What i really want.

di Ery_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa? ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo : Sono pazzo. ora ne ho le prove. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo : Un'eco dal passato : Il ritorno di Annon ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto : Particolari ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo : La vera natura dell’ Yi zhen feng ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo : Il mio obiettivo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono : La sfida (prima parte) ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo : La sfida (Seconda Parte) ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo : Per orgoglio ... o ... forse ... ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo : Lui e l'altro, l'accoppiata maledetta verso la Cina (Prima Parte) ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina. (seconda parte) ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo : Cina in vista! ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo : Il villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca! ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo : Prendimi Fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa? ***


What i really want.

Era da tempo che non tornavo con una fiction di su Ranma ½ . Seppur sia passato tanto tempo non ho affatto perso la mia passione per quest’anime/manga, né per la scrittura e sono tornata dopo ‘L’onda Perfetta’ e ‘Seven days for you’ che paiono ormai preistoriche, con una nuovissima long fic tutta per voi. Premetto che è un’introspettiva e quindi racconta la vicenda dal punto di vista di Ranma/Akane, capitolo per capitolo, l’ho trovato un modo migliore per rappresentare al meglio i sentimenti e le sensazioni dei personaggi all’interno della vicenda che seguirà [Attenzione è un rating V.M. , seppur non ci siano scene esplicite, ho preferito catalogarlo in questo modo, si sa mai]. Ps. Se avete domande o problemi sulla fic, o da segnalarmi altro, sarò felice di rispondere ai vostri commenti in questo forum N di Nibunnoichi  dove c'è la mia cartella dedicata alle recensioni.
Vi auguro una buona lettura quindi, al prossimo capitolo.

 

 

Capitolo Primo : La quiete dopo la tempesta o viceversa?

 

 

Ssh. L’uggiolare del vento quieto tra i capelli. Incute forse timore ascoltare il riverbero di quest’urlo? Udito teso, sin troppo. Braccia incrociate dietro la nuca, a sorreggere il peso eccessivo del capo. Stanotte paiono pesanti anche i pensieri. Ed è il tetto, come ogni sera da due anni a questa parte ad accogliermi come ‘pensatoio’. Rifugio del mio silenzio. Socchiudo le palpebre, godendomi me con la notte, stringendomi nel suo abbraccio più che posso, come un moccioso.

Ennesimo litigio. Ennesimo errore, mio ovviamente. Dove sbaglierò mai, me lo sono sempre chiesto senza trovare risposta. Screanzato. Stasera me l’hai detto così tante volte che nemmeno mi sono sprecato a contarle. Sospiro, la gabbia toracica che sale e scende. Il battito cardiaco che si muove in perfetta simbiosi col mio stato d’animo. Incazzato o nervoso è la stessa cosa, non mi calmerò prima di domattina. Quella, è sempre capace di rendermi le giornate pessime. Distorco le labbra appena. Non riesco ad abituarmi all’idea d’essere il ‘fidanzato’ di una mocciosa. Toh, figuriamoci che il più delle volte è lei che da del bambino a me. Potrei anche considerarla un fardello noioso se soltanto io…

Piego gli avambracci contro il capo, tentando di coprirmi la faccia, pressandola a più non posso per distogliere quel pensiero scomodo dalla testa. Hai mai pensato a lei come qualcosa di ‘più’?. Questo mi dice la testa, incessantemente. No e poi no, questa è la mia risposta. Sempre. C’è chi direbbe che mento a me stesso, c’è chi direbbe che dovrei essere ligio al mio ‘dovere’ di ‘fidanzato’. Dovere di cosa? Ho forse scelto io di esserlo? No. Dannazione. Mi sollevo completamente, stanco di delirare sempre e solo su di lei. Uno schema fisso sin da troppe ore . Non riesco a togliermi dalla testa quella faccia da schiaffi che si ritrova quando mi sodomizza. Raccolgo le gambe al petto, andando ad incrociare gli occhi contro il naso per osservare, di nuovo, quel cerotto postovi sopra. “Oramai sei un’abitudine pure tu, eh amico mio?” Perfetto. Sto familiarizzando con un cerotto. “Certo Ranma, chiamiamo pure bende e tutto il resto per fare un comizio tutti assieme”. Dei sto impazzendo seriamente, ho bisogno di una vacanza, di relax, di un … bagno, ecco si. Quello.

Porto la mia ‘carcassa’ o quello che ne rimane oggi presso il bagno, sembrano lunghe anche le scale stanotte. Chiudo gli occhi, evitando di scivolare ancora sull’argomento ‘Akane’, ecco, ma sono un cretino allora. Scuoto la testa aprendo la porta e richiudendola dietro di me di scatto, odio pensarci. L’acqua scorre, m’immergo completamente sino al naso. Ecco, ora sto un pochino meglio. L’unico imbecille che alle tre del mattino si fa un bagno sono io, ovviamente. Ho voglia di restare un pochino con me stasera, solamente. Poggio indietro il capo, sulla superficie della vasca. “Mh” non faccio in tempo a chiudere gli occhi che un tonfo sordo mi risveglia dalla ‘relax-mission-impossible’.

“Cosa c’è ora?” m’affaccio dalla finestrella, tanto per rendermi conto della situazione. Chiedo troppo se ‘tento’ di farmi un misero bagno? Nemmeno questo ora? La parola ‘Ranma’ e ‘Rilassarsi’ nella stessa frase stonano come ‘Ryoga’ e ‘vittoria contro di me’. Poggio il braccio sul bordo della vasca, ho capito. Mi sollevo completamente avvolgendo l’asciugamano contro il corpo. Non c’è pace in questa casa.

Apro la porta, lentamente, solamente per rendermi conto di non essere l’unico deficiente sveglio. Happosai sta rientrando dalla battuta di ‘caccia’ notturna. Quel vecchio feticista maniaco pervertito, bleah. Quanti anni avrà per fare certe cose? 340 o giù di li? Sono sempre dell’idea che abbia lasciato casa nel cretaceo. Intanto mi smuovo per rientrare in camera, si sa mai, quel rimbambito potrebbe mettersi in testa di farmi provare uno dei suoi reggiseni anche a quest’ora. Piano, piano. Passo dinanzi la camera di Akane. E’ semi aperta, non ci faccio troppo caso, semplicemente passo. Se solamente non avessi sentito quel  “Ranma…” pronunciato a denti stretti, io, da povero scemo ovviamente non so farmi i cazzi miei. Mi addentro come un ladro in camera sua, ripetendomi mille volte la stessa cosa – se mi scopre sono morto, se mi scopre sono morto- ma che diavolo ci sono entrato a fare allora?

“Ranma…” ancora. Vuoi vedere che mi sta sognando? Sulle labbra mi compare un sorrisetto piuttosto sornione, prima fa la difficile e poi. Mi fermo. Un sottile filo di luce s’intromette ad infastidirle il sonno, muove di poco le labbra e il polso, ora sollevato di poco vicino al capo, smuovendosi sotto le lenzuola. Deglutisco appena. Per un attimo avevo pensato si fosse svegliata, fantasie mie.

Avanzo ancora un po’, parandomi tra finestra e letto. Non troppo vicino, si sa mai, ho imparato da ‘equivoci passati’ a stare lontano da quel letto. “Ranma sei uno scemo deficiente cretino…mhhh…”. Ti pareva. Un espressione indecifrabile m’è appena passata dinanzi alla faccia, pure quando dorme sogna di insultarmi?

“Kawaiikune” esordisco basso, semplicemente, prima di voltare i tacchi per andarmene. “Aspetta” la voce di lei mi sorprende nell’oscurità della stanza. “C…Caz…” , mi volgo a moviola, pregando tutti i santi che fosse solo la mia immaginazione. Rimango invece sorpreso, anzi, annichilito da lei. “A…Akane?” ha spostato il lenzuolo dalle gambe, distendendosi completamente sul letto, facendomi uno strano gesto con l’indice verso di sé. “Su, vieni…” mi intima con un accento ‘stranamente’ sensuale. Reclino di poco il capo senza capire a cosa alluda, nah, quella non è Akane – è un alieno che le somiglia.

“C…cosa c’è?” possibile che io sappia solamente balbettare frasi insensate e rimanere in piedi come uno stoccafisso, mezzo nudo dinanzi a lei? Per la cronaca ‘il mezzo nudo’ mi era sfuggito. Arrossisco ora, pesantemente anche. “Come cosa c’è? Sai … il letto è così grande per una persona sola… vieni a farmi compagnia?” Oddio. In questo momento non saprei dire dov’è arrivata la mia bocca o di che dannato colore è diventata la mia pelle, so soltanto che sto cominciando a provare un intenso senso di vertigine misto al divampare d’un fuoco inesistente, laggiù? Oh dei. Sto svalvolando, mi è parso che ‘lei’ mi stesse invitando ‘nel suo letto’, sono impazzito, prima parlo coi cerotti, ora ho le visioni.  L’unica cosa che si sposta di me sono le iridi che ora, lentamente scivolano dal volto di lei sino alle gambe, non volutamente.

D…da quando ha delle gambe così…così. Ranma maledizione! Oddio, l’influsso del vecchiaccio. Porta scarogna un pervertito in casa. Serro le palpebre immediato. Non guardare su. “Eddai, non farmi insistere Ranma, vuoi che venga a prenderti?” continua con quell’ardire nel tono che mi fa…mi fa…mi fa… ahò, il disco! Scuoto la testa energicamente più volte. Non è possibile, non è lei. “Akane ma mi dici cos’hai?” inarco le sopracciglia scaldandomi appena. Lei si solleva, s’avvicina. Oddio. Troppo vicina. La sua mano si posa sul mio volto, sulla guancia precisamente, cominciando a scendere lentamente. Scappa, scansati fai qualcosa perdiana, no, morto. Rimango qua davanti come imbalsamato dal suo tocco. Si avvicina al lobo destro dell’orecchio, soffiandoci dentro appena. Un brivido mi devasta la spina dorsale in un lampo, contribuendo al rizzarsi immediato del codino dietro la nuca … e oserei dire, assieme a ‘qualcos’altro un po’ più in basso’. Deglutisco. Mi sembra d’ingollare un macigno piuttosto che saliva. Sudorazione all’eccesso, ho l’impressione che tra poco dovremo spostarci in gondola qua dentro, il muscolo cardiaco che prende a battere all’impazzata. Oddio un infarto, lo sento. “Allora? Devo chiederti esplicitamente di fare l’amore con me?” ecco. Presente il suono dell’apparecchio ospedaliero che controlla i battiti cardiaci? Ecco. Il mio in questo momento è decisamente piatto. Secondo me mi è appena preso un infarto. “A…a…a…” si domani. Se vado avanti di questo passo contribuirò all’invecchiamento di Akane seduta stante. Indietreggio di un passo appena. “Che hai detto?” No, devo avere qualche serio problema di udito perché, oddio, dov’è che sta mettendo la mano? Ma perché cavolo non mi muovo io? Semplicemente il mio ‘corpo’ non ne ha voglia.

“Non mi rispondi, scemo?” mi sussurra sorridente tirandomi per la mano verso il letto. “A…Akane che stai dicendo? N…non posso…n…non poss…possiam…” finisci la frase su. Mai, la bocca pare aver perso saliva in modo improvviso. Acqua? “Ranma, certo che possiamo, sei il mio fidanzato no?” Io annuisco. COSA? Ma sono rimbecillito completamente?

“No.” Mi salvo in corner distaccandomi dalla sua presa. Il sorriso sulle sue labbra muore, mentre gli occhi le divengono lucidi. “Non sono abbastanza per te?” l’osservo silente, riesce a mantenere quell’alone estremamente sexy anche dietro le lacrim…no, remake, io ho appena definito quel cetriolo di Akane ‘sexy’? Sono decisamente divenuto pazzo. Domani credo che andrò dal dottor Tofou per un controllo di vista, udito, tatto e tutto il resto : anzi, un check up completo. Se mai ci arriverò a domani intero.

“N…non è…cioè…che tu non sei…ma noi…” buonasera, tanto, per me esprimere un concetto che abbia senso compiuto in una situazione simile è del tutto fuori discussione. Akane torna in te ti prego, oddio ma puoi anche rimanere così eh. Due pensieri contrastanti, decisamente. “Smetti con i ma… io ho voglia di te” mi seduce nuovamente, stavolta senza darmi tempo di ribattere, scivola con le labbra direttamente sul collo. E qui, signori io vi saluto. Amen. “N…non…” chiudo gli occhi, so fare solamente questo, desidero con tutto me stesso che continui quel che ha cominciato se non fosse…

“Ranma, dannazione! Vuoi stare li immobile come uno stoccafisso tutta la notte?” scuoto il capo, osservando dinanzi a me un’Akane piuttosto incazzata che mi guarda furibonda. Oh my, era solamente LA MIA IMMAGINAZIONE? Mi sono fatto un viaggio epocale solamente passando davanti alla sua porta? Le mie labbra si distorcono in una smorfia di delusione. Lo dicevo io che quel maniaco di Happosai aveva influssi negativi. “Eh? Ma che vuoi che me ne freghi … non verrò di certo a letto con te” ma che cazzo ho detto?

Lei mi fissa scioccata. “Ma chi ti ha chiesto di venire a letto con me! Brutto maniaco depravato porco maiale!” e come al solito una miriade di oggetti non identificati volano fuori dalla stanza, si, signori anche alle tre del mattino Akane sa essere una rompiscatole di prima categoria. Scappo a gambe levate rintanandomi in camera. Mi sarei schiaffeggiato all’infinito per quell’immensa figuraccia. Ecco, direi che è meglio dormirci sopra.

Due ore dopo.

Non è possibile. Non riesco ancora  a dormire? Non riesco a togliermi dalla testa quell’immagine, quelle labbra, quella…quella. Oddio vi prego datemi un cazzotto in testa ma dove sono Kuno e company quando servono? Mi rigiro nel letto insistentemente. Non è da me fare ‘certi pensieri’ su ‘Akane’ per giunta. Ci deve essere di mezzo qualche intruglio di Happosai importato dalla Cina, non c’è altra, logica spiegazione. Oppure devo assolutamente farmi curare da un medico bravo. Dormi Ranma, dormi. Non ci riesco, non ci riesco. Serro le labbra. Perché non esiste un modo per spegnermi la testa maledizione?

 

Fine Primo Capitolo.

Vi ho lasciato un po’ d’amaro in bocca? Eheh. Beh, se volete sapere come continua non vi resta che leggere il capitolo successivo, aggiornerò molto presto. Sayou.

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo : Sono pazzo. ora ne ho le prove. ***


What i really want.

Grazie a :

Nia_chan,Gabrychan,Rakiy,Mikamey,Cichilina,Fallenstar,Akane25,RobbyKiss,TigerEyes e Lady K.  per aver commentato. Sono contenta che vi sia piaciuto il primo capitolo e spero che la storia continui a rimanervi ‘simpatica’ anche nei prossimi capitoli. Intanto, buona lettura.

Capitolo Secondo : Sono pazzo. Ora ne ho le prove.

 

E’ mattino. Oserei dire , finalmente. Non so esattamente dove mi arrivino le occhiaie. Chi ha dormito stanotte? Mio padre sicuramente, dacché tutto estasiato si è messo ‘stranamente’ a compiere strani kata mattutini in giardino.

Io mi ritrovo, come ogni santa mattina a questa parte, seduto centralmente al tavolinetto disposto nella zona ‘cibo’, come la chiamo io. Lo sguardo, decisamente basso. Vorrei seppellirmi. Mi guardano tutti, chissà perché. Una vena, comincia a pulsarmi tremendamente sulla fronte. “Sentite, sono forse un fenomeno da baraccone?” commento acido, mentre gli occhi del resto della famigliola Tendo sono tutti puntati verso di me.

“Ranma-kun, sembri così stanco. Hai avuto qualche problema stanotte?” chiede cortesemente Kasumi, lasciandomi scivolare sul piatto altro riso, per pietà, diciamolo. Sembro un cadavere stamattina. Rispondo con un cenno di diniego del capo. Non ho voglia di parlare ‘della mia notte’. Ecco che giunge anche quel vecchiaccio di Happosai che comincia con le sue solite richieste insane. “Puoi provare questo vero? Sono sicuro che ti starebbe benissimo farfallina mia” distorco le labbra in un’espressione piuttosto schifata. Farfallina mia? “Zitto vecchiaccio” emetto piuttosto alterato, sferrandogli un cazzotto in pieno volto. Devo sbrigarmi a mangiare, non ho voglia di incontrare Akane oggi, dopo la cazzata che ho detto stamattina sarebbe capace di frantumarmi vivo. Mi sollevo, chinando appena il capo. “Gomen ne, io vado”.  Prendo baracche e burattini uscendo velocemente dalla stanza.

“Ranma” la voce di Soun tuona imperiosa nella stanza. Oddio. Ha scoperto tutto, sono morto. Serro le palpebre, preparandomi a ricevere una scarica di ceffoni, quando invece mi porge il pranzo amorevolmente. “Tieni. Te ne stavi dimenticando” squittisce con gli occhi scintillanti. Che hanno tutti oggi? Sono pazzi? Scuoto il capo, afferrando il contenitore del pranzo. Ora posso andare? Grazie.

“Akane dov’è?” mormora Nabiki, spezzando le bacchette della colazione. Io deglutisco, tentando di svignarmela. “Ranma tu sai qualcosa?” ecco, afferrato al lazo dalle parole di quella fissata. Potevi stare zitta? Non sono la sua guardia del corpo, che ne so dov’è Akane. Vorrei rispondere così ma, nell’istante in cui apro la bocca per emettere un qualcosa,eccola che compare all’ingresso, lanciandomi uno sguardo che non promette nulla di buono. Quando incontro i suoi occhi, immediato, tento di distogliere la visuale repentino. Guardarla mi ricorda…mi ricorda. Oddio no, vi prego. Ecco di nuovo quell’immagine che mi assalta la mente. Arrossisco nuovamente, in modo involontario. Devo uscire di qui, prima che quella racchia vuoti il sacco.

“A dopo” proferisco spiccio, filando verso l’ingresso come un pazzo. Ho il respiro appesantito, anche troppo. Perché capitano tutte  a me? “Ranma” eccomi chiamato in causa nuovamente. E’ lei, posso sentirne lo sguardo posato sulla mia schiena, decisamente tedioso. Presente il marchio che pongono alle bestie nei ranch? Ecco, in questo momento è come se un marchio incandescente mi stesse flagellando la pelle. “Cosa?” rispondo basso, molto  basso, quasi inudibile nel tono. “Niente” secca, mi aggira sollevando il capo piuttosto adirata. Ci credo, con la proposta che le ho fatto ieri sera anche Ukyo o Shampoo mi avrebbero ignorato. Uhm, no, non ci giurerei. Devo chiederti esplicitamente di fare l’amore con me? Ah. Basta. Quella frase. Sbarro gli occhi, tentando di levarmi quel disco rotto dalla testa. Niente. Ho l’impressione che sarà una giornata molto lunga.

 

Il percorso da casa a scuola non mi è mai parso così lungo. Lei che cammina distante da me di qualche metro. Io che tento di tenermi in equilibrio sulle inferriate della recinzione. Tutto normale, od almeno così sembrerebbe. Il mio sguardo cade sulle sue gambe, involontariamente, s’intenda. Da stamattina non riesco a togliermela dalla testa, quel lenzuolo che scivolava la sopra, con una lentezza esasperante e … e… Basta maledizione! Perdo l’equilibrio cadendo dall’altra parte della recinzione. Ecco, ci mancava solamente che mi trasformassi in ragazza proprio ora.

“Oggi sei strano lo sai?” la voce di lei blocca le mie azioni di risalita in un batter d’occhio. La fisso, mentre la frangetta cremisi mi ricade dinanzi agli occhi confusa. “Bah, lasciami in pace” rispondo con stizza, sollevandomi e tornando finalmente coi piedi per terra, in entrambi i sensi. Certo, è stupido pensare Akane come qualcosa di differente da un maschiaccio. Si ferma, aspettando che io mi avvicini volontariamente. Mi blocco. “Che c’è?” la fisso piuttosto interrogativo, dal mio punto di vista che ora s’è abbassato alla sua altezza. “Cosa ci facevi stanotte in camera mia?” mi domanda curiosa, stranamente, il suo volto non è più traversato dalla rabbia. Porca miseria. Colpito e affondato in meno di cinque secondi da una stupida domanda. “I…io, avevo, cioè sentito il tuo…tu che dicevi che…” abbasso lo sguardo, tentando di evitare il contatto diretto con gli occhi di lei. “Dicevo cosa?” si avvicina, protraendo la destra contro il mio volto da ragazza. Lo carezza docilmente. “Akane?” sollevo lo sguardo tempestivo, irradiato nuovamente da quella sensazione. “Forse, ti dicevo che … voglio… fare…” oddio no, non continuare ti prego. Scappo, decisamente, indietreggio di quattro o cinque passi indietro. “Cosa stai facendo? Sono una ragazza, in mezzo alla strada queste cose potrebbero essere prese a controsenso non credi?” la rimprovero, come se in me fosse scattata una strana molla. “Credi che me ne importi qualcosa? Per me, sei sempre un ragazzo”. Ci credete che questa frase mi ha spiazzato completamente? A lei, non importa che io sia trasformato o meno. E ci ricado con tutte le scarpe, bloccandomi come un povero imbecille davanti a lei. “T…tu” ecco, ricomincia il telefono senza fili. “Baciami” mi intima. Si avvicina. Dischiudo le labbra per dire qualcosa ma non esce nulla, di nuovo. Poggia entrambe le mani sulle mie spalle, ora può, data la mia altezza femminile, avvicinando le labbra alle mie, lentamente, un istante che sembra moltiplicarsi, scandito al ritmo del battito cardiaco. Mi fossilizzo nuovamente, rimanendo immune ad ogni schema mentale. Socchiudo le palpebre. Oddio. Oddio.Oddio.

“Ti sei innamorato dell’inferriata?” la voce di lei mi distrae nuovamente dall’illusione. Do una testata tremenda alla recinzione che stavo per baciare. Ma cosa. Di nuovo? Dei, devo stare proprio male per farmi questi viaggi mentali. Comincio a pensare che Kasumi metta nel cibo qualche dose di Lsd per farlo apparire più buono. Scuoto il capo, che figura. Per di più, ad osservarmi, si sono radunati anche Kuno e Kodachi, il primo decisamente dilettato dalla mia figuraccia, la seconda, compassionevole che tenta come sempre di ‘accalappiarmi’. “ Lasciami in pace!” ringhio saltando da una parte all’altra della strada. “Vieni qui, Ranma, amore mio!” mi insegue, facendomi inevitabilmente allontanare da Akane. Perfetto, ora, anche durante il giorno ho le illusioni. Andiamo bene. Basta, ho deciso. Dopo la scuola me ne vado un po’ da Tofou, si sa mai.  Nel frattanto vedo Kuno volare dall’altra parte della città dopo un calcio di Akane ben piazzato sullo stomaco. Quella donna mi fa paura a volte. Mi osserva stranita, solleva un sopracciglio e si allontana. “A-Akane aspetta un second…” accidenti, Kodachi mi afferra per la vita strizzandomi come un limone. “Vuoi levarti dalle scatole?” le ripeto tentando di spostarla da me. Peggio di una sanguisuga questa mora. Sbuffo, ormai arresomi all’idea di dover abbandonare l’idea di spiegarmi ad Akane. Spiegare poi cosa? Che da stamane faccio pensieri ‘strani’ su di lei? Mi ammazzerebbe. Devo scoprire l’origine di questa momentanea follia.

Non ho seguito nulla. Come al solito, è di abituale routine oramai. E’ l’ora di pranzo e come un deficiente ho lasciato il cibo all’ingresso di casa. Cretino. Il cortile è gremito di gente. Ecco, un po’ di relax finalmente. Mi distendo sotto l’albero centrale che si staglia in corrispondenza dell’edificio scolastico. Ho un sonno. Chiudo gli occhi per qualche istante, giusto il tempo di riposar…zzz. “Ranma, tesoruccio” questa voce. No, è esasperante passare ogni giorno così però. Shampoo mi sveglia dal sonno, facendomi sobbalzare. “Cosa c’è?” rispondo quieto, che seccatura. “Ti ho portato un bel pranzetto, fatto apposta per te amore mio” mi sorride maliziosa, come se non sapessi che dentro questa cosa c’è sicuramente qualche pozione od intruglio per farmi innamorare di lei. “Non ho fame, grazie” non è da me rifiutare così un piatto di Onigiri così invitante. “Dai. L’ho fatto con tanto amore” ripete, tentando di ficcarmelo in bocca a forza. “Non insistere dai” continuo piuttosto seccato. Niente da fare. Non si scolla nemmeno a pagarla. “Va bene, va bene” solamente perché ho fame, tentar non nuoce. Sorride soddisfatta, mentre mando giù l’ultimo boccone. Posso ritenermi sazio.

“Ora mi ami?” mi chiede innocentemente. Lo sapevo io, dannati intrugli cinesi. “Ehm.” Sinceramente non sento alcun cambiamento effettivo. “Se ti innamorerai di me ti rivelerò un modo per tornare ragazzo, completamente” cosa odono le mie orecchie? Ragazzo? La lampadina delle idee s’accende repentina in testa. Potrei dubitare di lei, sapendo che ogni qualvolta mi ‘convince’ d’avere un qualcosa che possa farmi tornare normale, mi tira un bel bidone ma, purtroppo la mia attuale situazione non mi permette di scansare eventuali probabilità. “C…certo che ti…a…” mi blocco sempre, tenta di essere più naturale Ranma. “Certo Shampoo, amore mio” ecco, questa frase mi riesce decisamente meglio. Non sono molto bravo a fingermi un sentimentalone. Lei mi salta al collo decisamente euforica. “Si! L’infuso della scelta ha fatto il suo effetto.  Ho sempre saputo che nel tuo cuore ci sono sempre stata io”. Inarco un sopracciglio, filtro di cosa? Sollevo le spalle. Mah, l’importante è che non abbia funzionato. “Baciami” mi sussurra avvicinandosi. Dei, no. Questa probabilità non l’avevo minimamente contata. Indietreggio appena, scivolando sul terreno sottostante. “S…Shampoo, amore mio, non sarebbe meglio farlo altrove?” quanto sarò cretino da uno a cento? Lei annuisce desiderosa,prendendomi per mano. No, cribbio. Dove vuole portarmi ora?

Terrazzo della scuola, ore 14.30.

Ecco, ho fatto un'altra cazzata. C’è un giorno nel quale farò qualcosa di giusto? Immagino di no. Lei è dinanzi a me, con le labbra protese decisa a ricevere il suo premio ed io – devo fingere – d’essere sotto l’influsso di quel maledetto intruglio. Cosa fare?

“Cosa c’è? Non ti va di baciarmi?” improvvisamente, all’immagine di Shampoo si sovrappone quella di Akane. Nuovamente, come questa mattina. E’ così…così. No. Non devo farlo! Non devo nemmeno pensarci. Porto entrambe le braccia ad allontanarla da me ma, stranamente i muscoli non rispondono al rigetto. Mi lascio avvicinare senza problemi, come un pupazzo. Chiudo gli occhi, nell’esatto stesso nel quale ho l’impressione di ricevere un bacio sento un bruciore intenso alla guancia destra, improvviso e pulsante, come una scarica d’adrenalina impellente. “Ma cosa”. Ecco, dinanzi a me ora – c’è la vera Akane. Shampoo ha spiccato un breve salto sul cornicione, ed io, come al solito mi ritrovo con cinque dita ben piazzate sulla faccia. Sollevo la mano per sfiorare la guancia dolorante. “Sei impazzita maledizione?” le ringhio contro, è furiosa, le si legge in volto. “Cosa stavi per fare eh?” mi rimbecca, livida di rabbia, le gote le si sono arrossate in modo tremendo e gli occhi, lucidi, non promettono nulla di buono. “Io, non stavo facendo nulla. Sei tu che mi hai chiesto di ba…” un attimo. Lei? No, era Shampoo. Deglutisco. Sto seriamente dando di matto, ne sono convinto.

“Di?” continua lei, pronta ad avventarsi nuovamente su di me come una furia. “Io credevo che tu…che lei…che io…” seh, e babbo natale con le renne. Non mi lascia continuare, è in partenza diretta un altro schiaffo per Ranmopoli. Istintivamente le blocco la mano. Inarco le sopracciglia deciso a chiarire la mia situazione di poc’anzi. “Sei manesca, lasciami spiegare almeno”. Lei si divincola, sotto lo sguardo perplesso di Shampoo. “Lasciami brutto deficiente, non devi spiegarmi un bel niente, non mi interessa cosa tu stessi facendo con lei. Puoi fare ciò che vuoi” urla, tentando di respingermi nuovamente. “Se non te ne importa perché mi hai schiaffeggiato?” silenzio. Non sa cosa rispondere, ti ho messa alle strette eh? Un sorrisetto di malizia mi traversa le labbra, certo. E’ gelosa, non c’è altra spiegazione. Mi osserva muta, ora ha smesso di agitarsi. Improvvisamente, una strana sensazione mi coinvolge in modo completo come se … sentissi di dover fare qualcosa. Mi protraggo appena in avanti, istintivo, automatico, come se al posto di Akane vi fosse una calamita. In questo momento, potrei anche suicidarmi. L’ho fatto. Stringo il braccio di lei ulteriormente, poggiando la mancina libera sulla sua spalla. La attiro contro di me con un gesto meccanico del braccio premendo le labbra sulle sue . Stop. C…che diamine ho fatto? Lei rimane immota. Shampoo tra poco non perde l’equilibrio per cadere di sotto. Il mondo, per un istante, smette di girare. Sono un idiota vero? A quanto pare no, la mano di lei, scivola contro la mia spina dorsale, procedendo dall’alto in basso in sottili carezze con l’indice. P…perché mi piace così tanto questa sensazione? Non si arrabbia, anzi, schiude le labbra per lasciarmi libero accesso all’interno della bocca. Cosa faccio? Non sono mai stato così diretto in vita mia. Niente, semplicemente rispondo al suo invito lasciando sfuggire la lingua alle mie labbra per saggiare le sue. Una sensazione che io non…che…io non…

“Ahhhh” mi sveglio di soprassalto, ancora sotto quell’albero. Il respiro è del tutto knock out. Oddio, oddio, oddio di nuovo? E’ un vizio allora. Presso le spalle contro l’albero, strisciando in posizione fetale. Inarco le sopracciglia arrossendo violentemente. Basta con questi pensieri, basta, basta, basta.  Poggio il capo al tronco , scivolando indietro con la testa. Un sospiro. Rimango immobile ad osservare le fronde smuoversi repentine al vento. Torno serio ora. Perché sta succedendo tutto questo? Possibile che lei sia così presente nei miei pensieri ultimamente da farmi ‘sognare ad occhi aperti’? Non saprei se definirli incubi invece. Eppure, quel bacio, quelle parole, quelle carezze a me…sembravano così vere. Nah. Scuoto la testa, Akane è tutt’altro che femminile. “E poi è una kawaiikune priva di sex appeal” sbuffo, annuendo ripetutamente per auto convincermi. Se solamente avessi tenuto la bocca chiusa. “Cosa sarei io?” un’Akane incazzatissima si para dietro di me, innalzando quel kii violaceo attorno al corpo che non promette nulla di buono. “I…Io…aspetta” certo, è semplicemente un altro sogno – ciò che devo fare è attendere che lei si calmi e che mi baci o roba simile, oramai posso controllarmi. Mi distendo con la gamba destra, poggiando entrambi gli avambracci dietro la nuca. “Su, fai quello che devi fare. Vuoi portarmi a letto? Baciarmi? Seviziarmi? Fa pure…”. Chiudo gli occhi attenendo il responso.

“COSA?” ecco, il problema è che stavolta non credo sia effettivamente un sogno. Un calcio, di quelli che riceve solamente Kuno, vola diretto in corrispondenza dei miei poveri gioielli. “Io non sono una ninfomane come te, brutto pervertito!”. Ahio. Non la sento al momento, sono troppo occupato a massaggiarmi la parte dolorante, nel momento in cui ho ricevuto il calcio, solo gli dei sanno quanti ne avrò tirati giù. “Pazza. Ma sei scema? Cretina, rincoglionita” la insulto in tutte le lingue, concedetemelo, provate voialtri a saggiare un calcio di Akane in mezzo alle gambe, poi me lo ridirete. Mi rotolo sul terreno come un baco, contorcendomi dal dolore.  Voglio i miei nemici, dove sono? Perché oggi non c’è nessuno scassa maroni nell’arco di venti chilometri? “Non ti facevo così. Mi hai deluso Ranma, credevo tu fossi tutto tranne che un maiale di questi livelli” mi urla contro.

“Aspet…ahio…non è come cred…ahio” niente, è scappata. Non posso nemmeno inseguirla a causa dello ‘spacca noci’ che mi ha tirato poc’anzi. Povero me. “Akane aspetta!” al diavolo. Mi sono rotto di darle spiegazioni, mi sono rotto altamente di dover sempre subire le sue sfuriate. Non è colpa mia se sono affetto da un morbo incurabile. Sto per morire? Ho la scabbia, la tubercolosi? Un cancro?

Basta, devo farmi controllare.

Studio del Dottor Tofou, ore 17.00.

“Non hai assolutamente nulla Ranma, stai benissimo. A parte quel piccolo incidente” sorride nervosamente indicando le mie mani ancora parate laggiù. “Sicuro che non ho nulla mentalmente parlando?  Mi dica che ho una malattia incurabile la prego” lo supplico nel vero senso della parola. Non voglio pensare che tutte quelle fantasie siano frutto reale della mia immaginazione. “No, ragazzo mio. Piuttosto azzarderei un’ipotesi…” mi sussurra di soppiatto avvicinandosi lentamente al mio orecchio. “Si?” mi avvicino anche io, magari mi da un antidoto per guarire. Spero vivamente sia così.

“Non è che, ultimamente passi molto tempo chiuso in bagno vero?” lo osservo stranito. “In che senso in bagno?” non capisco proprio a cosa si riferisca. “Beh, mi stai parlando di ‘fantasie’ di un certo tipo. Alla tua età penso sia normale, sai, a diciotto anni i ragazzi sentono il bisogno di dover avere ‘contatti’ maggiori con l’altro sesso e…”. Gli tappo la bocca con entrambe le mani. “Non continui” se avesse detto qualcos’altro in merito l’avrei preso a cazzotti. La mia faccia ha assunto sette colori diversi in meno di due minuti. “Non dica scemenze” lo rassicuro. Contatti con Akane? Per carità, preferirei avere incontri ravvicinati del terzo tipo piuttosto.

“Anche se in effetti…Akane…” odio pensare ad alta voce. Il dottore volteggia sulla seggiola una o due volte. “Oh dei del cielo, ragazzi miei, siete già arrivati a quel punto? Capisco allora la tua preoccupazione. Mi raccomando…” sfreccia nello studio per poi tornare immediato e ficcarmi tra le mani qualcosa. Annuisce aggiustandosi gli occhiali con l’indice “Non vogliamo dare eredi alla famiglia Saotome così presto, vero?” mi sorride sornione. Deglutisco, ho paura di guardare ciò che ho in mano. Chino lo sguardo appena, gettando quei cosi contro il muro quasi mi avesse appena regalato un cobra. “Ma cosa diamine si è messo in testa?” ma guarda cos’è andato a pensare questo qua. “Ranma! Il sesso non protetto è pericoloso!”. Mi rimprovera. Ma che sesso e sesso, non sono mica rimbecillito sino a questo punto. Decisamente imbarazzato lascio lo studio. Intasco le mani ed avanzo. Preservativi ma, si potrà pensare ad una cosa del genere? Io e lei nemmeno ci siamo mai baciati, figuriamoci se…

Rieccomi a pensare a quel bacio, ancora. Io – ho – effettivamente immaginato quel che il dottore ha pensato, mi sono spinto un pochino troppo con la fantasia direi. Sarà il caldo. Certo, a novembre fa un caldo assurdo, vero Ranma? Devo mettere fine a questa storia. Altrimenti rischierò d’impazzire.

Rientro a casa. Deserto. Dove sono spariti tutti quanti ora? Mah, cavoli loro. Vorrà dire che andrò ad allenarmi un po’, giusto per evitare questa malattia. Raggiungo il dojo, lasciando scivolare i vestiti lungo il corpo. Che palle. Stringo la cintola del karategi strozzando la vita. Ho bisogno di distrarmi. Socchiudo le palpebre aprendo la porta a soffietto del dojo, per entrare in palestra.

Quando faccio per iniziare, ecco che dinanzi a me si para la mia maledizione. “Oddio…” mi limito ad un sussurro. Lei solleva lo sguardo verso di me, irritata. “Cosa c’è? Hai intenzione di chiedermi nuovamente cose Hentai?” mi osserva di sbieco, colpendo l’aria con un calcio ben serrato. In quell’istante mi immagino al posto dello spazio d’aria colpito e, non posso far a meno di parare i gioielli con la mano. “Tranquillo, non ho intenzione di arrabbiarmi ancora” la tonalità della voce è cambiata, ora pare abbastanza delusa. Reclino di poco il capo verso destra, osservandola meglio. Per un istante, l’iridi scure di lei subiscono una breve interruzione – ho avuto l’impressione che vi fosse paura nel suo sguardo. Mi avvicino d’un passo. “Akane, per oggi io…” si allontana.

“Ti prego stammi lontano” mi blocco. Cosa? Perché vuole che non mi avvicini? Pone le mani dinanzi al corpo, quasi dovesse difendersi da un nemico. “Ma Akane io…” ripeto muovendo di nuovo un passo in avanti. E’ assurda questa cosa, che le prende? Nei miei ‘sogni/incubi’ lei fa di tutto per avvicinarsi a me, mentre nella realtà…

“Vattene!” ripete quasi urlandomi contro, trema ora, un po’. Nemmeno io l’avessi appena violentata. “Scusa se volevo chiederti scusa, come al solito hai frainteso tutto. Sei una stupida” ringhio allontanandomi dal dojo, violenta, antipatica e per giunta decisamente poco attraente, proprio lei dovevo beccarmi come fidanzata? Poi, non stiamo assieme, non siamo mai stati insieme e mai ci staremo. “Ranma…” mi volgo appena “Cosa vuoi ancor…A…” deglutisco. Cosa sta facendo?

“Scusami, non volevo trattarti così… puoi perdonarmi?” proferisce seducente mentre comincia a slacciare l’obi del karategi. “Dei…” non dico altro, perché so come andrà a finire tanto. Si avvicina, lasciando scivolare sulle spalle la stoffa bianca. “Akane!” la rimbecco tentando di coprirmi gli occhi, inutilmente. Istinto contro razionalità ora. Il sangue comincia a correre all’impazzata all’interno del corpo, lo sento ribollire nelle vene. Chiudi gli occhi Ranma, chiudili. “Allora? Ti sembro ancora una ragazzina priva di sex-appeal?” chiede togliendo la parte superiore della veste. Caz… non mi ero mai accorto di quanto lei fosse, così, diciamo … prosperos… ma ce diavolo vado a pensare? “Copriti! Copriti dannazione!”. Mi volgo togliendo la parte superiore del karategi, lanciandogliela. “Non ho intenzione di rimanere ad osservarti mentre fai la stupida. Seppur ci tenga a te, non potrei mai approfittarne in questo modo” davvero dalle mie labbra sono uscite queste parole? Lei mi osserva, rimanendomi di spalle. Rimane silenziosa mentre l’iridi cominciano a guizzargli all’interno delle palpebre commosse. “N…Non intendevo che…non credere che io, intendevo che…” lei si avvicina. “Ranma, mi ero sbagliata su di te” sento le sue braccia avvolgermi la vita, salendo e scendendo in movimenti circolari lungo l’addome. Deglutisco, dove ho già sentito questa sensazione? Il volto di lei poggia sulla mia schiena ora, così il seno che comprime su di essa. Arrossisco, quante volte l’avrò fatto oggi? Bho.

“Eppure io ti desidero così tanto…” continua scendendo maggiormente con la mancina, diretta, molto in basso. “N…No Akane” le blocco la mano, seppur con estrema riluttanza. “Perché fai così? Tu non sei  tu, insomma, io non voglio un’ Akane così, voglio il maschiaccio di sempre. Mi spaventi”. La osservo serio stavolta. “A…anche io…ti…desi…”.

“R…Ranma?” certo, lo immaginavo, un altro sogno. Oramai è abitudine, dove mi colpirà stavolta? Mentre formulo tali pensieri, nemmeno mi rendo conto d’essere così vicino a lei. “Pensi davvero ciò che hai detto?” mi sussurra aprendo un sottile sorriso sulle labbra. “Eh? Che ho detto?” quando mi guarda così, non c’è nulla di buono da aspettarsi. “Hai detto che tieni a me e …” arrossisce, abbassando lo sguardo imbarazzata. Rimango di sasso. Perché! Perché tutte a me? “I…Io…vedi…non intendevo…ciò che…cioè…” perché ultimamente so semplicemente balbettare? Ok, la prossima volta che passo davanti ad una libreria acquisto un vocabolario,seduta stante.

“Ah, non intendevi ciò che hai detto vero? Certo, che stupida, dunque… non è nemmeno vero che mi desideri”  mi osserva inarcando le sopracciglia. I…io le…ho…detto…che la…posso svenire? Posso? Rimango muto. Ora, ho la ferma convinzione che quando mi trovo nei paraggi di Akane e comincio a ‘fantasticare’ non ho la più pallida idea di quel che succede nella realtà. Rischio di dire o fare cose che nella realtà si ripercuotono negativamente. Ora che faccio? “Certo. Lascia perdere, oramai sono abituata ai tuoi scherzetti. Cosa mai potrei aspettarmi da te? Nulla. Perché, sono semplicemente una forza della natura antiestetica e non femminile giusto? Non c’è bisogno che tu me lo dica, lo so”. Il suo discorso mi lascia perplesso. Guardandola negli occhi, in questo momento mi sento un verme con la V maiuscola. “Io… non credo che tu sia… ciò che hai detto… lo dico… perché…perché io Akane…” nel momento clou, puntuali come orologi svizzeri ecco giungere di gran lena tutta la famiglia Tendo, Panda compreso con tanto di cartello con su scritto ‘Volete una stanza tutta per voi?’. Soun, tutto contento s’affaccia dinanzi a tutti, aprendo le mani al cielo, nemmeno fosse al cospetto di un miracolo. “No ma, continuate eh! Fate finta di nulla” ovviamente mio padre ci mette l’asso di picche, facendomi perdere completamente le staffe. Ti pareva. Lancio un’occhiataccia a tutti quanti, nessuno escluso, sollevandomi astioso dalla mia posizione. “Niente, stavo appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di più e nulla di meno”. Concludo stizzito, aprendo e sbattendo la porta dietro di me. Iracondo, furioso, possibile debbano sempre mettersi in mezzo per una volta che cerco di dirle cosa provo per…

Eh? Cosa provo per chi? We,we. Ranma caro, frena. Forse è stato un bene che siano intervenuti, stavo per commettere una sciocchezza spinto dalla compassione. Che cretino. Ridacchio tra me. Eppure, nell’istante stesso in cui lo faccio, ripenso alle ultime parole che ho detto . Niente, stavo appunto dicendo che sei semplicemente tutto ciò che hai detto, nulla di più e nulla di meno. Mi schiaffo una mano sulla faccia. Stavo cercando semplicemente di farle capire che infondo, io dico queste cose, semplicemente per… orgoglio.

 

Fine secondo capitolo

Ah, riusciranno mai a dichiararsi una buona volta? Chi lo sa? Credo che lo scoprirete solo leggendo i prossimi capitoli. Sayou.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo : Un'eco dal passato : Il ritorno di Annon ***


What i really want.

Grazie a  : Grazie a tutti per aver commentato. Rimango sempre molto colpita e compiaciuta dai vostri apprezzamenti sulla storia, siete tantissimi. Spero che continuerete a seguirne gli sviluppi. Per rispondere alla domanda di Onlyhope, l’immagine è ripresa da un doujinshi [di cui al momento non ricordo il nome, se mi torna in mente te lo farò risapere]. Torniamo dunque alla storia. Buona lettura.

Capitolo Terzo : Un’eco dal passato, il ritorno di  Annon.

 

Spingo la testa sotto il cuscino, amareggiata. Confusa. Delusa. Non ti sopporto, sei sempre lo stesso, da due anni a questa parte. Stupido. Ancora le palpebre bruciano, sento il sapore delle lacrime sulle labbra. Mi nascondo maggiormente sotto le lenzuola. Odio piangere, odio tutto ciò che mi fa sembrare debole. Soprattutto, odio farlo per lui. Socchiudo le palpebre ora, lasciando correre lungo le guance le ultime stille di rabbia. Perché devi essere così stronzo. Lo penso spesso, rivolta alla tua sfacciataggine nel dirmi tutte quelle cattiverie, apri bocca e basta una frase per farmi uscire di senno. Ci provi gusto, non è vero? Stringo il cuscino tra le dita, scivolando sugli spigoli della stoffa. Sospiro. Inutile arrabbiarmi, inutile piangere. Se mi considera una bambinetta troppo violenta e priva di fascino, lo devo solamente a me. Non so comportarmi come una donna, non so essere una donna. Forse, perché non mi piace esserlo. Essere femminile, una parola che ho scoperto da poco, da quando Tu sei entrato nella mia vita. Ho provato ad apparire diversa da quel che sono, ho provato a mostrarmi un’altra, forse prendendo esempio da Ukyo o Shampoo. Non ci riesco, non sono capace di non essere me stessa. Dimmi, ti faccio così schifo se mi mostro come sono in realtà? Forse si. Eppure, sei sempre al mio fianco, sei disposto a rischiare il tutto e per tutto per salvarmi la vita. Forse sono un peso? Non ci avevo mai pensato prima. Abbasso lo sguardo.

Un peso. Un leggero rumore mi distrae, eccolo come sempre sull’uscio della porta, il mio porcellino nero. Mi osserva con quegli occhioni tristi, prima di saltarmi accanto, accoccolandosi docilmente al mio fianco. Emette un suono strozzato, inevitabile non attrarlo contro il petto, per stringerlo. “P-chan. Sono una stupida vero?” gli chiedo. A volte mi sorprende, facendomi pensare che possa capirmi sul serio. Lui scuote il capo energicamente, emettendo un altro suono. Non devo piangere, devo trattenermi, devo essere forte. Non sono una mocciosa. E’ così strano, so di non provare assolutamente nulla per Ranma, eppure me la prendo per i suoi insulti. Una vocina in testa mi corregge. Sei sicura di non provare nulla? No. Lo odio, è testardo, cinico, imbecille e narcisista. Lo scemo. Il maialino mi squadra perplesso, quasi volesse scrutarmi dentro. Sorrido, uno dei miei tentativi sciocchi di sembrare felice. “P-chan, cosa c’è? Sei preoccupato per me piccolo? Sto bene, sul serio”. Lo osservo per un lunghissimo minuto, prima di scoprire che l’immagine del piccolo maialino nero è divenuta, improvvisamente poco nitida. Di nuovo in lacrime, si, sono proprio una bambina. “Non è vero P-chan, guardami. Ti sembra l’immagine di una ragazza forte la mia? Sono goffa, impacciata, insicura e per niente carina” mi limito, tirando su col naso. Lui mi scappa dalle mani, scivolando via come sempre. Sparisce. P-chan, mi abbandoni anche tu ora? Ormai nemmeno me ne rendo più conto, è un’abitudine essere abbandonata. Come fece all’altare lui, due anni fa. Il cretino. Il solo ripensare al matrimonio fallito, mi fa star male. Meglio concentrarsi su qualcos’altro. Ma cosa? Chiudo gli occhi, scivolando lentamente in un sonno leggero. Ho voglia di dormire, lasciatemi in pace.

Un leggero picchiettare alla finestra. Un brivido lungo la schiena. Lancio uno sguardo alle imposte chiuse, non ho voglia di alzarmi. Nuovamente un tedioso picchiettio. “Cosa…” mi avvicino per aprire la finestra scorrevole, quando dall’alto, ecco sbucare quella fastidiosa faccia. “Vattene” mi limito richiudendogli la finestra sul naso. “Ahio, ma sei diventata pazza?”  ringhia dall’esterno, mentre il suono del suo rimprovero appare ovattato attraverso le finestre spesse. Rimane la, appeso come un salame ad osservarmi e massaggiarsi il naso contemporaneamente. Socchiudo le palpebre, tremando furibonda. Sento le spalle, le braccia, le gambe smuoversi in un formicolio lento. Avrei voglia di picchiarlo di nuovo, se non fosse per il mio buon senso che talvolta s’affaccia anche da me. “Aprimi” mi rimbecca, incrociando le braccia al petto. Nemmeno morta. Sollevo il naso, emettendo un ‘Tsk’ stizzoso. “Per me, puoi rimanere la fuori anche tutta la notte se vuoi”, rispondo a tono, tornandomene seduta sul ciglio del letto.

 

Stupida. Serro le palpebre lasciando uscire la lingua dalle labbra, un gesto infantile la linguaccia ma che mostra esplicitamente tutto ciò che ho da dirle. Ero venuto sin qui con la chiara intenzione di scusarmi, per una volta, adesso col cavolo che lo farò. Scema.

Sospiro. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni mi hanno lasciato un retrogusto amaro in bocca, non riesco a non vederla sotto ‘quella luce’. Quale? Esattamente quella che ho rinominato ‘L’Happosaipica versione di me’. Scuoto il capo, non ci sarà verso di entrare in questa stanza, a meno che io non distrugga la finestra ma, non ci tengo affatto ad essere punito doppiamente da figlia e papà Tendo. Spicco un salto per raggiungere il tetto. Mi siedo sul margine, assumendo la classica posa da pensatore apocalittico. Mano sotto il mento, ginocchio destro sollevato contro il petto e il sinistro lasciato giù, a penzolare libero a mezz’aria.

“Sai che sei un bel soggetto?” una voce ben conosciuta mi sorprende da dietro.  Oddio, il ritorno del maiale due, la vendetta. Ryoga se ne sta in piedi dietro di me, a braccia incrociate e con quello sguardo furbetto di chi la sa lunga. Lo so, non ho bisogno di voltarmi. Ha sempre quell’ebetica espressione in volto, si è mummificato così quando nel passato lo hanno chiuso nel sarcofago.

“Sono le undici passate, mi spiace, sei in ritardo per il the coi pasticcini, prova a Londra” lo canzono smuovendo la testa da un lato all’altro, imitandogli l’espressione. Lui si avvicina innervosito “Cosa vorresti insinuare?” mi si pone dinanzi per farsi guardare. “Toh, Akane non ti ha vestito da Barbie ancora? Ti conviene andare, altrimenti perderai il congresso delle bambole”. Oggi sono acido, anche troppo. Lui resta calmo, stranamente. “Si, prendimi in giro quanto ti pare. Lascia stare Akane però, credo che tu la faccia star male anche troppo”, stavolta è serio. Io alzo lo sguardo in modo repentino, lasciando cadere il capo in avanti per aver distolto troppo in fretta il braccio dal mento.  Ci manca poco che questo prosciutto ambulante non mi faccia cadere di sotto. “Cosa intendi dire?” stavolta incrocio il suo sguardo, appare malinconico. Oddio, vuoi vedere che comincia con uno dei suoi sermoni col suo immenso amore per Akane? Tre…due…uno…

“Non sopporto di vedere la persona che amo di più al mondo ferita” ti pareva. E’ il solito. Scommettiamo che so anche di chi è la colpa della ‘tristezza di Akane?’ ari tre, ari due, ari uno…

“E la colpa è solamente tua, Ranma” ovviamente. Di chi se no? Inarco il sopracciglio destro, sbuffando un poco. “Sai che chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni? Se continui di questo passo domani troveremo un manifesto all’obitorio col tuo nome” ridacchio sarcastico. Avanza prendendomi per il colletto della casacca. “Fai il simpatico ma tu, non vedi le sue lacrime, non hai la più pallida idea di quanto lei stia male a causa tua, stronzo”. Nei suoi occhi vedo l’inferno, sul serio, non li ho mai visti ardere così tanto di rabbia nei miei confronti. In questo momento, devo aver aperto appena le labbra per parlare ma, non ne è uscito nulla. Ho piegato le sopracciglia verso il basso stavolta, devo avere una vaga espressione di malinconia ora. Abbasso lo sguardo come un cane. Perché deve sempre darmele lui queste notizie? Mi lascia ricadere indietro, non lo sento nemmeno, il colpo alla schiena. “Beh, cosa dovrei farle io? Non sono mica suo marito” emetto debolmente, ripulendomi le gambe dalla polvere.

“No ma sei il suo fidanzato” emette secco. Dei, quando Ryoga viene a dire ‘a me’ di essere il ragazzo di Akane, un brivido freddo m’attraversa costantemente le spalle, sempre. Significa che stavolta è realmente deluso. “Io, non sono nella condizione di poterla consolare, lei, non mi vede neanche in forma di Ryoga ma tu… tu che puoi starle accanto ogni giorno dovresti esserne contento, dovresti dirle ogni giorno quant’è bella , quanto sia dolce, quanto sia donna. Non quanto sia maschiaccio o quant’altro. Come fai a vederla sotto questa luce? Come fai a vedere quell’angelo in questo modo? Nemmeno ti rendi conto quanto tu sia fortunato …” conclude, lasciandomi di sasso per una frazione d’istante. Abbassa lo sguardo stringendo i pugni lungo i fianchi. “Non hai idea, nemmeno la più vaga idea di cosa si provi a vedere la persona che ami piangere per un altro… vorrei solamente che tu potessi provare questo dolore almeno una volta”. L’ha detto realmente? Lo osservo perplesso stavolta. “Perché allora non ti dichiari e mi lasci in pace?” sbotto incrociando le braccia al petto. Lui si arrabbia maggiormente, tentando di colpirmi con forza. Schivo l’attacco facilmente.

“Sei ostinato.” Lo dice con tanta veemenza da spaventarmi quasi “Lo giuro davanti a te, pregherò ogni giorno affinché Akane si innamori di qualcun altro che non sia tu. A costo di vederla con un altro. A costo di perderla. Spero davvero che non sceglierà te come marito, la faresti solamente soffrire” detto questo spicca un balzo, lasciandomi immobile dinanzi all’ombra della sua presenza. “Cosa vuoi che me ne… importi…” l’ultima parola scivola via come riverbero della prima parte della frase. Abbasso lo sguardo, cedo sotto il peso del corpo, divenuto insostenibile. Mi siedo. Cosa c’è di sbagliato in me? Perché ogni volta che dico qualcosa, dalle mie labbra, escono semplicemente parole errate? Non volevo farla star male. Non volevo davvero. Tormento il labbro inferiore. Cosa faccio? Non mi vuole nemmeno vedere. Aspettare mi corrode, andare da lei non se ne parla. Il mio orgoglio. Non riesco a pensare ad una soluzione corretta. Spero davvero che non sceglierà te come marito, la faresti solo soffrire. Dei, ha ragione. Mi pesa ammetterlo ma, io non so far altro che farla star male. Forse… se fossi più carino con lei, ogni tanto. Se ci riuscissi almeno. Se, però, dovesse davvero trovare qualcun altro? Altri. Cosa me ne importa infondo? Per me lei può mettersi con chiunque, non siamo legati da nulla. Già. Tsk, vorrà dire che convincerò papà a disdire il fidanzamento.

“No”.

 Lo dico ad alta voce, chissà perché poi. Mi secca ammetterlo ma, non credo sopporterei qualcun altro al mio posto. Il mio posto è con Akane? Disorientato. Confuso. Ultimamente lei è troppo presente nei miei pensieri, temo questo. Quelle strane fantasie miste a ‘qualcosa che non so spiegarmi’. Cosa c’è in me di sbagliato? Cosa c’è? Porto entrambe le mani a coprire il capo, a pigiare sulle tempie così forte da farmi male. Basta, non voglio più pensare. Questo dilemma mi sta uccidendo lentamente. Distendo completamente la schiena sulla superficie del tetto ora, portando entrambe le braccia sotto il capo. Chiudo gli occhi. Silenzio.

Pochi passi ancora. Accidenti, sto cominciando seriamente ad odiare l’inverno. Scrollo le spalle appena, smuovendo da destra a sinistra il collo. Eccola, deve essere questa. Abbasso lo sguardo sulla mappa, perfetto. Mi fermo, indeciso. Cosa dirà? Dopo tutto questo tempo. Stringo le labbra, discostando col piede il fogliame secco ammucchiato dalla parte destra dell’abitazione. Voglio davvero entrare? Un respiro profondo, mentre dentro, un improvviso senso di vertigine m’accoglie – proprio come tre anni fa, quando me ne andai. Le dirò, bah, probabilmente non dirò nulla. Sollevo l’ampio manto che copre le spalle, ponendolo dinanzi al busto. Deciditi Annon, altrimenti farai notte. Sollevo il capo, lasciando ricadere parte della frangia albina su d’un lato. Forza e coraggio. Alzo la mano, battendo le nocche sull’ampio portone in legno massiccio. Deglutisco ancora, oggi non ho nemmeno avuto bisogno di bere – ho ingollato talmente tanta saliva da far invidia ad un cammello.

