Runaways

di Layla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Turn my back and slam the door ***
Capitolo 2: *** 1)And if you try to find me now I'm in all the echoes that have faded out ***
Capitolo 3: *** 2) You can run but you'll never escape. ***
Capitolo 4: *** 3)Let's forget this all move on ***
Capitolo 5: *** 4)I think we're doomed and now there is no way back ***
Capitolo 6: *** 5)Feelings like this they need a home ***
Capitolo 7: *** 6)What a mess, what a mystery we've made of love and other simple things. ***
Capitolo 8: *** 7)I'm Mr Reckless, and you're defenseless ***
Capitolo 9: *** 8)On and on, reckless abandon ***
Capitolo 10: *** 9)I hate to see your heart break ***
Capitolo 11: *** 10) I think about you all the time cause you're a see through, and you're all mine ***
Capitolo 12: *** 11)I'll never be what you want. ***
Capitolo 13: *** 12) The voices are telling me I just can’t always be this strong ***
Capitolo 14: *** 13)Let the dominoes fall, I ain't got control ***
Capitolo 15: *** 14)I'm sorry, I can't be perfect. ***
Capitolo 16: *** 15)Think before you make up your mind ***
Capitolo 17: *** 16)My heart is yours ***
Capitolo 18: *** 17)Good girls, bad guys. ***
Capitolo 19: *** 18) You keep me safe, you keep me sane, you keep me honest ***
Capitolo 20: *** 19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand ***
Capitolo 21: *** 20)Here I am alive. ***
Capitolo 22: *** 21)I can wait forever. ***
Capitolo 23: *** 22)Welcome to the family. ***
Capitolo 24: *** Epilogo : future hearts. ***



Capitolo 1
*** Prologo:Turn my back and slam the door ***


Prologo:Turn my back and slam the door

 

Finalmente sono tornata a San Diego dopo mesi passati in giro per gli States.
Mi stiracchio e guardo con affetto i mobili della mia villetta sull’oceano, li ho comprati tutti con i soldi del mio lavoro, senza chiedere nulla ai miei.
I miei genitori sono ricchi sfondati e nobili, mal sopportano una figlia così ribelle come me, che si veste sempre di nero e ha ciocche bianche nei capelli.
Per rimarcare il fatto che non andiamo d’accordo abbiamo messo un oceano tra di noi, loro abitano nella loro villa di campagna nel Regno Unito o nella casa di Londra, io qui.
Io sono Leah Lancaster, medico dei Pierce The Veil, dark incallita e disperatamente innamorata di Mike Fuentes, ben sapendo che non ho i requisiti per piacergli.
Inspirando a pieno l’aria di mare che entra dalla porta finestra aperta inizio a sistemare le mie cose, attività che mi porta via tutta la giornata – interruzione per il pranzo compresa – solo alla sera posso rilassarmi un pochino.
Secondo la regola dei tre giorni non chiamo nessuno della band né le ragazze, immagino si stiano godendo il ritorno a casa. Liz da Vic, Sofia da Tony, Viviana da Jaime e Fanny da Alan a Costa Mesa. Accendo il computer e inizio a navigare, accetto qualche sporadica richiesta di amicizia su Facebook, twitto due stronzate e poi vado su Instagram.
I ragazzi hanno tutti pubblicato qualcosa.
Vic una foto con la faccia riposata e non con le occhiaie da tour, Jaime una foto con sua madre, Tony una foto con Sofia scattata al rettilario dello zoo di San Diego, ovviamente vicino alle tartarughe. Lui, Sofia e un bel esemplare di Geochelone Sulcata sorridono nel selfie.
Quando arrivo al profilo di Mike rischio di sentirmi male e di far cadere il pc dalle mie ginocchia.
È abbracciato a una ragazza bionda con un corpo da modella e la didascalia dice qualcosa come “Finalmente a casa.”
Appoggio con cautela il mio portatile a un tavolinetto basso e bianco accanto al divano e poi mi stendo sul divano a guardare il soffitto.
Gli occhi mi pizzicano da morire, ma non voglio piangere, sarebbe da stupidi. Tra noi non c’è mai stato nulla più dell’amicizia, tutto il resto erano film nella mia testa e l’ho sempre saputo, anche se fa male vederselo sbattere in faccia.
Vic mi aveva fatto capire che forse mi sbagliavo sul conto di Mike, che forse nascondere i miei sentimenti non era la tattica giusta perché c’era interesse anche da parte sua.
Mi sa che l’unico che si sbagliava era Vic, questa foto lo prova.
A lui non sono mai interessata, al contrario ci ha tenuto abilmente nascosta questa ragazza.
Non so quanto rimango in questo stato, so solo che è ancora la brezza marina a svegliarmi. Come un automa prendo di nuovo in mano il portatile e leggo il nome della ragazza: Alysha Nett.
Digito il suo nome su Google e – oltre a una serie di foto in cui è mezza nuda in pose provocanti – trovo il suo lavoro: modella per intimo o qualcosa del genere.
Certo, per Michael Fuentes solo il meglio, e cosa c’è di meglio di una modella per intimo, tatuata e abituata a mostrare il suo corpo?
Non certo una strana dark che veste solo di nero e a volte come una dama dell’ottocento. Spengo il computer con un ringhio animalesco, vorrei tanto prenderli a pugni tutti e due!
Mi verso un bicchierino di vodka ed esco nel cortile posteriore, da un cancellino si accede direttamente alla spiaggia. Io mi siedo su una sedia e butto giù il bicchierino tutto in un sorso, alla russa.
Brindiamo alla fine dei miei sogni!
Con passo un po’ incerto apro il cancellino ed entro in spiaggia con addosso il mio vestitino nero con le spalline che porto a casa e un paio di infradito di gomma nera.
Alla luce della luna piena la spiaggia sembra una distesa bianca di diamanti, ogni tanto c’è qualche luccichio e in fondo la distesa increspata e scura dell’oceano.
La luce della luna non riesce a chiarire del tutto i suoi misteri, né più né meno di quello che succede per l’animo umano, così profondo e insondabile da essere impossibile da penetrare completamente.
Cammino verso la battigia senza guardarmi indietro, come inebetita. Quando arrivo davanti all’oceano sento il rumore famigliare della risacca e vedo le onde infrangersi e ritrarsi ritmicamente. C’è un leggero venticello e la faccia tonda della luna si riflette nell’acqua un po’ più in là.
Con movimenti aggraziati – frutto della mia severa quanto inutile educazione da nobile rampolla – mi tolgo le infradito  e inizio a camminare nell’oceano.
L’acqua tiepida mi accarezza i piedi  con gentilezza, rapidamente arrivo in un punto dove si tocca a stento e mi butto in acqua con un tuffo senza rumore.
Nel momento in cui sono sott’acqua mi sembra di essere precipitata senza saperlo in un altro mondo: scuro, a  tratti illuminato dai deboli raggi lunari.
Riemergo e inizio a nuotare con tranquillità, come se fosse perfettamente normale nuotare nell’oceano a mezzanotte.
Pensandoci bene, è da quando sono arrivata in questa città che desideravo farlo. Dovrei sentirmi bene, invece provo solo una profonda tristezza.
So che non sono stata io a farmi un bagno nell’oceano, è stata la vodka a farmelo fare. Domani mi lascerà come ricordo un terribile mal di testa.
Nuoto ancora un po’, poi torno a riva e mi chiudo in casa.
Dopo una doccia decido che è arrivato il momento di dormire, il mondo fa abbastanza schifo, ogni tanto è legittimo prendersi una pausa.

 

La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa lancinante, la vodka che ho bevuto era abbastanza  forte perché veniva dalla madre Russia, presa come souvenir in uno degli ultimi tour.
Fare un bagno a mezzanotte con quell’alcool in corpo non ha certo aiutato, mi dico con l’occhio clinico del medico, ma l’aver realizzato un desiderio lenisce un po’ il dolore.
Con un grugnito esco dal letto, mi faccio una doccia, mangio qualcosa per colazione e mi prendo qualcosa per il mal di testa.
Solo quando tutti gli ultimi residui della sera prima se ne sono andati esco a fare la spesa per riempire il frigo, in testa mi gira un’idea che non mi dà tregua.
È persino più fastidiosa del mal di testa, non riesco a liberarmene.
L’idea è di mollare il gruppo e cercarmi un’altra band da assistere in modo da non vedere più quella faccia da cazzo di Michael, ma la cosa mi rende anche triste.
Gli altri sono miei amici, compagni e compagne di avventure, e mi dispiacerebbe lasciarli.
Faccio la spesa al seven eleven più vicino a casa mia visto che sono uscita a piedi, la mattinata è incerta, il cielo grigio.
Non dovrebbe piovere, ma non si sa mai.
Porto la spesa a casa e la metto via, poi decido di andare allo starbucks all’angolo e fare una colazione decente, la prima non me la ricordo nemmeno. L’ho consumata troppo in fretta per prendere le medicine necessarie.
Sono davvero una pessima dottoressa.
Entro nel negozio e saluto con un cenno la barista.
“Finalmente sei tornata, Leah.”
“Non dirmi che ti sono mancata.”
“Sei l’unico personaggio interessante in questo posto.”
Io rido imbarazzata e poi mi siedo al solito tavolo dopo aver ordinato un frappuccino e una brioches. Sono così immersa nei miei pensieri che mi accorgo che è entrato qualcuno solo quando sento il rumore della sedia davanti alla mia che si sposta. Alzo gli occhi, pronta a rimproverare lo sconosciuto, quando vedo gli occhi azzurri sorridenti di Jacky Vincent.
Non è cambiato molto da come lo ricordo io: stessi capelli neri lunghi fino alle spalle, stessi occhi azzurri,un piercing al naso e un orecchino al posto di quelli sulle labbra.
Usciva con una mia compagna di corso, Adela mi pare che si chiamasse.
“Ciao, Jacky! Che piacere rivederti!”
“Posso dire lo stesso Leah, sempre innamorata di Mike Fuentes?”
Io annuisco sconsolata.
“Tu stai ancora con Adela?”
“Si chiamava Alena e comunque, no, non stiamo più insieme.
Troppo piaga.
Hai l’aria di non stare bene.”
La cameriera interrompe la nostra conversazione con le nostre ordinazioni.
“No, non sto bene.”
Dico addentando la brioches.
“La nuova zoccola di Mike mi mette di cattivo umore.”
“Vista, molto figa.”
Io alzo un sopracciglio.
“Non quanto te.”
“Così va meglio. Non so cosa fare, ho una vocina che mi dice di prendere e andare via, mollare i ragazzi e iniziare da un’altra parte.”
Lui mi guarda tutto d’un tratto molto interessato.
“Alena è incinta, potresti sostituirla. Adesso siamo senza medico, puoi rimanere con noi fino a quando lei non potrà o vorrà riprendere il suo lavoro.”
Io lo guardo meditabonda.
"Sai che non è una pessima idea?
Devo pensarci e sistemare il tutto con la casa discografica.”
“Tu pensaci, con delle referenze come le tue e la mia parola non dovrebbe essere difficile per te ottenere quel lavoro.”
“Immagino. Ma com’è lavorare con Ronnie Radke?
Dicono tutti che è uno stronzo.”
Lui alza le spalle.
É un tipo a posto. Un po’ strano e con il vizio di parlare troppo e flirtare troppo, ma è ok.
Ehy, è una rockstar dopo tutto!”
“Ah, certo questo spiega tutto!
Sesso, droga e rock and roll!”
“Vedo che la tua vena sarcastica non si è esaurita.
Non si droga, comunque.”
“Beh, ci penserò.
Tu cosa mi dici?”
“Niente, adesso esco con un’altra ragazza. Si chiama Ariana, non ti piacerebbe, come minimo diresti che è la solita oca e avresti ragione, ma non mi sento di impegnarmi.”
“Mettiti almeno il preservativo.”
Sospiro.
“Sempre. Adesso devo andare, tu pensaci.”
“Okay. Ciao, Jacky.”
Lui se ne va e io finisco il mio frappuccino e mi alzo per pagare, arrivata alla cassa scopro che lui ha pagato anche per me.
Sorridendo esco dal locale, pensando che dopotutto è un bravo ragazzo e che la sua potrebbe essere un’ottima idea.
Cambiare aria potrebbe aiutarmi a digerire questa delusione, ma i ragazzi e le ragazze?
Con un senso di disagio crescente corro a casa mi e scrivo una lettera di dimissioni e poi corro alla Fearless Record e la consegno al manager dei ragazzi.
Sembra dispiaciuto, ma alla fine acconsente e mi scioglie dal contratto.
Dopo una breve chiamata a Jacky mi presento alla Epitaph con il mio curriculum vitae, con tanto di ottime referenze.
Forse sto facendo le cose tanto di fretta per approfittare della regola dei tre giorni in modo che nessuno possa fermarmi.
Il colloquio alla Epitaph è una pura formalità, entro mezzogiorno sono il medico ufficiale dei Falling in Riverse.
Tornata a casa mia mi rimetto a fare le valigie, una delle clausole del contratto è che io viva a Las Vegas dove vive anche la band.
Mi fa un po’ strano chiudere per sempre la mia amata casetta, ma mi ripeto che lo sto facendo per il mio bene, dopo anni di dolore auto inflitto.
Vado all’aeroporto con Jacky e mi dico che una nuova avventura è iniziata, ma che già mi  mancano i miei vecchi compagni.
Jacky fa del suo meglio per tirarmi su di morale, ma lo sappiamo entrambi che la mia è una fuga e che i fuggiaschi non sono mai felici.
“Ti troverai bene con noi, te lo prometto.”
Mi dice solenne mentre ci imbarchiamo e io voglio credergli, ma il magone che provo dice esattamente il contrario.
Non importa, ormai è fatta.
Una nuova vita ti aspetta, Leah, e questa volta cerca di viverla al meglio.
Con un sospiro profondo cerco di mandare via il disagio senza ottenere risultati apprezzabili.
Che Dio mi assista!

I know I left a life behind but I'm too relieved to grieve



Angolo di Layla.
Eccoci con il seguito. Ho una domanda per voi, parallelo a questo esiste un seguito completamente diverso e incentrato ancora sulle sorelle Ortega.
Volete che lo pubblichi?
Se sì, dopo questo o in parallelo a questa storia (in questo caso concedemi qualche capitolo di vantaggio, tipo inizio a pubblicarlo quando questa è al quarto capitolo).
Spero rispondiate e che vi piaccia.

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Capitolo 2
*** 1)And if you try to find me now I'm in all the echoes that have faded out ***


1)And if you try to find me now I'm in all the echoes that have faded out

 

Ogni tanto ancora non ci credo di essere qui.
Non mi è mai piaciuta particolarmente Las Vegas, è troppo falsa e piena di copie di cose che appartengono ad altri posti e che sono state trapiantate a forza in mezzo al deserto.
Non amo nemmeno il gioco d’azzardo, per me la ludopatia è una malattia seria, da trattare in modo clinico o almeno così mi dice il mio occhio da medico.
È passato un anno da quando me ne sono andata dalla mia casa e dai miei amici di san Diego, per i primi giorni in cui ho vissuto qui il mio telefono rischiava di esplodere a causa dei loro messaggi e delle loro chiamate, dopo non aver risposto per un sacco di tempo ci hanno rinunciato.
Ho festeggiato il mio ventisettesimo compleanno con i miei nuovi amici, rimpiangendo quelli vecchi, per me i Pierce The Veil erano più che pazienti, erano amici.
Sono stata il loro medico per anni, ho assistito a tanti tour e a tante avventure e – purtroppo per me – mi sono anche innamorata della persona sbagliata: Mike Fuentes.
Non è che sia un cattivo ragazzo – tolto il fatto che fumi un po’ tropo spesso erba – ma non sa cosa vuol dire impegnarsi in una relazione seria, che è quello che avrei voluto io per noi.
E così per anni ho ingoiato il mio amore, finché non mi soffocata sul serio e sono scappata. Ho chiuso la mia villetta che dà sul mare e sono sbarcata qui su consiglio di un amico: Jacky Vincent.
Mi ha detto che la sua band – i Falling in Riverse – avevano bisogno di un medico e io ho colto l’occasione. Ho presentato le mie referenze e sono stata assunta.
Una prima svolta alla mia vita e un secondo tentativo di fuga, questa volta un po’ più organizzato del primo.
Brava, Leah.
La prima volta che ho visto Ronnie Radke ero piuttosto prevenuta, mi erano arrivate all’orecchio troppe voci negative su di lui, ma alla fine non è male.
Come ha detto Jacky parla e flirta troppo, ma non è male.
Il che è un eufemismo, non appena i miei occhi si sono scontrati con le sue iridi di un castano ironico è scattato qualcosa tra di noi, la chiamerei attrazione perché dell’amore romantico non c’è niente, e siamo finiti a letto.
Dal letto sono finita ad abitare a casa sua e a conoscere sua figlia Willow, un’adorabile bambina di due anni, che parla un sacco anche lei nel balbettio incomprensibile dei bambini.
In qualche modo lei mi ha preso in simpatia e accetta abbastanza bene l’idea che io stia con suo padre o per lo meno quanto lo possano accettare i bambini così piccoli.
Lui sa che ho in mente un altro – non ho idea di come l’abbia capito – io so che mi ha concesso di vivere qui solo per dimostrare alla sua ex che poteva trovarsi un’altra ragazza quando voleva e che nessuno è insostituibile a questo mondo.
Che lui non ci metteva molto a trovare una nuova ragazza, migliore della precedente: una dottoressa dark immagino sia un’ottima preda.
Almeno è una ragazza intelligente con cui divertirsi a punzecchiarsi, o almeno penso sia così.
Come ho già detto non credo affatto che Ronnie sia innamorato di me, non è un tipo che si innamori, non è durata nemmeno la storia con la madre di Willow che – tanto per cambiare – è una modella.
In ogni caso sono seduta sul divano di questa grande villa con in mano una rivista medica, Ronnie è fuori con gli altri e a me va bene così.
All’improvviso qualcuno si attacca furiosamente al campanello di casa e poco dopo la guardia al cancello mi chiama.
Dimitri, un gigantesco russo, ha suonato il campanello interno, io mi affretto a rispondere.
“Sì?”
“Signorina, c’è questa ragazza che dice di essere vostra amica. Bugie, bugie, bugie, dico io.”
Inquadra una ragazza minuta dai capelli viola che stranamente fiammeggiano come i suoi occhi: Liz Marino.
“É davvero mia amica, Dimitri.
Lasciala passare.”
Il russo annuisce e cinque minuti dopo la porta di casa si apre con violenza.
“Tu!”
Liz mi punta addosso un dito, nei suoi occhi bonari c’è una vena di rabbia che sconfina nella pazzia.
“Si può sapere cosa ti è venuto in mente di andartene così?
Senza avvisare nessuno?
Siamo stati preoccupatissimi per te! Non rispondevi al cellulare, casa tua era chiusa e il manager ci ha detto che avevi dato le dimissioni!”
“Sì, in effetti ho ritenuto opportuno cambiare aria.
San Diego mi andava stretta.”
Lei alza gli occhi al cielo e sbuffa platealmente, come se non credesse a una parola di quello che ho detto e fa bene. Ho detto qualche stronzata e lo sappiamo entrambe.
“San Diego ti va stretta, eh?
E la Terra è un gigantesco disco piatto con un bel fiume di lava ai bordi in cui cadono gli oceani e gli incauti viaggiatori che vogliono sapere cosa ci sia ai confini della Terra.”
“Liz…”
“No, niente Liz.
Non ci provare!
Stai dicendo una marea di stronzate e non me lo aspettavo da te, cazzo!
Quando volevo tornare a New York per evitare di continuare a vedere Vic senza dirgli dei miei sentimenti per lui mi hai incoraggiata a restare. Me le ricordo le tue parole, sai?
Che scappando non avrei risolto nulla, che lui sarebbe rimasto nella mia testa, che quando tu te ne sei andata due settimane il pensiero di Mike non ti ha abbandonata.
E adesso cosa scopro?
Che sei scappata, come mi avevi detto di non fare!
E peggio che adesso ti scopi Ronnie Radke, quando lo sappiamo tutti che non lo ami.”
“Beh, non potete esserne tutti così certi, non vivete nella mia testa!”
Rispondo piccata, lei mi lancia un’occhiata in tralice.
“Per favore, dammi il medaglione che hai al collo.”
Io stringo spasmodicamente le mani attorno a un medaglione ovale d’argento decorato.
“No, Liz. Sono cose personali.”
“E noi siamo amiche, se non contiene nulla di scandaloso non dovresti avere paura di mostrarmelo.”
“Liz, sono cose mie, ok?”
Con una mossa fulminea me lo strappa dalle mani e lo apre con aria di trionfo.
Dentro c’è una vecchia foto di Mike e lei me la mostra senza pietà.
“Non dovrebbe esserci Ronnie qui dentro se lo ami?
Cosa ci fa qui Mike?”
“Non sono affari tuoi!
E non credo che lui senta la mia mancanza! Le vedo le sue foto con Alysha su Instagram, non sono cieca!
Non ho il diritto di rifarmi una vita?”
“Non se ti lasci indietro i problemi della tua vita precedente senza risolverli!”
I suoi occhi fiammeggiano ancora.
“Piantala! Mi sono rotta le palle!
Che senso ha andare da Fuentes e dirgli “Ehi, scusa ti amo da non so quanti anni che ho perso il conto”?
Mi riderebbe in faccia e mi direbbe che lui ha Alysha e non ha bisogno di me.”
“Questo è tutto da vedere.”
“Non illudermi! Non rifilarmi le stesse stronzate del tuo ragazzo perché non vo credo più!
Lui diceva di provarci con suo fratello e l’unico risultato è che questa vacca è saltata fuori dal cappello e adesso lui ha una ragazza!”
Lei rimane in silenzio per un po’.
“Non sono venuta solo a rimproverarti.”
Dice con un non so che di sadico nella voce.
“Sono venuta a darti una notizia.”
“Spara.”
Rispondo seccata.
“I Pierce The Veil e i Falling In Reverse faranno un tour insieme, la Epitaph e la Fearless stanno prendendo gli accordi proprio ora, è per questo che sono qui.”
Io faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non svenire e mi lascio cadere con grazia sul divano, da cui mi ero alzata nella foga della discussione.
“Non stai dicendo sul serio, vero?
È una collaborazione impossibile!”
Lei mi sorride sardonica.
“Mi dispiace scuotere il tuo piccolo mondo di plastica, ma la collaborazione si farà.”
“No, Liz. Non può essere vero.”
E questa volta la voce mi esce come un guaito implorante che la fa sogghignare.
“Si farà. Ci hai ricacciato come spazzatura nel passato e adesso siamo tornati e devi farci i conti.
Ciao, Leah.”
Detto questo se ne va, lasciandomi nel panico più totale.

 

Ronnie torna a mezzogiorno con Willow e tre pizze e si accorge subito che qualcosa non va.
Decide di fare finta di niente per non far preoccupare sua figlia, ma il silenzio in cui mangiamo è abbastanza eloquente, solo la piccola parla.
Ronnie le sorride e le risponde, io sono concentrata sui pezzi di pizza. Tagliarla, mangiarla, sforzarsi di non vomitarla sul cartone per la tensione e avanti così.
Dopo pranzo i due Radke spariscono ai piani superiori e Ronnie ricompare dopo mezzora.
“Ho messo a letto Willow, vuoi dirmi cosa succede?”
“Nulla, perché?”
“Ti tremano le mani e poi Dimitri mi ha detto che stamattina è passata una ragazza, dalla sua descrizione sono certo che si tratti della ragazza di Vic Fuentes, che – guarda caso – oggi non c’era al meeting.”
Io mi siedo sul divano e cerco di mantenere un ferreo autocontrollo.
È una mia amica, non c’è nulla di strano nel fatto che sia passata a trovarmi.”
”Sai cosa odio, Leah?
Le bugie, non sopporto che mi si dicano bugie.
Non è un mistero per nessuno che il tuo cambio di lavoro sia stata una fuga dalla band o meglio da un componente della band, non ho ancora capito chi, ma lo capirò appena lascerai incustodito quel medaglione che ti porti al collo. Oggi passa una tua amica che, stando alle parole di Dimitri, era una furia dell’inferno, signore, e ti trovo sconvolta.”
Io boccheggio per un attimo, alla ricerca di qualche parola che abbia senso.
“Farete un tour con i Pierce The Veil, la mia vecchia band.”
Che bella spiegazione del cazzo! Come se Ronnie non lo sapesse meglio di te con chi andrà in tour la sua band!
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Chi è?
“Chi è chi?”
“Il membro dei Pierce The Veil che ti piace.”
Io abbasso la testa e lascio che il mio ciuffo bianco mi copra la faccia, come la tenda di un teatro.
“Mike.”
Sussurro alla fine.
“Chi?”
“Mike.”
Dico a voce più alta.
“Grazie per la sincerità.”
Se ne va nel suo studio, io invece prendo una sigaretta da un portasigarette d’argento che era di mia nonna ed esco dalla portafinestra. Mi siedo su una delle sdraio accanto alla piscina e tiro una lunga boccata.
Sì, sono un pessimo medico.
Bevo e fumo, faccio esattamente quello che dico di non fare ai miei pazienti e forse già questo dice qualcosa su di me e sulla mia coerenza.
Rivedrò Mike, cosa farò?
E cosa diranno gli altri?
Saranno furiosi come Liz?
Immagino di sì, in fondo sono sparita senza dare notizie come se di loro non mi importasse nulla. Non è vero, ho solo cercato di andarmene senza guardarmi indietro, perché se l’avessi fatto sarei rimasta e mi sarei condannata a dell’altro dolore.
Sono stanca di soffrire, ma sembra essere il mio destino, qualsiasi cosa faccia per evitarlo.
A volte mi chiedo se non sarebbe stato meglio rimanere con la mia famiglia, poi ripenso al clima soffocante e trasudante di ipocrisia e mi dico che lì non sarei sopravvissuta.
Come mia nonna non sono fatta per l’alta società e le sue regole stupide e forse è per questo che sono stata la sua nipote preferita, quella di cui si è ricordata nel testamento lasciandomi un patrimonio e briciole ai miei. Me lo diceva sempre e i miei si stizzivano, quella vecchietta aveva il potere di irritarli in una maniera incredibile.
Basta ricordi di famiglia, devo pensare a come uscire da questo guaio.
Rientro in casa e torno a leggere la mia rivista, ma i miei occhi non riescono a concentrarsi sulle parole, scivolano, perdono di significato.
La mia mente continua ossessivamente a tornare su tutto quello che io e i Pierce The Veil abbiamo condiviso e che io ho ignorato scappando qui.
“Leah?”
“Sì?”
Guardo Ronnie, sembra più calmo rispetto a prima.
“Stasera ci sarà una cena tra le band.”
Io gemo.
“Non puoi scappare per sempre. Devi decidere chi ami, con chi vuoi vivere e per chi vuoi lottare.”
“Questo potrebbe significare che la nostra storia finisca.”
“Accetto il rischio.”
“I tuoi sentimenti per me sono cambiati?”
Gli chiedo esitante.
“Cosa vuoi dire?”
“Abbiamo iniziato questa storia dicendoci che non era seria, è ancora così?”
Lui tace.
“Non lo so. Ho sempre saputo che avevi in testa un altro e sapere chi è non mi rende felice come pensavo.”
“Ok. Forse è meglio lasciarci.”
“No.”
La sua risposta è decisa.
“Non ho intenzione di renderti le cose facili, e per te?
È sempre ancora sesso o altro?”
Io deglutisco, stando con lui ho maturato una certa amicizia verso di lui e forse – chissà – un piccolo germe di qualcos’altro.
“Non lo so.”
“Ed è questa la ragione per cui non possiamo lasciarci, adesso portiamo Willow al parco e poi la riporto da sua madre, tu preparati per la cena.”
“Va bene.”
Rispondo nervosa, poco dopo sale al piano di sopra e torna con Willow, il riposino pomeridiano sembra averla riempita di energia.
Andiamo al parco poco distante da casa, a piedi, e lei sale immediatamente su un’altalena, con un paio di spinte di Ronnie va subito forte. I suoi piedini si tendono verso il cielo come se volessero toccarlo, intanto strilla felice.
La cosa mi strappa un sorriso, vorrei essere anche io innocente come una bambina, vorrei che mi bastasse salire su un’altalena per dimenticarmi i miei problemi e tornare di buon umore.
Le altalena per i grandi non ci sono.
I grandi affogano lentamente nei loro problemi fino a perdere il ricordo della luce del sole, della purezza e della spensieratezza.
Crescere è una fregatura.
“Che famigliola carina.”
Una voce morbida e tagliente allo stesso tempo mi fa gelare il sangue nelle vene. Non ho bisogno di voltarmi per sapere a chi appartiene, perché fin troppo spesso ha abitato i miei sogni.
Michael Christopher Fuentes.
“Ciao, Mike.”
La mia voce è controllata, ma non mi sfugge come non sia cambiato e come quell’oca bionda non stia bene accanto a lui.
Non credo che mi piacerà mai Alysha Nett.
“Chi non muore si rivede, rispondere a qualcuno dei nostri messaggi non ti avrebbe fatto venire il cancro alle dita.”
“Mike!”
Dice con voce da gatta morta la bionda.
“Chi è questa ragazza?”
“La nostra ex dottoressa, diceva di essere nostra amica.”
”Oh, ma se non è più nelle vostre vite perché perdere tempo e parlarle?
Mi avevi promesso che mi avresti portato a fare shopping!”
Fa un’espressione da cucciolo che è rivoltante, fa venire voglia di prenderla a sprangate sulle gengive.
“Hai ragione, amore.
Adesso andiamo.”
I due si allontanano, non prima che Mike mi abbia rivolto un’altra occhiata velenosa che comprende anche Ronnie. Lo disprezza, ormai ne sono certa. Ho rovinato i rapporti tra due band solo con la mia presenza e il tour non è ancora incominciato!
Quando sono a ragionevole distanza tiro un calcio a uno dei pali dell’altalena, così mi ritrovo a saltellare in modo ridicolo per il dolore.
“Non proprio un incontro felice, direi che il tuo vecchio amico mi disprezza.”
“Lo so, maledizione.”
“Non dire parolacce quando c’è Willow!”
“Scusa! Sì, ti odia. Ho rotto l’armonia tra due band ancora prima che il tour fosse iniziato, un ottimo risultato.”
”Non mi pare che i Pierce The Veil siano formati solo da Mike Fuentes, non puoi sapere come reagiranno gli altri.”
“Anche questo è vero, ma saranno arrabbiati.”
“utto ene, ia ea?”
Mi chiede Willow, piuttosto premurosa.
“Sì, tesoro. Ho solo incontrato un vecchio amico che è ancora arrabbiato con me.”
“ate ace, no?”
“Non è così facile fare pace tra grandi.”
Lei mi guarda e poi scuote la testa, sembra non capire le mie parole. Forse pensa che i grandi siano una congrega di pazzi che ha conquistato il mondo e quasi sicuramente ha ragione.
Un’oretta dopo Ronnie la stacca a forza dal recinto della sabbia dove sta giocando con altri bambini e la porta a casa.
“Amore, ti riporto dalla mamma, non sei felice?”
"Will voleva giocare!”
“Sono sicuro che la mamma domani ti riporterà al parco.”
Dopo un ultimo scambio di battute Ronnie la lega sul suo seggiolino e poi salta in macchina.
Io mi faccio una doccia, mi rado e poi penso a quello che potrei mettere.
Indosso un abito nero, con un corpetto attraversato da una striscia di pizzo decorato, una gonna di  tulle corta davanti e lunga dietro.
Eccentrico, ma non troppo.
Non credo che Ronnie gradirebbe qualcuno più eccentrico di lui, ma è molto difficile esserlo, dato che ha tatuaggi persino in faccia!
Ridendo istericamente scendo in salotto e tento di nuovo di immergermi nella lettura della mia rivista, ma all’improvviso la porta si apre.
“Ronnie!”
Urla qualcuno all’ingresso.
“Non c’è!”
Urlo io di risposta.
Jacky entra in salotto e mi guarda ammirato.
“Wow! Stai benissimo!
Perché diavolo non ci ho provato con te invece che con Alena?”
“Perché come tutti gli uomini preferisci le bionde, magari dall’aria un po’ tonta.”
La battuta mi esce più acida di quanto dovrebbe essere.
“Tutto bene, Leah?”
“Sì, ho solo incontrato Mike e la sua zoccola. Una gattamorta e lui mi ha trattata come una traditrice.”
“Uhn, capisco. Sì, l’ho vista anche io, le altre non la sopportano. Credo che Sofia la ucciderebbe se potesse.”
“Non ama le modelle e ha i suoi buoni motivi.”
”Capisco. Sai dove sia Ronnie? Mi ha detto di venire qui che gli era venuto in mente qualcosa.”
“Sta riportando Willow da Crissy”
“Ok. Ti dà fastidio se ti faccio compagnia.”
“Per niente. Le birre sono in frigo, se vuoi fumare vai fuori perché Ronnie non ha disattivato l’allarme anti-incendio per le sue fumatine da rockstar nervosa.”
Poco dopo torna con due birre e ne passa una a me.
“Prima le signore.”
“Troppo gentile, mister Vincent!”
Apro la lattina e poi lui apre la sua, le facciamo scontrare come per uno strano brindisi.
“Come ti sembra questo tour?”
“Di sicuro interessante. Loro non sono male, Jaime sembra uno capace di far ridere anche Tardar Sauce.”
“Sì, lui sa far ridere.”
Dico con uno strano tono nostalgico che non sfugge al mio amico.
“Ti mancano.”
“Mentirei se ti dicessi di no.”
“Hai paura?”
Stringo il pugno libero dalla lattina.
“Da morire.”
Di nuovo abbasso la testa e lascio che i miei capelli coprano il mio volto.
“Sono scappata come una vigliacca, senza dare spiegazioni, senza voltarmi indietro e adesso ho paura di affrontare le conseguenze.
Stamattina è venuta Liz, la ragazza di Vic, ed era fuori dalla divina grazia e non posso nemmeno biasimarla.”
Lui mi dà una pacca sulla spalla.
“Sono sicuro che andrà bene, Leah.
Sei una ragazza forte e sono sicuro che loro capiranno.”
“Io no e non sono una ragazza forte.
Credono tutti che sia una roccia, ma nessuno sa che le rocce possono essere scavate dall’interno e frantumarsi.”
Jacky mi dà un’altra pacca, lui sembra così convinto che andrà bene che non oso più fare obbiezioni. Lui è il mio più vecchio amico, il primo che ho incontrato quando mi sono trasferita qui ed ero solo un’inglese persa. Insieme siamo stati due inglesi persi e adesso io e lui abbiamo entrambi realizzato i nostri sogni: lui è il chitarrista per una band importante e io un medico.
Spero solo che lui abbia ragione.
Lo spero con tutto il cuore.

Angolo di Layla

Ringrazio TheSkyUnderTheSea per la recensione, spero che questo ti piaccia. I Pierce The Veil stanno per rientrare in scena e sembrano gustamente arrabbiati con Leah. Faranno pace prima o poi?

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Capitolo 3
*** 2) You can run but you'll never escape. ***


2) You can run but  you'll never escape.

 

Questa cena non è destinata ad andare bene, me lo sento nelle ossa.
Tanto per iniziare io e Ronnie siamo in ritardo perché lui e Jacky si sono messi a lavorare su qualcosa all’ultimo minuto, che è il miglior modo per perdere la cognizione del tempo, dopo di che ci ha messo un secolo a prepararsi.
Siamo saltati tutti e tre in macchina quando avremmo dovuto essere già al ristorante e infatti quando ci arriviamo Ryan e Derek stanno piantonando l’ingresso.
“Finalmente siete arrivati, pensavamo che aveste deciso di dare buca.”
“No, è che mi è venuta in mente una cosa…”
“Fa niente, Ronnie. Adesso entriamo, sono già tutti a tavola, fortuna che non mi sembra gente che si incazza facilmente.”
Al nostro ingresso la conversazione al tavolo si gela, gli occhi di Jaime minacciano di uscire dalle orbite dallo stupore, Liz ha la stessa espressione incazzata di questa mattina esattamente come Mike, Sofia e gli altri sono sbiancati.
“Tu!”
Si alza finalmente Jaime, puntando un dito contro di me.
In questo momento sembra decisamente pericoloso, è una pasta d’uomo, ma non bisogna farlo incazzare e io so di averlo fatto con il mio comportamento.
Ignorare Jaime del tutto e sul lungo periodo non è mai una buona idea nel complesso, si rischiano scatti d’ira come questi.
“Sono la ragazza di Ronnie.”
Squittisco terrorizzata.
“E TI COSTAVA TANTO FARCELO SAPERE?”
Urla lui, facendo voltare mezzo ristorante verso di noi.
“Fo-forse è meglio che me ne vada, balbetto spaventata.”
“No, rimani.”
Il tono di Vic è freddo, ma ha appoggiato una mano sulla spalla di Jaime, come se temesse che il suo amico possa passare alle vie di fatto.
“Non penso sia una buona idea, Vic.
È ovvio che non siete felici di vedermi e non posso biasimarvi, non mi va di rovinare la cena.”
Lui mi trafigge con un’occhiata penetrante, i suoi solitamente bonari occhi castani sono due buchi neri accusatori.
“Non ti facevo così vigliacca, Leah.”
“Non sono vigliacca, cerco di evitare che questo tour vada a puttane prima ancora che inizi!”
Rispondo piccata.
“A me sembri solo una vigliacca, Leah.”
Il gruppo dei Pierce The Veil annuisce compatto alla voce del loro leader, io guardo Ronnie e Jacky disperata. Entrambi mi fanno un’impercettibile segno affermativo, quindi con una certa rassegnazione mi siedo a tavola e con me si siedono finalmente anche i Falling in Reverse.
Che la cena abbia inizio!
Studio il menù approfittandone per spiare i miei vecchi amici, le ragazze non sono cambiate: Sofia mi sembra in gran forma e non più magra ai limiti dell’anoressia, Viviana è dimagrita e Liz sembra aver superato i problemi con il suo corpo visto il vestito aderente che indossa.
I capelli di Vic e Jaime sono più corti, quelli di Mike sono ancora lunghi solo da un lato e anche Tony ha la testa rasata solo da un lato e porta un cappellino con una tartaruga. Non porta più abiti della Key Street, mi pare di aver letto che ha sciolto la società con Jaxin.
Leggo i piatti e decido di ordinare delle lasagne e dell’arrosto.
“Allora cosa ne pensate del tour?”
Chiede Jacky per spezzare questo silenzio imbarazzato.
“Che è solo un esperimento per vedere se funzioniamo come band e che quindi mi sembra un’ottima idea iniziare dagli States senza mettere date europee o all’estero.”
Risponde Vic.
“Pensi che funzionerà?”
”Se qualcuno non farà la primadonna…”
La risposta di Tony è tagliente come quelle che riservava a Sofia e non c’è dubbio che si stia riferendo a Ronnie.
“Non giudicarmi prima di conoscermi.”
Risponde secco quest’ultimo.
“Beh, sai com’è… Ci hai rubato la nostra dottoressa.”
“Non ho rubato niente a nessuno, è venuta lei di sua spontanea volontà. Forse se qualcuno non avesse fatto lo stronzo con lei non sarebbe venuta.”
E questa va a Mike che arrossisce di collera.
“Io non ho trattato male nessuno, ma sono stato tradito.”
“Sai, Fuentes, a volte penso che tu sia cieco o molto stupido per non avere capito cosa sia successo.”
Mai provocare Ronnie, mai o si riceveranno risposte altamente offensive come questa.
“Come ti permetti?
Sei finito in galera tu e non è un mistero che picchi le tue ragazze.”
”Sono abitudini del passato, adesso non lo faccio più.
Non mi pare che Leah sia coperta di lividi.”
L’arrivo delle portate interrompe questo duello verbale, lo sapevo che avrei dovuto andarmene la mia presenza sta solo scatenando una guerra tra Ronnie e Mike.
Finisco alla svelta le mie lasagne e poi esco a fumare, la prima boccata di frizzante aria notturna è come un toccasana. Essendo una città nel deserto Las Vegas è soggetta ai suoi stessi sbalzi termici, di giorno fa caldo e di notte fresco se non freddo.
“Posso farti compagnia?”
Una voce femminile con un’inflessione un po’ fredda mi fa sobbalzare e mi trovo faccia a faccia con Sofia.
“Certo.”
“Senti, facciamola breve. Perché sei scappata in una città che non ti è mai piaciuta particolarmente?”
“Come fai a sapere che non mi piace?”
“Leah, basta girarci attorno o tirarsi frecciatine.
So che non ti piace perché so che non ti piace il gioco d’azzardo, quindi non sei qui per le bellezze o il business della città. Tu ami San Diego e la tua casa sul mare.”
“Mike.”
“Immaginavo. Come mai?”
Prendo fiato, come per buttare fuori qualcosa di particolarmente sgradito.
“Vic mi aveva fatto capire che Mike provava qualcosa per me e io pensavo di dirgli tutto una volta passata la regola dei tre giorni, solo che lui mi ha fatto una sgradita sorpresa.
Il primo giorno che sono arrivata a casa mi sono connessa a internet e ho visto le sue foto con Alysha e ho capito che il mio limite era stato oltrepassato e me ne sono andata.
Ho approfittato della regola dei tre giorni e me ne sono andata.”
“Perché non ce lo hai detto?”
”Se mi fossi voltata indietro non me ne sarei mai andata.”
Lei ride sardonica.
“Scappare dai problemi non li risolve, me l’ha insegnato una certa Leah Lancaster, ma temo che lei stessa se lo sia dimenticato.
Medico, cura te stesso!”
Senza aggiungere altro torna dentro spegnendo la sua sigaretta solo a metà e lasciandomi scossa.
Forse meno o in modo più controllato degli altri, ma anche Sofia – la dolce e comprensiva Sofia – è arrabbiata con me.
Strike completo!
Se solo non me ne fossi andata così e avessi parlato almeno alle ragazze!
Ma con i “se” non ci si costruisce nulla, la realtà è questa: sono tutti giustamente arrabbiati con me e non li biasimo.
Ho agito da pessima amica, ormai è andata così ed è andata male.
Finisco malinconicamente la mia sigaretta e poi torno dentro. A tavola tutto tace, come se una maestra invisibile li avessi costretti al gioco del silenzio.
Io mi siedo al mio posto, sempre più a disagio. Avrei dovuto rimanere a casa, ma cosa sarebbe cambiato?
Ci saremmo visti all’inizio del tour e forse sarebbe stato persino peggio, sono stata solo una stupida!
La cameriera ci porta i secondi, l’arrosto è ottimo, ma io percepisco a stento il sapore immersa come sono nel senso di colpa.
Ci servono il dolce e poi finalmente possiamo salutarci, inutile dire che è un congedo freddo come un iceberg del polo nord.
In macchina mi permetto di emettere un lungo sospiro e di prendermi la testa tra le mani.
“Tutto bene?”
Mi chiede Jacky, dopo aver scambiato un’occhiata con Ronnie.
“No, va malissimo.”
Dico con voce flebile e anche nella macchina cala il silenzio.

 

Il giorno della partenza arriva troppo presto.
Una mattina di un fresco ottobre carichiamo le nostre cose sul tourbus accanto a quello dei Pierce The Veil. Una volta finito guardiamo Vic, ma lui ci fa cenno di aspettare e infatti poco arriva una ragazza dai lunghi capelli di un rosa acceso, gli occhi azzurri e l’aria da impunita.
“Lei è Delilah Schneider, la nostra nuova dottoressa, nonché ritardataria cronica.”
Io allungo la mano verso di lei.
“Piacere di conoscerti, collega.
Io sono Leah Lancaster, la dottoressa dei Faling in Reverse.”
Dico in un tono formale – residuo della mia educazione da aristocratica – che stupisce tutti.
“Ciao, spero andremo d’accordo.”
“Anche io.”
In realtà ho i miei dubbi, sento come se Deilah mi avesse rubato il posto, quando non è così. Era ovvio che la band non sarebbe rimasta in eterno senza un dottore dopo la mia fuga.
Il fastidio che provo è davvero inspiegabile e il buonsenso mi suggerisce di non farne parola con Ronnie, potrebbe non prenderla bene. È già triste per aver dovuto salutare Willow, l’ultima cosa che gli serve è una ragazza confusa.
Così entro subito nel tour bus senza salutare nessuno in particolare, Sofia mi lancia una lunga occhiata che io ignoro, ho paura del loro giudizio.
Jacky entra subito dopo di me.
“Tutto bene?”
“No, mi odiano e poi – prendimi per matta – ma sento come se quella Delilah mi avesse rubato il lavoro.”
Lui mi guarda a lungo meditabondo.
“Forse non avresti dovuto abbandonarli.”
“Forse no, ma ormai è fatta. Non posso tornare indietro.”
“Ma puoi farti perdonare.”
“Forse, ma non parliamone davanti a Ronnie per il momento, mi sembra abbastanza scazzato per aver dovuto lasciare Wiillow w non voglio affliggerlo con i miei problemi.”
"Sta bene. Posso chiederti una cosa?”
“Dimmi pure.”
“Prima sei stata di una freddezza e di una cortesia esemplare, dove hai imparato?”
Io rido amaramente.
“Nessuno lo sa, ma io sono una aristocratica. Mio padre è un lord, quindi io ho dovuto imparare quelle stronzate sul galateo durante la mia adolescenza.”
“Quindi saresti una lady?”
“Lady Leah Marie Eulalie Lancaster, per la precisione.”
“Cazzo.”
“Mh, sì. È abbastanza sorprendente, vero?
Ecco perché non lo dico a nessuno.”
“E che ci fa una lady su un pullman di rockstar?”
“Vive la sua vita come vuole. Zitto, sta arrivando Ronnie.”
Due secondi dopo il frontman si lascia pesantemente cadere sul divano dell’area relax.
“Mike Fuentes mi ha trattato di merda, Dio Bo’!
Cosa gli avrò mai fatto?”
“Rubato la ragazza?”
“Uno: sta con Alysha.
Due: se lui è stato così fesso da essersela lasciata scappare, cosa posso farci?”
“In effetti non capisco perché stia con Alysha se è così geloso di Leah.”
“Jacky, la parola “sesso” ti dice niente?”
Bercio acida.
È ovvio che lei nelle lenzuola lo soddisfa abbastanza da fargli mettere a tacere dell’altro se c’è.”
“Ne dubiti?
Mike Fuentes è geloso marcio!”
“Ronnie, piantala. Te lo chiedo per favore.”
“Va bene, ma…”
“Perché? Perché fa male illudersi e io sono stanca di soffrire, è per questo che ho mollato tutto, mandando a puttane un rapporto che durava da anni.”
“Va bene, in fondo nemmeno io ho voglia di parlarne. Non so nemmeno io perché ho tirato fuori questo argomento, birra?”
Annuiamo tutti e due, anche se forse per me sarebbe meglio del the.
Lui si alza dal divano e compare con della birra per noi tre, beviamo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Non proprio un inizio di tour eccitante.
“Beh, io vado a chiamare Willow. Le avevo promesso che l’avrei chiamata a quest’ora.”
Sparisce nella zona dei bunk e rimaniamo solo io e Jacky, gli altri due stanno dormendo che è un piacere.
Beati loro, io non riuscirei a dormire nemmeno se me lo comandasse Cristo.
“Ami ancora Mike?
Mi chiede a bruciapelo Jacky, io scatto in piedi.
“Avevo detto che non volevo più parlarne!
Ce la fate a capirlo?”
Urlo fuori di me, prima di chiudermi nel mio bunk, dove abbraccio immediatamente il mio cuscino e scoppio a piangere. È una mia decisione non aver voluto condividere il letto con Ronnie, sapevo che ci sarebbero stati momenti come questi in cui non avrei retto.
Sono scappata per non soffrire e sto soffrendo il doppio, davvero una saggia decisione.
Il mio istinto è affidabile come i cigni segnatempo che cercano di rifilarti nelle località di villeggiatura.
Dall’esterno sento il rumore di una scaramuccia tra Ronnie e Jacky, ma non mi sbatto ad andare a dividerli, che si arrangino!
So già che Ronnie tornerà da sua figlia, forse non è un bravo fidanzato o marito, ma è un bravo padre. Alcuni uomini sono così, come Travis Barker ad esempio.
Oh, ma chi se ne frega!
Riprendo a piangere fino a che precipito in un sonno senza sogni, quanto vorrei poterci rimanere per sempre!

 

Non sono mai stata codarda, ma mi sa che lo sono diventata.
Vic, Liz e gli altri hanno ragione, finora sono sempre fuggita e questo pensiero ha una forza tale da svegliarmi. È tardo pomeriggio, quasi l’ora del tramonto.
Immagino che tra poco qualcuno mi chiamerà per mangiare e infatti qualcuno bussa al mio bunk, io tiro la tenda: il turnista che sostituisce Max Green al basso mi guarda un po’ spaventato.
È pronta la cena, se vuoi venire a mangiare.”
“Arrivo…”
“Mi chiamo Jonathan.”
“Arrivo, Jonathan e scusa per non avere imparato il tuo nome.”
“Non fa niente.”
Si allontana con andatura ciondolante che mi ricorda un po’Mike – fitta al cuore –  io invece scendo dal lettino e mi strucco: sembro un panda.
Arrivo in cucina e il chiacchiericcio si spegne subito.
“Potete continuare a parlare, sembra che abbiate visto un fantasma.”
“In effetti sei abbastanza pallida per passare per un fantasma.”
Mi dice divertito Ronnie.
“Divertente, Radke. Dico davvero.”
“Sta meglio?”
“No, ho la testa che è sul punto di esplodere.”
Mi siedo a mio posto e lui mi passa una mano attorno alle spalle.
“Mi dispiace.”
“Ho pensato mentre dormivo, i Pierce The Veil hanno ragione: sono una vigliacca.”
“Allora scusati con loro.”
“Non è così facile.”
“Troverai un modo.”
“Grazie.”
Un’abbondante porzione di lasagne viene depositata davanti a me da Jacky, cameriere improvvisato.
“Ehy, Leah! Scusa per aver continuato a parlare anche quando mi avevi detto di non voler discutere di quell’argomento.”
“Quale?”
Una voce sconosciuta si intromette nella conversazione.
Io guardo la ragazza dai corti capelli verdi bandiera, chiedendomi chi sia.
“Mi chiamo Asia Carter, sono la vostra merchgirl.”
“Piacere, sono Leah Lancaster, la dottoressa. Prima non ti avevo vista.”
“Non c’è problema. Cos’è l’argomento tabù?”
Le riassumo brevemente l’intera storia e lei annuisce.
“Sono sicura che troverai un modo, sono tutti molto simpatici.”
Sì, con gli estranei lo sono, con un ex amica un po’ meno.
Che casino che ho combinato!
Mangio le mie lasagne in silenzio, sono buone. Almeno mi consolano un po’.
“Senti, domani ci fermiamo tutti insieme alla stessa area di servizio. Scrivi a qualcuno e chiedi di incontrarvi lì.”
Io annuisco intenta a divorare un assai poco salutare Mars.
Tiro fuori il mio smartphone e scrivo a Sofia, sono quasi certa che non sarà l’unica a buttare il telefono fuori dal pullman.
Ciao, Sofia.
Ho bisogno di parlarvi. Vi va bene se ci incontriamo all’area di servizio domani?
Ciao.”

Il mio telefono rimane muto fino alle tre di notte, quando finalmente arriva una risposta, ho il sospetto che abbiano tenuto un vero e proprio consiglio di guerra prima di rispondere.

Va bene. Spero sia qualcosa che valga la pena di sentire.
Ciao.

Io sospiro, sono incazzati a bestia e li posso capire.
Ronnie sia la risposta da sopra la mia spalla, il rumore della suoneria dei messaggi l’ha svegliato.
“Buono, no?”
Mi dice con la sua
voce sexy e roca di quando è appena sveglio, qualcosa si attorciglia dentro me stessa. Abbiamo un’attrazione fortissima e se questo bus non fosse pieno di gente probabilmente staremmo già facendo sesso e lo capisce anche lui.
“Dura, eh?”
“Molto, soprattutto se continui a parlare con quella voce, potrei perdere il controllo.”
Iniziamo a baciarci con furia e quando lui scende a lasciarmi un paio di succhiotti inizio a gemere un po’ troppo forte.
“Trovatevi una camera, ragazzi!”
Urla qualcuno.
Ridiamo tutti e due e ci rimettiamo a dormire, tra poche ore dovrò incontrare i ragazzi e sono un po’ preoccupata, inutile nasconderlo.
“Andrà bene.
Non ti devi preoccupare, Leah.
Chiarirete.”
“Grazie, Ronnie.”
Non ne sono molto sicura, ma ormai è fatta.
Ci proverò e se non andrà bene questa volta, andrà bene la prossima.
Sono miei amici, voglio che tra noi torni a esserci un rapporto di un qualche tipo, non li voglio fuori dalla mia vita. Non so cosa fare di preciso con Mike, ma so cosa voglio fare con gli altri ed è già qualcosa.
Com’è complicata la vita!
Mi dico guardando Ronnie dormire pacificamente, lui non si lascia travolgere dai problemi come me, forse il carcere gli ha insegnato qualcosa.
Io non posso finire in carcere per imparare a dominare la mia ansia o sarebbe la volta buona che i miei perderebbero il loro leggendario aplomb e mi trascinerebbero a casa per sposare un idiota nobile.
Questa è un’opzione che non si dovrà mai verificare, mi dico mentre finalmente mi addormento.

Angolo di Layla.

Ecco il primo incontro con i Pierce The Veil, non proprio una rimpatriata tra vecchi amici. Ed ecco che entrano in scena le altre due protagoniste, Delilah e Asia.

Ringrazio TheSkyUnderTheSea per la recensione.

 

 



Questa è Delilah.
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Questa è Asia.
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Capitolo 4
*** 3)Let's forget this all move on ***


3)Let's forget this all move on

 
Leah p.o.v.

