Runaways di Layla (/viewuser.php?uid=34356)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Turn my back and slam the door ***
Capitolo 2: *** 1)And if you try to find me now I'm in all the echoes that have faded out ***
Capitolo 3: *** 2) You can run but you'll never escape. ***
Capitolo 4: *** 3)Let's forget this all move on ***
Capitolo 5: *** 4)I think we're doomed and now there is no way back ***
Capitolo 6: *** 5)Feelings like this they need a home ***
Capitolo 7: *** 6)What a mess, what a mystery we've made of love and other simple things. ***
Capitolo 8: *** 7)I'm Mr Reckless, and you're defenseless ***
Capitolo 9: *** 8)On and on, reckless abandon ***
Capitolo 10: *** 9)I hate to see your heart break ***
Capitolo 11: *** 10) I think about you all the time cause you're a see through, and you're all mine ***
Capitolo 12: *** 11)I'll never be what you want. ***
Capitolo 13: *** 12) The voices are telling me I just can’t always be this strong ***
Capitolo 14: *** 13)Let the dominoes fall, I ain't got control ***
Capitolo 15: *** 14)I'm sorry, I can't be perfect. ***
Capitolo 16: *** 15)Think before you make up your mind ***
Capitolo 17: *** 16)My heart is yours ***
Capitolo 18: *** 17)Good girls, bad guys. ***
Capitolo 19: *** 18) You keep me safe, you keep me sane, you keep me honest ***
Capitolo 20: *** 19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand ***
Capitolo 21: *** 20)Here I am alive. ***
Capitolo 22: *** 21)I can wait forever. ***
Capitolo 23: *** 22)Welcome to the family. ***
Capitolo 24: *** Epilogo : future hearts. ***
Capitolo 1 *** Prologo:Turn my back and slam the door ***
Prologo:Turn
my back and slam the door
Finalmente
sono tornata a San Diego dopo mesi passati in giro per gli States.
Mi
stiracchio e guardo con affetto i mobili della mia villetta
sull’oceano, li ho
comprati tutti con i soldi del mio lavoro, senza chiedere nulla ai miei.
I miei
genitori sono ricchi sfondati e nobili, mal sopportano una figlia
così ribelle
come me, che si veste sempre di nero e ha ciocche bianche nei capelli.
Per
rimarcare il fatto che non andiamo d’accordo abbiamo messo un
oceano tra di
noi, loro abitano nella loro villa di campagna nel Regno Unito o nella
casa di Londra, io qui.
Io sono
Leah Lancaster, medico dei Pierce The Veil, dark incallita e
disperatamente
innamorata di Mike Fuentes, ben sapendo che non ho i requisiti per
piacergli.
Inspirando
a pieno l’aria di mare che entra dalla porta finestra aperta
inizio a sistemare
le mie cose, attività che mi porta via tutta la giornata
– interruzione per il
pranzo compresa – solo alla sera posso rilassarmi un pochino.
Secondo
la regola dei tre giorni non chiamo nessuno della band né le
ragazze,
immagino si stiano godendo il ritorno a casa. Liz da Vic, Sofia da
Tony,
Viviana da Jaime e Fanny da Alan a Costa Mesa. Accendo il computer e
inizio a
navigare, accetto qualche sporadica richiesta di amicizia su Facebook,
twitto
due stronzate e poi vado su Instagram.
I
ragazzi hanno tutti pubblicato qualcosa.
Vic una
foto con la faccia riposata e non con le occhiaie da tour, Jaime una
foto con
sua madre, Tony una foto con Sofia scattata al rettilario dello zoo di
San
Diego, ovviamente vicino alle tartarughe. Lui, Sofia e un bel esemplare
di
Geochelone Sulcata sorridono nel selfie.
Quando
arrivo al profilo di Mike rischio di sentirmi male e di far cadere il
pc dalle
mie ginocchia.
È
abbracciato a una ragazza bionda con un corpo da modella e la
didascalia dice
qualcosa come “Finalmente a casa.”
Appoggio
con cautela il mio portatile a un tavolinetto basso e bianco accanto al
divano
e poi mi stendo sul divano a guardare il soffitto.
Gli
occhi mi pizzicano da morire, ma non voglio piangere, sarebbe da
stupidi. Tra
noi non c’è mai stato nulla più
dell’amicizia, tutto il resto erano film nella
mia testa e l’ho sempre saputo, anche se fa male vederselo
sbattere in faccia.
Vic mi
aveva fatto capire che forse mi sbagliavo sul conto di Mike, che forse
nascondere i miei sentimenti non era la tattica giusta
perché c’era interesse
anche da parte sua.
Mi sa
che l’unico che si sbagliava era Vic, questa foto lo prova.
A lui
non sono mai interessata, al contrario ci ha tenuto abilmente nascosta
questa
ragazza.
Non so
quanto rimango in questo stato, so solo che è ancora la
brezza marina a
svegliarmi. Come un automa prendo di nuovo in mano il portatile e leggo
il nome
della ragazza: Alysha Nett.
Digito
il suo nome su Google e – oltre a una serie di foto in cui
è mezza nuda in pose
provocanti – trovo il suo lavoro: modella per intimo o
qualcosa del genere.
Certo,
per Michael Fuentes solo il meglio, e cosa c’è di
meglio di una modella per
intimo, tatuata e abituata a mostrare il suo corpo?
Non
certo una strana dark che veste solo di nero e a volte come una dama
dell’ottocento. Spengo il computer con un ringhio animalesco,
vorrei tanto
prenderli a pugni tutti e due!
Mi
verso un bicchierino di vodka ed esco nel cortile posteriore, da un
cancellino
si accede direttamente alla spiaggia. Io mi siedo su una sedia e butto
giù il
bicchierino tutto in un sorso, alla russa.
Brindiamo
alla fine dei miei sogni!
Con
passo un po’ incerto apro il cancellino ed entro in spiaggia
con addosso il mio
vestitino nero con le spalline che porto a casa e un paio di infradito
di gomma
nera.
Alla
luce della luna piena la spiaggia sembra una distesa bianca di
diamanti, ogni
tanto c’è qualche luccichio e in fondo la distesa
increspata e scura
dell’oceano.
La luce
della luna non riesce a chiarire del tutto i suoi misteri,
né più né meno di
quello che succede per l’animo umano, così
profondo e insondabile da essere
impossibile da penetrare completamente.
Cammino
verso la battigia senza guardarmi indietro, come inebetita. Quando
arrivo
davanti all’oceano sento il rumore famigliare della risacca e
vedo le onde
infrangersi e ritrarsi ritmicamente. C’è un
leggero venticello e la faccia
tonda della luna si riflette nell’acqua un po’
più in là.
Con
movimenti aggraziati – frutto della mia severa quanto inutile
educazione da
nobile rampolla – mi tolgo le infradito
e inizio a camminare nell’oceano.
L’acqua
tiepida mi accarezza i piedi con
gentilezza, rapidamente arrivo in un punto dove si tocca a stento e mi
butto in
acqua con un tuffo senza rumore.
Nel
momento in cui sono sott’acqua mi sembra di essere
precipitata senza saperlo in
un altro mondo: scuro, a tratti
illuminato dai deboli raggi lunari.
Riemergo
e inizio a nuotare con tranquillità, come se fosse
perfettamente normale
nuotare nell’oceano a mezzanotte.
Pensandoci
bene, è da quando sono arrivata in questa città
che desideravo farlo. Dovrei
sentirmi bene, invece provo solo una profonda tristezza.
So che
non sono stata io a farmi un bagno nell’oceano, è
stata la vodka a farmelo
fare. Domani mi lascerà come ricordo un terribile mal di
testa.
Nuoto
ancora un po’, poi torno a riva e mi chiudo in casa.
Dopo
una doccia decido che è arrivato il momento di dormire, il
mondo fa abbastanza
schifo, ogni tanto è legittimo prendersi una pausa.
La
mattina dopo mi sveglio con un mal di testa lancinante, la vodka che ho
bevuto
era abbastanza forte
perché veniva dalla
madre Russia, presa come souvenir in uno degli ultimi tour.
Fare un
bagno a mezzanotte con quell’alcool in corpo non ha certo
aiutato, mi dico con
l’occhio clinico del medico, ma l’aver realizzato
un desiderio lenisce un po’
il dolore.
Con un
grugnito esco dal letto, mi faccio una doccia, mangio qualcosa per
colazione e
mi prendo qualcosa per il mal di testa.
Solo
quando tutti gli ultimi residui della sera prima se ne sono andati esco
a fare
la spesa per riempire il frigo, in testa mi gira un’idea che
non mi dà tregua.
È
persino più fastidiosa del mal di testa, non riesco a
liberarmene.
L’idea
è di mollare il gruppo e cercarmi un’altra band da
assistere in modo da non
vedere più quella faccia da cazzo di Michael, ma la cosa mi
rende anche triste.
Gli
altri sono miei amici, compagni e compagne di avventure, e mi
dispiacerebbe
lasciarli.
Faccio
la spesa al seven eleven più vicino a casa mia visto che
sono uscita a piedi,
la mattinata è incerta, il cielo grigio.
Non
dovrebbe piovere, ma non si sa mai.
Porto
la spesa a casa e la metto via, poi decido di andare allo starbucks
all’angolo
e fare una colazione decente, la prima non me la ricordo nemmeno.
L’ho
consumata troppo in fretta per prendere le medicine necessarie.
Sono
davvero una pessima dottoressa.
Entro
nel negozio e saluto con un cenno la barista.
“Finalmente
sei tornata, Leah.”
“Non
dirmi che ti sono mancata.”
“Sei
l’unico personaggio interessante in questo posto.”
Io rido
imbarazzata e poi mi siedo al solito tavolo dopo aver ordinato un
frappuccino e
una brioches. Sono così immersa nei miei pensieri che mi
accorgo che è entrato
qualcuno solo quando sento il rumore della sedia davanti alla mia che
si
sposta. Alzo gli occhi, pronta a rimproverare lo sconosciuto, quando
vedo gli
occhi azzurri sorridenti di Jacky Vincent.
Non è
cambiato molto da come lo ricordo io: stessi capelli neri lunghi fino
alle
spalle, stessi occhi azzurri,un piercing al naso e un orecchino al
posto di
quelli sulle labbra.
Usciva
con una mia compagna di corso, Adela mi pare che si chiamasse.
“Ciao,
Jacky! Che piacere rivederti!”
“Posso
dire lo stesso Leah, sempre innamorata di Mike Fuentes?”
Io
annuisco sconsolata.
“Tu
stai ancora con Adela?”
“Si
chiamava Alena e comunque, no, non stiamo più insieme.
Troppo
piaga.
Hai
l’aria di non stare bene.”
La
cameriera interrompe la nostra conversazione con le nostre ordinazioni.
“No,
non sto bene.”
Dico
addentando la brioches.
“La
nuova zoccola di Mike mi mette di cattivo umore.”
“Vista,
molto figa.”
Io alzo
un sopracciglio.
“Non
quanto te.”
“Così
va meglio. Non so cosa fare, ho una vocina che mi dice di prendere e
andare
via, mollare i ragazzi e iniziare da un’altra
parte.”
Lui mi
guarda tutto d’un tratto molto interessato.
“Alena
è incinta, potresti sostituirla. Adesso siamo senza medico,
puoi rimanere con
noi fino a quando lei non potrà o vorrà
riprendere il suo lavoro.”
Io lo
guardo meditabonda.
"Sai
che non è una pessima idea?
Devo
pensarci e sistemare il tutto con la casa discografica.”
“Tu
pensaci, con delle referenze come le tue e la mia parola non dovrebbe
essere
difficile per te ottenere quel lavoro.”
“Immagino.
Ma com’è lavorare con Ronnie Radke?
Dicono
tutti che è uno stronzo.”
Lui
alza le spalle.
“‹É
un tipo a posto. Un po’ strano e con il vizio di parlare
troppo e flirtare
troppo, ma è ok.
Ehy, è
una rockstar dopo tutto!”
“Ah,
certo questo spiega tutto!
Sesso, droga e rock and roll!”
“Vedo
che la tua vena sarcastica non si è esaurita.
Non si
droga, comunque.”
“Beh,
ci penserò.
Tu cosa
mi dici?”
“Niente,
adesso esco con un’altra ragazza. Si chiama Ariana, non ti
piacerebbe, come
minimo diresti che è la solita oca e avresti ragione, ma non
mi sento di
impegnarmi.”
“Mettiti
almeno il preservativo.”
Sospiro.
“Sempre.
Adesso devo andare, tu pensaci.”
“Okay. Ciao, Jacky.”
Lui se
ne va e io finisco il mio frappuccino e mi alzo per pagare, arrivata
alla cassa
scopro che lui ha pagato anche per me.
Sorridendo
esco dal locale, pensando che dopotutto è un bravo ragazzo e
che la sua
potrebbe essere un’ottima idea.
Cambiare
aria potrebbe aiutarmi a digerire questa delusione, ma i ragazzi e le
ragazze?
Con un
senso di disagio crescente corro a casa mi e scrivo una lettera di
dimissioni e
poi corro alla Fearless Record e la consegno al manager dei ragazzi.
Sembra
dispiaciuto, ma alla fine acconsente e mi scioglie dal contratto.
Dopo
una breve chiamata a Jacky mi presento alla Epitaph con il mio
curriculum
vitae, con tanto di ottime referenze.
Forse
sto facendo le cose tanto di fretta per approfittare della regola dei
tre
giorni in modo che nessuno possa fermarmi.
Il
colloquio alla Epitaph è una pura formalità,
entro mezzogiorno sono il medico
ufficiale dei Falling in Riverse.
Tornata
a casa mia mi rimetto a fare le valigie, una delle clausole del
contratto è che
io viva a Las Vegas dove vive anche la band.
Mi fa
un po’ strano chiudere per sempre la mia amata casetta, ma mi
ripeto che lo sto
facendo per il mio bene, dopo anni di dolore auto inflitto.
Vado
all’aeroporto con Jacky e mi dico che una nuova avventura
è iniziata, ma che
già mi mancano
i miei vecchi compagni.
Jacky
fa del suo meglio per tirarmi su di morale, ma lo sappiamo entrambi che
la mia
è una fuga e che i fuggiaschi non sono mai felici.
“Ti
troverai bene con noi, te lo prometto.”
Mi dice
solenne mentre ci imbarchiamo e io voglio credergli, ma il magone che
provo
dice esattamente il contrario.
Non
importa, ormai è fatta.
Una
nuova vita ti aspetta, Leah, e questa volta cerca di viverla al meglio.
Con un
sospiro profondo cerco di mandare via il disagio senza ottenere
risultati
apprezzabili.
Che Dio
mi assista!
I
know I left a life behind but I'm too relieved to grieve
Angolo di Layla.
Eccoci con il seguito. Ho una domanda per voi, parallelo a questo esiste un seguito completamente diverso e incentrato ancora sulle sorelle Ortega.
Volete che lo pubblichi?
Se sì, dopo questo o in parallelo a questa storia (in questo caso concedemi qualche capitolo di vantaggio, tipo inizio a pubblicarlo quando questa è al quarto capitolo).
Spero rispondiate e che vi piaccia. |
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Capitolo 2 *** 1)And if you try to find me now I'm in all the echoes that have faded out ***
1)And
if you try to find me now I'm in all the echoes that have
faded out
Ogni
tanto ancora non ci credo di essere qui.
Non mi
è mai piaciuta particolarmente Las Vegas, è
troppo falsa e piena di copie di
cose che appartengono ad altri posti e che sono state trapiantate a
forza in
mezzo al deserto.
Non amo
nemmeno il gioco d’azzardo, per me la ludopatia è
una malattia seria, da
trattare in modo clinico o almeno così mi dice il mio occhio
da medico.
È
passato un anno da quando me ne sono andata dalla mia casa e dai miei
amici di
san Diego, per i primi giorni in cui ho vissuto qui il mio telefono
rischiava
di esplodere a causa dei loro messaggi e delle loro chiamate, dopo non
aver
risposto per un sacco di tempo ci hanno rinunciato.
Ho
festeggiato il mio ventisettesimo compleanno con i miei nuovi amici,
rimpiangendo quelli vecchi, per me i Pierce The Veil erano
più che pazienti,
erano amici.
Sono
stata il loro medico per anni, ho assistito a tanti tour e a tante
avventure e
– purtroppo per me – mi sono anche innamorata della
persona sbagliata: Mike
Fuentes.
Non è
che sia un cattivo ragazzo – tolto il fatto che fumi un
po’ tropo spesso erba –
ma non sa cosa vuol dire impegnarsi in una relazione seria, che
è quello che
avrei voluto io per noi.
E così
per anni ho ingoiato il mio amore, finché non mi soffocata
sul serio e sono
scappata. Ho chiuso la mia villetta che dà sul mare e sono
sbarcata qui su
consiglio di un amico: Jacky Vincent.
Mi ha
detto che la sua band – i Falling in Riverse –
avevano bisogno di un medico e
io ho colto l’occasione. Ho presentato le mie referenze e
sono stata assunta.
Una
prima svolta alla mia vita e un secondo tentativo di fuga, questa volta
un po’
più organizzato del primo.
Brava,
Leah.
La prima
volta che ho visto Ronnie Radke ero piuttosto prevenuta, mi erano
arrivate
all’orecchio troppe voci negative su di lui, ma alla fine non
è male.
Come ha
detto Jacky parla e flirta troppo, ma non è male.
Il che
è un eufemismo, non appena i miei occhi si sono scontrati
con le sue iridi di
un castano ironico è scattato qualcosa tra di noi, la
chiamerei attrazione
perché dell’amore romantico non
c’è niente, e siamo finiti a letto.
Dal
letto sono finita ad abitare a casa sua e a conoscere sua figlia
Willow,
un’adorabile bambina di due anni, che parla un sacco anche
lei nel balbettio
incomprensibile dei bambini.
In
qualche modo lei mi ha preso in simpatia e accetta abbastanza bene
l’idea che
io stia con suo padre o per lo meno quanto lo possano accettare i
bambini così
piccoli.
Lui sa
che ho in mente un altro – non ho idea di come
l’abbia capito – io so che mi ha
concesso di vivere qui solo per dimostrare alla sua ex che poteva
trovarsi
un’altra ragazza quando voleva e che nessuno è
insostituibile a questo mondo.
Che lui
non ci metteva molto a trovare una nuova ragazza, migliore della
precedente:
una dottoressa dark immagino sia un’ottima preda.
Almeno
è una ragazza intelligente con cui divertirsi a
punzecchiarsi, o almeno penso
sia così.
Come ho
già detto non credo affatto che Ronnie sia innamorato di me,
non è un tipo che
si innamori, non è durata nemmeno la storia con la madre di
Willow che – tanto
per cambiare – è una modella.
In ogni
caso sono seduta sul divano di questa grande villa con in mano una
rivista
medica, Ronnie è fuori con gli altri e a me va bene
così.
All’improvviso
qualcuno si attacca furiosamente al campanello di casa e poco dopo la
guardia
al cancello mi chiama.
Dimitri,
un gigantesco russo, ha suonato il campanello interno, io mi affretto a
rispondere.
“Sì?”
“Signorina,
c’è questa ragazza che dice di essere vostra
amica. Bugie, bugie, bugie, dico
io.”
Inquadra
una ragazza minuta dai capelli viola che stranamente fiammeggiano come
i suoi
occhi: Liz Marino.
“É
davvero mia amica, Dimitri.
Lasciala
passare.”
Il russo annuisce e cinque minuti dopo la porta di casa si apre con
violenza.
“Tu!”
Liz mi
punta addosso un dito, nei suoi occhi bonari c’è
una vena di rabbia che
sconfina nella pazzia.
“Si può
sapere cosa ti è venuto in mente di andartene
così?
Senza
avvisare nessuno?
Siamo
stati preoccupatissimi per te! Non rispondevi al cellulare, casa tua
era chiusa
e il manager ci ha detto che avevi dato le dimissioni!”
“Sì, in
effetti ho ritenuto opportuno cambiare aria.
San
Diego mi andava stretta.”
Lei
alza gli occhi al cielo e sbuffa platealmente, come se non credesse a
una
parola di quello che ho detto e fa bene. Ho detto qualche stronzata e
lo
sappiamo entrambe.
“San
Diego ti va stretta, eh?
E la
Terra è un gigantesco disco piatto con un bel fiume di lava
ai bordi in cui
cadono gli oceani e gli incauti viaggiatori che vogliono sapere cosa ci
sia ai
confini della Terra.”
“Liz…”
“No,
niente Liz.
Non ci
provare!
Stai
dicendo una marea di stronzate e non me lo aspettavo da te, cazzo!
Quando
volevo tornare a New York per evitare di continuare a vedere Vic senza
dirgli
dei miei sentimenti per lui mi hai incoraggiata a restare. Me le
ricordo le tue
parole, sai?
Che
scappando non avrei risolto nulla, che lui sarebbe rimasto nella mia
testa, che
quando tu te ne sei andata due settimane il pensiero di Mike non ti ha
abbandonata.
E
adesso cosa scopro?
Che sei
scappata, come mi avevi detto di non
fare!
E
peggio che adesso ti scopi Ronnie Radke, quando lo sappiamo tutti che
non lo
ami.”
“Beh,
non potete esserne tutti così certi, non vivete nella mia
testa!”
Rispondo
piccata, lei mi lancia un’occhiata in tralice.
“Per
favore, dammi il medaglione che hai al collo.”
Io
stringo spasmodicamente le mani attorno a un medaglione ovale
d’argento
decorato.
“No,
Liz. Sono cose personali.”
“E noi
siamo amiche, se non contiene nulla di scandaloso non dovresti avere
paura di
mostrarmelo.”
“Liz,
sono cose mie, ok?”
Con una
mossa fulminea me lo strappa dalle mani e lo apre con aria di trionfo.
Dentro
c’è una vecchia foto di Mike e lei me la mostra
senza pietà.
“Non
dovrebbe esserci Ronnie qui dentro se lo ami?
Cosa ci
fa qui Mike?”
“Non
sono affari tuoi!
E non
credo che lui senta la mia mancanza! Le vedo le sue foto con Alysha su
Instagram, non sono cieca!
Non ho
il diritto di rifarmi una vita?”
“Non se
ti lasci indietro i problemi della tua vita precedente senza
risolverli!”
I suoi
occhi fiammeggiano ancora.
“Piantala!
Mi sono rotta le palle!
Che
senso ha andare da Fuentes e dirgli “Ehi, scusa ti amo da non
so quanti anni
che ho perso il conto”?
Mi
riderebbe in faccia e mi direbbe che lui ha Alysha e non ha bisogno di
me.”
“Questo
è tutto da vedere.”
“Non
illudermi! Non rifilarmi le stesse stronzate del tuo ragazzo
perché non vo
credo più!
Lui
diceva di provarci con suo fratello e l’unico risultato
è che questa vacca è
saltata fuori dal cappello e adesso lui ha una ragazza!”
Lei
rimane in silenzio per un po’.
“Non
sono venuta solo a rimproverarti.”
Dice
con un non so che di sadico nella voce.
“Sono
venuta a darti una notizia.”
“Spara.”
Rispondo
seccata.
“I
Pierce The Veil e i Falling In Reverse faranno un tour insieme, la
Epitaph e la
Fearless stanno prendendo gli accordi proprio ora, è per
questo che sono qui.”
Io
faccio appello a tutto il mio autocontrollo per non svenire e mi lascio
cadere
con grazia sul divano, da cui mi ero alzata nella foga della
discussione.
“Non
stai dicendo sul serio, vero?
È una
collaborazione impossibile!”
Lei mi
sorride sardonica.
“Mi
dispiace scuotere il tuo piccolo mondo di plastica, ma la
collaborazione si
farà.”
“No,
Liz. Non può essere vero.”
E questa volta la voce mi esce come un guaito implorante che la fa
sogghignare.
“Si
farà. Ci hai ricacciato come spazzatura nel passato e adesso
siamo tornati e
devi farci i conti.
Ciao,
Leah.”
Detto
questo se ne va, lasciandomi nel panico più totale.
Ronnie
torna a mezzogiorno con Willow e tre pizze e si accorge subito che
qualcosa non
va.
Decide
di fare finta di niente per non far preoccupare sua figlia, ma il
silenzio in
cui mangiamo è abbastanza eloquente, solo la piccola parla.
Ronnie
le sorride e le risponde, io sono concentrata sui pezzi di pizza.
Tagliarla,
mangiarla, sforzarsi di non vomitarla sul cartone per la tensione e
avanti
così.
Dopo
pranzo i due Radke spariscono ai piani superiori e Ronnie ricompare
dopo
mezzora.
“Ho
messo a letto Willow, vuoi dirmi cosa succede?”
“Nulla,
perché?”
“Ti
tremano le mani e poi Dimitri mi ha detto che stamattina è
passata una ragazza,
dalla sua descrizione sono certo che si tratti della ragazza di Vic
Fuentes,
che – guarda caso – oggi non c’era al
meeting.”
Io mi
siedo sul divano e cerco di mantenere un ferreo autocontrollo.
“È‹
una mia amica, non c’è nulla di strano nel fatto
che sia passata a trovarmi.”
”Sai cosa odio, Leah?
Le
bugie, non sopporto che mi si dicano bugie.
Non è
un mistero per nessuno che il tuo cambio di lavoro sia stata una fuga
dalla
band o meglio da un componente della band, non ho ancora capito chi, ma
lo
capirò appena lascerai incustodito quel medaglione che ti
porti al collo. Oggi
passa una tua amica che, stando alle parole di Dimitri, era una furia
dell’inferno, signore, e ti trovo sconvolta.”
Io
boccheggio per un attimo, alla ricerca di qualche parola che abbia
senso.
“Farete
un tour con i Pierce The Veil, la mia vecchia band.”
Che
bella spiegazione del cazzo! Come se Ronnie non lo sapesse meglio di te
con chi
andrà in tour la sua band!
Lui
rimane un attimo in silenzio.
“Chi è?
“Chi è
chi?”
“Il
membro dei Pierce The Veil che ti piace.”
Io
abbasso la testa e lascio che il mio ciuffo bianco mi copra la faccia,
come la
tenda di un teatro.
“Mike.”
Sussurro
alla fine.
“Chi?”
“Mike.”
Dico a
voce più alta.
“Grazie
per la sincerità.”
Se ne
va nel suo studio, io invece prendo una sigaretta da un portasigarette
d’argento che era di mia nonna ed esco dalla portafinestra.
Mi siedo su una
delle sdraio accanto alla piscina e tiro una lunga boccata.
Sì,
sono un pessimo medico.
Bevo e
fumo, faccio esattamente quello che dico di non fare ai miei pazienti e
forse
già questo dice qualcosa su di me e sulla mia coerenza.
Rivedrò
Mike, cosa farò?
E cosa
diranno gli altri?
Saranno
furiosi come Liz?
Immagino
di sì, in fondo sono sparita senza dare notizie come se di
loro non mi
importasse nulla. Non è vero, ho solo cercato di andarmene
senza guardarmi
indietro, perché se l’avessi fatto sarei rimasta e
mi sarei condannata a
dell’altro dolore.
Sono
stanca di soffrire, ma sembra essere il mio destino, qualsiasi cosa
faccia per
evitarlo.
A volte
mi chiedo se non sarebbe stato meglio rimanere con la mia famiglia, poi
ripenso
al clima soffocante e trasudante di ipocrisia e mi dico che
lì non sarei
sopravvissuta.
Come
mia nonna non sono fatta per l’alta società e le
sue regole stupide e forse è
per questo che sono stata la sua nipote preferita, quella di cui si
è ricordata nel
testamento lasciandomi un patrimonio e briciole ai miei. Me lo diceva
sempre e i miei si stizzivano, quella vecchietta aveva
il potere di irritarli in una maniera incredibile.
Basta
ricordi di famiglia, devo pensare a come uscire da questo guaio.
Rientro
in casa e torno a leggere la mia rivista, ma i miei occhi non riescono
a
concentrarsi sulle parole, scivolano, perdono di significato.
La mia
mente continua ossessivamente a tornare su tutto quello che io e i
Pierce The
Veil abbiamo condiviso e che io ho ignorato scappando qui.
“Leah?”
“Sì?”
Guardo
Ronnie, sembra più calmo rispetto a prima.
“Stasera
ci sarà una cena tra le band.”
Io
gemo.
“Non
puoi scappare per sempre. Devi decidere chi ami, con chi vuoi vivere e
per chi
vuoi lottare.”
“Questo
potrebbe significare che la nostra storia finisca.”
“Accetto
il rischio.”
“I tuoi
sentimenti per me sono cambiati?”
Gli
chiedo esitante.
“Cosa
vuoi dire?”
“Abbiamo
iniziato questa storia dicendoci che non era seria, è ancora
così?”
Lui
tace.
“Non lo
so. Ho sempre saputo che avevi in testa un altro e sapere chi
è non mi rende
felice come pensavo.”
“Ok.
Forse è meglio lasciarci.”
“No.”
La sua
risposta è decisa.
“Non ho
intenzione di renderti le cose facili, e per te?
È
sempre ancora sesso o altro?”
Io
deglutisco, stando con lui ho maturato una certa amicizia verso di lui
e forse
– chissà – un piccolo germe di
qualcos’altro.
“Non lo
so.”
“Ed è
questa la ragione per cui non possiamo lasciarci, adesso portiamo
Willow al
parco e poi la riporto da sua madre, tu preparati per la
cena.”
“Va
bene.”
Rispondo
nervosa, poco dopo sale al piano di sopra e torna con Willow, il
riposino
pomeridiano sembra averla riempita di energia.
Andiamo
al parco poco distante da casa, a piedi, e lei sale immediatamente su
un’altalena, con un paio di spinte di Ronnie va subito forte.
I suoi piedini si
tendono verso il cielo come se volessero toccarlo, intanto strilla
felice.
La cosa
mi strappa un sorriso, vorrei essere anche io innocente come una
bambina, vorrei
che mi bastasse salire su un’altalena per dimenticarmi i miei
problemi e
tornare di buon umore.
Le
altalena per i grandi non ci sono.
I
grandi affogano lentamente nei loro problemi fino a perdere il ricordo
della
luce del sole, della purezza e della spensieratezza.
Crescere
è una fregatura.
“Che
famigliola carina.”
Una
voce morbida e tagliente allo stesso tempo mi fa gelare il sangue nelle
vene.
Non ho bisogno di voltarmi per sapere a chi appartiene,
perché fin troppo
spesso ha abitato i miei sogni.
Michael Christopher Fuentes.
“Ciao, Mike.”
La mia
voce è controllata, ma non mi sfugge come non sia cambiato e
come quell’oca
bionda non stia bene accanto a lui.
Non
credo che mi piacerà mai Alysha Nett.
“Chi
non muore si rivede, rispondere a qualcuno dei nostri messaggi non ti
avrebbe
fatto venire il cancro alle dita.”
“Mike!”
Dice
con voce da gatta morta la bionda.
“Chi è
questa ragazza?”
“La
nostra ex dottoressa, diceva di essere nostra amica.”
”Oh, ma se non è più nelle vostre vite
perché perdere tempo e parlarle?
Mi
avevi promesso che mi avresti portato a fare shopping!”
Fa
un’espressione da cucciolo che è rivoltante, fa
venire voglia di prenderla a
sprangate sulle gengive.
“Hai
ragione, amore.
Adesso
andiamo.”
I due
si allontanano, non prima che Mike mi abbia rivolto un’altra
occhiata velenosa
che comprende anche Ronnie. Lo disprezza, ormai ne sono certa. Ho
rovinato i
rapporti tra due band solo con la mia presenza e il tour non
è ancora
incominciato!
Quando
sono a ragionevole distanza tiro un calcio a uno dei pali
dell’altalena, così
mi ritrovo a saltellare in modo ridicolo per il dolore.
“Non
proprio un incontro felice, direi che il tuo vecchio amico mi
disprezza.”
“Lo so,
maledizione.”
“Non
dire parolacce quando c’è Willow!”
“Scusa!
Sì, ti odia. Ho rotto l’armonia tra due band
ancora prima che il tour fosse
iniziato, un ottimo risultato.”
”Non mi pare che i Pierce The Veil siano formati solo da Mike
Fuentes, non puoi
sapere come reagiranno gli altri.”
“Anche
questo è vero, ma saranno arrabbiati.”
“utto
ene, ia ea?”
Mi
chiede Willow, piuttosto premurosa.
“Sì,
tesoro. Ho solo incontrato un vecchio amico che è ancora
arrabbiato con me.”
“ate
ace, no?”
“Non è
così facile fare pace tra grandi.”
Lei mi
guarda e poi scuote la testa, sembra non capire le mie parole. Forse
pensa che
i grandi siano una congrega di pazzi che ha conquistato il mondo e
quasi
sicuramente ha ragione.
Un’oretta
dopo Ronnie la stacca a forza dal recinto della sabbia dove sta
giocando con
altri bambini e la porta a casa.
“Amore,
ti riporto dalla mamma, non sei felice?”
"Will
voleva giocare!”
“Sono
sicuro che la mamma domani ti riporterà al parco.”
Dopo un
ultimo scambio di battute Ronnie la lega sul suo seggiolino e poi salta
in
macchina.
Io mi
faccio una doccia, mi rado e poi penso a quello che potrei mettere.
Indosso
un abito nero, con un corpetto attraversato da una striscia di pizzo
decorato,
una gonna di tulle
corta davanti e lunga
dietro.
Eccentrico,
ma non troppo.
Non
credo che Ronnie gradirebbe qualcuno più eccentrico di lui,
ma è molto
difficile esserlo, dato che ha tatuaggi persino in faccia!
Ridendo
istericamente scendo in salotto e tento di nuovo di immergermi nella
lettura
della mia rivista, ma all’improvviso la porta si apre.
“Ronnie!”
Urla
qualcuno all’ingresso.
“Non
c’è!”
Urlo io
di risposta.
Jacky
entra in salotto e mi guarda ammirato.
“Wow!
Stai benissimo!
Perché
diavolo non ci ho provato con te invece che con Alena?”
“Perché
come tutti gli uomini preferisci le bionde, magari dall’aria
un po’ tonta.”
La
battuta mi esce più acida di quanto dovrebbe essere.
“Tutto
bene, Leah?”
“Sì, ho
solo incontrato Mike e la sua zoccola. Una gattamorta e lui mi ha
trattata come
una traditrice.”
“Uhn,
capisco. Sì, l’ho vista anche io, le altre non la
sopportano. Credo che Sofia
la ucciderebbe se potesse.”
“Non
ama le modelle e ha i suoi buoni motivi.”
”Capisco. Sai dove sia Ronnie? Mi ha detto di venire qui che
gli era venuto in
mente qualcosa.”
“Sta
riportando Willow da Crissy”
“Ok. Ti
dà fastidio se ti faccio compagnia.”
“Per
niente. Le birre sono in frigo, se vuoi fumare vai fuori
perché Ronnie non ha
disattivato l’allarme anti-incendio per le sue fumatine da
rockstar nervosa.”
Poco
dopo torna con due birre e ne passa una a me.
“Prima
le signore.”
“Troppo
gentile, mister Vincent!”
Apro la
lattina e poi lui apre la sua, le facciamo scontrare come per uno
strano
brindisi.
“Come
ti sembra questo tour?”
“Di sicuro
interessante. Loro non sono male, Jaime sembra uno capace di far ridere
anche
Tardar Sauce.”
“Sì,
lui sa far ridere.”
Dico
con uno strano tono nostalgico che non sfugge al mio amico.
“Ti
mancano.”
“Mentirei
se ti dicessi di no.”
“Hai
paura?”
Stringo
il pugno libero dalla lattina.
“Da
morire.”
Di
nuovo abbasso la testa e lascio che i miei capelli coprano il mio volto.
“Sono
scappata come una vigliacca, senza dare spiegazioni, senza voltarmi
indietro e
adesso ho paura di affrontare le conseguenze.
Stamattina
è venuta Liz, la ragazza di Vic, ed era fuori dalla divina
grazia e non posso
nemmeno biasimarla.”
Lui mi
dà una pacca sulla spalla.
“Sono
sicuro che andrà bene, Leah.
Sei una
ragazza forte e sono sicuro che loro capiranno.”
“Io no
e non sono una ragazza forte.
Credono
tutti che sia una roccia, ma nessuno sa che le rocce possono essere
scavate
dall’interno e frantumarsi.”
Jacky
mi dà un’altra pacca, lui sembra così
convinto che andrà bene che non oso più
fare obbiezioni. Lui è il mio più vecchio amico,
il primo che ho incontrato
quando mi sono trasferita qui ed ero solo un’inglese persa.
Insieme siamo stati
due inglesi persi e adesso io e lui abbiamo entrambi realizzato i
nostri sogni:
lui è il chitarrista per una band importante e io un medico.
Spero
solo che lui abbia ragione.
Lo
spero con tutto il cuore.
Angolo di Layla
Ringrazio TheSkyUnderTheSea
per la recensione, spero che questo ti piaccia. I Pierce The Veil
stanno per rientrare in scena e sembrano gustamente arrabbiati con
Leah. Faranno pace prima o poi?
|
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Capitolo 3 *** 2) You can run but you'll never escape. ***
2) You can run but
you'll never escape.
Questa
cena non è destinata ad andare bene, me lo sento nelle ossa.
Tanto
per iniziare io e Ronnie siamo in ritardo perché lui e Jacky
si sono messi a
lavorare su qualcosa all’ultimo minuto, che è il
miglior modo per perdere la
cognizione del tempo, dopo di che ci ha messo un secolo a prepararsi.
Siamo
saltati tutti e tre in macchina quando avremmo dovuto essere
già al ristorante
e infatti quando ci arriviamo Ryan e Derek stanno piantonando
l’ingresso.
“Finalmente
siete arrivati, pensavamo che aveste deciso di dare buca.”
“No, è
che mi è venuta in mente una cosa…”
“Fa
niente, Ronnie. Adesso entriamo, sono già tutti a tavola,
fortuna che non mi
sembra gente che si incazza facilmente.”
Al nostro
ingresso la conversazione al tavolo si gela, gli occhi di Jaime
minacciano di
uscire dalle orbite dallo stupore, Liz ha la stessa espressione
incazzata di
questa mattina esattamente come Mike, Sofia e gli altri sono sbiancati.
“Tu!”
Si alza
finalmente Jaime, puntando un dito contro di me.
In
questo momento sembra decisamente pericoloso, è una pasta
d’uomo, ma non
bisogna farlo incazzare e io so di averlo fatto con il mio
comportamento.
Ignorare
Jaime del tutto e sul lungo periodo non è mai una buona idea
nel complesso,
si rischiano scatti d’ira come questi.
“Sono
la ragazza di Ronnie.”
Squittisco
terrorizzata.
“E TI
COSTAVA TANTO FARCELO SAPERE?”
Urla
lui, facendo voltare mezzo ristorante verso di noi.
“Fo-forse
è meglio che me ne vada, balbetto spaventata.”
“No,
rimani.”
Il tono
di Vic è freddo, ma ha appoggiato una mano sulla spalla di
Jaime, come se
temesse che il suo amico possa passare alle vie di fatto.
“Non
penso sia una buona idea, Vic.
È ovvio
che non siete felici di vedermi e non posso biasimarvi, non mi va di
rovinare
la cena.”
Lui mi
trafigge con un’occhiata penetrante, i suoi solitamente
bonari occhi castani
sono due buchi neri accusatori.
“Non ti
facevo così vigliacca, Leah.”
“Non
sono vigliacca, cerco di evitare che questo tour vada a puttane prima
ancora
che inizi!”
Rispondo
piccata.
“A me
sembri solo una vigliacca, Leah.”
Il
gruppo dei Pierce The Veil annuisce compatto alla voce del loro leader,
io
guardo Ronnie e Jacky disperata. Entrambi mi fanno
un’impercettibile segno
affermativo, quindi con una certa rassegnazione mi siedo a tavola e con
me si
siedono finalmente anche i Falling in Reverse.
Che la
cena abbia inizio!
Studio
il menù approfittandone per spiare i miei vecchi amici, le
ragazze non sono
cambiate: Sofia mi sembra in gran forma e non più magra ai
limiti
dell’anoressia, Viviana è dimagrita e Liz sembra
aver superato i problemi con
il suo corpo visto il vestito aderente che indossa.
I
capelli di Vic e Jaime sono più corti, quelli di Mike sono
ancora lunghi solo
da un lato e anche Tony ha la testa rasata solo da un lato e porta un
cappellino con una tartaruga. Non porta più abiti della Key
Street, mi pare di
aver letto che ha sciolto la società con Jaxin.
Leggo i
piatti e decido di ordinare delle lasagne e dell’arrosto.
“Allora
cosa ne pensate del tour?”
Chiede
Jacky per spezzare questo silenzio imbarazzato.
“Che è
solo un esperimento per vedere se funzioniamo come band e che quindi mi
sembra
un’ottima idea iniziare dagli States senza mettere date
europee o all’estero.”
Risponde
Vic.
“Pensi
che funzionerà?”
”Se qualcuno non farà la
primadonna…”
La
risposta di Tony è tagliente come quelle che riservava a
Sofia e non c’è dubbio
che si stia riferendo a Ronnie.
“Non
giudicarmi prima di conoscermi.”
Risponde
secco quest’ultimo.
“Beh, sai
com’è… Ci hai rubato la nostra
dottoressa.”
“Non ho
rubato niente a nessuno, è venuta lei di sua spontanea
volontà. Forse se
qualcuno non avesse fatto lo stronzo
con lei non sarebbe venuta.”
E
questa va a Mike che arrossisce di collera.
“Io non
ho trattato male nessuno, ma sono stato tradito.”
“Sai,
Fuentes, a volte penso che tu sia cieco o molto stupido per non avere
capito
cosa sia successo.”
Mai
provocare Ronnie, mai o si riceveranno risposte altamente offensive
come
questa.
“Come
ti permetti?
Sei finito
in galera tu e non è un mistero che picchi le tue
ragazze.”
”Sono abitudini del passato, adesso non lo faccio
più.
Non mi
pare che Leah sia coperta di lividi.”
L’arrivo
delle portate interrompe questo duello verbale, lo sapevo che avrei
dovuto
andarmene la mia presenza sta solo scatenando una guerra tra Ronnie e
Mike.
Finisco
alla svelta le mie lasagne e poi esco a fumare, la prima boccata di
frizzante
aria notturna è come un toccasana. Essendo una
città nel deserto Las Vegas è
soggetta ai suoi stessi sbalzi termici, di giorno fa caldo e di notte
fresco se
non freddo.
“Posso
farti compagnia?”
Una
voce femminile con un’inflessione un po’ fredda mi
fa sobbalzare e mi trovo
faccia a faccia con Sofia.
“Certo.”
“Senti,
facciamola breve. Perché sei scappata in una
città che non ti è mai piaciuta
particolarmente?”
“Come
fai a sapere che non mi piace?”
“Leah,
basta girarci attorno o tirarsi frecciatine.
So che
non ti piace perché so che non ti piace il gioco
d’azzardo, quindi non sei qui
per le bellezze o il business della città. Tu ami San Diego
e la tua casa sul
mare.”
“Mike.”
“Immaginavo.
Come mai?”
Prendo fiato, come per buttare fuori qualcosa di particolarmente
sgradito.
“Vic mi
aveva fatto capire che Mike provava qualcosa per me e io pensavo di
dirgli
tutto una volta passata la regola dei tre giorni, solo che lui mi ha
fatto
una sgradita sorpresa.
Il
primo giorno che sono arrivata a casa mi sono connessa a internet e ho
visto le
sue foto con Alysha e ho capito che il mio limite era stato
oltrepassato e me
ne sono andata.
Ho
approfittato della regola dei tre giorni e me ne sono andata.”
“Perché
non ce lo hai detto?”
”Se mi fossi voltata indietro non me ne sarei mai
andata.”
Lei
ride sardonica.
“Scappare
dai problemi non li risolve, me l’ha insegnato una certa Leah
Lancaster, ma
temo che lei stessa se lo sia dimenticato.
Medico,
cura te stesso!”
Senza
aggiungere altro torna dentro spegnendo la sua sigaretta solo a
metà e
lasciandomi scossa.
Forse
meno o in modo più controllato degli altri, ma anche Sofia
– la dolce e
comprensiva Sofia – è arrabbiata con me.
Strike
completo!
Se solo
non me ne fossi andata così e avessi parlato almeno alle
ragazze!
Ma con
i “se” non ci si costruisce nulla, la
realtà è questa: sono tutti giustamente
arrabbiati con me e non li biasimo.
Ho
agito da pessima amica, ormai è andata così ed
è andata male.
Finisco
malinconicamente la mia sigaretta e poi torno dentro. A tavola tutto
tace, come
se una maestra invisibile li avessi costretti al gioco del silenzio.
Io mi
siedo al mio posto, sempre più a disagio. Avrei dovuto
rimanere a casa, ma cosa
sarebbe cambiato?
Ci
saremmo visti all’inizio del tour e forse sarebbe stato
persino peggio, sono
stata solo una stupida!
La
cameriera ci porta i secondi, l’arrosto è ottimo,
ma io percepisco a stento il
sapore immersa come sono nel senso di colpa.
Ci servono il dolce e poi
finalmente possiamo
salutarci, inutile dire che è un congedo freddo come un
iceberg del polo nord.
In
macchina mi permetto di emettere un lungo sospiro e di prendermi la
testa tra
le mani.
“Tutto
bene?”
Mi
chiede Jacky, dopo aver scambiato un’occhiata con Ronnie.
“No, va
malissimo.”
Dico
con voce flebile e anche nella macchina cala il silenzio.
Il
giorno della partenza arriva troppo presto.
Una
mattina di un fresco ottobre carichiamo le nostre cose sul tourbus
accanto a
quello dei Pierce The Veil. Una volta finito guardiamo Vic, ma lui ci
fa cenno
di aspettare e infatti poco arriva una ragazza dai lunghi capelli di un
rosa
acceso, gli occhi azzurri e l’aria da impunita.
“Lei
è Delilah Schneider, la nostra nuova dottoressa,
nonché ritardataria cronica.”
Io
allungo la mano verso di lei.
“Piacere
di conoscerti, collega.
Io sono
Leah Lancaster, la dottoressa dei Faling in Reverse.”
Dico in
un tono formale – residuo della mia educazione da
aristocratica – che stupisce
tutti.
“Ciao,
spero andremo d’accordo.”
“Anche
io.”
In
realtà ho i miei dubbi, sento come se Deilah mi avesse
rubato il posto, quando
non è così. Era ovvio che la band non sarebbe
rimasta in eterno senza un
dottore dopo la mia fuga.
Il
fastidio che provo è davvero inspiegabile e il buonsenso mi
suggerisce di non
farne parola con Ronnie, potrebbe non prenderla bene. È
già triste per aver
dovuto salutare Willow, l’ultima cosa che gli serve
è una ragazza confusa.
Così
entro subito nel tour bus senza salutare nessuno in particolare, Sofia
mi
lancia una lunga occhiata che io ignoro, ho paura del loro giudizio.
Jacky
entra subito dopo di me.
“Tutto
bene?”
“No, mi
odiano e poi – prendimi per matta – ma sento come
se quella Delilah mi avesse
rubato il lavoro.”
Lui mi
guarda a lungo meditabondo.
“Forse
non avresti dovuto abbandonarli.”
“Forse
no, ma ormai è fatta. Non posso tornare indietro.”
“Ma
puoi farti perdonare.”
“Forse,
ma non parliamone davanti a Ronnie per il momento, mi sembra abbastanza
scazzato per aver dovuto lasciare Wiillow w non voglio affliggerlo con
i miei
problemi.”
"Sta
bene. Posso chiederti una cosa?”
“Dimmi
pure.”
“Prima
sei stata di una freddezza e di una cortesia esemplare, dove hai
imparato?”
Io rido
amaramente.
“Nessuno
lo sa, ma io sono una aristocratica. Mio padre è un lord,
quindi io ho dovuto
imparare quelle stronzate sul galateo durante la mia
adolescenza.”
“Quindi
saresti una lady?”
“Lady
Leah Marie Eulalie Lancaster, per la precisione.”
“Cazzo.”
“Mh,
sì. È abbastanza sorprendente, vero?
Ecco
perché non lo dico a nessuno.”
“E che
ci fa una lady su un pullman di rockstar?”
“Vive
la sua vita come vuole. Zitto, sta arrivando Ronnie.”
Due
secondi dopo il frontman si lascia pesantemente cadere sul divano
dell’area
relax.
“Mike
Fuentes mi ha trattato di merda, Dio Bo’!
Cosa
gli avrò mai fatto?”
“Rubato
la ragazza?”
“Uno:
sta con Alysha.
Due: se
lui è stato così fesso da essersela lasciata
scappare, cosa posso farci?”
“In
effetti non capisco perché stia con Alysha se è
così geloso di Leah.”
“Jacky,
la parola “sesso” ti dice niente?”
Bercio
acida.
“È
ovvio che lei nelle lenzuola lo soddisfa abbastanza da fargli mettere a
tacere dell’altro
se c’è.”
“Ne
dubiti?
Mike
Fuentes è geloso marcio!”
“Ronnie,
piantala. Te lo chiedo per favore.”
“Va
bene, ma…”
“Perché?
Perché fa male illudersi e io sono stanca di soffrire,
è per questo che ho
mollato tutto, mandando a puttane un rapporto che durava da
anni.”
“Va
bene, in fondo nemmeno io ho voglia di parlarne. Non so nemmeno io
perché ho
tirato fuori questo argomento, birra?”
Annuiamo
tutti e due, anche se forse per me sarebbe meglio del the.
Lui si
alza dal divano e compare con della birra per noi tre, beviamo in
silenzio,
ognuno perso nei propri pensieri.
Non
proprio un inizio di tour eccitante.
“Beh,
io vado a chiamare Willow. Le avevo promesso che l’avrei
chiamata a quest’ora.”
Sparisce
nella zona dei bunk e rimaniamo solo io e Jacky, gli altri due stanno
dormendo
che è un piacere.
Beati
loro, io non riuscirei a dormire nemmeno se me lo comandasse Cristo.
“Ami
ancora Mike?
Mi
chiede a bruciapelo Jacky, io scatto in piedi.
“Avevo
detto che non volevo più parlarne!
Ce la
fate a capirlo?”
Urlo
fuori di me, prima di chiudermi nel mio bunk, dove abbraccio
immediatamente il
mio cuscino e scoppio a piangere. È una mia decisione non
aver voluto
condividere il letto con Ronnie, sapevo che ci sarebbero stati momenti
come
questi in cui non avrei retto.
Sono
scappata per non soffrire e sto soffrendo il doppio, davvero una saggia
decisione.
Il mio
istinto è affidabile come i cigni segnatempo che cercano di
rifilarti nelle
località di villeggiatura.
Dall’esterno
sento il rumore di una scaramuccia tra Ronnie e Jacky, ma non mi sbatto
ad
andare a dividerli, che si arrangino!
So già
che Ronnie tornerà da sua figlia, forse non è un
bravo fidanzato o marito, ma è
un bravo padre. Alcuni uomini sono così, come Travis Barker
ad esempio.
Oh, ma
chi se ne frega!
Riprendo
a piangere fino a che precipito in un sonno senza sogni, quanto vorrei
poterci
rimanere per sempre!
Non
sono mai stata codarda, ma mi sa che lo sono diventata.
Vic,
Liz e gli altri hanno ragione, finora sono sempre fuggita e questo
pensiero ha
una forza tale da svegliarmi. È tardo pomeriggio, quasi
l’ora del tramonto.
Immagino
che tra poco qualcuno mi chiamerà per mangiare e infatti
qualcuno bussa al mio
bunk, io tiro la tenda: il turnista che sostituisce Max Green al basso
mi
guarda un po’ spaventato.
“È
pronta la cena, se vuoi venire a mangiare.”
“Arrivo…”
“Mi
chiamo Jonathan.”
“Arrivo,
Jonathan e scusa per non avere imparato il tuo nome.”
“Non fa
niente.”
Si
allontana con andatura ciondolante che mi ricorda un po’Mike
– fitta al cuore
– io
invece scendo dal lettino e mi
strucco: sembro un panda.
Arrivo
in cucina e il chiacchiericcio si spegne subito.
“Potete
continuare a parlare, sembra che abbiate visto un fantasma.”
“In
effetti sei abbastanza pallida per passare per un fantasma.”
Mi dice
divertito Ronnie.
“Divertente,
Radke. Dico davvero.”
“Sta
meglio?”
“No, ho
la testa che è sul punto di esplodere.”
Mi
siedo a mio posto e lui mi passa una mano attorno alle spalle.
“Mi
dispiace.”
“Ho
pensato mentre dormivo, i Pierce The Veil hanno ragione: sono una
vigliacca.”
“Allora
scusati con loro.”
“Non è
così facile.”
“Troverai
un modo.”
“Grazie.”
Un’abbondante
porzione di lasagne viene depositata davanti a me da Jacky, cameriere
improvvisato.
“Ehy,
Leah! Scusa per aver continuato a parlare anche quando mi avevi detto
di non
voler discutere di quell’argomento.”
“Quale?”
Una
voce sconosciuta si intromette nella conversazione.
Io
guardo la ragazza dai corti capelli verdi bandiera, chiedendomi chi sia.
“Mi
chiamo Asia Carter, sono la vostra merchgirl.”
“Piacere,
sono Leah Lancaster, la dottoressa. Prima non ti avevo vista.”
“Non
c’è problema. Cos’è
l’argomento tabù?”
Le
riassumo brevemente l’intera storia e lei annuisce.
“Sono
sicura che troverai un modo, sono tutti molto simpatici.”
Sì, con
gli estranei lo sono, con un ex amica un po’ meno.
Che
casino che ho combinato!
Mangio
le mie lasagne in silenzio, sono buone. Almeno mi consolano un
po’.
“Senti,
domani ci fermiamo tutti insieme alla stessa area di servizio. Scrivi a
qualcuno e chiedi di incontrarvi lì.”
Io
annuisco intenta a divorare un assai poco salutare Mars.
Tiro
fuori il mio smartphone e scrivo a Sofia, sono quasi certa che non
sarà l’unica
a buttare il telefono fuori dal pullman.
“Ciao,
Sofia.
Ho
bisogno di parlarvi. Vi
va bene se ci incontriamo all’area di servizio domani?
Ciao.”
Il
mio
telefono rimane muto fino alle tre di notte, quando finalmente arriva
una
risposta, ho il sospetto che abbiano tenuto un vero e proprio consiglio
di
guerra prima di rispondere.
“Va bene. Spero sia qualcosa che
valga la pena di
sentire.
Ciao.”
Io
sospiro, sono incazzati a bestia e li posso capire.
Ronnie
sia la risposta da sopra la mia spalla, il rumore della suoneria dei
messaggi
l’ha svegliato.
“Buono,
no?”
Mi dice
con la sua voce sexy e
roca di quando è appena sveglio, qualcosa si attorciglia
dentro me stessa. Abbiamo un’attrazione fortissima e se
questo bus non fosse
pieno di gente probabilmente staremmo già facendo sesso e lo
capisce anche lui.
“Dura,
eh?”
“Molto,
soprattutto se continui a parlare con quella voce, potrei perdere il
controllo.”
Iniziamo
a baciarci con furia e quando lui scende a lasciarmi un paio di
succhiotti
inizio a gemere un po’ troppo forte.
“Trovatevi
una camera, ragazzi!”
Urla
qualcuno.
Ridiamo
tutti e due e ci rimettiamo a dormire, tra poche ore dovrò
incontrare i ragazzi
e sono un po’ preoccupata, inutile nasconderlo.
“Andrà
bene.
Non ti
devi preoccupare, Leah.
Chiarirete.”
“Grazie,
Ronnie.”
Non ne
sono molto sicura, ma ormai è fatta.
Ci
proverò e se non andrà bene questa volta,
andrà bene la prossima.
Sono
miei amici, voglio che tra noi torni a esserci un rapporto di un
qualche tipo,
non li voglio fuori dalla mia vita. Non so cosa fare di preciso con
Mike, ma so
cosa voglio fare con gli altri ed è già qualcosa.
Com’è
complicata la vita!
Mi dico
guardando Ronnie dormire pacificamente, lui non si lascia travolgere
dai
problemi come me, forse il carcere gli ha insegnato qualcosa.
Io non
posso finire in carcere per imparare a dominare la mia ansia o sarebbe
la volta
buona che i miei perderebbero il loro leggendario aplomb e mi
trascinerebbero a
casa per sposare un idiota nobile.
Questa
è un’opzione che non si dovrà mai
verificare, mi dico mentre finalmente mi
addormento.
Angolo di Layla.
Ecco il primo incontro con i Pierce
The Veil, non proprio una rimpatriata tra vecchi amici. Ed ecco che
entrano in scena le altre due protagoniste, Delilah e Asia.
Ringrazio TheSkyUnderTheSea
per la recensione.
Questa è Delilah.
Questa è Asia.
|
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Capitolo 4 *** 3)Let's forget this all move on ***
3)Let's
forget this all move on
Leah
p.o.v.
