Favola

di Fata_Morgana 78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della nostra favola ***
Capitolo 2: *** L'arrivo di un'oscura carovana ***
Capitolo 3: *** Il ritorno alla Luce dopo la partenza delle Elfe della Notte. ***
Capitolo 4: *** Per mano verso il coronamento dei nostri sogni ***



Capitolo 1
*** L'inizio della nostra favola ***


Primo Capitolo:
L’inizio della nostra favola

C’era una volta,
In una terra lontana, lontana un piccolo regno governato da una coppia di giovani reali il Re Joseph, un Elfo della Luce, e la Regina Claire, un’umana di sangue reale.
Il regno che governavano, il Regno della Luna, si stendeva pigro dal mare alle dolci colline dell’Ovest; era un reame prospero e pacifico dove Elfi ed esseri umani vivevano in armonia.
Gli esseri umani erano portati per la pesca e la coltivazione della Madre Terra, si occupavano dell’allevamento del bestiame e seguivano con cura tutte le fasi della Luna e della Natura, erano esperti contadini ed artigiani e le loro botteghe vendevano oggetti in ogni parte dell’Impero; gli Elfi erano i custodi delle Arti Magiche; della Musica e della cura delle Creature Magiche, il loro compito primario era quello di occuparsi della salute di tutti gli abitanti del reame e di difendere i confini del Regno dagli attacchi del Male e delle bestie feroci.
La vita nel Regno scorreva tranquilla, il Re e la Regina erano ben visti dal loro popolo e la loro unione, anche se all’inizio sembrava non essere vista di buon grado dagli Dei, era salda ed il loro amore era un faro nella nebbia per tutte le persone sole e bisognose. Anche se qualche tafferuglio non mancava mai, i bambini umani ed Elfi crescevano; giocavano e studiavano insieme nelle scuole con precettori Elfici, più dediti allo studio che ai lavori manuali.
Elfi ed umani erano diversi ma simili, e non era difficile per loro convivere anche perché il loro amato Re Joseph, Elfo di sangue reale, aveva sposato la Regina Claire, una principessa umana per mettere fine alle guerre intestine che rendevano disarmonica la vita nel Regno della Luna.
Insieme, i due giovani si prendevano cura del Regno e dei suoi abitanti non solo essere umani o Elfi ma anche animali che entrambi amavano profondamente.
Nel castello con loro, viveva una bellissima micia salvata da morte certa perché caduta nel letto di un fiume in piena, Penelope la gatta furbetta come amavano chiamarla.
Tutto era, anzi, sembrava perfetto. Tutto faceva pensare che i giovani innamorati vivessero una perfetta favola d’amore ma non era così perché per rendere perfetto il loro amore mancava una sola cosa: un erede.
La Regina Claire e il Re Joseph si erano rivolti a molti illustri uomini, Sacerdoti e Elfi di scienza; ma nessuno di loro era riuscito a trovare la causa a spiegare loro il perché il tanto desiderato erede al trono tardasse così tanto ad arrivare.
Un Sacerdote, si era arrischiato a dire che la causa poteva dipendere dalla Regina: lei era una creatura umana, forse il suo corpo non era adatto a procreare un erede da un Elfo. Questo verdetto, spezzò il cuore della giovane Regina che iniziò a spegnersi lentamente, come una candela, e nessuna parola di conforto né dei suoi genitori né del suo amato sposo riuscivano a consolarla.
La Regina passava le sue giornate leggendo libri e ricamando, vedeva attorno a sé il Castello riempirsi di vita: molte delle sue damigelle ed amiche stavano o erano diventate madri.
Se da un lato questo la riempiva di felicità, perché ogni nuova vita portava gioia, dall’altro la rattristava perché sembrava che tutti gli occhi fossero puntati su di lei e sul ventre vuoto, che non riusciva a diventare una “culla di vita”.
Una sera, mentre era tra le braccia del suo amato sposo, scoppiò a piangere disperata.
- Vita mia! – la cullò dolcemente lui – Perché piangi?
- Perché, Joseph, sono solo un’inutile creatura umana! – scosse la lunga chioma bionda – Tu non meriti una moglie che non sa darti un erede! Una moglie umana!
- Smettila! – la scosse – Sei tu la donna che voglio! Tu colei che amo! Nessun’altra donna umana o Elfa o chissà cosa, mi saprebbe dare ciò che mi dai tu!
La Regina si strinse al Re Elfo mormorando:
- Tu sei la mia vita! Ed io ti amo con tutta me stessa! – gli accarezzò il volto fiero, e notò che gli occhi color sottobosco del suo sposo erano lucidi di lacrime – Vorrei tanto che ci fosse un incantesimo, qualcosa… qualunque cosa che potesse farmi diventare madre di tuo figlio!
Lui le sorrise senza dire niente, poi la strinse a sé ed incollò le labbra a quelle di Claire per un lungo e dolcissimo bacio alla fine del quale, le mormorò sulle labbra:
- Siamo nelle mani degli Dei, amore mio! Non dobbiamo mai perdere la speranza! – le sfiorò il viso con il naso – Andiamo a dormire, è stata una lunga giornata ed hai l’aria molto stanca.
Claire annuì sorridendo, prese il suo amato sposo per mano e lo giudò verso la stanza da letto, dove li aspettavano i camerieri per aiutarli a coricarsi.

 

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Capitolo 2
*** L'arrivo di un'oscura carovana ***


Secondo Capitolo:
L’arrivo di un’oscura carovana

 

Dalla loro conversazione passarono molte lune; ed un assolato giorno di primavera arrivarono nel Regno alcuni pellegrini venuti da lontano, con loro viaggiavano due potenti Sacerdotesse dedite alle Arti Oscure della Magia Nera che avevamo fama di essere in grado di risolvere tutti i problemi di salute, lavoro, amore, denaro.
La Regina, appena venne a conoscenza del loro arrivo, chiese di poter avere un incontro con loro; ma le fu risposto che era quasi impossibile perché avevano moltissimi “clienti” ed era difficile ottenere un appuntamento.
Claire si impuntò: lei non era una persona qualunque, lei era la Regina! Infatti, grazie alla sua posizione privilegiata, riuscì ad ottenere un incontro con le due Sacerdotesse Nere una notte di luna nuova.

I pellegrini si erano accampati dentro le mura del maniero, mentre le due Sacerdotesse Nere avevano preferito restare nella foresta buia che si diceva essere piena di strane creature e ricca di erbe medicinali.

La notte di luna nuova sembrava non arrivare mai. La Regina era impaziente di andare da loro, sentiva e sperava che potessero darle buone notizie, che fossero in grado di darle una cura… una qualsiasi cosa potesse aiutarla a generare un figlio con il suo amato Joseph.
Il Re, dal canto suo, non era molto entusiasta di andare da queste due Sacerdotesse Nere; dai suoi informatori, aveva saputo che erano due Elfe della Notte che avevano abbracciato la Magia Nera e non sempre i loro gesti e le loro soluzioni erano accettabili.
Spesso, richiedevano un sacrificio, anche umano non solo animale. Per un Elfo della Luce come lui, quelle pratiche erano abominevoli, non sarebbe mai sceso a compromessi con loro neanche per realizzare il suo sogno di paternità; ma vista la luce che brillava negli occhi della moglie dopo tanti giorni di tristezza, alla fine capitolò ed accettò di accompagnarla dalle due Elfe della Notte.

Il Re e la Regina si fecero preparare per la notte, nessuno doveva sapere che sarebbero andati dalle Elfe della Notte, poi congedarono i servitori e diedero l’ordine di non essere disturbati fino al mattino dopo. La servitù uscì ridacchiando, Claire arrossì e si coprì pudicamente con le coperte.
- Lascia che parlino, vita mia! – rise Joseph – E’ bene che tutti sappiano che sono pazzo di te!
- Oooh, Joe! – arrossì ancora di più lei - Anch’io sono pazza di te!
Si abbracciarono stretti, stretti e, protetti dalle spesse tende del baldacchino, aspettarono in silenzio che giungesse l’ora per andare.
La prima ad alzarsi fu Claire, le tremavano le gambe, ma cercò di essere forte.
- Amore mio è ora! – parlò e la sua voce tremò leggermente.
Rapido come solo un Elfo può essere, Joseph la raggiunse la baciò a lungo e poi le disse:
- Stai tranquilla, amore mio! – le accarezzò il viso teso – Vedrai, andrà tutto bene.
- Ho paura… - ammise la Regina – E se… Se dovessero dirci che…
- Sssshhh! – la zittì – Non pensarlo nemmeno! Io sono sano, tu sei sana. E’ solo questione di trovare il momento giusto. – le sorrise vedendola arrossire ancora – Forse abbiamo bisogno di un piccolo aiuto e, chissà, loro potrebbero essere in grado di darcelo.
- Lo spero con tutto il mio cuore, mio signore! – sospirò la Regina – Ma, ti prego, adesso prepariamoci. Non sarà facile trovare la loro tenda e ho paura di entrare nel bosco, ma voglio farlo. Lo farò per noi. Perché voglio che il mio ventre diventi una culla di vita. Perché voglio renderti padre. Perché ti amo e desidero ardentemente un figlio da te.
- Tutto ciò che desideri si avvererà vita mia! E succederà solo se staremo insieme!

La Regina sorrise, poi si diresse verso il suo armadio e si vestì. Indossò un paio di pantaloni ampi e una casacca verde bosco, non voleva vestirsi in modo troppo riconoscibile o troppo “scomodo” avrebbe dovuto camminare a lungo nel folto del bosco, preferiva essere meno appariscente e più comoda.
Anche il Re scelse un abbigliamento simile, si sorrisero, presero i loro mantelli e una torcia magica senza fiamma e uscirono dagli appartamenti Reali utilizzando un passaggio segreto posto dietro il grande camino della stanza da letto.
L’aria umida e fresca del passaggio segreto li avvolse come un abbraccio, Claire sospirò prese la mano di Joseph tra le sue e scese all’interno della caverna dotata di “luci magiche” che si illuminavano al loro passaggio.
- La magia Elfica… - sospirò camminando – Mi stupisce sempre.
- Cosa c’è di strano, Clary? – chiese curioso il Re Elfo.
- Noi esseri umani non abbiamo le vostre arti magiche, non tutti almeno. Non conosciamo le luci che si accendono al passaggio o la torci senza fiamma. – sorrise – Fossimo stati nel maniero, dove abitano i miei genitori, avremmo dovuto fare questa “passeggiata” con una comune torcia con la fiamma. Oppure, per non usare la torcia, avremmo dovuto avvalerci di alcune candele con il rischio di restare al buio o bruciarci. – ridacchiò furba – Mi è successo quando scappavo per venire a trovarti. – arrossì – Una volta, ho bruciato il mantello…
- E tu perché scappavi per venire da me? – ridacchiò il Re stringendole la mano.
- Perché ti ho amato dal primo istante e volevo stare con te, anche se i miei non volevano.
- Non mi ritenevano degno di te?
- Oh no! Anzi… ritenevano che tu eri, e sei, troppo per me.
- Ma la nostra unione ha fatto cessare secoli di inutili guerre.
La Regina annuì ma non ebbe modo di replicare, erano usciti dal tunnel e la Foresta Nera si apriva davanti a loro in tutto il suo macabro splendore.
Dalla Foresta, videro una luce fioca dirigersi verso di loro, stava arrivando la zia Sacerdotessa della Foresta della Regina, la Sacerdotessa Mhara.
- Hai chiesto a mia zia di accompagnarci, Joe? – domandò.
- Sì, - annuì – ho voluto farti una sorpresa. – sorrise – Non conosco così bene la Foresta Nera e ho pensato che un aiuto fidato ci sarebbe servito.
- Idea eccellente, amore mio! – rise felice la Regina.
- Mio signore! – salutò la Sacerdotessa – Mia signora! – si inchinò brevemente – E’ una gioia immensa vedervi. – sorrise – Vedo che… non siete soli…
- Ma cosa dici, zia… - iniziò Claire, ma la frase le morì in gola perché, girandosi, notò che non erano soli: Penelope li aveva seguiti.
- Pepy! – ridacchiò Joseph – E tu cosa ci fai qui?
La gattina miagolò con aria furba, saltò in braccio alla Sacerdotessa e si lasciò coccolare dolcemente.
- Ti vedo che stai bene, Penelope… - sorrise Mhara – Il tuo pelo è lucido e sei felice… - guardò i suoi reali nipoti – Voi non sapete che la vostra gattina è speciale, vero?
- Lo sappiamo. – annuì Claire accarezzandola – Lei rende unico ogni nostro giorno insieme.
- È diversa da tutte le altre creature che ci sono a Palazzo. – ammise Joseph.
- Lo credo! – rise la Sacerdotessa – Penelope è una creatura magica. E’ figlia di un gatto molto speciale, un gatto raro che vive nella Foresta Nera e che la abbandona molto raramente. Lei capisce tutto ciò che diciamo, ha alcuni poteri magici, ereditati dal padre. Purtroppo, però, non è in grado di parlare. Eredità di mamma gatta.
- Miaowwwww! – sospirò teatralmente Penelope andando in braccio alla Regina.
- Piccola peste! – ridacchiò Claire – Mi hai sempre ascoltato, allora! Ecco perché è così rilassante parlare con te! – la giovane donna la strinse a sé con dolcezza, poi la baciò sulla nuca morbida – Sei unica Penny! – la gattina iniziò a fare le fusa, felice di tutte quelle coccole.
- Non vorrei mettervi fretta, - parlò la Sacerdotessa – ma è ora di andare miei cari.
- Claire, la zia ha ragione… - annuì Joseph – Non vorrei arrivare tardi, non è salutare far aspettare gli Elfi della Notte. – il Re rabbrividì, come Elfo del Giorno non aveva una granché opinione dei cugini notturni.

