Card Captor Sakura: Il Signore degli Anelli - Saga delle Due Torri

di Fabiola19
(/viewuser.php?uid=861467)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 110: Le fondamenta di pietra ***
Capitolo 2: *** Episodio 111: Smèagol domato ***
Capitolo 3: *** Episodio 112: Gli Uruk-hai ***
Capitolo 4: *** Episodio 113: I tre cacciatori ***
Capitolo 5: *** Episodio 114: L' incendio dell' Ovestfalda ***
Capitolo 6: *** Episodio 115: La cacciata di Eomèr ***
Capitolo 7: *** Episodio 116: Sulle tracce degli Uruk-hai ***
Capitolo 8: *** Episodio 117: Accampamento notturno a Fangorn ***
Capitolo 9: *** Episodio 118: I cavalieri di Rohan ***
Capitolo 10: *** Episodio 119: Le tracce di Meiling e Tomoyo ***
Capitolo 11: *** Episodio 120: Barbalbero ***
Capitolo 12: *** Episodio 121: L' attraversamento delle Paludi ***
Capitolo 13: *** Episodio 122: La Tigre Bianca ***
Capitolo 14: *** Episodio 123: La foresta di Fangorn ***
Capitolo 15: *** Episodio 124: Il Nero Cancello è chiuso ***
Capitolo 16: *** Episodio 125: Il Re del Palazzo d'oro ***
Capitolo 17: *** Episodio 126: Ricordasempre sui tumuli sepolcrali ***
Capitolo 18: *** Episodio 127: La decisione del Re ***
Capitolo 19: *** Episodio 128: Figlia di Re ***
Capitolo 20: *** Episodio 129: Esodo da Edoras ***
Capitolo 21: *** Episodio 130: Le foreste di Ithilien ***
Capitolo 22: *** Episodio 131: Gollum e Smèagol ***
Capitolo 23: *** Episodio 132: Erbe aromatiche e stufato di coniglio ***
Capitolo 24: *** Episodio 133: Le donne dei Nani ***
Capitolo 25: *** Episodio 134: La Stella del Vespro ***
Capitolo 26: *** Episodio 135: I Mannari Selvaggi di Isengard ***
Capitolo 27: *** Episodio 136: Il Fosso di Helm ***
Capitolo 28: *** Episodio 137: Isengard all' attacco ***
Capitolo 29: *** Episodio 138: La grazia dei Valar ***
Capitolo 30: *** Episodio 139: La lealtà di Arwen ***
Capitolo 31: *** Episodio 140: La storia predetta da Lòrien ***
Capitolo 32: *** Episodio 141: Un' apertura ad Ovest ***
Capitolo 33: *** Episodio 142: Lo stagno proibito ***
Capitolo 34: *** Episodio 143: Il ritorno di Toy ***
Capitolo 35: *** Episodio 144: L' Entaconsulta ***
Capitolo 36: *** Episodio 145: Le Caverne Scintillanti ***
Capitolo 37: *** Episodio 146: Dove sono il cavallo e il cavaliere? ***
Capitolo 38: *** Episodio 147: L' arrivo degli Elfi ***
Capitolo 39: *** Episodio 148: La battaglia del Trombatorrione ***
Capitolo 40: *** Episodio 149: Vecchio Entese ***
Capitolo 41: *** Episodio 150: La breccia nel Muro Fossato ***
Capitolo 42: *** Episodio 151: La decisione dell' Entaconsulta ***
Capitolo 43: *** Episodio 152: Ritirata nel Trombatorrione ***
Capitolo 44: *** Episodio 153: Il piano di Mississ Tomoyo ***
Capitolo 45: *** Episodio 154: Osgiliath ***
Capitolo 46: *** Episodio 155: L' ultima marcia degli Ent ***
Capitolo 47: *** Episodio 156: L' attacco dei Nazgùl ***
Capitolo 48: *** Episodio 157: Avanti Eorlingas ***
Capitolo 49: *** Episodio 158: L' inondazione di Isengard ***
Capitolo 50: *** Episodio 159: Le storie che hanno importanza... ***
Capitolo 51: *** Episodio 160: La battaglia per la Terra di Mezzo sta per iniziare ***
Capitolo 52: *** Episodio 161: Il piano di Gollum ***



Capitolo 1
*** Episodio 110: Le fondamenta di pietra ***


E' appena sorto il sole tra le montagne piene di neve. Ma era un sole freddo, un sole invernale. Sakura si vide sulle cime nevose di alcune montagne, e incominciò a viaggiare con la sua vista su quel panorama, sempre all' altezza delle cime delle montagne. Ci girava intorno, poi una voce attirò la sua attenzione: << Tu non puoi passare! >> la riconobbe subito, era quella di Kerochan: << Kerochan! >> e si sentì la sua stessa voce. Come era possibile che era presente anche lei? Decise allora con lo sguardo di andare alla ricerca delle voci che aveva sentito, attraverso i muri delle montagne. Adesso si rese conto dove si trovava. Era nelle vicinanze del luogo in cui Kerochan stava combattendo contro quell' enorme creatura infuocata: << Sono un servitore del Fuoco Segreto, e reggo la fiamma di Anor! >> e risentì la voce di Kerochan: stava rivivendo quei momenti in cui vide cadere il suo amico Kerochan in quel buio cratere: << No! >> urlò Kerochan.

Sakura svoltò l' angolo di una montagna, dove la voce si faceva più persistente, sempre volando con la sua vista: << Ritorna nell' ombra... >> di nuovo Kerochan, e infine notò un piccolo buco in una montagna e decise di entrare dentro, dove risentì urlare Kerochan: << Il fuoco oscuro non ti servirà a nulla, Fiamma di Udùn! >>. Entrò nella montagna attraverso la piccola fessura, e vide il demone gigante che schioccava la sua lunga frusta, con Kerochan davanti a lui che lo affrontava: << Tu... non puoi... passare! >> s' impose la tigre con le ali bruciacchiate e battendo la zampa sul suolo del ponte, creando un' onda d' urto che spostò un po' il demone all' indietro. L' enorme bestia sbuffò come un toro pronto alla carica con Kerochan che gli rimaneva sempre davanti a fargli da blocco. Poi il demone avanzò, facendo un passo in avanti, ma la parte del ponte in cui era crollò sotto i suoi piedi.

Sakura si vide dall' altra parte del ponte a osservare quella scena insieme ai suoi amici, mentre il demone cadeva nel vuoto agitando la sua frusta. Kerochan lo guardò mentre spariva nel fondo oscuro, si voltò per raggiungere i suoi amici ma qualcosa da dietro lo afferrò per la zampa posteriore. Era la frusta di quel demone, che l' aveva schioccata un' altra volta per prendere Kerochan e trascinarselo con sé. La tigre si ritrovò con tutto il peso a penzoloni nel baratro sotto di lui mentre tentava di risalire su. Sakura decise di aiutare l' amico in difficoltà, ma Eriol si accorse in tempo della fuga della ragazzina e la trattenè per non correre altri pericoli: << No, no! Kerochaaaann! >> si sentì lei urlare e dimenarsi dalla presa di Eriol. Kerochan non riuscì più a risalire, scivolando con i suoi artigli nella dura roccia del ponte. Si arrese e guardò per l' ultima volta il suo gruppo, con una Sakura che esitava da quello che stava per succedere. Infine Kerochan disse: << Fuggite, sciocchi! >>, << Nnnnnooooooooo!!! >> gridò Sakura, e la tigre si lasciò cadere a peso morto: << Kerochan! >> lo richiamò Sakura mentre cercava di togliersi di dosso Eriol, ma ormai era andato. Il guardiano delle carte volò nel vuoto e nel buio per un po', fino a quando non scorse una luce più in basso di lui e del fumo. La bestia stava cadendo insieme a lui. Kerochan tirò fuori i suoi artigli dalle sue zampe anteriori pronto a colpire il possente demone. Era ancora troppo distante per raggiungere la pelle infuocata del mostro, e si mise con la testa più in avanti per velocizzare la sua direzione. Si arrampiccò fino al torace rovente del mostro: << Ah! >> e lo colpì al petto con i suoi artigli con un ruggito di forza. Il demone si lamentò dal dolore, mentre gli artigli foravano in profondità verso il suo cuore. La bestia stava per reagire, alzando il suo braccio per colpire il piccolo micio ma una sporgenza gli fece sbattere violentemente il gomito dell' enorme braccio, facendo rivoltare nel lungo volo in caduta sia lui che Kerochan, ancora attaccato al corpo rovente del demone.

Allora questi lo scansò con un colpo, spostandolo al suo fianco, ricolpendolo con la sua grossa mano di fuoco. Kerochan cercò di raggiungerlo di nuovo al petto, ma un' altra sporgenza di una roccia colpì in volo l' ala del demone, causando ad un nuovo ribaltamento di posizioni tra i due sfidanti. In quest' ultima ricerca della presa delle posizioni da assumere per l' abbattimento del nemico, ebbe la meglio il demone che afferrò Kerochan con tutta la sua mano e stava per infliggergli un bel pugno rovente nel viso. Ma Kerochan fu salvato da un' altra sporgenza, che gli fece riprendere la sua posizione e raggiungere di nuovo la testa del mostro, per ferirlo ancora con gli artigli. I due sbucarono da una voragine in superficie di stalattiti, e stavano per finire sulle acque del fondo di quel baratro immenso. Kerochan, a pochi metri dal tocco dell' acqua, cercava di tener fermo il demone, guidandolo dalle corna. Poi si sentì uno spostamento d' acqua, dovuto all' atterraggio dei due avversari sulla superficie acquosa, creando un getto d' acqua verso l' alto.

La vista di Sakura si imbianchì dalla schiuma di quel tuffo, e si risvegliò di soprassalto: << Kerochan! >> gridò di fretta. Al suo fianco stava dormendo anche Li, svegliato dall' urlo della ragazzina: << Cosa c'è, Sakura?! >> le chiese appoggiando una sua mano sulla spalla di Sakura. I due erano entrati nel labirinto di rocce visto poco prima, e si erano posti dietro ad un' alta roccia per dormire la notte e ripararsi dal vento forte. Sakura realizzò che si trattava di un sogno, che il suo Kerochan era ancora morto: << Nulla... >> rispose Sakura a Li, ansimando dall' intensità di quel risveglio; poi la ragazza si rimise sdraiata, giustificando la sua reazione: << E' stato un sogno... >>.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Episodio 111: Smèagol domato ***


Li e Sakura, ormai già svegli, continuarono per la loro strada, scendendo dall' alta roccia in cui erano. Per reggersi utilizzarono la corda elfica che Galadriel diede a Li, e lentamente si calavano verso il fondo, che sembrava abbastanza più in giù. Non si riusciva a intravederlo perchè poco sotto di Sakura c' era della nebbia che copriva il suolo. Li era il secondo a scendere: << Riesci a vedere il fondo? >> chiese a Sakura che stava più in basso, e continuava a scendere: << No... non guardare giù Li, continua a scendere >> consigliò Sakura al suo adorato Li. Il cinesino cominciò ad ansimare lentamente per la paura del vuoto, mentre da una roccia in alto si stava allentando la corda elfica, che era legata intorno al masso. Li nello scendere, scivolò, e si tenne sempre stretto alla corda per poi sbattere contro il muro roccioso. In quel movimento gli cadde dallo zainetto, in cui teneva i sacchi a pelo, un piccolo scrigno: << No! >> gridò il cinesino nel vedere all' ultimo momento la piccola cosa che gli sfiorò la gamba: << Prendila! Prendila, Sakura! >> avvertì Li. La ragazzina da giù, allungò la mano per afferrare quello scrigno, ma perse l' equilibrio che aveva nei piedi attaccati alla roccia, scivolando nel basso e mollando la presa della corda: << Sakura! >> urlò Li, mentre lei spariva da sotto la nebbia. Si sentì un piccolo tonfo: Sakura aveva già raggiunto il fondo, a pochi metri d' altezza: << Credo d' aver trovato il fondo, Li! >> lo avvisò dal basso.

Il cinesino fece per scendere: << Ah, sei salva, meno male! >> si rasserenò. Li finì di scendere dalla corda, toccando il suolo: << Paludi, corde e solo il cielo sa che è alba! >> si lamentò Li dei disagi riportati nel tragitto: << Non è naturale... niente qui lo è! >> continuò rivolgendosi a Sakura che osservava il piccolo oggetto salvato: << Cosa c'è qui dentro? >> chiese a Li: << Niente... della roba per condire >> rispose Li: << Potevamo prepararci un pollo arrosto una sera, magari... >> disse scherzando. Sakura gli sorrise: << Pollo arrosto? >> chiese stupita: << Non si sa mai! >> giustificò Li: << Oh, Li, fai di tutto per farmi tornare il sorriso... >> e Sakura aprì la scatoletta, trovandoci una specie di sale: << Quello è davvero speciale! >> disse Li osservando la pietanza che c' era: << E' il miglior sale di tutta Tomoeda >>. Sakura divenne seria, al pensiero della sua città, con lo sguardo abbassato nello scrigno: << Si che è speciale... sa di casa nostra... >> e richiuse la scatola per poi darla a Li. Anche lui era diventato serio, ma al tempo stesso malinconico ripensando al suo posto.

La ragazzina si avvicinò alla corda con cui erano scesi, rimasta attaccata alla roccia di su: << Non possiamo lasciarla qui, potrebbero rintracciarci... >> avvisò al ragazzo: << Chi vuoi che ci rintracci qui, Sakura? >> chiese Li nel bel mezzo di quella landa desolata di rocce, e poi osservando la corda: << E' un peccato, però. Dama Galadriel me l' ha data >> disse sconfortato, nel decidere lui stesso di lasciarla lì. Poi raggiunse la corda: << Vera corda elfica... >> commentò ancora incantato dal suo dono: << Beh, non c'è niente da fare. Il nodo l' ho fatto io: non si scioglierà tanto facilmente! >> disse convinto della resistenza della corda, e le diede uno strappo con la mano. Lentamente la corda si slacciò dalla roccia in cui era. I due ragazzi osservarono la fune che stava per raggiungerli, e poi cadere ai loro piedi. Li guardò Sakura, che commentò: << Vera corda elfica, dunque...? >> ripetè la frase, scherzando con Li, che arrossì dalla vergogna, e guardando la cima della montagna. Sakura rimase divertita alla faccia che fece Li.

Ripresa la corda, scalarono a piedi una montagna rocciosa e arrivati in cima guardarono il panorama davanti ai loro occhi. Una vasta distesa di rocce appuntite con in fondo una luce rossa che generava delle nubi nere. Si fermarono a guardare quel puntino giallo e Li individuò la loro destinazione: << Mordor... Il solo posto della Terra di Mezzo che non vogliamo vedere da vicino... >> disse costretto ad andare verso di lì: <<...ed è il solo posto che cerchiamo di raggiungere... e che non riusciamo a raggiungere! >> continuò respirando a ogni pausa. Poi si girò verso Sakura: << Se vuoi la verità, Sakura, ci siamo persi... >> le comunicò con franchezza: << Kerochan non voleva che prendessimo questa via >> e i due si girarono a ispezionare il labirinto roccioso che sovrastava la loro vista: << Non voleva che accadessero molte cose, Li... >> spiegò Sakura: << ...ma sono accadute >> e Li ritornò a osservare le rocce. In quel momento la vista di Sakura si allungò verso la luce rossa, facendole scoprire la posizione dell' Occhio di Sauron sopra un' alta torre. La comparsa dell' Occhio davanti a lei, la fece sobbalzare sul posto e poi ansimò dalla fatica, sedendosi su un masso. Li si girò subito da Sakura: << Sakura, cos'hai?! >> le chiese al suo fianco. Poi Sakura smise per un attimo di ansimare, e disse: << Diventa più pesante... >> e si strinse la mano al petto. Li notò che in quel punto Sakura portava l' anello al collo: << Ho capito... E' l' anello, non è vero? >> chiese Li, con Sakura che annuiva lentamente.

Il cinesino appoggiò il suo zaino, e sedendosi vicino a Sakura, cercò qualcosa da sgranocchiare. La ragazzina, nel frattempo, beveva un po' d' acqua dalla sua borraccia e dopo chiese a Li: << Di cibo cosa ci è rimasto? >>, mentre lui cercava nello zaino: << Vediamo... Ah, sì, magnifico! >> disse Li con ironia tirando fuori delle foglie usate come pacchetto per avvolgere un qualcosa: << Del pan di via... >> e se lo appoggiò sulle gambe: << ...e guarda! >> ripetè con fare scocciato: << Ancora pan di via! >>, ne spezzò un pezzo da dare a Sakura: << Tieni, mangia. Ti riempie subito questo >> la avvisò, lanciandole il pezzo di pane. Sakura lo addentò, anche Li si mise a sgranocchiare: << Di solito non amo il cibo straniero, ma questa roba elfica non è male >> si confidò con Sakura, che sorrise per un po': << Nulla ti abbatte mai di spirito, vero, Li? >> chiese la ragazzina scherzando. Ma ad un tratto il cinesino si voltò, e la sua faccia divenne seria e commentò: << Quelle nuvolacce si... >> disse sbuffando e preparandosi alla pioggia che stava per bagnare lui e Sakura.

Quella notte si ripararono dietro ad un muro roccioso, coperti dei loro giubbotti e rannicchiati, l' uno vicino all' altra. Una mano da una roccia sopra di loro, si sporse per osservarli dall' alto. Sakura si girò nella direzione in cui avvertì la presenza, nell' alta scogliera davanti a lei, ma non vide nessuno: << Cos' hai visto, Sakura? >> le chiese Li, vedendola attenta: << Nulla...mi è sembrato che qualcuno ci osservasse >> rispose Sakura, aspettando insieme al suo compagno che la pioggia smettesse. Poterono ripartire la mattina dopo, quando la pioggia forte smise di cadere nel terreno, creando una fitta nebbia tra le rocce. Li e Sakura girovagavano per quel sentiero intrapreso dall' inizio, in mezzo al freddo dell' aria e ricoprendosi con i loro mantelli elfici. Si guardavano ad ogni passo che facevano sempre intorno, e notando che il sentiero pareva sempre più uguale a quello precedente: << Questo posto mi sembra familiare... >> disse Li, e Sakura si fece cadere le braccia dallo sconforto: << Perchè ci siamo già passati... Stiamo girando in tondo! >> si accorse la ragazzina. Erano giorni e giorni che ripetevano sempre la stessa strada, e la imboccavano in quel labirinto in cui erano. Poi Li sentì un forte odore, e andò sulla punta di una roccia per riconoscerlo meglio: << Ah, cos'è quest' orribile tanfo?! >> si lamentò il cinesino: << Ci dev' essere una palude fetida, l' hai sentito l' odore, Sakura? >> le chiese, scrutando in lontananza oltre la nebbia un possibile passaggio: << Si...lo sento... >> affermò Sakura alla risposta di Li, e avvicinandosi a lui. I due compresero che esisteva una sola creatura sbucata da luoghi sudici e umidi, come caverne e paludi, e si guardarono negli occhi: << Non siamo soli... >> disse Sakura a Li, riferendosi al loro inseguitore. Li annuì alla sentenza di Sakura, e nella notte che stava per arrivare avrebbero teso un agguato all' essere che li stava pedinando.

Calò la notte, e i due ragazzi dormivano con le facce rivolte tra di loro. Dei piccoli sassolini cadevano dalla scogliera sopra di loro, dopodichè una voce: << Ah, i ladri! I ladri! >> era una voce sibilante e ansimante. La creatura che ne scendeva era un piccolo essere, di cui si intravedevano le ossa del suo corpo da quanto era magro. Scendeva a mò di ragno dalla parete rocciosa verso Sakura; la sua testa si era ridotta alle dimensioni delle ossa del cranio del suo scheletro. Aveva gli occhi enormi, quasi li dovessero uscire dalle orbite, e ce li aveva di colore azzurro, e facevano spavento. Indossava solo una specie di perizoma, come quello dei cavernicoli e i denti erano piccoli e ne aveva pochi. Il piccolo mostro continuò a parlare tra sé e sé, con la sua voce sibilante: << Quegli sporchi, piccoli ladri... Dov'èèèè? Doooovvèèèèè?! >> disse sempre più vicina alle sue prede: << Ce l' hanno tolto, rubato, il mio tesssoro! >> in quella frase, Sakura riconobbe la creatura: era Gollum. La ragazzina parlò sottovoce con Li: << Al mio segnale gli saltiamo addosso, ok? >>, << Va bene! >> rispose il cinesino a sottovoce: << Maledetti, noi li odiamo! >> e i due sentirono la creatura con le sue mani sempre più vicine alle loro teste: << E' nostro e lo vogliamo! >> terminò con questa rima la viscida creatura. In quello stesso istante, si alzarono di scatto Li e Sakura che afferrarono la creatura per le braccia, che aveva il volto ancora oscurato nella notte, e la tirarono giù dalla roccia. Ma una volta scesa, la piccola creatura si divincolava dalle prese dei due, e li spinse contro le pareti rocciose. Nell' impatto Sakura non si accorse che l' anello le era scorto dalla maglietta. L' orrenda creatura si mise a quattro zampe, e si girava intorno a sé stessa come un toro imbuffalito, e si fermò da Sakura che le vide l' anello che sporgeva dal suo collo. Sakura non fece in tempo a tirarselo in dentro che il piccolo mostro le era saltato addosso: stava cercando di toglierle l' anello. Sakura combattè contro quell' orribile creatura, che agitava mani e gambe su di lei. Da dietro, Li prese la gamba del mostro e lo tirò via da Sakura, ma il cinesino venne colpito con una manata dal mostro, che potè di nuovo tentare di afferrare l' anello. La sua faccia era provata da uno sforzo che doveva compiere, incominciando a sbuffare come un toro impazzito. Stava per infilarsi l' anello al dito, davanti all' impotenza di Sakura, ma lo sfiorò a malapena. Intervenne di nuovo Li, che questa volta prese il piccolo mostro per l' intero braccio, levandolo da Sakura. L' essere abominevole nella spinta che gli diede Li, si trascinò con sé anche Sakura, sbattendola nel terreno. Il mostro si arrampicò in un' alta roccia, poi si fece cadere nuovamente su Sakura, che dovette intraprendere una nuova lotta a manate. Ma ancora una volta fu il cinesino a separare i due, prendendo il mostricciatolo per la pancia e sollevandolo; il mostro si liberò della presa di Li e lo morse al collo: << Aaaahh! >> urlò Li di dolore e cadendo al suolo, cercando adesso lui di liberarsi della presa del mostro. Ebbe la meglio quest' ultimo perchè incrociò le sue gambe e le sue braccia intorno al corpo di Li, e tappandogli la bocca con il suo lungo, ma scheletrico braccio. In quella bolgia si sentì un rumore di spada che veniva estratta, e Sakura si avvicinò al mostro, che teneva ben stretto il povero Li, puntandogli la punta della lama verso il collo del mostro: << Questa è Pungolo! L' hai veduta altre volte, dico bene, Gollum? >> gli disse Sakura minacciosamente, da sopra Li. La creatura chiamata Gollum alzò un braccio in segno di resa, ma l' altro teneva ancora Li alla bocca, che nel frattempo cercava di togliersi il braccio dalla bocca, portandoselo al collo e che lo stringeva sempre di più: << Lascialo o ti taglio la gola! >> avvisò Sakura per mollare al suo fidanzato Li. Gollum lasciò la presa sotto la punta della lama Pungolo. In seguito, Gollum diede un acuto lamento di sofferenza, che continuò per tutta la notte fino al mattino seguente.

Quel lamento non accennava a smettere neanche alle prime luci di sole, dove Sakura e Li tenevano al guinzaglio Gollum. Li lo teneva al collo con la corda elfica, mentre il piccolo mostro si accasciava ad ogni roccia e si teneva la gola: << Brucia! Ci brucia! >> continuò ad urlare Gollum. Questi si accasciò al suolo, tenendosi in qualche roccia per non essere trascinato da Li: << Ti prego... L' hanno fatta i maledettissimi elfi, toglicela! >> si riferiva alla corda con cui era stato legato, e in qualche modo lui odiava le cose elfiche: << Stai zitto! >> gli ordinò Li, ma invano: Gollum continuava ad agitarsi e a strillare. << E' inutile tutti gli orchi nelle vicinanze sentiranno questo chiasso! >> disse Li a Sakura, e poi le consigliò: << Leghiamolo e lasciamolo qui! >>, << No! >> disse Gollum che ora era pentito: << Loro ci uccideranno, ci uccideranno! >> continuò la creatura: << Ed è proprio quello che meriti! >> lo rimproverò Li. Gollum si lasciò cadere all' indietro, piangendo mentre si stirava lungo il terreno. Sakura lo guardava con tristezza, a differenza di Li: << Forse merita davvero di morire >> disse Sakura, vedendo il mostro contorcersi tra le pietroline: << … Ma ora che lo vedo... ho pietà di lui >> confessò a Li.

Gollum smise di lamentarsi, sentendo che la portatrice dell' anello era compassionevole nei suoi confronti: << Noi siamo gentili, se loro sono gentili. Toglietecela! >> e indicò alla corda che gli procurava tanto fastidio. Li continuava a guardarlo con disgusto: << Noi giuriamo di fare quello che volete, lo giuriamo! >> Gollum si inchinò davanti ai due: << Non c'è promessa che tu faccia di cui io mi fidi... >> rispose Sakura alla creaturina. Gollum alzò lo sguardo verso di lei: << Giuriamo di serivire la Padrona del tesssoro... >> riprese: << Lo giuriamo sul... sul, sul tesssoro! >> si promise a loro. Ma loro chi? Gollum spesso indicava anche un' altra persona: << Gollum! Gollum! >> incominciò a ripetere il suo nome come se posseduto, e tossiva. Sakura lo osservò misteriosamente: << L' anello è insidioso... Ti vincoliamo alla tua parola >> decise poi la ragazzina. Gollum annuì: << Si. Sul tessoro... >> e fece per avvicinarsi a Sakura: << … Sul tessoro! >> e le sorrise. Ma era un sorriso che a Li non piaceva: << Io non ti credo! >> sbottò il cinesino, allontanando la creatura, che se ne scappava: << Stà giù! >> e lo tirò per la corda al quale era agganciato Gollum, facendolo cadere da sopra una roccia: << Giù! >> ringhiò ancora Li con Sakura che cercava di calmarlo: << Li! Li! >> lo richiamò Sakura: << Cerca di ingannarci: se lo lasciamo andare ci eliminerà da un momento all' altro! >> avvertì il cinesino alla sua Sakura, che non pareva essere d' accordo. Lei guardò di nuovo Gollum, che si teneva il collo dallo strappo ricevuto, ed ebbe il permesso di Li di avvicinarsi alla creatura, sebbene Li non volesse insistere nel litigio con Sakura.

La ragazzina si mise di fronte a Gollum, che si tirava indietro, e gli chiese: << Conosci la strada per Mordor? >> e il mostro annuì: << Si... >>; Sakura gli richiese, questa volta inginocchiandosi: << Ci sei stato altre volte? >>, << Si! >> rispose Gollum. Avendo avuto conferma delle risposte da parte di Gollum, Sakura gli levò la corda dal suo collo, notando in Gollum un senso di stupore misto a felicità, mentre Li gli vedeva uno sguardo di malvagità: << Ci condurrai verso quella parte! >> disse Sakura a Gollum. E il piccolo mostro fece strada ai due ragazzini tra quelle rocce sparse, sempre più avanti di loro: << Al Cancello, al Cancello, al Cancello dice la Padrona! Sì! >> disse Gollum con entusiasmo; ma poi un' altra voce lo fermò: << No! Non torneremo... >> era sempre lui che stava parlando con sé stesso, però sembrava avesse un alter ego più maligno: << … Non lì, non da lui... Non possono obbligarci, Gollum, Gollum! >> obiettò l' identità malvagia, sedendosi sopra una roccia più avanti dei due ragazzi. Poi subito si mise a parlare il suo lato benevolo: << Ma abbiamo servito di giurare la Padrona nel tessoro... >> gli ricordò all' altro suo lato che sbottò: << No! Cenere, sete e polvere trovi lì... >> si mise a raccontare le torture del posto in cui era stato: << … e burroni, burroni, burroni! E orchi, migliaia di orchi, e sempre il Grande Occhio che guarda, che guarda! >>. Lo avevano raggiunto da dietro Li e Sakura, che aspettavano che si muovesse. Invece, Gollum fece una smorfia ai due e scattò di corsa: << Ehi! >> gli urlò Li mentre la creatura fuggiva, scomparendo da dietro una roccia: << Torna subito qui! Torna qui! >>, i due ragazzi voltarono l' angolo della roccia, non trovando più Gollum: << Ecco! Che ti avevo detto? >> disse Li a Sakura, quando le diceva prima di non fidarsi di esseri del genere: << E' scappato quel furfante... Tanti saluti alle sue promesse! >> si lamentò il cinesino, trovandosi di nuovo abbandonato con Sakura in quel labirinto roccioso: << Di qua, ragazzi! >> ma Gollum non era scappato, ma era salito in cima ad una roccia per facilitare la via, trovando una scorciatoia: << Seguitemi! >> intimò con voce di ilarità ai due. Sakura nel proseguire guardò Li come per dirgli “Ci possiamo fidare di lui”, e Li non fece altro che lamentarsi e odiare quel Gollum per lo scherzo subìto, riprendendo il cammino.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Episodio 112: Gli Uruk-hai ***


In un' altra parte della Terra di Mezzo, nel frattempo, correvano un gruppo di Orchi con la carnagione più scura rispetto a quella di altri orchi normali. Questi erano imbottiti di armatura e di attrezzi per il combattimento, e indossavano pesanti scarponi. Erano gli orchi che avevano incontrato l' ultima volta la Compagnia di Sakura, prima di separarsi: gli Uruk-hai. Tra quelli vi erano Meiling e Tomoyo, alle spalle di due Uruk che le tenevano con i polsi legati, sotto il mento degli orchi. Gli Uruk-hai stavano fviaggiando tra verdi colline, ed entrarono in una stretta gola. Tomoyo cercò di richiamare Meiling quando le si affiancò un orco: << Meiling... >> bisbigliò nel rumore che si sentiva degli scarponi degli orchi che sbattevano nel terreno. Meiling era svenuta, aveva un taglio, sopra il suo occhio sinistro, dal quale usciva un po' di sangue. Anche lei come Tomoyo, era stata messa sulla schiena di un orco con le mani legate, e portate all' altezza del petto del mostro. Tomoyo notò che Meiling aveva la bocca aperta e gli occhi chiusi, e tentò un' altra volta di svegliarla a bassa voce: << Meiling! >> ma l' orco che portava la sua amica passò più avanti.

Un Uruk che stava davanti alla fila, senza elmo, fermò il gruppo dei suoi compagni alzando il pugno destro, e di colpo tutti seguirono il suo gesto. Poi, da dietro una roccia che ostacolava il sentiero, spuntarono un gruppetto di orchi di carnagione più chiara degli Uruk. Nei loro vestiti erano appesi teschi e oggetti affilati. Uno degli orchi spuntato dalla roccia, si avvicinò all' Uruk che aveva fermato il gruppo e aveva vicino a lui un altro Uruk senza elmo. L' orco della roccia si mise a parlare: << Sei in ritardo! >> disse rivolgendosi alla coppia di Uruk senza elmo; poi continuò a dire: << Il nostro Padrone diventa impaziente: quei piccoli topastri li vuole ora! >> si stava riferendo a Meiling e Tomoyo, prigioniere ora di quei terribili Uruk, e che volevano portarle con il loro gruppo al cospetto di Sauron. L' Uruk che si era affiancato al suo compagno rispose all' orco: << Io non accetto ordini da “Orchi vermi”! >> così li soprannominò con voce grossa, mentre gli orchetti si dimostrarono inferiori davanti all' autorità dell' Uruk-hai, che ribattè: << Saruman avrà il suo premio... Noi le consegneremo a lui! >>. Le due bande di orchi si contendevano il bottino e a quale padrone doveva spettare: ebbe la meglio l' Uruk che osservò l' orco fare dei passi indietro, in segno di sconfitta in uno scontro verbale. Solo quando l' Uruk si rinfilò in mezzo al gruppo, l' orchetto gli fece una smorfia.

Nel frattempo, Tomoyo richiamava ancora Meiling: << Meiling! Meiling! >> alzando ad ogni parola un po' il tono di voce. Sentiva ancora il suo respiro affannoso che le usciva dalla bocca, e quindi voleva farle riaprire gli occhi, scoprendo che non era morta: << Svegliati, Meiling! >> disse Tomoyo. La ragazzina girò il suo sguardo dietro Meiling, e le saltò in mente di chiedere aiuto ad un Uruk alle sue spalle che si stava dissetando: << La mia amica sta male! >> urlò Tomoyo attirando l' attenzione del resto dei mostri: << Ha bisogno di acqua, per favore! >> continuò Tomoyo preoccupata che la ferita di Meiling avesse causato danni peggiori alla salute della cinesina: << Sta male, eh?! >> e sbucò l' Uruk-hai che aveva parlato con l' orco, che iniziò a sbeffeggiare la ragazzina svenuta: << Datele un po' di medicina, ragazzi! Ha ha ha ha ha! >> risero tutti gli Uruk-hai, mentre uno teneva con forza la bocca di Meiling aperta e le buttavano giù di fretta il vino in una borraccia che aveva l' Uruk dietro di loro: << Smettetela! >> ordinò Tomoyo quando vide che la borraccia la stavano infilando dentro la bocca dell' amica. Meiling si svegliò, soffocata dalla troppa quantità di vino che le era arrivata in gola ed era tenuta sempre stretta per la bocca da un Uruk: << Via, ancora un sorso! >> se la ridacchiò l' altro Uruk, fosse divenuto il nuovo capo della banda, insieme ai suoi altri compagni, mentre Meiling emetteva conati di vomito dal brusco risveglio: << Lasciatela in pace! >> ribattè Tomoyo: << Perchè ne vuoi un po', ah? >> le chiese minaccioso l' Uruk-hai nel voler farle fare lo stesso trattamento. Tomoyo non rispose, scioccata anche dalla situazione in cui erano finite le due ragazze: << Allora non parlare, zitta! >> le ordinò il possente guerriero orco, e andò a riprendere la sua postazione.

Tomoyo non poteva ancora credere che le cose si sarebbero ribaltate così gravemente: avevano perso un loro più caro amico da poco, Eriol, che le difese fino all' ultimo per evitare che le due venissero prese dalla truppa di Saruman, ma a nulla è servito. Così come accadde a Kerochan, fino alla disfatta della Compagnia. Tomoyo stava cominciando a piangere: << Meiling... >> ma voleva sapere se almeno la sua amica poteva confortarla, perchè lei era molto coraggiosa: << Ciao, Tomoyo... >> riprese i sensi Meiling con il vino che le colava dalla bocca: << Oh, mi dispiace di averti svegliato in questo modo... >> si giustificò Tomoyo, ritirando in su le lacrime: << ...e in più sei anche ferita! >> si commosse notando il rosso del vino sulle labbra di Meiling con il colore del sangue che le usciva dalla ferita: << Sto bene... Era solo una recita... >> disse Meiling sorridendo, tenendo ancora duro dal continuo tossire: << Una recita? >> replicò Tomoyo: << Visto! Ho ingannato anche te... >> se la rise davanti a Tomoyo: << Non preoccuparti per me, Tomoyo... >> la rassicurò infine, barcollando con la testa.

Ad un certo punto, l' Uruk-hai che guidava l' intero gruppo, cominciò ad annusare un qualche odore lì nell' aria: << Cosa c'è? Che senti? >> gli chiese l' altro Uruk andato ad importunare le due prede, e gli rispose: << Carne di uomo! >> spargendo l' allarme tra tutti gli Uruk-hai, e anche sugli orchetti che si guardavano attorno e al gruppo davanti a loro: << Sono sulle nostre tracce... >> comunicò il capo agli altri. Ma chi li stava seguendo, un altro loro nemico? Poi, Tomoyo sorrise pensando ai suoi altri amici, che non le avrebbero mai lasciate sole: << Toy! >> esclamò a bassa voce a sé stessa. << Andiamo! >> fece cenno il capo Uruk-hai alla mandria, e con loro si unirono gli orchetti che avevano incontrato. In men che non si dica, l' insieme dei guerrieri dello stregone bianco si mossero di fretta, con la velocità di prima. Tomoyo decise di lasciare un indizio ai compagni che le stavano rintracciando: prese con la bocca la spilla a forma di foglia che aveva sul suo mantello elfico, davanti a lei, tirandolo via. Ancora con la foglia di vetro in bocca, aspettò il momento buono per sputarla e per non essere vista dagli altri Uruk, scegliendo un terreno pulito di erba. La piccola spilla si posò dolcemente in quel manto erboso, dopodichè venne calpestata dagli enormi scarponi degli orchi, creando intorno a questa un' orma grande. Meiling e Tomoyo avevano di nuovo acquisito la speranza di salvezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Episodio 113: I tre cacciatori ***


Gli zamponi degli Uruk-hai si sentirono in lontananza, avvertiti da Toy che aveva poggiato un orecchio sul terreno per ascoltare e individuare la marcia dei loro nemici: << Affrettano il passo... >> annotò Toy, staccando l' orecchio dal terreno: << Ci devono aver fiutati... >> disse alzandosi e riprendendo a correre: << Presto! >> e fece per avvertire i suoi altri due compagni, Yuè e Gimli. Yuè era ad alcuni metri da Toy, e vide che aveva ripreso velocità: << Forza, Gimli! >> si girò per avvertire il suo amico nano che faticava a tenere il passo, aiutandosi a scalare una salita con la sua ascia: << Tre giorni e tre notti di inseguimento... >> cominciò con le lamentele naniche: << Niente cibo, niente riposo...e nessuna traccia della preda sono quello che può dire una nuda roccia! >> disse picchiando il bastone della sua ascia sul terreno.

Il trio riprese a correre, dopo un po' di sosta, più convinti che mai a riacciuffare le due compagne rapite. Attraversarono vaste distese di pianura, sopra montagne erbose dove più in giù a valle scorreva uno stretto fiume; passarono su alcuni gradoni in pietra, e qui Gimli rimase sempre più indietro dalla pesantezza della sua armatura. Erano i tre cacciatori, che ora davano la caccia ai loro una volta temuti rivali: Toy era seguito da Yuè, mentre questo da Gimli. Insieme si fecero strada verso la destinazione che dovevano prendere quegli orribili mostri, ancora sconosciuta ai nostri eroi.

Poi, Toy si fermò in una gola rocciosa più avanti, dove trovò in mezzo al sentiero una foglia in vetro. Si inginocchiò, riconoscendola e tenendola in mano: << Non a caso cadono le foglie di Lòrien... >> lo raggiunse Yuè, che non aveva ancora utilizzato le sue ali per volare perchè la sua magia era bloccata in parte: << Potrebbero essere ancora vive! >> disse la creatura alata tornando indietro da Toy, che lo aveva superato con uno scatto. Entrambi si rialzarono dall' esaminazione dell' oggetto: << A meno di un giorno da noi, vieni! >> aggiunse Toy incitando il suo amico a seguirlo. Dietro di loro cadde Gimli da una discesa, molto provato dalla lunga corsa, e si era accasciato al suolo: << Vieni, Gimli! Guadagnamo terreno! >> lo incoraggiò da davanti Yuè con un bricciolo di speranza anche lui: << Sono sprecato per la corsa campestre... >> replicò il nano cercando di recuperare fiato: << Noi nani siamo scattisti nati. Pericolosissimi sulle brevi distanze! >>.

I tre salirono ancora una volta un' altra collina, formata da rocce quà e là, e si fermarono a guardare il paesaggio davanti a loro, affannati anche loro dalla dura corsa. C' erano distese di rocce sparpagliate in tutte le colline: << Cos'è questo posto? >> domandò Toy: << Questa è Rohan >> gli indicò Yuè con la sua conoscienza universale: << Ah, si. Rohan, Dimora dei Signori di cavalli >> descrisse il luogo Toy, continuando: << Era uno dei luoghi indicati da Kerochan. Qualcosa di strano è all' opera qui: un demone dà rapidità a queste creature... Ci contrappone la sua volontà >> avvertì il ragazzo un brutto presentimento, e glielo si leggeva dagli occhi. Scese dalla collina insieme a Yuè, e quest' ultimo andò più avanti del gruppo verso un' altra postazione di vedetta, mettendosi a scrutare l' orizzonte: << Yuki! >> lo chiamò da lontano Toy con il suo vero nome: << Qual è la strada da prendere? >> gli domandò, e ricevendo risposta come se fosse una comunicazione tra soldati in guerra: << Il sentiero volta a Nord-Est... >> e poi Yuè ebbe chiaro il posto in cui si affrettavano a raggiungere i loro criminali, sgranando gli occhi: << Stanno portando le ragazze a Isengard! >>, << Saruman! >> disse Toy ricordando la roccaforte dello stregone bianco, che se ne fece cenno durante il Consiglio di Elrond. I tre inseguitori devono far in fretta a raggiungere le loro amiche, ma i guai sembrano non finire.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Episodio 114: L' incendio dell' Ovestfalda ***


A Isengard il cielo si oscurò di nuvole grigie, e tutti gli orchi di lì erano al lavoro nei sotterranei. Nell' alta torre centrale che si eregeva verso il cielo, c' era Saruman che ad occhi chiusi e manovrando la mano destra sopra la sfera del Palantir, si metteva in comunicazione con Sauron. Lo stregone bianco recitava: << Il mondo stà cambiando... >> disse con tono maligno, misto a superiorità, mentre il Palantir mostrava l' esercito di Sauron in marcia dalla sua torre a Mordor: << Chi ora ha la forza di opporsi agli eserciti di Isengard e di Mordor? >> continuò Saruman manovrando le immagini nella sfera, che inquadravano la grande torre di Sauron in tutta la sua altezza: << Di opporsi al potere di Sauron e di Saruman e alle unione delle due torri >>. L' immagine nel Palantir scorreva verso l' alto, e si notavano alcune piccole torrette che formavano quella che era la dimora dell' occhio: << Insieme, mio Signore Sauron, regneremo su questa Terra di Mezzo! >> giurò Saruman al suo nuovo Padrone, scorgendo tra le due punte della torre l' occhio infiammato di Sauron, che guardava alle spalle del Monte Fato verso le dune di rocce dove c' erano Sakura e Li.

Gli orchi a Isengard continuavano nel loro lavoro di abbattimento di alberi, facendoli poi cadere dritti alle caverne di sotto, per essere poi distrutti. Saruman che passeggiava tra le fornaci, si architettava il suo piano: << Il vecchio mondo brucierà tra le fiamme dell' industria, le foreste cadranno >> dichiarò soddisfatto del lungo lavoro svolto da lui per il suo signore Sauron, e vedendo i pezzi di legna gettati nel fuoco dai suoi piccoli aiutanti orchi: << Un nuovo ordine sorgerà! >> esclamò vittorioso lo stregone bianco, mentre veniva fatto colare l' olio fuso per formare le lame di nuove spade: << Guideremo la macchina della guerra con la spada, la lancia e il pugno di ferro degli orchi! >>. Nuovi elmi da Uruk-hai venivano prodotti in continuazione e messi uno sopra l' altro fino a formare un cumulo di caschi di ferro neri; così come le lunghe lame venivano ribattute a caldo e poi poggiate da una parte, con un numero abbondante. Da altri buchi nei muri, venivano fatti togliere degli Uruk-hai ricoperti di fango, essendo in età di nascita, e gli veniva rimossa una specie di pelle protettiva dal corpo ed emettevano brevi urli, come i neonati quando uscivano dal ventre della mamma, però erano dei ruggiti; in seguito, gli Uruk-hai erano posti davanti ad un orco che li ispezionava da ogni lato, per vedere se avevano imperfezioni, o se erano pronti al reclutamento.

Saruman si mise sopra una torretta che sovrastava le caverne di sotto, osservando ancora l' operato dei suoi orchi: << Li voglio armati e pronti a marciare entro due settimane! >> ordinò Saruman camminando per una passerella della torretta: << Ma, mio Signore, sono troppi! >> gli rispose un orco vicino a lui, che dirigeva la creazione degli Uruk-hai e aggiungendo: << Non possono essere tutti armati in tempo: non abbiamo i mezzi! >>, ma Saruman non voleva fermarsi davanti a niente: << Costruite una diga, bloccate i ruscelli, alle fornaci notte e giorno! >> replicò allo stesso ritmo con cui gli aveva risposto l' orco: << Non abbiamo con cosa alimentare le fiamme... >> spiegò l' orco a Saruman. Lo stregone aveva già trovato la soluzione, guardando verso altri alberi al dì fuori del confine di Isengard: << La foresta di Fangorn è qui fuori >> indicò oltre il suo bastone d' appoggio al grasso orco: << Bruciatela! >> concluse allontanandosi: << Sì! >> rispose con malvagità l' orco.

Rientrato alla torre, Saruman si sedette nel suo trono regale, e vide che lo stava attendendo un uomo barbuto al centro della sala in cui era. Non era altro che un suo alleato, richiamato per unirsi alle forze di Saruman. L' uomo dalla barba nera disse: << Combatteremo per te! >> rivolgendosi allo stregone davanti a lui, con un altro esercito di uomini da unire: << Giuralo >> gli rispose Saruman, intrigato dalla proposta dell' uomo da parte di una sua alleanza, volendo vedere se questo tipo poteva giurargli fedeltà. L' uomo barbuto tirò fuori il suo coltello, e fece per avvicinarselo al palmo della mano; la lama se la strisciò orizzontalmente lungo il palmo, sotto il ghigno di Saruman. Una volta finito, l' uomo strinse la mano più forte che poteva, con un pugno, facendo fuoriuscire del sangue da mezzo le dita, e facendo una smorfia di rabbia: << Moriremo per Saruman! >> ringhiò lui. Quella notte Saruman riunì fuori dalle mura della sua torre, intorno a lui, tutti gli uomini che volevano sottoporsi ai suoi ordini, e tutti erano armati di lance e di torce. Lo stregone bianco fece loro un discorso provocatorio: << Gli uomini dei cavalli vi hanno preso le terre! >> si riferiva al luogo dei signori dei cavalli in cui erano entrati adesso Toy e i suoi amici, e oltre a loro gli Uruk-hai con in ostaggio Meiling e Tomoyo: << Hanno spinto il vostro popolo sulle colline a rimediare da vivere sui sassi >> riprese Saruman: << Assassini! >> urlò protestando un uomo con la barba marrone vicino allo stregone, che faceva a loro il lavaggio del cervello. La folla di uomini inferocita sollevò in alto le sue forche, pronta a marciare verso i loro distruttori, ringhiando sempre di più alle parole di Saruman: << Riprendetevi le terre rubate! Bruciate i loro villaggi! >> concluse, spostandosi leggermente verso destra per lasciar passare i molti uomini arrabbiati che cominciarono a correre subito verso il primo villaggio degli uomini dei cavalli.

Così Saruman continuò a parlare tra sé e sé del suo piano di conquista: << Dobbiamo solo rimuovere coloro che si oppongono a noi >>. L' esercito di uomini arrivò la mattina dopo al villaggio, accompagnati da altri orchi di Isengard. Arrivarono a Rohan, e la gente del villaggio vicino ai confini con un' altra terra, si allarmò alla vista in lontananza degli uomini e degli orchi neri che si avvicinavano: << Inizierà a Rohan >> continuò Saruman sapendo dell' operato della sua nuova squadra: << Troppo a lungo questi contadini ti hanno contrastato, ma ora non più >> replicò ancora lo stregone. Una donna del villaggio preparava la sella del suo cavallo in preda al panico, tra la folla impazzita: << Eothain! Eothain! >> richiamò suo figlio dai capelli biondi, accompagnato dalla sua sorellina: questi bambini potevano avere intorno ai dieci anni. La madre dei due bambini, aiutò loro a salire a cavallo, dicendo al figlio: << Tu prendi tua sorella, andrete più veloci in due soltanto >> si riferì all' andare a cavallo da soli: << Papà ha detto che Eothain non deve cavalcare Garulf: è troppo grande per lui! >> protestò la figlia più piccola, anche lei bionda, aiutata dalla madre a salire; ma la donna sembrava più preoccupata a dare consigli al figlio primogenito: << Ascoltami: devi andare a Edoras, e dare l' allarme, mi hai capito bene?! >> chiese al figlio, sentendo le orme dell' esercito ormai sul villaggio: << Si, mamma >> rispose il figlio impavido. La figlioletta, invece, si mise a piangere, non volendo separarsi dalla mamma: << Non voglio andare via! Non voglio andare, mamma! >> piagnucolò tra le mani della madre che le teneva il viso della bambina: << Freyda... Io vi... >> e baciò la fronte della figlia: << Io vi raggiungerò lì! >> disse in fretta, osservando da dietro il cavallo nero su cui erano saliti i due figli, la mandria di uomini e orchi che entravano al villaggio: << Sbrigatevi! >> ordinò la mamma, lasciando la figlia piangente, e spingendo il cavallo a correre: << Và, figliolo! >> disse a bassa voce la donna, guardando il cavallo allontanarsi, e lei che cercava riparo più avanti. Gli orchi giunsero al villaggio uccidendo i primi abitanti con le loro spade, e gli uomini bruciavano i tetti di paglia delle case tra le urla disperate della gente del posto. Da una collina lontana, i due bambini a cavallo guardarono il loro stesso villaggio bruciare, con la bambina che non smetteva di piangere per la probabile fine della madre. Il cavallo nero proseguì, mentre la voce di Saruman avvisava: << Rohan, mio Signore, è pronta a cadere! >>.

Le nuvole, fino a quel momento cariche, si svuotarono della pioggia che portavano. In un fiume, tra le acque, erano riversati cadaveri di uomini, cavalli e orchi. Un gruppo di soldati si fermò lì, con a capo un cavaliere dai capelli lunghi e biondi che reggeva un' asta con una bandiera raffigurante un cavallo, simbolo di Rohan. Il cavaliere biondo disse: << Thèodred... Trovate il figlio del Re! >> ordinò ai suoi compagni, appoggiando la bandiera. Tutti si misero alla ricerca del baldo giovane, tra corpi di orchi infilzati da frecce e cavalli con altri corpi di soldati. Controllavano le facce di tutti i soldati che c' erano per vedere se il Thèodred che stavano cercando era tra quella massa di cadaveri: << Mordor pagherà per questo... >> commentò un soldato, guardando quello scempio di morti: << Questi orchi non vengono da Mordor! >> rispose il cavaliere biondo, girando con il piede il corpo di un orco con un elmo segnato da una mano bianca, il simbolo di Saruman. Continuarono a cercare, fino a che: << Mio signore Eomer, vieni qui! >> il cavaliere dai lunghi capelli biondi si chiamava Eomer, e fu chiamato da un suo soldato. Eomer si avvicinò nel punto in cui si trovava l' altro soldato che teneva girato da un lato un cadavere dai lunghi capelli biondi. Eomer fece per girarlo verso di sé, e lo riconobbe: era Thèodred!

Il volto di Thèodred era pallido, e aveva gli occhi chiusi...forse era morto. Eomer si inginocchiò per appoggiare la sua mano sul collo di Thèodred, per vedere se si allargava e quindi se respirava. Infine, Eomer disse: << E' vivo! >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Episodio 115: La cacciata di Eomèr ***


Eomer si portò sul suo cavallo il ferito Thèodred, con del sangue che gli usciva dal ventre: << Forza, andiamo a Edoras! Presto! >> disse di fretta Eomer ai suoi soldati. Cavalcarono verso un villaggio chiamato Edoras, percorrendo colline rocciose mentre il cielo si liberava delle nuvole, facendo uscire un sole chiaro, fino al raggiungimento della loro meta: << Aprite il cancello! >> si sentì urlare dall' ingresso principale alla città di Edoras. Eomer fu il primo ad entrare, seguito dai suoi cavalieri, tutti quanti indossanti un mantello verde. Dopodichè, il cavaliere biondo prese in braccio Thèodred per condurlo alla casa che stava sulla collina più in alto: << Ti porterò da mio zio >> diceva Eomer al ferito, dirigendosi in quella casa.

Entrò da una porta che conduceva direttamente alla stanza da letto, e vi pose Thèodred. Questo fu avvolto di bende sullo stomaco per evitare la fuoriuscita di sangue. Poco dopo alla casa giunse una ragazza. Anche lei aveva i capelli lunghi e biondi, ed entrò di corsa verso la stanza da letto, irrompendo verso il ragazzo ferito: << Thèodred... >> disse preoccupata la ragazza, sedendosi vicino a Eomer che si curava del ferito: << Ha perso molto sangue >> disse Eomer alla donna bionda, che sollevava le bende per vedere la ferita. Lei chiuse gli occhi dopo avere visto il sangue rosso profondo dal buco della pancia, segno che era seria la questione. Poi, scambiò il suo sguardo con quello di Eomer.

I due lasciarono la stanza da letto per andare al salone principale, dove era seduto sul suo trono il Re di Edoras: << Zio, come stai? >> gli chiese Eomer inginocchiandosi davanti a lui. Dopo il saluto della donna, i due nipoti cominciarono a discutere con il loro zio e re del grave ferito: << Tuo figlio è stato gravemente ferito, mio signore >> disse la donna: << In un' imboscata degli orchi! >> aggiunse Eomer. Ma il vecchio re non sembrava aver voglia di parlare, e anzi, non mostrava alcuna emozione.

Il suo sguardo era perso nel vuoto, gli occhi più chiari del solito. Aveva la barba lunga e i capelli bianchi spettinati con sopra una corona; egli era avvolto da un pesante mantello. Eomèr riprese la parola: << Se non difendiamo il nostro paese, Saruman lo prenderà con la forza... >> avvisò allo zio: << Questa è una menzogna! >> si sentì una nuova voce nella sala, e da dietro un angolo spuntò un uomo vestito di nero e con i capelli neri. I suoi occhi erano stanchi e azzurri, ma il suo volto era pallido, quasi faceva impressione con le sue mani perfide. Era una figura inquietante e velenosa, come la sua voce. Gli occhi di Eomèr e della donna ruotarono verso l' uomo dal colorito pallido che si avvicinava al trono, affianco al re: << Saruman il Bianco è sempre stato nostro amico e alleato >> disse lo strano tipo. Nel parlare la sua lingua si muoveva e si allungava come quella di un serpente, e anche lui strisciava come un serpente. L' uomo pallido e vestito di nero, come al giorno di un funerale, si abbassò al re per sentire cosa diceva, e per sostenerlo nel suo periodo di governo della città. Oltre che a essere un verme strisciante, l' uomo pareva essere un leccapiedi. La donna ed Eomèr lo guardavano sempre più con odio, come se si stesse prendendo gioco del loro re: << Gli orchi vagano liberamente per le nostre terre... >> disse Eomèr riferendosi a suo zio, ignorando la presenza dell' uomo dal viso pallido: << Incontrollati, incontrastati uccidono a volontà. Orchi che portano la mano bianca di Saruman! >> e lanciò ai piedi dell' uomo un elmo con sopra l' impronta del simbolo di Saruman, per fargli vedere che non c'è da fidarsi dello stregone bianco.

L' uomo abbassò lo sguardo verso l' elmo, mantenendo alta la testa, e la donna dai capelli biondi sollevò lo sguardo verso di lui per osservare quale sarebbe stata la sua reazione. La fastidiosa presenza parve tremare dal torto, ma poi giustificò: << Perchè aggiungere queste preoccupazioni in una mente che è già preoccupata? >> disse con la voce più perfida e sibilante di questo mondo: << Non vedi? Tuo zio è affaticato dal tuo “malcontento”. Il tuo essere guerrafondaio! >> pronunciò in modo provocatorio queste parole a Eomèr. Il cavaliere biondo assunse un' espressione furiosa, e si trattenne dalla rabbia: << Guerrafondaio? >> ripetè l' ultima parola pronunciata. Solo quando la donna andò più vicino al re, Eomèr poggiò una mano sulla spalla dell' uomo, e lo trascinò con sé dietro un angolo, spingendolo verso una colonna: << Da quant'è che Saruman ti ha comprato? >> disse all' uomo tenendo una voce bassa: << Qual era il prezzo promesso, Grima? Morti tutti gli uomini avresti avuto la tua parte del tesoro? >> lo interrogò mettendogli lievemente le dita nelle guance. Gli occhi dell' uomo Grima puntarono alla destra di Eomèr. Anche egli si girò per guardare chi la sua vista stava indicando, e vide la donna bionda che si era avvicinata al re fermarsi per guardare con disprezzo Grima. Eomèr capì che il suo trofeo sarebbe stato quella donna, e questa si allontanò a passi veloci dallo sguardo di Grima. Il cavaliere biondo strinse ancora di più le dita nelle guance di Grima, ancora più furioso: << Troppo a lungo hai osservato mia sorella >> comunicò a Grima nei suoi atti di codardia nei giorni scorsi: << Troppo a lungo hai seguito i suoi passi! >> alzò un po' più forte la voce Eomèr, al pensiero che sua sorella, la donna dai capelli biondi, era pedinata da un essere come quello.

La presa di Eomèr su Grima si fece più lieve quando due guardie lo approcciarono, e lo allontanarono dalle spalle, facendo fare un sorrisino di piacere a Grima: << Vedi molte cose Eomèr, figlio di Eomùnd. Troppe cose! >> commentò il viscido essere. Una guardia colpì Eomèr allo stomaco mentre si dimenava della presa: << Tu sei bandito d' ora in avanti dal regno di Rohan, e da tutti i suoi domini... >> annunciò Grima davanti all' iracondo Eomèr dell' affronto subìto: << La pena è l' esilio! >> sentenziò la condanna: << Qui non hai alcuna autorità: i tuoi ordini non hanno valore! >> obiettò Eomèr, zittito ancora una volta dal pugno in pancia di un' altra guardia, e questo lo faceva ancor di più agitare: << Oh, ma quest' ordine non viene da me, viene dal Re! >> rispose Grima. Eomèr alzò lo sguardo incredulo a quello che stava dicendo quel viscido. Come poteva essere che suo zio lo aveva voluto allontanare?: << L' ha firmato questa mattina! >> disse Grima soddisfatto, mostrando a Eomèr il foglio con la firma del re, in fondo alla pagina, all' approvazione della pena di Eomèr. Questi rimase per un po' a guardare la firma, autentica del re. Prima di essere trascinato via dalle guardie, emise un ultimo urlo di frustrazione e rabbia per l' ordine emesso da suo zio, tramite quel Grima.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Episodio 116: Sulle tracce degli Uruk-hai ***


Nel mezzo delle colline, intanto, gli Uruk-hai continuarono nella loro corsa dello sfuggire ai loro cacciatori. Meiling e Tomoyo erano sempre dietro la schiena dei due Uruk che le trainavano: << Comincia a essere appiccicosa la sua pelle >> commentò Meiling a Tomoyo riguardo il sudore della bestia che andava a finire su di lei: << Ah, che schifo! Voglio tornare a casa! >> urlò Meiling: << Zitta, o sarò costretta a trascinarti per i piedi! >> la avvisò l' Uruk-hai che la teneva. Una volta concluso il battibecco con l' orco, Meiling cominciò a parlare con Tomoyo, nel momento in cui gli orchi erano impegnati nell' incessante correre: << Meiling, ma che fai? >> le chiese Tomoyo facendo cadere ogni tanto lo sguardo sulla ferita dell' amica: << Fidati di me >> rispose Meiling: << Con le grida che ho lanciato, Toy e gli altri devono avermi sentito >> disse sicura: << Stai dicendo che sono vicini? >> chiese Tomoyo: << Si. Ne sono più che convinta, io lo sento >> rispose ancora Meiling come se dotata d' un tratto di poteri speciali.

