Terra marique

di Gelidha Oleron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** I ***


Salve a tutti Emoji mi ripresento dopo una vita (!!!) con un'altra storia che vede come protagonista un triangolo amoroso "old but gold": BibixKosaxAce!

Inutile dire che era da tanto che volevo scriverla, ma proprio in questi giorni mi è capitato di rivedere degli episodi di Alabasta e allora ho finalmente messo la penna sul foglio.

Manco da questo sito da un po', ma spero comunque che possiate apprezzarla e che vi piaccia. Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate, mi farete felice!

 

Precisazioni: "Terra marique" è un'espressione latina che significa "per terra e per mare" e ogni capitolo sarà scandito da una citazione del mondo classico che poi vi tradurrò nelle notte sottostanti (capirete il perché : 3);

Punto di vista di Bibi, ambientazione Alabasta (ovviamente), tempo appena dopo un mese le vicende della Baroque Works.

Credo sia tutto! Buona lettura!





 

 

Terra Marique

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

"Amicus diu quaeritur, vix invenitur, difficile servatur"

 
(San Gerolamo) 
 
 
 
 
 
 
Nelle notti d'Oriente, lontane dal mondo, egli mi veniva a cercare;
più forte del vento, superava le dune del deserto, attraversava la città e si confondeva con gli aromi dei venditori di spezie;
più delizioso che mai, il suo profumo era di gran lunga migliore di tutti quelli venduti a gran prezzo al mercato;
sapeva di mare e di libertà, era aria fresca venuta a scombussolare il calore della mia razionalità, perché per terra e per mare aveva promesso di rincorrermi, pur di avere una speranza: un pirata all'eterna ricerca della sua principessa...
 
 
 
 
 
 

Era ormai trascorso un mese dalle vicende di Alabasta: grazie a Rufy e ai suoi compagni, eravamo riusciti a cacciare Crocodile dal regno e a far tornare la pace. Ora l'isola appariva più gaia, più solare, più spensierata: dall'aridità di Yuba fino alla sfarzosità di Alubarna, il regno di Alabasta poteva dirsi finalmente rinato.
Avevamo combattuto tutti coraggiosamente e avevamo salvato questo splendido paese dal caos generato dalla Baroque Works. In alcuni momenti ci era parso impossibile placare la violenta guerra civile che dilagava ma, alla fine, unendo le nostre forze ce l'avevamo fatta.
Pian piano, tutto era tornato alla normalità: Chaka e Pell alle loro consuete occupazioni, Igaram con i suoi esercizi canori, mio padre alle prese con i lavori di ricostruzione che, in tempo record, stavano riuscendo davvero alla perfezione, e io in giro con Karl.
Il vento mi scompigliava i capelli, mentre il mio amico mi teneva in groppa e sfrecciava attraverso il deserto. Avevo deciso di non seguire i ragazzi per mare ma di restare accanto a mio padre a governare, mi assumevo le mie responsabilità da principessa anche se, lo sapevo, avrei sempre pensato ai pirati di Cappello di Paglia con il magone.
Un sorriso m'increspò le labbra: scivolando sulla sabbia, mi resi conto di essere veramente libera, niente più pericoli e finzioni, finite le preoccupazioni, finalmente potevo godermi l'aria del mio paese e chiudere gli occhi, sospirando tranquilla.
In verità, una piccola preoccupazione ce l'avevo: Kosa.
Una volta terminata la guerra, aveva subito raggiunto suo padre a Yuba: proprio come in passato, probabilmente, sentiva ancora una forte responsabilità nei suoi confronti e non avrei potuto dargli torto, dato che negli ultimi anni Toto si era davvero ridotto pelle e ossa pur di non abbandonare la sua adorata oasi.
Quando arrivai, mi accorsi che l'oasi, in effetti, non avrebbe potuto vantare fondatore migliore: bastava dare un'occhiata in giro per vedere fiori e piante in quantità, strade pulite e acqua potabile per tutti.
"Ma è la principessa Bibi!" alcuni passanti non tardarono a riconoscermi "Vostra Altezza, è un onore averla qui!"
"È venuta a trovare il suo amico d'infanzia? Quanto si tratterrà?"
Il brusio fece immediatamente uscire Toto che, come sempre, mi accolse a braccia aperte "Bibi! Oh, che sorpresa! Come stai?"
"Ciao, Toto" lo abbracciai, intenerita, davanti agli occhi di tutti i presenti "Ti trovo bene"
"Kosa sarà felice di vederti!" sorrise "Accomodati pure dentro, avrai sete, sarai stanca..."
Lasciai Karl fuori "Grazie" sorrisi di rimando, seguendolo, accompagnati dal vociare esterno.
"Kosa!" chiamò a gran voce, una volta in casa "È arrivata Bibi!"
"Non preoccuparti" mi affrettai a rispondere "Lo raggiungo nella sua stanza"
"Come preferisci, cara" fece spallucce lui.
Era l'odore dell'infanzia: profumi di giochi per bambini e troppi dispetti, fragranza che ti accompagna durante tutta la vita e che resta in un angolo della memoria, pronta a farti bagnare gli occhi non appena ne ha l'occasione, calore dell'affetto e fiducia incondizionata di persone che mi avevano vista crescere e con cui non avevo paura di essere me stessa.
Bussai alla porta della stanza di Kosa e, istantaneamente, udii la sua voce "Entra pure, Bibi"
"Ciao, Kosa" la sua camera era sempre uguale: disordinata, con appunti e libri sparsi ovunque e un vecchio poster di una spada attaccato alla parete.
Lui era disteso sul letto, come se mi stesse aspettando da un pezzo. Nonostante il suo sorriso, non potei evitare di indugiare con lo sguardo sulla fasciatura che ancora gli ricopriva il petto.
Non resistetti e mi fiondai ad abbracciarlo "Oh, Kosa, mi dispiace tanto! Porti ancora le bende?"
Lui parve sorpreso di tanta confidenza, ma poi si sciolse e mi cinse, accarezzandomi i capelli "Sto molto meglio adesso, non devi preoccuparti"
Purtroppo, ero riuscita a vederlo soltanto una volta durante quel mese, troppo impegnata ad aiutare mio padre a rimettere insieme i cocci. Tuttavia, m'informavo quotidianamente sul suo stato di salute e, quando potevo, gli mandavo qualche manicaretto preparato da Terracotta, la moglie di Igaram.
"Kosa..." gli occhi mi si fecero lucidi, mentre attraversavo con le dita le bende che gli coprivano le ferite ancora in fase di guarigione "Tu lo sai che se fossi morto, avresti ucciso anche me, vero?"
Percepii dolcezza oltre le sue lenti viola "Lo so" mi strinse la mano: era calda, ma anche ruvida.
Le piccole consapevolezze di chi si conosce da sempre: quasi complementari, ci anticipavamo le parole e le azioni, uno sguardo era sufficiente e, in un istante, io sapevo cosa avrebbe fatto lui e lui sapeva cosa stavo pensando io.
"Non ricordo molto di quel giorno" replicò dopo un attimo "Soltanto il mio nome urlato dalla tua voce straziata..." si rabbuiò, con i pensieri altrove: entrambi stavamo rivedendo mentalmente la tragica scena.
Si portò una mano sulla fronte e strinse gli occhi, mentre con l'altra mi teneva ancora la mano "Mi rimbomba ancora nei timpani durante la notte"
Vivere senza lui non sarebbe stato possibile: era parte di me, intrinseco nelle mie viscere, mi ribolliva nel sangue e viveva nei miei occhi.
"Sai, sarei stato felice di andarmene con la tua voce" mi strinse la mano ancora più forte e abbozzò un sorriso malinconico "Solo, sarei stato male al pensiero di saperla così in pena per me"
"Oh, Kosa..."
I nostri volti si avvicinarono lentamente, mentre i nostri occhi si chiudevano: così, come a sugellare un patto stretto da tempo, le nostre labbra s'incontrarono e ci baciammo dolcemente, consapevoli l'uno dello straripante affetto dell'altra.
Non era il nostro primo bacio: era successo un'altra volta, quando eravamo solo dei bambini. Da allora, per qualche strana ragione, eravamo stati sempre separati, eppure sempre vicini.
Lui era con me in ogni mio viaggio, in me ad ogni decisione importante... e tradurre in un bacio questo legame indissolubile era davvero il gesto più delicato con cui potessimo esprimerci.
La finestra dava sull'ingresso dell'abitazione e, dal basso, ancora arrivavano le voci dei curiosi.
Tra me e Kosa ci fu un momento di silenzio, poi lui parlò "Bibi, so anche un'altra cosa" affermò con tono solenne, non mollando la presa alla mia mano "Uno dei motivi per cui non hai seguito quei ragazzi... sono io"
Per l'ennesima volta, indovinava i miei pensieri senza che gliene parlassi. Non dissi nulla, semplicemente abbassai lo sguardo.
"Bibi..." mi sfiorò il volto con la mano "Sei stata molto coraggiosa"
Di nuovo, mi venne da piangere "Anche tu lo sei stato" trattenni la sua mano sul mio viso "Fin troppo. Non riprovarci mai più, hai capito?"
Scoppiò a ridere "Non succederà, tranquilla"
Mi rincuorò "No, non succederà"
 
