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-Che cosa?!- esclamò un ragazzino dai capelli color nero
corvino- Ti sbagli!
-E invece è vero- disse una ragazzina che camminava a pochi
passi davanti a lui- Non sarai mai in grado di diventare un maestro di pokèmon.
-Ritira subito quello che hai detto!- il ragazzino la sorpassò,
si mise davanti a lei fermando la sua camminata e la guardò deciso- Io
diventerò un master pokèmon!
La ragazzina dai capelli color arancio lo guardò e poi
allungò la mano destra verso la fronte del ragazzino. E con un gesto semplice,
schioccò le dita sulla fronte della persona davanti a lei, facendogli perdere
l’equilibrio.
-Sciocco- disse seria- Non basta la convinzione per diventare
master pokèmon.
-Eh?- il ragazzino si toccò la fronte, dopo aver recuperato
l’equilibrio.
-D’accordo, hai vinto degli incontri…ma questo non significa
niente. Paragonato agli altri allenatori…tu sei un minuscolo insetto- disse
duramente, facendo arrabbiare il ragazzino.
-E’ facile parlare tu! Non sei un’allenatrice di pokèmon! Non
puoi capire!- si girò e corse via- Baka!- gli gridò quando era ormai lontano.
La ragazzina lo guardò allontanarsi, senza muoversi e senza
cambiare espressione.
Forse…aveva esagerato? No…era per il suo bene.
*****
Un signore anziano con un lungo camice bianco, uscì dal suo
laboratorio e si stiracchiò i muscoli, mentre guardava deliziato il cielo di
quella mattina.
I pokèmon, quelle belle creature di cui si prendeva cura
ogni giorno, se ne stavano tranquillamente scorrazzando nel prato accanto al
laboratorio.
Guardò felice quei pokèmon, ma qualcosa catturò la sua
attenzione…era una persona, più precisamente un ragazzino che correva in
direzione del laboratorio.
-Ehi, Satoshi- salutò il signore.
-Prof. Ookido!- disse il ragazzino, raggiungendolo.
-Eh, eh, sei venuto per Pikachu, vero?- disse il signore
guardando il ragazzino, ma poi notò il suo sguardo amareggiato- Fammi
indovinare…avete di nuovo litigato?
-Chi?- disse sorpreso Satoshi.
-Con Kasumi, no?- sorrise divertito- Non fate altro che punzecchiarvi,
eh?
-No, non è così- scosse la testa triste- E’ Kasumi che…
-E dimmi, cosa è successo questa volta?- chiese mentre invitava
a Satoshi ad entrare nel laboratorio.
-Ha detto che non diventerò mai un master pokèmon.
-Oh, capisco. E’ per questo che sei arrabbiato?
-E non è un buon motivo? Insomma, si da arie di chi sa sempre
tutto, però non è tanto brava negli incontri!- si lamentò, sbuffando.
-Eh, eh, sempre i soliti- ridacchio, mentre apriva la porta che
conduceva in una delle stanze del laboratorio.
-Non c’è niente da ridere!- si offese il ragazzino.
Un pokèmon giallo con lunghe orecchie saltò dal tavolo dove
stava mangiando e corse in braccio al ragazzino.
-Ehi, Pikachu, tutto bene?
-Pika! (Si!)
-Ne sono contento…- sorrise, abbracciandolo affettuosamente.
Poi guardò il signore che aveva di fianco- La ringrazio molto di essersi preso
cura di Pikachu.
-Oh, nessun problema- sorrise, mentre chiudeva la porta e
s’incamminarono lungo il corridoio, verso l’uscita- Pikachu aveva solo bisogno
di una pomata e di un po’ di riposo per riprendersi- guardò il ragazzino e il
pokèmon- Sai, il tuo Pikachu ha fatto grandi progressi…mi ha sorpreso la sua
velocità nel riprendersi. Era molto ansioso di tornare da te.
-Lo stesso vale per me- sorrise.
Il prof. Ookido guardò Satoshi e si sentì più sereno. Era
stata una buona idea affidargli come primo pokèmon Pikachu, anche se all’inizio
era ansioso. Pensava che con il carattere di Pikachu, nessuno sarebbe riuscito
a diventarne amico. Chissà perché poi…quella mattina che il piccolo Satoshi si
era presentato al laboratorio, tutto ansioso di ricevere il suo Pokèmon…aveva
deciso di darli Pikachu. La maggior parte degli allenatori aveva iniziato con
pokèmon di elementi base, come il fuoco, acqua ed erba.
In un certo senso, era una fortuna che Satoshi fosse
arrivato tardi quel giorno e che in mancanza di altri Pokèmon, il professore
Ookido abbia deciso di fare un tentativo…anche se l’inizio non era molto
promettente. Ma con il tempo, aveva visto dei notevoli miglioramenti in
Pikachu, sia sotto il profilo combattivo, che comportamentale. Sì, Satoshi era
riuscito in quello che molti avrebbero fallito. Era riuscito a diventare amico
di un pokèmon difficile.
Ed era una cosa grandiosa che esistessero persone come lui,
con una grande passione per i pokèmon.
Sì, aveva preso tutto dal padre…
-Adesso io vado, la mamma mi starà aspettando.
-Certo- gli aprì la porta dell’ingresso- Ah, e poi…
Satoshi si girò verso il signore.
-…non arrabbiarti per quello che ti ha detto Kasumi. Sono
sicuro che non lo ha detto per cattiveria. Lei tiene molto a te- sorrise- anche
se non lo dimostra apertamente.
Satoshi lo guardò perplesso.
-Sarà, ma Kasumi a volte è proprio perfida.
-Eh, eh- ridacchiò- sta tranquillo. Un giorno andrete
d’accordo- e lo spinse fuori dal laboratorio- Ciao e a presto- lo salutò.
-Arrivederci e grazie!- e si allontanò, con in braccio il suo
Pikachu.
Lei tiene molto a te, anche se non lo dimostra
apertamente.
“See, non credo proprio. Kasumi rimarrà la solita, anche
dopo mille anni!”
Pensando a questo, si avviò verso casa.
La sua casa era una bella villetta con il suo giardino ben
curato, in un paesino tranquillo e pacifico, Pallet Town. Attorno alla sua casa
c’erano poche case e da lì al laboratorio del prof. Ookido ci volevano solo
quindici minuti a piedi.
Eh, sì, Pallet Town era proprio un posto da paradiso, come
molti lo definivano.
-Che noia- sbuffò la ragazzina dai capelli color arancio
guardando l’orologio della cucina- Ma quanto ci impiega?
-Stai aspettando Satoshi?- chiese una donna dai capelli castani,
raccolti in una coda e con un grembiule sul suo vestito- Dovrebbe essere qui a
momenti- disse mentre tagliava le verdure.
Kasumi guardò inorridita le verdure che stava tagliando la
signora per la cena ed uscì dalla cucina.
Mentre si dirigeva verso il soggiorno, sentì la porta
d’ingresso aprirsi.
-Oh, finalmente sei arrivato Satoshi- disse Kasumi e guardò il
pokèmon che aveva in mano- Oh, sei andato a riprenderti Pikachu.
-Pika! (ciao!)
-Ciao Pikachu- salutò il pokèmon, mentre Satoshi lo appoggiava
per terra- Pensavo che ti avesse mangiato uno Snorlax, scambiandoti per un
salame- disse al ragazzino.
-Spiritosa- disse sarcastico e poi si avviò in cucina per
salutare la madre.
-Ciao figliolo, sei andato dal prof. Ookido?- disse la signora
sorridendogli e fermandosi di cucinare.
-Sì, mamma- disse Satoshi annuendo- E’ pronta la cena?
-Certo, pazienta ancora qualche minuto.
-Bene- e uscì dalla cucina per salire su per le scale.
-Ehi, Satoshi- lo chiamò la ragazzina dai capelli color arancio
raccolti in un codino laterale- Mi stai ascoltando?- disse scocciata, visto che
il ragazzino l’aveva ignorata.
Satoshi arrivò fino alla sua stanza, senza aprire bocca.
-Ah, ho capito. C’è l’ hai con me per oggi- disse la ragazzina,
appoggiando le mani sui fianchi- E’ così, vero?
-Ti sbagli- disse aprendo la porta e guardando Kasumi dalla
soglia dell’entrata- Non sono più un bambino, non me la prendo per queste
sciocchezze- disse con superiorità e chiuse la porta.
“Sarà, ma a me non sembra”- pensò Kasumi, davanti alla porta
chiusa. Si girò e si avviò verso le scale- “chissà se oggi dà qualche film
interessante”
Satoshi si appoggiò sulla porta e guardò per terra, dove
c’era il suo Pikachu che l’osservava.
-Non preoccuparti, non è niente- disse lui cercando di sembrare
convincente.
Si staccò dalla porta e si avvicinò alla finestra. Aprì le
ante della finestra e fece entrare aria nella stanza. Poi, guardò la foto che
aveva nel porta foto sulla scrivania.
Ritraeva cinque persone. Una donna dai capelli castani, un
signore dai capelli grigi e poi giù tre bambini. A destra un bambino con occhi
fini che guardava con noia davanti a sé, al centro un bambino dai capelli color
nero corvino, che sorrideva contento e a sinistra, un poco in disparte dal
gruppo, una bambina dai capelli color arancio, che incrociava le braccia e
guardava di lato la macchina fotografica.
Da un bel po’ di anni, la sua vita era cambiata. Dall’arrivo
di lei…
*****
Una signora stava lavando i piatti, mentre un ragazzino
scese dalle scale, fino a giungere in cucina.
-Mamma…- si guardò in giro- Non c’è Kasumi?
-No- si girò a guardare il figlio- E’ uscita. Perché, avevi
bisogno di lei?
-No, no- scosse la testa e si sedette vicino al tavolo-
Figuriamoci.
La madre lo guardò. Era assorto nei suoi pensieri, con i
gomiti appoggiati sul tavolo che sostenevano il mento.
-E’ successo qualcosa?
-No, perché?
La signora sorrise e si asciugò le mani sul grembiule.
-Perché ogni volta che litigate, tu sei triste.
-Non è vero!- cercò di difendersi.
-Allora, cos’è successo questa volta?- chiese sedendosi di fronte
al figlio.
-Niente…- disse distogliendo lo sguardo dalla madre.
-Niente non è la parola giusta- sorrise e lo guardò- Dimmi.
Non c’era niente da fare. La madre riusciva sempre a capire
tutto di lui. Non c’era modo di nascondergli qualcosa.
-D’accordo…è successo che Kasumi non mi ritiene ancora in grado
di disputare gli incontri che si terranno al torneo Indigo.
-Oh, è per questo?
-Sì, lei non fa che criticarmi ogni volta…perché faccio questo,
perché faccio quello…parla, parla come se ne intendesse molto. Ma lei non ha
mai disputato un incontro vero.
-Non ti va giù che ti consideri ancora inesperto?
-Mh…ogni tanto mi piacerebbe che invece di criticarmi, facesse
il tifo per me.
-E quindi è questo- disse appoggiando il mento alla mano
destra-…lei ti vede ancora inesperto, mentre tu vorresti che lei tifasse per
te- riassunse.
-Più o meno…
-Ci tieni molto al parere di Kasumi, eh?
-Non ho detto questo- disse leggermente imbarazzato.
-Ih, ih, non è cambiato molto…
-Come?- chiese Satoshi senza capire.
-Mi ricordo che quando eravate più piccoli, litigavate spesso.
Kasumi ti prendeva in giro e tu facevi di tutto per ottenere la sua attenzione.
A costo di combinare qualche guaio- rise mentre ricordava- Una volta hai
sfidato Kasumi a una gara di nuoto, ma ancora non sapevi nuotare bene e così
per poco annegavi.
Satoshi si sentì ancora più imbarazzato. Non si ricordava di
certi episodi.
-Oppure c’è stata una volta che sei salito su un albero, ma sei
scivolato e ti sei fatto male al braccio.
-Mamma, per favore…- disse Satoshi con la testa sprofondata
dalla vergogna- Possiamo finirla con i ricordi?
-Come vuoi…ma eravate davvero carini.
-Ma ormai siamo cresciuti.
-Sì, è vero…ma non del tutto- si alzò dal tavolo- Ne avete di
tempo per maturare e di commettere errori. L’importante è apprendere dalle
esperienze. Non avere fretta di crescere subito. Hai ancora molto da imparare.
E sono sicura che Kasumi vuole dirti questo. Lei vuole solo che tu maturi.
-Non sembrerebbe…a me sembra che ci provi gusto a prendersi
gioco di me.
-Dici così ma…- guardò la finestrella della cucina- Sappiamo
entrambi che non è così…vero?
-…
-Stupida!- disse un bambino dai capelli color nero
corvino e una t-shirt verde acqua.
-Stupido!- ribatte una bambina dai capelli color
arancio e una maglietta gialla.
Si fecero la linguaccia ed ognuno prese direzioni
differenti.
Il bambino dai capelli neri raggiunse un laboratorio non
molto distante da lì.
Un signore era preso a scrivere qualcosa su dei fogli,
che non si accorse dell’arrivo del bambino.
Passò vicino al recinto dei pokèmon per controllare le
loro condizioni e notò un bambino vicino a dei pokèmon.
-Satoshi?- disse sorpreso il signore- Ehilà, come va?
-Salve prof. Ookido…- disse Satoshi alzando lo
sguardo- Non le dispiace se sto qua un po’?
-Certo che no- sorrise, poi si guardò in giro- Mh?
Non vedo tua sorella…dov’è Kasumi?
Il bambino non rispose e chinò lo sguardo.
-Abbiamo litigato- rispose.
-Oh, capisco- si chinò vicino a lui- E per che cosa?
-Volevo catturare un pokèmon…
-Come?
-Sì, l’ho visto fare in tv…- disse Satoshi- gli
allenatori catturano i propri pokèmon prima di farli allenare.
-Sì, ma non credi di essere ancora un po’ piccolo per
queste cose?
-Allora anche lei la pensa come Kasumi- disse un po’
demoralizzato.
-Ogni cosa ha il suo tempo, Satoshi. Non avere fretta
di crescere- gli accarezzò la testa- Sono sicuro che diventerai un ottimo
allenatore.
-Lo crede davvero?- iniziò a sorridere.
-Certo- fece cenno di sì- Ah, solo per curiosità…come
avevi intenzione di catturare il pokèmon?
-Con le mani- fece vedere le sue braccia con il sorriso
sulla faccia.
Il signore stette un attimo in silenzio, poi scoppiò a
ridere.
-Ehi!- disse offeso Satoshi.
-Scusa, scusa…ma non è certo così che si catturano i
pokèmon.
-No?
-No. E poi è pericoloso…pensa se il pokèmon si
sarebbe arrabbiato e ti avrebbe attaccato? Ti saresti fatto molto male.
-Ma io sono prudente e poi non gli voglio fare del
male.
-Lo so, ma i pokèmon selvatici non sono come quelli
addomesticati. Non sono abituati agli uomini e attaccano se qualcuno gli si
avvicina.
-Oh…
-Adesso capisco…Kasumi si è arrabbiata per questo,
vero?
-Sì…ha detto che ero un incosciente e io mi sono
arrabbiato.
-L’ ha detto solo per il tuo bene.
-Se pensa al mio bene, perché non è un po’ più
gentile?
-Eh, eh…purtroppo non siamo fatti alla stesso modo-
si alzò in piedi- Ma io credo che sia una cosa positiva. Pensa se fossimo tutti
uguali, ci annoieremo di sicuro. E lo stesso vale per i pokèmon. Ci sono tante
specie e ognuno con un carattere differente. Quando crescerai te ne accorgerai
da solo.
-Mh…- disse poco convinto.
-Satoshi?- lo chiamò la madre.
-Eh?- si svegliò dai suoi pensieri.
-Tutto bene?
-Ah, sì- si alzò dalla sedia- Vado in stanza.
-D’accordo.
Il ragazzino salì le scale, seguito dal suo Pikachu ed entrò
in stanza.
Con suo stupore, si ritrovò una ragazzina in stanza. Stava
seduta sul bordo della finestra aperta.
-Ehi, c’è ne hai messo di tempo.
-Kasumi? Da quanto sei qui?
-Mh…credo da qualche minuto.
-Sei entrata dalla finestra?- disse Satoshi vedendo la finestra
aperta.
-Sì.
-Perché non usi semplicemente la porta come fanno tutti?
-Non ci sarebbe più gusto- disse facendo spallucce.
-Non ti capirò mai- disse sospirando e sedendosi sul letto- E
poi la mamma ti ha ripetuto tante volte di non fare queste cose.
-Ehi…- gli lanciò un oggetto che lui prese al volo.
-Cos’è?
-Un dolce…lo vendono nel paese qui vicino.
-Come? Sei andata fin lì?
-Certo. E’ buono, sai? Perché non lo assaggi?
Satoshi prese il dolce ed iniziò a mangiarlo.
-Mh…hai ragione. E’ buono.
-Pika? (e a me?)
-Certo Pikachu, c’è n’è anche per te- disse Kasumi, dandogliene
un pezzo.
Il pokèmon lo mangiò di gusto.
-Sai, la signora che mi ha venduto questi dolci, ha detto che
c’è un posto dove passano parecchi pokèmon…
-Davvero?
-Ho pensato che sarebbe l’ideale per te. Potresti tentare di
catturare qualche pokèmon.
-Come?- disse sorpreso Satoshi.
-Beh, al torneo si partecipa con sei pokèmon…e tu finora ne hai
cinque…
-Mh, è vero…
-Allora ci andiamo domani.
-Domani?
-Sì, domani non c’è scuola e abbiamo tutto il giorno- si avviò
alla porta- Ti va bene?
-Sì…
-Allora a domani- aprì la porta e si fermò- Satoshi…
-Sì?
-Sei ancora arrabbiato con me…?
Satoshi la guardò, poi scosse la testa.
-No, non più.
Kasumi era di spalla a lui, ma Satoshi riuscì a vedere un
sorriso di sollievo sul volto di lei, prima di uscire dalla stanza.
Un bambino era sdraiato sul letto, finché sentì bussare.
Il bambino si alzò e si accorse che proveniva dalla finestra.
Si avvicinò alla finestra e vide una bambina che gli
faceva un cenno di saluto.
-Kasumi!- aprì subito la finestra- Cosa ci fai qui!
Se ti vede la mamma, si arrabbia!
La bambina entrò nella stanza e mostrò una videocassetta
con aria contenta.
-Cos’è?
-Non lo immagini? E’ la registrazione di: imparando
con i pokèmon.
-Mh?
-Mi hanno detto che trattano temi importanti come
catturare i pokèmon ed addestrarli…insomma, sono le basi importanti di chi
vuole diventare allenatore pokèmon.
-Come mai…?
-Non fraintendere, mi hanno detto che è interessante
e quindi l’ho preso. E visto che poteva interessare anche a te, mi sono chiesta
se ti andava di vederlo insieme a me.
-Ma la mamma…
-Ih, ih, non preoccuparti, a quest’ora starà
dormendo- ridacchiò facendogli l’occhiolino- Basta che non facciamo rumore
quando andiamo in sala.
-Va bene.
I due uscirono dalla stanza, camminando pian piano e
raggiungendo la sala.
-Nessuno in vista- disse Kasumi sottovoce- Puoi
mettere la cassetta.
-Okey- inserì la cassetta nel videoregistratore e si
sedettero sul divano, davanti alla televisione.
I due bambini guardarono incuriositi il video.
-Ehi, Kasu…
-Mh?- spostò il suo sguardo dal televisore al
bambino.
-Tu credi che diventerò un allenatore di pokèmon?-
disse un po’ preoccupato.
-Ehi, tu non diventerai un allenatore di pokèmon…-
disse seria.
-Ah…- Satoshi chinò la testa triste.
-…tu diventerai il miglior allenatore pokèmon-
sorrise.
Satoshi alzò la testa sorpreso.
-Però per favore non tentare più di catturare un
Pidgey con le mani.
I due risero, poi rimasero fino a tardi a guardare la
cassetta, finché il sonno non ebbe il sopravento su di loro.
Una signora con una vestaglia rosa addosso e una coperta
in mano scese le scale e raggiunse la sala.
Due bambini stavano dormendo sul divano, sdraiati uno
accanto all’altro.
La signora sorrise e coprì i due bambini con la coperta.
Spense il televisore e diede un bacio sulla fronte ai due bambini, prima di
tornarsene a letto.
-Pika? (cosa succede?)- chiese il pokèmon, vedendo il suo
allenatore silenzioso.
-Niente…- sorrise e si sdraiò sul letto- Andiamo a dormire,
Pikachu. Ho il presentimento che domani Kasumi ci sveglierà presto.
Eccomi qua! Per chi pensava che mi ero persa nei meandri
della disperazione…ecco che sono risorta! Già, già, perché in tutto questo
tempo, ho cercato di scrivere questa fan-fiction…ma per non rischiare di
lasciarla a metà…ogni giorno cercavo di scriverne almeno un rigo (ehh, mi
spreco ^_^’).
Ho già in mente la storia, però ci sono ancora dei punti che
devo sistemare…ma al più presto un nuovo capitolo! Contateci!
Buio e silenzio…d’improvviso una luce illumina un ragazzino.
Indossa una t-shirt nera, una giacchetta blu e dei jeans azzurri. In testa ha
un capello rosso e bianco, con su lo stemma della Lega pokèmon.
-Agilità, astuzia, forza…ecco le principali qualità di un
ragazzo che diventerà un master pokèmon…- disse il ragazzino con voce seria.
Poi suono di trombe e coriandoli dal cielo- Ed ecco il formidabile ed
incredibile, Satoshi Katsumoto! (^O^)
-Ma falla finita (¬_¬)- disse una ragazzina seduta sul letto
con le gambe incrociate.
-Ah! Kasumi, quando sei entrata! (°o°)’- disse sorpreso il
ragazzino, tornando alla realtà.
-Abbastanza in tempo per vedere la tua sceneggiata infantile
(¬.¬).
Satoshi divenne d’un colpo tutto rosso dalla vergogna.
-A chi hai dato dell’infantile! (ò///ó)- disse agitato e
arrabbiato.
-Al signor master pokèmon- ridacchiò.
-Unf!- sbuffò imbarazzato- Vedremo chi ride domani!
-Ah, già…domani iniziano le iscrizioni al torneo…- Kasumi alzò
gli occhi al cielo.
-Cos’è quello sguardo? (-_-)- disse Satoshi guardando Kasumi
con sospetto.
-Niente, niente…(U.U)
-Mh, scommetto che stai pensando che non c’è la farò! Ebbene ti
ricrederai quando mi vedrai combattere!
-Ma Sato…- lo guardò- tu sei ancora piccolo.
-Che cosa?! Guarda che io ho l’età giusta per…- si fermò,
quando vide Kasumi che gli indicava di guardarsi.
Satoshi si girò verso lo specchio e vide riflessa l’immagine
di un bambino di otto anni.
-Che cosa?! (OoO)’- esclamò spaventato- Non è possibile! Noooo!
(>o<)
-Piantala di fare casino!
Satoshi si sentì dare un colpo alla testa, cadendo per
terra.
Aprì gli occhi. Era per terra e davanti a lui in piedi c’era
Kasumi con una faccia poco contenta.
-Kasumi, ma perché cavolo…!- si alzò massaggiandosi la testa,
ma s’interrose guardandosi.
Indossava il suo pigiama ed aveva il suo solito aspetto di
ragazzino di dieci anni.
-Ma allora…era un sogno?- disse sollevato e felice.
-Ma di che blateri?- disse Kasumi arrabbiata- Se non ti muovi
arriveremo tardi a scuola!
-Ho sognato, che bello! (ç.ç)- disse ignorandola e con le
lacrime agli occhi per la felicità- Non sono più un bambino! E’ meraviglioso.
-Mi stai ad ascoltare?! (-_-)*- gli tirò un pugno facendolo
cadere per terra stecchito- Assurdo, ogni volta è la stessa storia! Devo venirti
a svegliarti ogni mattina, perché non riesci mai ad essere puntuale!- disse
adirata e dirigendosi verso la porta- Se non ti sbrighi, mi finisco io la tua
colazione!- ed uscì dalla stanza da letto.
-Eh, eh…non sono rimpicciolito…- disse Satoshi ko sul
pavimento, ma felice.
*****
Un ragazzo dai capelli castani indossò la divisa scolastica
ed uscì dalla stanza.
-Buongiorno Shigeru- disse un signore anziano.
-Buongiorno nonno- disse sedendosi a tavola con lui e
versandosi del caffè nel latte.
-Oggi inizieranno le iscrizioni al torneo…- disse sorseggiando
la sua tazzina di caffè e guardando il giornale- ci sarà molto da fare, visto
che mi hanno chiesto di collaborare con loro, quindi non aspettarmi per cena,
perché arriverò tardi.
-D’accordo- disse indifferente.
Passarono dei minuti dove nessuno aprì parola, come era di
consuetudine durante la colazione.
-…e così, questo sarà il vostro primo torneo- disse il signore,
guardando il nipote- Sei emozionato?
-Non più di tanto- continuò a bere la sua tazza.
-Eh, eh, immagino che Satoshi lo sarà…aspettava questo giorno
da tanto tempo.
-Mh- appoggiò la tazza sul tavolo e si alzò- Io vado a scuola.
-Va bene, buona giornata- gli sorrise, mentre Shigeru prese la
sua cartella ed uscì dalla casa.
Camminò in silenzio nelle stradine in direzione della
scuola.
-Sei una persona brutale!
-E tu sei un dormiglione!
Anche in lontananza poteva riconoscere quelle voci. Si girò
dietro di lui e vide due ragazzini che si stavano avvicinando.
-Non riesci a svegliarmi più delicatamente? Dovevi proprio
tirarmi un pugno? Mi hai fatto male.
-Oh, scusa tanto- disse irritata- Ma tu non facevi che agitarti
e non aveva la minima intenzione di svegliarti.
-Sei perfida e senza tatto! Nessuno crederebbe che sei una
femmina.
-Bada a come parli, tappo!
-Sarò pure più basso di te di qualche centimetro, ma non sono
così piccolo! Anzi sono normale per la mia età! Sei tu che sembri una giraffa.
-Che, giraffa?! Satoshi io ti…- fece per tirargli un pugno, ma
si fermò quando vide un ragazzino a pochi metri da loro- Oh, Shigeru.
-Vedo che ve la state passando bene- disse Shigeru, guardandoli
arrivare.
-Oggi iniziano le iscrizioni per il torneo…tieniti pronto, che
ti batterò!- disse Satoshi convinto.
-Ma se ti ha battuto ben sei volte- disse Kasumi indicando con
le mani sei dita.
-Ah, hai tenuto pure il conto! (>_<)’- disse frustato
Satoshi.
-Dubito che tu possa battermi, Sato- disse Shigeru, mentre i
tre camminavano verso la scuola.
-Ah, è così? Allora sfidiamoci, qui e adesso!- disse Satoshi
fermandosi e guardando Shigeru con aria di sfida.
-Che cosa?!- esclamò Kasumi- Non vorrai mica a metterti a
lottare con Shigeru! Arriveremo tardi a scuola!
-Se vuoi vai pure, io resto qui con Shige.
-Idiota, non iniziare a fare i capricci!- lo afferrò per le
braccia e cercò di trascinarlo via.
-Lasciami Kasumi!- Satoshi cercò di svincolarsi- Non
intrometterti!
Shigeru guardò la scena senza fare niente.
-Non ho tempo da perdere con un perdente- disse semplicemente
Shigeru, smontando completamente Satoshi in piccoli pezzi.
Si creò un silenzio gelido. Finché qualcuno apparve alle
loro spalle.
-Ehilà! Ciao a tutti!
-Takeshi!- esclamarono i tre.
-Come va? Bella giornata, non trovate?
-Non per essere pignola, ma ci solo nuvole- disse Kasumi.
-Ogni giornata è buona, se c’è gente allegra- disse Takeshi
guardandosi intorno.
-Takeshi…- disse Kasumi tirandogli l’orecchio- secondo me tu
stai guardando solo le ragazze.
-Eh, eh…che ci vuoi fare- ridacchiò.
-Non cambi mai (-_-)’.
-Mh? Ma che gli prende a Satoshi? Perché quella faccia
demoralizzata?- chiese Takeshi, guardando l’amico.
Satoshi non parlò. Ci pensò Kasumi a spiegarglielo,
indicando semplicemente Shigeru.
Non ci voleva molto per capire. Era ormai nota la rivalità
tra Satoshi e Shigeru…e soprattutto erano note le sconfitte di Satoshi.
-Suvvia, Sato!- disse Takeshi sorridendo e dando una grossa
pacca a Satoshi, che per poco lo butta a terra- Oggi è il grande giorno! Oggi
finalmente potrai scontrarti con nuovi avversari. Dovresti essere felice, visto
che non aspettavi altro!
-Lo ero…(-_-)’- disse Satoshi demoralizzato, ma poi si riprese-
Comunque hai ragione, non devo essere triste!
-Già!
-Oggi potrò mettere a frutto i miei allenamenti!
-Sì, e io potrò conoscere nuove ragazze!
-Dimostrerò a tutti quanto valgo e vincerò il torneo!
-Yeah! Riuscirò ad avere un appuntamento con una bella ragazza!
Kasumi e Shigeru guardavano i due ragazzini, mentre il fuoco
della grinta li infuocava tutto il corpo.
-Idioti (-_-)’- dissero i due spettatori.
*****
-Wow, non sto più nella pelle!- disse emozionato Satoshi.
Si guardò in giro…c’era molta gente che si era iscritta al
torneo Indigo. C’erano sia dei giovani che degli adulti.
-Satoshi, sei pronto?- chiese Kasumi.
-Certo!- disse con sguardo convinto.
-Bene (U.U)…allora puoi smetterla di tremare- disse
guardandogli le gambe.
-Che?! Non sto tremando!
-Certo, come no. Piuttosto è ora che ti avvii sul campo 16…il
tuo incontro inizierà tra pochi minuti.
-Di già? Devo ancora prepararmi!
-Ma se avevi detto che eri già pronto (-_-)’. Non è che hai
qualche ripensamento?
-Certo che no!- smise di tremare e guardò il suo pokèmon-
Pikachu, dobbiamo mettercela tutta!
-Pika (sì!)
-Allora…io e Takeshi ti aspetteremo fuori. Vedremo il tuo
incontro dallo schermo del salone principale.
-Va bene.
Satoshi si girò, ma non guardò davanti e andò a sbattere
contro una persona, finendo per terra.
-Ahi- disse Satoshi.
-Satoshi, tutto bene?- chiese Kasumi.
-Potresti fare più attenzione quando cammini, moccioso- disse
un ragazzo, spolverandosi la sua giacchetta- Guarda, mi hai stropicciato la
giacchetta.
-Eh…ah, scusa…- disse Satoshi alzandosi in piedi.
-Pensi che basti?- disse la ragazza dai lunghi capelli rosa,
accanto a lui- Non capisco proprio perché facciano partecipare i bambini a
questo torneo.
-Ehi! Non sono un bambino! Ho dieci anni!- disse offeso
Satoshi.
-Capirai la differenza…- disse il ragazzo, aggiustandosi i
capelli color viola.
-Penso che basti- disse Kasumi guardando i due ragazzi- Vi ha
già chiesto scusa. E poi non ci sono state conseguenze gravi, perciò finita.
-Ma guarda che impertinente, questa mocciosa- disse la ragazza.
-Che?!- disse infuriata Kasumi.
-Musashi, Kojiro, non abbiamo tempo da perdere per le
chiacchiere.
Satoshi e Kasumi guardarono sorpresi il pokèmon con
sembianze di gatto che stava con loro.
-Sbaglio Kasumi…o quel pokèmon ha appena parlato?- chiese
Satoshi.
-Hai ragione Nyath, abbiamo degli incontri da disputare- disse
la ragazza- Sarà per un’altra volta, mocciosi.
E i due ragazzi con il pokèmon si allontanarono lungo il
corridoio, sotto gli occhi increduli di Satoshi e Kasumi.
-Hai ragione Satoshi, quel Nyath è in grado di parlare.
-Ma com’è possibile?
-Non lo so. Piuttosto, non perdere tempo e muoviti ad andare
all’incontro.
-Ah, già certo.
I due ragazzini si salutarono e presero strade differenti.
Un ragazzo di carnagione scura era seduto su una delle sedie
di una grande stanza. Davanti a lui, c’era un enorme schermo.
-Spero che questo non gli impedisca di combattere bene.
-Non è questo che mi preoccupa…
-Mh?
-Ultimamente Satoshi ha vinto molti scontri con allenatori…non
vorrei che questo lo avesse esaltato, facendogli sopravvalutare il torneo.
-Già. Speriamo di no. Purtroppo per questi primi incontri
eliminatori, non possiamo stargli vicino.
-Sta iniziando- disse Kasumi guardando lo schermo nero
accendersi.
*****
-Allora?- chiese un ragazzo- Avete visto qualcuno d’importante?
-E’ ancora presto per trovare il nostro soggetto…- disse un
pokèmon- Dobbiamo aspettare che vengano eliminate le nullità e poi si vedrà.
-Nel frattempo ci possiamo divertire, con questi allenatori in
erba- disse una ragazza.
-No. Non fate niente che possa attirare l’attenzione su di
noi…ricordate che siamo qui in incognito.
-Ah, già…ma che noia- disse il ragazzo sbuffando.
-State tranquilli, presto potremo scatenarci- fece un sorriso
fra i denti.
*****
-Satoshi?
Satoshi si svegliò dai suoi pensieri.
-…che ci fai qui?
-Non ti ho più visto dall’incontro…così sono venuta a cercarti.
-Sei venuta…per ridere di me?
Kasumi si sorprese della sua domanda. Satoshi continuava a
stargli di schiena.
-Che stai dicendo?
-Era come dicevate…non c’è l’ho fatta…
-Solo perché hai perso il primo incontro? Che assurdità, ti
demoralizzi solo per questo?
-No, non è così…- si strinse di più le gambe al petto- Io non
c’è la farò. Non ho le qualità per esserlo.
-Satoshi…
-Mi sono solo illuso di potercela fare.
-Adesso piantala di deprimerti!- disse Kasumi arrabbiata- Hai
perso un incontro, va bene. Ma il torneo non è ancora concluso. Hai ancora
qualche speranza!
-E perché?- si girò verso Kasumi- Perché gli altri ridano di
me?
-Nessuno ride di te. Anzi, sono fiduciosi…credono in te, che
c’è la puoi fare.
-Non è vero! Tutti mi considerano ancora un bambino.
-Forse…ma di sicuro sei l’unico in grado di comunicare così
bene con i pokèmon. Tu hai delle qualità che gli altri non hanno. E mi sembra
assurdo che abbandoni così il tuo sogno di diventare master pokèmon.
-Tu non capisci!- disse scotendo la testa- Non sai cosa
significhi…dover dimostrare di essere bravo…di essere all’altezza di chi mi ha
preceduto…non sai che significhi deludere qualcuno…non sai che voglia dire,
dover emulare mio padre…- strinse i pugni- Tu non potrai mai capire come mi
sento!
Kasumi rimase in silenzio e abbassò lo sguardo.
Deludere qualcuno…
Non servi a niente
Delle immagini tornarono a galla. No, non era il momento.
Scosse la testa e guardò Satoshi.
-Già, hai ragione…io non so come ti senti- si voltò per
andarsene- L’unica cosa che so…è che facendo così, dimostri che rimarrai solo
unbambino. E non solo deluderai le
persone che credono in te…ma anche te stesso.
-…
Kasumi si allontanò, lasciando Satoshi di nuovo nei suoi
pensieri.
Cosa doveva fare?
*****
Ansimava, tanto era la fatica. Era passata qualche ora da
quando era lì e ancora non vedeva miglioramenti. Si chinò per terra per
riprendere fiato.
Alzò lo sguardo al cielo…il sole stava tramontando…si stava
avvicinando la sera. Si alzò con fatica e allungò la mano che aveva in mano una
pokè sfera. Con quella richiamò il pokèmon che stava davanti a lei.
Il rumore dei pokèmon selvatici che si muovevano nel bosco,
era l’unico suono che si sentiva lì.
La persona guardò triste la sfera che aveva in mano…ed
intanto dei ricordi passarono per la sua mente.
Chissà se c’è l’avrebbe fatta? Chissà se un giorno…avrebbe portato
a compimento il suo scopo?
Scosse la testa.
Si stava facendo tardi. Doveva muoversi a rincasare, prima
che facesse buio.
*****
Satoshi guardò il cielo che si oscurava. Era immerso nei
suoi pensieri, che non si accorse dell’arrivo di una persona.
-Sei ancora qui?
Satoshi si girò e vide Shigeru.
-Shige…anche tu vuoi aggiungere qualcosa alla mia sconfitta?-
disse ironico e triste.
-A dire il vero…non m’interessa- disse facendo spallucce.
Questo atteggiamento fece innervosire Satoshi. Non gli
interessava che avesse perso? Lo considerava un allenatore così scarso da non
essere tenuto in conto?
-Già…immagino- disse voltandosi e stringendo i pugni.
Shigeru guardò Satoshi e alzò gli occhi al cielo di un
colore rosso scuro e blu.
-A me non interessa un insignificante incontro, né se vincerai
o perderai…l’unica cosa che voglio…è scontrarmi con te alle finali del torneo.
Satoshi si girò sorpreso.
-Non capisco perché te la prendi in questo modo. Che vuoi che
sia una sconfitta? Non è mica la fine del mondo…potrai rifarti in altri
incontri. Il torneo è solo agli inizi.
Satoshi non poteva crederci…era il Shigeru che conosceva o
un suo clone? Non poteva credere che parole simili uscissero dalla bocca di
lui. Forse…in fondo…Shigeru lo considerava un degno avversario.
-Sì…- sorrise- E’ solo agli inizi…e presto ci vedremo in
finale. Puoi contarci!
Shigeru fece un segno di consenso e si allontanò
soddisfatto.
Facendo così, dimostri che rimarrai solo unbambino. E non solo deluderai le persone che
credono in te…ma anche te stesso.
Già, aveva ragione Kasumi. Se si sarebbe arreso adesso,
tutti gli sforzi fatti fino a quel momento, sarebbero stati invani…e avrebbe
deluso tutte le persone che credevano in lui…anche Shigeru.
Sì…lui era deciso ad impegnarsi e scontrarsi con Shigeru!
Questa era una promessa!
*****
-Kasumi!- Satoshi entrò di colpo nella stanza.
-Eh?- Kasumi si girò verso la porta.
-Che stai facendo?
-Niente…sto solo ripassando per la verifica- appoggiò il libro
aperto sulla scrivania- Piuttosto tu…- si avvicinò a lui e gli diedi un pugno.
-Ahi! Perché?- disse coprendosi la testa con le mani.
-Non hai ancora imparato a bussare prima di entrare?
-Ma se tu entri sempre nella mia stanza (-_-)’
-E’ differente Satoshi- fece cenno di no con il dito- Nelle
stanze delle signorine bisogna bussare prima di entrare.
-Perché, tu sei una signorina? (¬.¬)- disse a bassa voce
Satoshi.
Gli arrivò dritto in faccia un cuscino.
-Ti ho sentito (-_-)* - appoggiò il braccio sulla scrivania-
Piuttosto, che volevi dirmi?
-Ah, già…domani mattina avevo intenzione di svegliarmi presto
per esercitarmi…il prossimo incontro di pokèmon si terrà fra due giorni.
-Mh.
-Ma come, non dici niente?
-Che dovrei dire?
-Non so…- alzò lo sguardo- Pensavo che ti saresti sorpresa di
come mi sono ripreso.
-Non vedo perché dovrei essere sorpresa…- si girò e riprese il
suo libro aperto- Non avevo dubbi che ti saresti ripreso…non sei il tipo che si
arrende così facilmente.
Satoshi sorrise. In fondo, a modo suo Kasumi gli stava
dicendo che credeva in lui.
-Però avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse domani…- lasciò
la frase vaga.
-D’accordo, ti darò una mano…- disse senza voltarsi e girando
pagina al libro- Però adesso esci che mi distrai.
-Bene, allora a domani- uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Appena sentì il rumore della porta che si chiudeva, Kasumi
si accasciò sulla scrivania.
-Che stanchezza…
Fuori dalla finestra, era ormai notte e si poteva vedere
bene il chiarore della luna.
Volevo precisare che questa fan fiction non è incentrata
sugli incontri di Pokèmon, ma sui personaggi. Quindi, non mi dilungherò a
descrivere gli incontri, per questo motivo.
Una ragazzina dai lunghi capelli azzurri, camminò lungo il
corridoio della scuola tenendo in mano la cartella della scuola.
-Marina!- la chiamò una ragazzina, una compagna di classe,
dall’entrata di un aula.
-Ciao Samantha!- salutò sorridendo.
-Come va? Hai fatto i compiti?
-Sì.
-Non è che mi faresti vedere gli esercizi? Sai, non ci ho
capito tanto.
-Certo- entrò in classe e si avvicinò al suo banco. Appoggiò la
cartella sul banco, mentre altre ragazze le andarono incontro.
-Ciao Marina- la salutarono.
-Ciao ragazze.
-Ehi, hai visto ieri? C’era uno spettacolo con dei ragazzi così
carini!- disse una ragazzina.
Il gruppetto iniziò a chiacchierare, mentre Marina le
ascoltava e tirava fuori i suoi quaderni.
Poi la sua attenzione fu catturata dall’entrata in classe di
una ragazzina dai capelli color arancio.
Le passò vicino senza batter ciglio e si sedette nel banco
vicino al suo.
Marina la guardò, come se fosse la prima volta che la
vedeva.
-Che c’è?- chiese Samantha, accorgendosi che Marina era
distratta. Poi seguì il suo sguardo e capì- Ah, stai guardando Kasumi.
-Strana ragazza, quella Kasumi- fece una.
-Già, non parla quasi mai, se non interpellata…le uniche
persone con chi parla sono suo fratello Satoshi e il sempai Takeshi.
-Pensa, nonostante siano fratelli, non si assomigliano per
niente- disse Samantha- E anche il loro carattere è molto differente. Diciamo
che Kasumi è il contrario di Satoshi.
-Già, Satoshi è un ragazzo molto disponibile, allegro e
simpatico…mentre Kasumi è fredda e taciturna.
Marina ascoltò le parole delle compagne di classe.
Non aveva quasi fatto caso a quella ragazza, che le stava
proprio di fianco al banco. Avevano passato mesi come vicine di banco, ma
nessuna delle due si era rivolta la parola.
Chissà come mai?
Marina ci pensò su. Di solito lei era una persona che
socializza con tutti…allora perché con Kasumi era diverso? Perché non aveva mai
provato a parlarle?
Forse perché l’atmosfera intorno alla ragazza era quasi
tetra. O forse perché già dall’inizio era stata messa in allerta sui pregiudizi
su di lei.
No, non era quello…di solito lei non era il tipo che si
faceva intimorire o influenzare dai pettegolezzi.
E allora perché?
*****
Un gruppo di ragazzini stavano seduti per terra nel cortile
di una scuola, mentre la persona che stava in piedi parlava.
-…e quindi- disse un ragazzo dai capelli neri e una fascia
verde acqua tra i capelli, ad un gruppo di ragazzini- Ognuno a turno di coppie
da due, dovrà prendersi cura di un pokèmon. Ne studierete i comportamenti e le
loro abitudini.
-Uffi, che barba!- si lamentò la ragazza vicino a Marina,
Samantha- La solita fregatura. Perché il prof. Kenji non ci da compiti più
interessanti?
-Io trovo che non sia una cattiva idea- disse Marina- In fondo
i pokèmon appena nati, sono graziosi.
-Ma scherzi Marina? Sono una scocciatura tremenda! Però…-
guardò i ragazzi del gruppo- se ci fosse in coppia un bel ragazzo…
-Come?
-Tipo Shigeru…sì, accetterei volentieri di prendermi cura del
pokèmon, pur di stargli vicino.
-Sei strana- disse Marina.
-E tu invece? Non dirmi che non ti piace nessuno in questa
scuola.
-No, no…c’è una persona…
-E chi è?
-…segreto- sorrise.
Il prof. Kenji diede i nomi delle coppie per il compito e
arrivò al cognome di Marina.
-Kurata, tu lavorerai con Katsumoto Kasumi.
-Eh?!- esclamarono le ragazze accanto a Marina.
-Che sfortuna- disse una.
-Già, ti è capitata la peggior compagna di lavoro. Non
t’invidio per niente.
-Perché non chiedi al prof. di cambiarti?- propose Samantha.
-Non penso che vorrà- disse Marina, facendo un cenno di no.
-Figurati, capirà. Nessuno vorrebbe stare con Kasumi.
-Però…forse non è così male stare con Kasumi- cerco di dire
Marina, ma le compagne accanto a lei la guardarono come se dicesse un
assurdità.
-Stai scherzando, vero?- disse Samantha, guardandola storta- A
fine lezioni, vai dal prof. Kenji e gli dici di cambiarti compagno di lavoro.
-…va bene- acconsentì un po’ incerta.
Guardò da lontano la ragazzina dai capelli color arancione,
che stava con lo sguardo fisso sul professore, come se non le interessasse
molto ciò che la circondava.
“Ma è così terribile?”
*****
-Marina, che fai ancora qui?- chiese Samantha, appoggiando le
mani sul banco di Marina.
-Eh?- alzò il suo sguardo, visto che era seduta sulla sedia.
-Non dovevi andare dal prof. Kenji?
-Certo, sto solo mettendo via le mie cose in cartella.
-A quello ci penso io, tu vai dal prof, prima che si faccia
tardi. E chiedigli se può metterti in coppia con una di noi.
-D’accordo- si alzò dal banco ed uscì dalla classe.
Camminò per i corridoi della scuola, fino a giungere davanti
a una porta semiaperta.
Dubitò per qualche minuto se stesse facendo la cosa giusta.
Non se la sentiva di lamentarsi con il prof. Kenji…forse lui l’avrebbe
considerata una bambina capricciosa. No, non voleva dare questa impressione.
Ti capirà.
Era vero? L’avrebbe capita?
Nel momento in cui si decise di bussare, la porta si aprì da
sola.
-Oh, Kurata.
-Ah…- disse agitata e sorpresa Marina- Io…
-Che sorpresa vederti qui…hai bisogno di qualcosa?
-Ecco, io…sì…- disse timorosa e stringendosi le mani.
Kenji intuì che la ragazzina era un po’ incerta.
-Vieni, entra pure- disse lui gentilmente ed aprendo la porta
per farla entrare.
-Ah, no…non vorrei disturbarla…- disse agitando le mani.
-Nessun problema…e poi anch’io dovevo parlarti.
“Deve parlarmi?”
Marina entrò nella stanza incuriosita e si sedette di fronte
ad una delle tante scrivanie dell’aula insegnanti.
-Bene, di cosa volevi parlarmi?- chiese Kenji sedendosi alla
sua scrivania.
-Dunque…riguarda la mia compagna di lavoro…
-Ah, parli di Katsumoto…
-Già, ecco…
Marina cercò di trovare un modo per dirlo, senza che lui la
considerasse una bambina, ma Kenji la precedette.
-Sai, sono contento…credo di aver fatto la scelta giusta.
-Eh?- Marina non capiva di cosa stesse parlando.
-All’inizio non ero sicuro se mettere te e Katsumoto in coppia,
ma adesso sono rassicurato. Sono sicuro che andrete d’accordo. Tu sei la
persona più indicata per lavorare con lei.
Marina rimase senza parole. Che significava? Perché gli
diceva quelle cose?
Per caso non aveva capito che lei non voleva stare con
Kasumi?
E perché era così contento? Si preoccupava per Kasumi?
-Eh, io…- voleva dirgli che non era così, che voleva essere
messa in coppia con qualche sua compagna di classe, ma l’idea di deluderlo la
bloccò- Perché crede che io sia la persona più adatta?- disse chinando la
testa.
-Perché tu non ti fai influenzare dai pregiudizi- disse
sorridendo- Tu giudichi le persone per come sono.
Ma che stava dicendo? Non era così! Non era più così da un
sacco di tempo…da quando si era accorta che lottare per le proprie idee,
l’aveva fatta alienare dalla classe.
Aveva smesso di essere quella ragazzina così combattiva,
perché voleva assomigliare alle sue compagne di classe e sembrare normale.
Non voleva più che la gente la guardasse come se lei fosse
pazza.
Marina socchiuse gli occhi. Faceva male ricordare vecchi
momenti del passato…
Kenji la guardò, intuendo cosa le succedesse.
-Marina…io credo che tu sia una persona fantastica…ma ho come
l’impressione che negli ultimi tempi, qualcosa ti stia cambiando.
Marina alzò gli occhi…le sembrò che il professore riuscisse
a leggerle nella mente.
“Se solo riuscissi a sentire il mio cuore…”
-Sai, in un certo senso, tu e la Katsumoto vi assomigliate-
disse Kenji.
-Come? Noi due?- s’indicò con il dito.
-Sì, entrambi avete le stesse passioni ed entrambi vi
tormentate per le vostre decisioni…- fece una pausa- Alla vostra età, è normale
essere confusi…in questi casi, la cosa migliore è ascoltare il proprio cuore.
Ti accorgerai che ogni problema può essere risolto e che anche la cosa più
sgradevole, può diventare piacevole una volta che la si conosce- sorrise- Spero
che diventerete buone amiche…io credo nel tuo senso di giudizio.
Marina stette in silenzio e fece un piccolo cenno di
consenso.
-A proposito…di cosa volevi parlarmi?- chiese Kenji.
-Ah, niente, niente- scosse la testa e dopo aver salutato il
professore, uscì dalla stanza.
Non c’era riuscita…non era riuscita a dire la verità.
Perché doveva succedere questo a lei? L’unica cosa che
voleva era starsene tranquilla a chiacchierare con le amiche e divertirsi.
Guardò da lontano l’entrata della sua classe. C’erano alcune
compagne di classe che parlavano tra di loro.
“E adesso che dico?”- pensò Marina preoccupata.
Se avesse detto che non aveva avuto coraggio di dirlo per
non deludere il prof, forse loro si sarebbero messe a ridere.
Non poteva dire la verità.
-Marina!- disse Samantha, fermandosi di parlare e guardando la
ragazzina dai capelli blu che si stava avvicinando- Ce ne hai messo di
tempo…tutto bene? Cosa ha detto il prof?
-Ecco…il prof. purtroppo non può spostarmi…
-Eh? E perché?
-Le coppie sono state già decise e se dovesse cambiarmi adesso,
si creerebbe un po’ di caos.
Non era vero…se lei avesse voluto, il prof. Kenji l’avrebbe
spostata subito ad un’altra compagna di classe. Però…non voleva deludere il
prof. che credeva in lei.
Si sarebbe impegnata a fondo.
-Marina, io trovo assurdo che tu debba sopportarti Kasumi, solo
perché il prof. non prova a mettersi nei tuoi panni- disse una compagna di
classe.
-Beh, ma forse non è poi così grave…e poi si tratta di un breve
periodo, riuscirò in ogni caso a portare a termine il compito. Non
preoccupatevi.
-Ahh- sospirò Samantha- Non so come ci riuscirai, comunque
facci sapere quando sei in difficoltà.
-Sì, grazie.
*****
Marina passò per il cancello della scuola e si diresse verso
il retro della scuola.
Diede uno sguardo all’orologio della scuola. Era giusto in
anticipo di qualche minuto.
Di sicuro era l’unica arrivata in anticipo. Camminò
tranquillamente, ma notò non poco lontano una persona. Si avvicinò cautamente e
vide che era Kasumi.
Guardò attentamente la ragazzina. Per la prima volta da
quando erano capitate nella stessa classe, la vedeva sorridere. Era
inginocchiata per terra e guardava allegra il pokèmon davanti a lei.
Sembra proprio che stessero comunicando a loro modo.
“Forse…non è così temibile come dicono tutti…”
-Ciao- salutò spuntando dall’angolo del muro, dove prima si era
soffermata ad osservare Kasumi.
La ragazzina dai capelli color arancio, si sorprese del suo
arrivo improvviso, ma poi riprese il suo solito sguardo indifferente.
-…ciao- si limitò a dire con poca voglia.
-Da quanto sei qui?
-Da un po’- si alzò da terra.
-Oh, hai già dato il buongiorno al nostro pokèmon- disse
Marina, guardando quel piccolo Marill.
-Non avevo altro da fare…- disse un po’ infastidita dalla
presenza di Marina.
Si creò del gelo intorno a loro.
Marina non sapeva cosa fare. Kasumi era proprio un osso
duro. Era difficile che desse confidenza con le persone. Si chiese come mai
invece il sempai Takeshi, Shigeru e il prof. Kenji riuscissero a comunicare con
lei…cos’avevano loro, che lei non aveva?
Tirò un sospiro per scaricare la tensione.
-Senti, è chiaro che non abbiamo iniziato bene…quindi,
rincominceremo da capo- disse porgendole la mano- Piacere, mi chiamo Kurata
Marina.
Kasumi guardò sorpresa il gesto di Marina.
-Beh, da qualcosa dovremmo pur cominciare- disse Marina
sorridendo.
-Non sono mica una bambina- si voltò, sbuffando.
“Sigh, questo non promette niente di buono…è possibile che
sia così difficile comunicare con lei?”- pensò delusa Marina.
-…comunque- disse Kasumi rimanendo di spalle- Il mio nome è
Katsumoto Kasumi…piacere di conoscerti.
Marina la guardò. In fondo…non sarebbe stato così difficile
come pensava…
-Senti, ti posso chiamare per nome? Visto che dovremmo
collaborare insieme per un po’…e poi c’è anche tuo fratello, non vorrei
confondermi…
-Fa come vuoi.
-Va bene, Kasumi- sorrise.
*****
Era passata più di una settimana da quando Marina e Kasumi,
così come il resto della classe, si era preso cura di un pokèmon.
-Che pensi che abbia?- chiese Marina osservando da vicino il
pokèmon azzurro- E’ in questo stato da un bel po’- indicò lo sguardo triste del
pokèmon.
-Mh…- Kasumi guardò il pokèmon- forse ha solo bisogno del suo
elemento.
-Il mare?- chiese sorpresa Marina- Ma come c’è lo portiamo?
-Il mare non è tanto lontano. E poi non staremo via molto…lo
riporteremo senza che nessuno se ne accorga.
-Ma se qualcuno ci scoprisse…- pensò alla reazione dei
professori.
-Se hai paura, ci vado da sola- disse prendendo in braccio il
pokèmon.
-Eh, io non ho paura!- la rincorse.
-Davvero?- la guardò con aria di sfida.
-Certo!
Kasumi si limitò a fare un piccolo sorriso e continuò a
camminare.
Marina le camminò accanto in silenzio.
-Scusa, ma dove vai? Il mare è dall’altra parte- disse
indicando la strada principale.
-Se andiamo per di là, c’impiegheremo troppo tempo.
-E allora che facciamo?
-C’è un posto che conosco…- le fece cenno di seguirla per una
piccola stradina tra la vegetazione.
Dopo pochi minuti, arrivarono a destinazione.
Davanti a loro si ergeva una spiaggia tranquilla e deserta.
-Wow- esclamò entusiasta Marina guardando la zona- questo posto
è così…bello!
-Già- disse Kasumi, appoggiando il pokèmon sulla spiaggia.
-Non c’è nessuno…è così silenzioso!
-Questo piccolo angolo di mare è così nascosto, che quasi
nessuno ne è a conoscenza.
-E’ il luogo ideale per stare a contatto con il mare.
-Mh- Kasumi guardò il mare- a volte quando voglio starmene per
conto mio, vengo qua. E’ il modo migliore per rilassarsi.
-Sono d’accordo!- disse entusiasta Marina.
Poi ci pensò su….
Avete qualcosa in comune.
Le parole del professore Kenji le risuonavano nella mente.
“Forse non aveva così torto…”
-Che hai?- Kasumi la guardò e Marina ridacchiò.
-Niente, niente…
Il pokèmon azzurro si buttò in mare, schizzando fuori
l’acqua, che finì per bagnare Kasumi che le era più vicino.
Marina guardò Kasumi con i ciuffi di capelli bagnati, che le
si erano attaccati al viso.
Improvvisamente, quella faccia che lei aveva sempre visto
seria, le sembrò solo buffa. Non riuscendo a trattenersi mentre la guardava,
Marina scoppiò in una grossa risata.
-Che hai da ridere!- disse indispettita Kasumi, mentre tentava
di ricomporsi.
-Scusa, scusa…è che sei così buffa!- disse continuando a
ridere.
-Ah, sì?- Kasumi si avvicinò all’acquae chinandosi schizzò dell’acqua su Marina,
cogliendola di sorpresa- E adesso, chi è la più buffa?
-Ah, vuoi la guerra, eh?- Marina raggiunse l’acqua e iniziarono
a schizzarsi l’acqua a vicenda.
Il Pokèmon guardò incuriosito le due ragazzine che ridevano
e si divertivano buttandosi dell’acqua, così decide di unirsi anche lui.
Dopo qualche minuto Marina e Kasumi uscirono dall’acqua e si
sedettero sulla spiaggia.
-Ah, che rinfrescata!- disse soddisfatta Marina- Mi sono
divertita.
Kasumi si limitò solo a sorriderle, come per indicarle che
era d’accordo con lei.
Marina la guardò e si rese conto che non era poi così
terribile, come l’avevano descritta gli altri.
“Credo proprio che Samantha e le altre abbiano esagerato”.
Adesso capiva perché Takeshi, Shigeru e Kenji riuscivano a
comunicare con lei. E capiva perché Kenji aveva scelto lei. Marina era
probabilmente una delle poche persone che poteva comprenderla.
Capiva perché Kasumi non era ben vista dagli altri…era solo
perché si basavano dall’apparenza, ignorando che per conoscere una persona, la
si deve prima comprendere.
-Sai, devo dire che sono fortunata che ci sia capitato un
pokèmon d’acqua- disse Marina, mentre guardava il pokèmon sguazzare nell’acqua-
Li adoro. Sono i pokèmon che preferisco in assoluto. E poi Marill è così
carino…non credi?
-Mh- fece cenno di consenso.
-A volte invidio i pokèmon…- disse Marina guardando il
luccicare della sabbia- Sembra che sappiano sempre cosa fare, sono così
spontanei…non si devono porre domande come noi…loro agiscono e basta.
-Tu credi?- Kasumi la guardò- I pokèmon non sono così diversi
da noi…anche loro soffrono e sorridono come noi…- guardò il pokèmon che stava
dentro l’acqua- anche loro hanno i loro momenti bui…ma hanno la capacità e la
forza di riprendersi. Ma questo non può succedere da solo…serve l’appoggiò di
qualcuno. Come durante un incontro pokèmon, dove l’allenatore incita il suo
pokèmon a riprendersi…e lui rafforzato dal sentimento speciale che li lega,
riesce a riprendersi. Tutti hanno bisogno di qualcuno.
Chissà perché a quel discorso, le comparvero in mente le
immagini degli incontri di Satoshi con Pikachu. Forse perché loro erano la
testimonianza più forte di quel legame che c’è tra allenatore e pokèmon. Ma non
solo quello…prima di essere l’allenatore, Satoshi era l’amico di Pikachu. Era
questo che cambiava la situazione.
Marina guardò Kasumi che era come immersa nei suoi ricordi.
Non la credeva così profonda…anzi, c’erano molti lati di lei
che ancora non conosceva. E forse questo un po’ le piaceva. L’amicizia non è
qualcosa di scontato, ma è un legame che si rafforza con il tempo, conoscendosi
poco alla volta.
Tutti hanno bisogno di qualcuno.
Sì, aveva ragione, e l’amicizia ne era la testimonianza. Non
si può stare soli.
Per questo Marina aveva rifiutato una parte di sé, pur di
non ritrovarsi da sola.
Ma l’amicizia non era quella. E lei lo sapeva…lo sapeva da
tempo. Però non voleva ammetterlo, perché aveva paura.
Ma…paura di cosa? E’ più triste circondarsi di persone che
non ti conoscono e che non vogliono sforzarsi di conoscerti.
Alla vostra età, è normale essere confusi…in questi casi,
la cosa migliore è ascoltare il proprio cuore.
Il proprio cuore…era da tempo che aveva smesso di
ascoltarlo, tappandosi le orecchie quando qualcosa non andava.
Strana cosa l’adolescenza…per non sentirsi sola, aveva
rinnegato i suoi sentimenti. Ma adesso…se stava in silenzio…poteva sentirlo
chiaramente il suo cuore. Era come se si stesse liberando di un peso che la
stava opprimendo e le diceva che non doveva temere quella ragazzina al suo fianco,
perché si sarebbe rivelata una preziosa amica.
Ti accorgerai che ogni problema può essere risolto e che
anche la cosa più sgradevole, può diventare piacevole una volta che la si
conosce.
Sì, un problema visto da vicino…non è più spaventoso. Adesso
capiva il senso delle parole di Kenji. Quanto aveva ragione. Lo aveva sempre.
Già dalla prima volta che l’aveva conosciuto, il suo cuore le aveva detto di
fidarsi.
-Si sta facendo tardi- Kasumi si alzò da terra e chiamò il
pokèmon.
-E’ vero…- disse Marina guardando il suo orologio- ormai le
lezioni sono terminate da un pezzo…come passa il tempo, non me n’ero neanche
accorta.
-Adesso torniamo, dobbiamo riportare Marill a scuola.
-Mh…- Marina si alzò- Chissà domani che ramanzina ci farà la
prof…
-Forse era meglio se fossi andata da sola.
-E perché?
-Beh, così non avresti saltato le lezioni…
-Non è un problema- sorrise.
-Come?- disse sorpresa- Non sei preoccupata per la reazione
dell’insegnante?
-Certo che lo sono- disse Marina tranquillamente- Ma non così
tanto…sì, è vero, ho saltato le ultime ore di scuola e domani saranno guai, ma
in compenso…- guardò il cielo- ho recuperato qualcos’altro di più prezioso.
Kasumi la guardò senza capire.
-Sai Kasumi…- la guardò- mi sono proprio divertita. Sono
contenta di essere capitata in coppia con te. Ho passato dei momenti
indimenticabili e…- fece una breve paura- spero che non finisca tutto con il
termine del compito. Perché io…vorrei conoscerti.
La ragazzina dai capelli color arancio guardò stupita la
persona che le stava davanti.
Voleva conoscerla?
Era la prima persona che non aveva a che vedere con il suo
mondo, che le aveva rivolto quelle parole. Anzi, tutti facevano di tutto per
allontanarsi da lei e lei si era già abituata a questo. Ormai non le
interessava fare amicizia con i compagni di classe.
Però lei era diversa. Era stata più diretta. Non conosceva
molte persone così e questo la metteva un po’ a disagio. Anche se una piccola
parte di lei…era contenta.
-Che assurdità stai dicendo?- la sorpassò, seguita dal pokèmon-
Devi avere la febbre.
Marina guardò Kasumi che si allontanava.
Sospirò e appoggiò le mani ai fianchi.
“E’ proprio una cocciuta…”- sorrise- “Ma ho il presentimento
che presto diventeremo grandi amiche”
-Allora, ti muovi o no?- Kasumi la chiamò qualche metro più
avanti.
-Eh? Ah, sì- Marina accelerò il passo per raggiungerla- Certo
che sei veloce, se si tratta di scappare- disse scherzando.
-Chi è che sta scappando?!- disse Kasumi ribattendo
imbarazzata.
*****
-Marina!- comparve Samantha davanti alla ragazzina.
-Che c’è?- chiese Marina sorpresa dallo sguardo di Samantha e
delle altre compagne di classe- E’ successo qualcosa?
-Questo dovresti dirmelo tu. Da quando sei capitata in coppia
con Kasumi, non fai che stare con lei. Non capisco come la riesci a sopportare.
-Non è poi così difficile.
-Sai, a volte non ti capiamo…sembra che la sua presenza ti
abbia cambiato.
-Ciao Kurata- disse Satoshi avvicinandosi al banco di Marina-
Kasumi mi ha detto di darti questo fascicolo…suppongo che sia il compito…
-Ah, d’accordo- lo prese in mano, sotto lo sguardo delle altre
compagne.
-Satoshi, tu sei troppo buono- disse Samantha- Fai pure le
commissione di Kasumi. Ti sta trattando da schiavetto.
-Eh? Ah, no…è che doveva passare prima in segreteria…e quindi
mi ha chiesto se…
-E’ come pensavamo, siete diversi- disse un’altra
interrompendolo.
-Ma non ti stanchi ad avere come sorella Kasumi?
-Ho sentito pure che ha avuto problemi nelle scuole precedenti.
-Già, sembra che alcuni professori si erano opposti alla sua
iscrizione…ma alla fine la signora Katsumoto e il professore Kenji sono
riusciti a farla ammettere a questa scuola.
-E’ davvero strana quella ragazza. Non parla con nessuno. Mi
domando se sappia parlare.
Adesso stavano esagerando.
Satoshi fece per intervenire, ma inaspettatamente la ragazza
dai capelli color azzurro, parlò per prima.
-Ehi, solo perché non la conoscete, non potete permettervi di
giudicarla!- disse appoggiando le mani ai fianchi.
Satoshi guardò stupito Marina.
Per caso…stava difendendo Kasumi?
-Ma Marina…- dissero sorprese le compagne di classe- Noi stiamo
solo dicendo quello che si dice in giro.
-Voi giudicate le persone solo da come gli altri ne parlano e
non per esperienza diretta?- disse arrabbiata Marina- Ebbene, sappiate che
l’amicizia non è fatta in questo modo. Ognuno è fatto a modo suo…l’importante è
trovare un modo di comunicare.
Un modo di comunicare?
Adesso che ci pensava, sì…in un modo lei e Kasumi
comunicavano…così come Kasumi comunicava con Satoshi e Takeshi.
Lei era riuscita a trovare un punto d’accordo con Kasumi…e
ne era felice. Ad entrambe piaceva osservare il mare e ascoltare in silenzio,
il rumore delle onde.
-Io non sopporto le persone che giudicano solo dalle apparenze!
-Però…- dissero incerte le ragazzine.
-Da come ne parli, sembra che tu sia amica di Kasumi.
Marina guardò le compagne di classe.
Amica?
Non ci aveva fatto caso…ma in quei giorni passati con
Kasumi, si era trovata bene. L’amicizia non era forse un sentimento che ti fa
sentire felice anche nei momenti tristi? Non è un appoggio morale?
Non è un reciproco scambiarsi d’opinioni e pareri?
Come si fa a capire se si è amici?
Eppure…
Marina ricordò il sorriso di Kasumi e sorrise anche lei.
-Sì- disse convinta- A me sta simpatica Kasumi.
Satoshi guardò Marina e sorrise.
Forse non erano gli unici lui e Takeshi a comprendere
Kasumi. C’era qualcun altro che guardava oltre le apparenze.
Le compagne di classe non dissero niente e si guardarono a
vicenda.
Marina si sentiva stranamente felice. Non capiva perché…era
come se di un botto avesse buttato le sue insicurezze. Era come la vera Marina
si fosse svegliata da un lungo letargo. Il suo cuore si era finalmente liberata
da un peso. Era rinata. E questo grazie a Kasumi.
Le compagne di classe si allontanarono un po’ indispettite.
-Marina…
-Mh?- Marina si girò a guardare il suo compagno di classe.
-Grazie.
-E di che?- disse quasi divertita- Non mi devi mica
ringraziare.
-Lo so, però…sei la prima persona a dire queste cose…
-Ehi, ehi…non l’ho detto così per dire…lo penso davvero-
sorrise- Anche se tua sorella è veramente un tipo difficile, presto diventeremo
buone amiche.
Satoshi rimase a guardare Marina, mentre sistemava i suoi
quaderni dentro la cartella.
Buoni amici?
Satoshi ci pensò su…Kasumi a causa del suo carattere non
aveva amici…però Marina era diversa.
Forse era vero che non tutti sono fatti alla stessa maniera.
Ci sono le eccezioni. E quando le si incontra…il modo di vedere il mondo,
cambia.
In quel momento entrò in classe Kasumi.
-Kasumi!
-Che?- la ragazzina si girò quasi spaventata dall’improvvisa
voce di Marina.
-Capiti al momento giusto! Hai già mangiato?
-No, non ho tanta fame…
-Ottimo!- sorrise- Andiamo a mangiare insieme!
-Ma se ti ho appena detto che non ho fame.
-Il pranzo è più buono se si mangia in compagnia. E poi, ho
preparato un pranzetto speciale.
-Ehi, mi ascolti? Non ho fame.
-E’ un pranzo condito con le verdure…
-Verdure?
-Sì, carote, peperoni…vuoi assaggiare?- gli mostrò la ciotola
con il cibo.
-No, grazie- disse allontanando il viso dalla visione del cibo.
-Eh? Ma che ti prende?
-Eh, eh- ridacchiò Satoshi- Kasumi non sopporta alcune verdure…
-Satoshi!- gli disse arrabbiata Kasumi.
-Mh, che peccato…- disse Marina- Eppure tutte le verdure
dovrebbero essere mangiate…sicura di non voler assaggiare?
-No- disse Kasumi.
-Insisto, assaggia- le allungò il pranzo, il che inorridì
Kasumi.
-Ti ho detto di no!- si allontanò.
-Non scappare!- la rincorse.
-E tu non mi seguire!
Satoshi guardò la scena scioccato. Erano ben poche le
persone che si avvicinavano con disinvoltura con Kasumi. Forse Kasumi aveva
trovato la sua degna avversaria.
-Ehi, cos’è quest’aria allegra? C’è qualche festa?- chiese
Takeshi entrando in classe e guardando la scena- Oh, sembra che Kasumi abbia
finalmente fatto amicizia.
-Eh, eh, se così si può definire…Kasumi ha trovato pane per i
suoi denti.
-Penso che possa bastare- disse un ragazzo dalla carnagione
scura, con il fiato corto.
-Di già?- disse un poco deluso un ragazzino che stava poco
distante da lui.
-Stiamo combattendo da più di un ora…e poi i miei pokèmon sono
stanchi.
-Va bene…- disse poco convinto. Poi guardò la ragazzina che li
stava osservando- Allora, mi batterò con te.
-Scordatelo- disse lei, con le braccia incrociate e con lo
sguardo contrariato.
-Perché?
-Perché non mi va di dare in pasto i miei pokèmon al mister
superbia- disse Kasumi con una certa ironia.
-Non sono superbo.
-Perché non cerchi in giro qualche allenatore da poter
sfidare?- propose Takeshi, facendo rientrare i suoi pokèmon nelle sfere poké.
-E’ inutile, li ha già sfidati tutti- disse Kasumi- E li ha
battuti.
-Ehh, purtroppo non c’è nessuno al mio stesso livello, sono
tutti scarsi. Che ci volete fare se sono così bravo?
Takeshi lo guardò minacciosamente, mentre Satoshi si dava
delle arie.
“Ahi, vedo dei guai in arrivo”- pensò Kasumi, accorgendosi
di Takeshi.
-Ah, è così? (-_-)*- disse furente Takeshi ed inseguì Satoshi-
Adesso vedi!
-Ahh, aspetta Takeshi (O_O)’! Scherzavo, scherzavo (^.^)’! Tu
sei un ottimo allenatore, davvero!- disse Satoshi cercando di sfuggire dalle
grinfie di Takeshi.
-Al solito. Satoshi non si rende conto di quello che dice-
Kasumi sospirò e aspettò il momento giusto per mettersi in mezzo ai due
corridori. Una volta che si avvicinarono a lei, con una mano appoggiata sulla
fronte di Takeshi, fermò la sua corsa e con l’altra mano, afferrò Satoshi per
il colletto, impedendogli di scappare via- Ti sei calmato, Takeshi?
-Ah…sì, grazie- disse Takeshi, come se si fosse appena
svegliato.
-E tu Satoshi, bada a come parli. E’ vero che in questo momento
sei forte, ma ricordati che questo non ti rende il migliore.
-Sì, sì, scusa (^_^)’
I tre s’incamminarono verso casa. Passarono per il centro
del paesino.
-Ehi, che ne dite di un hamburger?- disse Satoshi indicando una
bancarella di cibo.
-Per me va bene- disse Takeshi.
-Passo (-_-), non ho tanta fame oggi- disse Kasumi.
-Non è perché sei ingrassata?
-Che?! (O_O)*- gli tirò un pugno- Chi è che è ingrassata?
Guarda meglio, non sono mai stata così in forma!- disse arrabbiata.
-Ahi, Kasumi, come sei permalosa…stavo solo scherzando
(>_<)’
-Ehi, se non ci sbrighiamo, penso che non ci rimarrà niente-
disse Takeshi, indicando tre figure che stavano letteralmente sbancando il
carretto di cibo.
-Ahh!- disse agitato Satoshi e si precipitò- Vorrei due
hamburger!
-Chi è che ci disturba in un momento così prezioso?- disse uno
delle tre figure girandosi verso Satoshi.
-Mh? Ma tu…- disse un altro- Noi ci siamo già incontrati.
-Eh?- disse Satoshi senza capire.
-Ma certo, tu sei quel moccioso che ci è venuto addosso al
torneo Indigo.
-Cosa? Ma allora, voi…- seguì qualche minuto di silenzio- Chi
siete? (°_°)
Caduta generale.
-Come fai ad essere così smemorato! (>_<)*- disse Kasumi.
-Come mi faccio a ricordare di persone che non conosco?
-Eh…ha ragione il piccoletto…- disse la ragazza, aprendo le
mani verso destra- ebbene io sono la brillante Musashi.
-Io sono l’affascinante Kojiro- disse il ragazzo, aprendo le
mani verso sinistra- e lui Nyath- indicò il pokèmon che stava con loro.
-Io mi chiamo Satoshi- disse il ragazzino indicandosi- Gli
altri sono Takeshi e Kasumi.
-E così ci si rincontra…- disse Musashi- Ho saputo che ti sei
qualificato per i prossimi incontri.
-Già- fece cenno di sì.
-Ma per quanto ancora resisterai?- disse Kojiro divertito.
Satoshi s’innervosì a questa provocazione.
-Resisterà di sicuro più di voi, pagliacci- intervenne Takeshi.
-Questo è quello che vedremo…chissà, se la tua fortuna non ti
abbandonerà, ci potremmo incontrare al torneo- disse Nyath.
-Non vedo l’ora- disse Satoshi.
I tre sorrisero e si allontanarono con in mano un sacchetto
enorme.
-Strani tipi- disse Kasumi guardandoli da lontano.
-Bene…volete ordinare?- chiese il signore della bancarella.
-Ah, già, due hamburger!- disse Satoshi.
-Mi dispiace…li hanno appena finiti quelli di prima.
-No, che sfortuna!- disse Satoshi chinando giù la testa- Grr,
ma me la pagheranno cara! Vendicherò quei poveri hamburger!
-Sato…non credi di esagerare? (-.-)’- disse Kasumi e poi notò
la faccia imbambolata di Takeshi- Takeshi, tutto ok?
-Eh?- si svegliò e guardò i suoi amici- Ah…sbaglio, o quel
Nyath parlava?
-…(-_-)’
*****
-E quindi, hai ottenuto due vittorie su tre incontri?- chiese
Richie.
-Certo. Ho superato la prima selezione- disse Satoshi felice.
-Quando hai la prossima selezione?- chiese Marina.
-Fra due giorni- disse Satoshi- E tu, Richie?
-Io fra tre giorni.
-Ma come mai si dilunga così tanto?- chiese Marina.
-Quest’anno si sono iscritti tante persone…- disse Kasumi- di
conseguenza ci saranno molti incontri eliminatori.
-E poi questi primi incontri sono brevi…- disse Takeshi-
Bisogna battere l’avversario prima che scada il tempo…se no, si viene eliminati
entrambi.
-Che cosa?- disse sorpresa Marina- Ma è ingiusto.
-No, è anche un modo di testare le capacità dell’allenatore-
spiegò Takeshi- Bisogna capire in poco tempo quale mossa fare per ottenere
subito la vittoria. E’ un compito molto difficile, se non si riesce a capire le
intenzioni l’avversario.
-Shigeru è il più bravo fra noi- disse Richie- Riesce a
concludere gli incontri in pochi minuti.
-E’ solo una questione di saper utilizzare la testa- disse
Shigeru e guardò Satoshi.
-Ehi!- Satoshi si sentì osservato- Che vuoi dire! Che io non so
ragionare?
Nessuno fiatò.
-Unf, che bei amici!- sbuffò Satoshi, tra le risate del
gruppetto.
Poco lontano da loro, dietro l’angolo di un corridoio della
scuola, un altro gruppetto li stava osservando.
-Hai visto?- disse una ragazzina dai capelli corti e biondi- Si
atteggia in maniera odiosa.
-Mh, sì…- disse un’altra ragazzina guardando il gruppetto non
molto distante da loro- L’avevo sopravalutata. Pensavo che non avrebbe dato
tanti fastidi.
-Quindi, agiamo?
-Certo.
*****
-Mh?
-Cosa c’è?- chiese Marina.
-Questa lettera non c’era prima- indicò una lettera infilata
tra i libri.
-Che sia una lettera d’amore?- ridacchiò Marina.
-Piantala (Ø_Ø)’- e l’aprì.
-Cosa dice?- chiese curiosa Marina.
-Ah…ecco…- la guardò e mise in tasca la lettera- Devo andare un
attimo via.
-Come? Così d’improvviso?
-Sì, torno subito- uscì dall’aula, ma si scontrò con qualcuno.
-Shigeru…
-Kasumi, cos’è questa fretta?
-Ah, niente…- disse velocemente e allontanandosi.
Shigeru la guardò e fece per andarsene, quando notò una
busta per terra.
L’alzò e diede una veloce occhiata. Era indirizzata a
Kasumi.
Guardò l’aula che stava al suo fianco. C’era Satoshi,
insieme ai suoi amici e stava chiacchierando tranquillamente, ignaro di tutto.
“E così non gli ha detto niente…”
Senza starci a pensarci di più, corse via.
*****
-Mh…chi mi avrà mandato la lettera?- si chiese Kasumi dubbiosa-
Chi è che deve parlarmi? E perché sembra conoscermi…?
Fece per prendere la lettera dalla tasca, ma si accorse che
non c’era niente.
-Accidenti…mi deve essere caduta.
Kasumi alzò lo sguardo, una volta girato l’angolo.
C’erano due ragazzi appostati dietro il muro, che sembrava
aspettassero lei.
-E così, è lei…- disse uno con il berretto nero.
-Già, mi aspettavo un tipo meno gracilino- disse l’altro
ragazzo di fronte a lui, con la testa pelata.
Kasumi diede un'altra occhiata in giro e poi guardò i due
tipi.
-Me lo avete mandato voi?
-Si può dire di sì…
-Mh…- si voltò e fece per andarsene.
-Ehi, aspetta!- gli gridò uno- Che roba, te ne vai così?
-Non so chi siate, né cosa vogliate da me, ma io non ho nessuna
intenzione di perdere tempo con voi.
I due ragazzi si guardarono e poi scoppiarono a ridere.
-Accidenti, che tipo. Certo che non hai proprio idea di chi hai
di fronte.
-Senti, piccola, noi siamo qui per un preciso motivo. Sembra
che tu sia poco gradita a della gente…per questo ci hanno chiamato, per
sistemare la faccenda…capisci che intendo?
-Mh…- fece finta di pensarci- no.
-Non prenderti gioco di noi!
-Sentite…- divenne seria- se è la lite che cercate, questo non
è il luogo adatto. Quindi vedete di trovarvi un posto migliore.
-Tzè, come sei sicura di te.
Si misero davanti a Kasumi, bloccandole il passaggio.
-Vi ho detto che non ho tempo. Lasciatemi passare.
Kasumi fu spinta per terra e ricevette un calcio allo
stomaco da uno dei due.
Dolorante, si strinse la mani intorno alla pancia.
-In fondo non è altro che una mocciosa che si da arie- appoggiò
un piede sul corpo della ragazzina.
-Non mi sorprende che sia odiata dagli altri.
Kasumi rimase per terra senza dire niente, mentre sentiva
che il ragazzo aveva tolto il piede.
I due si voltarono per andarsene.
-Bah, e noi che speravamo di divertirci di più.
-Non sei da meno della famiglia Katsumoto. Dei poveri idioti
che pretendono di farsi i grandi.
-Già, e poi il marito…è partito con la speranza di diventare
famoso, ma è tornato in una bara- rise divertito.
-Anche i figli sono perdenti come lui.
-Che hai detto?- disse Kasumi.
I ragazzi si fermarono di colpo e guardarono dietro di loro.
La ragazza si stava mettendo in piedi con fatica.
-Incredibile, ha ancora energia- disse il ragazzo dal berretto
nero.
-Evidentemente non le è servita la lezione.
-State zitti!- gridò Kasumi, facendoli tacere.
I due ragazzi si sorpresero e guardarono la ragazzina che
puntava il dito contro di loro.
-Potete pure prendervi gioco di me…ma non della famiglia
Katsumoto!
I due ragazzi guardarono quasi terrorizzati lo sguardo della
ragazzina. Da un momento all’altro aveva cambiato personalità.
-Fatevi sotto!- disse facendo il segno con la mano, di venire
verso di lei.
Il ragazzo con la testa pelata accettò la sfida e si lanciò.
-Scusami Satoshi- sussurrò Kasumi, mentre vedeva arrivare il
ragazzo- Non posso mantenere la promessa…
*****
-E quindi, l’insegnante ha detto che…- disse Marina al gruppo,
ma fu interrotta all’improvviso da un compagno che entrò in classe.
-Satoshi!- disse Richie visibilmente preoccupato- C’è una lite
giù in cortile…ed è coinvolta Kasumi!
-Che cosa?!- Satoshi si alzò di colpo dalla sedia, sbattendo le
mani sul banco.
Tutti i compagni di classe uscirono dalla classe, ansiosi di
vedere la scena, mentre Satoshi se ne stava lì a fissare le sue mani appoggiate
sul banco.
Marina e Richie lo guardarono senza dire niente.
“Accidenti…eppure me lo aveva promesso!”- pensò arrabbiato
Satoshi- “Me lo aveva promesso!”
Ehi, Kasumi…promettimi che non combinerai casini di
nessun genere, né che farai a botte con qualcuno!
Sì, sì…te lo prometto…
Sicura?
Certo Satoshi.
“Non hai mantenuto la tua promessa!”
Marina si avvicinò a lui, per dirgli
qualcosa, ma lui si alzò d’improvviso ed uscì dalla classe.
-Eh? Aspetta Satoshi!- Marina lo rincorse- Cosa hai intenzione
di fare?
-Che domande, devo fermarla!- disse mentre correva nei
corridoi.
-E come? Non sei in grado di fermare una lite!
-Non è questo che mi preoccupa adesso!
-Eh?
Satoshi e Marina arrivarono al cortile della scuola, dove si
erano già radunati tanti ragazzi.
I due ragazzi si fecero largo tra le persone.
In mezzo ai spettatori, c’erano tre persone. Una ragazzina e
un ragazzo, uno di fronte all’altro e un altro ragazzo steso a terra. La
ragazzina ansimava dalla fatica e aveva dei ciuffi di capelli che le cadevano
sul viso, ma anche il ragazzo di fronte a lei era stremato dalla fatica, però
non se la sentiva di farsi battere da una ragazzina.
-Alle solite- Satoshi sbatté la mano sulla fronte disperato-
Devo fermarli, prima che arrivino i professori.
Satoshi si avvicinò ai due.
-Kasumi, che stai facendo?- disse arrabbiato.
-Sato…shi?- disse con poca voce e ancora in postazione di
difesa.
-Fermati subito, prima che le cose peggiorino di più.
-Non intrometterti moccioso- disse il ragazzo dietro di lui- E’
una questione tra noi due.
La ragazzina lo fissò con rabbia.
-Già.
Satoshi strinse le mani.
-Ho detto di finirla!- disse alzando la voce- E tu…- Satoshi si
girò verso il ragazzo- Se vuoi fare a botte, fallo con quelli della tua età!
-Tzè, e tu chi credi di essere per darmi degli ordini?- disse
con ironia- Io voglio battermi con lei!- puntò il dito verso Kasumi- Ha già
steso il mio compagno, ma non le sarà così facile con me!
-Attenzione, sta arrivando il professore!- gridò uno dei
ragazzi presenti.
Ci fu un fuggi fuggi tra la gente e anche il ragazzo, da
prima dubbioso, decise di ritirarsi, per evitare altre grane.
-Ma non finisce qui!- disse mentre scappava, lasciando a terra
il suo compagno.
In mezzo a quella confusione, Kasumi e Satoshi se ne stavano
fermi, uno di fronte all’altro.
Satoshi guardò la ragazzina con tristezza e rabbia, ma non
disse niente. Si limitò solo a distogliere lo sguardo da lei ed aspettare il
seguito.
*****
-Ecco qua- disse l’infermiera Joi, mentre finiva di medicare le
ferite di Kasumi.
Kasumi non disse niente e guardò solo le fasciature con aria
triste.
-Ehi, non è così grave. In pochi giorni, le ferite spariranno-
disse l’infermiera.
Ma non era questo quello che affliggeva Kasumi…no, era lo
sguardo deluso di Satoshi. Glielo aveva promesso e lei non aveva mantenuto la
promessa. Ma del resto lo sapeva…già da quando aveva deciso di battersi con
loro, sapeva che sarebbe finita così.
-Mh? Dalla tua espressione direi che c’è dell’altro.
-Eh?- alzò lo sguardo- No, no- scosse la testa.
-Sai, sono ben poche le persone come te- disse divertita Joi-
Non mi sarei mai aspettata che una ragazzina così carina come te, si mettesse a
fare a botte.
Kasumi non disse niente.
Non era la prima che si sorprendeva.
*****
Un ragazzino dai capelli castani e occhi fini, guardò
assorto fuori dalla finestra.
Si sentiva un continuo brusio venire dall’aula, ma non ci
fece tanto caso.
Nella sua mano stringeva una lettera.
Un bambino, con in spalla la cartella, si stava avviando
verso casa, quando notò dei ragazzini venire dalla parte opposta. Avevano la
divisa scolastica sgualcita e alcuni di loro riportavano dei segni di graffi e
lividi, indice di una rissa.
Non riuscì a sentire cosa dicessero, non che gli
interessasse, però qualcosa lo insospettì. Accelerò il passo nella direzione da
dove quei tizi erano sbucati e lì trovò la risposta ai suoi dubbi.
Una bambina, della sua stessa età, era seduta per terra,
appoggiata alla parete. I suoi abiti erano rovinati e i capelli coprivano il
viso. Stava immobile, finché non sentì i passi del bambino. Alzò lo sguardo, ma
poi lo abbassò di nuovo.
Il bambino di fronte a lei se ne stava taciturno, senza
sapere cosa fare. La bambina si alzò e si asciugò una piccola ferita che aveva
sul viso da cui usciva un poco di sangue.
Senza che i due si dissero qualcosa, la bambina
s’incamminò, seguita dal lui.
Arrivati ad una fontana, la bambina si lavò la faccia,
sporca di terra e sangue. Il bambino che le stava accanto, le passò un
fazzoletto. Lei fece un leggero cenno per ringraziarlo e si asciugò il viso.
Seguirono altri minuti di silenzio, dove i due bambini
stavano seduti sul bordo della fontana, senza dire niente.
-Che hai intenzione di fare?- chiese il bambino- Tua
madre si preoccuperà se ti vedrà in queste condizioni.
-Aspetterò che faccia sera ed entrerò dalla finestra
della stanza, la lascio sempre aperta.
-Pensi che non se accorgerà?
-Le dirò che sono caduta.
-Però Sa…
-Non deve sapere niente!- lo interrompe.
Il bambino guardò il voltò serio della bambina.
-Lui non deve sapere niente di quello che faccio-
ripeté la bambina, abbassando lo sguardo triste.
Tornò il silenzio tra i due.
Non era la prima volta che succedeva. Da quando il
piccolo Shigeru si era trasferito dal nonno, aveva visto altre volte Kasumi
ridotta così, per qualche lite con persone più grandi.
Però finiva per avere la peggio, in fondo lei era solo
una bambina.
Chissà come ci finiva nelle risse? Forse per il suo
carattere difficile? O forse perché veniva presa di mira per il colore dei suoi
capelli? O c’era un altro motivo?
Capitava a volte che Shigeru, s’incontrava con Kasumi in
quelle situazioni, ma entrambi non dicevano niente.
Sentiva che qualcosa tormentava la bambina e che la spingeva
ridursi così. Ma di cosa si trattasse, non lo sapeva.
In fondo lui e Kasumi, erano simili. Entrambi se ne
stavano per conto loro, isolandosi dagli altri e tenendo dentro le loro
angosce.
-Kasumi!- una piccola voce lo svegliò dai pensieri.
Un bambino dai capelli neri correva verso di loro.
Il bambino guardò la bambina con preoccupazione e
sorpresa.
-Kasumi, che ti sei fatta?
Kasumi guardò Shigeru, come per dirgli di non dire
niente.
-Non è niente, sono solo caduta- si sforzò di
sembrare serena.
-Ancora? Kasumi potresti fare più attenzione! La
mamma mi ha mandato a cercarti, perché non arrivavi a casa.
-Ho solo fatto una passeggiata…- si mise in piedi-
Adesso torno a casa.
-Mh…ciao Shigeru- salutò Satoshi e si avviò con
Kasumi.
Shigeru fece un cenno di saluto e li guardò mentre si
allontanavano.
Kasumi girò la testa verso Shigeru, guardandolo come per
ringraziarlo del suo silenzio, poi guardò davanti a sé.
Già, il piccolo Satoshi non aveva idea del perché Kasumi
tornasse a casa con dei lividi. O forse…lo sospettava, ma in cuor suo sperava
di sbagliarsi. In fondo, anche se glielo avesse chiesto, Kasumi gli avrebbe
mentito.
“Certe cose non cambiano…”
Però anche se le cose erano così, non poteva fare finta di
niente. Doveva fare qualcosa.
*****
-Allora, come sta?- chiese Marina a Satoshi, che stava
appoggiato ad una parete.
-Sta bene- rispose Satoshi- Come al solito.
Marina lo osservò e incrociò le braccia.
-E allora, cosa c’è che non va?- disse infastidita dal
comportamento di Satoshi.
-Niente.
-No che non è niente! Te lo si legge in faccia, sei arrabbiato!
-E secondo te, non dovrei esserlo?!- disse d’un tratto Satoshi,
staccandosi dalla parete.
-No, visto che la persona coinvolta in questa lite è Kasumi e
non tu.
-Questo lo dici tu! Ma un comportamento del genere, influisce
anche sulla famiglia! Non voglio che mia madre si preoccupi ancora una volta!
E’ già successo tempo fa e non volevo che si ripetesse di nuovo!
-Ma…- disse Marina, guardando il ragazzino arrabbiato- non vuoi
prima sentire le ragioni del suo comportamento?
-No! Non m’interessa! Qualsiasi sia il motivo, non
giustificherà mai il suo comportamento! Le avevo chiesto di evitare queste
cose…ma a quanto sembra- chinò la testa triste- lei non prende mai in
considerazione quello che dico…
-Satoshi…
A pochi passi da loro, una ragazzina stava ascoltando il
loro discorso, nascosta dietro l’angolo della parete.
Chinò la testa triste e guardò il pavimento.
-Però Satoshi, Kasumi non…- Marina non riuscì a finire la
frase, che vide giungere da dietro l’angolo una ragazzina- Kasumi!- esclamò
sorpresa.
Satoshi si girò per guardarla. Aveva delle fasciature e dei
cerotti sulle braccia. Camminava con fatica e con lo sguardo spento.
-Non dovevi rimanere in infermeria?- chiese Marina preoccupata.
Kasumi fece cenno di no con la testa.
-Sto bene- disse, cercando di non guardare negli occhi Satoshi.
-Ma se fai fatica a tenerti in piedi- disse Marina, cercando di
persuaderla.
-Sto detto, ho detto- disse alzando un po’ la voce e poi diede
un veloce sguardo a Satoshi che ora stava guardando altrove, come se anche lui
non volesse incontrare il suo sguardo.
Marina se ne accorse e diede uno leggero colpetto con il
gomito a Satoshi.
-Ahi, che ti prende?- disse Satoshi irritato.
-Non hai niente da dire?- gli disse a bassa voce.
-Cosa?- chiese Satoshi.
-Insomma, sei suo fratello. Dì qualcosa! Non vedi come è
conciata?- disse Marina con tono di rimprovero- Perché non le dici qualcosa di
gentile per confortarla?
Satoshi diede un veloce sguardo a Kasumi e poi spostò di
nuovo lo sguardo, come infastidito.
-Perché dovrei! E’ lei che si è messa nei pasticci!
-Oh, Satoshi, sei testardo!- disse Marina arrabbiata.
-Io vado in classe- disse Kasumi avviandosi e prestando poca
attenzione alla loro piccola discussione.
-Ah, Kasumi, aspetta!- disse Marina e poi si girò verso il
ragazzino- Satoshi, non me lo sarei aspettato da te! Perché ti comporti così
duramente con lei?
-Che ne sai tu!- rispose scocciato.
-So solo che così hai ferito Kasumi con la tua insensibilità!
-Tzè, non basta certo questo per ferire il cuore di ghiaccio di
Kasumi.
-Ohh- disse al limite della pazienza- Hai superato il limite!-
si avviò verso la classe.
Satoshi la guardò avviarsi e poi si decise di tornare anche
lui in classe.
Kasumi aprì la porta della classe e d’improvviso calò il
silenzio nella classe. Guardò i compagni di classe, dalle loro espressioni
sembrava che avessero paura di lei.
Si fece coraggio ed entrò in classe, sotto lo sguardo dei
presenti, che sembrava osservassero ogni suo movimento. Kasumi si sedette al
suo posto, subito dopo entrò Marina e Satoshi, osservando il silenzio nella
classe.
“Sapevo che andava a finire così”- sospirò triste Satoshi.
Ci sono cose che vorremmo dimenticare e altre, che dopo
averle tenute dentro a lungo, vengono pian piano a galla. E’ come si dice, a
volte la verità può far male?
Ed erano di nuovo lì, Satoshi e Kasumi uno di fronte
all’altro, con accanto i loro amici. Il silenzio era sovrano in quel
corridoio…o almeno intorno a loro, mentre in fondo al corridoio si sentivano i
chiacchiericci dei ragazzi della scuola.
Kasumi cercava nella sua mente, un modo per scusarsi per
aver rotto la loro promessa. Non era sua intenzione mettere nei casini
qualcuno, ma era successo…Però non voleva che quello che era successo,
rovinasse la loro amicizia. Per questo cercava di spremersi le meningi per
trovare una scusa decente, cosa che le era un po’ difficile.
Però…che poteva fare? Satoshi non credeva in lei…non credeva
nella sua innocenza…
-Satoshi, fa qualcosa- insistette Marina, che li osservava e desiderava
che facessero pace- Non posso credere che tu possa essere così con tua sorella.
Qualcosa scattò nella mente di Satoshi, qualcosa di cui si
sarebbe poi pentito molto a lungo, e fece uscire in poche parole la sua rabbia
e rancore.
-Lei non è mia sorella- disse quasi a tono alto.
Takeshi, Marina e Richie rimasero zitti, quasi non avessero
capito bene.
-Come?- chiesero increduli.
-Kasumi non è mia sorella! Tra noi non c’è legame di sangue.
Mia madre l’ha adottata- ripeté con più rabbia e guardò Kasumi- Stavamo molto
meglio senza di te. Almeno la mamma non avrebbe sofferto così.
La ragazzina guardò Satoshi quasi scioccata.
Quelle parole, dette con così rabbia e astio l’avevano
ferita. Più di pugnale nello stomaco.
Non poteva credere a quello che Satoshi gli aveva appena
detto.
Kasumi non è mia sorella.
Perché gliele aveva dette? Come aveva potuto?
Stavamo meglio senza di te.
Le parole continuavano a ripetersi nella sua mente.
Già, loro stavano meglio senza che lei arrivasse…ma allora
perché era finita lì? Cos’era successo?
Una gran amarezza l’avvolse. Era come se qualcosa tenuto
nascosto per lunghi anni, con una forza incredibile, stesse cercando di uscire
fuori. Erano ricordi dolorosi e rabbia…tanta rabbia…
Kasumi chinò la testa, mentre Marina e Takeshi non sapevano
cosa dire in quel momento, Richie sentì che l’aria si era fatta più pesante.
Era come se il cerchio si fosse chiuso intorno a Kasumi e Satoshi.
D’improvviso era come si fosse svegliata da un sogno…cosa ci
faceva lì? Chi era tutta quella gente intorno a lei? Lei non aveva niente a che
fare con loro…
Lei aveva un suo obiettivo ben preciso…perché stava perdendo
il suo tempo lì?
Alzò lo sguardo.
Satoshi osservò lo sguardo di Kasumi…da triste e
incredulo…era cambiato con qualcosa di diverso. Era come se fosse cambiato
qualcosa in lei…
-Hai ragione…noi non siamo fratelli…non abbiamo legami di
sangue…- disse seria e poi si allontanò.
Marina fece per seguire Kasumi, ma fu trattenuta da Takeshi
che le faceva cenno di non andare.
-Però…- poi guardò Satoshi. Era rimasto lì immobile e non
accennava a muoversi.
-Satoshi…non credo di essere il più adatto per dirtelo…ma hai
esagerato- disse Takeshi- Qualsiasi cosa abbia fatto Kasumi, non si meritava
questo.
-…lo so- disse Satoshi senza voltarsi per guardarlo, quasi non
volesse farsi vedere.
-Devi dare l’opportunità a Kasumi di spiegare il suo gesto…e
soprattutto, devi scusarti.
-…non c’è bisogno che tu me lo dica…lo so bene- Satoshi
socchiuse gli occhi.
Kasumi non è mia sorella! Tra noi non c’è legame di
sangue.
Stavamo meglio senza di te.
Come aveva potuto dirle quelle parole?
Satoshi…lei è Kasumi…da oggi in poi sarà tua sorella.
Dei ricordi riaffiorarono alla sua mente, quasi fossero
stati nascosti in una parte nascosta della sua testa.
-Mamma…
-Sì, Satoshi?
-Perché Kasumi viene a vivere da noi? Non andiamo
d’accordo con lei. E poi lei non è mia sorella…- disse con uno sguardo di
incomodità.
La madre lo guardò seriamente.
-Satoshi, ti ho detto che Kasumi è tua sorella…anche
se non avete lo stesso sangue, voi rimarrete fratelli, in ogni circostanza.
Ricordatelo Satoshi.
Il piccolo Satoshi stette zitto per qualche minuto. Si
era sorpreso per come aveva reagito la madre. Era ben poche le volte in cui la
madre lo aveva rimproverato.
Perché si comportava così? Perché questa decisione, senza
chiedere prima a lui?
Forse non lo considerava abbastanza grande per poter prendere queste
decisioni?
-Sai Satoshi…- il suo viso si addolcì- Kasumi è una
bambina sola…
-Eh?
-Noi siamo la sua unica famiglia…per questo ti
chiedo, cerca di sforzarti di comprendere Kasumi…e soprattutto non scordarti
che Kasumi è tua sorella, qualsiasi cosa succeda.
Qualsiasi cosa succeda…
Però lui non aveva fatto come gli aveva raccomandato la
madre.
Hai ragione…noi non siamo fratelli…non abbiamo legami di sangue…
Doveva parlare con lei e sistemare le cose.
Ed era quello che aveva tentato di fare dopo le lezioni, ma
non con i risultati sperati.
-Allora, dimmi…- disse d’un tratto Satoshi, avvicinandosi a
Kasumi, mentre uscivano dalla classe.
-Cosa?- disse senza guardarlo e rimanendo di spalle a lui.
-Per quale motivo l’hai fatto? Perché ti sei messa a fare a
botte con quei due?
Kasumi stette zitta per un po’.
-Non ha più importanza…
-Certo che c’è l’ha!- esclamò Satoshi- Dai, dimmi cos’è
successo!
Ma Kasumi non rispose e continuò a camminare.
-Kasumi!- l’afferrò per il braccio, fermando la sua camminata.
La ragazzina si girò e guardò negli occhi Satoshi. Il suo
sguardo freddo e senza emozioni, bloccò il ragazzino. Mosse il braccio
bruscamente per staccarsi dalla sua presa.
-Lasciami in pace- disse solamente, prima di riprendere a
camminare ed allontanarsi.
-Kasumi…- Satoshi chinò il capo. Aveva visto già quello sguardo
in precedenza, ma sperava di non vederlo più…
Ricordò la prima volta che la incontrò…aveva lo stesso
sguardo. Freddi e pieni di rabbia. Se ne stava lontana da tutti, non voleva
avere contatti con gli altri. Sembrava quasi non provare nessuna emozione. Era
sola.
Allora, Kasumi era tornata come una volta?
*****
-Satoshi, sei arrivato- disse la madre andando all’ingresso.
-Sì…scusami, mi sono dilungato lungo il ritorno…
-E’ successo qualcosa?- chiese preoccupata.
-Come?
-Hanno chiamato dalla scuola…dicono che vogliono parlarmi a
proposito di Kasumi.
Satoshi non sapeva cosa dire. Non se la sentiva di dirle la
verità, della lite contro quei ragazzi, del litigio tra lui e Kasumi e quei
occhi così gelidi di lei…
Eppure, prima o poi sarebbe venuta a conoscenza dei fatti.
-Non importa- disse la donna, intuendo il suo stato d’animo.
-Eh?
-Se non te la senti, me lo dirai in un altro momento. Adesso
vieni a mangiare.
-D’accordo.
-Ma…Kasumi non era con te?
-Eh? No, pensavo che mi avesse preceduto, visto che se n’è
andata subito.
-No, non è venuta…- disse la madre scotendo la testa- E
si è già fatto buio…
Un dubbio percosse Satoshi.
Kasumi non è mia sorella! Tra noi non c’è legame di
sangue.
Possibile che…
Stavamo meglio senza di te.
…se ne fosse andata via…
Hai ragione…noi non siamo fratelli…
…per sempre?
-Vado a cercarla- disse Satoshi, preso da un brutto
presentimento.
In quel momento la porta d’ingresso si aprì ed entro
qualcuno. Satoshi si fermò a pochi passi dall’ingresso.
-Kasumi, sei arrivata finalmente- disse sollevata la donna.
La ragazzina guardò la signora e fece cenno di consenso.
-Ho preparato da mangiare…
-Vado a cambiarmi e arrivo- disse con voce normale, anche fin
troppo.
Kasumi passò di fianco a Satoshi, ma non si voltò verso di
lui, lo ignorò completamente.
Satoshi rimase fermò lì in piedi, senza dire niente.
“Beh, almeno non se n’è andata…”- pensò con sollievo.
Nessuno a tavola accennò ai fatti di quella giornata o alla
chiamata da parte della scuola. Erano tutti immersi nei loro pensieri.
*****
-Signora Katsumoto…- il vice preside la guardò seriamente- Mi
sembrava di averle già chiesto di tenere a freno sua figlia. Non è la prima volta
che si mette a picchiare qualcuno…lo dicono chiaramente le schede ricevute
dalle altre scuole, dove è stata espulsa in precedenza.
La signora non disse niente.
-Avevamo permesso a Kasumi di frequentare la nostra scuola a
condizione che non combinasse niente. Adesso invece…saremmo costretti a correre
ai ripari.
Erano presenti quasi tutti i professori e al centro il vice
preside. La signora Katsumoto stava seduta su una sedia, circondata dai sguardi
dei vari professori.
-Ebbene…?- chiese la signora Katsumoto, senza scomporsi.
-Beh, molto probabilmente verrà espulsa dalla scuola.
-Capisco…- disse triste.
-Si rende conto, che non possiamo permettere a sua figlia di
sfregiare il buon nome della scuola? E poi, è un cattivo esempio per gli altri
alunni…
-Io non sono d’accordo- disse d’improvviso un insegnante dai
capelli neri lisci- Kasumi Katsumoto ha fatto molti miglioramenti da quando è
entrata in questa scuola. Non solo sul profilo scolastico, che potrete
confermare guardando i suoi voti, ma anche sul piano relazionale. Kasumi si è
pian piano aperta alle nuove amicizie ed ha fatto molto per una sua compagna,
risvegliandola dal suo letargo.
La signora Katsumoto, così come gli altri insegnanti
guardarono stupiti il professore, che aveva osato interrompere il discorso del
vice preside.
La signora Haneko guardò con commozione il professore,
perché forse era uno dei pochi che capiva Kasumi e ne parlava così bene.
-E poi non è stato ancora chiarito chi avesse iniziato per
prima il litigio- continuò il professore.
-Chi inizia o chi risponde, è sempre sullo stesso piano- disse
il vice preside infastidito dall’intervento di Kenji- Non va bene picchiarsi
dentro una scuola, soprattutto se è una ragazzina.
-Ha ragione, ma…a mio parere, Kasumi ha capito il suo errore, e
nel caso non fosse così, mi occuperò io di farglielo capire, perché non
accadano di nuovo episodi simili- disse Kenji determinato.
Il vice preside sospirò e guardò la signora Haneko.
-Lei ha qualcosa da dire a proposito, signora Katsumoto?
-Io…ho piena fiducia in Kasumi- disse lei- So che, se è finita
in una rissa, avrà le sue ragioni. E’ sì, una ragazzina scorbutica, ma ha un
cuore generoso.
Il vice preside si sistemò i suoi occhiali e la guardò.
-Sa, signora, ci sono molti centri dove si possono occupare di
una ragazzina così frenetica.
-Io non ho intenzione di mandarla in uno di quei centri!- disse
Haneko offesa dalla proposta del vice preside- Kasumi frequenterà la scuola
come gli altri, insieme a suo fratello.
-Suo fratello…Satoshi Katsumoto, eh?- disse il vice preside un
po’ con ironia- Non capisco perché tante preoccupazioni per una ragazzina che
non è neanche sua figlia. Non ha paura che a contatto con suo figlio, lui
diventi come Kasumi?
La signora Haneko si alzò di scatto dalla sedia, con uno
sguardo molto arrabbiato e offeso.
-Lei non ha diritto di giudicare cosa sia giusto per Satoshi o
no. La madre sono io- disse indicandosi- E poi, si metta ben in testa, che
Kasumi è mia figlia! Qualsiasi cosa lei faccia, lei rimarrà sempre mia figlia!
I professori parlarono tra di loro stupiti ed infine il vice
preside parlò.
-Per questa volta, ci limiteremo solo a sospenderla per due
giorni. Con la speranza che li servano per farsi un esame di coscienza.
-Bene- la signora Haneko salutò decisa e si avviò verso
l’uscita dell’aula, mentre il professore Kenji l’accompagnava.
-Mi dispiace per quello che ha detto il vice preside…- disse
Kenji mortificato.
-Non si preoccupi, ci sono abituata- si sforzò di sorridere.
-Vedrà, cercherò di trovare i responsabili della rissa e
sistemeremo tutto- disse Kenji, cercando di rassicurarla.
-La ringrazio per quello che sta facendo per mia figlia…se non
fosse stato per lei, Kasumi avrebbe continuato a cambiare scuola.
-Non dica così- disse Kenji sorridendo- Sta solo affrontando un
età difficile, presto si calmerà e si comporterà come qualsiasi ragazza della
sua età.
-Lo spero.
Una bambina camminava lungo i corridoi della casa…aveva
sentito delle voci e questo l’aveva svegliata.
Per difendersi dai pericoli, aveva imparato a raffinare
il suo udito. Riusciva a sentire la presenza di qualcuno anche a chilometri.
Con passo ondeggiante, a causa del sonno di quell’ora, e
con indosso un pigiama rosa, la bambina si stava avvicinando al luogo dove si
sentivano dei rumori.
Sfregò gli occhi ancora addormentati e notò uno spicchio
di luce provenire da dietro la porta della sala.
Avvicinandosi, poteva udire chiaramente due voci
distinte.
Erano le voci di una donna e di un uomo.
“Strano, a quest’ora non ci sono ospiti, di solito”
-Che cosa?!- esclamò un uomo con indosso un camice
bianco, che era seduto su un divano.
-Sì, è così- fece cenno di sì, una donna che stava di
fianco all’uomo sul divano.
La bambina si avvicinò alla porta e provò a guardare
dall’apertura incuriosita.
-Ma…- disse ancora incredulo- Ti rendi conto di quello
che stai dicendo? Non puoi addossarti un altro bambino! Proprio ora che lui non
c’è…
-Non è un peso per me…- disse convinta la donna.
-So che sei preoccupata per la sua sorte, ma credimi
quelli dell’orfanotrofio di CelandonCity, si prenderanno cura di lei e l’affideranno ad una buona famiglia-
cercò di dire l’uomo, tentando di dissuaderla.
La piccola bambina rimase silenziosa e lentamente si
sedette per terra, appoggiata al muro.
“Orfanotrofio…?”
Aveva sentito parlare di quel posto…era una grande casa
che raccoglieva i bambini, che non avevano nessuno che si prendesse cura di
loro.
Lei era una di quelli? Sarebbe finita lì?
In passato qualcuno aveva tentato di trascinarla lì, ma
lei si era divincolata ed era scappata.
Si strinse le gambe al petto.
Non voleva andare lì…lei non poteva! Aveva un obiettivo!
E in quel posto, difficilmente avrebbe potuto farlo.
Non le restava che andarsene, prima di finire lì.
-No!
La voce decisa della donna, la fece quasi spaventare.
-Kasumi non è una bambina qualsiasi…io mi ci sono
affezionata e le voglio bene. Non voglio che se ne vada via da qui…questa è
ormai casa sua.
“Casa …mia?”
La bambina sentendo quella parole, si sentì strana, una
specie di sollievo e …gratitudine.
-Ho già preso la mia decisione- continuò a dire, con
sguardo deciso- Io adotterò Kasumi.
-Capisco…- sospirò, conoscendo la testardaggine della
donna- E Satoshi, non hai pensato a come reagirà? E’ già addolorato per suo
padre…
-All’inizio sarà difficile, lo ammetto, perché hanno
caratteri completamente differenti. Ma con il tempo riusciranno ad apprezzarsi
ed a imparare uno dall’altro. La presenza di Kasumi, riuscirà a ravvivare lo
stato d’animo di Satoshi e lui, l’aiuterà a calmare i suoi bollenti spiriti-
sorrise felice, dopo tanto tempo trascorso a chiudere con il passato- Ho molta
fiducia in loro.
*****
Satoshi continuò a guardare con lo sguardo verso quella
finestra dove sua madre e gli insegnanti stavano decidendo le sorti di Kasumi.
Avrebbe voluto essere lì in quel momento, accanto a sua
madre per alleviare le sue sofferenze.
Non era la prima volta che succedeva. Sua madre veniva
chiamata da ogni scuola che frequentava Kasumi e da cui veniva espulsa
inesorabilmente.
-Mamma, tutto bene?- chiese un bambino dai capelli
nero corvino.
-Sì…sta tranquillo- disse dolcemente, ma con una voce
un po’ bassa per la stanchezza.
Il piccolo Satoshi guardò la madre con aria di
preoccupazione.
-E’ successo qualcosa?- insistette.
L’unica cosa che sapeva, era che sua madre era andata
alla scuola di Kasumi ed era tornata a casa verso sera, stravolta.
-Ha fatto qualcosa Kasumi?- Satoshi sapeva che sua
sorella aveva un carattere brusco e che spesso finiva per picchiare qualcuno.
