Falling Down In My Utopia

di Mala Mela
(/viewuser.php?uid=23852)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Buon compleanno Enrica ^^

Scusa per il ritardo mostruoso!

 

 

 

 

 

F a l l i n g   D o w n   I n   M y   U t o p i a

 

 

 

 

 

 

 

 

Bianco sporco, irregolare. La luce proveniva dalla sua destra, mentre in basso a sinistra si trovava un angolo più buio, dove il bianco sfumava nel grigio. Anche sbattendo più volte gli occhi per mettere a fuoco, la sua visuale rimaneva la stessa: quel dannato soffitto.

Era da quando quel dannato mal di testa l’aveva svegliato che non guardava altro. Aveva provato a ruotare il collo o ad alzarlo, ma il cuscino troppo morbido su cui era adagiato non lo favoriva nei movimenti. Le spalle doloranti rimanevano immobili, fisse su quel materasso da troppo tempo per i suoi gusti. Quanto? Un giorno? Due?

Tsunade-baa-chan esagerava sempre quando si trattava di curarlo, era fin troppo materna. Per quanto quella donna potesse essere materna, questo era chiaro.

Provò a muovere un braccio, senza risultato; dopo averlo sollevato di una decina di centimetri, questo era ricaduto sulle lenzuola con un tonfo sordo, come senza vita. Naruto sbuffò, tentando di fare la stessa cosa con le gambe. Niente.

Kakashi l’aveva avvertito, ma lui no, come al solito non gli aveva dato retta. In principio c’era stata una minima intenzione di seguire i consigli del sensei, ma quando si era trovato faccia a faccia con Itachi Uchiha, nella sua testa non c’era stato altro che un basso ronzio, una sorta di rumore bianco che aveva annullato la sua volontà e tutto ciò che in precedenza gli era stato detto; con furia cieca si era avventato su di lui. Poi, coda dopo coda, Kyuubi aveva preso il sopravvento.

Era in quel preciso istante che i suoi ricordi si facevano appannati e confusi, le immagini sfocate cominciavano a turbinare sempre più velocemente, fino a quando si perdevano nello scuro abisso dell’incoscienza.

Probabilmente era a causa di quello che ora non riusciva a muovere un muscolo ed era confinato in una triste stanza d’ospedale. Avrebbe potuto pensarci prima, certo, ma d’altronde lui era Naruto Uzumaki, famoso non certo per la sua saggezza.

Il cigolare di una porta richiamò la sua attenzione.

« Sei sveglio? ».

Quella era la voce di Sakura, si disse. Inconfondibile.

« Certo! » rispose con spavalderia. « Per quanto tempo ancora vi aspettavate che dormissi? ».

La testa rosa della ragazza entrò nel suo campo visivo, puntandogli una piccola torcia prima in un occhio e poi nell’altro; controlli di routine.

« Quando ti abbiamo trovato eri in condizioni pessime » lo informò. « Ha del sorprendente che tu ti sia ripreso così in fretta ».

Naruto rise sommessamente.

« Andiamo Sakura, lo sai che grazie a Kyuubi riesco a far rimarginare rapidamente ogni ferita! ».

La giovane medic-nin sgranò gli occhi, arretrando di un passo.

« Come fai a sapere il mio nome? » chiese sospettosa. « Non mi sono presentata ».

« Ma Sakura-chan! » protestò lui. « Ti conosco da quando frequentavamo l’accademia! Siamo stati anche nello stesso team, io, tu e… ».

« Devi avermi scambiata per qualcun altro » disse Sakura con convinzione. « Probabilmente sei ancora in stato confusionale… ».

Naruto cercò di alzarsi dal letto, invano.

« Come?! » esclamò contrariato. « Non ti ricordi? Sono qui in ospedale perché qualche giorno fa, mentre combattevamo contro Itachi Uchiha ho liberato le code di Kyuubi e… ».

Un profondo sospiro della ragazza lo interruppe.

« Sei qui perché qualche giorno fa ti abbiamo trovato in fin di vita alle porte di Konoha. Io non so chi tu sia, né come tu faccia a conoscere me o Itachi Uchiha, ma ti assicuro che nessuno qui ti ha mai visto. Non siamo nemmeno riusciti a risalire alla tua identità ».

Naruto mosse febbrilmente gli occhi, frustrato per la forzata immobilità.

« Smettila di scherzare, dai » disse. « Non ricordi di Kyuubi e delle code? ».

Lei scosse la testa.

« Se stai parlando di Kyuubi, il leggendario demone a nove code, sappi che è scomparso dalla terra del fuoco più di cento anni fa, assieme al suo Jinchuuriki » spiegò con voce incerta. « Non agitarti, ti riprenderai in fretta: tra pochi giorni starai meglio e vedrai tutto con più chiarezza. Evidentemente hai riscontrato anche dei lievi danni cerebrali, a scanso di equivoci prenoterò un esame per… ».

« E il copri fronte allora? ».

Naruto strinse i pugni.

« Avevo il copri fronte di Konoha, ne sono certo. Come facevo ad averlo se qui non mi ha mai visto nessuno? ».

La kunoichi roteò gli occhi esasperata. Il “paziente sconosciuto” cominciava a darle più problemi del previsto.

« Non avevi nessun copri fronte » assicurò. « Proprio per questo stai causando tanta confusione ».

« Ma… ».

« Niente ma » lo bloccò lei. « Ora devi dirmi il tuo nome, così potrò controllare tra i registri anagrafici la tua effettiva cittadinanza. Spero che tu ti ricordi almeno quello ».

Il ragazzo fece una smorfia infastidita, odiava che si prendessero gioco di lui.

« Naruto » borbottò. « Sono Naruto Uzumaki, ma questo dovresti saperlo già ».

Sakura sbattè le palpebre, stupita dalla risposta del paziente.

« Uzumaki? » chiese interdetta. « Ne sei sicuro? ».

Naruto sbuffò.

« Certo! Mi chiamo così da quando sono nato, vuoi che non mi ricordi nemmeno una cosa importante come questa? ».

La ninja dai capelli rosa accennò un sorriso, appuntando il nome del ragazzo sulla cartellina che teneva in mano.

« Forse ho una buona notizia, Naruto Uzumaki » annunciò.

« Ovvero? ».

« Ovvero… è probabile che abbia scoperto la tua provenienza. Non sei di Konoha! ».

Naruto assunse un’espressione scandalizzata.

« Certo che sono di Konoha! » esclamò contrariato. « Questo è il mio villaggio e lo sarà finché non creperò, capito? ».

Sakura inarcò le sopracciglia, riservandogli uno sguardo accondiscendente, poi compiaciuta continuò il suo ragionamento.

« Non ci sono Uzumaki a Konoha, non è un cognome diffuso in questa zona. Conosco solo una persona con quel cognome: Kushina Uzumaki che, guarda caso, è originaria di Uzu. Quel cognome è piuttosto diffuso in quel villaggio, probabilmente anche tu vieni da lì… magari siete pure parenti! ».

Il ragazzo cercò di scuotere la testa.

« Impossibile, non conosco nessuna Kushina Uzumaki » la smentì. « Mai sentita nominare in vita mia ».

« Questo allora dimostra che non sei di Konoha come affermavi poco fa » lo prese in contropiede Sakura.

Naruto afferrò le lenzuola, muovendo appena le braccia in segno di protesta.

« Come sarebbe a dire?! » gridò.

« Sarebbe a dire che » cominciò Sakura pacata « qui tutti conoscono Kushina Uzumaki. È la moglie del Yondaime Hokage ».

« Yo-yondaime Hokage? » balbettò Naruto. Il quarto Hokage era stato l’allievo prediletto dell’ero-sennin e sensei di Kakashi, nominato Hokage giovanissimo aveva salvato Konoha dalla distruzione sigillando Kyuubi all’interno di un neonato –Naruto- e dato la vita per la salvezza del villaggio. « Non può essere ancora vivo! » esclamò poi, incredulo.

« E perché no, scusa? » domandò la ragazza. « È quasi un secolo che Konoha vive un momento di pace e prosperità, non vedo come potrebbe essere morto ».

« Ma lui… e Kyuubi… e io… allora cosa diamine… » cominciò a farfugliare sconnessamente Naruto. « Cosa sta succedendo? Sakura, è uno scherzo vero? Uno scherzo di cattivo gusto! ».

« Sei ancora chiaramente confuso… ».

« Non sono confuso, dannazione! » ruggì. « Io so chi sei. Perché tu non mi riconosci? Cosa è successo a Konoha? ».

La ninja sbuffò, prendendo dal cassetto una siringa ed avvicinandosi alla flebo collegata al braccio di Naruto.

« È meglio per te se ora ti calmi, ti sto somministrando una dose di sonnifero » lo avvisò mentre iniettava il liquido trasparente nel tubicino. « Dovrebbe fare effetto tra circa quaranta secondi ».

« No! » protestò Naruto. « Sakura, io ti conosco! Perché… ».

« Tu non mi conosci » tagliò corto il medico. « Stai vaneggiando ».

« Tu sei Sakura Haruno » soffiò il ragazzo, combattendo contro la stanchezza che, lentamente, stava prendendo il sopravvento. « Il tuo colore preferito è il rosso e la tua migliore amica è stata Ino Yamanaka, ma poi avete litigato perché entrambe eravate innamorate di Sasuke Uchiha… ».

Sakura si bloccò.

« Queste sono cose che sanno tutti » commentò, cercando di ridere. « Non ci casco. Probabilmente hai chiesto qualcosa all’infermiera che è venuta qualche ora fa a cambiarti le bende ».

« Ma non è vero! ».

« E io che mi sono spaventata, sono proprio una sciocca! ».

Naruto provò nuovamente a protestare, ma le sue palpebre si erano fatte stranamente pesanti, mentre le sue corde vocali avevano deciso di non collaborare.

In pochi istanti piombò in un sonno pesante e oleoso, profondo e senza sogni.

 

 

 

Riprese i sensi parecchie ore dopo, forse addirittura giorni. La sensazione di nebuloso torpore in cui era caduto lo stava abbandonando poco a poco, costringendolo a fare i conti con la fredda realtà; quando la guancia strofinò contro la ruvida federa del cuscino, Naruto giunse ad una conclusione: non si trovava a casa.

Immobile cercò di ricordare cosa fosse successo prima di quel lungo sonno. Che diamine, rifletté, per la seconda volta nel giro di una manciata di giorni aveva perso conoscenza e si era risvegliato ben più che intontito. Questo pensiero, comunque, non lo convinse ad aprire gli occhi.

Dietro le palpebre chiuse fece capolino il volto di Sakura, che gli aveva fatto visita chissà quante ore prima; le parole da lei pronunciate avevano il potere di fargli contorcere le viscere. Al solo ricordo il suo cuore cominciava a battere irregolarmente e una profonda angoscia gli attanagliava la gola, impedendogli di respirare. Dunque era tutto vero?

Cercò di essere razionale e si impose di restare calmo: probabilmente si trattava di un sogno, orribile e terribilmente vivido, ma pur sempre una sua proiezione mentale. Semplicemente l’onirica concretizzazione di tutte le sue più recondite paure, ipotizzò, poi tutto si sarebbe dissolto in un fumoso ricordo alle prime luci dell’alba.

Eppure… eppure non aveva mai avuto sogni del genere. I contorni degli oggetti erano straordinariamente nitidi, lo scorrere del tempo così reale, la voce di Sakura che ancora gli risuonava nelle orecchie così vera, i fiori posati sul comodino così profumati, le lenzuola così ruvide.

Tutto era così fastidiosamente vivo, lui compreso.

Con lentezza inesorabile, un’idea cominciò a farsi spazio nella mente di Naruto: e se Sakura avesse ragione? Non del tutto, ma anche soltanto a metà.

Probabilmente il luogo in cui si trovava non era frutto della sua mente ma, a modo suo, era la realtà. Una realtà alternativa, una dimensione parallela identica a Konoha tranne che per un piccolo particolare. La sua esistenza. Ammesso e considerato che quella teoria, se teoria si poteva chiamare, fosse plausibile, ancora numerosi dubbi lo tormentavano: che cosa ci faceva lui lì? Cos’era successo alla sua Konoha?