 
 
 
 
"Sono tornata!" annunciai, togliendomi il mantello.
"Principessa!" mi corse incontro Igaram "Stavamo cominciando a preoccuparci!"
"Bibi!" si aggiunse mio padre "Dove sei stata? Approfitti della distrazione generale per sgattaiolare dove vuoi?"
"Tranquilli, sto bene" ci tenni a precisare, ridendo, ma anche intenerita dalle loro premure "Sono solo passata a vedere come stesse Kosa e vi porto i saluti da parte sua e di suo padre"
"Oh, Kosa!" s'illuminarono tutti e due "Che caro ragazzo!"
Mio padre mi cinse tra le braccia "Adesso però vieni a cena. Ora che non siamo più in pericolo, intendo recuperare tutto il tempo in cui sei stata costretta a fingere di essere un membro della Baroque Works"
Lo strinsi anch'io "Lo so, papà. Ti voglio bene"
Si emozionò "Anch'io te ne voglio"
Quella sera, re Cobra aveva invitato tutti a cenare insieme: Igaram e Terracotta, Chaka e Pell, persino Karl! Ritrovammo una quotidianità che avevamo perduto ormai da tempo, scherzando e conversando.
A distanza di soli trenta giorni, l'incubo era svanito: quanto apprezzavo quella normalità che, in altri tempi, non avrei retto! Quanto mi piaceva semplicemente stare a tavola con la mia grande famiglia che, rilassata e senza pensieri ora che anche la ricostruzione stava per ultimarsi, rideva e si dava di gomito!
Oh, Kosa, lecco ancora il sapore che hai lasciato sulle mie labbra: è stata una confidenza sussurrata, un caldo respiro che mi ha inebriata, un affetto che conoscevo bene e che, in tempi peggiori, cercavi di nascondere a causa del tuo essere capo dei rivoltosi: c'era spazio solo per la rabbia, il rancore, la morte.
...ma ora lasciati cullare da questa dolcezza ritrovata e ricostruisci, insieme a me, ciò che c'era prima: come le rovine di Alabasta, così il nostro amore rinascerà dalle ceneri e sarà, meravigliosa, una fenice impaziente di volare. ©
 
 
 
 
 
NOTE:

 "L'amico si cerca a lungo, si trova a fatica, si conserva difficilmente" (San Gerolamo)-
 
Ho già detto tutto nell'intro xD se avete domande, chiedete pure! Grazie, se siete arrivati fin qui!

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Capitolo 2
*** II ***


 
 
"Quid dulcius quam habere, quicum omnia audeas sic loqui ut tecum?"
 
(Cicerone)      
 
 
 
 
 
 
Svegliarsi nella propria stanza a palazzo era una sensazione a cui ancora dovevo abituarmi: ero stata troppo tempo in giro sotto falsa identità, avevo dormito in posti indicibili.
La mia stanza era grande e bianca: avevo un letto a baldacchino contornato da quattro colonne bianche e dorate, un'ampia scrivania, un bagno privato e, in fondo, una porta che dava alla cabina armadio.
La mia finestra, invece, dava sull'entrata del palazzo reale. Mi affacciai di buon mattino e feci un respiro profondo, ammirando l'orizzonte.
Pensai a Rufy e gli altri con tutto l'affetto del mondo. Se non potevo essere una di loro col corpo, lo sarei stata col cuore.
Ormai, si era instaurato un rapporto speciale con tutti: Nami, Chopper, Zoro, Usopp, Sanji... ed Ace.
La vita di corte imponeva restrizioni: eppure, nonostante tutto, non riuscivo a dimenticare i suoi occhi, le sue parole.
Avrei tanto voluto essere come mi volevi tu, papà, una principessa saggia e decorosa... ma sarebbe contro la mia natura.
Sarò fuori dagli schemi, coraggiosa, pronta ad infrangere le regole, se necessario, testarda, intrepida, pronta a tutto.
"Buongiorno, principessa" mi salutarono Chaka e Pell a colazione "Dormito bene?"
"Certamente" sorrisi, non sapendo scegliere tra le tante prelibatezze cucinate con tanta cura da Terracotta "Dovresti stare a riposo, Pell" lo rimproverai con tono premuroso "Anche se durante questo mese hai fatto passi da gigante, le ferite non si sono ancora rimarginate del tutto e se Kosa è a letto, dovresti starci anche tu"
"Non si preoccupi per me, principessa. Per me è un piacere servirla come meglio posso, anche se non sono ancora nel pieno delle forze" replicò lui, mostrandosi disponibile e gentile.
Chaka gli diede una pacca sulla spalla "Per fortuna, il nostro Pell è ancora tra noi"
Lo sguardo che si scambiarono fu di complicità, di amicizia e ammirazione: tanti gli anni trascorsi insieme, tante le avventure passate. I due pilastri di Alabasta avevano protetto il regno fino alla morte, sacrificandosi, rialzandosi, e ora avrebbero continuato a farlo, sempre più coraggiosi, sempre più in gamba.
Senza lo sciacallo e il falco, la piramide sarebbe inesorabilmente crollata: due predatori instancabili, familiari con la morte, disposti a difendere il loro territorio con le unghie e con i denti.
 
 
 
 
 