Era per quello che in poco tempo aveva cambiato più scuole- L’hanno mandata
via?
-Sta tranquillo, Satoshi- disse Haneko- Troverò una
nuova scuola per Kasumi. In fondo quella scuola non era fatta per lei- si
sforzò di sorridere.
-Mamma…posso fare qualcosa per aiutarti?
-Sì, piccolo…- disse guardandolo- Tra qualche anno
sarete grandicelli e finirete nella stessa scuola. Quando questo accadrà, cerca
di fare in modo che Kasumi si ambienti nella nuova classe e che si comporti
bene. Devi impedirle di cacciarsi in qualche guaio.
-Sì, farò del mio meglio. La sorveglierò e la
proteggerò- disse il piccolo Satoshi deciso.
-Sei proprio un bravo fratello- sorrise la madre
sollevata dal figliolo.
Satoshi rise felice dell’affermazione di sua madre.
-E’ da un bel po’ che sono chiusi dentro, vero?
Satoshi si girò e vide Shigeru.
-Sì…- disse triste.
-Questa volta l’ha combinata grossa, eh?- disse Shigeru un po’
divertito, conoscendo Kasumi.
-Mh…
-Dov’è lei?- chiese guardandosi intorno- Di solito siete sempre
insieme…
-Non lo so…- disse Satoshi- E’ da stamattina che non la vedo.
-Come mai?- chiese Shigeru.
-Abbiamo litigato…
-E allora?- disse lui alzando le spalle come se fosse tutto
normale- Lo fate sempre.
-E’ diverso…- scosse la testa- Le ho detto delle cose crudeli.
Shigeru lo guardò seriamente. Anche senza bisogno di
spiegazioni, aveva capito il senso della sua frase.
-E’ a proposito della rissa…ti sei arrabbiato per quello?
-Io…- stette in silenzio- …sì.
-Lo immaginavo…- sospirò- Prendi- gli passò una busta.
Satoshi guardò la busta che aveva tra le mani, senza capire.
-Una volta…avevi più fiducia in lei. Chissà, forse è il tempo
che ci cambia- e si allontanò senza dare spiegazioni.
Guardò poi la busta e l’aprì. Lo lesse velocemente, poi
sorpreso lo rilesse.
-Shigeru!- lo chiamò, ma lui non si fermò. Così lo rincorse-
Che significa?
-Quello che vedi…- disse lui semplicemente- Kasumi è finita lì
a seguito della lettera.
-Ma perché? Perché fare tutto questo?
-Forse è ora che ti svegli Satoshi- lo guardò seriamente- Non
tutti siamo come te, non tutti abbiamo il tuo stesso carattere capace di
relazionarci con le altre persone. Molti di noi, fanno fatica a fare amicizia e
il più delle volte si finisce per essere odiati, senza un motivo preciso.
Satoshi guardò sorpreso Shigeru. Nella sua frase aveva detto
“noi”, quindi anche lui aveva sofferto per questo? Quindi, lui senza
accorgersene, era invidiato da Shigeru? Era possibile che non se n’era mai
accorto? Impegnato ad allenarsi per superarlo, non aveva fatto caso al perché,
il più delle volte era solo?
-Mi…dispiace- riuscì solo a dire.
-Non devi scusarti con me- disse Shigeru- Ma con Kasumi- si
girò per continuare la sua camminata- Sai, anche senza un legame di sangue, si
nota molto che vi volete bene. Sarebbe un peccato distruggere tutto, solo per
dei fraintendimenti.
-Ti ringrazio Shigeru- disse Satoshi, mentre il ragazzino dai
capelli castani si limitò a sorridergli.
*****
-E così, è stato deciso che per due giorni non andrai a scuola-
disse la signora Haneko a tavola.
-Mh- Kasumi fece cenno di sì.
-Vuol dire che non la manderanno via?- chiese Satoshi
sollevato.
-No, il professore Kenji è stato molto gentile ed ha preso le
parti di Kasumi- guardò Kasumi- Una volta tornata a scuola, ringrazia il
professore.
-Sì.
Tornò il silenzio. Da un po’ di tempo era così, dette quelle
quattro cose che si dovevano dire, ritornava il silenzio.
La signora Haneko aveva notato un cambiamento tra Satoshi e
Kasumi, che non si parlavano più. Non aveva insistito per chiedere spiegazioni,
perché sentiva che se era successo qualcosa, solo loro due potevano risolverlo.
E così, si limitò a guardarli da lontano, senza intervenire.
Finito di mangiare, la signora Haneko lavò i piatti, mentre
i due ragazzini se ne andarono nelle loro stanze.
-Spero che facciano pace al più presto- disse triste Haneko,
che sentiva nostalgia dei loro litigi e delle loro risate.
*****
Satoshi guardò di nuovo la lettera…perché Kasumi non gliene
aveva parlato?
Forse avrebbe dovuto ascoltarla, prima di rimproverarla. Ma
in quel momento si sentiva offeso e deluso. Si era ripromesso di controllare
Kasumi, ma non ci era riuscito. E quella frustrazione di sentirsi inutile, la
scaricò sotto forma di rabbia alla ragazzina.
Aveva esagerato, e con poche parole…si era ricreata
quell’ostilità da parte di Kasumi. Non le aveva rivolto la parola e se ne stava
per conto suo. Quasi come se i loro sforzi di andare d’accordo, non fossero
serviti a niente.
Sai, anche senza un legame di sangue, si nota molto che vi
volete bene. Sarebbe un peccato distruggere tutto, solo per dei
fraintendimenti.
Già, Shigeru aveva ragione. Che importava se non avevano lo
stesso sangue? Per lui, Kasumi rappresentava la sua unica sorella e amica.
Si alzò dal letto, spaventando Pikachu che riposava al suo
fianco.
-Scusa Pikachu- sorrise dispiaciuto.
-Pika- disse offeso e se ne andò da un’altra parte a dormire.
-Ti ci metti anche tu, a tenermi il muso Pikachu?- disse Satoshi
sospirando rassegnato.
Poi guardò la finestra e l’aprì. Fuori il cielo era scuro.
Sicuramente se fosse andato da lei, Kasumi non gli avrebbe
aperto la porta. Quindi, non gli rimaneva che una soluzione…anche se, molte
volte aveva rimproverato Kasumi per quello.
*****
Kasumi era assorta nei suoi pensieri, fissando il soffitto.
Due giorni…in fondo la prospettiva non era male. Se ne
sarebbe stata tranquilla in casa, senza dover rivedere i suoi compagni di
classe.
Già, due giorni di assoluto riposo…
Poi ci pensò di nuovo. Conoscendo Haneko, non l’avrebbe
lasciata riposare, trascinandola per fare i lavori domestici.
Si sentì male al pensiero. Forse era meglio l’espulsione
dalla scuola, di fronte la prospettiva di due giorni con Haneko e i mestieri di
casa.
Sentì d’improvviso un rumore. Si guardò intorno per capire
da dove proveniva. Si alzò e si diresse verso la finestra. L’aprì e vide con
sua enorme sorpresa, Satoshi che sorrideva.
Aprì subito la finestra, per evitare che Satoshi scivolasse
e cadesse giù.
-Che stai facendo?- disse Kasumi arrabbiata e spaventata.
-Sai che non è male?- disse divertito Satoshi- Adesso capisco
perché ti piace arrampicarti alle finestre, anche se è veramente difficile
stare in equilibrio.
-Non posso crederci, perché l’hai fatto, se proprio tu avevi da
ridire?
-Se avessi bussato alla tua porta, non mi avresti aperto- disse
semplicemente, facendo zittire Kasumi- Tieni- gli allungò la lettera.
Kasumi vedendola, capì di cosa si trattava.
-Come fai ad averla tu?- chiese con sospetto.
-Me l’ha data Shigeru.
-Shigeru?- disse sorpresa Kasumi. Poi si ricordò di averlo
incrociato all’uscita della classe.
“Ecco perché non l’avevo più in tasca”
-Perché non me ne hai parlato?
-Perché avrei dovuto, se non mi stavi ad ascoltare?- disse con
tono acido.
-Sì, hai ragione…però adesso sono qui. Ci ho messo un po’ per
capire il mio errore e ti chiedo scusa.
-Mh- disse Kasumi sedendosi sul letto, senza dare molta
importanza alle sue parole- In fondo, hai solo detto la verità.
Satoshi la guardò dispiaciuto. Quella tensione tra i due,
non calava ancora.
-Forse…ma non era tutta la verità- disse Satoshi- E’ vero, non
siamo fratelli di sangue, però…per me sei come una vera sorella. Litighiamo
spesso ma, io mi trovo bene con te.
-…
Satoshi si sedette vicino a lei.
-Non saprei cosa fare senza di te- gli sorrise dolcemente, con
quell’aria di bambino felice.
Dopo qualche minuto di tentennamento, Kasumi gli rispose.
-Lo stesso vale per me- disse imbarazzata.
Si guardarono e poi risero leggermente, come per liberarsi
di quella tensione accumulata.
-Mh…mi dispiace, Satoshi…questo non sarebbe successo, se fossi
stata più attenta.
Satoshi guardò Kasumi e si sorprese. Le scuse di Kasumi
erano rare e preziose.
-No, sono io che ho sbagliato- scosse la testa- Ho imparato la
lezione e non dubiterò della tua parola.
-…Hai ragione, è colpa tua- disse Kasumi, sorprendendo Satoshi
e rovinando l’atmosfera.
-Che?
-Sì, dovresti avere più fiducia in me- disse lei indispettita.
-E tu, dovresti essere più cauta e meno violenta- disse
Satoshi, rispondendo al suo stesso tono- Nessuno ti vorrà se ti comporterai
come un maschiaccio.
-Se io sono un maschiaccio, tu sei un nanerottolo.
-Racchia!
-Nano!
Entrambi sbuffarono e voltarono le spalle.
-Che farai in questi due giorni?- chiese Satoshi.
-Non so…mi sa che Haneko mi farà sgobbare.
-Eh, eh, povera te.
-Non ridere, non è per niente confortante.
Seguì un altro momento di silenzio.
-Io e gli altri…aspetteremo il tuo ritorno a scuola.
-Sì.
E quella serata volse al termine. Forse non come se
l’aspettava Satoshi, ma in fondo era meglio finirla come era consueto tra di
loro. Con una piccola discussione, una scusa, e la prospettiva del giorno dopo.
Era tutto tornato come prima.
Uff, l’ho tirata per le lunghe…manca ancora un bel po’ per
la fine…mi sa, che dovrei fare i capitoli ancora più lunghi, così arriverei
subito alla fine (-_-)’
Beh, comunque almeno questo capitolo è terminato. A presto
il seguito, ciao e commentate!
-Uffi, oggi l’insegnante è stata più severa che mai- disse
Satoshi sbuffando, mentre camminava a fianco di Kasumi - Ehi, non è che mi
daresti un aiuto nel compito?
-Non dovresti farlo da solo?- disse Kasumi, guardando le
vetrine velocemente.
-Sì, ma sono sicuro che non riuscirei a terminarlo. E poi oggi
trasmetto il torneo di pokèmon.
-E così, preferiresti vedere la tv, piuttosto che finire i
compiti?
-Ehi, si tratta di uno dei migliori tornei di pokèmon. Non
posso certo perdermelo- disse con un tono, come se fosse un evento
straordinario.
-Oh, ma di certo non ti perderai un insufficienza a scuola
(-.-).
-Mh (-_-)’…allora, mi aiuti o no?
-Puoi scordartelo (U_U)- disse secca.
-Sei crudele- disse sbuffando ed incrociando le braccia dietro
la testa- Sono sicura che altri sarebbero più gentili di te e…- si fermò,
accorgendosi che Kasumi non era al suo fianco. Si girò e la vide qualche passo
indietro- Che ti prende, Kasumi?
Ma la ragazzina non lo ascoltava, guardava un punto indefinito
davanti a sé.
-Kasumi?- Satoshi iniziò a preoccuparsi. Kasumi aveva assunto
un espressione poco rassicurante.
La osservò quasi timoroso, quei occhi prima così quieti,
adesso erano carichi di odio.
Satoshi si sorprese, non l’aveva mai vista così.
Poi di scatto, Kasumi gli lasciò la borsa e corse via,
dritto verso una destinazione ben precisa.
Satoshi rimase a guardarla, senza dire niente, per la
sorpresa. Poi iniziò a reagire e la rincorse.
“Che cosa le è preso a Kasumi?”- pensò preoccupato Satoshi,
mentre correva- “Sembrava che avesse visto qualcosa…ma cosa? Cos’è che ha
visto, che l’ ha resa così?”
Molto più in là, in direzione di un parco abbandonato, la
ragazzina aveva raggiunto la sua meta.
A qualche metro più avanti, c’era una persona di spalle. Più
precisamente era una ragazza dai capelli rosa.
Kasumi prese fiato per la corsa e guardò con rabbia la
persona che era rimasta ferma lì.
-Finalmente…vi ho trovati…
La ragazza si girò e sorrise.
-Chi si rivede…la piccola Kasumi- continuò a sorridere- Sei
cresciuta dall’ultima volta, eh?
-Maledetta…me la pagherai!- disse estraendo una pokèball e
lanciandolo per terra. La sfera si aprì e fece uscire un maestoso drago dei
mari blu- Gyarados…attacco raffica!
La ragazza fece sparire il sorriso e divenne seria. Tirò
fuori la pokèball ed uscì un pokèmon d’acqua tutto bianco e con la coda.
-Mi sembrava che la lezione precedente…fosse bastata per farti
capire chi è il più forte- sorrise divertita- Evidentemente non è ti bastata.
Dewgong, difesa!
Il pokèmon creò una barriera che respinse l’attacco e lo
rispedì al mittente.
Poco più in là, un ragazzino insieme al suo Pikachu
correvano per le stradine.
“Accidenti, è veloce a correre. Spero di non aver sbagliato
direzione”
Una follata di vento, all’improvviso li travolse.
-Ma cosa…?- chiese proteggendosi con le mani.
-Pika! (guarda!)- il pokèmon giallo indicò da dove proveniva la
follata di vento.
-Quello è il parco abbandonato…non sarà lì Kasumi? Andiamo a
vedere Pikachu!
-Pi! (sì)
Il ragazzino e il pokèmon raggiunsero una piazzetta e si
fermarono a guardare. C’era un Gyarados e un Dewgong…c’era anche una
ragazza…che fosse un incontro pokèmon?
Satoshi guardò la persona che era sdraiata per terra.
-Kasumi!- Satoshi corse dalla ragazzina e si chinò per
constatare le sue condizioni- Kasumi!
-Sa…Satoshi!- Kasumi si alzò di colpo- Cosa ci fai qui!
-Beh, te ne sei andata di fretta e furia…
-Vattene via!- disse arrabbiata.
-Perché? Cosa sta succedendo?
-Ma guarda…e lui chi è?- chiese incuriosita la ragazza.
Satoshi la guardò. Non capiva perché, ma quella ragazza gli
trasmetteva un senso di timore.
-Non t’interessa- disse Kasumi, anticipando la risposta di
Satoshi. Poi si girò verso Satoshi- Allontanati.
-Non se prima non mi dici cosa succede.
-Non è il momento di discutere!- disse adirata.
-Non posso lasciarti in queste condizioni!
I due iniziarono a litigare sotto gli occhi della ragazza.
-Eh, eh- ridacchiò- A quanto sembra ti sei fatta un amichetto…
Kasumi e Satoshi si fermarono e la guardarono.
-Che illusa…i perdenti come te non hanno scampo al loro
destino- disse facendo un cenno al pokèmon bianco- Dewgong, bollaraggio!
L’attacco andò dritto ai due ragazzi, ma qualcosa si mise in
mezzo, facendo da scudo.
-Gyarados!- disse Kasumi alzandosi in piedi- Ben fatto!
“Quel pokèmon…è di Kasumi?”- pensò sorpreso Satoshi. In
tutti quei anni passati insieme, era la prima volta che vedeva quel pokèmon.
Com’era possibile?
La ragazza dai capelli rosa guardò in cielo.
-Uhm, si sta facendo tardi- disse con tranquillità- Mi
dispiace, ma devo mettere fine a questo incontro- sorrise- Dewgong, raggio
nero!
-Cosa?- Satoshi guardò il pokèmon emettere dalla sua bocca una
luce nera- Ma che attacco è?
-Pika! (Attenti!)- Pikachu si mise davanti a Satoshi in
posizione di attacco.
-Non è possibile…- Kasumi guardò spaventata il pokèmon bianco,
reagendo troppo tardi.
Il pokèmon lanciò il suo attacco, che pareva un raggio di
color nero.
-Gyarados, attacco braciere!- gridò Kasumi.
I due attacchi si scontrarono e lottarono per avere la
meglio.
“E’ troppo forte”- pensò Kasumi- “Gyarados non c’è la farà a
resistere a lungo…”
-Kasumi!- Satoshi la chiamò- Gyarados è in difficoltà!
-Lo so bene!- disse Kasumi.
“Però non posso farlo rientrare adesso nella sua sfera
pokè…non posso”- pensò Kasumi, mentre stringeva forte le mani.
Il raggio nero aveva ormai raggiunto Gyarados.
-Kasumi!- insistette Satoshi preoccupato.
La ragazzina abbassò lo sguardo.
“Se dovessi farlo rientrare adesso…perderei…non posso,
proprio adesso che li ho trovati!”
Alzò gli occhi, proprio nel momento in cui Gyarados veniva
colpito ed insieme a lui, anche loro.
-Satoshi!- gridò Kasumi, spingendolo via e cadendo sopra di lui
per terra.
Gyarados cadde al suolo e si sollevò un gran polverone
dovuto all’attacco.
-Come immaginavo…Kasumi, tu rimarrai sempre una perdente- disse
la ragazza, in mezzo a quel polverone, senza scomporsi. Si aggiustò una ciocca
di capelli- Ho perso solo tempo- si girò e se ne andò con il suo pokèmon.
Nel frattempo Satoshi e Kasumi erano ancora stesi a terra.
Il ragazzino aprì gli occhi e si guardò intorno. Era
deserto. La ragazza e il suo pokèmon non c’erano più. Poi vide Kasumi sdraiata
per terra, con la faccia rivolta al suolo.
-Kasumi!- gli si avvicinò- Come stai?- cercò di prenderle il
braccio, ma la ragazzina scostò subito la sua mano- Kasumi…?
-Lasciami perdere!
La ragazzina strinse forte le mani a forma di pugno,
tremando dalla rabbia.
Satoshi non capiva il suo comportamento. Nonostante era
stato presente all’incontro…non riusciva a comprendere molte cose.
Cosa rappresentava quella ragazza per Kasumi? Come faceva a
conoscerla? E da quando Kasumi aveva un Gyarados?
“Perché…?”- pensò Kasumi senza muoversi- “Eppure mi ero
allenata così tanto…”
Rimarrai sempre una perdente.
Ho perso solo tempo.
Nella sua mente riecheggiavano le parole della ragazza.
Non era cambiato niente…era rimasta la solita. Perché
nonostante i suoi sforzi rimaneva ancora debole?
*****
Era una bella giornata e i raggi di sole, si posavano sui
campi d’erba di Masara Town.
Una macchina attraversò le stradine in mezzo ai campi pieni
di fiori.
-Non è cambiato niente…- disse la persona seduta sui sedili
posteriori.
-Lei è di qua?- chiese il guidatore, dando di tanto in tanto
uno sguardo alla persona, con lo specchietto retrovisore.
-Sì…ho passato la mia infanzia in questo paese.
-E’ davvero un bel posto- disse l’autista, contemplando il
paesaggio.
-Già- sorrise contenta.
-Perché se n’è andata?
La persona rimase silenziosa, poi parlo.
-Direi per motivi di studio o forse perché ero curiosa di
conoscere la città e fare nuove conoscenze.
-Mh, capisco…e adesso perché è qui?
-Visto che avevo del tempo libero, ne ho approfittato per
tornare qui e rivedere la mia famiglia e i miei amici…
-Suppongo che saranno felici del suo ritorno.
-In verità, ho avvisato solo mio nonno…voglio fare una
sorpresa.
-Eh, eh…siamo arrivati…
-Mh.
La macchina gialla si fermò davanti ad un cancello ed entrò
dentro.
Dopo pochi minuti, arrivò vicino ad una casa e c’era un
signore che aspettava lì davanti.
Dal taxi, uscì una ragazza dai lunghi capelli neri lucenti,
con un vestitino bianco abbinato alle scarpe e un grazioso cappello.
-Ciao nonno!- salutò contenta.
-Ciao Hinata- salutò il signore dal camice bianco- Com’è andato
il viaggio?
-Splendidamente!- disse lei allegra e l’abbracciò- Mi sei
mancato, nonno.
-Sono contento, che tu abbia trovato il tempo per venire qui.
Lei sorrise e si guardò intorno.
-E Shigeru?
-Dovrebbe tra un po’ arrivare da scuola…oh, eccolo là- disse
indicando un ragazzino che aveva appena attraversato il cancello e guardava
incuriosito la macchina gialla.
Dopo pochi passi, si accorse della ragazza e si bloccò,
mentre la cartella gli cadde per terra.
-E tu che ci fai qui?!
*****
-Mh…sicura di stare bene?- chiese un ragazzino.
-Sì- disse scocciata, mentre bevve una bibita in lattina.
Il ragazzino la guardò e sospirò, appoggiando la schiena
alla panchina.
-Sei irrecuperabile- disse lui.
La ragazzina non disse niente e continuò a fissare la terra
sotto i suoi piedi, mentre stava seduta.
Erano passati due giorni da quel fatto e per quanto Satoshi
avesse tentato di farsi spiegare cos’era successo, lei negava tutto e si
chiudeva in stanza.
La mente del ragazzino era pieno di domande, ma senza una
risposta…poteva essersi trattato di una sua rivale. Ma in tutto quel tempo, non
ricordava di aver visto il viso di quella ragazza. Forse non era neanche di
Masara Town. E allora, cosa c’entrava con Kasumi? E quel pokèmon…se l’aveva
catturato, perché non lo aveva mai fatto vedere o perché non lo utilizzava
negli incontri pokèmon? Di sicuro avrebbe vinto, invece che con il suo Psyduck.
Scosse la testa. A quanto pare, c’erano alcune cose del suo
passato, di cui non era a conoscenza.
-Vado a comprare una cosa…torno subito- Kasumi si alzò in piedi
e si allontanò.
Satoshi guardò Kasumi mentre si dirigeva verso un negozio e
vide arrivare un ragazzino dal viso famigliare.
-Shigeru…che faccia, che è successo?- chiese Satoshi.
-Oh, Sato…- disse lui quasi svegliato dai suoi pensieri- Non è
niente…è solo che…beh, ecco…
-Ciao Sato-chan!- spuntò dietro di lui una ragazza.
Il ragazzino guardò sorpreso la ragazza. Come faceva a
conoscerlo? Lui non si ricordava di lei.
-Ehm…ciao- disse incerto.
-Ma come, Sato…non ti ricordi di me?- disse la ragazza.
-Ah…dunque…no- ammise imbarazzato. Non era il suo forte
ricordare le persone.
-Ah, Satoshi…io torno dopo tanto tempo e tu non ti ricordi più
di me?- disse quasi delusa.
Il ragazzino guardò gli occhi fini della ragazza e lo
sguardo poco contento di Shigeru.
-Non posso crederci…tu…non è che sei…?
-Sì, è mia sorella- disse Shigeru.
-Hinata!- esclamò Satoshi sorpreso e contento- Sei tornata!
-Sì- sorrise- Tua sorella?
-E’ andata un attimo a comprare…ecco, sta tornando- disse
Satoshi e fece un cenno a Kasumi- Kasumi, guarda chi è tornata!
La ragazzina con il sacchettino in mano, guardò per bene la
ragazza.
-…Hinata?
-Sì, sono io- disse lei- Da quanto tempo, eh?
-…mh, sì- disse con poca felicità- Dobbiamo tornare a casa,
Satoshi.
-Eh? Di già? Ma Hinata è appena arrivata e…
-Non fuggirà mica via- disse lei ironica- Haneko voleva che
l’aiutassimo a casa…
-Oh…- disse deluso Satoshi- Non è che potresti…?
-D’accordo- disse sbrigativa- Io vado. Avviserò la mamma che
tornerai più tardi.
-Mh, grazie.
-Non ringraziarmi- disse Kasumi- Vedi piuttosto di tornare in
tempo per la cena.
-Aspetta, vengo con te…- disse Shigeru e guardò sua sorella- Ti
aspetto a casa.
-Va bene- disse Hinata e guardò Kasumi- Ciao Kasumi- salutò
prima che lei si voltasse per andare.
-Mh…- disse scocciata- ciao- e se ne andò.
Satoshi e Hinata guardarono Kasumi che si era voltata per
andarsene, seguita da Shigeru.
-…La solita, eh?- disse quasi divertita Hinata.
-Scusala, è fatta così- disse un po’ imbarazzato Satoshi- Cosa
ti porta qui?
-Oh, alcune cosucce che devo sistemare…
-Quanto hai intenzione di fermarti qui a Masara Town?
-Non lo so, non l’ ho ancora deciso.
-Capisco…- disse un po’ triste.
Gli sarebbe piaciuto che si sarebbe stabilita a lungo a
Masara Town. Ma non poteva certo obbligarla. Del resto, si era fatta una nuova
vita in città.
-Che hai?- chiese Hinata.
-Ah, no niente, pensavo…è bello dove abiti tu adesso?
-Certo- sorrise- il college è davvero bello, sai? Ci sono così
tante persone e i giardini sono immensi. E poi ho una camera tutta mia e quando
è periodo di vacanza, mi fermo dai miei parenti o torno qui a Masara town-
guardò l’orizzonte- Sai, se non fossi così lontana, ci verrei più spesso…in
fondo questa è la mia città natale.
-Sarebbe bello…- disse Satoshi un po’ soprapensiero.
-Eh?
-Ah, niente, niente- sorrise imbarazzato- Ti va di prenderci
qualcosa al bar?
-Volentieri. E poi, è da tanto che non visito Masara Town.
Quanti ricordi…- si girò verso di lui- E’ come se fosse solo ieri, il giorno in
cui mi sono trasferita qui…
Satoshi sorrise a quel lontano ricordo d’infanzia…
-Kasumi…- chiese un bambino dai capelli color
corvino, mentre guardava curioso dalla finestra della stanza.
-Sì?- una bambina, un poco più alta di lui, si girò
verso il bambino per ascoltarlo.
-Sai se abita qualcun altro, nella casa poco distante
dalla nostra?
-No…a parte il prof. Ookido- si alzò in piedi.
-Strano…vedo dei camion dirigersi in quella
direzione.
-Mh…- Kasumi guardò dalla finestra- In effetti…quella
è l’unica strada che porta alla casa…
-Allora, qualcuno ha comprato la casa?- chiese
contento il bambino.
-Calma Satoshi…- disse lei mantenendosi tranquilla-
Non è detto…forse sono dei mobili che ha richiesto il prof. Ookido.
-No, no, sono sicuro che è qualcuno che si è
trasferito- disse sorridendo.
-Ragazzi- disse una signora entrando in stanza-
Preparatevi, si esce…
I due bambini si guardarono tra di loro. E dopo qualche
minuto erano già fuori, con la madre che li accompagnava stando al centro.
-Mamma, dove ci stiamo dirigendo?- chiese il piccolo
Satoshi.
-Dal prof. Ookido.
-Come mai?- chiese Kasumi.
-Ho capito, sono arrivati altra gente!- disse
emozionato Satoshi.
-Sì- fece cenno di sì.
-Evvai, che bello!- disse Satoshi esultando.
-Perché ti esalti così tanto?- chiese Kasumi
rimanendo impassibile.
-Non capisci Kasumi? Avremmo dei nuovi compagni di
gioco.
-E chi te lo dice che si sono trasferiti dei bambini,
e non dei vecchi o altro?
-Chiunque sia, sono sicuro che ci divertiremo con
loro.
-Non capisco tutta questa felicità- disse Kasumi- Per
me non è una gran cosa…e non capisco perché ci stiamo dirigendo da loro- disse
guardando la madre.
-E’ semplice, i nuovi arrivati sono parenti del prof.
Ookido e rimarranno qui a Masara Town per un bel po’…è nostro dovere sia come
amici del prof. Ookido e come vicini, andare a salutarli. E poi, vedrete che vi
divertirete.
-Sì, ma tu sai chi è arrivato, vero?
-Più o meno, il prof. Ookido me ne aveva accennato…ma
preferisco non dirvi niente, prima di arrivare.
-Che bello! Abbiamo dei nuovi vicini!- disse contento
Satoshi e camminando davanti a loro.
-Che sciocco…- borbottò Kasumi- Io lo trovo
estremamente inutile e noioso andare da loro. Se vogliono conoscerci, che
vengano loro da noi. Del resto si sono trasferiti loro, non noi.
-Non vorresti avere dei nuovi amici?- chiese Haneko,
guardando la bambina.
-Non mi servono- disse sbuffando.
-Eh, eh…- ridacchiò la madre.
“Anche se non lo vuole dimostrare…la verità è che, anche
lei è ansiosa di conoscere i vicini”
-Mamma, Kasumi, ecco il laboratorio del prof.
Ookido!- disse Satoshi indicando una gran casa su di una piccola collinetta.
-Quanti camion…- disse Kasumi guardandosi intorno-
Siamo sicuri che non si siano portati appresso la casa?
I tre si fermarono poco prima di arrivare alla porta.
-Voi aspettatemi qua- disse Haneko e bussò alla
porta.
I due bambini guardarono la madre, che parlava con il
prof. Ookido che aveva aperto la porta.
Si dicevano qualcosa, poi il signore Ookido si voltò
all’interno della casa e gridò qualcosa. La signora Haneko guardò i due bambini
e fece cenno di avvicinarsi.
Satoshi corse verso la madre, mentre Kasumi camminava con
tranquillità.
Dietro al signore Ookido, comparvero due bambini.
Satoshi guardava emozionato i due bambini.
Uno era una bambina di qualche anno più grande di lui e
l’altro bambino aveva la sua stessa età.
La bambina aveva dei lunghi capelli neri e sorrideva,
mentre il bambino aveva i capelli castani e pareva quasi annoiato.
-Satoshi, Kasumi…- disse il prof. Ookido- questi sono i miei
nipoti…Hinata e Shigeru. Spero che diventerete subito buoni amici.
-Dimmi, come va con la scuola- chiese Hinata, svegliando
Satoshi dai ricordi.
-Uh…eh, eh…- ridacchiò nervoso- A dire la verità…sto
migliorando. E poi, ogni tanto Kasumi mi aiuta e quindi me la sto cavando.
-Capisco…Kasumi è premurosa con te- sorrise- La capisco,
anch’io lo sono con il mio fratellino.
-Però non è per niente gentile- disse Satoshi- Kasumi è sempre
scorbutica e finisce per farsi dei nemici…
Gli venne in mente l’episodio della rissa, quei momenti di
tensione e tristezza…ancora oggi, si chiedeva chi fossero stati.
-Oh…- disse sorpresa Hinata- Comunque, rispetto a quando stavo
qui…si è più addolcita, no?
-Mh…sì…- disse pensandoci- Però, a volte…ho come l’impressione
di non conoscerla a fondo…
-Ho sentito dire dal nonno, che ti sei iscritto al torneo di
Pokèmon e che hai vinto alcuni incontri, classificandoti.
-Già, è vero- disse felice- Andando avanti così, arriverò in
finale.
-Dove ti aspetterà Shigeru, eh? E’ da quando siete bambini che
siete in competizione.
-Già, è vero.
-A proposito…ho sentito dire dal mio fratellino, che nella
vostra scuola si terrà l’annuale festa di primavera.
-Già- fece cenno di sì.
-E tu, hai già scelto la tua accompagnatrice?- disse con un
sorriso.
-Eh…a dire il vero- disse imbarazzato- No…non avevo intenzione
di andarci.
-Ma come? La festa di primavera è un evento eccezionale per
ogni alunno- disse sorpresa Hinata- Ricordo quando l’ ho festeggiato nella
vostra scuola…è stato emozionante, sai?
-Sarà…- disse grattandosi il capo- Ma a me non interessa questo
genere di cose, come il ballo, il galateo, ecc…
-Oh, certo…ricordavo che ancora sei un ragazzino…
-N-non sono un ragazzino- disse un po’ offeso e arrossendo- Sto
crescendo in fretta…
-Scusa, non volevo offenderti…è solo che- sospirò malinconica-
mi fa un certo effetto ritrovarti già cresciuto…Ricordi quando giocavamo
insieme? Eri sempre in movimento, sembravi quasi una trottola…e gridavi
convinto “io diventerò un master pokèmon”.
Satoshi ci pensò su…in effetti era vero. Ancora adesso
diceva che voleva diventare il migliore allenatore di Pokèmon.
-La vita va avanti, eh?- disse Hinata sorridendo con un velo di
tristezza. Poi guardò il cielo. Lo stesso cielo di anni fa…
*****
-Ciao fratellino- disse sorridente Hinata, sedendosi di fronte
a Shigeru.
Il ragazzino alzò lo sguardo dal libro che aveva in mano e
guardò la sorella.
-Ciao.
-Che fai di bello?- chiese con il sorriso sulle labbra.
-Non lo vedi? Sto leggendo.
-Oh…per caso hai invitato qualche ragazza alla festa di
primavera?
Shigeru la guardò con diffidenza.
-No, perché?
-Ottimo, che ne dici di invitare Kasumi al ballo?
-Che cosa?!- esclamò, facendo cadere a terra il libro- Che stai
farneticando?
-Dico che potresti invitare Kasumi al ballo.
-E perché dovrei farlo?
-Perché sono tua sorella e non va bene disobbedirmi. E poi-
sorrise maliziosamente- So interpretare al di là degli sguardi.
-C- che cosa?!- Shigeru si agitò.
-Su, non ti costa niente. E poi sono sicura che ci divertiremo.
-Perché, vieni anche tu?
-Sì.
-Ma non sei un po’ troppo grande?
-Che vuoi dire?- disse leggermente arrabbiata.
-E poi, il cavaliere?
-Lo troverò. Sono una ragazza dalle tante risorse.
-Fa come vuoi, ma Kasumi non vorrà comunque venire al ballo-
disse sicuro e riprendendo il libro caduto per terra.
-Di questo non preoccuparti- sorrise- Verrà.
-Eh?
*****
Kasumi guardò il laghetto che aveva davanti, immersa nei
suoi pensieri.
Un leggero venticello muoveva l’erba su cui era seduta.
Aveva ancora impressa l’immagine della ragazza dai capelli
rosa.
Non poteva crederci…tanto tempo a prepararsi ed aspettare
ansiosi…e alla fine, era risultato inutile. Non era ancora in grado di
competere con lei…con loro.
Si mise le mani tra i capelli. Non riusciva ad accettarlo.
L’aveva battuta con una semplicità assurda…e proprio davanti agli occhi di
Satoshi.
Si sentiva male…quell’umiliazione l’aveva angosciata.
Cosa poteva fare? Non aveva ancora dato una spiegazione a
Satoshi. E per quanto lei abbia tentato di tenerlo lontano dalle sue faccende,
evadendo alle sue domande…prima o poi…lui avrebbe capito tutto?
Scosse la testa.
No, non poteva permetterlo. Anche a costo di
allontanarlo…anche a costo di andarsene via…
-Ehi, Kasumi- la chiamò Hinata.
Kasumi diede un veloce sguardo dietro di sé e fece una
smorfia di disappunto. Si alzò da terra ed iniziò ad allontanarsi.
-Kasumi, aspetta, non andartene- la prese per un braccio- Cosa
ti prende, non sei contenta di vedermi?- chiese.
-Felice come una pasqua- disse con sarcasmo.
-Ahh, proprio non ci siamo- scosse la testa- Una ragazzina
carina come te, non dovrebbe essere sempre di malumore.
-Che cosa?
-Senti- disse Hinata, senza lasciarla andare- Ho saputo che
nella vostra scuola, si terrà la tradizionale festa di primavera.
-E allora?- disse Kasumi senza capire dove volesse arrivare.
-Ti sei già scelta il vestito?
-Non è certo un mio problema questo- disse annoiata- visto che
non ci andrò.
-Che?! E perché?
-Semplice, non mi piacciono queste feste…
-No, no- fece segno di no con il dito- Ormai non sei più una
bambina, dovresti comportarti come una ragazza della tua età. Io alla tua età
frequentavo le feste e avevo tanti ragazzi che mi facevano la corte.
-E con questo? Non voglio certo ripetere le tue gesta- disse
con ironia, cercando di staccarsi dalla presa di Hinata.
-Non intendevo questo…voglio dire che sarebbe una buona cosa,
se tu partecipassi alla festa. Finalmente avresti l’opportunità di vestirti
come una signorina.
-Ti ho già detto che non m’interessa- iniziò a scocciarsi.
-E invece sì!- disse decisa- Visto che andrò anch’io al ballo,
verrai con me. Costi quel che costi!
-Eh? Non sei un po’ troppo vecchia per andare alla festa?
-Spiritosa- cercò di non fare caso al suo sarcasmo.
-E poi, alla festa non si dovrebbe andare con un
accompagnatore?- disse Kasumi, sperando di farla franca- Io non c’è l’ ho,
quindi non se ne fa niente.
-Oh, per quello nessun problema- sorrise- Shigeru ti
accompagnerà.
-Che cosa?! E perché proprio lui?
-Ne ho già parlato e a lui va bene farti da accompagnatore.
-Tutto questo ha dell’assurdo- disse Kasumi appoggiandosi la
mano sulla fronte.
-Su, non essere drastica. Senti, domani sera verrò da voi e ti
preparerò come si deve.
-Ti ho già detto che non vengo.
-Allora a domani sera!- disse senza prestarle ascolto e
sciogliendo la presa al braccio di Kasumi- Ciao!- si allontanò.
-Aspetta, non mi hai sentito? Io non…- ormai era troppo lontana
per ribattere.
“Perché finisce sempre così?”- pensò esasperata Kasumi.
*****
-Ehi, Sato-chan!- Satoshi si girò, sapeva già che l’unica a
chiamarlo così era Hinata.
-Ciao Hinata- vide la ragazza raggiungerlo correndo- Come mai
ti trovi nella nostra scuola?
-Eh, eh…così- ridacchiò, facendo finta di niente- Allora,
dimmi…hai invitato qualcuno alla festa di primavera?
-No- i due ripresero a camminare.
-Cosa?- chiese sorpresa Hinata- E perché?
-Beh, te l’avevo detto che non mi piacciano i balli…- disse un
po’ imbarazzato.
-Fammi pensare…non è che, non sai ballare, vero?
-Ugh!- disse con una faccia stravolta, come se una freccia lo
avesse colpito al cuore- N-no…- cercò di nasconderlo.
-Oh, ma Satoshi, non devi vergognartene. Molti ragazzi della
tua età non sanno ballare…- cercò di rincuorarlo- anche se sono davvero pochi…-
disse quasi sottovoce.
Un'altra freccia al cuore di Satoshi, che cadde a terra.
-Eh?- Hinata si accorse di aver peggiorato la situazione- Ah,
Sato-chan, stavo scherzando, su!- Piuttosto, che ne dici di venire con me?
-Eh, vieni anche tu?
-Sì, e non ho un accompagnatore. Che ne dici?
-Non sono i maschi a dover invitare le ragazze?
-Oh, per questa volta si può fare uno strappo alla regola-
sorrise- E poi, se non lo sai, i tempi cambiano…ora sono le ragazze ad invitare
i ragazzi.
-Davvero?
-Certo. Allora, ci vieni?
-Beh, visto che sei senza accompagnatore…va bene- disse lui
cercando di sembrare disinvolto, nascondendo la sua felicità.
-Ottimo, allora stasera io e Shigeru verremo a casa tua.
-Non è buona norma che io venga a prenderti a casa tua? E
perché viene anche Shigeru?
-Beh, perché deve venire a prendere Kasumi.
-Che cosa?!- esclamò sorpreso- Kasumi va alla festa?
-Certo- fece cenno di sì.
-Come sei riuscita a convincerla? L’ hai ricattata?
-Ma che vai a dire?- ridacchiò- Penso solo che, sia la volta
buona per uscire dal suo guscio- si fermò- ci vediamo stasera!
-D’accordo, ciao- salutò, poi la ragazza prese un’altra strada.
Satoshi la guardò mentre se ne andava. Sì, era cresciuta dall’ultima
volta che se n’era andata da Masara Town. Era felice del suo ritorno ed era
altrettanto felice di poterla accompagnare alla festa. Anche se non si sarebbe
aspettato che fosse lei ad invitarlo.
Beh, tanto Hinata era già da prima un tipo spontaneo.
-Come?- disse una voce di un ragazzino- Non posso
crederci!
-E invece ti dico di sì- rispose l’altro ragazzino
dai capelli color castano- Me l’ ha detto ieri mio nonno…Hinata si trasferirà
in città e seguirà i suoi studi in un college.
-Ma non ci ha detto niente…- disse scosso- Com’è che
d’improvviso ha deciso di andarsene?
-E che ne so- disse un po’ scocciato, nascondendo la
tristezza.
-Mi rifiuto di crederci!- disse scotendo la testa- Le
parlerò e lei ci ripenserà…
-Non credo che servirà…ci ho provato anch’io…
Satoshi si girò e si mise a correre alla ricerca della
ragazzina.
Corse per un po’, guardandosi in giro e finalmente la
trovò…era seduta su una panchina e guardava il cielo.
-Hinata!- disse Satoshi fermandosi a pochi passi da
lei.
-Satoshi…- Hinata si girò e lo guardò. Poi fece un
sorriso e tornò a guardare il cielo- Non credi che il cielo qui a Masara Town,
sia il più bello?
-Hinata…- disse Satoshi confuso dalla sua
tranquillità- E’ vero quello che dice Shigeru…hai davvero intenzione di tornare
in città, a studiare in un college?
La ragazzina dai capelli color nero, abbassò il capo e
fece cenno di sì.
-Perché…perché così all’improvviso? E perché prima
non ne hai parlato con noi?
-Satoshi…questa decisione riguardava me…si parla del
mio futuro, delle mie aspettative…
-Ma perché così lontano? Perché in un college? Non va
bene la nostra scuola?
Hinata guardò con dolcezza l’agitazione di Satoshi e fece
cenno di no.
-Vedi…quando si hanno degli obiettivi, dei traguardi
da raggiungere…si vuole sempre il meglio. Satoshi, tu non hai un sogno? Non
vuoi diventare il più bravo allenatore di pokèmon?
Satoshi fece cenno di sì, senza capire.
-E non vorresti migliorarti, girando il mondo e
scontrandoti con nuovi avversari?
-Io…ecco…sì, in effetti, mi piacerebbe- disse
dubbioso, poi gli venne in mente un immagine dolorosa. Di un uomo che lo saluta
sorridendo e apre una porta, per poi allontanarsi sempre di più, fino a
scomparire. Tornò serio- Ma non me ne andrei lasciando la mia famiglia, i miei
amici, le persone che mi vogliono bene.
-Già…è ancora un po’ presto per te, per capire…-
disse dispiaciuta Hinata- Chissà che quando torno, tu abbia cambiato idea.
-Non puoi andartene!- disse arrabbiato.
-Sato-chan…
-Io…ti voglio bene- disse imbarazzato. Dire di voler
bene ad una persona, era più difficile di quanto credeva. Ma sperava che le sue
parole, le facessero cambiare idea- Non te ne andare…- disse quasi in un
sussurrò, mentre stringeva forte le mani.
-Satoshi…- si alzò in piedi e si avvicinò a lui- Non
me ne andrò per sempre. E’ vero, non riuscirò a fare un salto qui
frequentemente…però basta che tu ti ricordi di me e dei momenti felici passati
insieme, questo renderà meno gravosa la distanza.
-Mh…alla fine, si finisce sempre per dimenticarsi-
disse un po’ incerto.
-Io non ti dimenticherò, Satoshi- disse sincera- Tu e
Kasumi siete i miei migliori amici, per questo vi voglio bene. La lontananza
non cambierà i nostri sentimenti…
“I sentimenti…”- pensò Satoshi sorridendo- “Chissà…forse la
lontananza può rafforzarli”
Una festa…un momento magico che rende speciale quel
giorno…ma non per tutti. C’è chi è tormentato da nuovi sentimenti, che sente
risvegliare in sé e chi si tormenta dai ricordi e dalla certezza di non poter
cambiare.
Questo capitolo l’ho fatto un po’ più piccolo per esigenze
narrative…però dai, almeno un pezzo me lo sono tolta dal pensiero…e adesso
sotto con il prossimo capitolo!
-Eh? Pensavo che era qui in sala- guardò la madre, che fece
cenno di non sapere niente.
“Vuoi vedere che se l’è svignata?”- pensò Satoshi.
-Aspetta, vado a chiamarla- disse facendo finta di niente e
salendo le scale.
Satoshi provò a bussare alla porta della stanza di Kasumi,
ma non rispose nessuno.
-Non posso crederci- disse Satoshi a Pikachu- Se l’è svignata
davvero.
-Pika? (Eh?)
-Uff, e adesso che dico a Hinata?
-Pika! (Aspetta!)- Pikachu andò verso la stanza di Satoshi.
-Cosa ti prende?- lo seguì fino in stanza.
Pikachu indicò la porta armadio della stanza.
-Perché indichi lì?- chiese Satoshi, poi gli venne un sospetto
ed aprì le ante dell’armadio- Ciao Kasumi…- disse con una certa ironia.
La ragazzina era seduta per terra e guardava Satoshi, come
chi è stato appena scovato.
-Eh, ciao- cercò di sembrare normale nel suo saluto- Tutto
bene?
-Cosa ci fai lì?
-Niente- fece la gnorri.
-Ti stavo cercando…giù ti aspetta Hinata.
-Ah, già…le puoi dire che non mi hai trovato? Non so, inventati
una scusa…tipo che sono stata rapita da delle cavallette giganti o cose simili?
-Sono scuse assurde e tu non sei più una bambina. E poi non sei
tu, quella che dice sempre, che bisogna affrontare qualsiasi situazione?
-Sì, ma non i cicloni di nome Hinata- disse con ironia.
-Su, alzati o faremo tardi- disse Satoshi, aiutando Kasumi ad
alzarsi.
-Non ho voglia…- disse Kasumi sbuffando.
-Se ci vado io, ci puoi andare anche tu.
-Oh, beh, certo…per te non è certo un peso, andare alla festa
con Hinata- disse con ironia.
-Che vorresti dire?
-Lascia stare- fece spallucce- Però non è valido…se non fosse
stato per Pikachu, tu non mi avresti trovato.
-Sì, sì, però adesso andiamo- la spinse fuori dalla stanza.
-Ah, Kasumi!- disse Hinata appena la vide.
-C- ciao- disse un po’ timorosa.
-Andiamo presto- disse prendendola per il braccio e
trascinandola fino in stanza.
Satoshi e Shigeru guardarono la povera Kasumi, che finiva
sotto le grinfie di Hinata.
-Certo che tua sorella è diventata più pimpante, da quando è
andata al college.
-Già, purtroppo- ammise Shigeru.
*****
-Allora…- Hinata frugò nell’armadio di Kasumi- No, questo non
va bene- tirò fuori dall’armadio un vestito- neanche questo- ne tirò un altro.
-Ehi, sei pregata di non mettere in disordine la mia stanza!-
disse Kasumi arrabbiata.
-Non va bene- disse Hinata sospirando e senza ascoltare Kasumi-
Possibile che tu non abbia altri vestiti più eleganti?
-Scusa tanto se mi vesto così- disse con ironia.
-Per fortuna ho la soluzione io- aprì la borsa che si era
portata appresso ed estrasse un vestito azzurro- Ecco qua! Con questo sarai
perfetta.
-Ma dove lo hai preso?
-E’ un vestito che utilizzavo qualche anno fa…ora non mi sta
più- poi avvicinò il vestito a Kasumi- Ma a te starà benissimo. Vedrai, farai
un figurone.
-Io voglio solo starmene a casa.
-Bene, indossalo- disse porgendole il vestito.
-Ma stai ad ascoltarmi, o no?- disse Kasumi adirata.
-E poi ci vuole un po’ di trucco- disse estraendo una scatolina
con dei trucchi.
“Ci rinuncio”- disse Kasumi abbattuta.
*****
La signora Haneko servì il the a Ookido.
-Adesso vado a vedere a che punto sono le ragazze- disse Haneko
e guardò i due ragazzi che stavano guardando la tivù- E sarebbe ora che vi
preparaste anche voi.
-Di già?- disse un po’ scocciato Satoshi. L’idea di mettersi
giacca e cravatta per la festa, non lo rendeva felice.
-Non discutere- disse decisa Haneko e poi salì le scale.
Haneko bussò alla porta e poi entrò.
-Ohhh! Kasumi stai da favola- disse la signora meravigliata,
nel vedere Kasumi vestita con un grazioso vestito azzurro, che le arrivava un
po’ sotto il ginocchio.
I capelli erano sciolti e i ciuffi ribelli erano stati
fermati con dei fermagli a forma di farfalla azzurra.
Era raro vedere Kasumi vestita come una signorina. Per
quanto Haneko avesse tentato di convincerla, lei si dileguava.
-Mi sento ridicola- disse Kasumi, guardando Haneko.
-Non dire sciocchezze- disse Hinata- Quello che ti manca è il
trucco.
-No, quello mai!
-Signora Haneko, Kasu-chan non vuole collaborare- disse Hinata,
lamentandosi come una bambina.
-Ma che dici!
-Su, Kasumi, un po’ di trucco non ti farà male- disse Haneko,
guardandola dolcemente.
-Mh…- disse incerta - Non so cosa ci trovate in questo
ballo…sembra quasi che devo andarmi a sposare.
-Ahh, si vede che non conosci bene il mondo delle ragazze.
-Che vuoi dire?- disse un po’ offesa.
-Un ballo, una festa o qualcos’altro, è un opportunità per le
ragazze di farsi vedere in tutta la loro bellezza.
-Non m’interessa…preferisco come sono.
-Certo, certo…questo perché non ti sei ancora innamorata.
-E cosa cambia?
-Cambia, cambia- dissero insieme Hinata e Haneko.
*****
-Ma quanto ci impiegano?- chiese ansioso Satoshi.
-Calma, non avere fretta- disse il signor Ookido, mentre gli
sistemava la cravatta.
-Allora è vero che le ragazze ci impiegano sempre un eternità.
-Non me lo dire…a volte mia sorella si chiudeva in bagno per
ore- disse Shigeru.
-Eh, eh…mi sa che vi ci dovrete abituare, cari ragazzi.
-E perché?- chiese ingenuamente Satoshi.
-Ma è naturale…per quando inizierete ad uscire con le ragazze.
-Questo è impossibile- disse Satoshi convinto- Perché dovrei
uscire con una ragazza? Non ne trovo il motivo. Ammesso che non si tratti di
una sfida di Pokèmon.
-Tu non pensi altro che agli incontri?- disse Shigeru, mentre
si aggiustava i capelli davanti allo specchio.
-Che vuoi dire!- disse offeso da quel tono superiore.
-Dico solo che non esiste solo quello.
-In effetti, Shigeru ha ragione- intervenne Ookido- Ci sono
cose più importanti quando si cresce…come l’amore…- disse quasi nostalgico.
-Lei si è mai innamorato?- chiese Satoshi.
Il signore fu preso alla sprovvista e rimase per un po’ in
silenzio.
-Certo…mi sono innamorato tantissime volte…
-Come Takeshi, insomma- disse Satoshi semplicemente.
-Ma solo uno, è vero amore- disse Ookido.
-Che intendi dire?- chiese Shigeru.
-Può capitare di innamorarci di più persone, ma solo uno di
loro è in grado di farci battere forte il cuore.
-Ma come lo si capisce?- chiese Satoshi- Con dei radar?
Il signor Ookido si mise a ridere.
-No, no, Satoshi, niente di simile…quando la persona è quella
giusta, lo si capisce subito ascoltando il proprio cuore.
Satoshi lo guardava, senza capire il senso della frase,
mentre Shigeru rimase pensieroso.
-Eh, eh…ma credo che ve ne accorgerete voi stessi, quando sarà
il momento. Adesso siete pronti…andate a prendere le vostre damigelle.
I due ragazzini uscirono dalla stanza, seguiti dal prof.
Ookido e in quel momento videro scendere dalle scale due graziose fanciulle. I
due, rimasero quasi come incantati a guardarle, mentre esse scendevano con
tranquillità.
-Salve- disse Hinata sorridendo.
-S-salve…- si ritrovò a balbettare Satoshi. Poi si scrollò e
sorrise- Stai d’incanto, Hinata.
-Grazie…anche Kasumi sta bene, vero?
Satoshi guardò dietro Hinata e vide Kasumi con un grazioso
vestitino, con i capelli sciolti e ondeggianti e uno sguardo imbronciato.
Era da parecchio tempo, che non la vedeva vestita come una
ragazza delle sua età, ed era ormai abituato ai suoi modi da maschiaccio.
Però quella sera era diversa…c’era una diversa luce che la
illuminava e la rendeva stranamente attraente.
Fece per dire qualcosa, ma Shigeru lo precedette.
-Sì, stai proprio bene Kasumi.
Kasumi lo guardò e cercò di sforzarsi di sorridere.
-…grazie.
Si sentiva terribilmente a disagio. Sentiva gli occhi dei
presenti su di lei e questo la metteva in agitazione.
-Bene, se ci siete tutti, potete pure avviarvi…- disse Haneko,
dando una giacchetta a Kasumi e a Hinata.
*****
Ed eccoli lì, davanti
all’ingresso della sala principale della scuola, tutta gremita di persone.
-Ehi, ragazzi, ciao!- una voce lì sollevo, ed apparve tra
quella folla, un ragazzo dai capelli castano scuro.
-Takeshi- disse sollevato Satoshi, ritrovando il suo amico alla
festa.
-Non mi aspettavo che veniste- disse sorpreso Takeshi-
Soprattutto te, Kasumi.
Kasumi si limitò ad
indicare la ragazza che le stava affianco, come per spiegare il motivo della
sua presenza lì.
-Ohhh, soave immagine! Che creatura così sublime!- disse
all’improvviso Takeshi, prendendo le mani di Hinata- Dimmi, mia fanciulla…qual
è il tuo nome?
-Takeshi, lei è mia sorella- disse Shigeru, cercando di
staccarlo dalla ragazza.
-Oh!- disse sorpreso- Allora tu sei la famosa Hinata, di cui mi
ha parlato tanto Satoshi?
Satoshi divenne tutto
rosso e si agitò. Hinata si limitò a sorridere.
-Sì, mi chiamo Hinata e sono tornata a Masara Town da poco.
-Stupendo! Hai già un cavaliere?
-Sì…- poi prese la mano di Satoshi, imbarazzandolo di più-
Satoshi è il mio accompagnatore.
-Capisco…- disse un po’ deluso Takeshi.
-Ehi, Takeshi…ti ricordo che sono io la tua dama!- comparì
all’improvviso una ragazza dai capelli castani e con la faccia imbronciata.
-Oh, scusami Rey…- disse con una faccia da dispiaciuto,
cercando di farsi perdonare.
-Senti, sono venuta al ballo con te, perché mi hai tormentato
per settimane…quindi, abbi almeno la cortesia di guardare me e non le altre
ragazze- disse offesa e guardando Hinata.
-Certo, certo…dai, andiamo a ballare- disse Takeshi, nel
tentativo di calmarla- Ci vediamo in pista, ragazzi!
I ragazzi salutarono,
poi si guardarono tra di loro.
-Incredibile, Takeshi è riuscito ad invitare una ragazza, senza
combinare guai- disse Kasumi.
-Già- fece cenno di sì, Satoshi.
-E’ simpatico il vostro amico- disse Hinata e tutti la
guardarono strano- Direi che potremo andare anche noi a ballare…- guardò
Satoshi.
Lui fece cenno di sì,
ma si sentì tremare tutto il corpo per l’agitazione.
Shigeru guardò Kasumi,
che stava osservando la coppietta con disappunto e cercò di schiarirsi la voce.
-Senti…ti va di ballare?- chiese Shigeru un po’ impacciato.
Non gli era mai
capitato di invitare a ballare una ragazza. Beh sì, a volte da piccolo, la
sorella l’obbligava a ballare con lui. Ma era diverso, perché erano fratelli.
Adesso si trattava di invitare un amica d’infanzia, la ragazzina che ammirava
per la sua tenacia.
So interpretare al
di là degli sguardi.
Gli venne in mente le
parole della sorella.
Cercò di non pensarci.
-Ah…- disse sorpresa Kasumi.
Non sapeva cosa
rispondere. Una parte di lei avrebbe voluto scappare da lì a gambe levate e
un’altra parte la incitava a rimanere e provare una volta nella sua vita, a far
finta di essere qualcun’altra.
E poi…voleva tenere
d’occhio Satoshi e Hinata. Non capiva perché, ma non si sentiva sicura.
Shigeru in più,
sembrava quasi capire il suo stato d’animo, con il solo sguardo. Come se anche
lui si sentisse fuori, da quel scenario assurdo che avevano davanti. Era uno
sguardo complice e in quel momento sentiva che bastava solo quello, per
sentirsi rassicurata.
-Sì- disse con un sorriso.
Shigeru ricambiò il
sorriso ed insieme entrarono dentro la sala.
-Kasumi!- la ragazzina si sentì spinta in avanti.
Si girò di scatto,
pronta a dirgliene quattro, quando si accorse che era Marina.
-Che sorpresa, Kasumi! Alla fine sei venuta finalmente!- disse
la ragazzina, tenendo sottobraccio un ragazzino.
-Richie?- disse sorpreso Shigeru- Tu sei l’accompagnatore di
Marina?
-Ah…eh, eh…- disse un po’ imbarazzato- La verità è che stavo
allenandomi, quando mi è piombata all’improvviso, dicendomi di venire alla
festa con lei.
-Che ci posso fare?- disse Marina- Ho saputo che non voleva
venire alla festa, così l’ho invitato a venire con me. Non è bello perdersi la
festa di primavera.
-Avevo altro da fare- disse Richie.
-Poco male, li farai un altro giorno.
-Ti ha legato per bene, Richie- disse Shigeru, quasi divertito.
-Vedo che tu, te la passi meglio…- disse Richie, dando uno
sguardo a Kasumi- Non mi sarei aspettato, che sareste usciti insieme.
-Non ci trovo niente di strano, siamo amici d’infanzia- disse
Shigeru, cercando di sembrare il solito indifferente.
-Wow, Kasumi, sei un amore!- disse Marina, guardandola bene- Il
vestito ti sta proprio bene.
-Eh…a dire il vero…è Hinata che mi ha conciato così…
-Hinata?- disse Marina senza capire.
-E’ la sorella di Shigeru- spiegò Kasumi.
-Shigeru ha una sorella?- disse sorpreso Richie- Come mai non
l’ho ancora vista?
-Perché era in città- disse Shigeru, quasi infastidito dalle
tante attenzioni su sua sorella.
-Ed è qui?- chiese Richie.
-Sì, è in compagnia di Satoshi.
-Beh, a parte Takeshi, ci siamo tutti…- disse Richie.
-Ti sbagli- disse Kasumi- Takeshi è venuto con una ragazza.
-Eh?!- esclamarono sorpresi Richie e Marina- Incredibile!
-Allora, ci siamo proprio tutti, oggi- disse Marina felice- In
questo caso, buttiamoci in pista!- trascinò Richie- Ci vediamo ragazzi!
-Piano Marina…mi stai facendo male- si lamentò Richie.
-Uh, ma che deboluccio che sei Richie- lo rimbeccò.
-Strana coppia- dissero insieme Kasumi e Shigeru. Poi risero
insieme.
*****
In fondo la serata non
era male…si stava divertendo a ballare con Hinata, anche se ogni tanto
sbagliava qualche passo, e anche i suoi amici si stavano scatenando. Soprattutto
Takeshi che si era messo in pista, facendo dei passi e delle piroette
spettacolari. Non c’era che dire, Takeshi era il numero uno, in quanto a
ballare. Conosceva più stili di ballo…al tango, alla bachata, alla disco e
tanti altri. Sembra che avesse imparato tutto da solo, ma ogni tanto qualcuno
diceva che glielo aveva insegnato il padre.
E anche Kasumi, che era
così contraria alla festa, si stava divertendo.
Hinata poi, era come
una stella del cinema, appena tornata alla sua città natale. Venivano frotte di
gente da ogni parte, per poter parlare con lei. E già, quando frequentava
quella scuola, era la ragazza più desiderata e più popolare. Hinata rispondeva
alle loro domande con gentilezza e cortesia, come solo lei sa fare.
Eh, sì…lei era sempre
stata una ragazza speciale e Satoshi lo sapeva già dal primo giorno. Era
gentile con tutti, era affettuosa con il fratello, faceva divertire la gente e
soprattutto era molto carina. Satoshi sentiva di volerle molto bene, quasi come
lei facesse parte della sua famiglia. Anche quando litigava con Kasumi, lei era
lì a confortarlo con qualche parola dolce.
E quando si erano
dovuti separare, per lui fu un colpo duro da digerire. Però aveva mantenuto la
sua promessa ed era tornata…anche se non sapeva per quanto.
Satoshi guardò Hinata,
mentre veniva quasi prelevata dai suoi fans. Era così richiesta, che non
riusciva neanche a terminare un ballo con lei.
Anche Shigeru era
infastidito da tutta quella gente, intorno a sua sorella. Avrebbe volentieri
fatto saltare fuori tutti. In fondo, lui le voleva molto bene, era sua sorella
e voleva solo la sua felicità. Quindi si limitò a guardare storto i ragazzi,
che si avvicinavano troppo.
L’amore
fraterno…Satoshi ci pensò su. Era la stessa cosa che provava per Kasumi? Anche
se non erano fratelli di sangue, lui le voleva bene. Erano soliti litigare, ma
doveva ammettere che da quando c’era lei, lui non si era più sentito solo…
“A proposito di
Kasumi…”- Satoshi si guardò intorno- “Shigeru non è più con lei…dov’è andata?”
-Shigeru, dov’è Kasumi?- chiese il ragazzino.
-E’ andata in bagno- spiegò lui.
*****
Si guardò allo
specchio. Era sua l’immagine riflessa sullo specchio? Era lei o un’altra?
Era la prima volta che
si vedeva diversa…più solare, più carina…
Che si potesse cambiare
il proprio destino?
Kasumi ci sperava
proprio. Cercava in qualche modo di migliorarsi, per non essere inferiore a
nessuno.
Ricordava quando, da
piccola si allenava davanti allo specchio, a sorridere alla stessa maniera di
Hinata. Satoshi aveva una vera adorazione per lei e Kasumi non voleva esserne a
meno. Voleva dimostrargli che impegnandosi, anche lei avrebbe potuto
assomigliare a Hinata.
Però, nonostante i suoi
sforzi di essere più dolce, s’infuriava per ogni sciocchezza. Si sentiva così
frustata e non poteva sopportare Hinata, anche se doveva ammettere che lei non
le aveva fatto niente. Anzi, si comportava gentilmente anche con Kasumi,
nonostante lei fosse scortese.
Del resto aveva paura
che le portasse via i pochi affetti che aveva. Hinata non faceva difficoltà a farsi
voler bene, mentre per Kasumi era differente. Era già mal vista dalla gente del
paese e si sentiva continuamente osservata e criticata per ogni cosa che
faceva.
Quando poi Hinata se
n’era andata, una parte di lei era sollevata e l’altra era un po’ triste,
perché in fondo era una delle poche persone che le rivolgeva la parola.
Ed infine…era tornata,
come la prima volta, a mettere in subbuglio la sua stabilità emotiva.
Vedeva già le persone
che circondavano Hinata, tra cui Satoshi, che sembrava quasi imbambolato a
guardarla.
Poteva forse cambiare
qualcosa? Forse provando di nuovo ad essere gentile e cortese, sforzandosi di
sorridere anche quando vorrebbe urlare.
Forse, questa volta c’è
la poteva fare.
Si allontanò dallo
specchio con questa convinzione e si avvicinò alla porta. Una volta uscita, fu
raggiunta da tre ragazze.
-Questa poi…- disse una ragazzina dai capelli corti biondi,
alle compagne.
-Ma guardala…- disse un’altra, dai capelli neri.
-Non ti credevo così audace…- disse la ragazza con i capelli
lunghi castani.
Le tre ragazzine stavano osservando Kasumi.
-Che c’è?- disse infastidita dai loro sguardi- Lasciatemi
passare.
-Che fretta hai?- chiese una- Ti sta aspettando il tuo
cavaliere? Fammi pensare, ma si tratta di Shigeru?
-Per me è solo un colpo di fortuna, che sei stata invitata al
ballo.
-E’ una cosa che non vi riguarda- disse Kasumi innervosita- Non
ci posso fare niente, se nessuno vi ha voluto accompagnare. Del resto,
compatisco la persona che vi dovrebbe sopportare per più di un minuto.
-Chi ti credi di essere, eh?- disse la ragazza dai capelli
neri, offesa per quella sua affermazione- Ti atteggi come una principessa,
mentre non sei altro che una poveretta.
Kasumi incrociò le braccia, cercando di trattenersi dalla
rabbia.
-Dove volete arrivare?
-Uh, non fare la superba- disse la ragazza dai capelli castani-
Tanto lo sappiamo il tuo segreto.
-Non capisco a cosa vi riferite.
-Sì, come no…pensavi di ingannare tutti?
-Già, credi che nessuno avrebbe saputo, che sei stata adottata
dalla famiglia Katsumoto?
Kasumi rimase in silenzio. Non sapeva che la voce si era
diffusa. Sentì una specie di morsa nello stomaco.
-Sei stata raccolta dalla strada dalla signora Katsumoto.
-…state zitte…- disse dando un veloce sguardo alla gente lì
vicino. Avevano la voce così grossa, che avrebbero potute sentirle i presenti.
E così sei sopravvissuta?
E’ solo fatica sprecata.
-Le hai fatto solo pena. Ora non saresti qui, se non fosse per
loro.
-…zitte…- disse chinando la testa e stringendo forte le mani.
Nella sua mente tornavano di nuovo quelle parole…
-Sono gentili con te, solo perché le fai compassione. Ma tu…non
vali niente.
-Mentre Hinata è completamente diversa da te. Lei è migliore di
te. Tutti le voglio bene.
Sei debole.
Inutile.
-State…
-La gente ti sta intorno, solo perché ha paura di te! Ma in
realtà nessuno ti sopporta!
-Sei solo un peso per loro!
Sarebbe stato meglio che fossi morta quel giorno.
-Zitte!- gridò, tenendosi le mani tra i capelli- Piantatela!
Immagini improvvise ricomparvero nella sua mente.
Immagini orribili di un passato da dimenticare.
Era inutile…era inutile scappare da quei ricordi.
-Ehi, che state facendo?- apparve Shigeru, avendo sentito la
voce di Kasumi.
-Eh? Ah, no, niente- disse la ragazzina bionda, sorridendo come
se non fosse nulla.
Shigeru guardò Kasumi, che si teneva la testa con le mani
tra i capelli. Sembrava stravolta.
-Kasumi…stai bene?- chiese preoccupato.
-Io…io non…- vide che ormai tutta la gente la stava osservando.
Avevano sentito? Perché la guardavano così, come se fosse
lei la persona strana? Perché ancora una volta sentiva che aveva sbagliato?
“Perché sono venuta?”- pensò Kasumi- “Sapevo che sarebbe
finita così!”
Senza pensarci ulteriormente, indietreggiò e corse via,
lasciando gli spettatori sorpresi. Shigeru guardò le tre ragazzine, che si
stavano allontanando in silenzio.
-Centrate voi, eh?
-No, Shigeru, ti sbagli- disse la ragazza bionda, facendo cenno
di no- Ha fatto tutto lei. All’improvviso si è messa ad urlare.
-E’ matta- disse un’altra.
Shigeru strinse forte le mani. Si sarebbero meritate una lezione,
ma quello non era il momento.
Vide Satoshi, che aveva assistito alla scena da lontano, che
si era messo a rincorrere Kasumi.
Hinata aveva raggiunto Shigeru e lo guardava dispiaciuta.
Non si aspettava che sarebbe successa una cosa simile, dopo aver faticato a
farla venire. Si era tanto impegnata, perché quella serata fosse speciale per
tutti. Invece era stato un disastro. Non credeva che Kasumi, fosse ancora in
grado di attirare le antipatie della gente. Sperava davvero che le cose fossero
migliorate in sua assenza.
-Shigeru…- disse Hinata triste.
Shigeru cercò di sorriderle, per tranquillizzarla.
Arrivò anche il prof. Kenji, che aveva partecipato alla
festa.
-Cos’è successo?- chiese preoccupato.
-Lo chieda a loro- disse Shigeru, guardandole con rabbia.
Kenji sospirò intuendo la situazione e guardò le tre
ragazzine con aria di rimprovero.
-Noi dobbiamo fare un bel discorsetto…
*****
-Kasumi!- Satoshi la raggiunse al balcone- Che fai…? Torna,
dai…sono sicuro che tutto si risolverà…
-No!- disse Kasumi, con le spalle rivolte a Satoshi- Tu non
capisci Satoshi…nel mio caso, niente andrà bene…
-Non fare così. Sai cosa dice Hinata, no? Bisogna essere forti
e…
-Smettila di paragonarmi a Hinata!- alzò la voce, facendo
zittire Satoshi- Hinata è Hinata…e io sono io…
-Ahh, Kasumi!- si lamentò Satoshi- Ridammi la mia
palla.
-Te la darò solo se riuscirai a prendermela- disse
Kasumi, alzando la palla in alto, conoscendo bene la differente statura tra i
due- Se t’impegni, questa volta potresti riuscirci- disse divertita.
-Uhh, sei cattiva- disse Satoshi, sbuffando- Non
importa.
-Eh?- chiese sorpresa Kasumi- Non ti interessa
riprenderti la palla?
-No, non mi serve. Io e Hinata troveremo un altro
gioco da fare.
-Hinata…- disse un po’ amareggiata- ma come…prima ti
piaceva giocare a palla…
-Non voglio giocare con te- disse facendole la
linguaccia- Sei cattiva- e si allontanò, lasciando Kasumi stupita.
Guardò la palla che aveva tra le mani.
“Un tempo ti piaceva giocare, cercando di battermi…”
La palla rifletteva la sagoma della bambina.
“Adesso c’è Hinata…ed è come se io non esistessi”
Nella mente si rifletterono delle voci.
*Sei inutile*
*Il tuo destino è inevitabile*
*A chi credi che gli interessi una come te?*
Fece cadere per terra la palla, che rimbalzò una volta,
prima di rotolare sul terreno.
*Hinata è più brava*
*Guarda, hai visto com’è agile?*
*Ma Hinata è più gentile e disponibile di te*
*Non voglio più giocare con te*
Perché quella bambina era venuta a Masara Town?
Appena era arrivata, aveva catturato l’attenzione di
Satoshi, mentre prima non aveva che occhi per lei e la seguiva dappertutto.
Pensava di essere lei, l’esempio da seguire.
Mentre adesso lui preferiva lei.
Era strana quella sensazione…era rabbia? Rancore?
Vendetta? O forse…solo inferiorità?
Odiava sentirsi così.
“Tra me e lei ci sarà sempre questo abisso. Non riuscirò mai
ad eguagliarla”
-Io non posso cambiare- disse Kasumi, girandosi lentamente
verso Satoshi- Ci ho provato…ma proprio non ci riesco.
“Satoshi continuerà a preferire lei a me. Non posso cambiare
le cose”
-Perché dici questo?!- disse Satoshi arrabbiato- Perché ti
arrendi? Sei la prima a dirmi, che non bisogna arrendersi mai…in nessuna
situazione!
Kasumi guardò Satoshi.
Non arrendersi…sì, l’aveva detto in diverse occasioni.
L’aveva detto per spronarlo a reagire. E lei ora cosa stava facendo? Si stava
ritirando, rimangiandosi le sue stesse parole. Non era da lei!
Aveva sempre desiderato cambiare…sì, cambiare e migliorare.
Però…
Sei inutile
La gente ti sta intorno solo perché ha paura di te! Ma in realtà nessuno ti
sopporta!
-Io…non sono ancora pronta…- disse triste- Non sono ancora in
grado di cambiare il mio destino…- e saltò giù dal balcone.
-Kasumi!- gridò Satoshi, sporgendosi dal balcone.
Vide la ragazzina atterrare per terra e allontanarsi di
corsa.
Non sono ancora in grado di cambiare il mio destino.
Volevo fare una piccola precisazione, che mi sono
dimenticata di fare nel capitolo precedente. In un manga sui Pokèmon, che lo
trovo carino per il suo stile, è presente la sorella di Shigeru. Nella storia,
Satoshi ha un infatuazione per questa ragazza più grande di lui. Visto che mi
sembrava accettabile una versione simile, ho deciso di inserirlo nella fan fiction.
Il suo nome purtroppo non me lo ricordo, perciò ne ho preso uno a caso.
Uh, con più vado avanti e più sembra che i capitoli
aumentino di lunghezza. Avrei dovuto tagliarli, ma sempre per esigenza della
trama, ho deciso di lasciarli così.
Ok, lasciando perdere questi convenevoli…tenetevi pronti per
il prossimo capitolo!
Era da alcuni giorni, che Kasumi aveva ripreso a scomparire
durante la giornata e ricompariva verso tarda sera, in tempo per dormire.
Non sapeva dove andava, né cosa facesse…ma del resto, Kasumi
non gli diceva niente. Se ne stava sulle sue, con la faccia imbronciata e
guardando storto, chiunque le si avvicinasse.
Non aveva ancora digerito quella serata.
In fondo, nessuno l’aveva passata bene e non se ne parlava
in giro.
Kasumi poi, si atteggiava come se non fosse successo niente,
però Satoshi sentiva che ancora una volta, si era allontanata.
Proprio in un momento così felice per l’arrivo di Hinata,
doveva accadere qualcosa, distruggendo l’armonia tra di loro?
Era così assurdo…
Chiuse la porta della stanza e tornò nella sua stanza. Tanto
Kasumi sarebbe tornata solo di sera.
*****
Si sedette sul prato, stremata dalla fatica e guardò il suo
pokèmon stanco anch’esso.
Ancora una volta era lì, di fronte al suo pokèmon,
chiedendosi se tutto quell’allenamento le servisse a qualcosa.
Si lasciò cadere con la schiena sul prato.
Quasi ogni sera sgattaiolava da casa e veniva ad allenarsi
di nascosto. Lo faceva da anni ormai, nella speranza che un giorno avrebbe
portato a compimento la sua missione.
Però che era successo in tutto quel tempo?
Si era lasciata quasi andare. Aveva dato priorità a quelle
sensazioni così dolci che la circondava.
Aveva creduto che cambiando, la sua vita sarebbe cambiata
anch’essa.
Ma ancora una volta, aveva avuto una delusione.
Si poteva ancora vedere, quando si osservava allo specchio e
si compiaceva di se stessa…che sciocca che era stata. Si vergognava di se
stessa.
Il suo avversario non era Hinata e neanche quelle ragazzine
della scuola. Lei aveva un obiettivo e più cercava di scordarlo, più le tornava
in mente.
Guardò il cielo, si stava oscurando…era ora di tornare a
casa.
*****
Sentì un rumore…doveva trattarsi di Kasumi. Uscì dalla sua
stanza e andò verso l’altra stanza. Aprì la porta e vide Kasumi mentre entrava
dalla finestra, lasciata aperta.
Kasumi alzò lo sguardo quando lo vide entrare.
-Oh…ciao- disse lei, senza darci tanta importanza.
-Sei tornata di nuovo tardi…- disse Satoshi, con un leggero
tono di rimprovero.
-Mh…sì…- disse disinteressata e sedendosi sul letto.
-Dove sei stata?- chiese lui, stando in piedi.
-…in giro.
Satoshi sbuffò. La solita risposta.
-Ed hai intenzione di andare in giro anche domani?
-…forse, perché?
-Come perché?- disse lui, quasi offeso- Non sai che domani, ho
l’ultimo incontro preliminare? Se vinco, passerò in finale.
-Oh…beh, allora auguri.
-Tutto qui?- chiese deluso- Hai solo questo da dirmi?
-Non capisco- disse lei, quasi infastidita- Che vorresti che
facessi?
-Potresti accompagnarmi ogni tanto.
-Ti ho già accompagnato l’altra volta.
-Ma te ne sei andata via subito.
-Scusa, ma non c’era anche Hinata? Non ti bastava la sua
presenza?- disse Kasumi, mentre prendeva un pigiama dall’armadio.
-Non è la stessa cosa- disse lui imbronciato.
Kasumi guardò Satoshi senza capire.
-Se insisti tanto, verrò con te domani…
-E non te ne andrai?- chiese diffidente.
-Mh, no…aspetterò che tu finisca l’incontro.
-Ottimo- sorrise contento- Allora a domani- e lasciò la stanza.
-Certe volte non lo capisco- disse Kasumi confusa.
*****
-Allora, Satoshi? Sei pronto?- chiese Takeshi.
-Certo!- disse Satoshi grintoso.
-Sarà un incontro determinante- disse Hinata- Una volta battuto
il tuo avversario, passerai alla finale.
-Già…la finale- disse quasi sussurrando la parola.
-Cos’è, hai per caso paura?- disse Shigeru, intuendo il suo
stato d’animo.
-Certo che no!- disse Satoshi- Questo lo dovresti dire a te
stesso.
-Guarda che io, ho già passato gli incontri preliminari- disse
Shigeru, quasi vantandosene- E anche Richie, se lo vuoi sapere. Quindi resti
solo tu.
-Ugh!- disse quasi demoralizzato- Avete fatto in fretta…
-Non importa…l’importante è che vi classifichiate tutti e tre-
disse Hinata, cercando di confortarlo.
-Sì…- disse sorridendo- allora…io vado…- poi guardò Kasumi, che
se ne stava un po’ indietro rispetto agli altri, aspettando che gli dicesse
qualcosa.
Kasumi si accorse che la stava guardando.
-Cerca di tornare vittorioso, altrimenti non ti starò ad
aspettare- disse lei tenendo le braccia incrociate.
Non era il tipo di persona che diceva cose carine davanti
agli altri, per questo aveva quel modo di rispondere. Satoshi comunque, capiva
che dietro le sue parole dette in modo arrogante, c’era l’incoraggiamento che
cercava.
-D’accordo- disse lui con un sorriso e si allontanò.
-Bene, ci possiamo accomodare- disse Takeshi al gruppo-
L’incontro inizierà tra poco.
I ragazzi si sedettero e guardarono il pannello, che stava
per illuminarsi.
Gli ultimi incontri erano iniziati, anche quello di Satoshi.
-Se la sta cavando bene- disse Hinata osservando lo schermo.
-Già- ammise Shigeru leggermente preoccupato- Sarà un
avversario temibile alle finali…
-Vado a prendere da bere- disse Kasumi, mentre si alzava.
-Cerca di sbrigarti o ti perdi l’incontro- disse Takeshi.
-Sì, faccio presto- e si allontanò.
Camminò lungo i corridoi alla ricerca di un distributore
automatico di bibite.
Lo trovò e prese una lattina.
Mentre l’apriva, notò un cartellone con una lunga lista di
persone. Lo lesse velocemente.
“E così, quei tre pagliacci, si sono classificati…”- pensò,
mentre leggeva dei nomi- “Tenendo conto degli ultimi incontri…i finalisti
dovrebbero essere all’incirca ventiquattro..”
Mentre si stava avvicinando al gruppetto, notò una ragazza
che parlava con un addetto del torneo. Rimase a bocca aperta, osservando la
ragazza di spalle.
-Che ti prende Kasumi? Non ti siedi?- chiese Takeshi, guardando
preoccupato lo sguardo di Kasumi.
-I-io…no…- gli passò d’istinto la bibita- Devo andare via.
-Ma come? L’incontro sta per terminare…- chiese stupito
Takeshi.
-Tornerò in tempo- disse lei sbrigativa e correndo via.
Kasumi si guardò intorno, la ragazza aveva finito di parlare
e stava uscendo dall’edificio. La rincorse e una volta fuori, vide che si era
ricongiunta con un’altra ragazza, un po’ più grande e dai capelli color blu.
La ragazza più grande vide arrivare una ragazzina e disse
qualcosa alla ragazza dai capelli rosa. Essa si girò per vedere la ragazzina e
sorrise divertita.
-Di nuovo tu?
-Non abbiamo terminato il nostro incontro!- disse Kasumi
arrabbiata e nervosa.
-Quando mi avevi detto che era viva, non ci credevo- disse la
ragazza dai capelli blu- Non ti sei ancora sbarazzata di lei?
-Che ci posso fare?- disse lei alzando le spalle- Non si
arrende.
-In questo caso, ci penserò io…- disse lei, prendendo una
pokèball.
-Vi farò vedere come sono migliorata- disse Kasumi, prendendo
anche lei una pokèball.
*****
Satoshi uscì dalla stanza e corse incontro ai suoi amici.
-Ehi!- salutò felice.
-Complimenti Sato-chan!- disse euforica Hinata- C’è l’hai
fatta.
-Sì- sorrise.
-Adesso sei in finale- disse Takeshi.
-Mh- fece cenno di sì e poi si guardò in giro- E Kasumi?
Takeshi e Hinata si guardarono tra di loro intristiti.
-Se…n’è andata?- disse Satoshi, intuendolo dal loro sguardo.
-Ecco…- disse incerto Takeshi- Era qui, ma poi…se n’è andata
d’improvviso…
-Mi aveva promesso che sarebbe rimasta- disse lui amareggiato.
-Sì, ma aveva detto che sarebbe tornata subito- cercò di dire
Hinata- Forse si è dilungata e starà tornando adesso…
Satoshi chinò il capo intristito.
-Ma cosa c’era di così importante da andarsene via?
-Una ragazza…- disse Shigeru d’improvviso- Al momento in cui se
n’è andata, stava osservando una ragazza…
-Una ragazza?- chiese Satoshi incuriosito. Poi gli venne un
dubbio- Com’era?
-Non l’ho vista bene- disse Shigeru- Aveva i capelli lunghi
rosa, non molto alta e…
-E’ lei!- disse Satoshi sorpreso.
-Come? La conosci?- chiese Takeshi.
-No, non personalmente…ma Kasumi sì- poi guardò Shigeru- Kasumi
l’ha seguita?
Shigeru fece cenno di sì.
*****
La signora Haneko stava pulendo la cucina, prima che i suoi
ragazzi tornassero a casa. Aveva preparato un dolce per festeggiare la vittoria
di Satoshi. Anche senza conoscere l’esito, sapeva che non avrebbe perso. Lui
aveva molto ereditato dal padre, per questo era così certa.
Sorrise alla faccia contenta di Satoshi, una volta che gli
avrebbe mostrato la torta al cioccolato, la sua preferita.
Sentì la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.
“Sono già arrivati?”- la signora guardò verso l’entrata
della cucina e vide Kasumi. Era tutta in disordine, le ciocche dei capelli le
cadevano sul viso e aveva ferite sul corpo.
-Kasumi!- disse spaventata la signora e fece per andare da lei.
-Non si avvicini!- disse con tono deciso, facendo bloccare
Haneko.
-…Kasumi? Che ti prende?- chiese preoccupata.
-Perché…
-Eh?
-Perché ha fatto tutto questo per me? Perché mi ha adottato e
mi ha tenuto con sé, per tutto questo tempo?- chiese la ragazzina- Io, in
fondo, non rappresento niente per lei.
-Ti sbagli- La signora si asciugò le mani con il grembiule e
guardò la ragazzina- Tu sei molto importante. Non solo per Satoshi, ma anche
per me.
La ragazzina abbassò la testa.
-Bugiarda- disse Kasumi, sorprendendo la signora Haneko- Lei mi
ha accolto in questa casa, con uno scopo preciso. Dovevo tenere compagnia a
Satoshi, in modo che non soffrisse per la morte del padre…- alzò lo sguardo- E’
solo questo ciò che rappresento.
-Kasumi…- la signora guardò dispiaciuta la ragazzina e
socchiuse gli occhi- Non è così…è vero, quando ti ho portato a vivere da me…ho
pensato che sarebbe stato l’ideale per Satoshi, perché non si sentisse
solo…però- guardò la ragazzina- Però…con il tempo ho capito di volerti bene
dalla prima volta del nostro incontro.
-Bugiarda!- gridò la ragazzina, facendo sussultare Haneko- Lei
sta mentendo…- strinse le mani, leggermente tremando- Vuole farsi vedere
migliore di tutti, la più gentile e caritatevole, ma alla fine lei è come gli
altri!
La signora la guardò senza sapere cosa dire.
-Però…- guardò tristemente Haneko- Adesso Satoshi non ha più
bisogno di me…e io ho un compito da portare a termine…- si voltò verso la porta
da dove era entrata- Non dovrete più preoccuparvi di me…addio- e scappò via,
lasciando lì la signora.
Appena uscì dalla cucina, si scontrò con Satoshi, che era
appena rientrato.
-Kasumi?- chiese sorpreso Satoshi, vedendo l’espressione triste
di Kasumi.
Lei non disse niente e lo sorpassò, uscendo dalla casa.
Satoshi entrò in cucina e guardò la madre che se ne stava
ferma in piedi, con aria triste.
-Mamma…cos’è successo?- chiese preoccupato.
-Satoshi…- la madre lo guardò e si asciugò una lacrima.
-Dov’è andata Kasumi? E di cosa stavate parlando?
Vuole farsi vedere migliore di tutti, la più gentile e
caritatevole, ma alla fine lei è come gli altri!
“Forse ha ragione…”- pensò Haneko.
Ma poi si ricordò di quella bambina che incontrò in quel
bosco.
Haneko si girò verso Satoshi, che aspettava ansioso una
risposta dalla madre.
-Satoshi…- sorrise- vai a prendere Kasumi.
Non aveva capito bene cos’era successo tra loro due, ma fu
felice quando la madre le rispose così.
-Sì- fece cenno di consenso ed uscì di casa.
Haneko guardò dalla finestra il figlio che se ne andava
correndo.
Io non rappresento niente per lei
Una signora dai lunghi capelli marroni e un capello
estivo bianco con una borsa piena di cibo, camminava lungo la strada del
ritorno.
“Credo di non essermi dimenticata niente…ho preso le
verdure…la frutta e…”
Si bloccò e si guardò in giro.
Per un attimo le era sembrato di vedere un ombra tra gli
alberi.
“Sarà stato frutto della mia immaginazione?”
Riprese a camminare, ma la sensazione di essere seguita
si fece più forte. Si girò e in quel momento vide spuntare dal cespuglio un
bambino.
-Ah, ti ho trovato!- disse un altro bambino, spuntato
da un’altra parte.
-Devi ancora prendermi- disse scherzosamente e iniziò
a correre.
-Ahh, aspetta!- l’altro lo rincorse.
“Erano solo dei bambini”- pensò sollevata la signora.
Poi vide che il bambino indietro, inciampò e cadde per
terra.
-Ahi!- si lamentò e iniziò a piangere.
La signora si avvicinò al bambino e lo guardò dolcemente.
-Tutto bene?
-Sono caduto- disse in lacrime.
-Fammi vedere- la signora guardò il ginocchio del
bambino- Stai tranquillo, è solo una sbucciatura. Ti passerà subito.
-Ma fa male.
-Vediamo se ho qualcosa per il dolore- disse la
signora frugando nella sua borsa- Oh, una caramella…- disse la signora
sorridendo e dandogliela.
Il bambino prese la caramella e se la mangiò.
-Passato il dolore?
-Sì…grazie.
-Bene. Un vero ometto non piange- lo accarezzò sulla
testa- E adesso vai a giocare.
-Sì- fece cenno di consenso e si allontanò in
direzione dell’amico.
La signora guardò il bambino e fece per andare, ma vide
qualcosa dietro i cespugli che la osservava.
“Cos’è?”- pensò preoccupata la signora.
In quel periodo era normale che girassero pokèmon selvatici
a volte pericolosi, soprattutto in quella stradina costeggiata dagli alberi e
dalla vegetazione fitta.
Vide la figura avvicinarsi e indietreggiò.
-Chi sei?!
Dalla oscurità uscì una bambina. Aveva i capelli in
disordine e sulle braccia e gambe aveva delle ferite.
La signora guardò lo sguardo della bambina. Era freddo,
senza emozioni.
Non capiva perché, ma quello sguardo pieno d’odio la
metteva a disagio. Era come se la penetrasse nel cuore.
-C-cosa ci fai qui, piccola?- cercò di riprendere la
sua solita tranquillità.
La bambina si fermò a qualche metro, davanti alla signora
ed allungò la mano.
Non disse niente, si limitò solo a tenere il braccio in
avanti, con il palmo in su, come per ricevere qualcosa.
La signora non capiva il motivo del gesto della bambina.
Poi la guardò meglio e capì che era da tempo che non
mangiava.
-Hai fame?- chiese riprendendosi- Prendi pure- le
porse un panino.
La bambina lo prese tra le mani e lo strinse sul petto.
Sembrava avesse paura che la signora se lo sarebbe ripreso.
-Sta tranquilla, è tuo- sorrise, sentendosi più
rilassata. Non capiva come quella bambina per un attimo l’aveva così
intimorita. Era solo una bambina che aveva fame.
La bambina la guardò e poi si voltò, scappando dove prima
era comparsa.
-Aspetta!- disse cercando di fermarla, ma era subito
sparita tra la vegetazione.
-Infermiera Joi…
-Sì, mi dica- sorrise.
-Lei non conosce per caso, una bambina dai capelli
color arancio corti e occhi celesti?
L’infermiera Joi smise di sorridere e guardò seriamente
la signora.
-L’ha incontrata…
-La conosce?
-Non proprio…tutti sanno della sua presenza in quel
bosco, ma nessuno sa chi sia. E’ arrivata da qualche mese e ha gettato nella
preoccupazione gli abitanti di questo paese.
-Ma nessuno l’ha mai vista prima?
-No- fece cenno di no.
-E nessuno ha mai provato a fare delle ricerche su di
lei?
-Diciamo che in questo paese non gode di buona
simpatia…
-Perché?
-Beh, quello che non si conosce, fa paura- disse
semplicemente- La gente fa fatica a vedere di buon occhio i vagabondi…e ha
paura di avvicinarsi, per il timore che questa le possa far del male.
-Ma è assurdo. E’ solo una bambina.
-…lo so. Ma nonostante tutto…quella bambina è lì…e
difficilmente si avvicina agli esseri umani.
-Eppure…lei è venuta da me…
-Forse ha visto qualcosa di speciale in voi- fece una
pausa- Signora…io non la conosco…però, se non vuole esserne coinvolta, le
consiglio di allontanarsi il più possibile dalla bambina. Porta con sé rancori
e tristezza. Una volta che farà parte della sua vita, niente sarà come prima.
-…
-Ehi, piccola, ci sei?- nessuna risposta- Mi senti?
Era tornata lì nel bosco, nonostante le parole
dell’infermiera Joi.
Sentì un piccolo fruscio tra le piante.
-Sei tu? Fatti vedere. Non ti voglio far del male.
-…cosa vuole?- sentì una timida e cauta voce
provenire da dietro un albero.
Haneko guardò verso l’albero, senza però scorgere la
bambina.
-Non ci siamo presentati prima…io mi chiamo Haneko…e
tu?
La bambina stette in silenzio per qualche minuto.
-…non ha importanza il mio nome.
-Come mai?
-Nessuno mi ha chiamato per nome…
-Penso che il nome dato alla nascita, sia molto
significativo…e poi io mi sono presentata, è buona educazione presentarti anche
tu.
-…io mi chiamo Kasumi.
-Kasumi? Io non ci trovo niente di brutto in questo
nome. Perché lo odi?
Non sentì nessuna risposta, così proseguì.
-Senti…ti va di venire a stare da me?
-Da lei?
-Sì, a casa mia c’è una stanza sempre vuota e sembra
proprio che aspetti te. E poi c’è una persona che sarà felice di fare la tua
conoscenza.
-Io…non posso…
-Perché?- chiese sorpresa Haneko.
-C’è una cosa che devo fare…è una promessa che ho
fatto a me stessa.
-Non so di che si tratta…ma la potrai anche fare da
noi. Potrai mantenere la tua promessa stando a casa mia.
-Perché vuole che io venga?- chiese dubbiosa- Vuole
consegnarmi ai poliziotti? Io non mi farò mai prendere.
-Che stai dicendo. Io sono venuta qui, solo perché
voglio portarti con me.
-No…lei sta mentendo…nessuno vuole stare con me…
Haneko rimase in piedi ad ascoltare le parole della
bambina.
Poteva sentire nella sua voce, la tristezza che aveva accumulato
stando per conto suo.
“Chissà quanto deve aver sofferto”
-Kasumi…
-Se ne vada, non si avvicini!- disse d’un tratto,
alzando il tono di voce- Io vi odio tutti…lasciatemi in pace!- e corse via.
Haneko non sapeva cosa fare…sentire quelle parole da una
bambina così piccola…l’aveva intristita.
Possibile che nessuno avesse tentato di avvicinarsi alla
bambina?
Cosa l’aveva portata ad odiare le persone?
La bambina si stava allontanando sempre di più…
Chiuse gli occhi…provò a ricordare il volto del marito…quei
momenti passati in sua compagnia…senza di lui, non c’è l’avrebbe mai fatta ad
uscire dalla sua malinconia…e adesso, toccava a lei salvare quella bambina.
Aprì gli occhi e si mise a correre, dove? Non lo sapeva.
Andava un po’ ad intuito…ma era difficile, la bambina era piccola e veloce…ma
non si sarebbe arresa.
Chissà perché fra tutti i bambini…Haneko aveva scelto di
prendersi cura, di quella bambina. Non la conosceva neanche.
Eppure, sentiva che il cuore le diceva di aver fatto la
cosa giusta.
Kasumi era sola…e la solitudine può rendere molto tristi
le persone…
Questo lo sapeva…anche perché lei si sentiva sola, da
quando il marito non era più tornato a casa.
Senza accorgersene, inciampò su una radice di un albero
sporgente.
Era stata una brutta caduta, ma stava bene. Tentò di
rialzarsi con fatica, quando notò una piccola mano che si allungava verso di
lei.
-Non riesce ad alzarsi?- continuò a chiedere, senza
rispondere.
-Ah, sì…- cercò di alzarsi, ma faceva fatica.
-Le fa molto male?
-N- no, solo un po’…- cercò di sorridere, nonostante
il dolore. Aveva il piede gonfio…forse si era slogata la gamba.
-Non doveva seguirmi- disse la bambina- Non si
sarebbe fatta male, se mi avesse lasciato perdere.
-E perché?- chiese Haneko- Io ero sincera, quando ti
ho chiesto di venire con me. E non m’importa cosa pensa la gente.
-…davvero? Non ha paura di me?
-Se devo essere sincera, un po’ l’ho avuta, quando
sei spuntata dal nulla…ma poi guardandoti bene, ho capito che non sei cattiva.
Non potresti mai esserlo.
-…- la bambina chinò il capo un po’ imbarazzata.
-Senti, non è che mi accompagneresti all’ospedale qui
vicino? Potrei andarci da sola, ma il piede mi fa male.
-All’ospedale…- disse incerta Kasumi- No, io…non
posso- scosse la testa.
-Senti, io so cosa provi adesso- le prese le mani
dolcemente- Hai paura di dover affrontare di nuovo la gente…- sorrise- Ma sta
tranquilla, adesso non sei più sola…
La bambina la guardò un po’ dubbiosa, poi osservò lo
sguardo sincero della signora e fece un debole cenno di consenso.
-Bene…- disse la signora contenta- E una volta usciti
dall’ospedale, verrai con me a casa. Mio figlio sarà felice di conoscerti.
-Lei ha un figlio?- chiese lei curiosa, mentre
l’aiutava la signora a stare in piedi.
-Sì, si chiama Satoshi…ed è tutto identico a suo
padre…peccato che non sia qui per vederlo…
-Se n’è andato?
-Più o meno…- disse lei triste- Se n’è andato in
cielo e non tornerà più.
-Oh…- divenne silenziosa.
-E’ stato un duro colpo per Satoshi…ma sono sicura
che con la tua presenza, si rimetterà in forma.
-Come mai?
-Perché ci sarai tu al suo fianco. E io sono sicura che
diventerete dei buoni amici.
*****
-Kasumi!- gridò Satoshi, mentre correva.
La stava cercando disperatamente. Sperava che non avesse
fatto nessuna sciocchezza…non se lo sarebbe perdonato.
Proprio quando stava per disperarsi, la vide in fondo al
viale.
Stava in piedi, con la testa china e la schiena rivolta a
lui.
-Kasumi!- disse Satoshi, felice di averla ritrovata.
La ragazzina si girò di scatto e lo vide. Era spaventata e
sorpresa. Senza aspettare che lui si avvicinasse, riprese a correre.
-Aspetta!- la rincorse- Perché scappi via?
-Vattene Satoshi!- gridò lei, senza fermarsi.
-Che stai dicendo!
-Io non tornerò più da voi…
Satoshi cercò di raggiungerla e nel tentativo di prenderle
il braccio, inciampo, facendo cadere anche lei.
I due ragazzi rimasero in silenzio, riprendendo fiato.
Satoshi alzò lo sguardo verso Kasumi e la sentì tremare.
-…perché…perché deve succedere questo?- disse lei, mentre
piangeva.
Il ragazzino la guardò stupito e intristito. Era la prima
volta che la vedeva così disperata e in lacrime.
-…Kasumi…
-Satoshi, lasciami andare, per favore…
-Non posso- disse lui tentando di sorridere- Tu sei mia
sorella…se ti lasciassi andare, che razza di fratello sarei?
-Piantala!- disse lei arrabbiata- Lo sai bene che non siamo
fratelli e che non lo saremo mai! La mia presenza qui è solo momentanea e…
-Kasumi…ti sei scontrata di nuovo con quella ragazza?- chiese
Satoshi, senza lasciarla terminare.
Kasumi rimase in silenzio.
-Che importanza ha?- disse abbassando lo sguardo.
-Certo che c’è l’ha! Ogni volta che t’incontri con lei, ti
comporti in maniera molto aggressiva…ed è come se non fossi più te stessa.
Cos’è che ti ha detto?
-Tu non puoi capire, Satoshi! Io non posso scappare dal mio
passato e tu non hai niente a che fare con me…
-Io ti voglio aiutare ad uscirne fuori.
-Non puoi! Tu non sai niente di me…
-E allora raccontamelo- disse lui semplicemente.
-Come?- disse lei stupita.
-Se è il tuo passato che ti tormenta, io ti aiuterò. Basterà
che tu sia sincera con me e che mi racconti come stanno le cose.
-Non è così semplice!- disse innervosita- Io non voglio che tu
e Haneko…- chinò la testa- Avete già fatto tanto per me e io sono stata molto scortese…non
posso permettere che tu venga immischiato in queste cose.
-Allora, hai intenzione di continuare a scappare?- disse serio
Satoshi- Scapperai fino alla fine, senza mai affrontare i tuoi problemi?
-Io ci ho provato ad essere forte, ma è stato inutile…non c’è
la farò mai…
Satoshi si avvicinò a Kasumi e l’abbracciò, lasciando la
ragazzina di stucco.
-Insieme c’è la potremmo fare…io ti proteggerò e non ti
succederà niente.
-Proteggermi…?- disse lei, quasi impressionata- Tu?- aggiunse,
quasi divertita.
-Non mi credi?- disse lui offeso- Posso diventare molto più
forte di quanto pensi.
Kasumi si sentì rassicurata dalla sua convinzione.
-Scusami…- disse lei ricambiando l’abbraccio- Io non faccio che
creare problemi.
-Non importa- disse lui ridendo- Io ne faccio di più e la mamma
ormai si è arresa.
Kasumi sorrise e si staccò da Satoshi.
-Dai, Kasumi…torniamo a casa. La mamma ci sta aspettando- disse
lui sorridendo dolcemente e prendendola per mano.
-Mh- fece cenno di sì ed insieme si avviarono a casa.
Ok…con il prossimo capitolo, dovremmo essere alla metà della
fan fiction.
Uh, ogni volta che vedo i titoli dei capitoli che devo
ancora scrivere…mi sembra che non terminerò mai (ç_ç). Mi piace questa fan
fiction, però quando mi dilungo troppo, finisco per perdere la voglia di
scrivere. Va beh, non volevo assillarvi con questi pensieri…piuttosto, spero
che vi stia iniziando a piacere (^-^)…almeno un pochino…
-Ottimo Pikachu!- disse allegro Satoshi, abbracciando il suo
Pikachu- Insieme vinceremo il torneo.
-Pika (sì).
-Che state facendo?- chiese Takeshi, venendogli incontro.
-Ci stiamo allenando- disse lui.
-Oh, già…il torneo- disse Takeshi, ricordando- Ma manca ancora
un bel po’ alle finali.
-Non importa, mi devo tenere in allenamento…e poi…
-Mh?- chiese curioso Takeshi.
-…Ho fatto una promessa…- sorrise.
-A chi?
-Segreto- disse ridendo.
-Oh, Satoshi, non si hanno segreti con gli amici- disse Takeshi
insistente.
Poi si calmò e lo guardò seriamente.
-E Kasumi…come sta?
-Eh?
-E’ mancata da scuola per alcuni giorni…- disse preoccupato-
Cos’ha?
-Ah, niente…non si sentiva bene- si sforzò di sembrare
tranquillo- Ma domani ha detto che tornerà a scuola…altrimenti Marina non la
smetterà si tormentarmi- ridacchiò.
-Capisco…
Takeshi guardò Satoshi, mentre faceva salire sulla spalla il
suo Pikachu.
Sapeva che era successo qualcosa. Lo aveva capito quel
giorno, nel modo in cui Kasumi si era allontanata dall’edificio e di come
Satoshi aveva reagito al nominare di quella ragazza misteriosa.
Era chiaro che Satoshi cercava di tacere sull’accaduto,
forse per proteggere Kasumi.
Poteva avvertirlo, era come se in quei giorni, anche Satoshi
fosse cambiato. Aveva lo sguardo più deciso e s’impegnava ogni giorno negli
allenamenti.
Era come se…d’improvviso, Satoshi fosse cresciuto. Non
sapeva il motivo, né per chi, ma era certo del cambiamento.
-A proposito, domani è la festa di Marina…siamo stati invitati
tutti, ricordi?
-Come potrei essermelo scordato?- disse quasi divertito- Marina
ci sta assillando da una settimana.
-Kasumi verrà, vero?
-Sì.
-Ottimo, allora ci saremo tutti.
*****
Haneko e Kasumi erano sedute in cucina e stavano tentando di
impacchettare un regalo.
-Ohh, non ci riesco- disse esasperata Kasumi- Non sono portata
per i lavori manuali.
-Non devi demoralizzarti subito- disse Haneko- Riprova di
nuovo.
-E a che serve? Tanto verrà scartato e buttato.
-Un regalo senza il suo imballo e fiocco è come un opera
incompiuta.
-Sarà, ma sarebbe meglio piantare lì e darglielo senza adorni.
-Non avevi detto che volevi migliorarti?
-Sì, però…- sbuffò- D’accordo, ci provo di nuovo.
-Bene- la signora sorrise.
Dopo qualche minuti, Kasumi riuscì ad impacchettare il
regalo.
-Fatto!- disse contenta Kasumi- Non è un granché, però.
-E’ il pensiero che conta e Marina lo apprezzerà da parte tua.
-Dici?- disse un po’ imbarazzata.
Si alzarono in piedi e sistemerano al loro posto gli
attrezzi utilizzati.
-Haneko…- disse Kasumi, rimanendo di spalle alla donna.
-Dimmi- la guardò.
-Grazie…- disse imbarazzata- Per avermi aiutata e…per non
esserti arrabbiata con me…
La signora sorrise dolcemente.
-Mi dispiace di non averti potuto aiutare prima…
Kasumi scosse la testa, rimanendo sempre di spalle a lei.
-No, lei ha fatto molto per me…a quest’ora chissà dove sarei…E’
la prima persona che è stata gentile con me e io le sono molto grata. Io non
volevo dirle quelle parole così sgradevoli…è che…non so, ero arrabbiata e
confusa…
-Non c’è bisogno che ti giustifichi- disse Haneko appoggiando
una mano sulla sua spalla- Lo so che non l’hai detto con cattiveria ed io ti ho
già perdonata.
Kasumi si girò e sorrise sollevata.
-Piuttosto, vedo che le ferite sono ormai scomparse…- disse
Haneko prendendole il braccio.
-Sì e domani potrò tornare a scuola.
-Ciao, sono tornato!- disse la voce di un ragazzino, piombando
in cucina- E’ pronto da mangiar...ma cosa state facendo?- chiese incuriosito,
vedendo carta colorata, forbici e tanto altro, sparsi in cucina.
-Guarda- disse Kasumi mostrandogli un pacchetto- Hai visto come
sono brava?
Satoshi osservò bene l’incartamento del pacchetto.
-Sembra fatto da una scimmia…- disse lui e si ritrovò lanciato
in aria.
-A chi hai dato della scimmia?!- disse offesa e arrabbiata.
-C’era bisogno di arrabbiarsi così tanto?- disse Satoshi
dolorante- Ho solo detto la verità…- poi notò lo sguardo furioso di Kasumi- Ok,
ok…scherzavo!
-Unf!- disse vittoriosa e incrociando le braccia.
-Adesso smettetela e preparatevi a cenare- intervenne Haneko.
-Okey- dissero i due.
*****
-Seconda stella a destra e poi dritto…- disse Satoshi indicando
un punto al cielo.
-Oh- disse Kasumi osservando il cielo- E lì si troverebbe
l’isola che non c’è?
-Sì- disse convinto.
Satoshi e Kasumi stavano guardando il cielo notturno dalla
finestra della stanza.
-Ma è assurdo- disse Kasumi- Come può esserci l’isola che mi
hai descritto, in quel punto?
-Lo dice il libro- disse Satoshi offeso- Se lo avessi letto,
non saresti così scettica.
-E’ solo una favola…come fai a crederci?
-Anche se è solo fantasia…è bello credere che esista e che si
possa raggiungere solo volendolo.
-Non è infantile questa tua convinzione?
-Sarà, però io preferisco crederci- disse sorridendo.
Kasumi lo guardò e sorrise contenta. Si sentiva bene dopo
tanto tempo. Sentiva che i suoi problemi stavano svanendo.
Stava bene in compagnia di Satoshi, le sembrava di tornare a
quando erano bambini e passavano molto tempo insieme.
Anche adesso Satoshi le stava vicino e lei si sentiva
rassicurata.
-Chissà che un giorno si possa raggiungere davvero- disse
guardando il cielo- Un isola dove non esiste l’odio, né la guerra…
-Ma certo Kasumi- disse Satoshi guardandola- Noi la
raggiungeremo un giorno…basta crederci.
-Sì…basta crederci…- sorrise.
Le loro mani si avvicinarono e si strinsero.
Sotto quel cielo stellato, gli occhi di due ragazzini che
stavano crescendo, ma che dentro sarebbero rimasti dei bambini…
*****
-Salve! Benvenuti!- disse euforica Marina, aprendo la porta
agli ospiti.
-Ciao Marina- disse Kasumi, porgendole il regalo- Auguri da parte
mia e di Satoshi.
-Kasumi! Che bello che sei venuta alla festa- l’abbracciò
felice- Dai, entrate- disse facendo entrare Kasumi e Satoshi.
-Ciao Satoshi, ciao Kasumi!- disse Hinata, vedendoli entrare in
sala.
Erano venuti sia Shigeru che sua sorella, poi Takeshi,
Richie e dei compagni di scuola, Melody, Sakura e Jackson.
-Bene, direi che ci siamo tutti- disse Marina- Iniziamo a
divertirci!
I ragazzi non se lo fecero ripetere e si divertirono
mangiando, scherzando e facendo delle gare.
Le più divertenti erano state le gare, che consistevano nel
portare un uovo in equilibrio su un cucchiaino, tenuto in bocca. Satoshi
continuava a perdere contro Shigeru e lo sfidava in continuazione per avere la
rivincita. Non certo andava bene a Kasumi, che dopo un minuto perdeva la
pazienza e faceva cadere l’uovo. Poi c’era la gara del mimo, dove la coppia
Kasumi e Marina e la coppia Jackson e Sakura erano bravi a parito merito.
Mentre la coppia Shigeru e Satoshi continuava a perdere, perché non riuscivano
a capirsi nei gesti. In compenso, guadagnavano in risate, visto l’espressioni
buffe di Shigeru, disperato nel cercare di far capire Satoshi.
E poi c’era il gioco del limbo dove Takeshi, che aveva una
vera passione per quel ballo, Satoshi e Marina erano i più bravi. Shigeru si era
rifiutato di parteciparci, perché lo considerava un ballo stupido, ma Marina lo
aveva costretto.
Dopo qualche ora, Marina decise di riunirli tutti.
-Che ne dite di fare un bel gioco?
-Che gioco è?- chiesero incuriositi i presenti.
-Lo conoscete, verità o penitenza?- disse Marina- Ci faremo a
turno delle domande e dovremmo essere sinceri, altrimenti penitenza.
-E’ un gioco stupido- disse Shigeru scocciato.
-Però sembra divertente- ammise Takeshi.
-Allora iniziamo- disse Marina- Chi parte per primo?
-Io- alzò la mano Melody e guardò Satoshi- Verità o penitenza?
-Verità…
-Allora…c’è una ragazza nel tuo cuore?
La domanda sorprese il ragazzo e i presenti.
-Eh? Ma…- arrossì.
-Su, rispondi- disse Sakura- Sono curiosa di sapere.
-Già, anch’io me lo chiedevo- disse Richie- A scuola non parli
mai di questo.
Satoshi si sentì braccato dagli sguardi dei presenti. Cosa
poteva rispondere?
Stette per qualche minuto a pensarci.
-…sì- disse con voce bassa e chinando il capo.
-Wow!- disse il gruppo emozionato.
Tranne Kasumi,
Shigeru e Takeshi, che sapevano a chi Satoshi si riferiva.
-Adesso tocca a me- disse Satoshi, cercando di nascondere il
rossore- Shigeru, verità o penitenza?
-Preferisco la penitenza alle tue domande- disse Shigeru
diffidente.
-D’accordo- ridacchiò Satoshi- Vai fuori in strada e grida che
sei un pallone gonfiato.
-Che?! Tu sei matto Satoshi!
-Una penitenza è una penitenza- disse Richie, ansioso di vedere
la scena.
-Su Shigeru, non farti pregare- disse Marina divertita.
-Urgh…- si alzò in piedi e guardò Satoshi- questa me la paghi!
-Ih, ih…lo vedremo.
Shigeru uscì dalla casa, seguito dal gruppo e prese un bel
respiro.
-Sono un pallone gonfiato!- gridò e la gente che passava lo
guardò strano.
I ragazzi dietro di lui, se la stavano spanciando dalle
risate, soprattutto Satoshi.
“Beh, almeno è sera e non c’era tanta gente”- pensò Shigeru,
cercando di risollevarsi dalla figuraccia.
-Bene, riprendiamo- disse Marina- Adesso tocca a te, Shigeru.
-D’accordo…- e guardò Kasumi- Verità o penitenza?
-Penitenza- rispose lei.
-Uhm…- Shigeru ci pensò su- Devi mangiare una carota.
