Tu fuggi, io ti inseguo. Tutto come al solito. ... Oppure no? di Lila_88 (/viewuser.php?uid=36821)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Cap 5 (Epilogo) ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
"Tu
fuggi, io ti inseguo. Tutto come al solito"
... Oppure
no?
PROLOGO
[Miss Parker
è legata a un palo. Jarod è davanti a lei.
E’ stato lui a legarla, dopo averla salvata.
-
Perché mi hai salvato la vita?
-
Perché... Ricordo ancora quella ragazzina che mi
ha dato il mio primo bacio.]
[Jarod, riferito a Miss
Parker:
-
Non c’è cattiveria nei suoi occhi,
né nel suo cuore.]
[Jarod parla con Ethan
di Miss Parker.
-
Quella donna è un vero capolavoro, gliene do atto.]
[-
Perché mai l’unica persona di cui mi hanno detto
sempre di diffidare, odiare, catturare... E’ sempre
con me,
nei momenti più difficili della mia vita?
-
Forse perché è così che deve essere...
Jarod e Miss Parker
stanno per baciarsi, ma vengono interrotti.]
[Jarod e Miss Parker
sono nella macchina del Centro.
-
Io e te meritiamo di più. Ho sempre saputo che fra
me e te
c’è qualcosa di più, non siamo solo una
preda e un
cacciatore.
-
Dimentica quello che è successo su
quell’isola. E’ stato solo un momento di debolezza.
Jarod le prende una mano
fra le sue, ma lei la ritrae bruscamente. ]
[Jarod e Miss Parker
parlano al telefono.
-
Quanto a noi due?
-
Tu fuggi, io ti inseguo. Tutto come al solito. ]
***Queste sono citazioni tratte dalle serie e dai due film tv, che mi
servono per introdurre il sentimento che lega, da sempre Jarod a Miss
Parker***
Questa storia l'ho scritta un pò di anni fa, ma spero che vi
piaccia. Fatemi sapere che ne pensate!
Grazie,
Lu88
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Capitolo 2 *** Cap. 1 ***
CAP. 1
Miss Parker era nel suo ufficio che riguardava,
ancora una
volta il ritratto di Angelo. Broots irruppe, all’improvviso,
nella stanza.
-
Miss Parker!
La donna piegò velocemente il foglio.
-
Che cosa c’è, Broots?
-
Ho localizzato Jarod.
-
Dove?
-
E’ proprio nel Delaware!
-
A Blue Cove?
-
No, ma una località vicina.
-
Andiamo.
-
Dove?
Sidney era entrato in quel momento.
-
Broots ha trovato Jarod.
-
Questa volta
non è stato difficile. Jarod ha lasciato una traccia fin
troppo
evidente. Non è da lui.
-
Inizierà ad essere stanco di fuggire.
Sidney, tuttavia, non la pensava così. Secondo lui, se
veramente
Jarod era stato così disattento, c’era sotto
qualcosa.
**
Jarod si toccò la testa. Erano ormai giorni che gli faceva
male
da impazzire. Guardando fuori dalla finestra vide una macchina nera a
lui, purtroppo, fin troppo familiare: la macchina di Miss Parker.
-
Maledizione, questa non ci voleva!
Si prese un momento per guardare Miss Parker scendere
dall’auto e poi fuggì, come al suo solito.
**
Quando Miss Parker, Broots e Sidney entrarono
nell’appartamento
di Jarod, di lui non trovarono traccia. Miss Parker e Broots
cominciarono a girare per tutte le stanze, mentre Sidney venne
incuriosito da due flaconi di pastiglie, posati su un mobile e vi si
avvicinò. Rimase particolarmente stupito, leggendone il
contenuto.
-
Che cosa sono quelle?
-
Niente di importante.
-
Qui non c’è niente, andiamocene.
Prima di eseguire l’ordine, Sidney prese con sé
uno dei due flaconi, nascondendolo nella tasca della giacca.
**
Quella stessa sera, comodamente seduto alla propria scrivania, Sidney
continuava a riflettere su quello che aveva trovato. Si girava fra le
mani il piccolo flacone, cercando di darsi una spiegazione plausibile.
Il telefono cominciò a suonare e Sidney rispose,
immaginandosi
già chi potesse essere.
-
Sidney. Chi parla?
-
Ma non vi siete ancora stufati di darmi la caccia?
-
Jarod!
-
Già, proprio io.
-
Forse questa volta è anche colpa tua. Broots ti ha
trovato facilmente.
Ci fu una pausa di silenzio, che non sfuggì a Sidney.