"Bibi!" mi chiamò mio padre a gran voce "È arrivato Kosa!"
"Come dici?" sgranai gli occhi, mentre mi affrettavo a scendere le scale, in preda alla sorpresa "È davvero qui?"
"Buongiorno, tesoro" mi baciò mio padre sulla fronte "Sì, ha appena legato il suo cavallo"
Lo guardai incredula, dopodiché mi fiondai verso l'uscita del palazzo e, una volta fuori, ecco correre l'ex capo dei rivoltosi verso me "Bibi!"
"Kosa! Che ci fai qui?" esclamai, preoccupata "Ero convinta che dovessi stare a riposo ancora per un po'..."
Per tutta risposta, Kosa mi cinse tra le braccia e mi baciò avidamente, come se non aspettasse altro.
Aspro il sapore dell'attesa sulla lingua, aspettativa ad impazienza dettavano gesti precipitosi in pubblico: ma davvero c'era ancora qualcuno che non dava per scontato questo finale?
Come se le nostre due anime fossero destinate ad intrecciarsi: sempre insieme, da quando si erano sfiorate non erano più riuscite a districarsi, eravamo attaccati, legati, uniti da un filo indistruttibile che non vedeva l'ora di riallacciarsi.
"Non potevo non venire... dopo quello che è successo ieri..." disse poi, cercando di contenere la felicità.
"Sei un incosciente!" lo rimproverai con un sorriso "Hai attraversato il deserto con le ferite ancora in via di guarigione!"
"Ehm... ciao, Kosa" si schiarì la voce re Cobra, arrivato subito dopo me "Come stai?"
"Buongiorno, Vostra Altezza" lo salutò con calore il ragazzo "È sempre un piacere tornare qui a palazzo, ho tanti ricordi"
"Sei sempre il benvenuto, lo sai" rise il re "Quando vuoi, porta anche tuo padre con te"
"Certamente"
Seguì un attimo di imbarazzo in cui nessuno seppe trovare le parole, dopodiché fui io a parlare "Ti andrebbe di rivedere il palazzo assieme a me?" lo presi per mano.
"Certo, andiamo" accettò subito lui.
...ed è come tornare indietro nel tempo, amico mio, riesci a vederci da bambini? Avremmo dovuto sospettare di quell'amicizia così profonda, oggi come la chiameresti?
Io posso soltanto dire di riconoscere me stessa nei tuoi occhi che mi sorridono e che, dolci, seguono i miei movimenti così da vicino che sento quasi di poter essere una cosa sola con te.
"La sala degli arazzi me la ricordo bene" ridacchiò, colpevole "Per un pelo non ruppi il preferito di re Cobra perché tu ti eri nascosta lì dietro"
"Già, me lo ricordo anch'io" risposi "Davvero non riuscivo a capire come avevi fatto a trovarmi così presto! Ti tenni il broncio per tutta la giornata"
Si sistemò gli occhiali viola, continuando a tenermi per mano "Non era difficile prevedere le tue mosse, eri piuttosto veloce ma non troppo furba"
"Hey!" feci finta di offendermi e gli tirai un orecchio, dopodiché arrivammo alla sala da pranzo "E qui è dove rovesciasti la zuppa addosso ad Igaram"
Scoppiò a ridere sonoramente "Oh, povero Igaram! Ancora ho i sensi di colpa!"
Alzai gli occhi al cielo, ma risi anch'io "Cantò per tutto il pomeriggio, diceva che lo aiutava a sbollire la rabbia"
"Oh, e lì c'è la sala del trono!" indicò la porta sullo sfondo "Avrò chiesto a tuo padre di farmi sedere al suo posto almeno un miliardo di volte"
"Lui ti avrebbe detto di sì, ma Chaka e Pell non ti permisero mai di chiederglielo" risi ancora, non riuscendo a fermarmi.
"È anche il posto dove ti ho vista la prima volta" ricordò ancora, stavolta con tono più docile "Eri in quel corridoio con la schiena appoggiata alla colonna e non perdesti occasione di insultarmi" scosse la testa.
"Già, ti chiamai 'Frignone' perché piangevi come un lattante!" gli feci una linguaccia.
"Non è vero!" fece finta di arrabbiarsi "Dopo te le suonai!"
Scossi la testa anch'io "Fare a botte con un ragazzino più grande di me di tre anni... ma cosa mi passava, per la testa?"
"Ti sono sempre piaciute le sfide difficili" mi osservò con ammirazione.
"Scommetto che ora potrei batterti facilmente" lo presi in giro.
"Io non ci conterei troppo" lo feci ridere, dopodiché mi prese entrambe le mani "Bibi... " smisi all'istante di ridere, fissandolo a mia volta "Quello che c'è tra noi è molto bello"
Esitai, sorpresa, ma poi mi trovò d'accordo con lui "È vero" confermai con soddisfazione. 
"Ho sempre saputo che lavoravi segretamente per salvare questo paese" si avvicinò, sentivo il suo respiro caldo sul viso "Ti conosco bene. Hai fatto tanto per tutti noi... e io non ti ho mai lasciata, nel cuore e nei pensieri"
"Lo so, Kosa, io..."
"Kosa?" la voce di Igaram interruppe la nostra conversazione "La, La, La!" tossì, poi si schiarì la voce "Ragazzo, è bello vederti!"
"Ciao, Igaram" si abbracciarono "Stavamo appunto parlando della volta in cui ti versai la zuppa addosso" disse subito, facendo volatilizzare l'imbarazzo.
L'altro, improvvisamente sorpreso, divenne livido "Ancora devi pagarmela, per quella bricconata!"
Kosa rise, cercando di sviare "Suvvia, sono passati tanti anni! Non posso credere che tu ce l'abbia ancora con me!"
"Sono vecchio, ormai, sennò ti avrei rincorso per tutto il palazzo!" strinse un pugno con aria di sfida "E sai che l'avrei fatto!"
"Sei un tipo tosto, Igaram" gli diede una pacca sulla spalla.
"Ciao, Kosa!" arrivarono anche Chaka e Pell.
Sospirai con un sorriso: quando veniva a trovarci a palazzo, si creava sempre una gran confusione di abbracci e ricordi. 
Ma è così che voglio che sia: vederti familiare con i miei cari, con le mie stanze, con la mia vita... che il tuo sorriso di oggi possa risplendere sulle mie lacrime di domani perché, Kosa, non ti permetterò più di lasciarmi. 
Mai più. ©



 
 
 
 
 
 Note dell'autrice:
 
 
"Cosa c'è di più dolce che avere qualcuno con cui parlare così come con se stessi?" (Cicerone)
 
 
Nel primo paragrafo ci tenevo ad inserire un riferimento al rapporto tra Chaka e Pell (tra l'altro, ho un debole per quest'ultimo <3 ma proprio debolissimo), mentre nel secondo mi sono mantenuta "sul leggero", nel senso che mi sono limitata a far rientrare un po' in carreggiata il rapporto tra Bibi e Kosa, che non passavano un po' di tempo insieme da una vita. Ben presto arriverà QUALCUNO a scombussolare questa ritrovata tranquillità! Vi lascio con un'immagine a mio parere bellissima!
 
 
Aggiornamento veloce, come non succedeva da tempo :') che dire... la scrittura sta andando avanti a ritmi abbastanza sostenuti, non vedo l'ora di aggiornare e sono soddisfatta di ciò che sta venendo fuori!
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questi primi due capitoli, che hanno inserito la storia tra le seguite e un ringraziamento speciale a Maki_ e Nami93_Calypso che sono state le prime a recensirmi!
Non esitate a scrivermi il vostro parere Emoji a prestissimo!

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Capitolo 3
*** III ***


 
 
"Verae amicitiae sempiternae sunt "
 
(Cicerone) 
 
 
 
 
 
 
 
 
Una notte tranquilla e stellata, nel bel mezzo del deserto, in viaggio verso Yuba con i ragazzi...
Ci eravamo seduti attorno al fuoco e avevamo cenato insieme, qualcuno lamentandosi del freddo, qualcun altro canticchiando; non c'erano pregiudizi né cattiveria: ciò che era loro, era anche mio.
Ace era seduto accanto al fuoco, con le spalle appoggiate alla tenda e guardava le stelle.
"Immagino che tu sia un po' sorpreso" gli rivolsi la parola, dopotutto noi due eravamo accomunati dal fatto di non far parte della ciurma.
"Mh?" alzò lo sguardo verso me con aria interrogativa. Aveva gli occhi scuri come i capelli e delle deliziose lentiggini ad adornargli il viso.
Indossava un lungo abito tipico come tutti noi, per proteggersi dal freddo e dalle insolazioni: il suo era blu e sugli orli aveva delle fiamme rossastre ricamate, perfettamente nel suo stile.
"Rufy ti ha stupito, vero?" incalzai "Anche a me ha fatto lo stesso effetto quando l'ho conosciuto... insomma, quello che voglio dire è che non è un pirata come gli altri"
Osservammo entrambi, divertiti, il ragazzo di gomma in questione e i suoi compagni che avevano iniziato a bisticciare.
"Generalmente, il capitano di una nave pirata viene rispettato e persino temuto dai suoi compagni di viaggio" gli spiegai, a metà tra l'incredula e l'ammirata "Oggi pomeriggio ha fatto tutta quella questione dell'acqua come un bambino! Malgrado tutto, sai una cosa?"
Mi accorsi del suo sorriso affettuoso nel sentir parlare in quel modo del suo fratellino "Man mano che sto con lui, lo capisco e lo apprezzo sempre di più"
"Sì, certo, Rufy è davvero un tipo speciale" parlò finalmente lui, lasciandomi sorpresa "Non è cambiato per niente da quand'era bambino... lui è scontroso e un po' egocentrico, ma riesce sempre a farsi voler bene"
E gli occhi gli brillavano più delle stelle: l'immensità di quest'affetto fraterno bruciava nelle sue parole quanto il fuoco nei suoi occhi.
"Evidentemente, è in grado di trasmettere il suo lato migliore" aggiunse con amarezza, quasi con invidia.
Criptico, eppure s'intravedeva qualcosa tra i suoi sospiri al cielo e i suoi sguardi malinconici: sempre in disparte e silenzioso, era un piacevole mistero da interpretare, personalità difficile da decifrare completamente diversa da quella di suo fratello, come se, a differenza sua, a lui costasse uno sforzo immane mostrare la sua parte migliore.
"Oh, quasi dimenticavo che sei suo fratello!" la buttai lì sullo scherzo quando, invece, avrei voluto chiedergli di più.
"Per me è facile... sai, lo conosco da quand'è nato" replicò, come se fosse ovvio "Comunque, sei molto gentile" aggiunse improvvisamente, spiazzandomi "Sono contento che lo apprezzi, temevo lo reputassi uno sciocco"
"No, ma figurati" lo rassicurai "Io lo trovo così sensibile!"
Ridemmo entrambi e tornammo a guardare le stelle: erano meravigliose e terribilmente luminose.
Non tremate, piccole ma immense stelle simili ai miei pensieri in subbuglio, per il freddo della notte... c'è  un fuoco che vi sta già scaldando, con delicatezza, senza farvene accorgere.
Non pensate, lucenti ma preoccupate stelle, al vento che imperversa nel deserto e che vi sconvolge con i suoi turbini violenti... lasciate che il suono vi accarezzi i timpani e vi culli, sognando giorni migliori.
Mi sedetti accanto ad Ace e appoggiai la testa sulla sua spalla sinistra. Lui mi cinse con il braccio e, immediatamente, fui pervasa da un piacevole e confortante calore.
 