Questa
notte non ho dormito granché.
Per un
po’ ho guardato Ronnie dormire come un bambino e poi
– una volta capito che non
sarei riuscita a prendere sonno di nuovo – sono andata in
cucina e mi sono fatta un the.
L’insonnia
non è affatto una novità per me, ne ho sofferto
per tutto o quasi il tempo per
cui sono stata il medico dei Pierce The Veil. Sospirando tiro fuori il
mio
computer e mi metto a lavorare. Una rivista medica mi ha commissionato
uno
studio sulle malattie e problemi più frequenti nel mio
lavoro, il direttore mi
ha detto che sarà utile per i medici generici che vogliono
assistere le
rockstar durante i loro tour. A quanto pare non
c’è ancora una letteratura
specifica in materia, così consulto i miei appunti e
continuo da dove mi sono
interrotta l’ultima volta.
Il
tempo passa e la luce fredda dell’alba invade il locale,
perché hanno fatto un
tour che comincia in autunno?
Tra un
po’ farà freddo!
Che
pensiero, nemmeno vivessimo in Burundi e non ci fossero locali
abbastanza
grandi in cui suonare senza congelare.
“Buongiorno.”
“Ciao,
Asia.”
Lei si
prepara una tazza di caffè e si siede accanto a me.
“Che
stai combinando a quest’ora antelucana?
Pensavo
di essere l’unica sveglia.”
“Sto
scrivendo un articolo.”
Rispondo
svogliatamente, lei mi guarda confusa.
“Un
articolo sulle malattie e sui problemi del mio lavoro come medico di
rockstar,
pare che non ce ne siano molti e che scrivendolo possa dare
un’idea di cosa li
aspetta a tutti i medici generici che come me si vogliono prendere cura
di
debosciati come loro invece che di una tranquilla cittadina di
provincia o di
un quartiere.”
Lei
annuisce e mi guarda con aria di reverenza, sembra più
giovane dei suoi
venticinque anni.
“Io
sono un disastro, ho finito a malapena il liceo e poi sono andata a
lavorare in
un casa discografica come tuttofare ed eccomi qui.”
“È
una carriera interessante anche la tua.”
“Perché
hai mollato i Pierce The Veil?”
Salvo
il documento e poi chiudo il computer con uno sbadiglio.
“Ero
stanca di farmi calpestare il cuore da Mike Fuentes.”
“Avevi
una cotta per lui?”
“Lo amo
e Ronnie lo sa. Non capisco perché stia con me, ma non
importa, almeno non sono
sola. Odio stare da sola, i fantasmi del mio passato si fanno
sentire.”
“Anche
Jacky è carino.”
Il tono è abbastanza innocente, ma ha una nota sbagliata che
mi fa studiare
meglio il suo volto da ragazzina innocente. Sorrido, addolcendo i miei
lineamenti severi eredità di secoli passati a comandare a
bacchetta chiunque.
“Jacky
è molto carino, ma io e lui siamo solo amici. Io lo
considero un amico e sarei
molto felice se si trovasse una brava ragazza.”
Le
faccio l’occhiolino, lei arrossisce e seppellisce la testa
nella sua tazza.
“Cosa
ne dici di preparare la colazione?
Sfrutteremo
in maniera utile questo tempo morto e poi mi aiuterebbe a sfogare il
nervosismo: ho paura che i miei amici non mi rivogliano.”
"Non
penso accadrà.”
Insieme
ci mettiamo a preparare pancakes, waffles e toasts, una colazione degna
di un
hotel di lusso che lascia sorpresa i ragazzi.
“Non
abituatevi. L’ho fatto solo perché ero
nervosa.”
Loro
annuiscono e spazzolano via tutto senza farsi troppi problemi.
Verso
mezzogiorno ci fermiamo all’area di servizio come
prestabilito, i ragazzi
entrano subito io invece vado verso il pullman verso il pullman dei
Pierce The
Veil. Sonno tutti schierati davanti, tranne Delilah e i suoi capelli
rosa che
probabilmente si sono portati graziosamente all’interno
dell’autogrill.
“Allora?”
Esordisce
Jaime, la sua mano è stretta in quella di Viviana, forse per
evitare che
reagisca male come l’ultima volta.
“Ecco,
sono venuta a scusarmi per come mi sono comportata.
Non
meritavate di essere abbandonati a quel modo, ma avevo bisogno di
andarmene.”
“Potevi
telefonare.”
La voce
di Vic è calma, ma ha una sfumatura di rimprovero.
“Se
l’avessi fatto sarei tornata indietro e io non
volevo.”
“Non ci
volevi nella tua nuova vita?”
“NO!
Cioè, avevo bisogno di stare lontano solo da qualcuno in
particolare…”
I
ragazzi non capiscono, ma Liz, Sofia e Viviana hanno capito alla
perfezione,
infatti fermano i loro ragazzi dal fare altre domande.
“Va
bene, ma io resto dell’idea che avresti dovuto
telefonare.”
“Mi
dispiace, mi dispiace davvero e mi siete mancati.
Ora,
capisco che non vogliate perdonarmi subito, ma vorrei che un giorno in
futuro
possiate chiamarmi ancora amica.”
Abbasso
gli occhi e poi
– visto che nessuno dice
niente – me ne vado ed entro nell’autogrill. Ordino
un panino e mi siedo per
conto mio, con mia grande sorpresa vengo raggiunta da Liz, Sofia e
Viviana.
“Te ne
sei andata per via di Mike, vero?”
Esordisce
senza tanti preamboli Liz, non è cambiata. Solo Viviana con
i capelli lunghi e
sciolti è diversa dai miei ricordi in cui era una ragazzina
con i cappelli
sempre raccolti alla bell’e meglio.
“Sì.
Non è stato premeditato.
Quando
sono arrivata a casa ho visto la foto che ha messo con Alysha Nett e ho
sentito
il cuore sprofondare. Durante quella vacanza pensavo di dichiararmi,
capite?
Invece
cosa scopro?
Che da
mesi si vedeva con una bambola di plastica di quelle che piacciono a
lui e io
non sapevo nulla, mi sono sentita tradita.
No, non
è la parola giusta.
Sono
finita in pezzi e non sapevo proprio come avrei
fatto a lavorare ancora per la band dopo quello che era successo. Non
potevo
accusare nessuno, il mio è sempre stato un amore a senso
unico.
Il
giorno dopo a uno starbucks ho incontrato Jacky, visto che siamo vecchi
amici
ci siamo messi a parlare e mi ha detto che il loro medico era andato in
maternità.
Ho
deciso di cogliere l’occasione, mi sono dimessa e poi mi sono
fatta assumere
dalla Epitaph.
Speravo
di dimenticare Mike.”
“Perché
non ci hai mai chiamati?”
“Ve
l’ho detto prima, se avessi chiamato anche solo uno di voi
sarei tornata e
questa volta non volevo farlo. Volevo mettere più chilometri
possibili tra me e
Mike.”
Sofia
aggrotta la fronte.
“Ma
metterti con uno che picchia le donne..”
“È
solo sesso
e poi non mi ha mai picchiata.”
Dico
tranquilla, le altre non sembrano convinte, ma non dicono
più nulla su Ronnie.
“Sei sicura?”
Aggiunge
piano Sofia, gli occhi chiari che mi scrutano.
“Di cosa?”
“Che non ti
picchi e che sia solo sesso.”
“Non mi
picchia ed è solo sesso. L’unico amore della sua
vita è Willow, sua figlia.”
“Se lo dici
tu… Quando ha visto Mike ha reagito come uno che marca il
territorio e lo
stesso ha fatto Mike. Se vuoi saperlo è quello che ci
è rimasto peggio quando
te ne sei andata.”
“Non ha la
sua bambola di plastica a cui pensare?”
La mia domanda acida mi fa guadagnare un’altra occhiata
perforante di Sofia.
“Non puoi
conversare con una bambola di plastica, non sui massimi sistemi almeno,
e anche
Mike ha bisogno di fare discorsi seri ogni tanto.
Alysha è del
tutto inutile se si parla dell’autolesionismo passato di Vic
e della
depressione, sempre passata, di Tony.
Lei non le
capisce e non capisce perché ha paura che questi problemi
possano tornare, con
te l’avrebbe potuto fare.”
Beve un sorso
del suo the.
“E poi dalla
tua risposta deduco che, nonostante scaldi il letto di Ronnie Radke per
hobby,
Mike è tutto fuorché fuori dai tuoi
pensieri.”
Io
arrossisco.
“Ma che stai
dicendo?”
“Non chiami
mai Alysha per nome, la chiami bambola di plastica e ti dà
fastidio che stia
vicino a Mike. Non ci vuole molto a capire che sei gelosa e che la tua
cotta
per lui non ti è passata.
Tu lo ami e
prima lo ammetti meglio sarà. Almeno prenderai una
decisione…”
“Lo so che lo
amo! Me ne sono andata per questo!
Sveglia,
Sofia! Io non sono Alice e questo non è il Paese delle
meraviglie, i tuoi sogno
non diventano realtà!
La gente non
ti ama solo perché tu la ami, la gente se ne sbatte di
questo fatto e si mette
con chi vuole. Mike non mi ama, gli manca solo il suo zerbino, ma io
non posso
tornare a essere questo.
Voglio essere
vostra amica, ma mantenendo una mia dignità.”
“Leah,
gli manchi davvero, ma lo sai come è fatto. Non riesce a
esprimere i suoi
sentimenti o lo fa nel modo sbagliato. Se tratta così male
Ronnie e te come una
poco di buono è perché ti vuol ancora bene e
sente che con te ha sbagliato alla
grande qualcosa, ma non sa cosa.”
Aggiunge
Liz.
“Ha
avuto anni per capirlo.”
Rispondo
piuttosto fredda.
“Per
esperienza personale posso dirti che l’orgoglio non
dà mai buoni consigli.”
Dice piano Viviana.
“Smettiamola
di parlare di lui e parliamo di noi…”
Deglutisco.
“Posso
considerarvi ancora mie amiche?”
Sorridono
tutte e tre.
“Direi
di sì, ma con i ragazzi non sarà così
facile.”
“Lo
so.”
Sospiro.
“Ma non
posso mollare. Jaime, Tony e Vic mi mancano.”
“Manchi
anche a loro, ma sono ragazzi: devono fare un po’ i duri.
Manchi
soprattutto a Mike.”
Io non
dico niente, perché ci credo poco sul fatto di Mike.
Chiacchieriamo
un altro po’ di cose poco importanti e poi loro raggiungono
il bus dei Pierce
The Veil, io pago e raggiungo il bus dei Falling in Reverse. Sono tutti
già a
bordo.
“Come è
andata?”
“Insomma.
Bene con le ragazze, hanno ripreso a parlarmi, con i ragazzi un
po’ meno. Lo
sapevo che sarebbe finita così, devo impegnarmi di
più.”
“Loro
ci tengono a te.”
Dice Ronnie in tono serio.
“Durante
il pranzo il bassista mi ha detto che se ti torcevo anche solo un
capello mi
avrebbe castrato.”
“Mi
dispiace, Ronnie.”
Rispondo costernata dal comportamento di Jaime, ma anche segretamente
felice
che a lui importi ancora qualcosa di me.
“Non
preoccuparti. La mia fama mi precede e poi questo significa che ci
tengono a te
e ti perdoneranno.”
“Io lo
spero. Dopo le mie scuse non hanno detto una parola.”
“Gli
manchi e soprattutto a quel Mike. Non ha fatto altro che fulminarmi
quando stavo
mangiando.”
“E la
sua oca se ne è accorta?”
“No,
non credo che abbia abbastanza cervello da notare queste cose, non so
perché se
la porti appresso.”
“Io sì, invece.”
Commento cupa.
I
ragazzi iniziano una partita a
qualcosa
e io vado nel mio bunk, non appena mi siedo il mio smartphone vibra.
“Sono
felice che tu ti sia
scusata. Spero che tu stia bene.”
Il messaggio è di Jaime e pur essendo breve mi fa sorridere.
“Sono
felice che tu le abbia in
qualche modo accettate. Io sto bene, ma mi mancate.
Davvero.”
“Se ti manchiamo perché te ne sei andata?”
Io
arrossisco, ma alla fine digito la risposta con la sensazione di
togliermi un
peso dal cuore.
“Perché amo Mike.”
Breve, secca e coincisa.
Via il
dente, via il dolore.
Per un
po’il telefono rimane muto, poi vibra.
“Adesso
capisco, mi dispiace
davvero. Non credo che con Alysha faccia sul serio.”
Un
sorriso amaro si dipinge sul mio volto. Tutti dicono che con Alysha non
è una
cosa seria, ma intanto ci sta insieme, se la scopa e la fa vedere alla
stampa.
Forse
non è poi così vero che la cosa è
superficiale come credono tutti, forse l’ho
perso davvero e non mi rimane che stare con Ronnie.
Alla
fine Ronnie Radke non è male, non è il demonio
che dipingono, ha solo il vizio
di dire in modo schietto quello che pensa. Questa è
un’abitudine che può dare
fastidio a molte persone.
“Dite tutti che con lei non fa sul
serio, ma
intanto la loro storia va avanti e persino i media sanno di lei. Non mi
sembra
il comportamento di uno che vuole avere solo una storia senza
impegno.”
Digito
infine.
“Se
tu gli facessi capire che
gli interessi sono sicuro che la mollerebbe e correrebbe da
te.”
Io
scuoto la testa.
“Grazie
del tentativo, Jaime.
Lui ormai mi odia e basta.”
“E non ti chiedi perché?”
Sì,
me
lo chiedo, ma non so darmi una risposta e quindi digitarne una a Jaime.
“Me
lo chiedo, ma non trovo
risposta.”
“Un giorno la troverai.”
E
con
questa frase sibillina finisce il nostro scambio di messaggi.
Alla
fine arriviamo alla prima arena in cui suoneremo.
Il
ritmo diventa frenetico all’improvviso, i tecnici e Asia
spariscono, i primi
intenti a sistemare la strumentazione per i ragazzi, la seconda per
sistemare
la bancarella ce venderà il nostro merchandising. Io mi
aggiro senza una meta e
vedo Sofia, Engel e Maria che lavorano sul palco, Liz invece sta
sistemando le
magliette sulla sua bancarella.
Reprimendo
l’istinto di aiutarla – i Pierce The Veil non sono
più la mia band – vado da
Asia e aiuto lei. Lei me ne è piuttosto grata
perché immediatamente viene presa
d’assalto dai fans, così rimango anche a darle una
mano. Per ora non servo, li
ho lasciati tutti in perfetta salute quando me ne sono andata dal
pullman e
loro stavano andando a provare.
Dopo un
po’ torno al bus e li trovo ancora interi, Ronnie sta
parlando al telefono con
qualcuno e dai toni credo che sia la madre di Willow.
Conoscendolo,
mi tolgo dai piedi e vado ad ascoltare il soundcheck dei Pierce The
Veil,
mettendomi in una posizione in cui è difficile vedermi.
Suonano
tre canzoni, ma poi si fermano e guardano dalla mia parte, io faccio
per
andarmene – avvilita – ma un cenno di Vic mi fa
rimanere.
Mi
metto in una posizione più comoda e ascolto rapita loro che
provano. La loro
musica è così piena di energia e sentimento che
è impossibile non sentirsi
toccati, soprattutto da “Hold on till may”.
Gli
occhi mi si fanno improvvisamente lucidi, mi mancano da morire.
Alla
fine delle prove seguo il mio istinto e corro ad abbracciare Vic, lui
non dice
niente, ma mi stringe forte a sé. Ha visto le mie lacrime,
credo che abbia
capito che il mio pentimento e le mie scuse erano sincere.
Dopo
Vic vengo abbracciata da un sorridente e sudatissimo Jaime e poi da
Tony che mi
sussurra un “Bentornata” all’ orecchio.
Mike invece non dice e non fa nulla,
poi mi lancia uno sguardo carico di disprezzo e alla fine se ne va,
muto come
una tomba.
“Gli
passerà, dagli tempo.”
Mi dice
Vic, amo quanto sia sempre gentile con tutti.
“Mi
odia e non mi perdonerà mai!”
La mia
voce è incrinata e scoppio di nuovo a piangere, Jaime mi
abbraccia di nuovo e
mi accompagna al loro bus.
“Aspettami
cinque minuti che mi faccio una doccia, so di puzzare come una capra,
c’è
Delilah.”
Se ne va verso il bagno, io guardo la ragazza dai capelli rosa
evidentemente a
disagio, ha capito che non mi sta simpatica.
“Eh,
ciao. Vuoi del the?”
“Sì,
grazie. Non sarebbe male.”
Lei va
in cucina – quella che conosco fin troppo bene – e
torna con una lattina di the
e una di birra.
“È
per…”
“Jaime.
Sì, lo so.”
Il tono
mi esce un po’strano e il sospeso “Lo so da
più tempo di te” non è poi
così
sospeso.
“Non ti
piaccio, vero?”
“È
strano vedere qualcuno svolgere il lavoro che per anni hai svolto
tu.”
Dico
diplomatica per non dirle in faccia che mi sembra una barbie
malriuscita con
quella chioma rosa cicca. Non è colpa sua se io, in un certo
momento della mia
vita, ho avuto un colpo di coda di idiozia adolescenziale.
“Capisco.”
Jaime
arriva a salvarci da questa conversazione imbarazzante,
sant’uomo.
“Mi
dispiace per il comportamento di Mike.”
“Ha
tutto il diritto di essere incazzato, lo sai anche tu.”
“Ma non di trattarti così.”
Io abbasso la testa.
“Jaime,
perché sembra sia geloso di me?
Non ha
la sua barbie? Perché non vuole che io vada avanti e mi
rifaccia una vita?”
Lui
rimane un attimo senza parole, evidentemente preso in contropiede.
“Non
gli piace Ronnie e non credo che la barbie sa quello che vuole
veramente, ma
Mike Fuentes non è mai stato una cima con i sentimenti. Ha
paura di
innamorarsi, non chiedermi perché, ma è
così. Ha bisogno di tempo per capire.”
Altre
lacrime rigano il mio viso.
Tutto
questa sofferenza è eterna, ce la farò a vedere
la fine?
“No, Leah.
Non piangere, ti prego.”
“Vedi
qualche motivo per non farlo?
L’ho
perso e non lo ritroverò mai più!”
“Lascia
che a sua rabbia sbollisca e andrà tutto bene.
Credimi,
andrà tutto bene.”
All’improvviso
la porta del pullman si spalanca con un gran botto e qualcuno ci
raggiunge
nella zona relax nonostante le proteste della cicc…Delilah.
Ronnie
Radke è in piedi con le braccia incrociate sul petto e
un’espressione dura che
passa da me a Jaime.
“Cosa
le hai fatto?”
“Non mi
ha fatto nulla, Ronnie, è stato…”
“Mike Fuentes, vero?
Un
giorno rovinerò il suo bel faccino, deve smetterla di farti
stare male!”
Poi il
suo sguardo si fissa su Jaime.
“Tu
cosa stavi facendo?”
“Cercavo
di consolarla.”
Dice calmo lui.
“Dice
la verità?”
Io
annuisco.
“Sì,
dice la verità.”
La voce
di Delilah è decisa.
“Posso
sapere chi è lei?”
“Sono
Ronnie Radke.”
Risponde
senza nemmeno guardarla in faccia.
“Andiamo,
Leah. Penso che sia ora che tu torni al nostro pullman, grazie per
averla
aiutata.
“Di
nulla, è mia amica.”
Ronnie
sorride mentre io mi alzo.
“Felice
di sentirlo, Leah ha bisogno di amici.”
Io
saluto Jaime, Ronnie avvolge protettivo un braccio intono alle mie
spalle e
insieme usciamo dal tourbus dei Pierce The Veil. Mi sento un
po’ meglio, fino a
quando incontro lo sguardo di fuoco di Mike.
Abbasso
lo sguardo per nascondere le lacrime.
Perché
deve farmi questo?
Angolo
di Layla.
Come
vedete si è risolto quasi tutto per il meglio. Ronnie e Mike
sono sempre a un passo dalla rissa, ma ce la fanno a trattenersi. Per
ora.
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio TheSkyUnderTheSea
per la recensione.
Questa è la nuova Viviana.
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Capitolo 5 *** 4)I think we're doomed and now there is no way back ***
4)I
think we're doomed and now there is no way back
Leah
p.o.v.
Non
pensavo che mi sarei mai trovata in una situazione del genere.
Mike e
Ronnie si stanno squadrando con odio, sui loro lineamenti è
incisa una gelida
furia, la mano di Ronnie mi spinge dietro di lui come a proteggermi dal
batterista dei Pierce The Veil.
“La
smetti di trattarla di merda, piccolo sbruffone?
Le persone
hanno dei sentimenti, sai?”
Mike ride sarcastico.
“Vallo
a dire alla madre del ragazzo che hai ucciso.”
“Non ho
ucciso nessuno, testa di cazzo.
Se non
sai le cose non parlare, ero solo presente.”
“Ti
hanno condannato lo stesso però,
grand’uomo.”
“Arresti
domiciliari, ma è stato dimostrato che non ero
lì. Lo hanno fatto per le mie
condanne per droga.”
“Ci sei
finito lo stesso in carcere, comunque. Sei talmente coglione che non
sai stare
tra le persone normali senza dare di matto o picchiare le tue
donne.”
“Sono
stato assolto e tu non sei da meno, hai ferito anche tu
qualcuno.”
“Dici
la traditrice, accanto a te?”
“Sei
solo uno stronzo cieco, sei talmente cieco che non vedresti il mare
nemmeno se
ce l’avessi davanti. Lei non è una traditrice e se
ti sento ancora trattarla
male ti spacco la faccia, ok?”
“Se prima non la spacchi a lei!”
“Basta
Mike!”
Urlo
fuori di me.
“Smettila
di insultare Ronnie, lui mi tratta come un essere umano a differenza
tua. Tu mi
hai sempre considerata una specie di oggetto, qualcuno su cui sfogare
le tue
ansie e a cui raccontare i tuoi problemi senza ascoltare i miei
problemi.
E
adesso stai facendo lo stesso, scarichi la mia rabbia su di me senza
ascoltarmi! Gli altri lo hanno fatto e mi hanno perdonato, solo tu no.
Tu te ne
stai lì come un cazzo di re in una torre di merda e giudichi
e basta. Te ne
sbatti delle spiegazioni e del fatto che siamo tutti umani e possiamo
sbagliare. Per te questa cosa non esiste e io non ce la faccio
più a sopportare
questa cosa, se non ce la fai a trattarmi normalmente girarmi al largo!
Anzi,
sparisci fino a che non sarai cresciuto, solo allora torna a
parlarmi!”
“Per te
questo tossico vale più della nostra amicizia?”
“Lo stai facendo di nuovo! Ronnie è pulito,
pulito, cazzo!”
“Va
bene! Fai come ti pare, te ne pentirai!”
“Sarai
tu a pentirtene, Mike!”
Gli
urlo prima di girare sui tacchi e andarmene, arrabbiata come non mai.
Ronnie
non mi segue e sento la sua voce arrabbiata levarsi contro Mike che
risponde a
tono. Ho la sensazione che tra poco finiranno a botte, ma non riesco a
gestire
loro e me, così corro al tourbus prima di scoppiare a
piangere.
Apro la
porta e incontro Jacky con in mano una bottiglietta d’acqua e
l‘aria perplessa.
“Cosa è
successo? Dov’è Ronnie?”
“Penso
sia facendo a botte o sia molto vicino a farlo con Mike Fuentes al
pullman dei
Pierce The Veil.”
Jacky
non ha bisogno di ulteriori spiegazioni, è un ragazzo
sveglio e corre subito in
soccorso dell’amico, io invece mi ficco nel mio bunk e
alterno il piangere al
prendere a pugni il cuscino.
Sono
ferita e arrabbiata per come mi ha trattata Mike, come se avessi
compiuto
chissà quale delitto o crimine e per il fatto che
è l’unico che non vuole
ascoltare le mie spiegazioni. Gli amici non si comportano
così!
Sì,
ammetto di avere sbagliato, ma mi sono anche scusata!
Per lui
invece le mie scuse sono spazzatura, se non le avessi fatte sarebbe
stato lo
stesso, è un egoista di merda!
E poi
con che diritto se la prende con Ronnie?
Lo so
benissimo che non si limita a fumare sigarette, che se
c’è dell’erba non si
tira indietro e che spesso la va a comprare.
Lo so,
come conosco tutti i suoi vizi, lui non ha il diritto di fare la morale
a
nessuno. È solo fortunato che la polizia non
l’abbia mai beccato e che non
abbia un carattere un po’ di merda come Ronnie.
Dopo
non so quanto tempo sento la porta del bus aprirsi e le voci di Jacky e
Ronnie.
“Perché
cazzo me l’hai tolto dalle mani?
Lo
stavo sistemando a dovere, gli stavo dando quello che si
merita!”
“Esattamente
per questa ragione, Ronnie!
Cazzo,
con i precedenti che hai rischi grosso se a Fuentes sale il crimine e
decide di
denunciarti o qualche giornalista di merda viene a sapere della rissa.
Rischiamo
che questo tour vada a puttane prima ancora che inizi!”
“Ha
insultato Leah e ha insultato me senza sapere un cazzo, non poteva
passarla
liscia!”
“Lo so,
ma non ne vale la pena!
Cazzo,
pensaci! Se qualcuno lo viene a sapere rischi di scatenare una guerra
tra i fan
dei Pierce The Veil e quelli dei Falling in Reverse e non ne vale la
pena per
quel cazzaro.
Ti prego,
Ronnie!”
“Io non
ce lo faccio un tour con uno che insulta me e la mia ragazza!”
Io
scendo dal mio bunk e mi piazzo davanti al mio ragazzo.
“Jacky
ha ragione.”
Dico
brusca.
“Lo
stai difendendo?”
“No,
penso solo che non valga la pena di mandare tutto a puttane per un
immaturo di
merda. Lascialo parlare, non sa quello che dice.”
“Non
voglio più fare un tour con lui se non si scusa!”
Detto
questo se ne va nel suo bunk e io guardo Jacky desolata.
“Merda,
mi dispiace. Non volevo che si arrivasse a questo.”
“Non è
colpa tua. È colpa di Fuentes che è troppo
immaturo per accettare le scuse e il
fatto che qualcuno possa sbagliare.”
“Sì, ma
adesso non ci sarà più il tour! Hai sentito
Ronnie!”
“Gli
passerà.”
“ ‘Sti
gran cazzi! Lo sai come è fatto, una volta che dice una cosa
la mantiene e sono
certa che Mike non si scuserà. Non è il
tipo!”
Nervosa
e arrabbiata scrivo a Jaime nella speranza che mi suggerisca una
soluzione, ma
tutto quello che mi dice è di venire al bus che ci
sarà una riunione della
band, Mike escluso.
“Cosa
dice il tuo amico?”
“Che
sono invitata a una riunione della band per risolvere questo
casino.”
Rispondo giù di morale.
Il
senso di colpa inizia a farsi sentire, se me ne fossi rimasta a casa
non
sarebbe successo nulla, ma curare i Falling in Reverse è il
mio lavoro, quello
per cui sono pagata. Non posso scappare questa volta, non sarebbe
corretto.
“Jacky,
per favore, passami una birra. Ho la testa che mi si spacca.”
“La
birra non è il miglior rimedio al mal di testa.”
“Lo so, ma non so cosa fare. Sono… Oh, non lo so
cosa sono, so solo che sto di
merda.”
Lui mi
batte una mano sulla schiena comprensivo, io finisco la birra e penso
che faccio
più danni della tempesta.
Alla
fine busso al bus dei Pierce The Veil, Vic mi apre con uno sguardo
dispiaciuto.
“Mi
dispiace per tutto quello che ti ha detto mio fratello e per la
rissa.”
“Grazie
Vic, ma è colpa mia. Ho fatto un casino e adesso ne paghiamo
tutti le
conseguenze. Ronnie vuole mollare il tour.”
“Merda.”
Impreca
a bassa voce, mentre raggiungiamo la zona relax.
Sono
tutti lì, tranne Mike e la sua zoccola.
“Dove
sono?”
Chiedo
piatta.
“Alysha
è da qualche parte a fare shopping, Mike è a
bere. Era abbastanza incazzato, ti
risparmio quello che ha detto sul tuo conto.”
Mi
risponde Liz.
“Non ce
n’è bisogno, me lo immagino benissimo. Che
sarò una puttana traditrice che
preferisce un tossico manesco come Ronnie a brava gente come
voi.”
“Più o
meno.”
“Conosco
quella testa di cazzo.”
Mi
siedo e mi prendo la testa tra e mani.
“Che
cosa si fa?”
“Cosa
dice Ronnie?”
“Che
vuole mollare il tour e, credimi, lo farà se Mike non si
scuserà.”
“Merda!
E se gli facessimo noi delle scuse al suo posto?”
“Non so
se le accetterà, credo voglia proprio quelle di Mike
perché è lui che lo ha
trattato di merda, non voi. Non potreste provare a parlargli?”
“Se
torna ubriaco non ci ascolterà e ci sono delle buone
probabilità che succeda.”
Mi dice
Vic sconsolato.
“Vic,
forse puoi provarci lo stesso a parlare a Ronnie.”
Tutti
guardiamo Sofia.
“Che ho
detto di male?
A
quanto pare la questione non può essere risolta sul breve
tempo, magari tra un
paio di giorni Mike si scuserà, ma non ora. Noi vogliamo che
questo tour si
faccia e non ci rimane altro che far scusare Vic o tutta la
band.”
“Sofia
ha ragione.”
Vic si
alza.
“Questa
è l’unica possibilità che abbiamo.
Leah, potresti accompagnarmi al bus?”
“Sì,
certo. Scusatemi ancora, ragazzi.”
Scendiamo insieme e Vic è piuttosto silenzioso.
“Leah,
tu ami ancora mio fratello, non è vero?”
“Sì, purtroppo lo amo ancora.”
“Alysha
non ti piace.”
“Ha
distrutto i miei sogni, come fa a piacermi?”
“Capisco.
Con Ronnie è una cosa seria?”
“Non
so, non credo.
Da
quando c’è Michael lui sembra essersi attaccato di
più a me, ma non so perché.
Se perché ha iniziato a provare qualcosa di più
profondo per me o perché c’è un
rivale attorno.”
Vic non dice nulla, io apro a porta del pullman. Ryan, Derek e Jacky
stanno
giocando a carte.
“Dov’è
Ronnie?”
“Nel
suo bunk.”
“Sobrio?”
Annuiscono
tutti, io mi avvio verso la zona notte e busso al bunk del mio ragazzo.
“Chi
è?”
“Sono Leah.”
Lui
apre la tenda.
“Stai
bene?”
“Sto,
tu?”
“Incazzato.”
“Ascolta,
di là c’è una persona che ti vuole
parlare, potresti venire un attimo?”
Lui
annuisce e scende dal bunk, per poi seguirmi abbastanza docilmente
verso la
zona relax, sembra abbastanza stupito di vedere Vic.
“Come
mai sei qui?”
Gli
chiede piuttosto bruscamente.
“Sono
venuto qui a scusarmi per quello che ha fatto mio fratello.”
“Sono
molto colpito dal tuo gesto, ma non sei il Fuentes ce volevo
vedere.”
“Lo so,
ci stiamo lavorando.
Intanto,
ti prego di accettare le mie scuse e di esibirti stasera.”
Ronnie
non dice nulla per un tempo fin troppo lungo, tanto che inizio a
preoccuparmi e
Vic inizia a sentirsi a disagio.
“Forse
è meglio che me ne vada e annunci a tutti che stasera non ci
sarà nessun
concerto.”
“No.”
Vic lo
guarda incredulo.
“Non
sei Mike Fuentes, ma accetto le tue scuse. Ovviamente aspetto anche le
sue, ma
per ora mi accontento.
Digli
di girare al largo da me e da Leah fino a che non gli è
cresciuto un paio di
palle.”
Vic annuisce.
“Glielo
dirò, magari non adesso.”
“Cos’è?
Il signorino è corso a bere?”
Il mio
amico spalanca gli occhi e lo guarda sconvolto.
“Come
fai a saperlo?”
“È
così che si comportano le persone come Mike Fuentes, ho
conosciuto un bel po’
di persone come lui.”
“Ah,
okay.
Beh, ci
vediamo stasera sul palco.”
Il
leader dei Pierce The Veil scappa via in modo precipitoso dal mio
pullman,
Ronnie ghigna e oio lo guardo senza capire.
“È
un bravo ragazzo, Vic.
Peccato
che Mike non gli somigli almeno un po’”
“Gli
somiglia, solo che non vuole farlo vedere.”
Lui
scuote la testa e si unisce alla partita dei ragazzi, io mi sdraio sul
divano
con la speranza di farmi un sonnellino, perché la mia testa
si sta spaccando.
Tutte queste emozioni mi hanno fatto venire il mal di testa.
Com’è
complicato fare il medico delle rockstar!
Quasi
quasi è meglio fare il medico di quartiere.
Il mio
pisolino dura fino all’ora di cena e cancella il mio mal di
testa.
Tanto
per cambiare i ragazzi stanno cucinando una pizza, ma visto che io
l’ho
mangiata sia ieri che l’altro ieri e il giorno prima ancora
sono un po’ stanca.
Ok, amo
la pizza, ma c’è un limite anche
all’amore per
questo meraviglioso cibo.
“Ragazzi,
io esco a mangiare. Non vi offendete, vero?”
Mi guardano tutti come se fossi un’aliena.
“Ma sei
sicura?
C’è la
pizza!”
“Lo so,
ma ho voglia di qualcosa di diverso.”
“Ci
sarai al concerto, vero?”
“Certo.
Non vi preoccupate.”
Esco
dal pullman e mi addentro in quel casino che è il Warped
Tour, individuo dove
si mangia e scarto a priori la pizza, mangiare un hamburger o un hotdog
mi
tenta, ma alla fine scelgo il messicano. Prendo un burrito e una coca e
mi
siedo in un angolo a mangiare.
Ovviamente
ho preso messicano perché mi mancano i Pierce The Veil e
questo burrito mi
ricorda tutti quelli che ci siamo mangiati insieme in anni di tour.
Quelli
sì che erano anni belli, spero che quella Delilah non li
sprechi e tratti bene
i miei ragazzi, vorrei almeno visionare il suo curriculum, ma non ho
alcun
diritto di farlo. Io ho lasciato la band e io ne devo prendere la
responsabilità.
Finito
di mangiare butto gli avanzi nella spazzatura da brava ragazza e mi
avvio verso
il mio pullman quando la mia attenzione viene attirata da qualcosa,
anzi da
qualcuno precisamente.
Mike
arranca faticosamente verso il suo bus con passo strascicato,
è completamente
ubriaco, cazzo!
“Mike!”
Lo
chiamo, ma lui fa finta di non sentire.
Oh,
dannato orgoglio da messicano!
Mi
avvicino a lui e faccio passare un mio braccio attorno alla sua vita,
ma lui
non si appoggia a me.
“Mike,
cazzo! Piantala di fare l’orgoglioso!
Sei
ubriaco da fare schifo, lo so che mi odi, ma accetta il mio aiuto, mi
sembra
che sia l’unica a volerti dare una mano.”
“Non ho
bisogno dell’aiuto di nessuno, ce la faccio benissimo a
camminare a solo.”
Borbotta
biascicando le parole, cosa cazzo si è bevuto?
Una
botte di birra?
Il suo
alito è pungente, più o meno come la sua
stupidità, così lo lascio andare e lui
cade immediatamente per terra. Io gli tendo una mano.
“Adesso
pensi ancora di non avere bisogno di nessuno?”
Rimane
sdraiato a terra per la bellezza di cinque minuti prima di accettare,
riluttante, la mia mano.
Lo
aiuto a tirarsi in piedi e questa volta si appoggia a me.
“Grazie.”
“Prego.”
“Perché
sei arrabbiato con me, Mike?
Ho
sbagliato a scappare a quel modo, ma mi sono scusata. Ci sto provando a
farmi
perdonare, non voglio perdere i miei amici.”
“Perché
stai con quello e dovresti stare con noi.”
“Io… Avevo bisogno di cambiare aria, ma
l’ho fatto nel modo sbagliato e Ronnie
non è cattivo come sembra. Giuro.”
“Lo è, ti ha portata via da me.”
“Cosa?”
“Tu mi
piaci, Leah. Tu e non quell’Alysha, ma so che una nobildonna
come te non
vorrebbe mai un povero messicano come me.”
“Come fai a saperlo?”
Gli
dico spaventata, nessuno sa delle mie vere origini!
“Una
volta ha chiamato tua madre al tuo cellulare e ho risposto io per dirle
che ti
stavi facendo una doccia e che l’avresti richiamata.
Beh,
lady Lancaster mi ha accusato di stare rovinando la più
piccola delle sue
figlie con le mie abitudini da rockstar debosciata.”
Oh,
cazzo!
“Me la
sono dovuta fare passare, ma tu non avevi nessun diritto di
andartene!”
Il suo delirio finisce quando arriviamo al pullman dei Pierce The Veil,
Tony lo
prende in consegna e Viviana si mette subito al lavoro per preparare
quella sua
pozione quasi magica che fa riprendere dalle sbornie.
“Vic.”
Sussurro scioccata.
“Vic,
per l’amore della Santa Muerte, vieni qui.”
Lui si avvicina a me, preoccupato.
“Cosa
succede, Leah?”
“Mike
mi ha detto delle… cose quando era ubriaco.”
“Oh,
cazzo. Cosa?”
“Ha
detto che sono io a piacergli e non Alysha ed è
così arrabbiato con me perché
sto con Ronnie e non con lui. Ha detto che non si mai fatto avanti
perché un
giorno ha risposto a una chiamata di mia madre e lei gli ha detto che
sono
nobile e che pensa di non essere adatto a me.
È
questo che intendevi dire quando hai detto che forse non mi avrebbe
rifiutato
come credevo?”
Lui annuisce piano, credo che non gli piaccia tradire i segreti del
fratello,
ma che non abbia scelta in questo momento.
Io sono
sconvolta, guardo Mike affidato alle cure dei suoi amici e poi
l’orologio.
“Devo
tornare dai Falling in Reverse.”
Prendo le mani di Vic tra le mie.
“Vic,
prenditi cura di lui.”
“Lo farò e tu prenditi cura di te e pensa a quello
che ti ha detto Mike,
forse non è più giusto stare con Ronnie Radke per
dimenticare lui.”
Io annuisco e corro via.
Mi
sento sconvolta e in preda a un tumulto interiore che non
passerà inosservato a
Ronnie, forse è davvero ora di decidere cosa vogliamo fare
della nostra
relazione.
Arrivo
al mio pullman giusto in tempo per vedere la and scendere.
“Scusate
il ritardo, ma ho incontrato una persona.”
Ansimo,
appoggiando le mani ai gomiti, lo sguardo del leader dei Falling in
Reverse mi
trapassa come una lama nera.
“Oh,
non c’è problema.”
Interviene
rapido Jacky, avendo intuito che c’è qualcosa che
non va tra me e il suo amico,
ma quando Ronnie mi passa accanto mi sussurra: “Io e te dopo
dobbiamo parare.”
Ecco
una delle frasi che non falliscono mai ne creare ansia.
Come
faccio a dirgli tutto?
E cosa
mi dirà lui?
Ecco,
non mi godrò affatto il concerto, ma una bella serata a base
di ansia.
Ho già
i crampi.
Angolo
di Layla
Ta-da!
La birra fa miracoli, ma come reagirà Mike da sobrio?
Ta-ta-ta.
Altra comunicazione: da settimana prossima inizio a postare il seguito
alternativo a Free at last, incentrato sulle sorelle Ortega.
Ringrazio
TheSkyUnderTheSea
per la recensione e spero ti piaccia.
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Capitolo 6 *** 5)Feelings like this they need a home ***
5)Feelings like this they
need a home
Leah
p.o.v.
I
concerti di solito mi piacciono, è per questo che ho scelto
di fare il medico
per musicisti e non un comune medico generico, ma questa sera
è diverso.
Oggi so
che dopo il concerto dovrò parlare a Ronnie e
sarà una conversazione di quelle
non facili, spinosa, direi.
Non è
facile dire al tuo ragazzo – se così si
può definire Ronnie – che Mike mi ha
detto che gli piaccio e che la cosa è ricambiata.
Oh, non
è per niente facile!
in ogni caso mi metto nel mio angolo del backstage dove ci sono anche
Sofia,
Viviana –che sta fotografando come una matta – e
Delilah. Asia e Liz sono alle
loro bancarelle.
Sia
Sofia che Delilah notano il mio nervosismo.
“Tutto
bene?”
Mi
chiede Sofia.
“Oh,
sì. Perché?”
“Sei
tesa come una corda di violino.”
“Oh,
sapete, è la performance. Cioè il concerto, sono
un po’ preoccupata per tutto
quello che è successo.”
Delilah
mi lancia un’occhiata scettica, in quanto alla ragazza dai
capelli azzurri mi
guarda e scuote la testa. Mi conosce abbastanza da non essersela bevuta
nemmeno
per un secondo.
La
prima band che si esibisce sono i Pierce The Veil e devo dire che sono
stati
davvero bravi – non che la cosa mi stupisca, so che una bomba
live – e come
ogni volta Vic fa salire sul palco una fan e le dedica “Hold
on till may.”
È bello
vedere le lacrime di queste ragazze che vedono il loro sogno
realizzato, ti fa
salire un po’di speranza nei miracoli.
Mike –
nonostante la quantità spropositata di alcool ingerita poche
ore prima – suona
perfettamente, senza commettere un errore, sobrio come un prete. Inizio
a
credere che il preparato di Viviana sia una pozione magica e che lei
sia la
cugina messicana della Signora di Avalon.
Una
volta che i Pierce The Veil finiscono salgono sul palco i Falling in
Reverse e
devo dire che ammiro il comportamento di Ronnie: calmo e ironico come
al
solito.
Non si
direbbe che questo pomeriggio si è preso a pugni con Mike e
che ha minacciato
di far saltare concerto e tour: è un buon professionista.
Qualcosa
di familiare mi artiglia lo stomaco: ansia.
Trascinata
dalla musica mi ero completamente dimenticata della mia futura
discussione con
il signor Radke. Come cazzo reagirà?
Vorrà
prendere di nuovo a pugni Mike?
E Mike
si ricorderà di avermi detto tutto o la magia di Vivi
avrà cancellato tutti i
ricordi?
Delilah
si allontana per andare un attimo ai ragazzi e io rimango da sola con
Sofia.
“Allora,
cosa c’è che non va?”
“Mike
da ubriaco mi ha confessato che gli piaccio, ma che non si fa avanti
perché
sono nobile di nascita e io devo dirlo a Ronnie.”
Sputo tutto d’un fiato, come se stessi buttando fuori
qualcosa di velenoso.
“Tu sei
nobile?”
“Esattamente.
Lady Leah Marie Eulalie Lancaster, per servirla.”
“E piaci a Mike?”
“Così
parrebbe.”
“ ‘Azzo, poca roba da dire a Ronnie! Qui si rischia
la rissa!
Tu ami
ancora Mike, vero?”
“Sì,
purtroppo. Ho il vago sospetto che Ronnie non me la renderà
facile perché ho
l’impressione che i sentimenti da parte sua siano cambiati.
Che dalle sole
scopate iniziali siamo passati a qualcos’altro che non so
definire.”
“Ok, i
suoi sentimenti sono cambiati e i tuoi?”
“Non lo
so.”
Ammetto
sinceramente.
“Mi ha
aiutato molto durante quest’anno e credo che siamo diventati
amici, buoni
amici, ma non so se c’è qualcosa di
più.”
Mi fermo un attimo.
“Nella
mia testa…”
Ansimo.
“Nella
mia testa c’è sempre Mike e le immagini di quando
bacia quella vacca e fa male.
Continua a fare male, tanto da pensare che forse non vale la pena
rincorrere
una persona che è andata avanti senza di te.”
Sofia
rimane in silenzio.
"Forse
per avere l’amore che sogniamo dobbiamo soffrire a lungo,
senza mai perdere la
speranza che le cose cambieranno prima o poi.”
“Non voglio arrivare a tentare il suicidio per lui.”
“E non
devi. Parla con Ronnie, adesso io devo andare.”
Mi fa cenno e noto che Tony ci sta osservando da un po’, in
attesa della sua
ragazza.
“Sì,
ciao.”
Rimango da sola ad ascoltare la fine del concerto dei Falling in
Reverse,
quando finalmente tornano dietro le quinte sono sudati e sorridenti,
tranne
Ronnie.
Oh, no!
Lui è mortalmente serio, non si è scordato
nemmeno un attimo che mi doveva
parlare.
Vanno a
farsi una doccia e venti minuti dopo un Ronnie con i capelli bagnati fa
la sua
comparsa.
“Gli
altri sono a una festa, io e te abbiamo un discorso in sospeso, se non
mi
sbaglio.”
“No, non ti sbagli. Possiamo affrontarlo sul pullman? Lontano
da orecchie
indiscrete?”
Lui
annuisce.
“Papa-paparazzi.”
“Non cantare Lady Gaga, non mi piace.”
Lui
ride sarcastico, si diverte a irritarmi.
Camminiamo
verso il pullman, io qualche passo dietro di lui che ogni tanto si
ferma per un
autografo o una foto con qualche fan. Alla fine arriviamo e lui si
chiude la
porta alle spalle.
“Forza,
dimmi tutto.”
“Ronnie, non è meglio…”
“No, Leah. Lo sai che odio le bugie, vuota il sacco.
Dopo
cena è successo qualcosa.”
Io
deglutisco.
“Ho
incontrato Mike, ubriaco.”
“E?”
“L’ho accompagnato al suo bus, anche se
all’inizio non voleva. Quando è caduto
per terra perché le sue gambe non lo reggevano ha deciso di
accettare il mio
aiuto.”
“E?”
“Niente!”
Lui
stringe gli occhi.
“Le
bugie, Leah, le bugie non mi piacciono.”
“Beh, mi ha parlato.”
“E cosa ti ha detto?”
Io
abbasso gli occhi e la testa lasciando che il mio ciuffo bianco copra
il mio
volto.
“Che
gli piaccio, ma che non si fa avanti perché sono di origine
nobile e le regine
non stanno con i plebei.”
“Sei
nobile?”
“Sì.”
“Perché
non me l’hai mai detto?”
“Perché non definisce chi sono! Non ho scelto io
di esserlo e, se vuoi saperlo,
odio essere una lady, anche se ho abilmente scantonato le
responsabilità del
mio ruolo fino ad ora.”
“E tu
lo ami?”
“Io… Sì.”
“E se ti dicessi che mi sono innamorato di te?”
Con
questa frase enigmatica lascia il pullman per raggiungere gli altri
alla festa.
Stava
dicendo sul serio o era solo una provocazione delle sue?
Mi
siedo sul divano e senza dire una parola mi attacco a una bottiglia di
whisky.
Stasera
la dottoressa si prende una serata di ferie.
Le mie
ferie non durano molto, in un punto imprecisato della notte qualcuno mi
sveglia
e mi obbliga a bere un po’ di acqua. A causa del buio non
vedo bene chi sia.
“Ronnie,
sei tu?”
Chiedo
con voce debole.
“No.”
Riconosco la voce vellutata di Vic Fuentes.
“Vic!
Cosa ci fai qui?”
“Ho
visto Ronnie alla festa e non ho visto te. Mi sono preoccupato ed
eccomi qui,
quanto cazzo hai bevuto?”
“Troppo,
immagino.”
Lui mi
fa bere un paio di aspirine.
“Domani
ti eviteranno un gran bel mal di testa, dottoressa.
Si può
sapere cosa ti succede?”
“Perché
deve essermi successo qualcosa.”
“Tu non sei la ragazza che beve in solitaria per dimenticare,
un anno non può
averti cambiato così tanto.”
Io
sospiro.
“Lo sai
già.”
“So
solo una parte. Non mi è sfuggito che tu e Ronnie vi siete
allontanati a un
certo punto e ora ti ritrovo così. Ti ha
picchiata?”
“No, scemo. Vedi qualche livido?”
Lui mi
osserva con attenzione fino a imbarazzarmi.
“No.
Allora cosa ti ha detto?”
“Vic,
ti prego.”
“Leah,
se ti tratta male devo saperlo.”
Io
scuoto la testa.
“Non mi
tratta male, vi preoccupate tutti troppo per questa cosa, pensi che non
sia
capace di badare a me stessa?”
“So che
sei in grado di farlo, ma so anche che in questo momento tu sei debole
e più
facile da ferire.”
“Ti ringrazio per preoccuparti per me, Vic. Io non lo merito,
Mike ha ragione.”
“Sh! Tu sei mia amica, è normale che io mi
preoccupi per te.”
Una
lacrima solca la mia guancia, poi abbasso subito la testa lasciando che
il
ciuffo bianco mi copra il volto, lui mi abbraccia.
Io
scoppio di nuovo a piangere.
“Era
per questo che mi sono messa a bere da sola, se fossi rimasta lucida
avrei
pianto di sicuro.”
“Cosa è
successo, Leah?
Sono
seriamente preoccupato.”
“Ronnie mi ha detto una cosa del tipo: “E se ti
dicessi che anche io sono
innamorato di te?”.”
Altre lacrime
bagnano la maglietta di quel sant’uomo di Vic.
“Come
si sta comportando?”
“Chi?”
“Tutti
e due.”
“Mike è
a letto perché nemmeno lui riuscirebbe a sopravvivere a due
sbronze in un
giorno, Alysha sta limonando duro con il tecnico di Mike.”
“Nicholas?”
“Lui.
In quanto a Ronnie sta bevendo in un angolo da solo, allontana tutte le
ragazze
che ci provano e sembra… Non so, incazzato, scazzato. Si
vede che ha qualcosa
che non va e vuole avere nessuno attorno.”
Io mi metto le mani davanti al volto.
“Sto
rovinando questo tour!”
Lui
scuote la testa e mi accarezza i capelli, tentando di calmarmi: la mia
isteria
aumenta di minuto in minuto.
“No,
stai mettendo ordine nella tua vita.
Stai
affrontando le cose, ti stai comportando da donna matura.
Pensavi
che sarebbe andata avanti all’infinito così?
Scappare
da noi, da quello che provi e chiuderti in una bolla fasulla con Radke,
senza
sapere cosa provi per lui?”
“No,
non sarebbe potuta andare avanti per sempre, ma fa un male
cane.”
“La
vita è dolore, è anche dolore. Non puoi
…”
“Lo so
che non posso eliminare il dolore!”
Lo
interrompo aspa.
“Pensi
che per me siano stati anni facili quelli in cui vi ho fatto da medico?
Vedere
ogni giorno la persona che ami trattarti da amica o da confessore, a
seconda
delle occasioni?
Vedere
Mike farsi troie di ogni tipo e guardarmi allo specchio e non vedermi
mai
abbastanza.
Odiare
ogni singolo particolare del mio corpo: dai miei occhi scuri, alla mia
pelle
cadaverica e ai miei capelli assurdi.
L’insonnia
mi ha consumato per anni, perché le voci urlavano nella mia
testa che non ero
abbastanza e non ero adatta a nessuno dei due mondi in cui ho vissuto.
Troppo
ribelle e indipendente per essere una nobile schiava
dell’etichetta e troppo
poco figa o con le palle per far parte del mondo delle rockstar che
ammiravo
sui poster della mia camera.”
Mi
fermo un attimo.
“Pensavo
davvero di avere trovato una specie di casa in questo anno, sul serio,
Vic.
Ho
pensato che un po’ di vita anestetizzata avrebbe potuto
aiutarmi, perché c’è un
limite anche al dolore che si può provare e io
l’avevo raggiunto.
Quando
ho visto la foto di Mike e Alysha un anno fa mi sono sentita soffocare
e ho
capito che non ce l’avrei fatto a fare un altro tour con voi,
anche se non era
nei miei piani abbandonarvi.
Poi sai
quello che è successo e hai ragione, non poteva durare per
sempre.
Ora non
so cosa fare, sento il mio mondo sgretolarsi e non è
bello.”
Scoppio
di nuovo a piangere.
“Non…
Non sai chi scegliere?”
“No.
Mike è
quello che amo, ma che mi ha fatto soffrire e che mi respingerebbe.
Ronnie
mi è stato accanto in tutto questo anno.”
“Non puoi iniziare una relazione con lui su questi
presupposti e non è detto
che mio fratello ti respinga.”
“Io non lo so. Io non so… niente.”
Mi
tolgo le mani dalla faccia e lascio penzolare le mie braccia inerti
lungo il
corpo.
“Leah,
vai a letto.
Sei
troppo stressata.”
Mi lascio mettere a letto dalle mani delicati di Vic, ci auguriamo la
buonanotte e – non appena se ne è andata
– cado in un sonno senza sogni.
Durante
la notte sento dei rumori, come se qualcuno fosse entrato
maldestramente nel
bus e non sapesse nemmeno la disposizione degli oggetti.
Un po’
spaventata prendo una delle mie collane a forma di crocifisso, una che
nasconde
un piccolo segreto: la parte sotto l’incrocio dei bracci
della croce si può
togliere ed è un affilato coltello.
È un
cimelio di famiglia che mi ha regalato mia nonna.
Cammino
con attenzione ed esco dalla zona dei bunk per trovare che la fonte del
rumore è
un Ronnie ubriaco.
“Woah!
Non ho cattive intenzioni giuro!”
Dice
alzando entrambe le mani, io abbasso la mano con ci sto tenendo il
coltello e
mi siedo vicino a lui.
“Cosa
ci faceva qui Vic Fuentes?”
“Mi stava consolando.”
“Sì,
certo.”
Io sospiro.
“Senti,
non c’è niente tra me e lui. Siamo solo amici e mi
conosce da tanti anni, non
mi ha visto alla festa e si è preoccupato. Tutto
qui.”
“Cos’è? Teme che ti picchi?
Non è
che magari anche lui è innamorato di te?”
“No. È già dura sapere che si
è formato questa specie di triangolo, non voglio
quadrati.”
Lui
rimane in silenzio fin troppo a lungo, probabilmente non mi crede.
Forse pensa
che come non gli ho detto di Mike e delle mie origini, non gli ho detto
anche
qualcosa su Vic.
“Senti,
ama Liz. Li ho persino aiutati a mettersi insieme, incoraggiando lei.
Non ti
nascondo nulla, non lo amo e lui non mi ama.”
Lui
rimane ancora in silenzio.
“Ok,
non mi credi.
Va
bene, lo accetto.
Venire
qui è stato uno sbaglio, sto solo incasinando tutto. Domani
darò le mie
dimissioni, sono certa che avranno un dottore di riserva da
assegnarvi.”
Mi alzo
dal divano, ma la sua mano si chiude sul mio polso.
“Ti
prego, non te ne andare.
Sei
l‘unica che mi tratta da essere umano e non mi fa pesare i
miei guai con la
giustizia e le voci che mi danno come uno che picchia le donne.
Ti
credo.
Per
favore, resta.”
Sento
gli occhi inumidirsi leggermente e la mia voce incrinarsi un
po’.
“Va
bene, Ronnie.
Adesso
ti porto un paio di aspirine per evitare un po’ di postumi
domani e poi si va a
letto.”
“Dormi
con me?”
“Io…
ok. Va bene.”
Vado
nel minuscolo bagno e trovo la porta mezza occupata da Derek ubriaco,
che quel
cazzone non ce l’ha fatta a tornare a letto. Noto anche il
macello che ha
fatto, domani dovrò pulire.
Reprimendo
la tentazione di prenderlo a calci, prendo le aspirine
dall’armadietto e le do
a Ronnie, lui le ingolla diligentemente e poi tenta di alzarsi. Ricade
subito
dopo sul divano a gambe larghe rischiando di sfasciare il tavolino.
Nella
mia ricerca metterò che è indicata una discreta
dose di pazienza per non
picchiare omoni più grandi di e di forza fisica per
sostenerli quando sono
ubriachi marci. Metterò anche che è consigliata
un’infarinatura sui lavori
domestici base, tipo pulire il bagno quando il più
collassato di tutti non
riesce a raggiungere in tempo il cesso, si vomita addosso e poi rimane
lì a
dormire.
Sì,
insomma dirò che è necessario essere un misto tra
un medico, un’infermiera e
una tata.
Arriviamo
davanti al letto di Ronnie e lui si toglie subito scarpe, calzini e
pantaloni.
“Forza,
vieni.”
Batte la mano sul materasso, io appoggio il mio crocifisso-pugnale su
una
specie di comodino.
“Sei
una donna pericolosa. Cosa ci fai in giro con
quell’aggeggio?”
“Lo uso
come ornamento per la maggior parte del tempo e come arma quando
qualcuno non
sta al suo posto. Una ragazza deve sapersi difendere, girano certi
tipacci.”
“Sembra antico.”
“È
del diciassettesimo secolo, fa parte dei gingilli di famiglia. Me
l’ha regalato
mia nonna quando ho compiuto quattordici anni, nessuno sa che
è anche un
pugnale.