“Si?” reclino il capo, mentre lentamente la porta s’apre cigolante. Cosa ci faccio qui? Voglio tornare indietro. In testa, vorticano sin troppe proibizioni – desidererei fare retro front se, dinanzi a me non comparisse sorridente la figura di Kasumi. E’ lei ne sono certo, non è cambiata per nulla dall’ultima volta. Arrossisco appena, abbassando lo sguardo. “Ehm. Ciao…” posiziono la mancina dietro il capo, in questo momento, devo avere un sorrisetto decisamente ebete in faccia. Cretino. Lei mi osserva per un po’, prima d’ampliare ulteriormente il sorriso stampato sulle labbra. “Annon” mi riconosce con un guizzo timido negli occhi. “Da quanto tempo, entra caro” si sposta, concedendomi libero accesso all’abitazione. Ecco che parte il conto alla rovescia. Se io, svenissi? Nah, impossibile. Fatti coraggio razza di imbecille. Tento di mostrare sicurezza nei passi ma, tutto ciò che ottengo è la mia solita goffaggine – ricado leggermente in avanti, inciampando sul mio stesso mantello. La maggiore  delle sorelle Tendo sorride divertita. Io la imito, più imbarazzato che altro. “Akane, Nabiki, papà! Guardate chi c’è” annuncia lei festosa. “N…non gridare così ti prego” gesticolo con le mani in modo piuttosto agitato.

Uno ad uno, i componenti della famiglia si precipitano dinanzi all’uscio. Prima Nabiki, poi il signor Tendo ed infine. Ah. Rimango immobile ad osservare l’ultima, minuta figura dinanzi a me. E’ lei. Non ho alcun dubbio. Mi osserva silenziosa, p…potrei azzardare d’aver visto commozione nei suoi occhi? Abbasso inevitabilmente lo sguardo. “Ehi, visto? Ho mantenuto la promessa” tento di rompere il silenzio imbarazzante che s’è venuto a creare, risollevando lo sguardo presso di lei. “A…Annon?” annuisco avanzando d’un passo appena. Quant’è che non rivedevo la mia testa calda? Avanzo nuovamente, verso di lei in maggior modo, ponendole il palmo della mano sul capo, sfiorandola appena “Hai un nuovo taglio di capelli, se non ti conoscessi non ti avrei riconosciuta lo sai? Hen*…”

Mi osservi, spiccando un debole sorriso e tentando di frenare quelle lacrime che non sai mai versare. Reclino appena il capo verso destra. Potrei dirti tante di quelle cose adesso ma, avremo tutto il tempo per parlare. D’un tratto, sollevando lo sguardo, noto che la famiglia s’è allargata. Altre due figure si parano dinanzi a me – tra le due, un ragazzo che dovrebbe avere si e no la mia stessa età ed un signore in tenuta da kenpo.  Chino appena il capo presso i due. “Perdonatemi se vi ho disturbato a quest’ora, sono arrivato da poco a Nerima e … avevo proprio voglia di rivedere la mia vecchia ‘famiglia’”. Esclamo di getto. Soun si avvicina ponendomi la mancina su d’una spalla. “Non scherzare, sai che qui sei il benvenuto e … permettimi di presentarti due nuovi acquisti di casa Tendo. Lui è Genma Saotome, un mio vecchio compagno d’avventure non che caro amico e lui…” fa una pausa, osservando prima Akane e poi l’altro ragazzo, prima di tornare su di me. “E’ Ranma, fidanzato della mia Akane.” C…cosa? Sbarro gli occhi per un istante. Fi…fidanzato?  Stringo il labbro superiore tra i denti , evitando di mostrare il moto d’oppressione che sto subendo all’interno. Certo, come potevo anche solamente sospettare che lei non si fosse trovata un ragazzo nel frattempo? Infondo, cosa mi aspettavo, di poter tornare e trovare tutto come un tempo? Che stupido.

Lo fisso, anzi, mi fissa. In modo strano. Per un istante, temo seriamente che possa avercela con me. Nah, cosa dovrei aver fatto di così strano? “Piacere” emetto sordo, non so nemmeno perché mi sia uscito un così freddo moto dalle labbra. Lui solleva entrambe le sopracciglia andando ad incrociare le braccia al petto “Fidanzati, ora non esageriamo, secondo voi lo siamo. Non secondo noi” si limita scoccando una fulminata diretta al capo famiglia. La piccola Hen, si volge verso di lui mostrandogli la lingua, senza rispondere. Secondo loro? Non ci sto capendo nulla.

“M…ma entriamo dai, cosa stiamo a fare sull’uscio?” è il signor Saotome a spezzare l’ansimo silenzioso dell’aria d’attorno. Li seguo, tanto per rimanere nel ‘bon ton’. Non posso far a meno di osservare le spalle di Hen silenzioso e dire che, ero tornato solamente per questo. Per rivedere lei. Scuoto il capo, lasciamo perdere per ora. Almeno per il momento.

 

Eccoci nuovamente attorno alla tavolata. Stavolta c’è un posto in più. Gli altri si sono ritirati da un po’, siamo rimasti solamente noi tre ed io non mi sono mai sentita così ‘disturbata’. Rimango incomoda ad osservare intermittente sia Ranma che Annon, ovviamente con non chalance. Il primo è volto dalla parte opposta alla mia, intento a squadrare una zona imprecisa della sala da pranzo. Il secondo invece stringe tra le mani la tazza di thè, nemmeno volesse romperla. Rimango con lo sguardo su di lui. Sei esattamente come ti ricordavo, assolutamente identico. Semplicemente un po’ più alto dell’ultima volta che ci siamo visti. Pensare che sei stato per quel periodo, l’unico uomo assieme al Dottor Tofou che ero in grado di sopportare. Cosa mi attrasse di te quel giorno sotto la pioggia, nemmeno lo ricordo. Eri semplicemente tutto bagnato,  vagavi per Nerima in cerca di chissà cosa, senza memoria e senza nome. Sei stato un fratello, un amico. Tutto. Ed ora che sei tornato non so se sentirmi emozionata o confusa. Sollevi lo sguardo per un istante, puntando l’iridi scure contro le mie, facendomi sentire come sempre, imbarazzata – tremendamente. Solo tu sortisci questo effetto in modo immediato, dal tuo modo di osservarmi, di parlarmi, d’essere.

Arrossisci. Lo vedo chiaramente quel segno rosso sul tuo volto da ragazzino. Sempre stato un po’ impacciato, timido, introverso ma allo stesso tempo pregno di uno strano fascino esotico, sembri uscito da un libro di fiabe, coi capelli bianchi raccolti dietro le spalle dalla lunga coda e quel taglio strano, quasi felino degli occhi. Perché sei tornato Annon?

“Vado a dormire, dovrete parlare no?” Ranma si solleva dalla sua posizione, pare quasi seccato. Non ha proferito parola per tutta la sera. Sollevo lo sguardo su di lui, tenta d’evitarmi in modo sin troppo evidente. Cos’hai? Non lo seguo. Rimango semplicemente ad osservarlo camminare e sparire dietro la porta d’ingresso. Il mio sguardo, non so perché, muta nuovamente – divenendo malinconico. Annon deve averlo notato, perché comincia a muoversi dal posto, quasi fosse impaziente.

“Scusami, non volevo ripiombarti nella vita così. Soprattutto, non avevo intenzione di far arrabbiare il tuo ragazzo” mi sussurra, facendomi arrossire visibilmente. “N…no, Ranma è fatto così, gli passerà. E…poi, non è esattamente il mio ragazzo” spiego sorridente. Lui mi osserva perplesso, seppur gli sia stato spiegato da mio padre, ancora non capisce in che rapporti io mi trovi con Ranma b..bè, nemmeno dovrebbe importargli infondo. No? Piego gli avambracci sopra il tavolo, poggiando il volto sui palmi. “Allora? Cosa ti riporta a Nerima?” non so cosa io abbia detto di sbagliato, tanto che si lascia rovesciare tutto il contenuto della tazza addosso. “Annon” mi avvicino con un tovagliolo, tentando di pulirgli via quel disastro di the. “N…non preoccuparti Hen, è tutto ok” mi intima tentando di scansarsi. “Su, non fare il moccioso – lascia che ti aiuti” si ferma, lasciandomi fare. Che imbranato. Ricordo ancora quando mi affibbiasti questo nomignolo – eravamo nel dojo, io mi stavo allenando. Già, tu sei quello non violento. Appena ti dissi che intendevo divenire forte, per scansare tutti quei ragazzi che mi rompevano le scatole, subito ti opponesti, non volevi che io divenissi una karateca, ed invece poi, prendendola sul ridere – mi chiamasti Hen, per farmi ricordare il tuo ‘odio per le arti marziali’. Scemo.

 Mantengo la mancina poggiata sulla parete che divide corridoio e sala da pranzo. Perché non riesco a staccare gli occhi da quella scena? Non è da me comportarmi così. La destra, prende a tremare lungo il fianco in maniera sconcertante, tento di calmarmi ma non ci riesco. Chi è questo che tutt’un tratto è comparso ‘nuovamente’ o , così almeno sembra, nella vita di Akane? Mi allontano di un passo appena, senza distogliere lo sguardo da lei, in particolare. Rivedo la stessa scena tra me e lei e, quando ci sono io, lei non sorride come ora. Non le ho mai visto quel sorriso. Perché sei così con lui? Una domanda che, lascia perplesso anche me, solamente per averla posta al mio subconscio. Cosa mi importa se con lui è carina infondo, sono amici no? Forse, è questo che mi spaventa. Sino ad ora, Akane, è sempre stata solamente con me e, non l’ho mai vista con un altro ‘uomo’ che non potessi essere io. Abbasso lo sguardo, certo, Ryoga, Kuno e tutti gli altri suoi ‘spasimanti’ sono maschi ma, io ero sicuro … ero sicuro che non ci fosse nessun altro a parte me così, insomma, vicino a lei. Dei Ranma, smetti di impipparti mentalmente. Scuoto il capo, bah, è normale tra amici no? Anche io e Ucchan eravamo amici ai nostri tempi e …

Torno a guardarli, lasciando schiudere le labbra un poco. Ridono di nuovo. E’ la prima volta che mi sento così … così… messo da parte? No. Figuriamoci, io sono il suo fidanzato no? Fidanzati, ora non esageriamo, secondo voi lo siamo. Non secondo noi. Già, quando mi pare lo sono. Perché, all’improvviso sento di essere di troppo? Ecco, devo averlo rifatto, ho sentito le palpebre abbassarsi – di nuovo quella nota di malinconia. La sento. Smettila di pensare certe cose. Domani se ne andrà no? Quindi di che preoccuparsi? Già, già. Annuisco energicamente tentando di rianimare il sorriso sulle labbra, certamente. Eppure, più li guardo e più ho l’impressione di perdermi qualcosa. Perché a me…quei sorrisi non li fai?

Dojo – 3,45 del mattino.

Sollevo il braccio sopra la testa. Respiro. Quiete. Abbasso la mancina, col palmo teso poco sotto il busto, alzando ritmicamente la gamba destra prima di sferrare un calcio deciso all’aria circostante. Uno. Due. Tre. Pausa. Non riesco a dormire, dannazione. Il pensiero … i…il solo pensiero che quell’altro individuo sia dentro questa casa mi…mi… Respira Ranma. Annuisco convinto, mentre la mano destra, piatta a mo di rasoio fende un altro colpo a mezz’aria.

“Non dormi?” mi blocco. Ansante mi volgo appena, sopra la spalla. “Mh…” rispondo a malapena, tornando ad esercitarmi o meglio ‘ a concentrarmi’ sui miei esercizi. Non sono sorpreso di vederla qui, anzi, tutt’altro. Mi aggira, rimanendo in silenzio – si pone poco distante dalla mia posizione sedendosi in retta parallela alla mia visuale. Mi sento sotto pressione. Il suo sguardo diviene sin troppo pesante da governare. “Devi rimanere qui a fissarmi tutta la notte?” sputo secco. Lei rimane a fissarmi senza parlare. Mi fermo, mi riporto in posizione eretta posando finalmente lo sguardo sulla sua figura.

“Allora?” non mi piace questo silenzio. “Sei arrabbiato?” tenta di chiedere, io scuoto la testa energicamente, ruotando il busto appena per osservare l’esterno dall’anta semi-aperta del dojo. “Non è vero, lo sei” ripete sollevandosi. No, non lo sono. Sapessi cosa mi succede, sarei l’uomo più felice di questo mondo. Si solleva ora, sento i suoi passi muoversi verso di me lenti. Non mi volgo.

“Oggi non hai proferito parola, sicuro che non ci sia nulla?” smuovo leggermente le labbra, facendo schioccare la lingua al palato. “Ti ho detto di no, sei sorda forse?” corrugo la fronte volgendomi verso di lei rabbioso, ecco, questo si che si chiama controsenso. Lei aggrotta le sopracciglia, incrociando le esili braccia sotto il seno, se quello, si può definire tale ovviamente. “No, ci sento benissimo anche se in questo momento grazie a te, ho appena perso un timpano” ironizza indicandosi l’orecchio. Una sottile lingua rossa scivola sopra il mio naso, giustificando il repentino imbarazzo in cui mi trovo al momento. Per cosa poi, aver urlato? Tsk, nemmeno non lo facessi mai.

No, non è tanto l’urlo ad impacciarmi, quanto la sua presenza qui, ora. Oddio, sto seriamente dando i numeri. Non c’è alcun dubbio. Sollevo lo sguardo, stavolta da destra a sinistra, cercando chissà cosa dietro le sue spalle. “Che stai facendo?” chiede confusa, osservandomi incuriosita. “Stavo controllando se tu fossi munita di mazze, tavoli o roba simile…” ammetto senza troppi giri di parole. Distorce le labbra, mentre inarca maggiormente le sopracciglia “Simpatico” mi mostra la lingua. Vorrei chiederle dove ha lasciato ‘principe scolorino’ ma, lascio stare. Non voglio ritrovarmi all’ospedale domani. Lei si pone al mio fianco, sollevando la punta del naso presso la volta. Sembriamo due carciofi che guardano per aria, della serie ‘uhm, io non so che dire quindi guardo ‘casualmente’ le stelline in cielo’, sul serio sto pensando queste cose? Scuoto il capo per autocommiserarmi. “Pensi davvero ciò che mi hai detto ieri?” questa domanda mi coglie abbastanza impreparato. Smuovo un passo di lato allontanandomi d’istinto, mentre una sottile scia di sudore mi corre lungo il collo. “E…eh?” tipico, quando non so cosa dire, comincio a far finta di non capire le domande. Classico.

“Non cominciare con quelle facce stralunate, sai bene a cosa mi riferisco” ops, credo se ne sia accorta pure lei, mi conosce sin troppo bene per i miei gusti. Abbasso lo sguardo, portando entrambe le mani dietro la schiena a congiungersi. “I…io…” oh bene, se comincio così finisco domani mattina. Possibile che io debba trovare sempre il modo di mettermi ‘automaticamente’ nei casini da solo? E poi perché lei è diventata così – audace – nelle domande tutt’un tratto? Che sia una delle mie fantasie?

Mi pizzico la guancia. Ahio. No, purtroppo è la realtà. Akane mi osserva stranita, attende un responso. Non saprei cosa dirle al momento. “Vedi…io…penso che tu sia…” prendo un respiro, tentando di pensare una parola che non sia cretina, deficiente, maschiaccio od altro. “…poco attraent…” lascio stridere i denti tra loro ma, allora sono un vero deficiente. Sollevo le mani a mo di difesa dinanzi al volto, arrestandomi completamente e serrando le palpebre. “Scusa io non…” non sento nessuna reazione da parte sua. Apro gli occhi. E’ rimasta ad osservare il cielo, aprendo una sorta di mezzo sorriso amarognolo sulle labbra.

“Va bene, ho capito. Buonanotte” si volge , facendo per andarsene. Rimango allibito. Akane non violenta? Il mondo ha cominciato a girare al contrario o che altro? Inarco poi le sopracciglia. “Aspetta” senza volerlo – e va bene – volendolo stavolta, le afferro il polso.  “Non intendevo dire quello…che ho detto, io, volevo dire che…a…a volte…qua…quando vuoi sai…anche essere…ca…carina…ecco…” le lascio il braccio volgendomi immediato dalla parte opposta, inutile dire che ho assunto il colorito della mia casacca. Lei si volge appena ad osservarmi. “Dici sul serio oppure mi stai prendendo in giro?” chiede vaga.

“D…dico…s…sul serio…” ma perché devo apparire così deficiente? Esiste una parola sana nel mio vocabolario al momento? Si volge verso di me, aprendo quello che pare una sorta di sorriso. La vedo perché, la sto osservando con la coda dell’occhio. Faccio altrettanto, od almeno, senza che lei se ne accorga. “…” improvvisamente sento il mio corpo divenire di marmo, quasi avessi visto un fantasma svolazzarmi dinanzi. Deglutisco un macigno che raschia giù per la gola. Sento la sua fronte contro la mia schiena. S…si…è…

“…Mh” tutto ciò che riesco ad emettere è un sospiro di pura soddisfazione e non ne riesco nemmeno a capirne il motivo. “A…A…” seh, buonanotte. Anzi, buongiorno. Rimango così, tentando di mantenere in trazione ogni muscolo possibile per non muovermi, credo d’aver smesso anche di respirare. Perché … perché desidero rimanere così ancora per un po’? Abbasso lo sguardo tentando di pensare razionalmente a questo mio improvviso ‘volere’. Non trovo risposta, capirai, da quando faccio quegli strani pensieri – ogni volta che la sento ‘pericolosamente vicina’ vado in tilt. Ci credo. 

Mordo il labbro inferiore così tanto da dilaniarlo completamente. Vorrei voltarmi, vorrei… vorrei… No. Smetti di pensare certe cose. Chissà se esiste un filtro anti-maniacale in questa casa. Possibile che io sappia partorire solo stronzate a quest’ora e in questo particolare momento? “Ranma” mi chiama, vuoi il caso, vuoi l’aver osservato così tanto le stelle da avere una gran nausea del cielo – toh – devo voltarmi. Eh oh, mi ha chiamato eh.

Deglutisco di nuovo, oramai ciò che raccolgo in gola è solamente arsura, la dentro è scoppiata la carestia da un po’. “…” non riesco a mettere in moto il cervello per rispondere qualcosa. Ho già detto che siamo troppo vicini? No, credo d’aver saltato questo passaggio. Ecco , la verità è che … deglutisco ancora qualcosa di inesistente, la verità è che lei è… davanti a me e io sono… indovinate cosa faccio? Si, deglutisco, yes. Non so fare altro, mi spiace – funzioni motorie e mentali, adieu-. Mi scandalizzo per così poco, figuriamoci che nei miei sogni questa qua vuole ‘farmisi’. Oh my god, tutti i santi di questo mondo – non – fatemi pensare a quello. Abbasso lo sguardo, eccerto tutte ora le noto io eh? Ovviamente. Le…le sue…sono…così…e io…sono…così… e trick e track, ma basta. Esiste un modo per spegnere la lampadina del mio cervello? Fortuna che avevo detto – anche funzioni mentali eh-. Seh, che ci crediate o no ci stiamo ancora fissando – non so da quanto ma è così. “E…eh…” oddio, cos’era questa risata ebete? E’ davvero uscita dalla mia bocca? Vi prego, ditemi di no.

Chiude gli occhi, improvvisamente, interrompendo il contatto visivo. L…lei vuo…vuo…vuole che i…i…i… e ricominciò il telegrafo. Presente una lattina gassata che quando la scuoti comincia a lasciar risalire la sua ‘effervescenza’ – ecco- immaginate la mia di lattina. E’ scossa così tanto da due giorni che mi farei pure un panda adesso. Oddio, no evitiamo di fare pensieri osé anche su mio padre, sarebbe il colmo. Socchiudo le palpebre, mentre le braccia prendono a tremarmi, nemmeno avessi un elettrostimolatore addosso.

Sollevo le mani, ponendole sulle sue spalle. D…dei, non mi ero mai accorto di quanto fossero piccole. Lascio correre le dita, lungo la superficie della pelle. N…non ci riesco, non è così facile. Lei,si aspetta che io sia così sicuro anche in questo campo? P…poi vuole che io la…che io la… “Cosa c’è?” mi intima, un sussurro che mi…mi…io potrei anche si…ora potrei anche volerti…ba… Chiudo gli occhi definitivamente ora, respirando piano. Lentamente. Il battito cardiaco che accelera rumorosamente, infarto, infarto, infarto.

Adesso si. Sono così vicino da poter sentire il suo respiro sulle labbra, caldo, si scioglie contro il mio inevitabilmente. Riapro gli occhi di scatto, accorgendomi d’essere sul punto di baciarla. Rimango immobile per una decina di secondi. Devo farlo? E’ giusto? Perché mi assillano tutti questi dubbi? Divarico appena le gambe, in modo da sostenere l’equilibrio maggiormente. Lei si sposta appena in avanti, sulle punte dei piedi per raggiungermi. Credo senta la mia titubanza, s’è appena irrigidita. Sento il bisogno impellente di … lascio scivolare le mani lungo le sue, giungendo sino ai fianchi per sospingerla maggiormente contro di me. “Stai temporeggiando Ranma?” sussurra nuovamente, no, stavolta non mi da tempo di ribattere. Si protrae in avanti, sollevando maggiormente il collo e stavolta, sento distintamente le sue labbra sulle mie. Oh mio dio. Qua…quando si è avvicinata e mi ha…ba… sento le braccia farsi pesanti stavolta, ricadono lungo i miei stessi fianchi mentre sbarro gli occhi completamente. No, non mi aspettavo una reazione simile da parte sua. Non ora, non…non ero pronto…io…non…er…

Non immaginavo che… non immaginavo che potesse essere così. Non è il primo insomma, non è il primo bacio che ricevo infondo – ma questo è, il suo è… stavolta io non sto…sognando vero? Non credo. Credo sia rimasta sorpresa anche lei del suo gesto, le sue mani, si sollevano appena sulle mie spalle in gesti poco accorti e tremolanti. Non parliamo di me, sembro imbalsamato. Possibile che io debba fare sempre figure di minchia? Provo – ripeto – provo a sollevare anche io una mano, ponendola sul fianco di lei nuovamente. Stavolta rispondo al bacio, si, con sgomento ma lo faccio e diavolo mi si sta drizzando tutto – ehi – parlo del codino, che avevate capito? Chissà di che colore sono stavolta – viola? Blu? Però, alla fine, a me…cosa me ne importa? Non desideravo altro, in realtà, da giorni. Lei si distacca – mi osserva portandosi una mano alle labbra. Io volgo lo sguardo altrove, non sapendo dove altro guardare. Imbarazzo totale, è ovvio no? Ci stacchiamo alla velocità della luce l’uno dall’altra. Tornando finalmente a respirare, più o meno.

Mi volgo, tentando di allontanarmi. Ho una confusione totale in testa, però, sento nuovamente le sue braccia attorno al busto ora. Non credo mi lascerà andar via e … a me sta bene così. “Mh…” di nuovo mugolo quel sussurro di compiacimento. Stavolta però, ne so il motivo. E ora?

“Ranma…io credo di…” anche io. Anche io dannazione. Mi volgo verso di lei, si lo so, adesso io…so che…

“Mhhhh…si…anche io…mhhh…Ak…Aka…mgngm…Akane io ti…mgh…mh?” Apro un occhio, ritrovandomi addosso ad una palla di pelo gigantesca, mio padre ronfa come un animale, già, dimenticavo che lo è infondo. Cos…? No. No. No. No. Stavolta sembrava tutto così vero. Sospiro – sono così frustrato da questa cosa che mi ritrovo ad esserne deluso. Mi sollevo ansante sul futon, grondante di sudore. Apro le braccia rigettandomi completamente indietro, in uno di quei sospironi immensi a pieni polmoni. Era solamente un sogno. Perché? Osservo il soffitto tristemente adesso. Sembrava così vero. Cos’è che le stavo dicendo nel sogno? Cosa le dicevo? Non mi ricordo dannazione.

 

Fine Terzo Capitolo

 

Ed anche questo capitolo è giunto al termine, le cose sembrano farsi complesse, com’è giusto che sia ovviamente ma, non finisce qui – presto – molto presto, vi accorgerete che…

Eheh, sarei scema se ve lo dicessi, continuate a seguirmi e lo scoprirete. Baci.

Nota dell’autrice : Da questo capitolo in poi, come avrete notato – le voci narranti si ‘moltiplicano’, diramandosi dai punti di vista di ogni personaggio per dare sfaccettature multilaterali alla storia, spero che questo piccolo accorgimento renda la storia più ghiotta e non viceversa.

Sayou.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo. ***


What i really want.

Vi ringrazio come sempre dei commenti, sempre ben accetti e se proprio devo dirlo, questa piccola storia comincia a divertire anche me, nello scriverla intendo. Ultimamente, grazie a voi e forse grazie alla ‘foga’ di volerla continuare, sto scrivendo come un treno. Non vi interesserà affatto, comunque mi piaceva rendervi partecipi. Dedico questo capitolo a tutti quelli che leggono la storia e sono così pazienti da ‘sopportare’ le mie angherie sui personaggi. Buona lettura.

Capitolo quarto : La vendetta è un piatto che va consumato freddo.

 

S’erge il sole nuovamente. Apro le imposte della finestra stirando le braccia soddisfatto. Da quanto non mi riaffacciavo da questa stanza? Ricordo d’averci vissuto per un periodo di tempo, sino alla mia partenza per tentare di recuperare la memoria. Poggio le braccia sul davanzale. Hen è divenuta così…così. Arrossisco serrando gli occhi, non fare strani pensieri eh? Un rumore sordo mi distrae, proviene dal giardino. Uhm, mi affaccio, notando Ranma alle prese con dei kata mattutini. Da quel che mi hanno detto lui è il successore della scuola di arti marziali indiscriminate, della famiglia Saotome. Per questo deve sposarsi con Akane. Sospiro. Questo pensiero m’ha vorticato in testa tutta la notte. Non riesco a smettere di pensare alla parola ‘matrimonio’ per la piccola Hen.

Lo osservo meglio. Beh, si. Non c’è che dire, non è messo male a fisico. Eppure io sono convinto che quattro muscoli non siano decisamente, ciò che interessa ad una donna. Conta anche la testa, annuisco deciso. Tsk, e poi io mica sono messo male. Mi sposto dalla finestra, ponendomi dinanzi allo specchio. Sollevo un po’ la maglietta – emettendo una leggera smorfia col naso. Oddio, in effetti non sono molto in forma. Accidenti. Una nube nera s’addensa attorno al mio stato d’animo. Non ho chance contro quel Rambo. Le mie labbra si piegano verso il basso – accidenti, non è detta l’ultima, loro – a detta di Ranma e Akane, stanno insieme contro il loro volere no? Quindi, perché io non dovrei avere una possibilità?

Sollevo il naso per aria baldanzoso, uscendo dalla stanza. Yes. Non mi accorgo, immerso tra le nuvole, di andare incontro all’oggetto dei miei pensieri, scontrandomici inevitabilmente. “Ahio, scusa, scusa” emetto piegando entrambe le mani dinanzi al volto, per chiedere perdono – si sa mai – Hen sarà pure docile ma quando si arrabbia … meglio non pensarci. Lei mi sorride. “Tutto ok Annon, tra me e te non so chi è il più goffo” e ride, quando lo fa io non posso far a meno di…non fissarla come un emerito imbecille. Perché mi comporto come un coglione? Eccomi, se fossi dinanzi allo specchio mi vedrei inebetito, rosso in faccia ad osservarla come uno stoccafisso. Sveglia deficiente. “Ehm, Annon?” mi scuote dalla paralisi improvvisa, scatenandomi quello che io chiamo ‘panico da Akane’ . “Eh? Io? No…non ti stavo guardando, ti sbagli!” emetto tutto d’un fiato. Lei ride di nuovo, sono così buffo? Ci solleviamo entrambi, dando una sonora zuccata l’uno all’altra. “E’ un vizio … accidenti” mi smuovo, massaggiando la tempia. “Credo di si” mi imita.

La porta scorrevole d’una stanza adiacente s’apre ora, con un leggero tonfo. Sgrano gli occhi ampiamente osservando un panda gigantesco camminare tranquillamente per casa grattandosi le chiappe come un essere umano. “Cos'è…quello?” indico l’animale rifugiandomi dietro Akane, lo so, non è molto virile nascondersi dietro una donna ma, una cosa è l’astuzia, un’altra volersi assassinare. Lei si volge sopra la spalla, dandomi un’occhiata perplessa. “Tranquillo, è solamente il signor Genma” mi risponde , in modo così naturale da spaventarmi.

“Il signor…Saotome?” strano, eppure ieri lo ricordavo umano. Ranma è figlio di un panda? Non ci capisco una mazza. “Vieni, ti spiego di sotto”. Mi prende per mano involontariamente, credo. Abbasso lo sguardo, notando quel piccolo particolare. Ridacchio confuso e ‘forse’ felice, al tempo stesso. Sono proprio deficiente talvolta.

Prendo un respiro ampio, asciugando il sudore che scivola lungo i pettorali. Sferro un altro calcio deciso all’aria prima d’essere richiamato da Kasumi, assieme agli altri. “Arrivo” emetto spiccio, mentre sollevo lo sguardo, nel medesimo istante, qualcosa di ‘fastidioso’ mi blocca la circolazione all’istante. Mi frego anche gli occhi , si sa mai, avessi le visioni. Ultimamente succede spesso. No, sto davvero – vedendo – Akane e quella bianchina ambulante per mano? Un mezzo ringhio mi contorce le labbra, no, non farò di certo la parte del geloso. Io sono decisamente maturo, chissà oggi cosa fanno Shampoo e Ukyo. Scuoto il capo, non ero maturo?

Prendo un bel respiro, tentando di trattenerlo. Punto primo per non dare d’escandescenza, punto secondo per decidere con calma se rompergli tutte le ossa, oppure torturarlo lentamente in altri modi. Dovrò pensarci. Mi avvicino, sedendomi al mio posto muto. Lui si volge verso di me, spiccando un sorriso a trentadue denti .  Dei, tenetemi altrimenti glieli spacco tutti quanti e non ci saranno dentiere in grado di entrarti in bocca – giuro. Akane scivola con lo sguardo su di me, io cambio immediatamente la direzione del capo arrossendo. Ci mancava solo questa, adesso non riesco nemmeno a guardarla, andiamo bene. Non so se il mio rossore è dato dalla rabbia o semplicemente dal ‘sogno’.

Sollevo la ciotola presso Kasumi, senza proferire alcun verbo. “Ranma-kun, come sei silenzioso stamattina” proferisce quasi sorpresa. Tutti i presenti lo sono in realtà, c’è un leggero, leggerissimo alone di tensione. Chissà perché, mah. Ovviamente è ironica la mia affermazione.

Poggio il gomito sul tavolo, schiacciando la guancia contro le nocche. “Annon, ti andrebbe di venire a scuola con noi? Te la faccio visitare, in caso volessi – non so – trasferirti in modo permanente” . Lascio improvvisamente cadere la mano lungo il fianco, sbattendo sonoramente il mento sul tavolinetto. “Ahio…” massaggio la parte dolorante, puntando lo sguardo su Akane, trucidandola letteralmente. Permanente un corno.

Mr. Pelo bianco e ‘consorte’ si volgono verso di me perplessi. “C’è qualcosa che non va Ranma?” mi chiede lei ironica, come se in mezzo vi fosse una domanda indiretta del tipo ‘sarai mica geloso’.

“No, non lo sono, tranquilla” rispondo, senza nemmeno che lei lo abbia effettivamente chiesto. “Non sei, cosa?” mi rimbecca acida e sarcastica al tempo stesso. Quando fa così la ucciderei. Mi sollevo sbattendo le mani sul tavolo, lasciando cadere la ciotola con tutto il riso dentro. “Ma…Ran…” papà non fa nemmeno in tempo a chiamarmi che la porta scorrevole è già chiusa dietro di me. Cretina.

Lo osservo annichilita. “Ranma…” un mezzo sospiro col suo nome m’esce dalle labbra. Sono giorni che è assente con la testa, non capisco il perché del suo comportamento. Annon mi osserva stranito, così tutti gli altri.

“Akane, potevi evitare di rispondere così al tuo fidanzato, su” mi rimprovera Kasumi, portando la mancina presso la gota “Guarda, non ha nemmeno mangiato”. Non me ne ero accorta. Solitamente mangia per quattro, credo che mi debba qualche spiegazione il signorino e per la cronaca – sono ancora in collera con lui. Mi sollevo dal tavolo, socchiudendo le palpebre e sospirando pesantemente. “Andiamo Annon” lui annuisce silenzioso. Forse ha inteso che c’è qualcosa che non va tra me e lo stupido, di la.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” domanda l’albino porgendomi quel suo sguardo scuro negli occhi. Scuoto il capo. In realtà, non ne ho idea nemmeno io. Osservo l’ingresso, Ranma deve essere già uscito. L’altro deve notare che mi sono appena intristita, mi pone una mano sulla spalla sorridendo. “Dai, non è successo nulla” mi consola. E’ sempre stato così lui, pronto a tirarmi su di morale – sempre. Non come quel testardo e burbero di Ranma. Mhh, quando fa così lo scannerei vivo. Scemo che non è altro. Eppure, io so che c’è qualcosa che non va in lui. “Senti Akane, io resto qui per oggi ti va? Almeno, se vuoi, potrai chiarirti con Ranma” scuoto il capo. Assolutamente no, non darò il contentino a quel cretino per le sue crisi di gelosia. Uh? Ho appena detto – geloso? Nah, Ranma non potrebbe mai ingelosirsi … o forse si? Arrossisco lievemente, tentando di lasciar fuggire quel pensiero dalla testa. “No, vieni con me, senza discussioni. A Ranma penserò poi…”. Non ti lascerei mai solo, sei arrivato solo ieri. Quello sfrontato deve imparare un po’ di ‘bon ton’ , non è casa sua e si comporta come un maleducato. Bah.

 

“Annon di qua, Annon di la. Dei ma lo ha sempre in bocca dannazione?” puah, oramai nemmeno riesco più a pensare ‘dentro di me’ , spiattello in mezzo alla strada anche i miei problemi, evvai. La gente si volta ad osservarmi, mentre faccio fuori a pugni ogni inferriata che mi capita dinanzi. Vuoi restare in modo permanente? Gna gna fru fru – se vuoi ti porto anche a letto con me, buttando nel secchio P-chan. E lui : si si amore sposiamoci gna gna, ma Ranma? E lei : Chi è Ranma? Ah si, quel povero coglione che abita sotto casa mia, mah, forse un tempo era il mio fidanzato. Già. E’ da quando sono uscito che tento di nascondere quel tic fastidioso lungo le labbra, dannazione, sento vibrare ogni corda del mio essere. Non bastavano Kuno, Ryoga e compagnia bella, ora anche l’amichetto con cui giocava al dottore. Lo spacco, lo trucido, lo… lo…

“Tesoruccio!” la voce di Shampoo mi rimbomba nelle orecchie, mentre vedo ‘stranamente’ la ruota della sua bici sempre più vicina, sino a sentirne la composizione gommosa tra i denti. “Shoshahi…” lei mi osserva stranita “Cosa? Non capisco ciò che dici”

“SHOSHASHI!” ma che cazzo, grazie, ho una ruota in bocca – come diavolo fai a capirmi? Sollevo le mani sulla testa, spostando di peso lei e la bicicletta. “Amore, vieni qui” mi abbraccia facendo le fusa come una gatta in calore. “Ma vuoi levarti dalle scatole, oggi non ho voglia…” nemmeno l’attack è così forte. Sarebbe capace di rimanermi incollata tutto il gio…

Uhm. Uno dei miei sorrisetti comincia a farsi largo sulle labbra. “Shampoo cara, oggi pomeriggio … cosa fai? Ti va di uscire con me?” oh, nemmeno avessi annunciato le nozze. Un bel si convinto è quel che ricevo in tutta risposta, ovvio, IO ho fascino. Non quel bamboccino bianco che ha bisogno della manina di Akane per scendere dalle scale. “T…tesoruccio stai bene?” la cinese mi osserva intimorita, scansandosi appena, non appena nota i miei occhi scintillare d’un fuoco rabbioso. “IO – STO – BENISSIMO” rispondo ad alta voce, vuoi sfidarmi Akane eh? Ah si? Credi che io sia geloso di quel…di quel…di quel… assolutamente no, io posso averne quante voglio. Non sono di certo attratto da una ragazzina poco sexy e violenta come te.

“Allora ci vediamo oggi, cerca di farti trovare alle 17.30 al parco, vestiti di azzurro e non mancare” sembro la pubblicità d’un centro commerciale. Lei, non fa altro che annuire perplessa – mentre io mi allontano, marcato dalla traccia nera sin sopra la fronte della ruota della bici, poco me ne frega. Livido, rabbioso. Non geloso, per carità – semplicemente infastidito da una situazione strana – annuisco, ci manca solamente che mi do la mano da solo poi sono pronto per il centro di igiene mentale.

L’ultima campanella suona proprio nell’istante nel quale metto piede dentro il cancello, salvato in corner. Ora che ci penso, è la prima volta in due anni che entro qui senza Akane. Mi fermo all’ingresso, spicco un breve salto sul ramo del primo albero del cortile, seguendo poi il cornicione in corsa – si sa mai – voglio arrivare prima di quei due cretini.

Faccio in tempo ad entrare dalla finestra e filare al mio banco, quando eccoli apparire come una coppietta di neo-sposini. Oh, piccini, anche a braccetto ora.

Hiroshi s’avvicina dandomi una gomitata nelle costole. “Senti Saotome ma, Akane non era la tua fidanzata? Quello chi è?” mi domanda indicando Annon. Alzo le spalle – fingendomi – disinteressato alla cosa. “Che vuoi che ne sappia io, sono forse la sua balia?” Immediatamente, nemmeno a farlo apposta, il mio sguardo e quello del bianchetto s’incrociano ed ora, per la prima volta in due giorni, vedo che m’osserva in un altro modo – oserei dire –  con astio. Ricambio l’occhiataccia – mentre una scarica elettrica pare passare in mezzo all’aula. Akane rimane muta ad osservare la scena, prima che si posi su di me, io ho già distolto lo sguardo.

La lezione comincia, mentre il professore presenta quel coglione come visitatore e bla bla bla…ne segue un’ora di non so cosa, ero troppo impegnato a pensare alla mia vendetta per seguire anche le lezioni.

Finalmente, ecco scoccare l’ora di pranzo. Puntuale con essa, il mio sorrisetto torna sarcastico. “Puoi venire con me?” la voce di Akane mi distrae. Incrocio le braccia al petto evitandone di nuovo lo sguardo “Perché? Quell’altro non può venire?” accidenti, a me e alla mia boccaccia , così sto sventolando una bandierina con scritto ‘gelosia’, sotto il suo naso. “Non che…me ne importi, ovviamente” mi correggo sorridente.

“Cretino, devo parlarti. Ti muovi o devo prenderti di peso?” mi intima cominciando ad innervosirsi. Mi sollevo sbuffando, quasi la cosa mi desse sui nervi. Quando invece, lancio un’occhiataccia allo spelacchiato – sollevando il naso trionfante. Ma cosa sto facendo? Sono rimbecillito o cosa? Puah.

Terrazzo, ore 13.40

“Allora, che dovevi dirmi?” mi smuovo secco, voglio sbrigarmela in fretta, sono troppo preso da altri pensieri, per ascoltarla ora. Lei poggia entrambe le mani sull’inferriata centrale, piegando il capo verso il cortile, dove un gruppo di studenti si sta allenando a calcio. “Dovrei essere io quella arrabbiata, non tu…cosa c’è che ti da fastidio? Sono giorni che mi eviti” se vi dico che non so cosa rispondere, non ne rimarreste sorpresi, vero?

“…” Riesce sempre a spiazzarmi, in un modo o nell’altro. Grugnisco qualcosa di incomprensibile prima di spostarmi verso la porta. “Niente, non ho niente” dal mio tono non si direbbe affatto. “Certo…come no. Sei geloso?” stavolta la domanda è diretta “Io? Geloso di te – questa si che è buona” acido come sempre, spigoloso nel tono. 

“Se non è gelosia, allora perché guardi Annon come se fosse il più acerrimo dei tuoi nemici?” mi sputa contro. Qui io, non so davvero cosa dirle. Ci provo, buttandola sulla classica battuta, “Non mi piace a pelle, va bene come risposta?” lei si volge verso di me ora, non ha il volto corrucciato o quant’altro, direi più, intristita. “Capisco, quindi … a te non importa niente di me…” ahio, quando sento quella tonalità forte e decisa spezzarsi appena, è sinonimo di rubinetti che si aprono.

Stringe le labbra. “Come al solito, hai la sensibilità di un elefante. Scemo!” ed è un bel cinquino stampato in faccia quello che sento ora. Sollevo la mano, aprendo il palmo completamente per tastare la guancia pulsante. “Vedi? Sei violenta, non lamentarti se poi non sono carino con te…se solo tu fossi meno manesca…” non finisco la frase – credo d’aver ecceduto un po’ troppo. Piange. “S…su dai…n…non intendevo essere… cioè non volevo dire…”

“Ti sei spiegato benissimo” mi urla contro. No, non sopporto di vederla piangere è più forte di me. Scappa, eh no, questa volta mi ascolti cavolo. La blocco per un braccio – ehm – dove ho già vissuto questa cosa? Ho un déjà vu.

“Senti. Io intendevo semplicemente dirti che… potrei…essere…anche più carino se tu, insomma, me ne dessi la moti…vazione…” non so perché spezzo la parola in due. Stavolta il mio sguardo permane immerso nel suo per alcuni istanti. Le lacrime continuano ad inondarle il volto libere. Non posso far a meno di sentirmi maggiormente in colpa. “Motivazione? Fammi un esempio…” oddio, qua viene il difficile.

Io ci provo, poi se, becco un altro ceffone – chiamo il telefono azzurro. “Ad esempio. Se la smettessi di picchiarmi ogni volta che faccio qualcosa, qualsiasi cosa, mi faresti un gran favore. Cosa ti faccio, per ricevere sempre un ceffone o roba simile? … Fa male anche a me sai? Non sono di gomma” ecco, ora sono entrato nella parte di me che odio – quella seria. Quando IO divengo serio, è sinonimo di, ‘dire cose che non vorrei’ . Mi spaventa questo mio lato del carattere.

Lei mi osserva silenziosa, le lacrime hanno smesso di scenderle lungo il volto. Le lascio il polso lentamente. “ Pensi che … a me piaccia come mi tratti? Se ti picchio è perché ho i miei motivi” Ok, siamo in torto entrambi, lo riconosco. Mi scivola un sorriso sulle labbra, non riesco a trattenerlo. Scuoto il capo, leccando il labbro inferiore così, istintivo. “Va bene, ricevuto. Rimani sempre una kawaiikune, però.” Stavolta non s’arrabbia, l’ho detto scherzosamente, spostandole la fronte indietro con l’indice. E’ raro scherzare con lei.

“Scemo” finalmente apre un mezzo sorriso anche lei. Segno che non è più arrabbiata. Chissà perché ma, in questo momento – quando faccio la pace con lei – quell’idea di vendicarmi, mi passa di mente. Poggio le spalle contro il muro “Hai fame?” le chiedo abbassando lo sguardo.

“Si, abbastanza” silenzio ne segue. Stringo il labbro inferiore tra i denti. Che faccio? Scendo a prendere il cibo, o rimango qui? Il mio stomaco protesta, non ho nemmeno fatto colazione.

“Akane io…”

“Ranma io…” buffo. Lo diciamo assieme. Nemmeno avessimo avuto un filo conduttore in questo momento. Abbassiamo lo sguardo all’unisono. “Scusa” anche questo, viene spontaneo da entrambi. Sollevo lo sguardo, meravigliandomi di me stesso e di lei anche. “O…ora possiamo anche, scendere non credi?” perché ho detto una frase così stupida? Sono un emerito coglione.

“Se…vuoi” mi ripete titubante, io annuisco. Ok, sono decisamente scemo. Il fatto è  che una parte di me mi intima di restare, mentre l’altra mi tormenta d’andarmene. “Va bene” ho fatto decisamente la mia, anche adesso. Lanciare il sasso e tirare indietro la mano, ora, sarebbe sconveniente.

Rimaniamo entrambi dinanzi alla porta, immobili. Sto aspettando che esca per prima, così, non mi sentirò troppo in colpa d’aver proposto di scendere. Non si muove. Una folata di vento. Il rintoccare improvviso del campanile distante. Ora, potrei dire d’aver sentito persino il raggrinzire d’una foglia pestata. Abbasso il capo, lanciando debolmente un’occhiata verso destra. Congiungo gli indici l’uno contro l’altro giocherellandoci, ricolmo d’un imbarazzo asensato.

“Se rimanessimo qui?” propongo, mentre il tono del verbo s’ammorbidisce leggermente. Ecco. Sono stato carino con lei. Una cosa rara da parte mia, molto. Lei se ne accorge, perché ora mi osserva sorridendo. Trattengo il respiro per una manciata di secondi che sembra interminabile, sino ad ingollare completamente il fiotto di saliva che aveva cominciato, poco fa, a scendermi giù per la gola. Non sei male se sorridi. Si, lo penso. Potrei darmi del pazzo per l’ennesima volta, convincermi d’avere una malattia ma, no, semplicemente resto con la convinzione che in questo momento,io la vedo seriamente come penso. E’ più carina. Quando non è violenta, quando non è un maschiaccio, quando rimane silenziosa ad osservarmi così, facendomi sentire in imbarazzo. Dei, sono ancora rosso. Scuoto il capo, mentre il codino dietro la nuca s’arruffa sollevandosi d’impatto.

Il mio stomaco brontola ora. Rompe l’apparente quiete dell’attimo, facendomi scivolare la mancina dinanzi al volto. “Temo di morire di fame così” per una volta che c’è un momento di calma piatta, tra me e lei, qualsiasi cosa, anche la più cretina deve interromperlo. Bah, ci rinuncio. Lei alza le spalle, senza arrabbiarsi. “Lo stiamo dicendo da venti minuti ma non siamo ancora scesi. Credo che dovremmo mangiare, tra poco suona la campanella…poi Annon…” si blocca, temendo d’aver detto qualcosa di spiacevole. Mugugno qualcosa d’incomprensibile, certo, mi ero dimenticato che sotto c’è sbianchetto che attende. Inarco le sopracciglia, abbandonando l’immagine di ‘ragazzo tranquillo’. “Ovviamente, va pure. Non sarò di certo io a fermarti. Bah” sbuffo irritato, spiccando un salto sul tetto dell’impalcatura che costituisce la scalinata. Incrocio le gambe e le braccia, sollevando il capo e lo sguardo contro la volta. Mi secca dannatamente ammettere che sarei rimasto ancora un po’, se lei, non avesse pensato a quel cretino.

“Ranma…” fa una pausa osservando le mie movenze “Sei uno stupido, come al solito” s’infuria, mostrandomi la lingua per svariati secondi prima di lasciarmi solo sul terrazzo. Credo mi sia passata di nuovo la fame. Mi sposto su d’un fianco, raggomitolandomi come facevo da bambino quando avevo un problema. Sposto gli avambracci contro la nuca, sospingendo all’interno le braccia per comprimerle contro le tempie. Socchiudo le palpebre. Silenzio. Perché deve sempre rovinare tutto quella la? Pensare che avevo intenzione di … lasciamo stare.

 

Fine Quarto Capitolo

Ed un altro capitolo è giunto al termine, eh eh, a quanto pare ci sono dei fuochi da spegnere nei prossimi capitoli (Ogni riferimento al nostro Ranma è puramente casuale eh) , vedremo di fare qualcosa per quel testone.

Al prossimo capitolo. Sayou.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto : Particolari ***


What i really want

Grazie ancora per tutti i commenti che lasciate, sono feliccissima che vi piaccia questa storia e mi date sempre tanta carica nel mandarla avanti, non posso far a meno dunque di dirvi un sentitissimo : Grazie. Ci vediamo alla fine del capitolo ;)

 

Capitolo quinto : Particolari.

 

Le ombre, molteplici, s’addensano sulla superficie dell’acqua. Creano giochi di luci singolari, talvolta, tra i cerchi concentrici che s’immergono densi al centro, v’è un alone scuro. Getto l’immagine del mio volto all’interno del laghetto che troneggia al centro del giardino. Poggio le nocche dell’indice sul mento. Guardati, non sei esattamente l’immagine del ragazzo adatto a lei. Sospiro. L’iridi scure affondano , al di sotto della superficie, mentre le increspature dell’acqua frammentano l’immagine del mio volto e, al suo posto, rivedo me e te qualche anno fa. I tuoi tratti meno delicati allora, quando ti sbucciasti il ginocchio e ti portai sulle spalle per tutta quella strada. Un sorriso amaro si frattaglia sulle labbra ora, riesco a vederlo sullo specchio sotto di me. Non credo che per te sarò mai più d’un amico, vero Hen?

All’improvviso, il riverbero della luna s’inabissa, sostituendo la sua luce con la tua immagine. Vera stavolta. T’osservo attraverso quel riflesso che, ti fa apparire più brillante. Corrucciato, un poco. “Annon, che ci fai tutto solo qui? Vieni dentro, ti beccherai un raffreddore” mi chiedi docile, con quel sottile apostrofare del verbo che pare quello d’una sorella. Già. Non alzo ancora lo sguardo, mi piace osservarti da qui. Scuoto il capo. “Non preoccuparti, sono abituato al freddo. Ho affrontato ben altro” tento d’aprire un sorriso che risulta semplicemente sghembo. Mi sento di troppo in questa casa, come mi sento di troppo quando ti vedo sovrappensiero. Ti sposti, accucciandoti poco distante da me. Ecco, come ora ad esempio. Stai pensando a lui, nevvero? Sollevo lo sguardo dalla tua immagine riflessa, eccoti reale adesso. Ti conosco e, per tutto il tempo nel quale sono stato con te, non ti ho mai visto con quella particolare luminosità nello sguardo.  Ti accorgi dell’insistenza dei miei sguardi e ti volgi sorridendomi. Potrei dirti quanto adoro quel sorriso. No, non lo farò. Potrei mai prendere il suo posto nel tuo cuore?

Gioco con l’acqua ora, gettando l’indice sotto la superficie fredda. “Ancora, non mi hai detto perché sei tornato” eccole, le tue domande d’occorrenza, per tagliar via il silenzio. Allargo un sorriso spento sulle labbra “Beh, volevo rivederti. Ti basta come motivazione?” divengo serio ora. So già quale sarà la tua reazione.

Mi osservi perplessa e stupita. Cos’è, non credevi che anche io potessi possedere un po’ di sicurezza? “Annon…ma che…” non ti lascio finire la frase, mi sollevo allontanandomi. Non ho nemmeno il coraggio di guardarti . Ho già ben impressa l’immagine di un tuo rifiuto, lo facesti già tempo fa, quando provai a parlartene la prima volta, non mi ascoltasti. “Perché mi dici questo?” lo sussurri in modo tale che io possa percepire quel tono, come un colpo allo stomaco, diretto. Sei spaventata?

Mi fermo, osservandoti da sopra la spalla ora. “Non credo sia una novità” mi limito, diretto stavolta.  Non rispondi, rimani in silenzio accucciata nella tua posizione ad osservare il connubio di astri in cielo. Perché non può essere per me quello scintillare nel tuo sguardo? Io sono arrivato prima di lui, io…

Potrei definirmi egoista adesso ma, cosa ci posso fare se ti vorrei solo per me? Abbasso le spalle, scuoto il capo. “Stavo scherzando Hen, ci caschi sempre” lo so, sono uno stupido ma, vederla in imbarazzo mi inquieta soltanto. Tu ti sollevi correndomi incontro per malmenarmi giocosamente. “Scemo”  mi riempi di piccoli pugni sull’addome, nemmeno li sento in questo momento. “Akane…” l’ho rifatto di nuovo, ti ho guardata in modo diverso, come non dovrei guardarti ora. Mi osservi semplicemente, confusa. “…” . Scuoto il capo, fingendo che io non abbia nulla da dirti. “Ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta?” annuisci, rimanendo dinanzi a me ad osservare, silenziosa, ogni mia mossa.

“Credo sia stata una bella fortuna averti incontrata” ridacchio, sollevando la mancina in tua corrispondenza,  sfiorandoti il naso con l’indice. Arrossisci un poco. Vuoi fare la dura ma sotto sotto, guardati, t’è bastato un semplice contatto per diventare tutta rossa. Sospiro, se solo volessi, potrei cogliere quest’occasione al volo per dirti ciò che provo, per fare quel che avrei dovuto prima di partire ma…

Dannazione, Hen.

Poggio il volto tra le mani. Non riesco a capire nemmeno perché me ne sto quassù ad osservarli. Mi sento dannatamente fuori posto, perché mi… ignori così? Digrigno i denti, mentre le pupille all’interno dell’iride si stringono. Mah. Distolgo lo sguardo, concentrandomi unicamente su qualcos’altro che non siano quei due. “Ho l’impressione di essermi dimenticato qualcosa …” . Lo dico ad alta voce, così, mentre quel dubbio lentamente prende a dissolversi. Dovrei intromettermi forse? Sollevo il braccio per stringere il la destra in un pugno. La mano trema, credo d’avere il morbo di Parkinson. Infondo a me, cosa importa di lei? Ho già avuto abbastanza turbe psichiche a causa sua ultimamente. Pensi che … a me piaccia come mi tratti? Se ti picchio è perché ho i miei motivi. Non so perché ma, mi torna in mente questa frase improvvisamente. Raccolgo lo sguardo sulla mano destra, ne apro il palmo sollevandola contro il volto, esattamente nel punto dove oggi ho ricevuto l’ennesimo schiaffo. Non fa più male, non all’esterno almeno.

Perché devo essere sempre così, incredibilmente impedito? Oggi avrei anche potuto… si…avrei potuto…io avrei… vengo interrotto dai miei pensieri quando, un enorme teiera mi colpisce la testa facendomi vedere le stelle da vicino.

“Caz…ma che cos…Sh…Shampoo?” improvvisamente mi torna in mente un piccolo particolare che avevo tralasciato. E’ furiosa. “A…aspetta, posso…spiegarti” indossa un abito cinese azzurro, è quello il particolare che m’è saltato subito all’occhio e che, mi ha acceso  la lampadina all’improvviso. Allora ci vediamo oggi, cerca di farti trovare alle 17.30 al parco, vestiti di azzurro e non mancare. Accidenti, la mia vendetta me n’ero dimenticato. Ero così impegnato ad essere geloso da essermi completamente … co…cos’ho pensato? Dischiudo le labbra appena, serrando i denti. Io non posso essere geloso. Il solo pensarlo mi distrugge completamente. Non voglio credere d’esserlo. Non posso esserlo.

Shampoo rimane ad osservarmi perplessa, io che tutt’un tratto ho assunto la classica posa da pensatore con la teiera in testa che, per la botta ha preso la forma della mia ‘capoccia dura’. “Ranma!” mi chiama ma, allungo la mano indietro, per zittirla. Lancio una sguardata verso i due che si sono appena volti ad osservarci quassù, sul tetto. Akane ha appena assunto un’occhiata rabbiosa, l’altro invece è rimasto scioccato. No, ora è solamente unico l’obiettivo del mio sguardo, indirettamente, io sto guardando solamente una persona.

Scuoto il capo ripetutamente senza distrarre il contatto visivo con la sua figura. No, no. Non voglio crederci, non posso crederci affatto. Sbarro gli occhi, come se una scarica d’adrenalina pura m’avesse attraversato la spina dorsale al momento. Io sono…geloso? Tutto questo è assolutamente fuori dagli schemi, è impossibile, è inumano, anormale. Ora anche il suo sguardo è sul mio, per un istante soltanto. “No…non ci crederò mai…MAI” ringhio scappando, letteralmente. Non voglio pensarci, non è possibile, non sono io. Sono pazzo, pazzo, pazzo. Porto entrambe le mani sulle tempie, serrando gli occhi stretti. Continuo a scuotere il capo, quasi per tentare di rimuovere quest’idea dalla testa.