 
 
 
 
 
"Come mai hai voluto portarmi alle rovine di Alubarna?" chiesi a Kosa, stringendolo ancora mentre tirava le redini al suo cavallo.
"Non ci arrivi proprio, eh?" ridacchiò lui, seduto davanti a me.
Gli feci una linguaccia, mentre scendevo "Era il ritrovo del clan che fondammo da bambini!"
Mi sorrise "Allora se lo ricorda, vicecapo"
Voci infantili echeggiare tra i massi, le risate, la spensieratezza: come se la sua vicinanza azzerasse il tempo e permeasse tutto il mio essere, rendendo futile la concezione del passare degli anni.
Camminammo in giro tra gli edifici crollati, nostalgici ma anche inteneriti. Lo presi per mano.
"Ricordo tutto perfettamente, capo" ammisi con tono malinconico "È stato qui che mi hai salvato la vita"
Ci fu un momento di silenzio in cui entrambi ci lasciammo invadere dalle folate di vento provenienti dal deserto, dopodiché lui parlò "La nostra non è mai stata amicizia, Bibi. Era già qualcosa di più, ma qualcosa che a cinque e otto anni non eravamo in grado di capire"
Sgranai gli occhi, non riuscendo ad evitare un moto di sorpresa.
"Quando quei rapitori volevano prenderti..." digrignò i denti, strinse gli occhi "Partì qualcosa in me ma, oggi lo so, non l'avrei fatto per chiunque"
Gli rivolsi un sorriso dolce, sfiorandogli il viso con la mano "Invece sì, Kosa" ci fissammo "Ti conosco. L'avresti fatto a prescindere, anche se ci fosse stato un tuo nemico al posto mio... sei fatto così"
Scosse la testa "Sono impulsivo"
"Sì" mi avvicinai al suo volto "Ma sei anche coraggioso e altruista. E io ti apprezzo per questo"
Morbide le sue labbra sulle mie, si modellavano dolcemente come sabbia spostata dal vento del deserto: luogo simbolico e significativo, tra le rovine sbocciava una rosa.
Ed era proprio nel deserto che eravamo nati, tra le difficoltà che esso comporta, che avevamo imparato a fidarci: come la sua esistenza è eterna ed immutabile, così era il nostro rapporto, che da sempre ci aveva legati e per sempre ci avrebbe accompagnati.
Immenso. Puro. Bellissimo.
Accarezzai la cicatrice che recava appena sopra l'occhio sinistro "Non devi mai più sacrificarti per me, hai capito?"
Abbassò lo sguardo, non riuscendo a nascondere un eloquente sorriso "Sì, questa l'ho già sentita"
Impresso sul suo corpo, l'amore per me: un patto sancito col sangue, un segno inconfutabile del suo coraggio. Oh, quante, troppe volte all'indugiare lo sguardo su quella cicatrice, mi riscoprivo debole, senza difese. 
Avevo bisogno di lui come della mia stessa pelle: baciando quel marchio maledetto, baciavo l'altruismo, baciavo la prontezza, baciavo il sacrificio di qualcuno che sarebbe stato disposto a morire per me.
Qualcuno senza il quale, ahimè, mi sentivo incompleta. 
 
 
 
 
 
"Ciao, Karl" Kosa accarezzò il mio migliore amico con tenerezza, l'altro ricambiando l'affetto con mille moine "Vedo che te la passi piuttosto bene"
"Certamente" confermai, guardandolo con orgoglio "È diventato leader della squadra speciale delle anatre combattenti"
Karl arrossì, ma poi si lasciò accarezzare di nuovo "Però!" si complimentò Kosa "Saprò chi chiamare, allora, se avrò un problema" gli fece un occhiolino.
L'anatra si portò l'ala alla fronte, mettendosi al servizio del suo vecchio amico. Ci fece sorridere.
Io e Kosa ci guardammo, poi gli chiesi "Quando tornerai?"
"Presto" mi rispose, felice della mia domanda "Devo sistemare delle cose all'oasi con mio padre, dopodiché potremo stare insieme tutto il tempo che vorrai"
"Non vedo l'ora" lo abbracciai.
"Siamo in due" mi baciò.
Karl, invece, soffocò a malapena un moto di disgusto.©
 
 
 
 
 
 
 Note dell'autrice:
 
"Le vere amicizie sono eterne" (Cicerone).
 
Terzo Capitolo di "Terra Marique" e primo flashback su Ace! Il dialogo è ripreso da un episodio filler in cui si stanno dirigendo verso Yuba e decidono di accamparsi nel deserto per una notte, Bibi ed Ace parlano un po' di più e ho ripreso esattamente tutte le parole... ma non è ancora finita qui, ovviamente ; )
Nel secondo paragrafo, ho rimarcato il forte legame tra Bibi e Kosa; infine, una piccola particina anche a Karl, che se la merita!
 
Ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la mia storia! Un grazie speciale a chi deciderà di recensire <3

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Capitolo 4
*** IV ***


 
 
 
"Video meliora proboque, deteriora sequor"
 
(Ovidio)
 
 
 
 
 
"Un'esplosione?" chiesi a Pell, in preda all'agitazione.
"Sì, principessa, al porto di Nanohana" confermò lui "Pare che dei pirati volessero attaccare il regno, ma improvvisamente si è scatenato un incendio che ha distrutto la loro nave"
"Dici sul serio?" sgranai gli occhi "Dobbiamo andare lì immediatamente"
"Ci sono già Chaka e Karl con la squadra delle anatre combattenti" m'informò lui, categorico "Non è necessario esporla ad inutili rischi"
Alzai un sopracciglio, contrariata "Invece ci andremo"
In cuor mio, vedevo già la sua sagoma che si stagliava tra il fumo e la distruzione: così, come una farfalla attirata dalle fiamme, andai incontro al pericolo pur non avendo la certezza della sua presenza ma, martellante, un ostinato presentimento.
Pell volle accompagnarmi a tutti i costi, così sfrecciammo attraverso l'isola alla velocità della luce con i nostri cavalli e fummo a Nanohana in men che non si dica.
"Le fiamme sono altissime" mormorò un Pell particolarmente preoccupato, arrivando in città "Farebbe meglio a non avvicinarsi"
Per tutta risposta, invece, spronai il mio cavallo ad accelerare e, attorniati da una folla di sudditi immensamente felici del nostro arrivo, giungemmo tra le navi del porto mentre tutti ci ringraziavano e ci acclamavano.
"Principessa, finalmente è arrivata lei!"
"Hanno catturato i pirati, abbiamo scampato il pericolo!"
Scesi dal mio cavallo e, tra la folla, lo vidi: la visiera del cappello gli copriva gli occhi, mentre le braccia erano intrecciate in una posizione di sufficienza, la schiena e un piede appoggiati alla nave che bruciava.
"Ace!" gli corsi incontro immediatamente, non curandomi delle persone né tantomeno di Pell.
Lui alzò lo sguardo interrogativo, poi mi riconobbe "Principessa Bibi!" sorrise.
Era dentro me, la consapevolezza di trovarci lui: il suo era un fuoco che conoscevo bene, poteva mostrarsi pericoloso e distruttore, ma con me era stato solo protezione... mi aveva solo riscaldata, cullata, rinsavita.
"Che ci fai qui?" mi fermai ad un passo da lui, incurante delle fiamme che, sapevo, non avrebbe mai permesso mi facessero del male "Ero convinta che fossi alla ricerca di Barbanera!"
"Lo sono, infatti" confermò "Ma le mie ricerche ad ovest non hanno prodotto risultati" abbassò lo sguardo, poi fece spallucce "Attraversavo questo mare, mi sono avvicinato al porto e ho visto che questa nave voleva attaccarvi"
"Teatrale" commentai ironicamente "Ma indubbiamente molto gentile, ti ringrazio"
Improvvisamente, dei getti d'acqua iniziarono ad inondare le nave, ponendo fine, così, al mastodontico incendio provocato da Ace Pugno di Fuoco: incredibile cosa fosse capace di fare quel ragazzo!
"Dovremmo spostarci da qui" suggerì e, mentre c'incamminavamo, ancora confusi tra la folla che ci osservava sbalordita e gli uomini intenti a spegnere il fuoco, ci raggiunse Karl.
"Karl!" gli corsi incontro per abbracciarlo, sembrava provato dall'incendio ma, per tutta risposta, si fiondò addosso ad Ace con intenzione di beccarlo.
"Hey, ma cosa fai?" cercai di fermarlo, ma fortunatamente il capitano della seconda flotta di Barbabianca riusciva a sfuggire facilmente ai suoi attacchi.
"Hai ragione, hai ragione" gli sorrise "Il fuoco ha distrutto la base della tua squadra di papere, lo so" fece un balzo straordinario, mentre Karl, arrabbiatissimo, continuava a dargli addosso "Mi dispiace molto, ti giuro che non l'ho fatto apposta"
Mi portai una mano sul viso, mentre mi guardavo attorno e mi rendevo conto che, in effetti, la base delle anatre combattenti di Nanohana era stata ridotta davvero male: in un nanosecondo, arrivarono alla carica anche tutte le altre che, assieme a Karl, tentarono di attaccare Ace, il tutto con un largo pubblico di spettatori a metà tra il sollevato per il pericolo scampato e l'incredulo per la scena a cui stavano assistendo.
"Karl, basta!" provai a farlo ragionare, mentre Ace, pur di non far del male alle anatre, iniziò a correre verso il centro della città.
"Fermatevi!" gridai ancora, ma ormai si era scatenato un inseguimento senza pari.
"Conosce quel pirata, principessa?" si avvicinarono Chaka e Pell.
Annuii, mentre con lo sguardo seguivamo ancora tutti e tre la scia di quella rincorsa "Sì, è il fratello di Rufy Cappello di Paglia, il pirata che ci aiutati a sconfiggere Crocodile"
Le persone si addolcirono, così anche i due vigili soldati "Allora è il benvenuto"
Sospirai "Purché non faccia ulteriori danni"
 
