Chums

di potteriani
(/viewuser.php?uid=174302)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Segreti e baci ***
Capitolo 2: *** Il giorno dopo ***
Capitolo 3: *** L'anima gemella ***



Capitolo 1
*** Segreti e baci ***


Blaine Anderson adorava i suoi amici.

Del resto quei sei pazzi erano ormai diventati la sua famiglia, e per lui contavano più di qualsiasi cosa al mondo.

Erano passati ormai cinque anni da quando un giovane e fiducioso ragazzo dell’Ohio di appena diciannove anni si era trasferito in quel palazzo del Greenwich Village, pieno di sogni e speranze per il futuro.
Aveva trovato un annuncio sul giornale poche settimane prima dove veniva offerta la possibilità di affittare una stanza per una cifra quasi imbarazzante per quanto bassa, e dopo appena una settimana aveva firmato il contratto di affitto.

L’appartamento era un piccolo open space formato da cucina e salotto, più un bagno e due camere da letto. Blaine divideva quello spazio con Sam, un ragazzo del Kentucky tutto labbra che non faceva altro che parlare e imitare attori famosi.

Erano diventati amici in fretta e nonostante tutti gli anni passati Blaine rideva ancora di gusto alle imitazioni di Sam (probabilmente era l’unico).

Sam voleva diventare un modello e nel tempo aveva anche fatto un paio di campagne piuttosto famose, ma non era mai riuscito a sfondare davvero. Nonostante questo continuava ad affidarsi alla sua manager e a sperare in qualche chiamata.

Poi Blaine aveva conosciuto Artie e Brittany.

Li aveva incontrati una mattina d’inverno, una di quelle talmente gelide che il freddo ti entra fin dentro le ossa e l’unica cosa che vorresti fare è rimanere a casa sotto il piumone a bere della cioccolata calda e a guardare l’ultima puntata del tuo show preferito. Ma Blaine quella mattina doveva andare a distribuire un po’ di curriculum, quindi addio piumone e telefilm.

Si era rifugiato nel bar sotto casa per scaldarsi un attimo, prima di tornare nell’aria pungente di New York, e lì aveva quasi travolto una coppia di ragazzi entrando.

Artie e Brittany, che in quel periodo si frequentavano, lo avevano visto così spaesato e infreddolito che gli avevano offerto un caffè. Artie studiava alla Brooklyn Film Academy e nonostante gli ostacoli dovuti allo stare su una sedia a rotelle sognava di diventare un regista. Era un persona molto calma e razionale e un ottimo ascoltatore. Brittany invece era l’esatto opposto.

Blaine non aveva mai conosciuto una persona come lei. Era un delle ragazze più carine che avesse mai visto: lunghi capelli biondi e occhi azzurri contornati da lunghe ciglia. Era del tutto fuori dagli schemi, persa perennemente nel suo mondo. Riusciva sempre a strappare un sorriso a tutti con poche parole, e la sua dolcezza era uno dei motivi per cui Blaine la adorava. Brittany era un’insegnante di ballo in una piccola scuola del Greenwich Village, e solitamente lavorava con i bambini.

Entrambi si erano aggiunti in fretta alla sua cerchia di amici insieme a Sam. Per un po’ erano stati solo loro quattro, ma dopo quasi un anno erano arrivati Santana, Rachel e Kurt.

Anche loro tre venivano dall’Ohio e vivevano a New York da quasi tre anni, ma avevano dovuto cambiare quello che era stato il loro storico appartamento a Bushwick dato il poco spazio. Così si erano trasferiti esattamente davanti a Sam e Blaine: stesso palazzo, stesso corridoio, porta diversa.

Principalmente si erano conosciuti grazie a Sam. Lui e Rachel avevano avuto un flirt durato un paio di mesi, anche se poi avevano deciso di restare amici.

Ma non per molto, visto che si erano rimessi insieme restando fidanzati per quasi un anno prima di tornare alla versione “amici”. La loro relazione tira-e-molla non era mai del tutto finita nonostante le altre storie che entrambi avevano avuto.

Rachel lavorava a Broadway e ormai da due anni interpretava il ruolo protagonista di ‘Funny Girl’, Fanny Brice. Erano andati a vederla tutti la sera della prima e nessuno aveva potuto negare il talento della ragazza. Peccato però che il suo carattere fosse un po’… difficile, ecco. (E motivo di molte litigate fra lei e Sam)

Santana lavorava come commessa da Zumiez, ancora non era riuscita a capire cosa voleva fare della sua vita. Era un persona senza peli sulla lingua, piuttosto aggressiva e schietta il 99% del tempo, ma che diventava premurosa e gentile quando si presentavano delle difficoltà per i suoi amici.

Come quando il padre di Kurt aveva avuto il secondo infarto.

Era stato un periodo terribile per tutti: Kurt non sembrava più lo stesso, si comportava come un automa e a malapena parlava. Appena aveva ricevuto la notizia era stata Santana ad accompagnarlo in Ohio per vedere suo padre. Erano rimasti lì una settimana prima di tornare a New York: per fortuna non si era trattato di niente di grave, ma aveva fatto preoccupare tutti non poco. Tutt’ora l’argomento “Burt” era molto delicato da affrontare.

Kurt… Kurt era la persona con cui Blaine si era trovato meglio, oltre a Sam e Brittany.
Kurt lo capiva, e non solo per il fatto che anche lui fosse gay. No, Kurt riusciva a capirlo a un livello più profondo. Era da lui che Blaine andava quando un storia finiva male o quando a lavoro le cose si facevano dure. Ed era da Blaine che Kurt veniva quando si sentiva insicuro sui capi da proporre a Isabelle per la nuova collezione o quando aveva bisogno di scappare dalle litigate assurde di Rachel e Santana.

Restavano svegli tutta la notte stesi l’uno accanto all’altro sul letto di Blaine a guardare le vecchie puntate di Sherlock e a parlare della pazzia delle coinquiline di Kurt.

E innamorarsi di Kurt… beh, non era stato premeditato.
*

Era successo e basta.

All’inizio Kurt vedeva in Blaine semplicemente il suo migliore amico. Si era avvicinato di più a lui in quattro anni di quanto avesse mai fatto con Santana o Rachel in otto.

Blaine riusciva a farlo sorridere anche dopo una giornata sfiancante a Vouge.com semplicemente portandogli un vecchio dvd degli anni ’80 e del cibo cinese.

Blaine era riuscito a farlo parlare di Finn, cosa che nessuno aveva mai fatto.
Lui non ne parlava, punto.
Ma con Blaine ogni cosa era imprevedibile.

Quando Adam lo aveva lasciato per quel ragazzo più giovane dell’NYU e lui e Blaine lo avevano rincontrato quasi un mese dopo, Blaine aveva notato subito il nervosismo di Kurt, sapeva quanto avesse sofferto a causa sua, e senza dire niente aveva semplicemente sferrato un pugno sulla mandibola di Adam, lasciandolo confuso e dolorante in quel negozio di dischi dell’Upper West Side. Dopo lui e Blaine avevano corso ridendo mano nella mano, fermandosi solo dopo aver messo quattro isolati di distanza tra loro e Adam. Anche allora Blaine non aveva detto niente: lo aveva guardato negli occhi e gli aveva sorriso, poi lo aveva trascinato verso la fermata più vicina della metro per tornare a casa.

 
Era Capodanno quando successe.

Erano andati tutti a una festa organizzata dagli ex compagni di corso di Artie a Chelsea, ma erano tutti tesi. Quella sera Sam e Rachel avevano litigato di nuovo: anche se non stavano più insieme lei aveva fatto una sfuriata sulla nuova ragazza di Sam. Lui si era giustamente difeso dicendo che dato che non erano più fidanzati lei non aveva nessun diritto di criticare le sue scelte. Nonostante questo però nessuno aveva visto la sua nuova ragazza alla festa, e Rachel sembrava essersi un po’ placata.

Verso la mezzanotte Santana e Brittany erano in pista a ballare un lento senza curarsi del fatto che stessero dando musica house.

Artie stava flirtando con una ragazza della sua vecchia università.

Rachel era avvinghiata a un ragazzo alto e biondo. Sam l’aveva guardata a lungo da un angolo della stanza prima di dire a Blaine che se ne andava.

Kurt invece era affacciato alla terrazza di quell’enorme appartamento. Voleva semplicemente un attimo di respiro da quella massa di persone che non conosceva.