Co…cosa gli prende adesso? Dei, Ranma ma stai impazzendo? Scuoto il capo ed osservo silenziosa. Non riesco a capire il suo atteggiamento. Apro la bocca per dire qualcosa, prima d’essere anticipata da Shampoo. Il suo sguardo è terrorizzato, rivolto in direzione di Annon.

“…Wan” mormora semplicemente, senz’aggiungere altro. Le tremano le braccia, pare quasi paralizzata. Cosa significa quella parola? E’ un termine cinese forse? Mi volgo verso Annon, tentando di leggere nel suo sguardo un qualcosa che possa darmi anche solo l’ombra d’una risposta. Non credo arriverà, è più sorpreso di me. “Cosa?” emette debolmente, osservando stranito la cinese.

Lei punta il dito contro di lui facendolo tremare in modo disarmonico col corpo. Sembra spaventata. Non ci sto capendo nulla. “Conosci Shampoo?” gli chiedo e, in tutta risposta ricevo un cenno negativo del capo da parte dell’albino. Lei spicca un salto verso il basso, spostandosi comunque ad una distanza ben calcolata, a mio avviso. Le iridi violette, all’interno delle sue iridi guizzano continuamente contro la figura di lui. “Non…” si blocca un istante prima di prendere fiato “Non ti ricordi davvero?” gli intima, puntandogli nuovamente contro il dito.

“No, mi spiace signorina” la sua risposta sembra lasciare abbastanza perplessa la gatta. “Devo essermi sbagliata, no, non puoi di certo essere tu” la tonalità con cui lo dice è, quasi, sollevata. I due si osservano per qualche istante, pare interminabile. “Eppure il tuo sguardo è così simile al suo…” ripete sollevando una mano contro il suo volto, facendo per avvicinarla un po’ troppo – per i miei gusti. “Ehi” mi preoccupo di dire, seriamente seccata e, ciò mi lascia sorpresa di me. Arrossisco indietreggiando appena. “Akane, non scaldarti. Ho sbagliato persona, ti lascio amoreggiare con la tua nuova fiamma. Vado a cercare quel cattivone di Ranma-kun, sai?” si ferma, osservando gli sguardi di me ed Annon che si sono abbassati per l’imbarazzo.

“Ranma oggi mi ha chiesto di uscire con lui e… beh, abbiamo semplicemente rimandato a stasera” mi sussurra maliziosa, nascondendo le labbra dietro la mano aperta. Io sollevo lo sguardo, scattando, lanciandole una sguardata congelante. “E P-chan vola, quando mai si sognerebbe di darti un appuntamento?” lei continua a ridere e ciò mi disturba. Avanzo di un passo verso di lei “Allora?” chiedo ponendo entrambe le mani sui fianchi.

“Non credo possa interessarti, dato che hai un nuovo acquisto no? Zaijian kàng lì (*)” proferisce prima d’andarsene. Rimango inebetita a fissare il punto nel quale è sparita, non so se rimanere allibita dalle sue parole o semplicemente ignorarle, infondo, troppe volte s’è inventata storielle strane. Mi volgo verso Annon, rendendomi conto che è arrossito maggiormente “Che hai?” lui giocherella con una ciocca di capelli , avvolgendola contro l’indice. “N…niente” balbetta un poco, alzo le spalle, inarcando appena le sopracciglia. Non so, forse, per il fastidio delle parole di quella pazza o, per il fatto che un piccolo dubbio si sta facendo strada nella mia testa. No, cambiamo discorso, è meglio. “Ehm, sicuro di non conoscerla? … Chissà cosa significa quella parola” .

“Caos…” risponde lui di getto. Mi volgo e lo osservo interrogativa. “Annon, da quando sai il cinese?” lo rimbecco sorridente “Eh? Ma no, è una parola che mi è venuta spontanea, magari, è la prima cosa che mi è venuta in mente dopo tutto questo trambusto” . Ci penso un po’, decidendo di lasciar perdere al momento. Fluh, magari adesso Ranma è davvero con Shampoo. Aggrotto le sopracciglia, sollevo la destra, spaccando in due una delle tavole d’allenamento poste ancora sul giardino, probabilmente da Ranma o dal signor Saotome durante il giorno.

Annon mi osserva, allargando palesemente gli occhi in un’ espressione del tutto indecifrabile. “H…Hen…co…come sei diventata fo…forte” deglutisce, spostandosi appena. In questo momento potrei spaccare qualcosa in testa anche a lui, se solamente il mio buon senso non mi dicesse che non c’entra nulla. “Scemo! Scemo!” avanzo verso l’interno della casa a gran passo, blaterando qualcosa d’incomprensibile e pestando i piedi come una bambinetta insoddisfatta. Ti odio Ranma, sei un deficiente.

Mi segue, facendo finta di nulla, un po’ come se fosse la mia ombra. Poso la mano sulla porta scorrevole del Dojo, spalancandola d’impatto. Il respiro s’addensa all’interno dei polmoni, ho bisogno di sfogarmi in un qualche modo. Appena metto piede dentro la palestra, ecco che sento altri passi. “Hen?” lui mi chiama, facendomi volgere appena sopra la spalla. Vorrei rispondergli male, quando sono di cattivo umore divengo così, insopportabile. Eppure, i suoi occhi, quel suo guardarmi così quieto, sigilla le parole all’interno delle mie labbra all’istante. Si siede, facendomi cenno con la mano di raggiungerlo.

“Perché non segui l’esempio di lei?” mi chiede indicando con lo sguardo il punto dove prima, Shampoo era sparita. Io scuoto il capo energicamente. “Seguire quello scemo? Perché mai?” lui si volge completamente verso di me. Non so che espressione abbia esattamente in volto.

“Si vede … sai?” ora torna ad osservare verso il basso, si guarda i palmi delle mani rivolti verso l’alto. Eh? La mia espressione diviene interrogativa. “…Guarda, ti sei fatta male” mi rimprovera, osservando la mia mano intrisa di schegge legnose. “Non è nulla” rispondo semplicemente, prima che lui mi prenda la mano. Io la ritraggo immediatamente. Mi guarda quasi con sospetto, poi sorride. “… Ne sei cotta, vero?” . Fingo di non capire a primo acchito, poi, collego quelle parole alla figura di Ranma, non so perché ma, penso subito a lui.

Arrossisco, in modo violento anche. “M…ma cosa dici?” stringo un lembo della maglietta tra le mani, nervosa. Quando si parla di ‘quella cosa’, divengo un ciocco di legno. “Oh, non negare l’evidenza…” ridacchia furbo, flettendo indietro il capo e le spalle per lasciar ricadere la cascata di capelli albini indietro.

Non è così. Mi piacerebbe risponderti così, se fosse vero. So infondo, molto infondo di volergli bene. Lo so e basta. Lo osservo per qualche istante, prima di sollevarmi in piedi e correre via. Chissà dove poi? Non lo so, semplicemente in questo momento... ho l’impressione di volerlo qui con me. Ranma sei uno scemo.

Sono riuscito a sfuggire a quella pazza finalmente, era ora. Dopo mezz’ora di maratona per Nerima. Cioè, sarà normale doversi rifugiare sopra un albero per stare tranquillo? Dei, in questo momento, vorrei aver la capacità di divenire un’ocaccia come Mousse, per volarmene via da qua. Perché sono scappato a quel modo? Ah già. Porcaccia la miseria, perché ci ho ripensato? Premo la guancia contro le nocche del pugno chiuso. Lascio andare entrambe le gambe , lasciandole libere di dondolare in aria. Sospiro. Di nuovo, non è da me questo comportamento. Non è da me pensarti così tanto, come non è da me quest’insana gelosia. L’ho ripetuto di nuovo, quella parola così stonata. Continua a vorticarmi in testa in modo sconnesso. In questo momento si, vorrei l’lsd di Kasumi. Perlomeno, uscirei di senno senza preoccuparmi del resto.

Abbasso lo sguardo verso le strade di Nerima. Non avevo mai fatto caso al buio che la circonda di notte. Forse perché, talvolta sono così superficiale da… non accorgermi di certi particolari. Sgrano gli occhi per un millesimo di secondo. Particolari. Stringo la mancina, sino a farne divenire bianche le nocche. Minuzie come quelle schifezze abominevoli che mi prepari dalla mattina alla sera, eppure, riflettendoci meglio, non credo siano tentativi di farmi fuori come  ho sempre voluto pensare. Forse, erano semplicemente un modo per…attirare la mia attenzione? Possibile che lei voglia farsi notare da me? Bah, quante stupidaggini ti vengono in mente . Quel maschiaccio di Akane che si da da fare per apparire una brava moglie. Trattengo un sorrisetto ironico, immaginandola tra vent’anni col grembiule, intenta a sfaccendare per casa. Dei, da quando faccio questi pensieri? Arriccio appena le labbra ed il naso in una smorfia. Chi vorrebbe mai una ragazza violenta e piatta come moglie? Semmai come marito. Farebbe più figura la mia parte femminile come donna di casa che lei. “Scema…” mi esce così, dalle labbra. La verità è che, non immaginerei affatto la mia vita senza i suoi ceffoni, senza la faccia da schiaffi che si ritrova, senza quella vocina rettile che mi trapana i timpani. Non credo saprei vivere senza il mio maschiaccio.

Mia? Da quando è una cosa che mi appartiene? Non l’ho mai pensata come tale. Bah, potrei avere donne molto più belle e gentili di lei. Potrei, esatto. Eppure continuo a proteggerti, eppure, desidero restare comunque al tuo fianco, seppur tu non mi piaccia affatto. Sono difettoso, da buttare. Oggi sono pieno di controsensi.

“Ranma?” toh, parli del diavolo. Dove l’hai lasciato il principe scolorino stasera? Eccola, li sotto che guarda in alto. Riesci sempre a trovarmi, befana. Inarco le sopracciglia, ruotando il busto verso destra, incrociando saldamente le braccia al petto. Nah, non ho intenzione di parlarti ora come ora. Via, aria, sciò.

“Ora scendi e mi spieghi perché sei corso via a quel modo, non me ne andrò di qui, dovessi rimanere sotto quest’albero tutta la notte” lo ammetti con vigore, facendo scendere il mio sguardo su di te in modo del tutto volontario. Mi sorprende adesso, questa tua tenacia. Non rispondo ancora, quanto sei cretina. Scuoto il capo, lasciandoti intendere chiaramente che non ho intenzione di muoverti. “Hai una testaccia dura Ranma. Vorrei poter coniare un termine per sbatterti la faccia per terra. Cretino” ringhi furiosa. Seh, ti piacerebbe farmi scendere in quel modo vero? Sfortunatamente per te non esiste. Tenti di arrampicarti goffamente sull’albero, sotto di me, stranamente scivoli giù come se su quel tronco vi fosse olio. Ti osservo quasi divertito dalla scenetta, sei proprio una bambina. No, non cederò così facilmente, figuriamoci.

“Se non scendi tu, vengo su io” ci riprovi, senza lasciarti abbattere minimamente dal mio comportamento. Perché ti ostini a non capire che non ho voglia di parlare con te? Cazzo. Mi sollevo sul ramo, notando che mi hai quasi raggiunto in cima, a cosa stavo pensando per non averlo notato?

Faccio per saltare più in alto ancora, quando sento un crack sordo, ed il ramo spezzarsi sotto il tuo peso. Stupida. “Akane” pochi salti, mi butto praticamente di sotto, correndo lungo la superficie dell’albero per riprenderti in tempo. “Sei impazzita?” ti rimprovero visibilmente alterato. Sfioro il terreno ora, ricadendo perfettamente diritto. Ti guardo accusatore, sai che non voglio che tu mi disturbi quando voglio starmene solo.

“Ranma?” sei arrossita, riesco perfettamente a sentire il cambiamento della temperatura corporea sulle tue braccia. “Ehm, puoi farmi scendere, ora” mi sussurri imbarazzata, ed io come un cretino, mi riempio come un bollitore d’acqua calda, immediato. Aprendo le braccia improvvisamente, lasciandoti cadere.

“Ahio! Sei scemo?” stavolta sei tu a sgridare me. “Sei tu la cretina, ma ti pare salire lassù a quel modo? Potevi farti male!” ti ringhio contro, decisamente iracondo. Io e te, bianco e nero, contrasto assoluto in qualsiasi cosa, io dico acqua e tu dici fuoco. No, non potrei mai andar d’accordo con te. Però ora mi fissi e, la tua insistenza si fa pesante. Non riesco a sorreggere quello sguardo rammaricato che mi lanci in tutta risposta. Prima che io distolga il mio, noto che le tue labbra s’aprono in un sorriso. Eh? Apro mezza bocca confuso, non capendo quella tua espressione quieta ora.

“Non volevo farti preoccupare, mi spiace” abbassi il capo, ed in questo momento, rimango inebetito di nuovo. A fissarti a bocca aperta come un merluzzo, tipico di me e della mia insana ottusità nel comprendere le cose. Abbasso lo sguardo ora e semplicemente, noto un piccolo particolare che mi era sfuggito. La tua mano. Istintivamente mi accuccio sulle ginocchia, prendendola sulla mia per osservarla da vicino, tenti di ritrarla celere ma  io, in risposta, stringo il polso. “Sei… ferita” emetto le due parole, rompendole con un breve sospiro,ecco perché non riuscivi a salire.

Stringo le labbra, dandoti un leggero schiaffo sulla testa. Stupida. “Sei proprio un maschiaccio” ripeto mentre tu mi guardi arrabbiata, poi, sento un sussulto da parte tua, quando poso le labbra sul tuo palmo per estrarti le schegge. “Ma come hai fatto mi chiedo, guarda che disastro” scuoto il capo, estraendo l’ultimo frammento di legno coi denti, sputandolo poi al mio fianco. Strappo un lembo della manica, avvolgendotelo attorno alla mano. “Ecco, devo anche fare il pronto intervento ora?” asserisco sarcastico . Prima di tornare con lo sguardo su dite, sento la pelle del dorso della mano, bagnarsi all’improvviso. Pioggia?  Sollevo lo sguardo repentino su di te, no, lacrime.

“P…perché piangi ora? C…che ho fatto?” indietreggio spaventato. Non riesco a focalizzare il motivo delle tue lacrime in questo momento, inarco entrambe le sopracciglia confuso, molto, oserei dire.

“SCEMO!” sento semplicemente una scossa. Un brivido m’attraversa seduta stante immobilizzando ogni centro nervoso . Le tue braccia, si sono sollevate aggrappandosi al mio collo, mentre il colore del tuo corpo contro il mio si fa maggiore. “Akane…” automaticamente, il codino si rizza impertinente mentre le mie braccia s’abbassano, afflosciandosi lungo i fianchi. Percepisco i tuoi singhiozzi brevi e controllati a stento accanto al lobo dell’orecchio e nel contempo, scivola in me uno strano sentore di…quasi di… contentezza? Sbaraglio? . Non ne so il motivo ma, rimango immobile ad osservare la strada dinanzi a me, con le iridi sbarrate su d’un punto impreciso. Solamente tu sai sorprendermi ogni volta con questi gesti improvvisi, io…io non l’avevo calcolato. “Perché ti arrabbi con me? Perché sei così stupido e scappi via…hai così paura di me?” un uggiolio sconnesso è l’unica cosa che mi esce dalle labbra ora. Sgrano maggiormente gli occhi. Paura... di cosa? Figuriamoci, di una ragazzina. Poi, prendo la consapevolezza che in parte, ciò che affermi è vero. Io…ho…davvero…paura…di te?

“Non so perché lo faccio… ti…ti dispiace così tanto?” chiedo infermo, stavolta, stranamente riesco addirittura a non mangiarmi troppo le parole. Che bravo. “Si, mi dispiace…” lo affermi convinta, secca. Ciò mi rende nervoso, non ne so il motivo ma, questo tuo ‘ammetterlo’ in modo aperto, mi … stupisce?

Mi distacco dall’abbraccio, rimanendo per un istante ad osservarti silenzioso. Sollevo l’indice, per catturarti una lacrima dagli occhi. “Non sei per niente carina così” sorrido appena. Già, non so perché ma lo faccio. Improvvisamente, dopo le tue parole mi sento quieto. Strano eh? Tu arrossisci al mio tocco ma non ti sposti. Alla tua azione, ne consegue la mia reazione immediata, ritraggo la mano puntando lo sguardo verso destra. “Sc…scusa” emetto, tornado ad impicciarmi con le parole.

Reclini il capo appena, tornando a sorridermi. Non ti vedo ma, so che lo stai facendo. Insomma, lo immagino ecco. Perché devo sempre sentirmi in questo stato,  con te?

“Torniamo a casa” ti sollevi, lasciandomi qualche secondo accovacciato ancora, prima di allungare la mano verso di me.

T’osservo di sbieco, serrando le palpebre. Volgo il capo completamente di lato inarcando le sopracciglia, assumendo un’ espressione tra l’ imbronciato ed  un qualcos’altro, dei,  quanto sono bambino a volte. Bene, ora me lo dico pure da solo, evviva.

 “Mi alzo da solo, tranquilla” stringo il labbro inferiore tra i denti, mordendolo così forte da farmi male, come per punirmi di ciò che ho appena detto. Sollevo lo sguardo immediato. “No aspetta, non intendevo ciò che pensi…” temo di scorgere nei tuoi occhi astio, quando torno a parare lo sguardo sulla tua posizione ed invece, sei ancora li, col braccio teso. Insolitamente tranquilla, seppur le labbra si siano inarcate in una leggera smorfia trattenuta.

Allungo la mano, prendendo la tua silenzioso. “Ecco…contenta?” proferisco arrossendo completamente in faccia. Tu non rispondi, semplicemente passi avanti a me stringendomi la mano maggiormente, cosa che mi fa sobbalzare per un istante. Perché non mi lasci? Una domanda che mi assilla per tutto il tragitto. Eppure, non oso chiedertelo – infondo - sto bene anche così. Rimango per un lungo istante ad osservarti le spalle, lasciando cadere la visuale, infine, sulle nostre mani. Di nuovo. Un forte bruciore, sale bastardo sulle gote, arrossandole maggiormente. Improvvisamente sento caldo, molto caldo. E’ come se m’avessero lanciato addosso un pezzo di carbone, no, diciamo una tonnellata. Tento di ricompormi, assumendo un’espressione del tutto sicura di me, tornando padrone del mio orgoglio. Io…non posso farmi vedere, ecco, così. Se non ti dessi l’immagine della forza, a chi ti aggrapperesti? Fragile come sei. Per la prima volta in due anni, mi accorgo di un altro particolare…

Non sei forte come vuoi far credere, allora, se vuoi… lo sarò io per te.

 

Fine quinto capitolo

Piaciuto? Beh, sembra che finalmente Ranma si sia reso conto di un piccolo ed importante particolare. Eh eh, non è finita qui però, ne dovranno accadere ancora di cose, perciò continuate a seguirmi.

Sayou

Vocabolario :

(*) Zaijian kàng lì : letteralmente ‘ti lascio amoreggiare in pace’

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole ***


What i really want.

Siete sempre tantissimi, penso che alla fine di questa fic vi ringrazierò uno ad uno come meritate. Per ora colgo l’occasione, di nuovo, per ringraziarvi tutti quanti.(Tiger, rileggendo i primi commenti mi ero accorta che mi avevi segnalato alcuni errori ed ho subito provveduto alla ricorrezione completa del capitolo (Povera me e gli ‘orrori’ grammatico-ortografici -.-‘’) . Passando sopra ciò vi auguro una buona lettura, come sempre.

 

Capitolo Sesto : Le disgrazie non vengono mai da sole.

 

Alba. Distendo le braccia sopra il capo, nel mentre, di sottofondo non v’è altro che lo stormire di qualche uccello diurno. Solitudine. La sensazione che da il giorno appena sveglio, quando non v’è nulla tranne che il lacerante background del vento sulle strade deserte. Mi sollevo, lentamente, ho la schiena a pezzi. Distorco le labbra un poco, concentrandomi sulla fitta al coccige. Sposto la mano a massaggiare la parte dolorante, accidenti a me e alle mie malsane idee d’addormentarmi qua sopra. L’aria pungente di metà novembre avanza, lasciandomi scappare uno starnuto. Bene, ci manca che io mi prenda l’influenza, così siamo tutti contenti. Bah. Per un istante, rimango a fissare il sorgere del sole, così, senza motivo apparente. No, non mi interessano affatto gli eventi ‘naturali’. Resto semplicemente assorto. Sollevo meccanicamente la mano dinanzi al volto, osservandola a palmo aperto. “Gh” mi scappa un mezzo guaito. Cosa – sto – facendo? Scuoto il capo, pronto? C’è qualcuno in casa? Nah, credo che il mio cervello sia atrofizzato dal sonno ancora. Porto la mancina a strofinare l’occhio destro, assieme ad un elegantissimo sbadiglio a bocca aperta in pendant. Mh, ho ancora più sonno di prima. Forse rientrerò in casa. Possibile che io sia l’unico deficiente a svegliarsi a quest’ora, in preda alle convulsioni di quelle visioni maledette? Sospiro, oramai non ho via d’uscita.

Lancio una sguardata al cortile, la tavola sistemata ieri sera per gli allenamenti è spezzata in due. Mh. Ricollego mentalmente la ferita di Akane alla tavola, facendo due più due, ecco il risultato. “Colpa mia, come al solito…” devo smetterla di pensare ad alta voce.

“Kya!” emetto un breve sobbalzo, giusto per rendermi conto di non essere l’unico pazzo nella zona. Reclino il capo, sporgendomi maggiormente dal tetto, in modo d’avere una visuale completa del giardino. Ah, ecco. A quanto pare il maschiaccio si è svegliato per allenarsi, figuriamoci che avevo avuto la stessa idea. Beh, non credo che le dispiacerà se io…

Deglutisco pesantemente quando un serpentello di nome ricordo, prende a strisciarmi vorticoso in testa. Accidenti. Perché diavolo devo essere così? Ritraggo il capo come una tartaruga, premendo la mancina contro il petto. “Gh…” emetto un altro suono strozzato quando mi accorgo che il battito cardiaco ha cominciato ad accelerare senza alcuna ragione. Che io soffra d’ansia? Deglutisco pesantemente – aridaglie-. “Possibile che succedano tutte a me?” mi schiaffo una mano in faccia, lasciandola scivolare lentamente. Non posso restarmene quassù tutto il giorno come un deficiente, dovrò scendere prima o poi. Porto la mano sotto il mento per partorire una delle mie idee malsane. Dunque, se io scendessi da qui, lei mi vedrebbe e … no, non voglio nemmeno pensarci. Se invece facessi in modo di scendere dalla parte opposta, vediamo…si, dovrebbe andare. Annuisco schiacciando il pugno chiuso contro il palmo dell’altra mano. Sembro scemo, si…anzi… lo sono. Oramai non è una novità. Mi sollevo in punta di piedi, attendo a non far rumore. Come se io potessi infondo, tsk, un esperto di Kenpo come me non si farebbe sentire nemmeno se…

“Neow?” o…oddio. Dinanzi a me, agitando la coda lunga s’erge un gatto. Mi osserva, con quegli occhietti famelici. U…un mostro. Mi blocco istintivamente, cominciando a tremare. “V…via…s…sciò…” emetto debolmente tentando d’arretrare dalla bestia. Il gatto si solleva sulle zampe, cominciando ad avanzare presso di me. “…C…cosa fai stupido animalaccio…vai via” indietreggio ancora. Oddio che qualcuno mi salvi.

“Neow” miagola ancora spiccando un breve salto e piazzandomisi in faccia. “M…Mh….Mg…m…MUAHHHHHHH” comincio a gridare come un ossesso con la visuale impossibilitata da questo coso. Corro qua e la sulla tettoia sollevando le mani in aria. Aiuto, aiuto, aiuto…paura,paura,paura. Scuoto la testa per staccarmi quest’affare di dosso  ma la cosa evidentemente ha poco successo.

“AHHHHHHH” continuo ad urlare finché non sento qualcosa mancarmi sotto i pied… oh cazzo… non faccio nemmeno in tempo a rendermene conto che scivolo giù dalla grondaia, schiantandomi di sotto. Alla faccia del non far rumore.

“Ranma” no, in questo momento sento tutto tranne la sua voce chiamarmi. Sono troppo impegnato a lottare contro la mia acerrima paura. “TOGLIETEMI DI DOSSO QUESTO COSOOOO” in questo momento, credo che si siano svegliati tutti nel vicinato, cosa cacchio me ne frega? Il gatto si stacca finalmente, ricadendo sulle zampe dinanzi a me, evidentemente irritato dai miei scossoni.

Mi soffia contro, rizzando il pelo sulla schiena. “…Stai indietro brutta imitazione di un cuscino” gli ringhio contro, arretrando ancora. “Nnnneow” avanza ancora…oddio…

“AHHHH” mi aggrappo a qualcosa. Tentando di mandar via quell’orribile sensazione dal corpo. Serro le palpebre nascondendo il volto dalla visuale di quell’affare. Poi, un tremolio sommesso… ed una brutta sensazione che mi attraversa la spina dorsale.

“Ranma! Akane, di prima mattina queste cose in giardino? Ma non si fanno sapete?” la voce tranquilla di Kasumi spezza l’infimo silenzio che s’era creato. M’impietrisco all’istante, rendendomi conto che, la cosa alla quale sono ‘attaccato’ non è un albero. S…sembrava in effetti…tr…troppo morbid…OH CAZZO.

Sollevo lo sguardo, accorgendomi d’essere praticamente attaccato al corpo di Akane come una sanguisuga, mentre lei vibra d’un kii minaccioso tutt’intorno. “A…Akane…n…non è come…p…può semb…” ma che lo dico a fare? Tanto oramai il danno è fatto. Mordo il labbro inferiore, mentre ‘stranamente’ la famiglia tendo e connessi s’è radunata dinanzi alla casa, ancora mezza insonnolita. “Ma…cos’è tutto questo macello?” afferma Nabikii , seguita a ruota da Soun e mio padre che commentano sarcasticamente, come al loro solito “Oh, Ranma, sei un ragazzo davvero intraprendente, è bello alla tua età desiderare la propria fidanzata così tanto ma, la prossima volta ti do il permesso di farlo solo in privato” annuisce energicamente seguito dal suo compare.

“Non è come credete! Dannazione non lo è” nel frattempo sento le mani di Akane afferrarmi per il colletto della casacca, sollevandomi di peso sopra di lei. “BRUTTO MANIACO, ALMENO, STACCATI NO?” ringhia, trattandomi praticamente come una palla da baseball. “KAWAIKUNEEEEEE” ringhio mentre mi lancia in aria. Sento semplicemente una fitta tremenda alla schiena, mentre ricado pesantemente sul tetto, di nuovo, scivolando giù sino al laghetto, meta solita delle mie cadute.

Sento il mio corpo trasformarsi, serro le palpebre per abituarmi al cambiamento. Ogni volta è così…così…umiliante. Mi sollevo repentino riprendendo fiato dall’apnea. “SEI UNA PAZZA, SCORBUTICA, ASSASSINA, BEFANA, VIOLENTA E POCO…POCO…DECISAMENTE POCO CARINA”  gli strillo a pieni polmoni mentre lei rientra in casa inviperita. Mentre mi sposto arriva principe scolorino che mi fissa scioccato. Lo osservo con aria sufficiente sollevando il naso per aria “Tsk, non hai mai visto un uomo diventare donna? Beh, abituati” esprimo seccato, mentre lui continua a fissarmi con gli occhi sbarrati annuendo appena.

Che figura, che figura. Rientro in casa, sbattendo la porta centrale. C’era bisogno di lanciarmi come un missile per aria? Dico io, quella non è una donna è Rambo in versione femminile. Anzi, Rambo e basta. Incrocio le braccia al petto, attendendo che questa cazzo di teiera scaldi l’acqua. Batto il piede sul terreno nervoso. Non è stata colpa mia cavolo, non l’ho fatto apposta, figuriamoci se io mi attacco volontariamente ad una schifezza come lei. Davvero, figuriamoci. Sei semplicemente un maschiaccio, non mi piaci per niente. Per niente.

Sospiro. Accidenti a me. “Ranma?” ecco, questa voce è l’unica cosa, ora, in grado di innervosirmi doppiamente. Annon entra in cucina, osservandomi dall’alto in basso, quasi avesse visto un fantasma. “Ma…sei davvero tu?” mi chiede semplicemente, senza avvicinarsi troppo.

“Si, sono io. Sei cieco? Non ti hanno spiegato la mia maledizione?” gli ringhio contro, seccato alquanto. Lui annuisce leggermente, rimanendo nella sua quiete apparente che mi da ancora più sui nervi. “Si ma, non avevo ancora visto gli effetti della maledizione su di te…mi…spiace” si scusa, dei quanto non sopporto tutto questo perbenismo forzato.

“Senti, non devi essere carino con me semplicemente per questo”  proferisco secco mentre mi verso la teiera d’acqua addosso, tornando ragazzo. Lui scuote il capo “No, no. Beh, posso capire il tuo disagio cioè…non lo comprendo in realtà ma, immagino quanto per un ragazzo possa essere difficile convivere con una cosa simile” volgo il capo di scatto, osservandolo stranito. Piego le labbra in una smorfia, seppur mi abbia lasciato alquanto sorpreso con la sua affermazione. Abbasso il capo appena, posando il bollitore sul tavolo. “Beh, non è…poi così scomodo” concludo allontanandomi.

Sento quel suo sguardo da ragazzino innocente, osservarmi sino all’uscita della porta. “Se lo dici tu…” sussurra, eppure lo sento. Le sopracciglia si piegano verso il basso ora. Cosa vuoi saperne tu? Tu non hai questi problemi, tu non hai la minima idea di cosa significhi essere ragazzo solamente per metà, di cosa significhi sentirsi imprigionato in un corpo non tuo. Sentirsi…diverso. Cosa ne sa un ragazzino come te? Mi allontano, tornando in sala da pranzo, evidentemente scocciato.

“Ranma aspetta” di nuovo lui. Che scassamaroni. Mi volgo, lanciandogli un’occhiataccia fulminante. “Smettila di seguirmi e soprattutto…” prendo una pausa, tentando d’insufflare tanta aria quanto basta per essere chiaro “STAI ALLA LARGA DA AKANE, CHIARO?” socchiudo le palpebre riprendendo il passo. Tsk, marmocchio.

Rimango di sasso. “Volevo solamente dirti che…hai scordato questo…” sussurro, prima di stringere l’asciugamano tra le dita. Rimango con lo sguardo puntato sul punto nel quale è sparito. Cosa voleva dire con quella frase? Io…

Il braccio comincia a tremare in modo spasmodico. Cosa…devo fare? Io, non ho fatto nulla. Non mi pare d’aver mai fatto o detto nulla per … ripenso ad Hen e alle parole di lui. Infondo ha ragione, io, dovrei stare lontano da lei, non appiccicarmi ad ogni occasione. Infondo, lei ha già chi ama no? Cosa ci faccio ancora qui infondo? Abbasso lo sguardo confuso. Non so cosa diavolo fare, non lo so. Sollevo il braccio, sbattendo l’asciugamano contro il muro. Da quando sono entrato qui dentro non hai fatto altro che trattarmi così, Ranma, sei semplicemente un fanatico delle arti marziali senza spina dorsale. No, calmati Annon. E’ semplicemente gelosia la tua . Ssh. Non intendo rimanere un istante di più, se la mia presenza lo infastidisce così tanto e se… per causa mia deve litigare sempre con Hen, allora…

Apro la porta del bagno, trovandomi dinanzi allo specchio. Cosa vedo? Uno stupido che spera di avere una cosa non sua, che non fa nulla per ottenerla e che…se ne sta dov’è di troppo.

“Annon, mi raccomando, attento alle tubature dell’acqua” la voce di Kasumi mi richiama, ma sento semplicemente un suono ovattato, prima che una spruzzata ingente d’acqua bollente m’investa completamente.

Accidenti, sono bagnato fradicio. Tutta colpa di quel coglione di Ranma, si meriterebbe proprio una bella lezione. Le labbra, s’increspano in un sogghignetto malefico, mentre porto le nocche della mancina contro la destra. E’ ora che, qualcuno insegni a quel montato cosa significhi l’umiltà a questo mondo. Prima regola della scuola d’arti indiscriminate Shòu Liáng, mai mostrarsi rodomonti in battaglia. Stringo il labbro inferiore tra i denti. Piccolo sciocco, capirai presto cosa significa pavoneggiarsi contro un avversario decisamente più forte.

Esco dal bagno, camminando lentamente verso l’uscita dell’abitazione. A me le sfide, fanno gola lo sai? Punto primo. Sono arrivato decisamente prima di te e non puoi permettermi di dirmi cosa devo o non devo fare con Akane, punto secondo, ti sembra il modo di trattare un ospite questo? Piccolo stupido. Eccoti qua, trovato finalmente. Avanzo, con apparente distacco dalla posizione di lui.

“Ranma” lo chiamo, secco, squadrandolo dall’alto in basso mentre s’allena. Mi osserva, incurvando la parete frontale verso il basso. “Non ti avevo detto di starmi lontano?” ringhia, decisamente seccato.

“Abbassa la cresta, voglio sfidarti” in questo momento, posso chiaramente osservare i lineamenti del suo volto rilassarsi d’impatto, mentre il suo sguardo prende a contenere una certa densità negli occhi. Sulle sue labbra s’apre un sorrisetto sarcastico e sottile. Lo sta facendo di nuovo, mi sta sottovalutando. “Se era questo, potevi chiedermelo subito…io…adoro le sfide e…soprattutto uscirne vincitore”.  Gli sorrido di rimando, con la medesima ironia. “Mostrami ciò che sai fare allora” lo punzecchio.

Si pone sull’attacco, disegnando con le braccia e le gambe un haisoku dachi. Muove appena la gamba destra all’esterno, spostando il gomito di fronte al torace leggermente flesso. Non sopporto quella faccia da schiaffi. Mi limito a rimanere in piedi dinanzi a lui, naturale, socchiudo le palpebre. “Forza, attaccami” gli intimo spostando entrambe le braccia dietro la schiena. Deve essersi irritato ma, caro mio sto utilizzando semplicemente la tua stessa tecnica, ho capito come sei fatto sin dalla prima volta che ti ho visto, basta un nulla per incendiarti l’animo.

“Non sottovalutarmi, potresti pentirtene” prende una leggera rincorsa, spostando in avanti l’addome per abbassarsi e sollevare la gamba destra per sferrarmi un calcio lungo. Mi sposto semplicemente alla sua sinistra, evitando senza problemi  un gyaku mae geri mal riuscito. “Tutto qui?” lo esorto, fingendomi palesemente annoiato.

“A quanto pare, non sei deboluccio come t’avevo immaginato” sposta l’indice sotto il naso, strofinandoselo. Pare allettato più che nervoso. Meglio così. “Vediamo come reagisci a questo …Kachū Tenshin Amaguriken!”  sottilizza, avvicinandosi  maggiormente e cominciando ad oscillare le braccia e le mani ad una velocità impressionante.

“Cos…” rimango spiazzato per un istante dal colpo, facendomi colpire senza volerlo all’addome ripetutamente, col solo risultato d’essere trascinato per qualche centimetro indietro. Forse l’avevo sottovalutato un po’ anche io. Continua con l’attaccarmi, sferzando altri colpi dall’alto stavolta. Interessante come tecnica, osservo dettagliatamente con la coda dell’occhio i movimenti circolari delle braccia, studiandone la conformazione. “Ma questa tecnica…” scivolo leggermente col verbo, prima di bloccare il peso delle spinte fissando saldamente il piede destro sul terreno, leggermente indietro rispetto al corpo. In questo momento, devo aver lasciato increspare le labbra in un mezzo sorriso,se ne accorge ed inarca le sopracciglia in modo maggiore.

“Cos’hai da ridere bamboccio?” mi ringhia contro, aumentando la velocità di spinta dei colpi. Arretro un istante sottomettendo il corpo alla gravità, per scivolare sotto di lui e passargli tra le gambe senza che se ne accorga.

Dannazione è veloce. Sposto lo sguardo bloccando d’impatto la spinta dei pugni, spicco un breve salto per scansare un eventuale contrattacco, ritrovandomi in piedi dinanzi a lui nuovamente. “Come hai fatto a contrastare questa tecnica?”  mi ha spiazzato, come dannazione ha fatto a scivolarmi sotto senza che me ne accorgessi? Non è da me sbagliare in questo modo. Mi riporto in posizione d’attacco, ritentando l’Amaguriken modificato stavolta.  Mi sposto in avanti con un breve salto veloce, allargando appena le gambe e riprendendo il colpi di poc’anzi con maggior veemenza.

L…li sta…parando? Le sue braccia hanno preso a muoversi con la medesima velocità delle mie, sento distintamente i suoi palmi che parano i pugni, non riesco comunque a capire come possa farlo. Dannazione, maledizione. “attacco Yī zhèn fēng!” esordisce basso, sorridendo sicuro della vittoria. Ma cos… le sue mani s’abbassano repentine, così il busto, rotea le braccia quasi avesse tra le mani una sfera inesistente, prendono a girare vorticosamente per formare una sottospecie di mulinello. Ringhio, no, non è possibile che questo coso sia così forte.

Mi sposto, spiccando un salto indietro, ponendomi in difesa automaticamente. Rispondo al suo attacco velocizzando ulteriormente le mosse delle braccia. Devo pensare in fretta ad un modo per metterlo K.O.

E’ vero. Non ci avevo pensato, su dai. Vieni verso di me. “Tsk, sei decisamente debole, mi immaginavo qualcosa di meglio” devo restare calmo, concentrarmi semplicemente sulla difensiva. Chiudo gli occhi, cominciando a spostarmi centralmente per disegnare una sorta di spirale. “Cosa c’è Ranma? Ti sei rammollito? Rispondi ai miei attacchi, forza” mi intima, tentando di farmi perdere le staffe. No di certo, indifferente, resta indifferente. Non ascoltarlo.

Sento il suo kiii scaldarsi in modo repentino, ci siamo quasi. Ancora qualche passo. Perfetto. Apro gli occhi, sbarrandoli “Hiryu Shoten Ha!” m’abbasso spingendo il pugno chiuso verso l’alto per colpirlo sotto la mascella. “Cosa diamine…” ah, ora non fai più lo spaccone eh? Una spirale d’aria concentrica, ci avvolge entrambi, seppur il colpo sferzato non sia troppo potente. D’un tratto sbarro gli occhi, cosa…sta…

“Credevi di mettermi fuori gioco con questa tecnica? Non è la prima volta che la vedo pivello” ride, mentre il colpo va a segno colpendolo direttamente. “Tra poco sentirai gli effetti del mio colpo e allora…” non fa in tempo a finire la frase che, il mulinello di vento diviene d’un colpo d’acqua, attirando con sé il contenuto del laghetto di casa Tendo. Accidenti…ah… mi piego sul terreno, c…cos… porto istintivamente le braccia contro il torace che inizia a bruciare tremendamente, quasi avesse ricevuto in un millisecondo una scarica di cazzotti nello stesso punto. “Tu…dannato…” sollevo lo sguardo presso il tifone che, lentamente s’estingue, lasciando Annon immerso sino alle gambe all’interno del laghetto.

“Uh? C…cos’è successo?” mi osserva interrogativo, quasi non capisse cosa gli accade attorno. In questo momento io…potrei finirl… la testa…mi gira la…t…

 

 

Osservo la scena piuttosto stranito, la spalla e parte del braccio mi fanno un male cane. Cos’è successo qui? Ci hanno attaccato? Oddio. “RANMA” lo vedo cadere stremato al suolo, quasi privo di forze. Mi avvicino uscendo dall’acqua, riprendendolo in tempo. “E…ehi stai bene?” lo scuoto appena per fargli riprendere i sensi. No, niente.

“HEN! SIGNOR SAOTOME! SIGNOR TENDO!” chiamo a gran voce gli altri che accorrono immediati. Soprattutto Akane che, ammette d’aver sentito un gran boato in giardino. “RANMA!” si avvicina spostandomi col braccio indietro. “Ranma svegliati! Ranma…Ranma!” lo chiama ma non risponde. Cosa può essergli successo?

Akane si volge verso di me preoccupata. “Annon cos’è accaduto? Perché Ranma è ridotto così? COSA GLI HANNO FATTO?” mi urla contro, per poi tentare di frenarsi nell’eccesso di foga. “I…io non lo so…” rispondo semplicemente.

Il signor Saotome e gli altri accorrono, quasi vi fosse un funerale. “C…com’è possibile?” il signor Genma trema appena, non so perché siano tutti così sconvolti, sono convinto che Ranma è semplicemente svenuto. “Non credo…sia grave…” mi azzardo a dire, mentre il resto degli sguardi viene puntato su di me, notando i miei vestiti semi dilaniati. “Annon non ti ricordi cos’è successo?” chiede Hen, sorreggendo il capo di Ranma sulle gambe. Non so perché ma, mi infastidisce appena questa scena. Scuoto il capo, no, non posso pensare a questo ora.

“No, mi spiace non ricordo. Non ne ho la minima idea…” continuo a non capire il motivo di tutta questa sorpresa. “Chi può essere stato? … Non è da Ranma lasciarsi battere così” ripete il signor Saotome preoccupato. Ah, ora capisco, forse. No forse no, non ci capisco niente io di arti marziali. Finalmente mi osservo attorno, diavolo, sembra passato un ciclone in questo cortile. Che confusione.

 

 

Mi…ha…battuto. Riapro gli occhi ansante, sono sul futon. Ancora l’addome pulsa in modo tremendo, porto istintivamente entrambe le mani su di esso. Non riesco a toccarlo, fa male. Digrigno i denti sbattendo ripetutamente la mancina sul pavimento. No, dannazione, NO! Come ha fatto quel…quel… che razza di colpo era il suo? Tra poco sentirai gli effetti del mio colpo e allora…

E’ stato improvviso. Quando mi ha colpito non ho sentito nulla, assolutamente niente. Quando ho lanciato il mio colpo invece. Devo sapere come ha fatto, voglio saperlo dannazione, a costo di sfidarlo consecutivamente mille volte. Io non posso perdere, non io. Non posso. Volgo appena il capo, tentando di muovermi. Una fitta lancinante mi colpisce allo stomaco stavolta. D…devo alzarmi da qui. Non posso lamentarmi per due graffi. Quando sto per sollevare il mezzo busto mi blocco appena, sentendo un leggero peso sulle gambe.

“A…Akane?” dorme, come uno di quei gatti raggomitolati infondo al letto, con le braccia appena incurvate sulla coperta. “Mh?” dev’essere rimasta qui tutta la notte. Quant’ho dormito diavolo? Lancio una mezza occhiata alla finestra, mi ha atterrato in tutti i sensi. Abbasso lo sguardo, battuto. Non mi piace questa parola, no,  io non sono mai stato sconfitto e non posso esserlo. Devo prendermi la rivincita, subito.

Tento nuovamente di muovermi, accorgendomi che ora lei mugola appena. Se si spostasse magari. “…Sei uno scemo…” ma guarda un po’, anche nel sonno mi chiami così? Ah Grazie, complimenti. “…perché non…hai impedito che combattesse…sei uno scemo Annon…” in quest’istante, mi si è mozzato il respiro. Rimango seduto ad osservarla. Cos’è? Stringe tra le mani un fazzoletto, la coperta è umida. T…tu stavi…

“Akane…?” ti chiamo, soffiando appena tra le labbra il tuo nome. Sei una scema, solamente una scema. Ti svegli poco alla volta, focalizzandoti su di me infine. “R…Ranma stai bene?” ti sollevi appena, con gli occhi rossi e lucidi. Allora è vero…tu…stavi…piangendo?

Abbasso lo sguardo. “Si sto bene, cosa credevi? Potrei forse crepare per due cazzotti?” mi ergo appena, mostrandoti che ce la faccio. Sono forte io, ricordi? Ti arrabbi, mi guardi nuovamente sollevando la mano per darmi uno schiaffo. Serro le palpebre in modo meccanico,ad impulso. Non ricevo nulla però. Riapro un occhio, appena.

“Sei un cretino, sei un cretino” mi abbracci adesso. Chi ti capisce è bravo. Prima vuoi picchiarmi poi mi salti addosso? Sto cominciando a pensare che il dottore serva più a te che a me. Rimani così, nascosta col volto sul mio petto. “Ehi, ehi…sto bene ti dico” abbasso il volume della voce, appena, diviene un poco mellifluo. Mi dispiace, non volevo farti preoccupare. Sospiro.

“Chi è stato?” sussulti staccandoti dall’abbraccio ed io, rimango abbastanza perplesso della tua domanda. “Come chi? … Il tuo principe scolori…cioè Annon. Tsk, non sapevi che praticasse arti marziali? Eppure siete così intimi” . Lei mi osserva annichilita, quasi non sapesse di cosa sto parlando.

“Mettiti a letto, stai ancora male. Lui odia questo genere di cose, non sarebbe mai capace di ridurti così. L’hai visto no?” biascica ironica, come se quello la fosse l’ultimo capace di poter praticare arti marziali. Sto cominciando a credere che sia lei ad aver preso una bella botta in testa. “Ti dico che ho combattuto contro di lui… mi ha steso con un attacc…” ringhio, il solo pronunciare questa parola mi fa dar di matto. Digrigno i denti stringendo la mano in un pugno. “Ma… non permetterò accada di nuovo”.

Lei mi ferma la mano, ponendovi sopra la sua, scuotendo in seguito energicamente il capo. “No. Ranma, lui non è come te, è debole. Come avrebbe potuto batterti e poi … non pensare nemmeno lontanamente di sfidarlo”. Mi guardi con astio. Come? Ma sei impazzita forse? Non lascerò di certo alle mie spalle una simile sconfitta. Voglio scoprire come ha fatto a battermi e ad evitare così facilmente il mio Amagukiiren. Un leggero sorrisetto mi increspa le labbra, si lo sento, decisamente. “…Io lo devo sconfiggere” mi sento ardere dentro, di rabbia e di forza contemporaneamente. Non potrei sopportare una cosa simile. Non solo, ha tentato di … di… insomma con te…quello ma, ora vuole anche rendermi ridicolo nel MIO campo? Non credo assolutamente.

M’accorgo in seguito che la tua mano è ancora sulla mia. La stringi, supplicandomi con lo sguardo di non continuare a dire sciocchezze. Quelle che ‘tu’ definisci tali. Non puoi chiedermi una cosa simile, per quanto sia amico tuo, a me non importa. Devo batterlo ed imparare quel colpo, fosse l’ultima cosa che faccio.

“Spostati, devo alzarmi” lo dico quasi nel tono vi fosse un comando imperativo. Tu non ti muovi, cocciuta. “Guarda come sei conciato, dove vorresti andare? Almeno aspetta d’essere in forma no?” t’osservo stranito ma, dieci secondi fa non mi hai detto forse di rinunciare? Ah,ah! Vuoi darmi il contentino eh? Niente da fare cara, io mi alzo, scendo lo batto e torno. Oh yeah!

Tento di sollevarmi, con l’unico risultato di ricadere a peso morto sul futon. Dei! Sono messo proprio male. Lascio scivolare la coperta dal torso, scoprendo il busto. Ma che…

Dieci segni ben evidenti formano una spirale sull’addome. Esattamente come i movimenti delle sue braccia quando lanciava il colpo. Ed io…non li ho nemmeno sentiti. Come ha chiamato quel colpo? Yī zhèn fēng. E’ cinese o sbaglio? Inarco le sopracciglia tornando con lo sguardo su Akane. “Che tu sappia, Annon è … giapponese?” chiedo perplesso. Lei annuisce. “Quando lo trovai, beh, aveva perso la memoria io non…non so esattamente le sue origini ma penso sia di qui, perché me lo chiedi?” comincia ad essere curiosa. Scuoto il capo, non ho intenzione di darti ulteriori preoccupazioni. “Mh, no niente…” eppure, sono sicuro che quell’attacco non fa parte delle arti marziali giapponesi. Ha un nome cinese, sicuramente. Devo parlare con Cologne al più presto di questa faccenda.

Mi osservi e mi vedi pensoso. “Ranma. Riposati adesso” mi intimi stringendo le labbra in un mezzo ringhio. Distraggo la mente da quel pensiero, tornando su di te ora. “Ti ho detto che sto bene stupida, lasciami in pace” mormoro volgendo lo sguardo altrove. No, forse avrei dovuto togliere l’ultima frase.

“Mi sto semplicemente preoccupando per te, stupido” mi lanci addosso il fazzoletto ma non te ne vai. Sollevo la mancina per riprenderlo al volo. “Non c’è bisogno che tu lo faccia…non sei costretta…” stringo il lembo della coperta tra le dita, se hai fretta di tornare da quel…quel…vai pure.

Lei scuote il capo. “Se fossi costretta non sarei qui , rimango semplicemente perché voglio stare qui…con te…” le ultime due parole sfumano dalla frase, mentre la tonalità del timbro le si abbassa man mano. Con me…? T…tu vuoi…restare…qui?

Non so perché ma, ora sorrido appena. Sollevo la mano, ponendotela sul capo. “Kawaii…” no, questa volta, non ti ripeto quella parola che non ti piace. La smezzo, semplicemente, lasciandone la parte migliore. Arrossisco appena. “Oh, non dire fesserie. Lo so che lo dici solamente per farmi stare zitta” ti giri dalla parte opposta, incrociando le braccia. Ahh, per una volta che sono gentile, questo è il tuo ringraziamento? “…kune…” concludo la frase. Vai a far del bene ai somari.

“Non capisci niente lo sai? … Credevo che non ti saresti ripreso…mi hai fatto preoccupare stavolta” mi parli rimanendomi di spalle, il tono che usi è quieto però, credo tu stia sorridendo. Rimango inebetito per cinque secondi buoni, prima di scuotere il capo.

“Mi dispiace…sul serio” sollevo la mano dietro la testa imbarazzato, nuovamente. Non sono abituato al tuo essere così…diciamo…gentile con me. Ti volti, posso vederti sorridere ora. Mi piaci quando sorridi. AH? Lo sto pensando realmente? Sto davvero pensando questo?

“Senti Ranma… io semplicemente volevo dirti ch…” oddio sono impazzito. Dei, dei che cazzo ho fatto? Deglutisco, mentre il sangue che prima pompava lentamente diviene frenetico. Un gesto istintivo, celere, nemmeno me ne sono accorto e…

Mi osservi disorientata, mentre il tuo respiro si fonde al mio, poco a poco. D..da quando prendo iniziative così spinte? S…si è vero, l’intento primario era quello di zittirti ma, non così. N…non in questo modo. Ho premuto meccanicamente le labbra sulle tue nel momento stesso nel quale hai concluso la frase ho, io desideravo…davvero questo? Io desideravo…ba…

Un fremito sconnesso m’attraversa la schiena, seguito da un tuo basso singulto. Sollevo la mano sulla tua spalla, automaticamente, lasciandola risalire lungo il collo. Piano, silenzioso. Ho immaginato, ho…pensato tante volte a come potesse essere in realtà…insomma…baciarti. Non credevo sarebbe stato così …facile? Non ti distacchi, non mi picchi. Semplicemente chiudi gli occhi. Non rispondi però. Perché non lo fai?

Le mie labbra scivolano sulle tue, premendo maggiormente per richiedere un accesso maggiore, i sensi chiedono qualcosa di più di un contatto. Rimango ad osservare ogni minuzia del tuo fare, ogni minimo particolare del volto è automaticamente immagazzinato, mentre lentamente, chissà perché, quella parola di prima si trasforma nuovamente. Kawaii. Sospingo il busto in avanti, traendoti sotto di me con una leggera spinta dell’avambraccio. Non completamente, solamente in parte ora sei distesa sul futon. Resto sorpreso io stesso da questo mio gesto impulsivo. Tremi, lo sento appena. Cosa credi che per me sia diverso? Non…so nemmeno cosa sto facendo. Carpisco semplicemente l’istinto che mi chiede ulteriori informazioni, che richiede in continuazione adrenalina. Lo accontento. Mi distacco appena, arrossendo completamente ma, mantenendo comunque una leggera pressione su di te, non voglio lasciarti andar via.

“N…non vuoi che…io…” lo chiedo, strano ma vero, ti chiedo se vuoi che io continui. Sono pazzo, pazzo, pazzo. Tu non rispondi, mi fissi semplicemente sorpresa. Annuisci poi, sollevando entrambe le braccia, avvolgendomele attorno al collo per attirarmi giù, verso di te, nuovamente. Lo…vu…vuoi? Ed è una cosa se l’iniziativa viene da me ma…questo gesto...tuo…io …quando arrivo così vicino al tuo volto, di nuovo, entro completamente in tilt. Ogni senso, e, non sto esagerando, s’innalza ulteriormente. I recettori nervosi s’attivano, contraendo ogni mio muscolo al massimo. “M…Ma sei sicura? Eh no perché poi…io…cioè tu…cioè…io…” Blackout. Non mi dai nemmeno il tempo di concludere e mi baci nuovamente, sento caldo. Un caldo tremendo diramarsi lungo le braccia, sull’addome, dappertutto. Nemmeno il dolore, in questo momento sarebbe in grado di distogliermi. Ti sollevo appena, portando le braccia sotto di te, un poco. Lascio correre la destra sulla tua schiena, ti sento ridere sulle mie labbra e questo, non fa altro che aumentare quel desiderio iniziale. Non mi basta, non ancora. Ripeto l’operazione di prima, punzecchiandoti i contorni delle labbra con la lingua, per attirarti nella mia trappola. Rispondi alla mia richiesta schiudendole ed è…ed è come…come qualcosa di… strano, incredibilmente strano. Arriccio il naso, confuso dalla nuova sensazione. Ora, la lingua è libera d’accederti all’interno delle labbra. Lo so, sono decisamente insicuro anche in questo. Le cose nuove, spesso mi … danno un senso di… non so…è così bizzarro. Così strano baciarti, così strano sentirti…così vicina…così strano…stare…così bene. Sento qualcos’altro ora, la tua lingua che cerca la mia, stuzzicandola poi coi denti, mordendola appena. Un brivido m’attraversa la schiena. Sei molto più sicura di me in questo, dannazione, non posso farmi battere. Scuoto mentalmente il capo, possibile che io prenda tutto come una sfida? Non lo stai facendo per mostrarti superiore ma…perché lo vuoi? Chiudo gli occhi ora, concedendomi completamente all’istinto. Le tue mani, si spostano lungo la mia schiena nuda, diamine. Tremo appena, ti fermi improvvisamente sollevandole. Io scuoto appena il capo, trattenendomi per un istante col busto sopra di te, sciogliendo l’abbraccio che poco prima ci legava, porto le mani dietro la schiena, sulle tue, abbassandole nuovamente a creare quel contatto termico sulla pelle. “Continua…” sussurro, senza aprire gli occhi. Mi piace da morire quando lo fai. Non fermarti. Titubante, torni a lasciar correre pelle su pelle. Non credevo potesse piacermi una cosa simile. Torno a concentrare l’attenzione sulle tue labbra, cercandole alla cieca nuovamente. Un gioco malizioso che, trovo allettante per i sensi. Te le mordo, per il semplice gusto di farlo. Tu mi segui, ripetendo la mia mossa. Woa, sto diventando padrone anche di questo, quando si dice che imparo in fretta. Mugoli qualcosa e, a mio malgrado sono costretto a distaccarmi un poco, per lasciarti riprendere fiato appena. Riapro gli occhi.  “…” non parli però, forse perché in questo momento il silenzio, appare così dannatamente piacevole. Mi osservi adesso, volgo lo sguardo altrove arrossendo, beh, stavolta credo che sia del tutto consentito no?

Mi guardi in un modo strano. Reclino il capo, quasi tentando di capire se ho fatto o meno qualcosa di sbagliato. Non mi hai mai…guardato…così… è, così strano vederti…quieta, così…sembri…felice? Possibile? Trattieni un sospiro in modo forzato, attirandomi di nuovo su di te. Poggio il capo sul tuo seno, involontariamente ma, stavolta non mi sgridi, nessuno schiaffo. Anzi, le tue mani, m’avvolgono di nuovo, mentre scivolo col fianco alla tua destra, rimanendo col capo poggiato sul petto. Il tuo battito cardiaco è molto simile a quello che ho io ora, anzi, forse il mio è anche peggio. P…perché sto pensando questo? Non parliamo. Rimango a fissare il vuoto inebetito, credendo che sia solamente un altro dei miei sogni ad occhi aperti. Una stilla di sudore mi bagna la fronte, scivolando appena in basso, su di te. Il respiro è decisamente troppo alterato per essere normale, non posso credere che sia successo davvero. Forse…è solamente una nuova fantasia?