 
Questa notte non ho dormito granché.
Per un po’ ho guardato Ronnie dormire come un bambino e poi – una volta capito che non sarei riuscita a prendere sonno di nuovo – sono andata in cucina e mi sono fatta un the.
L’insonnia non è affatto una novità per me, ne ho sofferto per tutto o quasi il tempo per cui sono stata il medico dei Pierce The Veil. Sospirando tiro fuori il mio computer e mi metto a lavorare. Una rivista medica mi ha commissionato uno studio sulle malattie e problemi più frequenti nel mio lavoro, il direttore mi ha detto che sarà utile per i medici generici che vogliono assistere le rockstar durante i loro tour. A quanto pare non c’è ancora una letteratura specifica in materia, così consulto i miei appunti e continuo da dove mi sono interrotta l’ultima volta.
Il tempo passa e la luce fredda dell’alba invade il locale, perché hanno fatto un tour che comincia in autunno?
Tra un po’ farà freddo!
Che pensiero, nemmeno vivessimo in Burundi e non ci fossero locali abbastanza grandi in cui suonare senza congelare.
“Buongiorno.”
“Ciao, Asia.”
Lei si prepara una tazza di caffè e si siede accanto a me.
“Che stai combinando a quest’ora antelucana?
Pensavo di essere l’unica sveglia.”
“Sto scrivendo un articolo.”
Rispondo svogliatamente, lei mi guarda confusa.
“Un articolo sulle malattie e sui problemi del mio lavoro come medico di rockstar, pare che non ce ne siano molti e che scrivendolo possa dare un’idea di cosa li aspetta a tutti i medici generici che come me si vogliono prendere cura di debosciati come loro invece che di una tranquilla cittadina di provincia o di un quartiere.”
Lei annuisce e mi guarda con aria di reverenza, sembra più giovane dei suoi venticinque anni.
“Io sono un disastro, ho finito a malapena il liceo e poi sono andata a lavorare in un casa discografica come tuttofare ed eccomi qui.”
È una carriera interessante anche la tua.”
“Perché hai mollato i Pierce The Veil?”
Salvo il documento e poi chiudo il computer con uno sbadiglio.
“Ero stanca di farmi calpestare il cuore da Mike Fuentes.”
“Avevi una cotta per lui?”
“Lo amo e Ronnie lo sa. Non capisco perché stia con me, ma non importa, almeno non sono sola. Odio stare da sola, i fantasmi del mio passato si fanno sentire.”
“Anche Jacky è carino.”
Il tono è abbastanza innocente, ma ha una nota sbagliata che mi fa studiare meglio il suo volto da ragazzina innocente. Sorrido, addolcendo i miei lineamenti severi eredità di secoli passati a comandare a bacchetta chiunque.
“Jacky è molto carino, ma io e lui siamo solo amici. Io lo considero un amico e sarei molto felice se si trovasse una brava ragazza.”
Le faccio l’occhiolino, lei arrossisce e seppellisce la testa nella sua tazza.
“Cosa ne dici di preparare la colazione?
Sfrutteremo in maniera utile questo tempo morto e poi mi aiuterebbe a sfogare il nervosismo: ho paura che i miei amici non mi rivogliano.”
"Non penso accadrà.”
Insieme ci mettiamo a preparare pancakes, waffles e toasts, una colazione degna di un hotel di lusso che lascia sorpresa i ragazzi.
“Non abituatevi. L’ho fatto solo perché ero nervosa.”
Loro annuiscono e spazzolano via tutto senza farsi troppi problemi.
Verso mezzogiorno ci fermiamo all’area di servizio come prestabilito, i ragazzi entrano subito io invece vado verso il pullman verso il pullman dei Pierce The Veil. Sonno tutti schierati davanti, tranne Delilah e i suoi capelli rosa che probabilmente si sono portati graziosamente all’interno dell’autogrill.
“Allora?”
Esordisce Jaime, la sua mano è stretta in quella di Viviana, forse per evitare che reagisca male come l’ultima volta.
“Ecco, sono venuta a scusarmi per come mi sono comportata.
Non meritavate di essere abbandonati a quel modo, ma avevo bisogno di andarmene.”
“Potevi telefonare.”
La voce di Vic è calma, ma ha una sfumatura di rimprovero.
“Se l’avessi fatto sarei tornata indietro e io non volevo.”
“Non ci volevi nella tua nuova vita?”
“NO! Cioè, avevo bisogno di stare lontano solo da qualcuno in particolare…”
I ragazzi non capiscono, ma Liz, Sofia e Viviana hanno capito alla perfezione, infatti fermano i loro ragazzi dal fare altre domande.
“Va bene, ma io resto dell’idea che avresti dovuto telefonare.”
“Mi dispiace, mi dispiace davvero e mi siete mancati.
Ora, capisco che non vogliate perdonarmi subito, ma vorrei che un giorno in futuro possiate chiamarmi ancora amica.”
Abbasso gli occhi  e poi – visto che nessuno dice niente – me ne vado ed entro nell’autogrill. Ordino un panino e mi siedo per conto mio, con mia grande sorpresa vengo raggiunta da Liz, Sofia e Viviana.
“Te ne sei andata per via di Mike, vero?”
Esordisce senza tanti preamboli Liz, non è cambiata. Solo Viviana con i capelli lunghi e sciolti è diversa dai miei ricordi in cui era una ragazzina con i cappelli sempre raccolti alla bell’e meglio.
“Sì. Non è stato premeditato.
Quando sono arrivata a casa ho visto la foto che ha messo con Alysha Nett e ho sentito il cuore sprofondare. Durante quella vacanza pensavo di dichiararmi, capite?
Invece cosa scopro?
Che da mesi si vedeva con una bambola di plastica di quelle che piacciono a lui e io non sapevo nulla, mi sono sentita tradita.
No, non è la parola giusta.
Sono finita in pezzi e non sapevo proprio come avrei fatto a lavorare ancora per la band dopo quello che era successo. Non potevo accusare nessuno, il mio è sempre stato un amore a senso unico.
Il giorno dopo a uno starbucks ho incontrato Jacky, visto che siamo vecchi amici ci siamo messi a parlare e mi ha detto che il loro medico era andato in maternità.
Ho deciso di cogliere l’occasione, mi sono dimessa e poi mi sono fatta assumere dalla Epitaph.
Speravo di dimenticare Mike.”
“Perché non ci hai mai chiamati?”
“Ve l’ho detto prima, se avessi chiamato anche solo uno di voi sarei tornata e questa volta non volevo farlo. Volevo mettere più chilometri possibili tra me e Mike.”
Sofia aggrotta la fronte.
“Ma metterti con uno che picchia le donne..”

“È solo sesso e poi non mi ha mai picchiata.”
Dico tranquilla, le altre non sembrano convinte, ma non dicono più nulla su Ronnie.
“Sei sicura?”
Aggiunge piano Sofia, gli occhi chiari che mi scrutano.
“Di cosa?”
“Che non ti picchi e che sia solo sesso.”
“Non mi picchia ed è solo sesso. L’unico amore della sua vita è Willow, sua figlia.”
“Se lo dici tu… Quando ha visto Mike ha reagito come uno che marca il territorio e lo stesso ha fatto Mike. Se vuoi saperlo è quello che ci è rimasto peggio quando te ne sei andata.”
“Non ha la sua bambola di plastica a cui pensare?”
La mia domanda acida mi fa guadagnare un’altra occhiata perforante di Sofia.
“Non puoi conversare con una bambola di plastica, non sui massimi sistemi almeno, e anche Mike ha bisogno di fare discorsi seri ogni tanto.
Alysha è del tutto inutile se si parla dell’autolesionismo passato di Vic e della depressione, sempre passata, di Tony.
Lei non le capisce e non capisce perché ha paura che questi problemi possano tornare, con te l’avrebbe potuto fare.”
Beve un sorso del suo the.
“E poi dalla tua risposta deduco che, nonostante scaldi il letto di Ronnie Radke per hobby, Mike è tutto fuorché fuori dai tuoi pensieri.”
Io arrossisco.
“Ma che stai dicendo?”
“Non chiami mai Alysha per nome, la chiami bambola di plastica e ti dà fastidio che stia vicino a Mike. Non ci vuole molto a capire che sei gelosa e che la tua cotta per lui non ti è passata.
Tu lo ami e prima lo ammetti meglio sarà. Almeno prenderai una decisione…”
“Lo so che lo amo! Me ne sono andata per questo!
Sveglia, Sofia! Io non sono Alice e questo non è il Paese delle meraviglie, i tuoi sogno non diventano realtà!
La gente non ti ama solo perché tu la ami, la gente se ne sbatte di questo fatto e si mette con chi vuole. Mike non mi ama, gli manca solo il suo zerbino, ma io non posso tornare a essere questo.
Voglio essere vostra amica, ma mantenendo una mia dignità.”

“Leah, gli manchi davvero, ma lo sai come è fatto. Non riesce a esprimere i suoi sentimenti o lo fa nel modo sbagliato. Se tratta così male Ronnie e te come una poco di buono è perché ti vuol ancora bene e sente che con te ha sbagliato alla grande qualcosa, ma non sa cosa.”
Aggiunge Liz.
“Ha avuto anni per capirlo.”
Rispondo piuttosto fredda.
“Per esperienza personale posso dirti che l’orgoglio non dà mai buoni consigli.”
Dice piano Viviana.
“Smettiamola di parlare di lui e parliamo di noi…”
Deglutisco.
“Posso considerarvi ancora mie amiche?”
Sorridono tutte e tre.
“Direi di sì, ma con i ragazzi non sarà così facile.”
“Lo so.”
Sospiro.
“Ma non posso mollare. Jaime, Tony e Vic mi mancano.”
“Manchi anche a loro, ma sono ragazzi: devono fare un po’ i duri.
Manchi soprattutto a Mike.”
Io non dico niente, perché ci credo poco sul fatto di Mike.
Chiacchieriamo un altro po’ di cose poco importanti e poi loro raggiungono il bus dei Pierce The Veil, io pago e raggiungo il bus dei Falling in Reverse. Sono tutti già a bordo.
“Come è andata?”
“Insomma. Bene con le ragazze, hanno ripreso a parlarmi, con i ragazzi un po’ meno. Lo sapevo che sarebbe finita così, devo impegnarmi di più.”
“Loro ci tengono a te.”
Dice Ronnie in tono serio.
“Durante il pranzo il bassista mi ha detto che se ti torcevo anche solo un capello mi avrebbe castrato.”
“Mi dispiace, Ronnie.”
Rispondo costernata dal comportamento di Jaime, ma anche segretamente felice che a lui importi ancora qualcosa di me.
“Non preoccuparti. La mia fama mi precede e poi questo significa che ci tengono a te e ti perdoneranno.”
“Io lo spero. Dopo le mie scuse non hanno detto una parola.”
“Gli manchi e soprattutto a quel Mike. Non ha fatto altro che fulminarmi quando stavo mangiando.”
“E la sua oca se ne è accorta?”
“No, non credo che abbia abbastanza cervello da notare queste cose, non so perché se la porti appresso.”
“Io sì, invece.”
Commento cupa.
I ragazzi iniziano una partita  a qualcosa e io vado nel mio bunk, non appena mi siedo il mio smartphone vibra.

“Sono felice che tu ti sia scusata. Spero che tu stia bene.”
Il messaggio è di Jaime e pur essendo breve mi fa sorridere.

“Sono felice che tu le abbia in qualche modo accettate. Io sto bene, ma mi mancate.
Davvero.”

Se ti manchiamo perché te ne sei andata?
Io arrossisco, ma alla fine digito la risposta con la sensazione di togliermi un peso dal cuore.
Perché amo Mike.”
Breve, secca e coincisa.
Via il dente, via il dolore.
Per un po’il telefono rimane muto, poi vibra.

“Adesso capisco, mi dispiace davvero. Non credo che con Alysha faccia sul serio.”
Un sorriso amaro si dipinge sul mio volto. Tutti dicono che con Alysha non è una cosa seria, ma intanto ci sta insieme, se la scopa e la fa vedere alla stampa.
Forse non è poi così vero che la cosa è superficiale come credono tutti, forse l’ho perso davvero e non mi rimane che stare con Ronnie.
Alla fine Ronnie Radke non è male, non è il demonio che dipingono, ha solo il vizio di dire in modo schietto quello che pensa. Questa è un’abitudine che può dare fastidio a molte persone.
Dite tutti che con lei non fa sul serio, ma intanto la loro storia va avanti e persino i media sanno di lei. Non mi sembra il comportamento di uno che vuole avere solo una storia senza impegno.”
Digito infine.

“Se tu gli facessi capire che gli interessi sono sicuro che la mollerebbe e correrebbe da te.”
Io scuoto la testa.
“Grazie del tentativo, Jaime. Lui ormai mi odia e basta.”
“E non ti chiedi perché?”

Sì, me lo chiedo, ma non so darmi una risposta e quindi digitarne una a Jaime.
“Me lo chiedo, ma non trovo risposta.”
“Un giorno la troverai.”

E con questa frase sibillina finisce il nostro scambio di messaggi.

 

Alla fine arriviamo alla prima arena in cui suoneremo.
Il ritmo diventa frenetico all’improvviso, i tecnici e Asia spariscono, i primi intenti a sistemare la strumentazione per i ragazzi, la seconda per sistemare la bancarella ce venderà il nostro merchandising. Io mi aggiro senza una meta e vedo Sofia, Engel e Maria che lavorano sul palco, Liz invece sta sistemando le magliette sulla sua bancarella.
Reprimendo l’istinto di aiutarla – i Pierce The Veil non sono più la mia band – vado da Asia e aiuto lei. Lei me ne è piuttosto grata perché immediatamente viene presa d’assalto dai fans, così rimango anche a darle una mano. Per ora non servo, li ho lasciati tutti in perfetta salute quando me ne sono andata dal pullman e loro stavano andando a provare.
Dopo un po’ torno al bus e li trovo ancora interi, Ronnie sta parlando al telefono con qualcuno e dai toni credo che sia la madre di Willow.
Conoscendolo, mi tolgo dai piedi e vado ad ascoltare il soundcheck dei Pierce The Veil, mettendomi in una posizione in cui è difficile vedermi.
Suonano tre canzoni, ma poi si fermano e guardano dalla mia parte, io faccio per andarmene – avvilita – ma un cenno di Vic mi fa rimanere.
Mi metto in una posizione più comoda e ascolto rapita loro che provano. La loro musica è così piena di energia e sentimento che è impossibile non sentirsi toccati, soprattutto da “Hold on till may”.
Gli occhi mi si fanno improvvisamente lucidi, mi mancano da morire.
Alla fine delle prove seguo il mio istinto e corro ad abbracciare Vic, lui non dice niente, ma mi stringe forte a sé. Ha visto le mie lacrime, credo che abbia capito che il mio pentimento e le mie scuse erano sincere.
Dopo Vic vengo abbracciata da un sorridente e sudatissimo Jaime e poi da Tony che mi sussurra un “Bentornata” all’ orecchio. Mike invece non dice e non fa nulla, poi mi lancia uno sguardo carico di disprezzo e alla fine se ne va, muto come una tomba.
“Gli passerà, dagli tempo.”
Mi dice Vic, amo quanto sia sempre gentile con tutti.
“Mi odia e non mi perdonerà mai!”
La mia voce è incrinata e scoppio di nuovo a piangere, Jaime mi abbraccia di nuovo e mi accompagna al loro bus.
“Aspettami cinque minuti che mi faccio una doccia, so di puzzare come una capra, c’è Delilah.”
Se ne va verso il bagno, io guardo la ragazza dai capelli rosa evidentemente a disagio, ha capito che non mi sta simpatica.
“Eh, ciao. Vuoi del the?”
“Sì, grazie. Non sarebbe male.”
Lei va in cucina – quella che conosco fin troppo bene – e torna con una lattina di the e una di birra.
È per…”
“Jaime. Sì, lo so.”
Il tono mi esce un po’strano e il sospeso “Lo so da più tempo di te” non è poi così sospeso.
“Non ti piaccio, vero?”
È strano vedere qualcuno svolgere il lavoro che per anni hai svolto tu.”
Dico diplomatica per non dirle in faccia che mi sembra una barbie malriuscita con quella chioma rosa cicca. Non è colpa sua se io, in un certo momento della mia vita, ho avuto un colpo di coda di idiozia adolescenziale.
“Capisco.”
Jaime arriva a salvarci da questa conversazione imbarazzante, sant’uomo.
“Mi dispiace per il comportamento di Mike.”
“Ha tutto il diritto di essere incazzato, lo sai anche tu.”
“Ma non di trattarti così.”
Io abbasso la testa.
“Jaime, perché sembra sia geloso di me?
Non ha la sua barbie? Perché non vuole che io vada avanti e mi rifaccia una vita?”
Lui rimane un attimo senza parole, evidentemente preso in contropiede.
“Non gli piace Ronnie e non credo che la barbie sa quello che vuole veramente, ma Mike Fuentes non è mai stato una cima con i sentimenti. Ha paura di innamorarsi, non chiedermi perché, ma è così. Ha bisogno di tempo per capire.”
Altre lacrime rigano il mio viso.
Tutto questa sofferenza è eterna, ce la farò a vedere la fine?
 “No, Leah. Non piangere, ti prego.”

“Vedi qualche motivo per non farlo?
L’ho perso e non lo ritroverò mai più!”
“Lascia che a sua rabbia sbollisca e andrà tutto bene.
Credimi, andrà tutto bene.”
All’improvviso la porta del pullman si spalanca con un gran botto e qualcuno ci raggiunge nella zona relax nonostante le proteste della cicc…Delilah.
Ronnie Radke è in piedi con le braccia incrociate sul petto e un’espressione dura che passa da me a Jaime.
“Cosa le hai fatto?”
“Non mi ha fatto nulla, Ronnie, è stato…”
“Mike Fuentes, vero?
Un giorno rovinerò il suo bel faccino, deve smetterla di farti stare male!”
Poi il suo sguardo si fissa su Jaime.
“Tu cosa stavi facendo?”
“Cercavo di consolarla.”
Dice calmo lui.
“Dice la verità?”
Io annuisco.
“Sì, dice la verità.”
La voce di Delilah è decisa.
“Posso sapere chi è lei?”
“Sono Ronnie Radke.”
Risponde senza nemmeno guardarla in faccia.
“Andiamo, Leah. Penso che sia ora che tu torni al nostro pullman, grazie per averla aiutata.
“Di nulla, è mia amica.”
Ronnie sorride mentre io mi alzo.
“Felice di sentirlo, Leah ha bisogno di amici.”
Io saluto Jaime, Ronnie avvolge protettivo un braccio intono alle mie spalle e insieme usciamo dal tourbus dei Pierce The Veil. Mi sento un po’ meglio, fino a quando incontro lo sguardo di fuoco di Mike.
Abbasso lo sguardo per nascondere le lacrime.
Perché deve farmi questo?

 

Angolo di Layla.

Come vedete si è risolto quasi tutto per il meglio. Ronnie e Mike sono sempre a un passo dalla rissa, ma ce la fanno a trattenersi. Per ora.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio TheSkyUnderTheSea per la recensione.

 



Questa è la nuova Viviana.
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Capitolo 5
*** 4)I think we're doomed and now there is no way back ***


4)I think we're doomed and now there is no way back

 

Leah p.o.v.

 

Non pensavo che mi sarei mai trovata in una situazione del genere.
Mike e Ronnie si stanno squadrando con odio, sui loro lineamenti è incisa una gelida furia, la mano di Ronnie mi spinge dietro di lui come a proteggermi dal batterista dei Pierce The Veil.
“La smetti di trattarla di merda, piccolo sbruffone?
Le persone hanno dei sentimenti, sai?”
Mike ride sarcastico.
“Vallo a dire alla madre del ragazzo che hai ucciso.”
“Non ho ucciso nessuno, testa di cazzo.
Se non sai le cose non parlare, ero solo presente.”
“Ti hanno condannato lo stesso però, grand’uomo.”
“Arresti domiciliari, ma è stato dimostrato che non ero lì. Lo hanno fatto per le mie condanne per droga.”
“Ci sei finito lo stesso in carcere, comunque. Sei talmente coglione che non sai stare tra le persone normali senza dare di matto o picchiare le tue donne.”
“Sono stato assolto e tu non sei da meno, hai ferito anche tu qualcuno.”
“Dici la traditrice, accanto a te?”
“Sei solo uno stronzo cieco, sei talmente cieco che non vedresti il mare nemmeno se ce l’avessi davanti. Lei non è una traditrice e se ti sento ancora trattarla male ti spacco la faccia, ok?”
“Se prima non la spacchi a lei!”
“Basta Mike!”
Urlo fuori di me.
“Smettila di insultare Ronnie, lui mi tratta come un essere umano a differenza tua. Tu mi hai sempre considerata una specie di oggetto, qualcuno su cui sfogare le tue ansie e a cui raccontare i tuoi problemi senza ascoltare i miei problemi.
E adesso stai facendo lo stesso, scarichi la mia rabbia su di me senza ascoltarmi! Gli altri lo hanno fatto e mi hanno perdonato, solo tu no. Tu te ne stai lì come un cazzo di re in una torre di merda e giudichi e basta. Te ne sbatti delle spiegazioni e del fatto che siamo tutti umani e possiamo sbagliare. Per te questa cosa non esiste e io non ce la faccio più a sopportare questa cosa, se non ce la fai a trattarmi normalmente girarmi al largo!
Anzi, sparisci fino a che non sarai cresciuto, solo allora torna a parlarmi!”
“Per te questo tossico vale più della nostra amicizia?”
“Lo stai facendo di nuovo! Ronnie è pulito, pulito, cazzo!”
“Va bene! Fai come ti pare, te ne pentirai!”
“Sarai tu a pentirtene, Mike!”
Gli urlo prima di girare sui tacchi e andarmene, arrabbiata come non mai. Ronnie non mi segue e sento la sua voce arrabbiata levarsi contro Mike che risponde a tono. Ho la sensazione che tra poco finiranno a botte, ma non riesco a gestire loro e me, così corro al tourbus prima di scoppiare a piangere.
Apro la porta e incontro Jacky con in mano una bottiglietta d’acqua e l‘aria perplessa.
“Cosa è successo? Dov’è Ronnie?”
“Penso sia facendo a botte o sia molto vicino a farlo con Mike Fuentes al pullman dei Pierce The Veil.”
Jacky non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, è un ragazzo sveglio e corre subito in soccorso dell’amico, io invece mi ficco nel mio bunk e alterno il piangere al prendere a pugni il cuscino.
Sono ferita e arrabbiata per come mi ha trattata Mike, come se avessi compiuto chissà quale delitto o crimine e per il fatto che è l’unico che non vuole ascoltare le mie spiegazioni. Gli amici non si comportano così!
Sì, ammetto di avere sbagliato, ma mi sono anche scusata!
Per lui invece le mie scuse sono spazzatura, se non le avessi fatte sarebbe stato lo stesso, è un egoista di merda!
E poi con che diritto se la prende con Ronnie?
Lo so benissimo che non si limita a fumare sigarette, che se c’è dell’erba non si tira indietro e che spesso la va a comprare.
Lo so, come conosco tutti i suoi vizi, lui non ha il diritto di fare la morale a nessuno. È solo fortunato che la polizia non l’abbia mai beccato e che non abbia un carattere un po’ di merda come Ronnie.
Dopo non so quanto tempo sento la porta del bus aprirsi e le voci di Jacky e Ronnie.
“Perché cazzo me l’hai tolto dalle mani?
Lo stavo sistemando a dovere, gli stavo dando quello che si merita!”
“Esattamente per questa ragione, Ronnie!
Cazzo, con i precedenti che hai rischi grosso se a Fuentes sale il crimine e decide di denunciarti o qualche giornalista di merda viene a sapere della rissa.
Rischiamo che questo tour vada a puttane prima ancora che inizi!”
“Ha insultato Leah e ha insultato me senza sapere un cazzo, non poteva passarla liscia!”
“Lo so, ma non ne vale la pena!
Cazzo, pensaci! Se qualcuno lo viene a sapere rischi di scatenare una guerra tra i fan dei Pierce The Veil e quelli dei Falling in Reverse e non ne vale la pena per quel cazzaro.
Ti prego, Ronnie!”
“Io non ce lo faccio un tour con uno che insulta me e la mia ragazza!”
Io scendo dal mio bunk e mi piazzo davanti al mio ragazzo.
“Jacky ha ragione.”
Dico brusca.
“Lo stai difendendo?”
“No, penso solo che non valga la pena di mandare tutto a puttane per un immaturo di merda. Lascialo parlare, non sa quello che dice.”
“Non voglio più fare un tour con lui se non si scusa!”
Detto questo se ne va nel suo bunk e io guardo Jacky desolata.
“Merda, mi dispiace. Non volevo che si arrivasse a questo.”
“Non è colpa tua. È colpa di Fuentes che è troppo immaturo per accettare le scuse e il fatto che qualcuno possa sbagliare.”
“Sì, ma adesso non ci sarà più il tour! Hai sentito Ronnie!”
“Gli passerà.”
“ ‘Sti gran cazzi! Lo sai come è fatto, una volta che dice una cosa la mantiene e sono certa che Mike non si scuserà. Non è il tipo!”
Nervosa e arrabbiata scrivo a Jaime nella speranza che mi suggerisca una soluzione, ma tutto quello che mi dice è di venire al bus che ci sarà una riunione della band, Mike escluso.
“Cosa dice il tuo amico?”
“Che sono invitata a una riunione della band per risolvere questo casino.”
Rispondo giù di morale.
Il senso di colpa inizia a farsi sentire, se me ne fossi rimasta a casa non sarebbe successo nulla, ma curare i Falling in Reverse è il mio lavoro, quello per cui sono pagata. Non posso scappare questa volta, non sarebbe corretto.
“Jacky, per favore, passami una birra. Ho la testa che mi si spacca.”
“La birra non è il miglior rimedio al mal di testa.”
“Lo so, ma non so cosa fare. Sono… Oh, non lo so cosa sono, so solo che sto di merda.”
Lui mi batte una mano sulla schiena comprensivo, io finisco la birra e penso che faccio più danni della tempesta.

 

Alla fine busso al bus dei Pierce The Veil, Vic mi apre con uno sguardo dispiaciuto.
“Mi dispiace per tutto quello che ti ha detto mio fratello e per la rissa.”
“Grazie Vic, ma è colpa mia. Ho fatto un casino e adesso ne paghiamo tutti le conseguenze. Ronnie vuole mollare il tour.”
“Merda.”
Impreca a bassa voce, mentre raggiungiamo la zona relax.
Sono tutti lì, tranne Mike e la sua zoccola.
“Dove sono?”
Chiedo piatta.
“Alysha è da qualche parte a fare shopping, Mike è a bere. Era abbastanza incazzato, ti risparmio quello che ha detto sul tuo conto.”
Mi risponde Liz.
“Non ce n’è bisogno, me lo immagino benissimo. Che sarò una puttana traditrice che preferisce un tossico manesco come Ronnie a brava gente come voi.”
“Più o meno.”
“Conosco quella testa di cazzo.”
Mi siedo e mi prendo la testa tra e mani.
“Che cosa si fa?”
“Cosa dice Ronnie?”
“Che vuole mollare il tour e, credimi, lo farà se Mike non si scuserà.”
“Merda! E se gli facessimo noi delle scuse al suo posto?”
“Non so se le accetterà, credo voglia proprio quelle di Mike perché è lui che lo ha trattato di merda, non voi. Non potreste provare a parlargli?”
“Se torna ubriaco non ci ascolterà e ci sono delle buone probabilità che succeda.”
Mi dice Vic sconsolato.
“Vic, forse puoi provarci lo stesso a parlare a Ronnie.”
Tutti guardiamo Sofia.
“Che ho detto di male?
A quanto pare la questione non può essere risolta sul breve tempo, magari tra un paio di giorni Mike si scuserà, ma non ora. Noi vogliamo che questo tour si faccia e non ci rimane altro che far scusare Vic o tutta la band.”
“Sofia ha ragione.”
Vic si alza.
“Questa è l’unica possibilità che abbiamo. Leah, potresti accompagnarmi al bus?”
“Sì, certo. Scusatemi ancora, ragazzi.”
Scendiamo insieme e Vic è piuttosto silenzioso.
“Leah, tu ami ancora mio fratello, non è vero?”
“Sì, purtroppo lo amo ancora.”
“Alysha non ti piace.”
“Ha distrutto i miei sogni, come fa a piacermi?”
“Capisco. Con Ronnie è una cosa seria?”
“Non so, non credo.
Da quando c’è Michael lui sembra essersi attaccato di più a me, ma non so perché. Se perché ha iniziato a provare qualcosa di più profondo per me o perché c’è un rivale attorno.”
Vic non dice nulla, io apro a porta del pullman. Ryan, Derek e Jacky stanno giocando a carte.
“Dov’è Ronnie?”
“Nel suo bunk.”
“Sobrio?”
Annuiscono tutti, io mi avvio verso la zona notte e busso al bunk del mio ragazzo.
“Chi è?”
“Sono Leah.”
Lui apre la tenda.
“Stai bene?”
“Sto, tu?”
“Incazzato.”
“Ascolta, di là c’è una persona che ti vuole parlare, potresti venire un attimo?”
Lui annuisce e scende dal bunk, per poi seguirmi abbastanza docilmente verso la zona relax, sembra abbastanza stupito di vedere Vic.
“Come mai sei qui?”
Gli chiede piuttosto bruscamente.
“Sono venuto qui a scusarmi per quello che ha fatto mio fratello.”
“Sono molto colpito dal tuo gesto, ma non sei il Fuentes ce volevo vedere.”
“Lo so, ci stiamo lavorando.
Intanto, ti prego di accettare le mie scuse e di esibirti stasera.”
Ronnie non dice nulla per un tempo fin troppo lungo, tanto che inizio a preoccuparmi e Vic inizia a sentirsi a disagio.
“Forse è meglio che me ne vada e annunci a tutti che stasera non ci sarà nessun concerto.”
“No.”
Vic lo guarda incredulo.
“Non sei Mike Fuentes, ma accetto le tue scuse. Ovviamente aspetto anche le sue, ma per ora mi accontento.
Digli di girare al largo da me e da Leah fino a che non gli è cresciuto un paio di palle.”
Vic annuisce.
“Glielo dirò, magari non adesso.”
“Cos’è? Il signorino è corso a bere?”
Il mio amico spalanca gli occhi e lo guarda sconvolto.
“Come fai a saperlo?”
È così che si comportano le persone come Mike Fuentes, ho conosciuto un bel po’ di persone come lui.”
“Ah, okay.
Beh, ci vediamo stasera sul palco.”
Il leader dei Pierce The Veil scappa via in modo precipitoso dal mio pullman, Ronnie ghigna e oio lo guardo senza capire.
È un bravo ragazzo, Vic.
Peccato che Mike non gli somigli almeno un po’”
“Gli somiglia, solo che non vuole farlo vedere.”
Lui scuote la testa e si unisce alla partita dei ragazzi, io mi sdraio sul divano con la speranza di farmi un sonnellino, perché la mia testa si sta spaccando. Tutte queste emozioni mi hanno fatto venire il mal di testa.
Com’è complicato fare il medico delle rockstar!
Quasi quasi è meglio fare il medico di quartiere.

 

Il mio pisolino dura fino all’ora di cena e cancella il mio mal di testa.
Tanto per cambiare i ragazzi stanno cucinando una pizza, ma visto che io l’ho mangiata sia ieri che l’altro ieri e il giorno prima ancora sono un po’ stanca.
Ok, amo la pizza, ma c’è un limite anche all’amore per  questo meraviglioso cibo.
“Ragazzi, io esco a mangiare. Non vi offendete, vero?”
Mi guardano tutti come se fossi un’aliena.
“Ma sei sicura?
C’è la pizza!”
“Lo so, ma ho voglia di qualcosa di diverso.”
“Ci sarai al concerto, vero?”
“Certo. Non vi preoccupate.”
Esco dal pullman e mi addentro in quel casino che è il Warped Tour, individuo dove si mangia e scarto a priori la pizza, mangiare un hamburger o un hotdog mi tenta, ma alla fine scelgo il messicano. Prendo un burrito e una coca e mi siedo in un angolo a mangiare.
Ovviamente ho preso messicano perché mi mancano i Pierce The Veil e questo burrito mi ricorda tutti quelli che ci siamo mangiati insieme in anni di tour.
Quelli sì che erano anni belli, spero che quella Delilah non li sprechi e tratti bene i miei ragazzi, vorrei almeno visionare il suo curriculum, ma non ho alcun diritto di farlo. Io ho lasciato la band e io ne devo prendere la responsabilità.
Finito di mangiare butto gli avanzi nella spazzatura da brava ragazza e mi avvio verso il mio pullman quando la mia attenzione viene attirata da qualcosa, anzi da qualcuno precisamente.
Mike arranca faticosamente verso il suo bus con passo strascicato, è completamente ubriaco, cazzo!
“Mike!”
Lo chiamo, ma lui fa finta di non sentire.
Oh, dannato orgoglio da messicano!
Mi avvicino a lui e faccio passare un mio braccio attorno alla sua vita, ma lui non si appoggia a me.
“Mike, cazzo! Piantala di fare l’orgoglioso!
Sei ubriaco da fare schifo, lo so che mi odi, ma accetta il mio aiuto, mi sembra che sia l’unica a volerti dare una mano.”
“Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno, ce la faccio benissimo a camminare a solo.”
Borbotta biascicando le parole, cosa cazzo si è bevuto?
Una botte di birra?
Il suo alito è pungente, più o meno come la sua stupidità, così lo lascio andare e lui cade immediatamente per terra. Io gli tendo una mano.
“Adesso pensi ancora di non avere bisogno di nessuno?”
Rimane sdraiato a terra per la bellezza di cinque minuti prima di accettare, riluttante, la mia mano.
Lo aiuto a tirarsi in piedi e questa volta si appoggia a me.
“Grazie.”
“Prego.”
“Perché sei arrabbiato con me, Mike?
Ho sbagliato a scappare a quel modo, ma mi sono scusata. Ci sto provando a farmi perdonare, non voglio perdere i miei amici.”
“Perché stai con quello e dovresti stare con noi.”
“Io… Avevo bisogno di cambiare aria, ma l’ho fatto nel modo sbagliato e Ronnie non è cattivo come sembra. Giuro.”
“Lo è, ti ha portata via da me.”
“Cosa?”
“Tu mi piaci, Leah. Tu e non quell’Alysha, ma so che una nobildonna come te non vorrebbe mai un povero messicano come me.”
“Come fai a saperlo?”
Gli dico spaventata, nessuno sa delle mie vere origini!
“Una volta ha chiamato tua madre al tuo cellulare e ho risposto io per dirle che ti stavi facendo una doccia e che l’avresti richiamata.
Beh, lady Lancaster mi ha accusato di stare rovinando la più piccola delle sue figlie con le mie abitudini da rockstar debosciata.”
Oh, cazzo!
“Me la sono dovuta fare passare, ma tu non avevi nessun diritto di andartene!”
Il suo delirio finisce quando arriviamo al pullman dei Pierce The Veil, Tony lo prende in consegna e Viviana si mette subito al lavoro per preparare quella sua pozione quasi magica che fa riprendere dalle sbornie.
“Vic.”
Sussurro scioccata.
“Vic, per l’amore della Santa Muerte, vieni qui.”
Lui si avvicina a me, preoccupato.
“Cosa succede, Leah?”
“Mike mi ha detto delle… cose quando era ubriaco.”
“Oh, cazzo. Cosa?”
“Ha detto che sono io a piacergli e non Alysha ed è così arrabbiato con me perché sto con Ronnie e non con lui. Ha detto che non si mai fatto avanti perché un giorno ha risposto a una chiamata di mia madre e lei gli ha detto che sono nobile e che pensa di non essere adatto a me.
È questo che intendevi dire quando hai detto che forse non mi avrebbe rifiutato come credevo?”
Lui annuisce piano, credo che non gli piaccia tradire i segreti del fratello, ma che non abbia scelta in questo momento.
Io sono sconvolta, guardo Mike affidato alle cure dei suoi amici e poi l’orologio.
“Devo tornare dai Falling in Reverse.”
Prendo le mani di Vic tra le mie.
“Vic, prenditi cura di lui.”
“Lo farò e tu prenditi cura di te e pensa a quello che ti ha detto Mike, forse non è più giusto stare con Ronnie Radke per dimenticare lui.”
Io annuisco e corro via.
Mi sento sconvolta e in preda a un tumulto interiore che non passerà inosservato a Ronnie, forse è davvero ora di decidere cosa vogliamo fare della nostra relazione.
Arrivo al mio pullman giusto in tempo per vedere la and scendere.
“Scusate il ritardo, ma ho incontrato una persona.”
Ansimo, appoggiando le mani ai gomiti, lo sguardo del leader dei Falling in Reverse mi trapassa come una lama nera.
“Oh, non c’è problema.”
Interviene rapido Jacky, avendo intuito che c’è qualcosa che non va tra me e il suo amico, ma quando Ronnie mi passa accanto mi sussurra: “Io e te dopo dobbiamo parare.”
Ecco una delle frasi che non falliscono mai ne creare ansia.
Come faccio a dirgli tutto?
E cosa mi dirà lui?
Ecco, non mi godrò affatto il concerto, ma una bella serata a base di ansia.
Ho già i crampi.

Angolo di Layla

Ta-da! La birra fa miracoli, ma come reagirà Mike da sobrio?

Ta-ta-ta. Altra comunicazione: da settimana prossima inizio a postare il seguito alternativo a Free at last, incentrato sulle sorelle Ortega.

Ringrazio TheSkyUnderTheSea per la recensione e spero ti piaccia. 

 

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Capitolo 6
*** 5)Feelings like this they need a home ***


5)Feelings like this they need a home

 
Leah p.o.v.

 
I concerti di solito mi piacciono, è per questo che ho scelto di fare il medico per musicisti e non un comune medico generico, ma questa sera è diverso.
Oggi so che dopo il concerto dovrò parlare a Ronnie e sarà una conversazione di quelle non facili, spinosa, direi.
Non è facile dire al tuo ragazzo – se così si può definire Ronnie – che Mike mi ha detto che gli piaccio e che la cosa è ricambiata.
Oh, non è per niente facile!
in ogni caso mi metto nel mio angolo del backstage dove ci sono anche Sofia, Viviana –che sta fotografando come una matta – e Delilah. Asia e Liz sono alle loro bancarelle.
Sia Sofia che Delilah notano il mio nervosismo.
“Tutto bene?”
Mi chiede Sofia.
“Oh, sì. Perché?”
“Sei tesa come una corda di violino.”
“Oh, sapete, è la performance. Cioè il concerto, sono un po’ preoccupata per tutto quello che è successo.”
Delilah mi lancia un’occhiata scettica, in quanto alla ragazza dai capelli azzurri mi guarda e scuote la testa. Mi conosce abbastanza da non essersela bevuta nemmeno per un secondo.
La prima band che si esibisce sono i Pierce The Veil e devo dire che sono stati davvero bravi – non che la cosa mi stupisca, so che una bomba live – e come ogni volta Vic fa salire sul palco una fan e le dedica “Hold on till may.”
È bello vedere le lacrime di queste ragazze che vedono il loro sogno realizzato, ti fa salire un po’di speranza nei miracoli.
Mike – nonostante la quantità spropositata di alcool ingerita poche ore prima – suona perfettamente, senza commettere un errore, sobrio come un prete. Inizio a credere che il preparato di Viviana sia una pozione magica e che lei sia la cugina messicana della Signora di Avalon.
Una volta che i Pierce The Veil finiscono salgono sul palco i Falling in Reverse e devo dire che ammiro il comportamento di Ronnie: calmo e ironico come al solito.
Non si direbbe che questo pomeriggio si è preso a pugni con Mike e che ha minacciato di far saltare concerto e tour: è un buon professionista.
Qualcosa di familiare mi artiglia lo stomaco: ansia.
Trascinata dalla musica mi ero completamente dimenticata della mia futura discussione con il signor Radke. Come cazzo reagirà?
Vorrà prendere di nuovo a pugni Mike?
E Mike si ricorderà di avermi detto tutto o la magia di Vivi avrà cancellato tutti i ricordi?
Delilah si allontana per andare un attimo ai ragazzi e io rimango da sola con Sofia.
“Allora, cosa c’è che non va?”
“Mike da ubriaco mi ha confessato che gli piaccio, ma che non si fa avanti perché sono nobile di nascita e io devo dirlo a Ronnie.”
Sputo tutto d’un fiato, come se stessi buttando fuori qualcosa di velenoso.
“Tu sei nobile?”
“Esattamente. Lady Leah Marie Eulalie Lancaster, per servirla.”
“E piaci a Mike?”
“Così parrebbe.”
“ ‘Azzo, poca roba da dire a Ronnie! Qui si rischia la rissa!
Tu ami ancora Mike, vero?”
“Sì, purtroppo. Ho il vago sospetto che Ronnie non me la renderà facile perché ho l’impressione che i sentimenti da parte sua siano cambiati. Che dalle sole scopate iniziali siamo passati a qualcos’altro che non so definire.”
“Ok, i suoi sentimenti sono cambiati e i tuoi?”
“Non lo so.”
Ammetto sinceramente.
“Mi ha aiutato molto durante quest’anno e credo che siamo diventati amici, buoni amici, ma non so se c’è qualcosa di più.”
Mi fermo un attimo.
“Nella mia testa…”
Ansimo.
“Nella mia testa c’è sempre Mike e le immagini di quando bacia quella vacca e fa male. Continua a fare male, tanto da pensare che forse non vale la pena rincorrere una persona che è andata avanti senza di te.”
Sofia rimane in silenzio.
"Forse per avere l’amore che sogniamo dobbiamo soffrire a lungo, senza mai perdere la speranza che le cose cambieranno prima o poi.”
“Non voglio arrivare a tentare il suicidio per lui.”
“E non devi. Parla con Ronnie, adesso io devo andare.”
Mi fa cenno e noto che Tony ci sta osservando da un po’, in attesa della sua ragazza.
“Sì, ciao.”
Rimango da sola ad ascoltare la fine del concerto dei Falling in Reverse, quando finalmente tornano dietro le quinte sono sudati e sorridenti, tranne Ronnie.
Oh, no! Lui è mortalmente serio, non si è scordato nemmeno un attimo che mi doveva parlare.
Vanno a farsi una doccia e venti minuti dopo un Ronnie con i capelli bagnati fa la sua comparsa.
“Gli altri sono a una festa, io e te abbiamo un discorso in sospeso, se non mi sbaglio.”
“No, non ti sbagli. Possiamo affrontarlo sul pullman? Lontano da orecchie indiscrete?”
Lui annuisce.
“Papa-paparazzi.”
“Non cantare Lady Gaga, non mi piace.”
Lui ride sarcastico, si diverte a irritarmi.
Camminiamo verso il pullman, io qualche passo dietro di lui che ogni tanto si ferma per un autografo o una foto con qualche fan. Alla fine arriviamo e lui si chiude la porta alle spalle.
“Forza, dimmi tutto.”
“Ronnie, non è meglio…”
“No, Leah. Lo sai che odio le bugie, vuota il sacco.
Dopo cena è successo qualcosa.”
Io deglutisco.
“Ho incontrato Mike, ubriaco.”
“E?”
“L’ho accompagnato al suo bus, anche se all’inizio non voleva. Quando è caduto per terra perché le sue gambe non lo reggevano ha deciso di accettare il mio aiuto.”
“E?”
“Niente!”
Lui stringe gli occhi.
“Le bugie, Leah, le bugie non mi piacciono.”
“Beh, mi ha parlato.”
“E cosa ti ha detto?”
Io abbasso gli occhi e la testa lasciando che il mio ciuffo bianco copra il mio volto.
“Che gli piaccio, ma che non si fa avanti perché sono di origine nobile e le regine non stanno con i plebei.”
“Sei nobile?”
“Sì.”
“Perché non me l’hai mai detto?”
“Perché non definisce chi sono! Non ho scelto io di esserlo e, se vuoi saperlo, odio essere una lady, anche se ho abilmente scantonato le responsabilità del mio ruolo fino ad ora.”
“E tu lo ami?”
“Io… Sì.”
“E se ti dicessi che mi sono innamorato di te?”
Con questa frase enigmatica lascia il pullman per raggiungere gli altri alla festa.
Stava dicendo sul serio o era solo una provocazione delle sue?
Mi siedo sul divano e senza dire una parola mi attacco a una bottiglia di whisky.
Stasera la dottoressa si prende una serata di ferie.

 
Le mie ferie non durano molto, in un punto imprecisato della notte qualcuno mi sveglia e mi obbliga a bere un po’ di acqua. A causa del buio non vedo bene chi sia.
“Ronnie, sei tu?”
Chiedo con voce debole.
“No.”
Riconosco la voce vellutata di Vic Fuentes.
“Vic! Cosa ci fai qui?”
“Ho visto Ronnie alla festa e non ho visto te. Mi sono preoccupato ed eccomi qui, quanto cazzo hai bevuto?”
“Troppo, immagino.”
Lui mi fa bere un paio di aspirine.
“Domani ti eviteranno un gran bel mal di testa, dottoressa.
Si può sapere cosa ti succede?”
“Perché deve essermi successo qualcosa.”
“Tu non sei la ragazza che beve in solitaria per dimenticare, un anno non può averti cambiato così tanto.”
Io sospiro.
“Lo sai già.”
“So solo una parte. Non mi è sfuggito che tu e Ronnie vi siete allontanati a un certo punto e ora ti ritrovo così. Ti ha picchiata?”
“No, scemo. Vedi qualche livido?”
Lui mi osserva con attenzione fino a imbarazzarmi.
“No. Allora cosa ti ha detto?”
“Vic, ti prego.”
“Leah, se ti tratta male devo saperlo.”
Io scuoto la testa.
“Non mi tratta male, vi preoccupate tutti troppo per questa cosa, pensi che non sia capace di badare a me stessa?”
“So che sei in grado di farlo, ma so anche che in questo momento tu sei debole e più facile da ferire.”
“Ti ringrazio per preoccuparti per me, Vic. Io non lo merito, Mike ha ragione.”
“Sh! Tu sei mia amica, è normale che io mi preoccupi per te.”
Una lacrima solca la mia guancia, poi abbasso subito la testa lasciando che il ciuffo bianco mi copra il volto, lui mi abbraccia.
Io scoppio di nuovo a piangere.
“Era per questo che mi sono messa a bere da sola, se fossi rimasta lucida avrei pianto di sicuro.”
“Cosa è successo, Leah?
Sono seriamente preoccupato.”
“Ronnie mi ha detto una cosa del tipo: “E se ti dicessi che anche io sono innamorato di te?”.”
Altre lacrime bagnano la maglietta di quel sant’uomo di Vic.
“Come si sta comportando?”
“Chi?”
“Tutti e due.”
“Mike è a letto perché nemmeno lui riuscirebbe a sopravvivere a due sbronze in un giorno, Alysha sta limonando duro con il tecnico di Mike.”
“Nicholas?”
“Lui. In quanto a Ronnie sta bevendo in un angolo da solo, allontana tutte le ragazze che ci provano e sembra… Non so, incazzato, scazzato. Si vede che ha qualcosa che non va e vuole avere nessuno attorno.”
Io mi metto le mani davanti al volto.
“Sto rovinando questo tour!”
Lui scuote la testa e mi accarezza i capelli, tentando di calmarmi: la mia isteria aumenta di minuto in minuto.
“No, stai mettendo ordine nella tua vita.
Stai affrontando le cose, ti stai comportando da donna matura.
Pensavi che sarebbe andata avanti all’infinito così?
Scappare da noi, da quello che provi e chiuderti in una bolla fasulla con Radke, senza sapere cosa provi per lui?”
“No, non sarebbe potuta andare avanti per sempre, ma fa un male cane.”
“La vita è dolore, è anche dolore. Non puoi …”
“Lo so che non posso eliminare il dolore!”
Lo interrompo aspa.
“Pensi che per me siano stati anni facili quelli in cui vi ho fatto da medico?
Vedere ogni giorno la persona che ami trattarti da amica o da confessore, a seconda delle occasioni?
Vedere Mike farsi troie di ogni tipo e guardarmi allo specchio e non vedermi mai abbastanza.
Odiare ogni singolo particolare del mio corpo: dai miei occhi scuri, alla mia pelle cadaverica e ai miei capelli assurdi.
L’insonnia mi ha consumato per anni, perché le voci urlavano nella mia testa che non ero abbastanza e non ero adatta a nessuno dei due mondi in cui ho vissuto.
Troppo ribelle e indipendente per essere una nobile schiava dell’etichetta e troppo poco figa o con le palle per far parte del mondo delle rockstar che ammiravo sui poster della mia camera.”
Mi fermo un attimo.
“Pensavo davvero di avere trovato una specie di casa in questo anno, sul serio, Vic.
Ho pensato che un po’ di vita anestetizzata avrebbe potuto aiutarmi, perché c’è un limite anche al dolore che si può provare e io l’avevo raggiunto.
Quando ho visto la foto di Mike e Alysha un anno fa mi sono sentita soffocare e ho capito che non ce l’avrei fatto a fare un altro tour con voi, anche se non era nei miei piani abbandonarvi.
Poi sai quello che è successo e hai ragione, non poteva durare per sempre.
Ora non so cosa fare, sento il mio mondo sgretolarsi e non è bello.”
Scoppio di nuovo a piangere.
“Non… Non sai chi scegliere?”
“No.
Mike è quello che amo, ma che mi ha fatto soffrire e che mi respingerebbe.
Ronnie mi è stato accanto in tutto questo anno.”
“Non puoi iniziare una relazione con lui su questi presupposti e non è detto che mio fratello ti respinga.”
“Io non lo so. Io non so… niente.”
Mi tolgo le mani dalla faccia e lascio penzolare le mie braccia inerti lungo il corpo.
“Leah, vai a letto.
Sei troppo stressata.”
Mi lascio mettere a letto dalle mani delicati di Vic, ci auguriamo la buonanotte e – non appena se ne è andata – cado in un sonno senza sogni.

 
Durante la notte sento dei rumori, come se qualcuno fosse entrato maldestramente nel bus e non sapesse nemmeno la disposizione degli oggetti.
Un po’ spaventata prendo una delle mie collane a forma di crocifisso, una che nasconde un piccolo segreto: la parte sotto l’incrocio dei bracci della croce si può togliere ed è un affilato coltello.
È un cimelio di famiglia che mi ha regalato mia nonna.
Cammino con attenzione ed esco dalla zona dei bunk per trovare che la fonte del rumore è un Ronnie ubriaco.
“Woah! Non ho cattive intenzioni giuro!”
Dice alzando entrambe le mani, io abbasso la mano con ci sto tenendo il coltello e mi siedo vicino a lui.
“Cosa ci faceva qui Vic Fuentes?”
“Mi stava consolando.”
“Sì, certo.”
Io sospiro.
“Senti, non c’è niente tra me e lui. Siamo solo amici e mi conosce da tanti anni, non mi ha visto alla festa e si è preoccupato. Tutto qui.”
“Cos’è? Teme che ti picchi?
Non è che magari anche lui è innamorato di te?”
“No. È già dura sapere che si è formato questa specie di triangolo, non voglio quadrati.”
Lui rimane in silenzio fin troppo a lungo, probabilmente non mi crede. Forse pensa che come non gli ho detto di Mike e delle mie origini, non gli ho detto anche qualcosa su Vic.
“Senti, ama Liz. Li ho persino aiutati a mettersi insieme, incoraggiando lei. Non ti nascondo nulla, non lo amo e lui non mi ama.”
Lui rimane ancora in silenzio.
“Ok, non mi credi.
Va bene, lo accetto.
Venire qui è stato uno sbaglio, sto solo incasinando tutto. Domani darò le mie dimissioni, sono certa che avranno un dottore di riserva da assegnarvi.”
Mi alzo dal divano, ma la sua mano si chiude sul mio polso.
“Ti prego, non te ne andare.
Sei l‘unica che mi tratta da essere umano e non mi fa pesare i miei guai con la giustizia e le voci che mi danno come uno che picchia le donne.
Ti credo.
Per favore, resta.”
Sento gli occhi inumidirsi leggermente e la mia voce incrinarsi un po’.
“Va bene, Ronnie.
Adesso ti porto un paio di aspirine per evitare un po’ di postumi domani e poi si va a letto.”
“Dormi con me?”
“Io… ok. Va bene.”
Vado nel minuscolo bagno e trovo la porta mezza occupata da Derek ubriaco, che quel cazzone non ce l’ha fatta a tornare a letto. Noto anche il macello che ha fatto, domani dovrò pulire.
Reprimendo la tentazione di prenderlo a calci, prendo le aspirine dall’armadietto e le do a Ronnie, lui le ingolla diligentemente e poi tenta di alzarsi. Ricade subito dopo sul divano a gambe larghe rischiando di sfasciare il tavolino.
Nella mia ricerca metterò che è indicata una discreta dose di pazienza per non picchiare omoni più grandi di e di forza fisica per sostenerli quando sono ubriachi marci. Metterò anche che è consigliata un’infarinatura sui lavori domestici base, tipo pulire il bagno quando il più collassato di tutti non riesce a raggiungere in tempo il cesso, si vomita addosso e poi rimane lì a dormire.
Sì, insomma dirò che è necessario essere un misto tra un medico, un’infermiera e una tata.
Arriviamo davanti al letto di Ronnie e lui si toglie subito scarpe, calzini e pantaloni.
“Forza, vieni.”
Batte la mano sul materasso, io appoggio il mio crocifisso-pugnale su una specie di comodino.
“Sei una donna pericolosa. Cosa ci fai in giro con quell’aggeggio?”
“Lo uso come ornamento per la maggior parte del tempo e come arma quando qualcuno non sta al suo posto. Una ragazza deve sapersi difendere, girano certi tipacci.”
“Sembra antico.”
È del diciassettesimo secolo, fa parte dei gingilli di famiglia. Me l’ha regalato mia nonna quando ho compiuto quattordici anni, nessuno sa che è anche un pugnale.
Forse se l’avessero saputo non avrebbero dormito sogni così tranquilli.”
“Ehi, Lizzie Borden! Certo che anche tua nonna!
Regalare un pugnale a una ragazzina, per fortuna non ti ha regalato una pistola!”
“Quella me l’ha regalata per il mio diciottesimo, infatti.
Un revolver da borsetta del diciannovesimo secolo, lungo dieci centimetri, letale come un cobra.
So sparare, per la cronaca.
Me l’ha insegnato mia nonna, ha fatto la resistenza in Francia.
Cristo, quella donna è incredibile!
Anche da vecchia aveva una mira da spaccare il culo ai passeri, letteralmente. Sarebbe riuscito a centrare un bersaglio così piccolo in movimento.”
“Ricordami di non farti arrabbiare, non voglio essere assassinato da uno dei tuoi cimeli di famiglia.”
Mi dice con la voce impastata, due secondi dopo si addormenta.
Io guardo per un attimo il pugnale.
Nonna, mi manchi.
Nonna, giuro che tornerò a trovarti di persona.
Nonna, saresti orgogliosa di me se mi vedessi adesso?
Sono diventata la donna orgogliosa e forte che volevi che diventassi?
Poco dopo mi addormento anche io, pensando a una vecchia e a una bambina che sparavano a dei barattoli e alle bottiglie di Porto, come se fossero straccione, quando avevano secoli di nobiltà nelle vene.
È un bel ricordo.