In lontananza, Toy e gli altri cercavano le tracce degli Uruk che avevano rapito le loro amiche. Yuè si sollevò da terra, avvertendo con le sue orecchie un urlo impercettibile per Toy e Gimli: << Cosa c'è, Yuè? Hai trovato qualcosa? >> gli domandò Toy: << Ho percepito delle onde sonore in quella direzione! >> esclamò di fretta la creatura angelica dirigendosi in volo verso altre distese collinose: << Forza, seguiamolo! >> indicò Toy a Gimli: << Non credo ai miei occhi! >> commentò il nano: << Questo qui è meglio di un elfo! >> e si mise ad inseguire Toy, complimentandosi con le abilità di Yuè. I tre inseguitori partirono alla volta degli orchi, incrementando di più il passo. Yuè in volo, riuscì a vedere un branco nero correre distante da loro: << Li ho visti, sono laggiù! >> comunicò Yuè ai due amici: << Bene! Dobbiamo accelerare ancora! >> diede la carica Toy: << Oh, no! >> si lamentò Gimli dell' ordine che gli giunse alle orecchie.

Un Uruk da lontano emise un ruggito di allarme in mezzo al gruppo, e il loro capo si voltò vedendo una specie di angelo al loro inseguimento: << Ci stanno per raggiungere, aumentare il passo! >> ordinò ai suoi compagni: << Aumentare il passo! >> si ripetè una voce nel gruppo di orchi fino all' ultimo della fila. Con uno scatto la mandria di Uruk, cambiò la lunghezza dei passi, velocizzando la corsa: << Ehi, avevi ragione, Meiling. Guarda! >> si voltò Tomoyo in groppa ad un Uruk-hai, avvertendo l' amica: << Io te l' avevo detto! >> esclamò di felicità la cinesina: << Allora siamo salve >> commentò Tomoyo a bassa voce, realizzando che quell' incubo stava per finire.

Yuè sentì che le sue ali divenivano sempre più pesanti nel continuo volare, e scese a piedi, faticando un po' nella discesa a terra: << Che ti succede, Yuè? >> chiese Toy: << Non lo so. Ma una strana magia m' impedisce di usare le ali >> comunicò ai suoi amici, mentre lui si mise in testa al gruppo avendo ancora energia da spendere nel correre. Sia Yuè che Toy ce la stavano mettendo tutta pur di arrivare alle prede, e si sentivano il loro stesso fiato pesante ad ogni passo in più che facevano, lasciando Gimli sempre più distante: << Continua a respirare, questo è il segreto: respira! >> si autoconvinse da solo cercando di non pensare alla fatica. Il gruppo di orchi stava seminando i loro inseguitori, sempre di più: << Corrono come se avessero alle spalle i padroni con le fruste! >> disse Yuè meravigliato dal piede veloce di quelli, nonostante indossassero armature pesanti. Ai tre amici non restò altro che continuare a seguire il gruppo da lontano, osservandolo sparire oltre l' orizzonte. Arrivò il crepuscolo e i tre amici si ritrovarono con la strada pulita, senza alcuna traccia degli Uruk-hai. Vagarono per tutta la notte a cercare indizi che potessero portare a Meiling e a Tomoyo, non trovando alcun risultato.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Episodio 117: Accampamento notturno a Fangorn ***


La notte arrivò anche per gli Uruk-hai, che sentendo il peso della fatica addosso si liberarono delle due ragazze dalle spalle, gettandole nell' erba. Le molte creature avevano il respiro affannato dalla lunga corsa: << Non andremo più avanti finchè non faremo una pausa! >> avvertì un Uruk stanco, seguito da altri che si accasciavano nel manto erboso seduti: << Accendete il fuoco! >> disse a gran voce il capo Uruk-hai agli altri. Fortunatamente, gli orchi si erano fermati di fronte ad una foresta, e vi entrarono alla ricerca di legna. Tomoyo si avvicinò con le mani legate, strisciando verso Meiling, che in un primo momento l' avevano allontanata dall' amica: << Meiling! Meiling! >> la richiamò a bassa voce Tomoyo. Meiling alzò lo sguardo verso di lei, mostrando ancora di più il rosso del sangue che si asciugava intorno all' occhio destro della cinesina dalla ferita del sopracciglio: << Hai visto come li hanno seminati? >> chiese Meiling a Tomoyo: << Si, adesso ci metteranno di più Toy e Yuè con Gimli a raggiungerci >> disse Tomoyo davanti a una Meiling che si sarebbe aspettata un altro pianto dell' amica, ma che ora aveva ritrovato la speranza grazie a Meiling.

La ragazza cinese accennò ad un lieve sorriso: << Lo sai, Tomoyo... >> disse affaticata Meiling: << Credo che abbiamo fatto uno sbaglio a lasciare Tomoeda. Un grosso sbaglio... >> e Tomoyo le sorrise per incoraggiare questa volta l' amica, che contraccambiò pure lei. Gli Uruk-hai nella foresta stavano tagliando le grosse radici degli alberi vicino, facendo aprire le orecchie alle due ragazze. Sentivano come un brontolio venire dalla foresta; Tomoyo e Meiling si guardarono misteriosamente: << Che cos'è questo rumore? >> chiese Tomoyo. Meiling alzò la testa per sentire meglio da dove proveniva quel suono: << Sono gli alberi >> rispose Meiling: << Cosa? Gli alberi? >> chiese ancora Tomoyo: << Ricordi quella storia che i nostri genitori ci raccontavano per farci dormire? >> domandò Meiling con una striscia di sangue nello zigomo: << No. Quale? >> chiese spiegazione Tomoyo: << Quella storia che narrava di una leggenda riguardo ad un qualcosa nell' acqua, e per la quale gli alberi si allungavano, e prendevano vita! >> Meiling assunse un tono di voce basso, per non farsi sentire dagli Uruk: << Vita?! >> ripetè incredula Tomoyo, la cui bocca fu tappata dalla mano di Meiling, per farle capire che stava alzando troppo la voce. Poi, Meiling lasciò la bocca di Tomoyo, sentendo ancora un rumore dalla foresta: << Alberi che sussurravano, parlavano tra loro. Si muovevano perfino! >> disse fantasticamente e con sorpresa Meiling a Tomoyo che non riusciva a non spalancare sempre di più gli occhi.

Il brontolio si fece sentire dallo stomaco degli Uruk-hai: << Muoio di fame! >> si lamentò uno: << Sono tre giorni che mangio solo pane pieno di vermi schifosi! >> e gettò il pezzo di pane marcio da una parte: << Si! Perchè non possiamo avere carne? >> disse un orchetto che si era unito agli Uruk, protestando. Lo sguardo di questo si fermò sulle due ragazze, che si girarono da quegli occhi rosso sangue: << Perchè non loro, eh? Sono fresche! >> disse l' orco con la bava alla bocca. Il capo Uruk si mise in mezzo tra l' orco e le due ragazze: << Loro non sono da mangiare! >> avvisò all' infimo essere, che faceva schioccare la sua bocca con i denti aguzzi. Questo era un segno che stava per attaccare, e le due amiche si trovarono prese per forza da un altro Uruk che le allontanò dalla vista di altri orchi affamati al servizio di Sauron: << Oh, magari le gambe, non ne hanno bisogno! >> disse un altro orco che le aveva puntate. Tomoyo si guardò le gambe, e se le strinse ancora di più, appiccicandole: << Oh, sembrano gustose! >> sbavò l' orco avvicinandosi di più a loro: << Non ti avvicinare! >> ma venne respinto dal capo Uruk con una mano. Si formarono così due fazioni: gli orchi di Sauron contro gli Uruk-hai di Saruman, che si presero a ringhiate l' un l' altro. Sebbene Saruman e Sauron avevano stretto un legame solo per i loro interessi, non avevano fatto i conti con la rivalità dei loro servi: << Le prigioniere sono per Saruman. Vive e non contaminate >> avvisò l' Uruk-hai brandendo la sua arma: << Vive? >> ripetè l' orco, osservando le ragazze da dietro l' imponenza dell' Uruk-hai che le difendeva: << Perchè vive? Sono per passatempo?! >> chiese agitato dalla fame l' orco, battendo più volte la bocca asciutta: << Posseggono una cosa, un' arma elfica >> rispose l' Uruk-hai: << Il Padrone la vuole per la guerra! >>.

Meiling e Tomoyo, insieme al resto di Uruk e orchi, non si erano accorte che l' orchetto di prima era scivolato alle spalle di altri Uruk per avvicinarsi alle spalle delle due per tagliarle a fettine con un coltellino: << Credono che abbiamo l' anello! >> sussurrò Tomoyo a Meiling: << Ssh! Se scoprono che non è così siamo spacciate! >> avvisò attentamente Meiling sottovoce all' amica: << Trinciamole! Solo un boccone...>> l' orco era spuntato da dietro le due, facendo voltare anche l' altro Uruk: << No! >> urlò l' Uruk-hai, che in un gesto fulmineo tagliò la testa dell' orco con la sua lama, non lasciandogli il tempo di reagire. La testa arrivò ai piedi delle ragazze, mentre il corpo dell' orco cadde da dietro le due, scioccate per la scena a cui avevano assistito: << La carne è arrivata di nuovo, amici! >> disse il capo Uruk, scatenando una bolgia di ruggiti tra i suoi compagni per esultare al cibo arrivato.

Meiling e Tomoyo vennero spostate da una parte, mentre i molti Uruk-hai affamati sbudellavano il cadavere dell' orco. Le due amiche approfittarono del momento: << Tomoyo, andiamo! >> suggerì Meiling all' amica. Strisciarono lontano da quel luogo pieno di orchi, impegnati a mangiare un loro compagno; ma Meiling si bloccò d' improvviso, non riuscendo a girarsi: << Qualcuno mi ha presa! >> disse Meiling. Tomoyo notò un piede che premeva sulla schiena dell' amica, e la ragazzina dagli occhi blu si voltò per vedere chi era: << Coraggio, chiamate qualcuno >> era l' orco che aveva intrapreso un dibattito con l' Uruk-hai di prima. Le sue dita afferrarono le guance di Tomoyo, facendole mostrare un coltello affilato davanti a lei: << Guaite! Nessuno vi salverà adesso! >>. D' un tratto l' orco emise un forte lamento, cadendo in mezzo alle due ragazze, che videro una lunga lancia conficcata nella schiena dell' orco. Gli Uruk-hai mangiatori alzarono la testa verso la foresta, dalla quale sbuccarono fuori dei cavalieri con mantelli verdi a galoppo dei loro cavalli. I cavalieri avevano teso una trappola alle creature, nascondendosi tra gli alberi. Altre lance piombarono sulle schiene di altri Uruk, trafiggendoli all' istante: << Tomoyo! >> chiamò Meiling all' amica, circondate e separate dai cavalieri che si scontrarono con gli Uruk-hai da due direzioni, infliggendo colpi di spada ravvicinati, o scoccando frecce per poi sparire e riapparire da una parte all' altra. I molti Uruk-hai e orchi non potevano tenere testa alla velocità dei cavalieri che li avevano sorpresi. Tomoyo per un attimo si fermò a guardare l' uccisione di un orco, e si mise a pancia in su, vedendo gli zoccoli di un cavallo che stavano per piombarle addosso. Emise un grido di aiuto.

La mattina stava salendo, e Toy e i suoi amici continuavano nella ricerca delle loro amiche. Yuè si fermò a guardare il cielo mattutino: << Sorge un sole rosso... >> commentò osservando le nuvole rosse: << Stanotte è stato versato del sangue! >>. Un brutto preavviso gli percorse la mente, riguardo le sue compagne da salvare.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Episodio 118: I cavalieri di Rohan ***


Il sole fu abbastanza alto da illuminare ogni roccia o erba circostante, dove Toy e i suoi due amici poterono esaminare chiaramente le orme sul terreno degli Uruk-hai: << Ci sono delle impronte qui >> avvisò Toy: << Dobbiamo seguirle per vedere dove ci portano >> suggerì Gimli a una cosa già ovvia. Si sentì il nitrito di un cavallo, avvertito da Toy. Il ragazzo fece cenno di nascondersi dietro una roccia vicino, in attesa del riconoscimento dei cavalieri che galoppavano. Una volta che i tre erano ben nascosti, passarono i cavalieri dal mantello verde di seguito, con le lance rivolte al cielo. Toy decise di alzarsi dopo che passò l' ultimo cavaliere, per richiamarli. Essendo nelle terre di Rohan, quelli dovevano essere i cavalieri di quelle terre, pensò Toy: << Cavalieri di Rohan! Quali notizie dalle vostre terre? >> il ragazzo levò un grido rivolto ai guerrieri. Il primo della fila fece segno con la sua lancia di fare inversione verso il disturbatore del loro cammino. In un attimo, con la velocità di quei cavalli, Toy e i suoi amici furono accerchiati dai cavalieri di Rohan che si strinsero ancora di più ai tre eroi minacciati dalle lunghe lance accuminate.

Toy alzò le mani in segno di resa, poi spuntò fuori il cavaliere che aveva fatto segno di girare: << Che ci fanno un elfo, un uomo e un nano nelle terre del Mark? >> chiese urlando come se fosse un generale, scambiando anche lui Yuè per un elfo dalle orecchie a punta: << Parlate in fretta! >>, << Dimmi il tuo nome, Signore dei Cavalli, e io ti dirò il mio! >> rispose Gimli facendosi beffe del soldato. Il cavaliere, la cui testa era coperta da un elmo, aveva i capelli lunghi e biondi che gli scendevano fino alle spalle. Era adirato dal nano per la risposta poco gradevole che aveva ricevuto, e porse la sua lancia ad un altro cavaliere, per scendere da cavallo e avvicinarsi a Gimli. Toy sapeva che il piccolo amico si era messo in un grande guaio, e gli mise una mano sulla spalla per fargli capire che sarebbe intervenuto in qualsiasi momento. Ma il nano restò sereno all' avanzare del cavaliere verso di lui. Quando questo fu di fronte a Gimli, lo guardò dall' alto in basso in segno di superiorità: << Ti taglierei la testa, nano, se solo si levasse un po' più alta la terra! >> questa frase provocò più Yuè che Gimli. Infatti, il Giudice alato creò velocemente con la sua magia un arco e una freccia puntata alla testa del cavaliere: << Moriresti prima di vibrare il colpo! >> replicò Yuè mosso da un sentimento di amicizia nei confronti di Gimli. Una serie di lance si puntarono attorno a Yuè, avvertendolo dell' errore che avrebbe potuto compiere, mentre lo sguardo del cavaliere divenne freddo e ostile su di lui.

Gimli levò un soffio per commentare la velocità nell' estrarre delle armi. Toy risolse le questioni separando Yuè dal cavaliere biondo e incominciando le presentazioni: << Il mio nome è Toy, e questi sono i miei due amici: Gimli, figlio di Glòin, e Yuè, Giudice Supremo delle carte di Clow >>, << Carte magiche, dici? >> chiese il cavaliere, ricevendo da Toy un sì con la testa: << Questa è stregoneria, allora. Ho fatto bene a trattarvi così >> commentò il cavaliere: << No, aspetta, non siamo quello che pensi. Non centriamo niente con Saruman >> rispose Toy, poi proseguì: << Siamo amici di Rohan, e del vostro re, tramite dei contatti ormai andati persi >>. Il cavaliere fece una breve pausa, quindi: << Thèoden non sa più riconoscere gli amici dai nemici. Nemmeno la propria stirpe >> si riferì a loro cavalieri, mentre si tolse l' elmo: egli era Eomèr. << Io mi chiamo Eomèr, e sono il nipote del re >> di colpo le lance puntate al gruppo di amici si abbassò, al suono calmo della voce di Eomèr, che stava a capo dei suoi cavalieri: << Saruman ha avvelenato la mente del Re e stabilito il dominio su queste terre >> spiegò il cavaliere biondo: << La mia compagnia è di quelle fedeli a Rohan, e per questo veniamo banditi >> fece capire il suo allontanamento dalla sua città. Era ancora Saruman a seminare distruzione all' interno di villaggi e di compagnie, proprio come è successo a Toy e ai suoi amici. Eomèr si avvicinò al viso di Toy, bisbigliando: << Lo stregone bianco è astuto! >> come se non volesse nominare l' appellativo di Saruman; riprese infine con tono normale: << Vaga qua e là dicono, come un vecchio con mantello e cappuccio. E ovunque le sue “spie” sfuggono alle nostre reti >> e si fermò a guardare Yuè che lo aveva sfidato poco prima con una freccia magica: << Noi non siamo “spie”! >> disse Toy facendo portare lo sguardo di Eomèr al suo: << Inseguiamo un gruppo di Uruk-hai che sono diretti a Ovest: hanno fatto prigioniere due nostre amiche >> raccontò il ragazzo a Eomèr.

Seguì un breve silenzio: << Gli Uruk sono distrutti, li abbiamo trucidati stanotte >> comunicò Eomèr ai tre: << Ma c' erano due ragazzine! Hai visto due ragazzine con loro?! >> chiese Gimli agitato e mostrando con le dita il numero due: << Sono di media statura ai nostri occhi, davvero non le avete notate? >> chiese Toy speranzoso. Ma Eomèr annunciò: << Non ci sono vittime >> abbassando lo sguardo e poi tornare su Toy, ormai affranto: << Abbiamo ammassato le carcasse e dato fuoco >> il cavaliere indicò una collina su cui si elevava un alto fumo da dietro. Toy capì che lì c' erano gli Uruk-hai a cui è stato dato fuoco e con in mezzo, probabilmente, i resti di Meiling e Tomoyo: << Bruciate... >> disse Gimli con tristezza: << Mi dispiace... >> si scusò Eomèr, e Yuè, scioccato, pose una mano sulla spalla di Gimli per dare coraggio al piccolo guerriero. Toy abbassò il capo, anche lui distrutto dalla notizia scioccante. Eomèr emise un fischio, poi pronunciò due nomi: << Asofel! Aroth! >> e giunsero due cavalli, uno marrone e l' altro bianco. Li avvicinò ai tre amici: << Vi conducano ad una sorte migliore di quella dei loro precedenti padroni >> augurò al trio di eroi; si morse il labbro inferiore dicendo: << Addio >> e si rimise l' elmo per tornare in groppa al suo cavallo, lasciando ancora sgomenti Yuè con Gimli e Toy. Infine li avvertì: << Cercate le vostre amiche, ma non fidate nella speranza. Ha abbandonato queste terre >> assumendo un tono da funerale: << Andiamo al Nord! >> ordinò ai suoi altri cavalieri, mettendo di nuovo in marcia i cavalli e allontanandosi dalle tre nuove conoscenze; sparirono a tutta velocità dietro una collina. Toy diede un' occhiata al fumo dove più avanti c' erano le carcasse degli Uruk-hai bruciate, e osservò Gimli e Yuè per far capire che voleva cercare ancora le sue amiche. I tre salirono sulla collina in groppa ai due nuovi cavalli, e intravidero davanti ad una foresta un cumulo nero circondato da lievi fiamme.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Episodio 119: Le tracce di Meiling e Tomoyo ***


Sul cavallo marrone c' era Toy, e su quello bianco la coppia Yuè-Gimli. Arrivarono alle carcasse bruciate, e vi era una lancia piantata nel terreno con una testa di Uruk-hai sulla punta. I cavalieri di Rohan dovevano aver fatto una vera e propria carneficina, visto che avevano fatto letteralmente a pezzi tutti gli Uruk e orchi per fare in modo che bruciassero in fretta. Toy e Yuè si fermarono davanti al cumulo affumicato di carcasse, ancora più sconvolti di prima alla vista di quello spettacolo. Gimli cominciò a cercare tra pezzi di braccia e gambe, spostandoli con la sua ascia, per cercare qualche oggetto appartenente alle ragazze. Toy attese insieme a Yuè che Gimli avesse finito la sua ricerca, sperando di non trovare niente, e sperando che le loro amiche fossero fuggite da lì. Poi, il nano trovò una specie di nastro rosso, miracolosamente intatto dal fuoco, ma ricoperto di cenere. Lo tirò fuori e lo riconobbe, facendolo vedere ai suoi amici: << E' uno dei loro fiocchi... >> disse Gimli con tono triste. Yuè aveva chiuso gli occhi. Stava pregando a bassa voce in lingua elfica, segno che ormai le loro amiche erano state uccise dal fuoco. Toy si morse il labbro inferiore, poi stringendo i denti diede un calcio ad un elmo di un Uruk-hai vicino a lui, facendo esplodere la sua rabbia in un urlo di dolore. Il ragazzo si inginocchiò sull' erba, alzando i pugni al cielo: << Non eravamo con loro >> aggiunse Gimli, dispiaciuto dalle altre due perdite di membri che avevano formato la loro vecchia Compagnia.

Toy riaprì gli occhi verso il terreno, e notò un' orma sull' erba. Si avvicinò ancora di più al suolo per verificare meglio la strana impronta, pulendola un po' da piccoli sassi. L' orma aveva la forma della testa di Tomoyo: << Una ragazzina giaceva qui... >> disse esaminando la scena: << E qui l' altra >> si spostò con la mano dall' impronta affianco. Nella sua mente si creavano tutte le azioni che portarono le due ragazzine alla fuga, e capì che non erano morte. Si immaginò Tomoyo sdraiata con la pancia all' aria, urlando per gli zoccoli del cavallo che le stavano per finire in faccia. Questa fece in tempo a scansarsi, rotolando da un lato. Toy riprese nel parlare, ascoltato con attenzione da Yuè e Gimli: << Hanno strisciato... >> spiegò seguendo altre tracce di Meiling e Tomoyo più avanti, e questa volta si proiettò nella mente Tomoyo che strisciava in avanti verso un sasso affilato, dove si sarebbe slegata dalle funi che le legavano le mani: << Avevano le mani legate... >> infatti, Toy se ne accorse, intuendo poi che si sono liberate tramite il ritrovamento di corde di paglia sotto l' erba: << Le corde sono tagliate >> disse il ragazzo prendendone una.

Subito, seguì altre orme che vedevano Tomoyo che liberava Meiling dalle corde, e successivamente scappare via, evitando corpi morti di Uruk-hai o scansando cavalli imbizzarriti: << Sono scappate fin qui, sono state inseguite... >> continuò a raccontare Toy, con Meiling che veniva afferrata da dietro per il suo fiocco rosso messo intorno alla vita. Era il primo orco che era stato colpito dalla lancia scagliata dai cavalieri che voleva prenderle. Tomoyo cercò di aiutare l' amica: << Il fiocco, Meiling! >> le gridò Tomoyo: << Giusto, il fiocco! >> ripetè la cinesina slegandoselo di dosso e scappando dalle grinfie dell' orco, che buttò a terra il fiocco per la rabbia non riuscendo a prendere neanche stavolta le due ragazze: << Scappa! >> urlò Meiling.

Toy prese l' andamento delle due che correvano: << Si allontanano dalla battaglia! >> disse con voce incalzante, per poi fermarsi davanti ad una foresta: << ...Verso la foresta >> concluse, quando le tracce si persero tra quei cespugli. Yuè e Gimli lo raggiunsero: << La foresta di Fangorn... Quale pazzia le ha condotte lì dentro?! >> commentò il nano, temendo l' immensa foresta. Toy e Yuè si girarono verso di lui: << Perchè cosa c'è dentro la foresta? >> domandò Yuè.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Episodio 120: Barbalbero ***


Yuè chiese a Gimli: << Cosa c'è dentro quella foresta? >>, << Antiche leggende narrano della presenza di vita negli alberi... >> raccontò Gimli: << Beh, lo sappiamo che gli alberi ci danno vita... >> cominciò a interromperlo Toy: << No! Non è quello che voglio dire, ascoltatemi! >> reagì il nano stufato agli scherzi: << Voglio dire che gli alberi si muovono! >> disse tagliando corto: << Cosa? Gli alberi si muovono? >> chiese incredulo Yuè: << E' come quella vecchia storiella che mia madre mi raccontava ogni volta che andavo a dormire... >> disse Toy in tono misterioso: << E quale sarebbe questa storia? >> gli chiese Yuè: << Parlava di una sorgente misteriosa al centro della foresta, per cui gli alberi essendo esposti all' acqua cominciavano a muoversi come gli umani >> rispose Toy: << Non vedo quale sia la preoccupazione... >> si disse Yuè incrociando le braccia e osservando la foresta: << Beh te la dico io qual' è! >> sbottò Gimli: << Questi alberi sono incontrollabili con la loro fonte d' acqua, e non se ne renderebbero conto dei loro poteri se li usassero contro degli esseri indifesi, che guarda caso si trovano dentro la foresta! >> e con questa frase, Gimli fece preoccupare Yuè: << Allora non c'è un minuto da perdere, andiamo! >> disse Toy spronando Gimli e Yuè a seguirlo, mentre davano un' ultima occhiata agli alberi davanti a loro.

Dentro la foresta, intanto, c' erano Meiling con Tomoyo che correvano tra i cespugli. Benchè fosse giorno, gli alti alberi rendevano il loro habitat scuro dappertutto. Le due ragazze si accasciarono ai piedi di un arbusto, riprendendo fiato: << Tu li vedi? >> chiese Tomoyo a Meiling. Le due amiche si guardarono intorno alla ricerca di orchi, che in qualche caso avrebbero potuto seguirle: << No! >> rispose Meiling avendo finito di ansimare: << Li abbiamo seminati, allora! >> esultò Tomoyo. Ma non ebbero il tempo di riprendere a parlare che poco più distante da loro spuntò l' orco che aveva strappato il fiocco a Meiling, armato di sciabola e con la bocca insanguinata dalla ferita alla schiena. Le due amiche sobalzarono alla sua vista, riprendendo a correre: << Vi strapperò le vostre piccole luride viscere! >> ringhiò l' orco, mentre Meiling e Tomoyo si nascosero sempre più in fondo nella foresta da un albero all' altro: << Venite qui! >> la voce dell' orco si stava avvicinando, sentendo sempre di più l' odore della loro carne. Meiling e Tomoyo cercarono, allora, un altro nascondiglio: << Gli alberi! Sali su un albero, Tomoyo! >> esclamò Meiling all' idea che le era venuta. Le due salirono su un albero, facendo passare per prima Tomoyo, mentre Meiling si fermò a metà strada dalla cima dell' albero, cercando di avvistare l' orco. Ma la cinese non trovò alcuna traccia di lui: << E' sparito! >> comunicò a Tomoyo.

Meiling non fece in tempo ad aprire bocca che qualcosa le prese la gamba, tirandola da sotto. Era l' orco che era sgattaiolato alle sue spalle, e ora la tirò giù verso il terreno dall' albero. Meiling allontanò l' orco con un calcio in faccia, facendogli perdere ancora più sangue dalla bocca e dal naso. Ma l' orco non fu colpito da altri calci, perchè bloccò Meiling che stava cercando di liberarsi della presa del mostro: << Meiling! >> urlò Tomoyo. Qualcosa dietro di lei si mosse, e come girò lo sguardo vide due occhi gialli nel tronco dell' albero che si aprirono. In un primo tempo, Tomoyo non aveva realizzato che era appesa ad un albero vivente, e rigirò lo sguardo verso la faccia dell' albero per notare che lei era aggrappata al suo naso. Tomoyo emise un urletto, poi gli occhi gialli rotearono su di lei, facendole mollare la presa dal naso. Tomoyo stava per cadere al suolo, ma l' albero la afferrò con la sua mano enorme, che era un ramo lungo, mentre sotto l' albero c' era l' orco che stava per infilzare Meiling con la sua sciabola: << Nella pancia ti farò un buco per i vermi! >> disse l' orco puntando la spada su Meiling. L' albero alzò le sue radici, che era uno dei suoi piedi, mettendole sopra l' orco. Meiling notò l' albero che si muoveva, e alcune pietroline caddero sopra la testa dell' orco che alzando lo sguardo si ritrovò un enorme piede di radici che lo schiacciava al terreno, uccidendolo all' istante davanti agli occhi di Meiling.

L' albero avanzava verso la ragazza: << Scappa, Meiling! >> gridò Tomoyo tra le mani dell' albero. La cinesina seguì il consiglio dell' amica, ma l' albero con i suoi grandi passi la raggiunse, prendendola con l' altra mano. Si portò le due ragazzine davanti ai suoi occhi, e le guardava tra le mani con sguardo cattivo, mentre cercavano di liberarsi dalle sue strette: << Piccoli orchi, Burarum! >> disse l' albero con la barba creata da piccole foglie: << Sta parlando, Meiling! L' albero sta parlando! >> disse spaventata Tomoyo: << Albero? Io non sono un albero, io sono un Ent >> rispose l' Entalbero. Le due amiche notarono che parlava in modo pigro e molto lentamente: << Vuoi dire che sei una specie di custode della foresta? >> chiese Meiling quasi meravigliata dall' albero che camminava mentre parlava con le due: << Non parlare con lui, Meiling! Non incoraggiarlo >> disse Tomoyo a bassa voce: << Barbalbero mi chiamano alcuni >> si presentò l' enorme arbusto umanoide alle ragazze tenute tra le mani ramose: << E dalla parte di chi stai? >> chiese Tomoyo mantenendo la calma. Barbalbero le rispose sempre con tono lento: << Parte? Dalla parte di nessuno >> fece alcuni passi grandi, la sua testa toccava le foglie di altri alberi, poi riprese: << Perchè nessuno è dalla mia parte, piccolo orco! >> chiamò così Tomoyo: << A nessuno importa più degli alberi, ormai >> si disse Barbalbero con amarezza.

Meiling però lo fermò: << Noi non siamo orchi, siamo umani! >> rimarcando il termine “orchi” per loro: << Umani?! >> disse Barbalbero, esaminandole con attenzione: << Mai visto “umani” così piccoli prima d' ora... E' una malefatta degli orchi secondo me! >> e cominciò a stringere forte le due amiche intorno alle loro vite, lamentandosi dal dolore: << Vengono con il fuoco, vengono con le asce rosicchiando, mordendo, rompendo, tagliando, bruciando! >> si annerì Barbalbero, e i suoi passi si facevano più forti al pensiero degli orchi: << Distruttori usurpatori, maledetti! >> imprecò contro le creature che avevano fatto del male ai suoi familiari alberi. Ancora una volta intervenì Meiling: << No, tu non capisci! >> cercando di far ragionare Barbalbero: << Siamo due ragazze, di razza umana. Gente di Tomoeda! >> gridò prima di lanciare un altro lamento per la stretta dell' albero, che non voleva saperne di cambiare idea su di loro: << Forse è così... E forse non è così... >> rispose Barbalbero valutando la situazione: << Il Guerriero Bianco lo saprà! >> disse alle due. Tomoyo ebbe uno strano presentimento a riguardo: << Il Guerriero Bianco? >> ripetè lei, ma Meiling conosceva solo uno che era vestito di bianco e soprannominato come Bianco: << Saruman! >> esclamò Meiling. Le due ragazze vennero mollate d' improvviso da Barbalbero, e caddero nel suolo ricoperto da foglie. Alzarono lo sguardo e videro una luce bianca accecante davanti a loro: era sicuramente lo stregone bianco, però era ricurvo su sé stesso e la sua faccia si confondeva nel bianco della luce. Si intravide nei suoi fianchi bassi una specie di pelo, forse indossava un mantello fatto di peli di animale. In ogni caso, Meiling e Tomoyo erano finite direttamente tra le mani di Saruman.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Episodio 121: L' attraversamento delle Paludi ***


Gollum continuò a far strada a Li e a Sakura, camminando a quattro zampe come una scimmietta su di una stretta salita e posandosi su una roccia vicino, mentre i due ragazzini faticarono a raggiungerlo: << Ecco, ecco, vi condurremo fuori! >> disse la piccola creatura dalla felicità, affacciata verso lo sfondo di una palude: << Presto, presto! >> esordì Gollum nel far proseguire Sakura avanti: << Fortunati che noi vi abbiamo trovato! >> poi, si rivolse a Li che continuava a fissare Gollum con diffidenza: << Bel cinesino! >> gli disse scherzosamente Gollum scendendo verso la palude. I tre dovettero attraversare a piedi le acque sporche di quel luogo, avendo finito di attraversare il labirinto roccioso. Per sbaglio Li mise il piede nell' acqua, ritirandolo indietro: << E' un pantano! Ci hai portato in una palude?! >> disse il cinesino fermandosi nel camminare sempre vicino a Sakura: << Una palude, si, si! >> rispose Gollum con entusiasmo: << Vieni, Padrona, vieni. Ti condurremo su sentieri sicuri nella nebbia >> si rivolse a Sakura, facendo segno ai due ragazzini di proseguire e seguirlo: << Venite, ragazzi, venite! Andiamo veloci! >> consigliò di muoversi ai suoi inseguitori, vantandosi della via presa per non essere visti dagli orchi: << L' ho trovata io, io si, la via attraverso gli acquitrini! Gli orchi non la usano, gli orchi non la conoscono, loro fanno il giro per miglia e miglia. Venite, presto, leggeri e veloci come ombre dobbiamo essere! >> rimarcò la sua voce malevole.

Sakura e Li avvertirono un brontolìo allo stomaco, decidendo di fermarsi a mangiare in mezzo alla palude un po' di pane elfico: << Odio questo posto, è troppo silenzioso >> si lamentò Li con Sakura al suo fianco che toglieva la roba da mangiare: << Mai visto e sentito un passero in due giorni! >>, << Non ti preoccupare: tra non molto saremo fuori da qui >> lo confortò Sakura: << Spero di si, Sakura >> rispose Li: << No... Nessun passerotto da mangiare, nessun passerotto da sgranocchiare... >> ripetè Gollum morente dalla fame, e con gli occhioni che gli si chiudevano in assenza di energie: << Siamo affamatissimi! Affamati siamo, tessoro! >> cominciò ad urlare il piccolo essere, ignorato sia da Li che da Sakura. Gollum si tirò su il morale alla vista di un vermino che strisciava di fronte a lui. Lo prese e se lo mangiò, sotto lo sguardo disgustato di Li: << Mi viene da vomitare... >> commentò il ragazzo allontanandosi il pane elfico: << Tieni >> diede Sakura a Gollum un pezzo del loro pane, lanciandoglielo vicino: << Cos'è? Si mangia? E' saporito! >> disse a Sakura per il cibo offerto. Gollum lo mise in bocca, ma sentì un sapore velenoso, e lo risputò: << Vuole strozzarci! Cough, cough! >> disse tossendo al rifiuto del pane: << Non possiamo mangiare il cibo degli umani! >> riprese a lamentarsi Gollum, facendo sbuffare Li per il suo pianto dal cibo: << Noi moriremo di fame! >> urlò la creatura: << Beh, auguri, allora, sai che liberazione! >> sbottò Li alla voce di Gollum.

La loro guida capì che il cinesino non aveva buoni rapporti con lui: << Crudele umano! Non gli interessa se abbiamo fame! Non gli interessa se dobbiamo soffrire! >> emise un piagnucolìo, quando Li fece una smorfia a Gollum mangiandosi il pane. Poi il cinesino si rivolse a Sakura: << Sakura, prova a vedere se funziona il tuo scettro... >>, << Ok >> e la ragazzina pronunciò la formula per evocare lo scettro: << Scettro, vieni a me! >> ma ancora una volta la magia era bloccata, impedendo che la chiave del sigillo si aprisse: << Niente! >> commentò Sakura: << La magia in questo posto è troppo elevata. Ci blocca le nostre armi! >> disse Li senza speranza nel non usare le carte di Clow: << Il cinesino non è come la Padrona >> si intromise Gollum: << Che vuoi dire? >> gli chiese Li: << Alla Padrona interessa di noi... >> e osservò Sakura che non voleva affatto incrociare lo sguardo di Gollum: << La Padrona sa. Si, tessoro! >>. Sakura si mise una mano all' altezza dell' anello che portava come collana, capendo che Gollum si riferiva all' anello. Anche lui si mise una mano sul petto, come se avesse anche lui l' anello: << Una volta che ci ha in pugno non ci lascia mai andare! >> disse Gollum avvicinando la sua mano verso l' anello, venendo respinto da Sakura: << Non toccarmi! >> urlò Sakura spingendo via la creatura. La reazione della ragazzina era strana per Li, che la osservò con preoccupazione non proferendole parola. Gollum si allontanò da lei, lamentandosi della fame.

Si riprese con il cammino nelle paludi, sempre con Gollum davanti. Sakura e Li notarono che la zona si riempiva di torce che Gollum seguiva, e intravidero anche che nell' acqua c' erano cadaveri dal volto pallido con gli occhi chiusi: << Ci sono cose laggiù >> avvertì Li alla sua Sakura: << Facce pallide nell' acqua... >> disse ancora Li alla macabra scoperta. Sakura si sporse per vedere, e sobalzò alla loro vista: << Tutti defunti, tutti putridi. Elfi, uomini e orchi... >> raccontò Gollum sul ciglio di un pezzo di terra, osservando le teste bianche più avanti dei cadaveri sott' acqua: << Una grande battaglia tempo fa si svolse qui >> continuò nel narrare: << Le Paludi Morte. Si, si, così si chiamano! >> disse con il suo sorrisino non socievole: << Per di qua! Non seguite le luci! >> avvertì i due ragazzini. Li ricadde in un altro pantano, ma questa volta con tutto il corpo, richiamando l' attenzione di Gollum: << Fate attenzione: dove coloro che vanno per unirsi ai loro compagni nel regno dell' Oltretomba, accendono delle piccole candele >> e con queste parole tenne a bada i due accompagnatori dalle acque. O almeno fece in modo che Li non sarebbe ricaduto in altre pozze.

Sakura si avvicinò verso uno specchio d' acqua, e vide una faccia pallida e con gli occhi chiusi che giaceva sul fondo. Era come se attratta dall' entità sotto di lei, per una qualche forza: << Sakura! >> urlò Li vedendola affacciata all' acqua. Il cadavere sotto di Sakura aprì gli occhi d' improvviso, e Sakura cadde a faccia in avanti nello schizzo di stagno, mentre Li corse ad aiutarla. Sott' acqua la ragazzina si risvegliò con il corpo completamente immerso e con intorno spiriti malvagi di tutti quelli che erano morti lì. Uno spettro dal volto scavato fino alle ossa della testa allungò una mano verso di lei, mentre altri spiriti la tenevano dalle spalle. Sakura si sentì svenire, ma un' altra mano la prese dalla maglietta, spingendola in superficie. La ragazzina riprese a respirare all' aria, aiutata da Gollum che l' aveva soccorsa in tempo prima di Li. Sakura, tutta fradicia, si voltò verso la creatura: << Gollum? >> disse Sakura incredula del gesto che non si sarebbe mai aspettata da lui: << Non-seguite-le luci! >> rispose Gollum come per ripetere una regola dettata da lui e riprendendo a camminare: << Gollum! >> cercò di richiamarlo Sakura per dirgli qualcosa, ma sopraggiunse Li: << Sakura, come stai? Stai bene? >> le chiese impanicato a Sakura che non riuscì a pronunciare parola a Gollum.

Il cielo si fece nero per la notte, lasciando la luce dell' eruzione del Monte Fato ad illuminare un piccolo spazio di nuvole. Li si era addormentato sdraiandosi tra l' erba, ma Sakura rimase sveglia accarezzando l' anello che teneva al collo e che ora se lo guardava come ipnotizzata: << Così brillante, così bello... >> una voce fermò il suo continuo accarezzare dell' anello: << Ah, tessoro! >> era Gollum che si era messo di spalle a lei e sembrava che l' aveva vista prendere l' anello: << Che cosa hai detto? >> chiese a Gollum la ragazzina: << La Padrona deve riposare, la Padrona deve conservare le forze >> rispose Gollum con fase di non curanza alle parole precedenti. Sakura si avvicinò a lui, fermandosi da dietro: << Chi sei tu? >> chiese a Gollum per sapere della sua vera natura: << Non ce lo chiedere non sono affari tuoi. Gollum, Gollum! >> rispose la creatura piagnucolando alla fine della frase. La giovane si mise al suo fianco: << Kerochan mi ha detto che quelli come te si nascondono il proprio nome chiamandosi “Gollum”, è vero? >> chiese Sakura, ma trovò un' altra risposta di Gollum: << Fredda è la mano, le ossa e il cuore. Freddo è il corpo del viaggiatore >>. Sakura si mise davanti a lui: << Ha detto che la tua vita era una triste storia... >>, << Non vede quel che il futuro porta quando il sole è calato e la luna è morta! >> disse ancora la creaturina non guardando Sakura. Ma lei voleva cercare di parlargli faccia a faccia, parandogli la vista: << Non eri molto diverso da un uomo una volta, non è vero... >> si fermò la ragazzina, aspettando che Gollum alzasse ancora di più lo sguardo: <<...Smèagol? >> lo chiamò con il suo vero nome, quello che le disse Kerochan a Moria. Gollum, questa volta, guardò Sakura negli occhi, incredulo alla conoscienza del suo vero nome: << Come mi hai chiamato? >> domandò con voce lieve: << Questo era il tuo nome una volta, non è cosi? Molto tempo fa... >> gli disse Sakura: << Il mio nome... Mio nome... >> balbettava Gollum cercando di ricordare il suo nome perso da tanto: << S...S...Smèagol! >> disse infine tentando di pronunciare il suo vero nome e sorridendo dopo averlo detto.

Si sentì un urlo stridulo che fece svegliare Li e mise in agitazione Smèagol. Sakura riconobbe benissimo quel terribile urlo: << I Cavalieri Neri! >> disse Li. Erano proprio loro, ritornati dalle acque del fiume scatenato da Arwen: << Via, via! >> urlò Smèagol. Sakura si tenne la spalla a cui era stata ferita da uno dei Nazgùl qualche mese fa in quella torretta, ansimando dal dolore e alla visione del volto del cavaliere che vide sotto il potere dell' anello. Sentì la sua lama che si piantava nella sua carne, facendola irrigidire ancora di più: << Vieni, Sakura! >> la prese Li per il braccio, trascinandola sotto un cespuglio: << Via, via! Ci vedranno, ci vedranno! >> continuò a urlare Gollum: << Credevo che li avessimo eliminati per sempre! >> disse Li: << Eliminati?! Non si possono distruggere, no! >> lo avvisò Gollum. Il Nazgùl, però, non era a terra, adesso stava volando su una specie di drago viscido che lo guidava da delle redini, tenute strette dai guanti di ferro del Nazgùl. Li, Sakura e Gollum non osarono alzare lo sguardo al cielo, mantenendo la propria vista a livello terreno. Il Nazgùl stava perlustrando quella zona in volo al suo animale, passandò vicino al cespuglio dove erano nascosti Li e Sakura: << Ah-ah-ahhhhhh!!! >> urlò Gollum vedendo il cavaliere nero sorvolare vicino la loro zona: << Spettri! Spettri con le ali! >>. Sakura sentì quell' urlo rimbombargli in testa, e si infilò una mano dentro la maglietta per infilarsi l' anello: << Stanno chiamando lui. Stanno chiamando il tessoro! >> disse ancora Gollum per richiamare l' attenzione di Li su Sakura che stava per indossare l' anello.

Il cinesino le prese la mano, stringendola nella sua: << Sakura, stai tranquilla: ci sono qua io! >> la rassicurò dal panico che le prese per i Nazgùl. La bestia alata fece marcia indietro, emettendo un ruggito non perfettamente riuscito, abbandonando la zona sorvolata e non riuscendo a trovare i nuovi custodi dell' anello. Gollum tirò un sospiro di sollievo: << Andiamo, ragazzi! >> avvertì i due a rialzarsi e a riprendere nel viaggio: << Il Nero Cancello è molto vicino... >> e tornò a fare strada al duo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Episodio 122: La Tigre Bianca ***


All' interno della foresta di Fangorn, Toy accompagnato da Yuè e Gimli sono alla ricerca delle due amiche, Meiling e Tomoyo, ognuno ad indagare su indizi che avrebbero potuto lasciare le due nella loro fuga. Gimli si avvicinò ad un cespuglio, tra le cui foglie c' era un liquido scuro. Il Nano ne prese una goccia col dito e se la mise sulla lingua, sercando poi la sostanza: << Sangue di orco! >> commentò a bassa voce Gimli. Toy proseguì saltellando da una roccia all' altra per superare un ruscello, e fermarsi per esaminare a terra delle orme: << Queste orme sono strane... >> disse il ragazzo misteriosamente: << L' aria è così densa qui dentro >> notò Gimli. Yuè stava osservando il paesaggio in cui erano finiti: << Questa foresta è vecchia, molto vecchia. Piena di ricordi, e rabbia! >> disse il Giudice come se stesse esponendo i sentimenti degli alberi. Tutti e tre sentirono un brontolìo da sopra le loro teste; Gimli tenne ben salda la sua ascia pronto all' attacco: << Gli alberi parlano tra loro! >> esclamò Yuè voltandosi con Toy verso il Nano guerriero: << Gimli, abbassa l' ascia! >> gli intimò Toy sottovoce, mostrando il gesto con la mano. Gimli obbedì.

Venne ripreso anche da Yuè, che lo avvertì della sensibilità della foresta vivente: << Hanno sentimenti, amico mio >> si riferì al Nano: << Sono stati gli Elfi, risvegliando gli alberi. Insegnando loro a parlare >> quindi quel brontolìo che si sentiva non era nient' altro che le parole pronunciate dagli alberi. Gimli non diede molta importanza alla faccenda: << Alberi parlanti, mh?! Di cos' hanno da parlare gli alberi? >> riprendendo l' andatura normale di prima: << Solo della consistenza degli escrementi degli scoiattoli! >> li insultò con non curanza. Il gruppo passò avanti al sentiero. Yuè si bloccò, avvertendo Toy in elfico: << Toy, c'è qualcosa >> e la creatura alata si spostò da una parte, seguita da Toy che gli chiese in elfico: << Cosa vedi? >> sottovoce. Yuè riprese a parlare normale: << Lo stregone bianco si avvicina! >>, poi indicò con i suoi occhi azzurri la direzione in cui aveva avvertito la presenza di Saruman, esattamente dietro di loro. Di colpo, Gimli e Toy si irrigidirono. Toy parlò a bassa voce per non farsi sentire dallo stregone alle spalle: << Non lasciare che parli, ci farebbe un incantesimo >> e cominciò a sfilare lentamente la sua spada. Gimli si tenne ancora più vicina la sua ascia, Yuè cominciò a generare una luce blu tra le mani per formare il suo arco e la sua freccia: << Dobbiamo agire in fretta >> disse Toy poco prima di girarsi verso la luce bianca dello stregone.

Contemporaneamente il trio si trovò faccia a faccia con una luce accecante. Gimli fu il primo ad attaccare, lanciando la sua ascia verso la faccia dello stregone. Ma l' arma venne allontanata da un colpo di un' ala ai piedi dello stesso Gimli. Fu il turno di Yuè che scoccò la sua freccia magica contro la luce abbagliante non vedendo in faccia lo stregone, ma questa freccia si dissolse con uno scudo creato da Saruman. Toy alzò la sua spada e la ributtò a terra, divenuta incandescente per una magia dello stesso stregone bianco. Infine, la luce bianca fu ancora più luminosa, rendendo quasi impossibile la vista dei tre verso di essa, dovendosi coprire gli occhi con una mano. Gimli recuperò in fretta la sua arma, facendo parlare lo stregone che pareva essersi messo a quattro zampe, e sembrava pure alato: << State seguendo le tracce di due giovani ragazze? >> domandò la voce di Saruman: << Dove sono?! >> gli urlò Toy contro: << Sono passate di qua l' altro ieri. Hanno incontrato qualcuno che non si aspettavano, questo vi conforta? >> disse la sagoma accovacciata di Saruman: << Chi sei? >> chiese di nuovo Toy, avvertendo un altro tono di voce nello stregone. Poi il ragazzo alzò di nuovo la voce: << Fatti vedere! >> intimando allo stregone di uscire dal fascio di luce bianca. La figura si rivelò a loro, e videro la faccia di una tigre bianca con un elmo che avevano già visto prima. Le ali erano lucide e bianche e spuntavano dalla schiena dell' animale: Kerochan era ancora vivo. << Non può essere! >> disse Toy incredulo. Gimli rimase a bocca aperta nel rivedere quella tigre di Kerochan ancora in vita, ma con il pelo di diverso colore: << Perdonami! Ti ho scambiato per Saruman... >> si scusò Yuè davanti all' amico risorto, e si inginocchiò con Gimli alla sua presenza: << Io sono Saruman >> rispose la tigre bianca: << O meglio, Saruman come doveva essere >>. << Tu sei caduto... >> gli disse Toy, non sapendosi ancora spiegare l' evento importante che gli si stava presentando davanti. Kerochan disse: << Attraverso l' acqua e le fiamme >> cominciando a raccontare il duello tra lui e il famoso Balrog sulla cima di una torre nel bel mezzo di una pioggia di neve: << Dal torrione più basso alla cima più alta ho lottato con lui, Balrog di Morgoth! >> introdusse il racconto. Si ricordò del demone gigante che cercava di colpirlo con i suoi pugni di fuoco. Kerochan, invece, tentava di graffiarlo con i suoi artigli al momento opportuno: stava mirando al cuore della bestia. Un fulmine colpì Kerochan, trasferendogli energia elettrica per caricare i suoi artigli, quando era ancora nel giallo della sua pelle. Colpì con il suo pugno artigliato il petto della bestia, centrandogli il cuore. Il Balrog cadde dalla cima della torretta, finendo tra la neve di sotto e smettendo di vivere: << Alla fine ho abbattuto il mio nemico, e ho scaraventato la sua carcassa contro il fianco della montagna... >> narrò Kerochan. Gli venne in mente il momento successivo in cui egli si accasciò da un lato nel suolo nevato della torre, privo di forze: << L' Oscurità mi ha avvolto, e ho errato fuori del pensiero e del tempo >> la sua testa navigò tra i cieli notturni e l' universo infinito: << Le stelle compivano il loro giro e ogni giorno era lungo come una vita terrena. Ma non era la fine, ho sentito la vita in me, di nuovo... >> si ricordò anche quando si riprese e si accorse che il bianco della sua pelle era dovuto all' acquisizione di un nuovo potere, più forte di quello di Saruman, terminando con la sua impresa: << Sono stato rimandato qui a terminare il mio compito! >> disse deciso Kerochan.

Toy si avvicinò, e questa volta non era più spaventato: << Kerochan... >> disse con pacatezza: << Kerochan? Si. E' così che mi chiamavano! >> riprese conoscienza del suo vero nome. Toy per dargli ragione annuì con la testa: << Kerochan il Saggio. Era quello il mio nome >> disse la tigre bianca: << Kerochan! >> esultò Gimli alla ricomparsa della tigre, non più morta: << Io sono Kerochan il Bianco adesso... >> comunicò il suo nuovo appellativo al gruppo. Yuè non seppe esprimere altra parola perchè troppo contento di essere di nuovo al fianco del suo vecchio compare, come ai primi anni di servizio al Signor Clow Reed. Kerochan divenne serio: << Ritorno da voi, ora, al mutare della marea >> sapeva già tutto quello che stava accadendo con il suo nuovo potere.

La tigre bianca fece strada al trio nel sentiero che portava all' uscita, raccontando di Meiling e Tomoyo tratte in salvo da Barbalbero. Senza altre perdite in parole, Kerochan dettò subito il da farsi: << Una fase del vostro viaggio è terminata, un' altra è iniziata. Dobbiamo andare a Edoras di volata >>, << Edoras?! >> esclamò Gimli da dietro la fila: << Non è certo breve la distanza! >> disse conoscendo la strada da percorrere. Toy intervenne per dare notizia a Kerochan riguardo le condizioni di Re Thèoden: << Abbiamo sentito di guai a Rohan, di una malattia del Re >> comunicò il ragazzo: << Si, e non sarà facile da curare >> rispose Kerochan: << Allora abbiamo fatto tutta questa strada per niente! >> si lamentò come suo solito Gimli: << Dobbiamo lasciare quelle povere ragazze qui in questa orrida, buia, fetida, infestata da alberi... >> ma si interruppe al lamento degli alberi che si fece minaccioso su di lui, per la sua sfacciatagine: << Ehm...volevo dire...incantevole, incantevolissima foresta... >> cambiò opinione Gimli al rumore sinistro degli alberi: << Non è stato il puro caso a condurre Meiling e Tomoyo a Fangorn >> disse Kerochan fermandosi: << Un grande potere dorme qui da molti lunghi anni. L' arrivo di Meiling e Tomoyo sarà come la caduta di sassolini che dà inizio ad una valanga in montagna >> descrisse l' eroica avventura delle due ragazzine: << In una cosa non sei cambiato, caro amico! >> gli disse Toy osservando Kerochan oltre il suo pelo bianco: << Parli sempre per enigmi! >> gli riferì a bassa voce scherzando. Kerochan rise di gusto insieme a Toy.

Tutti quanti adesso stavano guardando le alte foglie negli alberi: << Sta per accadere una cosa che non accadeva dai tempi remoti >> continuò Kerochan: << Gli Ent si sveglieranno bruscamente, e scopriranno di essere forti! >> aveva previsto il futuro, e ora Kerochan era davvero diventato più invincibile del suo capo consiglio Saruman, dimostrandolo con le parole sagge che gli uscivano di bocca: << Forti? Oh...che bello! >> rispose Gimli risultato antipatico alla foresta: << Smetti di cruciarti, Mastro Nano! >> lo rimproverò Kerochan del suo atteggiamento verso la foresta: << Meiling e Tomoyo sono al sicuro. In effetti, molto di più di quanto lo stai per essere tu! >>, << Questo nuovo Kerochan è più burbero di quello vecchio! >> commentò Gimli lanciando un' occhiata offensiva da dietro la tigre. Furono fuori dalla foresta, facendo iniziare Kerochan a fischiare. Era un fischio molto acuto, e tutti lo stettero a guardare mentre da una collina a sinistra spuntava un cavallo bianco argenteo. Tutti ne rimasero incantati alla vista del destriero: << Quello è uno dei Mearas se un incantesimo non inganna i miei occhi >> disse Yuè. Il cavallo bianco fu vicino al gruppo: << Ho notato che vi manca un cavallo, e quindi ho pensato di aiutarvi con il mio >> disse Kerochan: << Quello è il tuo cavallo?! >> chiese Toy stupito: << Si. Dovete sapere che prima che mi trasformassi in un peluche ero un umano anch' io che abitava in queste terre >> confessò la tigre ai suoi amici: << Ombromanto, è il Signore di tutti i cavalli. Ed è stato mio compagno in molti pericoli >> disse offrendo il cavallo a Gimli: << Questo è per te, piccolo amico >> e il Nano rimase a bocca aperta, avendo anche lui un cavallo tutto suo da galoppare. Kerochan gli fece un occhiolino.

Così i tre amici ancora più uniti con il ritorno inaspettato di Kerochan, galopparono verso Edoras con lo stesso Kerochan che teneva il passo dei tre cavalli per fare strada alla volta del palazzo di Thèoden per soccorrerlo dalla brutta malattia.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Episodio 123: La foresta di Fangorn ***


Meiling e Tomoyo erano al sicuro con Barbalbero che, avendo saputo dell' amicizia delle due amiche con Kerochan, decise di tenerle con sé lontano dai pericoli al dì fuori della foresta. Barbalbero se le portava sopra di lui, camminando tra la foresta: << Mia Rowan-da-mar, ti ho visto brillare in un giorno d' estate! >> egli stava recitando delle vecchie poesie del suo luogo per intrattenere le due avventuriere, che si lanciavano tra di loro sguardi di noia: << Con la tua testa alata, tutta rossa e dorata, la corona che portavi in alto... >> concluse il vecchio Pastore di Alberi commentando: << Che bellissimi versi! >> sempre con il tono lento. Meiling, da sopra la testa di Barbalbero, sbadigliò e per cambiare discorso, chiese all' albero: << Ci vuole ancora molto? >>, << Buràrum, non avere fretta. Tu lo troveresti lontano, forse >> le rispose Barbalbero da un poco sotto i piedi di Meiling, mentre questa si arrese al continuo parlare del vecchio arbusto, lasciandosi trasportare con Tomoyo verso il lento cammino verso chi sa quale parte della foresta.

Barbalbero proseguì sempre più all' interno di folte piante e tra alberi più alti di lui: << La mia casa si trova nel profondo della foresta, vicino alle radici della montagna >> disse a Meiling e a Tomoyo: << Ho detto a Kerochan che vi avrei tenuto al sicuro e, al sicuro io vi terrò >> comunicò una parte del discorso non udita dalle amiche: << Credo che vi piacerà anche la prossima: è una delle mie composizioni! >> disse Barbalbero, senza accorgersi che Tomoyo e Meiling chiusero definitivamente gli occhi dal sentire di nuovo la voce da bradipo dell' Ent. Barbalbero fece per scandirsi la voce, ed iniziare a recitare: << Bene, hm, hm... Sotto fronde di foglie, dormienti gli alberi sognano il vento. Quando le radure dei boschi sono verdi e fresche, e il vento viene da Occidente... Ritorna da me... Ritorna da me! >> nel frattempo, la nebbia calava all' altezza degli occhi di Barbalbero, dove era scesa dalle alte montagne che si ereggevano sullo sfondo più in là: << E' lì che la mia terra è splendente! >> finì con un' altra poesia ritenuta da lui fantastica, e si accorse che le due ragazze sopra di lui erano dormienti e beate tra i suoi rami, e non avevano fatto in tempo ad ascoltare l' “intrattenimento” di Barbalbero. Notando che il sole si nascondeva sempre di più alla nebbia, decise di aspettare la notte per mettere le due amiche su soffici manti di foglie, e per essere sicuro che non si svegliassero prima dell' avvenuta della luna: << Dormite, piccole fanciulle. Non badate ai rumori della notte... >> disse mentre le posava a terra delicatamente: << Dormite fino all' alba. Io ho un compito nella foresta: ci sono molti da chiamare, molti che debbono venire >> l' albero fece per alzarsi dopo aver lasciato le due ragazze, per incamminarsi da solo tra gli alberi: << Un' ombra incombe su Fangorn. L' avvizzimento di tutti i boschi si avvicina... >> annunciò con voce seria.

