We were torn from our life of isolation

di Iwazaru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 47: *** THE END ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Londra, 3 febbraio 2010
 
«Everything we are is anchored in our childhoods.
The drama comes in how we deal with it.
Are we slaves to our past, or can we rise above it? 
This is the stuff of great stories»
 
 
Ormai sono due settimane che sono a Londra.
Non mi è mai piaciuta molto questa città. Vivo a casa di mia sorella e della sua ragazza. Siamo in zona…non ne ho idea in che zona siamo. So solamente che in una quarantina di minuti riesco ad essere in centro. Che l’abbonamento della metropolitana costa quanto un soggiorno di una settimana in Croazia e che…Qui.Piove.Sempre.

Okay, forse dovrei essere una di quelle ragazze felici per il fatto che mi sono trasferita dall’Italia a Londra. Ma non lo sono. Non perché non sia contenta di aver lasciato l’Italia. Ma per il semplice fatto che il mio sogno, il luogo in cui davvero vorrei vivere, sono gli Stati Uniti.
Non esco molto spesso, non solo per via della pioggia, ma perché non conosco assolutamente nessuno.  La mia stanza è molto piccola, ma per il poco tempo che ci passo, va più che bene. Sia mia sorella che la sua ragazza  Leila lavorano e stanno fuori tutto il giorno, per cui posso vivere la casa in tutta tranquillità. 

Le mie dita scorrono velocemente sulla tastiera del mio portatile, il mio fidato amico che mi segue in tutti i miei viaggi. Sono certa che anche lui non sia poi così felice di trovarsi in Inghilterra Ancora ricorda la prima volta che siamo venuti in questa landa di thé e continui temporali. 
Giusto ora, sento i tuoni avvicinarsi. Cominciano con lentezza, un suono che potresti tranquillamente attribuire ad un vicino troppo rumoroso. Fin quando non si fanno più forti, alle volte anche i vetri delle finestre vibrano. La luce è sempre spenta, ora come ora, nonostante siano le 11 del mattino è completamente buio fuori. E poi arrivano, quelle gocce battenti che rendono tutto noioso mal al contempo affascinante. I primi giorni mi capitava di fare lunghe passeggiate sotto l’acqua con la sola compagnia della musica. Poi mi sono stancata. Non so con precisione per quale ragione. È solamente successo.

Me ne sto con il portatile appoggiato sulle gambe incrociate, continuo a battere sui tasti, le mie dita scorrono così velocemente che sembrano ballare una specie di break dance.
In realtà, sto solamente rispondendo ad una delle tante e-mail che ormai da qualche mese scambio con il mio amico di penna -beh, in questo caso di e-mail-. Non sappiamo molto l’uno dell’altra, solo il nome e ciò che succede giornalmente nella nostra vita. Non abbiamo voluto troppi dettagli, certi che non ci incontreremo mai. Però, ci piace illuderci che possa accadere un giorno. 
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto: It can't rain all the time
 
Buongiorno o forse dovrei dire buon-tuono, dato che qui non accenna a spuntare un solo raggio di sole. Lo so, lo dico tutti i giorni, ma tutti i giorni ho la vana speranza che le nubi si diradino e spunti il sole. Paradossale come lo speri anche per la mia vita…

Le tue e-mail arrivano sempre puntuali e piacevoli. È la mia unica costante in questo momento, lo sai? Lo so, lo so, abbiamo detto di non fare gli smielati, di non affezionarci troppo gli uni agli altri. Allora ti dirò cosa mi è successo di bello fino ad ora!
Ho finalmente ricevuto il pacco dal mio amico Johnny! Sì, quello che vive nel Jersey. Proprio in questo momento, mi sto godendo alcuni degli ultimi numeri di riviste che gli ho chiesto di mandarmi, prima di tutto il Time ! E Popular Science e anche una rivista Sci-FiNow. Sai quanto io ami le serie tv e quanto mi tengano compagnia in questo periodo…

Non starò a scriverti l’elenco completo di ciò che mi ha inviato Johnny, ti dico solamente che ho una scorta di cioccolata pari a sei o otto mesi. Tutto dipenderà dall’umore. Mi ha anche mandato tre di quei quaderni americani, dai, quelli con le copertine rigide nere e bianche con la scritta ‘College Ruled’ e stampata sopra l’etichetta che intima un ‘Composition’. Come se da ciò che scriverai lì, ne dipendesse l’intero contenuto. Ed io, ovviamente, nella mia eterna indecisione, non ci scriverò nulla su quell’etichetta.

Proprio in questo momento un tuono è caduto talmente vicino che i vetri del soggiorno hanno vibrato in modo insistente e degli urletti di ragazzine gli hanno susseguito. Comincio a pensare che se continuo ad osservare la vita da questa finestra, non arriverò mai a visitare il tuo paese.
Continuare ad aspettare che arrivi almeno una risposta da una delle università in cui ho fatto domanda è qualcosa di snervante. Lo sai, siamo uguali su questo frangente: non poter controllare le cose ci manda in crisi. I nostri demoni si somigliano così tanto…Sai che ormai hai un volto per me? Il volto che io ti ho dipinto addosso. Fatto di completa fantasia o forse l’ho rubato a qualcuno visto per strada per sbaglio. Ad una di quelle persone che osservo dalla finestra del soggiorno. Si vedono tante cose attraverso un vetro… Ah! Ieri pomeriggio ho provato ad uscire, missione fallita purtroppo. Mi sono bloccata una volta aperta la porta, forse perché in quel momento è passata una macchina. Forse perché non sono pronta. Forse come mi avevi fatto pensare tu, sono solo a completo agio nella mia bolla di nulla. Ma nel mio nulla ci sei tu e per ora è il massimo dell’interazione di cui sento il bisogno.
Mia sorella ha quasi smesso di cercare di farmi uscire con loro durante il week-end. Leila ancora ci prova ogni tanto, ma ha più pazienza, in fin dei conti lei ha un’indole femminile, Alice assolutamente no. Ma te ne avevo già parlato.
 
Oh, nel pacco che mi ha mandato il mio amico Johnny, c’era anche una bandiera enorme degli Stati Uniti, originale! E una collanina con un ciondolo che rappresenta l’equilibrio tra yin e yang e tu sai, quanti libri di Osho io mi divori, quanto la cultura orientale e la sua filosofia mi affascini. Oh, a tal proposito, Leila ieri quando è tornata da lavoro mi ha portato un nuovo libro di Osho, nuovo solo perché mancava alla mia collezione. Mi sorprendo quanto ormai leggere in inglese mi sia facile, quasi quanto scrivere, ma per quello devo essere grata alla nostra corrispondenza. A furia di scriverti, il mio lessico si è ampliato rapidamente.
 
Comunque, il libro si chiama ‘Il gioco delle emozioni’ e comincerò a leggerlo oggi, quindi magari nella mail di domani potrei scriverti qualche passo, potremmo discuterne. 
Il temporale continua imperterrito e io nella mia bolla, penso a quando la mia vita riprenderà il proprio scorrere…
 
Alla prossima mail.
Ti lascio con una citazione di una lyrics di una canzone che sto ascoltando. Mi piace soprattutto per il pezzo al pianoforte…
 
« Secret, hidden underneath it,
Trying hard to keep it
Safely out of reach.
Creeping, I can feel it breathing, 
Calling to the surface, 
Finally in my dreams.
 
Locked in, Buried under my skin
Riding on the whispers, Restless in the wind
Hunted, I can feel it coming
Keep me under cover in what could of been
 
sweet despair feel you devour me...
Silently, Oh won't you carry me..
Home.. »
 
Alexis ~
 
P.s. Mi sto rimettendo in pari con Supernatural! Le mie notti sono più che movimentate in compagnia dei fratelli Winchester. Per non parlare dell’accento di Crowley! Nonostante io sia in Inghilterra, non trovo gli accenti degli uomini affascinanti come il suo!
 
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Nel momento in cui invio la mia e-mail, so quasi con precisione matematica quando otterrà risposta. Quando la sua mail arriverà, io starò dormendo. Ci sono esattamente 8 ore di differenza tra di noi. Praticamente come dire una intera giornata di lavoro. Ma siccome sono molto curiosa, ho sempre fatto i conti. Le sue mail arrivano intorno alle 5 del mattino, il che vuol dire che le scrive passata l’ora di cena. Che le scriva dal computer o dal suo smartphone, in questi mesi non ne ha mai mancata una. Beh, lo so anche perché quando io gli scrivo buongiorno, lui risponde sempre con ‘buonasera’.
Una mail al giorno, è così che ci manteniamo in contatto. Una singola mail al giorno.
Questo è il contatto più umano che ho da qualche mese a questa parte. Il massimo del contatto che voglio e che posso tollerare da qualche mese a questa parte.

Mi piace non dover dare troppe spiegazioni, parlare semplicemente, di tutto e di nulla. Saltare da un argomento all’altro. Non dover stare a delle regole specifiche. Gettiamo solo ciò che ci va’ in quel cumulo di frasi e lettere sconnesse. Siamo puramente e inscindibilmente noi, per il semplice fatto che nessuno dei due ha nulla da dimostrare e nulla da perdere…
Le uniche cose che so di lui che non siano della sua personalità: ha 39 anni, vive in California, viaggia spesso per lavoro. Sono quasi certa che il nome che mi ha dato sia falso, nessuno potrebbe mai chiamarsi Bartholomew?
Non mi interessa il resto. Sono quasi certa che non ci incontreremo mai, se lo facessimo, tutto questo nostro castello di carte, crollerebbe irrimediabilmente.
 
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Da: dontletitbrinyoudown@gmail.com
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com 
Oggetto: Re:It can't rain all the time
 
Buonasera Alexis, sono contento di sapere che finalmente il pacco che stavi aspettando sia arrivato. Al contrario di ciò che pensi, sarei davvero curioso di sapere tutto quello che ci hai trovato dentro. Soprattutto perché le poche cose che hai descritto mi sembrano molto interessanti!
Inoltre, sono convinto che siano preziose per te perché rappresentano pezzetti di una terra in cui vorresti essere e che sogni da molto tempo. Come cimeli di cui non vorrai separarti.
È anche questo che mi piace di te, sai rendere piccole cose, piccoli oggetti, qualcosa di prezioso. Una qualità difficile da trovare in una ragazza di 24 anni che è circondata da allettanti possibilità di oggetti costosi e passami il termine, frivoli.
 
La mia giornata è stata come sempre molto impegnata. Mi sono svegliato presto, lo sai, dormo molto poco, forse questa notte avrò dormito 5 ore.
Sono andato a fare una splendida corsa sulla spiaggia, vedere sorgere il sole è sempre un piacere per gli occhi. Sai che correre e fare attività fisica mi attiva il corpo e il cervello. Lo faccio sempre dopo aver letto le tue mail, così ho modo di ragionarci sopra e darti un’adeguata risposta a fine giornata.
Paradossale, Alexis, quanto tu faccia parte della mia vita senza che tu ne faccia realmente parte. Credo che lo stesso valga per me con te.
 
Amo il fatto che non sappiamo nemmeno che aspetto abbiamo.
Ma mi incuriosisce, che immagine hai dipinto di me? Non voglio fare supposizioni fino a quando non me ne parlerai più dettagliatamente! Ed anche io, ovviamente, ho una vaga e un po’ sfumata idea di te nella mia immaginazione.
Mi chiedo se tu sia curiosa di sapere come sia…
 
Finalmente ho una decina di giorni di pausa dal lavoro, ma poi riprenderò al doppio della velocità, per cui sto cercando di godermela. Ma è difficile farlo, mentre in ogni e-mail che mi mandi, ti lamenti di Londra e del suo clima. Sei in una delle città considerate più belle ed affascinanti al mondo, eppure tu la trovi tetra e noiosa. Come fai? Questo tuo lato mi intriga Alexis! La tua mente pensa sempre fuori dagli schemi, destabilizza ciò che gli altri si aspetterebbero di sentire. Siamo molto simili su questo frangente.
 
Le risposte dei college arriveranno, ma hai ragione quando dici che anche io impazzirei nell’attesa. Il controllo di me stesso e di ciò che mi circonda è qualcosa che mi porta a stare molto male senza alcuna ragione. Non scivolare troppo attivamente in questo vizio. Impara a portare pazienza.
Aggiungo che sono profondamente orgoglioso di te! Sei riuscita non solo ad arrivare alla porta d’ingresso, ma anche ad aprirla. Per raggiungere la meta, lo sai bisogna lavorare sodo e ogni piccolo passo è importante. Continua a provare, bisogna imparare a camminare prima di correre. Non chiedere troppo a te stessa.
 
Leila ti vizia un po’, te ne rendi conto anche da sola, vero? E ti piace. Ti piace il modo in cui ti coccola con velata dolcezza. Ma sono contento che tu abbia dentro casa una persona simile. Tua sorella, sono certo che ti voglia bene, ma non è mai facile liberarsi del proprio lato maschile. Inoltre, state ancora imparando a conoscervi, non chiedere troppo ad entrambe voi.
Avrei voglia di mandarti una foto che ho scattato questa mattina alla spiaggia, ma il nostro patto ci permette solo di utilizzare le parole. 
Quindi:
Ero seduto sulla spiaggia, stanco dopo la corsa. Non riuscivo a staccare gli occhi dall’orizzonte. La luce era aranciata sul limite con l’oceano e sfumature di tonalità più fredde si univano alle nuvole. Dove le nuvole, il cielo e l’orizzonte s’incontravano, i colori erano così accesi, mentre tutto intorno erano più tenui. Uno spettacolo mozzafiato che spero tu un giorno possa vedere. Ci sono tante cose che vorrei tu vedessi e non attraverso lo schermo di un computer, Alexis.
 
So che un giorno girerai il mondo, mi narrerai le tue spericolate avventure, di quanto il tuo cuore si sentirà di nuovo leggero e sorriderai di gioia per tutto quello che ti circonda. Non sarai più nella tua bolla di cristallo e vetro. Non osserverai solamente, sarai parte integrante di ciò che ti circonda.
Sai perché lo so? Perché sono vecchio e saggio e tu…devi solo vedere l’immensa forza che hai. 
 
Devo scappare ora, cena con alcuni amici e poi chissà.
Sempre con piacere, aspetto la tua prossima e-mail.
 
Bart.
 
P.s. Non mi dispiace la citazione. Molto intensa, introspettiva, ma immagino le note tristi che l’accompagnano al pianoforte…Troverai il posto cui appartenere. Datti tempo.
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Okay, questo era il primo capitolo di una nuova FF che sto scrivendo.
Credo sia qualcosa di strano e allo stesso tempo banale.
Premetto che questo primo capitolo mi soddisfa molto poco, non so, come se non avesse nulla di davvero interessante che possa spingere a leggere.
Ovviamente, l'uomo con cui Alexis sta scambiando e-mail è Jared Leto; non credo che ci sia della suspance in questo versante. Ma è il modo in cui sto cercando di articolare il loro "incontro" che spero possa spingervi a volerne sapere di più.

Che altro dire, spero che mi leggiate, che se avete voglia e tempo possiate lasciarmi una breve recensione per farmi sapere ciò che ne pensate e che sarete clementi se combinerò qualche disastro.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Londra,  4 marzo 2010

 

« And you'll find, this time tomorrow.

We'll decide where it will all go, in this life »



Un mese e mezzo è passato da quando sono a Londra. Non ho conosciuto nessuno, non ho visto nulla, non molto per lo meno. Mia sorella, mi sopporta a stento. Me ne infischio, perché oggi sono la persona più felice del mondo!
Finalmente alcune risposte dai college americani sono arrivate!

Sono tre in tutto! Beh, tre quelle positive, le altre, le scarto. Non le voglio vedere!

L’UCLA, sarebbe un sogno vero e proprio poter studiare a Los Angeles! Senza contare che quell’università è davvero grande! La University of Washington, si trova a Seattle! Ho sempre pensato che Seattle avesse il suo fascino e poi…è anche dove girano Grey’s Anatomy, una delle mie serie preferite.
Ultima, ma non meno importante la UC Davis di Sacramento.
Sì, ho fatto domanda solo alle università della costa west-coast è la parte degli States che amo maggiormente e ammetto, che fremevo per la possibilità di finire a Los Angeles. Per quanto anche tutte le altre mi facciano davvero gola, sono certa, sceglierò lUCLA.

Sono molte le ragioni per cui sono di buon umore, ma questa è quella che ha reso l’ennesima giornata di pioggia una giornata soleggiata. Nella mia piccola bolla è primavera!

Le e-mail di Bart si stanno facendo un po’ più brevi, mi aveva detto che sarebbe stato via per lavoro, mi risponde sempre dal suo smartphone. Ma arrivano ugualmente ed io ne sono felice.

 

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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  Turn our eyes away…

Ciao! Ancora una volta in questa città, piove.
Mi sono accorta che è qualche tempo che le tue mail si fanno un po’ più corte, quindi immagino tu sia molto impegnato con il tuo lavoro. Con i tuoi viaggi e la vita. 
Mi avevi avvisato che questo giorno sarebbe arrivato, che questa svolta nel tuo lavoro ti avrebbe impegnato molto. Ma mi rincuora, vedere come nonostante questo tu riesca a trovare un momento per me. Quindi, grazie Bart.

Sono le due del pomeriggio qui in questa landa chiamata Inghilterra.
Oggi ho deciso che svolta prenderà il mio futuro. Sono tante notti che ho sempre gli stessi incubi. Che sogno sempre quell’inferno oscuro e deprimente che è la mia vita. Mi sveglio con il batticuore, i sudori freddi e tanta, tanta paura, prima di rendermi conto che sono lontana da lui…

Ma bando alle ciance. Bando alle mail negative, oggi voglio condividere con te la mia immensa gioia Bart!!!  Finalmente posso lasciare l’Europa e tutto lo schifo alle spalle. Posso sperare di allontanarmi abbastanza senza che lui rimetta le grinfie su di me! Pff! Paradossale come io torni sempre a quello, non è vero?
Sono spaventata Bart. Ma sono determinata. Mi dici sempre di utilizzare la mia forza non solamente per sopravvivere, ma anche per raggiungere i miei obiettivi. Sai che non ho chissà quali grandi sogni, come se fino ad oggi non mi fosse permesso di sognare. Ma finalmente, da oggi potrò farlo.
Quanti preamboli, vero?
Beh, finalmente le risposte da alcune università sono arrivate. Una nello stato di Washington e due in California!
Ma cosa più importante, è arrivata la risposta che volevo dall’università che volevo, quindi non posso non essere di buon umore.
Stando ai patti con quell’uomo, mi pagherà l’università, vitto e alloggio fino a quando non avrò terminato la magistrale e il master. Saranno tre o quattro anni. Negli stati uniti e poi spero che qualche ditta mi assuma! Lo spero davvero!
Non si farà vedere, non si farà sentire.
Sotto sotto, mi sento ancora più sporca di prima ad accettare tutto questo. Ma è la mia scappatoia, la mia via di fuga. Quei passi che devo fare, accettando questo compromesso, per poter finalmente mandarlo a fanculo!

Oh, Bart…Sono così piena di dubbi e paure.
Non per la nuova avventura che mi aspetta, sono elettrizzata all’idea di trovare una casa negli States e farmi amicizie.
Ma sono così combattuta per tutta questa situazione. 

Cerco di non pensarci, di vedere solo il lato positivo. Ed il lato positivo è che ho ritardato a scriverti perché stavo cercando un posto dove stare per questo mio soggiorno americano. Non baderò a spese, il bastardo se lo può permettere.


Eccomi di nuovo, sto finendo la mail adesso.
Mia sorella è rientrata prima da lavoro, abbiamo parlato delle università, del mio trasloco in America.
Lei è contenta, principalmente perché lascerò loro l’intimità di cui le ho private. Ma soprattutto perché non dovrà più convivere con il senso di colpa nell’avermi qui. 
Sono troppo cinica? So’ che Alice mi vuole bene. So’ che a modo suo sta cercando di riparare. Ma ormai, cosa c’è da riparare?
Sono un’anima rotta che dovrà lottare per una vita che sia quanto più possibile normale. Mi sento così oscura certe volte. Non mi fraintendere, non come quelle ragazze ossessionate dai vampiri, demoni, dark o altro. Solamente, oscura. Come se ci fosse quel lato di me così imperscrutabile, così ferito, così mal ridotto da non essere salvabile.
Possiamo essere tutti salvati in qualche modo, Bart?

Alice mi ha chiesto se domani voglio passare la giornata con lei a guardare le case su internet. Che dovevo fare? Ho accettato anche se sarebbe stata una cosa che avrei voluto condividere con te. Ma lo so, non dobbiamo sapere troppi dettagli specifici l’una dell’altro.

Ma dimmi questo: appartamento open space oppure casa sulla spiaggia?

Scappo a dormire, chissà in quale parte del mondo sarai oggi. Chissà cosa avrai visto con quei tuoi immaginari occhi azzurri! E comunque, ti immagino con gli occhi azzurri, perché è il colore che preferisco. Dello stesso colore del mio migliore amico…

 

Alexis ~

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Mi stupisce, come lui accetti semplicemente pezzetti di ciò che gli dico. Non chiede mai, non nello specifico. Lascia che sia io a raccontare. Parla così poco di sé. Per meglio dire, parla poco della sua quotidianità, mentre di sé, di quell’io profondo e a volte tormentato, scrive spesso.

Non so come sia stato possibile che ci incontrassimo. Se poi incontro, può considerarsi. Due anime affini che si sono incrociate per sbaglio sul web. La sua mail che mi arriva da un momento all’altro su Tumblr. Dove mi dice che adora le immagini che re-bloggo. Tutte immagini di città del mondo, tutte molto particolari, di diversi colori. Gli piaceva l’atmosfera del mio piccolo spazio nel web. Da quel suo primo messaggio privato, abbiamo continuato a chiacchierare per qualche giorno, fino a quando non mi ha dato la sua mail, dicendomi che avremmo potuto essere ‘penpals’. Nemmno sapevo che cosa volesse dire.

Mi ha spiegato che ci saremmo mandati una mail al giorno, in cui avremmo scritto tutto ciò che ci passava per la testa. Non ci sarebbero dovuti essere dettagli personali che potessero ricondurre a chi fossimo. Solo il nome, l’età e da che parte del mondo provenissimo, che ormai ci eravamo già detti per messaggi privati. Non so in che parte della california viva, se sia sposato, se abbia dei figli. Non so nemmeno che lavoro faccia o in che settore sia inserito. Non so nulla di lui.

Mi ripeto spesso che non so nulla di lui. A volte, quando sono sognante, mi immagino un uomo bello, sposato con una donna semplice e solare, che vivano in una di quelle ville americane in qualche quartiere sub-urbano. Che abbiano uno o due bambini e che lui sia uno di quegli uomini in giacca e cravatta che corre da una parte all’altra del mondo a concludere affari per un capo troppo pretenzioso.

Altre volte, mi chiedo se dall’altra parte del mondo, non ci sia un ciccione solo e frustrato che spende la propria vita davanti al computer ingannando gli altri con semplici storie inventate.

Ma quando mi ripeto che il nostro ‘patto’ ci preclude la possibilità di conoscerci nella vita reale. Allora mi dico che non mi importa del suo aspetto. Che ciò che mi interessa e mai mi interesserà, sarà solo la sua mente. Così brillante, così profonda ma al contempo anche divertente.

In un certo senso noi abbiamo questo nostro mondo. Un mondo di isolamento dalla realtà.

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Da: dontletitbringyoudown@gmail.com  
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com

Oggetto:  Re: Turn our eyes away…

Ciao ragazza interrotta. Mi piace immaginarti così, mi ricordi l’interpretazione di Winona Ryder in quel film con le tue parole.

Lasciami dire che sono veramente felice per te. Finalmente avrai modo di vivere la tua vita, slegandoti da ciò che ti turba così profondamente fino a portarti ad avere gli incubi.

Sarebbe interessante un giorno, parlare dei tuoi incubi, ma mi rendo conto che non sia qualcosa di cui parlare con leggerezza.

Purtroppo sì, le mie mail sono più corte perché sono in viaggio per lavoro. Posso dirti che mi trovo in Europa, per questo ti arrivano notizie da me più ‘velocemente’. Mi piace molto viaggiare in Europa! La trovo una splendida nazione, così piena di storia e di bellezze da vedere ed esplorare. Mi ritaglio sempre del tempo per me stesso quando vengo qui.

Farò uno strappo alle nostre regole non scritte e ti dirò che ora ti sto scrivendo da uno splendido angolo di Parigi. Amo questa città nel profondo. Cerco di venire qui più che posso, molte volte l’anno. 

Me ne sto qui, seduto su una panchina con un piede poggiato contro un muretto e osservo un panorama mozzafiato. Pensavo alla mia vita, alla vita in generale, alle cose che mi fanno arrabbiare, a tutti i piccoli vizi e difetti che ho. E poi un bip del mio smartphone mi ha avvisato che qualcuno mi aveva scritto. Non potevi avere tempismo migliore. È un momento fantastico per rispondere ad una delle nostre mail. Stai andando a dormire, quindi probabilmente leggerai domani.

Sai, la luna splende nel cielo e ci sono così tante stelle, mentre lungo l’orizzonte le luci di Parigi si stendono per chilometri.

Vai Alexis, prendi una valigia, scegli una casa e comincia a vivere. Sei giovane, farai così tante esperienze che forse ti scorderai anche di quest’uomo con cui da pochi mesi scambi e-mail. L’università nel nostro paese è un’esperienza interessante. 

Ma per rispondere alla tua domanda…Sì, tutti possiamo essere salvati. Ci sono persone che aspettano per tutta la vita che sia qualcuno a salvarli. Altri, si rimboccano le maniche e si salvano da soli. 

Non lasciare che sia qualcuno a giudicare il modo in cui ti salvi Alexis. Ti stai salvando da sola, lo stai facendo con una grande forza. Hai delle possibilità in più, sfruttale! Io ho fatto lo stesso e sono poche le cose di cui mi pento realmente. É una sorta di battaglia, in cui dobbiamo mettere noi stessi al primo posto. Non riesco più a immaginarti passare le giornate sul divano del soggiorno di tua sorella. Ti immagino spiccare il volo, raggiungere il cielo. Toccarlo.

L’oscurità non deve essere sempre inquietante e negativa. Io mi sento spesso oscuro. Spesso mi chiedo quale lato di me prevalga maggiormente. C’è quel lato accondiscendente con gli altri, grandi sorrisi, simpatia pre-impostata. Quel lato lo adorano tutti, lo adoreranno sempre tutti e non si accorgeranno mai che all’ombra di quella personalità ci sia molto, molto altro.

Un uomo che vorrebbe crogiolarsi nei propri pensieri negativi. Che si chiede se chi gli sta attorno sia davvero in grado di guardare nei suoi occhi -chissà poi, se sono realmente azzurri, non vorrei mai deludere le tue aspettative, signorina- e vedere oltre alle apparenze…

Bart

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Ed eccoci a questo secondo capitolo.
Lentamente le cose cominciano un po' a muoversi, Alexis finalmente si allontanerà dalla propria vecchia vita e chissà cosa accadrà!
Avevo qualche dubbio sul modo in cui stavo stendendo questa storia, quando l'ho iniziata, non ero certa del modo in cui si sarebbe sviluppata, invece ora -che ho già scritto qualche capitolo- sento che sta prendendo una bella piega e tutti i tasselli andranno al loro posto!
Vi prego di continuare a seguirla e farmi sapere cosa ne pensate *inchino giapponese* arigatou

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Los Angeles,  11  Aprile 2010
 
« If the rain drags out the dust
If your arms are as wide as the ocean
If I give in
Will you catch me then? »
 
 
Sono trascorsi 10 giorni da quando vivo a Los Angeles e frequento l’UCLA.
Tutto è totalmente diverso, il sole splende praticamente tutti i giorni e io, io mi sento come se riuscissi finalmente a respirare! Purtroppo, da quando sono qui la mia corrispondenza con Bart si è fatta meno intensa. Nei giorni in cui ho traslocato qui, non ci siamo minimamente sentiti. Lui mi aveva scritto dopo qualche giorno, preoccupato. Ma quando gli avevo detto che avevo finalmente traslocato, sembrava sinceramente felice per me. Non gli ho detto dove e lui non me lo ha chiesto. L’unica cosa che sa’ è che mi trovo nella west-coast degli Stati Uniti. 
Non ho perso altri momenti della nostra corrispondenza, al contrario di ciò che lui possa credere è una parte integrante della mia vita. Forse l’unica persona che mi conosce profondamente!
So che è ancora in giro per il mondo, la curiosità di chiedergli che lavoro faccia è davvero grande. Ma poi, mi ricordo che la nostra relazione in questo momento è perfetta. Se ci dovessimo incontrare, perderemmo tutto. Ne sono convinta. Perderemmo questa infinita semplicità!
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  Big world move fast.
Oikakete hontowa matsu wa kataritashi
 
Apro la mia mail di oggi con questo haiku che abbiamo analizzato a lezione di letteratura e cultura giapponese. Aggiungere questo corso al mio piano di studi è stata una delle decisioni migliori che io abbia mai preso!
Vorresti la traduzione, non è vero Bart?
Sorrido pensando alla tua curiosità verso le culture del mondo e sogghigno pensando che se non te lo traducessi, spenderesti magari una mezz’ora di tempo su google a cercarne prima la traduzione e poi il significato! Amo la tua mente brillante e curiosa. Sei la mia anima gemella interattiva.
 
Questo haiku recita:
‘Il vecchio pino
Non mi sta inseguendo
Vuole parlare’
 
Non è semplicemente magnifico? Mi è anche piaciuto il modo in cui la professoressa ci abbia spiegato che nella cultura giapponese, il sole, la luna, le stelle, il vento, il tuono, la 
terra, le montagne e i valichi di montagna, i cespugli, le foreste, le rocce, le pietre, il mare, i fiumi, i laghi, gli stagni, le paludi, le isole, l’acqua, il fuoco... Tutti questi sono kami della natura. Rendono divini gli animali, come il serpente (un messaggero del kami dell’acqua). 
Nella loro esistenza quotidiana e nella vita sociale si rivolgono alla casa, alla famiglia, al villaggio, alla nascita, alla malattia, all’amore, alla morte, ai semi, alle risaie, alla caccia, alla pesca, alla navigazione, al pozzo d’acqua, al bagno, alla dispensa, come a divinità. 
 
È tremendamente affascinante vedere come cose che, agli occhi della società occidentale, vengono date così per scontante per gli orientali, e in particolar modo in questo caso ai giapponesi, siano così importanti. Questo loro rendere onore alle piccole cose, perché senza di essere non ci sarebbe la vita come la conosciamo. Questo profondo rispetto…
 
Sì, Bart, sono innamorata di questo corso e della cultura giapponese. Ma in fin dei conti, è la ragione per cui l’ho aggiunto al mio piano di studi.
 
Ancora una volta, mi trovo a chiedermi come stia andando la tua vita, il tuo lavoro. Non te lo chiedo mai perché sono conscia che abbiamo cominciato questa nostra corrispondenza con delle piccole regole. Ma mi dici così poco di te… Non del te interiore, quello lo conosco come il palmo della mia mano. Lo conosco così bene che sapevo -e so- che questo mio piccolo haiku ti avrebbe affascinato. Parlo del Bart che si alza alla mattina, apre gli occhi e comincia la sua giornata. So che vai a correre di quando in quando e nella mia testa, mi sono sempre detta che lo fai per sfogare ciò che provi.
Quel tuo bisogno di sentirti libero, di respirare a pieni polmoni e di sentire sulla pelle ciò che ti circonda.
Ma non so null’altro di ‘banale’. Null’altro delle piccole cose della tua vita che ti rendono ciò che sei…
 
Mh, forse questo corso mi fa male.
 
