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Una ventina di minuti dopo
la squadra era al completo.
Teal’c vivendo alla base
era arrivato per primo, poi arrivò Carter, Daniel e per ultimo O’Neill che fu
letteralmente buttato giù dal letto.
Nella sala briefing:
Amish: mi presento, sono
Amish dei Tok’ra. Voi siete la famosa squadra SG1 dei Tau’ri! È un onore per me
conoscervi!
Teal’c: il piacere è anche
mio!
Daniel: piacere di
conoscerla!
Sam: benvenuta!
Jack: sì sì, va bene,
siamo tutti felici di conoscerla, ma ora passiamo alle cose serie. Per prima
cosa, lei cosa ci fa qui, e soprattutto a quest’ora?!?
Amish: ci scusi
Colonnello, noi non teniamo conto dell’ora del pianeta su cui ci rechiamo. Per
noi è indifferente!
Jack: oh bhè, si sà, i
Tok’ra non dormono mai e la galassia tantomeno!
Hammond: esatto
Colonnello, ed è per questo che lei è qui adesso, vada avanti pure Amish
Amish: sono venuta per
comunicarvi la cattura di Selmak e del suo ospite da parte del Signore Ba’al
Sam: oh mio Dio!
O’Neill si voltò
preoccupato verso Carter che aveva un’espressione indecifrabile.
Jack: tutto bene Carter?
In realtà Carter era
alquanto scossa dalle parole di Amish e O’Neill si era accorto dello stato
d’animo della sua sottoposta.
Jack: dove lo hanno
portato?
Amish: non ne siamo
sicuri, ma potrebbe trovarsi su Vikus, un pianeta sotto il controllo di Ba’al.
Sembra essere la loro base.
Jack: visto che sapete
dov’è, perché non lo salvate?
Amish: il pianeta è troppo
sorvegliato
Daniel: non avete
infiltrati nelle fila dei Jaffa di Ba’al?
Amish: sì, ma non possiamo
rischiare la loro cattura
Sam: allora lasciamo che
mio padre muoia solo perché a voi interessa di più la vostra missione?
Jack: calmati Carter!
Sam sembrava essere sul
punto di aggredire la Tok’ra,
ma poi desistette.
Jack: cosa volete da noi?
Amish: vi saremo grati se
lo andaste a salvare
All’improvviso Sam scattò
in piedi è si poggio con le braccia sul tavolo, sporgendosi verso la Tok’ra che era seduta di
fronte a lei.
Sam: contate sul fatto che
essendo mio padre, siamo disposti ad affrontare missioni suicide al vostro
posto! È così o sbaglio?
Hammond: Maggiore Carter,
stia seduta!
Jack: Carter!
Sam: perché non rispondi
alla mia domanda?
Jack si alzò in piedi
afferrando l’avambraccio di Carter che aveva oltrepassato il limite.
Jack: Sam siediti!!
O’Neill aveva appena
alzato la voce contro Carter. Non lo aveva mai fatto e per questo la donna ebbe
una stana reazione. Si voltò verso il suo diretto superiore e dopo averlo
fissato negli occhi con un misto di rabbia e dolore, uscì dalla stanza.
O’Neill provò a richiamarla.
Jack: Carter!
Daniel: lasciala andare
Jack, è scossa per l’accaduto, deve riflettere come tutti noi del resto
Teal’c: Daniel Jackson ha
ragione
Hammond: andiamo avanti e
cerchiamo di trovare una soluzione
Dopo più di un’ora passata
nella sala briefing, la squadra e il Generale Hammond non avevano ancora
trovato una soluzione.
In verità l’sg1 si era offerta per andare a salvare Jacob ma il
Generale Hammond non poteva prendere quella decisione e dopo aver chiesto ai
suoi superiori, l’sg1 non aveva il permesso di partire per la missione di
salvataggio.
Nell’ufficio del Generale
Hammond.
Hammond: mi dispiace
Colonnello; io sarei il primo ad andare ad aiutare Jacob ma
gli ordini sono chiari
Jack: non possiamo lasciarlo là! I Tok’ra non
muoveranno un dito
Hammond: è proprio questo
il punto; Jacob ormai è un Tok’ra e noi non siamo
obbligati ad andare in suo soccorso. È per questo che i miei superiori a
Washington non vogliono rischiare la squadra migliore in una missione che non
ci coinvolge
Jack: non ci coinvolge? Jacob è il padre di Carter! Lei
ha dato molto al programma Stargate e questo è il riconoscimento?
Hammond: lo so anche io
Colonnello
Jack: chi lo dice a Carter?
Hammond: suppongo sia io a
doverglielo comunicare!
Jack: no, se permette
Signore, vorrei dirglielo io
Hammond: d’accordo!
Jack: grazie Signore!
Nel laboratorio di Carter.
O’Neill entrò piano nella stanza tentando di trovare le
giuste parole, ma sapeva che Sam non si sarebbe fatta confondere da delle frasi
ben fatte.
Decise di dirglielo con
parole sue; fece un gran respiro ed iniziò a parlare.
Jack: ciao Carter!
Sam: Signore!
Jack: mi volevo scusare
per aver alzato la voce con te; non avrei dovuto
Sam: avete trovato una
soluzione?
Jack notò che era fredda e il suo tono di voce era
gelido.
Jack: bhè, vedi, il Generale ha contattato i suoi
superiori a Washington……
Sam: quindi?
Jack: non hanno
autorizzato la missione di soccorso, mi dispiace Carter
Sam: non posso crederci!
