Stella Del Re.

di Akane92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aranel. ***
Capitolo 2: *** Gli Hobbit ***



Capitolo 1
*** Aranel. ***


Premetto che io amo e venero il Signore degli Anelli, l’universo di Tolkien e tutto quello che ci gira attorno perciò mi dispiace, se voi fan come me vi sentiate offesi da questa mia opera. Sky Cinema Saga dell’Anello mi ha fatto venire la voglia di continuare a scrivere una storia che già avevo in mente da anni; spero vi possa piacere e non rechi disturbo/dispiacere a nessun fan della saga. Mi sono basata sui film per facilitarmi la trama.

Grazie a tutti coloro che la leggeranno senza insultarmi! Per il personaggio di Aranel, ho deciso di usare come prestavolto Astrid Berges Frisbey, che molti conosceranno come la sirena del quarto film di Pirati dei Caraibi. Eccola qui: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRxqFQoTCPvW-aPq5ccCFYW_FAodRUwJDQ&url=http%3A%2F%2Fgleethefutureofusfanfiction.wikia.com%2Fwiki%2FFile%3A600full-astrid-berges--frisbey-Hollywood_female_stars_picpile.jpg&psig=AFQjCNHN5ehTtYbE3aENTmTkuSJkKYS3mw&ust=1441746456877642 

Buona lettura!


 

 

 

Aranel

 

 

 

  • Vai a Nord, trova i Dùnedain. C’è un giovane ramingo che dovresti incontrare; suo padre Arathorn era un brav’uomo. E’ noto come Grampasso.

 

Furono queste parole di Thranduil a permettere a Legolas di conoscere Aragorn, figlio di Arathorn, dopo aver combattuto ai piedi della Montagna Solitaria ed aver vagato per giorni. Con grande sorpresa dell’elfo, il ramingo non era solo. 

Legolas conobbe Aranel quando ella aveva da poco compiuto i suoi venticinque anni; era sorella di Aragorn e come lui discendente diretta di Elendil e Isildur. Entrambi condividevano la stessa storia alle spalle: dopo la morte di Arathorn, cresciuti dagli Elfi, da Elrond, ignari della loro vera identità fino alla maggiore età di Aragorn, e poi raminghi, alla volta delle Terre Selvagge.

 

Aranel aveva gli stessi occhi verdi del fratello, gli stessi capelli scuri, e Legolas pensò di non aver mai visto prima di quel momento creatura così bella.

L’elfo capì in poco tempo che dietro quella bellezza si celava una vera guerriera, abile con la spada e con l’arco, capace di cavalcare per giorni interi all’inseguimento di orchi senza mai stancarsi.

I due raminghi e il principe di Bosco Atro diventarono presto amici molto legati e condivisero piccole ma avventurose missioni fino a quando, nell’anno 2956 della Terza Era della Terra di Mezzo, ebbero il compito di trovare, inseguire e catturare Gollum, insieme all’aiuto dello stregone Gandalf il grigio.

 

Per Aranel lo stregone diventò un vero e proprio amico, durante quei mesi di inseguimento, sembrandole come un saggio nonno che non aveva mai avuto. Mentre Aragorn e Legolas preferivano andare a caccia o allenarsi, durante le ore di quiete e di pausa lei preferiva ascoltare i racconti dello stregone ed amava soprattutto conoscere le storie che riguardavano gli Hobbit, gente della Contea che lei non aveva mai conosciuto. Lo stregone le raccontò di Bilbo Baggins e di come era stato fondamentale durante il viaggio di Thorin Scudodiquercia e degli altri dodici nani verso Erebor, durante la battaglia contro Smaug e contro le altre quattro armate. Legolas le aveva già raccontato quella storia, ma ella temeva che lui fosse ancora in parte accecato dall’odio di suo padre, il re Thranduil, verso la stirpe dei nani e così preferì di gran lunga la versione di Gandalf, amandone ogni singolo particolare.

 

“Sai qual è il significato del tuo nome, Aranel?” le domandò una volta lo stregone, in uno dei tanti loro momenti in cui venivano lasciati soli da suo fratello e dall’elfo.

“Stella del Re”

“No, no; so benissimo che sei a conoscenza della sua traduzione elfica. Io intendo se sai cosa si cela dietro il tuo nome”

La ragazza scosse il capo, facendo apparire un lieve sorriso sul volto dello stregone grigio. “Tu lo sai?”

“No, non per certo, ma posso dirti come la penso io”
“Dimmi pure”
“Le stelle, Aranel, sai cosa fanno, no? Oltre a brillare”

“Sono una guida, se le si conosce”

“Io penso che tu sarai una guida, piccola raminga, e non per un solo Re”

“Che intendi?”

Gandalf le rivolse un altro sorriso, fumando la sua pipa e guardando oltre le spalle della ragazza. Aranel si voltò, posando gli occhi su Legolas, intento ad accendere il fuoco. Prima che lui potesse notarla, tornò a guardare lo stregone.

“Anche lui è destinato ad essere Re, proprio come tuo fratello”
“Dubito che Re Thranduil permetterebbe ad un insulsa raminga di far da guida al suo unico figlio, Gandalf”

“Insulsa raminga? Aranel! Sei una dei due eredi legittimi di Isildur, non una semplice raminga! Tu e tuo fratello siete destinati a fare grandi imprese e questo anche Thranduil lo sa. E’ stato lui a spronare il figlio a cercarvi, lo sai?”
La raminga annuì, Legolas le aveva più volte detto com’era giunto fino a loro. “Gli ha detto di cercare Aragorn, non me. So bene che il Re di Bosco Atro non ha molto a cuore le stirpi diversa dalla sua, soprattutto le donne”

Lo stregone non poté negare quanto affermato dalla ragazza, eppure sentiva che doveva in qualche modo convincerla a credere di più nelle sue possibilità, nel suo destino, in se stessa. Durante quei tempi trascorsi con lei, aveva ben intuito quale fosse la natura di Aranel: era una ragazza forte, combattiva, sicura, almeno quando aveva spada e arco, e sapeva già essere saggia e sensibile. Eppure, sapeva bene che la raminga, proprio come il fratello, non si sentiva pronta ad affrontare quello che era il suo destino; non nominava quasi mai Arathorn, né Isildur, né Gondor, come se fossero entità troppo distanti e troppo importanti per lei, che si sentiva una comune ragazza, solo diversa per le due doti da combattente.

“Legolas non è Thranduil, no?”

Aranel scosse il capo, tornando a guardare per un attimo l’elfo che questa volta si accorse subito degli occhi verdi su di lui; le rivolse un sorriso appena accennato, ma Aranel tornò subito allo stregone.