Forse
se l’avessero saputo non avrebbero dormito sogni
così tranquilli.”
“Ehi,
Lizzie Borden! Certo che anche tua nonna!
Regalare
un pugnale a una ragazzina, per fortuna non ti ha regalato una
pistola!”
“Quella
me l’ha regalata per il mio diciottesimo, infatti.
Un
revolver da borsetta del diciannovesimo secolo, lungo dieci centimetri,
letale
come un cobra.
So
sparare, per la cronaca.
Me l’ha
insegnato mia nonna, ha fatto la resistenza in Francia.
Cristo,
quella donna è incredibile!
Anche
da vecchia aveva una mira da spaccare il culo ai passeri,
letteralmente.
Sarebbe riuscito a centrare un bersaglio così piccolo in
movimento.”
“Ricordami di non farti arrabbiare, non voglio essere
assassinato da uno dei
tuoi cimeli di famiglia.”
Mi dice con la voce impastata, due secondi dopo si addormenta.
Io
guardo per un attimo il pugnale.
Nonna,
mi manchi.
Nonna,
giuro che tornerò a trovarti di persona.
Nonna,
saresti orgogliosa di me se mi vedessi adesso?
Sono
diventata la donna orgogliosa e forte che volevi che diventassi?
Poco
dopo mi addormento anche io, pensando a una vecchia e a una bambina che
sparavano a dei barattoli e alle bottiglie di Porto, come se fossero
straccione, quando avevano secoli di nobiltà nelle vene.
È un
bel ricordo.
Angolo di Layla.
Recensite, per favore.
|
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Capitolo 7 *** 6)What a mess, what a mystery we've made of love and other simple things. ***
6)What a mess, what a
mystery we've made of love and other simple things.
Leah
p.o.v.
La
prossima volta devo ricordarmi di tirare meglio le tendine del bunk.
Sono
sveglia a un’ora antelucana – rintronata come non
mai – perché né io né Ronnie
abbiamo tirato bene la tendina del suo bunk.
La luce
– giustamente – colpisce solo me e decido di
alzarmi. Grazie alle cure di Vic
non ho mal di testa, quell’uomo è un medico
mancato, ma sono felice che abbia
dedicato la sua vita alla musica: è un altro modo per
salvare la vita alle
persone.
Se io
non avessi scoperto certe bands a quest’ora sarei chiusa in
una prigione dorata
in Inghilterra e l’oro non addolcisce certo la prigionia.
Quelle sono palle
materialiste, inventate da chi nella vita è gretto
abbastanza da accontentarsi
e bramare solo i soldi.
Non
dico che non siano importanti, ma non sono tutto nella vita.
Oggi si
vive nell’illusione che il denaro possa comprare tutto, anche
l’amore, ma è
tutto falso. Nessuna somma può comprare un abbraccio davvero
sentito, un bacio
dolce se ti giù, serate passate con gli amici a cazzeggiare
senza uno scopo,
una mano che si tende verso di te quando hai bisogno, un
incoraggiamento quando
il mondo ti fa troppa paura.
Strascicando
i piedi arrivo in cucina e scopro che non sono l’unica che
questa mattina si è
svegliata presto: Asia sta fissando la sua tazza di caffé, i
capelli verdi
ritti in testa.
“Buongiorno.”
“Oh, buongiorno, Leah!”
Mi
rispondo allegra, ma so riconoscere le note false nelle voci della
gente.
“Asia,
tutto bene?”
Le
chiedo mentre mi preparo un caffè.
“Sì,
perché?”
“Hai la
faccia di una che non mi sembra felice.”
Lei
sospira e si decide a ingollare un sorso dalla sua tazza.
“Cazzo,
è freddo.”
Alzo un
sopracciglio, non è da Asia fare raffreddare un
caffè, lei lo ama bollente.
“Asia, cosa
c’è?”
“Ecco,
alla festa, ieri, sono successe delle cose.”
“Del
tipo.”
“Ho bevuto un po’ e ha bevuto un po’anche
Jacky.”
“E?”
Non è
da lei estrarle le parole con le pinze.
“Abbiamo
fatto sesso in uno dei bunk dei Pierce The Veil.”
“Oh!
E poi?”
“Poi cosa?”
“Poi
cosa è successo?
Stamattina
ti ha detto qualcosa?”
Lei diventa rossa come un pomodoro.
“Ecco,
a dire la verità, sono scappata prima che si svegliasse. Non
avrei sopportato
che mi dicesse che per lui ero solo una sveltina.”
“Ma se non fosse così non lo saprai mai.”
Bevo un
altro sorso di caffè, mentre lei rovescia nel lavandino la
brodaglia marrone e
se ne rifà un altro.
“Mi
stai dicendo tra le righe che dovrei parlargli?”
“Sì,
sarebbe meglio.”
“Beh,
non offenderti, ma da te suona uno strano consiglio.”
“Lo so.
Io sono scappata e ho sbagliato e ne sto pagando le conseguenze, non
voglio che
tu faccia il mio stesso errore.”
Lei non
dice nulla.
“Tu e
Ronnie avete fatto qualcosa?”
“No,
solo parlato. Era troppo ubriaco.”
“Leah, non sono l’unica che non sta bene. Cosa ti
è successo?
"In vino
veritas Mike si è fatto sfuggire che gli piaccio, Ronnie mi
ha obbligato a
raccontarglielo perché odia le bugie e lui mi ha fatto
capire che forse mi ama
anche lui.”
“Cazzo!”
“Amen,
sorella.”
Dico
alzando la tazza.
“E tu?”
“Sono
nei casini più totali o forse semplicemente non ho le palle
per seguire il mio
cuore e scegliere la strada più difficile, quella
più irta di ostacoli.”
Lei fa
per dire qualcosa, ma sentiamo del baccano proveniente da fuori e
usciamo a
vedere cosa stai succedendo. Si sente una voce di donna acuta e
fastidiosa e la
voce di un uomo fuori dalla divina grazia. Apriamo la porta e ci
troviamo
davanti a una scena quanto meno bizzarra: Mike sta tenendo Alysha
sospesa sui
gradini del tourbus, sotto gli altri, Nicholas e Jacky sono schierati
come la
più assurda delle guardie d’onore.
Ci
avviciniamo per capire meglio.
“Stai
zitta, troia! Ti ho vista!
Ti sei
scopata Nicholas!”
Urla
Mike, lei si contorce.
“È
stato un errore, non volevo, ero ubriaca!”
“Sì,
tutte palle! Lo so che non è la prima volta che te lo scopi,
ma ho deciso che ti
meritavi una seconda possibilità.
Beh,
amore, te la sei bruciata!”
“No,
no!”
“Sì,
sì! Adesso prendi le tue cose e te ne vai.”
La
butta a terra senza tante cerimonie e prima che lei si sia rialzata le
atterrano accanto le sue valigie.
“Mi
sono permesso di farle al tuo posto e adesso fuori dal cazzo!”
Torna
dentro al bus e con lui spariscono anche gli altri, tranne Nicholas che
fila
verso il pullman dei tecnici e Jacky che si avvicina a noi.
Asia,
accanto a me, trattiene il respiro, ma non è il chitarrista
che ci raggiunge
per primo bensì la bambola bionda.
“Lo so
che te lo vuoi prendere, Mortisia!
Ma lui
non sarà mai tuo perché non sa cosa farsene di un
cesso disgustoso come te!”
Dicono
che le azioni parlino meglio delle parole, quindi credo che il pugno
che le
rifilo in pieno volto esprima a pieno il mio odio verso di lei. Lei
barcolla e
sta per avvicinarsi di nuovo per fare a botte, ma una voce velata di
ironia la
ferma.
“Non lo
farei, se fossi in te, questa ragazza viaggia armata!”
Dice
Ronnie occhieggiando il mio crocifisso, Alysha gli lancia un sguardo
carico
d’odio.
“La tua
puttana.”
Indica me.
“Non ti
è fedele, basta che ti giri un attimo e la ritroverai con il
cazzetto moscio di
Mike in bocca.”
Estraggo
di nuovo il mio pugnale e glielo punto esattamente a metà
tra un occhio e
l’altro.
“Ascoltami
bene, piccola Barbie senza cervello, perché io non amo
ripetere i concetti,
soprattutto ai decerebrati come te. Adesso ti metti addosso un vestito,
prendi
la tua merda, chiami un taxi e fili via. Per sempre.
Se ti
rivedo qui intorno ti pianto questo dritto nel cervello di plastica che
i
ritrovi, sono stata chiara?”
Lei
annuisce spaventata, deglutisce un paio di volte e poi se ne va.
“Whoa!”
Esclamano
insieme Jacky e Asia, Ronnie ride.
“Ve
l’avevo detto che era armata!”
“Tu
come l’hai scoperto?”
Boccheggia
la ragazza dai capelli verdi, mentre mi guarda reinfilare il pugnale
nella sua
particolarissima elsa.
“Stanotte.
Pensava ci fosse un ladro nel bus, ma ero solo io ubriaco e lei me
l’ha puntato
contro.”
“Credo
sia meglio entrare a fare colazione.”
“Saggia
idea, Jacky.”
Io mi
avvio e lascio i due piccioncini indietro volutamente.
“Dobbiamo
parlare.”
Sento
Jacky dire ad Asia.
“Va
bene. Dopo colazione.”
Entro
ridacchiando.
Dopo
colazione Jacky e Asia spariscono e rimaniamo io e Ronnie da soli.
“E così
ti sei ricordato di tutto quello che ti avevo detto.”
“Sì.
Pensavo non ti piacesse la tua famiglia.”
“Non mi
piace, infatti, ma mia nonna è una persona davvero speciale.
È
l’unica che mi abbia mai capita e mi ha incoraggiata a essere
me stessa e a
viere la vita che volevo, anche a costo di andare contro la mia
famiglia e le
regole stupide dell’aristocrazia.
Secondo
lei una donna doveva essere forte e indipendente. Una volta mi ha detto
che fin
da quando sono nata ha capito che ero speciale e che crescendo le
ricordavo sé
stessa. Ecco perché mi ha regalato il pugnale e la
pistola.”
“Capisco.
Avete un buon rapporto, vero?”
“Sì.
Conosci “Anastasia”? Il cartone?”
Lui si
rabbuia un attimo e non capisco il perché.
“Sì,
l’ho visto a casa di Anthony con sua figlia.”
Ora
capisco perché, Ronnie era molto legato a suo fratello e la
sua morte è stato
un vero colpo per lui. Gli manca allora, si sente responsabile,
vorrebbe aver
risposto a tutte le chiamate di Anthony e aver trascorso più
tempo con lui e la
sua famiglia.
Una
volta mi ha detto che non si capisce l’importanza della
famiglia fino a che non
la si perde e so che si riferiva a lui e alla sua madre biologica.
Lui
l’ha conosciuta solo qualche anno fa e ora si sentono di
tanto in tanto, per
lui è difficile passare sopra al fatto che lei
l’abbia abbandonato, soprattutto
ora che è padre e sa cosa si prova ad avere la
responsabilità di un cucciolo
d’uomo.
Lui non
abbandonerebbe mai Willow, la chiama ogni giorno su Skype ed
è un lato di lui
che apprezzo moltissimo: non sono molti gli uomini che sanno fare i
padri.
“Ecco,era il nostro film preferito. Io e lei
abbiamo un rapporto simile a quello
tra l’imperatrice e Anastasia, ci sostenevao,o a vicenda.
Quando
lei ha voluto ritirarsi su un’isola scozzese in solitudine e
con la sola
servitù ad accudirla io ho sostenuto la sua decisione e
quando io ho voluto
venire qui negli Stati Uniti lei ha fatto lo stesso.
I miei
volevano che studiassi a Londra in modo da tenermi d’occhio,
ma io mi sono
fissata su New York e mi sono trasferita lì. Sono stata una
studentessa
modello, mi sono laureata in anticipo rispetto ai miei compagni, ho
fatto un
tirocinio eccellente presso un pronto soccorso, si aspettavano tutti
che io
diventassi una specie di luminare, invece mi sono messa a lavorare per
la
Fearless Records come medico.
I miei
hanno dato di matto.”
Lui mi guarda incredulo, forse pensando che i nobili non sclerino.
“Non
scherzo, mia madre ha fatto fuori un servizio di porcellana che vale un
pacco
di soldi quando le ho spiegato i miei
piani futuri, mia nonna, prima di morire, invece ha detto che era una
splendida idea, di farle
conoscere qualche rockstar.”
“E poi
hai conosciuto i Pierce The Veil.”
“Sì,
sono stata la prima band presso cui ho lavorato. Siamo andati subito
d’accordo,
Jaime e Vic sono come dei fratelli per me, Tony è un grande
amico e poi c’è
Mike…”
Lascio
cadere il discorso, ma la sua espressione diventa amara
all’improvviso.
“Vorrei
tanto essere Mike Fuentes in questo momento, il che è il
colmo perché io amo me
stesso e dico sempre che gli altri mi invidiano.”
“Perché?”
“Perché
ha il tuo cuore.”
“Ma io non ho ancora deciso.”
Rispondo disorientata.
“Forse
non hai ancora deciso qui.”
Appoggia un dito alla mia fronte.
“Ma qui
ha deciso.”
Sposta il dito sul mio cuore.
“Come puoi
dirlo?”
“Quando
hai detto il tuo nome i tuoi occhi si sono illuminati, Leah.”
Io
arrossisco e non so cosa dire.
“Cosa
dovevano discutere Asia e Jacky?”
Io
ridacchio.
“Affari
loro.”
Lui
alza un sopracciglio.
“Vuoi
vedere che il piccolo Jacky ce l’ha fatta con Asia?”
“Perché
devi essere sempre così…Prosaico?”
“Perché
sono Ronnie Radke e le ragazze mi amano così.”
Io sbuffo, ma non sfuggo al suo abbraccio.
“Pensi
che per Jacky Asia possa essere più di una
scopata?”
“Ah,
questo non lo so. Siete voi che fate le comari!”
Io gli
do una gomitata.
“Non
facciamo le comari! È solo che lo conosco da più
tempo di te e persino dei
Pierce The Veil.”
“Sì?”
“Ah ah.
Eravamo due inglesi dispersi in ‘Murica e ci siamo trovati a
bere il the delle
cinque come in patria quando lui ha iniziato una mia compagna di corso
che –
per disgrazia – era anche la mia compagna di
stanza.”
“Stronza?”
“Anche, ma soprattutto senza cervello. Una barbie di plastica
che passava gli
esami compiacendo i professori.”
“Ah,
ecco perché odi Alysha.”
Io
giochino con il mio crocifisso.
“Odio
tutte quelle come lei perché mi hanno reso le medie e il
liceo un inferno. Mi
prendevano per il culo per i vestiti neri, il trucco, i capelli neri e
perché
ero grassa.”
Abbasso gli occhi.
“Per un
po’ho sofferto di anoressia, non mangiavo perché
ogni volta che vedevo anche
solo del cibo sentivo i loro insulti e le botte che mi davano. Mi hanno
ricoverato in una clinica per ricconi depressi, ma non funzionava.
Solo
dopo che mia nonna mi ha parlato ho iniziato a guarire sul serio, ho
giurato a
me stessa che mai più delle puttane del genere avrebbero
intralciato il mio
cammino e ho deciso che avrei studiato medicina.”
“Ecco
perché hai reagito così! Cristo, facevi davvero
paura!
Pensavo che se non si fosse tolta dalle palle l’avresti
ammazzata su serio e
non mi ci vedevo a seppellire il suo cadavere da qualche
parte.”
“Ehi,
posso essere un po’ pazza, ma non del tutto!
Farsi
della galera per gente del genere è una cosa per cui non
vale la pena farla.”
“Sarebbe
consigliabile non farla la galera, non è un bel
posto.”
“Oh, tu
ci sei stato! Mi dispiace.”
“Ho agito come un coglione e ne ho pagato le conseguenze, va
bene così.
Se non
avessi fatto delle cazzate non mi avrebbero tolto i domiciliari, quindi
alla
fine è colpa mia.”
“Ok.”
Dico
incerta.
“Su,
non preoccuparti. È tutto okay, davvero.”
La porta del pullman si apre all’improvviso con un fracasso
infernale e un’
Asia in lacrime entra e fila verso la zona dei bunk senza dire nulla e
nessuno.
Io
guardo incerta Ronnie.
“Dici
che dovrei parlarle.”
“Forse
non le farebbe male.”
Non
appena mi sono alzata arriva anche Jacky e non posso fare a meno di
tirargli un
pugno in pancia.
“Sei un
coglione!”
Sibilo
a denti stretti, mentre lui barcolla.
Stranamente
non dice nulla, di solito replica sempre con qualche stronzata a quello
che gli
dico, si vede che questa volta sa di essere in torto.
Senza
dire altro vado nella zona dei bunk e apro la tenda di quello di Asia
che sta
piangendo abbracciata al cuscino.
“Asia,
cosa è successo?”
“Per
lui sono solo una scopata, niente di più.
Dice
che sono una ragazza carina, ma non il suo tipo, che non inizierebbe
una storia
seria con me e a me piace così tanto.
Perché
i ragazzi che mi piacciono non mi ricambiano mai?
Sono
forse così brutta e stupida come dicevano le mie compagne di
liceo?”
“Non sei nulla di tutto questo.”
Dico
piuttosto brusca.
“Se
qualche vacca ti ha detto questo è lei ad avere dei problemi
non tu.”
“Non
capisco.”
“Se per stare bene deve fare stare male gli altri significa
che non sta poi così
bene.”
“Sì,
okay. Ma Jacky mi ha rifiutata.”
Io
rimango un attimo in silenzio, poi soppeso le parole.
“Io non
credo che tu sia così indifferente a Jacky come lui ti ha
detto.”
“Sì,
ovvio. Una scopata non la rifiuterebbe.”
“Non dico quello.”
“Leah,
non voglio illudermi. Mi troverò qualcun altro.”
Questa
volta è lei a essere brusca e capisco che questo
è un congedo, così me ne vado.
So cosa si prova quando tutti ti dicono che forse il ragazzo che ami e
che pare
rifiutarti in realtà prova qualcosa per te. Ci si sente
leggermente presi in
giro e si crede che te lo dicano solo per consolarti, ma per me
è stato vero
alla fine.
Alla
fine Mike mi ama.
C’è
solo una cosa da fare ed è parlare con Jacky, lo trovo
seduto con Ronnie e non
ha un’aria troppo felice.
“Complimenti,
campione!
L’hai
ferita!”
Esclamo
sarcastica, lui abbassa il volto.
"Mi
dispiace, io non volevo.”
“Jacky,
taglia con le stronzate e rispondi a una domanda: Asia ti
piace?”
Lui
sobbalza.
“Ecco,
è difficile da spiegare.”
“Ma siccome sei un omone cresciuto ce la puoi fare.”
“È una
ragazza carina e con un bel carattere, ma ho paura.”
“Di cosa?”
“Che diventi una cosa seria, l’unica volta che sono
stato innamorato non è
andata proprio bene. Mi spaventa come l’amore faccia perdere
il controllo e
farti attaccare a una persona che potrebbe farti soffrire.”
Io stringo gli occhi.
“Così
preferisci vivere di scopate senza futuro e fare del male a chi tiene a
te?”
“Io… Mi
dispiace, Leah. Davvero.”
“Pensavo
fossi una persona diversa.”
Rispondo amareggiata.
“Forse devo
solo maturare.”
“Beh,
matura alla svelta o potresti non trovare più
Asia.”
Non
appena finisco di pronunciare questa frase lei fa la sua comparsa,
senza
guardare nessuno in particolare.
“Me ne
vado a fare un giro. Ci si vede.”
Dice piatta, poi si volta e va verso la porta del pullman, Jacky la
segue con
gli occhi e ha lo sguardo dell’uomo geloso e spaventato chela
propria donna si
trovi qualcuno di meglio.
“Sei
proprio un coglione!
Io non
capisco gli uomini!”
Esclamo
esasperata, pensando che se lui si facesse crescere un paio di palle
metaforiche e le dicesse che le piace soffrirebbero entrambi di meno.
Almeno
loro non hanno coinvolte terze persone, sarebbe così facile
se solo non fossero
entrambi così testardi: che Jacky ama Asia e Asia non vuole
davvero un’altra
persona.
Asia
vuole Jacky e sta reagendo così per rabbia.
Perché
la vita è così dannatamente complicata?
Perché
abbiamo fatto di una cosa relativamente semplice come l'amore un
mistero irrisolvibile?
Con
questi pensieri in testa vado a preparare la cena, cucinare mi fa
sempre
sentire un po’ meglio.
Spero
tanto che tutto si sistemi tra Asia e Jacky.
Sarebbero
una coppia così carina se solo si lasciassero andare!
Angolo di Layla
Ringrazio Kellic_a_vita
per la recensione, come vedete qualcosa si sta muovendo non solo per
Leah e Mike, ma anche tra Asia e Jacky e non bene.
Riusciranno a mettersi insieme?
Leggete e lo saprete.
Per favore recensite.
|
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Capitolo 8 *** 7)I'm Mr Reckless, and you're defenseless ***
7)I'm
Mr Reckless, and you're defenseless
Asia
p.o.v.
La
festa è uno sballo.
Devo
ammettere che i Pierce The Veil sanno come si organizza un party come
si deve,
con una birra in mano e questa musica mi sento in paradiso.
La
stanchezza della giornata scivola via lentamente lasciando solo una
sensazione
di leggerezza, mi sembra di galleggiare. Devono essere le troppe birre
bevute.
Lancio
un’occhiata a Ronnie e noto che è ancora nel suo
angolo a bere e ha allontanato
l’ennesima ragazza che voleva scoparselo.
Che
strano comportamento!
Ronnie Radke non si è mai tirato indietro davanti a una
ragazza disponibile,
nemmeno quando era stava con le sue altre ragazze.
“Ehi,
Asia! Ti va di ballare?”
Urla
una voce alticcia e conosciuta. Jacky Vincent in tutto il suo splendore
si sta
avvicinando: i capelli neri gli stanno benissimo e fanno risaltare i
suoi magnifici
occhi chiari, amo persino il suo piercing al naso.
“Sì!”
Mi
faccio trascinare nella folla per poi ritrovarmi attaccata a lui quando
inizia
un lento, “I miss you” dei blink-182. Una canzone
che sa di adolescenza e che
mi fa sorridere
Sono
appoggiata al suo petto e le sue mani si stringono attorno al mio corpo
minuto.
“Sei
davvero bella, Asia.”
“E tu ubriaco.”
Dico
ridacchiando per alleggerire la tensione, ma le sue mani accarezzano i
miei
fianchi e si infilano sotto la maglietta.
“Sì,
proprio bella.”
Vorrei rispondergli, ma lui mi bacia prepotentemente, la sua lingua
preme per
esplorare la mia bocca e alla fine gli concedo il permesso.
Sono
mezza ubriaca e con le difese abbassate, so che probabilmente mi
pentirò di
tutto, ma voglio almeno sapere che sapore hanno le labbra che ho
sognato per
anni.
Sanno
di alcool e di qualcosa che appartiene solo a lui.
Continuiamo
a baciarci fino a che io non mi sento andare a fuoco perché
lui ha deciso di
baciarmi collo e mascella. Chiaramente vuole vedermi morta, stesa ai
suoi
piedi, l’ennesima sua vittima.
E
sapete una cosa?
Mi sta
bene!
Non so
se sia l’alcool che ho in corpo o la mia vera me stessa, ma a
questo punto non
credo abbia alcuna importanza. Questa notte voglio fare quello che di
solito
non farei, a costo di rimanere bruciata domani.
All’improvviso
diventa tutto… confuso.
Non ho
più il controllo sul mio corpo, sento solo che siamo
atterrati su un letto, ci
stiamo togliendo i vestiti a vicenda e ci stiamo conoscendo, sento le
sue mani
ovunque.
Sento i
gemiti e gli ansiti quando mi stringe il seno o prova a infilare un
dito nella
mia intimità, io cerco di stagli dietro, di accarezzarlo, di
dargli attenzioni.
So solo
che a un certo punto lo sento muoversi dentro di me e sono in una bolla
di
piacere, vorrei che durasse all’infinito. Raggiungiamo
insieme l’orgasmo e da
lì perdo completamente la connessione con la
realtà, saranno le birre o sarà il
piacere?
Domani
me ne pentirò?
Sicuramente.
Domani
farà male?
Sì.
Gli
interesso?
Probabilmente
no.
Nessuna
di queste questioni mi sfiora mentre dormo abbracciata a lui, sento
solo in
lontananza la voce schifata di Viviana che esclama che abbiamo scopato
nel suo
letto e potevamo sceglierne un altro, che di vuoti ce ne sono.
Dopo la
voce di Viviana il vuoto.
Mi
sveglio la mattina dopo con un gran mal di testa e la consapevolezza di
quello
che ho fatto, adesso ne ho paura.
Mi
alzo, mi metto i miei vestiti e sto per scendere dal pullman quando una
voce
femminile mi apostrofa.
“Ben
svegliata, Principessa. La prossima volta potreste scegliere un letto
diverso
dal mio?
Ne
abbiamo di vuoti per queste occasioni, sai?
Forse
dovremmo mettere dei cartelli.”
“Scusami tantissimo, Viviana.
Non
volevo mancarvi di rispetto, scusa ancora.”
“Va tutto bene, ma come mai molli qui il tuo
principe?”
“Ho
paura che non lo sia.”
Me ne
vado e raggiungo il mio pullman, così pesco qualcosa per il
mal di testa
dall’armadietto dei medicinali, faccio colazione e poi prendo
la pastiglia.
Potrei
tornare a letto, ma invece mi faccio una tazza di caffè e mi
immergo nei miei
pensieri tanto che non mi accorgo che Leah è entrata in
cucina. Lo realizzo
solo quando lei mi saluta
“Buongiorno.”
“Oh, buongiorno, Leah!”
Le
rispondo allegra, anche se dentro di me sto sprofondando nella paranoia
più
totale, lei se ne deve essere accorta, è un medico in fondo.
“Asia,
tutto bene?”
Mi
chiede lei, mentre si prepara un caffè: ha due brutte
occhiaie.
“Sì,
perché?”
“Hai la
faccia di una che non mi sembra felice.”
Io
sospiro e mi decido a bere il caffè che mi sono preparata
qualche secolo fa ed
è freddo, merda!
“Cazzo,
è freddo.”
Leah
alza un sopracciglio, mi sono tradita da sola. Lo sanno tutti che amo
il caffè
bollente perché mi prendono tutti bonariamente in giro sul
fatto che un giorno
finirò per ustionarmi la lingua e non parlare più
del tutto.
“Asia,
cosa c’è?”
“Ecco,
alla festa, ieri, sono successe delle cose.”
“Del
tipo?”
“Ho bevuto un po’ e ha bevuto un po’anche
Jacky.”
“E?”
Come mi
viene difficile raccontarle quello che ho fatto! Adesso mi vergogno,
è così
poco da me!
“Abbiamo
fatto sesso in uno dei bunk dei Pierce The Veil.”
“Oh!
E poi?”
“Poi cosa?”
“Poi
cosa è successo?
Stamattina
ti ha detto qualcosa?”
Io
divento rossa come un pomodoro, l’ultima immagine che ho di
Jacky, è di lui
addormentato e mezzo nudo, visto che il lenzulo gli scopriva
generosamente il
petto ampio.
“Ecco,
a dire la verità, sono scappata prima che si svegliasse. Non
avrei sopportato
che mi dicesse che per lui ero solo una sveltina.”
“Ma se non fosse così non lo saprai mai.”
Io
decido che è ora di dare una sepoltura a questa merda e di
farmi un caffè come
si beve, almeno sarò in grado di sostenere la conversazione.
“Mi
stai dicendo tra le righe che dovrei parlargli?”
“Sì,
sarebbe meglio.”
“Beh,
non offenderti, ma da te suona uno strano consiglio.”
“Lo so.
Io sono scappata e ho sbagliato e ne sto pagando le conseguenze, non
voglio che
tu faccia il mio stesso errore.”
Io
rimango zitta soppesando la possibilità.
“Tu e
Ronnie avete fatto qualcosa?”
“No,
solo parlato. Era troppo ubriaco.”
“Leah, non sono l’unica che non sta bene. Cosa ti
è successo?
In vino
veritas Mike si è fatto sfuggire che gli piaccio, Ronnie mi
ha obbligato a
raccontarglielo perché odia le bugie e lui mi ha fatto
capire che forse mi ama
anche lui.”
“Cazzo!”
“Amen,
sorella.”
Dice
alzando la tazza.
“E tu?”
“Sono
nei casini più totali o forse semplicemente non ho le palle
per seguire il mio
cuore e scegliere la strada più difficile, quella
più irta di ostacoli.”
Vorrei
dirle qualcosa – qualsiasi cosa – ma proprio in
questo momento si sente un
casino infernale all’esterno. Ci alziamo tutte e due per
vedere cosa stia
succedendo e ci troviamo nel bel mezzo di una scenata. Mike sta
cacciando
Alysha dopo aver scoperto che lei lo ho tradito con Nicholas, il
tecnico del
batterista.
Volano
insulti e valigie, davanti a tutti gli abitanti del pullman dei Pierce
The Veil
e a Jacky, quando lo vedo il mio cuore ha un colpo.
Finito,
rientrano tutti, Nicholas se la batte e Jacky cammina verso di noi
seguito – a
sorpresa – dalla vacca che sembra incazzata nera con Leah per
qualche motivo.
“Lo so
che te lo vuoi prendere, Mortisia!
Ma lui
non sarà mai tuo perché non sa cosa farsene di un
cesso disgustoso come te!”
Le urla
con gli occhi fuori dalle orbite e la bava che schizza dalla bocca, non
sembra
tanto bella in questo momento. Il volto di Leah si indurisce e le
sferra un
pugno in pieno volto senza dire nulla, spaventandomi anche un
po’ perché non
l’ho mai vista compiere azioni violente come queste.
Lei
barcolla e sta per avvicinarsi di nuovo per fare a botte – il
pugno non le è
bastato? – ma una voce velata di ironia la ferma.
“Non lo
farei, se fossi in te, questa ragazza viaggia armata!”
Dice
Ronnie tranquillamente appoggiato alla porta del nostro pullman e
facendo una
specie di occhiolino al nostro medico, solo che invece del viso sembra
puntare
alle tette. Forse pensa che Leah abbia dei missili lì dentro?
Alysha
comunque gli lancia un sguardo carico d’odio.
“La tua
puttana.”
Indica lei.
“Non ti
è fedele, basta che ti giri un attimo e la ritroverai il
cazzetto moscio di
Mike in bocca.”
Per
tutta risposta Leah – la calmissima e zen Leah –
estrae un pugnale dalla parte
inferiore del crocifisso che si porta sempre al collo e lo punta verso
Alysha,
oh merda!
“Ascoltami
bene, piccola Barbie senza cervello, perché io non amo
ripetere i concetti,
soprattutto ai decerebrati come te. Adesso ti metti addosso un vestito,
prendi
la tua merda, chiami un taxi e fili via. Per sempre.
Se ti
rivedo qui intorno ti pianto questo dritto nel cervello di plastica che
i
ritrovi, sono stata chiara?”
Lei
annuisce spaventata, deglutisce un paio di volte e poi se ne va.
“Whoah!”
Esclamano
insieme io e Jacky facendo ridere Ronnie.
“Ve
l’avevo detto che era armata!”
“Tu
come l’hai scoperto?”
Chiedo
sconvolta io, mentre lei rimette via con nonchalance la sua arma.
“Stanotte.
Pensava ci fosse un ladro nel bus,
ma ero solo io ubriaco e lei me l’ha puntato
contro.”
“Credo
sia meglio entrare a fare colazione.”
“Saggia
idea, Jacky.”
Leah
lascia volutamente indietro me e Jacky che mi si affianca con uno
strano
sguardo serio.
“Dobbiamo
parlare.”
“Va
bene. Dopo colazione.”
Rispondo
con un filo di voce.
È
ufficiale, ho paura.
Per
colazione lui si divora pancakes e muffins in allegria, io riesco a
stento a
mandare giù un paio di biscotti e a sorridere come
un’ebete. Ho lo stomaco
chiuso, ho paura di quello che potrebbe dirmi.
Alla
fine usciamo dal pullman e camminiamo per un po’, tra le
foglie cadute che
scricchiolano sotto i nostri passi.
“Penso
che io e te dovremmo parlare, Asia.”
“Sì, di
questa notte, giusto?”
Dico incerta e con gli occhi un po’ spaventati, ma lui non mi
guarda. Lui
sembra molto interessato al tappeto di foglie rosse, arancioni e gialle
che c’è
sul terreno.
“Sì, di
stanotte.
Ecco,
mi dispiace, Asia. Questa notte è stata un errore e non deve
ripetersi.”
“Perché?
Non…
non ti è piaciuta?”
“No,
non è questo.”
“Sono
io che non ti piaccio?”
“Non è nemmeno questo, Asia.
Cazzo è
difficile.”
“Spiegamelo,
ti prego.”
Dico con un filo di voce.
“Tu sei
carina e tutto il resto, ma io non posso darti quello che cerchi.
Tu
cerchi una relazione stabile, io scopate occasionali.
Certo,
potremmo iniziare una relazione libera, ma a te non andrebbe bene.
Sopporteresti fino a un certo punto e poi mi diresti di scegliere,
questo
comprometterebbe i nostri rapporti e non va bene. Noi lavoriamo insieme
e
dobbiamo mantenere un rapporto civile, meglio dimenticare tutto e fare
finta
che non sia successo niente.”
Ogni singola parola è un pugnale che si infila nel mio
cuore, lo sapevo che
sarebbe finita così. Sono una stupida!
“Va
bene, adesso vado!”
Senza
fargli vedere le mie lacrime corro via, ho l’impressione che
per un momento
voglia seguirmi, ma non succede.
Lui
rimane fermo al suo posto e il mio cuore rimane a pezzi.
Ma in
fondo va tutto bene, no?
Entro
nel pullman senza degnare di un’occhiata Leah e Ronnie che
stanno
chiacchierando, in questo momento voglio solo raggiungere il mio bunk e
dare
sfogo al mio dolore.
Tiro la
tenda che separa il mio lettino dal resto del mondo e mi butto sul
materasso.
Afferro un cuscino, lo abbraccio e inizio a piangere.
Il
dolore è come qualcosa di molto tagliente che mi si
è conficcato nel cuore e
che non riesco a togliere. Posso solo piangere e sperare che lentamente
sparisca da solo, perché tutti i ragazzi che mi piacciono mi
rifiutano?
Forse
perché sono brutta o stupida?
Sarà
per i capelli?
All’improvviso
mi sembra di essere tornata al liceo quando i miei compagni mi
prendevano in
giro dicendo che i miei capelli verdi e la mia magrezza erano osceni e
che
nessuno mi avrebbe mai amata. Che sarebbe meglio che uno sgorbio come
me si
fosse ucciso.
Forse
non avevano tutti i torti.
All’improvviso
la tenda del mio bunk si apre e il volto di Leah fa capolino,
è decisamente
preoccupata.
“Asia, cosa è successo?”
Mi
chiede con una nota di preoccupazione nella voce.
“Per
lui sono solo una scopata, niente di più.
Dice
che sono una ragazza carina, ma non il suo tipo, che non inizierebbe
una storia
seria con me e a me piace così tanto.
Perché
i ragazzi che mi piacciono non mi ricambiano mai?
Sono
forse così brutta e stupida come dicevano le mie compagne di
liceo?”
“Non sei nulla di tutto questo.”
Risponde
piuttosto brusca, come se avessi toccato un tasto dolente.
“Se
qualche vacca ti ha detto questo è lei ad avere dei problemi
non tu.”
“Non
capisco.”
“Se per stare bene deve fare stare male gli altri significa
che non stia poi
così bene.”
“Sì,
okay. Ma Jacky mi ha rifiutata.”
Lei
rimane un attimo in silenzio, come se stesse pensando a cosa dirmi.
“Io non credo che tu sia così indifferente a
Jacky come lui ti ha detto.”
“Sì,
ovvio. Una scopata non la rifiuterebbe.”
“Non dico quello.”
“Leah,
non voglio illudermi. Mi troverò qualcun altro.”
C’è
qualcosa di perentorio nella mia voce perché lei se ne va
senza aggiungere
altro.
Meglio,
voglio stare da sola.
Le ore
passano lente quando stai male e vuoi solo piangere.
Mi
sembra passata un’eternità quando Leah bussa
ancora al mio bunk.
“Asia,
il pranzo è pronto.”
“Non ho
fame.”
“Asia,
non è che non mangiando risolvi i tuoi problemi.”
Io
sbuffo.
“Va
bene, vado a mangiare fuori.”
Esco
dal bunk, mi metto gli anfibi e la giacca di pelle e me ne vado. Non
guardo
nessuno, anche se ho l’impressione che Jacky abbia seguito
ogni mio singolo
movimento.
Finisco
per mangiare una pizza a uno dei tanti chioschi, sto per mangiare la
prima
fetta quando una voce mi interrompe.
“Posso
sedermi qui?”
Io alzo lo sguardo solo per incontrare quello di Mike Fuentes.
“Certo,
siediti.
Brutta
giornata, eh?”
“Hai visto la mia scenata?”
“Era difficile non vederla, non sei stato esattamente
silenzioso.”
Lui
ridacchia.
“Chi se
ne importa. Ne trovo cento come lei.
Tu cos’
hai…?”
“Asia, mi chiamo Asia.”
Rispondo con un tono un po’amaro.
“Ho
fatto sesso con Jacky Vincent e lui stamattina mi ha detto di
dimenticare il
tutto.”
“Ah, mi
dispiace.”
“Anche
a me.”
Rimaniamo per un po’ senza dire niente.
“Come
sta Leah?”
“Così e così.
“Radke
la tratta male?”
Si
infiamma subito lui.
“No,
solo non sa se continuare la relazione con lui perché forse
ama un altro.”
“Meraviglioso,
un altro rivale.”
Io lo
guardo sorpresa.
“Hai detto
“rivale”?”
“Che?
No,
assolutamente no.”
Io
punto un dito verso di lui.
“Non
sono sorda, hai detto “rivale”! Il che significa
che ti piace Leah.”
“Anche se fosse?
È una
nobile che ha più soldi di tutti noi messi insieme, non
ricambierebbe mai uno
come me. Un messicano.
Probabilmente
è la classica figlia di papà in fase ribelle.”
“Allora
vuol dire che non conosci affatto Leah, lei non è una figlia
di papà in fase
ribelle, è una donna che ha scelto di vivere la sua vita
come vuole.
Ha
scelto – contro il volere dei suoi – di occuparsi
di rockstar quando avrebbe
potuto fare il chirurgo in qualche clinica privata con uno stipendio
altissimo.
Non è
che hai paura di essere rifiutato?”
Lui non dice nulla.
“Se ci
tieni davvero a Leah devi mettere da parte il tuo fottuto orgoglio e
dirle
tutto, forse scopriresti che Leah non è la persona che credi.
Non
posso credere che tu abbia un’opinione del genere di lei dopo
averla conosciuta
per tantissimo tempo.”
Lui si guarda le mani tatuate.
“Forse
hai ragione. È quello che mi dicono tutti, ma per me non
è facile esternare i
miei veri sentimenti.”
“Prova, se non provi non lo saprai mai.”
Lui
abbassa la testa, finisce la sua pizza e se ne va.
Spero
di aver fatto qualcosa di buono.
Angolo di
Layla
@Kellic_a_vita:
la frase non èmia, è parte di una canzone dei
Paramore che si chiama Part II, ho pensanto che si adattava al
capitolo. Asia e Jacky sono entrambi testardi e orgogliosi, ma
succederà qualcosa che li costringerà a fare i
conti con quello che provano.
E presto
anche Leah e Mike dovranno risolvere la loro situzione, i tempi sono
maturi e non si può scappare per sempre.
Grazie per
recensire e alla prossima, passa (e magari lascia una
recensione) anche dall'altra mia fiction sulle sorelle Ortega se hai
tempo.
|
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Capitolo 9 *** 8)On and on, reckless abandon ***
8)On
and on, reckless abandon
Asia
p.o.v
Ci sono
momenti nella vita in cui è richiesto tutto il coraggio.
Ad
alcuni possono sembrare cose stupide, ma non lo sono.
Rientrare
nel bus sapendo che rivedrò Jacky – dopo che lui
mi ha rifiutata – è uno di
questi. I miei piedi sembrano fatti di piombo mentre mi trascino verso
il
gigantesco tourbus.
Con il
cuore in fondo ai piedi apro la porta e li trovo a giocare alla play,
Leah
invece sta scrivendo al computer con un paio di inediti occhiali dalla
montatura nera e squadrata.
Decido
di andare da lei.
“Non
sapevo portassi gli occhiali.”
“Li porto solo quando lavoro con il computer, per proteggere
la vista.”
“Ho capito. Come vanno le cose nella tua testa?”
Lei
alza un sopracciglio.
“Il
triangolo delle Bermuda.”
“Oh, quello.”
“Ho visto che parlavi con Ronnie prima.”
“Sì, abbiamo parlato un po’della mia
famiglia e di varie cose. È davvero una
brava persona, ma temo che non sarà mai più di un
amico.”
Dice a bassa voce.
“Ma tu
non sei sicura.”
“Per
niente. Mi sto cagando in mano, ma cerco di non darlo a
vedere.”
“Prima
o poi succederà qualcosa che ti farà capire quale
dei due scegliere. A parte il
triangolo delle Bermuda, nessun triangolo dura per sempre.”
“Probabilmente hai ragione tu.
Vuoi
evitare ancora Jacky?”
“Sì,
fino a quando non farà così male.”
“Credo che tu un po’gli manchi.”
“Doveva pensarci prima.”
Sibilo io.
“Cosa
hai mangiato?”
“Pizza.”
“Peccato, ti sei persa le mie cotolette alla
milanese.”
“Le
proverò un’altra volta.
Cristo,
qui dentro mi manca l’aria!”
Esclamo
passando un dito tra la felpa e il collo.
“Io
esco a fumarmi una sigaretta.”
“Vengo anche io.”
Insieme ci dirigiamo di nuovo verso l’uscita.
Io
accendo immediatamente una sigaretta e inalo con piacere il fumo,
è fantastico
avere una dottoressa che non ti rimprovera per un’abitudine
sbagliata, forse
perché la condivide anche lei.
“Non
puoi continuare a fuggire o evitarlo per sempre, lo sai, vero?
Sarebbe
un po’ difficile visto che vivete nello stesso
pullman.”
Io
esalo la mia nuvoletta di fumo.
“Lo so,
ma per adesso non ce la faccio.
La
ferita è ancora fresca.”
Mi
metto le mani davanti al volto.
“Non
avrei dovuto bere così tanto ieri sera, almeno
l’avrei respinto e non sarei in
questo casino.
Sono
una stupida, mi metto sempre in situazioni assurde.
Non
riesco mai ad agire come si conviene a una della mia età, mi
comporto sempre
come una ragazzina.”
“Non è
che Jacky si sia comportato in modo molto più maturo di te,
se avesse preso
cinque minuti per analizzare la situazione si sarebbe tenuto
l’uccello nei
pantaloni.
Avete
preso le precauzioni, vero?”
La sua
domanda mi colpisce come una secchiata di acqua gelida.
“Io… io
non me lo ricordo, Leah.”
“Prendi
la pillola?”
“No, non la prendo.
Di
solito non faccio cose del genere.”
I suoi
occhi scuri mi rivolgono uno sguardo penetrante.
“Allora,
prega di non essere rimasta incinta.
Perché
da quella che voi definite un errore potrebbe nascere una vita e non
sarebbe
carino dire al vostro futuro pargolo che è frutto di uno
sbaglio e non del
vostro amore.”
Io
divento così pallida che mi devo appoggiare al pullman per
non cadere a terra.
Anche io sono figlia di un errore, di una scopata senza preservativo
che ha
tenuto insieme i miei per dieci anni.
Peccato
che siano stati dieci anni di rabbia e odio, soprattutto di mia madre
verso mio
padre, non so quante volte le ho sentito dire che è stato
per colpa sua – mia –
che lei non è potuta diventare l'attrice che sognava di
essere.
Che
abbiamo infranto il sogno che lei aveva da quando aveva cinque anni.
Ha
maledetto la famiglia Carter all’infinito, non so se me la
sento di condannare
un altro essere umano a una cosa del genere.
Speriamo
che lui abbia preso le precauzioni necessarie.
“Leah,
stasera ti va di uscire con me?”
Lei
inarca un sopracciglio per come ho formulato la domanda e il mio volto
pallido
diventa immediatamente di fiamma.
“Cioè,
non in quel senso.
Vorrei
uscire a fare un giro e non via di farlo da sola, sarebbe
più divertente in
due.”
“Mi piacerebbe, ma non posso. Stasera Ronnie chiama Wilow e
lei ha chiesto di
vedere anche me. Cerca di comportarti in modo responsabile,
l’ultima persona
che è uscita a farsi una bevuta per dimenticarsi delle
brutture della vita ha
quasi rischiato di finire in coma etilico e di essere violentata.
Un bel
record, vero?
Cerca
di non batterla.”
“Va
bene. Cercherò di essere il più responsabile
possibile.”
Una folata improvviso di vento freddo mi fa rabbrividire.
“Rientriamo,
inizia a fare freddo.
Non
so proprio perché cazzo abbiano deciso di iniziare un tour
in autunno.”
Io annuisco depressa.
A cena
decido di rimanere anche se per me è una tortura.
Non
sopporto averlo vicino e non sopporto le occhiate dispiaciute che ogni
tanto
sento su di me, se è così dispiaciuto
perché ha deciso di interrompere la
nostra storia ancora prima che potesse iniziare?
È
bipolare forse?
Se
davvero ci avesse tenuto a me ci avrebbe almeno provato invece di
scappare come
un coniglio, dal canto mio parlo solo con Leah, Ronnie, Derek, Ryan e
Jonathan
ignorando bellamente il chitarrista.
Un paio
di volte vedo Leah sospirare, ma decido di ignorare anche lei, lo so
che non è
una bella situazione per lei visto che è sia amica mia che
sua.
Finita
la cena lavo i piatti solo per togliermi di torno, finito quello filo
nel mio
bunk e leggo un po’ il quinto libro di Harry Potter, almeno
posso riversare un
po’ del mio odio su Dolores Umbridge.
Alle
dieci mi faccio una doccia, mi rado e indosso un vestito abbastanza
aderente
coperto di pailettes blu, verdi, azzurre e dorate, non molto scollato
davanti,
ma con un’ampia scolatura dietro.
Mi
trucco di nero e verde, metto un rossetto rosso e sono quasi pronta.
Metto
la mia giacca di pelle e un paio di stivali a tacco alto e saluto tutti.
Mi
guardano tutti come se fossi un’aliena.
“Beh?
Che vi prende?
Non
avete mai visto una ragazza con un vestito?”
“Non tu
e non cosi sbrilluccicoso.”
“Beh, ho un lato sbrillucicoso, Radke.
Di
tanto in tanto mi piace mettere abiti di pailettes.”
“E ti stanno benissimo!
Stai attenta.”
Io
annuisco con un solo cenno brusco e scendo dal pullman, di solito
abbiamo
almeno una macchina a disposizione per i membri della band
così salgo su una
mini nera.
Ragazzi,
che lusso.
Va che
è una meraviglia questo gioiellino!
Siamo a
san Francisco e mi dirigo verso il centro alla ricerca di un locale in
cui
divertirmi. Parcheggio davanti a un bar e per darmi la carica bevo un
paio di
shots di vodka.
È
seccante dimostrare meno della mia età ogni tanto, ho dovuto
mostrare la carta
d’identità alla barista perché non
credeva che avessi davvero più di ventun’anni e
anche quando l’ha vista l’ha controllata
minuziosamente come se temesse che
fosse falsa.
Avuto
il tanto sudato ok mi bevo la mia vodka guardando la gente presente nel
bar:
ragazzi e ragazze che come aspettano solo di divertirsi, qualche
anziano che
parla in disparte e i soliti giocatori di videopoker.
Dove
potrei andare?
La mia
naturale inclinazione mi porterebbe verso un locale che suoni musica
pop-punk o
punk, ma stasera voglio fare qualcosa di diverso. Potrei andare in un
qualche
club e poi forse andare in un posto dove fanno pop-punk.
Un
colpo al cerchio e uno alla botte.
Ottimo,
Parker.
Pago i
miei due shots ed esco. Torno nella mia macchina e la parcheggio nelle
vicinanze di un edificio bianco da cui esce musica house e con una
discreta
coda per entrare.
Una
volta parcheggiata, mi metto anche io in coda barcollando un
po’ sui tacchi che
non sono abituata a portare.
Siamo
realisti, le scarpe con i tacchi altissimi che occhieggiano da ogni
vetrina
sono bellissime solo da vedere, camminarci sopra è
un’altra storia e vendere
della merce a fan esaltati sopra un paio di quelle cose è
un’impresa degna di
essere celebrata alla olimpiadi.
Sono
l’unica sola, comunque. Qui tutti hanno almeno un
accompagnatore, ragazzo,
amico, amica, comitive varie.
Dopo
venti minuti di estenuante attesa arrivo davanti a un ragazzo di colore
grosso
come un armadio, un grande grosso armadi di ebano.
“Fammi
vedere i documenti, per favore.”
Mi dice
brusco, deve essere abituato alle ragazzine che tentano di infilarsi
qui anche
se sono minorenni e anche scocciato.
Prende
la mia carta d’identità, se la rigira tra le mani
e la guarda da ogni possibile
angolazione, poi annuisce.
“L’età
giusta ce l’hai.”
Poi squadra me e annuisce una volta sola.
“Puoi
entrare.”
Entro e mi sembra di essere stata catapultata in un incubo, ci sono
luci colorate
ovunque, un lungo bancone con dietro ogni tipo di alcolico e davanti
degli alti
sgabelli, divanetti seminati ai bordi della pista e due ragazze che
stanno
ballando su un cubo.
Che ci
faccio io qui?
Un
poco caritatevole spintone mi fa dirigere al bancone dove ordino una
piña
colada e poi mi siedo su uno degli sgabelli mentre la sorseggio con una
cannuccia. Prima o poi dovrò affrontare la pista, la gente e
la musica e –
nonostante l’alcool che ho in corpo – mi tornano in
mente tutti gli insulti
delle mie compagne di liceo e mi sento spaventosamente inadeguata nel
mio
vestitino verde.
Inspira,
espira.
Ce
la puoi fare, mi ripeto come un mantra.
Va
bene, adesso vado.
Con
tutto il mio coraggio mi butto in pista e inizio a ballare su una
canzone di
Lady Gaga, non esattamente la mia artista preferita, un pessimo inizio
direi.
Odio
tutti questi corpi sudati che premono contro il mio e odio le mani
morte.
Quanto può durare una canzone? Tre minuti e mezzo? Quattro?
In
questo lasso di tempo me ne sono tolta di dosso tre. Tre, voglio dire.
“Ehi,
bambolina! Lo vuoi un cocktail?”
Mi chiede un biondino che ha l’aria di averne bevuti un
po’ di cocktail.
“Perché
no?”
Urlo io per sovrastare questa musica infernale.
Lui
sorride e mi prende per mano e mi trascina ai divanetti, mi molla su
uno e poi
scompare.
Ma
dove è andato?
Inizio
a chiedermelo dopo un quarto d’ora, così mi alzo e
lo vado a cercare.
Beh,
non devo fare molta strada. Lo trovo che si sta baciando con una
ragazza dai
capelli rossi vicino ai bagni, non mi ci vuole molto a immaginare come,
dove e
perché finiranno.
Deve
essersi dimenticato di me, ma è meglio così. Se
fosse rimasto magari mi sarebbe
toccato respingere le sue avances e cose del genere.
Vado
al guardaroba, prendo la mia giacca e borsa ed esco
dall’inferno.
L’aria
fredda dell’autunno di San Francisco mi colpisce come uno
schiaffo, facendomi
tornare in me dopo avere trascorso fin troppo tempo in un luogo troppo
caldo e
appiccicoso.
Barcollando
un po’ per la mia incapacità di portare i tacchi e
l’alcool bevuto arrivo alla
mini ed entro. Non metto in moto subito, prima devo pensare a dove
andare.
Chissà
Leah che farebbe?
Mi
direbbe di tornare a casa, ma è davvero troppo presto!
Leah
poi – con la sua educazione da lady – non avrebbe
difficoltà a camminare su questi
tacchi, che pensiero senza senso.
Continuo
a pensare a dove andare e poi finalmente mi viene in mente che un paio
di fans
parlavano di un locale chiamato “Charmed” nella
zona del porto e dicevano che
fanno sempre della musica live.
Beh,
andrò lì.
La
zona del porto è esattamente dall’altra parte
della città rispetto al locale
precedente e sono fortunata a non avere incontrato nessun poliziotto.
Ho
il sospetto che il mio tasso di alcool non sia esattamente nella norma,
ma
decisamente sopra.
Che
macchia sarebbe per i Falling in Reverse la loro merchgirl arrestata
per guida
in stato di ubriachezza?
Non
lo so e non lo voglio sapere, mi dico una volta finito di parcheggiare
la
macchina davanti al “Charmed”, che è un
ex magazzino riconvertito a locale e da
cui esce del sano pop-punk.
Una
cover di “Aliens exist” per la precisione.
Ottimo,
almeno qui la musica sarà sopportabile.
Entro
e mi siedo al bancone ordinando una birra, pensando che nonostante la
vodka in corpo sentire
pop-punk senza una birra in mano non ha molto senso.
Sto
bevendo tranquillamente quando mi pare di vedere una figura familiare
nella
folla, per un folle attimo ho pensato fosse Jacky e di scappare con il
boccale
in mano.
Pazza
davvero, visto che era solo Tony Perry e non ho nulla da temere da lui.
Ho
ripreso a bere la mia birra in tutta tranquillità.
A un
certo punto noto anche Jaime Preciado che dà di gomito al
suo amico e mi
indica, i due escono dalla folla e si mettono davanti a me.
“Ciao,
tu sei la merchgirl dei Falling in Reverse, vero?”
“Sì, mi chiamo Asia. Piacere.”
Gli rispondo con un sorriso un po’ alticcio e porgo loro la
mia mano, loro la
stringono.
“Io
sono Jaime Preciado e lui è Tony Perry.”
“Lo so chi siete.”
Ridacchio come una scema.
“Oltre
a essere una fan, Leah parla sempre di voi.
Le
mancate molto.”
“Fan, eh? Hai degli ottimi gusti”
Tony
dà una gomitata a Jaime ridendo.
“Ti
faremo l’autografo se vuoi, davvero Leah parla sempre di
noi?”
“Certo.”
“Manca anche a noi, con Delilah non è la stessa
cosa. Leah ci conosceva bene e
sapeva come prenderci in qualsiasi momento, lei no.”
“Mi
dispiace.”
“Anche
a noi. Tu come mai sei qui tutta sola?”
“Devo digerire il fatto che Jacky Vincent mi abbia scopata e
poi scaricata. E
voi?
Non
avete portato le vostre ragazze?”
Jaime
fa una specie di faccia da cucciolo offeso.
“Beh,
gliel’abbiamo detto, ma Viviana e Sofia ci hanno detto che
volevano passare una
serata tra sorelle, che è tanto che non ne fanno.”
“Comprensibile.”
“Hai fratelli o sorelle?”
“Figlia unica, dall’Australia con furore. I miei
vivono a Sidney e sto da Dio a
un oceano di distanza dai loro litigi.”
Scendo dallo sgabello e quasi cado per terra.
Asia,
quanto cazzo hai bevuto questa sera?
“Andiamo
a ballare?
“Online
song” mi piace da morire e questa band è davvero
brava!”
“Certo,
ce la fai a stare in piedi?”
“Ovvio.”
Non
è proprio vero, ma ciò non mi impedisce di
scatenarmi in mezzo alla pista e di
togliere addirittura i tacchi. Alla fina della canzone mi ritrovo
– non so come
– attaccata alle labbra di un ragazzo dai corti capelli blu
che somiglia a Tom DeLonge.
“Baci
bene.”
Mi sussurra.
“Come
ti chiami?”
“Asia, e tu?”
“Ilija.”
“Che
nome strano!”
“È
un nome russo.”
Mi dice con una strana solennità che probabilmente deriva
dall’alcool ingerito.
“Oh.”
Usciamo
dalla folla e mi offre da bere.
Non
so quanti boccali so solo che a un certo punto mi ritrovo a ballare sul
tavolo
con questo Ilija e mi diverto da matti. Senza pensarci due volte gli
lascio il
mio numero di telefono e probabilmente mi imboscherei nei bagni con
lui,
compiendo l’ennesima stronzata della mia esistenza se Tony
non si mettesse in
mezzo.
“Mollala,
stasera vai in bianco. Almeno con lei.”
“Ehi, amico! L’avevo puntata prima io!”
Dice
il russo strascicando le parole.
“Senti,
bello! Tu non ti scopi mia sorella quando lei è in questo
stato, claro?”
Lui
sgrana gli occhi.
