The Cherie on top

di Sommerfugl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


22 anni. Che età spensierata.

A 22 anni una ragazza dovrebbe pensare ad uscire con gli amici, andare a ballare in discoteca e avere ben chiaro ciò che vuole dalla propria vita.

Una ragazza di 22 anni dovrebbe essere felice e dovrebbe aver già trovato l'amore della sua vita. L'unico uomo che riesca a completarla. L'amore. Quello vero.

Quello che io provo per qualcuno che ho sempre saputo di non poter avere se non per quell'unica occasione. Quell'unica volta, che ha segnato per sempre la mia vita.

 

 

Io sono Charlotte e ho 22 anni. Sono tedesca di origine, ma sin da bambina ho sempre vissuto in Inghilterra con i miei genitori e solo da qualche anno ho deciso di trasferirmi con la mia migliore amica Vicky a Los Angeles.

 

Esame di maturità passato, 3 lingue ormai imparate e in cerca di un lavoro stabile per poter mantenere il piccolo appartamento che avevamo comprato lì in California. Tutto ciò contornato da un grande sogno nel cassetto condiviso con Vicky. Quello di poter rivedere un giorno coloro che con una sola notte ci hanno rubato anima e cuore.

Il mio non è solo un capriccio da ragazzina. Vedete sotto c'è qualcosa di più.

Il vero motivo ha un nome. Cherie.

Cherie è una graziosa bimba di 3 anni bionda e con gli occhi color nocciola come quelli del suo papà. È molto intelligente e sveglia per la sua età. In più è dotata di un incredibile bellezza pari solo a quella di suo padre.

Il suo nome è davvero strano per la zona in cui viviamo ma l'ho scelto perchè suona come “cherry” cioè ciliegia.

Beh lei è la ciliegina sulla torta della mia vita. É il regalo più grande che il suo papà avesse potuto farmi.

Avrei voglia di correre da lui e fargli vedere che cosa siamo stati in grado di fare insieme. Quale meraviglioso dono ci aveva fatto quella notte di amore.

Ma non posso. Rovinerei la sua carriera. Una bambina farebbe colare a picco la sua fama. E io non voglio questo per lui. Lo amo.

Sì, io Tom lo amo davvero.

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Ciao ragazze sono tornata con una storia nuova di zecca. Ovviamente questo è solo il prologo e si capirà poco dei personaggi ma beh spero che la storia vi incuriosisca e vi piaccia. Recensite se vi va mi farebbe davvero molto molto piacere.
Detto questo un vacione a tutte e al prossimo capitolo :)
Ps: Per sicurezza preciso che il titolo della FF non è un errore di battitura o ignoranza ma si tratta di un gioco di parole. Tecnicamente "ciliegina sulla torta" in inglese si direbbe "The cherry on top" e visto che la bimba di Charlotte si chiama Cherie ho giocato con l'assonanza dei due nomi.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


“Vicky per favore, metti la valigia nel bagagliaio del taxi”

“Già fatto Char, non ti preoccupare. Ora devi solo prendere Cherie e sistemarla in macchina”

“Fatto! Ciao mamma e grazie di tutto”

“Tesoro state attente e fate buon viaggio. Ciao Vicky. Ciao tesoro della nonna”

Sia Vicky che Cherie sventolarono la mano dal finestrino del taxi in segno di saluto.

Le vacanze a casa di mia madre erano finite era giunto il momento di tornarcene a casa.

 

“Cherie, ora andiamo a prendere l'aereo grande grande. Sei contenta? Così potrai dire ai tuoi compagni dell'asilo di aver volato sopra l'oceano”

Cercavo sempre di rassicurare mia figlia. Era la prima volta che volava. Beh ovviamente l'aereo l'avevamo preso anche per raggiungere Londra dove abita mia madre, ma avendolo preso di notte la mia principessa aveva dormito tutto il viaggio.

“Ma se cadiamo,mamma”

“Ma no, tesoro l'aereo non cadrà. Se hai paura ti stringi forte forte a me o a Vicky e andrà tutto bene”

“E poi se avrai paura ti farò ascoltare una ninna nanna”

“Una ninna nanna di Bill, zia Vicky?”

“Certo, quella che preferisci”

Arrivammo in aeroporto finalmente. Cherie stringeva forte tra le braccia la sua bambola di pezza che aveva chiamato Tatù forse in ricordo del gattino del nostro vicino di casa che in quel mese di vacanza l'aveva così affascinata.

“Sta attenta al gradino, Cherie”

“Sì”

Ci sedemmo in aereo e l'aereo cominciò a decollare. Senza farmi vedere tenevo d'occhio le reazioni di mia figlia che per ora mi sembrava più emozionata che impaurita. Ad un tratto la bambina, sentendo i motori che aumentavano di potenza e quindi di rumore, si aggrappò forte al mio braccio.

“Mamma, ho paura”

“Tesoro mio, adesso zia Vicky sta dormendo non può farti ascoltare la musica. Facciamo così ora la mamma ti stringe forte e tu chiudi gli occhietti e pensi forte forte a qualcosa che ti piace tanto e che ti fa sentire felice. Prova un po'”

“Sì, allora io penso a te, me e il mio papà”

“Tesoro, ma papà non c'è”

“E dov'è allora?”

“Lavora, lontano lontano.”

“Mi ci porti?”

Ogni volta che Cherie mi faceva domande su suo padre, cercavo di inventarmi una scusa plausibile come quella del lavoro. Non potevo certo dire a una bambina di 3 anni che il padre non sapeva nemmeno che esistesse e probabilmente non si ricordava nemmeno più di me.

“Certo, però ora chiudi gli occhietti e fai la nanna insieme a Tatù”

“Sì, mamma”

Bastarono pochi secondi e crollò.

Lì seduta sulla poltroncina dell'aereo cominciai a pensare.

Voleva suo padre.

Che madre egoista ero stata.

Avrei dovuto cercarlo e fare di tutto per farglielo conoscere e non arrendermi alla prima porta in faccia.

Gli occhi cominciarono a darmi fastidio, a pungere come quando le lacrime tentano prepotenti, di uscire.

“Ehi Char ma che ti prende?”

Vicky si era svegliata.

“Cherie, mi ha detto che vuole andare dal suo papà”

“Povera piccola. Tu fattene una ragione però! Quella notte è successo e poi hai tenuto tutto dentro per anni. Non è colpa di Cherie e nemmeno di Tom”

“Lo so. La colpa è mia. Avrei dovuto rintracciarlo appena l'ho scoperto avrei dovuto parlare con lui e la sua famiglia.

“Non farne un dramma ora. Hai sempre detto che Cherie è la cosa più bella che ti è capitata, è la tua ciliegina sulla torta. Ti ha fatto un piacere no?”
“Sì, ma ho negato un padre a mia figlia. Che razza di madre sono?”

“Eri una diciannovenne che non sapeva che fare ecco che razza di madre eri. Eri una diciannovenne che si è tirata su le maniche è partita per Los Angeles per dare un futuro a sua figlia, lasciando famiglia e amici. Io questa la chiamo un ottima madre.”

“Ti voglio bene lo sai?”
“Anche io, ed è per questo che ho deciso che quando arriveremo a Los Angeles cercheremo di contattarli”
“Credi che sia giusto?”
“Fregatene di quello che è giusto o sbagliato. Pensa solo a tua figlia”

Riflettei tanto su quelle parole e compresi che Vicky aveva ragione io dovevo cercarlo e dare un padre a mia figlia.
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Ciao a tutte mie care lettrici. Ecco un nuovo capitolo piuttosto corto a dire la verità ma siccome sarà una storia piuttosto lunga preferisco postare più frequentemente anche se i capitoli sono brevi per dar modo a voi di non perdere il filo di una storia che vi dico subito sarà molto incasinata.
Un bacione e buoan lettura. 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Eravamo appena atterrate all'aeroporto di Los Angeles, quindi svegliai Cherie e lei tutta pimpante mi prese per mano. Si guardava in torno come se stesse cercando qualcuno. Suo padre forse? No, pensai. Era così stanca ieri sera che non si ricorderà nemmeno di quella breve conversazione.

“Lo sai zia Vicky!? La mamma mi ha detto che mi porta dal mio papà”

Zac. Come non detto. Evidentemente la mia signorina non era così stanca da dimenticare le mie parole.

“Tesoro, tuo padre è al lavoro però.... possiamo portarti dallo zio che ne dici?”

“Il tuo fidanzato”

“No, piccola, è solo il fratello del tuo papà” rispose con un tono amaro. Sì perchè Vicky avrebbe voluto che Bill fosse molto più che il fratello del padre di mia figlia. Lo voleva per sé. E lei voleva essere sua. Voleva essere LA ragazza, l'unica per lui.

Ma la forza e la determinazione di Vicky sarebbero bastate per portarci da loro?

Mia figlia avrebbe finalmente avuto l'occasione di incontrare suo padre? O suo zio?

E io, Tom e Cherie avremmo davvero formato una famiglia dopo 3 anni di continue bugie e silenzi?

 

La mia Los Angeles. Stare lontana da casa era stato davvero difficile per me, perciò respirare di nuovo quell'aria tiepida, nonostante fossimo in pieno inverno, aveva portato in me un senso di calma e tranquillità. Certo momentaneo. Non facevo altro che pensare a Cherie a suo padre a come avrei fatto a dire la verità, qualora mi si sarebbe presentata l'occasione. Ma soprattutto incrociavo le dita perchè Bill mi credesse e cercasse di farmelo incontrare.

Tornammo a casa che era ormai sera e distrutta dal viaggio e dai troppi pensieri appena toccai il letto mi addormentai, sognando il padre della mia Cherie.

 

 

La mattina seguente fu un delirio. Vicky era sempre più convinta che doveva incontrare Bill e che lui avrebbe fatto da tramite tra me e Tom.

“Vik ma che diremo a Bill? Ehi sai hai una nipote mai vista prima. E poi chi ti dice che ci crederà?”

“Beh se non ci crede, faremo il test del DNA”

“Ma io lo so che Cherie è la figlia di Tom, è lui a non saperlo”

“Preghiamo Char. Cominciamo a fare il primo passo. Contattiamo Bill e vediamo come finisce.”

Camminavamo sul marciapiede per raggiungere il piccolo negozio di dischi nel quale io e Vicky lavoravamo. Per la strada leggevamo ogni singolo manifesto come se qualcosa in quei cartelloni pubblicitari potesse aiutarci a trovare una soluzione.

Ovviamente non fu così. Ad un certo punto Vicky interruppe il silenzio.

“Comunque io penso di amarlo”

“Ma chi?”

“Bill”

“Ma smettila!”

Per tutto il tragitto quelle furono le uniche parole che ci scambiammo. Come poteva essere innamorata di lui dopo tutto quello che le aveva fatto passare quella fatidica notte.

Quel concerto fu a dir poco disastroso.

Bill era ubriaco fradicio, cosa che non succedeva spesso all'epoca e si era portato a letto Vicky che con i suoi capelli biondi e gli occhi cerulei era riuscita a stregarlo. L'aveva salutata la stessa sera, baciandola in pubblico davanti alle telecamere.

Tom, invece, aveva portato a letto me, ma non mi ero sentita importante visto che ormai per lui era una routine. Successivamente avevo scoperto di essere incinta, ma lui ovviamente non lo sapeva.

Tom non sapeva di Cherie e Cherie non sapeva che Tom fosse suo padre benché lo conoscesse visto che nonostante tutto continuavo ad ascoltare la loro musica.

In ospedale, quando Cherie è nata, ero sola con Vicky, mia madre e mio padre. Tom era però sempre nella mia mente.

Che codarda ero stata! In tre benedettissimi anni non ero stata in grado di prendere in mano la situazione ed andare da lui dicendogli “Caro Tom, hai una figlia”.

Non volevo rovinargli la carriera e non volevo che pensasse che avessi tenuto la bambina solo perché fosse figlia di Tom Kaulitz, famosissimo chitarrista dei Tokio Hotel. In realtà avevo tenuto Cherie perchè era anche mia figlia, era una piccola vita che stava crescendo dentro di me e non sarei mai riuscita ad abortire.