Poi mi rendo conto che non è così. Semplicemente per il fatto che ora, tu stai di nuovo stringendo la mia mano. Silenziosa. Per il fatto di sentire il tuo respiro tornare regolare, mentre quel battito cardiaco rimane dispettoso ad infastidirti il petto. Ti sento sospirare, stavolta non lo trattieni. Lo faccio anche io, indirettamente, ehm…non posso non trattenerlo. Mi vergogno troppo. Serro le palpebre affondando maggiormente il volto su di te, mentre piano, mi ritrovo a rispondere alla stretta della tua mano. Deglutisco arrossendo di nuovo, perché sono fatto così male? Poi abbasso le palpebre lentamente. Hai abbassato le mie difese in pochi secondi, mi hai addirittura portato a compiere un gesto così avventato. Perché ora ho l’impressione di stare meglio?  Credo si…che ora…io…possa anche riposarmi un po’… giusto…cinque minuti e poi…

Ora, posso anche ammetterlo. Io credo di…essere geloso di te… Akane.

 

Fine Sesto Capitolo

Ve lo aspettavate? Eheheheh. Sorpresaaa!

Nota dell’autrice : La parola ‘strano’ non è una ripetizione casuale della parola perché non conosco altri verbi da ficcarci dentro XD . Ho preferito sottolineare quel suono per rappresentare ancora meglio lo stato confusionale di Ranma, per lui è ovvio che sia del tutto innaturale questa cosa ma ‘la stranezza’ sta proprio nel fatto che è lui ad averla cominciata. Quindi c’è un po’ di ambivalenza nel suono…va beh…sono io che sono complicata in ciò che scrivo ma,era per dare una piccola spiegazione.

 

Sayou.

 

 

Vocabolario delle tecniche :

Attacchi presenti nel manga :

So che per i Ranmaniaci conoscere i nomi di certe tecniche è normalissimo ma, per fare un piccolo favore anche a chi non le sa o chi non se le ricordasse, metto un breve appunto qui sotto :

Kachū Tenshin Amaguriken : Non è altri che la ‘tecnica delle castagne’ insegnata a Ranma da Cologne e modificata da lui in seguito.

Hiryu Shoten Ha : Colpo del drago volante, un’altra tecnica insegnata da Cologne, quando Ranma aveva perso la forza. Diciamo che qui viene usata più per stretta necessità che per altro.

 

Attacchi presenti solamente nella fic :

Yī zhèn fēng : significa, letteralmente : Colpo del vento . Un attacco di Annon, consiste nel muovere velocemente gli arti superiori (un po’ come l’Amaguriken di Ranma) solamente in senso circolare, molto, molto veloce colpisce il bersaglio nel punto designato, inizialmente la scarica appare semplicemente come una tecnica difensiva, atta a non far avvicinare l’avversario in uno scontro corpo a corpo, mentre invece consiste in un vero e proprio attacco. Favorito da particolari punti di pressione, il nemico subirà gli effetti del colpo semplicemente dopo svariati minuti, quando oramai è stanco d’attaccare. 

Gyaku mae geri : Tecnica base di Kempo giapponese.

Ps. Ho notato che alcuni passaggi della fic non sono stati effettivamente capiti dai lettori (ma a tutto c'è un perchè xD) non preoccupatevi se alcune scene sembrano 'strane' o 'incomprensibili' , (non è un problema vostro, nè oculistico XD) semplicemente lo capirete più avanti coi capitoli che seguiranno.

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo : La vera natura dell’ Yi zhen feng ***


 

What i really want.

Capitolo Settimo: La vera natura dell’ Yī zhèn fēng

 

 

"Mh" un breve mugugno sulle labbra. Un raggio di luce, s'intromette violento attraverso le imposte, scivolando in fili luminescenti ancora più sottili. Sposto la mancina dinanzi agli occhi ancora chiusi, infastidito dal riverbero del giorno. Lentamente apro gli occhi, flettendo un poco il capo in avanti. Sbadiglio sonoramente, sollevando entrambe le mani sopra il capo. Le palpebre, ancora impastate di sonno tentano d'aprirsi completamente ridonando un minimo di nitidezza alle immagini circostanti. Mi sollevo appena col busto dal futon, mentre m'accorgo d'avere indosso ancora i vestiti di ieri. Sollevo un sopracciglio confuso, sbadigliando per la seconda volta. Abbasso senza volerlo il capo alla mia destra. "…" rimango muto per qualche secondo prima di scansarmi meccanico dal futon, respirando a malapena. Dei… mi ero dimenticato di ieri sera. Porto la mano contro il petto, quasi per assicurarmi di respirare ancora. Akane sta ancora dormendo, le osservo per un istante il torace che s'alza e s'abbassa in modo regolare, seguendo gli ansimi del respiro. N… non posso crederci ancora. Mi piego appena in avanti, per sollevarmi completamente ma, il mio corpo risponde in modo diverso, lanciandomi una fitta potente agli addominali. "Ahia…" emetto basso, scendendo a tastare i segni della lotta del giorno prima. Mh, devo alzarmi, voglio andare a parlare con Cologne. Torno con lo sguardo su di te, mentre alla mente torna l'immagine nitida di questa notte. Arrossisco portando la destra contro le labbra, sfiorandole appena, quasi come se potessi sentirvi ancora il tuo sapore. Un lungo sospiro, prima di ricadere nell'imbarazzo più nero. Mi volgo istintivamente dalla parte opposta alla tua, ricadendo indietro con la schiena, nuovamente sul futon.

Il muscolo cardiaco ha ripreso quel ritmo tartassante. Non so se sia un bene rimanere così, vorrei alzarmi e andarmene, tra poco si sveglieranno anche gli altri e… non voglio pensino chissà cosa. É stato, un attimo di debolezza, nient'altro. Inarco le sopracciglia, portandomi le braccia dinanzi al volto. Figuriamoci, prima mi facevo problemi anche a restare nella stessa stanza con te, e ora siamo addirittura nello stesso letto. Il pensiero, fa si che una sottile lingua rossastra vada a tingermi nuovamente le guance. Serro le palpebre tentando di focalizzare il pensiero su altro ma, è difficile quando la tua schiena è così vicina alla mia. Un pensiero poi, m'attraversa la mente così, improvviso. M… mio padre? Sollevo il capo allarmato, quasi temendo il peggio. Deglutisco, dev'essere sicuramente tornato in camera ieri notte e… e… Oddio. Mi piego maggiormente, nascondendomi dietro gli avambracci, che situazione.

Un mugolio poi, da parte tua. I muscoli si tendono repentini mentre un rivolo di sudore prende a scivolarmi lungo la fronte. Ti stai svegliando. "Mh?" automaticamente stringo le palpebre, attendendo il peggio. "… Mh…" un singolo mugolio m'esce dalle labbra, quando le tue braccia si stringono attorno al mio torace, il codino, prima ritto sulla nuca a causa del nervosismo s'abbassa. Il tuo volto si nasconde sulla mia schiena. Deglutisco avvampando nuovamente di calore. Se mi ritrovassi con la febbre non me ne meraviglierei. "Hai intenzione di rimanere così?" mi chiedi sottile, non v'è assolutamente rabbia nel tuo dire. "… E… eh?" non ho il coraggio di voltarmi. Accidenti, odio essere così. Lentamente, faccio ciò che mi chiedi, volgendomi verso di te, ritrovando il tuo sguardo contro il mio. Nuovamente troppo vicini. Lo abbasso celere. Anche tu fai lo stesso. Vista alla luce del sole, questa cosa appare molto diversa. Non parliamo, non è una novità, non abbiamo proferito parola per tutta la notte. "Credo sia meglio scendere" sussurri appena, ora hai ritrovato anche tu quella punta d'imbarazzo nella voce. Io annuisco senza rispondere, provando a sollevarmi piano. Digrigno i denti, quando un'altra fitta mi colpisce lesta al basso ventre. Dannazione. Cerco di ignorare il dolore, storcendo appena le labbra per ritrovarmi finalmente in piedi. Tu segui i miei movimenti, alzandoti a tua volta.

Non ci guardiamo. Penso sia normale, non mi sarei mai immaginato una cosa simile, uhm, si forse si. Sollevo la destra contro il capo, continuando a mantenere lo sguardo sul pavimento. "… B… bhe ora possiamo… possiamo andare… credo" quell'ultima parola lascia trapelare la mia titubanza ancora una volta, odio questa mia insicurezza in queste situazioni.

"Ranma …" ecco, in questo momento il mio nome pronunciato così mi fa uno strano effetto, perché mi costringe a sollevare di nuovo lo sguardo sul tuo. Mordo il labbro inferiore tentando di incontrare i tuoi occhi. N… non ci riesco è più forte di me. "Dimmi" ti guardo a intermittenza, passando da te alla finestra a intervalli. "Ti sei pentito di ciò che hai fatto?" me lo chiedi con un tono che non avrei mai immaginato di sentire da te. Potrei giurare d'aver scorto timore nelle tue parole.

Scuoto il capo appena, quasi impercettibile. "É… stato un momento di…" non finisco la frase, accidenti, non voglio si arrabbi con me di nuovo. Tu rimani a osservarmi interrogativa, quasi attendendo che la mia frase giunga al termine. "Niente… va bene così" concludo emulando una specie di sorriso sulle labbra, più che tale, sembra un'imitazione forzata.

"Debolezza?" concludi al posto mio, facendo automaticamente in modo che io sollevi lo sguardo nuovamente su di te, allarmato. "No… non… intendevo questo. Stupida" ringhio inarcando le sopracciglia. "Stavi per dirlo" sei tu ora ad abbassare lo sguardo, delusa forse. Accidenti per una volta che sto zitto. Sospiro, non so davvero come comportarmi con te a volte. Sei una scema. "S… se l'ho fatto è perché… volevo… volevo farlo ecco" sputo in una volta, trovandomi a respirare nuovamente in modo difficoltoso. Ti vedo sorpresa ora, tipico, queste uscite da parte mia sono un evento miracoloso. Stringo i pugni, serrandoli contro i fianchi. "… Non l'avrei fatto… se… non l'avessi voluto…".

Mi sorridi e, questo basta a inibire nuovamente le mie difese. É la prima volta che mi mostro ‘umano' con te. Non in senso dispregiativo ma, non credo d'essere mai stato… gentile? Accondiscendente? Me stesso?

"Andiamo dai" mi intimi, stavolta il tono della tua voce è raggiante. "… V… va bene" emetto un colpo di tosse, per tentare di recuperare il mio ‘io perduto' durante la notte. Ti seguo, prima che tu ti volga a sospingermi dentro la stanza col palmo. "Meglio uscire separati…" annuisco, si sa mai, in questa casa hanno occhi anche i muri. Esci, chiudendomi la porta in faccia quasi. Indietreggio di un passo, poggiando la schiena al muro. "Oddio…" porto la mano sulla fronte scivolando contro il muro, gettando fuori tutta l'aria accumulata nei polmoni. É… assurda questa cosa. Scuoto il capo per non pensarci ulteriormente. Recitare non è mai stato il mio forte, però, non posso nemmeno comportarmi come se fosse successo qualcosa sul serio. Mi limiterò a essere come sono sempre. Prendo un altro respiro profondo, prima di sollevarmi lentamente e uscire in corridoio.

"Buongiorno" la voce di mio padre mi sorprende, ci mancava poco mi facesse venire un infarto. Salto sul mio posto schiacciando le spalle contro la porta. "Figliolo stai bene?" chiede stranito. Lo osservo senza rispondere, scivolando sul muro come un deficiente per aggirarlo. "B… benissimo… v… vado di sotto io eh? C… ciao" mi osserva perplesso, asciugandosi la fronte dal sudore, probabilmente dopo un allenamento.

"Ragazzo mio, talvolta sei proprio un coglione, mi spiace ammetterlo" sussurra, carpisco appena le ultime parole ma, non voglio darci peso adesso. Respira Ranma, dannazione non puoi fare così. Sei sgamabile al cento per cento. Socchiudo le palpebre scendendo le scale con disinvoltura. Al piano inferiore la famiglia Tendo e scolorino sono già riuniti attorno alla tavolata, compresa Akane che cerca di non incontrare il mio sguardo al momento. Sollevo l'indice, grattandomi una guancia e sollevando lo sguardo verso il soffitto con poca non chalance.

Mi siedo silenzioso, mentre Kasumi serve la colazione. "Buongiorno Ranma, stamattina come stai?" chiede sorridendo docilmente. Io tento d'abbozzare un sorriso, come per sottolineare il fatto che io stia bene, in realtà. Pare tutto tranquillo, pensare che credevo che mio padre si fosse accorto. "Papà, com'è andato l'allenamento?" chiede poi Nabiki afferrando uno dei piccoli pesci disposti al centro del tavolo.

"Bene bene cara, oh, Ranma vedo che stai meglio ora" annuisce senza abbassare il giornale che ha dinanzi. Allenamento? Inarco un sopracciglio confuso, alzando poi le spalle. Chissene. Poi noto lo sguardo di Annon fermo su di me, inarco le sopracciglia squadrandolo molto male. "Tsk. Fortunatamente ho la pellaccia dura IO" proferisco alzando appena il volume della voce. Lui reclina il capo, quasi fosse ignaro del significato delle mie parole. Fai il finto tonto eh? Tanto riuscirò a scoprire il segreto di quella tecnica.

Socchiudo le palpebre, sollevando le bacchette per afferrare un involtino di sushi alla mia destra, quando accidentalmente scopro che esso rimane imprigionato tra le mie bacchette e quelle di Akane. Sollevo lo sguardo ritraendo immediatamente il braccio, arrossendo appena. No, così non va per niente, ora che questo sgorbio ha invaso casa, mi ero dimenticato d'esserle praticamente di fronte durante i pasti. Cosa che non aiuta per nulla la nostra situazione.

Devo evitare d'essere imbarazzato. Inarco le sopracciglia fingendomi quasi offeso "Non so, prendimi tutta la colazione… tanto sei già un elefante, mangia, mangia" la rimbecco, tornando a essere acido, come al solito. "Brutto cafone" mi ringhia contro, lanciandomi in faccia il pezzo di cibo che aveva preso poc'anzi.

"Ti hanno mai detto che non si gioca col cibo, razza di balena?" le si gonfiano le guance, mentre s'arrossano di rabbia. Io abbasso lo sguardo affondando le bacchette all'interno della ciotola di cibo, quando un'ombra assai più grande di me mi sovrasta.

Sollevo lo sguardo sbarrando gli occhi, mentre un groppo di riso mi rimane saldo in gola, senza scendere. Quella pazza ha appena sollevato il tavolo da pranzo sulla testa per tentare di lanciarmelo contro. Indietreggio mantenendo comunque il cibo tra le mani, mentre gli altri, come se nulla fosse sollevano le portate da colazione continuando a mangiare indisturbati. Capisco la routine ma, questo è eccessivo.

"A… Akane?" emetto portando la mancina dinanzi al volto per coprirmi, mentre le bacchette mi restano in bocca. Sospira quietandosi appena, posando il tavolinetto per terra, tornado infine al suo posto. Riapro un occhio, un poco, giusto per rendermi conto della situazione. Perché non mi ha picchiato? Rimango sgomento. Riprende a mangiare normalmente, mentre una sottile vena continua a pulsarle in fronte. "Akane, tutto ok?" le chiede quell'altro albino, lei annuisce piuttosto alterata.

Sbatto le palpebre per qualche istante. No sul serio, perché non l'ha fatto? Abbasso il capo un poco. Per una volta ha tentato di controllarsi… ma è… un miracolo voluto dagli dei questo. Sospiro di sollievo, tornando a mangiare nervoso.

Non riesco, dopotutto, a far a meno d'osservarla nascosto dalla ciotola dinanzi a me. Solamente Annon sposta lo sguardo intervallato tra me e lei, silenzioso. Quel piccolo ercole mi ha scassato altamente. Una minuscola stilla di sudore mi scivola lungo il collo.

"Io vado" asserisce lei sollevandosi in piedi. Mi lancia una mezza occhiataccia prima di spostarsi in corridoio, seguita ovviamente da quel suo cane. Sollevo le spalle, continuando a ingurgitare il riso inquieto. Non la sopporto quando fa così, sembra lo faccia apposta. Sposto lo sguardo a destra, mentre i due scompaiono dietro l'angolo, dove vuole andare a quest'ora di sabato mattina? Bah, affari suoi. Mi alzo in piedi senza dire nulla, seguendo quei due. Sollevo gli avambracci dietro la nuca poggiandomi al muro, dinanzi l'ingresso. "Dove state andando?" biascico con noncuranza, sollevando lo sguardo altrove.

"A Fare compere, sai com'è c'è gente che mi accompagna ogni tanto" sibila lei sollevando il naso, oddio quando fa la snob la detesto. Piego le gambe appena, protraendo dinanzi il busto "Scusa non avevo capito ti piacesse tanto il circo" emetto sarcastico mostrandole la lingua.

"Circo?" lei e quell'altro coso, si voltano verso di me interrogativi non capendo di cosa stia parlando. "Certo" sollevo il sopracciglio destro socchiudendo le palpebre "Per vestire te, solamente un tendone del circo sarebbe adatto" concludo, incrociando le mani al petto. La reazione che segue è prevedibile. Annon che trattiene a stento un sorriso, lei che si volge stringendo i pugni dinanzi al corpo divenendo rossa di rabbia. "Ranma… sei… tu sei… un…" non conclude la frase e io mi ritrovo allegramente sommerso da un porta ombrelli. "Andiamo Annon" se ne va, con quel suo passo alla bulldog portandosi dietro quel ‘povero accidentato'. Io rimango sotto il peso del porta ombrelli, tamburellando le dita sul terreno con la sinistra mentre mantengo la destra poggiata al volto, trattenendo un'espressione piuttosto vaga. Immaginavo non si sarebbe trattenuta, il miracolo è durato ben poco. Violenta sei e violenta rimani.

Fortuitamente il dolore allo stomaco s'è placato. Mi sollevo massaggiando i lividi appena. Devo andare al Neko Hanten, assolutamente. Seppur io già sappia che Shampoo non mi farà passare liscio il bidone tiratale ieri.

Sbuffo, intascando le mani. Possibile che io debba essere sempre così ‘sfigato'? Lungo il tragitto, non faccio altro che pensare a quell'attacco e al modo nel quale quello scolorino l'ha lanciato, le sue mani erano velocissime. Come ho fatto a non accorgermi di quelle sue mosse? Digrigno appena i denti, stringendo la mancina in un pugno. Socchiudo le palpebre, le sue mani. Sollevo la destra, osservandone le nocche, a essa, si frappone il ricordo dei colpi subiti da Annon, la velocità con la quale erano inferti era doppia, rispetto al mio Amaguriken. Non posso far a meno di trattenere un ringhio basso, smorzandolo prima che possa uscire allo scoperto. Senza accorgermene, arrivo dinanzi al ristorante cinese, devo trovare una spiegazione logica. Non posso farmi battere così.

 

Il riverbero della mia immagine appare sfocato, attraverso le vetrine del centro. Ne osservo l'interno, eppure, non sto guardando nulla di particolare. Il mio sguardo è semplicemente posato sulla vetrina, distratto.

"Hai visto qualcosa che ti piace?" Annon s'avvicina col volto sopra la mia spalla, interrogativo. Credo si sia accorto che c'è qualcosa in me che non va. Sobbalzo, portando la mancina contro il petto. "Non farlo più, mi hai messo paura stupido" lo rimprovero mentre lui si allontana appena. "Scusa… sei strana oggi" asserisce ora, volgendosi a osservare anch'egli la vetrina. Rimango in silenzio per alcuni istanti. "Ero pensierosa…" stento, tentando di sorridere un poco.

"É per quello che è successo ieri?" la tonalità della sua voce s'abbassa di colpo. Sento un tuffo al cuore, improvvisamente. Abbasso lo sguardo arrossendo vistosamente, c… come fa a sapere di ieri? "A cosa ti riferisci?" faccio finta di nulla, portando le mani dietro la schiena e dondolandomi sui talloni.

"Lo sai bene" solleva lo sguardo, inarcando le sopracciglia chiare. Perché mi stai guardando con quegli occhi? Sollevo gli indici, pigiandoli l'uno contro l'altro, imbarazzata. "Non è stato nulla di che… e poi… non era voluto…" sibilo tra i denti.

"Eh? É ovvio che non fosse voluto. Ci mancherebbe altro" deglutisco, non ho mai visto Annon così sicuro di sé. Mi prende la mano con la sua, sollevandomela contro il volto "Tutti quei segni…" mi mormora, abbassando l'iridi scure dispiaciuto. "S… segni?" m'allarmo immediatamente, specchiandomi il collo sulla vetrina. "Ma che fai Hen? Sei pazza? Io ti parlo della salute del tuo ragazzo e tu pensi a sistemarti? Che tipo" si volge verso destra, incrociando le braccia, fingendosi offeso. "Eh?" una stilla di sudore mi scivola lungo la fronte. Ah, lui parlava di ‘quella cosa'. Ridacchio nervosa, portando una mano dietro la nuca. Ma a cosa pensavo? Stupida. Stupida.

"Comunque si ero un po' preoccupata ma… ora sto meglio, eh eh" continuo a sorridere stupidamente, mentre tento di coprire l'evidente rossore dietro la giacca. Quanto sono scema.

"Akane Tendo! Mio unico raggio di speranza nella coltre oscura della mia vita, vieni, abbracciami e saremo uniti per sempre nel sacro vincolo dell'amore!" oh mio dio, conosco questa voce. Deglutisco boccheggiando appena un qualcosa, prima di ritrovarmi ‘imprigionata' tra i tentacoli di quel polipo di Kuno. "Staccati, dannato cretino" gli urlo contro, tentando di dargli un calcio ben piazzato tra i gioielli. "Perché amor mio? Non vedi le stelle quando sono al tuo fianco?" una vena piuttosto ampia comincia a pulsarmi sulla fronte "Ora te le faccio vedere io le stelle se non ti levi dalle scatole…" garantisco acida, abbassando il braccio per dargli un pugno.

"Cosa stai… facendo…" mi volgo celere col capo, quando la voce dell'albino spezza le farneticazioni di Kuno, deglutisco. Potrei giurare d'aver visto i suoi capelli sollevarsi sul capo, permeati, assieme al corpo, da una sorta di kii luminescente. "A… Annon?" stringe la mano sinistra, mentre gli occhi gli si illuminano d'una rabbia viva. Sbarro gli occhi, que… quello non è Annon-kun.

"Scusami, non è che potresti lasciarla andare?" sorride infine, mentre sul mio volto appare un'espressione indecifrabile. Le labbra cominciano a sollevarsi intrise d'un sottile tick nervoso. "Chi è costui che osa disturbare l'idillio di due amanti? Fellone, battiti con me per il cuore della dolce Akane Tendo" mi lascia cadere per terra, con un sonoro tonfo, portandosi dinanzi ad Annon che rimane inebetito a fissarlo. "I… il cuore?" arrossisce vistosamente, portando entrambe le braccia dietro la schiena "Ma cosa dici… non potrei mai…" ridacchia strusciando il piede per terra, quasi stesse spazzando. Mentre Kuno solleva lo shinai di legno portandoselo dinanzi al volto. "Come non potresti? Che uomo sei allora? Affrontami ma che maleducato" s'interrompe, riavviandosi i capelli dietro il capo a mò d'attore cinematografico, avrei giurato d'avergli visto addirittura brillare la dentatura, sono impazzita. "Io sono Tatewaki Kuno, primo Kendoka dell'istituto superiore Furinkan, soprannominato anche Denkouissen. Battiti con me, sempre se sarai in grado di sconfiggermi…" comincia a ridere, più che altro a me sembra finito sotto l'effetto di qualche bomboletta esilarante.

Io ed Annon rimaniamo a osservarlo allibiti e poi, non era soprannominato Buruu Raimei? Sollevo un sopracciglio, piegando la mancina sopra la fronte, se le inventa di tutti i colori. "Ti prego Annon, lascia stare" avanzo, portandomi al fianco dell'albino e tentando di trascinarlo via con me. "É un pazzo…"

"Confucio dice: Chi impara, ma non pensa, è perduto. Chi pensa, ma non impara, è in pericolo. In questo momento tu, sei in pericolo. Battiti, per l'amore della splendida Akane Tendo" ulula sollevando di nuovo la spada. Scuoto il capo, sollevando solamente il braccio destro, sferrandogli un bel pugno in bocca, tanto basta per farlo volar via come una fastidioso insetto. "Seccatore" asserisco piuttosto nervosa. "M… ma chi era quello?" sospiro, osservandogli dipinta in faccia la disperazione in persona "Un pazzo, lascialo stare. Hai fame?" gli sorrido, tentando di fargli dimenticare quello squilibrato. Oramai conosco Annon, è facilmente impressionabile da questi soggetti strambi. Lui annuisce, rimanendo per qualche secondo a osservare la volta, dov'è sparito Kuno poco fa. "E andiamo!" lo tiro per la manica, mi chiedo chi sia il più cretino tra noi tre: Kuno che lo fa perché la sua mente è traviata dal ‘complesso da palcoscenico', Annon che si fa coinvolgere o io che ancora parlo con entrambi. Bah.

" Wèi hūn fū! Finalmente ti sei deciso a voler rispettare i tuoi doveri?" la voce della vecchia Cologne, irrompe nel silenzio del locale in un suono semi ovattato, quasi distante. "Mh?" mi guardo in giro, tentando di scovare quel dinosauro tra i vapori del ristorante. Arriccio il naso quando un nauseabondo odore raggiunge il mio olfatto, sollevando entrambe le mani dinanzi a esso. "Cosa diamine è questa puzza tremenda?" farfuglio attraverso le mani. "Uhm, è solamente uno di quegli intrugli portatami dalla Cina, ne sto provando l'effetto. Vuoi assaggiare?" compare improvvisamente, saltellando sul bastone e comparendomi dinanzi con un enorme cucchiaio ricolmo di una strana melma scura.

Sbarro gli occhi, tentando d'evitare uno svenimento improvviso, indietreggiando di pochi passi. "Tu sei pazza, piuttosto preferirei morire di congestioni avvelenato dal cibo di Akane" sbotto tentando di respingere la brodaglia col palmo. "Shampoo non c'è mi spiace, è uscita a sbrigare una consegna" emette tornando a mescolare l'intruglio all'interno di una ciotola. "Cosa me ne frega di Shampoo, sono venuto per parlare con te… e… VUOI BUTTARE QUELLA ROBA FUORI DALLA FINESTRA? STAI APPESTANDO IL LOCALE" ringhio tentando di mantenere il controllo.

"Con me dici?" abbandona il suo da fare avvicinandosi maggiormente a me. Socchiude le palpebre dandosi un po' di contegno, della serie, io sono una vecchia centenaria piena di saggezza, chiedi pure. "Vengo subito al sodo… conosci per caso una tecnica denominata Yī zhèn fēng?" chiude gli occhi, volgendosi un poco per chiudere il coperchio alla pentola, quando, udendo il nome della tecnica,lo lascia scivolare inavvertitamente dalle rugose mani. Si volge verso di me avvicinandosi celere, pare quasi allarmata da ciò che ho appena detto. "Dove hai sentito questo nome ragazzo?" mi chiede scrollandomi le spalle, si è deciamente inquieta. I suoi occhi già grandi, s'allargano ulteriormente, posso leggervi apprensione dentro, sicuramente.

"É una tecnica che è stata utilizzata contro di me da uno strano ragazzo, conoscente di Akane… nemmeno l'Hiryu Shoten ha sortito l'effetto sperato…" rilascio la frase dalle labbra così, di getto. Trattiene il respiro per qualche istante "Solleva immediatamente la casacca, sbrigati" emette abbassando lo sguardo contro il mio torace. Ne deduco che la conosce. Faccio come mi è stato chiesto, mostrandole le tracce del colpo, ancora evidenti. "Dei… stai lontano da lui Ranma… " emette indietreggiando e volgendomi le spalle. Che? Ma è impazzita. Sollevo l'avambraccio lasciando cadere il lembo di stoffa rossa al suo posto. "Cosa stai dicendo? Io intendo batterlo" ringhio, inarcando le sopracciglia.

La vecchia abbassa il capo, sollevando appena lo sguardo al cielo. "Devi sapere che quella tecnica è tramandata da più di venti generazioni, è prerogativa di un clan situato nel Qinghai…" Che ha detto? Mi sposto in avanti digrignando maggiormente i denti "Dove hai detto che è situato questo posto?" trattengo il respiro, è lo stesso posto in cui ha avuto luogo il mio allenamento due anni fa è…

"Si, hai capito benissimo, sorge accanto a Jusekyo, precisamente. Il clan da dove proviene quella tecnica è considerato da sempre uno dei più temibili, viene denominato infatti la casa dei signori della guerra…" socchiude le palpebre, tirando un ampio respiro all'interno dei polmoni, per poi tornare a posare lo sguardo su di me "Quel villaggio è la controparte del clan delle amazzoni, è formato dagli uomini che scacciarono le nostre ave, tempi addietro, da millenni v'è un'ardua lotta tra i due villaggi e nessuno dei due n'è mai uscito vincitore. Solamente da pochi anni, con l'avvento della nuova tecnica, il villaggio delle amazzoni è ben lungi dallo sfidare l'altro clan, in quanto il colpo che t'ha inferto è uno dei più temuti. Sei stato fortunato Ranma…" la tonalità del suo verbiare scivola lentamente in dissolvenza, sfumando sull'ultima frase. Rimango per un istante con lo sguardo vitreo, puntato in avanti, senza osservare nulla in particolare poi, comincio a ridere. La vecchia mi osserva perplessa sbattendomi in testa la punta dell'enorme bastone che si ritrova come gamba. "Ma è meraviglioso" emetto trionfante, mentre sento divampare il corpo in ogni sua fibra. Eccitato, pungolato dal desiderio di battere quella tecnica, d'impararla, di renderla al suo legittimo proprietario doppiamente. "E… c'è un modo per contrastarla?" chiedo, allargando le gambe e stringendo dinanzi al volto un pugno chiuso. Desiderio che cresce in me in modo ardente, il sangue, comincia a corrermi all'interno delle vene in modo maggiore, ogni stilla, al loro interno freme. I muscoli guizzano attraverso le braccia fasciate dalla casacca, porto la mancina contro la destra, frizionando le nocche contro il palmo. Lei mi osserva sgomenta, per poi sorridere brevemente. "Oramai non mi sorprende più il fatto che tu sia bramoso di sfidarlo. Comunque, esiste una sorta di tecnica andata persa millenni fa, v'era solamente un'amazzone a conoscerne le applicazioni" socchiude gli occhi spiegandomi nuovamente, incrociando le piccole mani sul grembo e sedendosi stavolta. "L'attuale matriarca, solamente lei fu in grado di scontrarsi con questa tecnica" proferisce schiarendosi poi la voce.

"In cosa dovrebbe consistere?" chiedo incuriosito, no, diciamo più esaltato. Voglio imparare quella tecnica, a costo d'arrivare sino in Cina a nuoto, di nuovo. Lei annuisce appena, cominciando a sorseggiare una tazza di thè bollente ma da dov'è uscita fuori quella tazza? Bah. "I signori della guerra, sono dotati d'un doppio kii combattivo. L'uno concerne lo Yin, nel quale vibra possente lo spirito di vendetta e desiderio istintivo, dacchè è la parte oscura della mente umana. In poche parole il Caos puro, mentre l'altra parte riguarda lo Yang, nella quale si concentra lo spirito quieto e casto, votato alla pazienza e all'umiltà. La tecnica Dí duì shuāng fāng, o degli opposti, dovrebbe servire a riunire in una cosa sola le due parti belligeranti, ridonando equilibrio." Gratto il capo, non c'ho capito un tubo di questa cosa, sarò ottuso ma, io non mi intendo di filosofia. Sollevo un sopracciglio, raccogliendo entrambe le gambe a incrociarsi sotto le mani, sulla seggiola, dondolando il corpo avanti e indietro. "In poche parole?" Obaba m'osserva stranita, quasi avesse colloquiato con un ciocco di legno per tutto questo tempo.

"In poche parole è una tecnica che serve a inibire l'attacco nemico, separando per una frazione d'istante la parte caotica da quella neutrale, consentendo di sconfiggere quella che rappresenta lo Yin" mi sollevo, lasciando cadere la seggiola alle mie spalle "Devo imparare quella tecnica" asserisco, lo sento, gli occhi mi guizzano ansiosi. La vecchia Amazzone scuote il capo. "C'è una cosa che devi sapere però… vedi…"

Un rumore sordo sulla porta. La rovinosa caduta di vetri e piatti dinanzi all'uscio del ristorante. Shampoo ci osserva, mentre le iridi violette le tremano spaventate. "… Bisnonna…" le mani, prima strette attorno alle stoviglie, ora le tremano incontrollate. Passo lo sguardo intermittente tra le due cinesi che s'osservano…

Non ci sto capendo nulla.

 

Fine settimo capitolo

Cosa c'entra Shampoo in questa storia? E cosa doveva dire Cologne a Ranma? Lo scoprirete nel prossimo capitolo.

Sayou

 

Vocabolario:

Denkouissen: Lampo luminoso - altro soprannome inventato da Kuno

Buruu Raimei: Tuono Blu (il secondo soprannome che s'era dato Kuno, dopo 'Meteora'…)

Wèi hūn fū: Dal cinese 'Promesso sposo'

Dí duì shuāng fāng: Tecnica degli opposti

Chí jiǔ zhàn: É il villaggio dal quale sembra provenire Annon, letteralmente significa ‘Guerra di Lunga durata' chiamato così per i continui scontri col villaggio delle amazzoni.

 

Per motivi di lavoro e per un viaggio inaspettato la fic verrà interrotta per alcune settimane, tornerò presto [Gli altri capitoli sono ancora in corso] . Chiedo venia se non potrò aggiornare per così tanto tempo.

 Ps. Annon non fa parte del manga o dell'anime, è un personaggio inventato da me (rispondendo ad una recensione)

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo : Il mio obiettivo ***


 

What i really want

 

Ringrazio innanzi tutto tutti I fedeli lettori che continuano a leggere questa storia, mi fa tanto piacere essere seguita. Secondo poi, ho seguito qualche consiglio datomi in precedenza eliminando le parole scurrili e sostituendole con termini più orecchiabili, utilizzerò un gergo più da ‘Manga/anime' d'ora in poi per evitare di mettere in bocca ai personaggi cose che ‘effettivamente' non gli appartengono. Inoltre, sto provvedendo alla correzione di ogni capitolo, con molta calma e perseveranza grazie anche all'aiuto di mio fratello che si è offerto di farmi da Beta per i miei ‘orrori' di scrittura: P. Grazie per i commenti costruttivi, e anche per quelli meno costruttivi, fa sempre piacere riceverne e migliorarsi. Ancora grazie e… buona lettura!

 

Capitolo Ottavo: Il mio obiettivo

 

Tira su col naso, quasi avesse intenzione di piangere da un momento all'altro. Sbuffo, tamburellando le dita sul tavolo, oramai sono dieci minuti buoni che aspetto. Mi espongo appena, sollevando la mano dinanzi agli occhi di Obaba. "Scusate se interrompo questa tragedia familiare ma, qualcuno ‘cortesemente' può spiegarmi cosa dannazione succede?" chiedo gentilmente, con le maniere buone si ottiene tutto. La vecchia amazzone si risveglia dall'intorpidimento momentaneo, così l'altra. Fatto buon viaggio? Ecco, ora ci sarei pure io. Che cavolo.

"Aspetta un istante ragazzo" mi aggira, avvicinandosi a Shampoo in pochi istanti. Oh sì, certo, facciamo come se io non ci fossi, volete anche prendere un caffè nel frattempo? Anzi, lo preparo io. "Bah" ho capito, qui andrà per le lunghe. Poggio nuovamente il gomito sul tavolo, schiacciando la guancia contro il palmo, palesemente annoiato. Odio le soap, perlomeno poteva farmi da mangiare, almeno avrei riempito lo stomaco nel frattempo.

"Hai sentito, vero?" le chiede a basso tono, come se io non potessi percepire le voci, siamo in tre e questa stamberga è praticamente vuota oggi, sentirei persino il volo di una zanzara. Shampoo annuisce, non riesce a smettere di tremare. "Wen?" scandisce lentamente la giovane cinese. O mio… di questo passo mi cresceranno le ragnatele addosso. Mi sollevo, avvicinandomi alle due. "Sentite…" sbuffo abbassando appena il capo "Io starei qui ma, vorrei anche tornare a casa prima o poi, quindi, datevi una mossa" sbotto spiccio, si sa che io e la pazienza siamo due rette parallele. Le due si volgono verso di me, mentre Shampoo - stranamente - mi si attacca al collo come una sanguisuga. Ti pareva. Alzo gli occhi al cielo, facendo finta di nulla. "Amore salvami" emette piagnucolando. Certe volte penso che sia peggio di quella befana di Akane. Uh? Ora che ci penso… stringo appena le labbra, roteando appena le iridi in corrispondenza dell'orologio. Io sono qui a perdere tempo con le soap e quella gira allegramente con lo scolorino? Mi stacco dall'amazzone, puntando come un cacciatore l'uscita. "Dove vai ora?" chiede Cologne saltellando sul bastone verso di me. "Ad ammazzare una persona…" ringhio sommesso mentre attorno a me comincia a saettare impulsivo un velo di kii.

Credo abbia detto qualcosa la vecchia ma, non credo sia stato importante. Quel che volevo sapere l'ho già immagazzinato qui dentro, mi indico la fronte annuendo inconsapevolmente a me stesso. Doppiogiochista. L'unica parola che mi viene in mente ora, ah si? Prima mi… digrigno i denti, non riesco a completare la frase neppure in testa. Insomma, prima lo fai e poi esci con quell'altro? Ho scritto forse cretino in fronte io? Dei se lo prendo lo faccio nero. Porto la mancina a stringere sulla destra, per sentir scrocchiare le nocche una a una. Non ci posso fare nulla è più forte di me, quel ‘coso' mi provoca l'ulcera. Il mio passo s'arresta improvviso poi, mentre dinanzi a me, nemmeno a farlo apposta compare quella salma accompagnata da Akane. Trattengo il respiro tirandomi dietro l'angolo col busto e arretrando poi di qualche passo. Rimango dietro il mio rifugio temporaneo a osservarli con la coda dell'occhio, nemmeno li stessi spiando. Perché… io non sto facendo questo, sia mai.

"Hen, tra poco avrò consumato le suole delle scarpe a forza di camminare. Non hai ancora terminato?" chiede lui, sorreggendo una pila di pacchi e pacchettini che si reggono in equilibrio per miracolo l'uno sull'altro. Sollevo un sopracciglio, da quando quel maschiaccio compra così tanta roba? Il mio sguardo si sposta dall'albino sino a lei. Indietreggio maggiormente spiattellandomi contro il muro, mentre un rivolo di sudore va a percorrermi la fronte. Non so perché ma l'ho fatto d'istinto. Forse perché ogni volta che Akane ha quella faccia, puntualmente mi volano addosso oggetti d'ogni sorta. Lentamente mi riaffaccio dalla mia postazione, notando il loro avvicinamento repentino. Quella scema dev'essere ancora arrabbiata con me, beh, il suo camminare e la sua espressione lo lasciano ben intendere. Spalle inarcate in avanti, passo militare e sopracciglia aggrottate. Si, decisamente iraconda. Deglutisco, spiccando un breve salto sul cornicione del muricciolo sopra di me, in modo da ‘evitare' il carrarmato ambulante per ora. M'accovaccio in equilibrio, rimanendo a osservare i due dalla mia postazione. Visto da questa prospettiva, nemmeno mi spiace se in questo momento li vedo assieme, anzi, l'idea che quello straccetto stinto possa fungere da punchball per soddisfare il bisogno di sfogo dell'altra in un certo senso mi rassicura. Perlomeno stavolta non sarò io il suo omino del crash test. Sospiro, abbassando appena le spalle, mentre sollevo istintivamente la destra contro il torace. Lascio schioccare la lingua al palato alzando gli occhi al cielo, dunque, se ho ben capito per imparare quella nuova tecnica dovrei tornarmene in Cina e… certo, così avrò anche la possibilità di tornare finalmente un maschio. Mi sollevo trionfante stringendo la mano in un pugno. Due piccioni con una fava insomma, meglio di così.

"Tornerò finalmente normale" emetto appena, socchiudendo per un istante le palpebre, mentre la tonalità del mio dire sfuma assieme al sospiro. Purtroppo, non ho nemmeno il tempo di sognare quando una botta tremenda alla testa mi trascina pesantemente alla realtà. "Normale eh?" digrigno i denti, mentre sollevo entrambe le mani sul capo a massaggiare il bernoccolo lasciato dal colpo del suinomane. "Ti pareva che non dovevi sbucare come un fungo all'improvviso…" lo punzecchio sarcastico volgendomi verso di lui.

"Ranma! Spiegami immediatamente cosa significano le tue parole ma… soprattutto…" s'avvicina pericolosamente volgendomi il capo di quarantacinque gradi in modo forzato "Cosa significa QUELLO" mi fa notare Annon assieme ad Akane. Alzo le spalle scostandomi dalla sua presa "É un amichetto d'infanzia di lei… cos'è, ti rode maiale?" commento esibendo uno dei miei sorrisetti canzonatori mentre il mio gomito si fa strada tra le costole di Ryoga. "A… amichetto?" tutt'un tratto pare che abbia un mancamento improvviso, per poi riprendersi alla fine, prima di cadere rovinosamente al suolo. "Ma cosa stai dicendo? E tu lo lasci gironzolare con la mia Akane?" mi ringhia contro avventandosi per la seconda volta contro di me. "Sei pazzo" mi scuote ripetutamente avanti e indietro, tra poco mi viene la nausea eh?

"Ma vuoi smetterla di sbatacchiarmi come una maracas? Io non lascio gironzolare nessuno, non è mica il mio cane… e per la cronaca, non è mai stata la TUA Akane mio bel prosciuttino" incrocio le braccia al petto, staccandomi con facilità dalla sua presa e volgendo il capo dalla parte opposta. Dev'essere rimasto abbastanza interdetto dal mio dire. Arrossisco lievemente "… Intendo dire che…" mi avvicino dandogli una leggera pacca sulla testa, nemmeno fosse un cane "… che nemmeno ti vede col binocolo lei. As tu compris?" gli schiaffeggio debolmente la guancia ridacchiando ironico nell'osservare la sua faccia completamente traumatizzata dalla vista dei due. Spalanca la bocca per poi tornare a osservarmi con gli occhi lucidi "… Q… quindi lei… ha mollato anche te?" m'osserva sbiancando come un cencio. Inarco le sopracciglia indietreggiando d'un passo "Ho detto che non vede TE mica me… e poi… cosa vuoi che me ne importi? Ciò che fa lei non mi riguarda" Bugia. Bugia. Bugia. Sollevo gli occhi al cielo "Già…" concludo dondolandomi sui talloni. Ryoga incrocia le braccia al petto, sibilando qualcosa tra i denti per poi aprire le labbra in un mezzo sorrisetto "Sai… non so perché ma tutto ciò mi diverte. Ricordi il mio desiderio? Bene, pare si sia espresso…" la tonalità s'abbassa appena, così le sue palpebre che si socchiudono a mezz'asta. Eh? Ma di che diamine sta parlando questo. Reclino di poco il capo verso destra, portandomi con la visuale all'altezza di quella sua faccia da schiaffi. "Parla come mangi mortadella, che intendi dire?" formulo tra il sarcastico e il curioso.

 

 

Porto lo sguardo su di lui in modo diretto, avanzando col busto un poco in avanti, una mezza idea ha cominciato a frullarmi in testa e… non suona poi così stonata. "Pensaci. Un vecchio amico d'infanzia… solo lui può conoscerla veramente, non si rivedono da molto e… guarda come sono affiatati" allungo il braccio indicando i due che si sorridono tranquillamente. Oh sì, anche a me ribolle il sangue, certo, ucciderei quel pagliaccio all'istante ma, in questo momento la mia mente sta architettando un qualcosa di machiavellico. Osservo la reazione di Ranma, il suo volto, da calmo e disinteressato comincia a contrarsi, divenendo quasi spaventato. Sollevo gli occhi al cielo, uhm, sarà una mia impressione o… in questo momento stai provando ciò che io provo quando la vedo con te? Ecco, lo senti? Capisci adesso quanto male sopporto ogni giorno, quanta sofferenza trattengo dentro di me. Pensandoci, eliminando te come primo concorrente non mi ci vorrebbe molto a dare il ben servito a quell'idiota, sembra tutto tranne che forte. Sollevo la mano, chiudendola sul palmo e stringendola forte. Si, finalmente sarai mia. Comincio a ridere in modo spasmodico, un tic che ancora non ho imparato a controllare, sì, farò in modo che lei dimentichi te una volta per tutte caro Ranma e poi, mi concentrerò sul damerino.

 

 

E… e… eh? A… affiatati? Lancio un'occhiata in corrispondenza di Annon e Akane. Avevo già notato che insomma… andavano d'accordo ma, la parola ‘affiatamento'… associata a… a… quei due… io…

Deglutisco.

Avrò mandato giù un vagone di saliva in questo momento. Nah, lei non potrebbe mai invaghirsi di quel coso. Le parole del maiale però. Ora in un certo senso, sento un leggero peso allo stomaco… niente di che… ovviamente. Accidenti, altro che niente. Stringo le labbra distogliendo lo sguardo da loro. "Non dire sciocchezze" gli rispondo infine, dopo un lungo attimo di ‘pausa'. Risollevo la mia maschera da menefreghista, sbattendo appena le palpebre. "E poi… te lo ripeto, non me ne importa nulla" così dicendo, tento di svignarmela, prima d'essere accalappiato di nuovo. "Mi dici che diamine vuoi?" gli ringhio contro seccato, possibile che non abbia nulla da fare se non scassarmi l'anima?

"Certo certo, quando lo ritroverai al tuo posto me lo saprai ridire Ranma… ma, ripetimi un po' il significato di quella tua frase… in che modo tornerai normale?" lo osservo a occhi sgranati, ancora rincoglionito dalla prima parte del discorso. I… il… il… mio p… posto? Scuoto il capo, smettila brutto scemo di rincitrullirti con queste minuzie, lascia stare. "Affari miei, tsk" mi sollevo storcendo il naso, certo, prima tenti di inculcarmi un'idea malsana, poi cerchi d'estorcermi anche informazioni… ma dico, vuoi anche un massaggio per caso? Bah. Voglio tornare a casa, devo parlare a papà del viaggio e di tutto ciò che concerne l'allenamento, poi tornerò al Neko Hanten e quando sarà finita la sceneggiata di quelle due pazze, chiederò alla vecchia altre informazioni. Perfetto. "Lasciami andare ho fretta" lo respingo indietro nuovamente, sperando che abbia finito di farmi il terzo grado.

"Non ti lascerò andare finché non mi avrai detto ciò che voglio sapere, infondo, è colpa tua se ho questa maledizione" sibila abbassando velocemente il busto per poi sollevare la gamba destra contro il mio volto. "Ti ho detto…" paro il colpo, bloccandolo con la parte esterna del gomito per poi sollevare il ginocchio e colpirlo sulla faccia "che non…" stranamente riesce a bloccarmi con entrambe le braccia, disegnando una x immaginaria con esse dinanzi al volto "te lo dirò mai!" estrae l'ombrello rosso dallo zaino, sferrando una serie di colpi meccanici e controllati, diretti contro lo stomaco. Accidenti, non da quella parte brutto cotechino. "Invece me… lo dirai" mi abbasso repentino per ricevere volutamente la scarica di colpi sul torace. Digrigno i denti, scivolando sotto di lui, approfittando del momento di ripresa da parte del suo corpo per distanziarmi dopo l'attacco, sollevo la gamba destra sorreggendomi con entrambe le braccia sul muretto in modo da caricargli contro un bel calcio diretto alla coscia interna, lo centro in pieno facendolo precipitare giù dal muretto e ricadere sulle spalle.

"No, non te lo dico invece. Gnaaa" gli mostro la lingua prima di scappare altrove. Finalmente mi sono liberato di quel suino. Spicco un salto sul tetto adiacente, sollevandomi in piedi. Akane e quell'altro sono scomparsi. Accidenti. Lascio schioccare indice e medio abbassando lo sguardo.

Al mio posto…

Quella frase mi urta il sistema nervoso. Se avesse davvero intenzione di… ma certo, sì, ecco quali sono le sue intenzioni, sicuramente pensava di tener nascoste le sue doti combattive ad Akane che ignara si sarebbe innamorata di lui e infine, battendomi avrebbe ereditato la palestra che mi spetta di diritto e si sarebbe preso gioco di me dandomi del debole. Brutto…

Ringhio e stavolta di brutto. Spicco un altro salto, stavolta diretto a terra. Lascio dondolare la mancina lungo il fianco prima di sollevarla a braccio teso e colpire il muro adiacente crepandolo completamente. Ah si? Vuoi prenderti gioco di me… vuoi deridermi, vuoi mostrarmi che sei più forte eh? Non hai idea di chi tu abbia di fronte, non ti darò nemmeno il tempo di respirare quando avrò imparato quella dannata tecnica. Allargo le labbra in un sorrisetto pregno di amarezza. Fai pure il galletto, gioca quanto vuoi ma… non tentare, non provare nemmeno a pensare di portarmi via ciò per cui combatto. Ti sconfiggerò, fosse l'ultima cosa che faccio in vita mia. L'adrenalina mi sale dentro come una scarica improvvisa, il sangue pulsa maligno, l'ardere del mio desiderio di sfida s'intensifica maggiormente. Ho voglia di schiacciarti con queste mani.

 

Disegno linee immaginarie con l'indice, mentre t'osservo da qui. Seguo il dettaglio del tuo volto, dipingendo nell'aria gli occhi, scivolando giù per gli zigomi sino alle labbra. Soffermo lo sguardo su di esse, sospiro, immaginando di sfiorarle davvero. Un bambino, ecco cosa sembro in questo momento. Potrei mai dirti cosa mi passa per la testa? Tu sei intenta a scartare pacchi e pacchetti, meravigliandoti ogni volta di quel che ne estrai, quanto sei buffa, tu stessa hai scelto quei vestiti. Eppure riesci a sorprendermi, a incantarmi ogni volta. Quando leggo nel tuo sguardo quella meraviglia, ti rivedo bambina a scartare i tuoi giochi. Quello stupore che non cambia mai, un dettaglio che adoro di te. Mi distendo ora, lasciando che la gelida brezza mi sfiori la pelle, ed è un fremito appena celato il mio, non so nemmeno se la causa reale sia realmente il freddo. Forse sei tu? Porto alle labbra un Takoyaki distraendo lo sguardo sulla rivista sotto di me. Devo pensare ad altro.

"Annon-kun?" accidenti ma lo fai apposta allora. Non sollevo lo sguardo su di te, ingollando semplicemente il boccone intero rischiando di strozzare. "Mghm… si?" mi colpisco il petto col pugno chiuso tentando di tornare a respirare. Sento il tuo passo avvicinarsi, ti chini per afferrare un involtino dal contenitore disposto sul tavolo, allunghi la mano, rendendoti poi conto che con me di mezzo sarà un po' difficile raggiungerlo. "Volevo dirti di passarmi un Takoyaki ma, faccio da sola… tranquillo" mi spieghi gentile, rimango immobile con la mano sul petto osservando i tuoi movimenti così vicini, il tuo respiro che va a sfiorarmi appena i capelli. "E… eh si fai… f… fai pure" balbetto qualcosa per poi appiattirmi completamente sul pavimento. Arrossisco, non era più semplice aggirare il tavolo? Chiudo gli occhi. "C… ci sei riuscita?" dei ma possibile che queste situazioni capitino quando meno me l'aspetto? Sento il fuoco invadermi il corpo pericolosamente, una teiera sarebbe meno bollente ora. "Si ecco…" uh, finalmente riapro gli occhi tirando un sospiro ehm… forse non avrei dovuto.

"Gh" farfuglio un qualcosa tra i denti, ritrovandomi l'immagine sin troppo nitida del tuo seno proprio a contatto diretto con la mia visuale. "Hen! To… togliti" ti spingo indietro appena, mentre il polipetto che avevi tra le mani vola via ricadendomi in faccia. "Cos… accidenti Annon! Guarda che hai combinato" mi sgridi sorridendo, non ti vedo mai in collera completamete con me. Sorrido imbarazzato, mentre un sottile filo rosso mi scivola giù dal naso. Che figura. Mi volgo dalla parte opposta tentando di eliminare i segni del mio imbarazzo. "Stai bene?" mi chiedi incuriosita, gattonando dalla mia parte per osservarmi. "N… no sto benissimo, fi… figurati" accidenti. Estrai un fazzoletto dalla tasca, sollevandolo per pulirmi via il sangue. "Sciocco… che ti è successo qui?" chiedi strofinando via la mia colpevolezza. Possibile che tu non ti sia nemmeno accorta d'essermi salita sopra con… basta non pensare a queste cose. Tento di schiaffeggiarmi e tu ridacchi. Quando sorridi io…

Blocco il tuo polso, rimanendo a osservarti. "Hen… io…" senza rendermene conto, effettivamente avvicino il mio volto al tuo. Tu mi guardi perplessa, arretrando appena con la schiena. Socchiudo le palpebre io desidero così… tanto…

"Ahem" deglutisco pesantemente al sentore d'un commento esterno. Dei fate che non ci sia chi credo io alle mie spalle. Akane ha sollevato lo sguardo decisamente paonazza. Prendo a volgermi indietro, a mò di moviola, ritrovandomi dietro un Ranma non del tutto quieto. Ho addirittura l'impressione che i suoi occhi si siano riempiti d'uno strano bagliore assassino nei miei confronti. "C… ciao R… Ranma" emetto ridacchiando nervosamente.

Cosa… cosa… cosa stavi per fare brutto… dannato… io ti spezzo… ti rompo di amm… calmati. Respira. Passo in rassegna i due a intermittenza, prima Annon poi Akane e infine… la mano di Annon sul polso di lei. No… no… aspettate. Abbasso leggermente il capo, evitando di mostrare le labbra contorcersi tra i denti. Stringo le mani attorno all'asciugamano che trattengo tra di esse, strizzandolo come un limone. "Cosa… stavate…" uniche due parole che mi escono dalle labbra, prima che Mr. Scolorino si accorga di ciò che sta facendo e lasci la mano di Akane repentino. "Non è come pensi io… non stavo… facendo… niente…" mi spiega. Respiro, tornando ‘apparentemente' normale. Sorrido anche, già che ci sono. "Mh? Come penso cosa?" sbatto le palpebre quasi non avessi capito dove voglia arrivare. Mi sollevo dirimpetto, scostando la frangia con la mancina. I muscoli tesi tornano a rilassarsi con ‘molto' sforzo. "Cosa vuoi che m' importi di cosa stavate facendo? Tsk, come se mi potesse interessare quel che fa questo maschiaccio" azzardo lanciandole uno sguardo tutt'altro che amichevole. Lei mi osserva inarcando le sopracciglia, tra l'offesa e l'imbarazzata. "Anzi… sapete che vi dico? Continuate pure… A ME NON IMPORTA AFFATTO! PER NIENTE! ASSOLUTAMENTE!" gli ringhio contro lanciando in faccia ad Annon l'asciugamano e girando i tacchi altrove.

Ah sì, certo, l'hai fatto con me perché non con lui? Facciamoci baciare da tutti quanti adesso. Non mi tocca assolutamente quel che vuoi fare, non mi importa, fai ciò che vuoi, sposatelo. Io desidero semplicemente sconfiggerlo, null'altro. Non mi importa! Non mi importa! Il passo, lungo il corridoio diviene pesante a contatto col parquet della casa. Non sono geloso, io non sono geloso! Non lo sarò mai. Mai.

"Ranma!" la voce d'Akane mi richiama non troppo distante. Nemmeno mi volgo, né tanto meno ho intenzione di fermarmi. Sollevo semplicemente il braccio sopra la testa "Su, torna indietro… principe scolorino era sul punto di fare qualcosa no?" che stupido, mi sono illuso per un istante che… io credevo che…

Le braccia mi tremano lungo il corpo. Aveva ragione Ryoga infondo. Si, aveva ragione lui. Se non fossi intervenuto loro… se non l'avessi fatto lei avrebbe. "Vuoi fermarti razza di scemo?" mi intimi raggiungendomi. Mi fermo dunque, sì, continuo a essere stupido nonostante tutto. "Lasciami in pace, devo allenarmi non ho tempo di ascoltare le tue stupide scuse" acido e tagliente nel tono.