Sam uscì dal suo laboratorio
sbattendo la porta alle sue spalle per dirigersi verso
l’ufficio del Generale Hammond.
Una volta davanti alla
porta non esitò un solo istante e bussò.
Hammond: avanti!
Sam: scusi Signore!
Hammond: prego Maggiore!
Suppongo che il Colonnello le abbia riferito la
notizia. Mi dispiace ma non posso mandare una squadra
in una missione impossibile
Sam: è
per questo che sono qui
Hammond: si spieghi
meglio!
Sam: mi offro per andare
da sola a salvare mio padre
Hammond: non può farlo!
Sam: generale, con tutto
il rispetto, lei non me lo impedirà
Hammond: proverò a
chiedere ai miei superiori e le comunicherò la decisione
Sam: grazie Signore!
Hammond: Maggiore?
Sam: sì?
Hammond: tenga presente
che io non sono d’accordo con la sua decisione
Sam: lo so Signore
Un’ora dopo un aviere
entra nel laboratorio di Carter.
Aviere: Maggiore Carter?
Sam: sì?
Aviere: il generale vuole
vederla
Sam: grazie Aviere!
Sam era preoccupata per
suo padre e al solo pensiero che non le avrebbero
permesso di raggiungerlo la faceva rabbrividire.
Dopo aver percorso alcuni
corridoi arrivò nell’ufficio del Generale.
Sam: Signore!
Hammond: entri e chiuda la porta!
Sam: cosa hanno detto?
Hammond: lei è autorizzata
ad andare in soccorso a Jacob
Sam: grazie Signore!
Hammond: c’è un altro
particolare
Sam: quale?
Hammond: dovrà dimettersi
dal programma Stargate
Sam: come?
Hammond: non vogliono
avere pesi sulle coscienze, non essendo più un militare, loro non avranno responsabilità
Sam: ma io non posso
abbandonare il programma!
Hammond: lo so, ma questa
è l’unica cosa che sono riuscito ad ottenere per
permetterle di andare a salvare Jacob
Sam: va bene, accetto le
condizioni
Hammond: ne è sicura?
Sam: quando posso partire?
Hammond: tra un paio d’ore
Sam: grazie Signore!
Dopo aver fatto il saluto
militare uscì dall’ufficio con la testa affollata di pensieri. La sua carriera
militare era finita, ma del resto non poteva certo abbandonare suo padre in
mano ai Goa’uld e vivere come se niente fosse.
Il Generale Hammond
convocò la squadra e gli comunicò la notizia e le proteste non si fecero
attendere.
Daniel: ma non può andare
da sola!
Teal’c: sono d’accordo con Daniel Jackson
Hammond: mi dispiace, ma
non sono stato io a decidere
O’Neill senza aver detto una parola uscì dall’ufficio e si
diresse verso il laboratorio di Carter, dove lei era intenta a sistemare le
cose e prendere il necessario per la missione.
O’Neill spalancò la porta
senza bussare e poi la richiuse dietro di sé senza
preoccuparsi dell’aviere che lo voleva fermare perché aveva ricevuto l’ordine
di non far entrare nessuno.
Jack: Carter sei impazzita?
Sam: avevo detto a
quell’aviere di non far entrare nessuno. Vedo che i pochi ordini che dò non vengono neanche eseguiti
Jack: rispondi alla domanda…sei impazzita?
Sam: no Signore!
Jack: ah no? A me non sembra. Come ti viene in mente di
andare su quel pianeta da sola?
Sam: non mi sembra ci
siano altre possibilità!
Entrambi avevano alzato notevolmente il tono della voce.
Jack: non puoi abbandonare
la tua carriera e il programma Stargate per andare su un pianeta con decine se
non centinaia di Jaffa
Sam: quello che tengono prigioniero è mio padre. Lei cosa farebbe al mio
posto?
Jack: andrei sicuramente a salvarlo; e tu cosa faresti
nella mia situazione?
Sam: probabilmente la
lascerei andare
Jack: davvero?
Sam: sì
Jack: non proveresti a farmi rimanere?
Sam: e perché dovrei? Lei
ha fatto una scelta e io la rispetterò
Jack: d’accordo. Io però voglio farti rimanere qui. Non
lascerò andare una persona a cui tengo più della mia
stessa vita in una missione suicida dall’altra parte della galassia senza che
nessuno gli copra le spalle
Jack si rese conto di quello che aveva detto solo
vedendo l’espressione indecifrabile di Sam.
Sam: Signore mi dispiace,
ormai ho deciso
Jack: non ti lascerò andare, verrò con te
Sam: non la lasceranno
partire
Jack: mi dimetterò dal Programma
Stargate anche io
Sam: no, non può farlo!
Jack: sì che posso, e non me lo impediranno!
Sam: lo impedirò io; il
Programma è la cosa più importante per lei
Jack: ti sbagli, non è la
cosa più importante
Detto ciò O’Neill uscì dal
laboratorio e si diresse a passo spedito verso l’ufficio del Generale Hammond.
Qualche minuto dopo
O’Neill uscì dall’ufficio del Generale con un espressione sul volto che
lasciava ben poche interpretazioni.
Il Generale non aveva
neanche chiesto ai suoi superiori ed aveva respinto la richiesta del Colonnello
senza lasciarlo parlare ulteriormente.
Ormai era giunto il
momento della partenza.