Ho conosciuto una ragazza al corso. Lei ha origini giapponesi, ma i suoi bis nonni si trasferirono negli Stati Uniti per aprire un ristorante -ovviamene giapponese- che ora è diventato una catena. Lei non è mai stata nel suo paese di origine, ma prova come me, lo stesso fascino per quella cultura e la sua storia.
Andiamo molto d’accordo, ti dirò una cosa sconvolgente: si chiama Christine.
Lo so, lo so, un nome così tipicamente giapponese, che a stento riesco a pronunciarlo!
 
Beh, comunque, Christine è estremamente simpatica, non sa ancora delle mie mail con quest’uomo sconosciuto di 39 anni di cui so solamente il nome.
Ma mi porta in giro per la città, mi mostra posti interessanti e altri divertenti. Abbiamo fatto subito amicizia e mi sta facendo conoscere tante nuove cose.
 
L’altro giorno eravamo sedute in un cafè davvero carino! C’erano così tanti dolci, cupcackes se non sbaglio! Ed eravamo sedute ad un tavolino sulla terrazza esterna che dava su una vista mozzafiato sulla spiaggia. Era il tramonto e… ora posso dire che so di cosa parlavi quando mi dicevi dell’oceano e il sole che s’incontrano. Sono rimasta incantata davanti ad una tale bellezza! Anche se all’epoca tu mi parlavi del sorgere del sole, anche il tramonto è stato altrettanto emozionante.
Chiacchieravamo ed è saltato fuori che il 15 maggio è il mio compleanno -whooops un altro dettaglio! Ma 25 anni si compiono una sola volta, no?- e lei era completamente su di giri, dicendomi che sapeva come avremmo potuto festeggiarlo! La sua band preferita, di cui ti giuro che non ricordo il nome completo, ma che lei continuava a chiamare ‘Mars’, suoneranno in città proprio per quella data. 
Ha insistito affinché comprassi un Golden Ticket e partecipassi con lei al concerto. In sostanza, se non ho mal capito, prima del concerto incontreremo i musicisti, poi siccome suo padre ha non so che genere di agganci, potremo assistere allo spettacolo da dietro le quinte.
Io ho accettato, in fin dei conti, non ho altri amici qui e passare il mio compleanno ad un concerto, mi sembra davvero una splendida idea!
Ora però, mi sta facendo una testa così, dicendo che devo imparare almeno le canzoni del loro ultimo disco. Ne ho ascoltate un po’, ma ce ne è una, una soltanto di cui mi sono tremendamente innamorata Bart…
 
Te lo svelerò in qualche altra mail, perché bruciare subito le tappe?
Se conosci questa band e ti piace, fammi sapere qual’è la tua canzone preferita e cerca d’indovinare quale sia la mia -almeno per ora-
 
Alexis
 
P.s la voce del cantante…la sua voce mi fa sentire viva!
 
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Rileggo la mail che gli ho appena mandato, forse è un po’ lunga.
Ma sono così felice di come sta andando questa mia avventura qui! Senza contare, che non potevo non parlargli di Christine. Lei è praticamente la mia unica amica. Non che non parli con altri studenti che ci sono ai corsi. Ma solo con lei sento di avere una complicità tale che rende molto più facile chiacchierare.
Non sa nulla di me, in effetti.
Sa che sono una ragazza Italo-Londinese che ha deciso di proseguire i propri studi oltre oceano. Che è figlia di persone ricche che le permettono di vivere qui senza troppi affanni. Eppure, anche se entrambe non abbiamo problemi economici, abbiamo mantenuto quella che Bart chiama una semplicità di fondo.
Certo ci piace vestirci bene, uscire a divertirci, ma la nostra vita non è condizionata completamente dalle ricchezze dei nostri genitori.
 
Abbiamo interessi molto simili, eccetto per il fatto che io non sono mai stata a concerti o eventi musicali di alcun genere.
Rimugino un po’, mentre sono sul divano della mia casa sulla spiaggia. 
Un appartamento open-space in una palazzina di soli tre piani proprio sulla spiaggia. Non potevo fare acquisto migliore. Il mio appartamento è al terzo piano, la palazzina è moderna e le vetrate che la compongono la rendono ai miei occhi perfetta! La casa forse è grande per una persona sola, ho la mia stanza, ampia in cui la fa da padrone un fantastico e gigantesco letto a tre piazze, morbido come null’altro su cui il mio corpo s’era mai adagiato! Ho un ampio armadio bianco, l’intera casa è arredata con mobilio moderno bianco e grigio chiaro. Pulirlo non è altrettanto divertente, ma ne vale la pena, davvero.
In tutto l’appartamento c’è del parquet chiaro invecchiato, tranne in cucina e in bagno, dove le grandi piastrelle sono della stessa tonalità e con motivi molto simili.
Quello che mi piace più di tutto, oltre alle vetrate dalle quali entra sempre una luce magnifica, è il fatto che sia open space! La grande cucina con il bancone, dove mi siedo sempre per fare colazione, danno sul soggiorno che ha un arredamento minimalista e moderno. 
Ho già passato molte serate a rispondere alle mail di Bart comodamente accovacciata sul divano a L color panna! Un televisore piatto è sull’unica parete presente nel soggiorno, il resto sono tutte, tutte, tutte vetrate. Mh, avevo già detto che ci sono molte vetrate, vero?
Che dire, la terrazza poi, piccola ma accogliente, ha due sdraio e un divano a tre posti, la ringhiera è di vetro trasparente così da non rovinare la vista mozzafiato dell’oceano.
Non ho descritto la mia casa a Bart, sono convinta che si rimangerebbe ciò che ha detto di me e sulla mia semplicità. Eppure non appena vidi questo appartamento sul sito dell’agenzia, me ne innamorai perdutamente, sia per il fatto che fosse composto da soggiorno e cucina open space, una camera da letto, bagno padronale e bagno di servizio adibito a lavanderia, ma soprattutto, perché aveva un piccolo studio che ho riempito di librerie ed al centro una scrivania in cui posso perdermi come se fosse la mia bolla.
Non ci ho passato molto tempo nella bolla che è il mio studio, anche se posseggo molti libri sia in lingua inglese che italiana, non sono ancora riuscita a riempire l’intera parete della libreria. Sono certa che in questo soggiorno americano, avrò modo di farlo!
Però è positivo che non abbia ancora sentito il bisogno di passarci eccessivo tempo, vuol dire che stare qui ad un oceano di distanza da quella che dovrebbe essere la mia famiglia, mi sta facendo bene!
 
Ho comprato anche molti libri per l’università, anche se la maggior parte erano compresi all’iscrizione. Studiare qui mi piace molto. Ma la domanda che mi affliggeva anche in Europa rimane, cosa farò nella vita? Ho studiato Architettura in Inghilterra, eppure non sono certa di cosa voglio diventare. Qui in America, ti si aprono molte altre strade. Credo che deciderò più avanti.
Sto ancora a perdermi nei miei pensieri quando mi arriva la risposta di Bart.
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Da: dontletitbringyoudown@gmail.com 
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
Oggetto:  Re: Big world move fast.
 
Buon giorno a te!
Devo dire che ancora una volta mi hai stupito e incantato allo stesso tempo. Sì, hai indovinato, sono rimasto incuriosito e affascinato da quell’haiku.
Ma quando ne hai descritto la prospettiva, ho capito subito perché ti sia piaciuto tanto, ragazza dalla semplicità disarmante, quando in realtà, in te di semplice c’è così poco.
 
Alexis, non è una legge scritta che non ci dilunghiamo sui dettagli delle nostre vite, è semplicemente capitato ed all’inizio funzionava molto bene. Ma ovviamente dopo mesi e mesi che ci scriviamo, sapere qualche dettaglio di te, mi rende solo felice.
 
Così, il 15 maggio sarà il tuo compleanno!
Mh, la tua amica ti porterà al concerto e incontrerai questa band?
Li conosco, per meglio dire, ascolto la loro musica. 
Sarei curioso di sapere quale canzone ti abbia fatta innamorare, di sapere che cosa di quella canzone ti abbia coinvolta così tanto. Ma non voglio indovinarla, vorrei me la dicessi tu!
 
Sono rientrato dall’Europa, mi trovo negli Stati Uniti anche io, come avrai immaginato dalla ‘rapidità’ delle mie risposte. Ma sto comunque viaggiando per lavoro.
 
Sei fortunata, sai?
Incontrerai i musicisti della band e nemmeno sai che facce abbiano. Ci sono persone che sognano di incontrare i loro beniamini -siano musicisti attori o altro- per una vita intera.
Come credi che sarà?
 
Oh, vorresti sapere di più delle mie giornate?
Beh, posso dirti che ieri ho cercato di cucinare dei pancakes vegani -sì, sono vegano- e sono riuscito a dar loro fuoco! 
I miei amici mi hanno preso in giro e io mi sono fatto una risata. Uno dei miei migliori amici è molto bravo in cucina, sembrerebbe invece che io sia un vero e proprio disastro!
Ma sai, non demordo, continuo ad infuocare le cucine -oh che splendido doppio senso il mio!-
 
Perché ho la netta sensazione che prima o poi tu e Christine -non capisco come ti sfugga l’intrinseca origine orientale di questo nome!- finirete in vacanza in Giappone.
Ma sono molto felice di sentire che hai trovato qualcuno con cui condividere le tue passioni, le chiacchiere e i tramonti, sia essa anche solo un’amica.
 
Tornando a me, beh, oggi è stata una di quelle giornate che ti lasciano senza fiato. Sono stato oberato di lavoro e io e i miei colleghi abbiamo deciso che domani ci prenderemo un giorno libero. Sai, girare un po’ la città in cui ci troviamo e rilassarci.
Mi riscopro un po’ infantile certe volte, come ogni uomo, mi piace divertirmi e fare il cretino con i miei amici. Credo di essere un tipo simpatico, tu che dici?
Ma come ben sai, amo la mia solitudine. Sono cretino ma anche complesso. E sto ricadendo a parlare di astrattismi e non della quotidianità di cui mi hai chiesto. Mh, proviamo così!
Stamattina mi sono svegliato e dopo aver fatto una bella colazione, sono andato a correre. Sono in una città, quindi niente spiaggia!
La mattina ho dovuto lavorare e a pranzo, ho mangiato poco e nulla, continuando a parlare di lavoro con i miei colleghi. Ed ora, eccomi qui che rispondo alla tua e-mail.
 
Sai, mi vedono spesso incollato a questo smartphone, chiedendosi a chi io scriva. Ma nemmeno io ho detto nulla, l’unico a saperlo è mio fratello.
Uhm, non sono certo che ti abbia mai parlato della mia famiglia, di mio fratello e forse un giorno lo farò! Beh, comunque, sa’ che c’è questa giovane donna dalla mente brillante con la quale amo intrattenermi almeno una volta al giorno!
 
Visto che stiamo scivolando maggiormente nei dettagli delle nostre vite -e che prometto di rispondere a qualunque domanda tu mi farai, salvo che non riguardi il mio cognome o indirizzo di casa- ho una domanda che vorrei farti dai primi tempi in cui abbiamo cominciato a sentirci.
Prenditi tutto il tempo che vuoi per rispondermi.
Ma…
Cosa è successo nella vita a questa ragazza da portarla a desiderare di scappare via dalla sua famiglia, di avere incubi quasi ogni notte e dover mettere un intero oceano tra il suo passato e il suo presente?
 
Me lo sono sempre chiesto Alexis.
Scambiare e-mail con te è sempre stato così piacevole, interessante e stimolante, che non ho mai voluto arrischiarmi a chiederlo. Ma ora ammetto di cogliere la palla al balzo e di essere anche io curioso su quello che ti riguarda.
Per citare qualcuno: Sei la mia anima gemella interattiva.
 
Mi scuso se questa domanda renderà più buia la tua giornata. Mi scuso se porterà alla mente pensieri che ti faranno sentire male e credimi, quando dico che se ciò accadesse, vorrei poterti abbracciare e come sempre dirti che il passato è passato e ora stai volando ragazza…
 
Bart
 
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La sua risposta arriva in meno di due ore ed io sono ancora al portatile, anche se questa volta sto guardando delle cose per l’università.
La leggo tutta d’un fiato. L’ultima parte mi raggela.
Vuole sapere.
Non saprei nemmeno da che parte cominciare Bart, per descrivere quanto misera sia stata la mia vita. Per spiegarti come tu, spuntato dal nulla, abbia riportato un po’ di luce. Come le tue parole abbiano portato un po’ di speranza nel mio cuore.
Non posso rispondere alla tua domanda, non ci riesco. Non voglio farlo. Non voglio incrinare la nostra corrispondenza. Sporcarla.
Scuoto il capo e mi concentro su tutto il resto delle sue parole. Sono curiosa. Curiosa come una bimba che non vede l’ora di scartare i regali che giacciono sotto l’albero di Natale. Curiosa di vedere se quel dono che tanto desideravo sia arrivata.
Voglio sapere di suo fratello, della sua vita, della sua famiglia. Voglio sapere se è sposato, se ha figli. Un uomo di 39 anni difficilmente sarà single, no?
 
Eppure non ha voluto indovinare la mia canzone preferita, quella che mi ha fatto innamorare e mi ha convinto a comprare quel ‘biglietto d’oro’.
Così, decido di rispondergli immediatamente.
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  Re: Re: Big world move fast.
 
Caro curioso Bartholomew, non hai nemmeno provato ad indovinare cosa è riuscito a rapire il mio cuore. Eppure, credevo che almeno un po’ mi conoscessi. Oppure, mi hai mentito dicendo che conosci quel gruppo?
 
Ma, dato che sono una persona di buon cuore, ho pensato di doverti dare una risposta il più presto possibile, così che tu possa dormire sonni tranquilli stanotte.
 
La canzone si chiama Alibi. É struggente.
Christine, mi ha detto che piange sempre quando l’ascolta, sai che invece io, rimango sognante? Immagino le dita del cantante sul pianoforte, immagino il modo in cui sfiora i tasti e già trovo un po’ di pace.
Poi la sua voce calda comincia a cantare. Lì mi perdo in un oblio ovattato. Tutto intorno a me null’altro esiste. 
Non capisco come questa canzone possa essere considerata triste. In tutta la sua grazia, la trovo una canzone adatta al titolo che porta l’album.
Una canzone che da ciò che tu hai dato a me: speranza.
Speranza che anche quando le cose vanno male, così male che vorresti semplicemente che la vita finisse. Che vorresti semplicemente che il mondo scomparisse, ecco quel piccolo barlume, quello che ti scalda quel poco che basta per non crollare completamente. Che ti da quell’immensa forza per muovere un passo dopo l’altro verso la luce che scalderà il viso, l’animo e il cuore.
Per cui…
I fell apart, but got back up again
 
Alexis
 
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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Los Angeles, 14 maggio 2010
 
« Oh, he's under my skin
Just give me something to get rid of him
I've got a reason now to bury this alive
Another little white lie
 
Falling apart and all that I question
Is this a dream or is this my lesson
 
I don't believe I'll be alright
I don't believe I'll be OK
I don't believe how you've thrown me away
 
Oh my permission to sin
You might have started my reckoning
I've got a reason now to bury him alive
Another little white lie »
 
 
La nostra corrispondenza continua.
Bart non mi ha più chiesto nulla sul mio passato, sulla mia vita. Che abbia rispettato il mio silenzio o stia solo aspettando che io me la senta di scrivergli?
È sera, oggi ancora non ho risposto alla sua e-mail di ieri. Si starà chiedendo che fine io abbia fatto?
Domani, lo avevo avvisato, non sarò in grado di scrivergli, sarò tutto il tempo con Christine e passeremo la maggior parte del nostro tempo al Greek Theatre per assistere al concerto.
In questo mese, ho imparato alcune delle loro canzoni. Non vedo l’ora di assistere allo spettacolo. Ammetto che sono anche contagiata dall’eccessivo entusiasmo di Christine. Si considera davvero una grande fan, anche se mi ha detto che questo gruppo ha dato un nome ai loro fan e che non li considera solo dei fan ma come una famiglia.
Non sono ancora molto pratica di queste cose! Ma sono comunque emozionata!
 
Ora però, sto seduta a gambe incrociate sul divano, ho messo il portatile sulle gambe e sto cercando di decidermi. Devo o no rispondere alla domanda che mi ha fatto Bart?
E se lui smettesse di rispondermi? Se rendessi davvero troppo sporca la nostra corrispondenza? Se perdessi anche lui, credo che tornerei ad accasciarmi come un albero morente dai rami secchi…
 
Mi alzo, appoggiando il portatile sul tavolino di vetro e in cucina mi preparo una tazza di latte caldo con il cioccolato. Sono infantile alle volte. Chiunque altro si sarebbe fatto un thé o perché no, una tazza di caffè espresso. No, io una calda tazza di latte che riesce sempre a tranquillizzarmi.
Appoggiata al bancone della cucina, guardo il mio portatile come se fosse uno specchio su quella parte della mia anima con la quale non voglio avere a che fare. Stringo la tazza tra le mani e chiudo gli occhi. Lampi del mio passato colpiscono la mia mente come scosse elettriche. Mi mordo il labbro e continuo a bere il mio latte caldo.
« Okay, lo faccio! » Mi dico, forse per darmi coraggio.
Lascio la tazza nel lavandino con un po’ d’acqua e mi rimetto sul divano nella stessa identica posizione di prima. Prendo fiato e cerco di calmarmi. So che è una pessima idea fare una cosa simile prima di andare a dormire, ma ormai…
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  The story of how I died being born
 
Avevo 8 anni, quando mio padre cominciò a diventare più affettuoso nei miei confronti.
Prediligeva i miei abbracci, la mia compagnia. Prediligeva prendere me sulle sue gambe, accarezzarmi i lunghi capelli biondo cenere e dirmi che ero la sua principessa. Io mi sentivo coccolata. Amata persino. Non capivo perché mia madre mi guardava con occhi severi ogni volta che mio padre si dedicava a me.
 
Lo scoprii la prima notte in cui mio padre tornò a casa tardi da lavoro. Io ero nella mia stanza, dormivo. Credevo di essere una bambina come tante altre, felice della propria famiglia. Ma cosa si può sapere a 8 anni?
 
Ricordo ancora, lo spavento che presi quando sentii la porta della mia stanza sbattere contro il muro per il modo in cui lui, il bastardo, l’aprì.
Rimanevo rannicchiata nel mio letto, avevo sentito lui e mia madre litigare, poi dei rumori.
Quella notte, mio padre mi insegnò come si può morire.
Puzzava d’alcol. Puzzava. Ricordo solamente quanto puzzava. Ricordo dolore. Ricordo vergogna e disgusto.
Oh, non per lui, per me. Ricordo quanto il giorno dopo non volessi alzarmi e mia madre invece mi costrinse a farlo. Ad andare a scuola.
Sentivo il mio corpo sporco e dolorante. Mi veniva da piangere ma non sapevo cosa dire e a chi dirlo.
 
Nei mesi, negli anni seguenti, provai a dirlo a mia madre. Lei, diceva che ero una bambina con fin troppa fantasia. La mia rabbia cresceva, cresceva nei confronti di un uomo che più volte la settimana violava il mio corpo e la mia innocenza; cresceva per una madre che mi odiava per ciò che lui mi faceva. Il bastardo.
Non ha mai pagato per ciò che mi ha fatto.
 
Mio fratello, che ora come sai è diventato mia sorella, faceva finta di nulla come mia madre. Ed io sprofondavo in un abisso in cui mi persi completamente.
A 16 anni ero una ragazza morta che camminava.
Vittima di costanti abusi da parte di un uomo che aveva il mio stesso sangue ma che non si faceva problemi a violentarmi sempre più spesso.
Mi diceva quanto fossi diventata bella, quanto si perdesse nei miei grandi occhi grigio-verdi. ‘È colpa tua’ mi diceva sempre. ‘Sei troppo sexy Alexis’ mi ripeteva come un’accusa.
 
Odiavo il mio corpo, in effetti in parte lo odio anche ora. Odiavo il fatto di essere cresciuta e che il mio inferno personale mi aspettasse sempre a casa dalle 22,30 alla mezzanotte. Il suo show personale, così lo chiamava.
Era passato in fretta il mio periodo di ribellione, quello in cui cercavo di resistere a ciò che mi faceva. Le botte che non mi dava quando non facevo ciò che lui desiderava. I lividi che mi lasciava su tutto il corpo, mai sul viso ‘Il tuo viso è splendido, sarebbe un peccato rovinarlo’ mi ripeteva sempre. Ed io avrei sempre voluto prendere un pezzo di vetro, qualunque cosa e sfregiarmi il viso. Forse mi avrebbe trovata meno attraente? Meno desiderabile?
 
A 18 anni, insistetti per andare a studiare in Inghilterra! Volevo scappare da lui.
Quell’uomo, il bastardo, è sempre stato un uomo di successo. Un uomo incapace di provare sentimenti deve per forza avere successo nel mondo degli affari!
 
In Inghilterra, ho incontrato il mio migliore amico, Sean, un ragazzo alto, bello, con due occhi color del mare ed irrimediabilmente gay. Un ragazzo sveglio, intelligente che frequentava il mio stesso corso di laurea. Ed anche lui veniva dall’Italia! É stata subito intesa con lui. É diventato il mio più grande amico, la persona che amavo più di qualunque altra al mondo. Sapeva tutto di me, eppure mi voleva ugualmente bene e mi aveva invitato per ogni festa a casa sua, non voleva lasciarmi sola. Sapeva quanto tornare a casa mia mi avrebbe soffocata.
Ero al terzo anno di università quando è stato ucciso da un pirata della strada.
Il mio mondo è crollato di nuovo nell’oblio.
 
Finita l’università, il bastardo mi avrebbe rivoluta a casa. Non potevo soffocare di nuovo, non potevo ritornare tra le sue grinfie. Quindi feci qualcosa che non avrei mai creduto di poter fare. Qualcosa che non credevo facesse parte di me.
Tentai il suicidio. Oh, Bart, avrei dovuto riuscirci! Avrei dovuto portare a termine il mio gesto, perché quando mi risvegliai, nella stanza dell’ospedale c’era lui.
Si fingeva preoccupato come solo un padre potrebbe fare, ma invece, era spaventato che il suo giocattolo preferito andasse perduto per sempre!
Mi riportò a casa, ma non mise un dito su di me. Perché cominciai ad andare in terapia.
Non parlavo con i medici, cosa avrei potuto dire? Tutta la mia vita è sempre girata intorno a questo, a lui, al bastardo.
 
Solo un giorno, per disperazione o forse per quella forza che tu tanto inneggi in me, quando si azzardò una notte ad entrare nella mia camera, ero lì ad aspettarlo.
Tirai fuori un coltello da sotto il cuscino che avevo sistemato lì da tempo. Lui mi guardò terrorizzato, basito, convinto che ormai il suo angelo, la sua principesse, fosse una matta!
Lo minacciai, gli dissi che se solo mi avesse nuovamente toccata, non solo gli avrei tagliato le palle, ma avrei detto a tutti ciò che mi aveva fatto. Avrei detto tutto ai medici, ai media, a chiunque in qualunque modo avrebbe potuto creargli un qualunque problema.
 
Il suo angelo, la sua principessa, la cosa più preziosa che aveva al mondo, divenne una puttana, una troia matta come un cavallo! 
Oh, il suo terrore, la sua rabbia i causarono un tal ghigno sul volto, che credo ancora oggi sia causa dei suoi di incubi.
 
Mi cacciarono, entrambi, mia madre perché negava a sé stessa ciò che lui mi aveva fatto per anni e lui per timore. Così, finii a casa di mia sorella…
 
Io non ho famiglia Bart, l’unica famiglia che avevo, è morta nel novembre del 2009.
Famiglia, dovrebbero essere persone che ti amino incondizionatamente, che ti proteggano dal dolore che il mondo ESTERNO può causare. 
 
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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Los Angeles, 15 maggio 2010
 
« Can you hear me? Don’t come near me
You’ll just get in my way, I’m only human
And there’s nothing you can say »
 
 
Santa Christine da Los Angeles, ecco come chiamerò questa ragazza!
Stamattina alle 10 è apparsa a casa mia, con tanto di cupcake di compleanno ed una piccola candelina.
É stata la sorpresa di compleanno più bella che io possa ricordare da anni! Inutile dire che quando ho aperto la porta e l’ho vista, sorridente ed emozionata, sono scoppiata a piangere. Dall’emozione, s’intende!
Mi ha abbracciata così forte che credevo mi avrebbe spezzata eppure, erano anni che qualcuno non mi stringeva in quel modo trasmettendomi affetto. In momenti come quello, mi chiedo come sarebbe un abbraccio di Bart. Mi chiedo anche se dovrei dirle di lui.
 
Mi ha aiutata a scegliere il mio outfit per il concerto, annunciandomi poi che a casa sua mi aspettava un pranzo di compleanno al ristorante dei suoi.
Quindi, messi gli abiti in una borsa, abbiamo preso la sua auto e siamo andate da lei.
I suoi genitori, che avevo incontrato solo poche altre volte, sono stati così gentili ed affettuosi. Il pranzo era offerto da loro ed io e Christine non abbiamo fatto altro che parlare della serata che ci attendeva. 
« Sarà fenomenale, fidati di me » mi dice con un sorriso, dai suoi occhi l’emozione era palpabile. 
« Questa band ti fa davvero perdere la testa » mormoro guardandola. Non credo di aver mai sorriso in quel modo in tutta la mia vita. Non che io ricordi per lo meno.
Lei annuisce un po’ imbarazzata. Ma non un imbarazzo di vergogna, ma forse di chi si rende conto che stiamo sempre e comunque parlando di una band musicale.
« Ti ho preso un regalo » mi dice poi di punto in bianco alla fine del nostro pasto, tornando ad essere l’allegra e sorridente ragazza che è.
Ora c’è da dire questo di Christine, è figlia di un giapponese e di una donna americana. Eppure secondo me ha preso il meglio di entrambe le etnie. Ha lunghi capelli nero corvino, un viso semplice e gradevole, gli occhi non sono piccoli come quelli di una ragazza puramente orientale ma sono neri. Il suo sorriso è dolce e caloroso e tutta la fisionomia del suo viso è armonica. Credo che in Giappone -così come qui- verrebbe considerata una ragazza sopra la media. É bassina nel suo metro e sessantasette, ma compensa quanto si mette i tacchi. Molto femminile nella sua semplicità e nella sua innata eleganza. Il suo fisico è minuto, ma anche questa è una cosa tipica dell’etnia orientale.
Tira fuori dalla borsa una scatolina quadrata scura e la spinge sul tavolo con un sorriso dolce.
« Tanti auguri Alexis » mi dice, la sua voce è calda e affettuosa.
Io la guardo stupita, ma uno stupore positivo, simile alla commozione nel vederla alla mia porta questa mattina.
« Oh, Christine, non dovevi » mormoro allungando la mano per prendere la scatola.
« É il tuo compleanno Alexis e poi, ti servirà per questa sera » mi dice più allegra con un tono di complicità che mi insospettisce.
« Mh, questa sera? » Chiedo mentre le mie mani tirano il nastrino bianco che scioglie il nodo. Sollevo il coperchio e ci trovo un ciondolo d’acciaio.
« Oh, cos’è? » Domando.
Il ciondolo è un cerchio con 4 frecce ed in mezzo una linea che lo separa a metà.
« Si chiama Orbis » mi spiega entusiasta. « Uno dei simboli utilizzati dai Mars, inoltre, il cerchio sbarrato in quel modo, indica l’equilibrio della dualità tra yin e yang…quindi mi sembrava più che appropriato » 
Rimango incantata dalla sua spiegazione mentre passo tra le dita quella collanina.
« Oh, capisco. Devo ancora imparare molte cose su questa band, vero? » Domando guardandola. Mi sporgo sul tavolo e le do un bacetto sulla guancia. Lei rimane perplessa ed io ridacchio appena.
« In Italia è un modo come un altro per ringraziare Christine, non ci sto provando con te » la rincuoro. Lei scoppia a ridere.
« Oh, voi europei » mi dice con tono divertito di chi ti sta prendendo in giro.
Abbasso appena il capo in avanti per potermi infilare la collanina e la guardo come se fosse un altro oggetto dall’inestimabile valore.
« Mi piace, ti ringrazio »
 
                    ***
 
Siamo state per due ore a preparaci come si deve per andare a questo concerto. Mi ha spiegato più o meno come funzionasse, anche se ad un certo punto mi sono persa, so semplicemente che alle 3 del pomeriggio dobbiamo essere là perché è il momento in cui i possessori del Golden Ticket verranno scortati dai nostri beniamini, beh, i loro beniamini.
Parcheggiamo la sua auto in un immenso parcheggio e corriamo come due matte, dato che sono le tre meno dieci. Per fortuna nessuna delle due ha avuto l’insana idea di mettere scarpe differenti da delle Converse!
Quando raggiungiamo l’ingresso, notiamo poche altre persone lì, saremmo una quindicina in tutto! Ma dato che arriviamo di corsa e ridendo, tutte e quindici, nessuna esclusa, si volta a guardarci. Per lo più sono ragazze e credo che alcune siano molto più piccole di noi. C’è poi solo un ragazzo che ci guarda con un sorriso divertito, ma al contrario delle altre, nei suoi occhi non c’è fastidio.
Io abbasso lo sguardo, non mi piace quando degli uomini o dei ragazzi mi guardano. Christine sbuffa una risatina e mi prende per mano per tranquillizzarmi e cercare la mia complicità.
Lei, impeccabile anche dopo una corsa come quella che abbiamo fatto, indossa dei jeans aderenti chiari dalla trama rovinata ed invecchiata. Delle Vans grandi, nere e con la trama laterale in tartan violetto. Una canottiera lunga bianca con la scritta ‘I prefer the drummer’. Credo mi abbia fatto una testa tanta con la bellezza di questo batterista. Non ricordo nemmeno il suo nome, lei lo chiama esclusivamente ‘l’uomo della mia vita’ e io sorrido ogni volta. Chissà se mi capiterà mai di perdermi completamente in quel modo per un uomo. Per come stanno ore le cose, gli uomini mi mettono soggezione.
Io, al contrario di lei, indosso degli skinny neri, delle Converse basse rosse ed una canottiera lunga semplice con lo spacco fino quasi al fianco grigio chiaro. In testa un cappello nero con la scritta bianca LA dalla visiera piatta. I miei capelli sono lunghi, leggermente mossi di color biondo suro che mi ricadono sulle spalle. Sulla mia canotta troneggiano la catenina dell’Orbis che mi ha appena regalato la mia amica e il pass per entrare.
Un uomo della security ci scorta fino ad un tendone dietro al palco, uno dei tanti in effetti. Christine quasi saltella invece di camminare, è così emozionata; io invece sono curiosa. Curiosa da morire di vedere quest’uomo dalla voce suadente che in un certo senso ha rapito parte della mia essenza! Ci dicono di aspettare e di sederci pure in terra se vogliamo. In terra? Cos’è un concerto hippye?
Divertita mi stringo nelle spalle, vedo che tutti si siedono, ma io e Christine rimaniamo in piedi. Io perché vedo qualcosa muoversi e lei perché mi sembra imbambolata. Mi volto a guardarla e lei ha lo sguardo puntato avanti a sé.
« Christine? » 
Lei mi stringe il braccio, non forte, ma abbastanza affinché io mi giri e vedo tre uomini.
Uno di loro, alto, ha lunghi capelli neri, la barba folta e gli occhiali da sole. L’altro un po’ più basso ma dal fisico pronunciato e le braccia possenti, ha capelli corti scuri e gli occhiali da sole. L’ultimo è un uomo magro con una canotta lunga e larga, jeans e…una cresta impressionante platino e rosa. Questi sono i tizi che Christine mi ha trascinato a vedere? 
Sono tutti seduti eppure noi siamo ancora in piedi. Tutti fremono e ridacchiano mentre loro ci salutano. Io rimango imbambolata. Che soggetti. Lo penso, ma non in modo negativo, penso che dietro a quella musica che ho ‘studiato’ per un mese, ci siano tre uomini eccentrici e particolari.
Non ho idea però quale dei due rimanenti -escludendo che il più muscoloso sia il batterista- sia il cantante. La cosa mi incuriosisce molto. Vorrei sentirlo cantare. Scuoto un attimo il capo, che diavolo penso? Lo sentirò cantare tra poco.
Loro ci guardano, non capisco se guardano me e Christine o tutti, ma sorridono nella nostra direzione, sembrano divertiti.
« Ehi, volete venire qui vicino a noi? » Ci chiedono e in un attimo, sento la presa di Christine sul mio braccio che si fa più intensa e lei che si lascia scappare un urletto.
Probabilmente ce l’avevano con noi, solo allora, mi rendo conto che stanno guardando tutti noi, forse perché siamo rimaste in piedi?
I miei occhi grigio-verdi si posano su di loro, si posano su quel tipo con la cresta che mi sorride annuendo. Forse il mio sguardo era interrogativo.
Non faccio in tempo a rendermi conto di nulla che Christine mi sta trascinando verso di loro. C’è un tavolo, uno di quelli che si vedono ai festival, credo sia più che altro per far sedere momentaneamente loro. Infatti il batterista e il tizio con la cresta si appoggiano al tavolo. Io e la mia amica ci fermiamo accanto al tavolo, non capisco perché non siamo potute rimanere dietro a tutti gli altri.
« Allora ragazzi, cominciamo con qualche domanda? Siete entusiasti di vedere il concerto? » Chiede quello con la cresta e gli urletti si moltiplicano.
Christine non molla il mio braccio che ormai si sta arrossando e io sbuffo appena con un sorriso rivolto alla mia amica che sta idolatrando con gli occhi il suo batterista.
Lui intercetta il suo sguardo e le sorride molto dolcemente, facendole cenno di avvicinarsi e sedersi con lui. Lei però trascina anche me…
« C-christine, ce l’aveva solo con te » piagnucolo. 
Io detesto trovarmi al centro dell’attenzione in qualunque modo. Eppure da quando sono entrati, sento gli occhi di quel tipo con la cresta perennemente su di me. É una sensazione che non mi piace, non mi piace per nulla.
Lui ridacchia, il batterista, notando come la mia amica non riesca a mollare il mio braccio, finalmente però quando si siede molla la presa e io mi ritrovo davanti a lei, davanti a loro, davanti a tutti ed arrossisco. Non per la vergogna, ma per il semplice disagio.
Il batterista appoggia il braccio attorno alle spalle della mia amica e lei sembra essere su un altro pianeta. Nonostante il mio disagio, sorrido perché sembra così felice.
Sento un’altra mano prendermi il braccio, in modo delicato mi tira da parte e mi ritrovo appoggiata al tavolo. L’uomo con la cresta mi ha messo accanto a lui mentre risponde alle domande che i suoi fan gli fanno.
Sembra così spigliato e sicuro di sé. Comincio a pensare che sia lui il cantante. 
 