Devo dire però che nonostante sia stato davvero difficile, questi tre anni erano passati in maniera del tutto normale e tranquilla. Solo ultimamente Cherie mi chiedeva del padre e nelle ultime settimane soprattutto durante il viaggio a Londra la situazione stava diventando insostenibile. Non sapevo più come mentirle.

Fortunatamente quella famosa sera in cui Cherie è stata concepita, Vicky ha conosciuto alcune persone molto vicine ai gemelli che avrebbero senz'altro potuto aiutarci ad ottenere un appuntamento con Bill.

 

La giornata al lavoro era passata velocemente. Purtroppo nessuno comprava più molti dischi per cui i clienti scarseggiavano e le nostre giornate di lavoro erano fin troppo tranquille. Andai subito a recuperare mia figlia che avevo lasciato ad una specie di asilo nido e ci avviammo tutto e tre verso il nostro appartamento.

“Tatu, vuole papà”

“Tesoro, te l'ho già detto papà lavora. Però domani tu e Tatu potreste incontrare zio Bill. Che ne dici?”

“Sì” rispose la bambina piena di gioia.

Si allontanò saltellando ed entrò nel piccolo giardino del palazzo.

“Vicky scusa ma che significa?”

“Beh, Char... Oggi mentre stavi classificando i dischi appena arrivati ho fatto alcune telefonate. Ho spiegato di aver davvero davvero bisogno di parlare urgentemente con Bill, così mi hanno concesso di vederlo domani al parco e ovviamente verrete anche tu e la piccola.”

“Oddio. Ma dici sul serio?! È fantastico Vik”

“Sì l'appuntamento è alle 9 di domani mattina”

“Grazie. Grazie non so proprio come farei senza di te”

Abbracciai la mia migliore amica e forse versai anche qualche lacrima di gioia.

“E di che? Lo sai io ti voglio bene e voglio molto bene anche a Cherie quindi per voi due farei di tutto. Siete la mia famiglia. Ora andiamo a casa. Sono le 6 mangiamo e andiamo a dormire. Domani sarà una grande giornata. Dobbiamo essere super puntuali. Sai quanto Bill sia pignolo quando ci si mette”

“Sì lo so. Come ti senti Vik? Insomma rivedrei Bill”

“Credimi non vedo l'ora. Anche se non voglio cedere subito alla fine non so nemmeno se si ricorderà di me. Non beve mai e quando lo fa? Proprio quando viene a letto con me”

“Vedrai che andrà tutto bene, ne sono certa. E chissà che non diventi la vera zia di Cherie.”

“Sì e se tutto va come deve andare anche tu costruirai la tua famiglia insieme a Tom. Anche se non voglio buttarti giù ma forse sarà già tanto che riconosca sua figlia, ma sognare in fondo non costa nulla”

“Beh allora spera anche tu per Bill”
“Certo”
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Ciao a tutte ragazze. Eccomi sono tornata con un nuovo capitolo finalmente. Mi scuso per il ritardo ma ho provato anche ieri a postare il capitolo ma non sono riuscita perchè il mio computer si è ribellato e non voleva collaborare. Vi ringrazio già per tutte coloro leggeranno la mia storia e beh un bacione e buona lettura.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Cherie era proprio come me: dormiva sempre. Aveva incubi di rado e tutti quelli che faceva erano su suo padre.

Come avrebbe reagito se Bill, l'uomo che popolava ogni discorso di Vicky fosse stato suo zio? Che mal di testa!

Stavo dando una vita pessima a mia figlia e non avrei mai potuto perdonarmelo. Lo zio famoso, il padre un donnaiolo. Tutto ciò è decisamente incompatibile con una bambina di soli 3 anni.

Devo necessariamente interrompere i miei pensieri perchè la sveglia comincia a suonare e capisco che sono le 8 ed è giunto il momento di preparare me e Cherie per il grande incontro. Appena uscii dalla mia stanza per entrare in quella della bambina, sentii dei rumori in cucina.

“Ehi Vik”

“Ciao Char. Ti ho svegliata io? Mi spiace è che è dalle 6 che sono sveglia sono agitata e non trovo quella dannata camomilla l'ho cercata ovunque”

“Hai guardato nel secondo cassetto?”

“Certo ovviamente..... no non avevo guardato lì” mi disse imbarazzata sventolando una bustina di camomilla solubile.

“Agitata eh?” mi siedo al tavolo e Vicky mi segue e mi si siede affianco.

“Non so che fare, non so che dire. Che gli dico quando lo vedo?”

“Beh pensa a come sono messa io. Io devo confessargli che ha una nipote da ben tre anni e che lui non lo sapeva perchè la sottoscritta è una vigliacca”

“Ok. Effettivamente sei messa peggio tu” adoravo la sua schiettezza e sincerità ma a volte mi buttava completamente per terra.

“Ti ringrazio, Vik. Sappi che a consolare le persone sei un disastro”

Accarezzò i miei capelli neri come la pece e mi guardò fissa negli occhi che per qualche strana ragione avevano il medesimo colore ceruleo dei suoi.

“Hai ragione, Char. Scusami. Sono agitata ho paura anche io. Ma infondo so che andrà tutto bene”
“ E se le cose invece andassero male e Cherie rimanesse ancora più delusa? Io non so se lo voglio fare”

“Ehi ascoltami bene, Charlotte. Bill non è un mostro e dopo tutto quello che abbiamo fatto ci ascolterà e andrà tutto per il verso giusto.”

“E se fosse sbagliato? Darei in pasto mia figlia alla stampa e alle fans dei Tokio Hotel se le cose dovessero funzionare. Io non... Io..”

“Basta andrà tutto bene e nessuno saprà nulla dell'incontro e se andrà bene penso che anche loro faranno di tutto per non dare tua figlia in pasto ai giornalisti. Alla fine è anche loro interesse. É anche figlia di Tom. Le vorrà bene e non vorrà questo per sua figlia ne sono sicura. Ora però vai a svegliare la piccola peste perchè sono le 8 e mezza e tra mezz'ora precisa il signorino sarà al parco ad aspettarci.”

“È un giorno importate che rimarrà nella storia.”

“Puoi dirlo forte, Char. Ora datti una mossa prepara la bambina e va a vestirti”

Entrai piano piano nella cameretta della mia piccola. Era tutta completamente rosa. Io adoravo il rosa e ai muri avevo fatto disegnare le principesse Disney. Ovviamente le aveva disegnate Vik perchè io a dipingere ero un vero disastro.

“Amore. Piccola mia. Buongiorno”

“Mamma”

“Dimmi piccola mia”

“Abbraccio”

La mattina Cherie aveva bisogno di un po' di coccole prima di svegliarsi. Era come una macchina diesel. Ci mette un po' a partire ma quando parte non ce n'è più per nessuno.

“Oggi andiamo da zio, vero?

“Sì, Cherie, ma prima andiamo al parco a dare da mangiare alle paperelle. Sei contenta?”

“Sìììì”

“Allora andiamo a scegliere i vestitini da mettere”

La vestii di tutto punto. Decisi di vestirla con una gonnellina nera ed una magliettina bianca molto elegante e ovviamente visto la stagione in cui ci trovavamo, ancora non troppo calda, la coprii con un cappottino rosso che la faceva somigliare alla bimba di quella famosa fiaba. Sciarpa e cappellino indossati ora la mia bambina era perfetta.

Era giunto il momento di uscire e raggiungere il parco che per nostra fortuna era a pochi passi dal nostro appartamento.

La piccola si fiondò, letteralmente, al laghetto dove vi erano alcune paperelle che nuotavano beate.

Intanto io presi la mano di Vicky come per farmi coraggio e mi diressi verso un omone vestito di nero, che riconobbi essere Edward una delle guardie del corpo di Bill e Tom che avevamo conosciuto quella famosa sera.

“Signorine, chi siete?”

“Ciao Ed. Sono Vicky ti ricordi di me?”

“Oh splendore, certo che mi ricordo. Come stai?”

“Non c'è male. E tu?”

“Sto bene ti ringrazio. Ma sei qui per vedere Bill?” aveva un'espressione sorpresa sul viso.

“Sì perchè me lo chiedi?”

“No nulla, solo che mi sorprende che tu lo cerchi ancora dopo quello che è successo 3 anni fa”

“Ah sì certo. Beh è solo un ricordo ormai”

“Sei venuta a chiarire questo con Bill?”

“Anche.” Si sporse verso di me e mi guardò in viso scrutandomi.

“Ma lei è... Lei è... Charlotte sei tu?”

“Sì, Ed sono io”

“Diamine potevate dirmelo. Facevo venire anche LUI”

“No Char non è qui per Tom. Dobbiamo vedere Bill per parlare di alcune cose e approfittiamo per portare quella bimba al parco.”

“Ma è tua sorella?”

“No, Ed. Vedi lei è...”

“Ehi Vicky”

Da lontano un ragazzo molto alto e dai capelli biondi sventolava un braccio mentre si stava avvicinando a lunghe falcate. L'ha riconosciuta.

“Ehi Bill, ci sono qui Charlotte e Vicky le faccio entrare?”

“Ovviamente, Ed”

Chiamai subito Cherie perchè ci raggiungesse e infine entrammo all'interno di un tendone allestito per rifocillare i ragazzi dopo le riprese del video, che sarebbero cominciate la sera stessa. Bill raggiunse Vicky ed inaspettatamente si avvicinò a lei baciandola delicatamente sulle labbra. Vid che era giunto il momento di lasciarli soli. Perciò presi Cherie per mano e la portai al laghetto, munita di pane secco per far mangiare le anatre.

Li lascio soli perchè hanno davvero tanto di cui parlare e lo sguardo che mi regala Vicky ne è la prova. Avevano bisogno solo di qualche minuto, sarebbe venuta lei a chiamarmi quando sarebbe stato necessario. Infatti dopo circa dieci minuti, vidi Vicky avvicinarsi e capii che dovevo raccogliere tutte le mie forze e combattere per mia figlia.

“Non parlare. Non dire niente. Va da lui e basta” mi sorrise.

“Eh no adesso tu parli eccome. Che è successo?”

“Mi ha invitata ad uscire domani sera. Era davvero molto dispiaciuto per quello che è successo. Ora fila da lui”

“Beh questo significa che è interessato a te e che gli dispiace.”

“Zitta e fila”

 

Presi per mano la bambina e la portai praticamente sulle gambe di Bill.

“Bill ti piace questa bambina?”
Mi guardò un po' stranito, ma rispose comunque alla mia domanda.

“È davvero meravigliosa. Hai dei tratti del viso di una bambola di porcellana. Come ti chiami, piccola?”

“Cherie. E tu sei Bill, vero?”

Cherie lo scrutava. Non aveva vergogna di nulla e di nessuno, caratteristica che probabilmente aveva preso dal padre.

“Sì, tesoro. Ma come fai a conoscermi?”
“Zia Vicky parla sempre di te”

Eccola la bocca della verità. I bambini sono delle spugne che assorbono tutto ciò che si dice e soprattutto non filtrano ciò che dicono quindi la maggior parte delle volte dicono cose che non avrebbero dovuto dire proprio come in questo caso.

“E perchè parla sempre di me?”

“Perchè le piaci”

“Cherie, tesoro, perchè non vai a giocare con la zia Vicky così io e Bill possiamo parlare delle cose da grandi?”

“Ma io sono grande”

La presi in braccio e le diedi un tenero bacino sulla guancia.

“Ma lo so che sei grande. Ma questa è una cosa davvero importante per la mamma, lo faresti per me? Io ti guardo da qui mentre giochi con Vicky va bene?”

“Sì, mamma”

La piccola si diresse verso Vicky che subito capì che avrebbe dovuto tenerla impegnata, necessariamente.

“Charlotte. Non mi aspettavo di rivedervi sinceramente.”
“Nemmeno io. Ma questa cosa è troppo importante”

“Dimmi la verità. Chi è quella bambina?”

“Beh preferisci che ti dica di chi è figlia o di chi è nipote?”