Sam aveva deciso di
salvare suo padre e di riportarlo dai Tok’ra, dove sarebbe rimasta anche lei
per un po’, dato che nessuno aveva più bisogno di lei all’SGC.
Nella sala controllo vi erano
Janet, il Generale Hammond, Teal’c e Daniel che la aspettavano per salutarla.
Tutti le augurarono buona
fortuna, mentre O’Neill la aspettava sulla rampa davanti allo Stargate.
Lei lo raggiunse dopo aver
salutato gli altri.
Sam: arrivederci Signore!
Jack: non devi andare, tuo
padre non sarebbe d’accordo
Sam: ma lui farebbe lo
stesso per me
Jack: ma lui è tuo padre,
è naturale che…..
Sam: e io sono sua figlia!
O’Neill abbassò lo sguardo
non riuscendo più a sostenere le sue iridi blu fisse nei suoi occhi.
Non sapeva più cosa dirle
per farla restare; a dir la verità voleva dirgli quanto era importante per lui,
ma non gli era permesso, così le rivolse un ultimo sguardo prima di vederla
attraversare lo Stargate.
Passarono due giorni e la
base era stranamente tranquilla. Nessuna incursione nemica, nessun attacco da
parte dei Signori del sistema o altro.
O’Neill passava molte ore
nella mensa, seduto ad un tavolo a fissare una fetta di torta che il più delle
volte non mangiava. Daniel andava a trovarlo qualche volta, ma non riusciva a
farlo sbloccare. Sembrava quasi perso nel nulla. A volte fissava un punto nel
vuoto per ore senza accorgersi di quello che gli accadeva intorno.
Ad un tratto lo Stargate
si attivò.
ATTIVAZIONE EXTRATERRESTRE NON PROGRAMMATA
ATTIVAZIONE EXTRATERRESTRE NON PROGRAMMATA
O’Neill si fiondò fuori
dalla mensa insieme a Daniel che lo seguiva.
Durante il tragitto nei
corridoi, i due incontrarono Teal’c e si diressero insieme alla sala d’imbarco.
Daniel: sarà Sam?
Teal’c: non credo, aveva
detto che sarebbe rimasta con i Tok’ra per un po’ di tempo
Daniel: può essere
successo qualcosa!
Jack: ora basta! Non le
capiterà niente, o io non me lo perdonerò mai
L’ultima frase uscì come
un sussurro che però venne percepita dagli altri due componenti della squadra.
Arrivati nella sala
d’imbarco trovarono il Generale mentre parlava con una squadra appena rientrata
da una missione.
Loro si aspettavano il
ritorno di Sam, ma così non è stato.
Le ore non passavano mai, sembravano essere interminabili, eterne.
Il Colonnello O’Neill non
riusciva a concentrarsi nello studio delle missioni successive che venivano illustrate e esposte da Daniel nella sala briefing
così decise, una volta terminata la riunione, di andare
a parlare con Hammond.
Era intenzionato a
chiedergli il permesso per andare su Edigia, il pianeta che accoglieva la base
provvisoria dei Tok’ra.
Inaspettatamente il
Generale diede il consenso e partirono due ore più tardi.
Su Edigia la squadra venne accolta da Martouf che si avvicinò a loro con un
sorriso stampato sul volto.
Martouf: non ci
aspettavamo una vostra visita. Benvenuti nella nostra nuova base!
Daniel: grazie!
Jack: Sam è arrivata?
Martouf: no, pensavamo fosse
sulla Terra
Daniel: ma noi credevamo
fosse da voi; aveva detto che sarebbe rimasta qui per
un pò
Martouf: qui non è
arrivato nessuno oltre a voi
Daniel: oh mio Dio, dove
può essere ora?
Teal’c: suppongo sia ancora su Vikus
Jack: no, non può essere ancora là
Daniel: e se le fosse
successo qualcosa?
Martouf: Sam è forte, non
si farà catturare!
Daniel: catturare no, ma
dimentichi che deve salvare suo padre e sarà disposta a tutto pur di farlo!
Jack: noi andremo là!
Martouf: prima devo avere
delle informazioni sugli infiltrati Tok’ra nelle fila di Ba’al
per sapere cosa è successo!
Jack: fatti dire ogni cosa
Martouf: va bene!
L’SG1 una volta tornata alla base riferisce tutto al
Generale Hammond che però è costretto a trattenerli.
Hammond: non potete andare
in suo soccorso!
Daniel: e perché?
Hammond: perché Carter non
fa più parte dell’SGC proprio come Jacob. È lo stesso motivo per cui non potevate andare a salvare suo padre. Non
ho il permesso dei miei superiori
Teal’c: io non sono un militare
Daniel: nemmeno io
Hammond: ma fate parte dell’SGC e siete indispensabili
Jack: con tutto il
rispetto Signore, non me ne starò qui seduto con Carter
dispersa chissà dove!
Hammond: anche a me non fa
piacere questa situazione
Jack: e allora perché non
ci permette di andare a salvarla?!?
Hammond: ho degli ordini
anche io Colonnello!
Jack: lo so Generale; lei crede sia giusto però
eseguire quegli ordini abbandonando un’amica in mezzo alla galassia?
Hammond: non ho detto
questo!
Jack: allora ci lasci partire! Se ne freghi degli
ordini! Questo è molto più importante della carriera o della corte marziale!
Ci fu un minuto di
silenzio, in attesa della decisione del Generale.
Alla fine la squadra ebbe
una risposta.
Hammond: ha ragione
Colonnello! Preparatevi, partirete tra mezz’ora!