In silenzio, la coppia seguì la Sacerdotessa all’interno della Foresta.
Per un breve tratto, Penelope restò con loro poi si dimenò e saltò giù dall’abbraccio della sua umana.
- Non crucciarti, mia cara. – sorrise la Sacerdotessa – E’ normale che gli animali di luce non entrino volentieri nel cuore della Foresta Nera. Sentono che la notte è pericolosa per loro, che potrebbero trasformarsi da predatori in prede… Oppure… Temono che la parte di ombra che vive in ognuno di noi, possa prendere il sopravvento.
- Temono di smarrirsi. – annuì Joseph – E’ la stessa paura che sento io.
- Oh, - arrossì la Regina – io non ho la vostra stessa empatia… La Foresta mi mette in soggezione, ma non -pensavo che fosse per motivi così profondi.
Il Re la abbracciò e la baciò, alla fine del bacio, disse:
- Per essere una creatura umana, senza poteri di Sacerdotessa, sei molto più empatica di quel che credi.
- Se lo dici tu… - si strinse nelle spalle lei.
- Adesso, miei cari, dobbiamo proseguire… Penny, torna a casa tu. Non provare a seguirci, potresti smarrirti.
- Miaoooowwwww!!! – la gattina annuì alla Sacerdotessa, osservò attentamente i suoi Reali compagni di viaggio e corse verso il Castello, lontano dalle influenze negative della Foresta.

La Foresta Nera, diventava più scura e tetra mano a mano che vi si addentravano.
Mhara camminava recitando antiche preghiere in lingua Elfica, attorno a loro aveva creato una barriera che li difendeva e li rendeva invisibili agli occhi dei predatori mentali e non.
La Regina rabbrividì, si strinse nel mantello e si avvicinò più che poteva al marito, lei era l’ultima della fila ed iniziava ad avere paura.
Raggiungere la tenda nera delle Elfe della Notte non fu facile, le due streghe si erano protette con molti incanti per non essere scoperte, per fare in modo che solo poche persone le trovassero.
- Sono molto potenti… - gemette Mhara, quasi schiacciata dalla loro magia nera – Siete sicuri di volerle raggiungere? Di volervi far visitare da loro?
- Io preferirei di no… - ammise il Re – Ma ho fatto una promessa a tua nipote.
- Zia… - gemette la Regina, aveva il viso contratto in una smorfia di paura – Cosa sta succedendo? Perché sento… non so spiegartelo…
- È il loro potere, mia signora. – spiegò la Sacerdotessa – Hanno usato degli incanti molto potenti, temono anche loro le creature del Male che passano la notte in questi boschi e hanno fatto in modo di tenerli lontani. – sospirò – Il fatto è che questo tipo di sortilegi, tiene lontano anche le creature della Luce tipo tuo marito. – ansimò – E anch’io sto molto male, ma sono addestrata a resistere a questo genere di magia.
- Per merito del vostro cerchio magico, zia, non sto così male. – sorrise – Ero preparato al peggio e ho chiesto al mio fidato tutore di prepararmi un talismano.
- Avete agito saggiamente, mio signore! – annuì Mhara – Adesso dovete proseguire da soli, io non riesco ad andare più avanti di così.
- Sì… - risposero in coro.

Per mano, Claire e Joseph raggiunsero il centro della radura morta dove avevano trovato la tenda.
La Sacerdotessa sedette pesantemente su un tronco d’albero e chiuse gli occhi per riposare un po’. Proteggerli con il suo potere, l’aveva sfiancata.
Tremando, un po’ per il freddo un po’ per la paura, i Reali aprirono il pesante drappo di velluto nero ed entrarono nella tenda. La giovane coppia restò per un attimo ferma sulla soglia, la tenda era molto buia e il drappo di velluto non faceva filtrare niente, rendendo l’ambiente ancora più tetro.
Claire, che da umana aveva una vista meno sviluppata del suo consorte, si strinse a lui chiedendo:
- Riesci a vedere qualcosa, mio caro?
- Buio e freddo… - rispose tremando leggermente Joseph – C’è molta magia nera qua dentro, lasciami prendere il talismano, vedrai che andrà meglio.
- Va bene… - la Regina lasciò andare il braccio di suo marito, lui estrasse dalle vesti il talismano e l’aria buia e fredda diventò lievemente più vivibile.
- In effetti, - sorrise Claire – così va un pochino meglio.
- Sì, tutto merito del maestro Julian. – sorrise – E’ lui che ha creato questo talismano.
- Il maestro Julian! – ripeté con aria sognante la Regina – E’ da molto tempo che non ho il piacere di vederlo, spero che stia bene.
- È in ottima forma. – annuì – Ma non è questo il luogo per parlare di Julian, dobbiamo addentrarci in questa tenda nera, siamo solo nell’anticamera.
La Regina annuì, prese il marito per mano e, in silenzio, camminarono nel dedalo di corridoi magici che le due Elfe avevano creato con la loro magia.
Il Re le spiegò che era una tecnica usata dalle streghe Elfiche, in questo modo solo chi era interessato ai loro servigi le avrebbe raggiunte; i curiosi e i paurosi si sarebbero ritirati correndo verso l’uscita.
Claire annuì, sapeva anche lei di questa tecnica di “depistaggio” ne aveva parlato con la sua dama di compagnia Elfa durante un lungo pomeriggio di pioggia quando la Regina, curiosa, era ansiosa di imparare tutto sia sugli Elfi della Luce sia su quelli della Notte.
Joseph e Claire, raggiunsero il centro della tenda dopo alcuni minuti di “passeggiata” guidati da una serie di voci e da urla strazianti che arrivarono alle loro orecchie.
- Cosa starà succedendo, Joe? – domandò lei spaventata.
- Sarà qualche pratica di magia nera. – si strinse nelle spalle lui – O forse qualcuno che ha ricevuto una cattiva notizia.
La Regina annuì e non rispose, si strinse il mantello attorno al collo e continuò a camminare al fianco di suo marito.
Raggiunsero, finalmente, il centro della tenda dove trovarono alcune persone in lacrime che avevano già parlato con le due malvagie Elfe.
- Avanti il prossimo! – dissero con voce cavernosa le due – Qui entra solo chi ha coraggio!
Guardandosi negli occhi, i Reali entrarono e raggiunsero il tavolo nero dov’erano sedute le due donne in nero.
- Ma guarda un po’ chi abbiamo qua! – rise in modo sguaiato una delle due – Il Re Elfo della Luce e la sua consorte, la Regina umana!
- Già! – le fece eco l’altra – Il Re e la Regina, ih ih ih ih! – rise muovendo le mani in modo sgraziato – E come mai, vostre grazie, siete venute da noi? I vostri guaritori e Sacerdoti non sono sufficientemente potenti per guarirvi?
- Claire, - parlò a voce bassa il Re – non rispondere alle loro provocazioni. Lo stanno facendo apposta. Vogliono metterti a disagio, vogliono tirare fuori la tua paura perché si nutrono della tua paura e di tutti gli altri tuoi timori.
- Stanno riuscendo benissimo a mettermi a disagio, Joe! – mormorò la donna – Questo posto mi mette ansia… Loro mi mettono tanta, tanta paura!
- Perché parlate a bassa voce tra voi? – parlò una delle streghe alzandosi – La mamma non vi ha insegnato che è da maleducati?
- Vi… vi chiedo scusa, mia signora! – sobbalzò la Regina – Non volevamo mancarvi di rispetto.
- E’ così, - annuì il Re – non volevamo mancarvi di rispetto. Siamo qui in cerca di un consiglio, di una buona parola.
- Una buona parola? – rise l’altra alzandosi – Allora siete nel posto sbagliato! Siamo streghe della notte, signore dell’Oscurità! Qui non troverete mai una buona parola! Ma solo la verità, anche se questa si spezzerà il cuore in mille e mille e mille pezzi!

Il Reali deglutirono rumorosamente, la Regina si fece coraggio e si tolse il mantello aveva fatto già altre visite da guaritori e Sacerdoti Elfi ed immaginava che anche loro volessero farla entrare in una specie di “cerchio magico” per vedere tutto ciò che la riguardava.
- Cosa vi porta da noi, allora?
- Vogliamo avere una risposta, mia signora! – disse sicura la giovane donna – Vogliamo sapere cosa c’è che non va in me. Perché non riesco a dare un erede al mio amato sposo e se ci potete aiutare in tal senso.
- Aaaaahhhh… - gemettero le due in coro – Abbiamo capito il vostro problema. Adesso lasciateci fare, che una risposta vi vogliamo dare.
Parlando in una lingua incomprensibile anche a Joseph, le due streghe Elfe iniziarono a girare attorno alla Regina; la toccarono, la soppesarono, le guardarono le mani, i fianchi, i seni la toccarono ovunque come se fosse stata una vacca da latte e non una donna di nobili origini.
La donna, rossa in viso per la vergogna, fece tutto ciò che le due streghe le ordinavano. Restò nuda davanti ai loro occhi avidi e, nuda, entrò nel cerchio magico che avevano tracciato per terra. Quando le due Elfe della Notte riconobbero i Reali, non mostrarono il benché minimo rispetto per loro, anzi, si comportarono in modo ancor più insolente del solito.
Claire trattenne a stento un gemito di paura, entrando nel cerchio si rese conto che era fatto con il sangue di qualche creatura magica, ne sentiva quasi l’angoscia e la sofferenza; ma ormai era in ballo e non poteva tirarsi indietro. 
Joseph, dal canto suo, ingollò a vuoto per scacciare una terribile sensazione di oppressione sul petto; lui, Elfo della Luce, non riusciva a stare così vicino alla magia nera praticata da quelle Elfe della Notte.
Le due donne, indossando strani mantelli e maschere cerimoniali spaventose, iniziarono a ballare attorno alla Regina. Mentre si muovevano seguendo i passi di una complicata danza, borbottavano parole magiche nell’antica lingua, chiamando in loro aiuto i demoni che le aiutavano a praticare quei riti.
La giovane donna, schiacciata dal peso di quella magia, cadde in ginocchio ma le due Elfe non ebbero nessuna pietà ed aumentarono d’intensità la loro preghiera alzando lentamente la voce fino a riempiere il silenzio della tenda con le loro preghiere demoniache.
Il rito durò per una buona mezz’ora, un’Elfa punse la Regina con uno spillone e lasciò cadere alcune gocce del suo sangue umano all’interno di un calderone poco lontano; poi, ridendo, tornò a ballare e pregare con la sua compagna.
La Regina, tremante per il freddo e la paura, non osava alzare la testa. Sentiva qualcosa di viscido salirle lungo le gambe ma non aveva il coraggio di aprire gli occhi per guardare cosa potesse essere.
Dopo quella che parve un’eternità, le due Elfe si fermarono gridando ai lati opposti del cerchio, lasciarono cadere le vesti e la più anziana disse:
- Adesso, per completare il rito, la Regina dovrà bere il sangue di una creatura magica.