“È sua vero?”
“Sì”

“Appena l'ho vista ho notato l'incredibile somiglianza. Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Mio fratello ha fatto troppi casini. Era un ragazzino immaturo che non capiva il significato della parola amore e pensava solo a soddisfare i suoi bisogni fisici”

“Già” parlavo a monosillabi. Non sapevo davvero che dire.

“Che cognome porta la bambina?”
“Beh non di certo il suo. Porta il mio”

“Posso chiederti una cosa. Perchè non hai abortito? Volevi incastrare mio fratello? E perchè ti presenti solo ora dopo 3 anni?”
“Non ho abortito perchè credo che non avrei dovuto sprecare la vita di mia figlia, la vita di un piccolo esserino che mi cresceva dentro solo per la paura di rimanere sola. No non volevo incastrare tuo fratello ed è proprio per questo motivo che ho aspettato 3 anni a dirlo. E per ultima, sono tornata perchè Cherie è cresciuta e comincia a chiedersi perchè tutti i suoi compagni dell'asilo hanno un papà che li porta o li va a prendere mentre lei ha solamente la mamma e un'amica di mamma che l'ha vista nascere e che lei classifica come sua zia”

“Mi dispiace, Char. Deve essere stato difficile. Beh ma perchè avete contattato me? Dovevate vedere direttamente lui. Io che posso fare?”
“Vicky ha pensato che sarebbe stato più facile se fossimo partiti dallo zio fino ad arrivare a Tom”

“Beh e ora che vorresti fare?”
“Magari potremmo parlarne con tua madre che ne dici?”
“Sei fortunata, Char. Mia madre è arrivata da un paio di giorni e si fermerà a casa nostra. Tom domani non è in casa per cui se veniste proveremmo a parlare con lei e spiegarle ciò che è successo.”

“È un'ottima idea! Vicky! Cherie! Venite qui!”

Chiamai la mia amica che mi raggiunse immediatamente per mano con mia figlia.

“Eccoci qui. Avete bisogno di qualcosa?”
“Domani alle 10.00 ci vediamo a casa mia e parleremo un po' con mia madre. Tom ovviamente non ci sarà. Facciamo una cosa alla volta.”

“Perfetto!”

“Questo è il mio indirizzo” ci allungò un biglietto da visita con indirizzo e numero di telefono. “Ora scusatemi, ma devo proprio scappare. Ci vediamo domani. Ciao ragazze e ciao piccolina”

“Ciao Bill e grazie”

Bill fece l'occhiolino a Vicky e si allontanò lasciando in noi un senso di tranquillità misto ad una gioia tremenda.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Una luce pungente per i miei occhi ancora troppo addormentati stava entrando dalla finestra. Era ormai mattina. Con precisione erano le 7 di mattina. Decisamente troppo presto per alzarsi, ma c'era qualcosa che mi metteva ansia e mi teneva sveglia. Sì. Il pensiero che tra qualche ora vedrò la madre del padre di mia figlia mi fa uscire di senno. Ho così paura che per proteggere i suoi figli possa precludere alla mia di conoscere suo zio, suo padre e i suoi nonni. Sentii dei rumori provenire dal bagno e pensai subito che anche per Vicky sarebbe stata una giornate emozionante. Mi infilai meglio sotto le coperte e dopo qualche fatica riuscii a riaddormentarmi.

Mi svegliai che erano le 8 e mezza avevo dormito ancora un'oretta e mezza e la cosa non mi dispiaceva affatto. Aprii la porta e mi diressi in bagno come ogni mattina e poi in salotto dove trovai Vicky e Cherie che guardavano i cartoni animati.

Compresi che avevano già fatto colazione vedendo le 2 tazze rosa sporche di cioccolato nel lavandino.

“Buongiorno Char”
“Buongiorno Vicky” risposi,

Mi diressi poi verso il diavano per andare a salutare anche la mia piccola che neanche a dirlo mi si attacco al collo come un polipetto,

“Ciao piccina. Come stai? Hai fatto la nanna bene?”

“Sì, mamma.” mi disse con una voce ancora mezza addormentata segno che mi indicava che non era in sveglia da molto.

“Sei pronta?” mi disse Vicky.

“Non molto a dire la verità. Credo che farà di tutto per proteggere i suoi figli giustamente e quindi probabilmente non permetterà mai che io e Cherie entriamo nella loro vita. Spero che abbia un minimo di rispetto per mia figlia e non la tratti male. Dopo quello che fa con me non è importante.”
“Perchè devi essere sempre così negativa? Me lo spieghi? Secondo me invece, rimarrà scioccata, ma dopo poco capirà che la cosa giusta da fare è che Tom conosca sua figlia.”
“Lo spero davvero”

Uscimmo di casa alle 8 e mezza visto che non sapevamo precisamente dove fosse casa dei gemelli. La scoprimmo non troppo lontana da casa nostra. Secondo Vicky era addirittura raggiungibile a piedi. Ma non c'è molto da fidarsi di lei per queste cose. Vicky è una sportiva e come tale andrebbe a piedi ovunque.

Visto che era davvero troppo presto decidemmo di andare a fare qualche giro per i negozi. Vedemmo un Megastore di strumenti musicali e CD. Era immenso confronto al negozietto in cui lavoravamo che tra le altre cose non era nemmeno molto fornito.

Cherie si guardò in torno e tirandomi la gonna mi disse.

“Andiamo dalle chitarre?”

“Sì, Cherie ora ti ci porto. Però aspetta solo un secondo che devo vedere se riesco a trovare un CD”

La bambina sembrava gradire la mia risposta benchè fosse davvero impaziente di vedere queste benedette chitarre. Oh era proprio come il suo papà.

“Fatto, l'ho trovato. Ora tesoro ti porto a vedere le chitarre, ma mi raccomando guarda e non toccare è una cosa da imparare.” una frase che mia madre ripeteva in continuazione sin da quando ero piccola. Ma era carina in fondo e quindi avevo deciso di insegnarla a Cherie. Arrivammo al reparto di strumenti musicali e vidi con mio stupore riconobbi una chitarra che avevo già visto. Una Gibson. Identica a quella che suona lui.

Ad un tratto mi venne in mente un episodio successo quella sera. La sera che lo conobbi e che concepimmo Cherie.

 

Flashback

 

Tom era seduto sul divano e reggeva in mano un ennesimo bicchiere di birra. Io seduta accanto a lui, tenevo lo sguardo basso per l'imbarazzo. Tom mi fissava.

Sai perchè mi piaci?”

Feci cenno di no con la testa.

Perchè assomigli ad una Gibson.”

Non capii quel paragone perciò gli chiesi di spiegarsi meglio.

Vedi solo con la mia Gibson posso sentirmi davvero libero. Lei mi ascolta sente come sto, mi comprende proprio come fai tu”

E poi beh il resto ve lo lascio immaginare.

 

Fine Flashback

 

“Ehi Char? Char? Charlotte?”

“Sì.. Ehm... Che c'è Vicky?”
“Dov'eri con la testa?”

“Indietro nel tempo”
“Ehm ok. Io vado un attimo a cercare delle corde decenti per la mia povera chitarra. Cerca di restare concentrata perchè c'è qui tua figlia con te. Lo so che sei scossa per ciò che accadrà tra poco, ma per favore non far sentire Cherie una persona inesistente.”

Vicky se ne andò e notai che infondo al reparto una folla di persone inferocite spingevano per vedere qualcosa.
“Mamma andiamo là”

“Ma no, tesoro. C'è troppa gente”

Cherie d'un tratto si staccò dalla mia mano e cominciò a correre verso la folla.

“Cherie? Vieni subito qui!”

Inutile dire che non mi ascoltò e fece di testa sua. In mezzo a quella folla avevo perso di vista mia figlia.

Vicky tornò e mi tocco una spalla.

“Dov'è finita Cherie?”

“Non lo so Vicky si è fiondata in mezzo alla folla. Appena l'ha vista ha voluto vedere perchè vi fosse così tanta gente qui.”

Vicky si sporse in avanti.

“Cazzo!”

“Che c'è? È successo qualcosa a Cherie? La vedI?”

“No. Non vedo, Cherie. Ma tu mia cara è meglio se ti nascondi”
“Che succede Vick?”

“C'è Tom”
“Tom?”
“Sì Tom, il padre di tua figlia. Hai presente? Alto, capelli castani, occhi nocciola.”

“Cazzo! Devo trovare Cherie al volo e andarmene di qui”

“Forza spingiamo”

Cercammo di spingerci all'interno della bolgia per cercare di trovare la mia piccola. Ma fu inutile. Quando arrivammo in prima fila, Tom era andato via e la cosa mi rincuorò, ma anche la gente dietro di noi stava uscendo dallo store accompagnata da alcuni bestioni.

“Signorine, il tempo è scaduto dovete uscire.”

“Mi scusi ma non possiamo, nel casino ho perso mia figlia. Ha 3 anni non può andarsene in giro da sola”

“Certo che ve le inventate proprio tutte voi fans. Forza fuori di qui”

“Non è un'invenzione. Ho 22 anni e ho una bambina. La prego lei deve aiutarmi a trovarla”

“Ragazze o uscite da sole o sarò costretto a chiamare la polizia”

“No. Forse lei non ha capito che se non mi ridate immediatamente mia figlia, la chiamo io la polizia.”

“Adesso basta. Lei DEVE USCIRE è chiaro?”

“Lei invece deve abbassare il tono della voce”

“Ehi ehi Paul che sono queste urla?”

D'un tratto una voce alle mie spalle. La sua voce. Eccolo. Mi voltai. Dopo tre anni che non lo vedevo, eccolo lì davanti ai miei occhi. Bello. Sempre così dannatamente bello. Aveva per mano mia figlia. Sua figlia.

 

“Mamma”

Cherie mi corse in contro. La presi in braccio e la strinsi forte forte a me.

“ Cherie, quante volte ti ho detto che quando siamo in giro devi stare sempre vicino o a me o a zia Vicky. Non lo fare mai più. Mi hai fatto morire di paura.”

“Promesso” e si baciò le ditina come le avevo insegnato.

Tom mi fissava. E d'un tratto parlò.

“Quindi queste sono la tua bellissima mamma e quella pazza di tua zia?”

“Oh. Ehm si piacere io sono Charlotte e lei è Victoria”

“Piacere mio. Sai Cherie la tua mamma ha proprio un bel nome. Sei davvero fortunata ad avere una mamma così bella e giovane che ti vuole anche così bene”

“Sì la mia mamma è la più bella del mondo”

Sorrise.

“Beh è stato un vero piacere conoscervi.”

“Sì anche per noi. E grazie per aver salvato Cherie da quella bolgia infernale di fans.” sorrisi.

Qualcosa in lui parve illuminarsi come se.... come se mi avesse riconosciuta.

“Ehi ma noi ci conosciamo? Ci siamo già visti da qualche parte?”

Cazzo!

“No veramente credo di averti visto solamente sulle copertine dei giornali e probabilmente anche nei miei sogni più segreti”

Charlotte ma allora sei stupida. Che diavolo di risposta era quella?

“Ah ecco sì... Beh io devo andare. Buona giornata. Ciao piccolina”

Se n'era andato. Non vi dico che immagine stupenda avevo in mente. Tom che prende per mano amorevolmente la nostra bambina. Peccato che lui non lo sapeva.

Ah che vita ingiusta. Erano già le nove e mezza e dovevamo decisamente correre a casa Kaulitz.
__________________________________________________________

Ciao ragazze eccomi con un nuovo capitolo della mia storia. Recensite recensite perchè mi fa davvero piacere leggere i vostri commenti. Non mi resta che augurarvi ancora una volta buona lettura e noi ci ritroviamo la prossimo capitolo. Bisou.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Davanti all'uscio di casa Kaulitz mi prese il panico più totale.

“Vicky suona tu”

Non se lo fa ripetere. Benchè abbia le palpitazioni non vede l'ora di trovarsi davanti a Bill. La voce di Bill esce chiara dall'altoparlante del citofono.

“Chi è?”

