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di bambolinarossa98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Guai ***
Capitolo 3: *** Covo ***
Capitolo 4: *** Quaderno ***
Capitolo 5: *** Fuga ***
Capitolo 6: *** Rifugio ***
Capitolo 7: *** Giappone ***
Capitolo 8: *** Attentato ***
Capitolo 9: *** Piano ***
Capitolo 10: *** Zero ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi passo una mano tra i lunghi capelli ricci castano-rosa.
Questi giorni sono stati molto stressanti e non riesco a tranquillizzarmi.
Sospiro appoggiandomi allo schienale della sedia girevole; mi volto e guardo i due ragazzi accanto a me: uno e seduto sulla scrivania con la schiena poggiata contro il muro a mangiare cioccolata, l’altro a cavalcioni della sedia fumando una sigaretta.
La piccola finestra è aperta e lascia passare uno spiraglio d’aria in questo buco piccolo e soffocante.
Mi alzo avvicinandomi al letto attaccato al muro, anche se sembra più una branda; sopra sono poggiati tre sacchi di stoffa e uno scatolone. Apro lo scatolone e ne tiro fuori una tavoletta di cioccolato al latte e nocciole e una lattina di cola.
Torno a sedermi seguita dallo sguardo di Mello che mastica il suo cioccolato, che sia al latte o fondente non so. Io me lo faccio sciogliere in bocca, mi piace di più.
Dopo un paio di morsi apro la lattina e ne bevo un sorso, poi mi appoggio allo schienale e stacco un altro pezzo “Dobbiamo vivere così ancora per molto?” domando nel silenzio generale “Sono stanca di mangiare schifezze” ammetto spezzando in due la tavoletta e porgendo la metà avvolta nella carta argentata a Matt che mi supplica con gli occhi. So quanto sia schizzinoso.
Mello appallottola la carta argentata e la getta nel cestino nell’angolo, facendo canestro.
“Anche a me piacerebbe mangiare qualcosa di decente ogni tanto” concorda Matt staccando un grosso pezzo di cioccolato coi denti.
“Non credete di essere gli unici” sbotta Mello appoggiandosi pesantemente al muro “Ma per il momento non possiamo fare altrimenti”.
“Accidenti, ti sei procurato un monolocale e una scatola piena di roba istantanea ma non riesci ad avere un pasto concreto?” Matt scuote la testa lanciando in aria l’ultimo pezzo di cioccolato, ma prima che potesse prenderlo Mello allunga la mano e lo afferra lasciando il ragazzo con la testa rivolta al soffitto, la bocca aperta e lo sguardo perplesso. Quella scena mi farebbe ridere in un altro momento, ma non ora.
“Le mie doti di contrattazione hanno un limite” commenta il biondo infilandosi il cioccolato in bocca, stizzito “E poi lo sapevate cosa sarebbe successo una volta usciti dalla Wammy’s House” aggiunge.
Io e Matt ci lanciamo un occhiata: si lo sapevamo, ed anche bene ma abbiamo accettato lo stesso di seguirlo. Da solo Mello non durerebbe molto, la sua impulsività lo ha sempre portato nei guai all’orfanotrofio, figuriamoci nel mondo esterno dove non si rimedia con una stretta di mano o un strigliata ma pagando un prezzo più salato.
Sbuffo. Odio quando ha ragione.
“Non lamentatevi. Nessuno vi ha costretto a stare qui” continua.
“Si, lo sappiamo. Ma senza di noi non dureresti un giorno fuori di qui” Matt da voce ai miei pensieri.
“So cavarmela benissimo da solo” borbotta lui.
Eccolo, il campanello d’allarme. Squilla nella mia testa e mi dice che è il momento di dare un freno alla conversazione.
Era proprio per battibecchi come questi che Mello è scappato più volte dalla Wammy’s House, per poi tornare dopo pochi giorni, ovviamente.
Stavolta è diverso, potrebbe lasciarci qui e andarsene.
Non siamo più alla Wammy’s House, non abbiamo più undici anni. Ora ne abbiamo diciotto, siamo adulti e siamo scappati.
Beh, Mello è scappato noi abbiamo solo tentato di fermarlo ma alla fine ci siamo fatto coinvolgere da lui e la sua impulsività.
“E’ tardi” dico frettolosa “E’ meglio dormire” mi alzo dalla sedia e sgombro il letto. Poi però mi blocco e fisso il piccolo materasso, pensierosa. “Ragazzi” esordisco infine “Noi siamo tre e il letto è uno solo” constato guardandoli.
I due si gettano un occhiata.
“C’e spazio per due persone lì” fa notare Matt.
“Oh, si… se fossero due Near” esclamo sarcastica. I due mi guardano e scoppiano a ridere.
Near. E’ proprio a causa sua se Mello se n’è andato, non sopportava l’idea di dover collaborare con lui nelle indagini.
“Ok, ok…” smetto di ridere all’istante “Voi state qui, io dormo nella vasca” propongo. Entrambi alzano un sopracciglio, interrogativi “Non ho intenzione di dividere il letto con nessuno di voi due.” rispondo incrociando le braccia.
“Oh, beh allora… il posto vicino al muro è mio!” Matt si alza dalla sedia e si fionda sul letto.
“Non pensarci nemmeno, piccolo bastardo!” Mello salta dalla scrivania e inizia una lotta col giovane per accaparrarsi il posto migliore.
Alzo gli occhi al cielo, esasperata mentre un cuscino grigio muffa mi arriva sul naso.
Afferro i due e li trascino giù dal lenzuolo spiegazzato. “Cambio di programma” sorrido “Io sto nel letto e voi nella vasca”
 
 
§
 
 
Mi sveglio colta da un improvviso brivido. Scosto il lenzuolo dalla faccia e mi alzo la manica della felpa, dove sul polso è agganciato l’orologio di pelle che mi ha regalato Matt per il mio diciassettesimo compleanno: sono le 3 del mattino.
Mi passo la mano tra i capelli tirandoli indietro con un sospiro. Mi alzo facendo attenzione a non calpestare Mello infilato nel sacco a pelo ai piedi del letto ed entro nel piccolo bagno lasciando la porta socchiusa: non ci sono finestre qui e mi sento soffocare.
Apro il rubinetto e lascio scorrere l’acqua per un po’ prima di prenderla tra le mani e passarmela sul viso, un brivido gelido mi attraversa la schiena.
Alzo gli occhi e mi guardo nel piccolo specchio: i lineamenti del mio viso sono più sinuosi e maturi e me ne sorprendo, i capelli di solito sotto la nuca ora arrivano quasi fino ai fianchi, con un ciuffo riccioluto che mi cade sugli occhi di quel colore fragola con le punte castane. Da chi ho ereditato questa particolarità non so. Passo un dito sulla mandibola e seguo la scia di questa faccia non mia. Perché non può essere mia.
Io ero più infantile, più bambina con dei lineamenti rotondi e meno spigolosi… almeno lo ero quattro fa.
Sono cambiate molte cose da quando Roger ha informato Mello e Near della morte di L; a quel tempo il detective non aveva ancora deciso chi dei due dovesse succederlo e quindi Roger aveva proposto di farli collaborare e chiedere a quei due di collaborare era come chiedere al sole di non splendere.
Era stato in quel momento che Mello era entrato in camera, aveva messo un paio di vestiti in un sacco ed era uscito così come era entrato. Tutto sotto gli occhi di me e Matt. Avevamo tentato di fermarlo ma alla fine ci siamo fatto trascinare da lui e le sue idee e lo abbiamo seguito… ed ora eccoci qui, dopo quattro anni, in un soffocante monolocale a vivere di roba istantanea e ipocaloriche.
Mi appoggio con le mani al lavandino: quattro di anni di stenti e cammini, di fredde notti su un lurido marciapiede a fare l’autostop o rinchiusi nel vagone bagagli di un treno diretto chissà dove. Quattro anni di sofferenze e rischi… abbiamo vissuto in mezzo ad una strada per tanto tempo prima di trovare qualcosa di utile.
Ora siamo a Los Angeles, nel quartiere più malfamato che esista. Per arrivare qui da Londra ce n’è voluto eccome.
Chiudo gli occhi per un istante scacciando tutte le immagini che mi aleggiano nella testa, immagini e ricordi che non voglio rivedere… quando li riapro, con la coda dell’occhio, vedo Matt appoggiato allo stipite della porta ora spalancata. Mi guarda con un sorrisetto che sa di amaro, le braccia conserte nella maglia a righe nere e rosse, si strofina le gambe avvolte nei jeans beige.
“Non dormi?” mi domanda.
“Neanche tu” rispondo.
“Devo fumare” ribatte lui con un sospiro “Ma ho finito le sigarette”.
“Che tragedia” commento ironica ma comprensiva: Matt senza le sue sigarette non è Matt.
Passa un lungo istante. Io mi fisso allo specchio e Matt fissa me, poi abbassa lo sguardo accanto a lui dove c’è la piccola doccia. Attaccata la tazza del water e poi il lavandino, dove sono io. E i suoi occhi azzurri come il ghiaccio tornano a posarsi su di me.
“A cosa pensi?” mi domanda.
“A tutto… tutto quello che è successo e che sta succedendo” rispondo.
“Sei sicura di voler ricordare proprio tutto?” si stacca dallo stipite e si avvicina di qualche passo.
Rifletto un po’ prima di rispondere: “No” abbasso il capo e guardo il lavandino di ceramica ingiallito dal tempo. Sospiro. “Non sono sicura neanche di voler pensare a quelle poche cose…” alzo i miei occhi castani quando sento altri passi entrare nel piccolo bagno e incontro due assonnate pozze color cielo.
“Scusate ragazzi, ma io avrei cose più urgenti da fare in un bagno” sbadiglia Mello guardandoci, strappandomi un piccolo sorriso.


Angolo Autrice:
dopo il fallimento di Death Note Revolution - The Second Kira (che ho cancellato poichè non avevo idee a riguardo), ritrono su questo fandom con una nuova storia!
Sarà raccontata dal punto di vista del mio "tallone di achille" ovvero un personaggio che infilo ovunque: la ragazza coi bei capelli ricci (il nome verrà comunicato a breve... forse).
Beh, è un ipotetico: e se ci fosse qualc'un altro a far compagnia a Matt e Mello? E se questa persona scoinvilgerebbe completamente tutta la storia? E quindi eccomi qui, spero lascerete qualche recensione ^^
Un bacio dal vostro peggiore incubo,
bambolinarossa98

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Capitolo 2
*** Guai ***


Le tre ore restanti le passai a rigirarmi tra le lenzuola, facendo un gran baccano come mi fece gentilmente notare Mello verso le cinque tirandomi il suo cuscino in faccia. Il risultato fu che la mattina dopo mi alzai ridotta peggio di uno straccio: avevo profonde occhiaie, il viso pallido e gli occhi rossi.
“Accidenti dolcezza, incubi?” fu la prima cosa che mi disse Matt appena entrai nella minuscola cucina, era intento a lavare accuratamente una caffettiera nella speranza di preparare una colazione. Oltre ad essere schizzinoso era molto fissato con la pulizia.
“Gli incubi li ha fatti venire a me!” esclamò Mello strafogando come sempre una tavoletta di cioccolato seduto sul tavolo “Non sai dormire più tranquillamente?” mi domanda poi stizzito.
“Cercavo una posizione comoda!” ribattei pescando uno snack ai cereali dallo scatolone trasferitosi momentaneamente su un ripiano accanto ai due fornelli. Per andare al tavolo dovetti fare le contorsioni, quella cucina era troppo piccola per tre persone.
“Potevi farlo più silenziosamente”.
“Uhm, cosa mi sono perso?” domanda il castano osservando la macchinetta in controluce per controllare che tutti i germi fossero spariti.
Ok, aggiungete alla lista di Matt: sonno pesante.
“Comunque, che si fa stamattina?” domando sedendomi accanto a Mello scartando la mia colazione.
“Credo di aver trovato una gang qui disposta ad aiutarci” inizia Mello “Sono in contatto con loro già da qualche mese, possiamo collaborare… ma solo quanto riguarda il caso” aggiunge notando i miei primi segni di protesta “Non ci infileremo negli affari della mafia.” ci assicura.
“Solo il fatto di dover collaborare con loro mi repelle!” esclamo trucidando il mio snack a morsi.
“Non la puoi biasimare” mi dà man forte Matt cercando di accendere il fornello da campeggio “Ma come cavolo si accende questo aggeggio!” esclama due secondi dopo trafficando con la manopola.
Mi volto a guardarlo per un istante prima di consigliare: “Attacca la presa”.
Il rumore dell’acqua che bolliva fu un chiaro segno che lo aveva seguito.
“Forse stamattina avremo il caffè” c’informa raggiante.
“Per una volta” commenta il biondino accanto a me staccando un grosso pezzo di cioccolato e tenendolo tra i denti, lo sguardo assorto. Resta così per qualche minuto poi se lo fa scivolare in bocca “Ad ogni modo più tardi li devo incontrare per decidere le trattative”.
“Dobbiamo venire anche noi?” domando mentre Matt ci passa i bicchierini di plastica col caffè.
“Non ce ne sarà bisogno” risponde lui accartocciando la carta vuota del cioccolato e bevendo una lunga sorsata di caffè “Voi piuttosto restate qui e non muovetevi. Chiudetevi dentro per precauzione e non aprite a nessuno finché non torno” raccomanda scendendo dal tavolo e svuotando il bicchiere.
“Certo, mamma” assicura Matt appoggiandosi al tavolo.
“Parlo seriamente” lo freddò con lo sguardo il tedesco “Questo quartiere non è il posto migliore dove alloggiare. Bisogna essere cauti… soprattutto se si hanno con sé ragazze” aggiunge lanciandomi un occhiata, significativa per Matt ma non per me. Lui annuisce diventando serio e Mello sparisce nello stretto e corto corridoio di ingresso. Pochi secondi dopo la porta sbatte segno che è uscito.
 
 
§
 
 
Stesa sul letto osservo il soffitto bianco, striato dall’umidita da strisce nere. Mello è uscito da un paio d’ore se non di più e sto iniziando a preoccuparmi. Sospiro, l’odore pungente del fumo mi solletica le narici e mi fa voltare su un fianco: Matt è in piedi davanti la piccola finestrella e sta fumando.
Lo osservo per qualche secondo prima di parlare: “Non le avevi finite le sigarette?”
Lui espira una boccata e soffia fuori dalla finestra, lasciando che il fumo si disperda nell’aria: “E questo chi te l’ha detto?” domanda senza neanche voltarsi.
“Tu. Stamattina”.
“Davvero?” domanda ma vedo chiaramente un sorrisetto farsi strada sul suo volto, anche se è semi girato.
“Non dovevi fumare quando sei venuto in bagno, vero?” chiedo.
“No” ammette prendendo un'altra boccata “Ma vedi è da un po’ di tempo che ti vedo strana… pensavo che una chiacchiera potesse aiutarti” soffia di nuovo “E non sono l’unico ad essersene accorto” aggiunge osservandosi l’involucro di carta e nicotina stretto tra l’indice e il pollice.
Non rispondo, non faccio domande a riguardo. Potrei trovarmi in una brutta situazione e non mi va. Non ora.
“Cosa intendeva Mello quando ha detto che bisognava essere cauti soprattutto quando si avevano ragazze con sé?” domando dopo alcuni minuti di pausa, nel tentativo di cambiare argomento.
Il mio interlocutore sta in silenzio per un po’, continuando a fumare come se non mi avesse sentito ma io so che sta valutando se darmi una risposta oppure no.
“Vedi, qui a Los Angeles, soprattutto in questi quartieri schifosi, il tasso di prostituzione è molto alto” inizia.
Alzo un sopracciglio e aspetto che vada avanti “E questo cosa centra con me?” incalzo quando vedo che non vuole proseguire.
Matt sospira e poi si volta a guardarmi: “Di queste prostitute solo un 15% lo fa consapevolmente e di propria volontà” getta la sigaretta ormai finita di sotto “L’altro 85% sono ragazzine messe in strada con la forza”.
Il mio sguardo dapprima confuso si fa sempre più consapevole: “Vuoi dire…” comincio dopo un’attenta riflessione “…che dei tizi grossi potrebbero piombare qui, farvi la pelle, portarmi via e costringermi a battere la strada?”
“E’ proprio quello che temiamo”. Mi alzo dalla branda e vedo Mello appoggiato allo stipite della porta che dà sul corridoio. Non lo avevo proprio sentito entrare, passa lo sguardo freddo da me a Matt “E il rischio può aumentare se lasciate la porta aperta!” ringhia “Persino un cane potrebbe entrare qui senza che voi ve ne accorgeste. Vi avevo detto di chiudervi dentro o sbaglio!?” ci sbraita contro.
Né io né Matt rispondiamo, non sapendo cosa dire.
“Ma tu guarda a lasciarvi soli! Poi sono io quello che ha bisogno del Baby Sitter” scuote la testa.
“Non che ci tenga a farmi fare la pelle, eh!” esclama Matt.
“Non che ci tenga a battere la strada, eh!” esclamo io.
“Comunque sia, da domani ci trasferiamo” spara lui senza troppi preamboli.
“Ma siamo arrivati qui solo ieri” ricorda il castano.
“E poi dove andiamo?” domando io.
“Ho raggiunto un accordo con i tizi della gang. Da domani staremo nella loro base; una baracca poco fuori città” descrive brevemente.
“Che tipo di accordo?” scatto.
“Al momento è tutto, poi vi spiego meglio” taglia corto entrando nel bagno alla sua destra.
Guardo Matt che continua a fissare la porta, assorto nei suoi pensieri.
“Matt…”
“Non la racconta giusta” È tutto quello che dice prima di uscire a passi pesanti dalla stanza fino alla cucina di fronte.
Sospiro scocciata e mi ristendo sul letto. Pare che qui nessuno voglia dirmi niente… tutti avvolti nei loro misteri e questa è una cosa che odio!
 