Rimanendo chiuso in quella patetica stanza, a metà tra il sonno e la veglia, non avrebbe mai trovato delle risposte. Se voleva far luce su quegli eventi avrebbe dovuto indagare, cosa che non gli era assolutamente possibile fare lì dentro, solo per di più.

Continuò a rimuginare a lungo su quei problemi, crogiolandosi nel tepore delle coperte. In fin dei conti non si stava male, la luce non aveva ancora raggiunto la sua finestra e le imposte chiuse impedivano al calore di entrare; da un momento all’altro sarebbe piombato nuovamente tra le braccia di Morfeo.

Se non fosse stato per la luce accecante che lo colpì direttamente in faccia, portandolo istintivamente a coprirsi gli occhi con un braccio.

Almeno ora riusciva a muoversi, constatò.

« E così tu saresti Naruto Uzumaki » esordì il suo indesiderato visitatore.

Il ragazzo grugnì infastidito.

« Ehi Teme, spegni quella maledetta lampada » gracchiò, ancora immerso in quelle profonde riflessioni. Il suo interlocutore si accigliò.

« “Teme”? Ti sembra il modo di parlare ad una persona che nemmeno conosci? » domandò scocciato.

Naruto ringhiò, rifugiandosi sotto le coperte, come un bambino.

« Se la persona che non conosco mi sveglia all’improvviso, puntandomi un cosa luminosa in faccia senza il mio permesso… beh, mi rivolgo a lei come meglio credo, non ti pare?! »,

« Veramente no » lo liquidò il nuovo arrivato. « E poi è mattina, ti saresti dovuto alzare comunque ».

Il biondo borbottò qualcosa di incomprensibile, muovendosi forsennatamente sotto le lenzuola. Probabilmente lo stava maledicendo in tutte le lingue possibili ed immaginabili.

« Comunque io sono Sasuke Uchiha » annunciò l’ospite, scandendo bene il proprio nome.

A quelle parole ogni minuscola particella componente il corpo di Naruto si fermò, mentre il ragazzo cercava di assimilare quanto detto dall’altro. “Io sono Sasuke Uchiha” aveva detto. Sì, ne era certo.

Lui era Sasuke Uchiha.

Come se avesse appena riacquistato le forze, Naruto si agitò come non mai nel disperato tentativo di liberarsi dalle coperte che lo tenevano prigioniero; quando infine riuscì a riemergere dal groviglio di stoffa bianca, fissò il suo interlocutore, incredulo.

Sasuke lo guardava con aria indecifrabile, rimanendo comunque a distanza di sicurezza. Indossava il classico giubbotto verde da chunin, ma sulle maniche della maglia era cucito lo stemma della polizia di Konoha, con al centro il simbolo degli Uchiha. Qualcosa evidentemente non tornava.

« Non… non ci credo » boccheggiò Naruto, scrutandolo. « Cosa ci fai tu qui? ».

Sasuke alzò le spalle con noncuranza.

« Sakura mi ha detto che lo strano tipo che ho caritatevolmente raccolto tre giorni fa si era svegliato » disse. « Sono solo venuto a vedere se eri veramente pazzo come mi ha raccontato ».

« Io non sono pazzo » borbottò Naruto, continuando a litigare con le lenzuola. « E poi dimmi, cos’è che ti avrebbe raccontato Sakura? A parte che sono pazzo, ovviamente ».

« Poco o niente » minimizzò Sasuke, storcendo la bocca in una smorfia disinteressata. « Ad esempio che ti diverti a raccogliere informazioni sulla gente, per poi divertirti alle sue spalle. Sbaglio? ».

Il biondo, che finalmente era uscito dalla sua prigione di cotone bianco, balzò giù dal letto con inaspettata agilità. Poi si avvicinò a Sasuke, studiandolo da ogni angolatura, come per accertarsi che ogni cosa fosse al suo posto.

« Certo che sbagli! » annunciò al termine del suo esame. « Io non “raccolgo informazioni”, per chi mi hai preso? ».

« Cosa vuoi che ne sappia » rispose l’altro, vagamente infastidito. « Ho saputo della tua esistenza solo pochi giorni fa, mentre questa è la prima volta che ti parlo: non sono ancora riuscito a farmi un’idea precisa di te ».

Naruto lo guardò scettico.

« Ma pensi che io sia pazzo. Questo è farsi un’idea precisa ».

« Però sono venuto a parlarti » si giustificò l’Uchiha. « Vedi di non prolungare ulteriormente questa seccatura, dimmi realmente chi sei, da dove vieni e perché sei qui ».

Le mani di Naruto cominciarono a prudere pericolosamente, mentre cercava di respirare profondamente nel vano tentativo di non afferrare Sasuke per il bavero della maglia e scaraventarlo fuori dalla finestra.

« Io sono realmente Naruto Uzumaki, sono nato a Konoha diciassette anni fa, non so chi siano i miei genitori e non so cosa ci faccio qui. È come se fossi stato catapultato in una dimensione parallela dove tutti vivono felici e contenti, non ci sono guerre o bijuu e, soprattutto, dove io non esisto! ».

Sasuke sospirò rumorosamente, rassegnato.

« Aveva ragione Sakura. Non sarai pericoloso, ma sei da internamento immediato ».

« Smettila di essere così… così… te! » masticò Naruto, imponendosi calma. « Secondo te, se sono tanto pazzo quanto dici, come faccio a sapere che il tuo cibo preferito è il pomodoro? E, tenendo conto che secondo voi sono arrivato a Konoha solo pochi giorni fa, a sapere che tuo fratello maggiore si chiama Itachi o che la tua famiglia compone la polizia del villaggio? ».

Sasuke scoppiò in una risata che sbalordì Naruto. Da quando in qua quel teme rideva?

« Sono informazioni banalissime » minimizzò. « Anche nel caso tu fossi una spia, non saresti nemmeno molto bravo nel tuo lavoro ».

Naruto si maledisse mentalmente, cercando altre nozioni sull’amico. Purtroppo non aveva molto da dire, tutti i segreti e gli episodi che li avevano visti protagonisti non esistevano in quel mondo, erano come cancellati dalla memoria di chiunque.

Probabilmente ora, in quel luogo, lui non avrebbe nemmeno potuto dire di conoscere Sasuke Uchiha.

« Insomma, non so come spiegarmi » borbottò, a corto di argomentazioni.

Il moro gli lanciò un ultimo sguardo incuriosito, prima di voltare le spalle e lasciare la stanza.

Naruto si risedette sul materasso, fissando la porta chiusa con un misto di frustrazione e tristezza; prima Sakura, ora Sasuke. Nessuno si ricordava di lui, questo avrebbe potuto anche accettarlo, ma la cosa peggiore è che tutto sembrava migliore così.

Rapidamente fece scorrere lo sguardo all’interno della camera, alla ricerca di un paio di scarpe; l’unica cosa che trovò furono un paio di fragili pantofole da ospedale, disposte ordinatamente accanto alla finestra. Senza riflettere le infilò e spalancò la finestra, cercando Sasuke nella fiumana di gente che usciva dall’ingresso principale dell’edificio.

Non appena individuò la testa nera del ragazzo, con un movimento fluido scavalcò la finestra, aggrappandosi ai rami di un albero che cresceva poco distante; ringraziò tutte le divinità esistenti di trovarsi solamente al primo piano. Atterrò nell’erba senza rumore, come si addiceva ad un vero ninja, poi cominciò a correre verso Sasuke, che lentamente si allontanava lungo la via.

Mandando al diavolo la segretezza, Naruto cominciò a correre verso il ragazzo.

« Sasuke, fermati! » urlò, cercando di non incespicare nell’imbarazzante camicia da notte. « Solo un attimo! Dobbiamo parlare! ».

Appena lo udì, Sasuke sentì il desiderio di diventare sempre più piccolo, fino a scomparire del tutto: un pazzo, vestito solamente di un camicione bianco e pantofole, lo stava rincorrendo gridando come un pazzo, in una delle strade più trafficate di Konoha.

Purtroppo non vi erano altri Sasuke Uchiha a Konoha, e tanto meno in tutta la terra del fuoco, di conseguenza Naruto stava evidentemente chiamando lui. Si voltò lentamente, sperando fino all’ultimo momento di essersi immaginato quello schiamazzare, ma invece Naruto era lì e lo guardava con occhi pieni di sfida.

« Io sono Naruto Uzumaki » ripeté convinto.

« …questo lo so, dobe » mormorò Sasuke a mezza voce. « Cosa diavolo vuoi? ».

« Anche se tu non lo sai, noi due siamo amici. Non mi interessa se questa è una strana dimensione, un mondo parallelo o semplicemente un mio sogno: tu sei mio amico ».

Sasuke si passò una mano sul viso, evidentemente imbarazzato.

« Va bene, va bene » disse accondiscendente. « Ma perché ora non torni all’ospedale? Non hai qualche esame da fare? ».

« No! » esclamò l’altro, oltraggiato. « Come ho appena detto noi due siamo amici e te lo voglio dimostrare. Portami in giro con te, solo per oggi, starò buono e non farò nulla di imbarazzante! ».

« Troppo tardi, baka » osservò Sasuke con tono sarcastico. « Ma ti sei visto? Tu sei imbarazzante per definizione ».

Dopo un attimo di smarrimento, Naruto cominciò a prendere in considerazione il proprio aspetto. A malincuore dovette ammettere che sì, in effetti era parecchio ridicolo. Quando la sua attenzione tornò a concentrarsi sull’Uchiha, vide che questo si stava già allontanando con passo rassegnato.

« Ehi, teme, dove stai scappando?! ».

Sasuke sbuffò.

« Non sto scappando » rispose fermandosi. « Sto andando a procurarti dei vestiti decenti. Conciato in quel modo non ti porto da nessuna parte, quindi hai due alternative: o mi segui fino a casa, o te ne torni da dove sei venuto, Konoha, il villaggio del Sushi o Narutolandia che sia. Sono stato chiaro? ».

Il volto di Naruto si illuminò, donandogli una spensierata aria infantile.

« Fantastico! » esclamò. « Non ho mai visto casa tua! ».

« Ma se hai appena detto che noi due siamo amici, dalle tue parti » commentò accigliato.

Il biondo si grattò una guancia, pensoso.

« Sì, siamo amici, ma è complicato » disse. « È difficile da spiegare, ma sappi che tu, dalle mie parti, non sei molto propositivo. Sei asociale, scorbutico, ingrato, testardo e… ».

« Oh, ti sto molto simpatico, a quanto pare! » commentò l’altro, sarcasticamente.

« Te l’ho detto che è complicato » borbottò Naruto offeso. « Non è una cosa facile da esprimere a parole. Io sono io e tu sei tu, ed è come se tra noi ci fosse un legame fraterno. Poi… non guardarmi così, insomma! ».

« Così come? » protestò Sasuke.

« Come se fossi un caso disperato ».

Sasuke si massaggiò le tempie: quello strano tipo gli stava facendo venire il mal di testa; non sapeva nemmeno perché aveva accettato. Aveva un che di familiare, forse erano gli occhi azzurri o gli strani segni che aveva sulle guance, ma qualcosa in lui conosceva Naruto Uzumaki.

Ovviamente non l’avrebbe mai ammesso, altrimenti si sarebbe ritrovato in una stanza dalle pareti rivestite di gomma piuma, rannicchiato in un angolo con una camicia di forza. Magari in compagnia del suo vecchio-nuovo migliore amico.

« Ti posso ricordare che ho accettato di scarrozzarti per tutta Konoha e prestarti i miei vestiti? » disse, cercando di rimanere atono. « Comunque, benvenuto nel quartiere degli Uchiha. Casa mia è laggiù, dietro quell’angolo ».

Naruto si guardò attorno, stupito. Quell’ala del villaggio era sempre stata chiusa, ormai priva di vita, e da quando Sasuke aveva deciso di seguire Orochimaru, era rimasta letteralmente deserta.