Il Re e la Regina sobbalzarono, bere sangue era una pratica proibita soprattutto quand’era sangue di una creatura magica.
L’Elfa più giovane, ridendo come una pazza, si allontanò dal cerchio e andò a prendere un cucciolo di Unicorno incatenato e maltrattato.
I Reali si guardarono, Claire si alzò in piedi e tese le braccia. Le due Elfe sghignazzarono: bere sangue di Unicorno era considerato peggio di un infanticidio, la Regina sarebbe stata impiccata per aver commesso un simile sacrilegio gettando il Regno nel caos.
Certa che la Regina, pur di avere un erede, avrebbe commesso il crimine la giovane Elfa della notte le gettò addosso il cucciolo e le passò un coltello con il quale ucciderlo.
Claire prese il coltello nero come la notte, fatto di una speciale pietra l’unica in grado di uccidere gli Unicorni, il cucciolo si agitò tra le sue braccia e la giovane donna sentì il piccolo cuore battere forte contro il palmo della sua mano.
La Regina sorrise a suo marito e al cucciolo, avvicinò la lama alla creatura magica; ma, invece di ucciderlo, lo liberò dalle corte incantate che lo tenevano intrappolato.
- Cosa fate? – urlò l’Elfa più vecchia – Dovete ucciderlo, non avere pietà di lui.
- Non mi macchierò mai di un simile crimine, brutte streghe! – urlò di rimando la Regina lasciando andare il cucciolo – Siete pazze! Siete cattive! Uccidere una creatura così indifesa! – la voce della donna tremava di indignazione – Mi fate pena! Mi fate ribrezzo!
- Bene, - gracchiò la più giovane – se è questo che vostra grazia pensa di noi…
- Noi siamo pronte a darvi la risposta. – finì l’altra abbracciando l’Elfa più giovane.
- Alla luce dei fatti, è inutile che continuiate a provare. Tanto voi di figli non potrete averne! L’unica vostra speranza era bere il sangue di quella bestia schifosa, ma avete preferito salvare la sua inutile vita e ora è troppo tardi per rimediare ai vostri errori.
La Regina barcollò, gettò a terra le corde e l’arma, si vestì in fretta e pregò con lo sguardo il marito di portarla fuori non voleva stare dentro quella stanza un minuto di più.
Voleva andare lontano dalle voci e dalle risa di quelle streghe perfide e senz’anima.
Per mano, uscirono dal dedalo di corridoi neri come la pece e raggiunsero la Sacerdotessa all’aperto.
La Regina teneva in braccio, con rispetto ed amore, il cucciolo di Unicorno che aveva smesso di tremare e si era addormentato protetto dall’affetto dell’Elfo e dell’umana.
Appena li vide uscire, la Sacerdotessa si alzò in piedi e li raggiunse. Capì che qualcosa non era andato nel verso giusto guardato attentamente il viso della reale nipote.
- Cosa vi hanno fatto, miei signori?
- Ci hanno umiliati e presi in giro, zia. – mormorò Joseph a denti stretti.
- Mi hanno fatto denudare e hanno ballato attorno a me. – spiegò tremando Claire – Hanno usato formule magiche potenti e oscure. Ho avuto molta paura. Paura di essere sacrificata ad uno dei loro Demoni! – una lacrima rotolò sulla sua guancia rosea.
- Mi dispiace così tanto! – sospirò stancamente la Sacerdotessa – Sono due Elfe della Notte molto potenti, hanno venduto le loro anime immortali ai Demoni… Sono pericolose.
- L’ho capito a mie spese, zia! – replicò stizzita la Regina – Mi hanno detto che non potrò mai e poi mai avere figli. Volevano obbligarmi ad uccidere questo cucciolo di Unicorno indifeso perché secondo loro solo il sangue di Unicorno potrebbe guarirmi. – strinse il cucciolo – Non lo farei mai, neanche per salvarmi la vita potrei sacrificare una creatura così bella e magica! Un cucciolo indifeso che ha solo bisogno d’amore!
L’Unicorno, colpito dalle parole della Regina, aprì gli occhi la guardò a lungo e poi disse:
- Mia signora, voi mi avete salvato la vita! Avete dimostrato molto coraggio, vi siete ribellata alla malvagità di quelle due arpie! – scese dalle braccia della giovane donna – Sono in debito con voi. – le toccò il ventre con il corno magico – Vi hanno riempita di falsità, vostra grazia. Voi diventerete madre, non sarà facile e dovrete avere pazienza, ma non dovete perdere la speranza.
La creatura magica fece qualche passo indietro e, prima di congedarsi, concluse:
- Al momento giusto, troverete un Elfo Sacerdote e Gran Maestro di Medicina che sarà in grado di aiutarvi. Addio e grazie per avermi liberato.
- Addio piccolo Unicorno… - lo abbracciò nuovamente la Regina piangendo – Grazie a te per avermi dato nuove speranze.

L’Unicorno si allontanò camminando incerto sulle gambe, raggiunse il centro della Foresta e si girò un’ultima volta per salutare con un cenno del capo.
Claire, Joseph e la Sacerdotessa ricambiarono il saluto; poi uscirono dalla Foresta e si allontanarono il più possibile dalla magia nera di quella tenda.
- Vostra grazia… - parlò la Sacerdotessa – Volete che inizi le ricerche del Gran Maestro di cui vi ha parlato l’Unicorno?
- No, zia grazie. – scosse la testa la Regina – Preferisco rilassare un po’ la mente e non ho la forza di affrontare una nuova prova così presto.
- Capisco. – la Sacerdotessa fece un profondo inchino, erano arrivati al Castello ed era tempo di congedarsi. – Se avete ancora bisogno di me, fatemelo sapere.
- Sarà fatto, mia signora! – sorrise Joseph.
- Arrivederci zia, e grazie ancora. – la salutò Claire baciandola.

I due giovani, percorsero a ritroso il passaggio segreto e rientrarono in camera che a malapena albeggiava.
- Come ti senti, Claire? – le chiese lui.
- Con il cuore spezzato, Joe! – sospirò togliendosi le vesti – Speravano di trovare delle risposte, ma invece… è stato tutto inutile!
- Non è stato inutile! – la abbracciò – Abbiamo trovato un nuovo amico, l’Unicorno a cui hai salvato la vita.
La Regina sospirò, indossò la camicia da notte e si stese tra le lenzuola di lino stanca; il Re rispettò il suo silenzio, finì di cambiarsi e la raggiunse sotto le lenzuola. Si abbracciarono e si addormentarono, stanchi e spossati.

Dormirono fino a quando la servitù non aprì le imposte per far entrare la luce del Sole.
- Buongiorno vostre maestà. – parlò il paggio – E’ l’ora di alzarsi… Avete trascorso una notte serena, spero.
- Sì, Tony grazie. – sbadigliò il Re aprendo gli occhi – Una notte serena e senza incubi.
- Una notte troppo breve! – sospirò la Regina – Stavo facendo un bel sogno, ma non ho fatto in tempo a finirlo…
- Chiedete alle Fate dei Sogni di finirlo per voi, vostra maestà.
- No, Tony, grazie. – sorrise alzandosi la giovane donna – Sono un’umana che ama finire da sola i propri sogni. – suonò un campanellino che teneva sul comodino, subito apparve una giovane cameriera che si inchinò rispettosa di fronte ai Reali.
- Buongiorno vostre maestà. – parlò senza alzare lo sguardo.
- Buongiorno a te, Sally. – la salutò la Regina – Potresti aiutarmi a vestirmi? Quest’oggi avrei voglia di fare una bella passeggiata nei giardini interni.
- È una giornata fredda, vostra grazia, ma sarà bello passeggiare all’aperto.
- Ottimo… Tony, che impegni abbiamo io e il Re quest’oggi?
Tony, srotolando una lunga pergamena, iniziò ad elencare i programmi per la giornata dei Reali.
I due giovani, ascoltarono distrattamente le parole monotone di Tony; fecero una veloce colazione e poi lasciarono gli appartamenti reali dopo essersi scambiati un lungo ed appassionato bacio.
- Ci ritroviamo per il pranzo, vita mia. -  si congedò il Re baciandole teneramente la mano.
- Se hai bisogno di me, amore mio, - arrossì deliziosamente la Regina – mi trovi nei giardini interni a passeggiare un po’.
- Buona passeggiata. – la salutò allontanandosi.
- Buona giornata, Joe! – ridacchiò lei andando nella direzione opposta.

La Regina e Sally percorsero in silenzio un lungo corridoio profumato di cera, Claire stava ancora pensando alle parole delle due Elfe della Notte e sobbalzò impaurita quando sentì una voce dire:
- Buon giorno vostra grazia! Che gli Dei siano con voi quest’oggi!
Sbattendo più volte gli occhi per tornare alla realtà, la Regina si girò verso la voce e il suo viso si illuminò in un gran sorriso pieno d’affetto.
A parlare era stata la sua ancella, nonché migliore amica, Stephanie.
- Buon giorno a te, mia cara! – le sorrise calorosamente, andandole incontro – Sentivo che ti avrei incontrata.
- Eh eh eh… - ridacchiò furba Stephanie – Diciamo che ho… aiutato il fato? Vi ho viste passare, ed ho preso un corridoio parallelo per arrivare prima del vostro ingresso nei giardini.
- Mi piace il tuo spirito così giocoso, Steph! – la abbracciò la Regina, tornando ad essere per un attimo una semplice ragazza umana, e non la donna a comando di un intero Regno.
- È bello vedervi sorridere, vostra maestà! – ricambiò l’abbraccio la ragazza, una giovane contessa mezza Elfa della Luce e mezza umana.
- Sally, - parlò la Regina – vorrei stare sola con Stephanie. Chiedi alla mia scorta di seguirci ma non troppo da vicino. Nei giardini interni siamo al sicuro, protetti come siamo dalla Magia dei Sacerdoti Elfici.
- Come vostra grazia desidera! – si inchinò rispettosamente Sally allontanandosi veloce.