-
Perché tieni quelle pasticche, nel tuo
appartamento?
Jarod guardò la sua mano tremare, incontrollabilmente.
-
Sto solamente facendo degli studi su quel tipo di medicinali.
-
Sei sicuro di stare bene?
-
Si certo. Sto benissimo.
Jarod riattaccò.
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Capitolo 3 *** Cap. 2 ***
CAP.2
Non sapeva come avesse fatto, eppure si era ritrovata, improvvisamente,
sull’Isola di Carthis. Di nuovo. Davanti a lei il fantasma
della
bambina che l’aveva accompagnata nella sua avventura.
-
Ciao.
-
Ciao piccola. Che ci faccio io qui, di nuovo?
-
Sei qui, per una persona.
-
Quale persona?
La bambina, chiamata anche lei Miss Parker, non rispose, ma corse via.
Miss Parker le corse dietro, cercando di non perderla di vista. Sapeva
che tutto quello che stava vivendo, aveva un significato preciso. E
immaginava, quasi sperava, che la persona di cui le avesse appena
parlato la piccola, fosse il signor Parker, suo
“padre”.
Credeva che da lì a qualche momento, se lo sarebbe ritrovato
davanti. Invece, con sua enorme sorpresa, la persona che si
ritrovò davanti, fu Jarod. Era immobile, e la stava
fissando.
-
Jarod!
Lui non rispose, ma continuò a fissarla, con una strana
espressione vuota, stampata sul volto. Miss Parker, allora, si
avvicinò a lui e, come lo toccò, Jarod divenne
cenere, ai
suoi piedi. E quello che vide, la terrorizzò a morte. La
sagoma
di Jarod, sgretolandosi, aveva lasciato agli occhi della donna, una
vista ancor più terrificante: una tomba. La tomba di Jarod.
Miss Parker si svegliò, urlando, e portandosi seduta in
mezzo letto. Un sogno? No, un incubo. Un
terribile incubo.
**
In piena notte, Jarod si svegliò, di soprassalto. Si
alzò
e andò in cucina. Si versò un bicchiere
d’acqua e
prese una pasticca. Non stava affatto bene. Era malato, ma non voleva
ammetterlo. Neanche a se stesso. Sapeva benissimo che ciò
che
aveva era grave. Era per quel motivo che si stava curando, da solo.
Andare in ospedale era troppo pericoloso. Soprattutto nel Delaware,
dove si trovava. Il Centro avrebbe potuto trovarlo facilmente.
Sospirando, si appoggiò ad una parete, lasciandosi
scivolare,
finché non si ritrovò seduto per terra, avvolto
dal buio
della notte.
**
La mattina dopo, Miss Parker camminava per i corridoi del Centro,
quando si trovò davanti il signor Raines.
-
Miss Parker, come procede la ricerca di Jarod?
-
Bene. Siamo molto vicini, questa volta.
-
Cercate di muovervi.
Raines si dileguò, con molto piacere di Miss Parker. Odiava
quell’uomo. E pensare che c’erano molte
probabilità
che fosse proprio lui, il suo padre biologico! Lasciandosi alle spalle
quell’incontro, si diresse nell’ufficio di Sidney,
dove
trovò solo Broots.
-
Dov’è Sidney?
-
Non lo so. Stamattina non è ancora arrivato.
-
Che strano.
**
Sidney si era svegliato molto presto, quella mattina ma, invece di
andare al Centro, era andato all’appartamento di Jarod.
Quando
l’uomo gli aveva aperto la porta, non sembrava tanto sorpreso
di
vederlo.
-
Sapevo che saresti venuto.
-
Ieri sera non mi hai convinto. Cosa mi stai nascondendo?
-
Sidney, sto bene. Cosa dovrei nascondere?
Sidney gli mostrò il flacone che si era portato il giorno
precedente.
-
Questi
medicinali servono per la cura dei tumori. Non le vendono nelle
farmacie come gli antidolorifici normali.
Jarod voltò alle spalle al suo mentore di sempre, sapendo
che non poteva mentirgli.
-
Dove?
-
Al cervello.
-
Quanto è grave?
-
Avrei bisogno
di un’operazione per asportarlo, prima che sia troppo tardi.
Ma
non posso farlo da solo. E andare in ospedale, potrebbe essere troppo
rischioso.
**
Miss Parker, nel suo ufficio, vide passare Sidney, così
uscì e lo chiamò.
-
Sid!
Lui si voltò e sorrise.
-
Buongiorno, Parker.
-
Si, buongiorno! Dove sei stato, fino ad adesso?
-
In giro. Scusa il ritardo. Novità su Jarod?