-Che cosa?!- esclamò inorridita Kasumi.
Alcuni non capirono che senso aveva quella penitenza, mentre
gli altri, sapevano che era una prova terribile per Kasumi.
-Ecco qua la carota- disse Marina allegramente- Direttamente
prelevata dalla cucina di miss Marina!
-Ugh…- disse deglutendo Kasumi, alla vista della carota- Devo
proprio?
-Su, non è male- disse Takeshi incoraggiandola.
-Va bene…ma se poi sto male, è colpa tua Shigeru!
-Vorrà dire che stanotte non dormirò- ridacchiò Shigeru.
Kasumi prese fiato e mangiò d’un colpo la carota.
-Eh? Sta attenta Kasumi- disse Hinata sorpresa e preoccupata-
Così finirai per soffocarti.
La povera Kasumi, dopo cinque minuti, divenne viola e
stramazzò al suolo.
-Che orribile…- disse Kasumi lamentandosi.
Gli altri non poterono fare a meno di ridere.
-Ok, tocca a te Kasumi- disse Jackson- Te la senti?
-S- sì…certo…dunque…- si guardò in giro- Hinata, verità o
penitenza?
-Verità.
-Dimmi…con quanti ragazzi sei stata?
Satoshi guardò perplesso Kasumi, senza capire il significato
della sua domanda. Shigeru rimase ad ascoltare attentamente, ma un po’
infastidito dalla probabile risposta della sorella.
Hinata era un po’ sorpresa, ma rispose.
-Due- disse lei tranquillamente.
-Ohh- disse Melody- E io che pensavo che fossero di più.
-Adesso tocca a me…Takeshi, verità o penitenza?
-Verità.
-Dunque…hai mai rifiutato la dichiarazione di una ragazza?
Tutti lo guardarono incuriositi.
-Uhm…mi sa di sì…- ridacchiò imbarazzato- ma è stato tempo fa.
-Davvero? Non lo sapevo- disse sorpreso Satoshi.
-Ora è il mio turno e scelgo Melody…verità o penitenza?
-Verità.
-E’ vero che ti hanno cacciato da un concorso di bellezza?
-Ugh!- disse Melody sorpresa- A dire il vero…sì…
-Non ci posso credere!- disse Marina.
-Non è colpa mia…mi hanno mandata via, perché mi ero messa a
litigare con una concorrente.
-E che ti aveva fatto?- chiese Jackson.
-Voleva il palcoscenico tutto per sé- rispose semplicemente.
-D’accordo…tocca a te- disse Takeshi.
-Bene…io scelgo Marina, verità o penitenza?
-Uhm…verità.
-E’ vero che ti piace un nostro insegnante?
-C-che hai detto?!- esclamarono i ragazzi sorpresi.
Marina strinse forte le mani dall’imbarazzo e dal
nervosismo.
-Sì, è vero, mi piace Kenji!- disse tutto d’un colpo.
Satoshi e Takeshi si guardarono tra di loro.
-Ma è il nostro insegnante!- dissero con un tono, quasi
sconcertato.
-E con questo? L’amore non guarda certo l’età- disse Marina,
cercando di difendersi.
-Sì, però…- disse Satoshi incredulo.
-Non ci trovo niente di strano, ad essere innamorati di una
persona, di qualche anno più grande- disse Kasumi tranquilla.
-Giusto Kasumi!- disse contenta Marina- Sapevo che eri l’unica
a capirmi.
-Sì, però…- disse Takeshi incerto.
-Pensaci su Takeshi- disse Kasumi- A te non è mai capitato di
innamorarti di ragazze più grandi di te?
-Mh…in effetti…
-Siete tutti strani- disse Satoshi, scrollando la testa.
-Senti da che pulpito la predica- disse Marina, guardando
Satoshi- Sono sicura che ti è capitato di innamorarti di una ragazza più
grande- disse in tono accusatorio.
-Che?!- si agitò.
-Guarda che ti si nota, sai?- disse Marina indicandolo con il
dito.
Satoshi si sentì in trappola e cercò di fingersi sereno.
-Ti sbagli io…- guardò Kasumi, che aveva lo sguardo altrove- Si
trattava di una cotta di quando ero più piccolo…
-Allora lo ammetti!- insistette Marina.
-Non ho detto questo!- si difese.
-Calma ragazzi- disse Jackson- Andiamo avanti con il gioco.
Marina, tocca a te scegliere.
-Giusto…io scelgo Shigeru, verità o penitenza?
-Uh…- guardò Marina dubbioso- penitenza.
-Bene…- sogghignò- Devi baciare sulla bocca…Kasumi!
-Che?!- esclamarono i presenti.
-Marina, che ti salta in mente!- disse Kasumi nervosa.
-Calma, è solo un gioco, no?- disse tutta sorridente.
-Giusto, che aspettate?- chiese Richie.
Shigeru divenne tutto nervoso ed imbarazzato.
-Preferisco un’altra penitenza.
-Eh no, non si può cambiare- disse Marina- Ti decidi o no?
-Ugh…questa poi…- si alzò in piedi e si avvicinò a Kasumi.
Entrambi si guardarono imbarazzati e arrossiti. Nessuno dei
due aveva baciato qualcuno…era la loro prima volta.
Satoshi guardò Shigeru che si avvicinava a Kasumi per
baciarla.
Non capì perché, ma non gli andava giù. Non voleva.
Sentiva che i minuti non trascorrevano e l’immagine di loro
che si baciavano, non lo rendeva felice.
Cos’era quella sensazione sgradevole?
-F- fermi!- disse d’un tratto, alzandosi di scatto e i due
ragazzi si bloccarono.
-Che succede Satoshi?- chiese Richie.
Tutti lo guardarono sorpresi e Satoshi si sentì in
imbarazzo. Aveva agito d’istinto e non sapeva come rimediare alla figuraccia.
-Eh…uh…- non sapeva che scusa inventarsi- non si è fatto già un
po’ tardi?
-Ma dai, è ancora presto- disse Jackson, guardando l’orologio.
-Io dico che è tardi e dobbiamo tornare a casa!- insistette
Satoshi.
-Che ti prende?-chiese Melody incuriosita- Sembri quasi…geloso…
-Che?!- arrossì di colpo.
-Mi sembra normale, visto che sono fratelli- disse Sakura- E’
normale che non gli vada giù che Kasumi baci un ragazzo.
-E’ così, Satoshi?- chiese Marina, con il sorriso sulle labbra,
visto che conosceva il loro segreto.
-N- no, non è questo.
-Allora, cosa?- chiese curiosa Melody.
Kasumi non capiva perché si agitasse così tanto, semmai era
lei che si doveva agitare. Si trattava del suo primo bacio. Doveva lei
lamentarsi. Non che Shigeru non fosse un buon partito, anzi gli era simpatico,
ma era difficile dover baciare qualcuno così all’improvviso e davanti a tutti.
Però si trattava solo di un gioco…e non se ne sarebbe più
parlato, come se non ci fosse mai stato.
Satoshi si sentì quasi in trappola dagli sguardi dei
presenti.
-Mh…niente- rassegnato, si sedette.
Takeshi l’osservò incuriosito, aveva già notato
quell’atteggiamento da parte di Satoshi. E stava iniziando a capirci qualcosa.
-D’accordo, potete riprendere- disse Marina a Shigeru e Kasumi.
-Ah…s-sì- Shigeru adesso era ancora più agitato, dopo
l’intervento di Satoshi.
Satoshi strinse forte i pantaloni e desiderò che succedesse
qualcosa, che potesse bloccare la situazione. Sarebbe bastato poco, anche…
E d’improvviso, la luce saltò via, come per esaudire il suo
desiderio.
-Cos’è successo?- chiese Sakura.
-Dev’essere saltata la luce…adesso vado a controllare- Marina
si alzò e barcollando nel buio si avviò al corridoio.
-Non si vede niente…ci vorrebbe una torcia…- disse Melody.
-Ma che scoperta…- disse ironico Jackson- Ma a trovarla, è un
impresa.
-Ahi!- disse Shigeru, andando a sbattere contro il divano- No,
l’impresa è muoversi in questa sala.
-Niente paura, c’è l’ho io- disse Takeshi, estraendo una
piccola torcia- Sono sempre previdente.
-Takeshi, sei un mito- disse Sakura felice, perché non le
piaceva stare al buio.
-Ottimo, abbiamo trovato il contatore…- disse Marina, vicino al
muro- Ecco fatto- e tornò la luce.
-Per riprenderci, che ne dite di vedere un film?- propose
Jackson- Io ho portato qualche dvd.
-Sì, sì, un film d’amore- disse Melody contenta.
-No, un film d’azione- disse Richie contrariato.
-Film d’amore!- insistette Melody.
-Film d’azione!- ribatté Richie.
-Possiamo vederli tutte e due- intervenne Marina- C’è né di
tempo a disposizione.
-Prepariamo qualche spuntino da mangiare durante il video-
propose Hinata- Così nel frattempo gli altri preparano il dvd.
-Ottima idea- disse Takeshi- Vi aiuto.
Takeshi, Marina, Hinata, Kasumi e Sakura andarono in cucina,
mentre Shigeru, Jackson, Satoshi, Richie e Melody rimasero nel salotto.
-Vediamo prima un film d’azione, poi uno in stile romantico.
Così accontentiamo tutti- disse Jackson.
-Che film hai d’azione?- chiese Richie.
-Ho una vasta scelta- glieli porse- Sono i film appena usciti.
-Wow, di questo horror ne ho sentito parlare- disse Satoshi,
guardando insieme a Richie i titoli.
-Infatti è uno dei migliori. Ci sono scene di azione e horror.
-Vada per quello, allora- disse Shigeru, mentre prendeva il dvd
e lo inseriva nel lettore dvd.
-Uh, voi maschi, non capirò mai cosa ci proviate in quei film-
disse Melody sbuffando.
Nella cucina nel frattempo, Takeshi aveva preparato dei
piccoli involtini di prosciutto e altro ancora. Hinata aveva preparato il
rinfresco e Marina aveva aperto dei pacchetti di patatine, mentre Kasumi e
Sakura prendevano piatti e bicchieri.
-Senti, com’è?- chiese Hinata, facendolo assaggiare un po’ del
suo rinfresco.
-Buono- disse sorridendo- Sei proprio una brava cuoca, come mi
aveva raccontato Satoshi.
-Eh, diciamo che me la cavo- disse imbarazzata Hinata- Tu sei
molto più bravo di me.
-Uh, che peccato- disse Marina dispiaciuta- Mi sarebbe piaciuto
finire di giocare a verità e penitenza- poi guardò Kasumi- E mi sarebbe
piaciuto vedervi baciare.
-Marina!- disse Kasumi arrossita e imbarazzata.
-Sempre che trami qualcosa, vero Marina?- disse Shigeru,
entrando in cucina.
-Chi, io? No, no- scosse la testa, fingendosi ingenua- Però non
puoi negare, che ti sarebbe piaciuto- disse con un sorrisino divertito.
Shigeru imbarazzato non rispose.
-Noi iniziamo ad andare in salotto- disse Takeshi. Gli altri lo
seguirono.
-Non devi andare anche tu?- disse Shigeru a Marina, per
interrompere quel discorso.
-Uh, beh…va bene- rassegnata, si allontanò.
-Uff, che insistente- disse Shigeru, quasi sollevato che Marina
non avesse approfondito l’argomento.
-A Marina diverte punzecchiare le persone- disse Kasumi- Ma in
fondo, non lo fa con cattive intenzioni.
-Già…vuoi una mano?- chiese, vedendola intenta a portare dei
piatti.
-Non che, non c’è la faccia da sola, ma se proprio insisti…
-Non ti smentisci, eh?- disse quasi divertito Shigeru, mentre
prendeva dei piatti.
Nel salotto, gli altri si stavano sistemando sul tappeto e
sul divano.
-Ecco qua- disse Takeshi, appoggiando i piatti.
-Avete fatto in fretta- disse Richie.
-In fondo, con due chef come Takeshi e Hinata è normale- disse
Satoshi, poi si guardò intorno- E Kasumi?
-E’ con Shigeru- disse Marina sedendosi- Adesso dovrebbero
arrivare…ammesso che non si dilunghino- disse con un sorrisino, guardando
Satoshi.
-Che intendi dire?
-Sai cosa ho notato? Il più sollevato tra Shigeru e Kasumi per
il bacio, sei tu.
-Non capisco cosa vuoi dire- disse Satoshi infastidito.
-Non puoi negare, che starebbero bene insieme. Sarebbe bello
se…e adesso dove vai?- chiese Marina, vedendolo alzarsi di colpo in piedi.
-A prendere l’acqua.
-Ma se è qui- disse Takeshi.
-Beh…a me piace quella del rubinetto- e si allontanò.
-Ma che ha?- chiese Jackson.
-Mi sa che si è arrabbiato- disse Marina alzando le spalle.
Satoshi si avvicinò alla cucina, ma si fermò all’ingresso e
vide Kasumi e Shigeru chiacchierare.
Kasumi non era certo una persona che parlava molto, ma con
certe persone ogni tanto si lasciava andare a qualche parola in più. Tra le
persone a cui dava confidenza, c’era anche Shigeru e Satoshi lo sapeva bene,
visto che si conoscevano da anni, ma vederli chiacchierare in quel momento, non
lo rendeva felice.
Non capiva il perché.
“Sento ancora quella sensazione orribile”- pensò Satoshi
toccandosi il petto- “Cosa sarà?”
-Certo che Marina l’ha pensata proprio grossa- disse Kasumi-
Non capisco che divertimento ci possa essere nel vederci baciare.
-Mh, già…anche se- abbassò il tono della voce- non mi sarebbe
dispiaciuto…
-Come?- chiese Kasumi, che non aveva sentito bene.
-Ah, no, niente- disse imbarazzato- Dico solo che a me non
avrebbe dato fastidio…a te sì?
Kasumi rimase sorpresa dalle parole di Shigeru e stette
zitta.
-…eh, ecco…
Senza pensarci di più, Satoshi entrò di getto nella cucina.
-Ciao, siete ancora qui?- disse Satoshi, facendo sussultare
Shigeru e Kasumi.
-Satoshi…- disse sorpreso Shigeru.
-Devo prendere l’acqua- disse Satoshi, passando in mezzo ai due
ragazzini.
-Ma l’aveva portata Sakura- disse Kasumi.
-Volevo quella del rubinetto- si giustificò.
Kasumi e Shigeru si guardarono senza capire.
-Piuttosto, voi due, perché ve ne state lì impalati? Gli altri
ci stanno aspettando- disse spingendoli fuori dalla cucina.
-Finalmente ci siamo tutti- disse Jackson vedendoli arrivare-
Possiamo iniziare a vedere il film.
I ragazzi si sistemarono e accesero il televisore.
-Satoshi…- disse Shigeru a voce bassa, a Satoshi che gli stava
affianco.
-Dimmi…- disse con lo sguardo rivolto alla tivù, come Shigeru.
-Devo pensare che sia stato un caso, che tu sia comparso
all’improvviso in cucina?
-Perché me lo chiedi?
-Beh, perché oggi ti sei comportato in modo strano…Non è che,
ti da fastidio che io e Kasumi parliamo?
-No, perché dovrebbe darmi fastidio? In fondo, tu sei un mio
amico e Kasumi è mia sorella…non c’è niente di male.
-Io mi stavo riferendo al tuo comportamento, mentre ci stavamo
baciando…
-Non è affar mio se Kasumi bacia qualcuno- disse fingendosi
disinteressato.
-Mh, d’accordo…- Shigeru continuò a seguire il film, mentre
Satoshi con amarezza, iniziava a chiedersi se tutto ciò fosse davvero giusto.
Mentre sono in prossimità le finali del torneo pokèmon, un
nuovo caso coinvolgerà Satoshi e i suoi amici. Nuove figure vengono allo
scoperto…quale sarà il loro scopo?
-Questa è la lista dei finalisti- disse una ragazza,
appoggiando il foglio sul tavolo.
-Uh, guarda quanti partecipanti…- disse un pokèmon.
-Sono tutte delle nullità- disse la ragazza scocciata.
-Però ci sono degli elementi interessanti…- disse il ragazzo-
Uno è un ragazzino di nome Shigeru. Ha talento, è veloce e astuto. Poi ci sono
anche Richie, Jackson, Kyoko e Wilde.
-Interessante, ma ci potranno essere utili per il nostro piano?
-Beh, Shigeru è un elemento particolare ed ha le carte in
regola.
-Potremmo farci un pensiero- disse la ragazza, guardando la
lista- In quanto agli altri, dubito che possano competere con noi.
-Io non direi…- disse il pokèmon- avete presente il moccioso
che abbiamo incontrato?
-Chi, quello con il Pikachu?- chiese la ragazza.
-Ho visto il suo pokèmon all’opera e devo dire che è
portentoso. Il guaio è che il moccioso non riesce ancora a sfruttare al meglio
le sue potenzialità.
-Mettiamo fuori uso il piccoletto?
-No, no, non ancora…ho visto che tra il ragazzino e il pokèmon,
c’è molto feeling.
-E allora?- chiese la ragazza.
-Uff, che stupidi che siete- disse sbuffando e incrociando le
zampe anteriori- Quel pokèmon ha bisogno del suo padrone per migliorarsi e lui
è l’unico a cui darebbe ascolto. Non sarebbe saggio separarli…non adesso per il
momento.
-Uff, allora dovremmo aspettare?
-Nel frattempo potremmo consolarci, con gli altri pokèmon.
-Giusto, queste giornate così noiose, stavano per arrugginirmi-
disse la ragazza, massaggiandosi la spalla- Non vedo l’ora di mettermi al
lavoro.
*****
-Cosa?! Sono scomparsi?- disse sorpreso Jackson.
-Mi dispiace, non so come siano riusciti ad eludere la
sorveglianza…- disse l’infermiera Joi mortificata- L’agente Junsar se ne sta
occupando.
-Che succede?- chiese Satoshi entrando nel centro Pokèmon e
vedendo parecchi ragazzi in agitazione.
-Oh, Sato, è terribile…- disse Richie disperato- Tutti i
Pokèmon che gli allenatori avevano lasciato riposare qui, sono scomparsi…o
meglio dire, sono stati rubati.
-Rubati?- disse sorpreso Satoshi.
-Già- disse infuriato Jackson- Ma non ho intenzione di darmi
pace, finché non avrò ritrovato il mio pokèmon.
-Giusto, io e Pikachu ti aiuteremo- disse Satoshi.
-Pika!
-Anch’io verrò con voi- disse Richie.
-D’accordo, allora ci organizzeremo domani a scuola- disse
Jackson.
*****
-Allora, come agiamo?- chiese Satoshi, seduto al suo banco, con
Jackson e Richie.
-Non hanno lasciato molte tracce…quindi, dovremmo tendergli una
trappola.
-E come?
-Non lo so…qualcuno a qualche idea?
-Di che state parlando?- spuntò all’improvviso Marina,
spaventando gli altri.
-Marina!
-Mh? Sembra che abbiate visto un fantasma…
-No, no…- disse Richie e poi parlò a bassa voce a Satoshi-
Meglio che non sappia niente Marina. Sarebbe capacissima di intromettersi e
rovinare tutto.
-Che stai bisbigliando, Richie?- chiese Marina infastidita-
Avete sentito la notizia dei pokèmon scomparsi?
-Eh…ah, sì- disse un po’ incerto Richie.
-Uhm…- li fissò- Ho capito! Voi avete intenzione di trovare i
pokèmon- sorrise- Contate sul mio aiuto.
-Non abbiamo bisogno di aiuto- rispose subito Richie.
-Ah, no?- disse un po’ ironica- E allora spiegatemi il vostro
geniale piano.
-In realtà noi…ci stavamo ancora pensando- ammise Satoshi.
-Vedete? Non sapete neanche come agire- disse Marina- Per
fortuna che ci siamo io e Kasumi- afferrò al volo il braccio di Kasumi e la
trascinò a sé.
-Che vuoi Marina?- chiese un po’ scocciata Kasumi, per essere
stata trascinata.
-Andiamo a riprendere i pokèmon scomparsi.
-Come?- chiese confusa.
-E ditemi, che cosa avreste in mente voi?- chiese Jackson.
-Adescare la nostra preda e incastrarla con una telecamera
nascosta.
-Ma brava…- disse ironico Richie- E come?
-Domani, la Lega Pokèmon farà una mostra sui pokèmon più
potenti ed è prevista la partecipazione di molti allenatori, con i loro
pokèmon…quale più ghiotta opportunità, per i ladri, di parteciparci?
-Ma come facciamo a parteciparci? Solo quelli con l’invito,
possono entrarci- chiese perplesso Satoshi.
-Semplice- Marina afferrò al volo Shigeru che passava di lì e
lo trascinò- Ci farà entrare Shigeru.
-Come?- chiese Shigeru confuso.
-Perché lui?- chiese un po’ contrariato Satoshi.
-Giusto- disse Jackson convinto- Il nonno di Shigeru è il
famoso professore dei pokèmon, quindi ci parteciperà anche lui.
-Esatto, Shigeru convincerà il professore a farci partecipare.
-Che dovrei fare io?- chiese Shigeru, non avendo capito la
questione.
-E per la telecamera?- chiese Richie.
-Uhm…dovremmo chiederla in prestito- disse Jackson.
-Il professore Kenji ha una telecamera piccola- disse Kasumi.
-Ottimo, glielo chiederemo noi- disse Marina- Mentre voi,
cercherete qualcosa con cui bloccare i ladri.
-Ecco che comincia a dare ordini…- disse Richie ironico.
-Hai detto qualcosa, Richie?- lo guardò in modo minaccioso.
-No, no…- disse ridacchiando- Allora, ce ne occuperemo noi del
resto.
-Bene, allora l’appuntamento è per domani- Marina e Kasumi se
ne andarono.
-Ma qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?- chiese Shigeru
guardandosi intorno.
*****
-Kasumi, guarda!- disse Marina, trascinando la ragazzina.
-Marina, non siamo ad una fiera- disse in tono di rimprovero-
Cerca di moderare la voce.
-Scusa- disse imbarazzata Marina, accorgendosi di aver attirato
l’attenzione della gente- E’ che ci sono così tanti pokèmon straordinari. E poi
guarda…- disse indicando delle illustrazioni appese al muro- Chi sono?
-Le immagini che trovate qui, sono degli allenatori che si sono
più distinti nei precedenti tornei o che hanno collaborato per salvare il
nostro pianeta- spiegò il professore Ookido.
-Chissà se un giorno appariremo anche noi lì…- disse Richie.
-Ma certo, se vi impegnerete, c’è la farete anche voi- poi si
fermò vicino ad una illustrazione e appoggiò la mano sulla spalla del ragazzino
che la stava osservando assorto, quasi nostalgico- Tuo padre è stato uno di
quelli…si è sempre battuto con convinzione per la giustizia. Devi esserne
fiero, Satoshi.
-…sì, lo sono- disse sorridendo un po’ malinconico, leggendo la
scritta sotto l’illustrazione, “Hiroshi Katsumoto”.
-Non sapevo che il padre di Satoshi fosse un famoso allenatore-
disse sorpresa Marina.
-Era uno dei migliori…peccato che adesso non ci sia più- disse
Takeshi dispiaciuto, vedendo l’amico di spalle.
-Neanche io sapevo di questa storia, Satoshi non parla molto di
suo padre- disse Jackson.
-A volte, si preferisce non rivangare ricordi tristi…
-Waah, non ci posso credere!- disse estasiata Melody, guardando
un ragazzo dai lunghi capelli rossi che passava di lì con altre persone- E’
Lance, uno dei migliori allenatori della Lega Pokèmon!
-Vero, e ci sono anche gli altri allenatori!- disse Sakura che
le stava affianco.
-Chi le ha fatte venire?- chiese Richie a Jackson- Così
finiranno per scoprirci.
-Ha organizzato tutto Marina- spiegò Jackson.
-E ti pareva…
-Vedo che sei interessata a questo allenatore- disse il prof.
Ookido, raggiungendo Kasumi in un altro salone- Quello è uno dei migliori
allenatori dei pokèmon d’acqua.
-Non sono interessata- disse Kasumi seria- Sono passata di qui
per caso.
-Non c’è niente di strano Kasumi…posso capire perché provi
interesse per questo allenatore, entrambi avete la passione per i pokèmon
d’acqua.
-Lei si sbaglia…io non ho niente in comune con lui.
Il professore la osservò attentamente, come se gli sfuggisse
qualche particolare.
-La particolarità di questo allenatore- proseguì- è che di lui
non si ha molte informazioni. Diciamo che era un personaggio immerso nel
mistero. Lui e Hiroshi formavano una gran coppia, anche se finivano per
discutere su tutto- ridacchiò- Erano gran amici, nonostante i loro pareri
contrari- fece una pausa e divenne malinconico- E un giorno, smise di partecipare
ai tornei per andare chissà dove.
Kasumi chinò la testa pensierosa.
-Amici, ha detto?
-Sì…i migliori.
La ragazzina strinse forte i pugni.
-Tzk, che assurdità- e si allontanò innervosita, lasciando il
professore Ookido perplesso.
-Tzk, non sapevo che avrebbero partecipato anche dei bambini-
disse disgustata una ragazza, vestita elegantemente per l’occasione.
-Calmati Musashi…- disse il ragazzo, cercando di farle
abbassare il tono di voce.
-Tieni i tuoi bollenti spiriti, quieti- disse a bassa voce un
nyath, camminando a quattro zampe.
-Certo che vederti recitare la parte del nyath normale, mi fa
ridere- disse Musashi.
-Io sono normale- disse offeso il pokèmon gatto.
-Allora, quando agiremo? Mi sto annoiando- disse la ragazza dai
capelli rosa.
-Presto…molto presto…- disse il pokèmon sogghignando.
-Oh, guarda mamma, un nyath che parla! Che bello!- disse
all’improvviso un bambino.
-Ma che dici, tesoro?- disse la madre sorridendo divertita- I
nyath non parlano.
-Miao, miao- disse nyath, alzando la zampa, come un pokèmon
ammaestrato.
-Vedi?- disse la madre al bambino- Te lo sarai immaginato.
-Eppure io…- disse incerto e se ne andarono via.
-Te la sei cavata con poco- disse Musashi al pokèmon.
-Unf, un pokèmon del mio livello ridotto a questa assurda
pagliacciata.
*****
-E’ notte…precisamente mezzanotte- disse Takeshi, guardando
l’orologio.
-E’ l’ora dei ladri- disse Marina.
-Mi domando ancora cosa ci faccio qui- disse Shigeru,
accovacciato dietro delle piante, con il resto del gruppo.
-Già, me lo chiedo anch’io- disse Satoshi sarcastico, guardando
Shigeru.
-Servivi al nostro piano- disse Marina- Più siamo, più
riusciremo nel nostro intento.
-Però…i grandi ci danno dentro con i festeggiamenti- disse
Sakura, sentendo da lontano la musica.
-Sì, loro a divertirsi e noi qui a girarci i pollici- disse
Melody con ironia.
-Ma come si possono lasciare i propri pokèmon qui, sapendo che
qualcuno potrebbe entrare a rubarli?- disse Marina arrabbiata.
-Questo museo è controllato e protetto dagli antifurti- spiegò
Takeshi- Dobbiamo stare attenti a non farci inquadrare dalle telecamere.
-Che noia, perché dobbiamo starcene qui nascosti?- disse
Melody, dandosi uno strato di smalto alle unghie- Per di più non c’è luce per
vedere.
-Certo che non c’è- disse Richie infastidito- Se no, i ladri
non verrebbero, no?
-Ahh, ma che ci sto a fare qui?- disse Melody sospirando.
-Nessuno ti ha chiesto di venire- disse Richie.
-Non l’ho chiesto neanche io, se è per questo- disse Melody
offesa.
-Oh, insomma, state zitti- disse Jackson innervosito- Siamo qui
per catturare dei ladri, non per litigare.
-Ha ragione Jackson- disse Takeshi- Non dobbiamo fare rumore.
-Non va bene- disse Kasumi pensierosa- Il museo è grande. Non
sappiamo precisamente dove attaccheranno. Dovremmo agire in un altro modo.
-Giusto, dividiamoci- disse Jackson- Formiamo dei piccoli
gruppi e sparpagliamoci nel museo.
-Ma come faremo a tenerci in contatto?- chiese Sakura.
-Ho portato delle piccole ricetrasmittenti per l’occasione-
disse Marina.
-Hai pensato a tutto, eh?- disse Richie ironico.
-Bene- disse Marina, senza dargli ascolto- Tu, Melody e Takeshi
prenderete il corridoio a destra.
-Perché dovrei andare con Melody?- disse Richie infastidito.
-Io preferisco andare con Satoshi o Shigeru- disse Melody
infastidita anche lei.
-Devo andare proprio con loro?- disse Takeshi in tono
preoccupato.
-Certo, sei il più adatto a calmarli…del resto ci sei sempre
riuscito con Satoshi e Kasumi.
-Ehi!- dissero i due nominati.
-Mentre tu Kasumi- disse Marina continuando- andrai con
Shigeru…
-Perché loro due?- disse Satoshi contrariato.
-Qualcosa in contrario, Satoshi?- disse con il suo solito
sorrisino divertito.
-N- no…- disse lui imbarazzato- In questo caso vado io con
loro.
-Come vuoi- disse alzando le spalle indifferente.
-Allora rimaniamo solo io, Sakura e Marina- disse Jackson- E
prenderemo il corridoio a sinistra.
-A noi rimane quello al centro- disse Kasumi.
-Appena qualcuno sente qualcosa, avvertite gli altri- disse
Takeshi.
I tre gruppetti si allontanarono ognuno per la sua strada.
-Che emozione…sembra una caccia al tesoro- disse Marina emozionata.
-Possibile che ci trovi qualcosa di divertente in tutto?
-In fondo ha ragione- disse Sakura- E’ divertente, anche se un
po’ pauroso.
-Mh…beh, se lo dici tu…- disse Jackson grattandosi la testa e
avanzando lungo il corridoio.
-Uh…- Marina li fissò.
-Che c’è Marina?- chiese Sakura.
-Siete carini insieme- sorrise divertita, facendo arrossire i
due- Jackson è sempre premuroso nei tuoi confronti, Sakura. E tu, sei gentile
con lui.
-E’ normale, ci conosciamo da tempo- disse Jackson, cercando di
far sembrare tutto normale.
-Non è detto…- disse Marina avanzando per prima- Kasumi e
Satoshi litigano in continuazione fin da quando erano bambini, ma si vogliono
bene. Lo stesso vale per Richie e Melody. Sembrano che si detestano, ma non è
così. Ognuno ha il suo modo di dimostrare il suo affetto alla persona.
-E’ differente- disse Sakura- Satoshi e Kasumi sono fratelli, a
Melody piace Satoshi e a Richie piaci tu.
-Da quando Richie ha una cotta per me?- disse Marina stranita.
-Non fa che parlare di te- disse Jackson.
-Ma è assurdo- rise- E poi a me piace Kenji.
-Ma Kenji non sa dei tuoi sentimenti- disse Sakura.
-Ahh- sospirò- Vorrei tanto che si accorgesse di me…è triste
vedere la persona che si ama da lontano.
-Un giorno riuscirai a dichiararti- disse Sakura, appoggiando
la mano sulla spalla di Marina.
-Mh…
*****
-Stammi lontano!
-No, tu stammi lontano!
-Non ti sopporto!- disse Melody sbuffando.
-Neanche io, se è per questo!
-Possibile che non si possa conversare civilmente con te?
-Forse perché sei noiosa!
-Quello noioso sei tu! Pokèmon qua, pokèmon là…sembra che tu
non pensi altro che ai pokèmon. A volte sei peggio di Satoshi.
-Se ti piace così tanto, perché non sei andata con lui?
-Lo avrei fatto volentieri, ma ormai avevano già deciso.
-Adesso basta!- Takeshi tappò la bocca ad entrambi- Vi sembra
il posto dove mettervi a bisticciare? Quello che deve lamentarsi, sono io. In
confronto a voi, Satoshi e Kasumi sono degli angioletti.
-Ma è lui che…
-E’ lei che…
-Ho detto basta- li zittì- Si può sapere perché litigate? Da un
po’ di tempo ho notato che non fate altro che litigare. C’è un motivo in
particolare?
I due ragazzini stettero zitti, senza saper cosa dire.
-Mh, capisco…- li osservò- Perché non ne approfittate adesso
per stare zitti e rifletterci su?
Richie e Melody stettero in silenzio per un po’, mentre
camminavano uno distante all’altro, senza guardarsi.
“Non ne posso più…perché dobbiamo litigare?”- pensò Melody
triste- “E’ assurdo, irrazionale…d’accordo, siamo due persone totalmente
differenti, ma perché dobbiamo accanirci così? Se fosse stata un'altra persona,
non ci avrei fatto caso. Mi sarei limitata ad ignorarlo ed andare avanti per la
mia strada. Ma con lui…è diverso. Non capisco…da quando m’interessa quel che
dice?”
-Sentite…- disse Takeshi rompendo il silenzio- Voi siete
innamorati di qualcuno?
-Eh?!- i due ragazzini sobbalzarono e arrossirono.
-Perché questa domanda improvvisa?- chiese Richie perplesso.
-Non sono affari che ti riguardano- disse Melody imbarazzata a
Takeshi.
Richie si girò verso Melody.
-Tanto non interessa a nessuno di chi sei innamorata…ormai lo
sanno tutti che ti piace Satoshi- disse Richie acido.
-Beh, neanche la persona che ti piace è una gran sorpresa-
disse Melody arrabbiata- Non fai che sbavare dietro a Marina!
-Che cosa?! Sbavare?!- disse Richie arrabbiato e rosso in viso.
-Il peggio per te, è che a Marina piace Kenji e non tu!
Probabilmente non ti nota neanche!
-E Satoshi non è il tipo da interessarsi ad una persona
superficiale come te!
-Io superficiale?!
-Sì!
-Mh…d’accordo, può bastare così- gli tappò la bocca ad entrambi-
Adesso mi è tutto chiaro e…- sospirò demoralizzato- purtroppo io non posso
farci niente per i vostri problemi di cuore. E’ una cosa che dovrete capire voi
con il tempo e cercando di essere sinceri uno con l’altro- li guardò- senza
scannarsi a vicenda.
Takeshi lasciò la loro bocca libera e s’incamminò per prima.
-Adesso andiamo.
I due fecero cenno di sì e lo seguirono in silenzio.
“Non capisco perché, mi devo arrabbiare ad ogni cosa che
dice Melody”- pensò Richie- “Eppure, prima non era così…”
Un ragazzino dai capelli castani stava percorrendo il
corridoio e guardava le scritte di ogni aula, confrontandola con la scritta sul
foglio che aveva in mano.
-Non è nemmeno questa- disse Richie amareggiato- Mi
sa che mi sono perso…
-Piiista!
Non fece nemmeno in tempo a reagire, che si ritrovò a
scontrarsi contro un treno ad alta velocità.
Cadde a terra e guardò il treno che l’aveva investito. Si
trattava di un ragazzino della sua stessa età.
-Ohi…- disse dolorante e guardò Richie- Scusa, non
l’ho fatto apposta…ero di fretta e non mi sono riuscito a fermare. Tutto a
posto?
-Sì…a parte lo spavento, sono ancora intero.
-Ottimo- sorrise contento- Piacere, io mi chiamo
Satoshi.
-Io Richie…- gli sorrise.
-Ah, è vero…devo andare in classe- disse d’un tratto
il ragazzino dai capelli neri, guardandosi intorno agitato- Ma dove sarà la mia
classe? Uffi, mi sono perso il primo giorno di scuola!
Richie guardò divertito il ragazzino, era buffo per come
si agitava.
-Anch’io sto cercando la mia classe…possiamo cercarla
insieme.
-Benissimo!- disse contento Satoshi- In che classe
sei?
-La prima classe della seconda sezione.
-E’ la mia classe- disse sorpreso Satoshi- Che bello,
siamo in classe insieme.
-Sì- sorrise.
I due cercarono la classe, quando una ragazzina dai
capelli blu li andò incontro.
-Voi due- disse arrabbiata- Siete Satoshi e Richie?
-S- sì- dissero loro due incerti.
-Che ci fate ancora qui? Non sapete che la prima ora
è già iniziata?- disse rimproverandoli- L’insegnante mi ha mandato a cercarvi,
visto che non arrivavate.
-Eh, noi…- tentò di dire Satoshi.
-E non dite che vi siete persi, perché questa scusa
non regge- indicò dei fogli attaccati alla parete con delle frecce- C’erano
questi fogli attaccati ai muri, che indicavano la direzione per la propria
aula.
Chissà perché, entrambi i due ragazzini non si erano
accorti di quei segnali e avevano finito per vagare per l’intera scuola.
Richie e Satoshi si guardarono prima sorpresi e
increduli, poi scoppiarono a ridere per la loro sbadataggine.
-Questa poi…- disse la ragazzina dai capelli blu- Invece
di intimorirli, li ho fatti ridere. Dai, andiamo in classe.
-Marina…li hai trovati?- giunse un’altra ragazzina
dai capelli castani lunghi.
-Sì, sono loro due- disse lei, indicando Satoshi e
Richie.
La ragazzina li guardò e poi sorrise dolcemente.
-Piacere…io mi chiamo Melody.
Richie rimase così incantato a guardare la ragazzina, che
si dimenticò di rispondere.
-Io mi chiamo Satoshi- disse il ragazzino sorridendo.
-E tu?- lo guardò negli occhi, il che lo imbarazzò.
-Eh, io…non so…- disse Richie agitato.
-Non sai il tuo nome?- chiese stupita Melody.
Anche Satoshi guardò sorpreso Richie.
-N- no! Cioè, so il mio nome…mi chiamo Richie- riuscì
finalmente a dire.
-Bene, ora che vi siete presentati, possiamo andare?-
disse Marina impaziente- Il professore ci sta aspettando.
-Sì- dissero i tre insieme.
Richie continuò a guardare incantato la ragazzina dai
capelli castani.
Con il tempo, aveva scoperto di avere molte cose in
comune con Satoshi e finirono per diventare due amici affiatati. Ma quello che
non si sarebbe aspettato è che Melody, così irraggiungibile per lui, si potesse
interessare proprio a Satoshi.
-Come?- disse sorpreso Richie, guardando la ragazzina
che aveva di fronte a lui.
-Sì, ho visto che siete molto amici…- continuò lei-
quindi, mi sono chiesta se per caso sai se gli piace qualche ragazza.
-Ehh…- disse lui incerto- No, non credo…non ne
abbiamo mai parlato…
-Ottimo- disse sorridendo contenta- Questo vuol dire
che non ho rivali.
Richie la guardò immobile, con uno sguardo assente.
A Melody piaceva Satoshi…e non lui. Com’era successo?
Cos’aveva Satoshi che lui non aveva? Forse perché era un tipo socievole, sempre
allegro, disponibile e sempre in movimento? Chi gli stava accanto, non poteva
che sentirsi bene in sua compagnia.
Era forse questo che aveva fatto innamorare Melody di un
tipo come Satoshi, con il suo sorriso innocente come un bambino.
-Ah, mi raccomando, non dire niente a Satoshi, okey?-
disse lei facendogli l’occhiolino e allontanandosi allegra.
Si sentiva così idiota, per aver sperato che una come
Melody si accorgesse di lui.
E Satoshi…cosa provava per lei?
-Come?- Satoshi lo guardò stranito.
-Ti sto solo chiedendo cosa pensi di Melody.
-E’ una compagna di classe ed una persona gentile-
disse lui, sorridendo, senza capire il senso della domanda.
-Solo questo?- insistette Richie.
-Certo- disse lui chiaramente- Piuttosto, hai visto
l’incontro di pokèmon alla tivù, ieri sera?- disse Satoshi cambiando discorso.
Richie lo ascoltò, senza dire niente. Era chiaro che
Satoshi aveva in mente solo i pokèmon in quel momento. E chissà quando si
sarebbe accorto dei sentimenti di Melody.
Doveva forse sperare che lui non se ne accorgesse mai o
doveva dimenticarsi di lei?
Sospirò. In ogni caso, c’erano tanti altri ragazzi di cui
si sarebbe innamorata Melody e comunque sia, Melody non avrebbe mai
contraccambiato i suoi sentimenti. Sarebbe stato assurdo continuare a sperare e
rimanerci dopo ancora più ferito.
Doveva dimenticarsi di lei.
-Richie, ti muovi?- disse Takeshi guardando il ragazzino che
era rimasto indietro.
-Sì, vengo.
*****
-Questo corridoio porta nei sotterranei- disse Shigeru,
avanzando insieme a Kasumi e Satoshi.
-Potrebbero entrare da lì, se arrivano da fuori…- disse
perplessa.
-Che intendi dire?- chiese Satoshi.
-Quale modo migliore per entrare…se non come invitati, come
noi?
-Ma li avremmo notati- disse Satoshi- E poi, per entrare
dovrebbero avere un invito.
-Non è difficile rubarlo a qualcuno- disse Shigeru.
-Se erano al museo oggi…vuol dire che possono essere persone
che conosciamo?- chiese Satoshi.
-Probabile- disse Shigeru facendo cenno di sì- Chissà con chi
abbiamo a che fare.
-Speriamo che tutto vada come previsto- disse Kasumi- Perché se
ci scovano i grandi, si arrabbieranno molto.
-Beh, mio nonno è un gran brontolone, ma non è così severo. Lui
ci capirà sicuramente.
-A proposito, Hinata non è venuta?- chiese Satoshi.
-No, ho preferito farla restare a casa- disse Shigeru- Lei non
è il tipo per fare queste cose.
-In cambio Kasumi non si fa tanti problemi- disse Satoshi
ironico.
-Qualcosa in contrario per la mia presenza, Satoshi?- disse
scocciata Kasumi- Guarda che è stata Marina a farmi venire.
-Potrebbe succederti qualcosa e la mamma si arrabbierebbe.
-Guarda che so badare a me stessa.
-Potresti comunque farti male- disse lui insistente.
-Mi occuperò io di proteggerla, se serve- disse Shigeru,
guardando Kasumi.
Satoshi lo guardò infastidito.
-Non serve- disse lui arrabbiato- Ci sono io per lei.
-Mh?- Shigeru lo guardò incuriosito- D’accordo, non
arrabbiarti- sorrise divertito- Cos’è, ti rode che io rubi il tuo ruolo di
protettore?
-Non è questo!- disse lui innervosito.
Kasumi non facendo caso a cosa si dicevano, avanza da sola,
ma poi si blocca e si guarda intorno.
-Che ti prende, Kasumi?- chiese Satoshi.
-Non avete sentito dei rumori?
-Li sto sentendo anch’io…- disse Shigeru- sembrano…provenire
dalla cantina.
*****
-Ahi, imbecille!- disse una voce femminile- Puoi guardare dove
metti i piedi? Mi stai schiacciando!
-Scusa…è che si vede poco- disse un’altra voce maschile.
-Che idea balorda, aspettare in cantina- disse la prima voce-
Ho la pelle tutta rovinata.
-Nessuno noterà la differenza- disse la seconda voce, ma poi
ricevette un pugno in testa.
-Muovetevi- disse la terza voce, accendendo la torcia- Siamo
vicini alla stanza dove hanno lasciato i pokèmon incustoditi.
-Che stupidi- disse la prima voce- Lasciare i pokèmon lì,
perché noi li prendessimo…che gentile- ridacchiò.
-Mi spieghi perché dobbiamo indossare sempre delle maschere?-
chiese la seconda voce- Mi danno un prurito…
-Se no ci scoprirebbero, idiota.
-Stiamo attenti dove mettiamo i piedi…ci sono antifurti
dappertutto- disse la terza voce.
-Tranquillo, la maggior parte degli antifurti, li ho
disinseriti e le telecamere sono fuori uso- disse la seconda voce.
-Ottimo, sarà un giochetto rubare i pokèmon di quei stupidi
allenatori.
-Ancora qualche passo e…- si bloccarono, non appena si
incontrarono faccia a faccia con altre persone.
-Ahhh!- urlarono tutti.
-Sono i ladri!- disse Satoshi.
-I mocciosi…- disse la prima voce- Cosa ci fanno qui?
-Avevamo previsto bene…- disse Shigeru, estraendo la sua pokèball.
-Che facciamo?- chiese la seconda voce.
-Il piano è saltato, scappiamo via- disse la terza voce e
iniziarono a correre.
-Fermatevi!- gridò Satoshi e fece uscire dallo zainetto
Pikachu.
-Kasumi, avvisa gli altri- disse Shigeru, mentre correvano.
-Sì- prese la ricetrasmittente- pronto? Mi sentite? Li abbiamo
trovati…si stanno dirigendo verso la sala principale.
-Come sono insistenti, questi mocciosi- disse la prima voce.
-Dobbiamo dividerci- disse la terza voce- Ci rincontreremo nel
punto prestabilito.
I due fecero cenno di sì e al primo incrocio di corridoi,
ognuno prese strade differenti.
-Si sono divisi!- disse Satoshi.
-Se non ci muoviamo, finiamo per perderli di vista- disse
Shigeru- Dividiamoci anche noi.
Satoshi, Kasumi e Shigeru inseguono i tre ladri, ma non
sanno con chi dovranno fare i conti. Nel frattempo l’inseguimento e lo scontro,
tirerà fuori nuove domande e incertezze…potranno i nostri protagonisti salvare
i pokèmon?
Un altro capitolo! Sono quasi alla metà della storia…forse
un giorno c’è la farò (*o*)
Sì, ma nel frattempo…quanti capitoli mi dilungherò (-_-)’
Mh, cercherò di non dilungarmi troppo o questa fan fiction non vedrà mai la
parola fine. Nel frattempo due capitoli sono già quasi pronti per i lettori di
questa fiction.
Kasumi continuò a seguire la persona che aveva davanti.
-Si sono divisi…- disse la prima voce, dai capelli lunghi e si
girò- Bene, vorrà dire che posso tranquillamente batterti- estrasse una
pokèball e fece uscire un pokèmon viola.
-Se credi di farmi paura, ti sbagli- Kasumi fece uscire dalla
pokèball Staryu.
-Un pokèmon d’acqua, non può niente contro il mio Ekans! Vai,
attacca- ordinò al suo pokèmon.
-Staryu, evitalo!- disse Kasumi. Il Pokèmon a forma di stella,
saltò e andò dietro al suo avversario- E adesso, getto d’acqua!
Ekans cercò di resistere al getto, ma volò via.
-Convinta adesso?- disse Kasumi sicura.
La persona la osservò attentamente.
-Sei brava…ma ancora inesperta- sorrise- Ekans, attacca!
Kasumi si girò e vide Ekans ancora in piedi, mentre stava
per attaccarla.
Staryu prontamente si mise davanti all’allenatrice e roteò
su se stesso, facendo deviare l’attacco.
Ma un ago colpì comunque Kasumi sul braccio.
-Ti sei distratta- la persona l’afferrò e la fece cadere- Ne
deve passare di tempo prima che una mocciosa come te, possa battermi.
Kasumi non riusciva a muovere il braccio per sollevarsi da
terra. Sentiva che l’attacco di Ekans stava indebolendo il suo braccio.
-Quando sei di fronte ad un nemico, non devi mai distrarti-
disse la persona- Altrimenti, rimarrai sempre una perdente.
-Io…- Kasumi strinse forte le mani- Io non…- strinse i denti
nel tentativo di alzarsi, nonostante sentisse male al braccio- Non sono una
perdente!- disse guardandola con rabbia- E non accetto lezioni da un ladro, che
gioca scorrettamente!
-Oh oh…sei tenace- la guardò incuriosita- Sembra che abbia
detto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare.
-Non basterà un misero attacco del tuo pokèmon per fermarmi.
-Tenace e arrogante- disse la persona- Mi piace il tuo
carattere e posso percepire dal tuo sguardo, che covi un odio profondo dentro
di te.
-Non so di che parli…- disse arrabbiata.
-Ah, sì?- sorrise- Sai, ti ho vista mentre ti battevi con due
ragazze…ero passata di lì per caso e mi sono nascosta per bene, osservando la
scena- fece una pausa- che figura misera, battuta da loro dopo solo pochi
attacchi.
Kasumi rimase silenziosa. Ricordava molto bene
quell’incontro con quelle ragazze, dove lei ebbe la peggio.
-Ma ti sei battuta bene, questo lo riconosco. Hai del talento,
ma non la forza necessaria per tirarla fuori.
-Non m’interessano i tuoi consigli- guardò il pokèmon- Staryu,
attacca!
Il pokèmon stella corse contro Ekans, ma questo bloccò il
suo colpo con la coda.
-Ci sono ancora molte cose che devi imparare…- disse la
persona, mentre Ekans avvolgeva Staryu con la coda- Non è certo seguendo le
regole, che potrai vincere.
-Staryu!
-Ekans, sbarazzati di lui!- ordinò la persona e il pokèmon
lanciò Staryu contro Kasumi, facendoli cadere a terra- Puoi migliorare, non sei
lontana dal potermi battere.
Kasumi rimase distesa a terra.
-Scusami è stato un incontro interessante, ma adesso devo
andarmene- disse con un sorrisino e si allontanò correndo.
-Io non sono così debole come credi…- Kasumi tentò di nuovo ad
alzarsi e con fatica, lo rincorse.
*****
-Fermo!- disse Satoshi rincorrendolo insieme al suo Pikachu.
-Quanto è tenace- disse la persona bassa che veniva inseguita.
Poi si girò verso Satoshi- Ne approfitterò per vedere le capacità del tuo
pokèmon- tirò fuori gli artigli.
-Sei pronto Pikachu?- chiese Satoshi.
-Pika- fece cenno di sì.
-Bene, avvicinati a lui e sferragli un colpo!
Pikachu prese la rincorsa e si gettò verso la persona che
l’attendeva.
Tirò fuori le mani a forma di zampa e con un movimento
veloce, graffiò Pikachu preso alla sprovvista.
-Ah, Pikachu!- disse spaventato Satoshi, vedendo il pokèmon
agitarsi per la ferita- Ma che attacco è…?
-Mai sentito parlare di attacco graffio?
-Ma quello è un colpo di un pokèmon- disse Satoshi confuso- Ma
chi sei?
-Chi sono non ha importanza…voglio vedere solo come combattete
tu e il tuo pokèmon.
-Come?
-A quest’ora i miei compagni staranno sistemando a dovere i
tuoi amici…
Satoshi si spaventò, ricordò di essersi separato da Kasumi e
Shigeru. Aveva lasciato la ragazzina da sola. Com’era possibile che non se
n’era accorto? Era stato tutto così improvviso.
-…Kasumi- disse preoccupato- Devo andare da lei.
Il personaggio lo guardò incuriosito.
-Ti sta a cuore la ragazzina, eh? Sta tranquillo, non la
uccideranno ancora- disse sorridendo- E poi, dovresti pensare a te stesso, ora
che ti trovi davanti a me- si avvicinò a Satoshi, incrociando le piccole
braccia e tirando fuori gli artigli.
-Piiika!
Un fulmine colpì la persona presa di sorpresa.
-Pikachu…- disse sorpreso Satoshi, che si stava proteggendo il
viso con le braccia.
-Pika…- il povero pokèmon camminava alla cieca, a causa del
graffio ricevuto, cercando di trovare il suo padrone.
-Nonostante non vedesse, è riuscito a beccarmi- disse la
persona guardando Pikachu- Ha un udito eccezionale.
-Pikachu, tutto bene?- Satoshi si avvicinò al pokèmon e lo
prese in braccio.
-Chaa- disse Pikachu tranquillizzato.
-Adesso!- disse l’individuo, attaccando di sorpresa- Attacco
meteora!
Satoshi nascose Pikachu dietro di lui e finì per ricevere il
colpo in pieno, cadendo per terra e andando a sbattere sul muro.
-Pika!- disse il pokèmon giallo, sentendo il colpo contro il
muro. Si avvicinò all’allenatore con cautela- Chaa?- chiese preoccupato.
-Sta tranquillo, Pikachu, sto bene…- disse alzandosi, ma subito
dopo sentì dolore al braccio.
-Mh, direi che mi può bastare questo.
-Aspetta, non te ne puoi andare così! Cos’è che volete farvene
di tutti quei pokèmon che avete rubato?
-Mh…- disse alzando la testa- Non lo so…ci penseremo più tardi.
-Come che ci penserete più tardi! Non sono degli oggetti!
-Uhm…vedi a noi non ci interessa minimamente di quei pokèmon-
disse lui- Noi abbiamo un altro obiettivo. Un obiettivo più grande di un
semplice furto.
-Un obiettivo più grande…?
Il personaggio si voltò e scappò via. Satoshi lo rincorse.
*****
La persona dai lunghi capelli corse, fino a giungere al
salone principale. Lo raggiunsero gli altri due componenti.
-Ve ne siete sbarazzati?- chiese la prima persona.
-Più o meno…ci stanno ancora alle costole- disse la seconda
persona, indicando due ragazzini che li stavano inseguendo.
-Incapaci!
-Beh, neanche tu hai sconfitto la mocciosa…- indicò la
ragazzina che comparve dietro di loro.
-Com’è possibile…?- disse sorpreso.
-Presto saremo fuori…- disse la terza persona più bassa, ma poi
si fermarono di colpo- Oh-ho…
Il trio si ritrovò circondato da altri ragazzini, che
spuntarono da parti differenti, con i loro pokèmon.
-E’ finita la vostra corsa- disse Takeshi.
-Sorridete, siete in tivù- disse Marina con la telecamera in
mano.
-Dove sono i pokèmon che avete rubato?- disse Jackson.
-Intendi dire quelli che abbiamo preso dal centro Pokèmon?-
disse la seconda persona, mostrando un sacchetto che teneva in mano- Sono qui i
vostri preziosi pokèmon.
-Restituiteceli!- disse Marina.
-Non ci penso proprio.
-Che intenzione avete?- chiese Sakura- Quei Pokèmon sono dei
loro allenatori.
-Abbiamo intenzione di portarli nella nostra base ed
utilizzarli per i nostri scopi- disse ridacchiando la persona dai capelli
lunghi- Dopo un lungo addestramento, obbediranno esclusivamente a noi.
-E’ terribile! Siete dei ladri senza scrupolo!- disse Takeshi.
-Non siamo dei semplici ladri…- disse la terza persona, più
bassa degli altri due- Noi facciamo parte del Team Rocket.
-Team…che?- chiese confuso Satoshi.
-Team Rocket. Rubiamo i pokèmon più forti e un giorno
diventeremo i padroni del mondo.
-Siete assurdi, non c’è la farete mai!- disse Shigeru.
-Non c’è nessuno che ci possa fermare…e adesso, toglieremo il
disturbo- premette il bottone di un telecomando.
Un esplosione improvvisa, aprì un buco sul soffitto, facendo
intravedere una mongolfiera.
-Non vi permetteremo di scappare via!- disse Jackson- Vai Growlithe!
Tutti i ragazzini fecero attaccare il loro pokèmon.
-Ekans, attacca!- disse la prima persona. E il pokèmon serpente
sparò delle spine, che immobilizzarono gli altri pokèmon.
-Pikachu! Fulmine!- ordinò Satoshi.
Il pokèmon giallo emise una scarica elettrica che colpì
Ekans.
-Oh, no! Ekans!- disse la prima voce.
-Richie, presto la rete!- disse Marina.
-Non era così che pensavo di utilizzarla, ma comunque…- lanciò
la rete e bloccò il pokèmon.
-E adesso, cosa contate di fare?- disse Shigeru.
-Questo…- disse la seconda persona- Koffing, cortina di fumo!
Il pokèmon viola emise una cortina di fumo nero, che riempì
il salotto.
-Coff, coff…non si vede niente- disse Sakura.
-Butterfree, fai andare via il fumo- disse Melody e il pokèmon
batté le ali, creando un piccolo vortice, che spazzò via il fumo.
-Dove sono finiti?- chiese Jackson guardando la rete vuota.
-Sono fuggiti!- disse arrabbiata Marina.
-No, sono lassù- disse Kasumi, indicando il soffitto dove c’era
una mongolfiera e i tre individui che salivano su per una scala di corda.
-Addio mocciosi- disse la terza persona e salì sulla
mongolfiera.
-E ci portiamo dietro un bel regalino per il nostro capo- disse
la seconda persona, mostrando il sacchetto pieno di pokèball.
-Oh, no! I Pokèmon!- disse Sakura.
-Non ve ne andrete così…- disse Satoshi- Pikachu, super
fulmine!
Il fulmine colpì la mongolfiera che iniziò a sgonfiarsi,
facendo oscillare i passeggeri.
La maschera cadde dai loro visi, rivelando la loro identità.
-Oh, no! Le sfere!- gli scivolò di mano il sacchetto contenente
i pokèmon rubati.
I ragazzini presero al volo le sfere pokè.
-Questa non ci voleva…ma torneremo!
-Il Team Rocket vola via…
Il pallone della mongolfiera volò in aria.
-…alla velocità della luce!- si sentì gridare.
-C’è l’abbiamo fatta!- gridò entusiasta Marina.
-Già, abbiamo recuperato i pokèmon e sventato una rapina- disse
Richie.
-Che succede qui?- entrarono le persone, spaventate dai rumori.
-Uh…e adesso chi ci pensa a spiegare tutto?- disse Jackson.
-Calma signori- disse Takeshi con risolutezza- Non è successo
niente…
-Come, non è successo niente?- disse un uomo- C’è un buco sul
soffitto e cosa ci fanno tutte quelle sfere pokè?
-C’è stato un furto…ma è stato sventato da noi.
-Che cosa?!- esclamarono i presenti
-E quelle sfere- continuò a parlare Takeshi- sono quelle che
sono state prelevate dal centro pokèmon.
-Che ti prende, Satoshi?- chiese Shigeru, vedendolo assorto a
guardare il cielo.
-Tu…li hai visti in faccia?
-No, purtroppo con il buio non si è visto niente- disse facendo
cenno di no- Perché, tu si?
-Eh…
-Satoshi!- Marina lo interrose- Kasumi sta male…- la ragazzina
stava sostenendo Kasumi.
-Kasumi, cos’hai?- chiese preoccupato Satoshi.
-Io…non mi sento bene…- disse affaticata.
-Ti dobbiamo portare subito da un medico- disse Shigeru e si
guardò in giro per cercare il nonno.
Poi lo trovò, in mezzo alla folla dei curiosi.
-Ragazzi, ma cosa…
-A dopo le spiegazioni- disse Shigeru tagliando corto e
trascinando l’uomo- Kasumi sta male.
Il professore si avvicinò alla ragazzina e osservò il
rossore che si era formato sul braccio.
-Mh…questo non è rassicurante. Portiamola fuori.
*****
-Un infezione dovuta ad un attacco di un pokèmon velenoso-
disse il medico.
-E’ grave?- chiese preoccupata Haneko.
-No, per fortuna il veleno era poco…basteranno un medicinale ed
un giorno di riposo.
-Meno male- disse sollevata la donna- la ringrazio dottore.
-Di niente, a presto- salutò ed uscì dalla casa.
-Insomma, che vi è saltato in mente?- disse Haneko arrabbiata,
entrando nella stanza di Kasumi, dove c’era anche Satoshi- Possibile che non la
smettiate di mettervi nei pasticci? Vi lascio liberi per qualche ora e voi
tornate in queste condizioni?!
-Ma mamma, noi…- Satoshi tentò di giustificarsi.
-Zitto- disse seria- Guarda, ti sei fatto male anche tu al
braccio cadendo.
-Ma non mi fa male…
-Storie! Per questa bravata, non uscirete di casa per una
settimana!- ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.
-Questa volta l’abbiamo fatta proprio infuriare- disse Kasumi
guardando la porta.
-Non sarebbe la prima volta…- guardò Kasumi- Ti fa ancora male
il braccio?
-No- scosse la testa- E a te?
-No, non più…
-Hai avuto notizie dal prof. Ookido per Pikachu?
-Sì, l’ha visitato e sta bene- disse sollevato- Scusami Kasumi-
chinò la testa- ti avevo promesso che ti avrei protetta ma…
-E’ stato tutto improvviso- disse Kasumi- Non sapevamo contro
chi ci confrontavamo.
-Mh, sì, però…
-Piuttosto, io non li ho visto in faccia, ma ho come
l’impressione di averli già visti…
-Non è un impressione, noi li conosciamo- la guardò seria.
Kasumi l’osservò, poi sospirò.
-Come temevo…sono loro.
-Che facciamo adesso?
-Al momento niente…purtroppo Marina non è riuscita a filmarli
con il viso scoperto, quindi non abbiamo prove.
-Dobbiamo avvisare gli altri.
-Sì.
-Però, se l’incontreremo…dovremmo fare finta di niente?
-Non è compito nostro arrestarli, ci penserà l’agente Junsar.
-Ma se l’hai considerata sempre un incapace.
-Però non è affar nostro fermare quei furfanti. Noi abbiamo già
fatto la nostra parte.
-Uh, sì…chissà qual è il loro scopo- sospirò- Non so perché, ma
ho un brutto presentimento…
-Ehi- cercò di sorridere- Cosa ci potrebbe succedere? Non siamo
noi il loro obiettivo, quindi rilassiamoci.
-Mh- fece cenno di sì.
Eppure, entrambi sapevano che li avrebbero rivisti molto
presto.
*****
-Uff, non ci posso credere…- disse arrabbiata una ragazza-
Battuti da un branco di mocciosi!
-Calmati Musashi…- cercò di calmarla un ragazzo.
-Non mi calmo!- lo guardò- Se tu fossi stato più attento, non
avresti perso le sfere pokè.
-E’ stato un incidente, la mongolfiera oscillava e…
-Sei un incapace! E adesso cosa portiamo al capo?
-Dei fiori?
La ragazza fece per tirargli un pugno.
-Non c’è bisogno che litighiate…noi siamo venuti qui, con un
altro obiettivo- intervenne un pokèmon- Il torneo sta per terminare e noi
abbiamo una lista dei probabili candidati. Quello di rubare quei pokèmon, era
solo un passatempo.
-Sì, però ci sarebbero potuti essere dei pokèmon forti…
-C’è sempre tempo per riprenderceli.
-Ti ricordo però, che le maschere ci sono cadute e che qualcuno
di quei ragazzini ci potrebbe aver già visto.
-Forse…ma ancora la polizia non ha detto niente. Quindi è più
probabile pensare che nessuno ci abbia scoperto.
-Ma cos’è che stai facendo con tutti quei fascicoli?- chiese la
ragazza incuriosita- Pensavo che avevamo già visto i dati dei partecipanti al
torneo.
-Sto solo curiosando dei vecchi fascicoli, potrebbero tornarci
utili- fece una pausa- Guarda, guarda…- disse il pokèmon, leggendo dei fogli.
-Hai scoperto qualcosa d’interessante?- chiese la ragazza.
-Sì, molto- disse il pokèmon- Adesso so chi è quella ragazzina…
-Quale?- chiese il ragazzo.
-Quella che ha combattuto contro di me?- chiese la ragazza.
-Già, quello che mi hai raccontato mi ha incuriosito e così ho
fatto delle ricerche…- alzò lo sguardo- Abbiamo fatto bene a tenerla d’occhio-
disse il pokèmon- Potrebbe tornarci utile…
*****
-Non dovevi disturbarti- disse Kasumi- C’è la facevo anche da
sola a portare le borse della spesa.
-Oh, non c’è problema…non devi faticarti troppo con quel
braccio, dopo quel che è successo- rispose Takeshi- E poi così ho l’opportunità
di andare a trovare la signora Haneko- sorrise beatamente.
-Non cambi mai- disse sospirando Kasumi.
-Invece tu sei cambiata.
Kasumi lo guardò.
-Che intendi dire?
-Da quanto ricordo, a te non è mai piaciuto andare a fare la
spesa, vero? Però ultimamente ti vedo impegnata a renderti utile. Il tuo
rapporto con Satoshi e Haneko si è più addolcito- la guardò sorridendo- o
sbaglio?
Kasumi arrossì leggermente e voltò la testa.
-Unf, ti sbagli.
Takeshi si limitò a ridere, mentre Kasumi lo guardava un po’
indispettita.
-Kasumi- smise di ridere.
-Si?
-C’è un cosa che volevo dirti…
-Mh?
-Ma che bella giornata, non credi?- disse d’improvviso una
voce.
-Sì, c’è proprio un bel sole.
Kasumi e Takeshi si fermarono di colpo e si guardarono
intorno.
Due ragazzi con il viso coperto, comparvero tra i rami degli
alberi.
-Il Team Rocket!- esclamarono i due ragazzini.
-Ormai siamo famosi- ridacchiarono.
I due ragazzi scesero dall’albero, facendo un bel salto e
atterrando a pochi metri davanti a Kasumi e Takeshi. I due ragazzini
prepararono le loro sfere pokè.
-Calma, non siamo qui per combattere- disse un pokèmon simile
ad un gatto, che raggiunse i due ragazzi- Siamo qui solo per parlare.
Kasumi e Takeshi guardarono molto sospettosi il trio.
-Cosa volete?- chiese Takeshi.
-Con te, niente- disse Kojiro- Noi dobbiamo parlare con la tua
amica- indicò la ragazzina.
Kasumi s’indicò, senza capire cosa volessero da lei.
-Seguici- disse Musashi.
Takeshi guardò incerto il trio, poi si mise davanti a
Kasumi.
“Questi tre stanno tramando qualcosa…di sicuro avranno in
mente niente di buono”- Takeshi guardò Kasumi- “Non posso permettere che corra
dei rischi”
-Non la porterete da nessuna parte- disse Takeshi, mettendosi
davanti a Kasumi.
-Takeshi…
-Uhm…e sarai tu a fermarci?
-Certo! Vai Geodude!- lanciò la sfera.
-Oh, portentoso, non c’è che dire…- disse divertita Musashi-
però stavolta non abbiamo tempo per giocare- lanciò una sfera pokè ed uscì un
pokèmon sempre- Vai Ekans!
I due pokèmon si scontrarono, ma inaspettatamente Geodude
ebbe la peggio.
-Io non mi muovo da nessuna parte! Se volete parlarmi, fatelo
qui!
-Che peperino…- disse divertita Musashi- E d’accordo…stiamo cercando
dei validi alleati e dopo averti visto in azione, il nostro boss ci ha chiesto
di proporti di unirti a noi.
-Eh?!- esclamarono i due ragazzini.
-Ti ho osservata a lungo e ho riferito i dati al nostro capo.
Così che, dice che saresti un prezioso alleato del Team Rocket.
-Unirmi al Team Rocket…? Che assurdità- si voltò verso Takeshi,
ignorandoli- Perché mai dovrei fare una cosa simile. Dai Takeshi, andiamo via.
-Forse perché con noi otterrai la forza che desideri.
Kasumi si bloccò e guardò diffidente i tre personaggi.
-…Come?
-Sappiamo alcune cose su di te…come il tuo desiderio di
vendicarti. Ma ora come ora, non potrai fare niente. Se rimarrai qui, non
potrai migliorarti. Ti indebolirai sempre più.
-Tzè, non sono così disperata da unirmi a voi- disse Kasumi-
C’è la faccio anche da sola.
-Sicura?
-Che vorresti dire?- disse Kasumi in tono di sfida.
-Da sola non riuscirai a migliorarti. Questo perché…stando qui
e affidandoti agli altri, ti renderà meno competitiva e più debole.
Kasumi rimase silenziosa.
Troppi pensieri la stavano tormentando in quel momento.
Sapeva che del Team Rocket non c’era da fidarsi, ma in quel momento le loro
parole l’avevano confusa. Era come se loro riuscissero a leggerle nella mente.
E questo la spaventava.
Takeshi guardò l’espressione incerta di Kasumi e lo sguardo
soddisfatto del Team Rocket. Non prometteva niente di buono.
-Kasumi!- Takeshi la svegliò dai suoi pensieri.
-S- si?- disse ancora pensierosa.
-Non stare ad ascoltare questi tipi pazzi e torna a casa!
-Ehi, pazzi a chi!- disse offeso Kojiro.
Kasumi guardò il viso serio di Takeshi e d’improvviso tornò
alla realtà.
Che stava facendo? Loro erano il Team Rocket! Perché se ne
stava a rimuginare in un momento simile!
Non si riconosceva più…per qualche parola, l’avevano resa
insicura. Come se sapessero dove colpire.
Ma non doveva abbassare la guardia.
-No, Takeshi- scosse la testa- Ce ne torniamo tutti e due a
casa- guardò il Team Rocket- Non so quale sia il vostro scopo, ma non starò qui
a perdere altro tempo ad ascoltarvi.
-Quindi…
-La mia risposta è no- disse convinta.
Takeshi si sentì sollevato a quella parola. Era tornata la
solita Kasumi.
-Andiamo Takeshi- disse Kasumi al ragazzino.
-Sì.
-E va bene, per questa volta faremo finta di niente…- disse il
pokèmon- Ti lasciamo il tempo per rifletterci su. Torneremo quando sarai pronta
per il grande passo.
-Non contateci, Team Rocket- disse Takeshi- Kasumi non si
alleerà mai, con una banda di manigoldi come voi!
-Questo lo vedremo- disse Musashi sorridendo a Kasumi.
Poi i tre scomparvero tra la vegetazione.
I due ragazzini ripresero il loro cammino verso la casa di
Haneko, senza parlare per un po’.
Takeshi sapeva che quell’incertezza, che aveva intravisto
negli occhi di Kasumi, avrebbe portato presto o tardi ad una brutta situazione.
Sperava che quella sua preoccupazione sarebbe scomparsa con
il tempo.
-Takeshi…
-Sì?
-Per favore…non dire niente a Satoshi di oggi…
-…d’accordo.
Ma sentiva che si sarebbe pentito di aver taciuto
sull’avvenimento.
Da un vecchio scatolone dei ricordi, spunta fuori un
ciondolo che riporta Kasumi a dei ricordi dell’infanzia. Nel frattempo le
finali del torneo Indigo sono finalmente iniziate e Satoshi si ritroverà a dover
combattere contro una persona di sua conoscenza. Quali saranno gli esiti
dell’incontro? Satoshi vincerà alla Lega Indigo?
-E quindi, il professore Kenji mi ha guardato con occhi
sorpresi e io pensavo che mi avrebbe rimproverato…e in effetti lo ha fatto, ma
poi mi ha sorriso, come sollevato che stessi bene- disse Marina seduta sul
letto.
-Allora, è andata bene, no?- disse Kasumi seduta accanto a lei.
-Sì- disse tirando un sospiro di sollievo- Pensavo che il
professore, dopo che gli avessi raccontato la nostra avventura, si sarebbe
arrabbiato…
-Te l’avevo detto di stare tranquilla, il professore Kenji è
una persona comprensibile.
-Già…- la guardò- Però devo ammettere che all’inizio ero un po’
invidiosa…
-Come?
-Sì…ai primi tempi, era preso tutto da te, ti dedicava il suo
tempo.
Kasumi sorrise divertita.
-Questo perché conosceva il mio carattere ed ha cercato di
aiutarmi ad ambientarmi nella scuola. Non posso credere che tu sia stata gelosa
per questo.
-Tu non sai cosa voglia dire essere innamorata di una persona
irraggiungibile.
-Perché dici questo?
-Ma dai, Kasumi, lo sai bene…il mio amore per Kenji non avrà
mai futuro.
-Chi lo dice?- disse alzando le spalle- Una volta terminata la
scuola, avrete tempo per stare insieme.
-Sì…ma a me sembra di dover aspettare un eternità…- disse
sbuffando.
-Che esagerata- disse alzandosi- Vado a prendere qualcosa da
bere…ti va una limonata?
-Sì, grazie.
Kasumi fece per aprire la porta della sua stanza, quando
qualcosa di giallo si infilò nello spazio lasciato aperto. Non fece in tempo a
capire, che la porta si spalancò a forza, andando a sbattere contro di lei e
facendola cadere addosso all’armadio.
-Pikachu, fermati!- gridò la persona che aveva spalancato la
porta e continuò a rincorrere il pokèmon.
-Kasumi!- esclamò preoccupata Marina.
-Ohi…che male…- disse ancora confusa.
-Oh…- Satoshi si fermò e guardò la ragazzina seduta per terra-
Mi dispiace…Pikachu non ne vuole sapere di fare il bagno…
La caduta aveva fatto traballare l’armadio, così che una
scatoletta che stava in alto, cadde sulla testa della povera Kasumi, facendo
uscire tutto il contenuto.
Marina e Satoshi la guardarono, stupiti dell’accaduto e
preoccupati perché non aveva ancora aperto bocca.
-Saaaatoshi…- disse Kasumi con aria minacciosa e con la testa
china.
-Uh, non è colpa mia…- disse Satoshi intimorito dall’aura nera
dietro Kasumi e afferrato Pikachu, scappò dalla stanza- Scusa, scusa!
-Satoshi, se ti prendo, vedi cosa ti faccio!- gridò infuriata
Kasumi.
-Tutto bene Kasumi?- chiese Marina chinandosi, con lo sguardo
divertito.
-No- disse sbuffando la ragazzina- Quando capirà che deve
bussare prima di entrare?
-Eh, eh- rise Marina e l’aiutò a raccogliere le cose che erano
uscite dalla scatoletta- Oh, che bel ciondolo!
-Mh?- Kasumi guardò la collanina che stringeva fa le mani
Marina- Ah, la collanina…
-Che bella…quando l’hai comprata?
-Me l’ha regalata Satoshi…- disse Kasumi continuando a mettere
in ordine-…al mio primo compleanno.
-Come?- chiese confusa.
-Ehh…risale ad un vecchio episodio…
Kasumi rimase silenziosa guardando il ciondolo a forma di
goccia d’acqua e nella mente riaffiorarono dei ricordi.
-Auguri Shigeru!- dissero tutti in coro.
Il bambino soffiò sulle candeline un po’ scocciato. Le
persone presenti applaudirono e dopo mangiarono la torta preparata da Haneko.
-Che bella festa- disse Satoshi.
-Già, e poi la torta è proprio buona- disse Hinata-
Bisognerebbe festeggiare più spesso.
-Hai ragione. Però non ci sono più compleanni…io ho
già compiuto gli anni, idem te e Shigeru.
-Manca Kasumi- disse indicando la bambina, che se ne
stava in disparte a guardare fuori dalla finestra- Quando compie gli anni?
-Non lo so…
-Eh? Come fai a non saperlo? E’ tua sorella.
-Lo so, però non me l’hai mai detto. Neanche mia
madre.
-E’ strano.
-Già…
Già, fino a quel giorno non ci aveva fatto più di tanto
caso. Sì, le sembrava strano che lei non festeggiasse il suo compleanno…non
sapeva neanche quando era nata.
Ma per lui non era stato così importante…o almeno fino a
quel momento.
La domanda di Hinata lo aveva fatto riflettere. Ciò che a
lui sembrava senza importanza, adesso incominciava a prendere forma.
Lui aveva sempre festeggiato i suoi compleanni, aveva
ricevuto regali e si era divertito a giocarci…ma Kasumi…No, non l’aveva mai
festeggiato il compleanno. Anzi, quando erano invitati a qualche compleanno,
lei se ne stava sempre in disparte. Quasi come non interessata. Come se un
compleanno non fosse un avvenimento da festeggiare.
Ma perché?
Il piccolo Satoshi guardò Kasumi.
Perché non festeggiava il compleanno?
Dopo la festa, Satoshi, Haneko e Kasumi tornarono a casa.
La madre si mise in cucina a cucinare, Kasumi se ne andò
in stanza, mentre Satoshi rimase con la madre.
-Mamma…
-Sì?- chiese la signora.
-Mi sono chiesto una cosa…
-Dimmi pure.
-Kasumi quando è nata?
La signora Haneko si fermò di cucinare e guardò il
bambino.
-Perché lo vuoi sapere?
-Stavo pensando che Kasumi non ha mai festeggiato il
compleanno…lei non compie mai gli anni?
Haneko guardò il bambino e si sedette sulla sedia.
Come poterlo spiegare ad un bambino?
-Vedi figliolo…Kasumi preferisce non festeggiare gli
anni…
-E perché?
-Perché vuole così…e io non posso obbligarla.
-Però mi sembra insensato…perché non vorrebbe
festeggiare il suo compleanno? A tutti piace festeggiarlo!
-Non tutti siamo uguali. Avrà i suoi motivi.
-Mh…è tutto così strano…
-Già…- si alzò dalla sedia e riprese a cucinare.
-Mamma…
-Dimmi.
-Che ne dici di fare una festa?
-Come?
-Sì, sarà una festa per Kasumi.
Haneko fece per dire qualcosa, ma Satoshi la interrompe.
-Non sarà di compleanno…o almeno non del tutto…Così
avrà anche lei qualcosa da festeggiare, come tutti noi.
Haneko guardò sorpresa il piccolo Satoshi e sorrise.
-E quando avresti intenzione di festeggiarla?
-Eh, eh…- prese il calendario e indicò un giorno.
La madre si sorprese. Quello era un giorno
particolare…pensava che Satoshi non se lo ricordasse. Ma si sbagliava.
“E’ tutto suo padre”- pensò Haneko.
-D’accordo…in questo caso le faremo una festa a
sorpresa. Sarà più divertente, non credi?
-Sì, sì- fece cenno di sì.
-Hai già pensato al regalo che le faremo?
-Uhm…- ci pensò su- Non saprei…cosa potrebbe piacere
a Kasumi?
-Già…cosa?- ci pensò su.
-Ah!- disse spalancando la bocca dopo aver trovato
l’idea- Io so cosa potremmo regalarle…
-Davvero?
-Sì, sì…
-Ottimo…allora andremo a comprarlo insieme,
d’accordo?
-Sì- sorrise contento.
Dopo tanto tempo sentiva che poteva in qualche modo
avvicinarsi a Kasumi.
Qualche giorno dopo, Kasumi stava tornando a casa da sola
e una volta arrivata, aprì la porta.
Rimase sorpresa, vedendo tutto buio e silenzioso. A
quell’ora Haneko e Satoshi dovevano essere tornati a casa. Sospirò e fece per
cercare la luce. Ma d’improvviso si accese da sola, facendo comparire delle
persone. Erano Satoshi, Haneko, Shigeru, Hinata e il prof. Ookido.
-Sorpresa!- dissero tutti in coro.
-Voi?- disse sorpresa- Cosa ci fate qui?
-Buon compleanno, Kasumi!- disse Satoshi allegro.
-Compleanno?- Kasumi guardò confusa Satoshi e lo
striscione attaccato al parete, con su scritto buon compleanno Kasumi- Il mio?
-Certo- disse Hinata, venendole incontro- Questo è il
nostro regalo per te- disse dandogli un pacchetto.
-Lo abbiamo fatto tutti insieme- disse Satoshi.
-Però l’idea è stata di Satoshi- disse Hinata
sorridendo.
Kasumi guardò sempre più confusa il pacchetto.
-Ma io non…- alzò lo sguardo per guardare la signora
Haneko.
Lei si avvicinò e con dolcezza, appoggiò la mano sulla
sua spalla.
-Perché non lo apri? Ci hanno messo molto per
preparartelo.
Kasumi con quasi timore, aprì il pacchetto ed una volta
scartata la carta, ci trovò un grazioso ciondolo a forma di goccia d’acqua.
La bambina guardò estasiata la collanina.
-E’…per me?
-Certo Kasumi- disse il prof. Ookido sorridendo.
-Mamma, la torta- disse Satoshi ansioso.
-Oh, certo- disse la signora Haneko ed entrò in
cucina, per uscirne con una torta tra le mani- Kasumi, esprimi un desiderio e
spegni le candeline.
-…io…non so…- disse ancora confusa.
-Su, Kasumi, esprimi un desiderio- disse il prof.
Ookido.
Kasumi rimase silenziosa guardando la torta e dopo soffiò
sulla torta. Ricevette gli applausi dei presenti e Haneko tagliò la torta,
dando a ciascuno una fetta.
Tutti sembravano divertirsi, mentre Kasumi se ne stava in
silenzio.
-Che ti prende Kasumi, non ti piace?- chiese la
signora Haneko preoccupata.
-Oh, no, no…è solo che non capisco…oggi non è il mio
compleanno…
-E’ stata un idea di Satoshi…- disse Haneko
sorridendole.
-Come?
-Sì, visto che non lo festeggi mai, Satoshi ha deciso
di fissare un giorno per l’occasione.
-Ed ha scelto oggi? Come mai?
-Perché oggi c’è un importante ricorrenza…
Kasumi non capiva, poi si ricordò che giorno era e stette
in silenzio con la testa china.
-Non devi rattristarti Kasumi, Satoshi ci teneva
molto che ti divertissi alla festa.
-Io non sono triste…- disse alzando la testa- Sono
solo…- abbozzò un sorriso con difficoltà- contenta…grazie…
Haneko si chinò e l’abbracciò affettuosamente.
-Kasumi, vieni a giocare con noi- disse Satoshi
raggiungendola- Ma…c’è qualcosa che non va?- vide che la madre stava
abbracciando Kasumi- Non ti piace la festa?- disse dispiaciuto- O forse non ti
piace il regalo?
-No, no- scosse la testa- Mi piace molto- e si mise
al collo la collanina- Grazie, Satoshi.
Satoshi sorrise contento.
-Ehi, venite?- disse Shigeru chiamandoli.
-Sì, arriviamo- dissero insieme e li raggiunsero.
Haneko si alzò in piedi, nel frattempo che il prof.
Ookido si avvicinava a lei.
-Sembra che sia riuscita bene la festa- disse il
signore.
-Già- disse guardandoli da lontano.
-Ma fammi capire una cosa, Haneko…perché Satoshi ha
scelto proprio questo giorno?
La signora si girò, lo guardò e sorrise.
-In questo stesso giorno, qualche anno fa…- rivolse
il suo sguardo all’ingresso, quasi con tenerezza- Kasumi ha attraversato quella
porta ed è entrata a far parte della nostra famiglia.
-E così, te l’ha regalata al tuo compleanno…non sapevo che
Satoshi avesse un buon gusto in fatto di regali.
-Eh, ogni tanto è in grado di sorprendermi…- disse alzandosi in
piedi.
-Dev’essere importante per te.
Kasumi fece un cenno di sì.
-Sì, ci sono molto legata.
-Quindi…non lo ucciderai questa sera?- disse riferendosi
all’episodio della caduta.
-Mh…- alzò le spalle- Sarà per un'altra volta.
*****
-Mh…- Satoshi guardò nervoso il tabellone nella grande sala.
-Ma quanto c’impiegano a dare i risultati- disse Kasumi che
stava accanto a lui.
-Ecco…- disse Takeshi indicando il tabellone che aveva cambiato
scritta.
Comparivano le immagini di Satoshi e Richie.
-E così…ci dobbiamo scontrare…- disse Richie guardando Satoshi.
-Mh, così pare…- disse Satoshi, sforzandosi di essere
sorridente.
-Allora, a dopo- disse Richie salutandolo e andando a
prepararsi.
-Mh…come faccio?- disse lui grattandosi la testa.
-Che succede?- chiese Takeshi.
-Ecco…Richie è mio amico…sarà difficile scontrarmi con lui…
-Che tu ti debba battere contro Richie, non vuol dire che la
vostra amicizia cambierà- disse Takeshi dolcemente- Sarà un gran incontro.
-Già…- disse convinto- E poi finalmente…mi scontrerò con
Shigeru.
-A proposito di Shigeru…hai visto con chi si scontrerà?- disse
Takeshi indicando il tabellone, dove erano comparse l’immagine di Shigeru e
quella di una ragazza dai capelli rosa.
-Ma è lei!- disse Satoshi esclamando.
-Già…- disse Kasumi osservando il tabellone- Era naturale che
prima o poi comparissero.
-Oh, e così mi devo battere con quella ragazza…- disse Shigeru
arrivando sul posto- Non vedo l’ora.
-Shigeru, lei fa parte del Team Rocket, ricordi?- disse Satoshi
preoccupato- Sono sicuro che sta architettando qualcosa!
-E allora?- disse sicuro- Quale sia il suo obiettivo, non m’interessa.
Io voglio solo arrivare alla fine di questo torneo e…- lo guardò- e battermi
contro di te.
-Ehh…- Satoshi lo guardò meravigliato.
Non credeva che anche Shigeru lo vedesse come un pericoloso
avversario. Lo aveva sempre definito un perdente, senza speranze. Eppure lui
era lì, che lo fissava con quei occhi così seri.
Non capiva perché, ma era felice. Finalmente lui si rendeva
conto della sua forza.
-Mi raccomando, non perdere. Io ti aspetterò.
-Sì…ci sarò- fece cenno di sì.
Shigeru sorrise e si allontanò anche lui per prepararsi.
-Bene, Satoshi, adesso tocca a te- disse Kasumi- Non vorrai far
aspettare Richie, no?
-Sì, adesso vado.
-In gamba, ragazzo- disse Takeshi dandogli una pacca sulla
spalla.
-Fatti valere- disse Kasumi sorridendogli- Noi ti sosteremmo
dagli spalti, insieme ad Haneko, Hinata e il nonno di Shigeru.
-E non dimenticarti di noi.
Satoshi si girò e vide il prof. Kenji, Marina, Jackson e
Sakura.
-Voi qui?- disse sorpreso Satoshi.
-Certo, non ci potevamo perdere la finale- disse Jackson-
Soprattutto adesso che sono stato battuto- aggiunse con amarezza.
-Pazienza, sarà per il prossimo anno- cercò d’incoraggiarlo
Sakura.
-Prof. Kenji, non pensavo che lei s’interessasse agli incontri
di pokèmon- disse Satoshi.
-Fuori dalla scuola, puoi chiamarmi semplicemente Kenji- disse
lui sorridendo- e poi, per conoscere bene i pokèmon, li si deve anche veder
combattere. Si impara molto anche solo osservandoli.
-Dai Satoshi, vai e spacca tutto- disse Marina raggiante.
-Ehh…- disse Satoshi impressionato- Non esageriamo…- sorrise-
comunque, grazie per il vostro sostegno.
I presenti ricambiarono il sorriso.
-A dopo- salutò e se ne andò con il suo Pikachu.
*****
-Richie!
Il ragazzino dai capelli castani si girò per vedere chi lo
chiamava.
-Melody…che ci fai qui?
-Che domande, sono venuta a vedere il torneo.
-Ah, già…sei venuta a tifare per Satoshi.
-No…- fece una pausa, cercando di sembrare normale- Io tiferò
per te.
-Me?- disse sorpreso Richie indicandosi con il dito- Perché?
-Perché…perché…- non sapeva cosa inventarsi- perché mi va,
tutto qui.
-Non puoi essere più chiara?
-Oh, insomma, che pignolo- disse Melody sbuffando- Cerca di non
perdere, perché non ho voglia di consolarti.
-Non te l’ho mai chiesto!- disse lui, mentre la ragazzina si
allontanava- Che tipa, sempre a farmi perdere i nervi- sbuffò e si voltò per
continuare il suo tragitto.
Il pokèmon giallo di Richie, alzò lo sguardo per vedere il
suo volto e lo vide sorridere, quasi contento. Il pokèmon chinò la testa di
lato, senza capire.
*****
-Mh…brutta situazione- disse Takeshi guardando l’incontro.
-Già, la vedo male per Satoshi- disse Kenji.
-E’ così messo male?- chiese Marina.
-Guarda, è rimasto con un solo pokèmon a disposizione e per di
più si tratta di Charizard.
-Ma non era il pokèmon che non riusciva a domare?- chiese Sakura.
-Già- confermò Takeshi- E a quanto pare, anche questa volta,
non vuole collaborare.
-Spero che gli vada tutto bene- disse Hinata preoccupata.
Kasumi osservava seria l’incontro senza dire niente.
-Satoshi, non ci siamo- disse la ragazzina dai
capelli color arancio.
-Perché?- chiese senza capire.
-Guarda il tuo pokèmon- indicò il pokèmon drago- Non
riesci neanche a farti ascoltare.
-Ma…
-Kasumi ha ragione- disse Takeshi- Le finali si
avvicinano e potrai utilizzare solo sei pokèmon.
-Con Charizard al mio fianco, vincerò di sicuro-
disse sorridente e dando una pacca al pokèmon.
Di tutta risposta, Charizard lanciò le sue fiamme al suo
allenatore, bruciacchiandolo.
-Sempre che ti ascolti- disse Kasumi diffidente.
-Con il tempo capirà chi è il padrone- disse Satoshi,
cadendo per terra.
-C’è la farai in tempo per le finali?- chiese Takeshi
preoccupato.
-C’è la farò…
“Quell’incosciente…non ci ha dato retta e adesso è nei
pasticci”- pensò Kasumi.
Passarono dei minuti, ma la situazione non migliorò.
-Si conclude qui, l’incontro tra Satoshi e Richie, con
l’abbandono da parte di Charizard, decretando la vittoria a Richie.
La folla esultò, ma anche si rattristò.
Kasumi e gli altri guardarono preoccupati Satoshi che se ne
stava lì impalato, con Pikachu che cercava di consolarlo.
-Povero figliolo- disse Haneko triste- Ci teneva così tanto a
vincere.
-Forse gli farà bene questa sconfitta.
-Come?- chiese sorpresa Haneko.
-Satoshi deve imparare ad addomesticare anche i pokèmon
difficili. Questa sua trascuratezza, lo ha reso impreparato a questa sfida-
guardò il ragazzino- Ma sono sicuro che imparerà dai suoi errori e diventerà
ancora più bravo.
*****
-Bravo- osservò Nyath dagli spalti.
-Ma se ha perso- disse Musashi.
-Ti ho detto che è solo inesperto…la prossima volta che lo
incontreremo, potrà essere un vero ostacolo.
-Sarà, ma io non mi ci preoccuperei.
-Musashi, adesso non tocca a te e a quel ragazzino…come si
chiama…Shigeru- disse Kojiro.
-Sta attenta, quel ragazzino è pericoloso- disse Nyath.
-Già, la volta scorsa, non mi ha lasciato tregua.
-Vedremo chi la spunterà- disse Musashi convinta.
-Ricordati il piano…- disse Nyath, mentre lei si allontanava.
-Sì, sì- disse agitando la mano annoiata.
*****
-Hai visto Satoshi?- chiese Kasumi.
-No- Takeshi scosse la testa- L’ho cercato, ma non lo trovo.
-Dove si sarà cacciato?- disse Kasumi esasperata- Andrò a
cercarlo da un’altra parte…
-D’accordo.
Kasumi camminò nei corridoi dello stadio, ma non trovò
traccia di lui.
Si fermò e si appoggiò al muro. Ci pensò su e le venne in
mente un idea.
Raggiunse i camerini ed entrò dentro. L’interno della stanza
era deserto, tutti gli allenatori erano fuori ad assistere al torneo. Fece per
uscire, ma poi si fermò e chiuse la porta. Si girò ed andò dietro l’angolo del
corridoio della stanza.
-…non potremo sempre fare il gioco del gatto e il topo- disse
Kasumi avvicinandosi ad un ragazzino seduto di spalle.
Il ragazzino non rispose e lei sospirando si sedette accanto
a lui.
-Satoshi, io…- fece per dire, ma lui la fermò.
-Non ci sono riuscito di nuovo. Che incontro penoso, ho deluso
Richie, ho deluso Shigeru…ho deluso te- disse con le ginocchia rannicchiate al
petto- Perché sbaglio sempre? Perché devo deludere le persone che credono in
me?
-Non le hai deluse- disse lei- Anzi, vogliono congratularsi con
te.
Satoshi la guardò senza capire.
-Satoshi, tu forse non te ne sei accorto…ma oggi hai dato
dimostrazione di essere un allenatore con delle buone potenzialità e l’incontro
di oggi, nonostante l’imprevisto di Charizard…è stato a dir poco emozionante.
Tu e Richie vi siete battuti con onore.
-Però io volevo vincere…volevo sfidare Shigeru…
-Shigeru capirà…se ti ha aspettato fino ad oggi, ti aspetterà
anche al prossimo torneo.
-Mh…io pensavo di essere diventato forte…però mi sbagliavo-
disse triste- Sono uno sciocco…se non riesco a vincere un torneo, come spero di
proteggerti?
Kasumi lo guardò sorpresa. Non credeva che ci tenesse tanto
a quella promessa. Sorrise dispiaciuta e lo abbracciò dolcemente.
-Satoshi…a me basta che tu mi stia vicino…non ho bisogno di
altro.
Satoshi rimase immobile, sorpreso dall’abbraccio di Kasumi e
dalle sue parole.
-Kasumi…
-Tu hai una forza che gli altri non hanno e che presto uscirà
fuori.
Kasumi rimase abbracciata a Satoshi. L’incontro che aveva
assistito, l’aveva sorpresa. Satoshi era davvero migliorato, anche se lui non
se ne rendeva conto. Probabilmente, lui l’aveva già superata. Era diventato più
forte di lei.
E questo, non capiva perché, non le andava giù. Doveva
essere felice per lui, ma si rendeva conto, che man mano lui la stava superando
e che presto l’avrebbe distanziata.
Era giusto così?
-Allora, andiamo?- disse staccandosi da Satoshi, già
leggermente arrossito- C’è della gente che vuole salutarti…
-…sì- Kasumi lo prese per mano ed insieme, in silenzio uscirono
dalla stanza.
-Eccoti qui, Satoshi- disse Takeshi preoccupato, seguito dagli
altri- Ti stavamo cercando…
-Sì, scusate…- disse dispiaciuto.
-Satoshi…- comparì Richie.
I ragazzi si fecero da parte, per farlo passare. Satoshi
rimase silenzioso, non sapendo cosa dire o come comportarsi.
Richie rimase serio e allungò la mano verso di lui.
-Congratulazione Satoshi…è stato un bell’incontro- disse
sorridendo.
Satoshi sorpreso e felice, strinse la sua mano.
-Mi sono proprio divertito…spero che la prossima volta che ci
scontriamo, sarà così emozionante.
-Sì, lo spero anch’io- Satoshi sorrise sollevato.
Il buon umore contagiò tutti, che iniziarono a sorridersi a
vicenda.
-E vai così!- disse Marina allegra- Ci vuole proprio una bella
festa.
-Ma se ho perso- disse Satoshi.
-Sì, ma ti sei qualificato per le finali. Insomma hai ottenuto
un gran punteggio, dovresti esserne contento.
E’ il momento dei saluti…persone che vanno, persone che
arrivano, nuove rivelazioni e confessioni…in una storia sempre più complicata,
che prima o poi avrà un epilogo.
Forse, chissà…avrà una fine…certo, mancano ancora un bel po’
di capitoli, ma giusto appunto per fare nuove rivelazioni. In quanto a
scrivere, sono arrivata circa al quindicesimo capitolo e manca ancora…
Uff, spero che almeno la fatica ne valga la pena, cioè spero
che la storia stia migliorando, così da incuriosire nuovi lettori. Mh…sarà
dura.
E poi cerco sempre di inserire nuovi disegni nei capitoli
(li troverete nel sito www.berrylove.org).
Quindi, vecchi lettori e nuovi, continuate a seguire le
avventure di Satoshi & Company!
-Che torneo emozionante- disse Marina allegra, mentre camminava
fuori dalla scuola insieme a Kasumi.
-Mh.
-Che hai Kasumi? Sei triste per Satoshi?
-No, no…non è quello…- disse pensierosa.
-E allora cosa?- chiese curiosa- Shigeru ha pure battuto quelli
del Team Rocket.
-E’ questo il punto.
-Non capisco…
-Non l’hai visto? All’inizio sembrava essere allo stesso
livello di Shigeru, ma ad un certo punto, ha perso. Come se lo avesse fatto
apposta a sbagliare quei attacchi. Sono sicura che anche Shigeru se ne sarà
accorto.
-Ma non vedo il problema. Lei fa parte del Team Rocket, è
giusto che abbia perso.
-Il fatto è che ancora non abbiamo capito quale sia il loro
scopo. Pensavo che volevano arrivare a conquistare il trofeo, usando vili
trucchi…invece si sono limitati a stare a galla e a ritirarsi al momento
giusto.
-Forse ti fai troppe paranoie, Kasumi. In fondo, noi tutti
siamo riusciti a sventare il loro colpo al museo ed a recuperare le sfere pokè.
Questo dimostra che non sono così forti.
-Forse il loro scopo non era rubare quelle sfere…
-Mh…oh, quella ragazza, non è Hinata?
Marina indicò una ragazza dai capelli neri, che era ferma
all’ingresso della scuola.
-Sì, è lei…sarà venuta qui per suo fratello…
Si avvicinò a lei.
-Ciao Kasumi- la salutò.
-Ciao Hinata- disse lei- Se cerchi Shigeru, oggi ha il turno
delle pulizie insieme a Satoshi…
-No, no…volevo parlare con te…
-Me?
-Sì.
-Beh…io devo andare- disse Marina-…vi lascio parlare
tranquillamente. A domani Kasumi!- e se ne va.
-Di cosa volevi parlarmi?- chiese Kasumi, mentre
s’incamminavano.
-Ecco…le vacanze sono terminate e…- fece una pausa- è ora di
tornare.
-Tornare dove?
-In città…nel mio college.
-Hai intenzione di andartene di nuovo?
-Era naturale che me ne andassi prima o poi…io ho la mia vita
lì al college.
-Ma Satoshi…a lui, glielo hai detto?
-Sì.
-E lui…?
-Diciamo che non l’ha presa tanto bene…ma sono sicura che
capirà.
-…mh.
Adesso capiva perché, durante l’incontro di Shigeru, ad un
certo punto Satoshi parlando con Hinata, era diventato triste e silenzioso.
-Piuttosto, prima di partire, volevo fare una bella
chiacchierata con te.
-Di cosa vuoi parlare?
-Noi ci conosciamo da bambine, eppure non abbiamo parlato
tanto. Eri un tipo taciturno e difficile da comprendere. Però mi sei sempre
stata simpatica- sorrise.
-Eh…ah…non lo sapevo- disse imbarazzata- Mi dispiace, io sono
stata scortese con te e non lo meritavi…
-Non importa, con il tempo ho imparato a capirti ed apprezzarti
per quello che sei…- fece una pausa e la guardò seriamente- ma quello che volevo
dirti è…- si fermò- dove pensi di arrivare?
-Eh?- disse confusa.
-Kasumi tu stai cercando qualcosa, lo posso capire
guardandoti…fin da piccola ho avuto il presentimento che avessi un obiettivo
ben preciso. Per questo tu…evitavi di stare troppo vicina agli altri.
-I- io non so di cosa tu stia parlando- disse nervosa ed
avanzando.
-Satoshi ti vuole bene…questo lo sai, vero?
Kasumi non rispose.
-Vuoi trascinare anche lui? Forse tu non te ne sarai accorta,
ma lui ha un adorazione per te.
-Non è così, lui preferisce te. Sei tu la persona che ammira di
più.
-Ti sbagli…Satoshi era sempre preoccupato per te. Era triste
perché tu non lo considerassi. Voleva conquistarsi la tua ammirazione.
Kasumi la guardò incerta. Non sapeva questo di Satoshi.
-E adesso, lui ti seguirebbe dovunque e ti proteggerebbe a
costo delle sua vita. Perché tu sei importante per lui.
-Cosa stai cercando di dirmi?- la guardò diffidente.
-Volevo dirti che qualsiasi strada tu decidessi di
scegliere…ricordati che dietro di te ci sarà sempre Satoshi. Per questo, sta
attenta.
La ragazzina strinse forte i pugni.
-Chiaro, ho percepito bene il tuo messaggio- disse Kasumi- Ma
sta tranquilla, io non farei niente che possa coinvolgere Satoshi.
-Bene…è questo che volevo sentirti dire- disse Hinata
sorridendo- Domani mattina verrà a prendermi il taxi e me ne andrò. Quando
riavrò le vacanze e tornerò qui…- la guardò- spero di rincontrarti.
*****
-Uff, che stanchezza- disse Satoshi pulendo per terra.
Silenzio. Shigeru non fiatò e continuò a pulire la lavagna.
Si era creata una strana atmosfera dal termine del torneo.
Satoshi aveva perso, Shigeru aveva vinto contro Musashi, Richie aveva perso
contro Shigeru e alla fine Shigeru era stato battuto da un altro concorrente.
Dal giorno della sconfitta di Satoshi, i due non si erano
parlati. Non che di solito parlassero molto, ma Shigeru era sempre pronto a
rimbeccarlo per ogni cosa che lui faceva. Invece ora, lui se ne stava zitto con
l’aria pensierosa.
Satoshi non sapeva come comportarsi.
Neanche quando Hinata gli aveva dato la notizia della sua
partenza…
-Satoshi, sei migliorato davvero- disse Hinata,
mentre insieme guardavano l’incontro di Shigeru.
-Dici?- disse lui imbarazzato.
-Mh…ora che è finito il torneo, posso tornarmene al
college.
-Come?- si girò e la guardò, come se non avesse
capito.
-Satoshi….- disse lei triste- Sapevi che non sarei
rimasta qui per sempre…non adesso almeno.
-Eh…- fece per contraddire, ma si fermò e divenne
triste.
Di nuovo, la stessa identica situazione di qualche anno
prima e lui che non poteva impedire alla ragazza di andarsene.
-Quando?- chiese senza guardarla.
-Fra due giorni…- disse lei guardando il fratello
combattere.
-E quando…- chiese con incertezza- quando tornerai?
-Non te lo saprei dire…forse tra un mese o forse fra
un anno…
-Mh…
-Mi sono divertita, davvero- disse lei sforzandosi di
sorridere- I giorni passati in vostra compagnia, mi hanno fatto tornare ai
ricordi di noi bambini. Però, com’è vero che niente rimane per sempre, noi
tutti siamo cambiati. Mio fratello, tu e Kasumi. E sono sicura che la prossima
volta che c’incontreremo, saremmo cambiati di più.
-Sì, hai ragione…ma anche fra mille anni, io non mi
scorderò di te.
-Lo stesso vale per me…
-Che stai facendo?!- la voce di rimprovero di Shigeru lo
risvegliò.
-Eh? Cosa? Come?- disse agitato.
-Guarda- indicò lo strofinaccio- Non ti sei accorto che stai
continuando a pulire con lo stesso straccio, senza prima averlo risciacquato?
-Ah, io…
-Ahh, dammi a me- disse Shigeru sospirando e prendendogli di
mano lo strofinaccio- Possibile che non ci sia mai da fidarsi di te?
Satoshi lo guardò incuriosito. Sembrava quasi che con quella
frase, volesse dirgli qualcosa.
-Mi dispiace- disse Satoshi- Mi sono distratto.
-Non posso aspettarti in eternità, lo sai?- lo guardò serio,
mentre gli passava lo strofinaccio lavato.
-Eh? Si tratta solo di un pavimento…- disse confuso Satoshi.
-Non intendevo questo- disse Shigeru, arrabbiato per la sua
ingenuità- L’anno prossimo, vedi di non distrarti…
Il ragazzino dai capelli neri lo guardò meravigliato. Era
forse una sfida? Gli stava dicendo che lo avrebbe aspettato ancora?
-Shigeru…- sorrise- Non mancherò al nostro prossimo incontro e
vedrai che miglioramenti avrò fatto.
-Bene- disse facendo cenno di consenso. Adesso sembrava essersi
finalmente rasserenato e lo guardava sorridendo- Beh, che fai ancora lì
impalato?- disse tornando con la sua solita voce arrogante- Non ho intenzione
di aspettare fino a sera che tu abbia finito di pulire.
-Sì, sì…- disse sorpreso Satoshi ed inciampò con il secchio
lasciato per terra.
-Che impiastro che sei- disse Shigeru esasperato.
-Ehi!- disse lui arrabbiato- Non è colpa mia, sei tu che l’hai
lasciato lì.
-Hai degli occhi, quindi utilizzali.
-Grrr, Shigeru!
*****
Era il giorno degli addii. Una macchina gialla parcheggiò
davanti alla casa del prof. Ookido.
Una ragazza dai capelli neri diede le valigie ad un uomo in
divisa, che li caricò sulla macchina. Poi con dolcezza salutò i presenti venuti
a salutarla.
Abbracciò un signore con il camice bianco.
-Ciao nonno, grazie per avermi ospitato.
-Figurati, questa è anche casa tua- disse Ookido- Vieni quando
vuoi.
Poi salutò la signora Haneko.
-Arrivederci Haneko- disse abbracciandola- Mi ha fatto piacere
rivederla.
-Anche a me- disse Haneko- Sei sempre la benvenuta a casa
nostra.
Hinata si avvicinò al fratello Shigeru che guardava
infastidito la scena.
-Ciao fratellino- disse lei dolcemente e abbracciandolo
affettuosamente- Mi mancherai.
-…anche a me- disse lui a voce bassa, imbarazzato.
Hinata passò da Kasumi e l’abbracciò.
-In gamba, ragazza…- le disse sorridendo- So che ti aspetterà
una difficile scelta, però spero che tu sappia cosa fai.
-…mh- Kasumi sapeva che si riferiva alla loro chiacchierata,
quindi si limitò solo a ricambiare l’abbraccio.
-Spero di rivederti, Kasumi.
-Anch’io…
Si staccò da Kasumi e guardò Satoshi che aveva lo sguardo
abbassato.
-Satoshi…- disse lei, mentre il ragazzino alzava lo sguardo- Ti
auguro di realizzare il tuo sogno.
-Mh…- Hinata lo abbracciò. Satoshi non sapeva cosa dirle in
quel momento. Come al solito gli mancavano le parole per salutarla.
-…ti voglio bene- gli sussurrò nell’orecchio e si staccò da
lui.
Satoshi la guardò, incerto di aver capito bene quello che
Hinata gli aveva detto.
Ma lei non replicò e si limitò a sorridere,
allontanandosi.
-A presto!- salutò ed entrò in macchina.
Hinata aprì il finestrino e salutò da lontano con la mano.
Guardò felice e anche triste la famiglia e gli amici. Vide
Satoshi che la guardava con lo stesso sguardo triste, identico a quello di anni
fa, quando lei se n’era andata.
Ma sapeva che era diverso…il sentimento che lo legava a lei
era con il tempo mutato in una forte amicizia e Hinata con malincuore doveva
accettare che la prossima volta che lo avrebbe rivisto, sarebbe stato tutto
differente. Perché anche se i loro sentimenti non sarebbero cambiati, è anche
vero che nel tempo l’amore muta in modo imprevedibile.
Hinata sospirò e guardò il laboratorio del nonno che ormai
era solo un puntino.
E ancora una volta la macchina gialla scomparve
all’orizzonte.
*****
Una ragazzina dai capelli color arancio era seduta nella sua
scrivania, intenta a leggere un libro, ma delle voci che provenivano dal
salotto, rovinarono la sua concentrazione.
Provò a resistere, ma si arrese e chiuse il libro per poi
uscire dalla stanza. Scese dalle scale e vide un ragazzino intento a giocare alla
Play Station, con un pokèmon giallo a fianco.
-Evvai, ho vinto ancora!- disse felice il ragazzino, senza
accorgersi della presenza di un’altra persona- Pikachu, ancora un round e sarò
il campione assoluto! Batterò Shigeru questa volta!
-Pika pi!- disse felice il pokèmon. Poi si girò notando la
presenza della ragazzina.
-Satoshi!- disse arrabbiata Kasumi, facendo sussultare il
ragazzino.
-…eh?- si girò lentamente.
-Mi spieghi cosa ci fai lì?
-Sto per vincere il torneo, non vedi?
-E i compiti?
-Li farò più tardi.
Era passata una settimana da quando il torneo Indigo era
terminato e da quando Hinata era tornata in città. Nonostante quel trambusto,
sembrava essersi ripreso in fretta.
La ragazzina agirò il divano e si piazzò davanti al
televisore.
-No, tu li farai ora. Haneko si è raccomandata che mentre era
fuori, tu terminassi i tuoi compiti.
-Mh…ma non ci capisco niente…- disse lui, cercando di spostarsi
per guardare la tivù- E adesso, ti puoi spostare? Non vedo niente…
Kasumi andò dritta verso i fili del videogioco e li staccò
dalla presa di corrente.
-Ehi, chi ha spento la tivù?- disse spaventato Satoshi.
-Adesso sarai costretto ad ascoltarmi- disse Kasumi, facendogli
vedere il filo che aveva in mano.
-Perché l’hai fatto? Stavo per raggiungere il massimo del
punteggio! Adesso rimarrà ancora Shigeru il migliore.
-Non è certo così che batterai Shigeru al torneo. E poi, non
vorrai che il professore Kenji ti sgrida di nuovo, no?
-Beh, ma se tu mi facessi copiare i tuoi compiti…
-Ho un idea migliore- disse afferrandolo dietro per il colletto
e trascinandolo- Li faremo insieme i compiti, così mi assicurerò che li avrai
terminati.
-Ehi, Kasumi, lasciami!- si lamentò Satoshi e guardò Pikachu
che se ne stava fermo a fissarlo- Pikachu, fa qualcosa! Mandagli una scossa
elettrica!
Il pokèmon topo alzò lo sguardo al cielo, facendo finta di
niente. Non aveva certo intenzione di rischiare la sua vita, mettendosi contro
Kasumi.
-Pikachu è più saggio di te- disse Kasumi.
-No, Pikachu è un traditore!- disse Satoshi imbronciato, prima
di essere trascinato in stanza.
I due ragazzini si sedettero davanti alla scrivania e Kasumi
aprì i libri di scuola.
-Allora, iniziamo con la matematica…hai iniziato a fare qualche
esercizio?
Satoshi gli mostrò il suo quaderno pieno di scarabocchi.
-Come temevo…- disse esasperata.
-Io ci provo, ma poi sbaglio e così lascio perdere.
-Mh, fammi vedere- esaminò gli scarabocchi di Satoshi-…mi
sembra che le formule te le ricordi, ma non li sai mettere bene in pratica- gli
mostrò il quaderno- Guarda, qui per esempio…
Satoshi ascoltò attentamente, ma ogni tanto si distraeva e
finiva per fissare Kasumi, intenta a parlargli.
Kasumi alzò gli occhi, non sentendo più fiatare Satoshi.
-Mi stai ascoltando?- lo guardò.
-Eh!- disse lui arrossendo di colpo e sviando il suo sguardo-
S-si…
-Mh…- disse dubbiosa- Comunque, stavo dicendoti che…
Il ragazzino iniziò a sentirsi leggermente in imbarazzo.
Perché era arrossito quando l’aveva guardato negli occhi?
Non era mai capitato che si sentisse così strano con
lei…eppure era assurdo, loro erano stati vicini per tanti anni, perché solo
adesso doveva sentirsi così?
Era come se la persona che aveva di fronte, non era la
stessa ragazzina con cui aveva trascorso la sua infanzia. Come se la stesse
vedendo per la prima volta.
Era cambiata da quando era una bambina. Non aveva sempre il
suo sguardo arrabbiato e che se ne stava per conto suo. Adesso sorrideva,
parlava con gli altri e…ed era diventata più carina.
Si ricordò lo sguardo che gli lanciava Shigeru ogni tanto.
Anche lui la guardava in modo diverso, non più come una amica d’infanzia.
E a lui non andava giù. Non sopportava che Shigeru potesse
interessarsi a Kasumi…della sua Kasumi.
Chissà, forse stava diventando troppo protettivo nei suoi
confronti, dopo quella volta che era scappata di casa e che lui gli aveva fatto
la promessa di proteggerla.
Ma del resto, non poteva fare a meno di preoccuparsi per
lei.
Voleva a tutti i costi diventare forte e diventare il
sostegno per Kasumi, come lei lo era stato per lui.