 
§
 
 
Inutile raccontarvi di come ho passato il resto della giornata, sarebbe noioso oltre ad un grande spreco di tempo. Quindi andiamo direttamente alla “mattina” dopo, quando Mello mi tirò letteralmente giù dal letto.
“Cristo, Mello!” impreco carponi sul pavimento “Non potevi chiamarmi?” ringhio.
“Non c’è tempo!” esclama lui districandomi con un gesto dalle lenzuola grigie che mi hanno avvolta “Tirati su e prendi la tua roba” ordina afferrando il cuscino e gettandolo su Matt ancora dormiente nel sacco a pelo. Il ragazzo mugugna un imprecazione e si gira alzando la testa arruffata “Muoviti, alzati e chiudi tutto”.
“Perché?” chiede perplesso.
“Fallo e basta se non vuoi ritrovarti una pallottola al posto del cervello!” più che una minaccia sapeva di consiglio.
“Che sta succedendo?” domando infilandomi la felpa e le scarpe. Matt ha chiuso in poche mosse il suo ‘letto’ e lo ha infilato con poca grazia nel sacco, mettendosi le scarpe da tennis in precario equilibrio senza nemmeno allacciarle.
“Hanno saputo che c’è una prosperosa fanciulla qui” dice semplicemente il biondo abbassando con un colpo secco le persiane. Io guardo l’ora sul mio orologio da polso: le 4.30 del mattino.
“Ma sono le quattro e mezzo! Non possiamo andarcene fra qualche ora?” protesto afferrando il mio sacco di stoffa contenente i vestiti.
“Fra qualche ora potremmo anche non esserci!” urla Mello dalla cucina. Matt si infila gli occhialini gialli da pilota abbassandoseli sul collo e anche lui si mette in spalla la sacca con uno sbadiglio “Assicuratevi di non dimenticarvi nulla” raccomanda rientrando in camera e gettando lo scatolone, ora vuoto, sul pavimento. Le provviste sono infilate nel suo sacco.
“Abbiamo tutto” assicuro.
“Allora andiamocene, potrebbero essere qui a momenti” il tedesco ci fa cenno di uscire e noi lo precediamo fuori dalla porta. Ce la chiudiamo alle spalle e scendiamo velocemente la scaletta di metallo di quel piccolo condominio.
Fuori dal palazzo attraversiamo la strada e tiriamo dritti seguendo il marciapiede; passiamo davanti a dei vicoli in cui noto diverse sagome. Probabilmente ubriachi, drogati o senzatetto.
“Ehy, bambolina!” una voce roca alle mie spalle mi fa irrigidire. Mello mi afferra per il braccio e mi piazza al centro, tra lui e Matt, aumentando il passo.
“Continua a camminare” mormora, trascinandomi.
“Dove vai così di fretta?” la voce ride e se ne aggiungono altre.
Deglutisco mentre il panico e l’ansia mi attanagliano lo stomaco. La presa di Mello si fa più ferrea e alla sua si aggiunge anche quella di Matt, che mi attanaglia l’altro braccio attaccandosi al mio fianco.
Non so cosa stia succedendo alle mie spalle, non posso voltarmi, ma loro due lo sanno e non sembra essere nulla di buono.
Ad un tratto sento qualcuno afferrarmi il cappuccio della felpa, le mani che mi tengono si irrigidiscono per un istante per poi saldare la presa; i due si fermano di botto tirandomi avanti indipendentemente dalla mano che mi ha afferrato per il cappuccio. Sento il colletto della felpa fare pressione sulla laringe, stringo i denti mentre vengo catapultata alle spalle di Matt che mi tiene per i polsi.
Alzo gli occhi e ciò che vedo me li fa spalancare: quattro o cinque uomini sono in piedi davanti a noi, hanno l’aria di essere ubriachi e di non avere buone intenzioni.
Il castano arretra costringendomi a fare lo stesso, Mello ci raggiunge velocemente senza staccare gli occhi da quei tizi… non sembrano avere armi ma è meglio essere prudenti anche perché noi non ne abbiamo.
Mello mi afferra la manica della felpa e mormora: “Quando ve lo dico, correte”
Annuisco impercettibilmente anche se mi tremano le gambe. Deglutisco e chiudo gli occhi mentre ci fermiamo in mezzo al marciapiede.
“Perché non vieni a divertirti un po’ con noi?” mi domanda uno di loro.
“Non vorrete mica tenervela tutta per voi?” chiede un altro.
“Avanti…” lo sento avvicinarsi, percepisco il fetido odore di alcool e vodka.
“Correte!” urla Mello, spalanco gli occhi e faccio dietro front ordinando alle mie gambe di muoversi.
Inizia così la folle corsa sulla buia strada; il vento mi sfreccia sulla faccia e l’aria gelida mi brucia i polmoni. Sento i passi di Mello e Matt alle mie spalle, più altri poco distanti.
Ammetto di avere paura. Non tanto per quello che potrebbero farmi se mi avessero tra le mani quanto quello che potrebbero fare a loro, i miei due ‘fratelli maggiori’.
E’ sempre stato così, anche all’orfanotrofio, dalla prima volta che ci siamo incontrati. Non ci siamo mai separati, siamo sempre restati uniti da un legame molto forte che andava ben oltre l’amicizia; era qualcosa di quasi fraterno ed è quello che ci lega tutt’ora. Io per loro sono la sorellina da proteggere, quella da tenere lontano dai guai e dai malintenzionati.
Svoltiamo l’angolo e imbocchiamo un vicolo che dà sulla strada deserta per quell’ora, ero indecisa se attraversare o girare quando lo stridio delle gomme sull’asfalto mi fa voltare. Matt mi afferra e mi tira indietro prima che la macchina mi mettesse sotto. Ci fermiamo sul marciapiede mentre il veicolo fa un mezzo giro e si ferma davanti a noi, lo sportello si apre mostrando due uomini seduti davanti.
“Salite, svelti” ordina lui.
Io e Matt ci guardiamo poi guardiamo Mello, che si volta indietro “Andiamo” dice poi con un cenno.
Matt è il primo a salire seguito da me e Mello, che chiude lo sportello.
La macchina si mette in moto e sgomma sulla strada tra le prime luci dell’alba.

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Capitolo 3
*** Covo ***


Il sole sorge illuminando la strada che stiamo percorrendo con la sua tenue luce rosata, quasi del colore dei miei capelli.
Sono passati più di venti minuti da quando siamo saliti su questa macchina e ancora nessuno ha spiccicato parola; io sono nervosa, non so chi siano questi due uomini che ci hanno appena salvato da... non so neanche io da cosa. Forse, semplicemente, da una banda di ubriachi.
Ma la domanda che mi aleggia nella mente è un altra: dove stiamo andando?
Poso lo sguardo su Matt alla mia destra, ha la testa poggiata al vetro e gli occhi chiusi, pare stia dormendo ma io so che è sveglio; poi lo sposto su Mello alla mia sinistra, anche lui è rivolto verso il finestrino. Guarda la strada tinta di pesca sfrecciare sotto i suoi occhi assorti, è serio (come sempre d'altronde) e non apre bocca. Lui sa dove stiamo andando? Spero proprio di si.
Mi appoggio allo schienale del sedile e chiudo gli occhi, non dormo perché so che tanto non ci riuscire.
La macchina è piccola e io sono incastrata tra i miei due compagni di (dis)avventure, priva della libertà di movimento sto terribilmente scomoda.
"Allora, dite un pò: in che guaio vi eravate cacciati?" domanda poi uno di loro, quello che sta alla guida. Mello si volta verso di lui con sguardo indifferente.
"Nulla di particolare, degli ubriaconi volevano divertirsi con la persona sbagliata" informa secco.
L'uomo gira lo specchietto retrovisore per raggiungere un angolazione dal quale possa vedermi, punto i miei occhi nei suoi attraverso il vetro.
"In effetti, è proprio un bel bocconcino" commenta divertito mentre io assottiglio gli occhi, odio che mi si parli come se fossi una sgualdrina qualunque da rimorchiare.
"Ed è anche pericolosa, sta attento" mormora Matt alzandosi gli occhiali sulla testa mostrando gli occhi color ghiaccio semichiusi per la luce. Li sbatte un paio di volte poi mi sorride mentre io gli lanciò uno sguardo critico. Però, da quello che ho capito, questi quattro sembrano conoscersi e ciò mi tranquilliza un pò: almeno so che non devo preoccuparmi.
"Dove stiamo andando?" chiedo finalmente.
"Nella vostra nuova casa" informa il tizio alla guida sterzando e uscendo dall'autostrada, prendiamo una ripida e terrosa stradina laterale. A ogni buca la macchina salta facendomi prontamente sbattere la testa contro il tettuccio: dopo la terza, dolorossisima, volta mi aggrappai con le mani al sedile schiacciando la testa contro la spalliera. Non so per quanto mi mantenni in quella posizione forzata, sta di fatto che quando raggiungemmo di nuovo l'asfalto avevo la testa che pulsava.
Poco dopo ci fermammo di fronte ad una costruzione nel centro di una piazzola deserta e potemmo scendere. Gli uomini ci guidarono all'interno dell'edificio, attraverso un corridoio poco illuminato fino ad una stanza dove ad aspettarci c'erano altri uomini seduti su varie poltrone e divani, attorno ad un tavolino.
"Ah, siete arrivati" constatò quello vestito di bianco comodamente seduto sul divano circondato da due ragazze more, coi capelli corti e dei succinti abiti rossi: prostitute senza dubbio "Com'è andato il viaggio?"
"Poteva andare meglio" rispose Mello, serio come mai lo avevo visto e fu in quel momento che capii: ci trovavamo nel covo mi mafiosi di cui aveva parlato Mello il giorno prima, quello in cui ci saremmo dovuti stabilire per un pò.
L'uomo rise e si alzò scostando la ragazza seduta sulle sue gambe in malo modo, si avvicinò a me tanto che i nostri piedi si sfiorarono; contatto che interruppe con un paio di passi indietro.
Mi alzò il viso con le mani e provai una punto di disgusto nel sentirmi toccare da lui.
"E questo bel bocconcino chi è?" domandò con un ghigno poco affidabile a storcergli la faccia.
"Io la lascerei se fossi in te" consigliò Matt con uno sbadiglio.
"È una minaccia?" chiese lui alzando lo sguardo sul castano.
"È un consiglio" precisò Mello e io approfittai del momento di distrazione dell'uomo per afferrare il braccio con cui mi teneva e storcerglielo, costringendolo a girarsi di schiena. Lo costrinsi sul pavimento col piede mentre sentivo crescere in me la soddisfazione, un sentimento alquanto innaturale per il mio carattere: non sono il tipo che si rallegra per la sofferenza altrui.
"Io ti avevo avvisato" si giustificò Matt celando un sorriso mentre l'uomo ringhiava di dolore ai miei piedi.
"Ecco cosa intendevi con pericolosa..." mormorò uno dei due uomini che ci avevano accompagnati.
"Dai, lascialo" mi ordina Mello, lo guardo male ma mollo la presa. Lui si rialza e si massaggia il polso, però ghigna.
"Un bel peperino la ragazza" commenta. Riduco gli occhi a due fessure mentre avverto un prurito alle mani e una voglia pazza di spaccargli quella lurida faccia che si ritrova...
"Lui è Rod, il capo dell'organizzazione" dice Mello "Loro sono i miei collaboratori: Matt e Jo"
"Sarà un piacere darvi ospitalita" sorride Rod, un sorriso che sa tanto di sadico.
Non posso dire lo stesso... tuttavia non diedi voce ai miei pensieri.


§


Getto la borsa sulla scrivania e mi siedo sul letto, ho ancora i nervi a fior di pelle per quello che è successo poco fa. Quanto odio quella gente!
La mafia è forse la cosa che più mi disgusta; perché? Beh, la storia è lunga e non ho voglia di raccontarla.
Non ora almeno.
Sento dei passi nel corridoio e, senza neanche bussare, Mello spalanca la porta ed entra.
"Complimenti, hai trovato davvero ottima gente per aiutarti col caso!" sbotto irritata. Lui sospira e richiude l'uscio appoggiandovisi.
"O questo o dovevamo arrangiarci da soli, e avremmo fatto ben poco senza l'aiuto necessario. La mafia ha molte risorse, sai?" risponde.
Per tutta risposta sbuffo e mi alzo dal letto per avvicinarmi alla scrivania, apro la borsa e traffico con la roba che c'è all'interno alla ricerca del portatile.
"Per quanto tempo dovremmo stare qui?" domando estraendo vestiti che poggio alla rinfusa sulla sedia girevole.
"Il tempo necessario, non so bene quanto" risponde e lo sento avvicinarsi ma non ci faccio caso, finalmente trovo il portatile nero (l'unico oggetto che possa avere un valore in mio possesso) e lo poso sulla scrivania apprestandomi a rimettere in ordine i miei indumenti. Con un semplice spostamento d'aria sento Mello pararsi davanti a me, mi volto e mi ritrovo incastrata tra lui e il muro; ha una mano sul fianco lasciato scoperto dalla giacchetta troppo corta e l'altro avambraccio poggiato sul muro sopra la mia testa, piegato su di me con fare naturale.
Ci è capitato in passato di ritrovarci vicini, molto vicini, anzi a volte ci abbracciavamo anche ma, lo ripeto, lui è come un fratello maggiore per me... o almeno è quel che pensavo alla tenera età di tredici anni.
Ora ne ho quasi diciannove, sono adulta, sono matura e ho come l'impressione che la vicinanza tra me e lui non sia più qualcosa di solo fraterno.
"Ti prometto che li vedrai il meno possibile" mi sussurra in tono dolce, senza però piegare di una virgola il suo sguardo serio. Annuii semplicemente, rimanendo impassibile. In un altro momento, magari quattro anni fa, lo avrei anche abbracciato cercando di trovare conforto nella persona che abbia mai considerato come una parte della famiglia, una piccola famiglia composta da me, lui e Matt. Ora non sono sicura che quel gesto possa essere considerato fraterno, almeno per me.
Lui alza il braccio e mi sposta la ciocca ribelle dal viso, accarezzandomi la guancia.
"Restiti. Solo un pò" mi dice poi si allontana ed esce dalla stanza.
Mello è uno dei pochi a sapere la mia storia, quella parte di vita che avevo prima di entrare alla Wammy's House, e quindi sa perfettamente come mai odio tanto la mafia. Non lo da a vedere, nascondendosi dietro quella maschera di assoluta serietà e menefreghismo, ma ha un animo sensibile e affettuoso; una parte di lui di cui solo io e il tizio con gli occhiali che sta entrando ora nella mia camera conosciamo.
"Io sono nella stanza accanto, se ti serve qualcosa batti un colpo" mi raccomanda Matt bussando contro la parete.
"D'accordo" assengo ricomponendomi. Lui fa per chiudere la porta ma poi ci ripensa e la riapre.
"E chiuditi a chiave. Non si sa mai" aggiunge facendo segno di sotto. Annuisco.
Dopo che se n'è andato mi avvicino e giro la chiave nella toppa, dove la lascio.
Prendo il mio computer e mi stendo sul letto accendendolo. Osservo la fotografia impostata come sfondo che ritrae me e tutti i miei compagni dell'orfanotrofio: in prima fila spiccavano i capelli bianchi e disordinati di Near, seduto a terra nella sua stramba posizione a fissare seriamente l'obbiettivo. Alle sue spalle, Mello si ergeva in tutta la sua magrezza di quattordicenne, accanto a lui vi ero io, di poco più bassa, a seduto davanti a me la capigliatura castana di Matt ornata dagli occhiali gialli è inconfondibile.
Questa foto fu scattata poche settimane prima che Roger annunciasse la morte di L...
Sospiro, abbasso il computer e mi giro di schiena sul materasso: un breve periodo di tempo in un covo di mafiosi non doveva essere così terribile. Se li vedevo il meno possibile forse avrei anche potuto sopportarlo.
Giusto?

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Capitolo 4
*** Quaderno ***


Jo.
Vi starete chiedendo che cosa sia.
Beh, è un nome..o meglio, è il diminutivo di un nome: Joseth.
Joseth Rowle.
No, non è il mio nome reale, lo uso da quando sono entrata alla Wammy's House e in un periodo come questo, in cui a qualcuno basta sapere solo il tuo nome per ucciderti, è molto utile.

Continuo a trucidare i due con lo sguardo, seduta sul divano con le braccia incrociate; Mello mi osserva preoccupato da una mia possibile reazione e Matt gioca con le carte vuote del cioccolato sparse sul tavolo, piegandole come se fossero origami.
"Mi state dicendo" comincio "che Kira utilizza un quaderno per uccidere la gente, che questo quaderno si trova nelle mani della polizia giapponese e che voi avete rapito la figlia di colui che conduce il caso Kira per fare uno scambio tra lei e questo quaderno?" ringhio cercando si trovare un senso logico in tutta quella faccenda
"È proprio ciò che ti stiamo dicendo" conferma Mello.
"Un quaderno che uccide la gente solo scrivendovi sopra il suo nome?" domando ancora, gelida.
Mello annuisce.
"Può sembrarti assurdo, e forse non ci crederai, ma è così" dice Matt posando un cigno di carta argentata davanti a sé.
"Il capo della polizia ci ha fornito queste informazioni" aggiunge Mello "È visto ciò che fa Kira immagino che questa sia la spiegazione più logica"
"Ma è assurdo!" esclamo "E se vi rifilano una balla e vi danno un semplice quaderno per gli appunti?" domando mentre parte della mia rabbia svanisce.
"Il quaderno verrà prima provato" spiega Matt "Da colui che farà lo scambio"
"E chi uccideranno?"
"Non lo so, e sinceramente non mi interessa" risponde Mello "So solo che se abbiamo tra le mani il quaderno abbiamo anche la possibilità di incastrare Kira"
Mi appoggio allo schienale del divano e sospiro... assurdo!
Assolutamente assurdo!
"E questo scambio quando si terrà?" domando.
"Adesso, di là stanno monitorando tutto dagli schermi e dando istruzioni" dice Matt piegando un pezzo di carta argentata che si strappa "Cazzo..." impreca sotto voce, lo appollotola e lo getta nel cestino, mancandolo "Cazzo..." ripete affranto.
Siamo solo noi tre qui dentro, tutti gli altri devono essere nell'altra stanza a monitorare lo scambio. Meglio così.
È passata una settimana da quando siamo arrivati qui, la maggior parte del tempo l'ho passato in camera mia quindi diciamo che non ho seguito molto il corso delle indagini: non sapevo nulla del rapimento del capo della polizia, della figlia del ViceDirettore Yagami (Sayū) e nemmeno del quaderno... finché non sono entrata nella Sala Monitor, questa mattina, ed ho visto Matt in compagnia di una ragazza legata e imbavagliata!
Mello si è deciso a raccontarmi tutto mentre la ragazza veniva portata sul luogo dello scambio.
Osservo Matt cercare di comporre un altro cigno con la carta, sereno e tranquillo. Gliel'ho insegnato io questo metodo 'anti-stress da astinenza' quando volevo convincerlo a smettere di fumare, fallendo ovviamente.
Ora lo usa quando è a corto di sigarette per più di otto ore. Almeno non è stata tutta fatica sprecata.
"Cosa farai quando avrai tra le mani il quaderno?" chiedo rivolta a Mello.
"Io niente" mi rispose con un scrollata di spalle "Non sono un assassino, saranno loro ad usarlo" e fa un cenno con la testa alla porta che conduce alla stanza accanto dove i mafiosi stanno lavorando.
"Ti ripeto la domanda: cosa farai quando avrai tra le mani il quaderno?" chiedo con calma e pazienza. Lui mi guarda, serio, poi sospira.
"Darò ordine di uccidere alcuni membri dell'SPK a me noti" rispose.
"Non sei un assassino, Mello" dico "ma se contribuisci in questa maniera alla morte di alcune persone è come se lo diventassi" informo fredda. Lui mi guarda e io lo guardo, non parliamo.
"Finito!" esulta Matt poi ci guarda, prende i suoi origami e si alza "Vado a metterli nella fontana, magari stanno a mollo" informa vagamente prima di uscire.
"Non sono un assassino e non lo voglio diventare, né direttamenre né indirettamente" dice lui "Voglio solo insegnare la parola 'perdere' a Near..." sibila a denti stretti.
"Cazzo, Mello!" sbraito "Non puoi giocare con la vita delle persone solo per il tuo desiderio di superare Near!"
Mello tace. Per la prima volta non sa cosa rispondere, quindi resta in silenzio ma ciò non faccio io.
"Fa come ti pare" concludo alzandomi e uscendo dalla stanza.
Fuori incontro Matt seduto a terra accanto alla porta che osserva i cigni di carta, assorto.
"Cerca di capirlo" mi dice senza alzare gli occhi "Lo sai com'è fatto"
"Si, so com'è fatto" rispondo esausta "Ma so anche che non sarebbe mai capace di uccidere qualcuno per proprio interesse personale"
Matt non parla per una decina di secondi, poi prende un origami e me lo porge: "È l'unico che mi è uscito bene"
Io lo prendo e lo osservo.
"Non verranno mai bene se usi la carta argentata, si rompe solo a guardarla" spiego.
Lui sorride e io ricambio.
"Il Quaderno arriverà qui entro stasera" mi dice "Credi sia vero che uccide la gente?"
"Come posso saperlo?" chiedo scrollando le spalle "Forse funziona davvero, forse no... sta di fatto che Kira non può essere una persona normale se riesce a far morire la gente solo conoscendone il nome.
Immagino che Mello abbia ragione, dato l'operato di Kira quel quaderno è l'unica spiegazione" ammetto.
"Mello è impulsivo e avventato, però sa quello che fa" aggiunge. Annuisco semplicemente. "Secondo te, se li metto in acqua, galleggiano?" mi chiede mostrando gli altri due cigni.
"Con la carta di misera qualità che hai usato?" domando retorica.
"Tentar non nuoce" mi risponde alzandosi, sorridendo.
Sorrido e lo seguo in bagno.