“Siamo Vicky, Charlotte e Cherie”

“Oh ciao ragazze. Vi apro subito”

La porta d'ingresso si apre Cherie e Vicky entrano. Ed io? No io non voglio entrare.

Sento la mano di Vicky prendere la mia e trascinarmi dentro l'uscio. Salimmo le scale io tremavo. Non voglio incontrarla non ce la faccio.
“Buongiorno signorine” ci venne in contro Bill con un sorriso smagliante.

“Bill io non sono pronta. Non posso davvero.”

“Non sei pronta per cosa?”

“Per incontrare vostra madre”

“Ehi non mi devi mica sposare”

“Lo so ma ecco io ho paura”

“Mia madre non è un mostro non ti preoccupare se inizierà ad esagerare ci sarò io a farla ragionare.”

“Grazie, Bill”

“Di nulla e adesso avanti andiamo di la ad accomodarci in salotto mia madre è di sopra sta sistemando le valige.”

Entriamo. Il salotto è davvero gigantesco. La cosa che mi colpisce in particolare sono le grandi vetrate che caratterizzano un po' tutta la casa. È così ariosa e luminosa che mi mette davvero a mio agio. Bill, da buon padrone di casa ci fece accomodare sul grande divano bianco posto davanti al caminetto.

Una donnina bionda scese le scale.

“Ohh ma abbiamo ospiti! Molto piacere io sono la madre di Tom e Bill”

“Molto piacere Charlotte. Lei è mia figlia Cherie. Saluta piccola”

“E io sono Victoria”

“Sì mamma sono delle mie...amiche”

Sembrava gentile e sorridente, ma ovviamente ancora non sapeva nulla. Chissà come sarebbe diventata non appena avrebbe saputo di Cherie e di me.

“Mamma io ti devo parlare. È per questo motivo che ho invitato queste ragazze”

“Dimmi, caro. Mi devo preoccupare?”

“No no. Stai tranquilla. Dunque come ti hanno già detto loro sono Charlotte, Victoria e Cherie. Sono inglesi e si sono trasferite qui da qualche tempo.

“Oh inglesi. Sono stata in Inghilterra in vacanza. Londra è davvero meravigliosa”

“Sì, ma in questo momento non importa. Vedi Cherie?”

“Sì è davvero deliziosa. Che c'entra scusa?”

“Beh dobbiamo parlarti di lei.”

“È tua figlia, vero? Sei un irresponsabile. Che diavolo ti è saltato in mente? La fama ti ha fuso il cervello, forse? Con tutte le precauzioni che esistono a questo mondo. Ti sei rovinato la carriera, la vita. Io davvero non so che dirti”

“No signora non è figlia sua ma mia.” dissi spaventata, per cercare di fermare il fiume di parole che usciva dalla sua bocca.

Vicky si era ammutolita.

“Sì lo avevo capito. Siete stati insieme? Ma che diavolo ti è saltato in mente se non è venuto in mente a lui poteva venire in mente a te di usare protezioni. Che razza di stupida. Gli hai rovinato la vita sei felice ora? E tu Bill sei peggio di tuo fratello, non me lo sarei mai e poi mai aspettato da te.”

“Ma aspetti, signora. Bill non è il padre ma lo...”

“Mamma sono lo zio di Cherie.”

“Zio? Ma che diavolo state dicendo?”

“Mamma ragiona. Quanti fratelli ho? E ti prego smettila di gridare stai spaventando la bambina”

Simone guardò mia figlia che si era praticamente aggrappata alle mie gambe e si nascondeva dietro la mia schiena impaurita.

“Scusate. È solo che non me lo aspettavo davvero. Io non.... Sei la mamma della figlia di...Tom. Dio mio ho una nipote.”
“Sì, mamma”
Ero davvero imbarazzata. Non volevo che succedesse tutto ciò. Volevo solo far conoscere a Cherie suo padre.

“E Tom lo sa? E spiegami perchè vieni solamente adesso? Cos'è hai finito i soldi e sei tornata per spennare mio figlio? E poi chi mi dice che questa sia davvero la figlia di Tom?”

“Mamma guardala bene. È identica a Tom. Come puoi dubitare che sia sua? E Tom no ancora non lo sa”

“Non sono tornata per spennare nessuno. Mia figlia sente solo l'esigenza di un padre e io voglio provare a darglielo. E non sono venuta prima perchè non volevo rovinare la vita e la carriera di suo figlio”

“Beh perchè presentandoti ora cosa credi che sia cambiato? Rovinerai di certo la vita a mio figlio”

“È per questo motivo che per ora Tom non deve sapere nulla. Vogliamo fare le cose lentamente e con discrezione”

“Prima di tutto tu chi sei per venire a dirmi ciò che devo fare con mio figlio? E soprattutto so io che cosa è bene per lui lo DEVE sapere. È pur sempre sua figlia e le vorrà bene”

“Ma se Tom odia i bambini? E poi io non sono venuta a comandare nessuno”

Bill era completamente sconvolto per il comportamento che sua madre mi stava riservando. Nessuno parlava. Bill non aveva mai visto sua madre così adirata e non sapeva proprio come aiutarmi ad uscire da quella spiacevole situazione.

“Ma che diavolo stai dicendo? Amerà sua figlia non è un mostro. Ma dove hai sentito queste assurdità? Mi vuoi dire da dove le hai tirate fuori?”
“Interviste, signora. Perchè purtroppo conosco Tom solo ed esclusivamente attraverso ciò che viene scritto sui giornali e le dichiarazioni che suo figlio fa in pubblico”

“Bene. Quello che si legge sui giornali sono un mucchio di stronzate. Che mio figlio non sia pronto per essere padre potrà anche essere vero ma ti assicuro che lui desidera un figlio ed una famiglia in un futuro. Quindi ora lascia qui la bambina e Tom vedrà da sé. Non è stupido capirà”

“E va bene lascerò qui Cherie fino a questa sera. Ovviamente solo se lei vorrà”

Chiamai Cherie che grazie al cielo non aveva assistito al degenero del litigio con sua nonna perchè troppo impegnata ad aggirarsi per la grande casa, sotto intelligente consiglio di Bill e scrutare con attenzione ogni più piccolo particolare. Appena vista la sua reazione spaventata Bill aveva pensato che una bambina cos' piccola non avrebbe dovuto assistere ad un litigio così aspro, perciò anche se al momento non me ne ero accorta l'aveva esortata a gironzolare per casa perché si tranquillizzasse

“Tesoro, ti va di restare un po' qui con zio Bill? Mentre io e Vicky andiamo al lavoro?”

“Sì, mamma.”
“Sei sicura, piccola? Non sei obbligata se non ti va puoi venire con me.”

“Mi va, mammina”

“Va bene. Ora però prima che vada voglio che tu conosca una persona”

Presi in braccio mia figlia così da rassicurarla e la feci girare verso la signora bionda seduta accanto a me sul divano.

“Lei è la tua nonna, Cherie. La mamma del tuo papà”

“Nonna”

“Sì, tesoro. Sono la tua.....nonna. Sei felice di conoscermi? Io lo sono molto”

Il viso di Simon si distese in un dolce sorriso. Le fui grata in quel momento, perchè non aveva alcun tipo di rabbia verso mia figlia. E forse in fondo già le voleva un po' di bene.

“Sì. Ora ho due nonne”

Tutti ridemmo all'unisono. La mia bambina aveva il potere di distendere anche le situazioni più difficili.

“Non voglio cacciarvi fuori ragazze, ma Charlotte, Tom arriverà tra qualche minuto e se non vuoi incontrarlo ti conviene andare”

“Oh certo, certo Bill. Cherie, vieni a dare un bacetto alla mamma e a Vicky che stanno andando”

Mia figlia corse subito da me tempestandomi di baci, come se mi stesse ringraziando inconsapevolmente.

“Beh ciao Bill e grazie mille di tutto. Arrivederci anche a lei signora, spero che un giorno riuscirà a capire il mio punto di vista. Visto che anche lei è madre sono sicura che ci riuscirà”

“Ti capisco già, cara. Ti chiedo scusa se ho esagerato, ma capisci che non è facile.”

“Lo so, lo so”

Mentre scambiavo queste ultime parole con Simon, notai l'intenso scambio di sguardi che stava avvenendo tra Vicky e Bill. Sì sono fatti l'uno per l'altra pensai.

Si scambiarono poi un veloce bacio sulle labbra per salutarsi. Sembravano due ragazzini delle medie alla prima cotta.

Dovevo correre via, Tom stava arrivando e non potevo certo farmi trovare lì. Dio se mi mancava.

Vidi il grosso Range Rover entrare nel cancello proprio mentre ci allontanavamo da casa Kaulitz, la stessa casa dove avevo appena lasciato un pezzo del mio cuore.

Mentre guidavo verso il negozio di dischi in cui lavoravamo io e Vicky, in macchina regnava il silenzio. Entrambe eravamo assorte nei nostri pensieri. La testa cominciò a girare, forse per i troppi pensieri.

Ma perchè Bill non l'aveva preparata? Perchè mi aveva trattata così? Certo, era stato un trauma sicuramente, ma che colpa ne avevo io? O forse sì?

Confusione, troppa confusione. Avevo bisogno di una qualche droga. Cherie era la mia droga. Iniziai quindi a pensare a lei. Al suo sorriso. Alla tremenda somiglianza con Tom. I suoi sguardi. Il suo primo pianto. La sua prima parola: papà.

Dio quanto amavo mia figlia. Il merito dei miei successi e della mia felicità era lei. Non avrei mai potuto farcela da sola.

Le sue guanciotte rosse come mele, i suoi 6 dentini che sfoggiava fiera ogni volta che sorrideva. Amavo quando parlava con quell'accento strano, dettato dalla sua giovanissima età. Amavo quando mi prendeva per mano. Lei era il mio rifugio. La notte era solita dormire con me e ogni volta che sospirava o si muoveva nel sonno, io la fissavo e non riuscivo a smettere di farlo. Era così perfetta.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Bill metteva in ordine la sua abnorme collezione di dischi catalogandola in ordine alfabetico. Sapeva che con suo fratello quel gran lavoro non sarebbe durato molto, ma doveva pur tenere impegnata la testa.

“Zio?”

“Sì, tesoro dimmi”

“Chi suona la chitarra?”

Bill tese l'orecchio e sentì il suono della chitarra segno che suo fratello doveva essere tornato.

“È pap....Tom. Resta qui seduta, piccina.”

Cherie ubbidì all'istante.

Bill raggiunse velocemente la porta della stanza dalla quale proveniva quel suono.

“Ehi Bill. Sicuro di stare bene?”

“Sì perchè me lo chiedi?”

“Beh stavi parlando da solo come uno spiritato”

“Non parlavo da solo, ma con Cherie?”

“Chi? Una nuova pollastrella. Era ora caro pensavo stessi diventando gay”

“No. Cherie è una bambina e non urlare che è di la seduta sul divano. Piccolina vieni qui”

Cherie raggiunse Bill non appena si sentì chiamare e si attaccò ad una delle sue lunghe gambe.

“E chi è questa bambina?” Tom era spaventato. Aveva una dannata paura che fosse andata proprio come stava pensando.

“Questo è Tom, Cherie”

“Ciao Cherie. Ma io e te ci conosciamo non è vero?”

La bambina non rispose. Scrollò semplicemente la testa come segno di affermazione.

“Tom ma la lasci stare?! Ti vuoi mettere a provocare persino una bambina?”

“Ma che dici? Ti giuro, Bill. L'ho vista questa mattina al Megastore.”

“È vero, Cherie?” disse Bill rivolgendosi alla bambina.

“Sì, mi piacciono le chitarre”

“Beh in tal caso, ti va di vederne alcune? Io ne ho tantissime sai?”
Lo sguardo della bambina si illuminò e senza troppi complimenti prese per mano Tom come per fargli capire che era pronta ad andare.

“Che ne dici se tu vai a scegliere la chitarra che ti piace di più mentre io parlo con Bill?!”

“Sì. Arriva subito!” rispose la piccola mentre si allontanava felice verso la stanza delle chitarre.