Jack: grazie Generale. Ha fatto la scelta giusta!
Hammond: lo so, spero che
riusciate a trovarli sani e salvi!
Mezz’ora dopo la squadra
era pronta per andare su Edigia e incontrare Martouf.
Jack: non abbiamo molto tempo!
Martouf: lo so!
Jack: cos’hai scoperto?
Martouf: i Tok’ra
infiltrati sanno solo che Jacob è sparito e che metà delle guardie Jaffa di
Ba’al li stanno cercando
Jack: sanno dove sono?
Martouf: hanno detto che Sam è scappata con un Alkesch che però è stato
danneggiato dalla nave Madre di Ba’al. Non sanno dove sia
Daniel: come li troviamo?
Martouf: propongo di
dividerci! Prenderemo delle navette!
Jack: bene! Daniel, tu e Teal’c prendete
una navicella Tok’ra e setacciate i pianeti vicini alla posizione attuale della
nave di Ba’al; non fatevi rilevare e mi raccomando, prudenza. Io e Martouf ne prendiamo un’altra e cerchiamo altrove
Daniel: ma ci vorrà troppo
tempo!
Jack: hai un’altra idea Daniel?
Teal’c: sono d’accordo con O’Neill, questo è l’unico
modo!
Daniel: va bene, è meglio
iniziare subito, andiamo!
Dopo essersi separati
Teal’c, Daniel, Jack e Martouf iniziarono le ricerche.
A bordo della navetta di Jack e Martouf la tensione saliva.
Martouf: secondo te le è
successo qualcosa?
Jack: sono sicuro che sta bene!
Martouf: perché allora non
ci ha contattato?
Jack: non lo so!
Martouf: perché non
l’avete accompagnata in questa missione? Dovevate aiutarla,
tu dovevi aiutarla Jack!
Jack: non è colpa mia se i miei superiori non me lo
hanno permesso!
La tensione tra i due era
palpabile e senza neanche rendersene conto avevano notevolmente alzato il tono
della voce l’uno contro l’altro.
Martouf: dovevi
disobbedire agli ordini, lei lo avrebbe fatto!
Jack: non potevo fare
questo al Generale Hammond
Martouf: ma lo hai già
fatto in passato
Jack: era diverso!
Martouf: no, era la stessa
cosa. Lei conta molto su di te. Sono sicuro che sperava
in un tuo appoggio!
Jack: non era una
situazione semplice, e poi io ho provato ad aiutarla
Martouf: non hai fatto
abbastanza. Amish mi ha raccontato l’episodio nella sala briefing
Jack: non è un episodio!
Martouf: ma tu hai alzato
la voce contro Sam e lei se n’è andata
Jack: le ho chiesto scusa
nel suo laboratorio
Martouf: e lei cosa ha
detto?
Jack: bhè………
Martouf: allora??
Jack: non ha detto niente
Martouf: quindi è evidente
che ce l’ha ancora con te per non averla appoggiata
Jack: Sam non ce l’ha con me! Non è una persona che tiene il muso!
Martouf: secondo me
invece, tu sei stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso
Jack: non è vero!
Martouf: già la notizia
ricevuta era di per sé difficile da accettare, inoltre non le hai nemmeno dato
una mano anzi le hai gridato contro
Jack: non l’ho fatto apposta
Martouf: non ti sei
chiesto come si sia sentita ad abbandonare il Programma Stargate che è tutta la sua vita, così su due piedi?
Jack: io le ho detto che era sbagliato, cosa dovevo fare?
Martouf: dovevi tentare in
tutti i modi di farla restare. Se tieni veramente a
lei, dovevi trattenerla con la forza se necessario! Jack
questa era una missione impossibile!
Jack: appunto e se non mi
sbaglio sei stato tu a mandare quella Tok’ra per farci fare la missione a noi
Martouf: io pensavo
andaste tutti. Ne avete affrontate di peggiori in
passato. Non avevo calcolato che mandavate Sam da sola!
Jack: hai sbagliato i calcoli. Sei
responsabile anche tu oltre a me, quindi non venirmi a fare la predica!
Il tempo trascorreva incessante
e Jack era sempre più immerso nei pensieri che
affollavano la sua mente. Non riusciva a smettere di pensare a quello che
poteva esserle successo e le parole di Martouf gli risuonavano nelle orecchie
in continuazione.
Sperava solo che o loro o
Daniel e Teal’c riuscissero a trovarli sani e salvi
prima delle guardie Jaffa.
Nel frattempo Sam e suo
padre arrivarono su un pianeta apparentemente
disabitato; Sam era riuscita ad impostare le coordinate, ma l’atterraggio non
era stato dei migliori a causa delle condizioni dell’alkesch rubato a Ba’al.
Sam aprì lentamente gli
occhi, e subito percepì un dolore atroce al fianco destro e alla testa. La luce
non la aiutava di certo, era abbagliata da un intenso raggio solare e non
riusciva a focalizzare il paesaggio che la circondava.
Aveva sbattuto
violentemente il capo appena toccarono terra e aveva
perso i sensi per un po’ di tempo.
Appena riprese a vedere in
modo normale ricordò tutti i dettagli della missione.
Tentò di uscire
dall’abitacolo e raggiungere suo padre, ma il dolore al fianco non le
permetteva di fare movimenti bruschi, inoltre le iniziò a girare la testa.
Fece uno sforzo enorme per
uscire e appena si mise in piedi raggiunse suo padre che giaceva nel posto del
copilota privo di sensi.