-
Nessuna.
Miss Parker lo guardò per un lungo minuto negli occhi.
Sidney le nascondeva sicuramente qualcosa. Ne era certa.
**
Nei giorni seguenti il ritardo di Sidney si ripeté. Lui
continuava a inventare scuse, con Miss Parker e Broots, che non
facevano altro che alimentare i sospetti di Miss Parker. In
realtà, Sidney si recava ogni giorno da Jarod, le cui
condizioni
peggioravano ormai di giorno in giorno.
**
Un giorno, Miss Parker, stufa di essere tenuta all’oscuro di
quello che tramava Sidney, decise di seguirlo, portandosi,
naturalmente, dietro Broots. I due si erano appostati
all’alba,
fuori dall’abitazione dell’uomo e, in quel momento,
lo
stavano seguendo con la macchina.
-
A me non sembra proprio giusto, seguirlo. Mi sembra, in
qualche modo, di tradirlo.
-
E’ lui che sta tradendo noi, Broots. Ci nasconde
qualcosa e io intendo scoprire di che si tratta.
Sidney, ignaro di essere seguito, parcheggiò fuori
dall’appartamento di Jarod. Miss Parker si fermò a
qualche
metro di distanza, per non farsi scoprire. Lei e Broots videro Sidney
scendere dall’auto.
-
Miss Parker, ma quello è l’ultimo
rifugio di Jarod!
-
Allora
c’entra Jarod, in tutto questo! Avrei dovuto immaginarmelo!
Scommetto che Sid sapeva fin dall’inizio che Jarod era qui!
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Capitolo 4 *** Cap. 3 ***
CAP.3
Sidney entrò in casa, stupito che Jarod non fosse
lì ad aprirgli la porta, come tutte le mattine.
-
Jarod?
Che strano, l’uomo iniziò a girovagare per
l’abitazione, cercandolo.
**
Miss Parker, con la pistola in mano, entrò
nell’appartamento, seguita dal solito impacciato Broots.
-
Jarod! Sid!
-
Miss Parker! Corri, sono in camera!!
La donna e Broots raggiunsero Sidney. L’uomo era in
ginocchio,
vicino al letto. Accanto a lui, il corpo senza sensi di Jarod.
-
Che cosa è successo?
-
Dobbiamo andare in ospedale, subito! Aiutatemi a portarlo in
macchina, vi spiego tutto dopo.
-
Lui non va da nessuna parte, se non al Centro!
A quel punto Sidney si alzò, per fronteggiare Miss Parker.
Sapeva che l’unico modo per convincerla, era quello di dirle
la
verità.
-
Miss Parker, Jarod ha un tumore al cervello. Dobbiamo correre
in ospedale, prima che sia troppo tardi.
Fu allora che la donna, riguardando a Jarod, steso per terra, rivide
l’immagine del sogno: Jarod che diventava cenere e la tomba.
**
Ospedale St James, Jarod era in sala operatoria. Miss Parker e Sidney
erano in sala d’aspetto. Miss Parker, sconvolta, combatteva
fra
la rabbia, e la disperazione, accusando Sidney.
-
Perché non mi hai detto niente?
-
Me l’ha chiesto lui. Non voleva che tu lo sapessi.
Broots entrò in quel momento, con due caffè.
-
Tenete, sono per voi.
Il suo cellulare suonò.
-
Pronto? Signor Lyle!
-
Broots! Non
so dove siate finiti tu e Sidney e, francamente, non mi interessa.
Però vi voglio qui. Immediatamente.
-
E Miss Parker?
-
Ho per caso fatto il suo nome?
-
N- no...
-
Appunto. Muovetevi.
Broots guardò per un momento il telefono.
-
Cosa diamine voleva quello psicopatico di mio fratello?
-
Vuole che Sid e io torniamo subito al Centro.
-
Parker, puoi restare qui e darmi notizie di Jarod, appena sai
qualcosa, per favore?
-
Si, certo.
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Capitolo 5 *** Cap. 4 ***
CAP.4
Era passata quasi un’ora, da quando Broots e Sidney avevano
lasciato l’ospedale. Di Jarod, ancora nessuna notizia. Miss
Parker continuava a pensare a lui e al suo incubo. Che fosse stato un
sogno dettato dal suo senso interiore per avvertirla del pericolo che
correva Jarod? Inevitabile, a quel punto, pensare a quello che era
accaduto su quella maledetta isola, mesi indietro. Si erano quasi
baciati... Lei sapeva che sarebbe stata una storia impossibile e aveva
deciso, fin da subito, di non provarci neanche. Meno sofferenza. Ogni
volta che si erano sentiti, dopo l’accaduto, Jarod le aveva
fatto
capire che i suoi sentimenti non erano affatto cambiati. Al contrario,
lei, gli aveva fatto capire esattamente l’opposto. Forse,
più per convincere se stessa, che lui. Tuttavia, non sapeva
quello che realmente provava per lui. Però non voleva
vederlo
morire.