Vederla brulicante di vita, come un’enorme alveare, faceva uno strano effetto, pensò. Anche se, probabilmente, quel nodo che gli attanagliava lo stomaco non era dovuto a quello: la causa diretta era da ricercare nel ragazzo che gli camminava accanto, come se nulla fosse. Quel Sasuke non sapeva chi lui fosse, ma era lì, ed ora camminavano insieme come buoni amici.

 

 

 

« Sei fortunato ad avere la mia stessa taglia ».

Naruto rimirò la propria immagine riflessa nel vetro della finestra, alquanto perplesso. Indossava dei banalissimi pantaloni e una maglia blu scuro che recava sul retro lo stemma della casata, un ventaglio rosso e bianco. Dopo qualche attimo di silenzio, pensò che mai in vita sua avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, era quasi paradossale.

« Sei sicuro che mi stia bene? » domandò infine, titubante.

Sasuke roteò gli occhi.

« Certamente meglio di quella palandrana » disse. « Almeno così non sembri appena scappato dall’ospedale… ah, scusa, tu sei appena scappato dall’ospedale! ».

Il biondo lo guardò lugubre.

« Vuoi ricominciare? » chiese. « Senti, sotterriamo l’ascia di guerra soltanto per oggi, ok? ».

« Ok, come vuoi » concordò Sasuke, con un’alzata di spalle.

« Bene ».

Tentennando, Sasuke si guardò attorno, indeciso sul da farsi.

« Dunque… cosa ti andrebbe di fare? » chiese, cercando di suonare cordiale. « Per cominciare potrei mostrarti Konoha, anche se sostieni di conoscerla già ».

Naruto gli rivolse un ampio sorriso, cambiando completamente d’umore.

« Perfetto! » esclamò. « Magari poi ci fermiamo a mangiare del ramen… il cibo dell’ospedale è pessimo ».

« Non ne dubito » rispose Sasuke, annuendo.

L’uno di fianco all’altro uscirono in strada; nonostante fosse lo stesso villaggio che aveva lasciato, Naruto si guardava attorno come un bambino o un turista, ammirando i palazzi e fissando con attenzione perfino i passanti.

« Quella è la montagna degli Hokage » spiegò il moro, con innaturale pazienza.

« Sono scolpiti solamente quattro volti! ».

« Perché fin ora ci sono stati “solo” quattro Hokage! ».

Naruto aggrottò le sopracciglia, ricordandosi improvvisamente che il quarto Hokage non era morto, dal momento che Kyuubi non aveva mai attaccato il villaggio.

« Ah… » commentò pensoso. « Da dove vengo io c’è un quinto Hokage ».

Sasuke lo guardò con aria stupita.

« Sì? Chi sarebbe? ».

« Tsunade-baa-chan » gli rispose con semplicità, facendogli sgranare gli occhi.

« Tsunade-sama? La direttrice dell’ospedale? » chiese. « Certo che te ne inventi di cose! ».

Naruto gli diede un “piccolo pugno”, offeso.

« Ehi! » protestò Sasuke. « Perché diamine l’hai fatto? ».

Il biondo voltò la testa dall’altra parte.

« Perché io non mi invento proprio niente » rispose. « Anche se ormai ho rinunciato a ripeterlo, visto che la tua testa è più dura di una noce di cocco ».

« Beh, è difficile crederti! » ammise l’altro. « Soprattutto tenendo conto del fatto che sei rimasto incosciente per un bel po’ di tempo ».

« Cosa stai insinuando? » s’infervorò Naruto. « Io sono sano come un pesce ».

Sasuke allargò le braccia in segno di resa.

« Sì, sì, certo. Come vuoi » tagliò corto. « Comunque mi sono dimenticato di chiederti una cosa ».

L’altro tornò a guardarlo interessato, dimenticando il battibecco che stava per nascere.

« Beh? Parla! ».

« Naruto tu… sei un ninja? » gli domandò Sasuke assumendo un’espressione meditabonda. « Avrei dovuto informarmi prima, lo so. Intendo dire, sai combattere? ».

Naruto gonfiò il petto, pieno d’orgoglio.

« Se so combattere?! » chiese spavaldo. « Ci puoi giurare! Sono il ninja più forte di Konoha e diventerò sesto Hokage! ».

« Capisco » commentò Sasuke, sempre scettico. « Mi devo fidare o è un’altra sparata delle tue? ».

« Un’altra sparata delle mie? ».

« Sì, tipo “vengo da un’altra dimensione”, “gli asini volano”, “Tsunade-sama sarà Hokage” o “se si balla nudi sotto la luna piena con un ombrello in bilico sul naso e due tazze di ramen nella mano destra si propizierà la raccolta” » chiosò sarcastico. « Robe del genere ».

Naruto lo osservò imbronciato, per poi esclamare:

« Allora ti sfido. Andiamo in un campo d’allenamento e battiamoci, forse quando ti sconfiggerò crederai alle mie parole! ».

Il moro sbuffò derisorio.

« E come pensi di combattere? Non hai né kunaishuriken, senza contare le tue precarie condizioni fisiche ».

« Io sto benissimo » ringhiò Naruto. « E per quanto riguarda le armi, penso che tu possa benissimo prestarmele… o hai paura? ».

« Ovviamente no ».

« Allora dammi quei dannati kunai e battiti! ».

Sasuke, punto sul vivo, non si fece pregare due volte. Stizzito armò il ragazzo e lo guidò fino ad una radura isolata, circondata dalla foresta; quel luogo ricordò a Naruto il loro primo esame, quando Kakashi li aveva sfidati ad impossessarsi dei due campanelli che teneva legati in vita. Sentì l’impulso di far rivivere quella memoria, ma si rese conto che parlarne a Sasuke sarebbe stato del tutto inutile. Benché gli somigliasse spaventosamente, quello non era il Sasuke che aveva conosciuto anni prima; certo, probabilmente avevano lo stesso gruppo sanguigno, la stessa altezza e lo stesso peso, lo stesso colore di capelli, di occhi e perfino la stessa pettinatura, ma i suoi ricordi erano i ricordi di un mondo senza Naruto Uzumaki. 

« Beh? » lo incalzò Sasuke. « Pensavo non vedessi l’ora di mostrarmi le tue capacità! ».

Naruto si riscosse, cercando di concentrarsi solamente sullo scontro. Non sarebbe dovuto essere difficile, non era necessario attingere al chakra di Kyuubi, ammesso che la volpe esistesse in quel mondo.

« Regola numero uno » cominciò Naruto. « Non si combatte per uccidere ».

« Regola numero due » rispose Sasuke. « Il primo che perde sangue ha perso ».

« Regola numero tre: niente abilità innate ».

Sasuke storse il naso.

« Regola numero quattro: niente jutsu mortali »

L’altro annuì.

« Mi sembrano condizioni eque » concordò. « Un po’ limitanti, forse ».

Il moro lo guardò sprezzante.

« Sei stato tu il primo a porre limitazioni a questo scontro. Ora è a tutti gli effetti un banale allenamento».

Naruto scosse la testa.

« Ci conosco » disse. « Penso sia meglio prendere certe precauzioni ».

L’altro si limitò a scrollare le spalle in silenzio.

« Iniziamo al tre » lo avvisò, poi cominciò a contare: « uno, due… tre! ».

Senza indugiare oltre, si lanciarono uno contro l’altro a gran velocità. Naruto compose rapidamente i sigilli necessari al Kage Bushin no Jutsu –bue, cane, drago e cinghiale- ma quando le copie apparvero, Sasuke spiccò un balzo, superandolo senza lasciarsi accerchiare. Atterrò agilmente alle spalle del biondo, preparandosi per la tecnica della palla di fuoco suprema; gli bastò un soffio affinché i cloni d’ombra svanissero com’erano comparsi, in una nuvola di fumo. La fiammata travolse anche Naruto, che invece non si mosse, attese l’attacco immobile e con un sorriso di scherno sulle labbra.

Quando il fuoco si estinse, davanti a Sasuke non vi era che un grosso ceppo di legno. Il ragazzo lo fissò innervosito, non riuscendo a capire quando quel baka era riuscito ad attuare la tecnica della sostituzione; forse non era completamente idiota come sembrava.

Udì un sibilo ed istintivamente si lanciò verso destra, mentre un kunai proveniente dalla foresta gli sfiorava il collo. Non fece in  tempo a rendersi conto dell’accaduto, che Naruto si materializzò al suo fianco, pronto a colpirlo con un poderoso pugno, che però Sasuke schivò abilmente con un balzo all’indietro. Estrasse due shuriken e li lanciò verso Naruto, confidando nell’effetto sorpresa, ma anche questa volta il suo corpo si dissolse nel fumo. Un’altra copia! Pensò furente.

« Dove sei?! » urlò. « Prima davi del codardo a me, ma sei tu che preferisci mandare avanti delle copie! ».

Lentamente Naruto emerse dal limitare della radura, con sguardo indecifrabile.

« Volevo solo vedere se eri forte come pensavo » disse con una nota di tristezza nella voce, che l’altro non riconobbe.

« E lo sono? » ribatté infastidito.

Naruto sorrise.

« Lo spero proprio: mi hai dato del codardo e, anche se assomigli a quel deficiente del mio migliore amico, te la devo far pagare ».

Sasuke sorrise di rimando.

« Vuoi fare sul serio? » domandò retoricamente.

L’altro gli lanciò uno sguardo d’intesa.

In meno di un secondo la lama del kunai di Naruto cozzava contro quella di Sasuke, producendo mille scintille. Cercò di atterrare il moro con un calcio in pieno torace, ma questo lo precedette scansandosi ed assestandogli un pugno su uno zigomo. Naruto non arretrò né mostrò alcuna reazione al colpo, anzi riprese a combattere con più foga. Approfittando di un attimo di spaesamento di Sasuke, compose nuovamente il sigillo per invocare i cloni d’ombra.

Sasuke li fece sparire nuovamente con facilità, poi guardò l’avversario mentre riprendeva fiato. Si scambiarono una rapida occhiata e poi si lanciarono nuovamente l’uno contro l’altro, facendo cozzare tra loro le armi.

Dopo parecchi minuti di feroce combattimento corpo a corpo, nessuno dei due riportava ancora una ferita. Sasuke, sbigottito, osservava il proprio avversario cercando di mantenere un certo contegno. Per la prima volta da quanto aveva posato gli occhi su di lui, si ritrovò a chiedersi seriamente chi fosse quello straniero.

In fin dei conti Naruto Uzumaki era un nome come un altro, ma era evidente che non potesse essere una persona qualunque, tanto meno un pazzo.

Durante lo scontro non erano ammesse abilità innate, ma anche senza Sharingan Sasuke rimaneva un avversario temibile per chiunque, anche per lo shinobi più temerario. Ben pochi nel villaggio sarebbero stati in grado di batterlo, pur utilizzando tutte le tecniche a loro disposizione; lo sapevano tutti: Sasuke Uchiha era un genio.

Ma allora chi diavolo era quel ragazzo che riusciva a tenergli testa con tanta facilità?

Per un attimo fu tentato di credere ai vaneggiamenti di poche ore prima: evidentemente non aveva mentito sulle proprie capacità, perché avrebbe dovuto farlo riguardo alla propria provenienza?

Distratto da quei pensieri, non si accorse di Naruto che, rotolando a terra, l’aveva colto di sorpresa ed ora gli indicava il braccio, con aria trionfante.

Sasuke spostò gli occhi verso la propria spalla.

Un lungo rivolo rosso gli colava fin sul dorso della mano, facendo contrasto con la pelle chiarissima. Tornò a fissare Naruto, terribilmente serio, finché il sorriso sul volto del biondo non scomparve.

Rimasero immobili per quelli che ad entrambi sembrarono secoli, anni e anni trascorsi insieme concentrati in un solo sguardo.

Infine Sasuke prese un profondo respiro rompendo quel silenzio.

« Ti credo ».

Naruto credette di avere i capogiri.

« Non avevo mai incontrato nessuno in grado di tenermi testa, credimi » continuò Sasuke. « Anche senza Sharingan ».

Naruto si limitò a fissarlo in silenzio.

« …quindi devo farti i miei complimenti, sei uno shinobi molto dotato » concluse. « Beh, ti va se ti offro il pranzo, prima di riportarti da Sakura? Ti andrebbe del ramen? ».