“Sebbene sia molto più giovane, Legolas mi sembra già più saggio di suo padre. Non è così influenzabile come ritieni”

La ragazza alzò le spalle, non volendo rispondere. Ultimamente, quando si trattava di Legolas, preferiva non proferire parola.

“Perché lo respingi?” sussurrò Gandalf, temendo che anche alle orecchie dell’elfo potesse arrivare quella domanda.

“Come?”
“Ti ha sorriso, perché ti sei voltata?”

“Aragorn mi ha confidato qualcosa”

Lo stregone tacque.

“Mi ha detto che pensa che Legolas tenga molto a me, che non mi veda solo come un’amica”
Gandalf dovette trattenersi dal sorridere. Lui era certo che Legolas fosse attratto da Aranel, e non solo; lo stregone era quasi certamente convinto che l’elfo si fosse innamorato della raminga, durante quegli anni passati insieme. Era una delle prime cose che aveva notato: Legolas, in un modo o nell’altro, non allontanava mai troppo i suoi occhi da Aranel. La osservava, la seguiva, come se solo con il suo sguardo potesse proteggerla in qualsiasi momento; gli occhi dell’elfo sembravano illuminarsi ogni qualvolta si posassero sulla ragazza, soprattutto quando, in alcuni momenti, anche lei ricambiava lo stesso sguardo. I due spesso combattevano insieme, cacciavano, mangiavano e dormivano persino insieme, sebbene anche Aragorn fosse presente; lo stregone li aveva visti raramente da soli, eppure quando accadeva sembrava che per l’uno non esistesse altro che l’altra, e viceversa. Solo da pochi giorni, ora che Gandalf ci stava pensando, aveva notato un lieve allontanamento da parte della raminga, ma non si era troppo crucciato al pensiero.

“Anche tu tieni molto a lui” osservò il grigio.

Aranel annuì, ma non c’era traccia di alcun sorriso sul suo volto.

“Cosa c’è?”

“E’ sbagliato, Gandalf. Lui è un elfo, io sono un’umana”
“Piccola mia, non si sceglie chi amare”

Aranel ebbe un fremito. Amore. Aragorn non aveva parlato di amore, sebbene sembrasse riferirsi proprio a quel sentimento. Lei non aveva mai conosciuto quel tipo di amore, anche se aveva visto suo fratello innamorarsi ed essere innamorato. Con Legolas era cambiato tutto.

“Mi sono giunte voci di tuo fratello e una certa elfa, però”

“Arwen è figlia di Elrond, Gandalf”

Lo stregone annuì. “Quindi è Thranduil il problema?”

“No, non solo. Elrond è come un padre per me ed Aragorn, lo ha accettato, lo conosce e lo ama, ed ha altri figli. Non conosco Thranduil, ma ho sentito parlare di lui; non mi accetterebbe mai. Legolas diventerà re, un giorno. Non posso rovinare tutto”

Lo stregone tentò di replicare, per poter dire alla giovane raminga tutto ciò che pensava sulla faccenda, ma fu interrotto da lei stessa.

“Ho fatto la mia scelta, Gandalf. Nulla potrà farmi cambiare idea”

E lui tacque.

“Promettimi solamente che non gliene parlerai. Ti prego”

“Te lo prometto, Stella del Re”

Lo stregone pensò che comunque, prima o poi, la giovane raminga avrebbe dovuto affrontare quello che era il suo destino, sia quello che riguardava Gondor, sia quello che riguardava Legolas.

 

 

Dopo altri due mesi di inseguimenti infruttuosi, un giovane elfo, soldato e messaggero, raggiunse i quattro compagni di viaggio. Legolas riconobbe subito l’armatura degli elfi di suo padre, avvisando i compagni di fermarsi ed ascoltare quello che aveva da dire. Desiderò di non averlo mai detto, dopo aver udito le sue parole.

L’elfo aveva avuto l’ordine di riportare Legolas a Bosco Atro, perchè suo padre, Re Thranduil, aveva bisogno di lui.

“Ha bisogno di me per cosa?”
“Non ha voluto rilevarmelo, mio principe”

Legolas annuì. Sapeva benissimo che se avesse disobbedito al padre, non tornando subito a Bosco Atro, il Re avrebbe continuato a mandare più messaggeri, più soldati, fino ad un esercito intero. Thranduil non si sarebbe allontanato mai dal suo Reame Boscoso, questo anche era chiaro al principe, ma avrebbe smosso un esercito intero per ottenere ciò che voleva ed ora rivoleva indietro suo figlio.

“Dammi qualche minuto”

Il messaggero annuì, facendo un lieve inchino ed allontanandosi di qualche passo, sembrava non volesse perdere di vista il suo principe.

 

Aranel colse la novità con grande sorpresa, poiché mai si sarebbe aspettata che il suo cuore cominciasse ad accelerare solo perchè Legolas doveva abbandonarli. Aveva già pensato, più di una volta, al fatto che il loro viaggio insieme non sarebbe durato per sempre, che prima o poi ognuno sarebbe dovuto tornare sui suoi passi, per la propria strada; ma ora che quella vaga possibilità era diventata una vera realtà, non riusciva ad immaginare il suo cammino senza l’elfo. Cominciò a pensare che, d’altro canto, sarebbe stato meglio così; con Legolas lontano, probabilmente il suo cuore avrebbe avuto finalmente pace, dimenticandosi dell’elfo e di quello che provava per lui.

Il principe di Bosco Atro si voltò verso i compagni, ma i suoi occhi erano rivolti solo ad Aranel. Fece per parlare, ma Gandalf lo precedette. “E’ meglio così, Legolas. Questa ricerca è vana e penso che per Gollum ormai si debba prendere un’altra strada e che debba essere presa solo da Aragorn e Aranel. Se non ti dispiace, anche io vorrei venire a Bosco Atro con te; non vedo Re Thranduil da molte lune, ormai”

L’elfo annuì.

“Te ne vai anche tu?” domandò la raminga allo stregone. Lottò contro se stessa per evitare di mostrare ai suoi compagni il suo stato d’animo: la tristezza, la malinconia. Non solo Legolas, ora anche il suo caro Gandalf l’avrebbe lasciata lì.

Lo stregone sorride alla raminga, posandole una mano sulla guancia. “Ci rivedremo, Stella del Re, ne sono sicuro”. Le baciò la fronte, ma Aranel si concesse di cedere almeno con lui alle emozioni: abbracciò lo stregone, stringendolo ed affondando il viso fra la veste grigia e la lunga barba dello stesso colore.

Sentiva dietro di sè parole elfiche di arrivederci, provenire da suo fratello e dall’elfo, mentre Gandalf le carezzava i capelli. 

Lo lasciò andare. “A presto, amico mio” gli disse, riuscendo a celare ancora le lacrime.