Voleva essere indispensabile per lei.
-Hai capito?- disse Kasumi, interrompendo i suoi pensieri.
-Eh…uh…sì- fece cenno di sì velocemente.
-D’accordo, allora finisci gli ultimi esercizi- gli lasciò il
quaderno e prese il suo, iniziando a scriverci.
Quanto avrebbe voluto che quella calma durasse a lungo…ma nuovi
problemi stavano arrivando.
*****
-Con questo è tutto, potete andare- disse l’insegnante, nel
momento in cui suonò la campanella di fine lezione.
-Evviva, è finita- disse Richie, alzandosi dal suo posto e
stiracchiandosi.
-Sembri così stanco, ma non hai fatto niente- disse Melody con
disapprovazione.
-Che vuoi adesso?- disse lui infastidito.
-Dico solo che non ti sforzi neanche di stare attento alle
lezioni- disse lei e poi indicò Satoshi- Guarda Satoshi, lui sì che ha
ascoltato la lezione.
Il ragazzino era chino sul banco, con il libro alzato
davanti a lui.
-Non è proprio così…- disse Kasumi avvicinandosi al banco ed
alzando il libro- Diciamo che era assorto in altro…
Satoshi stava dormendo beatamente, lasciando di stucco
Melody, mentre Richie ridacchiava.
-Dicevi?
-Che vado a farmi un giro- disse lei innervosita dal sorriso di
Richie.
-Che succede?- chiese Satoshi svegliandosi e guardandosi
intorno- E’ già finita la lezione?
-Se è per questo, non era neanche iniziata per te- disse
ironico Shigeru.
-Ah Melody, dove vai?- chiese Marina.
-In centro a fare un po’ di shopping.
-Ottimo, vengo anch’io…devo comprarmi qualcosa- si girò verso
Kasumi- Vieni anche tu?
-Mh…d’accordo- disse poco convinta.
-Vengo anch’io- disse Sakura- Ho voglia di andare per negozi.
-E’ deciso- disse Marina- Si parte per il centro commerciale!
-Non è mica una spedizione- disse Richie.
-Invece sì- disse Melody- Non hai idea di che impresa sia
andare a fare shopping nel periodo dei saldi.
-Sì, sì, vero- confermò Marina.
-Non capirò mai le ragazze- disse Jackson alzando le spalle.
-Perché siamo ragazzi- spiegò Richie.
-Bando alle ciance- disse Marina- Andiamo ragazze, se no
facciamo tardi.
-Satoshi, avvisi tu Haneko?- chiese Kasumi, prima di andarsene.
-Sì, tranquilla…ci vediamo più tardi.
Kasumi gli sorrise e se ne andò salutando. Satoshi ricambiò
il saluto e poi tornò alle sue cose, mettendo via i libri nella cartella.
-Visto che le ragazze se ne vanno a fare shopping- disse
Jackson- Perché non andiamo a divertirci anche noi?
-Giusto, una volta tanto che possiamo starcene tra di noi,
approfittiamocene- disse Richie.
-Per me va bene- disse Shigeru- Ma dove si potrebbe andare?
-Hanno appena aperto una nuova sala di videogiochi- disse
Jackson- Ce ne sono tanti e anche dei migliori.
-D’accordo, allora andiamoci- disse Richie, poi guardò Satoshi-
Fai parte anche tu della nostra combriccola?
-Certo- sorrise- Anche Takeshi sarà felice di venire con noi.
-Bene, allora andiamo da lui.
*****
-Uh…ho fatto tardi…- disse Kasumi avviandosi verso casa- Se non
fosse stato per quella discussione…
-Cosa? Ripetilo se ne hai coraggio!- disse Melody
arrabbiata.
-Certo…sei troppo dura con Richie- disse Marina
decisa- Così facendo, ti attirerai solo le sue antipatie. Per questo non fate
che litigare.
Le quattro ragazzine si trovava sedute in un tavolino di
un bar, mentre sorseggiavano il frappè da loro ordinato. Melody e Marina erano
una di fronte all’altra e stavano parlando, mentre Kasumi e Sakura ascoltavano
senza intervenire.
-Io sono come sono- disse Melody- E poi non sono
certo io che me ne devo preoccupare…anche tu ti comporti scorrettamente con
Richie.
-Che intendi dire?
-Com’è possibile che tu sia così cieca? A lui gli
piaci!
-Che?!- guardò Sakura, che fece cenno di sì triste-
Senti, Melody, c’è un equivoco. Io e Richie siamo solo compagni di classe e poi
a me piace Kenji.
-Questo non cambia- disse Melody- Lui continuerà a
volerti bene.
-Ma è assurdo, non c’è mai stato niente tra noi due.
-Perché tu non ti guardi mai intorno.
-Io non ho certo il problema di essere la più
popolare tra i ragazzi e di dover rompere i cuori dei pretendenti.
-Oh, scusami tanto se sono così richiesta. Non
pensavo che ti desse problemi.
-A me sembra che stai perdendo di vista quello che
vuoi…- disse Kasumi, continuando a bere il suo frappè. Guardò Melody- Dimmi,
non è per attirare l’attenzione di Richie, che cerchi sempre un pretesto per
parlarci?
-Eh…- divenne rossa- N- no…che dici?
-A te piace Richie?- Sakura la guardò.
-Ho detto di no, come posso interessarmi di un
ragazzino così insignificante?- si voltò offesa- A me piace Satoshi…
-Adesso mi è chiaro…- disse Marina guardandola- A te
piace Richie, per questo ti stai agitando così…
-Io non mi sto agitando!
-Richie ha le sue buone qualità, come Satoshi…ma
questo credo che tu lo sappia- disse Kasumi guardandola- Però mi sembra che sei
troppo presa a mantenere il tuo prestigio di ragazza più popolare, che finirai
per perdere di vista Richie…
-Io…- si calmò e si sedette finalmente sulla sedia-
Ho una reputazione da salvaguardare…non posso innamorarmi di Richie.
-Cos’è più importante?- disse Marina arrabbiata- Il
parere di qualche incompetente o la tua felicità? Richie non merita questo
trattamento!
-Però…
-Niente però! Domani chiarirai con Richie e ti
convincerai una volta per tutte che a lui piaci tu. Del resto, te ne saresti
accorta anche tu, che non faceva che guardarti e tu l’hai sempre snobbato.
-Lo so…ma ormai credo che sia troppo tardi- disse
Melody triste- Ora io non gli interesso più.
-Io non credo- disse Kasumi- Non me ne intendo molto,
ma sono certa che provi i tuoi stessi sentimenti confusi.
-Mh…
Kasumi si fermò, appena delle persone gli apparvero davanti,
bloccandole la strada.
-Che volete?- chiese Kasumi infastidita da quel contrattempo.
La ragazzina non poteva vedere bene le persone che aveva
davanti, ma un brivido di freddo le percosse il corpo.
Finalmente la storia sembra arrivare al culmine. Sarà la
resa dei conti o ci sarà qualche imprevisto? Nuove rivelazioni e altro ancora.
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Ecco il tredicesimo capitolo (^o^) e aspettano ancora altri
capitoli di essere pubblicati. Per il momento ne ho preparati altri due, con
cui si dovrebbe concludere la prima serie (^-^)
Vi chiederete perché ci siano due serie (°_°) e sapete cosa?
Neanche io lo so (^O^)’ ah ah!
No, davvero, la verità è che ci sarà un breve stacco…ma
questo lo capirete tra due capitoli…non perdeteveli!
-Ci rincontriamo…Kasumi- disse una delle tre persone.
-Perché…cosa ci fate qui?- disse lei indietreggiando
terrorizzata.
-Era come diceva Botan…Hai tante vite come i gatti…
-Nonostante sembrassi in condizioni pietose, sei riuscita a
sopravvivere.
Kasumi si guardò intorno, come per cercare una via di fuga.
Era tutto deserto e il cielo scuro non aiutava certo.
Fece per voltarsi e andarsene da un'altra direzione, ma
dietro di lei c’era un Blastoise.
-Non credere di fuggirci così facilmente- si tolse il cappuccio
che copriva il volto. Era una ragazza dai capelli blu.
-Dobbiamo finirti una volta per tutte- disse l’altro,
togliendosi in cappuccio, rivelando una ragazza coi capelli rosa.
-Io…io non ho intenzione di combattere- disse Kasumi,
leggermente tremando.
-Mh?- disse sorpresa la persona dai capelli rosa- Come mai?
Ogni volta che c’incontravi, non vedevi l’ora di farcela pagare…è cambiato
qualcosa, per caso?
-Io…- si bloccò e strinse forte i pugni. Aveva promesso di non
scontrarsi più con loro, di non confrontarsi con il passato…e invece loro erano
lì. Cosa poteva fare? Non sarebbe riuscita a scappare.
-Mh, capisco…- disse la terza persona, togliendosi il cappuccio
e guardando Kasumi- E’ quella famiglia…sono loro che ti hanno resa così…
-Io ho promesso a loro che non mi sarei scontrata con voi.
-Come sei caduta in basso Kasumi, ti fai proteggere da dei
sempliciotti- disse la persona dai capelli rosa.
-In questo caso, elimineremo la tua nuova famiglia e poi te…-
disse la ragazza dai capelli blu.
-No!- disse spaventata- Non avvicinatevi a loro, sennò io…
-Se no, tu cosa?- disse divertita- la ragazza dai capelli blu.
Kasumi strinse la pokèball che aveva in mano.
-Altrimenti ve la vedrete con me- disse Kasumi decisa, mandando
avanti il braccio con la sfera in mano.
Non aveva alternative. Non poteva rischiare. Non voleva
coinvolgere Satoshi e Haneko.
*****
-Marina?- disse Satoshi, con il telefono appoggiato
all’orecchio- Kasumi è con te? Ah…capisco. No, no, penso che starà arrivando.
Sì, ti avvertirò. D’accordo, ciao- chiuse il telefono e sospirò.
-Allora?- chiese la madre preoccupata.
-Niente- disse Satoshi facendo segno di no con la testa- Marina
ha detto che si sono dilungate un po’.
-Però ormai è quasi sera…- disse Haneko guardando la finestra-
E Kasumi non è ancora arrivata.
-Io vado a cercarla- disse Satoshi prendendo la giacchetta-
Forse starà arrivando…gli andrò incontro.
-Aspetta Satoshi, vengo con te.
-Ma…
-Ho un brutto presentimento…- disse lei seria.
-…d’accordo.
Pian piano l’idea che Kasumi avesse avuto un imprevisto
durante il tragitto, lo stava agitando. Perché sapeva che Kasumi non era il
tipo da lasciare passare così tanto tempo, senza avvisare.
Sperò che il presentimento che aveva avuto la madre, non
riguardasse le persone che cercava Kasumi.
*****
Kasumi venne sbattuta sul muro, mentre veniva tenuta in
piedi dal collo.
La ragazza dai capelli biondi la fissava con i suoi occhi
freddi e gelidi e con la mano, teneva stretto il collo della ragazzina.
-Ti hanno indebolita- disse la ragazza- Non posso credere che
tu sia diventata così scarsa.
Kasumi non riusciva a rispondere, sia per la fatica della
lotta, sia perché le stava stringendo forte la gola.
-Sakura, mi sto annoiando- disse la ragazza dai capelli rosa-
Perché non la facciamo finita una volta per tutte?
-In effetti, stiamo perdendo solo tempo- disse la ragazza dai
capelli blu.
-Zitte voi due- disse Sakura severa- Non saremmo qui, se
avreste fatto bene il vostro compito.
-Ma noi…- tentò di dire Botan, ma si zittì.
-Non avresti dovuto venirci a cercare, sai?- disse Sakura
guardando Kasumi- Ti saresti potuta salvare…beh, peggio per te, hai solo
prolungato la tua morte.
-Una volta finito con te, cercheremo la famiglia che ti ha
ospitato…- disse la ragazza dai capelli blu- E’ meglio sbarazzarci dei
probabili grattacapi…
-…no- tentò di dire Kasumi- No…lasciateli stare- disse con
fatica e con le lacrime agli occhi- Loro non c’entrano niente…lasciateli…
-Com’è commuovente- disse Botan con ironia e guardò la ragazza
dai capelli blu- Vero, Ayame?
-Mh, mi viene la nausea. Si è affezionata a quella
famiglia…nonostante sapesse che nessuno l’avrebbe accettata…
Kasumi continuò a piangere in silenzio, sentendosi
impotente. I suoi pokèmon erano sfiniti e lei era conciata male.
Allora…non c’era modo di sfuggire?
“Satoshi”
Iniziò a perdere le forze, mentre la vista le si annebbiava.
“Aiutami Satoshi…”
Chiuse gli occhi, sfinita.
-Kasumi!- comparve un ragazzino con un pokèmon giallo.
-Ma chi…?- chiese sorpresa Ayame.
-Lasciatela andare!- disse una donna, arrivando dietro il
ragazzino.
-Uh, chi si rivede…il ragazzino…- disse Botan- Meglio così, ci
avete risparmiato la fatica di venirvi a cercare.
-Pikachu, fulmine!- disse Satoshi al pokèmon.
Il pokèmon giallo lanciò l’attacco verso la ragazza dai
capelli biondi, che indietreggiò velocemente, lasciando libera Kasumi.
La ragazzina cadde a terra e la signora Haneko andò da lei.
-Perché…perché fate tutto questo?- disse Satoshi arrabbiato,
mentre guardava Kasumi distesa a terra.
-Ci è stato ordinato di sbarazzarci di Kasumi- disse Ayame.
-E perché voi lo fate? Che vi ha fatto?
-Non doveva vivere…- disse Botan- E poi, è una cosa che
riguarda noi e la nostra sorellina- sorrise divertita.
-…come?- disse Satoshi stranito e confuso- Che hai detto?
-Ma come, non lo sai? Oh, certo, Kasumi non ve lo ha detto-
disse Ayame- Noi siamo le sorelle di Kasumi…le vere sorelle.
Satoshi e Haneko rimasero stupiti senza parole.
“Loro…sono la vera famiglia di Kasumi?”- Satoshi guardò le
tre ragazze.
Com’era possibile che non se n’era accorto prima? Avevano lo
stesso colore degli occhi e lo stesso viso fine.
-Guarda che faccia…fa ridere- disse divertita Botan.
-…Pikachu- disse Satoshi con il viso rivolto giù- …tuono shock.
Pikachu non se lo fece ripetere ed attaccò Blastoise,
lasciandolo stecchito.
Botan e Ayame rimasero stupite dalla reazione improvvisa del
ragazzino.
Satoshi alzò lo sguardo ed era scuro in volto. Le guardò in
modo minaccioso, con Pikachu pronto al suo fianco.
-Non ha importanza chi siete…chiunque faccia del male a Kasumi,
non lo perdono.
-Eh, credi di spaventarci, ragazzino?- disse Botan, fingendosi
tranquilla, nonostante rimanesse sorpresa dell’attacco di Pikachu- Noi possiamo
ridurti allo stesso stato di Kasumi e…
-Andiamo- disse d’un tratto Sakura, interrompendo la sorella.
-Come?- disse stupita Botan.
-Non siamo venuti qui per combattere con lui…non adesso per il
momento- guardò Kasumi che stava vicino a Haneko- Abbiamo già fatto quello che
dovevamo fare- si voltò.
-…d’accordo- disse poco convinta Botan.
-Non ve ne andrete, io…- fece per tirare fuori un suo pokèmon.
-Non vorrai scontrarti con noi- disse Sakura guardandolo con
quei suoi occhi freddi- Non sei ancora al mio livello e ti consiglio di non
approfittarti della tua fortuna- camminò senza scomporsi e lo superò senza
fermare la sua camminata.
-Aspet…- disse Satoshi voltandosi verso di loro.
-No, Satoshi, lasciale andare- disse Haneko- Occupiamoci di
Kasumi, adesso.
-Ma…
-Kasumi è grave.
-…va bene.
*****
-Come sta?
-Mh…- il medico la guardò preoccupato- Ha rischiato per poco di
non farcela. Quando l’avete portata qui, il cuore era già indebolito- si tolse
gli occhiali e con un panno pulì le lenti- In questo momento è in stato di coma
e non le saprei dire quando si sveglierà.
La signora abbassò la testa e iniziò a singhiozzare. Il
medico era triste nel vedere la donna in quello stato, si mise gli occhiali e
appoggiò una mano sulla spalla di lei.
-Io non posso confermarle quando si sveglierà…ma ho già potuto
constatare che la ragazzina ha un corpo forte- la signora alzò lo sguardo, con
le lacrime agli occhi- Si rimetterà presto, vedrà- disse lui, sorridendo.
-Sì…- si sforzò di essere speranzosa.
Il medico aveva ragione, aveva visitato molte volte Kasumi a
causa delle numerose ferite che si procurava e sempre si era rimessa in sesto
con una velocità impressionante.
Sì, Kasumi si sarebbe svegliata e tutto si sarebbe
sistemato…
*****
Il ragazzo guardò davanti a sé e lo vide. Era lì davanti a
quella finestra che si affacciava alla stanza di Kasumi ed aveva le mani sulla
finestra come appoggio. Lei era sdraiata su un lettino e intorno a lei c’erano
tanti macchinari.
Si avvicinò al ragazzino, che teneva lo sguardo fisso a
terra.
-…Satoshi…- disse con cautela, per non spaventarlo.
Il ragazzino alzò lo sguardo lentamente. Aveva gli occhi
arrossati e le lacrime non smettevano di scendergli sulle guance.
-Perché…perché le hanno fatto questo?- disse lui scioccato.
Il ragazzo dalla carnagione scura, si limitò a stare in
silenzio. La madre di Satoshi gli aveva accennato della situazione e lo aveva
pregato di stare vicino a Satoshi, mentre lei sbrigava tutte le pratiche.
Certo, sapeva che Satoshi e Kasumi non erano fratelli, e che
lei era stata adottata dalla signora Haneko. Ma non si sarebbe aspettato che
lei avesse delle sorelle e che avessero tentato di eliminarla.
Era una cosa terribile e le condizioni di Kasumi, dicevano
chiaramente cosa aveva subito.
-Io…mi sento così inutile…- strinse forte le mani- Perché non
sono riuscito ad intervenire prima?
-Satoshi, tu non sapevi quando sarebbero arrivate.
-Kasumi mi aveva detto che aveva paura di loro e che stava
tentando di scappare. Io le avevo promesso che l’avrei protetta…ma sono
arrivato troppo tardi- guardò la finestra- Kasumi non mi aveva mai detto di
avere delle sorelle…a dire il vero io non so niente del suo passato e della sua
vera famiglia- disse triste- Lei non si è mai confidata. Forse, mi considerava
troppo infantile…
-Non credo Satoshi- disse Takeshi guardandolo- Io penso che lei
abbia taciuto, perché le era troppo difficile parlarne.
-…
-A volte, preferiamo tacere sul nostro passato, perché è pieno
di malinconia e tristezza, di cose che ci pentiamo e che cerchiamo di
sotterrare - disse chinando il capo- Noi siamo amici da un po’ di anni e mi
trovo bene con voi…ma non è solo questo- alzò lo sguardo dispiaciuto- Mi
dispiace di non avertene mai parlato, Satoshi.
-Che io conoscevo già Kasumi…- disse lui, con sguardo
malinconico.
-Tu…conoscevi già Kasumi?- chiese sorpreso Satoshi- Ma come…!
-E’ stato quando ero un bambino…
Takeshi provò a ricordare quel episodio, di quando viveva a
Pewter City…
Un bambino dai capelli marroni e carnagione scura aveva
in mano un pallone e guardava impressionato la scena.
Un gruppetto di bambini stava prendendo a sassate un
bambino. Aveva i capelli color arancio e le braccia erano posizionate sul viso,
per proteggersi.
Lo guardò meglio…era una bambina di qualche anno
inferiore a lui. Sul corpo aveva numerose ferite causate dai sassi, con il
sangue che le usciva.
I bambini intorno a lei continuavano a lanciare sassi, un
po’ divertiti e un po’ impauriti, mentre le gridavano parole non gradevoli.
Era da poco arrivata a Pewter City. Comparsa dal nulla,
non aveva attirato molta simpatia tra gli abitanti che non sapevano niente di
lei. E come in molti casi, cioè che non si conosce, se ne ha paura.
Il bambino guardò la scena senza sapere cosa fare.
Avrebbe potuto intervenire. Sì, avrebbe dovuto intervenire. Ma…si sentiva
impaurito. Sì, aveva paura di rimanerne invischiato e di ritrovarsi da solo.
Guardò le lacrime della bambina che scivolavano sulle
guance, fino a cadere e toccare il terreno.
Abbassò lo sguardo triste.
-Takeshi, muoviti! Ti stiamo aspettando per giocare!-
disse un bambino da lontano.
-Sì, arrivo- disse lui, distogliendo lo sguardo dalla
scena e raggiungendo gli amici.
Avrebbe potuto fare qualcosa, ma la paura lo aveva
bloccato. E così si lasciò alle spalle quella bambina.
Qualche giorno dopo passò per lo stesso luogo dove aveva
visto la bambina.
Non c’era nessuno. Solo qualche traccia di goccia di
sangue, rimasta dopo l’episodio. Della bambina non c’era traccia. E sapeva che
non sarebbe più tornata.
Guardò triste il terreno.
Si sentiva in colpa perché lui poteva aiutarla e invece
aveva preferito ignorarla.
Takeshi smise di ricordare.
-Da allora, non mi sono mai perdonato il mio comportamento,
decidendo di cambiare- disse Takeshi- E quando ho riconosciuto Kasumi in quella
bambina di anni fa, ero felice, perché era ancora viva.
-Takeshi…- guardò sorpreso l’amico- Perché non me ne hai mai
parlato prima?
-Perché…certi ricordi sono dolorosi da riportare a galla…-
guardò la stanza dov’era Kasumi- E lo stesso vale per lei…
Satoshi chinò la testa triste. C’erano ancora molte cose che
non sapeva di lei…eppure per tutto quel tempo passato insieme, gli era sembrato
di essere riuscito a capirla. Ma si sbagliava.
-Takeshi, io…voglio diventare forte.
Takeshi fece un cenno di consenso.
*****
-Perché?- chiedeva una bambina piccola, accasciata al
suolo- perché?- si ripeteva con il volto abbassato e con la pioggia che le
bagnava i capelli e i vestiti.
-Hai ancora la forza di parlare?- disse una delle
figure davanti a lei- Non ti è bastata la lezione?
-Sei così stupida da non capire?- disse un’altra
figura dai capelli blu- Sei debole e incapace…a noi non serve una persona del
genere. Sei inutile.
-Ti risparmiamo perché ci fai pena. Non ci sarebbe
soddisfazione a battere una nullità.
-Andiamo…- le figure si voltarono per andarsene.
La bambina, con le poche forze che le erano rimaste, si
alzò e si scagliò contro di loro.
-Fermi! Non vi permetterò di andarvene!- gridò la
bambina.
E correndo, cercò di colpirli in qualche modo.
Ma fu inutile. I suoi colpi andarono a vuoto e si ritrovò
di nuovo per terra, ricoperta di fango.
-Sei così penosa…non riuscirai mai a raggiungere il
nostro livello.
-Chissà, un giorno, se non sarai morta, potrai di
nuovo sfidarci.
Con il volto di nuovo a terra, le uniche cose che riuscì
a sentire, erano delle risate in lontananza e il rumore della pioggia.
“Non lasciatemi”
Fu l’ultima cosa che pensò, prima di lasciarsi andare
alla stanchezza.
Una voce…sentiva una voce in lontananza e sembrava
chiamarla. Da dove proveniva?
Aprì gli occhi. Vedeva tutto sfuocato, ma man mano le
macchie presero forma.
-Ka…Kasumi!- disse emozionata la voce.
La ragazzina guardò la persona, aveva un espressione felice,
quasi commossa.
Era stato lui a chiamarla?
-Kasumi, come ti senti?- disse un’altra voce, anch’essa felice-
Satoshi, vai a chiamare il dottore!
-S- sì, mamma…- il ragazzino uscì di fretta dalla stanza.
-…ah…- Kasumi tentò di dire, ma non aveva abbastanza energia
per parlare.
-Non sforzarti tesoro- disse la persona, prendendole dolcemente
la mano- Sono così felice…- le lacrime bagnarono la mano della ragazzina.
La signora…stava piangendo per lei?
Ma cos’era successo? Perché si trovava lì? Non ricordava
molto di quello che era successo…
-Allora, vedo che ti sei svegliata- disse un uomo, entrando
nella stanza, seguito dal ragazzino.
Lei guardò smarrita l’uomo e lui se ne accorse.
-Non preoccuparti, ti trovi all’ospedale- disse lui sorridendo-
Adesso controlleremo se è tutto a posto- guardò la signora e il ragazzino-
Potete accomodarvi fuori, vi faremo sapere poi.
I due acconsentirono e uscirono dalla stanza.
Kasumi guardò Haneko e Satoshi che se n’erano andati e
continuava a chiedersi cos’altro aveva combinato per ritrovarsi di nuovo lì.
Era possibile che ogni volta si cacciava nei guai? Pensava
di essere cresciuta e di non causare altri problemi ad Haneko…e invece era lì.
Cosa aveva fatto? Si era messa a picchiare qualcuno? Aveva fatto qualche
spericolatezza?
Non ricordava. La sua mente al momento era così buia.
*****
-Takeshi, allora?- chiese ansiosa una ragazzina.
-La signora Haneko ha appena finito di parlare con il medico-
disse Takeshi- Sta bene- fece cenno di sì.
Marina e le altre persone che erano con lei, tirarono un
sospiro di sollievo.
-Si può andare a trovarla?- chiese Shigeru.
-Sì, però non bisogna affaticarla molto…al momento è ancora
confusa e non ricorda bene- guardò Marina- Mi raccomando, discrezione.
-Ehi, perché guardi me? So essere delicata, se voglio!- disse
la ragazzina offesa.
-Su, non è il momento di prendersela- disse Sakura- Adesso
l’importante è che Kasumi stia bene.
-Già…- ammise Marina- Sai, quando mi ha chiamato Satoshi…ho
iniziato a temere il peggio…
-Mh, per fortuna che si è svegliata dal coma- disse Melody.
-E Satoshi?- chiese Jackson.
-E’ nella stanza con la signora Haneko. Ci stanno aspettando…-
disse Takeshi, entrando per prima nella stanza.
Lì c’erano già Haneko e Satoshi. La donna stava parlando con
la ragazzina, quando sentì la porta aprirsi, si girò e gli sorrise.
-Ciao ragazzi…- disse la donna contenta.
Satoshi li guardò senza dire niente. Stette in silenzio,
mentre i ragazzi entravano nella stanza con cautela.
-Ciao Kasumi- salutò Takeshi- Siamo venuti a trovarti…
La ragazzina osservò il gruppetto che si riuniva intorno al
letto, ma non disse niente.
Era da quando si era svegliata, che non aveva aperto bocca.
-Bene Kasumi- disse la signora Haneko, alzandosi dalla sedia-
Vi lascio parlare in tranquillità. Io devo sbrigare alcune faccende- le sistemò
una ciocca di capelli e sorridendo dolcemente, uscì dalla stanza.
-Allora Kasumi, come ti senti?- chiese Marina.
Kasumi si limitò a sorridere leggermente.
I ragazzi si guardarono a vicenda. Kasumi era anche fin
troppo silenziosa. E anche Satoshi, non aveva ancora aperto parola e se ne
stava in disparte.
-Il prof. Kenji ti augura un buona guarigione e non vede l’ora
di vederti a scuola- disse Sakura, cercando di rompere quel silenzio.
-Già, senza di te, Satoshi finirebbe per dormire in classe-
disse Marina indicando Satoshi- Lo sai, che solo tu riesci a farlo studiare.
Satoshi avrebbe volentieri fatto qualche commento, ma si
trattenne e guardò indispettito Marina.
-Ti abbiamo portato dei fiori- disse Melody estraendo un mazzo
di fiori e mettendoli dentro un vaso.
Erano dei fiori molto graziosi e di colore bianco.
-Abbiamo pensato che fossero i più adatti a te- disse Takeshi-
Sono dei Gigli.
-Quando guarderai questi fiori, ricordati che noi ti stiamo
pensando e che staremo al tuo fianco- disse Marina sorridendo.
Kasumi guardò i fiori che facevano la loro figura in quella
stanza.
Già, erano davvero belli e poi a lei piaceva quel tipo di
fiore, privo di colore a differenza degli altri fiori, ma dotato di una sua
bellezza speciale.
Lei li ringraziò semplicemente guardandoli contenta.
-Non preoccuparti per lo studio, Shigeru si sta occupando di
prenderti gli appunti- disse Marina guardando divertita Shigeru, che sembrava
un po’ a disagio dal suo sguardo- Lo fa con grande piacere.
-Non fraintendere- disse Shigeru, svoltando lo sguardo
imbarazzato- Io già prendo appunti per me stesso durante le lezioni. Farne
un’altra copia non è un peso per me.
Marina ridacchiò contenta.
-Quando ti dimetteranno, dobbiamo andare nel nuovo negozio che
hanno aperto in centro- disse Melody- E’ così grazioso.
-Al solito, non sai parlare d’altro?- disse sospirando Richie.
-Tu non puoi capire, sei un ragazzo- disse lei semplicemente.
I due iniziarono a rimbeccarsi, mentre Kasumi e Marina li
guardavano.
Solo il giorno prima, Melody discuteva con Marina per
Richie. Era incredibile come l’amore era cieco. Tutti si erano accorti del loro
sentimento, beh a parte Satoshi che non ci capiva molto di queste cose.
Mentre Jackson cercava di dividere i due, Shigeru guardava
pensieroso la ragazzina. Percepiva qualcosa. Non era la stessa. Ed era anche
intuibile dal suo improvviso silenzio.
Non prometteva niente di buono.
Il gruppetto rimase lì ancora per qualche minuto,
chiacchierando di qualche avvenimento, mentre Kasumi ascoltava attenta e allo
stesso tempo, con la mente altrove.
-Satoshi…- Shigeru gli passò vicino e gli parlò quasi a bassa
voce, in modo che gli altri non si accorgessero del loro discorso- Il giorno
del torneo, la ragazza del Team Rocket…mi ha parlato in privato…
-Complimenti, Shigeru- disse la ragazza dai lunghi
capelli rosa- Sei stato bravo.
Shigeru guardò con diffidenza la ragazza, che le stava
dando la mano.
Lui mise le mani in tasca, rifiutandosi di stringerle la
mano.
La ragazza intuì che non era un tipo molto socievole e
con un sorriso divertito, ritirò la mano.
-…Pensi di aver ingannato tutti, eh?- lo guardò
seriamente- Lo so che mi hai lasciato vincere.
-Oh- disse lei incrociando le braccia- Sei stato
attento…
-Non mi faccio mica ingannare dalle vostre buffonate.
-Mh…il tuo carattere arrogante, mi ricorda una certa
ragazzina…
Shigeru la guardò senza capire bene a chi alludesse.
-E proprio come lei, tu saresti un buon alleato.
Lui la guardò sorpreso e poi arrabbiato.
-Per chi mi hai preso!- disse lui- Se pensi anche
lontanamente, che io possa allearmi ad una banda di cialtroni come voi…
-Tzk, pensi davvero di averci visto all’opera?- lo
interrose- Insieme, noi formiamo il migliore team che ci sia. Ma nonostante
tutto, cerchiamo nuove reclute per estenderci nel territorio.
-Andate a cercare altrove- disse lui voltandosi.
-Sapevo che avresti risposto così- disse lei
tranquilla- Ma del resto, è normale. Sarà più avanti che ti renderai conto, che
hai bisogno di noi per diventare più forte.
Lui si girò e la guardò arrabbiato.
-Forse non ci siamo capiti, io posso battere tutti
voi adesso in questo istante. Non ho bisogno di nessuno.
-Che presuntuoso…mentre tu perdi tempo ad aspettare,
perdi l’occasione di confrontarti con i migliori allenatori. E quando lui ti raggiungerà,
tu sarai già troppo indietro, per rincorrerlo.
-Se pensi di impressionarmi con questi discorsi, ti
sbagli.
-Oh, ma io non ti voglio impressionare, ti faccio
solo vedere come stanno i fatti- mise le mani sui fianchi- Presto, si
aggiungerà una nuova recluta.
-E allora?- disse lui senza interesse.
-Credo che ti sorprenderà di sapere che la persona in
questione…la conosci molto bene.
Shigeru si bloccò e la guardò. Non poteva trattarsi di
lei, no, era fuori questione.
-Oh…vedo che inizi a capire- disse la ragazza
sfoggiando un sorriso divertito.
-Non posso crederci…perché avete chiesto a lei di…
-Perché ha le qualità per far parte del Team Rocket,
le stesse qualità che hai tu.
-Di che stai parlando?
-Vedi, noi non cerchiamo dei semplici allenatori…noi
cerchiamo le persone che abbiano quella dose di grinta in più. Non so se hai
capito cosa intendo.
Shigeru abbassò lo sguardo e strinse le mani.
-Kasumi non si unirà mai a voi!- la guardò
seriamente, anche se i dubbi lo tormentavano.
Lui così come lei lo sapeva. Kasumi non si sarebbe
limitata a starsene con le mani in mano. Se c’era qualcosa che voleva ottenere,
non si sarebbe fermata ad un ostacolo. Anche a costo di prendere una brutta
strada.
Era quello che la spingeva a confrontarsi con ragazzi più
grandi di lei e a lottare allo stremo delle forze. Fin da quando erano piccoli,
poteva avvertire quella fermezza negli occhi di lei. Per un momento era stato
quasi incantato dalla sua tenacia. Anche lui non si sarebbe fermato per
ottenere il suo scopo. Ed era questo in un certo senso che li accomunava e che
li rendeva così simili. Entrambi alla disperata ricerca del potere e di
avversari più forti.
Però adesso le cose erano cambiate. Lei non era più così
sola. La solitudine che l’aveva accompagnata fin da piccola, ora stava
scomparendo. Perché finalmente le persone si stavano accorgendo delle sue buone
qualità e lei si stava pian piano aprendo come non aveva fatto mai.
Se lei avrebbe preso quella strada, avrebbe fatto
soffrire la gente che credeva in lei…soprattutto Satoshi. Avrebbe rischiato
così tanto, per le sue ambizioni?
-Pensala come vuoi- disse la ragazza, alzando le
spalle- Facci sapere se cambierai decisione- si voltò e fece per andarsene.
Shigeru la guardò allontanarsi. Se quella proposta gli
fosse stata fatta qualche anno prima, chissà, lui probabilmente avrebbe
accettato, così come Kasumi.
Però guardando Satoshi come s’impegnava per diventare più
bravo, sentiva che doveva farcela con le sue sole forze.
Sarebbe stato lo stesso per Kasumi?
-…E’ assurdo- disse Satoshi, senza guardarlo- Stai parlando di
Kasumi, non di una ragazzina qualsiasi. Lei non farebbe niente di simile.
-Eppure, non puoi negare che oggi sia diversa…
-Non c’entra- disse lui, alzando un po’ il volume della voce-
Ti ripeto che lei non ha bisogno di loro. Ci sono io per lei.
-E per quanto?- chiese Shigeru- Quanto tempo pensi di
trattenerla a te? Prima o poi, anche lei se ne andrà. Non potrai fare in eterno
il ruolo del fratello protettivo.
Satoshi strinse forte le mani.
-Non lo farà- insistette lui.
Shigeru lo guardò triste per la sua testardaggine e sospirò.
-Vorrei tanto essere sicuro come te…
-Direi che è ora di andarcene- disse Sakura, guardando
l’orologio.
-Sì, hai ragione…e poi suppongo, che c’è chi vorrebbe parlare
in privato…- disse Marina, guardando Satoshi, che si era tenuto a distanza da
loro.
Satoshi non disse niente e guardò altrove.
-Allora Kasumi, ci vediamo domani- disse Takeshi- Verremo a
vedere come stai.
La ragazzina fece cenno di sì e li guardò mentre uscivano
uno dopo l’altro dalla stanza, fino a che solo uno rimase nella stanza.
E’ l’ultima fase di questa storia…mentre due persone mettono
da parte i loro disaccordi e affrontano i loro sentimenti, altre due persone si
allontaneranno, prendendo strade diverse…forse per sempre.
In realtà, il capitolo 14 e 15, dovevano essere un solo
capitolo…ma poi aggiungendo altre cose, si era fatto troppo lungo per uno solo,
così che l’ho diviso.
Ah, un ringraziamento a tutte le persone che stanno leggendo
la mia fan fiction e che continuano a sostenermi…non sapete come vi ringrazio!
(ç.ç)
-Uh, non posso fare a meno di pensare a com’era conciata male
Kasumi.
-In effetti…- disse Richie pensandoci- Satoshi non ci ha ancora
raccontato cosa le è successo.
Takeshi e Shigeru si guardarono a vicenda. Loro sapevano
all’incirca cos’era accaduto, però preferirono tacere sull’avvenimento. Era
ancora presto e complicato spiegare cos’era successo a Kasumi.
-Dite che si rimetterà in sesto in fretta?- chiese Jackson.
-Certo- Takeshi si sforzò di sembrare sereno- Sapete com’è
fatta Kasumi…non riuscirebbe a stare ferma per più di un giorno.
-Io torno a casa- disse Shigeru voltandosi- Il nonno vorrà
sapere come sta Kasumi.
-Mh…sì, direi che possiamo andarcene tutti a casa- disse
Takeshi- E’ stata una giornata pesante.
I ragazzini si salutarono e ognuno prese la sua strada.
Melody salutò le amiche e s’incamminò.
Non poteva fare a meno di pensare allo strano comportamento
di Kasumi.
Da quando la ragazzina si era trasferita in quella scuola,
non si erano mai rivolte la parola. Forse perché Kasumi non dava l’impressione
di essere così socievole. Così non ci badava e cercava di tenersi alla larga.
Era anche vero che le voci che circolavano sulla sorella di
Satoshi, non erano per niente rassicuranti.
Più volte si era chiesta, com’era possibile che un ragazzo
come Satoshi avesse una sorella così?
Non gli assomigliava per niente, sia per aspetto che per
carattere.
Erano come lo zucchero e il sale…entrambi un condimento, ma
che davano un sapore differente al cibo.
Poi vide che Marina aveva fatto amicizia con lei. E anche
Marina sembrava essere cambiata. Ora era più decisa e sorridente. Che fosse
stata Kasumi a cambiarla? O forse semplicemente, aveva bisogno di una spinta
per cambiare?
Incuriosita, pian piano si avvicinò al gruppetto e con sua
grande sorpresa, scoprì che non era così male Kasumi. Un po’ scorbutica, sì, ma
era una semplice ragazzina. Niente di quello che aveva sentito sul suo conto,
corrispondeva al vero.
E si chiedeva, com’era possibile che Kasumi era perseguitata
da male lingue, ma che non sembrava minimamente interessata?
Melody faceva di tutto perché la gente parlasse sempre bene
di lei, a costo di fingere tutto il tempo. E solo perché non voleva essere
emarginata. Le piaceva stare al centro dell’attenzione e per questo stava
attenta a ciò che indossava, con chi stava e come parlava.
Ma ora si rendeva conto che quella farsa, significava solo
che lei non era abbastanza forte per affrontare un rifiuto.
Fin da piccola, la famiglia le aveva insegnato ad essere la
migliore, in ogni caso. E lei pensava che ciò era giusto.
Ora però c’era in ballo qualcosa di più della semplice
apparenza. C’era un ragazzo che non rispondeva precisamente ai canoni
prestabiliti dalla popolarità, ma che a lei stranamente piaceva.
Cosa fare? Fingere di nuovo e restare popolare, oppure
perdere tutto per lui?
-Melody!- disse una voce d’improvviso, facendola sussultare.
La ragazzina si sentì afferrare per un braccio e trascinata
indietro.
Confusa si guardò in giro e guardò sorpresa la persona che
la teneva tra le sue braccia.
-Ma dove guardi?- disse la voce, facendola svegliare dalla
confusione e notò di essere ad un passo da un tombino lasciato aperto.
-Oh…- disse lei guardando il tombino- Già.
-A che stavi pensando, per non guardare davanti?- chiese lui un
po’ arrabbiato.
-Io…- poi si ricordò che la teneva ancora tra le braccia.
Arrossì e si staccò velocemente- Non ti interessa!- sbuffò, evitando di
guardarlo in faccia.
Il ragazzino la guardò, ancora immobile per l’azione
improvvisa di Melody e poi sospirò rassegnato.
-Hai ragione, avrei dovuto lasciarti cadere dentro- disse lui,
sorpassandola.
Melody lo guardò mentre si allontanava e lo raggiunse.
-Cosa c’è adesso?- chiese il ragazzino vedendola arrivare.
-Da quanto tempo mi stavi seguendo?
-Non ti stavo seguendo!- si difese lui- Stavo semplicemente
prendendo la mia strada e per puro caso ti ho vista davanti a me.
-Perché non mi ha chiamato?
-Sembravi assorta nei tuoi pensieri…e poi, se lo avessi saputo
prima, avrei cambiato strada già dall’inizio.
Melody chinò la testa dispiaciuta. Le cose tra loro due non
miglioravano di certo. E il suo atteggiamento discostante, non l’aveva certo
avvantaggiata. Si era staccata da lui in malo modo, senza neanche ringraziarlo.
Ma la verità, è che si sentiva troppo in agitazione vicino a lui.
-Richie…
-Sì, che c’è?
-Io…- si zittì, non trovando le parole.
Lui la guardò e sbuffando continuò a camminare.
-Se non hai niente da dirmi, non farmi perdere tempo.
-A te piace Marina?- chiese d’improvviso, con il rossore sulle
guance.
Richie si bloccò e guardò stupito Melody.
-Come dici?
-Ti sto chiedendo se ti piace Marina- disse Melody- Vuoi che te
lo ripeta di nuovo?- aggiunse con ironia.
-E anche se fosse?- disse lui voltandosi- A te non interessa…
-E se m’interessasse?
Richie si girò di nuovo e la guardò diffidente.
-Dove vuoi arrivare Melody? Perché sei interessata?
-Mh…- chinò la testa imbarazzata- perché avrei una nuova
rivale…
-Ma che stai dicend…- si bloccò non appena capì e arrossì- I-
io…lei…è solo un amica…- disse lui imbarazzato.
-Bene- lo guardò, cercando di sembrare serena- Ci si vede
domani in classe- sorpassandolo, si allontanò correndo.
Il ragazzino rimase ancora lì impalato a guardarla andare
avanti.
Chissà se questo significava che c’era una nuova opportunità
per lui.
*****
Il ragazzino stava seduto sulla sedia di fianco al letto di
Kasumi. Nessuno dei due aveva ancora parlato e nella stanza regnava un silenzio
totale, con solo dei rumori di alcuni passeri fuori dalla finestra.
La ragazzina teneva lo sguardo fisso verso la finestra,
evitando di guardarlo negli occhi.
Satoshi strinse forte i pugni. Non poteva rimanersene in
silenzio per tutta la vita. Prima o poi, avrebbe dovuto affrontarla.
Si fece coraggio e alzò lo sguardo.
-Kasumi…
La ragazzina sembrò non accorgersi di lui. Satoshi la guardò
dispiaciuto e appoggiando le mani sulle sue gambe, sentì qualcosa di duro nella
sua tasca. Frugò dentro e si ricordò d’improvviso cosa ci facesse lì.
-Kasumi…- il ragazzino la chiamò di nuovo e alzò il braccio,
con qualcosa in mano- Ti ho portato questa collanina, nella speranza che ti
porti buona fortuna.
Kasumi si girò e guardò sorpresa la collanina. Era la
collanina che Satoshi le aveva regalato.
Il ragazzino gliela mise al collo e poi la guardò. Era piena
di fasciature e lo sguardo era quasi perso nel vuoto.
Doveva in qualche modo risollevarle il morale.
-E’ buffo- disse lui sforzandosi di sorridere- Ricordi? Anni fa
ci trovavamo nella stessa situazione. Solo con posti invertiti.
-…- Kasumi lo guardò e si sforzò di ricordare quell’episodio.
-E’ stato quando ho rischiato di annegare…
-Sei solo un fifone- disse una bambina.
-No, non lo sono!- ribatté un bambino.
-Ma se non riesci neanche a saltare da questa roccia,
perché hai paura.
-Non ho paura!
-Certo che c’è l’hai! E non sai neanche nuotare.
Il bambino strinse forte i pugni e guardò la sporgenza
della roccia.
-Ti dimostrerò che non sono fifone!- con le gambe che
gli tremavano, si avviò con passo svelto verso la punta della roccia.
-Che hai intenzione di fare?- chiese sorpresa la
bambina.
-Io non ho paura di niente!- disse guardandola- E un
giorno diventerò un gran maestro di pokèmon!
La bambina guardò stupita la determinazione del bambino,
fino a che lui si buttò giù dalla roccia andando a cadere nel fiume sottostante.
-Satoshi!- esclamò impressionata e preoccupata.
Si sporse con la testa a guardare giù verso il fiume.
Sperava che entro breve la faccia di quel bambino,
sarebbe riemersa dalle acque e l’avrebbe guardata con la sua solita
sfrontatezza di chi non si rende conto del pericolo.
Ma niente…non emergeva. La paura l’assalì. Il bambino non
sapeva nuotare e l’acqua di quel fiume era profonda.
-Sciocco!- disse alzandosi in piedi e prendendo fiato
nei polmoni.
E si buttò nel fiume. Una volta dentro l’acqua, tentò di
nuotare in profondità, cercando qualcosa.
E la trovò. Era il bambino che stava lì, trasportato
dall’acqua.
La bambina l’afferrò per bene e lo riportò in superficie.
Cercò un appiglio nella sponda del fiume e trascinò il corpo del bambino.
Non rispondeva…provò a sentire i battiti del suo
cuore…erano deboli, quasi impercettibili…
Spaventata, ricordò di come un signore aveva salvato una
persona annegata, spingendo a battiti regolari la cassa toracica.
Ci provò anche lei, sperando con tutte le sue forze, che
servisse a salvarlo.
Vide dell’acqua mischiata alla saliva uscire dalla bocca
del bambino. Sì, c’era qualche possibilità di salvarlo…però doveva chiedere
aiuto. Doveva salvarlo a tutti i costi…non poteva permettere che morisse!
Qualche ora dopo, il bambino aprì gli occhi e vide il
viso della madre sollevato e felice.
-Come ti senti tesoro?
-M-mamma?- disse cercando di ricordare cosa ci
facesse in quella stanza di un ospedale.
-Non ti preoccupare…è tutto finito- disse la madre
cercando di tranquillizzarlo.
Satoshi non ricordava bene, ma aveva qualche ricordo
confuso…e tanta acqua…sentiva come se avesse bevuto litri e litri di acqua.
Però pian piano quella sensazione stava passando.
Poi si guardò in giro e vide una bambina appoggiata al
muro, con una coperta sulle spalle e gli occhi gonfi e rossi, che guardava
Satoshi con un misto di felicità e rabbia.
Satoshi vedendola lì, sorrise felice, il che rese la
bambina nervosa e confusa. Sbuffò quasi imbarazzata ed uscì di fretta dalla
stanza.
Non capiva perché quel suo comportamento…cos’era
successo?
Guardò la madre e lei intuì la sua domanda.
-Sai, quando ti abbiamo portato all’ospedale, Kasumi
ha pianto molto…aveva paura che non c’è l’avresti fatta. Hai rischiato di
morire affogato.
Era strano sentire che Kasumi aveva pianto per lui.
Raramente mostrava le sue emozioni ad altri, l’unica cosa che la divertiva era
prenderlo in giro. Allora perché aveva pianto per lui? Per questo aveva quei
occhi rossi e gonfi?
-Era molto in ansia per te, Satoshi- spiegò la madre-
Anche se Kasumi si vergogna a dirlo, ormai si è affezionata a te.
Si era affezionata a lui? Questo voleva dire che si
preoccupava per lui?
-Ti vuole bene…ma è ancora troppo presto perché lei
lo dica apertamente.
Satoshi sorrise quasi imbarazzato. Anche lui gli voleva
bene, ma era difficile voler bene ad una persona che non mostra le sue
emozioni.
Verso sera, una bambina entrò nella stanza dove c’era
Satoshi.
-Kasumi- disse sorpreso.
La bambina aveva in mano un vassoio con sopra delle
cibarie.
-La mamma mi ha chiesto di portarti da mangiare-
disse appoggiando il vassoio sul letto e poi si voltò per uscire dalla stanza.
-Kasu…ti va di mangiare con me?- chiese con voce
tranquilla e dolce.
Kasumi rimase con la schiena voltata.
-…la mamma non sarebbe d’accordo.
-Mh, ma non mi va di mangiare da solo…mi sto
annoiando.
-…uhm, d’accordo…- si avvicinò al letto e vi ci salì
sopra- Senti Satoshi…
-Sì?- disse addentando un pezzo di pane e
offrendogliene un altro a lei.
-Non farlo più…- disse guardando il pezzo di pane che
aveva in mano.
-Mh?- Satoshi non capiva.
-Non mettere a rischio la tua vita, solo per dare
delle dimostrazioni di coraggio. Io…- abbassò lo sguardo- Non voglio che tu
muoia…
Satoshi smise di mangiare e sorrise alla bambina.
-Io non morirò, te lo prometto. E poi ci sono tante
cose che voglio fare…
-Kasumi cercò di sorridere, quasi nascondendo tutta
l’angoscia che aveva provato qualche ora prima. Quando per la seconda volta si
sentiva colpevole di un’altra morte.
-…- Kasumi chinò la testa triste. Quella volta, aveva temuto davvero
per la vita di Satoshi.
-Eh eh- ridacchiò Satoshi- Ero davvero un incosciente.
Kasumi fece cenno di sì.
-Però, lo rifarei di nuovo se servisse…
Kasumi lo guardò stupita.
-Io…ho intenzione di mantenere la nostra promessa, Kasumi- la
guardò serio- Mi allenerò di nuovo e ti proteggerò da loro.
La ragazzina rimase di stucco. Perché Satoshi insisteva nel
proteggerla? Non aveva visto con i suoi occhi, di cosa erano capaci quelle
ragazze? Non aveva paura?
Lui ti seguirebbe dovunque e proteggerti a costo delle
sua vita. Perché tu sei importante per lui.
Da quanto aveva capito, Satoshi era riuscito a mettere in
fuga quelle ragazze e a salvarle la vita.
Com’era possibile? Lei aveva tentato più volte di
affrontarle e lui era riuscito a metterle in difficoltà.
Da quando era diventato così forte?
-Perciò Kasumi, non preoccuparti…ci sono io al tuo fianco-
sorrise.
Kasumi lo guardò per qualche minuto. Sì, Satoshi stava
crescendo e lo stava facendo senza di lei.
Mentre Kasumi credeva di migliorare, invece non stava che peggiorando.
In confronto a Satoshi, lei a che livello era?
Ti hanno indebolita
Abbassò lo sguardo.
Perché in un momento simile, non poteva smettere di pensare
a quello?
Doveva essere contenta di essere ancora viva, che Satoshi e
Haneko fossero venuti in suo soccorso.
E invece, si sentiva male. Non capiva perché.
-Kasumi?- la chiamò.
La ragazzina alzò lo sguardo e lo guardò.
-E’ vero che loro…sono le tue sorelle?
Kasumi spalancò gli occhi. Come aveva fatto a saperlo? Forse
loro…glielo avevano detto. E cos’altro gli avevano raccontato?
Strinse forte le mani nelle lenzuola.
Ancora una volta le stavano distruggendo, quello che si era
costruita nel tempo con tanta fatica.
Si è affezionata a quella famiglia…nonostante sapesse che nessuno l’avrebbe
accettata…
-E’ così?- Satoshi guardò preoccupato lo sguardo tormentato
della ragazzina.
Però non poteva tacere per sempre.
Quindi, quasi con timore fece un leggero cenno di sì. I
ciuffi dei capelli le coprivano il volto.
Tremò leggermente, quasi aspettandosi il rigetto da parte
del ragazzino. Che la guardasse con disprezzo e che l’abbandonasse al suo
destino.
Ma invece, lui la guardò dolcemente e le prese le mani.
-Non ha importanza chi sono…se vederle di provoca dolore, io
farò in modo che non ti si avvicinino.
Kasumi guardò sorpresa il ragazzino. Invece di andarsene
disgustato da lei, lui le stava ancora accanto e non aveva intenzione di
abbandonarla.
E fu allora che se ne accorse.
Lei era davvero debole. Si faceva proteggere da lui e questo
non faceva che indebolirla. Stava utilizzando quel ragazzino, come scudo per
non affrontare i suoi problemi.
Com’era stata ingenua. Pur di vivere in pace, aveva
rinunciato alle sue ambizioni, ai suoi progetti.
E per cosa? Per ritrovarsi di nuovo con niente in mano.
Kasumi si staccò dalle mani di Satoshi e senza guardarlo
negli occhi, fece cenno di sì, sforzandosi di sorridere.
Kasumi salutò leggermente con la mano, evitando di nuovo di
guardarlo negli occhi.
Satoshi si voltò ed uscì dalla stanza, ignaro che quello
sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.
*****
Una signora dai capelli castani entrò in stanza. C’era un
silenzio, interrotto solo dai rumori dei macchinari.
Aveva mandato a casa il figlio, mentre lei sarebbe rimasta
nell’ospedale ancora qualche ora.
La ragazzina aveva avuto una ricaduta e per sicurezza il
dottore la seguiva costantemente, così che lei preferì rimanere al suo fianco,
per accertarsi che si riprendesse.
Si sedette sulla sedia vicino al letto e guardò la ragazzina
sdraiata, con alla bocca un respiratore.
La ragazzina era piena di ferite sul corpo e respirava con
fatica.
Quanto aveva dovuto sopportare per ridursi così?
-Signora Katsumoto- disse un signore ben distinto e
con gli occhiali- Suo figlio Satoshi è un bravo alunno…sì, a volte ha la testa
per le nuvole, ma è disponibile, gentile e si impegna.
Accanto al signore c’erano altri due personaggi, ed erano
tutti seduti dietro una cattedra.
La signora dall’altra parte della cattedra era seduta e
guardava il signore che le parlava.
-Ma non siamo qui per parlare di Satoshi…- il volto
dell’uomo divenne serio- Ma di sua figlia Kasumi.
-Cos’è successo? Mi avete convocato così
all’improvviso. Ha picchiato qualcuno?
-No, niente del genere- il signore le mostrò un
foglio con una scritta in alto.
-Cos’è?- chiese.
-E’ il tema di classe- rispose una donna che era
seduta vicino al signore- Sua figlia ha consegnato il tema in bianco. E quando
le ho chiesto di darmi delle spiegazioni, lei si è rifiutata. Oltre che essere
un tipo difficile, è anche una persona villana.
La signora guardò il foglio in bianco e poi alzò lo
sguardo sulla donna.
-E’ vero, mia figlia è un tipo difficile…- la guardò
arrabbiata- ma non è per niente una villana. Se agisce in un modo, ha le sue
ragioni.
La signora rimase sbalordita e adirata dalla risposta di
Haneko.
-Se questo è tutto, allora posso andare- Haneko si
alzò dalla sedia.
-Aspetti- disse l’uomo- Sua figlia non può continuare
a disubbidire agli insegnanti e causare problemi alla scuola. Lei sa che se
fosse cacciata dalla nostra scuola, non ci sarebbero probabilità che venga
riammessa ad un’altra scuola da queste parti…
Haneko lo guardò con serietà e poi si voltò.
-Io vado. Arrivederci- ed uscì dalla porta.
Si appoggiò alla porta e sospirò.
Guardò il tema che aveva in mano e lesse il titolo.
-Cosa voglio fare da grande.
Già, lo stesso identico tema, ripetuto nei precedenti
anni, con solo qualche parola modificata.
Non era la prima volta che Kasumi si rifiutava di
scrivere quel tema e lasciava il foglio in bianco.
Era uno dei suoi pensieri, da quando Kasumi viveva a casa
sua. Qual’erano i suoi progetti per il futuro? Che aspirazioni aveva?
Incrociò le mani e le strinse forte.
Adesso lo sapeva.
Lei, desiderava solo vendetta. Non aveva fatto altro che
pensare a quello in tutti quei anni.
L’aveva capito guardandola negli occhi. Ma sperava fino
all’ultimo di essersi sbagliata.
Nonostante il tempo passato insieme a loro, aveva sperato a
lungo che lei cambiasse, che iniziasse a farsi una sua vita, con altri
obiettivi. E invece dentro di lei covava ancora la vendetta.
*****
Una follata di vento spalancò le ante della finestra.
-Uh, uh, come sei conciata male…- si udì una voce nel buio.
Kasumi guardò fuori dalla finestra. Il vento muoveva le
tendine.
-Che volete?- chiese seria, senza muoversi.
-Quello che vuoi tu- disse una voce distinta dalla prima.
-Io…voglio solo essere lasciata in pace- disse voltando la
testa.
-Fa male, eh?
-L’essere battuti ti duole…
-Lasciatemi in pace!
-…ma più di tutto, ti rode che nonostante i tuoi sforzi…il
ragazzino sia sempre più forte di te. Con la tua sola forza non c’è la fai a
contrastare la tua famiglia. Hai bisogno del suo aiuto.
-…
-Ragiona Kasumi, se ti unisci a noi, potrai finalmente essere
più forte di Satoshi, di tutti gli altri ed avere la tua vendetta.
-La mia…vendetta?
-Già, quella che hai sempre cercato di ottenere disperatamente.
Unisciti al team Rocket e avrai quel potere che cerchi.
-Il potere…davvero lo troverò?
-Certo.
-Io non voglio più essere inferiore agli altri…
-E non lo sarai. Garantiamo noi.
-Però…- Kasumi guardò i fiori dentro il vaso. Nonostante il
buio, sembravano brillare di una propria luce.
“Satoshi…Haneko…”
Guarisci in fretta…
Aspettiamo il tuo ritorno
Si guardò le mani che tremavano.
Ti proteggerò
-Io…- si alzò con fatica- Non ho bisogno di nessuno che mi
protegga. Io non sono debole.
-Bene- disse uno e fece cenno all’altro di entrare dentro la
stanza.
La persona si avvicinò e prese in braccio la ragazza.
-Adesso possiamo andare…
-Aspetta- disse Kasumi alla persona che la stava tenendo in
braccio.
La persona si chinò leggermente e la fece scendere. Kasumi
guardò con amarezza quello che portava al collo. Si sfilò dal collo la
collanina e l’appoggiò sul letto.
-Ora possiamo andare- disse seria.
-Bene- nel momento in cui stavano uscendo dalla stanza, entrò
l’infermiera Joi.
-Ma cosa…?- notò la finestra spalancata e vide delle figure
uscire dalla stanza e scomparire. Si girò e vide il letto vuoto- Oh, no! Devo
avvertire subito la sicurezza!
Fuori nell’oscurità tre figure si stavano movendo
indisturbate.
-Sembra che si siano accorti di noi- disse una voce da donna.
-Come al solito ti fai notare Kojiro- disse un’altra voce di
una persona bassa.
-Cosa?- disse quello che aveva in braccio una ragazzina- Quello
strano sei tu, non io- disse offeso.
-Su, su, adesso non è il momento di litigare- disse la donna-
Adesso…- guardò la ragazzina che non aveva aperto bocca e se ne stava con lo
sguardo perso nei suoi pensieri- abbiamo altro di cui occuparci- sorrise.
*****
-E così dici di aver visto delle figure allontanarsi…- disse
una donna dai capelli blu e con indosso una divisa, appuntando delle parole su
un blocchetto d’appunti.
-Sì, ma con il buio non sono riuscita a vederli in volto…-
disse preoccupata l’infermiera Joi- però sono sicura che fossero in tre.
-Questo è un bel guaio- disse l’agente Junsar.
-Agente Junsar, cosa può essere successo a Kasumi?- chiese la
signora Haneko.
-Si tratta di rapimento. Non è il primo caso che mi capita tra
le mani. Ultimamente si sente parlare di gente che scompare all’improvviso,
portate via da persone sconosciute.
-Sì, ma non è mai successo da queste parti.
-Dove possono aver portato Kasumi?- chiese Satoshi agitato.
-Non lo sappiamo, però abbiamo già mandato l’ordine di ricerca.
Presto o tardi, li troveremo.
L’agente Junsar si allontanò, seguita da altri poliziotti.
-Mi dispiace- disse l’infermiera alla donna e al ragazzino- Io
dovevo stare più attenta…
-Non si preoccupi- disse Haneko sforzandosi di sorridere-
Sappiamo che non è colpa sua.
-…ah, ho trovato questo in stanza, quando è scomparsa- disse la
donna, frugando nella tasca del grembiule- Pensavo che lo avreste voluto avere
voi- mostrò una piccola collana con un ciondolo.
Satoshi guardò quella collanina che penzolava nell’aria,
tenuta in alto dalla mano di Joi.
Haneko osservò l’espressione di Satoshi quasi di incredulità
e preoccupazione.
Sapeva cosa significava quel ciondolo…e se era stato
abbandonato lì…aveva di sicuro un significato. E non era positivo.
Satoshi con delicatezza prese la collanina e la strinse
forte tra le mani.
-Bene…io adesso devo riprendere il mio lavoro- l’infermiera Joi
salutò- Spero che troverete presto la signorina Kasumi…anche perché non si è
ripresa del tutto.
-Mh.
Haneko e Satoshi rimasero soli nella stanza dove prima era
ricoverata Kasumi.
-Andiamo anche noi, Satoshi- disse incamminandosi verso la
porta.
-…mamma- disse Satoshi rimanendo fermo e guardando la collanina
che aveva in mano.
-Sì?
-Dove pensi che sia finita Kasumi?
-Non lo so Satoshi…- scosse la testa preoccupata.
-Non credi che se ne sia andata, vero?- la guardò, cercando nei
suoi occhi una conferma alle sue incertezze.
-Satoshi…
-Kasumi non se ne sarebbe andata così abbandonandoci…non
avrebbe potuto farlo- strinse forte al collanina.
-Già- Haneko si sforzò di sorridere. Doveva in qualche modo
cercare di risollevare il morale al figlio- Kasumi è una persona forte. Vedrai
che presto avremmo sue notizie…
Satoshi sembrò rasserenato dalle parole della madre. Aveva
bisogno di sentire quelle parole. Perché…perché non voleva credere a quel
dubbio che lo stava tormentando…l’idea che Kasumi se ne fosse andata alla
ricerca della sua vendetta…e che per farlo…si fosse unita al Team Rocket.
Scosse la testa.
No, non poteva crederci. Non voleva. Non avrebbe permesso
che ciò succedesse.
Satoshi guardò la madre che l’aspettava ed uscì dalla
stanza.
La signora Haneko guardò la stanza vuota.
Non poteva ammetterlo davanti a Satoshi. Gli avrebbe dato
una gran delusione.
Però la verità era un’altra…Kasumi aveva preso una decisione
che l’avrebbe portata lontana da loro, per sempre. Lei aveva scelto la via
oscura del potere.
Purtroppo Haneko non era riuscita nell’intento di cambiarla
e l’aveva persa di vista.
Haneko scosse la testa triste ed uscì dalla stanza chiudendo
la porta dietro di lei.
Il vento mosse di nuovo le tendine della finestra aperta, di
quella stanza ormai vuota.
Le strade si sono divise. Ognuno adesso proseguirà verso il
suo cammino e inseguirà il proprio obiettivo. Un nuovo personaggio comparirà
affiancandosi a Satoshi, portando una ventata nuova.
Ehm, no, calma. La storia non è finita (°_°)’ lo dico prima
che voi pensiate che abbia terminato.
Diciamo che è finita la prima parte della fan fiction…adesso
inizierà la seconda parte.
Però è incredibile…sono arrivata a ben quindici capitoli. Cioè,
sapevo fin dall’inizio che la storia si sarebbe prolungata per un bel po’ di
capitoli…ma non speravo di arrivare a scrivere una buona parte di questi
capitoli. Pensavo che mi sarei arresa dopo soli dieci capitoli (^_^)’.
E’ la prima volta che mi capita di arrivare a questo tot di
capitoli per la serie Pokèmon. Con Ojamajo Doremì ero arrivata a diciassette
(ma erano piccoli capitoli).
Chissà, forse questo è un buon segno perché la fan fiction
vada avanti.
E voi, cosa ne pensate? E’ così che vi aspettavate la fine
della prima serie o ve la immaginavate diversa?
In effetti devo dire, che rileggendola mi sono accorta che
avrei dovuto aggiungere più punti. Ma per paura che mi dilungassi troppo, ho
preferito tagliare un po’.
Mi raccomando, seguite la fan fiction anche dal sito www.berrylove.org dove troverete anche le
immagini di questa fiction.
-Sempai!- disse una ragazzina dai capelli castani agitando la
mano- Sempai Satoshi!
Un ragazzo dai capelli nero corvino si girò e guardò chi lo
chiamava.
-Haruka…ciao.
La ragazzina gli corse incontro e gli sfoggiò un ampio
sorriso.
-Hai qualche impegno per questo fine settimana?
-No…non credo…perché?
-Ottimo! Allora andiamo al festival dei pokèmon!- disse con gli
occhi che le brillavano- Ci saranno tante attrazioni ed esibizioni!
-Ehm, però…
-Dai, non darmi buca anche questa volta!- disse Haruka triste-
Ci divertiremo, vedrai!
-Se ci tieni tanto, perché non ci vai da sola?
-Che divertimento c’è se ci vado da sola? Preferisco essere in
buona compagnia.
Haruka lo guardò con occhi supplicanti.
-Veramente io…- iniziò a dire, ma sentì una mano che si
appoggiava sulla sua spalla.
-Perché non ci vai? Ti farebbe bene svagarti- disse un ragazzo
dalla carnagione scura.
-Takeshi…- Satoshi lo guardò.
In fondo, non era una cattiva idea…ultimamente era stato
preso dai suoi pensieri…uscire un po’ lo avrebbe aiutato a distrarsi e a non
pensare a…
Scosse la testa. No, non doveva pensarci.
-Va bene- sorrise a Haruka.
Il viso di Haruka si illuminò.
-Davvero? Evviva!- esultò- Allora siamo d’accordo, intesi?- si
allontanò- E mi raccomando, non rimangiarti le tue parole!
Satoshi si limitò a sorridere.
-E’ davvero pimpante, non credi?- disse Takeshi, mentre
guardava Haruka in lontananza.
-Già- ammise Satoshi- Anche se a volte mi è difficile
interpretarla- disse ridacchiando.
Takeshi guardò Satoshi e sorrise.
-Cosa c’è?
-Niente…è solo che ho notato che la presenza di Haruka ti ha
fatto bene.
-Che vuoi dire?
-Solo un mese fa non facevi che tormentarti e non darti un
attimo di tregua…pensavo che prima o poi avresti finito con lo sfinimento.
-Eh, eh, che esagerato- rise.
-Dico sul serio, Satoshi- disse Takeshi rimanendo impassibile-
Il problema di Kasumi…stava distruggendoti…
Satoshi smise di ridere e riprese la sua solita espressione
triste che l’aveva accompagnato in tutto quel tempo.
-Che vuoi che ti dica Takeshi? Del resto non posso fare altro
adesso…
-Hai avuto qualche novità?
-No…ormai l’agente Jenny la dà per dispersa…mi ha detto di non
nutrire più speranze del suo ritrovamento. Sono arrivato a chiedermi se fosse
giusto così…se avessi dovuto lasciar perdere e farmene una ragione…- guardò
fuori dalla finestra del corridoio della scuola- E credo proprio che sia la
cosa più giusta, per il momento.
-Satoshi…
Il ragazzo si girò e guardò l’amico. Si sforzò di sorridere.
-Non preoccuparti per me, Takeshi…non crollerò così presto.
-D’accordo.
-Ehi, a proposito…
-Si?
-Non è che hai fatto i compiti di oggi?
-Eh?
-Sì, ieri non sono riuscito a finire gli ultimi esercizi…non è
che me li faresti copiare?
-Oh, Satoshi…- disse Takeshi disperato e allo stesso tempo
sollevato. Pareva proprio che Satoshi si fosse ripreso. O almeno così pareva-
Dovresti impegnarti di più in fisica.
-Lo so, ma fisica è una materia che non mi entra in testa.
-Di certo facendo così non migliorerai.
-Uff…a volte sembri proprio Kasumi- sbuffò.
Takeshi si fermò di blocco e guardò Satoshi sorpreso.
-Che ti prende adesso?- chiese Satoshi, tranquillamente.
-Satoshi!- lo chiamò da lontano un compagno di classe.
-Oh, è Richie. Devo andare. Ci vediamo dopo!- salutò e si
allontanò.
-Non lo capisco proprio- disse una ragazza, comparendo dietro a
Takeshi.
-Marina…
-Come può comportarsi come se non fosse successo niente? Fino a
qualche tempo fa non aveva altro per la testa…mentre adesso…
-Merita anche lui di distrarsi, non trovi?- disse Takeshi,
guardandola.
-Sì, ma…non in modo così evidente…Io stessa ci sto ancora
male…non posso credere che Satoshi si sia ripreso prima di me.
-Non sempre mostriamo la nostra sofferenza agli altri…- disse
Takeshi.
Marina lo guardò senza capire.
*****
-Melody?
La ragazza sobbalzò dalla sorpresa e si girò, per vedere la
ragazza che le stava affianco.
-Sì, Sakura? Hai bisogno di qualcosa?
-Niente, però oggi sei così assorta…è successo qualcosa ieri?-
chiese la ragazza incuriosita e sedendosial suo stesso banco.
-No, no…- disse agitata e con un leggero rossore sulle guance.
-Cosa ti prende? Perché d’improvviso…?- ci pensò su- Ah, ma
allora l’impegno che avevi ieri era…!
-Shhh!- le tappò la bocca- Vuoi che lo sappiano tutti?
-Da quanto tempo?- chiese Sakura sorpresa- Non ne avete mai
fatto accenno.
-Non è come credi…- disse lei imbarazzata- Non stiamo insieme,
se è quello che pensi. Siamo usciti qualche volta, tutto qui, e solo per
sbrigare qualche commissione.
-E perché tacerlo?
-Io…- abbassò lo sguardo triste- Lo sai, con il fatto di Kasumi
e l’umore di Satoshi…non era il momento buono per dire che uscivamo insieme.
-Oh…ma Satoshi e tutti noi, non potremmo che esserne felici per
voi.
-Mh, però…- disse insicura- E poi, non stiamo ancora insieme,
quindi mi sembra affrettato dire qualcosa.
-Beh, ma quando vi deciderete a dichiararvi?
-Io…io…mi sento così strana in sua compagnia. E’ la prima volta
che provo queste incertezze. Quando uscivo con gli altri ragazzi, era così
semplice…ma ora invece…
-Mh, capisco…
-Sai, volevo invitarlo al festival…
-E perché non glielo chiedi subito?
-Ehh, non so…forse ha qualche impegno o forse si vorrà
allenare…sai com’è.
-Se ci fosse Marina, ti scaraventerebbe da lui- Sakura rise.
-Oh, no, Sakura! Marina non ne deve sapere niente!
-E perché?
-So che lo farebbe in buona fede, ma rischierebbe di accelerare
troppo le cose e poi…
-Poi?
-Io credo che Richie provi ancora qualcosa per lei.
-Ti ha detto così?
-No, no- scosse la testa- Però ho sempre questo dubbio…
-Il festival sarebbe l’ideale per chiarire le cose.
-Mh, sì…anche se questa, sarebbe a tutti gli effetti un primo
appuntamento.
-Su Melody, non ti ho vista così insicura nel chiedere di
uscire ad un ragazzo. Sono passati mesi ed è ora di andare avanti. In più, ci
saremmo anche io e Jackson alla fiera.
-Uscite insieme?
-No, il fatto è che mia sorella e suo cugino escono insieme e
così…- alzò le spalle, sospirando.
-Ti fa ancora disperare tua sorella, eh?- Melody sorrise
divertita.
-Sì, e adesso che ha il fidanzato è ancora peggio. Anche per
Jackson è la stessa storia.
-Entrambi legati nello stesso triste destino- disse Melody, poi
rimase silenziosa. La frase che aveva appena detto, l’aveva fatto ricordare
Satoshi e Kasumi. Sospirò- E va bene, farò un tentativo.
*****
Satoshi salì le scale della scuola e arrivò fino alla
terrazza.
Aperta la porta, si vide davanti l’immenso cielo.
Si avvicinò al cornicione e guardò lontano, con la mente
persa nei ricordi.
Ormai era diventata una abitudine rifugiarsi lì.
Aveva iniziato a stare in terrazza per sfuggire alle
continue domande delle persone e gli insistenti sguardi di loro, tutto pur di
non dover di nuovo affrontare quel discorso.
Sapeva che gli amici erano solo preoccupati per lui, ma non
c’è la faceva più a reggere quel ritmo e di dover trovare le risposte alle loro
domande.
Voleva solo essere lasciato in pace e poter tornare a
qualche mese prima, quando era così perfetto con lei affianco, anche se non
s’era mai accorto.
Però non poteva, doveva stare lì ad affrontare la vita
giorno per giorno. Perché lei non c’era più.
Quanto tempo era passato? Cinque mesi all’incirca…e ancora
non si dava pace.
Aveva continuamente sperato in una sua notizia…si era
aggrappato al desiderio che stesse bene e che sarebbe tornata…ma dopo cinque
mesi, ormai aveva perso le speranze.
Sì, si era rassegnato…
Guardò il ciondolo che aveva in mano. Rappresentava la
conferma che lei se n’era andata.
-Sato-kun?- la voce proveniva da dietro di lui- Cosa ci fai
qui?
Sapeva chi era dalla sua voce, ma non rispose, né si voltò.
-Sta tirando un forte vento…non hai freddo?- chiese lei,
tremando leggermente.
La ragazzina guardò triste il ragazzo.
Fin da quando l’aveva conosciuto, si rifugiava là e se ne
stava in silenzio ad osservare il cielo.
Eppure, da quando le raccontavano i suoi compagni di classe,
lui era sempre stato un tipo socievole e molto allegro.
Allora che cosa lo rendeva così triste?
Forse perché sua sorella era scomparsa da alcuni mesi? Era
preoccupato per lei?
Logico, era sua sorella…ma allora perché non ne parlava con
qualcuno? Perché non si confidava con un amico?
La ragazzina sospirò e si andò a sedere vicina al recinto,
di fianco a Satoshi.
-Capisco perché ti piace stare qui…è silenzioso e sembra di
stare in un altro mondo- disse Haruka sorridendo.
-Già…- disse lui.
Poche parole, scambiate lì per caso e nient’altro. La
ragazzina si limitava a stargli vicino senza fargli fretta. Se un giorno
avrebbe voluto parlarle, lei sarebbe stata contenta di ascoltarlo ed essergli
d’aiuto.
*****
-Credi che dirà di no?
-Non lo so, se ancora non lo chiedi…- disse Jackson, alzando le
spalle.
-Ma è sicuro che dirà di no…forse ha qualche altro impegno,
forse deve uscire con qualcuno e…
-Ehi, Richie- gli appoggiò la mano sulla spalle- Sembri mio
cugino quando si è dichiarato alla sua ragazza. Devi solo chiederle di uscire.
Non è la prima volta.
-Ma questa volta è per un motivo diverso…le altre volte era per
sbrigare qualche commissione, mentre adesso…
-Sarebbe come un appuntamento in piena regola, no? Cosa c’è di
strano?
-Che lei mi dirà di no e…
-Di cosa state parlando?- giunse Marina.
-Ehh, niente…- disse Richie imbarazzato.
Marina guardò diffidente Richie e poi guardò Jackson.
-Io non c’entro niente- disse Jackson indietreggiando- Ma
perché sei di umore nero?
-Mh…a voi non dà sui nervi quella ragazzina?
Richie e Jackson si guardarono a vicenda.
-Di chi parli?- chiesero.
-Ma di Haruka, naturalmente!- disse lei infastidita.
-Mh…ah, già…la ragazzina che ha un anno in meno di noi- disse
Richie- Ma cos’hai contro di lei?
-Cosa ho? Da quando Kasumi se n’è andata, è comparsa lei e non
la smette di girare intorno a Satoshi.
-Ma che male c’è?- chiese Jackson perplesso.
-Sveglia, lei è innamorata di Satoshi, si vede lontano un
miglio- disse Marina irritata.
Richie e Jackson si guardarono di nuovo confusi.
-E allora?- chiesero.
-Ragazzi, vi rendete conto che Satoshi si potrebbe innamorare
di lei? Gli ha pure chiesto di uscire insieme.
-Ma scusa, non è un bene per lui distrarsi un po’?- chiese
Richie- In fondo, che male ci sarebbe se si innamorasse?
-Ma siete ciechi? Lui ha già Kasumi!
-Non capisco invece cosa dici tu- disse Richie- Satoshi e Kasumi
sono fratelli…in che modo Haruka potrebbe intromettersi?
-Ohh, uff!- sbuffò arrabbiata.
Era vero, loro non sapevano niente della vera identità di
Kasumi. Non potevano sapere che Satoshi e Kasumi non erano fratelli di sangue.
-Piuttosto, Richie, quando ti decidi?
-Eh?- Richie la guardò ancora confuso.
-Se c’è una cosa che non sopporto, sono gli indecisi!- disse
Marina, appoggiando le mani sui fianchi- Perché non ti decidi a fare il passo
decisivo? E’ chiaro che aspetta solo una tua mossa.
-Di chi stai parlando?- chiese Richie.
-Fai finta di niente, eh? Non ci vuole una spia, per vedervi
uscire fuori insieme.
-T- tu ci hai visto?- Richie arrossì di colpo.
-Ti sia chiaro una cosa, Richie, a me non sfugge niente. E mi
fai venire una gran rabbia, vedendoti qui prendendotela comoda.
-Ehm, Marina…sbaglio ma ultimamente sei sempre nervosa?- chiese
Jackson leggermente intimorito.
-Non lo sono!- lo fulminò con gli occhi e poi prese la mano di
Richie- Adesso ti porto da lei, così la facciamo finita.
-A- aspetta…io non sono ancora pronto…- venne trascinato dalla
ragazza, mentre Jackson li guardava impressionato.
-E cosa ti ci vuole? Di un corso per chiedere ad una ragazza di
uscire?
-No, però…- si bloccò, non appena vide una ragazza davanti a
loro.
-Ah, giusto te cercavamo- disse Marina, guardando la ragazza
che stava lì impalata senza dire niente- Richie voleva…
-Non dire niente!- la voce improvvisa della ragazza, la fece
zittire- Avrei dovuto capirlo subito, che sciocca che sono stata…- si voltò e
scappò via.
-M- Melody!- Richie si staccò dalla presa di Marina e la
rincorse.
-Ma cosa le prende adesso?- chiese Marina stupita e guardò
Jackson che la stava raggiungendo.
-Ricordami di non chiederti di aiutarmi a conquistare una
ragazza- disse Jackson ironico.
-Ehi, che intendi dire?
-Ho visto Melody che correva e Richie che la inseguiva- disse
Takeshi raggiungendoli- E’ successo qualcosa?
Jackson segnalò Marina, mentre lei faceva qualche smorfia
contrariata.
-Oh, adesso mi è tutto chiaro- disse Takeshi guardando Marina-
Senti, potremmo parlare un attimo noi due?
-Puoi parlarmi anche qui- disse Marina, sbuffando.
-C’è il pericolo che usi Jackson come valvola di sfogo- la
spinse via.
-Spero che Takeshi la faccia tornare normale- disse Jackson,
mentre li vedeva andare avanti- Altrimenti, qui rischiamo tutti la vita.
*****
-Melody, aspettami!
La ragazza non disse niente e continuò a correre.
-Melody, per quanto ancora dovrò rincorrerti?- disse lui
leggermente irritato.
La ragazza non rispose ancora.
-E va bene- si fermò- Non ho intenzione di continuare a
rincorrerti in eterno.
Melody rallentò la sua corsa.
-Io sarò sempre qui…e se vorrai venirmi a parlare, io ne sarò
felice- si voltò per andarsene.
-Hai detto che era solo un amica…- disse lei, rimanendo ferma
di spalle.
-Chi? Ah…sì, Marina. E’ un amica, te l’ho già detto.
-E allora perché vi tenevate per la mano?
-Sei per caso gelosa?- la guardò dubbioso.
-Mh…no…- disse con la testa china.
-Dovresti conoscere Marina…è sempre così impulsiva e non fa che
rimbeccare- disse Richie- Ma in fondo ha ragione. Tendo a rinviare tutto…anche
su cose che sono molto importanti per me. E tu lo sei.
Melody si girò e si avvicinò a lui.
-Dici davvero?- chiese lei timorosa.
Richie le sorrise.
-Ecco, io mi chiedevo se…sì, insomma se…
-Ti va di andare al Festival con me?- disse tutto d’un fiato
Melody.
Richie la guardò con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
-Eh…ah, come dire…mi hai preceduto- ridacchiò imbarazzato- Che
figura.
-Allora?- chiese ansiosa Melody.
-Allora…- sorrise- a che ora ti vengo a prendere?
*****
-Ma che ti ha preso?- disse nervosa la ragazza dai lunghi
capelli blu- Mi hai spinta fino a qui.
-Perché non provo a pensarci su?
-Mh…- ci pensò su- perché sei strano?
-No, tu sei strana- disse Takeshi- Non ti rendi conto di quello
che stai facendo.
-Mi stai per caso dicendo che sto impazzendo?- disse Marina
arrabbiata.
Takeshi non rispose e la guardò serio.
-…E d’accordo, hai ragione tu, come al solito- sbuffò- E’ solo
che mi sembra così assurdo. Kasumi è scomparsa da alcuni mesi e tutti vanno
avanti come se non fosse successo niente- scosse la testa- Non lo accetto e
basta.
-Ma non puoi impedire agli altri di andare avanti. E’ giusto
che ognuno riprenda il proprio cammino.
-Però, anche Kasumi…
-Devi accettare che Kasumi non c’è più.
-No- disse decisa- Lei è una mia amica e non posso sopportare
di non aver potuto fare niente per lei.
-Lo so- gli appoggiò una mano sulla spalla- Capisco come ti
senti. Anch’io avrei voluto fare qualcosa…ma ormai è tardi per rimpiangere
quello che è stato.
-Non capisco perché finora la polizia non abbia trovato
niente…dove potrebbe essere finita?
Takeshi sospirò triste. Non sapeva cosa rispondere. Un idea
c’è l’aveva, ma non voleva far sentire ancora più male Marina e poi…sperava
sempre di essere in torto.
-Sta bene, di questo ne sono sicuro- disse Takeshi sforzandosi
di sorridere.
Era la stessa frase che aveva detto a Satoshi, qualche
giorno dopo la scomparsa di Kasumi. Lo aveva detto per risollevargli il morale.
-Sì, hai ragione- disse Marina- Io ci sto troppo a pensare-
appoggiò una mano sulla fronte- E’ solo che quando ho visto Satoshi sorridere
spensierato, mi sono sentita sola.
-Satoshi non ha smesso un attimo di pensare a lei- disse
Takeshi e Marina lo guardò sorpresa.
-Come?
-Satoshi e Kasumi hanno passato insieme la loro infanzia, come
pensi che lui la possa dimenticare? E credimi, qualche tempo fa si era così
abbattuto che temevo che non si sarebbe più ripreso. Però poi ha avuto la forza
di reagire…e lo stesso dovresti fare tu. Se hai fiducia in lei…dovresti saperlo
che prima o poi tornerà.
-Mh…sì- fece cenno di sì.
-Dimmi, e con Kenji come va?- chiese cercando di cambiare
discorso.
-Male…- fece una smorfia di disapprovazione- Da quando è
arrivata quell’insegnante…quella…quella…
-L’insegnante Ivi?
-Sì, lei…sembra che gli faccia la corte. Non lo lascia un
attimo in pace. Mi da un nervoso.
-Beh, accanirsi con Richie e Melody, non ti aiuterà di certo.
-Okey, okey, ho capito l’antifona Takeshi…gli chiederò scusa.
Mi sono comportata male con loro. Non ne avevano colpa…solo che, sono così
lenti…
-Marina- Takeshi la guardò con disapprovazione.
-D’accordo, come non detto- alzò le spalle in segno di
rassegnazione.
*****
Ora che mi sento
bene...eh...spengo la luce...
Una mano spense l’interruttore
della luce.
Dopo tanti giorni, finalmente
riusciva a dormire. Erano stati giorni lunghi e intensi, dove sembrava che la
giornata durasse più del solito. Erano giorni che non riusciva e non poteva
dormire. Il pensiero di lei lontano da lui, lo tormentava notte e giorno.
spero di riuscire a
dimostrare...che...così va bene
Non voleva che gli altri si
preoccupassero per lui. Doveva far vedere loro che si era ripreso. Che tutto
andava bene e che quei momenti erano solo ricordi lontani. Doveva sforzarti di
andare avanti.
ora che ci penso mi perdo in quell’attimo dove dicevo che tutto era
fantastico...
Però ricordi di quei momenti
passati con lei, riaffioravano nella sua mente con una forza incredibile.
Quelle immagini di lei e lui che
guardavano il cielo notturno e indicavano le stelle con il dito.
mi sembra.. ieri...
Sembrava ieri quando i due
ragazzi discutevano, anche solo per una sciocchezza.
Sembrava ieri quando Satoshi
fermò Kasumi e le fece la promessa di proteggerla.
Sembrava ieri, quel giorno in
cui si erano incontrati per la prima volta…
e ora che è successo fa lo stesso...
Ma ormai cioè che era successo,
non lo si poteva più cambiare. Se lo era ripetuto tante volte.
I due ragazzi avevano preso
strade diverse, il destino li aveva divisi, nel momento in cui tutto sembrava
andare bene.
se non ti cerco non vuol dire
che mi hai perso...
Satoshi aveva continuato a
cercarla senza darsi un attimo di tregua…ma si era accorto che non poteva fare
più di così.
Non che si fosse rassegnato o
che avesse abbandonato ogni speranza di trovarla…era solo che, continuando così
si sarebbe distrutto da solo.
già sto sognando...
Qualche volta provava ad
immaginare, quale sarebbero state le sue prime parole, una volta che l’avrebbe
rincontrata. Che le avrebbe detto? Di sicuro che l’era mancata moltissimo.
ma adesso...
Chiuse gli occhi…
buona notte a te buona notte a me buona notte a chi ancora non ho incontrato...
buona notte pure a lei...lei te dove sei...
Chissà se in quel momento Kasumi
guardava il cielo stellato, chissà com’erano le sue notti, chissà se in quel
momento lo stava sognando.
anche oggi che ti ho
cercata...
Era stanco, aveva gli occhi che
gli si chiudevano dalla stanchezza, l’aveva cercata ancora…ma niente. Non c’era
nessuna traccia di lei o qualche indizio che la portasse sulle sue tracce.
buona notte a te buona notte a me buona notte a chi ancora non ho incontrato…
Tante persone avevano incrociato
nel loro cammino e tante altre persone avrebbero conosciuto.
buona notte pure a lei...anche oggi che ti vorrei...
Voleva vederla di nuovo, voleva ridere e
scherzare con lei…
La voglia di non ragionare ma
vivere sempre disposto a rischiare e ridere...
Le loro giornate passavano così
tranquille…lui sempre in azione, pregustando ogni momento come una piccola
avventura e lei appresso a lui, criticandolo ma anche preoccupandosi per lui.
riderne..la gioia di quest’attimo senza pensarci troppo solo gustandolo...
Non poteva cancellarsi il
sorriso raro di Kasumi e quei momenti in cui ridevano insieme per qualcosa di
buffo. Si sentiva così bene, quando la vedeva allegra e non poteva che esserne
felice.
le stesse storie e quei percorsi che non cambiano...
Tanti persone avevano incontrato
nel loro cammino, amici e non. E a modo loro, tutte quelle persone li avevano
cambiati, cresciuti.
quelle canzoni e le passioni che rimangono...
Amori, delusioni, litigi,
riappacificazioni…erano questi i sentimenti che li accompagnavano ogni giorno e
che affrontavano in ogni momento. Senza mai indietreggiare, ma sostenendosi uno
con l’altro.
semplicemente non scordare... ( nananana! )
Sperava che Kasumi, non
dimenticasse mai quei ricordi che tanto li avevano uniti e di tutte quelle
persone che stavano al loro fianco. E che non si scordavano di lei, come lui.
come i libri della scuola fra le dite...
Tra i banchi di scuola, compagni
e professori, libri e studio, gite e punizioni.
la colazione ogni mattina da una vita...semplice…
Ogni mattina svegliarsi di
fretta e ritrovarsela lì seduta in cucina, mentre faceva colazione e lo
guardava un po’ scocciata per il ritardo. Mangiare di fretta e correre fuori di
casa, per raggiungere in tempo la scuola. Salutare gli amici e sedersi nei
propri banchi, in attesa di una nuova lezione…e la giornata proseguiva come al
solito, semplicemente.
E ora, le mattine proseguivano
nel silenzio. La madre si limitava solo a qualche frase di saluto e riprendeva
la sua solita aria assorta. La sedia vuota di Kasumi stava sempre lì davanti a
lui, come per ricordargli della sua assenza.
E niente era come prima.
come incontrarsi perdersi poi ritrovarsi amarsi lasciarsi...
Si erano incontrati per la prima
volta e si erano persi nel loro mondo, per poi rincontrarsi un po’ più
cresciuti ed ammettere di volersi bene. E ancora una volta, si erano lasciati.
poteva andare meglio può darsi...
Forse se avessero fatto scelte
diverse, se si fossero comportati in maniera diversa…forse lei sarebbe rimasta
lì affianco a lui, come se niente fosse successo.
Forse sarebbe stato così…o forse
era destino che le cose precipitassero.
dormire senza voglia di
alzarmi...
Dalla sua scomparsa, non si era
dato pace e tutte le sue forze le aveva utilizzate per cercarla.
E ora…era stanco, con poca
voglia di continuare a far finta che tutto andasse bene.
La mattina faceva fatica ad
alzarsi, per poi non sentire la voce di lei urlargli contro.
e faccio quello che mi pare... ( nananana! )
Ma ormai doveva accettarlo. E
andare avanti, per tutte quelle persone che si preoccupavano per lui.
se ci penso ora...se ci penso
adesso...
“Se ci penso adesso…”
non so ancora che cosa ne
sarà...
“…che cosa ne sarà di noi due?”
perché mi manca il fiato...
perché ti cerco ancora...non so dove che cosa ci sarà!...ah...
Non avrebbe smesso di cercarla…e
l’avrebbe trovata un giorno…anche se non sapeva cosa gli avrebbe riservato il
destino.
...semplicemente semplicemente semplicemente .... ( nananana! )
buona notte a te buona notte a me buona notte a chi ancora non ho incontrato...
buona notte pure a lei...lei
te dove sei...anche oggi che ti ho cercata...
“Buonanotte, Kasumi”
buona notte a te buona notte a me buona notte a chi ancora non ho incontrato...
buona notte pure a lei...anche oggi che ti vorrei...
Et- voilà! Seconda parte della fan fiction, yeah!!
(>o<) Si vede quando sono contenta? (^-^)
Precisazione, questo capitolo è per metà una song fiction e
la canzone in questione è di Zero assoluto “Semplicemente”. Quando l’ho sentita
per la prima volta, ho pensato che fosse la più idonea per descrivere lo stato
d’animo di Satoshi. Il testo non è mio, ma l’ho trovato in giro per internet.
Che dite voi? Come vi è sembrata? E’ la prima volta che mi
cimento ad un song fiction (°.°)’
Molto ancora deve succedere…pensavo che la seconda parte
sarebbe stata più corta, ma tirando le somme ho trovato molti aspetti della
storia da sviluppare…non vedo l’ora (*o*), soprattutto di farvelo leggere
(^-^). Devo approfittarne ora che ho qualche ispirazione, per andare avanti a
scrivere…se no poi mi ritrovo bloccata per mesi (-_-)’
-Wow, hai visto Satoshi?- disse tutta allegra Haruka- La festa
è proprio bella!
-Già.
-E poi, hai visto che acrobati? Sono stati bravissimi anche i
loro pokèmon.
-Pika.
-Oh, anche tu sei bravo Pikachu- disse Haruka sorridendo, poi
notò una bancarella- Ah, lì vendono del filo zuccherato!
-Lo vuoi?- chiese Satoshi.
-Sì, grazie.
Satoshi, Haruka e Pikachu si avvicinarono alla bancarella e
comprarono del filo zuccherato.
-Gnum, che buono- disse Haruka contenta- Ah, poi dobbiamo
ancora vedere altre bancarelle, prima dei fuochi d’artificio!
-Ma non sei stanca?- chiese sorpreso Satoshi- Sono ore che
giriamo tra le bancarelle.
-Il festival c’è solo poche volte all’anno…voglio sfruttarlo al
meglio.
-D’accordo- disse Satoshi rassegnato.
Haruka iniziò ad avanzare, mentre Satoshi e Pikachu la
seguivano.
-Haruka, ciao- salutò una signora distinta dai capelli castani.
Era insieme ad un uomo dai capelli neri lisci ed un bambino con degli occhiali
e con i capelli color verde scuro.
-Mamma, papà, Masato! Che ci fate qui?- chiese lei sorpresa.
-Stiamo visitando il festival, no?- disse la madre- Tuo
fratello insisteva così tanto nel venirci.
-Uh, però…- disse un po’ contrariata.
-Piuttosto, non ci presenti il tuo ragazzo?- chiese la madre,
rendendo Haruka rossa in volto e provocando una risatina imbarazzata da
Satoshi.
-Mia figlia ha già un ragazzo?- chiese sorpreso e preoccupato
il padre.
-Mamma, noi non stiamo insieme!- disse Haruka agitata.
-E allora perché siete venuti alla festa voi due soli?- chiese
il fratello minore diffidente, sistemandosi gli occhiali.
-Ti sbagli, c’è anche Pikachu- Haruka lo fulminò con gli occhi-
E comunque, siamo qui solo per divertirci, chiaro?
-Certo, figliola- disse la madre sorridendo- Non devi sentirti
in imbarazzo.
-Ma io non…
-Mi sembra di averti visto da qualche parte- disse il padre,
guardando Satoshi- Come ti chiami?
-Satoshi, Satoshi Katsumoto.
L’uomo lo guardò sorpreso, come ricordandosi di qualcosa e
dopo qualche minuto di riflessione, gli sorrise.
-Ho capito…hai partecipato alla Lega Indigo?
-Sì, ma purtroppo sono stato battuto alla finali- disse lui un
po’ triste, ma cercando di riderci sopra.
-Hai combattuto bene- disse l’uomo- Ho visto l’incontro alla
tivù.
-Davvero?- disse lui sorridendo imbarazzato.
-Su, caro, adesso lasciamoli andare a divertirsi- disse la
donna al marito.
-D’accordo…a presto Satoshi- salutò.
-Arrivederci- salutò Satoshi e la coppia con il figlio si
allontanarono.
-Uff, era ora- disse Haruka sollevata.
-Che ti prende?- chiese lui.
-La mia famiglia…quando vedono che sto con qualcuno, non vedono
l’ora di saperne di più. Non sai quanto è stressante.
-Ma dai, sembrano così simpatici- disse lui sorridendo.
-Sì, fuori forse, ma quando è al lavoro, mio padre è molto
serio.
-Che lavoro fa?
-E’ un capopalestra- disse lei, mentre riprendevano a
camminare.
-Non lo sapevo.
-Non sono solita parlarne a scuola. Anche se appena dico il mio
cognome, capiscono che sono la figlia del capopalestra.
-Capisco…
-Ma non pensiamoci più…stavamo visitando il festival, no?
Allora andiamo- lo prese per il braccio e lo trascinò.
*****
-Wow, guardate quei pokèmon!- disse un bambino, che guardava
estasiato uno spettacolo con dei pokèmon- Non sono forti?
-Sì, lo sono- disse il padre, non facendo caso allo spettacolo,
ma pensando ad altro.
-Cosa c’è caro?- chiese la moglie, che teneva a braccetto e che
si era accorta della sua espressione.
-Quel ragazzo…
-Sei preoccupato per Haruka? Pensi che non sia un tipo
affidabile?
-No, no…- scosse la testa- Quando mi ha detto il suo cognome mi
sono ricordato di una cosa.
-Ovvero?
-Lui è il figlio di Hiroshi…Hiroshi Katsumoto.
La moglie stette un po’ a pensarci.
-Già, adesso che mi ci fai pensare…avevo letto la notizia anni
fa. Non era lui l’allenatore di pokèmon, scomparso in circostanze misteriose e
che poi l’hanno ritrovato morto?
L’uomo fece cenno di sì, mentre vedeva il figlio che
applaudiva allo spettacolo, senza accorgersi di quello che dicevano.
-Poverino, mi dispiace per lui…- disse lei triste- Ma tu
conoscevi il padre?
-Lo conoscevo di fama e una volta l’ho pure incontrato…ma era
sempre in viaggio, quindi era difficile potergli parlare.
-Non deve essere stato facile per Satoshi.
-Già.
*****
-Per te- disse Richie sorridendo, porgendo un pupazzo alla
ragazzina.
-Un pupazzo? Mi credi ancora così piccola?- disse Melody.
-Ah, ecco…- disse agitato e triste- scusa, io non volevo dire
questo…è che…
-Va bene, lascia stare- disse la ragazzina voltandosi- E’ un
regalo tuo, quindi lo terrò.
Richie sorrise e ripresero a camminare.
-Dove vuoi andare adesso?- chiese lui.
-C’è un piccolo spettacolo di pokèmon…mi piacerebbe vederlo.
-Certo andiamoci- sorrise e avanzò.
-Richie…- la ragazzina rimase ferma e guardava imbarazzata il
ragazzino.
-Cosa c’è?- chiese lui.
Lei avvicinò la sua mano a quella di lui. Richie la guardò
sorpreso e allo stesso tempo felice.
Presa la sua mano e insieme ripresero a passare tra le
bancarelle.
*****
-Mi spieghi perché?- chiese il ragazzino nervoso alla ragazzina
che camminava con lui.
-Perché fanno il Festival? Semplice, devi sapere che…
-No, intendevo dire…che ci facciamo noi due qui?
-Stiamo visitando il Festival, no?- disse semplicemente.
-Mh, volevo dire…perché sono a questo stupido Festival? Non
volevo venire e tu mi ci hai obbligato.
-Avresti preferito rimanere rintanato in casa?
-Perché no? Non sarebbe stato male.
-Sbagli, così come io cerco di andare avanti…anche tu devi fare
lo stesso.
-Non capisco cosa vuoi dire- disse sbuffando.
-Lo sai…anche tu hai risentito dell’assenza di Kasumi. E’ come
dice Takeshi…ognuno reagisce in modo differente. Io ho finito per aggredire
tutti, tu a tornare scontroso come prima.
Shigeru non disse niente e continuò a camminare.
-Perché ti ostini a comportarti così?- chiese Marina- Sei
insopportabile.
-Non ho chiesto io di uscire con te. Mi sarei volentieri
risparmiato questa tortura.
-Ohh, ma che avete tutti voi?- disse Marina sbuffando- Non vi
va bene niente.
-Tutti voi? A chi ti stai riferendo?
-A nessuno in particolare- incrociò le braccia- Se non vuoi
venire con me, non importa. Ne farò a meno- si voltò e se ne andò innervosita.
Il ragazzino la guardò che se ne andava con passo veloce e
sospirò.
Una parte di lui avrebbe fatto immediatamente retro marcia e
se ne sarebbe tornato a casa. Ma un’altra parte di lui, lo spingeva a non
lasciarla da sola.
Maledì quella parte di lui e con passo svogliato, andò alla
ricerca della ragazzina.
Però si fermò dopo qualche passo, perché vide una faccia
famigliare.
Sospirò di nuovo. Non se n’era accorto, mentre molto
probabilmente Marina sì.
-Shigeru- disse la persona sorpresa- Non pensavo di incontrarti
al Festival.
-Mh, salve prof. Kenji- guardò la persona con cui era. Era una
donna formosa dai capelli viola- professoressa Ivi…
-Ciao Shigeru- disse lei salutando- Come mai sei solo? Un
ragazzino carino come te non dovrebbe starsene solo al Festival.
Shigeru non rispose e si limitò a lanciargli uno sguardo
infastidito.
-Mi sembrava di aver visto Marina…ma forse mi sbaglio- disse
Kenji dubbioso.
-Mh…- disse Shigeru- Sì, è venuta alla fiera.
-Oh, in questo caso, salutala da parte mia…So che in questo
periodo non se la sta passando bene.
Il ragazzino si voltò.
-…Io sarò anche scorbutico, ma lei rimane un insensibile- e se
ne andò, lasciando perplesso Kenji.
Shigeru continuò a cercare di nuovo. Non poteva essere
andata molto lontano.
Poi la vide. Era seduta dietro una bancarella, ben sicura di
non esser vista da nessuno.
La raggiunse e la guardò.
Marina era seduta per terra, con le gambe rannicchiate al
petto. Quell’immagine gli ricordò un’altra ragazzina, che era solita
nascondersi da tutti.
-Cosa ci fai qui? Pensavo che fossi tornato a casa…- la
ragazzina non lo guardò in faccia.
-Ho perso la strada del ritorno…- disse lui, sedendosi accanto
a lei.
-Non sono in vena delle tue battute, Shigeru- disse Marina-
Pensavo che non vedevi l’ora di sbarazzarti di me.
-Era questo il mio intento…ma poi ci ho ripensato.
-Pensi che sia questo il momento buono per prendermi in giro?
-Potrei…ma non lo farò. Proprio perché mi ricordi Kasumi…
-Kasumi?- chiese lei sorpresa.
-Lei non amava stare alle feste e non sopportava stare con
tanta gente. Così che ogni volta si allontanava e si andava a nascondere da
qualche parte, in attesa che tutto finisse. Noi eravamo molto simili…anche a me
non piaceva partecipare alle feste e partecipare a tutti quei convegni dove
veniva invitato mio nonno.
-…Ti manca?
-Diciamo che da quando se n’è andata, nutro dei veri dubbi su
tutto…così come lei se n’è andata, anch’io me ne potrei andare un giorno.
-E perché mai?
-Perché siamo simili…anche se abbiamo obiettivi diversi,
entrambi cerchiamo la stessa cosa. E quando è scomparsa Kasumi, non ho fatto
che pensare che potevo esserci io al suo posto. Eppure, speravo che lei
cambiasse il nostro destino, che mi dimostrasse che c’era una scelta
alternativa per noi. Ma invece lei se n’è andata…e io pur sapendolo, non l’ho
fermata.
-Shigeru…- Marina lo guardò dispiaciuta.
-Ho incontrato il professore Kenji…
Marina chinò il capo.
-Ha detto che ti saluta.
-…capisco.
-Sei messa male, eh?
-Ti ho mai detto che a volte sei davvero odioso?- disse Marina
ironicamente.
-Me l’hanno detto in tanti- disse lui sorridendo come se non
fosse niente.
La ragazzina sorrise e alzò la testa.
-Hai davvero uno strano modo per risollevare il morale alle
persone- disse lei divertita.
-Io non sono portato per queste cose…- disse lui alzando le
spalle- Sono mia sorella e Satoshi i più idonei per questo ruolo. Io mi limito
a guardare…
-Ed agire quando serve- concluse Marina- Sai…quando ho saputo
che quell’odiosa di Ivi aveva invitato Kenji, mi sono sentita male…ma ora che
ci sei anche tu qui…- sorrise- non mi sento più sola. Diciamo che a tuo modo,
ti rendi utile.
-Cos’è, ironia?- chiese Shigeru diffidente.
Marina si mise a ridere, lasciando perplesso Shigeru. Però
si sentiva bene a vederla sorridere di nuovo ed essere stato lui a renderla
così.
-Hai intenzione di stare qui a prenderti gioco di me per tutta
la sera o…- si alzò in piedi e gli porse una mano- vuoi visitare il Festival?
Marina lo guardò incerta.
-Credevo che tu odiassi i Festival.
-Sarà compito tuo farmeli apprezzare- disse lui.
La ragazzina dai capelli blu, fece cenno di sì contenta e
con l’aiuto di Shigeru si alzò in piedi.
-Fidati di me- disse lei sicura- uscirai di qui laureato in
Festivalogia (^-^).
-Questo non promette niente di buono (-_-)’.
-Dai andiamo (^o^)- e lo trascinò.
*****
-E così per vendetta, gli ho strappato i suoi disegni.
-Uh, poverino…
-Già, non la smetteva di piangere. Del resto non si era neanche
lui comportato bene con me, distruggendo le mie cose- sospirò- Ma poi, la mamma
mi disse che mi faceva i dispetti, perché lo lasciavo solo per andare a giocare
con i miei amici. Capii che ero stata un insensibile e così per farmi
perdonare, passai più tempo a giocare con mio fratello. A volte si comporta da
saputello, ma se lo conosci bene, capisci che lo fa solo per fare amicizia-
sorrise e guardò Satoshi- E tu? Ti comportavi così con tua sorella?
Satoshi divenne pensieroso.
-Ops, scusa, io non volevo…- disse Haruka mortificata.
-Non importa- cercò di sorridere- Ormai l’ho già superata e sto
bene. Io e mia sorella avevamo uno strano rapporto…a volte sembravamo non
sopportarci, altre volte…- sospirò-…eravamo molto affiatati.
-Oh…- chinò la testa- Ti manca molto, vero?
-…sì.
-Vedrai che tutto si risolverà- sorrise convinta- Tua sorella
tornerà, ne sono certa!
-Eh, ah…sì.
-Adesso pensiamo solo a divertirci e a scacciare via i pensieri
tristi- disse Haruka avanzando per prima- Ho visto delle bancarelle favolose,
là in fondo…
Satoshi all’improvviso si bloccò e guardò davanti a sé, come
impressionato.
Haruka si accorse che Satoshi non la seguiva più e guardò il
ragazzo.
-Che ti prende?
-…Io…scusa, devo andare- disse sempre guardando davanti a se e
sorpassandola, mischiandosi tra la folla.
-Ehi, Satoshi!
Troppo tardi, era andato.
-Ma cosa gli è preso all’improvviso?
“Sono sicuro di aver visto bene”- pensò mentre correva tra
la gente- “Era passato per di qui…”
Si guardò in giro prendendo fiato.
Niente, nell’oscurità e con i rumori della folla, non si
vedeva niente.
“Non posso essermi sbagliato…”
-Satoshi, perché sei scappato all’improvviso?- Haruka sbucò
dietro Satoshi- Non sta bene piantarmi così.
-Eh? Ah, sì…hai ragione…è solo che…
-Cosa?
-…- ci pensò su e scosse la testa- No, niente. Torniamo alla
festa.
“Eppure…sono sicuro che quella ragazza fosse Kasumi…”
*****
-Che noia…- disse Jackson.
-Tieni pazienza ancora un po’- disse Sakura che camminava
insieme a lui, dietro a due ragazzi.
-Però sono ore che non fanno altro che gingillarsi tra di loro-
si lamentò lui.
Sakura gli sorrise senza saper cosa rispondere. Poi notò
delle persone ed alzò la mano.
-Ehi, Melody, Richie!
Le persone chiamate si girarono e sorrisero quando li
scorsero tra la gente.
-Sakura, Jackson- disse Melody- Siete venuti alla fine.
-Già…vi state divertendo?- chiese Sakura.
-Sì, molto- disse Melody con un leggero rossore.
-Beati voi…noi dobbiamo stare appresso a quei due stoccafissi-
disse Jackson, indicando una coppia di ragazzi.
-Uh, capisco…- Richie li osservò. Poi vide arrivare un’altra
coppia dietro di loro- Satoshi! Ciao!- salutò.
Il ragazzino, insieme ad Haruka si avvicinarono al
gruppetto.
-Ciao, che ci fate qui? (^-^)
-Facevamo un giro…- disse Richie lasciando la frase vaga.
-Ragazzi, siete tutti qui? (^.^)- disse comparendo Marina alle
spalle di Jackson.
-Ahh! La pazza! (O_O)’- disse Jackson indietreggiando.
-Che spiritoso (-_-)*- disse Marina sarcasticamente- Per tua
norma, oggi sono di buon umore.
-Meno male (U.U)’- sospirò sollevato.
Marina guardò Richie e Melody.
-Mi dispiace per l’altra volta…non era mia intenzione causare
malintesi.
-Non importa- disse Melody sorridendole- Richie mi ha spiegato
tutto.
Marina contraccambiò il sorriso, sentendosi più serena.
-Ma di che state parlando?- chiese Satoshi guardando il
gruppetto.
-E’ una lunga storia, Satoshi…(U_U)- disse Shigeru,
appoggiandogli una mano sulla sua spalla in segno di commiserazione.
-Da quando partecipi ai Festival? (°_°)’- chiese Satoshi
sorpreso di vederlo lì.
Shigeru indicò Marina.
-Oh, capisco (°.°)’.
-Ciao ragazzi!- arrivò Takeshi insieme ad una ragazza- Che fate
di bello?
-Ciao Takeshi…- disse Marina e guardò la ragazza- Lei?
-Oh, già…- disse Takeshi imbarazzato- Lei è Erika…è iscritta ad
un'altra scuola, che si trova a qualche isolato vicino a noi.
-Non ci posso credere, tu vai a quella famosa scuola
femminile?- chiese sorpresa Sakura.
-Sì- disse Erika un po’ imbarazzata.
-Wow, allora devi essere un personaggio famoso- disse Marina.
-Più o meno…diciamo che è tradizione della mia famiglia
frequentare quella scuola.
-Guardate, stanno per accendere il falò!- disse d’un tratto
Haruka.
Un uomo salì su una scala e arrivò alla cima di un grosso
aggruppamento di assi di legno. In mano aveva una torcia di fuoco e la gettò in
mezzo, facendo prendere fuoco tutto il legno.
-Che bello!- disse Masato guardando da alcuni metri, insieme ai
suoi genitori.
Il padre e la madre si guardarono dolcemente e poi ripresero
a guardare il falò.
Però iniziò ad alzarsi un po’ il vento. Prima con un soffio
e poi aumentando, facendo muovere spaventosamente le fiamme del falò.
-Ma da dove arriva questo vento?- chiese Marina, cercando di
coprirsi.
-E’ strano…- disse Takeshi osservando perplesso- Fino ad un
attimo fa non tirava un filo di vento.
-Sta aumentando…- disse Sakura- c’è il rischio che le fiamme si
propaghino e brucino qualche bancarella.
-Non preoccuparti, ci penseranno gli organizzatori a spegnere
subito il fuoco- disse Jackson.
E difatti qualche uomo si avvicinò con dell’acqua, ma prima
che potesse gettarla, ci fu un improvvisa esplosione, che scaraventò lontano le
persone che si trovavano vicino al falò.
Si alzò un gran polverone, che ben presto scomparì, facendo
posto a delle persone in divisa.
-Ma chi sono?- chiese Melody.
-Quelle divise…- disse Satoshi guardando stupito.
-Salve a tutti- disse la voce di un ragazzo che si mise davanti
agli altri uomini- Scusate per aver disturbato la vostra festicciola…noi siamo
quelli del Team Rocket e siamo qui per rallegrarvi la serata- sorrise
divertito- Potete iniziare- fece cenno ad uomo che stava dietro di lui.