È da qualche minuto che sono poggiata al lavandino osservando i cigni di carta navigare lenti e silenziosi in esso, increspando la superficie liscia dell'acqua.
"Non credevo stessero a galla davvero" dico dopo un pò rivolta a Matt seduto sulla vasca.
"Tutto si può fare" mi risponde.
Sospiro dal naso e continuo a guardare il piccolo lago improvvisato. Quasi non sento i passi nel corridoio che si avvicinano, la porta si apre e con la coda dell'occhio vedo Mello sulla soglia.
"Schier ti ha preso le sigarette" informa rivolto a Matt che emette un verso compiaciuto.
"Finalmente!" esclama scattando in piedi e schizzando fuori dal bagno. Restiamo solo io e lui, non lo guardo concentrata sui cigni che ora sono fermi sui bordi della ceramica; soffio e li faccio riattraversare il lavandino fino all'altro lato.
"Il Quaderno è arrivato" mi informa "E funziona"
Gli lancio uno sguardo con la coda dell'occhio ma non rispondo. Lo sento sospirare.
"Non avercela con me"
"Non ce l'ho con te" asserisco, secca.
"Dimostri il contrario" mi fa notare.
"Dici?" domando gelida. Si chiude la porta alle spalle e mi si avvicina.
"Non sono un assassino" dice "Non ho ucciso io quello persone"
"Ma hai contribuito alla loro morte, ciò ti fa diventare suo complice" informo. Adesso ho la certezza che lo ha fatto, ha ucciso i membri dell'SPK.
"Hai ragione" dice dopo un pò "Mi dispiace"
"Detesto gli assassini" sibilo.
"E i loro complici indiretti?" mi domanda.
"Anche" confermo "Ma un pò di meno" aggiungo in un sussurro. S'inginocchia accanto a me e osserva i cigni raggiungere lentamente il bordo del lavandino e fermarvisi contro.
"Adesso che abbiamo tra le mani il quaderno, abbiamo anche la possibilità di incastrare Kira" mi dice "Lui è un pluriomicida, forse anche peggio di un assassino. Se davvero li odi, allora aiutami a catturarlo"
Volto la testa a guardarlo, i miei occhi ambrati incontrano quelli azzurri di lui da una vicinanza molto ristretta
"Cosa vuoi che faccia?" chiedo.
"Per il momento niente" risponde "Ma più avanti avrò una richiesta da farti"
"Che tipo di richiesta?"
"Non ora" asserisce. Alza una mano che poggia sulla mia nuca, avvicina il mio viso al suo e poggia le labbra sulla mia fronte, nascondendole tra i ricci rosati "Abbi pazienza" sussurra. Poi si alza ed esce. Io rimango lì, assorta: per quanto lo conosca, per quanto possa volergli bene, per quanto possa pensare di sapere tutto di lui, puntualmente mi accorgo di un dato di fatto rilevante: Mello non lo capirò mai.


§


Tre giorni. Sono passati solo tre giorni da quando il quaderno è entrato in nostro possesso. Mello afferma che lui non lo userà ma fa un sacco di congetture su come possa essere usato; come ora per esempio.
"Ora non resta che sperimentare in concreto fino a che punto si può manovrare una persona" spiega tenendo il quaderno aperto tra le mani, è stravaccato sul divano a mangiare cioccolato in una posa così... così... la parola sexy mi sale spontanea alla mente.
Mi stupisco dei miei stessi pensieri e scuoto la testa con forza, come per scacciare una mosca fastidiosa; Matt è accanto a me, piegato sulle ginocchia con il suo inseparabile NintendoDS tra le mani, che gioca a Devil May Cray3.
Il silenzio regna sovrano, tranne per gli squittii fastidiosi delle donne che fanno le fusa a Rod. Avevo detto di volerli vedere il meno possibile ma da quando Mello mi ha chiesto aiuto con il caso devo partecipare alle conversazioni per apprendere eventuali svolgimenti.
D'un tratto vedo il quaderno scivolare dalle mani di un allibito Mello, volare in alto e cadere sulla testa di Snider che lavora al computer. Rimango a guardare la scena stupita, addirittura Matt alza gli occhi dal gioco finendo per essere ucciso dall'Anticamera contro cui stava combattendo.
"Ma che succede?" domanda Mello osservando Snider che si toglie il quaderno dalla testa perplesso "Il quaderno si è mosso da solo"
In risposta Rod sghignazza: "Dopotutto è un quaderno che ammazza la gente, che c'è di strano se ha vita propria?"
Ma l'urlo di Snider che cade dalla sedia lo interrompe: "C-Capo, chi è questo scimunito con quell'orrendo costume da mostro?" balbetta terrorizzato guardando il punto vuoto davanti a sé. Io e Matt ci guardiamo perplessi, poi guardiamo Mello che alza le sopracciglia scettico per poi tornare a guardare Snider che ora sta balbettando: "Uno Shinigami?" come se qualcuno lo avesse nominato, poi ride in modo isterico. Dopo un paio di secondi di silenzio prende il quaderno nero con la scritta bianca 'Death Note' da terra. "Dice che bisogna toccare il quaderno per vederlo" ci informa alzandosi in piedi e porgendocelo "Forza, controllate coi vostri occhi. Giuro che non sono pazzo!" eslcama.
Mello e Rod si scambiano un occhiata, poi Rod sospira: "E va bene, venite, tocchiamo tutti il quaderno"
Snider lo poggia sul tavolo e tutti ci poggiamo le mani sopra, compresi me e Matt. Alzo gli occhi e...
Il Nintendo cade sulla moquette rossa, e io sbatto gli occhi incredula a quel che vedo.
"E questo cos'è?"
"Quando l'ho toccato prima non l'ho visto!"
"Uccidiamolo!"
Le pistole vengono tirate fuori e i proiettili sparati contro la sottospecie di uccello alto due metri davanti a noi, tuttavia si limitano ad attraversarlo. Alla fine i colpi cessano, i quattro sono alle spalle del divano, mie, di Matt (ancora con la bocca spalancata, tant'è che non si è accorto che la sigaretta è caduta ai suoi piedi) e di Mello che resta immobile ad osservarlo.
"È inutile gli esseri umani non possono uccidermi" dice lo Shinigami.
"Tsk, si direbbe proprio che questo Shinigami sia reale e anche quel che dice" commenta Rod abbassando la pistola.
Come ci disse nei dieci minuti successivi era uno Shinigami, il suo nome era Shidoh ed era il proprietario del Death Note. Mello gli offrì del cioccolato e in cambio chiese informazioni più dettagliate sul quaderno scoprendo così che due regole erano false. Certo, perché anche un Quaderno della Morte ha delle regole da rispettare.
"Buono questo cioccolato" dice sgranocchiando la tavoletta.
"Quindi due regole del Quaderno sarebbero false?" domanda Rod "Non è vero che si muore se non si scrive un nuovo nome dopo terdici giorni e neanche se si cerca di rendere inservibile il quaderno bruciandolo o strappandolo. Ne sei proprio sicuro?"
"Sono balle e belle e buone" conferma Shidoh "Uno Shinigami deve averle scritte prima di lasciar cadere il quaderno sulla terra, forse per divertirsi alle spalle degli umani"
Ascolto tutto mentre la mia mente lavora frenetica: "Se così fosse qualcuno avrebbe potuto servirsene per dimostrare la propria innocenza" dico "Questo quaderno era nelle mani della polizia giapponese per merito di Kira. Se lui è davvero vicino a loro può essersene servito a proprio vantaggio facendo credere di essere innocente. Forse è qualcuno su cui L aveva dei sospetti"
"Il capo della polizia ha detto che una cerchia ristretta di uomini lavorava con L, tra questa cerchia ristretta poteva benissimo esserci Kira.
Ciò spiega come abbia fatto L a morire benché nessuno conoscesse il suo volto o il suo nome" riflette Mello guardandomi assorto, poi si rivolge allo Shinigami "Shidoh, va fuori a fare la guardia!" ordina "Nessuno può farlo meglio di te dato che non possono vederti. Quindi va a fare la guardia, hai sentito?"
Shidoh resta paralizzato davanti allo sguardo che Mello gli rivolge tuttavia ubbidisce.

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Capitolo 5
*** Fuga ***


Sono le 20.55 del 10 Novembre, qui dentro è tutto tranquillo ma continuo a sentirmi addosso un senso di pericolo imminente.
Sono nervosa, agitata e non riesco a smettere di mordicchiarmi le unghie; Mello mi getta occhiate di sbieco e Matt non mi calcola di striscio, troppo occupato a giocare alla PSP, l'altro amore della sua vita dopo il Nintendo, da dove esce musica rock: starà senz'altro giocando a Devil May Cray... di nuovo.
Ho appena posato lo sguardo sull'orologio che scattano le 20.59.
Una serie di urli disumani mi fanno sobbalzare e vedo Rod, Pedoro e Sniver accasciarsi sul pavimento, scatto in piedi mentre delle esplosioni provengono dai piani inferiori. Mello guarda lo schermo del computer poggiato accanto a lui e lo stesso faccio anche io dove posso vedere degli uomini fare irruzione e dirigersi verso di noi.
"Matt! Jo! Via!" esclama d'un tratto alzandosi in piedi e correndo alla porta. Matt s'infila la PSP nella tasca del gilèt e lo segue con me alle calcagna. Oltrepassiamo il corridoio seguiti dagli unici due sopravvissuti oltre a noi "Ray! Schier! Il quaderno è sotto il corpo di Rod, portatelo di sopra nella sala monitor!" ordina Mello salendo le scale di ferro dove si ferma "Uscite dalle scale antincendio e aspettatemi fuori, il più lontano possibile dall'edificio!" esclama.
"E tu?" chiedo ma le esplosioni sempre più vicine impediscono una risposta completa.
"Andate!" ordina prima di girarsi e dirigersi nella sala monitor.
"Vieni!" Matt mi prende per il braccio e mi trascina attraverso il corridoio.
"Aspetta!" devio e spalanco la porta della mia camera, un secondo e inquadro la mia borsa sulla scrivania già con tutta la mia roba dentro. L'afferro ma gli spari e le urla dei due uomini mi gelano. Matt si precipita verso di me, mi afferra la mano e corre fuori. Io lo seguo stringendo al petto la borsa mentre sento dei passi salire le scale; il castano sfonda la porta con un calcio e si getta a capofitto giù per i gradini. Attraversiamo lo spiazzale, e ci fermiamo dietro dei bidoni dell'immondizia, dove riprendiamo fiato. Fuori tutto è silenzioso, non ci hanno seguiti ciò vuol dire che sono ancora dentro.
Respiro con calma, non si sentono più gli spari. Comincio a tranquillizzarmi e guardo Matt, respira velocemente e mi stringe ancora la mano, tremando.
"Andrà tutto bene" dico cercando di convincermene ma appena lo faccio il rombo di un esplosione quasi mi spacca i timpani.
Volto lo sguardo verso l'edificio e vedo le fiamme uscire dall'ingresso principale.
Entrambi gli ingressi sono saltati...
"Quel pazzo! Ma che vuole fare?!" esclama Matt guardando al di sopra dei bidoni.
Adesso capisco: è stato Mello. Ecco perché ci ha fatto uscire.
Passano all'incira quattro minuti ma ancora nessuno esce, ed io inizio a temere per l'incolumità di quel cretino di Mello che invece di uscire con noi è rimasto dentro per tentare di riprendere il quaderno.
"Matt, dobbiamo andare a vedere se..." esclamò balzando in piedi ma un seconda esplosione non mi da il tempo di dire nulla. Matt mi afferra e si getta su di me finendo sull'asfalto: non è una piccola esplosione come quella che ha chiuso gli ingressi, stavolta è saltato in aria l'intero edificio! I bidoni volano sopra le nostre teste; appena Matt si sposta io alzo lo sguardo sull'edificio completamente avvolto dalle fiamme e la dura realtà dei fatti mi colpisce come un pugno nello stomaco: Mello era ancora lì dentro.


§


Chiudo la manopola dell'acqua ed esco dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano; oltrepasso la porta del bagno ed entro nella stanza.
Matt è seduto a terra con il DS tra le mani, alle sue spalle, sul divano rattoppato, giace il corpo inerme di Mello. È sopravvissuto all'esplosione ma lo abbiamo ritrovato tra le macerie privo di conoscenza e gravemente ferito, ha la parte superiore del torace fasciata come il lato sinistro del viso, li dov'erano le ustioni più gravi.
"Ha dato segni di vita?" chiedo. Matt spegne la console e scuote la testa.
"Nulla. Se non fosse per il fatto che respira ancora crederei davvero sia morto" sospira.
Guardo preoccupata il ragazzo e non posso fare a meno di pensare che adesso avrebbe potuto anche non esserci.
"Vado a fumare" mi informa Matt alzandosi "Se la smette di fare il vegetale, chiamami" raccomanda uscendo dalla stanza.
Guardo Mello ancora steso sul divano poi mi dirigo verso il tavolo rotondo per prendere la mia borsa: la apro ed estraggo dei vestiti da mettere.
Io e Matt abbiamo trovato rifugio negli appartamenti di un vecchio night club abbandonato, è il 13 novembre e fa un freddo cane. La stanza è spoglia, le pareti scrostate e in alcuni punti macchiate di quello che sembra sangue, le finestre sono rotte e non proteggono affatto.
Infilo dei jeans chiari e mi tolgo l'asciugamano poggiandolo sul tavolo, prendo la felpa ma prima di infilarmela il mio sguardo cade sulla cicatrice che mi attraversa il fianco, segno inconfondibile del mio passato.
Si, credo sia venuto il momento di raccontare.
Ho vissuto con i miei genitori fino all'età di sei anni, la mia famiglia era povera così chiese un prestito a quegli strozzini della mafia... ma mio padre non poteva restituire il prestito così venne ucciso. Non contenti vennero a cercare me e mia madre; mi ricordo quella notte come se fosse appena successa: mia madre mi svegliò di soprassalto prendendomi in braccio e corse fuori dalla casa ma ci raggiunsero.
Vidi morire mia madre sotto i miei occhi, uccisa da otto colpi di pistola alla testa; tentarono di uccidere anche me ma riuscii a fuggire. Questa cicatrice è ciò che mi resta di quella fuga fortuita.
Venni trovata da Roger pochi giorni dopo, in condizioni pietose, e portata alla Wammy's House.
Da quel giorno ho coltivato un odio profondo per la mafia che è andato a espandersi nel tempo. Mi infilo la felpa verde di scatto e l'abbasso a coprirmi la cicatrice.
Sospiro e mi volto, fino a quel momento avevo dato le spalle al divano quindi mi sorprendo quando vedo Mello ancora steso su di esso che mi osserva con l'unico occhio scoperto, serio come sempre.
Ma era sveglio.
Dopo tre giorni di coma lui era sveglio!
L'idea che possa avermi vista nuda non mi scalfisce minimamente dato che l'unica cosa che riempie la mia testa ora è il fatto che lui si sia finalmente ripreso.
"Ti sei svegliato, finalmente" dico tornando a respirare aria pulita.
"Cos'è successo?" domanda.
"Sei quasi morto dopo aver fatto saltare in aria il covo" spiego. Lui volta la testa al soffitto e si passa una mano sulla benda che gli copre l'occhio sinistro.
"Perché ce l'ho?"
"Ustione di terzo grado, ti si è bruciata la pelle di metà viso. Spera solo che il tuo occhio funzioni ancora" dico avvicinandomi "Come ti senti?"
"Confuso. Quanto tempo è passato?"
"Tre giorni. Che tu hai passato a dormire mentre noi ti trascinavamo in giro più morto che vivo" rispondo sarcastica.
"Dov'è Matt?"
"Fuori che fuma"
Scende il silenzio, in cui nessuno dice nulla. Infine mi alzo.
"Vado a dirgli che sei vivo" ma lui mi afferra il polso e mi blocca.
"Toglimela" dice secco rivolto alla benda.
"Non credo sia una buona ide..." tento.
"Toglimela!" stavolta sa tanto di ordine e vorrei tanto rispondergli con un bel: "Ma fottiti!" invece sospiro.
"Tirati su"
Lui si alza e si siede sul bordo del divano, mentre m'inginocchio davanti a lui. Inizio a sfasciargli la benda, con calma, mentre la cicatrice già divenuta di un rosso-marrone si fa vedere, attraversando la parte sinistra del viso dalla fronte alla guancia.
Infine resto solo con le bende tra le mani mentre Mello apre lentamente gli occhi: entrambi sono del loro colore azzurro ghiaccio, entrambi si aprono e si chiudono a comando, entrambi sembrano funzionare normalmente.
"Ci vedi?" chiedo.
"Dammi uno specchio" risponde.
"E dove lo trovo uno specchio?" chiedo "Stai tranquillo, sei figo e sexy come sempre se è questo che ti preoccupa" lo informo sarcastica. Lui accenna un sorriso.
"Questo lo so benissimo" dice.
Alzo gli occhi al cielo esasperata: "Lo sai che il nostro cervello vi vede dieci volte più belli di quello che siamo?" dico.
"Oh, allora tu nel tuo cervello devi essere uno schianto" mi canzona lui con un ghigno strafottente.
"Fottiti, Mello" rispondo stanca alzandomi per gettare le bende. Ma ancora una volta vengo fermata da lui, che mi afferra il braccio e mi tira su di sé. Colta alla sprovvista mi appoggio con la mano libera ai cuscini del divano insieme al ginocchio, l'altra gamba è infilata tra quelle di Mello e il mio braccio sinistro intrappolato nella sua mano. Il mio viso è a pochi centimetri dal suo.
Non mi ero mai accorta di quanto Mello fosse carino, a volte lo sfotto sul suo sentirsi 'sexy e figo' ma non ho mai fatto caso al fatto che in un certo senso lui è 'sexy e figo'... oltre che carino... troppo carino... sembra che questa cicatrice accentui la sua bellezza... o forse è solo una mia impressione?
È solo questione di un paio di secondi, il tempo necessario a fare queste congetture sulla bellezza estetica del mio migliore amico, prima che lui mi baci.
E si, mi sta proprio baciando. M'irrigisco e un brivido mi passa la schiena quando avverto la sua lingua accarezzarmi le labbra, penetrarvi e cercare la mia che sta ferma, immobile, scioccata quanto me. Mello mi afferra l'altro braccio e si spinge su di me stendendomi sul divano, le bende scivolano a terra e le mie mani si posano sul suo viso. Prima che il corpo possa mandare vibrazioni al cervello e che quest'ultimo possa dirgli: "Non fare cazzate" mi ritrovo a ricambiarlo.
Non va bene
Le mani di Mello scendono verso il basso e mi accarezzano i fianchi da sotto la felpa.
Si mette male
Dai fianchi le mani di Mello si spostano più sopra, insinuandosi sotto la mia maglia, fino a toccarmi il seno scoperto.
Ma perché non metto mai i reggiseni?!
Ecco, ora comincio a sentire caldo oltre ad essere scossa di innumerevoli brividi dovuti al tocco delle dita del ragazzo.
E se Matt entrasse? Merda, spero che entri Matt e mi tiri fuori da questa situazione decisamente troppo spinta.
Perché se non ci ferma lui... beh, cosa succederà voi lo sapete almeno quanto me ed io non ho né la forza mentale né la voglia fisica di fermarmi.
Non so spiegarlo nemmeno io ma è come se restando lì, facendomi abbracciare e baciare da Mello, i problemi che ho avuto svaniscano; è come se li portasse via con una semplice carezza. Questa sensazione durerà solo fino a quando non sarà tutto finito. Poi i problemi riappariranno così come la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato.
"Cazzo!" un imprecazione da fuori la porta. Dei passi. Matt. Che Kami ti benedica, ragazzo mio!
La porta si apre e il castano compare sulla soglia.
"Ma porca miseria, mi sono cadute le sigarette di sotto!" esclama irritato ma si ferma sulla soglia. Immagino che la scena che gli si è parata davanti non sia delle migliori, insomma: io stesa sul divano con Mello addosso e le sue mani infilate sotto la mia felpa. Non ci sono spiegazioni. Tuttavia lui non si scompone anzi, si alza gli occhiali sul naso e dice, col tono più naturale e ovvio del mondo: "Io il baby sitter a vostro figlio non lo faccio"
Gelo.
Con uno scatto mi alzo facendo cadere Mello dal divano che impreca.
Mi tiro giù la felpa e cerco di ricompormi; cosa alquanto difficile quando si è in una situazione come la mia.
"Oh, non preoccupatevi di me. Fate come se non fossi mai entrato" consiglia chiudendosi la porta e restando fuori.
Ma che fa quel cretino? Se ne va?!
"Torna qui, coglione!" sbotta Mello tirandosi in piedi. La porta si riapre.
"Siete sicuri?"
"Non fare l'idiota!" ringhia il biondo innervosito massaggiandosi la nuca. Poi va verso il tavolo dove si trova la sua giacchetta di pelle marrone e inzia togliersi le bende dal torace, Matt si siede a terra per un motivo o per l'altro, e mi fissa di sbieco.
"Non eccitarti, eh" mi sussurra divertito. Arrosisco e, parallelamente al mio imbarazzo, ascolto il prurito alle mani e gli tiro uno scappellotto sulla nuca.
"Taci, cretino!" sibilo e lui ridacchia.
Mello si volta a guardarci mentre si abbottona la giacca troppo stretta e troppo corta... Mannaggia!
"Sanno il mio nome. Il mio vero nome" ci informa, Matt smette di ridere e io impallidisco "Non so come ma Yagami sapeva il mio nome e lo ha quasi scritto sul quaderno.
Ora hanno entrambi ma se non mi hanno ancora ucciso significa che credono che sia morto nell'esplosione: un punto a mio vantaggio. Ora dovremmo agire d'astuzia"
"Che cosa vuoi fare?" domanda Matt mentre lo osserviamo pendere la giacca dalla sedia.
"Andiamo da Near"