“Cazzo,
non sapevo fosse tua sorella! Scusa, amico.
Ehi,
Asia! Ci sentiamo domani.”
Poi sparisce con la velocità di un fulmine.
“Perché
mi hai fermato?”
“Perché
scopare con il primo sconosciuto in un cesso di un locale non ti
aiuterà a
dimenticare Jacky, ma potrebbe aiutarti a diventare una ragazza
madre.”
Io
rido isterica.
“Perry,
Perry… Sto già correndo questo rischio, non mi
ricordo se quando ho scopato con
Jacky abbiamo usato il preservativo.”
“Una
ragione in più per non incasinarti ulteriormente la vita.
Jaime, hai preso la
sua roba?”
L’altro ragazzo annuisce, Tony mi prende in braccio e mi
porta fuori dal
locale.
Mi
sta vendendo un sonno pazzesco, faccio fatica a tenere gli occhi aperti
e
nemmeno l’aria autunnale può niente contro
l’abbiocco da troppo alcool.
“Tony,
ho sonno.”
“E dormi.”
“Ma
come arrivo al mio pullman?”
“La meravigliosa squadra di soccorso Perry-Preciado ti
porterà al sicuro,
mademoiselle.”
“E
la macchina?”
“La
guida Jaime.”
Il messicano alza un pollice, seduto alla guida della mini.
“Oh,
va bene. Leah, mi ammazzerà.”
“Poco
ma sicuro, dopo lo spavento che si è presa con Sofia
l’anno scorso.”
Queste sono le ultime parole che sento poi il buio mi prende tra le sue
braccia
vellutate.
Angolo
di Layla
Vi
prego e vi supplico RECENSITE ç.ç
|
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Capitolo 10 *** 9)I hate to see your heart break ***
9)I
hate to see your heart break
Leah
p.o.v
Il
fatto che Asia esca da sola dopo quello che è successo con
Jacky non mi piace.
Ho
imparato a conoscerla, fa tanto la dura, ma in realtà
è una ragazza fragile. Una
ragazza che si porta dietro l’eredità di non
essere stata amata abbastanza dai
suoi genitori, credo che entrambi la considerassero una sorta di peso.
Ed è per
questo che cerca amore nel suo prossimo, anche quando il prossimo non
è
raccomandabile e poi sono ancora un po’ scioccata da quello
che è successo con
Sofia l’anno scorso.
Non
credo mi dimenticherò facilmente la paura che ho provato
quando ho trovato il
su letto vuoto e Tony l’ha riportata al tourbus
sull’orlo del coma etilico.
Se
ci ripenso rabbrividisco ancora, spero che non succeda anche con Asia.
“Leah!
Leah, ci sei?”
Ronnie mi sventola una mano davanti agli occhi.
“Eh?
Sì, ci sono.”
“A
cosa pensavi?”
“Al fatto che spero caldamente che Asia non torni in coma
etilico o quasi, ho
già avuto un’esperienza del genere e non
è bello. Per niente.”
“Asia ha la testa sulle spalle, sono sicura che se la
caverà. Tra poco videochiamerò
Willow con Skype, vieni?”
“Sì, certo.”
Mi
alzo dal divano e raggiungo Ronnie nella zona dei bunk.
“Dopo
dobbiamo parlare.”
“Di
che cosa?”
“Della
nostra relazione, Leah.
Dobbiamo
prendere una decisione.”
“Sei sicuro? Non avevi detto che andava bene
così?”
“Sì,
l’ho detto. Adesso però sono cambiate alcune cose,
Leah.”
Io
sospiro.
Ho
sempre tenuto che arrivasse questo giorno, quello in cui avrei dovuto
decidere
sul serio di cosa fare della mia vita sentimentale, lo stesso non sono
pronta.
Il
mio ragazzo accende il computer e accede a Skype, poco dopo accende
anche
Crissy e lui sorride. È contento di vedere la sua bambina e
sono certa che
soffra per non poter essere più presente nella sua vita.
La
finestra della conversazione si apre e una ragazza appare con in
braccio una
bambina di due anni che ha gli stessi capelli neri di Ronnie egli occhi
scuri.
“Ciao,
papà!
Ciao, ia ea!”
“Ciao,
tesoro!”
Rispondiamo
in coro noi.
“Ragazzi,
vi lascio parlare con Willow per un’ora perché poi
deve andare a letto.”
Ci dice Crissy sorridendo, poi lascia la stanza.
Padre
e figlia iniziano a parlare e come sempre il sorriso di Ronnie in
queste
circostanze è davvero speciale, trabocca d’amore
per la sua creatura.
Si
informa di tutto quello che fa durante la giornata, dei suoi amichetti
e
amichette e lei è felice di raccontare le sue giornate al
suo papà. È anche
curiosa perché chiede a lui che cosa fa durante le sue di
giornate e a un certo
punto guarda me.
“Ia
Ea, hai atto pace con iuoi amici?”
Mi chiede, io sorrido.
“Sì,
tesoro. Abbiamo fatto pace.”
“Anche con uello che è uto al arco?”
Io
rimango in silenzio e abbasso gli occhi.
“No,
con lui no. La zia Leah si è comportata male con lui e lui
non vuole più
parlarle.”
“Hai
iesto cusa?”
“Sì,
gli ho chiesto scusa. A volte però ai grandi questo non
basta se sono davvero
arrabbiati.”
“Se è uo ico fate pace.”
“Hai ragione, piccola. Forse devo solo aspettare un altro
po’.”
Lei annuisce entusiasta e riprende a parlare di giornate al parco, the
presi
con le bambole e cartoni animati fino a che Crissy non arriva.
“Tesoro,
dà la buonanotte a papà e a zia Leah. Dobbiamo
andare a letto, lo sai.”
Lei incrocia le braccia e gonfia le guance come un cricetino.
“Mamma!”
“Tesoro,
lo sai che devi andare a letto presto.”
Lei
sbuffa ancora e si volta verso la cam.
“Buonanotte,
papà.
Buonanotte,
ia Ea.”
Dà
un bacio al vetro e la conversazione finisce, Ronnie sospira.
“Ti
manca, vero?”
“Da
morire. A volte vorrei essere un padre con un lavoro normale e non una
rockstar
che passa la sua vita su tourbus in giro per il mondo, ma lontano da
lei.
Da
ragazzino non desideravo altro che questo, adesso le mie
priorità sono un po’
cambiate, immagino che gli anni passino per tutti.”
“Immagino di sì. Personalmente non mi manca la mia
adolescenza, è stata un
casino.”
“Ma ti ha reso la donna che sei adesso.”
“Già…”
Andiamo
nella zona relax ed è stranamente deserta.
“Ronnie,
hai detto a tutti che dovevamo parlare?”
“Sì,
volevo un po’ di privacy.”
“Okay.”
Mi
siedo sul divano e sospiro.
Il
momento fatidico è arrivato, forza Leah!
“Ti
ricordi cosa ci siano detti quando questa storia è
iniziata?”
“Sì.
Che era solo sesso, niente di più. Che non era una storia
seria.”
Lui annuisce.
“Sì,
ti ho detto questo, parola più parola meno. Ora
però le cose non stanno più
così, Leah.”
“Cosa
vuoi dire?”
“Che conoscendoti meglio e vedendo come interagivi con mia
figlia ho iniziato a
provare qualcosa di più della semplice amicizia per te. Tu
mi piaci e tanto,
Leah.
Vorrei
che questa relazione diventasse una cosa seria, io credo…
Ecco,
credo di amarti.”
Io abbasso gli occhi e sento che si stanno inumidendo, ma non
è il momento di
piangere come una bambina.
“Ronnie,
tu per me in questo anno sei stato un amico prezioso. Conoscendoti
meglio ho
iniziato ad apprezzare la tua personalità e come tratti
Willow. Mi piaci,
Ronnie, ma solo come amico.
Io…
Mi dispiace, vorrei poter ricambiare e portare questa relazione a un
livello
più alto, ma farlo sarebbe sbagliato. Baseremmo una
relazione su una bugia, io
amo ancora Mike.
Io…
Mi dispiace, mi dispiace davvero.
Non
era mia intenzione sfruttarti o farti del male, mi dispiace.”
Lui
mi rivolge un’espressione amara.
“In
fondo lo sapevo che sarebbe finita così, che per te esiste
solo Michael
Fuentes, ma ho voluto provarci lo stesso.”
“Ronnie,
mi dispiace davvero.”
Dico con le lacrime agli occhi.
“Non
piangere, Leah.
Lo
sai che odio le bugie e preferisco cento volte la verità
anche se fa male.
Possiamo
provare a rimanere amici o avere un rapporto civile.”
“Sei
sicuro di volermi ancora in questo tour dopo quello che è
successo?
Capirei
se volessi un altro medico.”
“No,
va bene così.
Ho
capito di averti perso da quando Michael ti ha confidato i suoi
sentimenti,
adesso scusami, ma vorrei andare a letto.”
“Va bene.”
lo guardo andare via con un passo ciondolante, chiedendomi se ho fatto
la cosa
giusta. Gli voglio bene, ma non come lui ne vuole a me, per quanto lo
voglia io
non lo amo, il cuore appartiene a un altro che probabilmente non si
farà mai
avanti.
Che
tristezza.
Sto
bevendo un the caldo e scrivendo il mio dannato studio al computer
quando
qualcuno bussa alla porta del pullman.
Sorpresa,
vado ad aprire e mi trovo davanti Tony con in braccio Asia
completamente
ubriaca, lo sapevo che sarebbe successo.
Mai
permettere a un cuore infranto di sfogarsi con l’alcool, devo
ricordarmi di
metterlo nella mia ricerca, potrebbe essere utile.
“Cosa
è successo, Tony?”
“È
arrivata ubriaca al “Charmed”…”
Alzo un sopracciglio.
“Ok,
un locale dove fanno pop-punk live ed era già bella ubriaca,
poi ha bevuto
ancora un po’ e si è messa a ballare sui tavoli.
L’ho fermata all’ultimo
secondo o si sarebbe fatta un tizio conosciuto lì nei
bagni.”
Io
mi passo una mano davanti al viso gemendo.
“Non
ti fa niente depositarla nel suo letto?”
“No, figurati Ho fatto abbastanza pratica con Sofia
l’anno scorso.”
“Non mi sembra il caso di scherzarci, non è stato
divertente.”
Lo rimbecco.
“È
passato un anno e la mia ragazza non ha più fatto cose del
genere, stiamo
insieme da un anno più o meno.”
“Lo so, me lo ricordo. C’ero anche io.”
La
mia voce ha una punta di amarezza e rimpianto.
“Dov’è
la macchina?”
Gli
chiedo una volta sistemata la mia amica per la notte.
“Jaime
l’ha riportata qui.”
“Domani devo ringraziarlo, grazie a tutti e due per averle
evitato di fare una
cazzata.”
“Prego. Sappiamo che rischia già di essere
incinta.”
“Sì.”
Usciamo
insieme e noto che è una notte fredda e stellata di ottobre.
“Ti
va di fumare una sigaretta?”
“Sì, non c’è
problema.”
Ci accediamo entrambi una paglia e rimaniamo un attimo in silenzio.
“Cosa
c’è, Leah?”
“C’è che non va bene nulla, Tony.
Ronnie
si è dichiarato, voleva portare la nostra storia a un
livello più serio, ma io
gli ho detto di no.
Quello
stronzo di Michael non vuole uscire dalla mia testa e poi mi mancate.
Da
morire.
I
Falling in Reverse sono bravi ragazzi, ma voi eravate una sorta di
seconda
famiglia, vi conoscevo così bene che sapevo sempre cosa
fare. Adesso ho sempre
paura di fare qualche errore.
E
poi mi mancate e basta.”
“Anche
tu ci manchi, con Delilah non è la stessa cosa. Non ci
conosce come te”
Rimaniamo
un altro po’ in silenzio.
“Sai,
per Mike io credo che dovresti parlargli. Potrebbe non essere come
credi.”
“Lo
so. Mi ha confessato che gli piaccio, ma che non si è mai
fatto avanti perché
sono di famiglia nobile e se decidesse di respingermi
comunque?”
“Io
non credo che lo farebbe. Ho il sospetto che persino un disastro come
lui si
stia rendendo conto che non si sbriga potrebbe non trovarti
più, io penso che
sia per questo che ha mollato Alysha. Non è la prima volta
che lo tradisce e
lui ci è sempre passato sopra.
Lui
ha paura di Ronnie, teme che tu alla fine scelga lui.”
“Hai
parlato con lui?”
“Sì,
ho fatto una fatica boia a estrargli quello che gli ho detto e gli ho
consigliato di farsi avanti.”
“Grazie,
Tone. Ho paura che questo non mi aiuterà con il mio lavoro,
anche se Ronnie
sembra averla presa bene.”
Lui
annuisce.
“È
vera la cosa di Asia?
È
vero che potrebbe essere incinta.”
Io
annuisco piano.
“Lei
dice che non si ricorda se hanno usato il preservativo e non ho il
coraggio di
chiederlo a Jacky per non fargli sospettare qualcosa. Dopotutto sono
affari
suoi e di Asia e io non ho il diritto di impicciarmi così
tanto.”
“E se fosse incinta?”
“Mi auguro che lei non prenda decisioni affrettate o
impulsive e che lui sia
disposto a riconoscere il bambino. Spero saranno dei buoni
genitori.”
“Niente
ramanzina a entrambi, dottoressa?”
“Che
domanda sciocca! Se dovesse succedere sarà la prima cosa che
farò.
Come
mai in giro da solo, comunque?”
“Sofia e Viviana volevano avere una serata tra sorelle
così loro sono andate in
locale e io e Jaime in un altro.
Adesso
è meglio che vada o Sofia potrebbe iniziare a pensare male,
i complessi di
inferiorità non le sono ancora passati del tutto.”
Io sorrido, bella com’è Sofia si crede ancora un
brutto anatroccolo.
Torno
nel mio pullman e trovo Jacky seduto sul divano che si torce nervoso le
mani.
“È
vero quello che hai detto a Perry?”
“Cosa di preciso?”
“Che
Asia potrebbe essere incinta.”
Io
arrossisco, involontariamente ho creato un pasticcio.
“Perché
ci stavi ascoltando?”
“Non
l’ho fatto a posta, volevo uscire a fumarmi una sigaretta.
Sono sceso e vi ho
sentiti e adesso rispondimi per favore.”
“Sì, potrebbe essere. Lei non si ricorda se avete
preso delle precauzioni.”
“Sai una cosa?
Non
me lo ricordo nemmeno io.”
“Tombola.”
Mormoro funerea.
“Quindi
potrei diventare padre.”
“Ah
ah.”
“Merda!”
Si
prende la testa tra le mani.
“Mi
piace Asia, ma non so se sono pronto a fare il padre. È una
grande
responsabilità e che padre sarei poi?
Non
sarei mai a casa.”
“Faresti come Ronnie, in qualche modo se
l’è cavata e Willow gli vuole molto
bene.”
Lui sospira.
“Sono
il più grande coglione di questa terra.”
“Suppergiù
la definizione sia esatta, ma sei anche mio amico e sono sicura che
saprai
decidere per il meglio, ho fiducia in te. Potresti persino essere un
buon
padre.”
Lui mi rivolge un sorriso debole.
“Sì,
sempre in giro per il mondo. Uno che si perderà la sua prima
parola, i suoi
primi passi; uno che non riconoscerà quando
tornerà a casa.
E
poi non so nemmeno cosa farà Asia, magari vorrà
abortire.”
Io mi acciglio.
“Ah,
preferiresti che abortisse piuttosto che prenderti le tue
responsabilità, che
razza di uomo sei?”
“Me
lo chiedo anche io.”
Una terza voce ci fa sobbalzare: Ronnie.
“Ronnie,
cosa ci fai qui?”
“Non
riuscivo a dormire e ho sentito per caso la vostra conversazione.
Jacky
Vincent, sei il più grande coglione di questa
terra!”
“Lo so, scusa, Ronnie.”
“Non devi scusarti con me, ma con la tua futura creatura.
Se
Asia dovesse essere davvero incinta, tu devi prenderti le tue
responsabilità, mi
hai capito?
Il
figlio è anche tuo e non si deve abbandonare una creatura
che ha bisogno anche
di te durante la crescita.
Se
abbandonassi tuo figlio perderei ogni stima nei tuoi
confronti.”
“Ronnie,
ho paura, cazzo!
Ho
solo ventisei anni e non so un cazzo di bambini, so solo che urlano,
piangono e
producono armi batteriologiche con il loro culo.”
Ronnie
emette una breve risata sarcastica.
“Credi
che quando Crissy mi ha detto che era incinta di Willow io sapessi
più di te?
No,
non sapevo un cazzo di bambini, ho imparato sul campo, non mi sono
tirato
indietro.
E
sai perché?
Perché
mia madre mi ha abbandonato appena nato e, anche adesso che ho una
specie di
rapporto con lei, non riesco a perdonarla per averlo fatto!
Perché da piccolo l’avrei voluta vicina quando mi
facevo male o anche solo per
leggermi le favole prima di andare a letto. Durante
l’adolescenza volevo una
donna che fosse orgogliosa del suo ragazzone e lo stesso quando gli
Escape The
Fate hanno fatto il colpo grosso. Volevo qualcuno che mi dicesse che
era
orgogliosa di avere cresciuto un bravo musicista.
E
guarda un po’?
Non
c’era! C’erano solo mio padre e Anthony e non nego
che loro siano stati
preziosi, ma credimi l’affetto e l’apprezzamento di
una madre sono un’altra
cosa.
Un
bambino ha bisogno di un padre e di una madre, anche se è
nato da una scopata
andata a male, chiaro?”
“Ronnie…”
“Allora Jacky, lo farai?”
“Io,
sì.”
Sento che devo dire qualcosa.
“Jacky,
non devi prenderti cura del figlio o figlia di Asia se non vuoi o solo
perché
ti senti obbligato da Ronnie. La creatura potrebbe capirlo e
crescerebbe
sentendosi in colpa.”
Jacky
mi guarda negli occhi.
“No,
Ronnie ha ragione. Se scappassi dimostrerei di essere solo un codardo e
non
voglio.
Mi
prenderò le mie responsabilità.
Adesso,
scusatemi, ma vado a letto.
Ho
la testa che mi scoppia.”
“Le aspirine sono nel primo cassetto del mobiletto basso del
bagno.”
Gli dico, lui annuisce e alza una mano in segno di saluto.
Rimaniamo
solo io e Ronnie in un silenzio imbarazzato.
“Penso
che andrò a letto anche io, è stata una giornata
dura.
Pare
che sia in arrivo il secondo figlio dei Falling in Reverse, Cristo.
Chi
se lo aspettava?”
“Nessuno, credo.”
“Già. Beh, buonanotte, Leah.”
Saluto anche lui e mi appunto mentalmente che nel mio studio
dovrò scrivere anche
di fare un discorso di educazione sessuale e su come sia consigliabile
di usare
sempre il preservativo anche quando si è ubriachi marci.
Tatuarglielo in fronte
potrebbe essere un’ottima soluzione, se non ricordasse troppo
i campi di
concentramento.
Prendo
una sigaretta ed esco a fumare in barba al mio mal di testa.
L’aria fredda
esterna è un toccasana, inizio a sentire un po’
della tensione scivolare via.
“Leah?”
Mi
gelo, la voce è quella di Mike.
“Sì,
sono io.
Ciao,
Mike. Sei venuto a sfogare un po’ la tensione con
me?”
“No,
non mi importava molto di Alysha. Non aspettavo che
l’occasione giusta per
cacciarla via.”
“Lei
non l’ha presa bene, mi ha minacciato.”
Lui rimane un attimo in silenzio e io non mi volto.
“È
una cogliona, ma ha le sue ragioni.
Alla
prossima data vorrei parlare con te, pensi sia possibile?”
Mi
volto di scatto e lo guardo negli occhi, sembra sincero e questo placa
un po’
la furia nei miei.
“Per
insultarmi?”
“No, ci sono altre cose che vorrei discutere con te, sempre
se vuoi.”
“Va bene, Michael.”
“Bene,
io allora andrei. Ho sonno, è stata una giornata stressante,
mi sono stati
tutti appiccicati come se temessero che dessi di matto.
Buonanotte,
Leah.”
“Buonanotte, Mike.”
Sussurro,
mentre il mio viso viene colpito da una folata di vento.
Cosa
dicevo della tensione che calava?
Dimenticatevelo,
sta risalendo a velocità paurosa.
E
chi dorme stanotte?
Angolo di Layla
Ho visto che ultimamente questa
storia non riceve recensioni e se nemmeno questo capitolo ne
riceverà la sospenderò fino a quando qualcuno la
recensirà di nuovo.
Alla prossima.
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Capitolo 11 *** 10) I think about you all the time cause you're a see through, and you're all mine ***
10) I
think about you all the time cause you're a see through, and you're all
mine
Leah
p.o.v.
Io e
l’insonnia siamo migliori amiche da tanto tempo e non mi
stupisce che questa
notte sia venuta a trovarmi.
Domani
dovrò parlare con Mike e non credo discuteremo del tempo o
di qualche altra
cazzata analoga. No, questa volta chiariremo del tutto
l’ambiguo rapporto che
ci lega e ho un po’ paura.
Il
silenzio del pullman amplifica tutti i rumori, così sento il
leggero russare
dei ragazzi e i lamenti di Asia.
Asia…
Che
diavolo le è preso stasera?
Perché
ubriacarsi così?
Questo
è comunque il minore dei mali, cosa succederà se
lei è davvero incinta?
Jacky
si prenderà davvero cura del bambino o della bambina?
Asia
vorrà tenerlo?
Sarà
pronta a essere madre?
Tutte
domande senza risposta per ora e a cui forse è inutile
pensare, forse è meglio
preoccuparsi quando sarà il momento.
Finisco
di bere il mio the e riprendo a scrivere il mio mitico studio,
attività che mi
porta via buona parte della notte.
Quando
i primi chiarori del mattino si mostrano Asia ciabatta verso il bagno e
sento
l’inconfondibile rumore di qualcuno che vomita.
Mi
affaccio alla porta del bagno.
“Le
aspirine sai dove sono e, per favore, pulisci tu questo
casino.”
Lei annuisce debolmente.
“Cosa
ci fai già sveglia?”
“Non
mi sono mai addormentata.”
“Posso sapere come mai?”
Io indico la sua pancia.
“Ah,
immagino che sia una bella preoccupazione.”
“Una delle tante.”
Asia
si alza in piedi e si sciacqua la bocca, poi inizia a pulire il macello.
“Le
altre quali sono?”
“Io
e Ronnie ci siamo lasciati e Mike oggi vuole parlare con me.”
Lei
mi guarda sorpresa.
“Gioca
bene le tue carte, io sono che ce la puoi fare, siete troppo belli
insieme.”
“Strani
o insoliti, ma non belli.”
“Smettila di sminuirti.”
La lascio proseguire il suo lavoro e poi mi stendo un attimo sul divano
nero
della zona relax, gli occhi mi bruciano, così li chiudo e
sento quasi con
piacere un paio di lacrime scendere.
Il
tempo scorre inesorabile e tra poco lo incontrerò e mi
parlerà, sento le mie
viscere contorcersi e un leggero senso di colpa verso Ronnie.
Mi è
stato accanto un anno e io l’ho ricompensato con un due di
picche, ma l’amore o
c’è o non c’è e nel nostro
caso non c’era.
“Leah,
stai dormendo?”
“No,
Asia. Sto facendo riposare gli occhi, ho lavorato al computer tutta la
notte e
dopo voglio continuare il mio diario di questo tour.”
“Tu
sei matta! Mi prepareresti del the, per favore?
“Ci
credo, visto quanto hai bevuto. Tony ti ha portata qui in braccio
perché non ti
reggevi in piedi.”
Lei strizza gli occhi facendo una smorfia buffa.
“Ah,
sì. Mi ricordo di averlo incontrato insieme a
Jaime.”
Io
mi alzo in piedi e le preparo un the – come richiesto
– e ne faccio un po’
anche per me, l’ennesima tazza della notata.
Ci
deve essere del sangue che nuota nel the nelle mie vene.
“Cosa
ci scrivi nel tuo diario?”
“Semplicemente
quello che succede durante il giorno o la notte.”
“Qualcuno ha mai letto i diari che hai scritto negli anni
scorsi?”
Io
scuoto la testa.
“Dovresti
presentare un manoscritto a un qualche editore, sono certa che te lo
pubblicherebbero.”
“Quello che c’è scritto nei miei diari
è strettamente personale e poi avrei
bisogno del permesso dei Pierce The Veil e dei Falling in
Reverse.”
“Immagino
di sì. Accidenti, che materialista sono diventata.”
“Un po’.”
“Dici che è grave?”
“Penso
ti passerà, sono i postumi della sbornia.”
All’improvviso
il mio smartphone vibra per un messaggio, chi mi scrive
quest’ora?
È
Sofia.
“Fammi
parlare con la cosa dai
capelli verdi dei Falling in Reverse.”
“Chiamami.”
Poco
dopo lo smartphone vibra e lo passo ad Asia.
“Beh?”
“C’è
qualcuno che vuole parlare con te.”
Lei
schiaccia il tasto di risposta e poi rimane in silenzio.
“No,
Sofia. Non abbiamo fatto niente, ne sono certa.
Lui
e Jaime mi hanno solo riportata al tourbus perché ero
ubriaca fradicia, non c’è
niente tra noi due.
No,
te lo giuro!
Siamo
solo amici, non c’è motivo di essere gelosa, non
te lo ruberei mai.”
Vanno
avanti così ancora per qualche minuto, poi finalmente Asia
chiude la chiamata,
mi passa lo smartphone e si mette le mani nei capelli.
“Non
avrei mai creduto che qualcuno mi facesse una scenata di gelosia. Te lo
giuro,
mai nella mia vita.”
Io
rido.
“Vedi
il lato positivo. Se un ex modella come Sofia ti considera pericolosa
vuol dire
che non sei così brutta come credi.”
Ride anche lei.
Finiamo
la nostra colazione e poi lei va a sdraiarsi sul divano, io invece
scrivo il
mio diario. Lo aggiorno con la probabile gravidanza di Asia, la rottura
tra me
e Ronnie e l’enigmatica richiesta di Mike.
È un
bel po’ di roba.
Questo
tour non sta dimostrando di essere meno complicato rispetto al Warped
Tour in
cui Sofia si è unita ai Pierce The Veil.
Anche
questo assomiglia vagamente a una telenovela e, dato che non
c’è nessuno,
metto la pubblicità con un breve sonnellino.
Mi
sveglio verso le dieci, perché sento le voci dei ragazzi
indecisi o meno se
svegliarmi per la colazione.
“Non
c’è bisogno di discutere, Cenerentola si
è svegliata.”
Dico
con voce rauca, ponendo fine alle loro discussioni.
“Ben
svegliata, Leah.”
“Ciao, Jacky. Dov’è Ronnie?”
“Sono
qui e ti conviene sbrigarti o non troverai più la
colazione.”
“Che lavandini che siete.”
Mi alzo e mi dirigo verso la cucina. Lì ingollo la mia tazza
di caffè e un paio
di pancakes.
“Oggi
a mezzogiorno ci fermiamo a un autogrill.”
“E
forse mangeremo qualcosa di diverso dalla pizza?”
“Non è detto.”
“Va beh.”
Arrossisco.
“Mike
mi ha chiesto di mangiare con lui.”
Tutti guardano prima me e poi Ronnie. Lui mantiene un autocontrollo
impeccabile.
“Qualsiasi
cosa succeda tra voi due ti auguro di essere felice.”
“Grazie, Ronnie.”
“Io
potrei provarci con il loro medico, come si chiama?”
“Delilah, sarà meglio che ti ricordi il suo nome
se vuoi conquistarla.”
Dico con un lieve sorriso.
“Ottimo
consiglio, dottoressa.”
“Sono qui anche per questo.”
Le due ore seguenti le passo a giocare a carte con i ragazzi, mentre
Asia se ne
sta sdraiata sul divano a guardare la tv.
Jacky
la guarda ogni tanto.
“Mi
sa che ho fatto un errore con lei.”
Ammette
infine a bassa voce.
“Sei
sempre in tempo a rimediare.”
“Lo
sai che non funziona così. Penserà che voglia
solo scopare con lei un’altra
volta per poi mollarla.”
“Vero.”
“Beh,
vedi di fare in qualche modo.”
Continuiamo a giocare fino a quando il pullman non si ferma, io saluto
con un
cenno i ragazzi e vado verso i Pierce The Veil.
Mi
sorridono tutti.
“Ehi,
Leah. Scusa per la chiamata di stamattina.”
Esordisce Sofia a disagio.
“Non
c’è problema, ero già
sveglia.”
“Non
ti è passata questa brutta abitudine.”
Sospira.
“Scusa,
comunque. La mia gelosia era ingiustificata, Tony non ha fatto nulla,
ma quando
l’ho visto rientrare con quella ragazza in braccio.”
“Sofia, è tutto ok. Davvero.
Basta
che le cose siano a posto tra te e Asia e poi va tutto bene.”
“Esatto.
E adesso, scusate, ma ve la devo rapire.”
Tutti guardano sbigottiti Michael mentre mi prende per un polso e mi
trascina
via, verso l’autogrill.
“Dove
andiamo a mangiare?”
“Oh,
c’è il cinese! Andiamo lì?”
“Uhm, va bene. Ma non amavi la pizza una volta?”
“La
amo ancora, ma i ragazzi la cucinano quasi tutti i giorni.”
Ci
sediamo e ordiniamo due porzioni di riso alla cantonese, due di pollo
alle
mandorle e due di nuvole di drago.
Quando
arrivano le nostre porzioni mi decido a guardare negli occhi Mike.
“Come
mai mi hai invitato a pranzo?”
“Come
sai, sono recentemente diventato single.”
L’hanno capito sia le crew dei Pierce the Veil che dei
Falling in Revese e
immagino qualche abitante del vicinato.
“E
questo mi ha permesso di riflettere su alcune cose che ho sempre
rifiutato di
affrontare. Non ti sei mai chiesta perché ho reagito
così male quando te ne sei
andata?”
“Sì, molte volte. Avevamo un bel rapporto, ma non
così profondo da giustificare
una tale incazzatura.”
“La
verità è che mi sono sentito tradito, come se
avessi preferito uno come Ronnie
Radke, il cattivo ragazzo per eccellenza, a me che sono –
tutto sommato – una
brava persona.
Non
mi andava che voi aveste una storia, ero geloso di te anche se non
avevo uno
straccio di ragione per esserlo. Non eravamo fidanzati o altro, io mi
ero
appena messo con Alysha. Non capivo questa gelosia, questa rabbia che
veniva
dall’interno perché mi avevano portato via
qualcosa di molto prezioso.”
“Ti sei mai chiesto perché me ne sono andata
così?”
Così
si fa, Leah! Buttati senza paracadute, dritta verso il suolo e senza
esitare!
“Sì,
me lo sono chiesto e non ho trovato una risposta, il che è
piuttosto strano.
Tutti sembravano avere capito tranne me.”
“La
ragione per cui me ne sono andata è perché ero
– e sono – innamorata di te.
Quando ho visto la foto
di te e Alysha
mi sono sentita respinta per l’ennesima volta e quella volta
non ho
semplicemente retto.
Non
ce la facevo a immaginare un altro tour con voi a guardare tu e quella
zucca
vuota fare i fidanzatini, non sapevo cosa fare quando ho incontrato
Jacky.
Jacky Vincent è un mio vecchio amico e mi ha detto che il
medico della sua band
era rimasta incinta e avevano bisogno di un sostituto temporaneo. Ho
fatto
domanda alla Epitaph e me sono andata, se mi fossi guardata indietro
sarei
rimasta e questo non sarebbe stato un bene per me.
O
almeno così credevo.
Quando
vi ho incontrati di nuovo all’inizio del tour ho capito di
avere fatto uno
sbaglio e mi sono scusata con tutti e ho detto loro quello che ho detto
a te.
Ora,
lo so che non ricambi, ma immagino che dovessi sapere queste
cose.”
“Non
correre troppo, dottoressa.
Chi
ti ha detto che tu non mi interessi?”
Io
rimango in silenzio giocando con le bacchette e mangiando
l’ultimo boccone di
riso.
“Siamo
stati amici per anni e non hai mostrato nessun interesse romantico
verso di
me.”
Anche
lui finisce il suo riso.
“C’è
una ragione.”
Altra
pausa di interminabile silenzio.
“Durante
il nostro primo tour insieme ho risposto per errore a una chiamata: era
tua
madre.
Mi
ha detto che non avrebbe permesso a sua figlia, un’inglese
nobile fin dai tempi
di Noè e della sua cazzo di arca, di uscire con un brutto
messicano, tossico e
interessato solo ai soldi di sua figlia.
Che
sopportava a malapena la tua scelta, ma che una rockstar non
l’avresti sposata
o frequentata, a meno di passare sul suo cadavere.”
Io mi tiro una mano sul volto.
“Mamma,
ti odio.”
“Stavi
iniziando a piacermi e, anche se non era colpa tua, il discorso di tua
madre è
arrivato come una doccia gelida. Ho deciso di farmela passare con tutte
le
ragazze che incontravo, ma non funzionava molto. Nei miei sogni e nei
miei
incubi c’eri tu e fare finta di niente mi è
costato un grande sforzo.”
Adesso ho il cuore in gola, mentre aspetto il pollo.
“Mike,
vuol dire che tu mi ami?”
“Se
amare una persona significa avercela sempre in testa, volere che sia
felice,
volerla accanto e sperare che sia tu la persona in grado di farla
felice per un
tempo abbastanza lungo, essere geloso di chi si avvicina a lei
perché temi che
le porti via… Sì, ti amo.”
Io mi metto le mano davanti al volto e piango, Mike me le sposta
delicatamente.
“Non
mi ami?”
“Sì, ti amo.”
“E allora perché piangi, Leah?”
“Perché sono secoli che aspettavo questo momento e
sono felicissima.”
Lui
mi bacia tutte le lacrime e poi finalmente assaporo le sue labbra:
sanno di
erba, whisky e di qualcosa di mascolino, ma anche dolce.
Sanno
di lui, il ragazzo apparentemente menefreghista ma che vuole la
felicità di Vic
e dei suoi amici e che incoraggia sempre i fans ad andare avanti, che
la
tempesta prima o poi finirà.
Nessuna
tempesta dura per sempre, anche le peggiori terminano.
Continuiamo
a baciarci fino a che il cortese richiamo di un cameriere –
con le nostre
portate – ci fa staccare. Gli sorridiamo con aria di scusa.
Dio,
non credo di essere mai stata più felice di adesso!
Il
ragazzo appoggia le nostre pietanze – pollo alle mandorle e
nuvole di drago – e
poi se ne va con discrezione.
“Quindi
sei davvero una nobile.”
Io metto in bocca il primo boccone.
“Sì,
ma non sono come loro. I miei genitori, intendo.
Io
sono sempre stata la loro spina nel fianco, sono la primogenita e non
mi sono
mai comportata come tale, mia sorella Ariadne invece è la
classica perfettina
Alla
fine ha ereditato lei le responsabilità della primogenita,
ha frequentato
ottime scuole e si è appena laureata in qualcosa che
riguarda la diplomazia,
non lo so di preciso. Io e lei ci sentiamo solo a Natale e il giorno
del mio
compleanno.
L’etichetta
impone almeno una telefonata e lei lo fa, anche se credo preferirebbe
non
sentirmi mai più, non le sto simpatica.
Dice
che non faccio altro che offendere e far vergognare i miei genitori di
me, che
sono una pessima figlia e una pessima rappresentante dei
Lancaster.”
“Davvero? Da quanto non vedi i tuoi?”
“Anni.
Sono venuti a trovarmi per Natale il primo anno di
università. Sono rimasti
scioccati che vivessi in un dormitorio comune e ancor più
scioccati dai miei
capelli. Mia madre è svenuta quando ha visto le ciocche
bianche, poi ha fatto
una sceneggiata terribile e mi ha detto che dovevo tornare in
Inghilterra con
loro e che vivevo come la plebaglia.
Plebaglia,
capisci?
Pensano
ancora di essere superiori alle persone comuni come nel medioevo!
Quando mi sono rifiutata mi hanno tagliato i fondi, io mi sono
rimboccata le
maniche e ho cercato un lavoro. Ho lavorato tre giorni alla settimana
come
pizzaiola in una pizzeria d’asporto per tutti i miei anni di
università e mi
sono sentita libera.
Libera
di non usare sempre una gentilezza ipocrita, di mandare a fanculo
qualcuno, di
dire parolacce quanto e come volessi.
Ovviamente
non sono venuti alla mia festa di laurea e quando la Fearless mi ha
assunta mia
madre ha chiamato quella sera stessa ordinandomi di rifiutare il
lavoro, che
una del mio rango non deve perdere il suo tempo con quei tossici che
suonano
musica rock.”
La
bocca di Mike si tira in una linea dura.
“Le
ho detto che, dato che mi mantenevo da sola da anni, lei non
aveva più il
diritto di impormi nulla, lei non si è data per vinta e mi
ha detto che se mi
fossi messa con una rockstar mi avrebbe diseredata.
Io
le ho riso in faccia.”
“Posso sapere perché?”
“Vedi,
l’unica persona della mia famiglia con cui andavo
d’accordo era mia nonna Leah.
Io la chiamavo Kate perché era il suo secondo nome, e quando
lei è morta ha
praticamente lasciato tutto a me.
Mia
nonna è ricca il doppio della mia famiglia, quindi i suoi
ricatti mi facevano
ridere. Erano solo le bassezze di una donna che sa di non avere
più colpi in
canna.
Mia
nonna era un mito, sapeva sparare e tirare di scherma e me
l’ha insegnato. Ha
fatto la resistenza in Francia e mi ha insegnato che le donne devono
essere
decise e non sottomesse, che hanno una testa per pensare e che non
devono avere
paura di usarla. Di essere anticonformista e di fregarmene
dell’opinione degli
altri e del galateo, perché le vere qualità dei
Lancaster erano il coraggio e
la spregiudicatezza, non l’ipocrisia dei miei.
È
stata l’unica in grado di aiutarmi davvero quando sono stata
oggetto di
bullismo e mi rifiutavo di mangiare. L’unica cosa che hanno
fatto i miei è
stato sbattermi in una clinica per ricconi e sparire, lei invece ha
preso il
coraggio a due mani per farmi un discorso che mi scuotesse quando aveva
il
cuore spezzato dal vedermi in un letto d’ospedale sempre
più magra e moribonda.
E mi
ha dato il permesso di sposare una rockstar.”
Rido.
“Le
saresti piaciuto.”
Lui mi sorride, un sorriso vero.
“Onorato
di piacere alla nonna della mia splendida ragazza, sono stato un
dannato
idiota.”
“Perché?”
“Perché ho creduto a tua madre e non mi sono fatto
avanti perché pensavo che
aveste la stessa opinione. Avrei dovuto capire che non era
così se avessi usato
un po’ di più gli occhi e avessi ascoltato il mio
cuore.”
Mi
prende le mani tra le sue
“Mi
dispiace per quello che ti è successo in passato, tu per me
sei la più bella
tra le ragazze e quello che ti fa splendere come una stella
è la tua
personalità.”
Io arrossisco fino alle radici dei capelli.
“Grazie,
Mike.”
“Di nulla, Leah.”
Insieme riprendiamo a mangiare.
Non
so di preciso che sapore abbia la felicità, per me ha quello
del pollo alle
mandorle e delle nuvole di drago che sto mangiando.
Finalmente
il mio cuore ha smesso di sanguinare per tutte le vecchie ferite, ora
ho
trovato la cura giusta.
Mi
ci è voluto un po’ e anche vari fraintendimenti,
ma alla fine ho capito che è
Mike la mia cura.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
e Kellic_a_vita
per le recensioni, grazie mille davvero. Come vedete Leah ha finalmente
scelto e ha scelto Mike, spero che vi sia piaciuta questa scelta.
Grazie mille e alla prossima.
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Capitolo 12 *** 11)I'll never be what you want. ***
11)I'll never be what you
want.
Delilah
p.o.v.
È
inutile negarlo, io non sono la dottoressa dei Pierce The Veil pur
essendolo
sulla carta.
Quando
i ragazzi vengono da me cercano qualcun altro e so precisamente chi:
Leah
Lancaster, il loro precedente medico.
Non
ho nulla contro Leah – è sempre stata gentile ed
educata con me – ma tutto
questo mi rende triste. È come se il mio talento non venisse
riconosciuto e mi
chiedo perché, io do il centodieci per cento in questo
lavoro. Cerco sempre di
studiare le personalità dei ragazzi per capire come
intervenire, ma non è mai
abbastanza.
Anche
adesso sono seduta da sola e loro sono un’allegra tavolata
più in là, sono
troppo timida per chiedere a loro se posso unirmi e poi mi piacerebbe
che fossero
loro a chiedermelo.
Poco
prima ho visto Mike e Leah allontanarsi insieme, qualcosa mi dice che
quando
torneranno saranno una coppia. Me la farò andare bene, ho
sempre saputo che
sarebbe finita così, che tra quei due c’era
qualcosa c’era qualcosa che prima o
poi sarebbe esploso.
“Posso
sedermi?”
Mi
chiede una voce maschile velata da una leggera ironia, io alzo gli
occhi e mi
scontro con quelli scuri di Ronnie Radke.
“Certo
che puoi. Io sono Delilah, piacere.”
“Io
sono Ronnie.”
“Sembra
che la tua amica o ragazza stia per diventare la ragazza di
Mike.”
Bell’esordio, Delilah!
Adesso
come minimo ti molla qui da sola e raggiunge la sua band, pensando che
sei una
cretina apocalittica.
“Amica,
lo so comunque.”
“Pensavo foste più che amici.”
Dico sorpresa e maledicendomi un secondo dopo perché sto
rimediando una
figuraccia dietro l’altra.
“Scopamici,
ma adesso è andata ed è giusto così.
Tu
perché sei qui tutta sola?”
“Oh.
Beh, loro non mi hanno invitata a mangiare con loro, non lo fanno
mai.”
“Forse dovresti provare a sederti con loro e vedere cosa
succede.”
“Mi
scambierebbero per Leah, lei ha forse mollato il suo lavoro, ma il suo
fantasma
è sempre dietro l’angolo. Non mi accetteranno
mai.”
Mugugno di malumore dando un morso al mio hamburger, me lo merito dopo
un
overdose di tacos, burritos ed empanadas.
“Le
cose non vanno proprio, eh?”
“No, forse dipende anche dal fatto che questo è il
mio primo incarico, prima
ero un medico di quartiere a Tampa. Curare vecchietti e vecchiette e
arzille
rockstar non è proprio la stessa cosa.”
“No,
decisamente non lo è.
“Volevo
solo cambiare un po’, ma mi sa che ho sbagliato.
Tu
che mi racconti?”
“Che mi manca da morire mia figlia, anche se l’ho
vista solo ieri sera via
Skype.”
“Hai una figlia?”
“Sì, si chiama Willow. Ha due anni.”
“Wow, complimenti! Sei un ragazzo padre.
Il
mio di padre quando mia madre ha scoperto di essere incinta se
l’è filata in
Australia per paura di essere ricondotto alle sue
responsabilità.
Mio
nonno dice sempre che gli piacerebbe infilare un paio di proiettili nel
culo di
quel disgraziato.”
Lui
ride.
“Tuo
nonno è forte. Anche io sono stato abbandonato da piccolo,
mia madre mi ha
partorito e poi è sparita per poi rifarsi viva qualche anno
fa. Sono anche di
discendenze indiane.”
“Io di discendenze tedesche, mio nonno è un
po’ un nazista su queste cose.”
“Quindi
sparerebbe anche a me, visto che ho sangue indiano nelle
vene.”
“Sì, penso di sì.”
Mi blocco.
“No,
cioè no. Ovvio che no. Non ha un formo crematorio nascosto
nel garage e un
campo di concentramento in cantina, anche se odia da morire la sua
vicina di
casa ebrea….
Cioè,
no, non la odia. Hanno un rapporto travagliato, ma non si odiano,
figuriamoci.”
Aggiungo un po’ troppo velocemente, inaspettatamente lui
scoppia a ridere.
“Cosa
ho detto di divertente?”
“Non è quello che dici, sei tu a essere
divertente.”
Io
inarco un sopracciglio, mi hanno sempre detto di essere divertente come
un
gatto attaccato ai coglioni.
“Dici
le cose che non dovresti dire, un secondo dopo te ne accorgi e tenti di
rimediare con altre cose di cui sarebbe meglio non parlare. Tipo di
Leah e di
tuo nonno.
Lo
trovo molto divertente, sai credo che ti chiamerò Luna
d’ora in poi.”
“Delilah non è abbastanza bello?
C’è
anche una canzone dedicata al mio nome: ehy, there, Delilah.”
Inizio
a canticchiarla, ma lui fa cenno di tacere.
“No,
non è quello. Pensaci.”
Luna.
Perché
dovrebbe chiamarmi Luna?
Perché
sono pallida come la luna? Eppure secondo la parrucchiera questi
capelli rosa
cicca mi davano un’aria meno cadaverica.
Luna.
E
poi capisco.
“Luna
Lovegood. Quella di Harry Potter, quella che dice le verità
scomode e crede a
una quantità di strambi animali che non esistono.”
“Esatto.”
“Io amo Harry Potter, anche a
Mike piace
un …
Cioè,
anche tu sei fan?”
Lui
ride di nuovo.
“Lo
so che Fuentes è un fan della saga, ha il simbolo dei doni
della more tatuato
su una mano e ci sono in giro foto di lui con una sciarpa di Grifondoro.
Sono
abbastanza fan e poi piacciono molto a Willow, anche se fino ad ora mi
sono
limitato a leggerle solo i rimi tre libri, quando sarà
più grande le leggerò
anche gli altri quattro.”
“Giusta scelta, ci sono un po’ troppi omicidi e
morti. Una bambina non è in
grado di…”
Mi fermo, ricordandomi che Anthony, suo fratello è morto un
anno fa in un
incidente stradale, questa volta non mi dice niente per un
po’.
“È
stato difficile spiegarle di Anthony, ma credo che io e Crissy abbiamo
fatto
del nostro meglio. Ha pianto un po’ perché le
mancava lo zio Tony, ma adesso
ogni volta che guarda il cielo dice il suo nome. Penso che creda lui si trovi su una nuvola o
qualcosa del
genere.”
“Mi
dispiace per quello che ti è successo. Sono figlia unica,
cresciuta da un nonno
un po’ nazista, ma se avessi avuto una sorella o un fratello
e li avessi persi
non so se ce l’avrei fatta ad andare avanti.”
Mi azzardo ad accarezzargli i capelli e lui non si sposta.
“Che
fine ha fatto tua madre?
Non
ne ho la più pallida idea, a tre anni mi ha mollato da mio
nonno dicendo che
aveva vent’anni e voleva vivere la sua vita e non badare a
una mocciosa.”
“Conosco la sensazione.”
“Mio nonno è sempre stato affettuoso a suo modo e
ha deciso di non parlare mai
di lei per non farmi soffrire. Ha anche appoggiato la mia scelta di
essere il
medico di qualche rockstar, secondo lui avevo più diritto io
di vivere il mio
sogno che mia madre.”
“Saggia
deduzione. Le persone, a volte, sono terribilmente egoiste.
Luna,
mi daresti il tuo smartphone?”
Io
glielo tendo e poi, come mio solito, gli chiedo il perché il
secondo dopo.
“Voglio
vedere se c’è qualche foto sexy.”
Io divento di fiamma.
“No,
ti sto solo lasciando il mio numero, se ti venisse voglia di parlare
con me.”
Finiamo
il pranzo e poi ci separiamo con un sorriso amichevole, io vado verso
il
pullman dei Pierce The Veil e lui verso quello della sua band.
È
simpatico per essere uno che ha la fama di essere un puttaniere della
peggior
specie.
Sono
passate due ore da quando siamo partiti e io mi sono chiusa nel mio
bunk e ho
continuato a guardare quel numero, chiedendomi se scrivergli qualcosa o
meno.
All’improvviso
qualcuno bussa violentemente sul legno del letto a castello, io
sobbalzo e apro
la tendina di scatto trovandomi faccia a faccia con una sorpresa Sofia.
“Cosa
è successo?
Qualcuno
ha preso una malattia sessualmente trasmissibile?
Il
colera? L’ebola? Il tifo? La peste?
Qualcuna
è incinta o ha ricevuto una proposta di matrimonio?
C’è
un’apocalisse zombie?”
Rintrono quella poveretta con un fiume di parole, come faccio sempre
quando mi
beccano distratta.
“No.
Nessuno ha una malattia sessualmente trasmissibile, colera, tifo, ebola o peste, almeno credo.
Sembriamo tutti in
buona salute.
Nessuna
di noi è incinta o ricevuto una proposta di matrimonio e non
c’è nessuna
apocalisse zombie, non per ora anche se a Tony piacerebbe.”
“Oh,
allora cosa c’è?”
“Ecco, da quando siamo rientrati dall’autogrill ti
sei chiusa qui dentro senza
dire nessuna delle tue strane battute, sei persino peggio di Jaime
quando
storpi l’inglese.”
“Non vedo cosa ci sia di male a dire: uccidiamo gli uccelli
con le pietre.”
Risponde lui.
“Ah,
e quando hai detto a una fan incinta chi l’aveva infornata o
una cosa del
genere, è stato carino?”
“Pff! Tu non capisci.”
“Torniamo a noi.”
Taglia corto lei.
“Cosa
ti è successo?”
Per
la prima volta mi stanno davvero prestando attenzione?
“No,
niente. A pranzo ho parlato con Ronnnie Radke e lui mi ha lasciato il
suo
numero. Mi trova divertente, sapete?
Adesso
non so se scrivergli o meno.”
“Sapevo che Radke era matto.”
Non
so perché, ma il suo commento mi ferisce.
“Beh,
grazie mille, Sofia.”
Replico aspra per la prima volta nella mia vita.
“No,
no. Sofia non voleva offenderti.”
Interviene di nuovo Jaime.
“A
me sembra il contrario.”
“Ma no, siamo divertenti noi che storpiamo
l’inglese. Davvero.”
Io non dico nulla.
“Torno
nel mio bunk. Se qualcuno sta male chiamatemi, altrimenti gradirei non
essere
disturbata.”
Salto
di nuovo sul lettino e tiro la tendina, al di là di essa
sento Jaime che
rimprovera Sofia. Lo trovo un gesto carino, ma mi piacerebbe che fosse
lei a
scusarsi.
Guardo
ancora una volta il numero di Ronnie e poi decido di mandargli un
messaggio, un
semplice “ciao.”.
Lui
mi risponde quasi immediatamente.
“Ciao,
come va?”
“Male. Sofia
pensa che tu sia pazzo ad avermi lasciato il tuo numero.”
“Un
sacco di gente dice che sono matto :P.Non me ne frega un cazzo
dell’opinione
della ragazza di Tony Perry.”
“Io
l’ho trovato un commento offensivo. Non vedo l’ora
che Leah si riprenda questa
banda di matti, è evidente che è lei che
vogliono.”
“Sì,
credo che alla fine lei tornerà da loro. Il suo contratto
alla Epitaph sta
per scadere e non devi prendertela per le parole di una ragazzina
invidiosa.”
“Anche il mio
contatto con la Fearless sta per scadere, ci scambiamo i
medici?”
“Come le
figurine. Ma davvero non devi dargli peso, scommetto che vorrebbe
essere al tuo posto adesso :P”
“Hai
un’alta opinione di te :°D”
“Certo,
altrimenti non sarei arrivato qui.”
“Hai ragione.
Da te le cose come vanno?”
“Oh,
tutto okay. Leah è in preda a crisi di malinconia per
Fuentes, Jacky ha paura
di avere ingravidato la nostra merchgirl e scatta per niente e Asia, la
merchgirl, è nervosa anche lei come un gatto. Non le va di
essere stata
scaricata e teme di essere incinta.”
“Cazzo, che
casino.”
“Luna, non
avrei saperlo dirlo meglio. Ho il sospetto che il secondo figlio dei
FIR sia sulla sua via per raggiungere il mondo.”
“Complimenti
per chi ha infornato questo bebè.”
“Se fosse vero
sì. Infornare?
Parli
come Jaime?”
“Ogni
tanto.”
Continuiamo
a messaggiare fino all’ora di cena, è davvero un
tipo simpatico, anche se sta –
letteralmente – seduto su di una polveriera.
Di
solito una merchgirl incinta della rockstar di turno è
quello che la rockstar
di turno vuole evitare come la peste.
A
cena l’atmosfera è tesa.
Immagino
che Sofia e Jaime abbiano raccontato agli altri cosa è
successo.
“Delilah,
senti, io…”
Inizia Sofia.
“No,
adesso ascoltate me.”
La interrompo con un tono duro che non mi appartiene.
“Lo
so che volete Leah come medico, ma lei adesso è il medico
dei Falling in
Reverse, che vi piaccia o no. Io sarò il vostro medico
almeno fino alla fine di
questo tour, poi penso di dare le dimissioni, così Leah
potrà tornare da voi e
l’equilibrio sarà ristabilito.
Fino
ad allora gradirei che non mi trattiate come un’aliena
proveniente da Saturno
capitata per sbaglio nel vostro entourage.
Se
non volete fare amicizia con me va bene, ma trattatemi come un essere
umano o
rivolgetevi a me per questioni strettamente mediche. Fate come vi pare,
ma non
voglio che nessuno faccia più commenti come quello di Sofia
sulla mia persona.
È chiaro?”
Annuiscono
tutti e iniziamo a mangiare, sul tavolo non vola nemmeno una mosca:
sono tutti
attentissimi al cibo tranne Mike.
Lui
sta messaggiando e so bene con chi.
Forse
li ho stupiti, non si aspettavano che quel impiastro di Delilah tirasse
fuori
le palle all’improvviso, il fatto è che non mi
piace quando la gente mi tratta
come se fossi una decerebrata.
Piccolo,
ma anche io ho il mio orgoglio.
Finito
il dolce, mi alzo e faccio per dirigermi verso il mio bunk, ma la mano
di Sofia
si stringe attorno al mio polso.
“Senti,
mi dispiace davvero per il commento di oggi.
Era
totalmente fuori luogo, non sta a me decidere con chi vuoi messaggiare
o
metterti.”
“Sì, era inappropriato e, sì, non erano
affari tuoi.”
“E se Ronnie ti stesse solo usando per dimenticare
Leah?”
“Leah! Leah!
Gira
tutto attorno a Leah! Per mesi siete stati intrattabili e non avete
mosso
un’unghia per farmi sentire a mio agio, perché lei
se ne era andata.
Quando
l’avete rivista è stato persino peggio, prima
eravate così incazzati che non vi
si poteva nemmeno parlare e poi troppo felici di averla riavuta. Mi
avete
sempre fatto capire che il vostro medico era lei.
Forse
non sono brava come lei, non vi conosco così bene o non ci
so fare con le
persone, ma ho cercato costantemente di dare del mio meglio e
rispettare il
vostro dolore.
Adesso
che un ragazzo si interessa è ovviamente perché
Leah lo ha lasciato e cerca uno
zerbino con cui farsela passare.
Ovviamente,
non perché Delilah abbia delle qualità, no! Solo
perché deve fare la sostituta
di Leah sempre e comunque.
Beh,
esisto anche io e non ho più intenzione di farmi mettere i
piedi in testa per
colpa sua, adesso lasciami andare, per favore.”
Inviperita,
mi libero con uno strattone della sua presa, attraverso a passo di
marcia la
zona relax e mi chiudo nel mio bunk.
“Delilah!
Delilah!
Fammi
parlare, non è come pensi!
Delilah!”
“Avresti
dovuto pensarci prima di parlare, Sofia!
Adesso
lasciatemi stare, lasciatemi tutti stare!
La
mia vita non è affar vostro.”
Urlo
con le lacrime agli occhi da dietro la tenda e sento Sofia mormorare:
“Ho fatto
un altro casino, cazzo.”
La
cosa mi esaspera ancora di più e mi tiro il cuscino sulla
testa per non sentire
più nulla. Solo il vibrare del mio smartphone dopo un
po’: è Ronnie.
“Ciao,
Luna. ”
“Ciao,
Ronnie.
Non
mi va di parlare, scusa.”
“Cosa
è successo?”
“Sofia ha
detto che mi usi per dimenticare Leah.”
Il telefono rimane muto per un po’.
“Si
sbaglia.”
“Io
penso che abbia ragione o non ci avresti messo così tanto a
rispondere. Scusa,
ho sonno.
Vado
a letto.”
Taglio corto io e spengo il telefono per non essere disturbata
ulteriormente.
All’improvviso mi mancano Tampa e i suoi vecchietti, loro
erano sempre gentili
con me.
Forse
il mio destino è prendersi cura dei vecchietti non delle
rockstar, forse i
vecchietti sanno mostrare un po’di rispetto alle persone
anche se sono giovani
ed eccentriche.
Forse
sono stati educati meglio delle persone della mia età.