Capodanno per lui era sempre stato un periodo dell’anno un po’ particolare. Prima che sua madre morisse guardavano tutti insieme un film Disney e poi facevano il conto alla rovescia verso l’anno nuovo stretti sul divano in salotto. Quando Carole e Finn erano entrati a far parte della famiglia si ritrovavano in cucina a brindare all’anno passato e a fare promesse per quello avvenire. Da quando lui viveva a New York però non aveva mai avuto una tradizione di quel tipo. Lasciava semplicemente che i minuti gli scorressero addosso e prima che potesse realizzarlo era stato catapultato in un nuovo anno.

Era sempre appoggiato al cornicione della terrazza quando Blaine venne a cercarlo.

-E’ quasi mezzanotte- disse Blaine mettendosi accanto a lui a osservare la città sotto di loro.

-Lo so. Non cerchi qualcuno da baciare?- gli chiese Kurt voltandosi a guardarlo. Blaine scosse la testa.

-Nah. Non credo che abbia molto senso baciare qualcuno a mezzanotte giusto per fare qualcosa. Se mai dovessi baciare qualcuno vorrei che fosse speciale, capisci?-

-Credo di sì- annuì Kurt.

Rimasero in silenzio qualche minuto, spalla contro spalla, lo sguardo perso su New York.

-Come sta Sam?-

-Si riprenderà. Spero- disse Blaine con lo sguardo corrucciato. –Io… non li capisco. Perché non chiariscono le cose una volta per tutte?-

-E’ un po’ più complicato di quanto sembra, Blaine-

-Lo so, ma… a volte sembra che non possano fare a meno l’uno dell’altra, a volte si ucciderebbero… Vorrei solo che prendessero una decisione, almeno anche noi sapremmo come comportarci-

Quello era vero. Con Sam e Rachel non si poteva mai sapere come stavano le cose. Rischiavi di comportarti in un modo che una settimana prima sarebbe stato giusto ma poi diventava sbagliato.

-Ecco perché le relazioni sono così complicate in un gruppo di amici. Non sai mai come andranno a finire- disse Kurt stringendosi un po’ di più nel maglione. Faceva freddo. –Guarda Artie e Brittany: loro sono rimasti molto amici, e Britt e Santana ora sono felici. Mentre Rachel e Sam, loro… sono diversi-

-Io e te siamo gli unici sani del gruppo- disse Blaine sorridendo dandogli un colpetto sulla spalla.

-Si, fino a che non ci evolveremo- rise Kurt. Blaine lo guardò attentamente focalizzando tutta la sua attenzione su di lui.

-Che vuoi dire?- chiese.

-Oh… Lascia perdere, davvero, non so quello che dico. Penso che il freddo mi abbia congelato anche il cervello. Che ne dici di rientra--

-Ti ricordi la fine di “Harry ti presento Sally”?- Blaine lo fermò tenendolo per un braccio, il viso improvvisamente vicino al suo. Sembrava concentrato su qualcosa che neanche lui riusciva a capire.

Kurt annuì lentamente, un po’ confuso. -Certo, è il nostro film preferito-

-Oggi è il 31 dicembre- sussurrò Blaine, quasi fosse un segreto.

Kurt lo guardò sempre più confuso.

-Blaine, che stai--

-10…9…8…-

Le voci da dentro arrivavano un po’ attutite, ma Kurt poteva sentire perfettamente i sussurri di Blaine.

-…7…- le sue labbra si muovevano a malapena -…6…-

Il moro si stava avvicinando sempre di più, lentamente-molto lentamente- dando a Kurt la possibilità di scostarsi se avesse voluto.

Solo che Kurt non voleva. In quel momento lo colpì una folgorazione. Era come se ogni momento che lui e Blaine avessero mai vissuto insieme fosse accaduto per portarli esattamente fino a quell’istante, fino a quella sera su quel terrazzo gelido la sera di Capodanno.

-…5…4…3…-

Kurt poteva sentire l’odore del gel ai lamponi di Blaine, e la sua colonia… e Blaine.

-…2…-

Chiuse gli occhi, ma poté sentire perfettamente la mano sinistra di Blaine che si appoggiava delicatamente sulla sua guancia mentre la destra stringeva piano il suo fianco.

-…1… BUON ANNO!-

Le loro labbra si sfiorarono appena inizialmente, ma ben presto cominciarono a prendere confidenza. Kurt constatò la morbidezza delle labbra di Blaine e Blaine poté imprimersi nella mente la forma delle labbra di Kurt.

Kurt non si rese neanche conto di aver immerso le mani nei capelli di Blaine fino a quando non lo sentì sospirare di approvazione.

Nessuno dei due avrebbe mai immaginato che baciare l’altro potesse essere qualcosa di così… naturale.

Kurt era nato per baciare Blaine.
Blaine era nato per stringere Kurt.
*

La prima cosa che Blaine sentì fu la sveglia terribilmente fastidiosa di Kurt. Dei rumori di coperte spostate e il muoversi del corpo sotto di lui gli fecero capire che anche Kurt aveva sentito la sveglia e la stava spegnendo.

Inalò profondamente l’odore del ragazzo appoggiando il viso nell’incavo del suo collo, stringendo le braccia intorno a lui un po’ di più.

-Blaine…- la voce di Kurt era davvero roca di prima mattina, cosa che aveva sempre affascinato Blaine.

-Mm- mugugnò in risposta, del tutto restio a spostarsi.

-Sono le cinque e mezza… Devi alzarti, lo sai- disse Kurt sbadigliando e scuotendolo leggermente per una spalla.

Blaine grugnì. Ecco una cosa che odiava.
Lui amava stare con Kurt: passare i pomeriggi insieme per le strade di New York o in qualche parco, addormentarsi l’uno sull’altro sul divano, andare a vedere i nuovi film Marvel al cinema insieme, fare l’amore con lui e addormentarsi stringendolo.
Ma se c’era una cosa che odiava davvero era quella. Svegliarsi almeno un’ora e mezza prima dei rispettivi coinquilini –a seconda di chi sgattaiolava in camera dell’altro nel cuore della notte- per non destare sospetti.

Erano passati ormai due mesi e mezzo dalla sera di Capodanno, e per quanto quella situazione clandestina potesse essere intrigante all’inizio ormai era diventata sfiancante, sotto tutti i punti di vista.

Blaine odiava dover mentire ai suoi amici, specialmente a Sam, ma entrambi avevano concordato di non dire niente a nessuno per il momento.

Volevano godersi una relazione priva di troppi problemi e specialmente priva dei commenti dei loro amici, che per quanto fantastici fossero sapevano essere davvero fastidiosi. (Specialmente Santana)

Kurt abbassò di poco il viso, dandogli dei piccoli baci sulla fronte, sulle guance e sulle labbra per cercare di svegliarlo. Blaine rispose al bacio, anche se infastidito.

-Odio non poter restare qui- disse il ragazzo staccandosi e stendendosi per guardare il soffitto.

-Lo so piccolo, ma è ancora per poco… Te lo prometto- disse Kurt appoggiandosi su un fianco per guardarlo.

-Davvero?- Blaine si tirò a sedere osservando speranzoso Kurt.

-Sì- annuì il ragazzo –Questa situazione è stressante per entrambi-

-Se lo diciamo a tutti- sussurrò Blaine abbassandosi su di lui con un sorriso malizioso –Potrò tenerti per mano davanti agli altri…- lasciò un piccolo bacio sul suo collo –Baciarti quando voglio…- un altro –E non dovrò inventarmi nessuna scusa per rapirti per del fantastico sesso-

Kurt ridacchiò piano, ma lo allontanò comunque.

-Esattamente. Quindi resisti ancora un po’ e ora vestiti- disse dandogli una leggera spinta.

Con un ultimo sbuffo Blaine si alzò dal letto e cominciò a rivestirsi.

-Ci vediamo qui a colazione?- chiese una volta vestito del tutto.

Kurt annuì –Vengono tutti, vedi di fare il bravo- lo ammonì.

-Ehi, io faccio sempre il bravo- protestò Blaine sedendosi sul lato del letto del castano.

Kurt alzò elegantemente un sopracciglio –Blaine- sospirò –Ieri per poco non mi hai chiamato ‘amore’ davanti a Artie e Rachel-

-Ma mi sono fermato in tempo, no?- sorrise Blaine avvicinandosi di più a Kurt per una bacio dolce e lento.

-Vai- disse Kurt sorridendo e spingendolo verso la porta.

Con un ultimo sorriso Blaine uscì dalla stanza.
*

-Avete sentito di Mercedes?- chiese Rachel spalmando un abbondante dose di marmellata sulla sua fetta di pane tostato. –Pare che alla fine sia riuscita ad ottenere quel contratto discografico-

-Finalmente quel misogino bastardo gliel’ha concesso- disse Santana aspramente riempiendo di succo il bicchiere di Brittany.

-A te l’aveva detto, no Kurt?- continuò Rachel.