Sono completamente persa nei miei pensieri. Assorta. Penso al fatto che non ho minimamente controllato la mia mail. Penso a come Bart possa aver reagito alla mia ultima mail. Alla storia della mia vita.
A cosa possa pensare ora di me. Mi mordo vistosamente il labbro, questa sessione di domande mi interessa. Non mi interessa sapere delle altre date, di cosa pensano o altro.
Ora come ora, mi riscopro preoccupata. Mi sembra di aver fatto una tremenda stupidaggine a scrivere e mandare quelle cose all’unico uomo della mia vita che riesco ad ammirare e per cui provo affetto. Certo, affetto platonico, è vero. Ma è meglio di nulla, no?
Chissà come sarebbe farsi abbracciare da lui, farmi stringere e sentirmi dire ‘stai volando ragazza’.
Quando sento una mano ancora sul mio braccio che mi stringe con delicatezza, mi ritrovo di nuovo in quel tendone con quelle persone. Sento gli occhi che mi pizzicano come se delle lacrime dovessero rigarlo.
Ci hanno preso i cellulari prima di farci entrare qui, in questo momento vorrei andare a controllare le mail e trovare pace. Poter leggere la sua mail tra quelle ricevute e scoprire che cosa ha da dirmi.
Tutti mi guardando con un po’ d’invidia e dei sorrisi…sorrisi inteneriti.
Perché guardano me? Perché mi guardano così?
« Stai bene? » Mi chiede quest’uomo accanto a me, i suoi occhi cercano i miei e io mi desto del tutto dal mio mondo di preoccupazione per Bart. Trovo l’azzurro dei suoi occhi e solo allora mi rendo conto che una lacrima, solo una, è scivolata sulla mia guancia.
L’asciugo con la mano ed annuisco.
Il suo sorriso è dolce ed i suoi occhi mi guardano con la stessa dolcezza, guardano dritti nei miei. Sono così azzurri, così profondi. Potrei rimanere incatenata ad essi per tutto il tempo.
« Bene » mi dice con voce calda.
Sento altri urletti, mentre ora è il batterista a parlare.
« Io, mi serve il mio cellulare » mormoro con una certa urgenza, perché sento questo panico risalire dalle viscere? 
Perché ho la brutta sensazione di aver perso Bart?
« Il cellulare? » Mi domanda lui.
Io annuisco.
« Devo…controllare la mail » ammetto imbarazzata. Sembro una ragazzina che non è capace di stare 5 minuti senza il proprio smartphone. « È importante » aggiungo.
Ed ecco di nuovo la dolcezza in quegli occhi, anche se non sta sorridendo, mi stanno guardando dolcemente.
« Vieni » mi dice facendomi cenno con il capo.
Mi accorgo che tutti si stanno alzando e stanno uscendo dal tendone, Christine saltella giuliva accanto al suo uomo ed io e questo signore siamo ancora appoggiati al tavolo.
« Dove? » Chiedo un po’ spaesata.
« È il momento delle foto » mi dice più normalmente mentre, sempre tenendomi per il braccio, mi conduce però da un’altra parte. Siamo davanti ad un uomo alto e con un giacchetto con scritto ‘Security’.
« Ehi Steve, hai tu i cellulari dei meet? » Chiede all’uomo che annuisce solennemente.
« Potresti restituire il suo a questa ragazza? Sembra sia importante » spiega.
L’uomo della security mi guarda un po’ torvo, ma io sostengo ugualmente il suo sguardo. Lui rotea gli occhi e mi porge la cesta di plastica in cui ci sono tutti gli smartphone. Non appena individuo il mio, scosto il braccio dalla presa di quest’uomo e prendo il mio cellulare con entrambe le mani, come se fosse un prezioso tesoro in questo momento.
Lui mi guarda stupito, sorride e poi mi fa cenno con il capo.
« Vieni, le foto… » mi ricorda, io guardo il mio telefono, poi guardo lui.
Forse, posso aspettare qualche altro momento, non di più.
Siamo dietro al palco, c’è un fondale con la scritta azzurra 30 seconds to Mars -ecco qual’era il nome completo!- e un simbolo su tessuto nero.
Sono incuriosita, le foto, Christine mi aveva detto che ci sarebbe stato un momento in cui la band si faceva una foto con noi. Vedo che c’è una sorta di fila e sono tutte emozionatissime all’idea di scattare con i loro idoli. Io sorrido. Sarà una cosa divertente.
L’uomo con la cresta -devo ricordarmi di chiedere a Christine il suo nome- raggiunge i suoi amici e cominciano a scattare foto, la prima sembra essere proprio la mia amica. La vedo lì, felice come non mai, emozionata mentre abbraccia il batterista che la stringe a sua volta. Gli altri due, fanno delle facce buffe ed il fotografo scatta un paio di foto.
Sbuffo una piccola risata ed approfitto delle altre 15 persone davanti a me per controllare le mail…



 
Los Angeles, 15 maggio 2010
 
« Love...
 
Love is the answer they say
But it's hard to find it »
 
Bart/Jared
 
 
Dopo un’intera giornata in cui non ho avuto sue notizie, Alexis mi manda una mail in piena notte. La leggo e più vado avanti a leggere quelle parole, più inorridisco. Sento il cuore scoppiare nel petto.
Non riesco a pensare alla quantità di dolore che possa aver provato questa ragazza. Non riesco a condannare il suo tentativo di togliersi la vita. 
La paura, il dolore, la rabbia. Non aver mai trovato riparo in nessuno. E poi, quando lo ha trovato, le viene strappato via.
 
Mi prende in giro quando le dico che è una ragazza forte. Quando le dico che sta facendo dei grandi passi nella vita. Ha solo 25 anni ed ha passato tutto questo.
Mi accorgo che i miei occhi sono lucidi.
Il dolore della mia anima gemella interattiva sfonda lo schermo del mio portatile e mi piomba addosso come un macigno.
Mi scopro a desiderare di stringerla tra le braccia, baciarle la guancia e mormorarle tutto ciò che invece potrò solo scrivere. Per la prima volta da quando parliamo, desidero davvero incontrarla. Renderla reale!
 
Passo la nottata a pensare a ciò che mi ha scritto, a ricercare mentalmente nelle nostre e-mail riscontri. Come un puzzle che ora ha tutti i suoi pezzi.
É un mio vizio dormire poco, ho sempre tante cose che mi passano per la testa, ma per la prima volta in cui scambiamo e-mail, non so quali siano le giuste parole.
Non so quale peso potranno avere su di lei.
 
***
 
So che oggi la incontrerò. Io vedrò lei ma lei non potrà vedere me. Mi sembra così ingiusto, eppure sono così curioso di vederla. Alexis. La mia aria pura.
Mentre stiamo raggiungendo il Greek, mi chiedo quanto possa essere paradossale la vita. Lei non sapeva nulla di noi, della mia band, della mia musica.
L’unica persona con cui ha stretto amicizia, sembra essere una Echelon incallita che per il suo compleanno la trascina proprio ad un nostro concerto. E non solo, dato che sono entrambe benestanti, vengono al meet and greet.
Che sia un segno del destino o una semplice coincidenza?
Shannon non sa che lei oggi sarà qui. Non sa che la ragazza che mi tiene incollato al telefono tutti i giorni, sarà davanti a noi. Ed io, forse geloso del mio piccolo angolo di paradiso, non glielo voglio dire.
 
Sono agitato, mi sento un ragazzino. Saprò com’è il suo viso, vedrò i suoi occhi grigio-verdi di cui ha saputo parlarmi solo nel momento più oscuro della nostra corrispondenza.
Quando entriamo nel tendone, non mi ci vuole molto per individuarla. L’unica ragazza con un’amica asiatica. Le uniche due ragazze in piedi. Belle, entrambe belle, entrambe illuminano questo vecchio tendone in cui si muore di caldo.
Mi riscopro a desiderare che si volti verso di me, che mi guardi, che i suoi occhi incrocino i miei.
In modo infantile e irrazionale, vorrei che si rendesse conto che sono i miei occhi.
Avrà letto la mail che le ho mandato stamattina?
 
Succede tutto in pochi secondi, finalmente lei si volta. Un tuffo al cuore. Mi sento sporco nel pensarlo, ma è un angelo.
I lunghi capelli biondo cenere le cadono sulle spalle con morbidezza le incorniciano un viso adorabile. Labbra morbide e rosee, un nasino all’insù e due grandi occhi. Mi perdo in quel suo sguardo, mi perdo nella sua anima incrinata e rimessa insieme.
 
Non riesco a scostare lo sguardo da lei, ma mi rendo conto che sto indugiando troppo ad osservarla.
Ringrazio mentalmente Shannon quando chiede loro se vogliono sedersi accanto a noi. Lei sembra spaesata. I miei occhi continuano a seguirla, come se scostando lo sguardo potessi perderla, potesse sparire in mille pezzi e volare via.
 
Provo una profonda tenerezza quando rimane davanti a noi mentre la sua amica si è già seduta accanto a mio fratello e sorride giuliva.
Sembra…a disagio. Infastidita di trovarsi così al centro dell’attenzione che le prendo delicatamente il braccio e la faccio sedere accanto a me.
 
Le domande che ci porgono gli Echelon sono sempre un po’ le stesse. La mia mano continua a tenere il suo braccio. Non posso lasciare che si dissolva. Devo trattenerla accanto a me.
 
Quando le domande finiscono e ci stiamo spostando, mi accorgo che lei non si muove, la guardo e mi accorgo che sembra distante, sta forse allontanandosi da me? Noto come una lacrima le riga il viso e un altro tuffo al cuore mi fa mancare il fiato.
 
« Stai bene? » Le domando preoccupato. Quali pensieri staranno affollando la sua mente? Me li racconterà nella sua prossima e-mail? Chissà quando me la scriverà. Mi scopro impaziente di leggere i suoi pensieri. Mi sento un verme per il vantaggio che ora ho nei suoi confronti!
Lei annuisce e io sospiro appena.
« Bene » mormoro sollevato.
« Io, mi serve il mio cellulare » dice come se fosse qualcosa di cui ha bisogno per respirare. Qualcosa di cui non possa fare a meno, nemmeno in questo momento in cui è con me.
« Il cellulare? » Mi domando. Lì per lì non capisco. Poi la guardo di nuovo che sia…?
Annuisce di nuovo. « Devo…controllare la mail » ammette con imbarazzo
« È importante » aggiunge subito dopo.
Questa ragazza, questa dolce ragazza. Mi rendo conto solo ora che quella lacrima era dedicata a me. Di cosa hai paura Alexis? Che io possa ripudiarti per il tuo passato? Mi credi un uomo così meschino e senza cuore?
O è solo una delle tue mille insicurezze e paura irrazionali. Vorrei nuovamente stringerla tra le braccia e non lasciarla andare.
« Vieni » le dico facendole cenno con il capo perché mi segua.
Se sente questa urgenza nel controllare la mia risposta, allora avrà il suo cellulare. É il mio show, sono io che controllo i fili oggi!
Gli altri si stanno alzando e stanno uscendo dal tendone, ringrazio mentalmente il fatto che Tomo e Shannon sanno benissimo cosa fare. Ogni volta il copione è lo stesso. Sono momenti che ci piacciono, essere insieme ai fan, ridere con loro e confrontarci. Alle volte ci capitano persone davvero originali e speciali, altre, solo donne con un eccesso di ormoni che vorrebbero usarci per una notte e poi gettarci.
« Dove? » Mi chiede spaesata. O bambina, cosa credi che ti faccia? Pensi che potrei appartarmi con te o approfittare di te in qualche modo? E ancora una volta mi rendo conto che lei non può sapere che sono io a scriverle quelle lettere.
« È il momento delle foto » gli dico normalmente mentre le tengo il braccio e dolcemente la scorto da Steven.
« Ehi Steve, hai tu i cellulari dei meet? » Chiedo, lui mi guarda stranito ma poi annuisce. Il suo sguardo sembra chiedermi perché glielo stia chiedendo.
« Potresti restituire il suo a questa ragazza? Sembra sia importante » spiego. Non mi piace dover spiegare perché faccio le cose. E quando lui mi guarda sempre più interrogativo e come per ricordarmi che i ragazzi del m&g non possono tenere il cellulare, lo guardo più severamente. Ha davvero intenzione di farmi incazzare? Voglio quel benedetto smartphone! 
Steven deve accorgersi che non ho voglia di discutere, perché porge la cesta verso Alexis che in un attimo prende il proprio telefono come se fosse il tesoro più prezioso. Lo stringe tra le mani come se potessero portarglielo di nuovo via.
Irrazionalmente la guardo con un certo stupore, è questo l’effetto che le faccio? Sono anche io per lei qualcosa di prezioso da non lasciar scappare?

Le faccio di nuovo cenno

« Vieni, le foto… » le ricordo. Lei sembra titubante, come se tutta la priorità andasse al suo telefono e non ad una stupidissima foto.

Oh, Alexis…quanto vorrei dirti che sono io. Che Bart sono io…ma non è il momento per farlo. Non dopo la tua confessione. 

Quando ci incontreremo, dovremo essere entrambi a volerlo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Los Angeles, 15 maggio 2010
 
« Teach me how to love,
When the sun turns to rain
How to give too much,
Without expecting back the same
Teach me how to love,
When I've lost my way
How to not give up
When I wanna run away
Teach me how to love »
 
 
Da: dontletitbringyoudown@gmail.com 
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
Oggetto:  Re: The story of how I died being born
 
Alexis, non so davvero da che parte cominciare. Sono completamente spiazzato e sento un dolore nel petto per ciò che hai vissuto.
Non voglio essere una di quelle persone che ti dicono quanto gli dispiace, non voglio nemmeno essere un uomo che non sa pesare le proprie parole. Sono stato tutta la notte a pensare a cosa avrei potuto rispondere. Certo, che qualunque cosa non avrebbe lenito il dolore che hai provato nella tua vita.
Sarebbe superfluo dire che ora, capisco molto, moltissimo di te. Le tue paure, i tuoi dubbi, le tue speranze. Capisco anche perché quella canzone, Alibi, ti abbia tanto colpita e ti dia speranza.
 
Alexis…ragazza straordinariamente forte, straordinariamente brillante. 
 
Straordinariamente unica. 
 
La vita è stata severa con te, è stata crudele. Ma hai saputo emergere dalle profondità di un oscuro mondo. Non riesci a vedere quanta forza tu abbia? I passi che stai facendo; invece di accasciarti a terra e lasciare che la vita ti schiacciasse, ti sei alzata, forse barcollando, per muovere i tuoi primi veri passi.
Vorrei poterti abbracciare, stringere e dirti che stai cominciando a vivere finalmente. Che tutto ciò che hai passato ti ha spezzata nel profondo ma hai trovato in te la forza di reagire e divenire ancora più splendida e brillante. 
Ti sei salvata Alexis.
 
Ti sono profondamente grato di aver deciso di condividere il tuo profondo dolore con me, di avermi dato modo di conoscere il lato più oscuro della tua vita.
Ed anche se risulterà una cosa piccola e futile, voglio dirti una cosa: sì, i miei occhi sono azzurri, azzurri e profondi e spero davvero che un giorno, quando saremo stanchi di scrivere, potremmo incontrarci. Voglio vedere i tuoi occhi grigio-verdi perché sono convinto che brillino di vita e sentimento in questo momento in cui puoi finalmente vivere senza paura.
 
Ti voglio bene splendida ragazza. 
Illumini le mie giornate, le riempi di maggior interesse, liberi il lato di me che a molti nego.
Tu sei ossigeno, sei aria pura.
 
Bart
________________________________
 
Sono in piedi dietro a tutti gli altri mentre finisco di leggere la sua mail e le lacrime mi rigano profondamente il viso. Con una mano copro la bocca per evitare che i singhiozzi disturbino gli altri. Non riesco, non riesco a smettere di piangere per le sue parole.
Anche io vorrei tanto poterlo abbracciare in questo momento. Quest’uomo che nonostante tutto ciò che gli ho detto, mi ha sempre spronata. Quest’uomo che ora mi rivolge parole di ammirazione, di affetto e per spronarmi mi mostra cose che io non avevo visto in quella prospettiva. L’America. Venire qui è stato un passo incerto, ma l’ho fatto. E anche se non sapevo cosa mi avrebbe atteso, anche se non avevo mai vissuto realmente da sola -dato che in Inghilterra vivevo nel dormitorio-. Anche se non sapevo come sarebbe stato, sono riuscita a stare in piedi. Ho conosciuto una ragazza splendida che mi  è amica ed a cui tengo. 
Eppure lui è ancora qui accanto a me. Non pensa che io sia sporca, da buttare o irrimediabilmente distrutta. Lui vede la luce che sta cercando di liberarsi in me.
Sono tutti voltati a guardarmi, mentre l’uomo della security mi avvicina, mi posa una mano sulla spalla e con fare impacciato mi domanda…
« Tutto bene signorina? »
Io annuisco debolmente e mi asciugo il viso alla meglio, poi lui tira fuori una bandana dai jeans e me la porge. La prendo timidamente e mi asciugo il viso. Per fortuna che non mi sono truccata, o la sua bandana sarebbe da buttare.
 
Cerco di calmarmi, Christine mi raggiunge e mi abbraccia, anche se non sa perché io mi senta in questo modo, mi stringe affettuosamente tra le sue braccia. Istintivamente chiudo gli occhi e la stringo a mia volta. Questo è l’affetto di una persona che tiene a me e che vuole il mio bene. Mi ricorda tanto l’abbraccio di Sean…
Non mi fa alcuna domanda ed io la ringrazio mentalmente per questo.
Sono tra le sue braccia, il cellulare ancora alla mano ed apro gli occhi. Vedo che anche i membri della band mi stanno guardando preoccupati e gli occhi del cantante sono fissi nei miei. Ma mentre quelli degli altri sembrano chiedersi cosa sia successo, i suoi non sono così smarriti.
Abbasso lo sguardo e faccio un respiro profondo.
Restituisco la bandana all’uomo della security che impacciato se la rimette in tasca. Quindi mi allontano di un passo da Christine.
« Alexis…stai bene? » Mi domanda preoccupata.
Io sorrido ed annuisco.
« Manchi solo tu per fare la foto » mi dice poi con un debole sorriso, forse vuole distrarmi.
« Oh, mi dispiace » dico un po’ a disagio.
Mentre ci avviciniamo alla band, lei nota che ancora stringo il cellulare in mano.
« Sono…arrivate brutte notizie? » Mi domanda.
Io alzo lo sguardo e la guardo confusa.
« Il cellulare, lo stringi come se potesse sfuggirti » mi fa notare.
Me ne accorgo solo quando me lo dice e allento appena la presa dal mio smartphone. Scuoto appena il capo e abbozzo un mezzo sorriso.
« No, leggevo una mail » mormoro passandomi poi nuovamente la mano sugli occhi leggermente arrossati.
« Oh, poi mi dici, ora vai, tocca a te » mi dice per spronarmi.
Non riesco a lasciare il cellulare, non riesco a togliere la schermata della sua mail. Mi avvicino alla band e abbozzo un sorriso timido e imbarazzato.
« Scusate » dico, vorrei davvero sprofondare per la figuraccia.
Finalmente blocco lo schermo del cellulare e lo rimetto in tasca. Chiudo gli occhi. Non ho perso Bart. Non l’ho perso. Questa convinzione mi leva un macigno dal cuore e mi rende il buon umore.
« Tutto bene? » Mi chiede il cantante.
Io annuisco e abbozzo un sorriso al quale lui risponde con dolcezza.
« Pronta per la foto? » Mi domanda giocosamente cingendo la mia vita con il braccio. Il suo gesto mi mette un po’ a disagio, ma mi accorgo che non c’è forza nella sua stretta.
Stavo guardando gli altri quando lui mi ha fatto quella domanda. Mi volto verso di lui e sorrido più serenamente.
« Pronta, anche se sarò un disastro » dico con un po’ di autoironia. Lui scuote il capo per negare.
« Sei splendida » mi sussurra all’orecchio « posso darti un bacio sulla guancia durante la foto? » Mi domanda. Io spalanco gli occhi e mi stringo nelle spalle. Annuisco semplicemente.
Il fotografo ci chiede se siamo pronti, sento il batterista appoggiare il braccio sulle mie spalle con leggerezza. Poi il naso del cantante sfiora la mia pelle, le sue labbra si posano sulla mia guancia, arrossisco appena e guardo l’obiettivo. Le mie braccia sono allargate per cingere appena i fianchi dei due uomini accanto a me.
Sento gli scatti e poi il fotografo dire « Fatto »
Quindi ci scostiamo tutti e io raggiungo la mia amica che sorride a 32 denti.
« Jared ti ha baciata » miagola.
Ah, si chiama Jared. 
« Sì » mormorò un po’ a disagio.
« Erano tutti quei a borbottare quando ti ha baciata c’era una strana atmosfera » miagola ancora. Sembra una civetta quando fa così, ma so che lo fa solo quando si tratta di questa band. Non è assolutamente una ragazza superficiale. Semplicemente queste persone la emozionano a tal punto.
« Ah sì? Non lo so, mi ha chiesto se poteva e io…non ci vedevo nulla di male » ammetto stringendomi nelle spalle.
Mi guardo attorno e vedo che tutti si alzano, quindi torno a guardare la mia amica, infilandomi le mani in tasca e facendomi più piccola nelle spalle.
 
« Ora? » Domando, curiosa di sapere cosa ci aspetta.
« Ora c’è il soundcheck, poi una pausa e quindi ci sarà il concerto. Il bello di avere il golden ticket, è che ci si può godere il doppio concerto. Il soundcheck è sempre divertente, fanno gaffe oppure giocano con noi » mi spiega sempre più emozionata. Credo che se il cuore le potesse uscire dal petto, lo farebbe per quanto sta battendo in questo momento.
Emozionata, mi prende di nuovo per il braccio e mi trascina con gli altri per seguire la security, mentre la band è salita sul palco a sistemare gli strumenti.
Per tutto il tempo del soundcheck, rimango ammaliata dalla voce del cantante. Ha davvero una voce calda e sensuale. Di rado riesco a staccargli gli occhi di dosso. Ci sono anche dei momenti decisamente buffi e divertenti in cui rido divertita. Ci sono molte più persone, Christine mi spiega che ci sono persone che comprano solo il biglietto per il soundcheck senza il golden ticket. Credo che non imparerò mai tutte queste cose.
Sorrido guardando verso il palco. Se è così emozionante adesso, non immagino più tardi, quando ci sarà lo spettacolo vero e proprio!
 
Questo, è il compleanno migliore del mondo…

***
 

Jared
 

 

La devo lasciare quando comincia la sessione fotografica. Raggiungo Tomo e Shannon che mi chiedono se vada tutto bene. Li liquido con un accenno ed un « sì sì » molto veloci. Loro sembrano disinteressati.
Non posso tenerla d’occhio per tutto il tempo, la sua amica sembra pazzamente innamorata di mio fratello e la cosa mi fa sorridere.
Quando manca solo lei, i miei occhi la cercano. La trovo, lontana dagli altri. La mano sulla bocca e piange. Copre la bocca per fermare i singhiozzi ed una morsa mi attanaglia allo stomaco, al cuore. La mia anima urla. Vorrei correre verso di lei e stringerla tra le braccia. Baciare le sue guance ed asciugarle le lacrime.
Ragazza, sei aria pura.
Ma non posso. Non posso farlo, la sua amica corre da lei e la stringe. Lei può farlo. Lei può tenerla tra le braccia e consolarla.
Vedere come si adagia nel suo abbraccio, come il suo viso si rilassa e gli occhi le si chiudono. Mi solleva un po’. Ma non riesco a non notare come la sua mano stringa il cellulare.
Ha letto la mia mail. Eri così preoccupata Alexis? Temevi che io…
Oh Alexis, come puoi averlo pensato. Perché hai un’idea così bassa e negativa di te stessa. I miei occhi sono puntati su di lei quando i suoi tornano ad osservare il mondo.
Li incateno ai miei, come se ci fossimo solo noi.
 
Non so cosa le dice la sua amica, sono troppo lontano per sentire, ma sento mio fratello parlare con Tomo.
« Quella ragazza sembra strana » dice, ma non c’è cattiveria nelle sue parole, solo stupore. Non è strana. É dolcezza.
« Spero che stia meglio » mormora subito dopo sospirando.
Io abbozzo un leggero sorriso. Lei è forte. Lei…starà bene, ora ne sono certo!
 
Ed eccola che si avvicina, manca solamente lei. Il cuore mi batte come un ragazzino alla sua prima cotta. Ci raggiunge, un po’ a disagio, un po’ imbarazzata.
Le sorridiamo e la metto tra me e mio fratello, scusa Tomo, ma questa ragazza è mia. Si scusa e lo fa in modo così tenero che io non posso far altro che sorridere.
« Tutto bene? » Le domando, un po’ preoccupato, ma sollevato al contempo che si stia riprendendo. Annuisce.
Mi sorride, il suo sorriso debole e imbarazzato è così dolce che non posso non risponderle.
« Pronta per la foto? » Le domando, cercando di apparire tranquillo e divertente. Le cingo la vita con il braccio. Sento che si irrigidisce un po’. Alexis? Non ti piace essere toccata, non è vero bambina?
« Pronta, anche se sarò un disastro » mi dice beffeggiandosi. Oh, no. Assolutamente.
Scuoto il capo
« Sei splendida » le sussurro all’orecchio, non riesco a resistere « posso darti un bacio sulla guancia durante la foto? » Le chiedo.
Voglio che questa nostra prima foto insieme, sia particolare. Voglio baciare la sua guancia, sentire quella pelle che immagino essere morbida.
Sento di nuovo che è a disagio, tuttavia annuisce. Sorrido. Chiudo gli occhi e mi avvicino a lei, i suoi capelli mi solleticano il viso. Il mio naso sfiora la sua pelle e le mie labbra si appoggiano su di essa con leggerezza.
Il suo profumo di bagnoschiuma e semplicità mi inebria. Oh Alexis…
Le bacio la guancia, non mi accorgo nemmeno di avere gli occhi ancora chiusi, perso completamente in lei.
In un attimo il fotografo ci annuncia di aver fatto e tutti ci scostiamo, il suo braccio scivola via dalla mia schiena e io mi sento di nuovo incompleto.
 
La guardo tornare da Christine. Mi rendo conto che non la rivedrò più. Ancora una volta la seguo con gli occhi, fino a quando non ci separiamo.
Per tutta la durata del sound-check, cerco di non esagerare nel guardarla, ma è più forte di me, i miei occhi la cercano. La cercano sempre. So che passeranno il concerto nel backstage e da una parte ne sono sollevato. Sarebbe una distrazione troppo grande averla davanti per tutta la durata del concerto!


______________________________

La parte dal punto di vista di Jared sarebbe dovuta essere un intero capitolo a sé stante. Ma con il senno di poi, ho pensato che inserirla spezzettata in corrispondenza del punto di vista di Alexis, avrebbe reso molto di più e non avrebbe creato troppa confusione.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Los Angeles, 16 maggio 2010
 
« Memories hurt even more when you're burnt
Like you're walking on a tightrope having no hope
Looking down for a face or smell
when you find it there, you fell »
 
 
Sono in cucina, seduta allo sgabello del bancone della mia cucina. Tra le mani ho una calda tazza di latte e nella mente, ripenso alle emozioni provate ieri. 
Lo spettacolo di ieri sera è stato…divino. Sono rimasta incantata dalla carica, l’energia e l’armonia di quel live!
Non so nemmeno come descrivere il modo in cui mi sono sentita.
So bene che devo rispondere a Bart, ma non so come cominciare.
Il computer è sul bancone davanti a me, iMail è aperto nella cartella della nostra corrispondenza. Ci sono così tante e-mail che potrei relegarle e farci un libro. Ma sono i nostri momenti. Le nostre intimità e non rivelerei mai a nessuno il loro contenuto.
 
Dopo avermi riaccompagnata a casa, Christine mi ha mandato un sms sul cellulare e devo ammettere che è stato sorprendentemente piacevole…
 
From: Christine
‘È stata una nottata magnifica! Ti ho vista carica, genuina e finalmente divertita. Noi ci conosciamo da poco, ma tengo molto a te, abbiamo un’affinità che non trovavo in nessuno da tempo. Sono contenta, felice che tu abbia amato i Mars e spero che possa essere un’altra passione da condividere insieme. Love you Alexis! Happy b-day sweet girl!’
 