 
 
 
 
Non rividi né Ace né Karl per tutto il pomeriggio, fino a quando non tornai ad Alubarna e, da lontano, mi accorsi di qualcuno che sedeva penzoloni ai confini della città.
"Finalmente ti ho trovato!" esclamai vittoriosa, una volta che l'avevo raggiunto "Karl non ti ha dato tregua, vero?" mi sedetti accanto a lui.
"Bibi!" mi sorrise di rimando "Quel papero è una forza della natura" scosse la testa "Mi è stato alle calcagna tutto il giorno, instancabile"
"Sei stato molto gentile a non colpirli" lo ringraziai "Sono molto importanti per noi"
"Lo immaginavo" disse semplicemente, volgendo lo sguardo di fronte a sé.
Caldo il tramonto all'orizzonte, volgeva i suoi bagliori dorati sull'afoso deserto: una palla infuocata meno potente, scommetto, del suo pugno di fuoco annientatore; una rossa energia meno vitale, lo so, del suo sorriso luminoso.
"Questo è il punto migliore per ammirarlo" confessai, volgendo a mia volta gli occhi verso quello spettacolo che lasciava sempre senza fiato.
"Adoro questa terra" ammise d'improvviso lui, sorprendendomi a più non posso "Sono davvero contento che sia tornata al suo originario splendore. E molto è merito tuo"
Mi fece quasi emozionare "Grazie..."
E i colori del deserto si fondevano tra loro, impossibile distinguerli dal cielo: un abbraccio di giallo, rosso e arancione con cui Ace s'identificava alla perfezione: lui era fuoco fuori e dentro, fiamme i suoi occhi, il suo corpo vibrante energia che bruciava.
Ci scambiammo uno sguardo intenso e ricco d'aspettativa, dopodiché avvicinò il volto al mio e, posata delicatamente la mano destra sul mio viso, chiuse gli occhi e mi baciò.
Accolsi per la seconda volta la sua lingua nella mia bocca, mentre le nostre labbra si esploravano avide. Ace baciava come viveva: era passionale, eccitante, intenso.
"Mi sei mancato..." sussurrai quasi istintivamente, senza riuscire a trattenermi, mentre entrambi abbassavamo lo sguardo senza, però, allontanarci.
"Ho cercato di non pensare più a quella notte nel deserto..." prese a dire, poi, come se dovesse liberarsi di un peso "Ma non riesco a togliermela dalla testa" finalmente, alzò il viso e puntò gli occhi dritti nei miei con decisione "Odio doverlo ammettere, ma è così" concluse quasi con rabbia, come se il pensiero di me lo infastidisse a tal punto da non farlo concentrare completamente su Barbanera anche se, di questo ne ero più che certa, l'ipotesi era altamente improbabile.
Gelosa della sua presenza manipolatrice nei tuoi pensieri e soddisfatta di averlo spodestato, almeno per un momento: oh, Ace, ma perché gli permetti di distruggerti in questo modo? Come se avesse monopolizzato la tua vita, questo scopo ti consuma, si nutre dei tuoi resti e, lentamente, ti vedo sbiadire...
Ci hai messo troppa rabbia: concediti un po' di me che, per tua stessa ammissione, riesco ad insinuarmi nella tua mente in modo quasi più scaltro del tuo nemico.
"Anche io non ti ho più dimenticato" lo riportai alla realtà "Speravo tanto che tornassi..." gli sorrisi calorosamente "Stasera sei invitato a cena a palazzo"
"Che cosa?" sgranò gli occhi, allarmato "Bibi, apprezzo davvero molto il tuo gesto, ma non credo sia il caso di..."
"Sciocchezze!" mi alzai e lo tirai con una mano "Mio padre sarà ben felice di averti come ospite, sa quanto ci hai aiutati!"
"Ma io non ho fatto proprio niente!" provò a protestare.
"E poi sarai affamato!" lo presi per la gola "Vedrai, la cuoca di corte preparerà qualcosa di speciale!"
 
 
 
 
 
La cena si svolse in modo composto, fino a quando non iniziammo a mangiare: la mia famiglia accolse Ace con calore, chiedendogli di suo fratello e dei suoi progetti.
Karl, invece, provò per l'ennesima volta ad attaccarlo senza, però, speranza di successo.
La presenza di un pirata al palazzo reale era un qualcosa di assolutamente inedito: era strano vedere questo ragazzo, bello come il sole, ma inevitabilmente a torso nudo e tatuato, in contrasto con gli abiti di corte e le usanze regali.
Tuttavia, Ace fu all'altezza della situazione: si mostrò garbato ed educato, per nulla intimorito dalla differenza di costumi, e seppe sostenere una conversazione anche piuttosto seria con mio padre sulle responsabilità di un capo.
I problemi sorsero quando arrivarono le prime portate: Ace si fiondò sul cibo in modo avventato ed estremamente affamato, ma quando si accorse che stavamo osservando la sua voracità con gli occhi sgranati, iniziò a mangiare sempre più lentamente, sempre più lentamente fino a quando, all'improvviso... si addormentò.©
 
 
 
 
Note dell'autrice:
 
"Vedo ed approvo le cose migliori, ma seguo le peggiori" - (Cicerone).
 
Quarto capitolo di "Terra Marique" e grande ingresso di Ace! Mi andava di farlo entrare in scena in modo plateale, ma anche buffo -spero vi siate divertite come me ad immaginare Karl e le anatre che lo rincorrevano!-
Mi è piaciuto creare anche questo contrasto: Karl che vuole bene a Kosa / Karl che odia Ace; non so, mi sembrava divertente.
Per quanto riguarda il secondo paragrafo, vorrei postarvi un'immagine di Alubarna per farvi capire cosa s'intende con "sedeva penzoloni ai confini della città":
 
 
 
 
 
Come potete notare, la città è costruita in mezzo al deserto, quindi ci si può sedere tranquillamente ai confini e ammirare il panorama di fronte (tra l'altro, essendo completamente visibili a qualcuno che sta arrivando in città proprio dal deserto).
Infine, bacio tra Bibi ed Ace e grande cena al palazzo reale! Non avevamo dubbi che Ace si sarebbe comportato educatamente, vero? Però, per l'ennesima volta, abbiamo dovuto fare i conti con la sua narcolessia! xD
Sperando che anche questo capitolo vi sia piaciuto, attendo i vostri commenti e vi ringrazio <3

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Capitolo 5
*** V ***


 
"Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimos illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum"
 