Sam: mi senti papà?
Riusciva a malapena a respirare ma dopo molti tentativi riuscì a tirarlo fuori
dall’abitacolo e lo portò vicino ad un grande masso per farlo appoggiare con la
schiena sedendolo per terra.
Sam era convinta che
Selmak riuscisse a guarirlo, gli serviva solo tempo, ma il problema era come
sopravvivere su quel pianeta e passare la notte senza un riparo. La temperatura
poteva raggiungere soglie molto basse, e poi non avevano cibo.
Sam decise di allontanarsi
un po’ per perlustrare la zona in cerca di qualcosa di utile
come per esempio lo Stargate, cosa molto improbabile dato che la superficie del
piante era simile a quella della Terra; era troppo vasto e di certo non sarebbe
riuscita a perlustrare neanche una piccola parte della superficie date le sue
condizioni.
Non riusciva a stare
dritta a causa del dolore lancinante che aveva al fianco. Era sicura di essersi
rotta qualche costola ma era più che decisa a
continuare.
Dopo aver camminato per
quasi per quasi un’ora senza trovare niente decise di tornare indietro, ma
appena si voltò si trovò di fronte un ragazzo che le puntava contro una lancia.
Sam tentò di parlargli, ma
cadde a terra svenuta a causa della stanchezza.
Sam al suo risveglio venne subito abbagliata dalla luce che entrava da
un’apertura della tenda. Si alzò di scatto, ma dovette stendersi nuovamente a
causa del dolore.
Dopo aver preso un
profondo respiro si alzò in piedi e uscì dalla tenda.
Davanti a se trovò una
trentina di persone circa, tra cui donne e bambini che scorrazzavano da una
parte all’altra.
Sembravano una piccola
comunità di Incas, a parte il fatto che erano a
migliaia di anni luce dalla Terra.
Ad un tratto un ragazzo si
avvicinò a lei. Sam provò a comunicare con lui, ma non era sicura che
comprendesse le sue parole.
Sam: dov’è mio padre? Mi
capisci?
Klas: io mi chiamo Klas!
Sono felice vedere che si è svegliata!
Sam:io
sono Sam! Hai visto mio padre? Un uomo che era seduto vicino ad un masso più o
meno dove mi avete trovato voi!
Klas: sì, lo abbiamo
portato qui, ma le sue ferite erano troppo gravi e la notte che ha trascorso
fuori era troppo fredda
Sam: dov’è adesso?
Klas: non deve fare
sforzi, anche le sue ferite sono gravi!
Sam: portami da lui!
Klas: va bene, da questa
parte!
In una
tenda lì vicino, c’era Jacob disteso su quello che doveva essere un
letto.
Sam: papà!
Klas: mi dispiace ma non siamo riusciti a curarlo
Sam: oh mio Dio!!
Klas: venga, vada a
sdraiarsi o le sue ferite peggioreranno
Sam era distrutta sia
fisicamente che moralmente. Era stata riaccompagnata
alla tenda e fu fatta sdraiare sul letto, ma appena
chiudeva gli occhi, le appariva l’immagine di suo padre.
Si incolpava per averlo lasciato solo e non sperava
neanche che l’sg1 potesse venire a salvarla dato che non sapevano dove cercare.
Con quei pensieri che le
affollavano la mente sprofondò nel sonno mentre una
lacrima le rigava il volto.
Al suo risveglio Sam notò
subito che le condizioni delle ferite erano peggiorate parecchio. Le costole
rotte avevano procurato un’emorragia interna e le impedivano qualsiasi
movimento. Non riuscendo ad alzarsi, chiamò Klas che arrivò in un istante.
Klas: come si sente oggi?
Sam: non molto bene!
Klas: le sue ferite sono
peggiorate e noi non abbiamo delle cure efficaci. Abbiamo provato a guarirla,
ma non ci siamo riusciti!
Sam: non ti preoccupare e
ti prego, chiamami Sam!
Klas: va bene Sam!
Sam: grazie, ora aiutami
ad alzarmi per favore!
Klas: dovresti riposare
ancora un po’!
Sam: ho già dormito
abbastanza!
Klas: va bene!
Usciti dalla tenda, Sam fu
abbagliata dalla luce del giorno e quasi perse l’equilibrio,
ma Klas la sostenne prontamente.
Sam: grazie! Da quanto
siete su questo pianeta?
Klas: da migliaia di anni!
Sam: e tu hai esplorato
gran parte di questo pianeta?
Klas: no, ma il capo del
villaggio conosce ogni centimetro del nostro pianeta. Ha viaggiato per molti
anni!
Sam: mi porteresti da lui?
Klas: certo, sarà felice
di conoscerti!
Arrivati davanti alla
tenda più grande di tutto il villaggio, entrarono in silenzio.
Un signore anziano gli
fece cenno di sedersi.
Klas: grazie per averci
dato udienza Neves
Neves: dimmi Klas, lei è
la donna che hai trovato nella foresta?
Klas: sì Neves. Vuole
parlare con te
Neves: prego, parli pure!
Sam: grazie Signore!
Neves: chiamami Neves, te
ne prego!
Sam: d’accordo Neves,
volevo chiederti se sul vostro pianeta avete un grande
anello di pietra con dei simboli incisi sulla superficie
Neves: no, non ho mai
visto un anello di pietra!
Sam: lo immaginavo.
Grazie!
Klas: grazie del tuo tempo
Neves
Neves: a presto!