Angolo di Layla.

Recensite, per favore.

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Capitolo 7
*** 6)What a mess, what a mystery we've made of love and other simple things. ***


6)What a mess, what a mystery we've made of love and other simple things.


Leah p.o.v.

 
La prossima volta devo ricordarmi di tirare meglio le tendine del bunk.
Sono sveglia a un’ora antelucana – rintronata come non mai – perché né io né Ronnie abbiamo tirato bene la tendina del suo bunk.
La luce – giustamente – colpisce solo me e decido di alzarmi. Grazie alle cure di Vic non ho mal di testa, quell’uomo è un medico mancato, ma sono felice che abbia dedicato la sua vita alla musica: è un altro modo per salvare la vita alle persone.
Se io non avessi scoperto certe bands a quest’ora sarei chiusa in una prigione dorata in Inghilterra e l’oro non addolcisce certo la prigionia. Quelle sono palle materialiste, inventate da chi nella vita è gretto abbastanza da accontentarsi e bramare solo i soldi.
Non dico che non siano importanti, ma non sono tutto nella vita.
Oggi si vive nell’illusione che il denaro possa comprare tutto, anche l’amore, ma è tutto falso. Nessuna somma può comprare un abbraccio davvero sentito, un bacio dolce se ti giù, serate passate con gli amici a cazzeggiare senza uno scopo, una mano che si tende verso di te quando hai bisogno, un incoraggiamento quando il mondo ti fa troppa paura.
Strascicando i piedi arrivo in cucina e scopro che non sono l’unica che questa mattina si è svegliata presto: Asia sta fissando la sua tazza di caffé, i capelli verdi ritti in testa.
“Buongiorno.”
“Oh, buongiorno, Leah!”
Mi rispondo allegra, ma so riconoscere le note false nelle voci della gente.
“Asia, tutto bene?”
Le chiedo mentre mi preparo un caffè.
“Sì, perché?”
“Hai la faccia di una che non mi sembra felice.”
Lei sospira e si decide a ingollare un sorso dalla sua tazza.
“Cazzo, è freddo.”
Alzo un sopracciglio, non è da Asia fare raffreddare un caffè, lei lo ama bollente.
“Asia, cosa c’è?”
“Ecco, alla festa, ieri, sono successe delle cose.”
“Del tipo.”
“Ho bevuto un po’ e ha bevuto un po’anche Jacky.”
“E?”
Non è da lei estrarle le parole con le pinze.
“Abbiamo fatto sesso in uno dei bunk dei Pierce The Veil.”
“Oh!
E poi?”
“Poi cosa?”
“Poi cosa è successo?
Stamattina ti ha detto qualcosa?”
Lei diventa rossa come un pomodoro.
“Ecco, a dire la verità, sono scappata prima che si svegliasse. Non avrei sopportato che mi dicesse che per lui ero solo una sveltina.”
“Ma se non fosse così non lo saprai mai.”
Bevo un altro sorso di caffè, mentre lei rovescia nel lavandino la brodaglia marrone e se ne rifà un altro.
“Mi stai dicendo tra le righe che dovrei parlargli?”
“Sì, sarebbe meglio.”
“Beh, non offenderti, ma da te suona uno strano consiglio.”
“Lo so. Io sono scappata e ho sbagliato e ne sto pagando le conseguenze, non voglio che tu faccia il mio stesso errore.”
Lei non dice nulla.
“Tu e Ronnie avete fatto qualcosa?”
“No, solo parlato. Era troppo ubriaco.”
“Leah, non sono l’unica che non sta bene. Cosa ti è successo?
"In vino veritas Mike si è fatto sfuggire che gli piaccio, Ronnie mi ha obbligato a raccontarglielo perché odia le bugie e lui mi ha fatto capire che forse mi ama anche lui.”
“Cazzo!”
“Amen, sorella.”
Dico alzando la tazza.
“E tu?”
“Sono nei casini più totali o forse semplicemente non ho le palle per seguire il mio cuore e scegliere la strada più difficile, quella più irta di ostacoli.”
Lei fa per dire qualcosa, ma sentiamo del baccano proveniente da fuori e usciamo a vedere cosa stai succedendo. Si sente una voce di donna acuta e fastidiosa e la voce di un uomo fuori dalla divina grazia. Apriamo la porta e ci troviamo davanti a una scena quanto meno bizzarra: Mike sta tenendo Alysha sospesa sui gradini del tourbus, sotto gli altri, Nicholas e Jacky sono schierati come la più assurda delle guardie d’onore.
Ci avviciniamo per capire meglio.
“Stai zitta, troia! Ti ho vista!
Ti sei scopata Nicholas!”
Urla Mike, lei si contorce.
È stato un errore, non volevo, ero ubriaca!”
“Sì, tutte palle! Lo so che non è la prima volta che te lo scopi, ma ho deciso che ti meritavi una seconda possibilità.
Beh, amore, te la sei bruciata!”
“No, no!”
“Sì, sì! Adesso prendi le tue cose e te ne vai.”
La butta a terra senza tante cerimonie e prima che lei si sia rialzata le atterrano accanto le sue valigie.
“Mi sono permesso di farle al tuo posto e adesso fuori dal cazzo!”
Torna dentro al bus e con lui spariscono anche gli altri, tranne Nicholas che fila verso il pullman dei tecnici e Jacky che si avvicina a noi.
Asia, accanto a me, trattiene il respiro, ma non è il chitarrista che ci raggiunge per primo bensì la bambola bionda.
“Lo so che te lo vuoi prendere, Mortisia!
Ma lui non sarà mai tuo perché non sa cosa farsene di un cesso disgustoso come te!”
Dicono che le azioni parlino meglio delle parole, quindi credo che il pugno che le rifilo in pieno volto esprima a pieno il mio odio verso di lei. Lei barcolla e sta per avvicinarsi di nuovo per fare a botte, ma una voce velata di ironia la ferma.
“Non lo farei, se fossi in te, questa ragazza viaggia armata!”
Dice Ronnie occhieggiando il mio crocifisso, Alysha gli lancia un sguardo carico d’odio.
“La tua puttana.”
Indica me.
“Non ti è fedele, basta che ti giri un attimo e la ritroverai con il cazzetto moscio di Mike in bocca.”
Estraggo di nuovo il mio pugnale e glielo punto esattamente a metà tra un occhio e l’altro.
“Ascoltami bene, piccola Barbie senza cervello, perché io non amo ripetere i concetti, soprattutto ai decerebrati come te. Adesso ti metti addosso un vestito, prendi la tua merda, chiami un taxi e fili via. Per sempre.
Se ti rivedo qui intorno ti pianto questo dritto nel cervello di plastica che i ritrovi, sono stata chiara?”
Lei annuisce spaventata, deglutisce un paio di volte e poi se ne va.
“Whoa!”
Esclamano insieme Jacky e Asia, Ronnie ride.
“Ve l’avevo detto che era armata!”
“Tu come l’hai scoperto?”
Boccheggia la ragazza dai capelli verdi, mentre mi guarda reinfilare il pugnale nella sua particolarissima elsa.
“Stanotte. Pensava ci fosse un ladro nel bus, ma ero solo io ubriaco e lei me l’ha puntato contro.”
“Credo sia meglio entrare a fare colazione.”
“Saggia idea, Jacky.”
Io mi avvio e lascio i due piccioncini indietro volutamente.
“Dobbiamo parlare.”
Sento Jacky dire ad Asia.
“Va bene. Dopo colazione.”
Entro ridacchiando.

 

Dopo colazione Jacky e Asia spariscono e rimaniamo io e Ronnie da soli.
“E così ti sei ricordato di tutto quello che ti avevo detto.”
“Sì. Pensavo non ti piacesse la tua famiglia.”
“Non mi piace, infatti, ma mia nonna è una persona davvero speciale.
È l’unica che mi abbia mai capita e mi ha incoraggiata a essere me stessa e a viere la vita che volevo, anche a costo di andare contro la mia famiglia e le regole stupide dell’aristocrazia.
Secondo lei una donna doveva essere forte e indipendente. Una volta mi ha detto che fin da quando sono nata ha capito che ero speciale e che crescendo le ricordavo sé stessa. Ecco perché mi ha regalato il pugnale e la pistola.”
“Capisco. Avete un buon rapporto, vero?”
“Sì. Conosci “Anastasia”? Il cartone?”
Lui si rabbuia un attimo e non capisco il perché.
“Sì, l’ho visto a casa di Anthony con sua figlia.”
Ora capisco perché, Ronnie era molto legato a suo fratello e la sua morte è stato un vero colpo per lui. Gli manca allora, si sente responsabile, vorrebbe aver risposto a tutte le chiamate di Anthony e aver trascorso più tempo con lui e la sua famiglia.
Una volta mi ha detto che non si capisce l’importanza della famiglia fino a che non la si perde e so che si riferiva a lui e alla sua madre biologica.
Lui l’ha conosciuta solo qualche anno fa e ora si sentono di tanto in tanto, per lui è difficile passare sopra al fatto che lei l’abbia abbandonato, soprattutto ora che è padre e sa cosa si prova ad avere la responsabilità di un cucciolo d’uomo.
Lui non abbandonerebbe mai Willow, la chiama ogni giorno su Skype ed è un lato di lui che apprezzo moltissimo: non sono molti gli uomini che sanno fare i padri.
“Ecco,era  il nostro film preferito. Io e lei abbiamo un rapporto simile a quello tra l’imperatrice e Anastasia, ci sostenevao,o a vicenda.
Quando lei ha voluto ritirarsi su un’isola scozzese in solitudine e con la sola servitù ad accudirla io ho sostenuto la sua decisione e quando io ho voluto venire qui negli Stati Uniti lei ha fatto lo stesso.
I miei volevano che studiassi a Londra in modo da tenermi d’occhio, ma io mi sono fissata su New York e mi sono trasferita lì. Sono stata una studentessa modello, mi sono laureata in anticipo rispetto ai miei compagni, ho fatto un tirocinio eccellente presso un pronto soccorso, si aspettavano tutti che io diventassi una specie di luminare, invece mi sono messa a lavorare per la Fearless Records come medico.
I miei hanno dato di matto.”
Lui mi guarda incredulo, forse pensando che i nobili non sclerino.
“Non scherzo, mia madre ha fatto fuori un servizio di porcellana che vale un pacco di soldi quando le ho spiegato i miei piani futuri, mia nonna, prima di morire, invece ha detto che era una splendida idea, di farle conoscere qualche rockstar.”
“E poi hai conosciuto i Pierce The Veil.”
“Sì, sono stata la prima band presso cui ho lavorato. Siamo andati subito d’accordo, Jaime e Vic sono come dei fratelli per me, Tony è un grande amico e poi c’è Mike…”
Lascio cadere il discorso, ma la sua espressione diventa amara all’improvviso.
“Vorrei tanto essere Mike Fuentes in questo momento, il che è il colmo perché io amo me stesso e dico sempre che gli altri mi invidiano.”
“Perché?”
“Perché ha il tuo cuore.”
“Ma io non ho ancora deciso.”
Rispondo disorientata.
“Forse non hai ancora deciso qui.”
Appoggia un dito alla mia fronte.
“Ma qui ha deciso.”
Sposta il dito sul mio cuore.
“Come puoi dirlo?”
“Quando hai detto il tuo nome i tuoi occhi si sono illuminati, Leah.”
Io arrossisco e non so cosa dire.
“Cosa dovevano discutere Asia e Jacky?”
Io ridacchio.
“Affari loro.”
Lui alza un sopracciglio.
“Vuoi vedere che il piccolo Jacky ce l’ha fatta con Asia?”
“Perché devi essere sempre così…Prosaico?”
“Perché sono Ronnie Radke e le ragazze mi amano così.”
Io sbuffo, ma non sfuggo al suo abbraccio.
“Pensi che per Jacky Asia possa essere più di una scopata?”
“Ah, questo non lo so. Siete voi che fate le comari!”
Io gli do una gomitata.
“Non facciamo le comari! È solo che lo conosco da più tempo di te e persino dei Pierce The Veil.”
“Sì?”
“Ah ah. Eravamo due inglesi dispersi in ‘Murica e ci siamo trovati a bere il the delle cinque come in patria quando lui ha iniziato una mia compagna di corso che – per disgrazia – era anche la mia compagna di stanza.”
“Stronza?”
“Anche, ma soprattutto senza cervello. Una barbie di plastica che passava gli esami compiacendo i professori.”
“Ah, ecco perché odi Alysha.”
Io giochino con il mio crocifisso.
“Odio tutte quelle come lei perché mi hanno reso le medie e il liceo un inferno. Mi prendevano per il culo per i vestiti neri, il trucco, i capelli neri e perché ero grassa.”
Abbasso gli occhi.
“Per un po’ho sofferto di anoressia, non mangiavo perché ogni volta che vedevo anche solo del cibo sentivo i loro insulti e le botte che mi davano. Mi hanno ricoverato in una clinica per ricconi depressi, ma non funzionava.
Solo dopo che mia nonna mi ha parlato ho iniziato a guarire sul serio, ho giurato a me stessa che mai più delle puttane del genere avrebbero intralciato il mio cammino e ho deciso che avrei studiato medicina.”
“Ecco perché hai reagito così! Cristo, facevi davvero paura!
Pensavo che se non si fosse tolta dalle palle l’avresti ammazzata su serio e non mi ci vedevo a seppellire il suo cadavere da qualche parte.”
“Ehi, posso essere un po’ pazza, ma non del tutto!
Farsi della galera per gente del genere è una cosa per cui non vale la pena farla.”
“Sarebbe consigliabile non farla la galera, non è un bel posto.”
“Oh, tu ci sei stato! Mi dispiace.”
“Ho agito come un coglione e ne ho pagato le conseguenze, va bene così.
Se non avessi fatto delle cazzate non mi avrebbero tolto i domiciliari, quindi alla fine è colpa mia.”
“Ok.”
Dico incerta.
“Su, non preoccuparti. È tutto okay, davvero.”
La porta del pullman si apre all’improvviso con un fracasso infernale e un’ Asia in lacrime entra e fila verso la zona dei bunk senza dire nulla e nessuno.
Io guardo incerta Ronnie.
“Dici che dovrei parlarle.”
“Forse non le farebbe male.”
Non appena mi sono alzata arriva anche Jacky e non posso fare a meno di tirargli un pugno in pancia.
“Sei un coglione!”
Sibilo a denti stretti, mentre lui barcolla.
Stranamente non dice nulla, di solito replica sempre con qualche stronzata a quello che gli dico, si vede che questa volta sa di essere in torto.
Senza dire altro vado nella zona dei bunk e apro la tenda di quello di Asia che sta piangendo abbracciata al cuscino.
“Asia, cosa è successo?”
“Per lui sono solo una scopata, niente di più.
Dice che sono una ragazza carina, ma non il suo tipo, che non inizierebbe una storia seria con me e a me piace così tanto.
Perché i ragazzi che mi piacciono non mi ricambiano mai?
Sono forse così brutta e stupida come dicevano le mie compagne di liceo?”
“Non sei nulla di tutto questo.”
Dico piuttosto brusca.
“Se qualche vacca ti ha detto questo è lei ad avere dei problemi non tu.”
“Non capisco.”
“Se per stare bene deve fare stare male gli altri significa che non sta poi così bene.”
“Sì, okay. Ma Jacky mi ha rifiutata.”
Io rimango un attimo in silenzio, poi soppeso le parole.
“Io non credo che tu sia così indifferente a Jacky come lui ti ha detto.”
“Sì, ovvio. Una scopata non la rifiuterebbe.”
“Non dico quello.”
“Leah, non voglio illudermi. Mi troverò qualcun altro.”
Questa volta è lei a essere brusca e capisco che questo è un congedo, così me ne vado. So cosa si prova quando tutti ti dicono che forse il ragazzo che ami e che pare rifiutarti in realtà prova qualcosa per te. Ci si sente leggermente presi in giro e si crede che te lo dicano solo per consolarti, ma per me è stato vero alla fine.
Alla fine Mike mi ama.
C’è solo una cosa da fare ed è parlare con Jacky, lo trovo seduto con Ronnie e non ha un’aria troppo felice.
“Complimenti, campione!
L’hai ferita!”
Esclamo sarcastica, lui abbassa il volto.
"Mi dispiace, io non volevo.”
“Jacky, taglia con le stronzate e rispondi a una domanda: Asia ti piace?”
Lui sobbalza.
“Ecco, è difficile da spiegare.”
“Ma siccome sei un omone cresciuto ce la puoi fare.”
“È una ragazza carina e con un bel carattere, ma ho paura.”
“Di cosa?”
“Che diventi una cosa seria, l’unica volta che sono stato innamorato non è andata proprio bene. Mi spaventa come l’amore faccia perdere il controllo e farti attaccare a una persona che potrebbe farti soffrire.”
Io stringo gli occhi.
“Così preferisci vivere di scopate senza futuro e fare del male a chi tiene a te?”
“Io… Mi dispiace, Leah. Davvero.”
“Pensavo fossi una persona diversa.”
Rispondo amareggiata.
“Forse devo solo maturare.”
“Beh, matura alla svelta o potresti non trovare più Asia.”
Non appena finisco di pronunciare questa frase lei fa la sua comparsa, senza guardare nessuno in particolare.
“Me ne vado a fare un giro. Ci si vede.”
Dice piatta, poi si volta e va verso la porta del pullman, Jacky la segue con gli occhi e ha lo sguardo dell’uomo geloso e spaventato chela propria donna si trovi qualcuno di meglio.
“Sei proprio un coglione!
Io non capisco gli uomini!”
Esclamo esasperata, pensando che se lui si facesse crescere un paio di palle metaforiche e le dicesse che le piace soffrirebbero entrambi di meno.
Almeno loro non hanno coinvolte terze persone, sarebbe così facile se solo non fossero entrambi così testardi: che Jacky ama Asia e Asia non vuole davvero un’altra persona.
Asia vuole Jacky e sta reagendo così per rabbia.
Perché la vita è così dannatamente complicata?
Perché abbiamo fatto di una cosa relativamente semplice come l'amore un mistero irrisolvibile?
Con questi pensieri in testa vado a preparare la cena, cucinare mi fa sempre sentire un po’ meglio.
Spero tanto che tutto si sistemi tra Asia e Jacky.
Sarebbero una coppia così carina se solo si lasciassero andare!

 

Angolo di Layla

Ringrazio Kellic_a_vita per la recensione, come vedete qualcosa si sta muovendo non solo per Leah e Mike, ma anche tra Asia e Jacky e non bene.

Riusciranno a mettersi insieme? Leggete e lo saprete.

Per favore recensite.

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Capitolo 8
*** 7)I'm Mr Reckless, and you're defenseless ***


7)I'm Mr Reckless, and you're defenseless

 
Asia p.o.v.

 
La festa è uno sballo.
Devo ammettere che i Pierce The Veil sanno come si organizza un party come si deve, con una birra in mano e questa musica mi sento in paradiso.
La stanchezza della giornata scivola via lentamente lasciando solo una sensazione di leggerezza, mi sembra di galleggiare. Devono essere le troppe birre bevute.
Lancio un’occhiata a Ronnie e noto che è ancora nel suo angolo a bere e ha allontanato l’ennesima ragazza che voleva scoparselo.
Che strano comportamento!
Ronnie Radke non si è mai tirato indietro davanti a una ragazza disponibile, nemmeno quando era stava con le sue altre ragazze.
“Ehi, Asia! Ti va di ballare?”
Urla una voce alticcia e conosciuta. Jacky Vincent in tutto il suo splendore si sta avvicinando: i capelli neri gli stanno benissimo e fanno risaltare i suoi magnifici occhi chiari, amo persino il suo piercing al naso.
“Sì!”
Mi faccio trascinare nella folla per poi ritrovarmi attaccata a lui quando inizia un lento, “I miss you” dei blink-182. Una canzone che sa di adolescenza e che mi fa sorridere
Sono appoggiata al suo petto e le sue mani si stringono attorno al mio corpo minuto.
“Sei davvero bella, Asia.”
“E tu ubriaco.”
Dico ridacchiando per alleggerire la tensione, ma le sue mani accarezzano i miei fianchi e si infilano sotto la maglietta.
“Sì, proprio bella.”
Vorrei rispondergli, ma lui mi bacia prepotentemente, la sua lingua preme per esplorare la mia bocca e alla fine gli concedo il permesso.
Sono mezza ubriaca e con le difese abbassate, so che probabilmente mi pentirò di tutto, ma voglio almeno sapere che sapore hanno le labbra che ho sognato per anni.
Sanno di alcool e di qualcosa che appartiene solo a lui.
Continuiamo a baciarci fino a che io non mi sento andare a fuoco perché lui ha deciso di baciarmi collo e mascella. Chiaramente vuole vedermi morta, stesa ai suoi piedi, l’ennesima sua vittima.
E sapete una cosa?
Mi sta bene!
Non so se sia l’alcool che ho in corpo o la mia vera me stessa, ma a questo punto non credo abbia alcuna importanza. Questa notte voglio fare quello che di solito non farei, a costo di rimanere bruciata domani.
All’improvviso diventa tutto… confuso.
Non ho più il controllo sul mio corpo, sento solo che siamo atterrati su un letto, ci stiamo togliendo i vestiti a vicenda e ci stiamo conoscendo, sento le sue mani ovunque.
Sento i gemiti e gli ansiti quando mi stringe il seno o prova a infilare un dito nella mia intimità, io cerco di stagli dietro, di accarezzarlo, di dargli attenzioni.
So solo che a un certo punto lo sento muoversi dentro di me e sono in una bolla di piacere, vorrei che durasse all’infinito. Raggiungiamo insieme l’orgasmo e da lì perdo completamente la connessione con la realtà, saranno le birre o sarà il piacere?
Domani me ne pentirò?
Sicuramente.
Domani farà male?
Sì.
Gli interesso?
Probabilmente no.
Nessuna di queste questioni mi sfiora mentre dormo abbracciata a lui, sento solo in lontananza la voce schifata di Viviana che esclama che abbiamo scopato nel suo letto e potevamo sceglierne un altro, che di vuoti ce ne sono.
Dopo la voce di Viviana il vuoto.
Mi sveglio la mattina dopo con un gran mal di testa e la consapevolezza di quello che ho fatto, adesso ne ho paura.
Mi alzo, mi metto i miei vestiti e sto per scendere dal pullman quando una voce femminile mi apostrofa.
“Ben svegliata, Principessa. La prossima volta potreste scegliere un letto diverso dal mio?
Ne abbiamo di vuoti per queste occasioni, sai?
Forse dovremmo mettere dei cartelli.”
“Scusami tantissimo, Viviana.
Non volevo mancarvi di rispetto, scusa ancora.”
“Va tutto bene, ma come mai molli qui il tuo principe?”
“Ho paura che non lo sia.”
Me ne vado e raggiungo il mio pullman, così pesco qualcosa per il mal di testa dall’armadietto dei medicinali, faccio colazione e poi prendo la pastiglia.
Potrei tornare a letto, ma invece mi faccio una tazza di caffè e mi immergo nei miei pensieri tanto che non mi accorgo che Leah è entrata in cucina. Lo realizzo solo quando lei mi saluta
“Buongiorno.”
“Oh, buongiorno, Leah!”
Le rispondo allegra, anche se dentro di me sto sprofondando nella paranoia più totale, lei se ne deve essere accorta, è un medico in fondo.
“Asia, tutto bene?”
Mi chiede lei, mentre si prepara un caffè: ha due brutte occhiaie.
“Sì, perché?”
“Hai la faccia di una che non mi sembra felice.”
Io sospiro e mi decido a bere il caffè che mi sono preparata qualche secolo fa ed è freddo, merda!
“Cazzo, è freddo.”
Leah alza un sopracciglio, mi sono tradita da sola. Lo sanno tutti che amo il caffè bollente perché mi prendono tutti bonariamente in giro sul fatto che un giorno finirò per ustionarmi la lingua e non parlare più del tutto.
“Asia, cosa c’è?”
“Ecco, alla festa, ieri, sono successe delle cose.”
“Del tipo?”
“Ho bevuto un po’ e ha bevuto un po’anche Jacky.”
“E?”
Come mi viene difficile raccontarle quello che ho fatto! Adesso mi vergogno, è così poco da me!
“Abbiamo fatto sesso in uno dei bunk dei Pierce The Veil.”
“Oh!
E poi?”
“Poi cosa?”
“Poi cosa è successo?
Stamattina ti ha detto qualcosa?”
Io divento rossa come un pomodoro, l’ultima immagine che ho di Jacky, è di lui addormentato e mezzo nudo, visto che il lenzulo gli scopriva generosamente il petto ampio.
“Ecco, a dire la verità, sono scappata prima che si svegliasse. Non avrei sopportato che mi dicesse che per lui ero solo una sveltina.”
“Ma se non fosse così non lo saprai mai.”
Io decido che è ora di dare una sepoltura a questa merda e di farmi un caffè come si beve, almeno sarò in grado di sostenere la conversazione.
“Mi stai dicendo tra le righe che dovrei parlargli?”
“Sì, sarebbe meglio.”
“Beh, non offenderti, ma da te suona uno strano consiglio.”
“Lo so. Io sono scappata e ho sbagliato e ne sto pagando le conseguenze, non voglio che tu faccia il mio stesso errore.”
Io rimango zitta soppesando la possibilità.
“Tu e Ronnie avete fatto qualcosa?”
“No, solo parlato. Era troppo ubriaco.”
“Leah, non sono l’unica che non sta bene. Cosa ti è successo?
In vino veritas Mike si è fatto sfuggire che gli piaccio, Ronnie mi ha obbligato a raccontarglielo perché odia le bugie e lui mi ha fatto capire che forse mi ama anche lui.”
“Cazzo!”
“Amen, sorella.”
Dice alzando la tazza.
“E tu?”
“Sono nei casini più totali o forse semplicemente non ho le palle per seguire il mio cuore e scegliere la strada più difficile, quella più irta di ostacoli.”
Vorrei dirle qualcosa – qualsiasi cosa – ma proprio in questo momento si sente un casino infernale all’esterno. Ci alziamo tutte e due per vedere cosa stia succedendo e ci troviamo nel bel mezzo di una scenata. Mike sta cacciando Alysha dopo aver scoperto che lei lo ho tradito con Nicholas, il tecnico del batterista.
Volano insulti e valigie, davanti a tutti gli abitanti del pullman dei Pierce The Veil e a Jacky, quando lo vedo il mio cuore ha un colpo.
Finito, rientrano tutti, Nicholas se la batte e Jacky cammina verso di noi seguito – a sorpresa – dalla vacca che sembra incazzata nera con Leah per qualche motivo.
“Lo so che te lo vuoi prendere, Mortisia!
Ma lui non sarà mai tuo perché non sa cosa farsene di un cesso disgustoso come te!”
Le urla con gli occhi fuori dalle orbite e la bava che schizza dalla bocca, non sembra tanto bella in questo momento. Il volto di Leah si indurisce e le sferra un pugno in pieno volto senza dire nulla, spaventandomi anche un po’ perché non l’ho mai vista compiere azioni violente come queste.
Lei barcolla e sta per avvicinarsi di nuovo per fare a botte – il pugno non le è bastato? – ma una voce velata di ironia la ferma.
“Non lo farei, se fossi in te, questa ragazza viaggia armata!”
Dice Ronnie tranquillamente appoggiato alla porta del nostro pullman e facendo una specie di occhiolino al nostro medico, solo che invece del viso sembra puntare alle tette. Forse pensa che Leah abbia dei missili lì dentro?
Alysha comunque gli lancia un sguardo carico d’odio.
“La tua puttana.”
Indica lei.
“Non ti è fedele, basta che ti giri un attimo e la ritroverai il cazzetto moscio di Mike in bocca.”
Per tutta risposta Leah – la calmissima e zen Leah – estrae un pugnale dalla parte inferiore del crocifisso che si porta sempre al collo e lo punta verso Alysha, oh merda!
“Ascoltami bene, piccola Barbie senza cervello, perché io non amo ripetere i concetti, soprattutto ai decerebrati come te. Adesso ti metti addosso un vestito, prendi la tua merda, chiami un taxi e fili via. Per sempre.
Se ti rivedo qui intorno ti pianto questo dritto nel cervello di plastica che i ritrovi, sono stata chiara?”
Lei annuisce spaventata, deglutisce un paio di volte e poi se ne va.
“Whoah!”
Esclamano insieme io e Jacky facendo ridere Ronnie.
“Ve l’avevo detto che era armata!”
“Tu come l’hai scoperto?”
Chiedo sconvolta io, mentre lei rimette via con nonchalance la sua arma.
 “Stanotte. Pensava ci fosse un ladro nel bus, ma ero solo io ubriaco e lei me l’ha puntato contro.”
“Credo sia meglio entrare a fare colazione.”
“Saggia idea, Jacky.”
Leah lascia volutamente indietro me e Jacky che mi si affianca con uno strano sguardo serio.
“Dobbiamo parlare.”
“Va bene. Dopo colazione.”
Rispondo con un filo di voce.
È ufficiale, ho paura.
Per colazione lui si divora pancakes e muffins in allegria, io riesco a stento a mandare giù un paio di biscotti e a sorridere come un’ebete. Ho lo stomaco chiuso, ho paura di quello che potrebbe dirmi.
Alla fine usciamo dal pullman e camminiamo per un po’, tra le foglie cadute che scricchiolano sotto i nostri passi.
“Penso che io e te dovremmo parlare, Asia.”
“Sì, di questa notte, giusto?”
Dico incerta e con gli occhi un po’ spaventati, ma lui non mi guarda. Lui sembra molto interessato al tappeto di foglie rosse, arancioni e gialle che c’è sul terreno.
“Sì, di stanotte.
Ecco, mi dispiace, Asia. Questa notte è stata un errore e non deve ripetersi.”
“Perché?
Non… non ti è piaciuta?”
“No, non è questo.”
“Sono io che non ti piaccio?”
“Non è nemmeno questo, Asia.
Cazzo è difficile.”
“Spiegamelo, ti prego.”
Dico con un filo di voce.
“Tu sei carina e tutto il resto, ma io non posso darti quello che cerchi.
Tu cerchi una relazione stabile, io scopate occasionali.
Certo, potremmo iniziare una relazione libera, ma a te non andrebbe bene. Sopporteresti fino a un certo punto e poi mi diresti di scegliere, questo comprometterebbe i nostri rapporti e non va bene. Noi lavoriamo insieme e dobbiamo mantenere un rapporto civile, meglio dimenticare tutto e fare finta che non sia successo niente.”
Ogni singola parola è un pugnale che si infila nel mio cuore, lo sapevo che sarebbe finita così. Sono una stupida!
“Va bene, adesso vado!”
Senza fargli vedere le mie lacrime corro via, ho l’impressione che per un momento voglia seguirmi, ma non succede.
Lui rimane fermo al suo posto e il mio cuore rimane a pezzi.
Ma in fondo va tutto bene, no?
Entro nel pullman senza degnare di un’occhiata Leah e Ronnie che stanno chiacchierando, in questo momento voglio solo raggiungere il mio bunk e dare sfogo al mio dolore.
Tiro la tenda che separa il mio lettino dal resto del mondo e mi butto sul materasso. Afferro un cuscino, lo abbraccio e inizio a piangere.
Il dolore è come qualcosa di molto tagliente che mi si è conficcato nel cuore e che non riesco a togliere. Posso solo piangere e sperare che lentamente sparisca da solo, perché tutti i ragazzi che mi piacciono mi rifiutano?
Forse perché sono brutta o stupida?
Sarà per i capelli?
All’improvviso mi sembra di essere tornata al liceo quando i miei compagni mi prendevano in giro dicendo che i miei capelli verdi e la mia magrezza erano osceni e che nessuno mi avrebbe mai amata. Che sarebbe meglio che uno sgorbio come me si fosse ucciso.
Forse non avevano tutti i torti.
All’improvviso la tenda del mio bunk si apre e il volto di Leah fa capolino, è decisamente preoccupata.
“Asia, cosa è successo?”
Mi chiede con una nota di preoccupazione nella voce.
“Per lui sono solo una scopata, niente di più.
Dice che sono una ragazza carina, ma non il suo tipo, che non inizierebbe una storia seria con me e a me piace così tanto.
Perché i ragazzi che mi piacciono non mi ricambiano mai?
Sono forse così brutta e stupida come dicevano le mie compagne di liceo?”
“Non sei nulla di tutto questo.”
Risponde piuttosto brusca, come se avessi toccato un tasto dolente.
“Se qualche vacca ti ha detto questo è lei ad avere dei problemi non tu.”
“Non capisco.”
“Se per stare bene deve fare stare male gli altri significa che non stia poi così bene.”
“Sì, okay. Ma Jacky mi ha rifiutata.”
Lei rimane un attimo in silenzio, come se stesse pensando a cosa dirmi.
“Io non credo che tu sia così indifferente a Jacky come lui ti ha detto.”
“Sì, ovvio. Una scopata non la rifiuterebbe.”
“Non dico quello.”
“Leah, non voglio illudermi. Mi troverò qualcun altro.”
C’è qualcosa di perentorio nella mia voce perché lei se ne va senza aggiungere altro.
Meglio, voglio stare da sola.

 
Le ore passano lente quando stai male e vuoi solo piangere.
Mi sembra passata un’eternità quando Leah bussa ancora al mio bunk.
“Asia, il pranzo è pronto.”
“Non ho fame.”
“Asia, non è che non mangiando risolvi i tuoi problemi.”
Io sbuffo.
“Va bene, vado a mangiare fuori.”
Esco dal bunk, mi metto gli anfibi e la giacca di pelle e me ne vado. Non guardo nessuno, anche se ho l’impressione che Jacky abbia seguito ogni mio singolo movimento.
Finisco per mangiare una pizza a uno dei tanti chioschi, sto per mangiare la prima fetta quando una voce mi interrompe.
“Posso sedermi qui?”
Io alzo lo sguardo solo per incontrare quello di Mike Fuentes.
“Certo, siediti.
Brutta giornata, eh?”
“Hai visto la mia scenata?”
“Era difficile non vederla, non sei stato esattamente silenzioso.”
Lui ridacchia.
“Chi se ne importa. Ne trovo cento come lei.
Tu cos’ hai…?”
“Asia, mi chiamo Asia.”
Rispondo con un tono un po’amaro.
“Ho fatto sesso con Jacky Vincent e lui stamattina mi ha detto di dimenticare il tutto.”
“Ah, mi dispiace.”
“Anche a me.”
Rimaniamo per un po’ senza dire niente.
“Come sta Leah?”
“Così e così.
“Radke la tratta male?”
Si infiamma subito lui.
“No, solo non sa se continuare la relazione con lui perché forse ama un altro.”
“Meraviglioso, un altro rivale.”
Io lo guardo sorpresa.
“Hai detto “rivale”?”
“Che?
No, assolutamente no.”
Io punto un dito verso di lui.
“Non sono sorda, hai detto “rivale”! Il che significa che ti piace Leah.”
“Anche se fosse?
È una nobile che ha più soldi di tutti noi messi insieme, non ricambierebbe mai uno come me. Un messicano. Probabilmente è la classica figlia di papà in fase ribelle.”
“Allora vuol dire che non conosci affatto Leah, lei non è una figlia di papà in fase ribelle, è una donna che ha scelto di vivere la sua vita come vuole.
Ha scelto – contro il volere dei suoi – di occuparsi di rockstar quando avrebbe potuto fare il chirurgo in qualche clinica privata con uno stipendio altissimo.
Non è che hai paura di essere rifiutato?”
Lui non dice nulla.
“Se ci tieni davvero a Leah devi mettere da parte il tuo fottuto orgoglio e dirle tutto, forse scopriresti che Leah non è la persona che credi.
Non posso credere che tu abbia un’opinione del genere di lei dopo averla conosciuta per tantissimo tempo.”
Lui si guarda le mani tatuate.
“Forse hai ragione. È quello che mi dicono tutti, ma per me non è facile esternare i miei veri sentimenti.”
“Prova, se non provi non lo saprai mai.”
Lui abbassa la testa, finisce la sua pizza e se ne va.
Spero di aver fatto qualcosa di buono.

 

Angolo di Layla

@Kellic_a_vita: la frase non èmia, è parte di una canzone dei Paramore che si chiama Part II, ho pensanto che si adattava al capitolo. Asia e Jacky sono entrambi testardi e orgogliosi, ma succederà qualcosa che li costringerà a fare i conti con quello che provano.

E presto anche Leah e Mike dovranno risolvere la loro situzione, i tempi sono maturi e non si può scappare per sempre.

Grazie per recensire  e alla prossima, passa (e magari lascia una recensione) anche dall'altra mia fiction sulle sorelle Ortega se hai tempo.

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Capitolo 9
*** 8)On and on, reckless abandon ***


8)On and on, reckless abandon

 
Asia p.o.v

 
Ci sono momenti nella vita in cui è richiesto tutto il coraggio.
Ad alcuni possono sembrare cose stupide, ma non lo sono.
Rientrare nel bus sapendo che rivedrò Jacky – dopo che lui mi ha rifiutata – è uno di questi. I miei piedi sembrano fatti di piombo mentre mi trascino verso il gigantesco tourbus.
Con il cuore in fondo ai piedi apro la porta e li trovo a giocare alla play, Leah invece sta scrivendo al computer con un paio di inediti occhiali dalla montatura nera e squadrata.
Decido di andare da lei.
“Non sapevo portassi gli occhiali.”
“Li porto solo quando lavoro con il computer, per proteggere la vista.”
“Ho capito. Come vanno le cose nella tua testa?”
Lei alza un sopracciglio.
“Il triangolo delle Bermuda.”
“Oh, quello.”
“Ho visto che parlavi con Ronnie prima.”
“Sì, abbiamo parlato un po’della mia famiglia e di varie cose. È davvero una brava persona, ma temo che non sarà mai più di un amico.”
Dice a bassa voce.
“Ma tu non sei sicura.”
“Per niente. Mi sto cagando in mano, ma cerco di non darlo a vedere.”
“Prima o poi succederà qualcosa che ti farà capire quale dei due scegliere. A parte il triangolo delle Bermuda, nessun triangolo dura per sempre.”
“Probabilmente hai ragione tu.
Vuoi evitare ancora Jacky?”
“Sì, fino a quando non farà così male.”
“Credo che tu un po’gli manchi.”
“Doveva pensarci prima.”
Sibilo io.
“Cosa hai mangiato?”
“Pizza.”
“Peccato, ti sei persa le mie cotolette alla milanese.”
“Le proverò un’altra volta.
Cristo, qui dentro mi manca l’aria!”
Esclamo passando un dito tra la felpa e il collo.
“Io esco a fumarmi una sigaretta.”
“Vengo anche io.”
Insieme ci dirigiamo di nuovo verso l’uscita.
Io accendo immediatamente una sigaretta e inalo con piacere il fumo, è fantastico avere una dottoressa che non ti rimprovera per un’abitudine sbagliata, forse perché la condivide anche lei.
“Non puoi continuare a fuggire o evitarlo per sempre, lo sai, vero?
Sarebbe un po’ difficile visto che vivete nello stesso pullman.”
Io esalo la mia nuvoletta di fumo.
“Lo so, ma per adesso non ce la faccio.
La ferita è ancora fresca.”
Mi metto le mani davanti al volto.
“Non avrei dovuto bere così tanto ieri sera, almeno l’avrei respinto e non sarei in questo casino.
Sono una stupida, mi metto sempre in situazioni assurde.
Non riesco mai ad agire come si conviene a una della mia età, mi comporto sempre come una ragazzina.”
“Non è che Jacky si sia comportato in modo molto più maturo di te, se avesse preso cinque minuti per analizzare la situazione si sarebbe tenuto l’uccello nei pantaloni.
Avete preso le precauzioni, vero?”
La sua domanda mi colpisce come una secchiata di acqua gelida.
“Io… io non me lo ricordo, Leah.”
“Prendi la pillola?”
“No, non la prendo.
Di solito non faccio cose del genere.”
I suoi occhi scuri mi rivolgono uno sguardo penetrante.
“Allora, prega di non essere rimasta incinta.
Perché da quella che voi definite un errore potrebbe nascere una vita e non sarebbe carino dire al vostro futuro pargolo che è frutto di uno sbaglio e non del vostro amore.”
Io divento così pallida che mi devo appoggiare al pullman per non cadere a terra. Anche io sono figlia di un errore, di una scopata senza preservativo che ha tenuto insieme i miei per dieci anni.
Peccato che siano stati dieci anni di rabbia e odio, soprattutto di mia madre verso mio padre, non so quante volte le ho sentito dire che è stato per colpa sua – mia – che lei non è potuta diventare l'attrice che sognava di essere.
Che abbiamo infranto il sogno che lei aveva da quando aveva cinque anni.
Ha maledetto la famiglia Carter all’infinito, non so se me la sento di condannare un altro essere umano a una cosa del genere.
Speriamo che lui abbia preso le precauzioni necessarie.
“Leah, stasera ti va di uscire con me?”
Lei inarca un sopracciglio per come ho formulato la domanda e il mio volto pallido diventa immediatamente di fiamma.
“Cioè, non in quel senso.
Vorrei uscire a fare un giro e non via di farlo da sola, sarebbe più divertente in due.”
“Mi piacerebbe, ma non posso. Stasera Ronnie chiama Wilow e lei ha chiesto di vedere anche me. Cerca di comportarti in modo responsabile, l’ultima persona che è uscita a farsi una bevuta per dimenticarsi delle brutture della vita ha quasi rischiato di finire in coma etilico e di essere violentata.
Un bel record, vero?
Cerca di non batterla.”
“Va bene. Cercherò di essere il più responsabile possibile.”
Una folata improvviso di vento freddo mi fa rabbrividire.
“Rientriamo, inizia a fare freddo.
Non so proprio perché cazzo abbiano deciso di iniziare un tour in autunno.”
Io annuisco depressa.

 
A cena decido di rimanere anche se per me è una tortura.
Non sopporto averlo vicino e non sopporto le occhiate dispiaciute che ogni tanto sento su di me, se è così dispiaciuto perché ha deciso di interrompere la nostra storia ancora prima che potesse iniziare?
È bipolare forse?
Se davvero ci avesse tenuto a me ci avrebbe almeno provato invece di scappare come un coniglio, dal canto mio parlo solo con Leah, Ronnie, Derek, Ryan e Jonathan ignorando bellamente il chitarrista.
Un paio di volte vedo Leah sospirare, ma decido di ignorare anche lei, lo so che non è una bella situazione per lei visto che è sia amica mia che sua.
Finita la cena lavo i piatti solo per togliermi di torno, finito quello filo nel mio bunk e leggo un po’ il quinto libro di Harry Potter, almeno posso riversare un po’ del mio odio su Dolores Umbridge.
Alle dieci mi faccio una doccia, mi rado e indosso un vestito abbastanza aderente coperto di pailettes blu, verdi, azzurre e dorate, non molto scollato davanti, ma con un’ampia scolatura dietro.
Mi trucco di nero e verde, metto un rossetto rosso e sono quasi pronta.
Metto la mia giacca di pelle e un paio di stivali a tacco alto e saluto tutti.
Mi guardano tutti come se fossi un’aliena.
“Beh? Che vi prende?
Non avete mai visto una ragazza con un vestito?”
“Non tu e non cosi sbrilluccicoso.”
“Beh, ho un lato sbrillucicoso, Radke.
Di tanto in tanto mi piace mettere abiti di pailettes.”
“E ti stanno benissimo!
Stai attenta.”
Io annuisco con un solo cenno brusco e scendo dal pullman, di solito abbiamo almeno una macchina a disposizione per i membri della band così salgo su una mini nera.
Ragazzi, che lusso.
Va che è una meraviglia questo gioiellino!
Siamo a san Francisco e mi dirigo verso il centro alla ricerca di un locale in cui divertirmi. Parcheggio davanti a un bar e per darmi la carica bevo un paio di shots di vodka.
È seccante dimostrare meno della mia età ogni tanto, ho dovuto mostrare la carta d’identità alla barista perché non credeva che avessi davvero più di ventun’anni e anche quando l’ha vista l’ha controllata minuziosamente come se temesse che fosse falsa.
Avuto il tanto sudato ok mi bevo la mia vodka guardando la gente presente nel bar: ragazzi e ragazze che come aspettano solo di divertirsi, qualche anziano che parla in disparte e i soliti giocatori di videopoker.
Dove potrei andare?
La mia naturale inclinazione mi porterebbe verso un locale che suoni musica pop-punk o punk, ma stasera voglio fare qualcosa di diverso. Potrei andare in un qualche club e poi forse andare in un posto dove fanno pop-punk.
Un colpo al cerchio e uno alla botte.
Ottimo, Parker.
Pago i miei due shots ed esco. Torno nella mia macchina e la parcheggio nelle vicinanze di un edificio bianco da cui esce musica house e con una discreta coda per entrare.
Una volta parcheggiata, mi metto anche io in coda barcollando un po’ sui tacchi che non sono abituata a portare.
Siamo realisti, le scarpe con i tacchi altissimi che occhieggiano da ogni vetrina sono bellissime solo da vedere, camminarci sopra è un’altra storia e vendere della merce a fan esaltati sopra un paio di quelle cose è un’impresa degna di essere celebrata alla olimpiadi.
Sono l’unica sola, comunque. Qui tutti hanno almeno un accompagnatore, ragazzo, amico, amica, comitive varie.
Dopo venti minuti di estenuante attesa arrivo davanti a un ragazzo di colore grosso come un armadio, un grande grosso armadi di ebano.
“Fammi vedere i documenti, per favore.”
Mi dice brusco, deve essere abituato alle ragazzine che tentano di infilarsi qui anche se sono minorenni e anche scocciato.
Prende la mia carta d’identità, se la rigira tra le mani e la guarda da ogni possibile angolazione, poi annuisce.
“L’età giusta ce l’hai.”
Poi squadra me e annuisce una volta sola.
“Puoi entrare.”
Entro e mi sembra di essere stata catapultata in un incubo, ci sono luci colorate ovunque, un lungo bancone con dietro ogni tipo di alcolico e davanti degli alti sgabelli, divanetti seminati ai bordi della pista e due ragazze che stanno ballando su un cubo.
Che ci faccio io qui?
Un poco caritatevole spintone mi fa dirigere al bancone dove ordino una piña colada e poi mi siedo su uno degli sgabelli mentre la sorseggio con una cannuccia. Prima o poi dovrò affrontare la pista, la gente e la musica e – nonostante l’alcool che ho in corpo – mi tornano in mente tutti gli insulti delle mie compagne di liceo e mi sento spaventosamente inadeguata nel mio vestitino verde.
Inspira, espira.
Ce la puoi fare, mi ripeto come un mantra.
Va bene, adesso vado.
Con tutto il mio coraggio mi butto in pista e inizio a ballare su una canzone di Lady Gaga, non esattamente la mia artista preferita, un pessimo inizio direi.
Odio tutti questi corpi sudati che premono contro il mio e odio le mani morte. Quanto può durare una canzone? Tre minuti e mezzo? Quattro?
In questo lasso di tempo me ne sono tolta di dosso tre. Tre, voglio dire.
“Ehi, bambolina! Lo vuoi un cocktail?”
Mi chiede un biondino che ha l’aria di averne bevuti un po’ di cocktail.
“Perché no?”
Urlo io per sovrastare questa musica infernale.
Lui sorride e mi prende per mano e mi trascina ai divanetti, mi molla su uno e poi scompare.
Ma dove è andato?
Inizio a chiedermelo dopo un quarto d’ora, così mi alzo e lo vado a cercare.
Beh, non devo fare molta strada. Lo trovo che si sta baciando con una ragazza dai capelli rossi vicino ai bagni, non mi ci vuole molto a immaginare come, dove e perché finiranno.
Deve essersi dimenticato di me, ma è meglio così. Se fosse rimasto magari mi sarebbe toccato respingere le sue avances e cose del genere.
Vado al guardaroba, prendo la mia giacca e borsa ed esco dall’inferno.
L’aria fredda dell’autunno di San Francisco mi colpisce come uno schiaffo, facendomi tornare in me dopo avere trascorso fin troppo tempo in un luogo troppo caldo e appiccicoso.
Barcollando un po’ per la mia incapacità di portare i tacchi e l’alcool bevuto arrivo alla mini ed entro. Non metto in moto subito, prima devo pensare a dove andare.
Chissà Leah che farebbe?
Mi direbbe di tornare a casa, ma è davvero troppo presto!
Leah poi – con la sua educazione da lady – non avrebbe difficoltà a camminare su questi tacchi, che pensiero senza senso.
Continuo a pensare a dove andare e poi finalmente mi viene in mente che un paio di fans parlavano di un locale chiamato “Charmed” nella zona del porto e dicevano che fanno sempre della musica live.
Beh, andrò lì.

 
La zona del porto è esattamente dall’altra parte della città rispetto al locale precedente e sono fortunata a non avere incontrato nessun poliziotto.
Ho il sospetto che il mio tasso di alcool non sia esattamente nella norma, ma decisamente sopra.
Che macchia sarebbe per i Falling in Reverse la loro merchgirl arrestata per guida in stato di ubriachezza?
Non lo so e non lo voglio sapere, mi dico una volta finito di parcheggiare la macchina davanti al “Charmed”, che è un ex magazzino riconvertito a locale e da cui esce del sano pop-punk.
Una cover di “Aliens exist” per la precisione.
Ottimo, almeno qui la musica sarà sopportabile.
Entro e mi siedo al bancone ordinando una birra, pensando che nonostante la vodka in corpo sentire pop-punk senza una birra in mano non ha molto senso.
Sto bevendo tranquillamente quando mi pare di vedere una figura familiare nella folla, per un folle attimo ho pensato fosse Jacky e di scappare con il boccale in mano.
Pazza davvero, visto che era solo Tony Perry e non ho nulla da temere da lui.
Ho ripreso a bere la mia birra in tutta tranquillità.
A un certo punto noto anche Jaime Preciado che dà di gomito al suo amico e mi indica, i due escono dalla folla e si mettono davanti a me.
“Ciao, tu sei la merchgirl dei Falling in Reverse, vero?”
“Sì, mi chiamo Asia. Piacere.”
Gli rispondo con un sorriso un po’ alticcio e porgo loro la mia mano, loro la stringono.
“Io sono Jaime Preciado e lui è Tony Perry.”
“Lo so chi siete.”
Ridacchio come una scema.
“Oltre a essere una fan, Leah parla sempre di voi.
Le mancate molto.”
“Fan, eh? Hai degli ottimi gusti”
Tony dà una gomitata a Jaime ridendo.
“Ti faremo l’autografo se vuoi, davvero Leah parla sempre di noi?”
“Certo.”
“Manca anche a noi, con Delilah non è la stessa cosa. Leah ci conosceva bene e sapeva come prenderci in qualsiasi momento, lei no.”
“Mi dispiace.”
“Anche a noi. Tu come mai sei qui tutta sola?”
“Devo digerire il fatto che Jacky Vincent mi abbia scopata e poi scaricata. E voi?
Non avete portato le vostre ragazze?”
Jaime fa una specie di faccia da cucciolo offeso.
“Beh, gliel’abbiamo detto, ma Viviana e Sofia ci hanno detto che volevano passare una serata tra sorelle, che è tanto che non ne fanno.”
“Comprensibile.”
“Hai fratelli o sorelle?”
“Figlia unica, dall’Australia con furore. I miei vivono a Sidney e sto da Dio a un oceano di distanza dai loro litigi.”
Scendo dallo sgabello e quasi cado per terra.
Asia, quanto cazzo hai bevuto questa sera?
“Andiamo a ballare?
“Online song” mi piace da morire e questa band è davvero brava!”
“Certo, ce la fai a stare in piedi?”
“Ovvio.”
Non è proprio vero, ma ciò non mi impedisce di scatenarmi in mezzo alla pista e di togliere addirittura i tacchi. Alla fina della canzone mi ritrovo – non so come – attaccata alle labbra di un ragazzo dai corti capelli blu che somiglia a Tom DeLonge.
“Baci bene.”
Mi sussurra.
“Come ti chiami?”
“Asia, e tu?”
“Ilija.”
“Che nome strano!”
“È un nome russo.”
Mi dice con una strana solennità che probabilmente deriva dall’alcool ingerito.
“Oh.”
Usciamo dalla folla e mi offre da bere.
Non so quanti boccali so solo che a un certo punto mi ritrovo a ballare sul tavolo con questo Ilija e mi diverto da matti. Senza pensarci due volte gli lascio il mio numero di telefono e probabilmente mi imboscherei nei bagni con lui, compiendo l’ennesima stronzata della mia esistenza se Tony non si mettesse in mezzo.
“Mollala, stasera vai in bianco. Almeno con lei.”
“Ehi, amico! L’avevo puntata prima io!”
Dice il russo strascicando le parole.
“Senti, bello! Tu non ti scopi mia sorella quando lei è in questo stato, claro?”
Lui sgrana gli occhi.
“Cazzo, non sapevo fosse tua sorella! Scusa, amico.
Ehi, Asia! Ci sentiamo domani.”
Poi sparisce con la velocità di un fulmine.
“Perché mi hai fermato?”
“Perché scopare con il primo sconosciuto in un cesso di un locale non ti aiuterà a dimenticare Jacky, ma potrebbe aiutarti a diventare una ragazza madre.”
Io rido isterica.
“Perry, Perry… Sto già correndo questo rischio, non mi ricordo se quando ho scopato con Jacky abbiamo usato il preservativo.”
“Una ragione in più per non incasinarti ulteriormente la vita. Jaime, hai preso la sua roba?”
L’altro ragazzo annuisce, Tony mi prende in braccio e mi porta fuori dal locale.
Mi sta vendendo un sonno pazzesco, faccio fatica a tenere gli occhi aperti e nemmeno l’aria autunnale può niente contro l’abbiocco da troppo alcool.
“Tony, ho sonno.”
“E dormi.”
“Ma come arrivo al mio pullman?”
“La meravigliosa squadra di soccorso Perry-Preciado ti porterà al sicuro, mademoiselle.”
“E la macchina?”
“La guida Jaime.”
Il messicano alza un pollice, seduto alla guida della mini.
“Oh, va bene. Leah, mi ammazzerà.”
“Poco ma sicuro, dopo lo spavento che si è presa con Sofia l’anno scorso.”
Queste sono le ultime parole che sento poi il buio mi prende tra le sue braccia vellutate.