Qualcuno
tira la tenda.
“Delilah?”
È la
voce di Liz, ma io faccio finta di dormire, non mi va di parlare con
nessuno.
“Delilah,
lo so che non stai dormendo.
Sofia
non intendeva offenderti.”
Io non rispondo.
“Delilah?”
Silenzio.
“Ok,
me ne vado.”
Sospira
lei e io tiro un sospiro di sollievo mentale.
Ho
bisogno di leccarmi le ferite da sola e senza nessuno attorno che tenti
di
consolarmi finendo solo con il farmi più male di prima.
Trattengo
un singhiozzo e lascio che le lacrime bagnino il cuscino.
Leah
mi ha rovinato il lavoro, Leah mi ha rovinato il rapporto con Ronnie,
cos’altro
vuole rovinarmi ancora?
La
salute?
La
sanità mentale?
C’è
un limite a quello che una persona può sopportare e io oggi
l’ho passato. Io
non sarò mai Delilah, ma il clone imperfetto di Leah, quello
uscito un po’ male
che si sopporta giusto perché si deve.
Sono
stufa di questo lavoro, voglio andarmene.
Pazienta
fino alla fine del tour, mi dico, poi potrai tornare dai tuoi
vecchietti.
Ottima idea, speriamo di non impazzire prima.
La
tenda si apre ancora.
“Delilah,
non so se dormi o fai finta.”
Questo
è Jaime.
“Volevo
solo dirti che noi ti apprezziamo per quello che sei.
Davvero.
Lo
sappiamo che non sei Leah, che non lo sarai mai e che sarebbe ingiusto
chiederti di essere come lei. Non te lo dimostriamo, ma ti vogliamo
bene
esattamente come sei, compagna di pessimo inglese.”
La tenda si tira i nuovo e io riprendo a piangere.
Cosa
ne devo fare della mia vita?
Angolo
di Layla
Vi
prego lasciatemi una recensione, please ç.ç!
|
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Capitolo 13 *** 12) The voices are telling me I just can’t always be this strong ***
12)
The voices are telling me I just can’t always be
this strong
Delilah
p.o.v
La
mattina dopo mi sveglio piuttosto tardi.
Ho
un brutto mal di testa e il mio cuscino è umido di lacrime,
bel modo di
iniziare a giornata!
Cerco
a tentoni il mio smartphone e lo accendo, ci sono un sacco di messaggi
e
chiamate perse di Ronnie, io sospiro e digito un semplice
“ciao” come risposta.
“Ciao
a te!
Si
può sapere perché non hai risposto ai miei
messaggi e alle mie chiamate?
Ero
un po’ preoccupato.”
“Scusa,
mi sono addormentata e
poi non volevo
parlare con nessuno.
Adesso
vado a fare colazione.”
Abbandono il cellulare sul letto, mi metto un paio di jeans e una
maglia larga
a righe viola e nere, poi mi dirigo in cucina.
Sofia
viene verso di me non appena mi vede, ma io stendo una mano davanti a
me.
“Prima
dei soliti insulti fammi fare colazione e prendere qualcosa per il mal
di
testa.”
“Va bene, ma io non volevo insultarti.”
“Ok.”
Ciabatto
fino al cucinino e mi bevo un po’ di latte caldo con i
pancakes avanzati e
riscaldati nel microonde, poi prendo un moment.
“Adesso
puoi proseguire con gli insulti.”
Le dico sedendomi sul divano.
“Beh,
ecco volevo chiederti scusa per come ti ho trattata e mi dispiace anche
per la
storia di Ronnie Radke. Ecco, io non volevo offenderti o dire che non
vali nulla
in confronto a Leah, ero solo preoccupata che lui ti usasse e basta.
Però
hai ragione, è la tua vita e io non posso sputare sentenze
come se fosse la
mia, forse a Ronnie piaci sul serio.
Mi
dispiace di averti trattato male.”
“A
questo proposito.”
Vic si mette vicino a lei.
“Penso
che ti dobbiamo tutti delle scuse. Eravamo troppo presi dal dolore di
avere
perso Leah e non ci siamo accorti che ferivamo te.
Hai
ragione su tutto, non ti abbiamo accolta e fatta sentire a tuo agio e
ti
abbiamo scambiato troppe volte per Leah.
Ci
dispiace veramente, ti prometto che da qui alla fine del tour ti
tratteremo con
il rispetto che meriti. Noi ci teniamo a te, nel bene e nel male fai
parte
della famiglia dei Pierce The Veil e le famiglie non lasciano indietro
nessuno.
Accetti
le nostre scuse?”
Li
guardo sorpresa, come se a entrambi fosse spuntato un corno in mezzo
alla
fronte, questa era l’ultima cosa che mi aspettassi.
“Io,
ecco, sì. Accetto le vostre scuse e perdonatemi se ieri ho
dato di matto.”
“No,
tu hai fatto bene. Sei stata onesta e ti ringraziamo, senza quella
sfuriata,
probabilmente, non avremmo mai capito i nostri errori.”
Detto
questo l’atmosfera si fa più serena, Mike si
eclissa per parlare con la sua
ragazza, Tony e Sofia si mettono a suonare la chitarra insieme e il
resto della
truppa si mette a giocare a un qualche videogioco.
Io
recupero il mio cellulare e trovo un messaggio di Ronnie:
“Dobbiamo parlare.”
Sì, lo penso anche io.
“Sì,
hai perfettamente ragione.”
“Già, scrivimi il tuo indirizzo skype e io ti
darò il mio.”
Io lo digito rapidamente e intanto accendo il portatile, controllo che
ci sia
la connessione e poi entro in Skype.
Come
immaginavo ho una nuova richiesta di contatto che accetto, due secondi
dopo
Ronnie mi videochiama. È probabilmente nel bunk,
perché intravedo uno spazio basso
e dipinto di bianco a cui sono attaccate le fotografie di una bambina
che credo
sia Willow.
“Si
può sapere cosa è successo ieri sera?”
Mi
chiede innervosito.
“Te
l’ho detto. Sofia mi ha detto che forse tu mi stai dedicando
attenzioni solo
per dimenticare Leah e la vostra storia o quel che
è.”
“TI ho già detto che non è
vero.”
“Non hai risposto subito, il che significa che quello che
dici non è del tutto
vero.”
“Non
è per quello! È che proprio quando tu mi hai
mandato un messaggio è scoppiata
una lite tra Asia e Jacky e li abbiamo dovuti dividere.
Leah
non c’entra nulla.
Sì,
abbiamo avuto una storia, ma io ho sempre saputo che aveva in mente
Mike
Fuentes. Sono stato con lei perché volevo dimostrare alla
mia ex che non era
insostituibile. Quando le cose hanno iniziato a farsi serie almeno da
parte mia
ci siamo mollati. Non posso negare che ancora mi piaccia un
po’, ma tu ieri
sera mi hai proprio colpito.
Il
piano era quello che ha detto Sofia, usarti per dimenticare Leah, ma
non pensavo
di incontrare una persona così interessante, quindi il piano
è cambiato.”
“Quindi
ti piaccio e basta, non sono il chiodo scaccia chiodo.”
Dico piuttosto cauta.
“Esatto.
Mi credi?”
“Diciamo che voglio darti una seconda possibilità,
ma voglio i giochi a carte
scoperte, mi hai capita?
Se
sono una sostituta finiamola qui che ho già abbastanza
casini, se invece non lo
sono riprendiamo da dove abbiamo iniziato.”
“Va bene. Come ti ho già detto non sei una
sostituta, quindi possiamo
riprendere da dove abbiamo iniziato.”
“Bene. Oggi Sofia e i ragazzi si sono scusati con
me.”
“Sono
felice per te, ma come mai l’hanno fatto?”
Io arrossisco e mi odio per questo.
“Diciamo
che ieri sera ho fatto una sceneggiata e ho detto un paio di cose che
mi
giravano in testa da un po’.”
“Non ti ci vedo a fare una sceneggiata.”
“Io sono la classica tipa che sopporta fino a quando la
misura è colma, poi
espode.”
“Buono a sapersi, ti terrò
d’occhio.”
Mi sorride e io gli sorrido di riflesso.
“Sono
foto di tua figlia quelle appese dietro di te?”
“Sì,
sono foto di Willow.”
“Bel nome.”
“Grazie,
ma l’ha scelto Crissy, sua madre.”
“È
la famosa ragazza a cui volevi dimostrare che lei non era
indispensabile?”
Lui
ride.
“No,
quella è un’altra. Si chiama Jenna, mi sono messo
con lei dopo che la storia
con Crissy era finita.”
“Sei proprio un cattivo ragazzo.”
Dico
divertita.
“Sì,
a volte lo sono. Non sono orgoglioso di questo, a volte, ma purtroppo
sono
fatto così.
In
me c’è una grossa parte da stronzo.”
“Evviva la sincerità, almeno so posso aspettarmi
anche questo da te, finora ti
eri comportato fin troppo bene.”
Lui ride e il suono della sua risata sta iniziando a diventare uno dei
miei
suoni preferiti.
A
pranzo c’è un clima totalmente diverso: molto
rilassato e quasi allegro.
Ci
sono le lasagne cucinate da Liz e una torta preparata da Viviana.
È
tutto buonissimo e i ragazzi si sforzano di includermi nella
conversazione, lo
trovo un gesto molto carino. Forse Vic ha ragione, la mia sceneggiata
ha
portato a qualcosa di buono.
“Quando
ci sarà il prossimo concerto?”
Chiedo,
pensando che ho voglia di vedere Ronnie dal vivo e non tramite una
webcam.
“Tra
due giorni.”
Mi risponde pronto Mike.
“Ah,
stai contando i giorni! Il nostro Mike è proprio innamorato
di Leah!”
“E
allora, Jaime? Non eri tu che facevi il tifo per noi?”
“Sì, era solo una battuta! Come sei suscettibile
quando si parla di lei.”
“È
che ho paura che mi molli, va bene?
Non
l’ho trattata tanto bene per troppo tempo e avrei dovuto
evitare di mettermi
con Alysha.”
Non
prosegue oltre, ma il messaggio è chiaro. Se non si fosse
messo con Alysha le
cose sarebbero state come sono sempre state e non ci sarei io, ma lei.
Perché
il posto di Leah è con i Pierce The Veil e io sono solo una
sostituta.
Sospiro
e mi impongo di finire la torta di Viviana, poi lavo i piatti, pulisco
il
cucinino e mi rifugio nel mio bunk.
Prendo
una chitarra – la mia – e inizio a suonare qualcosa
a caso: Breaking &
Entering dei Tonigt Alive.
La
mia voce non è bella come quella di Sofia, ma mi
è sempre piaciuto cantare,
scrivere e disegnare e oggi ho volta di cantare.
“The things
that make you fall apart
They’re breaking and entering
And I never said I was right
Well I’m probably the one in the wrong
The voices are telling me I just can’t always be this strong
And nothing feels right not right now
Like I’ve lost my mind somehow
I’m scaring myself
I don’t know the girl in the mirror now”
Queste
sono le parole che mi colpiscono di più, perché
nemmeno io mi riconosco più.
Sono sempre stata strana, ma dalla stranezza ho sempre tratto la mia
forza,
adesso la percepisco come une debolezza. Le piccole cose che gli altri
dicono
hanno scavato piano piano un buco dentro di me riempiendolo di pensieri
negativi e paure e oggi sto perdendo me stessa.
Ma
non posso permetterlo, me stessa è tutto quello che ho. Non ho genitori o fratelli
e sorelle su cui
contare e mio nonno, per quanto mi voglia bene, non è adatto
a questo tipo di
confidenze.
“Non
sapevo suonassi.”
La
voce di Mike mi sorprende, non mi ero accorta che qualcuno avesse
aperto la
tendina del bunk e mi stesse ascoltando.
“Ci
sono tante cose che non sai di me.”
Appoggio
la chitarra dietro di me e lo invito a sedersi vicino a me.
“Mi
dispiace per quello che ho detto prima su Alysha, è stato
abbastanza
indelicato.”
“Ti
manca molto, vero?”
“Cosa? Sì, mi manca.
Sai,
dovresti conoscerla.”
Io rimango un attimo in silenzio, cercando le parole giuste che
– come al
solito – spariscono quando servono.
“Non
credo funzionerebbe.
Voi
mi considerate una sorta di usurpatrice e lei la pensa allo stesso
modo. Non
credo di starle molto simpatica, gliel’ho letto negli occhi
ogni volta che ci
siamo incontrate.
L’unico
modo per risolvere la questione è che io me ne vada e lei si
riprenda il suo
posto ed è quello che farò.”
“E
dove andrai?”
“Non
lo so. Quando ho accettato questo lavoro l’ho fatto
perché ero stanca di
occuparmi di vecchietti e volevo provare qualcosa di nuovo. Adesso non
lo so,
forse tornerò a Tampa, forse cercherò
un’altra band di cui occuparmi.”
“Capisco.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Ti
piace Ronnie Radke?”
“Sì.”
“Beh, stai attenta. Lo sanno tutti che è un
puttaniere.”
“Lo so anche io.”
“E
allora perché gli dai corda, non hai l’aria di
essere una troia.”
“Perché è stato il primo a trattarmi
decentemente, credo.”
“Touché.”
Lui
rimane un altro po’in silenzio.
“Senti,
non sono il tipo di persona che esprime facilmente i suoi sentimenti,
ma vorrei
semplicemente di stare attenta a Ronnie e avvisarci se ti fa del male.
Capito?”
Io annuisco piano.
“Grazie
e grazie della chiacchierata.”
“Figurati, adesso vado.
Pensiamo
di vedere Harry Potter e il calice di fuoco, vieni anche tu?”
“Sì, perché no?”
Metto
la chitarra nella sua custodia e poi sotto il letto, per poi
raggiungere il
resto della truppa nella zona relax. Mi siedo accanto a Jaime, guardo
Viviana
che assentisce impercettibilmente – non voglio creare guai o
gelosie – e lui mi
passa un braccio attorno allo spalle.
“Sei
brava per una che non ha mai studiato musica.”
“Ho seguito un corso di chitarra al liceo e non ho smesso di
suonare, mi ha
sempre aiutato a scaricare la tensione per gli esami e i tirocini.
Non
pensi di sembrare troppo confidenziale con quel braccio?”
Lui ride.
“Viviana
sa che non la tradirei mai, si fida di me.”
Io
sorrido.
“Viviana
è fortunata.”
Poi mi lascio assorbire dal film impreco
come sempre alla resurrezione di Voldemort, non poteva rimanere morto?
Nessuno
ne sentiva la mancanza, ma che storia sarebbe senza un cattivo?
Una
storia debole e senza senso probabilmente. Mi innervosisce anche il
comportamento di Cornelius Caramell e io e Mike gli riserviamo un paio
di
epiteti non proprio carini.
“Fan
di Harry Potter, sono proprio delle teste calde!”
Commenta
Liz mentre toglie il dvd dal lettore.
“Ma
dai, Liz! Farebbe venire il crimine anche a te!
Pur
di non ammettere che le cose sono di nuovo in merda preferisce fare
finta che
non sia successo nulla e che Silente e Harry siano due pazzi!
SI vede come sono pazzi, un anno dopo il Signor Oscuro farà
irruzione e
ucciderà proprio al ministero della magia.”
“Va bene, Mike.
Calmo,
non ho insultato tua madre, ho solo espresso un parere.”
“Abbastanza
superficiale, direi.”
La rimbecca lui.
“Scusa
mio fratello, Lizzie. Lo sai che è un fan sfegatato di Harry
Potter e si scalda
se qualcuno ne parla male e credo che Delilah sia una sua
fan.”
“Sì,
lo sono.”
“Ah,
un’altra che piangerà alla morte di Sirius Black e
Silente come se li
conoscesse sul serio!”
Dice
divertita.
“Mangiamo
un po’ della torta di Vivi?”
Urla Jaime per evitare che si scateni la terza guerra mondiale, io
intanto
rispondo a un paio di messaggi di Ronnie dicendo che va tutto bene e
che se
vuole parleremo stasera.
Per
lui non c’è nessun problema, quindi stasera lo
rivedrò, evvai!
Sofia
porta nella zona relax quello che è avanzato della torta al
cioccolato
preparata da sua sorella e la taglia in fette precise.
Io
mangio la mia e mi sembra infinitamente più buona di quella
che ho mangiato a
mezzogiorno, forse perché non ci sono tensioni a fare da
contorno. Questa volta
sembriamo davvero solo un gruppo di amici che ha deciso di mangiarsi
una torta
insieme dopo aver visto un film alla tv.
Sa
di normalità, ecco e di normalità qui non se ne
è respirata molta ultimamente.
La
sera arriva finalmente e posso chiamare Ronnie.
Lui
è ancora nel suo bunk, quello con lo sfondo di legno chiaro
e le foto di Willow
appese, questa volta noto che ha anche delle lenzuola rosse, le mie
sono viola.
“Ciao.”
Mi dice sorridente.
“Ciao.”
“Come
va?”
“Un po’ meglio. Oggi io e Mike abbiamo parlato,
secondo lui dovrei conoscere
Leah e mi ha messa in guardia su di te.”
Lui sospira.
“Insomma,
la mia reputazione mi precede sempre, potrei stampare dei biglietti da
visita
con scritto quello che gli altri pensano di me.”
“Puoi sempre provarci, sarebbero originali.”
“Tu cosa hai detto all’idea di conoscere
Leah?”
Io arrossisco.
“Ho
avuto uno dei miei momenti alla Luna Lovegood e ho detto che mi
sembrava una
pessima idea, perché secondo me Leah mi detesta o qualcosa
del genere.”
Lui
ride.
“Beh,
ci hai preso. Ti considera una bambola senza cervello per via dei
capelli
rosa.”
“Simpatica, davvero simpatica. Mi aspettavo qualcosa di
meglio dalla perfezione
in persona.”
“Non lo è, cioè, non è
perfetta. Fa errori come tutti e a volte giudica male
anche lei.”
“Felice
di sapere che non diventerà la prossima santa di questo
millennio.
A te
com’è andata?”
“Bene, direi.
Ho
sentito Asia dire a Leah che domani comprerà un test di
gravidanza, così
finalmente ci faremo un’idea della situazione. Devo ammettere
che non so chi si
sta cagando in mano di più: se Asia o Jacky.”
“Jacky
non mi pare si stia comportando bene.”
“Lo so, ma è ancora giovane. Sono sicuro che alla
fine si prenderà le sue
responsabilità. Dai, persino un satanasso come me non si
è tirato indietro
quando la sua ragazza era incinta!”
Io rido, portandomi la mano davanti alla bocca come faccio di solito.
“Tu
non sei un satanasso, ti piace molto recitare la parte del satanasso,
questo è
quanto!”
“Come mai ti metti la mano davanti alla bocca quando
ridi?”
La domanda mi spiazza un attimo, non ci ho mai pensato sinceramente,
è un gesto
che faccio fin da quando sono piccola.
“Non
lo so, forse per nascondere il piccolo spazio tra gli incisivi che ho,
forse
perché mi vergogno a sapere che la gente mi veda ridere.
È una cosa che faccio
fin da quando sono piccola, non ci ho mai pensato,
sinceramente.”
“TI ho sorpresa!”
Lui
punta un dito contro di me e poi scoppia in una risata fragorosa.
“Colpevole,
detective Radke.
Qual
è la pena?”
“Che mi mostri il tuo sorriso quando ridi.”
“Me lo ricorderò, ormai mettere la mano
è un’abitudine così radicata.
Leah
come ride?”
Chiedo
in preda a uno di quegli impulsi di autodistruzione.
“Non
come te, la tua è una risata nascosta, che va scovata e
questo mi piace un
sacco.”
“Sei
sicuro, Ronnie?”
Gli chiedo insicura.
“Sì,
sicurissimo.
Oltre
a chiacchierare con Mike Fuentes cosa hai fatto?”
Io mi lancio in un riassunto della giornata che culmina nella visione
del film
di Harry Potter e – sebbene sappia che lui non è
un fan accanito come me- non
posso fare a meno di inserire una lunga parte dedicata ai miei commenti
da
potterhead sfegatata.
Devo
dire che lui ascolta tutto con molto interesse, anche se probabilmente
non
gliene frega niente del fatto che avrei preferito che Voldemort non
risorgesse.
“Scusa.”
Sussurro alla fine.
“Ti
ho detto un sacco di stronzate su Harry Potter di cui probabilmente non
te ne
frega nulla.”
“Al contrario, mi ha divertito molto ascoltare i tuoi
commenti.
Tu
mi fai ridere, Luna ed è questa la cosa che mi piace di
più di te.”
Io biascico un “grazie” e sorriso.
Non
sono mai stata più felice di così.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman per
la recensione, sono contenta che ti piaccia il personaggio di Deililah
e che non ti sembri forzata una storia con Ronnie.
In questo capitolo ci sono stati almeno un paio di chiarimenti
importanti e spero ti piacerà^^
|
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Capitolo 14 *** 13)Let the dominoes fall, I ain't got control ***
13)Let the dominoes fall,
I ain't got control
Asia
p.o.v.
Questi
giorni sono piuttosto strani.
Leah
non fa che stare attaccata al telefonino per messaggiare con Mike e
ogni sera
si chiamano su Skype e li si sente tubare come due piccioncini.
Sono
felice per lei, ma mi sento un pochino abbandonata, anche Ronnie
è molto
distratto e distante e perennemente attaccato al suo costoso i-phone.
Mi
sono chiesta con chi sentisse e la risposta è arrivata
quando ho ascoltato per
errore una sua conversazione su Skype. Si sente con Delilah, il medico
dei
Pierce The Veil.
Dio
solo sa cosa abbiano in comune, ma lui mi sembra abbastanza preso da
lei.
In
quanto a Jacky alterna momenti in cui è freddo con me ad
altro in cui è fin
troppo premuroso. Non ho idea di cosa giri nel suo cervellino,
è come se
alternasse stati in cui è sicuro della decisione presa sul
nostro rapporto, ad
altri in cui non lo è affatto.
Lo
dicevo che è bipolare.
Intanto
la mia paura di essere incinta si fa più concreta, al primo
giorno il mio ciclo
non si presentato e mi sento debole, soprattutto la mattina.
Do
la colpa a un po’ di anemia e alla pressione bassa, ma non
prendo in giro
nessuno, tra poco le debolezze saranno accompagnate da nausea e vomito
e saprò
di ospitare un piccolo o una piccola Vincent.
Devo
decidermi a fare un benedetto test di gravidanza e sapere di che morte
morirò.
“Leah?”
“Sì?”
“Domani possiamo fermarci a comprare un…
un… un test di gravidanza.”
Alla fine sputo fuori quelle tre parole quasi di controvoglia.
“Oh,
sì, certo! Almeno sarai sicura di essere incinta o meno.
Ho
notato che alla mattina sei più debole del solito, ti
è venuto il ciclo?”
“No.”
Dico con voce tremula.
“Leah,
e se fossi davvero incinta?
Io
non sono pronta per essere madre, sono ancora troppo immatura e
irresponsabile.
Finirebbe come con i miei, odierei mio figlio o figlia e lui o
… o lei….
Mi
odierebbe!
Sono
una dannata idiota!”
Scoppio
a piangere isterica, lei mi scuote un paio di volte e almeno i
singhiozzi che
ingolfano il mio petto se ne vanno.
“Asia,
stai calma.
Calma.
Sei
tesa come una corda di violino e non va affatto bene. Vieni in cucina
che ci
facciamo una tisana al tiglio.”
Con gentilezza mi spinge verso il cucinino e prepara due tisane, io
bevo subito
un sorso della bevanda dolciastra e praticamente mi ustiono la bocca.
“Oh,
Cristo!
È
lava bollente!”
“All’incirca.
Asia,
stai calma.
Innanzitutto,
non sai se sei incinta o no.”
“Ma chi vogliamo prendere in giro, tra poco arriveranno le
nausee mattutine e
lo sarò di sicuro.”
“Per ora non lei hai, stai calma.
E
poi sono sicura che se anche fossi incinta saresti un’ottima
madre, in grado di
amare e crescere un figlio o una figlia tua. Ne sono certissima.
Se
non te la sentissi c’è sempre l’aborto o
l’adozione. Partorisci e lo dai subito
in adozione.”
“Tu
non sei a favore dell’aborto.”
“No,
ma è una decisione che riguarda il tuo corpo e io non posso
interferire.”
Mi prendo la testa tra le mani.
“Finirò
per diventare un’assassina e il mio figlio non nato mi
perseguiterà nei sogni,
ma perché non ho tenuto le gambe chiuse quella
notte?”
“Bevi la tua tisana.”
Ringrazio il tatto di Leah, chiunque altro mi avrebbe dato una
rispostaccia –
pienamente meritata – lei no.
“Credi
davvero che io possa essere una buona madre?”
“Certo e credo che Jacky sarà un buon
padre.”
Io
mi muovo a disagio.
“Non
so se glielo dirò.”
“È
il padre, ha diritto di sapere, qualsiasi cosa tu decida di
fare.”
“Io
pensavo semplicemente di tagliare la corda e crescerlo da
sola.”
“Non fare il mio stesso errore, non tagliare fuori Jacky,
potrebbe riservarti
delle sorprese.”
“Non sono tutti Mike Fuentes.”
“No, ma in un caso come questo non puoi semplicemente
prendere e andare.
Facendo questo condanneresti il tuo futuro figlio o figlia a una vita
senza suo
padre e questo un bambino non se lo merita. Scappando non decidi solo
per te,
ma per due persone.”
Questo
è vero, non ci avevo pensato.
“Ma
Jacky non lo vorrebbe.”
“Diglielo
prima di saltare a conclusioni affrettate, non farmi venire infarti
inutili,
Asia.
Questa
volta devi essere matura e questo comporta parlare con lui, che ti
piaccia o
meno.”
Il suo tono ha una sfumatura dura che non le ho mai sentito.
“Ho
paura, Leah.”
“Lo so che hai paura, è normale averne. Se fossi
davvero incinta sarebbe il più
grande cambiamento che dovrai affrontare in vita tua.
Non
sarà facile, ma non devi escludere Jacky e nemmeno noi, ti
aiuteremo. In
qualche modo ce la farai, ce la farete.
Devi
crederci.”
Io abbasso gli occhi.
"Non
sono pronta, ma devo sapere la verità. Non posso continuare
così e vorrei
sapere cosa ha in testa Jacky. A volte è freddo come il
ghiaccio, a volte
invece è gentile e pieno di premure.
Vorrei
avere più certezze, non voglio dare a mio figlio la mia
stessa vita.
Non
voglio che si senta un peso per i suoi genitori.”
“Se lo amerai non si sentirà mai un peso, credimi.
Cerca
di cacciare i pensieri negativi e focalizzati su quelli positivi, come
la gioia
che proverai quando lo stringerai a te per a prima volta o quando
dirà la sua
prima parola.”
Io sorriso mio malgrado immaginandomi un bebè simile a Jacky
dire “mamma”, mi
piace come prospettiva. Ho ancora paura, ma mi sta passando.
Per
prima cosa devo sapere se sono incinta, poi posso spaccarmi la testa in
mille
pezzi e anche di più, ma non ora.
Dopo
un’oretta mi alzo dal mio letto.
Leah
sta dormendo pacificamente sul divano e decido di non disturbarla, mi
dirigo
verso Ronnie, che è momentaneamente libero.
“Ehi”
Gli dico sedendomi accanto a lui.
“Ehi,
stai meglio?
Leah
mi ha detto che hai avuto una specie di crisi.”
Io sospiro.
“Sì,
sto meglio.”
Poi do un’occhiata al suo i-phone stretto in una mano.
“Fai
sul serio?”
“In cosa?”
“Nella
“relazione” con la ragazza dei Pierce The Veil,
quella dai capelli rosa.”
“Si chiama Delilah.”
“Sì, con Delilah.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Lo
sai che tipo di ragazzo sono.”
“Lo so ed è per questo che te lo chiedo. Sei
sempre attaccato al cellulare, la
senti per dimenticare Leah o perché ti piace sul
serio?”
Sul
suo volto si dipinge una smorfia amara.
“Ho
avuto tutto il tempo necessario per dimenticare Leah, non è
mai stata mia.
Anche quando provavo qualcosa di più per lei, lei lo
considerava solo sesso tra
amici.”
“Ma ti sei dichiarato?”
“È
stato l’ultimo patetico tentativo di un uomo che dopotutto
non riusciva ad accettare
la verità, ma adesso la vedo davanti a me felice e non ho
rimpianti. So
esattamente che quello che provo per Leah è solo
amicizia.”
“E Delilah?”
“Mi
piace molto, mi intriga.”
Io alzo un sopracciglio.
“Mi
sembra la versione alternativa di Barbie.”
“Tutti
pregiudizi. Delilah mi piace molto perché è
un’imbranata di prima categoria, fa
sempre domande scomode e cinque secondi dopo si pente e cerca di porvi
rimedio
con cose ancora peggiori.
Sembra
Luna Lovegood.
Mi
fa ridere tanto e Dio solo sa quanto abbia bisogno di ridere in questo
momento,
mi fa sentire leggero. Con lei posso usare il mio lato ironico sapendo
che non
verrò paragonato a nessuno.
Sì,
mi piace proprio.”
“Buon per te. Te la meriti una ragazza con cui fare sul
serio.”
Lui annuisce, poi mi trafigge con i suoi occhi scuri. Sembra che mi
voglia leggere
fino in fondo all’anima, dove troverebbe troppi segreti.
“E
tu cosa mi dici?”
Forse sono quegli occhi magnetici che mi spingono a dirgli tutto.
“Ho
paura di essere incinta e il bambino sarebbe di Jacky. Non so nemmeno
se
dirglielo o no.”
“Lui lo sa già.”
Io trasalisco come se mi avessero dato una violenta scossa.
“Cosa?”
“Ti
ho detto che lo sa già.”
“Come fa a saperlo?”
La voce mi esce dura, penso già che sia Leah, questa volta
però ha esagerato.
“Stai
calma. Leah lo stava dicendo a Mike il giorno che lui le ha chiesto se
potevano
parlare e Jacky ha sentito tutto.”
Così
si spiegano i suoi comportamenti di questi giorni.
“È
bello sapere che le cose possano rimanere segrete!”
Lui ride.
“Pensavi
davvero che potesse rimanere segreta una cosa del genere?
Anche
solo i tuoi sbalzi di umore continui avrebbero fatto nascere qualche
domanda.”
“Io non ho sbalzi di umore!”
Rispondo
picchiata.
“No?”
Ripenso agli ultimi giorni.
“Ok,
ho gli sbalzi d’umore. Li
avresti
anche tu con questo dubbio e se stessi considerando seriamente
l’idea di
abortire.”
“Come
mai pensi a questa possibilità?”
Il tono è calmo, ma so che si sta arrabbiando.
L’abbandono della madre è ancora
una ferita aperta per lui.
“Penso
che tu non sia la persona più adatta per discutere di
questo.”
“Perché? Ti ricordo le conseguenze che tuo figlio
potrebbe avere se tu non ci
fossi nella sua vita?”
“Ronnie, cazzo! Guardarmi! Ho ventitré anni scarsi
e non so nulla di bambini,
mia madre mi ha abbandonato a dieci maledicendo me e mio padre ogni
singolo
giorno che il loro matrimonio è durato e non ho nemmeno
cresciuto un fratello o
una sorella.
Sono
troppo giovane e immatura, lo crescerei male, finirebbe per pensare
quello che
penso io di me stessa: che sono un errore non voluto.
E
poi, Jacky. Jacky sarà sempre in giro per i vari tour, come
potrà occuparsi di
un figlio o di una figlia?”
“Se
si vuole un modo lo si trova, anche io sto crescendo Willow, tra i miei
vari
tur e credo di stare facendo un buon lavoro. Non saprai mai
se Jacky potrà essere un buon padre se non glielo
permetterai
mai!”
“E
se andasse male? Come potrei far pagare a un innocente quella che
è stato un
errore dettato dal troppo alcool?
Jacky
non mi avrebbe mai scopata se non fosse stato ubriaco. Io …
io sono sempre la
seconda scelta o la non-scelta di tutti.
Jacky
me l’ha detto che non vuole una relazione con me, me
l’ha detto chiaro e tondo
e…
Io
non voglio forzarlo solo perché sono stata così
cogliona da non ricordarmi…”
La mia voce – già incrinata – trema
ancora di più.
“Le
precauzioni.
Questo
figlio è un problema solo mio.”
Urlo prima di rifugiarmi di nuovo nel mio bunk, abbracciando il cuscino
e
piangendo tutte le mie lacrime.
Qualcun
tira la tendina, aprendola.
“Ronnie,
vai fuori dalle palle.”
“Non sono Ronnie.”
Mi risponde Jacky.
“Jacky…”
Sussurro scioccata.
“Sì,
sono io.
Ho
sentito tutto, non volevo, ma ero in cucina e non sapevo come togliermi
da
quella situazione.
Ascolta,
sono stato uno stronzo con te e ho sbagliato, tu ti meriti
più di uno stronzo,
più di me, ma ci sono.
Voglio
esserci.”
“Tu non mi ami, Jakcy e io voglio un figlio che sia amato e
voglio anche che
suo padre ami me.”
“Mi
piaci, Asia.”
Sputa lui, paralizzandomi.
“Lo
dici per convincermi che ci sarai. Non lo pensi davvero e probabilmente
ti
stancherai di me e del bambino pochi mesi dopo che sarà
nato. I neonati non
sono molto interessanti, te la daresti a gambe levate e torneresti a
fare
quello che hai sempre sognato: la rockstar.”
“Come
fai a saperlo?”
“Ho visto come hai liquidato la nostra scopata, se non
rischiassi di avere in
grembo tuo figlio tu non saresti qui con me, saresti con i ragazzi e
con una
groupie che ti scalda il letto la notte.”
“Asia,
dammi una possibilità.”
“Ho
sonno, vorrei dormire.”
Dico
fredda.
Non
riesco a sentirlo parlare così, dopo che mi ha scaricata
come se fossi
un’immondizia, non è questa la famiglia che ho
sempre sognato.
No,
non può partire da questi presupposti!
Stringo
a me il cuscino e affondo le unghie nelle mie lenzuola verdi,
trattenendo a
stento un urlo. Mi avevano avvertita che sarebbe potuta finire
così, ma io –
testarda – ho sempre detto che non l’avrei mai
permesso.
Sì,
si vede come non l’ho fatto.
Adesso
sono qui con il figlio o la figlia di Jacky Vincent nella pancia,
sì, potrei
non essere incinta, ma me lo sento. Questa volta ho combinato un casino.
Le
ore passano lente, il cielo diventa sempre più scuro e
nessuno viene da me a
chiedermi come sto. Finisco per addormentarmi vestita e mezza scoperta.
La
mattina dopo ho freddo e mi sento rintronata come se avessi appena
bevuto un
paio di shots di vodka a pancia vuota. Solo verso quelle che presumo
siano le
nove Leah si affaccia al mio bunk.
“Facciamo
una pausa, andiamo a prendere il test?”
Io annuisco con l’aria un po’ assente.
“Prima
dovresti mangiare, hi un’aria pessima.”
“Ho dormito molto male, ho un’ansia
assurda!”
Scendo
dal mio lettino e la seguo in cucina dove regna un silenzio surreale.
“Buongiorno.”
Mugugno
io.
Poco
dopo mi vengono servite uova e bacon, è la mia colazione
preferita da sempre,
ma oggi solo sentire l’odore mi provoca fortissimi conati di
vomito.
Abbandono
precipitosamente il locale e corro a vomitare in bagno, se avessi avuto
bisogno
di una conferma sul mio essere incinta l’ho avuta.
Sono
incinta.
Inizio
a piangere e a farfugliare che sto condannando mio figlio a una vita di
merda
quando Leah mi raggiunge.
“Sono
incinta, ho le nausee e ho vomitato
Solo
sentire il profumo della mia colazione preferita mi ha ribaltato lo
stomaco.”
“Potrebbe essere la tensione, sei rigida come una corda di
violino.
Torna
di là, ti ho preparato del the caldo con dei
biscotti.”
“Così
vomiterò anche quello.”
“E cosa voi fare?
Non
mangiare?
Diventare
anoressica?”
Mi
tende una mano che io accetto, lei mi tira in piedi e io mi faccio
condurre di
nuovo in cucina.
“Scusa,
Asia. Non pensavo di combinare un simile casino cucinando il tuo piatto
preferito.”
È
Jacky a parlare e io lo guardo con gli occhi spalancati, lui sa che le
uova e
il bacon sono la mia colazione preferita?
E
l’ha cucinata lui?
“Non
fa niente, non potevi sapere che avrei reagito così, non lo
sapevo nemmeno io.”
Bevo il the di Leah e mangio i biscotti, questa volta tutto rimane dove
deve
rimanere.
Dopo
questo episodio patetico il pullman si ferma a una stazione di
servizio, Leah
affida a Jacky una lista della spesa e lo prega di non esagerare con le
stronzate, poi io e lei ci allontaniamo verso la zona preservativi.
“Preservativi….
Preservativi…”
Mugugna il medico guardando con occhi professionale la merce esposta,
io sono
rossa come un pomodoro e mi piacerebbe scomparire dalla faccia della
terra.
Chissà cosa diavolo staranno pensando gli altri clienti!
“Preservativi….
Test di gravidanza!
Asia,
li abbiamo trovati.”
“Bene, prendine un paio ci stanno guardando tutti!”
Leah
fa una linguaccia a non si sa chi e poi va alla cassa a pagare.
“Complimenti,
signora!
Presto
sarà mamma!”
Ci
dice la cassiera, una donna sulla cinquantina dall’aria
bonaria.
“Non
sono per me, è la amica che forse è
incita.”
“Oh, auguri a te, allora!”
Per
fortuna non aggiunge nulla sulle possibili reazioni del mio ragazzo.
Usciamo
dal locale e saliamo sul pullman, inizia a mancarmi l’aria e
tremo
violentemente.
“Stai
calma! Andrà tutto bene.”
Prendiamo un campione della mia urina e ci mettiamo il primo: il mio
cuore
sprofonda sotto i piedi quando si colora di rosa.
Rosa
significa che sono incinta.
“Stai
calma. Non significa nulla.
Facciamo
anche il secondo!”
Facciamo
anche il secondo, ancora una volta il test si colora di rosa: sono
incinta.
Scoppio
a piangere e cado a terra inginocchiata con le mani davanti al volto,
disperata.
Sento
solo vagamente Leah che dice che i test di gravidanza possono
sbagliarsi, che
dovrei fare delle analisi per essere davvero sicura. Sono solo parole
vuote che
non penetrano la mia cortina di dolore.
Alla
fine ce l’ho fatta a fare come i miei genitori.
Alla
fine ce l’ho fatta a rovinarmi la vita.
All’improvviso
mi alzo e mi metto a correre fuori dal pullman, Leah mi insegue, urla,
mi
supplica di fermarmi, ma io non le do retta.
Corro
verso l’autostrada intenzionata a farmi fuori, ma delle
braccia forti mi
trattengono e mi riportano verso il bus.
È
Jacky.
Dovrei
essergli riconoscente, ma in questo momento sono solo arrabbiata.
Perché
mi ha condannata di nuovo a questa vita?
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione. Spero che questo capitolo ti piaccia, le cose
iniziano a farsi serie per Asia e Jacky. Pare sia in arrivo un
bebé.
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Capitolo 15 *** 14)I'm sorry, I can't be perfect. ***
14)I'm sorry, I can't be
perfect.
Leah
p.o.v.
Non
mi era mai capitato un caso del genere e sono un po’
preoccupata.
Ok,
c’è stata Sofia l’anno scorso, ma
lì si trattava solo di suturare perché per
fortuna non aveva perso troppo sangue.
Oggi
devo trovare il modo di calmare una ragazza che vuole morire e che
nemmeno
quattro ragazzi grandi e grossi riescono a tenere del tutto calma. Devo
trovare
una soluzione e non c’è certo parlarle
perché dubito che mi ascolterebbe.
Prendo
la mia decisione in dieci secondi: scendo dal pullman e busso
furiosamente a
quello dei Pierce The Veil.
Un
Jaime sorpreso mi apre la porta.
“Leah,
cosa…”
“Chiamami Delilah, è urgente!”
Lui
deve capire che non sto scherzando perché la rosa arriva
subito.
“Cosa
succede, Leah?”
“Asia ha scoperto di essere incinta ed è andata
fuori di testa. Sta avendo una
crisi isterica, prima ha tentato di buttarsi in mezzo
all’autostrada e solo
Jacky l’ha salvata.
Ho
bisogno del parere di una collega.”
Sputo tutto d’un fiato.
“Ok,
ho una siringa e un calmante nella mia borsa da medico. Adesso le vado
a
prendere, tu va a comprare calmanti e ansiolitici.”
“Va bene.”
Lei corre dentro e prende la sua valigetta nera da medico,
io mi dirigo al
convenient store seguita da Mike.
“Ma,
è vero?”
“Dannatamente vero, la situazione mi è sfuggita di
mano. Faccio schifo sia come
medico che come essere umano.”
“No. Le hai parlato pima che impazzisse?”
“Sì, le ho detto di fare degli esami e che
comunque sarebbe stata una buon
madre, ma dubito che lei mi abbia ascoltato.
Dovevo
accorgermi prima che le cose non andavano!
Se l’avessi fermata…Forse comunque non sarebbe
cambiato nulla, non avevo
ansiolitici o cose del genere con me. Mi sono informata sulle schede
dei
ragazzi e sembrava che nessuno ne avesse bisogno così non li
ho presi.
Per
evitare tentazioni…
Cazzo,
avrei dovuto prenderli invece.”
Entro
nel convenient store e punto la zona dei farmaci, dico il nome di un
paio di
ansiolitici alla donna al bancone e le mostro il mio tesserino da
medico.
Lei
lo esamina con una lentezza e una meticolosità irritante, se
qualcuno stesse
per morire per colpa sua non potrei comprargli le medicine che gli
servono!
Alla
fine mi dà quanto richiesto e io esco dal negozio,
maledicendola mentalmente.
Saluto
Mike con un bacio e torno al mio pullman, i ragazzi sono tutti seduti
in
salotto.
“Come
va?”
“Delilah
le ha fatto un’iniezione e adesso stanno parlando. Secondo
lei tra poco
dovrebbe addormentarsi.”
“Scusatemi,
ragazzi.
La
situazione mi ha presa in contropiede e non sapevo cosa fare,
così sono andata
da lei.
Perdonatemi,
sono un pessimo medico, vi meritate di meglio.”
Nessuno
dice nulla.
“Diventerò
davvero padre?”
Chiede con voce sottile Jacky.
“Sì,
a quanto pare sì o almeno così dicono i test di
gravidanza, ma non sono sempre
affidabili.
Asia
dovrebbe fare delle analisi per esserne certa del tutto.”
“Sì, così si butterà dal
testo dell’ospedale quando saprà il risultato.
Ho
fatto un casino!”
Esclama con una certa disperazione nella voce.
“Lo
so, ma possiamo uscirne. Per prima cosa Asia deve tornare stabile, poi
parlerete e arriverete a una soluzione.”
“Vorrei
avere il tuo ottimismo, Leah. Asia non lo vuole un bambino e non vuole
nemmeno
me ed è comprensibile.
Se
potessi tornare indietro non la mollerei.”
“Ma
non puoi, quindi cerca un modo per riconquistare la sua fiducia nel
presente,
perché credo che se tu la convincessi che la ami non
abortirebbe.”
Dice Ronnie.
“E
come?”
“Non so, pensaci su.”
Proprio
in questo momento arriva Delilah con un’aria pallida e
sbattuta.
“Come
sta?”
Le
chiedo ansiosa.
“Il
calmante è entrato in circolo e si è
addormentata. Credo si sia trattata di una
reazione allo shock, una specie di crisi isterica.”
“Grazie mille per averci aiutato.”
Jacky la ringrazia da parte nostra, ma lei lo trafigge con i suoi occhi
di
ghiaccio.
“Trattala
bene, perché altrimenti te la vedrai con me.
Stalle
accanto, falle capire che il bambino lo vuoi sul
serio e che le cose si possono aggiustare.
Asia
è una ragazza fragile e spaventata in questo momento e ha
bisogno di conferme e
rassicurazioni, per quanto possibile evitatele ogni tipo di
stress.”
“Va
bene, grazie.”
La
ragazza ci lascia da soli.
“Siamo
in tre a dirti la stessa cosa, cioè che le devi dimostrare
che tieni a lei. Lo
farai?”
“Ci
proverò, ma non so ne sarò capace. Le relazioni
non sono mai state il mio
forte.”
Biascica
lui a testa bassa.
“Vuoi
il bambino, Jacky?”
Gli chiedo dura.
“Sì.”
“E allora un modo lo troverai, devi solo dare ascolto al
cuore invece che al
cazzo ogni tanto.”
“Leah!”
“Che
c’è?
Ho
detto la verità, che i ragazzi ragionino con quello lo sanno
tutti. Arriva
però, per tutti, qualcuna che ti costringe a usare il
cervello oltre al pene e
Jacky l’ha trovata.”
“Hai perfettamente ragione, Leah. Ho ancora paura.”
“Anche io ho paura e, se hai ascoltato Delilah, anche Asia ha
paura. Devi farti
forza per te, per lei e per il bambino. So che puoi farcela.
Ho
fiducia in te, Jacky Vincent.
L’ho
avuta sin dalla prima volta che ci siamo incontrati ed eravamo due
inglesi
persi negli Stati Uniti.
Ce
la farai!”
Lui
annuisce.
“Me
ne siamo certi?”
Chiede Ryan.
“Due
test di gravidanza hanno dato risultato positivo, ma possono sbagliare.
Adesso
cerco l’ospedale più vicino per fare delle
analisi.”
Accendo
il mio computer – annotandomi mentalmente di parlare di
gravidanze indesiderate
e possibili reazioni suicide della futura mamma – e cerco.
L’ospedale più
vicino è a Portland e io lo chiamo subito. Mi risponde una
donna, declino le
mie generalità e una volta accertatasi che io sia davvero un
medico mi lascia
parare.
“Sì, sono il medico di una band, i Falling in
Reverse.
Sì,
il mio nome è Leah Marie Eulalie Lancaster, sono laureata,
abilitata alla
professione e regolarmente iscritta all’albo.
Le
vorrei chiedere se è possibile fissare
un’ecografia tra due giorni, dovremmo
raggiungere Portland per quella data.
Sono
consapevole che ci sono persone che hanno prenotato prima di me, ma
questa è
un’emergenza, non potrebbe fare un’eccezione?
Sì,
aspetto.”
Aspetto un quarto d’ora al telefono e poi finalmente torna a
parlarmi.
“Generalmente
non concediamo eccezioni, ma ho valutato il carattere di
eccezionalità della
domanda: tra due giorni alle dieci mezza la sua paziente deve
presentarsi qui,
possibilmente accompagnata.”
“Sarà
fatto. La ringrazio infinitamente.”
Chiudo
la chiamata e mi detergo il sudore dalla fronte, è stata una
chiamata
estenuante, nessuno mi crede mai quando mi annuncio.
Mi
dirigo verso l’armadietto dei liquori e verso tre dite di
Jack Daniel in un
bicchierino per me e tre per Jacky.
“Te
le sei guadagnate, amico.”
Dico con voce monocorde, lui lo prende senza dire nulla.
Io
bevo il mio e poi mi siedo.
“Scusatemi
ancora.”
Sussurro
con voce spezzata.
Poi
sento un gemito dalla zona dei bunk e noto che Asia è
sveglia.
“Buongiorno,
Asia.
Come
ti senti?”
“Una merda. È vero che mi hanno sedata?”
“Sì, hai avuto una reazione esagerata. Vuoi
qualcosa?”
“Da
bere, se possibile.
Come
ha reagito Jacky?”
“Bene.
Ha paura, ma non ti lascerà sola.”
“Lo
sono già.”
“No, tesoro. Ci siamo noi.”
Vado in cucina e verso un bicchiere d’acqua, poi torno da lei.
Si è
già riaddormentata e io mi porto via il bicchiere, non
voglio lasciarle un
possibile arma con cui farsi male.
“Ho
sete davvero.”
“A me sembra che ti interessi più il bicchiere che
l’acqua.”
“Sempre
acuta. Dammi un po’ da bere, poi te la porti via.”
“Sta
bene.”
Lei beve un lungo sorso e poi tenta di mandare in pezzi il bicchiere.
“Bella
prova, ma non ha funzionato.”
Son completamente inzuppata d’acqua, ma il bicchiere
è integro. Torno dagli
altri e guardo Jacky.
“Va
da lei, calmala.
Io
non posso fare nulla.”
E mi
sento sconfitta come non mai, come quando hanno diagnosticato il cancro
mortale
a mia nonna e io non ho potuto fare che accompagnarla e sorreggerla nel
suo
percorso di dolore e sofferenza.
Alla
sera ci fermiamo, si fermano anche i Pierce The Veil.
Delilah
si informa sulla salute di Asia e poi le parla a lungo, quando torna
dice che è
stata una buona idea affiancarla Jacky perché sembra
calmarla.
Io
annuisco, ancora momentaneamente muta.
“Delilah!”
La
chiamo poi.
“Sì,
Leah?”
“Ecco, io volevo scusarmi con te.
Ti
ho giudicata male, pensavo fossi solo un’oca senza cervello e
i capelli rosa da
finta alternativa, invece sei un medico molto competente.
Grazie
mille per aver aiutato Asia e scusami se ti ho trattata male a
volte.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Scuse
accettate, anche io te ne devo.
Pensavo
fossi il medico e la donna perfetta, invece sei umana come tutti noi,
scusa se
a volte ti ho trattato non molto bene.”
“È
tutto a posto.”
Ci
sorridiamo a vicenda, qualcosa doveva venire da questa tempesta
perfetta.
Almeno adesso i nostri rapporti sono migliorati e abbiamo smesso di
farci la
guerra fredda e mi va bene che frequenti Ronnie.
Prima
– lo ammetto – pensavo che lei non fosse per nulla
adatta a lui, adesso ho
cambiato idea, ho visto che sa essere intelligente e svelta
all’occorrenza.
A me
pesa ancora la mia crisi di questa mattina, così esco a
fumarmi una sigaretta.
“Ehi!”
Dice
una voce nel buio: è Tony.
“Ehi
a te, Turtle.”
“Come ti senti?”
“Una merda. Stamattina mi sono fatta prendere dal panico come
una novellina,
nemmeno le pischelle del primo anno hanno simili blocchi”
“Sei solo umana, a volte succede di paralizzarsi. Io sono il
campione delle
paralisi, ma qualcuno mi ha aiutato a muovermi.”
“Ti riferisci a te e Sofia?
A
proposito, come va?”
“Benissimo,
ogni giorno che passa mi convinco che è la mia ragazza
ideale, molto meglio di
Erin o di qualunque mia ex. Si è anche appassionata di
tartarughe anche lei
come me.”
“Manca solo Star Wars, insomma.”
“CI
sto lavorando.”
“Tony, per te sono un buon medico?”
“Sì.
E ci manchi.”
“Anche
voi mi mancate, vi ho pensati molto spesso in questo anno.”
“I spent this years as a ghost…”
“And now I’m not sure where is home
anymore.”
Ridiamo
insieme.
“Ho
fatto un errore lasciandovi, ma avevo paura di soffrire
troppo.”
“Ti
capisco. Ho fatto anche io questo errore!”
“Ehi,
Franklin tartaruga! Non mi starai rubando la ragazza?”
La
voce stentorea e dolce allo stesso tempo di Mike ci fa ridere.
“No,
stavamo solo parlando. Mi sento ancora un pessimo medico.”
Lui mi abbraccia e mi bacia sulla fronte.
“Per
me sei la dottoressa migliore del mondo, nonché la
più sexy.”
Io
arrossisco come un pomodoro.
“Mike,
che schifo!
Stai
diventando dolce!”
Lui
fa una linguaccia al suo migliore amico.
“E
tu e Sofia?
Siete
disgustosamente diabetici e vi preferisco così che in guerra
uno contro
l’altro.”
Tony rimane senza parole e le sue guance si dipingono di un rosa
delicato.
“Metti
sempre a disagio le persone, Mickey WhiskyHand.”
Borbotta
lui, calandosi il cappellino sul volto.
“Ma
cosa avrò mai detto di male?”
Se la ride il maggiore.
“Ma
sei sicura di volerlo, Leah?”
“Più
che sicura, adesso che è mio non lo lascerà
andare maaaai più.”
“È
il tuo schiavo insomma! Chissà cosa farete a
letto!”
“Tony!”
Urliamo
tutti e due, facendolo scoppiare a ridere.
Un
finestrino si apre sopra di noi.
“Smettetela
di fare casino, Asia sta cercando di riposare.”
Urla un seccato Jacky, l’allegria finisce subito e il peso di
quello che non ho
fatto mi ripiomba addosso.
“Hai
ragione, scusaci immensamente, Jacky.”
Lui
annuisce e chiude il finestrino, io sospiro pesantemente.
“Sono
un pessimo medico.”
“No,
Leah, no. Ti prego non buttarti giù così. Hai
avuto una crisi e può capitare a
tutti, non devi buttarti giù così, sono sicuro
che la prossima volta sarai la
Leah che conosciamo.
Se
Turte può fare il piccioncino con Sofia è
perché tu l’hai salvata, non te ne
devi dimenticare. Un pessimo medico l’avrebbe lasciata
morire.”
Io
annuisco piano e lascio che le prime lacrime escano, è stata
una giornata lunga
e pesante e non so cosa fare per raddrizzarla. Una mia amica vorrebbe
essere
morta e io non so come convincerla a uscire dal suo tunnel buio e a
guardare la
luce
Non
è sola.
Ci
siamo noi e c’è Jacky.
Jacky
che non la vuole lasciare.
Jacky
che vuole il bambino che lei aspetta.
Jacky
che ha fatto finalmente pace con il suo cervello.
Come
posso farglielo capire?
“Piccola,
ehi, piccola!”
“Scusa,
Mike. Ero immersa nei miei pensieri, cosa stavi dicendo?”
“Hai
bisogno di rilassarti, dormi da me.”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Sento
gli altri che ne pensano.”
“Tu vieni da noi e noi mandiamo loro Delilah.”
“Adesso vado a dirglielo.”
Entro
nel pullman sentendomi a disagio.
“Mike
avrebbe una proposta da farvi.”
“Del genere?”
Mi risponde Ronnie, sembra in qualche modo seccato.
“Ecco,
vorrebbe che io andassi da lui e lui vi manderebbe Delilah.”
“Non
ti sembra egoista da parte tua?”
“È
quello che ho pensato anche io, ma non ho osato dirglielo,
perché
egoisticamente piacerebbe anche a me stare con lui. Vado a
dirglielo.”
Esco dal pullman e comunico la risposta, Mike vorrebbe protestare, ma
Tony
fortunatamente lo trascina via e io mi fumo un’altra
sigaretta in pace.
Tornata
dentro, rimango con la band giusto cinque minuti prima di scappare a
letto e
scoppiare a piangere. Non so dopo quando qualcuno tira la tenda e io mi
asciugo
le lacrime.
“Asia
ha bisogno di qualcosa?”
Chiedo
a Ronnie, lui per tutta risposta mi dà un bacio in fronte.
“Va’
da Mike e mandaci Delilah. Si vede che sei stanca e hai bisogno di
dormire e di
conforto, è stata una giornata lunga per te.”
“Sono
stata un pessimo medico, Ronnie.
Non
mi merito tutta questa comprensione.”
“Sei
stata un essere umano e a volte gli esseri umani sbagliano e non
reagiscono
come dovrebbero. Succede a tutti, una notte di riposo con lui e sarai
come
nuova.”
“Grazie,
Ronnie. Sei un vero amico.”
Lui
ridacchia.
“Volevo
una scusa per stare con Luna.”
“Luna?”
“Delilah.”
“Capisco.”
Prendo
un cambio per la notte e me ne vado, quando busso al pullman dei Pierce
The
Veil è un Jaime sorpreso ad aprirmi. Delilah mi sorride e se
ne va, credo che
ci sia il suo zampino dietro a tutto questo, devo ricordarmi di
ringraziarla.
Mike
mi prende tra le braccia e mi porta al suo bunk, con gentilezza mi
toglie il
corpetto e il vestito, massaggiandomi a lungo le spalle nude, poi mi
passa una
delle sue canottiere e io la indosso annusando con piacere il suo
profumo.
Erba, whisky e qualcosa di mascolino.
Qualcosa
che sa di Mike.
Si
sdraia a letto e io lo raggiungo, sono subito attirata sul suo petto e
mi va
bene. Non c’è altro posto dove vorrei essere
adesso.
Lui
mi accarezza e mi sussurra qualcosa all’orecchio, io non lo
sento perché il
peso della giornata mi sta chiudendo le palpebre.
“Mike.”
Sussurro
mezza addormentata.
“Ti
amo.”
“Anche
io.”
Mi dà un bacio sulle tempie e io mi addormento serena.
Angolo di Layla.