Sono felice di aver trovato un’amica come lei. Ha ragione quando dice che abbiamo un’ottima alchimia. Lo avevo già detto a Bart. 
Bart…è il momento che io gli risponda.
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  best b-day EVER
 
Carissimo Bart…sai che non so mai come cominciare queste mie mail. Alle volte, scriverti ‘carissimo’ mi sembra troppo smielato. Poi mi dico che non mi importa. Mi sei caro, quindi perché non scrivertelo?
Ho passato un compleanno sensazionale. Non posso descrivertelo passo per passo perché scrivere una ventina di pagine. Le emozioni che ho provato sono state molteplici. Devo confessarti che…ho pianto. Ho pianto tantissimo nel leggere le tue parole.
Credo in effetti di aver anche fatto una pessima figura, perché sono scoppiata a piangere davanti ad una ventina di persone. Ma ero così felice, così sollevata che tu non mi reputassi sporca, danneggiata… Forse penserai che non avessi fiducia in te. La verità, è che sono la prima a credere questo di me. Mi sento sporca. Mi sento irreparabilmente danneggiata a tale profondità, che non so se troverò mai il modo di rimettere completamente insieme i miei pezzi.
Le tue parole mi hanno commosso e ti giuro che nel giorno del mio compleanno, avrei davvero voluto farmi stringere da te. Bart, cosa stai diventando nella mia vita? 

Riguardavo la nostra corrispondenza prima di cominciare a scrivere. Una mail al giorno e sono mesi che ci scriviamo. I nostri intimi pensieri, le nostre chiacchierate. I nostri scherzi e i nostri demoni. Sì, mi sei caro Bart, in un modo in cui nessun uomo lo era mai stato.
Ma ti voglio parlare del concerto. Sai quella canzone, Alibi? Il cantante l’ha suonata in acustica, c’è stato un gran silenzio e tutta la folla ha tirato fuori i cellulari. Le luci, la sua voce. É stato un momento così perfetto. Mi ha riempito il cuore. E ti ho pensato mentre lui cantava.
Grazie, per avermi detto -confermato- che hai degli splendidi occhi azzurri. Ne ero certa, un’anima come la tua, poteva essere racchiusa solamente in occhi infiniti e azzurri.
Anche il cantante di ieri -che ho scoperto, grazie a Christine, chiamarsi Jared. Anche se alcuni di loro, mi ha sempre detto Christine, lo chiamano The Divah. È buffa come cosa- ha dei profondi occhi azzurri. Mi hanno incatenata a lui più di una volta.

Oh, abbiamo anche fatto delle foto! Io sarò uscita malissimo, avevo appena pianto. Ma è stato quasi piacevole, a parte quando mi hanno ‘abbracciata’. Ancora non riesco a farmi toccare da degli uomini. E odio il bastardo per avermi tolto la possibilità di innamorarmi ed avere una vita sentimentale. Non…ho mai avuto un ragazzo. Come potevo? Scusa, non so perché ricado sempre su questo argomento ora.
Che dire, un compleanno luminoso. Nemmeno per un momento ho pensato al passato. Nemmeno un attimo.
Ho detto a Christine che voglio rivederli live, che sono disposta a seguirli in tutte le date americane. Ma purtroppo, mi ha detto che non ne faranno altre e che partiranno invece per l’Europa. Non voglio avvicinarmi a quel continente!
Chissà, se rivedrò il cantante con la strana cresta, il chitarrista che dicono sembrare gesù e il batterista che piace tanto alla mia amica. Era così felice Christine quando lui l’ha stretta durante la foto. Mi chiedo se riuscirei a farmi abbracciare così da te…

Buon lavoro Bart!

Alexis
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Forse le mie e-mail cominciano a farsi troppo sentimentali. Credo che non dovrei mostrarmi troppo affettuosa nei suoi confronti. In fin dei conti, potrebbe essere sposato, avere figli. Potrebbe essere qualcosa di scomodo che io mi attacchi a lui in modo diverso dall’amicizia. Eppure, rimane la mia anima gemella interattiva. 
Sospiro e dopo aver scritto la mail, mi decido a chiudere il computer e mettermi a studiare! Per quanto la vita californiana sia attraente e piena di tentazioni, non ho intenzione di sprecare troppo tempo!

                            ***

Dopo una intera giornata a studiare, copiare appunti e leggere saggi -in effetti mi sono persa anche a leggere troppi haiku- vengo distratta dal cellulare che squilla. Un messaggio di Christine.

From: Christine
‘Alexis! Controlla la tua e-mail! Hanno già spedito le foto del meet&greet! É la prima volta che ci mettono così poco!!! Ps. Domani ci vediamo a lezione? Pranziamo insieme e pomeriggio potremmo andare sulla spiaggia, comincia ad esserci il giusto clima mia cara mozzarellina!’

Rido a questo messaggio. Mi ha sempre detto che sono troppo pallida, che si vede che ho passato troppo tempo in Inghilterra. Alle volte mi sento un po’ vigliacca a non averle ancora parlato della mia vita. Lei crede che sia splendido che una ragazza di origini Italo-londinesi, abbia passato anni in Inghilterra ed ora si trovi in America. Non sa che le mie sono costanti fughe! Chissà se arriverà il giorno in cui riuscirò a mostrarle la vera me stessa. Si accorgerà che non mi piacciono gli uomini, i ragazzi; che li tengo a distanza. Quando mi chiederà qualcosa a riguardo, cosa le dirò?
Mi dico che è proprio il momento di smettere di studiare. Chiudo i libri e torno in cucina dove è rimasto il mio portatile. Lo prendo e accendo la televisione su un canale a caso mentre mi siedo sul divano. Incrocio le gambe e vi appoggio sopra il macbook pro da 15’’ che ho comprato non appena arrivata qui. Il mio vecchio portatile era così vecchio che non riusciva nemmeno a caricare dei pdf in modo decente.

Apro iMail e vi trovo tre e-mail, una di queste è di Bart. Sorrido notando che me l’ha scritta qualche ora fa. Ma prima di aprirla, guardo la foto del concerto. Sorrido e mi accorgo che Jared ha gli occhi chiusi mentre mi bacia la guancia, un’espressione così tranquilla e beata. Forse comincio a capire ciò che mi ha detto Christine riguardo l’atmosfera che si era creata. Tutto sommato, credo sia una bella foto e solo ora mi scopro ad osservare Jared a pieno. Un uomo bello, decisamente e con carisma, dato il concerto che è riuscito a montare. Con degli splendidi occhioni azzurri.
Rigiro la foto alla mia amica Christina che per la milionesima volta si lamenta che io non abbia Facebook o Twitter. Amica mia, mi devo nascondere… Non voglio che dall’altra parte dell’oceano possano trovare informazioni su di me, di alcun tipo.
Ed infine, mi godo l’e-mail del mio caro Bart…
 
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Mi piace, quando mi scrivi ‘caro’ o ‘carisismo’. Mi sento caro a te. E sono felice che il tuo compleanno sia stato così splendido! 
Allora il concerto ti è piaciuto? Mi sembra di capire che anche il cantante ti sia piaciuto, o sbaglio? Forse dovrei esserne geloso, nonostante il nostro sia un rapporto puramente platonico e interattivo.
Mi dispiace immensamente averti fatta piangere Alexis, ma mi sembra di capire che fossero lacrime di gioia. Pensavi che ti avrei allontanata perché altri ti hanno fatta del male e ferita profondamente? No. Non è da me. E non mi offende, solo perché ormai so quanto tu sia insicura e fragile. Lo sapevo anche prima che mi rivelassi ciò che ti è accaduto. Ma ora, mi è più chiaro perché ti senti come se stessi scappando.
Alexis, non stai scappando, ti stai salvando. Te l’ho già detto anche in passato. Hai deciso di reagire, trovare una soluzione alle ingiustizie imposte dalla tua vita. Hai deciso di essere più grande e più forte di ciò che ti affliggeva. Come anima gemella interattiva, sono profondamente orgoglioso di te ora che so ciò che hai dovuto attraversare. Sono qui per te bambina… Potrai sempre dirmi tutto, io non ti respingerò.

Avrei voluto farti un regalo di compleanno, purtroppo non sono accanto a te, non conosco il tuo indirizzo e non posso mandarti nulla che sia all’altezza dell’affetto che nutro nei tuoi confronti. Ma mi va bene così, ogni giorno, con le nostre e-mail, ci doniamo a vicenda pezzetti di noi. Spero che questo pezzo di me, possa essere un buon regalo di compleanno…

Mio padre venne a mancare quando ero ancora piccolo. Eravamo poveri e mia madre era molo giovane, faceva del suo meglio per crescerci dignitosamente. Il mio unico amico era mio fratello maggiore. Lo è tutt’ora, il mio più grande amico. Adoro essere il fratello piccolo. Sono un uomo molto lunatico e lui è molto protettivo con me; è nel suo carattere. Eppure, ci sono delle volte in cui lo vorrei lontano da me, come se la sua presenza mi soffocasse. Come se il mio ego, il mio estro e i miei demoni avessero bisogno delle più grandi distanze da lui. Eppure, quando poi non c’è -perché non siamo siamesi, ci sono delle volte che non siamo insieme- quando parte per qualche viaggio o è chissà dove. Mi manca, mi manca immensamente quel suo amore protettivo da fratello maggiore. Mi manca sentirmi coccolato da lui. Probabilmente il mio ego è più grande di quanto credessi…

Mia madre, è una donna che ammiro profondamente, mi ha sempre spronato ad essere me stesso. Mi ha sempre dato i mezzi morali di farcela nella vita. Mi reputo un uomo fortunato. Molto. Eppure non ho mai ritrovato l’amore. Ho smesso di credere nella felicità dopo che una donna mi ha spezzato il cuore anni fa. Questo, probabilmente fa di me un vigliacco.
Come vedi Alexis, non c’è nulla che non vada in te. Sicuramente, ciò che hai vissuto ha aperto una profonda ferita nel tuo animo. Nessuno, nemmeno io, nemmeno tu, può sapere se quella ferita si rimarginerà mai. Ma sono certo, che tu farai di tutto affinché la tua vita sia come la desideri. Sei ai primi passi e da quel che mi racconti, stai facendo davvero un ottimo lavoro.

Keep working baby…

Bart
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É la seconda volta che una sua e-mail mi commuove così tanto. Maledetto Bartholomew! Sorrido e mi dico che domani gli risponderò. Anche se vorrei farlo immediatamente, vorrei perdermi in una serie di infiniti botta e risposta telematici con lui. Sono ormai dipendente dalle nostre e-mail, me ne rendo conto. E rendendomene conto, mi accorgo che da quando ha detto che avrebbe voluto abbracciarmi e incontrarmi, beh, lo desidero anche io. Eppure, sono spaventata dal fatto che questo idillio possa in qualche modo finire.



Volevo ringraziarvi velocemente per le vostre recensioni *O*
Fino oggi pomeriggio non riuscirò a scrivere nulla, ma dato il gran apprezzamento e la vostra curiosità, ho voluto caricare al volo anche questo capitolo <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Los Angeles,  13 luglio 2010
 
« Happiness is like the old man told me 
Look for it, but you’ll never find it all 
Let it go, live your life and leave it 
Then one day, wake up and she’ll be home »
 
 
Sto studiando come una matta! Da quando sono arrivata a Los Angeles mi sono potuta iscrivere esclusivamente a due corsi essendomi iscritta ad anno già cominciato. Il primo, quello di letteratura e cultura giapponese su cui mi sento assolutamente preparata; il secondo riguarda il mio corso di architettura e per il quale ormai sono settimane che sto impazzendo.
So che Christine è in una condizione peggiore della mia, avendo tutti i normali esami per questa sessione estiva. Non ci vediamo da una settimana ormai se non per studiare insieme ogni tanto, siamo completamente in isolamento.
Trovo ugualmente il tempo per scrivere a Bart, ma le mie e-mail ormai sono diventate monotematiche su quanto sia stressante preparare due esami quando hai seguito poco meno della metà del corso ed il grosso del lavoro lo hai dovuto fare a casa.
Eppure, le sue risposte arrivano sempre. La mia piccola luce in questo disastro di libri e appunti.
Oggi pomeriggio, finalmente io e Christine abbiamo deciso di prenderci una pausa dai libri, dagli haiku, dall’architettura e andarcene in spiaggia per un gelato! L’estate a Los Angeles è a dir poco splendida! É stato bello vedersi e staccare un po’, uscire dal mio appartamento e vedere la luce del sole. Ma soprattutto, abbiamo deciso dove andare in vacanza! Sono talmente emozionata, che ora devo assolutamente rispondere a Bart!
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  do you remember when…?
 
Caro Bart, ti ricordi quando mi avevi detto qualcosa del tipo ‘sono convinto che un giorno tu e Christine andrete in Giappone’ ? Beh, quel giorno è arrivato. Ce lo siamo concesse.

Il primo di agosto abbiamo l’ultimo esame, il malefico di architettura! E poi voleremo in Giappone! La cosa che più mi affascina è che staremo a casa di suoi parenti, una villetta nella periferia di Tokyo. Ma ancora non ti ho detto la cosa più bella, la cosa che rende tutto questo ancora più sensazionale e perfetto!!! Il 7 agosto, prenderemo il dangan ressha, uno dei treni più veloci al mondo. Prenderemo la linea Tokaido-Shinkansen e arriveremo ad Osaka…sai cosa ci sarà l’8 agosto ad Osaka? Sono certa che non immagini minimamente. Beh, domani, io e la mia amica Christine abbiamo deciso che disertiamo lo studio per andare a comprare i biglietti: volo aereo Los Angeles-Tokyo, 5 giorni ad Osaka e Golden Tickets…Oh sì!!! Li rivedrò! Rivedrò i Mars in concerto e li rivedrò in GIAPPONE. Come potrebbe una vacanza essere migliore di questa? 

Penso lo sarebbe solamente se ci fossi anche tu con me, con noi. Sai, non ho ancora detto a Chritsine di te. Non perché io me ne vergogni, assolutamente. Ma lei ancora…non sa del mio passato. Non ho ancora avuto il coraggio di parlarle di queste cose. So che omettere delle cose simili in un’amicizia non è un buon segno, ma ci conosciamo da 4 mesi, ho ancora paura che…beh lo sai!
Tornando alla mia vacanza, sei mai stato in Giappone? Sarebbe bello andarci insieme una volta…sono certa che Tokyo sia una città spettacolare. Mi chiedo come mai i Mars non suonino a Tokyo ma ad Osaka. Non so molto di Osaka, ma Christine ha detto che mi farà un corso intensivo durante il volo, sai, sono solo quelle 15 ore di volo. Ma sono così emozionata che non mi importa minimamente! Sono emozionata per il Giappone, ma sono emozionata all’idea di rivedere Jared! Credo di capire che cosa provi Christine per il batterista…o quanto meno inizio a capirlo. Non lo so, a volte riguardo di continuo quella foto e vedo solo me e lui.

Pfff ora devo rimettermi a ripassare! Se domani voglio passare la giornata a non fare nulla con la mia amica, è meglio che finisca oggi almeno l’ultimo capitolo!

Buona notte anima gemella…

Alexis
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Passo quasi l’intera nottata a studiare e mi addormento come una cretina sul divano. Il portatile chiuso sul tavolino di vetro del soggiorno. La mattina mi sveglio per la luce insistente e per il mio cellulare che suona di continuo vibrando fastidiosamente sulla superficie del tavolino.
Mugolo qualcosa contrariata e aprendo gli occhi a fatica, vago con le mani a tentoni alla ricerca dello smartphone
« Pronto » mormoro con la voce ancora impastata dal sonno.
« Alexis! Dove diavolo sei? È mezz’ora che ti aspetto » la voce di una Christine indispettita dall’altra parte della linea mi fa spalancare gli occhi. Mi volto a guardare l’ora sull’orologio a parete e mi accorgo che sono le 11 e mezza.
« Oh dio, Christine, scusami. Arrivo subito! » Garantisco. Lei ride più sollevata.
« Ti aspetto, muoviti » dice più tranquillamente terminando la chiamata.
Mi alzo sgraziatamente e corro almeno a farmi una rapida doccia, raccolgo i capelli perché non si bagnino e mi metto addosso le prima cose che mi capitano a tiro. Un paio di shorts ed una canotta leggera. Infilo le Converse rosse ai piedi e senza nemmeno guardarmi allo specchio, prendo la borsa e volo fuori di casa.
La mia auto corre veloce fino a raggiungere il luogo d’incontro con Christine. Solo quando arrivo mi rendo conto che ho dimenticato di prendere anche il cellulare! Parcheggio l’auto stando attenta a non combinare guai, non sono mai stata un’ottima guidatrice, ecco perché preferisco siano gli altri a guidare. Di corsa raggiungo la mia amica. La trovo seduta al tavolino esterno del nostro solito cafè che mi guarda divertita.
« Wow, in tempo record, solamente 50 minuti di ritardo » dice sarcastica.
« Perdonami Christine » mormoro dispiaciuta. Lei mi sorride facendomi cenno di sedermi ed io sospiro, un po’ per riprendere fiato ed un po’ sollevata che non sia arrabbiata con me.
« Non ti preoccupare, siamo entrambe stressate. Non ho pensato che mi stessi dando buca ma che probabilmente avessi studiato fino tarda notte, mi sbaglio? » Domanda convinta delle proprie parole. Certo, lo sa perché sarà capitato anche a lei un sacco di volte. Mi limito ad annuire e aspettare che il mio respiro torni ad essere regolare.
« Allora, da cosa vogliamo cominciare? » Mi chiede estasiata. Siamo entrambe su di giri per questa nostra vacanza, ma dobbiamo prima fare i conti con l’ultimo malefico esame che ci attende!
« Beh, direi che possiamo andare all’agenzia viaggi e fare tutto insieme, i Golden Ticket dove si comprano? » Domando, rendendomi conto che la volta prima aveva fatto tutto la mia amica ed ora io non so proprio come muovermi. Infatti lei ride.
« Quelli li prendiamo da te, basta la carta di credito e la connessione internet » mi assicura. Mi piace l’idea di passare il pomeriggio a casa mia, stiamo sempre da lei e ci sono i suoi genitori che ci chiedono spesso e volentieri se vada tutto bene.
Pranziamo al cafè in tutta tranquillità, chiacchierando e fantasticando su ciò che faremo e potremo fare a Tokyo. Siamo entrambe emozionate come delle ragazzine, per il viaggio, la vita da turista che ci attende. Lei mi assicura che i suoi parenti sono persone molto cordiali e che quando aveva comunicato loro che saremmo state loro ospiti, erano estasiati. Credo che Christine non si faccia vedere spesso dalla famiglia di suo padre.
Finito il pranzo ci dirigiamo all’agenzia viaggi che per fortuna si trova a 10 minuti a piedi dal nostro cafè. Non mi piace per nulla prendere l’auto!
 
Una volta in agenzia è Christine a parlare con l’addetta, le spiega che dal primo agosto fino al 20 vogliamo staremo in Giappone, ma si premura di dirle che vogliamo esclusivamente i biglietti aerei e l’hotel per i giorni 7-8-9-10-11 ad Osaka. Non sapevo nemmeno che ci fossero così tanti dettagli da stilare per una vacanza, non avendone mai fatta una vera e propria. Ci volle un po’ ma quando Christine si voltò verso di me, mi chiese i documenti e la carta di credito. Non avevo davvero idea di quanto tutto quello sarebbe costato ma in effetti, non mi importava minimamente.
Il bastardo doveva solo azzardarsi a fare un solo fiato riguardo alle mie vacanze o al modo in cui vivevo la mia vita. Soprattutto perché non ero mai stata il tipo di ragazza che quando usciva spendeva centinaia o migliaia di dollari.
 
Quando abbiamo finito, mi ritrovo in mano una cartellina con ricevute e biglietti vari. Mi rendo pienamente conto di quanto sia poco pratica di tutte queste cose e Christine mi guarda incuriosita.
« Non dirmi che è la tua prima vacanza all’estero… » 
Io sospiro appena.
« Già, da ragazzina non sono mai andata più in là dell’Italia e quando stavo in Inghilterra, il massimo della vacanza era tornare in Italia » spiego un po’ a disagio. Noto che lo sguardo di Christine si fa curioso, dato che entrambe siamo più che benestanti è davvero così strano -a quanto pare- che io non sia mai stata in vacanza. Ma invece di fare domande, mi sorride.
« Bene, sono contenta allora che la tua prima vacanza vera e propria la farai con me » miagola mentre usciamo dall’agenzia viaggi. Il suo sorriso e il suo buon umore sono davvero contagiosi!
« Andiamo da te? Mi devi anche prestare il libro per l’esame di cultura e letteratura giapponese, tu lo hai passato subito a pieni voti, ma io lo devo ridare » sbuffa fintamente infastidita. Rido, è paradossale, quella con origini giapponesi è lei!
« Certo, andiamo da me, così prendiamo i Golden Ticket e devo controllare la mail » ammetto con un sorrisetto che lei percepisce. Eppure non dice nulla.
 
Comprare il Golden Ticket è più semplice e veloce di ciò che credevo.
Mi sento, come lei del resto, contenta all’idea di rivederli in concerto!
Ci siamo appena fatte un thé e stiamo sul divano a chiacchierare, quando lei si decide a farmi quella domanda ceh sapevo mi avrebbe fatto.
« Vuoi sempre controllare la mail, chi ti scrive così spesso? » Domanda circospetta e quasi studiando ogni mia potenziale reazione.
Io stringo la tazza con entrambe le mani e distendo le labbra in un debole sorriso.
« Un uomo » ammetto in un primo momento, ma questo sembra sufficiente per dipingere un’espressione incredula e sorpresa sul suo volto. « Ci sentiamo da mesi ormai, parliamo di molte cose, soprattutto di noi. Anche se non sappiamo i nostri cognomi, indirizzi e non ci siamo mai visti » le spiego.
Immagino che possa suonare come una cosa assurda, soprattutto ad oggi che per sapere tutto di una persona basta avere Facebook. Ma io non ho Facebook e Christine ancora si chiede perché.
« Oh dio, di dov’è almeno lo sai? É americano? Quanti anni ha? Non hai mai visto nemmeno una foto? Magari è un grassone pelato con degli occhiali a fondo di bottiglia… »
Rido, perché questi pensieri li ho fatti anche io. Ma poi mi sono risposta da sola.
« Anche se lo fosse, proverei ugualmente affetto per lui » spiego.
La sua espressione si fa ancora più sorpresa e sgomenta.
« Vedi, mi è stato accanto senza fare domande, abbiamo rispettato l’uno gli spazi dell’altro e ci siamo scoperti con lentezza. Ho più di un centinaio di e-mail sue e non parlo di messaggi di poche righe, parlo di lunghe e-mail. So che ha gli occhi azzurri però » dico come se fosse una piccola vittoria, ma Chritine storce il naso.
« Non lo so Alexis, sembra così strano » mormora.
« Avete parlato se incontrarvi? »
« Non proprio, ultimamente le nostre e-mail si stanno facendo più affettuose. Stiamo ora accennando al fatto che ci piacerebbe conoscerci di persona. So che lui vive in California, ma non so con precisione dove. Lui però sa’ che mi sono da qualche mese trasferita qui a LA » 
« Mh e non ti ha mai chiesto di vedervi, senza giri di parole intendo. Parlando di un luogo e un’ora? »
Io scuoto il capo per negare.
« Ma non credo sarei pronta a incontrarlo » ammetto subito dopo.
« Come mai? Non sei curiosa…? »
« Oh, sì, molto. Credo che in un certo senso lui potrebbe essere la mia anima gemella. Solo che…Questo non è il momento giusto per incontrarlo Christine. Non so come spiegartelo, è una sensazione. Credo che quando sarò certa, quando vorrò davvero incontrarlo perché sentirò che mi è necessario, allora lo farò »
Lei sorride.
« Sei così…semplice, quasi ingenua » mormora.
Io la guardo sorpresa. Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, non mi sento ingenua, ma forse sotto certi aspetti ho vissuto così tanto fuori dal mondo, che agli occhi di una ragazza americana così moderna come Christine, potrei sembrarlo.
« Se ti fa sentire bene e ti mette di buon umore, non ci vedo nulla di male » dice infine e io la prendo quasi come una sorta di benedizione. Un piccolo peso è scivolato via dal mio petto, sapere di poter parlare con lei di Bart così come lui lo fa con suo fratello.
« Ah, ma come si chiama? » Mi domanda.
« Bart, beh Bartholomew in realtà, ma io lo chiamo Bart e lui si firma Bart nelle sue mail »
Lei sorride.
« Che nome altisonante » ridacchia.
Io ridacchio con lei e finiamo per parlare d’altro, degli esami, della vacanza, del concerto…
 
 
 
Los Angeles,  13 luglio 2010
 
« Do you really want?
Do you really want me?
Do you really want me dead, or alive to torture for my sins »
 
Bart/Jared
 
Quando leggo la sua mail dal mio iPad, quasi non mi prende un colpo.
Alexis, stai cercando di farmi impazzire? Di farmi implodere e torturarmi lentamente? Non so come sentirmi alla notizia che di nuovo la rivedrò. Non mi aspettavo sarebbe accaduto, non finché avessimo deciso insieme di incontrarci. Eppure, ora mi scrive dicendomi che sarà al concerto ad Osaka.

Abbasso l’iPad e cerco di sospirare. Okay Jared, devi di nuovo resistere all’intensa voglia di abbracciarla e baciarla. Stringerla e passare più tempo possibile con lei, non farla scappare più via da te. Troppi istinti a cui cercare di resistere…
Quello che temo ora, è il fatto che più volte ci incontreremo in questo modo e più scoprire che io sono il cantante che l’ha vagamente stregata, sarà un duro colpo. L’ultima cosa che voglio è traumatizzare ulteriormente questa ragazza. Mi riscopro preoccupato. Ma non posso certo non presentarmi ad un concerto, è impensabile. É altrettanto impensabile per me, dirle via e-mail chi sono. Non so come lo farò, nemmeno quando, ma non via e-mail.
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Da: dontletitbringyoudown@gmail.com 
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
Oggetto:  Re: do you remember when…?
 
Sono basito dalla velocità con cui voi ragazze abbiate confermato la mia previsione. Ma sono molto contento per te e la tua e-mail è piena di entusiasmo.

Così andrete di nuovo al concerto e incontrerete di nuovo la band? Cominceranno a pensare che siate di casa…
Sono sinceramente contento che tu stia facendo queste esperienze, che senta di poterti comportare naturalmente senza dubbi e paure. Sono stato qualche volta in Giappone, lo trovo un paese splendido, così ricco di tradizioni interessanti. Purtroppo non m ci sono mai fermato per più di un paio di giorni e il fuso orario con l’America è pesante. Te ne accorgerai.
Posso sperare in qualche foto in qualche foto di splendidi panorami?

Per quanto riguarda ciò che dici o meno alla tua amica, io credo che quanto te la sentirai, quando sarà il momento, gliene parlerai. Di me, della tua vita. Parli molto di questa ragazza, sento affetto nelle tue parole e da come ne parli, anche lei sembra volerti molto bene. Hai trovato una vera amica Alexis…? Se così fosse, sarei ancora più contento per te. Vedi come tutti i tasselli si stanno muovendo? Come con tante piccole azioni stai costruendo la tua nuova vita? Ti sento più serena e ti ho immaginato -per quanto io possa farlo- tutta sorridente mentre mi scrivevi questa mail! Mi sbaglio?

Goditi la tua vacanza, goditi il viaggio, il concerto, l’esplorazione di nuovi posti. E se capiterà, ricordati che sarò sempre qui ad aspettare qualunque cosa tu voglia condividere con me.

Dacci dentro con gli esami Alexis!

Bart
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Sta diventando sempre più difficile scrivere le e-mail senza tradirmi. Senza riportare qualche dettaglio che la riguarda.
Christine? Credo sia una buona amica per lei per il modo in cui l’ha stretta e rassicurata quando piangeva. I suoi sorrisi? Li ho impressi nella memoria e mi ci rifugio quando voglio perdermi in lei.

Manca poco meno di un mese a quando la rivedrò…



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un regalino di ferragosto, non potevo aggiornare prima
il povero Jared sembra non poter stare tranquillo. Anzi, deve anche sentirsi dire quanto lei sia contenta di rivedere il cantante dei Mars... *uhuh*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Tokyo, 1 agosto 2010
 
« No directions to get me home
In a crowd I walk alone
Nothing can hold me down
Walking on solid ground »
 
 
Sono distrutta.
Il volo, l’emozione, le lunghe chiacchierate, tutte le spiegazioni e le nozioni apprese. 
Ho passato la notte a casa di Christine, non ho dormito molto per via dell’agitazione. Mi sento quasi una ragazzina, ma continuavo a pensare a come sarebbe stato, a tutte le cose che faremo e…non riuscivo proprio a prendere sonno!
I suoi genitori ci hanno accompagnate in aeroporto e ci hanno riempito di saluti e onorificenze da ‘portare’ ai parenti. Nemmeno Christine li ha mai visti o conosciuti. É la prima volta per entrambe in Giappone, ma lei è più avvantaggiata su usanze e dettagli.
Sono stati davvero carini e gentili, ci hanno lasciate solamente al gate e ci salutavano come credo che due genitori amorevoli dovrebbero fare. Non glielo dico, ma sono molto invidiosa di lei. 
 
Ora è sera, io e Christine ci siamo ritirate in camera a riposare, in America non ho idea di che ore siano, però, dato che sono troppo stanca per dormire, voglio scrivere a Bart…
Negli ultimi tempi le nostre e-mail sono state strane, lui mi sembra quasi distaccato, quasi più assente. Le sue parole sembrano quasi preconfezionate. Non capisco se dipende da me o dai suoi impegni. Non voglio certo fare la persona appiccicosa facendoglielo notare, quindi ho deciso che mi limiterò a raccontargli del mio arrivo qui, sperando di non apparire troppo egocentrica.
Facendo poco rumore, recupero il mio iPad dalla borsa e rimanendo sotto la coperta estiva, comincio a scrivere la mia mail. Chrtisine è crollata per la stanchezza.
 
 
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Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  this girl in Japan
 
Caro Bart, sono le 11 di sera qui a Tokyo, si presuppone io sia distrutta dalla stanchezza dato che prima di partire ho dormito pochissimo. Ma non è così, inoltre…pensavo a te. Sei l’unica persona -oltre Christine- con cui vorrei condividere quest’esperienza.
 
Beh, poi, ora sai che sono arrivata sana e salva e che per 20 giorni sarò una ragazza giapponese hehe
 
Durante il volo, forse per esasperazione, sono riuscita un po’ a dormire. Evidentemente il mio corpo non ce la faceva davvero più. 
Arrivate all’aeroporto di Narita -Christine mi ha spiegato che è qui che arrivano gli scali internazionali- sono venuti a prenderci i suoi zii.
Le comunicazioni saranno difficili! Sua zia è una donna che non lavora, rimane a casa con la cuginetta di Christine e quindi non parla molto bene inglese. Suo zio invece, lavorando per una grande compagnia, mastica molto meglio la lingua. 
E Mayumi ha solo 10 o 11 anni, non ricordo bene forse potrebbe averne anche 12, ma non credo che parli molto inglese.
 
Sono stati molto cortesi, ci hanno aiutate con le valigie e suo zio, Takeru ci ha spiegato un po’ di cose su come si svolgono le loro giornate. Ci ha assicurato che, dato che siamo grandi, possiamo fare ciò che vogliamo, ci hanno addirittura dato una copia delle chiavi di casa. L’unica cosa per la quale ci ha pregato, è di mantenere un atteggiamento decoroso, sia dentro che fuori casa. Mayumi è piccola e anche se siamo a Tokyo, l’onore e la reputazione per loro è una cosa molto importante. Devo solo capire a cosa si riferisca nello specifico…
 
Il forte accento nel loro inglese mi affascina. Il mio ormai lo sto perdendo, quello italiano per lo meno. Sto assorbendo quello americano ma ogni tanto l’influsso di 5 anni in Inghilterra si fa sentire.
 