 

Angolo di Layla

Vi prego e vi supplico RECENSITE ç.ç

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Capitolo 10
*** 9)I hate to see your heart break ***


9)I hate to see your heart break

 
Leah p.o.v

 
Il fatto che Asia esca da sola dopo quello che è successo con Jacky non mi piace.
Ho imparato a conoscerla, fa tanto la dura, ma in realtà è una ragazza fragile. Una ragazza che si porta dietro l’eredità di non essere stata amata abbastanza dai suoi genitori, credo che entrambi la considerassero una sorta di peso. Ed è per questo che cerca amore nel suo prossimo, anche quando il prossimo non è raccomandabile e poi sono ancora un po’ scioccata da quello che è successo con Sofia l’anno scorso.
Non credo mi dimenticherò facilmente la paura che ho provato quando ho trovato il su letto vuoto e Tony l’ha riportata al tourbus sull’orlo del coma etilico.
Se ci ripenso rabbrividisco ancora, spero che non succeda anche con Asia.
“Leah! Leah, ci sei?”
Ronnie mi sventola una mano davanti agli occhi.
“Eh? Sì, ci sono.”
“A cosa pensavi?”
“Al fatto che spero caldamente che Asia non torni in coma etilico o quasi, ho già avuto un’esperienza del genere e non è bello. Per niente.”
“Asia ha la testa sulle spalle, sono sicura che se la caverà. Tra poco videochiamerò Willow con Skype, vieni?”
“Sì, certo.”
Mi alzo dal divano e raggiungo Ronnie nella zona dei bunk.
“Dopo dobbiamo parlare.”
“Di che cosa?”
“Della nostra relazione, Leah.
Dobbiamo prendere una decisione.”
“Sei sicuro? Non avevi detto che andava bene così?”
“Sì, l’ho detto. Adesso però sono cambiate alcune cose, Leah.”
Io sospiro.
Ho sempre tenuto che arrivasse questo giorno, quello in cui avrei dovuto decidere sul serio di cosa fare della mia vita sentimentale, lo stesso non sono pronta.
Il mio ragazzo accende il computer e accede a Skype, poco dopo accende anche Crissy e lui sorride. È contento di vedere la sua bambina e sono certa che soffra per non poter essere più presente nella sua vita.
La finestra della conversazione si apre e una ragazza appare con in braccio una bambina di due anni che ha gli stessi capelli neri di Ronnie egli occhi scuri.
“Ciao, papà!
Ciao, ia ea!”
“Ciao, tesoro!”
Rispondiamo in coro noi.
“Ragazzi, vi lascio parlare con Willow per un’ora perché poi deve andare a letto.”
Ci dice Crissy sorridendo, poi lascia la stanza.
Padre e figlia iniziano a parlare e come sempre il sorriso di Ronnie in queste circostanze è davvero speciale, trabocca d’amore per la sua creatura.
Si informa di tutto quello che fa durante la giornata, dei suoi amichetti e amichette e lei è felice di raccontare le sue giornate al suo papà. È anche curiosa perché chiede a lui che cosa fa durante le sue di giornate e a un certo punto guarda me.
“Ia Ea, hai atto pace con iuoi amici?”
Mi chiede, io sorrido.
“Sì, tesoro. Abbiamo fatto pace.”
“Anche con uello che è uto al arco?”
Io rimango in silenzio e abbasso gli occhi.
“No, con lui no. La zia Leah si è comportata male con lui e lui non vuole più parlarle.”
“Hai iesto cusa?”
“Sì, gli ho chiesto scusa. A volte però ai grandi questo non basta se sono davvero arrabbiati.”
“Se è uo ico fate pace.”
“Hai ragione, piccola. Forse devo solo aspettare un altro po’.”
Lei annuisce entusiasta e riprende a parlare di giornate al parco, the presi con le bambole e cartoni animati fino a che Crissy non arriva.
“Tesoro, dà la buonanotte a papà e a zia Leah. Dobbiamo andare a letto, lo sai.”
Lei incrocia le braccia e gonfia le guance come un cricetino.
“Mamma!”
“Tesoro, lo sai che devi andare a letto presto.”
Lei sbuffa ancora e si volta verso la cam.
“Buonanotte, papà.
Buonanotte, ia Ea.”
Dà un bacio al vetro e la conversazione finisce, Ronnie sospira.
“Ti manca, vero?”
“Da morire. A volte vorrei essere un padre con un lavoro normale e non una rockstar che passa la sua vita su tourbus in giro per il mondo, ma lontano da lei.
Da ragazzino non desideravo altro che questo, adesso le mie priorità sono un po’ cambiate, immagino che gli anni passino per tutti.”
“Immagino di sì. Personalmente non mi manca la mia adolescenza, è stata un casino.”
“Ma ti ha reso la donna che sei adesso.”
“Già…”
Andiamo nella zona relax ed è stranamente deserta.
“Ronnie, hai detto a tutti che dovevamo parlare?”
“Sì, volevo un po’ di privacy.”
“Okay.”
Mi siedo sul divano e sospiro.
Il momento fatidico è arrivato, forza Leah!
“Ti ricordi cosa ci siano detti quando questa storia è iniziata?”
“Sì. Che era solo sesso, niente di più. Che non era una storia seria.”
Lui annuisce.
“Sì, ti ho detto questo, parola più parola meno. Ora però le cose non stanno più così, Leah.”
“Cosa vuoi dire?”
“Che conoscendoti meglio e vedendo come interagivi con mia figlia ho iniziato a provare qualcosa di più della semplice amicizia per te. Tu mi piaci e tanto, Leah.
Vorrei che questa relazione diventasse una cosa seria, io credo…
Ecco, credo di amarti.”
Io abbasso gli occhi e sento che si stanno inumidendo, ma non è il momento di piangere come una bambina.
“Ronnie, tu per me in questo anno sei stato un amico prezioso. Conoscendoti meglio ho iniziato ad apprezzare la tua personalità e come tratti Willow. Mi piaci, Ronnie, ma solo come amico.
Io… Mi dispiace, vorrei poter ricambiare e portare questa relazione a un livello più alto, ma farlo sarebbe sbagliato. Baseremmo una relazione su una bugia, io amo ancora Mike.
Io… Mi dispiace, mi dispiace davvero.
Non era mia intenzione sfruttarti o farti del male, mi dispiace.”
Lui mi rivolge un’espressione amara.
“In fondo lo sapevo che sarebbe finita così, che per te esiste solo Michael Fuentes, ma ho voluto provarci lo stesso.”
“Ronnie, mi dispiace davvero.”
Dico con le lacrime agli occhi.
“Non piangere, Leah.
Lo sai che odio le bugie e preferisco cento volte la verità anche se fa male.
Possiamo provare a rimanere amici o avere un rapporto civile.”
“Sei sicuro di volermi ancora in questo tour dopo quello che è successo?
Capirei se volessi un altro medico.”
“No, va bene così.
Ho capito di averti perso da quando Michael ti ha confidato i suoi sentimenti, adesso scusami, ma vorrei andare a letto.”
“Va bene.”
lo guardo andare via con un passo ciondolante, chiedendomi se ho fatto la cosa giusta. Gli voglio bene, ma non come lui ne vuole a me, per quanto lo voglia io non lo amo, il cuore appartiene a un altro che probabilmente non si farà mai avanti.
Che tristezza.

 
Sto bevendo un the caldo e scrivendo il mio dannato studio al computer quando qualcuno bussa alla porta del pullman.
Sorpresa, vado ad aprire e mi trovo davanti Tony con in braccio Asia completamente ubriaca, lo sapevo che sarebbe successo.
Mai permettere a un cuore infranto di sfogarsi con l’alcool, devo ricordarmi di metterlo nella mia ricerca, potrebbe essere utile.
“Cosa è successo, Tony?”
“È arrivata ubriaca al “Charmed”…”
Alzo un sopracciglio.
“Ok, un locale dove fanno pop-punk live ed era già bella ubriaca, poi ha bevuto ancora un po’ e si è messa a ballare sui tavoli. L’ho fermata all’ultimo secondo o si sarebbe fatta un tizio conosciuto lì nei bagni.”
Io mi passo una mano davanti al viso gemendo.
“Non ti fa niente depositarla nel suo letto?”
“No, figurati Ho fatto abbastanza pratica con Sofia l’anno scorso.”
“Non mi sembra il caso di scherzarci, non è stato divertente.”
Lo rimbecco.
“È passato un anno e la mia ragazza non ha più fatto cose del genere, stiamo insieme da un anno più o meno.”
“Lo so, me lo ricordo. C’ero anche io.”
La mia voce ha una punta di amarezza e rimpianto.
“Dov’è la macchina?”
Gli chiedo una volta sistemata la mia amica per la notte.
“Jaime l’ha riportata qui.”
“Domani devo ringraziarlo, grazie a tutti e due per averle evitato di fare una cazzata.”
“Prego. Sappiamo che rischia già di essere incinta.”
“Sì.”
Usciamo insieme e noto che è una notte fredda e stellata di ottobre.
“Ti va di fumare una sigaretta?”
“Sì, non c’è problema.”
Ci accediamo entrambi una paglia e rimaniamo un attimo in silenzio.
“Cosa c’è, Leah?”
“C’è che non va bene nulla, Tony.
Ronnie si è dichiarato, voleva portare la nostra storia a un livello più serio, ma io gli ho detto di no.
Quello stronzo di Michael non vuole uscire dalla mia testa e poi mi mancate.
Da morire.
I Falling in Reverse sono bravi ragazzi, ma voi eravate una sorta di seconda famiglia, vi conoscevo così bene che sapevo sempre cosa fare. Adesso ho sempre paura di fare qualche errore.
E poi mi mancate e basta.”
“Anche tu ci manchi, con Delilah non è la stessa cosa. Non ci conosce come te”
Rimaniamo un altro po’ in silenzio.
“Sai, per Mike io credo che dovresti parlargli. Potrebbe non essere come credi.”
“Lo so. Mi ha confessato che gli piaccio, ma che non si è mai fatto avanti perché sono di famiglia nobile e se decidesse di respingermi comunque?”
“Io non credo che lo farebbe. Ho il sospetto che persino un disastro come lui si stia rendendo conto che non si sbriga potrebbe non trovarti più, io penso che sia per questo che ha mollato Alysha. Non è la prima volta che lo tradisce e lui ci è sempre passato sopra.
Lui ha paura di Ronnie, teme che tu alla fine scelga lui.”
“Hai parlato con lui?”
“Sì, ho fatto una fatica boia a estrargli quello che gli ho detto e gli ho consigliato di farsi avanti.”
“Grazie, Tone. Ho paura che questo non mi aiuterà con il mio lavoro, anche se Ronnie sembra averla presa bene.”
Lui annuisce.
“È vera la cosa di Asia?
È vero che potrebbe essere incinta.”
Io annuisco piano.
“Lei dice che non si ricorda se hanno usato il preservativo e non ho il coraggio di chiederlo a Jacky per non fargli sospettare qualcosa. Dopotutto sono affari suoi e di Asia e io non ho il diritto di impicciarmi così tanto.”
“E se fosse incinta?”
“Mi auguro che lei non prenda decisioni affrettate o impulsive e che lui sia disposto a riconoscere il bambino. Spero saranno dei buoni genitori.”
“Niente ramanzina a entrambi, dottoressa?”
“Che domanda sciocca! Se dovesse succedere sarà la prima cosa che farò.
Come mai in giro da solo, comunque?”
“Sofia e Viviana volevano avere una serata tra sorelle così loro sono andate in locale e io e Jaime in un altro.
Adesso è meglio che vada o Sofia potrebbe iniziare a pensare male, i complessi di inferiorità non le sono ancora passati del tutto.”
Io sorrido, bella com’è Sofia si crede ancora un brutto anatroccolo.
Torno nel mio pullman e trovo Jacky seduto sul divano che si torce nervoso le mani.
“È vero quello che hai detto a Perry?”
“Cosa di preciso?”
“Che Asia potrebbe essere incinta.”
Io arrossisco, involontariamente ho creato un pasticcio.
“Perché ci stavi ascoltando?”
“Non l’ho fatto a posta, volevo uscire a fumarmi una sigaretta. Sono sceso e vi ho sentiti e adesso rispondimi per favore.”
“Sì, potrebbe essere. Lei non si ricorda se avete preso delle precauzioni.”
“Sai una cosa?
Non me lo ricordo nemmeno io.”
“Tombola.”
Mormoro funerea.
“Quindi potrei diventare padre.”
“Ah ah.”
“Merda!”
Si prende la testa tra le mani.
“Mi piace Asia, ma non so se sono pronto a fare il padre. È una grande responsabilità e che padre sarei poi?
Non sarei mai a casa.”
“Faresti come Ronnie, in qualche modo se l’è cavata e Willow gli vuole molto bene.”
Lui sospira.
“Sono il più grande coglione di questa terra.”
“Suppergiù la definizione sia esatta, ma sei anche mio amico e sono sicura che saprai decidere per il meglio, ho fiducia in te. Potresti persino essere un buon padre.”
Lui mi rivolge un sorriso debole.
“Sì, sempre in giro per il mondo. Uno che si perderà la sua prima parola, i suoi primi passi; uno che non riconoscerà quando tornerà a casa.
E poi non so nemmeno cosa farà Asia, magari vorrà abortire.”
Io mi acciglio.
“Ah, preferiresti che abortisse piuttosto che prenderti le tue responsabilità, che razza di uomo sei?”
“Me lo chiedo anche io.”
Una terza voce ci fa sobbalzare: Ronnie.
“Ronnie, cosa ci fai qui?”
“Non riuscivo a dormire e ho sentito per caso la vostra conversazione.
Jacky Vincent, sei il più grande coglione di questa terra!”
“Lo so, scusa, Ronnie.”
“Non devi scusarti con me, ma con la tua futura creatura.
Se Asia dovesse essere davvero incinta, tu devi prenderti le tue responsabilità, mi hai capito?
Il figlio è anche tuo e non si deve abbandonare una creatura che ha bisogno anche di te durante la crescita.
Se abbandonassi tuo figlio perderei ogni stima nei tuoi confronti.”
“Ronnie, ho paura, cazzo!
Ho solo ventisei anni e non so un cazzo di bambini, so solo che urlano, piangono e producono armi batteriologiche con il loro culo.”
Ronnie emette una breve risata sarcastica.
“Credi che quando Crissy mi ha detto che era incinta di Willow io sapessi più di te?
No, non sapevo un cazzo di bambini, ho imparato sul campo, non mi sono tirato indietro.
E sai perché?
Perché mia madre mi ha abbandonato appena nato e, anche adesso che ho una specie di rapporto con lei, non riesco a perdonarla per averlo fatto!
Perché da piccolo l’avrei voluta vicina quando mi facevo male o anche solo per leggermi le favole prima di andare a letto. Durante l’adolescenza volevo una donna che fosse orgogliosa del suo ragazzone e lo stesso quando gli Escape The Fate hanno fatto il colpo grosso. Volevo qualcuno che mi dicesse che era orgogliosa di avere cresciuto un bravo musicista.
E guarda un po’?
Non c’era! C’erano solo mio padre e Anthony e non nego che loro siano stati preziosi, ma credimi l’affetto e l’apprezzamento di una madre sono un’altra cosa.
Un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, anche se è nato da una scopata andata a male, chiaro?”
“Ronnie…”
“Allora Jacky, lo farai?”
“Io, sì.”
Sento che devo dire qualcosa.
“Jacky, non devi prenderti cura del figlio o figlia di Asia se non vuoi o solo perché ti senti obbligato da Ronnie. La creatura potrebbe capirlo e crescerebbe sentendosi in colpa.”
Jacky mi guarda negli occhi.
“No, Ronnie ha ragione. Se scappassi dimostrerei di essere solo un codardo e non voglio.
Mi prenderò le mie responsabilità.
Adesso, scusatemi, ma vado a letto.
Ho la testa che mi scoppia.”
“Le aspirine sono nel primo cassetto del mobiletto basso del bagno.”
Gli dico, lui annuisce e alza una mano in segno di saluto.
Rimaniamo solo io e Ronnie in un silenzio imbarazzato.
“Penso che andrò a letto anche io, è stata una giornata dura.
Pare che sia in arrivo il secondo figlio dei Falling in Reverse, Cristo.
Chi se lo aspettava?”
“Nessuno, credo.”
“Già. Beh, buonanotte, Leah.”
Saluto anche lui e mi appunto mentalmente che nel mio studio dovrò scrivere anche di fare un discorso di educazione sessuale e su come sia consigliabile di usare sempre il preservativo anche quando si è ubriachi marci. Tatuarglielo in fronte potrebbe essere un’ottima soluzione, se non ricordasse troppo i campi di concentramento.
Prendo una sigaretta ed esco a fumare in barba al mio mal di testa. L’aria fredda esterna è un toccasana, inizio a sentire un po’ della tensione scivolare via.
“Leah?”
Mi gelo, la voce è quella di Mike.
“Sì, sono io.
Ciao, Mike. Sei venuto a sfogare un po’ la tensione con me?”
“No, non mi importava molto di Alysha. Non aspettavo che l’occasione giusta per cacciarla via.”
“Lei non l’ha presa bene, mi ha minacciato.”
Lui rimane un attimo in silenzio e io non mi volto.
“È una cogliona, ma ha le sue ragioni.
Alla prossima data vorrei parlare con te, pensi sia possibile?”
Mi volto di scatto e lo guardo negli occhi, sembra sincero e questo placa un po’ la furia nei miei.
“Per insultarmi?”
“No, ci sono altre cose che vorrei discutere con te, sempre se vuoi.”
“Va bene, Michael.”
“Bene, io allora andrei. Ho sonno, è stata una giornata stressante, mi sono stati tutti appiccicati come se temessero che dessi di matto.
Buonanotte, Leah.”
“Buonanotte, Mike.”
Sussurro, mentre il mio viso viene colpito da una folata di vento.
Cosa dicevo della tensione che calava?
Dimenticatevelo, sta risalendo a velocità paurosa.
E chi dorme stanotte?
 

Angolo di Layla

Ho visto che ultimamente questa storia non riceve recensioni e se nemmeno questo capitolo ne riceverà la sospenderò fino a quando qualcuno la recensirà di nuovo. 

Alla prossima.

 

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Capitolo 11
*** 10) I think about you all the time cause you're a see through, and you're all mine ***


10) I think about you all the time cause you're a see through, and you're all mine

 
Leah p.o.v.

 
Io e l’insonnia siamo migliori amiche da tanto tempo e non mi stupisce che questa notte sia venuta a trovarmi.
Domani dovrò parlare con Mike e non credo discuteremo del tempo o di qualche altra cazzata analoga. No, questa volta chiariremo del tutto l’ambiguo rapporto che ci lega e ho un po’ paura.
Il silenzio del pullman amplifica tutti i rumori, così sento il leggero russare dei ragazzi e i lamenti di Asia.
Asia…
Che diavolo le è preso stasera?
Perché ubriacarsi così?
Questo è comunque il minore dei mali, cosa succederà se lei è davvero incinta?
Jacky si prenderà davvero cura del bambino o della bambina?
Asia vorrà tenerlo?
Sarà pronta a essere madre?
Tutte domande senza risposta per ora e a cui forse è inutile pensare, forse è meglio preoccuparsi quando sarà il momento.
Finisco di bere il mio the e riprendo a scrivere il mio mitico studio, attività che mi porta via buona parte della notte.
Quando i primi chiarori del mattino si mostrano Asia ciabatta verso il bagno e sento l’inconfondibile rumore di qualcuno che vomita.
Mi affaccio alla porta del bagno.
“Le aspirine sai dove sono e, per favore, pulisci tu questo casino.”
Lei annuisce debolmente.
“Cosa ci fai già sveglia?”
“Non mi sono mai addormentata.”
“Posso sapere come mai?”
Io indico la sua pancia.
“Ah, immagino che sia una bella preoccupazione.”
“Una delle tante.”
Asia si alza in piedi e si sciacqua la bocca, poi inizia a pulire il macello.
“Le altre quali sono?”
“Io e Ronnie ci siamo lasciati e Mike oggi vuole parlare con me.”
Lei mi guarda sorpresa.
“Gioca bene le tue carte, io sono che ce la puoi fare, siete troppo belli insieme.”
“Strani o insoliti, ma non belli.”
“Smettila di sminuirti.”
La lascio proseguire il suo lavoro e poi mi stendo un attimo sul divano nero della zona relax, gli occhi mi bruciano, così li chiudo e sento quasi con piacere un paio di lacrime scendere.
Il tempo scorre inesorabile e tra poco lo incontrerò e mi parlerà, sento le mie viscere contorcersi e un leggero senso di colpa verso Ronnie.
Mi è stato accanto un anno e io l’ho ricompensato con un due di picche, ma l’amore o c’è o non c’è e nel nostro caso non c’era.
“Leah, stai dormendo?”
“No, Asia. Sto facendo riposare gli occhi, ho lavorato al computer tutta la notte e dopo voglio continuare il mio diario di questo tour.”
“Tu sei matta! Mi prepareresti del the, per favore?
“Ci credo, visto quanto hai bevuto. Tony ti ha portata qui in braccio perché non ti reggevi in piedi.”
Lei strizza gli occhi facendo una smorfia buffa.
“Ah, sì. Mi ricordo di averlo incontrato insieme a Jaime.”
Io mi alzo in piedi e le preparo un the – come richiesto – e ne faccio un po’ anche per me, l’ennesima tazza della notata.
Ci deve essere del sangue che nuota nel the nelle mie vene.
“Cosa ci scrivi nel tuo diario?”
“Semplicemente quello che succede durante il giorno o la notte.”
“Qualcuno ha mai letto i diari che hai scritto negli anni scorsi?”
Io scuoto la testa.
“Dovresti presentare un manoscritto a un qualche editore, sono certa che te lo pubblicherebbero.”
“Quello che c’è scritto nei miei diari è strettamente personale e poi avrei bisogno del permesso dei Pierce The Veil e dei Falling in Reverse.”
“Immagino di sì. Accidenti, che materialista sono diventata.”
“Un po’.”
“Dici che è grave?”
“Penso ti passerà, sono i postumi della sbornia.”
All’improvviso il mio smartphone vibra per un messaggio, chi mi scrive quest’ora?
È Sofia.

“Fammi parlare con la cosa dai capelli verdi dei Falling in Reverse.”
“Chiamami.”

Poco dopo lo smartphone vibra e lo passo ad Asia.
“Beh?”
“C’è qualcuno che vuole parlare con te.”
Lei schiaccia il tasto di risposta e poi rimane in silenzio.
“No, Sofia. Non abbiamo fatto niente, ne sono certa.
Lui e Jaime mi hanno solo riportata al tourbus perché ero ubriaca fradicia, non c’è niente tra noi due.
No, te lo giuro!
Siamo solo amici, non c’è motivo di essere gelosa, non te lo ruberei mai.”
Vanno avanti così ancora per qualche minuto, poi finalmente Asia chiude la chiamata, mi passa lo smartphone e si mette le mani nei capelli.
“Non avrei mai creduto che qualcuno mi facesse una scenata di gelosia. Te lo giuro, mai nella mia vita.”
Io rido.
“Vedi il lato positivo. Se un ex modella come Sofia ti considera pericolosa vuol dire che non sei così brutta come credi.”
Ride anche lei.
Finiamo la nostra colazione e poi lei va a sdraiarsi sul divano, io invece scrivo il mio diario. Lo aggiorno con la probabile gravidanza di Asia, la rottura tra me e Ronnie e l’enigmatica richiesta di Mike.
È un bel po’ di roba.
Questo tour non sta dimostrando di essere meno complicato rispetto al Warped Tour in cui Sofia si è unita ai Pierce The Veil.
Anche questo assomiglia vagamente a una telenovela e, dato che non c’è nessuno, metto la pubblicità con un breve sonnellino.

 
Mi sveglio verso le dieci, perché sento le voci dei ragazzi indecisi o meno se svegliarmi per la colazione.
“Non c’è bisogno di discutere, Cenerentola si è svegliata.”
Dico con voce rauca, ponendo fine alle loro discussioni.
“Ben svegliata, Leah.”
“Ciao, Jacky. Dov’è Ronnie?”
“Sono qui e ti conviene sbrigarti o non troverai più la colazione.”
“Che lavandini che siete.”
Mi alzo e mi dirigo verso la cucina. Lì ingollo la mia tazza di caffè e un paio di pancakes.
“Oggi a mezzogiorno ci fermiamo a un autogrill.”
“E forse mangeremo qualcosa di diverso dalla pizza?”
“Non è detto.”
“Va beh.”
Arrossisco.
“Mike mi ha chiesto di mangiare con lui.”
Tutti guardano prima me e poi Ronnie. Lui mantiene un autocontrollo impeccabile.
“Qualsiasi cosa succeda tra voi due ti auguro di essere felice.”
“Grazie, Ronnie.”
“Io potrei provarci con il loro medico, come si chiama?”
“Delilah, sarà meglio che ti ricordi il suo nome se vuoi conquistarla.”
Dico con un lieve sorriso.
“Ottimo consiglio, dottoressa.”
“Sono qui anche per questo.”
Le due ore seguenti le passo a giocare a carte con i ragazzi, mentre Asia se ne sta sdraiata sul divano a guardare la tv.
Jacky la guarda ogni tanto.
“Mi sa che ho fatto un errore con lei.”
Ammette infine a bassa voce.
“Sei sempre in tempo a rimediare.”
“Lo sai che non funziona così. Penserà che voglia solo scopare con lei un’altra volta per poi mollarla.”
“Vero.”
“Beh, vedi di fare in qualche modo.”
Continuiamo a giocare fino a quando il pullman non si ferma, io saluto con un cenno i ragazzi e vado verso i Pierce The Veil.
Mi sorridono tutti.
“Ehi, Leah. Scusa per la chiamata di stamattina.”
Esordisce Sofia a disagio.
“Non c’è problema, ero già sveglia.”
“Non ti è passata questa brutta abitudine.”
Sospira.
“Scusa, comunque. La mia gelosia era ingiustificata, Tony non ha fatto nulla, ma quando l’ho visto rientrare con quella ragazza in braccio.”
“Sofia, è tutto ok. Davvero.
Basta che le cose siano a posto tra te e Asia e poi va tutto bene.”
“Esatto. E adesso, scusate, ma ve la devo rapire.”
Tutti guardano sbigottiti Michael mentre mi prende per un polso e mi trascina via, verso l’autogrill.
“Dove andiamo a mangiare?”
“Oh, c’è il cinese! Andiamo lì?”
“Uhm, va bene. Ma non amavi la pizza una volta?”
“La amo ancora, ma i ragazzi la cucinano quasi tutti i giorni.”
Ci sediamo e ordiniamo due porzioni di riso alla cantonese, due di pollo alle mandorle e due di nuvole di drago.
Quando arrivano le nostre porzioni mi decido a guardare negli occhi Mike.
“Come mai mi hai invitato a pranzo?”
“Come sai, sono recentemente diventato single.”
L’hanno capito sia le crew dei Pierce the Veil che dei Falling in Revese e immagino qualche abitante del vicinato.
“E questo mi ha permesso di riflettere su alcune cose che ho sempre rifiutato di affrontare. Non ti sei mai chiesta perché ho reagito così male quando te ne sei andata?”
“Sì, molte volte. Avevamo un bel rapporto, ma non così profondo da giustificare una tale incazzatura.”
“La verità è che mi sono sentito tradito, come se avessi preferito uno come Ronnie Radke, il cattivo ragazzo per eccellenza, a me che sono – tutto sommato – una brava persona.
Non mi andava che voi aveste una storia, ero geloso di te anche se non avevo uno straccio di ragione per esserlo. Non eravamo fidanzati o altro, io mi ero appena messo con Alysha. Non capivo questa gelosia, questa rabbia che veniva dall’interno perché mi avevano portato via qualcosa di molto prezioso.”
“Ti sei mai chiesto perché me ne sono andata così?”
Così si fa, Leah! Buttati senza paracadute, dritta verso il suolo e senza esitare!
“Sì, me lo sono chiesto e non ho trovato una risposta, il che è piuttosto strano. Tutti sembravano avere capito tranne me.”
“La ragione per cui me ne sono andata è perché ero – e sono – innamorata di te. Quando ho visto la  foto di te e Alysha mi sono sentita respinta per l’ennesima volta e quella volta non ho semplicemente retto.
Non ce la facevo a immaginare un altro tour con voi a guardare tu e quella zucca vuota fare i fidanzatini, non sapevo cosa fare quando ho incontrato Jacky. Jacky Vincent è un mio vecchio amico e mi ha detto che il medico della sua band era rimasta incinta e avevano bisogno di un sostituto temporaneo. Ho fatto domanda alla Epitaph e me sono andata, se mi fossi guardata indietro sarei rimasta e questo non sarebbe stato un bene per me.
O almeno così credevo.
Quando vi ho incontrati di nuovo all’inizio del tour ho capito di avere fatto uno sbaglio e mi sono scusata con tutti e ho detto loro quello che ho detto a te.
Ora, lo so che non ricambi, ma immagino che dovessi sapere queste cose.”
“Non correre troppo, dottoressa.
Chi ti ha detto che tu non mi interessi?”
Io rimango in silenzio giocando con le bacchette e mangiando l’ultimo boccone di riso.
“Siamo stati amici per anni e non hai mostrato nessun interesse romantico verso di me.”
Anche lui finisce il suo riso.
“C’è una ragione.”
Altra pausa di interminabile silenzio.
“Durante il nostro primo tour insieme ho risposto per errore a una chiamata: era tua madre.
Mi ha detto che non avrebbe permesso a sua figlia, un’inglese nobile fin dai tempi di Noè e della sua cazzo di arca, di uscire con un brutto messicano, tossico e interessato solo ai soldi di sua figlia.
Che sopportava a malapena la tua scelta, ma che una rockstar non l’avresti sposata o frequentata, a meno di passare sul suo cadavere.”
Io mi tiro una mano sul volto.
“Mamma, ti odio.”
“Stavi iniziando a piacermi e, anche se non era colpa tua, il discorso di tua madre è arrivato come una doccia gelida. Ho deciso di farmela passare con tutte le ragazze che incontravo, ma non funzionava molto. Nei miei sogni e nei miei incubi c’eri tu e fare finta di niente mi è costato un grande sforzo.”
Adesso ho il cuore in gola, mentre aspetto il pollo.
“Mike, vuol dire che tu mi ami?”
“Se amare una persona significa avercela sempre in testa, volere che sia felice, volerla accanto e sperare che sia tu la persona in grado di farla felice per un tempo abbastanza lungo, essere geloso di chi si avvicina a lei perché temi che le porti via… Sì, ti amo.”
Io mi metto le mano davanti al volto e piango, Mike me le sposta delicatamente.
“Non mi ami?”
“Sì, ti amo.”
“E allora perché piangi, Leah?”
“Perché sono secoli che aspettavo questo momento e sono felicissima.”
Lui mi bacia tutte le lacrime e poi finalmente assaporo le sue labbra: sanno di erba, whisky e di qualcosa di mascolino, ma anche dolce.
Sanno di lui, il ragazzo apparentemente menefreghista ma che vuole la felicità di Vic e dei suoi amici e che incoraggia sempre i fans ad andare avanti, che la tempesta prima o poi finirà.
Nessuna tempesta dura per sempre, anche le peggiori terminano.
Continuiamo a baciarci fino a che il cortese richiamo di un cameriere – con le nostre portate – ci fa staccare. Gli sorridiamo con aria di scusa.
Dio, non credo di essere mai stata più felice di adesso!
Il ragazzo appoggia le nostre pietanze – pollo alle mandorle e nuvole di drago – e poi se ne va con discrezione.
“Quindi sei davvero una nobile.”
Io metto in bocca il primo boccone.
“Sì, ma non sono come loro. I miei genitori, intendo.
Io sono sempre stata la loro spina nel fianco, sono la primogenita e non mi sono mai comportata come tale, mia sorella Ariadne invece è la classica perfettina
Alla fine ha ereditato lei le responsabilità della primogenita, ha frequentato ottime scuole e si è appena laureata in qualcosa che riguarda la diplomazia, non lo so di preciso. Io e lei ci sentiamo solo a Natale e il giorno del mio compleanno.
L’etichetta impone almeno una telefonata e lei lo fa, anche se credo preferirebbe non sentirmi mai più, non le sto simpatica.
Dice che non faccio altro che offendere e far vergognare i miei genitori di me, che sono una pessima figlia e una pessima rappresentante dei Lancaster.”
“Davvero? Da quanto non vedi i tuoi?”
“Anni. Sono venuti a trovarmi per Natale il primo anno di università. Sono rimasti scioccati che vivessi in un dormitorio comune e ancor più scioccati dai miei capelli. Mia madre è svenuta quando ha visto le ciocche bianche, poi ha fatto una sceneggiata terribile e mi ha detto che dovevo tornare in Inghilterra con loro e che vivevo come la plebaglia.
Plebaglia, capisci?
Pensano ancora di essere superiori alle persone comuni come nel medioevo!
Quando mi sono rifiutata mi hanno tagliato i fondi, io mi sono rimboccata le maniche e ho cercato un lavoro. Ho lavorato tre giorni alla settimana come pizzaiola in una pizzeria d’asporto per tutti i miei anni di università e mi sono sentita libera.
Libera di non usare sempre una gentilezza ipocrita, di mandare a fanculo qualcuno, di dire parolacce quanto e come volessi.
Ovviamente non sono venuti alla mia festa di laurea e quando la Fearless mi ha assunta mia madre ha chiamato quella sera stessa ordinandomi di rifiutare il lavoro, che una del mio rango non deve perdere il suo tempo con quei tossici che suonano musica rock.”
La bocca di Mike si tira in una linea dura.
“Le ho detto che, dato che mi mantenevo da sola da anni, lei non aveva più il diritto di impormi nulla, lei non si è data per vinta e mi ha detto che se mi fossi messa con una rockstar mi avrebbe diseredata.
Io le ho riso in faccia.”
“Posso sapere perché?”
“Vedi, l’unica persona della mia famiglia con cui andavo d’accordo era mia nonna Leah. Io la chiamavo Kate perché era il suo secondo nome, e quando lei è morta ha praticamente lasciato tutto a me.
Mia nonna è ricca il doppio della mia famiglia, quindi i suoi ricatti mi facevano ridere. Erano solo le bassezze di una donna che sa di non avere più colpi in canna.
Mia nonna era un mito, sapeva sparare e tirare di scherma e me l’ha insegnato. Ha fatto la resistenza in Francia e mi ha insegnato che le donne devono essere decise e non sottomesse, che hanno una testa per pensare e che non devono avere paura di usarla. Di essere anticonformista e di fregarmene dell’opinione degli altri e del galateo, perché le vere qualità dei Lancaster erano il coraggio e la spregiudicatezza, non l’ipocrisia dei miei.
È stata l’unica in grado di aiutarmi davvero quando sono stata oggetto di bullismo e mi rifiutavo di mangiare. L’unica cosa che hanno fatto i miei è stato sbattermi in una clinica per ricconi e sparire, lei invece ha preso il coraggio a due mani per farmi un discorso che mi scuotesse quando aveva il cuore spezzato dal vedermi in un letto d’ospedale sempre più magra e moribonda.
E mi ha dato il permesso di sposare una rockstar.”
Rido.
“Le saresti piaciuto.”
Lui mi sorride, un sorriso vero.
“Onorato di piacere alla nonna della mia splendida ragazza, sono stato un dannato idiota.”
“Perché?”
“Perché ho creduto a tua madre e non mi sono fatto avanti perché pensavo che aveste la stessa opinione. Avrei dovuto capire che non era così se avessi usato un po’ di più gli occhi e avessi ascoltato il mio cuore.”
Mi prende le mani tra le sue
“Mi dispiace per quello che ti è successo in passato, tu per me sei la più bella tra le ragazze e quello che ti fa splendere come una stella è la tua personalità.”
Io arrossisco fino alle radici dei capelli.
“Grazie, Mike.”
“Di nulla, Leah.”
Insieme riprendiamo a mangiare.
Non so di preciso che sapore abbia la felicità, per me ha quello del pollo alle mandorle e delle nuvole di drago che sto mangiando.
Finalmente il mio cuore ha smesso di sanguinare per tutte le vecchie ferite, ora ho trovato la cura giusta.
Mi ci è voluto un po’ e anche vari fraintendimenti, ma alla fine ho capito che è Mike la mia cura.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman e Kellic_a_vita per le recensioni, grazie mille davvero. Come vedete Leah ha finalmente scelto e ha scelto Mike, spero che vi sia piaciuta questa scelta. Grazie mille e alla prossima.

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Capitolo 12
*** 11)I'll never be what you want. ***


11)I'll never be what you want.

 
Delilah p.o.v.

 
È inutile negarlo, io non sono la dottoressa dei Pierce The Veil pur essendolo sulla carta.
Quando i ragazzi vengono da me cercano qualcun altro e so precisamente chi: Leah Lancaster, il loro precedente medico.
Non ho nulla contro Leah – è sempre stata gentile ed educata con me – ma tutto questo mi rende triste. È come se il mio talento non venisse riconosciuto e mi chiedo perché, io do il centodieci per cento in questo lavoro. Cerco sempre di studiare le personalità dei ragazzi per capire come intervenire, ma non è mai abbastanza.
Anche adesso sono seduta da sola e loro sono un’allegra tavolata più in là, sono troppo timida per chiedere a loro se posso unirmi e poi mi piacerebbe che fossero loro a chiedermelo.
Poco prima ho visto Mike e Leah allontanarsi insieme, qualcosa mi dice che quando torneranno saranno una coppia. Me la farò andare bene, ho sempre saputo che sarebbe finita così, che tra quei due c’era qualcosa c’era qualcosa che prima o poi sarebbe esploso.
“Posso sedermi?”
Mi chiede una voce maschile velata da una leggera ironia, io alzo gli occhi e mi scontro con quelli scuri di Ronnie Radke.
“Certo che puoi. Io sono Delilah, piacere.”
“Io sono Ronnie.”
“Sembra che la tua amica o ragazza stia per diventare la ragazza di Mike.”
Bell’esordio, Delilah!
Adesso come minimo ti molla qui da sola e raggiunge la sua band, pensando che sei una cretina apocalittica.
“Amica, lo so comunque.”
“Pensavo foste più che amici.”
Dico sorpresa e maledicendomi un secondo dopo perché sto rimediando una figuraccia dietro l’altra.
“Scopamici, ma adesso è andata ed è giusto così.
Tu perché sei qui tutta sola?”
“Oh. Beh, loro non mi hanno invitata a mangiare con loro, non lo fanno mai.”
“Forse dovresti provare a sederti con loro e vedere cosa succede.”
“Mi scambierebbero per Leah, lei ha forse mollato il suo lavoro, ma il suo fantasma è sempre dietro l’angolo. Non mi accetteranno mai.”
Mugugno di malumore dando un morso al mio hamburger, me lo merito dopo un overdose di tacos, burritos ed empanadas.
“Le cose non vanno proprio, eh?”
“No, forse dipende anche dal fatto che questo è il mio primo incarico, prima ero un medico di quartiere a Tampa. Curare vecchietti e vecchiette e arzille rockstar non è proprio la stessa cosa.”
“No, decisamente non lo è.
“Volevo solo cambiare un po’, ma mi sa che ho sbagliato.
Tu che mi racconti?”
“Che mi manca da morire mia figlia, anche se l’ho vista solo ieri sera via Skype.”
“Hai una figlia?”
“Sì, si chiama Willow. Ha due anni.”
“Wow, complimenti! Sei un ragazzo padre.
Il mio di padre quando mia madre ha scoperto di essere incinta se l’è filata in Australia per paura di essere ricondotto alle sue responsabilità.
Mio nonno dice sempre che gli piacerebbe infilare un paio di proiettili nel culo di quel disgraziato.”
Lui ride.
“Tuo nonno è forte. Anche io sono stato abbandonato da piccolo, mia madre mi ha partorito e poi è sparita per poi rifarsi viva qualche anno fa. Sono anche di discendenze indiane.”
“Io di discendenze tedesche, mio nonno è un po’ un nazista su queste cose.”
“Quindi sparerebbe anche a me, visto che ho sangue indiano nelle vene.”
“Sì, penso di sì.”
Mi blocco.
“No, cioè no. Ovvio che no. Non ha un formo crematorio nascosto nel garage e un campo di concentramento in cantina, anche se odia da morire la sua vicina di casa ebrea….
Cioè, no, non la odia. Hanno un rapporto travagliato, ma non si odiano, figuriamoci.”
Aggiungo un po’ troppo velocemente, inaspettatamente lui scoppia a ridere.
“Cosa ho detto di divertente?”
“Non è quello che dici, sei tu a essere divertente.”
Io inarco un sopracciglio, mi hanno sempre detto di essere divertente come un gatto attaccato ai coglioni.
“Dici le cose che non dovresti dire, un secondo dopo te ne accorgi e tenti di rimediare con altre cose di cui sarebbe meglio non parlare. Tipo di Leah e di tuo nonno.
Lo trovo molto divertente, sai credo che ti chiamerò Luna d’ora in poi.”
“Delilah non è abbastanza bello?
C’è anche una canzone dedicata al mio nome: ehy, there, Delilah.”
Inizio a canticchiarla, ma lui fa cenno di tacere.
“No, non è quello. Pensaci.”
Luna.
Perché dovrebbe chiamarmi Luna?
Perché sono pallida come la luna? Eppure secondo la parrucchiera questi capelli rosa cicca mi davano un’aria meno cadaverica.
Luna.
E poi capisco.
“Luna Lovegood. Quella di Harry Potter, quella che dice le verità scomode e crede a una quantità di strambi animali che non esistono.”
“Esatto.”
“Io amo Harry Potter, anche a  Mike piace un …
Cioè, anche tu sei fan?”
Lui ride di nuovo.
“Lo so che Fuentes è un fan della saga, ha il simbolo dei doni della more tatuato su una mano e ci sono in giro foto di lui con una sciarpa di Grifondoro.
Sono abbastanza fan e poi piacciono molto a Willow, anche se fino ad ora mi sono limitato a leggerle solo i rimi tre libri, quando sarà più grande le leggerò anche gli altri quattro.”
“Giusta scelta, ci sono un po’ troppi omicidi e morti. Una bambina non è in grado di…”
Mi fermo, ricordandomi che Anthony, suo fratello è morto un anno fa in un incidente stradale, questa volta non mi dice niente per un po’.
“È stato difficile spiegarle di Anthony, ma credo che io e Crissy abbiamo fatto del nostro meglio. Ha pianto un po’ perché le mancava lo zio Tony, ma adesso ogni volta che guarda il cielo dice il suo nome. Penso che creda lui  si trovi su una nuvola o qualcosa del genere.”
“Mi dispiace per quello che ti è successo. Sono figlia unica, cresciuta da un nonno un po’ nazista, ma se avessi avuto una sorella o un fratello e li avessi persi non so se ce l’avrei fatta ad andare avanti.”
Mi azzardo ad accarezzargli i capelli e lui non si sposta.
“Che fine ha fatto tua madre?
Non ne ho la più pallida idea, a tre anni mi ha mollato da mio nonno dicendo che aveva vent’anni e voleva vivere la sua vita e non badare a una mocciosa.”
“Conosco la sensazione.”
“Mio nonno è sempre stato affettuoso a suo modo e ha deciso di non parlare mai di lei per non farmi soffrire. Ha anche appoggiato la mia scelta di essere il medico di qualche rockstar, secondo lui avevo più diritto io di vivere il mio sogno che mia madre.”
“Saggia deduzione. Le persone, a volte, sono terribilmente egoiste.
Luna, mi daresti il tuo smartphone?”
Io glielo tendo e poi, come mio solito, gli chiedo il perché il secondo dopo.
“Voglio vedere se c’è qualche foto sexy.”
Io divento di fiamma.
“No, ti sto solo lasciando il mio numero, se ti venisse voglia di parlare con me.”
Finiamo il pranzo e poi ci separiamo con un sorriso amichevole, io vado verso il pullman dei Pierce The Veil e lui verso quello della sua band.
È simpatico per essere uno che ha la fama di essere un puttaniere della peggior specie.

 
Sono passate due ore da quando siamo partiti e io mi sono chiusa nel mio bunk e ho continuato a guardare quel numero, chiedendomi se scrivergli qualcosa o meno.
All’improvviso qualcuno bussa violentemente sul legno del letto a castello, io sobbalzo e apro la tendina di scatto trovandomi faccia a faccia con una sorpresa Sofia.
“Cosa è successo?
Qualcuno ha preso una malattia sessualmente trasmissibile?
Il colera? L’ebola? Il tifo? La peste?
Qualcuna è incinta o ha ricevuto una proposta di matrimonio?
C’è un’apocalisse zombie?”
Rintrono quella poveretta con un fiume di parole, come faccio sempre quando mi beccano distratta.
“No. Nessuno ha una malattia sessualmente trasmissibile, colera, tifo, ebola  o peste, almeno credo. Sembriamo tutti in buona salute.
Nessuna di noi è incinta o ricevuto una proposta di matrimonio e non c’è nessuna apocalisse zombie, non per ora anche se a Tony piacerebbe.”
“Oh, allora cosa c’è?”
“Ecco, da quando siamo rientrati dall’autogrill ti sei chiusa qui dentro senza dire nessuna delle tue strane battute, sei persino peggio di Jaime quando storpi l’inglese.”
“Non vedo cosa ci sia di male a dire: uccidiamo gli uccelli con le pietre.”
Risponde lui.
“Ah, e quando hai detto a una fan incinta chi l’aveva infornata o una cosa del genere, è stato carino?”
“Pff! Tu non capisci.”
“Torniamo a noi.”
Taglia corto lei.
“Cosa ti è successo?”
Per la prima volta mi stanno davvero prestando attenzione?
“No, niente. A pranzo ho parlato con Ronnnie Radke e lui mi ha lasciato il suo numero. Mi trova divertente, sapete?
Adesso non so se scrivergli o meno.”
“Sapevo che Radke era matto.”
Non so perché, ma il suo commento mi ferisce.
“Beh, grazie mille, Sofia.”
Replico aspra per la prima volta nella mia vita.
“No, no. Sofia non voleva offenderti.”
Interviene di nuovo Jaime.
“A me sembra il contrario.”
“Ma no, siamo divertenti noi che storpiamo l’inglese. Davvero.”
Io non dico nulla.
“Torno nel mio bunk. Se qualcuno sta male chiamatemi, altrimenti gradirei non essere disturbata.”
Salto di nuovo sul lettino e tiro la tendina, al di là di essa sento Jaime che rimprovera Sofia. Lo trovo un gesto carino, ma mi piacerebbe che fosse lei a scusarsi.
Guardo ancora una volta il numero di Ronnie e poi decido di mandargli un messaggio, un semplice “ciao.”.
Lui mi risponde quasi immediatamente.
“Ciao, come va?”
“Male. Sofia pensa che tu sia pazzo ad avermi lasciato il tuo numero.”
“Un sacco di gente dice che sono matto :P.Non me ne frega un cazzo dell’opinione della ragazza di Tony Perry.”
“Io l’ho trovato un commento offensivo. Non vedo l’ora che Leah si riprenda questa banda di matti, è evidente che è lei che vogliono.”
“Sì, credo che alla fine lei tornerà da loro. Il suo contratto alla Epitaph sta per scadere e non devi prendertela per le parole di una ragazzina invidiosa.”
“Anche il mio contatto con la Fearless sta per scadere, ci scambiamo i medici?”
“Come le figurine. Ma davvero non devi dargli peso, scommetto che vorrebbe essere al tuo posto adesso :P”
“Hai un’alta opinione di te :°D”
“Certo, altrimenti non sarei arrivato qui.”
“Hai ragione. Da te le cose come vanno?”
“Oh, tutto okay. Leah è in preda a crisi di malinconia per Fuentes, Jacky ha paura di avere ingravidato la nostra merchgirl e scatta per niente e Asia, la merchgirl, è nervosa anche lei come un gatto. Non le va di essere stata scaricata e teme di essere incinta.”
“Cazzo, che casino.”
“Luna, non avrei saperlo dirlo meglio. Ho il sospetto che il secondo figlio dei FIR sia sulla sua via per raggiungere il mondo.”
“Complimenti per chi ha infornato questo bebè.”
“Se fosse vero sì. Infornare?
Parli come Jaime?”
“Ogni tanto.”
Continuiamo a messaggiare fino all’ora di cena, è davvero un tipo simpatico, anche se sta – letteralmente – seduto su di una polveriera.
Di solito una merchgirl incinta della rockstar di turno è quello che la rockstar di turno vuole evitare come la peste.

 
A cena l’atmosfera è tesa.
Immagino che Sofia e Jaime abbiano raccontato agli altri cosa è successo.
“Delilah, senti, io…”
Inizia Sofia.
“No, adesso ascoltate me.”
La interrompo con un tono duro che non mi appartiene.
“Lo so che volete Leah come medico, ma lei adesso è il medico dei Falling in Reverse, che vi piaccia o no. Io sarò il vostro medico almeno fino alla fine di questo tour, poi penso di dare le dimissioni, così Leah potrà tornare da voi e l’equilibrio sarà ristabilito.
Fino ad allora gradirei che non mi trattiate come un’aliena proveniente da Saturno capitata per sbaglio nel vostro entourage.
Se non volete fare amicizia con me va bene, ma trattatemi come un essere umano o rivolgetevi a me per questioni strettamente mediche. Fate come vi pare, ma non voglio che nessuno faccia più commenti come quello di Sofia sulla mia persona. È chiaro?”
Annuiscono tutti e iniziamo a mangiare, sul tavolo non vola nemmeno una mosca: sono tutti attentissimi al cibo tranne Mike.
Lui sta messaggiando e so bene con chi.
Forse li ho stupiti, non si aspettavano che quel impiastro di Delilah tirasse fuori le palle all’improvviso, il fatto è che non mi piace quando la gente mi tratta come se fossi una decerebrata.
Piccolo, ma anche io ho il mio orgoglio.
Finito il dolce, mi alzo e faccio per dirigermi verso il mio bunk, ma la mano di Sofia si stringe attorno al mio polso.
“Senti, mi dispiace davvero per il commento di oggi.
Era totalmente fuori luogo, non sta a me decidere con chi vuoi messaggiare o metterti.”
“Sì, era inappropriato e, sì, non erano affari tuoi.”
“E se Ronnie ti stesse solo usando per dimenticare Leah?”
“Leah! Leah!
Gira tutto attorno a Leah! Per mesi siete stati intrattabili e non avete mosso un’unghia per farmi sentire a mio agio, perché lei se ne era andata.
Quando l’avete rivista è stato persino peggio, prima eravate così incazzati che non vi si poteva nemmeno parlare e poi troppo felici di averla riavuta. Mi avete sempre fatto capire che il vostro medico era lei.
Forse non sono brava come lei, non vi conosco così bene o non ci so fare con le persone, ma ho cercato costantemente di dare del mio meglio e rispettare il vostro dolore.
Adesso che un ragazzo si interessa è ovviamente perché Leah lo ha lasciato e cerca uno zerbino con cui farsela passare.
Ovviamente, non perché Delilah abbia delle qualità, no! Solo perché deve fare la sostituta di Leah sempre e comunque.
Beh, esisto anche io e non ho più intenzione di farmi mettere i piedi in testa per colpa sua, adesso lasciami andare, per favore.”
Inviperita, mi libero con uno strattone della sua presa, attraverso a passo di marcia la zona relax e mi chiudo nel mio bunk.
“Delilah! Delilah!
Fammi parlare, non è come pensi!
Delilah!”
“Avresti dovuto pensarci prima di parlare, Sofia!
Adesso lasciatemi stare, lasciatemi tutti stare!
La mia vita non è affar vostro.”
Urlo con le lacrime agli occhi da dietro la tenda e sento Sofia mormorare: “Ho fatto un altro casino, cazzo.”
La cosa mi esaspera ancora di più e mi tiro il cuscino sulla testa per non sentire più nulla. Solo il vibrare del mio smartphone dopo un po’: è Ronnie.
“Ciao, Luna.

