Il risveglio

di Drop_the_world
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio ***
Capitolo 2: *** 2 ***



Capitolo 1
*** Il risveglio ***


Freddo. Buio. Odore malsano. Ti senti stordito. Spaesato. Non sai dove sei. Non sai chi sei. Provi a ricordarti cos'hai fatto per finire qui. Aspetta, ma qui dove? Non vedi nulla. Non senti nulla. Il silenzio è assordante. Ti tappi le orecchie ma non serve a nulla. Il silenzio aumenta. Stai impazzendo. Provi a calmarti facendo respiri profondi. Ti concentri ora sul suolo. É ruvido, duro, gelido. Forse è terra battuta, forse cemento grezzo. Ma non importa, devi concentrarti su cose più importanti. All'improvviso ti viene un dubbio. Come ti chiami? Non te lo ricordi. Non riesci a crederci. Ti sforzi e ti sembra di averlo sulla punta della lingua, ma... Nulla. Allora ti chiedi quando sei nato, dove vivi, quanti anni hai... Ma anche a queste domande non puoi dare risposta. Pensando a te stesso non ricordi nessuna informazione, come dire... Anagrafica? Si, anagrafica. Però riesci a ricordarti le tue emozioni, i tuoi modi di fare. Quelle si, ricordi tutto ciò che hai provato, non con chi, non come, ma cosa si. Ed è la prima cosa che ti da un minimo di sollievo. Adesso che ci pensi da quando sei qui? Ti accorgi per la prima volta di aver fame e sete. In bocca hai il gusto di fumo. Fai fatica a deglutire. Potresti esserti fatto una, o meglio, più canne ed essere collassato da qualche parte. Oppure qualcuno ti ha drogato e ti ha messo qui per fare chissà cosa. Basta, evita di fare certi pensieri. Ora provi ad alzarti ma non riesci. Provi allora strisciare. Dopo poco la tua mano urta una parete. Ti ci appoggi. Si accende una luce. Un neon bianco accecante. Impieghi qualche minuto prima di abituarti alla luce. 
Sei in una stanza bianca, non sarà più grande di quattro metri per quattro. Ora invece hai caldo, la sete ti sta logorando. Scruti affondo la stanza ma è vuota. Prima guardi a sinistra, nulla. Davanti a te, nulla. A destra, nulla. Di nuovo a sinistra. Rimani di stucco. C'è un rubinetto. Prima non c'era. Ne sei sicuro, l'avresti sicuramente visto. Smetti di pensarci e strisci fino a quella che ti sembra un ancora di salvezza. Giri la manopola. É ustionante. Non riesci a tenere la mano su quell'oggetto per più di tre secondi. La sete però ora è davvero insopportabile. Devi a tutti i costi aprire quel rubinetto. Ti giri nuovamente verso di esso è noti qualcosa di nuovo. Un piccolo cartello ora vi siede sopra. ACQUA NON POTABILE. Pensi sia uno scherzo. Come la manopola incandescente. Te ne freghi. Sicuramente chi lo ha fatto vuole farti soffrire facendoti vedere quel rubinetto senza farti bere. Non la avrà vinta. Nossignore. Ti prepari al dolore e inizi a girare la manopola. Il dolore è lancinante. Ma non ci fai troppo caso. Dopo un tempo che ti sembra eterno l'acqua inizia a uscire, lenta e scarsa. Come un animale ti ci butti sotto e bevi. Quella che hai in bocca non è acqua. É un liquido caldo e salmastro. Il cartello aveva ragione. Non riesci a crederci. La tua collera è alle stelle. Devi rompere qualcosa. Senza pensarci fai per tirare un pugno al rubinetto, ma quando ti accorgi  che non c'è più nulla è troppo tardi e la tua mano si schianta contro la parete. Senti un "crok". Il dolore impiega qualche secondo prima di arrivare, ma una volta arrivato si fa sentire. Eccome. Una lacrima ti solca il viso. Non sai se è per le ustioni sulle dita, per l'acqua in bevibile o per la mano rotta. Senti un improvviso blocco allo stomaco. La nausea ti assale, iniziano i giramenti di testa e i conati. Non riesci più a sopportare la sensazione che hai addosso e quindi ti metti due dita in gola. Ma nulla. Non puoi vomitare, non vuoi vomitare. 
Il tempo passa. Non sai da quanto tempo sei in quella stanza bianca e vuota. Inizi a sentirti “stretto” lì dentro. Ti sembra di soffocare. Stai diventando claustrofobico. E poi la luce… non sai da dove viene, non ci sono neon, ne lampadine. Ma ti acceca, ti fa bruciare gli occhi e la faccia. Provi a stenderti sulla pancia, mettere il volto a terra e coprirti gli occhi ma non serve a nulla. Ad un certo punto ti accorgi di stare parlando tra te e te. Ma il peggio è che non sai se lo stai facendo nella tua testa o ad alta voce. Non riesci nemmeno a sentire ciò che dici, non ti arrivano le parole, solo le vibrazioni della tua voce. Stai diventando matto, o forse lo sei già.
(Da terminare)
 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Svegliati. Immediatamente. Non puoi aver dormito davvero in questa stanza. Fa troppo caldo e la luce irradia ogni centimetro di questa gabbia. Hai fame e sete, non ti puoi fare prendere da questa prigione. Lo sai benissimo che non ti devi lasciare andare a questa pazzia.