§


Sono oramai dieci minuti che io e Matt aspettiamo in macchina, lui è poggiato al volante e tamburella con le dita su di esso, io guardo l'edificio sotto il quale siamo parcheggiati, una semplice zona condominiale.
Mi chiedo cosa siamo venuti a farci qui, Near non è di certo in questo posto.
Oltretutto, quando è sceso, Mello mi ha praticamente ordinato di passare avanti. Così eccomi qui, accanto a Matt ad aspettare.
Finalmente il portone si apre e una donna fa la sua comparsa, è in accappatoio ed ha un aria vagamente irritata. Mello è alle sue spalle e le punta la pistola alla nuca.
Ma che cavolo sta succedendo?
Si avvicinano alla macchina e salgono sui sedili anteriori.
"Parti" ordina Mello senza staccare la pistola dalla testa della donna.
Matt non si scompone, accende il motore e si avvia sulla strada.
"Allora, Ridner: parlami un pò di ciò che Near ha scoperto sul caso Kira" Mello interroga la donna addentando la sua tavoletta di cioccolato "Voglio sapere tutto, bada a non tralasciare nulla" aggiunge con un tono che non ammette repliche.
La donna lo guarda per un istante, poi parla: "Near sospetta del secondo L" comincia "Ha già una vaga idea su chi possa essere..."
"Chi è il secondo L e Near come lo ha scoperto?" chiede Mello.
"Grazie a te" risponde piatta "Quando hai avuto la brillante idea di rapire il capo della polizia per scambiarlo col quaderno, Kira lo ha ucciso mentre quando hai rapito Sayu Yagami lo scambio col quaderno si è tenuto.
Near sa che il secondo L e Light Yagami e il fatto che sua sorella non sia morta per mano di Kira lo ha portato a sospettare che Light Yagami sia Kira"
"Quindi Kira è proprio al centro dell'organizzazione anti Kira. Anzi, se si spaccia per L immagino che avesse un legame particolare col vero L" commenta Matt "La tua supposizione non era errata, Jo. Kira era davvero tra gli uomini che lavoravano con L" aggiunge rivolto a me.
"Se Light Yagami è davvero Kira allora deve essere stato così astuto da riuscire a convincere persino L della sua innocenza tanto da prendere il suo posto" dice Mello.
"Non esattamente, a quanto dice Near L aveva dei sospetti su Light Yagami. Li aveva fin dall'inizio e li ha sempre avuti ma non è mai riuscito a provare nulla" ci informa Ridner.
"Near come la pensa a riguardo?" domando.
"Per lui Light è Kira e Misa Amane il secondo Kira" dice.
"Misa Amane?" domanda Mello.
"La modella?" domando io.
"Al momento è la fidanzata di Light Yagami. L sospettava anche di lei: poco dopo che il secondo Kira è comparso, al fianco di Light è apparsa Misa Amane"
"Near sa del quaderno?" chiede Mello.
"Ovviamente"
"C'è altro?"
"Al momento no, le indagini sono ferme da un pò. Persino Near è a un punto morto. Anche se ha dei sospetti non può provare nulla"
Scende il silenzio, riesco quasi a sentire gli ingranaggi di Mello al lavoro, alle mie spalle.
Il secondo L è Light Yagami. Light Yagami è Kira. Kira è il secondo L.
"Se il secondo L è Kira spiegherebbe come mai la polizia giapponese aveva tra le mani il Quaderno della Morte" rifletto ad alta voce "E anche come mai sono morti di arresto cardiaco i mafiosi che ci aiutavano. Light Yagami ha pensato che gli avrebbe fatto comodo l'aiuto della polizia, solo uccidendoli non ci avrebbe ricavato il quaderno e aveva bisogno di una squadra che lo recuperasse. Così ha finto che Kira mandasse un messaggio al Quartier generale, probabilmente aiutato da Misa Amane se lei è davvero il secondo Kira, nel quale spiegava che quel giorno e a quell'ora sarebbero morti parte della banda coinvolta nello scambio. A loro non restava che entrare e prendere il quaderno"
Matt mi lancia uno sguardo per poi tornare a concentrarsi sulla strada, Mello e Ridner mi osservano.
"Neanche Near è arrivato ad una conclusione così dettagliata e lui ha partecipato in prima persona alle attività del Quartier generale giapponese" dice quest'ultima.
"No, ci è arrivato" dice Mello "Solo che non lo ha detto ad alta voce" aggiunge "Solo lui sa cosa gli passa per quella testa ossigenata"
Nel frattempo siamo arrivati sotto la sede dell'SPK, Matt ferma la macchina davanti l'ingresso.
"Fai in fretta" raccomanda "Devo andare a prendere le sigarette"
Mello apre la portiera e la lascia aperta per far uscire Ridner, sempre puntandole la pistola contro, poi la richiude.
"Vieni anche tu, Joseth" dice. Mi volto verso Mello, perplessa, ma apro la portiera e scendo. Fa freddo fuori, sento il gelo penetrarmi le ossa. Mello si alza il cappuccio ornato di pelliccia sulla testa mentre io mi limito ad alzarmi la zip del giubbotto fino al mento.
"Andiamo" Mello si avvia tenendo davanti a sé e bene in vista Ridner: che voglia usarla come ostaggio per entrare nell'SPK?
Muovo solo qualche passo che sento Matt parlare alle mie spalle: "Ci vediamo, dolcezza" mi saluta.
Mi volto a guardarlo ma lui ha lo sguardo fisso davanti a sé.
"Muoviti" mi richiama Mello entrando dal parcheggio. M'incammino a passo svelto riflettendo sulle parole di Matt; che significato hanno?
Entriamo e sento subito la differenza di temperatura, dentro c'è un tepore più che piacevole. Non incontriamo ostacoli, tutte le porte si aprono al nostro passaggio mentre Ridner ci guida verso Near.
Alla fine arriviamo davanti alla porta blindata, le due lucine rosse diventano verdi e con un doppio bip le porte si aprono: ad accoglierci sono i due tirapiedi di Near con le pistole puntate contro.
Cominciamo bene.
"Benevuto, Mello" ci saluta Near, seduto sul pavimento e circondato da una piccola pista girevole a piu piani su cui due treni sfrecciano velocemente: la sua capigliatura bianca è inconfondibile così come il piagiama latteo che indossa.
"Getta la pistola" esclama uno dei due uomini che ci tiene sotto tiro.
"Anche voi, signori, abbassate le armi" ordina Near con calma "Sarebbe inutile far scorrere altro sangue"
"Ma Near, lui ha ucciso senza pietà tutti i nostri compagni!" esclama l'altro e un lampo d'irritazione mi attraversa gli occhi; meglio non ricordarlo o comincerei ad odiare Mello.
"Non fatemelo ripetere! Il nostro obbiettivo è assicurare Kira alla giustizia, se adesso uccidessimo Mello non ne ricaveremmo nulla"
"Come vuoi" entrambi abbassano le armi e anche Mello mette giù la pistola. Near rivolge di poco lo sguardo verso di me e io lo ricambio.
"È un piacere rivederti, Jole" mi saluta.
"Anche per me, Near" rispondo.
Jole è il soprannome con cui mi facevo chiamare alla Wammy's House, l'unione tra le prime due lettere del mio nome e le ultime due del cognome, anche in questo caso la 'e' è muta; suona decisamente meglio di Jo.
Mello si abbassa il cappuccio e si rivolge direttamente a Near: "Fin'ora è andato tutto come ti aspettavi, vero Near?" domanda.
"Si. Immagino che Ridner ti abbia già parlato del secondo L" risponde lui "Devo confessarti che è grazie a tutto quello che hai fatto se mi sono avvicinato a Kira"
Vedo un bagliore attraversare gli occhi di Mello, alza la pistola e la punta contro il ragazzo ossigenato.
"Near!" esclama furente, gli altri due tornano ad alzare le loro pistole ma Mello non li calcola di striscio "Ti avverto che io non sono uno strumento per completare il tuo puzzle!"
"Mello, se vuoi spararmi qui è ora sei libero di farlo" lo invita Near. Gli occhi di Mello sono opachi, come quelli di un folle e sento il grilletto scattare, mi fiondo davanti a lui e sposto la sua pistola di lato.
"Se uccidi Near non uscirai vivo da qui!" ringhio "E cosa otterrai? Farai solo il gioco di Kira!" esclamo e lo guardo dritto negli occhi. Lui si calma e abbassa la pistola: le mie parole hanno fatto centro.
Anche gli altri mettono via le loro.
"Non preoccupatevi, in realtà sono venuto qui solo per riprendermi la mia fotografia" risponde volgendo gli occhi a Near.
"Ok. La foto è questa" Near estrae dalla tasca una fotografia di Mello risalente a quattro anni fa e ce la mostra "Non ne esistono altre copie, inoltre sappi che ho già sistemato le cose con chi in passato ti aveva visto in volto alla Wammy's House" detto ciò la lancia a Mello che l'afferra al volo "Non posso assicurartelo al cento per cento ma ora non dovrebbe essere possibile ucciderti col Death Note" conclude "Abbiamo altri da dirci, Mello?"
"In realtà io non ho nessuna voglia di allearmi con te" risponde lui.
"Questo lo so"
"Ma devo confessarti che mi secca molto prendere questa fotografia e andarmene via così" aggiunge "Il Quaderno della Morte appartiene ad uno Shinigami che può essere visto solo da chi possiede il quaderno" informa con una decisione nella voce che non gli ho mai sentito.
"Che sciocchezza!"
"Chi crederebbe a una cosa del genere?" esclamano i due.
"Io ci credo" asserisce Near "Che cosa ci ricaverebbe Mello nel dire una bugia tanto assurda? Se proprio avrebbe voluto mentire avrebbe cercato una menzogna più plausibile. Ne deduco quindi che gli Shinigami esistono"
"Il Quaderno che ho avuto per le mani era stato di qualcun altro oltre che dello Shinigami stesso. Inoltre non tutte le regole che vi erano scritte erano vere" continua lui "Questo è tutto ciò che posso dirti" conclude.
"C'è altro?" domanda Near.
"Si. Lei" e mi indica con un cenno del capo. Io mi volto di scatto verso di lui: cosa ha in mente?
Near si volta a guardarci, dal mio sguardo confuso e sorpreso capisce che non so di cosa sta parlando. "Ti ascolto"
"Ti chiedo di prenderla nell'SPK e farla lavorare con te"
Un fulmine. Mi sento proprio come se mi avesse colpito un fulmine. Alzo gli occhi sbarrati su Mello che però non mi guarda, resta serio e impassibile ad osservare Near.
Cosa significa? Perché mi sta scaricando al ragazzo ossigenato?
"A cosa devo questa richiesta?" domanda Near senza fare una piega.
"Il motivo non deve interessarti, dammi solo una risposta" taglia corto il biondo, glaciale. Passano un paio di secondi di totale silenzio in cui io cerco di riordinare le idee e capire cosa lo ha spinto a portarmi qui: meno di una settimana fa aveva detto che voleva farmi una richiesta, che fosse proprio questa? Lavorare con Near... ma non mi ha mai chiesto se volessi farlo, mi ha semplicemente trascinato qui e ora mi sta offrendo a Baby White come se fossi un sacrificio ad una divinità!
"E va bene, io non ho problemi a prendere Jole nella mia squadra" asserisce Near "Tutto dipende, ovviamente, se lei sia d'accordo o meno. Non sembra a conoscenza del tuo piano" nota.
Mello stringe gli occhi e io non ci penso su due volte: vuole che lavori col ragazzo ossigenato? Bene, lavorerò con ragazzo ossigenato!
"Per me va bene" asserisco gelida guardando Near e il saluto di Matt prende tutto ad un tratto un significato, adesso desidero solo di avergli risposto ma ciò vuol dire che lui sapeva e non mi ha detto niente.
Deciso, Mello si volta ed esce dalla stanza... lasciandomi qui.
Poi si ferma fuori la porta ed estrae una tavoletta di cioccolato dalla tasca che scarta con noncuranza: "Near"
"Mello" è la risposta.
"Vogliamo vedere chi sarà il primo a trovare Kira?" domanda e sento nella sua voce una nota di malizia.
"Vuoi fare una gara?" chiede Near con lo stesso tono di voce.
"Tanto la nostra meta è la stessa. Ti aspetterò al traguardo"
"D'accordo"
Detto ciò s'incammina e oltrepassa la porta blindata che si apre al suo passaggio per chiudersi subito dopo. Cala il silenzio, in cui tutti e tre mi guardano ma io non li calcolo di striscio, osservo invece la schiena di Near che parla solo dopo aver sistemato i suoi treni.
"La prego, comandante Lester, accompagni Jole nella sua camera. Al tredicesimo piano, due porte dopo la mia" illustra.
"Come vuoi. Vieni" aggiunge rivolto a me, io lo seguo. La porta blindata si apre ma prima che possa richiudersi Near mi chiama nuovamente.
"Sarà un piacere lavorare con te, Jole" mi dice.
Io sospiro affranta.
"Anche per me, Near... anche per me"

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Capitolo 6
*** Rifugio ***


Anche se sono al Quartier Generale dell'SPK non faccio ancora nulla per aiutare Near; lui ha voluto che mi prendessi del tempo per abituarmi ma non l'ho ancora fatto: la borsa che Halle mi ha consegnato per conto di Matt, contenente tutte le mie cose, è ancora piena e sulla scrivania. Non mi sento pronta a svuotarla nei cassetti della mia stanza: la verità è che non sono pronta ad accettare si essere stata letteralmente abbandonata.
Mello mi ha lasciato qui, senza un saluto, senza una spiegazione; se n'è andato via dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutti questi anni, dopo... dopo... sospiro.
Forse sono diventata un peso per lui e ha preferito non portarmi più dietro. Questo pensiero mi fa male, così come quello che anche Matt fosse d'accordo.
Lavorare con Near non mi dispiace, è vero, io non ho nulla contro di lui anzi, mi sta piuttosto simpatico... ma non posso accettare una cosa del genere. Non mi ha nemmeno chiesto se volevo!
Mi alzo in piedi con uno scatto e mi avvicino al cassettone decisa; mi ha abbandonato e allora diamoci un taglio!
Apro la borsa e sono pronta a svuotarla quando Gevanni spalanca la porta con una tale violenza da farmi sobbalzare.
"Prendi le tue cose e seguirmi, ora!" ordina. D'istinto chiudo la borsa e la metto in spalla, seguendolo verso la sala principale dove trovo Near e gli unici tre membri dell'SPK rimanenti avvolti dal silenzio.
"Che sta succedendo?" domando, seria.
"Light Yagami è Kira" annuncia Near "Ora ne ho l'assoluta certezza. Gli ho espresso francamente i miei dubbi e ora...guarda" fa un cenno e Lester accende i monitor collegati alle telecamere d'ingresso: una marea di gente sta distruggendo porte e finestre e fa irruzione all'interno dell'edificio. "Kira ha mandato i suoi seguaci a distruggere l'SPK"
Gelo.
"Comandante Lester, ci serviremo dell'eredità lasciata da L e dei nostri ausiliari per fuggire" illustra Near prendendo i suoi robot.
"Ma quel piano può essere attuato solo una volta" gli fa notare lui.
"E noi facciamolo, tanto dovrebbe già essere tutto pronto. Sarà divertente, non crede?"
Halle entra in quel momento portando delle divise da forze dell'ordine che indossiamo da sopra i vestiti.
"Muoviamoci, se andiamo adesso possiamo uscire dalla porta d'ingresso" dice Near.
Io raccolgo i capelli e li infilo nel casco: "Sei sicuro di quello che fai, Near?" chiedo.
"Non preoccuparti e fa come ti ho spiegato. Se tutto va liscio ne usciremo indenni"


§


Near sta sistemando i suoi giocattoli sul tavolo del nostro nuovo rifugio, io sono seduta accanto a lui e lo osservo assorta nei miei pensieri.
"Qualcosa non va, Jole?" mi chiede calmo e pacato come sempre. Sbatto le palpebre al sentire il mio nome e mi risveglio dalla trance in cui sono caduta
"No... no, stavo solo pensando" rispondo voltandomi verso lo schermo del computer.
"Gevanni, mettimi in contatto col Quartier Generale della polizia Giapponese"ordina Near disponendo i propri giochi in una fila ordinata.
"Subito" sento i tasti del computer battere e subito dopo gli schermi dei computer diventano bianchi con inciso al centro una sola lettera scritta in Old Text, una lettera che già vidi sullo schermo di un computer in passato.
L.
Il collegamento si apre con un bip e Near non aspetta nemmeno la risposta per parlare.
"Sono Near" dichiara "Ora che la situazione è più tranquilla, per prima cosa, ho pensato di chiamarvi"
"Near... allora state tutti bene?" domanda una voce che deduco sia quella del secondo L, ovvero Light Yagami.
"Si, siamo tutti sani e salvi" risponde "Signori del Quartier Generale oramai credo che vi siate fatti un idea su chi sia Kira, il fatto che siamo stati attaccati con perfetto tempismo indica che Kira fa parte della vostra squadra. A questo punto anche un bambino capirebbe che si tratta del secondo L.
Abbiamo anche ripristinato la linea il cui numero vi ho già lasciato, chiamate pure quando volete" raccomanda "Bene, allora io resto ad aspettare" conclude con un sorriso, fa un cenno a Gevanni e la comunicazione si chiude.
"Credi davvero che chiameranno?" domando guardandolo "Se Kira è riuscito davvero ad acquistare così tanta fiducia da prendere il posto di L allora anche la polizia giapponese si fiderà di lui"
"Vero, ma a chiunque verrebbero dei sospetti in un caso come questo" mi risponde lui arricciandosi una ciocca di capelli albini con il dito.
"Ma anche se avessero dei sospetti temerebbero che Light Yagami, essendo Kira, potrebbe ucciderli se si mettessero in contatto con te dato che conosce sia i loro volti che i loro nomi" aggiungo "E se loro muoiono addio informazioni e possibilità di catturare Kira"
Lui smette subito di tormentarsi i capelli e si volta a guardarmi.
"Vero anche questo" risponde "Ridner mi ha riferito le deduzioni che hai fatto quando vi ha raccontato dei miei sospetti sul secondo L... ma dopotutto hai sempre avuto fiuto nell'analizzare le situazioni" mi elogia ma io non faccio una piega "Mi chiedo perché Mello abbia voluto che tu lavorassi con me"
"Immagino tu abbia già formulato un ipotesi a riguardo" indovino.
"Non sbagli" mi risponde.
"Illuminami"
Cala il silenzio per alcuni secondi, tempo nel quale Near dispone diversamente i suoi giocattoli: "Per quanto Mello si sia 'impegnato' nel caso io sono sempre molto più avanti di lui, sono in possesso di molte informazioni e quelle che mi mancavano me le ha fornite lui quando è venuto.
Tu sei brava a valutare le situazioni, Jole... per quanto Mello possa detestare ammetterlo io sono l'unico che può risolvere il caso a questo punto e un aiuto come il tuo mi sarebbe più che utile.
Più utile a me che a lui" mi guarda di sottecchi.
"Quindi stai dicendo che mi ha lasciato perché ti aiuti a risolvere il caso?" domando.
"È solo un ipotesi azzardata, Mello non è il tipo che accetta così facilmente la sua sconfitta e la mia superiorità" dice.
"Ok, ragazzo ossigenato, avrai anche più sangue freddo e risorse di Mello ma non crederti Dio!" sbotto irritata.
Near smette di fare qualunque cosa stia facendo e si volta verso di me, restando calmo e tranquillo. Un sorriso gli increspa le labbra: "Ragazzo ossigenato?" domanda.
"So di avere un pessimo gusto nello scegliere i soprannomi, non interferire, per favore" rispondo voltandomi verso il computer, finalmente un leggero rossore si fa strada sulle mie gote.
Maledetto Near!
"Sarà divertente lavorare con te, Jole" dice tornando ai suoi giocattoli.
"Che fai, sfotti?"


