I can hear your heart

di Crazy95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Hear your heart ***
Capitolo 2: *** 2. In this shirt ***
Capitolo 3: *** 3. Bloodstream ***
Capitolo 4: *** 4. The lightning strike ***
Capitolo 5: *** 5. Do you remember? ***
Capitolo 6: *** 6. You, my everything ***
Capitolo 7: *** 7. Bloodsport ***
Capitolo 8: *** 8. Song for someone ***



Capitolo 1
*** 1. Hear your heart ***



1. Hear your heart

 
 
 
 


“Between the streets, before the night […]
The wind is cold against , outside is just a blur
I pull you close, you close your eyes and we don't say a word.
We've got to keep it ruling and I just wanna lay you down your burdens, all your fears.
And I don't need your deepest secrets, whisper in my ear.
'Cause I can hear your heart”
(James Bay – Hear your heart)
 
 
 
 
 
La sigaretta stava per spegnersi sul posacenere quando Freddie lasciō l’appartamento.
 I marciapiedi di Londra mostravano ancora tracce della pioggia mattutina e il vento freddo, si faceva strada tra i capelli mentre cercava di tirarsi su il cappuccio della giacca.
<< Cazzo >> imprecō affrettando il passo
Da qualche tempo ormai viveva lė eppure non riusciva ad abituarsi al ritmo della cittā.
Negli ultimi cinque anni non aveva fatto altro che muoversi per tutta l’Inghilterra, cambiando posti frequentemente ma ora si trovava intrappolato in qualche modo e per la prima volta incominciō a sentire la mancanza di casa.
Bristol.
In realtā l’unica cosa che gli mancava era lei.
Effy.
 
“Ora ci sono qua io”
“Non pensavo le cose che ti ho detto…”
“Ssssh”
“Sono stata una stupida…”
“Va tutto bene. Stiamo insieme e staremo insieme per sempre”
 
Era stato un maledetto bugiardo quando le aveva detto quelle  parole.
I “per sempre” non esistono, c’č sempre qualcosa che si mette in mezzo e rovina tutto. Nel loro caso era stato John Foster e in seguito la codardia di Freddie.
 
“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…”
 
Risentire l’eco di quelle parole gli spezzava il cuore, per non parlare di quanto fosse duro inghiottire le lacrime.
 
 
 
 
 
 
 
 

























 

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Capitolo 2
*** 2. In this shirt ***


2.
 
 
 
“I am lost in our rainbow, now our rainbow has gone.
Overcast by your shadow as our worlds move on but in this shirt,
I can be you, to be near you for a while.
There’s a crane knocking down all those things that we were,
I awake in the night to hear the engines purr.
There’s a pain it does ripple through my frame, makes me lame.
There’s a thorn in my side, it’s the shame, it’s the pride… of you and me, ever changing,
moving on now, moving fast […]
I did send you a note on the wind for to read our names, there together,
 must have fallen like a seed to the depths of the soil buried deep in the ground.
On the wind I could hear you call my name I held the sounds.”
(The Irrepressibles – In this shirt)
 
 
 
 
 
Per Effy quel giorno fu un vero e proprio inferno: Jake non aveva fatto altro che andarle contro per gli scarsi risultati ottenuti, i colleghi si erano dimostrati pių stronzi del solito e il mal di testa di certo non aveva aiutato.
Rientrata a casa fece una doccia veloce e poi andō in terrazzo per schiarirsi le idee.
Una volta accesa la sigaretta, incominciō a guardare il cielo proprio come fanno i bambini: estasiata dallo spettacolo che le si parō davanti.
Da quando era morto Freddie, lo faceva spesso.
Pensava che rivolgere gli occhi al cielo fosse un modo per sentirlo vicino.
In tutti quegli anni, non aveva mai davvero accettato il fatto che non ci fosse pių ma lui era in ogni suo sorriso, in ogni lacrima, in ogni pensiero, nell’aria che respirava… e sarebbe sempre stato cosė.
Incominciō a fare freddo, cosė Effy prese il maglione di Freddie che aveva tenuto e nel metterselo giurō di poter sentire ancora il suo odore e il calore delle sua pelle.
Poi finalmente, si addormentō.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** 3. Bloodstream ***


3.
 