Lui premette un bottone e il vento divenne ancora più forte,
facendo crescere il fuoco e schizzando delle piccole fiammelle intorno. In poco
tempo si creò un caos, tra gente che scappava via e persone che urlavano di
paura. Il grosso ventilatore da loro azionato, impediva alla gente di muoversi
e le bancarelle più vicine non riuscivano a sfuggire alle fiammelle.
-Cos’hanno intenzione di fare questi qui!- disse Richie.
-Dobbiamo fermarli!- disse Marina prendendo una pokèball.
-Aspettate, se ci avviciniamo molto, rischiamo di bruciarci-
disse Takeshi, cercando di fermarli.
-Satoshi!- gridò Haruka, vedendolo correre verso il Team
Rocket- Fermati, è pericoloso!
Ma Satoshi e Pikachu erano ormai lontano.
-Non c’è la farà da solo- disse Jackson preoccupato.
Shigeru corse al suo seguito.
-Rimani qui Melody- disse Richie alla ragazzina e seguì gli
amici.
-…Richie- Melody guardò preoccupata il ragazzino.
-Andati…sono i soliti- disse Takeshi preoccupato.
-Takeshi, noi occupiamoci di mettere in salvo le persone, prima
che il fuoco dilaghi- disse Erika seria.
-Sì- fece cenno di sì.
-I miei pokèmon si occuperanno di spegnere il fuoco- disse
Marina facendo uscire i suoi pokèmon.
-Ti aiuto- disse una voce dietro di lei.
-Kenji!- esclamò Marina sorpresa.
-I tuoi pokèmon non basteranno, hai bisogno dell’aiuto di altri
pokèmon.
Marina fece cenno di consenso e i due ordinarono ai loro
pokèmon di usare il getto d’acqua.
*****
“Il Team Rocket…”
Satoshi correva verso di loro, mentre nella mente percorreva
i ricordi legati a quel nome, tra cui il discorso di Shigeru.
Voleva sapere, voleva fare luce sui suoi dubbi. Loro forse
sapevano qualcosa della scomparsa di Kasumi.
La gente presente al Festival correva in senso contrario ed
urlava e si lamentava. L’entrata in scena del Team Rocket aveva provocato un
gran subbuglio tra la folla, che cercava di mettersi al riparo dal fuoco
portato dal vento.
Il ragazzo che prima aveva parlato alla folla, ora parlava
ai suoi colleghi. Facevano cenno di sì e se ne andavano ognuno in direzioni
differenti.
-Ehi!- disse Satoshi, attirando l’attenzione del ragazzo, ma
subito gli si parò altri del Team Rocket.
-Dove credi di andare?- chiese uno di loro.
-Levatevi di mezzo! Devo parlare con lui!
-Non ha tempo da perdere con te- si prepararono con dei
pokèmon- Dacci i tuoi pokèmon!
Satoshi guardò da lontano una persona che si era avvicinata
al ragazzo. Era incappucciato e sembrava parlare con lui. Teneva qualcosa in
mano, qualcosa di rotondo e scintillante.
Il ragazzino si ricordò di una sfera messa in esposizione al
Festival, la chiamavano la sfera Gs, per via delle iniziali incise sopra. Era
considerato un gran tesoro e nessuno era riuscito a scoprirne il segreto.
Il ragazzo e l’altra persona fecero un breve cenno di intesa
e i due si separarono.
-Pikachu!- ordinò Satoshi e il pokèmon capì subito, scaricando
una scarica elettrica a quelli del Team Rocket che caddero a terra- Neanche io
ho tempo da perdere- disse lui serio, sorpassandoli.
Si guardò intorno, non c’era traccia delle due persone. Poi
intravide la persona incappucciata allontanarsi. Senza fermarsi a rifletterci,
corse subito all’inseguimento. Voleva delle risposte e le avrebbe avute.
I ragazzi continuano a combattere contro i nuovi avversari e
cercano di salvare la situazione. Mentre Satoshi continua a seguire il
personaggio misterioso. Convinto che una volta raggiunto, avrebbe avuto le
risposte che cercava. Ma ciò che invece troverà, sarà tutt’altra cosa.
Fila via, come il vento, mia cara fan fiction…voglio che
voli sopra le teste dei lettori e che li faccia sognare, così come ho sognato
io quando ti ho scritta.
Ah ah ah! (^o^) Scusate questo piccolo intermezzo, ma è una
piccola poesia venuta al momento. Ah ah ah, che buffa! (^///^) Mi vergogno.
Passando ad altro, la fan fiction sta andando avanti…ci sono
ancora dei buchi qua e là…ma spero di riuscire a tapparli al più presto.
Quindi, presto nuovi capitoli (^-^)
Il pokèmon dell’avversario fu scaraventato lontano dal colpo
di Onix.
-Perché volete i nostri pokèmon! Era questo il vostro obiettivo
sin dall’inizio?- chiese Marina a quelli del Team Rocket.
-Non siamo tenuti a rispondere…- disse uno.
-Vi faremo confessare con la forza- disse Marina.
-Tzk…non abbiamo il tempo per chiacchierare, abbiamo degli
ordini ben precisi- più persone con la divisa del Team Rocket li circondarono.
Nel momento in cui i loro pokèmon sferrano un attacco contro
i ragazzi, un fascio di energia li fa da scudo e li protegge.
Marina e gli altri guardarono sorpresi la persona che aveva
mandato il fascio di luce.
-Professoressa Ivi!- esclamarono Marina e Takeshi sorpresi.
-State bene?- chiese la donna con uno sguardo serio, mentre il
suo pokèmon si preparava ad un nuovo attacco.
-S- sì…- disse tranquillizzata Sakura.
-E’ stato il suo pokèmon a salvarci?- chiese Jackson.
-State attenti, non sono da sottovalutare- disse la donna.
-Vi servirà ben poco esservi salvati dal nostro attacco…- disse
uno dei ragazzi del Team Rocket- Ora non potrete schivare il prossimo attacco.
-Eh, eh…ragazzi, vi consiglio di non mettervi contro di lei.
Tutti si girarono per vedere chi aveva parlato e videro un
ragazzo biondo, che camminava tranquillamente raggiungendoli.
-E’ da tempo che non ti si vede in giro…eh, Liviane?- guardò la
donna dai capelli viola.
La donna fece una smorfia poco contenta.
I ragazzi guardarono confusi la donna, mentre Kenji rimaneva
serio.
-Vedo che hai fatto carriera…e dire che non eri altro che un
insulso moccioso- disse la donna con arroganza.
-Capo…!- i compagni fecero per vendicarsi, ma lui li bloccò con
un gesto, rimanendo impassibile.
-In effetti…una volta che te ne sei andata, non c’era più
nessuno a mettermi i bastoni tra le ruote. Mi hai reso un gran favore- fece un
sorrisino divertito.
-Ci capisci qualcosa, tu?- chiese Marina a Takeshi.
-N- no…però sembra che si conoscano.
-Cosa siete venuti a fare qui?- chiese Ivi.
-Oh, sai le solite cose…- disse lui alzando le spalle.
-Divertente…- disse sorridendo e con velocità impressionante,
il suo pokèmon lo attaccò a sorpresa.
*****
Satoshi e Pikachu correvano dietro l’incappucciato.
Non capiva perché avevano rubato quella sfera. A parte il
suo valore storico, non valeva niente.
Che cosa avevano in mente?
-Sembra che abbiamo un curioso…- disse una voce tra la
vegetazione.
-Io direi un ficcanaso- disse un’altra voce.
-E non sa in che guaio si sta cacciando- concluse una terza
voce.
Tre figure saltarono giù, cadendo a qualche metro da lui e
Pikachu.
-Voi!- disse Satoshi indicandoli.
-Oh, il marmocchio…- disse la ragazza dai capelli rosa.
-Sapevo che ci saremmo rivisti- disse il pokèmon gatto.
-Non ti eri accorta che eri seguita?- disse un ragazzo dai
capelli azzurri al personaggio incappucciato.
La persona era ferma e gli dava le spalle.
-Certo che sì. Me ne sarei occupata da sola- rispose seccato.
-Oh, ma che squadra siamo, se fai tutta da sola?- disse il
ragazzo risentito.
-Io non sono in squadra con voi- disse la persona, girando di
poco la testa- Posso sbrigarmela da sola.
-Come vuoi- disse la ragazza alzando le spalle- Allora ti
lasciamo con il marmocchio.
-Ma…- fece per contraddire il ragazzo.
-Direi che questo momento è riservato a lei- disse la ragazza
al ragazzo, con un sorriso.
Il ragazzo fece cenno di sì e i tre si allontanarono,
lasciando solo Satoshi e il personaggio misterioso.
-Ebbene…direi che era destino rincontrarci- disse la persona
incappucciata.
-Che avete intenzione di fare con quella sfera? Non vi
appartiene!
-Questa dici?- guardò la sfera- In effetti, vista così sembra
senza valore…ma non puoi mai sapere cosa nasconda una cosa, dall’apparenza
futile.
Satoshi non parlava e guardava incerto e dubbioso la
persona.
-Già…non mi riconosci così…- si tolse il cappuccio, rivelando
una ragazza dai lunghi capelli color arancio.
Il ragazzo non voleva credere ai suoi occhi. Non voleva.
-Ka…Kasumi.
-Vedo che hai buona memoria.
-I- io…ti stavo cercando…- disse con la voce che gli tremava e
lentamente gli si avvicinò.
La ragazza non rispose e continuò a guardarlo con quei suoi
occhi di ghiaccio. Fece un cenno con la mano e comparve alle sue spalle un
pokèmon, che attaccò di sorpresa Satoshi.
*****
Il colpo aveva creato un gran polverone intorno. Tutti erano
rimasti stupiti dall’improvvisa azione di Ivi.
-Lo ha sconfitto!- disse Sakura con speranza.
-No…- disse Melody guardando in mezzo alla polvere.
Difatti, il ragazzo era ancora lì in piedi, sorridendo come
se non fosse successo niente, mentre intorno a lui si era creata un istantanea
barriera.
-Mh…scordavo che sei stato mio allievo…- disse la donna, non
tanto sorpresa.
-Uno dei migliori- aggiunse lui.
-Non credo di aver capito bene…perché ha detto allievo?- chiese
Marina sottovoce.
-E’ assurdo…- disse Jackson- questo vorrebbe dire che…
-Certo che proprio non ti capisco. Hai rinunciato a tutto per
questo?- il ragazzo guardò con superiorità il luogo- Voi donne siete così
strane.
-Un moccioso come te non potrà mai capire- disse Ivi,
stringendo forte la mani.
-Eh, non farmi ridere…sei tu che sei scappata da tutto questo e
come una codarda, sei tornata indietro.
Ivi chinò la testa con rabbia.
-Sta zitto!- intervenne Kenji.
La donna e il ragazzo guardarono sorpresi Kenji.
-Ivi ha avuto il valore di affrontare la vita vera…mentre voi
vi limitate ancora a giocare come bambini. Chi è allora, il vero codardo tra
voi due? Non avete la minima idea di quello che state facendo!
-Kenji…- la donna guardò quasi commossa il ragazzo.
-Ivi, non devi farti spaventare dalle parole di lui- Kenji la
guardò- Ormai quel periodo lo hai superato, non devi intristirti…
Ivi abbozzò un sorriso.
-Sì, hai ragione.
-Capo, che dobbiamo fare?- chiese uno dei ragazzi.
Il ragazzo guardò il suo orologio.
“Ormai sarà già abbastanza lontana…”- pensò.
-E’ ora di andare…richiamate gli altri…- si voltò per
andarsene- E’ stato un piacere rivederti Liviane- salutò.
Anche gli altri ragazzi si voltarono, per andarsene.
-Battono in ritirata?- chiese sollevata Sakura- Allora, si sono
arresi?
-No- disse Ivi guardando seria il ragazzo allontanarsi-
Probabilmente, hanno già ottenuto quello che volevano…
Il lontananza si udì un suono di sirene.
-I vigili del fuoco!- esclamò contenta Sakura.
-C’è anche la polizia- disse Haruka vedendo delle luci blu.
-Sono arrivati tardi come al solito- disse Jackson.
-Che sia per questo che se ne sono andati di fretta?- chiese
Takeshi- Sapevano che stavano per arrivare?
-E’ probabile…- disse Jackson.
-Tutto bene Ivi?- chiese Kenji appoggiando la mano sulla spalla
della donna.
-Sì…- disse lei guardandolo- Scusami per prima…
-Non fa niente- gli sorrise.
Marina era ferma a qualche metro dietro di loro e continuava
a fissarli da lontano.
A molti metri da loro, un cellulare squillò e un ragazzo
biondo rispose.
-Sì…il piano diversivo è andato a gonfie vele. Abbiamo quello
che volevamo. Il nostro agente sta tornando alla base con la sfera.
*****
Il polverone si stava diramando. Satoshi era sdraiato per
terra a pancia in su.
-Tira fuori i tuoi pokèmon, se vuoi salvarti dal prossimo
attacco- disse la ragazza con sguardo serio.
Non capiva, non riusciva a capire cosa stava succedendo.
Perché…perché Kasumi si stava scontrando con lui?
Cos’era successo alla Kasumi che conosceva? Quella bambina
che era entrata nella sua vita e l’aveva cambiata, dov’era finita?
-Mamma, sei tornata!- disse un bambino scendendo
velocemente le scale e raggiungendo una donna che stava all’entrata- Sai che…
Ma si fermò, non appena si accorse di qualcosa di strano.
La madre stava ferma lì e lo guardava sorridendo.
-Mamma?- chiese curioso.
-Satoshi…ti presento una persona- si fece un po’ da
parte per far passare davanti una bambina.
Satoshi guardò incuriosito la bambina, il colore dei suoi
capelli erano di un acceso arancione e gli occhi erano celesti. A prima vista
lui era un po’ più basso di lei, forse di qualche centimetro e la sua
carnagione era molto chiara. Però ciò che lo preoccupava, era lo sguardo di
lei. Uno sguardo gelido, quasi come se lo volesse trapassare con la sola vista.
Si chiedeva cosa ci facesse quella bambina con sua madre
e perché era la prima volta che la vedeva.
Forse era la figlia di qualche amica di sua madre e
l’aveva l’invitata per la merenda…sì, era così. Non c’era altra spiegazione.
Il piccolo Satoshi alzò lo sguardo verso la madre. Lei si
chinò quasi a raggiungere la loro altezza e appoggiò le mani sulle spalle di
quella bambina.
-Satoshi…lei è Kasumi…da oggi in poi sarà tua
sorella. Cercate di andare d’accordo, okey?
Satoshi spalancò gli occhi. Non ci credeva. Quella
bambina…era sua sorella? Ma non l’aveva mai vista. Perché allora sua madre
aveva detto che era sua sorella?
-Dai Satoshi…saluta- disse la madre, svegliando dai
pensieri Satoshi.
-C-ciao- si sforzò di dire con il sorriso sulle
labbra.
In fondo l’idea di avere una persona in più in casa,
fratello o sorella o chi che sia, non era male.
E poi a lui faceva piacere conoscere gente nuova e forse
lui e Kasumi sarebbero potuti diventare ottimi amici…
La bambina lo guardò, quasi squadrandolo e poi fece un
cenno di saluto disinteressato.
Satoshi guardò scioccato Kasumi e poi guardò la madre.
La signora si limitò ad un sorriso imbarazzato.
-Avrete tempo per conoscervi meglio- si alzò in piedi
e si diresse verso la cucina- Adesso preparo qualcosa da mangiare.
All’ingresso rimasero solo Satoshi e Kasumi, uno di
fronte all’altro.
-Allora, hai ancora intenzione di fissarmi a lungo,
bamboccio?- disse con arroganza.
Satoshi non disse niente. Il suo desiderio di avere un
nuovo compagno di gioco, si era frantumato in quelle poche parole.
La loro convivenza era stata in un certo senso forzata e i
due sembravano non andare proprio d’accordo.
Però doveva ammettere che lei, era sempre accanto a lui…
Un bambino se ne stava seduto su di una collina, a
guardare come assorto il paesino sotto di lui.
Stava lì ad aspettare come se dovesse arrivare qualcuno.
Ma non arrivava.
Lo sapeva che non doveva stare lì, sapeva che non sarebbe
arrivato, non più…però lui rimaneva lì…non capiva il perché, ma sentiva il
desiderio di rimanere lì.
Ad un tratto sentì un rumore di passi e si girò. Vide a
pochi metri una bambina che lo guardava con il suo solito sguardo freddo.
“Kasumi”
-Che ci fai qui!- disse quasi un po’ infastidito o
imbarazzato dalla presenza di lei.
Non capiva perché, quella bambina lo faceva sentire così
a disagio.
Kasumi non rispose e si sedette lì vicino a fissare il
paesino, come stava facendo Satoshi prima.
Il bambino si chiedeva se Kasumi avesse qualcosa in
mente…ma lei non disse niente per tutto il tempo.
I due rimasero allora a guardare il panorama, fino al
calare del sole.
Quando gli ultimi raggi di luce stavano per svanire per
fare posto alla notte, Kasumi si alzò da terra e guardò Satoshi.
-Torniamo a casa…- disse con tranquillità, allungando
la mano verso un bambino quasi confuso.
Satoshi con qualche incertezza afferrò quella mano e si alzò
in piedi.
La bambina s’incamminò per prima, senza staccarsi dalla
mano di Satoshi. I due camminarono lungo il percorso verso una piccola
villetta, senza dirsi niente, accompagnati solo dalla quiete di quel bosco.
Satoshi teneva lo sguardo abbassato e ogni tanto lo
alzava per guardare da dietro la piccola Kasumi.
Era rimasta lì per tutto quel tempo, per lui? Era
preoccupata per lui?
Forse non era così male avere una sorella.
Già, con il tempo si sarebbero conosciuto meglio e
sarebbero diventati ottimi amici.
Bastava solo aspettare…
Sentendo il calore di quella mano stretta alla sua,
sentiva che la sua malinconia e solitudine stava pian piano svanendo, facendo
largo ad una nuova piacevole sensazione.
Si sentiva di nuovo felice e sperava che quella sensazione
non sparisse ancora.
Perché era cambiato tutto?
Allora era vero…lei si era unita al Team Rocket…lei aveva
scelto un’altra strada…si era alleata con il male.
-Perché…perché Kasumi?
La ragazza lo guardò.
-Io credevo che…in fondo noi…eravamo amici….
-…che illuso. Io non ho mai voluto essere tua amica.
Cosa stava dicendo?
-Io avevo un mio obiettivo già dall’inizio. Non ho mai avuto
intenzione di rimanere a lungo con voi.
In fondo aveva ragione…adesso che ci pensava…Kasumi aveva
tenuto le distanze da tutti, tenendo per conto suo i suoi pensieri e il suo
dolore. Era sempre così distante…quasi irraggiungibile…
Però…
Alzò lo sguardo verso Kasumi.
Negli ultimi tempi, sembrava quasi che avesse iniziato ad
aprirsi…
Ma sicuramente si sbagliava…
E lui che…l’aveva cercata così a lungo, così
disperatamente…sembrava quasi che Kasumi stessa si prendesse gioco di lui.
-Ho capito…- si alzò in piedi- Dovevo capirlo già da prima.
Tu…non avevi intenzione di tornare…
-Ti sei deciso a combattere, finalmente.
Si sentiva così male. Gli faceva male il cuore. Come se
qualcosa l’opprimesse.
A cosa era servito cercarla?
-Preparati!- fece uscire dall’oscurità il pokèmon che aveva
attaccato Satoshi. Era il suo Gyrados, però di un colore diverso, verso il
rosso fuoco.
Anche Satoshi prese un pokèball e la fece ingrandire a
dimensione normale.
-Ti sei presa gioco di me- guardò Kasumi con rabbia- Ti sei
presa gioco di tutti noi!
-Sai che m’importa- disse alzando le spalle- Siete solo delle
pedine per me.
-Vuoi dire che…io…tutti noi…non abbiamo contato niente per te?
-…no.
Satoshi strinse forte i pugni. Una gran rabbia si stava
prendendo possesso di lui.
Era così assurdo…si sentiva un ingenuo e stupido.
Ma ora era troppo tardi per pentirsi. Chiunque fosse non
aveva più importanza…faceva parte del Team Rocket e andava fermata.
-E’ ora della resa dei conti…- disse Satoshi determinato.
-Bene- la ragazza sorrise soddisfatta.
-Charizard, scelgo te!- fece uscire il pokèmon drago.
-Ohh, sei sicuro della tua scelta?
-Certo, ora obbedisce ai miei comandi…e ti faremo vedere di
cosa siamo capaci- disse indicandola.
-E’ quello che vedremo. Avanti, attacca.
-Charizard, attacco braciere!
-Gyrados, scudo!
I due pokèmon si scontrarono in un accesa battaglia, dove
entrambi erano determinati a vincere.
Per qualche minuto, i due pokèmon sembravano essere alla
pari, però man mano il Charizard di Satoshi iniziava ad indebolirsi.
Satoshi se n’era accorto, ma non voleva comunque fermarsi.
Pikachu guardò preoccupato Charizard e Satoshi. Era come se
il ragazzo accanto a lui, non fosse il suo allenatore, ma una persona immersa
nell’odio.
Non c’era un modo di fermarli? Se avessero continuato così,
facendo sfogo della loro rabbia, Satoshi ne sarebbe uscito sconfitto. Cosa
poteva fare?
Charizard si fermò a terra, quasi a riprendere fiato.
-Charizard, in piedi! Non possiamo farci sconfiggere!- incitò
Satoshi arrabbiato.
Il pokèmon si sforzò a reggersi in piedi e Gyrados continuò
il suo attacco, che avrebbe colpito in pieno Charizard, se qualcosa non sarebbe
intervenuto.
Un pokèmon comparve d’improvviso e si mise in mezzo alla
battaglia, bloccando l’attacco di Gyrados.
Kasumi guardò la persona che aveva mandato il suo pokèmon.
-Shigeru! Che ci fai qui!- disse Satoshi infastidito dal suo
intervento.
Il ragazzo non rispose e guardò serio la ragazza.
-Se proprio vuoi combattere, fallo con me.
Kasumi si sistemò indietro una ciocca di capelli e si voltò.
-Riprenderemo più avanti la nostra battaglia, Satoshi- disse
mentre richiamava il suo pokèmon nella sfera e si allontanava tra la
vegetazione.
-Aspetta!- gridò Satoshi deciso a raggiungerla, ma fu bloccato
da Shigeru, che gli si parò davanti.
-Sono venuto qui per te- rispose lui serio- Non sei in grado di
combattere.
-Che dici! Io…- non fece in tempo a terminare, che Shigeru lo
spinse per terra.
-Che fai!- disse Satoshi sdraiato per terra- Vuoi per caso
combattere?!
-Svegliati Satoshi!- disse Shigeru, facendolo zittire- Ti rendi
conto di quello che stai facendo?!- gli indicò il suo Charizard affaticato-
Volevi fargli del male? Era questo il tuo intento?
-No, io volevo solo sconfiggere Kasumi!
-E a che prezzo? La vita di Charizard non è più importante di
un combattimento?!
Satoshi guardò sorpreso Shigeru. Era una delle poche volte
che lo vedeva così arrabbiato.
Era come se fossero tornati a quando erano bambini, quando
discutevano e finivano per picchiarsi.
Ma era diverso ora. Non si trattava più di una semplice
marachella.
-Tu non capisci! Non sai cosa sto provando!
-Io so solo che quello che combatteva un minuto fa, non era il
solito Satoshi che conoscevo!
Satoshi lo guardò.
-Non è tua abitudine combattere così- continuò Shigeru- Se tu
avessi continuato…avresti di sicuro perso.
-Però…- cercò di controbattere, ma non riusciva a trovare una
buona argomentazione. Quindi strinse forte i pugni con rabbia.
-Satoshi…Shigeru!- Richie li raggiunse e vide Satoshi seduto
per terra- Cos’è successo?
I due non risposero e si creò un silenzio raggelante.
I due ragazzi finalmente si sono rincontrati, ma non come
Satoshi si aspettava. Diverse sono le conseguenze del loro incontro e ciò che
li porterà a scontrarsi di nuovo. C’è una speranza che i due tornino come una
volta o il loro destino è già segnato?
Eccomi di nuovo qui con un altro capitolo…eh, eh…sto esaurendo
i capitoli che avevo già preparato da tempo…devo decidermi a portarmi avanti di
un bel po’ (^_^)’
Spero che la storia procedi bene e che vi incuriosisca di
più (^.^)
Fumo…l’aria era insopportabile…e poi c’era calore,
troppa.
Spalancò gli occhi e con sua grande sorpresa, si
ritrovava circondata dalle fiamme.
Le domande più ovvie che le passarono per la mente erano:
perché? Com’era successo?
Però c’era qualcosa di più importante che la fece alzare
dal letto e ad affrontare le fiamme…
-Papà, Sakura, Botan, Ayame!- gridò, mentre cercava
di farsi largo tra il cumulo di fumo delle fiamme e la paura che all’inizio
l’aveva solo scossa, adesso la stava confondendo.
Si faceva sempre più fatica a respirare, ma non poteva
arretrare, no, non prima di aver trovato i suoi.
Una trave di legno cadde proprio davanti a lei
paralizzandola. Trovandosi tra due fuochi, si chinò a terra, terrorizzata e con
le lacrime agli occhi.
I suoi pensieri erano diretti ai suoi famigliari…dove si
trovavano? Erano morti? Sarebbero venuti a salvarla?
-Aiuto…- sussurrò, stringendo a sé le ginocchia.
Una piccola luce…piccola, ma ben visibile catturò la sua
attenzione.
Non era detta ancora l’ultima parola. Doveva
sopravvivere, uscire da lì e avvertire gli altri che la palestra stava
bruciando e così salvare la sua famiglia.
Si fece forza e strisciando a terra per evitare il fumo,
si spinse verso quella luce bianca.
Dopo pochi minuti, che per lei sembravano un eternità,
riuscì ad uscire e tossì per buttare via il fumo aspirato.
Sentì dei passi ed alzò lo sguardo.
-Ma tu guarda…è riuscita a sopravvivere- disse una
bambina un po’ più grande di lei e con i capelli rosa.
La bambina che stava a terra, non poteva crederci, tutta
la sua famiglia era lì davanti a lei e stavano bene. Sorrise sollevata. Non
doveva più preoccuparsi, del resto ci avrebbero pensato loro.
-Cosa ne facciamo?- chiese la ragazzina dai capelli
biondi all’uomo che stava con loro.
-Non mi serve…- disse l’uomo freddamente-
sbarazzatevene pure.
La bambina non riusciva a capire. Non fece in tempo a
reagire che si ritrovò sbalzata via.
Guardò il pokèmon che l’aveva attaccata e notò lo sguardo
soddisfatto della bambina dai capelli blu.
Che stava succedendo? Era un incubo? Quindi stava
sognando…però le ferite le facevano male…allora, era tutto vero?
-P- papà…- provò ad alzarsi, però fu di nuovo
colpita, ma con più ferocia e finì contro il muro della palestra, ormai quasi
tutta inghiottita dalle fiamme.
Era reale…era tutto dolorosamente vero.
Spalancò gli occhi quasi con il respiro affannato.
Una volta accertata di dove si trovava, si tranquillizzò.
Appoggiò il dorso della mano sulla fronte.
Di nuovo quell’incubo. Non le dava tregua.
Notò in ritardo, la presenza di qualcuno nella stanza e si
alzò velocemente.
-Sta comoda- disse la voce della persona, che era seduta
accanto a lei sul letto.
-Che ci fai qui!- disse la ragazza arrabbiata, guardando il
ragazzo dai capelli biondi.
-Mi piace guardarti dormire- disse lui sorridendo tranquillo-
Penso che di ragazze belle come te, c’è ne siano davvero poche.
-Cosa vuoi?- chiese lei infastidita dalla sua presenza.
-Sei anche ansiosa, oltre che affascinante- il ragazzo accarezzò
dolcemente i capelli di lei, fino ad arrivare a sfiorarle le labbra.
La ragazza scacciò via in malo modo la mano di lui.
-Che vuoi?- ripeté innervosita.
-Ho saputo che hai avuto un piccolo contrattempo…
-Niente d’importante- guardò da un'altra parte.
-Non direi, se ti rende così agitata.
-E’ solo la tua presenza che mi irrita- rispose lei decisa.
-Eh, eh, eh…ma come sei sfrontata. Nonostante sei qui da poco
tempo, hai già il coraggio di rivolgerti a me in quel modo- si avvicinò a lei-
Ma è questo ciò che mi piace di te.
-A me invece non piaci per niente- disse lei allontanandosi e
scendendo dal letto.
-Vedrai che presto non sarai così ostile nei miei confronti.
-Non ci giurerei.
-Ehh…noi ci assomigliamo, sai Kasumi?
-Per niente- rispose secca- Io ho ben altri obiettivi.
Il ragazzo prese la ragazza e la spinse contro il muro,
bloccandole i polsi.
-Ti consiglio di non sopravalutarmi troppo, carina…quando
voglio, posso fare anche molto male.
La ragazza un po’ sorpresa all’inizio, lo guardò seria senza
scomporsi.
-Bene- sorrise e la lasciò andare- Tra un ora ci riuniamo…vedi
di non farti desiderare troppo.
Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Kasumi si lasciò cadere sulle ginocchia e si toccò i polsi.
Erano rossi, il ragazzo aveva una forza incredibile.
Guardò il palmo della mano e la strinse forte.
Ancora…doveva diventare ancora più forte.
******
La signora Haneko finì di sistemare l’ultimo piatto e si
guardò intorno. La cucina era stata pulita da cima a fondo.
Ultimamente, per fare passare il tempo e non pensare a cose
dolorose, si era dedicata anima e corpo alle pulizie di casa.
Prese un vassoio con sopra del cibo preparato da lei ed uscì
dalla cucina.
Passò per il soggiorno e guardò il televisore spento. La
casa era così silenziosa.
Salì le scale e si soffermò davanti ad una porta.
-Satoshi…ti ho portato qualcosa da mangiare…
Dall’altra parte della porta, nessuno fiatò.
La donna sospirò triste.
-Va bene, ti lascio il cibo sul tavolo…se poi ti viene fame,
vieni a mangiare.
Haneko scese le scale. Non voleva vedere ridotto in quello
stato il figlio. Da quando era rientrato in caso, scuro in volto e dopo avergli
detto di non aspettarla più, senza dare spiegazioni, si era rinchiuso in
camera.
Dal suo comportamento, era chiaro cosa fosse successo. A
quanto pare, alla fine i suoi presentimenti, si erano rivelati giusti.
E’ così triste…
Ricordava ancora con tristezza, l’immagine di Kasumi che
entrava in casa, a seguito di Satoshi.
Era scappata, dopo averle fatto quei strani discorsi e
Satoshi le era corso dietro, riuscendo a riportarla indietro. Nel momento in
cui entrava, la vide come un piccolo animale smarrito e con gli occhi gonfi. Lo
sguardo della ragazzina era abbassato, ogni tanto lo alzava per guardare lei e
subito dopo lo abbassava.
Avrebbe dovuto rimproverarla. Avrebbe dovuto dirle qualcosa.
Ma invece, l’unica cosa che fece era correrle incontro e
abbracciarla.
L’aveva così preoccupata, che proprio non riusciva ad
arrabbiarsi con lei. Nei suoi occhi, c’era impresso il pentimento e la
tristezza. Per Haneko questo bastava. Non voleva spiegazioni in quel momento,
le bastava solo che era tornata a casa, sana e salva.
E ancora in quel giorno, sperava che la ragazzina entrasse
in casa e con sguardo triste venisse da lei.
Ma sapeva, che Kasumi non sarebbe più passata per quella
porta.
******
Il ragazzo era sdraiato sul letto, con la pancia in giù e la
faccia sprofondata nel cuscino.
Le lacrime uscivano con forza.
E’ così triste…
Scoprire la verità, l’aveva atterrito.
Loro, che erano stati così uniti un tempo, ora erano solo
nemici giurati.
Com’era successo? Cosa avevano sbagliato nel loro rapporto?
…che illuso. Io non ho mai voluto essere tua amica.
Cosa gli avevano portati a doversi scontrare?
Io avevo un mio obiettivo già dall’inizio. Non ho mai
avuto intenzione di rimanere a lungo con voi.
Si alzò di scatto, aprì il cassetto della scrivania e
afferrò un ciondolo azzurro.
Spalancò la finestra e con rabbia cercò di gettarlo via.
Ma il braccio si fermò a mezz’aria.
Non ci riusciva.
Quell’oggetto che rappresentava le speranze di Satoshi, ora
era solo un macigno nel suo cuore, che gli ricordava la realtà.
Doveva odiarla. Doveva detestarla. Si era presa gioco di lui
e degli altri che avevano creduto in lei. Non avrebbe dovuto perdonarla.
Eppure…
Tu non puoi capire, Satoshi! Io non posso scappare dal
mio passato e tu non hai niente a che fare con me…
Abbassò il braccio e strinse forte il ciondolo tra le mani.
Satoshi…a me basta che tu mi stia vicino…non ho bisogno di
altro.
-Kasumi…
C’era ancora un piccolo sentimento, molto piccolo ma allo stesso
tempo forte, in fondo al cuore, che gli diceva che non poteva odiarla. Kasumi
era una persona molto importante per lui, non poteva odiarla da un momento
all’altro.
E’ così triste…
Rendersi conto di voler bene ad una persona fino a quel
livello. Al punto di dimenticare gli errori ed andare avanti.
Provava una gran rabbia, ma nonostante tutto…non riusciva ad
odiarla.
Però…era chiaro, che lei non provava i suoi stessi
sentimenti. Cosa doveva fare?
******
-Centro!- la freccetta centrò un tabellone rotondo.
-Uff, la tua solita fortuna Kojiro- disse la ragazza dai lunghi
capelli rosa.
-Che ci vuoi fare?- disse il ragazzo dai capelli color lilla,
alzando le spalle con un sorriso- La fortuna sorride ai belli di natura.
-Sì, sì, certo- disse Musashi con poco interesse e guardò la
ragazza che se ne stava seduta in silenzio- Ehi, la riunione è terminata. Puoi
anche rilassarti.
La ragazza alzò lo sguardo per guardare Musashi.
-Che vuoi?- disse infastidita.
-Oh oh- Musashi si sedette al tavolo con lei- Vedo che oggi siamo
di malo umore…per caso la riunione non era di tuo gradimento?
-Non m’interessano queste riunioni- disse lei.
Musashi la osservò attentamente.
-Non sei soddisfatta dei tuoi progressi. E’ così, vero?
-Sono ancora molto indietro.
-E’ assurdo- Kojiro si sedette al tavolo con loro- In poco
tempo hai ottenuto una forza sorprendente. Gli altri per ottenere una forza
così, ci hanno impiegato anni. Non ti basta?
-No- disse la ragazza.
-Ci sarebbe un modo…- disse Musashi pensierosa.
La ragazza la guardò incuriosita.
-Hai presente il monte Luna?
-Sì…ne ho sentito parlare.
-Nella grotta ci sono pokèmon incredibili e forti. Chiunque si
sia avventurato lì, è resistito un giorno, oppure non ha più fatto ritorno. La
grotta è un labirinto di cunicoli, è facile perdersi.
-Stai proponendo a Kasumi di andare lì? Ma non c’è la farà!
Neanche noi ci siamo avventurati nelle profondità della grotta.
-Ci vado- disse la ragazza alzandosi dalla sedia.
Il ragazzo la guardò stupita e Musashi sorrise.
-Bene, domani ti condurremo là.
******
Era lì davanti a lui, quel sguardo di lei era così triste.
Se ne stava immobile, mentre il vento muoveva leggermente i capelli di lei.
-Satoshi…- sussurrava lei, allungando la mano verso la persona.
Il ragazzo la guardò indeciso. Avanzò di un passò, ma subito
dopo indietreggiò.
Strinse forte le mani, cercando di sfuggire allo sguardo di
lei.
Allora lei, ritrasse la mano e abbassando lo sguardo si
voltò.
Il ragazzo dai capelli neri, alzò lo sguardo preoccupato e
cercò di raggiungerla, ma non appena si mosse, delle figure oscure apparvero
davanti la ragazza.
Lei avanzò verso di loro, senza voltarsi.
-Ka…Kasumi!- gridò.
Al nome di lei, il ragazzo sobbalzò dallo spavento.
Si ritrovò nel suo letto. Il povero Pikachu, svegliato dai
movimenti agitati del suo allenatore, lo stava guardando preoccupato.
-Pika…
Satoshi si guardò in giro. Era notte, erano le prime ore del
mattino.
Sospirò, si trattava solo di un incubo…anzi, era la verità.
Una verità che ancora non accettava.
Strinse forte le coperte a sé.
La notte sembrava quasi interminabile.
-Sato?- la bambina lo guardò sorpresa e un po’
assonnata.
Era notte fonda ed era stata appena svegliata dai passi
del bambino, che ora aveva di fronte.
-Sei sveglia?- chiese lui quasi con innocenza,
trovandosi di fronte al suo letto.
-Ora sì- disse lei con ironia e sfregandosi gli
occhi- Che ci fai in camera mia?
-Non ho sonno…- disse lui abbassando lo sguardo.
Lei si grattò la testa, non convinta delle parole del
bambino. Le bastava dare uno sguardo a Satoshi, per capire. Sospirò rassegnata
e si spostò leggermente.
-Sali su, dai- gli fece cenno di salire sul letto.
Lui alzò lo sguardo sorridendo e salì sul letto,
coricandosi sotto le coperte.
-E dimmi, questa volta che hai sognato?- chiese la
bambina, incrociando le braccia dietro la testa- Non dirmi che hai sognato di
nuovo dei pokèmon che si trasformavano. Te l’ho già spiegato che non esistono.
-Lo so, lo so…- disse lui guardando il soffitto.
-E allora, cosa?
-…Non ricordo.
La bambina lo guardò disperata per la sua sbadataggine.
-D’accordo…adesso dormi, però- si sistemò le lenzuola
e chiuse gli occhi.
Il bambino chiuse anche lui gli occhi, ma nella sua mente
si ripresentarono le immagini del suo sogno. Quelle immagini rinchiuse nel suo
cuore, che venivano a galla nei suoi incubi. Il viso della madre in lacrime, la
vista di quella bara, il silenzio della gente e quella pioggia incessante.
Spalancò gli occhi triste, con una lacrima che gli
scivolava sulle guance.
Si asciugò la lacrima con la manica del pigiama e guardò
la bambina che dormiva al suo fianco.
Si girò di lato e lentamente si avvicinò a lei,
accucciandosi al suo corpo. Si sentiva meglio, ora che l’aveva vicina. Non si
spiegava perché, ma la sua vicinanza lo rassicurava.
Chiuse gli occhi, sentendosi più tranquillo.
Qualche secondo dopo, la bambina aprì gli occhi e guardò
il bambino che dormiva vicino a lei.
Non aveva bisogno di spiegazioni da parte del bambino.
Non c’entravano i film dell’orrore che vedevano ogni tanto e che se li sognava
la notte. Riguardava il suo passato e la morte del padre.
Lo capiva dallo sguardo del bambino, che era ancora più
angosciato del solito.
Sospirò. Satoshi doveva aver voluto molto bene al padre,
nonostante ne parlasse di rado.
Guardò con tenerezza e un po’ imbarazzo il bambino. Poi
prese la mano di lui e la strinse con delicatezza.
-Buonanotte Satoshi.
******
Marina guardò fuori dalla finestra, assorta nei suoi
pensieri.
Erano successe tante cose…il festival, Kenji e il passato di
Ivi, Kasumi nel Team Rocket…
Sospirò triste.
Non si aspettava di certo, che le cose sarebbero cambiate in
questo modo. Sperava che tutto tornasse come una volta. Ma niente.
E’ così triste…
Vedere la persona che si ama, stare accanto ad un’altra
persona e accorgersi sempre di più che si allontana da te.
E’ così triste…
Scoprire che la propria amica aveva ceduto e si era unita al
nemico.
E’ così triste…
Accertare che le cose non rimangono per sempre.
Marina sprofondò la faccia tra le braccia incrociate sul
banco.
Non sapeva che fare.
Alzò la testa e guardò i suoi amici seduti nel proprio banco.
Tutti avevano una faccia assente, ignorando del tutto di cosa parlasse
l’insegnante.
Si era creata della tensione nel gruppo. Non capiva perché
Satoshi e Shigeru non si rivolgessero la parola. E anche gli altri erano
strani, dopo il Festival.
E poi Satoshi…da un po’ di tempo era diventato così freddo.
Non sembrava neanche il ragazzino che aveva conosciuto.
Tutto stava andando a rotoli. Doveva reagire, non era da lei
starsene lì mogia.
Ma in quel momento proprio non se la sentiva.
Tornò a guardare fuori dalla finestra.
******
-Haruka, noi andiamo in cortile a mangiare…vieni?- chiese una
ragazzina.
-Eh…ah, ecco- disse incerta la ragazzina dai capelli castani.
-Oh, capisco…vai dal tuo ragazzo.
-Non è il mio ragazzo!- disse lei arrossendo.
-D’accordo…ma forse dovresti lasciarlo perdere.
-No, non posso. Ora lui ha bisogno che qualcuno l’aiuto.
-Te l’ha detto lui?
-No- strinse forte a sé il quaderno- Però sento che devo fare
qualcosa.
-Haruka devi stare attenta. E’ possibile che standogli accanto,
lui ti trascini nella sua depressione.
-Non succederà- scosse la testa- Io sono forte.
Le amiche sorrisero.
-Va bene, ci vediamo dopo.
-Ciao!- salutò Haruka e prese il suo pranzo al sacco.
******
-E così, è questo il posto…- Kasumi guardò l’entrata della
grotta.
-Già- disse Nyath.
-Sei sicura di voler entrare?
-Certo- disse decisa Kasumi e avviandosi dentro.
-Ti auguro di tornare sana e salva- disse Nyath.
Kasumi non disse niente e dopo pochi minuti era già
scomparsa.
-Credi che c’è la farà?- chiese Kojiro.
-Ti scordi con chi abbiamo a che fare…- disse Musashi- Lei è la
figlia di Yawa.
-Già…hai ragione.
-Tutto sta procedendo come nei piani- disse Nyath sorridendo-
Il nostro team sta diventando più numeroso e il capo è soddisfatto.
-I ragazzini sono i più ammaestrabili…basta che parli di gloria
e vittoria, e cascano già ai tuoi piedi. E’ facile convincerli ad unirsi al
nostro team- disse Kojiro alzando le spalle- Lo stesso vale per Kasumi.
-Ti sbagli- disse Musashi seria- Lei non è come gli altri…e se
non stiamo attenti a come ci muoviamo, potrebbe rivoltarsi contro di noi.
Le cose sembrano sempre più precipitare. I ragazzi sembrano
tutti un po’ sconcertati dagli ultimi episodi. E Satoshi e Shigeru sembrano
essere arrivati ad un punto critico. Sarà il passato di Kenji e Ivi a rimettere
le cose nel giusto ordine?
E lo so, e lo so…mi sono dilungata (ma che scoperta! Sono
negata per i piccoli capitoli!).
Questo che leggete adesso e il prossimo capitolo, in origine
erano un solo capitolo. Ma visto che così avrei saltato alcune parte
fondamentali, l’ho allungato, fino a farne due di capitoli. Che dite, ho fatto
bene? Siiiigh, non finirò mai questa serie, sob! Accidenti a me, che l’ho
iniziata a fare così complessa.
Ah, piccola precisamente…per un errore di svista, credo di
aver scritto nei capitoli precedenti che Kojiro ha i capelli azzurri, mentre li
ha viola (quasi lilla). Quindi, nel caso qualcuno finisse per confondersi con i
capitoli precedenti…Kojiro ha i capelli lilla, okey?
Una ragazza dai lunghi capelli blu camminava per i corridoi
della scuola. Aveva dei fogli sotto mano, doveva consegnarli in segreteria.
In un'altra occasione sarebbe stata felice, ma questa volta
era diverso. Significava passare davanti all’aula insegnanti, dove c’era lui e
quella donna.
Strinse forte i fogli.
Faceva così male quell’immagine di loro insieme al Festival.
Lui l’aveva protetta e incoraggiata. Quanto avrebbe voluto essere al posto di
quella donna.
Ecco la porta, l’aveva a pochi metri da lei.
Strinse le labbra e accelerò il passo, la segreteria si
trovava subito dopo.
-Kurata.
Il corpo della ragazzina si irrigidì alla voce di lui.
-Ciao…- disse la persona.
-S-salve- Marina si girò lentamente, sforzandosi di sorridere.
-Come mai sei in giro?
-Eh…a portare dei fogli in segreteria.
-Ti accompagno, ho qualche minuto di pausa.
-No!- disse subito Marina. Kenji la guardò stupito- Eh…voglio
dire…non voglio disturbarla- chinò la testa- mi scusi, sono di fretta- si voltò
e accelerò il passo.
Kenji la guardò da lontano con sguardo triste. Era come se
la ragazza lo volesse evitare, ma non capiva perché, cosa aveva fatto?
******
-Melody?- Takeshi scorse la ragazza.
-Ah…Takeshi…- disse lei voltandosi verso di lui.
-Tutto bene?- chiese lui preoccupato.
-Mh…sì…- disse quasi incerta.
-Sicura?- si avvicinò a lei.
-…abbiamo litigato.
-Chi?
-Io e Richie.
-Oh.
-Non è la prima volta che litighiamo, lo abbiamo fatto un sacco
di volte- disse lei triste- Ma questa volta è diverso. Proprio ora che
incominciavamo ad uscire insieme.
-Mi dispiace.
-Non importa- si sforzò di sorridere- Forse era destino che non
durassimo a lungo.
-Non dire così…forse è solo un momento passeggero.
-Lo dubito- disse triste- Ormai è finita.
-Melody…
-Ma non pensiamoci più…e a te come va?
-Eh, bene.
-E la ragazza del Festival? Erika, si chiamavano, no? L’hai
rivista?
-Ehm, eh eh- rise imbarazzato- Come dire, è stata un uscita un
po’ movimentata e…
-E?
-Non l’ho più sentita- disse chinandosi triste- Ho fatto fiasco
di nuovo.
-Ma come, così all’improvviso? Hai provato a chiamarla?
-Sì, un sacco di volte, ma…non mi ha mai richiamato.
-Oh- disse dispiaciuta Melody- Ehh, sembra che a tutti e due
non vada tanto bene.
-Già.
I due ridacchiarono sulla loro sorte così simile. Poi
tirarono un sospiro.
-Sono preoccupato- disse d’un tratto Takeshi.
-Come mai?
-E’ Satoshi…ho l’impressione che non sia più lo stesso.
-Già, ho avuto anch’io questa impressione…credi che…?- lo
guardò in faccia.
-Non saprei…sono successe così tante cose…non mi stupirei se
non avesse retto.
******
Haruka salì le scale velocemente, tenendo in mano la
scatoletta contenente il pranzo. L’aveva preparato lei, con l’aiuto della madre
ovviamente, appositamente per Satoshi.
Dal giorno del Festival dei Pokèmon, l’aveva visto poche
volte. Era diventato quasi sfuggente, sempre sulle sue, come se volesse stare
alla larga da tutti.
Sapeva che stava attraversando un brutto momento, anche se
non aveva capito bene qual’era l’origine della sua tristezza, e sentiva che era
suo dovere come amica di aiutarlo.
Non poteva restarsene ferma a vederlo sempre più taciturno e
solitario. Aprì la porta ed arrivò sul terrazzo. Il ragazzo era sempre lì, al
solito posto davanti al recinto, fissando il vuoto.
Fece per raggiungerlo, ma un brivido improvviso le percosse
il corpo, bloccandola lì.
Non capiva perché aveva percepito quella strana aurea, una
volta arrivata al terrazzo.
Guardò davanti a sé, il ragazzo non si era mosso, come se
non l’avesse sentita arrivare.
Che provenisse da lui quell’aurea così misteriosa?
Scosse la testa. Non era il momento di lasciarsi intimorire
dai presentimenti.
Provò a rilassarsi e con il sorriso sulle labbra, si
avvicinò al ragazzo.
-Satoshi, ciao!- disse Haruka pimpante.
Ma il ragazzo non rispose, né si voltò.
-Hai già mangiato?- chiese Haruka, non sentendolo fiatare- Ti
ho portato io qualcosa. L’ho preparato io, sai?- ridacchiò imbarazzata- Non
credo che mi sia venuto un granché…non sono brava in cucina. Però mi ha aiutato
mia madre e credo che il risultato sia buono- gli avvicinò la scatoletta- Dai,
assaggia.
Ma niente, lui continuò ad ignorarla. Haruka lo guardò
triste e sospirò.
-Satoshi, tu non puoi continuare così…se te ne rimarrai qui,
finirai per isolarti dai tuoi amici. E loro sono in pensiero per te.
Satoshi non disse niente.
-Devi reagire, Satoshi!- disse Haruka- Non permettere a dei
piccoli problemi di distruggerti. Tutto si può risolvere e…
-Sta zitta- la voce la fece zittire.
Haruka guardò stupita il ragazzo. Il suo tono di voce era
così…
-Satoshi…- disse preoccupata Haruka.
-Che sei venuta a far qui?- disse Satoshi infastidito e con
tono sgarbato- Perché non te ne vai con le tue amiche?
-Io volevo solo…pranzare con te- disse Haruka triste,
mostrandogli il pranzo.
-Non ti ho mai chiesto di preparami il pranzo e tanto meno di
pranzare con te.
-Però…
-Smettila di assillarmi!- disse Satoshi arrabbiato e voltandosi
per guardarla in faccia- Parli come se mi conoscessi bene, mentre in realtà non
sai come mi sento!
-Sono qui per questo! Voglio capirti. Ti voglio aiutare.
-Non ho bisogno del tuo aiuto! Tu non puoi aiutarmi! Nessuno
può farlo- con uno scatto improvviso d’ira, fece cadere la scatoletta del cibo
dalle mani di lei.
Il cibo si riversò tutto sul pavimento, sotto gli occhi
scioccati di Haruka.
-E adesso vattene!- disse sempre fissandola negli occhi.
Haruka era sorpresa dall’improvviso cambiamento del ragazzo.
Non capiva perché si comportasse così. Cosa gli aveva fatto, perché si
accanisse contro di lei? Lei voleva solo…aiutarlo.
I suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
-Cosa ti succede Satoshi?- chiese Haruka triste.
-Allora non mi hai sentito?! Ti ho detto di…
-Adesso basta.
Una terza voce, bloccò la discussione dei due, che si
girarono per vedere chi era appena arrivato.
-Shigeru…- disse Haruka, con le lacrime agli occhi.
-Non ti sembra di esagerare?- disse Shigeru serio- Haruka non
ti ha fatto niente di male. Voleva solo rendersi utile e tu la tratti in questo
modo.
-Non sono affari tuoi- disse Satoshi infastidito
dall’intromissione di Shigeru.
-Sì, invece. Tu sei mio amico e non voglio che quello che sta
succedendo, ti cambi in una persona che non sei.
-Se sei davvero mio amico…- Satoshi strinse forte le mani- Non
avresti dovuto fermarmi! Non mi avresti impedito di inseguire Kasumi!- lo
guardò con rabbia- E’ tutta colpa tua!
-Te l’ho già spiegato perché l’ho fatto!
-E io non l’accetto! Era un mio problema e ti sei intromesso!
-Cosa avresti risolto, inseguendola?
-Io…io l’avrei fermata una volta per tutte!
-Storie! Non avresti avuto neanche la forza per difenderti!
-Questo lo dici tu!- strinse forte la mano destra, con aria
minacciosa- Perché non ti batti con me, così chiariamo una volta per tutte chi
è il debole!
Shigeru socchiuse gli occhi e guardò Satoshi.
-…Se è questo quello che vuoi…fatti sotto.
-Aspettate, non fatelo!- disse spaventata Haruka- Non c’è n’è
motivo. Siete amici, perché dovete picchiarvi?
-Haruka, allontanati- disse Shigeru guardando Satoshi, che si
stava per avvicinare per sferrargli un pugno.
Shigeru schivò il colpo e contraccambiò il colpo. In pochi
secondi, i due iniziarono a picchiarsi.
-No, fermi!- disse Haruka disperata.
Nel bel mezzo del putiferio, i due ragazzi si sentirono
afferrati per la maglietta e allontanati.
-…professore Kenji…- disse Haruka sorpresa, non essendosi
accorta del suo arrivo.
-Cosa state combinando voi due?- disse Kenji guardando i due
ragazzi, che non la smettevano- Vedo che con le buone non capite…- con due
colpi veloci, dietro la nuca dei ragazzi, li fece svenire.
-Professore Kenji!- disse spaventata Haruka, guardando Satoshi
e Shigeru, svenuti a terra- Cosa…
-Non preoccuparti, stanno bene- disse Kenji tranquillo- Adesso
se mi dai gentilmente una mano, li porterei in infermeria…
-Sì, sì- fece cenno di sì ed insieme al professore, alzarono i
due ragazzi.
******
Marina bussò alla porta ed entrò.
-Mi scusi, io…- si bloccò non appena vide che c’era anche
quella donna.
Ivi si girò e la guardò.
-Si, dimmi, di cosa hai bisogno?- chiese la segretaria.
-I fogli…devo consegnarli- disse Marina, cercando di non
guardare la donna.
-Bene, dammi pure- prese i fogli- Puoi andare.
-Mh- Marina si voltò per andarsene ed uscì dalla stanza.
Non appena si sentì fuori dallo sguardo della donna, sentì
che un’altra persona era uscita.
-Kurata…
Marina si girò.
-Posso parlarti?
-Eh…io…le lezioni…non credo- farfugliò, con l’intento di
andarsene al più presto.
-Non ti porterò via molto tempo.
-D’accordo…- si arrese e seguì la donna per un po’ di metri.
-Marina…forse ti stai chiedendo cosa sia successo al festival…
-N- no…sì, forse un po’…
-Kenji è una brava persona.
Marina la guardò senza capire.
-Sai, quando mi sono trasferita in questa scuola, ero un po’
spaesata. In passato non mi sono comportata proprio bene e per questo ero molto
scontrosa con le persone- alzò lo sguardo pensierosa- Ma poi, è arrivato lui,
che mi ha accolta con dolcezza. Nonostante gli avessi raccontato il mio
passato, lui mi ha accettata per quella che ero. Non mi ha fatto nessuna
predica, non mi ha rimproverato per le mie azioni in passato, solo mi è rimasto
vicino. E nessuno finora l’aveva fatto.
La ragazza non sapeva cosa dire.
-Avrai capito che ho fatto parte del Team Rocket, no?
-…sì.
-E’ stato in un periodo buio della mia vita, tutto mia andava
storto. Non solo il lavoro, ma anche la mia vita sentimentale. Io e mio marito
ci siamo lasciati, e lui è riuscito ad ottenere in affidamento mio figlio. Ero
disperata, finché un giorno mi imbattei con il Team Rocket. Ero giovane in quel
periodo e non avevo più scopo nella vita. Così che mi unì a loro- fece una
piccola pausa- Ma solo in seguito, mi accorsi del mio errore e cercai di
andarmene via. E’ stato difficile, ma c’è l’ho fatta- la guardò- Se non ci
fosse stato Kenji, io probabilmente, sarei tornata da loro.
-…
-Quello che voglio dirti, Marina- la donna appoggiò la mano
sulla spalla della ragazza- che Kenji è un caro amico per me e gli voglio molto
bene.
Marina abbassò lo sguardo triste.
-Io so quello che provi Marina.
La ragazza la guardò sorpresa.
-Sono stata una ragazza, saprò pur riconoscere i sintomi
dell’innamoramento, no?
-S- sì…
-Ti ho visto guardare spesso Kenji e lì ho capito. Ma sta
tranquilla, io non sono una tua rivale.
-Professoressa Ivi…
-Chiamami pure Ivi…- le sorrise- Anche Kenji è affezionato a
te, ma preferisce non sbilanciarsi troppo.
-Davvero?- Marina la guardò con gli occhi che le brillavano.
-Sì, per questo…non evitarlo solo perché siamo in ottimi
rapporti. Lui ha bisogno di te…
-…va bene…
Ivi sorrise contenta.
-Profess…cioè, Ivi…mi dispiace…- disse Marina imbarazzata.
-Per cosa?
-Beh, per tutto…io mi sono comportata male con lei e non ho
provato a conoscerla meglio.
-Non importa. E poi, dovresti essere contenta, hai dei buoni
amici.
-Già.
-Sai, il tuo amico sa il fatto suo.
-Chi?
-Ookido…al festival mi ha lanciato un occhiataccia…se avesse
avuto una spada, si sarebbe battuto per te- ridacchiò.
-Shigeru?- rise sorpresa.
-Bene, io devo andare…
-Ecco…
Ivi si fermò e la guardò.
-…lei crede che se uno vuole, riesce ad andarsene dal Team
Rocket?
La donna la guardò seria.
-Ti riferisci a Katsumoto, vero? Me ne ha parlato Kenji, era
preoccupato anche lui.
-Sì…io sono sicura che non è cattiva, è solo che…cioè, io…
-Nella maggior parte dei casi, le persone che si unisco al Team
Rocket, sono persone triste e sole. Persone che hanno perso la loro strada.
-Ma io non posso fare niente per lei?
-Deve trovare da sola la forza di uscirne fuori, solo così
potrà chiudere con il passato.
Marina chinò la testa triste.
-Non preoccuparti…per quanto una persona sia immersa nella
propria oscurità, con amici come voi, troverà di sicuro la strada di casa.
******
-Mh…- gli occhi si aprirono lentamente.
-Ti sei svegliato finalmente- disse una voce.
Il ragazzo spalancò gli occhi e si guardò intorno. Era
seduto su una sedia. Di fronte a lui c’era Kenji seduto con la sedia girata
dall’altra parte, che fissava lui e la persona che stava seduta accanto a lui,
Shigeru.
-Dove sono?- chiese.
-In infermeria- disse Kenji- Vi siete conciati proprio per
bene.
Satoshi guardò Shigeru, con dei leggeri lividi sul volto e
sulle braccia. Lì ricordò cos’era successo.
Chinò la testa.
-Mh…vedo che adesso ti sei calmato Satoshi- disse Kenji.
Satoshi non disse niente. Anche Shigeru rimase in silenzio,
con lo sguardo rivolto altrove e con le braccia incrociate.
-Vi rendete conto, che se vi avesse sorpreso qualche altro
insegnante, ora voi sareste in grossi problemi?
Nessuno dei due rispose.
-Ahh, ma che devo fare con voi? Siete un caso disperato- disse
Kenji demoralizzato- Io non dirò nulla agli altri professori…ma questo non vuol
dire che siete perdonati. Per punizione, rimarrete tutti i pomeriggi a
sistemare gli attrezzi dei corsi pomeridiani.
-Che cosa?!- si lamentarono i due ragazzi.
-Non può obbligarci- disse Satoshi.
-Non ho intenzione di perdere il mio tempo qui- disse Shigeru.
-Non mi sembra di essermi spiegato bene…questa non è una
richiesta, ma un ordine!- disse Kenji serio- Spero che questa punizione, vi
faccia riflettere sul vostro comportamento e soprattutto sarete così stanchi a
fine giornata, che non avrete neanche la forza di picchiarvi di nuovo.
I due rimasero in silenzio, con la faccia imbronciata.
-Allora, sbrigata questa piccola formalità, c’è qualcuno che mi
vuole spiegare cos’è successo?
Nessuno dei due rispose e neanche si guardarono.
-Mh, Haruka mi ha spiegato all’incirca l’episodio…
Al nome della ragazzina, Satoshi alzò la testa quasi come
per chiedere qualcosa, ma si bloccò.
-Però, speravo che mi avreste spiegato voi, il vero motivo…- li
guardò- Centra per caso, Kasumi?
I due ragazzi si bloccarono.
-Come immaginavo…- Kenji si grattò la testa e guardò Shigeru-
Puoi andare in classe, con te parlerò più tardi.
Shigeru si alzò dalla sedia e passò davanti a Satoshi, senza
dire niente.
Quando la porta si chiuse, Kenji guardò Satoshi.
-Ha intenzione di farmi qualche ramanzina?- disse Satoshi
diffidente- Non era mia intenzione arrivare a picchiarmi con Shigeru.
-Oh, ma io lo so…- disse Kenji tranquillo e alzandosi dalla
sedia-…non ho intenzione di rimproverarti. Non c’è n’è bisogno. Perché so già
che basteranno i tuoi sensi di colpa a rimproverarti. Quello che voglio capire
insieme a te…e il perché. Cos’è che ti sta succedendo?
-Niente…- strinse forte le mani sulle gambe.
Kenji l’osservò attentamente e come un flash back, si rivide
nella stessa posizione, con gli occhi abbassati e con un po’ di anni in meno.
-Aveva la tua stessa età, sai?
Satoshi alzò lo sguardo sorpreso.
-Come?
-Lei se n’era andata d’improvviso- Kenji si avvicinò alla
finestra- Avevo qualche anno in meno di te e le ero molto affezionato, ma
nonostante tutto, lei se n’era andata.
Satoshi lo guardò confuso.
-Mi ci è voluto del tempo, per accettarlo…che mia sorella si
era unita al Team Rocket.
-Come, allora lei…?- Satoshi guardò incredulo il professore.
-Sì, come è successo a te, anche mia sorella se n’era andata
via di casa- fece cenno di sì- I nostri genitori erano morti quando eravamo
molto piccoli e per questo venivamo sballottati da un parente all’altro. Però
questo ci creava molti disagi, non riuscivamo ad integrarci con gli altri e
venivamo visti con astio dai parenti. Mia sorella non era certo il tipo da
restarsene ferma, senza fare niente. Era stanca di essere trattata male dai
parenti e di non avere una fissa dimora. Non lo accettava- Kenji guardò
Satoshi, che ascoltava attentamente- Così fu che comparve il Team Rocket. I
loro progetti l’affascinarono così tanto, che decise di seguirli. Io non volevo
separarmi da lei ed ero deciso a venire con lei. Però…- fece una pausa-…lei
disse che ero troppo piccolo, per affrontare un mondo così difficile. Mi
promise, che una volta ottenuto il successo, sarebbe tornata a riprendermi e ci
saremmo stabiliti in una nuova casa, tutta nostra.
-Ed è tornata?
Kenji fece cenno di no.
-E’ morta, Satoshi.
Satoshi rimase paralizzato.
-Ricordo qualche tempo dopo quando la incontrai, lei era ferita
ed in grave condizioni. Cercai di portarla in un ospedale, ma fu tutto inutile.
Mi disse che non si era mai dimenticata di me e che ero l’unica persona che
contassi per lei. Aveva lottato per tutto il tempo per poter un giorno tornare
da me, ma che nonostante gli sforzi, non era riuscita a mantenere la promessa.
La vita all’interno del Team Rocket, l’aveva distrutta fino a ridurla così. Si
scusò con me, prima di morire.
Satoshi chinò la testa.
-Lei era sempre stata buona con me e mi proteggeva. Ma anche se
sapevo questo, quando lei se ne andò, non potei fare a meno di odiarla, per
avermi lasciato lì solo. E quando in fin di morte si scusò continuamente con
me, io non riuscì a scusarmi con lei, per non averla compresa. Ancora oggi, non
mi perdono di aver provato quel sentimento per lei.
Il ragazzo non sapeva cosa dire.
-Odio, vendetta, rancore…sono sentimenti così brutti, Satoshi.
Possono portarti a compiere azioni che poi ti pentiresti per tutta la vita-
Kenji si chinò davanti a lui e lo guardò triste- Io so, cosa provi adesso…ma
non puoi permettere che questo offuschi la tua mente.
-Io non riesco a capire perché…- chiuse gli occhi con forza,
quasi ricordandosi l’incontro con Kasumi-…perché l’ha fatto?
-I sentimenti umani, sono i più difficili e complicati- disse
Kenji- Nessuno può capire cosa può nascondere un animo turbato dal passato- si
alzò e si sedette sulla sedia- Quando ho incontrato per la prima volta Kasumi,
era come se mi fossi ritrovato davanti mia sorella. Sentivo che nonostante il
suo carattere difficile, c’era da qualche parte il suo lato buono. Però doveva
essere aiutata e per questo cercai di seguirla con costanza, in modo che
iniziasse ad integrarsi nella scuola. Mi sembrava che finalmente, si stava
portano alle spalle il suo passato…ma sembra che qualcosa l’abbia riportata
indietro. Qualcosa di cui erano a conoscenza anche quelli del Team Rocket.
-Io però…
Che illuso. Io non ho mai voluto essere tua amica.
-Non c’è la faccio più…
Siete solo delle pedine per me.
-Non posso rimanere qui a vedere tutto che mi sfugge di mano…
Satoshi…a me basta che tu mi stia vicino…non ho bisogno di
altro.
-Mi sembra di scoppiare…- Satoshi si mise le mani tra i
capelli.
Kenji lo guardò preoccupato. Capiva bene lo stato d’animo
del ragazzo.
-…io ora sento solo astio nei suoi confronti, ma non vorrei.
-E’ normale che ti senti così. Dentro di te hai molti
sentimenti che si contrastano tra di loro. Io purtroppo non posso fare niente
per aiutarti. L’unico che può decidere dei propri sentimenti, sei solo tu…- lo
guardò serio- ma bada a cosa decidi. Una volta presa la tua decisione, non
potrai tornare indietro- si alzò in piedi- Bene…e adesso torna in classe.
Satoshi alzò la testa.
-S- sì…- si alzò lentamente dalla sedia- Mi dispiace per oggi…
-Non è con me che ti devi scusare, ma con chi hai coinvolto.
-Già…- abbassò lo sguardo triste- Lei…come sta?
-Un po’ scioccata, ma bene. E’una ragazzina comprensiva e non è
arrabbiata con te, era solo in pensiero per te.
-Mh…- fece un piccolo sorriso- Le chiederò scusa.
-Bene…e non scordarti della tua punizione. Il professore di
ginnastica, era felice che qualcuno si offrisse volontario per quei lavoretti-
disse tutto sorridente Kenji.
-Ah, già…eh, Professore Kenji?
-Dimmi.
-Mi dispiace per sua sorella…- Satoshi uscì dalla stanza,
mentre Kenjilo salutava con un
sorriso.
Quando la porta si chiuse, il suo sguardo divenne triste e
si voltò a guardare fuori dalla finestra.
Era duro affrontare quell’argomento, i sensi di colpa non
l’avevano ancora abbandonato. Ma sperava che l’averne parlato con Satoshi, lo
avesse in qualche modo aiutato a riprendersi. Non voleva che un giorno, il
ragazzo si ritrovasse nella sua stessa situazione.
Ai sentimenti di pentimento, non c’era via di scampo,
purtroppo.
Con nuove incertezze, con nuove speranze, la vita dei ragazzi
va avanti ancora una volta, affrontando con grinta i nuovi problemi che il
destino creerà per loro.
Accidenti, sapete cosa? La cosa peggiore è scrivere la
piccola parte del “prossimamente”. Cioè, che razza di anticipazioni sono? Sono
una frana.
Comunque, devo dire che per i capitoli che seguiranno, sono
di una parte che ho scritto di recente e che non era prevista nella mia lista.
E quindi, aumentano ancora i capitoli…nuuuh, non c’è la faccio più…quasi,
quasi, faccio i capitoli lunghissimi, così spero di terminarlo al più presto.
Un gruppo di ragazzi si trovava in un porto e guardavano
estasiati la grossa nave, attraccata al porto.
-Wow, maestoso!- disse estasiata Marina.
-Già, quanti passeggeri potrà contenere questa nave?- chiese
Jackson curioso.
-Oh oh oh, molti, ragazzo, molti- un signore con barba e una
pipa in bocca, si avvicinò al gruppetto, capitanato da un adulto.
-Capitano Ace, che piacere rivederla- disse l’adulto.
-Il piacere è mio- disse il capitano- Mi rallegra vederla dopo
tanto tempo, Samuel…o meglio dire, professor Ookido. E’ diventato il famoso
professore dei pokèmon, come sognava da bambino.
-Eh, eh- rise imbarazzato Samuel.
-Nonno, tu lo conosci?- chiese Shigeru.
-Certo, mi ha aiutato molto quando ero ragazzino ed è stato lui
a darci i biglietti gratis per farci una piacevole vacanza.
-La ringraziamo molto- disse Sakura cortesemente.
-Oh oh oh- rise l’uomo- Tranquilla signorina, è un onore
ospitare così tanti giovani amanti dei pokèmon, come lo era Samuel alla vostra
età. Mi ha raccontato molto su di voi…siete dei veri peperini, vero? Siete
riusciti addirittura a sventare un furto del Team Rocket.
I ragazzi sorrisero, anche se quella parola non li riportava
a dei piacevoli ricordi.
-Bene, bene…ma non voglio annoiarvi, con i miei discorsi. Siete
in vacanza, dopotutto. Quindi, andate pure nelle vostre stanze a sistemarvi.
-Sì- dissero in coro e corsero verso le scale che portavano
all’entrata della nave.
-Ti ringrazio molto Ace, per l’invito. I ragazzi ne avevano
proprio bisogno- disse Samuel all’uomo.
-Oh, oh, oh- rise- Ma a me fa piacere avere a bordo, dei
ragazzi così vivaci. Mi fa tornare a quando ero giovane e solcavo i mari del
nord con la mia nave.
-Me lo ricordo, c’ero anch’io.
-Ah, ah, ah! Ricordi quanti avventure, eh Samuel?- gli diede
una pacca sulla spalla- Quelli sì che erano altri tempi!
-Già, eh eh…- ridacchiò Samuel, massaggiandosi la spalla
dolorante- …erano altri tempi.
-Mi sono sorpreso…il ragazzo è davvero somigliante ad
Hiroshi…mi è bastato guardarlo, per riconoscerlo- guardò il gruppetto che stava
salendo le scale velocemente, quasi come ci fosse una gara tra di loro- Però,
non vedo la ragazza di cui mi aveva parlato tempo fa…la sorella di Satoshi. Per
caso, arriva dopo?
-No, non viene…- scosse la testa triste- Lei ora… ha seguito la
sua strada. Com’era prevedibile.
-Mh…tempo fa, mi avevi fatto qualche accenno, a dei dubbi sulla
sua identità. Avevi fatto delle ricerche, se non sbaglio.
-Sì…non volevo che Haneko avesse altri problemi, oltre alla
morte di Hiroshi.
-E sei arrivato a qualche conclusione?
-Diciamo che i dubbi sembrano ora delle certezze. Quando Kasumi
è cresciuta, il suo volto mi è sembrato così simile ad una persona che
conoscevo…
-Mh…sarebbe sorprendente se fosse vero.
-Signor Ookido, noi siamo già sulla nave. Si sbrighi- disse
Marina agitando la mano dal bordo della nave.
-Adesso andiamo- disse Samuel- Non facciamoli attendere troppo.
******
-Mi stai facendo aspettare anche troppo!- disse una ragazza dai
capelli rosa, raccolti con un fermaglio e con degli eleganti occhiali da vista.
-Solo un attimo…- disse la voce di un ragazzo da dietro la
porta- Sto cercandolo…non lo trovo.
-Oh-uff- sbuffò la ragazza e guardò l’altra ragazza accanto a
lei. Se ne stava in silenzio, immersa nei suoi pensieri- Non credi che ci stia
impiegando anche troppo? E dire che sono le ragazze che si dilungano nel
vestirsi.
La ragazza dai lunghi capelli biondi raccolti in una coda,
la guardò ma non disse niente.
-Ecco fatto- un ragazzo uscì dalla stanza. Aveva i capelli
color lilla, tirati indietro con un codino- Scusate, ma non trovavo il mio gel
e…
-Sì, sì…non puoi fare a meno del tuo gel- disse un pokèmon
gatto, spuntando dietro di lui- E adesso andate.
-E’ un peccato lasciarti qui, Nyath- disse Musashi sorridendo
divertita- Ti perderai il meglio della festa. E non potevamo travestirti, come
noi, perché ti riconoscerebbero subito. Ma del resto, sei un pokèmon un po’
troppo appariscente.
-Non burlarti di me, se non vuoi essere graffiata- disse Nyath,
con una smorfia.
-D’accordo, d’accordo, gatto permaloso. Noi andiamo- disse
Musashi, avviandosi con il ragazzo e la ragazza- Prevedo che sarà un gita
interessante.
******
-Com’è soffice!- disse Sakura, saltando sopra il letto.
-Il capitano è stato proprio gentile, ci ha riservato le camere
migliori- disse Melody, osservando bene la stanza.
-Sarà divertente passare qualche giorno su questa nave- disse
Haruka.
-Abbiamo passato un periodo stressante…- disse Marina e tutte
rimasero pensierose- Ma è ora della nostra rivincita. Ci divertiremo e ce la
spasseremo come non mai!
-Sì- dissero in coro le ragazze.
-E cosa c’è di meglio, di un bel bagno nella lussuosa piscina?-
disse Haruka sorridente.
-Esatto, ecco qua il mio costume!- disse Marina estraendo il
costume dalla borsa.
-Anch’io me lo sono portata- disse Melody, estraendo il suo
costume.
-Sarà uno spasso!- disse Sakura.
******
-La nave contiene cinque sale da ballo, tre ristoranti e
quattro palestre- disse Jackson leggendo il volantino che aveva in mano.
-Questo lo sapevamo già- disse Richie- Dicci qualcosa di più
interessante.
-Mh…- lesse velocemente- oh, guardate qui! Verso sera, si terrà
un incontro pokèmon nella sala principale!
-Grande!- disse Satoshi- Andiamo ad iscriverci!
-Calma, calma- disse Takeshi- Siamo in vacanza…e poi le
iscrizioni sono aperte fino a tardi. Non c’è fretta.
-Ha ragione Takeshi, siamo in vacanza…andiamo a divertirci-
disse Jackson- Ci sono anche delle fantastiche piscine. Con questo sole, sono
l’ideale.
-E dove c’è piscina, ci sono anche ragazze…- disse Takeshi con
un sorriso e appoggiando una mano su Richie- niente di meglio, per dimenticare
una delusione d’amore.
-Io non devo dimenticare- disse offeso e amareggiato Richie.
-Oh, certo, come no- disse in tono comprensivo Takeshi.
-Dico sul serio. Sto bene. Mai stato meglio nella mia vita- voltò
lo sguardo, mentre sentiva gli altri fare programmi sulla giornata.
******
-Ecco qua, la mia prediletta- disse un ragazzo dai capelli
biondi, con un neo vicino all’occhio sinistro e con degli occhiali da sole.
-Sei qui, Kevin- disse con poca euforia la ragazza insieme a
Musashi e Kojiro.
-Tut tut- fece cenno di no con il dito- Sai bene che qui il mio
nome è Christ, cara Momoko.
-Che nome assurdo- disse la ragazza dai lunghi capelli biondi,
legati in un coda- Non ti si addice affatto.
-Dici? Eppure agli occhi delle ragazze, questo nome è perfetto
per me.
-Si vede che non ti conoscono.
-Noi andiamo a prenderci un po’ di sole- disse Musashi,
interrompendoli- Ti lasciamo in buone mani, Momoko- aggiunse con un sorriso
sulle labbra.
Momoko fece un piccola smorfia di disapprovazione.
-Allora, che ti va di fare?- chiese Christ, guardandosi
intorno- Li raggiungiamo?
-Ho dimenticato il cappello in stanza- si voltò.
-Oh…in questo caso ti aspetterò con gli altri.
La ragazza non rispose e se ne andò.
Era già terribile starsene lì in mezzo a quella gente, che
pensava solo a divertirsi e peggio ancora in compagnia di Kevin. Non vedeva
l’ora di andarsene al più presto.
******
-Passa!- gridò Marina.
-Tieni!- Sakura le passò una palla di plastica.
Marina si alzò bene e con una schiacciata, mandò la palla
oltre la rete, toccando la superficie dell’acqua, prima che qualcuno la
prendesse.
-Punto!- gridarono contente le ragazze.
-Avete solo avuto fortuna- disse Jackson.
-Sarà, ma nel frattempo abbiamo vinto la partita- disse Haruka.
-Vogliamo la rivincita- disse Takeshi.
-Oh, ma non vogliamo ridicolizzarvi di più- disse Marina.
-Del resto, quattro maschi che perdono contro quattro ragazze…-
disse Sakura ridacchiando.
-Basta, questo è un offesa. All’attacco ragazzi!- incitò
Takeshi e si partì con la battaglia degli schizzi.
Tutti finirono per bagnarsi e ridere contenti.
-Vedo che vi state divertendo ragazzi- disse il signor Ookido,
avvicinandosi al bordo della piscina.
-Oh, è magnifico qui- disse Sakura.
-Sì, e poi abbiamo sentito degli incontri pokèmon- disse
Satoshi.
-Eh eh, non si può nascondere niente a voi- disse sorridendo
Samuel- Ebbene sì, il vincitore avrà pure un premio.
-Mitico- disse Richie contento.
-Io adesso vado, se mi cercate, sono al bar con il capitano.
-Sì, dissero in coro.
Il professore si allontanò.
-Quanto chiasso che fate- disse una ragazza dai capelli rosa,
spuntando vicino al bordo della piscina- Non riesco a prendere la mia
tintarella, se ci siete voi che fate baccano- disse con arroganza e guardando i
ragazzi con superiorità.
-Mi scusi- disse dispiaciuta Sakura- Cercheremo di non creare
disturbo.
-Unf, non capisco perché lascino scorazzare i mocciosi
all’interno della nave.
-Ehi, non siamo mocciosi!- disse arrabbiata Marina.
-Stavamo solo giocando a palla- disse Satoshi.
La ragazza notò il ragazzo dai capelli neri e si sistemò gli
occhiali da vista.
-Oh, beh, ormai non importa- si voltò in fretta.
“Interessante…c’è pure il moccioso”- pensò la ragazza,
mentre si allontanava con un sorriso divertito.
-Che roba!- disse Jackson, incrociando le braccia- Se ne
incontrano di tipi strani oggigiorno.
-Quell’arpia mi ha fatto passare la voglia di giocare- disse
Melody- Io vado a prendermi un po’ di sole.
-Mh, a me è venuta sete- disse Haruka.
-Anche a me- disse Satoshi- Vado a prendere qualcosa, cosa vuoi?-
chiese gentilmente Satoshi.
Haruka lo guardò e sorrise contenta.
Erano passate due settimane da quando Satoshi si era
arrabbiato con lei ed aveva litigato con Shigeru.
Sembrava tutto perduto in quel momento, ma Satoshi era
tornato lo stesso ragazzo di prima. Certo, non aveva ancora superato i suoi
problemi, ma aveva accettato le sue difficoltà ed era andato avanti. Aveva
svolto con diligenza la punizione datagli dal professore Kenji e si era scusato
con Haruka e Shigeru per l’accaduto.
-Sì, grazie…un aranciata.
Ma anche senza chiedergli scusa, lei non sarebbe riuscita ad
arrabbiarsi con lui. Perché lo sentiva, era un ragazzo speciale. Di quelli che
li perdoni per ogni sciocchezza che fanno.
-Bene…- Satoshi uscì dall’acqua.
Ma prima di esserne uscito, lo bloccò Shigeru.
-Già che ci sei…mi porti una sprite?
-Che?
-Sì, anche a me- disse Jackson.
-A me un acqua naturale- disse Melody.
-Anche per me- disse Sakura.
-Io vorrei un limoncello- disse Takeshi.
-E io dell’acqua frizzante- disse Marina.
-A me una Coca-cola- disse Richie.
Satoshi guardò stupito i suoi amici, mentre Shigeru lo
guardava con un sorriso divertito.
-Eh, ce lo devi, non credi Sato?
-Uh, e va bene- disse rassegnato.
Prese il suo asciugamano per asciugarsi e si avviò al bar.
In fondo, non era niente in confronto a quello che era
successo molti giorni prima. Con la sua testardaggine, aveva finito per
allontanarsi da tutti, ma le parole di Kenji lo avevano in un certo senso
aiutato. Beh, certo, non poteva ancora allontanare da sé, quei pensieri
negativi, né poteva impedire di provare astio, però ora era in grado di
controllarsi ed era riuscito ad ammettere di aver esagerato con Shigeru.
Aveva accettato di passare il pomeriggio con Shigeru a
rimettere in ordine e sua madre non era venuta a conoscenza del suo litigio.
Non se lo sarebbe perdonato di aver dato altre preoccupazioni alla madre.
Tutto sommato, non era andata poi così male.
Andò al bar e ordinò da bere, ma solo quando il barista posò
tutte le bibite sul banco, si accorse che non c’è l’avrebbe mai fatta a
portarli via.
Si armò di coraggio e prese le bibite, sotto gli occhi
stupefatti del barista e dei clienti.
Ma le bibite gli coprivano la visuale davanti, così che finì
per inciampare dopo qualche metro e farle cadere tutte per terra.
-Ahi, che male- disse Satoshi inginocchiato per terra.
-Tutto bene?
Satoshi alzò lo sguardo e vide una graziosa ragazza chinarsi
davanti a lui. Portava un cappello e degli occhiali da sole. I suoi capelli
biondi, scivolavano giù per le spalle.
-Eh…ah, sì…- disse con un leggero rossore sulle guance per
l’imbarazzo.
-Sono tue?- indicò le bibite riverse sul pavimento.
-Eh eh eh, sì- ridacchiò- Sono dei miei amici, io non bevo così
tanto- disse Satoshi, come per chiarire la presenza di tante bibite.
-E sei caduto- concluse la ragazza, aiutandolo a raccogliere le
bibite- Non dovresti portare tante cose insieme. E’ normale che tu abbia finito
per cadere.
-Eh, già…- Satoshi si alzò in piedi con le bibite in mano.
-Sicuro di farcela?- chiese la ragazza.
-Certo…- ma non appena fece un passò, già stava per cadere.
La ragazza prese alcune bibite.
-Ti servirà aiuto.
-Ah, grazie…- i due iniziarono ad incamminarsi- Io mi chiamo
Satoshi.
-Sa…toshi?- disse quasi sorpresa, osservandolo bene.
-Qualcosa non va?
-No, no- scosse la testa- Io mi chiamo Momoko.
-Sei qui anche tu in vacanza?
-Non proprio…diciamo che è per lavoro.
-Lavoro?
-Sei qui da solo?- cambiò argomento.
-No, sono con degli amici. Il nonno del mio amico, è un caro
amico del capitano e ci ha fatto avere i biglietti gratis.
-Capisco…- lo guardò- Sei un allenatore di Pokèmon?
-Sì- fece cenno di sì.
-Allora parteciperai al torneo di questa sera.
-Mh- fece cenno di sì- Non vedo l’ora- poi vide da lontano i
suoi amici- Ah, eccoli lì. Ti va di venire con noi?
-No, grazie. Ho da fare- gli restituì le bibite e si tolse gli
occhiali da sole, rivelando due bei occhi celesti- Ma ci incontreremo
sicuramente questa sera- con un gesto delicato, lo baciò sulla fronte- A
presto.
Satoshi rimase fermo a guardare la ragazza allontanarsi in
un’altra direzione.
-Ehi, Sato, credevamo che non saresti più arrivato…- disse
Richie raggiungendolo- E…ma mi ascolti?- agitò la mano davanti ai suoi occhi.
-Eh, ah…- disse quasi imbambolato- Oh, Richie, cosa ci fai qui?
-Mi prendi in giro?- disse Richie ironico e prendendo alcune
bibite- Dai andiamo.
-S- sì- Satoshi guardò un’altra volta dietro di sé, prima di
andare con Richie.
-Ma che hai?- chiese Richie- Sembra quasi che tu abbia visto
una star.
-Ah, no, no…- agitò le mani arrossito.
Richie lo guardò sospettoso. Satoshi gli stava nascondendo
qualcosa.
-Era ora- disse Melody- Stavo morendo dalla sete.
I ragazzi si presero le proprie bibite dalle mani di
Satoshi, mentre lui sembrava avere la testa altrove. Solo dopo Satoshi uscì dai
suoi pensieri e si accorse di avere le mani vuote.
-Ah, aspettate! Le lattine…
Non fece in tempo a finire che i ragazzi aprirono le loro
bibite e si ritrovarono con la bevanda schizzata addosso.
-Ops…Troppo tardi- disse Satoshi, guardando la scena.
-Saaaatoshi!
******
-Finalmente sei arrivata- disse il ragazzo dai capelli biondi,
vedendo arrivare Momoko- Pensavo che ti fossi persa.
-Non sarebbe stata una brutta prospettiva- la ragazza si
sedette su una sedia, vicino a Musashi e Kojiro.
-Stavamo discutendo sul da farsi- disse Kojiro.
-Oggi si terrà il primo incontro di pokèmon- disse Christ- E
noi ci parteciperemo.
-Perché dobbiamo partecipare al torneo?- chiese Kojiro
sbuffando- Noi siamo qui per un altro motivo.
-Sì, ma non dobbiamo dare nell’occhio. Per attuare il nostro
piano, dobbiamo mischiarci tra i passeggeri e sembrare dei semplici allenatori.
-Però, che barba- sbuffò Kojiro.
-Di che ti lamenti?- disse Musashi, alzandosi dal suo lettino-
Non sarà una noia, questi tornei. Te lo garantisco- sorrise.
-Jessie, durante gli incontri, cerca di controllarti- Christ
guardò Musashi- Non voglio che ci scoprano prima del previsto.
-Va bene- disse Jessie rassegnata.
-E tu James- guardo Kojiro- Evita di parlare troppo. La tua
parlantina, ha più volte messo nei guai il Team Rocket.
-Uh, cercherò di stare zitto- disse James, facendo cenno di
consenso.
-Momoko- guardò la ragazza- tu cerca di non fare mosse
sbagliate. Ti tengo sotto controllo, sia chiaro.
La ragazza fece una smorfia e guardò altrove.
-Ora vado a fare un giro di perlustrazione- si alzò dalla sedia
e s’incamminò.
-Non parlare troppo, unf!- sbuffò James, offeso- Come se fossi
un pettegolo!
-Non prendertela, fa sempre così.
-Ma tu lo lasci fare?
-Nel caso non te lo fossi accorto, è di un grado sopra noi. Se
non eseguissimo i suoi ordini, il capo si arrabbierebbe con noi- Jessie prese una
lattina vuota e la strinse forte- Credimi, se fosse per me, l’avrei strangolato
immediatamente, ma è meglio fare buon viso a cattivo gioco- guardò Momoko- E la
stessa cosa vale anche per te, giusto Momoko?
-Non gli faccio più di tanto caso- disse Momoko alzando le
spalle.
-Poco fa hai detto che ci saremmo divertiti al torneo…perché,
hai visto qualcuno?
-Esattamente- disse Jessie- Poco fa ho incontrato delle persone
davvero interessanti…
La vacanza sulla nave prosegue tranquilla, senza intoppi. Il
torneo poi, offre una piacevole diversione per i ragazzi, che conosceranno
nuovi avversari. Ma all’insaputa di Satoshi e i compagni, dei personaggi stanno
per attuare un loro piano. Di che si tratterà?
Okey, okey…e ancora okey…lo so, ci sto impiegando molto, lo
so…(U_U)’
Ma non preoccupatevi, non abbandonerò questa fan fiction
(con quello che mi è costato scriverlo °_°’). Perciò mi raccomando, continuate
a seguire questa fan fiction!
-Te ne sei accorto, Satoshi? Nella nave ci sono personaggi
famosi- disse Richie- E parteciperanno al torneo.
-Eh…- disse Satoshi, quasi con la mente altrove.
-Ehi, Sato, mi stai ascoltando?- gli sventolò la mano davanti.
-E’ inutile- disse Shigeru- E’ da un po’ che è così.
-Strano…- disse Richie perplesso.
-Ehi, ragazzi! Gli incontri stanno per iniziare!- disse Sakura
al gruppetto- Lo hanno appena annunciato.
-Ottimo!- disse Satoshi come appena risvegliato e con grinta.
-Il solito- disse Richie sospirando- Ti svegli solo quando c’è
un incontro di pokèmon.
-Eh eh, scusa- ridacchiò Satoshi- Andiamo, su- si avviò per
primo.
I ragazzi lo seguirono.
Nella sala principale, era riunita tanta gente. E molti
erano in fermento.
Satoshi arrivò alla sala e si addentrò tra le persone.
-Oh- Satoshi si bloccò, non appena vide Momoko tra i
partecipanti.
La ragazza sembrava essersi accorta del suo arrivo e si girò
per guardarlo.
-Che veloce che sei- disse Jackson, raggiungendolo insieme agli
altri.
-Hai visto già chi partecipa?- chiese Richie.
Ma Satoshi non rispose, quasi fosse sordo.
-Di nuovo nello stato da ebete- disse esasperato Richie.
-Questa volta, ho capito di che si tratta- Jackson indicò la
ragazza che stava fissando Satoshi.
-Wow, carina- disse Takeshi.
Shigeru guardò serio la ragazza, che fece un cenno di saluto
a Satoshi.
A quel gesto così spontaneo, Satoshi sussultò e il cuore
iniziò a battere forte. Perché si sentiva così?
-Vi conoscete?- chiese Shigeru.
-Uh, più o meno- disse imbarazzato Satoshi.
-Prego i gentili signori, di fare silenzio- parlò uno con un
microfono, in mezzo alla sala- Ora dirò i nomi delle coppie di persone che si
sfideranno.
Le persone attesero impazienti e il presentatore chiamò a
mano a mano, le varie coppie che si disputarono l’incontro.
-Forte- disse Marina impressionata- Quel ragazzo è davvero
forte!
Un ragazzo biondo, con una veloce mossa del suo pokèmon,
abbatté il suo avversario.
-E bello- aggiunse Melody, facendo irritare Richie, che fece
qualche smorfia di disapprovazione.
-Non so cosa ci trovate in quell’imbusto- disse Jackson- A me
sembra un pallone gonfiato. Guardate quante arie si dà.
-Tu non puoi capire- dissero le quattro ragazze insieme,
sospirando.
-Ahh, a volte siete peggio di Takeshi…- disse Jackson, poi si
guardò in giro- ma dov’è?
-Sta importunando altre ragazze- disse Sakura.
-Non ci posso credere, vuole farci fare altre figuracce- disse
Marina- Adesso lo riporto indietro io. A costo di tirarlo per le orecchie.
Melody guardò Takeshi da lontano. Aveva il suo solito
sorriso stampato sul volto, mentre parlava a quella ragazza. Sembrava essersi
ripreso dalla delusione.
Melody abbassò lo sguardo.
Eppure, sembrava davvero provato dalla separazione con
Erika. Forse anche lei…doveva fare come lui?
-Ora…Shuu e Yohn.
Due ragazzi si posizionarono uno di fronte all’altro. Haruka
rimase a bocca aperta, guardando il ragazzino dai capelli verdi.
-Shuu…- disse stupefatta Haruka.
-Mh? Lo conosci?- chiese Sakura.
-Eh, ah…è un mio compagno di classe…
-E così, lui sarebbe Shuu- disse Melody osservandolo
combattere- Ne avevo sentito parlare.
-E’ in gamba- disse Satoshi.
-Mh, già…- disse Haruka guardando l’incontro.
Non se lo sarebbe aspettata che ci fosse anche Shuu sulla
nave.
-Adesso è il turno di Robert e Momoko- disse il presentatore.
I due nominati, uscirono dalla mischia e si posizionarono al
loro posto, con la sfera poké in mano.
Satoshi e Shigeru guardarono attenti l’incontro. La ragazza
non ci mise molto a sconfiggere il suo avversario, tra gli applausi della gente.
Anche Satoshi applaudì meravigliato. Doveva riconoscerlo, aveva una tecnica
raffinata. Ma sentiva che era anche qualcosa di più.
-E ora, è il turno di Satoshi e Joey.
La ragazza nell’andarsene, passò vicino a Satoshi.
-Buona fortuna- disse con un sorriso.
-Grazie- e si sistemò nella sua postazione.
L’avversario fece uscire un Blastoise.
-Mh- Satoshi si mise il capello in testa, in segno di
battaglia- Lo batterò facilmente.
E così, uno dopo l’altro, le varie coppie si sfidarono, fino
a rimanere pochi allenatori.
-Bene, i venti finalisti, si confronteranno domani sera, dove
si deciderà il vincitore- disse il presentatore- A domani sera, per nuove
entusiasmanti incontri. Buona notte a tutti!
Tutta la gente si diresse fuori dalla sala, ognuno verso la
propria stanza.
-Allora, com’è andata?- giunse il prof. Ookido.
-Bene- disse Satoshi- Io, Shigeru, Richie, Jackson, Marina,
Melody e Haruka ci siamo qualificati.
-E domani, ci aspettano gli ultimi incontri- disse Shigeru.
-Con quel meraviglioso ragazzo- dissero incantate Melody,
Marina e Haruka.
-Questa poi (-_-)’…- disse Richie.
-Almeno Sakura non è così (^-^)- disse Jackson sorridente e la
guardò.
-E’ un peccato che non abbia partecipato (U_U)- disse
sospirando triste Sakura- Non potrò incontrarmi con quel ragazzo (o_ò).
-Ehm (°_°)’…
-Dicevi? (°.°)- Sakura lo guardò.
-No, lascia stare (-_-)’
******
-Shuu- il ragazzino dai capelli verdi, si girò e vide una
ragazzina venirgli incontro.
-Haruka, che sorpresa- disse lui.
-Anche per me- disse lei- Non sapevo che saresti venuto su questa
nave.
-Oh, beh, sono i miei genitori che hanno insistito tanto. Tu
invece, sei insieme ai tuoi amichetti?
-Sì- fece cenno di sì- Vuoi venire con noi?
-No, grazie. Le compagnie non mi entusiasmano molto.
-Però…
-Ricorda che domani sera c’è l’ultimo incontro. Vedi di non
farti sconfiggere subito, vorrei confrontarmi con te.
-Uh, sì.
-Bene- si girò- Allora a domani sera- gli fece un cenno di
saluto e si allontanò con la sua solita aria di superiorità.
-Non cambierà mai- disse Haruka guardandolo.
Fin dalla prima volta in cui si erano incontrati in quel
parco, il loro rapporto era diventato particolare. Non si poteva neanche
definire amicizia, perché in fondo non si scambiavano molte parole, nonostante
stessero nella stessa classe. Però la sua presenza in quel campo di battaglia,
la rendeva nervosa e allo stesso tempo contenta. Non aveva fatto altro che
criticare il suo modo di fare, ma ora era la volta che dimostrasse il suo
valore. Sì, sentiva che c’è l’avrebbe fatta. C’era accanto a lei Satoshi, che
le aveva insegnato molte cose sui Pokèmon. Voleva che Satoshi fosse fiero di
lei. Si sarebbe impegnata per lui.
******
Satoshi camminò lungo tutto il fianco della nave,
guardandosi intorno.
“Ma dove si sarà cacciato Takeshi?”
Da quando era terminato l’incontro pokèmon, di Takeshi
nessuna traccia. Marina che l’aveva tenuto d’occhio per tutta la serata, si era
distratta a guardare gli incontri.
Satoshi continuò a guardare lungo il ponte della nave. Non
lo vedeva.
-Cosa stai cercando?
Satoshi si girò e guardò la persona.
-Oh, ciao Momoko- disse sorpreso.
-Ciao- salutò la ragazza- Sembri preoccupato.
-E’ che un mio amico, si è allontanato e non so dove sia ora.
La ragazza ci pensò su.
-Credo di sapere dov’è…
-Davvero?
-Andiamo…- Satoshi la seguì.
-Ti ho vista combattere. Sei brava, sai?
-Mh, chissà.
-Forse domani ci sfideremo.
-Può essere, dipende dagli abbinamenti.
-Non vedo l’ora. Non pensavo che ci fossero allenatori così
forti in questa nave. All’inizio l’idea di fare un viaggio su questa nave, non
mi allettava molto. Ma quando ho saputo che c’era questo torneo, ero contento.
-Come mai?
-Gli incontri pokèmon sono emozionanti- disse lui sorridendo- E
poi, se mi concentro nelle battaglie, riesco a non pensare a cose tristi.
Momoko lo guardò.
-Sì, in effetti hai ragione…- disse mentre camminavano.
Seguì qualche minuto di silenzio, mentre Satoshi guardò
timidamente il viso della ragazza, illuminato dalla luce della luna. Sentiva
crescere il rossore sul viso.
“Perché mi sento così?”- si chiese Satoshi.
-Ecco, è qui- la ragazza si fermò, lasciando perplesso Satoshi.
-Qui dove?
-E’ in quella stanza- indicò.
-Come fai a saperlo?
-Il tuo amico è triste, cerca di consolarlo- si voltò
dall’altra parte- Io vado ora, ci vedremo domani.
-Sì- la ragazza si allontanò, mentre Satoshi entrò nella
stanza, che altro non era la cucina- Takeshi…?
Non c’era luce nella cucina, se non quella che filtrava
dalla finestra, perciò gli era difficile vedere dove camminava. Ma poi, lo
notò.
Trovò il ragazzo dai capelli castani e occhi fini, seduto su
una sedia a fissare le stoviglie lavate e appese.
-Sato?- la sua voce era sorpresa e si girò per guardare
l’amico.
-Tutto bene?- chiese preoccupato Satoshi, mentre si avvicinava
a lui.
-S- sì…- disse incerto e con un sorriso- Scusate, vi avrò fatto
stare in pensiero.
-L’importante è che stai bene.
-Mh- chinò il capo triste- A volte mi chiedo, se troverò
davvero la persona giusta.
-Takeshi…- Satoshi lo guardò. Che sciocco che era, non si era
accorto che il suo amico aveva finto di stare bene- Non devi preoccuparti. Sono
sicuro che c’è da qualche parte.
-Erika era così perfetta…era probabilmente l’unica ragazza con
cui mi sentissi così bene.
Non l’aveva dimenticata. Era così strano per lui, sentire
parlare da Takeshi di ragazze…non che non lo facesse prima, ma era strano
sentirlo parlare di una sola ragazza.
-Se vuoi, una volta tornati, potremmo cercarla.
-A che servirebbe? Non vorrebbe aver niente a che fare con me.
-Non essere pessimista. Io sono sicuro che ci deve essere una
spiegazione, perché non si è fatta più sentire.
-Avrà trovato una persona migliore di me.
Era assurdo. Takeshi si era intristito molte volte quando le
ragazze lo lasciavano, ma poi si riprendeva subito. Invece con questa ragazza,
sembrava che la sua malinconia, non finisse mai. E nonostante avesse finto di
stare bene, lui continuava a soffrirci.
-Takeshi, tu sei una persona fantastica e responsabile, nonché
il migliore allevatore pokèmon- disse Satoshi- Io non capisco perché ti
demoralizzi. Se ti piace, devi insistere e cercarla.
-Mh, sì…ma tu Satoshi?- lo guardò- Tu non insisti?
-Non capisco a cosa ti riferisci.
-Kasumi è ancora da qualche parte. E sai meglio di me, che non
riuscirai a dimenticarla, né odiarla. Allora, perché ti ostini a comportarti
così?
-Io sono normale- cercò di difendersi.
-No, ho come l’impressione che tu abbia paura.
Satoshi chinò la testa.
-Ho saputo cos’è successo con Shigeru e Haruka. Non devi
fartene una colpa. Hai capito di aver sbagliato e questo basta. E’ giusto per
tutti avere un momento di sfogo.
-Però…ho il timore di ricascare nello stesso sbaglio. E’ come
se a volte, non fossi cosciente delle mie azioni.
-Sbagliando, si diventa grandi, sai? I nostri errori sono
indispensabili per conoscere i nostri limiti e trovare la nostra strada.
-Mh, sì.
-Andiamo- Takeshi si alzò dalla sedia- Ora mi sento meglio e non
vedo l’ora di rincontrare Erika.
-Bene- tutte e due uscirono dalla stanza.
Una volta fuori, Satoshi si guardò indietro. Se ci avesse
pensato a fondo, avrebbe capito anche lui dove si trovava Takeshi.
Quando erano ragazzini, era solito nascondersi nelle cucine,
soprattutto quando voleva riflettere. Diceva che la cucina era il suo luogo
preferito, anche quando non c’era nessuno in giro. Gli ricordava la madre.
Quando era triste, lui, Shigeru e Kasumi sapevano dove trovarlo.
Però…come faceva Momoko a sapere dove si trovava Takeshi?
-Satoshi?- lo chiamò Takeshi, già un po’ avanti.
-Sì, vengo.
*****
-Perfetto…- disse un ragazzo dai capelli biondi, mentre
maneggiava qualcosa dentro una scatola di fili- E con questo, abbiamo terminato
i preparativi- si girò e guardò la ragazza appoggiata alla parete, che guardava
fuori dalla finestra- Sei di poche parole, eh?
-Mh…- disse senza interesse.
-Ho saputo che sei andata al Monte Luna…- disse lui mentre si
alzava in piedi e metteva via i suoi attrezzi.
-Sì…
-Sei stata coraggiosa a resistere così tanto. Sapevo che avevi
grinta, ma non che eri così tenace.
-E’ la mia particolarità.
-Nonostante tutto, sei ancora lontana dal potermi battere-
disse con un sorriso sfacciato sulle labbra.
-E tu sei troppo sicuro di te stesso.
-Oh, oh…vorresti farmi credere che ora mi potresti battere?
-Certo…- lo guardò- Ma non sei il mio obiettivo, per il
momento.
-Vorresti farmi capire che ci sono persone più forte di me?
-Dovresti guardarti intorno…ci sono dei buoni elementi anche in
questo torneo.
-Puff- sbuffò divertito- mi vuoi dire che in questo insulso
incontro di pokèmon, si nasconde qualcuno con un talento speciale?- disse quasi
divertito, ma la guardò serio- Ma certo…ora capisco. E’ quel ragazzo, vero?
La ragazza volse il suo sguardo alla finestra.
-Quel ragazzo che stavi salutando. Vi ho visti mentre vi
guardavate. E’ lui il talento speciale?
-Chissà…
-Fai un po’ troppo la misteriosa, sai? Non mi dirai che ti sei
innamorata di lui, vero? E’ ancora un bambino, mentre io sono molto meglio.
La ragazza si staccò dal muro e camminò verso la porta.
-Io torno in stanza.
-Aspetta, mi vuoi spiegare, cosa c’è che non vai in me?- chiese
lui, facendo fermare la ragazza- Sono il migliore.
-Forse nel tuo mondo…non nella vita fuori. Non tutto gira
intorno al Team Rocket, ricordalo- ed uscì dalla stanza.
Il ragazzo guardò con rabbia la porta chiusa e si girò per
guardare fuori dalla finestra. La luna era lì e sembrava guardarlo, come per
ricordargli qualcosa…qualcosa di molto profondo e nascosto nei suoi ricordi.
*****
-Uaaah!- Satoshi si stiracchiò per bene le braccia.
Il leggero venticello del mattino, lo rinfrescava per bene e
gli dava la giusta carica per affrontare la giornata.
La nave procedeva tranquilla nel suo tragitto e dal bordo
poteva osservare il mare infinito davanti a lui.
Un mare…infinito.
Quell’infinità, gli creò quasi un senso di malessere dentro
di sé. Era come se quel mare, lo facesse ricordare della distanza che ancora
separava lui e Kasumi.
-Sei mattiniero, vedo.
Satoshi si girò e vide Momoko.
-Anche tu- disse lui- Oggi è proprio una bella giornata, non
trovi?
-Mh.
-Ah, ti ringrazio per ieri. Era come avevi detto tu.
-Bene.
Seguì qualche secondo di silenzio, mentre i due guardavano
il paesaggio.
-Senti…
-Sì?
-Come facevi a sapere che si trovava proprio lì?
-…intuito.
-Intuito?
-Semplice intuito.
Satoshi guardò perplesso la ragazza, mentre sentiva qualcuno
avvicinarsi.
-Momoko, cosa stai facendo?
Comparve un ragazzo dai capelli biondi. Satoshi lo guardò.
Ricordò di averlo visto negli incontri di Pokèmon.
-Niente di particolare- rispose Momoko.
Il ragazzo guardò Satoshi.
-Tu hai partecipato all’incontro di pokèmon, vero?
-Sì- disse Satoshi. Si sentì un poco teso e non capiva perché.
Forse era quel sguardo di lui così ossessivo.
-Piacere…io sono Christ- gli allungò la mano per stringerla.
-Ciao, io mi chiamo Satoshi- ricambiò il gesto.
I due si strinsero la mano, ma Satoshi sentì che la stretta
di lui si era fatta più forte, quasi volesse stritolargliela. Però sul viso
manteneva il suo solito sorriso indifferente.
-Vieni, andiamo- il ragazzo prese Momoko per il polso e la
trascinò via- Ci si rivede, Satoshi.
-Ciao.
La ragazza si girò velocemente verso Satoshi.
-A presto.
-Sì- Satoshi la salutò, mentre il ragazzo accanto a lei lo
guardava innervosito.
Satoshi rimase lì, a chiedersi chi fosse quel ragazzo e del
perché lo avesse guardato così. Ma soprattutto, cosa c’era tra i due? Non che
gli interessasse…no, era solo curiosità per come se l’era portata via. E se era
il suo ragazzo? Beh, non ci sarebbe stato niente di strano, però…
Gli apparve in mente il volto della ragazza la sera prima.
Però…perché si sentiva quasi deluso e amareggiato a quella
prospettiva?
Era come se…
-Satoshi!- Haruka lo chiamò.
-Ciao Haruka, ben svegliata- gli sorrise.
-Grazie. Cosa stavi facendo di bello?
-Niente di particolare…stavo solo guardando il paesaggio.
-Oh, capisco…- lo prese per mano- Dai, andiamo. La colazione ci
aspetta- gli sorrise.
Manca poco ormai. I sentimenti dei ragazzi sono sempre più
complicati e le finali tra gli ultimi concorrenti si fanno più accese ed
emozionanti. Però dietro ad un tranquillo torneo, delle persone stanno
architettando un piano che prenderà alla sprovvista Satoshi e compagni.
Ookey, okey, okey…la fan fiction ha ancora davanti a sé un
po’ di capitoli. Teniamo conto che questa parte non era prevista nella stesura
principale.
E quindi…e quindi niente. La fine è vicina, certo, ma non
subito. Ho impiegato un po’ di tempo, proprio perché avevo perso l’ispirazione,
ma adesso sto riprendendo a scrivere.
Perciò, continuate a seguire Itsumademo Togheter! (^-^) A
presto!
-Ed eccoci alle finali del torneo…- disse il presentatore, con
il microfono in mano- Dopo i primi incontri, gli ultimi incontri se lo
disputeranno le seguenti persone…Jessie, Christ, Satoshi, Shigeru, Momoko,
Haruka, Shuu, James, Richie e Marina. Adesso vedremo l’incontro tra Momoko e
Marina.
Le due ragazze si posizionarono.
-Bene…- disse Marina- facciamoci valere, Blastoise!
-Mh…- Momoko fece uscire il suo pokèmon.
-Se siete pronte…- disse il presentatore- Cominciate!
La battaglia terminò dopo una decina di minuti.
-Blastoise!- disse Marina.
-Blastoise è fuori combattimento. Il primo incontro va a
Momoko!
-Oh, mi dispiace per Marina- disse Sakura triste.
-Però se l’è cavata- disse Shigeru.
-Già- disse Takeshi.
Marina fece rientrare il suo pokèmon e guardò la ragazza
davanti a lei. Avanzò di qualche passo fino a raggiungerla e la fissò seria.
Momoko rimase ferma a guardarla. Poi Marina allungò la mano.
-E’ stato divertente- disse Marina con un sorriso- Sei brava.
-Mh, grazie- Momoko le strinse la mano- Anche tu.
Marina percepì una sensazione già provata. Guardò le loro
mani che si staccavano e Momoko che si voltava per andarsene dalla sua
postazione.
Confusa, Marina tornò tra i suoi amici.
-E adesso, si batteranno, Shuu e Haruka- disse il presentatore.
-Finalmente, la resa dei conti- disse Haruka, guardando Shuu.
Il ragazzo dai capelli verdi, guardò Haruka con aria di
superiorità e spostandosi una ciocca di capelli, fece uscire il suo pokèmon.
Haruka si batté con coraggio e determinazione, ma la sua
preparazione non era ancora a buon livello e così la vittoria fu data a Shuu.
Amareggiata e delusa, fissò il pavimento.
-Hai ancora molta strada da fare- disse Shuu con tono serio-
Combatti ancora in modo approssimativo.
-Non ho bisogno certo dei tuoi consigli!- disse offesa Haruka,
anche se sapeva che Shuu non si sbagliava.
-Fa come vuoi…- Shuu si mise le mani in tasca e se ne andò.
Haruka guardò triste la sua sfera e poi Satoshi.
-Brava- disse Satoshi sorridendole.
-…grazie, ma non ho fatto un granché.
-E’ normale trovare difficoltà, quando si è all’inizio del
proprio percorso. L’importante è non arrendersi.
-Già- fece cenno di sì- sei una persona saggia.
-Eh? Ah, no, no- disse lui imbarazzato- Lo dico perché anch’io
facevo continuamente errori e questa frase mi veniva continuamente ripetuta.
-Urgh, non è possibile! E’ la quarta volta che sfido
Shigeru e non riesco ancora a batterlo!- disse un bambino dai capelli neri-
Dov’è che sbaglio, uff! Basta, mi sono stancato!- esasperato, si lasciò cadere
sul prato.
-Di già? Dopo solo quattro incontri, abbandoni
tutto?- disse la bambina che stava in piedi davanti a lui e lo guardava con
rimprovero- Ti credevo più tenace, Sato.
-E che alternativa ho?- si sdraiò di lato, dandole la
schiena- Non riesco nemmeno a vincere contro Shigeru.
-Ma come, non eri tu quello che diceva di voler
diventare il miglior…
-…allenatore di pokèmon, lo so, lo so. Ma se continuo
a subire solo sconfitte, non migliorerò mai.
-E’ normale trovare difficoltà, quando si è all’inizio
del proprio percorso. L’importante è non arrendersi.
-Però…
-Forse è come imposti le battaglie e strategie. Prova
a riflettere su come combatti tu e come combatte Shigeru. Potresti trovare
nuove strategie e capire cosa ti porta a perdere contro di lui.
-Mh, sì, forse è un buon consiglio.
-Forse?!
-Eh, eh, eh.
-E ora Satoshi e James!- disse il presentatore.
-Ookey!- disse Satoshi carico e avanzando deciso.
-Buona fortuna, Satoshi!- disse Haruka.
-Vai James- disse Jessie.
-Sì, sì- fece cenno di sì e avanzò anche lui.
-Bene, che l’incontro inizi!- gridò il presentatore.
L’incontro terminò con la vittoria a Satoshi.
-E vai così!- disse euforico Satoshi.
Shigeru lo guardò. Era contento che fosse tornato a
sorridere come prima. Questi incontri per lui rappresentavano un modo per
distrarsi. Ora toccava a lui ad andare avanti, prima che senza accorgersene,
Satoshi lo superasse.
-Shigeru e Jessie!
Si sentì chiamare e si preparò. La ragazza lo guardò con un
sorriso. Non capì perché sentiva che non era la prima volta che si scontravano.
Il suo modo di combattere era un po’ diverso…ma era sicuro di non sbagliare.
Lui l’aveva già incontrata, ma dove?
-E così, devi scontrarti di nuovo con lui- disse James,
tornando al suo posto.
-Mh, già…vedrò se è cambiato qualcosa…
-Ehi, ricordati che Christ ci ha ordinato di non vincere.