(Catullo)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Deserto soporifero, porta alla mia memoria sollievo, canta di quel bacio che tanto mi scaldò, sussurra ai miei timpani stanchi il calore e la magia di una notte che, indelebile, non può essere cancellata dalle onde del mare sulla sabbia...
"Rufy ti aiuterà a salvare il tuo paese, principessa" Ace mi parlò con tono rassicurante, mentre Rufy e gli altri erano già stati presi dal sonno e noi due, invece, ce ne stavamo abbracciati davanti al fuoco che stava per spegnersi.
Stare tra le braccia di Ace significava essere invasa da una fonte eterna di calore "Lo so. Ti ringrazio" gli risposi, consapevole dell'affetto della ciurma di Cappello di Paglia "Tu non resterai?"
"La mia presenza dipende da molti fattori" il suo sguardo si assottigliò e si perse nel fuoco "Devo prendere Barbanera, Bibi. Ha osato uccidere un suo compagno e non esiste crimine peggiore sulla faccia della terra" potei sentire chiaramente il suo corpo irrigidirsi e i suoi pugni stringersi.
Osservai di nuovo la sua fisionomia: gli occhi decisi quasi nascosti dal cappello, ora; il braccio sinistro avvolto attorno a me e una rabbia disumana, distruttrice, che era palpabile anche attraverso i suoi sguardi distratti.
"Devi tenerci proprio tanto, ai tuoi compagni di viaggio" osservai, pensierosa, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso.
Lo feci sorridere "Almeno quanto tu tieni al tuo popolo" mi fece notare "Vedi, loro per me sono come fratelli. Certo, con Rufy è diverso, ma non sopporto che si faccia del male alle persone a cui voglio bene... " cercò di reprimere un altro moto di rabbia "Motivo per cui, è mio compito trovare quell'assassino e punirlo"
"Che cosa gli vorresti fare?" mi azzardai a chiedergli, con una punta di timore.
E il fuoco davanti a noi si rispecchiò nelle sue pupille nere di odio, l'ombra rossastra sul viso ricordò il sangue di Barbanera che, lo leggevo nella sua rabbia, avrebbe tanto voluto schizzasse sul suo volto vittorioso.
Esitò per un istante, poi disse semplicemente "Niente di particolare, se non umiliarlo e cacciarlo dalla ciurma" si rabbuiò "Barbabianca mi ha insegnato l'affetto e il rispetto e sarei uno sciocco se mi macchiassi dello stesso crimine di cui si è macchiato lui"
Rabbrividii per un momento, ma allo stesso tempo provai anche un certo sollievo nell'udire quelle parole "Dev'essere proprio una bella persona, il tuo capitano" commentai con un sorriso.
Finalmente, s'illuminò "Lo è. Lui è il mio padre adottivo, senza di lui non saprei davvero cosa fare" sorrise "Mi ha fatto credere in me e mi ha fatto capire che non importa chi ti mette al mondo... ognuno di noi può decidere cosa essere"
"È vero" confermai anche se, con un sospiro amaro, mi fece pensare a Kosa.
Ace se ne accorse "Tutto bene, principessa?" mi chiese "Devono averti annoiata, tutte queste chiacchiere" e, con un sorriso, puntò il dito contro il falò quasi spento e lo ravvivò in un nanosecondo.
Cresci, alzati, fuoco splendente, fiamma che torna in vita dopo essersi spenta: lui ha il potere di far rinascere le cose, così fa rinascere in me la voglia di rialzarmi dopo che avevo quasi temuto di perdere tutto.
Lui è vita sprizzante, è calore perenne, è energia inestinguibile.
"No, Ace. Non potresti mai annoiarmi" mi strinsi ulteriormente sul suo petto "Anzi, ti ringrazio per esserti aperto così tanto con me"
Mi guardò "Non mi succedeva da molto, in effetti" ammise con sorpresa.
Poi, all'improvviso, le sue labbra incontrarono le mie: fu un gesto spontaneo, incontrollato, dettato dalla pura naturalezza.
Erano morbide e calde, bruciavano più del fuoco attizzato precedentemente: oh pirata misterioso, come puoi permettere che il calore del tuo bacio possa far perdere il senno ad una principessa? Io che dovrei rispettare le regole del decoro e della compostezza, io che dovrei attenermi ai precetti di corte... perdo tutto soltanto per potermi stringere dentro te e, lentamente, sento svanire tutti i preconcetti e le norme, le preoccupazioni e i doveri, soltanto perché siamo stati così vicini che il fuoco che è in te è riuscito ad accendere una fiamma anche nel mio cuore assopito.
"Un giorno diventerai una regina ammirata da tutti, Bibi" replicò, tutt'a un tratto, ricordandomi terribilmente delle stesse identiche parole che mi aveva detto Kosa molti anni prima...
 
 
 
 
 
"Raccontami dei tuoi viaggi" incitai Ace, passeggiando sulle rive del fiume Sandora.
Gli avevo proposto di fare una passeggiata dopo cena: volevo approfittare di tutto il tempo che mi avrebbe concesso, senza perdermi nemmeno un istante; sapevo quant'era impegnato a dare la caccia a Barbanera.
Lui aveva accettato di buon grado, ringraziando per la cena e salutando tutti con affetto. Avevo deciso di portarlo accanto al fiume, in un posto che non aveva ancora visitato.
"Sono stato in tre isole, tutte molto belle e affascinanti" affermò lui, portandosi le braccia incrociate dietro la testa e camminando spensieratamente accanto a me "Ho mangiato, bevuto, cantato... ma di quel criminale, purtroppo, nemmeno una traccia" storse il naso.
"Senti" mi fermai di fronte a lui e gli tolsi il cappello, lasciandolo sorpreso "Per questa sera, dimentichiamoci di Barbanera, d'accordo?" me lo misi in testa "Guardati attorno" gli sorrisi.
E i suoi occhi parevano come incapaci di cogliere la bellezza: l'acqua limpida, la notte fresca, il sentiero appartato... poi, improvvisamente, via il velo di preoccupazioni che lo tenevano lontano dal mondo ed eccolo lì, il bambino che si meravigliava per ogni cosa!
"È bellissimo" ammise, trasognato "Alabasta non smetterà mai di sorprendermi"
Il gorgoglio del fiume accompagnò i nostri passi incerti fino alle rocce, fino a quando non lo presi per mano "Mi piacerebbe poter trascorrere del tempo con te più spesso, sai?" gli confessai, arrossendo "Anche stare semplicemente così, in silenzio ad ammirare il paesaggio... trasmetti una sensazione familiare, di protezione, di sicurezza"
Lo intenerii "Ti ringrazio, ma sappiamo entrambi che non è così" sospirò, osservando il fiume "Ho una missione da compiere, Bibi. Momenti come questo, non potrei proprio concedermeli"
Il tempo scorreva come l'acqua, trasportate via dal fiume le nostre mani che s'intrecciavano e, come le increspature delle onde, ci godevamo i momenti tranquilli semplicemente come un qualcosa di effimero e passeggero nell'autorevole corrente mossa da forze più grandi di noi.
Non voglio affogare nei rimpianti: saliamo a galla e prendiamoceli, questi doni che ha deciso di farci il tempo. Concediamoci una notte di riposo dalle responsabilità, nulla di più.
Così, poi, ognuno potrà tornare a navigare nel suo mare privato di tormenti personali...
"Questa è stata scavata dall'erosione" condussi il pirata in una grotta naturale, ampia e dalle forme morbide: le pareti rilucevano in modo cristallino, roseo, rispecchiando i colori delle conchiglie sul fondo, e la piacevole voce dell'acqua bassa che mormorava la rendeva davvero uno spettacolo mozzafiato.
"Accidenti!" si lasciò sfuggire Ace, sbalordito.
In un momento, l'implicito divenne palpabile: ci scambiammo un'occhiata complice, ma anche estremamente imbarazzata e colpevole.
Mi avvicinai a lui e lo baciai prima sulla guancia, poi sulle labbra, con delicatezza. Era strano vederlo senza cappello, quella massa di capelli corvini incollata alla testa.
"Ace..." esordii, nervosa "Per me sarebbe la prima volta"
Seguì un momento interminabile, in cui i nostri sospiri così vicini furono cullati dal rumore dell'acqua sottostante, all'interno della quale avevamo già immerso i nostri piedi.
Ace mi cinse tra le braccia e mi diede un casto bacio sulla fronte "Non dobbiamo farlo per forza"
Esitai per un attimo, dopodiché decisi di lasciarmi andare e lo baciai appassionatamente, in modo avido, a tal punto che quasi gli feci perdere l'equilibrio.
Perché voglio bruciarmi, Ace, voglio toccare con mano il fuoco e scottarmi la pelle, voglio sentire le fiamme danzare sul mio corpo ed esplodere nel mio cuore.
Lui, per tutta risposta, rispose alla mia impazienza con altrettanta voracità: attraversò con le mani le mie spalle, le braccia, i fianchi; mentre, con gli occhi chiusi, ancora ci perdevamo in quel bacio caldo.
Io toccai il suo petto e, immediatamente, gli rivolsi uno sguardo eccitato. Inutile dire quanto fosse perfetto il suo corpo mentre, con le punte delle dita, sfioravo la sua pelle candida che temevo, stupidamente, potesse prendere fuoco da un momento all'altro.
Ace mi tolse il suo cappello e, lentamente, mi fece adagiare a terra, nell'acqua bassa che ci accolse naturalmente, come fossimo parte di essa.
E il fuoco diventò vulnerabile nell'acqua, il suo corpo si espose almeno quanto il mio: era privo di difese, ma fiducioso.
Che l'acqua riesca a calmare anche il fuoco della tua anima?
Con attenzione, iniziò a spogliarmi: mi liberò lentamente del vestito bianco indossato per la cena e, con cura, lo posò su una roccia, dopodiché si fermò ad osservare le mie nudità.
Chiusi gli occhi e sospirai, non appena i suoi polpastrelli raggiunsero il mio seno, scoperto per la prima volta di fronte ad occhi maschili; inarcai la schiena, non appena le sue labbra esplorarono il mio ventre e la sua lingua entrò nel mio ombelico; trattenni un urlo, non appena accarezzò con delicatezza la mia intimità.
Per la prima volta, questa falena non si accontenta di volare troppo vicino al fuoco, ma si getta letteralmente tra le fiamme, facendosi inghiottire, immersa nel piacere del suo dolce suicidio.
Tolsi ad Ace i miseri pantaloni che era solito indossare e così, la nudità di entrambi fu completa: due corpi perfetti in un luogo scavato dalla natura, parte di essa, naturali, belli e impazienti di fondersi.
...e mi sentivo addosso tutti gli incendi del mondo, tutti gli affanni e tutti i baci infuocati che riempivano la mia bocca ansiosa di scottarsi: ma che fosse un rogo appiccato alla mia colpevolezza nel concedermi al pirata e non a colui che avevo giurato di amare, colui che mi accompagnava fin dall'infanzia?
Oh Kosa, perdona questa carne facile, perché sul fuoco si cuoce e perde il sangue che, altrimenti, avrebbe dovuto appartenere soltanto a te...
Ace fu lento e delicato nei preliminari, ma quando arrivò il momento fatidico, mi prese il viso già sudato tra le mani e mi disse, dolcemente "Non esitare a fermarmi, per qualunque evenienza"
"D'accordo" annuii, già persa nei suoi occhi.
Per tutta risposta, mi baciò sul collo violentemente e prese in una mano un mio seno, stringendolo "Ace..." iniziai ad ansimare, stringendo gli occhi, mentre s'insinuava piano dentro me e, a poco a poco, acquistava velocità.
Fu dolore, ma fu immediatamente anche piacere: averlo in me era una sensazione profonda, che mi dava il capogiro.
Tu, pirata che inviti la principessa sulla tua nave con toni così garbati e gentili... e se lei fosse così ammaliata dalla tua capacità di navigazione a tal punto da volerci restare per sempre? Se, colpita dalla tua maestria, decidesse di navigare nel tuo stesso mare, di perdersi in te?
Graffiai il tatuaggio di Barbabianca impresso sulla sua schiena larga, i suoi capelli sudati sui miei, i nostri corpi bagnati d'acqua e di passione, i suoi maledetti occhi che scrutavano determinati le profondità dei miei.
Oh, pirata, porta con te questa principessa ribelle che, navigando per mari inesplorati, ti ha donato la sua verginità come il tesoro più prezioso che l'oceano possa offrire.
Nell'oblio, apprezza le monete dorate ed incontaminate della sua purezza, i gioielli d'innocenza rubata e le rare gemme d'inesperienza perché, tu devi saperlo, non tutti riescono a trovarne la chiave. ©
 