Usciti dalla tenda Sam si
rivolse a Klas con uno sguardo che lasciva trasparire non poca tristezza.
Sam: credo che rimarrò con voi ancora per un po’!
Klas: mi dispiace che tu
non possa tornare a casa, ma qui sei la benvenuta!
Sam: grazie Klas. Ora
vorrei andare a riposare ancora un pochino. Il dolore al fianco si fa sempre
più fastidioso!
O’Neill e Martouf avevano
già controllato 3 pianeti che potevano essere usati come nascondiglio da Sam e
Jacob, mentre Daniel e Teal’c ne avevano controllati
2.
Non vi era ancora nessuna
traccia di loro e Jack iniziava ad essere nervoso.
Martouf, che notò la sua
preoccupazione in costante crescita, decise di non rispondere alle continue
provocazioni di Jack. Era fuori di sé, continuava ad
incolpare i Tok’ra dell’accaduto, ma dopo un po’ riuscì a farlo calmare per
qualche istante.
Sapeva che era solo uno
sfogo, e invece di piangere come era solito fare un
essere umano, Jack incolpava chiunque, compreso se stesso, di tutto l’accaduto.
Era furioso con i suoi superiori ma sapeva che Sam e
Jacob erano in gamba.
Ormai erano due giorni che
giravano per la galassia ed erano arrivati ad un punto morto. Era giunto il
momento di riflettere per bene sul da farsi.
Jack e Martouf si misero in contatto via radio con
Daniel e Teal’c.
Martouf: non possiamo
continuare per sempre!
Daniel: e cosa possiamo
fare?
Teal’c: non c’è traccia di
loro e non sappiamo dove cercare
Jack: non li lasceremo sperduti chissà dove!
Daniel: e se Ba’al li
avesse ricatturati?
Martouf: no, è
impossibile, i Tok’ra infiltrati mi avrebbero avvertito!
Jack: ne sei sicuro?
Martouf: ne sono più che
certo!
Jack: bene; Teal’c, tu e
Daniel tornate all’SGC e riferite tutto al Generale
Hammond!
Daniel: e tu che fai Jack?
Jack: io tornerò solo dopo averli trovati!
Daniel: Hammond non sarà
d’accordo!
Jack: il Generale è dalla
nostra parte, sono quelli di Washington il problema, teneteli
a bada il più possibile!
Teal’c: buona fortuna O’Neill
Jack: grazie Teal’c!
Martouf: a presto ragazzi!
Daniel: trovateli e
ripostateli a casa!
Jack: li troveremo Daniel!
La navetta con a bordo Daniel e Teal’c si diresse verso la Terra mentre quella con a
bordo Jack e Martouf si avvicinò ad un altro pianeta!
Martouf e Jack atterrarono con la navetta ed iniziarono il giro di
perlustrazione.
All’improvviso udirono dei
passi. Si nascosero entrambi dietro a delle rocce per capire meglio la
situazione. La scena che gli si presentò davanti però
non fu delle migliori. Delle guardi Jaffa erano sulle
tracce di Sam e Jacob. Martouf sentì la loro conversazione e dedusse che su
quel pianeta non era stata trovata nessuna traccia della loro presenza.
Comunicò a Jack la notizia e decisero di tornare alla
navicella prima di essere fatti prigionieri.
Una volta arrivati Martouf
decollò immediatamente.
Martouf: visto che quei Jaffa erano là, almeno sappiamo che sono ancora
nascosti
Jack:
sì, ma chissà se sono ancora vivi
Martouf: Jacob non
permetterà che accada qualcosa a Sam! Li troveremo Jack!
Martouf e Jack erano ormai allo stremo. Erano giorni che andavano di
pianeta in pianeta senza sosta, e non avevano trovato
niente che potesse dar loro un aiuto.
Dopo aver visualizzato con
i sensori la superficie di un pianeta simile alla Terra, Martouf e Jack decisero di scendere.
Appena misero piede sul
pianeta furono circondati da un gruppo di selvaggi. Dopo averli privati delle
armi gli legarono le mani e iniziarono a camminare.
Jack: chi sono questi?
Martouf: non so, sembra
che vivano nella foresta
Jack: dobbiamo liberarci e cercare Sam!
Appena pronunciò quel nome, un ragazzo si avvicinò a Jack
e lo fissò negli occhi.
Klas: conosci Sam?
Jack: sì perché? È qui?
Klas: l’abbiamo portata al
villaggio ma è molto grave
Jack: al villaggio? Portami da lei!
Fecero qualche chilometro a piedi ed infine arrivarono ad
un villaggio pieno di tende.
Klas si voltò verso Jack e lo afferrò per un braccio, mentre Martouf fu condotto
in un’altra tenda.
Jack: SAM!!!!
Klas: è molto grave;
respira a fatica e ha la febbre molto alta. Non abbiamo una cura
Jack: da quanto tempo è così?
Klas: da
quando è arrivata qua. Sono
passati 4 giorni dal suo arrivo insieme ad un’altra
persona che purtroppo era ancora più grave. Lui era già morto
quando lo abbiamo trovato nella foresta
Jack: lei lo sa?
Klas: sì, è andata nella
tenda a portargli dei fiori ogni giorno quando
riusciva ad alzarsi dal letto, ma ormai è quasi un giorno che non si alza più.
Era molto triste, piangeva da sola nella tenda e io non sapevo cosa dirle per
farla stare meglio
Jack: dobbiamo riportarla a casa!
Klas: va bene!