§


Il telefono squilla incessantemente recandomi parecchio fastidio, li ho sempre odiati quei cosi. Se Near non avesse insistito per avere un modo per contattarmi sempre e dovunque ne avrei fatto volentieri a meno.
Esco dalla doccia e m'infilo l'accappatoio, dirigendomi verso la stanza: il cellulare d'argento e sulla scrivania che vibra.
Numero sconosciuto.
Lo apro: "Pronto?"
"Sono Aizawa, del Quartier Generale Giapponese" mi risponde la voce.
Alla fine hanno chiamato ma perché proprio sul mio?
Un dubbio mi sfiora la mente...
Near.
"Si" rispondo con professionalità, quasi fossi una segretaria.
Maledetto Omino Bianco!
"Immagino voglia parlare con Near"
"Esatto" mi risponde Aizawa.
"Bene, ve lo passo subito" detto ciò lo metto in attesa ed esco dalla stanza dirigendomi verso la sala monitor, il cuore della nuova sede dell'SPK.
Le porte si aprono e mi ritrovo sotto gli occhi di tutti, Near mi da le spalle intento ad aprire vari pacchetti contenenti dadi.
"Dì un pò, Near, mi hai preso per la tua segretaria?" domando dirigendomi verso di lui.
"Hanno chiamato?" domanda semplicemente impilando i dadi.
"Si" ringhio "Perché non me l'hai detto che il cellulare che mi hai dato contiene il numero lasciato al Quartier Generale Giapponese?" chiedo.
"Non l'ho ritenuto necessario" mi risponde semplicemente.
"Invece si. Metti che l'avessi spento? Dopotutto io sapevo che me l'avevi dato per contattarmi, che motivo avevo di tenerlo acceso qui dentro?" sbotto irritata.
"Hai ragione, scusa" risponde guardandomi, mi squadra dall'alto in basso poi chiede: "Perché sembri appena uscita dalla doccia?"
"Forse perché sono appena uscita dalla doccia!" sbraito "Comunque, sta aspettando di parlare con te" lo informo calamandomi e mostrandogli il cellulare dove il display reca "Numero Sconosciuto - Attesa"
"Ti dispiace? Ho le mani occupate" mi chiede. Mi astengo dal mandarlo a quel paese e ripristino la chiamata poggiando l'apparecchio vicino al suo orecchio, tra quei capelli dal buffo colore (mai quanto i miei, però).
"Si? Sono Near" risponde aprendo un nuovo pacchetto e rovesciando i dadi sulla scrivania.
"Sono Aizawa, faccio parte del Quartier Generale Giapponese"
Si sente la voce attraverso l'apparecchio, Near mi fece un cenno col capo e io abbasso il volume.
Seguono alcuni secondi di silenzio poi parla di nuovo: "Capisco, davvero interessante" dice impilando i dadi per formare un castello "E così L aveva imprigionato per più di cinquanta giorni due sospetti che poi sono stati scagionati dalla regola dei tredici giorni.
E poi li liberò come se niente fosse?"
Altri secondi di silenzio: "Non può essere la stessa persona accusata di essere Kira a fare in modo di essere imprigionato?" domanda "Perché se fosse stato così non ci sarebbero dubbi" conclude guardandosi alle spalle. Getto solo un occhio e mi accorgo di Halle, Lester e Gevanni che si sono avvicinati per ascoltare.
"Ebbene, chi sono i due sospettati?" domanda. Come se non lo sapesse già.
"Capisco" asserisce infine "Grazie per le preziose informazioni, in particolare ho apprezzato quelle sugli Occhi dello Shinigami che consentono di vedere i nomi delle persone. È la prima volta che ne sentivo parlare"
Occhi che permettono di vedere i nomi delle persone? Allora...!
"La saluto" conclude Near e si allontana dall'apparecchio, io chiudo con uno scatto il cellulare.
"Sicuro che vada bene così?" domanda Lester "Avresti potuto chiedergli più cose"
"Per il momento questo è tutto l'aiuto che mi serve da loro. E poi ho capito una cosa essenziale.
Il vice direttore Yagami e il sospetto Kira sono padre e figlio, ciò vuol dire che i miei sospetti sono fondati: il secondo L, ovvero Kira, è Light Yagami!"
Scende il silenzio e finalmente mi decido a parlare: "Riguardo gli occhi dello Shinigami..." comincio.
"Ti chiedi se è vero?" mi anticipa Near.
"No" rispondo "So che è vero"
Lui si volta a guardarmi.
"Mello ha detto che Soichiro Yagami sapeva il suo nome e lo ha quasi scritto sul Quaderno.
È probabile che si sia servito degli Occhi dello Shinigami?"
"Si. Molto probabilmente si..." mi risponde Near "Ma è strano che non l'abbiano scritto sul quaderno" riflette lui.
"Probabilmente credono che Mello sia morto nell'esplosione" rispondo.
"No, sanno che è vivo. Gliel'ho detto io" confessa Near.
"Cosa?"
"Dovevo chiedergli se la regola dei tredici giorni era falsa e dello Shinigami, quindi ho detto che Mello mi ha fornito queste informazioni ma è scappato subito dopo"
"Capisco" assengo infine, stringendo il cellullare tra le mani con tanta forza da far sbiancare le nocche.
Mello può morire da un momento all'altro, senza che lui lo sappia... maledizione!
"Ti pregherei di tenere il cellulare sempre acceso, nel caso chiamasse qualche altro membro del Quartier Generale Giapponese" dice Near.
"Si" rispondo secca, voltandomi per uscire dalla stanza.
Ritorno in camera mia e getto il cellulare sul letto.
Maledetto Near!
Maledetto Kira!
Maledetti Shinigami!
Sprofondo nel divano e accendo la televisione, andando direttamente su Sakura Tv dato che sta per cominciare "Il Regno di Kira". Ho preso l'abitudine di guardarlo per seguire le eventuali mosse di Kira sulla popolazione e mi stupisco sempre di più del fatto che abbia scelto proprio uno svitato come Demegawa come suo portavoce.
A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se Kira non fosse mai apparso: forse L sarebbe ancora vivo... io, Mello, Matt e Near ancora alla Wammy's House... non sarebbe accaduto tutto quel che è accaduto e io avrei continuato la mia tranquilla vita con i miei tranquilli amici.
Beh, non troppo tranquilli.
Sospiro e chiudo gli occhi, che casino di vita!
"E ora signori, ho l'onore di presentarvi i Ministri del Regno di Kira da me prescelti e nominati" annuncia Demegawa, i riflettori illuminano alcuni uomini alle sue spalle.
Faccio una smorfia, Kira sarà anche un serial killer astuto ma ha dei gusti davvero pessimi!
"Il primo è..." ma non ha il tempo di annunciarlo che l'uomo si accascia a terra con un rantolo.
Gelo e mi raddrizzo.
"Con noi insieme al grande Kira..." tenta ancora Demegawa ma la stessa sorte tocca al secondo che cade dai gradini di velluto rosso. Così anche il terzo e poi il quarto.
Cosa sta succedendo?
Infine...
Afferro il telecomando e spengo la tv con uno scatto mentre Demegawa strilla; lo schermo diventa nero e sprofondo nel silenzio della stanza.
Abbandono il telecomando sul parquet e mi prendo la testa tra le mani piegandomi in avanti. Kira ha ucciso i suoi stessi seguaci, ha ucciso qualcuno che portava la sua parola per il mondo.
Se non si è fatto alcuno scrupolo ad uccidere loro cosa mi dice che non lo farà anche con...
In quel momento il cellulare squilla, sobbalzo e lo afferro: "Pronto?" rispondo cercando di assumere un tono normale.
"Hai visto Il Regno di Kira?" mi domanda la voce di... Near? Allontano l'apparecchio dal viso e lo guardo perplesso prima di riportarlo all'orecchio. Perché mi ha chiamato se siamo nello stesso palazzo?
"Si" rispondo "Ha ucciso i suoi seguaci"
"Già. Ma non è stato lui" mi dice "Light Yagami non si arrischierebbe ad uccidere qualcuno sotto gli occhi della squadra anti Kira sopratutto adesso che la maggior parte di loro ha dei sospetti"
"Credi che abbia incaricato qualcun altro per fare le sue veci?" domando.
"Non lo so, per questo te lo sto chiedendo. Analizza bene la situazione e poi dimmi cosa ne pensi" la linea cade e nella testa mi risuona solo il bip bip. Chiudo il cellulare e mi appoggio allo schienale.
Ma certo, Near, come se non avessi già abbastanza problemi di mio!

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Capitolo 7
*** Giappone ***


"Grazie, ecco a lei il resto" mi sorride il commesso. Saluto ed esco dal supermercato con le buste tra le mani e il giornale sotto braccio, non ho potuto fare a meno di prenderlo quando ho letto il titolo.
Mi avvio tranquillamente verso la nuova sede dell'SPK, come se fossi una normale adolescente che torna a casa con la spesa. Mi sono praticamente imbottita di lana e piume quando sono uscita, anche se dicembre è iniziato e il freddo si fa sentire il cielo non promette ancora neve.
Svolto un angolo e m'inoltro su una strada sterrata molto nascosta, immersa nei miei pensieri.
Near mi ha chiesto di analizzare la situazione e io l'ho fatto ma ci sono ancora molte toppe nelle mie supposizioni: se Light Yagami è davvero Kira e anche la polizia Giapponese sospetta di lui allora con molta probabilità avrà ceduto il Quaderno a qualcun altro per fare le sue veci, così che anche perquisendo il suo appartamento non troverebbero nulla. Ma ora la domanda è: a chi ha lasciato il Quaderno? E con che mezzo? Tramite Misa Amane?
Sento il rombo di un motore che quasi mi spacca i timpani rieccheggiare tra i palazzi, sobbalzo e alzo la testa di scatto fermandomi: all'imbocco del vicolo c'è un ragazzo in sella ad una moto, è vestito di nero ed ha il casco a coprirgli il volto... ma vedo una cosa che mi fa perdere alcuni battiti: una collana d'argento con una croce rossa.
Un solo nome mi raffiora alla mente nel vedere quel simbolo: Mello.
Per un'attimo ci fissiamo, poi lui si volta e sfreccia via, dall'altro lato della strada.
Resto lì, impalata, poi mi risveglio ed esco dal vicolo di corsa ma la moto è già sparita.
Perché Mello è venuto a New York? Che cosa vuole fare?

Arrivo davanti l'ingresso dell'SPK e busso al citofono, la lucina diventa rossa segno che Halle mi sta guardando dalla telecamera poi la porta si apre ed entro, chiudendola alle mie spalle. Chiamo l'ascensore e poggio le buste a terra aprendo il giornale mentre salgo al sedicesimo piano del palazzo, lentamente.
Il titolo in prima pagina reca: Il nuovo portavoce di Kira
Sotto una piccola scritta: Kira ha trovato nella giornalista Kyomi Takada, punta di diamante dello studio NHN, colei che dovrà annunciare la sua parola.
L'ascensore si ferma, chiudo il giornale e prendo le buste; attraverso il corridoio e arrivo davanti alla porta della sala monitor che si apre al mio passaggio.
"Bentornata, Jole. Qualche novità?" mi saluta Near smontando alcuni robot e rimontandoli mischiando le parti.
"Si" rispondo posando le buste sul tavolo "Leggi" getto il giornale ai suoi piedi e lui si sporge a leggere il titolo e la sottoscrizione, vedo il suo sguardo guizzare sull'articolo.
"Gevanni" dice infine "Accendi la tv su NHN, per favore"
Lui accende il monitor centrale cosi che il viso della giornalista sia mostrato sul maxischermo.
"Buonasera, vi parla Kyomi Takada del notiziario delle sei" annuncia lei "Da oggi sarà mio compito spargere correttamente e con la massima tempestività la parola di Kira. Inoltre l'NHN si prende la responsabilità di..."
"Quindi Kira ha scelto la sua nuova portavoce... ma perché proprio Takada?" domanda Halle.
"Per noi è un vantaggio" risponde Near "Ridner, vorrei che tu t'infiltrassi tra le guardie del corpo di Takada e la sorvegliassi ravvicinatamente" ordina "Partirai stasera stesso per il Giappone"
"Certamente" risponde lei alzandosi.
"Gevanni, vada anche lei. Il Comandante Lester e Ridner non mi bastano, mi servirà una risorsa libera in più"
"Ma Near poi resterai solo" obbietta lui.
"Non sarò solo, c'è Jole con me"
Gevanni sembra esitare, poi annuisce ed esce.
"Che cosa hai in mente di fare, Near?" chiedo.
"Lo scoprirai presto" mi risponde semplicemente.


§


La convivenza solitaria con Near fu molto più tranquilla di quanto pensassi, per la maggior parte del tempo si limitava a comporre puzzle, montare bambole o fare castelli di carte e dadi. Le nostre conversazioni erano minime.
Nulla di cui lamentarmi.
Anzi, è tutto molto... rilassante.
Scendo dal letto con uno sbadiglio ed entro in bagno, sfilandomi il pigiama.
È presto, a malapena l'alba, ma non sono una abituata a fare ora tarda la mattina. M'infilo sotto la doccia e apro l'acqua.
Non passano neanche venti minuti che il telefono poggiato sul lavandino squilla, ho preso l'abitudine di portarlo ovunque vado... anche in bagno.
Sbuffo e chiudo l'acqua afferrando un asciugamano con cui mi asciugo le mani prima di prenderlo.
"Pronto?"
"Prepara le tue cose, andiamo in Giappone" m'informa Near "Partiremo fra un ora" e stacca.
Io rimango col cellulare all'orecchio per qualche istante prima di portarlo davanto al viso: "Maledetto Near!" ringhio.


§

"Comandante Lester, mi metta in contatto con L" ordina Near.
Siamo arrivati in Giappone solo da un paio d'ore, ci siamo già sistemati nella nuova sede dell'SPK (ora vi starete chiedendo: ma quante cacchio ne ha? Beh, me lo chiedo anche io...)
Sono appena entrata nella stanza portando una valigetta contenente dei pupazzetti di plastica che Near mi ha chiesto di andare a prendere e vedo lo schermo diventare bianco con la solita lettera L.
"Sono Near" annuncia "Passatemi L"
"Eccomi. Sono L" risponde la voce "Di che si tratta Near?"
"Volevo solo informarti che mi trovo in Giappone" risponde lui costruendo la Torre Eiffel con della carta "Sono venuto fin qui per catturare Kira"
Poso la valigetta sulla scrivania e mi siedo accanto a Lester, rivolta verso Near.
"L, immagino tu abbia avvicinato Kyomi Takada per indagare su Kira" aggiunge lui.
"Si, è esattamente così. Sto indagando in prima persona"
"Come immaginavo. Per catturare Kira ritengo che indagare partendo dalla NHN e da Kyomi Takada sia una mossa astuta quanto fondamentale" commenta lui passando della colla sui pezzi da montare "A tal proposito ti dispiacerebbe comunicare a Takada che gli uomini dell'SPK sono arrivati in Giappone con l'obbiettivo di catturare Kira?"
"E a quale scopo?" domanda L.
"Quello di attirare Kira in trappola" risponde piegando gli orli fino a far diventare il pezzo di carta un cilindro rettangolare che sistema in cima alla Torre "Vorrei inoltre che riferisse che i membri dell'SPK sono solo quattro, compreso me che sono al comando"
Guardo Near alzando le sopracciglia ma non fiato.
"Dubito che Kira scapperà. Sono certo che entrerà in azione per ucciderci e sarà il momento in cui lo sconfiggerò" conclude "Io sono in Giappone, L" gli ricorda.
"Anche io sono in Giappone, Near" risponde lui.
"Bene, allora in questo caso può anche darsi che noi due ci incontreremo molto presto"
"Si, è probabile"
"Sarà un vero piacere"
"Anche per me" aggiunge L.
"Quel giorno sarà la fine per Kira" calca Near.
"Non ho dubbi"
E la comunicazione si chiude.
"Comandante Lester, si metta in contatto con Ridner e Gevanni. Jole, hai preso ciò che ti ho chiesto?" mi chiede Near. Annuisco e gli porto sia la valigetta che due pennarelli, metto tutto davanti a lui e mi siedo a gambe incrociate sul pavimento, vicino a lui.
"Intanto facciamo il punto della situazione" comincia aprendo la valigetta e prendendo un pupazzo "L è Light Yagami nonché Kira. Per ora chiamiamolo L/Kira" continua scrivendo il nome sul corpo del pupazzo con un pennarello nero.
"Però c'è un altra persona che possiede il quaderno" gli ricordo io prendendo un altro pupazzo, stavolta tutto nero e con un quaderno tra le mani "Ed è lui che lo usa davvero"
"Giusto" concorda Near "Lo chiameremo X-Kira" detta mentre io scrivo il nome con il pennarello bianco sul torace del pupazzo.
"A giudicare dagli omicidi da lui commessi di sicuro possiede gli occhi dello Shinigami" illustra mettendo i due Kira uno di fronte all'altro a disegnando delle freccie che collegano loro e un terzo pupazzo su cui ho scritto 'Kyomi Takada' "Inoltre, L/Kira e X-Kira, stanno usando Kyomi Takada per comunicare tra di loro" conclude guardando il suo operato come un artista critica una propria creazione "A mio parere direi che esistono solo due vie" continua prendendo la pistola a tappo dalla valigetta e puntandola contro i pupazzi "La prima sarebbe" spara ad entrambi i Kira "uccidere L/Kira e X-Kira e, infine, sequestrare i due quaderni.
Ma noi non adotteremo mai questo metodo" afferma.
"E perché?" domanda Lester.
"Perché non è così che noi lavoriamo" asserisce Near.
"Hai detto noi?" chiede ancora Letser.
"Si, esatto. Non permetterò che la verità venga fuori a fatti compiuti, con la morte dei responsabili e la fine degli omicidi. Non è così che lavorava L, si rivolterebbe nella tomba.
Non è per questo che ha voluto che fossi il suo successore" asserì "Ridner, sei riuscita a fare ciò che ti ho chiesto?"
"Si, sono entrata nel corpo di guardia di Takada" risponde Halle.
"Molto bene. Gevanni, quando verrà il momento voglio che pedini X-Kira" aggiunge.
"Certo, ma come facciamo a sapere chi è?" domanda lui.
"Di questo ci occuperemo io e Jole, tu resta ad aspettare indicazioni" illustra.
"Come vuoi"
"Comandante Lester, mi deve fornire tutte le registrazioni dei programmi e dei dibattiti su Kira. Non ne ne tralasci nemmeno uno, è in grado di farlo?" continuò rimettendo a posto i pupazzi e alzandosi in piedi.
"Ci proverò" rispose lui.
"Jole, vieni con me per favore" mi dice. Io mi alzo e lo seguo fuori dalla stanza... finalmente si lavora un pò!