Delle lacrime fecero capolino dagli occhi di Naruto, il quale si sforzò immediatamente per ricacciarle indietro.

Allora è così che ci si sente, pensò. È così che sarebbe dovuta andare fin dall’inizio.

 

 

 

Quando Sasuke lo riaccompagnò all’ospedale, il sole stava già calando oltre il monte degli Hokage, inondando tutto il villaggio con una strana luce aranciata.

I due camminavano lentamente per le vie di Konoha, parlando come vecchi amici (cosa che, per Naruto, non si scostava molto dalla realtà).

Dopo il loro “piccolo scontro” si erano diretti all’Ichiraku Ramen, dove entrambi avevano ordinato un’abbondante porzione. Avevano parlato di tecniche speciali, di esperienze imbarazzanti, di missioni e di quanto fosse carina Sakura, ma mai avevano nominato gli strani eventi che avevano condotto il biondo fin lì.

Naruto per primo aveva egoisticamente deciso di non farlo. Aveva pensato che per un giorno non sarebbe cambiato nulla, che avrebbe potuto cominciare le sue ricerche dopo qualche giorno: ora voleva solo godersi la compagnia di Sasuke.

Un Sasuke supponente e testardo come quello vero, ma allo stesso tempo più rilassato e spensierato. Si stuzzicavano a vicenda, si provocavano e infine ne ridevano: nulla ostacolava la loro amicizia. Era strano, in un certo senso, per Naruto vedere Sasuke senza l’ombra di sofferenza e rancore che portava perennemente con sé, ma ne era felice. E poi, proprio quando si era reso conto di ciò, si era sentito profondamente in colpa.

Sapeva benissimo che quella non poteva essere la realtà, ma allora perché ci sperava tanto?

Aveva infantilmente cacciato quei pensieri, relegandoli in un angolo della sua mente. Stava troppo bene per abbandonarsi a simili preoccupazioni.

 

Sakura gli venne in contro nel salone principale, guardandoli con aria truce.

« Sasuke, mi stupisco di te! » l’aveva rimproverato, mentre questi la osservava inespressivo. « Portare via così un paziente, senza dirmi nulla per giunta. Ti sembrano cose da fare? ».

« Quanto la fai lunga » aveva commentato Sasuke. « Rieccotelo, tutto intero per giunta ».

La ragazza dai capelli rosa lo guardò in tralice.

« Perché non dovrebbe essere tutto intero? » indagò. « Cosa avete fatto? » domandò inquisitoria, rivolta a Naruto. Quest’ultimo sentì le gambe tremare per la paura: era stata una lunga giornata e i pugni di Sakura non erano esattamente la conclusione ideale.

« Niente! » si affrettò a dire, leggermente spaventato. « Noi abbiamo… sì, abbiamo solo fatto un giro per il villaggio, nulla più ».

Sakura non si lasciò abbindolare e tornò a guardare Sasuke.

« Avete combattuto » decretò infine. « Non negate, ve lo si legge in faccia ».

« E chi nega? » disse Sasuke. « Io non ho aperto bocca, ha fatto tutto quel baka. Da solo per giunta ».

Le vene sulle tempie della ragazza cominciarono a pulsare violentemente, spingendo sia Naruto che Sasuke ad arretrare di qualche metro.

« Tu dovevi rimanere in osservazione per una settimana » disse rivolta al biondo, con voce spaventosamente calma.

Naruto non ebbe la forza di rispondere.

« …e tu! » continuò minacciosa, puntando l’indice verso Sasuke. « Sapevi delle sue condizioni e l’hai lasciato uscire comunque. E avete pure combattuto! Non so chi tra i due sia il più infantile… incoscienti, ecco cosa siete! ».

« Quanto la fai lunga » sbottò Sasuke, a cui il discorso sembrava non aver fatto il minimo effetto.

« È stata una sfida amichevole » cercò di rabbonirla l’altro. « Non mi sono sforzato né mi sono fatto male ».

Sakura lo guardò in cagnesco.

« Non so come mai, ma fatico a crederti » lo rimproverò. « Stai certo che questa settimana ti terremo sotto osservazione per… ».

«Domattina abbiamo un appuntamento con l’Hokage » la interruppe Sasuke.

« Entrambi? Tu e lui? ».

Sasuke annuì.

« Inoltre mi sembra che sia sano come un pesce, non vedo perché trattenerlo ancora in questo posto ».

« Questo posto è un ospedale » ribatté Sakura. « E io sono un medico: non posso permettere che i miei pazienti se ne vadano in giro senza il mio consenso! ».

« Allora dacci il tuo consenso per domani, così il problema non si pone ».

La ragazza scosse la testa, sconsolata.

« Nel caso non vi dessi il permesso, scommetto che trovereste comunque il modo per sgattaiolare » commentò dopo un lungo sospiro. « Va bene, Naruto può venire con te. Ma domani sera entro le nove deve essere nuovamente qui, intesi? ».

« Certo, è tutto chiaro! » confermò Naruto con decisione. « Anzi, mi vedrai qui ancora prima che il sole tramonti ».

« Ne dubito » commentò Sakura, scettica. « A te va bene, Sasuke? ».

Questo scrollò le spalle con noncuranza.

« Sì, per me può andare » disse, cominciando ad allontanarsi. « Ci vediamo domani ».

 

 

 

«Manca ancora molto? ».

« Il demone continua a dare problemi ».

« Non collabora nonostante tutto? ».

« Esatto. È inspiegabile ».

« Capisco ».

« Sta consumando troppo chakra, è sicuro di resistere? ».

« Non ha importanza. Comunque l’estrazione del bijuu dovrebbe cominciare a momenti ».

«Speriamo che Pain ne sia in grado ».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_______________________________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Svegliandosi, Naruto ebbe la sensazione di essersi coricato solamente pochi attimi prima: gli sembrava di aver chiuso gli occhi, udito una strana conversazione e averli riaperti subito dopo

 

 

F a l l i n g   D o w n   I n   M y   U t o p i a

 

 

 

 

 

Svegliandosi, Naruto ebbe la sensazione di essersi coricato solamente pochi attimi prima: gli sembrava di aver chiuso gli occhi, udito una strana conversazione e averli riaperti subito dopo. Sforzò la mente, cercando di ricordare ciò che aveva sentito, ma appena credeva di aver compreso qualcosa, ecco che tutto si sfocava nuovamente. Eppure aveva distinto nitidamente due voci differenti, piuttosto famigliari, una delle quali stranamente simile a quella di Itachi Uchiha. Se solo avesse ricordato le loro parole, pensò, scagliando con violenza il cuscino contro la parete.

« Imprevedibili scatti d’ira » commentò Sasuke, immobile sulla porta. « Se il buon giorno si vede dal mattino… ».

Naruto fece una smorfia e scese dal letto.

« Se tu sei la prima persona che vedo appena alzato, allora di certo non sarà un buon giorno ».

« Beh? Cosa ci fai ancora in pigiama? L’Hokage ci aspetta ».

Il biondo lo ignorò, stiracchiandosi lentamente. Aveva dormito pochissimo, a suo dire, in più quello strano sogno lo inquietava. Probabilmente non doveva ricercare strani significati, si disse, un sogno era pur sempre un sogno.

« Ehi, mi stai ascoltando? » lo chiamò nuovamente Sasuke.

Naruto si riscosse, voltandosi a guardarlo.

« Hai detto qualcosa? » chiese candidamente. Il moro lo carbonizzò con il solo sguardo.

« Ti ho detto di vestirti, tra meno di un quarto d’ora siamo attesi al palazzo dell’Hokage. Ti ho avvisato ieri sera! ».

Un po’ interdetto, Naruto prese i vestiti del giorno prima e se li infilò come in trance.

« Sono… sono curioso di vedere l’Hokage » disse infine.

« È considerato un mito in tutta la terra del fuoco » lo informò Sasuke. « Uno dei più forti shinobi di tutti i tempi, si dice ».

Il biondo si limitò ad annuire.

« Pettinati quei capelli » gli intimò l’altro. « Devi fare una buona impressione ».

« Perché? » domandò Naruto. « Ieri hai detto soltanto che avevamo un incontro… ».

Sasuke sospirò spazientito.

« Perché voglio parlargli di te » rispose sbrigativo. « Sei particolarmente forte, se tu evitassi di far emergere il tuo lato “pazzo” potresti diventare un ottimo elemento per il villaggio. Andiamo da lui semplicemente per esporgli questa teoria ».

« Grande! » esclamò Naruto, dimenticando all’istante il sogno e la stanchezza. « Secondo te ci manderanno in missione insieme? ».

« Non ti pare di correre un po’ troppo? » chiese l’altro, sollevando scetticamente un sopracciglio. « Probabilmente ti affideranno a qualche sensei dell’accademia ».

« Ma io sono forte, l’hai ammesso anche tu! » obbiettò Naruto, incrociando infantilmente le braccia.

« Prima di darti il copri fronte vorranno esaminare ufficialmente le tue capacità, idiota ».

« Va beh, vorrà dire che li stupirò tutti. Sono un ninja imprevedibile! ».

 

 

 

« Lascia parlare me, quando saremo di fronte all’Hokage » lo avvertì Sasuke, durante il tragitto che li separava dal palazzo. « Non dire cose strane come “vengo da un’altra dimensione” o simili… capito? ».

« Certo, certo » ripeté Naruto. « Non sono mica scemo! ».

« Scusa, ma ho i miei ragionevoli dubbi ».

« La verità è che ti rode perché ti ho battuto » lo provocò, ricordando l’episodio del giorno precedente.

Sasuke si fermò di botto, di fronte all’entrata principale del palazzo.

« Punto primo: tu non mi hai battuto » scandì deciso. « Era una banale sfida con un mare di condizioni ridicole. Punto due: anche se così fosse, sappi che potrei prendermi la rivincita da un momento all’altro ».

L’altro lo superò, muovendo alcuni passi all’interno dell’edificio, poi si voltò, tenendo la porta aperta.

« Sei il solito pallone gonfiato » disse sorridendo. « Ma questo non cambia le cose ».

« Se ti piace pensarlo ».

« Sì, mi piace » replicò. « Dunque? Mi guidi fino all’ufficio? ».

Con aria altera Sasuke entrò nel palazzo e si diresse verso le scale.

« L’ufficio si trova all’ultimo piano, seguimi ».

Salirono la scalinata in silenzio. Insieme al rumore ritmico dei loro passi, a Naruto sembrò di udire anche quello martellante del proprio cuore: stava per incontrare il quarto Hokage. Soltanto pochi metri lo separavano dall’uomo che aveva dato la vita per salvare il villaggio, sigillando dentro il piccolo Naruto la volpe a nove code. Nel mondo reale di lui non restava che un ritratto scolpito nella roccia e il ricordo malinconico nelle parole di Jiraya; saperlo vivo era elettrizzante e inquietante al tempo stesso.

Giunsero davanti alla porta laccata di rosso e Naruto sentì il bisogno di appoggiarsi al muro per non stramazzare a terra. Fece un profondo respiro, cercando di mantenere la calma.

Sasuke bussò, poi –senza dargli il tempo di registrare l’accaduto- aprì la porta ed entrò nella sala.

« Uchiha! » esclamò una voce gioviale. « Vieni avanti, ti stavo aspettando ».

« Salve Hokage-sama » lo salutò Sasuke cortese, trascinando Naruto con sé.

« Nel messaggio che mi è stato recapitato ieri hai detto che c’era una persona che dovevi presentarmi » disse. « È lui? ».

« Esattamente. È il ragazzo che abbiamo trovato quasi una settimana fa alle porte del villaggio » concluse Sasuke, tirando una gomitata nelle costole del biondo.

Naruto fu costretto ad alzare la testa e distogliere lo sguardo dalla punta dei propri piedi, diventata improvvisamente molto interessante. Imbarazzato, spostò gli occhi sull’uomo seduto alla scrivania, cercando di studiarlo senza sembrare troppo sgarbato. Era esattamente come se l’era immaginato sentendo i racconti dell’ero-sennin, solo leggermente invecchiato.