 
 
 
“I’ve been spinning out for time, couple women by my side.
I got sinnin' on my mind, sipping on red wine.
I’ve been sitting here for ages ripping out the pages, how'd I get so faded?
[…]Color crimson in my eyes, one or two could free my mind.
This is how it ends , I feel the chemicals burn in my bloodstream.
Fading out again, I feel the chemicals burn in my bloodstream.
So tell me when it kicks in […]
I’ve been looking for a love, thought I’d find her in a bottle.
God make me another one, I’ll be feeling this tomorrow.
Lord forgive me for the things I’ve done I was never meant to hurt no one.
I saw scars upon her, broken hearted lover […]
All the voices in my mind calling out across the line”
(Ed Sheeran – Bloodstream)
 
 
 
 
 
Quella cazzo di casa.
Quella fottutissima cazzo di casa.
 
“Ti ama davvero, sai?”
 
Avanza.
La mazza da baseball salda tra le mani.
La porta che non si apre e tu che vai nel panico.
 
Buio
 
 
<< Era solo un incubo >> si tranquillizzō asciugandosi le gocce di sudore sulla fronte.
La sveglia segnava le 00:00 quando decise di alzarsi.
Si diresse in bagno per fare una doccia. Uscito, notō una certa stanchezza nel volto.
Appoggiō le braccia sul lavandino prendendo un profondo respiro.
 
 
Il Fabric.
Uno dei locali pių in voga a Londra e luogo in cui Freddie lavorava come barista.
Gli faceva davvero strano pensare che cinque anni fa era solito frequentare posti del genere.
Non che non uscisse a divertirsi.
Solo che con gli anni le cose, semplicemente, cambiano.
Cambiano perché la vita ti segna.
Lui non era pių un ragazzino strafatto.
E in un certo senso… non era nemmeno pių Freddie McClair.
 
 

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Capitolo 4
*** 4. The lightning strike ***


4.
 
 
 
“Just for a minute, the silver forked sky lifts you up like a star that I will follow.
Now it's found us, like I have found you.
I don't wanna run, just overwhelm me.
What if this storm ends and leaves us nothing? Except a memory, a distant echo .
I want pinned down, I want unsettled, rattle cage after cage until my blood boils.
I want to see you as you are now, every single day that I am living.
Painted in flames, a peeling thunder.
Be the lightning in me that strikes relentless.”
(Snow Patrol – The lightning strike)
 
 
 
<< Vuoi qualcosa da bere? >>
Jake si alzō dal divanetto.
<< Sė… fai tu >> sorrise Effy
<< Torno subito >> terminō baciandole la guancia. Lei annuė.
La pista incominciō a riempirsi e la musica a farsi pių frenetica.
Di quel tipo di frenesia che faceva riemergere la vecchia sé stessa: quella degli eccessi e delle follie.
Quella della malattia.
I mostri se n’erano andati da un pezzo, cosė come l’Effy dei tempi del liceo.
Solo che a volte, riemergeva.
<< Ecco >> le porse il bicchiere << ha fatto il barista, se non ti piace, prenditela con lui >>
<< Balliamo? >> propose lei prendendogli la mano e trascinandolo.
Cosė incominciō a scatenarsi.
Gli occhi chiusi, la testa leggera, la musica nel sangue.
Per tutto il tempo Jake non poté fare a meno di osservarla, cosė come gli altri uomini nella stanza.
Era una calamita: occhi puntati su di lei, sui suoi movimenti morbidi e sensuali.
 