Blaine stava continuando da dieci minuti a sfiorargli la caviglia con la sua sotto il tavolo, e ovviamente riusciva pure a fare l’indifferente mentre sorseggiava il suo cappuccino.

-Kurt?-

-Eh? Cosa?- si riscosse Kurt focalizzandosi su Rachel.

-Stai bene?- chiese lei guardandolo scettica.

-Sì, sì, benone- lui fece finta di niente, tornando a spulciare il suo muffin. Blaine nel frattempo se la rideva dietro la sua tazza. Il bastardo…

-Nel pomeriggio devo passare da Harlem per affittare quell’apparecchiatura di registrazione. Ti va di venire con me Sam?- chiese Artie cambiando argomento.

Mentre la conversazione continuava tranquillamente Blaine riprese la sua attività sotto il tavolo. Kurt lo fulminò con lo sguardo ma lui ovviamente evitava di incrociare il suo sguardo fingendosi interessato a uno degli sproloqui di Brittany.

-Okay ragazzi, io devo andare- disse Blaine dopo una decina di minuti. –Grazie della colazione comunque-

Appoggiò la tazza ormai vuota sul tavolo e alzandosi si sporse prendendo il volto di Kurt tra le mani, baciandolo poi intensamente. Kurt socchiuse gli occhi per qualche secondo, assaporando le labbra di Blaine contro le proprie prima di congelarsi completamente sul posto.

Anche Blaine se ne accorse e improvvisamente si staccò, il volto immobile.

Nella stanza era calato un silenzio surreale.

Molto lentamente sia Blaine che Kurt si girarono a osservare gli altri.

Tutti erano a bocca spalancata, perfino Brittany sembrava confusa da quanto aveva appena visto.

Kurt non riusciva a pensare a un modo in cui salvare la situazione, ma poi vide Blaine che molto lentamente e con un’espressione sconvolta si chinava su Santana alla sua destra e afferrandole il viso baciava anche lei.

Okay, quello era strano.

Quando si staccarono Blaine si spostò e andò da Brittany, che dopo aver ricevuto il bacio tornò tutta allegra a imburrare la sua ciambella.

Sam rimase talmente confuso che non si mosse neanche.

Rachel era completamente sconvolta e Artie serrò le labbra e con occhi spalancati lo guardò male.

Santana non smetteva di far correre lo sguardo da Blaine a Kurt e viceversa.

-E’…- disse Blaine completamente rosso in faccia schiarendosi la gola –Un saluto thailandese. Me lo ha insegnato una nuova collega-

E detto questo fissò per un secondo Kurt sconvolto, poi prese la sua tracolla e uscì al volo dalla stanza.

Kurt rimase immobile sulla sedia, quattro paia di occhi fissi su di lui.

Brittany ormai si era messa a mangiare la ciambella.
*

A: Kurt     8.47
“Non ho idea di cosa mi sia preso. Scusa… Sono ancora piuttosto traumatizzato. Li ho davvero baciati tutti.”
 
Da: Kurt     9.15
“Oggi pomeriggio ritrovo con tutti al bar. Anche se ormai direi che lo hanno capito tutti –tranne Britt- glielo diciamo”
 
Da: Kurt     9.16
"Sei un idiota"




Note autrice:
Hey there!
Okay, non so bene esattamente come mi sia uscita questa cosina, ma oggi pomeriggio ho aperto la pagina bianca di word e questo è il risultato!
Come ho detto nella descrizione "Chums" è come chiamano il sogno che Tina fa nella quinta stagione in stile Friends, e dopo aver fatto circa un anno fa un video in cui mettevo i personaggi di Glee nell'universo di Friends (se qualcuno volesse darci un'occhiata: https://www.youtube.com/watch?v=YCsahuJVEv0 ) ho deciso di provare a scrivere dei nostri amati personaggi come se fossero personaggi di Friends.
Ovviamente Kurt e Blaine sono i miei Chandler e Monica, e in qualche modo distorto Sam e Rachel sarebbero Ross e Rachel. Anche se in realtà Sam è più simile a Joey.
Coooomunque
Se non ci avete capito niente di tutti questi sproloqui probabilmente è perché non avete mai visto Friends (FATELO!) :D
Questo in ogni caso è il video da cui ho preso spunto: https://www.youtube.com/watch?v=geCl_vi8n0g
Aaaaah, il mio amato Chandler!
Bene, dopo queste note finali quasi più lunghe della oneshot vi saluto, e alla prossima!
Come sempre delle recensioni sono bene accette! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il giorno dopo ***


Aaaalluor, viste le recensioni positive alla prima os pubblicata ho deciso -ebbene si- di trasformare 'Chums' in una raccolta di oneshot! Le os non sono cronologicamente in ordine, spazieranno un po' fra tutte le stagioni senza un ordine ben preciso, diciamo che seguiranno la mia ispirazione! Non so quando le pubblicherò, appena ne avrò scritta una verrà pubblicata, ma come ho già detto non era una cosa programmata farle diventare una raccolta, quindi quando ce ne sarà una nuova... ce ne sarà una nuova!
Questa si svolge cronologicamente prima della primissa os che ho pubblicato, diciamo indicativamente un anno prima (?)
Più o meno ho detto tutto... ci vediamo alla fine! Enjoy!




Rachel si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Non riusciva ad addormentarsi. Ma del resto come avrebbe potuto?
Avevano litigato di nuovo.

Sinceramente Rachel non capiva perché le cose stessero andando così. Quando avevano cominciato era tutto diverso.

Sam era diverso.
Dopo quasi due anni era stato il primo ragazzo a farle sperare di essere abbastanza carina da essere notata. Era stato il primo ragazzo che le aveva fatto provare qualcosa che non fossero tristezza o inadeguatezza, dopo quello che era successo.

Sam l’aveva fatta ridere, e nessuno ci riusciva più da tanto tempo. Non ci aveva neanche provato, semplicemente aveva fatto una delle sue solite imitazioni, e lei aveva riso. In quel momento Rachel aveva capito di essere di nuovo pronta.

Erano usciti un paio di volte, sempre prendendosi il loro tempo e facendo le cose con calma. Sam sapeva, e non voleva farle pressione di alcun tipo.
Rachel gli era stata riconoscente.

Avevano passato un mese circa a sorridersi timidamente dietro i loro caffè al bar sotto casa. Parlavano molto durante quei pomeriggi e Rachel si era accorta di provare inevitabilmente qualcosa per Sam.

Così avevano deciso di cominciare. E Sam era stato dolcissimo, sempre. Ma Rachel aveva avuto un blocco dopo poco. Non riusciva a guardare Sam senza sentirsi in colpa per ciò che sentiva… Si sentiva una traditrice, in qualche modo.

Avrebbe voluto parlarne con Kurt, ma sapeva che il ragazzo non parlava mai di lui, così era andata da Santana-nonostante non fosse esattamente ciò che aveva in mente.

La ragazza era stata molto diretta. Come sempre. Ma anche protettiva, in qualche modo.
“E’ passato tanto tempo Rachel. Tutti sappiamo che lui avrebbe voluto il meglio per te. Non dico che Bocca da Trota lo sia, ma potrebbe essere il ragazzo giusto con cui provare” le aveva detto Santana guardandola dritta negli occhi mentre Rachel si fissava le mani. “In ogni caso cerca di pensare alla tua felicità nanerottola”

E così Rachel l’aveva fatto. Ci aveva pensato, ed era giunta alla conclusione che stare con Sam la rendeva felice.

Era corsa nel suo appartamento alle undici e quaranta di un lunedì sera. Lo aveva trovato sul divano intento a guardare qualche stupido programma tv.

Quando avevano fatto l’amore per la prima volta Rachel si era sentita speciale, e amata. Non credeva che sarebbe stato possibile sentirsi di nuovo così con un ragazzo dopo Finn, ma era successo.
E in quel momento aveva davvero capito le parole di Santana.

L’anno passato insieme a Sam le era sembrato un paradiso, dopo l’inferno in cui aveva dovuto vivere per fin troppo tempo. Si supportavano a vicenda. Sam ascoltava sempre tutti i suoi discorsi su Broadway, e Rachel lo aiutava a prepararsi per i provini. Si amavano, ed entrambi ne erano profondamente consapevoli.

La sera della prima di Funny Girl era stato Sam a calmarla nei camerini, ed era stato il suo il mazzo di fiori più grande che aveva ricevuto.

Le litigate erano cominciate da poco. Lei non sopportava l’idea che Sam fosse stato preso per una nuova campagna pubblicitaria.
Non che non fosse felice per lui, in fondo si meritava tutti i traguardi che aveva raggiunto. Quello che faceva arrabbiare Rachel era il fatto che lui fosse l’unico ragazzo di tutta la campagna, circondato perennemente da bellissime donne.