“Ok ora siamo soli. Mi dici perchè la bambina è rimasta qui da noi? E mi piacerebbe anche sapere perchè mamma stava piangendo e urlando e ha smesso non appena sono entrato dalla porta.”

“La mamma non sta bene. E la bambina è la figlia di una mia amica”

“Sì ho capito. Ho visto Charlotte e Vicky nel negozio questa mattina nonostante mi abbiano detto di non conoscermi, mi ricordo di loro. E tu?” disse con tono di sfida.

“Sì, caro Tom. Io mi ricordo con chi vado a letto”

“Beh ti farà piacere sapere che la bambina è di Charlotte e non di Vicky”

“Lo so già”

“Bene e se lo sai mi vuoi dire perchè la bambina è qui? Sei diventato il babysitter del quartiere? Non ti basta la paga da cantante per soddisfare le tue passioni costose?”

“Tom fai troppe domande. Lo capirai da solo, non c'è bisogno che ti dica nulla. Ora lasciami in pace e porta quella personcina a vedere le tue chitarre”

 

Tom entrò nella stanza dove la piccola Cherie stava osservando concentratissima le decine e decine di chitarre che stavano appese al muro.

Tom la osservava. Era davvero un esserino stravagante. Così piccola, delicata. Il vestitino rosa che la ricopriva la faceva sembrare una bambola di porcellana e faceva risaltare i suoi occhietti color...... nocciola e i suoi capelli.... biondo scuro. Aveva un nasino piccolo e una bocca carnosa e rosa proprio come.... la sua.

“Sai che sei davvero bella?!”

Oh dannazione quella era una bambina. Non una donna con cui doveva approcciarsi per portarla a letto.

“Grazie”

“E dimmi un po' come si chiama il tuo papà?”

“Il mio papà non lo conosco, perchè lavora sempre lontano”
“E che lavoro fa?”

“Lui suona la chitarra come lavoro. Io voglio diventare come il mio papà”

Cazzo. Non poteva più nasconderlo a sé stesso. Quella era sua figlia gli era abbastanza chiaro, ma avrebbe dovuto far finta di nulla. Voleva sentirselo dire da Bill.

“Puoi suonare?”
“Sì, scusa”

Le sue dita cominciarono a pizzicare le corde della chitarra. La melodia che ne uscì era dolce e bellissima. Probabilmente se avesse dovuto dare a quella melodia un nome l'avrebbe chiamata come lei. Cherie. Così piccola e meravigliosa. L'idea di essere padre lo spaventava parecchio, ma sapeva che si sarebbe preso le sue responsabilità, anche se molto in ritardo.

La melodia si interruppe quando Tom si accorse che quella canzone così dolce che stava suonando era stata una dolce ninna nanna per la piccola, che si stava per addormentare accanto a lui.

“Ehi piccola hai sonno?”

“Sì”

“Vieni qui. Appoggia la testolina sulle mie gambe”

Ma che diavolo stava facendo? Che gli era saltato in mente? Si stava comportando come.... un papà. Bah che stronzata. Era solo gentilezza la sua. Forse.

La bimba ubbidì quasi immediatamente e si stese sul divano accanto al chitarrista, che per accoglierla sulle sue gambe aveva posato a terra la sua chitarra.

Si perse a fissarla. Dormiva tranquilla e serena. Dormiva proprio come le principesse delle favole. Poco a poco sentì che anche le sue palpebre si facevano pesanti e poco dopo si abbandonò anche lui tra le braccia di Morfeo.

 

 

“Mamma io non li sento più. Credo sia meglio andare a dare un'occhiata”

“Stai tranquillo, Billi. Vedrai che è tutto apposto. Ah volevo dirti una cosa. Beh... Grazie per avermi fatto ragionare. Ero davvero molto scossa e ho esagerato. Non avrei dovuto prendermela con lei in quel modo.”

“Lo so, mamma. Sta tranquilla Charlotte capirà”

“Da come ne parli, deduco che pensi che sia una brava persona”

“Mamma è una bravissima ragazza e così anche Victoria. Lo so che è un trauma e certe cose sono difficili da accettare. Per me non è stato una totale sorpresa. Cioè un po' me lo aspettavo visto come sono andate le cose tra loro 3 anni fa. Però pensa a Tom. Lui si che ne rimarrà davvero scosso”

“Io capisco, però lei ha sbagliato. Insomma sono passati 3 anni. Se fossi stata avvertita prima non avrei fatto questa tragedia, certo sarei rimasta sorpresa, ma avrei accettato prima la cosa. E poi povero Tom. Lui non sa nulla, non sa di avere una figlia. Charlotte ha tenuto tutto nascosto. La domanda più grande che mi pongo è perchè torna solamente ora? Perchè non 3 anni fa, subito quando l'ha scoperto?”

“Mamma, la risposta è semplice. Lei era molto spaventata e non voleva rovinare la carriera a Tom e ovviamente non voleva abortire. In più ora Cherie ha 3 anni e qualcosa capisce sente la mancanza del padre. Tutti all'asilo ne hanno uno mentre lei quando le viene chiesto qual'è il lavoro del suo papà risponde per sentito dire dalla madre.”

“Resta il fatto che lei ha sbagliato ha sbagliato tutto non venendo da noi subito.”

“Non pensi che invece abbia avuto un grande coraggio?! Ha 22 anni e viene qui ci sfida tutti solo per il bene di sua figlia. Non credi che sia stata davvero una buona madre anche se ha tirato su la bambina da sola con un po' d'aiuto da parte di Victoria?! Oggi si è fatta dare dell'approfittatrice, della bugiarda solo ed esclusivamente per amore di sua figlia.”

“Hai ragione sì è vero. Io sono comunque scossa e continuo a non comprendere la sua scelta.”

“Aveva paura di te e di Tom, di come avreste reagito. E vedendo come l'hai trattata oggi direi che aveva ragione ad averne.”

“Poverina però. Chissà che avrà dovuto affrontare a 19 anni. Sai mi sto affezionando alla bambina, in fondo ho sempre voluto diventare nonna”

“Sì è stata davvero forte,ma ora è felice. Beh mamma direi desiderio esaudito, no?”

Simone si mise a ridere. Poi tornò di colpo seria.

“Chissà come reagirà quando saprà che Tom è impegnato”

“Lei non vuole Tom. Lei vuole solo il padre di sua figlia”
“Lo spero. Non mi piacerebbe vederla soffrire di nuovo a causa di Tom. Beh ora va a controllarli perchè questo silenzio sta mettendo ansia anche a me.”

 

Ci vollero due secondi per arrivare nella stanza in cui si trovavano Tom e Cherie e ore per credere ai propri occhi.

Tom dormiva e sulle sue gambe poggiava la testolina della piccola, anche lei addormentata. Si rimproverò di non avere con se il cellulare per scattare una foto a suo avviso dolcissima. Non voleva svegliarli, perciò fece per girarsi ed uscire dalla stanza quando, sbadato come al solito, inciampò in un mobile e fece cadere ciò che vi era sopra provocando un fragoroso rumore.

Tom si svegliò di soprassalto

“Ma che cazzo?! Bill ma che cazzo fai? La vuoi svegliare” disse il chitarrista riferendosi al cucciolo d'uomo raggomitolato vicino a lui.

“Scusa, non l'ho fatto apposta”

“No l'hai fatto davvero però”

“Ti eri addormentato.”

Tom cercò di alzarsi dal divano sul quale la piccola, inspiegabilmente, dormiva ancora, nonostante il frastuono che Bill aveva fatto. Si stiracchiò e sussurrando, badando a non svegliare la piccola rispose.

“Sì solo un riposino. Poi però sono stato qui seduto perchè non volevo svegliarla e la stavo osservando”

“Come mai?”

“Bill ti somiglia proprio tanto”

“Smettila di fare il cretino. Non credi che sia più possibile che somigli a te?”
“Sì. Lo so. Ho capito”

“Cioè?”

“Davvero devo spiegartelo?! Hai presente 3 anni fa? Ti avevo detto che non avevo messo il preservativo e tu mi avevi rassicurato dicendo che per una volta mi sarebbe andata di culo, no?”

“Quindi?”

“Quindi visto che non sei andato a letto con Charlotte, deduco che questa somiglianza deriva dal fatto che non mi è affatto andata di culo”

“Mmm, interessante deduzione. Per cui lei sarebbe tua...”

“Figlia.”

Silenzio. Nessuno dei due sapeva che dire.

“È la verità, Bill?” forse avrebbe voluto sentirsi dire che si stava sbagliando, che era tutto uno scherzo. Per una volta avrebbe voluto avere torto.

“Sì è la verità”

“Merda”

“Non ti vedo poi così sorpreso. Ti vedo spaventato”

“Non sono sorpreso perchè forse un po' me lo aspettavo il fatto è.... che... che diavolo dico a Julia?”

“Davvero mi stai dicendo che ti interessa come la prenderà Julia.”
“Non lo so, Bill non so niente. Sono confuso. Non so che fare” Tom si prese la test tra le mani. Bill gli si avvicinò.

“Senti per ora vai a farti una doccia che a Cherie ci penso io. Questa sera verranno qui Charlotte e Victoria. Io e Victoria possiamo tenere la bambina così voi due potete parlare va bene?”

“Mamma sa tutto? E la bambina?”

“Mamma lo sa, Cherie non ancora, aspetteremo Charlotte per dirglielo insomma avrà bisogno della sua mamma è una cosa importante.”

“Sono d'accordo.”
“Va bene. Goditi ancora un po' di relax, ma sta attento alla bambina. Vado a vedere se mamma ha bisogno di una mano in cucina”
“Va bene. A dopo... zio”

“A dopo... papà.”

Appena fu solo Tom, controllò che la bambina dormisse e andò a farsi una doccia velocissima. Si vestì e torno dalla piccola. Cherie si muoveva lentamente nel sonno. Tom la fissava. Quella bambolina era sua figlia. La sua piccola bambina. Sangue del suo sangue. Non riusciva a crederci. Era così perfetta. Come aveva fatto tutto questo tempo senza di lui? Sola senza un padre. Senza di lui. Lui che avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia quando era appena nata. Com'era strano pensare che da un momento all'altro doveva prendersi carico di quell'esserino che avrebbe dipeso interamente da lui e dalla sua mamma.

Charlotte. Era bella, diversa dalle altre. Diversa da Julia. Così semplice. L'avrebbe rivista di nuovo e questa volta nessuno avrebbe detto bugie si sarebbero parlati a cuore aperto. E la cosa lo spaventava.

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Salve salvino, finalmente sono riuscita a scrivere sto benedettissimo capitolo. Scusate l'attesa ma ho imbiancato casa ebbene sì per cui ho trovato il tempo di scrivere solo ora. Vi mando un bacione grande, spero il capitolo vi piaccia (e spero mi scriviate delle belle recensioni con le vostre impressioni) e che dire ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Sedevo sull'enorme divano bianco vicino a Vicky. Ero terribilmente agitata. Vicky parlottava con Bill di qualcosa che non stavo ascoltando. La mia testa era altrove.

Sentii dei passi scendere le scale. Il cuore era salito in gola. Vidi Vicky e Bill alzarsi e raggiungere la cucina. Vicky mi guardò come per farmi coraggio.
Ero rimasta sola. Sola ad affrontarlo. Cosa sarebbe successo? Probabilmente mi avrebbe insultata, mi avrebbe detto le peggiori cose che si possano sentire proprio come aveva fatto sua madre. Guardavo i suoi occhi. Non ricordavo fossero così belli. Era così uguale alla mia Cherie. Ricordo ancora quando la strinsi tra le mie braccia per la prima volta. Mi sembrò di stringere Tom. Gli occhi di mia figlia erano sempre stati vispi e misteriosi fin da piccola proprio come quelli del suo papà.