-Sì, sì, lo so…- preparò la sfera- E ora, Shigeru…fammi vedere
quanto sei migliorato- disse a bassa voce.
L’incontro finì in favore di Shigeru, che continuava a
fissare la ragazza, che lo guardava con sguardo soddisfatto.
“Perché mi fissa così?”- pensò Shigeru un po’ infastidito-
“E’ come se avessi sostenuto un esame…”
-I prossimi sono…Richie e Christian!
Un ovazione partì da un gruppo di ragazzine, che salutavano
e incitavano il ragazzo biondo.
Lui passò vicino a loro e gli fece un occhiolino, che fece
aumentare di più il loro tifo.
Richie guardò la scena un po’ disgustato e nervoso. Si
sentiva un po’ a disagio. Quel ragazzo si era già conquistato la simpatia delle
ragazze del suo gruppo.
L’incontro tra i due iniziò e dopo pochi minuti, Richie era
già in svantaggio.
Guardò amareggiato il suo pokèmon in difficoltà e non sapeva
cosa fare. Le ovazioni delle fans di Christian lo rendevano ancora più nervoso.
Non riusciva a concentrarsi.
-Che sta facendo Richie?- disse Marina- Se ne sta fermo, senza
reagire.
-Forse non si sente bene- disse Satoshi.
-No, è altro…- disse Shigeru e fece cenno al gruppo di
ragazzine.
Melody osservò quelle ragazzine con rabbia e strinse forte
le mani.
-Quello sciocco…- disse quasi in un sussurro e poi alzò lo
sguardo verso Richie- Forza Richie! C’è la puoi fare!- gridò, sorprendendo i
suoi amici.
Richie si girò sorpreso a guardare la ragazza. Il suo urlo
era stato così forte, che aveva zittito le altre ragazzine.
-Melody…- Sakura la guardò senza capire.
-Ha ragione lei…- disse Marina- Richie è nostro amico, non
possiamo abbandonarlo così…Richie, fagliela vedere!- gridò anche lei.
Melody e Marina si guardarono e sorrisero. Il resto del
gruppo seguì il loro esempio ed iniziò un grosso tifo.
Richie da prima sorpreso, sorrise contento. I suoi amici
erano lì a sostenerlo e questo gli bastava.
Momoko guardò il gruppetto, tra gli sguardi perplessi della
gente, e sorrise compiaciuta. Christian si accorse del suo sorriso.
Richie recuperò le sue energie e sferrò un colpo dopo
l’altro.
-Incredibile…- disse Christian tra se e se- Ha recuperato
l’energia con solo sentire le loro parole- guardò serio l’avversario- Ma non
basterà per sconfiggermi.
Con un potente attacco, vinse l’incontro.
-Peccato- disse Sakura- Eppure sembrava andare bene.
-Sì, però quel ragazzo è davvero bravo- disse Jackson- Hai
visto come ha sorpreso il suo avversario con quell’attacco?
-Mh, incomincio a non sopportarlo- disse marina sbuffando- Si
da delle grandi arie.
-Ahhh, ho perso- sospiro Richie ritornando dagli amici.
-Sì, ma hai combattuto bene- disse Melody andandogli incontro.
-Dici?- disse lui sorridendo leggermente.
-Certo. Per me sarai sempre il migliore (^-^)…
-Sì? (°///°)- disse lui sorpreso e arrossendo.
-…dopo Satoshi, naturalmente (^-^).
-Ah (-_-)’
*****
Satoshi guardò l’orizzonte dal bordo della nave, la luce
della luna si rifletteva sul profilo del mare calmo.
Gli incontri erano stati momentaneamente sospesi, per
permettere ai partecipanti di far riposare i loro pokèmon.
Ed ora lui era lì, appoggiato sul bordo della nave.
Si sentiva strano quella notte…era la prima volta che
guardava la luna in quella maniera. Sì, a volte gli capitava di guardare il
cielo, ma accanto a lui c’era sua sorella. Ora era solo e quella calma gli
trasmetteva strani sentimenti. Pensava di essersi abituato alla sua assenza, ma
ora in quel momento…
Sospirò. Se ci fosse stato Takeshi o Richie, avrebbe potuto
chiedere a loro un consiglio. Ma anche loro erano via.
Un ragazzo dai capelli castani si avvicinò a lui e si appoggiò
sulla ringhiera della nave, guardando l’orizzonte.
-Shigeru- Satoshi guardò il ragazzo che gli stava affianco.
-Da quand’è che ti incanti a guardare l’orizzonte?- disse lui.
Satoshi sbuffo offeso e voltò la faccia.
Seguì il silenzio tra di loro. Satoshi si guardava la mano
nervoso.
-Che hai?- chiese Shigeru senza guardarlo.
-Niente, niente- disse lui ancora offeso.
Tornò il silenzio.
-…D’accordo, hai vinto tu- disse Satoshi abbassando le spalle
sospirando- Non so cosa mi succeda…è da quando siamo qui che mi sento strano.
Shigeru lo scrutò per qualche istante.
-E’ quella ragazza.
-Eh?
-Ti piace.
Satoshi arrossì di colpo e agitò le mani nervosamente.
-Ma che dici, io non…
Il ragazzo lo guardò nei suoi gesti veloci e Satoshi
accorgendosi del suo atteggiamento, si fermò.
-…Non sono innamorato- disse abbassando lo sguardo- Non so
neanche cosa si provi, quando ci si innamora…
-Non eri innamorato di mia sorella?
-Eh, io…- disse arrossendo, quasi sentendosi scoperto.
-Non che mi faccia piacere dirlo, ma si notava molto.
-Tu dici?- Satoshi ci pensò su. In effetti, provava un affetto
profondo per Hinata, ma cos’era di preciso? Si sentiva felice al suo fianco,
sapeva di poter contare su di lei ed era una persona molto gentile. Era quello
l’amore? E quello che provava adesso, cos’era?- Ahh, che confusione, non ci
capisco niente!- si mise le mani nei capelli.
-Non sei l’unico…- disse Shigeru.
-Come?- Satoshi lo guardò sorpreso- Vuoi dire che anche tu…?
-Preparati, che tra poco ti aspettano gli ultimi incontri-
disse Shigeru staccandosi dal bordo e avviandosi.
-Ah, aspetta Shigeru…chi è questa ragazza?
-E’ meglio che tu non lo sappia, per ora.
-Shigeru…
-Oh, insomma Satoshi! Scompari ogni momento- arrivò correndo
Haruka- Vieni, devi presentarti alla sala principale- lo prese per il braccio e
lo trascinò.
“Chi sarà la ragazza che piace a Shigeru?”
*****
-Che emozioni, signori!- disse il presentatore- Abbiamo
assistito ad un magnifico incontro tra Shigeru e Christian. Un applauso al
vincitore Christ!
Tante persone, tra cui molte ragazzine, applaudirono il
vincitore, mentre Shigeru si ritirava tra gli amici.
-…Shigeru- disse Satoshi triste. Non se lo sarebbe aspettato
che avrebbe avuto la peggio nell’incontro.
-…è pericoloso- disse soltanto passandogli accanto.
-Eh?- Satoshi si girò per guardarlo.
-Non so spiegartelo, ma sento che quel ragazzo nasconde
qualcosa.
-Cioè?
-Ho il presentimento che lo sapremo presto…
-E così, è rimasto in gara solo Satoshi- disse Takeshi.
-Che sorpresa…chi l’avrebbe detto che fra tutti noi, Satoshi
sarebbe stato l’unico ad arrivare alle finali?- disse Jackson.
-Ehi…
-Già, e dire che contro di me ha perso- disse Richie.
-Ehi!
-Io l’ho battuto ben dieci volte- disse Shigeru.
-Ehi!!- gridò Satoshi e sbuffò offeso- Voglio ricordarvi che
sono qui e vi sento forte e chiaro.
-Oh, Satoshi- dissero i tre ragazzi fingendosi sorpresi e
ridacchiando.
-Suvvia Satoshi, guardala così…è il tuo momento per
riscattarti- disse Marina.
-Già, sei ad un passo dalla vittoria- disse Melody.
-Shuu ha perso contro Momoko, quindi toccherà a te scontrarti
contro di lei- disse Takeshi.
-Mhh…- Satoshi guardò in lontananza la ragazza dai capelli
neri.
Lei sembrava immersa nei suoi pensieri. Il suo sguardo serio
sembrava osservare con attenzione il luogo, come se cercasse qualcosa. Poi
incontrò lo sguardo di Satoshi. Il ragazzo arrossì di colpo e abbassò lo
sguardo.
“M-mi sta guardando!”- pensò Ash con il cuore che gli
batteva forte. Scrollò la testa- “Ma che vado a pensare! E’ normale che mi
guardi, visto che sono il prossimo sfidante”
Provò ad alzare lentamente lo sguardo, ma si rincontrò con
lo sguardo della ragazza. Abbassò velocemente lo sguardo, di nuovo.
“No, non c’è la faccio…mi sento così teso”- pensò Satoshi.
-Satoshi, non ti senti bene?- chiese Haruka che vedeva il
ragazzo titubante.
Il ragazzo sembrò non averla sentita.
-Satoshi?- Haruka lo guardò preoccupata.
-Satoshi!!- gli gridò nell’orecchio Marina.
-Ehhhh!- disse spaventato e tappandosi l’orecchio dolorante-
Che ti prende!
-Che ti prende a te, bell’addormentato! Non ti sei accorto che
ti stava chiamando Haruka?
Satoshi guardò la ragazza dai capelli castani. Era
preoccupata per lui.
-Eh, scusa…stavo solo pensando…- disse imbarazzato.
-Dì piuttosto, a chi stavi pensando- disse Richie appoggiando
il braccio sulla spalla di Satoshi e con un sorriso allusivo.
-Eh?!- disse agitato.
-Oh- ho, sembra che la cosa sia reciproca- disse Takeshi
appoggiando il braccio nell’altra spalla di Satoshi- Ti sta osservando. Quindi
è chiaro che si aspetta molto da te- sorrise.
-Riuscirà Satoshi a battere lo sfidante e a conquistarla?- disse
Richie.
-Mh, sarà un incontro interessante- disse Takeshi.
-Piantatela subito, voi due!- disse Satoshi nervoso e agitato.
Haruka guardò il gruppetto di maschi parlottare tra di loro
e si sentiva triste. Perché provava una stretta al cuore quando si accennava a
quella ragazza? Cosa rappresentava lei per Satoshi? La conosceva da poco…era
possibile che si fosse già infatuato di lei?
No, non era una cosa da Satoshi. Lui era sempre stato così
preso dagli incontri Pokèmon e dalla ricerca di sua sorella…sicuramente si
trattava d’altro.
-Perché non le vai a parlare?- propose Jackson.
-Eh? E perché?
-Perché se batti Christian, ti toccherà scontrarti con lei.
-Già, ha ragione.
-Sì, ma…che le dico?
-Qualsiasi cosa andrà bene, no?
-Mhh…- disse lui dubbioso.
-Vai Sato- Takeshi e Richie lo spinsero in avanti.
-A- aspettate…io non…- si bloccò non appena la ragazza gli si
avvicinò- Eh…ah…ecco, io…volevo dirti…ehhh, bella giornata, no? (^-^)’’
I quattro ragazzi caddero a terra.
-Qualsiasi cosa, eh? (¬.¬)- disse Shigeru guardando Jackson.
-Non avevo previsto la goffaggine di Satoshi (U_U)’.
I ragazzi continuarono a guardare la scena a debita
distanza.
Momoko guardò un po’ sorpresa il ragazzo, poi riprese il suo
solito umore.
-Sì, è una bella giornata.
-Okey, forse Satoshi ha trovato la sua anima gemella (-_-)’-
disse Richie.
-Tra poco ho l’incontro con Christian…è davvero in gamba. Dopo
che ho visto l’incontro con Richie, non sono tanto sicuro di batterlo-
ridacchiò imbarazzato.
-Non è di questo che ti dovrai preoccupare- disse lei seria.
-Come?
Momoko si voltò per andarsene.
-Ah, aspetta…rimarrai a guardare, vero? Se io batterò
Christian, verrà il momento del nostro incontro.
-Non ci sarà.
-Eh? Credi che non vincerò?- disse lui un po’ amareggiato.
-Dico solo che non c’è ne sarà il tempo- Satoshi la guardò
senza capire- Tu e i tuoi amici dovrete stare attenti.
-…che vuoi dire?
-Satoshi, ti stanno cercando- disse Takeshi avvicinandosi ai
due- Sta per iniziare l’incontro.
-Ah, sì…d’accordo.
-Prego, che i due finalisti si preparino sul campo- disse il
presentatore.
-Su Satoshi- Jackson gli diede una spinta- E’ il tuo turno.
-Vai e sconfiggilo!- disse Marina- Disintegralo!
-Sempre così drastica Marina?- disse Richie.
Satoshi un po’ incerto, guardò gli amici. Poi prese fiato e
si girò verso il suo prossimo sfidante. Era ansioso di combattere contro di
lui. Strinse forte i pugni. Non avrebbe permesso all’insicurezza di rovinare un
emozionante incontro.
-Bene- disse con il sorriso tornato sul suo viso- E ora a noi
due.
Takeshi guardò l’amico, mentre prendeva la sua pokèball. Che
pokèmon avrebbe scelto?
Qualcosa però catturò l’attenzione del ragazzo. In mezzo
alle persone presenti aveva visto un viso famigliare. Sfregò gli occhi. Doveva
sicuramente trattarsi di un allucinazione.
Però anche dopo era lì. Quella ragazza…era davvero lei?
La ragazza sembrò accorgersi dello sguardo del ragazzo e
cercò di allontanarsi.
Takeshi si mosse subito per inseguirla.
-Takeshi dove vai?- chiese Sakura.
-Torno subito- disse e si allontanò.
Uscì dalla sala e corse lungo il corridoio, dove aveva avuto
l’impressione di vederla passare.
Era sicuro che fosse lei. Si poteva trattare anche di una
semplice somiglianza. Però lui sentiva che era lei.
Finalmente la stava raggiungendo, era davanti a lui.
-Erika!- la ragazza si bloccò- Sapevo che eri tu- disse con un
sorriso.
La ragazza si girò con cautela e guardò Takeshi.
-…Takeshi.
-Vedo che ti ricordi ancora di me- disse lui.
-Io non potrei dimenticarmi di te…
-E allora perché non ti sei fatta più sentire? Io…pensavo che
andassero bene le cose tra noi.
-E’ così- disse subito lei, ma poi abbassò lo sguardo- Però…
-Sono io che non ti vado bene?
-No, no- scosse la testa- non sei tu il problema.
-Continuo a non capire.
-Vedi…io vivo in una famiglia che ha tradizioni molto vecchie.
E’ di norma che i propri figli studino nella migliore scuola e che si
distinguano per le loro abilità. Per questo poi, sono i propri genitori a
decidere chi sarà la persona che sposeranno.
-Oh…e a te va bene così?
-Io all’inizio ero convinta che fosse la cosa più giusta da
fare. E poi, il mio carattere mi porta sempre a stare in silenzio e non
contraddire i miei. Ma poi…ho conosciuto te. E tutto mi è sembrato diverso
dalla mia solita realtà. E’ stato lì, che mi sono resa conto che contavi molto
per me. Però avevo paura che tu non capissi la mia situazione e che soffrissi
per colpa mia. E’ per questo che ho preferito non farmi vedere da te, con la
speranza che tu mi dimenticassi.
-Erika…
-Lo so, penserai di me che sono sciocca…
-No…lo sciocco sono io- disse lui- Avrei dovuto capirlo che
qualcosa ti stava preoccupando. Ma invece di fare qualcosa, mi sono rassegnato,
convinto che tu non mi volessi più.
-Takeshi, ti sbagli, io sono…- non fece in tempo a terminare
che un botto fece arrestare immediatamente la nave.
I due caddero a terra, così come tutto il resto dei
passeggeri.
-Erika, stai bene?- chiese lui preoccupato.
-Ta…Takeshi…sì, sto bene…ma cos’è successo?
-Non lo so…però qualcosa deve aver fermato la nave.
-Attenzione…qui parla il capitano della nave…- una voce si
diffuse dagli altoparlanti- C’è stata un esplosione dovuto a cause ignote, che
ha fermato la nave. Preghiamo i passeggeri di rimanere calmi. Verificheremo
subito l’entità del danno e di conseguenza provvederemo a dovute precauzioni.
-Un esplosione…da cosa sarà stata causata?
-Siamo in pericolo, Takeshi?
-No, non credo. Non c’è da preoccuparsi. Sarà stato un semplice
guasto ai motori, però per sicurezza non allontanarti.
Un esplosione, probabilmente causata da un guasto, getterà
nel panico i passeggeri. Che faranno Satoshi e i loro amici. Riusciranno a
cavarsela anche in questa nuova difficoltà?
-Non lo so- disse Jackson- Ho sentito solo un esplosione.
-La nave starà affondando?
-Se fossimo in pericolo, il capitano farebbe subito uscire le
scialuppe di salvataggio.
-Ha detto di stare calmi…quindi non facciamoci prendere dal
panico.
-Facile a dirsi…la gente ha già iniziato ad agitarsi.
-Forse anche noi dovremmo preoccuparci…
Un’altra esplosione fece tremare il pavimento e far andare
via la luce. I ragazzi caddero a terra.
-Qui è il capitano- si sentì una voce dall’altoparlante- A
causa di guasto, la nave verrà immediatamente evacuata. I passeggeri sono
tenuti a recarsi fuori dalla nave, dove degli addetti vi faranno salire su
delle scialuppe. Preghiamo i passeggeri di avviarsi senza farsi prendere dal
panico. Assicuriamo che non si corre nessun pericolo, ma per precauzione
bisogna evacuare la nave.
Nonostante le parole del capitano, le persone iniziarono a
correre nei corridoi in cerca delle scialuppe, gridando e disperandosi.
-Ragazzi…ci siete tutti?- chiese Satoshi.
-S- si…dovremmo essere tutti qui…- disse Marina.
-Non vedo Takeshi…- disse Richie.
-Si era allontanato prima dell’incontro- spiegò Sakura.
-Dobbiamo avviarci anche noi alle scialuppe- disse Shigeru-
Anche Takeshi starà andando lì.
-Sì, andiamo.
I ragazzi iniziarono ad avviarsi, insieme a tanta altra
gente.
-Che confusione…- disse preoccupata Melody.
-Restiamo vicini…altrimenti rischiamo di perderci- disse
Richie.
In mezzo alla folla, Satoshi notò una persona che andava
dalla parte opposta.
-Muoviti Satoshi…cosa stai aspettando?- lo chiamò Shigeru,
vedendo il ragazzo rimanere indietro.
-Voi andate…io vi raggiungo subito…
-Come? Aspetta Satoshi!- lo chiamò, ma ormai si era voltato e
tornato indietro.
-Satoshi…- Haruka lo guardò allontanarsi e fece per
raggiungerlo, ma fu afferrata al braccio.
-Dove hai intenzione di andare?- chiese Shigeru.
-Dove sta andando? Non ci sono scialuppe in quella direzione.
Così non riuscirà a salvarsi.
-Tranquilla, Satoshi è fatto così. Ci raggiungerà lui.
-Mh, però…
-Andiamo.
-Va bene.
Satoshi camminò in senso contrario alle persone e a fatica
riusciva a stare in piedi, dopo tutte le spinte che riceveva, però non
demordeva.
-Momoko!- gridò.
La persona che camminava a pochi metri davanti a lui, si
voltò sorpresa.
-Satoshi!
-Avevo ragione, eri tu…- disse lui prendendo fiato.
-Cosa ci fai qui? Perché non sei con i tuoi amici?
-Io ti ho vista camminare nella parte opposta…perché non stai
andando verso le scialuppe?
-…Non perdere tempo qui. Raggiungi i tuoi amici- si voltò- E’
pericoloso rimanere qui.
-Aspetta! Che sta succedendo? Perché non vuoi metterti in
salvo?
-Non sono affari che ti riguardano. E comunque, andrò alle
scialuppe più tardi.
L’immagine confusa di una ragazzina dai capelli color arancio,
gli comparve davanti agli occhi, prendendo il posto della ragazza. E pian piano
si allontanava da lui.
“Non te ne andare!”
Satoshi afferrò d’istinto il suo braccio, prima che si
allontanasse.
-Che hai ancora?- Momoko si girò.
-…Non ti lascio sola.
-Come?
-Andremmo alle scialuppe insieme.
-Ti ho detto che…!
Una nuova esplosione fece tremare le pareti e poi il
silenzio.
*****
-Ahhh!- gridò spaventata Erika.
-Erika, stai bene?- chiese Takeshi, guardando preoccupato la
ragazza.
-…ho paura…la nave sta affondando…
-Tranquilla, non ci succederà niente e noi riusciremo a
salvarci.
-Se lo dici tu…
-Sì…e ora andiamo.
“Ragazzi…spero che voi tutti stiate bene”
*****
-Ahi!- Melody cadde a terra.
-Melody!- Richie si fermò e andò a soccorrerla- Che hai?
-Mhh…mi fa male il piede…- disse lei toccandosi il piede- Credo
di essermi fatta male, mentre correvo.
-Questo è un problema…riesci a camminare?- chiese Shigeru.
Melody cercò di alzarsi aiutata da Sakura e Haruka. Ma fece
un passo con fatica.
-Non dovresti sforzare il piede- disse Haruka- Se ti sei
slogata la caviglia, movendoti potresti peggiorare.
-Ma non posso restare ferma.
-Non preoccuparti- disse Richie chinandosi e offrendogli la
schiena- Manca poco per uscire dalla nave…quindi ti porterò in spalla.
-Eh? Ma non posso.
-Hai intenzione di rimanere qui?
-Dai Melody- disse Sakura, cercando di convincerla- Accetta.
-Mh…va bene- disse lei imbarazzata- Però una volta fuori, fammi
scendere.
-D’accordo- disse lui e la caricò sulle spalle.
-Bene, ora che siamo a posto, possiamo andare- disse Jackson.
-Ehi, Melody…(°.°)- disse Richie, mentre s’incamminava con la
ragazza sulle spalle.
-Sì? (°-°)
-Hai messo su qualche chilo? (°.°)
-Richie (°-°)…ti odio! (>o<)**
-Argh! (OoO)’ Aspetta! Così ci farai cadere!
*****
L’esplosione, creò un gran polverone.
Satoshi aprì lentamente gli occhi e vide accanto a lui una
persona che l’aveva protetto dall’esplosione.
-Mo…Momoko!
-…ehi, tutto bene?- disse lei aprendo gli occhi con fatica, con
un sorriso sulle labbra.
-Io sì…ma tu?
-Sto bene- disse lei, alzandosi.
-Dove siamo…?- si guardò intorno.
-Siamo ancora dentro la nave…l’esplosione ha danneggiato
gravemente la struttura della nave, che ora rischia di affondare.
-E’ terribile, dobbiamo uscire subito da qui.
-Sì…
I due iniziarono a seguire la folla che scappava verso le scialuppe.
-C’è una confusione incredibile.
-Sarà difficile scappare di qui.
-I miei amici…dove saranno?- disse preoccupato, guardando tra
la folla che scappava nei corridoi- Spero che stiano tutti bene.
Si sentì la mano stringere.
-Sono sicura che se la siano cavata- disse la ragazza decisa.
Il ragazzo la guardò sorpreso. Da dove nasceva tanta
sicurezza? Guardò la mano di lei che ora stringeva la sua. Il suo cuore iniziò
a battere forte.
Un’altra esplosione. Si creò tra di loro tanto fumo.
-Dobbiamo andarcene.
-Ma devo prima trovare i miei amici.
-Sono persone in gamba. A quest’ora saranno già fuori da qui- e
detto questo trascinò il ragazzo.
-…già, hai ragione- ammise Satoshi, mentre i due camminavano
tra la folla- Con tutto questo casino, sarà difficile uscirne salvi.
-Per il momento cerchiamo almeno di non perderci. Non lasciare
andare la mia mano, d’accordo?
-…sì- strinse forte la mano- Non ti lascerò.
Un immagine gli tornò in mente a quelle parole. L’immagine
di una ragazzina. Scrollò la testa.
“Perché proprio ora mi viene in mente lei?”
-Sei uno sciocco, Satoshi. Perché non te ne sei andato subito?
-Perché non te ne sei andata anche tu?
-Ti ho detto che me la sarei cavata. Perché hai insistito ad
inseguirmi?
-…perché non voglio commettere lo stesso errore.
-Come?
*****
-Un’altra esplosione- disse Sakura seduta per terra, insieme
agli altri.
-Di questo passo nessuno si salverà.
-Ma cosa sta succedendo qui? Perché tutte queste esplosioni?
-Ragazzi, vi ho trovato finalmente!- disse il professore
Ookido, raggiungendoli- Come state? Siete feriti? Ci siete tutti?
-Melody si è fatta male al piede e Takeshi e Satoshi non sono
con noi- spiegò Jackson.
-Che guaio…- disse preoccupato l’uomo- d’accordo, ora vi
accompagno fino fuori, così chiederemo aiuto per cercare Satoshi e Takeshi. Forse
con buona probabilità, saranno già alle scialuppe- prese in braccio Melody- Ora
andiamo.
*****
-Bene, il nostro piano sta funzionando…- disse una persona,
mentre guardava la scena di nascosto.
-Per fortuna, non ne potevo più di questo travestimento…
-Capo…abbiamo prelevato quello che volevamo- disse un ragazzo
dai capelli azzurri.
-Ottimo…adesso possiamo pure andarcene. Questa nave non reggerà
ancora a molto- si fermò e si guardò intorno- Dov’è lei?
-Parla della ragazza?- disse un pokèmon felino- L’ho vista
insieme ad un ragazzo.
-Cosa?!
-Sì, si dovrebbe trovare ancora dentro la nave.
-Quella sciocca!- disse arrabbiato- Le avevo detto di tornare
subito qui…possibile che non si renda conto del pericolo?
-Capo, dobbiamo andarcene- disse un altro- Altrimenti non
riusciremmo a salvarci.
-Tzè, che devo fare?- guardò serio l’interno della nave.
-E’ preoccupato per lei?- chiese una ragazza dai lunghi capelli
rosa.
-Io? No, no…
La ragazza sorrise divertita dall’atteggiamento nervoso del
ragazzo.
-Stai tranquillo…non è certo il tipo da morire in questa nave,
non senza aver raggiunto il suo obiettivo.
-Sì…hai ragione. Andiamocene.
*****
-Takeshi, siamo arrivati?
-Resisti ancora un poco. Vedo della gente dirigersi verso un
uscita.
-Prego di qua…- disse un signore all’uscio della porta che
aiutava le persone ad uscire- L’uscita è da questa parte.
-Capitano Ace!
-Ragazzo! Tu non eri con i tuoi amici? Il professore Ookido è
venuto a cercarvi.
-Io ed Erika ci siamo allontanati dal gruppo…ma gli altri non
sono ancora arrivati?
-No, non ho visto nessuno dei tuoi amici…suppongo che ormai
Ookido li abbia trovati e li stia conducendo qua.
-Lo spero…- disse preoccupato Takeshi.
-Takeshi…- disse la ragazza, tirandolo dal braccio- Non sono
loro i tuoi amici?
Il ragazzo guardò un gruppetto giungere con altra gente.
-Ragazzi! Prof. Ookido!
-Takeshi!- disse sollevata Marina- Pensavamo che ti fossi
perso.
-No, ero con Erika.
-Erika? Eri qui sulla nave?- disse sorpresa Sakura.
-Eh…sì…
-Samuel, sono contento che tu stia bene e anche i tuoi ragazzi.
-Sì…
-Ma…Satoshi?- chiese Takeshi.
-E’ rimasto indietro- disse Jackson.
-Capitan Ace- disse il prof. Ookido- Avrei bisogno del tuo
aiuto.
-Certo, dimmi pure.
-Melody si è infortunata il piede…- indicò la ragazza che aveva
in braccio- ci vorrebbe una medicazione provvisoria. E poi, un ragazzo che
stava con noi, Satoshi, si trova ancora all’interno della nave…ma non so dove.
Non può chiedere se qualcuno dei suoi uomini lo ha visto?
-Certo, li vado subito ad avvertire e faccio portare qui un kit
di pronto soccorso.
*****
Satoshi era disteso per terra, con la faccia rivolta al
soffitto. Momoko era inginocchiata accanto a lui.
-Satoshi…
Il ragazzo aprì con difficoltà gli occhi, affaticato dal
calore delle fiamme. Guardò davanti a sé, il volto della ragazza. Era così
simile a lei.
Se non fosse stato per la situazione in cui si trovava,
avrebbe giurato che quella ragazza non fosse Momoko, ma…
-Kasumi…- disse quasi in un delirio per la stanchezza-
Perché…perché te ne sei andata?- allungò la mano verso di lei.
La ragazza sorpresa, prese la sua mano e la strinse.
-Non preoccuparti, ti porterò in salvo.
-Io ti odio Kasumi…- continuò a dire Satoshi, quasi non la
sentisse.
Momoko socchiuse gli occhi.
-Lo so, Satoshi.
Gli occhi di Satoshi iniziarono a riempirsi di lacrime,
forse causato dal luogo pieno di fumo.
-Te ne sei andata senza dirmi niente…senza darmi una
spiegazione…senza darmi l’opportunità di aiutarti.
-E’ giusto che sia così.
La ragazza si guardò intorno, cercando una via di fuga. Il
fuoco aveva bloccato le principali uscite e presto l’acqua che stava invadendo
la nave, li avrebbe raggiunti.
-…no, non è vero…- disse Satoshi stringendo forte la mano della
ragazza- Sono uno stupido, non riesco neanche ad odiarti. Se ci riuscissi,
potrei finalmente dimenticarti, ma…
Momoko guardò sorpresa il ragazzo.
-…non ci riesco. E questo mi amareggia, perché significa che
non potrò mai dimenticarmi di te.
-Sei uno stupido Satoshi- chinò la testa- Non è così che doveva
andare…
-Hai ragione…ma ormai è troppo tardi. Avrei solo voluto averti
al mio fianco…mi manchi così tanto- chiuse gli occhi.
-Satoshi!- la ragazza spaventata tastò il polso di Satoshi e
tirò un sospiro di sollievo.
“E’ solo svenuto. Però se non agisco subito, rischiamo di
rimanerci male tutte e due”- continuò a guardarsi intorno- “…forse mi è venuta
un idea”
*****
-Allora, lo avete trovato?- chiese il prof. Ookido.
-No- fece cenno di no, il marinaio- Ormai è troppo tardi. Se è
dentro, sarà tardi per salvarlo. Le consiglio di mettersi in salvo, finché può.
-Io non me ne andrò senza Satoshi!
-Come vuole…- il marinaio si allontanò verso le scialuppe.
-Prof. Ookido, cosa facciamo?- chiese Sakura.
-Non c’è alternativa, iniziate a salire sulle scialuppe.
Capitan Ace, ti affido i ragazzi.
-Stai tranquillo.
-Ma Satoshi?- chiese Takeshi.
-A lui ci penserò io, proverò a cercarlo di nuovo.
-E’ pericoloso. Vengo con te- disse Shigeru.
-No, voglio che tu e gli altri vi allontaniate al più presto.
Io me la caverò e tornerò con Satoshi.
I ragazzi si guardarono indecisi.
-Visto che non ci sono alternative…- disse Jackson.
-Saremmo di troppo qui- disse Marina.
-D’accordo, noi andiamo- disse Shigeru- Ma nel caso la
situazione peggiorasse, prendi subito una scialuppa.
-Certo- Samuel appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo- Ora
andate.
-Samuel, avrai a disposizione solo pochi minuti, prima che la
nave affondi- disse Ace- Torna presto.
-Sì.
Haruka abbassò lo sguardo preoccupata. Satoshi era rimasto
nella nave e non sapeva perché. E non aveva avuto notizie neanche del suo
compagno di classe. E se anche lui fosse rimasto nella nave?
Perché quei due ragazzi dovevano procurarle tanta ansia?
-Vieni Haruka- Marina la prese per mano- Andrà tutto bene.
-Lo spero.
Il gruppetto si allontanò in fretta. Samuel guardò dietro di
se, la nave stava ormai prendendo fuoco completamente e l’acqua l’avrebbe
sommersa in poco tempo. Quante probabilità aveva di trovare Satoshi?
Scosse la testa.
No, doveva trovarlo a tutti i costi. Haneko non avrebbe
retto ad un’altra perdita. E poi, sentiva che Satoshi era vivo, del resto era
il figlio di Hiroshi.
Si addentrò nella nave e gridò il suo nome. D’improvviso
sentì dei fischi e cercò di raggiungere il luogo. Ma non fece molta strada, che
vide due figure a pochi metri da lui.
Uno era appoggiato sulla parete e l’altro era seduto su uno
scatolone, e lo fissava quasi aspettasse il suo arrivo.
-Sei arrivato- disse la persona seduta.
Samuel guardò il ragazzo seduto e privo di sensi.
-Satoshi!- disse spaventato Samuel.
-E’ vivo- disse la persona, alzandosi in piedi, mentre l’uomo
si avvicinava al ragazzo.
Tirò un sospiro di sollievo quando confermò che stava bene e
guardò la persona che se ne stava in piedi.
-Tu…chi sei?- chiese, non vedendo molto bene a causa del fumo.
-Non ha importanza. Si sbrighi a prendere l’ultima scialuppa,
si trova al lato destro della nave.
L’uomo guardò sorpreso la persona, non appena lo riconobbe.
-Non ci posso credere…Ka…sei tu, Kasumi!
La ragazza non rispose e si allontanò.
-Aspetta, che significa questo? Devi smetterla di scappare! Se
continuerai così, sarà più difficile poi tornare indietro.
-Non sono qui per sentire la tua predica sulle mie scelte-
disse con le spalle rivolte all’uomo- Ho scelto una strada e la percorrerò fino
in fondo- e scomparve tra il fumo.
-Kasumi!- gridò, ma un’altra esplosione, gli fece ricordare
dove si trovava.
“Ha detto che c’è ancora una scialuppa…devo raggiungerla”-
sollevò Satoshi ancora tramortito.
-…Ka…sumi…- disse Satoshi, mezzo addormentato.
-Sì, lo so- Samuel si girò ancora una volta- Sono sicuro che
riuscirà a mettersi in salvo.
“Ma come farà? C’è solo una scialuppa…”- si voltò-
“Sopravvivi Kasumi, fallo per Satoshi almeno”
*****
-Li vedi, li vedi?- chiese insistente Marina.
-No- disse Takeshi.
-Sono in ansia- disse Sakura- Spero che stiano bene.
-Sta tranquilla, conosciamo Satoshi- disse Shigeru- Se la cava
anche in situazioni disperate.
-Hai ragione- disse Richie e guardò Melody accanto a lui. Lei
ricambiò lo sguardo.
-Ehi!- disse d’improvviso Jackson- Guardate!- disse indicando
un punto lontano.
-Non si vede niente- disse Richie.
-Vedo qualcosa là in fondo.
-Aspettate…- Takeshi fece uscire dal suo taschino un binocolo
allungabile.
-Ma dove lo trovi lo spazio per mettere tutta quella roba?-
disse impressionato Richie.
-C’è qualcuno…sì, sono loro! Il prof. Ookido e Satoshi!
-Hai ragione- disse Haruka felice- Adesso si vede meglio.
I ragazzi si guardarono tra di loro con un sorriso
sollevato.
-Evviva!- esultò Jackson insieme a Marina e agli altri.
-Che sollievo!- Sakura abbracciò Jackson- Siamo tutti salvi.
Jackson arrossì, ma ricambiò l’abbraccio con felicità.
Richie prese la mano di Melody timidamente. Lei sentendo la
sua mano, la strinse con decisione.
Takeshi sorrise a Erika, sollevato. Lei lo guardò
dolcemente.
-Oh, uffi, tutti hanno il proprio compagno…- disse Marina,
guardando le tre coppiette e sbuffando.
-Sembri sofferente- disse Shigeru ridacchiando.
-Non prenderti gioco della mia sofferenza- disse offesa Marina.
-Ma Satoshi, starà bene?- chiese preoccupata Haruka, vedendo i
due in fondo.
-Certo- disse Marina tranquillizzandola.
-Del fumo, non basterà a buttarlo giù- disse Shigeru.
“Chissà se anche Shuu si sarà messo in salvo…”- pensò
preoccupata Haruka.
Tutti si sono messi in salvo…o così sembra essere in
apparenza. La storia prosegue dei nostri personaggi prosegue non senza qualche
incertezza, ma decisi a voltare pagina. Mentre il Team Rocket continua a
confabulare su un progetto misterioso. Di che si tratterà?
Argh, che errore imperdonabile! Rileggendo il capitolo 17 mi
sono accorta di aver scritto “filo zuccherato” e non “zucchero filato”…che
vergogna (-///-)’ Mi scuso di essermene accorta solo adesso. Chi avrà letto quel
capitolo, avrà pensato o che esistesse un nuovo tipo di dolce o che l’autrice è
matta. Pardon! E’ un errore grave, se si pensa che è il mio dolce preferito
(^.^) ih ih.
Già che ci penso…potremmo anche fare una gara a chi trova
più errori nelle mie storie…eh eh eh (^-^)’…sigh (U_U)’.
No, a parte questo, sapevo che continuo a fare degli
errori…però spero che con il tempo migliori.
Comunque, finalmente si può voltare pagina nella storia e
avvicinarmi alla fine (spero).
-…la causa sembra essere un guasto tecnico, causato da qualche
circuito danneggiato e che poi si sia propagato sull’intero impianto- disse una
donna del telegiornale- Ma fonti indiscrete, pensano a una manomissione del
circuito elettrico. Difatti i tecnici addetti al controllo degli impianti
assicurano di aver fatto una revisione poco prima che la nave partisse. Si
ipotizza ad una possibile esplosione volontaria a danno dei passeggeri. A bordo
della nave infatti, erano presenti anche persone note nel mondo della politica
e nel mondo dello spettacolo, tutte in perfette condizioni ora. Però numerosi
documenti e oggetti di valore sono scomparsi. Il capitano Ace ha dichiarato che
sono state prese tutte le precauzione per l’evacuazione dei passeggeri, ma
risultano essere assenti dalla lista alcuni passeggeri. Si stanno cercando
ancora adesso intorno alla nave, ormai quasi sommersa dalle acqua, altri
possibili superstiti alla tragedia. Ma si dubita che se a bordo ci fosse stato
qualcuno, sia potuto sopravvivere all’incendio divampato nella nave, ancora per
cause ignote- la donna cambiò foglio- E ora passiamo alle prossime notizie.
La tivù si spense.
-Beh, siamo sopravvissuti e questo è già tanto- disse Shigeru seduto
sul letto.
-Già, ora che ne parlano tutti i media, mi rendo conto del
reale pericolo. Potevamo finirci secchi- disse Takeshi seduto su una sedia e
guardò Satoshi che fissava lo schermo del televisione spento- Ci hai fatto
prendere un bello spavento, sai? Per fortuna hai una pellaccia- disse
sorridendo.
Il ragazzo non rispose.
Takeshi e Shigeru guardarono l’amico che era rimasto
silenzioso durante tutto il telegiornale.
Le sue condizioni dopo l’incidente erano preoccupanti, ma
non gravi. In poco tempo, si era già ripreso. Ma da quando si era svegliato,
sembrava agitato. Più volte aveva chiesto se ci fosse rimasto qualcuno sulla
nave. Però nessuno sapeva dargli una risposta certa.
E loro avevano già intuito il motivo della sua
preoccupazione. All’appello mancava la ragazza che da quanto raccontato dal
nonno di Shigeru, lo aveva tratto in salvo.
-Eh, senti, che ne dici se domani andiamo a prenderci qualcosa
fuori? Dai, così invitiamo anche gli altri - propose Takeshi, nell’intento di
farlo distrarre.
-Tu vuoi invitare gli altri, perché così hai la scusa per
invitare Erika- disse Shigeru.
-Eh…eh, eh, eh…- rise imbarazzato- Ma che vai a pensare. Non è
certo perché mi ha detto che non ha smesso di pensarmi e che spera di rivedermi
presto, che voglio invitarla- disse con un sorriso sentendo di essersi tradito
da solo.
-Si vede chiaramente che sei felice come una pasqua- disse
Shigeru- Però è vero, potremmo organizzare qualcosa per domani. Te la senti
Satoshi?
Guardò il ragazzo che se ne stava seduto sul letto.
-…mh, come volete- disse quasi indifferente.
La porta si aprì.
-Salve ragazzi- entrò il prof. Ookido.
-Nonno, cosa ci fai qui?- chiese Shigeru.
-Sono venuto a trovare Satoshi. Come va?
-Sto bene- disse senza particolare emozione.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-Scusate ragazzi, dovrei parlare un momento con Satoshi. Ci
potreste lasciare da soli?
-Sì, d’accordo- Takeshi si alzò dalla sedia e Shigeru lo seguì
fuori dalla stanza. Una volta che la porta si chiuse, Samuel prese la sedia e
si sedette.
-Per quanto pensi di rimanere così?
-Rimanere così come?- disse sempre con poco interesse.
-…sono andato più volte a chiedere, però non c’è traccia di
lei.
-Ah, sì…?
-Non puoi continuare a fingere, Satoshi. Lo so che sei
preoccupato per lei.
-No, non m’interessa- disse lui.
Samuel si distese sullo schienale della sedia.
-L’ho vista, sai? Era lì con te e tu eri svenuto. Ti ha salvato
la vita, ne sei a conoscenza?
-Sì, lo so.
-Io credo che il tuo stato d’animo non sia dovuto alla sua
scomparsa…- lo guardò serio- ma perché tu lo hai già capito.
Il ragazzo stette in silenzio.
-Suvvia Satoshi, mi credi così stupido? Credi che dopo tanto
tempo, non intuisca chi è in grado di renderti così?
-E allora?
-Come, e allora? Sei frustato e ti capisco. Ma non è certo che
chiudendoti dentro di te, che risolverai qualcosa.
-Non capisce…- strinse le lenzuola.
-Sì invece. E’ questo tuo lato del tuo carattere che non
capisco. Perché non dici chiaramente come stanno le cose?
-Che dovrei dire?!- si voltò di scatto e lo guardò- Che mi fa
piacere aver scoperto che Momoko non è altri che mia sorella?! Che nonostante
si sia unita al nemico, mi ha salvato la vita?! Che molto probabilmente, non è
sopravvissuta all’incidente?! E’ questo quello che devo dire?!- disse d’un
colpo con le lacrime agli occhi.
L’uomo lo guardò tranquillo.
-I- io…io non so come comportarmi! Lei se n’era andata da
tempo…non potevo credere che Momoko e lei fossero la stessa persona- strinse
più forte la lenzuola- Mi è rimasta vicino per tutto quel tempo, abbiamo
parlato e scherzato tranquillamente, senza immaginare che lei fosse lì.
-Satoshi…- si alzò dalla sedia.
-Perché mi fa tutto questo?!- disse con le lacrime che gli
scendevano giù per le guance- Si diverte a giocare con i miei sentimenti!
-Va tutto bene…- disse Samuel appoggiando una mano sulla sua
spalla e sorridendo al ragazzo- E’ normale che tu sia turbato dalla notizia.
-S- se l’avessi saputo…io…non…- singhiozzò.
-Sì, lo so Satoshi- disse Samuel guardandolo con dolcezza-…non
l’avresti lasciata andare via…
Satoshi si strinse le labbra per trattenere le lacrime.
-L- lei è viva, vero?
-Certo Satoshi- disse sorridendogli- E un giorno la
rincontrerai di nuovo. Fino ad allora preparati, così che quando l’avrai
davanti a te, non la lascerai andarsene di nuovo.
-…s-sì.
Fuori dalla finestra, il cielo era di un color arancione. Un
altro giorno stava terminando.
*****
-Ecco qua, l’altro pezzo mancante…- un ragazzo dai capelli
biondi appoggiò un libro sul tavolo.
-Se penso che stavamo rischiando la vita per un sciocco libro-
borbottò un altro ragazzo dai capelli azzurri.
-Taci, vuoi che ti senta?- la ragazza dai capelli rosa, diede
una gomitata al ragazzo, poi guardò il biondino- Quindi, abbiamo già raccolto
tutto?
-No, il libro preso dal ricco politico sulla nave, è solo una
parte del nostro piano.
-Ma a cosa servirà quel libro? A prima vista sembrerebbe senza
valore.
-Tzk, per un sempliciotto come te, puoi sembrare senza valore-
disse il biondino con aria di superiorità- Lo era anche per quel politico che
l’ha sottratto ad uno scienziato del Pokèscientific. Ora che finalmente lo
abbiamo in mano nostra, potremmo portare avanti le analisi sulla sfera Gs.
-Mhh, quella sfera Gs è davvero un mistero, eh?- disse la
ragazza.
-In ogni caso, continuo a dire che mi sembra assurdo, esserci
infiltrati come normali passeggeri per rubare il libro- disse il ragazzo dai
capelli azzurri appoggiando la schiena sullo schienale della sedia- Non
potevamo fare come al solito? Ovvero in un solo attacco, attaccare la nave e
prenderci il libro?
-Con il rischio che la polizia venisse a scoprire il nostro
piano? No, non devono intuire il nostro piano, altrimenti ci metterebbero i
bastoni tra le ruote.
-Però, mi sembra che è stata una perdita di tempo…
-Questi sono gli ordini del capo- intervenne il pokèmon gatto-
E noi li dobbiamo eseguire senza discutere.
-E poi, non è stata una perdita di tempo…- disse la ragazza
sorridendo- Si possono sempre elementi interessanti- si girò verso un’altra
ragazza- Tu non trovi, Momoko? Ops, volevo dire Kasumi.
-Non sei per niente divertente Musashi- la ragazza si alzò dalla
sedia.
-Dove te ne vai?- chiese il ragazzo biondo.
-Se era di questo che volevi parlarci, non c’è motivo che
rimanga oltre.
-Dici di no, eh?- il ragazzo guardo i due ragazzi e il pokèmon
felino, e gli fece a loro un cenno.
-Mh, d’accordo- i tre si alzarono e si avviarono all’uscita
della stanza, chiudendo la porta.
-E adesso cosa vuoi?- disse Kasumi guardando Kevin.
-Siediti Kasumi- disse lui serio.
-Uff- disse lei sbuffando- Dimmi.
-Vedo che ancora non ti rendi conto delle tue azioni.
-Ah, sì?- disse lei disinteressata.
-Con chi credi di stare parlando!- sbatté la mano sul tavolo-
Non puoi fare quel che ti pare!
-Fino a prova contraria, io non sono una tua subordinata!-
sbatté anche lei la mano- E non sarai certo tu a dirmi quel che devo fare!
-Comportandoti così, comprometti l’esito delle missioni!
-Ho sempre portato a compimento le missioni!
-Ma questo non significa disubbidire a degli ordini!- si alzò
in piedi- Ti rendi conto che avresti potuto non uscirne da quella nave? Perché
cavolo ti sei fermata fino all’ultimo!
-So badare a me stessa!- si alzò in piedi anche lei- Perché
continui a stressarmi con la stessa storia?!
-Io non ti stresserei, se non ti comportassi da sconsiderata!
Satoshi, sei uno sconsiderato!
Kasumi si bloccò e rimase silenziosa. Perché le era venuto
in mente, una frase che aveva detto a Satoshi tempo prima? Glielo ripeteva in
continuazione, quando il ragazzino commetteva qualche sciocchezza, facendola
rimanere in ansia.
Era questo allora?
Kasumi guardò il ragazzo. Era possibile che lui provasse quei
sentimenti di angoscia per qualcun altro?
-Adesso basta- Kasumi si voltò- Non ho intenzione di ascoltarti
oltre.
-Fermati- l’afferrò per il braccio- Che significa quel ragazzo
per te?
-Eh?- lo guardò sorpresa.
-Sì, quel ragazzo della nave…è con lui che ti sei fermata sulla
nave, vero?
-E tu…
-L’ho saputo…- continuò a stringere la mano di Kasumi- Perché è
così importante per te? Hai rischiato di non farcela a salvarti, solo per stare
con lui.
-Non sono affari tuoi- si staccò dalla presa di lui e si avviò
nervosa fuori dalla stanza.
Kevin guardò la porta chiusa e con rabbia si lasciò cadere
sulla sedia.
-Sciocca…- strinse la mano sul cuore, quasi stringendola.
Cos’era quella sensazione che ancora non gli dava pace? Era odio? Rancore? No,
era altro…qualcosa di più profondo e da cui stava scappando da tempo.
Kasumi camminò adirata per il corridoio. Non capiva cosa
stava succedendo e la cosa non sembrava interessarla tanto. Però non voleva che
qualcuno s’intromettesse nel suo obiettivo.
Ma c’era anche dell’altro…qualcosa che la irritava, ma non
capiva di cosa si trattasse.
-Dove andiamo così di fretta, Kasumi?- Musashi era appoggiata
alla parete del corridoio e pareva quasi che la stesse aspettando.
-Musashi…cosa vuoi?
-Siamo nervose? La predica del principino ti ha innervosito,
eh?- disse lei sorridendo divertita- Ma del resto è logico che si comporti così
con te.
-Che intendi dire?
-Ancora non l’hai capito? Eppure dovresti aver intuito che ha
un debole per te.
-Che assurdità. Un tipo del genere non è in grado di provare simili
emozioni.
-Sì, in effetti il principino non sa come comportarsi in questi
casi…e forse neanche si è accorto di essersi innamorato.
Kasumi la guardò scocciata ed intenta ad andarsene.
-…peccato che la sua principessina sia presa da altri pensieri.
Pensieri incentrati su un altro ragazzo.
Kasumi la guardò di nuovo cercando di capire il suo
obiettivo.
-Quel ragazzino…mi sono sorpresa di vederlo così cresciuto. Non
trovi che sia cambiato molto? E non dico solo di statura, ma anche di abilità…-
la fissò- Forse lui è arrivato a livelli molto alti. E chissà che se ci fosse
stata la sfida tra voi due, chi avrebbe vinto?
-Dove vuoi arrivare?
-Ti sta di nuovo superando Kasumi…e lo fa con una spontaneità
incredibile- si avvicinò alla ragazza- Ma forse tu…te n’eri già accorta da
tempo, no?
Kasumi strinse le mani nervosa e se ne andò via senza dire
niente.
-Ti diverte proprio stuzzicarla, Musashi?- comparve dietro
Kojiro- L’hai spinta ad allearsi al Team Rocket, ad andare al Monte Luna ed
affrontare dure prove…sarei proprio curioso di conoscere il tuo vero obiettivo.
-Eh eh, ma che dici?- alzò le spalle fingendosi tranquilla- Io
mi limito a dire la verità.
La ragazza dai capelli color arancio, entrò nella sua stanza
e si sedette sul letto.
Strinse le lenzuola tra le mani, mentre serrava le labbra. I
ricordi del suo ultimo incontro con Satoshi le riaffioravano in mente.
Ne era consapevole. Se n’era accorta durante gli incontri.
Satoshi stava migliorando a vista d’occhio.
E lei? Stava davvero facendo dei progressi? Era ancora così
sicura di riuscirlo a battere?
Forse qualcosa non andava nel suo progetto.
“Non posso crederci…dov’è che sbaglio? Com’è possibile che
lui sia così forte? Eppure lui non era che un principiante….”- pensò Kasumi
guardandosi le mani- “Perché lui sì e io no? Che sia davvero come dice lui…?
L’odio non c’entra? Eppure…”
Doveva verificare quell’incertezza. Doveva mettere fine a
quell’ultimo legame che li legava ancora.
E per farlo, questa volta sarebbe andata fino in fondo, a
costo di farsi odiare per tutta la vita. Perché questo era anche il suo
obiettivo.
Era la sua unica certezza. Più lui l’avrebbe odiata, più lei
avrebbe raggiunto la perfezione e sarebbe diventata più forte. Andando ad
allenarsi al Monte Luna, era l’unica soluzione che aveva trovato per quel suo
conflitto interiore.
Una volta che avrebbe chiuso con lui, avrebbe potuto
finalmente dedicarsi ad altro.
Kasumi aprì il cassetto e prese un libricino. Lo guardò
pensierosa. Era riuscita a sottrarre quel libricino proprio all’ultimo, ad un
funzionario pubblico, che lavorava all’interno della polizia e che si trovava
in quella nave da crociera.
Era a pochi passi verso il compimento della sua vendetta e
quel libretto l’avrebbe aiutata a trovarli.
-Manca poco…
*****
-Cavoli, che storia!- esclamò Kenji stupefatto.
-Ancora faccio fatica a credere che sia successo a noi- disse
Marina.
-Eh, già. C’è la siamo vista proprio brutta- disse Richie.
-E io che dovrei dire? Mi sono fatta male al piede e sono
rimasta per qualche giorno ferma a letto- disse Melody.
-Però alla fine ci siamo salvati tutti…è questo l’importante-
disse Sakura.
-Già, hai ragione- disse Kenji- Ma chi l’avrebbe detto che
sarebbe successo tutto questo?
-A chi lo dice. E dire che doveva essere una vacanza tutto
relax- disse Shigeru.
-Sembra però che dovunque vada Satoshi, lo seguono i guai-
disse Marina.
-Eh? Che dici (°o°)’?
-Ma sì, è vero. Non è che ci porti sfortuna?- disse Jackson.
-Non è vero! (>o<)’- disse Satoshi agitandosi.
-Ah, ah, ah. Calma ragazzi- disse Kenji- In fondo vi siete
divertiti, no?
-Sì- fece cenno di sì Satoshi- E a dire il vero avrei preferito
concludere l’incontro con quel Christian…
-Su dai, alla fine ti avrebbe battuto (U.U)- disse Jackson.
-E come fai a dirlo? (-.-)- disse Satoshi offeso.
-Beh, ha battuto con facilità Richie, che ti aveva battuto nel
torneo Indigo.
-Ehi, non sono stato battuto con facilità!- replicò offeso
Richie.
-Il passato è passato. Sono sicuro di essere diventato più
bravo.
-Su questo ne sono convinta anch’io- disse Melody- Non che me
ne intenda molto, però Satoshi è cambiato anche nel suo stile del
combattimento.
Richie guardò infastidito Melody.
-Già, ora che mi ci fai pensare…- disse Marina- Satoshi
potrebbe aver raggiunto un livello più alto.
-Unf, fandonie- disse Richie sbuffando- E’ stata pura fortuna.
-Non è che sarai invidioso?- chiese Marina con un sorrisino.
-Per niente. E per dimostrarlo, io e Satoshi ci sfideremo!
-Perfetto! Devo rifarmi della sconfitta al torneo.
-Ehi voi due, non vorrete mica sfidarvi a scuola?- disse Kenji
ai due ragazzi.
-Ehm, no, no (^-^)’.
-Ora tornate in classe, che stanno per iniziare le lezioni.
-Sì, andiamo- il gruppetto si allontanò.
-Ah…Kurata…- disse Kenji, prima che seguisse i suoi amici.
-Sì?- si girò verso di lui.
-Sono contento di vederti sana e salva- disse lui sorridendo
dolcemente- Non avrei sopportato di perdere una delle mie allieve più brave.
-Kenji…- Marina guardò sorpresa l’insegnante.
-Eh…- disse lui imbarazzato- ah già, mi stanno aspettando in
classe…eh, eh, non posso tardare- si allontanò di fretta.
-…anche io sono felice di poterti rivedere, Kenji.
*****
-Non ti lascerò scappare via!- Satoshi si avventò sul pokèmon
giallo.
-Pika! (mancato!)- si scansò in tempo.
-Argh, non per nulla sei veloce- disse il ragazzo con il corpo
per terra.
Il pokèmon sembrò ridacchiare.
-Ah, ma sì, ridi pure. Ma riuscirò ad acciuffarti!- con un
nuovo balzo, cercò di prendere Pikachu, che ancora una volta si spostò
velocemente, finendo addosso il divano- Ahhh!
-Satoshi!- disse spaventata Haneko.
-Ahi, ahi- disse dolorante Satoshi.
-Ma che hai fatto?- chiese la madre, mentre lo aiutava a
rialzarsi.
-E’ colpa di Pikachu.
-Pikachu? Cos’ha fatto?
-Volevo fargli il bagno…ma si rifiuta come al solito.
-Eh eh, capisco- sorrise divertita.
-Ho provato a catturarlo, ma è più sfuggente di un anguilla.
-Tutto qui? Basta essere gentile con lui- disse Haneko e si
avvicinò a Pikachu- Pikachu, vieni. Andiamo a fare un bagnetto.
-Pika (^o^) !- il pokèmon le andò in braccio.
-Che?! (O_O)’- guardò stupefatto Satoshi.
-Visto?- disse lei sorridendo.
-Argh, Pikachu traditore (>_<)*!
-Ah, ah, tranquillo, ora ci penso io- disse Haneko divertita
mentre preparava Pikachu- Piuttosto, come ti senti oggi?
-Bene- disse lui sorridendo- Le ferite ormai sono guarite e
posso continuare gli allenamenti.
-Ottimo, anche perché presto si terrà un nuovo torneo.
-Già, non vedo l’ora. Per questo io e Pikachu dobbiamo essere
in ottima forma per quel giorno.
-Uhm…Satoshi…- il volto di lei assunse un espressione seria.
-Mh?
-Ecco tu…per caso…- fece per dire qualcosa, ma si bloccò- No,
non importa- scosse la testa.
Il ragazzo guardò la madre senza capire, poi come se avesse
intuito la sua domanda, rimase silenzioso.
-Senti, perché non vai a prendere l’asciugamano di Pikachu?-
disse Haneko con un sorriso- Non vorrai che si prenda qualche malanno, no?
-Ah, sì- Satoshi uscì dal bagno.
La madre lo guardò tornando seria, mentre iniziava a lavare
il pokèmon.
Il pokèmon giallo osservò l’espressione pensierosa di
Haneko.
-Salve signora Haneko- disse Takeshi.
-Salve ragazzi- disse la madre ai due ragazzi che
stavano scendendo le scale- Ve ne state già andando? Vi stavo portando qualcosa
da mangiare.
-La ringraziamo, ma abbiamo fretta- disse Shigeru- Ma
torneremo domani.
-D’accordo. E tuo nonno?
-E’ rimasto a parlare con Satoshi.
-Oh.
-Noi andiamo, arrivederci- i ragazzi salutarono ed
uscirono dalla porta di casa.
Haneko li salutò, poi si diresse verso la camera del
ragazzo con in mano un vassoio. Nel momento in cui si stava avvicinando, sentì
delle voci in lontananza.
-Non capisce…- strinse le lenzuola.
-Sì invece. E’ questo tuo lato del tuo carattere che
non capisco. Perché non dici chiaramente come stanno le cose?
-Che dovrei dire?!- si voltò di scatto e lo guardò-
Che mi fa piacere aver scoperto che Momoko non è altri che mia sorella?! Che
nonostante si sia unita al nemico, mi ha salvato la vita?! Che molto
probabilmente, non è sopravvissuta all’incidente?! E’ questo quello che devo
dire?!- disse d’un colpo con le lacrime agli occhi.
Haneko spalancò gli occhi, mentre si appoggiava alla
parete.
L’uomo lo guardò tranquillo.
-I- io…io non so come comportarmi! Lei se n’era
andata da tempo…non potevo credere che Momoko e lei fossero la stessa persona-
strinse più forte la lenzuola- Mi è rimasta vicino per tutto quel tempo,
abbiamo parlato e scherzato tranquillamente, senza immaginare che lei fosse lì.
-Satoshi…- si alzò dalla sedia.
La madre si toccò il viso con una mano per trattenere le
lacrime. Kasumi era in quella nave insieme a Satoshi. Ora capiva perché Satoshi
se ne stava in silenzio dal giorno dell’incidente.
-Perché mi fa tutto questo?!- disse con le lacrime
che gli scendevano giù per le guance- Si diverte a giocare con i miei
sentimenti!
-Va tutto bene…- disse Samuel appoggiando una mano
sulla sua spalla e sorridendo al ragazzo- E’ normale che tu sia turbato dalla
notizia.
-S- se l’avessi saputo…io…non…- singhiozzò.
-Sì, lo so Satoshi- disse Samuel guardandolo con
dolcezza-…non l’avresti lasciata andare via…
Satoshi si strinse le labbra per trattenere le lacrime.
-L- lei è viva, vero?
-Certo Satoshi- disse sorridendogli- E un giorno la
rincontrerai di nuovo. Fino ad allora preparati, così che quando l’avrai
davanti a te, non la lascerai andarsene di nuovo.
-…s-sì.
Haneko alzò lo sguardo, mentre si asciugava le lacrime. E
con disinvoltura entrò nella stanza, con il suo solito sorriso.
Però la verità è che era in ansia. Dal giorno della
scomparsa di Kasumi, la scoperta del nuovo membro del Team Rocket, la rabbia di
Satoshi e poi non aveva più avuto sue notizie.
Chissà perché il destino voleva che i due s’incontrassero in
modo imprevisto? Sapeva quanto questo facesse soffrire Satoshi e lei non era in
grado di fare qualcosa.
Sospirò, mentre continuava a lavare Pikachu. Poi diede uno
sguardo fuori dalla finestra. Stava diventando buio. E mentre era assorta nei
suoi pensieri, vide qualcosa muoversi il lontananza.
Da prima incredule, guardò meglio. Era una sagoma di una
persona che stava guardando nella sua stessa direzione.
-Ka…Kasumi!- esclamò, mentre apriva velocemente la finestra. In
quel momento, scomparve nel buio.
-…mamma?- Satoshi comparve dietro di lei, con un asciugamano in
mano. La guardava sorpreso.
Haneko si girò per guardare il figlio.
-Cos’hai?- chiese Satoshi.
La madre guardò di nuovo fuori, ma non c’era altro che il
solito paesaggio notturno.
-No, niente- e chiuse la finestra.
-Ho portato l’asciugamano- disse Satoshi.
-Bene- Haneko e Satoshi iniziarono ad asciugare il pokèmon
giallo.
Fuori in lontananza, la sagoma li guardava, nascosta bene
tra gli alberi.
Un giorno nuovo, altre prospettive in arrivo. Un nuovo
concorso di Pokèmon, farà invogliare due ragazze a partecipare. L’attesa è
grande e tutti si impegnano a voler raggiungere i propri obiettivi. Ma non c’è
neanche il tempo di riprendersi, che già nuovi problemi insorgono.
Ehm, ehm, ehm…che dire? (^_^)’ Avete ragione, più che una
fan fiction, sto scrivendo la nuova Odissea. Ben 25 capitoli, senza contare che
ci dovrebbe essere anche la terza parte…no, aspettate, non svenite! E’ vero, la
storia dovrebbe andare avanti ancora per molti capitoli, ma per la vostra e
soprattutto mia salvezza, ridurrò la consistenza della storia, con una previsione
(non so se positiva) di ben sei capitoli al termine. Che dite? Troppo? O troppo
poco? Comunque potrò dare una conferma solo dopo aver pubblicato gli altri due
capitoli.
Spero che comunque questo non vi faccia perdere l’interesse
per la storia e mi rendo conto che chiunque volesse leggersi la storia
dall’inizio…oddio, non so quanto resisterebbe prima di accasciarsi al suolo.
Però ci tengo a voler ringraziare tutte le persone che
puntualmente mi lasciano i loro commenti, nonché riflessioni suoi personaggi.
Apprezzo davvero il vostro sostegno.
-Satoshi, guarda- disse Haruka, mostrandogli un volantino.
Il ragazzo con in bocca il cibo del suo pranzo, guardò
incuriosito il foglio.
-Mh?
-E’ un Concorso Pokèmon- disse lei sorridente.
-Concorso Pokèmon?
-Sì, è una gara dove vincono i pokèmon non solo per le abilità,
ma anche per la qualità delle prestazioni.
Il ragazzo guardò Haruka confuso.
-E’ come un concorso di bellezza. La giuria voterà il pokèmon
che si è dimostrato il migliore nelle sue esibizioni di attacchi.
-Davvero?
-Sì, e io mi sono iscritta.
-Eh?
-Perché non ti iscrivi anche tu? Sarà divertente.
-Ecco, io non so…ma gli allenatori sono forti come quelli dei
tornei pokèmon?
-Certo.
-Mh…però io non me ne intendo di esibizioni. E poi, io e
Pikachu ci stiamo allenando per il prossimo torneo che si terrà a Kanto.
-Oh, però puoi venire a vedermi, no?
-Certo, verrò molto volentieri.
-Di che state parlando?- comparve davanti a loro Marina e notò
il volantino- Oh, il Concorso Pokèmon.
-Tu ci partecipi?
-No, però so che Melody ha intenzione di parteciparci.
-Melody?- guardò Satoshi incredulo.
-Sì, dice di aver scoperto la sua reale vocazione.
-Ma non era la moda?
-Sai com’è Melody, cambia opinione ogni mese.
-Ma è brava?- chiese Haruka curiosa.
-Uhm…diciamo che ha dato del filo da torcere al torneo
regionale pokèmon. Era considerata una dei migliori…finché non è arrivato
Satoshi.
-Già, ora che mi ricordo, è stato il mio primo torneo. Che
ricordi…
-Parli come se ora fossi un allenatore esperto. Ti ricordo che
ancora non hai battuto Shigeru.
-Ed è quello che ho intenzione di fare al prossimo torneo.
-E io ti sosterò- disse contenta Haruka.
-Grazie- sorrise contento.
-Oh, ora che mi ricordo…sono venuta qua, perché ti cercava
Takeshi.
-Sì? Allora vado da lui- Satoshi mise via il suo pranzo e si
avviò alla porta del terrazzo- Ci vediamo Haruka!
-Ciao!- salutò lei, mentre il ragazzo se ne andava.
Sulla terrazza rimasero solo Haruka e Marina.
La ragazza dai capelli blu guardò l’altra ragazzina e poi si
sedette.
-Allora, come va dopo il giorno della crociera?
-Come va?- disse un po’ sorpresa Haruka- Beh, bene…certo, sono
rimasta scossa come tutti voi dall’incidente…però ora è solo un ricordo. Per
non parlare della mia famiglia, che è venuta a prendermi al porto, perché erano
tutti preoccupati per me.
-Già, anche i miei. Ci mancava solo che mi portassero in
barella- ridacchiò- Ho saputo che Shuu si è salvato.
-Sì. Dice di essersi imbarcato tardi, per questo non lo vedevo
nelle altre scialuppe.
-Eri preoccupata per lui, vero?
-Beh, sì…certo- sorrise imbarazzata.
Marina la osservò ed abbozzò un sorriso.
-Sai, ti devo chiedere scusa.
-Come?
-Ecco, dal primo giorno che ti ho vista…non ho avuto molta
simpatia per te.
-Ah…
-Ma non è colpa tua. Sono io che il più delle volte mi comporto
da sciocca. Giudico le persone dall’apparenza…pensavo di esser cambiata, ma
evidentemente c’è ne vuole ancora per crescere- sorrise imbarazzata.
-Marina…
-Kasumi è stata la mia prima amica e con lei mi sentivo me
stessa. Ma quando se n’è andata, ho temuto che pian piano il ricordo di lei, si
sarebbe cancellato e questo non lo accettavo. Così che ho visto in te una sorta
d’intrusa. Però ora conoscendoti meglio, devo dire che non sei niente male.
-Grazie…anche tu sei simpatica. E spero di poterti conoscere
meglio.
-E’ quello che spero anch’io.
Le due ragazze si sorrisero.
-Senti, come mai hai deciso di partecipare al Concorso Pokèmon?
Ci hai già partecipato in passato?
-No, ecco…è la prima volta- ammise imbarazzata.
-E allora come mai questa decisione? Non ti interessa diventare
una allenatrice di pokèmon?
-E’ quel che pensavo anch’io…però credo di star cambiando idea.
-Mh?
-Vedi, mio padre è un famoso capopalestra e fin da piccola ho
avuto molta ammirazione per lui. Tutti sapendo che sono sua figlia, si
aspettano che io segua il suo esempio. Pensavo che era ciò che volevo e che
tutti volevano. Però…mi sono resa conto che l’allenatore pokèmon non è tutto.
Shuu mi ha parlato dei concorsi pokèmon a cui a partecipato e io ascoltandolo
sono rimasta estasiata. Non pensavo che Shuu fosse così bravo. E’ per questo
che ho deciso di tentare questa strada. Voglio vedere dove mi posso spingere.
-Uh…Shuu, eh? A quanto mi ha raccontato Melody, è riuscito a
qualificarsi primo nel concorso di un anno fa.
-Già. Però questo non mi demoralizza.
-Eh?
-Voglio dire, sì, è un partecipante molto bravo e anche Melody
scommetto che sia molto brava…senza contare dei numerosi concorrenti che ci
saranno…ma sento che solo mettendocela tutta, potrò finalmente capire la mia
strada.
Marina guardò sorpresa la ragazzina.
-Bene. Sei determinata. E’ questo ciò che conta- sorrise.
-Sì.
*****
-Mi spieghi perché siamo qui?- chiese Shigeru.
-Te l’ho già detto- disse Marina- Melody e Haruka si sono
iscritte al Concorso Pokèmon e hanno bisogno di noi.
-Non potremmo fare il tifo da casa?
-Non è la stessa cosa.
-E se registrassimo il nostro tifo su un nastro e ce ne
tornassimo a casa?
-Uff, ma chi me l’ha fatto fare di convincerti a venire?
-Nessuno infatti. Decidi tu di punto e in bianco, senza
chiedere il mio parere.
-Perché, è importante?- disse ironica.
-Senti, tu…- fece per ribattere.
-Shh- lo zittì- Ora taci e vediamo a che punto sono.
Melody era davanti ai tre giudici, mentre con il suo pokèmon
eseguiva un attacco, mostrando abilità e leggiadria.
-Wow, non ricordavo che Melody fosse così brava- disse Jackson
impressionato- Io pensavo che s’intendeva solo di moda e frivolezze simili.
-Ehi, Melody oltre ad essere sempre alla moda, è anche un
allenatrice di pokèmon- disse Sakura- Mi ricordo il giorno che l’ho
conosciuta…era davvero un fenomeno con i suoi pokèmon.
-E come mai non l’ho più vista negli incontri pokèmon?- chiese
Jackson dubbioso.
-Semplice- Marina e Sakura si guardarono- Dice che nei
combattimenti c’è il pericolo che i suoi pokèmon si feriscono e sai come lei ci
tiene che siano in ottimo stato (U.U).
-Uh… (-.-)’ tipico di Melody- disse Richie.
-Guardate, la giuria ha dato un bel voto alla sua esecuzione.
-E’ pari al voto avuto da Shuu- disse Takeshi.
-Ed ora tocca ad Haruka- disse Marina- Si starà preparando ad
uscire con il suo pokèmon.
-Sarà nervosa. E’ la sua prima gara- disse Sakura preoccupata.
-Oh, non c’è problema, per questo c’è Satoshi- disse Marina e
gli altri la guardarono.
-Giusto lui…dove si è cacciato?- chiese Richie.
-Satoshi? E’ vicino al palco- disse Marina indicando in fondo,
da dove erano seduti tutti loro- Haruka voleva che le stesse vicino.
Takeshi e Shigeru si guardarono.
-Uhm…- dissero entrambi intuendo il senso delle parole di
Marina.
-Perché ha bisogno di Satoshi?- chiese Jackson.
-Ma come, non te ne sei accorto?- disse Sakura- Eppure avresti
dovuto notarlo dal Festival Pokèmon.
-Uh? Tu dici che…
-Già- disse Shigeru facendo cenno di sì- Mi sa che l’unico a
non essersene accorto, è proprio Satoshi.
-Il solito…- tutti sospirarono.
*****
-Sono nervosa, sono nervosa, sono nervosa.
-Haruka?- il ragazzo guardò la ragazzina muoversi avanti e
indietro- Tutto bene?
-No! Cioè, sì! No e sì!
-Ehm, capito…(^-^)’ Calmati ora, Haruka. Tra poco è il tuo
turno e se vai in queste condizioni, non so quanto dureresti.
-Lo so, però non pensavo di sentirmi così tesa.
-E’ normale, Haruka. E’ la prima volta che partecipi ad un
concorso Pokèmon.
-Io vorrei dare il meglio di me…
-E lo farai, ne sono sicuro- gli sorrise.
-Satoshi- lei lo guardò timidamente- Tu resterai a guardarmi,
vero?
-Certo, sono venuto apposta.
-Grazie…- sorrise e abbassò lo sguardo-…Satoshi?
-Dimmi.
-Io…ecco, vorrei dirti una cosa, molto importante…però non
credo che questo sia il momento più giusto…perciò…perciò- alzò lo sguardo, con
un leggero rossore sulle guance-… mi aspetterai?
Satoshi guardò la ragazzina, senza capire il vero senso
delle sue parole. Perciò sorrise.
-Sì, non me ne andrò finché non terminerà il concorso.
Haruka guardò Satoshi. Non era certo la risposta che si
aspettava e non capiva se aveva intuito cosa voleva dirgli, però andava bene lo
stesso, per il momento. Alla fine del concorso, finalmente avrebbe messo in
chiaro i suoi sentimenti.
Non ricordava di preciso quando aveva iniziato a guardare
Satoshi con occhi diversi e a lungo si era chiesta cosa fossero quei sentimenti
che l’avvolgevano quando lo incontrava. E dire che la prima volta che si erano
incontrati era sempre giù di morale. Ma sentiva che non era il suo vero
carattere. Guardandolo da lontano e sentendo le voci che giravano sul suo
conto, si era prefissata che avrebbe dovuto far amicizia con lui. Avrebbe fatto
di tutto per aiutarlo. E senza accorgersene qualcosa era cambiato. E ora
aspettava con ansia il momento che avrebbe chiarito con Satoshi.
-Allora…me lo prometti?
-Certo.
-Bene…allora io vado…- si sistemò bene la bandana rossa sulla
testa.
-Metticela tutta, Haruka!
-Sì- fece cenno di sì con la testa con convinzione, poi si
voltò per avviarsi a disputare la gara.
*****
-Non c’è che dire, Haruka se la sta cavando, pur essendo al suo
primo concorso- disse Takeshi.
-Già, si sta impegnando senza farsi prendere dalla paura.
-Mh…ma come fate a capirci qualcosa?- disse Jackson- A me
sembrano gli stessi attacchi.
-Ahh, si vede che sei un maschio…- disse Marina- non mi
meraviglio che tu non scorga le varie sfumature dei suoi attacchi.
-Che vuoi dire? E poi, si giudica solo l’aspetto estetico…le
vere competizioni si tengono solo ai tornei Pokèmon.
-Che?!- disse Sakura offesa.
-Dico solo la verità.
-Tzk, scommetto che Shuu riuscirebbe benissimo a batterti-
disse Marina.
-Quel damerino? Sarà pure bravo nei Concorsi Pokèmon, ma nelle
battaglie vere è tutta un’altra storia.
-Se ricordi bene, Shuu si era qualificato al torneo pokèmon
quando eravamo in crociera- disse Takeshi.
-E’ stata tutta fortuna.
-Ma che fortuna- disse Sakura- Sei tu che non vuoi riconoscerlo.
-E io ti dico che…
Shigeru voltò lo sguardo altrove. Non gli interessavano
certo queste discussioni.
Si guardò intorno. C’era davvero tanta gente ad assistere. E
i partecipanti erano molti.
Sospirò. Certo, era sempre istruttivo guardare nuovi attacchi
dei pokèmon, però lui doveva pensare al torneo Pokèmon. Non avrebbe permesso a
Satoshi di superarlo.
In quel momento, notò una figura non molto lontana da loro.
Stava assistendo alla gara, come tutti, ma poi si alzò dalla sua sedia e si
allontanò.
Shigeru lo guardò come incantato. Era come se la persona in
questione, lo conoscesse da tempo. Però non sapeva spiegarselo, il perché di
quel presentimento. E non solo quello…sentiva che sarebbe successo qualcosa di
grave…
-Shigeru?- Takeshi che era seduto accanto a lui, lo guardò
incuriosito.
-Eh…- Shigeru si voltò verso il ragazzo- Io…- fece per dirgli
qualcosa, ma si bloccò. Takeshi lo guardava strano, non capiva il comportamento
di Shigeru- No, niente- tornò a guardare le gare.
Però rimase a riflettere sul suo presentimento.
*****
Satoshi guardò da lontano la ragazzina, mentre si esibiva
con il suo pokèmon. Aveva fatto molti progressi da quando si erano conosciuti.
Ed era stato il suo carisma a risollevarlo da quei fatti che erano accaduti.
Era certo che purtroppo in alcune occasioni si era comportato in maniera odiosa
con lei, però aveva cercato di rimediare ai suoi errori, perché sapeva che
Haruka era una brava persona e una buona amica.
“Bene”- pensò Satoshi emozionato- “Dovrò darmi da fare
anch’io se voglio dimostrare la mia bravura”.
Ma la verità era un’altra…c’era un altro motivo per il suo
desiderio di allenarsi…c’era lei.
Non ne aveva parlato con nessuno, perché voleva portare a
compimento l’impresa da solo e perché non voleva preoccupare gli amici.
Era rimasto per lungo tempo a pensarci sul da farsi. E dopo
incontri e scontri, era arrivato all’unicasoluzione…doveva a tutti costi diventare forte. Solo così…solo così
sarebbe riuscito a sconfiggere il Team Rocket e riprendersi Kasumi. Sapeva che
la ragazza non l’avrebbe seguito volentieri, però era deciso a mettere fine al
tormento. Se la sarebbe ripresa a costo di trascinarla.
Perché aveva capito finalmente che l’odio non portava
niente. E non voleva che succedesse a lui la stessa situazione del professore
Kenji e di sua sorella.
Prima che fosse troppo tardi…
Strinse forte le mani.
Prima di perderla per sempre…
Guardò deciso davanti a sé.
Lui l’avrebbe salvata.
-Interessante, eh?
La voce lo fece sobbalzare dallo spavento, talmente era
concentrato nei suoi pensieri.
-Eh?- guardò confuso Satoshi la persona che si era avvicinata e
che guardava verso il palco.
-Le persone si impegnano molto per raggiungere i loro
obiettivi…- disse lui, senza guardarlo.
-Mh…sì- Satoshi lo guardò strano. Non capiva perché si era messo
a parlargli.
-Però è tutto inutile.
Satoshi lo guardò sorpreso.
-C’è chi è destinato a diventare il migliore e chi invece
rimarrà una nullità. A che scopo impegnarsi, se non si può cambiare il proprio
destino?
-Ma cosa…!- Satoshi iniziò ad irritarsi. Con che diritto quella
persona poteva parlare così?
-Tu non potrai mai cambiare il corso del destino. Neanche se tu
t’impegnassi con tutto te stesso. Sarebbe solo fatica sprecata. E a che
servirebbe quindi sforzarsi?
-Senti tu, io non so chi sei, però chi ti credi di essere per
permetterti di dire queste cose? Parli come se tutti fossero dei falliti.
-E’ così infatti.
-Sei solo un pallone gonfiato. Sei vuoi una dimostrazione,
battiti con me.
-Non sono qui per questo.
-Eh?
-Ero curioso di vederti da vicino.
-Vedermi? Mi conosci?
Il ragazzo si girò finalmente verso di lui e con sguardo
freddo lo fissò.
-Non potrai cambiare le cose. Quindi rassegnati una volta per
tutte e smettila di cercarla.
Satoshi spalancò gli occhi. Capì solo in quel momento chi
aveva davanti. Era la stessa persona che era apparso al Festival dei Pokèmon e
che faceva parte del Team Rocket.
La rabbia gli salì fino al cervello e fece per tirargli un
pugno.
-Non te lo consiglio, ragazzo- disse lui rimanendo freddo-
Colpiscimi e la tua amichetta si troverà in un brutto guaio- indicò con un dito
la ragazza dai capelli castani.
-Che?- Satoshi rimase con il braccio teso in aria.
-Sarebbe un brutto colpo per lei dover rinunciare a questa
gara, no?
-Che intenzioni hai?!
-Nessuna per il momento, ma non vorrai mica scoprirlo a tue
spese, eh?- sorrise maliziosamente, mentre vedeva il pugno di Satoshi, rimanere
sospeso in aria nell’esitazione.
-Che sei venuto a fare qui? Vuoi combattere contro di me?-
disse Satoshi, cercando di riprendere il controllo- Se sei qui, vuol dire che
c’è tutta la banda del Team Rocket qua intorno. Quale losco affare vi porta?
-Sono solo- disse lui semplicemente- Mi andava di vederti, te
l’ho già detto.
-E tu ti saresti scomodato per me?
-Non del tutto…- tornò con il suo sguardo serio- Sono venuto a
metterti in guardia. Smettila di cercarla.
Satoshi capì a chi stava accennando.
-No- disse lui prontamente.
-Mh?
-Kasumi è mia sorella e non la lascerò nelle vostre mani.
-Curioso…- disse lui divertito- Cosa ti fa credere che lei
voglia essere portata via? A quanto so, è stata lei ad abbandonarvi. Quindi,
perché questo accanimento? E’ vendetta?
-No, non è questo. Ma una persona come te non potrà mai
capirlo.
-…una persona come me?- ripeté con una certa irritazione- E tu
cosa avresti più di me? Non sei altro che un bambino che si diverte a giocare
con i suoi Pokèmon.
-Sono sicuro di poterti battere, perché sono diverso da te!
-Ah, sì?- disse sorridendo- Tu? Ti rendi conto delle tue
affermazioni?
-Sì.
Il ragazzo continuò a sorridere divertito.
-Adesso capisco perché le crei così tanti grattacapi. Non sai
proprio startene al tuo posto, eh? Non so se considerarti coraggioso o stupido.
Ma se proprio ci tieni a lei…- tornò serio- lasciala stare- si voltò per
andarsene.
-Aspetta!
-Chissà…- disse lui rimanendo di spalle- se ci fosse stata una
persona ad aspettarmi ancora adesso come te…chissà se avrei fatto le stesse
scelte.
E detto questo si allontanò, lasciando Satoshi a guardarlo
senza poter dire niente.
Passarono giusto qualche minuto, prima che Satoshi si
potesse riprendere. Per un attimo…per un attimo la sua voce gli era apparsa
triste, quasi malinconica. Che forse anche lui, non fosse del tutto cattivo?
“Ma che vado a pensare!”- scrollò la testa e gli corse
dietro.
*****
Arrivò fin su una collinetta e da lì, guardò sotto che si
ergeva il paesino tanto amato. Il paese che tanto aveva desiderato raggiungere
e che ora era lì.
Una figura di un uomo dai capelli neri un po’ sbarazzini
guardò il paesaggio, mentre il vento gli accarezzò il viso e mosse la sua
camicia.
Non era cambiato quasi nulla da quanto ricordava. Masara
Town rimaneva un tranquillo paesino.
Allora, vorrei spiegare…la seconda parte della storia è
terminata con il capitolo 25. Non pensavo certo che sarei arrivata a fare ben
tre fasi della storia, né che si dilungasse così. Ma questo non vuol dire che i
capitoli sono aumentati…cioè, la storia prosegue come l’avevo già impostata.
Ancora non sono in grado di dire quanti capitoli mancano al
termine…ma presto ve lo dirò.
Cos’ é successo sei scappata
Da una vita che hai vissuto
É una storia che hai bruciato
E ora fingi che non c’é
Cos’ é successo sei cambiata
Non sei più la stessa cosa
O sei ancora quella che
É cresciuta insieme a me
Cos’ é successo sei scappata
E con te anche la mia vita
L’ho cercata l’ho cercata
E l’ho trovata solo in te, ma
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non potrai cambiare mai
Nemmeno se lo vuoi
ma
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non puoi scordare mai
Nemmeno se lo vuoi
Cos’ é successo sei caduta
Sei caduta troppo in basso
E ora provi a risalire
Ma é la fatica che non vuoi
Cos’ é successo la fortuna
Non ti ha mai abbandonato
Ma ricordati il destino
Non ti guarda in faccia mai
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non potrai cambiare mai
Nemmeno se lo vuoi
ma
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non puoi scordare mai
Nemmeno se lo vuoi
Adesso cosa fai
Che cosa inventerai
Per toglierti dai guai
Dov’ andrai
Adesso cosa fai
Che cosa inventerai
Puoi fingere di più
Come farai
Cos’ é successo la tua luce
La tua luce si é oscurata
Con qualcuno che conosco
Che t’ha portata via da me
Cos’ é successo la tua stella
La tua stella si é eclissata
E ora provaci dal buio
A brillare senza me
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non potrai cambiare mai
Nemmeno se lo vuoi
ma
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non puoi scordare mai
Nemmeno se lo vuoi
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non puoi scordare mai
Nemmeno se lo vuoi
C’é qualcosa di grande tra di noi
Che non potrai cambiare mai
Nemmeno se lo vuoi
Se lo vuoi
(Nemmeno se lo vuoi)
(Se lo vuoi)
Satoshi corse per i corridoi e si guardò intorno. Niente,
non lo vedeva. Sicuramente se n’era andato. Uscì fuori dall’edificio. No, non
lo vedeva. Ma probabilmente doveva trovarsi ancora nei paraggi.
Fece un passo in avanti, poi si bloccò e si girò verso
l’edificio che aveva alle sue spalle.
-Io…ecco, vorrei dirti una cosa, molto importante…però
non credo che questo sia il momento più giusto…perciò…perciò- alzò lo sguardo,
con un leggero rossore sulle guance-… mi aspetterai qui?
-Sì, non me ne andrò finché non terminerà il
concorso.
Lo aveva promesso ad Haruka che sarebbe rimasto lì a guardarla.
Però…
Guardò davanti a sé, dove si estendevano decine di alberi
dai rami molto folti. L’edificio dove si teneva il Concorso Pokèmon, era molto
vicino ad un boschetto. E molto probabilmente, era lì che si era nascosto.
Era forse l’unica occasione per poterne sapere di più…per
trovare sua sorella.
Non poteva proprio fermarsi.
“Scusami Haruka, ma devo farlo…”- e si addentrò nel
boschetto.
*****
-Mh? Cos’hai Shigeru?- Takeshi guardò preoccupato,
l’espressione pensierosa del ragazzo. Era da un bel po’ di minuti che se ne
stava a rimuginare su qualcosa.
-Non riesco a togliermi di mente un presentimento.
-Di che parli?
-Ho come l’impressione che mi sfugga qualcosa di importante…-
si alzò in piedi- Devo cercare Satoshi.
-Aspetta Shigeru, vengo anch’io.
-Dove andate voi due? La gara non è finita- disse Marina.
-Eh…oh…- Takeshi vide che Shigeru non parlava. Era chiaro che
non ne voleva parlare- Andiamo…andiamo, sì in bagno.
Il gruppetto li guardò strano.
-In due?- disse Jackson- Cavoli ragazzi, vi siete fatti troppo contagiare
dalle ragazze.
-Che hai detto?!- Marina gli diede un colpetto alla testa.
Shigeru senza fare troppa attenzione a quello che dicevano,
iniziò ad incamminarsi. Takeshi lo vide allontanarsi.
-Eh, eh…scusate, abbiamo fretta. Torniamo subito- e scappò via.
-Ma cosa hanno quei due?- chiese Richie.
-E chi lo sa- Jackson alzò le spalle- Forse si erano stancati
di vedere la gara.
“Shigeru…”- Marina li guardò allontanarsi.
-Non c’era bisogno che venissi anche tu- disse Shigeru a
Takeshi.
-Ti conosco Shigeru, quando ti comporti così è per qualcosa di
importante. Ed ho intenzione di aiutarti.
-Bah, fa come vuoi…- disse Shigeru, alzando le spalle.
Ci fu un momento di silenzio.
-…Ma non potevi inventarti una scusa più decente? (U.U)’
-Eh, eh (^-^)’
*****
Satoshi continuò a camminare, guardando bene se scorgesse
qualche figura muoversi tra la vegetazione.
Ormai era chiaro che non l’avrebbe trovato. Non per nulla
quelli del Team Rocket erano famosi anche per la bravura a scappare
velocemente.
Il ragazzo si fermò e sospirò. Non era proprio giornata.
Poi sentì un rumore e alzò la testa. Vide su di un albero,
la sagoma di qualcuno. Che fosse quel ragazzo?
-E così…ci rincontriamo…
Satoshi spalancò gli occhi. Quella voce…
-Kasumi!
Era viva. Ora era davvero certo che lei fosse viva. Quindi
era riuscita a salvarsi indenne dall’incidente.
-L’ultima volta abbiamo lasciato il nostro scontro. Ricordi? Se
non fosse subito affondata la nave, ci saremmo finalmente scontrati.
-Certo che me lo ricordo.
-Sei stato davvero un ingenuo a non accorgerti di me.
-Unf. Ma non ho intenzione di combattere contro di te.
-Come?- chiese lei stupita.
-Sì, non voglio combattere.
-Ah, sì?- fece un sorrisino divertito- E’ quello che vedremo…-
scese dall’albero con un salto e fece uscire dalla sua sfera un pokèmon- Esci
Gyarados!
Un pokèmon maestoso comparve davanti a Satoshi.
“Non c’è un modo…”
-Allora, ti decidi a combattere?
“Non c’è un modo per fermare tutto questo?”
-No- disse deciso.
-Cosa?- Kasumi lo guardò sorpresa.
-Io non combatterò più con te. Non in questo modo, almeno.
-Che stai dicendo! Se non attacchi, lo farò io!
“Noi siamo destinati ad essere nemici?”
Kasumi guardò Satoshi, che non aveva la minima intenzione di
muoversi di lì. E questo la irritava.
“Non c’è un modo per riportarti indietro, Kasumi?”
-D’accordo, l’hai voluto tu- disse con voce calma- Gyarados
attacca!
Il pokèmon si lanciò verso Satoshi che stava in piedi
immobile.
Pikachu si mise davanti l’allenatore e creò con
l’elettricità una barriera invisibile, che fece balzare indietro il pokèmon.
Satoshi guardò Pikachu, che aveva lo sguardo serio e fissava
il ragazzo.
-Pika pi!- disse Pikachu. Come se gli stesse dicendo, perché se
ne stava lì impalato senza fare niente.
-Pikachu, io…
-Pikachu pi pika! (Non salverai Kasumi così!)
Che doveva fare? Combattere contro di lei e mettere fine a
tutto? Il solo modo per farla ragionare, era batterla?
Chiuse gli occhi.
Se l’avrebbe battuta, lei sarebbe tornata con lui o invece
sarebbe scappata ancora?
Il suo desiderio di vendetta era così grande?
Così grande da distruggere la loro amicizia?
Non siamo amici?
Certo!
Aprì gli occhi e guardò l’espressione degli occhi di Kasumi.
Lei sarebbe stata capace di eliminarlo, pur di raggiungere il suo scopo?
Odiami!
Che n’era della Kasumi che conosceva?
Aveva solo uno scopo…
No, non poteva crederci…
Per quanto Kasumi si comportasse così…lui aveva fiducia in
lei! E non avrebbe combattuto per dare soddisfazione al Team Rocket.
Il pokèmon si preparò ad attaccare nuovamente, anche Pikachu
si preparò.
-No, Pikachu- Satoshi si mise in mezzo a loro- Non voglio.
Ma ormai il pokèmon aveva già attaccato e colpì Satoshi con
la coda facendolo cadere a terra.
-Pika!- corse da lui preoccupato.
-T- tranquillo Pikachu- disse con fatica Satoshi- Sto bene.
Kasumi guardò stupita il ragazzo. Aveva visto che il suo
pokèmon stava per attaccare, perché non l’aveva evitato? Cosa voleva dimostrare
comportandosi così?
-Attacca Satoshi! Al prossimo attacco, non ti andrà così bene
come adesso, se non ti difendi!
-Tu vuoi che noi ci scontriamo…ma perché?- Satoshi si alzò
lentamente.
-Io…voglio solo sconfiggerti- disse con una certa incertezza.
-Vuoi davvero questo?
-Certo!- la irritavano le sue domande.
-Mi dispiace…non posso…- la guardò triste.
Cos’era quello sguardo? Sembrava che Satoshi non provasse
più astio nei suoi confronti.
Era assurdo.
Satoshi aveva compassione di lei?
Kasumi strinse forte le mani.
-Piantala di guardarmi così! Non ho bisogno della tua pietà!
Satoshi non disse niente e continuò a guardarla.
Perché doveva andare così? Non era questo il suo programma,
non era questo quello che voleva. Lei voleva che Satoshi la odiasse e si
scontrasse contro di lei con tutte le sue forze. Solo così avrebbe finalmente
dimostrato chi era il più forte.
Ma invece lui rimaneva lì impalato.
Era furiosa e amareggiata. Per quanto lo provocasse, non
faceva niente.
Poteva anche fargli del male, ma non diceva niente.
Non c’è la faceva più.
Kasumi si avvicinò velocemente a lui e lo sbatté contro un
albero, rimanendo di fronte a lui.
-…Odiami…- disse quasi in un sussurro.
-Come?- chiese Satoshi, non comprendendo bene le sue parole.
-Ti ho detto di odiarmi!
-Ma perché?!
-Perché…questa è l’unica maniera per diventare forte.
Satoshi la guardò confuso. Poi chinò il capo.
-Io non lo farò mai…
-Eh?
-Io non posso odiarti.
-Satoshi…- Kasumi lo guardò sorpresa- Perché ti dai così pena
per me?
-Perché tu sei importante per me, rappresenti l’unico motivo
per diventare forte.
-Eh?- Kasumi spalancò gli occhi.
Perché…perché diceva questo? Lei era importante per
diventare forte? Era impossibile! Inconcepibile!
Lui ti seguirebbe dovunque e proteggerti a costo delle
sua vita. Perché tu sei importante per lui.
-Piantala di dire scemenze! Non è possibile!
-Invece sì…tu sei l’unica persona in grado di rendermi forte-
alzò lo sguardo verso di lei- Per questo non potrò mai odiarti- sorrise
dolcemente e accarezzo delicatamente la guancia della ragazza- Tu sei una parte
di me e non posso stare lontano da te.
Kasumi guardò il ragazzo confusa e incerta.
E d’improvviso si ricordò.
Cosa stava facendo?
A cosa serviva prendersela con lui? Non era certo lui, la
persona che voleva sconfiggere. Non era lui.
Stava sbagliando tutto.
Si alzò velocemente e si voltò.
-Kasumi…
-Non sei tu il mio obiettivo- fece rientrare il suo pokèmon
nella pokesfera- Sto perdendo solo il mio tempo.
-Aspetta, non andartene! Possiamo risolvere le cose insieme.
-Non seguirmi!- e si allontanò di fretta.
-E no…questa volta non ti lascerò andare via così…- si alzò e
iniziò a correrle dietro.
“Questa volta non te ne andrai da me”
Kasumi fece per allontanarsi il più in fretta possibile, ma
si bloccò percependo delle presenze.
-Kasumi- Satoshi la raggiunse.
-Perché sei qui?! Ti avevo detto di andartene!
-No! Non lo farò!
-Stupido, non lo capisci che…
-Ma che teneri…che coppia dolce.
Kasumi e Satoshi si girarono per vedere chi era arrivato. La
ragazza spalancò gli occhi. Era certa che ci fosse qualcuno lì vicino e aveva
il timore che fossero proprio loro.
Satoshi guardò anche lui sorpreso le persone che si erano
avvicinate. Erano tre ragazze e un uomo.
-Ma voi siete…
*****
La signora Haneko passò lo straccio sui soprammobili. Passò
da un oggetto all’altro e li pulì minuziosamente. A volte questo procedimento
così accurato, era solo per scacciare i pensieri che la tormentavano.
Era ancora viva nella sua mente l’immagine di una ragazza
davanti alla loro casa. Doveva sicuramente trattarsi di una allucinazione. Ma
allora perché, perché non si dava pace?
Proprio ora che le cose stavano tornando tranquille, proprio
quando suo figlio sembrava essersi ripreso…
Appoggiò l’oggetto che aveva in mano e ne prese un altro.
Provò a ripensare al dialogo tra Satoshi e il prof. Ookido.
Se quella persona era davvero Kasumi e che l’aveva protetto, allora non era un
caso che l’avesse intravista quella notte.
Era possibile che Kasumi avesse avuto nostalgia di casa?
Guardò l’oggetto che aveva in mano. Era un porta foto e
ritraeva lei e due bambini, Satoshi e Kasumi. Quanto tempo era passato dalla
prima volta che incontrò la piccola Kasumi.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro e trattenerla lei
stessa. Ma era conscia che non poteva niente contro la determinazione della
ragazza.
Chissà se c’era ancora qualcosa che lei potesse fare?
In quel momento suonò il campanello. Si svegliò dai suoi
pensieri e si asciugò una lacrima, mentre appoggiava il porta foto.
-Arrivo- disse Haneko.
La donna si diresse verso l’entrata e sistemandosi un ciuffo
di capelli fuori posto, aprì la porta.
-Sì…cosa desiderate?
La persona davanti a lei non rispose, ma esibì un bel
sorriso.
Haneko rimase a guardarlo a bocca aperta, mentre l’incredulità
e la felicità la stavano sommergendo. Il suo viso si riempì di lacrime e si
tappò la bocca con le mani, quasi trattenendosi da dire qualsiasi cosa che
rovinasse quel momento.
L’uomo le prese dolcemente le mani e le allontanò dalla
bocca.
-Sono tornato a casa.
*****
-Chi si rivede…la perdente e il bambino- disse la ragazza dai
capelli color rosa.
Satoshi ricordava molto bene il viso delle tre ragazze. Nei
suoi incubi ricorrenti, loro erano presenti. Erano le persone da cui stava
scappando Kasumi. Le sue sorelle.
Finalmente le aveva di fronte a lui. E con loro c’era anche
un uomo di cui non vedeva bene il volto, perché coperto da un mantello.
-Voi…- una mano si estese davanti a lui, bloccandogli il
passaggio. Guardò la persona- Kasumi.
-Stattene fuori, Satoshi- disse seria- Non sono affari che ti
riguardano.
-Che stai dicendo! Non ti lascerò affrontarle da sola.
-Vattene, ti ho detto!- disse alzando la voce.
-No!
-Ehi, voi due…- disse Botan- Potete anche smetterla di
litigare. Che il ragazzino rimanga, non ci interessa.
-Ma se t’intrometterai nello scontro, uccideremo anche te.
-Unf…vi sbagliate di grosso se pensate che mi potrete battere
facilmente- disse Satoshi.
-Avete sentito? E’ convinto davvero di poterci sconfiggere.
-Che ingenuo.
-State zitte- disse Sakura, la ragazza dai capelli biondi- Non
siamo qui per perdere altro tempo.
-Già, hai ragione. Eliminiamo subito la ragazzina- fece uscire
il suo pokèmon che iniziò ad attaccare.
Satoshi fece per far uscire un suo pokèmon, ma ne spuntò un
altro che contrattaccò l’attacco.
-Per chi mi avete preso…- disse Kasumi davanti al suo pokèmon
Gyarados- credete che dopo tutto questo tempo, non mi sia allenata?
-Credevamo di averti eliminata.
-Tornerò sempre, pur di vendicarmi- disse Kasumi.
-Eh, eppure dovresti saperlo Kasumi. E’ inutile che tu ti
alleni…non potrai mai raggiungere i nostri livelli.
-E la tua stessa fine, la farà chi ti sta vicino.
Kasumi guardò il ragazzo che era di fianco a lei e ricordò
le parole di Hinata.
-Vuoi trascinare anche lui? Forse tu non te ne sarai
accorta, ma lui ha un adorazione per te.
-Non è così, lui preferisce te. Sei tu la persona che
ammira di più.
-Ti sbagli…Satoshi era sempre preoccupato per te. Era
triste perché tu non lo considerassi. Voleva conquistarsi la tua ammirazione.
Kasumi la guardò incerta. Non sapeva questo di Satoshi.
-E adesso, lui ti seguirebbe dovunque e ti
proteggerebbe a costo delle sua vita. Perché tu sei importante per lui.
-Cosa stai cercando di dirmi?- la guardò diffidente.
-Volevo dirti che qualsiasi strada tu decidessi di
scegliere…ricordati che dietro di te ci sarà sempre Satoshi. Per questo, sta
attenta.
“Hinata…tu avevi già previsto quello che sarebbe successo,
eh? Sono stata solo una sciocca”
Non poteva rischiare. Non voleva più farlo soffrire per
colpa sua. Doveva a tutti costi metterlo al sicuro.
So che ti aspetterà una difficile scelta, però spero che
tu sappia cosa fai.
-Satoshi…- disse Kasumi, mentre si girava verso di lui- Non
voglio che tu ne rimanga coinvolto…questa è la mia battaglia.
-Kasumi…
-Mi mancherai…e scusami se puoi.
Non fece in tempo a replicare Satoshi, che vide muoversi
velocemente la mano di lei dietro la sua testa. Con un colpo vicino al collo,
sentì che le forze lo abbandonavano e si accasciò al suolo.
Chiuse gli occhi.
*****
-Non lo trovo da nessuna parte- disse Takeshi, mentre con
Shigeru controllavano tra i partecipanti dietro le quinte.
-Dove potrebbe essersi cacciato…accidenti- disse Shigeru
innervosito.
-Calmati Shigeru, era qui ne sono sicuro…si sarà allontanato
per…beh, per andare in bagno- disse lui con un sorriso divertito.
-Non sei per niente d’aiuto.
-Ehm, scusa…dunque, forse qualcuno l’ha visto…- si guardò
intorno.
-Chi state cercando?- si avvicinò un ragazzino dai capelli
verdi e una camicia viola.
-Oh, tu sei Shuu. Il compagno di classe di Haruka.
-Sì…e voi state cercando un ragazzo dai capelli neri? Un certo
Satoshi?
-Sì, hai indovinato- disse Takeshi- Dov’è adesso?
-Beh, era qui a vedere l’esito della gara, quando ho visto che
gli si era avvicinata una persona.
-Una persona…?- Shigeru lo guardò- Sai dirmi chi era?
-Come faccio a saperlo? Era un ragazzo. Non l’ho mai visto. Non
è neanche uno dei partecipanti.
-E poi, cos’è successo?- chiese Takeshi.
-Hanno parlato…sembrava una discussione, visto che Satoshi
pareva agitato. Dopo qualche minuto, il ragazzo se n’è andato e Satoshi l’ha
seguito.
Takeshi e Shigeru si guardarono. Il presentimento di Shigeru
era fondato. Stava succedendo qualcosa.
-Ehi ragazzi, che ci fate qui?- chiese Melody sorpresa- Pensavo
che fosse venuto solo Satoshi.
Poi notò lo sguardo serio dei due.
-E’ successo qualcosa?
Takeshi guardò Shigeru, poi si rivolse a Melody.
-No, tranquilla. Va tutto bene. Mi raccomando, concentrati
nella gara.
-Eh? Sì, certo. E voi?
-Noi…abbiamo un affare urgente da sbrigare. Ci vediamo dopo.
-D’accordo…- Melody li guardò allontanarsi velocemente- E
Satoshi, dove si è cacciato?
Dopo che finalmente si erano incontrati, Satoshi e Kasumi si
lasceranno di nuovo, forse per sempre…ma chissà che l’entrata in scena di nuovi
personaggi non cambi il loro destino.
Ciao a tutti! Un altro capitolo! Yeah, yeah! Ok, basta
festeggiamenti. Finalmente sto arrivando alla fine della storia…ma questo ve
l’avevo già detto, no?
Non vedo l’ora di giungere alla fine, visto i capitoli che
ho scritto, sembra più un Odissea che una fan fiction. Beh, trattandosi di una
specie di storia alternativa, ho voluto passare sui vari punti della storia
originale di Pokèmon e facendo così mi sono dilungata.
Il testo all’inizio è della canzone dei Luna Pop “qualcosa
di grande”, che mi sembrava adatta all’occasione.
Sai Satoshi, io
non sono una persona da prendere da esempio. Non sono quella ragazzina che ho
sempre voluto dimostrare, quella che sa come comportarsi in qualsiasi situazione.
Io stessa, fatico a vedere il confine tra il bene e il male.
Tu hai sempre
creduto nelle mie parole. Mi vedevi come una persona esemplare…e invece…ero un
cumulo di incertezze.
“Molte cose desidererei non aver mai fatto”
Ci sono molte cose
di cui mi pento ancora adesso. Cose che avrei preferito non fare o che invece
avrei dovuto fare dall’inizio. Forse quel giorno non sarei mai dovuta andare
con la signora Haneko. Forse avrei fatto bene a scappare di nuovo e continuare
a starmene sola. Così almeno avrei evitato di conoscerti…così avrei fatto a
meno di farti soffrire. Per tutti i miei sbagli, per tutte le preoccupazioni
che davo a te e a Haneko. Ero abituata a pensare a me stessa, senza domandarmi
se il mio comportamento facesse soffrire altri. Forse avrei dovuto ascoltarti
già dall’inizio…ma ero troppo sciocca e testarda, ero solo concentrata sulla
mia vendetta.
“Ma continuo ad imparare”
Però, nonostante
gli sbagli…io continuo ad andare avanti, imparando dai miei errori.
Così tu mi hai
insegnato…ricordi? Anche se perdevi agli incontri pokèmon, tu ti rimettevi in
piedi più forte di prima. E io mi chiedevo da dove ti arrivasse tanta energia e
sicurezza. E ti invidiavo. Eri sempre così sorridente e spensierato…mentre io
me ne stavo in disparte a prepararmi al mio obiettivo.
“Non avrei mai voluto farti questo”
Eppure mi assilla
nella mia mente, il tuo volto triste che mi guardava quel giorno, in cui ti ho
voltato le spalle. Come per chiedermi cosa ne fosse rimasto di noi due. Di
Satoshi e Kasumi.
Ognuno fa le sue
scelte e io avevo deciso che se fossi rimasta al tuo fianco, avrei finito per
indebolirmi, appoggiandomi a te. E non era questo il mio scopo.
Ti ho fatto
soffrire…anche troppo. Ma tu sei sempre stato lì ad aspettarmi e a cercarmi. E
io che ho fatto? Ti ho deluso di nuovo.
“E quindi devo dirti prima di andare via”
Ho preso
finalmente la mia decisione. Ho deciso di affrontare il mio passato…questa
volta sarà l’ultima. Volto di nuovo le spalle a te e a tutti quelli che mi sono
rimasti intorno, senza che me accorgessi. Ti volto di nuovo le spalle.
“Che voglio solo che tu sappia che...”
Ma prima di
andarmene per sempre dalla tua vita, Satoshi, voglio che tu sappia che…
“Ho trovato una ragione per me”
Sì, anch’io ho
trovato una ragione per me.
“Per cambiare quello ero solito essere”
Un motivo che mi
spingesse ad andare avanti e cambiare. Qualcosa a cui aggrapparmi.
“Una ragione per ricominciare di nuovo”
Una ragione per
ricominciare a vivere.
Ricordi? Tu stesso
mi avevi detto che il motivo della tua forza era dovuto al tuo affetto per me.
Io ero la persona in grado di renderti forte.
Adesso ho capito
cosa volevi dire…e mi sono resa conto che anche la mia forza è dovuta alla
presenza di qualcuno…
“La ragione sei tu”
…e quella persona
sei tu.
“Mi dispiace di averti ferito”
Credevo che
l’odio, potesse rendermi forte. L’ ho sempre creduto. Era per questo che mi
allontanavo da tutti e preferivo starmene in disparte. Non volevo legarmi con
nessuno.
Ad ogni tua
premura, io ti allontanavo da me.
“E' qualcosa con cui devo convivere ogni
giorno”
Eppure ogni giorno
eri lì al mio fianco. Con il tuo solito sorriso. E grazie a quel tuo sorriso,
era come se anch’io potessi cambiare con te. Ma sbagliavo. Tu continuavi a
crescere ed avanzare, mentre io ti correvo dietro, annaspando contro la
corrente. Tu mi avevi letteralmente superato con una semplicità incredibile.
E allora ti ho
odiato. Ho odiato quella tua forza. Ho odiato quel sorriso. Ho odiato il giorno
in cui ti ho conosciuto.
Mi sono sentita
sempre più debole e inerme. A che era servito tanto sacrificio?
“Ogni giorno mi tormento con i miei sbagli”
E così, invece di
affrontare il vero problema, ho deciso di passare dalla parte sbagliata. Ho
deciso che a ogni costo sarei diventata forte. E ti avrei superato. Anche a
costo di passare dalla parte del male. Tanto, non avrebbe fatto differenza…non
ci sarebbe stato nessuno a preoccuparsi per me. Io ero sola.
“E tutte quelle pene che ti ho inflitto”
…e invece
sbagliavo. C’eri tu, c’era Haneko, c’era Shigeru, Takeshi, Marina e tanti
altri… L’idea che tu per colpa mia, debba di nuovo soffrire, mi tormenta
ogni sera.
“Spero di essere in grado di portarle via
tutte”
Vorrei essere la
persona in grado di risollevarti…come una volta quando eravamo bambini…era uno
dei rari momenti in cui mi sentivo importante per qualcuno. Come se la mia vita
avesse uno scopo diverso.
“E di essere il solo a raccogliere tutte le
tue lacrime”
Vorrei starti
vicino, come tu lo sei stato con me…e poterti consolare, come solo tu hai fatto
con me. Però ormai noi due ci siamo allontanati…troppo lontani per ricominciare
di nuovo. E’ per questo che ti volto di nuovo le spalle.
“E' per questo che ho bisogno che tu ti renda
conto...”
E’ per questo che
ti chiedo di comprendere la mia decisione…perché solo adesso ho capito…
“Ho trovato una ragione per me, per cambiare tutto
quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo, la ragione sei tu...”
“Non sono una persona esemplare, molte cose
desidererei non aver mai fatto, ma continuo ad imparare. Non avrei mai voluto
farti questo.
E quindi devo dirti prima di andare via, che voglio solo che tu sappia che...”
“Ho trovato una ragione per me, per cambiare
tutto quello che ero solito essere.
Una ragione per ricominciare di nuovo, la ragione sei tu.”
”Ho trovato una ragione per mostrare”
Adesso guardami
Satoshi…voglio mostrarti cosa sono in grado di fare. Voglio che tu un giorno
sia fiero di me…anche se sarà difficile.
“Una parte di me che non conoscevi”
Voglio mostrarti
una parte di me che non conoscevi e che neanche io conoscevo. Quella parte che
tu mi hai fatto scoprire, spronandomi ad andare avanti.
“Una ragione per tutto quello che faccio”
Adesso ho capito
dove sbagliavo. Ho capito perché la mia forza era sempre inferiore alla tua.
Era perché il mio cuore era colmo di odio…e con l’odio non si può crescere…si
può solo fare del male a se stessi. Ma tu mi hai dato l’opportunità di capirlo.
E anche se è
troppo tardi per dirtelo…
“E La ragione sei tu”
…grazie Satoshi.
*****
Satoshi aprì lentamente e con sforzo gli occhi.
Cos’era successo? Sentiva da lontano delle voci. Com’è che
si trovava per terra?
Ah, già, si era addormentato…ma perché proprio lì? Cos’è che
stava facendo prima di svenire?
Ma certo, era stata Kasumi a farlo svenire.
Aprì meglio gli occhi. Vedeva quei tipi ancora lì. E Kasumi?
Dov’era?
Era poco lontana da lui e si reggeva a fatica in piedi. Ma
era ancora viva.
-Devo riconoscertelo. Questa volta sei resistita più dell’altra
volta- disse la ragazza dai capelli viola.