La serata volse al termine.
<< Vado a prendere la macchina. Tu aspettami qui. >>
Il freddo e la stanchezza incominciarono a farsi sentire ed Effy si strinse nel cappotto, cercando di riscaldarsi il pių possibile.
Dall’altra parte della strada iniziō una rissa, probabilmente causata dal troppo alcool e per motivi quantomeno futili.
Intervenne un ragazzo alto, capelli neri lunghi pių o meno fin sotto il mento e con la barba.
Dopo qualche parola forte volata tra i contendenti, riuscė a calmarli.
Lo vide accendere una sigaretta per poi mettersi a parlare con il proprietario del locale.
Poi sorrise.
Fu quel sorriso ad agghiacciare Effy.
Quel maledetto sorriso identico al suo.
Quell’uomo aveva lo stesso sorriso di Freddie e per quanto tempo fosse passato, Effy non lo avrebbe mai scordato .
<< Ehi andiamo? >> spuntō fuori Jake a bordo della sua macchina.
La ragazza visibilmente scossa, annuė ancora una volta.
<< Certo che il Fabric č pieno di gente ubriaca >>
<< Giā >> rispose titubante.

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Capitolo 5
*** 5. Do you remember? ***


5.



“When did we lose our way? Easier to let it go […]
Don’t be scared about it, don’t forget it was real.
Do you remember the way it made you feel?
Do remember the things that  it let you feel?
How do I make you stay? When it’s easier to let you go.
Nobody knows what we know about it, no one needs to know […]
When your life’s to your limit, you gave all you’ve given… who you gonna pray to when you’re there?
When you find out that there ain’t no other love, no other love for you.
Oh, when you think about it, do you remember me?”
(Jarryd James – Do you remember?)
 
 
 
Quella cazzo di casa.
Quella fottutissima cazzo di casa.
 
“Ti ama davvero, sai?”
 
Avanza.
La mazza da baseball salda tra le mani.
La porta che non si apre e tu che vai nel panico.
 
Buio.
 
Mani insanguinate.
 
Gli occhi che si soffermano alla fine delle scale…
 
 
 
Per l’ennesima volta si svegliō di soprassalto e imperlato di sudore.
Era bloccato. Bloccato nel passato, non riusciva a mandare via quelle immagini dalla sua testa.
Colpevole!
Riecheggiava.
Codardo!
Gridava.
Miserabile!
Ammise.
 
<< Basta! >> urlō Freddie chiudendo gli occhi e mettendosi le mani fra i capelli.
 
 
 
<< Rick! Ho saputo che ieri sera hai fermato una rissa >> affermō una voce entusiasta
Jack era nuovo nel locale. Un tipo apposto con il quale aveva legato da subito.
A Londra viveva sotto lo pseudonimo di Rick Clair, rispettivamente le finali del suo nome e cognome.
<< Giā. Troppo alcool da alla testa >> rise finendo di mettere a posto delle bottiglie.
<< Sei tosto Clair! Non tutti l’avrebbero fatto… potevi venire coinvolto >>
<< …ma non č successo, giusto? >> fece l’occhiolino.
<< Ehi Rick >> spuntō un altro collega << fuori c’č una ragazza che cerca un tipo alto, moro e con la barba. Le ho chiesto se potevo essere io, visto che č una figa da paura, ma mi ha fatto notare che sono biondo >>
<< Una ragazza hai detto? >>
<< Sė… dicci la veritā, ultimamente ti sei dato alla pazza gioia, vero? >> chiese malizioso
<< Sei fuori strada, Al >> concluse avviandosi verso l’uscita.
 
 
La ragazza era girata di spalle, quando arrivō.
Per qualche secondo cercō di metterla  a fuoco, si sforzō di capire chi fosse e cosa volesse ma il cappuccio, glielo impedė.
Tirō fuori il pacchetto di sigarette e ne accese una.
Fece un tiro.
<< Mi stava cercando? >>
La vide scuotersi, come se qualcuno l’avesse appena spaventata.
Il motivo lo capė pochi secondi dopo.
Due occhi di un blu inteso lo stavano fissando.
Due occhi che conosceva fin troppo bene.
Due occhi che non avrebbe mai dimenticato.
La sigaretta gli cadde dalla bocca aperta per lo stupore.
L’espressione che aveva ricordava molto quella di quando si erano ritrovati in mezzo a quella specie di Carnevale: confusa e spaventata.
 