"Senti Near, quando dicevo che ero felice di lavorare per dare una mano non intendevo a straforo" sbadiglio togliendo l'ennesimo cd dal lettore. Lester ha seguito alla lettera gli ordini di Near: sono ore che siamo chiusi in questa stanza sommersi da dvd a guardare i programmi e i dibattiti su Kira... Near e seduto al centro e guarda tutti i monitor con circospezione, sovrappensiero.
"Takada è stata scelta in quanto sostenitrice di Kira" dice posizionando l'X-Kira su una pila di dischetti "Quindi X-Kira è qualcuno che era a conoscenza delle sue idee, una persona vicina a lei... qualcuno con cui è entrata in intimità.
Dai video che hai analizzato, hai visto qualcuno con questo potenziale?" mi domanda.
"No" rispondo bevendo un sorso di caffè "Aspetta!" esclamo poi "Qualcuno c'è!" metto via la tazza e mi tuffo sui cd prendendone uno che ho precedentemente segnato con due lettere puntate: T. M.
Lo infilo nel computer e proietto le immagini su tutti gli schermi, sovrastando i notiziari.
"Teru Mikami" illustro "Ha partecipato a tutto i dibattiti su Kira mostrandosi un suo fedele seguace, ha lo stesso pensiero di Kira e inoltre più di una volta ha partecipato a programmi condotti da Takada avviando serie discussioni con lei"
Near si alza in piedi e studia Mikami indire un discorso poetico su Kira.
"Più o meno tutto torna" asserisce infine.
"Credi che sia lui X-Kira?" chiedo.
"Si" risponde "Ottimo lavoro, Jole"
"Grazie... ora posso andare a dormire? Mi sono talmente imbottita di caffè da non sentirne più l'effetto"


§


Bip. Bip.
Poso la tazza di té sulla scrivania e accendo il computer: Halle sta chiamando.
"Near, è Ridner" lo informo.
"Molto bene" asserisce lui mentre io apro la comunicazione.
"Near, sono stata con Takada e Misa Amane ieri sera, durante la cena" è la prima cosa che dice "Per tutta la sera non hanno fatto altro che parlare di Light Yagami. L'argomento principale è stato sapere se fosse il fidanzato dell'una o dell'altra"
"Da questo fatto posso solo dedurre che Yagami ha successo con le donne" risponde Near accostando i due pupazzi di Misa e Takada a quello di L/Kira appeso all'albero di Natale "Sia Kyomi Takada che Misa
Amane hanno perso la testa per Light"
"E ti sembra un argomento serio?" risponde Lester.
"Sto dicendo che una ragazza innamorata è causa di guai seri!" esclama Near con fermezza "È molto difficile che lo tradiscano anzi, lui potrà manovrarle a suo piacere"
"E questo potrebbe essere un problema?" chiedo.
"Si, tu meglio di tutti dovresti saperlo Jole. Dico bene?" mi domanda.
Mi volto verso di lui con uno scatto: "Cosa vorresti dire?" abbaio.
"Tu non avevi una cotta per Matt?" mi domanda con fare innocente.
Arrosisco. "Avevo dodici anni!" sbraito "E poi che c'entra scusa?!"
"Se scavi meglio nella tua testolina ricciuta magari salta fuori qualcosa" consiglia "Ridner, per il momento continua a sorvegliare Takada"
"D'accordo" risponde lei prima di chiudere la chiamata.
"Riguardo Mikami?" domanda Lester mentre io sbrano un cornetto alla nutella con odio.
Quanto detesto quel nanerottolo!
"Se ne sta occupando Gevanni" Near non ha neanche finito la frase che il mio cellulare squilla, lo afferro al volo dopo essermi scrollata lo zucchero a velo dalle dita.
"Pronto?" rispondo.
"Joseth?" mi chiama una voce fin troppo familiare.
"È Gevanni!" avverto Near.
"Mettilo in vivavoce" risponde e io ubbidisco poggiando il telefono sulla scrivania "Parla, Gevanni, ti ascolto"
"Un uomo che stava molestando una ragazza è morto sullo stesso vagone sul quale viaggiava Mikami, il tutto è avvenuto pochi secondi dopo che lui ha scritto sul quaderno" avverte parlando a bassa voce.
"A questo punto non ci sono dubbi" esclama Lester.
"Esatto. X-Kira è senza dubbio Mikami" dice Near scrivendo il suo nome sul pupazzo di X-Kira "Comunque sia, tanto per cominciare, dovremmo avvicinarci di più a Mikami ma c'è una cosa a cui bisognerà prestare molta attenzione, ovvero la presenza di uno Shinigami. Se questo dovesse scoprire che pediniamo Mikami è più che plausibile che lo avverta"
"Ma solo chi può toccare il quaderno può vedere lo Shinigami a cui appartiene" gli ricordo io "Sarà difficile fare attenzione a qualcosa di invisibile"
"Lo so ma provateci comunque" asserisce lui.
"D'accordo seguirò gli ordini" accetta Gevanni prima di chiudere.
"Jole, ora devo chiederti un favore"
"Quale?" chiedo.
"Devi crearmi una copia esatta de Quaderno della Morte. Sei piuttosto brava in queste cose, no? Inoltre sai già com'è fatto avendo avuto tra le mani quello del Quartier Generale Giapponese"
"Si, certo" rispondo "Per quando ti serve?"
"Per il primo di gennaio. Hai quattro giorni a disposizione, credi di potercela fare?" chiede.
"Anche in meno" rispondo alzandomi.
"Non vuoi sapere perché te lo sto chiedendo?" mi ferma mentre sono sulla soglia.
"No" rispondo "Mi fido e basta del successore di L" e con questo me ne esco.


§


Chiudo il quaderno e lo poggio sulla scrivania, è un normalissimo quaderno con la copertina nera e le pagine bianche ma una volta che vi avrò scritto sopra la parola magica diventerà un Quaderno della Morte. Ci ho messo solo tre giorni a farlo, è stato piuttosto semplice.
Prendo un pennarello bianco dal cassetto ma non posso appoggiarlo sulla copertina che il cellullare squilla di nuovo.
"Pronto?"
"Sono Aizawa del Quartier Generale Giapponese" risponde.

Entro nella stanza col telefono tra le mani, l'interlocutore in attesa. Near sta giocando coi suoi pupazzi.
"Near, ha chiamato Aizawa" lo avverto "Ha detto che vuole incontrarti di persona"
Lester si volta a guardarmi e così fa anche Near che parla dopo pochi secondi.
"Molto bene. Comandante Lester, sa cosa fare"
Lester si alza ed esce velocemente dalla stanza.
"Jole, dici pure ad Aizawa che uno dei miei uomini andrà a prenderlo"
"Va bene" sospiro portando il cellulare all'orecchio. Una volta chiusa la chiamata mi rivolgo a Near "Sei sicuro di volerti far vedere in volto?"
"Non preoccuparti, Aizawa non è un pericolo. Piuttosto ti chiedo di restare di sopra mentre avviene l'incontro.
Nessuno, nemmeno la polizia Giapponese, deve sapere della tua esistenza e collaborazione con l'SPK"
"Perché?" chiedo.
"Non avevi detto che ti fidavi del successore di L?" mi schernisce rivolgendomi un sorrisetto.
Rispondo con un ghigno: "Hai ragione" assengo "Per quanto riguarda il Quaderno, è pronto"
"Vi hai già scritto il nome?" mi chiede.
"No, lo stavo per fare ma Aizawa ha chiamato"
"Bene, aspetta a scriverlo, prima vorrei analizzare il Quaderno di Mikami"
"Come vuoi" sto per uscire dalla stanza ma Near mi richiama.
"Un ultima cosa, riferisci a Ridner che vorrei trattennesse Misa Amane domani sera, verrà anche il comandante Lester. Porteranno lei e il suo manager al terzo piano di questo edificio, nella stanza 10" dice finendo di sistemare i suoi pupazzi.
"Va bene che mi fido di te ma perché vuoi trattenere Misa Amane?" domando.
"Voglio solo lasciarla fuori dal gioco per un pò" risponde gettando il pupazzo di Misa in un cartone di giaccattoli inservibili.
"Riferirò" annuncio, sto già componendo il numero di Halle mentre salgo le scale e di lì a poco mi ha risposto.
"Dimmi, Joseth"
"Near vuole che trattieni Misa Amane, domani sera" riferisco "Lester verrà con un auto e la porterete al terzo piano di questo palazzo, nella stanza 10"
"Ti ha spiegato il motivo?" mi chiede.
"Ha detto solo che vuole tenerla fuori dal gioco per un pò"
"D'accordo. Aspetterò l'arrivo di Lester per agire" e con questo chiude. Io entro nella mia camera e mi siedo sul letto, sospirando.
Ho la viva impressione che la vera partita comincerà domani sera.

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Capitolo 8
*** Attentato ***


"Ce l'ho fatta! Sono riuscito a toccare il Quaderno!" le parole di Gevanni dette così all'improvviso mi risvegliano, riesco a vedere il suo volto attraverso lo schermo "Ma fino ad ora non ho visto nessuno Shinigami" esclama.
È il 31 di dicembre, Halle e Lester hanno già scortato Misa e Mogi nella stanza a loro fissata e stavamo aspettando che Gevanni ci desse notizie poiché Near gli aveva ordinato di intrufolarsi nella palestra dov'era iscritto Mikami e tentare di mettere le mani sul Quaderno della Morte.
Sono le 22 passate e sto crollando dal sonno, tuttavia tiro avanti a tazze di caffè grosse quanto secchi... non mi stupirei se avessi un overdose di caffeina.
"Comandante Lester, mi metta in contatto con Mogi" ordina Near, la comunicazione si apre mostrando i due ancora seduti sul divano "Signor Mogi, stando alle regole del Quaderno per quanto è possibile manovrare le azioni della vittima prima che muoia?"
"In base ai dati raccolti dalla Yotsuba il tempo stimato è ventitré giorni" risponde lui.
"Ne è sicuro?"
"Si, lo provano gli stessi dati degli omicidi compiuti dalla Yotsuba"
"La ringrazio" conclude Near chiudendo la comunicazione.
"A questo punto dobbiamo anche valutare la possibilità che Gevanni sia già stato manipolato in modo da fargli dire che non c'è nessuno Shinigami" riflette lui "Affronteremo L fra ventiquattro giorni se Gevanni sarà ancora vivo"
"Vuoi incontrarlo?" domando.
"Si, non c'è altra soluzione. Gevanni, voglio che giovedì prossimo rientri di nuovo nella palestra e fotografi ogni pagina del Quaderno, copertina compresa" ordina "Oltretutto mi serve sapere che tipo di penna usa per giustiziare i criminali: marca, mina e inchiostro"
"Certamente" risponde lui perplesso prima chiude.
"Fotografarlo?" domanda Lester.
"Si, voglio vedere cosa c'è scritto realmente" spiega Near "Se Mikami segue delle regole per scrivere i nomi o delle abitudini voglio vedere che razza di Quaderno è, ed esaminare con i miei occhi ogni minimo dettaglio"
"E a cosa può servirti sapere la marca della penna che usa?" chiedo.
"Quello non servirà a me ma a te, se non ricordo male falsificavi bene la firma di Roger quando tu, Mello e Matt comprovate le cose tramite internet"
"E tu come lo sai?!" domando stupita.
"Beh, dopotutto sono il successore di L... cosa ti aspettavi?"
"Non sai cos'é la modestia, eh, Near?" chiedo sarcastica.
"Voglio che sul falso Quaderno che hai fatto ricopi tutto ciò che vi è scritto su quello vero, con la massima attenzione e la stessa calligrafia di Mikami.
Abile come sei con la penna non dovresti avere problemi, no?"
"No, ovvio" rispondo.
"Bene, prima dell'incontro con L dovremmo sostituire il vero Quaderno col falso.
Cominceremo quando Gevanni ci fornirà le informazioni che ci servono"


§


Gevanni ci ha fornito le fotografie delle pagine del quaderno più una copia della penna, così mi sono messa al lavoro e ho ricopiato ogni singola lettera.
Mikami ha una calligrafia minuscola e stretta, non è stato facile... ci ho messo una notte intera e, stavolta, insieme al caffè ho aggiunto anche un catino di acqua gelida.
Al mattino era pronto e perfettamente identico all'originale.
Lo portai a Near che lo esaminò a fondo: "Molto bene, Jole, davvero un ottimo lavoro" sentenziò "Gevanni sostituirà le pagine del Quaderno di Mikami con alcune normali..."
"Aspetta un momento" lo blocco io "Non avevi detto che avresti sostituito tutto il vero Quaderno?"
"Appunto, quello che Gevanni modificherà sarà il falso"
"Cosa?" chiedo, non riuscendo a capire.
"Il Quaderno nelle mani di Mikami è falso, quello vero è da tutt'altra parte" dice "Gevanni sostituirà alcune pagine del falso Quaderno per far credere a Kira che noi crediamo che sia quello vero; appena Gevanni scoprirà dov'è il vero Quaderno lo sostituirà con quello che hai fatto" spiega.
"E come farai a scoprire dov'è?" chiedo.
"Dovremmo spingere Mikami a scrivere sul vero Quaderno in qualche modo. Il problema è... come?" Near sposta lo sguardo sui suoi nuovi pupazzetti, fatti apposta da lui, che ritraggono Mikami, Takada e Kira.
Ce ne sono anche due che somigliano a me e Mello.
"Io non sono così brutta" noto prendendo tra le mani il pupazzetto cespuglioso.
"Non è colpa mia se hai quei capelli" mi risponde con fare naturale.
Maledetto nanetto...
"Near, ho controllato il Quaderno di Mikami" Gevanni avvia la comunicazione interrompendo i miei pensieri di vendetta contro il ragazzo ossigenato "In questi tre giorni, passata la mezzanotte, Mikami ha continuato a scrivere una pagina al giorno e le vittime corrispondono e, inoltre, anche le sue abitudini non sono per niente cambiate" informa.
"Benissimo. A questo punto possiamo inziare" asserisce Near "Mettetemi in contatto con L" ordina.
Lester avvia la comunicazione mentre io resto in ginocchio accanto a Near.
"L?"
"Si, dimmi tutto Near" risponde lui.
"Vorrei incontarti" asserisce Near
"Perché?"
"C'è una cosa che devo assolutamente mostrarti riguardo al caso Kira" spiega togliendomi la mini-Jole di mano e posandola tra il pupazzetto di Mello e quello che doveva rappresentare Near stesso.
"Ma tu sospetti che io sia Kira quindi dubito che tu voglia mostrare il tuo volto" commenta lui.
"In realtà si tratta di qualcosa che posso mostrarti solo uscendo allo scoperto e una volta che l'avrò fatto... tutto sarà risolto"
"D'accordo Near, non ci sono problemi anche perché vorrei chiarire l'equivoco il prima possibile" accetta L.
"Avrei delle condizioni da porre per il nostro incontro" aggiunge Near tirando fuor altri pupazzi che ritraevano Lester, Gevanni e Halle.
"Certo, dì pure"
"Tanto per cominciare dovranno essere presenti tutti gli agenti di entrambe le squadre" illustra posizionando i mini-agenti dell'SPK da un lato "In pratica quando ci incontreremo riuniremo tutti coloro che danno la caccia a Kira"
"D'accordo, mi sta bene" risponde L.
"Come ho detto in precedenza, noi dell'SPK siamo in quattro, me compreso. Chiederò in oltre al signor Mogi, attualmente sotto la mia custodia, di accompagnarci" aggiunse affiancando anche il mini-Mogi "Misa Amane verrà liberata poco prima dell'incontro senza che le venga rivelato dove siamo diretti. Ci incontreremo dopo che avrete verificato la liberazione di Misa" conclude "Allora che ve ne pare?"
"D'accordo Near, la mia squadra è composta da cinque elementi compreso me" informa L "Anzi, diciamo che me compreso siamo rimasti in quattro dal momento che Mogi è lì con te"
"Molto bene" asserisce Near "E ora passiamo al luogo dell'incontro. All'estremità sud-orientale del molo di Daikoku c'è un deposito abbandonato conosciuto come Yellow Box. Mi sono già preso la libertà di acquistarlo; se vi va bene ci vediamo lì" seguono alcuni secondi di silenzio poi riprese "Ancora una cosa, vorrei che portaste il Quaderno custodito presso il Quartier Generale"
"Perché vuoi il Quaderno?" chiede L.
"Per un semplice motivo: una volta che avrete lasciato il Quartier Generale non ci sarà più nessuno a sorvegliare il Quaderno.
Vi prometto che non cercherò di impadronirmene ed eviterò persino di toccarlo" assicura "Mi basta che il signor Aizawa mi confermi che sia quello custodito al Quartier Generale e io mi fiderò. E soprattutto fate in modo che non sia L a portarlo visto che io penso che lui sia Kira" conclude.
"Faremo come vuoi tu ma voglio essere io a decidere chi se ne occuperà" asserisce L "Sei d'accordo Near?"
"Va bene. E adesso il giorno e l'ora. Il ventotto, alle 13. Che ne dite?"
"Va bene. Tanto a noi va bene qualunque ora" acconsente L.
"Perfetto, ci vediamo il ventotto alle 13" conclude Near chiudendo la chiamata.


§


Esco dalla doccia e mi avvolgo un asciugamano intorno alla vita, mi avvicino al lavandino e guardo allo specchio il mio 'cespuglio' di capelli color pesca.
Vi passo una mano sovrappensiero, poi apro l'armadietto e tiro fuori la piastra. Non mi sono mai fatta i capelli lisci e la curiosità di sapere come ci starei mi preme la coscenza, ho appena infilato la presa che il telefono squilla.
Near...
"Hai qualche tipo di potere paranormale?" chiedo irritata portandomi l'apparecchio all'orecchio "O semplicemente hai messo delle telecamere nella mi stanza?"
"Perché me lo chiedi?" domanda lui.
"Perché non è possibile che mi chiami ogni volta che sono sotto la doccia" spiego guardando in giro per il bagno per vedere se ci sono davvero delle telecamere.
"Saranno semplici coincidenze" risponde lui "O semplicemente ogni volta che ti fai la doccia succede qualcosa. A questo punto la colpa è tua non mia"
"Mi prendi in giro?" domando.
"Ad ogni modo scendi il prima possibile, ci sono novità che non ti piaceranno" conclude chiudendo. Sospiro e torno a guardare la piastra: Near e le sue novità possono anche aspettare cinque minuti in più.

Passeggio davanti la porta incerta, non voglio entrare.
Ok, sono io che ho voluto farmi i capelli lisci, è vero, però... non mi va di essere vista dal nanetto così!
Però ha detto che ci sono novità importanti... ah, no, che non mi piaceranno.
Devo andare per forza? A quanto pare si.
Apro la porta con circospezione e guardo all'interno: ci sono solo Lester e Near. Entro e me la chiudo alle spalle.
"La prossima volta ti mando una raccomandata, magari fai prima" mi canzona il ragazzo ossigenato voltandosi ma si blocca e mi fissa a lungo e in silenzio... quello sguardo addosso mi fa sentire a disagio.
"Dì solo una parola e te li faccio ingoiare quei pupazzi" sibilo ma lui inclina la testa di lato e continua a fissarmi con attenzione.
"Sei molto carina così" dice infine facendomi arrossire "ma il pupazzetto non lo cambio" continua tornando a sistemarli.
Nano malefico!
"Allora quali sono queste novità?" domando.
"Mello è qui in Giappone" dice con tranquillità.
"E tu come lo sai?" domando.
"Ha rapito Takada"
Poche parole e mi paralizzo lì dove sono.
Non è possibile
"Come fai a sapere che è stato lui?" domando.
"Lo ha confermato Ridner, n questo momento stanno inseguendo la macchina che ha attentato alla NHN, probabilmente c'è Matt alla guida" mi informa indicando i monitor dove si vede dall'alto una macchina rossa: la Chevrolet Camaro di Matt...
Mi fiondo alla sedia e infilo le cuffie mettendo l'audio al massimo. Non ascolto nemmeno ciò che blatera la conduttrice sull'attentato sono solo impegnata a seguire gli spostamenti della macchina.
Idioti, vi farete ammazzare!
Stringo con forza le cuffie alla testa e non mi accorgo che Halle e Gevanni sono entrati nella stanza. Ma dopotutto, chi se ne frega!
L'elicottero che filma il tutto sposta la telecamera all'imbocco della strada dove le macchine della scorta di Takada sono ferme, vedo la Camaro fermarsi con una giravolta davanti a loro e venire bloccato alle spalle da quelle che lo inseguivano.
Le luci illuminano Matt quando scende dall'auto, la mani alzate... gli puntano tutti le pistole contro.
Passa un tempo interminabile nel quale sento solo il battito del mio cuore che sembra pompare sangue come se fossero i suoi ultimi secondi di vita poi... i rumori non si sentono ma vedo il corpo di Matt compresso dalle pallottole che lo trafiggono, resta in piedi per un secondo poi cade all'indietro.
Il mio cuore cessa di battere immediatamente e mi sento mancare... no, Matt non può essere morto!
Uno sprazzo di lucidità (o forse folle speranza?) e scatto in piedi strappandomi le cuffie.
"Near..." ma non mi fa finire la frase.
"Va!" risponde senza guardarmi. Attendo solo una frazione di secondo poi mi fiondo fuori dalla stanza, catapultandomi giù per le scale e verso il garage. Lì, nel box tredici, c'é la moto che Near mi ha messo a disposizione. L'accendo, non curandomi del fatto che non la so guidare, e parto.
Il mio unico pensiero è per Matt, il mio migliore amico, mio fratello, la mia famiglia... lui non può essere morto, dannazione!
Sento le lacrime inondarmi gli occhi e rendere sfocata la strada, li sbatto un paio di volte e accelero. Non devo essere lontana, oramai sono vicina... resisti Matt.
Finalmente vedo la strada illuminata, la Chevrolet Camaro rossa ferma lì in mezzo circondata dalle auto nere di Takada.
Freno oltre la cortina d'auto e guardo verso la macchina: Matt è poggiato lì, il sangue gli macchia i vestiti e la sigaretta è abbandonata accanto a lui.
Un altra auto si ferma alle mie spalle, senza che me ne accorgessi Halle e Gevanni mi hanno seguita.
"Sono il capo della scorta di Takada, il mio nome è Halle Ridner, da qui me ne occupo io, voi trovate il rapitore" ordina. Lentamente mi tolgo il casco e scendo dal veicolo avvicinandomi a Matt incurante di avere gli occhi di tutti puntati addosso.
"È della scientifica, verifica se il soggetto è morto... lo porteremo all'obitorio... la sua identità potrebbe rivelarci chi è il rapitore" quasi non ascolto le spiegazioni di Halle per coprirmi, ho solo la vaga percezione che le macchine di Takada se ne stanno andando una dopo l'altra e che l'elicottero vola via.
Mi inginocchio davanti a lui e lo osservo: Matt non può essere morto, non può essersene andato così.
Fra meno di cinque giorni avrebbe compiuto vent'anni... era troppo giovane, dannazione!
Alzo una mano e con le dita gli sfioro i capelli castani, rossi dove il sangue lo ha sporcato, gli sfioro la frangia e avverto un rantolo.
Il mio cuore salta l'ennesimo battito.
La testa di Matt si muove, apre gli occhi.
"Mi dispiace, dolcezza" mormora con voce flebile "ho forato"
"Matt..." sussurro mentre gli occhi si riempiono nuovamente di lacrime. Qualcuno mi afferra le spalle.
"Joseth, stai calma" mi ammonisce Gevanni.
"È vivo..." sussurro "È vivo" anche Halle ci raggiunge e guarda la scena. Si piega e poggia la mano sul collo di Matt: "La pulsazione c'è" nota "Ma è debole"
Lei e Gevanni si scambiano un occhiata: "Sono gli ordini" dice infine lui. Halle annuisce e prende il telefono.
"Karui... Karuizawa"
Tutti e tre ci voltiamo verso Matt.
"Mello è andato a Karuizawa, è lì che ha portato Takada..." sussurra debolmente.
Guardo Matt poi Halle e Gevanni.
"Vai, di lui ci occupiamo noi" dice quest'ultimo. Mi alzo in piedi e salgo sulla moto, do un'altra occhiata a Matt prima di accendere il motore e partire.