Quando siamo arrivati alla loro casa -sono rimasta incantata- ha un non so che di moderno e tradizionale giapponese. Se solo la trasformassero in un disegno, sarebbe esattamente come quelle che si vedono negli anime.
All'esterno è circondata da un basso muretto in pietra grigia con sfumature rossastre su si trova una altrettanto bassa ringhiera nera a motivi intrecciati. Il cancelletto è di ferro posato all'estremità di due piccoli gradini e sulla sinistra, sempre in pietra c'é una aiuola quadrata con quello che credo sia un bonsai, ma non so di che genere. 
La casa è a due piani, medio grande ed al centro del piano terra c'è la porta d'ingresso. 
 
Takeru, lo zio di Christine, ha portato dentro i nostri bagagli, mentre Meiko, sua zia, ci ha mostrato la nostra stanza. Abbiamo dovuto lasciare le scarpe all’ingresso, infatti l’intero suolo della casa è ricoperto di tatami e Takeru ci ha spiegato che in casa si rimane scalzi -prediligendo sempre l’utilizzo dei calzini-
 
La camera degli ospiti come non ha molto al suo interno, Meiko ci ha mostrato l’armadio ad ante scorrevoli in cui si trovano i nostri futon. Ha cercato di spiegarci -almeno credo- che li dobbiamo tirare fuori la sera per andare a dormire e  la mattina, dobbiamo stenderli al sole per poi riporli di nuovo nell’armadio il giorno dopo. Quando non ci sono i futon, al centro della stanza c’è un tavolino che lei ha chiamato zataku o qualcosa di simile e attorno vengon messi dei cuscini. Quindi nei momenti di tranquillità, potrò scriverti le mie mail comodamente seduta.
 
Tutto mi affascina qui Bart…
Sono così curiosa di scoprire tutto, così interessata a farmi insegnare le loro usanze, il modo in cui si comportano. E poi, mi fa sempre un certo effetto vedere una semplice famiglia. Sento come se mi mancasse qualcosa che non potrò mai avere, qualcosa che irrimediabilmente mi è stato negato. Certo, credo di essere felice della mia vita ora, non mi sto lamentando. Ma quando li guardo, insieme ad un sorriso sento una strana sensazione nello stomaco, nel petto.
 
Credo che il bastardo non sarà minimamente contento di questi giorni che trascorrerò qui, perché credo comprerò parecchie cose. E se diventassi una ragazza materialista e che  spende soldi irresponsabilmente, mi vorresti ugualmente bene, Bart?
 
Sto continuando a sbadigliare e ho gli occhi pesanti e che mi bruciano, eppure so che anche sdraiandomi, non riuscirei ad addormentarmi.
Quanto vorrei che tu fossi qui, sarebbe tutto ancora più perfetto.
 
Sai, mi sono spesso chiesta, un uomo di 39 anni, con la tua personalità, avrà sicuramente qualcuno di importante nella propria vita. Io ho la mia immagine di te nella mente ed l’immagine dell’uomo con cui parlo, è sicuramente sposato. Non so perché ne sono così convinta. Eppure, un angolo di me spera con tutta sé stessa che non sia così. So che non ci siamo mai incontrati e forse non accadrà mai.
Sento questa dualità dentro di me, desidero disperatamente incontrarti, sento che…sei l’unico uomo da cui potrei farmi davvero abbracciare. Eppure, al tempo stesso, ho paura di incontrarti. Di portare alla realtà questo nostro rapporto. Forse, come dici tu, è una mia paranoia. Ma sento che nella realtà, non sarei abbastanza per te. Abbastanza bella, abbastanza brillante. Non lo so, davvero.
Come combatto questa ambivalenza? Tu…cosa provi?
Dovremmo incontrarci Bart…?
 
Alexis
 
_______________________________
 
 
Non appena invio la mail, mi chiedo se sono impazzita o meno.
Il mio lato insicuro e paranoico, si domanda che cosa io abbia in mente a scrivergli di incontrarci o chiedergli cosa ne pensa.
Perché prima di premere invio non ho pensato al fatto che la sua risposta potrebbe essere negativa? Che magari lui non abbia poi così tanta voglia o non senta il bisogno, di incontrarmi di persona.
 
Sono preoccupata per il mio scambio di e-mail con Bart. É la prima volta da quando lo conosco che rischio di rimanere senza sentirlo così a lungo. Non mi fa sentire bene la cosa, lui ormai è parte integrante della mia vita. Ma passeremo la maggior parte della giornata fuori casa e sarò sempre in compagnia di Christine. Le possibilità di scrivergli o rispondergli saranno minori.
E poi mi scopro a preoccuparmi che lui possa pensare che tutto il resto possa essere più importante. Lui è la mia piccola luce nell’oscurità. Forse…dovrei davvero pensare ad incontrarlo.
 
Ormai l’e-mail gliel’ho mandata. Tanto vale che io cerchi di riposare il cervello.
Ma mettendo a terra l’iPad e chiudendo gli occhi, mi ritrovo a pregare affinché lui si senta come me. Che voglia incontrarmi un giorno.
Potrei andare ovunque in California o negli USA pur di vederlo.
Ecco, che dopo qualche momento a sfregarmi gli occhi e sbadigliare, il mio corpo sembra smettere di porre resistenza e si abbandona alla impensabile morbidezza del futon…
L’aria condizionata mi fa coprire un po’ di più e lentamente scivolo nel sonno, persa nei miei mille pensieri su Bart.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ed ecco qui la reazione di Bart/Jared...
Spero che sia all'altezza delle vostre aspettative!
*inchino giapponese*


New Zealand, 2 agosto 2010
 
« Begin again
You're no calendar
You're no concrete plan
Begin again
Don't waste your time
'Cause no one's gonna tell you when »
 
 
Bart/Jared
 
 
Siamo in Nuova Zelanda ed io riesco solo a pensare che in cinque giorni incontrerò di nuovo Alexis. Ho deciso di parlarne con mio fratello, almeno con lui.
Non so cosa dirle riguardo alle sue domande, al suo desiderio di incontrarmi. Desiderio che condivido pienamente. Ma ora che per la seconda volta sarà ad un nostro concerto, come farò?
Come reagirà alla scoperta di chi sono? In fin dei conti, non le ho mentito. Ma quel giorno forse avrei dovuto rivelarle chi ero. Oppure quando mi ha detto che sarebbe stata al concerto, le avrei dovuto dire che ci sarei stato anche io. Di incontrarci lì.
Eppure non l’ho fatto.
 
Sospiro pesantemente, rileggendo la sua ultima e-mail. 
Sono seduto al tavolo di un ristorante sulla spiaggia. Mio fratello arriva con la sua solita poca grazia, mi appoggia una mano sulla spalla e io sorrido vedendolo sedersi con me.
« Sempre con il cellulare in mano Jared? » Mi chiede e la sua allusione alla ragione per cui io abbia il cellulare in mano, è palese.
« Come sai, ho delle e-mail importanti a cui rispondere » gli ricordo con un sorrisetto. 
Eppure mi sento quasi triste, mi sento un traditore.
Sto fissando un punto non ben definito e Shannon richiama la mia attenzione.
« Vuoi parlarmene? »
Sposto lo sguardo su di lui, il suo viso un po’ apprensivo.
« C’è una cosa che non ti ho detto »
La sua espressione si fa curiosa.
« Mi devo preoccupare? » Domanda.
Io scuoto il capo per negare.
« No, ma…io l’ho vista »
I suoi occhi si spalancano, sorpresi, quasi sconvolti.
« E non mi hai detto nulla? Quando? Cosa ha detto? Che…insomma…avete fatto? » Dice quest’ultima frase alludendo e ridacchiando.
Di nuovo scuoto il capo, più sconsolato.
« Io l’ho vista. Lei non ha visto me. » Cerco di spiegarmi, ma mi sento davvero un moccioso! « Sapevo che sarebbe venuta al concerto a Los Angeles, sapevo che aveva il Golden Ticket e non ti ho detto nulla. Volevo…averla solo per me » mormoro quasi imbarazzato.
Quando alzo lo sguardo ed incrocio quello di mio fratello, c’è una dolcezza che un po’ mi spiazza. Scosto lo sguardo giocherellando con il tovagliolo, in attesa che mi portino l’ordinazione.
« Ora capisco il tuo atteggiamento a Los Angeles e riesco anche a immaginare quale ragazza fosse. Tu che dai spontaneamente un bacio ad una delle ragazze durante le foto? » 
Io rido appena.
« Già, ma…adesso il problema è un altro » spiego quasi frustrato. « Lei sarà ad Osaka, di nuovo al meet and greet…di nuovo a mandarmi fuori di testa. Non so cosa fare. Nell’ultima e-mail che mi ha mandato, mi ha chiesto se mi sentivo come lei, con il desiderio di conoscersi ma la paura di farlo. Mi ha chiesto se dovremmo incontrarci. »
Shannon mi guarda assorto dalle mie parole.
So’ che quando gli parlo di qualcosa che mi turba, ho la sua completa attenzione. In quanto fratello maggiore, lui tende sempre a proteggermi, a prendersi cura di me.
« Quello che mi chiedo Jay è…hai timore ad incontrarla perché così scoprirebbe chi sei e che in un certo senso le hai mentito; oppure sei spaventato da cosa porterà nel vostro rapporto il fatto di vedervi? »
La sua domanda è molto chiara ed alla fin fine credo che sia una domanda che mi sto ponendo anche io da quando l’ho vista a Los Angeles.
« Ancora non l’ho capito. Ma più tempo aspetto a incontrarla e conseguentemente svelare chi sono, più farlo diventa difficile. Se continua a venire agli show, a incontrarci ai meet & greet…le bugie che le racconto aumenteranno. Ogni volta che le scrivo, cerco di stare attento. Continuo a parlare come Bart, l’uomo che non l’ha mai incontrata. Eppure potrei scriverle intere righe su quanto l’abbia trovata splendida e dolce » sbuffo scuotendo il capo. 
Verrò mai a capo di questa situazione?
« Hai pensato alla possibilità di incontrarla qui in Giappone? »
« Ci ho pensato »
« E…? »
« Non credo sia il caso » 
« Perché no? »
Sospiro.
Ora mi sento anche più frustrato, come se fosse possibile.
« É la sua prima vera vacanza, non voglio sconvolgerla, non voglio che in qualche modo possa essere rovinata » sbuffo appena. « E poi, credo di volerla incontrare a Los Angeles, darle modo di…poter scappare o reagire come vuole. Non lo so, voglio che non sia una cosa traumatica » spiego cercando di fargli capire cosa intendo.
« Okay, non so tutti i dettagli della vostra conoscenza e tanto meno di lei. Ma…pensa anche a te Jay, non solo a lei. Pensa a cosa vorresti, in fin dei conti è quello che ti ha chiesto »
Alzo lo sguardo, il suo viso ha un sorriso disteso e tranquillo. Mi guarda come solo un fratello maggiore può fare.
« Io voglio incontrarla, non come Jared, come Bart. Non ad un concerto, non ad un meet… » ammetto con un’onestà che riesco ad avere solo con lui e a volte con Tomo.
« Allora fallo, fatelo, con i vostri tempi. Se lei continuerà a venire ai live…quando sarà il momento affronterete la realtà. Jared, vi scambiate e-mail da quasi un anno, lei è importante per te, ma fino a quando non vi incontrerete entrambi, non saprete cosa realmente provate. Potrete essere amici o qualcosa di più. Ma non lo potrai mai sapere tramite e-mail. »
« Sono certo che lei provi qualcosa per me…Io, semplicemente lo sento » mormoro convinto di ciò che sto dicendo.
Alexis prova qualcosa per me. Ne sono certo. Così come io provo qualcosa per lei e non credo che sia qualcosa limitato all’amicizia. Ma so che…sarà una cosa molto difficile, ricordo come a Los Angeles, il fatto che la toccassi la infastidisse.
Sospiro appena, sempre più frustrato, sempre più confuso.
« Okay, ad Osaka dovrò tenere duro. Staremo in tour ancora per così tanto tempo che…non so quando riuscirò a incontrarla. La mia paura è che se la incontrassi che sono ancora in tour lei possa allontanarsi da me »
Ammetto. Non lo avevo mai detto ad alta voce.
Ma se anche decidessi di incontrarla in qualche giorno di pausa, lei dovrebbe elaborare la scoperta. E se il fatto di non poter avere altri contatti nella realtà per lunghi tempi la portasse a distaccarsi anche nelle nostre e-mail. La cosa, devo ammetterlo mi spaventa perché non voglio perderla.
Shannon si stringe nelle spalle e tende le labbra nell’ennesimo fraterna espressione.
« Non lo saprai mai finché non lo fai. Non mi sembra che ora tu stia molto bene in questa situazione. In chi dei due non hai fiducia Jay…? »
Schiudo appena le labbra, gli occhi bassi sulle mani di mio fratello che stanno giocherellando con la base del bicchiere.
In chi dei due non ho fiducia…forse in me. Forse in lei. Nella sua reazione. Nelle sue paure e paranoie.
« Forse entrambi » ammetto infine.
« Allora, aspetta il momento giusto, quando sentirete entrambi che lo sia, fatelo e basta. Alle conseguenze, ci penserete »
Annuisco mentre il cameriere finalmente mi porta il piatto.
Ora la fame mi è un po’ passata, ma detesto sprecare il cibo, quindi mangio silenziosamente, mentre Shannon mi racconta alcuni dei fatti suoi.
Sa che la mia mente non è completamente qui, che sta vagando nel suo mondo di dubbi, in quella mia parte più oscura dove quasi nessuno si è avventurato.
Eppure continua a raccontare, a rendermi parte della sua vita senza aspettarsi, in questo momento, nulla di particolare da me.
I suoi modi di prendersi cura di me sono così vari e diversi, questo ne è un piccolo esempio.
 
 
Sono seduto sulla spiaggia, il cellulare in mano. Il sole sta tramontando e domani sera suoneremo qui prima di partire per Singapore e poi…raggiungeremo il Giappone.
Sospiro, chiudo gli occhi e cerco di liberare la mente da tutti i pensieri attorno al nostro futuro incontro.
Shannon mi ha consigliato di essere semplicemente me stesso, onesto con lei come ho sempre fatto fino ad ora. Certo se mi comportassi in modo diverso, sarebbe un tradimento peggiore di quello che compio quando la stringo ai meet…
Regolo il respiro e tendo le labbra in un piccolo sorriso, pensando a come sarà bello rivederla. Mi basta solo questo per cominciare a scriverle.
 
 
_________________________________
 
 
Cara Alexis, scusami per il ritardo nella mia risposta, come sai ho ripreso a fare qualche viaggio di lavoro. Ma leggo sempre con entusiasmo le tue e-mail.
Sono contenta che il viaggio sia andato bene e che tu sia così affascinata da ciò che vedi. Non avevo poi dubbi a riguardo. Il Giappone è un bel paese se vissuto con il giusto animo. Sono curioso di leggere delle tue prossime avventure, sono certo che saranno molteplici e che me ne parlerai con entusiasmo. Mi piace che ora le tue e-mail siano più positive, piene di vita, esperienze ed emozioni.
Sentire che stai bene, mi fa sentire bene.
 
Mi fanno sorridere le tue parole, ‘sicuramente sposato’.
No Alexis, non lo sono.
Non sono sposato, non sono fidanzato. Lo sai, viaggio spesso per lavoro, questo non aiuta ad avere relazioni stabili. Inoltre, come ti ho detto spesso, tu e pochi altri siete a conoscenza del mio lato più turbato. Dei miei demoni e dei miei pensieri più profondi. Questo fa sì che siano molto poche le persone che mi conoscono profondamente.
 
Mi sento come te riguardo noi due.
Sono molto combattuto: ciò che abbiamo è intenso, profondo e perfetto fin tanto che si svolge tramite e-mail.
Mi sono sempre chiesto cosa succederebbe se vivessimo nella realtà. Come sarebbe rapportarci nel mondo. Con i nostri impegni, con le nostre vite. Mi spaventa perdere ciò che abbiamo Alexis. Ma al tempo stesso, desidero che tu faccia realmente parte della mia vita. Desidero abbracciarti.
Ma non pensare che non saresti abbastanza per me, questa sì che è una delle tue paure e paranoie. Ma non devi pensarlo. La tua mente, il tuo animo non cambiano nella realtà ed è tutto quello che io adoro in te.
 
Credo dovremmo incontrarci Alexis…
 
Bart
 
__________________________________

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Osaka, 8 agosto 2010
 
« I cannot say no
A twisted kind of love
Still I tell you
That I won’t give up, give up… »
 
 
 
L’email di Bart mi ha lasciata un po’ in sospeso.
Dovremmo incontrarci’ e il mio cuore ha perso un colpo, ora credo di sapere che la voglia di vederlo supera la paura.
 
Nel frattempo, ieri siamo arrivate ad Osaka. 
Viaggiare sul dangan ressha è stato emozionante. Dio, andava talmente veloce eppure noi non sentivamo il minimo sobbalzo, il minimo rumore fastidioso. Ci sono volute quasi 4 ore, ma io e Christine chiacchieravamo come nostro solito. Le ho anche detto che sembra che io e Bart finalmente ci incontreremo, ma che credo affronteremo il discorso una volta che sarò a Los Angeles, ora non ha senso.
Lei sembrava contenta per me, ma ancora non si fida completamente di lui. Dice che un uomo con cui mi sento ormai da quasi un anno, se non fosse un impostore, avrebbe dovuto darmi qualcosa di più che semplici e-mail ed indizi scritti. 
Credo che lei non capisca il fascino della nostra corrispondenza. Che se fosse stata composta fin da subito dalla imperfetta realtà, non sarebbe arrivata ad essere ciò che è ora. Ma in fin dei conti, sono molte le cose che la mia amica non sa di me. Non voglio certamente fargliene un torto.
 
La nostra stanza è a dir poco splendida! Una doppia, ci sono due letti matrimoniali uno accanto all’altro. Lo stile della stanza è moderno e…americano. Probabilmente è per questo che Christine l’ha scelta. 
Anche la vista è davvero mozzafiato, la notte lo spettacolo di luci è incantevole. 
Siamo all’Hotel Monterey. 
 
Abbiamo ovviamente deciso a casa dei suoi zii cosa portarci per il concerto. Ed eccoci qui, di nuovo ad aspettare che il personale del golden ticket ci scorti al posto adibito per le domande. Ancora una volta il concerto si terrà all’aperto, qui in Giappone si muore di caldo e già mi manca l’aria condizionata della stanza!
Ho infilato un paio di shorts di jeans chiari con il solito motivo rovinato, una canotta larga, lunga su cui io e la mia amica abbiamo fatto stampare ‘we are the kings and queens’ e dietro i glyphs.
Come mio solito, ho messo il cappellino ma questa volta ho raccolto i capelli in una crocchia sulla parte bassa nuca. Giusto qualche ciuffo ricade dietro, ma non mi infastidisce, l’importante che io non senta caldo.
Christine ha avuto il coraggio di mettersi dei pantaloni lunghi, non so come faccia! Ma anche lei si è raccolta i capelli.
Ci sono ancora meno persone a questo meet, siamo solo in dieci. Di cui due ragazzi americani che avranno all’incirca la nostra età. Sono simpatici e Christine ovviamente ci ha subito attaccato bottone, dicendo loro che saremmo dovuti stare insieme al concerto e che avrebbero dovuto tenerci sulle spalle durante Kings and Queens, ecco, io passerei volentieri!
 
Questa volta è una signorina che ci accompagna al solito tendone, caldo e che puzza di plastica. Questa volta non voglio rimanere impreparata ed anche se mi metto a sedere a terra in prima fila, non sono l’ultima a sedermi! Christine è divertita dal modo in cui sembro più spigliata ed il mio sguardo non è più così perso come la prima volta. Accanto a me si siede la mia amica e ai nostri rispettivi fianchi i due ragazzi che abbiamo appena conosciuto. Quello vicino a me si chiama Chris, ha 27 anni, sta finendo il master ed è di San Diego. Tanto piacere Chris, ma non sono interessata ai maschi. È un ragazzo alto intorno al metro e ottantasette, capelli castani e occhi verdi. Sicuramente un bel ragazzo, un bel viso un accenno di barba e modi di chi con le ragazze sa trattare. La sua maglia aderente evidenzia il fatto che abbia un bel fisico ma…può anche rinunciare in partenza.
Sono cordiale con lui, sorrido alle sue battute e rispondo quando mi parla, ma si vede che sono rigida e sulle mie. Si vede che sono a disagio con lui e non perché sia un bel ragazzo!
 
Quando sento dei gridolini simili allo squittire di qualche topolino, mi rendo conto che i ragazzi stanno entrando, il primo ad arrivare è il batterista e Christine allunga la mano sulla mia gamba e io le stringo la mano. Mi fa sempre sorridere la sua emozione nel vedere quell’uomo. Ed ecco il cantante, ora so il suo nome, Jared. La sua cresta non è più rosa ma solamente bionda. Porta degli occhiali da sole Carrera e una maglietta senza maniche con la scritta ‘Rock’ qualcosa in bianco che praticamente mostra l’intero fianco. Dei pantaloni lunghi, super aderenti con delle borchie. Beh…wow! Che bel tipo, che bello stile. Ogni volta che lo vedo, ammetto che rimango un po’ incantata. Forse perché essendo un cantante, un personaggio famoso, non lo vedo come minaccia. Al contrario di Chris che sfiora deliberatamente il suo ginocchio al mio e io cerco di scostarmi.
Tendo le labbra in un debole sorriso quando Jared sfila i Carrera e non lo so, sembra che stia guardando me, ma è possibile che sia solo un’impressione. Ho scoperto che mi piacciono molto i suoi occhi. Abbasso lo sguardo, leggermente in imbarazzo e stringo un po’ di più la mano della mia amica.
Ecco che cominciano le domande e questa volta invece di pensare a Bart ed al suo ‘dovremmo incontrarci Alexis’ penso solo ad ascoltare.
Sembra quasi durare molto meno e ci sono molte meno battute, probabilmente perché noi quattro siamo gli unici americani, le altre ragazze sono tutte giapponesi. 
Quindi ci alziamo per andare verso il consueto fondale nero per la foto, ancora una volta siamo tra gli ultimi perché Chris e il suo amico -che ho capito solo ora chiamarsi Philip e che lui chiama Phil- sono troppo concentrati a fare colpo su di noi. A Phil sembra quasi andare bene. Un bel ragazzo biondo cenere con occhi azzurro ghiaccio, fisico leggermente palestrato e sorriso smagliante. Christine ha già un piede nella fossa con questo ragazzo. Ma sono contenta per lei se qualche bel tipo le fa il filo, è una così bella ragazza.
 
Stiamo aspettando in fila, la band ha già cominciato a fare piccole conversazioni, autografi e la foto, quando Chris mi prende il braccio per metterselo a braccetto con il proprio. La repulsione del suo gesto mi fa scattare indietro e sbattere contro l’uomo della security. 
« S-scusi » mormoro imbarazzata per la figuraccia. Soprattutto perché quando la mia schiena ha sbattuto contro l’omone, ho cacciato un mezzo urletto sorpreso. Quindi ora, di nuovo(!!!) tutti stanno guardando verso di noi. Chris e Phil ridacchiando e anche Christine sorride. Sbuffo appena in una risatina imbarazzata e noto come anche il batterista e il cantante mi stiano guardando.
Oh insomma, non è mica successo nulla se questo viscidone tenesse le mani a posto. Cos’è questo costante bisogno di toccare?!
 
Quando toccherebbe a Chris, lo supero e mi butto per superarlo. Per lo meno me ne potrò liberare per qualche momento. Il batterista mi guarda quasi divertito.
« Attenzioni non gradite? » Mi domanda.
Io sono un po’ a disagio ma annuisco.
« Lo scotto di incontrare americani in Giappone » spiego.
Lui sorride di nuovo, quasi dolcemente.
Non ho nulla che vorrei farmi autografare e non ho molto da chiedere o dire.
Sfilo il cappello e sciolgo i capelli, non voglio fare la foto così bardata, però indico gli occhiali da sole di Jared appesi alla  sua maglia.
« Posso? » Domando con un sorrisino.
Lui sembra sorpreso ma sorride di rimando ed annuisce. La sua mano prende gli occhiali, li sfila dal collo della maglietta e me li porge. Non che mi servano a chissa cosa, volevo solo fare una foto un po’ più stupida, non voglio che tutti stiano di nuovo a guardarci perché Jared mi da un altro bacio sulla guancia. Anche se questa volta, quando lui mi cinge la vita, il mio braccio intorno alla sua ha una presa più salda.
« Tutto bene? » Mi domanda all’orecchio.
« Certo » mormoro « perché me lo chiedi…?
« Ho visto la tua reazione vicino quel ragazzo » ammette.
« Oh, quello, non…mi piace il contatto fisico senza preavviso da persone che non conosco » spiego.
Lui sembra capire, in fin dei conti non è una cosa così assurda, no?
« Ti da fastidio il mio braccio? » Mi chiede di punto in bianco.
Io lo guardo negli occhi e scuoto il capo.
« No » 
E mentre anche il batterista ha il braccio attorno alle mie spalle e il povero chitarrista sta un po’ per conto suo, io abbasso gli occhiali da sole e faccio una smorfia stupida proprio mentre il fotografo scatta.
Sono orgogliosa di me stessa.
Il batterista ride e io mi stringo nelle spalle con un sorrisetto complice.
« Grazie, begli occhiali comunque » miagolo a Jared restituendoglieli.
« Tienili allora, te li regalo se ti piacciono »
Spalanco gli occhi, dire che sono sorpresa è dire poco.
« Ma… »
« Beh non hai voluto farti autografare nulla, ne ho tanti di occhiali, tienili pure » mi assicura.
Non so perché lo faccio, forse per il modo in cui si pone con me, forse perché il suo sguardo quando mi ha detto che me li regalava era dolce, ma mi sporgo per dargli io un bacio velocissimo sulla guancia.
« Grazie Jared » mormoro.
Ma prima di lasciare il campo a Chris, mi fermo a chiedere al chitarrista se posso abbracciarlo.
Lui sembra quasi sorpreso, a quanto pare non molti si dedicano a lui. La sua risposta è positiva e allarga le braccia, sia il batterista che il cantante sembrano sorpresi. Ed anche Chris, che li ha raggiunti per la sua foto.
Io mi avvicino a lui e lo abbraccio. La sua stretta è salda ma morbida. Non mi fa paura, non mi fa sentire il bisogno di scappare. Ma è un abbraccio che dura un secondo, perché sento il bisogno di staccarmene subito.
« Ciao » miagolo salutandoli tutti e tre e con gli occhiali di Jared sul naso, raggiungo Christine di ottimo umore.
Lei ha la bocca spalancata.
« Te li ha lasciati? » Mi domanda sbigottita.
« Me li ha regalati » annuisco.
« Fortunata » brontola.
Io le do un colpetto con il gomito, ma il buon umore le torna subito quando tocca a lei andare a far la foto. Ecco, non avevo calcolato questo momento in cui dovrei rimanere con Chris e Phil.
Con un po’ di sfacciataggine, mi avvicino al fotografo, mantenendo sempre una distanza ‘di sicurezza’ mostrandomi interessata alla foto della mia amica. Insomma Chris, più chiaro di così che ti sto evitando, non so come fartelo capire. Eppure lui ha il coraggio di avvicinarsi ugualmente, ma per lo meno sta tenendo giù le mani.
Il cappellino l’ho messo nella tasca posteriore degli shorts, ma i capelli li ho di nuovo tirati su.
Christine è nuovamente abbarbicata al suo batterista. La trovo tanto dolce e la guardo mentre tutta intimidita si stringe a lui.
Forse è perché sono vicina al fotografo, ma sento gli occhi di Jared su di me e quando alzo lo sguardo, incrocio quell’azzurro…
Tendo le labbra in un piccolo sorriso che lui sembra ricambiare. Jared è un bell’uomo, peccato che sia un uomo e credo che chiunque all’infuori di Bart per me sia off-limits. Quindi abbasso i suoi Carrera bianchi con le lenti scure dalla testa al naso. Meglio nascondermi. Eppure…i miei occhi continuano a posare la figura di quest’uomo. Il suo profilo è splendido e anche se quella cresta è un po’ vistosa, credo gli doni. Sarei curiosa di vederlo con altre acconciature.
Finalmente Christine ha finito ed è il turno di Philip. Mi scosto dalla zona del fotografo e vado ad abbracciare la mia amica.
« Stai tremando » dico dolcemente stringendola.
« Shannon mi fa questo effetto » spiega.
Io rido appena.
« Mh credo che a lungo andare, sarà l’effetto che mi farà Jared » ammetto leggermente imbarazzata mentre mi sciolgo dal nostro abbraccio.
Lei sorride tutta compiaciuta.
« Si vede Alexis » miagola « ma anche lui sembra contento quando ti vede, dai, ti ha regalato i suoi occhiali! » Sbuffa a voce forse un po’ troppo alta perché Phil era l’ultimo a dover fare la foto!
Io arrossisco appena mentre le altre ragazze borbottano tra di loro. In questo momento ringrazio che il mio viso sia coperto dai suoi occhiali.
 
                                    ***
 
Ed ecco finalmente il momento del concerto! L’altra volta lo avevamo guardato tutto dal backstage, ma questa volta siamo riuscite a trovarci attaccate alle transenne. Non che mi piaccia, ma il fatto che Phil e Chris siano dietro di no, impedisce agli altri di schiacciarci troppo. Eppure, non mi sento a mio agio sentendo il corpo di Chris premere contro il mio. Durante alcune canzoni, vedevo che Christine non veniva schiacciata eppure il suo corpo stava addosso a me!
Gli occhiali di Jared, ora che è buio, sono al sicuro al collo della mia canotta e credo di non essermi mai scatenata così tanto a cantare, urlare e saltare. Un paio di volte è anche sceso per salire sulla transenna e farsi toccare da tutti. Io sono riuscita a stringergli la mano libera dal microfono per un secondo. Mi sto divertendo così tanto!
C’è un preludio per Kings and Queens e vedo Phil prendere la mia amica sulle sue spalle, io stavo per girarmi e dire a Chris che non c’era bisogno, ma in un attimo mi ritrovo sulle sue. 
Mi sento morire. Rigida. Glaciale. Le sue mani mi tengono e sono posate sulle mie cosce. Cosce che sono nude dato che ho gli shorts. Non mi piace. Non mi piace!
« Chris, mettimi giù » cerco di farmi sentire, ma la musica è troppo alta. Mi viene da piangere, non voglio che mi tocchi, non voglio il mio corpo così intimamente attaccato al suo.
« CHRIS! » Urlo a voce un po’ più alta. 
Christine si volta a guardarmi sorpresa, i miei occhi sono lucidi e prossimi al pianto. 
Lei da un colpetto a Chris che si volta a guardarla e le fa cenno di mettermi giù ma lui nega!
Lo odio! Non lo conosco e già lo odio. So che non può capire perché io mi senta così, ma insomma, mi ha appena conosciuta e si prende troppe libertà.
Per fortuna, nel momento in cui Jared sta scegliendo le persone da far salire sul palco, indica me e lo sguardo che gli rivolgo è colmo di riconoscenza, anche se ovviamente lui non poteva sapere.
Chris a questo punto mi lascia andare e la guardia della security mi aiuta a scavalcare la transenna e salire sul palco. Anche Chris prova a passare, ma lo bloccano. 
Mi sento così sollevata!
Il resto dello show è indescrivibile! Saltare e urlare -perché non si poteva proprio dire che io stessi cantando- direttamente sul palco è stato splendido! Ho fatto anche qualche foto con lo smartphone. In alcuni momenti Jared era così vicino, ma non perdevo molto tempo a guardarlo.
 
