo mentre Heiji rise, felice di rivedere il detective di Tokyo. - “Dalla tua faccia compiaciuta vedo che hai risolto il caso, Shinichi” lo stuzzicò.
- “Esatto. E venendo a cercarti, ho trovato anche le prove.”

                                                                                              ***

- “Ti sei assicurato che siano morti entrambi?” chiese la signora Sakuro.
- “Sicuro. Da lì non potevano certo scappare” rispose sicuro e soddisfatto Yooto, non sapendo che invece, presto, l’avrebbe pagata. 

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Capitolo 6
*** La fine di un incubo ***


CAPITOLO VI
“La fine di un incubo”

- “Non fare la stupida” la rimproverò Heiji, chiudendo la portiera della macchina sulla quale si trovava Kazuha, “ho chiesto a mio padre di mandare qui qualcuno che ti riporti a casa sana e salva”. Ringraziò il poliziotto, dipendente di suo padre, e si girò per tornare da Shinichi che se ne stava in disparte.
Avevano seguito un sentiero che li aveva condotti fuori dal bosco, ora non restava che trovare i due rapitori e arrestarli una volta per tutte. Il peggio sembrava essere finito.
La ragazza si sporse dal finestrino dell’auto e prese Heiji per il braccio - “Non voglio tornare a casa! Devo rimanere, anche io sono coinvolta quanto te!” replicò, strattonandolo.
- “Smettila di fare i capricci” continuò lui “sistemo questa faccenda e poi prendo il primo treno per Osaka, contenta?”
- “Heiji ha ragione”, si intromise Shinichi, “è meglio che tu vada subito a farti visitare da un medico”.
La ragazza abbassò lo sguardo, in segno di resa. “ok” sospirò.
Heiji appoggiò i gomiti sul finestrino e le baciò la guancia. “non ti preoccupare, ci vediamo stasera” sorrise, per poi voltarsi nuovamente in direzione dell’amico.
Stai attento, Heiji sussurrò in pensiero, mentre lo vedeva allontanarsi. Si toccò la guancia, sentiva ancora il bacio di Heiji stampato sulla sua pelle, poi con due dita si sfiorò le labbra. Sorrise: non vedeva l’ora di rivederlo.
           
                                                                                                ***

Shinichi raccontò ad Heiji  le sue supposizioni riguardo al caso: il collega del signor Mitsuhiko venne a sapere che l’uomo aveva utilizzato i soldi della compagnia per pagare certi debiti personali; Shinichi aveva scoperto, infatti, che il signore aveva il vizio di giocare d’azzardo. Il collega, allora, decise di dimettersi dall’azienda e rompere il contratto, in questo modo, essendo socio fondatore, gli sarebbe spettato metà del ricavato annuale. La signora Aoi, venuta a conoscenza delle intenzioni dell’uomo, spinse il marito a commettere l’omicidio. Ma il signor Mitsuhiko era un uomo dal carattere debole e per nulla autoritario, infatti, una volta di fronte al collega, non ebbe il coraggio di sparare. La moglie, che lo aveva seguito, vedendo il marito in difficoltà, gli prese la mano con la quale teneva la pistola e lo costrinse a premere il grilletto. Con tre colpi in testa, uccisero il collega, dopo di che nascosero la pistola nel bosco. Durante le indagini,a causa delle continue domande incalzanti di Heiji, il signor Mitsuhiko perse la calma e travolto dai sensi di colpa, fu sul punto di confessare il delitto commesso. Ma la signora Sakuro, colpevole quanto il marito, sfruttò le sue debolezze e con una crudele strategia psicologica, lo condusse al suicidio. Così la colpa dell’omicidio venne addossata unicamente all’uomo.
- “la nostra rapitrice è colpevole di un doppio omicidio” concluse Shinichi.
- “si, è tutto chiaro” sorrise Heiji. “e le prove?”
- “mentre ero nel bosco sono inciampato in una piccola buca, ho scavato e ho trovato un pistola, la stessa utilizzata per commettere il delitto. Ma la cosa interessante è che tra il grilletto ci sono ancora dei capelli, che scommetto appartengono alla donna.”
Heiji, usando il cellulare dell’amico contattò la polizia di Kyoto, spiegando la situazione. Ora poteva farlo, il mistero intorno alla morte di Mitsuhiko Sakuro era stato svelato e siccome era libero, Shinichi non doveva più fingere di essere lui. La polizia accettò subito di collaborare e indicò loro l’indirizzo di casa della signora Aoi.
Non appena la donna aprì la porta e si trovò davanti Heiji Hattori, impallidì.
“Tu.. tu dovevi essere morto”, balbettò indietreggiando. Maledì di essersi fidata di quell’idiota di Yooto, per la seconda volta l’uomo di cui era innamorata aveva fallito e toccava a lei sistemare la faccenda. Si ricompose e tornò ad essere la donna fredda e calma di sempre. “Devo ammettere che sei un tipo tosto” disse, mostrando un sorriso beffardo.
“Signora Sakuro, il suo giochetto è finito. Sappiamo tutto, le conviene arrendersi e venire con noi” Heiji rispose fermamente alla sfida lanciatagli dalla donna. Shinichi se ne stava in disparte, pronto però ad intervenire qualora Heiji ne avesse avuto bisogno. La donna li fece accomodare in casa, promettendo che avrebbe raccontato tutto. Li fece sedere sul divano e dopo avergli offerto un the, cominciò a raccontare.
- “è vero. Sono stata io a convincere mio marito ad uccidere quel traditore. Ci aveva ingannato, aveva intenzione di rubarci parecchi soldi e io questo non potevo permetterlo …”
I due detective ascoltavano con attenzione ogni singola parola della donna, aspettando il momento giusto per agire. Dal suo modo di atteggiarsi, intuirono che stava nascondendo qualcosa sul divano dove si era seduta, probabilmente un’arma.
- “… quando vidi mio marito immobile come una statua davanti a quell’uomo, capì subito che non lo avrebbe ucciso, così intervenni io e terminai ciò che lui aveva cominciato”, accennò una risata, “ma poi quell’imbranato volle confessare tutto, così fui costretta a spingerlo a suicidarsi. Gli dissi che l’amavo e che se si fosse ucciso, io lo avrei seguito. Povero illuso, pensava davvero che mi sarei tolta la vita”. In quel momento si mostrò quale era: una donna egoista e crudele.
- “è un peccato che non possiate raccontarlo alla polizia” continuò lei “non vi credevo così stupidi. Davvero vi siete fidati di una persona che ha già tentato di uccidervi?” spostò il cuscino del divano, prese una pistola e la puntò sui due giovani.
- “non le conviene signora. La polizia è qui fuori, proprio dietro la sua porta, sta aspettando solo il nostro segnale per irrompere in casa.” Heiji si tolse la giacca e indicò la tasca, “vede, qui ho nascosto un microfono. Hanno ascoltato ogni parola del suo splendido racconto. Per lei è finita, si arrenda”.
La donna poggiò la pistola per terra, dovette rassegnarsi. L’espressione sul suo volto era cambiata, ora si poteva leggere solo tanta delusione. “potete venire”, disse Shinichi. La polizia entrò in casa e arrestò la signora Aio, che confessò dove si trovava il suo compagno. Entrambi vennero portati in caserma e il caso venne finalmente archiviato.
- “Grazie Kudo” Heiji gli mise una mano sulla spalla “ci sei sempre quando ne ho bisogno”.
Shinichi rise affettuosamente “In fondo sei il mio migliore amico! Sai, credo dovresti essere così diretto anche con Kazuha”
- “Già fatto Kudo, già fatto…”