Claire e Stephanie, tenendosi per mano come facevano da bambine, si inoltrano nei giardini ben curati senza dire una sola parola.
A metà del percorso, dopo aver salutato alcune persone e aver osservato lo sbocciare di alcuni fiori rari, la Regina scoppiò a piangere a dirotto.
La sua migliore amica, la abbracciò dolcemente e la lasciò sfogare. Aveva sentito che l’anima della sua amica e Regina stava soffrendo, ma sapeva che doveva lasciare alla giovane ed orgogliosa donna il modo giusto di liberarsi, altrimenti si sarebbe chiusa nel suo dolore e non si sarebbe mai confidata con lei.
- Clay… - la chiamò con quel nomignolo speciale, “magico”, che si scambiano le migliori amiche da bambine – Perché piangi così? È successo qualcosa ai tuoi genitori? Ai genitori di Joe? C’è una guerra che ti spaventa?
- Niente di tutto questo, Steph! – scosse la testa bionda Claire – Ieri siamo andati a farci visitare dalle Elfe della Notte…
- Dove sei andata? – gemette prendendola per le spalle – Ma perché hai fatto una cosa tanto stupida?
- Perché non riesco a restare incinta, Steph! – rispose arrabbiandosi la Regina – So che ho fatto una cosa stupida. So che la Regina di un Regno Elfico, un Regno della Luce non dovrebbe avere rapporti con gli Elfi della Notte; ma… - e scoppiò nuovamente a piangere – Ma io non so più a quale Dio, o Dea, votarmi! Io e Joe ci siamo fatti visitare da tutti gli Stregoni… Sacerdoti… Maghi… del Regno, nessuno ha saputo darci una risposta esaustiva! – sospirò asciugandosi gli occhi – Uno dice una cosa, e uno dice l’esatto contrario!
- Ma… avete provato a fare qualche cura?
- Oh sì… E senza ottenere nessun risultato. – la voce della giovane donna era carica di angoscia – Ecco perché ho deciso di andare da quelle due Streghe. Perché speravo che loro potessero darmi una risposta. Una risposta che non è arrivata.
- Perché no? Cosa ti hanno fatto?
- Mi hanno fatto entrare in un cerchio magico, carico di magia nera potentissima. Hanno ballato recitando formule magiche occulte e potenti. Poi… alla fine… mi hanno detto che per completare il rituale, avrei dovuto bere del sangue di Unicorno.
Gli occhi di Stephanie si dilatarono, il suo cuore prese a battere più veloce, strinse tra le sue le mani gelate della sua amica ed aspettò che lei continuasse a raccontare.
- Ma io non ho potuto farlo! Mi hanno portato un cucciolo da uccidere! Ho usato il coltello per liberarlo dalle corde magiche che lo opprimevano e l’ho portato fuori da quel luogo. – tolse le mani da quelle della sua amica e si lisciò una piega immaginaria dell’ampia gonna – E loro, urlandomi contro, mi hanno detto che è inutile continuare a provare, perché tanto io di figli non ne posso avere. Che l’unica mia speranza era bere il sangue dell’Unicorno.
- Non credo ad una sola parola di ciò che ti hanno detto, Clay! – la abbracciò – Loro sono Elfe malvagie. Non fanno mai del bene. Mai, neanche per errore. Ogni loro comportamento è dettato dalla cattiveria. Bere il sangue dell’Unicorno non ti avrebbe fatto diventare madre, ti avrebbe reso un’assassina. Sai che uccidere una creatura magica è illegale e proibito? Il tuo gesto, avrebbe fatto scatenare una guerra tra le creature magiche e gli esseri umani, costringendo gli Elfi ad intervenire.
- Già. – sospirò nuovamente la Regina – E in tutto questo il Male avrebbe proliferato e preso il sopravvento. – rabbrividì e si strinse nel mantello.
- Continuiamo a passeggiare, vuoi? – si alzò l’ancella – Fa fresco e non è bene fermarsi a lungo a sedere.
- Sì, hai ragione. – annuì la Regina – Sai, Steph, l’Unicorno mi ha parlato e mi ha detto che incontrerò un Sacerdote potentissimo e che lui sarà in grado di aiutarmi.
- Visto? Te l’avevo detto io che niente è perduto!

Le Regina non rispose all’affermazione della sua migliore amica, la prese per mano e, sospirando, la pregò di continuare la loro passeggiata in silenzio. Aveva bisogno di rilassarsi dopo la notte di ieri.
Stephanie annuì, strinse con affetto la mano di Claire nella sua e la seguì tra i fiori e le aiuole ben curate del giardino.
- Qui si sta troppo bene… - parlò la Regina dopo un lungo silenzio – Ogni volta che entro nel giardino interno, mi sento rinascere e rinvigorire.
- È merito della magia Elfica, mia signora. – sorrise dolcemente la contessa – Sono gli Elfi che curano il vostro giardino a rendere tutto così… - si fermò alla ricerca della parola giusta.
- Perfetto? – suggerì una voce alle loro spalle facendole sobbalzare.
- Joe! – sorrise Claire – Ci hai spaventate!
- Scusami, vita mia! – ridacchiò – Eravate così assorte che non resistito a farvi un piccolo scherzetto.
- Ben vengano i vostri scherzetti, maestà se hanno il potere di accendere gli occhi della vostra consorte di questo bell’azzurro! – si inchinò Stephanie prima di andare a baciarlo.
- Ooh… - gemette la Regina – Vi prego di non burlarvi di me. Sapete che non lo tollero… - la giovane donna guardò il sole – Ma è già ora di pranzo, Joe?
- No, mi sono liberato prima del previsto degli impegni di corte e volevo invitarti a fare una cavalcata.
- È tanto tempo che non usciamo insieme a cavallo. – annuì felice lei – Steph, tu e il tuo compagno Richard volete unirvi a noi?
- Meglio di no, mia signora. – scosse la testa nera come la notte la mezza Elfa – E’ giusto che stiate un po’ da soli, perché non riuscite mai a farlo. – le due amiche/sorelle si abbracciarono – Io ci sarò sempre, per qualsiasi cosa… Non ti abbandonerò mai, Clay. Ti darò forza… Sostegno e ti spronerò a non arrenderti! Ti voglio un universo di bene, sorellina!

La Regina strinse Stephanie piangendo sommessamente, voleva così tanto bene alla mezz’Elfa che a volte non riusciva ad esprimerlo a parole.
Erano unite come due sorelle, anzi di più, il loro rapporto era molto simile a quello che lega i gemelli: avvertendo gioie e dolori dell’altra persona.
- Grazie, sorellina mia! – la baciò Claire sulle gote – Tu sei la mia Stella Polare. Sei il mio punto di riferimento quando mi sento persa e sola. Ci sei sempre per me. Ed io ci sarò sempre, qualunque cosa accada, ovunque ci porti il destino, per te!
Il Re sorrise, era felice che la sua Claire avesse un’amica così speciale. Lui era fortunato, aveva una sorella minore, la contessa Lucy, alla quale era molto legato e soffriva nel vedere sua moglie da sola, dato che gli Dei non avevano benedetto il matrimonio dei suoi con l’arrivo di altri figli o figlie.
Le due “sorelle nell’anima” si separarono con gli occhi lucidi, Joseph prese la moglie per le spalle e la baciò a lungo dimenticandosi degli impegni di corte, della cavalcata e persino di essere il Re nel giardino del palazzo.
Si separarono ormai senza fiato, Claire era rossa in viso e i suoi occhi erano accesi di desiderio.
Anche l’incarnato olivastro di Joseph si era acceso e nei suoi occhi color sottobosco si era accesa una luce dorata carica di promesse.
Senza dire una parola, i due Reali, lasciarono il giardino ma non si diressero alle stalle. Raggiunsero i loro appartamenti e si chiusero dentro, lasciando fuori il resto del Regno e i suoi numerosi problemi.

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Capitolo 3
*** Il ritorno alla Luce dopo la partenza delle Elfe della Notte. ***


Terzo Capitolo:
Il ritorno alla Luce dopo la partenza delle Elfe della Notte.


Dal giorno della visita alle due Elfe della Notte, erano passate molte lune ma la situazione nel Regno della Luna Crescente non sembrava voler migliorare, anzi, tutt’altro.
Sembrava che una cappa di negatività si fosse poggiata su tutto il territorio: la caccia e la pesca non davano più buoni risultati; i campi non riuscivano a portare a maturazione i raccolti ed alcuni granai con le riserve per l’inverno avevano misteriosamente preso fuoco.

Nelle strade del Villaggio, la popolazione vociferava su una “maledizione” che era stata lanciata sulla Regina umana perché lei si era rifiutata di fare chissà cosa, scatenando l’ira degli Dei.
Umani ed Elfi si stavano dividendo, gli uni incolpavano agli altri della situazione e nessuno sembrava essere in grado di trovare una spiegazione o una soluzione al problema.

La Regina, che sapeva dei tumulti e delle voci che circolavano sul suo conto, si stava prodigando in ogni modo per scacciare la negatività che li attanagliava, ma sembrava sempre remare contro corrente: più si affannava e peggio era.
Un giorno, mandò a chiamare la zia Sacerdotessa e parlò a lungo con lei chiedendole consigli su come poter sbloccare la situazione prima che peggiorasse e portasse alla guerra civile.

La Sacerdotessa ascoltò gli sfoghi della nipote Regina, la consolò e lesse più e più volte le carte dei Tarocchi Elfici per trovare una qualche soluzione a tutti i problemi che affliggevano il Regno.

- Mia signora. – sospirò stancamente dopo aver letto le carte per l’ennesima volta – Sembra che non ci sia una soluzione simultanea.
- Cosa intendi dire, mia signora zia? – chiese la Regina lisciando il pelo di Penelope che non l’abbandonava mai di un passo.
- Ho riletto più volte i Tarocchi Elfici, chiedendo loro un consiglio… Pregando loro di mostrarmi la strada…
- Vi ho vista, zia… - annuì la giovane donna – Ma sapete che non conosco i Tarocchi Elfici che i miei genitori non hanno mai voluto che imparassi a leggerli.
- Lo so, mia giovane signora! – sorrise la donna accarezzando la mano della nipote che era tesa come una corda di violino – La riposta a tutte le mie domande è racchiusa in questa carta.
La Sacerdotessa gliela mostrò: raffigurava un bambino, o una bambina, che nasceva dal Sole.
- Un figlio della Luce. – mormorò la Regina smettendo di accarezzare la gatta – Deve nascere un figlio della Luce.
- O una figlia, mia signora. – sorrise, stanca la donna, aveva fatto un lungo viaggio per arrivare al castello e consultare le carte aveva richiesto più energie del previsto, perché aveva veduto anche altre cose, ma non era ancora il momento di dirle alla nobile nipote.
- Una figlia… - ripeté sognante Claire – Mi piacerebbe molto avere una figlia… Una principessa…

Mhara si rese conto che sua nipote stava sognando ad occhi aperti e sorrise vedendola immaginare la sua bimba. Lei l’aveva vista in una visione e già sapeva che sarebbe stata piccolina, ma bellissima. Perfetta, una miniatura.
- Sarà bionda e con gli occhi azzurri… - profetizzò Claire stupendo la zia che, da Suprema Sacerdotessa, si rese subito conto che la Regina stava usando la “Vista” senza neanche saperlo.
Infatti, dopo pochi secondi, la giovane donna sbatté le palpebre e tornò in sé.
- Cos’ho detto, zia? – chiese sorpresa di non ricordare nulla.
- Avete usato la Vista, mia signora. – spiegò la Sacerdotessa – Un dono che hanno pochissime Sacerdotesse, naturale intendo. Tutte noi possiamo usare la “Vista superiore” utilizzando una miscela di erbe.
- Non sapevo di avere questo Dono… - sorrise turbata lei – Non credo che Joe ne sarebbe felice.
- Non vedo perché non dovrebbe essere altrimenti. – la Sacerdotessa si versò dell’acqua – Ragionate troppo da umana. Vostro marito è un Elfo della Luce. Lui è abituato alle magie molto più di quanto riusciate voi stessa a immaginare.
- Forse avete ragione zia. – annuì pensierosa – Avete l’aria stanca, volete riposare un po’?
- Avete ragione, mia Regina… - sospirò – Sono un po’ stanca, è stato un viaggio lungo e pieno d’insidie. Io e le altre Sacerdotesse, unite ai Druidi della Montagna Sacra, stiamo cercando di tenere in piedi la barriera magica ma diventa ogni giorno più difficile.
- È tutta colpa mia.
La conversazione delle due donne, fu interrotta da un lieve bussare alla porta.
Stephanie, la dama di compagnia della Regina, lasciò il suo lavoro a maglia sul divanetto ed andò ad aprire.
La Sacerdotessa e la Regina, la videro parlottare con qualcuno che restava nascosto dalla spessa porta di legno.
- Chi è, Stephanie? – chiese la Regina alzandosi elegante.
- Un messaggero, mia signora. – rispose inchinandosi la mezz’Elfa.
- Messaggero? – inarcò un sopracciglio – Non stavamo aspettando nessuno. Credo.
- Chiede il permesso di parlare con voi, signora.
Claire sospirò, si lisciò una piega della lunga gonna ambra del vestito e disse:
- Fallo entrare, Stephy… - decise la Regina.
La dama di compagnia fece un breve cenno di assenso e lasciò entrare un Elfo della Foresta.