Intanto, Gimli, Yuè, Toy e Kerochan, decisero di fermarsi su una collina, calata la notte. Toy accese un fuocherello per scaldarsi dal freddo. Gimli e Yuè andarono a dormire quasi subito, e Kerochan si mise sull' orlo della collina a scrutare le alte fiamme che giungevano dal Monte Fato, illuminanti il cielo oscuro. Toy, ancora sveglio anche lui, si mise affianco alla tigre bianca, che si mise a parlare con il ragazzo, non distogliendo mai lo sguardo dal luogo in cui c' era Sakura: << L' ombra celante che avvampa ad Est prende forma. Sauron non avrà alcun rivale >> disse Kerochan seduto sulle zampe posteriori, con la postura eretta: << Dalla cima di Barad-dur il suo occhio guarda incessantemente... >> riprese nel discorso: << Ma non è ancora così potente da essere immune dalla paura! >> Toy si girò verso di lui, non riuscendo a credere che Sauron avesse il sentimento del timore: << Il dubbio lo corrode più che mai. La voce gli è giunta: l' Erede di Numenor è ancora vivo >> e questa volta la tigre guardò Toy, incrociando il suo sguardo: << Sauron ti teme, Toy. Teme ciò che sei diventato, e colpirà svelto e spietato il Mondo degli Uomini >> ed entrambi ripresero a guardare l' orizzonte.

Kerochan continuò: << Userà il suo burattino Saruman per distruggere Rohan, la guerra è in arrivo. Rohan deve difendersi da sola e lì giace la nostra prima sfida. Rohan è debole, pronta a cadere... >> e prese a parlare in fretta: << Il Re ha la mente incatenata, è un vecchio trucco di Saruman, sai... >> e il ragazzo fece per annuire, ricordando la malattia di Re Thèoden descritta da Eomèr: << La sua presa su Re Thèoden è ora molto forte. Sauron e Saruman stanno stringendo il laccio, ma pur se loro sono abili, noi abbiamo un vantaggio! >> si incoraggiò Kerochan di una loro strategia nascosta. Toy fece per girarsi da lui, per capire cosa intendesse: << L' anello resta nascosto! >>, annuì ancora Toy ricordando la sorellina a portare l' oggetto magico. Kerochan rise alla paura dei nemici di veder distruggere l' anello: << E che noi tentiamo di distruggerlo non è ancora nei loro sogni più tenebrosi. E così l' arma del nemico si muove verso Mordor, nelle mani di una Cattura Carte. Ogni giorno la avvicina alle fiamme del Monte Fato >>; Toy iniziò a guardare Kerochan come se lui non sapesse altre cose, mentre proseguiva: << Dobbiamo confidare in Sakura. Tutto dipende dalla rapidità e dalla segretezza della sua impresa >> poi Kerochan si rese conto che il ragazzo per lui era preoccupato: << Non dolerti di aver deciso di lasciarla, deve terminare il suo compito da sola. >> disse la tigre come regola per tutti i portatori dell' anello.

Il ragazzo, allora, disse a Kerochan un particolare che lui non conosceva: << Non è da sola... >> e il guardiano trasformò il suo viso in un' espressione inaspettata, come ad annunciare una nuova notizia: << Li è con lei >> tagliò corto Toy. Kerochan si sentì ancora più sollevato: << Ah si? E' andato con lei! Bene... si, molto bene! >> disse rivoltandosi insieme a Toy a guardare l' orizzonte, questa volta con più serenità, avendo sentito la buona azione di Li alla missione che Sakura doveva compiere.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Episodio 124: Il Nero Cancello è chiuso ***


Nei dintorni del Monte Fato, Li insieme a Sakura e a Gollum stavano proseguendo verso un altro luogo fatto di rocce, lasciandosi alle spalle la palude in cui erano prima. Entrati ancora più dentro la terra rocciosa si misero a scalare un' alta roccia. Quando finirono la scalata, Gollum riconobbe il paesaggio che gli si presentava davanti: << Il Nero Cancello di Mordor! >> disse la creatura tremando e quasi piangendo al luogo in cui era stata torturata prima di essere liberata. C' erano alte mura nere con ai lati due torrette che si elevavano verso l' alto, e in mezzo alle mura erano situate le ante del grande Cancello che una volta superato avrebbe portato nella terra infuocata di Mordor: << Oh, salvaci! >> esclamò Li nell' osservare la struttura che gli si presentava. Sakura raggiunse Li e Gollum in cima, restando anche lei immobile ad osservare il Nero Cancello: << Il mio vecchio maggiordomo avrebbe qualcosa da dire se ci vedesse ora... >> commentò il cinesino a bassa voce in quel silenzio: << Presto, accovaciamoci, in modo da non essere visti da quelle torrette ai lati >> avvisò Sakura a Li e a Gollum avvertendo un brutto presentimento. Tutti e tre si nascosero dietro degli spuntoni di rocce situate sull' orlo di una discesa, sbirciando sempre l' enorme cancello e immaginando cosa poteva esserci al dì là: << La Padrona dice di indicarle la strada per Mordor, e Smèagol lo fa, come dice la Padrona! >> infierì Gollum tra i due ragazzi, avvicinandosi da dietro: << Infatti... >> rispose Sakura impegnata a guardare davanti; Li si voltò verso di lei, come se per un attimo Gollum volesse prendere il sopravvento sulle risposte di Sakura. Li pensava che la piccola creatura, ogni giorno che passa, stà attirando sempre di più a sé la volontà della Cattura Carte.

Passò qualche secondo prima che il gruppo mise ancora di più a fuoco la propria vista, e vedere che sopra la cinta muraglia che comprendeva anche il Cancello c' erano appostati degli orchi che facevano da guardia: << E' finita, allora! >> disse Li scorgendo gli orchi in alto: << Non riusciremo mai ad entrare >> e si rivolse a Sakura per intimarla a voltare direzione, mentre Gollum continuava a disperarsi della zona in cui era stato. Da sotto le rocce in cui stavano, passarono nella via che portava al Cancello un esercito di soldati, tutti con le lance appuntite. Delle voci si levarono da sopra il Cancello, forse qualche orco che comunicava ad altri di aprirlo per far passare quei soldati. Il trio si ritirò ancora di più dietro le rocce, per non farsi notare dagli uomini passanti. Notarono che avevano un telo nero che li copriva fino al naso, ed in testa indossavano uno strano elmo che copriva totalmente il loro viso tranne gli occhi. I loro scudi erano affilati negli spigoli; il loro continuo avanzare fece tremare la terra sopra Sakura e Li.

Un corno iniziò a suonare per breve, e il suono proveniva da quelle mura. Gollum si tappò le orecchie all' udire di quel trambusto, facendogli ricordare sempre di più la prima volta che lo torturarono lì, e incominciò di nuovo a lamentarsi. Il corno risuonò un' altra volta, e fu più intenso il periodo di durata. Era un orco che si trovava al dì sopra di quelle mura, che dava l' avviso di aprire il Cancello. Due enormi orchi con la testa tutta coperta da grandi caschi in ferro, erano incatenati ad una gorssa trave in legno, uno davanti ad essa e l' altro dietro. Contemporaneamente, le due bestie spinsero le loro catene, legate alla trave, in avanti con tutta la loro forza, e lentamente il grande Cancello cominciò ad aprirsi, facendo spostare gli orchi che erano sopra: << Oh guarda! Il Cancello si sta aprendo! >> Li avvertì a Sakura, che era rimasta a fissare Gollum che si lamentava. Quello che le comunicò il suo ragazzo era vero: le grandi ante si stavano aprendo verso l' esterno, permettendo il passaggio dell' esercito di uomini in arrivo. Li volle andare a vedere ancora più in avanti alla roccia cosa si nascondeva tra quei Cancelli: << Di qua si scende >> bisbigliò il ragazzo. Ma si era spinto troppo in avanti, e la roccia su cui era cedette al suo peso: << Li, no! >> gli urlò Sakura da dietro, vedendo la massa di roccia che cadeva lungo la discesa con Li sopra. Sakura scese verso di lui per recuperarlo, prima che lo notassero gli uomini in arrivo: << Padrona! >> Gollum chiamò la ragazza, non volendo rischiare di essere visto e imprigionato di nuovo.

Sakura scese di fretta, nascondendosi ogni tanto a zig-zag tra le rocce. Vide che due uomini di quell' esercito avevano notato del movimento nella direzione in cui era lei, e stavano venendo a controllare, staccandosi dall' avanzare al Cancello. La Cattura Carte si affrettò ancora di più a raggiungere il povero Li che era ruzzolato giù dalla roccia, e lo accostò al suo fianco. Il ragazzino aveva metà corpo infilato completamente sotto terra, e ora Sakura stava cercando di liberarlo, mentre i due uomini si avvicinavano sempre di più a loro. Ma sia Li che Sakura erano coperti da un' altra roccia davanti a loro, e solo quando i due servi di Sauron stavano per superare con la vista l' ultima roccia che gli si parava davanti, Sakura coprì lei stessa e Li con il suo mantello elfico. I due uomini si fermarono a pochi passi dai due ragazzini, ma non li avevano ancora avvistati. Sakura sollevò lievemente il mantello, vedendo i piedi di un uomo poco distante dal luogo in cui lei si trovava con Li. Quel mantello l' aveva resa invisibile agli occhi dei due che si erano discostati dal gruppo, un po' come il potere che le dava l' anello quando se lo indossava. Da sopra le loro teste si intravedevano le sagome di quegli uomini alla loro ricerca, scambiando forse il mantello per la superficie di una roccia. Quel momento sembrava non finire mai, e i due tipi scrutarono intensamente i loro sguardi ad osservare qualche minimo movimento nella zona. Li e Sakura erano ancora sotto il mantello, trattenendo quasi il fiato dall' essere scoperti da quelli. Infine, i due uomini tornarono a seguire il loro gruppo, ignorando gli strani rumori che avevano sentito prima. Una volta reinseriti nell' esercito, i due ragazzini si levarono di dosso il mantello, e così Sakura ebbe il tempo di aiutare Li a togliersi dal terreno.

Entrambi, poi, si affacciarono da un' altra roccia di fronte a loro, per continuare ad osservare la scia di uomini che spariva da dietro il Cancello: << Non te l' ho chiesto io di venire con me, Li >> disse Sakura al cinesino dal pericolo scampato: << Si, lo so, Sakura. Dubito che i mantelli elfici lì ci potranno nascondere... >> rispose Li. Sakura però non stette a sentire la frase, sempre più convinta di raggiungere al più presto il Monte Fato, volendo entrare dentro il Cancello. I due si diedero un' ultima occhiata prima di scattare oltre la roccia: << Ora! >> gridò Sakura. Ma qualcosa da dietro li tirò per la schiena, impedendo un qualsiasi loro movimento: << No! No, Padrona! Ti prendono, ti prendono! >> era Gollum che afferrando da dietro i due ragazzi cercava di convincerli a non andare oltre. Sakura era troppo sicura della sua idea che tentò un' altra volta di scavalcare la roccia, sentendo il corno che dava l' avviso di richiudere il cancello, ma Gollum la fermò: << Non portarlo da lui! Lui vuole il tessoro, sempre lui lo cerca. E il tessoro vuole tornare da lui, ma non dobbiamo permettergli di averlo! >> disse stando davanti a Sakura e a Li, riferendosi a Sauron nel non riavere l' anello. Il Cancello cominciò lentamente a chiudersi con gli ultimi uomini che si apprestavano ad entrare, e Sakura non seppe resistere alla tentazione di voler a tutti i costi entrare dentro: << No! >> di nuovo Gollum la trattenne per la maglietta: << C'è un' altra strada più segreta, una strada buia! >>, << E perchè non ne hai parlato prima?! >> sbottò Li alla creatura, strattonandola per un braccio: << Perchè la Padrona non l' ha chiesto! >> rispose beffardamente Gollum: << Trama qualcosa! >> suggerì Li a Sakura, ma questa era più interessata a una nuova proposta dell' infido Gollum: << Dici che c'è un' altra strada per Mordor? >> chiese: << Sì! C'è un sentiero, e poi delle scale, e dopo...una galleria >> rispose ancora Gollum supplicando la giovane a seguirlo.

La ragazza continuò a dare un' occhiata all' esercito che stava fluendo all' interno della terra di Mordor, indecisa quale strada prendere. Gollum poggiò la sua fronte sulla spalla di Sakura, piangendo nel caso in cui questa non avesse deciso di seguirlo. Poi, stando più a cuore alle lamentele dell' indifeso Gollum, Sakura decise di lasciar perdere la strada da prendere per Mordor, ormai ad un passo da loro. Si voltò, trovando lo sguardo disaccordante di Li: << Ci ha condotti fin qua, Li >> gli disse Sakura, giustificando la sua idea di seguire Gollum: << Sakura, no... >> la avvisò il cinesino: << Ma ha mantenuto la sua parola! >> gli ricordò ancora una volta a Li. Gollum sollevò lo sguardo, e sorrise lievemente a Sakura, mentre Li insisteva: << No... >> tentando un ultimo richiamo del pericolo da far notare a Sakura: << Facci strada, Smèagol >> fu la sentenza di questa, facendo mettere Li in uno stato tra la confusione e la rabbia dovuta alla testardaggine della sua amata: << Il buon Smèagol aiuta sempre! >> disse Gollum chiamato col suo vero nome dalla possibile nuova amicizia da Sakura. Li fu ancora più deluso, non si sarebbe mai aspettato un cambio di fronte da parte di una ragazza bella come Sakura, soggiogata da una perfida creatura che all' inizio li voleva uccidere. Alla cattura carte non rimase altro che voltarsi verso il cancello che si appoggiava piano al resto delle mura, per poi chiudersi con un lieve rumore.

Sorse il sole nella foresta di Fangorn, Meiling si svegliò dalla lunga dormita di quella notte passata sotto le foglie degli alberi di Fangorn. Cercava con lo sguardo Tomoyo, non più al suo fianco a dormire, e la ritrovò seduta alle radici di un altro albero sorseggiando un po' d' acqua. Meiling si alzò di scatto, andando alla ricerca di Barbalbero nei dintorni: << Heylà? Barbalbero? >> cercò di far sentire la sua voce il più forte che poteva: << Dove è andato? >> si chiese, ma nessuno rispose, apparte Tomoyo: << Stanotte ho fatto un bellissimo sogno: c' era un immenso scaffale pieno di bei vestiti per noi, e ce li indossavamo tutti dall' emozione... >> raccontò Tomoyo: << E poi, tu sei svenuta. Cosa non darei per un paio di abiti! >> concluse la ragazza davanti al far finta di sentire di Meiling.

Si sentì un nuovo brontolìo da dietro le due amiche, lo stesso rumore sentito quando si fermarono, prigioniere degli Uruk-hai, davanti alla foresta. Meiling si avvicinò verso la direzione da dove proveniva il rumore, sentendolo di nuovo: << Ecco, di nuovo! >> esclamò la cinesina: << Qui c'è qualcosa che non va. Non va affatto! >> d' improvviso Meiling sentì il rumore venire dalla sua destra, verso Tomoyo. Meiling fece per voltarsi da lei con un po' di paura e incredulità: << Hai appena detto qualcosa di alberesco?! >> chiese a Tomoyo, che reggeva un vassoio riempito d' acqua e una brocca di terracotta con l' altro braccio, sgranando ancora più gli occhi: << Non è vero, mi stiracchiavo! >> rispose Tomoyo, ed un nuovo verso di alberi uscì dalla sua bocca. Meiling le girò intorno, notando che con il rumore che aveva fatto l' amica, questa si stava allungando di altezza, e la guardò dalla testa ai piedi: << Sei più alta! >> commentò Meiling: << Chi? >> chiese Tomoyo facendo finta di niente a Meiling che rispose: << Tu! >>, << Di cosa? >>, << Di me! >> disse infine Meiling scocciata: << Sempre stata più alta di te >> ribattè Tomoyo, pronta ad una nuova risposta di Meiling, che si mise le mani nei fianchi: << Tomoyo, lo sanno tutti che io sono quella alta. Tu sei quella bassa! >>, << Oh, andiamo! Mi superi solo di un centimetro! >> rise Tomoyo prendendosi gioco dell' amica, e riprendendo: << Per favore, Meiling, quanto sei? Un metro e sessantasette, al massimo? >> le chiese Tomoyo, e Meiling non rispose continuando ad osservare l' improvvisa crescita dell' amica: << Mentre io supero il metro e sessantasette! >> e di nuovo Tomoyo con un brontolìo si allungò ulteriormente, davanti a Meiling, sempre più stanca e allo stesso tempo senza parole a quello che vedeva: << E settantuno! >> esclamò Tomoyo alzandosi ancora con la vista.

Poi, continuò a bere dal vassoio riempito d' acqua: << Un metro e settantuno?! >> disse Meiling incredula: << Tu hai fatto qualcosa! >> e si mise a dare la colpa a Tomoyo, che ancora facendo finta di nulla, si rigirò a riempire il vassoio d' acqua. Meiling, approfittando della distrazione di Tomoyo, fissò la borcca che teneva l' amica nell' altro braccio, ricordandosi della favola sugli alberi che crescono tramite una fonte. Allora Meiling prese furtivamente la brocca che teneva Tomoyo, strappandogliela dalle mani, e incominciando a berla per diventare alta: << Meiling, no, non bere! >> la richiamò Tomoyo, ricevendo una smorfia da Meiling che si allontanava dall' amica, nel tentativo di bloccarla a bere: << Meiling! >> e Tomoyo cercò di riprendersi la brocca che continuava a bere Meiling: << No! Barbalbero ha detto... Barbalbero ha detto che tu non devi averne! >>, << Ne voglio un po'! >> rispose Meiling saltando tra radici grosse, inseguita sempre da Tomoyo: << Ha detto che può essere molto pericoloso! Ridammela, Meiling! >> ma tutte e due si bloccarono, sentendo un peso poco sopra le loro caviglie: << Che succede?! >> urlò Tomoyo guardando i suoi piedi: << Aaah! Mi ha preso la gamba! >> gridò Meiling. L' albero dalle grosse radici si era animato improvvisamente, e aveva cominciato a prendere le due ragazze per i piedi, facendo strisciare le sue radici su di essi. Meiling e Tomoyo urlarono più forte che poterono per attirare l' attenzione di qualcuno nelle vicinanze che poteva salvarle da quell' albero, e dimenandosi dalla sua presa: << Meiling! >> la richiamò Tomoyo, venendo addirittura spinta sotto terra dall' albero, bloccando le braccia delle due con le radici. L' unica che ebbe ancora un po' di fiato ad urlare era Tomoyo che lanciando un ultimo grido, fece volare un paio di uccelli lì vicino. Meiling lottava per liberarsi, ma sia lei che Tomoyo vennero sommerse dalle foglie, una volta seppellite dalle grosse radici: << Aiuto! >> si sentì la voce soffocata di Tomoyo da sotto le radici.

Pochi secondi dopo giunse Barbalbero, attirato dalle grida di Tomoyo, che salvò le due amiche dall' albero indemoniato: << Vattene via! Non dovresti svegliarti >> disse l' umanoide-albero, facendo muovere le radici del suo altro conoscente albero, liberando così Meiling e Tomoyo: << Mangia la terra, scava profondo, bevi acqua. Va a dormire! Vattene via! >> avvisò un' ultima volta all' albero, tirando fuori le ragazze: << Venite, la foresta si sta risvegliando. Non è un posto sicuro >> e prese le due amiche, mettendosele sopra di lui, e continuando a camminare. Si addentrarono ancora di più, oltre i pericoli della foresta: << Gli alberi sono cresciuti selvaggi e pericolosi, la rabbia avvelena i loro cuori >> avvertì Barbalbero sulla mutazione della foresta e dei suoi abitanti: << Neri sono i loro pensieri. Profondo il loro odio, vi faranno del male se potranno! >> Meiling osservava ancora la foresta, scrutando che non ci fosse qualche albero in agguato, ascoltando le parole del vecchio Barbalbero: << Ah, siamo rimasti in pochi ora: noi Ent siamo troppo pochi per tenerli a bada... >>, << Perchè siete rimasti in pochi se avete la vita lunga? Ci sono bambini Ent? >> chiese Tomoyo all' altezza degli occhi gialli di Barbalbero: << Buràrum! Non ci sono più Entini da una lunghissima conta di anni! >> rispose l' arbusto vivente, incontrando la curiosità di Meiling: << E come mai? >> chiese lei: << Abbiamo perso le Entesse >> tagliò corto.

Tomoyo gli chiese: << Oh, mi dispiace. Come sono sparite? >>, << Sparite? No >> chiese Barbalbero intendendo non la loro uccisione, ma la loro estinzione: << Le abbiamo perdute. E ora non riusciamo a trovarle >>, poi richiese alle due amiche: << Immagino che non abbiate visto Entesse dalle vostre parti... >>. Meiling da sopra, non seppe pensare ad altra risposta: << Non posso dire di averle viste... Tu, Tomoyo? >> si riferì sotto di lei a Tomoyo: << Che aspetto hanno? >> chiese quest' ultima a Barbalbero: << Mh... Io non me lo ricordo ora... >> rispose con tono drammatico, mentre lasciava che Meiling e Tomoyo si godessero il tragitto tra i milioni di alberi visti dall' alto della sua postazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Episodio 125: Il Re del Palazzo d'oro ***


Kerochan con affianco Gimli, Toy e Yuè rispettivamente a bordo dei loro cavalli, si affrettarono a raggiungere in mattinata il villaggio di Re Thèoden. Si fermarono su di una collina, ammirando un paesino poco più avanti, con una casa isolata sopra una collina che sovrastava le altre abitazioni: << Edoras, e il palazzo d' oro di Meduseld >> annunciò Kerochan, adesso divenuto bianco, ai suoi tre compagni a cavallo: << Dimora di Thèoden, Re di Rohan, la cui mente è ottenebrata. La presa di Saruman su Re Thèoden ora è molto forte... >>. Intanto, all' interno del palazzo d' oro, la donna bionda era al cospetto di Thèoden, ancora sotto l' incantesimo di Saruman il Bianco: << Mio signore... Tuo figlio non ce l' ha fatta! >> comunicò a suo zio e Re la tragica notizia. Thèodred aveva lasciato per sempre questo mondo: << Mio signore... zio! >> cercò di richiamarlo con gli occhi lucidi che lei aveva, guardando lo sguardo quasi accecato dello zio, immerso nel vuoto: << Non andrai da lui? Non farai nulla? >> gli chiese ancora una volta la nipote.

<< Attenti a quello che dite: non sarete i benvenuti qui >> mise in allerta i suoi amici Kerochan. Poi il suo sguardo cadde sulle lenzuola che avvolgevano le spade di Toy: << Toy, ti dispiace mettermi quella coperta su di me? >> chiese la tigre bianca: << Ma si, certo. Perchè? >> domandò il ragazzo: << Ho in mente un piano... >> tagliò corto Kerochan. Toy non esitò ad avvolgere l' enorme corpo tigrato, e subito dopo iniziarono a raggiungere l' ingresso alla città. La ragazza dai lunghi capelli dorati piangeva la scomparsa di suo cugino Thèodred, entrata nella stanza dove egli aveva dormito per l' ultima volta. Le sue lacrime cadevano sulla ferita scoperta del cugino dal volto pallido e le labbra viola per la troppa perdita di sangue. Da dietro la donna bionda, inginocchiata sul corpo senza vita, sbucò dalla porta della stanza Grima con il suo solito sguardo stanco: << Oh! Egli dev' essere deceduto durante la notte... >> disse alla donna con parole fredde, accostandola al lato: << Che tragedia per il Re perdere il suo unico figlio ed erede >> gli occhi della fanciulla addolorata incrociarono quelli di Grima: << Capisco, non è facile da accettare la sua scomparsa. Specialmente ora che tuo fratello ti ha abbandonata! >> si sedette sul letto dove giaceva Thèodred e pose una mano sulla spalla della donna, che la levò dal colpo che le diede lei dal disgusto: << Lasciami sola, serpente! >> urlò contro l' uomo dalla carnagione bianca, e fece per alzarsi, allontanandosi da lui di alcuni passi: << Oh ma tu sei sola! >> la corresse Grima: << Chi lo sà che cosa hai detto alle tenebre... Nelle amare veglie notturne, quando tutta la tua vita sembra contrarsi, i muri della tua dimora ti si stringono addosso. Una stìa in cui irretire qualcosa di selvaggio! >> l' azzurro degli occhi di Grima sgranò sul volto affranto della donna, e le poggiò una mano sulla guancia: << Così bella... Così fredda... >> disse sfiorandole leggermente i capelli biondi: << Come un mattino di pallida primavera ancora legato al gelo dell' inverno >>.

La donna chiuse gli occhi, riaprendoli quando non sentì più la mano di Grima sulla sua guancia. I due si fissarono dritti nelle nere pupille, attendendo forse un ennesima provocazione dell' uomo. La donna dal viso rigato rispose: << Le tue parole sono veleno! >> lasciando che quella frase si spiaccicasse per bene sulla faccia di Grima. La donna se ne uscì dalla stanza, dopo aver spiazzato il suo rivale, e aprì il portone del palazzo per far cadere le sue lacrime all' aria fresca di fuori. Nonostante la presenza di guardie sull' entrata, ella si sentì dispersa osservando le case dell' intero villaggio. Riflettè nella confusione totale, e con la tristezza in cuore. Grima aveva ragione: suo fratello Eomèr se n' era andato a sua insaputa, suo zio Thèoden stregato da un maleficio ascoltava solo Grima, il suo cugino da poco morto, e ora si sentiva inutile nel guardare la gente che transitava tra le strade del villaggio. Andò sul ciglio dello spiazzo che era costruito intorno all' entrata del palazzo, scrutando il cielo nuvoloso, e lasciando che il vento le asciugasse quelle poche lacrime che continuava a far scendere. Diresse i suoi occhi verdi al dì fuori della città, e vide quattro stranieri andare verso il loro villaggio. Vide una tigre dal volto bianco con una coperta addosso, e al suo fianco tre cavalli con i loro fanti al galoppo. Una bandiera verde si staccò da un' asta vicino alla donna per il troppo vento, facendola volare via. I quattro amici arrivarono al cancello principale; Toy notò al suo fianco una bandiera con lo sfondo verde, raffigurante un cavallo bianco che si era appoggiata al manto erboso. Uno alla volta i cavalli entrarono insieme alla tigre, ed erano considerati degli sconosciuti dalla gente del posto.

Dovettero camminare lungo la collina sulla quale si presentava il palazzo dorato, prima di scendere da cavallo. Le persone e anche i cavalieri si fermarono a guardare i nuovi arrivati dirigersi al cospetto del Re. Toy intravide sulla soglia dell' ingresso del palazzo una donna vestita di bianco, con i capelli che venivano sollevati dal vento. Nella breve passeggiata notarono tutti gli abitanti ai loro lati che li fissavano immobili, senza proferire alcuna parola: << Trovi più allegria in un cimitero! >> disse Gimli sul suo cavallo, mentre Yuè aveva riposto le ali, nascondendole alla vista degli altri; ma la sua faccia dava ancora più sospetto alla gente. Toy, che per un attimo aveva distolto lo sguardo verso la donna, quando lo risollevò vide che la giovane fanciulla era scomparsa, lasciando l' ingresso libero. Forse, pensò il ragazzo, era andata ad accogliere i nuovi ospiti, riferendo tutto alle guardie. Non appena Kerochan e gli altri tre, dopo essere scesi da cavallo, salirono le scale che portavano alle porte del palazzo, furono fermati alla fine della scalinata da un gruppo di soldati con in prima fila un uomo robusto in armatura dai capelli biondi anche lui, senza elmo. Kerochan fece per inchinarsi, per salutare la guardia robusta: << Non potete stare dinanzi a Re Thèoden così armati, Kerochan il Saggio >> avvertì la guardia: << Per ordine di Grima Vermilinguo >> e fece cenno alla tigre di eseguire gli ordini. Kerochan si girò dai suoi amici dicendo con la testa di deporre le armi, e così fecero. Due guardie al fianco di quella robusta presero le armi che venivano consegnate a loro, senza alcun proferimento di parola dei tre guerrieri che circondavano Kerochan; Toy diede le sue frecce e il suo arco insieme alla sua spada e al suo pugnale. Yuè si liberò di alcuni pugnali elfici, ma lui in fondo aveva la sua magia che non poteva essere sottratta dalle guardie, e infine Gimli consegnò l' ascia: << Il tuo elmetto >> chiese la guardia robusta a Kerochan, riconoscendo un' arma a portata della tigre: << Non vorrai separare un innocuo felino dal suo ornamento di guerra? >> chiese la tigre, non essendo notata dal bianco del suo volto dalla guardia, non destando alcun sospetto su di lui.

La guardia lasciò perdere, seguita dai quattro che le si erano presentati per andare da Thèoden. Kerochan sorrise a Toy e agli altri che ricambiarono con un sorriso. La guardia aprì le porte, inchinandosi all' inizio della sala al Re, che stava seduto sul suo trono. Dietro la guardia entrarono i quattro amici con Kerochan mettendosi sempre a capo della fila. Notò che Thèoden era curvo, e affianco a lui vi era Grima Vermilinguo: << Mio Signore, sta arrivando Kerochan il Saggio >> bisbigliò questi a Thèoden. La porta si chiuse dietro i quattro che avanzavano lenti verso il Re; allo scatto del blocco della serratura, si voltarono verso la porta con la certezza di cadere in un' imboscata. Degli uomini privi di elmo li seguirono ai lati con occhi di sfida nell' avanzare: << E' messaggero di sventura >> disse Grima sotto voce a Thèoden: << La cortesia del tuo palazzo è alquanto diminuita ultimamente, Re Thèoden! >> fece sentire il vocione Kerochan: << Non è il benvenuto >> comunicò ancora Grima, come se stesse manovrando il Re. A questo punto Thèoden sollevò la testa, iniziando a parlare: << Perchè dovrei darti il benvenuto, Kerochan, Corvotempesta? >> chiese Thèoden con la voce stanca e la barba bianca e lunga: << Una giusta domanda, mio Signore >> lo approvò Grima, che si alzò per dare un ultimatum al gruppo non voluto: << Tarda è l' ora, in cui questo Guardiano decide di apparire... Lathspell io lo chiamo. Il malaugurio è un cattivo ospite! >> disse parandosi davanti a Kerochan, mentre gli uomini ai lati dei quattro li scrutavano in modo provocatorio: << Silenzio! Tieni la tua lingua forcuta fra i denti >> rispose Kerochan all' omino fantasma: << Non ho attraversato fiamme e morte per scambiare parole inconsulte con un insulso verme! >>, il suo elmo brillò alla vista di Grima, avvertendolo che intendeva usarlo: << L' elmo... Vi avevo detto di prendere il bastone della tigre! >> disse prima irrigidito alla vista, e poi dando ordini agli uomini in sala di prendere l' elmo.

Gli uomini che fino adesso avevano seguito i quattro amici nella sala, si gettarono nel gruppo nel tentativo di afferrare l' elmo. Ma si opposero Toy, Gimli e Yuè che si difesero con i pugni, stendendo chiunque si avvicinasse a Kerochan. Una seconda guardia più magra vicino a quella robusta stava per intervenire, ma si fermò davanti al braccio alzato dell' ultima: << Thèoden, figlio di Thèngel... >> si rivolse Kerochan a Thèoden, camminando a quattro zampe, mentre intorno all' animale si consumava la lotta tra gli uomini del Re e Toy con Gimli e Yuè al suo fianco: << Troppo a lungo sei rimasto nell' ombra >> continuò Kerochan. In quel momento Gimli mise un piede sul petto dello strisciante Grima, minacciandolo con una spada presa da un uomo appena colpito con un pugno: << Io starei fermo se fossi in te! >> gli disse il Nano. Kerochan riprese: << Ascoltami! >> e tutti nella sala si voltarono verso la tigre che ancora portava lungo il corpo una coperta. Thèoden lo guardò con aria di cattiveria, quando la tigre chiuse gli occhi per concentrarsi nel far accendere la luce sul suo elmo: << Io ti libero dall' incantesimo >> recitò questo Kerochan. Non ebbe alcun effetto su Thèoden, che ora rise, ma era una risata malvagia; una risata di Saruman che lo controllava da Isengard. La tigre lo guardò di nuovo, spegnendo l' elmo sopra la sua testa: << Hahahahahaha! Non hai alcun potere qui, Kerochan il Saggio! >> disse il Re con voce perfida.

Kerochan spiegò le sue ali, togliendosi di dosso la coperta sul dorso, e illuminando l' intera sala con il suo bianco della pelle. Saruman che incarnava il malato Thèoden, sgranò gli occhi dall' avvertimento dell' enorme potere del suo vecchio rivale: << Io ti estirperò, Saruman, come il veleno viene estirpato da una ferita! >> annunciò la tigre bianca, e questa volta concentrò al massimo le sue forze sul suo elmo per esorcizzare il Re. Questi venne attaccato alla spalliera del suo trono, spinto dalla forza del potere dell' elmo di Kerochan. Giunse in sala la donna vista da Toy che sbucò al suo fianco per fermare Kerochan, allontanandolo da suo zio; ma Toy la trattenne per il braccio: << Aspetta >> le bisbigliò facendole capire che stavano guarendo suo zio. La donna si mise a guardare la scena con un misto di preoccupazione per suo zio: << Se io me ne vado Thèoden cesserà di vivere! >> avvertì Saruman parlando tramite Thèoden. Kerochan fece un passo in avanti, ancora più deciso, facendo sbattere con più foga il Re alla spalliera: << Non hai eliminato me, e non lo farai con lui! >> disse ancora la tigre, forzando Saruman a lasciare Thèoden. Ma lo stregone bianco resisteva alla pressione della magia di Kerochan: << Rohan è mia! >> parlò ancora Thèoden con la voce di Saruman, venendo ulteriormente sbattuto ancora di più alla spalliera, all' avvicinarsi della tigre: << Vattene! >> ruggì Kerochan. Saruman cercava di dimenarsi dalla forte aura di Kerochan, fingendo di dargliela vinta per un attimo, per poi attaccare la tigre con Thèoden. Ma ancora una volta Kerochan diede un ultima spinta al Re che si risedette sul trono, mentre dalla torre di Orthanc, Saruman veniva fatto sbalzare dal Palantir che ha usato per controllare Thèoden sul pavimento. Lo stregone si rialzò con una ferita che gli si riaprì all' inizio del naso, dovuta al primo scontro con Kerochan. Questa volta aveva vinto la tigre.

Kerochan era privo di forze, e riabbassò le ali a impresa compiuta. Thèoden si accasciò per cadere in avanti, ma venne tenuto da sua nipote che era stata mollata dalla presa di Toy. Tutti stettero a guardare la scena, preoccupati per la salute del loro re: ce l' aveva fatta Kerochan? La donna bionda alzò il viso stanco dello zio che ansimava come se avesse corso. Gli occhi di Thèoden riacquistarono il loro colorito azzurro, abbandonando il bianco della vista acciecata di prima. La lunga barba bianca, con lo stesso colore dei capelli lunghi, si accorciarono divenendo gialli, e il Re potè finalmente guardare tutte le figure in sala, compreso il viso di sua nipote, che stava piangendo dalla gioia di rivedere suo zio guarito: << Conosco il tuo viso... Eowyn! >> disse Thèoden con la corona dorata in testa, avvolto ancora da un pesante mantello: << Eowyn! >> chiamò ancora per nome sua nipote dai capelli dorati, e questa gli sorrise gettando tutte le lacrime che ancora doveva far cadere dall' importante evento. Kerochan, avendo rivelato il suo bianco pelo a tutti, fece un passo indietro in modo che Thèoden lo potesse riconoscere: << Kerochan! >> il Re aveva riacquistato le sue sembianze normali quando si voltò verso il suo salvatore: << Respira di nuovo l' aria libera, amico mio! >> disse Kerochan come per dire al suo paziente che era guarito. Thèoden venne aiutato da sua nipote Eowyn a risollevarsi in piedi in tutta la sua autorità, ritornando di nuovo a governare la sua terra come un tempo. Tutti nel palazzo erano pieni di gioia al ritorno del loro Re Thèoden, inchinandosi al suo cospetto: << Cupi sono stati di recente i miei sogni... >> disse il Re di Rohan liberato dalla malattia, osservato con fierezza da Toy e da Yuè: << Le tue dita riconoscerebbero meglio la tua forza se afferrassero la tua spada >> disse Kerochan sorridendo a Thèoden che si guardava la pelle della sua mano ringiovanita. La guardia robusta prese la custodia nella quale vi era la spada di Thèoden, inginocchiandosi, e la mise con l' elsa rivolta al palmo del suo Re. Questi afferrò l' elsa premendo con forza, e tra lo stupore di tutti e la commozione di Eowyn, estraò la lunga spada per poterla ammirare in tutta la sua lucentezza dalla punta fino in basso. La faccia di Thèoden e il suo sguardo si fecero adirati guardando una persona in sala non gradita: Grima Vermilinguo che era tenuto da Gimli venne preso dalle guardie di Thèoden che lo sbatterono fuori dal palazzo.

Le guardie afferrarono Grima per le braccia e lo gettarono giù per le scale, rotolando fino alla fine della prima gradinata. Adesso egli non poteva più approfittarsi di Thèoden, che avanzava vendicativo a spada sguainata scendendo le scale verso il suo traditore. Tutta la gente di fuori si avvicinò per vedere la scena. Grima stava strisciando all' indietro ormai sotto il tiro di Thèoden: << Io ti ho solo e sempre servito, mio Signore! >> gli supplicò Grima: << Le tue stregonerie mi avrebbero fatto camminare a quattro zampe come una bestia! >> rispose deciso a finirla Thèoden con la punizione che si meritano i vili: << Non mi allontanare da te! >> gridò ancora l' indifeso. Thèoden alzò in alto la spada pronto a farla cadere su Grima, mentre questi si proteggeva accorto di armi con le sole mani. Nel momento in cui la lama stava per toccare la testa di Grima, Toy bloccò Thèoden: << No, mio Signore! No, mio Signore! Lascialo andare >> afferrandolo dalle braccia: << Troppe vite sono state stroncate a causa sua... >> disse il ragazzo al vecchio re. Thèoden allentò la presa sulla spada, ponendola in basso; Toy porse la mano a Grima per aiutarlo a rialzarsi, ma l' uomo pallido sputò sul dorso della mano di Toy, fuggendo tra la folla radunata lì: << Levatevi di mezzo! >> sbottò Grima: << Che verme schifoso! >> commentò Toy asciugandosi la mano all' aria. Una voce che proveniva dalla guardia robusta annunciava: << Salute a Re Thèoden! >> gridò alla gente per chinarsi al ritorno del loro governatore. Grima prese un cavallo dalle stalle del villaggio per lasciare Edoras e scappare. Anche Toy si chinò al Re, che nonostante l' accoglienza gli venne in mente un' altra persona. Si girò verso sua nipote e a quelli dietro di lui, chiedendo pensieroso e preoccupato: << Dov'è Thèodred? Dov'è mio figlio? >>.

Gli dissero che era morto, ucciso dalle frecce degli orchi. Thèodred veniva così rivestito di armatura, ripulito dalle ferite in corpo, e con gli occhi chiusi gli veniva messa la sua spada tra le braccia messe al petto. Il corpo era poggiato su di una barella, che era trasportata ai lati da quattro soldati. La gente era posta ai lati sul sentiero che conduceva alla tomba su cui sarebbe stato posto Thèodred. Dietro ai soldati che reggevano la barella c' era Thèoden, sconvolto dalla perdita del figlio, con gli stessi abiti di quando era malato. A seguirlo c' erano Yuè con Toy e Gimli che seguivano la marcia silenziosamente. Anche Kerochan partecipò al funerale di Thèodred con tutto il suo appoggio al figlio del Re di Rohan. Più in fondo il sentiero terminava su una struttura in marmo che reggeva una collina e la porta era fatta in legno pesante. Al fianco di questa struttura c' era Eowyn in veste nera con i capelli raccolti da dietro. Stava guardando in avanti, piangendo, per non osservare il luogo su cui doveva essere messo suo cugino: quella era la sua tomba.

La barella con i quattro soldati si fermò all' inizio della stradina che portava al buio di quella caverna. Arrivarono altri soldati da dietro che si misero uno di fronte all' altro per passarsi la barella e condurla dentro la tomba. Eowyn si tenne i veli neri dal dolore e dalla rabbia, singhiozzando e incominciando a cantare. La sua voce era divina, una voce da coro, ed intonò un lamento per suo cugino Thèodred nella lingua di Rohan, mentre lo vedeva che veniva trasportato mano a mano dai soldati. Le donne dietro Eowyn seguivano a bassa voce il canto, piangendo anche loro la scomparsa di un figlio della loro terra. Thèoden rimase pietrificato, impallidito da quello che gli stava accadendo: suo figlio era morto e stava assistendo alla sua sepoltura. Il suo sguardo era perso nel vuoto, mentre con la coda dell' occhio seguiva il corpo di suo figlio sparire lentamente dentro la roccia. Era quasi estasiato e incantato dalle doti canore di sua nipote. Non porse alcun fiore su suo figlio, e quando si destò dal canto, la tomba si chiuse con Thèodred che finalmente potè riposare in pace.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Episodio 126: Ricordasempre sui tumuli sepolcrali ***


La tomba di Thèodred si chiuse per sempre, con all' interno il corpo senza vita di esso. Sopra il portone in marmo della struttura vi erano dei fiori appena sbocciati di color bianco. Thèoden attese che tutti quanti se ne andassero dalla cerimonia, per voler restare davanti alla “nuova casa” di suo figlio. Si levò il pesante mantello, la spada e la corona, dandoli ad una sua guardia: << Prendili, voglio restare ancora un po' >> disse il Re riferito al suo cavaliere. Anche Kerochan volle rimanere, mantenendo le stesse sembianze di prima, e Thèoden non era infastidito dalla sua presenza. Il re di Rohan rimase con addosso leggeri vestiti, mentre soffiava da dietro un vento fresco di primavera. Prese un fiore bianco ai suoi piedi, stando a distanza parallela dalla tomba: << Ricordasempre... >> parlò Thèoden gettando il fiore più avanti, in direzione del sepolcro, e continuando a guardarlo con Kerochan seduto sulle zampe posteriori che stava alla sua sinistra: << E' solito crescere nelle tombe dei miei antenati. Ora ricoprirà il sepolcro di mio figlio >> e si girò su Kerochan.

Thèoden aveva la voce stanca, la voce di chi gli sono successe tante cose una dietro l' altra. Adesso tremava il suo tono: << Ahimè, questi giorni funesti spettano a me! >> pensando al male che lo stesso Saruman gli aveva provocato, quando lo imprigionò con un incantesimo rendendolo suo schiavo, e quando nel suo stato di paralisi non aveva potuto correre in aiuto del figlio in pericolo nell' agguato degli orchi. Forse se tutto questo non fosse successo, Thèoden sarebbe ancora a cavallo affianco a suo figlio. Gli occhi di Thèoden si fecero piano piano lucidi nell' osservare la bellezza di quel momento, dove suo figlio adesso era spensierato e felice dall' altra parte: << I giovani periscono e i vecchi resistono. Io dovrò vivere per vedere gli ultimi giorni della mia casata... >> comunicò a Kerochan come se si stesse condannando ad una vita immortale: << La morte di Thèodred non è stata opera tua >> gli rispose la tigre bianca, cercando di far smettere al vecchio re di autolesionarsi verbalmente. Thèoden non seppe più resistere: << Un genitore non dovrebbe seppellire il figlio >> disse questa regola a sé stesso, girandosi di nuovo verso la tomba e scoppiare in lacrime.

Si inginocchiò, mettendosi una mano sugli occhi coperti per non mostrare la sua faccia rigata dal dolore: << Era forte da vivo. Il suo spirito troverà la strada verso la casa dei tuoi padri... >> gli disse Kerochan in tutta la sua saggezza e carità. Il re continuava a lacerarsi dal pianto, togliendosi la mano dal volto e facendo vedere al cielo la smorfia che fece nel piangere la scomparsa di Thèodred, e riabbassarla sulle ginocchia facendo cadere le lacrime sulla sua veste. Kerochan disse qualcosa in elfico al defunto Thèodred, augurandogli la pace eterna. La tigre fece per risalire su al villaggio, lasciando Thèoden sfogarsi ancora nel suo pianto, ma con la coda dell' occhio Kerochan vide in lontananza un cavallo marrone che si fermava con a bordo due bambini. Il guardiano cercò di schiarirsi ancora di più la vista, riconoscendo una bambina davanti ed un bambino dietro di lei. Il bambino fece in tempo a notare lo sguardo di quelli che stavano fuori dalle mura di Edoras prima di cadere da cavallo al suolo, perdendo conoscienza.

Kerochan avvertì subito Thèoden: << Presto, mio Signore, dobbiamo aiutare quei poveri fanciulli! >> e il Re si riprese di scossa dal suo stato per richiamare un paio di soldati che avrebbero condotto i due bambini al riparo.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Episodio 127: La decisione del Re ***


I due bambini vennero accompagnati al palazzo di Thèoden, subito offrendogli minestra calda: chissà da quanti giorni non toccavano cibo. Raccontarono del pericolo che corsero al villaggio, e di come scamparono ad un esercito di uomini che incendiarono insieme ad altri orchi le loro case: << E' stato all' improvviso. Erano disarmati >> comunicò Eowyn a suo zio, sconvolto dalle notizie che gli giungevano alle orecchie, e cercando di riprendersi dallo shock per la morte del figlio: << Ora i Bradi attraversano l' Ovestfalda bruciando qualsiasi cosa, fieno, capanne e alberi >> continuò Eowyn. In un tavolo della sala, vi erano seduti Toy con Gimli e Yuè che ascoltavano con serietà le parole della donna: << Dov'è la mamma? >> chiese ad un certo punto la bambina, venendo coperta da Eowyn alle spalle che le intimava di non preoccuparsi: << Questo è solo un assaggio del terrore che Saruman scatenerà. Sarà sempre più spietato perchè ora è spinto dalla paura di Sauron >> disse Kerochan al fianco di Thèoden, che si levò la mano dalla faccia, mentre la tigre lo spronava: << Monta a cavallo e affrontalo... Allontanalo dalle donne e dai bambini. Devi combattere! >> esclamò alla fine.

Intervenne Toy, che vedendo la non sicurezza sul volto di Thèoden, disse: << Hai duemila bravi soldati che vanno a Nord mentre parliamo >> ricordò altri uomini ritenuti da Thèoden forti, come quelli che incontrarono poco prima di entrare a Fangorn: << Eomèr ti è fedele: i suoi uomini torneranno e combatteranno per il loro re >> affermò sicuro il ragazzo. Ma la reazione di Thèoden fu contraria, e alzandosi dal trono si mise a girare intorno, creando la proposta di Toy un nuovo problema: << Saranno a trecento leghe da qui ormai! >> disse Thèoden: << Eomèr non può più aiutarci >> concluse guardando verso i bambini. Kerochan fece per fare alcuni passi, pronto a dire qualcosa a Thèoden: << Lo so cosa vuoi da me, ma non arrecherò ulteriore danno al mio popolo. Non rischierò una guerra aperta >> e venne fermato dallo stesso re, stroncandogli le parole sul nascere. Intervenì ancora Toy: << La guerra aperta incombe, che tu la rischi o no >> avvertendo il vecchio Thèoden. Eowyn guardò a Toy come se non doveva azzardarsi a dire cosa al Re, e di conseguenza il ragazzo venne richiamato dallo stesso Thèoden: << Se ricordo bene, Thèoden, non Toy, è il Re di Rohan >> ricordandogli chi comanda al novellino, che fissava Thèoden con fare di superiorità. Seguì un rutto di Gimli, mentre sorseggiava un boccale di birra. Poi, Kerochan riprese: << Allora, qual è la decisione del Re? >> chiese spazientito il guardiano, attendendo una mossa azzardata del sovrano, che si girò lentamente per dare risposta.

La guardia robusta si precipitò sulla piazza di Edoras per dare annuncio dell' ordine di Thèoden: << Per ordine del Re, la città va abbandonata. Troveremo rifugio al Fosso di Helm! >> e subito gli abitanti si mobilitarono nel prendere le loro cose per dirigersi alla meta stabilita, mentre la guardia continuava: << Non caricatevi di tesori, portate solo le provviste necessarie >>, << Il Fosso di Helm! Fuggono sulle montagne quando dovrebbero farsi avanti e combattere! >> sbraitò Kerochan alla pessima decisione di Thèoden: << Chi li difenderà se non il Re? >> continuò a lamentarsi con Toy, seguito da Gimli e da Yuè, mentre li guidava verso una stalla: << Fa solo ciò che ritiene meglio per la sua gente, il Fosso di Helm li ha salvati in passato, ha detto Thèoden >> disse Toy affianco a Kerochan all' interno della stalla: << Non c'è via di scampo da quella gola: Thèoden si dirige verso una trappola! >> riprese Kerochan: << E' convinto di condurli alla salvezza, ma andranno incontro ad un massacro >>. Toy fece per far uscire un cavallo dal suo recinto, per usarlo nel lungo cammino che aspettava a lui. Anche Gimli e Yuè presero un altro cavallo, essendo d' accordo di andarci in due su di esso: << Thèoden ha una volontà forte, ma temo per lui... Temo per la sopravvivenza di Rohan >> disse Kerochan rivolto a Toy, che ora si mostrava ancora meno superficiale alla questione: << Egli avrà bisogno di te, prima della fine, Toy. La gente di Rohan avrà bisogno di te. Le difese devono reggere! >> avvisò al ragazzo di mettere tutte le sue forze a qualsiasi pericolo che minacciasse il Re: << Reggeranno! >> rispose con convinzione Toy. Prima che la tigre possa voltarsi e guardare il bianco colore del cavallo che aveva prestato a Gimli, Kerochan diede un' occhiata sicura a Toy, e poi si mise a confrontare la sua pelle con quella del cavallo, ricordando il tempo in cui veniva chiamato sul colore giallo della sua pelle: << Il Giallo Mandarino, così mi chiamavano >> disse scherzosamente: << Per trecento vite degli uomini ho vagato su questa terra e ora non ho tempo >>, si mise in direzione dell' uscita della stalla, pronto ad andare alla ricerca di Eomèr al Nord: << Se ho fortuna, la mia ricerca non sarà vana. Attendi il mio arrivo, alla prima luce del quinto giorno. All' alba guarda ad Est >> e Toy annuì: << Và! >> disse alla tigre bianca, che saltò in avanti correndo come un fulmine fuori dalla stalla, con Gimli e Yuè che si levarono al suo passaggio. Lo si vide sfrecciare in pochi secondi all' ingresso principale di Edoras, e fu in lontananza un puntino bianco che si dissolveva tra le colline gialle.

Poco dopo, all' interno della stalla giunse Eowyn che decise di occuparsi di un cavallo, insieme ad altri soldati. Vi erano altri due uomini che cercavano di tenere a bada uno imbizzarrito, trattenendolo per le redini. Toy si diresse verso quel cavallo, appoggiando le sue armi da una parte, mentre i due uomini intimavano al cavallo: << Sta fermo! >>, << Non ti facciamo niente! >>. Un altro soldato, vedendo le intenzioni di Toy, avvertì il ragazzo: << E' mezzo matto, mio signore, niente da fare! >> e il cavallo marrone continuava a scalciare da una parte e dall' altra, impennando, e tirato con forza fuori dal recinto. Toy cominciò a formulare una frase in elfico, poggiando una mano sulla spalla di uno dei due uomini, facendogli capire di lasciare a lui le redini. L' uomo si allontanò, e sentendo la presa di Toy sulla corda che teneva il muso dell' animale, questo si calmò di botto, sotto gli occhi impressionati dell' altro cavaliere che fino a quel momento aveva tenuto ben stretta la redine dalla parte opposta di Toy. Il ragazzo levò la corda, dandola all' uomo rimasto che la rimise a posto, mentre Toy continuava a parlare in elfico al cavallo: << Si chiama Brego >> una voce femminile gli parlò da un lato, era Eowyn: << Era il cavallo di mio cugino >> disse con voce triste: << Brego? >> ripetè Toy, parlando di nuovo in elfico: << Cosa ti turba, Brego? Cosa hai visto? >>, di nuovo Eowyn sentì quelle parole uscire dalla bocca del ragazzo che accarezzava il pelo del cavallo: << Avevo sentito della magia degli Elfi, ma non la cercavo in un giovane come te che viene da lontano >> fece notare questo a Toy: << Parli come uno di loro >>, ed il ragazzo rispose: << Sono cresciuto a Gran Burrone per un po' >>. Decise di lasciare andare via il cavallo, non più rinchiuso in una stalla: << Libera questo amico, ha visto guerre a sufficienza >> disse a Eowyn lasciando a lei la custodia del cavallo.

A Isengard, tra i lavori senza fine degli orchi di quel posto, giunse un cavallo nero che galoppava il più in fretta possibile verso la torre di Orthanc, con un messaggero dai vestiti neri sopra. Saruman, all' interno della fortezza, si riprese dopo la sconfitta all' ultimo duello con Kerochan per impossessarsi della mente di Thèoden, tramando contro il suo più acerrimo rivale: << Kerochan il Bianco. Kerochan lo sciocco! >> insultava la tigre, andando avanti e indietro nella stanza del Palantir: << Cerca di rendermi umile con la sua pietà appena scoperta! >>, da dietro comparve una figura di un uomo con una ferita al lato della bocca: << Erano in tre a seguire il guardiano: una specie di elfo, un Nano e un ragazzo >>, Saruman senza girarsi avvertì la sua voce velenosa, riconoscendo Grima Vermilinguo. Lo stregone bianco sentì un odore brutto sotto il suo naso, quando Grima gli fu alle spalle: << Puzzi di cavallo! >> disse all' uomo pallido, che si allontanò dal fiuto dello stregone verso la porta. Non avvertendo più l' odore del suo servo, Saruman riprese a parlargli: << Il ragazzo veniva da Gondor? >> chiese a Grima che si asciugava la ferita con un fazzoletto: << No, veniva da lontano >> rispose: << Uno dei Raminghi Dùnedain, mi era sembrato che fosse. Vestiti da guerriero, eppure egli non portava l' anello di quella stirpe al dito >> comunicò l' aiutante dello stregone, descrivendo l' anello portato da una stirpe estinta: << Due serpenti con smeraldi negli occhi, uno divoratore, l' altro incoronato con fiori d' oro >>.

Saruman aprì un vecchio libro, trovando in una pagina la figura dell' anello che i Dùnedain portavano, secondo come lo aveva descritto Grima: << L' anello di Barahir... >> disse lo stregone bianco alzando gli occhi dal libro: << Così Kerochan il Saggio crede di aver trovato l' erede di Isildur, il perduto Re di Gondor. E' uno sciocco: questo ragazzo non ha tracce che possano legarlo agli Uomini, e poi la stirpe si è spezzata anni fa! >> disse per richiudere il libro, e ripetendosi il fato che avrebbe seguito quelli di razza uguale a Isildur: << Non ha importanza, il mondo degli Uomini cadrà. Avrà inizio a Edoras... >>, e ora il suo obiettivo era la distruzione di Rohan, nella quale città di Edoras la gente si riversava al dì fuori delle mura carica di rifornimenti che la avrebbero aiutata a marciare verso il Fosso di Helm. Le persone già pronte attendevano solo Re Thèoden, che nel frattempo si sistemava nella sua dimora: << Sono pronto, Gamling, porta il mio cavallo >> diede ordini alla guardia magra con lui, mentre si infilava i suoi guanti: << Questa non è una sconfitta: noi ritorneremo! >> disse Thèoden alla guardia chiamata Gamling, promettendogli di rivedere la loro città. Gamling annuì prima di andare a preparare il cavallo del suo Re: << Noi ritorneremo... >> si ripetè Thèoden fissando il muro, dubbioso su un suo possibile ritorno a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Episodio 128: Figlia di Re ***


Al salone del Re si portavano le ultime cose da portarsi dietro. Eowyn tirò fuori da un barile appoggiato su un tavolo, dopo averlo aperto, la spada che usò per esercitarsi sin da piccolina al combattimento. La impugnò saldamente, accarezzando la lama delicatamente con il palmo della mano, e la roteò sopra di lei, mimando fendenti e posizioni di combattimento, avanzando in avanti. Poi diresse il fendente della spada dietro di lei, e sentì un' altra lama che le parò il colpo. Alzò lo sguardo, vedendo un pugnale sopra la sua testa, impugnato da un ragazzo poco più alto di lei: << Hai destrezza con la lama >> si complimentò Toy avendo sentito il colpo di Eowyn vibrargli in corpo. La donna aveva lo sguardo attento, tenendo sempre gli occhi spalancati, e con una rotazione della sua spada si liberò della pressione del coltello di Toy che abbassò la sua arma. Eowyn non staccava gli occhi di dosso al ragazzo, guardandolo con aria di sfida, un po' considerato un nemico: << Le donne di questo paese hanno imparato da tempo. Quelle senza spada possono morire su di essa >> rispose la donna bionda riponendo la spada nella sua custodia: << Non temo né la tomba né il dolore >> disse impavida la ragazza.

Toy le chiese: << Cosa temi, mia signora? >> volendo sapere le paure di una donna coraggiosa come quella che aveva davanti. Eowyn alzò lo sguardo dopo aver riposto la spada nel baule, osservando Toy adesso con uno sguardo normale al suo: << La gabbia. Stare dietro le sbarre finchè l' abitudine e la vecchiaia le accettino >> il ragazzo continuò ad ascoltare i pensieri più temuti di quella fanciulla che non mostrava alcun bricciolo di paura, dopo la morte di suo cugino: << E ogni occasione di valore sia diventata un ricordo o un desiderio! >> disse Eowyn alzando un po' di più la voce. Ma Toy non le voleva augurare quel pensiero tramutarsi secondo lei prima o poi in realtà: << Tu sei figlia di Re... Una scudiera di Rohan >> rispose il ragazzo, ed Eowyn abbassò la testa non credendo di essere incoraggiata valorosamente, forse per la prima volta, da uno sconosciuto: << Non credo che questo sarà il tuo destino >> disse infine Toy, rimettendo il suo pugnale nella custodia, e salutò la fanciulla con un inchino, lasciando la sala per poi rivedersi fuori da Edoras, pronti a partire.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Episodio 129: Esodo da Edoras ***


La gente fu mossa dall' arrivo del loro Re, pronto anche lui a mettersi in marcia. Thèoden era affiancato da Toy, Gamling, la guardia robusta, e da Yuè e da Gimli, questi ultimi due sullo stesso cavallo, mentre gli altri su di un unico cavallo. Si misero all' altezza di una collina, voltandosi a guardare la vecchia città di Edoras liberarsi del suo popolo verso le terre desolate per raggiungere il Fosso di Helm. Thèoden guardò per un po' il riversarsi continuo della sua gente fuori dall' ingresso principale del villaggio. I soldati formarono una via mettendosi uno di fronte all' altro, per racchiudere la gente all' interno di essi. Anche i due bambini ospitati si mischiarono nella folla, sempre a bordo del loro destriero datogli dalla mamma. Per il popolo di Edoras era la prima volta che abbandonavano le loro case verso un qualche altro posto; Thèoden ripensò ai legami che aveva sin da quando era piccolo, e la sua crescita all' interno di quel villaggio. Il palazzo ereditato che prima era di proprietà di suo padre, lasciatogli al momento della morte di questo, e per un po' Thèoden avrebbe dovuto abituarsi alla mancanza della bellezza di Edoras, e alla tomba di suo figlio Thèodred, dove questo era seppellito. Si lasciò tutto questo alle spalle, mentre si voltava sempre affiancato da Toy, da Gimli e Yuè, al loro lungo esodo.