Un dottore, finalmente, uscì dalla sala operatoria e si
avvicinò a lei.
-
Dottore, allora?
-
L’operazione è andata bene.
Miss Parker tirò un sospiro di sollievo, quasi senza
accorgersene.
-
Naturalmente, per esserne sicuri, dobbiamo aspettare che si
svegli.
-
Quando?
-
Prima di domani mattina, se tutto è davvero andato
bene. Comunque, può entrare, se vuole.
-
Grazie.
-
E’ in quella stanza. Mi tolga la
curiosità, signorina...
-
Parker, sono Miss Parker.
-
Ecco, Miss Parker, è la sua fidanzata?
-
No! Io... Sono... Solo un’amica... Più o
meno.
-
Capisco.
Il medico si allontanò e Miss Parker si avvicinò
alla stanza. Esitò un attimo, poi entrò.
**
Broots entrò nell’ufficio di Sidney e
controllò,
per l’ennesima volta, che non ci fossero chiamate perse. Miss
Parker non aveva ancora fatto sapere niente di Jarod. Lyle
entrò
nell’ufficio, prendendolo alla sprovvista.
-
Broots!
-
C- cosa c’è?
-
Qui non c’è niente da fare. Tu e Sidney
siete liberi di andare a casa.
-
G- grazie.
**
I suoi lineamenti erano rilassati e sembrava quasi che stesse
semplicemente dormendo. Si avvicinò a lui e si sedette sulla
sedia accanto al letto. Aveva voglia di parlarci e dirgli tutto quello
che, se lui fosse stato sveglio e cosciente non avrebbe avuto il
coraggio di dirgli. Si disse che, forse, quello era proprio il momento
adatto per sfogarsi. Nessuno la stava veramente ascoltando, ma forse
per lei sarebbe stato ugualmente terapeutico.
-
Ciao,
Jarod. Io... Io non so se tu riesci a sentirmi, però ho
deciso
di dirti qualcosa ugualmente. E, se devo essere sincera, quasi spero
che tu non possa sentirmi. Si, perché ho paura che potrei
dire
qualcosa di cui poi mi pentirei. Mi chiedo perché tu non
volevi
che io sapessi di quello che ti stava accadendo. Perché?
… Comunque, io... Ti devo rivelare una cosa. Ti ricordi la
prima
volta che ci siamo visti? Beh, io si. Ricordo che appena ti ho visto,
ho sentito qualcosa. Il mio senso interiore, anche se allora non sapevo
neanche cosa fosse, mi suggeriva che in te c’era qualcosa di
speciale. Più passava il tempo che trascorrevo con te,
più cresceva un sentimento strano, in me. Sono arrivata a...
essere perdutamente innamorata di te. Ci pensi?
Miss Parker fece una breve risata nostalgica.
-
Il giorno
che ti ho dato quel bacio, il mio... Anzi, il nostro primo bacio,
è stato uno dei giorni più belli della mia vita.
Sia
chiaro che non lo dirò nuovamente neanche sotto tortura a
nessuno, neanche a te. Mi viene spontaneo chiedermi cosa sarebbe
successo se quella sera, sull’Isola di Carthis, Ocee non
fosse
entrata proprio mentre noi... Beh, mi hai capito. Quello che sarebbe
potuto succedere... Sarebbe stato impossibile. Tu lo sai, come me, del
resto, che fra noi due non ci potrà mai essere niente. Il
Centro
e la nostra situazione sono le cause. Tu sei la preda e io la
cacciatrice, ricordi? E’ per questo che, in tutti questi
mesi, ho
cercato di farmi odiare da te... Pensavo sarebbe stato più
facile, per entrambi. Comunque, Jarod, passiamo al sodo. Non ti
azzardare a morire, capito? Solo io posso decidere se vivi o muori. E
io, ora, decido che vivi. E non cercare di contraddirmi!
Miss Parker si alzò e si avvicinò maggiormente,
accostando il viso a quello di Jarod e gli sfiorò la guancia
con
le dita. Poi si rimise seduta, poggiando la testa sul torace di Jarod e
si addormentò, guardandolo.