 


 
 
 Note dell'Autrice:
 
"Dammi mille baci, poi altri cento, poi altri mille, poi ancora altri cento, poi di seguito mille, poi di nuovo altri cento. Quando poi ne avremo dati migliaia, confonderemo le somme, per non sapere, e perché nessun malvagio ci invidi, sapendo che esiste un dono così grande di baci" - (Catullo).
 
Cosa dire... credo che finora questo sia il capitolo migliore che abbia scritto, sia per contenuto che per linguaggio. Non so, ma quando si tratta di descrivere scene amorose, la mia penna vola. Letteralmente.
Poco da aggiungere, se non una meravigliosa immagine che ho trovato su internet (tra l'altro, mi sembra che la creatrice sia italiana, quindi ne approfitto per ringraziarla, nell'ipotesi molto remota in cui possa leggere xD); se avete domande, dubbi, perplessità, sarò felice di rispondervi.
L'unica cosa, ho notato che questa storia ha poco seguito e credo che non piaccia molto. È un problema legato alla pairing che era in voga un po' di tempo fa?
Detto ciò, ringrazio come sempre chi legge e chi sarà così gentile da lasciarmi una recensione EmojiEmoji


 

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Capitolo 6
*** VI ***


 
"Nullus dolor est, quem non longinquitas temporis minuat ac molliat"
 
(Cicerone)
 
 
 