Jack: grazie per esserti
preso cura di lei!!
Klas: spero si rimetta
presto! Ha detto di avere delle costole rotte, delle brutte ferite e ha preso
un brutto colpo alla testa
Jack: grazie di tutto!
Jack uscì dalla tenda con Sam tra le braccia, mentre
Martouf si mise in spalla il corpo di Jacob.
Fecero lo stesso percorso per
raggiungere la navetta e appena furono a bordo partirono.
A bordo della navetta Jack fece sdraiare Sam a terra.
Jack: Sam mi senti? Sam ti prego!
Sam non era cosciente da
molte ore da quello che aveva detto Klas, però Jack
vide una lacrima rigare il volto di Sam.
Provò di nuovo a chiamarla ma non ci fu nessuna risposta. Jack
si alzò in piedi e si voltò; vide il corpo di Jacob riverso a terra senza vita.
Scosso dall’accaduto si avvicinò a Martouf.
Martouf: come stà Sam?
Jack: non bene, ha un’emorragia interna
Martouf: se la caverà;
riusciremo ad arrivare in tempo!
Jack: dannazione!!Chissà cosa ha passato in questi giorni
Martouf: Sam è a
conoscenza della mote di Jacob?
Jack: sì, è morto da
qualche giorno e Sam gli portava dei fiori quando
riusciva a camminare. Klas ha detto che piangeva nella
tenda stando seduta in un angolo. Era sola ed è colpa
nostra!
Martouf: maledizione Jack! Non devi incolparti! Abbiamo fatto il possibile!
Jack: ma non era abbastanza! Ora vado a prendermi cura
di lei
Martouf: d’accordo
Jack si sedette a fianco a Sam e poggio la schiena
contro la parete. Poggiò la testa di Sam sul cuscino che aveva fatto arrotolando
la giacca della sua divisa e le accarezzò i capelli tenendole stretta la mano
per non farla sentire sola.
Passò qualche ora prima di
arrivare su Edigia; appena misero i piedi sul suolo del pianeta si diressero
verso lo Stargate. Jack teneva in braccio Sam, mentre
Martouf digitava le coordinate.
Arrivato all’SGC, il Colonnello fu sommerso di domande da Daniel ma
venne ignorato per portare Sam dalla dr.ssa Fraiser.
Successivamente dopo averla lasciata nelle mani esperte della
Dottoressa, O’Neill venne convocato nella sala briefing dal Generale Hammond.
Hammond: cosa è successo?
Jack: non lo so con precisione Signore. Carter deve
essere atterrata qualche giorno fa sul pianeta dove l’abbiamo trovata. Le sue
ferite sono gravi ma un abitante del pianeta mi ha
spiegato che è stata cosciente per qualche giorno, poi è peggiorata!
Daniel: e di Jacob si sà
qualcosa?
Jack: lui purtroppo non ce l’ha fatta. Lo abbiamo trovato nella tenda del villaggio,
lo stesso dove abbiamo trovato anche Carter. Un ragazzo mi ha riferito che era
già morto quando lo hanno trovato! Martouf lo ha
portato nella loro base
Daniel: Sam lo sà questo?
Jack: sì, inoltre il
ragazzo mi ha anche detto che quando era cosciente
Carter gli portava dei fiori nella tenda e passava molte ore a fianco a Jacob
Daniel: povera Sam!!!
Hammond: Colonnello, può
bastare!
Jack: grazie Signore!
Qualche minuto dopo
O’Neill era in infermeria per finire la visita post-missione.
Fraiser: tutto a posto
Colonnello!
Jack: grazie Dottoressa! Come sta Sam?
Fraiser: non bene
purtroppo; le ferite erano gravi e l’emorragia interna si è estesa a causa del
passare dei giorni
Jack: ci abbiamo messo troppo tempo a trovarla! MALEDIZIONE!!!
Fraiser: non è colpa sua
Colonnello, vedrà che se la caverà; Sam è forte!
Jack: già; lei ha forza da vendere! Deve
guarire per tornare a spiegarmi la teoria di non so che cosa! Aveva
iniziato a spiegarmela prima di sapere della scomparsa
di Jacob
Fraiser: ora vada a
riposare Colonnello!
Jack: preferisco rimanere qui se non le dispiace!
Fraiser: l’avevo
immaginato, infatti le ho fatto mettere uno sgabello
vicino al letto di Sam! È tutto suo!
Jack: grazie Janet!
La dottoressa uscì dall’infermeria mentre Jack rimase lì a fissarla. Non riusciva a
riflettere vedendo la sua sagoma immobile sul letto; la sua
mente gli riportavano alla memoria il momento del ritrovamento.
L’aveva trovata proprio
nella stessa posizione in cui era adesso, ma lì aveva paura di essere arrivato
tardi. Invece alla base, con quel continuo “bip” in sottofondo, era sicuro che
il suo cuore battesse.
Una voce all’improvviso
attirò la sua attenzione.
Sam: Signore?
Jack balzò sullo sgabello e rischiò di finire per
terra, ma fortunatamente riacquistò l’equilibrio all’ultimo secondo.
Jack: ciao Sam, come ti senti?
Sam:non
molto bene. Da quanto sono svenuta?
Jack: quel ragazzo sul
pianeta dove ti abbiamo trovato ha detto che hai
dormito per quasi un giorno!
Sam: il ragazzo si chiama
Klas. Mi ha aiutato molto! Non credevo di aver dormito un giorno intero?