Una volta sicuro che lei stesse dormendo profondamente, Jarod
aprì gli occhi. Si era svegliato quando lei era entrata
nella
stanza, perciò aveva sentito ogni cosa. Ricambiò
la
carezza che lei gli aveva fatto qualche momento prima. Poi si
riaddormentò, con ancora la mano sulla guancia di Miss
Parker.
**
Quando Broots e Sidney entrarono nella stanza di Jarod, li trovarono
così. Entrambi sorrisero e li lasciarono in pace, uscendo.
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Capitolo 6 *** Cap 5 (Epilogo) ***
CAP.5
La mattina seguente, Jarod, al risveglio, si accorse di essere da solo.
A quanto pareva, Miss Parker era andata via. Tuttavia, l’uomo
non
ebbe molto tempo per pensare a quello che era accaduto la sera prima,
poiché un’infermiera si accorse che era sveglio e
alcuni
dottori andarono a visitarlo.
**
Miss Parker era seduta sul divano di casa sua, con un bicchiere di vino
in mano. Quando si era svegliata, all’alba, aveva subito
percepito un rassicurante calore sul viso. Aprendo gli occhi, aveva
notato la mano di Jarod posata delicatamente sulla propria guancia.
Probabilmente, Jarod si era svegliato durante la notte e, vedendola
lì, aveva pensato che si trovasse lì
perché era
stata in pena per lui. Ed infatti era proprio così che
stavano
le cose, ma non poteva permettere che lui lo sapesse. Se le avesse
chiesto qualcosa, gli avrebbe risposto che, se era lì, era
solo
perché Sidney glielo aveva chiesto come favore.
**
Passarono tre settimane, durante le quali Jarod si era ripreso
completamente. Non aveva più sentito, né visto
Miss
Parker. E gli mancava. Aveva voglia di vederla o, quantomeno, di
sentire la sua voce.
Lei, da parte sua, voleva si vederlo, o sentirlo, per sapere come
stava, ma,allo stesso tempo, stare più lontana possibile da
lui.
Si era sentita troppo vulnerabile, quando era al suo capezzale. E lei
detestava sentirsi a quel modo.
**
Miss Parker entrò in casa. Buttò le chiavi sul
tavolincino dell’ingresso e si tolse la giacca. Era stata una
giornata stressante. Raines le era stato alle costole per
tutto
il giorno e lei non lo sopportava più. Per di
più,
quell’incapace di Broots non era riuscito a trovare Jarod.
Non
c’era che dire, evidentemente, si era ripreso abbastanza da
sfuggir loro di nuovo! In quel momento suonò il telefono, e
lei
andò a rispondere, quasi controvoglia, immaginando di chi si
potesse trattare.
-
Chi parla?
-
E’ da molto che non ci sentiamo, vero Miss Parker?
-
Già, da un po'. Come ti senti?
-
E’ tutto passato. Sto bene. Ti ho chiamato per
ringraziarti.
-
Per che cosa?
-
Per quello che hai fatto per me, in ospedale. Dopotutto sei
stati lì tutta la notte. Grazie.
-
Veramente l’ho fatto perché Sidney me
l’ha
chiesto. Lui doveva rientrare al Centro con Broots per ordine di Lyle,
quindi... Gli ho solo fatto un favore. Non ti fare strane idee, quindi.
Jarod sorrise: proprio come aveva immaginato che lei reagisse! Aveva
ricreato quella barriera che gli impediva di arrivare ai suoi
sentimenti.
-
Strane idee?
Tipo, che so, pensare che sei rimasta perché senti qualcosa
di
speciale, dettato dal tuo senso interiore, per me dalla prima volta che
ci siamo incontrati? Beh, Miss Parker, chi lo sa... Può
anche
darsi...
Jarod riattaccò.
Miss Parker rimase perplessa e, decisamente, senza parole. Lentamente
buttò giù la cornetta. Ma, allora... Lui aveva
ascoltato
tutto quello che lei gli aveva detto, credendolo profondamente
addormentato... Solo in quel momento, Miss Parker notò che
la
finestra del salotto era aperta. Questo era veramente strano. Era
sicura di averla chiusa. Si disse che forse era scossa dalle
rivelazioni di Jarod, e si avvicinò per chiuderla. Fu allora
che
vide un piccolo carillon sul davanzale. Lo aprì e una dolce
melodia si diffuse nella stanza. Al centro del carillon, due innamorati
che si tenevano le mani intrecciate, girando su se stessi.
Jarod era nascosto poco lontano dall’abitazione, ma
abbastanza
vicino da poterla vedere. Poi, con un sorriso stampato sulle labbra, si
allontanò nella notte.
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