-Ma non ti basterà. Nostra sorella si sta solo riscaldando-
disse la ragazza dai capelli rosa- Di solito per eliminare una persona, ci
impiega molto meno tempo.
-Ah, sì? E allora perché non inizi a fare sul serio?- disse
Kasumi in tono di sfida- Non aspetto altro!
L’uomo guardò la ragazza dai capelli biondi.
-Che stai aspettando?- disse con una voce dura- Se non ti
muovi, me ne sbarazzerò io. Farò prima.
La ragazza bionda guardò l’uomo, poi sembrò guardare verso
Satoshi.
Il ragazzo vide il suo sguardo. Uno sguardo gelido, come
l’aveva visto più volte nel volto di Kasumi. Però…però…era forse che era
accasciato al suolo e che non riusciva ad alzarsi…ma gli pareva che i suoi
occhi gli stessero dicendo qualcosa.
-Basta, mi sono stancato- disse l’uomo.
La ragazza gli parò davanti una mano, per impedirgli di
muoversi.
Poi fu qualcosa di molto rapido. Con un gesto rapido, la
ragazza si avvicinò velocemente a Kasumi e la colpì con violenza.
Kasumi che era già provata dalle ferite precedenti,
ricevette il colpo senza neanche riuscire a reagire. Dall’addome iniziò a
intravedersi una macchia di sangue che si ingrandiva.
Il suo corpo si lasciò cadere indietro dal colpo. E fu come
al rallentatore agli occhi di Satoshi, che la vide cadere lentamente per terra.
E per quanto i suoi occhi si rifiutassero di crederci…stava
succedendo davvero.
-…Kasumi.
Vide il corpo di lei, accasciarsi a terra e non muoversi
più.
-Kasumi!- cercò di farsi forza e ad alzarsi.
-Era ora che ti decidessi- disse l’uomo.
-Kasumi!- Satoshi si avvicinò con fatica al corpo della
ragazza.
L’uomo sembrò esaminare per bene la figura del ragazzo, come
se non avesse notato la sua presenza prima.
-…e quello?- chiese lui.
-Oh, non è niente…è solo un ragazzino che si ostina a
proteggere la ragazza- disse Ayame, la ragazza dai capelli blu.
-…Kasumi…- Satoshi si trovò davanti alla ragazza che non dava
cenno di vita- Non è possibile…
Io…ho intenzione di mantenere la nostra promessa, Kasumi.
Mi allenerò di nuovo e ti proteggerò da loro.
Prese la sua mano, sperando che la ragazza aprisse gli
occhi.
Satoshi…a me basta che tu mi stia vicino…non ho bisogno
di altro.
Ma non succedeva niente.
-Kasumi…svegliati…- la scosse dalle spalle.
Insieme c’è la potremmo fare…io ti proteggerò e non ti
succederà niente.
Non era possibile che
stesse succedendo davvero.
Non voglio che tu ne rimanga coinvolto…questa è la mia
battaglia.
Non era vero…
Mi mancherai…e scusami se puoi.
-Kasumi!!!
*****
-Oh…- disse la ragazza dai capelli blu, mentre vedeva il suo
braccialetto cadere sul pavimento.
-Che succede Marina?- chiese Sakura guardando l’amica, poi notò
l’oggetto per terra- Oh, il tuo braccialetto. Che peccato, si è spezzato…- si
chinò per raccoglierlo, poi glielo consegnò direttamente a Marina- …Che hai?-
la guardò preoccupata, non sentendola fiatare.
-Io…non so- disse Marina turbata in viso, mentre guardava il
suo braccialetto preferito che si era rotto improvvisamente- Ho come un brutto
presentimento…
-Del tipo?
-Ho come l’impressione che qualcosa di grave sia accaduto-
strinse tra le mani il braccialetto ricordando lo sguardo di Shigeru e Takeshi-
Non me lo so spiegare.
-Tranquilla- disse Sakura appoggiando la sua mano a quelle di
Marina- Sarà solo una tua impressione. E poi, qualsiasi cosa accada non potrà
mai essere così terribile come pensi.
-Mh, sì…almeno credo- disse incerta.
-Dai, cerca di tranquillizzarti…tra poco esporranno la lista
con i punteggi.
-Sì, mi devo calmare…- disse Marina guardando di nuovo il suo
braccialetto- Non può essere accaduto niente di grave…è solo una mia
impressione.
*****
La ragazzina dai capelli castani si guardò intorno. Non lo
vedeva da nessuna parte.
“Satoshi…”
Eppure le aveva detto che sarebbe rimasto a guardarla. Ma
dopo il suo incontro, lui era scomparso.
Sospirò triste.
-Ehi, che hai?
Haruka alzò lo sguardo, per guardare il ragazzo dai capelli
verdi.
-Shuu…non ho niente- disse lei abbassando lo sguardo. Come
poteva il suo avversario capire il suo stato d’animo?
Il ragazzo la guardò, poi fece comparire davanti agli occhi
di Haruka una rosa rossa.
-Mh?- Haruka lo guardò senza capire.
-Sta tranquilla. Il tuo amico non se n’è andato.
-Che vuoi dire? Dov’è?
-Dunque…ha detto di voler assistere agli incontri in mezzo agli
altri spettatori.
-Ah- disse sorpresa e sollevata- Non lo sapevo. Pensavo che si
era stancato. Ti ringrazio di avermi avvertita.
-Mh, non fraintendere. Io voglio solo che tu combatta con il
meglio delle tue forze. Ci scontreremo sicuramente e non voglio perdere il mio
tempo per uno scontro insignificante.
-Unf, non preoccuparti- disse lei sbuffando- Sono decisa questa
volta a farti vedere i miei miglioramenti. Sarà anche il mio primo concorso, ma
ti darò filo da torcere- disse in tono di sfida.
Lui la guardò, poi sorrise.
-Bene, è quello che volevo sentirti dire.
L’aver mentito era servito a qualcosa. Certo, a Shuu non piaceva
mentire, era il tipo di persona che diceva chiaramente la sua opinione senza
timore. Però sentiva che quella bugia sarebbe servita alla ragazza per
riprendersi. Aveva intuito dall’espressioni dei due ragazzi che aveva
incontrato, che era successo qualcosa, perché altrimenti Satoshi non se ne
sarebbe andato in quel modo. Ma se avrebbe detto la verità ad Haruka, lei si
sarebbe sicuramente preoccupata e le avrebbe impedito di dedicarsi al concorso.
Forse era un po’ egoistico da parte sua, ma quando le aveva
accennato la prima volta dei concorsi pokèmon, non poteva credere che si
sarebbe spinta così lontano. E questo suo lato di lei, iniziava a piacergli.
E chissà che i concorsi pokèmon non rappresentassero una
nuova prospettiva per Haruka.
*****
Era un incubo, sì, lo era di sicuro.
Quella situazione…non doveva finire così.
-Per sempre…insieme- sussurrò il ragazzo.
Non si era mosso da lì, seduto per terra guardando la
ragazza, che era morta davanti ai suoi occhi.
La ragazza che aveva tentato in ogni modo di odiare, ma che
solo dopo tanto tempo aveva capito di sbagliare.
Tu non puoi capire, Satoshi! Io non posso scappare dal
mio passato e tu non hai niente a che fare con me…
Ed era tardi. Troppo tardi.
Lei era sempre stata buona con me e mi proteggeva. Ma anche
se sapevo questo, quando lei se ne andò, non potei fare a meno di odiarla, per
avermi lasciato lì solo. E quando in fin di morte si scusò continuamente con
me, io non riuscì a scusarmi con lei, per non averla compresa. Ancora oggi, non
mi perdono di aver provato quel sentimento per lei.
Era successa la stessa cosa che a Kenji. Non era riuscito a
comprenderla in tempo per salvarla.
E ora lì davanti a lei, non riusciva a muoversi, né
piangere. Era come se improvvisamente fosse stato svuotato dei suoi sentimenti.
Era inerme davanti a quelle persone, avrebbero potuto attaccarlo in qualsiasi
momento, ma questo sembrava non interessare a Satoshi. Non più.
Aveva perso per la seconda volta una persona importante.
Dal giorno in cui suo padre aveva varcato la soglia della
porta e non era più tornato, si era ripromesso che non avrebbe permesso alla
morte di portarsi via altre persone.
Ma era tutto inutile. Non si può andare contro il destino.
-Che stiamo a fare qui?- disse la ragazza dai capelli rosa,
Botan.
-Dobbiamo eliminare anche lui?- chiese Ayame all’uomo.
L’uomo sembrava assorto nel guardare il ragazzo. Quel colore
dei capelli, quel ciuffo ribelle, quell’espressione…non poteva che fargli
venire in mente una persona. Sakura guardò l’uomo che iniziò ad avvicinarsi al
ragazzo.
-Ehi tu…come ti chiami?- disse l’uomo guardando dall’alto il
ragazzo.
Satoshi non aprì bocca, né si mosse.
-Ti ho fatto una domanda- disse lui con voce più forte- Se non
hai intenzione di rispondermi, ti farò parlare io- lo afferrò per la maglia, ma
il ragazzo non reagì.
-…si chiama Satoshi Katsumoto- disse una voce dietro di lui.
L’uomo si girò e guardò la ragazza dai capelli biondi, che
era rimasta ferma nella sua posizione. Ayame e Botan la guardarono perplesse,
perché i due ora si fissavano? E perché quel nome sembrava avere così
importanza per entrambi?
-E’ così allora…- l’uomo guardò il ragazzo- Questo spiega la
sua somiglianza.
Ayame e Botan si guardarono. Sembrava che le due erano
all’oscuro di qualcosa d’importante.
-…tu sei il figlio di quello stupido- disse lui con disprezzo e
con un sorriso- Che patetico. E’ proprio un ironia della sorte, che Kasumi
abbia conosciuto proprio te. Non ha senso ormai che tu rimanga in vita.
-Aspetta.
L’uomo si girò di nuovo infastidito dall’interruzione.
-Cosa c’è adesso?- guardò la ragazza dai capelli biondi.
-Non serve che tu lo elimini. Nelle sue condizioni, non
creerebbe nessun problema. E se in futuro desse problemi, ce ne occuperemmo noi
di eliminarlo.
-Lo so- disse lui- Ma sbarazzarmi di lui personalmente, mi gratifica.
Un altro perdente da eliminare.
A quella parola, qualcosa scattò in Satoshi, che staccò
violentemente la mano dell’uomo alla sua maglia.
-Mh? E ora che hai?- disse l’uomo tranquillo.
Satoshi era rimasto in piedi, davanti a lui, con la testa
china, mentre stringeva forte i pugni.
-…io…non sono…un perdente!- d’un scatto Satoshi tirò un pugno
all’uomo, facendolo indietreggiare.
Botan e Ayame guardarono sorprese la scena.
-Come hai osato!- disse Botan preparandosi ad attaccare insieme
ad Ayame.
-Ferme voi due- disse Sakura rimanendo impassibile e mettendo
una mano davanti a loro, per impedirle di muoversi.
-Ma…!- fece per ribattere Ayame.
-Non intromettetevi- disse solamente Sakura.
Le due ragazze un po’ incerte, rimasero lì a guardare la
scena. Sapevano che non dovevano disubbidire a Sakura, perché tra di loro, la
più forte rimaneva lei.
-Tsk, allora non sei una nullità del tutto- disse l’uomo
divertito- Bene, mi divertirò di più ad eliminarti.
-…perché l’avete fatto?- disse lui con voce debole.
L’uomo lo guardò senza capire.
-…perché? Vuoi sapere perché ho ordinato di uccidere la
ragazza? E’ per lei che sei così?- rise- Ah, ah, questa è davvero patetico. Tu
e lui siete identici…entrambi con la vostra assurda idea di pace e bontà. Un
lato del suo carattere che mi ha sempre nauseato- prese una pokeball nera e
fece uscire un pokèmon- Ma sarò gentile, ci penserà il mio pokèmon ad
ucciderti- schioccò le dita- Attacca!
Una grossa scossa elettrica allontanò il pokèmon.
-Disturbo?- apparve un altro uomo con accanto due pokèmon,
Pikachu e Raichu.
-Piiika!- disse il pokèmon con le guance piene di elettricità.
Tutti guardarono la persona, che era apparso d’improvviso e
aveva sul volto un espressione allegra.
-Ma chi è?- chiese Botan.
-Un’altra grana- disse innervosita Ayame.
Satoshi guardò lentamente il nuovo arrivato. Sembrò
all’inizio poco interessato, ma qualcosa, un presentimento lo svegliò e gli
fece spalancare gli occhi.
-…sapevo che un giorno ci saremmo rivisti- disse l’uomo con il
cappuccio sorridendo.
-…già- disse l’altro, dai capelli neri.
-Satoshi!- comparve dietro di lui Haneko che corse ad
abbracciare il figlio.
-M- mamma?- disse lui incredulo.
-Come stai? Sei ferito?
-N-no…io…
-Bene- disse lei sollevata- E Kasumi è con te?
Il nome di lei lo riportò alla realtà e s’irrigidì.
-Satoshi? Sei così pallido…- disse lei preoccupata, poi
guardandosi intorno capì il motivo- Ka…Kasumi…- disse Haneko terrorizzata.
Satoshi abbassò lo sguardo senza dire niente.
-Pur di raggiungere il tuo obiettivo…non ti sei fermato davanti
a niente, eh Mitsu?- disse l’uomo dai capelli neri guardando la ragazza. Non
poteva vederla molto bene da lontano.
-No, dovresti ormai averlo capito Hiroshi.
-Cosa ti ha condotto a prendertela con quella ragazza? Non
dovrebbe rappresentare un pericolo per te.
-Queste cose non potresti mai capirle, Hiroshi. Però mi fa
davvero piacere averti di nuovo davanti. Non sai quanto ho atteso questo
momento.
-Già, anni…dall’ultima volta che ci siamo visti. Non credevo
che saresti così peggiorato.
-Bando ai convenevoli, … attacca!
-Raichu, vai!
I due iniziarono un combattimento accesso con i loro
pokèmon. Satoshi guardava i due che combattevano, ma non riusciva a muoversi,
né a parlare. Era confuso, incredulo, arrabbiato, disperato e triste. Sentì la
madre chinarsi vicino a Kasumi e piangere. Ora che qualcuno piangeva al posto
suo, era come se la notizia della morte di Kasumi diventasse ormai certa. E non
aveva il coraggio di girarsi a guardare, perché sentiva che se si fosse girato,
allora lui…avrebbe dovuto arrendersi all’evidenza. E non voleva, non voleva.
In quel momento gli passò vicino Sakura. Non fece in tempo a
reagire che lei arrivò vicino ad Haneko e Kasumi.
-Ferma, che intenzioni hai!- si voltò di scatto.
La ragazza non rispose, né gli prestò attenzione. Haneko
alzò lo sguardo, per guardare preoccupata la persona che le si era posta
davanti a lei. Strinse istintivamente Kasumi a sé, mentre vedeva la ragazza
chinarsi per terra.
La donna guardò perplessa la ragazza dai capelli biondi. Il
suo sguardo le ricordava molto quello di Kasumi, ma non capiva il perché per
qualche istante il suo sguardo si era quasi addolcito. I suoi occhi non
trasmettevano più quella freddezza che la rendeva seria e rigida, però nel suo
volto non c’era traccia di un sorriso.
Satoshi cercò di raggiungere la madre e Kasumi, però
rallentò quando vide la mano di Sakura avvicinarsi al petto della ragazza.
-Cosa…?- Satoshi non riusciva a capire quali fossero le
intenzioni di Sakura.
Ormai aveva raggiunto il suo obiettivo di uccidere Kasumi.
Cos’altro poteva volere?
Haneko guardò la mano di lei posizionarsi sulla chiazza di
sangue di Kasumi e percepì una misteriosa forza scaturire da essa.
Durò pochi minuti, ma per Satoshi e Haneko sembrava esser
passato più tempo, quando Sakura allontanò la sua mano per poi alzarsi in piedi.
-Tu…?- cercò di dire Haneko, ma non fece in tempo a terminare.
Sakura si voltò e fece per andarsene, oltrepassando Satoshi
che era rimasto impalato in piedi.
-…che le hai fatto!- disse Satoshi reagendo- Cos’hai in mente!
Non ti è bastato uccidere tua sorella?! Perché…- scosse la testa- perché fate
tutto questo? Siete solo delle persone spietate e senza cuore!
-…sarebbe stato meglio per lei che fosse morta quel giorno…-
disse Sakura dando le spalle a Satoshi.
-Eh?
-…così avrebbe evitato tutta questa sofferenza.
-Non capisco…
-Non importa. E’ stato per uno strano caso del destino che lei
venisse ad abitare proprio a casa vostra, invece di continuare a scappare. E
non so se questo sia stata una cosa positiva o negativa- fece una pausa-
Continuando a scappare, avrebbe ottenuto la forza e determinazione necessaria
per affrontarlo…ma conoscendovi, lei non ha fatto che indebolirsi, ora che
aveva qualcuno vicino a lei. Però forse questo è un bene…questo vuol dire che
ha qualche speranza per farsi una vita vera…lontano dal suo passato, da noi…
Haneko guardò la ragazza. Ora le sembrava quasi più chiara
la faccenda. Poi sentì qualcosa d’impercettibile e guardò la ferita di Kasumi
che aveva smesso di sanguinare. I suoi occhi si aprirono dall’incredulità e si
avvicinò a lei. Sì, era debole, ma udibile il respiro della ragazza.
Era viva…
-Satoshi…- disse lei sorridendo con le lacrime agli occhi.
Il ragazzo la guardò, ma gli bastò l’espressione della madre
per farglielo intuire.
-Kasumi…è viva- disse lei.
-Ora la decisione è nelle vostre mani- disse Sakura guardando
di sfuggita il corpo di Kasumi- Dirle tutto o tacere per la sua sicurezza. Se
Kasumi è morta, non ci sarà il problema di cercarla ed eliminarla. Se Kasumi è
viva, tutto ciò sarà stato inutile.
Satoshi non riusciva a capire il significato delle parole
della ragazza. Era così complicato e così misterioso. Ma ciò che gli
interessava adesso non erano quelle frasi senza senso, ma correre da Kasumi.
-…d’accordo- disse Haneko sorprendendo Satoshi. Che avesse
capito?
-Questa conversazione non ha mai avuto luogo- disse Sakura e si
allontanò.
Satoshi preso dalla sprovvista, non sapeva se doveva
bloccarla per farsi dire di più o lasciare come stavano le cose. Che decisione
doveva prendere? Se non l’avesse fermata, si sarebbe pentito in seguito. Ma ciò
che gli premeva di più era la vita di Kasumi. Cosa doveva fare?
-No, Satoshi- disse Haneko, intuendo i pensieri del figlio-
Lasciala andare.
-…mamma, perché?
-Kasumi è viva…è questo ciò che è importante.
Satoshi acconsentì triste, mentre vedeva Sakura dirigersi
dalle altre sorelle, che non si erano accorte di quello che era successo,
perché troppo prese dall’incontro tra i due uomini.
Cos’era quella sensazione? Quel presentimento già provato in
passato? C’era qualcosa di davvero sensato in tutto quello che era successo?
-…Hai fatto la cosa giusta Satoshi…- disse Haneko- Ora pensiamo
a Kasumi.
-…sì.
-Satoshi!- sentì urlare il suo nome da lontano. Vide
avvicinarsi due persone.
-Shigeru, Takeshi!- esclamò lui sorpreso e preoccupato. Non
sapeva di cosa era capace quel Mitsu e di cosa avrebbe potuto fare ai suoi
amici- Andatevene!
-Ma…- dissero i due confusi, mentre vedevano persone di cui non
conoscevano l’esistenza.
-Il posto si è un po’ troppo affollato- disse Mitsu all’altro
uomo- Non mi piace combattere con troppi ficcanasi. E poi- diede un veloce
sguardo dietro di se, senza farsi notare- non voglio essere lo studio di
qualcun altro.
-Mh…- fece cenno di consenso, anche lui se n’era accorto.
-Vuole che me ne occupi io?- disse Ayame, facendo riferimento
alla sua frase.
-No, risolveremo questa faccenda in un altro momento- disse
Mitsu.
-Più presto di quanto credi- disse Hiroshi guardandolo serio.
-Allora, andiamocene- disse Mitsu alle ragazze.
Le tre ragazze fecero cenno di sì e si allontanarono
velocemente, senza lasciar traccia.
Shigeru e Takeshi all’oscuro di quanto stesse succedendo,
guardarono la scena senza fiatare.
Hiroshi poi si girò per guardarli.
-Siete amici di Satoshi?- disse con un sorriso semplice.
-S- sì…- dissero i due un po’ impacciati.
-Bene, mi potreste portare al centro pokèmon, le mie sfere
Pokè?
-Eh, uh…d’accordo- disse Takeshi.
-Grazie, nel frattempo io porterò Kasumi all’ospedale.
I due si guardarono ancora più confusi. Cos’era successo?
-State tranquilli, sia Satoshi che Kasumi stanno bene. Se
volete, potrete raggiungerli più tardi. Ora andate.
Takeshi e Shigeru obbedirono, anche se non molto convinti.
Perché quell’uomo aveva un viso così famigliare? Era come se loro lo avessero
già visto…da qualche altra parte. Ma chi era?
Uff, più vado avanti, più non riesco a scrivere nel
“prossimamente” senza svelare del tutto il continuo.
Va beh, dicevo che vi avrei tenuti aggiornati sui capitoli
restanti…bene, ora come ora, i capitoli che rimangono sono pochi…all’incirca
dovrebbe terminare con il capitolo 32 o 33. Cercherò di allungare i capitoli
proprio per non andare oltre. Comunque, continuerò a tenervi aggiornati per
eventuali cambiamenti.
Mi scuso subito se nel capitolo troverete degli errori che
non ho notato.
Il testo della canzone che ho scritto all’inizio del capitolo
è dei Hoobastank, The Reason. Per la traduzione del testo, i credit sono del
sito di canzoni “Angolo testi”.
Approfitto di questo spazio per chiarire alcuni particolari
che per alcuni non sono chiari.
Innanzitutto, i nomi. In principio ho voluto usare i nomi
originali dei personaggi, ma di molti non li conoscevo, così che per gli altri
ho usato i soliti nomi in inglese. Ma capisco comunque che alcuni non conoscono
questi nomi, perciò farò un breve riassunto.
Satoshi Katsumoto: Ash Ketchum
Kasumi Yama: Misty Waterflower
Haneko: Delia (madre di Ash)
Shigeru Ookido: Gary Oak
Prof. Samuel Ookido: Prof. Oak. Samuel non credo che sia il
suo nome originale.
Takeshi: Brock.
Kenji: Tracey.
Marina: Marina. E’ la ragazza patita dei pokèmon acquatici
che duella con Misty in un isola.
Richie: Richie. In realtà il suo nome è Hiroshi, ma l’ho
saputo dopo.
Melody: Melody. Non conosco il suo nome originale. E’ la
ragazza che Ash conosce nel secondo film.
Sakura: Sakura. Credo che anche nella versione americana sia
rimasto così. E’ la ragazzina che ha una situazione simile a Misty con le
sorelle.
Jackson: Jackson. Il suo nome originale è un altro. E’ il
ragazzo dai capelli castani che compare nella puntata speciale dei pokèmon,
insieme ad un ragazzo e una ragazza.
Haruka: May. Masato è il fratello minore, ovvero Max.
Shuu: Drew. L’avversario di May.
Sakura, Ayame e Botan Yawa: Rispettivamente Daisy, Violet e
Lily Waterflower.
Musashi, Kojiro e Nyath: Rispettivamente Jessie, James e
Meowth del Team Rocket, in origine credo che sia Rocketto Dan.
Joi e Junsar: Joy l’infermiera e Jenny la poliziotta.
E con questo è tutto per il momento, spero che questo elenco
vi aiuti a ricordare i personaggi, altrimenti fate un salto al mio sito, alla
lista personaggi. A presto!
Di nuovo quella scena. Lei sdraiata in quel letto e a prima
vista priva di vita, mentre i soli rumori che si udivano erano quelli dei
macchinari attorno a lei.
E ancora quell’angoscia che lo distruggeva pian piano.
L’angoscia di perderla.
-Come sta?- chiese una voce dietro di lui. Era Takeshi.
-Sembra meglio…ma non ha ancora ripreso conoscenza.
-Capisco…
Con lui e Takeshi, c’erano la madre Haneko, Shigeru, il
prof. Ookido e quel Hiroshi.
Come Satoshi, tutti quanti erano lì in attesa che Kasumi si
svegliasse, dopo averla portata in quell’ospedale.
Shigeru e Takeshi erano stati messi al corrente
dell’accaduto da Satoshi e Haneko aveva chiamato il prof. Ookido.
Sembrava che ci fosse un silenzio interminabile tra di loro.
Nessuno apriva bocca, se non per necessità. Però nessuno aveva voluto discutere
sull’accaduto, perché sembrava di toccare un tasto già doloroso. E poi, la
situazione era, come dire, un po’ imbarazzante. C’era quell’uomo lì che stava
accanto ad Haneko e parlava con il prof. Ookido come se si conoscessero da
tempo, e Satoshi sembrava quasi ignorarlo o evitarlo.
Ma la ragione era in un certo senso chiara a Shigeru e
Takeshi. Il tempo di esaminarlo per bene la seconda volta e avevano già intuito
chi fosse. Ma quando Takeshi aveva provato a parlarne a Satoshi, lui aveva
voltato le spalle e si era allontanato. Come se quell’argomento lo facesse
arrabbiare molto. Però era comprensibile quel suo atteggiamento, dopo tanti
anni.
Comunque, era arrivato il momento di affrontare l’argomento
e questo lo sapeva molto bene Haneko, che guardava con ansia suo figlio e
l’uomo. Solo una volta chiariti i fatti, si sarebbero potuti dedicare ad altro.
Decise di farsi avanti e aprire bocca.
-Satoshi…- chiamò il figlio.
-Mh?- il figlio la guardò.
-Penso che sia venuto il momento di sapere la verità…anche se
suppongo che tu la conosca già.
-Haneko…- disse l’uomo un po’ incerto.
Da quando Shigeru e Takeshi erano arrivati all’ospedale, era
la prima volta che vedevano l’uomo con un espressione diversa dal solito
sorriso spensierato.
-No, penso che aspettare ancora, possa essere ancora più
doloroso- disse Haneko decisa.
L’uomo fece cenno di sì, abbassando lo sguardo. Il prof.
Ookido guardò Satoshi, era preoccupato di come avrebbe potuto reagire il
ragazzo. Ma sapeva che Haneko lo faceva per il suo bene.
-Satoshi…questa persona- indicò l’uomo che gli stava vicino- Si
chiama Hiroshi…
Il ragazzo rimase fermò e impassibile, come se quello che
gli stava dicendo non catturasse la sua attenzione.
-Satoshi, lui…- disse Haneko con preoccupazione, ma cercando di
sorridere.
Hiroshi fece cenno ad Haneko di interrompersi.
-Penso che sia più giusto che continui io- disse lui.
-…d’accordo.
L’uomo guardò dritto negli occhi il ragazzo, che se ne stava
in silenzio.
-E’ da tanto tempo che non ci vediamo- disse Hiroshi-e ti comprendo se non riesci a riconoscermi-
sorrise- Sono tuo padre, Satoshi.
Shigeru e Takeshi ebbero la conferma dei loro sospetti. Per
quanto Shigeru avesse avuto pochi anni dall’ultima volta che l’aveva visto e
che Takeshi lo avesse visto solo in foto, non si poteva negare l’enorme
somiglianza con il figlio. Quei suoi capelli ribelli di un color nero corvino e
quell’espressione così spontanea e allegra, solo dal padre poteva aver preso
Satoshi.
Ma c’era un’altra domanda che veniva spontanea farsi, però
in quel momento ciò che era più importante era il fatto che Satoshi non avesse
aperto bocca e non avesse fatto nessun cenno di sorpresa o di felicità.
Al contrario, era lì in piedi tranquillo, guardando l’uomo
come se fosse una persona qualunque.
-…Satoshi, non dici niente?- Haneko era preoccupata per il
silenzio del figlio.
-Cosa dovrei dire?- disse lui semplicemente.
-Come, cosa? Tuo padre è qui con noi.
-…mio padre?- ripeté lui come se non gli fosse chiara la
parola- Mio padre è morto tanti anni fa, dopo essersene andato via di casa-
disse con disinvoltura, come se il significato di quelle parole non fossero
importanti.
Haneko e i presenti guardarono tristi e increduli che
Satoshi potesse essere così duro.
-Satoshi…- disse Hiroshi sorridendo e avvicinandosi al ragazzo-
so che è difficile, ma vedrai che si aggiusterà tutto. Torneremo ad essere una
famiglia- appoggiò la mano sulla spalla di Satoshi.
-…famiglia?- disse lui quasi sussurrandolo, mentre chinava la
testa.
-Sì, io, te e Haneko, e anche Kasumi.
-…che stai dicendo?- disse lui e sferrò d’improvviso un pugno
al viso dell’uomo, facendolo indietreggiare.
-Satoshi!- esclamò spaventata Haneko, tra gli sguardi attoniti
dei presenti.
-Famiglia?! Ma di che famiglia stai parlando!- esclamò Satoshi
con un espressione furiosa- Tu non sei mio padre e non fai parte della mia
famiglia!
Hiroshi si toccò la guancia dolente, mentre guardava
Satoshi.
-Ricordati, io non ti accetterò mai!- disse il ragazzo e se ne
andò via di corsa.
-Satoshi!- la madre voleva raggiungerlo, ma una mano la bloccò.
-No, Haneko, lascialo andare- disse Hiroshi.
-M- ma…non doveva andare così…Satoshi non era cosciente di
quello che ha detto.
-Non preoccuparti…in fondo me lo meritavo- sorrise- Piuttosto,
che destro micidiale…chi l’avrebbe detto che si sarebbe fatto così forte?
-…Hiroshi- disse Haneko triste- Vado a prenderti una borsa del
ghiaccio.
-Grazie, mi aiuterebbe a sopportare il dolore.
La donna si allontanò, mentre Hiroshi si sedette su una
sedia.
I due ragazzi presenti non sapevano proprio cosa fare. Era
una situazione delicata e si sentivano a disagio.
-Shigeru, Takeshi, potreste andare da Satoshi?- chiese Samuel.
-…va bene- fecero cenno di sì, in parte sollevati, perché si
potevano allontanare da quel luogo così insostenibile.
Quando i due ragazzi si erano allontanati e non c’era
nessuno intorno, il prof. Ookido si sedette vicino a Hiroshi.
-…Non sono andato molto bene, eh?- disse Hiroshi, senza
guardarlo, ma abbozzando un sorriso imbarazzato.
-Sei stato una frana- disse diretto Samuel, una caratteristica
da cui aveva preso Shigeru- Ma del resto, dovevi aspettartelo, no? Non potevi
certo pretendere che ti avrebbe accolto con le braccia aperte.
-Lo so, però…- si toccò la guancia- In parte ci speravo.
-Beh, ormai è passata. Avete superato il primo ostacolo
dell’incontro, ora ti toccherà il più difficile…riconquistare la sua fiducia.
-Mh…che complicato. Avevo dimenticato questi aspetti
dell’essere padre.
-Hai ancora molto da imparare Hiroshi. E lo farai, rimediando
ai tuoi errori.
-Uhm…non è che mi daresti un aiutino?- disse lui facendo la
faccia di un povero cagnolino.
-Hiroshi, sei grande ormai- disse Samuel in tono di rimprovero
e guardando esasperato l’espressione dell’uomo- Non è più come quando eri
piccolo, non ti potrò aiutare questa volta.
-Ci sono! Rapisco Satoshi e andiamo a fare un bel giretto
intorno al mondo. Con il tempo ci conosceremo meglio- disse sorridendo.
-Ammesso che Satoshi non ti uccida prima, non puoi risolvere le
cose così facilmente (¬.¬). Ricordati che Satoshi, nonostante sia cresciuto,
rimane pur sempre un bambino- sospirò- ha già sofferto abbastanza per Kasumi,
non mi sembra il caso di peggiorare il suo stato.
-D’accordo (U.U)…vorrà dire che rapirò sia Satoshi che Kasumi e
andremo a fare una bella crociera intorno al mondo (^o^).
-Sei senza speranza (U_U)’, comunque…- fece una pausa e sorrise
nostalgico- Sono contento di rivederti, sano e salvo.
-…grazie Samuel.
*****
-Come sarebbe a dire che Kasumi non farà più parte del Team Rocket?-
esclamò un ragazzo dai capelli azzurri.
-E’ così e basta- rispose il ragazzo biondo che camminava
davanti a lui.
-Quel che non mi spiego…è perché? Perché se eravamo lì, non
siamo intervenuti? In fondo Kasumi è una del Team Rocket.
-E’ giusto così…- disse il ragazzo, tenendo lo sguardo fisso a
terra.
Kojiro guardò la ragazza che camminava al suo fianco. La
ragazza fece cenno di non dire altro.
-Adesso ho un impegno…ne riparleremo un’altra volta- il ragazzo
biondo si affrettò ad allontanarsi.
-Cosa gli prende?- domandò Kojiro.
-Diciamo che non tutto va come nei suoi piani.
-E invece nei tuoi, va tutto bene, eh?- disse lui ironico- Ho
l’impressione che tutto ciò non ti sorprenda.
-Chissà…- disse lei sospirando con un sorriso.
-Però, mi sono sorpreso…quei due tizi erano davvero forti. Ma
chi erano?
-E’ naturale che tu non lo sappia. Io li ho riconosciuti grazie
ad una vecchia ricerca che ho fatto…
-Come mai? Non me ne avevi parlato.
-Parlarne a te, sarebbe come parlarne ad una scimmia.
-Ehi!
-Comunque- sorrise- la loro comparsa ci sarà di gran aiuto…
*****
-Satoshi…- Shigeru e Takeshi guardarono l’amico che se ne stava
fuori nel cortile con le spalle rivolte verso di loro e con le mani che
stringevano.
Non potevano vedere il suo volto, ma potevano intuire che il
ragazzo stesse fremendo dalla rabbia o forse dal rancore.
E in quel momento, Shigeru cominciò a ricordare
quell’episodio.
-Nonno, dov’è che stiamo andando?- chiese il piccolo
Shigeru a Samuel.
-A trovare un vecchio amico.
-Mh?- Shigeru guardò strano il signore. La sorella
Hinata che stava accanto a lui non diceva niente- Hina, tu sai di che sta
parlando?
-Non proprio- disse lei- So solo che si tratta del
padre di Satoshi.
-Chi?
-Ma sì, quel signore che è venuto a trovarci una
volta a casa nostra.
-Non ricordo…forse quel signore che mi ha regalato la
macchinina?
-Sì, lui.
-Era il padre di Sato? Non lo sapevo.
-Beh, quando era venuto a trovarci, tu eri più
piccolo…è normale che non ti ricordi.
-Ma perché andiamo noi da lui? Non può venire lui da
noi? E’ una scocciatura- sbuffò.
Samuel guardò triste il bambino.
-Ecco, a dire il vero…questa persona non c’è più.
-E allora perché lo andiamo a trovare, se non c’è in
casa?
Samuel sospirò. Era così semplice la mentalità di un
bambino.
-Diciamo che lui non è più qui, ma in cielo…
-Non dovremmo mica andare anche noi in cielo?- chiese
Shigeru, non afferrando bene il concetto che gli aveva detto- E se piove?
-Eh, eh, tranquillo- ridacchiò per la risposta di
Shigeru- C’è un modo più semplice per andare a trovarlo. Non serve andare in
cielo.
I tre arrivarono davanti uno spiazzo di terra, dov’erano
presenti altre persone. Riconobbe tra di loro Satoshi e Kasumi.
-Shigeru, cerca di non provocare Satoshi, almeno
oggi- disse Hinata, prima che si avvicinassero a loro.
-Come?
-E’ un momento difficile per il nostro amico.
Shigeru capì solo una volta avvicinatosi, lì dove tutti
stavano intorno guardando e pregando.
Vide una piccola tomba con incise delle date e qualche
frase commemorativa.
Guardò il viso del bambino dai capelli neri. La sua
espressione era diversa dal solito. Era abituato a vederlo con un sorriso
stampato in faccia o a piangere quando litigavano, però quel viso triste era la
prima volta che lo vedeva. Cosa doveva provare Satoshi in quel momento? Quel
Satoshi che aveva ripetuto di essere forte e di voler diventare come il padre.
Ora che non c’era più lui, Satoshi come avrebbe fatto?
-Samuel- disse la donna che stava accanto al bambino.
Aveva il viso rigato dal continuo pianto, ma si sforzava di esser serena-
Grazie per essere venuti- disse con un sorriso.
I tre si unirono alle poche persone che erano presenti. E
tornò il silenzio.
Shigeru guardò di sfuggita Satoshi. Non aveva aperto
bocca, né aveva staccato gli occhi dalla lapide. Come doveva comportarsi con
lui? Forse doveva dirgli qualcosa? Ma cosa? Cavoli, si sentiva impacciato.
Passò una mezz’oretta e la messa terminò. Le persone
salutarono Haneko e le fecero le condoglianze, prima di salire nelle loro
macchine e allontanarsi. Satoshi era accanto alla madre e se ne stava in
silenzio. Anche Kasumi non aveva aperto bocca.
Hinata gli si avvicinò e lo abbracciò. Lui sembrò
apprezzare, perché si sforzò di sorridere.
Shigeru guardò confuso. Doveva fare come sua sorella?
Doveva abbracciarlo? Ah, che cosa orribile per un maschio. Però era dispiaciuto
per lui.
Con cautela si avvicinò a lui e gli diede una leggera
pacca sulla spalla e gli sorrise.
Satoshi lo guardò, poi sorrise. Era andata bene, era
contento e non ci aveva rimediato una figuraccia.
Gli adulti si erano allontanati ed erano rimasti solo i
quattro bambini.
-Tuo padre deve esser stato un gran uomo. Nostro
nonno ci racconta molto di lui e dei suoi viaggi- disse Hinata.
-Già- confermò Satoshi- E io desiderò esserne
all’altezza.
-Che ne dite di prenderci un gelato?- propose Hinata
per rallegrare l’atmosfera.
-Buona idea, oggi fa un caldo- disse Shigeru.
-Ti va bene, Satoshi?- chiese Hinata.
-Certo.
-Ottimo, allora io e Kasumi andiamo a prendere i
gelati, voi aspettateci qui.
Le due bambine si allontanarono e calò il silenzio.
-Potremo andare a mangiare i gelati lungo il fiume.
Lì si sta bene- disse Satoshi.
-Bene- disse Shigeru, mentre guardava sollevato il
viso di Satoshi che sembrava essersi ripreso- Spero solo che non ci impieghino
troppo con i gelati.
In quel momento passarono due signore, che sembravano non
essersi accorte della presenza dei bambini.
-Io dico che è davvero assurdo- disse la prima
signora- E’ ancora legata a lui dopo tanto tempo.
-Soprattutto poi, dopo che lui l’ha abbandonata-
disse l’altra signora.
-Ma si può essere più insensibili? Per i propri
sogni, ha lasciato moglie e figlio.
-E per che cosa? Non ha neanche realizzato il suo
stupido sogno di diventare Master pokèmon.
-Lo dicevo io che fin da piccolo non aveva la testa a
posto.
-Lo dico io dove l’ha portato quel suo sogno…dritto
in tomba!
-E hai visto il figlio? E’ la coppia identica di lui.
Dice di voler diventare come suo padre.
-Credi che farà gli stessi errori?
-E’ genetico. Tutto ciò non farà che far soffrire la
povera Haneko.
-Ricordi che avevo detto il giorno del loro
matrimonio? Questo matrimonio non doveva essere celebrato. Sapevo che Hiroshi
non avrebbe rinunciato alle sue ambizioni, per la sua famiglia.
-Certo che però sembravano così dolci insieme. Chi
l’avrebbe detto? Si pensava che la donna l’avrebbe reso più responsabile.
-Oh, secondo me è stato solo un matrimonio di
convenienza. Lui è sempre stato innamorato di un'altra donna.
-Già, se non sbaglio lui e quella ragazza erano gran
amici e più di una volta mi è sembrato di vederla da queste parti.
-Povera Haneko. Probabilmente lei sa tutto, ma non si
è mai lamentata.
-E ora, hai visto? Ha adottato anche una bambina, una
perfetta sconosciuta.
-Sembra che l’abbia trovata per strada.
-Deve essere proprio disperata, per fare tutto
questo.
-Già, e vedrai che fine farà il piccolo Satoshi.
Shigeru non poté fare a meno di ascoltare attentamente e
guardò l’amico che se ne stava in silenzio. Aveva lo sguardo fisso a terra,
stringeva le labbra e le mani, il suo corpo sembrava stesse fremendo dalla
rabbia.
Come potevano essere così insensibili quelle due vecchie?
Che, non vedevano che le loro mali lingue non facevano che addolorare il suo
amico Satoshi? Lo aveva sempre detto che non sopportava la gente di quel
paesino, sempre ad intromettersi e a parlar male della gente altrui.
-Ah, e poi…- la signora s’interrose bruscamente,
sentendosi arrivare in faccia qualcosa di freddo- Ma cosa?!- guardò sconvolta
il gelato che le si stava sciogliendo sul viso e guardò avanti chi poteva
averglielo lanciato- Tu?! Come ti sei permessa, piccola mocciosa!
La bambina la guardò senza scomporsi, mentre la bambina
più grande che le stava accanto guardava sorpresa l’amica e la signora.
-Oh, mi scusi, sono inciampata e mi è scivolato il
gelato- disse con una certa ironia dietro ad un sorriso.
La donna guardò la bambina perplessa, poi notò che non
aveva segni di cadute.
-Tu stai mentendo! Lo hai fatto apposta!
-Che ti è saltato in mente!- disse l’altra donna.
-Pensavo che un po’ di gelato vi avrebbe rinfrescato
le idee, vecchie befane.
-Ma come osi!- disse irritata e offesa la donna.
-Prima di aprire le vostre inutili boccacce, dovreste
un po’ guardarvi intorno.
Le due signore si guardarono senza capire, poi videro
vicino i due bambini.
-Oh- dissero imbarazzate e vergognate. Poi facendo
finta di niente, tirarono avanti, mentre a bassa voce continuavano a borbottare
indispettite.
I tre bambini guardarono sorpresi la scena.
-Kasumi, perché l’hai fatto?- disse Hinata
preoccupata- Ora c’è l’avranno a morte con te.
-Capirai, non sono mica una minaccia.
-Bel colpo- disse Shigeru impressionato.
-Shigeru!- disse Hinata arrabbiata.
-Ma dai, quelle vecchie non si sono certo comportate
meglio.
-Beh, sì, in fondo hai ragione…- Hinata guardò
Satoshi dispiaciuta- Stai bene?
-Certo- disse lui sorridendo- Peccato non aver avuto
una macchina fotografica.
-Che?- disse sorpresa Hinata. Non pensava certo che
Satoshi avrebbe reagito così bene.
-A proposito, i gelati?- chiese Satoshi come se non
fosse successo niente.
-Oh, già…- disse Kasumi ricordandosi- Mi sa che ho
lanciato proprio il tuo.
-Che!? Kasumi!
-Non l’ho fatto apposta- alzò le spalle.
-Potevi lanciarle il tuo- disse imbronciato.
-Ehi, non sto mica a vedere queste piccolezze.
Shigeru guardò i due. Lo sguardo amareggiato e arrabbiato
di Satoshi sembrava scomparso. Non capiva come riusciva a far finta di niente
sull’episodio. E sembrava quasi contento di bisticciare con la sorella. Non
sapeva proprio che legame li unisse.
-Dai, calmatevi- disse Hinata- C’è abbastanza gelato
per dividerlo in quattro.
-Oh, Hinata, sei la mia salvezza- disse lui commosso
e contento.
-Che infantile- rimbeccò Kasumi.
Satoshi le rispose con una linguaccia e mangiando la sua
parte di gelato con spensieratezza.
Sapeva che quello non era un episodio isolato, Satoshi e
Kasumi dovevano far conto con le chiacchiere del paese senza potersi difendere.
Però forse era quel loro modo di darsi una mano, che riuscivano in qualche modo
ad ignorare quei pettegolezzi.
Fino a quel momento, non aveva voluto credere a tutte quelle
cose che si dicevano sul padre di Satoshi, perché se lo avesse fatto, sentiva
che in qualche modo avrebbe tradito la fiducia del ragazzino. Certo, lo
prendeva in continuazione in giro, ma non aveva mai voluto tirare in ballo le
dicerie sul padre. E sperava che in qualche modo lui migliorasse come
allenatore,proprio per dimostrare alla
gente che lui poteva essere diverso. E a volte, anche migliore di lui stesso.
Però ora sembrava essersi alzato un vecchio coperchio che a
lungo era rimasto chiuso.
-E’ assurdo!- disse Satoshi, sbattendo con rabbia la mano sul
tronco dall’albero- Chi si crede di essere, per comparire così all’improvviso!
-Credo che volesse rivederti…- disse Takeshi.
-E allora perché fingersi morto?!
-Questo penso che dovresti chiederglielo tu…ma penso che abbia
un motivo per aver agito così.
-E quale sarebbe? Renderci la vita impossibile?
Takeshi e Shigeru si guardarono.
-Non credo che fosse questo il suo obiettivo…perché non provi a
dargli almeno un opportunità per spiegarsi?
-Ne ha avuto di tempo per farsi avanti! Molto…molto tempo. Come
posso…come posso perdonarglielo!
-Hai ragione…non merito il tuo perdono…- disse un’altra voce
dietro di loro. Era il padre di Satoshi- Però vorrei almeno avere la
possibilità di raccontarti la verità.
I tre ragazzi guardarono l’uomo, poi Takeshi e Shigeru
intuendo la situazione si allontanarono silenziosamente. Rimasero solo Satoshi
e Hiroshi.
-Perché sei venuto qui? Non ho intenzione di parlare con te.
L’uomo rimase a guardarlo senza parlare.
-Beh, e ora perché mi fissi?- disse Satoshi infastidito.
-Stavo solo guardando come sei cambiato dall’ultima volta che
ci siamo visti.
-Vorrai dire quando te ne sei andato via di casa.
-Beh, sì, forse il mio gesto può esserti sembrato egoistico,
però devi sapere che l’ho fatto anche per voi.
-E come, gettando al fango il nostro onore? La gente pensa che
sei solo un fallito…e ora inizio a crederlo anch’io. Altrimenti…tu saresti
rimasto con noi!
-Dovevo farlo Satoshi. Non solo per il mio sogno, ma anche
perché stavano accadendo molte cose intorno a noi.
-Cioè?
-Delle forse nemiche si stavano per organizzare per gettare il
panico nel mondo.
-Che assurdità, non potevi invertirti una scusa migliore?
-E’ la verità…so che tu hai avuto a che fare con il Team
Rocket.
Satoshi sussultò al nome e abbassò lo sguardo. Come
dimenticarsi del Team Rocket e di tutto quello che aveva fatto?
-E tu che ne sai di loro?
-Quanto basta per salvarmi dai loro loschi piani.
-Che intendi dire?
-Beh, questo te lo spiegherò con calma…più avanti.
-E perché?
-Abbiamo tanto da dirci e non mi va di sprecare tempo a parlare
del passato. Vorrei solo che tu mi dessi un’altra possibilità. Farò di tutto
perché tu torni a fidarti di me.
Satoshi abbassò lo sguardo. Cosa doveva fare? Nella sua
mente si ripeteva di non ascoltarlo e di mandarlo via, ma il suo cuore voleva
che lui rimanesse.
Non sapeva cosa fare. Perdonarlo? O continuare ad odiarlo?
Si bloccò. Odiare? Aveva cercato di odiare Kasumi, con
l’unico risultato di allontanarla da lui e rischiare di perderla per sempre.
Avrebbe potuto permettere che accadesse ancora?
Sua madre avrebbe sofferto di nuovo.
Ricordò quanto lei avesse pianto il giorno che lui se ne
andò e il giorno che li riferirono che non c’era più. Eppure, lei si era alzata
in piedi ed era andata avanti. Si era data da fare perché a Satoshi non
mancasse niente. Con quel suo sorriso caldo e il cuore straziato, gli aveva
dato tutto l’amore che aveva bisogno. E ora, era giunto il momento di
ricambiare. Sapeva che sua madre ci teneva che il padre tornasse, e anche a
malincuore, doveva accettarlo.
-…il passato non si può cancellare- disse Satoshi.
Hiroshi lo guardò triste.
-…però è anche vero che tutti hanno diritto ad una seconda
occasione.
L’uomo lo guardò sorpreso.
-Con questo non voglio dire che ti ho perdonato- disse subito
Satoshi- Ma so che alla mamma non gli farebbe piacere lasciarti dormire per
strada.
-Oh, Satoshi (^o^)- disse Hiroshi sorridendo e correndo ad
abbracciare il figlio.
-Ehi, stammi alla larga- disse Satoshi cercando di trattenere
il padre con il braccio.
-Su, fatti abbracciare piccolo (^-^)- disse tutto contento.
-Non ci penso neanche! E poi non sono piccolo! (-_-)*- disse
lui infastidito.
-Eh, eh…ma tu guarda.
Satoshi e Hiroshi si voltarono per vedere la persona che li
aveva raggiunti e che li guardava divertito.
-Vedo che avete ripreso a parlare- disse Samuel.
-Non è così- disse Satoshi imbarazzato e allontanandosi dal
padre.
-Non aver vergogna ad abbracciare tuo padre (^.^)- disse
Hiroshi allegro- Sei proprio timido, eh?
-Non è vero!- disse Satoshi agitato.
-Okey, okey- disse Samuel, cercando di calmarli- Adesso venite
con me…Kasumi si sta svegliando.
I due smisero di agitarsi e lo guardarono.
-Penso che tu voglia essere presente al suo risveglio.
Ora per Kasumi inizierà una lunga riabilitazione, che la
porterà a riflettere sulle sue decisioni e sul presente. Mentre Satoshi
lentamente dovrà abituarsi alla presenza del padre, che nonostante l’astio
iniziale, i due non sembrano così diversi. Ma cosa si nasconderà nel passato di
Hiroshi? E il Team Rocket si farà di nuovo vedere?
Hinata è un personaggio presente nel fumetto dei Pokèmon ed
è la sorella maggiore di Gary. Nel fumetto, Ash è innamorato di lei e non si
capisce se lei ricambi, dopodiché conoscerà la capopalestra Misty. Hinata non è
il nome originale, ma non avendo tempo per cercarlo, l’ho inventato.
Purtroppo Hiroshi, il padre di Satoshi, è un personaggio
inventato. Nonostante siano state trasmesse puntate ad infinità su Pokèmon, non
c’è stato accenno o immagini sul padre di Satoshi.
Così come della famiglia di Misty, di cui si conoscono solo
le sorelle.
Non capisco perché questi particolari non siano stati
sviluppati nel cartone, tenendo conto che di Brock si sa della sua famiglia e
lo stesso vale per May. Forse non tenevano tanto conto sullo sviluppo dei
personaggi, ma più per l’evoluzione dei Pokèmon.
Comunque continuo a sperare che un giorno verrà presto
svelato questo mistero.
La storia che sto scrivendo, come avrete notato, è basata su
fatti esistenti nel cartone. Così come i personaggi, ho voluto creare le stesse
situazione, solo con altri sviluppi, insomma una sorta di dimensione
alternativa dove Ash e Misty sono fratellastri.
E con questo ho terminato. Se mi verrà in mente
qualcos’altro, ve lo inserirò nei prossimi capitoli.
Si girò e vide una donna da lontano. I raggi del sole non
le facevano vedere bene il suo volto, a parte quei lunghi capelli che le
cadevano dalle spalle. Vedeva solo che sorrideva e le faceva cenno di
raggiungerla.
Lei contenta cercò di raggiungerla. Ma le sue gambe erano
piccole e le sembrava quasi di non muoversi. Accelerò il passo quando notò che
la figura stava allontanandosi, quasi dissolvendosi.
Però le piccole gambe sembravano barcollare ed inciampò
in quello che doveva essere il prato.
Impaurita, allungò la mano verso di lei, ma la donna
scomparve sotto i suoi occhi.
-Non andartene! Mamma!- gridò.
Intorno a lei divenne buio e lei era ancora lì per terra.
Iniziò a piangere.
Comparvero al posto della donna quattro figure, un uomo
insieme a tre ragazze. Le passarono vicino, ma non si fermarono.
-Aspettate, non lasciatemi sola!
E ancora quelle figure scomparvero, lasciandola lì.
Si alzò lentamente, si mise in ginocchio e pianse.
-Kasumi?
Lei alzò lo sguardo sorpresa.
Una donna era comparsa davanti a lei. Ma era diversa da
quella precedente. Ed era ricomparso il parco intorno a lei e c’era la luce del
sole che le illuminavano.
-Kasumi sei caduta?- la donna la guardò preoccupata,
mentre la osservava bene per cercare qualche ferita- Dove ti fa male?
-Uh…- disse lei con le lacrime agli occhi- io…non so.
-Beh, io non vedo ferite…riesci ad alzarti?
-Mh…- la donna l’aiutò a mettersi in piedi- grazie.
-E di che? Asciughiamo prima queste lacrime- prese un
fazzoletto e pulì delicatamente il visetto di lei- Ora come va?
-…meglio.
-Bene, andiamo- sorrise e la prese per la piccola
mano- Satoshi ci aspetta a casa. Si starà preoccupando.
-…- la bambina alzò lo sguardo verso la donna dai
capelli castani, poi guardò la sua mano stretta all’altra- …sì.
Sorrise contenta e la strinse più forte. La donna guardò
la bambina e poi sorrise anche lei.
Le due figure scomparvero in quel paesaggio di primavera.
Aprì lentamente gli occhi e rivide lo stesso volto. Una
donna era lì che la guardava.
-…Kasumi…ti sei svegliata…- disse lei.
La ragazza la guardò confusa, non aveva bene in testa cosa
stesse succedendo, né dove si trovasse.
Pochi ricordi confusi in cui si scontrava con qualcuno e poi
nulla.
Ma non era morta?
Forse aveva fatto un lungo sogno, un incubo. Forse si era
fatta di nuovo male ed era stata portata lì. Forse tutto quello che ricordava,
era solo frutto della sua immaginazione. Quelle persone, i combattimenti, le
lacrime e la rabbia…tutto solo un sogno. Ed ora Haneko le avrebbe fatto la
solita ramanzina, che era stata incauta e che era in ansia per lei, poi
l’avrebbe riportata a casa. E tutto sarebbe tornato come prima.
Guardò meglio, non c’era solo la donna in quella stanza.
Ora sapeva che non era stato un sogno. Ma solo la triste
verità.
-Come ti senti?- chiese un uomo in camice- Avevi subito un
brutto colpo, ma per fortuna non letale. Ora ti rimetterai in sesto in breve
tempo.
Lei lo guardò, poi osservò le persone presenti. Abbassò lo
sguardo senza dire niente.
-Bene…il tempo di altri controlli e direi che entro pochi
giorni potrai tornare a casa.
La ragazza non disse niente, mentre il dottore le
controllava le ferite.
-Penso che ora tu voglia parlare con la tua famiglia…- disse
l’uomo guardando i presenti- Ti lascio con loro, ma non affaticarti troppo.
Kasumi guardò il dottore mentre usciva dalla stanza,
desiderando di essere altrove in quel momento.
Quando la porta si chiuse, tornò il silenzio. Un silenzio
tormentante per Kasumi, che non sapeva come comportarsi.
-Allora Kasumi, come va?- chiese semplicemente la donna che era
seduta lì accanto.
Lei la guardò, poi guardò le altre due persone presenti.
Chinò il capo senza saper cosa rispondere.
La donna intuì il suo stato d’animo e guardò i due maschi.
-Scusate…potreste lasciarci sole per un po’?- chiese lei.
-Ma…- fece per ribattere Satoshi.
-D’accordo- disse Hiroshi e uscì dalla stanza spingendo fuori
il ragazzo.
-Ehi, riesco a camminare da solo- si lamentò lui, mentre l’uomo
chiudeva la porta- E perché mi hai fatto uscire? Volevo rimanere.
-E’ meglio che Kasumi parli prima con Haneko, l’aiuterà a
sbloccarsi.
-Mh?- Satoshi lo guardò senza capire- Però io…
-Lo so che volevi parlarle, ma puoi farlo dopo.
Lui rimase in silenzio e sbuffando si voltò.
Il fatto era che quel momento lo aveva aspettato con tanta
ansia e si era pure preparato le frasi da dire.
Assurdo, certo. Come poteva predire come si sarebbero
evoluti gli eventi? Però, in cuor suo, sperava che quel giorno arrivasse.
E sembrava esser arrivato finalmente. Certo, non poteva dire
con certezza che le cose si erano sistemate del tutto. C’erano molte cose da
chiarire e non sapeva neanche se quella ragazza seduta in quella stanza, fosse
la Kasumi che conosceva un tempo o un’altra persona. Non poteva neanche dire
con certezza che non avrebbe tentato di andarsene via di nuovo. Era questa la
sua ansia, ma forse aveva ragione il padre…se c’era qualcuno con cui doveva
parlare prima, era di certo sua madre.
Un attimo, aveva dato ragione al padre? Che stesse cambiando
opinione su di lui?
Scosse la testa. No, era stata una pura casualità che
l’avesse detta giusta.
-Ehm, scusa se interrompo il tuo monologo nella tua mente…-
disse il padre guardandolo un po’ strano per quei buffi gesti che faceva con la
testa- ma che ne dici di mangiare qualcosa?
-Mangiare? Tu pensi a mangiare in un momento del genere?- disse
il ragazzo in tono di rimprovero, ma subito dopo si udì dei gorgogli provenire
dalla sua pancia- Okey, qualcosina si potrebbe mangiare (U_U)’- disse
imbarazzato.
-Eh, eh, ottimo (^-^)- disse Hiroshi sorridendo- Se non ricordo
male, anni fa qui vicino doveva esserci un ottimo bar (^o^)…
-Ha chiuso (-.-)- disse subito Satoshi.
-Oh…e la pizzeria? (°.°)
-Fallimento (¬.¬).
-E quel Fast-food? (°_°)
-Lo hanno trasferito da un’altra parte (U.U).
-Oh…e…
-Okey- disse Satoshi facendolo tacere- Mi sembra di capire che
toccherà a me portarti in un posto dove si mangia bene.
-Se buon sangue non mente, di sicuro sarà eccellente.
-Taci o ti lascio a digiuno- disse Satoshi avviandosi.
-Uhhh, figlio mio, che crudeltà- disse l’uomo inseguendolo.
La ragazza e la donna erano in quella stanza dell’ospedale,
una seduta sul letto e l’altra seduta sulla sedia accanto mentre con
tranquillità sbucciava una mela.
La ragazza dai capelli color arancio, ogni tanto dava un
occhiata alla donna quasi come per dire qualcosa, poi insicura distoglieva lo
sguardo da lei.
Era tutto così difficile.
-…Mi sembra ieri, quando incrociai una bambina nel mio cammino.
Kasumi la guardò.
-Ricordo che un infermiera mi disse che una volta che avrei
conosciuto quella bambina, niente sarebbe stato come prima.
La ragazza abbassò lo sguardo triste. Era fin troppo a
conoscenza di quello che si diceva di lei.
-Ed in effetti aveva ragione. La mia vita cambiò da quando
incontrai quella bambina- fece una pausa, mentre guardava la mela con
nostalgia- E ne sono contenta.
Kasumi si girò per guardarla. Non capiva cosa intendesse
dire.
-Da quando mio marito non c’era più, credevo di non farcela ad
andare avanti, di far avere una vita spensierata a mio figlio. E poi è arrivata
quella bambina che con il suo carattere impulsivo aveva contagiato mio figlio a
fare spericolatezze. Erano un cataclisma insieme e un continuo pensiero per me.
Ma erano felici, ridevano e scherzavano come normali bambini della loro età e
questo mi bastava per tranquillizzarmi. Mio figlio non era più solo e io avevo
due persone di cui prendermi cura, due piccoli tesori.
-…Ah- fece per dire qualcosa, ma la signora le portò davanti
alla bocca una fetta di mela.
-Un po’ di frutta ti aiuterà a rimetterti in sesto- disse lei
con un sorriso.
La ragazza titubante iniziò a mangiare la fetta di mela.
Seguì qualche minuto di silenzio.
-Scusami…
-Mh? E per che cosa?
-…Ho causato solo dolore. Io dovevo aiutare Satoshi e invece ho
finito per rovinare le vostre vite.
-Perché dici questo?
-Perché è la verità. Io sono un disastro. Forse sarebbe stato
meglio non incontrarti quel giorno. Forse… sarebbe stato meglio che io fossi
morta.
D’improvviso vide la signora alzarsi in piedi e tirarle uno
schiaffo.
-Come puoi dire questo!- disse con le lacrime agli occhi- Non
hai idea di come mi sono sentita quando ho creduto che fossi morta!
-Ah…- disse Misty con la bocca aperta, scioccata dalla reazione
improvvisa di Haneko.
-Non puoi desiderare la morte…non la Kasumi che conosco io. La
stessa che è sopravvissuta a molte difficoltà con tenacia. La stessa bambina
che ho accolto in casa anni fa- abbassò la mano- Per me sei e resterai sempre
mia figlia, qualsiasi strada tu decida di prendere. Ma non desiderare più la
morte, non quando la vita può essere più bella di quanto credi. Ci sono così
tanti luoghi che devi esplorare, altre persone da conoscere, altre persone a
cui voler bene. Non sprecare così la tua vita.
-Haneko...
-Da quando te ne sei andata, ho sempre creduto di non aver
fatto del mio meglio per aiutarti. Mi sono chiesta cosa avrei dovuto fare per
fermarti. Ma ora capisco che tutto questo era voluto dal destino.
-Come?
-Già…forse era proprio il destino che voleva che ti
allontanassi da noi, per metterti alla prova. Un nuovo posto, una nuova realtà.
Era compito tuo cercare di uscirne fuori, la tua forza di volontà doveva
aiutarti a tornare da noi- si sedette sulla sedia- Io spero che questo viaggio
ti abbia aiutato a capire chi sei e cosa vuoi veramente.
Kasumi la guardò sorpresa, poi abbassò lo sguardo.
In effetti erano stati giorni duri all’interno del Team
Rocket e solo alla fine aveva realizzato quello che stava facendo. E l’aveva
capito troppo tardi in quel momento, ma ora era ancora in tempo per fare la
cosa giusta.
-Penso che sia giusto, che tu sappia anche chi ti abbia aiutata
a salvarti…- disse la donna.
La ragazza la guardò confusa. Chi altri c’era in quel
momento?
-E’ stata una ragazza bionda, suppongo sia tua sorella.
-S- Sakura?!- esclamò ancora più confusa- Ma come…se lei…- si
toccò dove nei suoi ricordi c’era impressa quella scena di quando la sorella la
colpiva. Una scena orribile per lei.
-Non conosco la situazione. Però credo che lei voglia che tu
muoia, solo per avere la certezza che nessuno conosca la tua esistenza.
-Che vuole dire?
-Se tutti sanno che sei viva, qualcuno tornerà sulle tue
tracce, se invece tu sei morta, nessuno ti verrà a cercare. In poche parole,
vuole che tutti credano che tu non ci sia più e per questo credo che ti abbia
ucciso, certa che ti avrebbe potuto far rivivere, perché a quanto sembra ha
incredibili abilità curative.
-Sakura ha…- disse incredula-…perché…non ci capisco niente.
-Purtroppo non conosco il vero motivo del suo comportamento, ma
di una cosa sono certa…non voleva ucciderti.
-…
-Ho pensato che fosse giusto metterti a conoscenza dei fatti,
così che tu ci riflettessi sopra e decidessi cosa fare.
-Io non lo so…- disse incerta- Non so più cosa fare.
-Dicono che anche i fiori più brutti, una volta sbocciati,
possano diventare uno splendido spettacolo. Anche se io credo che non esistano
fiori così brutti- ridacchiò, poi la guardò- Ora che sei a conoscenza di questo
fatto, saprai cosa fare. E sono sicura che quel piccolo bozzolo di fiore, ora
sia sbocciato in un bellissimo fiore che sa guardare davanti a sé, fiero di se
stesso.
-Haneko…
-Piccola Kasumi- disse la donna alzandosi e abbracciandola
dolcemente- Sono contenta che sei tornata sana e salva.
La ragazza rimase ferma senza saper cosa dire, poi accinse
le braccia intorno alla donna e ricambiò l’abbraccio. Nascosta in
quell’abbracciò, si lasciò andare in un silenzioso pianto.
Dopo un lungo periodo che sembrava quasi non terminare, era
tornata da sua madre. Dopo tanta oscurità, era tornata dalla luce.
-Ahh, che mangiata- disse l’uomo toccandosi la pancia- Avevo
una gran fame…
-Ci credo, per poco non ti mangiavi il cuoco.
I due si erano seduti su una panchina dell’ospedale.
-Cos’hai?- chiese Hiroshi guardando il figlio che pareva
preoccupato.
-…sto pensando a Kasumi…
-Uh?
-E’ passato tanto tempo da quando se n’è andata, da lì in poi
non abbiamo fatto altro che rincontrarci nei modi più assurdi e a volte
dolorosi…se ci penso ora, mi sento davvero uno sciocco ad essermi comportato
come un bambino…Shigeru lo aveva capito e aveva cercato di aiutarmi, e non solo
lui…- chinò la testa- Solo che io ero accecato da sentimenti così confusi che
ho finito per sbagliare. Ora io…non so più come comportarmi con lei…è come se
non ci vedessimo da un secolo- alzò la testa e lo guardò- E se sbaglio di nuovo
e lei se ne va via? Forse, non dovrei rivederla così presto…
L’uomo l’osservò, poi si appoggiò allo schienale della
sedia.
-Non cambia niente Satoshi. Prima o poi dovrai affrontarla e
non saranno certo le tue parole a cambiare le cose.
-Però…
-Tu le vuoi bene?
Satoshi lo guardò sorpreso dalla domanda improvviso.
-…certo.
-E’ questo l’importante- lo guardò e gli sorrise- In certi
casi, le parole non servono…sono i sentimenti a parlare da soli.
-Oh…- Satoshi continuò a guardarlo sorpreso, poi si riprese-
Devo pensare che sono parole tue o prese da qualche libro?- chiese lui sarcastico.
-In verità…- lo guardò serio- L’ho letto nel biscottino della
fortuna- ridacchiò indicando un fogliettino.
-Che?- lo guardò perplesso.
Hiroshi finì di ridere e il suo volto divenne malinconico.
-…Non sei il primo a trovarsi in una situazione simile…voler
così bene ad una persona, da non sapere come comportarsi o cosa dire, con la
paura di sbagliare e che essa se ne vada.
-…Anche tu?
-Ma vedi, caro Satoshi, più ci preoccupa su cosa dire, più è
difficile affrontarla. E questa paura può solo complicare la situazione. Ho
imparato con l’esperienza, che quando mancano le parole, bastano i sentimenti e
i gesti per intendersi.
Satoshi ascoltò attentamente le parole del padre e per la
prima volta notò in lui uno sguardo diverso…triste…come rivangando dei ricordi
dolorosi. Ed era come se in lui vedesse una parte di se stesso…forse in
qualcosa si assomigliavano.
-Oh, guarda, tua madre è già uscita- disse l’uomo vedendo una
donna venirgli incontro.
Satoshi guardò la donna con ansia, aspettandosi di sentirsi
dire qualcosa.
-Va bene…- disse Haneko facendo cenno di sì con la testa- Ora
puoi andare da lei. Dice che ti vuole parlare.
Il ragazzo abbozzò un sorriso. Era contento che lei volesse
parlargli. Era già un passo.
Si alzò dalla panchina e guardò il padre. Hiroshi fece un cenno
di consenso.
Satoshi raggiunse la porta e con un po’ di timore, entrò
dentro la stanza.
-E’ permesso?- disse con voce timida, aprendo lentamente la
porta.
-Entra…- sentì la voce di lei e sentì un poco di agitazione.
Entrò dentro e la vide seduta sul letto dell’ospedale. I
suoi lunghi capelli cadevano lungo la schiena e i suoi occhi azzurri lo
guardavano da lontano.
Il ragazzo rimase come imbambolato mentre la guardava. Il
suo cuore batteva forte per l’emozione. Finalmente dopo tanto tempo, uno di
fronte all’altro, senza rabbia, vendetta o altro…solo lui e lei, Satoshi e
Kasumi.
-Perché te ne rimani lì impalato?- chiese lei con il suo solito
tono.
Lui un po’ preso alla sprovvista, si agitò di più. Però
decise di farsi coraggio e lentamente si avvicinò a lei. Sentiva il suo corpo
teso ad ogni passo, si muoveva come se fosse un burattino.
Una volta giunto accanto a lei, deglutì nervoso.
Era l’ora, era giunto il momento tanto atteso. Adesso
avrebbe dovuto dirle le tante cose, che aveva programmato di dirle da tempo.
Aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma si bloccò lì. Le parole scomparvero
dalla sua mente, lasciandolo a bocca asciutta.
Fregato. Lo sapeva che sarebbe finita con il dimenticarsi
tutto. Accidenti a lui! Nella sua mente incominciò a disperarsi, mentre
rimaneva ancora con la bocca semiaperta, aspettando di dire qualcosa di
adeguato. E la ragazza lo guardava senza dire niente.
Una persona qualsiasi, lo avrebbe preso come uno stupido in
quello stato. Cosa ci voleva a dire poche parole alla persona che più vuoi
bene?
Chiuse la bocca rassegnato. Cosa poteva fare adesso?
…quando mancano le parole, bastano i sentimenti e i gesti
per intendersi.
Satoshi guardò negli occhi Kasumi e abbozzò un sorriso
timido.
Si sentiva così stupido. Perché sorrideva in quel modo senza
dire niente? Era sicuro che la ragazza gli avrebbe riso in faccia.
E invece…sul suo volto c’era un dolce sorriso…gli stava
ricambiando il sorriso. E prima che potesse dire qualcosa, la ragazza allungò
le mani e avvolse Satoshi in un abbraccio.
Il ragazzo rimase pietrificato dal gesto e sentiva le
braccia di lei che lo stringevano. I capelli color arancio gli toccavano il
viso e poteva percepire il calore di lei.
In certi casi, le parole non servono…sono i sentimenti a
parlare da soli.
Satoshi rilassò i suoi
muscoli tesi e ricambiò l’abbraccio, stringendola forte a sé.
Nella mente tornarono a
galla quei ricordi dolorosi di loro due, uno di fronte all’altro come eterni
nemici e quel miscuglio di sensazioni provate dalla sua fuga…e la sua
morte…Aveva realmente creduto di averla persa per sempre.
E ora, c’è l’aveva tra le
sua braccia come aveva sempre desiderato.
Le lacrime iniziarono ad
uscire lentamente dagli occhi. Chiuse le palpebre e strinse le labbra, per
trattenere i singhiozzi, mentre il suo corpo tremava.
Sentì poi i singhiozzi di
lei…stava piangendo.
Ma non erano lacrime di
tristezza, ma di felicità.
E anche se le parole non
uscivano, bastava quel loro abbraccio per esprimere tutto quel che provavano.
I due rimasero così per
qualche minuto, versando qualche lacrima per il loro rincontro. Poi lentamente
i due si staccarono e si guardarono da molto vicino.
-…Mi sei mancata- fu l’unica frase che gli venne in mente in
quel momento.
-…Anche tu- gli sorrise, poi abbassò lo sguardo- Scusami per
tutto…
Lui le tappò dolcemente la bocca con le dita e fece cenno di
no.
-Non roviniamo questo momento…- disse lui sorridendole.
-Permesso!- in quell’istante la porta si aprì, facendo
sobbalzare i due giovani.
-P-papà!- esclamò Satoshi- Non si usa bussare?
Kasumi guardò confusa il ragazzo. Perché l’aveva chiamato
papà? E chi era quel signore? Se non ricordava male, anche al suo risveglio era
presente.
-Oh, scusa…ho interrotto qualcosa?- guardò divertito i due che
ancora stavano abbracciati. Notando lo sguardo dell’uomo i due si staccarono
imbarazzati- Ero ansioso di vedere Kasumi.
-Bene, l’hai vista…e ora fuori- cercò di spingere fuori l’uomo.
-Ehi, che fretta, non posso neanche parlarle?
-No.
-Ehm, Sato…ma chi è?- chiese confusa Kasumi. Non capiva perché,
ma era come se lo conoscesse già.
-Nessuno- disse prontamente Satoshi- E’ solo un intruso.
-Suvvia, non vuoi neanche presentarmi?
-No. Credimi, vivrebbe meglio anche senza conoscerti.
-Uyy, che cattivo.
Haneko entrò in quel momento nella stanza.
-Ahh, sapevo che sarebbe andata a finire così- disse la donna
sospirando- Ci penserò io, allora.
La ragazza guardò Haneko. Per lei rappresentava una salvezza
in tutta quella confusione. L’unica che le avrebbe dato una spiegazione giusta.
-Prima di andarmene, ti avevo accennato ad una sorpresa…- disse
Haneko- Questa persona è il padre di Satoshi.
Kasumi fissò l’uomo senza fiatare, mentre lui esibiva un bel
sorriso.
-Che?!!- esclamò come se si fosse svegliata dal coma- M-ma…il
padre non era…?
-Morto- terminò Hiroshi- Sì, in effetti, mi hanno dato per
morto ed ho ancora una tomba con inciso il mio nome. Se dovessi morire ancora,
almeno ho già pronta la tomba- rise.
-Non c’è niente da ridere!- lo rimproverò Satoshi.
-Allora, lei non era mai morto?
-A quanto pare, è stata una truffa- disse Satoshi guardando
arrabbiato il padre.
-Beh, se la vogliamo mettere in questa ottica…diciamo solo che
è stata una bugia a fin di bene.
-Ma è strabiliante- disse Kasumi sorpresa.
-Non lo è per niente- disse acido Satoshi.
-Come mai non sei contento?
-E me lo chiedi? E’ scomparso per anni e adesso se ne viene qui
tranquillo.
-Però, è qui con te ora.
-Non cambia il fatto che se ne sia andato e che si sia finto
morto.
-Sono un attore nato- disse l’uomo mettendosi in posa.
-E non vantartene!- disse Satoshi.
-Va bene così, voi due- disse Haneko intervenendo- Ora andiamo
che Kasumi si deve riposare- spinse fuori l’uomo.
Satoshi guardò la ragazza indeciso se muoversi. Kasumi gli
sorrise.
-Tranquillo…non ho intenzione di andarmene, questa volta.
-Bene…- disse sollevato e si avvicinò alla porta- Allora,
vado…ci vediamo domani.
-Sì…- fece cenno di sì- E poi…avrei bisogno di un favore,
Satoshi…
Il ragazzo si girò a guardarla.
-Mh?
-Potresti avvisare i ragazzi e farli venire qui? Io purtroppo
non posso muovermi da qui…
Un gruppetto di ragazzi camminavano lungo corridoio, fino a
giungere fuori ad un cortile che si trovava all’interno dell’ospedale.
La ragazza dai capelli blu camminava davanti agli altri e
nella sua mente si ripetevano gli ultimi ricordi.
-Come?- la ragazza dai capelli blu guardò confusa il
ragazzo dai capelli neri. Dietro di lui, erano presenti Shigeru e Takeshi.
-…sì, Kasumi è tornata- disse lui sorridendo.
I ragazzi presenti si guardarono a vicenda senza capire.
Cosa voleva significare?
-E ha detto che vorrebbe parlare con voi.
Marina rimase a bocca aperta. Kasumi era tornata e voleva
parlare con loro?
-Dove si trova adesso?- chiese Sakura.
-E’ all’ospedale- disse lui un po’ triste.
La ragazza dai capelli blu guardò prima Satoshi e poi
Shigeru. Allora, quel presentimento che aveva avuto, era vero? Era capitato
qualcosa a Kasumi?
-Che le è successo?- chiese Marina.
-E’ un po’ lunga da spiegare…preferirei che ve lo
dicesse Kasumi.
-Ma sta bene, vero?
Satoshi la guardò e tentò di sorridere.
-Non si è ancora ripresa del tutto…ma sta bene.
Ora il gruppetto si era fermato vicino ad un albero, dove si
erano accordati di incontrarsi.
-Marina…cosa credi che succederà?- chiese Sakura.
-…non lo so.
Marina guardava intorno a sé. C’erano tante persone ammalate
che camminavano in quel parco. Avevano un aria serena, altri invece dormivano
sotto i raggi del sole. Eh, già, era un giorno di sole.
La ragazza era immersa nei suoi ricordi. I ricordi di quando
incontrò per la prima volta Kasumi e della loro amicizia nata con il
trascorrere del tempo. I pomeriggi passati a studiare, girare per negozi o
anche solo passeggiare in quei giorni di sole.
In un primo momento aveva fatto fatica a comprendere quella
ragazza che se ne stava in disparte e quel suo modo di allontanare gli altri da
sé. Però, osservandola e camminando al suo fianco, aveva compreso il suo
carattere e credeva che la loro amicizia sarebbe durata a lungo. Perché è
quello che sperava.
Ma poi l’apparizione del Team Rocket, il cambiamento di
umore della ragazza e quei incidenti sempre più frequenti. Senza che se ne
accorgesse, Kasumi se n’era andata e lei aveva rifiutato di accettarlo. Credeva
che tutto fosse solo uno scherzo, forse anche solo una cosa momentanea, ma che
sarebbe tornata presto.
E invece vedeva come Satoshi cadeva in depressione, di come
Shigeru si limitava a poche parole e di come i suoi amici andassero avanti
senza farne parola. Poi era arrivata Haruka e credeva che la ragazzina avrebbe
cancellato la presenza di Kasumi da lì.
Però aveva sbagliato a prendersela con Haruka, non era lei
la causa del suo malumore.
Aveva pensato a lungo a come sarebbe stato il loro
rincontro, perché sperava davvero che Kasumi si ravvedesse e tornasse a casa,
così come aveva fatto l’insegnante Ivi.
E ora…finalmente era lì. Non aveva ben chiaro cosa fosse
successo, sapeva solo che Kasumi aveva rischiato di morire e per quello che era
in ospedale. Ma la cosa più importante era che la ragazza sembrava cambiata e
l’aveva capito dallo sguardo di Satoshi.
Sentì dei passi in lontananza e si girò per guardare la
ragazza che li stava raggiungendo.
La ragazza aveva i capelli color arancio ed erano lunghi,
indossava un camice celeste e un paio di sandali.
-Ciao- disse, solamente con un sorriso.
Il gruppetto la guardò stupita. Era proprio Kasumi,
nonostante fosse cambiata un po’ nell’aspetto, la si riconosceva subito.
Haruka guardò incuriosita la ragazza. Era la prima volta che
vedeva la sorella di Satoshi, la ragazza che Satoshi aveva cercato
continuamente.
La osservò bene, era proprio bella, nonostante quel camice
celeste e quelle evidenti ferite. Però sia l’espressione che il colore dei
capelli erano diversi da Satoshi. Non sembravano veramente fratelli.
-Sono contenta che siate venuti tutti qui oggi- continuò a dire
Kasumi- Innanzitutto voglio scusarmi per il mio comportamento…non sono fiera di
tutti i problemi che ho causato. So che sarete arrabbiati con me per la mia
decisione di unirmi al Team Rocket. Potrei dire che lo facevo per uno scopo, ma
questo non lo giustifica- abbassò lo sguardo- Solo ora mi rendo conto delle mie
azioni…e non voglio più tradire la fiducia che avevate in me. Vi chiedo solo di
ascoltare le mie scuse, poi sarà vostra scelta se perdonarmi o ignorarmi. In
entrambi i casi, io non dirò niente sulle vostre scelte, perché so di essere in
torto, ma sono anche pronta a cambiare, per non deludervi di nuovo.
Kasumi smise di parlare, mentre il gruppetto di ragazzi era
rimasto in silenzio ad ascoltare.
Seguì il silenzio, mentre l’ombra dell’albero li proteggeva
dal sole.
Marina guardò la ragazza, mentre ricordava le parole
dell’insegnante Ivi e del motivo per cui se n’era andata dal Team Rocket.
Non preoccuparti…per quanto una persona sia immersa nella
propria oscurità, con amici come voi, troverà di sicuro la strada di casa.
La ragazza dai lunghi capelli blu tirò un sospiro, quasi ad
allentare la tensione accumulata. Kasumi era rimasta la stessa e questo le
bastava.
-Gelato, pizza, cinema…- disse d’improvviso Marina, rompendo il
silenzio, mentre con le dita conteggiava.
Il gruppetto la guardava senza capire.
-Spero che tu abbia messo dei soldi da parte, Kasumi, perché
dovrai offrirmi tante cose.
-Eh?- la ragazza citata la guardava confusa.
-Certo- disse Marina decisa- dobbiamo recuperare il tempo perso
e questo mi sembra il minimo- sorrise.
Kasumi sorpresa, ricambiò il sorriso. Marina non era
cambiata da quando si erano separate e questo le faceva piacere.
-Sì…- disse lei.
Marina le andò incontro e l’abbracciò.
-Ben tornata, amica mia- le disse abbracciandola, mentre Kasumi
era stupita per il suo gesto, ma commossa.
-Grazie…
-Ehi, ehi, non è che vi state dimenticando di noi?- disse
Melody sorridendo.
-Già, anche noi vogliamo partecipare all’abbraccio- disse
Jackson commosso dalla scena.
-Eh? Ah, aspettate…- Kasumi si vide arrivare tutti quanti
addosso e inevitabilmente caddero a terra- Dovete sempre esagerare, eh?
I ragazzi si guardarono e non poterono fare a meno di
ridersela.
Sotto l’ombra di quell’albero, una vecchia amicizia si stava
rafforzando.
-Come mai non partecipi alla riunione?- chiese Satoshi
guardando Shigeru.
-Non c’è n’è bisogno…- disse il ragazzo che guardava la scena
da una finestra- Mi basta quello che mi ha detto e quello che vedo- sorrise
guardando il gruppetto ridere- Sai, mi devo ricredere su di te…non credevo che
c’è l’avresti fatta a riportarla indietro. Non ti sei arreso anche se tutto
sembrava essere finito. Hinata mi aveva più volte detto che eri un tipo
speciale e ora me ne rendo conto.
-Shigeru…- Satoshi guardò sorpreso l’amico. Era la prima volta
che gli faceva un complimento simile- Grazie, ma…- guardò Kasumi intenta a
calmare l’esuberanza di Marina- …non ho fatto tutto io. Kasumi era già
intenzionata a tornare indietro…le bastava solo un aiuto.
-E il Team Rocket?
-Finora non si sono fatti vedere. Anche se…ho l’impressione che
li rincontreremo molto presto.
-Mh…- i due rimasero silenziosi. Entrambi avevano diversi
ricordi riguardanti il Team Rocket e ancora non avevano idea di quali fossero i
veri obiettivi della banda.
Da quanto aveva capito Satoshi, il padre era a conoscenza di
qualche segreto sul Team Rocket. Non capiva neanche perché conoscesse
quell’uomo che chiamava Mitsu. Sembrava anche conoscere Kasumi, nonostante per
lei fosse la prima volta che lo vedeva.
Girò la testa da un lato. Era confuso.
-A che stai pensando?- chiese Shigeru.
-Oh…niente di particolare…
-Hai parlato con tuo padre?
-Più o meno…insiste a fare il misterioso. Non vuole dirmi il
motivo della sua scomparsa. Ogni volta che gli faccio delle domande, è come se
cercasse di rigirarle.
-Ehh, i padri sono tutti così. Tutti strani e misteriosi.
-Già…ma ha promesso che mi avrebbe dato una spiegazione. Spero
che mantenga la promessa. Ho il presentimento che sappia molte cose.
Finalmente, le cose sembrano essere tornate alla normalità e
la vita di Satoshi riprende il suo normale corso…se non fosse per la presenza
di Hiroshi e dei sentimenti per Kasumi che si fanno più forti…e ancora molti
misteri da svelare sul passato del padre e su Kasumi. Nel frattempo, torna in
scena, una vecchia conoscenza…
E sia…ditelo…non ne potete più di questa fic, lo so U_U’’
Tranquilli, non dico niente…neanche io ne posso più…non
perché non mi piaccia, ma perché è lunga ç.ç Se uno volesse leggerselo da capo,
vedendo il numero di capitoli che lo aspetta, fa prima a farsi una dose di
flebo -_-‘’
Ringrazio la tremenda pazienza delle persone che continuano
a leggere la fic…i vostri commenti sono la salvezza di questa fic ç.ç
Ma tranquilli, questa fic vedrà la fine…prima o poi ^_^’
Nel frattempo, continuerò a portare avanti le altre fic, per
avere sempre aggiornamenti fate un salto anche sul mio sito.
Beh, direi che per questa volta non ci sono chiarimenti da
dare…ricordate, se avete qualche domanda, chiedete pure che vi risponderò ^-^
Erano uno di fronte all’altro. Lui guardava la ragazza
che aveva di fronte. Lei lo guardava dispiaciuta.
-Non hai mantenuto la promessa- disse lei.
-Ma io…- cercò di dire il ragazzo.
-Mi hai lasciata sola.
-Non è cosi…io volevo…io ho cercato…
-Mi mancherai…e scusami se puoi.
-Kasumi…- il ragazzo la guardò con gli occhi spalancati,
mentre la vedeva cadere lentamente per terra- Kasumi!- tentò di afferrarla, per
non farla cadere, ma il suo corpo svanì, prima di giungere alle sue mani-
Kasumi!!
Spalancò gli occhi, si guardò intorno agitato. Era nella sua
stanza. Pikachu lo guardava preoccupato.
-Dove sono?- un brivido lo percosse, una strana sensazione di
timore.
Scese dal suo letto di fretta e uscì dalla stanza. Giunse di
corsa all’altra stanza. Aprì la porta e la vide lì dormire.
Tirò un sospiro di sollievo. Era ancora lì, non se n’era
andata.
Il sogno lo aveva tramortito e aveva creduto davvero che
Kasumi se n’era andata di nuovo.
E invece sbagliava. La ragazza stava dormendo
tranquillamente nel suo letto, senza essersi accorta dell’entrata di Satoshi.
Il ragazzo si avvicinò con cautela a lei, per evitare che si
svegliasse e che gli urlasse dietro, per essere entrato nella sua stanza senza
permesso.
La guardò assorto. Era davvero cresciuta. Non riconosceva
più in lei, la bambina che aveva vissuto con lui in quella casa. Nonostante le
loro disavventure, il viso di lei rimaneva candido come un angioletto.
Anche il suo corpo era cresciuto, anche se ora lui era un po’
più grande di lei.
Sentì di nuovo quella morsa nel cuore, che da un paio di
giorni aveva ripreso a fargli questo effetto.
Si morse il labbro, accorgendosi che non poteva staccare il
suo sguardo dal viso di lei.
Che significava? Era ancora confuso.
Era la stessa sensazione che provava quando Kasumi era
Momoko…solo più intensa.
Sentiva solo un desiderio che lo spingeva ad avvicinarsi a
lei.
Salì con il ginocchio sul letto, per potersi avvicinare di
più al viso di lei.
Il viso di lei era rilassato. Non sembrava proprio che
qualche tempo prima lottavano tra di loro, come eterni nemici.
Non credeva neanche di aver desiderato così tanto di
riaverla lì.
Perché si sentiva rilassato e allo stesso tempo agitato
nell’essergli così vicino? Perché provava tenerezza e dolcezza nel guardarla?
Perché agli occhi suoi lei rimaneva così incantevole, anche solo dormendo?
Era qualcosa a cui non sapeva dare un nome, ma sentiva che
per una volta voleva lasciarsi guidare da quei sentimenti confusi.
E con lentezza e dolcezza, appoggiò le labbra a quelle della
ragazza. Rimase qualche minuto in quella posizione, assaporando quella
sensazione così gradevole. Non credeva che un bacio fosse così piacevole.
Un leggero venticello, mosse la tendina della finestra
lasciata aperta e sfiorò il viso di Kasumi che finì per svegliarla.
Aprì gli occhi e si sentì strana…si guardò intorno confusa,
come se avesse avuto il presentimento che ci fosse stato qualcuno in quella
stanza.
Sfregò gli occhi ancora assonnata e guardò la finestra
aperta. Tirava una piacevole brezza.
-Dunque…questo Magikarp ha bisogno di vitamine…forse è ora che
gli cambi la sua dieta- disse un signore anziano, mentre controllava ad uno a
uno i suoi pokèmon.
-Vedo che come al solito sei sempre indaffarato, nonnino.
Il signore si girò e guardò la ragazza che era appena
entrata nel suo laboratorio.
-…Hinata!- disse sorpreso e contento- Non pensavo che saresti
arrivata così presto.
-In effetti, sarei dovuta venire domani…ma ho preferito venire
prima, per portarti di persona le novità- disse lei sorridendo, con in mano un
fascicolo.
-Oh…bene- disse lui serio.
-Sono rimasta sorpresa dalla tua chiamata, nonno. Non mi sarei
aspettata che mi avresti chiesto di fare una ricerca…
-Purtroppo Pallet Town non è ricca di informazioni…e trovandoti
in una città avanzata come la tua…ho pensato che lì avrei trovato le
informazioni che cercavo.
-In effetti…- Hinata posò la sua valigia per terra e si sedette
sulla sedia- Ho trovato qualcosa d’interessante…- si guardò in giro- E il mio
fratellino?
-E’ fuori…ha detto che voleva fare un giro.
-Capisco- disse un po’ delusa.
-Tranquilla, presto sarà qui. E poi, suppongo che tu non veda
l’ora di rivedere i tuoi amici.
Lei lo guardò, poi sorrise scotendo la testa.
-Meglio di no. Sono stanca per il viaggio…se permetti, vorrei
andare a riposarmi un po’.
-Certo. La tua stanza è già pronta.
-Grazie…- si alzò dalla sedia e prese la valigia.
-Ti aiuto a portarla?
-No, grazie, c’è la faccio da sola. Ci vediamo dopo.
-D’accordo.
Hinata salì su per le scale, che portavano alle stanze da
letto. Vide quella con l’insegna Hinata e ci entrò dentro. La finestra era
aperta e un leggero venticello muoveva le tendine.
Satoshi continuava a camminare avanti e indietro nella sua
stanza, con agitazione e con il viso preoccupato.
“Che ho fatto…che ho fatto?”- si ripeteva in continuazione
nella mente.
Cosa gli era saltato in mente di fare una cosa simile?
L’aveva baciata, senza che lei se ne accorgesse.
Arrossì al pensiero del bacio e si toccò le labbra.
L’aveva baciata…
Non poteva fare a meno di pensarci.
Era una sensazione così nuova. Era felice e allo stesso
tempo agitato.
Era così che si sentivano le coppie innamorate?
Scosse la testa. Loro non stavano insieme. E quel bacio…
Arrossì di nuovo.
Perché doveva succedere tutto questo, proprio ora che lei
era tornata?
Non voleva rovinare tutto con la sua goffaggine.
Era vero, in tutto quel tempo in cui erano stati divisi e
quando si combattevano, non aveva smesso di pensare a lei e al desiderio di
riaverla al suo fianco, ancora una volta. Lei era molto importante per lui,
molto…pensava che fosse logico, perché erano stati insieme così tanto tempo.
Però ora, sentiva che era diverso.
Già da quando lei era comparsa, sentiva che qualcosa era
cambiato.
E quando Kasumi era morta davanti ai suoi occhi, era come se
il suo cuore avesse smesso di battere.
Non voleva crederci, non voleva…perché aveva progettato un
altro tipo di finale. Con loro due che tornavano a casa insieme e la famiglia
ed amici ad attenderli.
Però era così dolorosamente vero, Kasumi era morta e lui non
poteva fare niente. Se non fosse stato per l’aiuto di Sakura, lei non si
sarebbe salvata.
E al suo risveglio, sembrava cambiata, come se il fatto di
essere morta per un po’ l’avesse scossa. O forse era l’aiuto inaspettato di
Sakura ad averla resa così.
Anche lui si chiedeva quale fosse stato il motivo, che aveva
spinto a Sakura a combattere contro Kasumi e poi salvarla.
C’erano molte cose che andavano chiarite, ma per il momento
lui si sentiva bene così. C’era tutta la sua famiglia al completo e c’era lei.
Passata l’euforia dei primi momenti, sentiva che era ora di
fare chiarezza con i suoi sentimenti.
Cosa provava per Kasumi? Cosa l’aveva spinto a baciarla?
-Satoshi! (^O^)- la porta si spalancò d’improvviso.
-Ahhh (OoO)’’- urlò spaventato- Scusa, scusa, Kasumi, non l’ho
fatto apposta e…
-…come? (°_°)’- la persona lo guardò strano.
-Papà? (°_°)’- disse sorpreso Satoshi- Perché non bussi, prima
di entrare! (>_<)*- disse arrabbiato.
-Uh, perché non pensavo di spaventarti così (°.°)’- disse
l’uomo- Sembri me, quando rompevo sbadatamente i vasi preferiti di tua madre e
cercavo di nascondermi (^o^)- disse ridacchiando.
-Cosa volevi? (-_-)’
-Che ne dici di fare qualche incontro di pokèmon? (^-^) Dai, è
da tanto che non ci alleniamo insieme.
-Scusa, ma non è proprio il momento giusto- disse lui sviando
lo sguardo.
-Che ti prende?
-Niente…voglio starmene solo…
-Mh…se non fosse assurdo, direi che ti sei innamorato (^o^)-
rise di gusto, mentre Satoshi inciampava sul tappeto e cadeva per terra- Uh,
Sato…tutto bene (°_°)’ ?
-S- sì (U_U)’- cercò di alzarsi.
-Bene, allora se non vuoi venire tu, chiamerò Kasumi (^-^)-
disse voltandosi.
-No!- disse Satoshi, facendo fermare il padre.
-No?- chiese curioso il padre.
-Non puoi chiederle di allenarti con lei.
-E perché no?
-Perché non si è ancora ripresa.
-A me è sembrato che stesse bene.
-Può sembrare, ma in realtà lei…
-Cos’è tutto questo fracasso?- comparvero alla porta la signora
Haneko e Kasumi.
Satoshi guardò Kasumi e arrossì, abbassando lo sguardo. Non
riusciva neanche a guardarla in faccia dopo quel bacio.
Hiroshi lo guardò e poi si girò verso Haneko e Kasumi.
-Niente, niente, stavamo solo chiacchierando (^-^)- sorrise.
-Distruggendo mezza casa?- disse la signora con sarcasmo.
-Eh, eh…- ridacchiò, poi guardò Kasumi- Ti va di fare qualche
incontro pokèmon?
-Cosa?!- Satoshi guardò il padre con disapprovazione.
Il padre lo ignorò e sorrise a Kasumi.
-Va bene- disse lei normale.
Satoshi rimase scioccato. Kasumi aveva accettato senza dire
niente. Non si preannunciava niente di buono.
-Ottimo, andiamo allora- disse Hiroshi raggiante.
-Un attimo, vengo anch’io- disse d’improvviso Satoshi.
Hiroshi si girò per guardarlo.
-Ma non avevi detto che volevi startene da solo?
-Ho cambiato idea- disse lui guardando arrabbiato il padre.
-Oookey (^o^)- disse sorridendo Hiroshi- Più saremo, più mi
divertirò.
Satoshi fece qualche smorfia e uscì dalla stanza, spingendo
in avanti Kasumi, che lo guardava confusa.
-Caro, non ti sembra di esagerare?- chiese la signora Haneko
all’uomo.
-Ah, ah, ma che dici?- disse lui ridendo divertito.
-Lo sai che Satoshi è molto affezionato a Kasumi.
-Sì, lo so…e so anche interpretare i gesti di mio figlio. E’
tale e quale a me quando ti ho conosciuto…- si girò e gli sorrise dolcemente.
-Te ne sei accorto anche tu?
-Come potrei non accorgermene? Satoshi è imbranato come me,
quando si tratta di amare qualcuno.
-Allora lo fai apposta a provocarlo?
Hiroshi fece cenno di sì.
-Se è come me, ha bisogno di una spinta per ammettere i suoi
sentimenti.
-Ehh, già- sospirò la donna- Ricordo quando ti ho
conosciuto…eri un caso disperato.
L’uomo ridacchiò imbarazzato.
-Se non fosse stato per i miei amici…io non avrei avuto il
coraggio di dichiararmi- disse con un po’ di nostalgia.
La signora sorrise e poi gli diede una spinta.
-Se non ti sbrighi, Satoshi e Kasumi se ne andranno senza di
te.
-Ah, è vero- disse Hiroshi- Aspettatemi!- disse lui
raggiungendoli.
-Musashi…mi sto annoiando- disse Kojiro, il ragazzo dai capelli
azzurri.
-Ancora con questa storia?- disse il pokèmon gatto- Perché non
la consideri una vacanza meritata dopo tanto lavoro?
-Perché mi annoio senza far niente- disse Kojiro- Da quando
Kasumi se n’è andata dal nostro gruppo, le giornate passano più lente e noiose.
-Già, ammetto che quando c’era quella ragazzina, c’era sempre
molto da fare…- disse Musashi- Ma questo non vuol dire che è l’ultima volta che
la vediamo.
-Che intendi dire?- chiese curioso Kojiro.
-Mica credevi che sarebbe tutto terminato lì- disse Musashi- Io
so che Kasumi presto o tardi si rincontrerà con la sua famiglia…è destino che
li debba incontrare di nuovo.
-Non capisco…
-Quell’uomo che abbiamo visto l’ultima volta, Mitsu, è un
personaggio che ci potrà tornare utile per i nostri scopi. Ma vista la sua
potenza dei pokèmon e della bravura nel nascondersi, è sempre stato impossibile
per il Team Rocket incontrarli- sorrise- Sapevo che prima o poi, la vendetta di
Kasumi l’avrebbe condotta da lui.
-Ma visto che era lì, perché non ne abbiamo approfittato
subito?
-Scherzi? Ci stava tenendo d’occhio, anche se eravamo ben
nascosti. Avrebbe potuto benissimo eliminarci, se avesse voluto.
-Oh, davvero? E’ per questo che Kevin ci ha fatto allontanare
subito da lì?
-Certo che sì. Anche lui se n’era accorto che ci avevano
scoperti.
-Quel che non capisco…qual’erano le tue vere intenzioni con
Kasumi?- chiese il pokèmon gatto- Volevi solo utilizzarla come tramite per
raggiungere quell’uomo? Allora perché ti sei così impegnata per allenarla e
renderla più forte?
-Perché essendo una Yawa, conoscevo le sue potenzialità…e
sapevo che lasciandola lì in quel paesino, non sarebbe mai stata in grado di
diventare più forte e di conseguenza, sarebbe stata eliminata dalle sorelle,
ancora prima di incontrarsi con Mitsu.
-Mh…devo dire che sei stata brava a convincerla ad unirsi con
il Team Rocket.
-Eh, sapevo qual’erano i suoi punti deboli…è bastato far
accrescere la sua rivalità con Satoshi. E poi, Kasumi non è l’unica che tenevo
d’occhio.
-Ti riferisci a quel ragazzino…come si chiama?- Kojiro ci pensò
su.
-E’ il nipote del professore Ookido- disse Nyath- Ma non
capisco perché non hai cercato di farlo venire con noi subito.
-Eh, ragazzi…con la fretta non si risolve niente- disse Musashi
alzando le spalle- Stavo seguendo un mio piano…Shigeru è molto simile a
Kasumi…il loro carattere difficile gli impedisce di relazionarsi con gli altri,
ma per qualche strana ragione, Shigeru tende a seguire Kasumi.
-Ho capito- disse Kojiro- Pensavi che una volta attirata la
ragazza, Shigeru l’avrebbe seguita, no?
-Sì…
-Ma non è servito. Kasumi se n’è andata prima, quindi il tuo
piano è fallito.
-Non direi…il mio piano sta ancora proseguendo alla perfezione
e presto riuscirò ad attirare anche Shigeru nella mia trappola.
-Ohhh- dissero stupiti i due- Certo che sei in gamba, Musashi.
-Ovvio- disse lei con superiorità.
-Ma Kevin, è a conoscenza del tuo piano?- chiese Kojiro.
-Anche lui rientra nel mio piano- disse sorridendo- Crede di
tenermi sotto controllo…ma non sa che io l’ho trasformato in un mio burattino.
Ora che Kasumi se n’è andata, riuscirò a giocarmelo per bene.
-Brava Kasumi, te la stai cavando bene- disse Hiroshi.
-Grazie- ringraziò.
I due si stavano scaldando con qualche incontro Pokèmon,
mentre Satoshi li guardava.
-Possiamo fare una pausa adesso- propose Hiroshi.
I tre si sedettero sul prato, vicino al laghetto.
-Ahh, era da tanto che non mi divertivo così- disse l’uomo
sorridendo.
-Cosa c’è di divertente?- disse Satoshi ironico.
-Dopo tanto esercizio, ci vuole un piccolo spuntino- disse
Hiroshi, tirando fuori dalla cesta dei piccoli panini e distribuendoli- Per
fortuna che Haneko ci ha preparato qualcosa.
-Ma se non hai neanche faticato, come puoi essere già stanco?-
commentò Satoshi.
-Uh…noto una punta di sarcasmo, figliolo- disse Hiroshi
guardandolo.
Satoshi si avvicinò al padre con discrezione, mentre
dall’altra parte Kasumi mangiava tranquillamente il suo panino senza badare a
loro.
-Perché lo fai?- chiese Satoshi con voce bassa, guardando il
padre.
-Fare cosa?
-Perché hai convinto Kasumi ad allenarsi con te? Lo sai quanto
ha sofferto…
-Se non affronterà mai un incontro, solo perché ha paura, non
riuscirà ad andare avanti. E’ per il suo bene.
-Però…
-Satoshi- gli appoggiò la mano sulle spalle e lo guardò
dolcemente- Ti piace proprio, eh? (^-^)- sorrise divertito.
-Che?! (O///O)’- arrossì di colpo- Cosa dici all’improvviso?!
(>///<)*
-Uh, perché non è così (°.°)?
-Certo che no!
-Ohh…- guardò Kasumi, che non sentiva cosa si dicevano- Senti
Kasumi, ti piace mio figlio? (^o^)
Satoshi rimase di sasso. Cosa gli saltava in mente di
chiederlo a Kasumi?
La ragazza guardò sorpresa l’uomo e poi sorrise.
-Gli voglio molto bene.
Satoshi la guardò stupito. Gli aveva appena detto di
volergli bene…lo aveva detto senza sotterfugi e davanti a Hiroshi. Da quando
era diventata così spontanea?
Gli voleva bene…ma che si significava? Che lo considerava
solo come un fratello? Forse per un momento aveva sperato in qualcosa di più.
-No, no…(U.U)- scosse la testa l’uomo- Io intendevo dire se
l’ami.
Adesso Satoshi avrebbe volentieri strozzato il padre. Come
poteva fargli questo?
-Papà!- disse lui arrabbiato e rosso in viso.
-Ehi, perché quella faccia arrabbiata- disse lui sorridendo-
Non vuoi saperlo anche tu? Io sono curioso (^-^).
Okey, era chiaro che si prendeva beffe dei suoi sentimenti.
Gli piaceva far sentire in imbarazzo il figlio.
-Io ti…- disse Satoshi con l’intento di strozzarlo.
-Sì- la voce di Kasumi, lo bloccò. Si girò per guardarla, come
se non avesse sentito bene.
La ragazza era lì vicino a loro e sorrideva tranquilla.
Aveva sentito davvero bene? Quel sì, era riferita alla domanda del padre?
Il suo cuore iniziò a battere molto forte.
-Magnifico, perché anche Satoshi ti ama (^o^)- disse Hiroshi,
sentendosi subito dopo afferrato per il collo- Urgh (OxO)’…figliolo, non
risolverai le cose, strozzandomi (^-^)’.
-Forse no, però mi sarò tolto un peso dallo stomaco (U_U)*
-Se è per i panini super abbondanti, non è colpa mia (ç.ç)
Kasumi li guardò divertita e non poté fare a meno di ridere
a quella scena.
Satoshi sentendo la risata di Kasumi, lasciò andare il collo
del padre. Era da tanto che non la sentiva ridere così spensierata. E non
poteva che sentirsi felice.
Forse l’idea del padre non era poi così sbagliata. Kasumi
aveva bisogno di riprendere con mano la realtà di tutti i giorni, per poter
andare avanti.
-Vedo che hai capito, Satoshi- disse Hiroshi quasi a bassa
voce- Sbagli a volerla proteggere, evitandole di fare le cose anche più
normali. Lei ha bisogno della normalità, ora più che mai.
-Mh…
-Ahh, mio figlio è davvero una frana (U.U)- disse l’uomo
riprendendo la normale tonalità di voce- Ma forse è destino dei maschi della
nostra famiglia, essere così indecisi. Non trovi Kasumi?
-Eh, ah…non saprei- disse Kasumi sorridendo confusa.
-Mi sa che dovrai attendere ancora molto, prima che Satoshi si
dichiari (U.U)…urgh (OxO)’, Satoshi pensavo che avessi capito che non sta bene
strozzarmi (^-^)’’
-Sarà, ma almeno impedisco alla tua bocca di dire sciocchezze
(U///U)*
-Ugh (ç_ç), Kasumi aiutami per favore, il mio figlio ingrato mi
vuole uccidere.
-Dai Satoshi (^-^)’- disse Kasumi cercando di staccare Satoshi-
Stava scherzando, perché te la prendi così?
Satoshi la guardò serio, poi abbassò lo sguardo, per poi
andarsene via.
-Uahh, mio figlio mi voleva uccidere (T.T) Il sangue del mio
stesso sangue!- disse Hiroshi, frignando come un bambino.
“Ma Satoshi diventerà così da grande (°_°)’?”- pensò Kasumi
preoccupata.
-Dove sarà andato Satoshi?- chiese lei.
-Non ti preoccupare- disse Hiroshi, tornando normale come se
non fosse successo niente- Tornerà di sicuro. Non ti lascerebbe mai da sola.
-Ma se c’è lei con me.
-Appunto per questo (^-^)
-Ah (°_°)’
-Piuttosto, devo parlare con te- divenne serio.
Kasumi lo guardò e capì a cosa si riferiva.
-Penso che sia inutile ormai mentire sul tuo passato.
-Sì…
-Mitsu e le tue sorelle devono essere ancora in giro.
Torneranno di sicuro. Lui vuole dominare il mondo dei pokèmon e non
c’impiegherà molto ad arrivare anche qui. Sa che ha un conto in sospeso con me-
fece una pausa- Quello che voglio sapere è… se sei pronta ad affrontarli…
Kasumi abbassò lo sguardo.
-Se sono pronta?
-Sì, è chiaro che sarà differente rincontrarli, dopo tutto
quello che è successo. E credimi, non vorrei minimamente coinvolgerti di nuovo.
Ma ho bisogno di te, per poterli fermare.
Kasumi rimase silenziosa.
-D’accordo. Mi dica lei cosa devo fare.
-Bene…ma non adesso, è ancora troppo presto e non voglio che
Satoshi ne venga a sapere di questo. Rischierei che mi impicchi ad un albero
(O_O)’’
-Eh eh… (^-^)’
-Però, è anche vero, che prima o poi Satoshi verrà a conoscenza
della tua vera identità…
-Lo so.
-E so anche, che vorrà delle spiegazioni su di me…Ed è meglio a
mio parere che sappia la verità da noi, che da altre persone.
-Ha ragione.
-Bene…e ora sorridi (^-^)
-Eh? (°.°)’
-Non vorrai mica farti vedere da Satoshi con quel faccino
preoccupato, no?
Perché gli aveva detto quelle cose proprio davanti a
lei…dopo che lui l’aveva baciata.
Si sentiva così confuso.
Non riusciva a capire. Aveva detto di sì Kasumi? Allora lei
lo amava?
Arrossì e scosse la testa.
Lo aveva detto perché si divertiva a metterlo in imbarazzato
insieme al padre?
Eppure sembrava così sincera…e se avesse detto la verità?
Ma quando il padre gli aveva detto che anche Satoshi
l’amava, lei non si era scomposta, ma si era limitata ad un sorriso. Era chiaro
che stava scherzando. Si stava prendendo gioco anche lei dei suoi sentimenti.
Beh, era chiaro…lei non poteva sapere che lui l’am…
Si bloccò e arrossì di nuovo.
Allora era così? Erano questi i suoi sentimenti?
Scombinò i suoi capelli confuso. Perché doveva essere così
difficile?
Sospirò rassegnato, in fondo suo padre aveva ragione…è
tradizione dei maschi di famiglia, essere così impacciati in questioni d’amore.
Fece retro marcia e tornò sui suoi passi. Non si sentiva
sicuro a lasciare Kasumi con suo padre. Chissà che poteva dirle in sua assenza.
Magari qualcosa di imbarazzante.
No, doveva fermarlo.
Camminò un po’, fino ad arrivare dalle persone che aveva
lasciato. Entrambi parlavano e chiacchieravano tranquillamente, finché non si
accorsero della presenza di Satoshi.
-Oh, è arrivato il principe azzurro- disse l’uomo sorridendo.
Questo commento fece arrossire il ragazzo, che con rabbia e
imbarazzo si avvicinò a Kasumi e la trascinò via per la mano.
-Meglio stare alla larga da quest’uomo- disse lui.
-Ehi, ehi…- disse l’uomo rincorrendoli- Cattivo, come puoi
abbandonare tuo padre? Figlio degenere (ç.ç).
-Posso eccome (U_U)*- disse Satoshi senza fermarsi.
Arrivando in prossimità della casa, notarono un ragazzo
seduto sui gradini dell’ingresso.
-Shigeru…- disse Satoshi riconoscendolo.
-Oh…ed ecco che entra in scena il rivale in amore (°o°)- disse
l’uomo guardando da lontano.
-Taci- fece una smorfia e si avvicinò a Shigeru.
-Ciao- salutò il ragazzo castano.
-Ciao…cosa ci fai qui?
-Niente…stavo facendo una giro- disse alzando le spalle e
guardò Kasumi- e sono venuto a vedere come stava Kasumi.
Kasumi sorrise contenta.
-Ti ringrazio per preoccuparti per me…ma ora sto bene.
-Bene- disse Shigeru.
Satoshi osservò come i due si guardavano con uno sguardo enigmatico.
Come se a loro modo, si stessero parlando.
Satoshi si sentì di nuovo geloso di quello scambio di
sguardi dei due ragazzi.
-Perché non entri dentro?- chiese Hiroshi.
-Grazie, ma sono solo di passaggio…- disse alzandosi in piedi-
adesso devo tornare a casa.
-Bene, a domani- disse Satoshi sbrigativo.
-Satoshi- Kasumi guardò sorpresa il ragazzo.
Shigeru sorrise e alzò lo spalle.
-Allora, ci si vede- salutò e si allontanò.
-Satoshi, perché sei stato così scorbutico con Shigeru?- chiese
Kasumi.
-Io? Non ho fatto niente- disse lui in tono di difesa.
-Potevi insistere che si fermasse- disse Kasumi.
Satoshi alzò le mani dietro la testa e vi avviò alla porta.
-E perché dovevo farlo?- disse lui con una smorfia ed entrò in
casa.
-Satoshi!- disse Kasumi arrabbiata, ma lui ormai se n’era
andato- Ma che gli prende?