"Se la smettessi di essere geloso…" cominci e ciò non fa altro che aumentarmi la rabbia in corpo. Geloso di te? Io. Non ho mai detto di esserlo e… se ne avevo anche la più piccola convinzione mi ero decisamente sbagliato. "Geloso? Cosa ti fa pensare che io sia… GELOSO" incrocio le braccia al petto, assumendo la consueta aria di sufficienza che mi contraddistingue quando voglio mentire. "Oh, allora se non lo sei spiegami quella reazione, baka" cammini ancora, portandoti dinanzi a me a e poni entrambe le mani sui fianchi, battendo il piede per terra.

"I… io… no… non ho… insomma… ho reagito così… p… perché… bah, non sono geloso non mi importa, puoi baciare chi vuoi per me…" concludo serrando le palpebre e sollevando il volto. Resti a osservarmi, non ho bisogno di guardarti per capirlo. Sento uno sbuffo da parte tua, e una lieve spinta contro il torace. "Nessuno ha mai menzionato un bacio… n… noi stavamo solamente scherzando e… io… stavo ripulendo Annon da una ferita… nient'altro…" apro un occhio, tanto per osservarti di sbieco. Ah sì, la manina dove la metti? Per curare lui dovevi farti tenere per mano? Non sono scemo. "Mh si… certo" emetto calcando l'ultima parola con evidente fastidio. Mi scosto per aggirarti e superarti di nuovo, sei una stupida e basta.

"Io…" ti fermi, rimanendomi alle spalle, mentre m'allontano. "Io… credo che sia una cosa da farsi solamente con una persona alla quale si vuole bene… ricordi?" emetti titubante. Mi fermo deglutendo. Abbasso lo sguardo verso il pavimento, rimanendo per un istante spiazzato. Apro la bocca per emettere qualcosa ma, non esce assolutamente niente. Ricordo benissimo quella volta, come potrei dimenticarla?

Arrossisco. Non ne posso fare a meno in questo momento, posso permettermelo tanto ora, non puoi vedermi. "Tu…" i muscoli del corpo non rispondono, avevo intenzione di lasciarti parlare e andarmene ma, come al solito, sei capace di bloccarmi completamente. Ti avvicini, superandomi stavolta, non posso farci niente, sei sempre d'un passo dinanzi a me, in tutto.

"Non faccio certe cose per niente…" mi sorprendi di nuovo, per la seconda volta in pochi giorni. Nascondi all'ombra della sera il rossore che t'è appena scivolato sulle guance. Credi che io non sia capace di notarlo? Rimango a bocca aperta, stranamente, come un merluzzo in mezzo al corridoio mentre tu scappi di nuovo, senza lasciarmi il tempo di controbattere.

"Akane… tu…" no, no. Mi sta traviando, vuole solamente farmi dimenticare quel che ho visto. Scuoto il capo, mostrando la lingua a qualcuno d'invisibile, ormai il posto che prima occupavi è rimasto vuoto. Scema. O forse sono io lo stupido?

 

Non faccio certe cose per niente.

 

Che volevi dire con quella frase? Ti riferivi forse a… che tu infondo allora … che infondo tu possa… che tu per me sia … nah, non farti film immaginari Ranma. Devi pensare ad allenarti ora, non hai tempo per sciocche fantasie e poi a me, non importa affatto. A me lei non piace per niente, per niente.

O… forse… io…

"Sei sicura che sia lui?" me lo chiede ancora, oramai sarà la centesima volta che annuisco. Non credevo che l'avrei rivisto, non immaginavo affatto che sarebbe tornato dopo tutto questo tempo. No, non lui. Tutti tranne quel volto. Dischiudo le labbra, osservando un punto impreciso della stanza, dinanzi a me la bisnonna continua a parlare ma, non sento nulla, ho ancora la mente annebbiata da quel volto, dall'immagine di lui. Da quel nome. Sento un leggero tremolio lungo le braccia e le gambe che, diviene man mano sempre più intenso. Ho paura.

"Significa che…" lei comincia, riportandomi d'un tratto alla realtà, mentre punto di nuovo le iridi contro la sua minuta figura. Un nodo in gola. Le lacrime che rischiano da un momento all'altro di sommergermi gli occhi. Un tuffo al cuore, talmente duro da frantumarmi ogni certezza. Mi faccio forza, rifuggendo quel pianto che tanto vorrei lasciar correre lungo le guance. Io sono forte. Devo essere forte.

"… che dovrò sposarlo…" concludo.

 

Fine Ottavo Capitolo

 

Note: Questo è semplicemente un capitolo di transizione, come avrete notato le cose cominciano lentamente a chiarirsi, non ho voluto rivelare altro al momento perché mi servirà tutto il prossimo capitolo per dipanare maggiormente la matassa. (Ps. C’è molta punteggiatura in questo testo, ho provato a ricorreggerla eppure, ho notato che senza quei punti stonava molto in quanto sottolineano pensieri un po’ contorti e l’evidente insicurezza dei personaggi, quindi, ho preferito evidenziare la loro psicologia piuttosto che correggere la forma, non me ne vogliano i puntigliosi ;P scherzo e anche per quanto riguarda le ripetizioni di alcune parole e/o congiunzioni (come che, ma, però) non vogliono essere errori ma rientrano sempre in quello standard che appartiene perlopiù a Ranma [Una filata di pensieri sconnessi] ci tenevo a precisarlo e a sottolineare nuovamente che è voluto, non una distrazione ^_^ .

Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Sayou

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono : La sfida (prima parte) ***


What i really want

Capitolo Nono : La sfida (Prima Parte)

 

Schegge. Quelle del mio cuore che riduci in frantumi. Rimango appiattito con la schiena contro il muro, trattengo il fiato per un istante interminabile. Sposarti?  Dimmi che è solamente l’ udito a farmi brutti scherzi. Il dover sopportare il tuo rifiuto non è già abbastanza?  La mano trema, in modo impercettibile lungo il fianco. Ho perso solamente tempo dunque, è stato semplicemente un errore dare tutto me stesso per te?

Osservo la tua immagine attraverso le lenti degli occhiali. No. Continuo ad ascoltare immobile, impotente, sotto questo peso che mi divora pian piano.

“Shampoo sei sicura che sia lui?” ora è l’anziana Obaba a parlare, persino lei, viene tradita da un velo di tristezza nel tono della voce. Tu annuisci, sconfitta, disillusa, per la prima volta scorgo una nuova immagine di te. Ti stai dando per vinta? Non posso accettare tutto ciò. I tuoi occhi guizzano in modo tenue, stanno tremando, sarò anche cieco qualche volta ma, quando si tratta di te noto subito quando c’è qualcosa che non va. “ E Ranma…?” una nuova domanda, Cologne si sposta sul bastone, avvicinando la mano vizza al tuo volto.

“Sai, non credo me lo lascerò sfuggire così bisnonna. Io non …” ti fermi un istante, tentando di reprimere le lacrime. Sai? Non ti ho ma visto piangere Shampoo. Non davvero. Sei sempre stata così forte ai miei occhi, piena d’una vitalità che ho sempre ammirato. Sarà per questo che mi sono innamorato di te. “Non potrai sfuggire alle leggi che regolano il villaggio, non è stato forse Wen a batterti prima di Ranma?” la voce della vecchia s’abbassa, così anche il capo. La sua piccola mano scivola sul volto della bisnipote silenziosa, è la prima volta che le vedo così … vicine. Sospiri e, in quell’ansimo riesco a cogliere tutto il tuo dolore, sai, ti capisco. Mi succede spesso quando ti vedo con lui. Stringo la mancina così forte da farmi male. Non sopportavo l’idea che tu amassi un altro ma, maggiormente non tollero di vederti legata a qualcuno con la forza, io stesso non potrei mai costringerti a sposarmi se tu non volessi. Preferirei vederti con Lui, con quel dannato codinato piuttosto che saperti di uno sconosciuto. Eppure ancora, egoisticamente desidero averti mia.

Non muovo un passo, semplicemente scruto, osservo. Cosa potrei reclamare ora? Il diritto d’essere tuo marito? Guardami, hai davanti l’uomo che t’ama più di tutti che, farebbe per te follie pur di starti accanto. Nemmeno mi guardi. Io sfido, mi batto e perdo. Non mi degni. Io ti amo davvero. Tu mi odi.

Si, ora uscirei allo scoperto gridandoti di sposarmi, urlando al mondo che sei mia per l’ennesima volta, cercherei d’abbracciarti, scambiando magari Obaba per te. Non lo farò però. Vali più di tutto questo.  Certo, non mi arrenderò mai, a costo di mettere a soqquadro il mondo intero cercherò d’averti per me, sempre. Ora però, i tuoi occhi mi dicono qualcos’altro. Lo so, non me lo stai chiedendo. Andrai da lui a farlo, perché è lui che ami. Chiederai il suo aiuto, magari con qualche stupido incantesimo dei tuoi. Abbasso per un istante lo sguardo, non devo pensarci, semplicemente non sopporto di vedere i tuoi occhi pregni di tristezza. Non devono essere così. Io voglio rivederli felici, intrisi di quella fiamma che per me, possiedi solo tu. E’ per questo che troverò un modo per sciogliere questo matrimonio, non so come, non so nemmeno chi è questo ‘nuovo pretendente’. So invece che ti opporrai, so che mi trasformerai nuovamente in papero, burlandoti della mia maledizione, so che mi caccerai che mi insulterai e mi ripeterai di nuovo : ‘Mousse, sei uno stupido’. Eppure è più forte di me, capiscimi. Devo dimostrarti che anche io valgo.

Faccio per uscire allo scoperto, inarco le sopracciglia spostando appena il piede in avanti. “Si è così … anche se oramai sono passati più di sei anni, ero solamente una bambina bisnonna” stringi le labbra ed in quel tuo gesto, i muscoli del mio corpo smettono di rispondere. Le sopracciglia, prima inarcate si rilassano sino a piegarsi nuovamente in senso contrario.  “Perché me l’hai tenuto nascosto?”  l’anziana cinese chiede, mentre vedo Shampoo stringersi nelle spalle assieme al mio cuore. Una fitta lancinante di nuovo mi pervade, mi sento così stupido. D’un tratto è come se tutto quel mio proclamare amore, sia divenuto cenere, semplicemente. A pensarci bene, io cosa so di te? Ti conosco da così tanto tempo ed ero allo scuro di tutto, perché l’hai tenuto per te? Sai a cosa vai incontro dopo tutto ciò. Mi tremano le mani, sei anni fa. “E’ grave ciò che hai fatto Shampoo” le ripete lei, talvolta desidero tappare la bocca di quella vecchia mummia. Mousse, perché te ne stai nascosto qua dietro senza aprire bocca? Sei solamente un codardo, questo ora, mi sta dicendo la coscienza. Mi faccio forza dunque, io devo fare qualcosa.

“E’ necessario?” ecco, parlo anche io ora, introducendomi in un discorso che nemmeno m’appartiene, con una calma che non  ho, con un comportamento non mio. Non credo d’essere un così bravo attore infondo, il serrare delle mascelle ed il tremore mi tradiscono. Le due amazzoni si volgono verso di me, tu specialmente, inarchi le sopracciglia trucidandomi con lo sguardo. “Non ti hanno insegnato a non ascoltare certi discorsi? Non sono cose che ti riguardano Mousse”  come al solito, mi metti con le spalle al muro, senza darmi possibilità di scampo. Rimango ad osservarti, no, al momento non sei capace di ferirmi più di quanto io già non lo sia. Discosto lo sguardo, accompagnando il mio fare con un repentino movimento del capo “Mi riguarda! Non … non permetterò ad uno sconosciuto di portarti via” azzardo serrando le palpebre. Tu non ti scomponi, il tuo sguardo accusatore mi permane addosso come una calamita rovente. Obaba scuote il capo “Ragazzo, non immischiarti in tutto questo, sta al tuo posto” mi intima agitandomi il bastone dinanzi al volto.

“Il mio posto è qui, con Shampoo!” ribatto alzando appena la voce, è la prima volta che mi rivolgo a Cologne in questo modo. Non sopporto d’essere trattato in questo modo, infondo, ho sempre dato prova dei miei sentimenti.  “Non dire sciocchezze, sai benissimo che non è così” rispondi tu stavolta e dei, se le tue parole stavolta mi colpiscono. Una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa.  Sollevo di nuovo lo sguardo verso di te “Perché … perché devi trattarmi in questo modo? Ogni volta che cerco di dimostrarti qualcosa fai sembrare tutto così vano, mi fai sentire stupido. Cosa credi? Non sono di gomma … ho dei sentimenti anch’io. Eppure … io credo tu sappia come ci si sente ad essere respinti … io non sono un oggetto sul quale sfogare la tua frustrazione, vuoi capirlo?” questa volta ho detto ciò che penso, basta silenzi, basta subire passivamente. Non vuoi capire che io faccio tutto questo per te, perché non lo capisci?

Le mie parole sortiscono un effetto strano su di te, mi osservi perplessa e sorpresa. Nei tuoi occhi stavolta vedo qualcos’altro, astio? Inarchi le sopracciglia avvicinandoti poi, solamente un forte bruciore alla guancia. “Non dire sciocchezze … sei uno stupido” piangi stavolta e non temi di mostrarmi le lacrime. Sei abile nel far sentire in colpa gli altri, troppo esperta in quest’arte. Con me riesci benissimo, rimango bloccato sotto il peso di questo schiaffo che diviene quasi rovente sulla tua mano. “Io volevo solamente aiutarti … ah, dimenticavo, io non sono il TUO Ranma” le mie labbra si aprono in un mezzo sorriso amaro, non credo di riuscire a sostenere di nuovo il tuo sguardo, sono un codardo si. Fuggo.

“Mousse…” distacco la mano repentina dalla tua guancia, osservandoti mentre t’allontani. Sciocco che non sei altro, perché non vuoi capire che per te non c’è posto nel mio cuore? Eppure insisti, continui a lottare semplicemente per farti notare ai miei occhi. Quando la smetterai d’essere così infantile. Hai ragione forse, so come ci si sente ad essere respinti. Porto la mano alla bocca, coprendo le labbra che hanno preso a tremare appena. Perché devi intrometterti sempre? Non capisci mai quando è tempo di lasciar perdere.  Se non troverò una soluzione, sarò costretta a sposare Wen. Non voglio. Era tutto così perfetto, avrei avuto Ranma per me e tutto si sarebbe risolto al meglio. Dovevi tornare proprio ora? Già, fu proprio lui a sconfiggermi e non fu per gioco. Ero così stupida a quel tempo, così presa dalla mia forza da dimenticare che ci sono uomini più forti e tu, rappresentavi quella categoria allora. Era iniziato come un semplice allenamento, una sfida sfiziosa tra marmocchi eppure io ero a conoscenza di quella legge, ero consapevole anche allora che m’avrebbe costato il futuro ma, ero troppo presa dall’orgoglio di una bimba, ero sicura di poterlo vincere. Dopo quel giorno sparì, forse per volere del caso ed io mi considerai salva in un certo senso. “Bisonna…io…esco” non le do il tempo di ribattere, lascio il Neko Hanten, richiudendo la porta a soffietto dietro di me. Ogni giorno, ogni singolo giorno ripensavo a quel mio errore ma poi, lentamente mi convinsi che quella piccola macchia nel mio passato era oramai svanita, non c’era nulla di cui preoccuparsi, non più, restai in silenzio. Arrivò poi Lui nella mia vita e, accettai quella regola, ero cresciuta.

Col passare del tempo quella legge era divenuta per me un’ossessione, il fantasma di Wen che albergava la mia mente, mi aveva imposto la convinzione di dover sposare a tutti i costi il secondo uomo che m’aveva sconfitta, ed ora che quella convinzione s’è spenta, adesso che stava divenendo qualcosa di più, mi vedo costretta a tornare indietro di nuovo. La visione nitida di ciò che mi sta attorno diviene sempre più sfocata. Perché non posso decidere del mio futuro da sola? Sarò punita se tornerò in Cina rivelando d’aver nascosto questa storia e sarò ugualmente castigata per non essermi ancora sposata. Cosa devo fare? Porto entrambe le mani alle tempie, premendole appena contro di esse. “…Non lo so…”.

...

 

“Kyah!” sferro un calcio all’aria circostante, mentre mantengo socchiuse le palpebre. Concentrazione. Piego l’avambraccio destro, stendendo in avanti il sinistro ed ancora, com’è di regola, sollevo la gamba per sferrare un calcio. Ecco, ancora un po’.  Devo concentrarmi sulla velocità degli attacchi : uno, due, tre. Adesso mi fermo, anteponendo le braccia al busto e scivolando in avanti col piede. Sferzo di nuovo l’aria con alcuni colpi, no ancora non ci siamo, sono troppo lento.

“Ti stai allenando?” Stop. Concentrazione interrotta. “Gh” emetto solamente prima d’inciampare sul mio stesso piede, spalmando la faccia sul pavimento del dojo. Accidenti a te. Mi risollevo massaggiando il naso dolorante, mi volgo ad osservarti minaccioso “Appunto…stavo” commento poi  ironico aggrottando le sopracciglia. Ridacchi appena. Io non ci trovo nulla di divertente.

“Cos’è, ti distrai così facilmente?” il tuo dire è puramente canzonatorio. Eh? Io non sono deconcentrato, affatto. Sollevo lo sguardo in aria, mantenendo la mano sul volto. “M…mi hai solamente colto di sorpresa, tutto qui” la mia frase sfugge bassa dalle labbra.

“Se rimango qui…ti infastidisco?” mi chiedi semplicemente.  Sollevo un sopracciglio scuotendo il capo “Basta che non mi disturbi” annuisci, lasciandoti scivolare per terra a sedere. Da brava spettatrice rimani in silenzio, al tuo posto. Cosa s’è messa in testa oggi? Mah.

Chiudo gli occhi, stringendo l’obi  in modo notevole. Porto le mani dinanzi al corpo, nuovamente, scorrendo indietro col piede destro stavolta. Inarco le sopracciglia abbassando la mancina sin sotto l’addome ed alzando invece l’altra appena sopra, ricomincio a muovere le mani velocemente, colpendo un avversario immaginario. Ecco, ora va meglio. Non sento alcun movimento da parte tua, comincio a sospettare che tu te ne sia andata. Apro l’occhio destro, appena, n…non è che mi interessi se ci sei o meno eh? Ecco. Sei ancora al tuo posto, a fissare i miei movimenti, quasi volessi imprimerli in mente. Fa come vuoi. Torno a chiudere  gli occhi. Uno. Due…e… accidenti non ci riesco. Seppur non ti veda ho sempre l’impressione che tu mi stia studiando e questo mi…mi… smettila, concentrati Ranma. Respiro profondamente, tornando in posizione d’attacco. Chi diavolo ha alzato il riscaldamento?

“Si scoppia di caldo qua dentro” formulo basso. Porto la mano sulla fronte per eliminare il sudore che mi sta ‘sciogliendo’, scendo poi sul collo, sino all’incavo del karategi.

Accidenti, con tutta questa perdita di liquidi avrò bisogno d’una trasfusione. Sarà l’allenamento che ha sortito il suo effetto, si è così. Tentiamo d’aggirare il problema ora. Ecco, si, adesso dovrei riuscire a concentrarmi. Mi chino di poco in avanti col busto, poggiando il peso sulla gamba sinistra stavolta, devo riuscire a ripetere la sequenza esatta di prima senza sbagliare.

 Sbarro di nuovo gli occhi. “Diavolaccio, vogliamo aprire queste porte?” muovo le mani dinanzi al volto a mo di ventaglio, quando il calore, all’improvviso pare moltiplicarsi.  Gh. Qua…quando ti sei avvicinata così tanto? Rimango inebetito a fissarti mentre ti protrai innanzi col busto, un poco. “C…che…” oddio no il telegrafo, devo risparmiare almeno i timpani da quest’autoflagellazione. “Ranma…” proferisci appena, mentre reclini di poco il capo allungando la mano destra. Indietreggio d’un passo, mentre il battito cardiaco comincia ad aumentarmi in modo spasmodico nel petto. La devi smettere di farmi queste improvvisate, un giorno di questi avrò un infarto e tu sarai messa in galera per avermi ammazzato. Ma cosa diavolo sto pensando in un momento simile? Sto dando i numeri? Perché parlo da solo poi?

“A…A…A…” seh, e b,c,d e tutti allegramente ripetiamo l’alfabeto. Possibile che io non riesca a spiccicare una frase decente? A giudicare dall’aumento di pressione che ho in corpo dovrei aver assunto in volto venti tonalità di rosso in dieci secondi. Faccio per chiudere gli occhi ma… ciò che fai tu mi lascia alquanto perplesso. Sollevi un asciugamano, osservandomi interrogativa mentre io, ovviamente, sprofondo di almeno cento metri sotto terra, solamente per aver pensato ‘ad altro’. Sgrano gli occhi muovendo le labbra per dire qualcosa ma, ciò che riesco a sbloccare è semplicemente la mano che meccanicamente afferra lo straccio con evidente nervosismo. “Grazie” accenno in un sibilo, quasi scocciato. Mi volgo dalla parte opposta alla tua posando il cencio sulla spalla. Che figura, che figura, che figura. Cosa ti aspettavi razza di deficiente?

Rimani immobile dietro di me, sento chiaramente uscire una sottile risata trattenuta dalle tue labbra. Un tic nervoso comincia ad animarmi il labbro inferiore, così il sopracciglio. Oltre il danno anche la beffa? Sollevo la mancina muovendo ritmicamente le falangi avanti e indietro. “Perché hai fatto quella faccia? Ti aspettavi forse … altro?” mi chiedi sorniona. Oddio l’hai fatto APPOSTA? Digrigno i denti rimanendoti di spalle, mentre un altro tipo di rossore ora comincia ad estendersi a macchia d’olio sulle guance. Rabbia.

“… Stupida cretina” comincio, volgendomi stavolta, nero come un carbone. Muovo due passi in tua corrispondenza senza distogliere minimamente lo sguardo “Credevi forse che mi aspettassi un … un ba …” orsù, non sono molto credibile così “Un bacio? Tsk, da un maschiaccio privo di fascino, poco carino, decisamente violento e piatto come te? Fammi il favore” ribatto portandomi a pochi centimetri dal tuo volto.

“Io non menzionato nessun bacio razza di brutto cafone, pervertito, scemo, cretino che non sei altro” questa cosa mi blocca completamente. Accidenti è vero, l…lei non ha effettivamente detto … di voler… insomma… deglutisco, inarcando maggiormente le sopracciglia “S…si ma pensavi che io stessi pensando che tu pensavi di volermi…e poi io non avevo intenzione, non lo farei mai…” posi l’indice sulla mia bocca ammutolendomi. Lasci correr via dal volto la rabbia che, viene subito sostituita da un sorriso d’occorrenza, misto ad amarezza. “Non continuare, lo so benissimo. Volevo semplicemente darti l’asciugamano, nient’altro … non preoccuparti, non ti farò baciare di nuovo questo maschiaccio” abbassi lo sguardo ora, così fai con la mano allontanandoti. Ecco, io dico… perché mi hanno fatto la bocca? Ogni volta che la apro sparo cavolate a raffica. “N…non volevo dire che… non fraintendermi” tento di salvarmi in corner ma, questa volta non credo sarà così facile.

 Ti volti nuovamente, aprendo un falso sorriso sulle labbra, conosco quella tua maschera ormai. “Non fa niente. Hai detto solamente ciò che pensi… oramai ci sono abituata” linguaccia mia, giuro che ti taglio, lo faccio. Deglutisco un boccone amaro, decisamente. I…io stavolta non intendevo davvero farlo…io…n…non volevo…insomma. “Continua ad allenarti, torno di la. Scusa se ti ho interrotto” rimango muto ad osservare la sua uscita di scena, di nuovo, come ogni santo giorno da due anni a questa parte. Ed io che faccio? Niente, assolutamente nulla.

Soffio via la frangia dagli occhi, accucciandomi sul pavimento a gambe incrociate. Poggio il mento sul palmo sbuffando sonoramente, certo, ‘continua ad  allenarti ’ . Adesso sono proprio dell’umore per farlo. Abbasso lo sguardo, il codino s’affloscia dietro le spalle. Sono uno stupido. Stupido. Stupido. Le mie labbra si stringono appena in quella che Lei ha rinominato, l’espressione da moccioso. Incrocio le braccia al petto quasi…deluso? Da cosa? Io … mi aspettavo davvero un bacio. Quanto devo essere sembrato cretino e poi, come se non bastasse ho di nuovo sollevato le mie difese senza riflettere. Sono davvero così odioso? Perché non ne faccio mai una giusta maledizione. Prendo tra le mani l’asciugamano passandolo sul collo. “Stupida…” un soffio appena pronunciato, inudibile.  Non mi importa, pensi quel che vuole è…è lei che mi ha lasciato fraintendere, poteva benissimo porgermi questo dannato strofinaccio come una persona normale e non in quel modo.

Sospiro, gettandomi indietro sul pavimento, lasciandovi aderire le spalle. Chiudo gli occhi tentando di ritrovare regolarità nel respiro. Chissà perché Shampoo ha reagito in quel modo oggi. Sollevo la mancina, poggiando l’avambraccio sulla fronte. Da quand’è arrivato quel pagliaccio, le cose si sono complicate più del dovuto. Dei, non vedo l’ora di partire. “Accidenti” emetto tirandomi su a sedere d’impulso “Me ne stavo quasi dimenticando…”.  Mi sollevo con una spinta del bacino, spiccando un breve salto mortale indietro.

Cretino. Stringo tra le mani la matita che tengo in mano, così forte da spezzarla in due. Abbasso lo sguardo tra i fogli del quaderno, non riesco a studiare. Tutta colpa tua scemo. Mi chino in avanti, nascondendo il capo tra le braccia. Un bacio? Tsk, da un maschiaccio privo di fascino, poco carino, decisamente violento e piatto come te? Fammi il favore. Eppure quando l’hai fatto la prima volta non m’è parso ti fosse dispiaciuto così tanto. Sollevo una mano verso le labbra, premendo con l’indice ed il medio su di esse. Un lieve rossore mi sfiora le guance. Fortunatamente ‘l’avevi fatto perché lo volevi’ parole tue no? Bambina, sono ancora un’ingenua. Ci casco sempre, bastano due parole tue per farmi sciogliere. Non posso fidarmi di te, sei un bugiardo, solamente questo. Sento un leggero pizzicore agli occhi, no, non voglio piangere di nuovo per lui. Ti odio. Non hai nemmeno il coraggio d’ammettere che infondo tu… io lo so che tu…

Forse mi sto sbagliando. Avrei dovuto seguire ciò che stavi per dire quel giorno. E’ stata solo una debolezza. Già. Infondo hai già avuto modo di baciare Shampoo e chissà, magari anche Ukyo a mia insaputa. Io sono solamente questo per te, un istante di leggerezza. Non l’avresti mai fatto se fosse stata un’altra circostanza, vero? Eppure quella sera eri diverso. Comincio a sospettare che tu ti prenda gioco di me, ti ho visto con Annon, ero sicura che la tua fosse gelosia. Uno sbaglio, è stato un terribile errore fidarmi di te. Da due anni combatto per una minima attenzione e… tu non te ne sei mai accorto. Io non sono quella carina, io non sono colei che sa cucinare, non sono nemmeno tanto formosa. Eppure…tra tutte le tue ‘fidanzate’ sono l’unica che …

 Sollevo il capo, di scatto, osservando la mia immagine riflessa sui vetri appannati. Io…sono forse…innamorata di…Ranma?

“In Cina?”  Accidenti, non ho detto che mi sposo. Tutti m’hanno guardato perplessi, eppure non è la prima volta che faccio di questi annunci. Mio padre solleva un cartello con su scritto ‘Sorgenti?’, bah, non capisco perché debba tramutarsi sempre in quel coso peloso se poi deve scrivere per parlare. Annuisco, passando i rassegna tutti i presenti. “Oh, potresti ricordarti di portarmi un chá jù (*)?” sollevo un sopracciglio in direzione di Kasumi, possibile che pensi solamente ai souvenir? Incrocio le braccia al petto, mentre sollevo lo sguardo verso l’alto trionfante “E’ un viaggio d’allenamento … non di piacere e poi …” vagheggio appena con lo sguardo, sino a soffermarmi indirettamente sulla figura di Annon poco distante, sollevando l’indice verso di me per attirare la sua attenzione. “Ti spiacerebbe seguirmi?” mi osservi abbastanza confuso, oh, povero scolorino non hai la minima idea di cosa io voglia chiederti? Fa pure il finto tonto … lo strozzerei all’istante. No, devo mantenere la calma, ogni cosa a suo tempo. Si solleva annuendo appena, mentre il suo volto prende la colorazione della mia casacca. Bah.

Gli altri seguono i nostri movimenti con lo sguardo, in silenzio. “Mh, non fate altri disastri … il giardino ci verrà già a costare un bel po’…” mastica Nabiki smanettando con la calcolatrice. Materialista, quella donna non la capirò mai.

Mi sposto poco distante dall’entrata della casa, avvicinando qualche passo al laghetto centrale. “Cosa dovevi dirmi?” mi chiede titubante, fai ancora finta di nulla? Lo trucido. Le labbra mi si smuovono appena in un leggero tic nervoso. Mantieni la calma Ranma. “Non credo ci sia bisogno di fare il bravo bambino anche ora… loro adesso non ci sono, comunque…” prendo una pausa, lanciando uno sguardo al riverbero della mia immagine sul pelo dell’acqua “… Ho intenzione di sfidarti” .

Silenzio.

Arretri d’un passo appena smuovendo il terreno sottostante. Mi volgo verso di te, cosa c’è? Ti sorprende tanto questa mia richiesta? Non sono mai stato così sicuro in vita mia. Il tuo imbarazzo pare svanire immediato, oh ecco, finalmente ti mostri per ciò che sei finalmente.

Nero e Cobalto a confronto. Stringo i pugni lungo i fianchi, continui a tacere. Osservo i movimenti della tua fronte che si corruga, per poi distendersi completamente. “No” e…eh? Da seria, la mia espressione cambia totalmente, divenendo indecifrabile. In questo momento una serie di domande mi sta frullando in testa a senso unico. “Codardo” emetto ringhiandoti contro, cosa c’è, prima mi attacchi e poi pretendi che io accetti la sconfitta così?

“I…io odio le arti marziali” abbassi lo sguardo arrossendo di nuovo, come una bambinetta, strusciando il piede sul terreno. Ecco, questo tuo dire fa scattare in me una strana molla. Mi coglie un impeto di rabbia, muovo pochi passi verso di te abbassandomi sulle ginocchia e sferrandoti un destro sullo stomaco. Ti accasci sul terreno allargando gli occhi, quasi t’avessi appena dilaniato. Esagerato. “P…perché l’hai fatto?” guaisci. Patetico, continui a fare il moccioso anche ora. “Su, con me non attacca lo sai… l’altro giorno mi hai praticamente steso ed ora fingi di star male? Insomma … te lo ripeto, accetti la mia sfida?” sto cominciando a perdere la pazienza.

“Ti ho detto di no” continui, tentando di risollevarti in piedi a fatica. “Non mi piace il tuo modo d’affrontare le cose, io, non credo ci sia bisogno di combattere per chiarire certi fraintendimenti Ranma … capisco che tu sia in collera con me per via di Akane ma… addirittura averti ‘steso’ mi sembra una considerazione un po’ azzardata, infondo, le stavo semplicemente tenendo la mano” avete presente le palle di fieno che  corrono nel deserto? Ecco, in questo momento m’è parso d’averne vista una dinanzi alla visuale. Rimango paralizzato e annichilito dinanzi alle sue parole. “C…cosa diavolo stai…” mi sta prendendo in giro vero? Rimango a fissarlo per qualche istante, tentando di capire il suo giochetto, certo, sta semplicemente cercando di traviarmi. Io non sono mica scemo però. Furbo ma, non per me. “Non me ne importa un accidente di Akane. Per me puoi anche sposartela domani … io desidero semplicemente prendermi una rivincita ed è per questo che … voglio che tu venga in Cina con me” allargo le labbra in un mezzo sorriso sarcastico, ovviamente. Ed una volta la, imparerò quella tecnica e poi … finalmente tornerò ad essere il migliore “MUAHAHAHAH!” comincio a ridere ad un mio stesso pensiero, tanto che m’osservi perplesso.

“Stai bene?” altra domanda alla quale non rispondo, sono troppo impegnato ad immaginarmi trionfante  a ballare sul tuo cadavere. Scuoto il capo ricomponendomi. “Non mi hai risposto” continuo, con maggior impeto stavolta.

“In Cina? I…io… ti ho risposto prima : No. Se vuoi parlarne sono qui ma, mi spiace sono per la non violenza” giri i tacchi, lasciandomi a bocca aperta come un salame. C…cosa? N…non violenza? E…eh…eh…eh sta scherzando vero? Se l’altro ieri è stato lui a sfidarmi per la prima volta. E’ fuori come una campana questo qui, no, ha davvero qualche neurone in meno rispetto alla media, altrimenti non si spiega questa cosa.

“A…a…aspe…” andato, rimango di nuovo come uno stoccafisso con la mano sollevata a mezz’aria. Io, la folata congelante ed il pesce suicida. Ricado indietro sull’erba con gli occhi sgranati ad osservare il punto nel quale è sparito quell’affare. E’…è una cosa paradossale. N…non ha accettato sul serio?

Note : Grazie di nuovo per tutti i commenti che lasciate puntualmente. Ho dovuto dividere il capitolo in due parti per mancanza di tempo, ultimamente sono ricominciate anche le lezioni all’università e quindi devo un po’ dividermi tra lavoro, studio e scrittura ma ciò non toglie che io non abbia tempo e voglia di mandare avanti la mia fan fiction, anzi…

Da ottobre comincerò ad aggiornare una volta a settimana, perché finché non porterò il pc nella nuova casa non avrò tempo da dedicare ai miei scritti purtroppo se non nei week end. Aggiornerò comunque la fic con frequenza, quando ovviamente non sarò troppo impegnata. Non prevedo comunque forti ritardi, quindi state pure tranquilli. Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Sayou

(*) chá jù : Servizio da the Cinese

Ps. Ho notato di non aver aggiunto il significato di 'Hen' (il soprannome che Annon da ad Akane) quindi lo metto qui, in giapponese 'Hen' significa 'Forza' o in questo caso 'Troppa Forza' in relazione all'odio dell'albino per le arti marziali.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo : La sfida (Seconda Parte) ***


What i really want

Capitolo decimo : La sfida (Seconda Parte)

 

“Accetta la realtà, non sarai mai in grado di battermi ” n…non è possibile. La mancina scivola lungo il fianco a peso morto, sento il mondo crollarmi addosso, pesa troppo sulle spalle. Le labbra si schiudono appena, un nodo forzato stretto in gola. Tremo. Dannazione, non è possibile l…lui ha…

Mi lascio ricadere indietro, abbassando lo sguardo che lentamente rende sfocate le cose d’attorno. M…mi ha battuto di nuovo, non sono riuscito a …

 “Se permetti, adesso lei viene con me … non credi che abbia bisogno di qualcuno che sappia proteggerla?” sollevo lo sguardo repentino sbarrando gli occhi “C…cosa?”  emetto debole . Le sue labbra si allargano in un sorrisetto di scherno, mentre  la mano di lui scivola sul suo fianco, Akane poggia il capo sul suo petto. “Hai ragione, non credo di poter rimanere fidanzata con un tale fallimento … ” s’allontanano, lasciandomi lentamente alle loro spalle. Tremo di nuovo. A…Akane…t…tu non puoi…

Afferro una manciata di terreno rigettandomelo dinanzi rabbioso. “Non puoi farmi…questo…” rimango impotente ad osservarti, perché hai scelto lui? Non sono abbastanza per te …?

“Torna indietro…” comincio flebile,mi sollevo, tentando di raggiungerti ma … n…non riesco a muovermi…  un senso di nausea profonda, una sensazione d’impotenza mi scorre dentro, mista  al desiderio impellente di ucciderlo. Un dolore lancinante mi attanaglia improvviso il petto, sollevo la mano per stringere il lembo di veste che si trova in quel punto. Brucia, perché mi fa così male vederti con lui? A… Akane …

Non lasciarmi…

“NON FARLO…” Boccheggio sgranando gli occhi. E … era solamente un sogno? Mi sollevo sul materasso ancora madido di sudore, lasciando scivolare la mano sulla fronte. Il respiro è ancora irregolare. Stringo le falde della coperta con entrambe le mani, abbassando lo sguardo e stringendo  le labbra. Scuoto il capo energicamente tentando di riprendere il contatto con la realtà. Che stupido, guarda che razza di scherzi mi gioca il subconscio. E’ illogica una cosa del genere. Suvvia, mi sto sicuramente affaticando troppo negli allenamenti per fare incubi simili, figuriamoci cosa me ne importerebbe se quella stupida se ne andasse con quello. E’ … è ovvio che io … che io fossi triste semplicemente per aver perso, non per altro. Socchiudo le palpebre schiaffeggiandomi, forza riprenditi. Emetto un sonoro sbadiglio, sollevando entrambe le braccia sopra il capo per poi bloccarmi. Devo trovare il modo per convincere Mr. Scolorino ad accettare la mia sfida, annuisco mentalmente sollevandomi e portandomi dinanzi allo specchio per cambiarmi. Si certo, altrimenti lei potrebbe scegliere lui e non … mi fermo, osservando la mia immagine riflessa ed il sottile rivolo di sudore che mi scende dalla fronte . Deglutisco “Gh, ma cosa diamine sto pensando? Ah ma io sto dando i numeri seriamente, non è normale che adesso io vada pure a pensare certe cose…” piego le sopracciglia verso il basso, disegnando sulle labbra una smorfia indecifrabile. Ho cominciato persino a farneticare ad alta voce. Si, sto decisamente esagerando con gli allenamenti. Credevo d’essere guarito da quella malattia strana. Oddio e se fosse davvero tale? Sono incurabile e sto per morire, non c’è altra spiegazione razionale.

Tiro un sospiro aprendo la porta scorrevole della stanza, adesso devo pensare ad un modo per ...

 

Un fracasso assordante mi distrae, proviene dal corridoio. Non faccio in tempo nemmeno a sollevare lo sguardo che vengo respinto immediatamente all’interno della stanza da un’anatra. “Ma cosa diam…” se quest’animale la smettesse di starnazzarmi in faccia potrei anche alzarmi. Lo stacco dal volto gettandolo contro la parete “Mi dici che diavolo vuoi a quest’ora?” continua ad agitare le ali muovendosi a destra e a sinistra, sollevo un sopracciglio, ho sempre pensato che fosse posseduto in realtà. Silenzioso muovo qualche passo in avanti afferrandolo per il collo, dirigendomi infine verso il bagno, al piano inferiore.

“Non capisco un accidente di quello che dici, gallina della malora” lo affogo, trattenendolo sott’acqua per alcuni istanti, finché  al suo posto non compare, finalmente, la sua forma umana. “Si sposerà! Lo capisci?” esce dalla vasca praticamente nudo, sbattendomi contro il muro ed agitandomi. Ho l’impressione che usarmi come una maracas sia divenuto un vizio ormai. “VUOI SMETTERE DI MANGIARTI LE PAROLE E SPIEGARTI?” gli grido contro dandogli una gomitata tra le costole. Lui si inginocchia per terra, portando l’avambraccio dinanzi agli occhi “Lei…la mia Shampoo… si sposerà…” rimango interdetto. Cosa? N…non credo d’aver udito bene. Sollevo entrambe le sopracciglia, accucciandomi al suo fianco “Sei sicuro di ciò che dici? Non è che sei diventato anche sordo oltre che cieco?” lo canzono, dandogli una piccola pacca sulla spalla.

“N…no… è la verità, lui l’ha battuta e … dovrà sposarla secondo le leggi del villaggio” sarò scemo ma continuo a non capire di cosa stia parlando. Non ero io quello destinato, per così dire, a sposarla? Porto l’indice sotto il mento, grattandolo. “Lui chi?” dei ora giuro che lo annego sul serio, non è capace di parlare nemmeno da essere umano, tanto valeva lasciarlo oca. “Non lo so … io non so chi sia costui, ho capito solamente che il suo nome è Wen…”  inarco un sopracciglio, mentre non so perché ma vengo colto da uno strano moto interno, direi, nervosismo? Non mi importa insomma … di lei ma …

“Non so perché sono venuto sin qui ma … “ si ferma, sollevando lo sguardo verso di me. Mi fa quasi effetto vederlo così, muovo un passo indietro, tornando serio. I suoi occhi. Non ho mai visto Mousse in questo stato. “Ti prego … non permetterlo … lei ti ama …” deglutisco, sentire dalla sua bocca uscire queste parole. Sembra quasi che … si stia arrendendo a me. Che sia davvero così pazzo da voler lasciare a me la donna di cui lui è evidentemente...

Sospiro pesantemente, adesso devo anche consolare questo coso? Accidenti, ho forse scritto in faccia ‘Agenzia matrimoniale’? Ah, sono davvero troppo magnanimo. “S…senti…credo che dovresti combattere invece … non hai sempre sostenuto di amare Shampoo più di te stesso? Ebbene … ti arrendi proprio adesso?” mi osservi stupito, sgrani gli occhi, attraverso quei fondi di bottiglia che ti ritrovi mentre le lacrime ti scivolano libere sul volto ora. “R…Ranma tu…” annuisco, ovviamente faccio tutto ciò per levarmelo dalle scatole, ho già troppi problemi.

“Hai ragione” si solleva trionfante, stringendo la mano in un pugno. “Non posso arrendermi ora, non è da me … io lo batterò” mi scosto appena, mentre il suo corpo prende ad ardere d’uno strano kii luminescente che tanto mi ricorda quello di Akane. “S…si bravo… o… ora vai a conquistare il tuo amore eh?” lo spingo via per le spalle, dimenticandomi d’avere davanti a me un Mousse senza vestiti. “Oh grazie Ranma, seppur io ti odi con tutto me stesso, ti ringrazio … appena vedrò Shampoo, le dirò : io combatterò per te perché IO TI AMO!” si volge verso di me stringendomi le mani.

“M…ma…c…cosa state…facendo?” la voce del maschiaccio irrompe nel corridoio, mentre il suo sguardo si ferma sull’immagine di me e la gallina che ci stringiamo le mani. Oddio. M’impietrisco, osservando l’espressione attonita che sta assumendo in volto in questo momento. Passo da lei a lui, potrebbe essere equivoca questa cosa.  “N…non è co…come può sembrare” un leggero tic nervoso mi scivola sulle labbra mentre Akane rimane allibita ad osservarci.

“Cosa non è come può sembrare? RANMA! SEI IN PIEDI SULLA PORTA DEL BAGNO CON UN UOMO NUDO CHE DICE DI AMARTI” oh mio dio, cosa diamine sta pensando questa? “E tu lasciami, razza di tacchino troppo cresciuto” ringhio staccandomi dal quattr’occhi. Smuovo le mani dinanzi al volto tentando di dare una spiegazione possibile alla pazza, è inaudito che abbia pensato realmente una cosa del genere.

La vedo stringere il labbro inferiore tra i denti “Non ti bastano più tutte le fidanzate che hai? Adesso anche gli uomini? Sei un depravato!” mi urla contro, lanciandomi una saponetta in bocca. “Mghgm…A…Mgh…k…mhn…” distorco il naso smuovendo la bocca per parlare ma, ciò che esce è solamente sapone in quantità industriale. Tutte a me devono capitare?

 

Cosa dovrei fare adesso? Abbasso lo sguardo, ho sempre accettato tutto sin da bambina ma adesso non posso. Rimango in bilico sull’inferriata a bordo strada, sono una stupida, avrei dovuto rivelare tutto tempo fa, mentre ora io …

Mi fermo, lanciando uno sguardo all’acquedotto sottostante. Io non voglio sposarmi così, non con Wen. Ho sempre fatto di tutto, avrei dato qualsiasi cosa per far si che Lui accettasse di sposarmi, io voglio Ranma e nessun altro. Perché la mia vita dovrebbe essere stravolta così? Infondo però, è stato un mio errore. Dovrei dunque accettarne le conseguenze?

Perché … perché devi trattarmi in questo modo? Ogni volta che cerco di dimostrarti qualcosa fai sembrare tutto così vano, mi fai sentire stupido. Cosa credi? Non sono di gomma … ho dei sentimenti anch’io. Eppure … io credo tu sappia come ci si sente ad essere respinti … io non sono un oggetto sul quale sfogare la tua frustrazione, vuoi capirlo

Mousse. Sei così stupido, cerchi in ogni modo di dimostrarmi qualcosa che non otterrai mai? Eppure … sei esattamente come me in questo momento. Ha dei sentimenti. Forse è così, sei stato l’unico a manifestare apertamente cosa prova, sei sempre stato al mio fianco seppur io ti abbia spesso e volentieri schernito gratuitamente. Mi dispiace, stupida oca. Spicco un salto breve sul terreno sottostante, ritrovandomi al parco giochi, non so nemmeno quanto io abbia camminato in realtà.

Una gittata d’acqua improvvisa mi travolge, accidenti, non sopporto queste signore che gettano l’acqua per strada, non si rendono conto che per certa gente essere bagnata diviene un problema? “Neow” non m’importa. Osservo la mia immagine riflessa nella macchia d’acqua sottostante, guardati Shampoo, sei diventata  la cosa che più lui odia al mondo. Destino infausto, non basta che lui mi rifiuti ogni volta che, io debba ricorrere a carte false pur d’averti con me un giorno solamente, anche questa maledizione doveva toccarmi. Una stupida gatta. Riprendo il passo, il vento spira sin troppo forte per questa mia minuta statura. Un brivido mi coglie lungo la spina dorsale, dovrei tornarmene a casa a fare un bagno caldo. Già.

“Ehi, ti sei persa gattina?” una voce distrae i miei pensieri, non faccio in tempo a sollevare lo sguardo che vengo sollevata tra le braccia di qualcuno. Accidenti, io non sono un gatto. Tento di divincolarmi inutilmente, sino a scorgere con la coda dell’occhio il volto del mio pseudo padrone. Un tuffo al cuore. Sgrano gli occhi, quietando d’impatto i muscoli del corpo. Lui. Dei non lui. Reclina il capo interrogativo, sollevando la mancina a carezzarmi il pelo. “Sei tutta bagnata, povera piccola … vieni, ti porto a casa con me. Vuoi?” non emetto alcun suono, lasciami andare ti prego. Mi spaventa terribilmente. Prendo a tremare nuovamente e, stavolta il freddo non c’entra.

“Ehi, tranquilla non voglio farti del male” sorride. Rimango interdetta per un istante, questo … lui non è quel cinese che conoscevo io, lui era così … pieno di sé, burbero e antipatico. Questo ragazzo è …

Si muove ed io, non faccio nulla per dimenarmi, mi volgo completamente stavolta, ritrovandomi a faccia a faccia con lui. Il suo volto è così … tranquillo. “Non dovresti andare in giro col pelo bagnato, potresti ammalarti lo sai?” la tonalità delle sue parole è così cortese, forse mi sono sbagliata forse … non sei tu. “Aspetta, forse così non sentirai freddo” mi sollevi, portandomi su d’un braccio, aprendo una parte della giacca per poi avvolgermi su di essa. Non posso far a meno d’osservarti immobile. “Ecco qua, va meglio?” lo fai ancora, mi sorridi. N… nessuno prima d’ora aveva azzardato un gesto simile con me. Cioè … io non …

Arrossisco appena. Cosa mi sta succedendo …  “ Non hai un padrone piccola? Una così bella gattina tutta sola” mi sfiori il naso umido con l’indice, scivolando poi a carezzarmi il mento, in questo momento tu … socchiudo le palpebre, emettendo uno strano ron-ron , quasi fossi veramente una gatta. Accidenti Shampoo, cosa stai facendo? Scappa. Mi risveglio dal torpore, cercando di nuovo di allontanarmi dalla sua stretta. Mi lascia andare, aprendo entrambe le braccia e facendomi ricadere in piedi. “Ehi ehi, hai ancora paura di me?” t’accovacci, fregando pollice ed indice per chiamarmi. Io non sono un gatto. “Neow!” emetto soffiandoti contro, vattene.

Uno scampanellio leggero vibra nell’aria. Rimani immobile per un istante, quasi avessi visto un fantasma. Reclino il capo per guardarti, che strano ragazzo. “Questo suono …” porti le mani alle tempie confuso. Lanci una sguardata ai campanelli che uso portare sui capelli. Li fissi per qualche istante prima d’allungare di nuovo il braccio verso di me per afferrarmi. “Questi io li ho già … visti…” formuli quasi in trance. Mi lascio prendere in braccio, quanto sono stupida. Ci sono caduta di nuovo. “… Si io … ne ho … uno identico … lo ricordo, io …” digrigni i denti, quasi la testa ti stesse per scoppiare da un momento all’altro.

Mi trattieni con una mano, evitando di farmi cadere, mentre pieghi di poco il capo in avanti. Un altro tinnire si spande nell’aria ed ora … sono io a rimanere muta. Dal tuo collo, scivola un filo rosso al quale è legato un campanello, è identico a quelli che porto io. Allora sei tu… sei … Wen. Non c’è alcun dubbio, solamente tu puoi avere uno di quegli aggeggi. E’ stato il trofeo della tua vittoria, era quello che portavo al collo quel giorno, riconoscerei quel nastro ovunque. Tu … hai portato per tutto questo tempo quel gingillo?

Mi stavi forse cercando? Ti sollevi, dipingendo di nuovo quel sorriso che sulle tue labbra stona così tanto. “Scusa gattina, talvolta la memoria mi fa brutti scherzi … sai … ti rivelo un segreto …” s’avvicina con le labbra al mio orecchio, sussurrandomi qualcosa. Sbarro gli occhi, rimanendo turbata. T… tu …

Mi divincolo maggiormente dalle tue braccia adesso, scappando via. Rimani nella tua posizione interdetto, come sorpreso dalla reazione di una semplice gatta. Non devo piangere, io … non devo farlo. Allora tu sei … perché non mi hai mai detto che tu …

 Sei uno stupido Wen. Stupido!

Accidentaccio. Possibile che in questa casa succedano tutte a me le disgrazie? Adesso, chissà cosa penserà quella scema di me. Scuoto il capo ripetutamente mentre infilo l’ennesima maglietta all’interno dello zaino. A costo di rapire quell’affare riuscirò a partire per questo dannato allenamento. Mi serve.

Apro le ante dell’armadietto, dove se ne stanno pochi altri indumenti. Inarco un sopracciglio, notando qualcosa che non corrisponde esattamente ai miei canoni di tonalità per i vestiti. Cos’è quel coso gialliccio? Affondo la mano e metà busto all’interno del mobilio, estraendo l’oggetto non identificato. Questa è …

Mi ero dimenticato d’averla ancora. Le mie labbra s’increspano in un mezzo sorriso. La sciarpa che mi aveva regalato Akane per Natale, è ancora qui. Oddio, a vederla sembrerebbe tutto tranne che un indumento per ripararsi dal freddo. Lascio correre l’indice sulla stoffa ‘martoriata’ , dei, non ha assolutamente il senso dell’estetica quella ragazza. Mi soffermo su d’un punto impreciso, un po’ scucito ma che mostra in evidenza le mie iniziali. Non avevo più visto questa sciarpa, anche perché non avrei avuto il coraggio di andarci in giro. Eppure l’aveva fatta per me. Abbandono lo zaino, distendendomi sul tatami e sollevando la striscia di stoffa verso l’alto, in modo ch’essa si frapponga tra me e la luce. Come faccio a dirti che me ne vado? Stupido, non ho nemmeno pensato all’eventualità che … magari possa … dispiacerti? Nah. M’immagino per un istante la faccia di Akane al mio annuncio di voler tornare in Cina, mi scoppierà sicuramente a ridere in faccia. Inarco le sopracciglia, cretina. Bah, non credo le importerebbe molto, anzi, forse si seccherà maggiormente se portassi con me lo Scolorino. Già.

Lascio cadere la mano al mio fianco, stringendovi la sciarpa all’interno. Per quanto io ci provi, non riesco affatto a non innervosirmi all’idea di quel dannato sogno. Scuoto il capo, devo assolutamente dimenticare queste sciocchezze. Anzi. Mi sollevo in piedi, ficcando nuovamente quel dannato regalo infondo all’armadio, non m’importa. Sai cosa ti dico? Falli a lui i prossimi regali che siano di Natale o qualsiasi altra festività. Non piangerò di certo se non spenderai tempo a farmi questi abomini, solo un pazzo li accetterebbe, come solo un idiota mangerebbe le schifezze che cucini, si preoccuperebbe per te nonostante tu sia così violenta, ti salverebbe ogni volta che sei in pericolo, sarebbe geloso di te a tal punto di … a tal punto di … ma non è il mio caso, tutto questo io non lo farò mai. Sollevo la punta del naso verso l’alto, con aria di sufficienza. Peccato che … stringo il labbro inferiore tra i denti, mordendolo con forza … che io l’abbia già fatto troppe volte. Sono uno stupido. Anzi, le dirò proprio così ‘Io parto, adieu’ tanto non le importerà niente, non le è mai importato niente e tanto meno a me. Hai anche avuto il coraggio di darmi del gay! Io, il rappresentante della virilità. Già … ti sei trovata proprio un bel fidanzato, faresti meglio a lasciarmi una volta per tutte forse … tanto …

Rumore di passi. “Ranma?” salto in aria di qualche centimetro, rizzandomi in piedi immediato. “V…vuoi farmi prendere un infarto?” mi volgo verso di te ringhiandoti contro, sollevando la destra all’altezza del cuore che ha cominciato ad aumentare i suoi battiti per lo spavento.

Il tuo sguardo ricade sul mio zaino, rimani in silenzio per qualche istante. “Allora Nabiki non stava mentendo, parti davvero?” sposto la visuale su d’un angolo della stanza, annuendo appena. Non dovevo dirle adieu? Prendo un breve respiro che si mozza immediato quando riporto lo sguardo su di te. “Perché non me l’hai detto?” porti le mani all’altezza del grembo, giocherellando coi lembi del vestito in attesa d’un responso.

“L’avrei fatto stamattina se non mi avessi gettato una saponetta in bocca” rispondo sarcastico, ricordandoti l’evento. Tu scuoti il capo, mentre il tuo sorriso si scioglie in amarezza. “Scusami … ero un po’ giù” in questo momento, rimango abbastanza spiazzato dal tuo dire non riuscendo ad emettere più alcun suono. E… eri triste per … causa mia? “N… non che mi importi che tu te ne vada in Cina ovviamente… ma…” ecco, mi pareva strano. Sospiro pesantemente, mentre la mia espressione si modifica nuovamente, divenendo quasi irritata. “Allora perché?” chiedo senza nemmeno pensarci, in verità, la mia domanda sarebbe dovuta essere differente. Infatti apro la bocca per correggermi ma … sei più veloce di me.

“Perché non hai pensato di portarmi con te?” ecco, adesso la mia bocca deve essere arrivata  a toccare il pavimento. Cosa sta dicendo? Ha la febbre? Si, sta sicuramente poco bene poveretta. “Che stai farneticando? Per fare cosa poi? Mi saresti solamente d’impiccio” concludo tornando a darti le spalle e a concentrarmi sui preparativi.

Rimani in silenzio “Capisco beh … quando partirai?” la tonalità del tuo dire cambia, divenendo quasi felice. Eh, lo dicevo io che stava poco bene. Ecco, non vede l’ora che io me ne vada. Certo. “Domani credo” si, ormai ho deciso, con o senza scolorino. Devo sconfiggerlo in un modo o nell’altro e voglio imparare quella stupida tecnica.

“B…buon viaggio allora… Notte” tutto qui. Non hai altro da dirmi se non questo? Lascio andare lo zaino volgendomi di nuovo verso di te in uno scatto impulsivo “Akane!” ti fermi ed ora sei tu a darmi le spalle. C… che ho fatto? Non so nemmeno cosa dirle ora. L’ha presa piuttosto bene no? Era questo che volevo, così non mi scasserà l’anima e potrò andarmene in pace, non c’era alcun bisogno di fermarla. Eppure io sto …

Non riesco a frenare il desiderio di … io voglio che… scuoto il capo. Oddei, non cominciamo con queste fantasie strane eh? Basta così, credo mi farà solamente bene andarmene per un po’. Ti volgi completamente verso di me ora, il tuo sguardo? Un misto di delusione e arrendevolezza. Non mi piace per niente quando mi guardi così. Cos’ho detto stavolta?