 

Gandalf si rivolse ad Aragorn, poiché sapeva che doveva mostrargli la via da prendere. Legolas, invece, rivolse ancora una volta lo sguardo ad Aranel, incontrando i suoi occhi verdi. Era triste, glielo leggeva in viso, probabilmente più per lo stregone che per lui.

“Spero che ci rivedremo anche noi, Aranel”

La raminga annuì, sorridendo appena. Non faceva trasalire alcuna emozione, controllando benissimo il suo volto; dentro, però, urlava.

“Lo spero anche io, mellon” sussurrò.

Fu l’elfo a tendere le braccia ed abbracciare la raminga, sebbene lei si fosse irrigidita. Fu un abbraccio breve, e nessuno dei due disse all’altro quello che entrambi pensavano. “Mi mancherai”.

 

 

La ricerca di Gollum continuò per altri ventinove anni. Aragorn ed Aranel nel frattempo avevano affrontato lunghi viaggi, prestato servizio in vari eserciti ed erano anche tornati, per poco tempo, a Lothlòrien, dove il ramingo poté rincontrare la sua Arwen. 

Ad Aranel piacevano quei luoghi, le ricordavano la sua infanzia, eppure dopo aver conosciuto Legolas essere circondata dagli elfi le sembrava strano; sembrava che qualsiasi cosa le ricordasse l’elfo che era stato suo compagno di viaggio a lungo. Spesso si domandava dove fosse, cosa facesse, se fosse impegnato in qualche missione per ordine del padre.

 

Durante una perlustrazione delle Paludi Morte,vicino Mordor, i due raminghi riuscirono finalmente a catturare Gollum, la disgraziata creatura che cercavano da anni. 

“Dove lo stiamo portando?” domandò la raminga al fratello, quando finalmente Gollum aveva smesso di sbraitare all’interno della sua piccola cella.

“Gandalf anni orsono mi disse che quando e se mai avremmo trovato Gollum, e’ da Thranduil che doveva essere condotto”
“Thranduil? A Bosco Atro?” 

Aragorn annuì. “Lontano da occhi indiscreti, dove potrà essere interrogato a dovere e tenuto rinchiuso al sicuro per il resto della sua vita”

“Ma, a Bosco Atro..”

“Prima o poi avresti comunque dovuto rivederlo, Aranel”

Non c’erano soggetti, nomi, niente, ma la ragazza sapeva bene a chi si riferiva suo fratello: Legolas. Non gli rispose, non riaprendo mai più l’argomento, fino al loro arrivo al Reame Boscoso.

 

Aranel non aveva mai visto quel Reame, ma ne fu subito affascinata. Gli alberi ed i fiumi che circondavano la fortezza di Thranduil erano per lei meravigliosi, come se fossero una specie di grande giardino solo per loro. Le costruzioni, le statue, i ponti erano rifiniti nei minimi dettagli e mostravano tutta la bellezza del popolo degli elfi. Dopo che delle guardie domandarono chi fossero e li perquisirono, furono accolti nella fortezza ed annunciati a Re Thranduil. Tre elfi guerrieri, armati, si occuparono di Gollum, trascinando via la gabbia con la creatura al suo interno. La raminga si domandò se avrebbe mai più rivisto quell’essere e soprattutto cosa gli sarebbe aspettato dentro quelle mura.

 

La sala del trono di Thranduil era maestosa, enorme, tutta in legno, circondata anche da un piccolo fiume artificiale, come se il Re avesse voluto un piccolo angolo di foresta anche all’interno del palazzo stesso. Thranduil sedeva sul suo trono, che si trovava su una piccola piattaforma dopo delle scale. Il Re, notò subito Aranel, era un bellissimo elfo, alto, muscoloso e leggiadro allo stesso tempo. Sembrava essere la copia più anziana e più altezzosa del figlio.

Aragorn e Aranel si inchinarono di fronte al Re, che abbassò lievemente il capo. 

“Benvenuti a Bosco Atro, Aragono e Aranel, figli di Arathorn”

“Grazie, mio re” rispose il ramingo.

Thranduil fece cenno di avvicinarsi ed i due raminghi salirono la scalinata, ritrovandosi a poca distanza dal sovrano. 

“Finalmente conosco i due famosi raminghi, i discendenti di Isildur! Mio figlio mi ha parlato tanto di voi due”

“E’ un onore conoscere voi, mio Re” parlò ancora Aragorn.

“Ho saputo che mi aveva portato la creatura; è stato difficoltoso catturarla?”
“No, mio signore; c’è solo voluto molto tempo. Gollum conosce molto bene la Terra di Mezzo e sa ben nascondersi”

Il Re annuì. “Vi ringrazio per questa vostra coraggiosa impresa” 

Aragorn abbassò il capo.

“Mio figlio Legolas è da poco tornato nelle sue stanze; sicuramente vorrà vedervi. Stanotte sarete i benvenuti nella mia dimora, in modo da riposarvi per partire domattina”

“Grazie, mio signore” recitarono entrambi; fu la prima volta che Aranel rivolse la parola al sovrano.

 

Un elfo, servitore di Thranduil, condusse Aragorn e Aranel verso le loro stanze, una accanto all’altra, e si congedò.

“Vieni con me?” domandò il ramingo alla sorella.

Aranel scosse il capo. “Sono un po’ stanca, vorrei riposare”

L’uomo sollevò un angolo della bocca, accarezzando la guancia della sorella. “Tu non sei mai stanca” posò la fronte su quella di Aranel. “Dovrai rivederlo, prima di partire per la Contea”

Lei annuì. “Stasera, a cena. Salutalo da parte mia”

Il ramingo le baciò la fronte, prima di sparire.

 

Aranel approfittò per fare un bagno come si deve, che ormai non faceva da mesi, da quando erano stati a Lothlòrien. Indossò vestiti puliti, sebbene si trattasse sempre di vestiti comodi e non di certo abiti in tessuti pregiati che indossavano le elfi da quelle parti.

Osservò a lungo, distesa sul letto, il paesaggio che il Reame Boscoso le offriva, restandone sempre più incantata. Quando ormai il sole stava tramontando, qualcuno bussò alla sua porta; pensando che fosse il fratello, disse subito che poteva entrare.

“Aranel!” 

Legolas era alla porta: sorridente, sorpreso. Guardava la raminga con occhi sognanti, rivolgendole un ampio e sincero sorriso. Non era cambiata affatto, era ancora bellissima ai suoi occhi, proprio come ventinove anni prima.

La raminga si destò, mettendosi subito in piedi. Osservava Legolas incredula, mentre il cuore galoppava. Era sempre lo stesso, non era invecchiato di un giorno, ed era sempre bellissimo.

“Legolas” sussurrò il suo nome, sorridendogli.