Grazie a Nico_Ackerman
per la recensione. Asia è molto confusa e non sa cosa fare,
ma prima o poi lo capirà. Grazie per continuare a seguire
questa storia.
|
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Capitolo 16 *** 15)Think before you make up your mind ***
15)Think
before you make up your mind
Asia
p.o.v.
Mi
sveglio intontita e con un saporaccio in bocca per colpa delle medicine
che mi
hanno rifilato ieri.
Me
le sono meritate, correre verso l’autostrada e mostrare
intenti suicidi non
sono proprio comportamenti rassicuranti.
Noto
anche che un braccio maschile è mollemente appoggiato alla
mia pancia, come a
trattenermi lì e non farmi scappare. Come se potessi farlo
senza mettere in
agitazione tutte e due le band.
Mi
accorgo che è Jacky e – contro la mia stessa
volontà – mi scappa un sorriso.
Dopotutto prova qualcosa con me se è rimasto a vegliarmi
tutta la notte e poi è
così bello mentre dorme: sembra un bambino con
quell’espressione indifesa.
Lo
amo, ma lui non credo mi ami.
Con
delicatezza mi tolgo dal suo abbraccio e scendo dal lettino, metto le
mie
ciabatte pelose a forma di coniglio e vado in cucina.
Come
al solito c’è Leah al computer che scrive, gli
occhiali sulla punta del naso e
una tazza di caffè accanto.
“Buongiorno.”
“Buongiorno
a te.”
Mi dice sorridendo.
“Come
va?”
“Saprò
dirtelo dopo un buon caffè.”
Lei sorride impercettibilmente e si alza per prepararmelo.
“Sempre
al lavoro sul tuo studio?”
“Sempre,
voglio fare un buon lavoro.”
“Lo farai, con lo impegno che ci stai mettendo
diventerà la pietra miliare dei
medici delle rockstar.”
“A proposito di medici delle rockstar, sento di doverti delle
scuse.”
Io la guardo stupita, lei mi deve delle scuse?
E io
allora? Ho fatto venire un infarto a ben due band!
“Come mai?”
“Ieri mi sono comportata in modo poco professionale con te,
invece di agire mi
sono fatta prendere dal panico e ho chiamato Delilah. È lei
che ti ha fatto la
prima iniezione, quella che ti ha salvato, diciamo.”
“Scuse
accettate, io non sono arrabbiata con te. Sono io a dovermi scusare,
non so
cosa mi sia preso, ho agito da matta.”
“Deve
essere stato lo shock.”
Io
rimango un attimo in silenzio.
"Non
voglio questo figlio.”
“Cosa?”
“Voglio
abortire, Leah.”
“Ma
Jacky?”
“Jacky
non ha bisogno di sapere nulla, il bambino o bambina è solo
mio.”
“Se permetti, non sono d’accordo.”
Una voce maschile roca e arrabbiata si intromette violentemente nella nostra conversazione.
Jacky.
“Vincent,
lo sappiamo tutti e due che questo …coso non lo
vuoi.”
“No, non sai la mia opinione perché non me
l’hai chiesta.”
“Non
sono la tua ragazza, non sono niente, non hai obblighi verso di
me.”
“Ma
il bambino è anche mio.”
Io
stringo la tazza così forte da romperla quasi.
“Un
bambino non è un cane. Deve essere voluto e amato,
sennò è meglio che non nasca
affatto.
Che
padre pensi di essere?
Sempre
in giro per il mondo a farti ragazze ubriache perché sei
ubriaco.”
“Non ho intenzione di comportarmi così, non puoi
escludermi.”
“Beh,
è quello che sto per fare.
Ciao.”
Mi
alzo, ma lui mi blocca stringendomi il polso.
“Leah,
dille qualcosa.”
“Jacky
ha ragione, non puoi escluderlo.”
“Ma
andate a fanculo!”
Con
uno strattone mi libera della presa del chitarrista, spingo via in modo
rude
Ronnie – venuto a vedere cosa stesse succedendo – e
mi rifugio dall’ autista
che ha il buon senso di non farmi domande. Ha circa cinquanta anni e
credo che
abbia visto di tutto nella sua vita, di certo non sono la prima
merchgirl
incinta che vede.
“Non
sempre va male, a volte si rivela quello giusto.
Le
vie del Signore sono infinite e misteriose e mandano l’amore
quando abbiamo
smesso di crederci e ce lo fanno avere dalla persona che meno ci
aspetteremmo.”
Io non rispondo e lui dà un tiro alla sigaretta, senza
sapere che le sue parole
hanno iniziato a scavare un buco nel suolo fertile della mia anima.
“Io
non penso sia così.”
Trovo il coraggio di biascicare infine, lui mi guarda con un sorriso
storto.
“A
te piace l’inglese, vero?
Beh,
sono qui da prima che arrivassi tu e ho perso il conto delle ragazze
che gli
hanno scaldato il letto prima di te, ma da quando è successo
qualcosa tra di
voi non ne è passata nemmeno una.
Un
ragazzo a cui non frega niente di te non smette di andare a donne per
te,
lascia che qualcuna gli scaldi il letto al tuo posto.
Accettiamo
l’amore che pensiamo di meritarci.”
“Sono
incinta e lui sapeva che potevo esserlo, ecco perché ha
smesso. Ha paura di
diventare padre, ma io lo sollevo dall’incarico. Fatti gli
esami abortirò e lui
tornerà alla sua vita e io alla mia come è giusto
che sia. Nessuno di noi è
pronto per essere genitore.”
“Hai paura e lo capisco, ma sbagli a tagliarlo fuori,
perché a giudicare da
come sta tentando di buttare giù la porta il ragazzo non
è affatto d’accordo.”
Presa dalla conversazione non me ne ero nemmeno accorta, Jacky sta
effettivamente bussando come un matto alla porta.
“Un
giorno mi ringrazierà.”
Sentenzio.
“Il
giorno che troverà la ragazza che ama davvero
sarà felice di non avere il peso
di un figlio indesiderato avuto con una ragazza che non ama.”
L’autista
alza le spalle e Jacky continua a bussare.
Sono
sicura di avere la decisione giusta, mi dispiace per questo figlio o
figlia che
non nascerà mai, ma so cosa si prova a crescere non voluti e
non voglio che lo
provi anche lui o lei.
Una
lacrima inizia a scendere seguita da molte altre, perché la
mia vita è sempre
un casino?
E
perché questa volta sono riuscita a mettere in mezzo anche
Jacky?
Due
giorni dopo Portland ci accoglie con una pioggerellina sottile
tipicamente
autunnale.
Sì,
è il tempo giusto per andare incontro alla propria sorte,
come se non fossi
matematicamente certa di essere incinta. Mia nonna diceva sempre che
una donna
capisce se è incinta o meno e penso che avesse ragione. Al
pensiero di mia
nonna segue quello di mia madre e una smorfia di disgusto si disegna
sul mio
volto: mi ha sempre trattato come un ostacolo alla sua carriera da
attrice,
anche se la verità era che non aveva alcun talento per la
recitazione.
In
questi giorno sia Jacky che Leah e Ronnie hanno tentato di parlarmi
– persino
Delilah ci ha provato – ma io ho evitato tutti.
Ho
preso la mia decisione e non voglio che mi facciano cambiare idea,
è già dura
così. Mi sento già in colpa così,
sento di essere fin troppo simile a mia madre
e mi ero giurata di non essere mai come lei.
“Asia.”
Il
tono di Leah è freddo.
“Sì?”
“È ora di
andare, hai l’ecografia.”
“Va
bene.”
Mi
metto un paio di jeans che non siano stracciati, una maglia, una felpa
e una
giacca di pelle.
“Sono
pronta.”
“Sappi che per me stai facendo la cazzata più
grande della tua vita, sarai tu a
rimpiangere questa decisione un giorno.”
“No. Andiamo.”
Lei sospira e scendiamo insieme dal pullman per infilarci in una delle
macchine
disponibili per noi, Jacky ci guarda dal finestrino del tourbus. Ha
tentato di
parlarmi fino all’ultimo, anche stamattina, ma io non
l‘ho ascoltato come
sempre.
Leah
guida senza dirmi nulla, la bocca tirata in una linea dura che le
nasconde le
labbra e la rende più pallida di quello che è
già.
Parcheggia
e scendiamo, raggiungiamo insieme l’ingresso
dell’ospedale, lei va subito
all’accettazione.
“Sono
Leah Lancaster, ho preso appuntamento per una radiografia oggi alle
dieci.”
La donna annuisce e le indica dove andare, lei annuisce secca.
“Sta
bene, signorina?”
“No, ma non si può avere tutto dalla
vita.”
Risponde lei, poi mi prende per un braccio e mi trascina lungo vari
corridoi
fino a che non raggiungiamo una piccola sala d’aspetto. Lei
mi indica di
sedermi e io eseguo senza fiatare, non voglio farla incazzare
più di quello che
è già.
Aspettiamo
dieci minuti e poi un’infermiera di mezza età
chiama il mio nome, io mi alzo –
seguita da Leah – e
la seguo in una
stanza bianca con un lettino e dei macchinari.
“Si
tolga la giacca e la felpa e si stenda.”
Mi
dice gentile la signora.
"Sì,
va bene…”
“Mi chiamo Rachel.”
“Sì, va bene, signorina Rachel.”
Tolgo la giacca e la felpa e le appoggio a una sedia, poi mi stendo sul
lettino.
“Per
favore solleva la maglia e la canottiera, adesso ti metto il gel.
È un po’
freddo, ma non ti devi preoccupare.”
Io annuisco e faccio come dice, un attimo dopo mi mette una sostanza
fredda,
viscida e trasparente sulla pancia. Mi passa qualcosa e in quel momento
la
stanza è invasa dal battito regolare di un cuore e qualcosa
di appena abbozzato
passa sugli schermi.
Ho
un colpo al mio di cuore, devo uccidere quella creatura che ancora non
sa nulla
del mondo, ma mi dico che lo faccio per il suo bene.
“Complimenti,
signorina! È incinta di due settimane.”
“Non voglio tenerlo, voglio abortire.”
La gioia che c’era nella stanza sparisce come polvere in una
giornata di vento,
il sorriso si spegne sulla faccia di Rachel e della giovane dottoressa.
“Non
vuole pensarci un attimo?
L’aborto
non è l’unica soluzione.”
“Lo
so, ma questo bambino non è voluto e so cosa si prova a
passare l’infanzia e
l’adolescenza dove non sei voluto.”
La
dottoressa annuisce, scioccata dalla mia freddezza.
“Come
ti chiami?”
“Asia Carter.”
“Bene, Asia. Vai all’accettazione e in un paio di
giorni dovrebbero darti
l’appuntamento.”
“Lo
spero, non possiamo trattenerci di più a Portland.”
“Ah,
sei quella delle rockstar?”
“Già.”
Dico piatta, Leah mi fulmina con un’occhiataccia a manuale.
“Beh,
puoi usare questi per pulirti e poi andare all’accettazione,
ti daranno
l’ecografia e potrai prenotare il tuo aborto, ma io ti
consiglio di pensarci
sopra.
Non
è una decisione facile.”
“Lo
so.”
Rispondo
prendendo gli asciugamani di carta che Rachel mi passa e pulendomi i
residui
del viscido gel, la mia amica non ha ancora detto una parola, ma ho il
sospetto
che il suo silenzio non durerà a lungo.
“Non
vorrai davvero prendere quell’appuntamento adesso?
Senza
aver nemmeno parlato con Jacky!”
“È
quello che voglio fare, i bambini devono crescere con due genitori che
li
vogliono.”
Le sue narici si allargano per la rabbia.
“Sì,
ho capito la storia della tua famiglia e di tua madre che ti ha
piantata in
asso, lasciandoti con tuo padre che non ti voleva.
Ma
sai una cosa?
Le
famiglie perfette non esistono, ci sono solo nelle
pubblicità. Le famiglie sono
imperfette, fatte da persone che sbagliano in buona fede, credendo di
fare del
bene.
I
miei mi volevano, ma non siamo mai andati d’accordo. Non
è un mistero che non
mi amino, solo mia nonna mi ha voluto bene. Il fatto di stare bene in
una
famiglia non dipende da come viene concepito il bambino, ma da come
viene
trattato.
Tu
lo stai respingendo per paura e non ascolti nemmeno Jacky.”
“Il bambino è solo mio, abbiamo discusso di questa
questione fino alla noia.”
“No,
Asia! Non è solo tuo!
È
qui che sbagli! Jacky lo vuole quel bambino, lo vuole forse
più di te e non
capisco perché non gli lasci nessuna possibilità
di parlare!
Siamo
seri, quanti musicisti famosi avrebbero accettato una
paternità senza fare
storie?
Pochi,
solo quelli innamorati, credo, eppure tu lo escludi, gli attribuisci
opinioni
che non ha solo perché fanno comodo a te.”
Io
arrossisco per la rabbia.
“Adesso
mi dirai che Ronnie ha Willow ed è un buon padre e che anche
Jacky potrebbe
esserlo, ma sai una cosa?
Io
so perché lui accetta questa gravidanza senza fare storie,
lo fa perché Ronnie
gli ha detto che non tollera i codardi e sappiamo che se stai sul cazzo
a
Ronald Radke sei fuori dai Falling in Reverse.
Jacky
lo fa solo perché ha paura di perdere il suo posto come
chitarrista, basti solo
pensare a quanti bassisti abbiamo cambiato solo perché
piacevano o no al nostro
frontman.”
Lei
stringe ulteriormente le labbra, riducendole a un taglio che le
attraversa il
volto.
“Parla
almeno con Jacky prima.”
“No, adesso vado a prenotare!”
Furiosa
per non essere stata capita mi rimetto la mia felpa e la mia giacca.
“Se
avrai altri figli come giustificherai loro questo aborto?
Cosa
gli dirai?
Che
loro erano migliori del povero cristo che hai concepito
adesso?”
“Sono
cazzi miei.”
Sputo acida per poi precipitarmi fuori dalla stanza e ripercorrere
all’inverso
i corridoi, seguita da Leah che urla. Arrivata
all’accettazione mi faccio dare
la mia ecografia e prenoto un’interruzione di gravidanza tra
due giorni, alle
due del pomeriggio.
“Fantastico,
appena in tempo!
Alle
quattro ce ne andiamo.”
Leah mi rivolge un’occhiata quasi schifata, come se nella
persona che si trova
davanti non riconoscesse la sua amica Asia, ma qualcuno che ha solo le
sue
sembianze.
“Asia,
tu sei… senza cuore, ecco.
Ti
do un ultimo consiglio, parla con Jacky prima di fare qualcosa di cui
ti
pentirai tutta la vita, dammi retta.
Te
lo dico come medico e come amica.”
“Il vero errore è farlo nascere in una famiglia
senza amore.”
Il
mio tono è duro e non ammette repliche.
Mi
avvio verso l’uscita seguita dalla dottoressa che ribolle di
rabbia, credo di
averla delusa ma davvero faccio tutto questo nell’interesse
della mia creatura.
Non sono così insensibile come sembra, mi fa male dover
troncare una vita
ancora prima che possa venire al mondo e sapere
quanto faccia schifo o possa essere bello, ma vivere in una famiglia
senza amore
è un inferno. Ti senti come se fossi un rifiuto non voluto,
ti chiedi come
sarebbe la vita dei tuoi genitori senza di te e l’unica
risposta che ti viene è
“migliore”.
Sì,
amo Jacky, ma, no, non posso davvero contare su di lui per questa cosa.
Ha solo
paura di Ronnie e di venire buttato fuori dalla band, non lo vuole
davvero mio
figlio o figlia, vuole essere libero di essere il puttaniere che
è sempre
stato.
In
macchina io e Leah non ci scambiamo una parola, lei guida in silenzio
stringendo il volante con troppa energia, ha persino le nocche bianche.
In
poco tempo arriviamo al pullman e troviamo tutta la band riunita nella
zona
relax.
“Allora?”
Ci
chiede ansioso Ryan.
“Sono
incinta, ma tra due giorni non lo sarò
più.”
Il mio tono è privo di inflessioni e tutti si guardano senza
capire, ma solo
Ronnie ha il coraggio di parlare.
“Cosa
significa, Asia?”
“Che abortirò.”
“COSA?!”
Jack
non lo chiede, urla.
“Hai
capito bene! Ti sollevo dalla responsabilità di essere padre
e di essere
obbligato a seguire gli ordini di Ronnie.”
Urlo
io di rimando, i suoi occhi chiari mandano fulmini.
“Fuori
tutti, io e Asia dobbiamo parlare!”
Ronnie
fa per dire qualcosa, ma Leah gli fa cenno di tacere e spinge tutti
giù dal
pullman, io mi affretto a seguirli, ma lui stringe il mio polso in una
morsa di
ferro.
“Lasciami
andare! Mi fai male!”
“Mi
dispiace farti male, ma questa volta non ti lascio andare.
Questa
volta devi starmi a sentire.”
“Jacky ho sentito la conversazione tra te e Ronnie! Tu non lo
volevi e lui ti
ha detto che ti stavi comportando da vigliacco e che questa cosa non
gli
piaceva perché gli ricordava sua madre.
Tu
poi hai detto che aveva ragione e so perché: hai paura di
perdere il posto e ti
capisco.
Lasciami
fare a modo mio, un giorno mi ringrazierai.”
“No, Asia. Adesso mi ascolti, ok?
All’inizio
– è vero – ero spaventato dalla
possibilità di diventare padre, ma chi non lo
sarebbe?
Siamo
giovani e io faccio il lavoro che faccio, per un attimo ho pensato di
lasciarti
abortire, ma poi Ronnie mi ha parlato e non è come pensi tu.
No,
per niente.
Ho
capito che stavo affrontando le cose dalla prospettiva sbagliata, che
davvero
mi stavo comportando da vigliacco perché non combattevo
né per la ragazza che
amo, né per mio figlio.”
“Cosa?”
Lo guardo a occhi spalancati, lui mi ama?
No,
non è possibile. Mi ha detto chiaramente che per lui ero
solo una scopata e
persino scomoda, perché interferiva con il lavoro.
“Ma
se mi hai detto che tra noi era solo una scopata!”
“E
mi sbagliavo! Mi piacevi sul serio e ho avuto paura di questa cosa, io
non sono
abituato alle relazioni stabili, sono per le scopate senza
complicazioni, ma
questa volta è diverso.
Dicono
che possa succedere e, ehi!, è successo!
Mi
sono preso una cotta per te che non sapevo gestire, mi sono pentito
subito di
averti detto quelle parole, ma ormai il danno era fatto e pensavo mi
sarebbe
passata.
Mi
sbagliavo, non è passata, è aumentata.
Capisci?
Io
ti amo e non ho intenzione di lasciarti abortire, a costo di legarti
alla gamba
del tavolo tra due giorni.”
“Tu
mi ami?”
“Sì.”
“Anche
io.”
Sussurro
con voce spezzata, sono sull’orlo delle lacrime.
“E
allora non abortire, dammi – dacci – una
possibilità, non ti deluderò.
Ti
dimostrerò che ti amo, ti prego.
Asia,
ti prego.”
E davanti a questo tono accorato e ai suoi occhi velati di lacrime
qualcosa si
scioglie dentro di me, non posso abortire e non ha senso continuare a
rifiutarlo.
“Va
bene, non abortirò.
Io,
Cristo, ti amo!”
Scoppio
a piangere e lui mi abbraccia, in un attimo la mia testa è
contro la sua
maglietta e le sue braccia muscolose sono avvolte attorno al mio corpo.
Mi
lascia sfogare un po’, poi prende il mio volto tra le mani e
si abbassa alla
mia altezza.
“Ti
amo, Asia.”
“Ti amo, Jacky.”
Ci
baciamo e mi sembra che un peso se ne vada via al mio cuore.
Lo
amo, mi ama e avremo un figlio o figlia!
Non
credevo potesse finire così, ma non potrei essere
più felice della piega che
hanno preso le cose!
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione. Asia e Jacky hanno chiarit ed è finito
tutto per il meglio, anche se Asia è stata davvero tesarda
fino alla fine.
Spero ti piaccia :)
|
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Capitolo 17 *** 16)My heart is yours ***
16)My heart is
yours
Leah
p.o.v.
Cammino
avanti e indietro da almeno un’ora.
Il
sole cala lentamente all’orizzonte e ha iniziato a spirare
una venticello
fresco che mi fa rabbrividire, visto che indosso una maglia a mezze
maniche con
un teschio stampato sopra e una mini di pizzo.
Gli
altri sono seduti sulle rocce che ci sono nel piazzale dove siamo
accampati,
duecento metri più in là c’è
una piazzola dove c’è il pullman dei Pierce The
Veil e Delilah mi sta tempestando di messaggi su whatsapp.
Io
continuo a scriverle che non è successo niente e guardo la
portiera. L’idea di
far parlare Jacky e Asia in questo momento è stata mia. Ho
pensato che
trascinato dalla collera e dalla paura il chitarrista avrebbe
finalmente
trovato il coraggio per vuotare il sacco.
“Dite
che ho fatto bene?”
Chiedo agli altri.
“Non
ne ho idea.”
Mi risponde Ronnie.
“Ma
è stata una bella pensata, magari con una sana incazzatura
in circolo Jacky si
dà una svegliata. Spero si svegli o domani mattina ci
trovano ibernati.”
Io
ridacchio imbarazzata e mi accendo una sigaretta.
“Te
l’avevo detto che dovevamo prendere gli alcolici, Radke,
quelli almeno
scaldano.”
Borbotta
Derek.
“Sto
cercando di non esagerare e non siamo in Russia.”
Quindici
minuti, innumerevoli messaggi di Delilah e di cazzate varie dopo la
portiera
del pullman si apre e Jacky e Asia escono mano nella mano, entrambi con
un
sorrisone.
A
giudicare da quello lui le ha detto tutto e non ci sarà
nessun aborto. Li
guardiamo trepidanti.
“Beh.”
Prende la parola Vincent.
“Io
e Asia stiamo insieme e lei ha deciso di portare avanti la gravidanza,
la
famiglia dei Falling In Reverse avrà un nuovo
membro.”
L’annuncio viene accolto da urla di trionfo e ben presto la
coppietta viene
sommersa da abbracci, manate e altre manifestazioni fisiche.
Quando
arriva il mio turno sfoggio il mio sorriso migliore.
“Sono
felice che tutto si sia risolto per il meglio…Oh! Fatevi
abbracciare!”
Li
abbraccio tutti e due.
“Non
ci sarà alcun aborto, quindi.”
“No, puoi disdire l’appuntamento.”
Io annuisco sorridendo.
“Venite
dentro, vi facciamo vedere le radiografie.”
“Aspettate,
vogliono venire anche i Pierce The Veil! Delilah mi ha tempestato di
messaggi!”
Urlo
io.
Gli
altri entrano, io avviso la mia collega e mi fumo un’altra
sigaretta, sollevata
e felice della piega che hanno preso gli eventi.
Una
decina di minuti spuntano i Pierce The Veil, Delilah, Sofia, Viviana e
Liz.
“Oddio,
sono così felice!”
Urla
Liz, alzando le braccia verso il cielo.
“Li
shippava come una ragazzina.”
Dice ridendo Viviana.
“E
allora? Erano così carini!
Oh,
ci fanno vedere le ecografie, vero?”
“Sì, entrate.”
Gli altri mi precedono, io entro per ultima e Mike mi si affianca, con
disinvoltura passa il suo braccio sul fondo della mia schiena.
“Visto,
pessima dottoressa?
Hai
trovato l’idea giusta per farli chiarire, il che vuole dire
che non sei così
pessima come credi.”
Io sorrido timida.
Amo
come sappia trovare sempre le parole giuste per tirarmi su,
è un lato di lui
che ho scoperto da poco, da quando abbiamo domito insieme per la
precisione.
Prima
che riuscissi a prendere sonno non ha fatto altro che dirmi parole di
incoraggiamento, accarezzarmi e baciarmi.
È
stata la prima volta che mi sono sentita davvero amata da qualcuno, un
ragazzo
in grado di accettare i miei scarsi pregi e i miei molti difetti. Mi ha
fatto
sentire bene, mi ha dato speranza per il futuro e una nuova fiducia
nelle mie
capacità.
“Grazie
di esistere, Mike Fuentes.
Senza
di te, non ce l’avrei fatta a sopravvivere a questa
crisi.”
Lui mi sorride orgoglioso.
“Ne
sono felice.
Ehi,
ho pensato una cosa, verresti a cena con me domani?”
Io
mi blocco un attimo.
“Non
so cosa mettermi.”
“Eh?”
“Sì, vengo!”
La
portiera si apre e Vic si affaccia.
“Volete
venire o no a vedere l’ecografia della baguette?”
“Baguette?”
“Jaime.”
Urliamo
poi insieme.
“Comunque,
arriviamo! Volevo un po’ di privacy per invitare a cena la
mia ragazza!”
“Timidone!”
Vic
se la ride.
Noi
entriamo, gli altri sono già affollati intorno al
tavolinetto basso della zona
relax.
“Dove
eravate?”
“Mike
voleva un po’ di privacy per invitare fuori la sua
ragazza.”
Risponde divertito Vic, sollevando una selva di ululati e di risate.
“Timidone!”
Urla
un Ronnie piegato in due dalle risate.
“Cosa
c’è da ridere?
Fatemi
vedere queste ecografie, piuttosto.”
Rispondo
io con le guance tinte di un pallido rosa.
Asia
non infierisce e ci passa le ecografie, entrambi guardiamo queste
sottospecie
di fotografie in bianco e nero in cui a malapena si distingue una
figuretta umana
in posizione fetale.
Se
non avessi sentito il battito del suo cuore stenterei a credere che sia
vero,
pur essendo un medico.
Ah,
il miracolo della vita!
“È
bellissimo! È così piccolo, ma già
distingui qualcosa.”
Commenta
rapito Mike, indicando con le sue lunghe dita il contorno appena
accennato
della testa e dei piedini.
“Sì,
è bellissimo.”
Gli faccio eco io sorridendo, pensando che in fondo è grazie
a una delle mie
idee brillanti che questa meraviglia potrà nascere. Forse
metterò anche questo
nel mio studio.
“Complimenti,
Asia. Complimenti, Jacky.”
Mike sorride loro mentre gli porge le ecografie.
“Grazie,
amico.”
Risponde incerto il chitarrista, io decido che è arrivato il
momento di disdire
l’appuntamento di Asia e chiamo l’ospedale. La
donna all’accettazione sembra
sollevata di sapere che la neomamma ha cambiato idea.
“Ok,
ragazzi!”
Urlo
non appena ho chiuso la chiamata.
“Ho
disdetto l’appuntamento di Asia, festeggiamo?”
Annuiscono tutti e in un attimo tutti hanno della birra o del whisky in
mano,
pronti come solo sanno essere a fare festa. Vic mi porge una bottiglia
di birra
che accetto volentieri dopo tutta la tensione della giornata.
“Ad
Asia, Jacky e alla loro meraviglia!”
Il
tono di voce di Ronnie è alto per contrastare il casino, ma
quando alza la sua
bottiglia di birra tutti lo imitano.
“Ad
Asia, Jacky e alla loro baguette!”
Rispondono
come un solo uomo.
Beviamo
tutti e io sento la tensione scivolare via.
È
finito tutto nel migliore dei modi, ora devo solo pensare a come
sopravvivere
all’appuntamento di domani.
Non
che sia sgradito, ma mi mette ansia.
E se
Mike decidesse che non mi vuole e che non mi ama?
Questa
notte dormo veramente male, quindi non mi sorprende ritrovarmi
completamente
sveglia alle cinque di mattina nel mio letto.
Dormono
tutti, si sente solo il leggero russare di qualcuno, i suoni della
prima
mattina che ben conosco.
Mi
alzo, mi faccio una doccia, mi asciugo e pettino i capelli, mi metto un
vestito
nero e poi vado in cucina. Accendo il mio pc e aggiorno il mio diario
– se lo
vendessi a qualche editore sarebbe un best seller di sicuro –
e il mio mitico
studio.
La
rivista che me lo ha commissionato troverà delle belle
sorprese leggendolo, si
tratta una vasta gamma di problemi.
Alle
sette ho finito di fare tutto e c’è ancora
silenzio – segno che dormono tutti –
io prendo una penna e lascio un biglietto in cui dico che vado a fare
un giro a
Portland.
Il
piano è fare colazione in uno dei bar della città
e poi fare un giro alla
ricerca di un vestito per l’appuntamento di Mike.
Esco
dal bus, rabbrividisco nel vento mattutino e alla prima edicola compro
dei
biglietti per un pullman che mi porti in centro.
L’edicolante
me li vende anche se è chiaro che non ama particolarmente il
mio look, mi
chiede persino se sto bene o se non è il caso di fare
qualche analisi.
Lo
metto a disagio quando gli dico che sono un medico e che sto benissimo,
fisicamente parlando. Venti minuti dopo scendo al capolinea del bus che
porta
in centro, mi guardo attorno e noto subito una piccola caffetteria
italiana.
Italiana
significa ottimo cappuccino, uno di quelli che ti tengono sveglia sul
serio.
Entro
e mi siedo su un tavolino appartato, ordino la colazione alla cameriera
e
controllo la guida della città e una mappa, per sapere dove
cercare quello che
mi serve.
“Ecco
il tuo cappuccino e la tua brioche, hai bisogno di qualcosa?”
Mi chiede cordiale la cameriera, una bionda abbronzata.
“Un
posto dove vendono roba goth.”
Lei
corruccia un attimo le sopracciglia – qualcosa mi fa intuire
che non veste
niente neanche lontanamente goth – poi si illumina.
Mi
indica un punto sulla cartina e mi spiega come raggiungerlo, dice che
una sua
amica a volte ci va quando vuole comprare i vestiti per Halloween.
“Grazie
mille.”
Una
volta che è tornata al bancone mi bevo il mio cappuccino
– divino – e divoro la
mia brioche: ho sempre una fame assurda quando non riesco a dormire.
Una
volta finito pago il conto e torno a immergermi nel caos contenuto del
centro,
seguo le indicazioni della bionda e alla fine mi ritrovo davanti a un
negozietto che vende solo abiti neri e con foggia ottocentesca.
Apro
la porta e il suono purissimo di una campanella annuncia il mio arrivo,
una
commessa si fa subito avanti e guardo con approvazione il mio cappotto
grigio
stretto in vita e svasato in fondo, con le tasche rifinite in velluto
nero.
“Posso
aiutarti?”
Mi chiede gentile.
“Sì,
ho bisogno di un vestito per andare a un appuntamento.”
Lei annuisce e me ne mostra diversi, tutti più o meno troppo
appariscenti per
il mio gusto. Solo dopo un po’vedo l’Abito.
È
completamente nero e arriva appena sopra il ginocchio. Parte dal collo,
che è
decorato da un cameo bianco, scende con una serie di rouches di seta e
pizzo,
sotto cui si trovano due fiocchi di seta, il corpetto è
fatto di seta ricoperta
di pizzo, le maniche di seta con dei volants di pizzo sui bordi. La
gonna
scende larga e in tre punti il bordi di pizzo nero su seta rossa
è come
sollevato da fiocchi da cui pendono sottili catenelle, sotto il bordo
si vede
il bordo di un’altra gonna a pieghe di seta con un bordo di
pizzo sottile e
leggerissimo.
Lo
provo e sembra fatto apposta per me, lo compro insieme a una borsa
fatta di perline
nere, con un piccolo cameo in centro. Un paio di calze nere e di scarpe
a tacco
alto e sarò perfetta. Ne ho giusto un paio con un tacco e
zeppa altissimi e con
dei lacci che salgono quasi alla schiava, saranno perfette per
compensare la
mia statura non esattamente da gigante.
Ho
trovato tutto quello che cercavo, non potrei essere più
soddisfatta.
Lo
pago e prendo il pullman per tornare al tourbus, ignara del casino che
si è
scatenato.
Non
appena apro la porta vengo travolta da una marea di gente, ossia i
Falling in
Reverse, i Pierce The Veil e le mie amiche. Urlano tutti come dannati e
non ci
capisco un cazzo.
“Zitti,
cosa succede?”
Urlo esasperata.
“Pensavamo
che te ne fossi andata.”
Mi
risponde Vic, chiaramente sconvolto.
Io
li guardo come se fossero ammattiti tutti all’improvviso.
“E
perché avrei dovuto farlo?”
Chiedo
confusa.
“Te
ne sei andata senza avvisare nessuno.”
“Avevo scritto un biglietto e l’avevo attaccato al
frigo, possibile che non
l’abbia vito nessuno?”
Vado
in cucina, lo stacco e lo mostro a tutti che guardano Mike.
“Lui
ha controllato la cucina.”
“Scusate,
non l’ho visto!”
Lui alza le braccia come a difendersi da un attacco.
“Hai
scatenato la terza guerra mondiale per niente, sei peggio
dell’ISIS.”
Commenta Ronnie con un tono tra il divertito e l’arrabbiato.
“Ormai
è successo, andiamo a mangiare.”
E con questo chiudo l’argomento e mi metto ai fornelli,
decidendo che un piatto
di pasta è il modo migliore per placare gli animi.
Il
pomeriggio passa in fretta.
Insieme
ai ragazzi pulisco un po’ il pullman, poi mi chiudo in bagno
e mi faccio una
lunga doccia, mi raso e mi spalmo il corpo di creme di bellezza. Non le
porto
quasi mai in tour con me, ma questa volta – per fortuna
– ho fatto
un’eccezione.
Quando
esco cinque paia di occhi maschili mi fulminano ostili.
“Mi
stavo pisciando addosso, per fortuna sei uscita.”
Jacky supera con uno scatto i suoi amici e io mi rifugio nella zona
delle
ragazze, indosso un paio di calze a rete autoreggenti, il vestito che
ho preso
oggi e le scarpe con i lacci alla quasi schiava.
Lascio
i capelli sciolti dopo averli pettinati a lungo e stirati con la
piastra,
vorrei andare in bagno per truccarmi, ma sento ancora dei tumulti in
quella
zona ed evito.
Mi
trucco di nero gli occhi e metto un rossetto rosso scuro sulle labbra,
la mia
pelle sembra porcellana, questo è l’unico tratto
ereditato dai miei antenati
che mi piaccia.
Alle
otto faccio la mia comparsa nella zona relax, Mike è
già arrivato e sta
parlando con i ragazzi, smette quando mi vede. Il suo silenzio mi mette
a
disagio e arrossisco lievemente, senza abbassare gli occhi.
“Sei
l’unica che riesce a essere sexy anche vestita da bambolina
di porcellana, stai
benissimo, Leah.”
“Grazie mille, anche tu stai bene.”
No, è da stupro con quel cappellino, la felpa un
po’larga, i pantaloni stretti,
la barba non fatta, i capelli un po’ lunghi e il suo piercing
con cui ama
giocare.
Con
grazia mi avvicino a lui e gli bacio la guancia ruvida in modo
così leggero che
non rimane nemmeno traccia, lo stesso lo sento fremere.
Lui
mi prende per mano e sorride.
“Noi
andremo. Adios.”
Usciamo dal bus e saliamo su una macchina.
“Dove
andiamo?”
“Segreto.”
“Dai,
Mike!”
“Nah,
nah!”
Se la ride divertito.
Io
mi imbroncio leggermente, ma decido di non dirgli più nulla,
anche se sono
curiosissima di sapere dove mi porterà.
Alla
fine ci fermiamo fuori da un piccolo ristorante messicano nel centro di
Portland, io lo guardo stupita.
“Qualcuno
mi ha detto che sentivi la mancanza della cucina messicana e ho deciso
di
sfruttare questa informazione.”
Io sorrido, ha raccolto informazioni su di me e non è una
cosa che fa con tutte
le ragazze.
“Ci
hai preso, non vedo l’ora di mangiare qualcosa di
messicano.”
Lui mi prende per mano ed entriamo, la ragazza all’ingresso
ci guarda stupita:
un tizio che sembra un latinos di una qualche gang e una ragazza che
sembra una
bambola che cammina sono una coppia davvero strana.
“Ho
prenotato un tavolo a nome Fuentes.”
“Sì, certo.”
Controlla il suo registro.
“Mi
segua.”
Ci fa strada nel ristorante affollato e ci fa sedere su un tavolo che
dà sul
fiume Willamette, ci lascia i menù e poi scompare.
Chiacchieriamo
amabilmente mentre guardo cosa offre la casa, mi piace stare con lui,
mi sento
in sintonia come non mi era mai successo con nessuno, nemmeno con
Ronnie. Forse
è stupido, ma sento come se lui fosse la mia anima gemella.
Ordiniamo
delle mini empanadas e salsiccia e fagioli neri alla messicana, roba
leggera
insomma. Probabilmente stanotte sputerò fuoco come un drago
grazie alla
combinazione di peperoncino e fagioli.
“Perché
hai scelto me invece di Alysha?”
Lui punta un dito sulla mia fronte.
“Tu
hai questo, Leah, e io lo apprezzo. Davvero.
Ci
sei sempre stata quando avevo bisogno di fare dei discorsi seri o ero
preoccupato per Vic e io l’ho apprezzato tantissimo . E poi
sei bella, davvero
bella e con te rido.
Mi
piace stare con una persona con cui posso fare l’idiota e che
mi appoggia fino
a fare l’idiota anche lei.
Smettila
con le paranoie e goditi la serata.”
Mi stringe le mani tra le sue.
“Hai
sempre le mani fredde.”
“Roba da aristocratiche, pare che si gelino con le prime
mestruazioni e tornino
calde con la menopausa. Così i principi possono stringerle e
scaldarle.”
Io gli faccio l’occhiolino e lui ride.
“Ottima
spiegazione.”
Mangiamo
quello che abbiamo ordinato, è una bomba, ma è
tutto buonissimo. Non mi ero resa
conto di quanto mi mancasse la cucina messicana fino a stasera.
“Prendiamo
un dolce?”
“No, pensavo di prendere un gelato in giro,
c’è un posto che ti potrebbe piacere
qui a Portland e ho intenzione di portatici.”
“Va bene.”
Ordiniamo il caffè e poi Mike paga per tutti e due, sono
curiosissima, dove mi
porterà?
Saliamo
in macchina e lui – come prima –
non vuole
dirmi nulla, io non mi irrito nemmeno più visto che so che
ormai ha buon fiuto
per quello che potrebbe piacermi o meno.
Parcheggia
e poi mi porta davanti a una porta in puro stile cinese con tanto di
leoni, io
rimango sbalordita.
“Che
posto è questo?”
Chiedo in tono ammirato.
“Questi
sono i classical chinese garden di Portland, chiamati anche Lan SU
Chinese
Garden, sono i più grandi giardini cinesi al di fuori della
Cina.”
Entriamo e sono subito catturata dalla magia di questo posto: ci sono
ponti, laghetti
e vegetazione in puro stile cinese illuminate da lanterne multicolori.
Lui
mi prende per mano e seguiamo un sentiero che costeggia il laghetto
più grande
e arriviamo in una grande casa in stile cinese.
“Questa
è una sala da the, ma d’estate vende anche gelati.
Stasera è l’ultima sera.”
Compriamo un cono ciascuno, io menta e cioccolato, lui vaniglia e
fragola e
riprendiamo a passeggiare, attraversiamo un piccolo ponticello un
legno. Io
guardo ammirata lo spettacolo dei riflessi nell’acqua, mano
nella mano con lui.
Questo
posto è meraviglioso, romanticissimo e interessantissimo per
me che un giorno
voglio visitare Cina e Giappone.
Ogni
tanto vedo una gigantesca carpa koi passare pigra sotto le ninfee e i
fiori di
loto.
“Wow,
Mike è bellissimo.
Grazie,
io… io sono senza parole.”
Lui sorride e mi porta su un altro ponte che ha una specie di terrazza
proprio
al centro, di forma ottagonale. Qui si ferma, mi guarda dritto negli
occhi e mi
prende per mano.
“Leah,
io ti amo sul serio.
Questa
volta voglio impegnarmi in una relazione seria, perché penso
che tu sia la
persona giusta, quindi… Vuoi essere la mia
ragazza?”
Io mi porto la mano libera sulla bocca, in un gesto di educato stupore
e poi lo
abbraccio più stretto che posso.
“Certo
che voglio essere la tua ragazza, Mike!
Ti
amo, ti amo tantissimo.”
Sotto la luce della luna e tra quelle delle lanterne cinesi ci baciamo
come se
non ci fosse domani.
Lo
amo e questo il miglior appuntamento della mia vita.
Non
so cosa farei senza di lui ora come ora.
Sono
felice che abbia deciso di rientrare nella mia vita e spero che decida
di
rimanerci il più a lungo possibile.
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Capitolo 18 *** 17)Good girls, bad guys. ***
17)Good
girls, bad guys.
Delilah
p.o.v.
Oggi
è una serata tranquilla.
Mike
è uscito con Leah, Liz e Vic si stanno coccolando sul
divano, Sofia e Tony stanno
guardando insieme un film nel loro bunk e Viviana e Jaime sono andati a
fare un
giro in città.
Sto
facendo un solitario quando il mio cellulare si mette a squillare, io
inarco un
sopracciglio, chi diavolo mi chiama a quest’ora?
“Pronto?”
“Meine Schatz! Meine prinzessin”
“Nonno!
Che bello sentirti, come stai?”
“Oh, benissimo!
Riesco
ancora a pisciare e a fare la spesa da solo, anche se la saponetta del
piano di
sotto lava sempre il suo dannato pianerottolo quando esco, vuole
vedermi
morto.”
Io trattengo una risata.
“Forse
se la chiamassi Ester invece di saponetta smetterebbe di attentare alla
tua
vita.”
“Prinzessin, è lo scopo della sua vita farmi
fuori, ma io resisto.
Non
ti ho chiamato per questo, comunque.
Il
mio amico Hans mi ha mostrato una certa cosa.”
Immaginando che sia un qualche relitto militare dell’esercito
tedesco non mi
preoccupo.
“Cosa?
Un elmo?
Una
Luger?
Nonno,
non hai bisogno di una pistola! Basta il tuo fucile, non vorrai
metterti nei
guai con la polizia?”
“No, mi ha mostrato delle foto sul computer di sua nipote che
ti ritraggono con
un tizio pieno di tatuaggi di nome Ronnie Radke. Ho cercato notizie su
di lui e
non mi piace che ti ronzi intorno. Ha già una figlia, una
donna che sarà sempre
la madre di sua figlia e – peggio ancora –
è stato in carcere per omicidio e ha
delle denunce per maltrattamenti.”
Io sospiro, non credevo che mio nonno diventasse tecnologico tutto
d’un colpo,
l’ho lasciato qualche mese fa che a malapena sapeva accendere
un computer.
“Nonno,
è stato in carcere, ma non ha ucciso nessuno. Era presente
al momento
all’omicidio, l’ha ucciso un suo amico, lui
è finito in carcere perché non
rispettava le condizioni della libertà vigilata.”
“È
un tossico.”
“Ha smesso, te lo posso assicurare. Mi accorgerei se si
facesse e per quanto
riguarda le accuse di violenza sono state ritirate e con me
è sempre
correttissimo.”
Proprio in questo momento si apre la porta del pullman e Ronnie entra,
io gli
faccio un cenno di saluto.
“Schatz,
cosa succede?”
“Nulla,
nonno. È solo arrivato Ronnie.”
“Passamelo, almeno risolvo la questione.”
“Va
bene, ma non fare il nazista.”
Passo
lo smartphone a Ronnie e mimo la parola “mio
nonno.”, lui annuisce.
“Pronto.”
Pausa.
“No,
non si preoccupi. Non ho intenzione di…
Sono
state ritirate, era lei a essere pazza, glielo giuro.
Ho
già pagato il mio debito con la giustizia e sono sobrio, non
mi drogo. Lo
faccio per mia figlia, per non darle un padre tossico.
Non
si preoccupi.
No,
stia tranquillo.”
Mi
ripassa il telefono.
“Tutto
a posto, nonno?”
“Sì, prinzessin. Buonanotte.”
Chiudo la chiamata e guardo Ronnie con aria dispiaciuta.
“Cosa
ti ha detto?”
“Di non trattarti male o mi avrebbe sparato con il suo
fucile, come avrebbe
dovuto fare con tuo padre anni fa. Mi ha chiesto delle accuse di
maltrattamento
e di omicidio.
Ah,
mi ha detto che non vuole un drogato come fidanzato della sua
prinzessin e mi
ha ripetuto che se mi fossi comportato mi avrebbe ridotto il culo a un
colabrodo.
Tizio davvero
singolare tuo nonno.”
Io
mi passo una mano sul volto.
“Scusalo,
sono la sua unica nipote femmina – quella che ha cresciuto
lui – e sente di
dovermi proteggere.”
“Lo capisco, anche io non vorrei un tizio come me attorno a
Willow, ma spero di
essere riuscito a convincerlo delle mie buone intenzioni.
Se
non ci fossi riuscito ti toccherà rimuovermi le pallottole
dal culo.”
“Oh, Cristo, no!
Come mai sei venuto qui?”
“Volevo passare un po’ di tempo con te, Luna.
Ti
va se facciamo un giro a Portland?”
“È
un appuntamento o una cosa tra amici?”
“Può essere entrambe le cose, dipende da
te.”
Il mio cuore salta un battito.
“Oh,
ok.
Lasciami
mettere qualcosa di decente e arrivo!”
Mi
metto un vestito nero, le calze, un paio di anfibi e la giacca di pelle
nera,
afferro la borsa e lo raggiungo nella zona relax. Lui sta
tranquillamente
chiacchierando con Vic e Liz, che hanno deciso di smettere di fare i
fidanzatini per un attimo.
“Sono
pronta.”
Lui mi guarda e mi sorride.
“Allora
andiamo, buona serata, ragazzi.”
“Buona serata anche a te, Ronnie.
Trattala
bene.”
“Non ti preoccupare.”
Usciamo e lui ridacchia.
“È
la serata delle ramanzine, prima tuo nonno, poi Vic.”
Si
dirige verso l’ultima macchina lasciata libera, io lo seguo e
mi siedo sul
sedile passeggeri, lui si mette a quello di guida e accende la macchina.
“Hai
un’idea su dove andare?”
“Sì, ma non voglio dirtela. Voglio che sia una
sorpresa, Luna.
A
proposito, cosa vuol dire prinzessin?”
“Principessa, è tedesco.”
“Grazie
mille.”
Lui guida tranquillo verso il centro fischiettando, ma senza rispondere
alle
mie domande sulla nostra destinazione. A un certo punto si ferma e
scende dalla
macchina, dall’altra parte della strada
c’è un’entrata in legno in stile
giapponese: due sottili colonne e il tetto.
“Che
posto è questo?”
“È
il Japanese Garden di Portland. C’è anche un
giardino cinese, ma penso che Mike
e Leah siano andati lì e sarebbe stato poco carino
interromperli.
Andiamo.”
Entriamo e seguiamo il sentiero, intorno a noi c’è
un tripudio di alberi
contorti e rivestiti di rosso per l’autunno, statue e
lanterne che
illuminano il tutto.
Il
sentiero si snoda tra il verde decorato dai colori
dell’autunno, i laghetti che
costeggiamo, le scale e le cascate. Ci sono anche vari ponti che
percorriamo in
silenzio, io sono troppo impegnata ad ammirare il panorama e solo Dio
sa cosa
stia pensando Ronnie ora.
C’è
persino un giardino zen fatto di rocce e sabbia.
Una
meraviglia, un oasi di pace in cui rifugiarsi, ma anche una
destinazione
piuttosto romantica, la prova sta nella sua mano che stringe la mia.
Mi
ha presa per mano nel punto panoramico sul lago e non mi
ha più mollata e la cosa non mi dispiace.
Ci
fermiamo davanti a un edificio in stile giapponese, io guardo curiosa
Ronnie
che non ha perso per un attimo il suo sorriso con la solita sfumatura
ironica.
“Che
posto è questo?”
“Una
sala da the, vieni entriamo.”
Io annuisco ed entro con lui che sceglie un tavolo con vista sul lago,
ordiniamo entrambi del the verde.
“Ti
è piaciuto il posto?”
“Oh, è stato meraviglioso! Hai scelto la stagione
giusta, gli alberi accesi dai
colori dell’autunno sono così belli e poetici. Ti
fanno sentire in pace con il
mondo.
Grazie
per avermi mostrato questa meraviglia.”
“Sono felice che ti sia piaciuta, aspetta di provare il the.
Sembra di bere il
vero the verde giapponese.”
“Sei
stato in Giappone?”
“Una
volta. Abbiamo visto molto poco, ma è stato davvero bello e
non nego che mi
piacerebbe tornarci. I fans sono gentili e rispettosi.”
“Sogno di andare in Giappone da quando ero piccola. Io e mio
nonno abbiamo
visto un documentario sul Giappone e mi sono innamorata di quel
paese.”
“Forse potresti venire con me la prossima volta.”
Io arrossisco violentemente.
“Non
ti sembra di correre troppo?
Non
che non voglia venire con te perché mi stai antipatico o
cose simili, solo che
non è troppo presto?”
“No,
prinzessin.”
Prinzessin
detta da lui sembra la parola più bella del mondo.
A
interrompere questo momento romanticamente imbarazzante arriva la
cameriera con
le nostre ordinazioni e io accetto volentieri questa pausa.
Bevo
immediatamente un sorso di the ed è buonissimo, non so come
sia il vero the
giapponese, ma questo è il the migliore che abbia mai bevuto
in vita mia.
“Ti
piace?”
“Sì, è ottimo.
Dio,
ti amo per avermelo fatto provare!”
Quando capisco cosa ho detto la mia faccia diventa di fiamma.
“Cioè,
non è che ti ami in quel senso, è solo un modo di
dire. Sai, quando sai davvero
entusiasta o ammiri quello che fa una persona glielo dici, ma non in modo romantico,
è…”
Lui appoggia un dito sulle mie labbra.
“È
ok, va bene.
Ho
capito cosa intendevi, ma un giorno ti strapperò quelle
parole.”
“Cosa?”
“Hai capito bene, Luna.
Cosa
ne diresti di uscire con me domani?
È
l’ultimo giorno libero prima del concerto.”
Io
divento improvvisamente seria.
“Solo
se sarai sincero con me, rispondendo a una domanda semplice. Sono una
sostituta
di Leah?
Lo
fai per dimostrarle che puoi trovare subito un’altra ragazza
dopo di lei?
Ti
ho difeso con mio nonno, ma ciò non significa che lui abbia
torto: sei tu il
cattivo ragazzo e io lo so benissimo.”
“Delilah..”
“Ronnie.”
“Va
bene, sarò sincero. No, non voglio sostituire Leah, se
avessi voluto farlo
avrei trovato una ragazza che le somigliasse in qualche modo, non
totalmente
diversa da lei.
E,
no, non voglio dimostrare a Leah che posso trovarmi una ragazza quando
voglio. Tu
mi fai un effetto strano, Luna, con te non riesco a fare lo stronzo,
alla mia
maniera sto cercando di fare il serio.
So
che ho una brutta reputazione, ma questa volta – davvero
– non ho cattive
intenzioni.”
Io
rimango in silenzio.
“Va
bene.”
“Va bene cosa?”
“Verrò
a un appuntamento con te domani.”
Lui sorride e mi stringe una mano tra le sue.
“Grazie
mille della possibilità, Luna.
Ci
vediamo domani alle otto e mezza allora.”
Finiamo di bere il the.
Accettare
la sua proposta mi sembra allo stesso tempo la cosa più
giusta e più sbagliata
che potessi fare.
Farlo
è stato come salire su un treno senza freni, sperando che
non si schianti, ma il
gioco vale la dannata candela.
Il
giorno dopo mi sveglio prestissimo e passo in rassegna il mio
guardaroba.
Non
ho nulla di elegante o di carino, ma non pensavo certo che sarei andata
a un
appuntamento durante il tour, una dimenticanza idiota che è
totalmente da me.
Disperata
vado da Sofia e le chiedo un vestito, lei socchiude un attimo gli occhi
come a
studiarmi e poi annuisce.
“Sì,
ho quello che per te.”
Poco dopo arriva con in mano un abito nero mediamente corto e aderente.
Ha le
maniche lunghe, ma mi lascia le spalle scoperte, a parte le maniche il
vestito
è lavorato come se fosse a righe che qualcuno avesse
pazientemente cucito
insieme.
“Sofia,
io lì non ci entro!”
“Stronzate!
Provalo.”
Io sospiro e me lo provo, incredibilmente – pur essendo quasi
una seconda pelle
– mi sta benissimo.
“Oh.”
“Cosa ti dicevo?
Ho
un buon occhio e con questo il signor Radke lo stendi!”
“Come
no. Chissà cosa ci troverà in me…
Non
sono una delle sue solite ragazze bellissime.”
“Forse
è per questo che gli piaci, perché hai
cervello.”
Io borbotto qualcosa su come sono un’idiota di prima
categoria e lei sbuffa.
“Sarai
anche un’idiota, ma quando Asia ha avuto quella crisi sei
stata tu a
risolverla.
Smettila
di sottovalutarti e preparati per bene a questo appuntamento.”
Io sospiro e mi faccio una lunga doccia, mi raso, spalmo di creme e
piastro i
miei capelli rosa, perché ho scelto questo colore assurdo?
Mi
sembra di essere una specie di barbie alternativa e mi sento a disagio,
è
passato tanto tempo da quando qualcuno mi ha chiesto di uscire e non
è finita
bene. Nessuno vuole avere a che fare con una stramboide come me per
troppo
tempo, ecco perché temo che anche lui si stanchi rapidamente
di me e si cerchi
una ragazza più adatta a lui.
Mi
siedo sul letto in accappatoio e guardo l’abito che mi ha
dato Sofia, mi
vergogno a indossarlo. Viviana mi becca in questo stato e mi guarda
senza
capire.
“Che
c’è, Delilah?
Pensi
che quel vestito si metterà da solo sul tuo corpo?”
“Mi sento a disagio a indossarlo e poi penso che Ronnie si
stancherà presto di
me.”
“Non vedo perché.”
“Sono una nullità, brutta rispetto alle sue
ragazze precedenti.”
“Non
dire così, sei una bella ragazza e sei diversa
perché non metti in mostra il
tuo corpo, ma il tuo cervello. Cerca di stare calma.”
Io
annuisco, per niente convinta.
Adesso
che ci penso mi sembra tutto una grande fregatura.
“Io
non ci vado a quell’appuntamento, secondo me
c’è sotto qualche fregatura!”
Viviana
guarda il suo ragazzo e Tony in cerca di aiuto.
“Delilah,
è un po’ che vi sentite e che trascorrete insieme
del tempo quando potete. Ti
ha mai dato l’impressione di fare finta?”
Mi chiede paziente.
“No,
ma… Non è lui che canta il fatto che le brave
ragazze non dovrebbero stare con
i cattivi ragazzi, perché loro vogliono cambiarli e loro
solo scopare. La
morale è che le brave ragazze dovrebbero lasciare stare i
cattivi ragazzi e io
sono una brava ragazza e lui, beh, è il cattivo ragazzo per
eccellenza.”
“È
solo una canzone, non dovresti dargli troppo peso.”
“Ma l’ha scritta lui.”
“Ok, ma i cattivi ragazzi si possono redimere. Tony ne
è l’esempio vivente.”
Io
guardo il chitarrista che è seduto tranquillo e gioca con il
suo cappellino a
disagio.
“Mi prendi
in giro?
Tony,
un cattivo ragazzo?
In
quale universo parallelo?”
“Beh, l’anno scorso lo era. Sofia e Viviana te lo
possono testimoniare.”
Viviana annuisce con energia.
“Oh,
sì. Era uno stronzo pronto a trattare male tutti.”
“Grazie, Vivi.”
“Dico la verità, devo ricordarti del casino che
hai combinato con Sofia?
A
momenti ci scappa il morto.”
Sofia
spunta e annuisce.
“Sì,
te lo confermo. Era uno stronzo epocale.
Poi
ho, beh ecco, provato a uccidermi dopo che lui mi ha licenziato senza
motivo si
è calmato, si è dichiarato e ci siamo messi
insieme. Ma prima…”
Alza gli occhi al cielo.
Io
sono ancora dubbiosa.
“Ok,
allora prendi Mike come esempio.”
“Chi nomina il mio nome invano?”
Urla
il batterista facendo la sua comparsa insieme a Vic e Liz.
“Non
sei Dio.”
Lo rimbecca Jaime.
“Lo
so, ma ci stava troppo.
In
ogni caso cosa volete da me?”
“Di’ a Delilah che una brava ragazza può
domare un cattivo ragazzo.
“È
raro, ma può succedere. A me è successo con Leah,
prima di lei hai visto come
ero, no?”
“Alysha
ha molte corna infatti e io non voglio fare la stessa fine.
No,
io a questo appuntamento non ci vado.”
“Non ci sto capendo un cazzo.”
Mormora Vic.
“Beh,
lei non vuole più andare all’appuntamento con
Ronnie perché teme che lui la
stia prendendo in giro e voglia una sola cosa da lei.”
“Oh, ma non si deve preoccupare.”
Dice sereno lui.
“Come
mai?
È
perché sono troppo brutta?”