Iniziarono ad andare su e giù in vaste colline ondulate con dietro una lunga fila di gente che trasportava alcuni malati su carrozze: << Thèoden non resterà a Edoras >> Grima fece capire allo stregone bianco le sicure intenzioni del Re di Rohan, inzuppandosi ogni tanto il fazzoletto nella ferita: << E' vulnerabile, lo sa bene. Si aspetterà un attacco sulla città... >> Saruman roteò lo sguardo davanti a sé, senza proferire alcuna parola al ragionamento del suo aiutante: << Fuggiranno al Fosso di Helm, la grande fortezza di Rohan. E' una strada insidiosa da prendere tra le montagne. Procederanno lentamente >> continuò il viscido uomo cacciato da Thèoden. Ma aveva ragione nel dire che il popolo di Edoras avrebbe rallentato, con i pesanti carichi e le carrozze le cui ruote si incastonavano su buche ogni tanto per il peso dei loro cari malati trasportati. Ma un' ultima cosa fece in un senso svegliare Saruman, quasi addormentato dalle lente parole di Grima: << Avranno donne e bambini con loro >> a queste parole, lo stregone bianco si illuminò: voleva ad ogni costo liberarsi di ogni forma di essere debole, sopratutto degli indifesi. Sul volto di Saruman si formò un ghigno malefico, e scese sui sotterranei di Isengard, tra il calore delle fornaci degli orchi. Egli si diresse in fondo, dove si sentivano schiocchi di bocche aguzze sotto un buco: << Manda i tuoi Mannari Selvaggi! >> ordinò ad un orco che era seduto vicino alla bottola dei Mannari che sgranocchiavano qualche pezzo di carne. L' orco si girò mostrando un sorriso anche il suo malefico allo stregone bianco. A quanto pare si prospettavano guai ben più grossi per Thèoden e i suoi uomini.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Episodio 130: Le foreste di Ithilien ***


Nel mentre Sakura, Li e Gollum finirono in un immenso parco naturale, tra pini alti da ogni parte della zona, nei pressi di un fiume. Dopo aver lasciato il Nero Cancello, Gollum guidò i due ragazzini su un altra via in modo da poter entrare inosservati a Mordor, alle spalle degli orchi. La piccola creatura cercava di fornirsi del cibo nel ruscello che stavano seguendo, litigando con un piccolo pesce. Li si prendeva gioco della loro guida, ritenuta poco affidabile da lui: << Ehi, schifoso, non lasciarci troppo indietro! >> gli disse da dietro il ragazzo: << Perchè fai così? >> chiese Sakura all' ennesima frase provocatoria di Li al povero Gollum. Il cinesino si ritrovò in un' incompressione di coppia: << Cosa? >> domandò a Sakura che si mostrava davanti a lui infastidita: << Lo insulti, lo avvilisci continuamente! >> rispose la ragazza, cercando di far notare al suo Li che esagerava nel maltrattare Gollum, che al contrario si era dimostrato gentile con la cattura carte: << Perchè si. Perchè è quello che è, Sakura >> disse Li guardando più avanti Gollum che continuava ad ammazzarsi per prendere quel pesce, in tutta la sua goffagine: << Non c'è niente in lui, solo bugie e inganni. E' l' anello che vuole, solo questo gli importa >> riprese Li cercando, invece lui, di far aprire gli occhi a Sakura.

Ma la ragazzina non aveva intenzione di fargli passar liscia quest' altra sua azione su Smèagol: << Adesso è acqua passata: quello che ha fatto lui a noi è cancellato per sempre >> difese Sakura la reputazione di Gollum: << Acqua passata, dici?! >> disse Li incredulo a quello che Sakura aveva appena detto: << Ti ricordo che ha cercato di toglierci di mezzo subito, non appena ci raggiunse quella notte in quel labirinto >> proseguì il cinesino: << Perfino tu non avevi intenzione di avercelo alle costole >>, << Ma non sapevo che in fondo anche lui aveva un animo buono... >> replicò Sakura, facendo diventare ancora più dubbioso Li: << Non mi sembra che abbia fatto niente di buono fino adesso >> fece notare a Sakura: << Che voi dire? >> domandò la ragazzina: << Voglio dire che non ha fatto altro che guidarci su vie pericolose, sviandoci ogni volta da chissà quali scorciatoie più sicure. E per non parlare del resto del viaggio, passato a tenerlo a bada dall' anello e dalla sua voglia di prenderlo: questo ti sembra buono? >> domandò il cinesino con più convinzione. In questa discussione stava capendo quanto il suo legame con Sakura sia cresciuto, e sarebbe stato sicuro che si sarebbe ancora più rafforzato dopo nel dire le frasi conclusive.

Ma così non gli pareva, scontrandosi con le obiezioni di Sakura che non intendeva emarginare un altro suo componente del viaggio, anche se non era del tutto sano. Quindi rispose a Li: << Ha fatto del suo meglio, lui non penso che sia così furbo da farci dannare per tutto il viaggio >> e disse ancora: << Gli abbiamo chiesto di farci strada verso Mordor, e lui lo ha fatto. Si è comportato fedelmente, proprio come un amico >>, << Ah, adesso lo consideri un amico? >> chiese Li più aspramente: << Si, esattamente! >> sbottò Sakura irritata alle parole del ragazzino: << Se non ricordi anche noi due all' inizio eravamo nemici, mio caro Li. E non mi sembra di averti voltato le spalle quando avevi deciso di unirti alla nostra famiglia, o quando mi volevi tua! >> e spiaccicò questa frase davanti a lui: << Beh con lui è diverso >> si rimise il cinesino sull' argomento su Gollum: << Non hai idea di cosa gli abbia fatto l' anello. Di cosa gli stia ancora facendo >> e dopo aver detto questo, Sakura si staccò dalla faccia di Li, andando un po' più avanti, e fermandosi a osservare Gollum da lontano con compassione: << Voglio aiutarlo Li! >> si disse decisa: << Perchè? >> chiese inspiegabilmente il cinesino da dietro Sakura.

Ella guardò di nuovo la creatura che ansimava stremata dalla dura lotta persa contro il pesce, accennando un sorrisino alla sua Padrona. Poi Sakura rispose: << Perchè devo credere che sia recuperabile >>; Li fece per avvicinarsi da dietro lei, parlandole con voce calma: << Non puoi salvarlo, Sakura... >> ma Li fu interrotto dalla stessa ragazzina, che si dimostrò nei suoi confronti più irrispettosa: << E tu che ne puoi sapere?! Niente! >> urlò per rimproverarlo, cambiando d' un tratto tono di voce. Li si fece serio e allo stesso tempo preoccupato per i modi di fare di Sakura, e fece alcuni passi lontano da lei. Sakura si rese conto del suo rimprovero: << Scusami, Li. Non so perchè l' ho detto... >> comunicò le sue scuse al ragazzo, che aveva capito tutto dei suoi dubbi, annuendo con un sorrisino alle sue certezze. Si rivoltò da Sakura: << Io si >> le disse per farle sapere le cause: << E' l' anello... Non gli togli gli occhi di dosso. Ti ho visto! >> Sakura ascoltava le sue parole, ancora più confusa e sempre più colpevole delle sue scelte: << Non mangi, a malapena dormi. Si è impossessato di te, Sakura. Devi combatterlo! >> le disse Li tentando di rimettere Sakura sulla giusta strada. Ma la ragazzina aveva preso la posizione opposta a Li: << Io so quello che devo fare, Li. L' anello è stato affidato a me: è compito mio! Mio! Mio soltanto! >> riprese Sakura a rimproverare Li. Non avendo più niente da dire, lei se ne andò a seguire Smèagol, sfiorando la spalla del cinesino dalla rabbia che aveva accumulato. Li cercò un' ultima volta di farle capire il suo atteggiamento: << Ti ascolti quando parli? Sai a chi assomigli? >> ma la ragazzina tirò dritta avanti, ignorando gli avvertimenti di Li.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Episodio 131: Gollum e Smèagol ***


Quella notte sia Li che Sakura la finirono per addormentarsi senza parlarsi o salutarsi, ma rimanendo vicini con i loro sacchi a pelo. Entrambi chiusero gli occhi con le loro facce che puntavano alla faccia dell' altro. Sakura teneva stretto tra le sue mani l' anello, sempre agganciato come una collana, non sapendo che l' infido Gollum iniziava a parlare tra sé e sé, tramando contro i due ragazzini: << Lo vogliamo. Ci serve >> la creatura, sul momento della sua riflessione, era messa su una roccia poco distante dai due che dormivano, parlando con l' altra sua metà Smèagol: << Dobbiamo avere il tessoro. Ce l' hanno tolto, rubato. Meschini piccoli mocciosi! >> sembrava un corpo vuoto, dove ogni tanto emergevano fuori due entità diverse di natura. L' entità Gollum riprese a parlare: << Malvagi, infidi, falsi! >>, << No... >> e intervenì l' altro alter ego, Smèagol, che difendeva la sua Padrona: << No. La Padrona... >> ma come spuntò nel parlare, allo stesso modo sparì, facendo spazio a Gollum: << Si, tessoro, falsi! Ti imbroglieranno, feriranno, mentiranno! >>.

Ricomparve di nuovo Smèagol, che sembrava essersi messo in un' altra roccia opposta, in direzione di Gollum: << La Padrona è mia amica! >> disse Smèagol piagnucolando, avendo il carattere debole: << Tu non hai nessun amico! >> gli disse il freddo Gollum: << Non piaci a nessuno! >>, Smèagol si mise le mani alle orecchie, tappandosele, quasi come se fosse un bambino: << Non ascolto! Non ascolto! >> si ripeteva per coprire la voce fastidiosa di Gollum: << Sei un bugiardo. E un ladro! >> e si sovrapponevano un batti e ribatti di risposte: << No >> rispose Smèagol: << Assassino! >> pronunciò lentamente quella parola. Smèagol incominciò a frignare: << Va via... >>, << “Va via”?! Ha ha! >> si prese gioco di lui Gollum: << Ti odio... Ti odio... >> disse il martoriato Smèagol: << Dove saresti senza di me?! Gollum! Gollum! >> rimproverò quello che sembrava suo fratello Smèagol: << Io ci ho salvati! Sono stato io... Siamo sopravvissuti per merito mio! >> il “noi” che diceva sempre, dunque era riferito alla sua personalità Gollum/Smèagol.

Smèagol però non si dimostrò indifeso a Gollum, ribattendo con tono sicuro: << No! Non più... >>, Gollum chinò un po' la testa, sgranando gli enormi occhi a quello che aveva sentito: << Come hai detto? >> richiese a Smèagol di ripetergli la parola di subordinazione nei suoi confronti: << La Padrona si cura di noi, ora! Non ci servi più >> rispose Smèagol freddamente: << Cosa?! >> alzò la voce Gollum adirato: << Vattene ora, e non farti rivedere >> gli ordinò Smèagol: << No! >> insistette Gollum, sentendo che la sua entità si stava disperdendo tra la mente di Smèagol. Sembrava che le parole dell' altra parte buona funzionassero, e prese ancora più coraggio: << Vattene ora, e non farti rivedere! >> disse una seconda volta, al ringhiare di Gollum: << Vattene ora, e non farti rivedere! >> sentenziò la condanna definitiva per l' esilio di Gollum. Smèagol non sentì più la presenza dell' entità malvagia. Non percepì alcuna risposta, né da dietro di lui né da altre parti. Adesso Smèagol aveva assunto il posto del suo vecchio compagno: << Noi gli abbiamo detto di andare via, e via lui se ne va, tessoro! >> il vittorioso Smèagol balzò dalla roccia in cui era, mettendosi a girare intorno a sé stesso, interpretando un balletto inventato: << Via, via, via! Smèagol è libero! >> saltò dalla gioia Smèagol, con Sakura e Li nel mondo dei sogni, non avendo avvertito alcun disturbo dalla loro guida.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Episodio 132: Erbe aromatiche e stufato di coniglio ***


La mattina dopo che seguì fu come l' inizio di una nuova vita per Smèagol, avendo vinto psicologicamente sul suo pretendente Gollum. Sakura e Li si svegliarono, rilassati dalla loro dormita, ma consapevoli entrambi di aver esagerato sulle troppe parole di ieri. I ragazzini non vollero dirsi nulla, almeno fino al ritorno del nuovo Smèagol. Questi era andato nella foresta alla ricerca di qualche cibo nutriente da dare alla sua Padrona, e arrivò a quattro zampe, tenendo due conigli morti stretti in bocca, che sputò tra le gambe di Sakura che nel frattempo schiacciava un pisolino. La ragazzina si svegliò improvvisamente, aprendo gli occhi al bottino di Smèagol che le si presentava all' altezza della pancia: << Guarda: vedi cosa trova Smèagol! >> disse la creatura ancora gioiosa, saltellando davanti a Sakura, che sorrideva alla felicità di Smèagol. Li rimase impassibile, incrociando lo sguardo di Sakura, e ripensò a quello che si dissero la mattina dell' altro giorno riguardo a Smèagol: come poteva la ragazzina fidarsi di quel mostro senza cuore. Sakura però ebbe modo di notare i gesti bruschi che aveva Smèagol nel preparare delle prede uccise, prendendo uno dei conigli morti e spezzandogli la schiena con due mani davanti allo sguardo disgustato della ragazza: << Sono giovani, sono teneri, sono belli, sissignore. Mangiali! Mangiali! >> parlò a Sakura con voce provocante e quasi perfida.

Smèagol addentò la carne del coniglio, strappando la carne rosso sangue dell' animale e masticandola davanti Sakura. Li si spostò dalla sua posizione per fermare Smèagol nello dare una pessima scena alla sua ragazza: << Le farai venire il vomito, comportandoti così! >> e strappò il coniglio dalle fauci di Smèagol, prendendo con l' altra mano l' altro. Sakura tirò un sospiro di sollievo al mancato stare male alla cortesia di Smèagol nel porgerle la roba da mangiare: << C'è un solo modo di mangiare una coppia di conigli! >> disse il cinesino sapientone alla schifosa creatura. Passò un po' di tempo, ma fu sufficiente per Li per cuocere i due conigli su una pentola, con un po' di minestra. Smèagol si accorse di quello che stava facendo Li, che gli nascose le due prede catturate agli occhi grandi della magra creatura: << Aaahhhh! Che cosa fai?! Stupido cinesino! Così li rovini! >> Smèagol sentì l' odore della carne di coniglio che proveniva dalla pentola del ragazzo, insultandolo della sua cucina. Sakura si allontanò dai due, non osando toccare alcun cibo, e preparando le posate e i piatti nel suo zaino per i due suoi compagni: << Cosa c'è da rovinare? Quel poco di carne che hanno? >> Li stava dando lezioni sul suo cucinare a Smèagol.

Sakura avvertì un forte rumore di passi da lontano, e decise di andare a controllare cosa accadeva più in là, non essendo notata da Li che continuava a cucinare il cibo: << Ci vorrebbe qualche bel tubero >> annotò il ragazzo: << Cos'è un tubero, tessoro? Cos'è un tubero, eh? >> chiese insistentemente Smèagol: << Pa-ta-te, sai! >> rispose Li: << Bollite, fatte a purè, stufate! Deliziose, grosse, croccanti patatine con un bel pezzo di pesce fritto >> Smèagol fece una pernacchia alla pietanza del cinesino: << Perfino tu non diresti no all' offerta! >> gli rispose il ragazzo. Ma Smèagol continuò con la sua idea del suo cibo preferito, insistendo: << Oh, si che lo direi! Rovinare un bel pesce. Daccelo crudo e che si dibatte: tieniti le tue patatine! >> disse la creatura rifiutando i conigli in pentola, e allontanandosi dall' odore che emanavano cucinati: << Sei senza speranza >> commentò Li all' atteggiamento di Smèagol. Sakura si infiltrò ancora più dentro alla foresta, e facendo volare via un corvo, che attirò l' attenzione di Li: << Sakura? >> si accorse dell' assenza della ragazza, una volta alzato lo sguardo. La ragazzina era lontano da lui di alcuni metri, arrivando sul ciglio di una collina dove sentiva dei passi, come quelli avvertiti al Nero Cancello. Lei si mise con la pancia sulla terra, strisciando in modo da non essere vista dai tipi che avanzavano a passo marciato. Scorse alcuni uomini, esattamente quelli visti davanti ai cancelli di Mordor, che camminavano sparsi tra i cespugli. Sakura venne raggiunta da dietro da Smèagol e da Li, che osservavano la scena davanti a loro immobili: << Chi sono? >> chiese Li sottovoce: << Uomini malvagi, servi di Sauron >> comunicò Smèagol, avendoli già visti per la terza volta in vita sua: << Li hanno chiamati a Mordor. L' Oscuro raduna tutti gli eserciti: tra non molto lui sarà pronto >>, << Pronto a fare cosa? >> domandò il cinesino oltre la testa di Sakura a Smèagol: << A fare la sua guerra >> riprese la creatura, un po' anche lei sbigottita nel vedere ciò che gli si presentava agli occhi: << L' ultima guerra che ridurrà tutto il mondo nell' ombra! >> annunciò Smèagol drammaticamente.

Tanti uomini in nero attraversavano la foresta in cui Sakura, Li e Smèagol erano finiti, tenendo impugnate le loro lance: << Dobbiamo muoverci. Andiamo, Li! >> bisbigliò Sakura accorgendosi di perdere tempo: << Guarda, Sakura! >> la trattenne il cinesino per il braccio.

Da dietro la fila di uomini in marcia, spuntarono degli enormi elefanti, con zanne lunghe fino al terreno. Questi trasportavano sulle loro schiene delle piccole caserme, dove erano messi altri uomini: << Sono Olifanti! >> rispose Smèagol: << Oli-che? >> chiese Li: << Olifanti. Gli animali da guerra per l' Oscuro Signore >> proseguì la creatura, mentre tornava a guardare le immense bestie avanzare: << Nessuno a casa vorrà crederci! >> disse Li sorridendo a Sakura, che fece un sorriso forzato, vista la situazione snervante in cui erano. Si udì il rumore di una cornacchia volare via, e tutti e tre si misero in allerta, girando la testa da una parte e dall' altra. Smèagol, impaurito, strisciò verso un cespuglio lentamente: << Smèagol! >> cercò di richiamarlo a bassa voce Sakura, ma era già sparito. Rimasero solo Li e Sakura ad osservare la scena davanti ai loro occhi che tra un po' sarebbe sparita: una cascata di frecce finì tra l' esercito di uomini in viaggio, e sopra le schiene degli Olifanti, facendo cadere i servi di Sauron che vi erano. In un attimo si creò lo scompiglio generale tra quegli uomini che venivano bombardati di frecce che spuntavano da chissà dove. Sakura e Li cercavano di scoprire il punto in cui erano appostati gli arcieri che decisero di attaccare l' esercito, ma non riuscirono a vederli, come se fossero mimetizzati. Intanto, uno ad uno gli uomini cadevano dalle schiene degli Olifanti, mentre gli altri che proseguivano a piedi si accasciavano al suolo dopo essere stati centrati dalle molte frecce partite da arcieri nascosti. Un Olifante si mosse bruscamente, affrettando il passo. Li e Sakura si accorsero che puntava verso la loro collina: << Attenta, Sakura! >> la avvisò Li per non farsi vedere dall' animale. Un ultima freccia raggiunse la tenda posizionata sulla schiena dell' Olifante, colpendo in pieno un uomo di sopra, che cadeva verso lo spiazzo della collina su cui erano nascosti i due ragazzini, a pochi passi da loro. L' Olifante passò per un' altra strada, mentre Sakura e Li videro il corpo senza vita dell' uomo colpito a distanza breve dai loro occhi.

La ragazza non volle perdere altro tempo: << Ci siamo attardati troppo >> comunicò a Li, e sollevandosi da terra: << Andiamo, Li! >> lo richiamò a bassa voce. Ma Sakura non fece in tempo a fare un altro passo che, dal cespuglio davanti a lei, sbucò un uomo incappucciato che si parò sulla strada di Sakura, prendendola per il braccio. Li si accorse delle grida di Sakura, sguainando la sua spada alla vista dell' uomo: << Ehi! >> esclamò il cinesino guardando la sua ragazza che si dimenava dalle grinfie dell' uomo. Il ragazzo stava per piombare sull' uomo, ma venne fermato da un secondo che con una mossa di karate atterrò Li in pochi secondi, disarmandolo. Sakura venne sbattuta violentemente a terra dall' uomo che l' aveva in pugno; Li allungò il braccio per prendere la sua spada, ma fu costretto a rimanere fermo quando sentì la lama della spada dell' uomo che gli si era poggiata sul petto, capendo di essere immobilizzato. Sakura continuò a dimenarsi da altri due uomini, ma questa finì per essere stretta definitivamente tra le braccia di un altro, dopo vari spintoni: << Fermi! Siamo viaggiatori innocenti! >> gridò Li da terra ai loro aggressori. Lo sguardo del cinesino si fermò in mezzo agli uomini che lo avevano fermato, dove era sbucato un altro incappucciato con un po' di capelli biondi che gli si intravedevano e con l' azzurro dei suoi occhi che brillava all' ombra del suo cappuccio: << Non ci sono viaggiatori in questa terra... >> disse l' uomo, poi proseguì guardando Sakura tenuta da uno degli scagnozzi: << Solo servi della Torre Oscura >> e fiancheggiò la ragazzina.

Sakura disse da dietro all' uomo che aveva parlato: << Siamo legati a un incarico di segretezza >> facendolo voltare verso di lei con ancora il cappuccio in testa: << Coloro che dichiarano di opporsi al Nemico farebbero bene a non ostacolarci! >> disse impavidamente all' uomo dagli occhi azzurri, che si dimostrò incurante delle parole della ragazzina: << Il Nemico? >> disse fermandosi al cadavere dell' uomo che Sakura e Li avevano visto cadere. L' incappucciato girò il corpo con il piede, verso di sé: << Il suo senso del dovere non era minore del vostro, ritengo >> e vide sulla bocca dell' uomo morto il sangue che gli usciva dal colpo inflitto, ed era con gli occhi chiusi. L' uomo incappucciato continuò a parlare, osservando la carcassa del defunto: << Vi domandate come si chiamava... Da dove è venuto... Se aveva veramente un cuore malvagio... >> Sakura guardò anche lei il corpo dell' uomo intensamente, ma poi si mise a riosservare l' incappucciato che parlava tra sé e sé con un misto di preoccupazione e confusione. Chi erano gli uomini che l' avevano catturata? Erano malvagi anche loro? La ragazzina continuò ad ascoltare le parole dell' uomo che guardava il cadavere: << Quali menzogne o minacce lo hanno condotto a marciare lontano da casa. Se non avrebbe preferito restarvi in pace >>. L' uomo ancora sotto il cappuccio digrignò i denti, e si voltò da Sakura, impugnando ancora l' arco: << La guerra farà di tutti noi delle anime! Legategli le mani >> ordinò infine l' uomo ai suoi compagni, voltandosi per proseguire. Sakura e Li vennero presi di forza, e con le mani strette con delle corde, furono costretti a seguire i loro accalappiatori.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Episodio 133: Le donne dei Nani ***


La gente di Edoras continuava il suo viaggio verso il Fosso di Helm, scortata insieme al loro re, da Toy, Yuè e Gimli, nel mentre che Kerochan recuperava Eomer dall' esilio. Il Nano a cavallo, era affiancato dalla bellissima Eowyn, che le raccontava della storia delle donne della sua razza: << E' vero: non si vedono molte donne tra i Nani >> disse Gimli come se stesse confidando un segreto: << In effetti, sono talmente simili nella voce e nell' aspetto, che spesso vengono scambiate per uomini Nani! >> scherzò con la fanciulla, che gli sorrise mostrando i denti bianchi. Eowyn si girò verso Toy, avvertendo che anche lui stava ascoltando la conversazione: << Hanno la barba! >> bisbigliò il ragazzo da cavallo prendendosi gioco di Gimli simpaticamente. Eowyn trattenne una risata di gusto, mettendosi a riascoltare Gimli: << Questo, a sua volta, ha dato origine alla credenza che non esistono donne tra i Nani, e che i Nani, ecco, spuntino dalle buche del terreno, eh eh eh! >> ed Eowyn scoppiò a ridere insieme al Nano che agitava le mani ad ogni battuta che faceva, tenendo stretta tra le mani la sua ascia: << Il che naturalmente è ridicolo, oh! >> il cavallo su cui era Gimli partì in velocità, facendo barcollare il Nano che cadde a terra con un tonfo. La folla si fermò per un attimo a guardare la scena, ma poi vedendo che il piccolo Gimli si muoveva, ripresero a camminare.

Eowyn e Toy risero alla caduta del Nano, e la ragazza corse ad aiutarlo, con il sorriso che le si allungava sempre di più: << Oh, non è niente! Non è niente! Non abbiate paura! L' ho fatto di proposito, di proposito! >> disse Gimli giustificando l' episodio imbarazzante, e mentre Eowyn lo aiutava a risistemarsi. Yuè sorrise come se divertito per la prima volta. Toy e Thèoden, entrambi a cavallo, si misero affianco: << Non vedevo sorridere mia nipote da molto tempo >> disse Thèoden con un sorriso a Toy. Il ragazzo tornò con una normale espressione, rendendosi conto anche lui che Eowyn non l' aveva mai vista ridere: << Era una bambina quando riportarono suo padre morto, trucidato dagli Orchi... >> proseguì Thèoden, mentre Toy osservò ancora la bellezza del sorriso di Eowyn comparirle in volto: << Ha visto sua madre soccombere al dolore, ed è rimasta sola, a badare al Re con timore crescente >> Toy si fece allo stesso tempo serio, e triste: << Condannata a servire un vecchio, che avrebbe dovuto amarla come un padre >> concluse Thèoden, pentendosi di non avere evitato che Eowyn soffrisse in passato. Toy guardò ancora verso la donna che rideva alla battuta di Gimli come non mai. Infine, gli sguardi di Eowyn e Toy si incrociarono, facendo diventare seria anche la nipote del Re, quasi avesse capito cosa si fossero detti Thèoden e il ragazzo.

Il sole si fermò ad un' altezza nel cielo per indicare il momento in cui stava per tramontare. Thèoden ordinò di fermarsi per la cena, accampandosi tra le steppe erbose delle colline. Tra la gente si fecero molti piccoli gruppi di famiglie, ognuna banchettando il proprio cibo. Eowyn aveva preparato una sua minestra: << Gimli? >> chiese al Nano se voleva assaggiarla. Ma gli bastò sentire l' odore che proveniva dal piatto per tirarsi indietro: << Oh no! Non potrei! >> si giustificò Gimli per non dire parole brutte sulla cucina della ragazza. Poi, quando fu abbastanza lontano da Eowyn disse: << Proprio no! >> per non far sentire l' aria di disgusto che esprimeva in quel momento. La ragazza si avvicinò a Toy che affilava la sua spada da seduto: << Ho preparato uno stufato >> disse Eowyn mostrando la pietanza al giovane: << Non è una gran cosa, ma è caldo... >> e nel pentolone immerse una piccola ciottola per prendere un po' di quello stufato, porgendolo a Toy e dandogli un cucchiaio: << Grazie >> disse con gentilezza Toy, facendo un cenno con la testa. Quando risollevò il cucchiaio dal piatto che aveva, si mise in bocca lo stufato, che come toccò il suo palato si fermò nel mangiare, avvertendo una forte acidità nel liquido. La faccia di Toy divenne di color blu per lo strano cibo che aveva appena messo in bocca. Con la coda dell' occhio notò che Eowyn lo stava guardando, e lui dovette deglutire d' un fiato, nascondendo la smorfia di orrore che piano piano gli si formava nel viso: << Hm, hm, hm... è buona! >> mentì Toy a Eowyn che aspettava un giudizio sulla sua minestra: << Davvero? >> chiese Eowyn e ricevette un cenno con la testa del ragazzo.

La damigella si voltò per tornare sui suoi passi; Toy sgranò gli occhi all' idea di quello che aveva appena digerito, e dando un' ultima occhiataccia al piatto, decise di rovesciare la minestra da una parte: << Mio zio mi ha detto una cosa strana... >> Eowyn si rivoltò da Toy, e il ragazzo fece in tempo a rimettersi nella posizione per mangiare non essendo visto dalla donna. Toy si sporcò un po' i pantaloni nel rimettere dritto il piatto, e facendo finta di niente ascoltò quello che aveva da dirgli Eowyn: << Ha detto che tuo nonno è andato in guerra con Thengel, mio nonno il Re >> confessò a Toy, standogli davanti in piedi: << Ma ormai penso che tuo nonno sia deceduto >>, << No, ti sbagli, mio nonno è ancora vivo e vegeto >> rispose il ragazzo: << Re Thèoden ha buona memoria, era solo un bambino a quell' epoca... >> proseguì ancora: << Mio nonno mi raccontò di quando entrò in guerra per proteggere un popolo ricco di cavalli da combattimento... Era in una delle sue avventure >>. Eowyn si ritrovò in uno stato di confusione, visto che suo nonno era morto all' età di quasi cento anni, allora ipotizzò che il nonno del ragazzo dovesse avere un' età inferiore a Thèngel. Ma non riusciva a capire, da quando è morto Thengel sono passati almeno trent' anni. La donna si inginocchiò verso Toy: << Allora dovrebbe avere almeno settant' anni >> affermò la giovane. Toy fece una risatina ironica, ed Eowyn capì che aveva più di settant' anni: << Ottanta? >> ma ancora una volta il ragazzo scuotè la testa: << Non può averne più di novanta! >> sbottò la donna: << Centoundici >> disse Toy comunicando ad Eowyn l' età di suo nonno.

Eowyn si rialzò in piedi, incredula a quanto il nonno di Toy stava ancora vivendo, più di Thengel: << Tuo nonno è uno dei Dùnedain! >> si confermò a sé stessa: << Un discendente di Numenor, beneficato di una lunga vita! >> il ragazzo aveva già sentito la parola Numenor da Kerochan, però riferita a lui sull' eredità del trono di Gondor che Toy doveva prendere: << Anche tu sarai destinato a vivere a lungo... Si era detto che la vostra razza era divenuta leggenda! >> continuò Eowyn considerando anche Toy una persona longivitale. Ma il giovane negò la sua discendenza: << Beh, ecco, diciamo che mio nonno è una specie di “Dùnedain” fantastico... >> cercò di spiegare alla ragazza: << Cioè? >> domandò Eowyn: << Cioè che è dotato di una sua fonte di giovinezza, non paragonata alla discendenza con questi Dùnedain >> disse in poche parole, non rivelando alla ragazza dell' anello che aveva portato suo nonno Masaki per tanti anni: << Ah, quindi, ti ho frainteso... >> rispose Eowyn per scusarsi con il ragazzo: << Non ti preoccupare, non hai detto nulla di male in fondo >> giustificò alla ragazza: << Ti prego, mangia! >> e indusse Toy nel continuare a mangiare, trovando la cucina di Eowyn deliziosa, come aveva detto lui. Toy per tutta risposta fece un gesto con la testa per ringraziare Eowyn di avergli fatto continuare la cena, ma era un cenno piuttosto riluttante, e quindi costretto a finirsi la minestra della dama, sotto il suo stesso sguardo.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Episodio 134: La Stella del Vespro ***


Quando tutti furono a dormire, in quella notte Toy rimase sveglio, assopito nei suoi pensieri. Si mise la spada tra le braccia, e con lo sguardo fisso all' orizzonte gli venne in mente la sua amata che aveva lasciato a Gran Burrone, Arwen. Ricordò uno dei giorni che lui trascorse con lei, in attesa che Sakura si risvegliasse dalla ferita inflitta dal Nazgùl, e le dolci parole che una volte gli disse: << La luce della Stella del Vespro non cresce, né diminuisce. E' mia da donare a colui che desidero, come il mio cuore... >> quelle le frasi dette al ponte sotto la cascata: << Dormi... >> intimò Arwen. Toy si perse nella radura di quelle colline, tra gli ondeggianti fili d' erba che si muovevano al vento. Si ricordò del momento in cui lui era disteso in una delle amache a Gran Burrone, in un balcone, con lo sfondo della valle oltre la sua vista: << Io sto dormendo... >> disse ad Arwen in quel momento magico. Il suo sguardo raggiunse quello di Arwen, bella come sempre, e indossante un abito bianco. Il viso dolce come la vaniglia e di un bianco splendente gli si paravano da sopra di lui: << Questo è un sogno >> disse Toy: << Allora è un bel sogno >> sorrise Arwen. Questa si inginocchiò verso Toy, congiungendo le sue labbra con quelle del suo uomo. Toy accarezzò la guancia di lei, e Arwen contraccambiò, interrompendo il dolce bacio: << Dormi >> ripetè a Toy, baciandolo lentamente e chiudendogli le palpebre.

Prima di staccarsi dal suo viso, Arwen fece scivolare il palmo della sua mano fino alla fine della guancia di Toy, e l' elfo si rialzò di nuovo per guardare dall' alto il bambino che conobbe in passato sui giardini di Gran Burrone. Poi, Arwen si affacciò al balcone lasciando la mano di Toy. Il ragazzo si voltò verso di lei, preoccupato per il viaggio che alla fine l' elfo avrebbe dovuto intraprendere. Iniziò a parlarle in elfico: << Una volta mi hai detto che questo giorno sarebbe venuto >> ricordò ad Arwen. Lei si girò verso di lui, pronunciando le parole elfiche in modo soave: << Non è la fine... E' l' inizio. Devi proteggere tua sorella Sakura, quella è la tua strada >> rasserenò al ragazzo. Ma questi ancora più turbato, si alzò dall' amaca in cui era, mettendosi di fronte ad Arwen, e accarezzandole il braccio avvicinò il suo viso con il suo, osservando il panorama che racchiudeva la valle, fin dove i loro occhi potevano vedere: << La mia strada mi è nascosta... >> proseguì Toy come se fosse smarrito per la prima volta. Arwen si staccò da una sua guancia, osservando Toy da un lato, confortandolo sul suo cammino: << E' già tracciata davanti ai tuoi piedi. Non puoi vacillare ora >> ma il giovane non riusciva a trovare il continuo del suo viaggio, sempre più convinto che dopo la guerra che avrebbe compiuto, si sarebbe dovuto staccare per sempre da Arwen: << Arwen... >> Toy fece per parlare, ma l' elfo mise una mano davanti alle labbra del ragazzo, facendo parlare lei: << Se non ti fidi di null' altro... Fidati di questo. Fidati di noi >> e Arwen indicò con la mano la Stella del Vespro, il legame che univa lui a lei. Toy strinse la mano di Arwen delicatamente. I loro nasi si toccarono. Il ragazzo inclinò la testa a destra, e congiunse di nuovo le sue labbra con quelle di Arwen, baciandola intensamente e chiudendo, entrambi, gli occhi.

Erano solo loro due in quella natura estesa. Si tennero i fianchi reciprocamente, poi Toy mise le sue mani sulle guance di Arwen, e i due si sorrisero, mentre si osservavano in faccia con passione. Seguì un altro bacio più lungo. Toy pensò per tutta la notte a quel momento magico passato con la sua donna. La mattina dopo, Toy si rimise in viaggio con tutta la gente di Edoras, pensando ancora ad Arwen che non vedeva da alcuni mesi dalla partenza da Gran Burrone: << Dov'è lei? >> chiese Eowyn al fianco di Toy, camminando con lui e guardando l' oggetto scintillante che portava al collo: << La donna che ti ha donato quel gioiello? >> Toy si girò sulla donna bionda, ma non diede alcuna risposta perchè fu colto da un altro pensiero negativo. Gli vennero in mente le parole fredde di Elrond, che lo avvisava dell' abbandono di sua figlia dal mondo elfico. Quelle parole gli rimbombarono in testa come un monito: << Il nostro tempo qui sta finendo. Il tempo di Arwen sta finendo >> annunciò il re elfico al ragazzo, la notte prima di partire: << Lasciala andare, lascia che prenda la nave verso Ovest. Lascia che porti il suo amore per te, nelle Terre Immortali, lì sarà sempre verde >>, egli non voleva che sua figlia aspettasse per molto tempo il ritorno del suo promesso, non voleva farla soffrire. Il ragazzo si oppose alla proposta di Elrond: << Si, ma facendo così il nostro amore sarà solamente un ricordo per lei >> disse Toy sapendo che Arwen non avrebbe trovato la pace lontano da lui: << Io non lascerò mia figlia qui a perire! >> avvisò Elrond le sue intenzioni: << Lei resta perchè ha ancora speranza! >> ribattè il ragazzo: << Resta per te! Lei appartiene al suo popolo >> concluse l' elfo scandendo le parole. Toy abbandonò la conversazione, sfiorando la spalla di Elrond dalla rabbia che il ragazzo si prese alle pretese del padre della sua amata.

Toy ricordò il mattino dopo, quando la Compagnia era già pronta all' alba della sua partenza per compiere la missione di distruggere l' anello. Il ragazzo si risistemava le proprie armi, scendendo le scale di corsa per riunirsi con il suo gruppo, ma venne fermato dalla voce di Arwen che sbucò da dietro un pilastro. Gli parlava in elfico: << E' così che intendi prendere congedo? >> chiese la donna elfo, elegante come sempre. Ella scivolò davanti a Toy, fermandolo nel cammino, non avendo ricevuto risposta: << Pensavi di andartene furtivamente alle prime luci, inosservato? >> riprese a domandare Arwen. Il ragazzo comunicò di nuovo nel dialetto degli elfi: << Io non tornerò >> disse all' elfo, sorpassandola in avanti. Ma Arwen continuava a seguirlo a passo lento al suo fianco: << Sottovaluti le tue capacità in battaglia. Tu tornerai >>, << Non mi riferisco al trapasso in battaglia >> frenò Toy alla giovane donna, che ancora una volta le si parò davanti: << E a cosa, allora? >> chiese insistentemente Arwen, vedendo Toy scombussolato. Egli abbassò per un attimo la testa, poi riguardò Arwen negli occhi, continuando a parlarle in elfico: << Hai la possibilità di un' altra vita... Lontana da guerre, dolore, disperazione >>. Arwen capì che aveva vinto su Toy la volontà di suo padre Elrond nel volerla mandare via.

L' elfo non riuscì a credere a quello che aveva sentito: << Perchè dici questo? >> riprese a parlare normalmente, così come Toy: << Io sono un mortale, tu di razza elfica. E' stato un sogno, Arwen... Nulla di più >> confessò la disfatta dei loro sogni di stare insieme. Ma la dama si oppose: << No, io non ti credo! >> rifiutandosi di stare a seguire i consigli di Toy. Il ragazzo prese la mano di Arwen, e aprì contemporaneamente la sua per restituirle la Stella del Vespro: << Questa appartiene a te >> le disse mostrando il gioiello bianco: << E' stato un regalo. Tienila! >> e ancora una volta Arwen, con tutta la calma del mondo, sorridendo al ragazzo, richiuse la mano dicendo di doverla tenere lui a tutti i costi: << Mio signore... >> Eowyn aspettava ancora una risposta da Toy, che aveva ricordato fino a quel momento i bei momenti trascorsi con Arwen, non avendola più menzionata dalla partenza. Il ragazzo rispose con serietà: << Sta andando nelle Terre Immortali con ciò che resta della sua stirpe >> e fissò di nuovo Eowyn, che abbassò lo sguardo capendo la triste situazione del giovane.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Episodio 135: I Mannari Selvaggi di Isengard ***


Le due guardie del Re si mossero avanti alla fila: erano Gamling con la guardia robusta, entrambi in sella ai loro cavalli. Toy li osservò come se non si sarebbe mai aspettato un loro movimento. Il ragazzo aveva un brutto presentimento; le due guardie superarono la gente che era in marcia. Anche Yuè era passato avanti al gruppo, ma si fermò a breve distanza, seguendo con lo sguardo i due che lo avevano sorpassato. Il Giudice socchiuse gli occhi, forse avendo avvertito anche lui una strana presenza. Le guardie svoltarono l' angolo di una grande roccia, e il cavallo della guardia robusta cominciò a nitrire ed a scalciare di colpo, spaventato da qualcosa: << Cosa c'è? >> si avvicinò Gamling al suo compagno in difficoltà con il suo cavallo: << Hama? >> chiamò alla guardia robusta col suo vero nome: << Non ne sono certo... >> rispose Hama, insicuro sul pericolo avvertito dal suo cavallo. Le due guardie si voltarono da un' altra parte, non accorgendosi che da sopra una scogliera era giunto un orco in sella ad un Mannaro che tendeva una trappola ai due malcapitati. L' orco diede un colpo nei fianchi della sua bestia con le caviglie, facendo segno di attaccare. Il Mannaro emise un ruggito prima di scendere lungo la roccia. Gamling emise un urlo di aiuto alla vista della feroce belva, mentre questa si piombava con tutto il suo peso su Hama, disarcionandolo, e uccidendo il cavallo nello scontro.

Hama cercò di rialzarsi, ma era bloccato dalla paura quando gli si parò davanti il muso del Mannaro. La guardia gettò un ultimo urlo disperato, prima che la sua testa venne afferrata dai denti della bestia. Da dietro la collina, la gente in marcia si fermò sentendo le urla improvvise di una guardia, e i ruggiti di chissà quale animale. Gamling sguainò la sua spada per affrontare l' orco al comando del Mannaro: << I Mannari! >> gridò, e il lupo gettò dalla bocca il corpo di Hama. L' orco sopra al Mannaro combatteva contro Gamling con la sua sciabola. Al momento buono, l' orco fece segno al suo Mannaro di assalire al cavaliere, ma spuntò Yuè che scoccò una sua freccia magica che si conficò nel fianco del Mannaro, ammazzandolo. L' orco in sella venne sbalzato dalla caduta del suo animale, e Yuè si affrettava a dargli il colpo di grazia armato di un sottile pugnale elfico. L' orco lanciò un grido stridente prima di essere sgozzato dal Giudice Supremo. Toy vide la scena: << Un esploratore! >> lo avvisò Yuè riferendosi all' orco appena ucciso, che lo allontanò con un calcio. Toy si impallidì e tornò verso la gente. Thèoden gli venne incontro a cavallo: << Cosa c'è? Cosa vedi?! >> chiese il Re di fretta: << I Mannari! Ci attaccano! >> esclamò il ragazzo a tutti quanti. Fu il panico generale al sentire di quelle parole; Toy si apprestava a salire sul suo cavallo pronto a combattere i loro nuovi predatori. Eowyn riuscì a mantenere il sangue freddo, mentre Thèoden dall' inizio della fila dava ordini ai suoi soldati di schierarsi: << Tutti i cavalieri in testa alla colonna! >> l' ordine giunse a tutti i guerrieri in armatura, persino Gimli volle partecipare al combattimento, salendo a fatica sul suo cavallo e aiutato da un altro uomo: << Su, aiutami a salire, sono un cavaliere! Carica! >> ruggì il Nano perdendo un po' l' eguilibrio in sella.

Yuè si mise in piedi su una roccia, osservando l' orizzonte della collina più in fondo. Sgranò gli occhi quando numerosi Mannari scesero dalla collina con in sella i loro orchi: i nemici erano molto più numerosi di loro. Thèoden si fece largo tra la folla spaesata per raggiungere Eowyn: << Devi condurli al Fosso di Helm, e in fretta! >> disse il re a sua nipote dandole l' incarico di portare il suo popolo al riparo: << Posso combattere! >> insistette Eowyn, volendo proteggere suo zio: << No! >> replicò Thèoden: << Devi farlo, per me. Seguitemi! >> disse poi ai cavalieri già in sella, lasciando sua nipote a badare alle donne e ai bambini con i loro padri: << Avanti, insomma! Carica in avanti! >> Gimli cercò di far muovere il suo cavallo: << Scendiamo verso la pianura! >> dall' altra parte c' era Eowyn che dirigeva il traffico di persone impaurite. Poco dopo il cavallo di Gimli prese a correre: << Ecco, così, forza! >> disse il Nano: << Rimanete uniti! >> avvisò la donna bionda alla gente che scendeva di corsa la collina. Tra le molte sagome in corsa, lei si girò verso Toy, incrociando il suo sguardo da lontano. Il ragazzo la intravide già salito a cavallo, guardandola come se fosse l' ultima volta che si potevano vedere; infine il ragazzo fece segno al suo cavallo di seguire i cavalieri che andavano a combattere. Eowyn si affrettò a lasciare il campo che stava per trasformarsi in uno di battaglia.

Tutti i cavalieri seguirono il loro Re alla volta della battaglia contro gli orchi in sella ai loro Mannari, sventolando la bandiera simbolo di Rohan. Yuè era già più avanti dei cavalieri, e decise di scagliare una freccia sugli orchi, beccandone uno in corsa al Mannaro. Quando lasciò la seconda freccia, vide che un altro orco cadde a terra, e nello stesso tempo sbucarono alle sue spalle i cavalieri in sella ai loro cavalli. Il Giudice alato salì sul cavallo insieme a Gimli, mentre al loro fianco passavano Thèoden e Toy. Le fazioni di uomini e orchi si avvicinavano sempre di più al centro della pianura. Thèoden sguainò in alto la sua spada, urlando alla carica verso i loro invasori; un orco alzò in aria la sua spada quasi volesse imitare Thèoden, e diede con un urlo anche lui la carica per attaccare le loro prede. I cavalieri sguainarono le loro spade, urlando insieme al Re mentre scendevano la collina. Toy strinse forte le redini del cavallo e la sua spada, e i cavalli in prima fila si scontrarono con i Mannari di corsa, facendo tramortire quelli in sella ai propri animali. La battaglia iniziò così. Una lancia partì da un cavaliere in fondo che trafisse un orco in seconda fila. Orchi e cavalieri si mischiarono tra loro nel combattere; Yuè scoccò un' altra freccia che si piantò nelle zampe di un Mannaro, che fece una capriola in avanti prima di schiacciare l' orco di sopra.

I cavalieri si difesero con il legno delle loro lance che facevano sbattere sul muso degli orchi. Due cavalli persero l' equilibrio in corsa, facendo finire i loro due padroni assaliti e sbranati dai Mannari. Il cavallo di Yuè e Gimli fece una curva improvvisa per schivare l' attacco di un orco, e il Nano cadde un' altra volta sul terreno, mancando l' appoggio sulla sella. Gimli si rialzò, impugnando di nuovo la sua ascia, e incrociando lo sguardo di un Mannaro che aveva appena finito di mangiare un cavaliere. Il Nano vide il rosso del sangue che circondava la grande bocca del lupo, sfidandolo con la sua ascia quando la bestia digrignò i denti: << Porta il tuo bel faccino verso la mia ascia! >> intimò Gimli alla bestia che avanzava. Sopraggiunse Yuè che da cavallo lasciò partire una freccia magica verso il Mannaro che lo uccise all' istante; la carcassa dell' animale cadde con un tonfo ai piedi di Gimli che si arrabbiò per la mancata uccisione del suo lupo: << Aaah! Questo conta come mio! >> disse il Nano a Yuè. Gimli si voltò e venne attaccato da un altro Mannaro, e questa volta riuscì a ucciderlo con la sua ascia, ma il corpo del Mannaro gli cadde addosso, e il Nano fu immobilizzato dall' enorme peso. Toy riuscì facilmente a eliminare molti orchi a cavallo, aiutato da Thèoden che lo assisteva. Il numero dei cavalieri caduti era pari a quello degli orchi: la battaglia imperversava duramente. Gimli, nel frattempo, cercò di levarsi la belva che lo schiacciava: << Fetida creatura! >> commentò. Un orco spuntò da dietro la schiena del Mannaro ucciso e si prestava a tagliare la testa del Nano con il suo coltello. Gimli fu reattivo, e spezzò il collo alla creatura che si poggiò sopra al Mannaro che schiacciava il Nano. Gimli sentì il peso sopra la sua pancia che aumentava, oltre all' odore che veniva dalla pelle dell' orco, facendo soffrire anche il naso nanico.

Il Nano ritentò nel risollevare le due carcasse per liberarsi, ma ancora una terza volta ripiombò un altro Mannaro che mostrava i denti a Gimli. Questi si trovò in difficoltà nel reagire, in balìa del grosso lupo. Toy vide l' amico nei guai ed estraò dal terreno in erba una lancia, che mandò ad infilzare il petto del Mannaro che voleva attaccare Gimli. Il Nano si salvò ancora una volta, ma adesso era schiacciato da tre carcasse, delle quali due erano Mannari.

Thèoden si destreggiava con la spada, e affettava quanti più orchi poteva insieme ai loro Mannari. Ne uccise uno infilandogli in gola la sua lunga spada. Anche Toy continuava a sterminare più orchi in fretta, ma venne travolto da un Mannaro e il ragazzo venne disarcionato. Lo stesso Mannaro lo riattaccò, però l' orco di sopra prese Toy al galoppo. Il giovane diede una testata all' orco, che reagì con un gancio mollato nella guancia di Toy; quest' ultimo cadde dal Mannaro, ma si tenne alla sella, e quindi strisciò per il lungo terreno. Toy fece una smorfia di dolore sentendo una striscia calda sulla sua schiena. Adesso l' orco era libero di colpirlo con la sua sciabola, ma anche Toy si tenne pronto a colpire il fante che siedeva sul Mannaro. Attese che l' orco si sporse un po' di più in avanti, e Toy conficò il suo pugnale sul petto dell' orco, che si dimenava dal dolore. L' orco cadde, mentre Toy non mollò la presa sulla sella, oppure non poteva. La protezione sul suo polso si era agganciata alla sella e non riusciva più a togliersela, mentre si avvicinava sempre di più al vuoto, con il Mannaro che non smetteva di correre. Toy cercò di sganciarsi ma l' andamento della belva gli impediva di fare qualsiasi azione. Il Mannaro non più controllato da nessuno, non fece in tempo a frenare e scivolò sul ciglio della roccia, per poi precipitare nel vuoto con Toy.

Poco più in là, la battaglia si concluse con la vittoria dei cavalieri di Thèoden sui Mannari, con alcune perdite. Gimli diede il colpo di grazia con la sua ascia ad un Mannaro ferito nelle gambe. Quando levò l' ascia, vide che il ferro era coperto di sangue verde, e sollevando lo sguardo notò che intorno vi erano corpi di orchi, Mannari, cavalli e di cavalieri sparsi ovunque, con il loro sangue che imbrattava l' erba. Alcuni cavalieri sopravvissero allo scontro, e ne approfittarono per finire le carcasse dei nemici che si muovevano; Thèoden osservò la desolazione sulla collina a battaglia conclusa: << Toy! >> lo richiamò Yuè non trovandolo subito: << Toy! >> gridò anche Gimli. Pure Thèoden si accorse dell' assenza del ragazzo, e lo andava a cercare girando la testa. Yuè avanzava sempre più avanti, e cercò se vi erano tracce di Toy ai bordi di una roccia che andava ad affacciarsi nel vuoto. Sentì una risatina a denti stretti. Il Giudice si voltò e vide un orco con il sangue nero che gli usciva dalla bocca.

Forse sapeva che fine aveva fatto Toy. Gimli arrivò al fatto che l' orco sapeva che stavano cercando Toy. Il Nano mostrò la sua ascia all' orco in fin di vita: << Dimmi cos'è successo, e ti faciliterò il trapasso >> avvisò alla creatura rivoltante: << E'... caduto >> rispose l' orco ansimando con uno squarcio nel petto provocato da Toy. Yuè si avvicinò: << Ha fatto un piccolo capitombolo dal dirupo! >> sghignazzò l' orco. Il Giudice prese per il colletto l' orco, mostrandosi severo con lui: << Tu menti! >> disse a denti stretti. L' orco emise un respiro soffocato prima di immobilizzarsi, per poi morire ad occhi aperti. Yuè mollò la presa e abbassando lo sguardo verso la mano chiusa dell' orco, notò che impugnava una cosa luccicante. Yuè aprì la mano e vide la Stella del Vespro che l' orco aveva strappato a Toy. Adesso la creatura alata fu più che convinta che il suo migliore amico era finito nel dirupo. Prese la Stella del Vespro dal corpo dell' orco ormai senza vita, e si avvicinò al dirupo per controllare che non ci fosse il corpo di Toy. Thèoden era già sul ciglio della roccia, e venne raggiunto da Gimli e da Yuè, che vollero controllare anche loro.

Si affacciarono ma non videro alcuna traccia dei vestiti di Toy. Erano sconvolti, pensando che il ragazzo fosse annegato, trasportato dalla corrente del fiume di sotto.

Thèoden si girò verso Gamling, sopravvissuto anche lui alla battaglia: << I feriti sui cavalli >> disse il Re per impartire l' ordine alla sua più fedele guardia rimasta: << I lupi delle terre selvagge torneranno. Lasciate i caduti... >> concluse rimettendosi la spada nella custodia. Yuè si voltò a guardare Thèoden, incredulo a quello che aveva appena detto: lasciare in fondo alle acque del fiume il corpo del loro più caro Toy senza andarlo a recuperare. Il Re capì lo sguardo del Giudice Supremo, e gli poggiò una mano sulla spalla, in segno di dispiacere: << Vieni... >> gli disse Thèoden per non dire nulla riguardo alla morte di Toy. Il Re di Rohan sapeva cosa si provava a perdere una persona cara, e lo aveva imparato con la perdita di suo figlio, quindi lasciò i due amici di Toy a osservare l' orizzonte davanti a loro sulla punta di quella roccia dalla quale il loro amico cadde, ricordandolo tramite la vista della Stella del Vespro che teneva ora Yuè con tristezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Episodio 136: Il Fosso di Helm ***


Eowyn fece in tempo a portare lontano la gente dal campo di battaglia, continuando a scortarla fino al Fosso di Helm: << Finalmente! Eccolo lì: il Fosso di Helm! >> esclamò una donna che correva verso il rifugio. La voce si sparse fino in fondo alla fila e tutti si mossero velocemente per raggiungerlo. Eowyn si fermò nel mezzo della folla a guardare la struttura in lontananza: era una fortezza in pietra situata ai piedi di una gola, alla quale si poteva accedere proseguendo su un grande ponte. Eowyn tirò un sospiro di sollievo nel rivedere la fortezza che avrebbe tenuto al sicuro tutti quanti; anche in passato la utilizzarono per difendersi da attacchi nemici e fu molto utile. Non una pietra riusciva a scalfiggere le imponenti mura che si stagliavano intorno al forte. Una donna raggiunse Eowyn che la prese per mano: << Siamo salvi, mia signora! Grazie! >> disse alla scudiera per congratularsi della sua protezione. La donna bionda attraversò il ponte che conduceva all' entrata alla fortezza, con dietro tutta la gente di Edoras. Due soldati stavano ai lati del grande portone, e quando riconobbero la nipote del Re di Rohan, aprirono le due ante. Eowyn superò la porta e trovò davanti a lei stradine in pietra ricolme di altre persone con i loro soldati a fare da guardie per le vie.

Le persone che stavano dietro Eowyn si riversarono in mezzo all' altra gente che sostava già da un bel po' lì dentro. Sopra la testa della dama si ereggeva una statua di un antico forse fondatore del Fosso, probabilmente chiamato Helm, da cui diede il nome al forte: << Salve, mia signora >> un soldato si avvicinò a Eowyn: << Voi non siete di Edoras, giusto? >> chiese la donna bionda: << No, non siamo di Edoras, ma siamo dell' Ovestfalda >> rispose il soldato. La donna avvertì un forte nodo alla gola, ricordando quello che accadde a quel villaggio raccontatole dai due bambini salvati: << Quindi voi siete i sopravvissuti all' incendio... >> disse con tristezza Eowyn: << Si, mia signora. Ah, quasi mi dimenticavo, sono uno dei più stretti amici di vostro zio Thèoden >> si presentò il soldato inchinandosi: << Ho portato la mia gente qui, sperando di essere al sicuro... Non sono mai entrato al Fosso, ma ho sentito dire che ci salveremo >> confessò l' uomo alla donna, e questa ricambiò con un sorriso forzato, per lasciarsi alle spalle i brutti momenti che aveva passato quel cavaliere durante l' attacco all' Ovestfalda: << Si, i nostri padri ci proteggeranno con le loro grandi difese >> disse Eowyn al soldato per rassicurarlo. L' uomo fece un cenno con la testa, sorridendo alla donna prima di continuare a scaricare il cibo portato poco fa dalla sua gente.

Le mura di Helm erano sorvegliate da tutti i soldati che misero piede nella dura roccia della fortezza. Vi erano cinte muraglia concentriche che andavano a stringersi sempre di più, ogni volta che ci si addentrava sempre più all' interno della struttura in marmo, con tanta vita che circolava qua e là. I due bambini salvati e accolti nella casa di Edoras, cioè Eothain e Freyda, corsero lungo le strade piene di gente: << Mamma! >>, << Mamma! >> gridarono i due bambini riconoscendo la loro adorata madre scampata anche lei all' incendio: << Eothain! Freyda! >> scoppiò in lacrime la donna, riabbracciando i suoi figli, anche loro commossi nel rivedere la loro mamma viva. Alcuni passanti piansero un po' dalla felicità di quella scena; Eowyn aiutava i soldati a scaricare le merci portate fino a lì: << Dov'è il resto? >> domandò la donna accorgendosi delle poche provviste arrivate dall' Ovestfalda, insufficienti per sfamare tutti quanti. Un vecchio le rispose: << Abbiamo salvato solo questo, mia signora >> riferì l' uomo anziano: << Portate tutto nelle grotte >> avvisò Eowyn a tutti gli altri. Una voce si sentì verso l' entrata del portone: << Fate largo al Re! >> Eowyn si precipitò per accogliere suo zio Thèoden scampato all' attacco dei Mannari, insieme ai soldati sopravvissuti: << Fato largo a Re Thèoden! Fate largo al Re! >> era Gamling che urlava per far spazio nel passare tra la folla.