Nessuno dei due riusciva a parlare.
Il viso pallido di Effy incominciō presto ad essere rigato dalle lacrime.
Freddie abbassō lo sguardo per via del senso di colpa che adesso pių che mai lo tormentava.
E poi arrivō.
Il rumore assordante di uno schiaffo.
La ragazza respirava affannosamente, come se avesse appena corso per chilometri interi.
Lo guardava con disprezzo, lo stesso che gli rivolse quando l’aveva cacciato dall’ospedale dopo aver tentato il suicidio.
<< Sei vivo >> riuscė a pronunciare con un filo di voce
Freddie rimase in silenzio ed immobile.
<< Hai idea di cosa ho passato?! >>  domandō furiosa, incominciando a colpirlo.
Non oppose resistenza, dopotutto  se lo meritava.
<< Non potevo tornare. Per quanto lo volessi >>
<< Avresti potuto farci sapere che eri vivo! >>
<< E’ stato pių semplice cosė >>
<< Per te forse! Non riesci a capire che… >>
<< Lo so, ok?! >> incominciō ad arrabbiarsi << Sono successe delle cose… io… >> si passō una mano tra i capelli << ho dovuto. >>
Effy lo guardō confusa.
<< …sarebbe stato meglio morire. >>
Stava per essere colpito di nuovo ma questa volta la bloccō. La mano salda intorno al suo polso.
Sguardo deciso, fisso su di lei.
<< Sto combattendo anche io con i miei demoni >>
Effy sgranō gli occhi.
<< E’ stato Cook a dirmelo >> ammise << Karen non riusciva a darsi pace, cosė gli chiese aiuto. Avevano dei sospetti su Foster… sospetti che si rivelarono fondati quando entrō in casa sua: trovō la tua collana e la mazza da baseball insanguinate ma non c’era traccia né di te né di lui. Cosė chiamammo la polizia e ci dissero che probabilmente Foster se l’era data a gambe e che ti aveva gettato chissā dove >> singhiozzō
<< Non riuscivo ad accettare che non ci fossi pių… fui ricoverata nuovamente. Per tutti questi anni mi sono sentita in colpa per la tua morte. Poi quella sera al Fabric… speravo di essermi sbagliata. Ero riuscita in qualche modo ad accettare di andare avanti senza di te. Ti rendi conto di quello che mi hai fatto? Io sto con una persona e averti qui, rende le cose pių difficili del previsto. >>
<< Lasciami andare. Fingi di non avermi mai visto… che tutto questo non sia mai successo. >>
<< Non puoi chiedermi una cosa simile… >>
<< Effy, credimi, sarebbe meglio per tutti. Io non sono pių quello di una volta. >>
<< No. Non reggerei di nuovo un tale dolore. Questa volta sarebbe davvero la fine >>
<< Sei sopravvissuta, ce la farai di nuovo! >>
<< Avevi ragione quando dicesti che avresti potuto spezzarmi il cuore >>
<< Ce lo siamo spezzati a vicenda >> sorrise amaramente.
Le voltō le spalle e si incamminō verso la porta.
<< Freddie! >> urlō la ragazza.
S’immobilizzō con la mano serrata alla maniglia.
Con uno scatto Effy gli fu dietro e non appena voltō la faccia, il suo profumo inebriō ogni sua fibra del suo essere.
Lo baciō.
Fu come tornare indietro di cinque anni. Come se il tempo non fosse mai passato.
Venne completamente trasportato da quel bacio.
La strinse a sé. L’avrebbe  fatto per sempre, se solo…
 
<< Perdonami >> le sussurrō all’orecchio. Poi rientrō all’interno del locale, lasciandola sola per l’ennesima volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** 6. You, my everything ***


6.
 
 
“Could have given me something… you, my everything.
You left me kneeling.
I was one of those people.
You, my everything.
For what it's worth.
You were my backbone when my body ached with wearyness
You were my hometown when my heart was filled with loneliness.
Just as the dark was rising, I heard you close the door again.
Just as the lights went off, I know who I dream of […]
You are my only hope, the truth that dealt the consequence.
I know you don't feel the same, you're sensible but it doesn't make sense.
I know I'm gonna weep my heart out, you know I'm gonna try much harder
But it isn't the shit in my head pulling me under this time”
(Ellie Goulding – You, my everything)
 
 
 
 
L’eco assordante del silenzio non lasciava dormire Effy.
I ricordi del giorno prima le attanagliavano la mente e nel pensarci, il dolore cresceva a dismisura.
L’aveva abbandonata un’altra volta e lei si era ritrovata a fissare immobile la porta del locale chiudersi.
Doveva fare qualcosa. Questa volta non gli avrebbe permesso di scivolare via cosė.
L’orologio segnava le 02.00.
Jake dormiva nel letto quando uscė.
 