La Somma Sacerdotessa e la Regina restarono per un attimo senza fiato: gli Elfi della Foresta erano molto schivi, non amavano abbandonare le foreste dove vivevano.
Claire lo osservò con attenzione da dietro le bionde ciglia abbassate, era alto e muscoloso, sembrava avere più o meno l’età di Joseph.
Aveva lunghi capelli neri come le ali dei corvi; la sua pelle era verde chiara e ricordava i germogli che nascono in primavera; gli occhi erano grandi e profondi, color ambra come quelli delle aquile.
- Sono onorata di fare la vostra conoscenza. – parlò la Regina facendo un lieve inchino.
- Sono onorato di essere stato ricevuto da vostra maestà. Il mio nome è Oak Chestnut e vi porto i saluti del mio amato popolo, gli Elfi della Foresta. – rispose inchinandosi l’uomo e la sua voce ricordava il mormorio dei torrenti – Mi dispiace disturbarvi, mia Signora, ma la mia Regina mi ha chiesto di precedere la carovana per informarvi del nostro arrivo.
- Regina? – Claire s’irrigidì lievemente – Carovana? Mi dispiace, ma non so di cosa state parlando… - e lo guardò intensamente.
- Gli Alberi Sacri parlano tra loro, mia signora. – spiegò paziente l’Elfo – Sono giunte nel nostro Regno delle pessime notizie. Abbiamo saputo che due Elfe della Notte, maestre della magia nera, si sono accampate nella foresta con l’inganno ed hanno lanciato un potente sortilegio.
La Somma Sacerdotessa annuì, si diresse verso il caminetto acceso e replicò:
- Purtroppo è la verità. Con l’aiuto dei Sacerdoti e delle Sacerdotesse Elfici, stiamo cercando di ripristinare l’energia; ma è complicato.
- Mi hanno chiesto di uccidere un Unicorno. – ricordò la Regina tormentandosi le mani – Ma io l’ho liberato. Mai, per nessun motivo. Nemmeno per avere un figlio.
- Il sangue dell’Unicorno, mia signora, - spiegò sospirando l’Elfo – non vi avrebbe fatto generare un figlio. Sareste diventata una sorta di mostro, e la vostra stessa sete vi avrebbe divorata.
- È così pericoloso il suo sangue? – domandò Stephanie mettendosi seduta.
- È talmente buono e nutriente, che dopo il cibo normale vi sarebbe parso… inutile.
- Non solo, l’Unicorno è l’animale più puro di tutte le creature magiche messe insieme. Lui è un concentrato di bontà.
- Lasciate entrare la Carovana all’interno delle mura, mia signora. – suggerì la Somma Sacerdotessa.
- Dite che non commetterò un altro errore, zia? – sospirò Claire tormentandosi le labbra – Non cosa fare… Ho bisogno di parlarne con Joe…
- Il Re è molto impegnato, mia signora. – sospirò sconsolato l’Elfo della Foresta – Mi è stato detto che oggi è pressoché impossibile avvicinarlo.
- Per gli altri, forse. – sorrise Claire – Ma non per la sua consorte. – con un cenno del capo, chiamò a sé le sue guardie personali, poi guardò Stephanie e disse – Steph, tu vieni con me per favore. Zia, signor Oak, vi prego di attendermi qui… Ci metterò il minor tempo possibile.
- Come desiderate vostra maestà – rispose la Somma Sacerdotessa.
- Gradirei venire con voi, vostra grazia. – la contraddisse Oak – Vorrei parlare io a nome della mia Regina.
- Se questo è un vostro desiderio, – si strinse nelle spalle – seguiteci pure.

In silenzio, il corteo raggiunse la sala del trono dove il Re stava facendo le udienze.
All’arrivo della Regina, il brusio nella stanza si spense. Joseph alzò gli occhi dalle carte che aveva in mano e sorrise.
Claire, senza degnare d’uno sguardo i presenti, raggiunse il marito e, tendendo le mani, mormorò:
- Ho bisogno di un tuo consiglio. Posso rubare un attimo del tuo tempo?
- Non puoi aspettare? – sospirò lui indicando la folla in attesa nella sala.
- No. – scosse la testa e, alzando la voce, continuò – Un messaggero è stato accompagnato alla mia presenza per non disturbarti durante le udienze, mio signore. – si girò a guardare la folla che la osservava, sorrise e la stanza parve illuminarsi – Gli Elfi della Foresta chiedono asilo presso di noi. Il signor Oak, - e lo indicò con un fluido movimento della mano – deve portare il nostro consenso o il nostro diniego alla sua Regina.
Il Re soffocò a stento una risata, sua moglie era “tremenda” agendo così era passata davanti a tutti ma i sudditi erano troppo incuriositi dal nuovo arrivato e dalla Carovana che precedeva per muovere obiezioni al suo comportamento.
- Sei terribile! – le mormorò all’orecchio – Ma è per questo che ti amo.
- Oh, mio signore… - arrossì lei – Spero non solo per questo… - e lo baciò dolcemente.
- Sapevo dell’arrivo di mio cugina e della sua famiglia. – le confidò quando si separarono – Sarei felice di ospitarli qui.
- Avrei preferito saperlo con un certo anticipo, mio signore. – mormorò lei – Gli appartamenti per gli ospiti non sono pronti.
- Non credo che si fermeranno a dormire qui. – sorrise – Sono Efli della Foresta, vorranno andare a dormire nella nostra Foresta Sacra.
- Permettemi di contraddirti: la Foresta Sacra è il posto meno ospitale del Regno. – gli occhi della Regina si incupirono – Non posso costringere nessuno a dormire lì. La Foresta ha bisogno di essere ripulita.
- Allora ordina ai domestici di preparare gli appartamenti degli ospiti. Chiedi al signor Oak di quante stanze - necessitano e poi fai preparare il campo dei tornei, in modo che il resto della Carovana possa accamparsi lì. Non tutti saranno disposti a dormire circondati dalle mura.
- Ottimo compromesso, Joe. – sorrise Claire – Adesso ti lascio ai tuoi affari, prima che la curiosità scemi ed io venga accusata di non aver rispetto del nostro popolo.
- Che la Luce sia sempre la tua guida, amore mio.
- Che il mio amore ti sostenga sempre, amore mio.

La Regina, invitò l’Elfo della Foresta e il suo seguito a lasciare la sala delle udienze.
Oak era un po’ deluso dal comportamento della donna, sperava di poter parlare con il Re e non gli era piaciuto il comportamento dell’umana.
- Non capite perché ha agito così, vero? – sorrise Stephanie notando il suo turbamento.
- No. – scosse la testa l’Elfo – Non lo capisco proprio.
- L’ha fatto per parlare subito con il Re, senza dover aspettare che terminasse le udienze. – spiegò – Se la mia signora avesse detto al suo consorte che voi volevate parlargli, lui sarebbe stato costretto a chiederle di farvi aspettare e vi avrebbe ricevuto solo dopo tutti gli altri sudditi in attesa. Anche se siete un gradito ospite, non potevate passare avanti a quelle persone e a quegli Elfi, che sono qui dall’alba per avere un’udienza con il Re. Capite adesso?
- È un’umana che ragiona da Elfa! – sorrise Oak.
Stephanie scoppiò a ridere, posò una mano sul braccio dell’Elfo dicendo:
- Questo è il più bel complimento che potevate farle.
- Parlerò molto bene di lei e del Re ai miei signori. – ammise lui – Spero solo di poterli aiutare.
- Voi siete Elfi della Foresta. – replicò stringendosi nelle spalle.
- Voi siete una mezz’Elfa, vero? – domandò cambiando argomento.
- Sì, signor Oak. – sorrise Stephanie.
- Ed è felicemente fidanzata, signor Oak. – li interruppe la Regina che aveva sentito solo quell’ultima domanda.
- Sono un Elfo sposato, vostra grazia. – sorrise – E notavo solo che nella signorina Stephanie i tratti Elfici hanno preso il sopravvento su quelli Umani.
- Lo so. – sospirò Claire – Noi esseri umani siamo più deboli. – scosse la testa – me lo sento ripetere da quando ho 3 anni.
L’Elfo non rispose, si limitò a guardare la Regina con espressione interrogativa, chiedendosi chi le avesse raccontato simili bugie e perché.

La Regina riprese a camminare, chiamò a se il capo della servitù e gli ordinò di preparare gli appartamenti del lato Ovest del Castello e di comunicare alla cucina dell’arrivo di graditi ospiti.
Chiese al responsabile delle attività, di organizzare una festa di benvenuto; c’era bisogno di portare un po’ di allegria.
L’Elfo della Foresta sorrise, quella giovane donna era davvero forte. Un piccolo concentrato di energia. Per rispetto al suo rango, aspettò che avesse finito di dare le disposizioni al personale; poi inchinandosi ai suoi piedi disse:
- Mia graziosa Signora… A malincuore… Devo congedarmi da voi…
- Andate signor Oak… - sorrise Claire porgendogli la mano – Non fate aspettare i vostri Signori, informateli che sono i benvenuti e che siamo felici di averli con noi.
- Le vostre parole mi riempiono il cuore di gioia, vostra grazia… - l’Elfo della Foresta baciò con delicatezza la mano della Regina, salutò i presenti con un profondo inchino e lasciò il Castello.

Claire si sedette stanca su un divanetto, subito Penelope le balzò in grembo.
- Ciao Pepy… - la salutò coccolandola – Dove ti eri nascosta piccola mia?
- Miaaaaoooowww… - la gattina iniziò a fare le fusa, felice di tutte quelle coccole.
- Penelope ha un manto meravigliosamente lucido. – parlò Stephanie sedendo accanto alla Regina – Credo sia andata a farsi spazzolare dalle figlie della vostra guardarobiera, mia signora.
- Questa vanitosa è andata a farsi bella per l’arrivo degli ospiti… - rise Claire grattandola dietro l’orecchio – La mia guardarobiera ha delle figlie? – domandò ripensando alle parole della sua amica.
- Non lo sapevate, mia signora?
- Sinceramente no… - sorrise – Zia, cos’avete?
- Troppi pensieri affollano la mia mente, mia signora. – ammise la donna camminando per la stanza – Devo tornare dalle altre Sacerdotesse ma vorrei anche conoscere gli Elfi della Foresta.
- Allora restate. – la pregò Claire – Mandate un messaggero dalle Sacerdotesse, spiegate loro la situazione. Gli Elfi della Foresta avranno bisogno di una guida che li conduca nei meandri della Foresta Sacra. Chi meglio di voi potrebbe falro?
- Ma quando arriveranno, sarà buio, sarà pericoloso per me e per loro.
- Avete paura di dormire a palazzo, zia? – domandò entrando Joseph.
- No, mio signore! – si inchinò ridacchiando lei – E’ che non vorrei recarvi disturbo e i miei figli…
- I vostri figli sono grandi. – la chetò il Re – Sanno badare a loro stessi, la comunità li ama e non succederà loro niente se per una sera resterete nostra gradita ospite.
- Allora accetto con estremo piacere la vostra offerta, mio signore! – sorrise grata la Somma Sacerdotessa.
- Bene… Adesso, scusateci, ma vorrei restare per un po’ da solo con la mia dolce consorte.

In silenzio, i presenti uscirono dal salottino della Regina, lasciandoli finalmente soli.
Claire raggiunse Joseph sorridendo dolcemente, lo abbracciò e si alzò sulle punte dei piedi per poterlo baciare.
Joseph la strinse dolcemente a sé, si chinò leggermente e unì le sue labbra a quelle della giovane moglie.
Restarono abbracciati, allacciati in quel caldo bacio, finché furono interrotti da uno squillo di trombe che annunciava l’arrivo degli ospiti.
I due si guardarono con amore, la Regina arrossì leggermente ma non si allontanò, si appoggiò al petto del marito e si lasciò cullare dal battito accelerato del suo cuore.
- Che bello tenerti così… - le mormorò tra i capelli – vorrei poterlo fare più spesso.
- È una sensazione meravigliosa… - rispose lei, la voce ovattata dalla stoffa del corsetto del Re.
- Peccato che dobbiamo andare a prepararci… Stanno arrivando i nostri ospiti e non possiamo farci trovare così… Non credi?!
- Mmmm… Hai ragione…
A malincuore, i coniugi posero fine all’abbraccio poi salirono nel loro appartamento e si fecero cambiare d’abito per accogliere in maniera degna gli ospiti.