La nipote di Thèoden vide l' avanzare dei cavalieri e li raggiunse di sotto trovando anche Yuè salvo con Gimli dietro a cavallo: << Così pochi... Così pochi di voi sono tornati? >> chiese tristemente Eowyn a Thèoden che era appena sceso dal suo cavallo bianco: << La nostra gente è al sicuro >> rispose il Re di Rohan guardando la nipote in modo serio: << Questo l' abbiamo pagato con molte vite >> fece scendere poi un ragazzo salvato all' ultimo da un Mannaro. Gimli si tolse l' elmo e si avvicinò reggendosi con due mani alla lama della sua ascia: << Mia signora... >> fece per parlare con Eowyn. La donna si voltò riconoscendo il Nano, il viso sconvolto dalla battaglia. Lo guardava dall' alto in basso: << Sire Toy... Dov'è? >> domandò timorosa Eowyn, e Gimli buttò la risposta tutta d' un fiato, non perdendosi in lunghi discorsi: << E' caduto >>.

Morto, pensò lei. Dopo suo cugino, era arrivato il turno anche di Toy: tutti quelli che le erano state vicino, e a cui aveva stretto legami profondi se ne erano andati. Thèodred e Toy morti per difendere le molte anime di Edoras, invece Eomer scappato lontano sempre per mano dei piani di Saruman. Eowyn aveva gli occhi lucidi e cercava suo zio Thèoden, che vedendolo in faccia capì che non aveva avuto lui il coraggio di pronunciare quella notizia, non voleva che soffrisse di nuovo, ma prima o poi avrebbe versato ancora lacrime la nipote. La donna si sedette ansimante su un gradino mentre Gimli la lasciò a sfogarsi, ma invece Eowyn trattenne il doloroso pianto, facendo cadere qualche lacrima al rossore dei suoi occhi gonfi e lucidi. Yuè pensava a come avrebbe reagito Sakura alla notizia della morte di suo fratello, sempre che ne fossero usciti vivi da quel tremendo lungo viaggio che li avevano portati così lontani tra di loro: sarebbe spettato a lui comunicarle alla fine tutto ciò?

Thèoden radunò i suoi uomini su una trincea superiore alle mura, dove potè dare indicazioni sulla postazione che avrebbero assunto in battaglia: << Collocate le nostre forze dietro le mura. Sbarrate il cancello e disponete guardie tutt' intorno >> ordinò scendendo dalla trincea: << E quelli che non possono combattere, mio signore? Le donne e i bambini? >> chiese Gamling da dietro, seguito da altri uomini: << Metteteli nelle grotte >> rispose Thèoden. Il flusso di gente continuava ad entrare alla fortezza, creando una coda sul ponte esterno: << Il braccio di Saruman si deve essere allungato molto, se crede di raggiungerci qui... >> commentò Thèoden passando in mezzo ai cittadini seduti a terra che riposavano. Sapeva che Saruman avrebbe subito raggiunto il Fosso di Helm, avvertendo che le genti di Rohan erano fermi e con le spalle al muro dato che i rinforzi erano pochi.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Episodio 137: Isengard all' attacco ***


A Isengard, intanto, Saruman aveva assistito alla battaglia dei Mannari contro i cavalieri di Thèoden, con la vittoria di quest' ultimo, tramite il Palantir. Ora lo stregone bianco pianificava un attacco al Fosso con il suo aiutante di sempre Grima Vermilinguo al fianco: << Il Fosso di Helm ha un punto debole >> disse l' uomo pallido: << Le sue mura esterne sono di solida roccia, tranne una galleria di drenaggio situata alla base. Un misero canale di scolo >>. Saruman prese una bottiglia in vetro riempita con granelli neri di catrame, forse. Versò su una ciottola i granellini che erano su molte di quelle bottigliette in vetro, riempendo il recipiente. Grima osservava ciò che lo stregone stava facendo, reggendo un attrezzo in ferro su cui era posta una candela: << Come? Come può il fuoco disfare la pietra? >> domandò lo strisciante omino avvicinando la fiammella della candela verso le pietroline nere: << Che tipo di congegno può far crollare le mura? >> ma Saruman bloccò la mano su cui Grima reggeva la candela, allontanandolo dal recipiente colmo.

Saruman gli fece cenno di indietreggiare con la fiamma, siccome quelle pietroline erano composte sicuramente di materiale esplosivo: << Se si apre una breccia nelle mura, il Fosso di Helm cadrà >> annunciò lo stregone sicuro della sua strategia. Passò avanti a Grima, camminando nella sua torre di Orthanc. Il viscido aiutante seguì lo stregone: << Anche se venisse aperta una breccia, occorrerebbe un numero oltre l' immaginabile, migliaia per prendere la fortezza >> disse Grima sull' impresa di riuscire a invadere il Fosso. I due vagarono tra le strette e nere pareti di un corridoio, parlando uno davanti all' altro: << Decine di migliaia >> aggiunse Saruman al numero esatto di orchi che ci voleva per prendere il forte: << Ma mio signore, non esiste un tale esercito! >> riprese Grima a non credere al tentativo di Saruman di assediare i cavalieri di Rohan.

Saruman svoltò l' angolo di una parete, finendo sopra un balcone, e qui Grima rimase bloccato a ciò che vide ai piedi di Orthanc: un immenso mucchio di Uruk-hai coperti da armature nere che stavano con le teste rivolte verso il loro balcone. L' intera fila di orchi si prolungava fino a oltre l' ingresso principale della cinta muraria che circondava la torre. Tutti gli Uruk-hai salutarono l' entrata in scena di Saruman con il suono di un corno, e le creature ruggirono, sbattendo i loro scudi con le loro lunghe lance che si schieravano parallele e in fila indiana con le altre. Gli Uruk-hai erano raggruppati a forma di rettangolo, ogni gruppo teneva sollevata la bandiera della mano bianca di Saruman. Grima sgranava gli occhi alla vista di quei molteplici lottatori fondati per la guerra, e non emise più parole. Saruman alzò in alto la sua mano sinistra per far smettere ai suoi guerrieri di agitarsi, poi prese a parlare: << Un nuovo potere sta sorgendo! La sua vittoria è vicina! >> la sua voce risuonò come eco in tutta la zona occupata dalle creature oscurate ancora di più dal nero delle loro armature. Gli Uruk-hai ruggirono di nuovo quando Saruman si bloccò, ma egli li rifermò un' altra volta per proseguire nel discorso di incitamento: << Questa notte la terra verrà macchiata con il sangue di Rohan! Marciate sul Fosso di Helm! Che nessuno resti vivo! >> alzò ancora di più la sua voce lo stregone. Un lieve boato si elevò ancora dalla mandria di Uruk, e infine Saruman sollevò in aria le braccia gridando: << Alla guerra! >> e anche gli orchi lo seguirono al grido, agitando le lunghe lance al cielo e ruggendo più forte di prima.

Dall' occhio sinistro di Grima uscì una lacrima, segno che era contento della realizzazione del suo sogno di vedere una volta per tutte Rohan bruciare. La mano che reggeva la candela gli tremava dall' emozione, ed era ancora paralizzato: << Non ci sarà un' alba per gli Uomini >> disse Saruman in modo cupo. Gli Uruk-hai si misero in marcia, svuotando Isengard di fretta per raggiungere il Fosso, dove avrebbero teso una trappola nella notte a Thèoden e ai suoi uomini. Le bandiere di Isengard sventolavano al forte vento che soffiava sulle creature.

Nella foresta di Fangorn, intanto, Barbalbero salì sopra una collina rocciosa per fermarsi a osservare quello che accadeva al dì fuori della sua natura. Sopra l' umanoide c' erano sempre Meiling e Tomoyo: << Guardate, c'è del fumo che spunta da quella torre! >> fece notare Tomoyo: << C'è sempre del fumo che sale da Isengard in questi giorni... >> rispose Barbalbero col suo accento lento, continuando a camminare: << Isengard? >> chiese Meiling dalla testa di Barbalbero. Le venne subito in mente Saruman: è lì che lo stregone risiedeva. << C'è stato un tempo in cui Saruman camminava nel mio bosco... >> disse Barbalbero, mentre Meiling salì ancora più in cima all' arbusto per osservare la famigerata torre di Isengard su cui Saruman era: << Ma ora ha una mente di metallo e ingranaggi. A lui non interessano più le cose che crescono >> continuò l' albero parlante. Tomoyo volle seguire l' amica nella scalata, per vedere meglio anche lei da dove veniva tutto quel fumo. Le due ragazze rimasero confuse nell' intravedere oltre Isengard un' enorme striscia nera: << Che cos'è? >> si chiese Tomoyo.

Un corno risuonò da quella lunga striscia nera, e in seguito le due amiche sentirono anche il rumore di passi pesanti che gli giunsero alle orecchie. Meiling capì a quello che era appena uscito da Isengard... Gli Uruk-hai! Le tornò in mente le terribili creature da cui erano state prese, e le cui stesse uccisero il loro amico Eriol: << E' l' esercito di Saruman... La guerra è cominciata >> disse con voce tremante Meiling: << Cosa? >> le chiese Tomoyo. Le ragazzine guardarono l' immenso esercito che spariva all' orizzonte sotto l' ombra delle nuvole nere che si creavano in cielo.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Episodio 138: La grazia dei Valar ***


Toy si ritrovò in un immenso spazio bianco, ancora con gli occhi chiusi. Il ragazzo fece un lamento di dolore, aprendo delicatamente le palpebre. Mise a fuoco la vista e trovò solo bianco intorno a lui: << Ma dove mi trovo? >> chiese al nulla. Toy si rialzò a fatica, provando dolore in quasi tutto il corpo: << Ahi! Che male... >> si toccò la testa e sul palmo della mano vide una chiazza di sangue: << Non mi ricordo dove ho sbattuto >> commentò di nuovo il ragazzo. Si risollevò dalla posizione da sdraiato in cui era, mettendosi in piedi. Cercò la spada che aveva usato nella battaglia contro i Mannari, ritrovandosela nella sua custodia di sempre... Si ricordò dello scontro che Thèoden intraprese con gli orchi in sella ai loro lupi, e di come salvò la vita a Gimli trafiggendo una bestia che lo stava per sbranare: << Ora è tutto chiaro... >> annuiva il ragazzo negli ultimi momenti che trascorse con i suoi amici in occasione di quella battaglia. Ora intorno a lui si estendeva solo il bianco immenso, nient' altro: << Ma come ci sarò finito qui? >> si continuò a chiedere: << Ehi! C'è nessuno?! >> gridò sperando ricevesse qualche risposta. Sono nell' aldilà? Pensò. Sotto i suoi piedi non c' era alcun terreno, solo e sempre bianco. Era sospeso in quel bianco accecante, privo di ogni struttura.

Fece dei passi in avanti e si accorse che non cadde, rimaneva sempre in piedi. Proseguì nel vagare alla cieca nel vasto luogo silenzioso in cui era finito: << Rispondetemi, vi prego: c'è nessuno?! >> gridò di nuovo Toy, facendo sentire l' eco della sua voce che rimbombava più forte: << Non c'è nessuno... >> annotò con amarezza il giovane. In lontananza vedeva un puntino nero, egli socchiuse gli occhi per riuscire a riconoscere l' oggetto minuscolo che si presentava più avanti. Non sapendo cosa fosse decise di raggiungerlo, camminando a passo normale: Ma che posto strano! Pensava nel tragitto che faceva nel condurlo all' oggetto misterioso. L' oggetto, piano piano, prendeva forma ogni volta che Toy faceva un passo: << Eh? >> si fermò a metà strada: << C'è qualcuno seduto lì >> si disse a bassa voce notando una figura di una persona seduta sull' oggetto misterioso. Decise di avvicinarsi alla persona, e poteva osservarla meglio nell' aspetto. Era una donna dalla carnagione bianca, i lunghi capelli grigi ed aveva un lungo vestito verde chiaro. Le sue mani erano giunte sulle sue gambe, mentre gli occhi erano grandi e di color verde. Toy si avvicinò sempre più alla donna con passo felpato, forse riconoscendola o avendola già vista da qualche parte.

L' oggetto su cui era seduta era una panchina in ferro: << Mamma... >> disse Toy davanti alla donna. La figura femminile tirò su lo sguardo, incrociando gli occhi del ragazzo. Con un sorriso divino, la donna rispose: << Toy, figlio mio >>, << Ciao mamma >> sorrise Toy nel rivedere sua madre in quel posto. Gli occhi neri di Toy si fecero lucidi, pronto a scoppiare a piangere: << Tesoro mio, che cos' hai? >> chiese Nadeshiko al figlio che tremava. Il ragazzo si asciugò una lacrima che stava per scendergli con il dorso della mano: << Oh, niente, mamma... E' che sono felice di rivederti >> sorrise di nuovo Toy: << Oh, figliolo... >> si commosse un po' anche Nadeshiko. Toy era sempre stato un ragazzo serio in tutti gli aspetti, e anche molto giocherellone, e in questi casi non voleva fare la femminuccia per abbracciare la madre. Lo capì Nadeshiko, accettando il carattere di suo figlio che aveva lasciato quando lui aveva solo 6 anni: << Su, forza, siediti >> invitò il figlio ad accomodarsi nella panchina, facendogli spazio. Toy si sedette accanto alla madre, entrambi contenti di rivedersi dopo un lungo periodo. Il ragazzo era silenzioso, quasi sconvolto alla comparsa di sua madre: << Allora, cosa mi racconti, Toy? >> chiese Nadeshiko. Toy si piegò sulla pancia, girandosi i pollici per cercare di dimenticare il momento in cui stava per piangere davanti alla madre: lui pianse alla sua morte e non trovava ragioni per cui la mamma dovesse vederlo con le lacrime agli occhi adesso. Per questo non si disperò.

Seguì un breve silenzio, poi Toy riprese: << Ne è passato di tempo, vero mamma? >>, << Si... Mi dispiace di aver lasciato la famiglia così presto... >> comunicò Nadeshiko: << Tu, quindi, sei uno spirito? >> chiese il ragazzo. La donna non rispose, assumendo un' espressione di dispiacere: << Lo immaginavo... >> constatò Toy: << Tu sei lo spirito che vidi quando Sakura aveva la febbre >>, << Si, è proprio così... >> disse Nadeshiko. Il figlio fece un verso ironico: << Allora anch' io sono un fantasma, dico bene? >> domandò di nuovo: << Questo dipenderà da te, Toy >> disse al giovane come per fargli prendere una decisione: << Eh? Cosa? >> Toy era confuso, non riuscì a capire quello che la madre voleva dirgli: << Spiegati meglio, mamma... >> chiese spiegazione: << Hai tante persone intorno che ti vogliono bene, e mi sembra un peccato lasciarle così presto >> parlò Nadeshiko con voce imperiale: << Sei molto legato ad Arwen... >>, << Come fai a conoscerla? >> la interruppe Toy: << Figlio mio, io sono il tuo angelo custode. E io rimarrò sempre qui, dentro di te >> e indicò con il dito il petto del ragazzo: << Ma ho scoperto che un' altra persona hai voluto far risiedere nel tuo cuore >>. Si guardarono intensamente negli occhi, poi la madre sorrise: << Ed è la tua anima gemella >> disse bisbigliando al ragazzo. Toy ritirò in basso lo sguardo, arrossendo al pensiero della dolce Arwen che lo aveva colpito: << Hai ragione... >> rispose felicemente Toy: << Però... Sono sicuro che non la rivedrò più >> concluse la frase seriamente.

La madre gli mise una mano sulla schiena: << Stai forse dicendo che vuoi interrompere il tuo legame con lei? >>, << No, non è questo il punto. Vedi... >> balbettava tra sé e sé il giovane, infine prese coraggio: << Il punto è che sarebbe meglio che lei partisse, per evitare che il suo potere elfico svanisca >> disse in tono sicuro. Nadeshiko riformulò la domanda: << Intendi dire che vuoi abbandonare il tuo mondo per stare con me? >>, << Beh, si, un po' è vero quello che hai detto... >> affermò in parte Toy: << Così farai del male al suo e al tuo cuore >> lo fermò la madre nel prendere la decisione: << No. Non è così, mamma. Se non tornerò da lei, è probabile che la sua anima viva in pace nel viaggio che dovrà fare... >>, << Ma Toy, sarà più doloroso per lei se non ti rivedrà tornare >> insistette Nadeshiko: << E' l' unica persona tra le tante ragazze che ho incontrato che riesca a farmi sentire vivo >> continuò Toy: << Però con la mia partenza, lei soffre giorno dopo giorno. E io non voglio vederla soffrire, mi capisci, mamma? >> strinse i pugni dalla rabbia il ragazzo: << Anche se prima o poi dovrai staccarti da lei, ci saranno altre persone che ti vorranno sempre bene e che ti staranno sempre al tuo fianco >> le confidò la mamma. Toy ripensò al viaggio che sua sorellina stava seguendo insieme a Li per la distruzione dell' anello che lei portava. Pensò ai suoi due amici, Gimli e Yuè, così ripensò a Eowyn, che la vide prima di scavalcare la collina per combattere contro gli orchi. Anche Meiling e Tomoyo stavano contribuendo a questa grande missione, lasciate nelle mani di un amico di Kerochan, e ripensò sopratutto a quest' ultimo, chissà ora dov' era alla ricerca di Eomer.

Toy era partito per una missione di accompagnare sua sorella verso Mordor, ma la compagnia aveva fallito, dividendosi a sua volta con gli ostacoli dei nemici. Il ragazzo si risollevò dalla panchina, deciso a non lasciare i suoi amici senza di lui: << Hai ragione, mamma! Non posso abbandonare i miei amici nel momento del bisogno! >> si disse grintoso, e si ricordò dell' aiuto che Thèoden aveva bisogno: << Devo assolutamente uscire da qui... Aspetta, ma come faccio se sono uno spirito? >> si bloccò Toy: << Non ho detto che tu dovrai rimanere per sempre qui >> intervenì la madre. Dalle spalle di Toy uscì un fascio di luce, più luminoso del bianco che circondava fino a quel momento il ragazzo. Si dovette mettere una mano sopra la fronte per fare ombra ai suoi occhi dalla forte luce che veniva da davanti: in fondo camminavano a passo d' uomo quattro figure. Il giovane era come spaventato, facendo un passo all' indietro: << Non temere >> lo incoraggiò la madre al suo fianco in piedi: << Sono venuti qui in tuo aiuto >>. Toy si calmò alle parole di Nadeshiko. Le quattro figure in lontananza si formarono davanti a Toy, mostrando il loro vero aspetto. Al centro c' era un ragazzo alto quanto Toy, orecchie a punta e capelli e occhi blu. Le altre tre sagome erano ragazze anche loro con le orecchie a punta, ma tutte e tre avevano gli occhi chiari come il ghiaccio e i capelli biondi e lunghi. In effetti, i quattro comparsi dalla luce chiara avevano la stessa altezza di Toy, e lo stesso aspetto di Arwen.

Il ragazzo notò che erano vestiti con abiti bianchi: << Siete degli elfi? >> chiese ai quattro: << Si, noi siamo i Valar. Le antiche divinità elfiche >> rispose l' elfo dai capelli blu: << La tua famiglia è sempre molto considerata dalle nostre razze per la sua gentilezza e cortesia >> e gli elfi chinarono in avanti la testa per salutare il figlio di Nadeshiko: << Voi potete aiutarmi a tornare nella Terra di Mezzo? >> chiese di nuovo Toy: << Si >> questa volta intervenì una delle tre donne elfo: << Noi incarniamo la tua volontà, e ti seguiremo insieme a tua madre nel tuo cuore >>; il ragazzo sorrise alla bella notizia. Poi l' uomo elfo riprese a parlare: << Abbiamo avvertito che avevi bisogno di aiuto da Arwen, così lei ci ha convocato da te >>, << Mio figlio deve riprendere forma nel suo corpo, sapete individuare dov'è adesso? >> chiese Nadeshiko, rispondendole subito l' elfo: << Certo, mia signora >> disse brevemente. Nadeshiko si mise al fianco dei quattro elfi: << Mamma, dove vai? >> chiese Toy: << Il mio tempo con te è finito. Ti devo lasciare >> disse la madre sempre con il solito sorriso sereno. Il figlio abbassò la testa tristemente, poi la risollevò ricambiando il sorriso allo spirito della mamma: << Spero che ci rincontreremo presto, mamma >>, << Anch' io, figliolo >> ribattè Nadeshiko.

Dopo il saluto, Toy aspettava un ordine dagli elfi: << E adesso cosa dovrei fare? >> domandò il giovane: << Lascia che il tempo faccia il suo corso >> gli rispose l' elfo. In un attimo Toy venne abbagliato completamente in tutto il corpo dalla luce che era spuntata dietro agli elfi, coprendo ancora di bianco il luogo circostante. Il ragazzo ripiombò nel buio. Un corpo galleggiante in un fiume veniva trasportato dalla corrente, privo di conoscienza: era il corpo di Toy. Toccò una riva di una costa, fermandosi ancora privo di sensi. Egli ansimava, fradicio dei suoi vestiti dall' acqua. Una voce bisbigliante gli attraversò le orecchie: << Possa la grazia dei Valar proteggerti >> si sentì il labbro inferiore toccato da altre labbra. Il ragazzo riaprì gli occhi, come rinvenuto da quel bacio, e solo quando quelle labbra gli si staccarono dalle sue vide Arwen che si allontanava dal suo viso per poi sparire. Passò qualche minuto, e Toy si accasciò in un fianco richiudendo gli occhi. Aveva una ferita sulla spalla sinistra.

Un cavallo abbassò il suo muso verso la faccia di Toy, cercando di svegliarlo scuotendo lievemente la faccia del ragazzo. Il giovane riaprì gli occhi, riconoscendo il cavallo: << Brego... >> il cavallo di Thèodred. Il quadrupede si inginocchiò affianco a Toy, che prese la criniera del cavallo e poi vi salì in sella goffamente, ancora stordito dalla caduta. Il cavallo galoppò con andatura normale tra le terre desolate di Rohan, alla volta del Fosso di Helm.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Episodio 139: La lealtà di Arwen ***


A Gran Burrone, Arwen era distesa sul suo letto della sua camera, la faccia rivolta alla finestra, ripensando al suo adorato Toy messo al sicuro dal suo potere veggente e a quello dei Valar. Dei passi entrarono nella camera: << Arwen >> la donna elfo si voltò, vedendo suo padre Elrond sulla porta che le parlava in elfico: << E' ora. Le navi salpano per Valinor >> Arwen si sedette sul materasso, ascoltando suo padre che le diceva di partire: << Và, prima che sia troppo tardi >> ripetè quest' unica regola valida per sua figlia, come se dovesse rispettarla a tutti i costi: << Ho fatto la mia scelta >> rispose dolcemente Arwen. Elrond fece dei passi per entrare ancora più nella stanza, parandosi davanti alla figlia, e parlandole normalmente: << Egli non ritornerà >> disse seccamente a lei: << Perchè ti trattieni qui quando non c'è speranza? >> le chiese. Ma Arwen si oppose ancora al padre: << C'è ancora speranza >> assumendo il carattere forte. Elrond si guardò i passi che faceva mentre camminava nella stanza, poi guardò il panorama esterno mantenendosi distante dal balcone: << Se Toy sopravvivesse a questa guerra, sareste comunque divisi >> parlò davanti a sé. Arwen lo seguiva con lo sguardo dolce, poi continuò a guardare anche lei davanti a sé: << Se Sauron fosse sconfitto e Toy fatto Re, e se tutto ciò che speri si avverasse, egli dovrebbe sempre assaporare l' amarezza della mortalità >> le parole di Elrond sulla figlia erano dure e fredde, quasi come se le volesse rattristare il cuore: << Che sia per spada o per il lento sfacelo del tempo, Toy perirà. E per te non ci sarà alcun conforto per alleviare il dolore della sua scomparsa >>.

Arwen si immaginò dinnanzi al corpo senza vita di Toy, le mani incrociate al petto, stringendo la spada che usa in battaglia, e in testa portava una corona. L' elfo era vestita con veli neri, mentre al suo fianco passavano coppie tristi che avevano assistito al funerale del loro nuovo Re degli Uomini. Il corpo del vecchio Toy era disteso sopra del marmo, con gli abiti regali di un buon Re, mentre il cielo si annuvolava e soffiava un vento d' autunno, di tristezza, rimuginando le parole di Elrond che narrava: << Perverrà alla sua fine come immagine dello splendore del Re degli Uomini in gloria, senza macchia, prima del crollo del mondo >>; il tempo passava e il volto del defunto Toy si sbiancava sempre di più, e i suoi vestiti ricoperti da tele di ragno insieme alla sua spada. La città in cui si celebrò il funerale si deteriorò nel tempo. Scomparvero tutte le persone che avevano partecipato alla triste messa d' addio, lasciando solo Arwen ancora addosso i vestiti neri e osservando il corpo del suo amato inerme sulla pietra: << Ma tu, figlia mia, tu ti trascinerai nell' oscurità e nel dubbio, come la notte d' inverno che arriva senza una stella >> continuò Elrond nel descrivere la condanna di Arwen.

Era un tempo triste e autunnale che l' elfo femmina si immaginò concretamente nella sua testa. Il velo nero faceva diventare trasparente il suo viso. Poi, ella vagò per i lunghi tronchi di alberi spogli, con la luce del sole che sorgeva e che spuntava tra i piccoli spazi dei rami: << Qui tu dimorerai legata al tuo dolore, sotto gli alberi che avvizziscono >> il lungo vestito nero era sempre portato da Arwen che era in balìa delle parole del padre: << Finchè il mondo intero sarà cambiato e i lunghi anni della tua vita saranno consumati >> qui smise di parlare il re elfico. Sul volto di Arwen scese una lacrima, Elrond si girò: << Arwen >> la figlia respirava pesantemente dopo aver creato con la mente il triste destino cui doveva sopportare. Il suo pianto era trattenuto dallo stringersi forte i denti: << Non c'è nulla per te qui. Solo dolore >> avvisò la figlia con compassione. Gli occhi di Arwen divennero rossi e lucidi, altre lacrime fece cadere, rimanendo impassibile da ogni emozione. Cercò con lo sguardo il padre per consolarla, e infine lei emise un breve lamento di tristezza, singhiozzando. Elrond si sedette affianco alla figlia nel letto, passandole una mano nei lunghi capelli neri, e rimettendosi a parlarle in elfico: << Non ho anch' io il tuo amore? >> le chiese serenamente, senza più assumere quel tono severo che aveva prima. Arwen scoppiò in lacrime tra le braccia del padre, affermando: << Hai il mio amore >> arrendendosi al volere del suo Re elfico.

Arwen partì, insieme a un gruppo di elfi incappucciati, con cavalli bianchi, per dirigersi verso le navi di Valinor. In quella notte tutti gli elfi illuminavano la strada che dovevano percorrere con lanterne gialle. Elrond osservava dal balcone della camera di Arwen sua figlia che si allontanava, costretta con forza dallo sguardo severo del padre a lasciare le terre degli elfi. Questa si girò per guardare ancora il padre dall' alto, domandandogli con il blu dei suoi occhi se aveva fatto la scelta giusta per lei. L' espressione di Elrond era più che mai decisa, e Arwen le giunse la risposta come uno schiaffo fisico, voltandosi di nuovo a seguire i suoi compagni elfi. Attraversarono il ponte di Gran Burrone con sullo sfondo la grande cascata facendosi largo verso i loro velieri con cui dovevano salpare.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Episodio 140: La storia predetta da Lòrien ***


Il Re degli Elfi osservava la fila che svoltava l' angolo per poi non essergli più visibile alla vista. Sua figlia Arwen era partita, Elrond non mostrò alcuna emozione dal balcone, noncurante della strada che ha fatto prendere con la forza alla fanciulla. Sotto il chiaro della luna, gli tornarono in mente le parole di Galadriel che suonavano da monito a lui. Erano parole elfiche, pronunciate con tono sibilante sull' avvertimento di un qualche cambiamento, giunto alla dama di Lòrien tramite il soffio del vento. Se prima Elrond impartiva parole severe alla figlia, adesso spettava a lui subire la stessa lezione. Il volto roseo di Galadriel gli era ben chiaro in mente, con i suoi occhi azzurri letali, le labbra carnose e il biondo dei capelli che splendeva in una notte. Elrond era con lo sguardo fisso al dì fuori del balcone mentre rammentava le parole di Galadriel: << Il potere del nemico sta crescendo >> gli disse al re elfico: << Sauron userà il suo burattino Saruman per distruggere la gente di Rohan >>. Un' immagine di Saruman entrò nella mente di Elrond, vedendolo manovrare il Palantir sulla torre di Orthanc. Più in là, fuori da Isengard, l' elfo arrivò con il suo pensiero all' esercito di Uruk-hai che avanzava tra le terre desolate, con tante bandiere nere con la mano bianca di Saruman nel telo nero: << Isengard è stata sguinzagliata... >> annunciava Galadriel.

Nella torre di Barad-dur vi era l' orbita oculare di Sauron, la sua pupilla nera e gigante si era spostata più avanti con la vista: << L' Occhio di Sauron ora si posa su Gondor, l' ultimo regno libero degli Uomini >> continuava Galadriel, presagendo che lo sguardo infuocato di quell' occhio oscurava una piccola città su un fiume: << La sua guerra contro questo paese si scatenerà lesta >> un' altra battaglia a breve stava per avviarsi. Sakura e Li, intanto, erano stati bendati su quasi tutta la faccia, sempre con le mani legate venivano trasportati dagli uomini incappucciati che li avevano presi: << Sente che l' anello è vicino. La forza della portatrice dell' anello sta cedendo >> proseguiva la dama riferendosi alla cattura carte. Elrond assumeva sempre più una faccia ansiosa, mantenendo sempre lo sguardo fisso e severo tra uno spazio nel muro della camera di Arwen: << In cuor suo, Sakura comincia a capire: l' impresa esigerà la sua vita. E tu lo sai. Lo hai previsto, è il rischio che ha riguardato tutti noi >> le parole di Galadriel colsero l' errore del Re Elrond che fece nel mandare chiunque in missione a distruggere l' anello, sapendo che si potrebbe morire in certi casi. Dall' altra parte, il secondo errore di Elrond, fu quello di mandare via gli Elfi da Gran Burrone, e in seguito anche lui se ne sarebbe andato senza combattere contro Mordor.

Poi, Galadriel continuò ad elencare i probabili pericoli e ostacoli che si sarebbero presentati se il male non fosse stato fermato: << Nell' oscurità che si addensa, il potere dell' anello si fortifica >> aggiunse individuando gli uomini incappucciati che avevano in ostaggio Sakura e Li, anche loro dal volto coperto, tranne negli occhi: << Si adopera strenuamente per trovare la strada che lo ricondurrà nelle mani degli Uomini >> proseguì Galadriel riguardo al potere dell' anello, e al suo potere di seduzione: << Uomini, che con tanta facilità sono sedotti dal suo potere >> intravide l' uomo i quali capelli biondi spuntavano lievemente dal cappuccio, forse il capo dei sequestratori dei due ragazzini: << Il giovane capitano di Gondor deve solo stendere la mano, prendere l' anello per sé... e il mondo cadrà >>. Gli uomini dal cappuccio in testa salirono su una stretta stradina che portava dietro ad una cascata, facendo passa a mano dei due prigionieri legati: << Ora è vicino, vicinissimo a raggiungere il suo scopo... >>.

L' Occhio di Sauron si era fermato a guardare la piccola città sul fiume dalla sua torre vedetta, e intorno a quell' orbita ogni tanto svolazzavano delle specie di lucertole giganti alate: << Sauron avrà il dominio su ogni forma di vita su questa terra, anche sulla fine del mondo >> terminò la dama Galadriel, voltandosi con lo sguardo su Elrond: << Il tempo degli Elfi è finito >> annunciava ancora. Il Re elfico vagava ora per la dimora, fermandosi nel dipinto che raffigurava Isildur al momento in cui staccò l' anello a Sauron: << Lasciamo la Terra di Mezzo al suo destino? Li lasciamo soli? >> domandò Galadriel. Elrond rimugginò ancora quelle ultime parole che gli giunsero alle orecchie, trasportate dal vento. Il suo sguardo era deciso ai suoi voleri e sempre severo nonostante le avvertenze della signora di Lòrien.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Episodio 141: Un' apertura ad Ovest ***


Gli uomini che trasportarono Li e Sakura, giunsero in una caverna dietro una cascata. Misero i loro prigionieri in una cella. Poi, gli incappucciati si levarono i lunghi mantelli che avevano con i loro cappucci e si risistemarono nel loro rifugio. L' uomo dagli occhi azzurri e i capelli biondi si sistemò insieme a un altro suo compagno su un tavolo, aprendo una cartina rappresentante i territori della Terra di Mezzo: << Quali notizie? >> chiese l' uomo biondo, e il suo compagno che si dimostrava più anziano di lui gli indicò la situazione nelle varie regioni: << Sappiamo che Saruman ha attaccato Rohan. Il popolo di Thèoden è fuggito al Fosso di Helm >> mise il dito sui luoghi della città di Rohan e del Fosso di Helm: << Ma dobbiamo sorvegliare i nostri confini >> riprese l' uomo dai capelli grigi: << Gli Orchi avanzano. Sauron sta schierando un esercito. Easterling e Sudroni attraversano il Nero Cancello >> e nuovamente con il dito percorse la linea che congiungeva il luogo in cui loro dovevano essere per difenderlo fino al Nero Cancello. L' uomo biondo, anzi più che altro un ragazzo sui 35 anni di età, chiese: << Quanti sono? >> il suo compare azzardò un numero sugli orchi: << Alcune migliaia, ogni giorno aumentano >> rispose.

Il ragazzo biondo osservò di nuovo la cartina: << Chi copre il fiume a Nord? >>, << Abbiamo tolto 500 uomini da Osgiliath. Se la città sarà attaccata non resisteremo >> indicando la città di Osgiliath sul fiume su cui adesso Sauron era puntato. Il biondo fece il punto della situazione, seguendo con il suo dito i vari schieramenti che si erano creati: << Saruman attacca da Isengard, Sauron da Mordor >> e battè l' indice due volte sulla zona dell' Occhio: << La battaglia si scatenerà sugli Uomini da entrambi i fronti >> annotò, osservando le fazioni di Rohan e Gondor in mezzo ai due nemici uniti fra loro, Sauron e Saruman: << Gondor è debole: Sauron colpirà presto, e lo farà con violenza >> disse il biondo: << Ora sa che non abbiamo la forza per respingerlo... >> e roteò gli occhi sulla città di Osgiliath, con molta preoccupazione, dato che era considerata come un' ultima difesa a cui potevano fare rimedio.

Decisero di pensare più tardi a un piano di mobilitazione, facendo uscire dalla cella i due loro prigionieri. Sakura e Li vennero tolti dalle bende intorno alla faccia, e slegati dalle corde alle mani. Quando poterono mettere a fuoco la vista, notarono che intorno a loro passavano uomini più alti di loro: << Ma dove ci hanno portato? >> chiese Sakura con preoccupazione: << Non ne ho idea >> rispose Li con sguardo attento ad ogni uomo che passava vicino a loro. Davanti a loro si avvicinò il ragazzo biondo che prese parola con Sakura, poco prima che li portassero in viaggio con loro: << I miei mi dicono che siete spie degli orchi >> disse la voce calda dell' adulto: << Spie? No, aspetta un momento! >> lo bloccò Li con sempre il suo solito cappello verde in testa: << Se non siete spie allora chi siete? >> chiese impaziente l' uomo. I due ragazzini si guardarono come se non volessero proferire parola. L' uomo si sedette su un masso, attendendo risposta: << Parlate >> ordinò a entrambi. Li guardò a Sakura, per segnalarle che era lei a parlare. La ragazzina aprì bocca: << Siamo abitanti di Tomoeda, una città molto lontana da questi confini. Sakura Kinomoto è il mio nome, e lui è Li Shaoran >>, << La guardia del corpo? >> chiese l' uomo prendendosi gioco del cinesino: << No, il suo fidanzato >> rispose con lo stesso tono Li. Il capitano dagli occhi azzurri e i capelli biondi fece una risatina antipatica: << Oh, wow! Adesso anche i nani da giardino stanno con le belle fanciulle? >> si riferì al colore del vestito di Li.

Il cinesino digrignò i denti, mettendosi le mani giunte verso il basso: << E dov'è il vostro amico furtivo? >> chiese il giovane capitano alla faccia di Sakura che si era ricordata della loro guida Smèagol, scappato all' agguato degli uomini: << Quella creatura errante di aspetto sgradevole? >> specificò l' uomo osservando i ragazzini dritti negli occhi: << Non c'è nessun altro >> disse brevemente Sakura, e Li le gettò un' occhiata per avvisarla di quello che diceva. L' uomo biondo non si prolungò nella chiaccherata riguardo al terzo loro compagno mancante: << Siamo partiti da Gran Burrone con sette compagni >> continuò Sakura: << Uno l' abbiamo perso a Moria >> si riferì a Kerochan, non sapendo che era ancora vivo: << Due erano nostre più care amiche >> descrisse i componenti che avevano fatto parte della sua Compagnia, riferendosi a Tomoyo e a Meiling: << C' erano anche un Nano, un Giudice magico... >>, << Un Giudice Magico? >> la interruppe l' uomo biondo: << Beh, in verità è in grado di trasformarsi in una creatura alata, però anche lui in origine è un umano >> rispose Sakura: << Capisco >> commentò seriamente l' uomo: << E infine c' erano altri due nostri compagni: Toy Kinomoto, mio fratello, e Eriol Hiragizawa, erede del Signor Clow Reed >> quando Sakura smise di parlare, nell' uomo biondo si tinse un' altra espressione, ed era sconvolto.

Li lo notò non appena ci fu un silenzio dopo la pronuncia del nome di Eriol: << Sei amica di Eriol? >> le chiese il giovanotto: << Si... da parte mia >> disse la ragazzina, ripensando alla pazzia di Eriol nel prenderle l' anello. In quell' ultimo momento che si era vista con lui, non poteva certo definirlo amico. Il capitano si alzò dalla roccia su cui era seduto, passeggiando davanti ai due ragazzini. Sakura lo seguiva nel movimento con i suoi grandi occhi verdi, avvertendo che era cambiato. Aveva da dirle qualcosa, e così fu: << Ti addolorerà sapere che è morto >> buttò giù la notizia che si teneva in bocca: << Cosa?! No, non ci credo! >> disse Li incredulo: << E' la pura verità! >> disse con fermezza l' uomo: << Oh, no... Morto? Come? Quando? >> chiese Sakura già con gli occhi lucidi: << Eri una sua compagna, speravo lo dicessi tu a me! >> disse altezzosamente l' uomo: << Se è successo qualcosa a Eriol vorremmo che ce lo dicessi! Non eravamo presenti al momento dell' accaduto! >> sbottò la ragazzina trattenendo il pianto: dopo Kerochan anche Eriol aveva lasciato per sempre questo mondo, pensò. Il giovane conoscente di Eriol disse: << Ah, quindi avete deciso di lasciarlo al suo destino >>, << No, non è come pensi. Noi non abbiamo previsto che gli succedesse questo >> rispose di fretta Sakura.

L' uomo dagli occhi chiari lasciò stare il battibecco e proseguì nel raccontare: << Il suo corno è stato trovato sulla riva del fiume circa sei giorni fa... >> adesso pareva ancora più magro alla luce del giorno che si infiltrava tra le acque della cascata: << Era spaccato in due... Ma più di questo, lo so nel mio cuore... >> gli occhi si fecero lucidi: << Era mio fratello >> concluse. A quel punto Sakura e Li furono ancora più sconvolti nel sapere che avevano davanti il fratello di Eriol, lo stesso uomo che li aveva rapiti. In effetti, Eriol e quell' uomo misterioso avevano un' assomiglianza negli occhi, solo che quelli di quest' ultimo erano ancora più chiari. Gli occhi lucidi e verdi di Sakura incrociarono quelli lucidi dell' uomo, entrambi condividevano lo stesso dolore di aver perso per sempre una persona cara. Il sole tramontò, e Sakura e Li si addormentarono sul freddo pavimento della caverna. Chissà quanto avrà pianto la ragazzina prima di addormentarsi, ripensando in cuore ai suoi due amci caduti.

L' uomo dai capelli biondi gli venne in mente il momento in cui scoprì che Eriol era morto: il capitano era sulle acque basse di un laghetto, avvolto da un po' di nebbia. Nell' intenso vapore che sovrastava la superficie dell' acqua, spuntò una barca bianca che camminava lentamente. L' uomo volle avvicinarsi per vedere cosa c' era sopra, e lì fece la terribile scoperta. Vide un ragazzino dal volto pallido e gli occhi chiusi disteso su quell' imbarcazione. Aveva i capelli blu, e portava gli occhiali semidistrutti nelle lenti. Tra le mani impugnava il suo scettro del sole. L' uomo impallidì alla vista del fratello senza vita, e seguì con lo sguardo la barca che si allontanava sempre di più dal punto in cui era, senza recuperare il corpo del fratello defunto. Si ricordò del tragico momento in cui tornò all' accampamento a Osgiliath, piangendo tra le lacrime dei suoi compagni e avvisando che aveva appena visto il cadavere di suo fratello su una barca, ora a molte miglia di distanza lontano.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Episodio 142: Lo stagno proibito ***


Quella notte il capitano non chiuse occhio. Seduto su una roccia, teneva in mano il corno del suo fratello spaccato in due, ricordando con lo sguardo perso verso la cascata i tempi d' oro passati con lui: Eriol! Eriol! Eriol! Gli venne in mente l' immagine di Eriol sopra ad una rovina che piantava la bandiera di Gondor. Una folla da sotto lo incitava dopo la vittoria di una battaglia. Nell' altra mano, Eriol reggeva il suo scettro del sole, ed era vestito con i soliti abiti che usava per utilizzare la sua magia. Era in piedi su un muro, affianco a Spinel e Luna Ruby: << Questa città era il gioiello del nostro regno una volta. Un luogo di luce, di bellezza, di musica, e così sarà ancora di nuovo! >> gridò in alto Eriol, alzando il suo scettro. Un boato si levò dalla folla di giù, mentre seguì un ruggito di gioia da parte della pantera nera Spinel. C' erano anche dei soldati ad ascoltare il discorso di Eriol, e quando tutti si calmarono, il mago riprese a parlare: << Gli eserciti di Mordor sappiano questo: mai più la terra della mia nuova casa cadrà nelle mani del Nemico! >> seguì un altro boato: << Questa città di Osgiliath è stata recuperata per Gondor! >> si sollevò ancora di più il ragazzino, inneggiando la gente a seguire il suo urlo: << Per Gondor! Per Gondor! >> ripetè tre volte Eriol sorridendo ai visi di sotto: << Ben detto, Eriol! >> gli disse Luna Ruby alla sua sinistra con le braccia conserte.

I tre scesero dalla rovina della città appena riconquistata per mischiarsi a festeggiare con la gente. Tra i soldati che si congratulavano con Eriol, gli veniva incontro il suo fratello più grande, dal viso rigato dalla felicità per l' impresa riuscita del fratello. Eriol e l' uomo biondo si abbracciarono sotto gli sguardi contenti di Spinel e di Nakuru, entrambi nelle loro forme normali: << Ottimo discorso... Bello corto >> gli disse il fratello più alto: << Lascia più tempo per riposarsi! >> rispose Eriol scoppiando a ridere con suo fratello: << Potete andare adesso, vi raggiungerò dopo i festeggiamenti, a Londra >> disse il mago riferendosi ai suoi due aiutanti e amici Nakuru e Spinel: << Va bene, Eriol. Ci vediamo presto >> salutò Nakuru allontanandosi con Spinel, anche loro stanchi dalla battaglia che avevano intrapreso al fianco di Eriol: << Portate qui la birra: questi uomini hanno sete! >> gridò Eriol a mercanti più avanti. I soldati indossavano armature bianche ed elmi dello stesso colore e luccicanti con un simbolo di un albero negli scudi, tipico del luogo di Gondor: << Sì! >> esclamarono i soldati alla proposta di Eriol di portare le birre.

Vennero portate botti di fresca birra su cui tutti quanti poterono prelevare la bevanda tramite bicchieri offerti. Eriol porse una birra a suo fratello e l' altra a lui: << Ricordati di oggi, fratellone... >> gli disse Eriol, poi sbattendo i calici per brindare: << Oggi la vita è bella! >> e bevvero contemporaneamente guardandosi con amicizia e fratellanza. Intorno c' erano soldati che si davano pacche sulle spalle dopo la vittoria. Lo sguardo del fratello maggiore si fermò da una parte, e sembrava che la tristezza l' avesse preso con sé: << Che c'è? >> chiese Eriol notando l' espressione del fratello: << E' qui >> gli rispose sbuffando. Il mago si girò alla sua destra, vedendo un uomo anziano avvolto da un pesante mantello. I suoi capelli erano lunghi e grigi e gli arrivavano alle spalle. Si complimentava stringendo la mano a tutti i soldati, sorridendo: << Ben fatto! >> si udiva la sua voce da lontano: << Un momento di pace non ce lo può concedere! >> commentò Eriol non guardando l' anziano negli occhi. Il vecchio intravide Eriol: << Dov'è... Dov'è il più valoroso di Gondor? Dov'è il mio pupillo? >> chiese avvicinandosi al mago. Eriol cercò di trovare il coraggio per mostrarsi sorridente all' anziano: << Padre! >> disse facendo un sorriso forzato e raggiungere il padre. Il vecchio abbracciò di scatto Eriol, mentre l' uomo biondo osservava la scena come se fosse trasparente: << Dicono che hai sconfitto il nemico quasi tutto da solo! >> disse il padre di Eriol: << Esagerano! La vittoria appartiene anche a Faramir! >> ribattè il mago blu interpellando suo fratello maggiore Faramir.

Il vecchio padre non sembrava felice nel vedere l' altro suo figlio: << Fosse per lui la città sarebbe ancora in piedi! >> commentò l' anziano severamente quando Faramir gli fu davanti: << Avevi l' incarico di proteggerla >> gli disse ancora il padre annotando gli errori del figlio più grande. Eriol abbassò lo sguardo come se non volesse sentire i rimproveri contro suo fratello: << L' avrei fatto, ma eravamo troppo pochi >> rispose Faramir senza intimidirsi alle provocazioni del padre: << Ah, troppo pochi! >> riprese l' anziano: << Hai lasciato che il nemico entrasse e la prendesse per capriccio! Getti sempre un cattivo riflesso su di me! >> giunsero queste parole fredde a Faramir: << Non era questo il mio intento... >> cercò di giustificarsi adesso il ragazzo biondo alla severità del padre: << Non gli dai alcun merito, anche se tenta di fare la tua volontà! >> bisbigliò Eriol al padre, allontanandosi da quest' ultimo. Il padre anziano seguì Eriol, e il mago fermò il suo genitore in un angolo: << Egli ti ama, padre! >> disse Eriol cercando di convincerlo ad accettare gli sforzi di Faramir, senza mai rimproverarlo negli errori: << Non importunarmi con Faramir, conosco la sua utilità ed è ben poca! >> disse il crudele vecchio a Eriol che non riusciva a sopportare l' atteggiamento dell' altro figlio.

L' anziano cambiò discorso: << Abbiamo cose più urgenti di cui parlare >> disse sottovoce. Eriol lo ascoltò: << Elrond di Gran Burrone ha indetto un incontro. Non vuol dire il motivo, ma ne ho immaginato lo scopo... >> annunciò al figlio Eriol, avvicinandosi sempre più verso la sua faccia: << Si vocifera che l' arma del Nemico sia stata trovata! >>. Eriol fece una smorfia di timore a quella notizia, ricordando la leggenda che anche Kerochan sapeva da molti anni: << L' Unico Anello... Il Flagello di Isildur... >> e fece alcuni passi all' indietro, con sempre il padre che gli stava attaccato: << Ora è caduto nelle mani degli Elfi >> scandì le parole l' anziano: << Tutti vorranno rivendicarlo, Uomini, Nani, Fattucchiere... Non possiamo permettere che accada! >> impose il vecchio: << Questa cosa deve venire a Gondor! >>, << Gondor... >> disse Eriol, con un accento di quasi rifiuto alla partenza: << E' pericoloso, lo so! >> il padre lo trattenne per le spalle, non permettendogli assolutamente di rinunciare a portare l' oggetto magico: << Sempre l' anello tenterà di corrompere il cuore di tutti quelli deboli, ma tu... Tu sei forte! >> incoraggiò a Eriol: << E il nostro bisogno è grande. E' il nostro sangue quello che viene sparso... E' il nostro popolo che sta crollando! >> ad ogni parola che diceva, i suoi denti si facevano sempre più visibili: << Sauron aspetta l' ora di farsi avanti, sta ammassando un fiorente esercito... Egli ritornerà! E quando lo farà non avremo il potere di fermarlo in tempo! Tu devi andare ora! >> spronò Eriol, che si mostrava con un' espressione opposta a quella che faceva il patrigno: << Riportami quest' enorme dono! >> supplicò tremando dalla gioia al figliolo: << Oh, no! Il mio posto è qui con il mio popolo, non a Gran Burrone! >> sbottò il maghetto sfiorando la spalla del padre per allontanarsi: << Oseresti opporti a tuo padre?! >> tuonò il vecchio a Eriol: << Se si deve andare a Gran Burrone, manda me, invece... >> propose Faramir al padre, avendo origliato tutto.

Ma anche stavolta il perfido uomo provocò le azioni del figlio maggiore: << Tu? Ah, capisco... Un' occasione per Faramir, capitano di Gondor, di mostrare le sue qualità... >> disse con sorriso beffardo, mentre Eriol stava in mezzo allo sguardo tra Faramir e il vecchio: << Io non lo credo! >> concluse l' anziano: << Affido questa missione solo a tuo fratello. A colui che non mi deluderà >> avvisò voltandosi verso Eriol. Entrambi i fratelli dovevano sottostare al volere del padre. La festa fu breve, e Eriol era già pronto in sella al suo cavallo, non prevedendo quel cambio di programma. Non sapeva che l' anello l' avesse trovato una sua amica, Sakura, e presto l' avrebbe rincontrata. Non sapeva che fosse proprio lei a portare tanto di quel guaio. Se solo se ne fosse rimasto a Londra, senza andare alla ricerca di pericoli che lo avrebbero portato alla sua fine, ora sarebbe ancora al fianco di Sakura. Non si aspettava di trovare un padre adottivo come quello che gli avrebbe limitato la libertà. Ma Eriol gli piaceva stare lì, proprio perchè finalmente c' era una persona che poteva considerare come un fratello, Faramir. Ora il mago osservava la bandiera che aveva posto sopra il muro in segno di vittoria, ammirando il simbolo dell' albero, disegnato sulla tela che sventolava al soffio del vento. Eriol si girò verso il fratello più grande che gli dava lo sguardo di un cane bastonato. Faramir alzò la testa, sorridendo lievemente con un po' di tristezza in cuore: << Ricordati di oggi, fratellone... >> queste furono le ultime parole di Eriol al suo nuovo amico e fratello Faramir prima di galoppare con il suo cavallo marrone verso Gran Burrone. I due si guardarono con la speranza di rivedersi, ma non fu così.

Faramir smise di ricordare, e venne raggiunto da dietro da un suo compagno: << Capitano Faramir! >> lo richiamò, avvicinandosi al suo orecchio: << Abbiamo trovato il terzo >> pronunciò a sottovoce. Il nuovo capitano di Gondor scese dove Sakura e Li dormivano. La ragazzina si svegliò, sentendo dei passi che finivano davanti a lei. Aprì gli occhi, vedendo Faramir in compagnia di altre due guardie: << Devi venire con me, subito >> ordinò il ragazzo biondo. Sakura obbedì, seguendo il capitano: << Ah, a proposito, Faramir è il mio nome >> disse il soldato alla ragazzina, presentandosi. Ma Sakura non volle dargli ulteriore confidenza, stando zitta a ogni cosa che diceva. Faramir condusse Sakura al dì fuori della grotta, fermandosi su un' alta scogliera ai lati della cascata. Il ragazzo fece cenno alla cattura carte di avvicinarsi: << Laggiù... >> indicando con il dito la fine della cascata. Sakura si sporse dalla scogliera, vedendo un piccolo stagno in fondo, e qualcuno che si tuffava. Riconobbe subito la figura che si era lanciata in acqua: Smèagol. La ragazzina sgranò gli occhi, intuendo che Faramir aveva già scoperto del terzo compagno mancante ai due ragazzini. Faramir osservava Sakura per vedere quale fosse stata la sua reazione: << Entrare nello stagno proibito comporta la condanna a morte >> pronunciò la regola imposta su quelle acque il giovane comandante. La ragazzina sobbalzò all' indietro, puntando a Faramir con occhi di supplica. Il biondo guerriero indicò con la testa un paio di arcieri appostati nel lato opposto a loro, e ne fece vedere altri due a Sakura dietro di lei. Le loro frecce puntavano verso lo stagno dove era immerso Smèagol: << Aspettano il mio ordine. Devo darlo? >> chiese alla piccoletta, sgomenta da quello che avrebbero potuto fare a Smèagol. Se sarebbe morto, lei e Li non avevano più guida che li potesse condurli a Mordor.

Faramir tese la mano verso l' alto, per poi dare il segnale di scoccare le frecce una volta abbassata. Sakura rimase immobile a fissare Smèagol che rispuntava dall' acqua con in mano un pesce appena catturato. La creatura stava canticchiando: << Che freddo stagno per fare un bagno! Polposo, sì! >> lui non poteva sapere che vi era un agguato contro di lui dall' alto. Faramir alzò ancora più il braccio per dare tempo alla cattura carte di decidere, mentre Smèagol era spensierato: << Se mi riesce, io cerco un pesce. Polposo, sì! >> e sbatteva la testa del pesce sulla roccia in cui era seduto. Gli arcieri tesero le loro frecce, guardandosi tra loro alla strana scena del piccolo essere che lottava con un pesce: << Aspetta! >> disse Sakura a Faramir, fermando la mano prima che fosse abbassata: << Quella creatura è legata a me, e io lo sono a lui >> confessò al ragazzo: << E' la nostra guida. Ti prego, fammi andare a parlargli >> supplicò al capitano, e questi annuì, lasciando la ragazza scendere verso l' orrenda e strana creatura. Sakura raggiunse Smèagol che intanto sgranocchiava il pesce: << Smèagol. La Padrona è qui! >> avvertì al suo fido amico innocuo. Smèagol si girò, mettendo il pesce da parte: << Vieni, Smèagol! Fidati della Padrona... Vieni! >> insisteva Sakura su Smèagol confuso: << Dobbiamo andare ora? >> chiese lui ai cenni della portatrice di seguirla: << Smèagol, tu devi fidarti della Padrona! Seguimi, andiamo! >> insistette di nuovo.

Smèagol si mise il pesce in bocca, seguendo la sua Padrona e camminando a quattro zampe: << Vieni. Vieni, Smèagol! Bravo, Smèagol! Così, forza! >> lo incoraggiava mentre la ragazzina indietreggiava non staccando gli occhi di dosso alla creatura. Smèagol si osservò un po' ai lati, avvertendo qualche rumore insolito. Poi da un cespuglio affianco spuntò una mano che lo afferrò per il collo, facendogli sputare il pesce che aveva in bocca: << Non fategli del male! >> gridò Sakura, con Smèagol che si dimenava dalla presa di due uomini: << Smèagol non lottare! Smèagol, ascoltami! >> cercò di sovrastare le urla disperate della creatura, sapendo di aver portato lei alla cattura di Smèagol: << Padrona! >> la chiamò disperato, sentendosi tradito dalla sua unica amica. Venne messo un sacco in testa alla creatura per evitare di sentire ancora le sue grida. Gli uomini accerchiarono la creatura tenendola ferma e poi rinchiuderla. Sakura alzò lo sguardo, incrociando quello perfido di Faramir dall' alto che rientrò dentro la caverna. Sakura venne messa di nuovo nella cella di sotto, insieme a Li, e questo venne a sapere di quello che stava succedendo di sopra.

Smèagol venne portato in un' altra cella sotterranea, sbattuto e preso a calci dai due uomini che lo avevano preso per ordine di Faramir. Cercò di fuggire, ma venne raggiunto e trascinato. Molti pugni gli arrivarono in faccia, creando alcuni lividi in altre parti del corpo: << Basta così! >> disse Faramir voltandosi verso la creatura, che venne ancora scaraventata per terra con tutto il suo peso. Questa si ritraò, sempre più appiccicata al muro in pietra, rannicchiandosi su sé stessa: << Dove li stai conducendo? >> chiese Faramir al mostro piagnucolante: << Rispondimi! >> sbottò di nuovo. Girato di spalle, Smèagol smise di piangere: << Smèagol! >> Gollum lo stava chiamando: << Perchè piangi, Smèagol? >> continuò con la sua voce fastidiosa, davanti allo sguardo di Faramir: << Uomini crudeli ci fanno male, la Padrona ci ha ingannati! >> disse il Smèagol piangendo: << E' naturale! Te l' avevo detto che ingannava... Te l' avevo detto che era falsa >> ritornò Gollum: << La Padrona è nostra amica, nostra amica! >> ribattè Smèagol indifeso: << La Padrona ci ha traditi! >> disse a denti stretti Gollum: << No! Non sono affari tuoi! Lasciaci in pace! >> frignò Smèagol: << Luridi piccoli mocciosi, ce l' hanno tolto rubato! >> si imbestialì Gollum: << Cos' hanno rubato? >> chiese Faramir alla creatura. L' entità di Smèagol era sparita, lasciando il posto a Gollum che si girò verso l' uomo: << Il mio Tesssoro! >> ed emise un urlo di rabbia e di follia.

Nei sotterranei, intanto, Sakura e Li parlavano del da farsi: << Dobbiamo andarcene da qui! >> consigliò il cinesino: << Vai tu! Fallo subito! >> si riferì a Sakura, e le si avvicinò: << Puoi riuscirci... Usa l' anello, Sakura >> intimò alla giovane: << Solo questa volta... Mettilo! Sparisci da qui! >> le disse a bassa voce. Sakura non aveva intenzione di usarlo: << Non posso >> disse brevemente, poi voltandosi dal cinesino: << Avevi ragione, Li. Hai provato a dirmelo, ma... Io... >> seguì una breve pausa: << Mi dispiace... >> e si mise con le ginocchia al petto, temendo sempre più l' anello: << L' anello mi sta afferrando, Li. Se io lo metto, lui mi troverà... Lui vedrà! >> comunicò al suo ragazzo. Li e Sakura erano con le spalle al muro: << Sakura... >> cercò di calmarla mettendole una mano sulla spalla. Da loro si presentò Faramir, con in volto un ghigno di soddisfazione. Estraò la sua spada, facendo alzare in piedi Sakura e Li: << Stai dietro di me, Sakura! >> disse il cinesino mettendosi con le braccia aperte davanti alla sua amata: << Così questa è la risposta a tutti gli enigmi... >> disse Faramir esibendo la lama della sua spada verso i due ragazzini. Si avvicinò a loro, e spostò lievemente Li con la parte liscia dell' arma, e adesso la puntava su Sakura. Avanzava verso di lei: << Qui nelle Terre Selvagge ho voi, due ragazzini, e un esercito di Uomini al mio comando >> si sentì superiore il capitano di Gondor.