Karuizawa non era certo vicino anzi, mi ci volle mezz'ora per arrivarci. Attraversai l'autostrada e presi la strada per la vecchia chiesa... non poteva che essere lì.
Arrivata davanti l'ingresso trovai un camion parcheggiato: Takada non poteva che essere lì dentro. Mi gettai dalla moto e corsi verso il camion, aprii il portello con uno scatto. Ebbi giusto il tempo di vedere Takada poggiata contro di esso, piegata su sé stessa, che l'afferrai e la gettai a terra, tenendola saldamente giù con le gambe mentre un foglietto cadeva a terra insieme a un pezzo di carboncino.
Cazzo, sono arrivata tardi!
La paura mi attanaglia lo stomaco e mi chiude la gola mentre afferro il foglietto e vi poso l'occhio. Le gambe quasi mi cedono e mi viene il capogiro nel leggere il nome: Miheal Keeh.
Una lettera. Una fottuta lettera e sarebbe morto! Se avessi esitato un secondo di più... mi sento male. Lo sportello del camion sbatte, dei passi si avvicinano, il grilletto di una pistola scatta poi...
"Jole?" la voce di Mello "Cosa ci fai qui?"
Mi volto verso di lui, accartoccio il pezzo di carta e glielo lancio addosso: "Ti salvo il culo, stronzo!" ringhio inferocita. Lui lo apre perplesso, legge il nome e sbianca spalancano gli occhi.
Guardo Takada ai miei piedi poi la tiro su per un braccio mentre con l'altro si tiene la coperta stretta a sé, la faccio risalire sul camion dove lei si rannicchia in un angolo.
"Non è possibile, gli ho fatto togliere tutti i vestiti proprio per evitare che avesse un foglio del Quaderno con sé" sussurra Mello, ne approfitto per togliergli la pistola di mano e la punto contro Takada "Ma che cavolo fai?" protesta lui ma io alzo la mano per farlo tacere.
"Prendi il telefono" ordino secca. Lui mi guarda poi fa il giro del camion, risale e prende la cornetta posta accanto al volante "Portalo qui"
"E come? La cornetta è attaccata al cruscotto" risponde. Lo trafiggo con lo sguardo e lui sbuffa "D'accordo, ho capito" da una gomitata al vetro che va in frantumi e ci fa passa la cornetta attraverso.
"Prendila" ordino a Takada "Muoviti" aggiungo puntandole la pistola contro, lei si alza tremante e l'afferra.
"Chiama Light Yagami"
Lei mi guarda confusa.
"Cosa?" sbotta Mello incredulo salendo sul camion accanto a me.
Takada deglutisce: "Cosa devo dirgli?" domanda debolmente.
"Che hai ucciso il tuo rapitore" illustro con calma raggelante "E che deve venire a salvarti"
"E se mi chiede dove sono?"
"Lo sai?" domando ma lei scuote la testa.
"Ho solo visto un cartello che diceva Nagano sull'autostrada" risponde.
"Va bene. Diglielo" acconsento "Adesso chiamalo e se dici solo una parola di troppo..." non ho bisogno di dire altro capisce al volo. Annuisce e compone il numero.
Vi state chiedendo cosa ho in mente? Beh, non ne sono sicura con la massima certezza ma spero possa servire. Ovviamente non la ucciderò davvero, non sono un assassina e questo Mello lo sa, ecco perché se ne sta in silenzio a seguire la scena... ma lei no. E questo va a mio favore.
Si porta la cornetta all'orecchio e attende.
"Yagami, sono io" risponde "Yagami, aiutami" silenzio "Va bene" risponde poi. Gli faccio un cenno e lei alza il volume della cornetta di modo che possiamo seguire lo scambio di battute.
"Per prima cosa: riesci a capire dove ti trovi?" si sente chiedere a voce di Light.
"Non lo so, mi hanno chiusa a chiave in un camion" risponde "Una volta presa l'autostrada sono riuscita a vedere solo un cartello che indicava Nagano. Adesso siamo parcheggiati di fronte ad un edificio"
"Takada, ricordi che in passato abbiamo parlato del fatto che, in quanto portavoce di Kira, qualcuno avrebbe potuto attentare alla tua vita?"
"Si, ricordo"
"E avevamo anche parlato di cosa fare nell'eventualità che si verificasse una situazione del genere?" continua Yagami.
Ci siamo
"Si, ho fatto come mi avevi detto. Ci sono riuscita" risponde "Anche se mi hanno costretta a spogliarmi non ho opposto resistenza, ho preferito salvaguardare la mia vita, come mi avevi detto tu" continua, ora però sembra sul procinto di una crisi di pianto "Yagami... Yagami, ho fatto tutto quello che mi avevi detto adesso, ti prego, vieni a salvarmi"
"Takada, adesso ricordi che cos'altro devi fare, vero?" la interrompe Light con calma. Vedo le pupille di Takada dilatarsi.
"Si, però tu..." tenta.
"Dimmi che ce la farai" risponde semplicemente. Stavolta Takada sta piangendo: che cosa vuole che faccia?
"Si" risponde lei e la linea cade.
"Cosa vuole che tu faccia?" domando.
"Vuole che... che mi porti avanti con le... esecuzioni" balbetta, forse è talmente scioccata da non sapere che così ci ha praticamente detto che lui è Kira "Ma per farlo devo chiamare... T" continua.
T. Teru Mikami.
"Allora fallo, e sbrigati" rispondo. Lei annuisce e compone il numero con mani tremanti, si asciuga gli occhi e calma il respiro prima di portarsi la cornetta all'orecchio.
"Sono io" risponde "Mandami sul telefono quanti più nomi possibili da giustiziare"
"Va bene. Si... Si, ho capito" risponde la voce poi stacca.
"Adesso ridammelo" allungo l'altra mano e lei vi poggia il ricevitore.
"E ora?" chiede.
"Resti qui e aspetti che vengano a salvarti" rispondo tirando la cornetta, quella si stacca con uno schiocco e io scendo con un salto gettandola a terra.
"Aspetta, te ne vuoi andare così?" mi chiede Mello.
"Si" rispondo "Hai forse qualche problema?" domando "Resta qui se proprio non ti sta bene" gli lancio la pistola e salgo sulla moto. Lui resta fermo per un attimo poi scende dal camion e chiude i portelli.
Infilo il casco e metto in moto: "Sali" ordino. Lui mette a posto la pistola e si siede dietro di me, circondandomi la vita con le braccia.
"Che cosa hai ottenuto?" mi chiede mentre parto "Quando verranno gli dirà comunque che sono vivo"
"Se lei sarà ancora viva" rispondo. Non replica e io mi allontano dalla chiesa prendendo la strada per il ponte dell'autostrada 12; passano una ventina di minuti prima che una densa cortina di fumo impregni il cielo terso. Mi fermo e tolgo il casco mentre in basso, non troppo lontano, vediamo la chiesa bruciare.
"Lei non parlerà e il tuo corpo senza vita è stato bruciato. Cosa vuoi di più?" gli chiedo. Lo vedo assorto nei propri pensieri poi mi guarda ma resta in silenzio. Così parto, diretta all'SPK.

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Capitolo 9
*** Piano ***


Guardo Matt attraverso il vetro, Near gli ha prenotato una stanza in una delle migliori cliniche del Giappone sorvegliato da medici ottimi e professionali. Spero basti.
Aveva un giubbotto anti-proiettile ma è stato colpito anche nei punti scoperti: le braccia, il collo e, più grave, alla testa. È stato sottoposto ad un delicatissimo intervento per estrarre il proiettile dal cranio, è andato bene ma ora è in stato di coma temporaneo.
Poggio la testa al vetro e chiudo gli occhi.
Matt...
Il cellulare squilla, apro lentamente gli occhi e lo sfilo dalla tasca.
"Pronto?"
"Sono Near. Come sta Matt?" mi chiede.
"È in coma temporaneo" rispondo "Ma dovrebbe riprendersi"
"Bene. Appena si riprenderà potrà trasferirsi qui, gli riserverò una stanza attrezzata per l'occasione" risponde.
"Si... grazie, Near"
"Non devi ringraziarmi, è il minimo che possa fare. Comunque appena puoi vorrei parlarti di alcune cose... vorrei venisse anche Mello"
Getto uno sguardo al ragazzo seduto su una delle sedie accanto alla porta a mangiare cioccolato, lo sguardo fisso davanti a sé intento ad ascoltare.
"Vedrò cosa posso fare" rispondo.
"Bene, a dopo" la linea cade e resto col cellulare all'orecchio per un paio di secondi prima di metterlo via.
"Perché ha chiamato?" domanda freddo.
"Perché lavoro per lui" rispondo altrettanto gelida "Mi deve parlare di alcune cose e... vuole che ci sia anche tu"
"Perché dovrei venirci?"
"Perché non glielo chiedi?"
Lui si volta a guardarmi con quegli occhi di ghiaccio e io ricambio con la stessa fermezza, pochi secondi e torna a guardare davanti a sé staccando un pezzo di cioccolato.
Volto lo sguardo verso Matt steso nel letto, dorme tranquillamente... sospiro.
Giro la schiena a Mello e mi incammino per il corridoio, uscendo dalla clinica, salgo sulla moto e infilo il casco girando la chiave: è la mattina del 27 gennaio, il giorno dopo dovremmo incontrare Light Yagami al molo di Daikoku... esco dal parcheggio e mi dirigo alla sede dell'SPK.
Forse adesso saprò cos'ha in mente di fare Near riguardo domani, il suo piano per incastrare Kira sembra molto accurato ma non mi ha spiegato tutto nei dettagli. È arrivato il momento di sapere.
In meno di mezz'ora sono davanti l'edificio, parcheggio e salgo.
Near è seduto per terra, come al solito, a sistemare i suoi pupazzi: alcuni sono in piedi, altri riversi sul pavimento; tra quelli riconosco anche un mini-Matt con gli occhiali gialli posti sugli occhi e...
"Avevi detto che non lo avresti cambiato il mio" gli faccio notare vedendo la mini-Jole con i capelli lisci.
"Non avevo nulla da fare e gli ho dato una limata" mi risponde vago. Mi passo una mano tra i capelli sentendoli lisci e setosi sotto le dita, la frangia mi ricade sugli occhi e la punte mi sfiorano le cosce.
"Di cosa volevi parlarmi?" domando avvicinandomi e sedendomi accanto a lui, a gambe incrociate sulla moquette giallo ocra
"Mello non è venuto?"
"Oh, no, è venuto, solo che non puoi vederlo poiché è diventato invisibile" annuisco saccente.
"Hai un ironia al di sotto della media" commenta
"Tu poni domande scontate" rispondo.
"E voi due sembrate amichetti del cuore" sbotta una voce disgustata; mi volto di scatto e vedo Mello sulla porta.
Quando è arrivato?
"Benvenuto, Mello" lo saluta Near con calma.
"Risparmiami i tuoi convenevoli, Near" ringhia "E dimmi cosa vuoi da me"
"Ringraziarti" dice semplicemente lui "Grazie a ciò che hai fatto ho ottenuto il mio scopo"
"Vuoi forse dire che..." comincio io.
"Mikami ha scritto sul Quaderno per uccidere Takada. Si" termina Near "Gevanni lo stava pedinando ed ha scoperto dov'è il vero Quaderno, sostituendolo con il falso che hai creato"
"E il vero Quaderno dov'è?" chiedo.
Near posa i pupazzetti e s'infila una mano nella camicia bianca che completa il suo pigiama estraendone il Quaderno della Morte.
"Eccolo, questo quaderno era quello nelle mani di Mikami" illustra aprendolo "E qui c'è ciò che ci serve" mi porge il Quaderno aperto e io lo prendo scrutando l'estremità della prima pagina: "C'è il nome di Takada ma non specifica la causa della morte" noto "Ciò vuol dire che sia Mikami sia Kira hanno giustiziato Takada"
"Ma Kira lo ha fatto prima ed ha specificato che avrebbe dovuto darsi fuoco" dice Near.
"In questo caso Kira non sospetterà che Mikami abbia scritto il nome di Takada né che noi abbiamo scoperto l'alloggio del vero Quaderno grazie a questo" ne deduco.
"Già, va a nostro favore no?" aggiunge Near "Domani Light Yagami chiederà a Mikami di dirigersi sul luogo del nostro incontro per ucciderci, ma ovviamente Mikami non riuscirà nel suo intento poiché il Quaderno che avrà tra le mani sarà quello falso"
"E se Light avesse calcolato anche questo e il Quaderno che abbiamo tra le mani sia falso?" domando "Potrebbe aver indotto Mikami a fingere di uccidere Takada per farci credere che il Quaderno vero è questo quando poi non lo è"
Sento gli sguardi di entrambi addosso.
"Vuoi provarlo?" mi chiede Near, serio.
"Non scherzare" rispondo altrettanto seria mettendolo tra me e lui
"Beh, allora non ci resta che fidarci. Seguiremo il piano mettendo in conto che questo sia il vero Quaderno" asserisce Near posizionando i suoi pupazzi "Domani alle tredici incontreremo il Quartier Generale della polizia Giapponese, ci saranno entrambe le squadre al completo e il signor Mogi sarà con noi.
Misa Amane verrà rilasciata poco prima dell'incontro e scortata al Teito Hotel. Se ne occuperà Ridner"
Il telefono vibra nella mia tasca e inizia subito a squillare. Rispondo velocemente sotto le orecchie attente di Near
"Joseth, sono Gevanni... passami Near"
"È Gevanni, vuole parlare con te" lo informo.
"Passamelo" Near allunga la mano dove io metto il cellulare.
"Sono Near" seguono alcuni secondi di silenzio "Quindi lo ha già preso?" chiede "Molto bene, abbiamo fatto in tempo. A questo punto è inutile che continui a pedinare Mikami, avverti il comandante Lester e tornate qui" chiude il cellulare e me lo ridà "Jole, ti chiedo di rimanere qui quando avverrà l'incontro" dice prendendo tra le mani la mini-Jole e mettendola da parte.
"E perché?"
"Mi sembra di averti già detto che la polizia Giapponese non deve sapere di te"
"Si, ma non mi hai detto il perché" puntualizzo.
"Avevi detto che ti fidavi"
"Ma qualche spiegazione in più non farebbe male" rispondo afferrando la mia copia in miniatura.
"Se domani qualcosa va storto e noi morissimo Light Yagami, alias Kira, la farebbe franca" spiega.
"Vorresti dire che se tu morissi io dovrei incastrare Kira?" chiedo scettica.
"Qualcosa del genere. Se tutti coloro che saranno allo Yellow Box moriranno tranne Light allora è sicuro che lui è Kira... quindi sarà praticamente incastrato" dice mettendomi sotto il naso il pupazzo di Kira.
"Io non resterò a guardare" lo informo.
"Si, lo sospettavo" mi risponde mettendo via il pupazzo di Kira e prendendo il mini-Near "Ti fidi di me, no?" domanda infilandoselo sul dito e mettendomelo davanti.
"Ho detto di si, Near" calco il suo nome infilandomi sul dito la mini-Jole e parandola davanti al mini-Near "Ma non volglio restare qui senza fare nulla" rispondo muovendo il dito a ritmo con le mie parole.
"Se proprio vuoi venire allora fallo, però dovrai restare nascosta" acconsente muovendo il mini-Near "Così Mikami non vedrà il tuo nome con gli occhi dello Shinigami: ti sta bene?"
"Si, mi sta bene" rispondo.
"Avete finito di giocare voi due!?" sbraita Mello avvicinandosi. Alziamo lo sguardo su di lui e Near prende il mini-Mello.
"Vuoi unirti a noi?" chiede porgendoglielo. Vedo gli occhi azzurri di Mello ridursi a due fessure e afferrare il pupazzo.
"Mi prendi in giro, nanetto!" urla, poi guarda il pupazzo in silenzio per un pò "E questo sgorbio sarei io?" domanda
"Arrangiati" rispondiamo all'unisono.
Una vena pulsa pericolosamente sulla tempia del ragazzo mentre stringe il pupazzo con forza.
"Adesso dimmi, Near" domanda cercando di mantenere una calma forzata "Cosa vuoi da me?"
"Al momento nulla, oramai Kira è alle strette quindi non vedo cosa tu possa fare" dice "E il merito lo devo anche a te"
Mello estrae la pistola e gliela punta contro: "Ti ho già detto che io non sono un pezzo per completare il tuo puzzle" sibila gettando il mini-Mello ai nostri piedi.
"Non ho mai detto che sei un pezzo del mio puzzle, Mello" risponde lui con calma prendendo il pupazzetto e infilandolo sull'altro dito, accanto al mini-Near "Sarò anche il successore di L ma non potrò mai eguagliarlo, così come non puoi tu, però..." tira fuori dalla tasca della camicia un altro pupazzetto, che non avevo mai visto prima, e lo stringe tra il pollice e il mignolo "...io e te insieme possiamo raggiungerlo anzi, lo abbiamo superato" esclama voltandosi verso di lui con i tre pupazzi alzati: mini-Near e mini-Mello in cima, sotto mini-L... perché non può essere che lui
Si guardano negli occhi per un tempo che pare infinito mentre osservo la scena in silenzio.
"Avevo tutto ciò che mi serviva per incastrare Light Yagami, l'unico problema era scoprire dove si trovava il vero Quaderno della Morte e per farlo dovevo spingere Mikami a scrivere su di esso. Rapendo Takada hai fatto si che lui scrivesse il suo nome e noi siamo riusciti a scoprire il nascondiglio del Quaderno sostituendolo. Se domani non moriremo sarà anche merito tuo.
Non volevi collaborare con me per puro orgoglio, Mello" conclude Near "ma alla fine lo hai fatto lo stesso e questo porterà alla totale sconfitta di Kira. Considerala una vittoria per entrambi"
Scende il silenzio e Mello abbassa lentamente la pistola, senza dire nulla.
"Quando Matt si riprenderà passerà il periodo di convalescenza qui e lo stesso potrai fare anche tu, Mello. Poi sarai libero di andartene quando e dove vuoi" dice Near abbassando i pupazzi.
"E va bene" asserisce riluttante "Ma lo faccio solo per Matt"
"Lo so" risponde Near "Jole, domani sei libera di venire ma non potrai mostrarti: queste sono le condizioni"
"D'accordo" annuisco.
"Adesso, che ne dite di fare colazione?" chiede posandosi l'indice sulle labbra, neanche a farlo apposta il mio stomaco brontola. È da ieri sera che non mangio nulla, dopo quello che è successo a Matt ho passato tutta la notte in ospedale ed ero talmente preoccupata che non ho mangiato nulla "Per favore Jole, scendi al bar a prendere qualcosa" chiede.
"D'accordo" mi alzo ed esco dalla stanza.