"Allora, vediamo cosa sai fare" Kosa si leccò le labbra, sorridendo in modo provocante "Dimmi quando sei pronta"
"Sono nata pronta" replicai con tono di sfida, preparandomi all'attacco.
Due testardi, due incoscienti che avevano deciso di combattere per stabilire chi dei due fosse diventato il più forte: così, alle estremità opposte del deserto che sottostava Alubarna, stavamo per sfidarci per la prima volta dopo tanti anni.
I sospiri di un deserto stanco dei nostri giochi, ma anche divertito: i suoi occhi nei miei, decisi e convinti, chi avrebbe ceduto per primo? E i ricordi di una meravigliosa, spensierata infanzia trascorsa a cercare di superarci...
Perché, Kosa, abbiamo sempre gridato in direzioni diverse ma, alla fine, ci siamo sempre accordati sul medesimo canto.
C'era aspettativa da entrambe le parti, tensione, ma un sorriso presuntuoso ci increspava le labbra. Così, non appena Karl diede il via, ci lanciammo l'uno sull'altra e iniziammo a combattere.
"Kujakki slasher!" esclamai, facendo roteare un anello attorno al mio dito e creando un'arma tagliente.
"Non gliela darò vinta, principessa!" replicò Kosa con tono divertito, mentre impugnava la spada e mi veniva incontro.
Le lame delle nostre armi cozzarono, ma erano più taglienti i nostri sguardi "Non deve risparmiarsi solo perché sono una donna, capo dei ribelli!"
"Ti giuro che non lo farò" mi promise, sempre con la convinzione di avere la vittoria in pugno.
La forza delle nostre braccia fu talmente tanta che fummo costretti ad allontanarci per riprendere fiato, mentre nessuno aveva la meglio.
Con un balzo, arretrai, facendo volare la sabbia e facendo sospirare Karl che, nel frattempo, ci rivolgeva sguardi preoccupati e premurosi.
"Ti batterò, Bibi!" gridò tutt'a un tratto l'ex capo dei rivoltosi e, con il mantello viola aperto dal vento, si scagliò contro di me per la seconda volta.
"Io non ne sarei così sicuro!" mi accanii contro di lui, sfoderando tutti i migliori attacchi che avevo imparato durante quegli anni.
Ci scontrammo, ma lui riuscì a bloccarmi di spalle in una morsa che avrebbe potuto essere un abbraccio mentre, con molta fatica, spingevo le braccia verso il basso e cercavo di liberarmi.
Karl urlò, visibilmente scosso dallo spettacolo, e iniziò a pestare le zampe sul suolo, come per invitarci a smettere.
Kosa non combatteva con me come combatteva con l'esercito dei rivoltosi: nonostante le mie implorazioni, era evidente che si comportasse diversamente a causa del mio essere donna; nonostante tutto, aveva continuamente paura di farmi male, si controllava e, dopotutto, ero io ad aver preso quella sfida come una questione di vita o di morte, di rivalsa per me stessa, mentre lui, spensierato, la considerava un mero gioco avvincente.
E che questa terra possa sporcarsi di giochi, dopo aver assistito a cruente battaglie tra eserciti tutt'altro che spensierati: ma si potevano sentire, nel vento che alzava la sabbia, i sospiri dei caduti che si divertivano a guardarci combattere.
Dopo svariati sforzi, finalmente, riuscii a sgusciare via dalle sue braccia che mi avevano intrappolata.
"Però!" mi concesse poi, con un bagliore che gli attraversò i vetri degli occhiali "Sei migliorata davvero!"
"Cosa credevi?" lo provocai, mentre ancora ci affannavamo per attaccarci a vicenda "Non sono mai riuscita a batterti, Kosa... ma sento che questa è la volta buona!"
Lo feci ridere, mentre bloccò facilmente la mia arma tagliente con la sua spada "Ti sbagli, Bibi. Non metti in conto il fatto che anch'io sono molto migliorato, negli ultimi anni" poi si fece serio, quasi arrabbiato "Non sono più un bambino che tira calci e morsi!" mi minacciò, infantilmente.
Risi anch'io "Posso anticipare tutte le tue mosse, al contrario di ciò che credi! Dopotutto, è stato Chaka ad insegnarti a combattere" gli feci un occhiolino.
Kosa fu quasi offeso dalla mia affermazione, rimase sorpreso ma poi assottigliò lo sguardo "Chaka mi ha insegnato tanto, ma poi ho proseguito per la mia strada!"
Un'altra folata di sabbia, l'ennesima, m'impedì di vederci chiaro. Soltanto, mi accorsi di un'occhiata complice che si scambiarono Kosa e Karl, dopodiché quest'ultimo mi corse incontro e, cercando di bloccarmi, fece vincere il mio avversario.
"Karl, ma cosa fai?" cercai di divincolarmi.
La punta della spada di Kosa si fermò sulla mia gola "Anche lui ha capito che contro di me non hai speranze di vittoria, che tu riesca a prevedere le mie mosse o no" sorrise "Anzi, scommetto che questa non te l'aspettavi"
"Karl!" gli diedi uno spintone "Ma dico, cosa ti salta in mente? Tu dovresti stare dalla mia parte!"
Il papero si scusò, arrossendo, ma non poté evitare di sorridere: evidentemente, non vedeva l'ora di porre fine a quel combattimento.
Mi arrabbiai "È tutta colpa tua!" spinsi anche Kosa, facendolo cadere sulla sabbia ma lui, prontamente, mi trascinò giù con lui.
Scoppiò a ridere "Non abbiamo mai detto che le alleanze fossero fuori regolamento, non arrabbiarti se Karl vuole più bene a me che a te!" usò mezzucci infantili, di nuovo.
"Questo non è vero!" iniziai a prenderlo a pugni, ma riuscii solo a farci rotolare nella sabbia "Era solo preoccupato che potessimo farci male!"
Kosa bloccava le mie mani, ma mi faceva diventare furiosa vedere quanto si stesse divertendo: chi tra i due si stava comportando in maniera più infantile?
"Sei sleale! Senza moralità! Un impostore!" annaspai.
Mi tirò i capelli "Sei solo arrabbiata perché, per l'ennesima volta, non sei riuscita a battermi!"
"Che cosa?" gli diedi un pizzicotto sulla guancia "Prova a ripeterlo, se hai il..."
Improvvisamente, le sue labbra si posarono sulle mie e, all'istante, il tempo si fermò: chiusi gli occhi e mi dimenticai di tutto, della sfida, della rabbia, dei dispetti... solo una gradevole, immensa sensazione piacevole che mi colmò.
Via dal tempo, via dal mondo: Kosa entrava in me e colpiva la mia anima, abile avversario della mia più tremenda testardaggine, mi riduceva in ginocchio, non sarei mai riuscita a batterlo.
Perché era lama tagliente delle mie illusioni, mi riportava alla realtà prima con giochi infantili, poi, bruscamente, mi dava il colpo di grazia e mi costringeva ad arrendermi di fronte a questo meraviglioso, sconcertante bacio in mezzo al deserto.
Hai vinto ancora tu, Kosa. Perennemente tua vittima, per sempre tua complice.
Karl si allontanò, come sempre disgustato dalle nostre effusioni, e allora approfittai per strusciare più intensamente il mio corpo su quello del bel rivoltoso: dopotutto, avevo una voglia matta di mettere in pratica le cose che avevo imparato anche da questo punto di vista e, dato che con lui non ne avevamo mai neanche parlato, c'era in me anche una certa curiosità nei confronti del suo corpo ancora inesplorato.
Infatti, Kosa ne rimase sorpreso: sgranò i suoi occhi nei miei, mentre con le gambe mi spingevo avanti e indietro sui suoi pantaloni neri che, a poco a poco, presero a gonfiarsi.
Dopo un istante, i suoi occhi si chiusero e mi baciò sull'orecchio, strappandomi un sospiro di piacere, mentre con il braccio mi cingeva e faceva scivolare la mano sul mio fondoschiena.
E avrei voluto che ci fondessimo lì, sulla terra e non nell'acqua: sulla concretezza, sulla solidità, sulle prospettive per il futuro.
"Kosa..." dissi, d'improvviso, tra i sospiri "Io non sono più vergine"
Lui, inizialmente, parve di nuovo sorpreso per le mie parole, ma poi riprese "Nemmeno io" esitammo, poi lui continuò "Non dobbiamo sentirci in colpa, Bibi" mi accarezzò i capelli, spostando una ciocca ribelle dietro il padiglione auricolare "Siamo sempre stati legati, è vero, ma non sapevamo nemmeno se ci saremmo rivisti... voglio dire, sono passati tanti anni" rifletté "Ora dobbiamo accettare anche quella parte del nostro passato in cui non c'eravamo, l'uno per l'altra"
I miei occhi divennero lucidi: aveva così maledettamente ragione!
E dire che Kosa non era mai stato un diplomatico, anzi: di solito ero io, quella che lo faceva ragionare a furia di riflessioni e razionalità.
Che i ruoli si fossero scambiati? Che, a furia di fonderci, io fossi diventata l'impulsiva, la testarda e la ribelle e lui il diplomatico, calmo e riflessivo?
La confusione cedette il posto alla commozione: Kosa era Bibi e Bibi era Kosa, senza nessuna possibilità di scampo.
 
 
 
 
 
 
Portuguese D. Ace aveva lasciato il nostro regno già da un bel po', con la speranza di rivederci al più presto.
Spronai Karl per fare una passeggiata nel deserto: attanagliata dai sensi di colpa, mi sedetti su una duna e lacrime calde, ben presto, presero a bagnarmi il volto.
"Oh, Karl" il mio migliore amico mi abbracciò "Credo di averla combinata grossa, stavolta"
Miraggi d'immoralità scandivano il mio viaggio: ma perché non riuscivo a pentirmi del mio gesto?
Il deserto mi parlava e mi riempiva, quasi schiaffeggiava la mia sfacciataggine con il suo vento impetuoso.
I capelli di Kosa erano del colore della sabbia... il pensiero mi fece sorridere. Forse la sua reazione insolitamente pacata mi aveva sconvolta a tal punto che ora quasi non sapevo come comportarmi.
Raccolsi della sabbia tra le mani: Kosa era come il deserto; testardo, impulsivo, impegnativo... eppure avevo imparato a viaggiare nel deserto sin da bambina, conoscevo bene le sue difficoltà e sapevo perfettamente come prenderlo.
Lanciai i granelli di sabbia nel vento.
Mi farò perdonare, amore mio, non temere: senza che tu lo sappia, sono già in te.
Cammino su queste dune e mi sembra di attraversare i tuoi morbidi capelli; ammiro il deserto sconfinato e ho l'impressione di essere inglobata dentro te, immenso e aggressivo, bellissimo ed esigente.
Il tuo spirito, come il deserto, non è praticabile da chiunque. Ma io, Kosa, io saprò dissetare la tua anima assetata. ©
 
 
 
 
 
 Note dell'Autrice:
 
"Non vi è nessun dolore che un lungo lasso di tempo non diminuisca o ammansisca" - Cicerone
 
 
 ...ne è passato di tempo, eh? Chiedo venia, ma l'università non mi dà tregua! Così, con un mese (!!!) di ritardo, non posso far altro che sperare che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso e chiedervi umilmente scusa.
Allora: primo paragrafo dedicato allo scontro tra Bibi e Kosa, che mi sono divertita tantissimo a scrivere e che mi sembrava un Must, date le loro personalità molto 'combattive'!
Ho aggiunto una sfumatura maliziosa al personaggio di Bibi perché, dopo tanti anni, credo che il desiderio nei confronti di lui si faccia sentire più forte che mai. Immancabili, però, i sensi di colpa alla fine.
Un'altra parte che mi è piaciuta molto scrivere è stata l'identificazione di Kosa col deserto - spero, tuttavia, che sia stata una parte abbastanza chiara e comprensibile e di non essermi lasciata trascinare nel nonsense.
Vi lascio con due immagini trovate su internet: la prima, che mi ha fatto pensare alla frase "Perché, Kosa, abbiamo sempre gridato in direzioni diverse ma, alla fine, ci siamo sempre accordati sul medesimo canto".
La seconda, mi ricorda del loro scontro : )
A presto, spero!








 

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