Sakura indietreggiò fino a toccare con la schiena la parete rocciosa dietro di lei. La spada entrò dentro la maglietta della ragazzina: << E l' anello del potere a portata della mia mano >> e Faramir sollevò la catenella, mostrando il magico oggetto ai suoi occhi: << Un' occasione per Faramir, capitano di Gondor, di mostrare le sue qualità... >> ripetè lo stesso Faramir incantato dall' anello. Sakura si tenne alla parete, ansimando sempre più forte. Li era in disparte, pronto a intervenire nel caso in cui Sakura sarebbe stata ferita. La lama della spada girava da una parte e dall' altra, mostrando l' anello in tutta la sua lucentezza all' uomo caduto anche lui in tentazione. Sakura chiuse gli occhi, forse stava per svenire. Poi, sentì in testa la voce sibilante di Sauron che prendeva controllo della sua mente. Faramir era bloccato dalla visione della piccola arma concentrica: << No! >> Sakura riaprì gli occhi e si rimise l' anello sotto la maglietta, e scappò in un angolino proprio come Gollum. Faramir ritornò in sé: << Smettila! Lasciala in pace! >> si sovrappose Li, intervenuto in difesa della sua fidanzata: << Ma non capisci?! Lei deve distruggerlo. E' lì che stiamo andando, a Mordor. Al Monte Fato! >> sbottò il cinesino osservando l' uomo biondo con rabbia.

Li stringeva ancora di più i pugni lungo i suoi fianchi. Faramir venne raggiunto da dietro da un altro suo compagno: << Osgiliath è stata attaccata, chiedono rinforzi immediati >> comunicò al suo capitano del pericolo che stava subendo la città: << Ti prego! E' un tale peso! >> supplicò Li con voce strozzata dalla disperazione per convincere a Faramir di lasciarli andare: << Non vorresti aiutarla? >> disse il cinesino con un bricciolo di speranza: << Capitano... >> intanto l' altro soldato richiamava Faramir, che stava decidendo in quel momento delicato: doveva per forza lasciarli andare, visto che Osgiliath aveva bisogno di lui. Si rigirò di nuovo verso il suo compagno: << Preparatevi a partire >> disse bisbigliando. Il soldato se ne andò. E Faramir potè di nuovo concentrarsi sui suoi due prigionieri. Li osservò entrambi nella loro agitazione, poi il suo sguardo divenne più freddo di prima: << L' anello andrà a Gondor! >> ripetè ancora una volta nella sua voglia di potere. A Li non spettò altro che digrignare ancora di più denti dalla rabbia e stringersi ancora di più i pugni. I due ragazzini vennero portati insieme a Gollum con gli uomini di Faramir verso Osgiliath, per giungere in aiuto della città.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Episodio 143: Il ritorno di Toy ***


Toy continuava a galoppare con Brego nelle terre desolate, sotto il sole che si stagliava alto e luminoso. Il ragazzo aveva lievi tagli nei vestiti che indossava, così come nella sua pelle. Durante il tragitto a cavallo si ricordò del Mannaro che lo fece cadere dal dirupo, e di come il giovane è riuscito a sopravvivere all' enorme salto. Brego salì su una collina, fermandosi al momento in cui Toy tirò le redini. Il ragazzo spalancò gli occhi da ciò che vide avvicinarsi: un esercito di Uruk-hai con lunghe lance e compatti tra di loro marciava nella zona sottostante a Toy. Le nuvole nere accompagnavano gli orchi di Saruman, oscurando ogni zolla che loro occupavano. Vi erano tanti ranghi di Uruk-hai in armatura nera che avanzavano nella direzione di Toy: questo diede ordine a Brego di fare dietro front, immaginando dove si dirigessero gli Uruk-hai. Al Fosso di Helm. Toy accelerò la cavalcata per raggiungere il più in fretta possibile Thèoden e i suoi amici, per avvertirli del pericolo in arrivo. La strada era lunga, e Toy continuò a cavalcare anche durante la notte tra le colline ondulate, pur di non perdere tempo. Il giorno dopo, quando il sole fu abbastanza alto da illuminare tutto, Toy si fermò su un' altura a osservare una costruzione che stava in mezzo a delle alte scogliere rocciose: era riuscito ad arrivare al Fosso di Helm.

Toy diede una pacca a Brego: << Ce l' hai fatta, amico mio, ce l' hai fatta >> si complimentò con il quadrupede avendo raggiunto il luogo. Continuò a cavalcare fino al portone principale del Fosso, e le guardie aprirono i cancelli riconoscendo per un attimo il giovane a cavallo: << Ma è lui? >> si chiesero due guardie tra di loro mentre facevano passare il misterioso ragazzo. La folla si aprì in due per fare spazio all' animale, e anche loro guardavano colui che guidava il cavallo, forse quasi adorandolo. Una donna esclamò: << E' vivo! >> e a quel respiro di sollievo si levò tra tutti i presenti un applauso di felicità. Yuè e Gimli dall' alto di una torretta videro l' ammucchiarsi di tutta quella gente al centro di una piazzetta. I due si fermarono a guardare: << Ma che succede? >> chiese Yuè incuriosito: << Non lo so >> rispose Gimli appendendosi al muretto troppo alto per lui. Diede un' occhiata al ragazzo che scendeva da cavallo per correre subito da lui: << Ma è lui...è Toy! >> esclamò il Nano dalla felicità: << Cosa? Ehi, aspetta... >> cercò Yuè di fermare Gimli, ma questi era già corso giù verso il suo amico. Il Nano si fece spazio tra la folla ammucchiata: << Dov'è? Dov'è? Fate largo! Io lo ammazzo! >> disse sbucando in prima fila e potendo di nuovo rivedere Toy vivo e vegeto: << Tu sei il ragazzo più fortunato, più scaltro e più avventato che io abbia mai conosciuto! >> disse a Toy che ricambiò con un saluto: << Ciao, Gimli! >> rispose il ragazzo sorridendogli.

Gimli con le lacrime agli occhi, abbracciò il giovane: << Che tu sia benedetto! >> e strinse ancora più forte la presa: << Ahi! Va bene, così mi fai male! >> disse Toy per allentare le braccia di Gimli alla sua vita. Ma non c' era tempo per gli abbracci. Toy staccò da sé il Nano, chiedendogli: << Gimli, dov'è il Re? >> e il piccolo amico gli indicò con lo sguardo delle scale che accedevano a un altro piano superiore. Per ringraziarlo, Toy gli diede una pacca sulla spalla. Il ragazzo raggiunse un ampio salone che terminava alla fine con un portone, dietro il quale c' era la sala dove stava Thèoden. Nel breve tragitto che fece prima di entrare nella sala, gli si parò davanti una figura bianca. Yuè gli era venuto incontro per salutarlo. Il Giudice supremo sorrise al ragazzo pieno di ferite in alcune parti del corpo, dicendogli in elfico: << Sei in ritardo >> e Toy rimase serio. Poi, Yuè commentò lo stato in cui si trovava l' amico: << Che brutto aspetto >> e fu a questo punto che Toy si mise a ridere con Yuè, nella forma normale Yuki, salutandosi in elfico e appoggiando le mani dell' altro su una spalla. Eowyn si voltò per prendere un altro cesto e vide dietro di lei, al centro di quel salone, Yuè che si scambiava i saluti con il resuscitato Toy. La donna scattò in avanti, fermandosi a schiarirsi la vista a poca distanza dai due. Toy si girò verso di lei, salutandola con un inchino con la testa. In seguito, Yuè gli porse la Stella del Vespro che gli fu donata da Arwen. Il ragazzo aprì la sua mano insanguinata, prendendo il gioiello lucente.

Guardò quell' oggetto che sembrasse contenere la vita della sua amata. Toy risollevò lo sguardo verso Yuè che gli sorrideva: << Grazie >> disse in elfico al Giudice e suo più caro amico Yuki. Eowyn sorrise al gesto che la creatura alata fece al suo amico. Toy passò in avanti, oltre Yuè, verso il portone della sala, aprendolo. Thèoden era seduto su un trono e fu interrotto dal rumore che fecero le ante nell' aprirsi, mentre parlava con Gamling. Vide un giovane con gli abiti un po' ammaccati e ferite in quasi tutto il corpo. Lo riconobbe, era Toy che era riuscito a sopravvivere. Il ragazzo raccontò, seguito da Gimli e da Yuè, a Re Thèoden del pericolo in arrivo: << Un grande esercito, dici? >> chiese Thèoden: << Isengard è svuotata del tutto... >> rispose seccamente Toy da dietro il Re: << Quanti sono? >> domandò di nuovo: << Diecimila, come minimo >> azzardò una cifra il ragazzo. Dei fasci di luce blu trapassavano le finestre alte della sala, illuminando a chiazze il pavimento. Thèoden aveva un mantello verde indossato, e come si girò alla risposta di Toy, il mantello si sollevò lievemente: << Diecimila? >> disse Thèoden incredulo alla superiorità dell' esercito di Saruman: << E' un esercito creato per un unico scopo... >> Thèoden fece dei passi per avvicinarsi a Toy: << Distruggere il mondo degli Uomini >> concluse il ragazzo: << Saranno qui al calar della notte >> aggiunse infine.

Thèoden emise un lieve respiro dalla bocca, spiazzato dal poco tempo che avevano per organizzarsi: il sole stava quasi per tramontare. Il Re si incamminò verso l' uscita della sala: << Che vengano pure! >> disse impavidamente. Uscì dalla stanza in cui era, camminando tra la sua gente che ancora sistemava le sue merci, con dietro alcune guardie e Gamling, e Toy, Yuè e Gimli. Thèoden diede ordine a Gamling: << Voglio che gli uomini e i ragazzi forti, capaci di reggere le armi, siano pronti alla battaglia entro stasera! >>, << Signorsì! >> rispose Gamling affrettandosi con il distribuire le armi. Thèoden passò oltre il portone principale del Fosso, fermandosi di fuori, e osservando le sue guardie che mettevano delle barricate su di esso: << Noi sorveglieremo la strada rialzata e il cancello dall' alto. Nessun esercito ha mai creato una breccia nelle Mura Fossato, o messo piede nel Trombatorrione >> annunciò lui della resistenza del Fosso di Helm: << Questa non è una marmaglia di stupidi orchi... >> si intromise Gimli che si era messo in mezzo al portone, e avvisava Thèoden del nemico: << Questi sono Uruk-hai. Hanno armature spesse e scudi imponenti! >>, Thèoden si avvicinò al Nano guardandolo dall' alto verso il basso con sguardo di superiorità: << Io ho combattuto molte guerre, Mastro Nano. So come difendere il mio bastione >> gli disse caldamente. Thèoden superò la bassa creatura, noncurandosi dei suoi avvertimenti.

Il Nano ricevette una pacca d' incoraggiamento da Toy. I tre amici si rimisero a inseguire Thèoden per le mura: << Irromperanno su questa fortezza come l' acqua sulle rocce >> diceva il Re di Rohan: << Le orde di Saruman saccheggeranno e appiccheranno il fuoco, una cosa già vista. Le colture si possono riseminare, le case ricostruire >> e passò da una torretta per poi scendere verso una trincea: << All' interno di queste mura noi sopravviveremo >> si disse sicuro: << Non vengono per distruggere le colture o le case di Rohan, ma la popolazione fino all' ultimo bambino! >> intervenne Toy con un bricciolo di carità. Il Re si voltò di scatto, afferrando il ragazzo per un braccio: << Che cosa dovrei fare io? >> chiese quasi disperato: << Guarda i miei uomini, il loro coraggio è appeso a un filo. Se dev' essere la nostra fine, allora farò fare loro una grande fine, che venga ricordata per sempre! >> disse con foga, e riprendendo a camminare. Toy lo bloccò di nuovo: << Invia messaggeri, mio signore. Tu devi chiedere aiuto >> gli consigliò Toy. Thèoden si rimise faccia a faccia con il ragazzo, questa volta parlandogli con tono dispreggiativo: << E chi verrà? Gli Elfi? I Nani? Non siamo fortunati come te nelle amicizie. Le vecchie alleanze non esistono più! >> disse privo di speranza: << Gondor risponderà >> aggiunse Toy: << Gondor?!? >>.

Thèoden assunse un' espressione digrignata nei denti al sentire di quella parola. Diventava sempre più agitato: << Dov' era Gondor quando cadde l' Ovestfalda? Dov' era Gondor quando i nostri vicini ci hanno circondato?! Dov' era Gon... >> Thèoden si bloccò, ritornando ad assumere un tono più composto: << No, mio signore Toy... Noi siamo soli >> comunicò infine al ragazzo. Toy non proferì più parola allo sguardo convinto del Re, che riprese la sua ispezione sulle mura: << Portate le donne e i bambini nelle grotte! >> ordinò adirato dalla discussione con Toy alle sue guardie: << Ci vuole tempo per le provviste per un assedio, mio signore >> lo avvertì Gamling da dietro, mentre salivano le scale per rientrare in sala: << Non c'è tempo! La guerra incombe >> ribattè Thèoden: << Chiudete il cancello >> ordinò Gamling a una guardia. Dall' alto del cielo svolazzarono dei corvi neri, accompagnando delle nuvole dello stesso colore, segno che una tempesta sarebbe giunta a breve.

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Episodio 144: L' Entaconsulta ***


Barbalbero continuava a trasportare Tomoyo e Meiling all' interno della foresta di Fangorn. L' umanoide faceva passi grandi e aveva un' andatura lenta, quasi cullasse le due ragazze: << Noi Ent non siamo più coinvolti nelle guerre fra Uomini e Maghi da moltissimo tempo >> informò alle due parlando lentamente. Barbalbero riprese fiato, poi continuò: << Ma ora sta per accadere una cosa che non accadeva da un' Era! >> si fermò al centro di un ampio spazio verde, dove gli alberi circondavano quel prato. Barbalbero tese la sua mano sinistra: << Entaconsulta! >> esclamò: << Che cos'è? >> chiese Meiling in alto, e questa aveva una lieve striscia fine rossa sul suo sopracciglio, dove aveva una volta la ferita: << E' una riunione >> rispose Barbalbero sollevando lo sguardo verso la ragazzina. Meiling si sporse verso di lui: << Una riunione di cosa? >> domandò ancora lei con gli occhi attenti a scrutare intorno la natura. Si sentirono dei brontolii e dei pesanti passi da dietro gli alberi. Meiling e Tomoyo si voltarono, guardando oltre la corteccia di Barbalbero chi stava arrivando.

Le due ragazze sgranarono gli occhi a ciò che videro: altri alberi delle sembianze di Barbalbero spuntavano dalla foresta di Fangorn, accerchiando il gruppo dei tre da ogni direzione: << Faggio, Quercia, Castagno, Frassino... Bene, bene, bene! >> commentò Barbalbero vedendo i suoi simili stargli intorno: << Sono venuti in molti >> annotò l' albero. In confronto al vecchio pastore, questi nuovi alberi moventi erano più esili e alcuni avevano la barba fatta con cespugli più grande di quella di Barbalbero. Tomoyo, che si trovava all' altezza del viso di Barbalbero, rimase pietrificata all' avvicinamento di due di quegli alberi a pochi metri da lei: << Ora dobbiamo decidere se gli Ent scenderanno in guerra >> aggiunse infine Barbalbero alle due sull' argomento da discutere. Tomoyo inarcò un sopracciglio alla frase dell' umanoide, mentre Meiling fece un sorriso di soddisfazione a, probabilmente, un possibile intervento degli alberi nella lotta contro Saruman.

Le ragazze vennero messe da una parte da Barbalbero, avvisandole: << Ora restate qua mentre io parlo >> e le due annuirono con un gesto della testa. L' albero si voltò, sistemandosi in cerchio insieme ai suoi compari per dare inizio alla seduta: << Wow, che bello! Tra poco potremo rincontrarci con i nostri amici! >> disse Meiling a Tomoyo, mostrando i pugni serrati dalla felicità: << Ehm... Cosa? >> chiese timidamente Tomoyo: << Dai, lo so che hai sentito bene >> rispose Meiling all' amica, afferrandole le mani: << Scusa, Meiling, ma hai intenzione davvero di entrare in un campo di battaglia? >> chiese Tomoyo: << Certo! Avremo l' occasione di riunirci a Sakura e a Li se combattiamo >> ma Meiling notò nel viso dell' amica un' espressione impaurita: << Che c'è, Tomoyo? >>, << Beh, vedi, è che io... >> prese a parlare Tomoyo, bloccandosi: << Tu cosa? >> chiese Meiling: << Ecco, io... Non ho alcuna intenzione di scendere in battaglia... >> ammise a Meiling. La cinesina rimase senza parole: << Come non vuoi rincontrare tutti i nostri amici? >> le disse Meiling. Tomoyo lasciò delicatamente le mani di Meiling e si strinse le sue mani, singhiozzando: << Dopo tutto quello che è successo, non penso di poter reggere un' altro scontro >> disse a chiare parole, piangendo e asciugandosi ripetutamente le lacrime con l' indice.

Meiling si rattristò a quella scena: << Oh, Tomoyo... >> si disse con pietà: << Io ho paura per quello che succederà a chiunque di noi, è già successo con Eriol e non voglio rischiare di perdere un altro compagno, lo capisci? >> si agitò la ragazza dai capelli blu: << Io voglio poter tornare a casa insieme, senza alcuna mancanza. Tutto questo mi farà male, e non oso immaginare la mia vita come sarebbe senza uno di voi! >> il pianto si fece ancora più continuo. Meiling abbracciò a sé l' amica dai capelli blu, ed entrambe si poggiarono la testa sulle spalle dell' altra: << Quali altre persone vi potranno sostituirvi se non voi stesse... >> singhiozzò ancora: << Ehi, adesso basta, rilassati: sembra che me lo stai dicendo come se fossi già in fin di vita >> le disse Meiling da sopra la sua spalla: << Su, adesso, calmati... >> le intimò accarezzandole la schiena. Meiling prese Tomoyo per le spalle, mettendosela davanti al viso. Entrambe si guardarono con occhi sinceri e di fiducia, l' una pronta a intervenire per la sua amica in caso di pericolo, o di qualche altro loro compagno di viaggio. Il momento che si creò fu per le due ragazze una breve riflessione su tutte le cose che sono successe.

Non potevano scordare i primi pericoli che incontrarono a Moria, del sacrificio di Kerochan e di Eriol che le avevano protette dai molti nemici finora incontrati. Meiling ripensò ancora una volta a Eriol, morto nel tentativo di difendere lei e la sua amica: non voleva che quel gesto rimanesse impunito. A breve, anche Meiling ebbe gli occhi lucidi, ma non pianse per far coraggio a Tomoyo: << Se adesso molliamo tutto, tutti quelli che conosciamo farebbero una brutta fine... >> disse Meiling: << Ma Eriol non c'è più... >> notò Tomoyo singhiozzante: << Lo so, amica mia, però non dobbiamo piangere per la sua scomparsa. Conserviamo le lacrime per dopo, ok? >> incoraggiò a Tomoyo. Quest' ultima si asciugò l' ultima lacrima scesa: << Si, hai ragione, Meiling >> si disse convinta Tomoyo. Meiling annuì con la testa, facendo capire all' amica che sarebbe stata sempre al suo fianco. Meiling riprese le mani di Tomoyo: << Eriol non sarà mai dimenticato per quello che ha fatto, il suo è stato un gesto d' onore. Per questo dobbiamo combattere >> proseguì la cinesina: << E poi, per qualunque cosa ci sono io, non ti preoccupare >> aggiunse Meiling, ricordando a Tomoyo la promessa che questa le fece il giorno che la cinesina ruppe il fidanzamento con Li: << Certo! >> esclamò Tomoyo, e le due ragazze si sorrisero reciprocamente, sperando nel loro rientro a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Episodio 145: Le Caverne Scintillanti ***


Il sole scendeva in fretta dalle alte montagne, e al Fosso di Helm tutti si apprestavano a ritirarsi nelle grotte. Anziani e bambini venivano aiutati dai soldati di Thèoden affinchè si raggiungesse in fretta il riparo: << Sbrigatevi. Indietro! Riparatevi nelle grotte! >> la voce di un soldato avvisava gli altri di affrettarsi. Tutte le persone si diressero verso un passaggio sotto le mura che portava alle grotte: << Non vi fermate! Fate presto! >> si sentì un' altra voce di un soldato che indirizzava alcune famiglie con i propri carichi alle caverne. Ai lati del passaggio vi erano guardie che mantenevano il raggruppamento di tutti nel corridoio. Delle torce illuminavano il sentiero scuro. Toy, Yuè e Gimli passarono tra la folla in direzione opposta: << Piazzeremo le riserve lungo il muro >> indicò Toy per prepararsi alla battaglia di stanotte a Yuè: << Difenderanno gli arcieri da sopra il cancello >>, << Toy, tu devi riposare! Non ci sei utile vivo a metà >> lo frenò il suo amico Yuè da dietro, preoccupato per le condizioni del ragazzo che forse non poteva reggere allo scontro: << Mio signore, Toy! >> una voce femminile si fece largo tra la gente. Eowyn raggiunse Toy di fronte a lei: << Sarò mandata insieme alle donne nelle grotte >> avvisò al ragazzo.

Toy in parte non sapeva cosa dire: << E' un incarico onorabile >> disse per complimentarsi con Eowyn, ma questa non sembrava essere soddisfatta di ciò che le aveva incaricato lo zio: << Per badare ai bambini, trovare cibi e letti quando gli uomini tornano? Che rinomanza c'è in questo? >> chiese in disaccordo la donna. Toy le rispose in fretta, evitando che le si creassero altri dubbi: << Mia signora, c'è un momento per il valore senza rinomanza >> Eowyn fece per parlare, ma continuò ancora Toy: << A chi si rivolgerà la tua gente nell' ultima difesa? >>, << Lasciami stare al tuo fianco >> insistette Eowyn nel combattere almeno una battaglia: << Non è in mio potere imporre questo >> concluse Toy con espressione da soldato e fece per seguire la folla che entrava nel passaggio: << Tu non imponi agli altri di restare... >> Eowyn ribattè come se avesse da dirgli un' ultima sentenza. Il ragazzo si fermò alla volontà negata della donna di voler entrare in guerra: << Lottano al tuo fianco perchè non vogliono separarsi da te... Perchè ti amano! >> disse francamente Eowyn come se da un momento all' altro scoppiasse di nuovo a piangere. La frase che disse era quasi una dichiarazione d' amore a Toy, e intuì nello sguardo del giovane un senso di imbarazzo: << Ah! Scusami! >> disse la donna abbassando gli occhi, ricordandosi che Toy era legato ad un' altra persona. Eowyn passò avanti al ragazzo, infilandosi in mezzo a Yuè e Gimli, seguendo la folla verso le caverne e per svolgere il suo compito. Toy la lasciò andare per la sua strada, non interferendo con lei.

Bambini, donne e uomini giunsero nelle caverne scortati dai soldati di Rohan, e videro dapprima un fascio di luce blu illuminare le stalattiti in alto, che scintillavano al loro passaggio. Tutti si sparpagliarono nella caverna, e c' era chi tentava di consolare il proprio neonato dal suo pianto, avvertendo forse un disagio. Infatti, la battaglia si avvicinava sempre di più. Eowyn si raccolse i capelli da dietro, pronta nel suo mondo a dover scendere in battaglia: non seppe spiegarsi il suo comportamento con Toy, rimanendo ancora alla sua solita vita. Un gruppo di persone si sedette più avanti nella grotta, tenendo le torce per illuminare il luogo. Nelle rocce vi erano anche dei diamanti che brillavano intensamente ogni secondo, non solo per la luce che penetrava lì sotto. Un mucchio di soldati iniziò a prendere un uomo anziano con loro, levandolo dall' abbraccio della sua moglie piangente. Anche lui era costretto a entrare in guerra, come ordine di Re Thèoden. Persino i figli primogeniti erano stati scelti per le armi, e venivano strappati dalle proprie madri senza che queste non avessero avuto il tempo di salutarli. Le scene che si videro laggiù furono strazzianti: le madri singhiozzavano alla separazione dei loro figli, mentre altre mogli stringevano a sé i loro figli più piccoli all' addio del loro capo famiglia. Una pacca sulla spalla fu l' unica consolazione per tutti quelli reclutati dai soldati. I figli primogeniti erano impallidi all' idea di partecipare ad un conflitto, e le donne venivano consolate dalle altre loro figlie.

Tutti i maschi, compresi anziani, salirono per armarsi di alte lance. Le spade erano consegnate da un soldato. Toy esaminò una spada, che sembrava rispetto alla sua molto più piccola. Il ragazzo la sbattè dove l' aveva presa, infuriato al vedere alle prime armi persone più deboli: << Stallieri, maniscalchi, coltivatori... Questi non sono soldati >> disse lamentandosi con i suoi due amici: << Molti hanno visto troppi inverni >> commentò Gimli osservando un uomo di poca esperienza passargli davanti: << O troppo pochi >> aggiunse Yuè riferendosi a Toy. Il ragazzo roteò il suo sguardo sull' amico alato, annuendo alla sua notazione. Dei vecchietti, fasciati alla testa da diverse ferite, si accingevano a prendere le proprie armi senza fiatare: << Guardateli, sono spaventati... Glielo si legge negli occhi >> disse Yuè fermamente a Toy. Il Giudice aveva capito che il ragazzo voleva scendere in battaglia, ma adesso imponeva a lui di non ubbidire agli ordini di Thèoden di andare a tutti i costi fuori dalle mura per combattere. I presenti nell' armeria e Toy si voltarono alle parole di Yuè, che suonavano come una frecciata al giovane. Anche questo si muoveva a malapena con la ferita alla spalla: << Qualcosa non và, Yuki? >> gli chiese il ragazzo: << No, niente! >> gli rispose in tono di sfida. Yuè si voltò, passeggiando a piccoli passi e protestando al voler andare in battaglia con quei miseri uomini. Parlò in elfico: << E hanno ragione... Trecento contro diecimila? >> chiese Yuè indignato.

L' amico si mise a parlare in elfico con calma: << Hanno più speranza di difendersi qui che a Edoras >> cercò di tranquillizzarlo Toy, osservando ancora i pochi uomini venuti. I presenti sembrava che capissero quello che si stavano dicendo, e del pericolo che si sarebbe corso: << Toy... >> riprese in elfico Yuè: << Non possono vincere questa battaglia. Moriranno tutti! >>, << Allora io morirò come uno di loro! >> sbottò Toy parlando normalmente e stando faccia a faccia con Yuè. Quest' ultimo non aprì bocca alla volontà del ragazzo, anche perchè non voleva che litigassero in quel momento delicato. Toy se ne andò tra le fila di uomini che gli si paravano dietro, con fare scocciato. Yuè cercò di seguirlo: << Lascialo andare... Lascialo stare >> ma lo bloccò Gimli, capendo che aveva ragione lui nel difendere quella povera gente in battaglia senza lasciarli al proprio destino. Ognuno si rimise a brandire delle armi, una volta che le acque si furono calmate.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Episodio 146: Dove sono il cavallo e il cavaliere? ***


L' esterno del Fosso era stato svuotato del tutto da tutti gli abitanti di Edoras, lasciando solo le guardie su ogni pontile delle mura. Da una sala si sentivano le parole di Thèoden e della sua guardia Gamling: << Tutte le persone in grado di brandire una spada sono state mandate nell' armeria >> comunicò Gamling al suo Re che stava impalato a guardare in avanti, forse il vuoto: << Mio signore? >> cercò di richiamarlo Gamling dalla posizione in cui stava. Un immenso fascio di luce illuminava le sagome di Thèoden e di Gamling: era la porta di dietro che lasciava il passaggio all' ultimo squarcio di luce entrante nella sala. Thèoden si decise a parlare dal suo stato di ecstasi in cui era: << Chi sono io, Gamling? >> chiese il Re di spalle alla sua guardia e amico fidato. A quella domanda Gamling aveva il timore che Thèoden avesse di nuovo la malattia di Saruman. Seguì una breve pausa, poi rispose: << Sei il nostro Re, sire >> e si avvicinò lentamente alle spalle di Thèoden, che voleva sapere a tutti i costi chissà quale verità: << E vi fidate del vostro Re? >> chiese di nuovo Thèoden da davanti: << I tuoi uomini, mio signore, ti seguiranno verso qualunque sorte >> replicò Gamling mettendosi ad un lato di Thèoden. La guardia portava con sé un' armatura in ferro per il suo sovrano.

Cominciò a fargli indossare l' armatura dal braccio, come se fosse un bimbo incapace di vestirsi. Gamling agganciò le due metà dell' armatura al corpo del vecchio re: << “Verso qualunque sorte”... >> ripetè Thèoden guardando il muro mentre la guardia lo sistemava con le sue protezioni alle gambe e ai polsi. Gli Uruk-hai misero in avanti le loro lance, aumentando il passo per giungere in fretta al Fosso di Helm, tutti gli orchi erano ben protetti dalle possenti armi e scudi. Thèoden pensò al pericolo che si avvicinava, rimugginando su suoi discorsi: << Dove sono il cavallo e il cavaliere? Dov'è il corno che suonava? >> si chiese quasi con disperazione a quelle parole che dovessero perdersi nel tempo. Un uomo intanto si affilava la sua lama sulla mole, pronto poi a unirsi ai suoi compagni nell' esercito di Rohan, mentre Thèoden continuava con le sue parole di sconfitta: << Sono passati come la pioggia sulle montagne... >> gli anziani pronti e indossanti l' elmo dei cavalieri di Edoras, venivano messi in fila per rifornirsi di lance uno alla volta. Anche i bambini primogeniti erano stati scelti, e venivano fatti indossare degli elmetti più o meno della loro misura. Un altro tremò quando gli fu data un' ascia alle mani, sgranando gli occhi.

Thèoden sembrava facesse il punto della sua situazione: << Come il vento nei prati. I giorni sono calati a Ovest... >> l' esercito di Isengard avanzava con più rapidità, mostrando i denti dalla rabbia, mentre gli occhi sembravano infossati nei loro elmi scuri, dando l' impressione di essere ancora più delle bestie feroci.

I bambini indossarono delle maglie in ferro, e poi si armarono di scudi per difendersi dagli Uruk-hai ancora in viaggio nelle terre desolate. Lunghe fila di Uruk scendevano da colline ondulate, ormai vicini alla notte: << Dietro le colline, nell' Ombra >> disse ancora Thèoden. Il Re levò il suo sguardo in alto, quasi a invocare il cielo: << Come siamo giunti a questo? >> si domandò a sé stesso delle decisioni che prese in tutta la sua vita. Anche il Re era pronto per la guerra, mentre Gamling lo ascoltava in un suo ultimo monologo prima della rovina sotto l' enorme fascio di luce che fuoriusciva da dietro le loro spalle, disturbato nella luminosità dalle ombre dei soldati che circolavano all' esterno.

Calò la notte al Fosso di Helm, e anche alla foresta di Fangorn, dove Meiling e Tomoyo attendevano una qualche risposta dal consiglio degli alberi. I molti arbusti riuniti in cerchio emettevano scricchiolii e rumori nel parlare tra di loro: << Chissà cosa si dicono? >> chiese Tomoyo seduta nell' erba e accennando ad uno sbadiglio di sonnolenza: << Non ne ho idea, non pensavo ci mettessero così tanto! >> sbottò Meiling che girava intorno a sé stessa con le braccia conserte, impaziente del giudizio di Barbalbero. La cinesina si fermò nel camminare, dimostrandosi stanca anche lei di aspettare: << Va avanti da ore! >> annotò la piccola ragazzina: << Dovranno aver deciso qualcosa, ormai... >> disse Tomoyo nel rialzarsi in piedi e stare al fianco della sua amica. Barbalbero si mise a parlare con le due, voltato di spalle: << Deciso? No! >> pronunciò le parole lentamente: << Abbiamo appena finito di dirci “Buongiorno”! >> avvisò alle due ragazzine. Ma a quest' ora non si potevano già salutare con un “buongiorno”: << Ma è già arrivata la notte! >> comunicò Meiling con lo sguardo di Tomoyo incredulo: << Non potete metterci una vita! >> esclamò Meiling.

Barbalbero si girò verso di lei: << Non avere fretta... >> la avvisò notando nella ragazzina troppa agitazione: << Ma non abbiamo più tempo! >> tagliò corto Meiling. L' albero si rigirò alla riunione, continuando a parlare con il suo linguaggio lento: << Accidenti, che testa dura! >> commentò la cinesina. Tomoyo adesso divenne più preoccupata di prima: << Pensi che continuerà per molto? >>, << Non lo so, Tomoyo... >> rispose Meiling: << E' solo che non possiamo perdere altro tempo, è questo il punto! >> sbottò lei: << Beh, Meiling, volevo dirti una cosa >> cercò di calmarla Tomoyo: << Dai, su, dimmi... >> si calmò la cinesina: << Prima quando mi hai risollevato il morale, ho visto in te la speranza di rivedere tutti... >> continuò l' amica: << E ora sono più che convinta che questo viaggio si concluderà nel migliore dei modi, perchè so che ci sono amiche come te che non mollano mai >>, << Grazie, Tomoyo. E scusa per poco fa, ma ecco... anch' io sono un po' preoccupata per i nostri amici >> rispose la cinesina. Tomoyo, a sua volta, riprese le mani di Meiling: << Non te ne sei ancora scordata di quella promessa, vero? >> le chiese Tomoyo a Meiling ricordandole la promessa che si fecero per sostenersi a vicenda.

La cinesina annuì: << Certo che no! >> stringendo forte la mano di Tomoyo: << Allora noi usciremo da qui e rivedremo Tomoeda, ci stai? >> la spronò alla sua carica, come se adesso fosse lei a guidare la speranza alla cinesina, che si ricompose con tranquillità ad aspettare.

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Episodio 147: L' arrivo degli Elfi ***


Mancavano pochi istanti all' arrivo dell' esercito di Isengard al Fosso. La notte fu movimentata tra le alte mura con continui movimenti dei soldati di Rohan per prendere le rispettive posizioni, agitandosi nel dare indicazioni ai nuovi cadetti arruolati e urlando per farsi sentire e per far correre le truppe stando pronti in qualsiasi momento all' arrivo improvviso degli orchi. Toy era seduto sulle scalinate che portavano dentro alla sala del Re, osservando da solo quel via vai continuo di cavalieri per le vie della fortezza. Lo sguardo del ragazzo cadde su un ragazzino, poteva avere intorno ai 14 anni come sua sorella, che brandiva una spada ed era imbottito di un' armatura fatta per il suo busto esile: << Dammi la tua spada >> gli disse Toy. Il ragazzino aveva i capelli lunghi e biondi come quelli di Eowyn, e aveva gli occhi azzurri, e il volto sconvolto e impaurito dal conflitto in arrivo. Il ragazzino si avvicinò con la spada tra le mani, porgiandola a Toy: << Come ti chiami? >> gli chiese il ragazzo prendendo la spada: << Haleth, figlio di Hama, mio signore >> rispose il ragazzino. Toy capì che si trattava del figlio della guardia morta nell' attacco dei Mannari: << Mi dispiace per tuo padre, ragazzo >> fece le condoglianze ad Hama: << La ringrazio... >> rispose Haleth quando Toy esaminava la lama.

Il ragazzo osservò l' arma dalla punta all' elsa: << Dicono che non sopravviveremo alla notte >> aggiunse Haleth: << Dicono che non c'è speranza... >> e incrociò gli occhi di Toy che non era convinto della situazione. Il giovane si alzò in piedi, manovrando e scuotendo con facilità la spada, roteandola e scagliando fendenti. Poi se la rimise all' altezza degli occhi, ammirandola ancora una volta: << E' un' ottima spada >> disse ad Haleth, restituendogli l' arma: << Haleth, figlio di Hama... >> fece Toy per parlare al ragazzino mettendogli una mano sulla spalla: << C'è sempre speranza! >> esclamò Toy incoraggiando il piccolo soldato. Toy scese nell' armeria, levandosi la maglietta di sotto per indossarsi un' altra maglia in ferro: si preparava al combattimento. Si mise delle protezioni superiori nelle spalle, prese una cintura in cui vi poteva allacciare la sua spada. Si richiuse la cintura e i lacci della protezione di fretta, e ora cercava la sua arma da mettere nella custodia nella cintura. Con la coda dell' occhio vide l' elsa della sua spada puntata verso di lui. Toy si girò e vide che Yuè gliela stava dando.

Il ragazzo la prese lentamente, annuendo ad un ringraziamento al suo amico, dopo il breve litigio che c' era stato tra i due poco prima. I due si misero davanti l' uno all' altro, sorridendosi lievemente: << Finora ci siamo fidati di te, non ci hai mai delusi >> disse Yuè a Toy per guidarli verso la fine di questa avventura: << Perdonami. Sbagliavo a disperarmi >> si scusò infine il giudice alato. Toy gli sorrise, giustificando ciò che aveva detto Yuè: << Non c'è niente da perdonare, Yuki >> gli disse francamente, e i due si misero le mani sulle spalle come segno di amicizia. Arrivò Gimli da dietro una stanza davanti a loro che si sistemava la maglia bucherellata e fatta in ferro, emettendo degli sforzi nel tentativo di infilarsela: << Se ci fosse tempo la farei sistemare! >> brontolò il Nano. Quando indossò la maglia, se la fece cadere per tutto il corpo, accorgendosi che era troppo lunga per lui. Yuè e Toy si guardarono come per prendersi gioco del piccolo amico: << E' un po' stretta intorno al torace >> giustificò lui. Sembrava un manichino che indossava un pesante e lungo maglione che gli copriva completamente le braccia e i piedi.

Improvvisamente, si sentì il suono di un corno da fuori. I tre si girarono verso la direzione cui proveniva il suono. Gimli e Toy pensarono che si trattassero degli orchi di Saruman, ma intervenne Yuè: << Non è il corno degli orchi >> affermò salendo le scale seguito dagli altri due. I soldati si sporsero da sopra le mura per vedere chi sostava sotto al cancello: << Chiama il Re! >> avvertì un soldato a un suo compare, che sgattaiolò ad avvertire Re Thèoden: << Aprite il cancello! >> ordinò gridando il soldato. Un' altra voce si sparse: << Aprite il cancello! >> ripetendo l' ordine a tutti. Le porte si aprirono, e poterono così avanzare le truppe di altri uomini forse, che indossavano lunghi mantelli blu. Ma tutti si accorsero che si trattava di altre creature quando videro che ognuno impugnava un arco sulla mano destra. I loro mantelli si confondevano con il colore scuro della notte. Attraversarono il lungo ponte che portava alle porte del Fosso di Helm, alcuni tendendo sollevate dei vessilli color celeste in alto, forse il simbolo della loro razza. Le creature incappucciate erano compatte tra di loro e marciavano per superare le alte porte dell' ingresso principale.

I soldati si fecero largo per far passare le fila dell' esercito che giungeva caotico a loro. Non sapevano se reagire o no. L' esercito si sparse fino alla piazza del Fosso di Helm, seguito con lo sguardo da tutti i cavalieri di Rohan. Alcuni di questi sorrisero, riconoscendo le creature che si addentravano sempre più tra di loro. Giunse Re Thèoden, corazzato e armato per la guerra, che scese le scale per vedere chi fossero i nuovi ospiti: era un diversivo del nemico che voleva attaccare l' esercito di Rohan dall' interno delle mura? Thèoden vide che davanti alla prima fila vi era un uomo biondo, alto quanto lui, privo di elmo e indossava un' armatura dorata e un mantello rosso. Le sue orecchie erano a punta, e il Re potè riconoscere di che razza si trattava: erano gli Elfi. L' elfo dal mantello rosso si chinò davanti a Thèoden: << Ma come è possibile? >> si chiese il Re di Rohan ad un improvviso arrivo delle creature dei boschi. L' elfo si tirò su: << Porto notizie da Elrond di Gran Burrone >> e alle sue parole l' esercito dietro di lui si fermò nel camminare, stando fermi e guardando davanti a loro: << Un' alleanza esisteva una volta fra Elfi e Uomini. Molto tempo fa abbiamo combattuto e siamo stati distrutti insieme... >> annunciò l' elfo davanti all' espressione confusa di Thèoden.

Gli occhi azzurri dell' elfo ruotarono verso i passi che si sentivano dall' alto delle scale cui era sceso Thèoden, vedendo Toy, Yuè e Gimli che si apprestavano a scoprire da dove provenisse il suono del corno: << Siamo qui per onorare questa lealtà >> disse ancora l' elfo incrociando lo sguardo di Toy, e sorridendo al ragazzo come se lo conoscesse. Nel volto di Toy si formò un sorriso di gioia, scese le scale di corsa e si mise a parlare in elfico al suo vecchio conoscente salutandolo e pronunciando il suo nome Haldir. Il ragazzo abbracciò il suo amico elfico Haldir, mandato da Elrond per aiutare finalmente Toy. Haldir diede una pacca sulla spalla di Toy, contento del gesto ricevuto. I due si staccarono dall' abbraccio: << Sei più che benvenuto! >> gli comunicò Toy dalla felicità. Haldir e Yuè si salutarono stringendosi le braccia, anche loro stretti da un legame di parentela. Le facce degli elfi raggruppati si voltarono di scatto, e ruotarono anche il loro corpo verso Thèoden e appoggiarono a terra i loro archi. Erano tutti coordinati nei movimenti, quasi fossero legati da dei fili di marionette. Haldir si spostò da Thèoden dopo i saluti: << Siamo fieri di combattere al fianco degli Uomini ancora una volta >> affermò l' elfo, avendo riformato la vecchia alleanza con gli Uomini quella notte. I rinforzi da Gran Burrone erano arrivati, e finalmente Thèoden potè sperare in una loro vittoria su Saruman.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Episodio 148: La battaglia del Trombatorrione ***


Gli Elfi si sistemarono da davanti le mura, unendosi ai soldati di Rohan. Thèoden era appostato su un' alta torretta circondato da Gamling e da un' altra sua guardia. C' era solo silenzio adesso, non uno muoveva un muscolo in quella notte per aprir bocca. Tutti rispettavano la loro posizione e osservavano all' orizzonte per controllare l' arrivo degli Uruk-hai. Un soldato richiuse lentamente una bottola, che serviva per tirare al nemico dei sassi tramite questa, facendo un lieve rumore. Gli uomini e i primogeniti reclutati si sporgevano ogni tanto dalla trincea, armati di arco e frecce alle spalle. Il loro respiro si fece sempre più affannoso. Si sentì un altro corno in lontananza, e Haldir fece un gesto con la testa come per avvisare che i loro nemici erano arrivati. L' elfo era schierato nella prima trincea del Fosso insieme alle molte fila di suoi compari, anche loro indossavano elmi e armature dorate, mentre i lunghi capelli biondi uscivano ai lati dell' elmo. Si sentirono dei passi marciati contemporaneamente in fondo, e gli Elfi in prima fila videro delle piccole luci che avanzavano. Erano molte luci, e riconoscendo i pesanti passi che facevano quelli lì, poterono affermare che l' esercito di Saruman era arrivato.

Tra le fila degli Elfi vi erano Yuè e Gimli appostati nelle loro rispettive posizioni. Gimli era troppo basso per vedere oltre la trincea, a malapena gli si vedeva l' elmo: << Ah! Potevi scegliere un posto migliore! >> commentò il Nano a Yuè, lamentandosi dell' altezza della trincea. Yuè accennò ad un sorrisino beffardo e divertito al povero amico basso. In quella trincea salì Toy, camminando in mezzo alle fila di Elfi per giungere dai suoi due amici: << Beh, qualunque sia la tua fortuna, che superi questa notte! >> gli augurò Gimli a Yuè, poggiandosi sulla sua ascia. Un fulmine esplose nel cielo notturno, illuminando i volti di tutti quanti dal bagliore che fece, e perfino la truppa di orchi in arrivo. Il rimbombo si fece sentire in tutta la gola in cui si trovava il Fosso di Helm: << I tuoi amici sono con te, Toy >> gli disse Yuè al suo fianco: << Che anche loro superino questa notte! >> replicò ancora Gimli. Yuè e Toy sorrisero alle continue battute del Nano nel protestare per la sua bassa statura. Toy continuò a passare in mezzo alla fila di Elfi. Un altro fulmine comparve in cielo, tuonando più forte di quello di prima. L' armatura di Thèoden scintillò alla luce del fulmine, e guardando verso le nuvole che si erano create, incominciarono a scendere pesanti gocce. In poco tempo la pioggia si fece più continua, sbattendo sulle armature dei guerrieri appostati sulla fortezza.

Il terzo fulmine esplose proprio sopra le teste degli Uomini alleati con gli Elfi, sempre con gli occhi puntati sugli Uruk-hai che avanzavano a lance puntate in alto. Questi tenevano delle torce, che in breve si spensero; indossavano elmi con un mezzo arco sulla sommità del ferro dell' elmo. I soldati di Rohan, come gli Elfi e altri, erano impassibili davanti a quell' armata che incombeva su di loro. Nelle grotte, Eowyn sentì i passi degli orchi che giungevano fino a lì sotto. Anche le altre donne lo sentirono, e si strinsero ancora di più i loro bambini. Un Uruk-hai salì su un masso, guidando con la sua sciabola i suoi compari nell' avanzare. Questo era privo di elmo alla testa, e sembrava dover essere il capo di quell' immenso branco; inoltre nell' armatura, all' altezza del petto, era stampata la mano bianca. Un ruggito si levò dalla sua bocca, come quello di un orso, incoraggiando ancora di più gli Uruk. La distanza tra le mura e gli orchi si accorciava sempre di più. Toy tra le due fila di Elfi, impartiva loro un discorso di carica in elfico: << Non abbiate per loro alcuna pietà, perchè voi non ne riceverete! >> esclamò il ragazzo, i vestiti bagnati e fradici dalla pioggia incessante. L' Uruk sopra il masso levò in alto la sua arma, ruggendo per far fermare l' avanzata dell' esercito. Uno dopo l' altro, gli Uruk-hai si bloccarono a pochi metri dal muro difensivo del Fosso, sempre tenendo sollevate le lance.

Un neonato pianse all' interno delle caverne, rompendo il silenzio che fino a quel momento c' era tra le donne, preoccupate per le sorti dei loro mariti e dei loro figli, se sarebbero tornati alle proprie famiglie. La preoccupazione era tanta in quella notte di pioggia. Toy andò in prima fila, sempre circondato da Elfi, e guardando con impavidità gli Uruk-hai nella posizione opposta alla loro. I suoi capelli scendevano in mezzo ai suoi occhi per la troppa pressione delle gocce d' acqua. In mezzo agli Uruk, vi era qualcuno di essi che cominciò a ringhiare, o a emettere dei respiri che sembravano quelli di un maiale, aspettando il via per attaccare. La pioggia era spostata lievemente dal soffio del vento, in direzione dei soldati di Rohan: << Che sta succedendo? >> chiese Gimli saltando per vedere oltre la trincea: << Vuoi che te lo descriva? O preferisci avere un rialzo? >> gli domandò Yuè, prendendosi gioco del suo amico Nano, e questi emise una risata forzata alla battuta del Giudice Supremo. Un altro ruggito si levò dall' orco sopra la roccia, scuotendo più volte in aria la sua sciabola sotto la pioggia. A quel comando tutti gli Uruk sbatterono su e giù le loro lance sul terreno roccioso, provocando un rumore per far avere paura ai loro avversari. Ma Toy non si curò di tutto quel fracasso e sfilò la sua spada, pronto a colpire qualunque orco fosse salito sopra le mura.

Il corno degli Uruk-hai suonò di nuovo, incitando ancora di più le creature a sbattere più velocemente le lance sul terreno e a battersi i pugni al petto davanti al Fosso. Avendo avvertito che il rumore si fece più assordante, i cavalieri di Rohan misero le loro balestre sulla sporgenza delle trincee, puntando le frecce sull' armata di Saruman. Anche i nuovi uomini arruolati puntarono le loro frecce. Ci fu tensione in quel momento, una sfida a chi sapeva tenere i nervi saldi allo sbattere continuo degli Uruk-hai, mentre Gimli continuava a saltellare per riuscire a vedere quello che succedeva sotto le mura. Le donne nelle caverne erano ancora più allarmate alla situazione che si era creata là fuori, sentendo le urla degli Uruk-hai inferociti e tra di loro si scambiavano occhiate di terrore, insieme ai loro piccoli bambini. La pioggia andava a ritmo degli Uruk-hai nel poggiare al terreno e risollevare le lance. Un anziano tremava con la freccia tendente verso la mandria, segno che la paura lo aveva colto. Infine, mollò la freccia, o forse gli sfuggì, per poi dopo una lunga traiettoria conficcarsi nel collo di un Uruk-hai, che sobbalzò dal colpo: << Fermi! >> ordinò Toy a mano alzata dal punto in cui era scoccata la freccia. I presenti furono sorpresi dall' improvviso attacco, vedendo l' Uruk-hai che si lasciava cadere con tutto il suo peso a faccia in avanti, morendo con la freccia che gli spuntò dall' altra parte del collo.

Gli Uruk-hai si fermarono alla caduta di un loro compagno, essendo stati attaccati di sprovvista. Non avevano alcuna intenzione di accettare questo vile gesto, mentre loro erano impegnati a scuotere le armi. In tutte le creature si levò un ruggito di rabbia e di vendetta; l' orco sopra la roccia decise: tendendo in avanti la sua sciabola, ordinò alla carica gli Uruk-hai, che corsero di fretta verso le mura del Fosso all' attacco: << E così ha inizio... >> si disse Thèoden osservando gli orchi sciogliersi dalla loro posizione di prima. Le gocce della pioggia sbatterono, creando piccoli schizzi sulle armature degli orchi in corsa: << Pronti a colpire! >> urlò Toy in elfico, e lo stesso ordine si sentì da un altro elfo. Haldir e i suoi amici Elfi presero i loro archi e le loro frecce, puntandole sulle orribili creature, che a loro volta puntavano le loro lunghe lance verso il muro in pietra che sempre più si avvicinavano. Yuè creò il suo solito arco magico, assumendo la stessa posizione di tiro degli Elfi: << La loro armatura è sottile sul collo e sotto le braccia... >> annotava tra sé e sé il Giudice in elfico sui punti deboli degli Uruk-hai, con la sua vista da falco: << Scagliate le frecce! >> gridò sempre in elfico Toy. Il ragazzo abbassò il braccio e una cascata di frecce partì dalle mura verso la prima fila di orchi in avvicinamento, tutti colpiti al collo da tante frecce, mentre la freccia magica di Yuè trapassò il collo di un Uruk.

Gli orchi caduti sbatterono le loro schiene sul terreno bagnato: << Hanno colpito qualcosa? >> chiese Gimli dal basso a Yuè, perdendosi tutto lo spettacolo e non ricevendo risposta. Anche Thèoden impartì l' ordine a Gamling: << Tirate a volontà! >> e Gamling abbassò il braccio urlando: << Tirate! >>, << Tirate! >> ripetè un uomo privo di un occhio alle balestre dei soldati di Thèoden. Altre frecce caddero sui colli degli orchi nelle file più indietro, aumentando ancor più le bestie abbattute. Toy non cessò l' attacco, chiamando gli Elfi che stavano dietro le mura in cui si trovava il ragazzo: << Lanciate a volontà! >> disse per farsi capire Toy. Gli Elfi di dietro osservarono la spada del ragazzo che si abbassava, dando quindi l' ordine di far partire le frecce che scavalcarono l' alta trincea, sorvolando le teste degli altri Elfi e cadendo con tutta velocità sui petti e braccia degli Uruk-hai, cadendo come nel gioco del domino. Sia Uomini che Elfi non smisero un istante di scagliare le loro frecce, così come Yuè continuò ripetutamente a creare frecce magiche: << Mandateli da me! Forza! >> ringhiava Gimli attendendo la prima vittima da uccidere con la sua ascia. Un orco si fermò nell' avanzare, ed estraò la sua balestra insieme ad altri suoi compagni, scagliando la freccia sugli Elfi di davanti che caddero all' indietro per le scale che portavano alla trincea.

Altre frecce questa volta vennero lasciate partire dalle balestre degli Uruk-hai, facendo cadere verso di loro i corpi colpiti degli Elfi. Un mucchio di mostri si creò da sotto le mura, e alcuni portavano delle lunghe scale da poggiare sulla fortezza: << Le scale! >> avvertì Toy: << Bene! >> esclamò Gimli intuendo che sopra di queste ci sarebbero saliti orchi pronti da abbattere. Le lunghe scale si sollevarono una dopo l' altra verso la trincea, e sopra di ognuna vi erano degli orchi mascherati a petto nudo che agitavano le loro sciabole: << Spade! Spade! >> gridò Toy per far sguainare le spade agli Elfi, ritirando i loro archi. Il primo orco in maschera raggiunse il muro in alto, ma era già pronto Gimli che diede un fendente sulla bestia che si lanciò dalla scala, cadendo inerme a terra. Da un' altra scala saltò un altro orco che abbattè un paio di Elfi con la sua arma tagliente, squarciandoli l' addome. La situazione divenne ancora più complicata quando saltarono altri Uruk-hai dalle molte scale sui muri; Toy si abbassò due volte, schivando i colpi di un orco mascherato e poi trafiggendolo alla pancia con la sua spada. Haldir ne uccise due, ognuno abbattuto da un unico colpo di spada. Da in fondo la trincea, alcuni Uruk erano riusciti a non subire alcun danno, e buttarono dalle mura gli Elfi che riuscirono a disarmare, mentre gli altri li uccisero.

Toy colpì un altro orco alla testa tra quella bolgia che si era creata tra Elfi e Uruk-hai. Un ennesimo Uruk scagliò il ragazzo a terra, ma questi reagì prima parando il colpo della sciabola del mostro e poi tagliandogli di netto la gamba sinistra fino alla coscia con la sua spada. L' Uruk ruggì dal dolore e cadde sul duro pavimento e Toy gli diede il colpo di grazia. Lungo la trincea si vedevano Uruk che venivano abbattuti, e altri che sopravvissero gettando dalle mura gli Elfi. Un Uruk mascherato abbatteva gli Elfi che gli si avvicinavano colpendoli alla testa con la sua sciabola, provocando profonde ferite alle creature magiche. Gimli vide quell' orco e scivolò di schiena fino a sotto le gambe del mostro per poi conficcargli l' ascia nello stomaco, uccidendolo. Toy combatteva come solo lui sapeva fare, con tutta la foga che mise per correre in aiuto di Eriol nell' uccidere quelle bestie: << Yuè! Già due! >> gridò improvvisamente il Nano Gimli per dire il conto delle sue vittime al Giudice: << Io sono a diciasette! >> replicò Yuè alla sfrontatezza tipica dei Nani. Gimli si meravigliò alla notizia: << Eh?! Non permetterò a orecchie a punta di battermi! >> disse il Nano e ancora più arrabbiato roteò la sua ascia, facendola piantare in mezzo alle gambe di una bestia mascherata che spuntò da sopra le mura, finendola con un altro colpo di ascia una volta che fu a terra.

Yuè lasciò due frecce magiche che si piantarono su altri due Uruk che salivano le scale e provocando ancora di più il Nano sul vantaggio che il Giudice Supremo aveva: << Diciannove! >>. Il piccolo Gimli muoveva ancora più velocemente l' ascia, diventando rapido nei fendenti e abbattendo di fretta i nemici per fare concorrenza a Yuè, che anche lui non smetteva di scagliare frecce agli orchi che cadevano dalle scale verso il suolo. Toy cercò di liberare i pontili da quelle creature facendole cadere con un pugno insieme alle scale che loro avevano usato, schiacciando gli Uruk-hai che tenevano le scale. Quella era la battaglia del Trombatorrione, dove le frecce continuavano ad essere scoccate senza sosta e dove uno alla volta, gli orchi e gli Elfi, cadevano sotto i colpi dell' altro, e dove gli Uomini e ancora gli Elfi erano uniti per la sopravvivenza alla loro distruzione.

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Episodio 149: Vecchio Entese ***


Lì dove la battaglia al Fosso di Helm infuriava, da un' altra parte si teneva una riunione piuttosto lenta. Nella foresta di Fangorn, Barbalbero si girò dalle due ragazzine, attirando l' attenzione di Tomoyo: << Meiling! >> la avvisò l' amica che nel frattempo era girata di spalle a guardare la foresta. Le due si girarono raggiungendo Barbalbero. L' umanoide si mise a parlare muovendo il suo braccio destro: << Abbiamo raggiunto un accordo... >> l' albero si fermò con il braccio sollevato a mezz' aria, aggrottando la fronte legnosa. Meiling e Tomoyo si guardarono mordendosi il labbro inferiore all' attesa della notizia che Barbalbero stava per comunicarle. L' albero chiuse gli occhi gialli che si illuminavano nella notte, abbassando la testa. Stava dormendo? Le due ragazzine allargarono le loro sopracciglia, e sporgendosi in avanti per voler sapere a tutti i costi la trepidante risposta del lento pastore di alberi: << Si? >> chiese Meiling con esitazione. Barbalbero risollevò la testa con uno scricchiolìo di ramoscelli, riaprendo gli occhioni alla voce della ragazza e riprendendo il discorso: << Abbiamo riferito il vostro nome all' Entaconsulta e abbiamo convenuto che voi non siete Orchi >> disse nel suo linguaggio lento l' albero.

Barbalbero socchiuse gli occhi, sorridendo da sotto la sua barba alle due che avevano assunto una faccia confusa. Non volendo sapere cos' altro si erano detti nella riunione, Tomoyo cercò di sdrammatizzare il momento: << Beh, è una buona notizia! >> ma Meiling non aveva voglia di discutere su cose inutili: << E per quanto riguarda Saruman? Siete giunti a una conclusione riguardo a lui? >> chiese esasperante la cinesina, capendo che l' argomento sullo stregone bianco non era stato toccato minimamente. Barbalbero in tutta calma le rispose: << Non avere fretta, signorina Meiling >> ma questo non fece altro che mettere sempre più in agitazione la ragazzina: << Fretta?! >> battè di rabbia Meiling, mostrando il suo sguardo accigliato a Barbalbero: << Lì ci sono i nostri amici! >> disse la ragazzina avvicinandosi sotto all' albero e indicando con il dito la direzione oltre Isengard: << E' del nostro aiuto che hanno bisogno! Non possono combattere questa guerra da soli! >> continuò Meiling protestando. L' umanoide sembrava che si fosse svegliato in un secondo momento all' ultima parola pronunciata dalla cinesina: << Guerra? Si... Ci colpisce tutti... >> disse francamente l' albero.