“Da quanto tempo!” esclamò l’elfo, rompendo la distanza. Abbracciò la ragazza, stringendola come non aveva fatto anni prima.

Aranel, cacciando per un attimo via i pensieri, ricambiò l’abbraccio. Strinse l’elfo, posando la testa sulla sua spalla, fra i lunghi capelli biondi. Profumava di erba bagnata e del bosco che li circondava.

“Non sei cambiata affatto!” 

“Neanche tu. Dov’è Aragorn?”

“E’ andato a riposare, siamo stati insieme fino a poco fa. Mi ha raccontato cosa avete fatto in questi anni, di Gollum!”

Aranel annuì, trovandosi senza parole.

“Ti piace, qui?”

“E’ tutto meraviglioso”

“Mi permetti di mostrarti casa mia?” le offrì il braccio.

Aranel lo strinse, pensando che non ci fosse nulla di male in una passeggiata. 

L’elfo le fece fare il giro del castello, mostrandole le sue stanze, la cucina, le sale per gli ospiti, la sala per le cerimonie, tutto quanto; nel frattempo, raccontava vari episodi della sua infanzia ed adolescenza, facendo spesso ridere la raminga. L’elfo adorava il suono della risata di Aranel, che aveva sognato che tanto tempo e che adesso poteva finalmente riascoltare, insieme alla voce della raminga.

Ad Aranel piacque moltissimo la fortezza, ma fu felicissima quando Legolas la portò a vedere il giardino: era incantevole. Le raccontò la storia di quei luoghi, degli spiriti del bosco, degli alberi, del fiume. Si fermarono su di un ponte, affacciandosi da una sponda ad osservare l’acqua del fiume scorrere sotto di loro.

“Allora, cosa ne pensi?” le domandò. Il Sole era ormai calato, solo la luce della Luna e delle stelle illuminava il Bosco Atro. 

“E’ tutto bellissimo, dev’essere stato bello crescere qui. Mi ricorda un po’ Lothlòrien”

“Sono felice che tu abbia potuto vedere casa mia”
Aranel annuì: infondo, anche lei ne era felice.

“Sei bellissima” si lasciò sfuggire l’elfo. Non aveva pensato alle parole che stava per pronunciare, all’importanza del loro significato, ma ormai era troppo tardi. Desiderava dire quelle due parole da più di trent’anni, ed ora finalmente era successo.

“Grazie” rispose Aranel, per la prima volta mostrandosi intimidita davanti all’elfo. Non si aspettava quel complimento, non da lui, non in quel modo.

Per un solo istante, le parve che Legolas si stesse avvicinando ancora di più a lei, non staccandole gli occhi dai suoi; ma l’elfo aveva un udito più sviluppato del suo e, all’improvviso, si allontanò. “Stanno venendo a chiamarci: la cena è pronta”

 

Raggiunsero Thranduil nella grande sala da pranzo del castello; Aranel notò subito che i posti erano solo per loro quattro. 

“Legolas, figliolo, va’ pure a chiamare Aragorn”

L’elfo, anche se perplesso, annuì, sorridendo ad Aranel e lasciandola sola con il Re.

Thranduil indicò il posto vuoto accanto al suo, invitando la raminga a sedersi; ella si inchinò, ringraziandolo, per poi sedersi.

“Mio figlio mi ha spesso parlato di te” esordì il Re del Bosco Atro.
“E a me di voi, mio signore”

“Siete stati insieme, ora?”
“Legolas mi ha fatto vedere la fortezza ed il giardino; è tutto bellissimo” 

Thranduil annuì. “Sembra molto preso da te; la guardia che lo ha informato del vostro arrivo mi ha detto che era al settimo cielo, quando ha saputo che c’eri anche tu”
Aranel tentò di contenersi, di non lasciar trapelare emozioni. “Io e Legolas siamo grandi amici, mio signore”

“E tali dovete restare, no?”
La raminga cominciò a sentirsi a disagio, sotto esame, con quei grandi occhi verdi a fissarla. “Certo”

“Legolas ancora non lo sa, ma presto dovrà sposarsi e succedere al trono; ho già in mente un paio di pretendenti per lui. Elfe di nobili famiglie. Non vorrei ci fossero guai, o imprevisti, nel frattempo. Mi capisci, Aranel figlia di Arathorn?”
“Sarebbe disdicevole se ci fossero”
“Infatti. Non capisco perchè mio figlio trovi più appagante la compagnia di un’umana piuttosto che di una sua simile, quando sa benissimo qual è il suo destino e cosa io non transigo”
La raminga strinse i pugni, sotto al tavolo. “Mio signore, io e suo figlio siamo solo dei grandi amici, nulla di più; qualsiasi cosa lei stia pensando su di noi, è falsa”
“Oh, mia cara, lo spero bene”

Aranel annuì, sentendo la porta spalancarsi: Aragorn era finalmente arrivato! 

 

Legolas non si spiegò come mai Aranel fosse stata per la maggior parte della cena cupa e silenziosa; non aveva quasi per nulla rivolto lo sguardo verso di lui, ma solo verso il Re, se veniva interpellata, e verso suo fratello.

 

Terminata la cena, la raminga aveva espresso il desiderio di tornare nella sua stanza, per riposare in vista della partenza.

Salutò Legolas con un lieve cenno del capo, chiudendo la porta alle sue spalle, lasciandolo solo con Aragorn.

“Cos’ha?” domandò l’elfo.

“Non lo sai?”

 

 

 

Legolas bussò alla porta di Aranel, quando il Sole si stava levando in cielo. La raminga aprì, già vestita e pronta a partire.

“Oh. Pensavo fosse Aragorn”

“Posso entrare?”
La ragazza sospirò, ma annuì. Si sedette sul letto, sistemando le ultime cose nel suo borsone.

“Aranel” sussurrò l’elfo, facendo in modo che lei lo guardasse. “Perché non resti?”

La domanda per lei fu totalmente inaspettata; come poteva chiederle una cosa del genere?

“Perché dovrei?”
“Mi piacerebbe farti vedere il resto del mio Reame; potreste restare ancora un paio di giorni”
“Io e Aragorn abbiamo un compito da svolgere”

“La Contea può aspettare”

“Gandalf ci ha dato un compito, intendo seguirlo”
Legolas sospirò, sedendosi accanto a lei. “Cosa è cambiato da ieri sera? Perché non riesci neanche a guardarmi, adesso?”
Lei lo guardò. “Contento?”
“Aranel”
“Non posso restare qui, e tu lo sai”
“Perché?”
“Legolas, non sei uno sciocco, non lo sei mai stato; non comportarti come tale”

“Verrò con te”

“Non osare! Il tuo posto è qui, con tuo padre, con gli elfi; non con due raminghi”

L’elfo prese le mani di Aranel, bloccandola. “Non m’importa se sei un’umana”
“A me sì”

“Non è vero”

“Bene, allora a tuo padre sì”

Legolas capì solo in quel momento perchè Aranel era cambiata improvvisamente, perchè non lo riusciva neanche a vedere. “Hai parlato con mio padre”
La raminga annuì. “E mi ha praticamente fatto intendere che non tollererebbe mai una cosa del genere” anche Aranel, a sua volta, strinse le mani dell’elfo. “Io non voglio essere la tua rovina; il tuo posto è qui, sei destinato ad essere Re”

“Ma io non..”
“Ho fatto la mia scelta. Puoi rispettarla?”