Quando lo show finisce, sono così felice che Christine riesca a prendere una bacchetta di Shannon. I suoi occhi sono così luminosi e felici! Jared viene verso di me e mi prende la mano per lasciarci un plettro e io non posso che sorridere come una ragazzina.
« Grazie » dico, ma lui è già andato via e probabilmente non mi ha sentita.
Okay, ammetto sia strano che mi abbia fatto anche questo regalo. Già il primo lo era. 
La mia amica sostiene che Jared abbia una preferenza nei miei confronti dalla prima volta che mi ha vista e sostiene sia dovuto al mio bell’aspetto. 
Se lei sapesse quanto io odi il mio ‘bell’aspetto’. Soprattutto per la battuta che lei ha fatto dicendo ’magari ti chiederà di andare nel suo camerino dopo lo show’.
Ma per fortuna questo non è successo.
Gli uomini della security ci hanno aiutati a scendere dal palco alla fine dello spettacolo.
Io sono ancora un po’ stordita per la musica alta e l’emozione. 
Non vedo l’ora di tornare al nostro albergo!
Quando arriviamo all’uscita e quindi dobbiamo dividerci dai ragazzi, Christine chiede loro i contatti di Facebook e mai, mai come in questo momento io sono contenta di non averlo.
« E il tuo? » Mi chiede Chris.
« Io non ho Facebook » spiego.
« Oh, ma glielo farò fare molto presto » aggiunge Christine. 
La guardo un po’ torva, ma lei mi sorride.
« Come mai non ce l’hai? Ormai lo usano tutti » dice Philip.
« Beh, non mi piace molto l’idea che tutti possano sapere i fatti miei, poi credo non saprei cosa scriverci » rispondo pacatamente.
Chris ridacchia.
« Sei strana »
« Grazie » miagolo con un certo orgoglio.
« Allora, ti va di lasciarmi il tuo numero? » Domanda.
Ecco, come posso dire di no senza fare la figura della stronza? Ma non me la sento proprio di dare a questo ragazzo la possibilità di stressarmi ulteriormente.
« Ah… »
« Farà Facebook, non ti preoccupare Chris » mi salva Christine.
La sto adorando in questo momento, ma so che poi mi chiederà come mai io non abbia voluto dare il numero a Chris.
Lui sembra capire l’antifona e storcendo appena il naso si arrende.
« Beh, allora ciao ragazze, è stata una giornata fenomenale » ammettono salutandoci.
Io sospiro, alleggerita dal fatto che se ne siano andati.
 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Osaka, 8 agosto 2010
 
« You got time
If time is what you needed
You're not mine
I don't wanna
Let you go
Girl, I just wanted your love
I just need a bit of your love
I just wanted your love »
 
Bart/Jared
 
 
E sono di nuovo ad aspettare che arrivino i ragazzi del meet…
Shannon mi guarda e ridacchia sotto i baffi, ora che lo sa, invece di rendermelo più facile mi fa solo innervosire maggiormente. Gli tiro una manata sulla spalla e lui mi guarda quasi sconvolto.
« Jay, cristo calmati » sbuffa divertito.
« Non ci riesco, dovrò ancora trattenermi dal fare tutto ciò che voglio fare. Non dire tutto quello che voglio dire. È frustrante! Hai idea di quanto sia frustrante? »
Mi sento scoppiare. Di rado mi sento in questo modo e mio fratello lo sa’.
« Resisti dai, vi incontrerete. Certo se lei smettesse di venire a tutti i live in giro per il modo » dice poi ridendo ancora. 
Allora è stronzo, lo fa apposta.
« No scusa fratellino ma, è venuta fino in Giappone per vederti e non lo sa. È a dir poco esilarante vista da fuori » sbuffa di nuovo ridacchiando.
Lo sto odiando. Sì. Lo odio! 
Gli dedico uno sguardo davvero truce e lui si copre la mano e va a ridacchiare altrove!
 
Finalmente andiamo al tendone e il mio cuore accelera e poi si ferma.
Seduta a terra a gambe incrociate accanto alla sua amica e…ad un tizio. Chi diavolo sarebbe quel tipo?
Riesce ad essere bella anche con un berretto e questo caldo. Sorrido e cerco di non guardarla troppo o troppo a lungo. Ma è come impedirsi di respirare…
Eppure la percepisco tesa ma non riesco a capire come mai, tiene la mano alla sua amica che si sta sbranando con gli occhi mio fratello. Prima o poi lo lascerò nelle sue grinfie, così ci penserà due o tre volte prima di prendermi tanto per il culo!
 
 
Durante le foto, riesco a guardarla solo un paio di volte, almeno fino a quando non caccia un urlo. In quel momento ha tutta la mia attenzione, ma non capisco cosa sia successo.
Ma ecco che corre verso di noi ed io non posso che esserne felice!
Vedo Shannon rivolgerle la parola, ora anche lui si trova in una sorta di posizione di forza, forse cerca anche di capire il tipo di ragazza che è. Caro fratello, questa ragazza spettacolare ha occhi solo per me…beh più o meno.
« Attenzioni non gradite? » le domanda.
Lei sembra essere a disagio, quasi infastidita, ma non dalla domanda di Shannon.
« Lo scotto di incontrare americani in Giappone » spiega storcendo appena il naso.
Lui sorride di nuovo, quasi dolcemente, cosa gli starà passando per quella testaccia? 
Quindi è scappata da quel bell’inbusto che le stava accanto? 
Quando si scioglie i capelli, ecco che diventa ancora più bella ai miei occhi, si volta verso di me ed indica i miei Carrera appesi alla maglietta.
« Posso? » Domanda con un sorrisino che sembra più che furbo.
Mi sorprende, cosa vorrà fare con i miei occhiali? Soprattutto, sembra molto più sicura di sé della volta scorsa. Mi chiedo come mai. Le sorrido ed annuisco, quindi sfilo gli occhiali e glieli porgo
Il momento che aspettavo, quei pochi istanti in cui posso sentire la sua vita esile contro il mio braccio. La stringo un po’ di più.
« Tutto bene? » Le domando poi avvicinandomi al suo orecchio.
« Certo » mormora « perché me lo chiedi…?
« Ho visto la tua reazione vicino quel ragazzo » ammetto, anche se non è vero, non è quello che ho visto. Ho visto la sua tensione, quel suo ritrarsi ed ho sentito cosa diceva a mio fratello.
« Oh, quello, non…mi piace il contatto fisico senza preavviso da persone che non conosco » spiega. Ed io so esattamente perché. A cosa si riferisca.
« Ti da fastidio il mio braccio? » Le chiedo quindi cautamente, dato che mi sono permesso di avere una stretta meno leggera.
I suoi occhi incatenano i miei e scuote appena il capo.
« No » 
Stavo guardando verso il fotografo, cercando di apparire al mio meglio, sorridendo ovviamente, perché voglio che quando riguarderà questa foto, abbia occhi solo per me. Vedo Shannon ridere e io non ho la più pallida idea della ragione per cui lo stia facendo!
La sua reazione poi, quel sorrisetto così complice, è ancora più bella!
« Grazie, begli occhiali comunque » miagola poi a me porgendomeli per restituirmeli, ma io nego con il capo e sorrido.
« Tienili allora, te li regalo se ti piacciono »
Lei è sbigottita. Oh, mi piace farle quest’effetto!
« Ma… »
« Beh non hai voluto farti autografare nulla, ne ho tanti di occhiali, tienili pure » gli assicuro con la mia espressione più gentile.
E lei mi stronca con quel bacio. Posa le sue labbra sulla mia guancia, è solo un istante, è un bacio veloce. Ma riesce a darmi i brividi!
« Grazie Jared » mormora e il mio cuore perde un colpo o due.
Quando poi si scosta, si ferma ad abbracciare Tomo, ma mi accorgo che con lui è più rapida. Lei non ama che gli uomini la tocchino. Lo so bene e mi chiedo come farò a non impazzire quando finalmente ci incontreremo. Perché più la vedo, più vorrei stringerla, baciarla e…farla mia.
Eppure questo mi fa sentire uno schifo. Voler fare sesso con lei mi fa sentire un pezzo di merda. 
Mi sentirò sempre così?
Sarò sempre bloccato dal suo passato o riusciremo a lasciare quel che le è successo alle spalle?
Ecco che risento un peso sullo stomaco. Come diavolo è riuscita a farmi sentire così insicuro su cose di cui non sono mai stato più certo? Il sesso è sempre stato senza problemi e segreti per me. Eppure la possibilità di essere una eventuale causa di qualche altra cicatrice, mi paralizza.
 
Ah, ecco l’idiota che la tocca. É il suo turno di fare la foto con noi e io vorrei prenderlo a testate. Forza Jar, sei un attore in fin dei conti. Recita e fallo bene.
Ecco che la maschera di Jared l’uomo perfetto è di nuovo sul mio volto.
 
                                    ***
 
Durante il concerto, riesco a non farmi eccessivamente distrarre dalla sua presenza.
È scatenata!!! La cosa non fa che darmi più energia e motivazione per dare il 120%. Voglio vederla divertirsi ancora e di più grazie al mio show! Voglio che anche questa notte per lei sia indimenticabile!
C’è lo stacco per Kings and Queens quando mi accorgo che i due ragazzi le tirano su sulle loro spalle. 
‘Non la toccare’ penso automaticamente. Non è solamente gelosia o fastidio. È perché so’ che non le piace, so’ che rovinerebbe l’impegno che ho messo per renderle la serata splendida!
Il suo sguardo è nel panico, è in prima fila, lo noto perfettamente!
 
La indico, subito, non appena noto il suo sguardo spaventato. Che venga con me sul palco, dove in un certo senso la posso tenere d’occhio, ma soprattutto lontana da quel don Giovanni da quattro soldi.
Faccio cenno anche all’uomo della security e il mio sguardo non ammette repliche. A volte capita che non prendano le persone che chiamo io, forse per pigrizia oppure per antipatie a pelle, non ne ho idea. Ma che si azzardino a non farla salire e pianto un casino come successe qualche tempo fa. È il mio fottutissimo show.
Ecco che la solleva e lei sale sul palco.
Il suo sguardo, sembra più tranquillo. Non posso dedicarmi a lei in questo momento, tra poco comincerà la canzone e questa parte dello show è sempre sensazionale. Non posso distrarmi anche se lo vorrei!
 
Finita la canzone, la raggiungo, sembra estasiata e in un rapido movimento le prendo la mano per lasciarci il mio plettro. Un piccolo regalo per la serata, okay, un altro, ma che importa? Ha qualcosa di mio e mi piace che sia così...
Questa serata è stata infinita e io sento il bisogno di una doccia e di una dormita. Sento il bisogno di sfogare la mia maledetta frustrazione, da solo!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Tokyo, 11 agosto 2010
 
« Maybe you will, maybe you won't
Turn the clock around now
You think it's always better, but it won't
Take you away up out of here
Standing on the tracks
For someone to appear »
 
 
Siamo di nuovo sul treno, stiamo tornando a Tokyo e Christine è così stanca che si è addormentata dopo i primi 20 minuti di viaggio. La cosa formidabile qui a Tokyo è che persino sul treno ci sia il wifi!
In questi giorni le mie e-mail con Bart sono state corte, contornate di fotografie fatte con il cellulare, ora che ho tempo, voglio mandargli una delle nostre care vecchia lunghe e-mail.
So che avevo detto di voler aspettare di tornare a Los Angeles, ma mancano ancora 9 giorni alla fine della nostra magnifica vacanza. Ed io…ad ogni giorno che passo qui con la mia amica, sento che sarebbe bello avere accanto anche Bart.
Bart, il mio uomo non sposato e che viaggia. L’uomo che da un anno mi culla con le sue parole.
Non so con precisione che cosa sia a scaldarmi il cuore in questo modo, ora pensare a Bart sta diventando qualcosa di diverso. Questo desiderio di incontrarlo ne è la conferma.
 
Tiro fuori l’iPad dalla borsa e lo sistemo in modo da essere comoda mentre scrivo.
Possibile che ogni volta che comincio a scrivergli mi emozioni? Ecco che la vocina di Christine su quanto questo sia assurdo, torna a farmi compagnia. ‘Non sai nemmeno che aspetto abbia’.
Chi sei Bart…?
 
______________________
 
Da: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
A: dontletitbringyoudown@gmail.com
Oggetto:  … 
 
Carissimo Bart, è il primo momento che trovo per scriverti con tranquillità. In questi giorni abbiamo sempre girato per Osaka come avrai visto dalle foto che ti ho mandato. É davvero una bella città. Il castello, l’Umeda Sky Building, ma il mio preferito è stato l’acquario. Ma questo già lo sai.
No, la mia e-mail di oggi non ha nulla a che fare con il Giappone, con il concerto o con tutto quello che sto vivendo qui. Non ha niente a che fare con me, ma con noi.
 
Bart io ti penso davvero molto, in questo periodo poi ancora di più. Non so con precisione il perché.
Forse questa e-mail sarà un errore. Non lo so. 
Ma mi riscopro più in contatto con il mio lato emotivo in questi ultimi mesi.
 
Ho…davvero desiderio di incontrarti.
Non mi importa che aspetto tu abbia. Non mi importa se sei alto, basso, grasso o brutto. Non mi importa se ci vedremo solo ogni 6 mesi o se ci potremo vedere tutti i giorni. 
Sento questo bisogno, questo desiderio di incontrarti. Di guardarti negli occhi. Di sentire la tua voce e rendermi conto che sei reale.
Scusami…la nostra doveva essere solo corrispondenza.
Ma…sono solo io a sentirmi così Bart? Solo io ho questa urgenza di sentirti reale?
 
Forse è perché ora la mia vita mi sembra meno infernale.
Mi alzo la mattina con piacere. Studio con leggerezza, senza farne una missione per salvarmi la vita.
E ogni giorno, fremo quando apro la mia e-mail per trovare tue notizie. Che sia un semplice ‘ciao pensavo a te e ho voluto scriverti’ a qualcosa di più corposo.
Voglio sempre nella mia giornata un po’ di Bart.
E tu, è un anno che non manchi mai una mail eppure in questo periodo, ti sento così distante.
Sono io che voglio troppo, che voglio di più, o ti stai davvero allontanando un po’ da me? 
Magari è una delle mie paranoie. 
Forse voglio incontrarti per non farti scivolare via da me. Bart…senza di te, non riuscirei ad essere così felice della mia vita come lo sono ora. Questo lo sai?
Sai davvero cosa voglia dire? L’importanza che hai per me…?
 
Hai detto che vuoi incontrarmi, allora incontriamoci, per davvero.
Dammi una data, un luogo e ti prometto che ci sarò. Che non ti allontanerò per il tuo aspetto e spero tu faccia lo stesso per il mio. Che parlerò con te fino notte fonda, di tutte le cose di cui parliamo via e-mail. E che mi basterà starti accanto alle tue condizioni, qualunque esse siano.
 
Spero di non chiederti troppo mio Bart…
 
Tua Alexis…
__________________________________

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Europe, 12 agosto 2010
 
We don't have to be ordinary
Make your best mistakes
'Cause we don't have the time to be sorry
 
 
Bart/Jared
 
Ho letto solamente stamattina l’e-mail che Alexis mi ha mandato ieri. Siamo di nuovo in viaggio, staremo qualche giorno in Europa prima di tornare in America.
Ora che è notte fonda e sono seduto sulla poltrona della mia stanza di albergo, mi rigiro il cellulare tra le mani mentre sul mio portatile la sua mail sembra darmi dell’idiota.
 
Non so cosa risponderle.
Non so cosa sia giusto fare.
Non posso semplicemente sparire dalla sua vita. Prima di tutto non me lo perdonerei mai e poi, non voglio farlo. Eppure continuo a massacrarmi il cervello per via di ciò che farò. Le farò male? Come prenderà sapere chi sono?
Sto mentalmente maledicendo la sua amica Christine. Se solo lei non gli avesse detto nulla di noi, se solo non fosse venuta al nostro concerto, sarebbe tutto meno complicato.
Più facile no, ma almeno non così complicato.
 
Devo stare attento, usare le giuste parole per non ferirla. Non voglio essere una persona che le causa dolore.
 
‘Forse voglio incontrarti per non farti scivolare via da me. Bart…senza di te, non riuscirei ad essere così felice della mia vita come lo sono ora. Questo lo sai? Sai davvero cosa voglia dire? L’importanza che hai per me…?’
 
La stessa che ha lei per me. 
Eppure il pensiero della mia vita, della vita che faccio, del lavoro che faccio. Temo possa procurarle delle ferite. Ferite emotive. Le bugie, la mia rigidità in alcune risposte.
Dio, sto rimuginando su queste cosa da così tanto tempo che ormai mi sento monotono con me stesso.
L’unico modo per non continuare a crogiolarmi in tutto questo è solo uno.
Devo incontrarla, devo incontrarla e sperare che non mi odierà.
 
Non scivolare via dalle mie braccia Alexis…
 
 
_______________________________
 
 
Cara Alexis…
Non penso che la tua e-mail sia stata un errore.
Sentire quanto mi consideri importante, sentire quanto io faccia parte della tua vita, è come pensare a te. La stessa cosa vale per te nella mia vita.
 
Quindi voglio proporti una cosa ragazza…
So che ti sembrerà strano, ma ti prego, Alexis, fidati di me.
 
Sarò a Los Angeles dal primo Ottobre. Alexis, io vivo a Los Angeles.
Voglio incontrarti, il primo ottobre. Ma non in città.
C’è un posto in cui amo andare per stare da solo, nessuno tranne un paio di amici sanno dove si trovi ed io, vorrei incontrarmi lì con te.
So che suona molto strano, ma ti prego fidati davvero di me. Non è mia intenzione farti del male, non è mia intenzione ferirti o deluderti in alcun modo.
 
Ho il tuo stesso desiderio di vederti, di fare parte della tua vita in modo più…reale.
Voglio sentire la tua voce, vedere il tuo viso e…ti devo un abbraccio se non sbaglio.
 
Ma vorrei, che fino a quel giorno, noi smettessimo di mandarci e-mail.
Ehi piccola, non andare in crisi adesso. Non piangere, non pensare che ti stia lasciando, non ingranare con tutti i tuoi pensieri negativi e distruttivi. Io sono qui, se avrai paura di qualcosa o ci sarà qualcosa di urgente che puoi condividere solo con me, non esitare a scrivermi e avrai una risposta da me.
Ma se come sta accadendo in questi mesi -e ne sono davvero felice!- la tua vita sarà tranquilla e felice. Non sentiamoci fino a quando non ci vedremo.
 
Sappi che ti penserò ogni giorno e sarà strano anche per me non scriverti.
 
Ci vedremo, il primo ottobre alle 5 del mattino. Percorri Canyon Lake Drive fino a quando non puoi più proseguire in auto. Lascia lì la macchina e prendi il sentiero sulla sinistra, è in salita ed arriverai ad uno spiazzo dove non potrai più proseguire. Io sarò lì ad aspettarti…
Voglio mostrarti il sole che sorge sulla città degli angeli.
 
Tuo Bart…
___________________________________

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Los Angeles, 1 ottobre 2010
 
« Together we can just let go
Pretend like there's no one else here that we know
Slow dance fall in love 
We don't care what them people say »
 
 
Mi sono svegliata da poco. 
Sono le 4 del mattino. Sono riuscita a dormire solo perché dopo giorni che lo facevo male, ieri sono andata in farmacia e ho chiesto un blando sonnifero. Il bello dell’America è che cose così te le danno senza la prescrizione medica!
Ho preso una pastiglia alle sei del pomeriggio e sono crollata come un sasso in pochi momenti. Non avrei mai dormito altrimenti, non stanotte. 
 
Mi butto sotto la doccia e quando il getto di acqua tiepida bagna la mia pelle, tiro indietro la testa. L’acqua sul viso, sulla testa, tra i capelli.
Ripenso a quest’ultimo mese e mezzo senza Bart. 
Ripenso alle sue parole, al modo in cui mi ha chiesto di fidarmi di lui. Al modo in cui mi ha detto che ci tiene a me, che vuole vedermi. Solo mi chiedo il perché di questa sua strana richiesta. Cosa cercava di dimostrare? Che dopo un mese senza di lui, oggi decidessi che incontrarlo non ne valesse la pena?
 
Come aveva pensato, ho pianto. Quando ho ricevuto la sua e-mail ho pianto, non riuscivo a smettere di piangere. Ho avuto paura di perderlo. Paura che ho tutt’ora, perché, alla fin fine…chi mi da’ la certezza che lui sarà lì?
Christine non faceva altro che chiedermi cosa avessi e quando mi sono decisa a dirglielo, si è insospettita molto. Non conosceva il posto in cui Bart mi ha chiesto di incontrarci, voleva che andassimo insieme a curiosare prima di oggi. Ma le ho detto che non volevo. Non ci sono andata. 
Inoltre, ho cercato di concludere la mia vacanza al meglio ed anche se non condividere le cose con il mio Bart è stato difficile, Christine ha ‘compensato’ convincendomi ad aprire Facebook.
Mi ha spiegato come farlo in modo tale che nessuno avrebbe visto i miei contenuti, nulla sarebbe stato di pubblico dominio.
Ho aggiunto gli altri compagni dell’università e a malincuore Chris e Philip.
Alexis Jones ha un account su Facebook. Ed avrei tanto voluto dirlo a Bart.
 
É stata dura senza di lui. Le mie giornate iniziavano e finivano pensando a lui, a cosa mi avrebbe detto. Al perché si stesse comportando così. Piangevo perché sentivo come se una parte di me mi fosse strappata via. Gli unici momenti in cui riuscivo a non piangere erano quando pensavo al fatto che lui volesse che mi fidassi…
Le mie domande erano così tante che se non avessi smesso di pormele, ora sarei in psichiatria.
Ad un certo punto, mi sono solo rassegnata a dover aspettare. Mi sono detta che in un anno non avevo mai avuto ragione di non fidarmi di lui. Quindi l’ho fatto, mi sono fidata. Mi sto fidando…
 
Esco dalla doccia e mi avvolgo nell’accappatoio.
Come mi dovrei vestire per incontrare il mio uomo misterioso di 39 anni? Forse mi sarei dovuta porre un po’ prima questa domanda!!!
Tengo conto che dovrò camminare, ha detto che il sentiero è in salita, per cui di certo metterò le Vans o le Converse. In questi giorni fa ancora caldo, ma a quest’ora l’aria è fresca, per cui posso mettere degli shorts di jeans scuri, una canotta grigio chiaro con una croce nera spessa con effetto grunge, il cappellino di cotone, sempre grigio chiaro e una felpa nera con il cappuccio e la zip davanti, mi sta anche un po’ larga, così mi posso scaldare se dovessi aver freddo.
Certo, un uomo della sua età forse si aspetta una ragazza meglio vestita, ma non voglio proprio che mi apprezzi per il mio aspetto!
 
Una volta vestita, mi asciugo i capelli e la cosa mi prende un po’ più tempo del previsto. Soprattutto perché metto un velo di trucco, un’ombra di rossetto chiaro, una passata di matita sotto gli occhi e il mascara nero. Ovviamente copro un po’ di occhiaie.
Sono pronta, metto solo uno leggero spruzzo di profumo e, infilato il cappellino di cotone, prendo le chiavi dell’auto, il cellulare e i documenti per uscire.
 
Il navigatore mi ha portato alla fine di Canyon Lake Drive, per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a come sarà lui, come sarà incontrarci. Cosa mi dirà riguardo la decisione di passare tutto questo tempo senza sentirci?
 
È ancora buio, quando i fari illuminano lo spiazzo, mi accorgo che c’è solo una macchina qui…ho il batticuore a pensare che sia la sua. Mi lecco le labbra con fare nervoso. Spengo il motore e scendo.
Nel chiudere la mia auto con il comando a distanza, sbircio nella sua. Mi scappa un sorrisetto. È la sua auto. Mi torna il batticuore a questo semplice pensiero.
Recupero il cellulare dalla tasca. Cinque meno dieci. Deglutisco. Un respiro profondo e percorro il sentiero illuminandolo con la luminosità del mio telefono. Le luci di LA mi accompagnano per tutta la passeggiata e ogni tanto mi incanto a guardarle.
 
‘Alexis, io vivo a Los Angeles’ quando ho letto quelle parole, ricordo di aver pensato che fossimo così vicini, che magari ci fossimo anche incontrati e nessuno di noi due se ne è accorto.
 
Non so quando arriverà la fine della strada, non so quando lo scorgerò, cosa dirò, cosa faro. Tanto meno ciò che dirà o farà lui.
Guardo in terra mentre cammino per il semplice fatto che è un sentiero e ci sono sassi.
Quando rialzo lo sguardo, eccolo lì. Una figura nella penombra. Il sole sta iniziando a fare capolino, forse sono qualche minuto in ritardo.
È alto, magro…ma mi da le spalle. Scruta l’orizzonte silenziosamente.
Il cuore mi sta battendo così tanto che credo potrebbe schizzare fuori dal mio petto da un momento all’altro. Mi sto avvicinando quando si gira, ne percepisco solo qualche dettaglio ma la sua figura ha qualcosa di familiare.
Mi avvicino maggiormente e…
Eccolo lì. Sorride dolcemente.
Quel sorriso dolce che mi aveva rapita anche a Los Angeles ed Osaka. Quegli occhi profondi e azzurri che mi hanno sempre fatto pensare che quest’uomo potesse essere buono e gentile.
I miei occhi sono fissi nei suoi e riempio il vuoto tra di noi con gli ultimi passi che ci separano. 
Schiudo le labbra, ma invece di dire qualcosa, gli do uno schiaffo. Sento la mia mano battere sulla sua guancia. I suoi occhi si strizzano appena e poi mi guardano spalancati e un po’ stupiti.
È stata una cosa così istintiva che…quasi me ne sorprendo. Un secondo, l’istinto e gli ho tirato davvero una sberla.
 
Il mio cuore continua a battere all’impazzata eppure lui non dice nulla, io non dico nulla, ci guardiamo semplicemente. I suoi occhi sembrano dispiaciuti man mano che il sole li illumina nel suo lento sorgere.
Non riesco quasi a percepire ciò che sto provando. Sono cose talmente intense e contrastanti tra loro. 
Serro appena la mascella. 
Mi sento quasi tradita ma al tempo stesso sollevata.
Sollevata perché Jared mi ha sempre affascinato fisicamente e mi ha sempre intrigato per i suoi modi. Tradita, perché lui sapeva e non mi ha mai, mai detto nulla.
Schiudo di nuovo le labbra, ma questa volta non ho intenzione di dargli uno schiaffo.
« Non so cosa dire » ammetto infine.
É la verità, perché mentire.
« Lo so » risponde lui.
« Sapevi che parlavo di te… »
« Lo sapevo, ma ero preoccupato »
« Di cosa?? »
« Non mi avresti accettato »
« Non capisco, perché non avrei dovuto? »
« Perché sono un uomo con una vita tutto fuorché semplice. E invece per te sono sempre stato un punto di riferimento. Perché tra una settimana partiamo di nuovo per il tour e non tornerò a Los Angeles prima di gennaio, per le feste. E poi ripartirò di nuovo. Oppure, perché negli ultimi mesi, io ho guardato te ma tu non potevi vedere me e credevo che quando lo avresti scoperto, ti saresti sentita tradita o ingannata da me. Per questo non ho voluto che ci sentissimo in questo mese. Stavo impazzendo a pensare come avresti reagito. Avrei finito, a furia di mentirti con le nostre mail, per tirarmi indietro, non incontrarti »
Mentre parla, mi sembra così diverso dall’uomo carismatico che riempie con centinaia di persone i palazzetti e le arene.
Abbasso lo sguardo, slaccio il contatto tra i nostri occhi.
« Lo sono. Cioè, mi sento così, mi sento un po’ ingannata » ammetto.
Non posso farci nulla, mi sento così. Mi sento ingannata dall’unico uomo di cui mi fossi mai fidata davvero. Perché non mi ha detto nulla…
Eppure non mi muovo, non faccio un passo, non me ne vado, non pianto chissà quale casino. Non mi vengono parole crudeli da rivolgergli.
Forse perché nel profondo il mio assurdo subconscio aveva percepito o sperato qualcosa? Che tutti i gesti di Jared nei miei confronti fossero così stranamente ‘affettuosi’. Forse in un modo infantile lo avevo solo sperato, come potevo percepirlo?
« Vuoi che me ne vada? » Mi chiede cauto.
Rialzo di scatto lo sguardo nei suoi occhi.  
« No » mormoro.
È vero, non lo voglio, non voglio che se ne vada. Lui è il mio Bart. Ma…
« Perché Bart? »
Lui sbuffa divertito.
« Bartholomew Cubbins è…il mio pseudonimo, una sorta di alterego di me stesso. Lo uso per firmare i miei lavori come regista e produttore di video musicali. L’ho usato con te fin da subito, perché non volevo che online si spargesse la voce che Jared Leto il frontman dei Thirty Seconds to Mars, parlava con le persone. Era…un modo per proteggermi. Non potevo sapere che tu non sapessi chi ero. Non potevo sapere che la nostra corrispondenza sarebbe diventata tutto questo »
La sua voce è suadente, la sua voce mi fa tremare. Le parole che mi sta dicendo sono sincere. Non mi fanno arrabbiare. Ha ragione, come potevamo noi sapere cosa saremmo diventati. Come poteva sapere che una ragazza che non conosceva nulla di lui e della sua band, da un giorno all’altro sarebbe andata a ben due spettacoli con tanto di meet con i musicisti.
« Mi hai…riconosciuta subito quando mi hai vista? »
« Sì »
« Da cosa? »
« Dal tuo sguardo e beh, da Christine »
Tendo le labbra in un debole sorriso.
« Mi hai protetta tutto il tempo. Quando mi hai vista piangere, quando mi hai dato il telefono, quando abbiamo fatto la foto e mi hai baciata. Anche quando…Chris mi ha tirato su ad Osaka, mi hai fatto salire sul palco per proteggermi? »
« Sì »
Non so cosa dire.
Quest’uomo sta continuando a proteggermi in tutti i modi che gli vengono in mente. Anche ora, trovandoci qui, mi sta proteggendo da sé stesso. Non si avvicina. Non mi tocca. Non pretende nulla da me. Risponde alle mie domande con sincerità, senza sbuffare o indispettirsi.
« Jared… »
« Mh? »
« Tu mi devi qualcosa… »
Abbasso lo sguardo. Lui mi ha già toccata. La prima volta ero tesa, la seconda, c’era qualcosa in lui che mi tranquillizzava e che gli dava modo di stringermi un po’ di più a sé. Ora…voglio sapere, voglio sentire come ci si sente ad essere abbracciate da lui, il mio Bart.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Los Angeles, 1 ottobre 2010
 
« I like what you say and what you do
I like the way you follow thru
and I know that I should speak up now
and tell you I've still got some doubts but
I like the way you look at me
and I like how easily I see »
 
Bart/Jared
 
‘Tu mi devi qualcosa’ sorrido a quelle parole.
So bene di che cosa stia parlando, sono mesi che le ho promesso un abbraccio.
Non mi sta guardando, guarda in basso e io, anche con l’orgoglio e la guancia doloranti, non posso fare a meno che accontentarla. Farlo, accontenterebbe anche me. 
Dalla prima volta che l’ho vista in maggio, l’unica cosa che ho sempre voluto era abbracciarla e dirle chi ero. E lei? Mi tira una sberla. La cosa mi ha scioccato e al tempo stesso entusiasmato. Non sapevo come avrebbe reagito, ma difficilmente avrei pensato ad uno schiaffo ben piazzato. 
 