« E così tu saresti il ragazzo misterioso » disse l’Hokage, facendo segno a Naruto di avvicinarsi. « Io sono Minato Namikaze, molto piacere ».

Il ragazzo gli strinse la mano imbarazzato.

« Sasuke ha detto che sei un soggetto parecchio interessante » continuò Minato. « Ma prima sarebbe utile conoscere almeno il tuo nome, no? ».

« Ehm.. beh… si, mi pare ovvio » balbettò Naruto imbarazzato, mentre il moro alle sue spalle si copriva gli occhi esasperato.

Appena Naruto ebbe pronunciato il proprio nome, l’Hokage sbarrò gli occhi pieno di sorpresa.

« Naruto Uzumaki hai detto? » chiese interessato. « È… davvero curioso! ».

Poi, di fronte agli sguardi interrogativi di Sasuke e Naruto, continuò.

« Dovete sapere che il libro d’esordio di Jiraiya-sensei, quello che l’ha reso famoso come scrittore di romanzi d’avventura, ha come protagonista un giovane shinobi di nome Naruto » disse tranquillamente. « Io e mia moglie avremmo voluto chiamare così nostro figlio, ma purtroppo siamo ancora senza un erede! » terminò con una risata.

« Capisco » mormorò Naruto, che in realtà non capiva un bel niente. Sasuke, invece, rimase in silenzio a rimuginare su quelle parole. La faccenda cominciava a prendere una piega alquanto strana, soprattutto alla luce di diverse constatazioni, prima fra tutte la straordinaria somiglianza tra Naruto e Minato Namikaze: stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi. Certo, poteva essere solamente una coincidenza, ma vi erano altre cose che lo rendevano dubbioso, come ad esempio quel cognome. Naruto diceva di essere sempre vissuto a Konoha, ma l’unico abitante del villaggio a portare quel cognome era Kushina Uzumaki, moglie dell’Hokage.

Questo sembrava semplicemente suggerire una parentela con la donna, ma Namikaze-sama aveva aggiunto legna sul fuoco, parlando del protagonista di quel romanzo. Naruto era il nome che lui e la moglie avrebbero voluto dare al proprio figlio.

Avrebbe voluto picchiarsi per quell’idea assurda, ma tutto combaciava alla perfezione; ammesso e considerato che quell’essere petulante non fosse fuori di testa, si sarebbe potuto supporre che –ovviamente in una “dimensione parallela”- Naruto Uzumaki fosse figlio di… no.

Non ci poteva nemmeno pensare, da tanto suonava assurdo e improbabile. Scosse la testa, cercando di pensare ad altro.

« Nobile Hokage, avrei una proposta da farle » esordì serio.

« Ti ascolto ».

« Ho avuto modo di passare una giornata con il qui presente Naruto Uzumaki e posso giurare sull’onore del mio clan che non si tratta di un individuo offensivo ».

Minato sorrise

« Lo spero » disse. « Altrimenti sarebbe stato poco saggio da parte tua condurlo fin qui ».

« Dal momento che si fermerà al villaggio per un periodo imprecisato, vorrei suggerirle di impiegarlo in missioni di poco conto, uno shinobi in più fa sempre comodo ».

L’Hokage annuì gravemente.

« Capisco… ma dimmi, Uchiha, hai già avuto modo di verificare le sue capacità? ».

« Certamente » asserì Sasuke. « Ci siamo… come dire… scontrati amichevolmente ieri mattina, e… » si fermò per trovare le parole adatte « …si è rivelato decisamente abile ».

L’Hokage scoppiò in una risata cristallina.

« Sasuke Uchiha che definisce qualcuno “decisamente abile”! Naruto, devi essere proprio un fenomeno » commentò. « Se fossi in te mi sentirei lusingato da queste parole ».

Il biondo sorrise imbarazzato, portandosi una mano dietro la testa.

« Sì » disse. « Mi hanno fatto abbastanza piacere ».

« Bene » aggiunse Minato, rivolto a Sasuke. « Visto che tu e Naruto sembrate andare d’accordo, perché non lo “esamini” portandolo in missione con te? ».

Il ragazzo strabuzzò gli occhi e scosse la testa.

« Ho detto che è molto abile, ma io porto a termine missioni di livello S » disse. « È appena arrivato, non mi sembra saggio sottoporlo subito ad un tale rischio ».

« Giudizioso come sempre Uchiha. Hai perfettamente ragione: per questo vi assegnerò una missione di livello C ».

Sasuke sbiancò, per quanto fosse possibile; non eseguiva missioni di un livello tanto basso da quando era un semplice genin. Sarebbe stato imbarazzante.

« Perfetto! » esclamò invece Naruto. La sola idea di una missione assieme all’amico lo esaltava, si fosse trattato anche solo di far attraversare la strada ad una nonnina.

« Inoltre siete esattamente i ninja di cui ho bisogno » continuò l’Hokage. « Dovrete scortare il consigliere Atsumori, del villaggio della Nebbia, fino al confine con Suna, dove verrà preso in custodia da altri shinobi ».

« Non vedo dove stia la difficoltà » notò Naruto, con un’alzata di spalle.

« Sicari » si limitò a rispondere Minato. « Uno dei tenutari del suo villaggio ha pagato dei sicari affinché lo uccidano prima che firmi l’alleanza con la Sabbia. Il vostro compito è farlo arrivare a destinazione sano e salvo ».

« Non c’è nessun problema, conti pure su di noi ».

« Perfetto! ».

« Quando dovremmo partire? » domandò Sasuke, sperando che quella ridicola missione non intralciasse troppo i suoi programmi.

« Anche subito! » gli rispose l’Hokage. « Farò avvisare Atsumori-san, avete circa un’ora per prepararvi. Pensate di farcela? ».

Naruto e Sasuke si scambiarono un’occhiata: non avevano scelta.

 

 

 

Il terzetto correva rapidamente tra le fronde degli alberi, balzando agilmente da un ramo all’altro. Al centro l’attempato ma pur sempre in forze Atsumori, protetto di fronte da Naruto e dietro da Sasuke, che continuavano a guardarsi attorno con circospezione. Non c’era animale che si muovesse o foglia che venisse pestata senza che loro se ne accorgessero, ben attenti ad ogni minimo rumore proveniente dalla foresta.

Il giorno precedente avevano proceduto speditamente e senza intoppi, perfino in anticipo sulla tabella di marcia. Al calar del sole avevano allestito un piccolo accampamento privo di fuoco, per non dare troppo nell’occhio, per poi ripartire alle prime luci dell’alba. Avevano parlato poco, se non per pura necessità: l’avrebbero svolta alla perfezione, impedendo a stupidi battibecchi di renderli facilmente rintracciabili.

Erano in viaggio da quasi due giorni e soltanto una manciata di chilometri li separava dal confine, quando Naruto esplose.

« Non ce la faccio più! » sbottò. « Corriamo, corriamo e… niente! ».

Sasuke gli riservò uno sguardo obliquo.

« Di cosa ti lamenti, dobe? » gli rispose. « Tutto sta filando liscio e senza intoppi ».

« Esattamente » masticò Naruto. « Ora io dovrei dimostrare la mia validità in quanto shinobi, ma come diamine la dimostro se non c’è nulla da combattere? ».

« Con tutto il rispetto per la tua  “validità in quanto shinobi”, ragazzino » lo riprese Atsumori-san. « Il tuo amico ha ragione, se i sicari non ci hanno ancora attaccato è soltanto un bene ».

Il biondo s’incupì, vagamente deluso.

« Però è strano » borbottò. « Siamo stati accorti e silenziosi… ma sta andando tutto troppo bene ».

Uno sbuffo esasperato uscì dalle labbra di Sasuke, che lo guardò indispettito ancora una volta.

« La vuoi smettere di portare sfortuna? » gli domandò stizzito. « Se continui a blaterare di questa lena vedrai che i sicari… ».

Un appuntito kunai gli sfiorò l’orecchio destro, impedendogli di finire la frase.

« Dannazione! » imprecò, puntando lo sharingan nel punto da cui era arrivata l’arma. « Naruto, pensa ad Atsumori-san! ».

Naruto, scosso da un brivido d’eccitazione, si posizionò accanto all’uomo, componendo i sigilli del Kage Bushin no Jutsu. In una frazione di secondo uno shinobi dal volto coperto apparve di fronte a Sasuke, cercando di colpirlo con una wakizashi. Quest’ultimo lo schivò prontamente, estraendo la propria katana dal fodero e parando il colpo per poi contrattaccare.

Il sicario raggiunse il terreno con un balzo, seguito a ruota da Sasuke, che si avventò contro di lui con la spada sguainata. Il nemico schivò uno, due, tre fendenti, ma non poté nulla contro lo sharingan: il quarto colpo dell’Uchiha andò a segno, causando un vistoso taglio sul fianco sinistro del sicario.

Questi arretrò barcollando, cercando di fermare l’emorragia, e Sasuke ne approfittò per vedere come se la stava cavando Naruto.

Il ragazzo e i suoi numerosi cloni d’ombra stavano dando parecchio filo da torcere agli shinobi della Nebbia, che lo avevano attaccato in massa. Dovevano essere una decina, stimò Sasuke, si erano accaniti su di lui, in quanto più vicino ad Atsumori-san.

Si voltò appena in tempo per evitare lo shuriken lanciato dal sicario, che ormai stava perdendo le forze. La ferita era ampia e profonda, evidentemente non aveva abbastanza chakra per rimarginarla; nonostante questo riprese a combattere.

Sasuke parò i suoi colpi, esasperato dalla tenacia del ninja che, dopo una raffica di colpi troppo potenti da reggere in quelle condizioni, si accasciò a terra in un bagno di sangue.

Rapidamente si diresse verso Naruto, pronto a dar man forte al compagno, ma si accorse che il numero dei sicari si era vistosamente dimezzato: numerosi corpi ora giacevano a terra esanimi. Prima che potesse far qualcosa, altri tre caddero privi di sensi, mentre Naruto e le sue copie si battevano con i restanti quattro.

Il moro restò immobile ad osservare il compagno, allibito e al contempo ammirato da quello scontro.

Di quello che successe nei secondi successivi, Sasuke serbò soltanto un ricordo talmente confuso e vago da renderlo delirante: in un infernale attimo, un sicario rimasto nascosto tra gli alberi poco lontano si era lanciato verso il vecchio Atsumori, armato di katana e pronto a trafiggerlo da parte a parte; uno dei cloni di Naruto aveva cessato di battersi per avvicinarsi all’originale e, mentre questi emetteva chackra e lo radunava all’interno della mano, la copia gli imprimeva un moto rotatorio. 

Il vortice di energia illuminò con la sua luce azzurrognola tutta la foresta quando Naruto, veloce come un fulmine, aveva raggiunto lo shinobi e l’aveva colpito in pieno stomaco, trapassandolo da parte a parte. L’onda d’urto aveva sbalzato indietro anche gli altri sicari, facendoli rovinare a terra, mentre i cloni d’ombra s’erano dissolti in una nuvola di fumo.

Quando tutto terminò, Sasuke ancora fissava Naruto sconvolto, mentre il ragazzo si accertava che Atsumori-san stesse bene.

« M-ma che diavolo era? » riuscì a balbettare il moro, senza muoversi. « N-non può essere quello che credo che sia… ».

« Boh, tu cosa credi che sia? » gli domandò Naruto con tono innocente.

« Sembrava… bah, lascia perdere ».

« Perché? ».

« Perché non è possibile che fosse quello che io credo che sia, va bene? » rispose spazientito.

Sotto lo sguardo allibito di Atsumori, Naruto incrociò le braccia e puntò i piedi a terra.

« Dimmelo! ».

« Dai, non fare il bambino » gli intimò Sasuke. « In pochi minuti raggiungeremo il confine. Suppongo che lei, Atsumori-san, non veda l’ora di arrivare a destinazione ».

L’uomo si rassettò le vesti, leggermente a disagio.

« Effettivamente è così » rispose. « Vi sarei grati se ripartissimo all’istante ».

Sasuke lanciò uno sguardo eloquente a Naruto che, dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile, lo seguì a ruota nel folto della foresta.

« Allora? » domandò nuovamente, dopo un paio di minuti. « Me lo vuoi dire? ».