Devi cercare in tutti i modi di restare lucido, per quanto sia possibile. Sono passati neanche…  no, non tirare somme., non pensare al tempo, non sforzarti inutilmente. Hai perso la concezione del tempo da molto (forse, non puoi saperlo).
Vuoi urlare? Fallo.
Ti senti meglio? Fallo ancora.
È cambiato qualcosa? Fallo ancora.
Vuoi smettere? Fallo ancora.
L’unica cosa che riesce a farti smettere è la nausea. Pensavi di essertene liberato, ma è tornata. E hai ancora i conati senza riuscire a vomitare per espellere il malessere che hai dentro. Ti ricordi anche delle ustioni e della mano rotta, che ora è gonfia e viola.
Cadi? Sì, stai cadendo nel vuoto, non è possibile! Ora è di nuovo tutto nero. Il buio ti schiaccia, ti impedisce di respirare, ti graffia il viso e gli arti. Continui ad andare giù, sempre più in profondità. In un baratro di angoscia, claustrofobia e senza fondo. Solo ora ti passa un pensiero per la mente… Forse sei morto.
“Si, sei morto.”
L’hai sentita davvero quella voce? Ti ha risposto davvero qualcuno?
“Non stai immaginando, è tutto reale, la mia voce, la tua sofferenza e tutta questa pazzia.”
No! Non è vero! Non ci vuoi credere, non ci puoi credere. La voce non è umana, è metallica, ti fa male ogni volta che dice qualcosa. Ti apre mille squarci nel petto. E intanto vai sempre più giù. E la voce, quell’odiosa voce, continua a logorarti. Fatela smettere. Fatela smettere, subito!
“Non starai già impazzendo, vero? Pensavo fossi più forte. Ti consiglio di farci l’abitudine”
Cosa intende con ciò? Cosa significa? Perché non si tappa quella cazzo di bocca? Ditegli di smettere, ti sta esplodendo la testa.
All’improvviso tutto finisce. Non cadi più e la voce tace. Sei di nuovo nella stanza bianca. Hai di nuovo caldo e sete e fame. Ormai hai smesso di pensare, non vuoi più farti domande.
“Come dicevamo prima, sei morto. Non ricordi nulla perché non possiamo farti avere tutte le risposte che vuoi. Però possiamo dirti come ti è stata strappata la vita. Possiamo descriverti il modo e il motivo per cui sei diventato freddo, cibo per i vermi, concime per i prati e perché lo sei diventato. Tu eri uno scarto della società. Nella tua inutile vita non hai fatto altro che provocare dolore al prossimo. La vita è un dono così prezioso ma effimero e tu non ne hai saputo cogliere il senso. Hai sprecato il tuo poco tempo terreno derubando e uccidendo chi  aveva più di te. Ma stai bene attento. Non hai mai preso un solo centesimo che non fosse tuo. Tutti i tuoi crimini erano dettati dall’invidia verso il calore umano. Tu non lo hai mai provato, ma hai cercato di strapparlo a chi ne aveva. Facendo così non hai fatto altro che diventare sempre più freddo e schifosamente sporco. A quel punto non c’era più speranza di salvarti, eri ormai in un punto di non ritorno. E allora siamo venuti a prenderti. O meglio, un orso bruno è venuto a prenderti. E avresti dovuto vedere come ti ha fatto a pezzi.”
No! Non è un cazzo vero! È tutto uno scherzo o un brutto sogno. Non sei morto e nulla di ciò è successo davvero. Ma… aspetta, inizi ad avere qualche frammento di memoria. Senti una donna strillare indifesa. Cerca di scappare ma il tuo braccio la tiene ferma. Non riesce a liberarsi. La tua mano si alza sopra di lei, hai un coltello. Lei continua a urlare, quell’urlo è straziante. Il suo sguardo è la cosa peggiore. Ti guarda inerme, ha capito di stare per morire. Nei suoi occhi c’è la disperazione, nei tuoi occhi famelici si vede solo la schifosa bestia che è in te. Tu vuoi fermarti ma non puoi farlo, è troppo tardi. Dai un colpo, forte. Il coltello lacera il petto della donna, che smette di strillare… non riesce più ad emettere alcun suono al di fuori di qualche gemito di lamento. Il sangue inizia a versarsi ovunque. Tu non ti fermi, alzi la mano e colpisci ancora e ancora e ancora. La tua violenza è disarmante, la foga con cui fai a pezzi quella donna fa schifo, ti fa venire il vomito.
Il ricordo finisce e sei nuovamente nella stanza bianca. Vomiti. Ti prendi la testa tra le mani e cerchi di comprimerla e strilli e piangi e il tuo corpo brucia.
“Ti è piaciuto il ricordo? Noi speriamo di si. Comunque, se ancora non lo avessi capito questo è l’inferno. Diverso da tutte le rappresentazioni religiose. Una stanza vuota. Qui passerai l’eternità, logorando nell’invidia, rivivendo come spettatore tutti i tuoi atti impuri, soffrendo per la fame e per la sete e per il caldo. Non potrai fare altro che ascoltare le urla, i lamenti e i pianti isterici di tutti gli innocenti che hai ucciso. Detto ciò, ti auguriamo una buona rimanenza.”
 

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