                                                                                         ***

Erano le 21.00 di sera. Kazuha era tornata a casa da qualche ora ormai, il medico le aveva medicato le ferite e le aveva consigliato di stare a riposo per qualche giorno. Aveva fatto la doccia, si era messa il pigiama e ora si preparava per coricarsi.
Guardò il cellulare un ultima volta. Heiji non aveva ancora chiamato, probabilmente il caso aveva richiesto più tempo del previsto oppure aveva perso il treno per Osaka e aveva dovuto aspettare il successivo. Avrebbe voluto chiamarlo, ma temeva di apparire troppo invadente.
Poggiò la testa sul cuscino, era stanchissima!  Abbracciò il suo orsacchiotto e si addormentò.
TOC! TOC!  qualcuno bussava alla porta. Kazuha lo aveva sentito, ma credendo stesse sognando, tornò a dormire.
- “Kazuha, mi apri?” ma la ragazza non rispose, era completamente persa nel mondo dei sogni. “Va beh, io entro!” gridò, spalancando la porta. Si aspettava di trovare Kazuha che lo aspettava ansiosa a braccia aperte e magari, di ricevere un bel bacio appassionato. Invece l’unica cosa che ricevette fu un orsacchiotto di peluches, dritto in faccia.
- “Mi hai svegliata! Oh, stavo dormendo così bene” sbuffò, nascondendo la testa sotto il cuscino. Heiji scoppiò a ridere, “tu dormi ancora con il peluches? Non ti facevo così poppante!”
Lei rispose con un altro sbuffo. Heiji si avvicinò e si sedette al suo fianco.
-  “Volevo solo dirti che sono arrivato” disse, dopo essere tornato serio. Kazuha tirò fuori la testa:  aveva i capelli elettrici a causa dello strofinio con il cuscino e sul viso era apparso un sorriso. Heiji le accarezzò i capelli e non appena le sfiorò il viso, le sue gote assunsero un colorito roseo.
- “Aspetti qui con me fino a che non mi addormento?” glielo chiese con una dolcezza tale che Heiji non poté che dire di sì. Lei gli fece spazio e lui si sdraiò vicino. Si sentiva al sicuro, nessuno poteva farle del male se con lei c’era Heiji. Lui continuò ad accarezzarla dolcemente, baciandole la fronte. Questa volta non volle spingersi oltre, era un momento magico, tenero. Desiderava solo coccolarla e sentire il suo profumo, voleva fissarlo sulla sua pelle. Tante altre volte era rimasto accanto a lei, guardandola addormentarsi, ma quella volta fu diverso, sentiva qualcosa in più: forse la consapevolezza di appartenersi, di trovarsi ancora vicini il giorni dopo, di amarsi. Si sentì uno stupido, aveva avuto davvero il bisogno di sentirsi in pericolo di vita per rendersi conto di amarla? Eppure lei glielo dimostrava ogni giorni, attraverso i piccoli gesti quotidiani.
L’incubo dei giorni passati era finito, erano stati giorni terribili, certo, ma avevano condotto i due ragazzi ad un nuovo meraviglioso inizio.
- “Ti amo, piccola Kazuha”.

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