Joseph indossò un abito rituale Elfico che sembrava cucito sulla sua pelle; Claire indossò un abito di uno speciale tessuto filato con una speciale tecnica in modo da catturare tutte le sfumature della Luna.
Indossarono alcuni gioielli, il Re si lasciò pettinare i lunghi capelli neri e ordinò che li acconciassero come li portano gli Elfi; la Regina chiese che le raccogliessero i capelli sulla nuca e che li impreziosissero con un filo di perle di fiume.
Appena pronti, scesero nel salone principale del Castello ed attesero con il resto della Corte l’arrivo della Carovana.
La Regina rabbrividì, pentendosi di non aver preso il suo mantello di lana. Si girò verso Stephanie e sorrise: la sua amica era stata più previdente, aveva preso dal guardaroba il mantello reale, tessuto con filati Elfici leggeri e caldi.
- Ti ringrazio, Steph! – mormorò Claire mentre la sua dama di compagnia le sistemava il mantello sulle spalle.
- Dovere, mia signora… - sorrise arrossendo – Ho preso anche quello del Re… Pensate che possa gradirlo?
- Glielo chiedo… - la Regina posò una mano sul braccio del suo consorte, lui si girò con un sorriso sulle labbra e chiese:
- Che c’è mia diletta?
- Stephanie ha portato i nostri mantelli, io ho già indossato il mio… Tu lo vuoi?
- Sì… - annuì – Ringrazia tu Stephanie per me… E’ sempre così gentile e premurosa con noi.
- È il mio angelo custode, mio signore. – replicò dolcemente Claire mettendo il mantello sulle spalle del Re.

Ascoltando i musici suonare, la corte aspettò l’arrivo della Carovana che li raggiunse dopo pochi minuti.
I presenti nella sala trattennero il fiato: gli Elfi della Foresta erano creature mistiche e bellissime.
In testa al gruppo, c’era Oak il messaggero che faceva strada al suo Re e alla sua Regina.
Joseph sorrise felice, Claire si sentì intimidita dalla presenza di quegli Elfi di cui aveva tanto sentito parlare.
Oak si inchinò profondamente davanti al trono dei giovani Reali, poi, con voce forte e squillante disse:
- Mio signore, mia signora… Ho il grande onore di presentarvi la Regina Lucilla, il Re August e il principe Leox.
- Onorati di fare la vostra conoscenza. – sorrise Joseph alzandosi dal trono.
- Sono felice di conoscervi. – gli fece eco Claire, timidamente.
- E noi siamo molto felici di essere qui. – sorrise la Regina Lucilla – Abbiamo tanto sentito parlare del vostro regno e della vostra mistica Foresta, e non vedevamo l’ora di poterci mettere in viaggio per poterla visitare e apprendere dai vostri alberi molte cose.
- Già… - mormorò Claire – Peccato doverci conoscere proprio perché la nostra Foresta ha bisogno di aiuto.
- Siamo onorati di potervi aiutare mia signora! – sorrise cordiale August inchinandosi – Noi siamo Elfi della Foresta, occuparci delle foreste è il nostro compito principale.
- E poi, - sorrise la Regina – siamo cugini con Re Joseph ed era da tanto che non passavamo del tempo assieme.
Parlando del passato, il Re Joseph fece accomodare la corte della cugina all’interno della sala dei ricevimenti ed ordinò alla servitù che la fosse servita la cena.
La Regina Claire ascoltò rapita i racconti degli ospiti, ma non partecipò molto alla conversazione era stata una lunga giornata e si sentiva stanca.
- Avete l’aria stanca, signora… - mormorò dolcemente August cullando Leon.
- Avete ragione, signore… - ammise Claire sorridendo – Ero preoccupata dal vostro arrivo, avevo paura che qualcosa andasse storto e, temo, di aver strafatto…
- Siete in dolce attesa? – domandò senza malizia alcuna il Re Elfo.
- Purtroppo no… - gli occhi azzurri di Claire si riempirono di lacrime, la regina Lucilla lo notò e la osservò attentamente, in lei c’era qualcosa che le ricordava tanto se stessa.
- Claire… - la chiamò – potremmo parlare in privato?
- Ma certo Lucilla… - sobbalzò stupida la giovane donna – Prego, seguimi.
- Grazie… August, pensi tu al cucciolo?
- Non preoccuparti, mia signora. – sorrise August baciando dolcemente la moglie sulle labbra.

Le due Regine lasciarono la sala dei ricevimenti e si chiusero nel salottino privato di Claire, lasciando fuori sia la scorta sia le dame di compagnia.
- Cosa succede, Lucilla? – domandò preoccupata Claire – Abbiamo urtato la vostra sensibilità in qualche modo?
- Oh no! – scosse la testa dai lunghi capelli corvini – Assolutamente no! La vostra accoglienza è stata perfetta, soprattutto se si pensa al pochissimo preavviso.
- Ne sono felice… - sospirò rilassandosi.
- Ho notato i tuoi occhi incupirsi quando mio marito ti ha chiesto se stai aspettando un bambino…
- Oh… - gemette mordendosi le labbra – Non è una cosa che riesco a nascondere molto bene. Spero che August non si sia offeso per la mia reazione.
- È un uomo, come tale, non ha notato nulla! – rise Lucilla e nell’aria si sentì come il tintinnio dei campanelli.
Claire arrossì, abbassò lo sguardo e sorrise lasciandosi coinvolgere dall’allegria della Regina degli Elfi della Foresta.
Lucilla tornò seria dopo pochi attimi, poi raccontò a Claire del suo passato. Delle difficoltà che aveva avuto per generare Leon, della crudeltà delle persone che aveva incontrato sulla sua strada; delle poche speranze che le avevano dato di poter diventare madre.
Claire la ascoltava, era come se un’altra persona raccontasse la sua stessa vita. C’erano giusto poche differenze, causate dal loro diverso modo di vivere.
Alla fine del racconto, Claire le gettò le braccia al collo piangendo disperatamente.
- Oh no… Ti prego… Claire, non piangere… Io ti ho raccontato la mia storia per farti capire di non perdere la speranza… Non dare peso alla cattiveria degli altri…
- Grazie… - singhiozzò – Grazie Lucilla… Io…
- Ssshhh… non devi dire nient’altro… stanno parlando i nostri cuori, loro non hanno bisogno di parole! – Lucilla appoggiò la sua fronte contro quella di Claire e chiusi gli occhi, subito imitata dalla Regina umana.
Le due donne rimasero abbracciate per un po’, poi Lucilla disse:
- Quando ero disperata, è venuto in mio soccorso il Sommo Sacerdote degli Elfi della Foresta… Lui mi ha dato poche speranze e una cura da seguire. Non è stato facile, però… - sorrise – Alla fine Leon è nato… Sono diventata madre. Vorresti conoscerlo e farti visitare anche da lui?
- Con piacere… - annuì Claire asciugandosi gli occhi – Le parole delle Elfe della Notte mi sono rimaste cucite addosso come una maledizione… Non riesco ad essere serena, intorno a me vedo solo nero… Mi sento sola e non posso confidare a nessuno ciò che ho qui… - e si mise una mano sul cuore – Purtroppo i miei genitori sono lontani e devono pensare ad amministrare le terre che gli ha donato mio marito… Non riusciamo a vederci spesso come vorrei… - si guardò intorno – Qui sono tutti molto gentili e servili nei miei confronti… - e lasciò la frase in sospeso.
- Ma nessuno di loro è un umano. – concluse Lucilla per lei.
Claire sobbalzò, la Regina degli Elfi della Foresta aveva dato voce ai suoi pensieri più nascosti.
- E’ così… - annuì – Ci sono pochi umani a palazzo… Qualche nobile, ma sono persone interessate a fare carriera oppure a far fare carriera ai figli… Non sento “buono” nessuno di loro.
- E perché non provi a fare amicizia con gli Elfi?
- Ah ah ah! – rise la Regina mettendosi una mano davanti alla bocca – Gli Elfi? Loro mi guardano in modo strano, sono la loro Regina umana che non riesce a mettere al mondo l’erede al trono. Se mi parlano di magia, di riti, di misteri, di tradizioni… Io non so cosa rispondere… Non conosco niente, o poco meno di niente, dell’Antico Popolo. Sono stata cresciuta da umana, destinata a sposare un nobile umano. Joseph è stato il più bell’imprevisto di tutta la mia vita! – sorrise – Sono felice e onorata di essere sua moglie.
- E io sono felice e onorata di averti conosciuta, piccola Regina! – la abbracciò Lucilla, stupita dalla grande forza nascosta dentro quella fragile creatura umana. Era molto più forte lei, di molti altri Elfi che aveva avuto l’occasione di conoscere, doveva solo aiutarla a tirare fuori la grinta che vedeva brillare in un angolo remoto del suo cuore. Forse, chissà, l’arrivo di un figlio le avrebbe dato la giusta spinta per trovare il coraggio di essere se stessa, senza più nascondersi dietro il suo lato umano.

Il soggiorno degli Elfi della Foresta, fu piacevole e lungo. Con le loro conoscenze e i loro poteri, aiutarono i Druidi e le Sacerdotesse a risanare la Foresta Sacra, caduta vittima della cattiveria delle Elfe della Notte che avevano venduto l’anima ai demoni.
Concluso il lungo processo di purificazione, il popolo del Regno della Luna Calante, organizzò una grande festa nella Foresta Sacra alla quale parteciparono tutti, Nani compresi.

Claire, che conosceva molte creature solo grazie ai libri che aveva letto, restò affascinata dai Centauri e dalle loro compagne e dai Nani, maestri nella lavorazione dei metalli e dei gioielli.
I Nani, regalarono alla Regina una corona in oro giallo e rosso, finemente lavorata e impreziosita da piccoli diamanti e smeraldi che catturavano la luce delle fiamme, brillando come stelle in cielo.
Al Re, donarono una cintura di cuoio ricamata con fili d’oro e rubini; alla quale era appesa una spada creata con la roccia di luna protetta da un fodero di oro bianco leggero e resistente.
Alcune Nane, donarono a Claire dei tessuti finemente ricamati e alcuni vestitini per il principe, o principessa, che speravano lei potesse generare presto.

I giovani Reali, ringraziarono i Nani della loro generosità e invitarono alcuni dei loro rappresentanti a corte per stringere un trattato di alleanza e amicizia.
Felici, i Nani accettarono la proposta e chiesero a Joseph il permesso di far soggiornare alcuni di loro all’interno del villaggio per commerciare i loro prodotti.
Joseph, felice della proposta, accettò l’offerta invitando gli artigiani Nani e le loro famiglie a vivere all’interno del villaggio.

Durante la festa, la Regina Lucilla e la Regina Claire si allontanarono per un breve tempo, il Sommo Sacerdote le stava aspettando.
Claire era tesa, sentiva il cuore battere forte contro le costole e lo sentiva pulsare dentro le orecchie; temeva che le uscisse dal petto da un momento all’altro.
- Stai tranquilla, cucciola! – le sorrise Lucilla prendendole la mano – Vedrai, il Sommo è un personaggio particolare ma ti piacerà. Non è come le altre persone che hai trovato fin’ora.
- Lo so… - sorrise incerta l’altra – E’ che ho paura di quello che mi può dire. Se dovesse confermare le parole di quelle due streghe… io… io…
- Sssshhh… non pensarlo neppure! Sai che anche a me avevano detto che non avrei mai potuto avere figli? E invece, visto che spettacolo di Elfetto?
La Regina sorrise, strinse la mano della sua nuova amica e continuò a seguirla in silenzio nel cuore della Foresta.
Il Sommo Sacerdote aveva sistemato la sua tenda vicino al fiume. La Luna piena illuminava la tenda di un bel verde brillante, rendendola simile a uno degli smeraldi incastonati sulla corona della giovane donna.
In silenzio, le due donne entrarono nella tenda, ad attenderle c’erano le due assistenti del Sommo Sacerdote che presero i loro mantelli e le fecero accomodare vicino ad un braciere Elfico.
- Che bell’ambiente… - mormorò Claire – Trasmette serenità… Pacatezza…
- Hai descritto il Sommo… - ridacchiò Lucilla guardandosi intorno.
- Questo mi piace… - annuì Claire – Sono suggestionabile e le persone nervose mi mettono ansia.