Lui
mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite.
“No,
ma cosa c’entra?
Voi
ragazze siete complicate! Semplicemente ho fatto una chiacchierata con
lui per
capire che intenzione avesse. Lo sanno tutti che fama ha e un medico
con il
cuore spezzato non lo volevo, quindi l’ho obbligato a sputare
tutta la verità.”
“E?”
“Gli piaci davvero o non ti avrebbe invitata.”
“Vic,
ti vedo poco a fare il padrino della situazione, sicuro che non stai
scherzando?”
Domando,
leggermente scettica.
“No,
fidati. L’ho fatto davvero.”
“Sul serio, Delilah. Lui è più
protettivo di quello che dimostra.”
Mi
dice ridendo la ragazza dai capelli lilla, io li guardo tutti, non
ancora del
tutto convinta.
La
mia paura è forte, ma forse è comprensibile
quando sei cresciuta con un nonno
che non faceva altro che maledire tuo padre per la sua fuga e tua madre
per il
su egoismo. Lasciarmi a lui a cinque anni per fare la giornalista a
Londra e
non tornare mai indietro, nemmeno per Natale o per il mio compleanno,
lasciano
dei buchi affettivi.
Ho
paura di essere abbandonata.
Di
nuovo.
Ho
paura che Ronnie si comporti come le due figure più
importanti della mia vita,
ma non posso rimanere in eterno paralizzata dal passato.
“Va
bene.”
“Va bene, cosa?”
“Probabilmente
è come dite voi, andrò a
quell’appuntamento.”
Mi sorridono tutti in maniera incoraggiante, ma dentro di me
c’è ancora un
piccolo grumo di paura.
Ed è
quello che devo combattere.
Angolo
di Layla
Grazie
a Nico_Ackerman
per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia. Delilah s sta
facendo prenere dalle pare e chissà come andrà il
loro appuntamento. Buon anno.
|
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Capitolo 19 *** 18) You keep me safe, you keep me sane, you keep me honest ***
18) You
keep me safe, you keep me sane, you keep me honest
Delilah
p.o.v.
Sono
pronta per l’appuntamento con Ronnie.
Indosso
il vestito di Sofia, Viviana mi ha truccato e Liz si è
occupata dei miei
capelli. Dicono tutti che sono favolosa, ma io non condivido la loro
opinione,
io nello specchio vedo una ragazza nella media che ha cercato di
strafare.
Sono
sicura che se ne accorgerà anche lui, chissà
quante ragazze come me ha avuto.
Sono
seduta sul divano della zona relax e fingo di guardare la tv con gli
altri, in
realtà sono così tesa che non so nemmeno cosa
stiano trasmettendo.
Dopo
un po’ si sente un leggero bussare alla porta del pullman,
Vic si alza per
andare ad aprire e poi torna con Ronnie.
“Eccolo
qui, tutto per te Delilah.”
“Oh, grazie.”
Dico, tanto per dire.
“Trattacela
bene, Radke.”
Aggiunge
Jaime.
“Certo
che lo farò, andiamo, Delilah.”
“Oh, sì certo!”
Io scatto in piedi come se mi avessero dato la scossa e mi porto al suo
fianco.
“Beh,
arrivederci.”
“Ciao, divertitevi.”
“Cercheremo di farlo.”
Risponde Ronnie e passa un braccio attorno al mio fianco e con quello
mi guida
fuori dal pullman, verso le macchine.
“Tutto
bene, Luna?”
“Non avrei dovuto venire all’appuntamento con te,
di sicuro tu vuoi un altro
tipo di ragazza, non una brava ragazza da sfruttare.”
“Cosa?”
“Oh,
ho letto il testo di “Good girls, Bad Guys”e ho
capito cosa vuoi da me, posso
anche sembrare stupida e svitata come Luna Lovegood, ma so quello che
voglio. E
non è certo darti una scopata.”
“Adesso
capisco. Delilah, è solo una canzone e sono cambiato da
allora. Non tantissimo,
ma un po’.”
“Prima di me sei stato solo con belle ragazze,
perché perdi il tuo tempo con
me?”
“Perché
mi piaci.”
Io non dico nulla.
“Non
ti ho convinto.”
“No.”
Lui picchia le mani sul volante.
“Perché
se provo a fare sul serio le ragazze sono o innamorate di qualcun altro
o non
mi credono?
Luna,
mi sembravi diversa, pensavo sapessi andare al di là dei
pregiudizi.”
“Sì, ma non voglio essere io quella ferita che poi
si leccherà le ferite da
sola e si dirà “te l’avevo
detto”. Tutto qui.”
“Dammi
una possibilità, se mi comporterò da stronzo la
chiuderemo.”
“E chi mi dice che posso fidarmi?
Che
quando mi avrai portata a letto mi mollerai?”
“Ok, allora non ti porterò a letto fino a che non
vorrai tu. Io non ti farò
pressioni.”
“Va bene.”
Lui annuisce.
“Adesso
possiamo andare a questo appuntamento?
Siamo
leggermente in ritardo.”
“Andiamo.”
In macchina l’atmosfera non è delle migliori, sono
divorata da un misto di
ansia e paura. Il mio istinto dice di ignorarle, il mio cervello di
dare loro ascolto,
non so cosa fare.
Immersa
nei miei pensieri, non mi sono nemmeno accorta che siamo arrivati a
destinazione: un ristorantino nel centro della città. Un
posticino di classe,
parecchio costoso.
Mi
stringo nella mia giacca di jeans e lo seguo dentro, una donna
controlla la
nostra prenotazione e poi veniamo scortati al nostro tavolo che
è piuttosto
separato dagli altri. La cameriera accende la candela, ci lascia i
menù e si
mangia con gli occhi Ronnie. Questo atteggiamento mi disturba, ma lui
la ignora
completamente: un punto per lui.
Lui
mi racconta episodi della sua infanzia e di come sia stato duro
crescere senza
una madre.
“Ti
capisco, ma almeno avevi un padre. Io non avevo nemmeno
quello.”
Lui mi guarda interessato.
“Non
ti sei mai chiesto perché ho vissuto da mio nonno?”
“Sì, effettivamente sì.”
“Mio padre
è scappato in Australia quando ha
saputo che mia madre era incinta e mia madre. Beh,
la migliore. Quando ho compiuto cinque anni
ha tagliato la corda ed è fuggita a Londra per lavorare come
giornalista. Non è
mai tornata a casa, per nessun Natale e per nessun compleanno, mandava
solo
biglietti e regali che io nemmeno scartavo.
I
miei compagni di scuola lo sapevano e andavano a nozze con tutto
questo.
Dicevano che ero così brutta e stupida che persino i miei
genitori si erano
rotti le scatole di me.”
“Mi
dispiace.”
“È
acqua passata.”
“No. Questa è la ragione per cui hai
così paura di avere una relazione con me,
temi che io me ne vada o che inizi a prenderti in giro come i tuoi
compagni di scuola.
Beh, non farò né uno né
l’altro.”
Io rimango in silenzio, come ha fatto a capire tutto questo?
“Come
hai fatto?”
“Quando
mi ha parlato in macchina non mi guardavi negli occhi, esattamente come
non mi
hai guardato negli occhi quando mi hai parlato dei tuoi
genitori.”
L’arrivo
della cameriera bastarda non fa proseguire questa conversazione
imbarazzante.
Io
ordino seccamente un piatto di lasagne e una bistecca ben cotta, Ronnie
della
pasta con il sugo di pesce e dell’arrosto.
Quando
se ne va la incenerisco con un’occhiata.
“Non
ti piace, eh?”
“Cosa?”
“Che quella flirti con me.”
“No, non mi piace perché tu mi piaci e nessuno
può flirtare con chi mi piace
quando ci sono io.”
Dico presa dalla rabbia del momento, poi mi porto una mano sulla bocca.
Ho
detto più di quello che dovevo.
“Luna,
ti piaccio.”
“Sì.”
Borbotto, rossa come un peperone.
“Cioè,
mi piaci come p… fisicamente. Sei un bel ragazzo,
ecco.”
“Ma anche come persona, lo stavi per dire.”
“No
no!”
Cerco
di salvarmi in corner, ma è troppo tardi.
Come
sempre quando sono con lui dico qualcosa di troppo e che rivela i mie
sentimenti.
Per
fortuna che mi ero ripromessa di andarci piano!
Dopo la cena usciamo, l’aria frizzante dell’autunno
mi rende leggermente
euforica.
Mi è
sempre piaciuto l’autunno e amo i suoi colori.
“Dove
andiamo, adesso?”
“Altro giro al giardino giapponese?
Sono
un po’ a corto di idee.”
“Va bene, magari prima possiamo passare in centro.”
Lui
annuisce ed entriamo in macchina.
“Cosa
facevi prima di diventare la dottoressa dei Pierce The Veil?”
“Lavoravo
come dottoressa in una casa di riposo a Tampa, in Florida.
Avendo
mio nonno in casa volevo aiutare gli anziani.”
“Capisco.
È un bel lavoro, una bella scelta.
Come
mai hai deciso di smettere?”
“Volevo cambiare, mi piaceva, ma ogni tanto mi sentivo in
gabbia. Volevo
viaggiare e vedere il mondo e poi tutti i miei amici che avevano
lì si stavano
sposando ed io era stanca di essere la single del gruppo.
Sai,
quella a cui mostri con orgoglio le foto dei pargoli e a cui chiedi
perché non
si sposa. Quella che cercano tutti di far accoppiare a qualcuno con
imbarazzanti cene combinate.
Un
giorno ho mandato il mio curriculum alla Fearless e hanno accettato la
mia
richiesta, quel giorno mi sono tinta i capelli di rosa, cosa che avrei
sempre
voluto fare e ho detto addio ai miei anziani.
E
ora sono qui, con un lavoro in bilico.”
“Credi
che Leah rivoglia il suo vecchio lavoro?”
“Ne
sono certa.”
“E allora vieni da noi, scambiatevi i posti.”
“Ci penserò.”
“Cosa
ti trattene?”
“Mi mancano i miei vecchietti e non posso fare a meno di
chiedermi se questa
sia davvero la mia strada, finora è stata sempre in
salita.”
“Non vorresti stare con me?”
Io arrossisco e inizio a boccheggiare come un pesce fuor
d’acqua.
“Mi
piacerebbe.”
Ammetto
alla fine, sulla sua bocca si dipinge quel sorriso storto che tanto amo.
Parcheggiamo
in centro e cominciamo a passeggiare parlando del più e del
meno e guardando le
vetrine, la cosa più importante è che lui mi
tenga per mano. Non so perché, ma
quel calore mi mancava, è come se lo avessi aspettato tutta
la vita senza
saperlo, ma poi mi ricordo chi è e le paure tornano tutte.
Faccio
un profondo respiro che non passa inosservato, lui infatti si ferma
fuori da
una gioielleria aperta anche la sera. Fissa la sua attenzione su una
collana
con un ciondolo a forma di luna, fatto d’argento e pietra di
luna. Lo guardo
anche io ed è veramente bello.
“Ti
piace?”
“Sì, è molto bello.”
“Allora vieni.”
Fa
per trascinarmi dentro il negozio, ma io lo fermo.
“Cosa
hai intenzione di fare?”
“Comprartelo.”
“Perché?”
“Perché mi fa piacere farti un regalo.”
“Sì,
per tenermi buona.”
“Ti
sbagli.
Mi dice sereno.
“Adesso
entri o vogliamo bloccare l’ingresso a questa gioielleria per
tutta la notte?”
“Ma è troppo impegnativo per un primo
appuntamento.”
Tentenno
ancora io.
“Questo
lascialo decidere a me.”
Ok, alla fine l’ha vinta e lui ed entriamo nella gioielleria,
dove veniamo
squadrati da una donna sulla quarantina che indossa un vestito alla
moda e
disapprova palesemente tatuaggi, piercing e capelli tinti.
“Posso
aiutarvi?”
Il
vero significato di questa frase è
“andatevene.”e se ne accorge anche Ronnie
che stringe la presa sulla mia mano e gli occhi.
“Sì,
voglio quella collana.”
Indica la collana esposta in vetrina, lei gli rivolge uno sguardo
eloquente.
“Li
ho i soldi per pagarla e non sono rubati.”
Sibila freddo come il ghiaccio, la donna deve cedere e mi porge la
collana
seccata.
Io
la provo, mi sta benissimo!
“È
bellissima!”
Esclamo,
felice come una bambina per irritare l’esemplare di stronza
che ho davanti.
“Perfetto,
allora te la compro.”
“Sono cinquecento dollari.”
Ronnie estrae con nonchalance cinque banconote da cento e gliele porge,
lei
confeziona il gioiello e me lo porge in malo modo. Dopo che siamo
usciti
appende il cartello chiuso al negozio.
“Hai
cambiato improvvisamente idea?
Prima
non la volevi e poi in gioielleria fai la scena della ragazza felice
del
regalo.”
Sul mio volto si dipinge un sorriso maligno.
“L’ho
fatto per irritare la commessa. Odio le stronze che ti giudicano in
base a come
vesti, se hai piercing o tatuaggi o i capelli tinti. Mi viene voglia di
picchiarle, è per questo che ho fatto la zuccherosa.
È una cosa che le irrita
profondamente e, infatti, ha chiuso il negozio.”
Lui scoppia a ridere.
“Questa
è geniale, Luna.
Adesso
andiamo ai giardini.”
Io
annuisco e abbandoniamo il centro con i suoi negozi già
decorati per Halloween
per andare appena fuori e parcheggiare fuori dai giardini.
Entriamo
dalla solita porta di legno e io mi fermo ad ammirare gli alberi
contorti che
mostrano il loro rosso e il loro oro sapientemente illuminati da
faretti e
lanterne.
Li
ho visti ieri sera, ma è come se fosse la prima volta,
questo posto è magico.
È
una perfetta riproduzione di un giardino giapponese con tanto di
sculture di
pietra a forma di casetta e con la loro sfera davanti.
Mentre
passeggiamo mi parla dell’inizio con gli Escape The Fate e
della sua amicizia
con Max Green, amicizia che si è interrotta dopo i problemi
con la giustizia.
“Capisci,
il mio amico di una vita, quello che c’era anche in quella
notte del cazzo mi
molla.
Io
ero in carcere e loro non hanno perso un attimo a buttarmi fuori dalla
band che
io avevo praticamente formato, ero furioso.
Ecco
perché, non appena sono uscito, ho fondato i Falling in
Reverse, volevo
dimostrare che non avevo bisogno di loro per essere un musicista di
successo.
Un
anno fa abbiamo iniziato a parlarci ancora, diciamo che l’ho
più o meno
perdonato, per quanto io non sia tipo da perdonare facilmente, e
abbiamo deciso
che lui sarebbe entrato nei Falling In Reverse. Semplicemente non
è andata, lui
è uscito dopo poco per ragioni personali, o almeno
così abbiamo detto ai fan.
Ogni
tanto ci sentiamo ancora, ma è come sentire un vecchio amico
di cui ti importa
relativamente.”
“Capisco.”
“Tu senti i tuoi amici di Tampa?”
“No, mi hanno dato tutti della pazza, della donna che gioca a
fare la
ragazzina, quindi ho rotto con tutti. Non mi importa, se non hanno
accettato la
mia decisione non sono veri amici, io non mai detto a nessuno di loro
che
secondo me era troppo presto per sposarsi o fare figli.”
Parlando siamo arrivati al centro di un ponticello e
c’è un atmosfera magica
intorno a noi: la lanterne, l’acqua
su
cui si riflettono le luci, la complicità.
È
questione di un attimo e lui mi prende le guance tra le mani e io so
cosa sta
per succedere e dovrei fermarlo. Non bacio nessuno al primo
appuntamento, ma
non riesco a sottrarmi alla sua presa, ha negli occhi qualcosa di
ipnotico,
sono come una vittima davanti a un lupo.
E
poi succede.
Ci
baciamo.
Un
bacio semplice, tenero, leggero, senza lingua.
Sono
io che lo approfondisco, visto che è a me che ha lasciato il
comando della
situazione, quando le nostre lingue si sfiorano sento un brivido che mi
scuote.
Cristo,
se questo è l’effetto che mi fa un bacio, cosa
succederà quando faremo l’amore?
Esploderò?
Continuiamo
a baciarci fino a quando non mi manca l’aria, solo allora ci
stacchiamo.
“Wow!”
“È
la parola giusta. Dannazione, Radke! Sono arrabbiata con te!”
“Cosa
ho fatto?”
“Nulla, è questo il problema.
Quando
sono con te cadono le mie difese e non riesco a negarti
nulla.”
“Forse
il tuo corpo sa cosa vuole meglio della tua mente, ci hai mai
pensato?”
“No, a essere sincera.
Non
mi era mai capitato di essere così attratta da un ragazzo,
al punto da non
capire dove inizia l’amore e dove l’attrazione.
Mandi i miei sistemi in tilt,
il giorno in cui te ne andrai dovrò raccogliere la mia vita
e me stessa con il
cucchiaino.”
“Chi te l’ha detto che me andrò?
Io
non ho intenzione di farlo, mi intrighi. Sei così strana che
mi fai venire
voglia di restare per svelare i tuoi misteri.”
Io
arrossisco senza dire nulla.
“Sei
davvero sicuro?
Perché
io non sono come le ragazze a cui sei abituato, a me non basta una
sveltina e
poi chi si è visto s’è visto Voglio
qualcosa di più solido.”
“Lo so.”
“E non ti fa paura?
Non
scappi?”
“Forse
questa volta voglio anche io qualcosa di più solido. Ogni
tanto anche i cattivi
ragazzi si stancano di essere cattivi ragazzi e vogliono provare a
cambiare.”
“Oh! Siamo arrivati alla casa da the.”
Trillo io per smorzare la tensione.
“E
tu di cosa hai paura?”
Mi chiede mentre sto per aprire la porta, il braccio proteso verso la
maniglia
cade.
“Perché
lo vuoi sapere?”
“Perché è tutta la serata che ho
l’impressione che tu stia scappando da
qualcosa.”
“Ho paura di essere abbandonata dalle persone che amo, ho
sempre paura che un
giorno si sveglino e decidano che io non sono poi così
importante per il
proseguire della loro vita e se ne vadano.
Cerco
di affezionarmi il minimo, in modo da avere il controllo della
situazione, ma
con te non funziona. Io mi avvicino a te anche se vorrei starti un
po’ più
lontana e ho paura, sento le cose scivolarmi via dalle mani.
Siamo
così diversi che mi chiedo cosa succederà il
giorno che mi pianterai, perché
succederà, non puoi rimanere per sempre con una ragazza
mediocre come me.
Non
puoi rimanere così tanto senza sesso, come dici di poter
rimanere.”
Il
tutto senza guardarlo negli occhi, all’improvviso mi fa
voltare verso di lui.
“Non
ho intenzione di abbandonarti, credimi.
E lo
so che non sei come le mie solite ragazze, l’ho sempre
saputo. Qualche anno fa
non ti avrei mai guardata, ma adesso sono padre e questo ha cambiato un
po’ le
cose.
Lentamente
mi sono accorto che le storielle da una notte non mi facevano stare
meglio, che
quando Willow sarebbe cresciuta sarebbe stato imbarazzante per me farmi
sempre
vedere con una ragazza diversa. Probabilmente mi avrebbe giudicato
male, è per
queste due ragioni che sono lentamente cambiato.
Non
nego che ci sono momenti in cui mi piacerebbe ancora avere solo una
botta e
via, perché le responsabilità spaventano te
quanto me. Idem per l’essere
abbandonato. Ho sempre lasciato io per avere il controllo della
situazione,
adesso però c’è davvero qualcosa di
diverso.
Penso
che a un certo punto cresci abbastanza da affrontare le tue paure e io
ci sto
provando, vuoi provarci con me?”
Io
deglutisco, non c’è una sola bugia nel suo
discorso.
Mi
fa paura affrontare la mia paura più grande, ma lui ha
ragione, non posso
rimandare per sempre e sono scappata abbastanza. Arriva sempre il
momento in
cui non puoi più scappare e la storia di Leah me
l’ha insegnato.
Prendo
un profondo sospiro come se mi stessi preparando ad affrontare un salto
nel
vuoto ed è proprio quello che sto facendo. Nulla mi assicura
che questa storia
avrà davvero un futuro.
“Va
bene.”
“Va bene, cosa?”
“Proviamoci.”
Lui sorride e mi prende per mano e apre per me la porta della sala da
the. Solo
il suo contatto mi rassicura e mi fa sentire meno spaventata.
Se
ci impegniamo tutti e due possiamo farcela, in fondo siamo solo due
ragazzi strani
che cercano un po’ di stabilità
Ronnie
e Delilah.
Questa
non è la fine, è un nuovo inizio e io sono pronta
a viverlo.
Forse
i miei amici di Tampa non capirebbero, ma non me ne frega nulla io sola
so cosa
sto provando e il mio istinto mi dice che sto facendo la cosa giusta.
Benvenuto
futuro, ti sto aspettando.
Angolo di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman.
Sì, Delilah ha avuto delle perplessità, ma pare
stia cambiando idea e che stia facendo di tutto per liberarsi delle sue
paure.
Grazie mille per la recensione.
|
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Capitolo 20 *** 19)So you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand ***
19)So
you can drag me through Hell if it meant I could hold your hand
Leah
p.o.v.
È
una serata tranquilla, sono sul pullman dei Pierce The Veil per stare
un po’
con Mike.
Sono
sicura che Ryan e Derek se la caveranno benissimo da soli e che Jacky
si
prenderà cura di Asia.
Sono
comodamente sdraiata su Mike a guardare la tv quando il mio smartphone
inizia a
emettere le inquietanti note di “Oh, Fortuna.”e la
cosa mi preoccupa perché è
la suoneria che ho messo per la mia famiglia.
“Leah,
il tuo smartphone sta suonando.”
“Lo so, lo sento.”
“Perché non rispondi allora?”
Mi chiede Vic.
“Perché
non ho voglia, ma mi sa che dovrò farlo.”
Accetto la telefonata.
“Leah
Marie.”
La
voce di mia madre non è cambiata, ha sempre
quell’accento elegante che
associano alla nobiltà e una certa nota imperiosa.
“Mamma.”
“Ho saputo che hai disatteso due volte ai miei ordini, sei
uscita con due
rockstar, di cui uno è un avanzo di galera.”
“Sono
lieta che tu abbia appreso la lieta novella, significa che forse
qualcosa ti
importa ancora di me.”
“Non
osare quel tono con me, Leah Marie.”
Io sospiro, a ventisette anni non posso ancora usare del sarcasmo con
mia
madre.
“Perché
mi hai chiamata?
Sono
sicura che non sia per contestare le mie scelte di vita.”
“Lo sto facendo per il tuo bene, ma tu non lo capisci. Hai
comunque ragione,
Leah Marie, non ti ho chiamato per questo.
Tua
sorella Ariadne si sposa tra due settimane.”
“Falle gli auguri da parte mia.”
“Non essere sciocca. Tu parteciperai a quel matrimonio, non
abbiamo potuto
mandarti un invito perché fai la vagabonda e non hai un
indirizzo fisso.”
“Cosa?
Non ci penso neanche!”
“Leah
Marie Eulalie, l’etichetta impone che tu partecipi alle nozze
di tua sorella e
parteciperai a quelle nozze. Portati dietro quell’avanzo di
galera o chiunque
frequenti, spero solo che non ci faccia sfigurare troppo.”
“Mamma, io non ho intenzione di venire alle nozze di Ariadne
per nessuna
ragione al mondo.”
“Tu
verrai, a costo di venirti a prendere io di persona. Questo
è tutto.
Buonasera.”
Mi
chiude il telefono in faccia, io butto il telefono dall’altra
parte della
stanza dalla rabbia.
“Che
succede?”
Mi chiede Vic preoccupato, mentre Jaime recupera il mio telefono e
anche Sofia
e Tony fanno la loro comparsa.
“Mi
ha telefonato mia madre, mia sorella si sposa tra due
settimane.”
“E
allora?”
“E allora, Mike, siamo
obbligati ad
andare al matrimonio e lei cercherà di farti sfigurare in
ogni modo. Ti
tratterà di merda, ti farà sentire a disagio e lo
stesso farà con me.”
Lui
impallidisce.
“Non
puoi non andarci?”
“No, l’etichetta impone che la sorella della sposa
partecipi alla cerimonia a
meno che sia moribonda, rapita o con qualche malattia contagiosa e
mortale.
Ho
tentato di evitarlo, ma mi ha detto che se non verremo verrà
lei a prenderci.”
“Dai,
scherzava!”
Dice
conciliante Tony.
“Mia
madre non scherza mai. Devo cambiare numero di cellulare senza darle
quello
nuovo, forse sarò salva allora.”
“Fammi capire bene, Leah. Tra due settimane io e te saremo
catapultati in un
gruppo di nobili che parlano con quell’accento che gli
americani tanto vi
invidiano?”
“Ah ah.”
“E visto che sono tatuato, con un piercing e sono un
batterista e non un cazzo
di aristocratico mi tratteranno come se non valessi nulla?”
“Mi
dispiace, Mike.
Anche
io vorrei evitarlo, visto che mi riserveranno commenti al veleno per
come vivo,
la mia professione, i miei amici e le mie relazioni. E su di
te.”
“Te l’ho già detto che odio tua
madre?”
“No, ma mettiti in fila. Io la odio da più tempo
di te, ha sempre reso la mia
vita un inferno e ha sempre preferito Ariadne a me.”
“Penso
di avere bisogno di un po’ di whisky.”
Borbotta Mike, la mano appoggiata sulla fronte.
“Come
medico ti appoggio, anzi versane un po’ anche per
me.”
“Noi non siamo invitati, vero?”
“No, Vic. Stai tranquillo, la tortura è riservata
a un solo fratello Fuentes.
Mike,
mi dispiace. Non credevo che avresti dovuto fare i conti con questa
parte della
mia vita così presto.”
Dico
con praticamente le lacrime agli occhi, ho una paura folle che mi
molli.
L’unica volta che ha parlato con mia madre lei non ha fatto
altro che
umiliarlo.
Vengo
seppellita in un abbraccio di gruppo e poi mi lasciano da sola con lui.
“Non
ti mollo, Lancaster.
Non
ho intenzione di farlo, a costo di prendere a calci in culo
l’intera
aristocrazia britannica se ti farà soffrire. Non rinuncio
facilmente a ciò che
amo.”
“Non sarà bello, Mike.
Tu
non li conosci, a loro interessano solo i soldi e la purezza di sangue,
tollerano i borghesi solo perché alcuni sono ricchi e lori
poveri. Si fanno
ancora i matrimoni di interesse, credi che mia sorella ami il suo
futuro sposo?
Non
lo ama affatto, ma è ricco da fare schifo e questo
rimpinguerebbe le finanze
del casato, mia nonna non lo avrebbe permesso, ma lei è
morta e io non ho voce
in capitolo. Quando mi hanno diseredata ho perso i miei diritti, tra
cui quello
di parola, e ho solo doveri nei loro confronti.”
“Mi dispiace, ma sono convinto che uniti ce la faremo. Se ci
rompono troppo le
palle li mandiamo al diavolo e ce ne andiamo.”
Io annuisco contro il suo petto, la chiamata di mia madre mi ha
completamente
rovinato la serata.
Doveva
essere una serata tranquilla con il mio ragazzo e miei amici e si
è trasformata
nel preludio di una tragedia.
Perché
sono stata così stupida da lasciare loro il mio numero di
cellulare?
Due
settimane dopo il tour è finito.
Asia
e Jacky sono ancora insieme e lo stesso vale per Delilah e Ronnie,
quando
tornerò da questo manicomio io e lei ci scambieremo i ruoli.
La
sera prima della partenza organizziamo un mega party e finiamo per
ubriacarci
dopo, quindi la mattina dopo è difficile infilare le cose
giuste – ossia i miei
vestiti più eleganti – in valigia e Mike si trova
nella stessa situazione.
Abbiamo
entrambi un gran mal di testa e nessuna possibilità di
mangiare prima di
prendere il volo che dall’assolata San Diego ci
porterà nella piovosa Londra.
Niente cibo, niente medicine per il mal di testa.
Prendiamo
un taxi e arriviamo giusto in tempo per prendere il nostro volo, il
maggiordomo
dei miei – Miles – dovrebbe aspettarci
dall’altra parte dell’oceano.
Miles
ha sempre mostrato una certa simpatia nei miei confronti quindi forse
non
verremo investiti subito dall’odio della mia famiglia.
Quando
passa il carrello compriamo entrambi del the freddo e un panino,
mangiato
quello possiamo finalmente prendere gli antidolorifici.
Senza
mal di tesa il mondo inizia ad apparirmi in una prospettiva quasi
migliore.
Quasi,
perché nulla mi farà abituare del tutto al fatto
che sto tornando nel posto da
cui ho provato a scappare per tutta la mia vita. Il mio malumore deve
essere
evidente perché Mike mi prende per mano e mi sorride in
maniera incoraggiante,
io ricambio con un vago sorriso.
Il
volo dura troppo poco per i miei gusti, mi sembra di essere appena
salita e
subito annunciano che siamo arrivati a Londra e bisogna allacciare le
cinture.
Lo
faccio e guardo fuori dal finestrino: piove.
Cristo,
che grande sorpresa!
Questa città non poteva accogliermi con una giornata di
sole, giusto per
cambiare ogni tanto.
Atterriamo
e recuperiamo il bagaglio a mano, poi scendiamo dall’aereo e
ci dirigiamo verso
l’aeroporto. Lì recuperiamo anche le nostre
valigie e poi andiamo verso gli
arrivi internazionali.
Chi
avranno mandato?
Qualcuno
alza educatamente la mano e ci indica di avvicinarci, non appena ci
siamo fatti
largo nella folla con i nostri carrelli mi accorgo che è
Miles.
“Miles!
Posso abbracciarti?”
Gli chiedo, felice di vederlo.
“Non
c’è nessuno della sua famiglia, milady, quindi
può farlo.”
Io abbraccio quest’uomo di quasi sessant’anni che
è stato uno dei pochi a
trattarmi affettuosamente.
“Come
stai?
E
come sta tua moglie?”
“Sto benone e anche mia moglie sta bene.
È
andata in pensione l’anno scorso, non appena la sua famiglia
mi concederà le
ferie faremo una crociera.”
“Non darmi del lei, Miles.
Lo
sai che non mi piace.”
“Sì, milady.”
Mi risponde con un sorriso.
“E
questo è il tuo fidanzato?”
“Sì, si chiama Michael.
Michael,
lui è Miles, il maggiordomo di casa mia.”
I
due si stringono la mano, non sembrano ostili.
“Alla
signora non piacerà.”
“A mia madre è mai piaciuto qualcosa che facessi
io?”
Lui mi rivolge un sorriso ironico.
“Dobbiamo
andare ora.”
Miles insiste per spingere il carrello e raggiungiamo la berlina di
famiglia.
Lui ci fa segno di entrare mentre lui carica i bagagli, io e Mike
protestiamo,
ma lui scuote la testa.
Alla
fine entriamo e lo aspettiamo.
Ritorna
dopo pochi minuti e la macchina parte, non appena entriamo in
città rivedo il
Tamigi, il Big Ben, Hyde Park e un sacco di posti che ho tentato di
dimenticare
in questi anni.
Sospiro
triste e chiudo gli occhi, cercando di concentrami sul rumore della
pioggia per
non pensare.
Alla
fine la macchina si ferma in una dimora patrizia con un grande
giardino,
qualcuno scarica le nostre valigie e le porta dentro, Miles ci scorta
verso una
casa che conosco fin troppo bene.
Apre
la porta e ci scorta in salotto. Mia madre è seduta davanti
al camino, indossa
un abito rosa di Chanel, uno di quelli classici e intramontabili,
sempre
eleganti, non ha più i capelli biondi, ma di un morbido
color caramello. Lo
sguardo è rimasto lo stesso: due freddi occhi azzurri che
scannerizzano me e
Mike.
“Buongiorno,
Leah Marie.
Mi
presenteresti il tuo accompagnatore?”
Mi dice con una punta di disprezzo, giusto per far capire che Mike non
le
piace.
“Certo.
Mamma, lui è Michael Christopher Fuentes.
Mike,
lei è mia madre: lady Eleanor Penelope Lancaster.”
Lei gli tende una mano e lui la sfiora con un bacio, mia madre se la
pulisce
subito.
“Ho
fatto preparare una camera per voi, questo non vi dà il
permesso di compiere
atti immorali sotto questo tetto. In camera troverete gli abiti che
indosserete
al matrimonio.”
“Veramente
avrei co…”
Lei mi zittisce con un gesto della mano.
“Li
conosco i tuoi gusti, Leah Marie. Ami vestire come una bambola e
ciò non si
addice a un matrimonio. Vestirete ciò che io ho deciso e che
è conforme alle
regole, almeno causerete meno vergogna alla povera Ariadne.
Alle
cinque verrà servito il the, a cui parteciperanno anche
Ariadne e Jasper.
Alle
sette verrà servita la cena.
I
ritardi non sono ammessi e nemmeno gli abiti da straccioni che
indossate
abitualmente.
Puntualità
ed eleganza, ricordate, puntualità ed eleganza.”
Batte
due volte le mani con eleganza per congedarci.
Una
cameriera spunta dal nulla.
“Prego,
milady, mi segua.”
La ragazza ci conduce alla stanza che occupavo quando vivevo qui, io mi
butto
sul letto dalla trapunta nera, scelta da me ovvio.
“Amorevole
tua madre.
Chi
l’ha educata? Hitler?”
“Ecco
perché non volevo venire, la vedi
com’è?”
Lui annuisce e poi il suo sguardo si posa su due pacchi.
“Cosa
sono quelli?”
“I vestiti, credo.”
Mike apre il suo e si rigira tra le mani uno smoking confezionato da
una nota
sartoria italiana, attaccato a quello c’è un
biglietto che recita che i
cappellini non sono ammessi e che le scarpe – italiane anche
quelle – sono
nell’altra scatola.
Apro
il mio pacchetto e mi trovo davanti un vestito lungo color
dell’oro pallido e
un paio di scarpe a tacco alto. Sembra un abbigliamento da damigelle,
fa’ che
mia sorella non mi abbia fatto davvero questa carognata!
Non
voglio essere la sua damigella!
“Come
mai fai quella faccia?
Ok,
un vestito di quel colore non è qualcosa che avresti preso
tu, ma non è poi
così brutto.”
“Non è questo, Mike. Vestiti come questi li
indossano le damigelle e io non
voglio esserlo.
Ecco
perché non volevo tornare?
Vedi
da cosa sono scappata non appena ho potuto?”
“Capisco e mi dispiace.
Com’è
Ariadne?”
“La copia di mia madre.”
Borbotto cupa, mentre inizio a mettere via la mia roba e Mike fa lo
stesso.
Alle
cinque – dopo una doccia – scendiamo per il the, io
indosso un abito nero dalla
linea semplice a maniche lunghe, Mike una camicia bianca infilata in un
paio di
pantaloni e una giacca.
Mia
madre siede al suo posto accanto a un uomo dai corti capelli brizzolati
che
indossa un paio di pantaloni beige, una camicia e una giacca di tweed.
Dall’altra parte del tavolo c’è una
ragazza dai lunghi capelli castani
– tonalità cioccolato caldo, come
Kate
Middleton – che indossa un vestito azzurro chiarissimo e un
uomo in completo
sartoriale dai capelli biondicci, già stempiati.
Io
mi siedo accanto a mio padre Percival, Mike accanto a Jasper
O’Donnel, ricco
proprietario di una fabbrica di tessuti.
“Ora
che Leah Marie e Michael si sono graziosamente uniti a noi, possiamo
iniziare.
Bertha!”
Una
donna con i capelli neri raccolti in un severo chignon fa il suo
ingresso con
il vassoio del the, Ariadne studia con malcelato disprezzo il mio
ragazzo.
“Almeno
non ha tatuaggi in faccia come l’altro.”
Commenta.
“Immagino
che tu non li abbia scelti per l’aspetto, ma per
altro.”
Rincara, a me iniziano a prudere le mani.
“E
per cosa li avrei scelti?”
La mia voce gronda minaccia da tutte le parti.
“Per
come ti sanno accontentare nei tuoi piaceri carnali e per i
soldi.”
“Carissima Ariadne, mi duole ricordarti che il mio patrimonio
personale è
nettamente superiore a quello di tutti i presenti in questa stanza, non
ho
quindi bisogno di elemosinare soldi, come invece sei obbligata a fare
tu
sposando il caro Jasper.”
Lui fa per parlare.
“Senza
rancore, caro.
In
quanto ai piaceri carnali mi pare di cogliere una leggera punta di
invidia nel
tuo discorso e non posso fare a meno di domandarmi se sia dovuta a una
qualche
mancanza nella tua unione con il caro Jasper.
Sono
ovviamente felice della vostra unione, ma non vi presenzierò
se sarà detta
un’altra cosa negativa sul mio fidanzato.
Bertha,
versa del latte nel mio the e tanto zucchero.”
I
volti di mia sorella e del suo patetico futuro sposo sono una maschera
di
rancore.
“Carissima
Leah Marie.”
Riparte comunque con quella voce leziosa che odio.
“Desidero
vivamente che tu prenda parte al mio matrimonio, vorrei che tu fossi
una delle
mie damigelle.”
“Declino cortesemente l’invito.”
Rispondo asciutta, lei mi scocca un’occhiataccia.
“Ma
ormai non posso più scegliere un’altra
damigella.”
“Sono sicura che potrai farlo, soprattutto perché
io non ho seguito nessuna
delle prove, né intendo farlo.”
“Leah Marie, il cerimoniale impone…”
Inizia
mia madre.
“Il
cerimoniale impone che partecipi, non è specificato che io
debba essere
obbligatoriamente una damigella.”
Adesso sono in due a fumare di rabbia, non c’è da
stupirsi che nessuno parli
durante il the e che la futura copia di sposi levi le tende subito dopo
aver
bevuto l’ultima goccia.
Anche
io e Mike torniamo in camera, lui mi guarda stupito.
“Non
ti ho mai sentito dire così tante cattiverie con
gentilezza.”
“È
un’abilità frutto di anni di allenamento, non ho
intenzione di lasciarti
maltrattare da quelle due.”
“Dubito che tua sorella mi rivolga ancora la parola, le hai
detto che è
un’arrampicatrice sociale e una repressa.”
“Dimentichi
che lei mi ha dato della puttana e dell’arrampicatrice
sociale tra le righe.”
“Giusto, siete mai andate d’accordo?”
Io mi gratto la testa.
“Quando
eravamo molto piccole, ma è durata poco.”
Rimaniamo sdraiati a letto – senza fare nulla
perché sorvegliati a turno dai
domestici – fino all’ora di cena.
“Sempre
così affollato quel corridoio?”
Mi
domanda a bassa voce mentre scendiamo.
“Hai
sentito mia madre? Niente sesso in casa sua.”
Ci sediamo a tavola e come cena mia madre ha fatto preparare delle
escargot e
me le fa servire con un sorriso maligno, lo sa che le odio.
I
miei le mangiano con evidente piacere, mentre io e Mike li guardiamo
affamati.
“Non
ti piacciono, Leah Marie?
Le
ho fatte arrivare da Parigi a posta per te.”
Io vorrei rovesciarle in testa il vassoio pieno di rivoltanti lumache.
Resistiamo
stoicamente fino alla fine della cena, poi visto che il dolce e il
caffè non
sono nel menù ce la filiamo. Ci imbuchiamo al primo Mac e
ordiniamo il menù più
ricco di cibo spazzatura su cui ci buttiamo come disperati.
“Ti
piacciono davvero le lumache?”
Mi chiede Mike, tra un morso e l’altro al suo panico.
“Macché!
Le odio, le ha fatte cucinare per vendicarsi delle stoccate che ho dato
all’ora
del the.”
Finito di mangiare – abbiamo preso due menù
ciascuno – passeggiamo per un po’
lungo il Tamigi, come se fossimo una normale coppietta.
La
tappa successiva è il London Eye, quando ci chiudono nella
nostra cabina lui si
rilassa sul sedile.
“Questo
matrimonio sarà un incubo.”
“Puoi giurarci.”
Sospiro.
“Ma
almeno sono a Londra con te, vieni qui.”
Con cautela mi siedo accanto a lui che mi abbraccia, insieme guardiamo
la città
e i suoi riflessi sul fiume.
Per
la prima volta lo trovo bellissimo
E
trovo ancora più bello il fatto che quando la ruota
raggiunge il suo apice lui
mi baci.
Un
bacio lento, tranquillo, quello di chi si vuole godere un bel momento
con la
persona che ama.
Direi
che compensa lo stress della giornata e poi quelle due arpie si
chiedono perché
lo ami.
Lo
amo perché lui sa cosa fare per farmi stare bene senza
secondi fini.
Tutto
qui.
Facile,
no?
|
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Capitolo 21 *** 20)Here I am alive. ***
20)Here I am
alive.
Leah
p.o.v.
Il
giorno del matrimonio è arrivato.
Mi
sveglio tra le braccia di Mike e con un gemito vedo che qualcuno ha
appeso all’armadio il suo smoking e un vestito azzurro per
me. Il mio gemito lo sveglia e
mette a fuoco i due abiti.
“Qualcuno
è entrato mentre dormivamo, inquietante.”
Borbotta
con la sua voce roca.
“Qui
è quasi normale.”
Gemo io.
“Il
vestito azzurro è per te, sembra uno di quelli della regina
Elisabetta: gonna
al ginocchio, giacca coordinata, camicia bianca, cappellino
stravagante…
A
proposito, non è che sua maestà verrà
al matrimonio?”
“No, non verrà.
Conosceva
mia nonna, ma non frequenta i miei e ne sono felice.”
“Anche io, così non dovrò temere che il
principe Harry ti porti via da me.”
“Scemo.
Vado
a farmi una doccia, ricordati…”
“Puntualità ed eleganza?”
“Sì.”
Mi faccio una lunga doccia e poi se la fa Mike, dopodiché
scendiamo a fare
colazione in pigiama, mia madre ci rivolge delle sentite occhiate di
disapprovazione.
Come al solito ci sono solo the e biscotti, inutile chiedere
caffè o latte
perché i domestici ignorerebbero la richiesta. La
considerano una bestemmia.
Finito
torniamo in camera nostra e io mi chiedo come farò a
sopravvivere a questa
cerimonia senza della caffeina. Ci stiamo per vestire quando qualcuno
bussa
delicatamente alla porta, io apro e mi trovo davanti Miles con due
tazze di
caffè.
“Miles,
sei un angelo!
Ti abbraccerei se non tu non avessi le tazze in mano. Mike,
c’è del caffè!”
“Evviva!”
“Per la signorina è forte e zuccherato, va bene
anche per lei?”
Mike si gratta la testa, perplesso sul fatto che qualcuno gli dia del
lei.
“Sì,
va bene.
Grazie
mille, signor Miles.”
L’uomo annuisce e si ritira discretamente, io mi butto sulla
mia tazza.
“Caffè!
Sia benedetto chi l’ha inventato!”
Mike
ride.
Beviamo
le nostre tazze e poi le appoggiamo alla scrivania, Miles
verrà a prenderle
dopo probabilmente. Il mio ragazzo si mette il suo smoking, sembra
persino più
magro del solito e io digrigno i denti, mia madre non si è
nemmeno premurata di
cambiare le misure che probabilmente erano per Ronnie con altre
più adatte a
Mike. Così sembra un profugo!
In
quanto al mio vestito è troppo stretto, l’ha
deliberatamente scelto così per
farmi sembrare grassa. Chiudo gli occhi e stringo i pugni.
“Dio,
dammi la pazienza perché se mi dai la pazienza faccio una
strage.”
Il mio sguardo cade sul crocifisso-pugnale.
“No,
Leah. Non penso che fare una strage il giorno del matrimonio di tua
sorella
migliorerà i rapporti con i tuoi.”
“Ma
gioverebbe alla mia salute mentale!
Guarda!
A te hanno preso un vestito con le misure sbagliate per farti sembrare
uno
straccione e a me uno troppo stretto per farmi sembrare
grassa.”
Lui mi appoggia le mani sulle spalle e mi spinge con delicatezza fuori
dalla
stanza, sebbene sia ancora fumante di rabbia.
Nell’ingresso
troviamo mia madre.
“Ti
trovo in forma incantevole, cara.”
Dice con voce flautata.
“Anche
io. Quel giallo canarino è perfetto per la fiera degli
uccelli.”
Lei arrossisce in modo sgradevole.
“Come
osi dirmi una cosa del genere dopo che io ti ho
preso…”
“Un vestito che mi facesse sembrare grassa? Penso di averne
il diritto.”
Usciamo tutti e tre e saliamo in macchina senza scambiarci una parola,
non vola
una mosca nemmeno lungo il tragitto verso l’abbazia di
Westminster.
Sono
tentata di chiedere se la famiglia ha ancora soldi dopo aver pagato
quanto
devono alla chiesa per celebrare un matrimonio, ma mi trattengo.
Arrivati,
scendiamo e io cammino dritta verso le prime file, salutando
distrattamente
conoscenti e concentrandomi sulla stupenda architettura gotica. Sottili
ed
eleganti colonne che si uniscono a formare un fiore che sboccia nel
soffitto,
le magnifiche vetrate e il rosone decorato per non parlare del lusso
degli
interni che scintillano per l’oro di cui sono decorati. Gli
stessi lampadari
sono un’opera d’arte per me.
Penso
di averla scampata quando una bionda con un terribile vestito rosa
chiaro si
avvicina a noi insieme a un uomo dai capelli castano smorto. Mia cugina
Margareth e il suo fidanzato Alexander.
“Leah,
che bello vederti!”
Sì,
come no.
“E
lui è …?”
“Il mio fidanzato.”
“Quando vi sposerete?”
“Non penso di dovertelo dire, non verrà nessuno
della famiglia. Voglio che il
mio matrimonio sia un giorno felice.”
Lei mi fulmina.
“Tu
ci tratti così solo perché hai turlupinato nonna
Kate, ma un giorno troveremo
un modo per impugnare il testamento e avere ciò che ci
spetta.
Un
giorno…”
“Sì, vi vendicherete.
Aspetta
un attimo che tremo.
Vai
a sederti Margareth, il matrimonio sta per iniziare.”
Lei si siede nella fila dietro la mia borbottando maledizioni, io
guardo
l’altare decorato da una miriade di fiori bianchi.
Che
spreco.
Le
note dell’organo annunciano che mia sorella è
arrivata e infatti, con una
sbirciata, la vedo avanzare al braccio di mio padre.
Che
la cerimonia inizi.
La
tortura del cerimoniale mi è sembrata infinita.
Preghiere
su preghiere e discorsi, ma poi finalmente i due sposini si sono
scambiati gli
anelli e si sono baciati.
Adesso
Jasper può fregiarsi del titolo di lord e i miei hanno soldi
da spendere nelle
casse, evviva l’amore!
Usciamo
dall’abbazia, mi tengo lontano dal lancio del riso, ma quando
arriva il momento
del lancio del bouquet mi faccio viva. Ariadne si volta e lancia alla
cieca,
Margareth lo vuole così tanto da darmi una gomitata che come
minimo mi ha
incrinato una costola, ma non ce la fa. Con uno scatto lo prendo io e
poi mi
allontano ghignando.
Lo
punto contro Mike.
“Adesso
sei obbligato a sposarmi.”
Gli dico ridendo.
“Sì,
ma non qui. Una povera rockstar non può permettersi una
chiesa del genere.”
“A me va bene tutto.”
“Leah!”
La
voce sferzante di mia madre mi fa voltare.
“Smettila
di tenere quel bouquet dietro la testa, come se avessi cinque anni!
È
costato un patrimonio e io ti vieto di…”
“Sposare Mike?
Sai
una cosa? Posso farlo anche senza il tuo permesso!”
“Un
giorno troveremo il modo di riprenderci i soldi che ci hai sottratto
quando è
morta tua nonna!”
“E
siamo a due che ti minacciano, poi dicono che sono i messicani a essere
pericolosi.
C’è
qualcuno che non ti vuole vedere morta o povera in canna nella tua
famiglia?”
Io scuoto la testa alla domanda di Mike.
“No,
non penso ci sia. Non più almeno, nonna era
l’unica che mi volesse bene.
Mamma
da sempre vuole Margarita come figlia e se non avessi così
tanti tratti che
appartengono ai Lancaster probabilmente cercherebbe di verificare se
non ci sia
stato uno scambio alla nascita.”
“Come
mai la chiami Margarita?”
“Odia
gli stranieri, quale modo migliore per infastidirla se non usando la
versione
spagnola del suo nome?”
Dico ghignando.
“Giusto.”
Ci infiliamo di nuovo nella macchina della mia famiglia, mamma si sta
rifacendo
il trucco perché come da tradizione ha pianto. Dubito
comunque che siano state
lacrime autentiche, ma questo le dà una scusa per non
parlarmi. Deve essere
irritata per come ho evitato i miei parenti e offeso la cara Margarita.
Anche
mio padre rimane in silenzio, probabilmente sta pensando che tutto
questo è una
grande seccatura e che a quest’ora avrebbe potuto essere da
qualche parte a giocare
a golf invece i condividere la sua preziosa aria con la figlia ribelle.
“Papà,
hai una vaga idea di cosa ci sia per pranzo?”
“No, ma tua madre ha fatto arrivare a posta escargot e
rane.”
Mike impallidisce accanto a me, a me viene voglia di urlare come una
matta, lo
sanno perfettamente che non le mangio.
Odio
la mia famiglia.
La
macchina finalmente giunge a destinazione e questa volta non posso
evitare le
ondate di parenti titolati che vogliono sapere che cosa faccio nella
mia vita e
chi è il ragazzo che è con me.
Dopo
aver soddisfatto la curiosità di tutti, scandalizzando
acutamente due vecchie
zitelle, entro nel ristorante e mi siedo al nostro tavolo. Seduti con
noi ci
sono i mie genitori, la coppia, Margarita e coso e i genitori di
Jasper. Suo
padre indossa una completo grigio come i suoi pochi capelli, sua madre
è la
replica della mia: stessi capelli color caramello, stessa linea del
vestito,
solo che il suo è di un rosa acceso.
Io
non posso stare allo stesso tavolo con una vestita così.
“È
stata una bella cerimonia, vero?”
Esordisce.
“Tu devi
essere Leah Marie, la sorella di Ariadne.”
“Sì, sono io.”
“E lui chi è?
La
tua guardia del corpo?”
Il suo candore mi fa venire voglia di finirla a craniate.
“No,
è il mio fidanzato. Si chiama Michael.”
Sul
suo volto appare un’espressione tra l’incredulo e
l’imbarazzato.
“Oh,
davvero?
Ehm,
è davvero di una bellezza…particolare.”
“A che famiglia appartiene?”
Chiede Mr grigio.
“Alla
famiglia Fuentes, sono figlio di immigrati messicani e suono la
batteria in una
band che si chiama Pierce The Veil, rappo anche.”
Rimangono tutti e due scioccati.
“Ester,
Mark, nostra figlia non sa ancora quello che vuole nella vita.
È confusa…”
“No, sono perfettamente in me. So cosa voglio fare nella mia
vita: il medico
per la band di Mike e stare con lui. Non sto facendo la ribelle, sono
me
stessa.
Una
tartina, Ester?”
Lei non mi risponde e non tocca la tartina. Peccato, perché
è davvero buona, la
salsa tonnata è semplicemente perfetta.
Durante
il resto del pranzo non mi parlano.
Io
mangio il risotto al tartufo, i ravioli ai funghi e carne di fagiano.
Ignoro
totalmente quello che mia madre ha ordinato per me, facendola irritare
ancora
di più.
Al
momento del taglio della torta ascolto a malapena i discorsi e non vedo
l’ora
che Ariadne affondi il coltello in quella montagna di panna e
cioccolato
bianco. Il mio piano prevede di filarsela non appena avrò
mangiato la dannata
torta.
So
cosa mi aspetta dopo: un ballo.
Io
odio i balli e il cerimoniale non prevede che io partecipi se non con
il primo ballo
della sposa.
Mia
sorella taglia finalmente la prima fetta e poi lascia il posto ai
camerieri che
provvedono a distribuirla a tutti.
È
ottima, questo glielo devo concedere.
Non
ci vuole molto – purtroppo – per mangiare il dolce
e adesso mi tocca assistere
al primo ballo di Jasper e Ariadne. Il secondo è quello di
mia sorella e mio
padre, al terzo tocca a me.
Volteggiamo
sulla pista mentre lei non fa altro che vomitare cattiverie de genere
che sono
una pazza, una morta di fame che ha rovinato la sua vita e il suo
matrimonio.
Che a causa delle mie intemperanze ha sempre fatto fatica e trovare
degli amici
e a inserirsi in società, perché nessuno voleva
un’altra Lancaster pazza.
“Hai
finito?”
Gli chiedo a metà del ballo.
“Scusati,
almeno.”
“Scusarmi? Per
cosa?
Per
essere me stessa?
No,
grazie. E poi dove eri quando io stavo male?
A
leccare il culo a qualche sconosciuto per chissà quale
motivo.
Non
ti sei comportata da sorella e non vedo perché dovrei farlo
io.”
“Non usare parole volgari quando sei con me.”
“Io parlo come mi pare, Ariadne.
Ti
auguro un lungo matrimonio ipocrita.
Adesso,
scusami, ma io e Mike dobbiamo andare.”
Le dico non appena è finito il ballo, saluto i miei e i
genitori di Jasper
senza ricevere risposta. Mike si alza ed entrambi usciamo dal palazzo.
Sospiriamo
di sollievo e ci accendiamo una sigaretta.
“Pensavo
non finisse più.”
M dice mentre in cielo si accendono le prime stelle.
“Nemmeno
io. Pensavo che saremmo usciti strisciando domani mattina.”
“Ma davvero mangiate lumache e rane?”
Io annuisco tetra.
“Adesso
capisco perché odi la tua famiglia.
“Già. Spero di non vederli più per una
cinquantina d’anni. C’è un posto in cui
vorrei portarti, però.”
“Che posto?”
“Segreto!”
Esclamo ridendo e uscendo dal cancello.
La
tortura è finita.
Chiamo un taxi e gli comunico l’indirizzo di uno dei tanti
cimiteri di Londra.
“Ok,
che ti piacciono le lapidi e le tombe, ma non pensi sia un
po’eccessivo dopo
una giornata come questa?”
“Scemo, non ti porto lì a vedere le tombe, ma una tomba.”
“Oh.
Non ti chiederò quale.”
“Va bene.”
Mi
godo la vista della città che scorre dal finestrino del
taxi, domani ce ne
andremo e non mi mancherà. È una bella
città, ma piena di brutti ricordi e di
brutte persone.
Andare
via da qui è stata la decisione migliore della mia vita.
Il
taxi si ferma, io e Mike scendiamo e paghiamo il taxista, poi entriamo
nel
cimitero. È quasi l’ora di chiusura e ci sono solo
poche persone che si
affrettano a uscire.
Mike
si guarda intorno curioso, le tombe sono disposte in ordinati viali in
cui l’erba
è ben curata e le foglie dell’autunno sono state
spazzate via da un solerte
becchino.
Arriviamo
davanti a un severo mausoleo vittoriano in marmo nero che si staglia
scuro nel
cielo, la scalinata è di pietra e sopra la porta
è inciso il nome Lancaster a lettere
dorate.
“Credo
di capire.”
“Cosa?”
“Che tomba mi porti a visitare.”
“Allora
entriamo, non manca molto all’ora di chiusura e sono certa
che tu non voglia
passare la notte in un cimitero.”
All’interno l’unica luce è quella dei
lumini che proiettano ombre lunghe e luci
incerte e tremolanti su vecchie tombe.
Io
mi fermo davanti a una in marmo bianco con le scritte nere, la tomba di
Leah
Catherine Lancaster, la tomba di mia nonna.
“Mike,
ti presento mia nonna.”
Lui guarda la foto: è una vecchia signora dai capelli neri
con un sorriso
aperto e due occhi penetranti.
“Ti
somiglia.”
“Io le somiglio, semmai.”
Dico ridendo.
“Giusto.
Buonasera, signora Lancaster.”
“L’ultima vera lady Lancaster di questa
famiglia.”
“No, l’ultima è qui accanto a
me.”
“Grazie del complimento. Nonna, lui è Mike.
È il
mio ragazzo, è messicano ed è una rockstar.
Oh,
sì. L’ho fatto alla fine, mi sono messa con un
musicista.
Lui
suona la batteria per una band di San Diego che si chiama Pierce The
Veil,
forse ti piacerebbero.
Scusa,
l’ora tarda, ma sono appena scappata dal matrimonio di
Ariadne. Si è sposata
con un industriale senza spina dorsale, che mira solo al titolo.
Immagino che
sia ok, perché la nostra famiglia mira solo ai suoi soldi.
Spero
che Mike ti piaccia e che tu stia bene dove sei.”
Non
so che altro dire, mi bacio una mano e poi la strofino sulla sua foto.