Rachel aveva avuto paura.
Paura che lui si accorgesse di poter avere di meglio, paura di non essere abbastanza per Sam, paura di perderlo.

Ma aveva manifestato quella paura nel modo sbagliato: non ne aveva parlato con lui, lo aveva attaccato.

Del resto però lei faceva così. Era più facile attaccare qualcuno piuttosto che dover affrontare la realtà dei fatti.

Dopo un po’ Sam si era stancato. Nonostante i suoi tentativi di farle capire che per lui lei era l’unica, Rachel aveva continuato ad essere nervosa e ad accigliarsi ogni volta che saltava fuori il discorso ‘servizio fotografico’. Era arrivata al punto di chiedergli di scegliere fra lei e la sua carriera.

Non sapeva perché lo aveva fatto, era stata una cosa stupida, davvero stupida!

Avevano passato tutta la serata a litigare.

-Allora sai cosa ti dico? Vai! VAI! Corri da una delle tue modelle perfette!- aveva urlato lei da una parte della stanza.

-Si, ottima idea! Penso proprio che lo farò!- aveva ribattuto Sam.

-BENE!-

-BENE!-

E poi era uscito sbattendo la porta.

Rachel si era resa conto di aver fatto una cazzata nel secondo in cui la porta si era chiusa.
*

Sam era incazzato nero.

Non riusciva a credere che Rachel gli avesse davvero chiesto una cosa del genere. Non voleva crederci.

Quello era il suo lavoro, quello che voleva fare, che a lei piacesse o no. E poi lui era un modello professionale! Non aveva mai fatto niente con nessuna modella o fotografa del suo campo, anche se erano tutte delle ragazze bellissime.

Era incazzato nero. Era un ragazzo fedele, come faceva Rachel a dubitare di lui? Quante volte le aveva dimostrato di amarla? Quante?!

Era sempre pronto ad aiutarla e ad ascoltare le sue sclerate da diva-e neanche gli pesava perché la amava! Come faceva Rachel a non rendersene conto?

Era così incazzato che non si era neanche reso conto di essere entrato in un pub fino a che la puzza di alcol e fumo gli aveva fatto storcere il naso.

Fanculo, tanto valeva restare e farsi una birra. Non era lui quello a doversi sentire in colpa.

Mentre avanzava nella folla del locale scorse seduti a un tavolo due ragazzi parecchio familiari.

Erano Blaine e Artie, ed entrambi stavano per andarsene. Sam li fermò sedendosi con loro e appena possibile ordinò a una cameriera una dannatissima birra. Doveva sciogliere un po’ la tensione.

Artie e Blaine lo ascoltarono lasciandolo sfogare, interrompendo solo per dire qualche esclamazione. Sam ne fu felice: aveva bisogno di lasciar uscire un po’ di rabbia.

“Sai cosa ti dico amico? Se Rachel è così cieca da non vedere quanto sei perfetto per lei che si fotta!” aveva esclamato Artie a un certo punto. Anche lui aveva bevuto un po’. “Cioè, dico, ti sei visto? Lasciala stare quella! Stasera sei qui per divertiti, dico bene? Eh certo che dico bene!”

“Okay Artie, direi che posso riaccompagnarti a casa ora” aveva detto Blaine ridacchiando. Lui non aveva bevuto. “Cerca solo di non fare troppe cazzate, va bene Sam? Se vuoi lo accompagno e poi torno qui a farti compagnia” aveva proposto con un sorriso.

“No, vai. Voglio starmene un po’ per conto mio” aveva risposto Sam aprendo la sua seconda--terza?...  birra.

Così Artie e Blaine se ne erano andati. Non prima però di aver notato una donna molto bionda e molto bella che si sedeva esattamente dove fino a pochi minuti prima si trovavano loro.
Sam però non li vide.

Parlò invece quasi tutta la sera con quella ragazza, Tiffany. Che tra l’altro –non che Sam se lo ricordasse- scoprì essere una delle sue colleghe. Non l’avrebbe mai riconosciuta se lei non glielo avesse fatto notare.

Era carina, Tiffany. Parlava con un accento un po’ strano, ma era davvero carina.

Sam non aveva idea di come avessero fatto, ma a un certo punto si erano trovati nel suo appartamento, o meglio, nella sua camera.

Le labbra di Tiffany sapevano di Mojito. Ma era davvero bella… Questo almeno era quello che si diceva Sam. Se lo continuava a ripetere perché Rachel non sapeva di Mojito, ma di cannella e…

E Tiffany ora era sopra di lui e Sam non si ricordava di averle tolto il reggiseno, ma evidentemente lo aveva fatto.

Era strano… Non brutto, ma strano. Tiffany non era Rachel. Tiffany ansimava di più e faceva degli strani urletti.

Sam però fece comunque sesso con lei.
*

Erano le nove e mezza quando si svegliò. Vide Tiffany stesa accanto a lui, nuda.

Gli venne da vomitare. Corse in bagno non preoccupandosi di svegliarla o meno e rigettò tutto l’alcol della sera prima. Quando si alzò le gambe gli sembravano gelatina.
Si diresse malamente in salotto, con un mal di testa fortissimo. Si mise a cercare nei cassetti della cucina e alla fine prese un’aspirina.

Si sentiva uno schifo, e non a causa dell’alcol.

Stava per tornare con passo pesante in camera quando vide la spia rossa della segreteria telefonica accesa.

Si voltò verso la stanza di Blaine, e vide che il suo coinquilino era già uscito di casa.

Sospirando si sedette sul divano pronto ad ascoltare i messaggi.

Un-nuovo-messaggio.

-Qui sono Sam-

-E Blaine-

-Lasciate un messaggio dopo il BIIIP!-

*biiip*

-Ehi, Sam… Sono io-Rachel… Volevo, volevo solo dirti che mi dispiace. Ho fatto una cosa terribile e--Scusa. Non è stato giusto nei tuoi confronti. Non so cosa mi sia preso, io… Avevo paura di perderti Sam. Che tu mi lasciassi per una di quelle ragazze da copertina, e ora mi rendo conto di aver fatto un casino e mi dispiace, davvero, io--Vorrei solo chiederti scusa. Ti prego, chiamami appena senti il messaggio. Dobbiamo vederci. Non riesco a sopportare l’idea di aver rovinato tutto… Ho bisogno di te. Ti amo-

*biiip*

Cazzo.
*

Rachel bussò alla porta sistemandosi nervosamente la frangia. Prese un bel respiro e aspettò.

Sam le aprì quasi subito.

Aveva un po’ di occhiaie, ma era bellissimo come sempre. Probabilmente anche lui non aveva dormito molto la notte scorsa.

-Ehi- gli disse.

-Ciao- rispose lui. C’era qualcosa di strano nel suo sguardo, ma Rachel non volle farci troppo caso. Si sentiva già abbastanza male per aver detto quelle cose, non voleva vedere che effetto avessero avuto su Sam.

-Posso entrare?- chiese con voce piccola.

Sam la fissò per qualche secondo, poi annuì piano.

-Certo-
*

-Svelte, svelte ragazze. Entrate pure nel salone di bellezza firmato Kurt Hummel- disse Kurt facendosi da parte per far entrare Santana e Brittany in camera sua.

Aveva fissato con loro due per passare un pomeriggio di puro e sano relax nella tranquillità della sua stanza. Si sarebbero messi lo smalto (lui avrebbe aiutate lo ragazze), avrebbero fatto la ceretta alle gambe (lui avrebbe di nuovo aiutato le ragazze) e se fosse rientrato nella tabella di marcia avrebbero fatto un po’ di yoga.

Infatti Kurt indossava già il suo completo preferito per gli allenamenti-pantaloni grigi morbidi e maglietta blu con scollo a V.

-Ti sei messa in tiro Lady Hummel- commentò Santana vedendolo.

-Avanti Santana, sii buona. Ricordati chi potrebbe farti erroneamente male con quella cera- rispose Kurt mentre salutava Brittany con un abbraccio veloce.

Santana sbuffò ma non disse niente. Kurt le fece sedere sul suo letto e insieme cominciarono a preparare tutto l’occorrente.
*

Una volta che Sam ebbe chiuso la porta dell’appartamento Rachel si voltò a guardarlo. Anche solo vederlo lì, in piedi, con lo sguardo abbattuto, le fece trattenere il respiro.

-Mi dispiace così tanto Sam- disse fiondandosi tra le sue braccia. Lui non la respinse, e questo era già qualcosa. –Sono stata una stupida, un’idiota! Non avrei mai dovuto dire quello che ho detto- lo strinse un po’ più forte.