“Ciao, Ronnie.
Non mi va di parlare, scusa.”
“Cosa è successo?”
“Sofia ha detto che mi usi per dimenticare Leah.”
Il telefono rimane muto per un po’.
“Si sbaglia.”
“Io penso che abbia ragione o non ci avresti messo così tanto a rispondere. Scusa, ho sonno.
Vado a letto.”
Taglio corto io e spengo il telefono per non essere disturbata ulteriormente. All’improvviso mi mancano Tampa e i suoi vecchietti, loro erano sempre gentili con me.
Forse il mio destino è prendersi cura dei vecchietti non delle rockstar, forse i vecchietti sanno mostrare un po’di rispetto alle persone anche se sono giovani ed eccentriche.
Forse sono stati educati meglio delle persone della mia età.
Qualcuno tira la tenda.
“Delilah?”
È la voce di Liz, ma io faccio finta di dormire, non mi va di parlare con nessuno.
“Delilah, lo so che non stai dormendo.
Sofia non intendeva offenderti.”
Io non rispondo.
“Delilah?”
Silenzio.
“Ok, me ne vado.”
Sospira lei e io tiro un sospiro di sollievo mentale.
Ho bisogno di leccarmi le ferite da sola e senza nessuno attorno che tenti di consolarmi finendo solo con il farmi più male di prima.
Trattengo un singhiozzo e lascio che le lacrime bagnino il cuscino.
Leah mi ha rovinato il lavoro, Leah mi ha rovinato il rapporto con Ronnie, cos’altro vuole rovinarmi ancora?
La salute?
La sanità mentale?
C’è un limite a quello che una persona può sopportare e io oggi l’ho passato. Io non sarò mai Delilah, ma il clone imperfetto di Leah, quello uscito un po’ male che si sopporta giusto perché si deve.
Sono stufa di questo lavoro, voglio andarmene.
Pazienta fino alla fine del tour, mi dico, poi potrai tornare dai tuoi vecchietti. Ottima idea, speriamo di non impazzire prima.
La tenda si apre ancora.
“Delilah, non so se dormi o fai finta.”
Questo è Jaime.
“Volevo solo dirti che noi ti apprezziamo per quello che sei.
Davvero.
Lo sappiamo che non sei Leah, che non lo sarai mai e che sarebbe ingiusto chiederti di essere come lei. Non te lo dimostriamo, ma ti vogliamo bene esattamente come sei, compagna di pessimo inglese.”
La tenda si tira i nuovo e io riprendo a piangere.
Cosa ne devo fare della mia vita?

 

Angolo di Layla

Vi prego lasciatemi una recensione, please ç.ç!

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Capitolo 13
*** 12) The voices are telling me I just can’t always be this strong ***


12) The voices are telling me I just can’t always be this strong

 
Delilah p.o.v

 
La mattina dopo mi sveglio piuttosto tardi.
Ho un brutto mal di testa e il mio cuscino è umido di lacrime, bel modo di iniziare a giornata!
Cerco a tentoni il mio smartphone e lo accendo, ci sono un sacco di messaggi e chiamate perse di Ronnie, io sospiro e digito un semplice “ciao” come risposta.
“Ciao a te!
Si può sapere perché non hai risposto ai miei messaggi e alle mie chiamate?
Ero un po’ preoccupato.”
“Scusa, mi sono addormentata  e poi non volevo parlare con nessuno.
Adesso vado a fare colazione.”
Abbandono il cellulare sul letto, mi metto un paio di jeans e una maglia larga a righe viola e nere, poi mi dirigo in cucina.
Sofia viene verso di me non appena mi vede, ma io stendo una mano davanti a me.
“Prima dei soliti insulti fammi fare colazione e prendere qualcosa per il mal di testa.”
“Va bene, ma io non volevo insultarti.”
“Ok.”
Ciabatto fino al cucinino e mi bevo un po’ di latte caldo con i pancakes avanzati e riscaldati nel microonde, poi prendo un moment.
“Adesso puoi proseguire con gli insulti.”
Le dico sedendomi sul divano.
“Beh, ecco volevo chiederti scusa per come ti ho trattata e mi dispiace anche per la storia di Ronnie Radke. Ecco, io non volevo offenderti o dire che non vali nulla in confronto a Leah, ero solo preoccupata che lui ti usasse e basta.
Però hai ragione, è la tua vita e io non posso sputare sentenze come se fosse la mia, forse a Ronnie piaci sul serio.
Mi dispiace di averti trattato male.”
“A questo proposito.”
Vic si mette vicino a lei.
“Penso che ti dobbiamo tutti delle scuse. Eravamo troppo presi dal dolore di avere perso Leah e non ci siamo accorti che ferivamo te.
Hai ragione su tutto, non ti abbiamo accolta e fatta sentire a tuo agio e ti abbiamo scambiato troppe volte per Leah.
Ci dispiace veramente, ti prometto che da qui alla fine del tour ti tratteremo con il rispetto che meriti. Noi ci teniamo a te, nel bene e nel male fai parte della famiglia dei Pierce The Veil e le famiglie non lasciano indietro nessuno.
Accetti le nostre scuse?”
Li guardo sorpresa, come se a entrambi fosse spuntato un corno in mezzo alla fronte, questa era l’ultima cosa che mi aspettassi.
“Io, ecco, sì. Accetto le vostre scuse e perdonatemi se ieri ho dato di matto.”
“No, tu hai fatto bene. Sei stata onesta e ti ringraziamo, senza quella sfuriata, probabilmente, non avremmo mai capito i nostri errori.”
Detto questo l’atmosfera si fa più serena, Mike si eclissa per parlare con la sua ragazza, Tony e Sofia si mettono a suonare la chitarra insieme e il resto della truppa si mette a giocare a un qualche videogioco.
Io recupero il mio cellulare e trovo un messaggio di Ronnie: “Dobbiamo parlare.”
Sì, lo penso anche io.
“Sì, hai perfettamente ragione.”
“Già, scrivimi il tuo indirizzo skype e io ti darò il mio.”
Io lo digito rapidamente e intanto accendo il portatile, controllo che ci sia la connessione e poi entro in Skype.
Come immaginavo ho una nuova richiesta di contatto che accetto, due secondi dopo Ronnie mi videochiama. È probabilmente nel bunk, perché intravedo uno spazio basso e dipinto di bianco a cui sono attaccate le fotografie di una bambina che credo sia Willow.
“Si può sapere cosa è successo ieri sera?”
Mi chiede innervosito.
“Te l’ho detto. Sofia mi ha detto che forse tu mi stai dedicando attenzioni solo per dimenticare Leah e la vostra storia o quel che è.”
“TI ho già detto che non è vero.”
“Non hai risposto subito, il che significa che quello che dici non è del tutto vero.”
“Non è per quello! È che proprio quando tu mi hai mandato un messaggio è scoppiata una lite tra Asia e Jacky e li abbiamo dovuti dividere.
Leah non c’entra nulla.
Sì, abbiamo avuto una storia, ma io ho sempre saputo che aveva in mente Mike Fuentes. Sono stato con lei perché volevo dimostrare alla mia ex che non era insostituibile. Quando le cose hanno iniziato a farsi serie almeno da parte mia ci siamo mollati. Non posso negare che ancora mi piaccia un po’, ma tu ieri sera mi hai proprio colpito.
Il piano era quello che ha detto Sofia, usarti per dimenticare Leah, ma non pensavo di incontrare una persona così interessante, quindi il piano è cambiato.”
“Quindi ti piaccio e basta, non sono il chiodo scaccia chiodo.”
Dico piuttosto cauta.
“Esatto. Mi credi?”
“Diciamo che voglio darti una seconda possibilità, ma voglio i giochi a carte scoperte, mi hai capita?
Se sono una sostituta finiamola qui che ho già abbastanza casini, se invece non lo sono riprendiamo da dove abbiamo iniziato.”
“Va bene. Come ti ho già detto non sei una sostituta, quindi possiamo riprendere da dove abbiamo iniziato.”
“Bene. Oggi Sofia e i ragazzi si sono scusati con me.”
“Sono felice per te, ma come mai l’hanno fatto?”
Io arrossisco e mi odio per questo.
“Diciamo che ieri sera ho fatto una sceneggiata e ho detto un paio di cose che mi giravano in testa da un po’.”
“Non ti ci vedo a fare una sceneggiata.”
“Io sono la classica tipa che sopporta fino a quando la misura è colma, poi espode.”
“Buono a sapersi, ti terrò d’occhio.”
Mi sorride e io gli sorrido di riflesso.
“Sono foto di tua figlia quelle appese dietro di te?”
“Sì, sono foto di Willow.”
“Bel nome.”
“Grazie, ma l’ha scelto Crissy, sua madre.”
“È la famosa ragazza a cui volevi dimostrare che lei non era indispensabile?”
Lui ride.
“No, quella è un’altra. Si chiama Jenna, mi sono messo con lei dopo che la storia con Crissy era finita.”
“Sei proprio un cattivo ragazzo.”
Dico divertita.
“Sì, a volte lo sono. Non sono orgoglioso di questo, a volte, ma purtroppo sono fatto così.
In me c’è una grossa parte da stronzo.”
“Evviva la sincerità, almeno so posso aspettarmi anche questo da te, finora ti eri comportato fin troppo bene.”
Lui ride e il suono della sua risata sta iniziando a diventare uno dei miei suoni preferiti.

 
A pranzo c’è un clima totalmente diverso: molto rilassato e quasi allegro.
Ci sono le lasagne cucinate da Liz e una torta preparata da Viviana.
È tutto buonissimo e i ragazzi si sforzano di includermi nella conversazione, lo trovo un gesto molto carino. Forse Vic ha ragione, la mia sceneggiata ha portato a qualcosa di buono.
“Quando ci sarà il prossimo concerto?”
Chiedo, pensando che ho voglia di vedere Ronnie dal vivo e non tramite una webcam.
“Tra due giorni.”
Mi risponde pronto Mike.
“Ah, stai contando i giorni! Il nostro Mike è proprio innamorato di Leah!”
“E allora, Jaime? Non eri tu che facevi il tifo per noi?”
“Sì, era solo una battuta! Come sei suscettibile quando si parla di lei.”
“È che ho paura che mi molli, va bene?
Non l’ho trattata tanto bene per troppo tempo e avrei dovuto evitare di mettermi con Alysha.”
Non prosegue oltre, ma il messaggio è chiaro. Se non si fosse messo con Alysha le cose sarebbero state come sono sempre state e non ci sarei io, ma lei.
Perché il posto di Leah è con i Pierce The Veil e io sono solo una sostituta.
Sospiro e mi impongo di finire la torta di Viviana, poi lavo i piatti, pulisco il cucinino e mi rifugio nel mio bunk.
Prendo una chitarra – la mia – e inizio a suonare qualcosa a caso: Breaking & Entering dei Tonigt Alive.
La mia voce non è bella come quella di Sofia, ma mi è sempre piaciuto cantare, scrivere e disegnare e oggi ho volta di cantare.
The things that make you fall apart
They’re breaking and entering
And I never said I was right
Well I’m probably the one in the wrong
The voices are telling me I just can’t always be this strong

And nothing feels right not right now
Like I’ve lost my mind somehow
I’m scaring myself

I don’t know the girl in the mirror now”

Queste sono le parole che mi colpiscono di più, perché nemmeno io mi riconosco più. Sono sempre stata strana, ma dalla stranezza ho sempre tratto la mia forza, adesso la percepisco come une debolezza. Le piccole cose che gli altri dicono hanno scavato piano piano un buco dentro di me riempiendolo di pensieri negativi e paure e oggi sto perdendo me stessa.
Ma non posso permetterlo, me stessa è tutto quello che ho.  Non ho genitori o fratelli e sorelle su cui contare e mio nonno, per quanto mi voglia bene, non è adatto a questo tipo di confidenze.
“Non sapevo suonassi.”
La voce di Mike mi sorprende, non mi ero accorta che qualcuno avesse aperto la tendina del bunk e mi stesse ascoltando.
“Ci sono tante cose che non sai di me.”
Appoggio la chitarra dietro di me e lo invito a sedersi vicino a me.
“Mi dispiace per quello che ho detto prima su Alysha, è stato abbastanza indelicato.”
“Ti manca molto, vero?”
“Cosa? Sì, mi manca.
Sai, dovresti conoscerla.”
Io rimango un attimo in silenzio, cercando le parole giuste che – come al solito – spariscono quando servono.
“Non credo funzionerebbe.
Voi mi considerate una sorta di usurpatrice e lei la pensa allo stesso modo. Non credo di starle molto simpatica, gliel’ho letto negli occhi ogni volta che ci siamo incontrate.
L’unico modo per risolvere la questione è che io me ne vada e lei si riprenda il suo posto ed è quello che farò.”
“E dove andrai?”
“Non lo so. Quando ho accettato questo lavoro l’ho fatto perché ero stanca di occuparmi di vecchietti e volevo provare qualcosa di nuovo. Adesso non lo so, forse tornerò a Tampa, forse cercherò un’altra band di cui occuparmi.”
“Capisco.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Ti piace Ronnie Radke?”
“Sì.”
“Beh, stai attenta. Lo sanno tutti che è un puttaniere.”
“Lo so anche io.”
“E allora perché gli dai corda, non hai l’aria di essere una troia.”
“Perché è stato il primo a trattarmi decentemente, credo.”
Touché.”
Lui rimane un altro po’in silenzio.
“Senti, non sono il tipo di persona che esprime facilmente i suoi sentimenti, ma vorrei semplicemente di stare attenta a Ronnie e avvisarci se ti fa del male. Capito?”
Io annuisco piano.
“Grazie e grazie della chiacchierata.”
“Figurati, adesso vado.
Pensiamo di vedere Harry Potter e il calice di fuoco, vieni anche tu?”
“Sì, perché no?”
Metto la chitarra nella sua custodia e poi sotto il letto, per poi raggiungere il resto della truppa nella zona relax. Mi siedo accanto a Jaime, guardo Viviana che assentisce impercettibilmente – non voglio creare guai o gelosie – e lui mi passa un braccio attorno allo spalle.
“Sei brava per una che non ha mai studiato musica.”
“Ho seguito un corso di chitarra al liceo e non ho smesso di suonare, mi ha sempre aiutato a scaricare la tensione per gli esami e i tirocini.
Non pensi di sembrare troppo confidenziale con quel braccio?”
Lui ride.
“Viviana sa che non la tradirei mai, si fida di me.”
Io sorrido.
“Viviana è fortunata.”
Poi mi lascio assorbire dal film  impreco come sempre alla resurrezione di Voldemort, non poteva rimanere morto?
Nessuno ne sentiva la mancanza, ma che storia sarebbe senza un cattivo?
Una storia debole e senza senso probabilmente. Mi innervosisce anche il comportamento di Cornelius Caramell e io e Mike gli riserviamo un paio di epiteti non proprio carini.
“Fan di Harry Potter, sono proprio delle teste calde!”
Commenta Liz mentre toglie il dvd dal lettore.
“Ma dai, Liz! Farebbe venire il crimine anche a te!
Pur di non ammettere che le cose sono di nuovo in merda preferisce fare finta che non sia successo nulla e che Silente e Harry siano due pazzi!
SI vede come sono pazzi, un anno dopo il Signor Oscuro farà irruzione e ucciderà proprio al ministero della magia.”
“Va bene, Mike.
Calmo, non ho insultato tua madre, ho solo espresso un parere.”
“Abbastanza superficiale, direi.”
La rimbecca lui.
“Scusa mio fratello, Lizzie. Lo sai che è un fan sfegatato di Harry Potter e si scalda se qualcuno ne parla male e credo che Delilah sia una sua fan.”
“Sì, lo sono.”
“Ah, un’altra che piangerà alla morte di Sirius Black e Silente come se li conoscesse sul serio!”
Dice divertita.
“Mangiamo un po’ della torta di Vivi?”
Urla Jaime per evitare che si scateni la terza guerra mondiale, io intanto rispondo a un paio di messaggi di Ronnie dicendo che va tutto bene e che se vuole parleremo stasera.
Per lui non c’è nessun problema, quindi stasera lo rivedrò, evvai!
Sofia porta nella zona relax quello che è avanzato della torta al cioccolato preparata da sua sorella e la taglia in fette precise.
Io mangio la mia e mi sembra infinitamente più buona di quella che ho mangiato a mezzogiorno, forse perché non ci sono tensioni a fare da contorno. Questa volta sembriamo davvero solo un gruppo di amici che ha deciso di mangiarsi una torta insieme dopo aver visto un film alla tv.
Sa di normalità, ecco e di normalità qui non se ne è respirata molta ultimamente.

 

La sera arriva finalmente e posso chiamare Ronnie.
Lui è ancora nel suo bunk, quello con lo sfondo di legno chiaro e le foto di Willow appese, questa volta noto che ha anche delle lenzuola rosse, le mie sono viola.
“Ciao.”
Mi dice sorridente.
“Ciao.”
“Come va?”
“Un po’ meglio. Oggi io e Mike abbiamo parlato, secondo lui dovrei conoscere Leah e mi ha messa in guardia su di te.”
Lui sospira.
“Insomma, la mia reputazione mi precede sempre, potrei stampare dei biglietti da visita con scritto quello che gli altri pensano di me.”
“Puoi sempre provarci, sarebbero originali.”
“Tu cosa hai detto all’idea di conoscere Leah?”
Io arrossisco.
“Ho avuto uno dei miei momenti alla Luna Lovegood e ho detto che mi sembrava una pessima idea, perché secondo me Leah mi detesta o qualcosa del genere.”
Lui ride.
“Beh, ci hai preso. Ti considera una bambola senza cervello per via dei capelli rosa.”
“Simpatica, davvero simpatica. Mi aspettavo qualcosa di meglio dalla perfezione in persona.”
“Non lo è, cioè, non è perfetta. Fa errori come tutti e a volte giudica male anche lei.”
“Felice di sapere che non diventerà la prossima santa di questo millennio.
A te com’è andata?”
“Bene, direi.
Ho sentito Asia dire a Leah che domani comprerà un test di gravidanza, così finalmente ci faremo un’idea della situazione. Devo ammettere che non so chi si sta cagando in mano di più: se Asia o Jacky.”
“Jacky non mi pare si stia comportando bene.”
“Lo so, ma è ancora giovane. Sono sicuro che alla fine si prenderà le sue responsabilità. Dai, persino un satanasso come me non si è tirato indietro quando la sua ragazza era incinta!”
Io rido, portandomi la mano davanti alla bocca come faccio di solito.
“Tu non sei un satanasso, ti piace molto recitare la parte del satanasso, questo è quanto!”
“Come mai ti metti la mano davanti alla bocca quando ridi?”
La domanda mi spiazza un attimo, non ci ho mai pensato sinceramente, è un gesto che faccio fin da quando sono piccola.
“Non lo so, forse per nascondere il piccolo spazio tra gli incisivi che ho, forse perché mi vergogno a sapere che la gente mi veda ridere. È una cosa che faccio fin da quando sono piccola, non ci ho mai pensato, sinceramente.”
“TI ho sorpresa!”
Lui punta un dito contro di me e poi scoppia in una risata fragorosa.
“Colpevole, detective Radke.
Qual è la pena?”
“Che mi mostri il tuo sorriso quando ridi.”
“Me lo ricorderò, ormai mettere la mano è un’abitudine così radicata.
Leah come ride?”
Chiedo in preda a uno di quegli impulsi di autodistruzione.
“Non come te, la tua è una risata nascosta, che va scovata e questo mi piace un sacco.”
“Sei sicuro, Ronnie?”
Gli chiedo insicura.
“Sì, sicurissimo.
Oltre a chiacchierare con Mike Fuentes cosa hai fatto?”
Io mi lancio in un riassunto della giornata che culmina nella visione del film di Harry Potter e – sebbene sappia che lui non è un fan accanito come me- non posso fare a meno di inserire una lunga parte dedicata ai miei commenti da potterhead sfegatata.
Devo dire che lui ascolta tutto con molto interesse, anche se probabilmente non gliene frega niente del fatto che avrei preferito che Voldemort non risorgesse.
“Scusa.”
Sussurro alla fine.
“Ti ho detto un sacco di stronzate su Harry Potter di cui probabilmente non te ne frega nulla.”
“Al contrario, mi ha divertito molto ascoltare i tuoi commenti.
Tu mi fai ridere, Luna ed è questa la cosa che mi piace di più di te.”
Io biascico un “grazie” e sorriso.
Non sono mai stata più felice di così.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, sono contenta che ti piaccia il personaggio di Deililah e che non ti sembri forzata una storia con Ronnie.
In questo capitolo ci sono stati almeno un paio di chiarimenti importanti e spero ti piacerà^^

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Capitolo 14
*** 13)Let the dominoes fall, I ain't got control ***


13)Let the dominoes fall, I ain't got control

 
Asia p.o.v.

 
Questi giorni sono piuttosto strani.
Leah non fa che stare attaccata al telefonino per messaggiare con Mike e ogni sera si chiamano su Skype e li si sente tubare come due piccioncini.
Sono felice per lei, ma mi sento un pochino abbandonata, anche Ronnie è molto distratto e distante e perennemente attaccato al suo costoso i-phone.
Mi sono chiesta con chi sentisse e la risposta è arrivata quando ho ascoltato per errore una sua conversazione su Skype. Si sente con Delilah, il medico dei Pierce The Veil.
Dio solo sa cosa abbiano in comune, ma lui mi sembra abbastanza preso da lei.
In quanto a Jacky alterna momenti in cui è freddo con me ad altro in cui è fin troppo premuroso. Non ho idea di cosa giri nel suo cervellino, è come se alternasse stati in cui è sicuro della decisione presa sul nostro rapporto, ad altri in cui non lo è affatto.
Lo dicevo che è bipolare.
Intanto la mia paura di essere incinta si fa più concreta, al primo giorno il mio ciclo non si presentato e mi sento debole, soprattutto la mattina.
Do la colpa a un po’ di anemia e alla pressione bassa, ma non prendo in giro nessuno, tra poco le debolezze saranno accompagnate da nausea e vomito e saprò di ospitare un piccolo o una piccola Vincent.
Devo decidermi a fare un benedetto test di gravidanza e sapere di che morte morirò.
“Leah?”
“Sì?”
“Domani possiamo fermarci a comprare un… un… un test di gravidanza.”
Alla fine sputo fuori quelle tre parole quasi di controvoglia.
“Oh, sì, certo! Almeno sarai sicura di essere incinta o meno.
Ho notato che alla mattina sei più debole del solito, ti è venuto il ciclo?”
“No.”
Dico con voce tremula.
“Leah, e se fossi davvero incinta?
Io non sono pronta per essere madre, sono ancora troppo immatura e irresponsabile. Finirebbe come con i miei, odierei mio figlio o figlia e lui o … o lei….
Mi odierebbe!
Sono una dannata idiota!”
Scoppio a piangere isterica, lei mi scuote un paio di volte e almeno i singhiozzi che ingolfano il mio petto se ne vanno.
“Asia, stai calma.
Calma.
Sei tesa come una corda di violino e non va affatto bene. Vieni in cucina che ci facciamo una tisana al tiglio.”
Con gentilezza mi spinge verso il cucinino e prepara due tisane, io bevo subito un sorso della bevanda dolciastra e praticamente mi ustiono la bocca.
“Oh, Cristo!
È lava bollente!”
“All’incirca.
Asia, stai calma.
Innanzitutto, non sai se sei incinta o no.”
“Ma chi vogliamo prendere in giro, tra poco arriveranno le nausee mattutine e lo sarò di sicuro.”
“Per ora non lei hai, stai calma.
E poi sono sicura che se anche fossi incinta saresti un’ottima madre, in grado di amare e crescere un figlio o una figlia tua. Ne sono certissima.
Se non te la sentissi c’è sempre l’aborto o l’adozione. Partorisci e lo dai subito in adozione.”
“Tu non sei a favore dell’aborto.”
“No, ma è una decisione che riguarda il tuo corpo e io non posso interferire.”
Mi prendo la testa tra le mani.
“Finirò per diventare un’assassina e il mio figlio non nato mi perseguiterà nei sogni, ma perché non ho tenuto le gambe chiuse quella notte?”
“Bevi la tua tisana.”
Ringrazio il tatto di Leah, chiunque altro mi avrebbe dato una rispostaccia – pienamente meritata – lei no.
“Credi davvero che io possa essere una buona madre?”
“Certo e credo che Jacky sarà un buon padre.”
Io mi muovo a disagio.
“Non so se glielo dirò.”
“È il padre, ha diritto di sapere, qualsiasi cosa tu decida di fare.”
“Io pensavo semplicemente di tagliare la corda e crescerlo da sola.”
“Non fare il mio stesso errore, non tagliare fuori Jacky, potrebbe riservarti delle sorprese.”
“Non sono tutti Mike Fuentes.”
“No, ma in un caso come questo non puoi semplicemente prendere e andare. Facendo questo condanneresti il tuo futuro figlio o figlia a una vita senza suo padre e questo un bambino non se lo merita. Scappando non decidi solo per te, ma per due persone.”
Questo è vero, non ci avevo pensato.
“Ma Jacky non lo vorrebbe.”
“Diglielo prima di saltare a conclusioni affrettate, non farmi venire infarti inutili, Asia.
Questa volta devi essere matura e questo comporta parlare con lui, che ti piaccia o meno.”
Il suo tono ha una sfumatura dura che non le ho mai sentito.
“Ho paura, Leah.”
“Lo so che hai paura, è normale averne. Se fossi davvero incinta sarebbe il più grande cambiamento che dovrai affrontare in vita tua.
Non sarà facile, ma non devi escludere Jacky e nemmeno noi, ti aiuteremo. In qualche modo ce la farai, ce la farete.
Devi crederci.”
Io abbasso gli occhi.
"Non sono pronta, ma devo sapere la verità. Non posso continuare così e vorrei sapere cosa ha in testa Jacky. A volte è freddo come il ghiaccio, a volte invece è gentile e pieno di premure.
Vorrei avere più certezze, non voglio dare a mio figlio la mia stessa vita.
Non voglio che si senta un peso per i suoi genitori.”
“Se lo amerai non si sentirà mai un peso, credimi.
Cerca di cacciare i pensieri negativi e focalizzati su quelli positivi, come la gioia che proverai quando lo stringerai a te per a prima volta o quando dirà la sua prima parola.”
Io sorriso mio malgrado immaginandomi un bebè simile a Jacky dire “mamma”, mi piace come prospettiva. Ho ancora paura, ma mi sta passando.
Per prima cosa devo sapere se sono incinta, poi posso spaccarmi la testa in mille pezzi e anche di più, ma non ora.

 
Dopo un’oretta mi alzo dal mio letto.
Leah sta dormendo pacificamente sul divano e decido di non disturbarla, mi dirigo verso Ronnie, che è momentaneamente libero.
“Ehi”
Gli dico sedendomi accanto a lui.
“Ehi, stai meglio?
Leah mi ha detto che hai avuto una specie di crisi.”
Io sospiro.
“Sì, sto meglio.”
Poi do un’occhiata al suo i-phone stretto in una mano.
“Fai sul serio?”
“In cosa?”
“Nella “relazione” con la ragazza dei Pierce The Veil, quella dai capelli rosa.”
“Si chiama Delilah.”
“Sì, con Delilah.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Lo sai che tipo di ragazzo sono.”
“Lo so ed è per questo che te lo chiedo. Sei sempre attaccato al cellulare, la senti per dimenticare Leah o perché ti piace sul serio?”
Sul suo volto si dipinge una smorfia amara.
“Ho avuto tutto il tempo necessario per dimenticare Leah, non è mai stata mia. Anche quando provavo qualcosa di più per lei, lei lo considerava solo sesso tra amici.”
“Ma ti sei dichiarato?”
“È stato l’ultimo patetico tentativo di un uomo che dopotutto non riusciva ad accettare la verità, ma adesso la vedo davanti a me felice e non ho rimpianti. So esattamente che quello che provo per Leah è solo amicizia.”
“E Delilah?”
“Mi piace molto, mi intriga.”
Io alzo un sopracciglio.
“Mi sembra la versione alternativa di Barbie.”
“Tutti pregiudizi. Delilah mi piace molto perché è un’imbranata di prima categoria, fa sempre domande scomode e cinque secondi dopo si pente e cerca di porvi rimedio con cose ancora peggiori.
Sembra Luna Lovegood.
Mi fa ridere tanto e Dio solo sa quanto abbia bisogno di ridere in questo momento, mi fa sentire leggero. Con lei posso usare il mio lato ironico sapendo che non verrò paragonato a nessuno.
Sì, mi piace proprio.”
“Buon per te. Te la meriti una ragazza con cui fare sul serio.”
Lui annuisce, poi mi trafigge con i suoi occhi scuri. Sembra che mi voglia leggere fino in fondo all’anima, dove troverebbe troppi segreti.
“E tu cosa mi dici?”
Forse sono quegli occhi magnetici che mi spingono a dirgli tutto.
“Ho paura di essere incinta e il bambino sarebbe di Jacky. Non so nemmeno se dirglielo o no.”
“Lui lo sa già.”
Io trasalisco come se mi avessero dato una violenta scossa.
“Cosa?”
“Ti ho detto che lo sa già.”
“Come fa a saperlo?”
La voce mi esce dura, penso già che sia Leah, questa volta però ha esagerato.
“Stai calma. Leah lo stava dicendo a Mike il giorno che lui le ha chiesto se potevano parlare e Jacky ha sentito tutto.”
Così si spiegano i suoi comportamenti di questi giorni.
“È bello sapere che le cose possano rimanere segrete!”
Lui ride.
“Pensavi davvero che potesse rimanere segreta una cosa del genere?
Anche solo i tuoi sbalzi di umore continui avrebbero fatto nascere qualche domanda.”
“Io non ho sbalzi di umore!”
Rispondo picchiata.
“No?”
Ripenso agli ultimi giorni.
“Ok, ho gli sbalzi d’umore. Li avresti anche tu con questo dubbio e se stessi considerando seriamente l’idea di abortire.”
“Come mai pensi a questa possibilità?”
Il tono è calmo, ma so che si sta arrabbiando. L’abbandono della madre è ancora una ferita aperta per lui.
“Penso che tu non sia la persona più adatta per discutere di questo.”
“Perché? Ti ricordo le conseguenze che tuo figlio potrebbe avere se tu non ci fossi nella sua vita?”
“Ronnie, cazzo! Guardarmi! Ho ventitré anni scarsi e non so nulla di bambini, mia madre mi ha abbandonato a dieci maledicendo me e mio padre ogni singolo giorno che il loro matrimonio è durato e non ho nemmeno cresciuto un fratello o una sorella.
Sono troppo giovane e immatura, lo crescerei male, finirebbe per pensare quello che penso io di me stessa: che sono un errore non voluto.
E poi, Jacky. Jacky sarà sempre in giro per i vari tour, come potrà occuparsi di un figlio o di una figlia?”
“Se si vuole un modo lo si trova, anche io sto crescendo Willow, tra i miei vari tur e credo di stare facendo un buon lavoro. Non saprai mai se Jacky potrà essere un buon padre se non glielo permetterai mai!”
“E se andasse male? Come potrei far pagare a un innocente quella che è stato un errore dettato dal troppo alcool?
Jacky non mi avrebbe mai scopata se non fosse stato ubriaco. Io … io sono sempre la seconda scelta o la non-scelta di tutti.
Jacky me l’ha detto che non vuole una relazione con me, me l’ha detto chiaro e tondo e…
Io non voglio forzarlo solo perché sono stata così cogliona da non ricordarmi…”
La mia voce – già incrinata – trema ancora di più.
“Le precauzioni.
Questo figlio è un problema solo mio.”
Urlo prima di rifugiarmi di nuovo nel mio bunk, abbracciando il cuscino e piangendo tutte le mie lacrime.
Qualcun tira la tendina, aprendola.
“Ronnie, vai fuori dalle palle.”
“Non sono Ronnie.”
Mi risponde Jacky.
“Jacky…”
Sussurro scioccata.
“Sì, sono io.
Ho sentito tutto, non volevo, ma ero in cucina e non sapevo come togliermi da quella situazione.
Ascolta, sono stato uno stronzo con te e ho sbagliato, tu ti meriti più di uno stronzo, più di me, ma ci sono.
Voglio esserci.”
“Tu non mi ami, Jakcy e io voglio un figlio che sia amato e voglio anche che suo padre ami me.”
“Mi piaci, Asia.”
Sputa lui, paralizzandomi.
“Lo dici per convincermi che ci sarai. Non lo pensi davvero e probabilmente ti stancherai di me e del bambino pochi mesi dopo che sarà nato. I neonati non sono molto interessanti, te la daresti a gambe levate e torneresti a fare quello che hai sempre sognato: la rockstar.”
“Come fai a saperlo?”
“Ho visto come hai liquidato la nostra scopata, se non rischiassi di avere in grembo tuo figlio tu non saresti qui con me, saresti con i ragazzi e con una groupie che ti scalda il letto la notte.”
“Asia, dammi una possibilità.”
“Ho sonno, vorrei dormire.”
Dico fredda.
Non riesco a sentirlo parlare così, dopo che mi ha scaricata come se fossi un’immondizia, non è questa la famiglia che ho sempre sognato.
No, non può partire da questi presupposti!
Stringo a me il cuscino e affondo le unghie nelle mie lenzuola verdi, trattenendo a stento un urlo. Mi avevano avvertita che sarebbe potuta finire così, ma io – testarda – ho sempre detto che non l’avrei mai permesso.
Sì, si vede come non l’ho fatto.
Adesso sono qui con il figlio o la figlia di Jacky Vincent nella pancia, sì, potrei non essere incinta, ma me lo sento. Questa volta ho combinato un casino.
Le ore passano lente, il cielo diventa sempre più scuro e nessuno viene da me a chiedermi come sto. Finisco per addormentarmi vestita e mezza scoperta.
La mattina dopo ho freddo e mi sento rintronata come se avessi appena bevuto un paio di shots di vodka a pancia vuota. Solo verso quelle che presumo siano le nove Leah si affaccia al mio bunk.
“Facciamo una pausa, andiamo a prendere il test?”
Io annuisco con l’aria un po’ assente.
“Prima dovresti mangiare, hi un’aria pessima.”
“Ho dormito molto male, ho un’ansia assurda!”
Scendo dal mio lettino e la seguo in cucina dove regna un silenzio surreale.
“Buongiorno.”
Mugugno io.
Poco dopo mi vengono servite uova e bacon, è la mia colazione preferita da sempre, ma oggi solo sentire l’odore mi provoca fortissimi conati di vomito.
Abbandono precipitosamente il locale e corro a vomitare in bagno, se avessi avuto bisogno di una conferma sul mio essere incinta l’ho avuta.
Sono incinta.
Inizio a piangere e a farfugliare che sto condannando mio figlio a una vita di merda quando Leah mi raggiunge.
“Sono incinta, ho le nausee e ho vomitato
Solo sentire il profumo della mia colazione preferita mi ha ribaltato lo stomaco.”
“Potrebbe essere la tensione, sei rigida come una corda di violino.
Torna di là, ti ho preparato del the caldo con dei biscotti.”
“Così vomiterò anche quello.”
“E cosa voi fare?
Non mangiare?
Diventare anoressica?”
Mi tende una mano che io accetto, lei mi tira in piedi e io mi faccio condurre di nuovo in cucina.
“Scusa, Asia. Non pensavo di combinare un simile casino cucinando il tuo piatto preferito.”
È Jacky a parlare e io lo guardo con gli occhi spalancati, lui sa che le uova e il bacon sono la mia colazione preferita?
E l’ha cucinata lui?
“Non fa niente, non potevi sapere che avrei reagito così, non lo sapevo nemmeno io.”
Bevo il the di Leah e mangio i biscotti, questa volta tutto rimane dove deve rimanere.
Dopo questo episodio patetico il pullman si ferma a una stazione di servizio, Leah affida a Jacky una lista della spesa e lo prega di non esagerare con le stronzate, poi io e lei ci allontaniamo verso la zona preservativi.
“Preservativi…. Preservativi…”
Mugugna il medico guardando con occhi professionale la merce esposta, io sono rossa come un pomodoro e mi piacerebbe scomparire dalla faccia della terra. Chissà cosa diavolo staranno pensando gli altri clienti!
“Preservativi…. Test di gravidanza!
Asia, li abbiamo trovati.”
“Bene, prendine un paio ci stanno guardando tutti!”
Leah fa una linguaccia a non si sa chi e poi va alla cassa a pagare.
“Complimenti, signora!
Presto sarà mamma!”
Ci dice la cassiera, una donna sulla cinquantina dall’aria bonaria.
“Non sono per me, è la amica che forse è incita.”
“Oh, auguri a te, allora!”
Per fortuna non aggiunge nulla sulle possibili reazioni del mio ragazzo. Usciamo dal locale e saliamo sul pullman, inizia a mancarmi l’aria e tremo violentemente.
“Stai calma! Andrà tutto bene.”
Prendiamo un campione della mia urina e ci mettiamo il primo: il mio cuore sprofonda sotto i piedi quando si colora di rosa.
Rosa significa che sono incinta.
“Stai calma. Non significa nulla.
Facciamo anche il secondo!”
Facciamo anche il secondo, ancora una volta il test si colora di rosa: sono incinta.
Scoppio a piangere e cado a terra inginocchiata con le mani davanti al volto, disperata.
Sento solo vagamente Leah che dice che i test di gravidanza possono sbagliarsi, che dovrei fare delle analisi per essere davvero sicura. Sono solo parole vuote che non penetrano la mia cortina di dolore.
Alla fine ce l’ho fatta a fare come i miei genitori.
Alla fine ce l’ho fatta a rovinarmi la vita.
All’improvviso mi alzo e mi metto a correre fuori dal pullman, Leah mi insegue, urla, mi supplica di fermarmi, ma io non le do retta.
Corro verso l’autostrada intenzionata a farmi fuori, ma delle braccia forti mi trattengono e mi riportano verso il bus.
È Jacky.
Dovrei essergli riconoscente, ma in questo momento sono solo arrabbiata.
Perché mi ha condannata di nuovo a questa vita?

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione. Spero che questo capitolo ti piaccia, le cose iniziano a farsi serie per Asia e Jacky. Pare sia in arrivo un bebé.

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Capitolo 15
*** 14)I'm sorry, I can't be perfect. ***


14)I'm sorry, I can't be perfect.

 
Leah p.o.v.

 
Non mi era mai capitato un caso del genere e sono un po’ preoccupata.
Ok, c’è stata Sofia l’anno scorso, ma lì si trattava solo di suturare perché per fortuna non aveva perso troppo sangue.
Oggi devo trovare il modo di calmare una ragazza che vuole morire e che nemmeno quattro ragazzi grandi e grossi riescono a tenere del tutto calma. Devo trovare una soluzione e non c’è certo parlarle perché dubito che mi ascolterebbe.
Prendo la mia decisione in dieci secondi: scendo dal pullman e busso furiosamente a quello dei Pierce The Veil.
Un Jaime sorpreso mi apre la porta.
“Leah, cosa…”
“Chiamami Delilah, è urgente!”
Lui deve capire che non sto scherzando perché la rosa arriva subito.
“Cosa succede, Leah?”
“Asia ha scoperto di essere incinta ed è andata fuori di testa. Sta avendo una crisi isterica, prima ha tentato di buttarsi in mezzo all’autostrada e solo Jacky l’ha salvata.
Ho bisogno del parere di una collega.”
Sputo tutto d’un fiato.
“Ok, ho una siringa e un calmante nella mia borsa da medico. Adesso le vado a prendere, tu va a comprare calmanti e ansiolitici.”
“Va bene.”
Lei corre dentro e prende la sua valigetta nera da medico, io mi dirigo al convenient store seguita da Mike.
“Ma, è vero?”
“Dannatamente vero, la situazione mi è sfuggita di mano. Faccio schifo sia come medico che come essere umano.”
“No. Le hai parlato pima che impazzisse?”
“Sì, le ho detto di fare degli esami e che comunque sarebbe stata una buon madre, ma dubito che lei mi abbia ascoltato.
Dovevo accorgermi prima che le cose non andavano!
Se l’avessi fermata…Forse comunque non sarebbe cambiato nulla, non avevo ansiolitici o cose del genere con me. Mi sono informata sulle schede dei ragazzi e sembrava che nessuno ne avesse bisogno così non li ho presi.
Per evitare tentazioni…
Cazzo, avrei dovuto prenderli invece.”
Entro nel convenient store e punto la zona dei farmaci, dico il nome di un paio di ansiolitici alla donna al bancone e le mostro il mio tesserino da medico.
Lei lo esamina con una lentezza e una meticolosità irritante, se qualcuno stesse per morire per colpa sua non potrei comprargli le medicine che gli servono!
Alla fine mi dà quanto richiesto e io esco dal negozio, maledicendola mentalmente.
Saluto Mike con un bacio e torno al mio pullman, i ragazzi sono tutti seduti in salotto.
“Come va?”
“Delilah le ha fatto un’iniezione e adesso stanno parlando. Secondo lei tra poco dovrebbe addormentarsi.”
“Scusatemi, ragazzi.
La situazione mi ha presa in contropiede e non sapevo cosa fare, così sono andata da lei.
Perdonatemi, sono un pessimo medico, vi meritate di meglio.”
Nessuno dice nulla.
“Diventerò davvero padre?”
Chiede con voce sottile Jacky.
“Sì, a quanto pare sì o almeno così dicono i test di gravidanza, ma non sono sempre affidabili.
Asia dovrebbe fare delle analisi per esserne certa del tutto.”
“Sì, così si butterà dal testo dell’ospedale quando saprà il risultato.
Ho fatto un casino!”
Esclama con una certa disperazione nella voce.
“Lo so, ma possiamo uscirne. Per prima cosa Asia deve tornare stabile, poi parlerete e arriverete a una soluzione.”
“Vorrei avere il tuo ottimismo, Leah. Asia non lo vuole un bambino e non vuole nemmeno me ed è comprensibile.
Se potessi tornare indietro non la mollerei.”
“Ma non puoi, quindi cerca un modo per riconquistare la sua fiducia nel presente, perché credo che se tu la convincessi che la ami non abortirebbe.”
Dice Ronnie.
“E come?”
“Non so, pensaci su.”
Proprio in questo momento arriva Delilah con un’aria pallida e sbattuta.
“Come sta?”
Le chiedo ansiosa.
“Il calmante è entrato in circolo e si è addormentata. Credo si sia trattata di una reazione allo shock, una specie di crisi isterica.”
“Grazie mille per averci aiutato.”
Jacky la ringrazia da parte nostra, ma lei lo trafigge con i suoi occhi di ghiaccio.
“Trattala bene, perché altrimenti te la vedrai con me.
Stalle accanto, falle capire che il bambino lo vuoi sul serio e che le cose si possono aggiustare.
Asia è una ragazza fragile e spaventata in questo momento e ha bisogno di conferme e rassicurazioni, per quanto possibile evitatele ogni tipo di stress.”
“Va bene, grazie.”
La ragazza ci lascia da soli.
“Siamo in tre a dirti la stessa cosa, cioè che le devi dimostrare che tieni a lei. Lo farai?”
“Ci proverò, ma non so ne sarò capace. Le relazioni non sono mai state il mio forte.”
Biascica lui a testa bassa.
“Vuoi il bambino, Jacky?”
Gli chiedo dura.
“Sì.”
“E allora un modo lo troverai, devi solo dare ascolto al cuore invece che al cazzo ogni tanto.”
“Leah!”
“Che c’è?
Ho detto la verità, che i ragazzi ragionino con quello lo sanno tutti. Arriva però, per tutti, qualcuna che ti costringe a usare il cervello oltre al pene e Jacky l’ha trovata.”
“Hai perfettamente ragione, Leah. Ho ancora paura.”
“Anche io ho paura e, se hai ascoltato Delilah, anche Asia ha paura. Devi farti forza per te, per lei e per il bambino. So che puoi farcela.
Ho fiducia in te, Jacky Vincent.
L’ho avuta sin dalla prima volta che ci siamo incontrati ed eravamo due inglesi persi negli Stati Uniti.
Ce la farai!”
Lui annuisce.
“Me ne siamo certi?”
Chiede Ryan.
“Due test di gravidanza hanno dato risultato positivo, ma possono sbagliare. Adesso cerco l’ospedale più vicino per fare delle analisi.”
Accendo il mio computer – annotandomi mentalmente di parlare di gravidanze indesiderate e possibili reazioni suicide della futura mamma – e cerco. L’ospedale più vicino è a Portland e io lo chiamo subito. Mi risponde una donna, declino le mie generalità e una volta accertatasi che io sia davvero un medico mi lascia parare.
“Sì, sono il medico di una band, i Falling in Reverse.
Sì, il mio nome è Leah Marie Eulalie Lancaster, sono laureata, abilitata alla professione e regolarmente iscritta all’albo.
Le vorrei chiedere se è possibile fissare un’ecografia tra due giorni, dovremmo raggiungere Portland per quella data.
Sono consapevole che ci sono persone che hanno prenotato prima di me, ma questa è un’emergenza, non potrebbe fare un’eccezione?
Sì, aspetto.”
Aspetto un quarto d’ora al telefono e poi finalmente torna a parlarmi.
“Generalmente non concediamo eccezioni, ma ho valutato il carattere di eccezionalità della domanda: tra due giorni alle dieci mezza la sua paziente deve presentarsi qui, possibilmente accompagnata.”
“Sarà fatto. La ringrazio infinitamente.”
Chiudo la chiamata e mi detergo il sudore dalla fronte, è stata una chiamata estenuante, nessuno mi crede mai quando mi annuncio.
Mi dirigo verso l’armadietto dei liquori e verso tre dite di Jack Daniel in un bicchierino per me e tre per Jacky.
“Te le sei guadagnate, amico.”
Dico con voce monocorde, lui lo prende senza dire nulla.
Io bevo il mio e poi mi siedo.
“Scusatemi ancora.”
Sussurro con voce spezzata.
Poi sento un gemito dalla zona dei bunk e noto che Asia è sveglia.
“Buongiorno, Asia.
Come ti senti?”
“Una merda. È vero che mi hanno sedata?”
“Sì, hai avuto una reazione esagerata. Vuoi qualcosa?”
“Da bere, se possibile.
Come ha reagito Jacky?”
“Bene. Ha paura, ma non ti lascerà sola.”
“Lo sono già.”
“No, tesoro. Ci siamo noi.”
Vado in cucina e verso un bicchiere d’acqua, poi torno da lei.
Si è già riaddormentata e io mi porto via il bicchiere, non voglio lasciarle un possibile arma con cui farsi male.
“Ho sete davvero.”
“A me sembra che ti interessi più il bicchiere che l’acqua.”
“Sempre acuta. Dammi un po’ da bere, poi te la porti via.”
“Sta bene.”
Lei beve un lungo sorso e poi tenta di mandare in pezzi il bicchiere.
“Bella prova, ma non ha funzionato.”
Son completamente inzuppata d’acqua, ma il bicchiere è integro. Torno dagli altri e guardo Jacky.
“Va da lei, calmala.
Io non posso fare nulla.”
E mi sento sconfitta come non mai, come quando hanno diagnosticato il cancro mortale a mia nonna e io non ho potuto fare che accompagnarla e sorreggerla nel suo percorso di dolore e sofferenza.

 
Alla sera ci fermiamo, si fermano anche i Pierce The Veil.
Delilah si informa sulla salute di Asia e poi le parla a lungo, quando torna dice che è stata una buona idea affiancarla Jacky perché sembra calmarla.
Io annuisco, ancora momentaneamente muta.
“Delilah!”
La chiamo poi.
“Sì, Leah?”
“Ecco, io volevo scusarmi con te.
Ti ho giudicata male, pensavo fossi solo un’oca senza cervello e i capelli rosa da finta alternativa, invece sei un medico molto competente.
Grazie mille per aver aiutato Asia e scusami se ti ho trattata male a volte.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Scuse accettate, anche io te ne devo.
Pensavo fossi il medico e la donna perfetta, invece sei umana come tutti noi, scusa se a volte ti ho trattato non molto bene.”
“È tutto a posto.”
Ci sorridiamo a vicenda, qualcosa doveva venire da questa tempesta perfetta. Almeno adesso i nostri rapporti sono migliorati e abbiamo smesso di farci la guerra fredda e mi va bene che frequenti Ronnie.
Prima – lo ammetto – pensavo che lei non fosse per nulla adatta a lui, adesso ho cambiato idea, ho visto che sa essere intelligente e svelta all’occorrenza.
A me pesa ancora la mia crisi di questa mattina, così esco a fumarmi una sigaretta.
“Ehi!”
Dice una voce nel buio: è Tony.
“Ehi a te, Turtle.”
“Come ti senti?”
“Una merda. Stamattina mi sono fatta prendere dal panico come una novellina, nemmeno le pischelle del primo anno hanno simili blocchi”
“Sei solo umana, a volte succede di paralizzarsi. Io sono il campione delle paralisi, ma qualcuno mi ha aiutato a muovermi.”
“Ti riferisci a te e Sofia?
A proposito, come va?”
“Benissimo, ogni giorno che passa mi convinco che è la mia ragazza ideale, molto meglio di Erin o di qualunque mia ex. Si è anche appassionata di tartarughe anche lei come me.”
“Manca solo Star Wars, insomma.”
“CI sto lavorando.”
“Tony, per te sono un buon medico?”
“Sì. E ci manchi.”
“Anche voi mi mancate, vi ho pensati molto spesso in questo anno.”
“I spent this years as a ghost…”
“And now I’m not sure where is home anymore.”
Ridiamo insieme.
“Ho fatto un errore lasciandovi, ma avevo paura di soffrire troppo.”
“Ti capisco. Ho fatto anche io questo errore!”
“Ehi, Franklin tartaruga! Non mi starai rubando la ragazza?”
La voce stentorea e dolce allo stesso tempo di Mike ci fa ridere.
“No, stavamo solo parlando. Mi sento ancora un pessimo medico.”
Lui mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
“Per me sei la dottoressa migliore del mondo, nonché la più sexy.”
Io arrossisco come un pomodoro.
“Mike, che schifo!
Stai diventando dolce!”
Lui fa una linguaccia al suo migliore amico.
“E tu e Sofia?
Siete disgustosamente diabetici e vi preferisco così che in guerra uno contro l’altro.”
Tony rimane senza parole e le sue guance si dipingono di un rosa delicato.
“Metti sempre a disagio le persone, Mickey WhiskyHand.”
Borbotta lui, calandosi il cappellino sul volto.
“Ma cosa avrò mai detto di male?”
Se la ride il maggiore.
“Ma sei sicura di volerlo, Leah?”
“Più che sicura, adesso che è mio non lo lascerà andare maaaai più.”
“È il tuo schiavo insomma! Chissà cosa farete a letto!”
“Tony!”
Urliamo tutti e due, facendolo scoppiare a ridere.
Un finestrino si apre sopra di noi.
“Smettetela di fare casino, Asia sta cercando di riposare.”
Urla un seccato Jacky, l’allegria finisce subito e il peso di quello che non ho fatto mi ripiomba addosso.
“Hai ragione, scusaci immensamente, Jacky.”
Lui annuisce e chiude il finestrino, io sospiro pesantemente.
“Sono un pessimo medico.”
“No, Leah, no. Ti prego non buttarti giù così. Hai avuto una crisi e può capitare a tutti, non devi buttarti giù così, sono sicuro che la prossima volta sarai la Leah che conosciamo.
Se Turte può fare il piccioncino con Sofia è perché tu l’hai salvata, non te ne devi dimenticare. Un pessimo medico l’avrebbe lasciata morire.”
Io annuisco piano e lascio che le prime lacrime escano, è stata una giornata lunga e pesante e non so cosa fare per raddrizzarla. Una mia amica vorrebbe essere morta e io non so come convincerla a uscire dal suo tunnel buio e a guardare la luce
Non è sola.
Ci siamo noi e c’è Jacky.
Jacky che non la vuole lasciare.
Jacky che vuole il bambino che lei aspetta.
Jacky che ha fatto finalmente pace con il suo cervello.
Come posso farglielo capire?
“Piccola, ehi, piccola!”
“Scusa, Mike. Ero immersa nei miei pensieri, cosa stavi dicendo?”
“Hai bisogno di rilassarti, dormi da me.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Sento gli altri che ne pensano.”
“Tu vieni da noi e noi mandiamo loro Delilah.”
“Adesso vado a dirglielo.”
Entro nel pullman sentendomi a disagio.
“Mike avrebbe una proposta da farvi.”
“Del genere?”
Mi risponde Ronnie, sembra in qualche modo seccato.
“Ecco, vorrebbe che io andassi da lui e lui vi manderebbe Delilah.”
“Non ti sembra egoista da parte tua?”
“È quello che ho pensato anche io, ma non ho osato dirglielo, perché egoisticamente piacerebbe anche a me stare con lui. Vado a dirglielo.”
Esco dal pullman e comunico la risposta, Mike vorrebbe protestare, ma Tony fortunatamente lo trascina via e io mi fumo un’altra sigaretta in pace.
Tornata dentro, rimango con la band giusto cinque minuti prima di scappare a letto e scoppiare a piangere. Non so dopo quando qualcuno tira la tenda e io mi asciugo le lacrime.
“Asia ha bisogno di qualcosa?”
Chiedo a Ronnie, lui per tutta risposta mi dà un bacio in fronte.
“Va’ da Mike e mandaci Delilah. Si vede che sei stanca e hai bisogno di dormire e di conforto, è stata una giornata lunga per te.”
“Sono stata un pessimo medico, Ronnie.
Non mi merito tutta questa comprensione.”
“Sei stata un essere umano e a volte gli esseri umani sbagliano e non reagiscono come dovrebbero. Succede a tutti, una notte di riposo con lui e sarai come nuova.”
“Grazie, Ronnie. Sei un vero amico.”
Lui ridacchia.
“Volevo una scusa per stare con Luna.”
“Luna?”
“Delilah.”
“Capisco.”
Prendo un cambio per la notte e me ne vado, quando busso al pullman dei Pierce The Veil è un Jaime sorpreso ad aprirmi. Delilah mi sorride e se ne va, credo che ci sia il suo zampino dietro a tutto questo, devo ricordarmi di ringraziarla.
Mike mi prende tra le braccia e mi porta al suo bunk, con gentilezza mi toglie il corpetto e il vestito, massaggiandomi a lungo le spalle nude, poi mi passa una delle sue canottiere e io la indosso annusando con piacere il suo profumo. Erba, whisky e qualcosa di mascolino.
Qualcosa che sa di Mike.
Si sdraia a letto e io lo raggiungo, sono subito attirata sul suo petto e mi va bene. Non c’è altro posto dove vorrei essere adesso.
Lui mi accarezza e mi sussurra qualcosa all’orecchio, io non lo sento perché il peso della giornata mi sta chiudendo le palpebre.
“Mike.”
Sussurro mezza addormentata.
“Ti amo.”
“Anche io.”
Mi dà un bacio sulle tempie e io mi addormento serena.

Angolo di Layla.

Grazie a Nico_Ackerman per la recensione. Asia è molto confusa e non sa cosa fare, ma prima o poi lo capirà. Grazie per continuare a seguire questa storia.