Legolas notò gli occhi della raminga: sembravano infuocati, nonostante il verde. Alla fine, lui annuì.

“Non posso lasciarti andare senza prima aver fatto una cosa” esclamò, e senza lasciar tempo alla raminga di reagire, posò le sue labbra sulle sue. 

Per Aranel, quell’elfo era pieno di sorprese. Mai si sarebbe aspettata di essere baciata, da lui, all’improvviso. Inizialmente voleva reagire, scostarsi, perchè era tutto sbagliato, ma non ci riuscì. Si lasciò baciare, delicatamente, da Legolas, che prese ad accarezzarle i capelli. Avrebbe voluto dimenticare tutto, ma non poteva. Si godette il bacio, il tocco della labbra dell’elfo, ma quando terminò, non volle andare oltre.

Mel-in leh” sussurrò Legolas, praticamente sulle sue labbra, quando entrambi avevano ancora gli occhi chiusi. Poi, rapido, con la leggerezza e la velocità tipica del suo popolo, svanì.

 

 

Nessuno dei due in quel momento avrebbe mai pensato che solo nove anni dopo si sarebbero incontrati a Gran Burrone, per il consiglio di Elrond.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Gli Hobbit ***


Premetto che io amo e venero il Signore degli Anelli, l’universo di Tolkien e tutto quello che ci gira attorno perciò mi dispiace, se voi fan come me vi sentiate offesi da questa mia opera. Sky Cinema Saga dell’Anello mi ha fatto venire la voglia di continuare a scrivere una storia che già avevo in mente da anni; spero vi possa piacere e non rechi disturbo/dispiacere a nessun fan della saga. Mi sono basata sui film per facilitarmi la trama.

Grazie a tutti coloro che la leggeranno senza insultarmi! Per il personaggio di Aranel, ho deciso di usare come prestavolto Astrid Berges Frisbey, che molti conosceranno come la sirena del quarto film di Pirati dei Caraibi. Eccola qui: https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0CAcQjRxqFQoTCPvW-aPq5ccCFYW_FAodRUwJDQ&url=http%3A%2F%2Fgleethefutureofusfanfiction.wikia.com%2Fwiki%2FFile%3A600full-astrid-berges--frisbey-Hollywood_female_stars_picpile.jpg&psig=AFQjCNHN5ehTtYbE3aENTmTkuSJkKYS3mw&ust=1441746456877642 

Buona lettura!



Gli Hobbit

 

 

“Hai mai visto uno Hobbit?” gli aveva chiesto la raminga.

“Uno solo, non molto tempo fa”

Gli occhi di Aranel si erano illuminati: era sempre stata curiosa, soprattutto riguardo a tutte le specie presenti nella Terra di Mezzo. Non aveva mai visto gli Hobbit, sebbene negli ultimi tempi cominciassero a correre voci a loro riguardo.

“Davvero?” domandò ancora.

Legolas le sorrise, annuendo. Di solito la raminga era sempre stata interessata ai suoi racconti, ma quella volta gli parse diverso, come se quello che si apprestava a raccontarle fosse la cosa più bella al mondo.

“E’ vero quello che ho sentito? Sono davvero più bassi dei nani?”

“Sì; a prima vista, può sembrare un bambino”

“Com’era?”

“Era un maschio, penso sulla cinquantina di anni; capelli rossicci, mossi, occhi marroni. Non portava le scarpe, penso che i loro piedi li proteggano senza bisogno di altro”
“Avevo sentito anche questo! Perché l’hai visto?”

 “L’ho visto ai piedi della Montagna Solitaria, sebbene poi sia venuto a conoscenza che era stato lui a far fuggire Thorin Scudodiquercia ed i suoi compagni dalle nostre celle”

“Thorin Scudodiquercia? Il Re sotto la Montagna?” domandò Aragorn, mostrandosi improvvisamente interessato.

Legolas annuì, cominciando a raccontare. Quella fu la prima volta che Aranel udì la storia di Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia, dei loro dodici compagni nani e della battaglia delle cinque armate; fu da quel momento che il suo desiderio di incontrare degli Hobbit nacque, crescendo ogni giorno di più.

 

 

Quando gli Hobbit erano entrati dal Puledro Impennato, i due raminghi in un primo momento pensarono si trattasse solo di bambini, proprio come avevano detto sia Legolas che Gandalf. Solo osservandoli meglio, si resero conto di chi avevano davanti, finalmente. 

“Sono loro” sussurrò Aragorn.

Aranel annuì, non staccando gli occhi di dosso da nessuno di loro. Gandalf aveva parlato di due hobbit, fra cui il nipote di Bilbo Baggins, ma nella taverna ne erano entrati quattro. Due di loro sembravano essere molto preoccupati e pensierosi, mentre gli altri due, entrambi coi capelli rossi, avevano fin da subito cominciato a divertirsi bevendo birra.

“Ci stanno guardando” osservò la raminga. I due fratelli si erano posizionati in un angolo della taverna, fra la finestra ed il camino, incappucciati nell’ombra. Almeno loro tentavano di non dare nell’occhio, cosa a cui gli hobbit invece non stavano minimamente pensando.

“E chiedono di noi” continuò il fratello, osservando l’unico hobbit con i capelli scuri rivolgersi al titolare della taverna, indicandoli.

 

Tutto accadde molto in fretta: uno degli hobbit, seduto al bancone e visibilmente su di giri, esclamò il vero nome dell’hobbit dai capelli scuri: Baggins, Frodo Baggins. Era lui, allora, colui che aveva l’anello! I due raminghi cominciarono ad osservarlo con occhi diversi, mentre Frodo si dirigeva verso il compagno, gridando il suo nome,“Pipino!”, come se volesse avvertirlo di non parlare ancora. Nel strattonarlo, Frodo cadde a terra, ma non fu quello che i due raminghi osservarono. L’anello, l’unico anello, era volato in aria, finendo poi sul dito di Frodo, facendolo scomparire.