Si allontanò quanto bastava per poterlo guardare in faccia. Aveva lo sguardo triste, si poteva vedere benissimo. Ma c’era anche qualcos’altro…

-Ti prego, ti prego, possiamo far finta che non sia successo niente ieri sera?-

Lui la guardò a lungo, con quelle che sembravano lacrime agli angoli degli occhi, e alla fine -molto lentamente- annuì.

-Certo- sussurrò.

Rachel accennò un sorriso, tornando ad abbracciarlo forte. –Ti amo così tanto- sussurrò contro il suo petto.

-Ehi Sam… Oh…-

Rachel si staccò immediatamente, voltandosi verso la porta della stanza di Sam.

Poté sentire distintamente il rumore del suo cuore che andava in mille pezzi.

Sulla soglia della stanza c’era una ragazza –una ragazza bellissima- che Rachel aveva già visto l’unica volta in cui era andata a trovare Sam sul set del servizio fotografico.

Non sapeva il suo nome, ma non importava. La ragazza aveva addosso solo una maglietta di Sam -il… il suo Sam- e sul collo aveva due succhiotti ben evidenti. La sua espressione nel vederli insieme diceva tutto.

Sentendo il cuore all’altezza dello stomaco, Rachel si voltò per guardare Sam.

Era… sconvolto. Faceva correre lo sguardo tra lei e la ragazza sulla porta cercando di dire qualcosa.

Rachel aprì la bocca… ma non uscì niente. Non voleva credere a quello che vedeva.

Aveva dato tutto a Sam, tutta se stessa. Lo amava come credeva che non sarebbe stato possibile dopo la morte di Finn… Si fidava di lui… E in quel preciso istante tutte le sue certezze si stavano sbriciolando davanti ai suoi occhi.

Non disse niente.

Semplicemente spinse Sam con tutta la forza che aveva in corpo e singhiozzando uscì da quell’appartamento.

Non voleva innamorarsi mai più.
*

Britt aveva messo un po’ di musica rilassante dal suo Ipod e avevano già iniziato con lo smalto -le mani erano fatte, mancavano i piedi- quando Blaine e Artie fecero irruzione nella stanza.

-Ci dovete assolutamente prestare un computer!- quasi urlò Artie guardandoli con una faccia stralunata. Blaine dietro di lui non era da meno.

-Che succede?- chiese Kurt rimettendo il pennello dello smalto nella boccetta.

-Stavamo giocando a Destiny e il computer si è spento. PUFF! Quindi, se ancora non avete capito la gravità della situazione, CI SERVE UN COMPUTER!- disse Blaine spalleggiando l’amico.

-Siete così pateticamente nerd che insultarvi sarebbe uno spreco del mio tempo- commentò Santana disgustata.

-Mi dispiace ragazzi ma non ho più il computer. Lord Tubbington lo ha dovuto dare alla mafia russa o ci avrebbero preso la casa- rispose Brittany accigliandosi un po’. Tutti sorvolarono su quel commento.

-Non potreste aspettare? Vorrei prima finire qui con--

-No, Kurt, non possiamo aspettare- lo interruppe Artie mentre Blaine cercava di fare la sua miglior faccia da cucciolo per convincerlo. –Dobbiamo avere quel computer ora o--

-Ti prego Rachel aspetta!- tutti e cinque sentirono perfettamente la voce di Sam. Blaine si affrettò ad accostare la porta, poi rimasero tutti in silenzio, in ascolto, le facce confuse.

-VATTENE VIA SAM! Ti giuro che se non te ne vai immediatamente io-io--

Rachel stava singhiozzando. Kurt si avvicinò immediatamente alla porta per sentire meglio, seguito subito da Artie.

-Che succede?- chiese piano Brittany. Blaine fece spallucce mentre anche Santana si alzava. Artie provò ad aprire di uno spiraglio la porta, giusto per poter vedere cosa succedeva. Lui, Kurt e Santana si ammassarono lungo quella piccola apertura, mentre Blaine e Brittany restavano in ascolto dietro di loro.

-Rachel mi dispiace! Ho commesso un errore e--

-UN ERRORE?! Sam, si commette un errore se si compra la marca sbagliata di yogurt, TU MI HAI TRADITO-

Tutti nella stanza trattennero il fiato. Kurt poteva vedere solo la schiena di Rachel da quella posizione, ma riuscì comunque a capire che era devastata.

-HAI FATTO SESSO CON UN’ALTRA!- continuò Rachel.

Brittany si portò le mani alla bocca e Blaine si sedette sbigottito. Kurt era incredulo… non poteva credere che il ragazzo così per bene della sua migliore amica potesse essere… così.

-E non u-u-una qualunque! Con una delle modelle del servizio!- Kurt poté vedere le lacrime di Sam fin da quella distanza.

-Oh-oh… brutta storia- disse piano Artie. Aveva un tono di voce strano. Kurt guardò prima lui, poi Blaine. E purtroppo per il diretto interessato, la faccia di Blaine era un libro aperto per lui.

In un secondo diede uno schiaffo sulla testa a entrambi.

-Lo sapevate? Voi due lo sapevate?- li fulminò con lo sguardo.

-No, noi--provò a difendersi Artie.

-Non ne eravamo sicuri- ammise Blaine a testa bassa. Kurt lo stava per colpire di nuovo se non fosse stato per Santana che lo tirò indietro facendogli segno di fare silenzio.

-Te ne devi andare, devi-devi andartene SUBITO! VAI VIA!- urlò Rachel andando ad aprire la porta.

-No Rachel, ti prego, parliamone…- provò a dire Sam.

-VA BENE!- Rachel richiuse la porta con un tonfo. Si avvicinò di poco a Sam con le braccia incrociate, le lacrime che non smettevano di rigarle le guance.

-Com’è stato?- chiese con lo sguardo gelido.

-C…cosa?- chiese Sam.

-COM’E’ STATO?!-

-Non rispondere- sussurrò Artie. Kurt lo ignorò.

-Ne è valsa la pena?- sibilò Rachel.

-Rachel ti prego--

-Dici che ne vuoi parlare, PERFETTO! Dimmi com’è stato-

-Rachel per favore, ho sbagliato, non volevo--

-Ah, non volevi eh? Quindi è stato “per puro caso” se ci sei andato a letto?!-

-Questa storia non mi piace ragazzi- bisbigliò Brittany.

-Abbiamo litigato e io ero-confuso, e… e incazzato e…-

-Quindi per ogni nostra litigata sei andato a farti una modella? È questo il tuo protocollo?-

-Non ho mai visto Rachel così- sussurrò Santana. Kurt concordò annuendo. Era a pezzi, e… furiosa.

-Rachel io ti giuro che non volevo! Ho bevuto troppo ieri sera e-e non ho pensato! Quando mi sono svegliato stamattina ero così disgustato da me stesso che--

-Bene. Mi fa piacere che anche tu lo sia- disse Rachel sempre più freddamente. –Te ne devi andare-

-Rachel, amore, ti prego…-

-NO! Non ti azzardare a chiamarmi ‘amore’- sibilò Rachel puntandogli un dito contro. Era sconvolta. –Hai rovinato tutto Sam. Tutto. Vattene-

-Rachel per favore…- nessuno di loro aveva mai visto Sam piangere così. Fu immediatamente chiaro a tutti che questa rottura non sarebbe stata lieve.

-Io ti ho dato il mio cuore, Sam. E tu… Non riesco a capire come tu abbia potuto farmi questo. A me, a noi!-

-Credimi, se potessi tornare indietro a ieri sera non uscirei mai da quella porta- la supplicò Sam.

-Non si può tornare indietro- Kurt poté vedere un dolore profondo negli occhi della sua migliore amica. -Non ti voglio qui. Va via- a quel punto Rachel smise di guardarlo.

-No, no ascoltami…- provò a dire Sam.

-Non te lo ripeterò ancora-

Sam la guardò a lungo senza trattenere le lacrime. –Rachel io non posso stare senza di te… Ti prego, possiamo affrontare questa cosa insieme- disse con voce rotta.

-Lo stiamo già facendo Sam. E… io non riesco più a vederti come prima. Pensavo che non mi avresti mai ferita… Mai!- singhiozzò rumorosamente –E ora non riesco a togliermi dalla testa tu e lei che-- si coprì gli occhi con le mani, crollando sul divano. –E’ cambiato tutto ormai… Non-non posso…-

Brittany aveva appoggiato la testa sulla spalla di Blaine e lui la circondava con un braccio mentre due lacrime silenziose scendevano lungo le guance della ragazza.