Si avvicinò e mi si sedette accanto. Coraggio gridami in faccia sono qui. Era questo che stavo aspettando. Ma con mia sorpresa, tutto ciò che fece fu sorridermi e dirmi

“Ciao mamma”

Ma che? Perchè non è arrabbiato con me? Perchè non mi urla in faccia quanto io sia stata subdola e meschina ad impedirgli di veder nascere sua figlia? Perchè non gli faccio così schifo da non guardarmi nemmeno in faccia?

“Ciao papà” gli sorrisi.

“Voglio solo dirti che non ce l'ho con te. Capisco le tue ragioni.”
“Io...” non sapevo che dire. I suoi occhi mi mettevano in soggezione.

“È davvero bella, Cherie”

“Sì ti somiglia molto”

“Vorrei chiederti solo una cosa. Perchè non lo hai detto prima?

“Beh vedi.... io avevo paura”

“E di cosa scusa? Che ti potessi abbandonare? Diciamo che non dirmelo ha portato alla medesima conclusione”

“Lo so”

“E per la cronaca mi sarei occupato di te e della bambina. Mi sarei preso tutte le responsabilità del caso.”

“Io non so che.... mi dispiace tanto è solo che avevo 19 anni e non sapevo che fare, poi non volevo rovinarti la carriera insomma, avere una figlia non avrebbe giovato di certo alla tua immagine e quindi io...”

“Ferma, ferma. Io me ne sarei sbattuto di quello che i giornali avrebbero scritto. Quella è mia figlia, Char che cavolo hai nella testa?” si stava innervosendo, perciò si alzò dal divano e cominciò a camminare davanti a me.

“Io non potevo saperlo, Tom sei sempre stato un ragazzino”

“Non potevi saperlo perchè non me lo hai chiesto, cazzo!”
“Non gridare. Perchè diavolo ti stai innervosendo così?”

“La verità è che se me lo avessi detto subito oltre ad essere un buon padre sarei rimasto con te e non mi sarei fidanzato con qualcun altra, ecco perchè mi sto incazzando”

Bam. Un pugno nello stomaco. Era fidanzato. Era fedele ad una ragazza sola. Ma perchè sono così sfortunata?! Quando ha passato la notte con me era abituato a cambiare donna come si cambiano le mutande e dopo solo 3 anni decide di diventare un ragazzo serio e responsabile. Se questa non è sfiga. Basta Char, stavi cercando il padre di tua figlia?! Eccolo, trovato ora non pretendere troppo.

“Io non voglio te, Tom. Io voglio solo che Cherie possa conoscere suo padre. Voglio che sia felice e che ti possa vedere tutte le volte che vuole anche se io e te non staremo mai insieme”

“Io non so che dire. Quella notte è stata...”

“Quella notte ha cambiato per sempre la mia vita. Avevo 19 anni ed ora guardami! Sono qui ventiduenne forte, felice con una bambina che amo più di me stessa. Troverò presto anche io qualcuno che mi ami per come sono veramente e che ami mia figlia anche sapendo che suo padre è un altro uomo.”

“Te lo auguro, Char” mi disse con voce sommessa.

“Non è presunzione la mia, te lo assicuro. Che potevo pretendere da te in fondo? A quell'epoca non eri pronto per un legame stabile. Per di più con una bambina di mezzo”

“Lo so e mi dispiace”

Si era calmato, la sua arrabbiatura si era trasformata in... pena forse, tenerezza per me, povera ragazzina sola costretta a crescere una figlia a 19 anni.

“Ti piace Cherie?” dissi per alleggerire un po' la tensione che si era creata.

“Si è meravigliosa. Ma perchè l'hai chiamata così? Insomma tu sei inglese, giusto? Cherie è un nome francese”

“Si lo so, ma se ci pensi anche il mio lo è. E poi si chiama così perchè Cherie assomiglia a ciliegia e beh lei è la ciliegina sulla mia torta.”
“Non male. Davvero un bel significato. Comunque sì è davvero bella. Bella come te.”

Che diavolo stava facendo? Ora iniziava pure a provarci. Non ci casco Kaulitz mi spiace.

Arrossii.

“Grazie, ma non ci casco più” parve rimanerci male.

“Dico sul serio, Char. Sei così diversa. Cioè la mia... fidanzata non ha niente come te”

“Non avrà mai una figlia a 19 anni probabilmente” ridacchiai nervosamente.

“Probabilmente non ne avrà proprio. Lei è piuttosto... sofisticata diciamo e i bambini le danno fastidio. Tu invece sei... non so diversa”

“Beh non posso permettermi di fare la vita di una ragazza di 22 anni normale. Ho una bambina devo prendermi cura di lei in tutti i sensi. Lei è dipendente da me.”

“Sì, lo so. Beh volevo dirti... Questa sera Julia parte per Mosca e starà via qualche giorno, ti andrebbe se io, te e Cherie uscissimo per una passeggiata?”

“Certo perchè no”

Ma scusa non voleva andare a salutare la sua meravigliosa fidanzata super chic?

“Beh.. allora...” disse per riempire quel silenzio.

Ad un tratto sentii uno starnuto provenire dalle scale.

“Mamma” era la voce della mia piccola.

“Dimmi amore?” le chiesi andandole in contro. Perchè aveva quella vocina così sommessa? Sembrava quasi spaventata. Tom l'aveva trattata male? No. Come poteva fare del male a sua figlia, sangue del suo sangue?!

“Mi sono addormentata con Tom, poi Tom non c'era più e mi sono spaventata”

“Cherie, sono qui, sono solo sceso a salutare la mamma”

“Va bene”


“Tom, ,mi raggiungi in cucina per favore?” era Bill che chiamava suo fratello.

“Sì, Bill arrivo”

“Beh allora Vicky, vieni a farmi compagnia sul divano” dissi curiosa.

Mi accertai che i due gemelli non ci sentissero e cominciai a parlare, no a Sparlare con Vicky.

“Allora?”

“Allora che?”

“Allora cosa avete fatto da soli in cucina fino ad adesso?”

“Ma nulla di che abbiamo parlato un po' e poi beh... mi ha baciata”

“Cosa? Ti ha baciata? E tu?”
“Char ma che domanda è? L'ho baciato anche io.”

“E poi?”

“Poi mi ha detto che mi ha pensata in questi anni, ma non mi ha contattata perchè aveva paura che fossi come le altre e che volessi la parte famosa di lui e non il Bill in quanto persona, ma ora ha capito che mi vuole dare una chance quindi domani sera usciremo e si vedrà. Tu invece? Ci hai parlato?”

“Io? Beh... Lui ha una ragazza fissa da un po', stasera usciamo con Cherie e non so sembra aver preso bene la notizia della bambina.”

“No aspetta aspetta... Ha un ragazza fissa hai detto?”
“Sì, Vicky. Una ragazza fissa.”

“Ciò significa che avrai solamente il padre di tua figlia”

“Sì. Probabilmente resterò solo la mamma di sua figlia, niente di più”

“Ma chi te lo dice? Magari capisce che questa qui è un'oca che vuole solo i suoi soldi e la molla”

“Sì per mettersi con me magari? Lo sappiamo entrambe che appena sarà finita questa storia lui resterà in contatto con me solo per Cherie”

“Ma magari lui prova qualcosa che ne sai?”

“Non si vive di se e magari nella vita. Ehi Bill è pronto?” urlai per interrompere quel discorso ormai troppo pesante da sostenere.

Presi la bimba per mano che nel frattempo si era messa a giocare con Tatu e i cuscini del divano, e raggiunsi la cucina dove ci accolse un buonissimo profumo di cibo.

Mangiammo un mucchio di pietanze davvero buone e saporite quasi tutte preparate da Simone, fatta eccezione per la pasta, che a quanto mi aveva detto Tom era una specialità di Bill. La cena era stata perfetta, come se fossimo davvero una famiglia in visita ai genitori. Tom parlava con Cherie e la convinceva a mangiare gli spaghetti con storie assurde di serpenti e cavalieri. Lì mi sentii davvero in colpa e pensai che forse davvero sarebbe stato un buon padre per Cherie. Dovevamo dirlo alla bambina. Ma come? Con naturalezza come se effettivamente io e papà ci conoscessimo da tanto e lui fosse tornato dopo un viaggio di lavoro e si fosse trasferito lì a Los Angeles per stare più vicino a lei. Lo so era una grossa bugia, ma Cherie adesso ne aveva bisogno era troppo piccola per capire la verità.

Finita la cena mi offrii di lavare i piatti. Ma...

“Ehi Char... guarda un po' là.” mi girai verso il punto che Vicky mi aveva indicato e vidi la cosa più dolce del mondo. La mia piccola sdraiata sul tappeto abbracciata al suo peluche, che dormiva serena e beata. Sorrisi.

“Portiamola di sopra. In un letto sicuramente starà più comoda.” mi disse Tom. Io annuii. Tom si chinò per terra per prendere in braccio Cherie. Sembrava la bella addormentata tra le braccia del suo principe. Salimmo le scale e io aprii la porta della stanza di Tom. Mi guardai intorno. Era una stanza normale, molto ben ammobiliata ma decisamente normale. Tom stese la bambina sul grande letto matrimoniale. E la guardò.

“Guarda come dorme. Sembra un angelo”

“Sì è davvero bella, la nostra bambina”

Si volto verso di me e mi sorrise.

“Già, la NOSTRA”

Arrossi dall'imbarazzo e cercai di cambiare discorso.

“Ehm... Tua madre cucina davvero molto bene”

“Eh sì, ho mangiato tantissimo infatti in questo momento vorrei solo dormire” un altro sorriso.

“Beh allora ti lascio qui con Cherie così ti puoi riposare. Prendo solo il suo pigiamino nella borsa.” mi chinai ai piedi del letto per estrarre dalla borsa che avevo appena portato su l'occorrente per cambiare la piccola. Appena mi rialzai e feci per raggiungere la porta una mano mi prese il braccio.

“Ti va di restare?”

Mi tirò sul letto vicino lui e alla piccola. Lì sdraiata così vicina al suo corpo, mi sentii così bene.

“Sai prima, mentre parlavi con Vicky ho sentito tutto”

“Cioè?”

“Sei la madre di mia figlia come posso dimenticarmi di te? Ora sei qui e questo basta. Secondo te potrei davvero stare per sempre con Julia? La risposta è no. Sto insieme a lei per compagnia. Ci vado a letto e ognuno a casa sua. Non potrei mai stare tutta la vita con qualcuno che viene a letto con me solo se in cambio le do accesso illimitato alla carta di credito.”

“Oh mi dispiace”

“Non dispiacerti. Alla fine sono io che me lo sono cercato. E adesso è giunto il momento di scegliere.”

“La notizia ti ha dato alla testa?” sorrisi.

“Diciamo che nella vita non smetti mai di imparare.”

“E purtroppo non smetti nemmeno di prendere delusioni”

“Ma che ne sai? Nessuno ha la palla di cristallo per sapere ciò che accadrà nel futuro quindi non è detto che un giorno io, te e Cherie non formiamo una vera e propria famiglia. Alla fine voi abitate qui ormai e tu sei la mamma di Cherie quindi starete sempre insieme, ciò implica che se voglio vedere lei dovrò vedere anche te”

“La cosa ti dispiace?”

“Proprio no”

“Quindi magari se qualcosa cambiasse tu un giorno potresti innamorarti di me?”
“Senza dubbio”

Sorrisi e lui fece lo stesso con me. All'improvviso Tom colmò la distanza tra le nostre labbra e mi diede un casto bacio.

“Grazie” ma che diavolo di risposta è grazie? Charlotte ma ti sei rincoglionita?

“E di cosa scusa?”

“Beh del bacio”

“Ne vuoi un altro?”

“No chredo che per oggi uno basti e avanzi magari mi monto la testa” risi e lui rise con me.

Niente da fare un altro bacio, mi ci volle qualche secondo per rendermi conto che le nostre mani si stavano accarezzando. Piano piano, tra una carezza e l'altra, scivolammo insieme tra le braccia di Morfeo felici e come una vera famiglia.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


E voilà dopo un secolo e mezzo sono riuscita a scrivere sto benedetto capitolo. è un po' corto lo so però preferivo postarlo un pochino più corto piuttosto che farvi aspettare un secolo prima di pubblicarlo. Ringrazio tutte le super lettrici che mi hanno lasciato recensioni e anche quelle che leggono in silenzio. Vi mando un grosso grosso bacione e chiedendo venia in ginocchio per il ritardo vi auguro una buona lettura e una stupenda serata.