Un lieve colpo di tosse interruppe i loro discorsi, l’Elfa assistente le pregò di seguirla, il Sommo Sacerdote era pronto a riceverle.

Claire fece un lungo e profondo respiro, poi seguì le due Elfe verso lo studio del Sommo Sacerdote dal quale sentiva provenire voci ovattate e basse risate; così, facendosi coraggio, aprì la tenda e raggiunse Lucilla.
- Per favore, Walnut smettila di prendermi in giro… Sai che non ti sopporto quando fai così!
- Spiacente di deludervi, mia signora! – rispose il Sommo Sacerdote con voce bassa e pacata – Ma prendermi gioco di voi, è divertente… - Claire notò che tra il Sommo Sacerdote e la Regina Lucilla, c’era una profonda amicizia e un legame d’affetto intenso, che andavano al di là dell’umana comprensione.
Si fidavano ciecamente l’uno dell’altra e la Regina fingeva di essere contrariata, in realtà era onorata di essere oggetto di scherno di un potente guaritore com’era Walnut.
- Mh… Mh… - tossì la Regina umana – Scusate l’interruzione…
- Oooh, finalmente ci hai raggiunti! – rise Lucilla – Avevamo paura che avessi cambiato idea…
- Accomodatevi, mia signora… - la invitò Walnut – E’ un onore per me conoscervi.
Claire sorrise, prese posto su un ambio cuscino color vinaccia e prese parte alla conversazione.

Il Sommo Sacerdote, aspettò che lei fosse a suo agio, poi iniziò a visitarla.
Lesse con estremo interesse le carte che la giovane Regina gli aveva portato; scosse la testa davanti ad alcuni racconti della donna e poi disse:
- Signora, dovrei visitarvi; ma, per farlo, ho la necessità di toccarvi.
- Fate ciò che dovete, signore. – annuì grave la donna – Mi fido di voi e so che non c’è lascivia nei vostri metodi.
- Vi ringrazio mia signora… - il Sommo Sacerdote arrossì lievemente, poi chiese a Claire di togliersi alcune vesti, per restare solo con la sottoveste di lino.
La Regina ubbidì senza dire niente, si tolse il mantello e i pesanti abiti che indossava, li appoggiò sull’ampio cuscino sul quale era seduta e rimase in piedi.
Il Sommo Sacerdote, si lavò le mani con dell’acqua tiepida e, recitando arcaiche preghiere, si avvicinò alla Regina tracciando antichi simboli nell’aria con le dita.

La visita durò una mezz’ora. Il Sommo Sacerdote ascoltò con molta attenzione e concentrazione l’intero corpo della donna, notò che c’erano alcune disarmonie da rimettere a posto; ma niente di ciò che sentiva e vedeva con la Vista, dava da intendere che non potesse generare un erede.
Alla fine della visita, l’Elfo si lasciò cadere sul cuscino con un sospiro. La sua assistente gli deterse le fronte con un panno di lino, poi lo fece bere e sparì, lasciandoli soli.
- Cos’avete visto, signore? – domandò impaziente Claire rivestendosi.
- Avete alcuni blocchi, mia signora. – rispose pacato lui – Ma niente di grave… Vi darò una cura da fare, avete bisogno di depurarvi e anche di lasciare la Corte per un po’.
- Mi piacerebbe molto. – ammise lei – E’ stato un periodo stancante per entrambi.
- Allora perché non ne approfittate, prendete il nostro barcone e andate a fare un viaggio lungo il fiume? – propose Lucilla aiutandola a rivestirsi.
- Ma… - sospirò – E il Regno?
- Potrei occuparmene io. – si propose nuovamente la Regina degli Elfi – Il lavoro che dobbiamo fare nella Foresta Sacra è ancora molto lungo, io e August potremmo fermarci al castello e diventare i vostri Reggenti, finché sarete di ritorno.
- Accetto! – annuì Claire abbracciandola stretta.
Le due amiche, seguite dalla scorta, rientrano al Castello chiacchierando animatamente.

Ad attenderle, trovarono Joseph ed August che stavano giocando con il piccolo Leon.
Al rumore della carrozza sul selciato, Joseph alzò gli occhi e raggiunse la sua sposa con un paio di rapidi balzi.
Entrò dentro l’abitacolo di legno senza nemmeno far fermare la carrozza, chiuse con un incantesimo i finestrini e chiese:
- Allora, cosa ti ha detto il Sommo Sacerdote?
Claire gli accarezzò il viso con la mano, poi gli raccontò per filo e per segno della visita e di ciò che l’uomo le aveva detto.
Alla fine del resoconto, gli porse un sacchettino con alcune erbe medicinali spiegandogli che dovevano fare entrambi la cura, perché le loro energie erano in fase di esaurimento.
Joseph ascoltò con attenzione il racconto della giovane moglie, poi la abbracciò e la baciò a lungo fino a che restarono entrambi senza fiato.
- Partiremo questa sera stessa, amore mio.
- Dici sul serio, Joe? – arrossì lei.
- Sì, ci farà solo bene allontanarsi per un po’. L’aria nel Regno è tesa ma stabile. Diremo che…
- Che ho problemi di salute, - concluse lei – e che per rimettermi e darti un erede devo passare un periodo per mare. Nessuno oserà mettere in discussione le parole di un Sommo Sacerdote, un uomo umile ma di grande conoscenza… grazie al quale, la nostra Foresta sta tornando viva.
- Va bene. Allora diremo così.

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Capitolo 4
*** Per mano verso il coronamento dei nostri sogni ***


Quarto Capitolo:
Per mano verso il coronamento dei nostri sogni

 

Nel giro di pochi giorni, Re Joseph e Regina Claire, si prepararono per il viaggio.
Il Sommo Sacerdote, integrò la cura che i Reali dovevano seguire e li accompagnò fino alla nave, benedicendoli mentre salivano a bordo.
La Regina era un po’ preoccupata, lei non era mai stata per così tanto tempo per mare e sperava di avere la compagnia del Sommo Sacerdote a bordo.
Il Sacerdote, rendendosi conto del turbamento di Claire, chiese alla sua assistente una Sacerdotessa molto gentile, di potersi unire alla compagnia.

Il viaggio iniziò. Claire e Joseph lasciarono a terra i loro problemi e i loro pensieri negativi.
La vita di bordo era ricca di attività che non avevano mai sperimentato. C’erano tante cose da vedere, imparare, sperimentare che si dimenticarono della tristezza che opprimeva i loro cuori e ripresero a vivere in armonia e pace.
Joseph, affascinato dalla pesca, imparò dall’Elfo mastro pescatore a pescare sia usando semplici incantesimi Elfici sia secondo la tradizione umana.
Claire fece amicizia con Edwige, l’Elfa Falconiera, e con il suo meraviglioso Falco Pellegrino Marcus ed imparò l’arte della caccia e della cura dei rapaci imparando a tenerli sul braccio alla maniera Elfica, senza guanto di protezione.

Per i giovani reali, ogni scusa era buona per isolarsi nella loro cabina ed amarsi e coccolarsi come raramente riuscivano a fare al Castello, oberati com’erano dagli impegni di corte.
Durante il viaggio, Joseph e Claire impararono a conoscersi e rispettarsi in modo più completo. Era bello poter stare semplicemente seduti a parlare, senza doversi preoccupare dell’etichetta di Corte; oppure senza l’ansia di dover troncare un discorso perché c’erano impegni più urgenti.
Su quella grossa nave, non c’erano altri impegni. C’erano solamente loro due e l’equipaggio che, notando il bisogno degli sposi di stare soli, era diventato quasi invisibile.

Mentre la nave scorreva fluida sul fiume, toccarono alcune città limitrofe al loro Regno e, curiosi, chiesero e ottennero il permesso di attraccare in porto e visitarle.
La Regina comprò alcuni tessuti molto delicati e pezze di stoffa che pensò di usare come corredo per il, o la, futuro erede; alcuni gomitoli di lana morbidissima e colorata in maniera esemplare e alcuni rocchi di filo da ricamo che nel loro villaggio non erano mai arrivati.
Il Re, comprò una coppia di cavalli per migliorare il suo allevamento; un set di spade forgiate dai Nani dalla magnifica fattura e delle bisacce per i lunghi viaggi a cavallo.
Poi, su suggerimento di sua moglie, chiese ai signori del Villaggio se erano interessati a commerciare con il loro Regno e, avuta risposta affermativa, iniziarono a fare le trattative necessarie per iniziare il commercio.

Lasciato il Re a parlare con il Conte responsabile dell’amministrazione del Villaggio; la Regina chiese alla Contessa di accompagnarla a visitare il mercato per continuare a fare compere.
Durante la passeggiata tra le bancarelle zeppe di articoli di artigianato locale e d’importazione, Claire ebbe un capogiro e svenne.
Fu prontamente presa da Richard il capo della sua scorta personale che la sollevò e la portò dentro una locanda per farla riprendere.
La Contessa corse a chiamare il marito e Re Joseph, mentre Stephanie tornò velocemente sulla barca a convocare la Sacerdotessa che era rimasta a bordo.

Insieme, raggiunsero la Locanda dove stava riposando la Regina. Chiesero all’oste una stanza dove stare da soli e la Sacerdotessa, usando i suoi poteri, visitò la giovane donna.
Claire si sentiva molto debole, non riusciva a stare bene in piedi e le girava vorticosamente la testa.
Con gratitudine, accettò che Richard la portasse in braccio e sospirò di sollievo quando la sdraiarono in un morbido giaciglio.

La Sacerdotessa tirò fuori dalla borsa un Quarzo Ialino, disse nell’antica lingua alcune formule rituali e poi appoggiò la pietra sul corpo della Regina.
La “visita” durò una manciata di minuti, durante i quali l’espressione della Sacerdotessa si illuminò in un gran sorriso.
- Vostra maestà, - parlò riponendo il cristallo nella borsa – ho l’immenso onore di comunicarvi che la cura ha avuto l’effetto sperato…
Claire guardò la giovane, capendo il significato delle sue parole con attimo di ritardo rispetto al marito che domandò:
- Ne siete certa, Priscilla?
- Ne sono certa, mio signore! – rispose la Sacerdotessa annuendo – Avevo notato che il ciclo lunare di vostra moglie era in ritardo. Ho chiesto alle sue cameriere personali di comunicarmi ogni cambiamento. Mi spiace non avervi avvisati, ma è il mio lavoro e non ho pensato di parlarne prima con voi.
- Pri… - balbettò Claire – Priscilla… Stai dicendoci che aspetto un bambino?!
- Sì, vostra illustre maestà. – le sorrise – Aspettate un bambino.
- Oh Santi Dei! – gemette la Regina chiudendo gli occhi – E hai visto se sta bene?
- È ancora troppo presto per dirlo, mia signora. E non ho né i poteri né l’esperienza del Sommo Sacerdote per rispondervi con certezza. Però ho avvertito distintamente la sua presenza. La presenza di una nuova vita che sta crescendo dentro di voi. – titubò un attimo, e poi, arrossendo, continuò – Anzi… forse le vite sono due…
- Due? – strabuzzò gli occhi Joseph – Gemelli, amore mio?
- Un doppio dono Divino! – rise Claire tendendo la mano – Se è un sogno, vi prego, non svegliatemi!

I loro discorsi furono interrotti da un lieve bussare alla porta, la Regina guardò il consorte e la Sacerdotessa negli occhi e li pregò di mantenere il segreto.
Notando la sua espressione spaventata e preoccupata che tutto potesse svanire come una bolla di sapone, entrambi accettarono.
Al che, la Sacerdotessa andò ad aprire e lasciò entrare una preoccupatissima Stephanie.
- State meglio, mia Regina? – domandò gettandosi in ginocchio.
- Molto meglio, Steph! – sorrise la donna – E’ stato solo un mancamento causato dalla mia stupidità… Non ho fatto una colazione adeguata questa mattina ed ecco il risultato.
A Claire spiaceva dover mentire alla sua migliore amica; ma non voleva diffondere la notizia della sua presunta gravidanza troppo in fretta. Prima di rendere ufficiale il suo stato al Popolo, voleva essere visitata dai Guaritori del Palazzo, da sua zia e dal Sommo Sacerdote.