 
 
<< Freddie dobbiamo parlare! >>
<< Ho da fare in questo momento Effy >> affermō freddo riempendo un altro bicchiere.
La ragazza sbatté le mani sul bancone scocciata.
<< Guardami negli occhi almeno! L’altro giorno mi hai lasciata lė come una stupida. Il Freddie che conoscevo… >>
<< Quello che conoscevi non esiste pių! >> sputō adirato
<< Non č vero, so che č lė dentro da qualche parte >>
<< Che cosa vuoi eh? Ma non hai un ragazzo tu? Va da lui e lasciami in pace >>
<< Voglio delle spiegazioni sul perché hai mentito per tutto questo tempo. Sul perché mi hai abbandonata, cazzo! >>
<< L’unica cosa che devi sapere č che devi starmi alla larga >>
<< Perché? >>
<< BASTA >> urlō facendo girare la maggior parte dei clienti poi si rivolse a Jack << prendi tu il comando, vado un attimo in bagno >>
<< Freddie! >> chiamō mentre lo vide allontanarsi.
 
 
Si stava facendo giorno.
Dopo che se n’era andato, aveva aspettato tutto quel tempo fuori, sperando che uscisse.
<< Che ci fa una cosė bella ragazza, sola? >>
Un grassone sulla cinquantina la fissava con la classica faccia da porco in cerca di una scopata.
<< Levati di torno >>
<< La ragazzina ha carattere, mi piace. Che ne dici se ti porto a casa mia e poi…? >> chiese malizioso
<< Vaffanculo >>
Effy non lo degnō nemmeno di uno sguardo.
Lo sconosciuto le si avvicinō ancora di pių e incominciō a toccarla. Lo schiaffeggiō.
<< Se mi metti ancora addosso una delle tue luride mani, giuro che… >>
<< Sentiamo cosa mi faresti? >>
<< Lei niente. Perō io ti ridurrei a brandelli >>
Freddie se ne stava fermo con le mani in tasca vicino all’uscita del locale e guardava con rabbia il molestatore.
<< Vattene >> ringhiō
L’uomo alzō le mani in segno di resa, scomparendo.
<< Stai bene? >> le chiese avvicinandosi
<< Benissimo >>
La scrutō da capo a piedi per accettarsi che fosse vero.
<< Mi sembrava di averti detto di andare via >>
<< Tu prima rispondi alle mie domande >> incalzō la ragazza
<< Cos’č un interrogatorio? >> sorrise
<< Freddie… >>
<< Sono un assassino Effy. >>
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** 7. Bloodsport ***


7.
 
 
 
“Nothing is perfect but your imperfections are quaint.
Your love is worth it and for that I will wait.
And though you hate me when you have a turn, I drive you crazy but you always return […]
Although you love me, sometimes we meet.
Things can get ugly but we're still a team.
We are an army, the brakes are within' but, that's why we're stronger and that's how we win.
I've got your back and though it's stacked against us.
I've got your hand, it's us against consensus.
And I will burn the people who hurt you the most and I will not learn 'cause
I'm too young and too dumb to consider the terms,
I'm breaking the law and I'll curse the day that they return with the smile on my face as their heads hit the floor.
And it's done, now it's curtains, the blood lost, it's the cost, it fucking hurts but it's working and even if you ask me to stop it's too late because I've already decided that faith is not a distaste, it's pure hate
and it pulsates and it works it’s way around my brain and anyway, what I'm trying to say is I'll protect you 'till the day I'll meet my maker.”
(Raleigh Ritchie – Bloodsport)
 
 
 
 
<< Sono un assassino Effy >>
 
 

