Eternamente seconda

di Doomsday93
(/viewuser.php?uid=881514)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anche se è amore non si vede. ***
Capitolo 2: *** Estate che avanza. ***



Capitolo 1
*** Anche se è amore non si vede. ***


«Di preciso cos'è che hai?
Aventi Vì, rispondimi!
Terra chiama Vivian, Terra chiama Vivian!»
 
Ogni tentativo sembrava vano. 
Occhi spenti. Respiro lento. 
Il nulla più totale.
Un altro strattone al braccio, questa volta concluso con un pizzico violento proprio all'altezza dell'avambraccio, così forte da sembrare che le volesse strappare di prepotenza pelle, muscolo e, perché no, anche l'osso. Bruciava.
Una piccola macchietta rossa iniziò a manifestarsi sulla parte interessante; gli occhi di Viviana rotearono verso il basso, proprio lì, sulla mano dell'amica che impaziente ancora attendeva un suo segno di vita. 
 
«Giuro che se non mi rispondi ti prendo a schiaffi!»
 
Questa volta il suo tono era più basso, ma decisamente più serio, pieno di rimprovero. 
 
«Mi hai fatto male!»
«Ben ti sta. Sono due ore che ti vedo persa nel nulla più totale, ti chiedo come stai e neanche mi senti, mi preoccupo!»
«Cos'ho?» Rispose la bionda mentre si massaggiava con delicatezza la pelle da poco pizzicata. 
«E me lo chiedi a me? Sono giorni che sembra come se ti fossi trasferita su di un altro pianeta lasciando qui il tuo corpo!»
«Ma non è vero, sono solo...stanca.»
“Stanca, certo. Proprio stanca. Stanca di pensare, quello si.” Pensò silenziosa lei tornando a fissare fiore dalla finestra. 
Michela, l'amica preoccupata, tacque, anche se la risposta appena ricevuta non l'aveva né convinta né tanto meno tranquillizzata. 
 
«Forse qualcosa c'è.»
 
Confessò dopo mezz'ora di silenzio Vivian. La vicina di banco, soddisfatta di aver capito sin da subito che qualcosa non andava, rimase ancora una volta in silenzio, un silenzio in cui ci pensò il suo sguardo a parlare, per non disturbare la lezione che da lì a poco sarebbe termina, per farle capire che era pronta a sapere ogni piccolo dettaglio di ciò che da giorni la tormentava. 
 
"12 Aprile 2009 
 
Caro diario, 
Quando dicono che l'adolescenza è il periodo più brutto di tutta la vita è vero! Maledizione se è vero. 
Una stupida festa. Una festa familiare di cui non avrei mai voluto prenderne parte, mai! Sai quelle cose che ti strapperesti i capelli, ti butteresti a terra scalpitando ed urlando pur di convincere qualcuno a lasciarti a casa? Ecco, quello era il mio caso. Avrei fatto di tutto per restare a casa, ma papà ha un potere di persuasione micidiale e non sono riuscita a dirgli di no. 
Stavamo andando a casa della sua compagna, ora che tutto è venuto a galla, passano più tempo insieme anche alla luce del sole e andiamo più spesso anche a casa dei suoi genitori, quindi, come dicevo, stavamo andando a casa sua, abbiamo parcheggiato. Stavamo camminando e...l'ho visto. È stato strano perché lo conosco da una vita,  ma sembrava come se in quel momento l'avessi visto per la prima volta. Mi sono ritrovata tutta la serata a guardarlo di nascosto, a ridere alle sue battute, cercare di stare vicino a lui anche se sapevo che era meglio stargli alla larga dato che è fidanzato e anche ora, che me ne sto a casa, non faccio altro che chiedermi cosa stia facendo, anche se suppongo che data l'ora stia dormendo, suppongo, la gente normale alle tre di notte dorme? Io non sto dormendo, sono qui a riempire pagine di diario con pensieri su un ragazzo che mai avrei creduto di poter aver, quindi non sono normale?"
 
«Tu davvero non sei normale!»
«'Fanculo Michela! Non ti farò leggere più neanche una riga.»
«Io ti ringrazio davvero tanto della fiducia che riponi in me, ma spiegarti a voce non sarebbe stato meglio?»
 
Vivian chiuse il diario sospirando pesantemente. 
Accarezzò ossessivamente il dorso del vecchio quaderno e poi, possessivamente, lo strinse al petto, scuotendo la testa. 
Era colma di dubbi e di domande. 
Era piena di perplessità e confusione. 
Gli piaceva un ragazzo, nulla di strano per una ragazza di sedici anni.
Gli piaceva un ragazzo che aveva da sempre avuto davanti agli occhi e che, improvvisamente, aveva davvero notato. Così, di punto in bianco, senza un vero motivo. L'aveva notato con il suo semplice modo di essere, col suo capello nero e la felpa larga. 
Alex. 
Non faceva altro che pensare ad Alex ormai da giorni e si domandava il perché: perché ora? Perché solo dopo quella sera? Perché tra tanti proprio lui? 
Tutte domande che le martellavano le tempie e a cui non riusciva a dare una risposta. 
Quanto è bello. Pensava subito dopo lasciando che un sorriso le dipingesse in volto senza neanche accorgersene. 
Funzionava così, ormai da giorni, ormai da quella sera. Ci pensava, pensava alla sua voce, ai suoi occhi e sorrideva arrossendo. 
 