________________________________

Vicky aveva lavato i piatti al posto mio. Lei e Bill stavano chiacchierando mentre Simone stanca per la giornata non proprio semplice, aveva deciso di andare a darsi una rinfrescata.

“Ehi Bill, ma perchè ci mettono tanto. Insomma dovevano solo portare su Cherie, sarebbero già dovuti essere qui no?”

“Sì hai ragione.”

“Che ne dici se andassimo a controllare? Sai questo silenzio mi inquieta”

“Di che hai paura? Che si siano picchiati? O che Tom abbia squarciato la gola ad entrambe con una corda della sua chitarra?” rise prendendola in giro.

“Smettila scemo, saliamo dai”

I due salirono tutti i gradini in punta di piedi. Vicky dietro a Bill. Arrivarono poi davanti alla porta della camera di Tom che era rimasta socchiusa. La spinsero delicatamente e con loro grande sorpresa una scena inaspettatamente dolce gli si parò davanti. Tom, Charlotte e Cherie addormentati sul letto, tutti insieme come una vera famiglia.

“Dio Bill, guarda come sono belli. Ed io che pensavo ad una catastrofe”

“Tu sei esagerata. E comunque si sono davvero dolcissimi”

“Magari Tom lasciasse quella tizia per stare con lei, sarebbero una famiglia bellissima. Tom adora già Cherie dovrebbe solo innamorarsi di Charlotte”

“Non credo ci vorrà molto prima che questi due finiscano insieme, spero solo che siano felici”

Io e Tom scoppiammo a ridere, non riuscivamo più a fare finta di dormire.

“Stupidi” intervenne Tom.

“Hai sentito Tom?! Credo che abbiano detto che dovremmo stare insieme io e te” dissi prendendo in giro Bill e Vicky.

“Ma vi siete visti? Siete bellissimi insieme perchè non dovreste? E poi avete una figlia, meglio di così” disse Vicky.

Ci guardammo negli occhi ma nessuno dei due aveva il coraggio di rispondere a nessuna di quelle domande. Già, perchè non dovremmo stare insieme? E perchè dovremmo?

“Vedi Vicky, io e Tom abbiamo parlato tanto”

“E ho deciso che quando sarà il momento giusto inizierò una storia seria con lei”

“E io non vedo l'ora che arrivi quel momento perchè amo il padre di mia figlia”

Tutti tacquero a quella mia frase. Che diavolo mi è preso? Ma sei scema a dire queste cose? Charlotte a volte mi chiedo se hai qualcosa in quella testolina castana.

“Ehm scusate io non...”

Arrossii e abbassai la testa quando la sua bocca mi sfiorò le labbra.

“Tom ma che fai?” disse Bill.

“Niente, Bill è per affetto”

Uno sbadiglio forte e un sospiro di Cherie interruppe la nostra conversazione. La mia bambina si stava svegliando ed era giunto il momento di dirle le cose come stavano. Cioè che Tom era suo padre e che anche se non stava insieme a me l'avrebbe amata tantissimo.

Tom si girò verso la piccola e la prese in braccio mettendola tra di noi. Io a mia volta mi chinai e le diedi un rumoroso bacio sulla guancia.
“Buongiorno piccola mia”

Cherie allungò le braccine verso di me “Mamma”

La presi in braccio sapevo che appena sveglia aveva bisogno di un po' di coccole della sua mamma. Tom ci fissava come se stesse vedendo qualcosa di estremamente emozionante e i suoi occhi sembravano lucidi ed emozionati. Accarezzò con un gesto molto naturale la testa della piccola che si girò a guardarlo con il pollice in bocca.

“Ciao Tom”

“Ciao piccola”

“Beh noi togliamo il disturbo mi sa che dovete spiegare alcune cose ad una certa personcina” disse Vicky spingendo Bill giocosamente fuori dalla porta.

Iniziai io a parlare.

Presi la piccola per mano costringendola a guardarmi negli occhi. Quando dovevamo parlare di questioni serie volevo che mi guardasse in faccia così da poter vedere la mia sincerità.

“Ricordi Cherie che ti ho detto quando mi hai chiesto del tuo papà?”

La bambina fece sì con la testa

“Bene. Ti avevo detto che il tuo papà stava lavorando lontano. Pensa che ha fatto un viaggio in tutto il mondo e ha visto un sacco di cose bellissime. Adesso però è tornato perchè gli mancavi tanto tanto ed è qui con noi e resterà qui con noi ancora per un po'. Sei felice?”

“Sì” disse la mia piccola tutta sorridente.

“Anche io sono molto felice di conoscerti, piccola. Sono il tuo papà e adesso che sono qui con te non ti lascerò più. Non vi lascerò più”

“Il mio papà” la piccola sorrise e si buttò letteralmente addosso al suo papà riempiendolo di baci. Mi faceva tenerezza erano così belli insieme e Tom era così meraviglioso come padre. Mi sentii terribilmente in colpa per aver anche solo pensato che Tom non sarebbe stato mai in grado di fare il padre e non avrebbe mai potuto crescere una bambina.

Ma sbagli o aveva detto non VI lascerò più? Mi girai di scatto guardandolo accusatoria, ma essendo troppo impegnato a coccolare Cherie non ci fece caso e decisi di lasciare perdere e non indagare oltre. Sarà stato un lapsus sicuramente e poi ora ero felice così.

“Che ne dici di lasciare stare un po' papà e andare da zio Bill a giocare?”

Cherie non accennò a lasciare il collo di Tom, come se pensasse che se se ne fosse andata da quella stanza suo padre l'avrebbe lasciata ancora una volta.

Ormai conoscevo mia figlia perciò attirai di nuovo la sua attenzione toccandole la schiena e le dissi: “Papà non va via non preoccuparti vogliamo solo parlare di cose da grandi va bene? Poi papà viene di sotto e ti coccola quanto vuoi.”
Sembrava essersi convinta e con un bacio schioccato sulla guancia di entrambi prese la porta con un sorriso mentre ci salutava con la manina.

“L'ha presa bene, che dici?”

Guardai Tom. Aveva il viso contratto come se fosse in ansia. Mi sorrideva teso.

“Sì, Tom è andata bene. È andata benissimo” lo abbracciai forte proprio come veva fatto prima nostra figlia.

“Certo è davvero strano essere chiamato papà. Insomma fa un certo effetto, però mi piace”

“Ehm sai mi dispiace per... si per la cosa che ho detto prima”
“Non preoccuparti, Char io so da sempre quello che provi per me. Sai mi ricordo quello che mi hai detto la sera in cui abbiamo fatto... insomma abbiamo fatto Cherie”

Imbarazzata lo guardai ad occhi sbarrati. Sì Vicky mi ha sempre detto che parlo nel sonno e talvolta parlo in altre lingue una cosa super inquietante a detta sua.

“Che? Come? Cosa ti ho detto?”

“Dormivi come un angioletto mentre io mi fumavo la mia solita sigaretta post-sesso. Beh hai iniziato a parlare in tedesco. La cosa mi sorprese molto visto che mi avevi detto che eri Inglese”

“Di origine tedesca, Kaulitz”
“Ah non lo sapevo, quindi potremmo smetterla con questo inglese adesso e parlare tedesco”

“Come preferisci basta che mi dici che cavolo ti ho detto perchè mi sto agitando”

“Stai tranquilla nulla di male. MI hai detto solo: Sai Tom ti sento parte di me e lo sapevo che sarebbe successo prima o poi e se mi sentirò male dopo non importa. L'unica cosa che voglio è essere tua. E lo sono stata anche se solo per una sera”

“Dio mio che stronzata”

“Non lo pensi, vero?” Tom mi guardava con un aria un po' delusa in viso.

“Sì che lo penso. Solo che beh sentirlo dire da te così che ti ricordi ogni singola parola è una tragedia” ridacchiai nervosamente. Certo che le pensavo quelle cose e il mio subconscio le aveva espresse meglio di quanto avrei potuto fare da cosciente.

Tom imbarazzato mi guardava e cercò di cambiare immediatamente discorso.

“Beh penso che ora dovresti andare a prepararti per questa sera”

Mi stava mandando via? Che cavolo avevo fatto questa volta?

“Si ripensandoci qui non ho nulla da mettermi perciò ecco sì vado”

“Beh ma se ti va puoi restare anche così non c'è alcun problema davvero”

“No voglio cambiarmi e farmi una bella doccia è stata una giornata molto piena”

“Va bene allora ciao mamma Charlotte”

“Ciao papà Tom a dopo”

Chiusi la porta lasciando Tom da solo nella sua stanza. Scesi le scale sotto lo sguardo vigile di Vicky e Bill mentre Cherie giocava con Simone ad uno strano gioco con dei legnetti. Vicky mi raggiunse immediatamente.

“Credo che Cherie l'abbia presa molto molto bene”
“Sì è così non voleva più lasciarlo andare. Sono così felice le abbiamo detto tutto con naturalezza e lei con altrettanta naturalezza ha accettato la cosa”
“Sono così felice per te, Char. Beh e che avete fatto voi due fino ad adesso? Di sopra. Da soli. In camera da letto” disse Vicky allusiva.

“Proprio nulla abbiamo solo parlato” alzai la voce così che mia figlia potesse sentirmi e dissi: “E direi che ora è giunto il momento di andare a casa. Vero signorina!? Forza saluta la nonna e zio Bill”

La bambina mi guardo con uno sguardo supplichevole. Mi ricordò molto il gatto di quel cartone animato orribile che parla di un orco verdastro. Mi si strinse il cuore ma se volevamo uscire con il suo papà, Cherie avrebbe dovuto venire a casa a cambiarsi.

“Charlotte, cara, se per te va bene avrei deciso di portare Cherie a mangiare un bel gelato e alla giostre”

“Non è necessario che si disturbi Cherie può venire con me e Tom questa sera”

“Credo che sarebbe meglio che voi due rimaniate un po' soli, in fondo avete così tanto di cui parlare. E poi nessun disturbo voglio conoscere un po' meglio la mia nipotina in fin dei conti devo recuperare ben tre anni persi no?”

“Cherie tesoro, che ne dici? Ti va di stare con la nonna questa sera e domani sera stai con me e papà?”

“Sì”

“Allora viene a dare un super bacio alla mamma che va a casa a cambiarsi per uscire con papà”

La piccola mi raggiunse e mi strinse forte forte a sè stampandomi un bacione sulla guancia.

“Io Char vengo con te devo prepararmi anche io in fin dei conti no?”

“Giusto” disse Bill sorridendo. Le stampò un piccolo bacio sulle labbra e ci accompagno alla porta.

Sentivo che quella sarebbe stata la notte più bella della mia vita. Forse.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


“Che mi metto?”

“Vicky calmati se non lo sai tu che metterti. Te lo devo dire io?

“Io stasera devo uscire con Bill. Cioè capisci? Ti prego aiutami, ti prego”

“Beh e io che devo dire? Devo uscire con Tom e saremo solo io e lui”

“Ho trovato!!”

Vedo che mi sta proprio ascoltando. Va beh poverina è così agitata.

“Cioè?”

“Un bel vestitino corto nero che è sempre molto gradito magari senza spalline e dei bei tacchi alti. Molto alti. Spalle fuori quindi bella collana che cade nel decolletè”

“Ah quindi vuoi proprio fargli capire “saltami addosso sono tua”. Beh... non credo sia esattamente l'approccio migliore considerando che non stai uscendo con Tom il porco, ma con Bill l'angioletto.”

“Sì forse hai ragione dovrei vestirmi normale”

“Non intendo che tu debba metterti in tuta da ginnastica però nemmeno così insomma sembreresti uscita con il solo intento di portartelo a letto”

“Sì va bene però mica posso fare la suora. Insomma anche lui ha diritto a rifarsi gli occhi. Visto che però non voglio litigare, che ne dici di questo?”