Usciamo
dal cimitero giusto in tempo per l’orario di chiusura.
Un
taxi ci riporta a casa mia, Miles è l’unico dei
domestici presenti in casa, gli
altri sono tutti via a godersi un giorno d ferie.
“Miles,
come mai sei qui e non a goderti il giorno di riposo?”
“Parti domani mattina e mi sono permesso di fare le vostre
valigie, così
potrete godervi Londra.”
“Sei
un tesoro. Mike, hai voglia di uscire?”
“Non conciato così e non dopo una buona
doccia.”
Detto
fatto, ci facciamo una doccia, ci cambiamo e salutiamo Miles. Non
abbiamo
voglia di andare in qualche club perché domani il nostro
aereo parte presto,
così ci limitiamo a passeggiare lungo il Tamigi come una
copia qualsiasi.
A un
certo punto lui nota un artista di strada e si ferma.
“Ce
lo facciamo fare un ritratto?”
“Perché no?”
Contrattiamo il prezzo con l’uomo e poi ci mettiamo in posa,
mezz’ora dopo
abbiamo in mano un disegno in cui siamo abbozzati felici e sorridenti,
ha
qualcosa di incompiuto che mi piace molto, come un futuro ancora da
scrivere e
che aspetta solo noi.
Torniamo
a casa mia e lo metto in valigia.
Siamo
stanchi e crolliamo subito a letto, la sveglia suona alle cinque
domani. Che
palle.
Non
che voglia rimanere qui, ma odio svegliarmi presto visto che adesso
riesco a
dormire in modo regolare e non sono più un’insonne
incallita.
La
mattina dopo la sveglia suona, non mi sorprende che i miei non siano
scesi a
salutarmi e che l’unico che ci sia sia Miles. È
lui ad averci preparato una
colazione come piace a me ed è sempre lui ad accompagnarci
all’aeroporto.
“Mi
mancherai, Leah. La casa è noiosa da quando te ne sei
andata.”
“Puoi venire a trovarmi negli Stati Uniti quando sarai in
pensione, ormai non
ti manca molto.”
Lo abbracciamo un’ultima volta e poi ci avviamo verso il
cancello di imbarco.
Io e Mike siamo mano nella mano e solo questo conta, la mia famiglia
non è
riuscita a dividerci, abbiamo resistito alla prova.
Solo
quando mi siedo sul sedile dell’aereo che mi
riporterà a San Diego sento la
tensione di questi giorni scivolare via lentamente. Finalmente me ne
sto
andando di nuovo, finalmente sono di nuovo libera di respirare e fare
come
voglio.
“È
bello tornare a casa, eh?”
Mi chiede Mike.
“Meraviglioso.”
Rispondo io mentre l’aereo si alza in volo e non
c’è niente di più vero.
Angolo
di Layla
Ringrazio
Nico_Ackerman
per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia :)
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Capitolo 22 *** 21)I can wait forever. ***
21)I can wait forever.
Delilah
p.o.v
È
passato un mese dalla fine del tour.
Un
mese in cui Ronnie mi ha rispettata come ha promesso, non mi ha
forzato, si è
accontentato di quello che gli concedevo: baci o al limite lavori di
mano.
La
mia vita è cambiata di nuovo, Leah è tornata a
lavorare alla Fearless Record a
occuparsi dei Pierce The Veil e a vivere a San Diego, in quanto a me
sono stata
assunta dalla Epitaph e mi sono trasferita a Las Vegas.
Non
mi piace particolarmente come città, è troppo
piena di gente strana, di
giocatori d’azzardo e altri individui equivochi, solo il
fatto che ci viva
Ronnie me la rende sopportabile.
Per
ora vivo in un piccolo appartamento, ma trascorro più tempo
a villa Radke che
lì e mi sa che i prossimo mese dirò alla
proprietaria che mi trasferisco.
Lo
dovrò dire anche a mio nonno e ho un po’ paura,
potrebbe prendere uno dei suoi
leggendari fucili e mettersi a inseguire Ronnie. Ha un carattere
imprevedibile
ed è rimasto molto scottato dalla storia di mia madre,
ancora non si perdona
che abbia piantato baracca e burattini per seguire un sogno sciocco.
Oggi
comunque ho un’altra preoccupazione che mi sta facendo
guardare allo specchio
senza fare nulla da almeno un quarto d’ora. Crissy e Ronnie
hanno deciso che mi
presenteranno a Willow.
Ho
incontrato Crissy prima che questa decisione fosse presa e mi
è sembrata
diversa da come uno si immagina le modelle. Per prima cosa non parla
solo di
sé, al contrario – come ogni madre – non
fa altro che parlare di sua figlia e
dei suoi progressi. Non si pente di averla avuta, dice che la fa
sentire
completa, più adulta e responsabile, la fa stare lontana
dalle tentazioni che
circolano nel suo mondo come la droga e l’alcool.
Incredibilmente
mi ha trovato simpatica, cosa che con Leah non era successo –
mi avvisa quando
Ronnie non ci sente – e crede che sua figlia possa essere
pronta per
incontrarmi.
Forza,
Delilah!
Mi
guardo davvero allo specchio e vedo una ragazza con i capelli rosa che
indossa
un abito rosso un po’ hippie che le arriva appena sopra a
ginocchio. Mi trucco,
metto gli anfibi e una giacca di pelle, acchiappo la borsa e poi esco.
Guido
verso la villa di Ronnie, il guardiano mi fa passare con un sorriso,
ogni
giorno controlla la mia faccia e le parti visibili del mio corpo come
se si
aspettasse che un giorno o l’altro arrivassi con tatuaggio o
un piercing.
Ho
una paura folle degli aghi quindi i piercing sono esclusi, ma un
tatuaggio
potrei farmelo. Ma a cosa sto pensando?
Tra
poco incontrerò una bambina che potrebbe anche odiarmi!
Calma,
Delilah. Mi dico per l’ennesima volta, sperando che serva a
qualcosa.
So
del mitico studio che sta scrivendo Leah, potrebbe metterci un capitolo
su come
affrontare il fatto che la rockstar che ami voglia farti conoscere sua
figlia,
ma forse sarebbe poco scientifico.
No,
sembra una cosa da romanzo rosa o da fan fiction.
Che
ansia!
Parcheggio
la macchina e busso alla porta, alla villa ci sono ancora le
decorazioni di
Halloween, immagino le toglieranno a Natale. Adesso che ci penso
è quasi il
Ringraziamento e dovrei andare a trovare mio nonno.
È
Ronnie ad aprirmi la porta.
“Ciao,
Luna.
Forza,
vieni. Willow ti sta aspettando.”
Io annuisco intimorita.
“Hai
paura?”
“Un po’.”
“Oh, non preoccuparti è una brava bambina, molto
gentile e socievole.”
Entriamo in salotto e vedo una bambina di circa due anni con lunghi
capelli
neri seduta al tavolo, china su un album da colorare.
“Willow.”
La chiama sua padre.
“Sì,
papà.”
“Devo farti conoscere una persona.”
Lei scende dalla sedia e cammina incerta verso di noi, indossa un
vestitino
nero e mi sorride.
“
‘iao, io sono Willow.”
Io mi metto alla sua altezza.
“Io
mi chimo Delilah, ma se è troppo lungo puoi chiamarmi
Luna.”
“Okay, Luna.”
Mi sorride.
“
‘ei a fidazata di papà.”
Io arrossisco.
“Perspicace.”
Commento sottovoce, non c’è dubbio è la
figlia di Ronnie.
Io
guardo il mio ragazzo interrogativa, cosa le devo rispondere?”
“Sì, è la mia fidanzata.”
Lei si porta un dito sotto il mento.
“Adescio
che hai la fidazata orrai eno ene a Will?”
“No,
tesoro. Ti vorrò sempre bene e anche Luna ti
vorrà bene.
Papà
ci sarà sempre per la sua principessa.”
Lei sorride e mi guarda di nuovo.
“
‘apelli rosa! Apelli rosa! Belli!”
“Grazie, Willow.
Ah,
proposito. Ho portato una cosa per te.”
Estraggo
una scatola da una borsetta di plastica e gliela porgo.
Lei
si illumina.
“È
Elsa!”
“Elsa?”
“È
una delle protagoniste di “Frozen”,
Ronnie.”
“Oh,
il cartone.”
“Arda
che bella!”
Lei
agita la barbie con le fattezze della regina di Arendelle, Ronnie la
prende in
mano, guarda i capelli biondi raccolti in una treccia, il vestito
azzurro con
un lungo mantello di pizzo le scarpette trasparenti.
“È
bella, cosa devi dire a Luna?”
“Grazie, Luna!
Papà,
uando Will è grande può aere un vestito
così?”
“Ci
penseremo. Facciamo merenda?”
Lei annuisce e mette via il suo album e le matite, l’hanno
educata bene, io da
piccola lasciavo giocattoli ovunque.
Ronnie
arriva con un piatto di panini con sopra una crema marrone che non
sembra
nutella.
Willow
si siede con Elsa, la barbie, accanto a lei.
“La
merenda preferita della mia principessa, pane e marmellata di
marroni!”
“Che sarebbero?”
“Frutti simili alle castagne.”
“Ah!”
Prendo
una fetta e la addento, non è male!
Alla
fine facciamo tutti il pieno di pane e marmellata, finito Ronnie
sparecchia e
mi lascia da sola con sua figlia.
“Erché
ti piace il mio papà?”
“Perché è una persona buona e gentile
quando vuole.
Lei annuisce.
“Ia
Leah ha fatto ace con il uo aico?”
Io alzo un sopracciglio.
“Alto,
con capellino.”
Ah, Mike!
“Sì,
hanno fatto pace e si sono addirittura fidanzati.”
Lei si rattrista un attimo.
“Ma
viene ancora a trovare Will? A Will iaccono i uoi estiti
neri!”
Oddio! Una piccola dark!
“Se
papà vuole.”
“Cosa deve volere papà?”
Chiede Ronnie.
“Che
Leah venga ancora a trovarla, le piacciono i suoi vestiti
neri.”
“Lo so. Sì, Willow.
Un
giorno di questi la chiamo e le dico di venire.
Adesso
ti va di andare al parco?”
“Sììì!”
“Allora
vai a metterti il cappotto.”
Lei corre nell’ingresso e si mette un cappottino nero.
“Hai
cresciuto una piccola Mercoledì Addams.”
“Lo so, già prima che conoscesse Leah amava il
nero, ma da quando l’ha vista e
ha visto che i grandi si possono vestire anche solo di nero vuole solo
vestiti
neri.
Crissy
sta cercando di fargliela passare, ma è come parlare con il
muro.”
Io
ridacchio.
La
bambina torna da noi.
“Papà!
Le scarpe!”
Lui
prende un paio di mini anfibi e li mette alla figlia, poi usciamo tutti
e tre.
Per
ora sta andando bene.
Arriviamo
al parco per trovarlo deserto.
Forse
tutte le altre mamme hanno deciso che oggi fa troppo freddo per
portarci i
figli e Willow è un po’ delusa, ma lo nasconde
bene.
Sale
sullo scivolo e sulle altalene e sembra divertirsi soprattutto quando
il suo
papà la spinge in alto e può idealmente toccare
il cielo con i suoi piedini.
Urla
felice e gli chiede di spingere più forte, Ronnie un
po’ le dà retta un po’ no,
se spingesse troppo forte finirebbe per farle il giro completo con
conseguenze
disastrose.
Una
volta un mio amico di New York mi ha assecondata e mi sono fatta un
male della
Madonna, mi sono rotta una gamba e per mesi ho girato con il gesso e le
stampelle.
Credulona
sin da piccola.
“Papà,
mi aooio!”
Urla
Willow, lui si guarda intorno, ma nessun bambino è arrivato.
“Se
vuoi posso giocare io con te.”
Le dico sorridendo, lei mi sorride.
Insieme
entriamo nel recinto della sabbia e cominciamo a scavare, lei continua
a
parlare per conto suo raccontando storie di principesse e principi, di
battaglie.
Alla
fine costruiamo qualcosa di simile a un castello che le strappa rida
entusiaste.
“Papà,
papà! Arda che ello!”
“È
davvero bello, Willow.
Mettetevi
in posa che v faccio una foto.”
Lei mi salta in braccio e Ronnie scatta.
“Ah,
le mie principesse sono uscite benissimo!”
Willow
prende in mano lo smartphone, guarda la foto e sorride.
“Bella!”
La
guardo anche io ed in effetti siamo uscite bene.
“Bella, Ronnie.”
“Sono belli i soggetti.
Willow,
inizia a fare freddo e si sta facendo tardi, mettiti il cappotto, per
favore.”
Lei annuisce e si mette il suo cappottino nero.
“Adesso
andiamo dalla mamma.”
“A bene.”
Saliamo in macchina e Ronnie guida fino alla casa di Crissy, lei ci sta
aspettando sul portico.
“Vi
siete divertiti?”
Ci chiede.
“Sì,
mi ha peso Elsa! E ab-abbiamo ato un castelo.”
Lei le mostra la bambola.
“Ma
davvero? Sono felice per te, piccola.
Adesso
saluta papà e Delilah che andiamo a vedere Frozen
insieme.”
Lei
annuisce.
“Ciao,
papà.
Ciao,
Luna.”
Ci
abbraccia e dà a entrambi un bacio sulla guancia, poi entra
con sua madre che
ci saluta con un cenno sorridendo.
“Bene,
adesso cosa facciamo?”
Chiedo io.
“Uhm,
abbiamo la casa libera.”
“Ci vediamo Frozen?”
Lui mi guarda allibito e io scoppio a ridere.
“Scherzavo,
Ronnie. Non fare quella faccia.”
“Ah, bene.”
Entriamo in macchina e lui canticchia durante il viaggio di ritorno.
“È
andata bene, sei piaciuta a Willow.”
“Oh, sono così felice!”
Dico entrando n casa sua e attaccando la mia giacca al gancio dietro la
porta.
Sto
per dire qualcos’altro, ma lui mi zittisce con un bacio di
quelli appassionati.
“Era
da tutto il pomeriggio che aspettavo questo momento, stai benissimo con
quel
vestito.”
Mi dice sulle mie labbra.
“Sei
un bravo papà a non averlo fatto davanti a Willow.”
“Non voglio che mi chieda da dove arrivino i bambini,
spiegarglielo è compito
di Crissy.”
Mi bacia ancora e ancora, con passione crescente, poi mi solleva da
terra e io
allaccio le mie gambe attorno al bacino.
Con
un passo un po’ malfermo mi porta nella camera degli ospiti
che c’è al primo
piano e mi fa stendere sul letto. Biascica qualcosa a Dimitri dal
citofono
interno e poi chiude la porta a chiave.
In
un attimo è sopra di me e ci stiamo baciando, le nostre
lingue lottano, si
rincorrono e poi si attorcigliano. Le mie mani giocano con i suoi
capelli, le
sue cercano di salire sulle mie cosce.
Senza
dire niente mi tolgo il vestito e rimango in intimo, lui si toglie la
maglia e
si butta di nuovo su di me. Mi bacia leggermente la bocca e poi scende
con una
scia di baci al mento e alla mascella, per poi soffermarsi sul collo.
Io
gemo leggermente mentre mi lascia un paio di succhiotti, per non essere
da meno
gliene lascio un paio anche io e gli accarezzo il petto ampio e tatuato.
“Ti
piace, eh?”
“Non
lo so. Convincimi che sia meglio di Frozen.”
Lui ghigna e comincia a massaggiarmi il seno da sopra il reggiseno, io
gemo più
forte e quando lui me lo toglie inarco la schiena per facilitargli il
lavoro.
Una volta tolto l’indumento inizia a succhiare e a baciare i
miei seni
facendomi gemere, le mie mani sono aggrappate ai suoi capelli e lo
guidano.
“Frozen
o Ronnie?”
“Fr-frozen.”
Lui scende e mia accarezza la pancia, poi con un gesto fulmineo mi
toglie le
mutandine e infila prima un dito, poi due e infine anche la lingua.
Riesce
a farmi arrivare all’orgasmo anche solo così.
“Adesso?”
“Ronnie.”
Gemo,
poi lo faccio stendere e gli tolgo i jeans e i boxer, ormai in eccesso.
La mia
mano si muove sul suo membro facendolo grugnire, ma questa volta mi
fermo prima
che possa venire.
Lui
mi guarda senza capire e io mi stendo.
“Posso?”
“Puoi.”
Si mette il preservativo ed entra in me con una spinta che fa sospirare
entrambi. Inizia a muoversi a volte piano, a volte forte fino a quando
entrambi
non raggiungiamo l’orgasmo e lui crolla su di me ansimante e
sudato.
“Bello,
vero?
Mi chiede.
“Sì,
grazie per avermi aspettato.”
Gli sussurro nell’orecchio prima che lui si stenda accanto a
me attirandomi sul
suo petto.
Ci
addormentiamo così, stretti uno all’altra.
Molto
romantico, peccato che non duri molto.
Mi
sembra di aver appena appoggiato la testa sul suo petto quando da
lontano sento
qualcuno che lo chiama, ma chi?
Sono
mezza addormentata e non capisco un cavolo di quello che sta
succedendo, so
solo ce sento qualcuno chiama Ronnie sempre più forte fino a
farmi svegliare.
Sento
dei passi che si avvicinano e poi qualcuno bussa furiosamente alla
porta.
“Aspettati
qualcuno?”
Chiedo confusa al mio ragazzo.
“No,
ma chi rompe i coglioni?”
Si alza, si infila un paio di boxer facendomi arrossire alla vista del
suo
corpo nudo.
Io
mi avvolgo stretta nelle lenzuola, lui apre la porta e quasi riceve un
pugno in
faccia da Jacky, io urlo, facendo rimbalzare il chitarrista.
“Oh,
Cristo! Delilah, mi dispiace!”
“Chiudi
la porta, cazzo!”
Urlo
io.
Mi
rivesto sempre più rossa e quando esco dalla stanza seguita
da Ronnie ormai
perfettamente vestito anche lui.
Il
chitarrista ci aspetta seduto sul divano, sembra parecchio a disagio.
“Scusate
se ho interrotto qualcosa.
Delilah,
scusa se ti ho vista mezza nuda.
Ronnie,
scusa se ho visto la tua ragazza mezza nuda.”
“Ti perdono solo perché stai per diventare padre e
so che non tradiresti mai
Asia.!
“Grazie.”
“Come mai sei qui?”
Gli chiede il mio ragazzo.
“Come
mai non sei venuto oggi?”
“Venuto dove?”
Ronnie mi sembra abbastanza confuso.
“Oggi
avevi detto che saresti venuto a darmi una mano a sistemare la camera
per il
bambino.”
“Jacky, è domani il giorno in cui devo venire a
darti una mano.”
“Domani?”
Questa volta è il chitarrista a essere confuso.
“Jacky,
hai il jetlag o qualche problema con il calendario?”
“No, cioè, boh.
Non
è oggi?”
“No, oggi è il giorno in cui Willow sta da me e il
giorno in cui doveva
incontrare Delilah per la prima volta. È impossibile che ti
abbia detto oggi.”
Lui si gratta un attimo la testa.
“Sì,
mi sai che hai ragione.
Scusate
l’interruzione.”
“Di niente. Ormai è ora di cena, ti fermi a
mangiare?”
“Dio ti benedica, Radke.”
“Jacky,
stai bene?”
Gli chiedo io.
“Hai
una faccia strana, tipo allucinata.
Fammi
controllare che tu non abbia preso qualche droga.”
Mi
alzo, ma lui si sposta.
“No,
è che c’è a casa il padre di Asia e non
gli piaccio. Penso digerirà meglio la
notizia della gravidanza se io non starò fra i
piedi.”
“Ok.”
Ordiamo
tre pizze, mentre stiamo per iniziare a mangiare qualcuno a irruzione
in casa.
Ma è diventato un vizio?
Un
uomo punta un dito verso Ronnie.
“Tu
hai messo incinta mia figlia.”
“No, sono stato io.”
Lo corregge automaticamente Jacky.
“Oh,
scusa. Dicevo?
Tu
hai messo incinta mia figlia e a me le rockstar non piacciono. Ormai
però è
fatta e non posso farci nulla, vedi di trattarla bene o –
giuro su Dio – ti faccio
pentire di essere nato e non scherzo.
Trattala
b e n e !”
“Sì,
lo farò. Non si preoccupi.”
Lui gli rivolge un’occhiataccia, non pienamente convinto
delle sue parole, ma
poi se ne va.
Non
ci si annoia mai a stare con una rockstar.
Angolo
di Layla
Ringrazio
Nico_Ackerman
per la recesensione, Delilah ha incontrato Willow ed è
andata bene, Jacky sembra avere qualche problema invece XD
|
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Capitolo 23 *** 22)Welcome to the family. ***
22)Welcome to the family.
Leah
p.o.v
Dopo
il viaggio a Londra mi ci vuole almeno una settimana trascorsa in
spiaggia a
cazzeggiare per dimenticarmi dell’atmosfera soffocante della
capitale britannica. Di per sé
Londra è una bella città, ma è
diventata il simbolo di un incubo e lì ci vivono i
miei oppressivi genitori. Nella tenuta che hanno nel Kent almeno posso
farmi un
giro nella brughiera se mi fanno girare gli zebedei, a Londra no.
Sono
giusto di ritorno da una delle mie passeggiate dalla spiaggia quando
trovo Mike
seduto nella mia cucina a bere birra e a leggere l’articolo
che ho scritto
durante il tour.
Sì,
l’hanno pubblicato e l’editore mi è
sembrato soddisfatto.
“Buonasera.”
Gli dico appoggiando la borsa a una sedia.
“Bella
la parte sui contraccettivi e sui riflessi pronti, ispirata ad Asia e
Jacky?”
“Ah ah.”
“Quella della forza fisica chi l’ha
ispirata?”
“Un certo Mike Fuentes.”
Lui sorride e riprende a leggere, orai è normale trovarmelo
per casa, lui ha le
chiavi della villetta e io della villa.
Finito,
mi sorride.
“Un buon
lavoro, ma non ci sarebbe aspettato null’altro da una
perfezionista come te.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Ti
va una birra?”
Senza aspettare la mia risposta apre il frigo e ne tira fuori una per
me.
“Ho
detto a mia madre che usciamo insieme.”
Qualcosa mi si incastra in gola, ma è impazzito?
“Co-cosa?”
“Beh, ha saputo che mi sono mollato con Alysha, non che lei
le piacesse, e
siccome mi ha visto strano ha chiesto con chi mi vedessi e io le ho
detto che
eri tu.”
Inizio a sentirmi male.
“Vorrebbe
che tu venissi a cena a casa sua stasera, ci saranno anche Vic e
Liz.”
Io bevo un bel sorso di birra.
“Ma
sei scemo??
Non
ho preso nulla per lei e poi devo sistemarmi! Non faccio nemmeno in
tempo a
cucinare nulla, non potevi dirle domani?”
“Scusa, non ci ho pensato!”
“Si vede!”
Afferro
la borsa e mi fiondo fuori casa, vicino c’è un
fioraio che è miracolosamente
ancora aperto.
-Calma,
Leah.-
Ordino
un bouquet di fiori di campo e poi corro a casa mia, ascolto a malapena
Mike e
mi faccio una doccia, mi rado, mi metto quelle stupide creme di
bellezza e poi
mi trascino davanti al mio armadio, imprecando.
“Che
cazzo mi metto?”
Urlo, Mike non ha il coraggio né di entrare né di
rispondere.
Faccio
passare freneticamente i miei abiti alla ricerca di qualcosa di
elegante e non
troppo eccentrico. Alla decido di mettere quello che ho messo per
l’appuntamento con Mike: tutto nero, con un cameo e pieno di
ruches, pizzo e
perline.
Mi
trucco e mi pettino
i capelli in una
coda alta, bestemmio un altro po’ alla ricerca delle scarpe
giuste.
“Non
capisco perché scleri così, mia madre la conosci
ed è sempre stata gentile con
te.”
“È
stata gentile con me perché ero la vostra dottoressa, non
è detto che le
piaccia come tua ragazza.”
“Secondo me ti fai troppe paranoie.”
Io
lo fulmino.
“Certo,
se qualcuno si fosse consultato con me prima di prendere una decisione
così
importante non saremmo in questo casino.”
“Non
pensavo fosse così…terribile. Io giuro che non
capisco voi ragazze, fate una
tragedia per niente.”
“Non è una tragedia per niente! Se non piaccio a
tua madre, lei potrebbe
parlarti male di me e convincerti che non sono la ragazza adatta per te.
Non
sarebbe bello, interferirei nei rapporti con la tua famiglia e non
voglio.”
Lui mi appoggia una mano sulla spalla.
“Non
succederà, stai tranquilla.
E
porteremo del gelato, piace a tutti.”
“Non che abbiamo molta scelta.”
Mugugno tetra io.
Alla
fine sono pronta, anche se i miei livelli di ansia sono altissimi e sto
per
sclerare di brutto. Mike mi abbraccia e mi dà un bacio sulla
fronte, come se
potesse calmarmi…
Saliamo
nella sua macchina e lui guida fischiettando verso la villetta dei suoi
genitori, fuori c’è già parcheggiata la
macchina di Vic.
“Oh,
sono già arrivati.”
“Come ha reagito a Liz?”
“Cosa? Ah!
Sì,
ha reagito bene. Le piace, dice che lui non poteva scegliere una
ragazza
migliore, persino migliore di Danielle.”
“Uhm.”
“Dai!”
Mi
stringe una mano e poi scendiamo, io ho in mano il mio misero mazzo di
fiori e
lui la scatola di gelato che ci siamo fermati a prendere lungo la
strada.
Mike
apre il cancello e poi suona il campanello, Liz apre la porta
sorridendoci.
“Ciao,
ragazzi.
Ehi,
sono arrivati!”
Urla alle persone dietro di lei, poi si scosta per lasciarci passare.
Una donna
bionda esce dalla cucina e mi sorride.
“Ciao,
Leah.”
“Buonasera, Vivian.”
Rispondo intimidita.
“Le
ho portato questi, anche se non sono riuscita a trovare nulla per
Vincent.”
Le porgo il mazzo di fiori, le mie guance sono tinte di una delicata
sfumatura
di rosa.
“Oh,
sono molto belli!
Grazie, ma non dovevi.”
“Ah,
ma’! Ti abbiamo portato il gelato.”
“Perfetto. Mike, tesoro, mettilo in frigo.
Oggi
si mangia messicano-italiano, Liz si è offerta di cucinare
le lasagne.”
Il rosa diventa di una sfumatura più accesa mentre Mike esce
dalla cucina.
“Verresti
con noi?”
Mi
chiede Vivian.
“Mi
farebbe piacere aiutare.”
Lei mi sorride.
“È
già quasi tutto pronto.”
Oh, allora la cucina è il luogo dove la sentenza
verrà letta, dove saprò se
potrò essere considerata o meno un membro della famiglia
Fuentes.
Seguo
la donna ed entriamo in un piccolo locale che profuma di cibo, nel
microonde ci
sono le lasagne di Liz e nel forno ci sono la salsiccia con i fagioli
neri alla
messicana.
Di
là si sentono le risate degli uomini e di Liz.
“E
così sei la ragazza di Mike…”
“Sì.
Capirei se non le piacessi, lo so che sono strana con i miei capelli
bianchi e
neri e questi vestiti ottocenteschi…”
“Veramente io non stavo per dire questo.”
Mi sorride.
“Stai
calma, Leah. Mi sei sempre piaciuta anche quando eri solo il medico dei
ragazzi, mi sei sempre sembrata una ragazza in gamba, quello di cui
Mike ha
bisogno. Non mi sono mai piaciute le modelle senza spina dorsale che ha
sempre portato a casa
e lui lo sa, ho sempre pensato che sareste stati una bella coppia.
Non
puoi capire come sono stata felice quando lui ci ha detto che
finalmente
stavate insieme, il mio ragazzo stava compiendo la prima scelta giusta
della
sua vita in fatto di ragazze.
Benvenuta
nella famiglia Fuentes, Leah!”
I
miei occhi diventano lucidi e non è certo per la
quantità di spezie che ci sono
in cucina, ma perché qualcuno mi ha accettato come sono ed
è addirittura felice
che io faccia parte della sua famiglia. Io sono stata il terrore delle
famiglie
nobili, nessuno degli amici dei miei mi voleva come fidanzata dei loro
figli,
perché ero troppo strana, Vivian invece mi ha accolto a
braccia aperte.
“Grazie
mille, Vivian.
Per
me significa molto, grazie mille.”
“Su, non piangere.
Vai
di là con gli altri, tra poco mangeremo.”
Io esco dalla cucina, saluto tutti e mi siedo vicino a Mike che mi
sussurra
all’orecchio: “Come è andata?”
“Bene.”gli rispondo io.
Vincent
mi saluta, poi riprende a parlare con Vic di sport, Liz mi sorride.
“Prova
passata?”
“Prova passata.”
“Ah, lo sapevo! La signora Fuentes è la vostra
più grande fans, non vedeva
l’ora che vi metteste insieme.”
“Davvero?”
“Certo. Alysha non gli piaceva, vero?”
Mike annuisce.
“Sì,
è stata bocciata senza pietà.”
Ride
il mio ragazzo, io sento un peso che sparisce.
Sono
stata approvata!
Dopo
aver ricevuto l’approvazione di Vivian mi torna anche
l’appetito, quindi quando
lei ci chiama perché è pronto il mio stomaco
emette un sordo e poco elegante
brontolio che – tuttavia – fa ridere tutti.
Ci
sediamo a tavola e la donna inizia a servire le lasagne preparate da
Liz, di
sicuro saranno una bomba, visto che so che lei sa cucinare abbastanza
bene.
“Buon
appetito!”
Urliamo tutti e poi iniziamo a mangiare. Sono buonissime come avevo
immaginato,
anzi questa volta la mia amica si è superata: sono
meravigliose.
“Liz,
sono buonissime!”
Trillo entusiasta.
“Grazie
mille!”
La
signora Vivian sorride.
“Ho
due nuore meravigliose.”
Sia io che Liz arrossiamo e riprendiamo a mangiare. La parole nuora
associata a
me mi piace un sacco, potrei abituarmicisi a tal punto da sognare
l’abito
bianco e i confetti.
Calma,
Leah. Non correre troppo o Mike scapperà.
Un
passo alla volta otterrai quello che vorrai, così diceva
sempre mia nonna.
Finite
le lasagne io e Liz sparecchiamo e lei porta in tavola la salsiccia e
fagioli,
hanno un’aria appetitosa e piccante. Ho il sospetto che
questa notte non
emetterò aria, ma fuoco o qualcosa del genere.
Vivian
prepara le porzioni, io ne prendo una prima forchettata: sono
deliziose, ma
anche piccantissime, tanto che ho bisogno di bere subito.
“Whoa,
mamma! Ti sei superata!
Cosa
ci hai messo?
Lava
liquida?”
Lei ride.
“No,
i peperoncini che coltiva vostro nonno in Messico. Me ne ha mandati un
po’,
perché ha detto che quest’anno sono usciti una
bomba.”
E, diavolo, il nonno dei Fuentes ha ragione! Bomba è la
parola giusta.
Io
lo mangio con gusto – amo la cucina messicana – ma
bevo anche molto spesso,
perché sono davvero davvero piccanti. Persino i fratelli
Fuentes devono bere
spesso, il che è tutto dire, dato che sono cresciuti con una
cucina dai sapori
forti.
“Complimenti,
Vivian!
Sono davvero buoni!”
Riesco infine ad articolare, lei mi sorride con benevolenza.
“Mike
mi ha detto che, nonostante le tue origini inglesi, ami il cibo
messicano e ho
deciso di farti provare il vero cibo messicano.”
“Ottimo direi, anche se non mi sento più la
lingua.”
Lei
ride di nuovo.
“È
un buon segno!
Ah,
sono davvero contenta che ti siano piaciuti!”
Questa
volta sono Mike e Vic a sparecchiare e poi a portare in tavola il
gelato che io
e il mio ragazzo abbiamo comprato venendo qui. È lui a
occuparsi di riempire le
ciotoline e poi distribuirle ai commensali.
Il
gelato è sicuramente buono, l’abbiamo preso in una
gelateria italiana che
conosco e di cui sono cliente fissa. Se mi sento giù cerco
il loro gelato per
tirarmi su e non ha mai fallito a farmi sentire un pochino meglio.
“Davvero
buono!”
Apre bocca per la prima volta il signor Fuentes.
“Dovresti
dare l’indirizzo a Vivian, così ogni tanto
prendiamo una vaschetta anche noi.”
“Grazie mille.”
Poi dico l’indirizzo a Vivian, lei se lo annota su un block
notes insieme alle
indicazioni per raggiungere la gelateria.
Beviamo
il caffè, poi noi donne sparecchiamo e aiutiamo la signora
Fuentes a caricare
la lavastoviglie. Ci sediamo in salotto e lei tira fuori un vecchio
album di
foto in cui Vic e Mike sono bambini.
In
una Mike avrà massimo quattro anni è nudo come un
verme in giardino, io la
guardo incuriosita.
“Oh,
vedo che Mike, il nudista, ha attirato la tua attenzione.”
“Il nudista?”
“Oh,
sì! Quando aveva quattro anni per qualche motivo non
sopportava di indossare
vestiti. Io glieli mettevo, poi – non appena uscivo dalla
stanza – lui se li
toglieva e girava nudo per casa.
Io
glieli rimettevo e lui se li toglieva di nuovo.
Non
sapevo cosa fare.
Una
volta è persino sgattaiolato fuori casa e si è
messo a correre per il vicinato
nudo, è stato molto imbarazzante, le altre mamme hanno
rifiutato di far giocare
i loro bambini con lui per mesi. Sono rimaste scandalizzate soprattutto
le
mamme con figlie femmine, perché hanno dovuto spiegare la
presenza del
pisellino di Mike.”
Lei se la ride, ma il mio ragazzo è diventato leggermente
rosa, segno che è in
imbarazzo.
“Come
gli è passata?”
“Lui si era preso una cotta per una bambina che abitava
vicino a noi e un
giorno le ha detto che le voleva bene, lei lo ha guardato schifata e ha
detto
che non voleva bene a gente che girava nuda.
Questo
ha segnato la fine del periodo di nudismo di Mike, da allora si
è sempre
vestito e ha anche iniziato a picchiare su qualsiasi cosa.”
“Davvero?”
“Sì, certo.
Aveva
il ritmo nel sangue.
A
dieci anni abbiamo
dovuto cedere e gli
abbiamo comprato la sua prima batteria e uno di quei corsi a fascicoli
che ti
insegnano le basi del suonare uno strumento. Non ha più
smesso.
Meglio
la batteria del nudismo, vero Mike?”
“Mamma!”
Esclama
lui.
“Cosa
ho detto di male?”
“Nulla,
è solo imbarazzante.”
“E la bambina per cui si era preso una cotta che fine ha
fatto?”
“Si è sposata l’anno scorso con un
medico, hanno una bambina.”
Proseguiamo
nel guardare l’album, ci sono le loro foto
all’asilo e poi una foto di due
lenzuola con delle macchie molto grandi. Io inarco un sopracciglio.
“Oh,
la foto della grande gara della pipì.”
“Di che cosa?”
Chiediamo in coro io e Liz.
“No,
mamma! Questa risparmiagliela!”
La
supplica Vic.
“No,
la vogliamo sapere!”
“Va
bene.”
“Mamma!”
“Sono
le vostre ragazze, non c’è nulla di male se
racconto loro questa storia.”
Sorride
candidamente lei, ho il sospetto che adesso Mike si stia pentendo di
avermi
invitata a cena dai suoi.
“È
successo quando Vic aveva sei anni e Mike cinque. Tutti e due la
facevano
ancora a letto, perché per loro era un momento molto
stressante e doloroso: mia
madre era morta da poco e loro adoravano la loro Nana.
Io
non sapevo cosa fare, mi sembravano così piccoli per essere
mandati da uno
psicologo, ero preoccupata. Un giorno sono passata fuori dalla loro
camera e li
ho sentiti confabulare.
Mike
diceva che la sua macchia era più grande e Vic sosteneva il
contrario, in quel
modo bizzarro stavano affrontando la morte della nonna.
Ho
deciso che li avrei lasciati fare e in effetti qualche mese dopo
smisero.
La
cosa più divertente è stata che un giorno mi
hanno chiesto di fare da giudice,
avevano entrambi il letto macchiato e stavano litigando su chi avesse
fatto la
macchia più grande. Visto che da soli non ne venivano a capo
hanno chiamato
me.”
“Chi aveva fatto la macchia più grande?”
Chiede ridendo Liz.
“Vic,
Mike non gliel’ha mai perdonata.”
Scoppiamo
tutti a ridere, tranne Vic e Mike che sono rossi come peperoni e
mugugnano
frasi a mezza voce. Chi l’avrebbe mai detto che quei due
avessero avuto
un’infanzia del genere?
È
strana, ma mi piace un sacco, fa ridere e Dio solo sa se ho bisogno di
ridere.
“Mamma,
hai raccontato cose molto imbarazzanti.”
“Ma
io mi sono divertita.”
Rimaniamo a chiacchierare ancora un po’, dopo di che di che
Mike ce ne andiamo,
lui non parla molto.
“Scusami
per le cose imbarazzanti che ti ha raccontato mia madre.”
“Ma no, sono stati divertenti e poi ti dico un piccolo
segreto.
Quando
avevo quattro anni anche io correvo nuda per casa mia, i miei erano
disperati,
me l’hanno fatta passare a forza di botte.”
Lui sorride.
”Ma
davvero?
“Certo, credo che sia da lì che hanno capito che
non sarei stata la figlia
modello che volevano.”
Scoppiamo tutti e due a ridere.
“Mi
immagino la faccia di tua madre, le sarà preso un
colpo.”
“Oh, puoi giurarci. Per un po’ non ha invitato a
casa nostra le sue amiche
perché si vergognava di me.”
“Ah, Leah! Sei la donna della mia vita, sono stato un
po’ tonto a non capirlo
prima, ma adesso sono felice di averti accanto.”
Io arrossisco.
“Davvero
mi consideri la donna della tua vita?”
Gli
chiedo con un tono abbastanza serio.
“Sì,
la maggior parte delle ragazze sarebbero scappate o mi avrebbero preso
per il
culo fino alla morte, ma tu. Tu mi hai rivelato il tuo segreto, mi hai
detto
che sei come me e la cosa mi rende felice.
Penso
sia abbastanza per chiamarti donna della mia vita senza
sbagliare.”
Io gli rivolgo un sorrisone.
“Anche
tu sei l’uomo della vita.”
Ci baciamo con passione.
“Non
andartene mai più.”
Mi sussurra a fior di labbra.
“Mai
più e non andartene nemmeno tu.”
“Non ci penso nemmeno.”
Ci baciamo ancora e finalmente mi sento a casa, completa e tutto il
resto.
Non
lo lascerei per nessuna ragione al mondo, lui è la ragione
per cui sono felice.
Lui è la
mia casa.
Angolo
di Layla
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione. Le cose si sono fatte serie per Mike e Leah e con
questo siamo arrivati all'ultimo capitolo della fiction. Ma
è ancora presto per piangere, ci sono due epiloghi dopo
questo capitolo. Alla prossima.
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Capitolo 24 *** Epilogo : future hearts. ***
Epilogo : future
hearts.
Asia
p.o.v
Mio
figlio non ha voglia di nascere.
Avrebbe
dovuto nascere una settimana fa, ma il giorno fatidico è
passato senza doglie o
dolori di sorta e Jacky è molto agitato. Teme che ogni
momento sia buono per
partorire e non ha tutti i torti, ma non aiuta vederlo aggirarsi come
una
bestia in gabbia per la casa.
Questi
mesi sono stati stressanti per noi.
Molto
stressanti.
Per
prima cosa ho dovuto dire a mio padre che presto sarebbe diventato
nonno ed è
un miracolo che la villa di Jacky non sia crollata a suon di urla. Mi
ha
chiesto se la loro esperienza non mi ha insegnato nulla, se non so che
esistono
la pillola e i preservativi e che le rockstar non sono le persone
più
affidabili di questa terra,
Gli
ci sono volute due settimane per non dare di matto ogni volta che si
sfiorava
l’argomento e – credetemi – è
stata dura avere a che fare con un padre che si
rifiutava di accettare che la sua principessa era cresciuta e si era
trovata un
castello in cui vivere con il suo principe cacca.
Mia
madre non è stata avvisata.
I
genitori di Jacky ovviamente sono stati avvisati e nemmeno loro
l’hanno presa
bene, hanno detto che lui è troppo giovane per fare il
padre, che fa un lavoro
troppo instabile, che io potrei essere una ricattatrice mangia soldi e
che il bambino
potrebbe non essere suo.
Credono
tutti in noi in un modo che fa paura.
Davvero,
se non fosse per il sostegno dei Falling In Reverse e dei Pierce The
Veil
avremmo sclerato di brutto.
Jacky
intanto sta facendo avanti e indietro dal suo studio con la scusa che
non trova
mai la chitarra giusta per scrivere, in realtà anche se
avesse tutte le
chitarre prodotte nella storia della musica davanti si alzerebbe
comunque.
Il
problema non è la chitarra: sono io.
“Jacky!”
Lo chiamo.
“Cosa
c’è?
Tutto
bene?”
Io annuisco.
“Jacky,
siediti qui.”
Gli faccio segno di sedersi a me.
“Ascoltami,
lo so che sei agitato, ma non ti devi preoccupare.
La
stanza per il bambino è pronta, abbiamo tutto quello che gli
serve e di sopra
c’è la mia borsa con le cose che mi serviranno in
ospedale che è pronta per
l’uso.
È
tutto sotto controllo.”
Lui annuisce piano, non del tutto convinto.
“Non
hai paura, Asia?”
“Sì, ne ho. Lo stress fa male al bambino,
però, per questo cerco di stare
calma. Credi che a me non mandi in para il fatto che non è
ancora nato?
Ogni
tanto sogno che avrò una gravidanza di venti mesi e che
Christopher nascerà con
le fattezze di un bambino di due anni.”
Lui sospira.
“Sì,
hai ragione.
Adesso
vado nello studio a comporre sul serio.”
Io annuisco, lui si alza.
Non
ha nemmeno raggiunto la porta del salotto che sento qualcosa di liquido
colare
tra le mie gambe: mi sa che ci siamo.
“Jacky.”
Dico con una strana voce stridula.
“Non
ti allarmare, ma mi si sono rotte le acque.”
Lui reagisce come se avesse preso una scossa e poi corre al piano di
sopra,
scende poco dopo con la borsa in mano e me la porge. Io lo guardo senza
capire
e lui non mi dà spiegazioni, mi prende semplicemente in
braccio, apre la porta
e mi deposita sul sedile della sua macchina.
Poi
torna dentro, chiude a chiave tutto, inserisce l’antifurto e
si mette al
volante. È pallidissimo.
“Stai
bene?
Cioè,
sembra che stai per morire, vuoi che chiami Leah o Delilah?”
“No, è mio figlio e io ti porterò in
ospedale. Lì si prenderanno cura di me, se
ce ne sarà bisogno.”
Mette
in moto e quasi si scontra con il cancello, sono io ad aprirlo
all’ultimo
minuto e a richiuderlo, anche la mia ansia sta salendo
perché i
dolori si fanno più forti.
“Vai
più veloce che puoi.”
Lo supplico con voce dolorante, lui annuisce piano.
Sembra
meno pallido rispetto a prima, forse perché ora si sta
redendo conto che ha la
situazione sotto controllo.
Guida
piuttosto velocemente, superando più macchine che
può, una vena pulsa lungo la
sua tempia e vedo delle goccioline di sudore scivolare verso
l’orecchio.
I
dolori si fanno sempre più forti.
“Vai
più veloce!”
Urlo.
Lui
brucia un semaforo rosso, le mani così strette sul volante
che le nocche sono
diventate bianche per la tensione.
Subito
dopo sentiamo una sirena, io guardo nello specchietto: una volante
della
polizia ci fa cenno di accostare.
Merda!
Jacky si ferma e un uomo sulla quarantina gli chiede patente e
libretto, io mi
metto a strillare come un’aquila facendo sobbalzare il
pover’uomo.
Jacky
e il poliziotto si scambiano un’occhiata spaventata, per
fortuna la
collega del
poliziotto è un donna e
prende in mano una situazione.
“Craig,
dammi una mano a portarla nella nostra macchina! La portiamo noi
all’ospedale,
lei ci segua.”
Jacky annuisce e Craig mi depone sul sedile passeggeri, la donna si
mette al
volante e mette in moto, schiacciando il pedale
dell’acceleratore più che può,
io continuo a urlare.
“È
qui! Sta per nascere!”
“Non
preoccuparti, tesoro! Ce la faremo ad arrivare in ospedale, tu stai
calma.”
Una poliziotta che ti chiama “tesoro”è
davvero una cosa strana, mi dico mentre
la città passa dal mio finestrino.
Vedo
l’imponente edificio dell’ospedale di Las Vegas
avvicinarsi, ce la posso fare.
Devo solo stare calma.
Stai
calma, Asia.
Stai
calma, che partorirai in ospedale.
Entriamo
nel complesso ospedaliero, la donna si ferma davanti al pronto soccorso
e il
suo compagno mi tira fuori dalla macchina.
“È
incinta!”
Urla
lei.
Immediatamente
arrivano quattro o cinque infermieri e un dottore, io perdo conoscenza.
Mi
sveglio in una stanza bianca tra infermieri e medici.
“Sia
ringraziato il cielo.
Signora,
abbiamo bisogno della sua collaborazione. Manca poco alla nascita del
bambino,
spinga e respiri come le hanno insegnato al corso.”
“Dov’è
Jacky?”
Articolo io.
“Chi
è?”
“Il padre.”
“Ah!”
Esclama il dottore.
“Fatelo
entrare!”
Lui irrompe nella stanza pallido come un cencio e mi stringe
immediatamente la
mano.
“Adesso
spinga.”
Io faccio come mi viene ordinato, spingo più e
più volte, urlando e stritolando
la man di una Jacky sempre più pallido.
Con
l’ultima spinta sento il bambino uscire da me,
l’infermiera taglia il cordone
ombelicale e lo lava, poi me lo porge. Non appena appoggio Christopher
contro
il mio seno sento un’ondata di amore per questo fagottino
sommergermi. Non
posso credere di essere stata davvero sul punto di abortire e non
dargli mai la
possibilità di nascere.
Un
paio di lacrime scendono dai miei occhi, ma le asciugo subito.
“Grazie,
Jacky.”
“Eh?”
Lui smette di fissare incantato suo figlio.
“Grazie,
Jacky.
Grazie
per avermi fermata qualche mese fa e avermi impedito di fare la cazzata
del
secolo. Se avessi abortito questa meraviglia non ci sarebbe.”
“Grazie a te per aver partorito nostro figlio.”
Mi
dice con voce incrinata.
Accarezza
piano il corpo di Chris e poi mi dà un bacio in fronte.
“Signora…”
“Vincent.”
“Signora Vincent, è ora di allattarlo.”
Io mi scopro e lui si attacca a me, non c’è niente
da fare, amo già questo
bambino. So che darei la vita per difenderlo dal mondo e dalle sue
brutture, so
che farei del mio meglio per farlo sentire amato e voluto.
So
già che lo amerò fino al mio ultimo respiro.
“Abbiamo
dato origine a qualcosa di molto bello.”
Mugugno stanca.
L’infermiera
arriva e con gentilezza me lo toglie.
“Adesso
lo portiamo nella nursery e lei potrà riposare.”
“Sì, credo di averne bisogno.
Jacky,
puoi avvisare tu tutti?
Credo
vorranno venire.”
“Anche
tuo padre?”
Io gli sorrido.
“Sì,
anche lui. Non preoccuparti, non credo ti
ucciderà.”
Lui annuisce e ci baciamo, poi gli occhi mi si chiudono di nuovo.
Nessun corso
preparto può prepararti all’immensa fatica che
è partorire: spingere, sudare,
urlare, spingere di nuovo, provare dolore.
È
come scalare una montagna quando ti dicono che al massimo
sarà una passeggiata
su una collina, ma io ce l’ho fatta.
Il
mio miracolo è nella nursery e io posso riposare tranquilla,
almeno per un po’.
Non
vedo l’ora di vedere le persone a cui voglio bene e mostrare
loro Christopher.
Mi
sveglio verso le sei, sono ancora piuttosto stanca, ma più
riposata rispetto a
prima. Sbadiglio e do un’occhiata a una delle riviste che
Jacky ha lasciato qui
prima di andarsene: sono riviste di tatuaggi. Mi voglio fare un
tatuaggio che
mi ricordi per sempre questo evento.
Alle
sette arriva un inserviente con la cena: prosciutto, pollo, una mela e
una
scatolina di marmellata, non certo una cena da re. Io però
ho fame e divoro
tutto molto velocemente e l’uomo lo nota.
“Ha
fame, signora?”
“Sì, ho partorito il mio primogenito
oggi.”
Dico con una nota di orgoglio nella voce.
“Oh,
sono felice per lei. Congratulazioni!”
Come
premio riesce a reperire un pezzo di crostata e me lo porta,
è ottima.
“Grazie
mille!”
Lui mi sorride e se ne va.
Dopo
cena arrivano Jacky e mio padre, hanno entrambi gli occhi lucidi.
“Ci
siamo fermati a vedere Christopher alla nursery, è davvero
bello.”
Mi
dice mio padre, poi mi accarezza i miei corti capelli verdi.
“Sono
così orgoglioso di te! La mia bambina mi ha reso nonno di un
bimbo
meraviglioso.”
“Grazie, papà.”
“Oh, quasi dimenticavo!”
Mi
porge un mazzo di fiori e dei cioccolatini, Jacky fa lo stesso.
“Grazie,
ma non dovevate!”
“Non
partorisci tutti i giorni!”
Risponde
un voce velata di ironia, Ronnie, Delilah, Leah e Mike sono sulla
porta. Anche
loro hanno in mano dei mazzi di fiori e scatole di cioccolatini e
biscotti.
“Gli
altri stanno arrivando.”
“Chi sono gli altri?”
“Ryan, Derek e i Pierce The Veil con le loro
ragazze.”
“Oh, wow!
Jacky,
per favore, vai da un’infermiera e fatti dare dei vasi per
tutti questi fiori e
per quelli che arriveranno.”
“Certo,
piccola.”
Mi
dà un bacio sulla fronte e sparisce.
“Come
è andato il parto?”
Mi chiedono all’unisono Delilah e Leah, deve essere una
deformazione
professionale dei medici. Io racconto loro di come sono arrivata su di
una
macchina della polizia e di come sono svenuta.
“Hai
deciso di partorire nel modo più difficile.”
Ridacchia Leah.
“Ma
deve essere bello arrivare in ospedale su una macchina della
polizia.”
“Perché Mike?”
“Chi è arrivato in ospedale su una macchina della
polizia?
Jacky
ha deciso di impazzire proprio oggi?”
La voce ridente di Jaime si inserisce nella conversazione.
“Grazie
della fiducia, Preciado.”
“Ciao, Jacky! Ma io mi fido di te!”
“See,
datemi i fiori che ho i vasi.”
Jaime e Viviana, Vic e Liz, Sofia e Tony consegnano i mazzi a Jacky che
li
infila in un vaso e poi li dispone attorno al mio letto e impila con
metodo le
confezioni di cioccolatini e biscotti nel mio comodino.
“Comunque
non ci hai detto chi è arrivato in ospedale su una macchina
della polizia.”
“Sono stata io!”
Esclamo.
“Jacky
è passato con il rosso e una volante l’ha fermato.
Io mi sono messa a urlare
per via delle contrazioni e se una poliziotta capace di guidare come un
pilota
di formula uno non mi avesse portato in ospedale avrei partorito in
macchina.”
“Figo! Pensa a quando lo racconterai a tuo figlio!
A
proposito, come lo volete chiamare?”
“Christopher. Fuentes, frena il tuo orgoglio. Non lo
chiamiamo così per te, ma
perché è il nome di mio nonno.”
“Nah, non ci credo.”
“Credile. Mio padre si chiamava Christopher.”
Tutti guardano mio padre come se fosse la prima volta che lo vedessero.
“Lei
è il signor Parker?”
“Sì.”
“Complimenti
per aver contribuito a mettere al mondo una ragazza così
speciale.”
“Jaime,
non fare il figo con il padre della mia ragazza.
Sono
io il suo ragazzo e io ho il
diritto
di dire cose del genere. Vivi, digli qualcosa!”
Ridono tutti, compreso mio padre.
“Scusa,
Jacky. Ti rendo il merito di aver messo al mondo quel figo di tuo
figlio!
Gli
insegnerò a suonare il basso quando avrà
l’età giusta.”
“Ma anche no. Sarò io a insegnargli a suonare la
chitarra, sono io suo padre!
Viviana,
digli qualcosa.”
“Jaime, smettila di punzecchiare Jacky.”
Lo riprende divertita lei.
Un’infermiera
entra nella stanza e si guarda intorno.
“Questa
paziente ha bisogno di riposare! C’è troppa gente
e troppo rumorosa!
Vi chiedo
di lasciare la stanza, ovviamente il padre del bambino può
rimanere.”
“Signora!”
Richiamo
la sua attenzione.
“Quando
potrò andare a casa?”
“Tra un paio di giorni, signorina Parker.”
“E
quando posso avviare le pratiche per riconoscere il figlio come
mio?”
“Anche domani, signor Vincent.”
La donna se ne va e io guardo la mia strana famiglia allargata fatta di
amiche
e amici che sono come fratelli e sorelle per me.
“Avete
sentito l’infermiera, è ora di andare. Grazie a
tutti per essere venuti, per i
fiori, i cioccolatini e i biscotti. Magari potreste venire scaglionati
domani,
mi farebbe piacere vedervi.”
“Va
bene, riposa. Mi raccomando.”
“Va bene, Leah.”
Dopo un lungo giro di saluti se ne vanno tutti e rimaniamo solo io e
Jacky.
“Sei
davvero felice, Jacky?”
“E me lo chiedi?
Certo
che sono felice e sono un po’ invidioso di Jaime che mi
toglie le parole di
bocca quando si tratta di te. Questo è uno dei giorni
più belli della mia vita!
A
proposito… C’è una cosa che vorrei
chiederti.”
Si
inginocchia e da una delle tasche del suo giubbino di jeans tira fuori
una
scatoletta di velluto blu, io mi porto le mani davanti al volto.
“Vuoi
sposarmi, Asia?”
“Io… cazzo, sì!
Certo che voglio sposarti!”
Lui
sorride e con le mani che tremano infila l’anello sul mio
anulare, io lo guardo
senza parole. È un semplice anello di oro bianco con un
diamantino, ma per me è
il più bello del mondo: simboleggia l’unione con
il ragazzo che amo.
“Ti
piace?”
“È
meraviglioso, Jacky.”
Rispondo radiosa.
“Non
potevi farmi sorpresa più gradita!”
“Sono
felice che ti piaccia, avevo paura che dicessi di no.”
“Perché?”
“Magari mi avresti detto che era troppo presto e che non ci
conosciamo
abbastanza.”
“Effettivamente è vero, ma non mi
importa.”
Ci
sorridiamo a vicenda, poi lui si toglie le scarpe e entra nel letto con
me,
coccolandomi e baciandomi fino a che non arriva un’infermiera.
È
scandalizzata e intima al mio futuro marito di uscire dal mio letto,
lui lo fa
ridendo come un bambino.
“Adesso
è meglio che vada, ci vediamo domani.
Tu
riposa, mi raccomando.”
Mi dà un bacio sulla fronte ed esce dalla stanza, mi manca
già.
Sospirando
mi guardo intorno, sono circondata da fiori magnifici –
simbolo dell’affetto
che i miei amici provano per me – e ho un anello al dito,
senza contare
Christopher.
Se qualcuno
un anno fa mi avesse detto che sarei stata madre e futura
sposa di Jacky Vincent
gi avrei riso in faccia, oggi invece è la mia
realtà.
Mi
piace?
Da
morire.
Mi
sento come se una fiaba si fosse avverata per me, quella della piccola
merchgirl dalla famiglia traballante, innamorata della rockstar di
turno che ce
la fa a far capitolare il suo amore.
È
una bella sensazione.
Sospirando
felice mi lascio cadere sui cuscini del letto e chiudo gli occhi.
Sono
al settimo cielo e non vorrei mai scendere.
Presto
sarò una ragazza sposata.
Mi
addormento, la mia vita si è finalmente raddrizzata e devo
ringraziare Jacky.
Sì,
credo che lo farò cercando di essere una brava moglie e
madre.
Buonanotte,
Asia.
Angolo di Layla.
Ringrazio Nico_Ackerman
per la recensione. Ecco, non uccidermi... ma l'epilogo è
solo uno. Ancheio credevo di averne scritti due ed ero mega convinta,
solo che, ecco, mi sono confusa con un'altra fiction che stavo
scrivendo insieme a questa e che ha davvero due epiloghi. Questa ne ha
solo uno. Scusa,mi, scusami, scusami. Spero ti piaccia.
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