 

 

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Capitolo 16
*** 15)Think before you make up your mind ***


15)Think before you make up your mind

 

Asia p.o.v.

 
Mi sveglio intontita e con un saporaccio in bocca per colpa delle medicine che mi hanno rifilato ieri.
Me le sono meritate, correre verso l’autostrada e mostrare intenti suicidi non sono proprio comportamenti rassicuranti.
Noto anche che un braccio maschile è mollemente appoggiato alla mia pancia, come a trattenermi lì e non farmi scappare. Come se potessi farlo senza mettere in agitazione tutte e due le band.
Mi accorgo che è Jacky e – contro la mia stessa volontà – mi scappa un sorriso. Dopotutto prova qualcosa con me se è rimasto a vegliarmi tutta la notte e poi è così bello mentre dorme: sembra un bambino con quell’espressione indifesa.
Lo amo, ma lui non credo mi ami.
Con delicatezza mi tolgo dal suo abbraccio e scendo dal lettino, metto le mie ciabatte pelose a forma di coniglio e vado in cucina.
Come al solito c’è Leah al computer che scrive, gli occhiali sulla punta del naso e una tazza di caffè accanto.
“Buongiorno.”
“Buongiorno a te.”
Mi dice sorridendo.
“Come va?”
“Saprò dirtelo dopo un buon caffè.”
Lei sorride impercettibilmente e si alza per prepararmelo.
“Sempre al lavoro sul tuo studio?”
“Sempre, voglio fare un buon lavoro.”
“Lo farai, con lo impegno che ci stai mettendo diventerà la pietra miliare dei medici delle rockstar.”
“A proposito di medici delle rockstar, sento di doverti delle scuse.”
Io la guardo stupita, lei mi deve delle scuse?
E io allora? Ho fatto venire un infarto a ben due band!
“Come mai?”
“Ieri mi sono comportata in modo poco professionale con te, invece di agire mi sono fatta prendere dal panico e ho chiamato Delilah. È lei che ti ha fatto la prima iniezione, quella che ti ha salvato, diciamo.”
“Scuse accettate, io non sono arrabbiata con te. Sono io a dovermi scusare, non so cosa mi sia preso, ho agito da matta.”
“Deve essere stato lo shock.”
Io rimango un attimo in silenzio.
"Non voglio questo figlio.”
“Cosa?”
“Voglio abortire, Leah.”
“Ma Jacky?”
“Jacky non ha bisogno di sapere nulla, il bambino o bambina è solo mio.”
“Se permetti, non sono d’accordo.”
Una voce maschile roca e arrabbiata si intromette violentemente nella  nostra conversazione.
Jacky.
“Vincent, lo sappiamo tutti e due che questo …coso non lo vuoi.”
“No, non sai la mia opinione perché non me l’hai chiesta.”
“Non sono la tua ragazza, non sono niente, non hai obblighi verso di me.”
“Ma il bambino è anche mio.”
Io stringo la tazza così forte da romperla quasi.
“Un bambino non è un cane. Deve essere voluto e amato, sennò è meglio che non nasca affatto.
Che padre pensi di essere?
Sempre in giro per il mondo a farti ragazze ubriache perché sei ubriaco.”
“Non ho intenzione di comportarmi così, non puoi escludermi.”
“Beh, è quello che sto per fare.
Ciao.”
Mi alzo, ma lui mi blocca stringendomi il polso.
“Leah, dille qualcosa.”
“Jacky ha ragione, non puoi escluderlo.”
“Ma andate a fanculo!”
Con uno strattone mi libera della presa del chitarrista, spingo via in modo rude Ronnie – venuto a vedere cosa stesse succedendo – e mi rifugio dall’ autista che ha il buon senso di non farmi domande. Ha circa cinquanta anni e credo che abbia visto di tutto nella sua vita, di certo non sono la prima merchgirl incinta che vede.
“Non sempre va male, a volte si rivela quello giusto.
Le vie del Signore sono infinite e misteriose e mandano l’amore quando abbiamo smesso di crederci e ce lo fanno avere dalla persona che meno ci aspetteremmo.”
Io non rispondo e lui dà un tiro alla sigaretta, senza sapere che le sue parole hanno iniziato a scavare un buco nel suolo fertile della mia anima.
“Io non penso sia così.”
Trovo il coraggio di biascicare infine, lui mi guarda con un sorriso storto.
“A te piace l’inglese, vero?
Beh, sono qui da prima che arrivassi tu e ho perso il conto delle ragazze che gli hanno scaldato il letto prima di te, ma da quando è successo qualcosa tra di voi non ne è passata nemmeno una.
Un ragazzo a cui non frega niente di te non smette di andare a donne per te, lascia che qualcuna gli scaldi il letto al tuo posto.
Accettiamo l’amore che pensiamo di meritarci.”
“Sono incinta e lui sapeva che potevo esserlo, ecco perché ha smesso. Ha paura di diventare padre, ma io lo sollevo dall’incarico. Fatti gli esami abortirò e lui tornerà alla sua vita e io alla mia come è giusto che sia. Nessuno di noi è pronto per essere genitore.”
“Hai paura e lo capisco, ma sbagli a tagliarlo fuori, perché a giudicare da come sta tentando di buttare giù la porta il ragazzo non è affatto d’accordo.”
Presa dalla conversazione non me ne ero nemmeno accorta, Jacky sta effettivamente bussando come un matto alla porta.
“Un giorno mi ringrazierà.”
Sentenzio.
“Il giorno che troverà la ragazza che ama davvero sarà felice di non avere il peso di un figlio indesiderato avuto con una ragazza che non ama.”
L’autista alza le spalle e Jacky continua a bussare.
Sono sicura di avere la decisione giusta, mi dispiace per questo figlio o figlia che non nascerà mai, ma so cosa si prova a crescere non voluti e non voglio che lo provi anche lui o lei.
Una lacrima inizia a scendere seguita da molte altre, perché la mia vita è sempre un casino?
E perché questa volta sono riuscita a mettere in mezzo anche Jacky?

 

Due giorni dopo Portland ci accoglie con una pioggerellina sottile tipicamente autunnale.
Sì, è il tempo giusto per andare incontro alla propria sorte, come se non fossi matematicamente certa di essere incinta. Mia nonna diceva sempre che una donna capisce se è incinta o meno e penso che avesse ragione. Al pensiero di mia nonna segue quello di mia madre e una smorfia di disgusto si disegna sul mio volto: mi ha sempre trattato come un ostacolo alla sua carriera da attrice, anche se la verità era che non aveva alcun talento per la recitazione.
In questi giorno sia Jacky che Leah e Ronnie hanno tentato di parlarmi – persino Delilah ci ha provato – ma io ho evitato tutti.
Ho preso la mia decisione e non voglio che mi facciano cambiare idea, è già dura così. Mi sento già in colpa così, sento di essere fin troppo simile a mia madre e mi ero giurata di non essere mai come lei.
“Asia.”
Il tono di Leah è freddo.
“Sì?”
“È ora di andare, hai l’ecografia.”
“Va bene.”
Mi metto un paio di jeans che non siano stracciati, una maglia, una felpa e una giacca di pelle.
“Sono pronta.”
“Sappi che per me stai facendo la cazzata più grande della tua vita, sarai tu a rimpiangere questa decisione un giorno.”
“No. Andiamo.”
Lei sospira e scendiamo insieme dal pullman per infilarci in una delle macchine disponibili per noi, Jacky ci guarda dal finestrino del tourbus. Ha tentato di parlarmi fino all’ultimo, anche stamattina, ma io non l‘ho ascoltato come sempre.
Leah guida senza dirmi nulla, la bocca tirata in una linea dura che le nasconde le labbra e la rende più pallida di quello che è già.
Parcheggia e scendiamo, raggiungiamo insieme l’ingresso dell’ospedale, lei va subito all’accettazione.
“Sono Leah Lancaster, ho preso appuntamento per una radiografia oggi alle dieci.”
La donna annuisce e le indica dove andare, lei annuisce secca.
“Sta bene, signorina?”
“No, ma non si può avere tutto dalla vita.”
Risponde lei, poi mi prende per un braccio e mi trascina lungo vari corridoi fino a che non raggiungiamo una piccola sala d’aspetto. Lei mi indica di sedermi e io eseguo senza fiatare, non voglio farla incazzare più di quello che è già.
Aspettiamo dieci minuti e poi un’infermiera di mezza età chiama il mio nome, io mi alzo – seguita da Leah –  e la seguo in una stanza bianca con un lettino e dei macchinari.
“Si tolga la giacca e la felpa e si stenda.”
Mi dice gentile la signora.
"Sì, va bene…”
“Mi chiamo Rachel.”
“Sì, va bene, signorina Rachel.”
Tolgo la giacca e la felpa e le appoggio a una sedia, poi mi stendo sul lettino.
“Per favore solleva la maglia e la canottiera, adesso ti metto il gel. È un po’ freddo, ma non ti devi preoccupare.”
Io annuisco e faccio come dice, un attimo dopo mi mette una sostanza fredda, viscida e trasparente sulla pancia. Mi passa qualcosa e in quel momento la stanza è invasa dal battito regolare di un cuore e qualcosa di appena abbozzato passa sugli schermi.
Ho un colpo al mio di cuore, devo uccidere quella creatura che ancora non sa nulla del mondo, ma mi dico che lo faccio per il suo bene.
“Complimenti, signorina! È incinta di due settimane.”
“Non voglio tenerlo, voglio abortire.”
La gioia che c’era nella stanza sparisce come polvere in una giornata di vento, il sorriso si spegne sulla faccia di Rachel e della giovane dottoressa.
“Non vuole pensarci un attimo?
L’aborto non è l’unica soluzione.”
“Lo so, ma questo bambino non è voluto e so cosa si prova a passare l’infanzia e l’adolescenza dove non sei voluto.”
La dottoressa annuisce, scioccata dalla mia freddezza.
“Come ti chiami?”
“Asia Carter.”
“Bene, Asia. Vai all’accettazione e in un paio di giorni dovrebbero darti l’appuntamento.”
“Lo spero, non possiamo trattenerci di più a Portland.”
“Ah, sei quella delle rockstar?”
“Già.”
Dico piatta, Leah mi fulmina con un’occhiataccia a manuale.
“Beh, puoi usare questi per pulirti e poi andare all’accettazione, ti daranno l’ecografia e potrai prenotare il tuo aborto, ma io ti consiglio di pensarci sopra.
Non è una decisione facile.”
“Lo so.”
Rispondo prendendo gli asciugamani di carta che Rachel mi passa e pulendomi i residui del viscido gel, la mia amica non ha ancora detto una parola, ma ho il sospetto che il suo silenzio non durerà a lungo.
“Non vorrai davvero prendere quell’appuntamento adesso?
Senza aver nemmeno parlato con Jacky!”
“È quello che voglio fare, i bambini devono crescere con due genitori che li vogliono.”
Le sue narici si allargano per la rabbia.
“Sì, ho capito la storia della tua famiglia e di tua madre che ti ha piantata in asso, lasciandoti con tuo padre che non ti voleva.
Ma sai una cosa?
Le famiglie perfette non esistono, ci sono solo nelle pubblicità. Le famiglie sono imperfette, fatte da persone che sbagliano in buona fede, credendo di fare del bene.
I miei mi volevano, ma non siamo mai andati d’accordo. Non è un mistero che non mi amino, solo mia nonna mi ha voluto bene. Il fatto di stare bene in una famiglia non dipende da come viene concepito il bambino, ma da come viene trattato.
Tu lo stai respingendo per paura e non ascolti nemmeno Jacky.”
“Il bambino è solo mio, abbiamo discusso di questa questione fino alla noia.”
“No, Asia! Non è solo tuo!
È qui che sbagli! Jacky lo vuole quel bambino, lo vuole forse più di te e non capisco perché non gli lasci nessuna possibilità di parlare!
Siamo seri, quanti musicisti famosi avrebbero accettato una paternità senza fare storie?
Pochi, solo quelli innamorati, credo, eppure tu lo escludi, gli attribuisci opinioni che non ha solo perché fanno comodo a te.”
Io arrossisco per la rabbia.
“Adesso mi dirai che Ronnie ha Willow ed è un buon padre e che anche Jacky potrebbe esserlo, ma sai una cosa?
Io so perché lui accetta questa gravidanza senza fare storie, lo fa perché Ronnie gli ha detto che non tollera i codardi e sappiamo che se stai sul cazzo a Ronald Radke sei fuori dai Falling in Reverse.
Jacky lo fa solo perché ha paura di perdere il suo posto come chitarrista, basti solo pensare a quanti bassisti abbiamo cambiato solo perché piacevano o no al nostro frontman.”
Lei stringe ulteriormente le labbra, riducendole a un taglio che le attraversa il volto.
“Parla almeno con Jacky prima.”
“No, adesso vado a prenotare!”
Furiosa per non essere stata capita mi rimetto la mia felpa e la mia giacca.
“Se avrai altri figli come giustificherai loro questo aborto?
Cosa gli dirai?
Che loro erano migliori del povero cristo che hai concepito adesso?”
“Sono cazzi miei.”
Sputo acida per poi precipitarmi fuori dalla stanza e ripercorrere all’inverso i corridoi, seguita da Leah che urla. Arrivata all’accettazione mi faccio dare la mia ecografia e prenoto un’interruzione di gravidanza tra due giorni, alle due del pomeriggio.
“Fantastico, appena in tempo!
Alle quattro ce ne andiamo.”
Leah mi rivolge un’occhiata quasi schifata, come se nella persona che si trova davanti non riconoscesse la sua amica Asia, ma qualcuno che ha solo le sue sembianze.
“Asia, tu sei… senza cuore, ecco.
Ti do un ultimo consiglio, parla con Jacky prima di fare qualcosa di cui ti pentirai tutta la vita, dammi retta.
Te lo dico come medico e come amica.”
“Il vero errore è farlo nascere in una famiglia senza amore.”
Il mio tono è duro e non ammette repliche.
Mi avvio verso l’uscita seguita dalla dottoressa che ribolle di rabbia, credo di averla delusa ma davvero faccio tutto questo nell’interesse della mia creatura. Non sono così insensibile come sembra, mi fa male dover troncare una vita ancora prima che possa venire al mondo e sapere
quanto faccia schifo o possa essere bello, ma vivere in una famiglia senza amore è un inferno. Ti senti come se fossi un rifiuto non voluto, ti chiedi come sarebbe la vita dei tuoi genitori senza di te e l’unica risposta che ti viene è “migliore”.
Sì, amo Jacky, ma, no, non posso davvero contare su di lui per questa cosa. Ha solo paura di Ronnie e di venire buttato fuori dalla band, non lo vuole davvero mio figlio o figlia, vuole essere libero di essere il puttaniere che è sempre stato.
In macchina io e Leah non ci scambiamo una parola, lei guida in silenzio stringendo il volante con troppa energia, ha persino le nocche bianche.
In poco tempo arriviamo al pullman e troviamo tutta la band riunita nella zona relax.
“Allora?”
Ci chiede ansioso Ryan.
“Sono incinta, ma tra due giorni non lo sarò più.”
Il mio tono è privo di inflessioni e tutti si guardano senza capire, ma solo Ronnie ha il coraggio di parlare.
“Cosa significa, Asia?”
“Che abortirò.”
“COSA?!”
Jack non lo chiede, urla.
“Hai capito bene! Ti sollevo dalla responsabilità di essere padre e di essere obbligato a seguire gli ordini di Ronnie.”
Urlo io di rimando, i suoi occhi chiari mandano fulmini.
“Fuori tutti, io e Asia dobbiamo parlare!”
Ronnie fa per dire qualcosa, ma Leah gli fa cenno di tacere e spinge tutti giù dal pullman, io mi affretto a seguirli, ma lui stringe il mio polso in una morsa di ferro.
“Lasciami andare! Mi fai male!”
“Mi dispiace farti male, ma questa volta non ti lascio andare.
Questa volta devi starmi a sentire.”
“Jacky ho sentito la conversazione tra te e Ronnie! Tu non lo volevi e lui ti ha detto che ti stavi comportando da vigliacco e che questa cosa non gli piaceva perché gli ricordava sua madre.
Tu poi hai detto che aveva ragione e so perché: hai paura di perdere il posto e ti capisco.
Lasciami fare a modo mio, un giorno mi ringrazierai.”
“No, Asia. Adesso mi ascolti, ok?
All’inizio – è vero – ero spaventato dalla possibilità di diventare padre, ma chi non lo sarebbe?
Siamo giovani e io faccio il lavoro che faccio, per un attimo ho pensato di lasciarti abortire, ma poi Ronnie mi ha parlato e non è come pensi tu.
No, per niente.
Ho capito che stavo affrontando le cose dalla prospettiva sbagliata, che davvero mi stavo comportando da vigliacco perché non combattevo né per la ragazza che amo, né per mio figlio.”
“Cosa?”
Lo guardo a occhi spalancati, lui mi ama?
No, non è possibile. Mi ha detto chiaramente che per lui ero solo una scopata e persino scomoda, perché interferiva con il lavoro.
“Ma se mi hai detto che tra noi era solo una scopata!”
“E mi sbagliavo! Mi piacevi sul serio e ho avuto paura di questa cosa, io non sono abituato alle relazioni stabili, sono per le scopate senza complicazioni, ma questa volta è diverso.
Dicono che possa succedere e, ehi!, è successo!
Mi sono preso una cotta per te che non sapevo gestire, mi sono pentito subito di averti detto quelle parole, ma ormai il danno era fatto e pensavo mi sarebbe passata.
Mi sbagliavo, non è passata, è aumentata. Capisci?
Io ti amo e non ho intenzione di lasciarti abortire, a costo di legarti alla gamba del tavolo tra due giorni.”
“Tu mi ami?”
“Sì.”
“Anche io.”
Sussurro con voce spezzata, sono sull’orlo delle lacrime.
“E allora non abortire, dammi – dacci – una possibilità, non ti deluderò.
Ti dimostrerò che ti amo, ti prego.
Asia, ti prego.”
E davanti a questo tono accorato e ai suoi occhi velati di lacrime qualcosa si scioglie dentro di me, non posso abortire e non ha senso continuare a rifiutarlo.
“Va bene, non abortirò.
Io, Cristo, ti amo!”
Scoppio a piangere e lui mi abbraccia, in un attimo la mia testa è contro la sua maglietta e le sue braccia muscolose sono avvolte attorno al mio corpo.
Mi lascia sfogare un po’, poi prende il mio volto tra le mani e si abbassa alla mia altezza.
“Ti amo, Asia.”
“Ti amo, Jacky.”
Ci baciamo e mi sembra che un peso se ne vada via al mio cuore.
Lo amo, mi ama e avremo un figlio o figlia!
Non credevo potesse finire così, ma non potrei essere più felice della piega che hanno preso le cose!

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione. Asia e Jacky hanno chiarit ed è finito tutto per il meglio, anche se Asia è stata davvero tesarda fino alla fine.
Spero ti piaccia :)

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Capitolo 17
*** 16)My heart is yours ***


16)My heart is  yours

 
Leah p.o.v.

 
Cammino avanti e indietro da almeno un’ora.
Il sole cala lentamente all’orizzonte e ha iniziato a spirare una venticello fresco che mi fa rabbrividire, visto che indosso una maglia a mezze maniche con un teschio stampato sopra e una mini di pizzo.
Gli altri sono seduti sulle rocce che ci sono nel piazzale dove siamo accampati, duecento metri più in là c’è una piazzola dove c’è il pullman dei Pierce The Veil e Delilah mi sta tempestando di messaggi su whatsapp.
Io continuo a scriverle che non è successo niente e guardo la portiera. L’idea di far parlare Jacky e Asia in questo momento è stata mia. Ho pensato che trascinato dalla collera e dalla paura il chitarrista avrebbe finalmente trovato il coraggio per vuotare il sacco.
“Dite che ho fatto bene?”
Chiedo agli altri.
“Non ne ho idea.”
Mi risponde Ronnie.
“Ma è stata una bella pensata, magari con una sana incazzatura in circolo Jacky si dà una svegliata. Spero si svegli o domani mattina ci trovano ibernati.”
Io ridacchio imbarazzata e mi accendo una sigaretta.
“Te l’avevo detto che dovevamo prendere gli alcolici, Radke, quelli almeno scaldano.”
Borbotta Derek.
“Sto cercando di non esagerare e non siamo in Russia.”
Quindici minuti, innumerevoli messaggi di Delilah e di cazzate varie dopo la portiera del pullman si apre e Jacky e Asia escono mano nella mano, entrambi con un sorrisone.
A giudicare da quello lui le ha detto tutto e non ci sarà nessun aborto. Li guardiamo trepidanti.
“Beh.”
Prende la parola Vincent.
“Io e Asia stiamo insieme e lei ha deciso di portare avanti la gravidanza, la famiglia dei Falling In Reverse avrà un nuovo membro.”
L’annuncio viene accolto da urla di trionfo e ben presto la coppietta viene sommersa da abbracci, manate e altre manifestazioni fisiche.
Quando arriva il mio turno sfoggio il mio sorriso migliore.
“Sono felice che tutto si sia risolto per il meglio…Oh! Fatevi abbracciare!”
Li abbraccio tutti e due.
“Non ci sarà alcun aborto, quindi.”
“No, puoi disdire l’appuntamento.”
Io annuisco sorridendo.
“Venite dentro, vi facciamo vedere le radiografie.”
“Aspettate, vogliono venire anche i Pierce The Veil! Delilah mi ha tempestato di messaggi!”
Urlo io.
Gli altri entrano, io avviso la mia collega e mi fumo un’altra sigaretta, sollevata e felice della piega che hanno preso gli eventi.
Una decina di minuti spuntano i Pierce The Veil, Delilah, Sofia, Viviana e Liz.
“Oddio, sono così felice!”
Urla Liz, alzando le braccia verso il cielo.
“Li shippava come una ragazzina.”
Dice ridendo Viviana.
“E allora? Erano così carini!
Oh, ci fanno vedere le ecografie, vero?”
“Sì, entrate.”
Gli altri mi precedono, io entro per ultima e Mike mi si affianca, con disinvoltura passa il suo braccio sul fondo della mia schiena.
“Visto, pessima dottoressa?
Hai trovato l’idea giusta per farli chiarire, il che vuole dire che non sei così pessima come credi.”
Io sorrido timida.
Amo come sappia trovare sempre le parole giuste per tirarmi su, è un lato di lui che ho scoperto da poco, da quando abbiamo domito insieme per la precisione.
Prima che riuscissi a prendere sonno non ha fatto altro che dirmi parole di incoraggiamento, accarezzarmi e baciarmi.
È stata la prima volta che mi sono sentita davvero amata da qualcuno, un ragazzo in grado di accettare i miei scarsi pregi e i miei molti difetti. Mi ha fatto sentire bene, mi ha dato speranza per il futuro e una nuova fiducia nelle mie capacità.
“Grazie di esistere, Mike Fuentes.
Senza di te, non ce l’avrei fatta a sopravvivere a questa crisi.”
Lui mi sorride orgoglioso.
“Ne sono felice.
Ehi, ho pensato una cosa, verresti a cena con me domani?”
Io mi blocco un attimo.
“Non so cosa mettermi.”
“Eh?”
“Sì, vengo!”
La portiera si apre e Vic si affaccia.
“Volete venire o no a vedere l’ecografia della baguette?”
“Baguette?”
“Jaime.”
Urliamo poi insieme.
“Comunque, arriviamo! Volevo un po’ di privacy per invitare a cena la mia ragazza!”
“Timidone!”
Vic se la ride.
Noi entriamo, gli altri sono già affollati intorno al tavolinetto basso della zona relax.
“Dove eravate?”
“Mike voleva un po’ di privacy per invitare fuori la sua ragazza.”
Risponde divertito Vic, sollevando una selva di ululati e di risate.
“Timidone!”
Urla un Ronnie piegato in due dalle risate.
“Cosa c’è da ridere?
Fatemi vedere queste ecografie, piuttosto.”
Rispondo io con le guance tinte di un pallido rosa.
Asia non infierisce e ci passa le ecografie, entrambi guardiamo queste sottospecie di fotografie in bianco e nero in cui a malapena si distingue una figuretta umana in posizione fetale.
Se non avessi sentito il battito del suo cuore stenterei a credere che sia vero, pur essendo un medico.
Ah, il miracolo della vita!
“È bellissimo! È così piccolo, ma già distingui qualcosa.”
Commenta rapito Mike, indicando con le sue lunghe dita il contorno appena accennato della testa e dei piedini.
“Sì, è bellissimo.”
Gli faccio eco io sorridendo, pensando che in fondo è grazie a una delle mie idee brillanti che questa meraviglia potrà nascere. Forse metterò anche questo nel mio studio.
“Complimenti, Asia. Complimenti, Jacky.”
Mike sorride loro mentre gli porge le ecografie.
“Grazie, amico.”
Risponde incerto il chitarrista, io decido che è arrivato il momento di disdire l’appuntamento di Asia e chiamo l’ospedale. La donna all’accettazione sembra sollevata di sapere che la neomamma ha cambiato idea.
“Ok, ragazzi!”
Urlo non appena ho chiuso la chiamata.
“Ho disdetto l’appuntamento di Asia, festeggiamo?”
Annuiscono tutti e in un attimo tutti hanno della birra o del whisky in mano, pronti come solo sanno essere a fare festa. Vic mi porge una bottiglia di birra che accetto volentieri dopo tutta la tensione della giornata.
“Ad Asia, Jacky e alla loro meraviglia!”
Il tono di voce di Ronnie è alto per contrastare il casino, ma quando alza la sua bottiglia di birra tutti lo imitano.
“Ad Asia, Jacky e alla loro baguette!”
Rispondono come un solo uomo.
Beviamo tutti e io sento la tensione scivolare via.
È finito tutto nel migliore dei modi, ora devo solo pensare a come sopravvivere all’appuntamento di domani.
Non che sia sgradito, ma mi mette ansia.
E se Mike decidesse che non mi vuole e che non mi ama?

 

Questa notte dormo veramente male, quindi non mi sorprende ritrovarmi completamente sveglia alle cinque di mattina nel mio letto.
Dormono tutti, si sente solo il leggero russare di qualcuno, i suoni della prima mattina che ben conosco.
Mi alzo, mi faccio una doccia, mi asciugo e pettino i capelli, mi metto un vestito nero e poi vado in cucina. Accendo il mio pc e aggiorno il mio diario – se lo vendessi a qualche editore sarebbe un best seller di sicuro – e il mio mitico studio.
La rivista che me lo ha commissionato troverà delle belle sorprese leggendolo, si tratta una vasta gamma di problemi.
Alle sette ho finito di fare tutto e c’è ancora silenzio – segno che dormono tutti – io prendo una penna e lascio un biglietto in cui dico che vado a fare un giro a Portland.
Il piano è fare colazione in uno dei bar della città e poi fare un giro alla ricerca di un vestito per l’appuntamento di Mike.
Esco dal bus, rabbrividisco nel vento mattutino e alla prima edicola compro dei biglietti per un pullman che mi porti in centro.
L’edicolante me li vende anche se è chiaro che non ama particolarmente il mio look, mi chiede persino se sto bene o se non è il caso di fare qualche analisi.
Lo metto a disagio quando gli dico che sono un medico e che sto benissimo, fisicamente parlando. Venti minuti dopo scendo al capolinea del bus che porta in centro, mi guardo attorno e noto subito una piccola caffetteria italiana.
Italiana significa ottimo cappuccino, uno di quelli che ti tengono sveglia sul serio.
Entro e mi siedo su un tavolino appartato, ordino la colazione alla cameriera e controllo la guida della città e una mappa, per sapere dove cercare quello che mi serve.
“Ecco il tuo cappuccino e la tua brioche, hai bisogno di qualcosa?”
Mi chiede cordiale la cameriera, una bionda abbronzata.
“Un posto dove vendono roba goth.”
Lei corruccia un attimo le sopracciglia – qualcosa mi fa intuire che non veste niente neanche lontanamente goth – poi si illumina.
Mi indica un punto sulla cartina e mi spiega come raggiungerlo, dice che una sua amica a volte ci va quando vuole comprare i vestiti per Halloween.
“Grazie mille.”
Una volta che è tornata al bancone mi bevo il mio cappuccino – divino – e divoro la mia brioche: ho sempre una fame assurda quando non riesco a dormire.
Una volta finito pago il conto e torno a immergermi nel caos contenuto del centro, seguo le indicazioni della bionda e alla fine mi ritrovo davanti a un negozietto che vende solo abiti neri e con foggia ottocentesca.
Apro la porta e il suono purissimo di una campanella annuncia il mio arrivo, una commessa si fa subito avanti e guardo con approvazione il mio cappotto grigio stretto in vita e svasato in fondo, con le tasche rifinite in velluto nero.
“Posso aiutarti?”
Mi chiede gentile.
“Sì, ho bisogno di un vestito per andare a un appuntamento.”
Lei annuisce e me ne mostra diversi, tutti più o meno troppo appariscenti per il mio gusto. Solo dopo un po’vedo l’Abito.
È completamente nero e arriva appena sopra il ginocchio. Parte dal collo, che è decorato da un cameo bianco, scende con una serie di rouches di seta e pizzo, sotto cui si trovano due fiocchi di seta, il corpetto è fatto di seta ricoperta di pizzo, le maniche di seta con dei volants di pizzo sui bordi. La gonna scende larga e in tre punti il bordi di pizzo nero su seta rossa è come sollevato da fiocchi da cui pendono sottili catenelle, sotto il bordo si vede il bordo di un’altra gonna a pieghe di seta con un bordo di pizzo sottile e leggerissimo.
Lo provo e sembra fatto apposta per me, lo compro insieme a una borsa fatta di perline nere, con un piccolo cameo in centro. Un paio di calze nere e di scarpe a tacco alto e sarò perfetta. Ne ho giusto un paio con un tacco e zeppa altissimi e con dei lacci che salgono quasi alla schiava, saranno perfette per compensare la mia statura non esattamente da gigante.
Ho trovato tutto quello che cercavo, non potrei essere più soddisfatta.
Lo pago e prendo il pullman per tornare al tourbus, ignara del casino che si è scatenato.
Non appena apro la porta vengo travolta da una marea di gente, ossia i Falling in Reverse, i Pierce The Veil e le mie amiche. Urlano tutti come dannati e non ci capisco un cazzo.
“Zitti, cosa succede?”
Urlo esasperata.
“Pensavamo che te ne fossi andata.”
Mi risponde Vic, chiaramente sconvolto.
Io li guardo come se fossero ammattiti tutti all’improvviso.
“E perché avrei dovuto farlo?”
Chiedo confusa.
“Te ne sei andata senza avvisare nessuno.”
“Avevo scritto un biglietto e l’avevo attaccato al frigo, possibile che non l’abbia vito nessuno?”
Vado in cucina, lo stacco e lo mostro a tutti che guardano Mike.
“Lui ha controllato la cucina.”
“Scusate, non l’ho visto!”
Lui alza le braccia come a difendersi da un attacco.
“Hai scatenato la terza guerra mondiale per niente, sei peggio dell’ISIS.”
Commenta Ronnie con un tono tra il divertito e l’arrabbiato.
“Ormai è successo, andiamo a mangiare.”
E con questo chiudo l’argomento e mi metto ai fornelli, decidendo che un piatto di pasta è il modo migliore per placare gli animi.

 

Il pomeriggio passa in fretta.
Insieme ai ragazzi pulisco un po’ il pullman, poi mi chiudo in bagno e mi faccio una lunga doccia, mi raso e mi spalmo il corpo di creme di bellezza. Non le porto quasi mai in tour con me, ma questa volta – per fortuna – ho fatto un’eccezione.
Quando esco cinque paia di occhi maschili mi fulminano ostili.
“Mi stavo pisciando addosso, per fortuna sei uscita.”
Jacky supera con uno scatto i suoi amici e io mi rifugio nella zona delle ragazze, indosso un paio di calze a rete autoreggenti, il vestito che ho preso oggi e le scarpe con i lacci alla quasi schiava.
Lascio i capelli sciolti dopo averli pettinati a lungo e stirati con la piastra, vorrei andare in bagno per truccarmi, ma sento ancora dei tumulti in quella zona ed evito.
Mi trucco di nero gli occhi e metto un rossetto rosso scuro sulle labbra, la mia pelle sembra porcellana, questo è l’unico tratto ereditato dai miei antenati che mi piaccia.
Alle otto faccio la mia comparsa nella zona relax, Mike è già arrivato e sta parlando con i ragazzi, smette quando mi vede. Il suo silenzio mi mette a disagio e arrossisco lievemente, senza abbassare gli occhi.
“Sei l’unica che riesce a essere sexy anche vestita da bambolina di porcellana, stai benissimo, Leah.”
“Grazie mille, anche tu stai bene.”
No, è da stupro con quel cappellino, la felpa un po’larga, i pantaloni stretti, la barba non fatta, i capelli un po’ lunghi e il suo piercing con cui ama giocare.
Con grazia mi avvicino a lui e gli bacio la guancia ruvida in modo così leggero che non rimane nemmeno traccia, lo stesso lo sento fremere.
Lui mi prende per mano e sorride.
“Noi andremo. Adios.”
Usciamo dal bus e saliamo su una macchina.
“Dove andiamo?”
“Segreto.”
“Dai, Mike!”
“Nah, nah!”
Se la ride divertito.
Io mi imbroncio leggermente, ma decido di non dirgli più nulla, anche se sono curiosissima di sapere dove mi porterà.
Alla fine ci fermiamo fuori da un piccolo ristorante messicano nel centro di Portland, io lo guardo stupita.
“Qualcuno mi ha detto che sentivi la mancanza della cucina messicana e ho deciso di sfruttare questa informazione.”
Io sorrido, ha raccolto informazioni su di me e non è una cosa che fa con tutte le ragazze.
“Ci hai preso, non vedo l’ora di mangiare qualcosa di messicano.”
Lui mi prende per mano ed entriamo, la ragazza all’ingresso ci guarda stupita: un tizio che sembra un latinos di una qualche gang e una ragazza che sembra una bambola che cammina sono una coppia davvero strana.
“Ho prenotato un tavolo a nome Fuentes.”
“Sì, certo.”
Controlla il suo registro.
“Mi segua.”
Ci fa strada nel ristorante affollato e ci fa sedere su un tavolo che dà sul fiume Willamette, ci lascia i menù e poi scompare.
Chiacchieriamo amabilmente mentre guardo cosa offre la casa, mi piace stare con lui, mi sento in sintonia come non mi era mai successo con nessuno, nemmeno con Ronnie. Forse è stupido, ma sento come se lui fosse la mia anima gemella.
Ordiniamo delle mini empanadas e salsiccia e fagioli neri alla messicana, roba leggera insomma. Probabilmente stanotte sputerò fuoco come un drago grazie alla combinazione di peperoncino e fagioli.
“Perché hai scelto me invece di Alysha?”
Lui punta un dito sulla mia fronte.
“Tu hai questo, Leah, e io lo apprezzo. Davvero.
Ci sei sempre stata quando avevo bisogno di fare dei discorsi seri o ero preoccupato per Vic e io l’ho apprezzato tantissimo . E poi sei bella, davvero bella e con te rido.
Mi piace stare con una persona con cui posso fare l’idiota e che mi appoggia fino a fare l’idiota anche lei.
Smettila con le paranoie e goditi la serata.”
Mi stringe le mani tra le sue.
“Hai sempre le mani fredde.”
“Roba da aristocratiche, pare che si gelino con le prime mestruazioni e tornino calde con la menopausa. Così i principi possono stringerle e scaldarle.”
Io gli faccio l’occhiolino e lui ride.
“Ottima spiegazione.”
Mangiamo quello che abbiamo ordinato, è una bomba, ma è tutto buonissimo. Non mi ero resa conto di quanto mi mancasse la cucina messicana fino a stasera.
“Prendiamo un dolce?”
“No, pensavo di prendere un gelato in giro, c’è un posto che ti potrebbe piacere qui a Portland e ho intenzione di portatici.”
“Va bene.”
Ordiniamo il caffè e poi Mike paga per tutti e due, sono curiosissima, dove mi porterà?
Saliamo in macchina e lui – come prima –  non vuole dirmi nulla, io non mi irrito nemmeno più visto che so che ormai ha buon fiuto per quello che potrebbe piacermi o meno.
Parcheggia e poi mi porta davanti a una porta in puro stile cinese con tanto di leoni, io rimango sbalordita.
“Che posto è questo?”
Chiedo in tono ammirato.
“Questi sono i classical chinese garden di Portland, chiamati anche Lan SU Chinese Garden, sono i più grandi giardini cinesi al di fuori della Cina.”
Entriamo e sono subito catturata dalla magia di questo posto: ci sono ponti, laghetti e vegetazione in puro stile cinese illuminate da lanterne multicolori.
Lui mi prende per mano e seguiamo un sentiero che costeggia il laghetto più grande e arriviamo in una grande casa in stile cinese.
“Questa è una sala da the, ma d’estate vende anche gelati. Stasera è l’ultima sera.”
Compriamo un cono ciascuno, io menta e cioccolato, lui vaniglia e fragola e riprendiamo a passeggiare, attraversiamo un piccolo ponticello un legno. Io guardo ammirata lo spettacolo dei riflessi nell’acqua, mano nella mano con lui.
Questo posto è meraviglioso, romanticissimo e interessantissimo per me che un giorno voglio visitare Cina e Giappone.
Ogni tanto vedo una gigantesca carpa koi passare pigra sotto le ninfee e i fiori di loto.
“Wow, Mike è bellissimo.
Grazie, io… io sono senza parole.”
Lui sorride e mi porta su un altro ponte che ha una specie di terrazza proprio al centro, di forma ottagonale. Qui si ferma, mi guarda dritto negli occhi e mi prende per mano.
“Leah, io ti amo sul serio.
Questa volta voglio impegnarmi in una relazione seria, perché penso che tu sia la persona giusta, quindi… Vuoi essere la mia ragazza?”
Io mi porto la mano libera sulla bocca, in un gesto di educato stupore e poi lo abbraccio più stretto che posso.
“Certo che voglio essere la tua ragazza, Mike!
Ti amo, ti amo tantissimo.”
Sotto la luce della luna e tra quelle delle lanterne cinesi ci baciamo come se non ci fosse domani.
Lo amo e questo il miglior appuntamento della mia vita.
Non so cosa farei senza di lui ora come ora.
Sono felice che abbia deciso di rientrare nella mia vita e spero che decida di rimanerci il più a lungo possibile.

 

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Capitolo 18
*** 17)Good girls, bad guys. ***


17)Good girls,  bad guys.

 
Delilah p.o.v.

 
Oggi è una serata tranquilla.
Mike è uscito con Leah, Liz e Vic si stanno coccolando sul divano, Sofia e Tony stanno guardando insieme un film nel loro bunk e Viviana e Jaime sono andati a fare un giro in città.
Sto facendo un solitario quando il mio cellulare si mette a squillare, io inarco un sopracciglio, chi diavolo mi chiama a quest’ora?
“Pronto?”
“Meine Schatz! Meine prinzessin”
“Nonno! Che bello sentirti, come stai?”
“Oh, benissimo!
Riesco ancora a pisciare e a fare la spesa da solo, anche se la saponetta del piano di sotto lava sempre il suo dannato pianerottolo quando esco, vuole vedermi morto.”
Io trattengo una risata.
“Forse se la chiamassi Ester invece di saponetta smetterebbe di attentare alla tua vita.”
“Prinzessin, è lo scopo della sua vita farmi fuori, ma io resisto.
Non ti ho chiamato per questo, comunque.
Il mio amico Hans mi ha mostrato una certa cosa.”
Immaginando che sia un qualche relitto militare dell’esercito tedesco non mi preoccupo.
“Cosa? Un elmo?
Una Luger?
Nonno, non hai bisogno di una pistola! Basta il tuo fucile, non vorrai metterti nei guai con la polizia?”
“No, mi ha mostrato delle foto sul computer di sua nipote che ti ritraggono con un tizio pieno di tatuaggi di nome Ronnie Radke. Ho cercato notizie su di lui e non mi piace che ti ronzi intorno. Ha già una figlia, una donna che sarà sempre la madre di sua figlia e – peggio ancora – è stato in carcere per omicidio e ha delle denunce per maltrattamenti.”
Io sospiro, non credevo che mio nonno diventasse tecnologico tutto d’un colpo, l’ho lasciato qualche mese fa che a malapena sapeva accendere un computer.
“Nonno, è stato in carcere, ma non ha ucciso nessuno. Era presente al momento all’omicidio, l’ha ucciso un suo amico, lui è finito in carcere perché non rispettava le condizioni della libertà vigilata.”
“È un tossico.”
“Ha smesso, te lo posso assicurare. Mi accorgerei se si facesse e per quanto riguarda le accuse di violenza sono state ritirate e con me è sempre correttissimo.”
Proprio in questo momento si apre la porta del pullman e Ronnie entra, io gli faccio un cenno di saluto.
“Schatz, cosa succede?”
“Nulla, nonno. È solo arrivato Ronnie.”
“Passamelo, almeno risolvo la questione.”
“Va bene, ma non fare il nazista.”
Passo lo smartphone a Ronnie e mimo la parola “mio nonno.”, lui annuisce.
“Pronto.”
Pausa.
“No, non si preoccupi. Non ho intenzione di…
Sono state ritirate, era lei a essere pazza, glielo giuro.
Ho già pagato il mio debito con la giustizia e sono sobrio, non mi drogo. Lo faccio per mia figlia, per non darle un padre tossico.
Non si preoccupi.
No, stia tranquillo.”
Mi ripassa il telefono.
“Tutto a posto, nonno?”
“Sì, prinzessin. Buonanotte.”
Chiudo la chiamata e guardo Ronnie con aria dispiaciuta.
“Cosa ti ha detto?”
“Di non trattarti male o mi avrebbe sparato con il suo fucile, come avrebbe dovuto fare con tuo padre anni fa. Mi ha chiesto delle accuse di maltrattamento e di omicidio.
Ah, mi ha detto che non vuole un drogato come fidanzato della sua prinzessin e mi ha ripetuto che se mi fossi comportato mi avrebbe ridotto il culo a un colabrodo.
 Tizio davvero singolare tuo nonno.”
Io mi passo una mano sul volto.
“Scusalo, sono la sua unica nipote femmina – quella che ha cresciuto lui – e sente di dovermi proteggere.”
“Lo capisco, anche io non vorrei un tizio come me attorno a Willow, ma spero di essere riuscito a convincerlo delle mie buone intenzioni.
Se non ci fossi riuscito ti toccherà rimuovermi le pallottole dal culo.”
“Oh, Cristo, no!
Come mai sei venuto qui?”
“Volevo passare un po’ di tempo con te, Luna.
Ti va se facciamo un giro a Portland?”
“È un appuntamento o una cosa tra amici?”
“Può essere entrambe le cose, dipende da te.”
Il mio cuore salta un battito.
“Oh, ok.
Lasciami mettere qualcosa di decente e arrivo!”
Mi metto un vestito nero, le calze, un paio di anfibi e la giacca di pelle nera, afferro la borsa e lo raggiungo nella zona relax. Lui sta tranquillamente chiacchierando con Vic e Liz, che hanno deciso di smettere di fare i fidanzatini per un attimo.
“Sono pronta.”
Lui mi guarda e mi sorride.
“Allora andiamo, buona serata, ragazzi.”
“Buona serata anche a te, Ronnie.
Trattala bene.”
“Non ti preoccupare.”
Usciamo e lui ridacchia.
“È la serata delle ramanzine, prima tuo nonno, poi Vic.”
Si dirige verso l’ultima macchina lasciata libera, io lo seguo e mi siedo sul sedile passeggeri, lui si mette a quello di guida e accende la macchina.
“Hai un’idea su dove andare?”
“Sì, ma non voglio dirtela. Voglio che sia una sorpresa, Luna.
A proposito, cosa vuol dire prinzessin?”
“Principessa, è tedesco.”
“Grazie mille.”
Lui guida tranquillo verso il centro fischiettando, ma senza rispondere alle mie domande sulla nostra destinazione. A un certo punto si ferma e scende dalla macchina, dall’altra parte della strada c’è un’entrata in legno in stile giapponese: due sottili colonne e il tetto.
“Che posto è questo?”
“È il Japanese Garden di Portland. C’è anche un giardino cinese, ma penso che Mike e Leah siano andati lì e sarebbe stato poco carino interromperli.
Andiamo.”
Entriamo e seguiamo il sentiero, intorno a noi c’è un tripudio di alberi contorti e rivestiti di rosso per l’autunno, statue e lanterne che illuminano  il tutto.
Il sentiero si snoda tra il verde decorato dai colori dell’autunno, i laghetti che costeggiamo, le scale e le cascate. Ci sono anche vari ponti che percorriamo in silenzio, io sono troppo impegnata ad ammirare il panorama e solo Dio sa cosa stia pensando Ronnie ora.
C’è persino un giardino zen fatto di rocce e sabbia.
Una meraviglia, un oasi di pace in cui rifugiarsi, ma anche una destinazione piuttosto romantica, la prova sta nella sua mano che stringe la mia.
Mi ha presa per mano nel punto panoramico sul lago e non mi ha più mollata e la cosa non mi dispiace.
Ci fermiamo davanti a un edificio in stile giapponese, io guardo curiosa Ronnie che non ha perso per un attimo il suo sorriso con la solita sfumatura ironica.
“Che posto è questo?”
“Una sala da the, vieni entriamo.”
Io annuisco ed entro con lui che sceglie un tavolo con vista sul lago, ordiniamo entrambi del the verde.
“Ti è piaciuto il posto?”
“Oh, è stato meraviglioso! Hai scelto la stagione giusta, gli alberi accesi dai colori dell’autunno sono così belli e poetici. Ti fanno sentire in pace con il mondo.
Grazie per avermi mostrato questa meraviglia.”
“Sono felice che ti sia piaciuta, aspetta di provare il the. Sembra di bere il vero the verde giapponese.”
“Sei stato in Giappone?”
“Una volta. Abbiamo visto molto poco, ma è stato davvero bello e non nego che mi piacerebbe tornarci. I fans sono gentili e rispettosi.”
“Sogno di andare in Giappone da quando ero piccola. Io e mio nonno abbiamo visto un documentario sul Giappone e mi sono innamorata di quel paese.”
“Forse potresti venire con me la prossima volta.”
Io arrossisco violentemente.
“Non ti sembra di correre troppo?
Non che non voglia venire con te perché mi stai antipatico o cose simili, solo che non è troppo presto?”
“No, prinzessin.”
Prinzessin detta da lui sembra la parola più bella del mondo.
A interrompere questo momento romanticamente imbarazzante arriva la cameriera con le nostre ordinazioni e io accetto volentieri questa pausa.
Bevo immediatamente un sorso di the ed è buonissimo, non so come sia il vero the giapponese, ma questo è il the migliore che abbia mai bevuto in vita mia.
“Ti piace?”
“Sì, è ottimo.
Dio, ti amo per avermelo fatto provare!”
Quando capisco cosa ho detto la mia faccia diventa di fiamma.
“Cioè, non è che ti ami in quel senso, è solo un modo di dire. Sai, quando sai davvero entusiasta o ammiri quello che fa una persona glielo dici, ma non  in modo romantico, è…”
Lui appoggia un dito sulle mie labbra.
“È ok, va bene.
Ho capito cosa intendevi, ma un giorno ti strapperò quelle parole.”
“Cosa?”
“Hai capito bene, Luna.
Cosa ne diresti di uscire con me domani?
È l’ultimo giorno libero prima del concerto.”
Io divento improvvisamente seria.
“Solo se sarai sincero con me, rispondendo a una domanda semplice. Sono una sostituta di Leah?
Lo fai per dimostrarle che puoi trovare subito un’altra ragazza dopo di lei?
Ti ho difeso con mio nonno, ma ciò non significa che lui abbia torto: sei tu il cattivo ragazzo e io lo so benissimo.”
“Delilah..”
“Ronnie.”
“Va bene, sarò sincero. No, non voglio sostituire Leah, se avessi voluto farlo avrei trovato una ragazza che le somigliasse in qualche modo, non totalmente diversa da lei.
E, no, non voglio dimostrare a Leah che posso trovarmi una ragazza quando voglio. Tu mi fai un effetto strano, Luna, con te non riesco a fare lo stronzo, alla mia maniera sto cercando di fare il serio.
So che ho una brutta reputazione, ma questa volta – davvero – non ho cattive intenzioni.”
Io rimango in silenzio.
“Va bene.”
“Va bene cosa?”
“Verrò a un appuntamento con te domani.”
Lui sorride e mi stringe una mano tra le sue.
“Grazie mille della possibilità, Luna.
Ci vediamo domani alle otto e mezza allora.”
Finiamo di bere il the.
Accettare la sua proposta mi sembra allo stesso tempo la cosa più giusta e più sbagliata che potessi fare.
Farlo è stato come salire su un treno senza freni, sperando che non si schianti, ma il gioco vale la dannata candela.

 
Il giorno dopo mi sveglio prestissimo e passo in rassegna il mio guardaroba.
Non ho nulla di elegante o di carino, ma non pensavo certo che sarei andata a un appuntamento durante il tour, una dimenticanza idiota che è totalmente da me.
Disperata vado da Sofia e le chiedo un vestito, lei socchiude un attimo gli occhi come a studiarmi e poi annuisce.
“Sì, ho quello che per te.”
Poco dopo arriva con in mano un abito nero mediamente corto e aderente. Ha le maniche lunghe, ma mi lascia le spalle scoperte, a parte le maniche il vestito è lavorato come se fosse a righe che qualcuno avesse pazientemente cucito insieme.
“Sofia, io lì non ci entro!”
“Stronzate! Provalo.”
Io sospiro e me lo provo, incredibilmente – pur essendo quasi una seconda pelle – mi sta benissimo.
“Oh.”
“Cosa ti dicevo?
Ho un buon occhio e con questo il signor Radke lo stendi!”
“Come no. Chissà cosa ci troverà in me…
Non sono una delle sue solite ragazze bellissime.”
“Forse è per questo che gli piaci, perché hai cervello.”
Io borbotto qualcosa su come sono un’idiota di prima categoria e lei sbuffa.
“Sarai anche un’idiota, ma quando Asia ha avuto quella crisi sei stata tu a risolverla.
Smettila di sottovalutarti e preparati per bene a questo appuntamento.”
Io sospiro e mi faccio una lunga doccia, mi raso, spalmo di creme e piastro i miei capelli rosa, perché ho scelto questo colore assurdo?
Mi sembra di essere una specie di barbie alternativa e mi sento a disagio, è passato tanto tempo da quando qualcuno mi ha chiesto di uscire e non è finita bene. Nessuno vuole avere a che fare con una stramboide come me per troppo tempo, ecco perché temo che anche lui si stanchi rapidamente di me e si cerchi una ragazza più adatta a lui.
Mi siedo sul letto in accappatoio e guardo l’abito che mi ha dato Sofia, mi vergogno a indossarlo. Viviana mi becca in questo stato e mi guarda senza capire.
“Che c’è, Delilah?
Pensi che quel vestito si metterà da solo sul tuo corpo?”
“Mi sento a disagio a indossarlo e poi penso che Ronnie si stancherà presto di me.”
“Non vedo perché.”
“Sono una nullità, brutta rispetto alle sue ragazze precedenti.”
“Non dire così, sei una bella ragazza e sei diversa perché non metti in mostra il tuo corpo, ma il tuo cervello. Cerca di stare calma.”
Io annuisco, per niente convinta.
Adesso che ci penso mi sembra tutto una grande fregatura.
“Io non ci vado a quell’appuntamento, secondo me c’è sotto qualche fregatura!”
Viviana guarda il suo ragazzo e Tony in cerca di aiuto.
“Delilah, è un po’ che vi sentite e che trascorrete insieme del tempo quando potete. Ti ha mai dato l’impressione di fare finta?”
Mi chiede paziente.
“No, ma… Non è lui che canta il fatto che le brave ragazze non dovrebbero stare con i cattivi ragazzi, perché loro vogliono cambiarli e loro solo scopare. La morale è che le brave ragazze dovrebbero lasciare stare i cattivi ragazzi e io sono una brava ragazza e lui, beh, è il cattivo ragazzo per eccellenza.”
“È solo una canzone, non dovresti dargli troppo peso.”
“Ma l’ha scritta lui.”
“Ok, ma i cattivi ragazzi si possono redimere. Tony ne è l’esempio vivente.”
Io guardo il chitarrista che è seduto tranquillo e gioca con il suo cappellino a disagio.
“Mi prendi in giro?
Tony, un cattivo ragazzo?
In quale universo parallelo?”
“Beh, l’anno scorso lo era. Sofia e Viviana te lo possono testimoniare.”
Viviana annuisce con energia.
“Oh, sì. Era uno stronzo pronto a trattare male tutti.”
“Grazie, Vivi.”
“Dico la verità, devo ricordarti del casino che hai combinato con Sofia?
A momenti ci scappa il morto.”
Sofia spunta e annuisce.
“Sì, te lo confermo. Era uno stronzo epocale.
Poi ho, beh ecco, provato a uccidermi dopo che lui mi ha licenziato senza motivo si è calmato, si è dichiarato e ci siamo messi insieme. Ma prima…”
Alza gli occhi al cielo.
Io sono ancora dubbiosa.
“Ok, allora prendi Mike come esempio.”
“Chi nomina il mio nome invano?”
Urla il batterista facendo la sua comparsa insieme a Vic e Liz.
“Non sei Dio.”
Lo rimbecca Jaime.
“Lo so, ma ci stava troppo.
In ogni caso cosa volete da me?”
“Di’ a Delilah che una brava ragazza può domare un cattivo ragazzo.
“È raro, ma può succedere. A me è successo con Leah, prima di lei hai visto come ero, no?”
“Alysha ha molte corna infatti e io non voglio fare la stessa fine.
No, io a questo appuntamento non ci vado.”
“Non ci sto capendo un cazzo.”
Mormora Vic.
“Beh, lei non vuole più andare all’appuntamento con Ronnie perché teme che lui la stia prendendo in giro e voglia una sola cosa da lei.”
“Oh, ma non si deve preoccupare.”
Dice sereno lui.
“Come mai?
È perché sono troppo brutta?”
Lui mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
“No, ma cosa c’entra?
Voi ragazze siete complicate! Semplicemente ho fatto una chiacchierata con lui per capire che intenzione avesse. Lo sanno tutti che fama ha e un medico con il cuore spezzato non lo volevo, quindi l’ho obbligato a sputare tutta la verità.”
“E?”
“Gli piaci davvero o non ti avrebbe invitata.”
“Vic, ti vedo poco a fare il padrino della situazione, sicuro che non stai scherzando?”
Domando, leggermente scettica.
“No, fidati. L’ho fatto davvero.”
“Sul serio, Delilah. Lui è più protettivo di quello che dimostra.”
Mi dice ridendo la ragazza dai capelli lilla, io li guardo tutti, non ancora del tutto convinta.
La mia paura è forte, ma forse è comprensibile quando sei cresciuta con un nonno che non faceva altro che maledire tuo padre per la sua fuga e tua madre per il su egoismo. Lasciarmi a lui a cinque anni per fare la giornalista a Londra e non tornare mai indietro, nemmeno per Natale o per il mio compleanno, lasciano dei buchi affettivi.
Ho paura di essere abbandonata.
Di nuovo.
Ho paura che Ronnie si comporti come le due figure più importanti della mia vita, ma non posso rimanere in eterno paralizzata dal passato.
“Va bene.”
“Va bene, cosa?”
“Probabilmente è come dite voi, andrò a quell’appuntamento.”
Mi sorridono tutti in maniera incoraggiante, ma dentro di me c’è ancora un piccolo grumo di paura.
Ed è quello che devo combattere.