Con l’arrivo di Hinata e la presenza di Hiroshi, nuovi
quesiti e misteri svelati. Mentre forze nemiche si stanno movendo ancora, per
gettare caos nella vita dei ragazzi…il Team Rocket e il gruppo guidato da
Mitsu…chi sono e cosa vogliono ottenere?
Arg, due errori enormi nel capitolo 29! Ho scritto “forse
nemiche”, invece che “forze nemiche”. E “potevi invertirti”, con “potevi
inventarti”! In più, ho fattolo stesso errore di invertire “gli” con “le”. E ho
pure il coraggio di chiedermi perché la gente non legga questa fic (-_-)’ Uff,
questo mi succede perché non controllo bene le storie che scrivo, uff, uff.
Comunque…a che punto avevo detto che eravamo con i capitoli?
Non ricordo…anche perché questo capitolo l’avevo già scritto da tempo e devo
rimettermi a scrivere qualcosa, altrimenti rimarrò indietro.
Perciò…se tutto va bene, tre o quattro capitoli al termine.
Finalmente questa fic sta per terminare. Sigh, sigh, non
sapete come aspettavo questo momento (ç.ç) Vi rendete conto? Ben 31 capitoli!
Non pensavo che avrei scritto così tanto e allo stesso tempo, così poco (^.^)’
Ma del resto, era necessario, se volevo toccare più tappe del cartone
originale.
Okey, spero di rivedervi presto con un nuovo capitolo! Bye!
Un ragazzino dai capelli color nero corvino, si girò verso
chi lo stava chiamando.
-Akane, Mitsu!
-Cosa stai facendo?- chiese curiosa la ragazzina dai capelli
color arancio.
-Non vedi? Sto cercando qualche nuovo pokèmon.
-E hai intenzione di cercarlo tra i cespugli?- lo guardò
perplessa.
-Certo- disse convinto.
Akane e Mitsu si guardarono a vicenda.
-Non credi che stai cercando nel posto sbagliato?- disse il
ragazzino dai capelli blu.
-E dove devo cercare allora?
-Non certo in un parchetto in pieno centro della città- gli
fece notare la ragazzina.
-Uh, beh…- disse imbarazzato- E’ che avevo visto muoversi
qualcosa…
-Non sarà il tuo stomaco?- disse Akane con un po’ di ironia.
-Ah, ah, che spiritosa- rispose lui in tono sarcastico. Poi si
sentì il brontolio di una pancia- Ehm, forse non avevi così torto.
I due ragazzini lo guardarono, poi si misero a ridere.
-Dai, andiamo a mangiare- disse infine Mitsu.
I ragazzini si allontanarono da lì e si diressero verso un
centro pokèmon, dove finalmente poterono mangiare.
-Allora Hiroshi, ci hai già pensato?- chiese Akane, seduta al
tavolo con i due amici.
-A cosa?- chiese lui con in bocca il cibo.
-Ma a cosa farai ora, no?- disse Mitsu- Abbiamo sfidato i
quattro capopalestra e il torneo si terrà solo tra due mesi.
-Uhm…beh, io pensavo di tornare a casa, a Masara Town…e voi?
-Io pensavo di andare a visitare la città di Cerulean…- disse
Akane.
-Cerulean? Ma se non c’è niente d’interessante lì…non ci sono
neanche palestre- disse contrariato Hiroshi- Cosa ci vai a fare lì?
-Sì, è vero…Però le cose stanno cambiando. Sembra che il
progresso porterà una ventata nuova alla città. E poi ho sentito dire che è
piena di pokèmon d’acqua. Sono curiosa di andare a vedere- disse la ragazzina
con gli occhi che le luccicavano.
Hiroshi la guardò un po’ preoccupato, poi guardò l’amico.
-Pare che si sia fissata- commentò Mitsu alzando le spalle.
-Oh, uffa, che male c’è ad adorare i pokèmon d’acqua?- si
difese lei- E poi, anche Hiroshi si porta appresso il suo pokèmon elettrico e
anche tu Mitsu, ti piacciono i pokèmon di fuoco.
-Ma non ne sono patito- precisò Mitsu.
-E’ la stessa cosa- disse Akane decisa.
-Eh, eh…Mitsu, anche tu hai intenzione di andare da qualche
parte?- chiese Hiroshi.
-A dire il vero- alzò lo sguardo- Niente di particolare. Non ci
ho ancora pensato.
-Perfetto- disse Akane sorridendo- Puoi venire con me…- guardò
il moro- e Hiroshi, anche tu.
-Eh?- la guardarono confusi i due ragazzini.
-Mitsu, tu hai appena detto che non ha nessun impegno, no?-
alzò le spalle- E poi, conoscendoti, non faresti che sprecare il tuo tempo
libero girando a vuoto.
-Ehi!- disse offeso Mitsu, ma Akane non lo ascoltò e si girò
verso Hiroshi.
-In più, Cerulean non è tanto distante da Masara Town…ti
basterà avvisare tua madre che ritarderai di qualche giorno.
-Però…- disse Hiroshi incerto.
-Non vuoi conoscere altri pokèmon?
-Certo, ma…- guardò l’amica che sprizzava di felicità e si
arrese- e va bene.
-Bene, vado a preparare la borsa e andiamo- si alzò dalla
sedia.
-Di già?- chiese Hiroshi indicando il cibo.
-Cerca di mangiare in fretta Hiroshi- disse lei in tono
autoritario- Non vorrai certo farci andare a notte fonda, no?
-Uh…okey- si arrese nuovamente al suo sguardo deciso.
Akane soddisfatta, si allontanò saltellando allegramente.
-Sembra proprio felice- disse Mitsu guardandola.
-Già- confermò Hiroshi e sorrise- Quando si tratta di Pokèmon
d’acqua, non capisce più niente- riprese a mangiare. Sapeva che se non si
sbrigava, Akane l’avrebbe trascinato via con la forza.
-Mi domando…- Mitsu alzò lo sguardo pensieroso- quale sarà il
nostro futuro una volta terminato tutto…
-Uh?- Hiroshi lo guardò confuso. Vide l’espressione triste
dell’amico- Qualcosa non va?
-Eh?…ah, no- scosse la testa- Stavo solo pensando che presto ci
divideremo.
Hiroshi rimase lì a pensare. Non ci aveva pensato prima, ma
una volta terminato il torneo, anche il loro viaggio avrebbe avuto termine.
Ognuno di loro sarebbe tornato a casa propria, alla normale routine. Era così
preso dai suoi allenamenti, che se n’era dimenticato…presto o tardi avrebbe
dovuto salutare i suoi amici.
-Sì…- sorrise- Però ci terremo sempre in contatto, no?
-…sì, hai ragione- sorrise anche lui- Rimarremo amici…
Amici…
Una tazzina gli si parò davanti.
-Caro…ti ho preparato il caffè- disse una donna.
Hiroshi alzò lo sguardo e sorridendole, prese la tazzina.
-Grazie…- iniziò a berne un sorso.
-Sembri pensieroso…- Haneko si sedette alla tavola insieme al
marito- Qualcosa non va?
-No, no…- scosse la testa, poi si guardò in giro- Questa casa
sembra un po’ troppo silenziosa…dove sono Satoshi e Kasumi?
-A scuola, naturalmente- disse lei.
-Ah sì? Non lo sapevo…potevi svegliarmi. Avrei voluto
salutarli, prima che uscissero.
-Ho tentato…ma quando dormi, non c’è verso di svegliarti.
-Uh…eh, eh. Capisco.
-Senti Hiroshi…- la donna abbassò lo sguardo e guardò la
tazzina che aveva in mano- Hai intenzione di raccontargli tutto a Satoshi?
Lui la guardò serio.
-…pensi che non dovrei?
-Non dico questo…è solo che- fece una pausa- Fin dall’inizio
sapevo che sarebbe arrivato questo momento e so anche che è inevitabile. Però
Satoshi si è ripreso da poco…
-Capisco la tua preoccupazione Haneko, ma come dici tu è
inevitabile. Satoshi verrà a scoprire tutto prima o poi. Sia su Kasumi, che sul
destino del mondo.
-Mh…- girò il cucchiaino pensierosa- Hiroshi…c’è una cosa che
vorrei chiederti…
-Dimmi.
-…sei stato tu, vero?- lo guardò- Hai fatto tu in modo che io e
Kasumi ci incontrassimo quel giorno.
Lui rimase a guardarla serio.
-…come pensavo- disse la donna, guardando di nuovo il caffè- Il
giorno che ho incontrato Kasumi, ho creduto che fosse stato il destino a farci
incontrare. Ma poi, riflettendo sull’accaduto, molte cose di quel giorno
parevano strane…come se qualcuno avesse voluto manipolarci. Ora che sei
tornato, ho la certezza che ci fossi tu dietro a tutto. E non so in quali altri
fatti, c’era il tuo zampino.
-Io…- cercò di dire, ma la donna lo zittì con una mano davanti.
-Non voglio sapere i particolari, né come hai intenzione di
risolvere la situazione ora. Ma sappi che se le farai correre qualche pericolo,
Satoshi non te lo perdonerà mai- si alzò dalla sedia, mentre il marito la
guardava triste- …e neanche io- si voltò per lasciare nel lavandino la tazzina-
Aldilà del tuo vero obiettivo, io mi ci sono davvero affezionata a Kasumi. E
come prevedevo, Satoshi non la considera più come una sorella.
Hiroshi chinò la testa.
-Vorrei davvero rassicurarti, dicendo che tutto andrà bene…ma
proprio non posso farlo. Le cose stanno cambiando troppo rapidamente e bisogna
agire subito.
******
-E così è ricominciata la scuola- sbuffò Jackson- E io che
stavo così bene senza lo studio.
-Capirai la differenza, per te andare a scuola è come non fare
niente- lo rimbeccò Melody.
-Beh, almeno ci potremo consolare con il nuovo torneo- disse
Richie- Vero Satoshi?- guardò l’amico, ma aveva lo sguardo altrove- Sato?
-Eh?- si girò verso gli amici.
-Che stavi guardando?- chiese curioso.
-Ehh…- Marina gli si avvicinò con un sorrisino- Piuttosto,
dovresti chiedere…chi stavi guardando?
Satoshi divenne rosso e guardò agitato la ragazza.
-C-che dici?
-Beh, è impossibile non notare il stato ebete- disse lei
indicando una ragazza non molto distante da lì che parlava con l’insegnante
Kenji.
-T-ti sbagli, non è come pensi tu!- agitò le mani.
-Ah, no? Eppure mi sembravi assorto nei tuoi pensieri…
-Ma di che stanno parlando?- chiese Jackson, guardando Richie.
Lui alzò le spalle scotendo la testa.
-Ragazze…chi le capisce?
-Questo lo dovremmo dire noi- disse Melody contrariata.
Satoshi guardò il gruppetto mentre parlava e poi spostò la
sua concentrazione sulla ragazza dai capelli color arancio.
Quante cose erano accadute in quel periodo…a volte gli
pareva che fosse stato solo un lungo sogno. Il Team Rocket, la crociera,
l’incontro con le sorelle di Kasumi, il ritorno del padre…beh sì, a volte si
chiedeva se erano davvero accadute quelle cose.
Ma poi guardava il sorriso della ragazza e capiva che non
era frutto della sua immaginazione. Il volto di Kasumi pareva sgombro, da tutta
l’oscurità che si portava appresso. E lui aveva smesso di fare gli incubi,
anche se il pensiero che il Team Rocket tornasse per riprendersela, continuava
a tormentarlo.
Ti piace proprio, eh?
Arrossì e nell’agitazione si spettinò i capelli. Perché gli
era venuto in mente proprio la frase del padre? Per caso non lo tormentava
abbastanza a casa? I suoi sentimenti confusi non erano già un supplizio per
lui?
-Satoshi- la ragazza comparve davanti ai suoi occhi.
-Ahh!- sussultò.
Kasumi lo guardò infastidita.
-Che modi sono? Perché urli?
-Eh…ah, ah…- rise imbarazzato- Niente, niente.
-Era solo immerso nei suoi pensieri- aggiunse Marina
sorridendo, al che lui fece una smorfia.
-Ehi ragazzi- entrò nella classe Takeshi- La lezione è
terminata. Avete visto chi è venuta a trovarci?
Il gruppetto lo guardarono confusi. Poi Takeshi notando gli
sguardi smarriti degli amici, si girò verso Shigeru, che pareva quasi temere
quel momento.
-Non glielo hai detto?- chiese Takeshi.
-…non ancora.
-Dirci cosa?- chiese Satoshi.
-Guarda fuori dalla finestra- disse sorridendo.
Satoshi aprì la finestra e si affacciò per guardare giù.
Notò un gruppetto di persone che parlavano allegramente con qualcuno…o meglio
con una ragazza.
-Non è possibile…- disse incredulo Satoshi.
-Mi pare di averla già vista da qualche parte- disse Jackson
affacciandosi anche lui.
-Com’è possibile che te ne sia già dimenticato- disse Sakura-
Lei è…
-Hinata…- mormorò Kasumi.
-Ehh?- esclamò Richie e guardò Shigeru- Tua sorella è tornata e
non ci hai detto niente?
-E’ stata lei a chiedermi di non dirvi niente- incrociò le
braccia- Voleva farvi una sorpresa, così ha detto.
La ragazza che stava giù, alzò d’improvviso la testa e
guardò verso una finestra della scuola, dove erano affacciati un gruppetto di
ragazzi. Sorrise e salutò con la mano.
Satoshi sorrise nel constatare che si trattasse proprio di
lei e salutò movendo la mano.
-Hinata è tornata- disse lui felice abbassando il braccio.
-Waa, sono curiosa di sapere le novità- disse Melody
emozionata- Andiamo su- trascinò Sakura.
-Con calma Melody, Takeshi ha detto che ci stava aspettando,
quindi non scappa.
-Sì, ma le smorfiose delle altri classi, la staranno già
tempestando di domande. Voglio essere la prima a parlare con lei e a sapere le
novità dalla città.
-Temo che Melody farà un massacro di ragazze, pur di parlare
con Hinata- disse Richie sospirando, poi sorrise agli amici- Non possiamo
perdercelo. Ci sarà da divertirsi.
-A volte sembri sadico, sai?- commentò Jackson.
-Andiamo- Satoshi si staccò dalla finestra, poi guardò Kasumi
che era rimasta ferma con il quaderno in mano- Kasumi, non vieni?
-Eh?- Kasumi alzò lo sguardo, svegliata dai suoi pensieri-
N-no…ho delle cose da fare prima di andare via. Ci vediamo a casa- si voltò.
-Però…credevo che volessi rivedere Hinata- la guardò confuso.
-…certo, la vedrò un’altra volta. Non credo che se ne andrà
subito, no?
-Beh sì, ma…
-Lascia stare Satoshi- disse Marina appoggiando una mano sulla
sua spalla- Rimarrò con lei- gli fece l’occhiolino- Vai pure tranquillo. Hinata
vi starà aspettando.
Satoshi guardò Kasumi, poi Marina.
-…d’accordo. Ci vediamo- si voltò ed uscì dalla stanza.
-Non credevo che l’arrivo di Hinata, facesse arrivare così
tante ragazze. Donzelle, arrivo da voi- disse Takeshi saltellando contento.
-Ehi, credevo che stessi insieme a Erika- disse Shigeru- Che
non ti venga in mente di provarci con mia sorella.
-Tranquillo…- appoggiò una mano sulla sua spalla- cognato-
ridacchiò.
Shigeru lo fulminò con gli occhi e Takeshi corse via.
-Allora a domani ragazze- disse Shigeru salutando e rincorrendo
Takeshi- Ti tengo d’occhio Takeshi!
-Ciao!- salutò Marina sorridendo agli amici e poi tornò seria
quando se ne andarono. Si voltò verso l’amica che nel frattempo si era seduta
al suo banco e aveva aperto il quaderno.
-Preoccupata?- chiese Marina sedendosi davanti al banco di
Kasumi.
-E perché?- chiese lei mentre prendeva un altro quaderno dalla
cartella.
-Oh, suvvia Kasumi- alzò le spalle- Io al tuo posto lo sarei.
E’ tornata Hinata, la ragazza a cui piace Satoshi. E’ questo, no?
-Ti sbagli- sospirò- Non è quello che mi preoccupa.
-E cosa, allora?
-Tempo fa Hinata mi aveva avvertito di una cosa e…- abbassò
lo sguardo- Io non le ho dato retta.
-Satoshi ti vuole
bene…questo lo sai, vero?
Kasumi non rispose.
-Vuoi trascinare anche lui? Forse tu non te ne
sarai accorta, ma lui ha un adorazione per te.
-Non è così, lui preferisce te. Sei tu la
persona che ammira di più.
-Ti sbagli…Satoshi era sempre preoccupato per
te. Era triste perché tu non lo considerassi. Voleva conquistarsi la tua
ammirazione.
Kasumi la guardò incerta. Non
sapeva questo di Satoshi.
-E adesso, lui ti seguirebbe dovunque e ti
proteggerebbe a costo delle sua vita. Perché tu sei importante per lui.
-Cosa stai cercando di dirmi?- la guardò
diffidente.
-Volevo dirti che qualsiasi
strada tu decidessi di scegliere…ricordati che dietro di te ci sarà sempre
Satoshi. Per questo, sta attenta.
-Non capisco- Marina la guardò confusa.
-Non importa- sorrise- Piuttosto, mi spiegheresti questo
esercizio?- indicò il quaderno.
-Certo.
******
Quando Satoshi giunse finalmente fuori dalla scuola, vide
Hinata che chiacchierava con Melody e intorno altre ragazze che si tenevano a
debita distanza da loro.
-Che è successo?- chiese Satoshi a Richie che era arrivato
prima.
-Avessi visto che scena Sato- disse Richie divertito- Sembrava
un incontro di lotta.
-Melody ha fatto volare via le altre persone che parlavano con
Hinata- disse Jackson un po’ spaventato.
-A volte Melody si comporta come Marina- disse Sakura
sospirando- Spero di non diventare come loro.
Hinata notò l’arrivo degli altri e terminò di chiacchierare
con Melody.
-Ciao ragazzi…- salutò, poi guardò verso Satoshi- Ciao Satoshi-
sorrise.
-Ciao Hinata. Quando sei arrivata?
-Dunque…l’altro ieri.
-Eh? E perché non ci hai avvertito?
-Avevo cose da fare- sorrise imbarazzata- Ma vedo che sei
cambiato dall’ultima volta- gli girò intorno- Sei cresciuto d’altezza, vero?
-Sì, sì- fece cenno di sì emozionato. Era contento che
finalmente qualcuno se n’era accorto. Kasumi e gli altri non facevano che
ripetergli che era basso.
-E scommetto che sarai diventato più bravo negli incontri
Pokèmon.
-Esatto.
-Allora parteciperai al torneo di quest’anno, vero?
-Che torneo?- chiese curioso.
-Ma il torneo Johto, no?- disse Hinata- Non dirmi che te ne sei
dimenticato.
-Ehh? Un nuovo torneo?- disse lui sorpreso ed emozionato- Voi
lo sapevate?- guardò gli amici.
-Ne avevamo parlato l’altra volta, non ricordi?- disse Richie-
Non avevi ascoltato?
-Ehm…credo di no- ammise imbarazzato.
-Lo dicevo io che era rimasto troppo calmo- disse Shigeru.
-Già, se avesse ascoltato davvero, avrebbe finito per esultare
per tutta la scuola- disse Takeshi.
-Ultimamente Satoshi mi sembra un po’ distratto- constatò
Sakura- Non ascoltava neanche poco fa in classe.
-Già- disse Melody sbuffando- Non si è neanche accorto che ho
cambiato acconciatura.
-E quando avresti cambiato acconciatura?- Richie la guardò
perplesso.
-Non vedi?- indicò la fronte- Ho cambiato la direzione della
frangetta.
-…- non rispose.
-Da quanto mi pare di capire, sei più distratto del solito-
disse Hinata- Questo vuol dire forse che ti sei innamorato Satoshi?- ridacchiò.
Il volto del ragazzo diventò rosso d’un colpo e gli amici lo
guardarono sorpresi.
-Ahh, chi l’avrebbe detto che saresti cresciuto così in
fretta?- disse Hinata in tono quasi da madre- Non sei più il ragazzino con in
testa solo i Pokèmon.
-N- no, non è così!- scosse la testa, mentre gli amici lo
guardavano in modo sospettoso- Vi dico che vi sbagliate!- tentò di difendersi.
-Non ce la racconti giusta- disse Richie.
-Già, cosa nascondi?- chiese Jackson.
-Mh? E Kasumi dov’è?- Hinata si guardò intorno- Non è venuta a
scuola?
-Sì, però è rimasta dentro- Satoshi alzò le spalle- Diceva che
aveva da fare.
-Capisco…- diede un veloce sguardo alla finestra della loro
classe, poi si rivolse al gruppetto- Andiamo?
-Sì.
******
-Ehi- disse Satoshi sedendosi accanto alla sorella sul divano.
-Mh?- alzò lo sguardo dal suo quaderno.
-Io e gli altri abbiamo passato il pomeriggio con Hinata. E’ un
peccato che non sei voluta venire.
-Bene…- disse con poca importanza, tornando al suo quaderno.
-Non sei curiosa di sapere cos’ha detto Hinata?
-No.
Satoshi mise il broncio e alzò lo sguardo.
-E’ cambiata, ma il suo carattere è rimasto lo stesso. Pare che
il college non l’abbia cambiata del tutto, per fortuna- guardò la sorella, che
pareva non prestargli attenzione- Dice che questa volta ha intenzione di
rimanere più a lungo a Masara Town, anche perché vuole vedermi partecipare al
torneo Johto.
La ragazza non distolse il suo sguardo dal quaderno.
Innervosito dal suo comportamento, gli sfilò il quaderno dalle mani.
-Ehi- si lamentò Kasumi.
-Insomma, che ti prende? Non sembri nemmeno contenta o
interessata che Hinata sia tornata.
-Vorresti che mi mettessi ad esultare in stile Satoshi?- disse
lei ironica incrociando le braccia.
-Ecco, è questo tuo modo di comportarti da acida che non
sopporto. Proprio non ti capisco. Che ti ha fatto Hinata?
Kasumi lo guardò, poi abbassò lo sguardo.
-Niente- disse lei.
-E allora, perché non la saluti la prossima volta?
-Lo farò, lo farò- disse annoiata e cercò di riprendersi il
quaderno- Ora dammi il quaderno.
-No- alzò il braccio con il quaderno- Perché non mi sembri
convinta di quello che hai detto.
-Oh, non rincominciare Satoshi- disse Kasumi sbuffando- Non ho
tempo per giocare.
-Non sto giocando- disse lui serio- Cosa ti prende questa
volta? Pensavo che aveste chiarito voi due.
-…sì- disse incerta.
-E allora perché ti comporti così? Non è stato carino che tu
non sia venuta con noi.
-Falla finita Satoshi. Avevo da fare, okey? Scusa tanto se non
sono corsa da lei a farle le feste come te.
-Che intendi dire?
-Non puoi mettermi sul tuo stesso piano Satoshi. Non posso fare
come vuoi tu. Non la vediamo allo stesso modo.
-Ancora con questa storia?
-Vuoi forse negare che noi vediamo Hinata in modo differente? A
te non rende più felice degli altri l’arrivo di Hinata?
-Che stai dicendo?
-Che dovresti smetterla di tormentarmi con Hinata. Se ti piace
così tanto, perché non ti decidi a dichiararti e lasciarmi finalmente in pace?-
gli afferrò il quaderno, mentre Satoshi rimaneva senza parole per le parole di
Kasumi. Lei si alzò in piedi- Ora scusa, ma devo finire di studiare.
-A- aspetta…cos’è questa storia?- si girò verso di lei- Chi ha
detto che sono innamorato di lei? Hinata è solo una amica.
-Sì, certo…- disse poco convinta e se ne andò in stanza sua.
-Kasumi!- la chiamò, però lei non lo ascoltò.
-Cosa succede, ragazzo?- chiese Hiroshi entrando in sala, con
in mano un panino.
-Niente…- sbuffò lui incrociando le braccia- Solo che non
capirò mai Kasumi.
-Pensavo che andaste d’accordo.
-E’ così…solo che alcune volte si comporta in modo strano. Come
oggi, che è arrivata Hinata.
-Ahhh- sorrise e si sedette sul divano- Problemi di cuore, eh?
-Come?- lo guardò strano.
-Ma sì, l’arrivo di un’altra ragazza e il comportamento strano
di Kasumi. Non ti dice niente?
-Se lo sapessi, non sarei qui a parlarne- disse voltando la
testa- E poi non capisco il discorso di Kasumi.
-Che ti ha detto?
-Le stavo chiedendo perché non è voluta venire a salutare
Hinata e lei se n’è uscita fuori dicendo che ne sono innamorato.
-Ed è così?
-No- ci pensò su- …credo di no. Hinata è una mia amica, come
faccio a capire se ne sono innamorato? Forse tempo fa, avrei creduto di sì…ma
ora…- abbassò lo sguardo confuso.
-Ma ora questi sentimenti sono cambiati, vero?
-Sì…cioè, credo. Sono confuso.
-E’ chiaro che qualcosa ti ha fatto cambiare idea, forse una
ragazza…- gli sorrise- So che una volta sei uscito con una ragazza al Festival
Pokèmon.
-Vedo che ti sei informato…- disse Satoshi facendo una smorfia.
-Beh, devo pure sapere come te la sei passata in questi anni.
-Comunque se ti riferisci ad Haruka, anche lei è solo un amica.
-Capisco, allora non ti resta che riflettere da quando ti senti
così confuso.
-Io…- ci pensò e abbassò lo sguardo. Da quando i suoi
sentimenti si erano fatti così incomprensibili e ingarbugliati?
Hiroshi notò colorarsi le guance di Satoshi di rosso e sospirò.
-Credo di aver capito.
-Eh?- Satoshi lo guardò sorpreso.
-E se provi a rifletterci bene, capirai anche il comportamento
di Kasumi.
-Dici?
-Le ragazze possono sembrarti strane in questo momento, però
più avanti le cose ti saranno più chiare.
-Ne parli come se fossi esperto- disse Satoshi diffidente.
-Eh, eh…diciamo che alla tua età ero confuso come te e non
facevo che combinare guai. A volte, per seguire un proprio obiettivo, si perde
di vista qualcosa di altrettanto importante- guardò nostalgico lo schermo della
tivù spenta- E quando finalmente le cose ci sembrano più chiare…è poi troppo
tardi.
-Hiroshi…- una ragazza gli si avvicinò.
-Ciao Akane- disse lui sorridendo, mentre lucidava le
sue sfere Pokè.
-Presto ci saranno le finali…come ti senti?- si
sedette vicino a lui.
-Emozionato- rispose Hiroshi.
-Lo immaginavo- sospirò- A te non spaventa niente,
eh?
-Eh, eh, direi di no…
-Senti, ehm…c’era una cosa che volevo chiederti da
tempo…- lo guardò timida- Tu ti sei mai innamorato?
-Eh?- arrossì di colpo- C-come?
-No?- chiese lei.
-Eh…ah, ehm…non saprei…- disse imbarazzato abbassando
lo sguardo. Poi alzò lentamente gli occhi per guardare la ragazza-…e tu?
-Io?- arrossì anche lei- Eh, eh…forse…
Hiroshi sentì il suo cuore battere forte. Ma perché?
-E…e chi è?- chiese lui timido.
-Mh…ecco…- disse lei incerta- Sai tenere un segreto?
-Certo- lei si guardò intorno, come per controllare
che non ci fosse nessuno.
-…Mitsu.
Hiroshi spalancò gli occhi. Aveva sentito bene? Ad Akane,
piaceva proprio Mitsu, il loro compagno di viaggio? Ma perché?
-…ah- disse un po’ scosso.
-Solo che non capisco perché, ogni volta che tento di
parlargli, scappa via- sospirò- Si comporta davvero in modo bizzarro.
-…chissà.
-Sono contenta di averlo detto a qualcuno- disse lei
sorridendo- Mi sento sollevata.
Lui non rispose e guardò per terra.
-Mh?- lei lo guardò- Qualcosa non va Hiroshi? Ti vedo
un po’ pallido…stai male?
-No…va tutto bene- si alzò in piedi- Scusa, devo
andare a controllare i miei pokèmon…
-Vengo anch’io- si alzò.
-No, meglio di no…- disse voltandosi, dandole le
spalle.
-Perché?- chiese lei confusa.
-Preferisco stare da solo- si allontanò.
-Hiroshi…
-Papà?- lo chiamò Satoshi.
-Eh? Ah, scusa, mi ero distratto. Sarà meglio andare a dormire-
si alzò dal divano e rimase di spalle- Satoshi…
-Sì?
-Non ti innamorare di lei.
-Eh?- Hiroshi uscì dalla sala- Ma cosa…?- incrociò di nuovo le
braccia- Oh, uffi! Ma perché nessuno parla in modo più chiaro?
La confusione nel cuore di Satoshi
non accenna a dargli tregua. Tra il torneo che sta per iniziare e l’arrivo di
Hinata, la sua vita si farà più complicata. Il famigerato Team Rocket farà
ancora una volta la sua comparsa? Quali altri segreti nasconderà Hiroshi?
Ciao a tutti…pensavate che avessi dimenticato questa fic?
Certo che no. Ogni tanto per fortuna, mi viene l’ispirazione per scrivere. Non
temete per le altre fic, finirò di pubblicare anche quelle.
Rifacendo i calcoli, il termine della fic dovrebbe essere
intorno il capitolo 35, anche perché riconosco che la fic si è dilungata molto
e per chi volesse iniziare a leggere la storia dall’inizio, finirebbe per
addormentarsi (bel modo di farmi pubblicità, eh eh).
Ringrazio sempre i lettori di questa fic che seguono la
storia e commentano puntualmente. Grazie, leggo sempre le vostre recensioni,
anche se non posso rispondere, e mi fa piacere sentire le vostre opinioni che
mi spingono a continuare a scrivere.
Mi spiace solo che con il tempo la fic possa perdere
interesse e forse per questo alcuni hanno smesso di leggerla.
Se avete qualche domanda da farmi o qualcosa che non avete
capito, chiedete pure che cercherò di rispondervi.
Va beh, ci vediamo nel prossimo capitolo, con altre
informazioni.
Un ragazzo e un piccolo pokèmon giallo erano in piedi, uno
alzando il braccio verso l’alto e l’altro alzando la zampa.
-Torneo, torneo, torneo!- incitò lui.
-Pika, Pika, Pika!- replicò il pokèmon.
-Allenamento, allenamento, allenamento!
-Pika, Pika, Pika!
-Verso la vittoria, Pikachu!
-Pikachu pi!
-Verso…
-E basta!- gli arrivò in faccia un cuscino.
-Ugh…- tolse il cuscino, per vedere chi era appena entrato in
stanza- Kasumi! Che ti prende?
-Che ti prende a te!- mise le mani sui fianchi- Ti rendi conto
di che ore sono? Se devi fare baccano, esci fuori e lascia dormire gli altri-
uscì dalla stanza.
Satoshi guardò il suo amico Pikachu e alzò le spalle
sospirando.
Nello stesso tempo, in bagno un uomo si guardava allo
specchio e teneva in mano il pettine a mo’ di microfono.
-We are the champions,
my friends. And we'll keep on fightin' till the end. We are the champions. We
are the champions. No time for losers. 'Cause we are the champions of the
world!
La porta si aprì di
colpo e gli arrivò una ciabatta in faccia.
-Sanremo è terminato da un pezzo, Pavarotti- disse la donna
visibilmente sonnolenta- Sbrigati ad uscire e lascia dormire le persone- chiuse
la porta.
-Uh…Che abbia alzato un po’ il volume della voce?
******
-Kasumi!- lei si voltò e vide Shigeru raggiungerla.
-Ciao- lo salutò.
-Ciao- lui la salutò e si mise al suo lato per continuare la
loro camminata- Dormito bene?
-Una meraviglia- disse con un certo sarcasmo, ricordando un
certo ragazzo a cui piaceva renderle la vita uno stress- Pronto per il torneo?
-Sono sempre pronto- disse lui sicuro di sé- E Satoshi? Non è
con te?
-Stamattina si è alzato presto e poi è uscito di casa con suo
padre. Credo che siano andati ad allenarsi. Lo sentivo lamentarsi di Hiroshi
per averlo seguito.
-Oh.
-E Hinata?
-A casa. Sta aiutando il nonno in non so quale ricerca.
-Mh.
Seguì un momento di silenzio tra i due, mentre camminava
verso la scuola.
-Senti…quelli del Team Rocket, pensi che si rifaranno vedere?-
chiese Shigeru.
-…Penso di sì.
-E tu, cosa farai in quel caso?- Misty lo guardò per qualche
secondo, poi tornò con lo sguardo davanti a sé.
-…Cosa farò? Pensi che tornerò con loro?…E’ questo che mi stai
chiedendo?
-…Non intendevo questo- disse lui un po’ dispiaciuto- Solo mi
chiedevo, cosa avresti fatto, ritrovandoteli davanti…dopo tutto quello che è
successo.
-Mi pare ovvio. Se cercano lo scontro, lo avranno.
-Però, non ti sei chiesta perché ti abbiano lasciata andare,
senza fare niente? Il Team Rocket non è solito lasciare andare via un loro
membro.
-Forse mi credono morta. O forse il loro obiettivo non sono io.
Non saprei dirti- alzò le spalle- E’ chiaro che tramano qualcosa, ma al momento
preferiscono starsene tranquilli. Anche se ero uno dei membri, non mi venivano
rivelati tutti i loro piani.
-Capisco…e tu, non sei preoccupata?
-Non posso negare che questa quiete mi lasci un po’ irrequieta,
però non temo di ritrovarmeli davanti. Ho imparato la lezione e non voglio più
far soffrire le persone che mi stanno vicina- sorrise- Per questo, non c’è
possibilità che ritorni nel loro team.
-…mh.
-Avevi qualche dubbio al riguardo?- lo guardò- O forse, c’è
qualche domanda in particolare che mi vuoi fare?
Shigeru aspettò qualche secondo prima di parlare.
-…perché ti sei unita a loro? Era per diventare forte?- Misty
fece cenno di sì.
-E’ così. La mia rivalità con Satoshi e i miei continui
fallimenti, mi avevano fatto credere che avrei trovato il modo di diventare più
forte, solo unendomi al Team Rocket. Non posso negare di essere diventata più
forte…ma a che prezzo? Ho rischiato di perdere i miei amici e le persone che
credono in me- strinse le mani- Questa volta però, diventerò forte con le mie
sole forze.
Shigeru la guardò, poi sorrise.
-Sei cambiata.
-Eh?
-Non mi sembra più di rivedere la Kasumi che ho conosciuto anni
fa. Quel giorno avevo intuito che noi eravamo diversi da mia sorella e Satoshi,
e quando ti sei unita al Team Rocket ho pensato spesso che forse quella era la
scelta migliore per persone come noi. Ma ora, rivedendoti così cambiata…- alzò
lo sguardo al cielo- …mi sento un po’ solo. Vorrei raggiungere quella tua
stessa determinazione…desidero diventare più forte.
Kasumi si fermò di colpo e si mise davanti a lui, fermando
la sua camminata.
-Shigeru, non dire così. Sarò anche cambiata, ma non sei solo.
Non dimentico certo chi ero e le mie azioni, ma quando…quando Satoshi è tornato
a prendermi, io ho capito di non essere mai stata sola. Fin da piccola siamo
stati insieme, ma anche se ero scostante con lui…lui mi rimaneva vicino.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Ascoltami- appoggiò le mani sulle sue spalle- So che è
difficile…è un cambiamento molto complicato, ma ricordati che anche tu non sei
solo. Hai tuo nonno, tua sorella e i tuoi amici…- lo abbracciò. Shigeru si
sorprese- e hai me. Perciò, non dire di essere solo. Non permettere che
l’oscurità ti assalga, come ha fatto con me. Non permettere agli altri di
decidere del tuo futuro. Tu solo puoi cambiare, con le tue forze. E io sarò
qui, quando ti sentirai solo o vorrai semplicemente parlare.
-Kasumi…
-E anche Satoshi, sai? Certo, non è il tipo con cui fare
discorsi simili, ma…- sorrise- è una persona comprensibile e gentile.
-Sì…- lui ricambiò l’abbraccio- …grazie- rimasero per qualche
minuto abbracciati.
-Ah-ehm!- una voce interruppe l’atmosfera- Che state facendo?
-Satoshi- i due si staccarono dall’abbraccio un po’
imbarazzati. Non si erano resi conto di essersi abbracciati in mezzo la strada.
-Stavamo parlando…- spiegò Kasumi.
-Lo vedo…- disse Satoshi con un certo sarcasmo e guardò un po’
male Shigeru- State dando spettacolo, sapete?
-Non c’è n’eravamo accorti- disse Shigeru.
-Be’, che non riaccada- disse Satoshi afferrando la mano di
Kasumi e trascinandola via.
Shigeru li guardò allontanarsi a passo spedito e poi riprese
a camminare riflettendo sulle parole di Kasumi.
Nel frattempo Satoshi continuava a camminare, trascinando a
forza la ragazza che cercava di stare al passo.
-Aspe…aspetta Satoshi- disse lei molto confusa- Perché mi hai
trascinata via? Che modi sono? Non vedi che stavo parlando con Shigeru?
-Non voglio più vederti con quel tipo- disse lui con tono serio
e senza voltarsi.
-…come?
-Stagli alla larga- Kasumi si fermò di colpo e si staccò dalla
presa di Satoshi.
-Ma cosa stai dicendo?- Satoshi si fermò e si voltò per
guardarla con un espressione più seria del solito- Perché dovrei stare lontana
da Shigeru?
-Perché l’ho deciso io e basta.
-Non sei tu a decidere con chi devo parlare o no!- disse lei
innervosita dal comportamento del ragazzo- Ma ti senti? Parli di Shigeru come
di un delinquente…dimentichi che è nostro amico?
-Non sembravate così amici pochi minuti fa…
-A cosa ti riferisci?
-Ve ne stavate lì impalati, abbracciati e in mezzo alla strada.
Non è abbastanza chiaro?
-Satoshi, non so a cosa tu stia pensando, però mi pare che tu
abbia frainteso la situazione. Stavamo parlando e basta. O forse, per te è così
strano che le persone parlino?
-Non dico questo. E’ che…- sviò il suo sguardo-…non voglio che
lui ti stia vicino. Ti potrebbe mettere in testa strane idee e…
-…e cosa?- lo guardò arrabbiata- Potrebbe spingermi a tornare
con il Team Rocket? E’ questo che volevi dire?- Satoshi abbassò lo sguardo- E’
assurdo. Shigeru è una brava persona e io riesco a capire cosa stia provando in
questo momento. E ti ricordo, che anch’io ero come lui prima…o forse te lo sei
dimenticato?
-…è diverso.
-No, non lo è. Io e Shigeru siamo sempre stati diversi da te e
Hinata, noi abbiamo una visione diversa della vita. E’ stato anche questo a
spingermi di andarmene. Ma se questo non lo hai ancora compreso…come pensi che
potremo tornare amici? Se neanche comprendi un tuo amico che ha bisogno di te…
-Shigeru non è amico mio.
Kasumi spalancò gli occhi e gli diede uno schiaffo.
-…ma cosa ti prende oggi? Non posso credere che tu sia
veramente Satoshi. La persona che conosco io, non avrebbe detto una simile
cattiveria.
-Sì, hai ragione…- Satoshi si toccò la guancia senza scomporsi-
siamo diversi noi due. Vediamo le cose in modo molto differente.
La ragazza strinse forte le mani per la rabbia e se ne andò
via di lì di corsa.
-Sei un gran stupido!
Satoshi rimase fermò, senza voltarsi per vederla
allontanarsi o per fermarla. Restò lì solo, appoggiando una mano al cuore e
stringendo i denti, strinse la maglietta. Era come se un dolore intenso lo
stesse bruciando dall’interno. Lo stava divorando. Era insopportabile.
Non poteva credere di averle detto tutte quelle cose. Non
sapeva neanche a cosa stava pensando, quando la bocca di muoveva da sola e ne
uscivano delle parole. Sapeva benissimo di essere in torto, ma…sentiva solo un
in frenabile impulso di allontanarla da Shigeru.
Non voleva, non voleva che lui si avvicinasse a lei e
vederli abbracciati lo rendeva ancora più furioso.
Ma cosa gli stava accadendo?
******
-Salve professore- disse un uomo dai capelli neri un po’
ribelli e con un gran sorriso, mentre entrava nello studio del laboratorio-
perché mi ha fatto chiamare oggi?
Un signore dai capelli grigi e un grembiule bianco, gli
stava di spalle, in piedi e con le mani appoggiate al tavolo.
-Sei arrivato- disse lui senza voltarsi.
-Samuel?- chiese Hiroshi confuso dalla strana atmosfera che
c’era- Qualche problema? Per caso hai ancora problemi di stitichezza?- disse
con un tono un po’ burlone- Hai provato con…- ma non riuscì a terminare che il
signore si voltò e lo guardò serio.
-Mi spieghi cosa significa questo?
Ma prima che Hiroshi potesse rispondere con una battuta,
Samuel gli indicò i fogli e le foto sparpagliate sul tavolo. Lui si avvicinò al
tavolo e guardò l’insieme delle cose.
-Ti sei dato allo spionaggio, adesso? Non ti bastava il tuo
titolo di studioso?
-Il tuo improvviso arrivo mi ha insospettito- disse Ookido
ignorando il commento- e così ho mandato a fare delle ricerche a mia nipote.
Dove studia lei, c’è un mio collega che ha accesso a molte informazioni…
-Capisco…le amicizie importanti aiutano- alzò gli occhi.
-Fa meno del sarcasmo e spiegami cosa significa questo- indicò
con forza una foto- Cosa stai facendo?
-Ehi, pare che qui diano la colpa a me per qualsiasi cosa- alzò
le spalle in tono di difesa.
-Perché ti conosciamo, anche se non mi sarei aspettato che ti
spingessi così in là- rispose Ookido guardandolo sempre serio- E’ già da tempo
che nutrivo sospetti per quella ragazza, fin dalla sua prima apparizione. Ne
avevo provato a parlare ad Haneko, ma lei non mi ha voluto ascoltare, così che
ho iniziato a fare delle ricerche, ma con non poche difficoltà. Pare che
qualcuno abbia intenzionalmente fatto sparire i suoi dati personali. E poi i
problemi che attirava e coinvolgeva Satoshi…e infine il tuo arrivo. Se queste
non sono coincidenze…
Hiroshi guardò la foto un po’ sbiadita di una famiglia e
accanto un’altra foto con una bambina dai capelli color arancio. Guardò con un
po’ di nostalgia quelle foto, poi alzò lo sguardo.
-Che posso dirti?- alzò le spalle con un sorriso- Mi hai
smascherato.
-Non è divertente- Ookido lo guardò arrabbiato- Ti piace
giocare con le persone? Pensi che siano delle pedine da muovere a tuo
piacimento?
L’uomo divenne serio.
-Io non sto giocando- replicò con durezza- Forse tu che sarai
stato qui a goderti la pace di Masara Town non ti sarai accorto di cosa avviene
fuori. Un tempo avresti fatto i salti mortali, ora invece te ne resti qui in
panciolle. Non ti riconosco più.
-La tranquillità…- disse Ookido in risposta- E’ un premio che
mi è stato concesso dopo tante battaglie. Ha più valore di qualsiasi medaglia.
-Ma non cambia il fatto che le cose stiano cambiando, e in
fretta pure. Io sono il solo che può fare qualcosa.
-Però…è pericoloso, lo sai? Ora che sei tornato, poi.
-Non importa- tornò con lo sguardo alle foto- Ho fatto una
promessa…- con la mente ripercorse quel ricordo.
Un ragazzo camminava per casa e si diresse verso il frigo
in cerca di qualcosa da mangiare.
-Non pasticciare Hiroshi- disse la ragazza dai
capelli castani- Sto per preparare il pranzo.
Lui alzò il suo sguardo dal frigo alla ragazza sorpreso di
vederla lì.
-E tu cosa ci fai alzata?- chiese lui.
-Sto cucinando, no?
-Che cosa?- disse lui contrariato- Il medico ha detto
che devi riposarti.
-Ma scusa, se non cucino, finirai per mangiare
porcherie.
-C’è la signora Ookido che si occupa della casa e del
cibo…- disse lui.
-Però lei non ti sta a controllare.
-Tranquilla, se è questo quello che ti preoccupa, me
ne starò qui buono e tranquillo ad aspettare la signora- disse lui sorridendo.
-Uhm…d’accordo- disse lei incerta- Però…
-Cosa c’è ancora?
-E’ che mi annoio a non far niente.
Lui la guardò sorpreso, poi ridacchiò.
-Sei la solita Haneko …Dai, vai a riposarti in
stanza, altrimenti ti stancherai di più e non sarebbe un bene per Satoshi.
-…va bene- si arrese.
Nel momento in cui la ragazza stava salendo le scale per andare
in stanza, suonò il telefono.
-Rispondo io…- disse il ragazzo alzando la cornetta-
Sì, pronto?
-…Hiro?
-Mh? Chi è?- chiese confuso. La voce si sentiva
confusa e debole.
-…Hiro…sono Akane…
-…Akane?- chiese lui preoccupato- Cosa succede?
-Per favore…potresti venire da me? Mi trovo alla
fermata del pullman di Masara Town.
-Sei qui?- chiese sconcertato- Ma…
-Ti prego Hiroshi…- chiese lei con voce strozzata.
-D’accordo…ti raggiungo subito- chiuse la
comunicazione.
-Chi era?- chiese la ragazza.
-Eh?- guardò la ragazza castana che la guardava
dall’alto delle scale.
-Sembri preoccupato…è successo qualcosa?
-No…non credo…- disse lui incerto. La voce della sua
amica pareva strana e il fatto stesso che si trovasse in Paese, senza averlo
avvertito prima, era un chiaro segno che qualcosa non andava- Scusami, esco un
attimo…torno subito- si avvicinò all’ingresso- Non fare sforzi, mentre non ci
sono.
-D’accordo…- la ragazza guardò Hiroshi che usciva
fuori di casa e sospirò guardando la sua pancia che presto avrebbe portato al
mondo un essere umano.
Il ragazzo moro corse per le vie del paesino, fino a
giungere al posto dove l’aspettava l’amica. Lì, vide una ragazza dai capelli
color arancio, seduta sulla panchina, tutta sola.
-Akane!- esclamò lui.
Lei si girò e poi gli sorrise.
-Sei venuto…
-Sì…- disse prendendo fiato- Ho fatto più in fretta
che potevo…
-…grazie Hiro.
-Ma come mai sei qui? E’ accaduto qualcosa? A Mitsu?
Alle tue figlie?
Lei lo guardò, poi abbassò lo sguardo triste.
-La verità è che sono venuta fin qui di nascosto.
-Come?- chiese lui confuso- Non hai avvertito Mitsu?
Akane fece cenno di no.
-Il fatto è che…volevo parlare solo con te.
-Mh? E di cosa?
-Pare che Giovanni sia ancora vivo…
-Eh?! Ma non era scomparso in quell’incidente?
-No…ed è deciso a vendicarsi.
-Come lo sai?
La ragazza estrasse un giornale dalla sua borsetta.
-Le ultime notizie del giornale…pare che sia nata una
nuova banda di criminali…si fanno chiamare Team Rocket.
-Team Rocket?- chiese lui curioso, mentre prendeva il
giornale- Perché pensi che ci sia dietro lui?
-Molti dei loro furti, portano il suo marchio…e poi,
tempo fa ho ricevuto una lettera dove lavoro adesso…era chiaramente una lettera
di minaccia indirizzata a noi e firmata dal boss del Team Rocket.
-Perché pensi che c’è l’abbia con noi?
-Come perché?- disse lei ironica- Ti ricordo che gli
abbiamo sventato tutti i suoi grandiosi piani per conquistare il mondo, ci ha
perseguitato per anni per eliminarci e alla fine è caduto in uno delle sue
trappole, finendo intrappolato in un rogo di una ditta. Non credi che abbia più
di un motivo per volersi vendicare?
-Dico solo che è passato del tempo da
quell’incidente. Cosa vorrà ancora da noi?
-Non lo so Hiroshi…però sto iniziando a preoccuparmi.
-Ne hai già parlato con Mitsu? Forse lui…
-No- scosse la testa- Lui non ne deve sapere niente,
per il momento.
-Perché?
-Sai com’è fatto…si preoccuperebbe eccessivamente e
in questo periodo…le cose non vanno tanto bene.
-Che intendi dire?
-…niente- scosse di nuovo la testa- Ho voluto
parlarne prima con te…perché sei il mio migliore amico e so che posso contare
sulla tua discrezione.
-Sì, però…
-E poi, sono anche preoccupata per un’altra cosa…in
quest’ultimo periodo, ho lavorato ad un composto in grado di potenziare i
pokèmon.
-Oh…era quello che volevi presentare come tesi al
Congresso?
-Già…I Pokèmon sembrano aver reagito bene al
composto, ma…ho anche scoperto, che assunta da un essere umano, può aumentarne
le capacità fisiche e mentali…e in dosi eccessive, può anche causare un gran
danno al cervello…
-E’ terribile…
-Sì, è per questo che ho deciso di interrompere le
ricerche. Non voglio che quel composto finisca in mani sbagliate…e ora che è
tornato Giovanni alla carica, temo che lui possa venire a rubarlo.
-Forse esageri…chissà ora dove si trova…
-Hiroshi- appoggiò le mani sulle sue spalle sorprendendo
il ragazzo.
Lui la guardò attento.
-Non sto esagerando…dico sul serio. Quel composto è
pericoloso…se qualcuno dovesse ingerirlo, sarebbe la fine. Diverrebbe molto
forte e non ci sarebbe più modo di farlo tornare normale.
-Non c’è un rimedio?
-…no- scosse la testa- Sto cercando di trovare
appunto un antidoto, ma…- abbassò la testa-…non mi rimane più molto tempo.
-Come?- la guardò come se non avesse capito.
-Hiro- lo abbracciò, sorprendendo il ragazzo- Ti
voglio bene…sei una caro amico d’infanzia e insieme a te, mi sono divertita
molto nei nostri viaggi.
-…Akane?- non capiva il comportamento della ragazza.
Lei appoggiò la fronte sulla spalla del ragazzo.
-E ti ho anche amato…fin dalla prima volta che ci
siamo conosciuti.
Hiroshi spalancò gli occhi incredulo.
-C-come?
-Però…ho capito che non eravamo destinati a stare
insieme. Tu avevi il tuo mondo e il tuo obiettivo…io cercavo qualcuno che mi
stesse vicino. Mitsu era l’unica persona in grado di amarmi e starmi accanto.
Hiroshi rimase immobile, ascoltando le parole della
ragazza.
-Ora entrambi abbiamo una persona che amiamo e con
cui vogliamo stare…e ne sono contenta. Sono sicura che Haneko ti saprà stare
accanto e appoggiarti, come facevamo prima noi.
-…perché mi stai dicendo tutto questo?- guardò
amareggiato e triste la ragazza.
-Perché voglio che tu sappia, che sei molto
importante per me, anche se non ho avuto modo di dirtelo in passato. I nostri
destini, si separano ancora una volta…ma so che tu sarai in grado di andare
avanti senza l’aiuto dei tuoi amici, perché sei una persona speciale.
-Akane…- la abbracciò- Anche tu sei molto importante
per me…sei stata la mia prima vera amica e con te al mio fianco, era più
divertente viaggiare. E’ stato difficile separarmi da te e Mitsu…
-Ma c’è l’hai fatta…Hai combattuto per il tuo sogno-
disse lei tentando di sorridere- Caro Hiro-chan…sono fiera di te.
-Eh, eh…ma che dici…- disse lui ridacchiando
imbarazzato- E poi…
-Hiro- lo interrompe. Il suo volto tornò serio-
Quello che ti aspetta, sarà un duro tragitto e non ci saranno questa volta i
tuoi amici…devi farcela da solo…devi mettercela tutta. Promettimi che lo farai.
-Ma di che parli?
-Io starò a guardarti da lontano e pregherò per te.
-Akane, mi stai preoccupando…
-Vorrei solo aver più tempo per stare con lei…- disse
toccandosi la pancia. Lui la guardò senza capire- Un giorno…le nostre vite si
incroceranno in un altro cammino…e torneremo ad essere amici- si staccò da lui
e versò qualche lacrima, sorridendo- Non mi dimenticare Hiroshi.
-Akane…- la vide allontanarsi velocemente, verso il pullman
che stava aspettando di partire- Akane, aspetta…
Lei si voltò, mentre stava salendo i gradini.
-Il destino del mondo, ancora una volta pesa su di
te- salì sul pullman- Abbi fiducia in te.
-Akane!- il pullman chiuse la portiera e mise in
moto- Akane, spiegati meglio! Cosa sta accadendo?
La ragazza si limitò a guardarlo dal finestrino, con
qualche lacrima agli occhi e lo salutò con la mano.
-Akane!- cercò di rincorrere il pullman, ma fu inutile. Se
n’era già andato. E tante domande frullavano nella mente del ragazzo- Akane…
-…ed intendo mantenerla- disse alzando lo sguardo deciso.
Ookido lo guardò triste e preoccupato.
-E Haneko e Satoshi? Non hai pensato a loro? Haneko ha sofferto
così tanto e Satoshi solo adesso sta aprendosi a te. Vuoi rovinare tutto?- lo
guardò, mentre Hiroshi si voltava verso lui- Capisco che per te sia importante.
So che lo fai per il bene di tutti noi, non sei cambiato da quando hai iniziato
il tuo viaggio Pokèmon, però per una volta…non potresti tirarti indietro? Non è
un atto di vigliaccheria…è un gran gesto per chi ti ama.
Ora Hiroshi lo guardava attentamente, però non poté che
sospirare.
-Lo so…mi è costato molto allontanarmi dalla mia famiglia- si
appoggiò al bordo del tavolo- Però dovevo. E anche Satoshi un giorno capirà
quando gli toccherà di dover fare delle scelte.
-Delle scelte…- ripeté perplesso Ookido- Come
temevo…coinvolgerai anche lui. E’ questo, vero?
-No, io non lo costringerò- scosse lentamente la testa- Saprà
lui cosa fare al momento giusto.
La situazione non è di certo migliore per Satoshi, in
continuo conflitto con i suoi sentimenti e gli eventi che si stanno per
avvicinare. Hiroshi cercherà di aiutarlo, ripercorrendo altri frammenti dei
suoi ricordi della sua infanzia. Shigeru allo stesso modo è afflitto dai suoi
pensieri e dai ricordi.
Chiedo scusa alle persone, in un capitolo ho scritto Pallet
Town, ma in questa fic sto utilizzando i nomi originali della serie giapponese.
Perciò, era giusto dire Masara Town (a volte mi dimentico, sorry). Può
capitarmi anche con i nomi di persona, perché scrivendo più fic contemporaneamente
mi confondo facilmente.
Spero che la fic si stia pian piano facendo più interessante
e più chiara, visto che fra qualche capitolo sarà tutto finito (yuppi! Ma che
dico? Non l’ho ancora finito di scrivere ç_ç) Nel prossimo capitolo ci saranno
altre piccoli ricordi del passato di Hiroshi, quindi non perdetevelo ^^
Ringrazio infinitamente le persone che leggono questa fic!
Ricordate di lasciare qualche commento, è di gran aiuto al mio morale ^^ e mi
sprona a continuare a scrivere. Grazie a tutti! Ammetto che leggersi ben 33
capitoli e più, non sia una cosa facile XD
Hiroshi guardò la foto che aveva nella mano destra e la
confrontò con l’altra foto dell’altra mano.
La prima foto era più recente e trattata meglio dell’altra,
che pareva vecchia di molti anni, un po’ sbiadita e con gli angoli smussati.
Un ragazzino stava correndo con un Pikachu tra le sue
braccia in un bosco, passando tra arbusti, alberi, cespugli e pozzanghere.
-Manca poco…tieni duro Pikachu.
-Pika…
All’improvviso sentì un rumore vicino a lui, da un sentiero
sbucò una bici.
-Attento!!- gridò la persona.
-Ahh!- si coprì istintivamente. Un rumore di sterzata
e poi silenzio. Aprì lentamente gli occhi e si vide a pochi centimetri la bici.
-Per un pelo…- disse la persona sospirando.
Il ragazzino alzò lo sguardo verso il ciclista e vide che
era una ragazzina più o meno della sua stessa età. Aveva i capelli di un color
arancio che non si poteva di certo non notare e gli occhi color celeste. Lei lo
guardò con una smorfia, mentre teneva ancora premuto il freno.
-Insomma, ma guarda dove vai!- disse lei arrabbiata-
Potevo investirti, sai?
-Io…- disse confuso. Lei notò che il ragazzino
portava in braccio un pokèmon.
-Tutto bene?
-Sì, sto bene.
-Non dicevo a te, ma al tuo pokèmon- disse lei
scendendo dalla bici.
-Pikachu…- lo guardò- Già, lo stavo portando al Poké
Center.
-Come? Ma da qui al prossimo Centro Pokèmon, c’è né
di strada.
-Sì…lo so- disse lui chinando la testa- Però devo
portare assolutamente il mio Pikachu a farsi medicare.
-Pii…- disse il pokèmon debole.
-Ora scusa, ma devo andare- disse voltandosi.
-Mh…aspetta un attimo- salì sulla bici.
-Cosa c’è? Ho fretta.
-Sali, su- indicò il posto dietro il sellino- Anche
correndo non c’è la faresti e in ogni caso arriveresti stremato.
-Però…- disse lui incerto.
-Muoviti- disse decisa.
-O-okey…- eseguì e si sedette dietro di lei.
-Tieniti stretto a me- disse lei- La strada è piena
di buche e rocce, e io cercherò di andare veloce.
-D’accordo- si strinse a lei, tenendo accanto il suo
Pikachu.
-Si parte!- ingranò la marcia e partì di colpo,
spaventando un poco il ragazzino.
La ragazzina pedalò velocemente, tra i vari ostacoli del
sentiero del bosco.
-Dimmi…- disse lei mentre pedalava- Come mai è
ridotto così il tuo Pikachu?
-Io…- chinò la testa triste- Abbiamo avuto un
incontro pokèmon con un ragazzo e Pikachu ha avuto la peggio.
-Ah sì?- lei diede uno sguardo veloce verso il
ragazzino- Tranquillo, l’infermiera Junsar del Poké Center è la migliore.
Vedrai che il tuo Pikachu si riprenderà- gli sorrise.
-Sì…- disse lui insicuro.
Il resto del tragitto proseguì in silenzio, finché la
ragazzina notò qualcosa poco più avanti a loro.
-Oh no…- disse lei preoccupata.
-Cosa succede?- chiese lui.
-Il ponte è ceduto.
-Cosa?!
-Evidentemente le scosse del terremoto di qualche
giorno fa, hanno fatto crollare la costruzione.
-E adesso che si fa? Non c’è un'altra strada?- disse
il ragazzino agitato.
-Purtroppo è l’unica che conduce dall’altra parte ed
è a pochi passi dal centro Pokémon.
-Oh no…- il ragazzino guardò preoccupato il suo
pokémon- Cosa posso fare adesso?
La ragazzina lo osservò e poi guardò davanti a sé.
-Va bene…tentiamo il tutto per tutto- afferrò bene il
manubrio.
-Eh?- non capì.
-Stringiti forte a me e non muoverti.
-Che hai intenzione di fare?- chiese lui allarmato.
-Lo vedrai…- accelerò l’andamento della pedalata.
-A…aspetta…non avrai mica intenzione di…
-Esatto!- arrivò vicino alla fine della stradina e
con un accelerazione, fece saltare la bici in avanti.
-Ahh!!- gridarono i due ragazzini vedendosi in aria
con la bicie sotto il precipizio. La
bici atterrò bruscamente dall’altra parte della strada e i due caddero per
terra dovuto al colpo.
-Ahi, ahi…- disse dolorante la ragazzina alzando la
testa- Tutto a posto voi due?
-S- sì…- disse lui con le mani intorno a Pikachu per
attutire la caduta- Non credevo che l’avresti fatto davvero.
-Era l’unica soluzione. E poi guarda, sei arrivato-
indicò un edificio a pochi passi da loro- Muoviti, vai.
-E tu?- chiese lui alzandosi in piedi.
-Io prima devo raccattare quel che rimane della bici-
disse indicando il rottame per terra.
-Okey…grazie- si voltò e corse verso il Poké Center.
-Grandioso…- disse lei alzandosi e avvicinandosi alla
bici- In un solo giorno ho quasi investito un ragazzino, rischiato di cadere
nel precipizio e distrutto la bici.
Nel frattempo il ragazzino aveva raggiunto il Centro
Pokèmon e aveva affidato il suo pokèmon alle mani dell’infermiera. Poco dopo
arrivò anche la ragazzina.
-Allora?- chiese lei, vedendolo seduto in sala
d’attesa.
-E’ ancora dentro- disse lui triste mentre si alzava
in piedi.
-Oh…- lo guardò dispiaciuta.
-Se gli dovesse capitare qualcosa…non me lo
perdonerei- strinse forte i pugni.
-Ehi, Pikachu è in mani sicure- disse lei cercando di
consolarlo- Non devi preoccuparti. Può succedere di sbagliare in un incontro
pokèmon.
-Però…questo era il mio primo incontro serio…- chinò
la testa- Non avrei dovuto insistere a combattere contro quel ragazzo…quel
Giovanni.
-Giovanni hai detto?- disse lei sorpresa- Ti sei
battuto contro lui?
-Sì, perché?
-Per questo era conciato così il tuo Pikachu- disse
lei incrociando le braccia- Ne ho sentito parlare da quelli che l’avevano
sfidato. Dicono che sia molto crudele nelle sue battaglie e che finora non
l’abbia sconfitto nessuno.
-Evidentemente io mi ero illuso di riuscirci…questo
doveva essere l’inizio del mio viaggio come allenatore…- si coprì con la
visiera del suo cappellino- Forse è un segno del destino, non devo fare
l’allenatore…
D’improvviso gli arrivò un ceffone alla sua guancia
sinistra. Con la guancia arrossata dallo schiaffo, guardò la ragazzina davanti
a sé con la mano ancora in aria.
-E tu ti arrendi dopo solo una sconfitta? Sei solo
all’inizio del tuo viaggio, non puoi arrenderti al tuo primo sbaglio! Il tuo
Pikachu si riprenderà, ma non so se vorrà ancora come allenatore un codardo
come te.
Il ragazzino abbassò lo sguardo. Lei cercò di moderare il
tono di voce.
-Ragiona, il tuo Pokèmon è un tuo compagno di viaggio
e se tu ti arrendi adesso lo deluderai enormemente.
-…sì, hai ragione…Non posso arrendermi proprio ora-
alzò lo sguardo deciso- In fondo, il mio sogno è diventare un maestro Pokèmon.
-Bene- gli sorrise.
-Però…- si toccò la guancia- Era proprio il caso di
darmi uno schiaffo? Mi hai fatto male.
-E’ il minimo dopo quello che hai detto- si mise le
mani ai fianchi- E dopo aver sacrificato la mia bici per portarti qui.
-Eh?- la guardò stupito.
-Ecco tutto quello che è rimasto di integro- gli
mostrò il sellino.
-Uh…ehm, mi dispiace…
-Ti dispiace? Tutto qui?- lo guardò di traverso-
Troppo facile. Mi aspetto che tu mi risarcisca la bici.
-Eh?? Ma non ho tutti quei soldi…
-Aspetterò. Del resto, non hai detto che vuoi
diventare Maestro Pokèmon? Loro guadagnano tanto. Quindi aspetterò che tu
realizzi il tuo sogno e così potrai ripagarmi la bici.
-Hai intenzione di aspettare così tanto?- la guardò
confuso.
-Certo che no. Ti Seguirò per accertarmi che tu
diventi al più presto un bravo allenatore.
-Insomma, sarai la mia balia?
-Adesso non esagerare.
-Sei tu Hiroshi?- disse l’infermiera raggiungendoli e
portando con sé un pokèmon giallo.
-Sì…Pikachu!- disse il ragazzino felice, mentre il
pokèmon gli saltava in braccio- Pikachu, meno male che stai bene!- lo abbracciò
commosso.
-Pika- anche il pokèmon lo abbracciò con le sue
zampine.
-Vedrai Pikachu, ti prometto che mi impegnerò al
massimo per impedire che tu ti faccia male.
-Pi- sorrise il pokèmon.
-Che dolci- disse l’infermiera- Di queste scene se ne
vedono poco di questi tempi.
-Già…- ammise la ragazzina sorridendo. Doveva
ammettere che quel ragazzino era speciale. Se lo sentiva.
-La ringrazio infermiera… - disse Hiroshi.
-Di niente- sorrise- Purtroppo oggi giorno i Centri
d’assistenza pokèmon sono pochi…spero che più avanti le cose cambieranno. Ma da
dove arrivate? Sembra che abbiate avuto un viaggio difficoltoso…
-In effetti- i due si guardarono- Siamo arrivati
dall’altra sponda.
-Che?! Ma il ponte era crollato…come avete fatto?
-Con un poco di fortuna e spericolatezza…- disse
Hiroshi.
-…e con non pochi danni- continuò la ragazzina
ridacchiando.
-Incredibile- disse sorpresa l’infermiera e poi
sorrise- Sembrate proprio due amici ben affiatati.
I due si guardarono nuovamente sorpresi a loro volta e
ridacchiarono pensando al loro incontro un po’ particolare.
L’infermiera li salutò e i due ragazzini si avviarono
verso l’uscita.
-Visto che la bici è inutilizzabile, sarò costretta a
seguirti a piedi.
-Quindi sei ancora decisa a seguirmi?
-Pensi di sbarazzarti di me così facilmente?
-Oh, be’…come vuoi- iniziò ad incamminarsi, poi si
bloccò e si voltò verso di lei- A proposito, che sbadato, il mio nome è
Hiroshi, Katsumoto Hiroshi. Visto che da adesso proseguiremo insieme il
viaggio, è bene almeno conoscersi.
-Hai ragione- sorrise- Il mio nome è Akane
Waterflower e aspiro a diventare allenatrice di pokèmon d’acqua.
-Uh? Perché proprio del tipo d’acqua?- chiese lui
mentre i due si rimettevano in marcia.
-Perché sono i migliori.
-E chi lo dice?
-Io. E non ammetto repliche.
-Uh…- borbottò- Pikachu, prevedo tempi duri.
-Pika?
******
Hiroshi scese le scale e in quel momento sentì la porta
aprirsi. Entrarono i due ragazzi di ritorno da scuola. L’uomo gli andò
incontro.
-Ehilà, com’è andata a scuola? Oh, ma che volti scuri…vi hanno
messi in punizione?- ma non fece in tempo a terminare, che i due lo
sorpassarono, salirono in fretta le scale e si chiusero nelle loro stanze.
Haneko arrivando dalla cucina, guardò la scena e poi il marito- Ma che ho
detto?
-Temo che abbiano qualche problema- disse lei, mentre si
asciugava le mani.
-Ah sì? Sono già nel periodo ribelle dell’adolescenza? Domani
se ne usciranno con piercing e tatuaggi? E’ terribile!
-Vedi di scherzare poco e fa qualcosa- disse la donna seria e
iniziò a salire le scale.
-Dove vai?
-A parlare con Kasumi. Mi farò spiegare la situazione.
-E io?- si indicò.
-E tu, andrai a parlare con Satoshi.
-Perché proprio io? Satoshi quando è di malo umore, è in grado
di darmi fuoco. Almeno a te farà caso.
-Ahh- sospirò lei- Vuoi capire che in questo momento lui ha
bisogno di te? Sei stato via per tanto tempo e ora devi rimediare cercando di
instaurare un buon rapporto con lui. E poi, per queste cose, ha bisogno di
parlarne con il proprio padre, che con me.
-Tu hai già capito cos’hanno?
-Più o meno. E me ne accerterò solo parlando con Kasumi.
-D’accordo…- la donna si diresse verso la stanza della ragazza
e dopo aver bussato e detto il suo nome, entrò dentro chiudendosi la porta
dietro di sé.
L’uomo salì le scale e si diresse verso la stanza del
figlio. Sospirò. Fare questo, era uno dei compiti di un padre, no? Sperava solo
di non rovinare tutto. Bussò alla porta. Nessuno rispose. Allora bussò un’altra
volta, con più ritmo canticchiando qualcosa.
-Che c’è?! Non voglio nessuno!- sentì dire dall’altra parte.
-Sono il tuo paparino! Vengo in pace. Voglio solo parlarti.
Come si usa fare tra padre e figlio.
-Lasciami solo. Va a parlare con lo specchio.
-Che? Un momento…solo perché mi hai visto parlare con lo
specchio, non vuol dire che lo faccia tutte le volte…solo i sabati e le
domeniche.
Il ragazzo non rispose, così optò per entrare nella stanza.
-Satoshi?- guardò il figlio seduto sul letto, abbracciato alle
sue ginocchia e con la testa china.
-Che vuoi?- disse lui in tono sgarbato- Ho detto di voler
rimanere solo.
-Rannicchiato lì in un angolo, mi fai venire la pelle d’oca-
disse l’uomo- Non ti sarai mica rivisto l’esorcista? Te l’avrò detto un sacco
di volte, quella bambina non è la stessa che abita nella nostra zona- Satoshi
non rispose e rimase di spalle al padre- Satoshi…
-Lasciami in pace. Non sono in vena di battute.
-Mh sì, direi proprio di no. Con te un clown si toglierebbe la
vita in questo momento- poi chiuse la porta dietro di sè- Allora, racconta
tutto al tuo paparino preferito.
-…non c’è proprio niente da raccontare.
-Ah no? Quel muso lungo non è in sintonia con le tue parole.
Vediamo…- si toccò il mento con l’indice- Ho capito, hanno soppresso in tv la
tua serie animata preferita!- non rispose- Ah, no, no. La mamma ha deciso di
dimezzarti il cibo per qualche tua nota scolastica bassa, eh? Ci sono arrivato
vicino?
-La vuoi piantare? Non è mica un quiz.
-Ah no? Non c’è niente da vincere?- alzò le spalle- Peccato,
speravo che nel fare il papà, qualcosa ci si guadagnasse- poi si avvicinò al
ragazzo- Pensi che struggerti dentro ti aiuti? Non faresti meglio a confidarti?
-Con te? Meglio la morte.
-…che figliolo tanto fiducioso- roteò gli occhi- E poi, se si
tratta di litigi, io sono il numero uno in questi problemi. Be’, non a risolverli,
certo. Da giovane, non che non lo sia ancora, ero solito litigare spesso con i
miei compagni e con i miei avversari. Ehh, la rivalità era un mio gran difetto.
-Non è questo.
-Eh?
-Non è per questo che ho litigato con lei- Hiroshi lo guardò.
-Uhm…e questa lei, suppongo che sia Kasumi, no?
Satoshi fece un debole cenno di sì.
-Oggi mi sono comportato molto male con lei. Le ho detto cose
che non pensavo…o forse sì? Non ci capisco più niente. Perché è così
complicato?- Hiroshi si sedette accanto a lui- Kasumi è tornata a casa, le cose
si stanno finalmente mettendo a posto e l’ultima cosa che vorrei, è perderla di
nuovo.
-Avete litigato? Non mi pare una cosa nuova.
-E’ diverso. Quando l’ho vista abbracciata a Shigeru, ho
reagito molto male. E poi, mi sento soffocare e il cuore mi pare esplodere in
mano. Non odio Shigeru, lui è il mio amico e anche rivale nei tornei Pokèmon.
-Shigeru, eh?- alzò lo sguardo- Sapevo che prima o poi sarebbe
accaduto.
-Eh?
-Ascolta Sato, so bene cosa ti sta accadendo. Era solo
questione di tempo, prima che i primi effetti si facessero sentire.
-Che vuoi dire?- girò la testa per guardarlo.
-Sarò più diretto, cosa provi per Kasumi?
-Che?
-Ti sarà ben chiaro che tu non la vedi più come una sorella.
Cosa prova il Satoshi di adesso? Che emozioni hai provato a vederla insieme ad
un'altra persona?
-Io…credo rabbia…
-E poi?
-Non so, confusione, delusione…
-Mh. Le persone reagiscono in maniera brusca, quando sentono
che qualcuno gli sta portando via qualcosa di importante.
-Sì, è esattamente questo. Però, che vuol dire?
-Ma è gelosia, no?
-Che?!
-Non dirmi che non te ne sei accorto. Non sei più un bambino
ormai. Non la vedi più come una volta, lei non è più come una volta…il tempo è
passato anche per voi. Siete cresciuti, e inevitabilmente anche i vostri sentimenti
sono cambiati. Forse il tuo atteggiamento è dovuto al fatto che vedi in Shigeru
un rivale.
-Be’ sì, ambiamo entrambi a vincere i tornei…
-Intendevo rivale in amore.
-…- lui rimase senza parole.
-Se ci rifletti bene e pensi a quello che hai fatto finora, ti
accorgerai tu stesso di quanto siano cambiati i tuoi sentimenti per lei.
Satoshi lo guardò con gli occhi spalancati, poi chinando la
testa si voltò.
-No, noi siamo troppi diversi. Non può essere vero, non deve
succedere.
-Io credo che sia già accaduto. Il tuo cuore lo sa già e sta
cercando di fartelo capire con questi tuoi sbalzi d’umore.
-No…io non posso essermi innamorato di lei- appoggiò la testa
sulle ginocchia.
-E perché no?
-Non voglio che le cose cambino tra di noi. Questi stupidi
sentimenti, finiranno per rovinare la nostra amicizia.
-Sì, forse…o forse no. E’ certo che l’amore cambia il rapporto
tra due persone, ma non sempre in negativo. Se le due persone provano lo stesso
sentimento, non può che esserci che un miglioramento.
-E…se la persona non ricambia?
-Be’, è un po’ complicato…diciamo che se l’amicizia è forte,
neanche una delusione può dividerli.
-Tu…ti sei mai innamorato?
-Certo, altrimenti non mi sarei sposato con tua madre, no?
-Però, hai mai avuto una delusione?
-…ecco, sì- annuì- In effetti la mia prima cotta infantile, ce
l’avevo per la mia migliore amica, nonché compagna di viaggio- sorrise
nostalgico- Ma è un sentimento che scoprì tardi, quando lei ormai era
innamorata di un altro, dell’altro mio compagno di viaggi. Io come loro amico,
non potevo che augurargli di essere felice.
-Hai sofferto?
L’uomo lo guardò, poi fece un cenno di sì.
-Diciamo che le prime cotte fanno un po’ soffrire- ridacchiò
lui- Ma non per questo mi sono arreso. Certo, era difficile al momento, starle
vicino e non poterle dire la verità…- sospirò- Ma il tempo guarisce le ferite e
in seguito incontrai finalmente la donna che mi avrebbe reso felice.
-Chi?- lo guardò.
-Ma è chiaro, no? Tua madre…
-Eccoci a casa!- disse Hiroshi guardando davanti a sé
il paese di Masara- Ahh, che nostalgia.
-Ma se non fai che lamentarti che qui ti annoi?- lo
rimbeccò Akane.
-Però niente è meglio della propria casa per
rilassarsi da un lungo viaggio- sorrise- Ehi, perché non passiamo prima dal
professore Ookido? Devo consegnarli la sfera Gs che mi ha affidato un suo
collega.
-Speriamo che il professore ne venga a capo del
mistero su questa sfera- disse Mitsu.
-Già, sono tanti che stanno investigando sulla sfera.
-Bene, allora rotta verso il laboratorio! Andiamo
Raichu!- Hiroshi si avviò di corsa verso la casa.
-Raii!- lo inseguì il suo pokémon.
-Sempre di corsa lui- sospirarono i due compagni
mentre lo seguivano.
-Professore! Professore!- entrò dentro il
laboratorio- Sono venuto a…- si bloccò quando comparve davanti a lui una
persona.
-Ciao…- sorrise la ragazza chinandosi elegantemente-
Piacere di conoscerti, mi chiamo Haneko. Il professore Ookido è nel suo studio.
Adesso arriva.
-Oh…sì…- disse lui sorpreso, fissando la ragazza dai
capelli castani corti e un sorriso gentile.
-Hiroshi, non sai che bisogna attendere, prima di
precipitarsi dentro- lo raggiunsero Akane e Mitsu, poi notarono la ragazza- Chi
è?
-Hiroshi, ragazzi!- arrivò in quel momento un uomo
dai capelli castano scuro e un grembiule bianco- Che piacere rivedervi! Siete
tornati dal vostro viaggio?
-Sì…- riuscì a dire Hiroshi.
-Oh, ma che vedo, la sfera Gs- la prese dalle mani
del ragazzo- Ottimo lavoro, mi metto subito a studiarla.
-Ehm, professore…- Akane indicò l’altra ragazza.
-Oh, scusatemi, che sbadato che sono…- ridacchiò- Lei
è la mia nuova assistente. E’ stata mandata qui a Masara per aiutarmi nelle
ricerche.
-Ah sì?- Akane la guardò bene. Sembrava proprio una
brava e tranquilla ragazza. Mitsu le fece cenno di guardare l’espressione
imbambolata di Hiroshi.
-E’ un onore conoscervi…il professore mi ha tanto parlato
di voi- disse Haneko.
Hiroshi non parlò e i due amici sospirarono.
-Ciao Haneko, io mi chiamo Akane- si presentò.
-Io Mitsu.
-E questo manichino è Hiroshi- Akane indicò il
ragazzo dai capelli neri- Non farci caso se sembra strano, perché lo è.
-Ehi!- si svegliò lui.
-Che? Ho detto solo la verità- ridacchiò lei.
-Non sono strano.
-Detto da uno che ha cercato di catturare un Pidgey a
mani nude- disse Mitsu con un sorriso divertito.
-Ehi, ti ci metti anche tu?
-Eh eh- ridacchiò Haneko- Che divertenti che siete.
Hiroshi guardò incantato il suo sorriso e quel suo modo
di fare così delicato e garbato. Ai suoi occhi pareva quasi una vista
incantevole.
Questo non sfuggì ai suoi amici, che non poterono che
notare l’improvviso imbarazzo e nervosismo quando lui era vicino ad Haneko o
quando se ne parlava.
-Sei innamorato- disse infine Akane.
-Che?!- lui cadde dalla sedia della cucina di casa
sua.
-Ma dai, quello sguardo languido e perso nei
pensieri, quei sospiri nella notte, il tuo cambiamento quando c’è lei…è chiaro
segno che sei innamorato- disse lei decisa.
-Ma…
-Be’, io non me ne intendo- disse Mitsu- Però sei
davvero strano da quando siamo arrivati a Masara Town, non che tu non lo fossi
già…
-Mitsu, gentile come al solito, eh?- disse Hiroshi
ironico, mentre si alzava da terra.
-Faccio del mio meglio- sorrise lui divertito.
-Perché non ti dichiari?- disse Akane con gli occhi
che le luccicavano.
-Sei pazza- disse lui arrossendo- La conosco da
poco…che figura ci farei?
-Quello di un tenero innamorato.
-Non rincominciare- disse lui imbarazzato e
sprofondando dalla vergogna. Parlare di quei argomenti gli metteva un gran
disagio.
-E dai Hiro, non sei più un ragazzino- disse Akane
sorridendo e facendogli l’occhiolino- E poi, qualcosa mi dice che hai già fatto
centro nel suo cuore.
Hiroshi la osservò per qualche secondo.
-Akane…non dirmi che l’hai fatto- disse con aria
minacciosa.
-Cosa?- disse con finta ingenuità.
-Lo sai bene! Sei andata a parlarle di me?!
-Ehi, dovevo conoscere ad ogni costo la ragazza che
piace al mio migliore amico.
Il ragazzo si bloccò e la guardò.
-E credimi, non posso che essere felice per te.
Haneko è proprio una brava ragazza.
-…sì- chinò la testa, poi la rialzò con un sorriso-
Hai ragione.
-Come sempre- ridacchiò lei- E non preoccuparti, io e
Mitsu ti aiuteremo.
-Questo sì che mi preoccupa- disse lui fingendosi
preoccupato.
-Eh, che vorresti dire? Hai davanti a te la migliore
in questioni di cuore e il suo assistente.
-E da quando sarei diventato il tuo assistente?-
disse Mitsu.
-Da questo momento- disse lei decisa e si alzò in
piedi- Vedrai Hiro, con noi al tuo fianco, farai breccia al suo cuore!
-Non è che la stai prendendo un po’ seriamente?-
chiese ora veramente preoccupato Hiroshi.
-Per me si è montata la testa, da quando ha cercato
di unire due pokémon- commentò Mitsu, il che ricevette un pugno dalla ragazza-
Ahi, di sicuro invidio Hiro- si massaggiò la testa- Almeno la sua ragazza non è
manesca come Akane.
-Cosa?! Ritira subito quello che hai detto!
Hiroshi li guardò con un po’ malinconia discutere tra di
loro. Ricordava il primo giorno in cui lui e Akane si erano incontrati e di
come le loro avventure li avevano resi affiatati. Poi senza accorgersene il suo
sentimento d’amicizia cambiò e apprese troppo tardi di essere innamorato di
lei, perché Akane era già innamorato del loro compagno di viaggio. Per un po’
ne era rimasto turbato dalla notizia e si era sforzato di accettare la realtà.
In fondo, si trattava dei loro due migliori amici e se loro erano felici, lo
era anche lui. Credeva che non sarebbe più riuscito ad amare un’altra persona
come lei, però il destino gli aveva serbato una sorpresa. Una ragazza che
sembrava essere arrivata apposta per lui. E in breve…- si toccò il petto- il
suo cuore aveva iniziato a battere per lei.
E ora guardando Akane, non poteva che essere nostalgico,
ma sereno. Perché ora sentiva finalmente che tra di loro era rimasta una solida
amicizia. Che il tempo non avrebbe potuto cancellare…
-E poi?- chiese curioso Satoshi.
-Ehh, i miei amici fecero in modo che io e Haneko
rimanemmo soli e ci conoscessimo meglio. E per me, lei era un ottimo motivo per
tornare a Masara Town da ogni mio viaggio. Così che in breve mi dichiarai, non
con poche difficoltà- ridacchiò lui- Ma con l’appoggio dei miei amici ci riuscì
e iniziammo ad uscire insieme.
Il racconto di Hiroshi prosegue, facendosi strada tra
lontani ricordi della sua giovinezza, alle prese con l’incontro con Haneko e la
loro futura unione. Anche Haneko riporta alla sua mente quei ricordi con
nostalgia. Il racconto condurrà Satoshi a prendere una decisione, e questo non
sembrerà rallegrare Hiroshi che sarà costretto a prendere dei seri
provvedimenti.
Ebbene sì, un altro capitolo. Lo so, sono rimasta un bel po’
ferma con questa storia…ma alla fine ho ripreso, no? Mancano un bel po’ di
capitoli, ma vi chiedo di resistere ç.ç
Per capire meglio la storia e come si svolgerà, continuate a
leggere ^^ e seguite anche il mio blog www.mariposasky.blogspot.com,
dove aggiornerò man mano le varie fiction.
-Era molto timido- disse la donna. Accanto a lei c’era Kasumi
che l’ascoltava, mentre l’altra raccontava.
-Ah sì? Chi lo avrebbe detto…- le era difficile figurarsi
quell’uomo comportarsi come un ragazzino timido.
-Già, all’apparenza era molto sicuro di sé, ma quando di
trattava di sentimenti, andava nel panico- ridacchiò.
-E come avete fatto per stare insieme?
-Diciamo che non è stato semplice…- alzò lo sguardo.
-Haneko ciao!- la ragazza dai capelli castani
appoggiò i fascicoli che aveva in mano e guardò chi era entrato nel
laboratorio.
-Akane?- la guardò sorpresa.
-Come va?
-Bene, grazie. Ma tu che ci fai qui? Gli altri non
sono con te?
-Sono qui per conto mio- sorrise- Volevo scambiare
qualche parola con te, se non sei impegnata.
-Stavo solo sistemando questi fascicoli per il
professore. Mi sbrigo e vengo con te.
-Perfetto.
Haneko e Akane erano diventate buone amiche, da quando la
castana lavorava per il professore Ookido. Avevano avuto più occasioni per
chiacchierare di più cose. E poi Akane si lamentava spesso di sentirsi sola,
essendo l’unica ragazza del gruppo. Così approfittava delle soste a Masara Town
per parlare con Haneko, che la capiva più dei due ragazzi.
-Allora, com’è andato il vostro viaggio?
-Bene- disse lei- Abbiamo viaggiato per il continente
Hoenn e abbiamo conosciuto tanta gente. Anche un certo Norman, che come me
vuole aprire una palestra nella sua città.
-Quindi sei decisa?
-Certo, aprirò la mia palestra a Cerulean. L’ho già
visitata in passato e mi sembra il posto ideale.
-Ma…ne hai già parlato con gli altri?
Lei chinò la testa e fece cenno di no.
-Non me la sento ancora di dirgli che smetterò di
viaggiare con loro.
-Però, è il tuo sogno, no?
-Certo che sì. E’ da un sacco di tempo che ci sto
pensando e grazie a te e al professore, ho le procedure giuste per aprirlo-
sospirò- Ma è anche vero che mi piace viaggiare. Ogni giorno si scopre qualcosa
di nuovo.
-Quindi cosa farai?
-Ho deciso che questo sarà il mio ultimo torneo con i
miei amici. Almeno non finché non fermeremo una volta per tutte Giovanni.
-Capisco…
-Piuttosto, come va con Hiroshi?
-Eh?- lei arrossì leggermente.
-Ho saputo che ogni tanto ti chiama- la guardò con un
sorrisino- Eh? Allora? Qualche novità?- le diede una leggera gomitata.
-N-no…stai fraintendendo. Lui chiama il professore.
E’ un caso che risponda io.
-Ah sì?- disse lei con un sorrisino più ampio- E non
ti ha detto niente di interessante?
-Tipo?
-Non so…una dichiarazione?
-E perché avrebbe dovuto?
Akane la guardò, poi sospirò.
-Ahh, quei due maschi mi faranno diventare matta. Non
hanno la minima idea di cosa sia il romanticismo. Per quante volte dovrò dire a
Hiroshi di darsi una mossa?
-Eh?
-Senti, è arrivato il momento di prendere in mano la
situazione. Se Hiroshi non si vuole muovere, allora lo costringeremo a
dichiararsi.
-Che??
-Siamo ragazze è vero, ma non per questo dobbiamo
starcene con le mani in mano. Io dico di agire.
-Mi spaventi quando parli così. Non credi di
esagerare?
-Rispondimi Haneko- la guardò seria- A te piace
Hiroshi?
Haneko la guardò, poi abbassò lo sguardo imbarazzata.
-Lo sai già…- annuì- sì.
-Perfetto- disse Akane tornando sorridente- E allora
perché aspettare? Farò in modo che vi incontriate e che vi dichiarate.
-Senti Akane, apprezzo il tuo gesto, ma non è il caso
di affrettare le cose.
-Come?
-Vedi, non tutti siamo fatti al tuo stesso modo. C’è
come Hiroshi e come me, che preferiscono che tutto accada spontaneamente.
-Ma così ti toccherà aspettare un eternità- disse
Akane sbuffando- Credimi, prima che Hiroshi si svegli, farai in tempo a
diventare vecchia.
-Però…
-Ascolta, tu non ti preoccupare. Ce ne occuperemo io
e Mitsu per farvi incontrare. Andrà tutto bene.
-…d’accordo- sospirò rassegnata.
-Così che un giorno, mentre stavo dando da mangiare ai Pokèmon,
vidi precipitarsi da me un ragazzino…
-Hiroshi?- disse lei sorpresa- Ma cosa?
-Haneko!- disse lui spaventato- Come stai? Tutto
bene?
-Eh?
-Niente di ferito? Ho fatto più in fretta che potevo.
-Ma di che parli?
-Ho ricevuto la tua lettera. Mi hai scritto che eri
in pericolo e così mi sono precipitato.
Haneko prese la lettera, la lesse e poi gliela mostrò a
Hiroshi.
-Mi spiace, ma questa non è la mia calligrafia.
-Che?! Com’è possibile? Me l’ha data Akane e…- rimase
in silenzio guardando la lettera e poi lo sguardo di Haneko, che aveva già
intuito la situazione- …Oh, cavoli!- si sbatté la mano sulla fronte- La solita!
Le piace prendersi gioco di me! Ah, ma questa non gliela faccio passare liscia!
Haneko lo guardò, poi ridacchiò divertita.
-Eh?- lui la guardò imbarazzato.
-Mi fa piacere che ti sei precipitato da me,
credendomi in pericolo.
-Ah…sì- chinò la testa con il rossore sulle guance-
Però speravo di fare un entrata più eroica…così sarò sembrato solo un pazzo
uscito dal manicomio- sospirò.
-Ti sbagli…- gli sorrise- Per me sei un eroe in ogni
caso.
Lui la guardò incantato. Poi si sentì più agitato dalla
situazione.
-S- sei troppo gentile- sorrise lui.
Seguì un momento di silenzio.
-Ah- ehm, scusate- disse d’improvviso uno strano
vecchio, spuntato lì per caso e con una voce camuffata- Stavo facendo un giro
da queste parti e vi ho visti…ed ho pensato “quale migliore coppia di questa
per regalarle i miei biglietti omaggio per il cinema”?
-Eh?- i due si guardarono- Guardate che vi sbagliate,
noi due non…
-Ah, l’amore…che dolce cosa- intervenne una vecchia
spuntata dal nulla- Io e mio marito siamo troppo stanchi per andarci…perché non
ci andate voi? Saremo più che felici di cedervi i biglietti.
-La ringrazio, ma…- disse Hiroshi.
-Niente ma!- disse la vecchia, con una strana luce
negli occhi, che per un attimo ad Hiroshi sembrava famigliare- Siete giovani ed
innamorati. E’ giusto che ci andiate voi.
-Concordo- disse il vecchio.
Haneko e Satoshi si guardarono un po’ incerti.
-Qualcosa non va?- chiese il vecchio.
-Ecco…- Hiroshi guardò la ragazza un po’ insicuro- A
te va Haneko? Cioè, se non sei impegnata o…
-Certo- disse Haneko sorridente- Mi piacerebbe
andarci.
-Ottimo, allora cosa aspettate?- disse la vecchia,
spingendo i due- Il tempo è oro, muovetevi prima che inizi.
-O-okey…vi ringraziamo- dissero i ragazzi, mentre si
avviavano.
-A presto!- i vecchi salutarono, poi si guardarono a
vicenda e si scambiarono un sorriso complice- E’ fatta.
******
-Certo, non potevo sapere che in realtà quei due vecchi erano i
miei amici. Ci avevano fatto un bel tranello- disse Hiroshi.
-E com’è andata?- chiese curioso Satoshi.
-Be’…io e Haneko ci stavamo dirigendo al cinema, quando un
ragazzo comparve dal nulla…
-Ma che bella ragazza…- disse il ragazzo guardando
Haneko- Che ne dici di mollare questo moccioso e di fare un giro con me?
-Che?- Haneko lo guardò sorpresa.
-Non mi dire che vuoi stare con questo qui?- indicò
il suo accompagnatore.
-Ehi!- disse Hiroshi innervosito- Lei è con me,
lasciala stare.
-Ah sì? Altrimenti che mi fai?- lo guardò in tono di
sfida.
-Di sicuro un pugno nell’occhio.
-Calmati Hiroshi…- disse Haneko, cercando di evitare
una rissa- Lascialo stare, entriamo dentro il cinema.
-Suvvia ragazza, io sono migliore di lui- la prese
per il braccio. Cosa che innervosì molto Hiroshi- Vieni con me e ti assicuro
che ti divertirai.
-No, non voglio- disse lei decisa.
-Non costringermi a portarti via con la forza.
-Ehi, non hai sentito cosa ha detto?- disse Hiroshi
mettendosi in mezzo ai due- Vattene e lasciaci in pace.
-E chi sei tu? Sei il suo ragazzo per caso?
-Eh? Io…- divenne rosso e guardò di sfuggita Haneko,
anche lei imbarazzata- No, noi…
-E allora non impicciarti, nanerottolo- e prese per
mano la ragazza.
-Mh?!- ora Hiroshi stava veramente arrabbiandosi e
prese dall’altra mano la ragazza, trascinandola verso di sé- Ho detto…lasciala-
disse lui in tono minaccioso- o te la dovrai vedere con me. Lei è con me, e non
permetterò che una persona come te me la porti via.
-Eh? Allora state insieme?
-Sì- disse prontamente Haneko- Stiamo insieme.
Hiroshi la guardò sorpreso.
-Oh…in questo caso…me ne vado- e si allontanò,
lasciando lì i due ragazzi.
-Haneko…- tentò di dire lui.
-Eh, scusa…ma era l’unico modo per sbarazzarcene-
disse lei molto imbarazzata- Spero che non ti sia arrabbiato.
Hiroshi scosse la testa.
-No…va tutto bene- gli sorrise. Haneko ricambiò il
sorriso- Sai, mi piacerebbe che un giorno…fosse realtà…
-Eh?- lei divenne rossa di colpo.
-Ah, niente niente- agitò le mani davanti
imbarazzato- Piuttosto, il film starà già iniziando. Andiamo?
-Sì.
I due si avviarono dentro il cinema, mentre il ragazzo di
prima si era fermato giusto dietro l’angolo a parlare con altre due persone.
-Allora come sono andato?
-Ottimo- disse la ragazza con il pollice in su-
Recitazione perfetta.
-Non l’ho mai visto così arrabbiato- disse l’altro
ragazzo- Non credi che avremmo esagerato Akane?
-Ma che dici? Un po’ di gelosia non può che fargli
bene a Hiroshi- ridacchiò lei.
-Mi fai paura, sai?
-Grazie all’uscita, io e Haneko abbiamo avuto modo di parlare.
Ed è stato lì che mi dichiarai a lei. Anche se mi ci è voluta una buona dose di
coraggio- ridacchiò lui- Sai, avevo il terrore di essere rifiutato.
-Oh…però la mamma non l’ha fatto.
-Già. Lei è stata dolce fin dall’inizio e mi confesso di
ricambiare i miei stessi sentimenti. In quel momento mi rese il ragazzo più
felice della terra. Amare ed essere ricambiati…non c’è cosa migliore.
Satoshi lo guardò interessato. Poi chinò la testa.
-Amare ed essere ricambiato…chissà se capiterà anche a me?
-Su questo non c’è dubbio- disse lui appoggiandogli una mano
sulla spalla- Ti capiterà anche a te di trovare la persona giusta.
-Sì…
L’uomo lo guardò serio.
-Senti Satoshi.
-Mh?
-Io sono d’accordo con il capire chi ti piace, però…- fece una
pausa- Forse ora dovresti concentrarti su qualcos’altro…
-Eh?
-Come faccio a fartelo capire?- girò la testa incerto- Io credo
che la persona che stai cercando, non sia la persona adatta per te.
-Che vuoi dire? A chi ti riferisci?
-Vedi, con la mia storia volevo farti capire che a volte, le
persone che crediamo di amare, non sempre sono le persone destinate a noi e…-
fece un’altra pausa, poi sospirò- Niente, lascia stare- si alzò in piedi- Ne
parleremo un’altra volta.
-Uh, d’accordo.
-Rifletti piuttosto sui tuoi sentimenti, ti aiuterà a fare
chiarezza nel tuo cuore.
-Okey.
Hiroshi si avvicinò alla porta.
-Papà…
-Mh?- si girò.
-Grazie- gli sorrise.
-E’ per questo che servono i padri- gli sorrise e uscì dalla
stanza.
Sospirò. Come faceva a dirgli la verità? Come poteva agire
prima che fosse troppo tardi? Non voleva che lui finisse per soffrire.
Nello stesso momento uscì dall’altra stanza la signora
Haneko. Sorrise al marito.
-Com’è andata?
-Credo…bene.
-Visto? Non era così difficile- gli sorrise- Quei due stanno
solo affrontando un momento transitorio. I loro sentimenti sono confusi. E’
normale per la loro età- scese le scale, poi si voltò per guardare il marito
che la guardava leggermente preoccupato- Cosa c’è?
-…niente- la seguì.
******
Satoshi si appoggiò alla parete della stanza e guardò il
soffitto, seduto comodamente sul letto. Possibile che si trattasse di gelosia?
Lui era geloso di Kasumi? Ma perché?
Se ci pensava attentamente, aveva provato qualcosa di simile
alla festa di Marina. Quando aveva visto Shigeru e Kasumi che si stavano per
baciare, era stato preso da uno strano impulso. Così come nelle altre
occasioni, non sopportava come Shigeru la guardava, né come i due si
parlassero.
Io e Shigeru siamo sempre stati
diversi da te e Hinata, noi abbiamo una visione diversa della vita.
Forse si sentiva geloso di quel strano legame che c’era tra
Shigeru e lei? O forse perché sentiva che il legame che di solito c’era tra lui
e Kasumi si stava sciogliendo? In fondo lei non era davvero sua sorella…come
avrebbe continuato a tenerla con sé? Come le avrebbe impedito di andarsene via
un giorno? Lei si sarebbe innamorata di qualcuno e se ne sarebbe andata per la
sua strada…
Perché non poteva sentirsi felice per lei?
Se questo non lo hai ancora
compreso…come pensi che potremo tornare amici?
Amici…era poi quello che desiderava davvero? L’avrebbe
persa?
Sospirò, cercando rifugio stringendo un cuscino. Poi però
sentì bussare.
Si guardò intorno. No, non proveniva dalla porta. Ma allora
da dove…?
Poi gli venne un dubbio. Scese dal letto e guardò alla
finestra.
-Kasumi!- esclamò lui sorpreso, mentre apriva la finestra per
farla entrare.
-Era ora- disse lei- Sai, comincia a fare freddo qua fuori.
-E io non mi aspettavo certo una tua visita- disse lui-
Soprattutto dalla finestra.
-Be’, che vuoi farci…certi abitudini non si perdono- disse lei
alzando le spalle.
-Già- lui le sorrise con malinconia.
-Satoshi…
-Sì?- la guardò.
-Mi faresti entrare? Sai, non vorrei restare qui per tutta la
sera…
-Ah sì, scusa…- si fece da parte, mentre lei entrava, ma in
quel momento lei inciampo e finì per cadere addosso a lui.
-Ahi…- dissero i due, stesi per terra.
-Tutto a posto Kasumi?- chiese lui.
-S- sì…credo di sì…- tentò di alzarsi, ma si accorse di essere
caduta sopra il ragazzo.
I loro visi erano molto vicini. Anche lui si era accorto di
quella strana situazione e continuava a fissarla, immobile steso a terra. La
sua mano si avvicinò quasi istintivamente al viso di lei e iniziò a sfiorarle
la guancia. I loro cuori, così come i loro sguardi, parevano non smettere di
battere e di fissarsi in quei interminabili minuti.
Satoshi ricordò il bacio che aveva dato alla ragazza giorni
prima e del dolce sapore che aveva percepito al contatto con le sue labbra.
Avrebbe voluto assaporare quel momento un’altra volta…
Le guance di Kasumi si colorarono di un leggero color rosso,
mentre notava lo sguardo di Satoshi che diventava serio e che la fissava con
insistenza. Molto imbarazzata da quella posizione, cercò di muoversi da lì, ma
il ragazzo glielo impedì circondandola con le sue braccia e trattenendola a sé.
-Non te ne andare…- sussurrò lui- Non lasciarmi…- sembrò quasi
una supplica.
-…Satoshi- lo guardò sorpresa.
-Kasumi…- cercò di avvicinare i loro visi il più possibile.
Per la prima volta, aveva in mente chiaramente cosa voleva.
Qualcosa che il cuore lo aveva sempre supplicato e le sue labbra avevano
desiderato…Baciarla.
La ragazza guardò il viso di lui protrarsi verso di lei, in
un impulso che neanche lei poteva resistere. Perché…era quello che desiderava
anche lei.
Erano a pochi centimetri per darsi quel bacio che avrebbe
cambiato per sempre il loro modo di vedersi.
E fu proprio in quel momento, che qualcuno bussò la porta.
Satoshi sapeva che non poteva trattarsi della finestra,
questa volta.
-Sato? Ho sentito un rumore…sei caduto?- disse la voce del
padre da dietro la porta.
I due ragazzi si rialzarono agitati, cercando di escogitare
qualcosa al più presto.
La porta si aprì ed entrò l’uomo. Vide un ragazzo steso giù.
-Sato, che ci fai lì a terra?
-Eh? Ah, stavo…sì, stavo cercando qualcosa…
-E quel botto di prima?
-Giusto, sono caduto.
-Ma non avevi detto che stavi cercando qualcosa?
-Precisamente, sono caduto e stavo cercando qualcosa che mi è
caduto- ridacchiò lui nervosamente.
-Uhm…d’accordo. Però sta attento…il pavimento non può resistere
a tante cadute- e uscì dalla stanza- Ah, e poi chiudi la finestra, che sta
iniziando a far freddo.
-D’accordo- l’uomo chiuse dietro di sé la porta.
Il ragazzo poté tirare un sospiro di sollievo, e anche la
ragazza nascosta dietro la porta poté rilassarsi, una volta che l’uomo si fu
allontanato. Kasumi si lasciò scivolare sulla parete della stanza e Satoshi si
alzò da terra. I due si guardarono e sviarono i loro sguardi, molto
imbarazzati. Quello che era accaduto qualche minuto prima, non si poteva certo
definire casualità. Era chiaro che qualcosa che era cambiato tra i due ed era
ormai difficile nasconderlo.
Le loro stesse sensazioni li avevano portati ad avvicinarsi
più volte in diverse occasioni.
-Kasumi…- tentò di dire lui, per non fare continuare il
silenzio in quella stanza. La voce di lui fece sussultare la ragazza, che si
spinse più forte con la schiena contro la parete e sentendosi istintivamente
braccata lì dentro- Tutto bene?
-S- sì…- disse lei, facendo un cenno di sì- Tu?
-Sì, bene- tornò il silenzio- Oh, ehm…e quindi, cosa stavamo
dicendo?- disse lui imbarazzato, mentre si grattava la guancia.
-Oh, certo…dunque, ero venuta a parlare con te…per quello che è
accaduto stamattina…
-Ah, già…- lui sospirò quasi deluso e si sedette sul letto.
Sperava ingenuamente di poter riprendere dal bacio- E quindi?
-Satoshi…- lo guardò- Perché c’è l’hai con Shigeru? E’ per la
vostra solita rivalità?
Lui scosse la testa.
-No, non proprio- chinò la testa- E’ che so…che presto mi
porterà via una persona importante.
-Come?
Satoshi la guardò e sorrise un po’ triste.
-Come hai detto tu, siamo molto diversi. E’ per questo che tu
ti trovi meglio con lui.
-Perché dici questo?
-E’ la verità…Presto o tardi, te ne andrai. Lontano da questa
casa…- sussurrò- lontano da me.
-Satoshi- lei si sedette accanto a lui- Solo perché vediamo le
cose in modo diverso, non vuol dire che io me ne debba andare.
-Ma lo farai…
Lei lo guardò per qualche istante, poi abbassò lo sguardo.
-Sì…questo è vero. Stiamo crescendo…non potrò rimanere qui per
sempre. Neanche tu, suppongo- sospirò e lo guardò sorridendo- Però sappi che in
qualsiasi posto io sia, io ti resterò accanto. E poi…- fece un gesto con la
mano per indicare la cornetta del telefono-..esistono tanti modi per sentirsi,
no?
-Non è la stessa cosa- disse lui senza guardarla.
-Sato…
-Mi sono abituato ad averti al mio fianco…se te ne andrai, mi
sentirò solo.
-Ma non sei solo- disse Kasumi- Ci sono i tuoi genitori, i
nostri amici e…e io verrò più spesso a trovarti.
-Non è la stessa cosa!- ribadì lui, alzandosi in piedi.
-Insomma, che vuoi che faccia allora?- anche Kasumi si alzò in
piedi.
Satoshi la fissò serio e poi la prese per le braccia. Quando
il suo viso fu più vicino a quello della ragazza, sussurrò.
-Rimani con me…- e sentendosi ormai impotente nel trattenere i
suoi sentimenti, la trascinò verso sé- Per sempre…-avvicinò le sue labbra a
lei. Kasumi rimase in silenzio mimando il suo gesto.
-Sato!- si spalancò la porta- Hai ancora la cassetta
dell’Esorcista?- Hiroshi rimase senza parole, di fronte alla scena-…cosa?
Seguirono dei brevi, ma anche lunghi secondi di imbarazzo,
mentre i due ragazzi continuavano a stare uno di fronte all’altro, senza
muoversi di un millimetro, sotto lo sguardo dell’uomo.
-I-io…devo andare…- Kasumi si voltò velocemente, molto rossa in
viso e guizzò via dalla stanza, tra lo stupore generale. Satoshi la guardò
andare via, senza poterla fermare.
-Ma quando è entrata?- chiese Hiroshi.
-…paaa…pàaaa…- mormorò Satoshi in tono di minaccia, agitando le
dita nervosamente.
-Waaa, figliolo, non l’ho fatto apposta, davvero!- si difese
lui, mentre Satoshi cercava di strangolarlo.
Satoshi era furioso. Non sapeva con quale coraggio aveva
tentato di baciarla? Tutto sfumato per un padre impiccione.
-Da domani metterò un lucchetto alla porta!
-Vorresti proibirmi di entrare nella tua stanza?
-No, voglio proibirti di entrare nella mia vita!
-Che crudele- mugolò il padre. Satoshi lo lasciò andare.
-E comunque, che eri venuto a fare?
-Ah, ricordi la cassetta dell’Esorcista?
-Non posso credere che tu sia venuto a disturbarmi per questa
sciocchezza- borbottò Satoshi, mentre frugava nella pila di cassette.
-Caspita. Non posso credere che ce l’hai ancora- disse Hiroshi
prendendo la cassetta- Era uno dei miei regali per te…
-Già…solo da quello si capisce che padre eri…- commentò
Satoshi- …Regalare un film dell’orrore ad un bambino!
-Non ce l’avrai ancora con me, perché avevi gli incubi la notte
e facevi la pipì a letto?
-Fuori!!!- gridò Satoshi imbarazzato e arrabbiato. L’uomo fu
sbattuto fuori dalla camera.
-Che modi…- brontolò lui.
Poi passò davanti alla porta chiusa della ragazza. La fissò
per qualche istante, poi bussò alla porta.
La porta si aprì lentamente, facendo vedere la faccia di
Kasumi leggermente arrossata per prima e quando vide chi aveva davanti, arrossì
di più.
-…s-sì?- chiese lei timidamente.
-Posso entrare?- chiese lui serio.
-C- certo…- lei lo fece entrare e chiuse la porta. Guardò
preoccupata l’uomo, mentre si sedeva sul letto- Aveva bisogno?
-Dobbiamo parlare- disse lui sbrigativo- E sai a cosa mi
riferisco.
-I-io…- disse lei imbarazzata- N-non è successo niente…noi non…
-Lo so- disse lui- Ma non potrò starvi alle costole per tutto
il tempo.
Kasumi lo guardò un po’ confusa.
-Sarò breve, Kasumi. A me fa piacere che tu viva con noi, nello
stesso tetto. Sei una ragazza in gamba e Haneko e Satoshi sono affezionati a
te. Ma vorrei che da adesso osservassi una nuova regola.
-Di che si tratta?- il rossore le era passato, sostituito dalla
preoccupazione. Non lo aveva visto così serio con lei.
-Voglio che tu stia lontana da mio figlio.
Kasumi spalancò gli occhi e guardò l’uomo senza saper cosa
dire.
-…stare lontana?- ripeté lei.
-Non intendo dire che non lo devi più vedere. Vivete nella
stessa casa e frequentate la stessa scuola…sarebbe impossibile. Quello che ti
chiedo è un’altra cosa. Forse ti sembrerà strano adesso, ma temo che prima o
poi lo capirete, forse l’avete già capito…cosa provate uno per l’altro- Kasumi
rimase in silenzio- E questo non è un bene per voi.
-Che…che intende dire?- la voce di Kasumi si fece più bassa.
-La tua missione, quel che dovremmo fare e il tuo passato…- lei
chinò la testa- Non dico che mi fa piacere questa situazione. A lungo mi sono
chiesto se era il caso di intervenire o lasciare le cose com’erano. Satoshi è
cambiato da quando sei qui ed è cresciuto molto- sospirò- Ma ora mi sono
accorto che non posso più tacere. Mi duole farlo, ma è necessario- la guardò-
Per questo, voglio che tu stia lontano da lui. Non voglio che Satoshi si
innamori di te o che possa succedere qualcosa tra voi due. Ti è chiaro?
Kasumi annuì lentamente.
-Bene…mi dispiace di essere così duro con te- si alzò in piedi-
Non avrei mai voluto arrivare a questo punto.
La ragazza non disse niente e mantenne lo sguardo fisso a
terra.
-Naturalmente, gli altri non dovranno sapere niente.
-…sì.
-D’accordo. Allora ti lascio riposare- l’uomo aprì la porta e
uscì dalla stanza- ‘notte Kasumi.
-‘notte- rispose lei con voce bassa.
La porta si chiuse e Kasumi rimase in piedi. Delle lacrime
uscirono dagli occhi, atterrando sul tappeto. Solo qualche minuto prima si
sentiva così emozionata. Essersi trovata a pochi centimetri dal viso di
Satoshi, l’aveva lasciata stupita. Ora però non si sentiva così felice.
Si asciugò gli occhi, sfregandosi il braccio. Perché tutto
ciò che di buono le capitava, se ne doveva allontanare?
Rimani con me…Per sempre…
Risuonò nella sua mente la voce di Satoshi. Come poteva fare
ora? Come poteva dirgli che non poteva più mantenere la promessa?
Si avvicinò al letto e ci si sdraiò.
Forse era la sua punizione per aver chiesto troppo…Quando
finalmente poteva comportarsi come una normale ragazza, il passato tornava a
tormentarla.
Sprofondò la faccia sul cuscino e altre lacrime scesero
sulle guance.
Se era questo quel che doveva fare…l’avrebbe fatto. Anche se
ci avrebbe sofferto. Quella famiglia le aveva dato qualcosa che non avrebbe mai
avuto ed era ora che lei ricambiasse.
Dopo una breve pausa per riordinare i propri sentimenti, i
nostri personaggi si avvicineranno sempre più al mistero che ruota intorno alla
scomparsa di Hiroshi e della sua missione. Mentre farà la comparsa di un altro
personaggio che era rimasto nell’ombra.
Ho guardato la vecchia scaletta di questa fic…e mi sono
accorta che sono davvero vicina alla fine. Ed è proprio quando sono alla fine,
che finisco per interrompere la fic XD
No, be’, spero proprio di no. Per tutti quelli che
continuano a seguire questa fic, non mi arrenderò! Anche se fosse solo una persona,
non mi arrenderò, perché avevo dedicato molto a questa fic ^^
Una grazie a Kogarashi e a Fedina che stanno ancora seguendo
la storia! ^-^
Spero che comunque non odierete Hiroshi dopo questo capitolo
(io personalmente, sì XD) (naaah, scherzo), ma avrà modo di riscattarsi…credo
°.° Certo che…regalare l’Esorcista ad un bambino -_-‘…bah. Spero che Satoshi
non segua le sue orme XD