I due fratelli si alzarono subito in piedi, ansiosi, ed Aragorn, più bravo della sorella nel seguire le tracce, nonostante il piccolo hobbit fosse invisibile, riuscì a captarne la presenza, seguendolo. Quando lo hobbit ricomparse, il ramingo lo prese con sé e, seguito dalla sorella, lo condusse nella loro stanza.

“Che cosa volete?” domandò lo hobbit.

“Che siate più attento, non è un gingillo quello che portate!” esclamò Aragorn, cominciando a spegnere tutte le candele intorno a loro.

“Io non porto niente!” lo hobbit sembrava, stranamente, almeno agli occhi di Aranel, molto coraggioso.

“Ma davvero?” domandò la raminga, con sarcasmo.

“Noi possiamo evitare di essere visti, se lo desideriamo. Ma sparire del tutto è un dono raro” continuò l’uomo, togliendosi il cappuccio. Fece un cenno alla sorella e lei obbedì all’ordine silenzioso, mostrando anche il suo volto; probabilmente lo hobbit in quel modo si sarebbe fidato di più di loro.

Rumori di passi veloci fecero voltare entrambi i raminghi verso la porta, ma i due rinfoderarono subito la spada: erano solo gli altri tre hobbit. “Sei coraggioso, piccolo hobbit” commentò Aranel, sorridendogli.

“Non possiamo più aspettare lo stregone; stanno arrivando” esclamò suo fratello, rivolto più a Frodo che a lei.

Aranel sapeva bene a chi si stesse riferendo e, poco tempo dopo, l’avrebbero spiegato anche ai piccoli hobbit: i Nazgul, antichi re del passato, a cui Sauron l’Ingannatore aveva donato nove anelli del potere e che ora erano schiavi della sua volontà. “Nè vivi né morti, sentono la presenza dell’anello, sono attirati dal suo potere; non smetteranno mai di darti la caccia, Frodo”.

 

All’alba lasciarono Brea, alla volta di Gran Burrone; il cammino sarebbe stato lungo per gli hobbit ed i raminghi sperarono che niente disturbasse il loro piccolo viaggio. 

Per tutto il giorno di cammino Aranel ebbe modo di conoscere meglio quelle piccole creature, soprattutto Merry e Pipino, i due hobbit più chiacchieroni. Nonostante le loro strane e poco salutari abitudini alimentari, che comprendevano il doppio dei pasti, la raminga cominciò a rallegrarsi, insieme a loro. 

“Verrete mai alla Contea, mia lady?”

“Non sono una lady, Pipino” lo corresse Aranel, sorridendogli “Mi piacerebbe molto visitare la Contea, un giorno”

“Potrei farvi da guida! Vi condurrò nelle migliori taverne, nei..”

“Certo, così ti ubriacheresti e non potresti più mostrarle nulla!” lo interruppe Merry, tirandogli una lieve gomitata. “Sarei più adatto io, come guida!”
“Tu? Ma fammi il favore!”

“Sarò lieta di essere scortata da entrambi, quando sarò nelle vostre terre”

Aranel si fece raccontare della Contea e si meravigliò di come i quattro hobbit ne parlassero, soprattutto Sam: “La Contea è casa nostra; non la cambierei con nulla al mondo”. Fu questa la frase che fece riflettere la raminga: lei non aveva mai avuto una vera e propria casa o comunque non si era mai sentita davvero a casa sua. Pensò che doveva essere una bella sensazione avere un posto in cui tornare, in cui sentirsi amati.

 

 

Calato il Sole, i cinque si accamparono. Aragorn dette delle armi agli hobbit, nel caso ci fossero stati pericoli, e poi si rivolse alla sorella. “Cerca di riposare un po’, io do un’occhiata in giro”.

 

“Siete stanca?” le aveva domandato Sam, al suo terzo sbadiglio. La raminga non dormiva da più di un giorno ed era decisamente stanca e priva di forze, ma risposte comunque di no. 

“Potete riposare un po’ gli occhi; resteremo noi a fare la guardia!” esclamò Pipino.

Aranel gli sorrise, quello hobbit le faceva tenerezza.

“Siamo in quattro, se dovessimo sentire qualcosa, la sveglieremo subito” continuò Merry. La raminga vide Sam e Frodo annuire, mentre lei sbadigliava ancora. In fondo, un po’ di riposo non avrebbe fatto male a nessuno e, comunque, se fosse arrivato qualcuno l’avrebbero avvertita.

“Vi ringrazio; tenterò di riposare un po’” 

 

La raminga si pentì della sua decisione non appena si destò, a causa delle urla di Frodo “Spegnete il fuoco, spegnetelo!”

I tre hobbit, mentre anche Frodo dormiva, avevano avuto la brillante idea di accendere il fuoco per cucinarsi la cena; fuoco e urla avevano sicuramente attirato l’attenzione di qualcuno. 

Aranel sgridò gli hobbit, ma non ebbe tempo di continuare ad urlare: i Nazgul stavano arrivando.

“Dietro di me, tutti!” urlò, sguainando la spada. Gli hobbit le obbedirono, prendendo in mano a loro volta le armi.

I Cavalieri Neri non tardarono ad arrivare: per fortuna, pensò, Aranel, erano soltanto in tre. La raminga urlò, lanciandosi contro di loro; riuscì a tenerli testa, fin quando non udì delle urla dietro di sè. Altri due Nazgul avevano attaccato gli hobbit e Sam, Merry e Pipino erano già stati, ovviamente, allontanati dall’unico obiettivo di quei mostri: Frodo, l’anello.

Distratta, Aranel fu colpita da uno di loro, battendo la testa su un grande masso poco distante da lei. Frodo, nel frattempo circondato ed impaurito, si mise l’anello.

Non appena scomparse, Aranel urlò ancora, rimettendosi in piedi. “Frodo, no!”. Un Nazgul le andò incontro, seguito subito da un altro; nelle condizioni in cui si trovava, ferita e stanca, Aranel non riuscì ad oltrepassarli per raggiungere lo hobbit. “Frodo, ti vedono! Ti vedono!” continuò ad urlare la raminga, invano.

 

Riuscì a vedere tutto: mentre oltrepassava i due Nazgul, quello che si trovava di fronte a Frodo lo colpì, infilzandolo con la spada. “No!” urlò la raminga, mentre lo hobbit ricompariva, urlando di dolore, ma ancora con l’anello fra le mani.  Aranel si scagliò contro il cavaliere nero che aveva attaccato Frodo, distraendolo. 

La raminga notò che uno dei Nazgul aveva preso fuoco e, voltandosi, guardò suo fratello con una torcia infuocata in mano, intento a far fuggire i cavalieri.