 Angolo di Layla

Grazie a Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia. Delilah s sta facendo prenere dalle pare e chissà come andrà il loro appuntamento. Buon anno.

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Capitolo 19
*** 18) You keep me safe, you keep me sane, you keep me honest ***


18) You keep me safe, you keep me sane, you keep me honest

 
Delilah p.o.v.

 
Sono pronta per l’appuntamento con Ronnie.
Indosso il vestito di Sofia, Viviana mi ha truccato e Liz si è occupata dei miei capelli. Dicono tutti che sono favolosa, ma io non condivido la loro opinione, io nello specchio vedo una ragazza nella media che ha cercato di strafare.
Sono sicura che se ne accorgerà anche lui, chissà quante ragazze come me ha avuto.
Sono seduta sul divano della zona relax e fingo di guardare la tv con gli altri, in realtà sono così tesa che non so nemmeno cosa stiano trasmettendo.
Dopo un po’ si sente un leggero bussare alla porta del pullman, Vic si alza per andare ad aprire e poi torna con Ronnie.
“Eccolo qui, tutto per te Delilah.”
“Oh, grazie.”
Dico, tanto per dire.
“Trattacela bene, Radke.”
Aggiunge Jaime.
“Certo che lo farò, andiamo, Delilah.”
“Oh, sì certo!”
Io scatto in piedi come se mi avessero dato la scossa e mi porto al suo fianco.
“Beh, arrivederci.”
“Ciao, divertitevi.”
“Cercheremo di farlo.”
Risponde Ronnie e passa un braccio attorno al mio fianco e con quello mi guida fuori dal pullman, verso le macchine.
“Tutto bene, Luna?”
“Non avrei dovuto venire all’appuntamento con te, di sicuro tu vuoi un altro tipo di ragazza, non una brava ragazza da sfruttare.”
“Cosa?”
“Oh, ho letto il testo di “Good girls, Bad Guys”e ho capito cosa vuoi da me, posso anche sembrare stupida e svitata come Luna Lovegood, ma so quello che voglio. E non è certo darti una scopata.”
“Adesso capisco. Delilah, è solo una canzone e sono cambiato da allora. Non tantissimo, ma un po’.”
“Prima di me sei stato solo con belle ragazze, perché perdi il tuo tempo con me?”
“Perché mi piaci.”
Io non dico nulla.
“Non ti ho convinto.”
“No.”
Lui picchia le mani sul volante.
“Perché se provo a fare sul serio le ragazze sono o innamorate di qualcun altro o non mi credono?
Luna, mi sembravi diversa, pensavo sapessi andare al di là dei pregiudizi.”
“Sì, ma non voglio essere io quella ferita che poi si leccherà le ferite da sola e si dirà “te l’avevo detto”. Tutto qui.”
“Dammi una possibilità, se mi comporterò da stronzo la chiuderemo.”
“E chi mi dice che posso fidarmi?
Che quando mi avrai portata a letto mi mollerai?”
“Ok, allora non ti porterò a letto fino a che non vorrai tu. Io non ti farò pressioni.”
“Va bene.”
Lui annuisce.
“Adesso possiamo andare a questo appuntamento?
Siamo leggermente in ritardo.”
“Andiamo.”
In macchina l’atmosfera non è delle migliori, sono divorata da un misto di ansia e paura. Il mio istinto dice di ignorarle, il mio cervello di dare loro ascolto, non so cosa fare.
Immersa nei miei pensieri, non mi sono nemmeno accorta che siamo arrivati a destinazione: un ristorantino nel centro della città. Un posticino di classe, parecchio costoso.
Mi stringo nella mia giacca di jeans e lo seguo dentro, una donna controlla la nostra prenotazione e poi veniamo scortati al nostro tavolo che è piuttosto separato dagli altri. La cameriera accende la candela, ci lascia i menù e si mangia con gli occhi Ronnie. Questo atteggiamento mi disturba, ma lui la ignora completamente: un punto per lui.
Lui mi racconta episodi della sua infanzia e di come sia stato duro crescere senza una madre.
“Ti capisco, ma almeno avevi un padre. Io non avevo nemmeno quello.”
Lui mi guarda interessato.
“Non ti sei mai chiesto perché ho vissuto da mio nonno?”
“Sì, effettivamente sì.”
“Mio padre è scappato in Australia quando ha saputo che mia madre era incinta e mia madre. Beh,  la migliore. Quando ho compiuto cinque anni ha tagliato la corda ed è fuggita a Londra per lavorare come giornalista. Non è mai tornata a casa, per nessun Natale e per nessun compleanno, mandava solo biglietti e regali che io nemmeno scartavo.
I miei compagni di scuola lo sapevano e andavano a nozze con tutto questo. Dicevano che ero così brutta e stupida che persino i miei genitori si erano rotti le scatole di me.”
“Mi dispiace.”
“È acqua passata.”
“No. Questa è la ragione per cui hai così paura di avere una relazione con me, temi che io me ne vada o che inizi a prenderti in giro come i tuoi compagni di scuola. Beh, non farò né uno né l’altro.”
Io rimango in silenzio, come ha fatto a capire tutto questo?
“Come hai fatto?”
“Quando mi ha parlato in macchina non mi guardavi negli occhi, esattamente come non mi hai guardato negli occhi quando mi hai parlato dei tuoi genitori.”
L’arrivo della cameriera bastarda non fa proseguire questa conversazione imbarazzante.
Io ordino seccamente un piatto di lasagne e una bistecca ben cotta, Ronnie della pasta con il sugo di pesce e dell’arrosto.
Quando se ne va la incenerisco con un’occhiata.
“Non ti piace, eh?”
“Cosa?”
“Che quella flirti con me.”
“No, non mi piace perché tu mi piaci e nessuno può flirtare con chi mi piace quando ci sono io.”
Dico presa dalla rabbia del momento, poi mi porto una mano sulla bocca. Ho detto più di quello che dovevo.
“Luna, ti piaccio.”
“Sì.”
Borbotto, rossa come un peperone.
“Cioè, mi piaci come p… fisicamente. Sei un bel ragazzo, ecco.”
“Ma anche come persona, lo stavi per dire.”
 “No no!”
Cerco di salvarmi in corner, ma è troppo tardi.
Come sempre quando sono con lui dico qualcosa di troppo e che rivela i mie sentimenti.
Per fortuna che mi ero ripromessa di andarci piano!
Dopo la cena usciamo, l’aria frizzante dell’autunno mi rende leggermente euforica.
Mi è sempre piaciuto l’autunno e amo i suoi colori.
“Dove andiamo, adesso?”
“Altro giro al giardino giapponese?
Sono un po’ a corto di idee.”
“Va bene, magari prima possiamo passare in centro.”
Lui annuisce ed entriamo in macchina.
“Cosa facevi prima di diventare la dottoressa dei Pierce The Veil?”
“Lavoravo come dottoressa in una casa di riposo a Tampa, in Florida.
Avendo mio nonno in casa volevo aiutare gli anziani.”
“Capisco. È un bel lavoro, una bella scelta.
Come mai hai deciso di smettere?”
“Volevo cambiare, mi piaceva, ma ogni tanto mi sentivo in gabbia. Volevo viaggiare e vedere il mondo e poi tutti i miei amici che avevano lì si stavano sposando ed io era stanca di essere la single del gruppo.
Sai, quella a cui mostri con orgoglio le foto dei pargoli e a cui chiedi perché non si sposa. Quella che cercano tutti di far accoppiare a qualcuno con imbarazzanti cene combinate.
Un giorno ho mandato il mio curriculum alla Fearless e hanno accettato la mia richiesta, quel giorno mi sono tinta i capelli di rosa, cosa che avrei sempre voluto fare e ho detto addio ai miei anziani.
E ora sono qui, con un lavoro in bilico.”
“Credi che Leah rivoglia il suo vecchio lavoro?”
“Ne sono certa.”
“E allora vieni da noi, scambiatevi i posti.”
“Ci penserò.”
“Cosa ti trattene?”
“Mi mancano i miei vecchietti e non posso fare a meno di chiedermi se questa sia davvero la mia strada, finora è stata sempre in salita.”
“Non vorresti stare con me?”
Io arrossisco e inizio a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
“Mi piacerebbe.”
Ammetto alla fine, sulla sua bocca si dipinge quel sorriso storto che tanto amo.
Parcheggiamo in centro e cominciamo a passeggiare parlando del più e del meno e guardando le vetrine, la cosa più importante è che lui mi tenga per mano. Non so perché, ma quel calore mi mancava, è come se lo avessi aspettato tutta la vita senza saperlo, ma poi mi ricordo chi è e le paure tornano tutte.
Faccio un profondo respiro che non passa inosservato, lui infatti si ferma fuori da una gioielleria aperta anche la sera. Fissa la sua attenzione su una collana con un ciondolo a forma di luna, fatto d’argento e pietra di luna. Lo guardo anche io ed è veramente bello.
“Ti piace?”
“Sì, è molto bello.”
“Allora vieni.”
Fa per trascinarmi dentro il negozio, ma io lo fermo.
“Cosa hai intenzione di fare?”
“Comprartelo.”
“Perché?”
“Perché mi fa piacere farti un regalo.”
“Sì, per tenermi buona.”
“Ti sbagli.
Mi dice sereno.
“Adesso entri o vogliamo bloccare l’ingresso a questa gioielleria per tutta la notte?”
“Ma è troppo impegnativo per un primo appuntamento.”
Tentenno ancora io.
“Questo lascialo decidere a me.”
Ok, alla fine l’ha vinta e lui ed entriamo nella gioielleria, dove veniamo squadrati da una donna sulla quarantina che indossa un vestito alla moda e disapprova palesemente tatuaggi, piercing e capelli tinti.
“Posso aiutarvi?”
Il vero significato di questa frase è “andatevene.”e se ne accorge anche Ronnie che stringe la presa sulla mia mano e gli occhi.
“Sì, voglio quella collana.”
Indica la collana esposta in vetrina, lei gli rivolge uno sguardo eloquente.
“Li ho i soldi per pagarla e non sono rubati.”
Sibila freddo come il ghiaccio, la donna deve cedere e mi porge la collana seccata.
Io la provo, mi sta benissimo!
“È bellissima!”
Esclamo, felice come una bambina per irritare l’esemplare di stronza che ho davanti.
“Perfetto, allora te la compro.”
“Sono cinquecento dollari.”
Ronnie estrae con nonchalance cinque banconote da cento e gliele porge, lei confeziona il gioiello e me lo porge in malo modo. Dopo che siamo usciti appende il cartello chiuso al negozio.
“Hai cambiato improvvisamente idea?
Prima non la volevi e poi in gioielleria fai la scena della ragazza felice del regalo.”
Sul mio volto si dipinge un sorriso maligno.
“L’ho fatto per irritare la commessa. Odio le stronze che ti giudicano in base a come vesti, se hai piercing o tatuaggi o i capelli tinti. Mi viene voglia di picchiarle, è per questo che ho fatto la zuccherosa. È una cosa che le irrita profondamente e, infatti, ha chiuso il negozio.”
Lui scoppia a ridere.
“Questa è geniale, Luna.
Adesso andiamo ai giardini.”
Io annuisco e abbandoniamo il centro con i suoi negozi già decorati per Halloween per andare appena fuori e parcheggiare fuori dai giardini.
Entriamo dalla solita porta di legno e io mi fermo ad ammirare gli alberi contorti che mostrano il loro rosso e il loro oro sapientemente illuminati da faretti e lanterne.
Li ho visti ieri sera, ma è come se fosse la prima volta, questo posto è magico.
È una perfetta riproduzione di un giardino giapponese con tanto di sculture di pietra a forma di casetta e con la loro sfera davanti.
Mentre passeggiamo mi parla dell’inizio con gli Escape The Fate e della sua amicizia con Max Green, amicizia che si è interrotta dopo i problemi con la giustizia.
“Capisci, il mio amico di una vita, quello che c’era anche in quella notte del cazzo mi molla.
Io ero in carcere e loro non hanno perso un attimo a buttarmi fuori dalla band che io avevo praticamente formato, ero furioso.
Ecco perché, non appena sono uscito, ho fondato i Falling in Reverse, volevo dimostrare che non avevo bisogno di loro per essere un musicista di successo.
Un anno fa abbiamo iniziato a parlarci ancora, diciamo che l’ho più o meno perdonato, per quanto io non sia tipo da perdonare facilmente, e abbiamo deciso che lui sarebbe entrato nei Falling In Reverse. Semplicemente non è andata, lui è uscito dopo poco per ragioni personali, o almeno così abbiamo detto ai fan.
Ogni tanto ci sentiamo ancora, ma è come sentire un vecchio amico di cui ti importa relativamente.”
“Capisco.”
“Tu senti i tuoi amici di Tampa?”
“No, mi hanno dato tutti della pazza, della donna che gioca a fare la ragazzina, quindi ho rotto con tutti. Non mi importa, se non hanno accettato la mia decisione non sono veri amici, io non mai detto a nessuno di loro che secondo me era troppo presto per sposarsi o fare figli.”
Parlando siamo arrivati al centro di un ponticello e c’è un atmosfera magica intorno a noi: la lanterne, l’acqua  su cui si riflettono le luci, la complicità.
È questione di un attimo e lui mi prende le guance tra le mani e io so cosa sta per succedere e dovrei fermarlo. Non bacio nessuno al primo appuntamento, ma non riesco a sottrarmi alla sua presa, ha negli occhi qualcosa di ipnotico, sono come una vittima davanti a un lupo.
E poi succede.
Ci baciamo.
Un bacio semplice, tenero, leggero, senza lingua.
Sono io che lo approfondisco, visto che è a me che ha lasciato il comando della situazione, quando le nostre lingue si sfiorano sento un brivido che mi scuote.
Cristo, se questo è l’effetto che mi fa un bacio, cosa succederà quando faremo l’amore?
Esploderò?
Continuiamo a baciarci fino a quando non mi manca l’aria, solo allora ci stacchiamo.
“Wow!”
“È la parola giusta. Dannazione, Radke! Sono arrabbiata con te!”
“Cosa ho fatto?”
“Nulla, è questo il problema.
Quando sono con te cadono le mie difese e non riesco a negarti nulla.”
“Forse il tuo corpo sa cosa vuole meglio della tua mente, ci hai mai pensato?”
“No, a essere sincera.
Non mi era mai capitato di essere così attratta da un ragazzo, al punto da non capire dove inizia l’amore e dove l’attrazione. Mandi i miei sistemi in tilt, il giorno in cui te ne andrai dovrò raccogliere la mia vita e me stessa con il cucchiaino.”
“Chi te l’ha detto che me andrò?
Io non ho intenzione di farlo, mi intrighi. Sei così strana che mi fai venire voglia di restare per svelare i tuoi misteri.”
Io arrossisco senza dire nulla.
“Sei davvero sicuro?
Perché io non sono come le ragazze a cui sei abituato, a me non basta una sveltina e poi chi si è visto s’è visto Voglio qualcosa di più solido.”
“Lo so.”
“E non ti fa paura?
Non scappi?”
“Forse questa volta voglio anche io qualcosa di più solido. Ogni tanto anche i cattivi ragazzi si stancano di essere cattivi ragazzi e vogliono provare a cambiare.”
“Oh! Siamo arrivati alla casa da the.”
Trillo io per smorzare la tensione.
“E tu di cosa hai paura?”
Mi chiede mentre sto per aprire la porta, il braccio proteso verso la maniglia cade.
“Perché lo vuoi sapere?”
“Perché è tutta la serata che ho l’impressione che tu stia scappando da qualcosa.”
“Ho paura di essere abbandonata dalle persone che amo, ho sempre paura che un giorno si sveglino e decidano che io non sono poi così importante per il proseguire della loro vita e se ne vadano.
Cerco di affezionarmi il minimo, in modo da avere il controllo della situazione, ma con te non funziona. Io mi avvicino a te anche se vorrei starti un po’ più lontana e ho paura, sento le cose scivolarmi via dalle mani.
Siamo così diversi che mi chiedo cosa succederà il giorno che mi pianterai, perché succederà, non puoi rimanere per sempre con una ragazza mediocre come me.
Non puoi rimanere così tanto senza sesso, come dici di poter rimanere.”
Il tutto senza guardarlo negli occhi, all’improvviso mi fa voltare verso di lui.
“Non ho intenzione di abbandonarti, credimi.
E lo so che non sei come le mie solite ragazze, l’ho sempre saputo. Qualche anno fa non ti avrei mai guardata, ma adesso sono padre e questo ha cambiato un po’ le cose.
Lentamente mi sono accorto che le storielle da una notte non mi facevano stare meglio, che quando Willow sarebbe cresciuta sarebbe stato imbarazzante per me farmi sempre vedere con una ragazza diversa. Probabilmente mi avrebbe giudicato male, è per queste due ragioni che sono lentamente cambiato.
Non nego che ci sono momenti in cui mi piacerebbe ancora avere solo una botta e via, perché le responsabilità spaventano te quanto me. Idem per l’essere abbandonato. Ho sempre lasciato io per avere il controllo della situazione, adesso però c’è davvero qualcosa di diverso.
Penso che a un certo punto cresci abbastanza da affrontare le tue paure e io ci sto provando, vuoi provarci con me?”
Io deglutisco, non c’è una sola bugia nel suo discorso.
Mi fa paura affrontare la mia paura più grande, ma lui ha ragione, non posso rimandare per sempre e sono scappata abbastanza. Arriva sempre il momento in cui non puoi più scappare e la storia di Leah me l’ha insegnato.
Prendo un profondo sospiro come se mi stessi preparando ad affrontare un salto nel vuoto ed è proprio quello che sto facendo. Nulla mi assicura che questa storia avrà davvero un futuro.
“Va bene.”
“Va bene, cosa?”
“Proviamoci.”
Lui sorride e mi prende per mano e apre per me la porta della sala da the. Solo il suo contatto mi rassicura e mi fa sentire meno spaventata.
Se ci impegniamo tutti e due possiamo farcela, in fondo siamo solo due ragazzi strani che cercano un po’ di stabilità
Ronnie e Delilah.
Questa non è la fine, è un nuovo inizio e io sono pronta a viverlo.
Forse i miei amici di Tampa non capirebbero, ma non me ne frega nulla io sola so cosa sto provando e il mio istinto mi dice che sto facendo la cosa giusta.
Benvenuto futuro, ti sto aspettando.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman. Sì, Delilah ha avuto delle perplessità, ma pare stia cambiando idea e che stia facendo di tutto per liberarsi delle sue paure.
Grazie mille per la recensione.

 

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Capitolo 20
*** 19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand ***


19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand

 
Leah p.o.v.

 
È una serata tranquilla, sono sul pullman dei Pierce The Veil per stare un po’ con Mike.
Sono sicura che Ryan e Derek se la caveranno benissimo da soli e che Jacky si prenderà cura di Asia.
Sono comodamente sdraiata su Mike a guardare la tv quando il mio smartphone inizia a emettere le inquietanti note di “Oh, Fortuna.”e la cosa mi preoccupa perché è la suoneria che ho messo per la mia famiglia.
“Leah, il tuo smartphone sta suonando.”
“Lo so, lo sento.”
“Perché non rispondi allora?”
Mi chiede Vic.
“Perché non ho voglia, ma mi sa che dovrò farlo.”
Accetto la telefonata.
“Leah Marie.”
La voce di mia madre non è cambiata, ha sempre quell’accento elegante che associano alla nobiltà e una certa nota imperiosa.
“Mamma.”
“Ho saputo che hai disatteso due volte ai miei ordini, sei uscita con due rockstar, di cui uno è un avanzo di galera.”
“Sono lieta che tu abbia appreso la lieta novella, significa che forse qualcosa ti importa ancora di me.”
“Non osare quel tono con me, Leah Marie.”
Io sospiro, a ventisette anni non posso ancora usare del sarcasmo con mia madre.
“Perché mi hai chiamata?
Sono sicura che non sia per contestare le mie scelte di vita.”
“Lo sto facendo per il tuo bene, ma tu non lo capisci. Hai comunque ragione, Leah Marie, non ti ho chiamato per questo.
Tua sorella Ariadne si sposa tra due settimane.”
“Falle gli auguri da parte mia.”
“Non essere sciocca. Tu parteciperai a quel matrimonio, non abbiamo potuto mandarti un invito perché fai la vagabonda e non hai un indirizzo fisso.”
“Cosa? Non ci penso neanche!”
“Leah Marie Eulalie, l’etichetta impone che tu partecipi alle nozze di tua sorella e parteciperai a quelle nozze. Portati dietro quell’avanzo di galera o chiunque frequenti, spero solo che non ci faccia sfigurare troppo.”
“Mamma, io non ho intenzione di venire alle nozze di Ariadne per nessuna ragione al mondo.”
“Tu verrai, a costo di venirti a prendere io di persona. Questo è tutto.
Buonasera.”
Mi chiude il telefono in faccia, io butto il telefono dall’altra parte della stanza dalla rabbia.
“Che succede?”
Mi chiede Vic preoccupato, mentre Jaime recupera il mio telefono e anche Sofia e Tony fanno la loro comparsa.
“Mi ha telefonato mia madre, mia sorella si sposa tra due settimane.”
“E allora?”
“E allora, Mike, siamo obbligati ad andare al matrimonio e lei cercherà di farti sfigurare in ogni modo. Ti tratterà di merda, ti farà sentire a disagio e lo stesso farà con me.”
Lui impallidisce.
“Non puoi non andarci?”
“No, l’etichetta impone che la sorella della sposa partecipi alla cerimonia a meno che sia moribonda, rapita o con qualche malattia contagiosa e mortale.
Ho tentato di evitarlo, ma mi ha detto che se non verremo verrà lei a prenderci.”
“Dai, scherzava!”
Dice conciliante Tony.
“Mia madre non scherza mai. Devo cambiare numero di cellulare senza darle quello nuovo, forse sarò salva allora.”
“Fammi capire bene, Leah. Tra due settimane io e te saremo catapultati in un gruppo di nobili che parlano con quell’accento che gli americani tanto vi invidiano?”
“Ah ah.”
“E visto che sono tatuato, con un piercing e sono un batterista e non un cazzo di aristocratico mi tratteranno come se non valessi nulla?”
“Mi dispiace, Mike.
Anche io vorrei evitarlo, visto che mi riserveranno commenti al veleno per come vivo, la mia professione, i miei amici e le mie relazioni. E su di te.”
“Te l’ho già detto che odio tua madre?”
“No, ma mettiti in fila. Io la odio da più tempo di te, ha sempre reso la mia vita un inferno e ha sempre preferito Ariadne a me.”
“Penso di avere bisogno di un po’ di whisky.”
Borbotta Mike, la mano appoggiata sulla fronte.
“Come medico ti appoggio, anzi versane un po’ anche per me.”
“Noi non siamo invitati, vero?”
“No, Vic. Stai tranquillo, la tortura è riservata a un solo fratello Fuentes.
Mike, mi dispiace. Non credevo che avresti dovuto fare i conti con questa parte della mia vita così presto.”
Dico con praticamente le lacrime agli occhi, ho una paura folle che mi molli. L’unica volta che ha parlato con mia madre lei non ha fatto altro che umiliarlo.
Vengo seppellita in un abbraccio di gruppo e poi mi lasciano da sola con lui.
“Non ti mollo, Lancaster.
Non ho intenzione di farlo, a costo di prendere a calci in culo l’intera aristocrazia britannica se ti farà soffrire. Non rinuncio facilmente a ciò che amo.”
“Non sarà bello, Mike.
Tu non li conosci, a loro interessano solo i soldi e la purezza di sangue, tollerano i borghesi solo perché alcuni sono ricchi e lori poveri. Si fanno ancora i matrimoni di interesse, credi che mia sorella ami il suo futuro sposo?
Non lo ama affatto, ma è ricco da fare schifo e questo rimpinguerebbe le finanze del casato, mia nonna non lo avrebbe permesso, ma lei è morta e io non ho voce in capitolo. Quando mi hanno diseredata ho perso i miei diritti, tra cui quello di parola, e ho solo doveri nei loro confronti.”
“Mi dispiace, ma sono convinto che uniti ce la faremo. Se ci rompono troppo le palle li mandiamo al diavolo e ce ne andiamo.”
Io annuisco contro il suo petto, la chiamata di mia madre mi ha completamente rovinato la serata.
Doveva essere una serata tranquilla con il mio ragazzo e miei amici e si è trasformata nel preludio di una tragedia.
Perché sono stata così stupida da lasciare loro il mio numero di cellulare?

 

Due settimane dopo il tour è finito.
Asia e Jacky sono ancora insieme e lo stesso vale per Delilah e Ronnie, quando tornerò da questo manicomio io e lei ci scambieremo i ruoli.
La sera prima della partenza organizziamo un mega party e finiamo per ubriacarci dopo, quindi la mattina dopo è difficile infilare le cose giuste – ossia i miei vestiti più eleganti – in valigia e Mike si trova nella stessa situazione.
Abbiamo entrambi un gran mal di testa e nessuna possibilità di mangiare prima di prendere il volo che dall’assolata San Diego ci porterà nella piovosa Londra. Niente cibo, niente medicine per il mal di testa.
Prendiamo un taxi e arriviamo giusto in tempo per prendere il nostro volo, il maggiordomo dei miei – Miles – dovrebbe aspettarci dall’altra parte dell’oceano.
Miles ha sempre mostrato una certa simpatia nei miei confronti quindi forse non verremo investiti subito dall’odio della mia famiglia.
Quando passa il carrello compriamo entrambi del the freddo e un panino, mangiato quello possiamo finalmente prendere gli antidolorifici.
Senza mal di tesa il mondo inizia ad apparirmi in una prospettiva quasi migliore.
Quasi, perché nulla mi farà abituare del tutto al fatto che sto tornando nel posto da cui ho provato a scappare per tutta la mia vita. Il mio malumore deve essere evidente perché Mike mi prende per mano e mi sorride in maniera incoraggiante, io ricambio con un vago sorriso.
Il volo dura troppo poco per i miei gusti, mi sembra di essere appena salita e subito annunciano che siamo arrivati a Londra e bisogna allacciare le cinture.
Lo faccio e guardo fuori dal finestrino: piove.
Cristo, che grande sorpresa!
Questa città non poteva accogliermi con una giornata di sole, giusto per cambiare ogni tanto.
Atterriamo e recuperiamo il bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo e ci dirigiamo verso l’aeroporto. Lì recuperiamo anche le nostre valigie e poi andiamo verso gli arrivi internazionali.
Chi avranno mandato?
Qualcuno alza educatamente la mano e ci indica di avvicinarci, non appena ci siamo fatti largo nella folla con i nostri carrelli mi accorgo che è Miles.
“Miles! Posso abbracciarti?”
Gli chiedo, felice di vederlo.
“Non c’è nessuno della sua famiglia, milady, quindi può farlo.”
Io abbraccio quest’uomo di quasi sessant’anni che è stato uno dei pochi a trattarmi affettuosamente.
“Come stai?
E come sta tua moglie?”
“Sto benone e anche mia moglie sta bene.
È andata in pensione l’anno scorso, non appena la sua famiglia mi concederà le ferie faremo una crociera.”
“Non darmi del lei, Miles.
Lo sai che non mi piace.”
“Sì, milady.”
Mi risponde con un sorriso.
“E questo è il tuo fidanzato?”
“Sì, si chiama Michael.
Michael, lui è Miles, il maggiordomo di casa mia.”
I due si stringono la mano, non sembrano ostili.
“Alla signora non piacerà.”
“A mia madre è mai piaciuto qualcosa che facessi io?”
Lui mi rivolge un sorriso ironico.
“Dobbiamo andare ora.”
Miles insiste per spingere il carrello e raggiungiamo la berlina di famiglia. Lui ci fa segno di entrare mentre lui carica i bagagli, io e Mike protestiamo, ma lui scuote la testa.
Alla fine entriamo e lo aspettiamo.
Ritorna dopo pochi minuti e la macchina parte, non appena entriamo in città rivedo il Tamigi, il Big Ben, Hyde Park e un sacco di posti che ho tentato di dimenticare in questi anni.
Sospiro triste e chiudo gli occhi, cercando di concentrami sul rumore della pioggia per non pensare.
Alla fine la macchina si ferma in una dimora patrizia con un grande giardino, qualcuno scarica le nostre valigie e le porta dentro, Miles ci scorta verso una casa che conosco fin troppo bene.
Apre la porta e ci scorta in salotto. Mia madre è seduta davanti al camino, indossa un abito rosa di Chanel, uno di quelli classici e intramontabili, sempre eleganti, non ha più i capelli biondi, ma di un morbido color caramello. Lo sguardo è rimasto lo stesso: due freddi occhi azzurri che scannerizzano me e Mike.
“Buongiorno, Leah Marie.
Mi presenteresti il tuo accompagnatore?”
Mi dice con una punta di disprezzo, giusto per far capire che Mike non le piace.
“Certo. Mamma, lui è Michael Christopher Fuentes.
Mike, lei è mia madre: lady Eleanor Penelope Lancaster.”
Lei gli tende una mano e lui la sfiora con un bacio, mia madre se la pulisce subito.
“Ho fatto preparare una camera per voi, questo non vi dà il permesso di compiere atti immorali sotto questo tetto. In camera troverete gli abiti che indosserete al matrimonio.”
“Veramente avrei co…”
Lei mi zittisce con un gesto della mano.
“Li conosco i tuoi gusti, Leah Marie. Ami vestire come una bambola e ciò non si addice a un matrimonio. Vestirete ciò che io ho deciso e che è conforme alle regole, almeno causerete meno vergogna alla povera Ariadne.
Alle cinque verrà servito il the, a cui parteciperanno anche Ariadne e Jasper.
Alle sette verrà servita la cena.
I ritardi non sono ammessi e nemmeno gli abiti da straccioni che indossate abitualmente.
Puntualità ed eleganza, ricordate, puntualità ed eleganza.”
Batte due volte le mani con eleganza per congedarci.
Una cameriera spunta dal nulla.
“Prego, milady, mi segua.”
La ragazza ci conduce alla stanza che occupavo quando vivevo qui, io mi butto sul letto dalla trapunta nera, scelta da me ovvio.
“Amorevole tua madre.
Chi l’ha educata? Hitler?”
“Ecco perché non volevo venire, la vedi com’è?”
Lui annuisce e poi il suo sguardo si posa su due pacchi.
“Cosa sono quelli?”
“I vestiti, credo.”
Mike apre il suo e si rigira tra le mani uno smoking confezionato da una nota sartoria italiana, attaccato a quello c’è un biglietto che recita che i cappellini non sono ammessi e che le scarpe – italiane anche quelle – sono nell’altra scatola.
Apro il mio pacchetto e mi trovo davanti un vestito lungo color dell’oro pallido e un paio di scarpe a tacco alto. Sembra un abbigliamento da damigelle, fa’ che mia sorella non mi abbia fatto davvero questa carognata!
Non voglio essere la sua damigella!
“Come mai fai quella faccia?
Ok, un vestito di quel colore non è qualcosa che avresti preso tu, ma non è poi così brutto.”
“Non è questo, Mike. Vestiti come questi li indossano le damigelle e io non voglio esserlo.
Ecco perché non volevo tornare?
Vedi da cosa sono scappata non appena ho potuto?”
“Capisco e mi dispiace.
Com’è Ariadne?”
“La copia di mia madre.”
Borbotto cupa, mentre inizio a mettere via la mia roba e Mike fa lo stesso.
Alle cinque – dopo una doccia – scendiamo per il the, io indosso un abito nero dalla linea semplice a maniche lunghe, Mike una camicia bianca infilata in un paio di pantaloni e una giacca.
Mia madre siede al suo posto accanto a un uomo dai corti capelli brizzolati che indossa un paio di pantaloni beige, una camicia e una giacca di tweed. Dall’altra parte del tavolo c’è una ragazza dai lunghi capelli castani  – tonalità cioccolato caldo, come Kate Middleton – che indossa un vestito azzurro chiarissimo e un uomo in completo sartoriale dai capelli biondicci, già stempiati.
Io mi siedo accanto a mio padre Percival, Mike accanto a Jasper O’Donnel, ricco proprietario di una fabbrica di tessuti.
“Ora che Leah Marie e Michael si sono graziosamente uniti a noi, possiamo iniziare.
Bertha!”
Una donna con i capelli neri raccolti in un severo chignon fa il suo ingresso con il vassoio del the, Ariadne studia con malcelato disprezzo il mio ragazzo.
“Almeno non ha tatuaggi in faccia come l’altro.”
Commenta.
“Immagino che tu non li abbia scelti per l’aspetto, ma per altro.”
Rincara, a me iniziano a prudere le mani.
“E per cosa li avrei scelti?”
La mia voce gronda minaccia da tutte le parti.
“Per come ti sanno accontentare nei tuoi piaceri carnali e per i soldi.”
“Carissima Ariadne, mi duole ricordarti che il mio patrimonio personale è nettamente superiore a quello di tutti i presenti in questa stanza, non ho quindi bisogno di elemosinare soldi, come invece sei obbligata a fare tu sposando il caro Jasper.”
Lui fa per parlare.
“Senza rancore, caro.
In quanto ai piaceri carnali mi pare di cogliere una leggera punta di invidia nel tuo discorso e non posso fare a meno di domandarmi se sia dovuta a una qualche mancanza nella tua unione con il caro Jasper.
Sono ovviamente felice della vostra unione, ma non vi presenzierò se sarà detta un’altra cosa negativa sul mio fidanzato.
Bertha, versa del latte nel mio the e tanto zucchero.”
I volti di mia sorella e del suo patetico futuro sposo sono una maschera di rancore.
“Carissima Leah Marie.”
Riparte comunque con quella voce leziosa che odio.
“Desidero vivamente che tu prenda parte al mio matrimonio, vorrei che tu fossi una delle mie damigelle.”
“Declino cortesemente l’invito.”
Rispondo asciutta, lei mi scocca un’occhiataccia.
“Ma ormai non posso più scegliere un’altra damigella.”
“Sono sicura che potrai farlo, soprattutto perché io non ho seguito nessuna delle prove, né intendo farlo.”
“Leah Marie, il cerimoniale impone…”
Inizia mia madre.
“Il cerimoniale impone che partecipi, non è specificato che io debba essere obbligatoriamente una damigella.”
Adesso sono in due a fumare di rabbia, non c’è da stupirsi che nessuno parli durante il the e che la futura copia di sposi levi le tende subito dopo aver bevuto l’ultima goccia.
Anche io e Mike torniamo in camera, lui mi guarda stupito.
“Non ti ho mai sentito dire così tante cattiverie con gentilezza.”
“È un’abilità frutto di anni di allenamento, non ho intenzione di lasciarti maltrattare da quelle due.”
“Dubito che tua sorella mi rivolga ancora la parola, le hai detto che è un’arrampicatrice sociale e una repressa.”
“Dimentichi che lei mi ha dato della puttana e dell’arrampicatrice sociale tra le righe.”
“Giusto, siete mai andate d’accordo?”
Io mi gratto la testa.
“Quando eravamo molto piccole, ma è durata poco.”
Rimaniamo sdraiati a letto – senza fare nulla perché sorvegliati a turno dai domestici – fino all’ora di cena.
“Sempre così affollato quel corridoio?”
Mi domanda a bassa voce mentre scendiamo.
“Hai sentito mia madre? Niente sesso in casa sua.”
Ci sediamo a tavola e come cena mia madre ha fatto preparare delle escargot e me le fa servire con un sorriso maligno, lo sa che le odio.
I miei le mangiano con evidente piacere, mentre io e Mike li guardiamo affamati.
“Non ti piacciono, Leah Marie?
Le ho fatte arrivare da Parigi a posta per te.”
Io vorrei rovesciarle in testa il vassoio pieno di rivoltanti lumache.
Resistiamo stoicamente fino alla fine della cena, poi visto che il dolce e il caffè non sono nel menù ce la filiamo. Ci imbuchiamo al primo Mac e ordiniamo il menù più ricco di cibo spazzatura su cui ci buttiamo come disperati.
“Ti piacciono davvero le lumache?”
Mi chiede Mike, tra un morso e l’altro al suo panico.
“Macché! Le odio, le ha fatte cucinare per vendicarsi delle stoccate che ho dato all’ora del the.”
Finito di mangiare – abbiamo preso due menù ciascuno – passeggiamo per un po’ lungo il Tamigi, come se fossimo una normale coppietta.
La tappa successiva è il London Eye, quando ci chiudono nella nostra cabina lui si rilassa sul sedile.
“Questo matrimonio sarà un incubo.”
“Puoi giurarci.”
Sospiro.
“Ma almeno sono a Londra con te, vieni qui.”
Con cautela mi siedo accanto a lui che mi abbraccia, insieme guardiamo la città e i suoi riflessi sul fiume.
Per la prima volta lo trovo bellissimo
E trovo ancora più bello il fatto che quando la ruota raggiunge il suo apice lui mi baci.
Un bacio lento, tranquillo, quello di chi si vuole godere un bel momento con la persona che ama.
Direi che compensa lo stress della giornata e poi quelle due arpie si chiedono perché lo ami.
Lo amo perché lui sa cosa fare per farmi stare bene senza secondi fini.
Tutto qui.
Facile, no?

 

 

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Capitolo 21
*** 20)Here I am alive. ***


20)Here I am  alive.

 
Leah p.o.v.

 
Il giorno del matrimonio è arrivato.
Mi sveglio tra le braccia di Mike e con un gemito vedo che qualcuno ha appeso all’armadio il suo smoking e un vestito azzurro per me. Il mio gemito lo sveglia e mette a fuoco i due abiti.
“Qualcuno è entrato mentre dormivamo, inquietante.”
Borbotta con la sua voce roca.
“Qui è quasi normale.”
Gemo io.
“Il vestito azzurro è per te, sembra uno di quelli della regina Elisabetta: gonna al ginocchio, giacca coordinata, camicia bianca, cappellino stravagante…
A proposito, non è che sua maestà verrà al matrimonio?”
“No, non verrà.
Conosceva mia nonna, ma non frequenta i miei e ne sono felice.”
“Anche io, così non dovrò temere che il principe Harry ti porti via da me.”
“Scemo.
Vado a farmi una doccia, ricordati…”
“Puntualità ed eleganza?”
“Sì.”
Mi faccio una lunga doccia e poi se la fa Mike, dopodiché scendiamo a fare colazione in pigiama, mia madre ci rivolge delle sentite occhiate di disapprovazione. Come al solito ci sono solo the e biscotti, inutile chiedere caffè o latte perché i domestici ignorerebbero la richiesta. La considerano una bestemmia.
Finito torniamo in camera nostra e io mi chiedo come farò a sopravvivere a questa cerimonia senza della caffeina. Ci stiamo per vestire quando qualcuno bussa delicatamente alla porta, io apro e mi trovo davanti Miles con due tazze di caffè.
“Miles, sei un angelo!
Ti abbraccerei se non tu non avessi le tazze in mano. Mike, c’è del caffè!”
“Evviva!”
“Per la signorina è forte e zuccherato, va bene anche per lei?”
Mike si gratta la testa, perplesso sul fatto che qualcuno gli dia del lei.
“Sì, va bene.
Grazie mille, signor Miles.”
L’uomo annuisce e si ritira discretamente, io mi butto sulla mia tazza.
“Caffè! Sia benedetto chi l’ha inventato!”
Mike ride.
Beviamo le nostre tazze e poi le appoggiamo alla scrivania, Miles verrà a prenderle dopo probabilmente. Il mio ragazzo si mette il suo smoking, sembra persino più magro del solito e io digrigno i denti, mia madre non si è nemmeno premurata di cambiare le misure che probabilmente erano per Ronnie con altre più adatte a Mike. Così sembra un profugo!
In quanto al mio vestito è troppo stretto, l’ha deliberatamente scelto così per farmi sembrare grassa. Chiudo gli occhi e stringo i pugni.
“Dio, dammi la pazienza perché se mi dai la pazienza faccio una strage.”
Il mio sguardo cade sul crocifisso-pugnale.
“No, Leah. Non penso che fare una strage il giorno del matrimonio di tua sorella migliorerà i rapporti con i tuoi.”
“Ma gioverebbe alla mia salute mentale!
Guarda! A te hanno preso un vestito con le misure sbagliate per farti sembrare uno straccione e a me uno troppo stretto per farmi sembrare grassa.”
Lui mi appoggia le mani sulle spalle e mi spinge con delicatezza fuori dalla stanza, sebbene sia ancora fumante di rabbia.
Nell’ingresso troviamo mia madre.
“Ti trovo in forma incantevole, cara.”
Dice con voce flautata.
“Anche io. Quel giallo canarino è perfetto per la fiera degli uccelli.”
Lei arrossisce in modo sgradevole.
“Come osi dirmi una cosa del genere dopo che io ti ho preso…”
“Un vestito che mi facesse sembrare grassa? Penso di averne il diritto.”
Usciamo tutti e tre e saliamo in macchina senza scambiarci una parola, non vola una mosca nemmeno lungo il tragitto verso l’abbazia di Westminster.
Sono tentata di chiedere se la famiglia ha ancora soldi dopo aver pagato quanto devono alla chiesa per celebrare un matrimonio, ma mi trattengo.
Arrivati, scendiamo e io cammino dritta verso le prime file, salutando distrattamente conoscenti e concentrandomi sulla stupenda architettura gotica. Sottili ed eleganti colonne che si uniscono a formare un fiore che sboccia nel soffitto, le magnifiche vetrate e il rosone decorato per non parlare del lusso degli interni che scintillano per l’oro di cui sono decorati. Gli stessi lampadari sono un’opera d’arte per me.
Penso di averla scampata quando una bionda con un terribile vestito rosa chiaro si avvicina a noi insieme a un uomo dai capelli castano smorto. Mia cugina Margareth e il suo fidanzato Alexander.
“Leah, che bello vederti!”
Sì, come no.
“E lui è …?”
“Il mio fidanzato.”
“Quando vi sposerete?”
“Non penso di dovertelo dire, non verrà nessuno della famiglia. Voglio che il mio matrimonio sia un giorno felice.”
Lei mi fulmina.
“Tu ci tratti così solo perché hai turlupinato nonna Kate, ma un giorno troveremo un modo per impugnare il testamento e avere ciò che ci spetta.
Un giorno…”
“Sì, vi vendicherete.
Aspetta un attimo che tremo.
Vai a sederti Margareth, il matrimonio sta per iniziare.”
Lei si siede nella fila dietro la mia borbottando maledizioni, io guardo l’altare decorato da una miriade di fiori bianchi.
Che spreco.
Le note dell’organo annunciano che mia sorella è arrivata e infatti, con una sbirciata, la vedo avanzare al braccio di mio padre.
Che la cerimonia inizi.

 
La tortura del cerimoniale mi è sembrata infinita.
Preghiere su preghiere e discorsi, ma poi finalmente i due sposini si sono scambiati gli anelli e si sono baciati.
Adesso Jasper può fregiarsi del titolo di lord e i miei hanno soldi da spendere nelle casse, evviva l’amore!
Usciamo dall’abbazia, mi tengo lontano dal lancio del riso, ma quando arriva il momento del lancio del bouquet mi faccio viva. Ariadne si volta e lancia alla cieca, Margareth lo vuole così tanto da darmi una gomitata che come minimo mi ha incrinato una costola, ma non ce la fa. Con uno scatto lo prendo io e poi mi allontano ghignando.
Lo punto contro Mike.
“Adesso sei obbligato a sposarmi.”
Gli dico ridendo.
“Sì, ma non qui. Una povera rockstar non può permettersi una chiesa del genere.”
“A me va bene tutto.”
“Leah!”
La voce sferzante di mia madre mi fa voltare.
“Smettila di tenere quel bouquet dietro la testa, come se avessi cinque anni!
È costato un patrimonio e io ti vieto di…”
“Sposare Mike?
Sai una cosa? Posso farlo anche senza il tuo permesso!”
“Un giorno troveremo il modo di riprenderci i soldi che ci hai sottratto quando è morta tua nonna!”
“E siamo a due che ti minacciano, poi dicono che sono i messicani a essere pericolosi.
C’è qualcuno che non ti vuole vedere morta o povera in canna nella tua famiglia?”
Io scuoto la testa alla domanda di Mike.
“No, non penso ci sia. Non più almeno, nonna era l’unica che mi volesse bene.
Mamma da sempre vuole Margarita come figlia e se non avessi così tanti tratti che appartengono ai Lancaster probabilmente cercherebbe di verificare se non ci sia stato uno scambio alla nascita.”
“Come mai la chiami Margarita?”
“Odia gli stranieri, quale modo migliore per infastidirla se non usando la versione spagnola del suo nome?”
Dico ghignando.
“Giusto.”
Ci infiliamo di nuovo nella macchina della mia famiglia, mamma si sta rifacendo il trucco perché come da tradizione ha pianto. Dubito comunque che siano state lacrime autentiche, ma questo le dà una scusa per non parlarmi. Deve essere irritata per come ho evitato i miei parenti e offeso la cara Margarita. Anche mio padre rimane in silenzio, probabilmente sta pensando che tutto questo è una grande seccatura e che a quest’ora avrebbe potuto essere da qualche parte a giocare a golf invece i condividere la sua preziosa aria con la figlia ribelle.
“Papà, hai una vaga idea di cosa ci sia per pranzo?”
“No, ma tua madre ha fatto arrivare a posta escargot e rane.”
Mike impallidisce accanto a me, a me viene voglia di urlare come una matta, lo sanno perfettamente che non le mangio.
Odio la mia famiglia.
La macchina finalmente giunge a destinazione e questa volta non posso evitare le ondate di parenti titolati che vogliono sapere che cosa faccio nella mia vita e chi è il ragazzo che è con me.
Dopo aver soddisfatto la curiosità di tutti, scandalizzando acutamente due vecchie zitelle, entro nel ristorante e mi siedo al nostro tavolo. Seduti con noi ci sono i mie genitori, la coppia, Margarita e coso e i genitori di Jasper. Suo padre indossa una completo grigio come i suoi pochi capelli, sua madre è la replica della mia: stessi capelli color caramello, stessa linea del vestito, solo che il suo è di un rosa acceso.
Io non posso stare allo stesso tavolo con una vestita così.
“È stata una bella cerimonia, vero?”
Esordisce.
“Tu devi essere Leah Marie, la sorella di Ariadne.”
“Sì, sono io.”
“E lui chi è?
La tua guardia del corpo?”
Il suo candore mi fa venire voglia di finirla a craniate.
“No, è il mio fidanzato. Si chiama Michael.”
Sul suo volto appare un’espressione tra l’incredulo e l’imbarazzato.
“Oh, davvero?
Ehm, è davvero di una bellezza…particolare.”
“A che famiglia appartiene?”
Chiede Mr grigio.
“Alla famiglia Fuentes, sono figlio di immigrati messicani e suono la batteria in una band che si chiama Pierce The Veil, rappo anche.”
Rimangono tutti e due scioccati.
“Ester, Mark, nostra figlia non sa ancora quello che vuole nella vita. È confusa…”
“No, sono perfettamente in me. So cosa voglio fare nella mia vita: il medico per la band di Mike e stare con lui. Non sto facendo la ribelle, sono me stessa.
Una tartina, Ester?”
Lei non mi risponde e non tocca la tartina. Peccato, perché è davvero buona, la salsa tonnata è semplicemente perfetta.
Durante il resto del pranzo non mi parlano.
Io mangio il risotto al tartufo, i ravioli ai funghi e carne di fagiano. Ignoro totalmente quello che mia madre ha ordinato per me, facendola irritare ancora di più.
Al momento del taglio della torta ascolto a malapena i discorsi e non vedo l’ora che Ariadne affondi il coltello in quella montagna di panna e cioccolato bianco. Il mio piano prevede di filarsela non appena avrò mangiato la dannata torta.
So cosa mi aspetta dopo: un ballo.
Io odio i balli e il cerimoniale non prevede che io partecipi se non con il primo ballo della sposa.
Mia sorella taglia finalmente la prima fetta e poi lascia il posto ai camerieri che provvedono a distribuirla a tutti.
È ottima, questo glielo devo concedere.
Non ci vuole molto – purtroppo – per mangiare il dolce e adesso mi tocca assistere al primo ballo di Jasper e Ariadne. Il secondo è quello di mia sorella e mio padre, al terzo tocca a me.
Volteggiamo sulla pista mentre lei non fa altro che vomitare cattiverie de genere che sono una pazza, una morta di fame che ha rovinato la sua vita e il suo matrimonio. Che a causa delle mie intemperanze ha sempre fatto fatica e trovare degli amici e a inserirsi in società, perché nessuno voleva un’altra Lancaster pazza.
“Hai finito?”
Gli chiedo a metà del ballo.
“Scusati, almeno.”
“Scusarmi?  Per cosa?
Per essere me stessa?
No, grazie. E poi dove eri quando io stavo male?
A leccare il culo a qualche sconosciuto per chissà quale motivo.
Non ti sei comportata da sorella e non vedo perché dovrei farlo io.”
“Non usare parole volgari quando sei con me.”
“Io parlo come mi pare, Ariadne.
Ti auguro un lungo matrimonio ipocrita.
Adesso, scusami, ma io e Mike dobbiamo andare.”
Le dico non appena è finito il ballo, saluto i miei e i genitori di Jasper senza ricevere risposta. Mike si alza ed entrambi usciamo dal palazzo.
Sospiriamo di sollievo e ci accendiamo una sigaretta.
“Pensavo non finisse più.”
M dice mentre in cielo si accendono le prime stelle.
“Nemmeno io. Pensavo che saremmo usciti strisciando domani mattina.”
“Ma davvero mangiate lumache e rane?”
Io annuisco tetra.
“Adesso capisco perché odi la tua famiglia.
“Già. Spero di non vederli più per una cinquantina d’anni. C’è un posto in cui vorrei portarti, però.”
“Che posto?”
“Segreto!”
Esclamo ridendo e uscendo dal cancello.
La tortura è finita.
Chiamo un taxi e gli comunico l’indirizzo di uno dei tanti cimiteri di Londra.
“Ok, che ti piacciono le lapidi e le tombe, ma non pensi sia un po’eccessivo dopo una giornata come questa?”
“Scemo, non ti porto lì a vedere le tombe, ma una tomba.”
“Oh. Non ti chiederò quale.”
“Va bene.”
Mi godo la vista della città che scorre dal finestrino del taxi, domani ce ne andremo e non mi mancherà. È una bella città, ma piena di brutti ricordi e di brutte persone.
Andare via da qui è stata la decisione migliore della mia vita.
Il taxi si ferma, io e Mike scendiamo e paghiamo il taxista, poi entriamo nel cimitero. È quasi l’ora di chiusura e ci sono solo poche persone che si affrettano a uscire.
Mike si guarda intorno curioso, le tombe sono disposte in ordinati viali in cui l’erba è ben curata e le foglie dell’autunno sono state spazzate via da un solerte becchino.
Arriviamo davanti a un severo mausoleo vittoriano in marmo nero che si staglia scuro nel cielo, la scalinata è di pietra e sopra la porta è inciso il nome Lancaster a lettere dorate.
“Credo di capire.”
“Cosa?”
“Che tomba mi porti a visitare.”
“Allora entriamo, non manca molto all’ora di chiusura e sono certa che tu non voglia passare la notte in un cimitero.”
All’interno l’unica luce è quella dei lumini che proiettano ombre lunghe e luci incerte e tremolanti su vecchie tombe.
Io mi fermo davanti a una in marmo bianco con le scritte nere, la tomba di Leah Catherine Lancaster, la tomba di mia nonna.
“Mike, ti presento mia nonna.”
Lui guarda la foto: è una vecchia signora dai capelli neri con un sorriso aperto e due occhi penetranti.
“Ti somiglia.”
“Io le somiglio, semmai.”
Dico ridendo.
“Giusto. Buonasera, signora Lancaster.”
“L’ultima vera lady Lancaster di questa famiglia.”
“No, l’ultima è qui accanto a me.”
“Grazie del complimento. Nonna, lui è Mike.
È il mio ragazzo, è messicano ed è una rockstar.
Oh, sì. L’ho fatto alla fine, mi sono messa con un musicista.
Lui suona la batteria per una band di San Diego che si chiama Pierce The Veil, forse ti piacerebbero.
Scusa, l’ora tarda, ma sono appena scappata dal matrimonio di Ariadne. Si è sposata con un industriale senza spina dorsale, che mira solo al titolo. Immagino che sia ok, perché la nostra famiglia mira solo ai suoi soldi.
Spero che Mike ti piaccia e che tu stia bene dove sei.”
Non so che altro dire, mi bacio una mano e poi la strofino sulla sua foto. Usciamo dal cimitero giusto in tempo per l’orario di chiusura.
Un taxi ci riporta a casa mia, Miles è l’unico dei domestici presenti in casa, gli altri sono tutti via a godersi un giorno d ferie.
“Miles, come mai sei qui e non a goderti il giorno di riposo?”
“Parti domani mattina e mi sono permesso di fare le vostre valigie, così potrete godervi Londra.”
“Sei un tesoro. Mike, hai voglia di uscire?”
“Non conciato così e non dopo una buona doccia.”
Detto fatto, ci facciamo una doccia, ci cambiamo e salutiamo Miles. Non abbiamo voglia di andare in qualche club perché domani il nostro aereo parte presto, così ci limitiamo a passeggiare lungo il Tamigi come una copia qualsiasi.
A un certo punto lui nota un artista di strada e si ferma.
“Ce lo facciamo fare un ritratto?”
“Perché no?”
Contrattiamo il prezzo con l’uomo e poi ci mettiamo in posa, mezz’ora dopo abbiamo in mano un disegno in cui siamo abbozzati felici e sorridenti, ha qualcosa di incompiuto che mi piace molto, come un futuro ancora da scrivere e che aspetta solo noi.
Torniamo a casa mia e lo metto in valigia.
Siamo stanchi e crolliamo subito a letto, la sveglia suona alle cinque domani. Che palle.
Non che voglia rimanere qui, ma odio svegliarmi presto visto che adesso riesco a dormire in modo regolare e non sono più un’insonne incallita.
La mattina dopo la sveglia suona, non mi sorprende che i miei non siano scesi a salutarmi e che l’unico che ci sia sia Miles. È lui ad averci preparato una colazione come piace a me ed è sempre lui ad accompagnarci all’aeroporto.
“Mi mancherai, Leah. La casa è noiosa da quando te ne sei andata.”
“Puoi venire a trovarmi negli Stati Uniti quando sarai in pensione, ormai non ti manca molto.”
Lo abbracciamo un’ultima volta e poi ci avviamo verso il cancello di imbarco. Io e Mike siamo mano nella mano e solo questo conta, la mia famiglia non è riuscita a dividerci, abbiamo resistito alla prova.
Solo quando mi siedo sul sedile dell’aereo che mi riporterà a San Diego sento la tensione di questi giorni scivolare via lentamente. Finalmente me ne sto andando di nuovo, finalmente sono di nuovo libera di respirare e fare come voglio.
“È bello tornare a casa, eh?”
Mi chiede Mike.
“Meraviglioso.”
Rispondo io mentre l’aereo si alza in volo e non c’è niente di più vero.