« No » rispose Sasuke, monocorde.

« Dai! ».

« Ho detto no » ribadì. « Stai zitto o ti infilzo ».

In un primo momento la minaccia sembrò funzionare, ma fu soltanto un’illusione. Pochi attimi dopo Naruto era nuovamente all’attacco.

« Ora me lo vuoi dire? ».

« Ma sei stupido o cosa? ».

Naruto si finse pensieroso.

« Mh… cosa. Me lo dici o no? ».

« Mh… no » lo imitò il moro, continuando a saltare di ramo in ramo.

« Forza Sasuke, cosa ti costa? ».

« Mi costa che mi stai innervosendo ».

« Ma non ha senso: se tu me lo dicessi, io non ti innervosirei più » chiosò Naruto compito.

« Ma se tu la smettessi il problema non si porrebbe » ringhiò Sasuke, guardando l’altro in cagnesco.

Tra di loro, Atsumori sospirò rumorosamente. Mancava meno di un chilometro al punto d’incontro, ma sarebbero sembrate svariate miglia.

 

 

 

« Tutto è bene quel che finisce bene, no? » domandò Naruto, osservando l’amico al di là del fuoco da campo. Sasuke non rispose, completamente immerso nei suoi pensieri.

Aveva quell’espressione seria e meditabonda da quanto avevano lasciato Atsumori-san nelle mani dei ninja di Suna. Su cosa riflettesse, Naruto non l’aveva ancora capito: si era limitato a fissarlo e ad aspettare che lo facesse partecipe di qualche profondo ragionamento, ma non era accaduto. Quindi aveva deciso di prendere la parola.

« Ehi teme, mi senti? ».

Sasuke alzò gli occhi neri, per puntarli in quelli di Naruto con spaventosa convinzione.

« Rasengan » disse. « La tecnica che hai utilizzato per salvare Atsumori-san è il rasengan. Giusto? ».

Naruto inclinò la testa, senza interrompere il contatto visivo con l’altro.

« Rasengan superiore » precisò. « Perché me lo chiedi? ».

« Chi te l’ha insegnata? » domandò nuovamente Sasuke, a bruciapelo.

« Jiraiya-sensei » gli rispose, dopo un attimo d’esitazione.

« Sai… comincio a credere che tu non sia pazzo come vuoi far credere ».

Il biondo storse la bocca in una buffa smorfia.

« Io non voglio far credere d’essere pazzo! » protestò, prontamente ignorato.

« Ho cominciato a pensarci ieri mattina, mentre ci trovavamo nell’ufficio dell’Hokage » continuò. « Ed ora… non so, è come se ne avessi ricevuto la conferma. So che può sembrarti strano, ma ti andrebbe di raccontarmi com’è il mondo dalla tua parte? » domandò infine, imbarazzato.

« Questo vuol dire che mi credi? ».

« Può darsi, tu racconta e poi saprò dirti ».

Naruto prese un profondo respirò, poi cominciò a parlare.

« Probabilmente è meglio partire dal principio: hai presente i demoni con le code? » chiese, attendendo un cenno affermativo di Sasuke, che arrivò immediatamente. « Uno di questi, Kyuubi, attaccò il villaggio ben sedici anni fa, distruggendo ogni cosa si trovasse sul suo cammino. Fortunatamente Konoha si salvò: un eroe, il quarto Hokage, con un complesso jutsu riuscì a sigillare il demone all’interno di un neonato; così facendo impedì l’annientamento del villaggio, ma perse anche la vita ».

« Eri tu » commentò Sasuke a mezza voce. « Il neonato… eri tu, vero? ».

Naruto annuì serio.

« Già » confermò. « Crebbi senza genitori, odiato da numerosi abitanti del villaggio e senza un amico. Non facevo altro che combinare disastri, all’accademia ero il peggiore… nulla andava come sarebbe dovuto andare. Anche se non lo sapevo, tutti mi incolpavano per la morte del quarto Hokage. Buffo, no? » fece una breve pausa. « E poi c’eri tu. All’inizio vidi in te un potenziale amico: entrambi avevamo perso la nostra famiglia, tutto il tuo clan era stato sterminato apparentemente senza motivo da tuo fratello Itachi, entrambi soffrivamo; ma tu eri l’idolo delle folle, il piccolo genio amato e adorato da tutti: io ero soltanto la forza portante, un potenziale pericolo ».

« Come fai a considerarmi tuo amico, allora? ».

« Aspetta almeno che arrivi alla fine del racconto! » lo avvisò. « Dicevo? Ah sì, tu eri il piccolo genio, apparentemente non avevamo nulla in comune… fino a quel giorno. Quando ci diplomammo all’Accademia –tu con il massimo dei voti, io con il minimo- per qualche strano scherzo del destino finimmo nello stesso team: io, te e Sakura-chan. All’inizio eravamo una pessima squadra: io ti odiavo, ma adoravo Sakura-chan, che a sua volta ti amava, mentre tu pensavi soltanto alla tua vendetta. Col tempo, sotto la guida di Kakashi-sensei, riuscimmo a diventare un vero team, ci volle tempo e duro lavoro, ma finalmente potevamo definirci amici. Ma poi arrivò Orochimaru, e con lui il segno maledetto; ti promise una forza smisurata, se tu l’avessi seguito e avessi accettato di divenire il suo nuovo corpo, ti disse che avresti potuto sconfiggere Itachi una volta per tutte ».

Sasuke lo fissava concentrato, attento a non perdere nemmeno un parola di quello strano racconto.

« Prima di attaccare Konoha e uccidere il terzo Hokage, Orochimaru ti inflisse il segno maledetto e tu decidesti di seguirlo, nonostante le suppliche mie e di Sakura. Io e un gruppo composto da soli genin partimmo alla tua ricerca: solamente io riuscii a raggiungerti e ci scontrammo nella valle dell’epilogo. Vincesti tu, ma ti rifiutasti di uccidermi: facendolo avresti acquistato il Mangekyou Sharingan proprio come Itachi prima di te, ovvero uccidendo il tuo migliore amico. Successivamente mi risvegliai in ospedale, deluso, dolorante e completamente fasciato; in quel momento rinnovai la promessa fatta a Sakura-chan e a me stesso. Io ti avrei riportato a Konoha ».

I due tacquero per un istante, ascoltando il crepitio del fuoco che ardeva di fronte a loro.

« …devi tenerci molto a me » commentò Sasuke, sentendosi improvvisamente la gola arida. « Avresti dovuto lasciarmi a me stesso, a ribollire nella mia stessa rabbia ».

Naruto scosse la testa.

« No, non lo avrei mai fatto. Tu eri –sei- il mio migliore amico, il primo e quello a cui mi sento più affine. Siamo noi, io e te: abbiamo in comune più cose di quanto sembri, non sono le sciocchezze come queste a dividerci. Capisci? ».

Il ragazzo annuì lentamente, facendogli cenno di continuare.

« Mi allontanai dal villaggio per tre anni, durante i quali mi allenai duramente assieme a Jiraiya-sensei –che, se ti interessa saperlo, è famoso per i suoi squallidi romanzi erotici-. Tornato a Konoha scoprii che numerosi membri dell’Akatsuki, l’organizzazione criminale di cui faceva parte anche tuo fratello, erano sulle mie tracce al fine di impossessarsi di Kyuubi per i loro loschi scopi. Allo stesso modo ci mettemmo sulle tracce di Itachi, capendo che se l’avessimo trovato, avremmo trovato anche te. E questo… questo si riallaccia al perché sono qui » terminò con un profondo sospiro. Si inumidì le labbra, poi continuò: « Stavo combattendo contro Itachi quando ho perso conoscenza e mi sono risvegliato in quel letto d’ospedale ».

« Ma io ti ho trovato alle porte di Konoha » obbiettò Sasuke.

« E io non ho idea di come ci sono arrivato » mormorò Naruto, sconsolato. « Ora ti andrebbe di rendere pubbliche le tue considerazioni? ».

Sasuke si inumidì le labbra, cercando il modo giusto per iniziare, ma poi si rese conto che un modo giusto non esisteva.

« Io ti credo » disse semplicemente. « E non è solo questo. Da quanto mi hai raccontato sembra che tu non ne sia a conoscenza, o forse sono io che mi sbaglio ma… Non hai mai conosciuto tuo padre, vero? ».

Il biondo annuì, cingendosi le ginocchia con le braccia ed ascoltando l’amico con attenzione.

« Ricordi… » improvvisamente si fermò. « Niente, è una cosa stupida ».

« Ma è un vizio, il tuo » osservò Naruto. « Se non hai intenzione di dire qualcosa, semplicemente non dirla. Iniziare la frase e poi lasciarla a metà è abbastanza frustrante per chi ti ascolta! ».

« Perché vuoi far ritorno nella tua Konoha? » gli domandò allora Sasuke, cogliendolo alla sprovvista.

« C-come? » balbettò Naruto. « P-perché è casa mia, ovvio ».

L’altro lo osservò con sguardo carico di scetticismo.

« Non ti capisco, davvero » sbottò. « Da quanto mi hai raccontato non hai fatto altro che soffrire, e questo da quando non sei che un bambino. Consideri quel Sasuke il tuo migliore amico, ma anche lui ti ha voltato le spalle! Ieri hai detto di voler diventare Hokage: ma da quanto ho capito il villaggio ti disprezza, a parte pochi amici, tutti ti temono e allontanano. Perché li vuoi difendere? ».

« Perché io amo Konoha » sussurrò Naruto.

« Se tu… se tu rimanessi qui » suggerì Sasuke. « Non sarebbe meglio? Davvero non capisco perché tu voglia tornare a tutti costi in un mondo dominato dalla guerra e dall’odio. Questa Konoha non è perfetta, lo ammetto io stesso, ma… non ti sembra migliore? ».

Naruto fissò il terreno, incapace di guardare Sasuke, così profondamente diverso dal Sasuke che conosceva, ma allo stesso tempo simile. Gli occhi e la gola gli bruciavano dolorosamente, ma attribuiva questo alla vicinanza del fuoco e non alle parole dell’altro.

Nonostante tutto non poté fare a meno di porsi quella domanda: perché tornare a casa? Perché tornare a soffrire quando sarebbe potuto rimanere lì e vivere una vita serena col suo migliore amico, ovvero tutto ciò che a Konoha gli mancava?

« Dormiamo, domattina dovremo svegliarci presto per tornare al villaggio » esalò, non riuscendo a trovare una risposta degna a quelle domande.

Si sdraiò a terra, usando il braccio come cuscino, per poi abbandonarsi a sogni inquieti, scuri e popolati da voci senza volto.

 

 

 

« Sono due giorni che non ci sono miglioramenti! ».

« Lo so, ma finché Pain non ci da nuovi ordini abbiamo le mani legate ».

« Ma se finirà il chakra tutto andrà perduto ».

« Ne sono consapevole ».

«E come se non bastasse… bah…».

« Sì? ».

« Pare che suo fratello sia sulle nostre tracce ».

« …ed è solo? ».

« No. Sono in quattro ».

« L’estrazione sarà completata prima del loro arrivo ».

 

 

 

La missione era terminata da un paio di giorni quando Naruto si ritrovò solo per la prima volta. Sasuke era stato trattenuto alla centrale di polizia, gestita dal suo clan, per delle strane faccende che nessuno aveva voluto spiegargli, così si era visto costretto a pranzare da solo, seduto al bancone dell’Ichiraku Ramen.

Aveva appena spezzato le bacchette e con un movimento fluido le aveva tuffate nella ciotola, pronto a pescare una grande quantità di tagliolini fumanti, quando Itachi Uchiha si sedette accanto a lui.

Naruto rimase immobile con le bacchette a mezz’aria, mentre l’altro lo fissava interessato.

« Hai bisogno di qualcosa? » chiese, sforzandosi di suonare gentile.

Itachi sorrise enigmatico.

« Naruto Uzumaki » si limitò a dire, rigirandosi quel nome tra le labbra.

« Sì, mi chiamo così » aggiunse il biondo, abbastanza stranito dalla sue presenza. « Ti serve qualcosa? ».