Kurt si sentiva male per i suoi amici… Si sentiva male per Rachel, e anche per Sam. Niente sarebbe stato più come prima per loro. Sentì perfino Santana tirare su col naso.

-E’ finita- disse piano Rachel togliendosi le mani dal viso. –Ora ti prego, vattene- era sfinita, lo si vedeva chiaramente.

Sam continuò a singhiozzare, immobile a guardarla.
*

Rimasero chiusi in camera di Kurt per quasi un’ora prima che Artie si riaccostasse alla porta per controllare di poter uscire.

Brittany si era appisolata sul letto, Santana aveva finito di darsi lo smalto e Blaine e Kurt erano stesi accanto a Britt, piuttosto assonnati.

-Via libera- disse piano Artie. –Non vedo Rachel da nessuna parte-

Sam se ne era andato da un pezzo ormai.

Lentamente svegliarono Brittany e lei, Blaine e Artie raccolsero le loro cose per andare.

-Fammi sapere come sta Rachel, okay?- disse Blaine abbracciando velocemente Kurt.

Il ragazzo annuì. –Tu dammi notizie di Sam-

Blaine sorrise tristemente –Sinceramente ho paura delle condizioni in cui potrei trovarlo-

Kurt gli strinse piano la mano in segno d’incoraggiamento.

Dopo che anche Artie e Brittany ebbero salutato i tre uscirono dall’appartamento.
*

Santana chiuse la porta e si girò verso Kurt, fermo a braccia conserte nel mezzo del salotto.

-Tutto bene Lady Hummel?- chiese.

Kurt annuì stancamente –Pensavo solo che ora sarà tutto diverso-

Santana concordò silenziosamente.

-Avanti- disse dopo poco –Sarà un processo lungo e palloso, ma abbiamo una coinquilina da riabilitare- si avviò verso il frigo per prendere la scorta di gelato che tenevano per le emergenze.

Kurt la guardò con un sopracciglio alzato e un sorrisetto.

-Se ti azzardi a dire a qualcuno del mio lato… gentile- fece una smorfia pronunciando quella parola -… io ti castro. Aspetterò che tu ti sia addormentato, e poi nel cuore della notte verrò a svegliarti con un coltello incandescente in mano. Lascio galoppare la tua fantasia a questo punto-

Kurt fece una specie di scenetta muta in cui si cucì la bocca con uno spago invisibile e andò a prendere dei cucchiai.

-Forza- le disse poggiandole una mano sulla spalla –Andiamo-

Quando aprirono la porta della stanza di Rachel la trovarono raggomitolata al centro del letto. Si vedeva che aveva pianto molto, ma ormai le lacrime si erano asciugate, lasciandole dei solchi scuri lungo le guance dove era colato il trucco. Gli occhi rossi e gonfi erano persi nel vuoto, ma si puntarono su di loro quando entrarono.

-Ehi Rach- disse piano Kurt sedendosi su un lato del letto. Prese dei fazzoletti dal comodino e cominciò a passarli gentilmente sul viso della ragazza.

Santana si accomodò accanto a Rachel col gelato sulle gambe.

-Abbiamo pensato che potessi avere fame- le disse facendole un piccolo sorriso.

Rachel tirò su col naso. Kurt si stese accanto a lei, prendendola tra le braccia.

Appena lo fece Rachel riprese a essere scossa dai singhiozzi.

Kurt fece passare ripetutamente le dita fra i suoi capelli, mentre anche Santana si stendeva dall’altro lato di Rachel, passandole gentilmente una mano sulla schiena.

Sarebbe stata una lunga giornata.






Note autrice:
Ehm... io l'angst non lo so scrivere. Quindi. Si, uhm.
Questa shot riprende ovviamente la rottura epica di Ross e Rachel (3x16)
E' stato un po' strano scrivere di Sam in chiave "stronzo" -perché in fondo è così che si comporta- ma ehi, c'è una prima volta per tutto!
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'anima gemella ***


Santana era lesbica.

Erano anni ormai che era scesa a patti con la sua sessualità, e si accettava così come era. Anzi, chi non la accettava e lo faceva presente doveva preoccuparsi della sua incolumità.

Santana aveva avuto anche un bel po’ di ragazze da quando era a New York. Alcune erano state storie da una notte, altre erano durate di più, come Dani.
Dani era il suo tipo di ragazza: bella, bionda, sicura di sé e aperta a ogni tipo di esperienza. Ma Santana era una ragazza difficile. Non si apriva con chiunque, anzi, le persone con cui si era mostrata vulnerabile si potevano contare sulle dita di una mano.
E Dani, benché fosse fantastica sotto molti punti di vista, dopo un po’ si era stancata della superficialità del loro rapporto: voleva qualcosa di serio, una storia con la S maiuscola. Solo che Santana non era pronta.

Così Dani era sparita dalla sua vita e Santana aveva continuato a vedere ragazze, portarsele a letto e fine. Niente di più.
E le stava bene, davvero. Lei era così, ed erano anni ormai che i suoi amici l’avevano accettato, senza farle pressioni di alcun tipo.

A volte però vedeva gli sguardi che Rachel e Kurt si scambiavano quando l’ennesima ragazza da copertina usciva la mattina dalla sua stanza e se ne andava con gli abiti della sera prima. Non era vero e proprio disprezzo, ma piuttosto pena per la loro amica che si ostinava a buttarsi via così rifiutando “il vero amore”. Del resto erano degli smielati inguaribili romantici, e in realtà era Santana a provare pietà per loro. Si erano aperti con altre persone, si erano innamorati ed erano rimasti fregati ogni volta. Bello schifo.

Santana era la ragazza con l’armatura fatta di cinismo e acidità, capace di distruggere l’autostima altrui con uno sguardo.

Ecco perché era così confusa e spaventata: era quasi sicura di essersi innamorata di Brittany.

Brittany era bella. Santana lo aveva sempre saputo. Era stupenda, e non solo esteriormente. Santana aveva visto quella dolcezza, quell’innocenza e quell’amore per la vita in poche persone. Nessuna, in effetti, a parte Britt.

Ma Brittany era una sua amica. Per di più Brittany era stata per quasi un anno con Artie.
Artie.
Artie, il suo amico.
Artie a cui Santana voleva bene.
Artie che era un ragazzo.

E Santana non si era mai sentita tanto confusa. Forse solo quando aveva fatto coming out.

Era passato molto tempo ormai da quando Artie e Brittany avevano rotto, ed entrambi stavano bene: si erano lasciati da amici, e nel gruppo non c’era nessun tipo di imbarazzo. Artie aveva visto altre ragazze, e Brittany altri ragazzi.

Santana si sentiva morire ogni volta che Brittany si presentava al caffè con un Jim o un Carl o uno Sean sotto braccio. Si limitava a inventarsi una scusa e ad andarsene dal bar il prima possibile. Meno vedeva e meno soffriva. O quanto meno, questo era ciò che continuava a ripetersi.

Ed era una tortura passare le serate con Brittany, andare a cena o al cinema e vederla ridere, parlare scherzare, sapendo che non sarebbe mai potuta essere sua.

Aveva provato a uscire con altre ragazze, certo, ma nessuna di loro era Brittany. Non avevano il suo sorriso, o il suo modo di rivolgersi alle persone. Non avevano quella serenità nello sguardo.
Il risultato era che Santana non riusciva mai a concludere una serata. Rimaneva a girare per la città fino a tarda notte, così che fosse sicura di non incontrare né Rachel né Kurt al suo ritorno a casa.
La mattina fingeva di stare bene, andava a lavoro, tornava a casa e aprendo la porta magari si ritrovava proprio Brittany seduta allegramente in cucina a prendere un tè con Kurt.
E il processo ricominciava tutto da capo.
*

Kurt sapeva che c’era qualcosa che non andava. Santana poteva fingere quanto voleva, ma il ragazzo sapeva che erano settimane che usciva con delle ragazze senza mai portarsele a casa.

Una sera l’aveva sentita rientrare nell’appartamento alle tre, si era aspettato di sentire le risatine e i mobili malamente spostati che significavano l’arrivo di una nuova conquista, ma non era successo niente del genere. Aprendo uno spiraglio della porta aveva visto Santana rientrare in camera con una faccia da funerale.

Lì per lì l’aveva attribuita a una serata andata male.
Ma poi era successo la sera dopo. E quella dopo ancora.

Ecco perché quel pomeriggio, mentre Rachel era fuori con Sam, Kurt fermò la latina dall’uscire di casa e la costrinse a sedersi sul divano del salotto.

-Senti Lady Hummel non ho tempo di risolvere uno dei tuoi fetish malaticci, devo vedermi con --

-Santana non ci provare neanche. Dimmi che succede- la bloccò Kurt sedendosi sul tavolino davanti al divano, obbligandola a guardarlo negli occhi.