“Cosa vuoi? Ho sonno” sibili tagliente, non sei capace a nascondere quando qualcosa non va. Ormai ti conosco anche troppo bene. Muovo pochi passi verso di te, non so nemmeno cosa fare in realtà. Non dovevo fermarti. “N… non volevo trattenerti ma tu …” abbasso lo sguardo, portando entrambi gli indici ad unirsi, mentre la gamba destra struscia sul terreno. Odio essere imbarazzato. “Io cosa?” mi chiedi, mentre adesso il tono nella tua voce cambia di nuovo. Mi sono incartato da solo, mi sta bene. In realtà c’è una cosa che … dovrei chiederle ma…

“Verresti sul serio con me?” ma che diavolo sto dicendo? Sgrano gli occhi sollevando lo sguardo, no, no, non era questa la domanda. Sono un cretino, quale miglior modo di sviare il pensiero a cui stavo lentamente giungendo se non chiederle di venire in Cina? Bravo Ranma, complimenti.

“…Ranma” oh oh, quando dalla sua bocca il mio nome esce in maniera così languida non presagisce nulla di buono. Al solito, mando giù una vagonata di saliva, insieme, probabilmente al mio cervello che vi sta annegando dentro in questo momento. Stupido. Arrossisci appena, scatenando la stessa reazione da parte mia, ah, non sapevo d’essere così empatico. Ecco, di nuovo come due perfetti imbecilli in piedi l’uno dinanzi all’altra in religioso silenzio. Io con una faccia da pesce lesso, intento a trovare una soluzione per uscire da questo imbroglio e lei magari che già pensa a come avvelenarmi durante il viaggio. Che diamine.

“Cioè io volevo dire… che… cioè non intendevo chiederti se … beh si … ma la domanda era un’altra” scusate, c’è un traduttore in giro? Che diamine ho detto? Vorrei sotterrarmi perché non riesco a spiccicare una frase sensata quando sono in situazioni come queste, vorrei suicidarmi per questa mia dannata timidezza. Non so perché ma ti arrabbi, sollevando una mano di fronte a me per schiaffeggiarmi. Istintivamente sollevo entrambe le braccia dinanzi al volto per proteggermi “A…aspetta tu hai…” non continuo, apro un occhio per osservare la tua reazione. S… stai sorridendo?

“Scemo, non volevo colpirti. Scherzavo” perché quando ti comporti così non posso far a meno di rimanere impietrito come un salame? C’è un’altra faccia nel tuo repertorio che non somigli ad un insaccato Ranma? “… Ma…” ecco, come di rito cominciano le parole mozzate, seguite dal telegrafo e dal fiammeggiare del corpo. Possibile che io riesca a parlarti normalmente soltanto quando litighiamo o per prenderti in giro?

Giusto. In questo modo riuscirei ad evitare d’imbarazzarmi “Kawaikunee” emetto d’un fiato, tanto per sentirmi meglio. Mi osservi scioccata, quasi a volermi dire ‘sei impazzito tutt’un tratto?’ no, no, no non è questo l’approccio adatto. Maledizione, riuscirò mai a farne una giusta? “N…no non volevo dire quello è solo che… solo che…” di nuovo distraggo lo sguardo altrove “Io … accidenti sto cercando di chiederti se ti dispiace che io me ne vada … ecco …” l’ho detto? Uh. Si l’ho detto! In questo momento stelle e striscioni stanno colorando la mia immaginazione poco a poco, ho superato le barriere del telegrafo!

“Si mi dispiace” smorzi tutta la mia allegria, facendomi ripiombare nuovamente nell’imbarazzo più nero. Ultimamente sei diventata sin troppo schietta, mi spaventi. L’hai ammesso così, senza girarci intorno. “N… non sei arrabbiata?” chiedo, cercando d’evitare il tuo sguardo.

“Smetti di farmi domande. Per te … quello che è successo l’altro giorno non ha alcun significato?” oddio, domanda trabocchetto. Non so cosa rispondere, io, sono bravo nelle arti marziali… non sono ferrato per questo genere di cose. “C…che vuoi dire?” tentiamo il classico ‘ops, non ho capito la domanda c’è n’è una di riserva?’ incroci le braccia al petto, sospiri.

“Lo sapevo, era solamente un bluff il tuo … non avresti il coraggio di rifarlo” ci credete che in questo momento ho provato una strana vertigine? M… mi sta dando del pusillanime? Inarco le sopracciglia, lasciando scivolare un sorrisetto tipico dei miei quando mi viene lanciata una sfida. “Tsk, potrei farlo ad occhi chiusi” emetto discostando la frangetta dal volto, in un gesto che ricorda tanto quel malato di mente di Kuno. Le tue labbra s’increspano in un sorrisetto sarcastico, mi stai imitando. “Ah si? Fallo allora” imperativa, decisa, puntigliosa.

E… eh? Stava dicendo sul serio? Deglutisco. Come se fosse una novità. Prendo abbastanza aria all’interno degli alveoli per darmi coraggio, non posso di certo darmi per vinto di fronte ad un’intimidazione di questo genere. Figuriamoci, se sono riuscito a farlo una volta, cosa ci vorrà mai a farlo di nuovo?

Mi avvicino, portando entrambe le mani sulle tue spalle. Arrossisci. Ecco, mi pareva strano che tu fossi così decisa. Parlo io? Ma vedi di stare zitto che stai tremando come una foglia, razza di poco di buono. No, io devo farcela, infondo è un bacio niente di che. “P…puoi chiudere gli occhi?” che richiesta, mi ricorda tanto una volta in particolare questa scena. Stessa situazione, stessa minaccia e stesso mio modo di procedere e … figuriamoci che da allora sono passati ben due anni, evviva la maturità insomma. Sposto una gamba in avanti, tentando di chinarmi su di te il più possibile. F… forse se chiudo gli occhi…

SDENG. “Ahia” emettiamo all’unisono, sollevo le mani sulla fronte arrossata. Accidenti, non credo sia molto indicato chiudere gli occhi se devo prenderla a testate. “S…scusami…” emetto giustificandomi, tu alzi il braccio destro, sfiorandomi la vita con la mancina. Gh. Cre… credo voglia procedere di nuovo ma… chi ce lo fa fare? Dei non è mica necessario.

No, ho accettato la sfida  e quindi andrò fino infondo. Non ci riesco maledizione. Riporto il volto vicino al tuo, sento chiaramente lo spostamento d’aria provocato dal tuo respiro docile.

Tu-tum . Tu-tum.

Il battito cardiaco aumenta la sua frequenza raggiungendo livelli sin troppo elevati. Oddio non ce la faccio, sverrò prima di farlo, mi porteranno in rianimazione e morirò. Prima di tutto dovrei abbandonare questo vizio di parlare con me stesso. Sollevo lo sguardo su di te finalmente, incrociando i tuoi occhi che stavolta, a differenza della prima, rimangono aperti sui miei. E’ ancora più difficile. “Perché vuoi questo?” una domanda che mi sorge spontanea. Così, generata da chissà quale meandro della mente.

“Non lo so … sei sempre della convinzione che sia stato un errore l’altra volta?” tu-tum. Tu-tum. La mente scannerizza le tue parole, una ad una, non riesco a rispondere, sono immobilizzato di nuovo da … da quella sensazione strana. Io… desidero ba…

“No …” sospiro semplicemente, prima di chiudere gli occhi ed avvicinarmi ulteriormente, portando entrambe le mani a poggiare sul tuo volto. Io … ce l’ho quasi … fa…

“Stai riprendendo Nabiki?” deglutisco pesantemente. Oh … mio … ti prego fa che sia solamente la mia immaginazione. Rimaniamo a pochi centimetri l’uno dall’altra, volgendo nel medesimo istante lo sguardo indietro, di sbieco. Tutta la famiglia, nessuno escluso è immobile davanti alla porta con la telecamera puntata verso di noi. Co… come ho fatto a non accorgermene?

“Ma che bellezza amico mio … saremo presto nonni!” emette Soun Tendo prendendo le mani di mio padre e saltellando per la stanza come un pagliaccio. “Allora vi sposerete presto, come sono felice” continua Kasumi invece congiungendo le mani vicino al volto.

“N…non è come pe… pensate…” mi sforzo di lasciar scivolare dalle labbra poche parole che risultano inutili, è evidente cosa stavamo per fare. Akane volge lo sguardo verso di me, non riesco a leggerle nulla dentro. E’ andata. M’accorgo d’avere ancora le mani sulle sue guance, mi distacco repentino spostandomi praticamente dall’altra parte della stanza, spiattellandomi contro il muro. “Eh no, inutile … stavolta abbiamo ripreso tutto miei cari” sbianco come un cencio. T… tutto?

Solamente una persona non pare affatto contenta della scoperta. Lentamente, il principe scolorino avanza tra i componenti della famiglia, ancora gocciolante d’acqua e decisamente in deshabillé.

Ci osserviamo per una manciata di secondi interminabile, io, ancora completamente rosso in volto d’imbarazzo, lui, irradiato d’un aura decisamente negativa. Il suo sguardo è molto diverso da quello di ieri. Ma cos…

“Accetto la sfida” le sue labbra, si distendono in quel sogghigno dell’ultima volta. Tutti, Akane inclusa ne rimangono esterrefatti. “Sfida? … Ranma hai…” la voce d’Akane in questo momento appare ovattata alle mie orecchie. Sto osservando un piccolo particolare che quasi come un dettaglio improvviso mi torna in mente, anche l’ultima volta lui era … bagnato.

Sbarro gli occhi, mentre una specie di consapevolezza comincia a sfiorarmi intrigante la mente. “Jusenkyo…” solamente questo mormorano le mie labbra, prima che si delineino anch’esse in una sorta di sorrisetto ironico.

Interessante … credo proprio che ci divertiremo … in Cina.

 

Visto? Sorpresa. Ho trovato un momento libero e mi sono messa a scrivere, così, perlomeno nel prossimo capitolo partiremo per la Cina. Contenti? Chissà cos’ha detto Annon a Shampoo e … chi partirà alla fine ? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.

Sayou

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo : Per orgoglio ... o ... forse ... ***


What i really want

Vi ringrazio come sempre per i commenti gratificanti. Questa volta voglio però lodare un commento particolare, quello di OnlyHope che è stata l’unica (od almeno quella che l’ha decifrato) a carpire il messaggio che volevo inviare nel capitolo precedente e che sorregge, come da copione, l’intero capitolo undici. Per chi non avesse ancora capito di cosa parlo, segua attentamente ciò che segue. Diciamo che sarà particolarmente gradito soprattutto ai più romantici, non mi dilungo di più, se no che gusto c’è a leggere? Ci vediamo a fine capitolo.

Uh, dimenticavo vi lascio un piccolo link (http://www.imeem.com/darkangel6861/music/VH85aIop/gundam_seed_destiny_toshihiko_sahashi_you_and_i_unfulfill/)   io l’ho usato per scrivere e mi sono corse dentro tante di quelle emozioni che non so nemmeno cosa ho tirato giù  (infatti ora rileggerò e piangerò XD … no scherzo) comunque … è solo un consiglio per migliorare e/o rendere gradevole la lettura. (Altrimenti magnatevela così XD che ve devo dì?)

Capitolo Undicesimo : Per Orgoglio … o … forse …

C’era d’aspettarselo da te. Occhi aperti, spalancati nel vuoto a fissare chissà cosa. M’era sembrato d’avertelo chiesto, ed invece …

Quando le tue parole sono vibrate nell’aria, mi sono spenta. Stupida io, ad averti chiesto  quel bacio. Sciocca io, ad aver solamente pensato di potermi fidare. Infondo tu non me l’avevi promesso, diresti così adesso. Scende la notte, ed i rintocchi dell’orologio a pendolo non mi sono mai sembrati così corti. Che ore sono? Rimango così, sul letto immobile, distesa a farmi del male da sola. “Accetto la sfida” in quel momento, mi pare d’avergli visto l’inferno negli occhi. Quello non è l’Annon che conosco io. Mi sono sentita male, ecco, l’ultima cosa che ho avvertito è stata quella morsa infinita che mi chiudeva lo stomaco. Nient’altro. Chiudo gli occhi, più cerco di rifuggire quel pensiero, più torna ad affacciarsi scottante. Cosa significa tutto questo?

Non ho fatto nulla.  Forse la mia colpa risiede in questo, sono stata così scema da andarmene senza voler sentire ragioni. Chi me le avrebbe concesse? Non sono che un fardello, le donne non possono venire a conoscenza di ‘affari da uomini’. Tu e il tuo orgoglio, tu e i tuoi vizi, tu e la tua sete di vendetta.

Tu e nessun altro. Questo è il tuo problema forse, sei egoista. Un grandissimo individualista. Avrei messo la mano sul fuoco, non avevo dubbi quando ti ho fatto quella domanda. Mi vedi come una sfida.

Stringo il labbro superiore, lo trucido tra i denti sino a rovinarlo. Mi sollevo a sedere sul letto, non riesco nemmeno a dormire, perfetto. Io la bambina, io l’ingenua, io la piccola violenta.

Lacrime? No. Non dovrei versarne nemmeno una stanotte, eppure, sono così sciocca da non riuscire a …  sento la mano bagnarsi, quel piccolo veleno che avanza dall’occhio sin sulle lenzuola.  Ognuna di esse, è un mio silenzio nei tuoi confronti. Lo sai vero?

Odio essere melodrammatica, tanto più mostrarmi così sciocca. Non m’importa di Lui, perché dovrei preoccuparmi di un ragazzo cafone e antipatico come te? Sul serio,dovresti essere l’ultimo dei miei pensieri a quest’ora. Rabbia. La sento vibrare in corpo come una scarica intensa che si libera nel pianto. Vorrei prenderti a schiaffi per tutte le sciocchezze che dici, vorrei dartene così tanti da farti rinsavire … desidero…io desi…

Chino il capo sul cuscino, si macchia nuovamente di quel peso.  Cosa ne sai tu di me. Ho pensato mille volte a come sarebbe stato sposarti e poi … mi ritrovo sempre con la stessa domanda tra le mani : tu cosa conosci di me? Io di te? Sei schivo, sei timido, introverso sino all’ossesso. Come potrei sposare qualcuno che infondo, conosco solamente da una maschera?

Stringo le falde del guanciale ora, portandolo su, verso il petto. Ti ho visto con così tanti volti da non riuscire a capire in realtà, quello del quale io…

Sai essere protettivo. Sei quasi … dolce talvolta. Sai essere geloso e anche possessivo, non so però, se tutti questi tuoi gesti, li fai accorgendotene. Perché quanto più t’avvicini e tanto più ti sento distante. Diventi subito schivo e freddo, mi tratti male e mi dai della violenta. Un complimento? Oh, da te nemmeno a pagarlo. Sei rozzo, incivile, barbaro e quando vuoi anche pesante. Insopportabile.

Eppure se dovessi scegliere tra il rincontrarti o meno, lo farei. Che sciocca. Prendo un ampio respiro, sollevandomi completamente ed asciugandomi le lacrime. Sai solo farmi piangere, sei abile nel mettermi in difficoltà, quando si tratta di prendermi in giro sei l’asso. Partirai … con o senza di me. Conosco la tua testardaggine e ancora di più la tua volontà ferrea. Dici d’essere stato sconfitto da Annon, ribadisci di volerlo battere. Cosa pensi di poter ottenere così? Un titolo? Certo, se non sei il più forte non conquisti la gloria, se non collezioni vittorie non sei uomo.

Uomo?  Sollevo lo sguardo sulla finestra, fuori ha cominciato a piovere silenziosamente. Notte perfetta per compiangersi, non è così Akane? Fisso le stille che cedono sotto il peso della gravità e senza rendermene conto, forse comprendo una piccola cosa su di te.

Vuoi vincere per questo? Che tu combatta solamente per mostrarti ciò che non sei più … agli occhi di chi. I miei non di certo. La tua maledizione è l’ultima delle mie preoccupazioni che tu sia mezza donna o meno, per me non fa differenza. No, tu devi però stravolgere tutto continuando ad essere testardo come un mulo. Purtroppo non posso capirti, sei così diverso da me. Quando cerco di farlo te ne vai, come ora. Perché eviti sempre certi discorsi? Sei uno stupido. Ti odio. Sollevo la mancina colpendo l’aria innanzi a me, mentre l’ultima lacrima scivola via dalla pelle e la rifuggo con disprezzo col palmo. “Sai cosa ti dico? Rimani in Cina … non m’importa assolutamente nulla di te. Già che ci sei, non ti disturbare a tornare indietro…per…perché a me … non…” la mano trema. Non riesco a bloccare quest’insensata voglia di piangere, pensa ad altro stupida.

“Annon…” un altro pensiero che mi flagella. Cosa mi nascondi anche tu? Pensavo di conoscerti. Invece, il tuo sguardo m’ha mostrato altro prima. I tuoi occhi, cullati da una quiete innocente, non erano più tali. S’erano trasformati in qualcosa di orribile. Ti ho visto ridere come lui, quando pensavo che tu … almeno tu fossi diverso. Sei stato il primo a farmi capire che non esisteva solamente la lotta che, infondo i ragazzi non erano poi così male … prima di farmeli odiare nuovamente sparendo dalla mia vita. Sei stato un altro uomo importante nella mia vita in quel periodo, assieme al dottor Tofou. Mi consolavi, mi restavi vicino pur sapendo di provare per me qualcos’altro. Non sono stupida, credi che non me ne sia mai accorta? Il respiro mi si mozza in gola, un senso d’inappetenza mi colpisce improvviso. 

Ora te ne andrai di nuovo … anche tu. Siete tutti egoisti, siete tutti maniaci del combattimento. Non sei diverso dagli altri, nessun uomo è differente. Io ho imparato a combattere per questo, perché non volevo sentirmi infima rispetto a quello che volete definire ‘sesso forte’.  “Ti credevo un eccezione …” sputo bassa, lasciando morire le parole tra i singulti e le scosse sottili che mi avviluppano. Cammino ancora un po’, poggiando la schiena alla porta, scivolando giù, in tutta la superficie sino a lasciar scomparire il volto tra le gambe e le braccia. Non sarò mai capace d’essere altro, sono un peso. Un peso. Ecco perché soffro, ecco perché piango, ecco perché non dormo. Potessi dimostrare per una volta che anche io … che anche io so difendermi da sola.

Difesa. Ora che ci penso, loro mi hanno sempre difesa da tutto. Solamente quando ero priva del loro appoggio sono stata capace di divenire autosufficiente. Annon, lui non lo faceva coi muscoli ma con la furbizia ed era così capace di ferire a parole. Mi era vicino, mi spronava, mi difendeva. Tu mi ami ancora? Serro le palpebre, tentando di nascondere un lieve rossore che mi scivola sulle guance.  All’immagine di Annon però, inevitabilmente si frappone quella di Ranma.

Tu che mi fai scudo col corpo, tu che mi tiri su il morale, tu che mi fai sorridere per non piangere, tu che sei forte al posto mio. Stupido Ranma, sei uno scemo. Perché non capisci che se tu parti io…

Respiro. Potrei rigirarmi anche venti volte stanotte nel letto, non riuscirei comunque a prendere sonno. Sono … così … eccitato. Le mie labbra s’aprono appena in un sorrisetto. Ah, non vedo l’ora che s’accenda l’alba. Mi volgo su d’un fianco, gettando un debole sguardo allo zaino, poi a mio padre che dorme. Alla fine, s’è deciso a seguirmi pure lui. Faccia come vuole, basta che non vi siano ostacoli al mio allenamento.  Lo scolorino. Già. Fessurizzo le palpebre, in modo da rendere nitido il dettaglio della mia casacca appesa all’armadietto. Non so perché ma ho come l’impressione che lui e le sorgenti siano collegate in un qualche modo. Non può aver accettato così all’improvviso la mia richiesta senza motivo. Quello sguardo io l’ho già visto, quel giorno, quando mi ha sfidato la prima volta. Stringo la mano in un pugno, scivolando con l’altra sotto le coperte a sfiorare lo stomaco. Dei quanto mi fa rabbia.

Perché portarlo con me allora? Sarei potuto andar via da solo ma, proprio per saggiare nuovamente quella tecnica, capirne il meccanismo ed imparare la sua controparte. Poi io…

Sospiro, tirandomi su a sedere sul futon. Non potrei di certo combattere qui a Nerima, sapendo che lei potrebbe essere coinvolta. Sono stanco di lei. Non fa altro che ostacolarmi, non fa altro che ripetermi cosa dovrei fare. Quella scema. E’ così esasperante quella donna. Lascio cadere lo sguardo sulle mie mani, aprendole sul palmo. Sorrido, non ne so il motivo preciso. Lo faccio con un retrogusto appena amaro in bocca. La verità forse è che io … desidero semplicemente tenerti lontana da questa storia. Ogni volta che io combatto … sei in pericolo. Scuoto il capo, però tu questo non vuoi capirlo. Dannata testarda.

Ho l’impressione d’aver piegato le sopracciglia verso il basso ora. In realtà sono un pericolo. C’è stata una volta, dimmi, una singola volta nella quale tu non abbia rischiato la vita con me accanto? Da quella volta che io … da quella sera non faccio altro che ragionare su questa storia. Penso che, potresti avere di certo qualcosa di meglio di me. Dipingo una smorfia stavolta sulle labbra. Non ti ho promesso nulla infondo no? Cosa potrei far sperare infondo. Sono inaffidabile, lunatico e permaloso. Non ne faccio mai una giusta. Parlo e ti insulto, agisco e faccio di peggio. Sono forse uno da sposare io? Bah. Quali idiozie, è stata una decisione non nostra ed ora, a distanza di due anni mi chiedo ancora perché io sia ancora qui a sopportare me e te al contempo.

Come tu … possa sopportare uno come me. Oh, sono divenuto d’un tratto così riflessivo? Devo farmi qualche dose di tranquillanti, non posso restare sveglio a pensare a cose di questo tipo … quando mai io ho pensato ad una cosa del genere prima? Mai. O forse un pochino… ma solo un pochino ino ino.

Sono un bambino Akane. Viziato ed incosciente, proprio come dici tu. Solamente che non ti darei mai la soddisfazione di farti sapere che lo so anche da me. Mi piace troppo farti arrabbiare, non so, forse sarò masochista … e anche tanto stupido …

Mi schiaffo una mano sul volto, ripensando a poche ore fa. Quanto devo esserti sembrato … scemo. Impedito. Così … così dannatamente inesperto. L’unico modo che ho per non mostrare la mia debolezza è prendere tutto come una sfida. Già. Si chiama orgoglio, ed il mio, non è di certo facile da superare. Forse perché per me è già così umiliante essere maledetto. E’ così. E’ facile dipingersi addosso un’immagine totalmente diversa dalla realtà. Il fatto è che io stesso non sono sicuro di possedere tutta la forza che dico di avere. Si, a volte ho paura. Non di combattere, non di dare il cento per cento. Il mio timore è che tu possa pensare che io sia debole, io non lo sono. Ti ho già detto che non posso mostrarmi così. Mai. E’ una mia scelta, un mio schema. Perché io davanti a te … voglio essere sempre al massimo delle mie possibilità, voglio dimostrarmi e … mostrarti che io vincerò sempre … si insomma … non solo per me.

Mi sollevo da letto, ho capito, anche questa notte la passerò in bianco. Accidenti, dovrei essere in forma. Muovo pochi passi verso il muro, poggiandovi contro la fronte. Non riesco a partire così. E’ questo il problema, senza che tu … io devo sapere se tu … se io ti …

Ti mancherò Akane? Perché, perché continuo a riempirmi la testa con queste sciocchezze. Non deve importarmi, mi ero ripromesso di lasciare questa storia alle spalle per ora. Devo pensare a combattere. Potrò vincere però … se tu… non mi guarderai?

Accidenti. Sgrano gli occhi per un istante, rimanendo ad osservare il pavimento sotto di me. E’ per te che io … combatto? No. No. No e poi no. Tu sei violenta, tu sei l’ultima donna che un uomo possa desiderare eppure … io … nonostante tutto ciò, non potrei smettere di adempire il mio compito. Non è nemmeno un dovere forse. Voglio proteggerti?

Perché lo faccio? Infondo non me ne verrebbe nulla. Hai mai pensato se io abbia,in tutto ciò, effettivamente un tornaconto? Sei una pasticciona, ti ostini a cucinare quelle schifezze che osi anche chiamare cibo, per tutte le volte che mi hai avvelenato mi servirebbe una lavanda gastrica. Sei gelosa, scontrosa e per niente carina con me. Mi riempi di schiaffi per niente. Ogni dannata volta la stessa cosa.

Subisco e mi comporto di conseguenza. Potrei essere gentile con una come te? Assolutamente no. Sei un macigno a volte, blocchi la strada e non te ne vai nemmeno se ti minacciassi di morte. Perché lo fai? Non mi sopporti o che altro … Però quella notte tu …

Ah e ci risiamo con ‘quei pensieri’ . Da un po’ di tempo non riesco a focalizzare che quell’immagine, eh, ripeto che l’influenza di Happosai sta divenendo un po’ troppo costante in me. Impazzirò sul serio uno di questi giorni, lo sento. Forse sono già sulla buona strada.

Sei un pensiero costante. Irritante. Sconvolgente. Mi confondi. Non riesco ad evitare tutto questo, non posso evitarlo nemmeno concentrandomi stavolta. Prima … allenandomi, combattendo io … riuscivo benissimo a comportarmi in modo del tutto impassibile. Non c’era differenza se tu mi guardavi o meno. C’ero io e tanto mi bastava.

Però … due anni sono tanti e lentamente, quasi per ironia della sorte … ho cominciato  a … considerare l’ipotesi che ci fosse anche qualcun altro oltre me. Una persona da proteggere. Ho tentato, non sai quante volte d’allontanarti da me, insomma, devo salvaguardare il mio futuro io. Sono nato per combattere, non per immischiarmi con sentimentalismi. Figuriamoci, di tante fidanzate che ho, potrei metter su un negozio.

Tu non sei come loro. Questo mi irrita e mi incuriosisce allo stesso tempo. Tu non fai di tutto per cercare d’avere un appuntamento con me, tu non mi chiami ‘tesoro’ o ‘amore’ tu non t’ingegni per piacermi in ogni modo. Non vuoi farmi firmare contratti pre-matrimoniali e non ti batti nemmeno … per me.

Io odio tutto questo.  Perché non lo fai? Perché tu non hai bisogno di tutto ciò per arrivare a me? Stringo il pugno della mano. Ecco perché ti vedo come una sfida spesso e volentieri, ecco perché io non … potrei … insomma … non potrei io ecco …

Accidenti. Tu sei così cocciuta. Prima mi tratti male poi sei capace di chiedermi scusa. Perché un bacio di Shampoo non mi ha dato lo stesso effetto che mi ha dato il tuo? Perché quando mi abbraccia Ukyo non divento un pezzo di marmo come quando lo fai tu? Perché dannazione, perché, perché …

Do un pugno al muro, non troppo forte ma abbastanza da sentire una sottile scia di dolore spandersi sui nervi. Mi fa una rabbia tutto questo. Non riesco a capirlo, sono così ottuso. Lo sono, si lo sono maledizione. Non riesco a capacitarmi del motivo per il quale in bocca mia c’è solamente il tuo dannato nome, perché quando non ti vedo mi preoccupo, perché quando … quando … so di partire come stanotte non riesco a dormire pensando che tu sarai qui e non con me … perché è quello il tuo posto. Accidenti … E’ QUELLO IL TUO POSTO.  Con nessun altro hai capito? Ma con chi sto parlando?

Mi volgo di spalle contro il muro, scivolando giù. Sono ufficialmente pazzo. Vattene dalla mia testa, vattene, vattene non ti ci voglio. Mi distrai. Non posso farlo. Perché devi farmi tutto questo maledetta stregaccia? Prima di incontrarti io ero così … diverso. Sei un bene o un male?

Dei perché … me lo chiederò sino allo sfinimento perché devo stare così ora? Cosa diamine mi succede … calmo. Sarà forse la … la troppa foga di partire. Si, sicuramente. Sono … SONO UN BUGIARDO. SONO UN BUGIARGO, UN FOTTUTO BUGIARDO.

Abbasso il capo sulle gambe, sospiro. Un cane starebbe meglio di me. Ne sono certo. Sento le viscere scoppiarmi di calore, le braccia formicolare in modo tremendo, sono sudato, ho paura ma sono felice di partire … perché allora sono anche triste? MA COSA DIAVOLO HO CHE NON VA?

Non riesco a capire. Trattengo il respiro una manciata di secondi, forse … recupererò il senno. Si. Respira Ranma, sono solamente stanco. Una dormita … mi servirebbe solo questo.

“NON CI RIESCO” butto fuori l’aria d’impatto, così, con le parole. Mio padre riesce a dormire nonostante io abbia scardinato mezzo muro ormai. Che ore sono? Le due, le tre, le quattro?

Sollevo la mancina, passandola tra i capelli. Non ci riesco …

Devo prendere qualcosa contro l’insonnia o non verrò mai fuori da questa situazione. Chiudo gli occhi per un istante. Il silenzio scivola giù come una pillola all’interno della stanza. Giurerei d’aver sentito addirittura Nabiki rigirarsi nel letto nella stanza accanto. Dovrei lasciare le cose come stanno, senza dannarmi più di tanto. Non posso pretendere di certo d’avere qualcosa che non posso … avere insomma.

Di cosa sto parlando? Scuoto il capo. Basta così. Inarco le sopracciglia. Ho deciso, io, voglio mostrarti che posso essere forte anche senza di te. Forse così, capirai che … non sono una bambina piagnucolona come dici tu. Io posso essere come Shampoo o come Ukyo . Si. Mi alzo da terra, dirigendomi verso l’armadio. Lo apro, estraendone il vecchio zaino che usai per Ryugenzawa. Anche in quel caso, se non ci fossi stato tu sarei …

Che rabbia. L’afferro gettandolo da una parte, così faccio con una pilata di vestiti presa alla rinfusa da la dentro. Li acciuffo in un mucchio, pigiandoli con forza all’interno della sacca da viaggio. Mi odio, perché non ti dirò nulla, mi odio perché so che ti preoccuperai e … no, non lo farai stavolta perché quando io me ne andrò tu sarai già lontano da me. VOI , sarete già distanti.

Un sorriso m’attraversa appena le labbra. Io voglio mostrarti che saprò essere … io saprò essere per te … io voglio che tu mi guardi come fai quando combatti, con la stessa intensità nello sguardo. Voglio vedere nei tuoi occhi quella luminescenza strana. Rimarrai sorpreso da me, io … io imparerò a cavarmela da sola e non sarai più costretto a proteggermi. Io devo imparare a farlo da sola.

Ora … sarò io a restituirti il favore. Sarò io a curarti dalla tua maledizione e così … potrò vedere quella fiamma solamente per me. Non m’importa quanto dovrò sudare, faticare, se dovrò fare tutto ciò che ho in mio potere per trovare quelle dannate sorgenti. Lo farò però. Perché non sono inutile come pensi, perché io…  infondo io …   

Cammino avanti e indietro nella stanza, non riesco a trovare pace stanotte. Sarà mai possibile dico io? Scuoto il capo, mi siedo e mi rialzo in meno di un secondo. M’avvicino alla finestra ed è ancora notte. Cosa c’è, hai deciso di restare sempre così dannato cielo? Schiarisciti maledizione.

Chiudo gli occhi, portando la fronte a sbattere contro l’angolo della finestra. Ci rendiamo conto? Per passare il tempo sto prendendo a testate un muro. Ansia. Tachicardia. Vertigine. Devo partire, devo allontanarmi da qui per un po’. Io non posso restare ancora, ho paura di questa cosa che mi sta divorando. Ho paura d’impazzire.

Oddio, tra poco verranno a prendermi con una camicia di forza se non decido di calmarmi. Non capisco cos’è, non mi è mai successo. Continuo a sudare senza motivo.

Sollevo la mano contro il petto, dei … di nuovo quella sensazione, pare che io debba avere un arresto cardiaco da un momento all’altro. M…mi sta salendo in gola. Sposto l’indice più su, toccando proprio quel punto, vicino alla laringe. Lo sento più forte, batte all’impazzata. Ehi , non voglio morire adesso. Calmati. Come faccio a calmarmi? Ansia. Ansia. Ansia. Mi sale su e scende improvvisa, devo uscire di qua. Voglio andarmene via.

Apro la porta. Devo uscire, non ce la faccio a restare così senza fare niente. Devo respirare un po’.  Mi muovo, senza preoccuparmi di rivestirmi, ho bisogno d’aria. Mi manca dannazione …  mi si mozza il respiro. Esco, finalmente ritrovo un po’ di senno. Prendo a camminare su e giù per il corridoio e nemmeno questo funziona. Socchiudo le palpebre, no … no, io sto seriamente male. Cos’ho mangiato?

Cammino. Rallento. Mi fermo dinanzi alla tua porta. Perché qui? Rimango immobile a fissarla. Indeciso su cosa fare, starai dormendo e … sarai ancora arrabbiata con me. Ma io cosa ci faccio qui dannazione? Inarco le sopracciglia. Quella sensazione di prima aumenta. Apprensione.

Poggio la schiena alla porta. Rimanendo così. Sensazioni contrastanti, troppo affollamento di domande, troppi pensieri. Ci vorrebbe un black out ora. Non arriva però, giurerei d’aver sentito un vago giramento di testa poco fa. Mah, fossi svenuto almeno avrei riposato.

Chiudo lo zaino, è pronto. Si, oramai ho deciso. Però io …

Sollevo le mani sopra la testa, stirandole appena. Adesso, mi sento un pochino meglio … ancora poco. Torno sui miei passi, tornando a poggiare le spalle alla porta. Getto uno sguardo all’orologio. Sono già le cinque? Manca un’ ora. Dovrei salutarti?

Non ci riesco. Deglutisco, le lacrime tentano di nuovo d’affacciarsi ma, le rifuggo stranamente. Non voglio farlo, ho promesso che sarò forte. Ce la farò. Scusa papà, scusa Kasumi, scusami Nabiki. Anche voi presumo, starete in pensiero. Tornerò presto però, appena avrò trovato quell’acqua … io …

Ranma …

…Akane

Chiudo gli occhi. Distacco la schiena dalla porta. Non devo pensarci, non devo. Mi volgo di nuovo, ad osservare il legno che mi distanzia dal vederti. Bah, meglio rimanere fuori, osservarti mentre russi non deve essere di certo un bel vedere. Racchia.

Poggio l’avambraccio sulla superficie, scivolando poi con la mano su di esso, mentre successivamente la richiudo in un pugno chiuso. Vorrei davvero saperlo … sai? Non sarebbe giusto chiedertelo però. Non ora. Stavolta, credo che … il viaggio sarà abbastanza lungo. Trattengo il fiato. Dimmi che ti mancherò … dimmelo dannazione.

Porto lo sguardo sulla destra, poggiando la guancia sul legno. Serro le palpebre, in questo momento, credo che … sia difficile immaginarti andar via senza salutarti. Non ne ho il coraggio, non voglio. Mi vedresti piangere e non lo tollererei. Se … cominciassi ad essere forte da … domani?

Credo sia ora. Stringo le labbra tra i denti di nuovo, dovrei poter udire i tuoi passi tra poco. Fingerò di dormire, così, non sarò costretta a vederti. Sono un po’ egoista vero? Forse un po’. Il fatto è che io …

“Akane…” sibilo basso, appena. Come posso pretendere che tu venga a salutarmi? Mi avevi chiesto di non sfidarlo e l’ho fatto, ti sei arrabbiata, sarai delusa. Mi dispiace. Mi dispiace … davvero ma … io sono convinto, voglio battere quel coso. Se rinunciassi ad una sfida così semplice non sarei pronto per la prossima … non credi? Annuisco silenziosamente allontanandomi.  Io … io vincerò e allora quando … quando l’avrò fatto io …   

Passi in corridoio. Deve essersi svegliato anche lo scolorino, bene. Meglio che io vada a prepararmi adesso. Dei, vuoi smetterla di sentirti in questo modo? Ehi, stai partendo finalmente. C’è nessuno? Toc. Toc. Non sei felice? Certo che si … ovviamente.

Allo stesso tempo però … con l’euforia di poter sconfiggere quella tecnica, del sapere che potrò stavolta, forse, tornare me stesso completamente. Andrai in Cina, in Cina Ranma. Me lo ripeto ma …  io dentro sento … io sono così

Basta. Devo andare. Muovo un passo, per poi volgermi di nuovo. Chiudo gli occhi. Dimmi che ti mancherò …

Mi mancherai…

 

Fine undicesimo capitolo.

Note : Ecco finalmente ho finito, ci ho messo veramente l’anima per scrivere questo pezzo (mi sentivo ispirata stanotte) , volevo semplicemente mostrare un po’ di Veri Ranma ed Akane, senza maschere e stereotipi, un po’ nella loro intimità. Spero d’essere riuscita a comunicare ciò che intendevo … altrimenti sparatemi pure XD . Chiedo venia se magari vi aspettavate d’essere catapultati in Cina e/o di non aver messo anche i dettagli degli altri personaggi ma … ritenevo opportuno inquadrare questo piccolo scorcio prima di dividere i piccioncini per un po’. (Poi dividere…  mah) . Va beeene… ci vediamo al prossimo capitolo.

Sayou

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo : Lui e l'altro, l'accoppiata maledetta verso la Cina (Prima Parte) ***


What i really want

Scusate , chiedo venia per quest’assenza prolungatissima : Non sono sparita! Volevo solamente specificare ciò, non potrei mai abbandonare questa fic, ormai ci sono affezionata, come sono attaccatissima a chi mi segue. Purtroppo non sarò più velocissima come prima [manca poco alla mia laurea – yuppiii-] però, prometto che per il periodo di dicembre sarò più presente a casa e quindi aggiornerò di più. [Anche perché, sinceramente, inizia proprio ora la parte migliore della fic *-*].

Ci becchiamo alla fine del capitolo, buona lettura.

Capitolo Dodicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina.

Prima parte

 

Sguardo. Silenzioso che si posa sul pelo dell’acqua, mentre s’accende all’orizzonte il tramonto di Nerima, oramai lontana. Le tonalità del giorno  morente che come serpi sfilano, disegnando arabeschi di luce nell’oceano. Questa volta quel vecchio ha optato per l’imbarcazione, bah, secondo me semplicemente non aveva voglia di muovere quelle quattro ossa che si ritrova a trascinare al seguito.

Da quando siamo saliti, non ho sentito altro che la colonna sonora del continuo russare di mio padre, accompagnato dal ciarlare del resto dei passeggeri. Noia. Rimango immobile, con le braccia distese sulla ringhiera ed il mento poggiato sul ferro. Ho provato a distogliere lo sguardo da quella direzione, molte volte oggi, non ci riesco. Scuoto il capo energicamente, ora, la cosa più importante è raggiungere la Cina. Sposto lo sguardo presso l’altro ‘accompagnatore’, squadrandolo con non chalance da capo a piedi. Se ne sta li da ore,  a fissare il vuoto, a sospirare. Sollevo un sopracciglio, certa gente è proprio strana. Sospiro.

Sollevo il capo, piegando le labbra verso l’alto in un sorriso ironico. Sto parlando di quel coso, quando io, non sto facendo esattamente l’opposto. Alzo la mancina, affondandola tra i capelli. Chiudo gli occhi tentando di farmi tornare alla mente i movimenti di Mr. Scolorino all’attacco. Scuoto appena il capo, non riesco a capirne il meccanismo, come ha fatto ad esercitare una pressione massima su punti sensibili ed allo stesso tempo celare l’attacco? Non ho sentito alcun dolore durante lo scontro, eppure, poco dopo sono stato atterrato come un moccioso. Stringo la mano, quasi a volermi strappare i capelli, in senso figurato ovviamente. “Come diamine ha fatto…” sibilo appena, tra i denti.  Sollevo poi il capo, volgendomi nuovamente di sbieco, mi sento osservato.

Bingo. I suoi occhi ora sono su di me, calcano come ferro rovente, accidiosi. Quello stesso sguardo di quel giorno. Rimango ad osservarlo così, di lato, mentre in modo sin troppo evidente, tra me e lui, scivolano vibrazioni di contrasto. Fosse visibile la tensione, sarebbe una sottile linea retta incandescente. Rimaniamo a studiarci per qualche istante, sino a distogliere gli occhi  l’uno dall’altro, in modo sincrono. Ogni volta che il mio sguardo ricade su di lui, sento salirmi livida in gola una sorta di rabbia repressa, un nodo stretto, dannatamente limitato. Non c’è nulla da fare, non riesco a sopportare quella sua faccia.

“Cosa c’è, già ti manca Nerima?” emetto una sorta di singulto strozzato quando mi ritrovo l’oggetto pensato a pochi centimetri di distanza. Come ho fatto a non sentirlo? Dannazione, non ho avvertito minimamente il suo avvicinarsi. Poggia i gomiti sull’inferriata, rivolgendo lo sguardo nella mia stessa direzione. Non rispondo, spostando lo sguardo altrove, arricciando il naso in una mezza smorfia. Quel suo tono saccente, quell’espressione da perfettino dipinta in volto; qualcuno mi trattenga dallo strangolarlo. Vi prego. Tira uno sbuffo tra le labbra, volgendosi di spalle alla ringhiera. “O forse… non stai pensando a Nerima…” effonde, decisamente fastidioso.

Ecco, in questo momento i miei nervi, stanno subendo una sorta di lento collasso. Sento la muscolatura delle braccia tendersi in modo eccessivo. Dischiudo le labbra in un mezzo stridere di denti “Dove vuoi arrivare?” sputo diretto, ho una mezza idea su dove voglia andare a parare. Volgo nuovamente le iridi nella sua direzione, astioso, per quanto mi riguarda. In quanto a lui, appare piuttosto quieto, per l’appunto, una tranquillità che non fa altro che aumentare il mio nervosismo. “Io? Da nessuna parte Ranma” calca il mio nome, con un tono decisamente sarcastico. Lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo.

“Fatti gli affari tuoi” mi muovo, staccandomi dalla balaustra. Non è il momento per cadere in battibecchi, sta pur certo che avrò modo di ripagarti tutta questa tua presunzione razza di … razza di…

Sposto i miei passi lontano da lui, più lo guardo e più mi viene voglia di piantargli un bel cazzotto diritto tra gli occhi. Mi sto trattenendo per miracolo divino. “ … Beh , Lei è anche affar mio se non ti spiace” .

Che ha detto? Riavvolgete il nastro prego. Mi fermo, sollevando gli avambracci poco dietro la schiena, socchiudo le palpebre ispirando lentamente. “Non capisco di cosa tu stia parlando” rispondo scandendo bene le parole l’una dall’altra, in modo da lasciar sott’intendere quel che voglio lasciargli afferrare. Lascia andare una breve risata che pare tutto tranne quella in realtà. Cammina, posso udirlo distintamente, si muove di pochi passi raggiungendomi di fianco, sino ad aggirarmi.

“Sai bene a cosa alludo, non fare il finto tonto fidanzatino” improvvisamente, i polmoni smettono di richiedere aria al loro interno, lasciandomi sospeso in una sorta di limbo. Trattengo il respiro, sino ad arrivare a gonfiare le guance, appena. Le braccia, si fossilizzano lungo i fianchi : solamente i pugni chiusi continuano a stringersi sino ad imbiancare le nocche alle loro estremità. Quella parola che ha usato ‘fidanzatino’ …

Mi volgo lentamente, cercando di mantenermi calmo, per quanto il mio carattere bellicoso possa permettermelo. Ora siamo vicini, l’uno di fronte all’altro. Muovo un passo in avanti, raggiungendolo a pochi centimetri dal volto “Quando ti dico, fatti gli affari tuoi : intendo nel vero senso del termine. Se non sono stato abbastanza chiaro, posso spiegarmi in altri termini se vuoi. Non ho problemi e, credo d’avertelo già mostrato …” non so perché, ma in questo momento, la tonalità della mia voce appare molto più fredda di quanto non abbia voluto farla apparire. Piego le sopracciglia, sento chiaramente il sangue pomparmi impazzito nelle vene, ho voglia, una grandissima voglia di gonfiarti di botte : non ne hai nemmeno idea.

Solleva le braccia in alto, cambiando completamente espressione “Perdona la mia insensibilità, ti prego non guardarmi così, sono tutto un brivido” mi schernisce, continua a farlo nonostante io abbia cercato di…

Basta, in quanto a tolleranza, devo purtroppo dire d’essere poco ferrato in materia. Non ci vedo più. Abbasso lo sterno, caricando l’avambraccio dietro la schiena per sferrare un pugno contro l’addome dell’altro – si sposta velocemente. Prevedibile. “Su su, non ti scaldare” ride, continua a farlo e questo mi manda in bestia, dannatamente in bestia. Più il suo volto appare disteso, più il sangue mi ribolle di rabbia. Mi piego, sollevando il ginocchio in avanti per sferrargli contro un calcio. Non lo sopporto, diavolo, non lo sopporto. Alza le sopracciglia, ponendo il braccio destro contro il busto per parare il mio colpo. No, non riesco a calmarmi. “Sta zitto” ringhio, riprovando con l’ennesimo pugno.

Stop. Lo blocca col palmo, piegando all’interno le dita per stringermi la mano nella sua. “Dovrai diventare ben più veloce di così per battermi, sei lento” sgrano gli occhi, mentre il muscolo cardiaco comincia a martellarmi veloce nel petto, quasi avesse intenzione d’abbandonarlo da un momento all’altro. N… non è possibile. Mi spinge indietro, sorpassandomi nuovamente, rimango annichilito, in piedi dinanzi a lui osservando il vuoto ora. Si ferma al mio fianco, dalla parte opposta alla mia “Prima di scontrarti con me, chiediti perché lo stai facendo. La rabbia, da sola, non porta alla vittoria come avrai ben notato… fidanzatino… Io ho un motivo più che valido per scontrarmi con te…” s’allontana. Lo fa ed io rimango immobile. D… di nuovo, mi ha battuto di nuovo. Riprendo a respirare finalmente, liberando l’ossigeno tutto d’un fiato. Perché lo sto facendo …

Sbatto le palpebre un paio di volte prima di volgermi verso di lui di scatto “Che diamine…” sparito. Cosa significa quella dannata frase? Io non ho bisogno di motivazioni per battermi, non ho un motivo particolare per farlo. Tsk, dannato, dannatissimo … Io lo … io giuro che lo…

Muovo altri passi, tornando nella mia posizione di poc’anzi. Devo stare più attento alle mie reazioni, sono decisamente impulsivo, troppo. Quando ci vuole però, i…io non ci ho visto più, come si permette di … e poi… lui mi ha chiamato con quel nomignolo così… così… torno ad affannare il respiro, calmati Ranma, sta solo giocando al gatto col topo. Semplicemente non ha ben compreso che qui sono IO il cacciatore in questione. Vediamo di mettere i punti sulle i.

Perché mi imbestialisce così tanto il fatto che lui si sia riferito a … stringo il labbro inferiore tra i denti. Abbassandomi a nascondere il volto tra le braccia. Non ci capisco più niente. Sono stanco di questa situazione, non può semplicemente sparire nel nulla o affogare da qualche parte? Maledetto scolorino.

Un motivo più che valido.

Sollevo lo sguardo verso la volta che ora, s’annerisce, abbandonando i colori caldi del tramonto. Giuro, io ti giuro che ti batterò, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia. Brutto damerino con la puzza sotto il naso, chi ti credi di essere? Se io ti rivedo ti… boom e poi … bang e poi … oddio lo trucido, lo spezzo, lo ammazzo, lo uccido. Socchiudo le palpebre, ispirando profondamente per evitare di ricadere nell’ira. Istintivamente, non ne so precisamente il motivo, porto la destra sulle labbra, soffermandola per qualche istante su di esse.

Non faccio certe cose per niente.

Perché adesso mi è tornata in mente quella frase? Abbasso lo sguardo, tentando di scorgere forse, una risposta nell’acqua, non arriva. Ovvio, purtroppo i miei due neuroni non sono in grado di fare domande ed esaurire i quesiti. Già. Il fatto che … che lei lo abbia fatto con me, insomma, avrebbe potuto anche ‘fare quella cosa’ con un altro, non necessariamente con me e …

Io non ci avevo pensato. Quando mai penso io? La mia faccia assume una sorta d’espressione ironica, quasi per schernire me stesso. Possibile che … dico … insomma che lei possa, provare qualcosa per me? Sollevo le sopracciglia, il fatto che io abbia anche solo pensato ad una cosa simile conferma la tesi : sto diventando strano. Ma strano strano eh.

Piego istintivamente le labbra in un mezzo sorrisetto soddisfatto. Perché l’ho fatto? Inarco le sopracciglia coprendomi la bocca, quasi avessi commesso un’eresia compiendo quel gesto. E’ come aver ammesso d’essere appagato del fatto di piacerle. P…piacerle? Ma che diavolo sto dicendo? Inarco un sopracciglio, cominciando a camminare avanti e indietro per il ponte. Se fosse così? Insomma, so di non essere indifferente ad Akane, modestamente, l’ho sempre saputo. E beh, si vede e poi … non per essere modesto ma, cosa ci posso fare se sono un gran pezzo di figliolo? Annuisco. Si, decisamente.

Ma se fosse così … se lei fosse … ipoteticamente, lontanamente … cioè, una considerazione proprio anni luce distanza da una cosa possibilmente umana : se lei fosse, arrossisco. Oh dei, ma questa cosa non è normale. Ora, va bene essere … insomma non essere proprio ‘decisi’ in certe questioni ma, ora sto toccando veramente il fondo. “E CHE CI VUOLE A DIRE … IPOTETICAMENTE INNAMORATA DI ME?” o…c…

Mi ritrovo dinanzi a mio padre, con le braccia allargate, piegato in avanti con la bocca spalancata. Rimango perplesso, ad occhi sgranati, mentre lui mi osserva stranito. Solleva un cartello con su scritto ‘Vuoi che chiami un medico?’ per poi fregarsene, aggirandomi completamente. “Sono … ufficialmente … uscito fuori di senno” la cosa buffa è che rimango in quella posizione per più di venti secondi buoni, tentando di capire, se ‘realmente’ ho urlato quella frase, su una nave, in mezzo all’oceano, con più di cento persone a bordo. L’angolo destro della bocca comincia  a sollevarsi in un mezzo tic nervoso. Oh kami … oh kami kami kami… no eh, non posso andare fuori di testa così.

Ho realmente pensato , no anzi, DETTO, GRIDATO una cosa del genere? Mi sarei fustigato anche solo per aver pensato … quello ma, addirittura, urlarlo. Lascio ricadere le braccia lungo i fianchi. Cosa ti sta succedendo stupido? Possibile che ancora io non riesca a capire cos’ho di sbagliato?

Akane innamorata di me, oddio, la barzelletta delle … che ore saranno? Scuoto il capo, basta, devo pensare ad allenarmi, non a sciocchezze del genere.  Ma se … fosse così? Sono un caso senza speranza, questo è assodato. Sospiro, lasciandomi ricadere seduto, col gomito sul ginocchio mentre schiaccio il volto al palmo della mano.

Prima lo Scolorino, poi quella scema di Akane. E’ proprio cominciato bene questo viaggio. Sollevo la mancina, volteggiandola appena smorto sopra la testa “Yuppi…” emetto con evidente sarcasmo.

 

Porto.

La nave scivola è immobile sul pelo dell’acqua, ancora fissata all’ancora giù, in profondità. Da quando ho messo piede fuori casa, stamane, non ho mai volto lo sguardo indietro. Sopracciglia inarcate, mancina che sorregge lo zaino da viaggio.

Stavolta non ammetterò che ci sia qualcuno a farmi da guardia del corpo, parola mia. Farò tutto da sola.

I fumi grigiastri. I toni acuti della sirena che annunciano la partenza. Passi lenti che portano sulla passerella, lontani dalla tranquillità delle mura domestiche. Tutto, sulle labbra, ha un nuovo gusto in questo momento. E’ la prima volta che mi muovo da sola nel mondo, non ci avevo mai pensato. Stavolta da sola in tutti i sensi.

E’ strano quanto sia … diverso, senza Ranma tra i piedi. Abbasso lo sguardo, puntandolo sugli ingranaggi delle catene che rimontano ai bordi della nave. Ed è altrettanto strano quanto io non sia più abituata a non sentirlo al mio fianco per più di un’ora. E’ una sensazione … quasi …

Sgradevole.

Il vento corre da est. Carezza i capelli.  S’innalza l’ennesimo grido di battaglia della partenza. Sto crescendo e, te lo dimostrerò : non voglio più essere una bambina. Ai tuoi occhi, quando tornerò, sarò finalmente una donna.

-

 

Ed ecco cominciato il viaggio in Cina – tututuuu…- cosa c’entra il treno? O.O Mi scuso ancora per l’immenso ritardo ma, mancano pochi esami alla laurea e ce la sto mettendo tutta. Non mi dimentico comunque di voi =) pian piano, tornerò presente [Sperando nelle beate vacanze natalizie *-*]. Ci vediamo al prossimo aggiornamento.

Sayou

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina. (seconda parte) ***


What i really want

 

 

Grazie per tutti i commenti che puntualmente lasciate ad ogni capitolo, mi riempie d’orgoglio sapere che la storia piaccia così tanto e, proprio per questo, appena posso mi metto subito a scrivere ed un po’, forse perché infondo piace anche a me crearla pian piano. Vi auguro una buona lettura, come sempre ci vediamo alla fine del capitolo.

 

 

Capitolo Dodicesimo : Lui e L’altro, l’accoppiata maledetta verso la Cina.

Seconda parte

 

 

Tre giorni signori. Io non ce la faccio più, sto rischiando stomaco e connessi in questo viaggio.

Non solo sono costretto a sopportare mio padre : per la cronaca, mi chiedo se lo sia realmente.

Forse sono stato adottato e non me lo vogliono dire. Tornando alla mia protesta, dicevo, non solo devo rassegnarmi a far da balia a quel vecchiaccio ma, oltre al danno la beffa, si, perché mi devo sorbire le occhiatacce di Mr. Scolorino, le sue lamentele, i suoi capricci da per benino. Io non ce la faccio più, qualcuno mi salvi.

Sospiro, lasciando andare le braccia lungo la solita ringhiera che, ormai, a dirla tutta chiede pietà d’essere abbandonata dal mio dolce peso. Per tutto il tempo sono rimasto avvinghiato come una cozza al mio scoglio. Ho provato ad allenarmi, con quale risultato? Il continuo ballare della nave, se così si può chiamare, ha solamente attentato alla mia incolumità per non so quante volte.

Va bene il primo tentativo andato a vuoto, va bene il mare mosso, va bene tutto : non posso starmene come un babbeo sopra un ponte. Sfido io che c’è gente che volentieri se ne resta a casa. Bah. Dovrei anche lamentarmi del servizio adesso? Scuoto il capo arresomi all’idea che da qui, non mi muoverò per un po’. In lontananza, non si scorge che mare aperto. Oramai ho anche le allucinazioni, vedo casa mia ovunque. Devo avere un gran desiderio di toccare terra, non mi meraviglierei se il cibo che ho mangiato stamattina avesse voglia di prendersi una boccata d’aria. Sono stanco, ho la salsedine dappertutto e quando dico in ogni dove, intendo veramente ogni singolo centimetro di pelle. Comincio a pensare che se fossi rimasto a Nerima, non avrei commesso un errore. Oddio! Sto delirando, ho davvero formulato il pensiero di voler tornare indietro? Giammai. Un altro piccolo sforzo e finalmente raggiungeremo questa dannata Cina, sembrava meno lontana a nuoto che sopra una bagnarola. Vi prego affondate! Lancio un’occhiata in giro, con la coda dell’occhio rimango comunque presso l’orizzonte, si sa mai, spuntasse casualmente qualche costa all’orizzonte. La speranza è sempre l’ultima a morire no? Sbaglio o, ancora quel pagliaccio albino non ha messo naso fuori dalla sua cabina? Un miracolo. L’hanno ucciso e non mi hanno avvisato dei festeggiamenti? Roteo le pupille verso l’alto, sospirando sonoramente, ultimamente sto divenendo peggio di una ragazzina. Non posso starmene immobile come un pesce lesso : devo provare, perlomeno, a rifocillare queste povere ossa. Ecco, in questo momento sul mio volto, s’è formata una sottile striatura curva sulle labbra, dovrebbe, in teoria rappresentare un … grugnito sordo? Sembro un vecchio, dei, sono peggio di mio padre. Ci manca solo che mi lamenti della sciatica e cominci a giocare a Shoji, poi la mia vita sarà definitivamente conclusa.

Un brivido freddo m’attraversa la schiena, diramandosi centralmente, tra le spalle. Che pensieri osceni.

Distacco il torace da quella che ormai è divenuta la mia seconda casa, salutando finalmente l’impronta del busto che s’è formata sulla  balaustra. Ironia ovviamente, sinistro e macabro sarcasmo. Muovo qualche passo all’interno dell’imbarcazione, ormai, conosco più questa ‘nave’ di casa mia. Con la scusa del ‘ma noi non abbiamo soldi, viviamo sulle spalle dei Tendo’ papà s’è allegramente preso il lusso di farci intraprendere questo dannato viaggio su una …una … barchetta di carta? Socchiudo le palpebre, sollevando una mano sul volto, come per scansar via del sudore inesistente. “Fidanzatino, mi stavi cercando?” ho un sobbalzo improvviso, non so di quanti centimetri io sia volato da terra ma, sicuramente ho inghiottito cuore, polmoni e tutto il resto.