L’aveva detto. Finalmente ammise ciō che era veramente.
La ragazza lo guardō shockata.
<< Ho ucciso io John Foster >>
<< Tu… >>
<< E’ per questo che sono scappato >>
<< Non capisco >>
<< Ti spiegherō tutto. Vieni con me >>
 
 

L’appartamento di Freddie, situato sulla Smithfield St., era un semplice monolocale molto accogliente.
<< Accomodati >> disse indicandole il divano mentre lui prese posto sulla poltrona << vuoi qualcosa? >>
<< No, grazie. Sto bene cosė >>
<< Ok >>
Prese un profondo respiro e riprese da dove aveva interrotto.
<< Dopo averti lasciata, nel pomeriggio, ricevetti una chiamata da Foster. Mi chiese di vederci ed io, stupidamente, accettai. Parlammo di te e fu lė che capii: quel pazzo aveva una specie di ossessione per te. Ammise di essersi innamorato e di averti manipolato. Gli dissi di starti alla larga. E poi cercai di andarmene… >>
I ricordi incominciarono a saettargli davanti agli occhi. Non riusciva a continuare. Con la testa fra le mani, delle lacrime incominciarono a rigargli il viso.
<< La porta era bloccata >> continuō << il panico mi stava assalendo. Nel frattempo Foster avanzava con una mazza da baseball >>
Adesso anche Effy piangeva: le mani alla bocca per soffocare l’orrore.
<< “Ti ama davvero, sai?”  fu quello che mi disse. Era tutto talmente chiaro. Chissā da quanto voleva sbarazzarsi di me. Mi amavi, perciō ero suo avversario. Pensava che liberandosi di me, avrebbe avuto la strada spianata. >> fece una pausa << incominciō a colpirmi. Cercavo di proteggermi in qualche modo, con le braccia. Il sangue incominciō a scorrere. Sentivo le forze abbandonarmi ma non so come ne trovai un briciolo per combattere. Gli diedi una testata, lui barcollō perdendo l’equilibrio. Cercō di aggrapparsi alla mia collana ma si strappō e cadde dalle scale. Respiravo a fatica. Pensai fosse morto, mi sbagliavo. Dopo qualche secondo tentō di rialzarsi. Sentii montare dentro una tale rabbia. Ricordo di aver preso la mazza che gli era scivolata, poi ho un vuoto.
L’attimo dopo era morto. Avevo le mani e i vestiti macchiati del mio sangue e del SUO! L’avevo ucciso in un raptus di follia! >> urlō << quando finalmente riuscii  a riprendermi, decisi di nascondere tutto. Aspettai notte fonda e con le poche forze rimaste, lo seppellė nel giardino di casa sua. Volevo costituirmi ma lessi da qualche parte un articolo che annunciava la mia morte. Cosė decisi di non tornare e fingermi morto. >>
<< Freddie… >>
<< Ora capisci?! Devi starmi lontana, sono pericoloso! >>
<< Freddie… >>
<< Sono un mostro, Effy. >> dichiarō chinando la testa << e merito di stare tra i miei simili, quindi chiama pure la polizia >>
La ragazza non rispose. Si asciugō le lacrime, gli corse incontro e lo abbracciō.
Il moro sbarrō gli occhi per la sorpresa.
<< Il mostro era Foster >> gli sussurrō << ti sei solo difeso >>
<< Avrei potuto chiamare la polizia, invece… >>
<< Guardami >> ordinō << la tua č stata legittima difesa. >>
<< Questi demoni… mi stanno uccidendo, Effy >>
<< Lasciali andare… lasciati andare… >> sussurrō baciandolo.
Il ragazzo rispose con entusiasmo.
Iniziō a spogliarla, assaporando ogni singolo centimetro del suo corpo.
Entrambi fremevano di passione.
Le loro bocche esprimevano ciō che non si erano detti in quei cinque anni.
Le loro mani toccavano ciō che era stato irraggiungibile.
I loro occhi guardavano ciō che era stato celato.
Quando fu insopportabile aspettare ancora… Freddie le entrō dentro.
E finalmente lo capė: casa sua non era Bristol, era Effy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore:
Carissime/i lettori che avete seguito la storia fino a qui, vi informo che il prossimo sarā l’ultimo.
Come avrete notato ogni capitolo prende nome da una canzone (che sta a voi decidere se ascoltare o meno), vorrei, se possibile farvi una piccola richiesta: ascoltate l’ultima. Vi assicuro che avrā tutto un altro “sapore” se leggerete con la canzone in sottofondo.
Grazie a tutti, Crazy95
 
 
 

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Capitolo 8
*** 8. Song for someone ***


8.