-Succede che stai diventando paranoico piccolo elfo, dovresti smetter--

-Santana- la fermezza della sua voce fece fermare Santana. Sbatté le palpebre un paio di volte e chiuse la bocca, abbassando lo sguardo.
Capendo che non avrebbe parlato, cominciò Kurt.

-Sono preoccupato per te. Non so cosa sia successo o cosa stia succedendo, ma non ti vedo più … come prima. Lo sai vero che se è successo qualcosa a me lo puoi dire? Ci conosciamo da una vita Santana. Ti voglio bene e sento che c’è qualcosa che non va-

Santana strinse le labbra con forza e alzò lentamente lo sguardo sul suo amico. Kurt si sorprese talmente tanto quando vide che stava cominciando a piangere che all’inizio non seppe cosa fare. Poi si lanciò sul divano accanto all’amica e la strinse fra le braccia.

-Shh… Shh, andrà tutto bene… A-andrà tutto bene- sussurrava passandole una mano fra i capelli e l’altra sulla schiena. –Io sono qui-
Aveva visto Santana così vulnerabile solo altre due volte in tutta la sua vita: dopo aver fatto coming out con sua nonna e al funerale di Finn. Stava cominciando a preoccuparsi seriamente.

-Ti prego San, dimmi cosa succede- sussurrò stringendola più forte.

-I-io… Kurt, non so cosa fare!- singhiozzò stringendosi alla sua camicia. La sua camicia di Krizia. Kurt respirò profondamente: doveva aiutare Santana.

-M-m-mi… Mi sono innamorata- Santana parlò talmente a bassa voce che all’inizio Kurt pensò di non aver capito bene.

-C…ome?- provò a chiedere.

-Mi sono innamorata- ripeté la ragazza. Di colpo si staccò da lui e si asciugò le lacrime per non rovinarsi il trucco. Kurt era decisamente sorpreso.

-E’… è una cosa bella Santana. Perché piangi?- chiese Kurt cercando di ricomporsi.

Santana rimase in silenzio a lungo, e il ragazzo cominciò a preoccuparsi. –Santana?- chiese dolcemente.

-E’ Brittany- disse lei senza mezzi termini. –E giuro che se ti azzardi a dire qualcosa a qualcuno io ti distruggo. Ti raso a zero, ti brucio l’armadio pieno di vestiti da checca isterica e ti ferisco in modi che neanche immagini-

-Okay, Santana, calmati. Lo sai che non direi niente- disse Kurt leggermente sconvolto dalle minacce dell’amica.

Santana inspirò profondamente. –Non ho mai voluto che succedesse. Quantomeno non con Brittany. Lei è… lei è l’ex di Artie, Kurt. Come… come faccio? Ed è etero. Quindi è una battaglia persa in partenza. Non… Non so cosa fare-

Kurt la guardò mentre stringeva convulsamente una mano nell’altra.

-Non è detto che sia etero, sai-

-Oh ma per favore Hummel. E’ uscita sempre e solo con ragazzi, dovrebbe essere chiaro pure per un ritardato come te-

Kurt, abituato alle offese di Santana, non ci fece neanche caso. –Magari è bisessuale, e non ce l’ha mai detto. Magari non ha mai incontrato la persona giusta con cui capirlo. Brittany è una persona dalla mentalità molto aperta. Non è detto che la sua risposta sia un rifiuto-

Santana prese a mordicchiarsi un’unghia.

-C’è comunque Artie- disse dopo un po’. -Non me la sento di ferirlo così, sono stati insieme parecchio- fece una pausa –E se provi a dire a qualcuno che a volte, raramente, mi interesso dei sentimenti altrui io ti--

-Si si, ho capito- la fermò Kurt. –Comunque io credo che potresti provare a parlarci. Con Artie intendo. Alla fine entrambi sono andati avanti, e se lui non è più innamorato di lei non vedo il problema-

La latina rimase in silenzio ancora a lungo. Kurt dopo un po’ chiese gentilmente –Vuoi che ti prepari una tisana?-

-Oh madre de Dios- esclamò Santana alzandosi dal divano e alzando gli occhi al cielo –No, io esco- e così dicendo prese la borsa e uscì dall’appartamento.

Un Kurt molto confuso e molto solo rimase seduto su quel divano per un paio di minuti prima di alzare gli occhi al cielo a sua volta e mettersi a guardare le repliche di Project Runway.
*

Dopo la chiacchierata con Kurt passarono quattro giorni in cui Santana non fece che ripensare alle sue parole.

Da un lato non voleva assolutamente rischiare la sua amicizia con Artie-o peggio, con Brittany- per una cosa del genere. Dall’altro lato stava per esplodere.

Era un martedì sera quando andò al bar per prendere un caffè rientrando da lavoro. Teoricamente quella mattina sarebbe dovuta uscire con un’amica di Artie.
Già, il suo caro amico Artie aveva ben pensato di combinare un appuntamento fra lei e una sua compagna di corso, tale Julia… o Joanne. Sinceramente non ricordava. Aveva disdetto l’appuntamento inventandosi una scusa.
Stava per andarsene col suo bicchiere da asporto quando vide Artie uscire dal bagno e venire nella sua direzione.

-Ciao- disse Santana mostrandosi tranquilla mentre dentro le si stava scatenando un uragano.

-Santana- rispose Artie sorridendole e sistemandosi gli occhiali sul naso. –Ho sentito Jill prima, mi ha detto che alla fine non vi siete viste-

Jill, ecco come si chiamava. –Oh, si, ho cambiato idea-

-Come mai?- chiese Artie.

-Non mi sembrava il caso- rispose Santana cercando di evitare l’argomento.

-Che c’è, problemi di cuore?-

Santana aveva due possibilità davanti a sé: inventare una scusa qualsiasi ed andarsene, o restare ad affrontare Artie.

-Più o meno- si decise a rispondere dopo qualche secondo.

-Davvero?- chiese Artie sorpreso. Evidentemente non si aspettava una risposta affermativa: in fondo lei era Santana Lopez. –Avanti, dimmi tutto- le disse avvicinandosi a un tavolo.

Santana rimase in piedi ancora indecisa –No, davvero, non c’è bisogno-

-Andiamo Santana, di che si tratta?-

-Non è niente, sul serio- la ragazza stava già cominciando a pentirsi di aver cominciato quella conversazione.

-Santana, sono io. Ci conosciamo da più di due anni ormai, puoi dirmelo- disse Artie sorridendole caldamente, ovviamente interessato ad aiutarla.

Santana fece un bel respiro. –Okay, va bene- disse sedendosi davanti al suo amico. Spostò lo sguardo un paio di volte da Artie alla porta del locale, ma alla fine si decise a parlare.

-C’è una ragazza che mi piace molto- disse guardandosi le mani –Ma non può funzionare-

-Che c’è, non è bionda?- scherzò Artie. Santana lo fulminò con lo sguardo. –Scusa. E’ una tua collega?- le chiese.

-Ah… si- meglio restare su un terreno neutrale per il momento.

-Okay… tu le piaci?-

-A volte mi sembra di si- disse Santana. C’era stata la volta che Brittany era rimasta a dormire da loro e invece che dormire sul divano aveva preferito dormire con lei. O quando erano andate a cena solo loro due e tornando a casa Brittany le aveva preso la mano passeggiando. –Ma è tutto inutile- Brittany era… diversa. Non potevi mai sapere se faceva così solo con te o con tutti.

-Come mai?- Arti si risistemò gli occhiali.

-Non è semplice- disse Santana cercando di trovare le parole. –E’ stata con un ragazzo, maschio, per tantissimo tempo… un altro collega, e io… non so se sia giusto fargli questo. E’ un vero amico-

-Santana stai mostrando dei sentimenti?-

-Zitto un po’ Abrams-

Artie tornò serio. –Vediamo un po’… Questo tuo amico è ancora innamorato di lei? E lei potrebbe… sai, giocare anche per la tua squadra?-

-Non credo che lui sia ancora interessato… E’ stato con altre ragazze. E… non so, può darsi-

-Okay… e il tuo amico è un… bravo ragazzo?-

-Certamente- Santana ripensò a tutte le volte in cui Artie l’aveva aiutata, che fossero gesti piccoli o grandi per lei contavano molto.

-E allora diglielo, che aspetti scusa?- disse Artie come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Non lo so, cioè--

-Senti, per me vale la pena provare. Sempre che lei ti piaccia sul serio-

-Assolutamente!- disse Santana sporgendosi in avanti –Non riesco a smettere di pensare a lei, ci sono volte in cui non riesco neanche a dormire e--

-A questo punto devi dirglielo- la bloccò Artie alzando le mani al cielo, enfatizzando ciò che le stava dicendo. –Ascoltami, quante volte ti è successa una cosa del genere?-

Santana rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. In quel momento un cameriere portò ad Artie il suo cappuccino da asporto.