Jack: già, ma sono sicuro che recupererai il tempo
perduto in men che non si dica!
Sam: bene!
Jack: Sam………..
Sam: sì?!?
Jack: mi dispiace per tuo padre e per quello che è
successo!
Sam: non è colpa sua
Signore!
Jack: invece è tutta colpa mia! È colpa mia se tuo
padre è morto, è colpa mia se tu sei ferita ed è colpa mia averti lasciato da
sola per tutto questo tempo!
Sam: ma…….
Jack: fammi finire! Io volevo scusarmi per non esserti
stato vicino nel momento del bisogno. Eri da sola a piangere la morte di tuo
padre e per di più ad anni luce dalla Terra; non deve essere stato un bel
momento e avevi bisogno di qualcuno che ti desse almeno una spalla su cui piangere
Sam: non deve incolparsi
Signore! Comunque la ringrazio! Dov’è
mio padre adesso?
Jack: lo abbiamo lasciato ai Tok’ra
Sam: voglio che sia
seppellito sulla Terra!
Jack: lo dirò subito a Martouf!
Sam: dopo il funerale mi trasferirò dai Tok’ra!
Jack: Sam ti prego, non puoi andare dai Tok’ra!
Sam: qui non avete più
bisogno di me!
Jack: Ti sbagli, io ho bisogno di te! Rimani sulla Terra, ti farò riammette al programma Stargate!
Sam: non credo che ci
riuscirà; quelli di Washington saranno piuttosto arrabbiati!
Jack: io e il Generale
Hammond sappiamo bene fin dove spingerci e quali tasti
schiacciare per ottenere ciò che vogliamo. Quelli di Washington non sono certo
dei santi! Ti prego Sam rimani qui!!
Sam: non so se…………
Jack: Samantha, ti supplico. Non riuscirei a vederti
andare via un’altra volta!
Sam rimase pietrificata. Jack non la chiamava mai per nome, o meglio la chiamava Sam,
ma mai Samantha. Non
si aspettava di sentire quelle parole. Lo fissò negli occhi e lesse in quelle
iridi marroni paura e preoccupazione.
Sam: d’accordo mi ha
convinto, rimango!
Jack: magnifico! Sono contento di averti fatto cambiare
idea!
Sam: grazie Signore per
essere venuto a prendermi!
Jack: grazie a te per avermi aspettato! Adesso riposa!
Entrambi si sorrisero, poi Sam piombò nuovamente in un sonno profondo
mentre Jack contattò Martouf per aggiornarlo.
Tre giorni dopo, in un
cimitero di Colorado Springs aveva luogo il funerale
del Generale Jacob Carter. Tutti erano in alta uniforme, ma era visibile negli
occhi di ciascuno, una tristezza disarmante.
Sam parlò durante la
cerimonia, come del resto fece anche il fratello Mark.
Dopo aver sepolto la bara,
ognuno, dopo essersi salutati si diresse alla propria auto.
Sam rimase ferma a fissare
la lapide bianca con la foto sorridente del padre; sentì dei passi alle sue
spalle, ma non si voltò per guardare chi fosse, sapeva benissimo l’identità
della persona in questione. Avrebbe riconosciuto quell’andatura in mezzo a
milioni.
Sam: sono felice che sia
riuscito a venire anche mio fratello nonostante il difficile rapporto che aveva
con mio padre
Jack: bhè, del resto era suo figlio
Jack notò le lacrime che scendevano sulle guance di Sam
e si voltò per abbracciarla.
Jack: vieni qui!
Sam non tentò di liberarsi
dall’abbraccio anzi, legò le sue braccia alla schiena
di Jack.
Non riusciva a smettere di
piangere, ma almeno adesso aveva una spalla su cui farlo, anche se quella
spalla era del suo superiore! Dopo quasi due minuti Sam sciolse l’abbraccio
tenendo lo sguardo basso nel tentativo di asciugare le lacrime.
Sam: scusi Signore, le ho
sgualcito la divisa
Jack allungò la mano e con due dita sollevò il mento di
Sam. Quando i due sguardi si incrociarono le sorrise.
Jack: non c’è nulla di cui
ti debba scusare! E ti prego,
smettila di chiamarmi Signore o Colonnello. È un ordine!
Sam sorrise leggermente.
Sam: grazie………Jack!
Jack: e di cosa?
Sam: di essere qui!
Jack: io ci sarò sempre per te Sam, anche se proveranno
ad impedirmelo com’è successo, io sarò sempre al tuo fianco!
Sam: sapevo che saresti
venuto a cercarmi!
Jack:certo!
Non potevo mica lasciare la mia cervellona preferita sperduta nella galassia!
I due si allontanarono
dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla lapide bianca.
Sam aveva un’enorme vuoto dentro di sé, ma sapeva che almeno in parte
questo vuoto poteva essere colmato dal suo lavoro, da Daniel, Teal’c, Janet, il
Generale Hammond e soprattutto da Jack, colui che sarà sempre al suo fianco!
FINE
ANGOLO
DELL’AUTRICE
Anche questa ff è finita. Spero sia stata di vostro gradimento e
colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che
hanno recensito o anche solo letto la mia storia.
Prometto di scriverne
un’altra anche se ci vorrà del tempo visto che è solo
nella mia testa ma non su carta.
Inviterei anche coloro che sono solo lettori a provare a scrivere delle ff
perché è gratificante vedere il proprio lavoro apprezzato dagli altri ed è
sicuramente un’occasione ottima per gli altri di leggere nuove storie.