 

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia :)

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Capitolo 22
*** 21)I can wait forever. ***


21)I can wait forever.

 
Delilah p.o.v

 
È passato un mese dalla fine del tour.
Un mese in cui Ronnie mi ha rispettata come ha promesso, non mi ha forzato, si è accontentato di quello che gli concedevo: baci o al limite lavori di mano.
La mia vita è cambiata di nuovo, Leah è tornata a lavorare alla Fearless Record a occuparsi dei Pierce The Veil e a vivere a San Diego, in quanto a me sono stata assunta dalla Epitaph e mi sono trasferita a Las Vegas.
Non mi piace particolarmente come città, è troppo piena di gente strana, di giocatori d’azzardo e altri individui equivochi, solo il fatto che ci viva Ronnie me la rende sopportabile.
Per ora vivo in un piccolo appartamento, ma trascorro più tempo a villa Radke che lì e mi sa che i prossimo mese dirò alla proprietaria che mi trasferisco.
Lo dovrò dire anche a mio nonno e ho un po’ paura, potrebbe prendere uno dei suoi leggendari fucili e mettersi a inseguire Ronnie. Ha un carattere imprevedibile ed è rimasto molto scottato dalla storia di mia madre, ancora non si perdona che abbia piantato baracca e burattini per seguire un sogno sciocco.
Oggi comunque ho un’altra preoccupazione che mi sta facendo guardare allo specchio senza fare nulla da almeno un quarto d’ora. Crissy e Ronnie hanno deciso che mi presenteranno a Willow.
Ho incontrato Crissy prima che questa decisione fosse presa e mi è sembrata diversa da come uno si immagina le modelle. Per prima cosa non parla solo di sé, al contrario – come ogni madre – non fa altro che parlare di sua figlia e dei suoi progressi. Non si pente di averla avuta, dice che la fa sentire completa, più adulta e responsabile, la fa stare lontana dalle tentazioni che circolano nel suo mondo come la droga e l’alcool.
Incredibilmente mi ha trovato simpatica, cosa che con Leah non era successo – mi avvisa quando Ronnie non ci sente – e crede che sua figlia possa essere pronta per incontrarmi.
Forza, Delilah!
Mi guardo davvero allo specchio e vedo una ragazza con i capelli rosa che indossa un abito rosso un po’ hippie che le arriva appena sopra a ginocchio. Mi trucco, metto gli anfibi e una giacca di pelle, acchiappo la borsa e poi esco.
Guido verso la villa di Ronnie, il guardiano mi fa passare con un sorriso, ogni giorno controlla la mia faccia e le parti visibili del mio corpo come se si aspettasse che un giorno o l’altro arrivassi con tatuaggio o un piercing.
Ho una paura folle degli aghi quindi i piercing sono esclusi, ma un tatuaggio potrei farmelo. Ma a cosa sto pensando?
Tra poco incontrerò una bambina che potrebbe anche odiarmi!
Calma, Delilah. Mi dico per l’ennesima volta, sperando che serva a qualcosa.
So del mitico studio che sta scrivendo Leah, potrebbe metterci un capitolo su come affrontare il fatto che la rockstar che ami voglia farti conoscere sua figlia, ma forse sarebbe poco scientifico.
No, sembra una cosa da romanzo rosa o da fan fiction.
Che ansia!
Parcheggio la macchina e busso alla porta, alla villa ci sono ancora le decorazioni di Halloween, immagino le toglieranno a Natale. Adesso che ci penso è quasi il Ringraziamento e dovrei andare a trovare mio nonno.
È Ronnie ad aprirmi la porta.
“Ciao, Luna.
Forza, vieni. Willow ti sta aspettando.”
Io annuisco intimorita.
“Hai paura?”
“Un po’.”
“Oh, non preoccuparti è una brava bambina, molto gentile e socievole.”
Entriamo in salotto e vedo una bambina di circa due anni con lunghi capelli neri seduta al tavolo, china su un album da colorare.
“Willow.”
La chiama sua padre.
“Sì, papà.”
“Devo farti conoscere una persona.”
Lei scende dalla sedia e cammina incerta verso di noi, indossa un vestitino nero e mi sorride.
“ ‘iao, io sono Willow.”
Io mi metto alla sua altezza.
“Io mi chimo Delilah, ma se è troppo lungo puoi chiamarmi Luna.”
“Okay, Luna.”
Mi sorride.
“ ‘ei a fidazata di papà.”
Io arrossisco.
“Perspicace.”
Commento sottovoce, non c’è dubbio è la figlia di Ronnie.
Io guardo il mio ragazzo interrogativa, cosa le devo rispondere?”
“Sì, è la mia fidanzata.”
Lei si porta un dito sotto il mento.
“Adescio che hai la fidazata orrai eno ene a Will?”
“No, tesoro. Ti vorrò sempre bene e anche Luna ti vorrà bene.
Papà ci sarà sempre per la sua principessa.”
Lei sorride e mi guarda di nuovo.
“ ‘apelli rosa! Apelli rosa! Belli!”
“Grazie, Willow.
Ah, proposito. Ho portato una cosa per te.”
Estraggo una scatola da una borsetta di plastica e gliela porgo.
Lei si illumina.
“È Elsa!”
“Elsa?”
“È una delle protagoniste di “Frozen”, Ronnie.”
“Oh, il cartone.”
“Arda che bella!”
Lei agita la barbie con le fattezze della regina di Arendelle, Ronnie la prende in mano, guarda i capelli biondi raccolti in una treccia, il vestito azzurro con un lungo mantello di pizzo le scarpette trasparenti.
“È bella, cosa devi dire a Luna?”
“Grazie, Luna!
Papà, uando Will è grande può aere un vestito così?”  
“Ci penseremo. Facciamo merenda?”
Lei annuisce e mette via il suo album e le matite, l’hanno educata bene, io da piccola lasciavo giocattoli ovunque.
Ronnie arriva con un piatto di panini con sopra una crema marrone che non sembra nutella.
Willow si siede con Elsa, la barbie, accanto a lei.
“La merenda preferita della mia principessa, pane e marmellata di marroni!”
“Che sarebbero?”
“Frutti simili alle castagne.”
“Ah!”
Prendo una fetta e la addento, non è male!
Alla fine facciamo tutti il pieno di pane e marmellata, finito Ronnie sparecchia e mi lascia da sola con sua figlia.
“Erché ti piace il mio papà?”
“Perché è una persona buona e gentile quando vuole.
Lei annuisce.
“Ia Leah ha fatto ace con il uo aico?”
Io alzo un sopracciglio.
“Alto, con capellino.”
Ah, Mike!
“Sì, hanno fatto pace e si sono addirittura fidanzati.”
Lei si rattrista un attimo.
“Ma viene ancora a trovare Will? A Will iaccono i uoi estiti neri!”
Oddio! Una piccola dark!
“Se papà vuole.”
“Cosa deve volere papà?”
Chiede Ronnie.
“Che Leah venga ancora a trovarla, le piacciono i suoi vestiti neri.”
“Lo so. Sì, Willow.
Un giorno di questi la chiamo e le dico di venire.
Adesso ti va di andare al parco?”
“Sììì!”
“Allora vai a metterti il cappotto.”
Lei corre nell’ingresso e si mette un cappottino nero.
“Hai cresciuto una piccola Mercoledì Addams.”
“Lo so, già prima che conoscesse Leah amava il nero, ma da quando l’ha vista e ha visto che i grandi si possono vestire anche solo di nero vuole solo vestiti neri.
Crissy sta cercando di fargliela passare, ma è come parlare con il muro.”
Io ridacchio.
La bambina torna da noi.
“Papà! Le scarpe!”
Lui prende un paio di mini anfibi e li mette alla figlia, poi usciamo tutti e tre.
Per ora sta andando bene.

 
Arriviamo al parco per trovarlo deserto.
Forse tutte le altre mamme hanno deciso che oggi fa troppo freddo per portarci i figli e Willow è un po’ delusa, ma lo nasconde bene.
Sale sullo scivolo e sulle altalene e sembra divertirsi soprattutto quando il suo papà la spinge in alto e può idealmente toccare il cielo con i suoi piedini.
Urla felice e gli chiede di spingere più forte, Ronnie un po’ le dà retta un po’ no, se spingesse troppo forte finirebbe per farle il giro completo con conseguenze disastrose.
Una volta un mio amico di New York mi ha assecondata e mi sono fatta un male della Madonna, mi sono rotta una gamba e per mesi ho girato con il gesso e le stampelle.
Credulona sin da piccola.
“Papà, mi aooio!”
Urla Willow, lui si guarda intorno, ma nessun bambino è arrivato.
“Se vuoi posso giocare io con te.”
Le dico sorridendo, lei mi sorride.
Insieme entriamo nel recinto della sabbia e cominciamo a scavare, lei continua a parlare per conto suo raccontando storie di principesse e principi, di battaglie.
Alla fine costruiamo qualcosa di simile a un castello che le strappa rida entusiaste.
“Papà, papà! Arda che ello!”
“È davvero bello, Willow.
Mettetevi in posa che v faccio una foto.”
Lei mi salta in braccio e Ronnie scatta.
“Ah, le mie principesse sono uscite benissimo!”
Willow prende in mano lo smartphone, guarda la foto e sorride.
“Bella!”
La guardo anche io ed in effetti siamo uscite bene.
“Bella, Ronnie.”
“Sono belli i soggetti.
Willow, inizia a fare freddo e si sta facendo tardi, mettiti il cappotto, per favore.”
Lei annuisce e si mette il suo cappottino nero.
“Adesso andiamo dalla mamma.”
“A bene.”
Saliamo in macchina e Ronnie guida fino alla casa di Crissy, lei ci sta aspettando sul portico.
“Vi siete divertiti?”
Ci chiede.
“Sì, mi ha peso Elsa! E ab-abbiamo ato un castelo.”
Lei le mostra la bambola.
“Ma davvero? Sono felice per te, piccola.
Adesso saluta papà e Delilah che andiamo a vedere Frozen insieme.”
Lei annuisce.
“Ciao, papà.
Ciao, Luna.”
Ci abbraccia e dà a entrambi un bacio sulla guancia, poi entra con sua madre che ci saluta con un cenno sorridendo.
“Bene, adesso cosa facciamo?”
Chiedo io.
“Uhm, abbiamo la casa libera.”
“Ci vediamo Frozen?”
Lui mi guarda allibito e io scoppio a ridere.
“Scherzavo, Ronnie. Non fare quella faccia.”
“Ah, bene.”
Entriamo in macchina e lui canticchia durante il viaggio di ritorno.
“È andata bene, sei piaciuta a Willow.”
“Oh, sono così felice!”
Dico entrando n casa sua e attaccando la mia giacca al gancio dietro la porta.
Sto per dire qualcos’altro, ma lui mi zittisce con un bacio di quelli appassionati.
“Era da tutto il pomeriggio che aspettavo questo momento, stai benissimo con quel vestito.”
Mi dice sulle mie labbra.
“Sei un bravo papà a non averlo fatto davanti a Willow.”
“Non voglio che mi chieda da dove arrivino i bambini, spiegarglielo è compito di Crissy.”
Mi bacia ancora e ancora, con passione crescente, poi mi solleva da terra e io allaccio le mie gambe attorno al bacino.
Con un passo un po’ malfermo mi porta nella camera degli ospiti che c’è al primo piano e mi fa stendere sul letto. Biascica qualcosa a Dimitri dal citofono interno e poi chiude la porta a chiave.
In un attimo è sopra di me e ci stiamo baciando, le nostre lingue lottano, si rincorrono e poi si attorcigliano. Le mie mani giocano con i suoi capelli, le sue cercano di salire sulle mie cosce.
Senza dire niente mi tolgo il vestito e rimango in intimo, lui si toglie la maglia e si butta di nuovo su di me. Mi bacia leggermente la bocca e poi scende con una scia di baci al mento e alla mascella, per poi soffermarsi sul collo.
Io gemo leggermente mentre mi lascia un paio di succhiotti, per non essere da meno gliene lascio un paio anche io e gli accarezzo il petto ampio e tatuato.
“Ti piace, eh?”
“Non lo so. Convincimi che sia meglio di Frozen.”
Lui ghigna e comincia a massaggiarmi il seno da sopra il reggiseno, io gemo più forte e quando lui me lo toglie inarco la schiena per facilitargli il lavoro. Una volta tolto l’indumento inizia a succhiare e a baciare i miei seni facendomi gemere, le mie mani sono aggrappate ai suoi capelli e lo guidano.
“Frozen o Ronnie?”
“Fr-frozen.”
Lui scende e mia accarezza la pancia, poi con un gesto fulmineo mi toglie le mutandine e infila prima un dito, poi due e infine anche la lingua.
Riesce a farmi arrivare all’orgasmo anche solo così.
“Adesso?”
“Ronnie.”
Gemo, poi lo faccio stendere e gli tolgo i jeans e i boxer, ormai in eccesso. La mia mano si muove sul suo membro facendolo grugnire, ma questa volta mi fermo prima che possa venire.
Lui mi guarda senza capire e io mi stendo.
“Posso?”
“Puoi.”
Si mette il preservativo ed entra in me con una spinta che fa sospirare entrambi. Inizia a muoversi a volte piano, a volte forte fino a quando entrambi non raggiungiamo l’orgasmo e lui crolla su di me ansimante e sudato.
“Bello, vero?
Mi chiede.
“Sì, grazie per avermi aspettato.”
Gli sussurro nell’orecchio prima che lui si stenda accanto a me attirandomi sul suo petto.
Ci addormentiamo così, stretti uno all’altra.
Molto romantico, peccato che non duri molto.
Mi sembra di aver appena appoggiato la testa sul suo petto quando da lontano sento qualcuno che lo chiama, ma chi?
Sono mezza addormentata e non capisco un cavolo di quello che sta succedendo, so solo ce sento qualcuno chiama Ronnie sempre più forte fino a farmi svegliare.
Sento dei passi che si avvicinano e poi qualcuno bussa furiosamente alla porta.
“Aspettati qualcuno?”
Chiedo confusa al mio ragazzo.
“No, ma chi rompe i coglioni?”
Si alza, si infila un paio di boxer facendomi arrossire alla vista del suo corpo nudo.
Io mi avvolgo stretta nelle lenzuola, lui apre la porta e quasi riceve un pugno in faccia da Jacky, io urlo, facendo rimbalzare il chitarrista.
“Oh, Cristo! Delilah, mi dispiace!”
“Chiudi la porta, cazzo!”
Urlo io.
Mi rivesto sempre più rossa e quando esco dalla stanza seguita da Ronnie ormai perfettamente vestito anche lui.
Il chitarrista ci aspetta seduto sul divano, sembra parecchio a disagio.
“Scusate se ho interrotto qualcosa.
Delilah, scusa se ti ho vista mezza nuda.
Ronnie, scusa se ho visto la tua ragazza mezza nuda.”
“Ti perdono solo perché stai per diventare padre e so che non tradiresti mai Asia.!
“Grazie.”
“Come mai sei qui?”
Gli chiede il mio ragazzo.
“Come mai non sei venuto oggi?”
“Venuto dove?”
Ronnie mi sembra abbastanza confuso.
“Oggi avevi detto che saresti venuto a darmi una mano a sistemare la camera per il bambino.”
“Jacky, è domani il giorno in cui devo venire a darti una mano.”
“Domani?”
Questa volta è il chitarrista a essere confuso.
“Jacky, hai il jetlag o qualche problema con il calendario?”
“No, cioè, boh.
Non è oggi?”
“No, oggi è il giorno in cui Willow sta da me e il giorno in cui doveva incontrare Delilah per la prima volta. È impossibile che ti abbia detto oggi.”
Lui si gratta un attimo la testa.
“Sì, mi sai che hai ragione.
Scusate l’interruzione.”
“Di niente. Ormai è ora di cena, ti fermi a mangiare?”
“Dio ti benedica, Radke.”
“Jacky, stai bene?”
Gli chiedo io.
“Hai una faccia strana, tipo allucinata.
Fammi controllare che tu non abbia preso qualche droga.”
Mi alzo, ma lui si sposta.
“No, è che c’è a casa il padre di Asia e non gli piaccio. Penso digerirà meglio la notizia della gravidanza se io non starò fra i piedi.”
“Ok.”
Ordiamo tre pizze, mentre stiamo per iniziare a mangiare qualcuno a irruzione in casa. Ma è diventato un vizio?
Un uomo punta un dito verso Ronnie.
“Tu hai messo incinta mia figlia.”
“No, sono stato io.”
Lo corregge automaticamente Jacky.
“Oh, scusa. Dicevo?
Tu hai messo incinta mia figlia e a me le rockstar non piacciono. Ormai però è fatta e non posso farci nulla, vedi di trattarla bene o – giuro su Dio – ti faccio pentire di essere nato e non scherzo.
Trattala b e n e !”
“Sì, lo farò. Non si preoccupi.”
Lui gli rivolge un’occhiataccia, non pienamente convinto delle sue parole, ma poi se ne va.
Non ci si annoia mai a stare con una rockstar.

 Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recesensione, Delilah ha incontrato Willow ed è andata bene, Jacky sembra avere qualche problema invece XD

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Capitolo 23
*** 22)Welcome to the family. ***


22)Welcome to the family.

 
Leah p.o.v

 
Dopo il viaggio a Londra mi ci vuole almeno una settimana trascorsa in spiaggia a cazzeggiare per dimenticarmi dell’atmosfera soffocante della capitale britannica. Di per sé Londra è una bella città, ma è diventata il simbolo di un incubo e lì ci vivono i miei oppressivi genitori. Nella tenuta che hanno nel Kent almeno posso farmi un giro nella brughiera se mi fanno girare gli zebedei, a Londra no.
Sono giusto di ritorno da una delle mie passeggiate dalla spiaggia quando trovo Mike seduto nella mia cucina a bere birra e a leggere l’articolo che ho scritto durante il tour.
Sì, l’hanno pubblicato e l’editore mi è sembrato soddisfatto.
“Buonasera.”
Gli dico appoggiando la borsa a una sedia.
“Bella la parte sui contraccettivi e sui riflessi pronti, ispirata ad Asia e Jacky?”
“Ah ah.”
“Quella della forza fisica chi l’ha ispirata?”
“Un certo Mike Fuentes.”
Lui sorride e riprende a leggere, orai è normale trovarmelo per casa, lui ha le chiavi della villetta e io della villa.
Finito, mi sorride.
“Un buon lavoro, ma non ci sarebbe aspettato null’altro da una perfezionista come te.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Ti va una birra?”
Senza aspettare la mia risposta apre il frigo e ne tira fuori una per me.
“Ho detto a mia madre che usciamo insieme.”
Qualcosa mi si incastra in gola, ma è impazzito?
“Co-cosa?”
“Beh, ha saputo che mi sono mollato con Alysha, non che lei le piacesse, e siccome mi ha visto strano ha chiesto con chi mi vedessi e io le ho detto che eri tu.”
Inizio a sentirmi male.
“Vorrebbe che tu venissi a cena a casa sua stasera, ci saranno anche Vic e Liz.”
Io bevo un bel sorso di birra.
“Ma sei scemo??
Non ho preso nulla per lei e poi devo sistemarmi! Non faccio nemmeno in tempo a cucinare nulla, non potevi dirle domani?”
“Scusa, non ci ho pensato!”
“Si vede!”
Afferro la borsa e mi fiondo fuori casa, vicino c’è un fioraio che è miracolosamente ancora aperto.
-Calma, Leah.-
Ordino un bouquet di fiori di campo e poi corro a casa mia, ascolto a malapena Mike e mi faccio una doccia, mi rado, mi metto quelle stupide creme di bellezza e poi mi trascino davanti al mio armadio, imprecando.
“Che cazzo mi metto?”
Urlo, Mike non ha il coraggio né di entrare né di rispondere.
Faccio passare freneticamente i miei abiti alla ricerca di qualcosa di elegante e non troppo eccentrico. Alla decido di mettere quello che ho messo per l’appuntamento con Mike: tutto nero, con un cameo e pieno di ruches, pizzo e perline.
Mi trucco  e mi pettino i capelli in una coda alta, bestemmio un altro po’ alla ricerca delle scarpe giuste.
“Non capisco perché scleri così, mia madre la conosci ed è sempre stata gentile con te.”
“È stata gentile con me perché ero la vostra dottoressa, non è detto che le piaccia come tua ragazza.”
“Secondo me ti fai troppe paranoie.”
Io lo fulmino.
“Certo, se qualcuno si fosse consultato con me prima di prendere una decisione così importante non saremmo in questo casino.”
“Non pensavo fosse così…terribile. Io giuro che non capisco voi ragazze, fate una tragedia per niente.”
“Non è una tragedia per niente! Se non piaccio a tua madre, lei potrebbe parlarti male di me e convincerti che non sono la ragazza adatta per te.
Non sarebbe bello, interferirei nei rapporti con la tua famiglia e non voglio.”
Lui mi appoggia una mano sulla spalla.
“Non succederà, stai tranquilla.
E porteremo del gelato, piace a tutti.”
“Non che abbiamo molta scelta.”
Mugugno tetra io.
Alla fine sono pronta, anche se i miei livelli di ansia sono altissimi e sto per sclerare di brutto. Mike mi abbraccia e mi dà un bacio sulla fronte, come se potesse calmarmi…
Saliamo nella sua macchina e lui guida fischiettando verso la villetta dei suoi genitori, fuori c’è già parcheggiata la macchina di Vic.
“Oh, sono già arrivati.”
“Come ha reagito a Liz?”
“Cosa? Ah!
Sì, ha reagito bene. Le piace, dice che lui non poteva scegliere una ragazza migliore, persino migliore di Danielle.”
“Uhm.”
“Dai!”
Mi stringe una mano e poi scendiamo, io ho in mano il mio misero mazzo di fiori e lui la scatola di gelato che ci siamo fermati a prendere lungo la strada.
Mike apre il cancello e poi suona il campanello, Liz apre la porta sorridendoci.
“Ciao, ragazzi.
Ehi, sono arrivati!”
Urla alle persone dietro di lei, poi si scosta per lasciarci passare. Una donna bionda esce dalla cucina e mi sorride.
“Ciao, Leah.”
“Buonasera, Vivian.”
Rispondo intimidita.
“Le ho portato questi, anche se non sono riuscita a trovare nulla per Vincent.”
Le porgo il mazzo di fiori, le mie guance sono tinte di una delicata sfumatura di rosa.
“Oh, sono molto belli!
Grazie, ma non dovevi.”
“Ah, ma’! Ti abbiamo portato il gelato.”
“Perfetto. Mike, tesoro, mettilo in frigo.
Oggi si mangia messicano-italiano, Liz si è offerta di cucinare le lasagne.”
Il rosa diventa di una sfumatura più accesa mentre Mike esce dalla cucina.
“Verresti con noi?”
Mi chiede Vivian.
“Mi farebbe piacere aiutare.”
Lei mi sorride.
“È già quasi tutto pronto.”
Oh, allora la cucina è il luogo dove la sentenza verrà letta, dove saprò se potrò essere considerata o meno un membro della famiglia Fuentes.
Seguo la donna ed entriamo in un piccolo locale che profuma di cibo, nel microonde ci sono le lasagne di Liz e nel forno ci sono la salsiccia con i fagioli neri alla messicana.
Di là si sentono le risate degli uomini e di Liz.
“E così sei la ragazza di Mike…”
“Sì. Capirei se non le piacessi, lo so che sono strana con i miei capelli bianchi e neri e questi vestiti ottocenteschi…”
“Veramente io non stavo per dire questo.”
Mi sorride.
“Stai calma, Leah. Mi sei sempre piaciuta anche quando eri solo il medico dei ragazzi, mi sei sempre sembrata una ragazza in gamba, quello di cui Mike ha bisogno. Non mi sono mai piaciute le modelle senza spina dorsale che ha sempre portato a casa e lui lo sa, ho sempre pensato che sareste stati una bella coppia.
Non puoi capire come sono stata felice quando lui ci ha detto che finalmente stavate insieme, il mio ragazzo stava compiendo la prima scelta giusta della sua vita in fatto di ragazze.
Benvenuta nella famiglia Fuentes, Leah!”
I miei occhi diventano lucidi e non è certo per la quantità di spezie che ci sono in cucina, ma perché qualcuno mi ha accettato come sono ed è addirittura felice che io faccia parte della sua famiglia. Io sono stata il terrore delle famiglie nobili, nessuno degli amici dei miei mi voleva come fidanzata dei loro figli, perché ero troppo strana, Vivian invece mi ha accolto a braccia aperte.
“Grazie mille, Vivian.
Per me significa molto, grazie mille.”
“Su, non piangere.
Vai di là con gli altri, tra poco mangeremo.”
Io esco dalla cucina, saluto tutti e mi siedo vicino a Mike che mi sussurra all’orecchio: “Come è andata?”
“Bene.”gli rispondo io.
Vincent mi saluta, poi riprende a parlare con Vic di sport, Liz mi sorride.
“Prova passata?”
“Prova passata.”
“Ah, lo sapevo! La signora Fuentes è la vostra più grande fans, non vedeva l’ora che vi metteste insieme.”
“Davvero?”
“Certo. Alysha non gli piaceva, vero?”
Mike annuisce.
“Sì, è stata bocciata senza pietà.”
Ride il mio ragazzo, io sento un peso che sparisce.
Sono stata approvata!

Dopo aver ricevuto l’approvazione di Vivian mi torna anche l’appetito, quindi quando lei ci chiama perché è pronto il mio stomaco emette un sordo e poco elegante brontolio che – tuttavia – fa ridere tutti.
Ci sediamo a tavola e la donna inizia a servire le lasagne preparate da Liz, di sicuro saranno una bomba, visto che so che lei sa cucinare abbastanza bene.
“Buon appetito!”
Urliamo tutti e poi iniziamo a mangiare. Sono buonissime come avevo immaginato, anzi questa volta la mia amica si è superata: sono meravigliose.
“Liz, sono buonissime!”
Trillo entusiasta.
“Grazie mille!”
La signora Vivian sorride.
“Ho due nuore meravigliose.”
Sia io che Liz arrossiamo e riprendiamo a mangiare. La parole nuora associata a me mi piace un sacco, potrei abituarmicisi a tal punto da sognare l’abito bianco e i confetti.
Calma, Leah. Non correre troppo o Mike scapperà.
Un passo alla volta otterrai quello che vorrai, così diceva sempre mia nonna.
Finite le lasagne io e Liz sparecchiamo e lei porta in tavola la salsiccia e fagioli, hanno un’aria appetitosa e piccante. Ho il sospetto che questa notte non emetterò aria, ma fuoco o qualcosa del genere.
Vivian prepara le porzioni, io ne prendo una prima forchettata: sono deliziose, ma anche piccantissime, tanto che ho bisogno di bere subito.
“Whoa, mamma! Ti sei superata!
Cosa ci hai messo?
Lava liquida?”
Lei ride.
“No, i peperoncini che coltiva vostro nonno in Messico. Me ne ha mandati un po’, perché ha detto che quest’anno sono usciti una bomba.”
E, diavolo, il nonno dei Fuentes ha ragione! Bomba è la parola giusta.
Io lo mangio con gusto – amo la cucina messicana – ma bevo anche molto spesso, perché sono davvero davvero piccanti. Persino i fratelli Fuentes devono bere spesso, il che è tutto dire, dato che sono cresciuti con una cucina dai sapori forti.
“Complimenti, Vivian!
Sono davvero buoni!”
Riesco infine ad articolare, lei mi sorride con benevolenza.
“Mike mi ha detto che, nonostante le tue origini inglesi, ami il cibo messicano e ho deciso di farti provare il vero cibo messicano.”
“Ottimo direi, anche se non mi sento più la lingua.”
Lei ride di nuovo.
“È un buon segno!
Ah, sono davvero contenta che ti siano piaciuti!”
Questa volta sono Mike e Vic a sparecchiare e poi a portare in tavola il gelato che io e il mio ragazzo abbiamo comprato venendo qui. È lui a occuparsi di riempire le ciotoline e poi distribuirle ai commensali.
Il gelato è sicuramente buono, l’abbiamo preso in una gelateria italiana che conosco e di cui sono cliente fissa. Se mi sento giù cerco il loro gelato per tirarmi su e non ha mai fallito a farmi sentire un pochino meglio.
“Davvero buono!”
Apre bocca per la prima volta il signor Fuentes.
“Dovresti dare l’indirizzo a Vivian, così ogni tanto prendiamo una vaschetta anche noi.”
“Grazie mille.”
Poi dico l’indirizzo a Vivian, lei se lo annota su un block notes insieme alle indicazioni per raggiungere la gelateria.
Beviamo il caffè, poi noi donne sparecchiamo e aiutiamo la signora Fuentes a caricare la lavastoviglie. Ci sediamo in salotto e lei tira fuori un vecchio album di foto in cui Vic e Mike sono bambini.
In una Mike avrà massimo quattro anni è nudo come un verme in giardino, io la guardo incuriosita.
“Oh, vedo che Mike, il nudista, ha attirato la tua attenzione.”
“Il nudista?”
“Oh, sì! Quando aveva quattro anni per qualche motivo non sopportava di indossare vestiti. Io glieli mettevo, poi – non appena uscivo dalla stanza – lui se li toglieva e girava nudo per casa.
Io glieli rimettevo e lui se li toglieva di nuovo.
Non sapevo cosa fare.
Una volta è persino sgattaiolato fuori casa e si è messo a correre per il vicinato nudo, è stato molto imbarazzante, le altre mamme hanno rifiutato di far giocare i loro bambini con lui per mesi. Sono rimaste scandalizzate soprattutto le mamme con figlie femmine, perché hanno dovuto spiegare la presenza del pisellino di Mike.”
Lei se la ride, ma il mio ragazzo è diventato leggermente rosa, segno che è in imbarazzo.
“Come gli è passata?”
“Lui si era preso una cotta per una bambina che abitava vicino a noi e un giorno le ha detto che le voleva bene, lei lo ha guardato schifata e ha detto che non voleva bene a gente che girava nuda.
Questo ha segnato la fine del periodo di nudismo di Mike, da allora si è sempre vestito e ha anche iniziato a picchiare su qualsiasi cosa.”
“Davvero?”
“Sì, certo.
Aveva il ritmo nel sangue.
A dieci  anni abbiamo dovuto cedere e gli abbiamo comprato la sua prima batteria e uno di quei corsi a fascicoli che ti insegnano le basi del suonare uno strumento. Non ha più smesso.
Meglio la batteria del nudismo, vero Mike?”
“Mamma!”
Esclama lui.
“Cosa ho detto di male?”
“Nulla, è solo imbarazzante.”
“E la bambina per cui si era preso una cotta che fine ha fatto?”
“Si è sposata l’anno scorso con un medico, hanno una bambina.”
Proseguiamo nel guardare l’album, ci sono le loro foto all’asilo e poi una foto di due lenzuola con delle macchie molto grandi. Io inarco un sopracciglio.
“Oh, la foto della grande gara della pipì.”
“Di che cosa?”
Chiediamo in coro io e Liz.
“No, mamma! Questa risparmiagliela!”
La supplica Vic.
“No, la vogliamo sapere!”
“Va bene.”
“Mamma!”
“Sono le vostre ragazze, non c’è nulla di male se racconto loro questa storia.”
Sorride candidamente lei, ho il sospetto che adesso Mike si stia pentendo di avermi invitata a cena dai suoi.
“È successo quando Vic aveva sei anni e Mike cinque. Tutti e due la facevano ancora a letto, perché per loro era un momento molto stressante e doloroso: mia madre era morta da poco e loro adoravano la loro Nana.
Io non sapevo cosa fare, mi sembravano così piccoli per essere mandati da uno psicologo, ero preoccupata. Un giorno sono passata fuori dalla loro camera e li ho sentiti confabulare.
Mike diceva che la sua macchia era più grande e Vic sosteneva il contrario, in quel modo bizzarro stavano affrontando la morte della nonna.
Ho deciso che li avrei lasciati fare e in effetti qualche mese dopo smisero.
La cosa più divertente è stata che un giorno mi hanno chiesto di fare da giudice, avevano entrambi il letto macchiato e stavano litigando su chi avesse fatto la macchia più grande. Visto che da soli non ne venivano a capo hanno chiamato me.”
“Chi aveva fatto la macchia più grande?”
Chiede ridendo Liz.
“Vic, Mike non gliel’ha mai perdonata.”
Scoppiamo tutti a ridere, tranne Vic e Mike che sono rossi come peperoni e mugugnano frasi a mezza voce. Chi l’avrebbe mai detto che quei due avessero avuto un’infanzia del genere?
È strana, ma mi piace un sacco, fa ridere e Dio solo sa se ho bisogno di ridere.
“Mamma, hai raccontato cose molto imbarazzanti.”
“Ma io mi sono divertita.”
Rimaniamo a chiacchierare ancora un po’, dopo di che di che Mike ce ne andiamo, lui non parla molto.
“Scusami per le cose imbarazzanti che ti ha raccontato mia madre.”
“Ma no, sono stati divertenti e poi ti dico un piccolo segreto.
Quando avevo quattro anni anche io correvo nuda per casa mia, i miei erano disperati, me l’hanno fatta passare a forza di botte.”
Lui sorride.
”Ma davvero?
“Certo, credo che sia da lì che hanno capito che non sarei stata la figlia modello che volevano.”
Scoppiamo tutti e due a ridere.
“Mi immagino la faccia di tua madre, le sarà preso un colpo.”
“Oh, puoi giurarci. Per un po’ non ha invitato a casa nostra le sue amiche perché si vergognava di me.”
“Ah, Leah! Sei la donna della mia vita, sono stato un po’ tonto a non capirlo prima, ma adesso sono felice di averti accanto.”
Io arrossisco.
“Davvero mi consideri la donna della tua vita?”
Gli chiedo con un tono abbastanza serio.
“Sì, la maggior parte delle ragazze sarebbero scappate o mi avrebbero preso per il culo fino alla morte, ma tu. Tu mi hai rivelato il tuo segreto, mi hai detto che sei come me e la cosa mi rende felice.
Penso sia abbastanza per chiamarti donna della mia vita senza sbagliare.”
Io gli rivolgo un sorrisone.
“Anche tu sei l’uomo della vita.”
Ci baciamo con passione.
“Non andartene mai più.”
Mi sussurra a fior di labbra.
“Mai più e non andartene nemmeno tu.”
“Non ci penso nemmeno.”
Ci baciamo ancora e finalmente mi sento a casa, completa e tutto il resto.
Non lo lascerei per nessuna ragione al mondo, lui è la ragione per cui sono felice.
Lui è la mia casa.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione. Le cose si sono fatte serie per Mike e Leah e con questo siamo arrivati all'ultimo capitolo della fiction. Ma è ancora presto per piangere, ci sono due epiloghi dopo questo capitolo. Alla prossima.

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Capitolo 24
*** Epilogo : future hearts. ***


Epilogo :  future hearts.

 
Asia p.o.v

 
Mio figlio non ha voglia di nascere.
Avrebbe dovuto nascere una settimana fa, ma il giorno fatidico è passato senza doglie o dolori di sorta e Jacky è molto agitato. Teme che ogni momento sia buono per partorire e non ha tutti i torti, ma non aiuta vederlo aggirarsi come una bestia in gabbia per la casa.
Questi mesi sono stati stressanti per noi.
Molto stressanti.
Per prima cosa ho dovuto dire a mio padre che presto sarebbe diventato nonno ed è un miracolo che la villa di Jacky non sia crollata a suon di urla. Mi ha chiesto se la loro esperienza non mi ha insegnato nulla, se non so che esistono la pillola e i preservativi e che le rockstar non sono le persone più affidabili di questa terra,
Gli ci sono volute due settimane per non dare di matto ogni volta che si sfiorava l’argomento e – credetemi – è stata dura avere a che fare con un padre che si rifiutava di accettare che la sua principessa era cresciuta e si era trovata un castello in cui vivere con il suo principe cacca.
Mia madre non è stata avvisata.
I genitori di Jacky ovviamente sono stati avvisati e nemmeno loro l’hanno presa bene, hanno detto che lui è troppo giovane per fare il padre, che fa un lavoro troppo instabile, che io potrei essere una ricattatrice mangia soldi e che il bambino potrebbe non essere suo.
Credono tutti in noi in un modo che fa paura.
Davvero, se non fosse per il sostegno dei Falling In Reverse e dei Pierce The Veil avremmo sclerato di brutto.
Jacky intanto sta facendo avanti e indietro dal suo studio con la scusa che non trova mai la chitarra giusta per scrivere, in realtà anche se avesse tutte le chitarre prodotte nella storia della musica davanti si alzerebbe comunque.
Il problema non è la chitarra: sono io.
“Jacky!”
Lo chiamo.
“Cosa c’è?
Tutto bene?”
Io annuisco.
“Jacky, siediti qui.”
Gli faccio segno di sedersi a me.
“Ascoltami, lo so che sei agitato, ma non ti devi preoccupare.
La stanza per il bambino è pronta, abbiamo tutto quello che gli serve e di sopra c’è la mia borsa con le cose che mi serviranno in ospedale che è pronta per l’uso.
È tutto sotto controllo.”
Lui annuisce piano, non del tutto convinto.
“Non hai paura, Asia?”
“Sì, ne ho. Lo stress fa male al bambino, però, per questo cerco di stare calma. Credi che a me non mandi in para il fatto che non è ancora nato?
Ogni tanto sogno che avrò una gravidanza di venti mesi e che Christopher nascerà con le fattezze di un bambino di due anni.”
Lui sospira.
“Sì, hai ragione.
Adesso vado nello studio a comporre sul serio.”
Io annuisco, lui si alza.
Non ha nemmeno raggiunto la porta del salotto che sento qualcosa di liquido colare tra le mie gambe: mi sa che ci siamo.
“Jacky.”
Dico con una strana voce stridula.
“Non ti allarmare, ma mi si sono rotte le acque.”
Lui reagisce come se avesse preso una scossa e poi corre al piano di sopra, scende poco dopo con la borsa in mano e me la porge. Io lo guardo senza capire e lui non mi dà spiegazioni, mi prende semplicemente in braccio, apre la porta e mi deposita sul sedile della sua macchina.
Poi torna dentro, chiude a chiave tutto, inserisce l’antifurto e si mette al volante. È pallidissimo.
“Stai bene?
Cioè, sembra che stai per morire, vuoi che chiami Leah o Delilah?”
“No, è mio figlio e io ti porterò in ospedale. Lì si prenderanno cura di me, se ce ne sarà bisogno.”
Mette in moto e quasi si scontra con il cancello, sono io ad aprirlo all’ultimo minuto e a richiuderlo, anche la mia ansia sta salendo perché i dolori si fanno più forti.
“Vai più veloce che puoi.”
Lo supplico con voce dolorante, lui annuisce piano.
Sembra meno pallido rispetto a prima, forse perché ora si sta redendo conto che ha la situazione sotto controllo.
Guida piuttosto velocemente, superando più macchine che può, una vena pulsa lungo la sua tempia e vedo delle goccioline di sudore scivolare verso l’orecchio.
I dolori si fanno sempre più forti.
“Vai più veloce!”
Urlo.
Lui brucia un semaforo rosso, le mani così strette sul volante che le nocche sono diventate bianche per la tensione.
Subito dopo sentiamo una sirena, io guardo nello specchietto: una volante della polizia ci fa cenno di accostare.
Merda!
Jacky si ferma e un uomo sulla quarantina gli chiede patente e libretto, io mi metto a strillare come un’aquila facendo sobbalzare il pover’uomo.
Jacky e il poliziotto si scambiano un’occhiata spaventata, per fortuna la collega  del poliziotto è un donna e prende in mano una situazione.
“Craig, dammi una mano a portarla nella nostra macchina! La portiamo noi all’ospedale, lei ci segua.”
Jacky annuisce e Craig mi depone sul sedile passeggeri, la donna si mette al volante e mette in moto, schiacciando il pedale dell’acceleratore più che può, io continuo a urlare.
“È qui! Sta per nascere!”
“Non preoccuparti, tesoro! Ce la faremo ad arrivare in ospedale, tu stai calma.”
Una poliziotta che ti chiama “tesoro”è davvero una cosa strana, mi dico mentre la città passa dal mio finestrino.
Vedo l’imponente edificio dell’ospedale di Las Vegas avvicinarsi, ce la posso fare. Devo solo stare calma.
Stai calma, Asia.
Stai calma, che partorirai in ospedale.
Entriamo nel complesso ospedaliero, la donna si ferma davanti al pronto soccorso e il suo compagno mi tira fuori dalla macchina.
“È incinta!”
Urla lei.
Immediatamente arrivano quattro o cinque infermieri e un dottore, io perdo conoscenza.

 

Mi sveglio in una stanza bianca tra infermieri e medici.
“Sia ringraziato il cielo.
Signora, abbiamo bisogno della sua collaborazione. Manca poco alla nascita del bambino, spinga e respiri come le hanno insegnato al corso.”
“Dov’è Jacky?”
Articolo io.
“Chi è?”
“Il padre.”
“Ah!”
Esclama il dottore.
“Fatelo entrare!”
Lui irrompe nella stanza pallido come un cencio e mi stringe immediatamente la mano.
“Adesso spinga.”
Io faccio come mi viene ordinato, spingo più e più volte, urlando e stritolando la man di una Jacky sempre più pallido.
Con l’ultima spinta sento il bambino uscire da me, l’infermiera taglia il cordone ombelicale e lo lava, poi me lo porge. Non appena appoggio Christopher contro il mio seno sento un’ondata di amore per questo fagottino sommergermi. Non posso credere di essere stata davvero sul punto di abortire e non dargli mai la possibilità di nascere.
Un paio di lacrime scendono dai miei occhi, ma le asciugo subito.
“Grazie, Jacky.”
“Eh?”
Lui smette di fissare incantato suo figlio.
“Grazie, Jacky.
Grazie per avermi fermata qualche mese fa e avermi impedito di fare la cazzata del secolo. Se avessi abortito questa meraviglia non ci sarebbe.”
“Grazie a te per aver partorito nostro figlio.”
Mi dice con voce incrinata.
Accarezza piano il corpo di Chris e poi mi dà un bacio in fronte.
“Signora…”
“Vincent.”
“Signora Vincent, è ora di allattarlo.”
Io mi scopro e lui si attacca a me, non c’è niente da fare, amo già questo bambino. So che darei la vita per difenderlo dal mondo e dalle sue brutture, so che farei del mio meglio per farlo sentire amato e voluto.
So già che lo amerò fino al mio ultimo respiro.
“Abbiamo dato origine a qualcosa di molto bello.”
Mugugno stanca.
L’infermiera arriva e con gentilezza me lo toglie.
“Adesso lo portiamo nella nursery e lei potrà riposare.”
“Sì, credo di averne bisogno.
Jacky, puoi avvisare tu tutti?
Credo vorranno venire.”
“Anche tuo padre?”
Io gli sorrido.
“Sì, anche lui. Non preoccuparti, non credo ti ucciderà.”
Lui annuisce e ci baciamo, poi gli occhi mi si chiudono di nuovo. Nessun corso preparto può prepararti all’immensa fatica che è partorire: spingere, sudare, urlare, spingere di nuovo, provare dolore.
È come scalare una montagna quando ti dicono che al massimo sarà una passeggiata su una collina, ma io ce l’ho fatta.
Il mio miracolo è nella nursery e io posso riposare tranquilla, almeno per un po’.
Non vedo l’ora di vedere le persone a cui voglio bene e mostrare loro Christopher.
Mi sveglio verso le sei, sono ancora piuttosto stanca, ma più riposata rispetto a prima. Sbadiglio e do un’occhiata a una delle riviste che Jacky ha lasciato qui prima di andarsene: sono riviste di tatuaggi. Mi voglio fare un tatuaggio che mi ricordi per sempre questo evento.
Alle sette arriva un inserviente con la cena: prosciutto, pollo, una mela e una scatolina di marmellata, non certo una cena da re. Io però ho fame e divoro tutto molto velocemente e l’uomo lo nota.
“Ha fame, signora?”
“Sì, ho partorito il mio primogenito oggi.”
Dico con una nota di orgoglio nella voce.
“Oh, sono felice per lei. Congratulazioni!”
Come premio riesce a reperire un pezzo di crostata e me lo porta, è ottima.
“Grazie mille!”
Lui mi sorride e se ne va.
Dopo cena arrivano Jacky e mio padre, hanno entrambi gli occhi lucidi.
“Ci siamo fermati a vedere Christopher alla nursery, è davvero bello.”
Mi dice mio padre, poi mi accarezza i miei corti capelli verdi.
“Sono così orgoglioso di te! La mia bambina mi ha reso nonno di un bimbo meraviglioso.”
“Grazie, papà.”
“Oh, quasi dimenticavo!”
Mi porge un mazzo di fiori e dei cioccolatini, Jacky fa lo stesso.
“Grazie, ma non dovevate!”
“Non partorisci tutti i giorni!”
Risponde un voce velata di ironia, Ronnie, Delilah, Leah e Mike sono sulla porta. Anche loro hanno in mano dei mazzi di fiori e scatole di cioccolatini e biscotti.
“Gli altri stanno arrivando.”
“Chi sono gli altri?”
“Ryan, Derek e i Pierce The Veil con le loro ragazze.”
“Oh, wow!
Jacky, per favore, vai da un’infermiera e fatti dare dei vasi per tutti questi fiori e per quelli che arriveranno.”
“Certo, piccola.”
Mi dà un bacio sulla fronte e sparisce.
“Come è andato il parto?”
Mi chiedono all’unisono Delilah e Leah, deve essere una deformazione professionale dei medici. Io racconto loro di come sono arrivata su di una macchina della polizia e di come sono svenuta.
“Hai deciso di partorire nel modo più difficile.”
Ridacchia Leah.
“Ma deve essere bello arrivare in ospedale su una macchina della polizia.”
“Perché Mike?”
“Chi è arrivato in ospedale su una macchina della polizia?
Jacky ha deciso di impazzire proprio oggi?”
La voce ridente di Jaime si inserisce nella conversazione.
“Grazie della fiducia, Preciado.”
“Ciao, Jacky! Ma io mi fido di te!”
“See, datemi i fiori che ho i vasi.”
Jaime e Viviana, Vic e Liz, Sofia e Tony consegnano i mazzi a Jacky che li infila in un vaso e poi li dispone attorno al mio letto e impila con metodo le confezioni di cioccolatini e biscotti nel mio comodino.
“Comunque non ci hai detto chi è arrivato in ospedale su una macchina della polizia.”
“Sono stata io!”
Esclamo.
“Jacky è passato con il rosso e una volante l’ha fermato. Io mi sono messa a urlare per via delle contrazioni e se una poliziotta capace di guidare come un pilota di formula uno non mi avesse portato in ospedale avrei partorito in macchina.”
“Figo! Pensa a quando lo racconterai a tuo figlio!
A proposito, come lo volete chiamare?”
“Christopher. Fuentes, frena il tuo orgoglio. Non lo chiamiamo così per te, ma perché è il nome di mio nonno.”
“Nah, non ci credo.”
“Credile. Mio padre si chiamava Christopher.”
Tutti guardano mio padre come se fosse la prima volta che lo vedessero.
“Lei è il signor Parker?”
“Sì.”
“Complimenti per aver contribuito a mettere al mondo una ragazza così speciale.”
“Jaime, non fare il figo con il padre della mia ragazza.
Sono io il suo ragazzo e io ho il diritto di dire cose del genere. Vivi, digli qualcosa!”
Ridono tutti, compreso mio padre.
“Scusa, Jacky. Ti rendo il merito di aver messo al mondo quel figo di tuo figlio!
Gli insegnerò a suonare il basso quando avrà l’età giusta.”
“Ma anche no. Sarò io a insegnargli a suonare la chitarra, sono io suo padre!
Viviana, digli qualcosa.”
“Jaime, smettila di punzecchiare Jacky.”
Lo riprende divertita lei.
Un’infermiera entra nella stanza e si guarda intorno.
“Questa paziente ha bisogno di riposare! C’è troppa gente e troppo rumorosa!
Vi chiedo di lasciare la stanza, ovviamente il padre del bambino può rimanere.”
“Signora!”
Richiamo la sua attenzione.
“Quando potrò andare a casa?”
“Tra un paio di giorni, signorina Parker.”
“E quando posso avviare le pratiche per riconoscere il figlio come mio?”
“Anche domani, signor Vincent.”
La donna se ne va e io guardo la mia strana famiglia allargata fatta di amiche e amici che sono come fratelli e sorelle per me.
“Avete sentito l’infermiera, è ora di andare. Grazie a tutti per essere venuti, per i fiori, i cioccolatini e i biscotti. Magari potreste venire scaglionati domani, mi farebbe piacere vedervi.”
“Va bene, riposa. Mi raccomando.”
“Va bene, Leah.”
Dopo un lungo giro di saluti se ne vanno tutti e rimaniamo solo io e Jacky.
“Sei davvero felice, Jacky?”
“E me lo chiedi?
Certo che sono felice e sono un po’ invidioso di Jaime che mi toglie le parole di bocca quando si tratta di te. Questo è uno dei giorni più belli della mia vita!
A proposito… C’è una cosa che vorrei chiederti.”
Si inginocchia e da una delle tasche del suo giubbino di jeans tira fuori una scatoletta di velluto blu, io mi porto le mani davanti al volto.
“Vuoi sposarmi, Asia?”
“Io… cazzo, sì!
Certo che voglio sposarti!”
Lui sorride e con le mani che tremano infila l’anello sul mio anulare, io lo guardo senza parole. È un semplice anello di oro bianco con un diamantino, ma per me è il più bello del mondo: simboleggia l’unione con il ragazzo che amo.
“Ti piace?”
“È meraviglioso, Jacky.”
Rispondo radiosa.
“Non potevi farmi sorpresa più gradita!”  
“Sono felice che ti piaccia, avevo paura che dicessi di no.”
“Perché?”
“Magari mi avresti detto che era troppo presto e che non ci conosciamo abbastanza.”
“Effettivamente è vero, ma non mi importa.”
Ci sorridiamo a vicenda, poi lui si toglie le scarpe e entra nel letto con me, coccolandomi e baciandomi fino a che non arriva un’infermiera.
È scandalizzata e intima al mio futuro marito di uscire dal mio letto, lui lo fa ridendo come un bambino.
“Adesso è meglio che vada, ci vediamo domani.
Tu riposa, mi raccomando.”
Mi dà un bacio sulla fronte ed esce dalla stanza, mi manca già.
Sospirando mi guardo intorno, sono circondata da fiori magnifici – simbolo dell’affetto che i miei amici provano per me – e ho un anello al dito, senza contare Christopher.
Se qualcuno un anno fa mi avesse detto che sarei stata madre e futura sposa di Jacky Vincent gi avrei riso in faccia, oggi invece è la mia realtà.
Mi piace?
Da morire.
Mi sento come se una fiaba si fosse avverata per me, quella della piccola merchgirl dalla famiglia traballante, innamorata della rockstar di turno che ce la fa a far capitolare il suo amore.
È una bella sensazione.
Sospirando felice mi lascio cadere sui cuscini del letto e chiudo gli occhi.
Sono al settimo cielo e non vorrei mai scendere.
Presto sarò una ragazza sposata.
Mi addormento, la mia vita si è finalmente raddrizzata e devo ringraziare Jacky.
Sì, credo che lo farò cercando di essere una brava moglie e madre.
Buonanotte, Asia.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione. Ecco, non uccidermi... ma l'epilogo è solo uno. Ancheio credevo di averne scritti due ed ero mega convinta, solo che, ecco, mi sono confusa con un'altra fiction che stavo scrivendo insieme a questa e che ha davvero due epiloghi. Questa ne ha solo uno. Scusa,mi, scusami, scusami. Spero ti piaccia.

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