Proseguì nel parlare: << Albero, radice e rametto... Ma tu devi capire, giovane umana >> e fece per chinarsi verso la piccola Meiling: << Che ci vuole molto tempo per dire qualcosa in Vecchio Entese... >> Tomoyo rimase ad ascoltarlo senza mostrare un' emozione di sdegno, al contrario di Meiling che guardò da un' altra parte come se fosse rimproverata dai suoi genitori: << E noi non diciamo mai niente se non vale la pena di prendere molto tempo per dirla >> concluse nella frase, sorridendo serenamente alle due per rassicurarle che ci sarebbero arrivati alla questione Saruman: << Hai sentito, Meiling: vedrai che raggiungeremo i nostri compari >> la avvertì Tomoyo al suo fianco: << Si, lo so. Però non è possibile rendere più veloce questa discussione? >> domandò Meiling scocciata. Barbalbero rimase sconcertato alla prepotenza della giovane: << Mai prima d' ora mi era mai capitato di trovare una persona così caparbia come te, dopo aver conosciuto i Nani, ovviamente! >> commentò lui.

Allora, vedendo Meiling mettersi con le braccia conserte e incrociando il suo sguardo offeso, decise di spiegarle un po' la situazione: << Vedi, piccola umana, la nostra lingua è la più complessa nella Terra di Mezzo... >>, << A questo ci sono arrivata! >> sbottò Meiling interrompendo Barbalbero: << Lascia che ti racconti >> la avvisò l' arbusto, continuando a parlare davanti alle ragazze: << Dicevo che è la lingua più complessa in questo mondo, l' Entese. E sebbene voi non avete capito la benchè minima parola di quello che ci dicevamo, allora vorrò spiegarti perchè ci mettiamo tanto per discutere >> riprese un po' di fiato, e continuò: << Il motivo di ciò è che ogni parola per essere tradotta in corretto Entese, bisogna intaccare nella sua discendenza, ampliando il suo racconto >> spiegò Barbalbero: << Una sorta di “storia nella parola”, dici? >> chiese Tomoyo incuriosita: << Esatto, signorina Tomoyo >> si complimentò con l' amica della cinesina: << Come ha detto la tua amica, noi dobbiamo rappresentare tutte le forme di quella parola fino a che non viene pronunciata dalle nostre bocche >> le due amiche questa volta non si addormentarono alle pigre parole dell' albero.

Barbalbero continuò nella spiegazione: << La parola così emessa si evolve in seguito agli eventi, includendo le cause che hanno portato a quella parola che possono essere diverse e non sempre le stesse >> prese parola Meiling adesso: << Quindi è per questo che siete lenti, in conclusione! >> esclamò la ragazzina. Ma Barbalbero la volle correggere: << Sei a un passo dai tuoi riscontri, ragazza Meiling, ma tu devi sempre imboscarti nell' immediata soluzione, senza mai conoscere i retroscena della sentenza! >> la fermò in una sua frase di saggezza l' albero. Meiling non seppe se offendersi, oppure dar retta all' arbusto, anche perchè l' aveva perso in una delle sue parole sconosciute a lei: << Forse non ricordate che noi possiamo vivere per molti anni, anche grazie alla fonte che ci ha rimesso in vita >> svelò il segreto alle due: << Noi non siamo mai frettolosi anche per questo motivo, dovete sapere >>, << Ma così come pensate che noi raggiungeremo in battaglia i nostri amici? A questo non ci avete pensato, vero? >> disse Meiling convinta di aver spiazzato l' umanoide: << Questa domanda, per esempio, non serve che venga soddisfatta con la lingua dell' Entese >> notò Barbalbero alla cinesina, dandole per un attimo la sensazione di avere ragione lei.

Ma l' albero fu abbastanza in gamba da ribattere: << Certo però, che se continui con le tue interruzioni non potremo mai lasciarvi andare e così rincontrare i vostri amici >> a questa risposta Meiling si zittì, ricevendo un sorrisino del tutto antipatico del vecchio pastore che si rigirò a parlare del nuovo argomento su Saruman alla riunione. Meiling dovette arrendersi agli ordini di Barbalbero, di nuovo aspettando una nuova risposta; ma anche Tomoyo diveniva ad ogni istante più impaziente ad un loro intervento nella lotta contro lo stregone bianco.

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Episodio 150: La breccia nel Muro Fossato ***


Gimli, Yuè e Toy aiutavano gli Elfi a respingere le orde di Uruk-hai che si presentavano nella trincea. Il Nano era appostato in piedi sul muro, abbattendo a suon di ascia gli orchi che salivano nelle scale fino a lui, e conteggiando le sue vittime: << Diciassette! Diciotto! Diciannove! >> ogni Uruk colpito da lui cadeva giù dalle scale, in mezzo agli altri orchi di giù: << Venti! Ventuno! Ventidue! >> continuava Gimli divertendosi nel combattimento. Mentre la battaglia alle mura proseguiva, al portone principale giungevano un gruppo di Uruk-hai protetti alla testa dai loro scudi. Approfittando del conflitto sopra le alte mura, questi si accingevano a raggiungere inosservati il portone che avrebbero sfondato. Gli Uomini di Rohan si accorsero dell' avanzare di quei pochi orchi e tentavano di colpire con le loro frecce la fila di davanti, mentre i soldati sopra il portone gli scagliavano addosso pesanti sassi; ma questi erano coperti completamente dai propri scudi. Toy li vide in lontananza, avvertendo alcuni Elfi: << La strada rialzata! Lanciate! Al cancello! Lanciate! >> urlò nel dare il comando alle creature dei boschi di puntare verso gli Uruk-hai nel ponte di giù.

Gli Elfi si voltarono verso la direzione indicata dal ragazzo, lasciando partire altre frecce. Colpirono gli orchi nei fianchi, facendoli cadere dal ponte che conduceva al cancello principale. Thèoden osservava le sue difese reggere e tenere testa ad un semplice attacco degli Uruk-hai: << E' tutto qui? Questa è tutta la tua magia, Saruman? >> si chiese il Re di Rohan provocando le risorse dello stregone. Quella frase fu come una chiamata alle forze di Isengard. Infatti, due Uruk-hai si fecero spazio in fondo ad un lato delle mura, portando una mina gigante appuntita. Fino ad ora nessuno li aveva avvistati. I due misero la grossa mina rotonda nella grata del Fosso, e fecero spazio ad altri due Uruk nel poggiare un' altra mina affianco alla prima. Gli ultimi due Uruk si levarono da mezzo il sentiero creato dagli Uruk-hai intorno al passaggio del canale di scolo. Da mezzo le due fila di orchi, giungeva di corsa un Uruk-hai mascherato che teneva in mano una torcia che sarebbe stata lanciata sulle mine. Gli Uruk-hai che facevano spazio a lui, lo incitavano con grida da stadio. Toy si sporse per vedere da sopra le mura quel mucchio di orchi ammassato da una parte, individuando che lì c' era la base debole del Fosso di Helm: la grata del canale. Egli vide un orco mascherato che puntava con la sua torcia verso quella piccola entrata, e le mine posizionate su di essa.

Toy cercò di avvertire Yuè, gridando il più forte possibile in elfico: << Abbatilo, Yuki! >> gli urlò all' amico. Il Giudice alato puntò la sua freccia magica verso l' orco in corsa, lasciandola in fretta. Questa si conficcò nella spalla destra dell' orco, che fece un movimento scomposto nel correre essendo stato colpito. La freccia magica rimase ancora sulla spalla dell' orco, ma la bestia resistette al dolore continuando faticosamente a correre: << Abbattilo! Abbattilo! >> urlava a squarciagola Toy a Yuè. Una nuova freccia magica finì nell' altra spalla dell' orco, facendolo a poco a poco barcollare, ma non fu sufficiente a fermarlo. L' orco prima di lasciare per sempre questo mondo, terminò la sua corsa lanciandosi con la torcia verso le mine, creando un' esplosione che fece saltare in aria in mille pezzi il solido muro in roccia del Fosso. Quelli che erano sopra la trincea volarono travolti ai piedi dall' onda d' urto per molti metri più avanti, così come morirono tutti gli Uruk-hai vicini all' esplosione. Thèoden si girò di scatto all' improvviso colpo di scena. Toy venne protetto dai corpi di Elfi nel volo dell' esplosione che finirono bruciati e carbonizzati allo scoppio delle due bombe. Il ragazzo però cadde in mezzo al varco che si creò privo di sensi. Il boato si sentì anche dalle caverne in cui vi erano la gente di Edoras, mostrandosi terrorizzati più di prima; Eowyn sgranò gli occhi quando l' intera grotta tremò.

I mattoni pesanti di cui era composto quel muro volarono per centinaia di metri, finendo per schiacciare alcuni orchi più indietro le mura. Anche altri corpi che si trovavano nel raggio del canale di scolo, vennero travolti da giganti massi di pietra. Anche Gimli venne investito dall' urto di alcuni mattoni meno grossi, sfiorandogli l' elmo. Il buco che si era creato nel muro era invaso da un' altissima colonna di fumo. Toy, ancora privo di coscienza, venne investito da una leggere polvere provocata dall' esplosione; Thèoden, insieme a Gamling, rimase impietrito a quell' evento, dopo che lo assalì la convinzione di vincere. Ora gli Uruk poterono finalmente passare facilmente verso la fortezza del Fosso di Helm, avendo creato una breccia nella cinta muraglia. Thèoden riosservò il cancello principale al quale stavano per giungere gli altri orchi, continuamente bombardati ai lati dalle frecce dei soldati sopra il portone: il Re di Rohan capì che ora non era più intoccabile in quelle mura. Dagli Uruk-hai nella strada rialzata, spuntò un gruppo di loro che teneva un grosso tronco di legno che volevano usare come ariete per colpire il portone: << Difendete il cancello! >> gridò Thèoden ai suoi uomini. Gli Uruk-hai nel far passare i loro compagni con l' ariete, vennero colpiti da cascate di pesanti sassi alle teste.

Le grida di Thèoden giunsero all' interno della fortezza, e i soldati si misero attaccati da dietro la porta per far pressione alla carica degli orchi con l' ariete. Il lungo tronco venne sbattuto con forza in mezzo alle ante chiuse, facendo spostare all' indietro i soldati dall' altra parte che si rimisero a dover pressare un' altra volta sulle grandi ante. Gli Uruk-hai ricaricarono all' indietro, ma dalle bottole sopra le loro teste spuntarono altri uomini che si misero a lanciare su di loro sassi e lance. Un Uruk venne trafitto dalla lancia affilata come uno spiedo. La seconda carica d' ariete si infranse d' impeto maggiore sulla grande porta, mentre i cavalieri da su continuavano a lanciare sassi e lance quando gli orchi dovevano darsi la carica nello sbattere il tronco. Anche i bambini arruolati si diedero da fare nel lancio delle pietre, stordendo gli orchi di giù uno alla volta: << Fermateli! Non cedete! >> ripetè Thèoden nel resistere. Gli Uruk oltrepassarono la breccia di corsa; Toy fece in tempo a riprendersi quando gli orchi lo stavano per raggiungere e calpestare: << Toy! >> gridò Gimli dall' altra parte del muro semidistrutto, osservando l' amico in pericolo. Il Nano si rialzò dall' urto dell' esplosione, correndo verso la marea di orchi di sotto. Gimli si lanciò sopra le teste dei primi Uruk-hai che avevano superato le macerie della barriera in pietra, fermandoli nell' avanzare: << Gimli! >> gridò il ragazzo al gesto avventato del piccolo amico, che nel rialzarsi stordiva un paio di orchi con la punta del legno della sua ascia.

Il secondo Uruk-hai però fu in grado di tramortire Gimli, buttandolo tra l' acqua di una grossa pozzanghera. Degli Elfi si pararono alle spalle di Toy che ricevettero l' ordine elfico del ragazzo: << Lanciate le frecce! >> urlò il giovane indirizzando la sua spada verso il mucchio di orchi in arrivo. Le frecce abbatterono i mostri con cui il Nano intraprese un breve scontro: << Carica! >> ordinò infine Toy agli Elfi. Il ragazzo impugnò a due mani la sua spada, puntandola verso gli Uruk, mentre gli Elfi da dietro corsero contro i loro nemici a spade sguainate. Una parte delle due fazioni stava per avere un altro duello alla breccia, e questa volta era frontale, diretto. Gli Uruk si fermarono a poca distanza dagli Elfi, sollevando contro di loro le loro lance. Toy scansò con la sua spada una lancia di un orco, buttandosi tra la mischia, ma le lance degli Uruk trafissero alcuni Elfi in corsa. Il giovane cercava di difendere con i denti il suo amico Nano, trucidando gli orchi che si avvicinavano a lui. Toy parò i colpi di uno a suon di spada, per poi decapitarlo di netto.

Yuè raggiunse in fretta il luogo della breccia, mettendosi ai piedi lo scudo di un orco su cui utilizzò per scendere le scale come se fosse uno skateboard, nel mentre che lui scagliava frecce magiche ai malcapitati invasori. Creava in continuazione una dietro l' altra le sue frecce, colpendo ogni orco al collo che sbucasse dal muro infranto. Con un salto Yuè fece partire lo scudo usato come skateboard facendolo piantare nel petto di un Uruk. Il Giudice tirò fuori uno dei coltelli presi a Lòrien e lo infilò nella testa di un altro nemico, trapassandogli la fronte. Gimli venne aiutato da Toy a levarsi in mezzo a quella bolgia, con gli Elfi che ora combattevano per non permettere agli orchi di avanzare oltre la breccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Episodio 151: La decisione dell' Entaconsulta ***


Barbalbero si discostò una seconda volta dalla riunione, girandosi verso le due amiche, che questa volta erano pronte ad ascoltarlo da subito. L' albero si avvicinò alle due: << Gli Ent non possono trattenere questa tempesta >> annunciò, prendendo fiato: << Dobbiamo superare certe cose come abbiamo sempre fatto >>. Meiling e Tomoyo giunsero da Barbalbero all' interno del cerchio degli altri alberi viventi. Le due amiche capirono che la riunione si era conclusa con delusione: << Come può essere questa la vostra decisione? >> chiese Meiling incredula. Barbalbero però sembrava non dimostrarsi tanto leale in quei momenti, avendo promesso di risolvere l' argomento su Saruman, però non aspettandosi una conclusione del genere dalle due ragazze. La cinesina strinse i pugni dalla rabbia e digrignò i denti: << E perciò voi, come sempre avete fatto, vi siete tirati indietro da ogni conflitto, è così?! >> disse adirata Meiling. Tomoyo la trattenne per un braccio per evitare che si avvicinasse ancora più minacciosamente a Barbalbero: << Calmati, Meiling, ti prego >> la richiamò Tomoyo, ma la ragazzina non voleva saperne di assumere modi gentili con quegli alberi in quel momento, buttando giù tutti gli insulti che le venivano in mente.

Meiling fu presa dal nervosismo: << Quelli caparbi alla fine siete voi con le vostre stupide decisioni in inutili riunioni! >> sbottò lei continuando: << A voi non ve ne importa un bel niente se le altre creature sono coinvolte in una guerra che rischia di spazzare via tutto e tutti? Non vi importa se i vostri amici vengono eliminati per scopi malvagi? >> chiese in continuazione la cinesina: << Queste zone son ben protette dalle avversità nemiche, nessuno è mai riuscito a portare via una foglia da questi alberi! >> disse Barbalbero: << Se non ci sbrighiamo a fare qualcosa, non ti porteranno via solo le foglie! >> lo minacciò Meiling arrabbiata: << Tutto il nostro viaggio è servito a niente, dunque? Perchè diavolo esistete voi, se non avete un ruolo da assumere? Perchè! >> la voce della ragazza si fece più alta all' ultima parola, facendo rimanere a bocca aperta gli altri alberi della riunione, mentre Barbalbero aggrottò la fronte: << Tutto ciò è assurdo! Siete gli unici che se ne stanno a braccia conserte a guardare l' intera Terra di Mezzo che cerca di respingere l' oscurità dal suo territorio >>, << Lascia perdere... >> le consigliò Tomoyo affianco. La cinesina assunse un tono di rimprovero anche sulla sua amica gentile: << No! Io non lascerò perdere niente questa volta! >> Tomoyo si ritraè indietro alle urla di Meiling.

La cinesina ricordò l' unica cosa che lasciò perdere durante il loro viaggio. Pensava ancora a Eriol, morto colpito da tre frecce, l' ultima delle quali gli fu fatale. Nell' ultimo periodo che visse con il piccolo mago, lei e Tomoyo avevano avuto uno stretto rapporto di amicizia, ma Meiling sapeva che quello che provava per Eriol era più di un' amicizia: se ne era innamorata. Rimase per giorni con questo ripianto, senza aver detto a nessuno della sua cotta per il piccolo mago; affranta dal dolore, si mise spesso la notte a sognarlo, convincendosi sempre più nella speranza di vendicarlo un giorno. Gli occhi rossi di Meiling si fecero lucidi, e abbassò la testa tremando sempre tenendo serrati i suoi pugni lungo i fianchi: << Meiling... >> disse Tomoyo da dietro. Sentiva che la ragazza singhiozzava sempre più forte, e vedeva le sue spalle che tremavano. Barbalbero ebbe il tempo di risponderle, imponendo la decisione presa dall' Entaconsulta: << Questa non è la nostra guerra >>, Meiling risollevò lo sguardo e insistette con le lacrime sulle ciglia: << Ma fate parte di questo mondo! >> sfogando tutto il suo dolore sugli alberi che ora si guardavano tra di loro, compreso Barbalbero, con dispiacere. La cinesina si voltò a guardarli ancora una volta, notando negli occhioni di tutti il ramarico per la risposta data alle due amiche: << Non è così? Dovete aiutarci! Vi prego! >> disse con un bricciolo di compassione Meiling rivolgendosi a quella riunione.

Barbalbero si guardò negli occhi un' altra volta con i suoi compari: << Dovete fare qualcosa! >> mentre Meiling lo tormentava con la sua voce squillante. L' albero però aveva già deciso: << Sei giovane e coraggiosa, signorina Meiling >> prese parola con la piccola guerriera che gli lanciava un' occhiata accigliata, trattenendo le lacrime: << Ma il tuo ruolo in questa storia è finito. Tornatene a casa tua >> le comunicò con franchezza alla triste realtà l' umanoide, facendo dileguare quelli che avevano partecipato all' Entaconsulta. Meiling si sentì come colpita alla bocca dello stomaco a quella situazione. Vide gli alberi che facevano rientro nella foresta, e le tornavano in mente i brutti istanti passati con gli Uruk-hai quando presero lei e Tomoyo. Le lacrime le si asciugarono lentamente, ritraendole indietro: adesso le due amiche dovevano rimettersi in viaggio verso la loro casa, svuotate da tutte le avventure che passarono fino a quel momento. Meiling si rimise in giù le maniche della sua maglietta rossa, e si riabbottonò il cappotto color marroncino dalla cerniera. Tomoyo che fino a quel momento era rimasta in disparte a causa dei rimproveri di Meiling dal dibattito con Barbalbero, si avvicinò all' amica vedendola delusa mentre si rimetteva il cappotto: << Forse Barbalbero ha ragione... >> disse Tomoyo a Meiling, avvicinandosi: << Siamo fuori posto, Meiling. E' troppo per noi >> la cinesina la ascoltava da davanti senza voltarsi a guardarla.

Meiling non riusciva a sopportare l' ingiustizia di non poter aiutare i suoi amici, e prima di ripartire, decise di confessare a Tomoyo i suoi sentimenti per Eriol: << Senti, Tomoyo... >> le disse con un filo di voce la ragazzina sempre dando le spalle: << Si? Dimmi >> le rispose da dietro Tomoyo. Meiling fece un respiro profondo per calmarsi, poi riprese a parlare: << Ti ricordi del regalo di cui ti raccontai che volevo fare a Li? >> domandò la ragazza affranta. Tomoyo ci pensò un attimo, poi si ricordò: << Intendi quell' anello brillantato? >> chiese l' amica dai capelli blu: << Si, brava, proprio quello... >> rispose Meiling con un tono ironico: << Era un simbolo di fidanzamento nel nostro Clan. Avevo intenzione di conferirlo al mio Li quando ero innamorata di lui >> Tomoyo continuava ad ascoltarla in silenzio, confusa dal suo improvviso cambio d' umore: << Ma alla fine fu Sakura a rubargli il cuore, strappandomelo dalle mani... Mi ricordo che la mia reazione non fu molto serena a quella notizia che Li stesso mi diede. Quanti fazzoletti ti avrò consumato quella notte, Tomoyo? >> chiese scherzando con l' amica: << Direi anche troppi, Meiling >> rispose accennando ad un sorriso Tomoyo: << Già, mi sa che erano troppi! >> replicò Meiling scoppiando in una risata. Tomoyo invece emise una breve risata, interrompendosi subito quando Meiling riprese a parlare: << Però devi sapere che ci fu un' altra persona dopo Li che mi attirò. Prima era considerato come un estraneo, del resto è quello che succede al primo ragazzo che incontri per strada... >>, << E chi è questa persona? >> chiese Tomoyo mostrandosi felice ad una bella notizia.

Meiling al sentire quella domanda si fermò, respirando serenamente prima di emettere il nome della persona amata: << Beh, quella persona era... era Eriol >> disse osservando le stelle la cinesina. Tomoyo sobbalzò all' indietro a quella risposta, sgranando gli occhi. Il vento soffiò tra lei e l' amica, facendo muovere le chiome nere delle due ragazzine. Come si calmò il vento, Meiling continuò, sapendo di aver colto di sorpresa Tomoyo: << Volevo che avesse lui quell' anello, in modo che riempisse il vuoto che mi lasciò Li... Ma per fortuna l' ho dimenticato a casa! >> sdrammatizzò con amarezza la ragazza: << Meiling, mi dispiace... Non sapevo che... >> fece per consolarla Tomoyo: << Non ti preoccupare, ormai il passato non conta più per me >> Tomoyo si sentiva come martoriata dalle parole di Meiling, come se fossero rivolte a lei, e a poco trattenne le lacrime dal dispiacere. La cinesina abbassò ancora di più le spalle: << Ora che ci penso, non sono mai stata in grado di tenere stretta una persona che mi piaceva in vita mia >> si rimproverò ancora: << Ma ancora peggio, è che noi non siamo riuscite a riunirci con i nostri amici... >>, << Alla fine che che possiamo fare? >> disse Tomoyo per non far sentire in colpa l' amica. Poi Tomoyo pensò a quante cose ancora potevano rallegrarla: << Abbiamo Tomoeda. Forse dovremmo tornarci >> le disse a Meiling.

La cinesina risollevò il capo, e i suoi occhi ritornarono lucidi, pensando a ciò che sarebbe potuto succedere alla loro città se Saruman non fosse stato fermato in tempo, e sulle ripercussioni future che avrebbero colpito l' intero pianeta: << Le fiamme di Isengard si spargeranno... I fiori di ciliegio e i parchi di Tomoeda bruceranno... >> annunciava Meiling al pericolo che avrebbe provocato lo stregone bianco: << E... >> si fermò nel parlare, voltandosi verso Tomoyo, che la seguiva scioccata. Le due si fissarono ormai prive di speranze: << Quello che una volta era verde e bello in questo mondo sparirà >> aggiunse la ragazza all' amica. Meiling le poggiò una mano sulla spalla, in segno di sconforto: << Non ci sarà più una città in cui tornare, Tomoyo >> le comunicò Meiling faccia a faccia. La cinese si staccò da Tomoyo per rimettersi sulle spalle di Barbalbero. Ormai era chiaro che senza un sostegno delle creature Entesi, il male avrebbe preso il sopravvento nel mondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Episodio 152: Ritirata nel Trombatorrione ***


La battaglia nei pressi della breccia proseguiva con Elfi e Uomini che fecero di tutto pur di difendersi dagli Uruk-hai. La pioggia aveva cessato; Thèoden continuava a osservare con preoccupazione i molti orchi che si imbucarono verso l' enorme spazio creato da loro. Yuè si mise ad utilizzare i suoi coltelli elfici per ammazzare gli Uruk-hai in arrivo, e Gimli continuò a maneggiare con maggiore velocità la sua ascia, prima stordendo un orco e poi finendolo piantandogli l' arma al petto. Toy lanciò dal basso verso l' alto un fendente della sua spada verso una bestia, tagliandogli la gola verticalmente. Una voce da sopra la testa del ragazzo lo richiamò: << Toy! Ritiratevi nella fortezza! Porta via i tuoi uomini! >> era Gamling che gli ordinava, affianco a Thèoden, di ripiegare le forze, vista l' immensa quantità di orchi che scavalcava la breccia. Le frecce da sopra le mura continuarono a scagliarsi contro il nemico: << Alla fortezza! >> gridò in elfico Toy, sbracciandosi per avvertire tutti gli Elfi che stavano combattendo: << Su, presto! >> intimò ancora il giovane dilaniando un Uruk, e ripetendo a tutti gli Elfi che gli passavano davanti di rifugiarsi: << Alla fortezza! Haldir! >> e richiamò da sopra la trincea il suo amico elfo che faceva cadere fendenti sugli orchi che occupavano la parte superiore del muro.

Haldir si girò verso Toy che gli ripeteva l' ordine di andare alla fortezza. Haldir fece cenno al ragazzo di aver ricevuto e sparse la voce agli altri suoi amici di ritirarsi: << Alla fortezza! >> ripetè l' elfo. Gimli venne preso ai lati e sollevato da Yuè e da un altro elfo per battere in ritirata: << Che state facendo? Perchè vi fermate? Ah! >> si lamentò il Nano, scalciando le gambe all' aria. Haldir continuava a impartire l' ordine di andarsene al resto che si trovava lassù con lui. La sua spada elfica era sporca di sangue verde, e fece in tempo a usarla di nuovo per abbattere un orco che lo stava per colpire. L' elfo si sentì improvvisamente una fitta al fianco: un Uruk era riuscito ad infilare se pur per poco la sua sciabola nella carne di Haldir. La creatura di Lòrien fece una smorfia di dolore, e uccise l' orco dopo che si sfilò dal fianco la sciabola che lo aveva colpito con la punta. Il tempo sembrava che si rallentasse per Haldir, per un attimo gli sembrò di rivivere ogni istante della sua vita osservando gli Elfi che correvano verso l' interno della fortezza. Barcollò per un po' cercando di andarsene da sopra la trincea, poi un altro colpo gli si piombò alla schiena, gemettendo alla lama che gli si era infilata da dietro. L' Uruk che era all' inizio sulla roccia per guidare le sue truppe fece cadere la sua lama affilata sull' elfo ferito: << Haldir! >> gridò Toy.

Haldir cadde sulle ginocchia, e piano piano cominciava a impallidire. Toy cercò di raggiungere in fretta le scale, per correre in aiuto dell' amico ferito mortalmente, eliminando gli orchi che lo affrontavano. Il respiro dell' elfo si fece più pesante, quasi a tappargli le orecchie. Il suo sguardo finì sui cadaveri distesi in terra di Elfi e Uruk-hai sul pavimento. Notava che si mettevano in verticale alla sua vista, forse stavano risorgendo. Invece, no, era Haldir che chinava lentamente la testa verso il lastrico in pietra, sudando freddo mentre le voci che sentiva si fecero per lui sempre più lontane. Toy piombò alle spalle di Haldir e questo poggiò la testa all' indietro, sulla spalla di Toy, con gli occhi spalancati e il volto completamente bianco. L' elfo era immobile nel guardare il cielo nero di quella notte di sangue. Toy capì che ormai non c' era più niente da fare per il suo amico: era morto. Il ragazzo mise la sua mano sul petto di Haldir, non sentendo più il battito del suo cuore. Il sangue che aveva nella schiena l' elfo si confuse con il mantello rosso che indossava. Toy lasciò per terra il corpo senza vita di Haldir, infuriato più che mai contro gli orchi.

Ne tramortì uno che saliva su una scala, dandogli un pugno sul naso e la bestia cadde all' indietro. Toy salì sulla scala, dandosi la spinta contro il muro per cadere e schiacciare gli Uruk-hai di sotto, volando su altri corpi di orchi che reggevano la scala. Gli Uruk sulla strada rialzata crearono con l' ariete uno squarcio sul portone. Il grosso tronco colpì un soldato dietro l' anta che cadde al colpo ricevuto dell' ariete: << Difendete il cancello! >> gridò un soldato vedendo che gli orchi avevano fatto un buco sulla porta. Gli Uruk-hai di fuori puntarono le loro balestre verso i soldati di Rohan, scagliandoli contro le frecce, uccidendone alcuni: << Fermateli! >> ordinò un altro soldato agli arcieri che a loro volta risposero al fuoco degli orchi. Questi ultimi che avevano lanciato le frecce morirono essendo stati raggiunti dalla punta delle frecce. Thèoden da su sguainava la sua spada: << Al cancello! Sguainate le spade! >> diede l' ordine alle sue guardie di seguirlo per scendere a difendere il portone. Toy si fece largo tra la folla di orchi dall' altra parte delle mura per poi risalire di nuovo le scale che portavano all' interno del forte. Una mandria di Uruk-hai lo seguiva mentre lui scappava. Altre frecce giunsero per colpire gli orchi che cercavano di entrare.

Yuè, Gimli, Toy e alcuni elfi si trovarono al sicuro ancora più sopra le mura cedute dall' esplosione di prima. Thèoden combatteva al portone insieme ai suoi soldati per respingere gli orchi che scavalcavano dal buco del cancello. Un Uruk sbucò con la mano tesa dal buco del portone, afferrando Gamling per la gola. Thèoden riuscì a liberare il suo amico tagliando il braccio del mostro. Ma una nuova ondata di orchi pressava in continuazione sulla porta, e Thèoden venne colpito all' altezza della spalla da una lancia che gli si piantò, bucandogli per poco l' armatura. Il Re di Rohan sollevò con l' altro suo braccio una sua lancia, trafiggendo la trachea dell' Uruk che lo aveva colpito. Il Re si liberò della lancia che gli si era conficata nella spalla, arretrando tra i suoi soldati, mentre Gamling e un' altra guardia lo sostenevano ai lati: << Fate largo! >> esclamò Gamling portando fuori da quel caos il Re ferito. La guardia più fedele di Thèoden lo poggiò al muro: << Non resisteremo a lungo! >> avvisò Gamling al Re, alle urla che si sentivano tra Uomini e Uruk sotto il cancello semidistrutto. Gli orchi stavano per aprire le due ante del cancello. Giunse Toy che poco prima di mettersi nella mischia, salutò Thèoden con una pacca sulla spalla veloce: << Trattienili! >> gli intimò Thèoden quando il ragazzo uccideva gli orchi che erano entrati: << Quanto tempo ti occorre?! >> urlò Toy sopra le grida degli altri uomini: << Il tempo che puoi darmi! >> rispose Thèoden da dietro impugnando la sua spada con la ferita che aveva alla spalla. Il giovane richiamò il suo amico Nano: << Gimli! >> e i due sgattaiolarono su una porta laterale, lasciando che i soldati tornassero a far pressione sulla porta: << Attenzione! >> avvisava Thèoden ai suoi uomini.

Toy e Gimli sbucarono su un' uscita al lato degli orchi, mentre avvertirono chiaramente le urla disperate dei soldati: << Difendete il cancello! >>. Senza fare rumore, scivolarono lungo la parete di roccia, chiudendo lentamente la porta da cui erano usciti. Gli arcieri continuavano a scagliare frecce dal buco del portone sugli orchi ammassati su di esso. Toy, seguito dal Nano, si affacciò leggermente dalla parete, osservando gli orchi che picchiavano ripetutamente sulla porta in legno: << Oh, dai! Possiamo farcela! >> commentò il Nano affermando che con un salto sarebbero piombati subito sugli orchi: << La distanza è grande >> replicò il ragazzo al Nano. Gimli riosservò la distanza che li separava dal ponte. Non ci credette manco lui a quello che stava per dire a Toy: << Lanciami >> il ragazzo sollevò un sopracciglio a quella parola: << Come? >> chiese forse in uno dei suoi momenti di voler prendere in giro. Ai Nani, a quanto ricordava, non piaceva essere presi e lanciati, perfino Gimli lo disse quando erano a Moria. Il Nano però era più che mai deciso: << Non ce la faccio a superarlo, devi lanciarmi! >> disse a bassa voce, imbarazzato dal ridicolo lancio che stava per fargli fare l' amico. Toy diede una risposta con le labbra serrate, prendendo da dietro Gimli: << Ehm... Non dirlo a Yuè! >> lo fermò per un attimo il piccolo amico, non volendo diventare lo zimbello nella razza del Giudice e sopratutto negli Elfi: << Non una parola >> rispose Toy.

Il ragazzo sollevò Gimli con tutte le sue forze, per poi gettarlo con un gran lancio sui primi orchi ammassati al portone, facendone cadere alcuni. Toy con un grido raggiunse con un gran salto l' amico sul ponte, combattendo al suo fianco contro gli Uruk che si avvicinavano a loro, uccidendoli uno alla volta.: << Puntellate la porta! >> ordinò Thèoden da dietro il portone, approfittando del diversivo di Toy e Gimli. Un gruppo di soldati arrivò reggendo in alto delle lunghe travi in legno, pronte per essere sistemate sopra il buco. Dalla breccia che si era creata al Muro Fossato, vi erano degli Uruk-hai che caricavano una grossa balestra di un grande arpione, puntando sopra le torrette: << Più in alto! >> dettava la posizione in cui dovevano mettersi le travi Thèoden. Gimli e Toy fecero in modo di avere più spazio nel combattere, gettando dalla strada rialzata gli orchi che li circondavano sempre di più. Il grosso arpione partì dalla balestra, finendo per agganciarsi ad un mattone della torretta di su. Un secondo arpione si agganciò alla stessa altezza, e gli uomini cercarono di toglierli da lì. Le funi degli arpioni erano legate ad altre scale in legno che si sollevavano con tanti Uruk-hai sopra. Le frecce scagliate sulle alte scale, non beccavano neanche le bestie che vi erano. Le scale si poggiarono al muro della torretta, lasciando via libera agli orchi di riversarsi tra la folla di soldati, per combatterli. Yuè creò il suo arco magico, puntando la freccia su una fune di una scala che si stava alzando. Il Giudice lasciò la freccia che tagliò di netto la corda, facendo cadere all' indietro la scala con altri orchi sopra, che finirono per spiaccicarsi sui loro compagni di sotto.

I soldati continuavano a mantellare le travi sul cancello, mentre erano protetti da Toy e Gimli che facevano tenere alla larga gli Uruk-hai in carica: << Gimli! Toy! >> Thèoden li richiamò attraverso il buco, annotando che non era possibile respingere tutti quegli orchi di là: << Allontanatevi! >> ordinò il Re ai due che furono presi alle spalle da un Uruk-hai. Thèoden non gli restò altro che chiudere il buco al cancello con l' ultima trave, non potendo soccorrere i due amici: << Toy! >> lo richiamò Yuè da una torretta di su. Il ragazzo colpì il fianco dell' orco con la lama della sua spada, liberando entrambi dalla sua stretta, e Gimli gli diede il colpo di grazia con la sua ascia. Yuè lanciò verso i due una corda per arrampicarsi sul muro. Toy prese in braccio Gimli, tenendosi sempre alla corda e scampando a una nuova ondata di orchi in arrivo. Il Giudice alato li tirava su con tutte le sue forze, nonostante il peso. Venne sganciato un terzo arpione, questa volta senza fune, per colpire le alte torrette di su. Un soldato di Rohan venne colpito dall' enorme lancia, balzando all' indietro fino alla bottola di scale di giù.

Il Nano e Toy raggiunsero Yuè, mentre altre scale si posizionavano sul muro della torre vedetta, facendo scendere altri orchi sopra. Le torri più in alto furono invase da tanti Uruk-hai saliti dalle scale. Un soldato cercò di far cadere la sua ascia sulla testa di uno, ma il mostro parò il colpo, dando una testata all' uomo, che venne lanciato contro il muro per ricevere dall' Uruk un pugno in piena faccia. Thèoden salì sopra il cancello barricato, nella sua postazione di prima, ma anche qui vide migliaia di orchi che piano piano prendevano il sopravvento su di loro: << Che tutti ripieghino! Falli ripiegare! >> ordinò Thèoden a Gamling: << Ripiegare! Ripiegare! >> ripetè Gamling a tutti gli altri. Il portone principale venne aperto di forza dalla carica degli Uruk-hai, che in breve tempo risalirono fino a sopra: << Sono entrati! Hanno aperto una breccia nel Trombatorrione! Ritirarsi! >> avvertì il Re di Rohan scappando, guardando da sotto gli orchi che sorpassavano il cancello: << Ripiegare! >> continuò Gamling. Toy, Yuè e Gimli cercarono di radunare gli uomini rimasti a combattere sopra le mura: << Presto! Dentro! Fateli entrare! >> disse Toy agli altri per fare in modo di proteggerli come chiudifila. Yuè lanciò le ultime frecce magiche nel tentativo di rallentare i nemici: << Nella fortezza! >> disse Gamling. Un' onda nera di orchi arrivò fino alla piazza in alto della fortezza, riversandosi su di essa, mentre Thèoden insieme a Toy e ai suoi amici, e ai soldati sopravvissuti si barricavano nel salone del Re. Le mura esterne del Fosso di Helm ora brulicavano di Uruk-hai.

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Episodio 153: Il piano di Mississ Tomoyo ***


Meiling e Tomoyo, all' oscuro di quello che accadeva al Fosso, si rimisero sopra Barbalbero per fare ritorno nella loro città. Meiling era molto scossa dopo la riunione degli Ent, tenendo il viso triste per tutto quel breve viaggio sull' umanoide. Tomoyo ora sapeva dell' amore che Meiling aveva per Eriol, e fu ancora molto più triste nel vedere la cinesina non parlare. Entrambe avevano sofferto molto fino a ora, versando lacrime sulle loro disavventure e su un amico caduto in battaglia. Meiling fu quella che ricevette la ferita più grande al cuore. Tomoyo, che stava sopra la testa di Barbalbero, poggiò una mano sulla spalla di Meiling. Questa la guardò con espressione seria, mentre Tomoyo le mostrava un sorriso sereno, ma sembrò che niente riuscì a far tornare il buon umore alla cinesina. Meiling rivoltò la faccia in avanti, facendo capire all' amica dagli occhi blu che non era in vena di bei sorrisi. Tomoyo si rimise la mano a posto; Barbalbero notò con la coda dell' occhio quella scena, dovendo dire un' informazione alle ragazze con più delicatezza: << Vi lascerò al confine Ovest della foresta. Da lì procederete a Nord verso la vostra terra natìa >>. Tomoyo sembrò non ascoltare l' albero parlante, la stessa cosa valeva per Meiling che buttava il suo sguardo deluso da un' altra parte.

Seguì una breve pausa, dove si sentirono i passi scricchiolanti di Barbalbero nel camminare. Poi, Tomoyo si illuminò: << Aspetta! Fermo! Fermo! >> esclamò la ragazza al pastore di alberi, che si bloccò in tutta la sua altezza nel mezzo della foresta di Fangorn. Meiling la guardò con aria scocciata dal basso: << Torna indietro! >> ordinò Tomoyo da sopra: << Eh? >> disse Barbalbero mentre Tomoyo gli ripeteva l' ordine: << Torna indietro, portaci a Sud! >>, << A Sud? >> chiese di nuovo l' albero: << Perchè vuoi tornare indietro? >> le domandò Meiling sorpresa: << Fidati di me, Mei >> le rispose Tomoyo: << Ma così voi oltrepasserete Isengard! Ah... >> disse Barbalbero a Tomoyo intenzionata a cambiare strada: << Mi dici che hai in mente, Tomoyo? Non tenermi sulle spine, dai! >> disse Meiling d' un tratto riprendendo a parlare. Ma Tomoyo era più indirizzata con le orecchie su Barbalbero: << Si, esatto! >> esclamò la ragazzina dai capelli blu, facendo emettere a Meiling una sbuffata dal non ricevere risposta: << Se andiamo a Sud, potremo superare Saruman inosservati... Più ci avviciniamo al pericolo, più evitiamo di farci male! E' l' ultima cosa che lui si aspetta >> spiegò Tomoyo a Barbalbero.

Meiling continuava a interrogare l' amica: << Come fai a essere sicura che a Sud c'è Saruman? >>, << Perchè ora siamo alle spalle di Isengard, mentre poco fa avevamo una mezza visuale della torre dello stregone quando parlavamo alla riunione >> rispose Tomoyo all' amica: << In ogni caso, non è sempre bene avvicinarsi al nemico >> raccomandò l' albero: << Ricordatevi che Saruman è in grado di vedere ogni singola mossa dei suoi avversari. Forse anche in questo momento ci starà tenendo d' occhio >> a Meiling gli attraversò un brivido lungo la schiena all' idea di essere osservata da quel perfido mago: << Non voglio neanche pensarci! >> commentò la cinesina: << Ma dimmi, signorina Tomoyo? Perchè vuoi a tutti i costi andare di là? >> chiese ancora Barbalbero. La ragazza si tenne sopra la corteccia dell' albero, cercando una scusa da dargli: << In verità... ecco, io penso di aver smarrito più indietro un braccialetto che portavo! >> rispose Tomoyo. Barbalbero aggrottò la fronte: << Un braccialetto, dici? >>, << Si. E vorrei cercarlo, se mi dai questa possibilità... >> ribattè la ragazza. Meiling la osservava confusa al cambio di idea: Ma cosa avrà in mente? Si domandò la cinesina. Forse aveva davvero invocato quell' altra strada per ritrovare il suo oggetto smarrito, oppure aveva un piano? L' albero fece per voltarsi verso Sud, però si fermò a sua volta: << Aspetta un secondo! >> esclamò l' Ent: << Come farai a riconoscerlo tra tutte quelle foglie secche? Ormai sarà sepolto da un bel po' di tempo, non credi? >> le fece notare questo alla ragazzina.

Tomoyo fu costretta a dare ulteriore spiegazione al custode di Fangorn. La ragazzina si morse il labbro inferiore, ruotando gli enormi occhi blu a sinistra e a destra. Poi, buttò giù la prima frase che le venne in mente: << Vedi, Barbalbero, il mio braccialetto ha una perla attaccata, e questa luccica sempre anche se si trova sotto le polveri della terra >> rispose Tomoyo: << Davvero hai un braccialetto del genere? >> le chiese Meiling credendo a quello che diceva la sua amica. Tomoyo diede un' occhiata fuggitiva a Meiling, facendole l' occhiolino alla bugia appena detta: << Oh, beh, se è facile da trovare, allora la mia vista da falco non avrà problemi nel rintracciarla >> disse Barbalbero, accettando di voler aiutare la ragazza, titubando la proposta di quest' ultima: << E' molto strano, per te, accorgersi solo ora del tuo oggetto mancante >> la schernì l' albero: << Ah, è vero, hai ragione! Io sono molto sbadata, ultimamente... >> rispose Tomoyo ridendo nervosamente, e mettendosi una mano dietro la testa dall' imbarazzo della risposta. Meiling osservò l' albero per vedere cosa avrebbe detto: << Hum, questo per me non ha senso... Ma in fondo, che sarà mai un braccialetto! >> disse l' albero: << E poi, voi siete molto piccole e potreste passare inosservate nel caso capitiamo vicino ai confini di Isengard >> si corresse Barbalbero nel decidere di andare a Sud.

<< Forse hai ragione >> e nell' espressione di Tomoyo si dipinse un sorriso di soddisfazione all' aver convinto l' umanoide: << E allora, Sud sia! Tenetevi forte, piccole di Tomoeda! >> avvisò nel cambio di marcia alle due passeggere: << Mi piace sempre andare a Sud. In qualche modo, sembra come andare in discesa >> sdrammatizzò l' albero, facendo dietro front. Le due amiche poterono tornare a parlarsi mentre Barbalbero era intento a trasportarle verso Isengard: << Non è stata una buona idea: chissà quanto ci impiegheremo! >> disse Meiling all' amica che guardava in avanti come se fosse al timone: << Se Barbalbero mantiene questo andamento, penso che faremo più in fretta dell' alba! >> ribattè la ragazzina dai capelli blu: << Ad ogni modo non penso sia stata una giusta decisione >> commentò Meiling: << Perchè no? >>, << Sei impazzita? Ci cattureranno di nuovo! >> rispose la cinesina da sotto. Tomoyo si dimostrò sicura delle sue iniziative: << Niente affatto. Questa volta no... >> replicò lei. Se pensava che una volta giunte a Sud, Barbalbero avrebbe detto di si ad un' altra loro proposta di scendere in guerra, poteva stare sicura che la risposta sarebbe stata negativa. Ma non sembrò del tutto indifferente da possibili fallimenti del suo piano Tomoyo, stando serena fino al momento in cui giunsero alla meta indicata.

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Episodio 154: Osgiliath ***


Molto più distante da Fangorn e dal Fosso di Helm, verso le zone di Gondor, ci furono degli uomini vestiti in nero che trasportavano tre prigionieri con loro, e che intrapresero un sentiero tra le colline. Tra loro si riconosceva un uomo diverso, con capelli più chiari color biondi, e gli occhi azzurro cristallino: era Faramir che aveva deciso di portare l' arma di Sauron a Gondor. L' anello del potere era finito a Sakura, che insieme a Li e a Smèagol, furono costretti a seguire gli uomini di Faramir che li spingevano per accelerare il passo. Un uomo di Faramir fermò improvvisamente il gruppo: << Guardate, Osgiliath è in fiamme! >> esclamò l' uomo avvicinandosi più avanti. Sakura e Li alzarono le loro teste, scorgendo una vasta città divisa in due da un grande fiume sotto di loro. Il cielo era semiannuvolato verso la città chiamata Osgiliath. Oltre a Osgiliath si estendeva una vasta distesa di terreno fino alle montagne in fondo. I muri della città sul fiume erano tutti bianchi. Delle colonne di fumo si levarono dalla città, allarmando Faramir e gli altri: << Mordor è qui! >> disse un secondo uomo del gruppo. Li, Sakura e Smèagol rimasero fermi indietro con alcuni uomini e Faramir a sorvegliarli, mentre altri andavano in avanti a vedere Osgiliath in pericolo.

Li fece per avvicinarsi a Sakura, guardando insieme a lei quello scenario quasi apocalittico: << Dove ci hai portato? >> chiese il cinesino al biondo guerriero: << Vi ho portato a Gondor! Alla casa degli Uomini forti >> rispose Faramir stando alle spalle dei due ragazzini con la sua spada usata come appoggio: << Ti avevamo detto di liberarci, se non sbaglio! >> replicò ancora il cinesino al soldato. Ma questo fu ancora impassibile alle parole del giovane: << Io solo decido cosa fare con voi >> scandì a chiare lettere quelle parole che mettevano in risalto la sua autorità: << Finchè resterete nelle mie mani, non ci sarà alcun modo di sfuggirmi. E' una regola che vale per tutti gli impavidi avventurieri che pensavano di farla franca a Gondor! >> ribattè severo Faramir. Il ragazzino cinese ingaggiò una discussione con il capitano: << Sembra che il Nemico sia arrivato prima di te, a quanto vedo. Io mi rimangerei l' ultima frase che hai detto >> consigliò Li parandosi a Faramir. L' uomo emise una risatina fastidiosa al coraggio del piccolo ragazzo, con Sakura al suo fianco che gli intimava di smettere: << Basta così, Li. Non è il caso di continuare >> gli disse Sakura tenendolo per un braccio. Ma il biondo capitano non aveva finito nello scontro verbale, e si inginocchiò all' altezza di Li che gli arrivava a sotto il petto.

Faramir mostrò ancora una volta la sua faccia divertita al ragazzino, mentre i presenti stettero intorno ai due a osservarli: << E tutta questa spavalderia dove l' hai tirata fuori, ometto? >> gli chiese in tono provocatorio l' uomo di Gondor. Il cinesino fu invulnerabile alle parole di Faramir: << Per caso, hai tolto la testa fuori dal sacco? Oppure prima ti sei fatto abbindolare dai pianti della mocciosetta, eh? >> e questa volta Li fu preso da un attacco di rabbia, digrignando i denti all' offesa che ricevette Sakura: << Adesso basta! Ne ho abbastanza di te! >> sbottò il cinesino cercando la sua spada dietro la schiena. Ma si accorse che Faramir aveva disarmato i due ragazzini delle loro armi, perfino dello scettro e delle carte che si prese Sakura, facendoli mostrare ai loro prigionieri nelle mani di due uomini di Faramir: << Pensavi davvero che vi avrei lasciato armati, pronti a dileguarvi quando potevate? >> domandò Faramir al suo sfidante. Li tremò ancora dalla rabbia, non potendo dare una lezione a quel buzzurro. Il capitano di Gondor continuò nel prendere in giro il piccolo ragazzo: << Allora era davvero la seconda opzione che ti ha fermato nel tirar fuori le parole! >> annotò a Li che stringeva ancora di più i suoi pugni infastidito.

Sakura si mise in mezzo ai due: << Noi non vogliamo che si arrivi ad un conflitto con voi, vi prego, liberateci! >> pregò la ragazzina unendo le dita delle mani. Se tenerli con loro significava litigare ogni volta, allora Faramir doveva lasciarli andare da un momento all' altro: così pensò Sakura. Ma Faramir replicò: << Non sai ancora niente sul mondo degli Uomini, Sakura. Perchè pensi che un mendicante ribalterebbe le proprie regole sulla sua vendita di merci? >> chiese alla cattura carte: << Siamo persone oneste dopotutto! Potete fidarvi di noi, nessuno ci ha mai reputati delle pessime conoscenze! >> insistette Sakura nel voler andare via: << Forse nel tuo mondo no... >> rispose Faramir: << Ma qui non siamo nella tua casetta al fresco, dove le maniere sono le stesse che i tuoi genitori ti hanno insegnato da bambina >> la ragazza si strinse forte al suo Li, che le faceva coraggio a quelle parole: << Una donna, se non lo sai, deve essere anche lei rispettata! Questo non te l' hanno mai insegnato? >> chiese beffarda Sakura alle provocazioni di Faramir. L' uomo emise una smorfia di stanchezza al continuo parlare con i due prigionieri, lasciando in disparte Gollum: << Ho già detto che qui siamo nel mondo degli Uomini >> ripetè Faramir spazientato: << E non solo qui, ma anche in altre razze, verrai trattata come un insetto. Penso che anche gli Elfi quando ti videro quell' anello al collo non furono tanto ospitali, dico bene? >> Faramir colse nel segno, facendo rendere conto alla ragazza che anche le creature più dolci potevano cadere sotto l' effetto dell' anello.

Intervenne Li in difesa della sua ragazza: << Io so perchè dici questo >> riprese a parlare con Faramir, continuando il dibattito di prima: << E' a causa di tuo padre, giusto? >> al sentir nominare suo padre dalla bocca del cinesino, Faramir divenne serio, osservando Li con sguardo di fuoco: << Vuole sempre che venga rispettata la sua parola, e tu non lo fai mai, o anzi non riesci a soddisfarlo nel suo volere! >> Li sembrava aver assunto la figura di uno psicologo: << Il tuo genitore al quale vuoi consegnare l' anello, non gli importa un bel niente di quello che fanno gli altri! Gli importa solo del bene materiale che gli giunge nel suo regno. Io riconosco un figlio sfruttato dal proprio genitore... >> l' uomo biondo scattò in avanti verso il ragazzino, parandosi faccia a faccia con lui, e mostrando in viso un' espressione innervosita: << Ehi! >> urlò Faramir: << Un' altra parola su mio padre e ti strapperò la gola con le mie stesse mani, ragazzino! >> minacciò a Li sgranando gli occhi come se fosse ormai posseduto dall' anello. Faramir si ritirò su in piedi, voltandosi adesso verso la sua città di Osgiliath attaccata dagli orchi di Mordor: << Per l' ultima volta: liberateci! >> ripetè di nuovo Sakura. Ma la ragazza non ricevette risposta da Faramir. Poi l' uomo decise di parlarle: << Se vi lascio andare ci sarà sempre qualcuno peggio di me che vi farà del male >> e girò la sua testa da un lato, indicando Gollum incatenato con le mani dietro la schiena.

Sakura non potè ribattere a quello che disse il capitano, in parte vero sul fatto di Gollum, ma anche dall' altra parte Sakura e Li dovevano per forza affidarsi alla creatura per proseguire a Mordor. I due ragazzini si rimisero a guardare dalla collina la città di Osgiliath. Gollum approfittò della distrazione di tutti per scappare da un lato dell' altura verde, ma non fece i conti con lo sguardo attento di Faramir, che prese la catena delle manette della creatura, tirandola verso di sé: << Mossa sbagliata! >> esclamò Faramir dando un pugno allo stomaco al mostruoso essere. Sakura e Li si stupirono della velocità dell' uomo nell' afferrare il mostro e trascinarselo verso di lui. Poi Faramir si voltò nuovamente verso i due ragazzini, avvertendoli: << E' di questo che non mi fido. Lui è in grado di portarvi alla furbizia, e probabilmente al trapasso. Portiamoli a Osgiliath! >> disse Faramir muovendo il gruppo: << L' anello non salverà Gondor >> disse Sakura all' uomo: << Ha solo il potere di distruggere. Ti prego, lasciami andare! >> pregò un' altra volta all' uomo con occhi lucidi. Faramir si bloccò alle parole di allarme della ragazza, osservandola più intensamente di prima: << Presto! >> richiamò gli altri nel scendere la collina e ritrasportare i prigionieri: << Faramir! Devi lasciarmi andare! >> urlò inutilmente Sakura, dimenandosi sempre dall' uomo che la spingeva per farla camminare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** Episodio 155: L' ultima marcia degli Ent ***


Barbalbero continuava a trasportare le due amiche viaggiatrici su di lui, per raggiungere Isengard, secondo quanto indicato da Tomoyo per una strada secondaria e per riprendersi il suo immaginario oggetto scomparso. L' albero parlava con le due, girando la sua testa verso Meiling per parlare: << Quelle famigliole di topi di campagna che a volte si arrampicano e mi fanno un solletico tremendo... >> diceva l' umanoide alle ragazze che rimasero immobili con lo sguardo a fissare la fine della foresta, mentre Barbalbero continuava: << Cercano sempre di raggiungere un posto dove... Oh! >> l' albero socchiuse gli occhi gialli a quello che vide davanti. Il suo sguardo sconvolto era quasi uguale a quello di Meiling e Tomoyo. Il luogo in cui finirono adesso non era la fine della foresta, ma era una parte di Fangorn sradicata dagli alberi che l' avevano popolata fino ad allora. Nel paesaggio che si presentò, ci furono resti di tronchi di albero tagliati da sotto. Il cielo si coprì di nuvole nere sotto quel cimitero di alberi. Più avanti di quella desolazione, si innalzava la torre nera di Orthanc, recintata da mura difensive più avanti. Quella era Isengard, e il piano di Tomoyo era riuscito; ma non si aspettò di vedere i resti di alberi, compari di Barbalbero, da quelle parti.

Le due ragazzine si rattristarono ancora di più all' espressione che fece Barbalbero: << Molti di questi alberi erano amici miei... Creature che conoscevo da quando erano noce, o ghianda >> il tono di Barbalbero si fece strozzato e commosso, piangendo la morte dei suoi amici alberi. Fino ad allora la sua mente di legno non si ricordò di questo fatto, al quale egli stesso assistette per sfuggire al disboscamento da parte degli orchi di Saruman. Sia Meiling che Tomoyo rimasero in silenzio tombale davanti a ciò: << Solo adesso mi vengono in mente i volti di quei miei compagni scomparsi >> disse l' albero triste, tirando in su le lacrime inspirando: << Purtroppo la mia testa non è più rigida come una volta! Se solo avessi avuto la possibilità di aiutarli, a quest' ora staremo a camminare tra le alte montagne, a vedere la vita scorrerci senza che ci avrebbe dato un limite... Ma se vivi a lungo, prima o poi qualcuno ti stroncherà la vita, questa è la regola! >> si disse l' albero. Tomoyo fece le sue condoglianze a Barbalbero: << Mi dispiace, Barbalbero... >> gli disse tristemente a occhi lucidi anche lei: << Erano indifesi... Avevano delle voci proprie >> tremò nel parlare l' umanoide verde. Le lacrime gli riempirono le tonde orbite oculari gialle.

Poi lo sguardo dell' arbusto cadde sulla torre dello stregone bianco davanti a lui. I fuochi di Isengard erano ancora accesi, e pensò che altri alberi erano stati da poco presi e gettati nelle fornaci. La voce di Barbalbero si fece grossa e vendicativa: << Saruman! Uno stregone dovrebbe avere più criterio! >> disse chiudendo gli occhi e agitandosi in tutto il corpo. Meiling e Tomoyo si tennero più forte che poterono alla corteccia dell' albero, impaurite da quello che stava succedendo al pastore di alberi: << Ehi! Che sta succedendo?! >> chiese Meiling reggendosi insieme a Tomoyo alla testa di Barbalbero. Questo mise la testa in avanti, emettendo un ruggito immenso in direzione di Isengard. Era un urlo basso ma abbastanza forte da sentirsi in tutta Fangorn. Le due ragazzine sentirono l' eco che si espandeva tra le foglie delle quercie che coprivano le colline più avanti. Il boato cessò, una volta disperso in tutta la foresta, raggiungendo l' inizio delle alte montagne. Il sole era coperto, ma spuntava a tratti con i suoi raggi da spazietti piccoli tra nuvoloni.

Barbalbero divenne serio: << Non esiste una maledizione in Elfico, Entese o nelle lingue degli Uomini per una tale perfidia! >> esclamò giurando di vendicare i suoi amici. Un brontolìo si udì alle spalle di Barbalbero, e Tomoyo si voltò dietro per vedere quali alberi stavano arrivando. Ne vide alcuni che si agitavano nel fondo della foresta più in là: << Guardate, gli alberi... si muovono! >> esclamò la ragazza dai capelli blu notando le chiome verdi degli alberi in movimento. Meiling rimase impietrita dalla potenza dell' urlo di Barbalbero che era riuscito a far risvegliare altri alberi, diversi da quelli che le due ragazze avevano incontrato finora: << Dove stanno andando? >> chiese Meiling da sopra: << Devono vedersela con gli Orchi >> le rispose Barbalbero: << Non mi resta che vedermela con Isengard stanotte, con sassi e pietre! >> l' albero aveva deciso di sua spontanea volontà di combattere finalmente contro le forze di Saruman. Un altro brontolìo giunse alle orecchie delle due amiche, questa volta più vicino del primo e più cupo. Meiling e Tomoyo si girarono lentamente da oltre la corteccia di Barbalbero, scorgendo alberi viventi che spuntavano da mezzo la fitta foresta di Fangorn, e giungere da loro al richiamo di Barbalbero. Gli alberi moventi si estendevano per tutte le fila di tronchi immobili di Fangorn, per miglia e miglia.