§


Prendo distrattamente un altro cornetto dal vassoio e lo addento, spargendo zucchero a velo dappertutto, ma non ci bado.
Near è seduto accanto a me e sta divorando la quarta brioche alla nutella, sarà anche minuto ma eccome se mangia.
Lo guardo e noto che ha le labbra sporche di nutella e zucchero in granelli.
In me scatta qualcosa, come un moto d'affetto verso Near: sembra così piccolo rannicchiato sulla sedia, ha l'aria di essere un bambino sperduto e questo mi fa una tenerezza assoluta. Prendo un fazzoletto e glielo porgo, lui mi guarda per un istante poi lo prende.
"Sai, Jole, si dice che le ragazze sviluppino l'istinto materno quando si trovano in presenza di un bambino a cui badare, anche se non è il loro" mi dice pulendosi le labbra "Ti pregherei di non rivolgermi questo tipo di attenzioni" conclude pietrificandomi sul posto.
Maledetto... nano... malefico!
"Non mi va di vederti come una madre, mi farebbe solo senso"
"Cosa vuoi insinuare?" abbaio offesa.
"Se iniziassi anche ad occuparti di me sarebbe imbarazzante" spiega tranquillamente "Potrei anche vederti come una sorella maggiore ma tra noi non c'è quel tipo di affetto che condividi con Matt... anche se potrei finire con l'affezionarmi a te e la cosa non mi va"
"Perché?" domando, stavolta curiosa.
"Perché io non mi affeziono" conclude.
Resto in silenzio per un pò.
"Capisco" assengo infine "Effettivamente, non ti sei mai mostrato molto incline ai rapporti affettivi" ricordo.
"Se ti affezioni puoi solo soffrire" mormora alzandosi dalla sedia "L'ho visto sai, nei tuoi occhi, la tristezza e la rabbia quando Mello ti ha lasciato con me. Anche ora, i vostri sguardi non mostrano più l'amore fraterno che provavate l'uno per l'altro.
Ora sembrate quasi degli estranei" mi fa notare. Dell'istinto affettivo che avevo nei suoi confronti non è rimasto nulla, ora sento solo odio ribollire nelle mie vene... persino la crema pasticcera che farcisce il cornetto mi pare terribilmente amara.
Perché lo so, dinnazione, lo so che ha ragione!
Da quando Mello mi ha lasciato all'SPK ho cercato di pensare a lui il meno possibile, mi sono buttata a capofitto nel caso Kira per distrarmi, ho aiutato Near come meglio potevo, ho avuto collassi dovuti alla troppa caffeina e docce fredde a volontà... ma alla fine cosa ho ottenuto?
Sono bastati due mesi per rimuovere gli anni di affetto verso colui che ho sempre considerato come un fratello?
E perché poi? Guardo il ragazzo dai capelli bianchi davanti a me e mi sento male; ma certo, ho riversato tutte le mie forze nel caso... e tutto il mio affetto in lui.
Ho finito con lo spostare l'affetto che avevo per Mello in Near senza che me ne rendessi conto.
Perché ne avevo bisogno, cazzo, avevo bisogno di qualcuno da amare, avevo bisogno di qualcuno al mio fianco con cui parlare tranquillamente di tutto, da poter considerare un amico e un confidente.
"Jole..." comincia a parlare lui ma lo interrompo.
"Hai ragione" mormoro "I legami affettivi fanno solo soffrire"
Lui resta in silenzio mentre io mi guardo le mani.
"Negli ultimi due mesi ti sei dimostrata una macchina di ferro concentrata solo sul caso, sei sempre stata piuttosto fredda ma stavolta era come se in te non fosse rimasto nemmeno un briciolo di umanità verso altre persone. Benché hai fatto sparire tutti i sentimenti che provavi per loro sei corsa ad aiutarli, senza pensarci su due volte, sapendo di rischiare la vita.
Dimmi, Jole, perché?"
Lo guardo negli occhi, quei profondi occhi grigi che mi ipnotizzano.
Mi sono sempre chiesta cosa nascondessero: serenità, tristezza, paura, rabbia, soddisfazione?
No, niente di tutto ciò. Near è sempre stato un tipo freddo e distante... ma era pur sempre un essere umano.
"Non lo so" sussurro "Forse avevo paura" ammetto mentre la sua espressione non muta. Resta sempre impassibile e questo in un certo senso mi fa stare tranquilla, con Mello non sarei mai riuscita ad aprirmi così tanto, con i suoi modi di fare troppo bruschi persino la mia maschera di freddezza sarebbe andata a farsi benedire e, probabilmente, nel ricordare alcuni aspetti della mia vita, sarei anche potuta scoppiare a piangere.
"In fondo, anche io sono un essere umano" concludo.
Scende il silenzio rotto solo dal ticchettare dell'orologio sulla parete.
"Non sei costretta a continuare a lavorare con me" dice "Hai qualcuno di più importante a cui badare" detto ciò si dirige verso la porta e la apre ma si ferma sulla soglia, si volta verso di me e mi osserva attentamente "Ah, hai della crema qui" mi fa notare portandosi un dito all'angolo sinistro della bocca per poi uscire.
Mi porto la mano alle labbra e le pulisco: "Grazie, Near" mormoro con un sorriso.
Dopotutto, sei anche tu un essere umano

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Capitolo 10
*** Zero ***


Mi pettino i capelli con calma, spazzolata dopo spazzolata, guardandomi allo specchio del bagno, assorta.
Domani alle tredici Near smaschererà Kira una volta per tutte, chiudendo così il caso. Sono quasi agitata al pensiero ma qualcosa di più grande continua a tormentarmi.
No, non devo pensarci ora. Scuoto la testa e poggio la spazzola sul lavandino, uscendo dal bagno ma mi fermo sulla soglia quando vedo Mello seduto sul divano.
È piegato in avanti, con le braccia poggiate sulle gambe e i capelli gli ricadono sul volto coprendolo.
Non mi guarda.
"Mi dispiace" mormora.
"Per cosa?" chiedo rimanendo impassibile, quasi fredda. Lui volta la testa verso di me e mi guarda, trafiggendomi da parte a parte poi sospira.
"Sei cambiata" constata lasciandomi sorpresa.
"Succede" rispondo "A volte è necessario"
Annuisce e torna ad abbassare lo sguardo: "Ho dovuto lasciarti all'SPK" dice poi "Non volevo metterti in pericolo, se fosse successo qualcosa" spiega "Quella di ieri sera è stata una missione suicida..."
"Un grossa stronzata vorrai dire" lo correggo "Ma è stato utile, ora abbiamo tra le mani il vero Quaderno"
"Non ce la fai proprio?" mi domanda alzando lo sguardo su di me.
"A fare cosa?" chiedo.
"A non fare la stronza!" mi risponde con rabbia.
"Mi è impossibile" sibilo a denti stretti. Ci guardiamo con astio per secondi che sembrano minuti finché io non sospiro, abbandonandomi sulla poltrona.
"Che cosa è successo?" domando affranta prendendomi il viso tra le mani.
"Non lo so, credevo potessi dirmelo tu" mi risponde lui. Rispondo con una mezza risata.
"Allora è un bel casino perché non lo so nemmeno io" mi appoggio allo schienale della poltrona e guardo il tavolino.
"Ci volevamo bene" ricorda lui "Te ne voglio ancora" aggiunge ma io non rispondo.
Cosa mi è successo? Da quand'é che ho smesso di voler bene a Mello?
La mia mente vola a due mesi prima, quel tredici novembre: la mattina eravamo stesi sul divano a baciarci, la sera se n'é andato senza una spiegazione.
Forse il mio affetto per lui non si è mai spento, si è solo... affievolito.
Il cellulare squilla, quanto odio quel coso che rompe nei momenti meno opportuni. Lo apro e me lo porto all'orecchio.
"Pronto?"
"È un brutto momento?" chiede Near.
"No, parla pure" rispondo mentre alzo gli occhi al soffitto certa di vedere il puntino luminoso della telecamera.
"Ho tolto l'audio" mi spiega "Non voglio intromettermi nei vostri affari"
"Un pensiero gentile" rispondo stanca "Perché hai chiamato?"
"Ha chiamato la clinica" mi dice.
"È successo qualcosa a Matt?" scatto e Mello si volta verso di me cercando di ascoltare.
"Hanno detto che ha avuto una perdita di sangue eccessiva, ha bisogno di una trasfusione urgente ma non hanno sangue del suo gruppo" spiega mentre entro nel panico.
"Che tipo è?" chiedo.
"Zero" risponde.
"È il mio" constato debolmente.
"Per questo ti ho chiamata. Ho già riferito che una donatrice arriverà il prima possibile, quindi ti prego di sbrigarti" conclude.
"Si. Grazie, Near" chiudo il telefono e mi alzo.
"Cosa è successo?" chiede Mello allarmato.
"Matt ha bisogno di una trasfusione" spiego afferrando il cappotto e uscendo dala stanza "Devo muovermi"
"Vengo con te" mi avverte seguendomi; scendo le scale fino al garage e afferro il casco mentre Mello s'infila l'altro e sale sulla moto, dietro di me.
"Quand'è che hai imparato a guidarla?" chiede.
"Ieri sera" rispondo mettendo in moto e uscendo dal garage.
Raggiungiamo la clinica i meno di venti minuti e corriamo su, nella stanza di Matt, dove i medici stanno trafficando con tubicini e macchinari.
"Vi prego di uscire, non potete stare qui" ci scaccia un infermiera.
"Sono qui per la trasfusione" spiego velocemente mente tento di vedere Matt attraverso il groviglio di camici.
"In questo caso mi segua" la donna chiude la porta e mi conduce verso un altra stanza.
"Ma prima volevo..." tento di protestare ma vengo spinta in una stanza dove un altra infermiera sta preparando ago e sacca; in quel momento ricordo perché Roger doveva sudare quattro camicie per farmi fare vaccini ed analisi del sangue: io sono agofobica. Sbianco quando vedo il piccolo ago attaccato al tubicino azzurro fissarmi malignamente (ovviamente non può guardarmi così ma il cervello a volte fa brutti scherzi), mi siedo in poltrona ed alzo la manica della camicia, tremante.
Ok, pensa a Matt, Jole, lo stai facendo per lui... pensa solo che poi si riprenderà
Inizio a respirare pesantemente e stringo il bracciolo della sedia, in questi casi era Matt a tenermi la mano ma ora è proprio lui ad aver bisogno di me.
"Agofobia?" mi chiede l'infermiera sedendosi accanto a me.
"Non può immaginare quanto" rispondo voltando gli occhi al soffitto mente il pizzicare dell'ago mi fa venire il capogiro.
Spero solo finisca in fretta!

Mello tira fuori una tavoletta di cioccolato dalla tasca della giacca e me la porge.
"No, grazie... ho la nausea" rispondo.
"Devi mangiare qualcosa, ti hanno tirato parecchio sangue" mi esorta.
"Magari più tardi" mi porto una mano al braccio che pizzica ancora. Io odio gli aghi!
"Quando te la farai passare questa fobia?" mi domanda.
"Credi che mi piaccia?" ringhio.
La porta si apre ed esce il medico, tranquillo e serio così com'era entrato.
"Sta bene, si rimetterà presto" dice semplicemente prima di andarsene.
Mi alzo ed entro nella stanza seguita da Mello, Matt è ancora a letto che dorme. Mi siedo accanto a lui e lo guardo, Mello resta in piedi accanto a me.
"Avrebbe potuto morire" dico.
"Lo sapeva" mi risponde Mello "Ma ha accettato lo stesso di farlo"
"Siete degli idioti" aggiungo amaramente. Mello sorride.
"Eh, già... come faremmo senza di te" dice.
"Fino a prova contraria sono io che ho salvato il didietro ad entrambi" gli faccio notare.
"Non ho mai detto il contrario" mi fa notare sedendosi accanto a me.
"Mi stai elogiando?" chiedo.
"Dirti che sei bellissima è un elogio, il fatto che ci hai salvato le chiappe è un merito" precisa.
"Grazie" sospiro.
Nell'arco dell'intera giornata il telefono squilla per la terza volta.
"Pronto?"
"Sono Near. Com'é andata?" chiede.
"Bene. Si riprenderà presto" rispondo.
"Mi fa piacere. Riguardo domani: sei proprio sicura di voler venire?"
"Si" non ho ripensamenti.
"Bene. Ci avvieremo alle 12.45. Sii puntuale" mi avvisa.
"D'accordo" e con questo chiudo, con un sospiro.
"Il nanetto non ti da pace?" sfotte Mello.
"Taci, che è tutta colpa tua!" sbotto.
"Non lo nego" ammette.
Scende il silenzio, mi piego in avanti e prendo la mano di Matt nella mia.
"Non lo voglio perdere" sussurro "È mio fratello"
Mello mi circonda le spalle con il braccio e poggio la testa al suo petto, senza staccare gli occhi da quelli chiusi del ragazzo.
"Nemmeno io voglio perderlo" risponde.
Restiamo così per parecchi minuti, l'orologio ticchetta segnando le undici e tre quarti, quasi mezzanotte. Chiudo gli occhi, sono quasi scivolata nel sonno quando sento la voce di Mello al mio orecchio.
"Ricordi quando ho detto che ti volevo bene?"
Rispondo con un "Mmh" basso.
"Era una bugia" continua "Io ti amo"
Apro piano gli occhi e li alzo incontrando i suoi; si piega e poggia le labbra sulle mie. Chiudo gli occhi e lo lascio fare, stringendogli la mano con quella libera.


§


Riprendo coscenza lentamente, ma rimango immobile con gli occhi chiusi. Il pizzicore al braccio e diminuito e non lo sento più, in compenso sento dei mormorii sommessi. Il profumo di cioccolato fondente mi riempe piacevolmente le narici, è il profumo di Mello, mentre la voce di Matt mi arriva come una musica dolce e allegra alle orecchie.
Ha ripreso conoscenza
Tuttavia resto ferma quando sento pronunciare il mio nome: stanno parlando di me.
"Lo sai come la penso" stava dicendo Matt, con una voce così seria che mai gli avevo sentito "Falla soffrire e ti stacco la testa. È mia sorella"
"Ha detto una cosa del genere su di te, ieri sera" ricorda il biondo.
"Mello!" lo richiama.
"Non potrei mai farla soffrire" sbotta lui e sento la sua presa sulle mie spalle aumentare "La amo e questo lo sai"
Seguono un paio di secondi di silenzio prima che Matt parli di nuovo: "Davvero ha detto che sono suo fratello?"
"Si" risponde secco Mello "Ma non montarti troppo la testa" aggiunge. Li sento ridere e non posso non rilassarmi.
"Che ha fatto hai capelli?" chiede Matt.
"Non lo so" risponde Mello e sento la sua mano passare dolcemente sulla mia cute "Ma gli stanno bene"
Un brivido mi attraversa involontariamente, mi muovo debolmente e la discussione cessa, apro gli occhi e mi alzo scivolando via dal braccio di Mello. Li strofino poi li punto davanti a me, su Matt, i suoi occhi azzurri mi sorridono.
"Buongiorno, dolcezza" mi saluta.
"Matt!" urlo e gli salto addosso, stringendolo in un abbraccio.
"Oh! Piano, piano!" protesta lui con un gemito.
"Scusa" esclamo lasciandolo "Ma sono felice che tu sia vivo"
"Lo so, anche io" risponde tenendosi l'addome con il braccio sinistro "Ma puoi dimostrarmi il tuo affetto più... delicatamente?" chiede.
"Si, scusa" assengo tornando a sedermi.
"Me la sono vista brutta, eh?" domanda poi con un sorriso.
"Già. Ho dovuto farmi impiantare un ago nel braccio per salvarti, per colpa della vostra idiozia!" esclamo arrabbiata per il suo modo di prendere così alla leggera il fatto che avrebbe potuto morire.
"E chi ti ha tenuto la mano?" domanda curioso.
"La poltrona" rispondo ironica. Matt sposta la sguardo da me a Mello, poi si sporge e tira uno schiaffo sulla nuca di quest'ultimo.
"Cazzo, Matt!" protesta lui.
"Stronzo, avresti dovuto sostenerla. Sai che gli aghi le fanno paura" lo sgrida lui.
"Non mi fanno paura! È solo che... pizzicano" rispondo vaga "E tu non trattarmi come una bambina! Ho diciannove anni, cavolo, il tempo è passato anche per me" rispondo.
"A proposito di tempo, non dovresti essere col nanetto ad incontrare L?" domanda Mello scartando una barretta di cioccolata.
Mi raddrizzo: "Che ore sono?" chiedo ignorando lo sguardo perplesso di Matt.
"Le undici e tre quarti" risponde lapidario Mello. Scatto in piedi e afferro la giacca, velocemente.
"Dove vai? E che c'entrano L e Near?" domanda Matt confuso.
"Te lo spiegherà il cioccolatoide" rispondo, mi piego e gli do un bacio sulla guancia "Tu vedi di non cercare un modo per morire mentre non ci sono" consiglio. Lui mi sorride.
"Non garantisco nulla" risponde. Gli sorrido ed esco velocemente dalla stanza: l'unico pensiero che invade la mia mente è l'incontro che dovrò affrontare tra poco. Salgo sulla moto e infilo il casco, mi devo muovere.
In meno di venti minuti sono tornata all'SPK, salgo velocemente i gradini e mi fiondo in camera, dritta nel bagno e sotto la doccia.
Quando esco infilo una tuta da motociclista nera, di pelle e aderente (di cui Mello sarebbe andato fiero) lasciandola sbottonata sul petto per respirare un pò, accompagnata da degli stivali neri alti fino al ginocchio e i guanti. Prendo il casco della moto sotto braccio e mi dirigo nella stanza dov'è Near.
"Scusa il ritardo" dico guardando l'orologio: le 12.35.
"Non preoccuparti, sei in perfetto orario. L sta per partire adesso quindi, per favore, sbrigati. Ci precederai e ti nasconderai all'interno del box" risponde senza voltarsi a guardarmi.
"D'accordo" rispondo e sto per uscire ma lui mi ferma di nuovo.
"Jole... ti pregherei di tenere il casco. Non toglierglierlo qualunque cosa accada" dice "E vorrei portassi quella con te" ed indica la scrivania su cui vi è la fodera di...
"Non la voglio" rispondo secca "Mi dispiace, Near, non porterò una pistola con me"
"Non devi usarla per forza e poi, per quel che ne so, non è la prima volta che ne impugni una" risponde e colgo l'allusione alla storia di Takada: Mello deve averglielo detto.
"Era diverso" rispondo "Lì non l'avrei usata in qualunque caso, invece adesso... non voglio trovarmici costretta"
"Jole, se qualcosa va storto moriremo tutti e se ti scovano morirai anche tu: è sempre meglio avere un'arma di difesa, anche solo per ferire e non uccidere" mi spiega "Non vorrai morire proprio ora" aggiunge e ripenso a Matt, a Mello e... il "Ti amo" prende d'un tratto forma nel mio cervello così come il bacio della sera prima. Ero troppo confusa e stordita dal sonno e dalla preoccupazione e il mio cervello non le ha elaborate come si deve ma ora... deglutisco e mi porto una mano al petto dove il cuore ha iniziato a battermi furiosamente: da quanto? Come è successo? Perché?
E io che gli avevo pure confessato di essermi presa una cotta per Matt, sette anni prima, quando ancora eravamo solo io e lui.
Mello aveva avvicinato Matt ed era diventato suo amico per poi presentarci, tutto questo solo per me. E se a quel tempo fosse già innamorato? Beh, effettivamente spiegherebbe perché si sia avvicinato a me, solo a me, quando lui di contatti con gli altri bambini ne aveva pochi. Certo, giocava in cortile con loro da piccolo, però erano gli altri a dovergleilo chiedere non si offriva mai lui; e credo che accettasse gli iniviti per pura noia. Mentre lui si è avvicinato a me e sempre lui ha voluto fare amicizia.
Abbasso la mano di scatto e prendo la pistola dalla scrivania legandomi il cinturino alla coscia destra, con la pistola in fuori.
"Preferirei non doverla usare" sospiro più a me stessa che a lui.
"Non preoccuparti" risponde "Se tutto va bene non la userai"
Mi dirigo verso la porta e la apro ma mi arresto sulla soglia, chiudo gli occhi e parlo: "Near, se per qualche sfortunato evento io dovessi morire volevo che sapessi una cosa prima"
"Cosa?"
"Mi è stato chiesto di non dire nulla ma a questo punto qualcuno deve pur saperlo" scende il silenzio per alcuni istanti e io faccio un respiro profondo prima di parlare "C'era un terzo successore di L alla Wammy's House, qualcuno che lo sarebbe diventato senza dubbio. L lo aveva già scelto" informo "Ma scappò via prima che noi arrivassimo all'orfanotrofio"
"Perché me lo stai dicendo?" chiese Near dopo alcuni secondi di totale silenzio.
"Lo sai benissimo perché te lo sto dicendo" rispondo e Near non replica "Ci vediamo più tardi" e con questo mi chiudo la porta alle spalle.

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