« Sasuke mi ha detto che sostieni di venire da un’altra… com’è che l’ha chiamata? Ah, si: dimensione » gli disse, serio.

Naruto sgranò gli occhi e sbatté le palpebre più volte.

« No-non posso credere che te l’abbia raccontato… quel traditore! » esclamò offeso.

« Ma lui ti crede, sai? » replicò Itachi con lo stesso tono indecifrabile, sollevando le sopracciglia. « È seriamente preoccupato per te ».

« Sì, ma tu pensi che io sia pazzo » bofonchiò il biondo incupendosi. « E magari che Sasuke stia perdendo il lume della ragione a causa mia ».

La bocca di Itachi si piegò in un sorriso di scherno.

« Io penso che tu sia meno stupido di quanto credessi ».

« Come ti permetti?! » gridò Naruto, picchiando entrambe le mani sul bancone. « Non mi conosci e mi dai dello stupido? ».

« Io ti conosco… tu sei la forza portante » gli rispose con calma serafica.

« Cos’hai detto? » sibilò il biondo, allarmato. « Come fai a sapere che… ».

Naruto imprecò mentalmente: tutto cominciava ad avere senso, soltanto un idiota non se ne sarebbe accorto. Tutto era cominciato con il combattimento contro Itachi, di cui non serbava alcun ricordo, poi aveva ripreso conoscenza in quella sorta di follia collettiva, infine ogni volta che la sua coscienza naufragava per far spazio al sonno, non sognava altro che strani discorsi e l’inconfondibile voce di Itachi.

 

 

« Il demone continua a dare problemi ».

 

 

« Questo… è un jutsu, vero? » domandò, sentendosi mancare il respiro. « Tutto in questo mondo è opera tua, da quando mi sono svegliato ».

 

 

« L’estrazione del bijuu dovrebbe cominciare a momenti ».

 

 

« Come siamo diventati perspicaci » sussurrò Itachi serio.

« Perché stai facendo tutto questo? ».

« Davvero non lo capisci? » gli chiese con tono derisorio. « Prova ad usare il cervello ».

« Il… il demone non collabora » mormorò Naruto, rivolto più che altro a se stesso. « Sono intrappolato in questa illusione perché non riuscite ad estrarre Kyuubi. Vi serve che io sia in uno stato più profondo d’incoscienza, ma non potete permettervi che io muoia prima che abbiate assorbito tutto il demone, giusto? È per questo che mi trovo qui ».

Itachi annuì gravemente, con aria vagamente compiaciuta.

« Esattamente. Ora, dimmi, ti piace stare qui? ».

Una goccia di sudore gelido percorse la schiena di Naruto, facendolo tremare.

« Questo posto è un’illusione » disse atono.

« Ma ti piace o no? » gli chiese nuovamente Itachi, suadente. « E’ una splendida illusione, non trovi? E poi c’è Sasuke ».

Naruto scosse la testa.

« Non mi importa » ringhiò. « Io non devo stare qui ».

« Sei solamente uno sciocco » lo derise. « Hai ritrovato il tuo migliore amico… e vuoi già abbandonarlo ».

« Quello non è il mio migliore amico… non è il vero Sasuke! ».

Itachi gli riservò uno sguardo pietoso.

« Davvero? Ma hanno lo stesso aspetto, la stessa voce, gli stessi sentimenti ».

« Ti ripeto che quello non è Sasuke! » ribadì Naruto a denti stretti. « Una copia non potrà mai sostituire l’originale ».

« Anche se la copia ti vuole, mentre l’originale ti disprezza? ».

Il biondo tacque per un istante, stringendo convulsamente i pugni.

« Sasuke non mi disprezza » mormorò strozzato.

« E allora perché sembra fare di tutto per allontanarsi da te? Per spezzare il vostro legame? » gli domandò supponente.

« Per colpa tua! ».

« Non scaricare la tua frustrazione sugli altri » celiò Itachi con leggerezza. « Non importa di chi sia la colpa, ora hai la possibilità di scegliere: un mondo di serenità con il tuo migliore amico, od uno di sofferenza dove lui non vuole nemmeno sapere se esisti? ».

Naruto si morse l’interno della bocca fino a sentire il ferruginoso sapore del sangue, imponendosi di ragionare in modo razionale; cosa doveva fare? Le parole di Itachi lo stavano ferendo come mille aculei, non sarebbe riuscito ad ascoltare altro.

Con la mente offuscata dalla disperazione, rapidamente allungò una mano verso l’astuccio dei kunai per porre fine a quel supplizio, ma l’Uchiha lo blocco in tempo.

« Cosa vuoi fare, attaccarmi? » lo provocò. « L’ultima volta che l’hai fatto sei caduto nel mio genjutsu, vuoi ripetere lo stesso errore? ».

« Io devo tornare a Konoha a costo di ucciderti » sibilò Naruto, con gli occhi ormai lucidi. L’altro scosse la testa, come se stesse parlando con un bambino testardo.

« Questa è Konoha » rispose semplicemente. « Anzi, io la trovo perfino migliore ».

Naruto non rispose.

« Non ho inventato nulla, se è questo che ti stai chiedendo » continuò Itachi. « Tutto in questo mondo è modellato in base ai tuoi pensieri ».

« Non avrei mai immaginato un luogo simile » sbottò Naruto infantilmente.

« Stai mentendo a te stesso. Ho creato ogni cosa che vedi basandomi sulle tue speranze: ho realizzato i tuoi sogni, ti sembra questo il modo di ringraziarmi? ».

« Non… non è vero ».

« Questo è un mondo utopico, privo di corruzione e sofferenza. Kyuubi non ha mai seminato distruzione, io non ho mai sterminato il clan; esattamente quello che hai sempre desiderato ».

« Questa non è la realtà! » gridò Naruto esasperato. « Non posso vivere sapendo che tutto ciò che mi circonda non è altro che una finzione! ».

« Che importanza ha? » domandò Itachi. « Vivrai in un mondo perfetto ».

« Non voglio vivere in un mondo perfetto! Non potrò mai essere felice sapendo che tutte le persone a cui tengo, altrove, stanno soffrendo ».

« Mi spiace ragazzino, è esattamente quello che hai fatto fin ora » rispose Itachi. « Tu sei qui, e c’è anche Sasuke, proprio come hai sempre voluto ».

Una fitta al petto costrinse Naruto a rimanere immobile.

« È una bella sensazione, vero? » continuò l’Uchiha. « Hai nuovamente il tuo migliore amico, come se non fosse mai successo nulla. Andate in missione insieme, ridete e scherzate, parlate di Sakura e di tutti quelli che vi circondano. Vi divertite come due ragazzi della vostra età: è questo che dovresti desiderare, qualcosa che non riavrai mai più indietro. Ma se tu rimanessi… ».

Naruto si alzò di scatto, facendo tremare tutto il chiosco.

« Smettila! » urlò. « Tu… ».

« Non era l’amicizia di Sasuke che volevi? Io te l’ho offerta su un piatto d’argento. Lui è qui per te, perché vuoi sprecare questa occasione? ».

Il biondo deglutì rumorosamente.

« Tu… tu non puoi capire » disse. « Ciò che mi lega a Sasuke sono le difficoltà che abbiamo superato insieme, non soltanto i momenti di gioia. Per questo non mi interessa quando dice di voler troncare il nostro legame: so che noi due supereremo anche quello ».

« Commovente, ma tremendamente infantile ».

« La tua opinione non mi interessa » rispose Naruto. « Voglio solo sapere se, uccidendoti, potrò tornare alla realtà ».

Itachi scoppiò in una risata gelida.

« Uccidere me non ti servirà a nulla » lo derise. « Fatti un esame di coscienza: perché sei qui? ».

« Non sono in vena di indovinelli, Uchiha » ruggì. « Sono qui a causa tua ».
« Sei qui per Sasuke » chiosò Itachi. « Tutto ruota attorno a lui, è buffo che tu non te ne sia accorto ».

« Cosa intendi dire? ».

« Uccidi Sasuke e sarai libero » sibilò Itachi. « Togli la vita al tuo migliore amico, l’unico che abbia avuto fiducia in te ».

« Se lo uccido il jutsu si scioglierà? ».

Il sorriso enigmatico di Itachi gli diede i brividi.

« Può darsi » mormorò. « Ma può anche darsi che io mi stia prendendo gioco di te. Forse non hai modo di uscire da qui e ascoltando le mie parole eliminerai soltanto una delle persone a cui tieni di più. Puoi credermi oppure no, come preferisci ».

« Io posso uccidere Sasuke senza problemi » rispose Naruto piccato. « Non è lui il mio migliore amico: quello mi aspetta nel mondo reale ».

E mentre il biondo si allontanava a grandi passi, per la prima volta il cielo terso di Konoha venne coperto da una scura coltre di nubi. Itachi rimase fermo, osservando la sua figura che si faceva sempre più piccola man mano che si allontanava.

Naruto Uzumaki era solamente un buffone, si disse. Ogni cosa in pratica era molto più complessa e dolorosa che in teoria. Si trattava di un’illusione, su questo non si sbagliava, ma pur sempre di un’illusione con il corpo –e per quanto fosse possibile, anche la mente e il cuore- di Sasuke.

 

 

 

Tutto cominciò con una piccola, insignificante nuvola; si era mossa nel cielo trascinata dal vento e si era piazzata esattamente davanti al sole, frapponendosi tra i suoi raggi e il villaggio. Sasuke aveva alzato gli occhi, ammirando quell’anomalia, poi era tornato ad occuparsi delle sue faccende. Lentamente altre masse grigiastre si erano unite alla prima, formando una cappa coprente minacciosa, e poi era arrivata l’acqua.

Una goccia solitaria era piombata sul terreno, aprendo la strada ad una miriade di altre, che ora picchiettavano sui tetti di Konoha rischiarati dal bagliore dei lampi.

Dopo parecchi minuti, Sasuke decise di lasciare la centrale di polizia ed uscire in strada. Si sentì tremendamente infantile, ma dovette ammettere che la pioggia lo affascinava: era talmente raro che non ci fosse sole, che anche un semplice acquazzone acquistava un fascino particolare, meraviglioso e terribile al tempo stesso; era il preludio di un avvenimento sconvolgente.

In quell’istante scorse la figura di Naruto, fermo in fondo alla strada. Non sembrava voler avanzare, né andarsene, rimaneva semplicemente immobile a osservarlo sotto la pioggia battente. Istintivamente agitò un braccio nella sua direzione, facendogli cenno di avvicinarsi.

Lentamente Naruto si mosse verso di lui, raggiungendolo con lo stesso entusiasmo di un condannato alla forca.

« Non ti ha detto nessuno che se rimani troppo tempo sotto l’acqua ti prenderai l’influenza? » esordì Naruto appena gli fu abbastanza vicino perché l’altro lo udisse. Sasuke scosse la testa.

« Ho una salute di ferro, credimi » lo rassicurò.

Naruto annuì poco convinto.

« La pioggia mi incuriosisce » aggiunse Sasuke. « Qui non piove quasi mai, per questo quelle poche volte mi aspetto sempre che accada qualcosa di strano. È irrazionale, vero? ».

L’altro rimase in silenzio per pochi attimi.

« No » rispose con una punta d’amarezza. « Penso che abbia senso ».

« Tu cosa ci fai qui? Dovresti essere all’asciutto e… ».

« Ti devo parlare » lo interruppe.

Sasuke non sembrò sorpreso.

« Lo so » mormorò. « L’avevo capito dalla pioggia ».

« So come tornare nel mio mondo » gracchiò Naruto, con la gola secca. « Ho trovato la soluzione ».

Gli occhi di Sasuke si illuminarono un istante, per poi tornare ad essere scuri come le nuvole sopra le loro teste.

« Bene » si limitò a dire. « Mi spiace solo che tu abbia deciso di andartene ».

« No, no » ripeté Naruto muovendo qualche passo verso l’amico. « A te non può dispiacere ».

« E questo chi l’ha deciso? Tu? ».

« Sì » rispose intristito. « L’ho deciso io ».

« Ti sbagli » lo contraddisse Sasuke.

« Tu… tu… » balbettò Naruto, pregando di non cadere in preda al panico. « Tu non esisti ».