Con cautela, appoggio le mani sui suoi fianchi. La sento, sento il suo corpo esile. Lei alza lo sguardo di nuovo su di me e i miei occhi sono incatenati ai suoi. Ci guardiamo semplicemente, fino a quando non la tiro contro il mio corpo e incrocio le braccia dietro la sua schiena per stringerla piano.
Appoggio il viso contro la sua spalla, il profumo dei suoi capelli…
Chiudo gli occhi e rimango così, tenendola contro il mio corpo.
 
Alexis
 
Sapevo che il suo abbraccio non mi avrebbe fatto paura. Sapevo che sentire il suo corpo contro il mio sarebbe stato strano ma non spaventoso.
Jared sarà anche magro, ma il suo corpo è quello di un uomo, le spalle, il petto e le braccia. Non mi stringe con forza, ma so che dovrei metterci non poco impegno per sciogliere questo abbraccio. Ma non ne ho nessuna intenzione. Non voglio staccarmi da lui.
Appoggio il viso contro il suo petto, chiudo gli occhi e mi godo ogni sensazione che questo momento mi sta dando. Il sole ormai è quasi del tutto sorto, gli ancora deboli raggi, ci scaldano ma io sento maggiormente il calore del mio Bart. Il suo profumo, così buono di bucato e di lui.
Finalmente lo abbraccio anche io, allungando le mie braccia attorno al suo corpo e poi stringendomi alla sua schiena. Lui rinsalda la presa ma senza mai metterci troppa forza.
Il mio respiro, il suo respiro sono lenti ma seguono lo stesso ritmo, invece il suo cuore, batte più forte, come il mio in fin dei conti.
Un anno, un anno di parole, un anno di noi, di demoni e di battute. Un anno in cui lui mi è stato accanto e io ho potuto trovare qualcuno che non giudicasse, non chiedesse e non facesse altro che darmi dei consigli, incitarmi e proteggermi.
Non mi muovo, ma sento il bisogno di dirglielo.
« Resterai sempre Bart per me, lo sai, vero? »
Silenzio. 
Non so quale sia la sua espressione, quale reazione avrà alle mie parole, proprio non lo so.
« É quello che vorrei. Bart è quello che hai conosciuto, sono contento tu non mi conosca solo come Jared Leto » ammette.
E il mio cuore si riscalda.
Lui è il mio Bart, Jared Leto lo lascio al resto del mondo. Ma Bart, Bart è mio.
Se ci penso, Christine è ossessionata da loro, particolarmente dal batterista. Ha letto di tutto su internet, li segue su tutti i social network. Capisco come invece il mio approccio a loro, a lui, ora sia diverso. Jared per me è prima di tutto Bart. L’uomo dietro la maschera del frontman. Quella parte che non mostra quasi a nessuno. É l’uomo. Non il divo delle folle.
Mi piace. Mi piace tanto questa idea!
Non so da quanto tempo siamo abbracciati, così a lungo che stavo quasi per assopirmi. Mi muovo appena e lui capisce che mi deve lasciar andare.
Quando sciogliamo l’abbraccio, mi sento improvvisamente imbarazzata. Bart o Jared, è pur sempre un bell’uomo. É pur sempre un uomo!
Faccio un passo indietro e infilo le mani in tasca, ci metto qualche lungo momento prima di alzare di nuovo lo sguardo su di lui.
« Come mai hai voluto ci vedessimo qui? » Domando cercando di apparire tranquilla.
Lui sa, conosce la mia avversione per gli uomini. Non la sento per lui, non del tutto, ma devo ancora elaborare tutto quello che è successo. Il fatto che lui sia qui e Jared sia Bart.
Le mie labbra si tendono istintivamente in un sorriso al solo pensarci.
« É il mio posto preferito, ci vengo quando voglio pensare e stare da solo. E oggi volevo incontrarti in un posto in cui so che nessuno sarebbe venuto a disturbare »
Il mio sorriso si fa ancora più grande e stringo le spalle.
« Mi piace » ammetto.
E ora? Cosa faremo ora? Lui è pur sempre un uomo famoso e non so quanto tempo resterà in città prima di ripartire. Non so come comportarmi e ammetto di avere un po’ sonno ora che tutta la tensione sta svanendo.
« A cosa pensi…? » Mi chiede cauto.
Anche lui infila le mani in tasca e si volta di nuovo verso il panorama, ora completamente diverso, di LA.
« Mh, che…è tutto molto strano. Che non so cosa faremo adesso, non tra di noi in generale, ma proprio ora, rimaniamo qui? » Chiedo curiosa.
Lui volta solo il capo e ride. Sta ridendo e il suo viso quando ride è…
« Quello che vuoi, abbiamo tutta la giornata per fare quello che vogliamo. Andare a fare colazione, dormire, andare in spiaggia, andare ovunque tu voglia » mi dice facendo spallucce.
Possiamo fare tutto quello che voglio e io non ho idea di cosa voglio fare. Noi, non credo abbiamo bisogno di grandi parole, sappiamo alla perfezione tutto l’uno dell’altro. Dobbiamo solo conoscerci nella realtà. Non pensavo sarebbe stato così difficile passare del tempo con lui di persona.
« Mh…vieni da me? Guardiamo un film? Non mi va di condividerti per il mondo oggi » ammetto imbarazzata alle mie parole, ma le sostengo dato che non scosto lo sguardo da lui.
Per qualche interminabile secondo, non si gira e non dice nulla. Poi lo fa, si gira completamente verso di me, sembra…soddisfatto.
« Penso la stessa cosa » ammette.
Ecco che torno a sorridere, lui si avvicina e mi prende la mano, la stringe appena e poi ci giocherella. Perché tutto quello che riesco a pensare è che tutto di lui mi sembra nuovo e bello? I capelli ancora ossigenati, il viso che trovo perfetto e quegli occhi che quando ancora non sapevo chi fosse, già mi avevano stregata. La sua voce suadente e calda. Le labbra, anche se quello superiore è così sottile, sono belle. Tutto di lui per me è bello. Anche la sua mano che ora tiene la mia.
E così, mentre mi tiene la mano ripercorriamo il sentiero che questa volta è in discesa ed io sono talmente persa nei miei pensieri e nelle sensazioni che lui mi trasmette, che un paio di volte ho rischiato di scivolare. Jared prontamente mi ha sorretta ridacchiando.
 
Ci siamo divisi per salire in auto. Lui mi ha assicurato che mi avrebbe seguita fino a casa e io continuavo a sorridere. Guidare sapendo che dietro c’era la sua macchina è stato un po’ angosciante, ma allo stesso tempo divertente, era più il tempo che guardavo lo specchietto!
Casa mia non è conosciuta da nessuno, per cui non si sarebbero accorti che Jared Leto si trova qui.
Siamo entrati in casa e la sua espressione l’ha detta lunga.
« Vuoi qulcosa? Un caffè magari… » butto lì.
Lui scuote appena il capo.
« Mio fratello è l’uomo dei caffè, a me basta un thé » dice sedendosi come nulla fosse al bancone.
Forse dovrò abituarmi, anche se non troppo, alla sua presenza fisica.
Accendo il bollitore dell’acqua e preparo due tazze e due bustine di thé, quindi mi volto nuovamente verso di lui. Più lo guardo e più lo studio in tutti i quoi dettagli.
« Vuoi una foto? » Mi chiede divertito.
Io sbuffo una sorta di risata.
« Ne ho già due » gli ricordo.
« Vero, ma non solo con me » sottolinea.
Io inclino appena il capo e tendo le labbra nell’ennesimo piccolo sorriso.
« Vorresti fare una foto solo con me? »
Lui annuisce e si alza per venire verso di me, quando mi sta di fronte in questo modo, sento troppe sensazioni strane e contrastanti. Il suo profumo poi…mi inebria completamente.
« Usiamo il tuo telefono? » Chiede.
Io tiro fuori il mio vecchio scassone di uno smartphone e lui lo guarda quasi inorridito.
« Credevo avessi un iPhone » ammette.
Io scuoto il capo.
« Sai che non sono troppo materialista » butto lì.
« Mh, okay, allora usiamo il mio » 
Tira fuori un iPhone 4 che sembra nuovo di trinca e si mette vicino a me, lo solleva appena e fa un’espressione talmente dolce, che sullo schermo appaio inebetita a fissare lui! É bello. Quest’uomo brillante e carismatico è bello da morire.
« Ehi » mi richiama divertito.
« Aw, scusa » dico leggermente imbarazzata.
Ritorno alla realtà in cui io e lui stiamo per fare la nostra prima foto insieme, da soli. Il mio viso è tranquillo e sorridente. E la foto è fatta.
« Me la mandi poi? » Chiedo e nel farlo mi rendo conto che non ho il suo numero di telefono.
« Via e-mail » mi affretto a dire, non voglio che lui si senta in dovere di darmi il suo numero, però mi rendo conto di volerlo il suo numero « O…potresti darmi il tuo numero » ammetto subito dopo.
Ecco, mi sono incartata. Ma davvero non so come gestire questo nuovo tipo di rapporto che ho con lui!
Lui ridacchia appena e si mette nuovamente davanti a me, si sporge e mi bacia la fronte. Totalmente inaspettato, chiudo istintivamente gli occhi, dapprima strizzandoli e poi più morbidamente.
« Certo che ti do il mio numero, avevo intenzione di farlo senza che tu me lo chiedessi »
« È che è strano da pensare, sentirci anche per telefono, poterti chiamare e sentire la tua voce » ammetto ed anche mentre lo dico, dio se suona strano!
« È vero, sarà strano, ma sono certo ci abitueremo in fretta » mi assicura.
E come potrei non abituarmi?
Vengo distratta solo dall’acqua del bollitore che è pronta, quindi la verso nelle tazze e messo un po’ di zucchero ad entrambi, gli faccio cenno di venire sul divano.
Accendo la televisione solo per non avere un silenzio imbarazzante di sottofondo.
« Mi piace la tua casa » 
« Grazie, me ne sono innamorata appena ho visto le foto »
Lui sorride e beve lentamente il proprio thé.
Quei capelli biondi mi fanno ridere e sorridere allo stesso tempo.
Mi distraggo con la televisione, almeno fino a quando il mio cellulare non prende a suonare.
« Oh, cavolo Christine » 
Mi ero completamente dimenticata della mia amica che era in pensiero per me.
Sono le sette del mattino e mi sono scordata di avvisarla che era andato tutto bene.
Mi alzo, lasciando la tazza sul tavolino e faccio cenno a Jared di far silenzio. Non sia mai che capisce che è lui e scoppia un putiferio.
« Pronto Christine… »
« Ah sei ancora viva! Non dovevi farmi sapere due ore fa? Ero preoccupata! »
« Lo so, scusami è che ci siamo fatti prendere dal momento » dio, sono imbarazzatissima a dire queste cose davanti a lui, però è vero. Ero così presa da lui che mi sono dimenticata di tutto il resto del mondo, compresa Christine.
« Mh, va beh, almeno stai bene…e lui com’è? »
Ecco, la solita curiosona.
« Bello » mormoro.
« Cosa? »
Dio Christine!
« Bello! » Questa volta la mia voce è fin troppo alta e lo sento ridere sotto i baffi. Maledetto.
« Oh » questa è tutta la sua reazione? « Non credevo, insomma pensavo fosse un vecchio brutto e grasso »
A questa battuta non posso far altro che ridere.
« No, alto, bello e magro. Ora devo lasciarti, sai…ti chiamo più tardi » mi affretto ad dire.
Lei ridacchia complice, ha capito che voglio passare del tempo con lui.
« Me lo presenterai questo Bart? »
Ecco, una domanda a cui non so come rispondere.
« Dai, a dopo » taglio corto riagganciando.
Sospiro. Prima telefonata di Christine riguardo questa storia: superata.
« Bello eh? » Mi domanda gongolante.
« Smettila, non c’è bisogno che ti dice io che sei bello » brontolo.
« No, ma mi piace che sia tu a pensarlo » ammette, più dolce, quasi come un ragazzino.
Mi siedo accanto a lui, ha appoggiato la tazza sul tavolino e io lo guardo.
« Sì, penso tu sia bello, sarei bugiarda a dire il contrario. Credo anche che tu non lo sia solo esteriormente, Bart è bello dentro e fuori » asserisco.
I suoi occhi sono seri mentre mi guardano durante le mie parole.
Mi prende la mano ed intreccia le mie dita alle sue, mi tira leggermente a sé e io, che non ho voglia di stare tra le sue braccia, scivolo sul divano per appoggiare la testa alle sue gambe e guardarlo dal basso.
Tuttavia tengo ancora la sua mano, le sollevo e guardo le differenze, la sua è grande, dita affusolate, bella; la mia più piccola e esile.
« Mh mi trovi bello, mi trovi interessante…ma non mi lasci dire quello che penso io di te » mi ammonisce.
Sa che non voglio che mi dica che sono bella. Sa che odio esserlo, che odio quando gli uomini mi guardano perché so cosa passa loro per la testa guardandomi.
« Non voglio avere brutti ricordi oggi » ammetto « preferisco che tu non dica nulla, bastano i tuoi occhi a farmi capire cosa pensi. E credimi, se lo pensi tu non mi da fastidio, ma non voglio sentire quelle parole » 
Lui sospira sommessamente e mi stringe un po’ di più la mano.
Possiamo semplicemente goderci questo momento, no?

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


 
Los Angeles, 1 ottobre 2010
 
« I like what you say and what you do
I like the way you follow thru
and I know that I should speak up now
and tell you I've still got some doubts but
I like the way you look at me
and I like how easily I see »
 
 
Devo essermi goduta il momento un po’ troppo l’atmosfera con Bart, perché quando riapro gli occhi sono sul mio letto. Mi stiracchio appena e cerco la sveglia del comodino che mi dice che sono le dieci del mattino.
Sono da sola nel letto e mi viene istintivo guardarmi attorno, Jared dov’è?
Mi confondo a chiamarlo Bart dentro di me e doverlo chiamare Jared da ora in poi quando mi rivolgo a lui.
Mi alzo dal letto e passo dal bagno per rinfrescarmi il viso e pettinarmi.
Che sia andato via? Scuoto appena il capo, no, perché avrebbe dovuto?
 
Vado verso il soggiorno e mi guardo attorno un po’ circospetta, quasi a volerlo sorprendere fare qualcosa o addormentato da qualche parte.
Invece è seduto sul divano a scrivere qualcosa sul suo iPad. Oh.
« Ciao » mormoro un po’ imbarazzata. 
Mi devo essere addormentata sulle sue gambe quando ci siamo rilassati.
Lui si volta di me e mi guarda tra il divertito e il dolce. 
« Buongiorno » miagola.
La cosa non può che farmi sorridere a mia volta.
« Ho bisogno di un caffè questa volta » spiego andando verso il bancone della cucina ma continuando a chiacchierare con lui. « Hai fatto quello tutto il tempo? » Chiedo alludendo al suo iPad.
« Beh, non volevo svegliarti, anche se credo non ci fosse gran pericolo. Ti ho chiamata, pungolata e ti ho sollevata per portarti in camera e tutto ciò che ho ricevuto in cambio è stato un mezzo mugolio » mi dice divertito.
Io sbuffo appena e preparo il caffè. Lui non beve caffè. Me lo ha detto prima.
« Beh, ero stanca, qualcuno mi ha fatto alzare alle quattro per farmi vedere l’alba su Los Angeles » dico canzonandolo appena.
Eppure siamo entrambi consci del fatto che sia stato un momento splendido, beh, schiaffo a parte.
Lo ringrazio anche mentalmente per non essersi messo nel letto accanto a me.
« Perché non andiamo da qualche parte? » Mi chiede di punto in bianco.
Io ho la tazza di caffè bollente in mano e spalanco gli occhi.
« Eh? » Chiedo poco intelligentemente.
« Ho qualche giorno di pausa…pensavo potremmo andare da qualche parte, magari un paio di giorni, dove non c’è rischio che mi vedano, ci vedano… »
Oh, questo non me lo aspettavo. Non me lo aspettavo minimamente.
Non che io debba giustificarmi con qualcuno, ma Christine mi uccide se sparisco per due o tre giorni senza dirle chi era Bart!
« Ho solo un piccolo problema…Christine » spiego.
Lui mi guarda come se non capisse. Certo, come potrebbe capire.
« Lei era preoccupata, non sa chi sei, se le dico che sparisco dalla faccia della terra un paio di giorni, vorrà sapere con chi… » gli spiego cautamente.
Sembra pensarci, perché corruccia appena le sopracciglia, quasi a volersi concentrare nel trovare una soluzione. Carino, a dir poco.
« Falla venire qui, ma…che tenga la bocca chiusa con chiunque altro. Non amo che la mia vita privata sia spiattellata ovunque e poi, posso prometterle di presentarle mio fratello » dice ridacchiando.
Ma non ho idea e non capisco perché se la rida.
« Perché Christine dovrebbe voler conoscere tuo fratello? » Chiedo avvicinandomi e sedendomi con lui sul divano. Incrocio le gambe e me ne sto seduta sui talloni con la schiena ben dritta mentre sorseggio il caffè aspettando una risposta.
Il suo sguardo è stupito e si mette a ridere.
Io scosto appena la tazza e faccio una piccola smorfia di disappunto. Ora perché ride di me?
« Perché Christine non ha fatto altro che appiccicarsi a lui durante i meet » mi spiega.
« Oh…il batterista? » Domando come se avessi appena scoperto l’acqua calda. 
La conferma arriva dalla sua ennesima risata.
« Eh dai! Lo sai che è da poco che ascolto la tua band, cosa ne sapevo io che il batterista è tuo fratello » brontolo.
Eccolo, il sorriso dolce di Jared che allunga una mano e mi pizzica appena un fianco.
« Mi piace il fatto che tu non sia una fan come Christine, rende tutto più facile tra di noi » ammette.
Questa volta sono io che sorrido quasi vittoriosa.
« Bene. Allora la chiamo e le dico di venire qui? Ma dove vorresti andare? Non ci sono molti posti in cui non c’è nessuno. Non so quanto tu sia famoso, ma magari basta andare in una città qui attorno? » Non sono certa di voler prendere aerei o spendere troppi soldi.
Non voglio che il bastardo sappia dove mi sposto.
« Mh, sì credo potremmo andare da qualche parte vicino Los Angeles ma non in una grande città, troviamo una cittadina che ci possa piacere e andiamo. » 
La facilità con cui dice una cosa del genere, da una parte è emozionante, dall’altra un po’ mi lascia sospesa. Non credo che lui si aspetti nulla da me, non so nemmeno che genere di rapporto abbiamo in questo momento.
Rimango un po’ imbambolata a guardarlo, ma in realtà non sto guardando esattamente lui, sono persa in qualche mio pensiero e i miei occhi puntano nella sua direzione.
Scuoto appena il capo quando me ne rendo conto e mi limito ad annuire.
 
Ho chiamato Christine e dovrebbe arrivare a momenti.
Mentre l’aspettavamo, io e Jared ci siamo messi a cercare un posto nei dintorni di Los Angeles e siccome le occasioni che ho avuto di andare al mare sono state molto poche, lo abbiamo cercato sulla costa.
Abbiamo fatto in tempo a decidere che Christine ha suonato il campanello e d’istinto mi sono voltata verso Jared.
« Come pensi che andrà? » Domando un po’ preoccupata.
« Apri e lo scopriremo »
Come fa ad apparire così rilassato?
Sbuffo appena e mi alzo per andare ad aprire a quella che ormai è la mia migliore amica.
La sua espressione è strana, sembra un po’ preoccupata ma anche curiosa allo stesso tempo.
« Ciao » dico con un sorrisetto.
« Ciao, ho fatto tutta la strada pensando alle cose più assurde » ammette divertita mentre entra.
Mi volto e vedo che Jared è in piedi, appoggiato alla testata del divano che ci guarda.
Certo, questo è proprio un ottimo modo di presentarsi, rimanere fermo lì a farsi ammirare. Sospiro e non faccio in tempo a voltarmi nuovamente verso Christine che lei lo ha già visto.
« Alexis, cosa ci fa Jared Leto nel tuo soggiorno? » Mi chiede cauta, scandendo bene le parole, come si farebbe prima di una vera e propria implosione.
« É il mio Bart… » spiego, beh detta così suona ancora più strana.
« Lo sapevo »
« Che? »
« Lo sapevo! »
« Scusa, come facevi a saperlo? »
« Beh, non è che lo sapevo, però mentre ero in macchina era uno dei panorami assurdi che mi si era figurato »
Lo dice mentre si avvicina a lui con un sorriso perpetuo stampato sul viso, a quel punto lui si decide a muoversi e le porge la mano per presentarsi, ma lei come nulla fosse si butta ad abbracciarlo.
La scena mi fa sorridere, non è lo stesso entusiasmo che Christine mostrava per il fratello di Jared, ma sembra comunque molto entusiasta.
« Mi devi presentare tuo fratello » dice subito dopo essersi scostata da lui.
« Christine » l’ammonisco appena.
« Che c’è? Lui è il tuo Bart no? Io sono la tua migliore amica con una cotta per suo fratello da una vita » brontola.
Scuoto il capo divertita vedendo che Jared ride.
« Credo si possa fare, non rifiuta mai che gli si presentino belle ragazze » dice lui facendo spallucce.
Ecco, è la fine…penso tra me e me.
Soprattutto perché l’urletto che Christine caccia per le parole di Jared mi ha appena stordita.
Si volta di me con un sorrisone e si lancia in un abbraccio che a momenti mi soffoca.
« Ti rendi conto che hai scambiato e-mail per un anno con Jared Leto? » Mi mormora.
« Mh, per me continua ad essere Bart » dico un po’ goffamente.
Lei si scosta e mi guarda con un sorrisetto.
« Sei assurda, ma mi piaci anche per questo » miagola. « Sembri contenta » aggiunge subito dopo.
« Credo di esserlo » ammetto stringendomi nelle spalle.
Insomma, finalmente ho incontrato Bart e lui ora è a casa mia. Anche non fosse stato famoso -e forse sarebbe stato più facile se non lo fosse stato- sarei stata ugualmente felice.
« Ah, ecco noi nel pomeriggio partiamo » le spiego poi.
Lei mi guarda con tanto d’occhi, allibita.
« Per dove? »
« Un viaggio di un paio di giorni fuori LA »
« Ah, beh…mi raccomando » miagola con una voce allusiva che mi fa sentire dei brividi di disgusto lungo la schiena.
« Christine non… » sospiro appena. « Sì, tranquilla » mi limito a dire.
Incrocio lo sguardo di Jared, è interrogativo e sorpreso. Pensava che fossi riuscita a parlare alla mia amica del mio passato? No, ancora non ci sono riuscita. Ma mi rincuora sapere che lui non si aspetti nulla da me e che voglia partire con me solo per restare da soli senza dover rimanere rinchiusi in casa.
« Allora, ci vediamo quando torni e mi racconti tutto per filo e per segno » dice facendo altre mille allusioni.
Forse quando tornerò, sarò forte abbastanza per raccontarle qualcosa.
Christine mi abbraccia di nuovo prima di lasciarci da soli, tanto la conosco abbastanza bene, quando si tratta della sua band preferita non è capace di starsene buona. Mi manderà un milione di messaggi!
« Ah, Chris… » mormoro prima che esca.
Lei si volta a guardarmi, ma questa volta il suo sorriso sembra più dolce e tranquillo.
« Non lo dirò a nessuno, tranquilla » mi assicura.
Le sorrido di rimando e lascio che se ne vada. 
Chiudo gli occhi per un secondo e sospiro, molto più rilassata di pochi attimi prima.
« Non le hai ancora detto nulla…? » Mi domanda cauto Jared solo per avere una conferma.
Io riapro gli occhi e scuoto appena il capo.
« Non so mai come farlo o quale dovrebbe essere il momento migliore. Lei mi tratta con amicizia e non voglio che cominci a trattarmi come se potessi rompermi da un momento all’altro » ammetto.
« Come faccio io? Credi che io lo faccia? »
« Lo fai? »
« Non lo so, ti tratto con riguardo, ma perché sei importante per me. Ammetto di non sapere con precisione cosa posso fare e cosa no »
Questa sua completa onestà mi disarma.
« Perché tu cosa vorresti fare? » Gli chiedo inarcando il sopracciglio.
Lui sorride appena e scuote il capo.
« Non pensare male » brontola.
« Ma so che non ti piace farti toccare o che ti si guardi troppo. Non sai quanto mi stia sforzando a non guardarti ogni istante » sospira avvicinandosi e mi sposta una ciocca di capelli dal viso con estrema delicatezza.
« Mh, se non mi guardi tutto il tempo, se sei tu a farlo credo vada bene » ammetto molto a disagio.
« Okay, basta che se è troppo, me lo dici. Non farei mai niente che possa metterti paura o a disagio, va bene? »
Io mi limito ad annuire e visto che lui non sa come muoversi, sono io  che affondando le braccia attorno alla sua vita, con lentezza lo abbraccio.
Il calore di Jared è diverso da quello che associo agli uomini. Forse perché lui per me rimane Bart, quindi per me è qualcosa di cui so che posso fidarmi. E le sue parole me lo hanno appena confermato di nuovo.
Sempre cautamente, mi abbraccia di rimando, stringendomi con leggerezza.
« Mh, quindi questo lo posso fare » dice piuttosto soddisfatto.
Troppo soddisfatto, quindi per ripicca gli do un pizzicotto sul fianco e lui fa un piccolo balzo e ride. Eppure, non mi ha lasciata andare nemmeno un secondo ed io, contro il suo corpo ci sto piuttosto bene.
« Non vale, non posso vendicarmi » sbuffa.
« Il bello di essere una donna » gli faccio presente.
« Potrei avere tutta la vita per vendicarmi »
E le sue parole mi lasciano con gli occhi spalancati e le labbra schiuse. Non so cosa replicare. Non so con precisione cosa vogliano dire le sue parole. Quindi mi limito a chiudere gli occhi e lasciar sfilare fuori dalle mie labbra un « Mh »
Forse visti da fuori, possiamo sembrare due scemi che se ne stanno abbracciati. Ma dopo un anno di e-mail, credo che difficilmente ogni volta che ci abbracceremo riusciremo a staccarci troppo in fretta. Soprattutto perché è quasi l’unico contatto fisico che gli concederò.
« Jared… »
« Mh? »
« Dovrei preparare la borsa »
« Anche io »
Eppure siamo ancora qui.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Los Angeles, 5 ottobre 2010
 
« Feeling my way through the darkness
Guided by a beating heart
I can't tell where the journey will end
But I know where to start »
 
 
Siamo da poco tornati a Los Angeles, ci siamo fermati a casa mia a mangiare una pizza e Jared è tornato a casa propria.
Che dire, questi tre giorni insieme -dovevano essere due ma abbiamo voluto fermarci un altro giorno- a Santa Maria sono stati… Non so nemmeno come descriverli.
Me ne sto seduta sul divano a bere il mio solito latte e caffè. So che Christine aspetta che la chiami per farle sapere per la cena di stasera e darle qualche pettegolezzo. Ma la verità è che non è successo assolutamente nulla tra noi due.
Dopo tre ore di auto, abbiamo alloggiato al Days Inn dove Jared si è premurato di prendere una stanza con due letti grandi separati. Quello che ci è piaciuto del posto era che nessuno lo avesse riconosciuto in tre giorni, a parte una ragazzina…
 
È mattina presto, sono le 8 e nonostante ieri siamo arrivati qui stravolti, ora io e Jared siamo venuti a Guadalupe. La peculiarità di questa spiaggia sono le dune di sabbia fine e beh, il fatto che non ci sia praticamente nessuno in questo periodo dell’anno. Quindi perfetta per noi. Mi è sempre piaciuto sentire il rumore dell’oceano e l’aria non è troppo fredda.
Jared ha steso una coperta sulla sabbia e ci siamo seduti a bere io il mio caffè latte e lui il suo thé.
Non so come faccia a stare solamente con una maglietta a maniche lunghe, dato che io gli ho rubato la felpa che mi sta comodamente larga.
Ah, sì, ieri sera nel tardo pomeriggio quando siamo arrivati, l’ho trascinato a tagliarsi quella cresta che tanto ormai, non riusciva più a rimanere su tanto che era lunga! Questo taglio biondo platino corto, evidenzia il suo viso e…mi son ritrovata più di una volta imbambolata a guardarlo! Proprio come adesso…
« Se avessi saputo che bastava tagliarmi i capelli per farmi guardare in quel modo, lo avrei fatto prima »
Io rimango sorpresa e torno a guardare l’oceano. Non si è nemmeno voltato per dirmelo, ha sentito il mio sguardo su di lui senza che si voltasse a constatare che effettivamente lo stessi guardando.
« Ti ho già detto ieri che penso tu sia un bell’uomo » sospiro imbarazzata.
« La cosa non può che farmi piacere » dice con una certa dolcezza nella voce.
« Grazie… »
« Mh? Per cosa? »
« Per la stanza, i letti separati… »
Si stringe nelle spalle senza dire nulla.
Forse sono io che penso a qualcosa di sbagliato di continuo. Non ho mai pensato che forse lui mi possa considerare semplicemente un’amica e nient’altro.
Nessuno dei due si è girato verso l’altro, durante la nostra conversazione rimaniamo ad osservare l’oceano.
« Non mi fraintendere… » dice poi « vorrei dormire con te. Solo, rispetto i tuoi tempi »
E non poteva dire cosa più rassicurante ed al tempo stesso dolce.
Quest’uomo si rende conto dell’entità di ciò che mi porto dietro. Ma sono certa che ad un certo punto, si stancherà di aspettare. Eppure io non riesco a mettermi fretta. È come se il mio inconscio volesse qualcosa di normale insieme a lui, ma qualcosa dentro di me mi blocca.
« Non so quanto dovrai aspettare però… » non so perché, sento il bisogno di dirglielo. Come se non fossimo già fin troppo coinvolti. Come se il fatto di avvertirlo ora, potesse rendere meno dolorosa una eventuale separazione.
Solo a quel punto lui si volta a guardarmi.
« Ti conosco bene Alexis, forse in un certo modo molto meglio di te stessa, affronteremo il problema quando si presenterà. Quante altre prove hai bisogno per capire che non vado da nessuna parte? »
I suoi occhi hanno nuovamente incatenato i miei e io lo guardo realizzando con molta lentezza ciò che mi sta dicendo.
Appoggia il bicchiere di cartone sulla sabbia e prende la mia mano che stava sulla gamba, la stringe appena e torna a guardare l’oceano.
La cosa mi fa sorridere.
Bevo l’ultimo sorso di caffè latte e appoggio a mia volta il bicchiere sulla sabbia, quindi mi alzo, lasciando andare la sua mano e guardandolo dall’alto.
« Sto congelando Leto, muovi il culo » dico facendogli cenno « vediamo quanto sei in forma mr.CorroSempreSullaSpiaggia » dico e pochi istanti dopo corro verso le dune.
Questa spiaggia, non la conoscevo, non ne avevo mai sentito parlare. Forse perché non mi sono mai informata su cosa avrei trovato all’infuori di Los Angeles.
Ma non faccio in tempo ad arrivare sulla prima duna che sento la sua mano intrecciare le dita con le mie e trattenermi. La cosa mi fa ridere.
« Credo di averti sottovalutato » ammetto voltandomi e scoppiando a ridere.
« O forse sei tu a non essere molto in forma » sottolinea con un sorrisetto molto, molto provocatorio.
Stringo la mano che tiene la sua nel vago intento di fargli male, ma lui ride, missione fallita.
« Beh, allora dovrò cominciare a correre sulla spiaggia anche io » 
« Potrebbe essere un’idea »
« Oh, ne convieni? » Dico prendendolo in giro.
Ora il suo sguardo è più intenso e io so’ che in un momento diverso, ora seguirebbe un bacio, ma nessuno dei due si muove. Io per paura e lui probabilmente aspettando che qualunque mossa la faccia io.
Ma fortunatamente, veniamo interrotti da una ragazzina che ci si è avvicinata con un sorriso tutto allegro. Avrà quattordici anni. Bassina, con capelli medio lunghi e scuri. Due occhioni nocciola fissati sul viso di Jared.
« Sei Jared Leto, vero? » Dice come se avesse appena scoperto un tesoro inestimabile.
Lui mi guarda e poi guarda lei.
« Sì, sono io » ammette con un sorrisetto un po’ a disagio.
« Posso fare una foto con te? È la tua ragazza…? Non volevo disturbarti ma… »
È così carina che mi viene da sorridere automaticamente, così le faccio cenno di darmi il suo cellulare.
« Ve la faccio io la foto. Ma siamo solo amici » non voglio certo creargli dei problemi.
Lei sembra davvero rallegrata dalla mia precisazione, lui mi guarda, cosa sta cercando di capire? Se mi considero solo sua amica o se l’ho detto solo per circostanza? Non lo saprai mai, mio caro.
La ragazzina si abbraccia a Jared e mi ricorda tanto una delle foto dei meet, lui l’abbraccia di rimando e sorride. Sorride di cuore, forse si rende conto di quanto questa ragazzina sia emozionata.
Visto che non c’è nessuno, è piuttosto assurdo che a quest’ora del mattino una ragazzina che dovrebbe essere a scuola invece ha probabilmente saltato le lezioni per venire in spiaggia, si trovi qui, gli scatto più di una foto. 
È Jared a sciogliere l’abbraccio e quando le rendo il cellulare, non fa che ringraziare entrambi.
Jared porta l’indice sulle proprie labbra.
« Non dirlo a nessuno che eravamo qui, okay? »
Lei sorride ed annuisce tutta contenta. Ci ringrazia e se ne va via tutta esaltata.
« Okay, credo tu sia davvero piuttosto famoso… »
 