Appena la Regina si fu riposata abbastanza; il corteo continuò la visita della cittadina, poi ripresero la strada del porto e tornarono sulla nave.
- Priscilla, - la chiamò il Re – secondo te è sicuro continuare il nostro viaggio?
- Sì, mio signore. – annuì sorridendo – Ormai mancano due o tre tappe prima del porto del vostro Regno, sbaglio?
- No, hai ragione. – sorrise Joseph – Un viaggio in mare, soprattutto tranquillo come quello che abbiamo fatto noi, è meno “pericoloso” di un viaggio in carrozza con i sobbalzi delle strade.
- Ottimo ragionamento, mio signore! – approvò la Sacerdotessa – E poi ci sono io. i miei poteri sono molto più forti in mare. Sono un’Elfa dei fiumi, e l’acqua è il mio elemento naturale. Potrò stare vicino a vostra moglie come ho fatto finora e aiutarla a superare eventuali crisi.
- Sei molto gentile, Priscilla.
- Dovere, signore… - si inchinò la Sacerdotessa.
Claire sorrise, si sentiva a suo agio sulla barca. Ormai la considerava la sua seconda casa.
Come ogni giorno, chiacchierò a lungo con l’equipaggio dall’umile mozzo al capitano del vascello; poi si concesse un riposino su una poltrona imbottita e lesse alcuni capitoli di un nuovo libro.
Joseph, emozionato e felice, compose delle melodie per i suoi eredi; sbrigò alcune faccende urgenti e poi si rilassò pescando con l’equipaggio.

Il viaggio si concluse anche troppo rapidamente. Il mare fu sempre calmo e clemente con loro, forse anche per merito della presenza benevola di Priscilla.
Rientrarono al Castello dopo due mesi di assenza, e trovarono la Foresta Sacra finalmente ristabilita.
I giovani Reali, furono molto contenti ed organizzarono una festa per ringraziare tutti coloro che si erano occupati di loro con tanto amore e discrezione.
Durante la festa, la Regina chiese alla zia e al Sommo Sacerdote di essere visitata ed annunciò loro la lieta notizia della sua gravidanza.
Felici, i due potenti Sacerdoti, visitarono la Regina e si complimentarono con lei.
La felicità assoluta durò poco, perché entrambi le dissero che uno dei due bambini non ce l’aveva fatta. Non avvertivano la sua forza vitale e il cuoricino non batteva. Infatti, durante la visita, la Regina ebbe un crampo e una forte emorragia la lasciò quasi senza forze.
Preoccupati, il Sommo Sacerdote e la Somma Sacerdotessa, restarono al suo fianco per tutta la notte intonando lunghe litanie magiche nell’antica lingua per aiutarla a ristabilirsi presto.

Il mattino seguente, Claire stava molto meglio. Era felice perché aspettava il tanto sospirato erede; ma era anche triste perché uno dei principini non era più nel suo ventre.
Joseph la confortò e la coccolò per l’intera giornata. Anche lui era triste di aver perso un figlio; ma era felice perché sua moglie e l’altro bambino stavano bene.
La gravidanza della Regina andò avanti tra alti e bassi. A volte la giovane donna era in preda all’estasi e alla gioia; altre scoppiava a piangere per niente ma il suo ventre cresceva e la nuova vita dentro di lei germogliava forte e sana.
La notizia dell’arrivo dell’erede del Re e della Regina, fece ben presto il giro del Regno e si sparse a macchia d’olio nei territori circostanti.
Da molto lontano, e dai Regni che avevano visitato durante il loro viaggio, iniziarono ad arrivare doni e messaggi di auguri e benedizioni per la vita che stava per arrivare.

Claire era molto orgogliosa di mostrare il suo ventre che coccolava e accarezzava ad ogni occasione.
Joseph, era felice al di là di ogni possibile immaginazione. Osservare la pancia di sua moglie muoversi e gonfiarsi era diventata la sua attività preferita.
La Regina, era seguita da un gruppo di Guaritori venuti da ogni parte del Regno.
Una mattina, durante una serie di visite di controllo, il Guaritore a capo del gruppo si allarmò e chiese alla giovane signora di fermarsi in Clinica quella notte.
La Regina, che non si era portata niente per fermarsi fuori la notte, chiese al capo Guaritore il motivo di tale richiesta, in fin dei conti era arrivata a 29 settimane e la fine della gravidanza (intorno alle 40 settimane) era ancora lontana.
- Vostra Maestà, - rispose il Capo Guaritore mettendosi seduto – alcune delle vostre analisi, hanno dato dei risultati preoccupanti. In questi ultimi giorni, vi siete gonfiata parecchio. – la guardò – Non offendetevi mia signora, l’aumento di peso in gravidanza è normale; ma… - sospirò – Il vostro, non sembra un aumento di peso “sano”, causato anche dall’aumento di peso della vostra creatura. Sembra che non riuscite a liberarvi dei liquidi. Questo potrebbe significare che qualcosa nel vostro organismo non funziona nel modo giusto. Temo per la vostra vita e per quella dell’erede al trono.

La Regina non replicò, sentì gli occhi velarsi di lacrime, strinse forte le pieghe dell’abito e annuì lentamente, non c’erano possibilità: la sua vita e quella della bambina che portava in grembo erano in serio pericolo.
Il Re, che era al suo fianco come a ogni visita, la strinse contro il suo petto e la baciò.
- Facciamo come dice il Guaritore, amore mio. Non voglio che vi succeda niente di male.
- Sono d’accordo con te, Joe. – annuì asciugandosi una lacrima – Spero di poter tornare presto a casa con te.
- Mia signora, vi ringrazio. – sospirò il Capo Guaritore – E’ un sollievo avere la vostra piena collaborazione.
- Farò tutto ciò che è in mio potere per collaborare ed aiutarvi, signore! – promise solenne la Regina – E’ in pericolo la vita di mia figlia e sarei una pessima madre se non avessi a cuore la sua salute prima di tutto!
- Ottimo, mia graziosa maestà.
- Però… - mormorò Joseph – Siete certo che questa struttura sia adatta a ospitare mia moglie? Avete tutto ciò che vi serve per prendervi cura della Regina e della Principessa?
- In effetti no, mio signore. – ammise arrossendo l’uomo – La Regina dovrebbe trasferirsi presso un’altra struttura. Quella che chiamiamo Ospedale, dove sono ricoverate le persone di tutte le etnie e classi sociali. Lì, siamo molto attrezzati. Sia a livello di struttura, sia di personale.
- La Clinica è per le visite di controllo… - concluse la frase Claire che aveva passato in Clinica molto tempo da ragazzina, quando il suo precettore le insegnava le basi della Medicina.
- Ottima osservazione, mia graziosa Regina. – annuì compiaciuto il Capo Guaritore – Come fate a saperlo?
- Da piccola, ho fatto volontariato in una Clinica in compagnia del mio precettore. – sorrise – Non era certamente questa, perché io sono cresciuta in un altro Regno; ma credo che le Cliniche funzionino quasi tutte allo stesso modo. Offrono un servizio di cure primarie; conforto e supporto. Dico bene?
- Non avrei saputo spiegarlo meglio mia signora! – sorrise con calore il Guaritore.
- Manderò Stephanie a preparare il tuo bagaglio.
- Il mio bagaglio e quello della bambina sono pronti. – ammise arrossendo la Regina – L’abbiamo preparato io e Steph alcune settimane fa. Volevo essere sicura di avere tutto pronto e che tutto fosse di nostro gradimento. E non scelto freddamente dai nostri camerieri.
- Hai fatto bene. – le accarezzò il viso di porcellana lui.

Il Capo Guaritore si alzò dallo sgabello. Si lavò accuratamente le mani e disse con aria greve:
- Purtroppo in Ospedale non potremmo fornirvi gli agi e la riservatezza che meritate, vostra grazia.
- Cosa significa, dottore? – domandò il Re aiutando la moglie ad alzarsi.
- Che la Regina, almeno finché sarà ricoverata in Ospedale, dovrà fingere di essere una donna comune. Senza scorta né dame di compagnia.
- Nessuno a farmi compagnia? Completamente sola tutto il giorno? – chiese la giovane donna sgranando gli occhi.
- No, mia signora… Saranno concesse visite… e potrete avere una persona con voi durante il giorno a tenervi compagnia. Ma questa persona, possibilmente una donna, dovrà rispettare le regole dell’Ospedale ed uscire non appena sarà necessario.
- Va bene… - annuì Claire – Sarò semplicemente Claire, senza titolo e corona. – concesse – E chiederò a Stephanie e Beatrix di tenermi compagnia alternativamente. Così da non stancare troppo nessuno.
- Non vuoi dirlo alle nostre famiglie?
- Comunicheremo alle nostre famiglie del mio ricovero presso l’Ospedale e diremo loro che sarò ricoverata in incognito, per mia sicurezza e per permettere ai Guaritori di curare tutte le altre persone allo stesso modo, senza favoritismi. – sospirò toccandosi il ventre – Non voglio certo che si presentino con tutta la scorta! Siamo tutte mamme, non ci sono Regine... o Contesse o chissà cos’altro…
- Hai ragione, Claire!

Il Re e la Regina lasciarono l’ambulatorio, tornarono al castello e si prepararono per andare in Ospedale.
Brevemente Claire raccontò alle sue amiche e fidate dame di compagnia cosa stava accadendo e le pregò di mantenere il riserbo su tutto ciò che stava dicendo loro.
Le due dame giurarono nell’antica lingua degli Elfi di mantenere il segreto sulla faccenda ed aiutarono la giovane donna a cambiarsi d’abito.

Il Re, d’altro canto, raccontò l’accaduto a Richard e Andrew e fece giurare anche loro nell’antica lingua perché mantenessero l’assoluto silenzio.
In fretta, caricarono il bagaglio su una carrozza senza simboli ed accompagnarono Claire e Joseph in Ospedale.
Il Re e la Regina entrarono nella grande struttura grigio cenere, chiesero alla guardia alla porta dove potevano trovare il Reparto di Patologia Ostetrica e salirono al Quarto Piano della struttura.
Il cuore di Claire batteva forte, forte nel suo petto. Toccava con amore la sua pancia e annuiva distrattamente al marito che chiacchierando cercava di distrarla e di alleggerire la tensione che irrigidiva i suoi muscoli.
Presero posto nella sala d’aspetto fuori dal Reparto, aspettarono qualche minuto e poi furono condotti da un’infermiera in una stanza.
L’infermiera, una donna di mezza età dal viso dolce e materno, prese la cartella da un carrello ed iniziò a compilarla con alcuni dati.
- Vedo che ti chiami come la nostra Regina. – sorrise la donna.
- Sì… - mormorò Claire temendo di essere scoperta.
- Siamo fortunati ad avere una regina umana. – annuì ancora l’infermiera continuando a scrivere – Da quando lei è salita al trono, sono cambiate molte cose in meglio. Dovresti essere orgogliosa di portare il suo nome.
- Lo sono! – rise a quel punto la Regina, felice che il popolo avesse una buona opinione di lei.
- Bene! – annuì vigorosamente la donna – Ho trascritto la terapia che i Guaritori ti hanno segnato, Claire.
- Sì. Va bene. – mormorò lamentosamente lei – Farò tutto quello che devo per la mia bimba.
- Mi fa piacere sentirtelo dire. – parlò una voce maschile entrando. Era un Elfo infermiere – Perché devo farti una puntura abbastanza dolorosa…

La Regina, stupendo prima gli altri e poi se stessa, fu coraggiosa e collaborativa. Fece tutto ciò che i Guaritori e gli infermieri le chiedevano di fare, senza mai ribellarsi; consapevole che ogni gesto, ogni terapia erano effettuati per la salute sua e della sua bambina.
Ogni giorno era sottoposta a tutta una serie di esami e analisi, alcune dolorose, ma lei accettava ogni cosa con un sorriso sperando di poter conquistare un altro giorno e di far crescere sua figlia un altro po’ dentro la sua pancia.

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