Anche loro videro quel cimitero di loro amici davanti ai loro occhi, decidendo di entrare in guerra anche loro, seguendo Barbalbero. Meiling e Tomoyo si scambiarono occhiate di soddisfazione mentre alti alberi passavano davanti a loro: << Si! >> disse Meiling finalmente arrivata al momento in cui poteva raggiungere di nuovo i suoi amici in battaglia. Presto lei e Tomoyo poterono rivederli il più presto possibile: << Venite, amici miei! >> disse Barbalbero al suo esercito di Ent allo sguardo sicuro di Tomoyo nel voler andare alla carica da Saruman: chissà la sua faccia quale sarebbe stata nel vederli. Barbalbero guidava in prima fila l' avanzare delle verdi piante: << Gli Ent andranno in guerra. E' probabile che andremo verso la rovina >> annunciava impetuoso l' albero: << L' ultima marcia degli Ent! >> disse quando le due ragazze si sistemarono saldamente alle loro postazioni, guardando senza alcun timore Isengard. E così come aveva predetto Kerochan, gli Ent si svegliarono dal loro sonno, andando a marciare un' ultima volta verso il nemico. Meiling e Tomoyo portarono grandi cambiamenti in quel mondo, e numerosi alberi moventi si apprestavano a scendere verso Orthanc, all' assalto dello stregone bianco.

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** Episodio 156: L' attacco dei Nazgùl ***


Una svolta decisiva fu quella della marcia degli Ent su Isengard, pronta a ribaltare le sorti della battaglia che si consumava da altre parti. Faramir arrivò a Osgiliath con i suoi uomini, tenendo ancora più stretto Gollum che aveva tentato di scappare. Sakura e Li vennero tenuti stretti alle spalle, spinti nel camminare dagli uomini di Gondor. All' interno della città, videro alte colonne bianche che reggevano ancora dei muri in pietra bianca. Anche i soldati che passarono tra loro, indossavano armature argentate e bianche, e correvano a prendere postazione. Tutti i soldati che erano lì non facevano altro che apprestarsi a difendersi dall' attacco di Mordor. Faramir attraversò un punto in cui venivano scagliate frecce ai nemici nascosti di Mordor. Un enorme pietra cadde nell' acqua del fiume poco vicino a lui. Il capitano di Gondor trasportava insieme ai suoi soldati le prede che custodivano l' anello, addentrandosi sempre più nelle rovine della città. Altre frecce venivano da altri orchi opposti ai soldati di Gondor, facendo abbassare i passanti allo scocco di quelle. I soldati dalle armature argentate risposero con lo stesso metodo, mentre una seconda pietra cascava in acqua.

Faramir venne bloccato da un suo amico che nel frattempo era giunto prima di lui a Osgiliath: << Faramir! Gli Orchi hanno conquistato il versante Est... Sono troppo numerosi! Entro stanotte saremo soverchiati! >> diede questa notizia al suo capitano. Sakura da dietro, cominciava ad agitarsi, attirando l' attenzione di Li: << Sakura! >> la richiamò il cinesino al suo fianco. La ragazzina sgranò gli occhi, avvertendo un pericolo: << L' anello lo sta chiamando, Li... L' Occhio di Sauron mi ha quasi scorto >> rispose Sakura impaurita e tremante ad un' ennesima presenza del Signore Oscuro. Li cercò di calmarla: << Resisti, Sakura! Andrà tutto bene! >> ma la voce del ragazzo giunse alle orecchie della giovane coperta dai versi di forze maligne. Sakura vedeva solo Li che muoveva la sua bocca, senza che lei sentisse pronunciare alcuna parola: << Portali da mio padre! >> diede infine l' ordine Faramir al suo amico di portare i due ostaggi a suo padre: << Digli che Faramir invia un immenso dono: un' arma che cambierà le nostre sorti in questa guerra >> disse il capitano di Gondor guardando con aria di sfida Li, che sembrava l' unico lucido nel gruppo dei tre.

Le guardie stavano per portare i tre di nuovo in marcia, ma il cinesino fermò Faramir con le sue parole: << Sai cos'è successo a Eriol? >> chiese Li a Faramir che continuò a fissarlo: << Sai perchè tuo fratello ha fatto una brutta fine? Perchè ha cercato di prendere l' anello a Sakura dopo aver giurato di proteggerla! >> urlò il ragazzo all' uomo biondo, il quale volto sembrava scioccato dalle rivelazioni che gli diceva Li: << Ha cercato di ucciderla! L' anello ha portato tuo fratello alla pazzia! >> seguì una breve pausa, con lo sguardo di Li vincente su quello inerme di Faramir. Il capitano di Gondor rimase immobile a ciò: << Attenti! >> un urlo di un soldato giunse da lontano per avvisare l' arrivo di una pietra enorme che si abbattè su una torretta di Osgiliath. Faramir e gli altri guardarono i pezzi della torre che cadevano a pochi passi da loro. Sakura assunse uno sguardo tenebroso, fisso nel vuoto. Li si accorse dell' espressione della ragazza, e non era del tutto normale: << Sakura? >> la chiamò affianco. La ragazzina sollevò lo sguardo verso Faramir, dicendo con voce cupa: << Sono qui... >> tra il caos che si era creato tra i soldati, Faramir sentì le parole di Sakura che pronunciava minacciosa: << Sono arrivati >> disse ancora lei. All' improvviso si levò un altro grido, ma non era quello di un soldato, era un grido stridente. Li, Sakura e Gollum avevano già riconosciuto le creature che stavano arrivando: << I Nazgùl! >> esclamò Faramir avvertendo tutti i suoi uomini.

I soldati che tenevano i prigionieri indietreggiarono, guardando il cielo all' arrivo degli spettri. Ne arrivarono alcuni a cavallo di grandi lucertole alate, svolazzando sopra la città di Osgiliath. I cavalieri neri sorvolavano la zona alla ricerca dell' anello. Sakura li fissava come se volesse che la trovassero, ma Faramir la prese facendosi largo tra i soldati per nasconderla alla vista degli spettri. Anche lui sapeva che i Nazgùl erano alla ricerca della portatrice dell' anello. Li decise di stare al fianco della ragazza, anche lui per nascondersi e proteggerla. I soldati si misero dietro alte colonne per evitare anche loro di essere notati dalle creature alate in cielo; Gollum singhiozzava dalla paura mentre veniva trainato da un altro soldato. Faramir mise Sakura in un angolo delle protezioni in pietra: << Stà qui! Non farti vedere! >> le raccomandò l' uomo quando anche Li si appiccicò al muro: << Al riparo! >> disse il capitano affrettandosi a raggiungere un riparo lì vicino ai due ragazzini, mentre i Nazgùl volavano liberamente all' altezza delle torrette in pietra: << Ehi! >> il cinesino fermò ancora il giovane Faramir: << Lasciaci almeno le nostre armi! >> disse volendo difendersi e combattere anche lui. Ma Faramir fu abbastanza schietto e diretto: << Te le darei volentieri se solo mi trovassi al sicuro! >> replicò il cavaliere al ragazzo correndo al riparo.

Li e Sakura furono costretti ancora a ubbidire agli ordini di Faramir, nascondendosi dall' attacco dei Nazgùl che avevano in tiro quella città. Uno degli spettri scese in picchiata abbattendo un' altra torretta con la coda del rettile alato su cui era: << Mirate! >> urlò Faramir ai suoi arcieri aiutati dai cavalieri di Gondor per puntare le frecce sulla bestia alata: << Fuoco! >> le frecce volarono in alto, non appena la pancia dell' animale passò sopra le teste dei presenti. Tutte mancarono il bersaglio: << Sta tornando indietro! >> esclamò un soldato al cambio di direzione del Nazgùl che avevano attirato. Lo spettro puntava a due soldati sopra un piazzale di pietra, aprendo verso di loro le zampe della bestia. I due saltarono dal bastione, tenendosi ben forte ad una colonna che reggeva la struttura in marmo. Il Nazgùl fece esplodere ancora una parte superiore delle rovine della città, facendo cadere i pezzi che si sparsero un po' ovunque. I due soldati scesero piano dalla colonna rimettendosi sotto al balcone in cui erano prima. Li cercava di richiamare ancora a Faramir un po' più lontano nel suo riparo: << Sono venuti a prendersi l' anello! Mi hai sentito? Faramir! >> urlò a più non posso. Il capitano di Gondor si rigirò di nuovo sul ragazzo, non sapendo se lasciarli davvero andare o intrattenerli ancora con lui: sarebbe stato un peccato se suo padre non avrebbe ricevuto il dono tanto atteso. Perciò rispose: << Uomini! Caricate! >> ordinando un nuovo attacco ai Nazgùl.

Li perse completamente le speranze di parlare con lui, mentre Sakura era sempre più impossessata dall' anello e al richiamo a Sauron. Li la guardò impotente nello stato in cui lei era, non potendo assolutamente fare niente per aiutarla: << Sakura... >> disse incrociando gli occhi verdi e stanchi della ragazzina sotto l' effetto dell' anello: << Scagliare le frecce! >> urlò ancora Faramir dal suo riparo e abbassando la spada al comando. Le frecce dei soldati colpirono un pilastro in pietra su cui la bestia del Nazgùl volò affianco. Lo spettro tirò le redini del draghetto scendendo in picchiata sulla piazza delle rovine della città e urlando per mettere paura ai suoi avversari. Tutti i presenti si tapparono le orecchie per non udire quel terribile lamento che usciva dal cavaliere nero. Un altra bestia scese in picchiata, disintegrando un muro in pietra su cui erano poggiati altri soldati che finirono schiacciati dai pesanti massi del muro distrutto. Osgiliath era in balìa di quei enormi lucertoloni volanti e con i Nazgùl che ispezionavano dappertutto per scovare l' anello del potere.

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** Episodio 157: Avanti Eorlingas ***


Il cielo si levò delle nuvole della notte, facendo calare il momento poco prima dell' alba. Al Fosso di Helm ora brulicavano solo Uruk-hai all' esterno, sventolando le bandiere di Isengard sulle mura. Un gruppo di loro reggeva un altro lungo tronco, che avrebbero usato come ariete per buttare giù la porta del salone del Re in cui erano rinchiusi tutti i superstiti delle forze alleate. Gli Elfi di Elrond erano stati tutti massacrati dagli orchi di Saruman, diminuendo ancora ulteriormente il numero dei difensori del Fosso. Gli Uruk-hai sbatterono con violenza l' ariete contro la porta della sala, ricaricando ancora per un nuovo colpo. I cavalieri di Rohan misero delle travi per bloccare il cedimento delle ante, aiutati da Toy e dai suoi amici. Thèoden che era retto da Gamling si girò verso i soldati che facevano pressione: << La fortezza è stata conquistata! E' finita >> annunciò amaramente il Re: << Avevi detto che non sarebbe mai caduta mentre i tuoi uomini la difendevano! >> gli disse Toy mentre prendeva una panca per darla a Yuè nel metterla davanti alla porta: << La difendono ancora! Sono morti per difenderla! >> urlò facendo notare a Thèoden il sacrificio dei suoi cavalieri, mentre lui non faceva altro che aspettare la fine. Un' altra carica d' ariete s' infranse sulla porta, che tremò di più all' urto.

Le donne e i bambini che erano nelle grotte, raggiunsero nel salone da un passaggio Thèoden e gli altri sopravvissuti. Il popolo di Edoras era agitato: << Stanno per entrare! >> urlò una donna vedendo le ante che si muovevano. Un' altra abbracciò piangendo Eowyn dal panico: << Hanno oltrepassato la porta! >> disse un' altra con i bambini che iniziarono a piangere anche loro: << Non c'è un' altra via per le donne e i bambini per uscire dalle grotte? >> chiese Toy rivolto a Gamling e a Thèoden che si fissavano pronti a morire. Un' anziana abbracciò sua nipotina dalla paura di quegli orchi. Thèoden si morse il labbro inferiore, guardando adesso il vuoto: << Non c'è un' altra via? >> richiese Toy a Gamling che rispose: << C'è un passaggio... Conduce alle montagne. Ma non andranno lontano, gli Uruk-hai sono troppi! >> disse al ragazzo. L' ariete sbattè di nuovo contro la porta e Thèoden si teneva la spalla ferita: << Che le donne e i bambini si dirigano al valico tra le montagne! E barricate l' entrata! >> ordinò Toy alla guardia del Re: << Quanta disfatta! >> disse all' improvviso Thèoden da dietro i due: << Cosa possono gli Uomini contro un odio così scellerato? >> si chiese privo di speranze, mentre la porta cedeva lentamente ai sostegni di legno cui le erano applicati addosso. Delle guardie furono avvertite da Gamling di portare fuori la gente di Edoras dal Fosso attraverso il passaggio indicato.

Toy prese coraggio, decidendo di riprendere in mano le armi, osservano prima il portone e poi Thèoden: << Vieni fuori con me >> disse il giovane al Re: << Affrontiamoli a cavallo >>. Thèoden fu attratto dall' impavidità di Toy, volendo anche lui reagire ai suoi soldati morti: << Per la morte e la gloria! >> esclamò Thèoden per avvicinarsi a Toy: << Per Rohan, per il tuo popolo >> lo incitò Toy rimanendo faccia a faccia con lui: << Il sole sta sorgendo >> avvertì Gimli al ragazzo. Toy si voltò verso la finestra di sopra, vedendo i primi raggi di sole spuntare, e gli vennero in mente le parole di Kerochan quando lo lasciò per partire alla ricerca di Eomer: Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All' alba, guarda a Est. Toy si rimise a guardare Thèoden. Anche lui aveva riacquisito speranza, forse ricordando anche lui le parole della tigre bianca: << Si... Si! >> esclamò Thèoden passando davanti a Toy: << Il corno di Helm Mandimartello suonerà nel Fosso... >> e fece per rivoltarsi dal giovane: << Un' ultima volta! >>, << Sì! >> tuonò Gimli al coraggio del Re. Gli orchi continuavano a spingere con il loro ariete la porta, facendo balzare all' indietro gli uomini che la tenevano. Thèoden mise una mano sulla spalla di Toy, noncurandosi più della ferita che aveva: << Fà che questa sia l' ora in cui sguainiamo le spade insieme! >> ribattè alla carica al giovane, in cui si stampò un sorriso deciso.

Gimli salì in fretta le scale a chiocciola che portavano ad un grosso corno dorato, quello di Helm. Thèoden e tutti gli altri salirono a cavallo, stando in direzione della porta che cedeva: << Feroci atti, sveglia! >> si disse per incoraggiarsi il Re ad un altro rumore sulla porta: << Non per collera, non per rovina o la rossa aurora! >> disse mettendosi l' elmo e con Toy che estraeva la sua spada. Gimli suonò il corno. Il rumore si sentì in tutta la fortezza, anche dall' esterno, per dare la carica. Gli orchi diedero un altro colpo e la porta cedette, avendo modo di passare: << Forza, Eorlingas! >> urlò Thèoden ai suoi estraendo le spade vedendo gli orchi pararsi all' entrata: << Aaaahhh! >> seguì un urlo del Re di odio, caricando il suo cavallo sulle bestie. Uno dopo l' altro Toy, Yuè e altri cavalieri lo seguirono anche loro sui loro destrieri, investendo gli orchi che si trovavano davanti. Uscirono sempre galoppando fuori dal salone, e scagliando colpi di spade ai continui suoni del corno emessi da Gimli. Nella carica di Thèoden era sventolata in alto la bandiera di Rohan che calpestava le orde di Uruk che erano riversati sull' intero Fosso, e con le spade che finivano sopra le teste degli orchi. Il gruppo del Re scese per la piazza del Fosso, ammazzando i molti avversari, investendoli e facendo cadere le lame sulle loro facce. Gli Uruk-hai si spostavano alla corsa dei cavalieri, mentre un soldato ne beccò uno che gli squarciò il viso verticalmente.

Gimli continuava nel suonare più intensamente il corno, e i cavalli arrivarono alla strada rialzata, buttando giù uno dopo l' altro gli Uruk-hai su quel ponte. Le bestie cadevano giù come nel gioco del domino, travolti e schiacciati dagli zoccoli dei quadrupedi. Toy, Yuè, Thèoden e gli altri soldati giunsero alla fine della strada, riversandosi tra il mucchio nero di Uruk, ammazzandoli a ripetuti fendenti. Poi, il ragazzo guardò a Est, sopra una collina di fuori, dove il sole era ancora nascosto. E vide una tigre che ruggiva, completamente bianca. Toy rimase stupito: << Kerochan... >> disse a bassa voce. La tigre bianca sorrise dall' alto di quella collina, felice di rivedere i suoi amici. Thèoden e Yuè sorrisero a loro volta nella ricomparsa del loro più caro amico, e gli Uruk-hai si voltarono tutti verso la collina in salita, notando la tigre bianca messa a quattro zampe, in una posa di attacco, guardando il Fosso di Helm pieno di puntini neri: << Re Thèoden è da solo >> si disse a sé stesso. Ma, invece, alla tigre si affiancò a cavallo un cavaliere i quali lunghi capelli biondi gli spuntavano dall' elmo in testa: << Non da solo. Rohirrim! >> disse il cavaliere sguainando la spada. Dietro Kerochan e il cavaliere, spuntarono altri soldati con la stessa armatura e la stessa bandiera di Rohan. Gli orchi ruggirono all' arrivo da sopra la collina dei loro nuovi avversari.

Thèoden riconobbe il cavaliere con Kerochan, sorridendo: << Eomer... >>. Kerochan era riuscito a recuperare il nipote del Re, con i suoi soldati quando se ne andò: << Per il Re! >> esclamò dall' alto Eomer, dirigendo la spada verso la folla di orchi: << Per il Re! >> ripeterono i soldati scendendo di corsa la collina. Kerochan ed Eomer guidavano l' altra parte dell' esercito di Rohan che aveva seguito Eomer nell' esilio, puntando agli Uruk-hai. Però i cavalieri erano molto di più di quelli con cui Eomer partì. Molti cavalli galoppavano uno dietro l' altro per giungere di corsa contro le fila di orchi che si misero in guardia a lance puntate sui cavalieri pronti a fermarli. Alcuni soldati ruotarono in alto le loro asce, preparandosi a colpire alla testa gli orchi. Il terreno schizzava sotto gli zoccoli dei cavalli imbestialiti, e la distanza tra gli orchi e i cavalieri di Eomer si accorciava sempre più. Gli Uruk si pararono alla fine della discesa, mettendo orizzontalmente le lance appuntite per spezzare le gambe dei cavalli e ruggendo ai volti dei soldati coraggiosi. Stavano per scontrarsi, ma tra le teste dei soldati spuntò il sole che fece accecare gli orchi, ritraendo verso il basso le loro lance. Kerochan ruggì approfittando dell' attacco sicuro che poterono scagliare agli Uruk. I soldati piombarono su di loro travolgendo i molti corpi di mostri che sostavano lì e mozzando le teste di quelli in seconda fila.

Kerochan saltò sulla faccia di un Uruk con le sue unghie delle zampe e affettando gli altri orchi che lo circondavano. Eomer potè quindi riunirsi a suo zio nel combattere e finire una volta per tutte quelle orribili creature, massacrandole con i suoi più letali uomini come già avevano fatto con altri nei pressi di Fangorn. Toy e Yuè si riunirono al loro Kerochan che era più feroce nel dilaniare le bestie di Saruman. La vittoria al Fosso di Helm era vicina.

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Episodio 158: L' inondazione di Isengard ***


Gli alberi della foresta di Fangorn salirono sopra le mura che circondavano la fortezza di Orthanc, scagliando sul terreno di Isengard dei grossi massi a lunga gitata. Gli Ent si erano trasformati in guerrieri, dopo aver scoperto quello che Saruman aveva fatto ai loro amici nel bruciarli nelle fornaci. Gli enormi sassi rotolarono in mezzo agli orchi riversati fuori dalla fortezza di Saruman, venendo schiacciati dal lancio delle pietre. Altri alberi raggiunsero direttamente il campo di Isengard, ormai privo di ogni filo d' erba, scavalcando la breccia che crearono nella cinta che racchiudeva il territorio nemico, aggredendo i piccoli orchi che si avvicinavano a loro e lanciando anche più lontano le pietre raccolte dal muro. Un albero saltò sopra degli orchi che cercavano di respingere gli invasori con le loro frecce. Altri spazzavano le piccole creature con manate ben assestate o con calci. Si formò per un attimo una gara di bowling tra un paio d' alberi, in modo che le loro pietre facessero strike su tutti gli orchi che scappavano da loro. Vi erano delle torrette in legno sparse un po' ovunque che venivano fatte cadere dagli stessi alberi sulle teste degli orchi di sotto. Gli Ent usarono dei grossi tronchi grandi quanto la loro mano per spazzare via i verdi mostri.

Altri orchi di Isengard tirarono sopra un albero delle funi strette che si agganciarono ai suoi ramoscelli. I mostri tirarono le corde e fecero cadere a terra l' arbusto immobilizzato, assestandogli dei colpi d' ascia sul tronco. L' Ent cercava di liberarsi delle creature, ma intervenì in suo aiuto Barbalbero che lanciò come una palla da bowling il sasso che teneva, schiacciando i mostri che avevano circondato il suo amico: << Sì! Ah! >> esclamò Tomoyo da sopra la testa dell' albero selvaggio, che ruggiva accecato dall' ira. Meiling da poco sotto di lei, iniziava a lanciare delle pietre datele da Barbalbero sulle teste degli orchi. Le due amiche si ricaricarono di altre pietre dalla schiena dell' umanoide, mentre questo calpestava con odio e rabbia gli orchi che gli passavano davanti. Saruman avvertì dei brontolii da fuori la sua torre, e si affacciò dal balcone per vedere cosa accadesse. Lo stregone bianco si agitò alla vista dei molti alberi che invadevano Isengard e che facevano piazza pulita di tutti gli orchi impauriti. Tomoyo riuscì a colpire alla fronte un orco con un sasso che cadde nella caverna di sotto: << Un colpo! Un bel colpo! >> si complimentò Barbalbero con la mira della ragazzina.

La stessa ragazzina passò al volo una pietra a Meiling che a sua volta centrò un orco anche lui alla testa, facendolo svenire: << Centro! >> esclamò Meiling. Le ragazzine diedero più forza a ogni sasso lanciato ad ogni orco. E con l' aiuto di Barbalbero si creò nel gruppo dei tre una combo perfetta distruttrice. Un' altra torretta in legno cadde in un' altra caverna di Isengard, uccidendo gli orchi che vi erano sopra. La distruzione di Isengard stava per completarsi con altri due orchi che vennero presi e fatte sbattere le teste tra di loro. Ci fu, seppur breve, un lieve pericolo per un albero che venne attaccato da frecce infuocate di orchi che lo avevano circondato intorno. La sua corteccia prese subito fuoco, facendo emettere all' albero un urlo stonato e di dolore. Era diventato una torcia umana che si faceva largo bruciando gli orchetti per la strada, dando loro pieni calci e scaraventandoli a suon di manate. Meiling e Tomoyo reagirono abbattendo gli orchi dalle frecce infuocate con i loro sassi pesanti: << Barbalbero, guarda! >> esclamò Meiling indicando più avanti all' albero delle catapulte con delle palle di fieno infuocate, pronte ad essere lanciate sugli Ent.

La prima catapulta venne azionata da un paio di orchi, e liberando la palla infuocata verso la direzione di Barbalbero. Tomoyo rimase immobile all' arrivo della grossa palla in avvicinamento, ostentando un urlo d' aiuto. L' albero avvisò alle sue amiche: << Ora reggetevi! Sarò un po' più dinamico! >> disse Barbalbero buttandosi a terra per evitare la palla di fuoco e con Meiling e Tomoyo che si tennero fin sopra la punta della corteccia. Altre catapulte lanciarono in cielo altre palle infuocate che finirono per essere schivate da tutti gli Ent. Gli orchi vennero così investiti dalle fiamme delle enormi palle, morendo carbonizzati in pochi istanti. Gli alberi si affrettarono a raggiungere le catapulte in fondo, saltando oltre i buchi delle caverne, e urtando gli orchi che sfrecciavano all' improvviso su di loro. Si videro molti corpi volare in aria alla corsa degli arbusti per distruggere le armi in fondo. Una catapulta stava per essere di nuovo azionata dagli orchi, ma con un grande salto di un Ent, questa venne disintegrata in mille pezzi mentre le palle infuocate cadevano sopra i corpi degli orchi. Contemporaneamente tutte le altre catapulte vennero distrutte a calci dagli alberi di Fangorn. La battaglia a Isengard infuriava ancora di più, e altri alberi scagliavano grandi pietre alla base della torre di Orthanc, dove Saruman era affacciato da essa.

Delle crepe si creavano sulla sua fortezza allo sbattere delle grandi pietre. L' intero terreno di Isengard era una bolgia tra orchi ed Ent che vedeva il prevalere dei secondi sulle forze nemiche, che venivano invase da giganteschi alberi parlanti. Lo stregone bianco scivolava da una parte all' altra del suo balcone, osservando incredulo lo spettacolo che si presentava al suo sguardo. Altri Ent si univano al combattimento scendendo da una valle che racchiudeva tutta Isengard. Proprio in quella valle vi arrivarono degli alberi. Barbalbero li vide con la sua vista da falco, ordinando: << Abbattete la diga! Liberate il fiume >> la grande voce raggiunse l' inizio della valle dove vi era una diga sostenuta da protezioni in ferro. Gli alberi tolsero le protezioni che reggevano la diga di pietra, facendo fuoriuscire l' acqua in discesa. Tutti gli orchetti che stavano sopra di essa caddero tra le acque del fiume che si sprigionava con tutta la sua forza tra le rocce della valle. Anche le costruzioni circostanti alla diga furono spazzate via dall' impeto della corrente, che sbatteva con violenza sulla superficie rocciosa.

Saruman si girò a guardare la valle che veniva bagnata da un' immensa cascata, quasi fosse uno tsunami. L' acqua raggiunse le mura di Isengard, scavalcandole. Le due ragazzine sopra Barbalbero notarono la diga che veniva distrutta dall' alto e l' acqua che si estendeva fino a loro: << Tomoyo, reggiti! >> avvisò Meiling all' amica. Barbalbero scoppiò in una grassa risata al vedere le grandi onde inondare Isengard. Tutti gli alberi si misero con le radici salde al terreno, preparandosi all' impatto con l' urto dell' acqua: << Tenetevi forte, ragazzine! >> gridò Barbalbero venendo colpito dalla ferocia del fiume in piena. L' albero indietreggiò per poco, tenendo sempre alzate le sottili braccia per proteggersi dalle onde devastatrici. L' acqua spazzò gli orchi e le altre strutture in legno che si ritrovarono sotto la spinta della corrente. L' albero che prima era stato incendiato dalle frecce degli orchi, ora si spense al getto dell' acqua. Le onde arrivarono anche sotto le caverne di Isengard, buttandovi dentro gli orchi che venivano raggiunti dalla schiuma d' acqua, così come alcuni resti di pesanti catapulte all' inizio.

Gli orchi che lavoravano nelle caverne furono sorpresi dall' improvvisa cascata che gli cadde sopra le teste. Questi cercavano di scappare dai pontili in legno, ma la velocità del fiume li raggiunse in fretta, distruggendo i ponti e facendo annegare i piccoli mostri. Le fornaci ancora accese vennero spente dall' arrivo dell' acqua, mentre da sopra le caverne le onde trasportavano un mucchio di orchi che sembrava fosse sporcizia su una pianella. Gli alberi resistettero alla forza del fiume, e Saruman rimase con le mani in mano, impotente davanti alla distruzione del suo mondo malvagio, e segregato nella sua fortezza a roteare in continuazione gli occhi. Il fiume si apprestava a circondare la rotonda cinta muraglia di Isengard, pulendo quel luogo da ogni forma di vita di orchi. Il fumo dei fuochi spenti dalle caverne fuoriusciva in alto al passare della distesa d' acqua. Il regno di Saruman era giunto al capolinea con l' inondazione di Isengard.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Episodio 159: Le storie che hanno importanza... ***


Isengard e gli Uruk-hai stavano subendo una sconfitta definitiva, e a breve vi sarebbe stata la vittoria delle forze del bene rispettivamente ai piedi della fortezza dello stregone bianco e al Fosso di Helm. La situazione, invece, sembrava molto più complicata alla città di Osgiliath che subiva un attacco continuo dai Nazgùl in volo. Sakura, che era stata raccomandata da Faramir di restare al sicuro, cominciò ad essere attratta dal richiamo degli spettri. Si staccò dalla parete rocciosa in cui era, dirigendosi con sguardo ipnotizzato dai Nazgùl: << Che stai facendo? >> le chiese Li osservandola mentre le passava affianco. Un Nazgùl avvertì la presenza dell' anello sorvolando la zona in cui stava sotto la cattura carte, affrettandosi a raggiungerla con la sua bestia alata. Sakura si muoveva con calma tra i molti soldati che scappavano dalle creature oscure in cielo, noncuranti di quello che stava facendo la ragazzina: << Dove vai, Sakura?! >> le urlò Li dapprima tenendola sotto d' occhio da lontano, e poi intervenire quando la sua Sakura saliva le scale. Il cinesino si accorse che si era ripresa il suo scettro magico, senza neanche notarla nel momento in cui si avvicinò.

La ragazzina si trovò sopra ad un balcone, fermandosi al centro di esso e guardando il Nazgùl che gli si parava davanti con il suo draghetto-lucertola che si abbassava al livello della mano di Sakura. Il suo respiro si faceva affannoso quando guardò allo spettro incappucciato sul dorso del rettile volante. Sakura tirò fuori l' anello, mostrandolo al Nazgùl, e nel farlo fece un sorrisino maligno la ragazza. Faramir vide una ragazza sopra al balcone di su, riconoscendo Sakura che era sgattaiolata dal riparo in cui l' aveva messa. La bestia alata dello spettro scendeva lentamente verso la cattura carte, mentre si avvicinava l' anello al dito, per afferrarla con le sue zampe. Li cercò di raggiungerla il più in fretta che poteva, ma delle guardie lo ostacolavano per quelle scale, scappando dal Nazgùl che era giunto fino a lì sopra. Sakura stava per infilarsi l' anello, chiudendo gli occhi e lasciandosi sempre quel sorrisino beffardo davanti al fantasma nero. Le zampe della bestia la stavano per colpire, ma Sakura non potè più fare alcun movimento. Li era riuscito a bloccarla da dietro, impedendole che l' anello entrasse nel dito della ragazza, che ora si dimenava dalla presa del cinesino. I due caddero giù, e la bestia mancò per poco la cattura carte. Faramir caricò in fretta il suo arco, lasciando la freccia per colpire il mostro alato, che riprese il volo allontanandosi dal balcone con un urlo di dolore.

Li e Sakura ruzzolarono giù dalle scale, finendo di cadere sul duro pavimento. Li cercava di tenere ferma Sakura, ma questa reagì bruscamente, mettendo il cinesino sotto di lei: << Carta della Spada! >> esclamò lei trasformando il suo scettro in una spada, che puntò digrignando i denti sul povero Li. Questi non si aspettava che la sua ragazza gli avrebbe puntato una lama su di lui. Entrambi ansimavano guardandosi dritti negli occhi. Lo sguardo di Sakura era minaccioso e quello di Li era sconvolto e confuso a quel gesto: << Sono io... Sono il tuo Li >> le disse il ragazzino cercando di far riprendere conoscienza a Sakura, che ora mise la punta della sua spada sotto la gola di Li, pungendolo: << Non riconosci il tuo Li? >> le chiese ad occhi lucidi. La ragazza assunse un' espressione sconvolta ritirando indietro la spada, ansimando ancora di più al gesto che stava per compiere su Li. Lasciò cadere la spada a terra con la mano che le tremava e capendo che l' anello era riuscita a possederla, rischiando di far del male a una sua persona cara. Si poggiò ad un pilastro, guardando il suo ragazzo con occhi sgranati. Li si tirò su, toccandosi il punto in cui la spada era scesa sul suo mento e singhiozzando a quello che avevano sopportato fino ad ora.

Sakura rimase seduta dietro il pilastro, facendo cadere lo sguardo nel vuoto: << Non posso farlo, Li >> gli disse con voce triste, non volendo causare altri danni per mano sua a causa dell' anello che la ragazzina portava: << Lo so. E' tutto sbagliato. Noi non dovremmo nemmeno essere qui... >> rispose Li alzandosi in piedi, abbattuto al cuore da quello che l' oscurità aveva fatto alla sua Sakura. Gollum li raggiunse ancora con le mani legate, dispiaciuto anche lui in quel momento. Il cinesino si rimise in testa il suo cappello verde, appoggiandosi ad un muro: << Ma ci siamo >> concluse la frase di prima. Si affacciò per guardare il panorama all' orizzonte. Sentì ancora i rumori che provenivano dal Monte Fato, e vide che il Nazgùl si allontanava sempre di più. Sembrava che fosse la fine del mondo. Li, nonostante sapesse che non avrebbe dovuto perdere le speranze, si sentì distrutto e prese nel parlare: << E' come nelle grandi storie, Sakura. Quelle che contano davvero. Erano piene di oscurità e pericoli, e a volte non volevi sapere il finale... Perchè come poteva esserci un finale allegro? >> Sakura lo ascoltò mentre lei piangeva silenziosamente: << Come poteva il mondo tornare com' era dopo che erano successe tante cose brutte? >> il racconto di Li mutò quando pensò ai suoi amici in battaglia.

Gli Uruk-hai dal Fosso di Helm scappavano, lasciando la vittoria nelle mani di Rohan, grazie all' intervento tempestivo di Kerochan: << Vittoria! Abbiamo vinto! >> gioiva Thèoden alzando la sua spada sporca di sangue all' impresa riuscita. Kerochan continuava a finire i suoi avversari, mostrando un pieno sorriso di felicità alla loro vincita. I soldati di Rohan ora si riversavano su tutto il Fosso su cui prima vi erano gli Uruk-hai, mentre Li continuava nel suo discorso liberatorio: << Ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest' ombra... Anche l' oscurità deve passare >>; l' oscurità a Isengard veniva spazzata via grazie a Meiling, Tomoyo e Barbalbero che osservavano le onde furiose del fiume che facevano annegare per sempre gli orchi. Le due ragazzine osservavano a bocca aperta lo scenario che si stava mutando in una loro vittoria: << Arriverà un nuovo giorno. E quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, che significavano qualcosa, anche se eri troppo piccolo per capire il perchè... >> la voce di Li proseguiva quando Saruman si scostava dal suo balcone, assistendo inerme alla sua sconfitta. Isengard era completamente riempita dall' acqua: << Ma credo, Sakura, di capire, ora. Adesso so. Le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l' hanno fatto... Andavano avanti, perchè loro erano aggrappate a qualcosa >> terminò Li con le lacrime agli occhi.

<< Noi a cosa siamo aggrappati, Li? >> gli chiese Sakura amaramente, anche lei con le lacrime agli occhi. Gollum li osservava con i suoi grandi occhioni di tirstezza, anche lui toccato da tutte quelle vicende. Il cinesino si staccò dalla parete cui era poggiato e aiutò Sakura a rialzarsi: << C'è del buono in questo mondo, Sakura. E' giusto combattere per questo! >> le rispose con occhi di saggezza Li. Sakura sorrise all' incoraggiamento del ragazzo, asciugandosi le lacrime e abbracciandolo. Li mise le sue mani nei fianchi della ragazza, accarezzandola mentre lei si stringeva forte al suo uomo. Faramir era a pochi passi dai due ragazzi, e aveva sentito tutto il discorso. Anche lui si mostrò toccato dalle parole del ragazzino, avvicinandosi alla coppia che si staccò dal loro immenso abbraccio. L' uomo di Gondor si abbassò su Sakura, guardandola nei suoi occhi strazziati: << Credo che infine siamo arrivati a capirci, Sakura Kinomoto >> le disse Faramir: << Conosci le leggi del nostro paese, le leggi di tuo padre >> l' amico del capitano gli giunse da dietro, avvisandolo dalle sue intenzioni: << Se li lasci andare pagherai il fio con la vita! >> gli disse mentre una guardia liberava Gollum. Sakura e Li attendevano la decisione del capitano Faramir, che infine annunciò: << Allora pagherò il fio. Liberateli! >> ordinò alle sue guardie. Sakura tirò un sospiro liberatorio al momento in cui Faramir pronunciò quella parola. Il trio potè finalmente riprendere la camminata verso il Monte Fato.

Le orde di Uruk-hai, intanto, fuggivano dal Fosso di Helm dai cavalieri di Rohan. Gli orchi si addentrarono in una foresta più in fondo. Eomer fermò i suoi uomini passando davanti a cavallo: << Non entrate nella foresta! State lontano dagli alberi! >> avvisò il nipote di Thèoden. Tutti i combattenti si fermarono all' ordine di Eomer, osservando le creature di Saruman che si nascondevano nei boschi. Le loro sagome sparirono per sempre nella foresta, del tutto familiare a Kerochan quando si sentirono lievi brontolii. Ad un tratto gli alberi nel mezzo si mossero, agitandosi tra di loro. Dei lamenti che assomigliavano a cani bastonati arrivarono dalla foresta. Kerochan capì, come tutti gli altri, che si trattava della foresta di Fangorn che schiacciava gli Uruk-hai sopravvissuti all' agguato dei cavalieri di Eomer. Tutti furono sorpresi e allo stesso tempo felici per l' intervento degli alberi del bosco, decretando definitivamente la vittoria di Rohan al Fosso di Helm. Toy e i suoi amici rientrarono al Fosso per riposare un attimo. Il ragazzo venne accolto da Eowyn con un abbraccio, vedendolo ancora in vita. I soldati iniziarono a fare la conta dei loro caduti, separandoli dagli Uruk-hai. Gimli era seduto tranquillamente su un orco defunto, abbattuto da lui con la sua ascia alla testa, e fumava una pipa dopo tutta la fatica che ci mise nel difendere le mura fossato. Gli si parò davanti Yuè che accarezzava uno dei suoi coltelli elfici, e diede il risultato delle sue uccisioni al Nano con cui era entrato in gara: << Conto finale quarantadue! >> disse il Giudice alato.

Gimli sembrò non meravigliarsi al numero: << Quarantadue? Oh... Non è niente male per un principino alato dalle orecchie a punta, eh eh eh eh eh! >> disse sbeffeggiandosi di Yuè, che si fermò nel toccare la lama del suo pugnale per guardare con sguardo accigliato il Nano che stava per emettere il suo risultato: << Io sono seduto comodo sul quarantatrè! >>. Yuè mise velocemente il suo pugnale nella custodia che teneva a lato per creare di nuovo il suo arco magico e puntare la freccia tra le gambe di Gimli, per conficcarla nel cadavere dell' orco su cui questi era seduto: << Quarantatrè! >> esclamò Yuè soddisfatto nell' aver colpito il corpo: << Questo l' ho già fatto fuori io! >>, << Si contorceva! >> replicò il Giudice all' espressione arrabbiata del Nano: << Si contorceva perchè lui ha la mia ascia conficcata nel suo sistema nervoso! >> sbottò il piccoletto nel mimare il movimento dell' Uruk-hai nel manovrare l' ascia sulla sua testa.

A Isengard, completamente devastata dal torrente d' acqua, vi erano Meiling e Tomoyo che si immersero nell' acqua che le arrivava fino alla vita, guardando alla torre di Orthanc: << Non sembra molto contento, vero? >> commentò Meiling vedendo Saruman e Grima sconvolti dalla quantità d' acqua che circondava la loro fortezza e tutti gli Ent che li aspettavano per finirli da sotto: << Forse non lo è per niente >> aggiunse Tomoyo divertita a Meiling che continuava a sbeffeggiare lo stregone: << Eppure, immagino che la vista sia piacevole da lassù >>, << Oh si... E' una costruzione di qualità. Dicono che i sostegni sono molto buoni! >> disse Tomoyo. Alle sue spalle Meiling stava confrontando la sua altezza con quella di Tomoyo, riprendendo la questione quando l' amica dai capelli blu bevette alla fonte degli Ent. Adesso quell' effeto sembrava scomparso: << Che stai facendo? >> chiese Tomoyo voltandosi su Meiling che si toccava di fretta la sua frangetta: << Niente! Il mondo è tornato alla normalità, tutto qui >> giustificò la cinesina: << No, non lo è... Muoio di fame! >> replicò Tomoyo a stomaco vuoto: << Auguri se cerchi qualcosa di decente qui intorno! Forse, solo topi morti e pane ammuffito! >> disse Meiling perquisendo un cesto galleggiante e ributtandolo nell' acqua. Tomoyo vide una mela pulita sotto i suoi occhi. La prese e pensando che venisse dal cielo, si rallegrò all' idea di quanto buon cibo avrebbe presto trovato. La ragazzina seguì una scia di mele dietro di lei e prese un intero pollo da mettere su un cesto che trovò all' ingresso di un capanno in pietra.

Meiling raggiunse l' amica, trovandosi davanti ad un' infinità di cibo confezionato: << La dispensa di Saruman! >> disse Meiling anche lei con l' acquolina in bocca. Le due amiche presero due barattoli all' altezza dei loro occhi, e aprendoli per vedere cosa contenessero: << Cos'è questa roba? >> chiese Tomoyo vedendo delle foglie all' interno: << Non ne ho idea... Ma penso che sia roba da fumare, immagino >> rispose Meiling annusando l' odore delle foglie: << Beh, penso che questo vada bene per Barbalbero >> disse Tomoyo prendendo i contenitori per darli all' umanoide: << Cosa? No! No, Tomoyo... E' una cattiva idea... Queste sono piante morte e tutto il resto! >> spiegò la cinesina, poi specificando meglio: << Magari è un parente lontano... >> disse a Tomoyo a bassa voce che infine capì: << Oh, ci sono... Se vede questo, pensi che andrebbe su tutte le furie, dici? >>, << Esatto! E come dice Barbalbero: “Bu-rà-rum!” >> disse sdrammatizzando Meiling e facendo scoppiare in una grande risata Tomoyo. Le risate delle due si fecero sentire fino a fuori, dove giunse Barbalbero all' entrata del capanno: << Che cosa fate, piccole ragazze? >> chiese l' umanoide chinandosi su di loro; le due nascosero in fretta quei barattoli dietro le loro schiene: << Ah! Noi... ehm... Niente! Eh eh eh eh! >> giustificarono le due amiche all' albero che aggrottava la fronte forse trovandosi in una strana situazione.

Intanto a Osgiliath, Faramir faceva strada a Sakura, Li e Gollum attraverso la città per raggiungere la via d' uscita ai suoi ex ostaggi. Intorno vi erano numerosi soldati che correvano di nuovo alle loro postazioni per difendersi da altri attacchi nemici degli orchi. Faramir si fermò davanti ad un ingresso di un canale costruito nella pietra, indicando la via: << Questa è la vecchia fogna... Scorre sotto il fiume fino ai margini della Città. Troverete riparo nei boschi qui intorno >> decise di ringraziarlo Li per la cortesia: << Capitano Faramir, ci hai mostrato le tue qualità, signore. Le più alte >> e Faramir sorrise all' inaspettato intervento del cinesino questa volta benevole nei suoi confronti, dopo che tra i due erano scoppiate tante divergenze iniziali: << La vostra città dev' essere un grande reame, mastro Li, se le persone come voi sono tanto considerate >> fece un complimento al ragazzino che arrossì lievemente e abbassò lo sguardo: << Quale strada prenderete giunti alla foresta? >> chiese il capitano ai due ragazzini: << Gollum dice che c'è un sentiero, vicino a Minas Morgul, che va su per le montagne >> rispose Sakura: << Cirith Ungol... >> sgranò gli occhi Faramir, riconoscendo quella zona. Il suo sguardo cadde sulla creatura Gollum che cercava di scappare come se fosse un ladro. Faramir lo prese per il collo violentemente e lo sbattè al muro: << Così si chiama? >> fece per chiedere all' orribile creatura: << No, no! Ahh... Sì! >> disse Gollum quando la stretta al collo si faceva più stretta.

Faramir si girò verso Sakura, sempre tenendo Gollum al collo: << Sakura, dicono che un oscuro terrore dimori nei sentieri sopra Minas Morgul. Non potete prendere quella via! >> avvisò alla ragazzina che osservava in silenzio la scena: << E' l' unica via! La Padrona dice che dobbiamo andare a Mordor, perciò dobbiamo provarci! >> disse Gollum con un po' di saliva che gli scendeva dalla bocca. Faramir osservava Gollum con disprezzo e si rigirò verso Sakura per sentire la sua risposta: << Devo andare >> rispose la cattura carte solennemente. L' uomo di Gondor lasciò la presa, buttando Gollum da una parte: << Và, Sakura... Và con la benevolenza di tutti gli umani >> augurò alla ragazza con preoccupazione che ringraziò Faramir prima di addentrarsi insieme a Li nel tunnel. Gollum si apprestava a raggiungerli, ma venne fermato di nuovo da Faramir che lo prese di nuovo alla gola, tenendolo fermo al muro. Lo sguardo di odio di Faramir si scontrava con quello impaurito di Gollum che temeva l' uomo: << Che l' altro mondo ti raggiunga in fretta, se li conduci verso il pericolo >> minacciò al viscido mostricciatolo, augurandogli per lui la morte nel caso in cui Sakura e Li si fossero ritrovati nei guai per causa sua. Faramir mollò di nuovo uno stratone a Gollum dopo che le sue pupille raggiunsero il fondo della sua anima. La creatura si mise a strisciare verso i due ragazzini, guardando, un' ultima volta da dietro, Faramir con timore.

Gollum camminò a tre zampe, tenendo alzata l' altra sua mano essendosi ferito nel momento in cui Faramir lo lanciò a terra: << Su, non rallentare... >> gli disse Li quando Gollum si accasciò a terra dietro di lui. Il cinesino si fermò: << Sakura non voleva che ti facessero del male, lo sai no? >> disse al mostro per chiarire una cosa e avvicinandosi a lui: << Voleva salvarti, capisci? >>, << Salvarmi? >>, << Perciò nessun risentimento, perdona e dimentica >> consigliò il cinesino al piccolo mostro, e quest' ultimo riprese a camminare sempre zoppicando: << No, nessun risentimento, Gollum, Gollum... Brava Padrona... Bravi ragazzini... >> si diceva per cercare di dimenticare il male sùbito: << Molto corretto da parte tua! Davvero molto, Gollum >> gli rispose Li facendo passare il piccolo animale davanti a lui nel proseguire in quella fogna.

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Episodio 160: La battaglia per la Terra di Mezzo sta per iniziare ***


La conta dei corpi a Helm terminò con ingenti perdite dalla parte di Rohan, e con una definitiva eliminazione dalla Guerra dell' Anello delle forze di Isengard. Thèoden dal suo cavallo si avvicinò ai suoi nipoti, Eomer ed Eowyn, gli unici della sua famiglia rimasti in vita: << Salve, mio Re >> disse Eomer per inchinarsi a suo zio: << Non ho mai smesso di sperare che tu arrivassi in mio aiuto >> gli disse Thèoden: << E' stato Kerochan che mi ha avvisato del tuo problema. Ancora pochi istanti e avresti rischiato di rimanere dilaniato dagli orchi >> rispose Eomer affianco a Eowyn: << Mi dispiace per tutto quello che è successo, Eomer >> si scusò Thèoden felice e allo stesso tempo commosso al momento in cui egli fu stregato da un incantesimo di Saruman. Poi, Thèoden si riferì a sua nipote Eowyn: << Eowyn >> << Si, mio Signore? >> le rispose al richiamo: << Chiamami zio >> disse a Eowyn che mostrò un sorriso di approvazione: << Porta di nuovo i nostri concittadini a Edoras. Il tragitto per te sarà più sicuro, ora che Saruman è privo di ogni forza militare >> ordinò di nuovo un altro compito alla nipote: << E voi nel frattempo cosa farete? >> le chiese Eowyn: << Noi abbiamo un conto in sospeso con lo stregone bianco >> tagliò corto quando Eomer salì a cavallo per seguire suo zio.

Eowyn radunò in poco tempo le genti e i cavalieri di Rohan per avvisarli di dirigersi di nuovo a Edoras. Yuè e Gimli salirono sullo stesso cavallo, incontrandosi con Toy anche lui al galoppo: << Sembra che ne siamo usciti vincitori >> commentò il ragazzo ai due: << Senza di voi non so come ce l' avrei fatta >> e ringraziò i due amici a cavallo che gli sorrisero: << Oh, basta con le scenette da femminuccia! Siamo guerrieri e non dobbiamo abbassarci a certi pianti! >> disse scherzoso Gimli che gli venne ribattuta la risposta dal Giudice che stava davanti a lui: << Per la verità, Gimli, tu sei già basso! >>, << Sarò basso quanto vuoi ma un Nano non andrebbe mai in guerra con un fazzoletto a portata di mano >> e i tre scoppiarono a ridere, giunti alla fine di quella sanguinosa battaglia. Yuè notò Kerochan che proseguiva più avanti: << Andiamo da Kerochan così possiamo decidere sul da farsi >> disse Yuè che veniva approvato dal suo amico Toy per seguire la tigre. Gamling decise di accompagnare il suo Re tenendo svolazzata in alto la bandiera di Rohan, per mostrarla nelle zone in cui Isengard aveva tentato di espandersi.

Kerochan, sempre nella forma di tigre, venne raggiunto dai suoi vecchi amici e da Thèoden a cavallo con i suoi due soldati. Il gruppetto che si era formato salì in cima a una collina, fermandosi a guardare all' orizzonte il cielo nero che veniva dal Monte Fato, ora ben visibile ai loro occhi: << La collera di Sauron sarà terribile. La sua rappresaglia, immediata >> annunciava la tigre in tutto il suo luminoso colore bianco all' eruzione remota del vulcano di Mordor e i fulmini che esplodevano intorno ad esso. Tra il Monte Fato e la collina su cui i nostri eroi erano, c' era un' immensa distesa di terra quasi come se fosse un deserto: << La battaglia per il Fosso di Helm è finita, la battaglia per la Terra di Mezzo sta per cominciare >> Kerochan venne osservato da Toy e da Yuè contemporaneamente. La tigre vide nello sguardo del ragazzo una note di lieve timore riguardo alle sorti della sorellina; ma il vecchio Guardiano rassicurò con una frase il ragazzo, indicando con lo sguardo di nuovo il Monte Fato e dove si dirigeva Sakura: << Le nostre speranze sono nelle mani di due giovani ragazzi, sperduti nelle terre desolate >>.

Li e Sakura seguivano come una volta la loro guida Gollum tra i boschi oltre la città di Osgiliath. Si facevano strada tra gli alti ed esili tronchi spogli dalle foglie, lasciandosi alle spalle Faramir e gli ennesimi pericoli che furono costretti a superare nel loro tratto di viaggio. Li rallentò il passo, volendo iniziare con Sakura un' altra discussione: << Chissà se ci metteranno mai nelle musiche o nelle leggende! >> disse a voce quello che il cinesino pensava: << Cosa? >> chiese Sakura ridendo: << Chissà se la gente dirà mai: “Sentiamo di Sakura e dell' Anello” >> continuò il ragazzo scherzando: << E i nostri figli diranno: “Si, è una delle nostre storie preferite. Nostra madre era molto coraggiosa, vero, papà?”. “Si, figlio mio. La più famosissima cattura carte del mondo, e questo è a dir poco! >> Li assunse la voce grossa di quando lui sarebbe divenuto papà. Sakura sorrise dal buon umore che le fece tornare il suo ragazzo, e non volle tenerlo in disparte dalle future avventure che dovevano affrontare insieme: << Ah, hai tralasciato uno dei personaggi principali: Li Shaoran l' Impavido. “Vogliamo sapere di più su nostro padre, mamma...” Sakura non avrebbe fatto granchè senza Li >> disse la ragazzina fermandosi.

Si voltò da Li e lo prese per entrambe le sue mani, riempendo gli spazi delle loro dita con l' altro. Si fissarono negli occhi ora con aria triste, dispiaciuti per i conflitti che sono capitati tra la coppia. Il ragazzino guardò con un gran sorriso la sua amata replicando: << Su, Sakura, non dovresti scherzare. Io dicevo sul serio >> disse con compassione: << Anche io >> rispose Sakura. I due avvicinarono le loro fronti fino a toccarsele, e poi scambiarsi un altro bacio, questa volta più breve. Sakura sorrise a Li e riprese ad andare avanti. Il cinesino si bloccò un attimo alle idee che si erano detti lui e la ragazza; si risistemò in una spalla il suo zaino da viaggio, dicendo a bassa voce e sorridendo: << Li Shaoran l' Impavido... >> Sakura avvertì il sussurro del ragazzo e ricambiò un sorriso guardando in avanti, assicurandosi della protezione di Li.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Episodio 161: Il piano di Gollum ***


Kerochan venne interrotto nel suo discorso dal giovane Toy: << Senti, Kerochan... >> << Dimmi. Cosa c'è, Toy? >> chiese la tigre bianca: << Ecco, non vorrei sbagliarmi a riguardo, ma ho notato una strana presenza la notte in cui noi c' eravamo sostati a Moria >> disse il ragazzo. Kerochan capì al volo della creatura che indicava Toy, avendone prima parlato con Sakura nelle miniere: << Si, ho capito. Ebbene? >> chiese Kerochan: << Quella stessa creatura l' abbiamo avvistata nelle acque del Grande Fiume pedinarci da quando siamo entrati a Moria >> disse il giovane. La tigre si fece ancora più seria: << Stai parlando di Gollum, giusto? >> << Si, esatto >> rispose Toy. La tigre si rigirò guardando la meta che Li e Sakura in questo momento stavano percorrendo: << E' probabile che quel mostro li stia seguendo anche adesso >> disse il felino alato: << Ma è terribile! Ora che faremo? >> disse Yuè in pensiero per la sua nuova padrona delle carte: << Non c'è da preoccuparsi >> aggiunse Kerochan continuando: << Gollum è solo un insetto senza un bricciolo di cervello, non penso che farebbe del male a Sakura >>, << E come fai a esserne sicuro? >> gli chiese Toy: << Perchè lui è attratto dall' anello. E con questo sono più che convinto che la nostra cattura carte ha trovato il modo per tenerlo a bada. Certo, gli orchi che vi attaccarono sulle rive della cascata di Rauros potrebbero essere stati attirati dal percorso che fece Gollum. Ma egli non si cura di alcun altro, quello che fa è dipendente da sé stesso >> spiegò Kerochan guardando ancora al Monte Fato insieme agli altri.

I due avventurieri, Li e Sakura, ripresero nel cammino dei boschi allontanandosi sempre più dai paraggi di Osgiliath: << Smèagol? >> lo richiamò Sakura non vedendolo in zona: << Non ti aspettiamo, muoviti! >> lo avvisò Li, convinto che fosse rimasto indietro. Ma invece Smèagol era più avanti di loro, piangendo e strisciando nella foresta dei tronchi: << Padrona... La Padrona ha cura di noi. La Padrona non ci farebbe del male >>, << Non ha mantenuto la promessa! >> intervenì l' alter ego di Smèagol, Gollum, riapparso dopo aver intuito nell' altra sua metà un senso di rabbia: << Non chiederlo a Smèagol! Povero, povero, Smèagol >> disse con pietà: << La Padrona ci ha traditi! Malvagia, infida, falsa! Dovremmo torcerle quel sudicio, piccolo collo >> rispose Gollum stringendo un grosso ramo basso di uno degli alberi e riprendendo a gattonare: << Ucciderla! Ucciderla! Ucciderli tutti e due! E poi noi prendiamo il Tessoro, e diventiamo noi il Padrone, eh, ah ah! >> rise malvagiamente. Si fece spazio Smèagol nel dialogo che si poggiò su un albero, avvertendo: << Ma il ragazzo cinese... Lui sa. Ha quegli occhi a mandorla che osservano sempre! >> << Allora dobbiamo strapparglieli! Gli caviamo gli occhi e lo facciamo strisciare! >> propose Gollum dall' altro lato del tronco: << Si, si, si! >> disse contento Smèagol morsicandosi un dito.

<< Ucciderli tutti e due... >> questo s' impose Gollum come obiettivo per riprendersi l' anello, e vendicare così la parte benigna di Smèagol che era stata attirata da Sakura solo per farsi torturare dagli Uomini di Gondor allo stagno proibito: << Si! No! No! Troppo rischioso, troppo! >> aggiunse ancora Smèagol, appoggiandosi con la schiena ad un albero. Le voci dei suoi due ragazzini si sentirono da oltre un cespuglio fatto di tronchi e rami: << Dov'è? Dov'è andato? Hey, Gollum, dove sei? >> lo chiamava Li: << Smèagol? >> e Sakura gli dava ancora il nome di quando lo conobbe come amico. Gollum si tirò ancora più indietro intorno al tronco, stuzzicando un po' Smèagol: << Oh, hai sentito? Ti considera ancora tuo amico quella lurida mocciosa! >>, << Hai ragione, Tessoro, che cosa hai intenzione di fare? >> gli chiese Smèagol inerme in balìa del cattivo Gollum: << Il cinesino non ha confidenza né con te e né con me. Mentre la ragazzina è più amichevole con te! >>, << Dovrei servirmi della Padrona, dici? >> << Si, così lei sarà costretta a liberarsi del suo più fedele amico cinese una volta per tutte! >> esclamò Gollum: << Si! Bell' idea che hai avuto, Tessoro! Bell' idea! >> si complimentò Smèagol, che aggiunse: << Ma come faremo a prenderle il Tessoro? >>.

Lo sguardo assunse quello perfido di Gollum: << Potremmo lasciare che lei lo faccia... >>, << Si, lei potrebbe farlo >> approvò Smèagol roteando i suoi occhioni a destra, mettendosi dietro l' albero per non farsi scoprire dai due che si avvicinavano nel suo raggio: << Si, Tessoro, potrebbe... E poi noi lo prendiamo una volta che sono morti >>, << Una volta morti >> ripetè Smèagol che venne zittito da Gollum una volta messo appunto il piano. Gollum prese l' identità al posto di Smèagol, si sporse oltre il tronco, notando che ancora i due ragazzini lo stavano cercando in basso. Infine, decise di uscire fuori alla loro vista: << Oh! Eccoti qua, finalmente! >> gli disse Li impaziente: << Venite, ragazzi, ce n'è di strada da fare >> Li e Sakura si guardarono prima di mettersi a seguire Smèagol. Li riprese il passo dietro Sakura, guardando Smèagol seriamente: << Smèagol vi guiderà. Seguitemi! >> l' ultima parola detta dal mostricciatolo venne detta con perfidia, non facendosi sentire dalle due vittime del suo viscido piano. Sakura e Li lo seguirono a coda, ignorando cosa si trovasse nel sentiero indicato da lui.

Il paesaggio finiva dopo una breve di serie di alti alberi pieni di foglie. A seguire vi erano alcune colline rocciose, dove oltre di queste si estendeva la terra di Mordor. Il cielo nero copriva ancora quel posto. La torre dell' Occhio di Sauron era ancora in vista, con lo stesso Occhio che ruotava su ogni punto e con il Monte Fato poco dietro di lui. Degli enormi pippistrelli svolazzavano sotto i fulmini delle nuvole rosse del vulcano. Sakura era più che mai vicina alla fine del suo viaggio, ma nuove disavventure attendevano la cattura carte in quel mondo chiamato Terra di Mezzo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3205596