-Devo andare ora, ma dammi retta- le disse allontanando la sedia a rotelle dal tavolo –Parla con quel ragazzo-

Artie aveva quasi raggiunto la porta ormai quando Santana disse –E’ Brittany-
*

Santana era venuta a parlargli quella sera. Gli aveva detto che aveva parlato con Artie, e che il ragazzo era rimasto scioccato. Avevano parlato a lungo, Santana cercando di dirgli che in realtà poteva benissimo essere una cotta passeggiera, e Artie dicendole che lei non si era mai innamorata di nessuno, quindi altro che cotta passeggiera. E avevano parlato a lungo di Brittany. Del suo rapporto con Artie e della sua amicizia molto stretta con Santana.

Kurt aveva lasciato che lei si sfogasse e gli raccontasse tutto, del resto non succedeva spesso. Ma a un certo punto Santana si era bloccata.

-E poi?- le chiese Kurt.

-E poi niente- rispose la latina evitando di guardarlo.

-Cioè fine? Avete smesso di parlare tutt’a un tratto e ognuno è andato per la sua strada?- disse Kurt inarcando un sopracciglio.

-No, Lady Hummel, Artie mi ha detto… mi ha detto che a lui sta bene. Abbiamo parlato tanto, e… per lui non c’è problema. Insomma, ha detto che quantomeno dovrei parlare con Brittany-

Kurt sgranò gli occhi. –Wow, okay… ah… E bravo Artie- sinceramente non pensava che l’avrebbe presa tanto bene. –Quindi ora devi solo parlare con lei-

-Solo? Ma ti ascolti quando parli? O hai le orecchie così piene di glitter che sei diventato sordo?- ribatté Santana.

-Okay- rispose Kurt alzandosi dal letto sul quale erano seduti e andando alla scrivania a prendere un foglio e una penna –Buttiamo giù qualche idea-
*

Santana aveva messo in atto il piano C. I piani A e B architettati con Kurt facevano pena, così aveva dovuto ripiegare su quello.
Piano che consisteva nell’uscire a cena con Britt e parlarle. Aveva fatto scegliere a lei il posto, ed ecco perché ora si trovava seduta su una delle panchine che davano sul ponte di Queensboro con un kebab in mano.

Brittany accanto a lei aveva quasi finito di mangiare, affamata com’era. Ma Santana aveva a malapena dato qualche morso. Sapendo che comunque non avrebbe mangiato molto altro dato il nervosismo, ripiegò il kebab nel suo involucro e lo posò accanto a sé.

-Non mangi?- le chiese Brittany.

-Non ho molta fame- rispose Santana cercando di farsi coraggio. Perché doveva essere così maledettamente difficile? Perché doveva sentirsi così vicino a lei?

-Tutto bene?- chiese ancora voltandosi del tutto verso di lei, il panino ormai finito.

-Certo- dopo aver preso l’ennesimo respiro Santana si voltò a sua volta, guardando gli occhi azzurri della ragazza. –Vedi, Britt- un altro respiro… -Il motivo per cui…- Aprì e chiuse la bocca un paio di volte.

Brittany le prese una mano e la strinse fra le sue, così delicate e morbide, sorridendole.

-Da quanto mi conosci?- le chiese Santana.

-Ah… Due anni e qualcosa, credo- rispose Brittany.

-E’ un bel po’ di tempo, no?… Ecco, io--

-PALLA!-

Un pallone giallo sfrecciò sopra le loro teste mancandole per un soffio, finendo poco distante. Un bambino di circa nove anni corse a riprenderselo, ignaro di aver interrotto Santana in uno dei momenti più delicati della sua vita.

-Ah… Sai cosa, non mi ricordo cosa volevo dirti- disse abbassando lo sguardo. Forse quello era una qualche specie di segno.

-Allora… Non avevi fame così ti ho chiesto cosa non andava, mi hai chiesto da quanto ci conosciamo e io ti ho risposto, poi quel piccolo Dwight Howard ci è passato accanto con la sua palla ed eccoci qui- disse Brittany sorridendole incoraggiante e stringendole un altro po’ la mano.

Era bellissima.

-Io…- fece un respiro tremolante, terrorizzata –Brittany, mi sono innamorata di te- disse guardandola negli occhi.

-Come?- chiese lei confusa.

-Mi sono innamorata di te- ripeté con voce leggermente più alta ma comunque incerta. –Non ne ero sicura ma… Non ho fatto altro che pensare a te in queste ultime settimane… mesi. E non volevo ammetterlo perché… perché poi avrei dovuto affrontare le conseguenze e non so se ce la faccio. So che potrei perderti e… non credo che reggerei senza di te-

Ormai aveva le lacrime agli occhi. Brittany la ascoltava in silenzio senza dire niente.

-E mi sono tenuta tutto dentro finora perché avevo paura di cosa avrebbe fatto Artie, o gli altri, e di cosa avresti detto tu. Io non mi espongo mai… Perché fa troppo male ricevere un rifiuto Britt, e… dovevo essere sicura che… io… Io ti amo Brittany-

Non si era mai sentita così vulnerabile con qualcuno. Sapeva che Brittany aveva il suo cuore fra le mani in quel momento, e che avrebbe potuto proteggerlo o spezzarlo con una facilità disarmante.

-Ti prego dì qualcosa- sussurrò abbassando lo sguardo.

Brittany lasciò andare la sua mano e senza dire niente le prese il volto e le asciugò le lacrime, sempre restando in silenzio.

-Tu mi piaci Santana. E non dico solo come amica-

A quelle parole il cuore di Santana perse un battito.

-Sono sempre stata solo con ragazzi, e solitamente non mi interessano le ragazze…-

Ora il cuore era all’altezza dello stomaco. E stava per sprofondare.

-Ma mi interessi tu- Brittany si morse un labbro abbassando lo sguardo. –Non so cosa possa significare, ma mi piaci davvero. A volte sento il bisogno di starti più vicina… Non come un’amica dovrebbe stare vicina a un’amica. Non… non mi sono mai fermata a pensarci, ma so di provare qualcosa nei tuoi confronti. Io e Artie non stiamo più insieme da un bel po’ di tempo e siamo amici, ma potrei comunque ferire i suoi sentimenti e--

-Ho parlato con Artie. Mi ha detto che a lui starebbe bene… ma che dovevo parlare con te e non con lui- disse velocemente Santana.

Brittany abbassò un attimo lo sguardo, e Santana non seppe cosa pensare. Le mancava l’aria.

Poi la bionda fece incontrare i loro sguardi, e lentamente si avvicinò alla latina, posando poi le labbra sulle sue.

Le labbra di Brittany erano esattamente come Santana se le era immaginate, e per poco non si fece trascinare da quello sfioramento di labbra, ma in un attimo di lucidità allontanò Brittany.

-Ti prego, non farlo solo per compiacermi- le disse.

-L’ho fatto perché volevo farlo Santana. Volevo… essere sicura anche io- rispose Brittany.

Santana la guardò interrogativa.

-Voglio darci una possibilità- disse Brittany sorridendo. –Se me lo concederai-

Passarono un paio di secondi di silenzio prima che Santana stringesse le braccia al collo di Brittany e affondasse il viso nei suoi capelli.

-Sei sicura?- le chiese non volendo rompere l’abbraccio, troppo incredula per rendersi veramente conto delle parole della ragazza.

Brittany sciolse l’abbraccio e annuì sorridendo. –Penso che suoni bene… Santana: la mia ragazza-

Santana scoppiò a ridere e Brittany si slanciò in avanti per darle un altro bacio.

Non si era mai sentita così felice e viva. Ecco, quello era amore. In quel momento capì che, così come avevano fatto Kurt e Rachel, anche lei avrebbe subito le pene dell’inferno se significava avere almeno un po’ di tempo  come quello con Brittany.
La sua Brittany.

Si, poteva decisamente abituarsi.






Note autrice:
Ehilà gentaglia!
E' da un po' che non pubblicavo niente, perciò eccomi tornata con il progetto CHUMS!
Chiedo perdono a ogni fan Brittana, perchè non ho mai davvero scritto di loro, e non penso di essere riuscita a rendergli molta giustizia. Sorry.
Non so se essere soddisfatta di questa os o no, saprete dirmi voi immagino.
Per ora non ho molto altro da dire, se non buone vacanze a tutti gleeks! :)
Come sempre let me know, se volete, e alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3257446