“Aranel!” urlò, e la raminga capì. Le lanciò la torcia e la ragazza la prese al volo, per poi scagliarla contro il Nazgul che aveva attaccato lo hobbit, che continuava ad urlare dietro di lei, sebbene nel frattempo fosse accorso Sam.

I due raminghi, grazie al fuoco, riuscirono in fretta a far fuggire i cavalieri neri, ma la cosa non li rincuorò affatto. Aranel si sentì in colpa, per tutto quello che era accaduto: si era addormentata, fidandosi di quattro hobbit, e non era stata capace di tenere testa a soli cinque Nazgul, facendo ferire Frodo.

“E’ stato colpito con un pugnale Morgul” esclamò Aragorn, inginocchiandosi accanto allo hobbit. Aranel non disse nulla.

“Occorre una medicina elfica!” continuò suo fratello, prendendo sulla spalla Frodo e cominciando a correre.

La raminga era l’ultima della fila; avrebbe potuto correre più velocemente degli altri tre hobbit, ma voleva assicurarsi che almeno loro fossero al sicuro e presenti.

 

Si erano fermati dopo poco strada. Gran Burrone era troppo distante, questo lo sapevano persino i tre hobbit. Ad ogni urlo di Frodo, Aranel si sentiva sempre peggio. Non aveva mai desiderato così tanto di piangere in tutta la sua vita: era stata colpa sua.

“Dici che morirà?” le domandò Pipino, ma lei non aveva la forza di rispondergli. Si allontanò, facendo luce con il fuoco che era rimasto, sperando che gli altri cavalieri neri non fossero attratti dalle urla de lo hobbit.

“Sta entrando nel mondo dell’ombra; presto diventerà uno spettro come loro” rispose il ramingo.

“Sono vicini!” esclamò Merry, quando tutti udirono le urla dei Nazgul. 

“Aranel, Sam!” la raminga, seppure ancora scossa e sul punto di crollare, si avvicinò al fratello. 

“Foglia di Re” queste tre parole ad Aranel bastarono. Sapeva a cosa si stesse riferendo suo fratello: un’erba che avrebbe rallentato l’avvelenamento. Quando Aragorn spiegò anche a Sam cosa intendesse, i tre si misero alla ricerca. Solo quando i due raminghi finalmente la trovarono, insieme, furono colti da una piacevole sorpresa.

“Arwen!” esclamò Aranel, sorridendole. Le sembrò la creatura più bella del mondo, sebbene la conoscesse da anni.

“Cosa vedo, due raminghi colti alla sprovvista?”

Arwen era figlia di Re Elrond e per Aranel, lei era come una sorella. Erano cresciute insieme, sebbene Arwen avesse molti più anni della raminga. Arwen aveva insegnato ad Aranel a riconoscere tutte le erbe, le piante, tutto ciò che avrebbe potuto curare da ferite e veleni; le aveva insegnato, con suo padre e i suoi fratelli, come comportarsi nei vari reami, come rivolgersi ai re, ai cavalieri e, quando occorreva, come usare la sua femminilità a suo vantaggio.

Per Aragorn, invece, Arwen era molto di più che una semplice amica.

Sotto gli occhi sbalorditi dei tre hobbit, che osservavano per la prima volta un elfo ed udivano parole elfiche che non comprendevano, la principessa di Gran Burrone caricò Frodo sul suo cavallo, per poi partire in fretta.

Solo in quel momento Aranel si sentì più leggera e si lasciò andare, inginocchiandosi e cominciando a piangere. Si sentì tremendamente in colpa ed allo stesso momento una stupida, per quella reazione, ma non riuscì a trattenersi.

Aragorn le si inginocchiò accanto, stringendola fra le braccia. “Ce la farà, Arwen è veloce”

“E’ tutta colpa mia”
Il ramingo le carezzò i capelli. “Non è vero”
“Non mentirmi”
Aragorn sciolse l’abbraccio, in modo da osservare sua sorella. “Eri sola, stanca, contro cinque cavalieri neri e con quattro hobbit da proteggere; non è stata colpa tua”

“Frodo è ferito”

“Guarirà”

“Se fossi stata più attenta, più veloce..”

“Sai bene quanto me che non avresti potuto ucciderne neanche uno. Il fuoco è l’unica arma che li allontana, in queste situazioni”
“E tu l’hai portato; ti sei anche ricordato delle Foglie di Re”
Il ramingo alzò gli occhi al cielo. “Ascoltami bene, perchè lo ripeterò ancora una volta: non è stata colpa tua”

“E’ vero, mia signora! Siete stata bravissima!” esclamò Pipino, facendo voltare la raminga verso gli hobbit. “Se non ci foste stata, a questo punto saremmo tutti morti” 

“Vi ho vista combattere: siete grandiosa!” continuò Merry, mentre Sam annuiva.

“Come puoi non fidarti delle parole di due piccoli hobbit?” le domandò il fratello, facendola alzare. “Non c’è bisogno che io ti rammenti quante battaglie hai vinto, no?”
Aranel scosse il capo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“Bene” il fratello le baciò la fronte “Andiamo, gli elfi ci aspettano”

 

 

Nei seguenti giorni di cammino i due raminghi si resero conto che era vero quanto Gandalf aveva raccontato loro sugli hobbit: potevano anche sembrare testardi e poco amichevoli, ma quando imparavi a conoscerli meglio erano socievoli, divertenti e curiosi. Gli hobbit fecero molte domande ai due fratelli, soprattutto riguardanti gli elfi, ed i due raminghi tentarono di prepararli a quello che stavano per vivere, raccontandoli di Gran Burrone e di Re Elrond.

Gli hobbit furono sorpresi di come i due raminghi furono accolti alla corte del re degli elfi: sembrava che tutti li conoscessero, e tutti li salutavano ed abbracciavano, come se fossero vecchi amici. 

“Noi siamo cresciuti fra gli elfi, Sam” esclamò la raminga, notando l’espressione confusa dello hobbit.

“Dagli elfi? Qui?”
“Non propriamente qui, ma a Lothlòrien. Re Elrond e la sua famiglia ci hanno accolto come se fossimo come loro”

“E lo siete, mia piccola Aranel” esclamò la voce del signore degli elfi, facendo voltare tutti i quanti verso di sè.

I due raminghi fecero un inchino, mostrando rispetto al sovrano, e furono imitati dagli hobbit, che però non spostarono neanche per un momento lo sguardo dal Re.

Aranel fu la prima ad abbracciare Re Elrond; dopotutto, per lei, era stato come un padre. 

“E così sono questi gli altri giovani hobbit di cui mi ha parlato Gandalf”

“Gandalf?” domandò Sam.

“E’ qui?” chiese invece la raminga, sperando in una risposta positiva.

Il Re annuì, sorridendo verso la raminga; sapeva bene quanto lei tenesse allo stregone e da quanto tempo desiderasse di rivederlo.