Sasuke trattenne il fiato, come se l’altro l’avesse colpito in pieno petto con un pugnale: la sua espressione era altrettanto sofferente.

« Solo perché non vengo dal tuo stesso mondo non vuol dire che io non esista! ».

« Sì invece! » protestò Nauruto. « Tu non esisti!» ripeté, come se volesse rafforzare la propria convinzione.

« Se io non esisto, perché hai gli occhi arrossati? » gli domandò Sasuke, risentito. « Se credi che questo luogo non esista, perché sei ancora qui? ».

« Perché volevo salutarti… un’ultima volta ».

« No, non è per questo » disse il moro. « Tu non vuoi andartene realmente, non credi in quello che hai detto. Mi sbaglio forse? ».

Naruto annuì gravemente.

« Sì, ti sbagli. So benissimo che questa è solo un’illusione, Sasuke » disse tra i denti. « È solo un genjutsu opera di Itachi: non appena riuscirò a scioglierlo tu scomparirai, così come tutto ciò che ti circonda ».

L’altro lo guardò sforzandosi in un sorriso.

« Mi stai facendo seriamente dubitare della tua sanità mentale, baka » lo prese in giro. « Smettila di dire queste stupidaggini ».

« Non sono stupidaggini! » urlò Naruto, aggressivo. « Tu… tutto quello che è accaduto… è stato costruito a tavolino partendo dai miei sogni, da come avrei voluto che Konoha fosse. Devi credermi! ».

« Stai mentendo » sibilò Sasuke incredulo. « Sei pazzo ».

« Non sono pazzo » esclamò Naruto disperato. « Sono il tuo migliore amico, Sasuke, devi fidarti di me! ».

Sasuke arretrò di qualche passo.

« Come posso avere fiducia in te quando dici che non esisto? » domandò ferito. « Perché continui a dirti mio amico e poi fai di tutto per andartene? ».

Per un attimo Naruto credé di svenire, ma fece appello a tutte le sue forze per mantenersi lucido. Discutere con lui, con quella che non era altro che una copia, si era rivelato più difficile del previsto.

Itachi si stava solo prendendo gioco di lui, non avrebbe permesso che continuasse a divertirsi alle sue spalle.

« Perché tu non sei Sasuke » gli disse infine, cercando di mascherare la propria sofferenza. « Non sei quello vero! ».

« Credevo che fossimo amici ».

« Lo siamo, te lo giuro! » ribadì Naruto. « Solo che… anche questa amicizia è finta ».

Il finto Sasuke si prese la testa fra le mani e si accasciò a terra.

« Non è vero, non è vero » ripeté come una litania.

« Sasuke, io… ».

« Smettila di chiamarmi Sasuke! » ruggì questi, aggressivo come un animale ferito. « L’hai detto tu che non sono lui. Non voglio più sentire quel nome! »,

« Ma è anche il tuo! » esclamò Naruto, avvicinandosi a lui titubante.

« Io non sono che la copia, per te ».

Il ragazzo fece per rispondere, ma le sue parole morirono nello scrosciare della pioggia. Rimase immobile a fissare quel ragazzo –che no, non era Sasuke- a terra, sofferente. Perché l’illusione era vivida e dolorosa come la realtà? Non aveva senso.

« No-non mi incanti » balbettò, illudendosi di suonare cinico. « Anche questo è un trucco di Itachi. Io ti devo uccidere ».

« Perché lo fai? » sibilò Sasuke rialzandosi. « Hai l’opportunità di rimanere…. Perché te ne vai? ».

« Te l’ho già detto, Itachi » gli rispose, marcando il nome. « Io amo la realtà per quanto ingrata possa essere, non potrei mai vivere sapendo che chiunque attorno a me non esiste ».

« Allora uccidimi! » lo provocò. « Perché non l’hai ancora fatto? ».

Naruto non rispose.

« Smettila di tentennare e finiscimi! » gli gridò nuovamente. « Anche se non posso assicurarti che questo ti salverà la vita! ».

« Io… ».

« Non riesci ad uccidere qualcuno che assomiglia al tuo migliore amico? » lo derise. « E dire che lui l’avrebbe fatto senza remore ».

« A quanto pare hai la memoria corta » gridò Naruto, lasciandosi andare ad un ondata di rabbia improvvisa. « Forse ritrovarti il mio kunai nella giugulare ti rinfrescherà le idee! ».

Detto questo fece appello a tutte le sue forze, avventandosi sul corpo di Sasuke con il solo scopo di ucciderlo. Sasuke si spostò prontamente, lasciando che Naruto cadesse rovinosamente a terra; questi non si arrese e, rialzatosi, ripartì invano alla carica.

« È tutto qui quello che sai fare? Deludente » commentò nuovamente Sasuke.

 

 

« Sta consumando troppo chakra, è sicuro di resistere? ».

 

 

Naruto strinse i denti: Itachi combatteva nel proprio territorio, batterlo sarebbe stato quasi impossibile; poi, mentre sentiva le forze abbandonarlo, se ne accorse: guardando in lontananza non era più possibile scorgere l’orizzonte, il paesaggio sembrava terminare con un enorme muro bianco. Lentamente i contorni più lontani si sgretolavano e scioglievano sotto la pioggia.

Il mondo sembrava liquefarsi e bruciare al tempo stesso, accartocciandosi su se stesso come un pezzo di carta.

 

 

« Pare che suo fratello sia sulle nostre tracce ».

 

 

Naruto sorrise, ansimando furiosamente. Combattere non era più necessario.

« Beh? Perché ti sei fermato? » lo incitò Itachi, con la voce di Sasuke. « Sei già stanco? ».

Fu il turno di Naruto di scoppiare in una sonora, fragorosa risata.

« No Itachi » replicò sorridente. « Tu sei già stanco. Non credere che non me ne sia accorto: hai consumato tutto il chakra e Sasuke vi sta per attaccare. Oppure l’ha già fatto? ».

Itachi lo fissò intensamente, mentre tutto attorno a loro cominciava a scomparire, inghiottito da un invisibile buco nero.

« Questo Jutsu richiede troppa energia, anche per te. Non siete ancora riusciti ad estrarre Kyuubi e presto mi sveglierò » continuò. « Hai individuato il mio punto debole, questo è vero, ma non hai tenuto conto della cosa più importante: per Sasuke farei qualsiasi cosa, la sua amicizia vale ben più di qualche cicatrice, è per questo che non mi sarei mai accontentato di un sentimento fittizio come quello da te creato ».

Itachi rispose qualcosa, ma Naruto non lo udì; anche la sua figura si era fatta sfocata e confusa e, ben presto, venne assorbita dal nero.

 

 

 

 

~

 

 

 

 

« Itachi e il suo compagno sono spariti! ».

« Qui non c’è anima viva… Sasuke-kun, cosa dobbiamo fare? »

« Karin, smettila di starnazzare come un’oca e fare domande stupide! ».

« Mi sono per caso rivolta a te, Suigetsu? Sei stanco di vivere? ».

« Ma stai un po’ zitta. Sasuke, hai trovato qualcosa? »

 

Naruto, abbandonato tra le macerie, strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco l’ombra che si stagliava sopra di lui. La testa gli scoppiava e faticava persino a respirare, ma vedere quel volto era una questione di vitale importanza.

I due si fissarono per un pugno di interminabili secondi, senza dire nulla.

Poi l’ombra parlò.

« Non ho trovato nulla » annunciò atono. « Andiamocene, qui non c’è niente che mi interessi ».

Bugiardo.

 

 

 

 

Owari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

_______________________________________

 

Ok, mi sono resa conto che un po’ di gente l’ha scambiata per una one-shot ;___; invece è una bi-shot!

(Sposto qui il commento, altrimenti rovino il finale XD)

 

 

 

-- 2° Classificata "Falling Down In My Utopia" di Mala_Mela

ORIGINALITA’: 10
ATTINENZA: 9
CORRETTEZZA GRAMMATICALE: 8


Una storia davvero originale
!
L’inizio lascia davvero di stucco, con la bocca spalancata ed un’unica domanda nella testa: che diamine è successo?
Questo
Naruto che viene sbalazato in una realtà immaginaria creata solamente prendendo i suoi sogni ed i suoi desideri, mescolati a dovere, e poi organizzati.
E poi,
Sasuke.
Il vero
Sasuke, quello che avrebbe potuto essere se la sua vita non fosse stata sconvolta dall’omicidio del suo clan da parte di suo fratello Itachi, artefice di tutta la storia.
Guardarli insieme ti lascia quasi l’amaro in bocca, perché ti rendi conto che sarebbero potuti diventare davvero qualcosa, insieme. Qualcosa che è amicizia allo stato puro, senza alcuna remora.
Loro che ridono, che combattono per gioco, che mangiano
insieme… Insomma, ti si stringe lo stomaco al solo pensiero che, in realtà, nulla è davvero così.
E
Naruto ne è conoscente, fin dall’inizio. Ma quanto vorrebbe lasciarsi andare a quella dolce utopia!?
Quanto desidera che quella non fosse altro che la realtà?
Ma poi, la triste verità riesce a far breccia nella mente e nel cuore di
Naruto, ci scava dentro e si fa una piccola nicchia, per essere sempre presente; e Naruto capisce che quella non è mai stata la realtà, non lo sarà mai… E poi, dopotutto, a lui piace la sua di realtà. Cercando Sasuke, il suo Sasuke, il vero Sasuke.
Altrimenti, che scopo potrebbe più avere la sua vita?
Che altro
aggiungere… Un finale da brivido! Che lascia molto al proprio pensiero… Ed io mi chiedo: Sasuke sarà corso in soccorso del suo amico? Mi piace crederla così.
Davvero un ottimo lavoro, ti ho solamente dovuta penalizzare per qualche
errorino dovuto alla distrazione.
In compenso, tutti adesso potranno gioire del tuo stupendo lavoro!

 

Ringraziamenti:

Talpina Pensierosa: Sono contenta che seguirai la fic, anche se in realtà non c’è molto da seguire XD Come avrei capito, la fan fiction termina qui… per il vostro bene!

Ryanforever: Risposta alla domanda “ma è finita così?” No, non lo è XD sono consapevole che col passare degli anni i miei neuroni non sono più quelli di una volta, ma riesco ancora a scrivere fan fiction di senso compiuto ;__; Come vedi le tue aspettative sono state esaudite, possiamo dire che in un certo senso è Sasuke a salvare Naruto… insomma, a me piace pensarla così *_*

Azrael: (°w° che bel commento corposo!) Il villaggio del Mulino Bianco –Milinobiancogakure ù_ù- è il mio sogno proibito XD Volevo scrivere di Naruto con Minato e Kushina vivi, con Sasuke meno emo del solito e senza Kyuubi… ma farlo senza rendere tutti inspiegabilmente OOC mi sembrava impossibile! Alla fine sono riuscita a trovare questa soluzione, dando anche un tocco angst a Mulinobiancogakure XD T-ti ha fatto piangere? O.o oddio, questa cosa mi sconvolge un po’ XD Spero che tutte le tue domande abbiano trovato risposta in questo secondo ed ultimo capitolo ^^

Kaho_chan: ARGH, , non farmi questo ;___; Non è una One-shot. È una Bi-shot XD Sono contenta che ti sia piaciuta, nonostante il fraintendimento. Per quanto riguarda la scena del combattimento… oddio ò.ò pensavo fosse un obbrobrio! Io quelle cose non le so descrivere XD Mai visto gente combattere e mai combattuto… sono proprio negata!

Suni: Riuscire a straziare te, autrice delle storie strazianti per eccellenza, è davvero un traguardo! Poi… oddio, quando ho letto che la consideri “leggiadra” ho cacciato gli occhi fuori dalle orbite XD Non so, l’idea che sia leggiadra mi diverte ù__ù Spero di aver raggiunto, in questo ultimo capitolo, il più alto picco di leggiadria e angstità mai lette (anche se ne dubito) XD

 

 

 

 

Mela

 

 

 

 

 

 

E chi ha detto che gli stivali con le frange da piccola squaw sono brutti dovrebbe davvero vergognarsi ù_ù

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=325797