Mi volgo al rallentatore, solamente per ritrovarmi – stranamente – faccia a faccia con quel futuro cadavere che diventerà se non la smette di comparirmi alle spalle in questo modo.

Sono tranquillo io, certo, tanto che lo infilzerei volentieri come uno spiedino. Cane, imbecille, bastardo, cretino.

“A…Annon” farfuglio tra i denti tentando di trattenere la serie di imprecazioni che vorrei lanciargli a voce; per il momento mi limiterò a farlo mentalmente. Stringo le mani, lungo i fianchi, in due pugni chiusi : sopporta la sua faccia ancora per  un po’. Dei, in questo momento m’è appena passata dinanzi l’immagine del volto di Kuno e, vi dirò, comincia a starmi simpatico quel megalomane.

Lo scolorino mi fissa, solleva le labbra in un mezzo sorrisetto della serie ‘Io sono meglio di te e tu sei uno scarto’ prima di tornarsene sui suoi passi bello, fresco e profumato . “I… io ti ammazzo lo giuro” ovviamente lo asserisco in modo da non essere – completamente – udito. Ha un dono particolare, quello di infiammarmi l’animo e … tutto il resto, ogni volta che mi compare dinanzi. Respira Ranma. Con tutto questo inspirare ed espirare, consumerò i polmoni uno di questi giorni.  Non voglio ucciderlo qui e subito, solamente perché mi sono ripromesso di farlo fuori con questa maledetta contro tecnica e giuro che, se questo viaggio risulterà vano io … io … sposerò la bisnonna di Shampoo.

Dei. Incasso il capo tra le spalle contorcendo le labbra in una smorfia molto evidente.

Un flash della vecchia vestita in tenuta da matrimonio, rischia davvero di farmi scappare di bocca ciò che ho mangiato stamattina. Che schifo! Scuoto il capo, tentando di materializzare qualcosa di meno scioccante, cerebralmente parlando. Sollevo i palmi, premendoli contro le tempie, come faccio di solito. Va via, nemmeno nei pensieri più reconditi di Happosai ci dev’essere posto per un’immagine così macabra. Schifo, vecchia, sogno, abito, sposa … Akane?

No. No. No. No! Ma cosa vado a pensare? Scuoto il capo di nuovo, ancora più energicamente. Tentando di ripristinare l’immagine di Cologne, preferisco torturarmi a quel modo piuttosto che fare certi pensieri, per carità. Mi fermo, notando d’essere praticamente seduto sul pavimento in questo momento, in mezzo al corridoio. Certe volte mi chiedo se io abbia il cervello connesso al resto del corpo. ‘Vuoi che chiami un’ ambulanza?’ sul mio volto, si materializza un’espressione indecifrabile. Papà ultimamente sta divenendo monotono “No, non ho bisogno né di dottori né d’ambulanze, sto benissimo” ribatto al cartello che mi lancia contro, mentre spicco un balzo verso l’altro per afferrarlo e gettarglielo praticamente in faccia. Effonde una sorta di mugolio, si arrabbia pure! “Credi di avere ragione? Sei tu che mi hai lanciato il cartello!” imita qualche mossa con le braccia, prima d’estrarre un secondo cartello.

‘Eh! L’amore’ osservo la scritta ad occhi sgranati mentre un leggero tic nervoso comincia a martellarmi sulla tempia. Socchiudo le palpebre , muovo un passo prendendogli dalle mani il cartello per rifilarglielo di nuovo in testa. “Sei tu che hai bisogno di un dottore e anche di occhiali più spessi a quanto pare! Ma tu guarda questo … bah”  mi volgo di spalle, allontanandomi da quel dannato padre-panda. Un genitore così fuori di testa dovevano proprio appiopparlo a me? Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?

Cretino. Non capisce niente. Guarda cos’è andato a scrivere, sarà possibile una cosa del genere? I…io stavo solamente cercando di scansare quel pensiero osceno. Beh, non è che pensando a quella racchia sia cambiato molto.

Ed eccomi di nuovo qui signori e signori, alla postazione di partenza : modalità cozza. Poggio il gomito sulla ringhiera, schiacciando le nocche contro la guancia.

 

“Perché quest’improvviso cambiamento? Cos’è che ti ha fatto riconsiderare l’idea del matrimonio?”

“Beh. Ranma … tu sei innamorato di me, non è così?”

 

Q…Quel giorno lei, aveva detto così. Era da un po’ che non ripensavo a questa cosa, o forse, in realtà : avevo semplicemente tentato di confinarla da qualche parte, in testa. Fisso le iridi su d’un punto impreciso dell’orizzonte. Non l’ho mai detto. Sono sicuro di non aver mai ammesso, né tanto meno pensato una cosa simile. Figuriamoci. Sollevo un sopracciglio, però lei … sembrava così convinta di quella cosa che …

 

“Ranma!” sgrano gli occhi spiccando un altro salto di mezzo metro per aria. Mi volgo parando il volto con entrambe le mani, divincolandole dinanzi alla faccia “N… non è come pensate, i…io non stavo assolutamente ricordando nulla, ogni riferimento a lei è puramente casuale!” ma perché diavolo mi sto giustificando? Stringo le palpebre,  mentre : ne sono sicuro. Sono paonazzo. “Di che diamine stai parlando?” un istante ma, questa voce…

 

Apro un occhio, tanto per essere sicuro di non immaginarmi nulla. “Oddio! L‘incubo diventa realtà!” sbatto le palpebre un paio di volte, indietreggiando contro la balaustra tra lo scioccato e lo schifato. Dinanzi a me, in piedi : Shampoo e Obaba in tutto il loro ‘splendore’. E’ stato, per l’appunto, l’aver visto l’immagine in prima visione del volto raggrinzito di quella befana ultra millenaria ad avermi, diciamo, spaventato - se proprio vogliamo ridurlo ai minimi termini- .

“Tesoro mio, come hai potuto partire così! Senza dirmi nulla, cattivone!” e ti pareva, s’aggrappa a me, nemmeno fossi una liana. Altro che effusioni con la balaustra, Shampoo è venti volte peggio di una cozza. “Ma ti vuoi staccare? Ho già abbastanza nausea per oggi” ironizzo, tentando, inutilmente di schiodarla dalla sua posizione.

“Allora si può sapere cosa ci fate qui?!” Mi rivolgo al most… a Obaba, evitando di guardarla nuovamente, anche perché rischierei un rigetto immediato - ricordate l’immagine di lei vestita da sposa? Bleah! -. “Sei partito così, alla sprovvista, senza darmi il tempo di spiegarti dove stai andando. Fai sempre di testa tua, come al solito. Ragazzo, sei un po’ troppo istintivo per i miei gusti, comunque, c’è una cosa che devi sapere riguardo al villaggio delle Amazzoni”. Cosa cosa? Per un istante dimentico Shampoo, aguzzando bene l’udito, ecco, finalmente qualcosa che attrae la mia attenzione.

Muovo qualche passo, trasportando con me anche la cinese - peggio del super attack. “Ti ascolto” seppur mi scocci altamente che questo viaggio si sia trasformato in una sorta di gita, come al solito, dono finalmente lo sguardo alla vecchia cinese.

“Devi sapere che c’è una piccola peculiarità, una legge che, da quando il nostro villaggio e quello di

chí jiu zhàn” si ferma, schiarendo la voce.

“Possono accedere solamente le donne” un’altra voce, irrompe, sovrastando quella di Obaba.

Cosa? Tutti e tre, volgiamo all’unisono il capo.  “Wen …” Shampoo si distacca da me, in modo improvviso, indietreggiando di qualche passo. Cosa diavolo sta succedendo ora?

Sbatto le palpebre per  un paio di volte, assimilando a mò di bradipo ciò che è stato appena detto “Solo le donne?” accidenti. Io dovrei entrare a Joketsuzoku come donna? Non se ne parla. Dannazione, non posso apprendere una tecnica con quel corpo. Sollevo la mano, portandola a mezz’aria stretta in un pugno. “E tu cosa ne sai?” piatto nel tono, ovviamente, non sopporto quella sua saccenza.

Avanza, di pochi passi, facendosi vicino all’amazzone più giovane. “Che sorpresa, Shampoo. Da quanto tempo” eh? Osservo ad intermittenza i miei tre interlocutori, cominciando a capirci meno di prima.

Alza l’indice, portandolo sotto il mento di lei per sollevarlo un poco. N… non so perché ma un brivido freddo m’attraversa celere la schiena. E’ un vizio provarci con tutte le donne che corteggiano me? Sollevo un sopracciglio, piuttosto alterato.

“… T… tu… i tuoi occhi …” la voce di Shampoo, appare meno sicura di quella che possiede di solito, viene costretta a poggiare le spalle alla balaustra, sporgendosi appena nel vuoto per scansarsi dall’altro.

“Cos’hanno i miei occhi? Ti sorprende che io mi ricordi di te?” ricordarsi di lei? Dei, sul serio, mi sono perso, chi è che mi fa un riassuntino? Per la cronaca. Perché adesso sono uscito di scena mi chiedo. Dunque faccio le domande e nessuno mi risponde, entra in scena Mr. Sorriso smagliante e mi ruba anche il palcoscenico? Comincia a fare caldo dalle mie parti, molto, molto caldo.

Mi sposto, parandomi dinanzi a Shampoo. “Il tuo interlocutore sono io, o sbaglio?” m’osserva, quasi scocciato della mia intromissione, piega appena le labbra in una smorfia, per poi recuperare immediato la baldanza di poco prima.

“Non sbagli, stavo semplicemente salutando quella signorina la dietro. Mi chiedevi come faccio a saperlo? Te lo spiego subito …”

 

 

 

Stringo le gambe contro il petto,  poggiando il mento sopra le ginocchia. Sbuffo,  non vedo l’ora che la nave salpi. Facciamo un applauso a questa stupida che, non solo prende la nave soffrendo il mal di mare ma, scambia anche le pillole contro la nausea con i tranquillanti di suo padre. Beh, perlomeno ora non sono agitata. Sollevo la boccetta osservandone l’etichetta dalla mia posizione. Non mi ero mai accorta che papà facesse uso di queste medicine. Poveretto, con tutto quello che passa a causa mia è normale. Mi sale un leggero groppo alla gola, ecco, un’altra colpa che viene a galla. Non credo che funzionino molto bene queste pastiglie. Sono sempre fonte di guai per tutti, chissà, magari adesso a casa sono tutti preoccupati e ho anche portato via l’unica cosa che potesse rilassare mio padre.

Sei una stupida.

“Oh non ti ci mettere anche tu, scemo!” inarco le sopracciglia, volgendomi di lato per schiaffeggiare il nulla. Cosa sto facendo? Blocco la mano a mezz’aria. Per un attimo, mi era sembrato davvero che tu fossi qui. Che scema. Sono così abituata all’averti accanto che mi dimentico perfino quando non ci sei. “Bah, è una fortuna che tu non sia alla mia portata altrimenti ti farei vedere io!” dico convinta, agitando il pugno dinanzi agli occhi. Ecco, non mi dispiace restarmene sola per un po’, anzi, forse è meglio restare più lontana possibile da quel baka. Abbasso la mano, accorgendomi d’avere un groppo alla gola, stavolta maggiore del precedente. Hai promesso Akane. Stringo le mascelle, sollevandomi in piedi. Bene. Lascio volteggiare il braccio cercando di sorridere. Non riesco nemmeno ad essere finta con me stessa. Le labbra si allargano ma sento chiaramente gli occhi inumidirsi. Su, sei forse una mocciosa? Hai dimostrato più di una volta di saper essere forte, me la saprò cavare.

Mi muovo un po’ sul ponte,  fermandomi al centro d’esso nella posizione primaria del Kenpo. Abbasso la mano destra all’altezza dell’addome, schiacciandola contro di esso e stringendola a pugno e sollevo l’altra nella posizione opposta, estendendola all’altezza del seno in avanti. Divarico appena le gambe, spostandomi fluida in avanti in un movimento sincrono. Devo essere tutt’una col corpo. Concentrazione. Chiudo gli occhi, inspirando profondamente per eseguire il colpo successivo. Allenarmi mi ha sempre aiutato molto, soprattutto nelle situazioni difficili. Il mio problema è eseguire il tutto con troppa rabbia.

Ira. Non mi ero mai accorta che da quando quello stupido è entrato nella mia vita, ogni volta che combatto, lo faccio solamente per sfogarmi. Per cosa poi? Ah, a me non interessa di cosa voglia fare lui della sua vita.  Ho già abbastanza problemi con me stessa. Mi fermo, tornando in posizione d’attesa. Abbasso le spalle cercando di rilassarle. Ogni cosa che lui faccia in realtà mi da fastidio. Meglio, ogni cosa che non sia in relazione con me. Vedi? Sei ancora una bambina, piccola ed egoista. . Ciò che importa ora è, ciò che io posso fare per lui, non il contrario. Cos’ho fatto mai per Ranma? A parte mettermi sempre in qualche guaio, costringendolo a salvarmi oppure cercare in ogni modo di rifilargli la mia cucina orribile? Ho cercato di farlo tante volte, ho provato ad imparare, sono una frana. Questa è la verità. Sorrido amaramente. Imparerò a camminare con le mie gambe, questo è sicuro. Annuisco energicamente col capo, riprendendo i miei kata, ci riuscirò : ti porterò quella maledetta Nannichuan, mi costasse la vita.

“Maledizione! Dove sono finito stavolta?” una voce, nemmeno a farlo apposta, interrompe di nuovo ciò che avevo appena iniziato – di nuovo. Volgo lo sguardo alla mia destra, sgranando gli occhi sorpresa. “Ryoga?” sbatto le palpebre qualche volta, per rendermi conto se sia effettivamente vero o semplicemente frutto della mia immaginazione, forse, sono così abituata a vederlo sbucar fuori da tutte le parti che, la mia mente ha registrato nella memoria questi avvenimenti.

Si volge nella mia direzione, mezzo trafelato. In lui riesco a scorgere tre reazioni concatenate : Prima mi nota, allarga le mascelle e poi arrossisce. Kami, non capisco perché debba fare così ogni volta. Quant’è strano questo ragazzo.

“A…Akane-cha… ehm… Akane”  muove un passo verso di me, per poi appiattirsi contro la parete del ponte di comando, cominciando a riempirla di buchi. Reclino il capo verso destra, osservandolo palesemente interdetta. “Cosa ci fai qui?” gli chiedo interrogativa, non mi pare umanamente possibile che si possa esser perso anche qui dentro, sarebbe il colmo.

“Ehm, non lo so nemmeno io. Stavo partendo per la Cina quando, mi sono perso” ridacchia nervoso, cominciando a prendere a pugni il metallo che ormai ha preso la forma dei suoi colpi. Sorrido, non posso far a meno di farlo, è troppo buffo. Credo l’abbia notato perché, è arrossito maggiormente. Ho avuto quasi il presentimento che stesse per soffocarmi davanti. “Infatti questa nave va in Cina, questa volta hai fatto centro” mi complimento, da una parte contenta per lui, perché no, poveraccio, col suo senso dell’orientamento dev’essere un miracolo che non accade tutti i giorni.

“Davvero? Questa si chiama fortuna!”  risponde, anzi, urla direi. Questa volta ho avuto l’impressione di vedergli brillare addirittura gli occhi. Dev’essere proprio contento. Sorrido, facendo finta di nulla.

O dei! O dei se questa non si chiama coincidenza fortunata! Ma che dico, la dea bendata mi ha praticamente sposato oggi. Potrei morire dalla gioia in questo momento, io e Akane, su una nave diretta verso la Cina … soli? No aspetta, meglio controllare si sa mai. “Aspettami qui eh?” le intimo, prima di schizzare via come un fulmine per fare il giro intero della nave in un nano secondo. Le torno poi dinanzi, affannato, un po’ acciaccato ma … dei se sono felice! Ranma non c’è, ne sono sicurissimo! M’avvicino, scrutando dietro le sue spalle : non ci credo ancora.

“Cosa stai cercando Ryoga?” m’osserva spaesata, devo sembrarle un pazzo in questo momento. “N-no, credevo d’aver perso il mio zaino eh eh eh” comincio a ridere nervoso, grattandomi la nuca, cosa sto dicendo, dannazione.

Allunga l’indice dietro di me, portando l’altra mano presso le labbra, ancora più stranita di prima. “E’ sulle tue spalle” mi risponde. Oddio! Sono proprio deficiente, potevo inventarmi qualcos’altro? Mi schiaffo una mano in faccia. Proviamo a sorridere, forse funziona.

Sorride di rimando e, continuiamo così per un minuto di fila. Sono imbarazzatissimo ma … nello stesso tempo sento dentro di me … ahhh … potrei addirittura esplodere da un momento all’altro! Ballerei dalla felicità! Ehm, meglio non farlo, non posso dare quest’impressione di me alla futura madre dei nostri tre bambini.

Ah, tre piccoli Ryoga. Già li vedo correre spensierati nella nostra graziosa villetta fuori città, mentre io tornerò dal lavoro e lei mi dirà ‘Amore è pronta la cena!’ e io risponderò ‘Tesoro mio, è sempre una gioia mangiare ciò che cucini per me’ e poi lei ‘Oh caro, ti amo così tanto’ e io ‘Oh cara, anche io’ e andremo avanti così tutta la notte finché, lei ad un certo punto mi guarderà maliziosa e mi dirà ‘Caro voglio un altro figlio da te’ ahhhh … ma che pensieri sto facendo, non posso pensare questo di lei! Oddio! Oddio!

Quando le immagini del mini-film che mi sono fatto svaniscono lei è scomparsa. “A… Akane?” avrei giurato che fosse qui fino a due minuti fa. Vuoi vedere che si è spaventata per come mi sono comportato? Sembravo un gorilla in calore! Accidenti!

“Ryoga, sono qui!” ah, cori dell’alleluia! Non se n’è andata. Mi volgo indietro e, signori, credo d’avere una faccia da ebete ma, così da ebete che nessuno mi riconoscerebbe. Cosa ci posso fare se lei mi fa volare dieci metri da terra? La sua voce e … il suo viso … e ahh, com’è kawaii la mia Akane!

La raggiungo, tentando, di darmi un po’ di contegno. Ci riuscissi almeno. “Sc… scusami, stavo pensando a … a … cioè … sai devo aver lasciato il gas di casa acceso” ma che stupidaggine ho detto? Saranno mesi che non trovo la strada di casa mia. “Capisssssco … ehm … vorrei chiederti un favore”  oh , mia adorata ma tu puoi chiedermi tutto ciò che vuoi, anche di buttarmi di sotto, lo farei volentieri anche cento volte per te!

“Diiimmi!” m’avvicino prendendole le mani, EH? Oddio cos’ho fatto, ora mi prenderà per un maniaco. Mi allontano schiarendo la voce e sistemandomi la frangia dinanzi agli occhi “Volevo dire, dimmi” seh … sorrisetto sexy e nottata de fuego! Non siamo in un western Ryoga!

“Si insomma hai capito” basta, sono un caso disperato. “Dato che il viaggio sarà lungo, vorrei chiederti un favore” un viaggio lungo! Oh siii, io e lei sotto le stelle, io e lei a scambiarci baci e coccole io e lei …

“Fammi diventare più forte” emette sicura.

Ecco come non detto, io e lei ad allenarci da mattina a sera sopra un ponte.  Beh, meglio di niente. “Conta su di me! Ti farò diventare meglio di un lottatore di Sumo … oddio, forse non è un paragone così adatto … cioè … più forte di me!” Mi sorride e ciò basta per farmi sciogliere nuovamente come un gelato, ehh, cosa ci posso fare, adoro questa donna.

 

Fine XIII capitolo.

Piaciuto? xD come al solito vi lascio con un po’ di suspence, eh, che credete? Ci vediamo al prossimo capitolo. (Grazie per gli auguri, mi avete portato fortuna per il primo dei cinque esami : 30! Ed ecco il vostro regalino *-*).

Sayou

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo : Cina in vista! ***


What i really want

 

Scusate per l’immenso ritardo ma, oltre ad essere super impegnata con gli studi ho avuto anche poca ispirazione e ho preferito attendere piuttosto che appiopparvi un capitolo osceno.

Ringrazio come sempre tutti coloro che mi seguono, buona lettura.

 

 

Capitolo Quattordicesimo : Cina in Vista!

 

 

“Forza, sei ancora troppo lenta!” si sposta troppo velocemente, non riesco nemmeno a seguirlo nei movimenti. Mi sposto in avanti, bilanciando il peso del corpo in modo che il peso si convogli al braccio destro. Diretta, tento di colpire Ryoga all’addome, con scarso risultato ovviamente. “Accidenti” mormoro appena, mentre mi fermo, poggiando entrambe le mani sulle ginocchia. Mi segue, portandosi dinanzi a me e scuotendo appena il capo. “Non sei abbastanza concentrata, sei fiacca. Aspetta” muove qualche passo verso di me, aggirandomi e portandosi alle mie spalle. “Allora, devi piegare il gomito poco dietro la spalla e stirare completamente il muscolo in modo che si contragga” mi prende il braccio, eseguendo alla perfezione ciò che mi ha appena spiegato. Devo ammetterlo, non avrei mai pensato di trovare in lui un maestro così abile. “Ecco, ora, cerca di concentrare tutta la forza nel braccio. Ti serve solamente più concentrazione” annuisco, lasciandomi guidare mansueta.

Volgo lo sguardo appena sopra la spalla. Ci mette davvero tanto impegno. Non posso far a meno di piegare un sottile sorriso sulle labbra. Abbassa lo sguardo, notando la mia attenzione su di lui. Arrossisce di colpo spostandosi indietro e tossendo appena. Certe volte ho quasi l’impressione che Ryoga provi qualcosa nei miei confronti ma, che sciocca. Figuriamoci.

 

---

 

Così vicini. Troppo vicini. Da poche ore sento di poter sfiorare il cielo con un dito, io e lei soli. Poterle stare accanto in questo modo senza fattori di disturbo. Alias Ranma. E’ un sogno. Diamine, ho un caldo pazzesco ma non posso permettermi d’intimidirmi proprio ora, lei conta sul mio appoggio e non devo mostrarmi debole. No. Lei deve vedere quanto sono forte, quanto, stando al mio fianco possa sentirsi al sicuro. Akane, è una promessa, farò di tutto per esaudire la tua richiesta anche se ci vorranno secoli. Ahh. Sospiro, sollevando lo sguardo verso la volta. Il tramonto, non m’è mai parso tanto bello. “Ryoga?” richiami la mia attenzione e mi cogli impreparato, ridacchio nervosamente. Che stupido, smettila di perderti in stupide fantasie. “Sei stanca o vuoi continuare?” le chiedo in un sibilo contratto, non dirmi di si, è l’unico modo che ho per starti vicino. “No, assolutamente, continuiamo” ti volgi ora, tornando a guardarmi diritto negli occhi. Cos’è che riesco a scorgervi? Desiderio, grinta. Dov’è che ho già incontrato quello sguardo prima d’ora? Rimango fisso su di te, ipnotizzato quasi. Non sai quanto sei bella ai miei occhi in questo istante. “Certo” annuisco. Riprendiamo l’allenamento, mi porto in posizione di difesa e tu ti sistemi in attacco. Non riesco a smettere di guardarti. E’ … la prima volta che… riesco a mantenere lo sguardo su di te. Me ne accorgo finalmente e, d’un tratto m’irrigidisco. Solitamente sono così impacciato da preferire addirittura un muro a quegli occhi. Eppure, ora 

Una fiamma. “Attaccami, forza!” t’impero arrancando d’un passo, tu esegui il mio comando, cominciando a sferrare una serie meccanica di pugni diretti al torace, poi al ventre, al volto. Li paro, ovviamente, non sei ancora veloce per potermi sorprendere in combattimento. Però sei più … tenace. Oh, credi che io non ti abbia mai osservato? Credi che non sappia riconoscere quando anche il più piccolo dettaglio di te cambia? Mi stupisci quasi. Io che, non vedo altre che te, potessi starti accanto come vorrei … ma va bene anche così. Mi basta.

D’un tratto poi, ancora quella fiamma. “… Ranma” sgrano gli occhi, perdendo per un istante la concentrazione, riesci a colpirmi. Incasso il colpo piegandomi sulle ginocchia e premendo con le mani contro l’addome. Risollevo lo sguardo stranito. Per un attimo io … ho visto …

E’ lui quando combatte. Rimango inebetito per qualche secondo prima di risollevarmi. T’avvicini di corsa, venendo in mio soccorso. “Stai bene?” mi chiedi preoccupata. Si, non preoccuparti. Non rispondo. E’ quella stessa grinta, l’ho vista così tante volte nel suo sguardo che … è così strano paragonarti a lui. Tu sei un fiore troppo delicato, non ti merita. Perché non lo capisci?

 

...

 

Lo osservo. D’un tratto, m’è quasi parso che si fosse completamente estraniato dal combattimento. Rimango accanto a lui, accucciandomi. “Per oggi basta, devi essere stanco. Che dici, andiamo a mangiare qualcosa?” sorrido. Ce la mette davvero tutta. Ecco stupido, prendi esempio da lui. Abbasso lo sguardo, risollevandomi. No, mi ero ripromessa di non pensarci. Devo smetterla di paragonare tutto e tutti a lui e, soprattutto devo sgombrare la mente da questi sciocchi pensieri. Non sono una bambina. Non sono una mocciosa. “Beh, il mio stomaco aveva giusto cominciato a protestare” porta la mancina dietro la nuca, aprendo un ampio sorriso sulle labbra, tipico di lui. Avanza dinanzi a me, mentre di nuovo, il giorno s’addormenta giù, tuffandosi nell’oceano. Rimango immobile per un istante, disegnando con lo sguardo una linea invisibile presso l’orizzonte. Chiudo gli occhi, respirando a pieni polmoni l’aria frizzantina d’attorno. Ce la farò, devo farcela.

Sorrido, si, sicuramente riuscirò nel mio intento. M’avvicino all’altro, accorgendomi d’essere attesa “Ryoga” lo richiamo, volge di poco lo sguardo verso di me interrogativo “Grazie”. E’ arrossito di nuovo. Ah, una cosa è certa, non lo capirò mai.

 

 

“Allora? Sto aspettando” braccia incrociate al petto, batto il piede nervosamente per terra. Sentiamo questa fantomatica storia. Ecco, sembriamo quattro scemi in piedi dinanzi ad una balaustra. Mr. Scolorino che fa tanto il prezioso e io che mi sto rompendo l’anima per evitare di mandarlo all’ospedale. Senza contare l’eccezionale presenza di Miss. Cretaceo e Nipote. Ci mancavano solamente loro, bah. “Non essere frettoloso Ranma” mi rimbecca. Pure! Sento l’adrenalina salirmi in corpo. Avete presenti le teiere da the? Ecco, la mia pressione pressappoco è salita al massimo, manca il fischio poi sono pronto per essere servito in tavola. Non essere frettoloso, gne gne gne. Sono calmissimo anzi, ringrazia la tua buona stella se non faccio fare a questa nave la stessa fine del Titanic. “Mi chiedevi come faccio a sapere che nel Joketsuzoku, possono accedere solamente le donne? Ebbene, io provengo da Chí jiǔ zhàn, ed è il villaggio contrapposto a quello delle due signorine qui dinanzi.”

'Signorine', adesso, va bene Shampoo ma la vecchia …

No aspetta. Rewind. Cosa? Immaginatevi la mia faccia e quella di Obaba divenire esattamente identiche. No, non è un bello spettacolo in effetti. “Capisco molte cose” Cologne s’intromette nuovamente nel discorso, ovviamente, ed io per l’ennesima volta rimango fuori come un cretino. Lo sguardo della vecchiaccia torna sulla nipote. Sconforto? Ragazzi, non siamo ad un funerale, su con la vita, cos’avrà mai detto di così eclatante?

“E’ lui dunque” l’amazzone più giovane annuisce, distogliendo lo sguardo. Non l’ho mai vista con quell’espressione in volto. Io stesso sollevo un sopracciglio, vale a dire che sono più confuso di prima, in poche parole, l’informazione ricevuta non ha cambiato molto la situazione. “E?” vado avanti, rompendo il silenzio creatosi.

“Questa che vedi dinanzi a te, è una delle fasi che contraddistinguono la mia maledizione” ecco, questo mi interessa. Involontariamente schiudo le labbra in un sorrisetto malizioso “Continua” ed ora, solo io e lui, di nuovo. “Perché rovinarti la sorpresa? Sono stanco, non ho voglia di continuare. Fatti spiegare da loro …” C… cos…

Rimango a bocca aperta a fissare il vuoto come un pesce lesso, nel mentre signor puzza sotto il naso si allontana lasciandomi con un palmo di naso. Brutto… brutto. Io lo … ma io ti … ma guardalo! Cioè, prima getti l’amo e poi spezzi la lenza? Maledetto.

Rivolgo la mia attenzione alle due cinesi. “Ahem … sto aspettando” sto per esplodere, dico, volete farmi venire una crisi di nervi per caso?

L'amazzone più anziana finalmente si degna di concedermi udienza. Siano lodati i Kami! Credevo di dover mandare una richiesta scritta per posta.

Poggio le spalle contro la balaustra (strano eh?) incrociando le braccia contro il petto. Dunque? Devo chiederlo in aramaico?

"Ebbene ... posso dirti che gli antenati del villaggio del quale parlava prima il cinese, erano denominati signori della guerra a causa della loro indole

bellica..." solleva l'indice, fregando il polpastrello sulla tempia. "Una leggenda narra che presso il villaggio, siano situate due sorgenti ... dove i nascituri vengono immersi dopo il travaglio della madre per essere purificati dal grembo delle donne. Una profezia narra che le sorgenti, vengono chiamate Gemelle a causa di un fatto straordinario ... pare che queste, ogni notte, eseguano uno scambio comunicante che non permette di riconoscere quale sia l'una e quale sia l'altra. Le scritture parlano di un'incisione che cita 'L'una unisce e l'altra disperde'. Non so dirti altro in merito...".

Mi osserva, rimango per un lungo istante inebetito a fissare per terra. "Una unisce ... e una disperde..." ripeto con un filo di voce. "Mukodono?*"

La vecchiaccia mi richiama, corre una pausa di silenzio dopo il suo richiamo. Rimango a testa bassa per alcuni istanti prima di rialzare lo sguardo verso le due come dire ... trasognato?

S'avessi uno specchio dinanzi sono sicuro che potrei scorgermi riflesse negli occhi miriadi di 'stelle' . Si si , proprio quelle. Vi rendete conto? Questa cosa a me ...

tutto questo mi da... mi riempie... mi ... mi...

"YATTA!" sollevo la schiena d'impatto facendo sobbalzare le due cinesi, sollevo il braccio verso l'alto sorridendo a trentadue denti. "Questa cosa... mi esalta ancora di più... e se le sorgenti potessero essere simili a quelle di Jusenkyo? Non solo sconfiggerei quel dannato Scolorino ma ... potrei tornare finalmente normale..."

l'ultima parola chissà perché, comincia a risuonarmi ciclica in mente, a mo di disco inceppato.  Cologne lancia una sguardata a Shampoo, forse perplessa?

"Ragazzo mio, non volare troppo con la fantasia... vedi forse... M...ma dove sta andando?" ebbene si, non le lascio nemmeno finire il discorso. Quella mummia rovina sempre tutto e rischierebbe di farmi calare l'entusiasmo. Mai. Piego le gambe spiccando un breve salto sul cornicione della ringhiera, per ripercorrerla in tutta la sua lunghezza celermente.

"Ja ne*" sollevo la mano senza volgermi di nuovo e scompaio dalla vista delle due. Quel che m'interessa ora è ...

Mi blocco istantaneamente quando noto qualcosa avvicinarsi all'orizzonte, non troppo distante. "Quella è..." increspo le labbra in un sorriso, se non fossi un maschio oserei dire ' di commozione ' ma mi trattengo. Lasciamo le lacrime alle donnicciole!

Sollevo la mano sulla fronte per parare la luce diretta del sole che m'infastidisce la visuale. Si! E' la Cina! Finalmente ... finalmente!

Dire che sono al settimo cielo è un eufemismo. Corro lungo la ringhiera come un moccioso per raggiungere la cabina dove - sicuramente - quell'animale

di papà sarà già al nono sonno. Corro, solamente questo e ... più s'avvicina la sfida, più fremo all'idea di ...

FREEENA! Ecco appunto, bloccandomi ho lasciato praticamente un solco alle mie spalle. Sgrano gli occhi "POSSO ENTRARE NEL JOKETSUZOKU SOLAMENTE COME DONNA" me ne ero dimenticato. Dannazione, non voglio trasformarmi per tutta la durata dell'allenamento.

Ci deve essere un modo per rimanere maschio. Da Ranma-chan sono decisamente meno forte e troppo nana in ogni senso. Non per sminuire il mio fantastico corpo da ragazza ma ... Diamine! Non riuscirò mai a muovermi con la medesima velocità dello Scolorino.

Velocità. E' anche vero che con un corpo più leggero sono più veloce ma, non c'è confronto con la mia controparte maschile. Accidenti!

Le labbra, prima schiuse in un sorrisetto compiaciuto ora si stendono in una smorfia. Ci fosse qualcosa che non andasse storto!

Sospiro, cominciando a camminare avanti ed indietro sul ponte. Vediamo, ci deve essere una soluzione. Il problema è che dentro la mia testolina c'è da fare un po’ di pulizia, troppe ragnatele.  Porto l'indice sotto il mento, sollevando lo sguardo. Mhhh...

Purtroppo, nemmeno a farlo apposta un picchiettare sinistro sulla spalla interrompe uno dei miei rari momenti riflessivi. "COSA C'E'!" mi volgo

piuttosto contrariato e per la gioia delle mie povere ossa mi ritrovo Shampoo appolipata come una sanguisuga.

"S...Shampoo... staccati... " ovviamente i miei metodi di persuasione sono decisamente poco efficaci. Il mio problema sono decisamente i contatti fisici

con l'altro sesso. E' come la criptonite, divento una specie di budino e non riesco a farmi valere. Io vorrei staccarmela di dosso ... VORREI.

Ma ciò che penso io, a quanto pare, non interessa minimamente al mio corpo che si rifiuta di collaborare.

Dov'è la tavolata sulla testa, la mattonata, il pugno, la ginocchiata o qualsiasi cosa di contundente che riequilibri la situazione?

A questo punto, dovrebbe entrare in scena un'Akane piuttosto alterata, rossa in volto e furibonda che mi scaraventa dall'altra parte del globo.

Stringo il labbro inferiore tra i denti e sollevo le mani dinanzi al busto "Non è il momento ..." senz'accorgermene, sposto Shampoo con una facilità

disarmante. Lei, non tenta più di abbracciarmi, rimane solamente ad osservarmi le spalle silenziosa.

Se non c'è Akane che mi insulta ... che divertimento c'è? Forse non è il mio corpo a non reagire, è per il semplice fatto che è un'abitudine che finisca a quel modo e basta. Anche se le prendo come un somaro, è routine. Ci sono abituato.

"Io mi sforzo... cerco di piacerti in ogni modo..." comincia dietro di me, e la voce della cinesina pare bassa, differente da quella squillante. Rimango di spalle, sollevando solamente il capo e spostando l'iridi di sbieco.

"Ci provo... provo a convincermi che quella che tu ami sono io..." la tonalità del timbro le si abbassa ancora di più, sino a divenire un sottile sibilo strozzato.

Una pausa, nella quale, avverto decisamente qualcosa di strano nell'aria. Cosa sta farneticando?

"Io...io... tento...d...di...che sciocca...Mousse ha ragione...ma..." stavolta non ci sono ne se ne ma, mi volgo. Un misto di sorpresa e di ... pena?

Apro la bocca per dire qualcosa ma, non ne esce nulla. Inarco solamente le sopracciglia verso il basso. Piange. Ed è la seconda volta da quando la conosco che lo fa davanti a me.

Cerchi di sorridere, scivolando in ginocchio per abbassare il capo. Non vuoi mostrare nemmeno l'evidenza?

"S...Shampoo...n...non..." tento di dire qualcosa ma, è più difficile di quanto sembri. Per quanto riguarda queste cose la mia timidezza è epocale. Non sono capace di consolare me, figuriamoci qualcun'altro.

"Io... io... sei felice ? Ora non dovrai più sposarmi, sono promessa a Wen e ... Ranma... posso chiederti una cosa?" il mio sguardo si sposta, una sottile livrea d'imbarazzo aleggia pesante nell'aria. La si potrebbe fendere con un coltello. "Dimmi..." non ho mai affrontato un 'discorso' con Shampoo.

Il fatto è che sono sempre stato abituato a vederla come una pazza assatanata inietta pozioni. Nulla di più. Il fatto che lei mi dica in continuazione che mi ama , che vuole sposarmi e roba simile, ormai, sembrano quasi normali. Se lei dovesse davvero sposarsi, la mia quotidianità mancherebbe di una costante.

Muovo il piede in avanti ed indietro, strusciandolo per terra come se fosse l'unica cosa da fare in un momento simile.

"Tu mi odi non è così?" sollevo lo sguardo, inarcando le sopracciglia "Co...cosa dici...io non..." mi blocco, m'imbarazza terribilmente incontrarne lo sguardo.

"Io non... ti odio..." quasi inudibile, sussurrato. Beh, dire non ti odio di certo non significa che io la... insomma che... io la...

Lei sorride, od almeno, ci prova ma le lacrime non smettono di rigarle il volto. Perché ora? Perché ... questo cambiamento improvviso?

Vorrei chiederglielo davvero, perché infondo... è pur sempre Shampoo e per quanto possa essere rompiscatole ed invasiva. Lo ripeto, è ormai una costante di cui non potrei fare a meno.

Torno con lo sguardo su di lei, ci fissiamo per qualche momento. "Ma non mi ami neppure..." continua lei, diretta. E' sempre stata così, decisamente aperta. Al contrario di Akane, lei non ha mai avuto problemi a mostrare i suoi sentimenti verso di me. E' espansiva, carina, decisamente carina. Ma...

Ma cosa?

"I...io..." non so davvero cosa risponderle. Non sono bravo in queste cose, lo ripeterò sino alla nausea. Porto l'avambraccio dietro la nuca, aprendo un sorrisino mal riuscito sulle labbra.

Ti sollevi, muovendo pochi passi verso di me. Deglutisco. C...che vuole fare ora? Che tutta questa messa in scena sia stata architettata per confondermi?

Poggi le mani sulle mie spalle, sollevandoti sulle punte dei piedi. "C...che...Sha...Sha...Sha..." accidenti! Possibile che non sappia dire altro che questo?

Serro le palpebre aspettandomi chissà che ... invece, t'avvicini con le labbra al lobo dell'orecchio "Sai? ... Vorrei che provassi almeno la metà dei sentimenti

che provi per Lei...". Sbarro gli occhi, rimanendo in silenzio. Cosa dovrei fare? Shampoo che mi dice 'seriamente' una cosa simile non è cosa usuale.

Anzi.

"S...scusa lei chi?" della serie, facciamo il finto tonto. Qua sanno tutti cose che io non so. Sollevo un sopracciglio, spostandomi di un passo indietro.

Mi guardi, sorridi e poi incroci le braccia quasi offesa.

"Sono cinese ma non stupida. Per me non ti butterai mai giù da venti piani solamente per salvarmi,  non mi farai mai da scudo col corpo per proteggermi ...

non chiamerai mai il mio nome come fai col suo ... " abbassi lo sguardo ma, non ti seguo.

 "Eh?"  mi butto giù da venti piani? Sollevo lo sguardo. Io non mi sono mai gettato da un palazzo.

Va bene, sono ottuso . Eppure davvero non riesco a capire cosa intenda.

Mi guardi perplessa, non capendo se io ti stia prendendo per i fondelli o sia così scemo di natura.

"Baka" m'osserva assai torva, mentre le lacrime, finalmente le hanno abbandonato il volto. Il pronunciare quella parola, scatta in me una specie di riflesso condizionato, non sono abituato a sentirla uscire dalle sue labbra "Kawaikun...e..." lascio scappare un sottile 'gh' dalle labbra dopo quella stupida affermazione. No! Non volevo dirle questo, se c'è una cosa che non è Shampoo è proprio quella.

"Visto? ... Akane...Akane...sempre e solo Akane..." cosa diavolo sta farneticando? Cosa c'entra Akane. Io non stavo affatto pensando a lei, anzi, sarebbe un'eresia anche solamente farlo lontanamente. Tsk, figuriamoci.

Sollevo un sopracciglio, incrociando le braccia al petto smargiasso. "Cosa c'entra ora quel maschiaccio? Non diciamo fesserie...i..."

Dannazione.

Sgrano nuovamente gli occhi, questa volta perché le sue labbra si sono posate sulle mie ed io, nemmeno me ne sono accorto.

Rimango qualche istante immobile, con le braccia lunghe sui fianchi.

Perché questo?

Non ... non mi va...

Le sue labbra premono chiedendo una risposta che non arriva.

Non voglio farlo...

Le sue braccia s'avvolgono attorno al mio collo.

 

Serro le palpebre. Tutto ciò che riesco a formulare in testa sono solamente pensieri sconnessi, schegge che richiamano un'unica immagine. Un altro bacio.

Non come questo, quello che io ho... quello che... quello...quello...

" NO! " ringhio spostandomi indietro, sollevo la destra sulle labbra. Rimanendo ad osservarla confuso.

Non capisco, perché diamine ho urlato in questo modo? Bastava scansarsi no? Che mi è preso? Accidenti!

"Questa era la conferma di ciò che pensavo... prima, non avevi mai reagito così. Ad un mio abbraccio o a qualsiasi altra cosa... non mi hai mai rifiutata di tua sponte... Mi ero già arresa a quest'idea... il fatto è che, volevo farlo da così tanto tempo... ma non è stato come l'avevo immaginato. Posso anche mettermi l'animo in pace adesso... sappi però che, non mi arrenderò nello sperare di riaverti per me. Questo è poco ma sicuro..."

Sorridi. Io non muovo un singolo arto finché non mi volgi le spalle, prima d'allontanarti ti fermi, per voltarti ad osservarmi ancora.

"Però...almeno per questo viaggio...puoi restarmi ancora... accanto? ...q...quing...wu...xi...(*)" lo sussurri così piano che, quasi stento ad udire le tue parole. E... anche se non capisco cosa dici nell'ultima frase, guardandoti tremare le spalle... io...

"Si" non esce altro, solamente questo. Muovo pochi passi aggirandola. Solamente per ribaltare le posizioni e trovarmi ora di spalle rispetto a lei. Mi fermo.

"Gomen ne" ci credete che non ho la più pallida idea del perché le abbia chiesto scusa? Di che? Bah... se non capisco me stesso, figuriamoci farlo con gli altri. Ci rinuncio.

 

ECCO DOV'ERI! SIAMO ARRIVATI!

 

Alzo lo sguardo, ritrovandomi davanti un cartello di papà. L'osservo torvo, incrociando le braccia al petto. "Scommetto che tu passavi qui per caso" gli rifilo un'occhiataccia.

 

CERTO! TRANQUILLO, NON PARLERO' AD AKANE DELLA TUA SCAPPATELLA.

 

Sca...scappatella? La mancina si solleva vibrando in un pugno chiuso. M...mi stava spiando? Abbasso il capo, prendendo un lungo respiro.

"Dannato vecchio io ti..." sono pronto, anzi prontissimo a colpirlo in pieno volto quando solleva celere un altro cartello per pararsi.

 

FIGLIOLO ASPETTA! CAPISCO BENISSIMO I TUOI ISTINTI. VUOI QUALCHE MINUTO PER ... EH EH EH

 

Sbarro gli occhi, spalancando la bocca. P...per chi mi ha preso? Arrossisco passando oltre. "Panda depravato" sussurro, senza risparmiargli

una bella gomitata in pieno stomaco. In tutta risposta però, ricevo una legnata in faccia da un altro di quella sua strana, insulsa, segnaletica personale. Quest'ultima botta mi piega indietro con la schiena, facendo in modo ch'io legga in prima visione :

 

SEI GAY?

 

"...C...co...cosa...NO CHE NON LO SONO RAZZA DI IMBECILLE" e questa volta nulla gli risparmia un bel volo diretto verso il porto di Quindao.

Spiegatemi chi, qualsiasi persona della terra che abbia un padre del genere. Scuoto il capo, trattenendomi dal mettere le mani addosso anche ai pochi passanti che s'apprestano a raggiungere il ponte centrale per l'attracco.

 

"R...Ranma... scusami ma, c'era davvero bisogno di colpirlo a quel modo?" abbasso lo sguardo, ritrovandomi dinanzi lo Scolorino in versione 'anima pia' che mi guarda perplesso.

Chi sarebbe dell'altra sponda poi?

Un pensiero celere che m'attraversa la mente per pochi istanti.

Prendo Mastro Lindo per il braccio trascinandolo verso

l'uscita.

"Non dire fesserie e muoviamoci, devo ammazzarti di botte..." ed esce come un 'docile' gorgoglio gutturale. Ne ho piene le scatole di questa bagnarola. Ne ho piene le scatole di tutto.

Voglio solo concentrarmi sugli allenamenti ora. Null'altro.

"Mi fai paura così ... " guaisce. Dei, lo preferisco quand'è pieno

di sé, sembra tutto tranne che un uomo.

Nemmeno rispondo, a questo punto, l'unica direzione da prendere è una sola.

Joketsuzoku.

 

 

Vocabolario :

 

(*) Ja ne = Ci vediamo

(*) Mukodono = ‘futuro marito’ in giapponese

(*) quing wu xi = ti prego amore mio

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindicesimo : Il villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca! ***


What i really want

 

Grazie come sempre per i numerosi commenti, sono felicissima che ci siano persone che ancora mi seguono con tanta pazienza. Visto stavolta ho aggiornato puntualmente, anche perché avrò più tempo libero da dedicare alla fan fiction.

Buona lettura.

 

 

Capitolo Quindicesimo :  Il villaggio delle donne di polso , attenti alla Matriarca!

 

 

 

 

"Eh?"

Piego di poco il capo di lato, lasciando cadere per terra lo zaino da viaggio. "Si, siamo arrivati" ripete nuovamente Obaba annuendo più volte.

N...non ci credo. Stringo il labbro inferiore tra i denti, waaa mi viene da piangere. Dopo quattro giorni finalmente riesco a vedere  ... il paradiso! Sollevo entrambe le braccia, unendo le mani dinanzi al volto. "E' un sogno..." rimango ad osservare le casupole che s'estendono di li a pochi metri, tutti allineati perfettamente l'uno dinanzi all'altro, tanto che, visti dall'ingresso paiono disposti in modo da formare una lunga e sottile striatura di terriccio battuto che si conclude presso un'ampia costruzione allungata.

Apro la bocca per dire qualcosa.

Tre.Due.Uno. "BAAAANZAIII" spicco un salto di non so quanti metri. Dire settimo cielo è un eufemismo. Faccio per cominciare a correre in avanti quando vengo accalappiato per la collottola dalla vecchiaccia e, sollevato come un pacco postale continuo a muovere le gambe a mezz'aria come un cretino. "Vuoi lasciarmi andare? Voglio cominciare subito!" emetto in un ringhio basso, vuole farmi aspettare ancora?

Scuote il capo sospirando. "Non ti stai dimenticando qualcosa ragazzo?" la sua visuale si sposta in corrispondenza di papà che regge un secchio pieno d'acqua tra le mani pelose. Io mi rifiuto, mi rifiuto categoricamente di trasformarmi in ragazza. Ci provino! Sono pronto ad affrontarli in massa.

Mi piego in avanti col busto, spostando il terriccio sottostante di lato col piede, sollevo il gomito, piegandolo di quarantacinque gradi verso l'esterno. "Su fatevi sotto... credete che io abbia paura eh? Eh? Eh?" il resto del gruppetto mi osserva perplesso, oserei dire che hanno ragione ma ... non mi avrete così facilmente! Non mi allenerò mai come ragazza per battere lo Scolorino! Mai!

 

Cinque minuti dopo...

 

Va bene mi allenerò da ragazza. Piego in avanti la schiena, mentre ancora sottili stille d'acqua scivolano giù dal volto. Incrocio le braccia al petto farfugliando qualche imprecazione contro quella mandria di traditori. C'era bisogno di saltarmi addosso in massa? Non bastava tirarmi un bicchier d'acqua? Sollevo il palmo della mano contro il bernoccolo dietro la testa, ahio. Vi odio! Vi odio tutti!

"Su, l'abbiamo fatto per il tuo bene" Mr. Simpatia m'affianca aprendo un ampio sorriso sulle labbra. Guarda questo, si,  beffati pure di me tanto quando avrò imparato la tecnica di contrattacco non avrai tempo nemmeno per respirare ... ma ... un momento...

Immaginate la mia faccia cambiare in un nano secondo, da perplessa ad incavolata nera. "PERCHE' IO DONNA E LUI UOMO?" sbraito volgendomi verso gli altri interlocutori. Papà solleva un cartello...

 

TU TI FAI FREGARE E LUI NO!

 

 

Le braccia lungo i fianchi prendono a tremarmi pericolosamente. "Brutto ... ma io ti..." la vecchia amazzone si fa avanti, saltellando allegramente sul suo trespolo portatile parandosi dinanzi a me.

"L'uomo promesso in sposo ad un' amazzone, può varcare le soglie del villaggio accompagnato da ella. Dato che tu non lo sei più, devi adattarti" tutte le fortune a lui, avrei anche recitato la parte del futuro consorte se fosse servito a farmi restare maschio.

"Consorte?" ecco, ci mancava solamente lo scemo smemorato adesso. Non potete annacquarlo, così recupera perlomeno un po’ di senno? Non voglio restare tutto il giorno a sorbirmi domande su domande.

Shampoo abbassa lo sguardo, un po’ mi dispiace per lei ... sorbirsi uno con le crisi di identità tutta la vita dev'essere una cosa orribile. "Si ... non ricordi? Avendomi battuto prima di Ranma, ora sei tu ...colui che è destinato a diventare mio marito" l'altro cinese trasale.

"Ma... io non posso ... io veramente...Ak..." trattiene il respiro prima di tapparsi la bocca con entrambe le mani e rivolgermi un'occhiata di terrore.

Inutile dire che attorno a me s'è sollevato un eiki di dimensioni abnormi mentre diversi gradi centigradi cominciano a riempirmi sino a rendermi d'un colorito somigliante alla casacca. Prova... solamente... a menzionare altre tre parole e giuro che qui dentro non entrerà integro UN SOLO pezzo del tuo corpo.

"Veramente cosa?" risponde Obaba perplessa, si chiederà come mai qua in giro nessuno voglia sposarsi sua nipote. Roteo gli occhi da tutt'altra parte, c'è pure da chiedere? Annon o come si chiama, deglutisce a fatica, arrossendo vistosamente. "I... io non ricordo nulla... sono costretto a sposarla ... per quale legge?"

Se vuoi ti rinfresco io la memoria...

Spicco un salto celere di fianco a mio padre che sta per versarsi sulla testa un bollitore d'acqua calda. "Questo lo prendo io" con un calcio lungo, distendendomi sul corpo, riesco a sottrarglielo e a versarlo in testa a quel cretino. Vediamo se così ti torna la memoria.

 

ERA L'UNICO CHE AVEVO

 

I cartelli di quell'imbecille ora non sono di mia competenza. Incrocio le braccia al petto attendendo che l'altro fardello spunti fuori. Solleva lo sguardo presso di me, schiudendo le labbra in un sogghignetto che non lascia intendere nulla di buono.

"Oh certo, conosco perfettamente le leggi di Jokensuzoku. Shampoo, scommetto che ti ricordi di questi, vero?" ed estrae uno strano campanello da sotto la veste, mostrandolo in tutto il suo ... schifo... verso i presenti. Come se a noi potesse fregare qualcosa.

"Andiamo?" uffaaa quanto dobbiamo aspettare ancora? Odio le soap. La giovane cinese abbassa il capo, annuendo silenziosamente. "Tu sei già legata a me, sposarti o meno per me non fa alcuna differenza. C'è solo un conticino che dovrei sistemare con una certa persona che mi sta aspettando a Nerima ... sapete, siamo molto molto amici ... risolta quella questione, potremmo provvedere al matrimonio ... "

Celere. Invisibile. Solamente una sottile striatura di sangue ora gli scivola sulla guancia. La mia mano è sollevata a mezz'aria, mentre il sasso puntuto che ho appena lanciato è conficcato a pochi centimetri dalla nostra posizione sul tronco d'un albero.

Rimango volto di spalle, svettando solamente con lo sguardo di sbieco per osservarlo.

Lui solleva l'indice, passandolo sulla ferita per ripulirla. "Come sei permaloso Ranma, ti senti forse tirato in causa?" le sue labbra s'aprono maliziose.

"Perché non alziamo la posta in gioco della nostra sfida? Se vinco ... mi prendo ciò che tu sai. Tanto, a te cos'importa? Anzi, ti toglierei solamente un peso no?"

Odio quel suo tono saccente, odio quel suo gonfiarsi come un pallone aerostatico, odio quella sua faccia da schiaffi ... ma odio ancora di più chi si prende gioco di me.

Mi volgo completamente verso di lui, avanzando di pochi passi e sollevando lo sguardo per raggiungere l'altezza del suo. "Non provare nemmeno a sussurrare quel nome ... se non vuoi che ti spezzi le ossa una ad una..." sibilo sottovoce. Non sottovalutarmi troppo.

"Sei solamente un vigliacco..." me lo sputa contro, i ... io un cosa? Sollevo il braccio piegandolo poco dietro la schiena per far partire un pugno diretto verso il volto dell'avversario, lo para senza esitazione, stringendo la mia mano, ora più piccola, con forza nella sua.

Distorco appena le labbra in una smorfia di dolore.

 

 

QUI DIETRO COMINCIA A FAR CALDO

 

 

Gli altri presenti rimangono muti alle nostre spalle. "Cosa volevi fare? In questo stato poi ... non riusciresti a colpire nemmeno un moccioso ... ragazzina" .

Tremo di rabbia :  le gambe, le braccia ed il corpo sono pervasi da scossoni che non accennano a smettere.

"Accetto. Ti farò pentire di essere nato" sibilo nuovamente, mentre mi stacco dalla presa respingendolo indietro.

"Non avevo alcun dubbio ... peccato che, vincerò io" null'altro, mi aggira, così fanno anche gli altri lanciandomi una mezza occhiata silenziosa.

Rimango a fissare il terreno per una manciata di istanti.

Ti sbagli! Ti sbagli! Ti sbagli!

Stringo i pugni lungo i fianchi, mentre il respiro si spezza. Scuoto il capo appena.

Non sottovalutarmi! Non azzardarti a farlo ...

Eppure ... il ritmo cardiaco per un istante ha accelerato la sua corsa in modo frenetico. Sollevo la mano, stringendo la casacca all'altezza del cuore.

Che diavolo mi prende? Io ... sono sicuro di vincere.

 

...

 

 

"Sei sicuro che sia la strada giusta?" sbatto le palpebre un paio di volte guardando a destra e a sinistra prima di ricontrollare la cartina. "Qui, non menziona una boscaglia, dovrebbe essere una zona rocciosa" ho proprio paura che il senso dell'orientamento del mio compagno di viaggio ci abbia fatto modificare 'leggermente la rotta.

"Eppure ero sicuro che questa strada conducesse a Juskenkyo più velocemente" si gratta il capo confuso. Entrambi, nuovamente controlliamo le due direzioni principali. No, non c'è nulla da fare. Ci siamo persi. Perché gli ho dato retta quando mi ha detto di conoscere una scorciatoia? Stupida Akane! Sospiro, fortuna che dovevo viaggiare da sola.

"Gomen ne, Akane-san" scivola sulle ginocchia chinando il busto in avanti in segno di scuse. Io scuoto il capo ripetutamente, in preda all'imbarazzo.

"N...no Ryoga, non preoccuparti. V...Vedrai che troveremo la strada e poi, abbiamo questa" sorrido sollevando la cartina trionfante.

Lui alza lo sguardo su di me annuendo e prendendomi le mani con le sue "Si ce la faremo! Ed io potrò tornare finalmente un uomo!" saltella con le lacrime agli occhi.

Eh?

Cos'è che ha appena detto?

 

-

 

Sono felice. Non solo siamo soli ma, stiamo andando a Jusenkyo. Io potrò... potrò...