«Mi piace Alex.»
«Avevo intuito che ti piacesse un ragazzo, almeno quello l'ho capito. Ma chi sarebbe?»
«Diciamo che...fa parte della famiglia...» Michela sgranò gli occhi e fece una lunga pausa di riflessione.
«Un momento...mi stai dicendo che ti piace un tuo parente?»
«Oh mio Dio, no! Non è esattamente un mio parente. È...Alex, è il fratello di  Felicity, la compagna di mio padre. È suo fratello, non il mio. E ho detto che mi piace no che me lo tromberei all'istante per averci tanti figli!»
«Quindi è uno dei tanti? Passerà a breve? Quindi che c'è di strano? Perché tutto questo isolamento?»
«Michela...vaffanculo! Non ti dirò più nulla, lasciami perdere è solo una cosa strana, tutto qui, non l'ho mai notato nonostante ce l'avessi avuto uno vita davanti, tutto qui. Tutto qui...»
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Estate che avanza. ***


3 Luglio 2009
Caro diario, 
Un messe magari potrebbe anche non essere abbastanza, ma ora che ne sono passati ben tre, con l'estate che avanza, il caldo che mi scioglie qualsiasi pensiero e forza per reagire, non riesco a dare una spiegazione logica al perché io non riesca a togliermi dalla mente Alex. 
Mi piace così tanto, eppure non dovrebbe.
Quei suoi occhi verdi, i suoi capelli nero corvino, ricco, corti; il modo che ha di massaggiarsi le tempie. 
Mi piace e ormai sono tre mesi che non riesco a togliermelo dalla testa.
Mi piace e basta, penso, come ti piace un vestito che vedi tutti i giorni in vetrina: sta li, lo guardi, puoi ammirarlo tutti i giorni e sognare come ti starebbe addosso, ma poi abbassi lo sguardo, leggi il prezzo e passi oltre, ma ciò non toglie che è un bel vestito. 
Alex è un bel ragazzo. 
Il ragazzo che immagino al mio fianco dovrebbe essere come lui: alto, occhi verdi, nero di capelli. È il mio ideale di tipo, eppure l'ho notato solo in questo periodo, perché?
Ciò non toglie che il suo prezzo è troppo alto e per prezzo troppo alto intendo dire che ha la fidanzata, che io sono minorenne e che sono la figlia di un suo amico non che compagno di sua sorella. Sarebbe tutto alquanto imbarazzante. 
È mio zio. Uno zio indiretto e non di sangue, ma pur sempre un mio zio, giusto?
Dannazione! Fa troppo caldo per pensarci e mi sudano persino le mani per continuare a scriverci su anche solo una parola.
 
23 luglio 2009
Caro diario, 
Le giornate percorrevano a passo di lumaca. 
Lente e accaldate, monotone e quasi piatte. 
Non una vacanza, non una pausa per rilassarsi davvero. 
Allungata sul divano. No, la eco-pelle mi fa sudare troppo.
Mi siedo. No, mi fa male la schiena per restare per troppo tempo in quella posizione.
Mi allungo sul letto. La fine di un nuovo pomeriggio perso a non fare nulla. Mi addormento e mi risveglio con le urla isteriche di mia madre per avvertirmi che la cena è pronta da un pezzo. 
Tutti i giorni così. Questa è la mia estate lontano da casa di mio padre è costretta a vivere sotto lo stesso tetto di mia madre ( almeno per il momento) e non ne posso più.
Chissà Alex che sta facendo ora. 
 
Forse si trattava davvero di una dell'estati più lente e noiose nella storia dell'umanità. Vivian non era una ragazza socievole ed espansiva; se ne stava sulle sue, sempre, era simpatica, quello si, ma potevano garantirlo solo paranti e quei pochi amici che riusciva più che largamente a contare con le dita di una mano.
Se ne stava a casa, a sentirsi assillare dalla madre che nella vita mai avrebbe concluso nulla, se avesse continuato di questo passo, di come lei, alla sua età, aveva già un lavoro ed era una piccola donna di casa.
Passava i pomeriggi affacciata al balcone, a guardare la vita scorrere e la gente vivere tranquilli anche senza la sua presenza. Immaginava la sua vita come un qualcosa che mai avrebbe potuto realizzare, il più grande sogno che era certa di non riuscir a trovare. 
Aveva quindici anni, la vita l'amava, avrebbe voluto innamorarsi, stare con qualcuno con cui passare le giornate, uscire, ubriacarsi e poi tornare a casa e prendersi i peggio rimproveri. 
Nullo di tutto questo succedeva e non succedeva perché lei non faceva nulla per farlo accadere. 
Non puoi pretendere di vivere una vita se stai sempre chiusa in casa. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3252030