“E’ con l’hobbit che è arrivato con mia figlia”

“Come sta Padron Frodo?” domandò ancora Sam, con occhi pieni di speranza.

“Sopravvivrà, giovane hobbit. E’ ancora addormentato, ma non credo manchi molto al suo risveglio. Volete vederlo?”

Tutti e tre gli hobbit esclamarono “Sì!”, quasi esultando.

Elrond rivolse un sorriso divertito ai due raminghi, prima di voltarsi per condurre tutti da Frodo.

 

Aranel fu felice di vedere sia che Frodo stesse effettivamente meglio, sia il suo amico stregone, che sorrise a tutti i nuovi arrivati, sebbene poi avesse dovuto sgridare gli hobbit che avevano cominciato a fare troppo baccano.

“Non vorrete svegliarlo!” 

“Scusaci, Gandalf, è solo che è così bello rivederlo!” esclamò Pipino, mentre gli altri due hobbit annuivano, sedendosi accanto al letto di Frodo, ancora dormiente.

“E’ una gioia rivedervi, figli di Arathorn” esclamò lo stregone, mettendosi in piedi.

“E’ passato tanto tempo, Gandalf” disse Aragorn, sorridente.

Lo stregone aprì le braccia, stringendo a sé entrambi i raminghi. Aranel si sentì, finalmente, più leggera e sollevata, oltre che felice.

 

Dopo aver raccontato com’erano andate le vicende con i Cavalieri Neri, Aragorn si congedò; sua sorella sapeva bene da chi il ramingo stesse andando.

Gandalf, invece, dopo aver ancora una volta detto agli hobbit di abbassare la voce per non disturbare Frodo e di tenerlo comunque d’occhio, in sua assenza, disse ad Aranel che l’avrebbe condotto a conoscere qualcuno.

 

La ragazza non poteva credere ai suoi occhi.

“Bilbo Baggins, ti presento Aranel”

La raminga fece un inchino, ma non poté fare a meno di sorridere, tornando a guardare lo hobbit di cui aveva tanto sentito parlare.

“E’ un onore conoscerla, signor Baggins”

“Piccola mia, chiamami pure Bilbo! Sedetevi voi due!”

Obbedirono allo hobbit. “Devi sapere, Bilbo, che Aranel conosce bene la storia della tua avventura ad Erebor”
La raminga annuì, ancora incredula. Bilbo era visibilmente vecchio, ormai, eppure guardandolo non poteva fare a meno di pensare a tutto quello che aveva vissuto insieme ai nani, a come aveva affrontato quel viaggio, e poi il drago.

“Aranel, vuoi chiedere qualcosa al mio caro vecchio amico?” le domandò lo stregone, sapendo già la risposta.

“Chiedi pure, piccola!” esclamò lo hobbit, sorridendole.

La raminga annuì. “So che probabilmente l’ha già raccontata molte volte, ma mi piacerebbe tantissimo ascoltare la storia da voi stesso, Bilbo”

Il sorriso di Bilbo si fece più largo ed i suoi occhi cominciarono a brillare. “Mia cara, mi farebbe tantissimo piacere!”

Aranel ascoltò la storia come se fosse la prima volta, restando meraviglia ad ogni nuovo particolare, ad ogni nuovo dialogo che non aveva mai udito prima. Bilbo, a sua volta, fu contento nel vedere gli occhi della ragazza mentre raccontava la sua avventura, bramosi di scoprire di più. Fu un pomeriggio che la raminga non avrebbe mai dimenticato. Ringraziò Bilbo per il racconto, mostrandogli rispetto ed ammirazione, prima di lasciarlo riposare.

“Grazie, Gandalf” esclamò la raminga, quando fu di nuovo sola con lo stregone. 

“Di niente, Stella del Re”

 

Frodo Baggins si svegliò il giorno dopo, in tempo per il Consiglio che Elrond avrebbe tenuto quel pomeriggio stesso.

Non appena lo seppe, Aranel si recò dallo hobbit, trovandolo circondato dagli altri suoi tre amici.

“Mia signora!” la salutò per primo Pipino. Aranel gli sorrise, ma subito dopo posò i suoi occhi su Frodo.

“E’ bello rivederti, Frodo”

“Lo è anche per me” le sorrise di rimando lo hobbit.

La ragazza si avvicinò, osservandolo meglio: stava decisamente meglio, aveva ripreso colore e la ferita era ormai un brutto ricordo, ed una grande cicatrice.

“Mi dispiace non essere stata capace di proteggerti, l’altra notte. Se me ne darai possibilità, in futuro, cercherò di rimediare”

Frodo le sorrise ancora. “Grazie” 

 

 

Il Consiglio di Elrond si sarebbe tenuto entro poche ore ed Aranel sapeva bene ciò che lo avrebbe preceduto: l’arrivo dei rappresentanti di ogni regno a Gran Burrone. Vide con i suoi occhi l’arrivo dei nani, pensando che tra di loro ci sarebbe stato anche Gloin, compagno di viaggio di Bilbo; sorrise, cercando di indovinare chi fosse fra tutti quei nani. Le sembrarono tutti uguali, con la stessa faccia imbronciata e la lunga barba incolta.

 

Poi fu il turno di Gondor e la raminga notò subito Boromir, figlio di Denethor, sovrintendente di Gondor. Lui non si accorse di lei, troppo impegnato a guardarsi attorno; probabilmente per lui quella era la prima volta al cospetto degli elfi.

 

Aranel sapeva che ormai mancavano solo gli elfi di Bosco Atro e, mentre attendevano il loro arrivo, non riuscì a trattenere il suo cuore dall’accelerare.

Sapeva bene che Thranduil non avrebbe mai lasciato il suo Reame Boscoso, soprattutto non avrebbe voluto mostrare il suo viso dopo che si erano lasciati sfuggire Gollum.

Arrivarono una decina di cavalli bianchi con guerrieri elfi, facendo meno rumore di tutti quelli che erano giunti fino a quel momento. Fra quelli, Aranel riconobbe subito il principe di Bosco Atro. 

Non era cambiato, in quei nove anni. Scese da cavallo, cominciando ad osservare la corte di Re Elrond e, prima che potesse alzare il capo e notare la raminga, lei si nascose.

 

Legolas si offrì subito di andare a presenziare al Consiglio di Re Elrond, quando la notizia arrivò a Bosco Atro. Sebbene suo padre volesse restare rinchiuso dentro il suo Reame, per lui non era lo stesso; voleva vedere l’unico anello, voleva sentire quello che tutte le stirpi avrebbero deciso a riguardo.

Voleva rivedere Aranel, sperando di trovarla alla corte del suo padre adottivo.

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