Agitava in mano un vestito nero con le maniche corte e la schiena coperta solo da un sottile strato di pizzo, era più lungo del precedente ma risultava sexy senza essere volgare.

“Mi piace. Provalo”

Le ci volle solo qualche secondo

“Beh direi fantasticamente straordinaria.”

“Sei sicura?”

“Sì sicurissima. Manca solo un ultimo tocco”

Mi alzai dal letto di Vicky e mi diressi verso camera mia. Tornai da lei con un paio delle mie scarpe preferite. Le mie fantastiche Jeffrey Campbell Foxy rosa.

“Ma questo sono LE scarpe! Io non posso accettare Char davvero non....”

“Zitta e infilale. Questa sera è una serata speciale e visto che io non le metto penso proprio che debba farlo tu”

“Grazie Char, ti adoro”

Mi disse abbracciandomi forte e sbaciucchiandomi le guance.

Sfilava per casa facendo finta di essere una modella, mi fece sorridere vederla così felice. I suoi boccoli biondi le cadevano perfettamente sulle spalle e quegli occhi cerulei erano risaltati da un trucco scuro. Era davvero bella Vicky e non era strano che Bill si fosse già innamorato di lei. Almeno questo è quello che mi sembrava.

“Bene io sono apposto. Tu invece che ti metti?”

“Beh sicuramente non mi vestirò bene come te. Io e lui dobbiamo solo parlare e mi vedrà in veste di mamma di sua figlia e non di donna da portare a letto.”

“Chiaro ma come hai detto tu a me, anche Tom ha diritto a rifarsi un po' gli occhi che dici?”

“Dico che se vuole rifarsi gli occhi sicuramente se li rifarà su Julia e non sulla sottoscritta” risposi in tono tra l'irritato e il demoralizzato.

“Ma che ti interessa di quella. Lo sai che non è quella giusta. Diavolo Char avete una bambina più legati di così. E poi anche Bill dice che quei due non andranno avanti molto”

“Che dice Bill?”

“Beh mi ha detto che ieri li ha sentiti litigare parecchio e che suo fratello si è stancato dei suoi capricci. Lui ha bisogno di una donna. Capito? Una donna. E chi è più donna di una mamma?”

“Smettila lo sai che non ho alcuna possibilità con lui”

“E invece si la devi smettere. Avanti vestiti. E scelgo io i tuoi vestiti chiaro? Non rompere e fai quello che ti dico”

“E va bene ma se mi sento male con quello che mi consigli non lo metto”

“Smettila di fare la bambina e provati questo vestito”

Mi passò un vestito lunghissimo di colore nero. Adoravo i vestiti lunghi anche perchè avevo la fortuna di essere abbastanza alta e magra da potermi permettere quel genere di vestiti senza mettere i tacchi. Lo indossai e mi sentii, manco a dirlo, subito a mio agio.

“Mi piace. Mi piace un sacco questo vestito”

“Hai visto? Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto. Ed ora le scarpe”

“Tacchi?”

“Sì mettiti beh queste. Sì queste”

Un paio di vertiginosi tacchi bianchi, davvero davvero belli.

“Come sto?”

“Beh mi sa che qualcuno vedendoti lascerà la sua fidanzata in tronco senza troppi problemi”

“Magari magari, ma non succederà”

“Smettila e finisci di prepararti che i signorini staranno per arrivare”

Raggiungemmo in fretta il vialetto di casa perchè avevamo sentito una macchina suonare il clacson. Era Bill. Era venuto a prendere Vicky per portarla chissà dove. Ero così felice per loro.

Erano le 9 e mezza e Tom ancora non era arrivato. Dieci meno un quarto entrai in casa, faceva troppo freddo.

Mi sedetti sul divano e mando un messaggio a Vicky:

 

Divertiti con i tuo Bill, sta attenta alle mie scarpe (scherzo) e non fare troppo la violenta a letto. Io ti aspetto a casa (se torni) Tom alla fine non è venuto. Guardo la Tv e magari comincio a sistemare l'inventario del negozio. Buonaserata.”

 

Dieci. Dieci e mezza. Undici. Avevo finito l'inventario. Non mi restava che cambiarmi ed andare a letto. Stavo per togliermi le scarpe, mentre il cellulare cominciò a vibrare. Un messaggio. Lo lessi mentre salivo le scale per raggiungere la mia stanza.

 

Mi dispiace, tesoro. Bill mi ha detto che doveva andare da Julia per chiarire alcune cose”

 

Rispondo.

 

Già e probabilmente è rimasto da lei a consumare il pasto”

 

Non dire così dai. Vedrai che c'è una spiegazione.”

 

Lo conosco. Conosco Tom. So che è così”

 

Non conosci il nuovo Tom. È cresciuto e poi avevi detto che non avrebbe accettato Cherie e invece guarda che sorpresa”

 

Va beh sono le undici vado a nanna”

 

Mi dispiace, buonanotte Char”

 

Divertiti a fare la nanna da Bill?”

 

Scema”

 

Aprii la zip del vestito e sentii suonare il campanello. Scesi velocemente le scale e mi diressi ad aprire la porta.

Aprii.

Che sorpresa! Era Tom. Dopo aver consumato voleva venire da me? E per fare che?

 

“Scusa il ritardo, Charlotte”

“Figurati” sorrisi tristemente.

“Andiamo?”

“No Tom. Mi stavo svestendo” dissi indicando la zip del mio vestito aperta. “Sono stanca, ho fatto l'inventario del negozio.”

“Ah mi dispiace”

“Scusa se ti ho fatto venire fin qui. Avrei potuto avvertirti”

“No hai fatto bene. Anche io avrei dovuto avvertirti, ma ho dovuto fare una cosa”

“Già sei andato da Julia lo so”

“Come fai a saperlo?”

“Me lo ha detto Vicky che lo ha sentito da Bill. Poi beh ho pensato che giustamente visto che domani parte, fossi rimasto da lei”

“Per farci sesso?”

“Certo, Kaulitz. A fare che cosa secondo te?”

“No. Sono andato a salutarla e volevo risolvere un battibecco avuto qualche giorno fa.”

“Ah beh allora hai fatto bene. Sono contenta che si sia risolto tutto”

“No veramente ci siamo lasciati. Ho portato via tutte le mie cose. Le mie storie non sono lunghe.”

“Ah cavolo non volevo. Scusa. Mi dispiace”

“Ehm grazie. Ora vado, vedo che sei molto stanca”

Devo fermarlo. Devo cercare di parlare con lui.

Fece per girarsi e raggiungere la porta.

“No aspetta.”

Tom si voltò verso di me con un espressione interrogativa.

“Resta un po' qui con me.”

“Certo. Che vuoi... fare?”

“Parlare”

Lo feci accomodare sul divano e spensi la Tv che era rimasta accesa da prima.

“Se ti chiedessi un bacio me lo daresti?” chiesi improvvisamente.

Tom mi si avvicinò e mi diede un casto bacio sulle labbra. Lo so non era giusto. Lui aveva appena lasciato la sua ragazza e io ero lì a fare la gatta morta. È scorretto, ma io lo volevo a tutti i costi.

“Ti va di parlare di quello che è successo con Julia? Come l'ha presa?”

“Beh male. Mi ha detto che mi ama e che senza di me non può stare.”

“Cavolo allora non era una tipa poi così superficiale come credevi”

“Lo è invece e non ama me, ma i miei soldi. Avevo bisogno di compagnia e beh lei è molto bella quindi... ”

“Già capisco.”

“ E poi non mi piaceva più.”

“Ah hai visto una bella cameriera in qualche locale di lusso eh?” dissi ridendo.

“No. Un'altra ragazza”

“Ah si?! e com'è?”

“Molto bella. Ha i capelli lunghi castani e gli occhi verdi è molto speciale.”

Stava parlando di me? No impossibile.

“Ah beh è molto fortunata”

“Mio Dio parlavo di te. Stavo parlando di te, Char”

Che idiota. Divenni rossa in viso.

“Ok basta” sorrisi.

“Sì infatti ora passiamo ai fatti” disse avvicinandosi scherzosamente a me.

“Quali fatti? Signorino, lei sta correndo un po' troppo”

“Posso baciarti?”
“I baci non si chiedono”

Si avvicinò a me ancora di più. I suoi occhi si illuminarono. Posò le labbra sulle mie e cominciò a baciarmi. Dapprima lentamente come faceva sempre. Poi mi posò una mano dietro la schiena e mi fece stendere lentamente sul divano. Addio cautela e castità. Cazzo dopo tre fottutissimi anni ecco il bacio che stavo aspettando. Sapeva di fumo mischiato con un altro sapore che non riconobbi. Sapeva di buono. Le nostre lingue danzavano sfiorandosi. Gli morsi le labbra e iniziai a giocare con il suo piercing cosa che fece diventare il suo respiro già affannato ancora più profondo e rumoroso. La sua barba mi pizzicava il mento, ma era un solletico piacevole.

Mi salì sopra e cominciò ad accarezzarmi piano. Si tolse la maglia e tolse il mio vestito già slacciato.

“Che stiamo facendo?” dissi affannata.

“Ci amiamo, Char”

Ritornai di colpo in me.

“No fermo” dissi alzandomi di scatto e allontanandolo da me. “Non voglio.”

“Perchè? Sarà diverso dalla prima volta. Lo giuro. Era solo per farti capire quello che sento dentro quando tu sei con me”

“Non so a che ti riferisci ma ti assicuro che mi farebbe male il triplo questa volta”

“Questa volta sarà diverso perchè io resto qui con te. Non me ne vado. Non ti lascio sola.”

“Credo che dovresti andare adesso”

“Senti facciamo una cosa” fece una lunga pausa di silenzio come se stesse pensando a qualcosa di davvero importante.

“Cioè?”

“Facciamo che stasera sarà tuo compito provare a farmi innamorare di te”

Non capii il perchè di quella proposta. Diamine si era appena lasciato con la sua ragazza e mi veniva a dire queste cose?!

“Non posso”

“E perchè no?”

Eh giusto Cherlotte, perchè non puoi? Spiegalo al nostro amico. Non lo so. Non lo so perchè non posso. La verità è che mi andrebbe davvero tanto, ma non sapevo niente in quel momento.

Decisi di buttarla sul ridere, non trovando una risposta davvero convincente che avrebbe potuto soddisfare me e anche lui.

“Beh semplice, dopo non potresti più fare a meno di me”

“Sfotti?”

“Assolutamente sì”

“E se ti dicessi che adesso che vi ho ritrovato non ho nessuna intenzione di perderti o di fare senza di te?!”

“Beh probabilmente, farei l'amore con te, ma oggi no prima ti devo fare innamorare di me” sorrisi.

“Allora accetti la sfida? Vedrai ci riuscirai”

“Lo so”

Dopo quella frase uno sbadiglio si produsse senza chiedermi il permesso.

“Sei stanca eh?”

“Sì decisamente”

“Facciamo un cosa andiamo in camera stanotte dormo con te”

Ero confusa, ma decisi di accettare. Salimmo le scale e lo condussi in camera mia. Si tolse le scarpe e salì sul letto mentre io andai a coprirmi visto che ero rimasta in intimo.

“Vieni qui sdraiati accanto a me”

Era la seconda volta che dormivamo insieme. Appoggiai la testa sul suo petto e mi rilassai. Mi sentivo bene, mi sentivo come se lui ormai fosse la mia famiglia, come se stare abbracciati così fosse una cosa normale.

“Se non fossi qui e non sapessi che sei reale, crederei di essere in un sogno”

Alzò la testa per assicurarsi che fossi sveglia e fossi perciò cosciente di quelloc eh stavo dicendo.

“Mi piace stare qui con te”

“Anche a me. Ma ora ti prego dormiamo perchè domani mattina ho il turno in negozio e non so se riuscirò ad alzarmi”

“Va bene, va bene. Buona notte, Char”

“Buonanotte, Tom”

Ci scambiammo un piccolo bacio casto ed entrambi ci addormentammo felici.

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