“[…] I have some scars from where I’ve been.
You’ve got eyes that can see right through me, you’re not afraid of anything they’ve seen.
I was told that I would feel nothing the first time,
I don’t know how these cuts heal but in you I found a rhyme.
If there is a light you can’t always see and there is a world we can’t always be.
If there is a dark that we shouldn’t doubt and there is a light, don’t let it go out.
And this is a song, song for someone […]
You let me in to a conversation, a conversation only we could make.
You break and enter my imagination, whatever’s in there it’s yours to take.
I was told I’d feel nothing the first time, you were slow to heal but this could be the night […]
And I’m a long way from where I was and where I need to be.
If there is a light you can’t always see and there is a world we can’t always be.
If there is a kiss I stole from your mouth…
And there is a light, don’t let it go out.”
(U2 – Song for someone)
 
 
 
Una delle notti pių belle in assoluto.
Dopo tanto tempo, erano tornati ad essere loro.
Ma si sa, le cose belle durano poco.
Il senso di colpa non č facile da mandar via.
Freddie le comunicō la decisione di volersi costituire.
Inutile dire che Effy non fu d’accordo.
<< Non voglio perderti di nuovo >> disse
<< Devo farlo. Non posso andare avanti cosė e non voglio costringerti ad aspettarmi, hai il diritto di farti una vita. >>
<< Non avrebbe senso senza di te >> lo abbracciō tra le lacrime.
 
 
 
Il processo iniziō il 20 Ottobre.
Effy era lė quando lo condannarono a sei anni.
Gli corse incontro quando pronunciarono la sentenza.
Freddie aveva gli occhi umidi.
I loro nasi si sfiorarono.
<< Ti aspetterō >> gli sussurrō all’orecchio
Le sorrise.
Poi lo portarono via.
 
 
 
 
 
 
 
Sette anni dopo.
 
La brezza marina scompigliava i capelli di Elizabeth Stonem.
Il riflesso del mare si perdeva negli occhi intenti ad osservare due figure vicino la riva.
Giocavano, un uomo sulla trentina e una bambina di un anno o poco pių.
Li chiuse, lasciando spazio ai ricordi.
 
 
Non c’era stato un singolo giorno in cui non gli avesse fatto visita.
Freddie mostrava stanchezza nel volto ma non si lamentava. Quella era la sua espiazione.
Effy l’aveva capito.
Tuttavia, le mancava averlo vicino a sé e il tempo sembrava non passare mai.
Si sentiva completa solo quando c’era lui.
 
 

Il flusso dei pensieri venne interrotto da due manine soffermatesi sopra i suoi occhi.
<< Chi sarā mai? >>
Udii dei gridolini.
Cosė incominciō a stampare piccoli baci su di esse.
<< Ah, Mia! Sei tu! >> esclamō ridendo
<< Mamma >> chiamō divertita la bimba dagli occhi chiari e con i capelli corvini.
Effy l’abbracciō stretta.
<< Ehi >> l’uomo le si sedette accanto
<< Ehi >>
Si sporse per dargli un bacio. Sorrise.
<< Freddie, dov’č il cappellino? >>
<< Cavolo! Dev’esserle caduto mentre correvamo verso di te. Vado a cercarlo >>
Dopo pochi secondi la chiamō da lontano. Teneva in mano il cappellino della figlia e lo sventolava sorridendo.
 
 

I “mostri” esistono in ognuno di noi.
Tutti abbiamo delle cicatrici che fatichiamo a far richiudere.
E volte č pių facile arrendersi all’oscuritā piuttosto che aggrapparsi alla luce…
Ma finché ci sarā qualcuno con noi, qualcuno che ci ama, allora andrā tutto bene.
 
 
 
 
 
 
 

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