Chiudo gli occhi, immaginando il momento nel quale potrò immergermi nelle sorgenti per abbandonare quel ... quel corpo da porcellino che io...

Oh Kami.

Tu-tum.

Cos'ho detto poco fa?

Tu-tum.

Ed io potrò tornare finalmente un uomo

Oddio. Oddio. Oddio. Oddio. Sgrano gli occhi rimanendo pietrificato, boccaccia! Linguaccia! Mi strapperei le corde vocali.

Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.

Davanti agli occhi passano celeri tutte le immagini di me, in versione animale, tra le braccia di Akane. Come ho potuto... come ho potuto dire una cosa simile

davanti a lei!

"Ryo...Ryoga?"  sento i tuoi passi muoversi presso di me, ho il cuore in gola. No! No! Non può finire così. Devo tentare di spiegare, devo inventare qualcosa

all'istante. MA COSA?

Deglutisco. Dinanzi a me le immagini divengono sempre meno nitide, ho un giramento di testa. Oddio. Oddio. Oddio.

Sollevo la mano portandola alle labbra, per coprire cosa?

"Cosa significa, per tornare finalmente... un uomo? Anche tu...sei caduto nelle sorgenti maledette?" me l'ha chiesto. Sento il battito cardiaco accelerare di

mille battiti, pare voglia uscirmi dal petto.

Sudore che scivola lungo le tempie. Salivazione che frena improvvisa. L'etere d'attorno pare infuocarsi improvvisamente.

Delirio. Paura.

"N...No...I...Io...intendevo che..." cosa posso dirle? Cosa m'invento? E' tutto destinato a finire così ... prima ancora di cominciare?

"Certo che stupida, forse ti riferivi alle terme Jinshinan! In questo depliant c'è scritto 'Uomo! Ritrova tutto il tuo vigore grazie alle nostre terme, grazie alle nostre cure speciali potrai dirti finalmente rinato!' ti riferivi a quelle non è così? E'impossibile che tu sia caduto nelle sorgenti maledette, come avrei potuto non accorgermene ah ah ah ah ah"

...

Una folata di vento irrompe tra me e la risata di Akane. Mi volgo lentamente fissandola con gli occhi praticamente fuori dalle orbite ed il cuore in mano. Ci è mancato poco che non morissi d'infarto.

"E...Già...ah...ah...ah..." una risatina la mia. Gh... porto la mancina contro il petto tentando di ritrovare qualche frammento di respiro qua in giro. E...eh...stava per scoprire che io sono P-chan... ah ah ah... e che dormo allegramente nel suo letto...eh eh eh... e che l'ho vista nuda tante di quelle volte da farne un calendario personale...ih ih ih...

"AHAHAHAHAHAHAH" comincio a ridere come un forsennato, sollevandomi in piedi e alzando lo sguardo verso il cielo. Kami grazie! Grazie! Io sapevo... sapevo che lassù c'era qualcuno che mi amava! Giuro che come penitenza farò visita ogni anno alle terme di Jinshinan! Grazie! Grazie!

Akane mi osserva perplessa, nella mia risata v'è tutto tranne allegria, rido più per disperazione che per altro.

Le lacrime corrono libere lungo le guance ora, non so più se sto frignando e sbellicandomi come un matto al tempo stesso per contentezza o per essermela quasi fatta sotto dalla paura.

Eh...eh...eh...

"Andiamo?" mi sussurra con un filo di voce. S...si andiamo ah...ah...ah... devo...ancora riprendermi...dallo shock emotivo.

 

-

 

Questo ragazzo è sempre più strano.

Che sia davvero così felice di andare a queste fantomatiche terme? Reclino il capo facendo spallucce, non importa. Il mio obiettivo è un altro.

Inarco le sopracciglia muovendo pochi passi verso un grande secolare poco distante, posando sulla sua corteccia la cartina, in modo da orientarmi.

Possibile che non ci sia questa radura?

Eppure il vecchietto che me l'ha data, ha assicurato che coprisse l'intero Qinghai. Strano.

"Ryoga secondo te..." ehm, sollevo le iridi al cielo scuotendo il capo, sono stupida o cos'altro? Certo, perdiamoci ancora di più.

"Si?" si avvicina sorridente, facendo capolino dalla mia spalla.

"N...no nulla eh eh..." meglio evitare di chiedere consiglio a lui in merito ai percorsi, mi limiterò agli allenamenti. Sorrido nervosamente sospirando.

Ci deve pur'essere una soluzione a questo dilemma. A meno che...

Un brutto presentimento si fa strada come una serpe nei pensieri, d'un tratto d'attorno diviene lugubre.

S...siamo ancora... nella zona... non è così?

Qui urge una domanda alla 'bussola della situazione'. "Ryoga ... da quanto tempo... stiamo camminando?" deglutisco.

"Dunque, siamo partiti ieri dal punto di partenza che era...era..." si ferma prendendo una pausa, gli lancio un'occhiata da sopra la spalla. Porta la mano presso il mento e solleva lo sguardo cominciando a camminare avanti ed indietro.

"Non importa da dove siamo partiti ma quanto tempo ci abbiamo messo" cerco d'inveire con più quiete mi sia concessa.

"Un giorno e mezzo" spalanco la bocca. U...un giorno? Dal porto, prendendo i mezzi veloci, avremmo dovuto trovarci perlomeno nelle vicinanze del Monte Kensei.

Non è possibile.

Non è vero.

DOVE SIAMO FINITI?

 

...

 

Possibile che l'unico scemo che debba diventare ragazza sia io? Dove sta scritto? Fatemi vedere un pezzo di carta almeno!

Cammino poco distante dal gruppetto che mi precede allegramente.

Perché Lui può entrare? Osservo mio padre di spalle. I panda maschi sono ammessi? Incrocio le braccia al petto sbuffando.

Non posso allenarmi in queste condizioni, seppur io sia forte, non raggiungerò mai dei livelli ottimali! Non con questo corpo.

Farfuglio qualcosa d'incomprensibile per rigettarmi nell'ombra nera della mia attuale condizione. Non è giusto ecco!

"Mukodono, non disperare, troveremo una soluzione anche per te" toh, la vecchia che tenta di rassicurarmi. Questa mi giunge nuova, cos'è?

Tra lei e Shampoo in due giorni hanno stipulato una redenzione completa?

Sospiro, volgendo lo sguardo altrove.

"Identificatevi" una voce spezza l'opprimente silenzio che aleggia d'attorno. Raggiungo con le iridi una donnona alta ed inquietante posta a pochi passi

dall'entrata. Kami! Sembra Tendo-san senza baffi!

Gh. Quale orrore!

"Liang Tian Shampoo tong Cologne Liang Tian (*)" sollevo un sopracciglio perplesso, non avendo la più pallida idea di cos'abbia detto la mummia.

Dalla reazione di Soun versione 'ipoteticamente' femminile, scorgo che l'accesso è stato consentito. "Chi è quest'uomo?" la guardia squadra il

cinese dall'alto in basso per poi riportare l'attenzione sulle altre due.

"E' il promesso sposo di mia nipote, le altre persone che vedi sono suoi familiari" asserisce. Io cosa? Dovrei anche farmi passare per

la dolce sorellina di quell'imbecille adesso? Mai!

"Bene, entrate pure" allunga il braccio verso l'entrata per farci strada. Col Cavolo! M'impunto, rimanendo sull'ingresso contrariato.

Non reciterò mai la parte di un parente di quel ... quel coso.

"Ranma?" Shampoo si ferma spostando il passo nella mia direzione. "Cosa c'è? Perché ti sei fermato?" ah, lo domanda pure. Sollevo entrambe le braccia

dietro la nuca, volgendomi dalla parte opposta alla sua. "Feh! Non mi costringerete a fare una cosa simile".

Anche gli altri, accortosi della mia assenza si volgono indietro.

 

E PENSARE CHE A QUATTRO ANNI ERA COSI SVEGLIO!

 

 

"Quel ragazzo ha la testa più dura del marmo" con pochi saltelli, la vecchia si sposta verso di me sollevando il bastone "Eh?"

SDENG

"Ahio! Ma sei impazzita o cos'altro? Ho detto che non entrerò mai in queste condizioni, quindi trovate una soluzione alternativa!" non c'è nulla da fare,

se decido d'impuntarmi su una cosa non c'è verso che mi si faccia cambiare idea. No! No! Assolutamente no!

Va bene trasformarmi ogni tanto, va bene fingere di essere ragazza ogni tanto, va bene tutto ... ma NON e ripeto NON rimanere così per chissà

quanto. Oltre al danno poi, anche la beffa! Imparentato con quell'animale! Ottuso si ma mica scemo.

Le labbra dello Scolorino si stringono in una sottile smorfia di malizia. S'avvicina, fermando misi dinanzi. "Sei tu che ci hai trascinato in Cina,

sei sempre tu che mi hai sfidato e ora, per il solo fatto di dover rimanere ragazza rifiuti di entrare? Non ti facevo così moccioso. Per me possiamo tornare indietro, non c'è alcun problema però..."

S'avvicina al lobo sussurrandomi qualcosa, deglutisco pesantemente sollevando lo sguardo. Sgrano gli occhi, arrossendo violentemente.

"Andiamo..." comincio a camminare avanti agli altri meccanicamente, nemmeno mi avesse appena rivelato il mistero della vita.

Ricattatore! Dannato! Io ti ammazzo! Ti spacco! Ti rompo! Ti ... ti... grrr...

Lui si limita a sorridere raggiungendomi.

Gli altri rimangono immobili ad osservare la scena, soprattutto mio padre che resta allibito.

"Che diavolo... è successo?" sibila Cologne osservandoci aggirarla senza dir nulla.

Sento il suo sguardo addosso. Stringo la mano in un pugno, irrigidendola contro il fianco. Non potrai sfruttare la cosa a tuo favore ancora per molto.

Ti distruggerò nel vero senso del termine e allora... allora.

Siamo abbastanza distanti dagli altri per il momento. Socchiudo le palpebre scivolando con le iridi su di lui per qualche istante "Sei un bastardo"

ringhio tra i denti. Lui sorride di nuovo, quel suo schiudersi di labbra strafottente non fa altro che alimentare la mia rabbia.

"Sapevo che ti avrei convinto, non farne una questione personale Ranma..." prende una pausa, osservando il palmo della mano prima di tornare con

gli occhi su di me "... O forse dovresti. Se tu avessi rinunciato, avrei vinto automaticamente la sfida" quel suo timbro troppo sicuro, quella sua

faccia da schiaffi io... io...io...

Cerca di calmarti! Prendi un bel respiro e quietati. Non è il momento di mettere in piazza spettacoli imbarazzanti.

Sospiro.

"Da come ti comporti non si direbbe affatto..." continua. Mi fermo, osservandolo piuttosto interrogativo. Non sembra cosa?

"...E...ehi! Che significa?" mi chiedo perché debba pungolarmi in questo modo, se devi dire qualcosa fallo e dacci un taglio con questi giochini

da uomo del mistero. Con me non attaccano!

Mi muovo celere per raggiungerlo di nuovo. Non risponde. Bene, non mi interessa tanto! Tsk.

Volgo il capo nella direzione opposta. Si, figuriamoci. Sarà uno dei suoi trucchetti per farmi innervosire, ah, a me non interessa.

Affatto! No! Per niente!

...

Uno

...

Due

...

Tre

...

 

Mhhh... Grrrr! Voglio saperlo diamine. No, non mi interessa.

"Oh, la piccola Ranma-chan è curiosa" non so definire nemmeno la faccia che ho in quest'istante. Un'espressione del tutto indecifrabile passa dinanzi allo schermo della mia faccia. Tu istighi violenza caro mio. Dillo che vuoi morire! Su dillo! Ti mando al cimitero e la facciamo finita.

"Non chiamarmi con quell'appellativo razza di sgorbio coi capelli svaniti!" così non va, più mi da filo da torcere più mi innervosisco.

Lo sta facendo apposta, devi essere superiore a tutto questo. Ignoralo.

Continua a camminare, celando entrambe le mani all'interno delle maniche della casacca. Continua ad osservarmi e questo non lo sopporto!

"Vuoi una fotografia per caso?" sputo velenoso. Akane non aveva nulla da fare quando l'ha conosciuto? Non poteva prenderlo e buttarlo giù dal primo

ponte a tiro?

Dannato scarafaggio irritante.

"Prima stavo notando che non si direbbe affatto che tu sia innamorato di lei"

Eh? Mi fermo seduta stante divenendo paonazzo. Che diavolo sta farfugliando questo coso?

"Ma cosa stai farneticando...mfh..." sollevo le braccia dietro la nuca alzando il naso per aria "Chi potrebbe mai essere attratto da una come Akane..."

Figuriamoci, cos'è questa storia? S'è messo d'accordo con Shampoo? Perché tutti dicono la stessa identica cosa?

Volete stare zitti e pensare agli affaracci vostri?

Si ferma, osservandomi piuttosto divertito. S'intenda, il suo 'essere divertito' non significa 'risatina innocente' ma sogghigno malefico da Oni.

"Io non ho detto a chi mi stavo riferendo, hai fatto tutto da solo" solleva le sopracciglia compiaciuto.

...

Beep...

Beep...

Beep...

Avete presente una statua di marmo? Ecco. Perché deve sempre incastrarmi con certi giochetti stupidi? Poi, a chi avrebbe mai dovuto alludere?

Orsù, non credo ci siano altre persone delle quali io potrei ammettere di esser...

MA CHE DIAVOLO STO PENSANDO? Ahhh. Mi allontano da lui con uno scatto, osservandolo quasi spaventato.

No! E' uno stregone maligno, mi ha fatto un sortilegio costringendomi a pensare tutto questo! Scuoto il capo ripetutamente accucciandomi su d'un angolo per

tentare di espellere ciò che stavo per ... per...

Via! Via! Via da me! Pratichi anche la magia eh? Puah ma io sono immune perché sono più forte! Tsk, ci hai provato.

"Ranma-chan, stai bene? Ti è venuta un'illuminazione?" si avvicina chinandosi un poco, con un sorrisino del tutto innaturale per quella sua faccia.

 Io ... lo... ammazzo...

Tremo di nuovo, di rabbia, di nervosismo, d'istinti omicidi. Ci prova gusto a prendermi per deficiente?

"VUOI SMETTERLA DI CHIAMARMI RANMA-CHAN? COS'E' TUTTA QUESTA CONFIDENZA?"

Gli ringhio contro.

Inutile dire che lungo il vialone si sono tutti fermati per osservare la scena. Chissene, si prende gioco di me, mi affibbia nomignoli, mi prende per imbecille!

Io dico, sono forse la tua bambolina?

Sono io lo scemo in questione che mi faccio mettere in crisi dai suoi giochini ma, non succederà più! Eh no caro mio, da ora la smetterai di fare i tuoi

sporchi comodi! Non sono mai stato insultato in questo modo e non comincerai di certo tu!

"Mi scusi allora come dovrei chiamarla? Ah preferisce forse Ranma-chan Saotome Tendo?"

Sbarro gli occhi, arrossendo più di prima.

"VUOI SMETTERLA?"

Si diverte così tanto? Avanzo lasciandolo indietro, per tentare di riprendere a respirare in modo corretto. Tutto questo fa male alla mia pressione.

Porto la mancina dinanzi al volto, lasciandola correre sulle tempie pulsanti. Io non resisterò, una cosa però è sicura :

 Io andrò in galera ma tu andrai diritto all'obitorio!

 

"Voi due, smettetela di litigare. Ranma, tu vieni con me : ti farò conoscere la Matriarca in persona" ahhh, finalmente una buona notizia! Mi distacco dallo Scolorino facendogli la linguaccia. Gne, gne, gne! Io troverò il modo di sconfiggerti e tu non potrai fare nulla per impedirmelo! Bleahh!

Obaba porta lo sguardo su di me, sconfitta. "...Certo che per avere diciotto anni, ne dimostri molti di meno" mi rimbecca.

 

CHE FIGLIO DEGENERE

 

Mi distacco dalla vecchia giusto il tempo per poter impacchettare ed inviare un bel cazzotto Ranma Saotome's style , al giusto destinatario.

 "Senti da che pulpito viene la predica!" rimango a mezz'aria qualche istante, con le gambe piegate ed il gomito affondato nella faccia del panda

che 'si dice' mio padre.

Guarda questo! Si lamenta di me quando un moccioso di due anni è decisamente più maturo di lui.

Possibile che qualsiasi cosa accada di sbagliato, sia sempre e soltanto colpa mia?

Bene, non importa. Ricado in piedi al fianco della mummia sollevando il pugno chiuso dinanzi al volto. La sento crescere distintamente dentro di me, la fiamma

del desiderio di rivincita. Quando comincia ad invadermi in questo modo significa solamente una cosa : Sono pronto.

...

 

“Forza! Più veloce” asserisco spezzando il tono della voce nella corsa. Non riesci a starmi dietro Akane-chan? Perdonami ma, gli allenamenti richiedono freddezza. Non sai quanto mi ferisca vederti così. Sollevo l’avambraccio dinanzi agli occhi per celare le lacrime che corrono libere lungo le gote.

“Non preoccupart…i…per me… ti raggiungerò…co…continua a correre” mi intima. La guardo con la coda dell’occhio, da sopra la spalla. Non l’ho mai vista così determinata, vuole davvero diventare più forte.

Sorrido, ricacciando indietro la mia dannata debolezza. Dovrei seguire il suo esempio ed impegnarmi ad essere un ottimo insegnante invece di piagnucolare come una ragazzina.

“Bene allora” aumento leggermente l’andatura sollevando lo sguardo. “Oh… Akane! Guarda laggiù” le mie labbra s’aprono in un sottile sorriso. Non ci credo, non ci siamo persi di nuovo.

Quello è il monte Kensei.

“Cosa c’è Ryo… oh…” si ferma, rimanendo a bocca aperta ad osservare le alture che troneggiano d’attorno. “Jusenkyo è vicina” nel proferire io stesso queste parole, sento il battito cardiaco accelerare velocemente, come se d’improvviso, tutto ciò che c’è d’attorno s’annullasse all’istante.

Tornerò normale. Mai più P-chan. Trattengo a stento quelle noiose lacrime, memorandum, controllare il dotto lacrimale.

Ci fermiamo entrambi al principiare d’una profonda scarpata, al muoversi d’un mio passo, pochi frammenti rocciosi ricadono nel vuoto, ruzzolando giù per la parete alta. Un sospiro, intenso che emettiamo all’unisono. Volgo lo sguardo su di lei, notando un leggero sorriso che le si staglia sulle labbra, sono felice per te anche se non ho capito il motivo preciso del tuo viaggio in Cina.

Cosa c’entra Akane con tutto questo? Perché Ranma non è con lei?

Domande che, contrastanti insinuano nella mia mente il dubbio, fino che non vedo di nuovo il suo sguardo nel mio e questo basta ad inibire tutti i miei pensieri.

Arrossisco, accorgendomi d’essere rimasto a fissarla, distraggo lo sguardo altrove giocherellando con gli indici.

“Ryoga-chan, che ne dici di riposare un po’? Ora che siamo qui, mi sento tranquilla” annuisco rimanendo voltato dalla parte opposta, finché l’udito non carpisce una parola che mi fa… mi fa…

R…Ryoga-chan?

Sollevo lo sguardo verso l’alto sorridendo come un deficiente. Eccomi ripiombato in quella stasi temporanea dove il mondo si riempie di fiorellini colorati ed io e Akane corriamo per mano lungo una spiaggia.

“R…yoga-chann…” sospiro di nuovo, prima che lei non picchietti la mia spalla chiedendomi se sto bene. Sollevo l’avambraccio dietro la nuca ridacchiando nervoso, stupido, stupido Ryoga! Smetti di fare i tuoi soliti viaggi mentali oltre i confini della realtà.

“Vuoi che prepari qualcosa da mangiare?” si offre lei sorridente. Ah! Mia dolce Akane, è vero, io sarei disposto a mangiare anche un piatto cucinato con aceto e zucchero ma … il mio stomaco non sopravvivrebbe. Perdonami ti prego!

“E…ehm… non disturbarti, sei stanca e poi c…controlla nel depliant no? Lungo la strada non c’erano quelle famose terme?” ridacchio, sperando con tutto me stesso che sia d’accordo con la mia decisione.

“Giusto! Scusami Ryoga. Mi ero dimenticata del Jinshinan! Si dovrebbe essere qui vicino, allora forza, ANDIAMO!” solleva il braccio in alto, sorridente come non mai. Quando tu sei felice lo sono anche io.

Ora che ci penso. Io e Akane, alle terme da soli … potrebbero scambiarci per una coppietta appena sposata. Sollevo lo sguardo sulle sue spalle, rosso come un semaforo. Un sogno. Un sogno. Un sogno.

Non svegliatemi!

M’accorgo poi d’essere rimasto indietro e con poche falcate la raggiungo, rimanendo accanto a lei in silenzio religioso. Il mio sguardo scivola sulla sua mano, ah , cosa darei per poter essere tanto sicuro di me da poterla prendere nella mia e confessarti ciò che provo per te.

Arriverà presto quel giorno e allora non mi vedrai più come un maialino o come un semplice amico. Fino ad allora, ti starò accanto come ho sempre fatto, a modo mio. Non permetterò a niente e a nessuno di farti del male.

 

 

Rimango allibito ad osservare dinanzi a me, la filata di gente disposta dinanzi alla catapecchia della matriarca. “C…cos’è uno scherzo?” lancio un’occhiataccia per nulla rassicurante alla vecchia Obaba.

Dovremmo anche aspettare tutte queste persone? Cos’è un censimento?

Incrocio le braccia al petto sbuffando. Tutto questo viaggio per fare la fila come dal medico?

“La Matriarca è una persona di spicco nel Joketsuzoku, è il capo del villaggio ed è normale che vi siano tutti questi visitatori” ma dai, non ci sarei mai arrivato da solo, guarda un po’. Non sono così scemo.

Passo in rassegna lo sguardo sulla filata immensa di gente che pullula dinanzi alla casa. Accidenti.

Sollevo un sopracciglio notando anche la presenza di ‘uomini’ all’interno del villaggio.

Lancio un’occhiataccia alla vecchia “Scusa … tanto per domandare ma… PERCHE’ E’ PIENO DI MASCHI?” ringhio come un forsennato.

La vecchia sospira, scuotendo appena il capo. “Quelli che vedi sono gli uomini del villaggio, l’accesso è loro concesso per diritto, in quanto compagni o parenti delle amazzoni. Mukodono, se non ci fosse stato Wen, avresti avuto libero accesso come futuro marito di mia nipote” abbassa lo sguardo volgendolo altrove. Bah, a questo punto non so se è meglio rimanere in questo stato, non ci tengo per niente a farmi passare per il futuro sposo di quella pazza.

Mh? Volgo celere lo sguardo sulla destra, spiccando un salto in alto. Un fruscio, quasi inudibile si sposta a velocità inaudita nella mia direzione. Sospeso a mezz’aria faccio in tempo semplicemente a sbarrare gli occhi, quando lesto mi raggiunge un calcio in pieno petto.

Sbalzo, finendo diretto contro la murazione retrostante. “Gh…dannaz…ma cos…” una sottile bruma di polvere s’innalza dinanzi a me, impedendo una visuale nitida di chi m’ha appena inferto il colpo.

Sollevo la mancina portandola dietro la nuca a massaggiare la parte dolorante.

“Che diavolo…” giuro che se c’entra lo scolorino io lo … io lo…

“Brava piccolina, vedo che hai avvertito la mia presenza nonostante io sappia muovermi con molta discrezione. Sei un pochino lenta però” una voce femminile. Inarco le sopracciglia trattenendo un mezzo ringhio gutturale prima di tentare di risollevarmi da terra.

“Chi sei! Fatti vedere!” le intimo risollevandomi. C…che… le gambe. Non mi reggono. Ricado indietro come un moccioso, non sento più gli arti inferiori è come se fossero stati inibiti da qualcosa.

“Non spaventarti, tra poco ti rialzerai, ho solamente esercitato pressione su d’un punto preciso del tuo corpo … non te ne sei accorta? Solleva la maglietta…” la cadenza della voce è cordiale, oserei dire quasi familiare.

Faccio come mi è stato detto e, mentre la nube di polvere si dirada, noto una macchia rossastra all’altezza del seno sinistro. Che diamine…

Alzo lo sguardo, rimanendo piuttosto perplesso. U…una ragazzina?

Gli occhi bicromi di lei corrono sulla mia figura, mentre schiude le labbra in un sorriso gentile. Chi … cosa… quando…

“Matriarca!” biascica Obaba su d’un lato, avvicinandosi e chinando appena il capo in segno di rispetto. COSA? Questa mocciosa sarebbe la m…ma…

“Sei sorpresa? Immagino che tu sia Ranma. Sei proprio come ti immaginavo, bellissima” s’avvicina, chinandosi accanto a me. Come fa questa marmocchia ad essere il capo d’un villaggio? Io avevo immaginato una vecchiaccia rugosa come Obaba e, invece. Avrà, più o meno la mia stessa età. Non aveva tremila anni come la mummia? Che scherzo è questo?

Piego le labbra in una smorfia risentita. Mentre le posa entrambe le mani sul mio volto. Eh?

Reclino il capo osservandola. “Ch…ch…che stai fac…mgh…” deglutisco. Le sue labbra si posano sulle mie per un istante. Che diavolo sta facendo? E’ impazzita? Sono … una … sono una ragazza adesso…

Rimango immobile, pietrificato nella mia posizione. Perché la vecchia non fa niente? Qui le cose si mettono male, molto, molto male.

Perché tutte a me?

 

 

 

Fine quindicesimo capitolo.

 

Eiki = forza spirituale

Jinshinan = terme del vigore

Liang Tian Shampoo tong Cologne Liang Tian = Liang Tian significa ‘terreno fertile’ diciamo che sarebbe una sottospecie di ‘cognome’ che contraddistingue il clan del quale fanno parte Shampoo e

Obaba.

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo sedicesimo : Prendimi Fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca ***


What i really want

 

Capitolo Sedicesimo : Prendimi fanciulla! Ranma-chan Vs La Matriarca.

 

 

La luce obliqua del sole scivola dall'orizzonte, scandagliandosi in fili di luce rossi e diretti.

Le risaie poco distanti intrecciano quadrilateri complessi e tutto si disperde a vista d'occhio.

Lascio correre la mano sul davanzale, ripercorrendone a tratti la forma. Il respiro rimane mozzato

alla base del collo, quasi non volesse scindersi nell'etere circostante.

L'andatura sul filo di legno si blocca mentre sollevo il braccio e l'indice presso le labbra.

Stavolta lo lascio andare il sospiro, liberamente, finchè sto con me stesso posso anche concedermelo.

Chiudo gli occhi, spostandomi di pochi passi. Potrei chiedermi anche cento volte che significato possa

avere avuto quel dannato bacio, non so spiegarmelo. Dannazione!

Mi lascio ricadere indietro, sul letto, concentrando la visuale su d'un angolo impreciso del soffitto.

Allenamento. Sconfitta. Vittoria. Desiderio di essere il migliore.

Voglio chiudere questa storia in fretta, da quel che ho capito quella mocciosa sapeva già del mio

arrivo, merito di Obaba scommetto.

Sollevo l'avambraccio portandolo davanti agli occhi, posando il gomito sulla faccia. Devo vincere.

Che diamine! Riuscirò a farlo, sono o non sono un Saotome? Dimostrare a me stesso che possa

raggiungere l'impossibile. Non sarà una stupida tecnica cinese a spaventarmi perchè io ...

Stringo il labbro inferiore tra i denti, mordendolo spasmodico, quasi avessi detto qualcosa di sbagliato.

Io lo sono. Non c'è niente di giusto, a partire da questa maledizione. Come posso sperare di battere

quello scemo se non sono riuscito a schivare nemmeno l'attacco di quella pazzoide?

Stringo la mano, così forte da far scolorire le nocche. So benissimo cos'è che mi frena e non voglio

ammetterlo. Non lo farò mai, mai!

Mi sollevo, disegnando sulle labbra una smorfia. L'avambraccio si piega poco dietro le spalle, distendendosi

subito dopo in un attacco diretto e mirato contro la parete del muro. Lo colpisco una, due, tre, quattro volte.

Non passa, troppa rabbia. Stupido! Stupido! Stupido!

L'ennesimo pugno si blocca a pochi millimetri dalla parete, la mano s'apre sul palmo scivolando sul legno.

Seguo l'intera superficie verso il basso, assieme a tutto il corpo, semplicemente per ritrovarmi in ginocchio.

Cos'è che ti fa più male scemo? Il fatto di credere di non essere all'altezza di tutto questo o ...

E' altro. La verità è che ... lo sento, lo sento maledizione. Prima non era così, ero capace di vedere solamente

il lato conveniente di tutto ciò, uscire più forte da tutta questa storia. L'avrei visto, sotto ogni aspetto.

"Chi voglio prendere in giro..."  me e solo me. Sono capace di nascondermi le cose così bene, d'autoconvincermi

che tutto questo sia partito dal volere una sfida. E' vero, non sopporto l'idea d'essere stato battuto.

Non sopporto il fatto di essere secondo a qualcuno, questo è ineluttabile.

Chiudo gli occhi, ricompiendo lo stesso gesto di prima : colpisco il muro con tutta la forza che ho in corpo, sino

a rimanere col pugno immerso nelle tavole ormai recise.

Non ci riesco. Non ci riesco. Non ci riesco.

Non posso non pensarci, ho tentato di rimuoverlo, ci ho provato. Non basta più reprimerlo.

Non basta...

S'accendono poche luci all'esterno, la luminosità d'un tramonto oramai spento svanisce.

Le ombre vagano insistenti sulla parete, scivolando come spettri al passaggio dello sguardo.

Se non avessi questo caratteraccio, se fossi un altro sarei stato capace di ammetterlo.

Non sono adatto. Ci vorrebbero secoli per farmi cambiare idea. Lo stomaco si stringe in una morsa

spaventosa. Porto la mano all'altezza di questo, affondandola tra le costole.

Sono un automa, una macchina che si muove esclusivamente per combattere. Devo mostrare questo di me

e nient'altro. Tutto il resto, non ha importanza.

Recupero la mano infossata all'interno della parete, ritraendola contro il petto. E' dato tutto per scontato.

Imparerò, combatterò e vincerò. Come sempre.

Non è così. Non è così. Non è così.

 

"Ranma" la voce di papà irrompe nella stanza spezzando il silenzio. Discosto lo sguardo altrove,

non sopporto di sentirmi in questo stato. Non ci sto capendo più nulla. Avanza nello sfondo fermandosi

alle mie spalle. "Sei forse preoccupato per l'allenamento o cos'altro?". Sollevo un sopracciglio, trattenendo

lo sguardo sulla linea verticale che forma la luce esterna sul muro. Cosa? Ho sentito bene o mio padre sta

chiedendo a me se sono crucciato per qualcosa? Getto lo sguardo di sbieco, giusto per inquadrare la sua

spalla e poco più. "Sto bene" spiccio, come al solito. Sarà che non ho l'abitudine di parlare con lui, o per

il semplice fatto di non averne voglia ma resto vago.

Lo sento tirare un sospiro prima di allontanarsi. "Per quanto tu possa cercare di nascondere certe cose,

resti sempre mio figlio... ricordatelo" . Rimango a fissare il muro dinanzi a me sorpreso.

Già, talvolta dimentico d'esserlo.

Il punto è che negli ultimi tempi ho trascurato troppe cose, fintanto d'arrivare a credere d'aver smarrito

anche me stesso. Sollevo il palmo della mano dinanzi agli occhi, rimanendo a fissarla per qualche istante.

Potresti servire anche a qualcos'altro, oltre che picchiare un dannato muro.

Già, il fatto è che qui, l'unico impedito della storia sono io. Perchè non riesco a dire che ... ad ammettere che ...

Mi lascio ricadere indietro sul pavimento, di nuovo. La bocca si contrae, abbassandosi verso il basso.

Potrei farlo ... per una volta ... dire la verità almeno a me stesso no?

Da quando sono partito non faccio altro che pensare alla stessa, dannatissima, identica cosa :

Dimmi che verrai...

 

...

 

Se non ce l'avessi davanti, oserei dire che quel che vedo è un miraggio. Stringo le mani attorno al

bastone da viaggio, io ed il mio compagno sembriamo tutt'altro che semplici viaggiatori. Due barboni

sarebbero messi sicuramente meglio.

Mi volgo indietro, assicurandomi che Ryoga non si sia perso dietro di me. No, per fortuna si è

fermato a pochi metri di distanza con le lacrime agli occhi.

Dal depliant, questo posto sembrava più vicino. Fortunatamente doveva 'trovarsi per strada' aveva detto

lui.

Sospiro di sollievo, portando una mano sul petto. Recupero uno dei sorrisi più smaglianti che possiedo

rivolgendolo a quella povera anima dietro di me, si sta dando così da fare per accompagnarmi.

"Visto? Alla fine ce l'abbiamo fatta, almeno per stanotte potremo riposare bene" ammetto soddisfatta,

allargando ulteriormente il sorriso.

Eh? Osservo Ryoga chinare il capo e chiedermi ripetutamente scusa, sollevo le mani davanti al volto

agitandole imbarazzata, quando fa così mi mette in seria difficoltà.

"Non scusarti, l'importante è raggiungere le sorgenti non credi? Prima però, vediamo di realizzare il tuo

desiderio" poverino, dopo tutta questa strada, il minimo che io possa fare è accompagnarlo alle terme

che tanto bramava di visitare no? Sono o non sono una ragazza gentile?

C'è chi direbbe il contrario. Mi immagino la faccia di Ranma se fosse stato qui, avrebbe sicuramente detto

'Tu? Gentile? Una ragazza violenta del tuo calibro non sa cosa sia la gentilezza'  o cose simili.

Stupido!

Ryoga mi ha aggirata nel frattempo, guardandosi a destra e a manca per cercare di capire

il percorso esatto che porta all'entrata; kami è senza speranza, è davanti a lui!

Ritrovo il sorriso, un pò forzata dal caso, ma lo ritrovo. "Per di qua" lo prendo per mano,

si sa mai, dovesse perdersi anche dietro di me.

 

-

 

Sento i cori dell'alleluia in testa, la mia bocca dev'essersi aperta un bel pò.

Sono l'uomo più fortunato di questa terra, sono felice, immensamente contento.

Chiudo gli occhi stringendo la sua mano nella mia, sembriamo proprio due

fidanzatini.

Il solo pensiero mi fa arrossire da capo a piedi! Io e Akane ... insieme.

Sollevo lo sguardo immaginandomi la scena successiva a questa : io e lei che entriamo in camera,

lei che si siede sul letto imbarazzata e io naturalmente che le chiedo cos'ha, lei a quel

punto mi dirà 'Ryoga caro, potrei lavarti la schiena?' imbarazzatissima e io, ovviamente fingendo

sorpresa le risponderò : 'Akane, ma queste cose si fanno solamente in intimità' e a quel

punto cupido scoccherà le frecce dell'amore e ... ahhh!

Sospiro trasognato, non accorgendomi che Lei mi sta fissando con insistenza immobile

dinanzi alla reception.

"Ryoga? Mi senti?" scuoto la testa tornando alla realtà, peccato, era uno dei sogni

ad occhi aperti più bello che avessi mai fatto. "Eh? Si certo matrimoniale... si"

Akane mi guarda torva, così anche il proprietario. Oh miei ... che diavolo ho detto?

Tappo la bocca con entrambe le mani, cominciando a sentire gli influssi delle

mie parole sulla pelle, lentamente la pressione sale come quelle nei termometri,

arrivando allo stadio più alto.

Lo sguardo di lei si sposta nuovamente sull'omino basso e pelato che ci fornisce un'unica

chiave "Sono spiacente, è l'unica rimasta" . Cosa odono le mie orecchie? Unica?

Oddio...

Comincio a sudare freddo, mentre un leggero filo di pensieri comincia a trapuntarmi la mente

di tanti quadretti idilliaci ed interessanti.

No, forse ho capito male. Non metterti in testa strane idee stupido di un Ryoga!

Comincio a prendermi a schiaffi finchè la faccia, da rosea non diviene d'un porpora intenso.

"Beh, ci adatteremo grazie. Ryoga-kun, non ti dispiace dividere ... insomma ... la stessa stanza vero?"

Oh mio dio...

Oh mio...

Sto per svenire, lo sento, portatemi dei sali! Portatemi i sal...

TONF.

 

Venti minuti dopo...

 

Mh? Devo essermi addormentato. Accidenti, ho fatto un sogno bellissimo.

C'eravamo io e Akane alle terme in Cina, e per un caso fortuito ci eravamo

ritrovati a dover condividere la stessa...

"Finalmente ti sei ripreso!" Questa è la voce di Akane! Tento di mettere a fuoco,

quanto più mi sia possibile, le immagini sfocate che volteggiano vaghe attorno alla stanza.

Cosa?

Mi alzo repentino a sedere sul letto.

Letto?

Tasto bene la consistenza del materasso sotto di me. Nella camera ci siamo io e ...

Guardo a destra, poi a sinistra. N ... non era un sogno.

Io e Akane, nella stessa stanza, soli soletti con un letto solo!

Se devo morire, uccidetemi pure dopo le quattro di mattina...

Unisco le mani a mo di preghiera. Grazie Kami, non vi ringrazierò mai abbastanza.

Per ultimo, lo sguardo ricade su Akane. Com'è bella : Oh! Ora è il momento

fatidico, lei è seduta sul letto e dirà :

"Ryoga caro..." oddio l'ha detto, ora esordirà con quella frase! Vorrà sicuramente,

lei mi chiederà se io voglio...

"Io dormirò per terra stanotte, va bene?" ahhh, sento già il dolce strofinare

della spugna sulle spalle e il suo respiro caldo sulla pelle.

"Akane! Queste cose si fanno solamente nell'int... dormire dove?"

sgrano gli occhi spostando tutto il peso del corpo in avanti, così

da ricadere steso sul letto.

Risollevo il capo confuso. "Questa frase è sbagliata!" la rimbecco accigliandomi.

"Cosa?" mi guarda perplessa, lo credo bene, quanto dovrò esserle sembrato cretino!

Sollevo una mano schiaffandomela in faccia : io SONO scemo.

"N...no...scordati ciò che ho detto...f...figurati...non farei mai dormire una ragazza per terra...

tu stai pure sul letto" sorrido come un ebete, portando l'avambraccio dietro la nuca.

Cretino! Idiota! Scemo!

Lei sorride solamente, com'è kawaii quando lo fa a quel modo.

Rimango ad osservarla silenzioso, incrociando gambe e braccia. Deglutisco.

Questa situazione è così strana ma, allo stesso tempo ...

Dei quanto aspettavo questo momento.

Se solo riuscissi a dirti ciò che provo, sarebbe un'occasione perfetta.

Senza intralci, senza figuracce. Solo io e te.

Fatti coraggi Ryoga Hibiki! Chiudo il pugno, portandolo accanto al volto ben sorretto.

Occhi estranei ora potrebbero scorgermi in ginocchio sul materasso, in posa

statuaria con gli occhi ricolmi di fiamme.

Certo! Approfitterò di quest'occasione per dichiararle il mio immenso amore per lei!

 

...

 

"Ranma, posso entrare?"

Nessuna risposta. Avanzo all'interno della casupola, sbirciando nell'oscurità la minuta luce

che aleggia quasi fatiscente tra le quattro mura.

Dov'è lui? Shampoo sei una stupida. Abbasso lo sguardo, quante volte dovrò convincermi

di non essere io quella che desideri? Sino alla fine se è necessario. Non posso smettere

d'amarti così, come se nulla fosse. Dentro di me, ancora un'infima speranza c'è.

Piccola, nascosta ma resistente.

Ti scorgo finalmente, coi capelli rossicci addormentato sul pavimento. Mi lascio

scappare un sorriso : più ti guardo e più non riesco a distoglierti gli occhi di dosso.

Avanzo di pochi passi, avvicinandomi alla tua posizione. Mi chino sulle ginocchia

inclinando leggermente il capo per guardarti meglio.

"Mgh...cinque minuti...ho fame...ti picchio sai? Vuoi sfidarmi? Sono pronto!"

ti sposti su d'un fianco mugolando qualcosa e finalmente riesco a vedere il tuo volto.

Anche da ragazza, sei ugualmente da mozzare il fiato. Rimango ancora in silenzio.

Questa volta non ti salterò addosso gridandoti di baciarmi, no, rimarrò

semplicemente a studiarti come non ho mai saputo fare prima.

Perchè non vuoi capire che ti amo?

Mi chino appena, scostandoti con l'indice la frangia dagli occhi.

"Ranma..." lo sussurro, non desidero svegliarti. E' così bello, per una volta,

poterti rimanere vicina senza ricorrere a trucchetti strani o pozioni magiche.

Non vedi? La tua piccola Shampoo sta crescendo poco a poco.

Quest'ingenua, stupida cinese con l'orgoglio e la determinazione di un'amazzone.

Mi sto piegando davanti a te, che mi hai sconfitto.

Sono in ginocchio, guardami. Te lo sto chiedendo, ti sto pregando.

Ti scongiuro Ranma ... accorgiti che esisto anche io.

Il battito cardiaco aumenta sempre e sempre più. Sollevo il palmo

contro il petto. Ho avuto il coraggio di confessarti ciò che provo realmente

e ... mi hai ignorata.

Seppur io sappia da tempo che nel tuo cuore c'è solamente Lei, non sono

mai riuscita a darmi per vinta. Non c'è un posto anche per me nel tuo cuore?

Anche se fosse un angolo piccolo, un ritaglio quasi inesistente mi accontenterei.

Già, ho sempre leccato le briciole io.

Rimango con la mano sulla tua fronte, chinandomi. Stai tranquillo, non ti bacerò di nuovo.

So che mi respingeresti ancora se ci provassi.

Chiudo gli occhi, posandoti le labbra sulla fronte.

Non avevo mai fatto caso a quanto fosse spaziosa. Quest'attimo...

"Mh... finalmente...ti stavo aspettando..."

Parli di nuovo, il mio cuore manca d'un battito. Aspettavi me?

Allora non stavi dormendo ... allora...

Rimango immobile, con le labbra posate sulla tua fronte.

Dimmelo ancora. Chiudo gli occhi, sperando di sentire di nuovo quelle parole...

"Finalmente...sei qui...Akane..." serro le palpebre senza distaccarmi.

Ancora una volta, ho avuto la conferma di ciò che credevo.

Mi sollevo, rimanendo comunque ad osservarti. Trattienile Shampoo, ti prego, non piangere.

Devo essere forte. Lo sono sempre stata e continuerò ad esserlo.

No, non ti permetterò di vedermi ancora in quello stato. Sorrido, lo faccio, ci provo.

Mi alzo.

"Riuscirò a farti cambiare idea... non rinuncerò mai a te, anche se ora ho la conferma

che la ami più di quanto immaginassi".

 

-

 

 

La notte porta con sè inquietudine, l'ho sempre pensato.

Non ricordo, non riesco a ricordare tutto questo eppure, ho la vaga sensazione d'esserci già stato.

Lascio correre lo sguardo sulle distese erbose che si disperdono a vista d'occhio, in questo particolare

punto, i fuochi della notte paiono ancora più luminescenti sulla volta.

Traggo le gambe al petto, avvolgendo le braccia attorno alle ginocchia. Cosa ne sarà del mio futuro?

Sospiro, andando a sciogliere il filo rosso che porto al collo che lancia uno strano tinnìo a contatto con

la mano. Un campanello è tutto ciò che porto con me del passato?

Sposarmi. Non so perchè ma ricollego quell'oggetto al volto di Shampoo. A quanto pare ci conosciamo da tempo

ed io, per quanto possa essere sorprendente, l'ho sconfitta tanto tempo fa.

Dovrò davvero rassegnarmi a tutto questo?

Hen ...

Non ho nemmeno trovato il coraggio di confessarti ciò che provo per te. Forse è meglio così.

Ranma non me l'avrebbe perdonato. Sorrido amaro, ho catturato persino l'odio da parte sua.

Non riesco a capirne il motivo, il come io sia riuscito a batterlo e quando io abbia deciso

di accompagnarlo in Cina. C'è un lato oscuro di me che non riesco a decifrare, c'è sempre stato.

Wen.

Le due amazzoni mi chiamano così. Che strano, ero così sicuro che il mio nome fosse Annon.

No. Quella notte, sotto quel ponte fu lei a donarmi quel nomignolo e da allora, decisi di chiamarmi

con quell'appellativo. Significa quiete in giapponese. Me lo spiegasti mille volte anche se ti ripetevo

di saperlo. Sei sempre stata cocciuta, forte, impulsiva.

Giocherello col campanello, finchè questo non mi scivola dalla mano ricadendo sull'erba.

Prima che lo catturi nuovamente, qualcun'altro lo raccoglie al mio posto.

Nuovamente incrocio quella tonalità di ghiaccio che s'intrina alla mia : triste.

Non c'è astio, non c'è rancore ma così tanta malinconia nei tuoi occhi amazzone.

"Ti è caduto questo" si sforza in un sorriso donandomi il prezioso ricordo per poi donarmi

le spalle.

Abbasso le palpebre, rimanendo ad osservarle inconsapevolmente la schiena.

"Nemmeno io desidero tutto questo, ma a quanto pare siamo destinati l'uno all'altra" spiega

con un sarcasmo tanto sottile da mostrarsi per ciò che è, semplicemente fittizio.

Ho ben chiara la tonalità frizzante di quella sua voce, non so perchè, ma la mente

continua ad inviarmi segnali e riverberi di quel timbro.

Poggio i gomiti sulle ginocchia aprendole appena. Faccio scorrere di nuovo il pendaglio

a mezz'aria, di fronte al volto in modo da focalizzarlo.

"Già... posso chiederti una cosa?" non porto lo sguardo su di lei, semplicemente

rimango a fissare l'oggetto che ho tra le mani con noncuranza.

Lei si volge appena col volto, e questo significa che vuole che io parli probabilmente.

"Anche tu possiedi questo campanello non è vero?" alla mia richiesta, torno a mettere

a fuoco la tua schiena che guizza in un breve sobbalzo.

Non volevo metterti in imbarazzo, od almeno, credo sia stata questa la reazione anche se non

posso scorgere il tuo volto.

"Si... ma tu davvero, non ricordi niente quando sei ... così?" annuisco.

Rimaniamo in silenzio per qualche istante prima che lei si sposti verso di me, fermandosi

al mio fianco stavolta.

"So di avertelo promesso, so che dovrei mantenere la parola e seguire le regole del villaggio ma...

io non posso sposarti Wen...Ranma è... lui è..."

alzo lo sguardo su di lei, in parte sorpreso. Immaginavo, da un lato questa sua rivelazione.

Chissà perchè quel ragazzo ha così tante ragazze intorno. Sorrido sollevandomi per avvicinarmi a lei.

"In parte ti capisco" riprendo fiato dopo qualche istante di pausa "Se però..." cos'ho iniziato a fare

questo discorso?

Ora non ne uscirò più.

Distraggo lo sguardo, stringendo il campanello in mano. "Se sarà impossibile evitarlo, sappi che cercherò

di farti...felice comunque..." torno su di lei, notando che il suo sguardo ora è cambiato. Leggo nei suoi

occhi, sorpresa? Perplessità? Non riesco a decifrarlo bene.

Comunque sono riuscito a strapparle un mezzo sorriso. Vorrei davvero potermi ricordare completamente.

"Un'ultima domanda... cos'è che mi hai promesso?" tanto per curiosità, non voglio di certo forzarle una risposta

ma, dato che posseggo da così tanto quest'oggetto, un minimo chiarimento non sarebbe di certo d'impiccio.

Si avvicina, immergendosi di nuovo nel mio sguardo seria, forse troppo.

Un alito di vento corre via insieme alle parole che scivolano dalle sue labbra. Le scandisce bene e io sbarro gli occhi.

Non posso averti chiesto questo ... non io...

 

...

 

 

Tu-tum.

Forza Ryoga, un minimo di concentrazione e di determinazione e potrai farcela.

Muovo pochi passi verso di lei, devo riuscirci questa volta. E' la mia occasione.

Farmela sfuggire significherebbe perderla per sempre.

Tu-tum.

 

"Aka..." mi blocco osservandola da dietro il paravento in carta di riso.

L'ombra delle sue movenze indica chiaramente che si sta...

Rimango impalato ad osservarla muoversi dietro quel sottile velo.

Le braccia che si sollevano per togliere la maglietta.

Via il primo strato.

Le mani che corrono lungo la circonferenza del seno per slacciare

ciò che lo contiene. Deglutisco.

Via il secondo strato.

Scivola ancora di più verso il basso, per far correre lungo le gambe

i pantaloni. Oddio...

Ho visto questa scena cento volte da P-chan ma, da questa prospettiva,

non riesco a rimanere indifferente con quei 'certi attributi la'.

Ahhhh.

Mi prendo a ceffoni, inginocchiandomi per terra. Copri le tue vergogne

suino degenere! Poi mi lamento se Ranma mi chiama maiale?

Serro le palpebre cercando di non guardare anche se la tentazione è così...

così... così...

"Ryoga? Cosa ci fai per terra? Stai pregando?" la sua voce cattura di nuovo la mia

attenzione, stringo le mani sulle parti basse col petto schiacciato sul pavimento

per evitare di mostrare 'ciò che c'è sotto'.

Alzo la testa sorridendo, evitando per un soffio di dare una capocciata sulla gamba

di una poltrona troppo vicina.

Apro un occhio. Mossa sbagliata, ci manca poco che gli occhi mi schizzino

fuori dalle orbite che subito sollevo le mani portandole verso il naso, che guarda un pò

ha deciso di zampillare allegramente di sangue proprio ora. Schiaccio il bacino

sul pavimento ancora di più. Kami, potrò farmi vedere in questa posizione ridicola da lei?

Certo che pure tu, camminarmi davanti con un asciugamano.

Ripeto, da P-chan, la visuale non è così : completa.

Quando s'accorge del mio imbarazzo arrossisce. Beh, volevo ben vedere.

"Scu...scusami... non credevo che... ah che stupida...scema...cretina..."

si nasconde dietro il paravento accucciandosi.

Io copro gli occhi pudico, non ho il diritto di guardarla infondo, non siamo ancora

così intimi.

Riesco a raccontarmi balle da solo, che genio. Chissà perchè quando sono

P-chan non sono mai così perbenista. Beh, da che mondo è mondo maiale

è maiale no? Io sono un porcellino infondo?

Perchè devo trovare scuse con me stesso?

"Aka...Akane...sono stato io a... non dovevo insomma...scusa...scusa..."

l'ho fatto di nuovo, non so perché ho questa mania insulsa di prendermi

la colpa di ogni cosa, ma con lei mi farei anche frustare.

Ahhh... l'amore.

Esce nuovamente, stavolta in accappatoio. Peccato, preferivo l'immagine di prima.

Ryoga!

"Avevo in mente di provare le terme prima di andare a dormire, dobbiamo approfittarne

adesso, poi non avrai più opportunità..."

Sgrano gli occhi. Le sue parole mi tuonano in mente cicliche.

Dobbiamo approfittarne...arne...arne...

Non avrai più opportunità...nità...nità...

Mi sta chiedendo così sfacciatamente di ... fare il bagno con lei?

Allora l'amore esiste! Allora mi ricambi dolce Akane!

Non potremmo, non siamo ancora così intimi...

BANDO ALLE CIANCE! Annuisco voracemente filando in bagno come un treno

e cambiandomi in meno di due secondi.

"Bagno? Opportunità? Approfittarne adesso!"

Biascico insensatamente tutto d'un fiato, mi chiedo se io abbia respirato nel pronunciare la frase.

Lei mi guarda col sorriso stampato sulle labbra.

Allora è come pensavo! Vuoi fare il bagno con me!

Come sono felice, come sono felice, come sono felice!

La prendo per un braccio tirandola con me verso le terme,

filando come una saetta! Bagni aspettateci!

I due futuri sposi più innamorati del giappone stanno arrivando!

 

-

 

Povero Ryoga, dev'essere proprio felice di poter approfittare di quest'occasione.

Devono essere davvero efficaci queste terme per farlo così contento.

Sembra un bambino! Sorrido mentre mi lascio trascinare senza oppormi

verso le terme.

Già, abbiamo fatto proprio bene a fermarci in questo posto!

 

...

 

"Mhhh... che diamine di ore saranno a questo mondo?"

Mi sollevo da terra stirando le braccia verso l'alto mentre uno sbadiglio largo

carpisce le labbra.

Quanto ho dormito? Apro gli occhi lentamente, tentando di mettere a fuoco la stanza

ancora immersa nell'ombra.

"Finalmente ti sei svegliata!" eh? Spalanco occhi e bocca rimanendo pietrificato

nella posizione di stiramento muscolare. Qua...quando è entrata questa pazza?

Inginocchiata dinanzi a me, sorridente come un sole, c'è la matriarca.

Oh miei...

Indietreggio con le gambe sino a sfiorare il muro dietro di me con le spalle.

"T...tu..." non emetto altro rimanendo basito ad osservarla.

Come ho fatto a non sentirla arrivare?

"Sei pronta tesoro mio? Cominciamo subito! Se vuoi che io ti alleni, devi prima

prendermi" apre un sorriso largo sulle labbra, sembra quasi innaturale.

Deglutisco immagazzinando lentamente ciò che mi dice. Abbiate pazienza,

mi sono appena svegliato!

Quando afferro, finalmente, increspo le labbra in un sogghignetto di sfida.

Con una spinta del bacino mi porto in piedi, sollevando entrambe le braccia

dinanzi al volto.

"Sono pronto" la osservo, era ora che si decidesse a farsi viva.

"Eh?" s'avvicina a me, cominciando a tastarmi dappertutto come fossi un peluche.

"Ehi! Giù le mani!" indietreggio, mentre mi palpeggia il seno con noncuranza.

Questa ragazzina è pazza! Non è normale!

"Pronto? Sei una ragazza giusto? Si certo che lo sei ... senti che forme, hai un

seno davvero perfetto!" commenta entusiasta continuando la sua opera di

esplorazione sul mio corpo. Rimango basito senza far nulla, no, con comodo eh!

"Sai... se tu fossi stato un ragazzo..."

solleva lo sguardo verso di me, posando il palmo sul muro all'altezza del mio viso.

Deglutisco.

I suoi occhi docili, in questo momento sembrano contenere l'inferno stesso tanto

brillano di stille omicide.

"S...se fossi stato u...un ragazzo...cosa?" chiedo ridacchiando nervosamente, mentre

un rivolo di sudore mi scivola giù dal collo.

Le sue labbra si stringono in una smorfia di disgusto mentre allontana il braccio

sollevandolo a mezz'aria, per colpire in seguito il muro di legno che si sgretola come

carta.

"... Ti avrei fatto fuori all'istante ... " la tonalità della sua voce s'abbassa, divenendo spaventosa.

Oddio ... mi ricorda ... una certa persona.

"Io odio i ragazzi..."

Lancio una sguardata sopra la spalla, immaginandomi al posto del muro.

Non deve essere molto divertente.

Questa scenetta mi ricorda tanto un pezzetto di passato che avevo per un qualche motivo

rimosso.

Sai, sono contenta che tu sia una ragazza. Non sopporterei proprio d'essere battuta da un ragazzo.

Oh miei dei ... KAMI ...AKANE DUE LA VENDETTA!

Il pugno di lei s'apre poi in una carezza diretta sulla mia guancia "Ma sei una ragazza, una bellissima

ragazza, e non potrei essere più felice di allenarti tesoro!" riprende sulle labbra il sorriso di poc'anzi,

spiccando un mezzo salto mortale indietro.

Allunga l'indice in avanti posandomelo sulle labbra "Prima però, devi dimostrarmi di essere più veloce

di me ... Ranma" tsk, in quanto a velocità col mio corpo femminile rimango imbattuto!

La prenderò in un sec... ma... dov'è finita?

Guardo a destra e a manca, grattando il mentro confuso.

"Sono quassù sciocchina!" attira la mia attenzione, eh? Da quando c'è un lucernario qui dentro?

Ha bucato il tetto e non me ne sono nemmeno accorto? No, sto seriamente perdendo colpi.

"Devi imparare a mantenere gli occhi sull'avversario invece di distrarti, seguimi"

spicca pochi salti, scomparendo quasi dalla mia visuale.

Diamine! E' velocissima.

Non preoccuparti ragazzina, non sei la prima nè l'ultima che mi lancia una sfida, e pur di apprendere

il segreto della contro tecnica combatterei contro Enma in persona.

Non sottovalutarmi, ho molte più frecce di quanto immagini al mio arco!

 

 

Fine Sedicesimo Capitolo

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