Quello è stata l’unica volta nei nostri tre giorni in cui qualcuno lo ha riconosciuto.
E vederlo così con una ragazzina è stata una cosa davvero dolce.
Ho imparato qualcosa di più sul mio Bart, è un uomo buono, ma che quando è stanco, davvero molto stanco, si spazientisce. Risponde male e tiene il muso. Poi, viene semplicemente a chiedere scusa.
Sembrava un ragazzino quando quella notte…
 
Siamo appena rientrati da una serata qui a Santa Maria. Abbiamo mangiato una pizza e siamo andati all’ultimo spettacolo del cinema della città. Per tutta la durata del film ci siamo tenuti la mano e fatti qualche dispetto.
Mi sono appena messa i pantaloni e la maglietta del pigiama e tutti e due siamo sdraiati sul letto, ognuno nel suo, con la luce del comodino accesa.
« Perché hai detto a quella ragazzina che siamo solo amici…? »
« Non dovevo? »
« Beh…credo che siamo un po’ più che amici »
« Oh, avrei dovuto renderla partecipa del nostro non ben definito rapporto? »
« Non sto dicendo questo »
« Allora cosa stai dicendo? »
« Che mi ha infastidito »
« Solo perché non le ho detto ‘sì, sai, mi piace molto, ma è complicato’ ? »
Insomma, cosa dovevo dire? O è un modo come un altro per chiarire le cose tra di noi? Se fosse così, non lo sta facendo molto bene!
« Non è quello… »
« Allora cosa Jared? »
« Mi consideri tuo amico? Perché anche se non posso baciarti, non posso toccarti o dirti nulla…io non ti considero solo un’amica » sbuffa.
« In quale momento da quando ci siamo visti, hai creduto ti considerassi un amico? »
« Come faccio a saperlo se non me lo dici? »
« Jared…credi che abbracci tutti gli uomini che mi capitano a tiro? O stai solo cercando di chiedermi se voglio che stiamo insieme? Non puoi semplicemente dirlo? Ti ho appena praticamente detto che mi piaci… »
Sbuffa infastidito.
« Oh ora sono io che voglio che stiamo insieme? »
« Dio…come ti pare »
Mi volto sul lato, dandogli le spalle. Perché deve fare così?
Sospiro e allungo la mano per spegnere la mia luce. Aggrotto le sopracciglia, è la prima volta che discutiamo e mi rendo conto che sono queste le difficoltà del rapportarsi nella realtà. Dello stare a contatto per più di una volta al giorno.
Mi mordo il labbro. Dentro di me non riesco ad allontanare il pensiero che…
« Scusa… » mormora.
Sento che si alza, verrà sul mio letto o uscirà?
Sento il suo peso sul materasso, ma non si sdraia, rimane seduto e mi accarezza la schiena con leggerezza.
« É che mi sto rendendo conto che non ne abbiamo mai parlato, che devo andarci cauto ma dentro mi sento impazzire… »
« Come credi che mi senta io? Ho paura… »
« Di me? »
« No »
« Di cosa…? »
« Che ad un certo punto, ti renderai conto che voler stare con me sia troppo faticoso o frustrante. Perché ho bisogno di troppo tempo. Sei un uomo che…insomma Christine mi ha raccontato un po’ delle tue abitudini » sbuffo imbarazzata.
« Christine… »
« Già, ne sa molto più di me »
« Alexis, è un terreno inesplorato anche per me. So che hai molte ferite aperte e l’ultima cosa che voglio è farti del male. Sto cercando di comportarmi in modo esemplare. Ma non voglio essere tuo amico. Ho cercato di dimostrartelo in tutti i modi sobri che conosco »
La sua voce sembra così frustrata. Mi dispiace fargli questo effetto.
« Non voglio essere tua amica Jared. Quando sono con te non mi sento come mi sentivo con Sean » certo che abbracciavo il mio migliore amico, ma c’è voluto tempo. « Stamattina sulle dune… »
« Cosa? »
« Ho pensato che avrei voluto baciarti. Ho pensato che sarebbe stato il momento giusto, ho pensato che lo volevo. Ma che… »
« Non ci riuscivi e io avevo paura di muovermi in modo troppo affrettato. Per lo meno abbiamo pensato tutti e due la stessa cosa »
Sorrido e mi volto, sdraiandomi sulla schiena.
« Ciao » mormora lui guardandomi. « Scusa, a volte sono idiota anche io »
« Buono a sapersi Bart »
Lui sorride, la sua mano si sposta e si appoggia accanto al mio fianco, ma non mi sovrasta, rimane lì a guardarmi.
« Anche adesso sto pensando a baciarti » ammette.
Automaticamente mi mordo il labbro. Sento il mio corpo irrigidirsi. Non così, non sul letto.
Mi sollevo per mettermi a sedere e lui scosta la mano dal materasso. Mi guarda interrogativo e io tengo appena lo sguardo basso. 
Mi inumidisco le labbra con la lingua. In realtà, non ho mai veramente baciato qualcuno. Non qualcuno da cui volevo farmi baciare. I miei occhi si posano sulle sue labbra.
Quel velo di barba perché stamattina non ha voluto farsela. Il suo mento…
La mia mano che gli accarezza la guancia lentamente.
« Potrei non essere molto brava in questo… » ammetto imbarazzata, continuando a concentrarmi sulle sue labbra che si tendono appena in un leggero sorriso.
« Non m’importerebbe » mormora.
Il suo viso si avvicina al mio ma mi lascia il tempo di scostarmi o di avvicinarmi. É tutto così lento che sembrano interminabili minuti. Invece sono solo secondi, secondi in cui quando il suo viso e il mio sono abbastanza vicini, l’unica cosa da fare è annullare l’ulteriore spazio. Poso le labbra sulle sue e lui le schiude appena.
Sento il suo sapore. Sento le sue labbra morbide contro le mie e istintivamente chiudo gli occhi. Per un attimo ho paura di rivedere flash del mio passato. Ma il profumo di Jared, il suo sapore, il suo calore…non hanno nulla a che vedere con il bastardo.
Riapro gli occhi, per confermare a me stessa che ho lui davanti a me e sospiro appena. 
Sento la sua mano sinistra sul mio fianco e le sue labbra schiudersi maggiormente, quindi lo seguo schiudendo le mie. La sua lingua che accarezza i miei denti e con lentezza cerca la mia.
In questo momento non riesco a pensare a nulla, solo ad accarezzare il suo viso con estrema lentezza e lasciarmi andare a quello che stiamo facendo. A baciarlo. Sto baciando il mio Bart…
Non so quanto il nostro bacio duri, non lo so davvero.
Quando ci scostiamo, istintivamente mi lecco il labbro inferiore e quando alzo gli occhi per guardarlo, lui si sta mordendo il labbro.
« Mh, meno male che non dovevi essere brava » dice con un sorrisetto fin troppo compiaciuto che mi fa avvampare per l’imbarazzo.
« Cretino » dico dandogli una spintarella sulla spalla.
Lui ride e vederlo ridere è davvero contagioso. Mi stringe appena sul fianco e io sobbalzo leggermente per quella sensazione.
Senza dirmi o chiedermi nulla, mi abbraccia in silenzio, appoggiando il mento sulla mia spalla.
« Solo un attimo » mormora.
Ed io gli accarezzo la nuca ed i capelli corti. Non mi infastidisce il fatto che lo stia facendo. Perché dovrebbe? 
 
Ripensare a come ci siamo baciati, beh è piacevole e automaticamente mi porto le dita sulle labbra.
Sospiro e sorrido.
Quello era stato un bacio! L’unico però di tutta la nostra vacanza. So che avrebbe voluto darmene altri, ma poi, tra una cosa e l’altra eravamo troppo presi a chiacchierare, gironzolare, mangiare e dormire per ritrovare quell’atmosfera che mi aveva spinta a baciarlo.
So che domani sera ripartirà per andare in tour e spero che la cena di stasera andrà bene. Saremo io e Christine, lui e suo fratello. Verranno a casa mia e poi Christine si fermerà qui a dormire.
Ma domani voglio passare la giornata con Jared, spero che la mia amica lo capisca. Prima che torneranno a Los Angeles dovrò aspettare Gennaio. 
Riuscirò davvero a ad aspettare così tanto per rivederlo dopo questi giorni?
Solo pensarci ora, mi sembra impossibile.
Ah sì, ci siamo scambiati il numero di telefono e una delle tante foto che ci siamo fatti in questi giorni è diventato lo sfondo del mio cellulare. Troppo sfacciata, vero?
 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Los Angeles, 5 ottobre 2010
 
« Give me room to fail
Let me make mistakes
Help me mend my heart
It always seems to break »
 
 
Christine è arrivata da non molto, ha lasciato le sue cose in camera mia e ora stiamo preparando la cena. Non sono bravissima in cucina, di solito mi preparo quello che capita. Ma è stata la mia amica ad avvisarmi che Jared è vegetariano! Io non ne avevo idea.
Solo parlando con lei, mi rendo conto delle tantissime cose che non so di lui. Ma non le voglio apprendere da internet, andando a cercare tutto il possibile su di lui. Voglio scoprirle parlandogli.
« Domani è l’ultimo giorno che stanno a Los Angeles » le spiego cautamente « ti scoccia se vado a pranzo con lui e passo la giornata con lui? » Dico mentre sbuccio le patate da mettere poi in forno.
Alzo lo sguardo su di lei e la vedo con un sorrisone che ancora una volta allude a chissà che cosa.
« No, fai pure, insomma, quando lo rivedrai poi? »
« Mh…credo per le feste, non gli ho chiesto bene » ammetto.
« Beh, ci credo, il 26 dicembre è il suo compleanno »
La guardo quasi inebetita.
« È nato il 26 dicembre, davvero? »
« Alexis, non sai proprio nulla di lui, vero? »
Mi mordo il labbro.
Credevo di sapere molto di lui, invece mi sto rendendo conto che non so nulla e che invece Christine sa molto più di me. 
La cosa non può che rattristarmi. Lei deve accorgersene perché mi da’ una leggera pacca.
« Vi siete appena incontrati, parlavate d’altro nelle vostre e-mail, no? »
Annuisco e abbozzo un mezzo sorriso. 
Lo conosco da un altro punto di vista, un punto di vista che più volte mi ha detto di non mostrare a nessuno. Le piccole cose, le posso imparare con calma. Ma ora, voglio fare qualcosa di speciale per il suo compleanno!
« Dovrai aiutarmi a pensare qualcosa di sensazionale per il suo compleanno! » Dico entusiasta.
Lei sorride, contenta che il mio momentaneo malumore sia passato.
« Certo! Sono certa che per le feste di Natale e capodanno saranno a Los Angeles »
« Lo spero » ammetto ragionandoci.
Non so proprio se le band stiano in tour anche sotto Natale, ma non credo, insomma, hanno una famiglia e degli affetti.
 
Abbiamo preparato la cena che sta finendo di cuocere, apparecchiato la tavola e la vista come al solito è splendida dalle vetrate del mio appartamento.
Jared e Shannon sono arrivati da poco e Christine si comporta come sempre in modo strano quando lo vede. Ma almeno questa volta non gli è saltata addosso.
Se ne stanno sul divano a chiacchierare di non so cosa e lei lo guarda con occhi adoranti!
Io e Jared, il mio Bart, siamo rimasti vicino il bancone della cucina, controllo spesso che non si bruci nulla.
« Lo adora eh? » Dice Jared guardando Christine.
« Sembrerebbe » dico divertita.
« Gli piace quando le belle ragazze gli danno quel genere di attenzioni »
« Sì, beh, veda di stare attento a quello che fa » brontolo un po’ indispettita.
Lui ride.
« Non è un mostro »
Sbuffo una sorta di risata e mi stringo nelle spalle.
« È un uomo »
« E lei una donna che può dire di no »
Lo guardo, quasi stupita. Poi abbasso lo sguardo tirando le labbra in una sorta di sorriso.
« Me lo dimentico sempre » ammetto.
La sua mano cerca la mia e la stringe e io ricambio con debolezza.
« Oh, Christine mi ha detto che il 26 dicembre è il tuo compleanno » dico guardandolo.
Quegli occhi azzurri, quegli sguardi che mi rivolge. Mi fanno contorcere lo stomaco. Ora capisco cosa voglia dire ‘avere le farfalle nello stomaco’.
« Sì, perché volevi saperlo? »
« É solo saltato fuori, parlavamo di quando riuscirò a rivederti » ammetto.
La sua mano stringe un po’ di più la mia.
« Già pensi a quando ci mancheremo? »
« No, già penso a quando potrò rivederti »
La mia risposta lo sorprende positivamente. Si avvicina appena e mi mette la mano libera sul fianco.
Gli sorrido e sospiro appena.
Non mi va di baciarlo con suo fratello e la mia amica a pochi metri di distanza. Evviva l’open space!
Lascio la sua mano solo per controllare le patate al forno, la carne per noi ed altre cose per lui.
« Potevi dirmi che sei vegetariano » lo incalzo.
« Mi hai visto mangiare carne o derivati mentre eravamo via? »
« Mh, non lo so, non controllavo cosa avessi nel piatto » sbuffo divertita « sai Mr.Leto, non sei il centro del mio mondo »
« Non ancora »
« Sbruffone »
« Touché »
Sorrido e tiro fuori la cena che è ormai pronta.
Jared recupera il vino che hanno portato e lo sistema a tavola.
Mi sono sempre piaciute questo genere di cose, avere degli amici, delle persone care con cui organizzare cene, chiacchierare e ridere mentre si mangia. Cosa c’è di meglio?
Christine viene ad aiutarmi a mettere in tavola e finalmente riusciamo a sederci.
É sempre più attratta da Shannon che visto fuori dall’ambito del concerto sembra un uomo simpatico con cui lei riesce a chiacchierare. I suoi occhi sono sempre adoranti, ma il suo atteggiamento ora è più tranquillo.
Mangiamo tranquillamente, il clima è sereno e divertente. Shannon non mi mette soggezione, forse perché è il fratello di Jared. Non lo so con precisione. Forse perché mi piace vedere anche Christine così contenta.
Dopo cena, beviamo tutti il caffè e Christine e Shannon si offrono per andare in gelateria a prendere il dolce a cui nessuno di noi aveva pensato. Io credo sia anche una scusa per rimanere da soli, ma non lo dico.
Jared invece sembra contento che siamo noi ad essere rimasti da soli.
« Così Christine dormirà da te stanotte, sono un po’ invidioso » dice scherzosamente.
« Io e te abbiamo dormito insieme tre notti » gli ricordo.
« Lo so, ma sono invidioso ugualmente »
« Credo mi chiederà del nostro viaggio » ammetto poi.
« Mh, è una ragazza. Se non sa quello che mi hai raccontato, è ovvio che pensi che tra noi… »
Sospiro. Lo so, sarebbe stato normale. Invece l’ho baciato una sola volta.
« Sono davvero così strana, mh? » Domando appoggiandomi contro il bancone della cucina dopo aver finito di sparecchiare.
Lui mi guarda un po’ preoccupato e si avvicina, appoggiandomi entrambe le mani sui fianchi.
« Non sei strana. Quello che hai vissuto…non è una cosa che puoi dimenticare così facilmente. Credo che se lo raccontassi a Christine, capirebbe. É una ragazza sveglia, fa discorsi intelligenti. Onestamente pensavo che fosse come tante ragazze che vengono ai meet solo perché vorrebbero chissà cosa da noi » ammette con un mezzo sorrisetto che ho imparato ad interpretare. È il suo sorrisetto un po’ perverso.
« Ha perso la testa per tuo fratello, te l’ho detto »
« Sì, si vede da come lo guarda, ma è comunque riuscita a parlare con lui di cose di un certo livello. Per questo dico che è sveglia e intelligente. Credo tu abbia bisogno di una persona come lei, ti vuole bene e ti potrebbe essere di supporto » ammette guardandomi.
Mi stringe appena contro di lui e mi viene istintivo appoggiare le mie mani sui suoi di fianchi.
« Come sei saggio Bart » mormoro guardando i suoi occhi azzurri.
« Ne dubitavi forse? »
« Mai…sei la mia luce » ammetto un po’ imbarazzata.
Lui è la mia luce. Quella persona che ha visto la mia parte più oscura e dolorosa e l’ha accolta dentro di sé.
Ha un sorrisetto un po’ ebete su quel viso sfacciatamente perfetto. Come se le mie parole in un certo senso lo avessero scaldato.
Inspiro e socchiudo appena gli occhi, so cosa sta per succedere e il mio corpo sta mandando i giusti segnali, credo. Il suo viso si avvicina e quando è vicino abbastanza, chiudo gli occhi. Sento solo le sue labbra sulle mie. Lentamente entrambi le schiudiamo e il suo sapore è di vino e…Bart.
É il nostro secondo bacio ed entrambi lo assaporiamo con lentezza e sentimento. 
Come farò a stare senza questi baci, ora che sto imparando ad assaporarli ed apprezzarli?
Non c’è fretta nei suoi movimenti, nei suoi gesti. C’è affetto, voglia di scoprirsi e il modo in cui le sue braccia mi stringono a lui, sembra come qualcuno che vuole tenermi stretta ma al tempo stesso proteggermi. Non posso che perdermi in queste sensazioni.
È un bacio lungo, di quelli che quando finiscono ti lasciano senza fiato e a pochi centimetri da terra.
Quando riapro gli occhi e lo guardo, mi viene da sorridere e lo abbraccio semplicemente.
Il mio Bart, riesco solo a ripetermi questo.
« Come farò senza di te… » mormoro un po’ più tristemente.
« Sai che ci sarò. Solo non fisicamente »
« Appunto. Ora che ti ho qui nel mondo reale, riuscirò ad accontentarmi del nostro rapporto cibernetico? »
« Se non ci riuscirai, ci penseremo. Credi che non proverò lo stesso…? » E quando lo dice, mi stringe un po’ di più. 
Quando lo fa, mi sento come se non volesse farmi scivolare via da lui. Lo faceva anche ai meet, ma allora non lo attribuivo a questo.
« Lo spero…spero di non essere l’unica che si sta perdendo in te »
« Non lo sei »
Oh, beh se è un sogno. Non mi svegliate.
Ma a quanto pare siamo destinati ad essere svegliati. Ridendo e scherzando, Shannon e Christine entrano dalla porta e ci vedono abbracciati.
Ci scostiamo e li guardiamo, io leggermente imbarazzata.
« Abbiamo interrotto qualcosa? » Miagola Christine.
Io sospiro.
Sì, stanotte dovrò parlare con la mia amica.
« No Christine, non ti preoccupare » dice Jared con u mezzo sorriso.
Lei sembra interpretare la sua espressione, il suo tono. Ed eccolo ancora lì, il mio Bart che mi protegge, sempre a modo suo.
Shannon mi guarda, la sua espressione sembra comprensiva e un brivido mi attraversa la schiena, quasi mi paralizza. Che Jared gli abbia detto del mio passato…?
Me ne vergogno così tanto, che per il resto della serata mi ritrovo ad essere più rigida, meno naturale e divertente. Mi sento quasi di ghiaccio. É strano. Ma è la mia reazione al mio passato.
Mangiamo anche il gelato e rimangono a parlare quasi fino l’una di notte. 
A quel punto…
« É ora che andiamo » dice Jared.
Il suo sguardo verso di me è stato preoccupato per tutto il tempo. Si è sicuramente accorto del mio cambiamento, ma non credo che ne sappia la causa.
« Sì, domani dovremo preparare di nuovo i bagagli » aggiunge Shannon. « Grazie davvero della serata, molto, molto piacevole » conclude. 
Sorride a me e poi a Christine. Perché ora anche lui la guarda come lei guarda lui? Che diavolo sta succedendo tra quei due?
« Figurati, mi ha fatto piacere » mormoro abbozzando un sorriso forse troppo tirato.
Incrociare i suoi occhi ora mi mette a disagio.
Mentre Christine e Shannon si salutano, Jared mi prende la mano e mi tira leggermente.
« Ti scrivo dopo su WhatsApp » mormora mentre mi abbraccia.
Poi posa un bacio sulla mia guancia. Saluta con un rapido abbraccio anche Christine e poi lui e suo fratello escono.
Sospiro appena e quando sono usciti, vado a chiudere la porta d’ingresso a chiave.
« Ti aiuto a pulire? » Mi domanda Christine.
« Se ti va, sarai stanca » mormoro.
« Non tantissimo, il giusto. Se facciamo in due finiamo prima »
Christine è una bella ragazza. Una di quelle ragazze che sanno di essere belle eppure riescono a mantenere la loro genuinità e la loro semplicità. É questo che mi ha attratto di lei. Oltre alla sua sensibilità che si fondeva con la mia e ci portava a parlare di letteratura giapponese ed altri interessi legati all’arte.
Probabilmente è quello che anche Shannon in una sola sera è riuscito a scorgere in lei.
Silenziosamente e un po’ persa nei miei pensieri, metto via le ultime cose e faccio partire la lavastoviglie per la sera.
« Cosa ti ha detto Jared? »
« Quando? »
« Quando ti ha salutata, quando eravate soli… »
« Tutto insomma? » Chiedo un po’ divertita.
« É che parli così poco di queste cose, invece io non vedo l’ora di raccontarti di Shannon »
Sorrido appena. Si sta accorgendo della mia non normalità?
« Raccontami tutto di Shannon, okay? Dopo ti dirò di me e Jared » assicuro.
Pochi secondi dopo sento il cellulare suonare, lo recupero e noto il messaggio di Jared su whatsapp
 
From: Jared/Bart
Ti ho vista molto a disagio a fine serata. É stato detto o fatto qualcosa…? Colpa mia? É stata una bella serata. Mi piace baciarti Alexis, mi piace…
 
To: Jared/Bart
Questo è un messaggio dolce caro Mr.Leto…anche a me piace tanto baciarti. Ad ogni bacio mi piace sempre di più.
Per quanto riguarda la mai rigidità. Tuo fratello quando sono tornati dalla loro passeggiata, mi ha guardato in un modo quasi…comprensivo. Ho pensato che tu gli avessi detto del mio passato e il pensiero mi ha tormentata per il resto della serata. Mi dispiace.
 
Christine mi raggiunge dopo essere andata a prendere un’altra ciotola di gelato, ci sediamo sul divano, per quanto sia ancora solo ottobre e di giorno le temperature siano ancora tiepide, la sera raggiungiamo i 14° ed io sono freddolosa, quindi mi tiro addosso la coperta leggera.
« È Jared? » Domanda, vedendomi con il cellulare in mano.
« Sì » annuisco con un sorrisino.
Lei controlla il proprio, forse aspettandosi qualche messaggio? Poso il mio, continuerò a parlare con Jared dopo, se sarà ancora sveglio. Ma una cosa che so di lui è che non dorme molto.
« Abbiamo chiacchierato tanto » comincia a spiegarmi Christine « poi quando siamo usciti a piedi a prendere il gelato, abbiamo chiacchierato di più e non lo so, c’è stata una certa intesa. Mi ha chiesto il numero, quindi forse mi chiamerà o mi scriverà. Mi ha chiesto se andremo ad un altro show » dice poi con un certo entusiasmo.
« Oh, perché no, mi piacerebbe tornarci…quando suonano da queste parti? » Domando curiosa.
Rivedere Jared e la sua carica…wow.
« Ma questa volta possiamo evitare il meet » mi dice Christine.
« Credo proprio di sì » ridacchio.
« Ha detto che basta che li avvisiamo e ci fanno entrare »
« Lo immaginavo »
« Che colpaccio hai fatto Alexis »
« Colpaccio? »
« Hai una relazione in piena regola con Jared Leto » trilla allegra.
Io sorrido appena.
« Ho un rapporto con Bart, con Jared, ma non con Jared Leto. Conosco l’uomo, non la star. La star mi sembra così impegnativa. Eppure lui è così tante cose » sospiro appena.
« L’undici e il dodici gennaio saranno a San Diego, che ne dici di una gita? Prendiamo l’auto, prenotiamo in hotel e andiamo ad uno dei due live »
« Mh, prima degli esami? Potremmo anche farlo » ammetto « Pensi che tra te e Shannon possa nascere qualcosa? » Aggiungo poi cauta.
Lei si stringe nelle spalle.
« È molto più grande di noi, ma mi piace fisicamente ed ora ancora di più caratterialmente. É simpatico, su alcune note quasi timido. Mi è piaciuto passare del tempo sola con lui »
Sorrido, mi piace vedere così la mia amcia.
« Devo davvero ringraziarti per questa cena. Per avermelo fatto conoscere davvero » mormora.
« Figurati, sei la mia migliore amica » mormoro.
Lei quasi si scioglie e mi abbraccia quasi stritolandomi.
« Anche tu Alexis, sei una bellissima persona » mormora.
Quando mi lascia andare, mi guarda con quell’espressione di chi vuole sapere…
« No, non abbiamo fatto nulla io e Jared. Lui…sta rispettando i miei tempi »
Lei mi guarda senza capire a pieno ed io cerco di farmi coraggio, di spiegarle tutto per filo e per segno.
Non mi piace parlarne di persona, non mi piace vedere lo sguardo delle persone che passa dall’inorridito al pietoso. Ed è lo stesso sguardo che mentre parlo vedo nei suoi occhi.
Lo detesto, è la ragione per cui mi nascondo, sempre.
Quando finisco di raccontarle la ragione per cui io e Jared ci siamo baciati solo due volte, la ragione per cui i suoi movimenti nei miei confronti sono sempre cauti, la ragione per cui mi tratta come qualcosa di prezioso e delicato…non mi aspetto troppe parole da lei.
« Perché non me ne hai parlato prima? » Mi domanda.
« È qualcosa che detesto e che tengo solo per me » mormoro appena, stringendo leggermente la coperta.
« Allora grazie per avermene parlato, per esserti fidata abbastanza » mormora lei.
L’imbarazzo o quanto meno il disagio di questo momento è palpabile e io sospiro appena per non andare troppo in crisi.
« Ho paura che lui dopo un po’ si stancherà di aspettarmi e che io non riuscirò a sbloccarmi in tempo per non perderlo » ammetto poi di punto in bianco, fissando il vuoto davanti a me.
Sento lo sguardo di Christine su di me ma non ho idea dell’espressione che stia facendo.
« Non posso dirti che non sarà così, non lo conosco. Ma posso dirti quello che ho visto stasera Alexis…Ho visto Jared come un uomo che cerca di raccogliere tutto di te. Da un tuo sguardo a un tuo sorriso. L’ho visto guardarti così tante volte in un modo così intenso…non sembrava davvero l’uomo che sale sul palco e fa urlare le persone. Era qualcosa di diverso e più intenso ed era solo per te » 
Le sue parole suonano melliflue, calde e rassicuranti. Mi strappando un accenno di sorriso e un po’ più di serenità. Se lo ha notato anche lei, forse è davvero così.
« Alexis… »
« Mh? »
« Shannon mi ha appena scritto »
La sua voce è emozionata e io mi volto a guardarla, non so, ma mi sembra che ora, posso essere maggiormente me stessa.
Christine sta elaborando ciò che le ho detto. Non c’è bisogno di soffermarci su quello per tutta la notte!
« Che dice…? »
« Che domani se voglio possiamo vederci nel tardo pomeriggio »
«  E immagino tu voglia eccome » dico divertita.
Le mi rivolge un sorriso smagliante ed annuisce.
« Sono contenta che usciate » ammetto.
« E Jared? Ti ha scritto nulla? »
« Oh, non lo so, parlavamo e ho smesso di rispondergli… »
Prendo di nuovo in mano il mio scassone e ci sono un paio di messaggi suoi.
 
From: Jared/Bart
Dovremmo fare un po’ più di pratica allora…
Ne ho parlato con Shannon. Non credevo ci saremmo trovati tutti insieme, lo ammetto. Ma il suo sguardo non era giudicante o altro. Mio fratello non è un cattivo uomo Alexis…
 
From: Jared/Bart
Mh, sarai andata a dormire o starai parlando con Christine…? 
Spero tanto la seconda. Domani è l’ultimo giorno, lo passiamo insieme, vero?
 
Sorrido per i suoi messaggi. E storco appena il naso quando mi sottolinea che Shannon non è cattivo. Non l’ho mai pensato.
« Chris… »
« Mh? »
« Shannon e Jared, sono molto uniti, vero…? »
« Accidenti. Sono una cosa assurda. Gli Echelon li adorano anche per il loro rapporto, perché? »
« Mh, gli ha detto del mio passato. Io ho…intuito la cosa dallo sguardo che Shannon mi ha lanciato quando siete tornati e mi sono irrigidita. Jared se ne è accorto. Tutto qui »
Lei mi guarda con le labbra leggermente tirate in un sorriso.
« Shannon è okay Alexis. É normale che abbiano parlato. Se Jared gli ha parlato di te, ti reputa importante, no? »
« Credo di sì » ammetto stringendomi nelle spalle.
« Che dice? »
« Mh, che vuole ci vediamo domani e che vuole baciarmi » ammetto un po’ gongolante.
« Oh, dritto al sodo » dice divertita.
L’adoro. In questo momento l’adoro.
Nonostante quello che le ho detto, è ancora abbastanza sé stessa per fare questo genere di battute.
Mi viene istintivo abbracciarla per qualche lungo secondo. Lei non dice nulla ma lì per lì ho sentito la sua sorpresa quando l’ho stretta.
La lascio andare e le sorrido. Non importa che capisca nel dettaglio la ragione del mio abbraccio.
« Andiamo in camera? Credo di poter svenire da un momento all’altro, sono a pezzi » ammetto.
Christine annuisce e ci spostiamo in camera da letto, dormire con lei nel letto non mi da nessun fastidio, in fin dei conti è una ragazza.
Rispondo a Jared prima di andare a dormire, so che lui forse stanotte nemmeno chiuderà occhio e se lo farà, sarà per poche ore.
 
To: Jared/Bart
Ho parlato con Christine. Mi ha fatto delle domande, era sconvolta, ma…avevi ragione.
Voglio passarlo con te l’ultimo giorno. So che tanto suonerà strano, ma, passi la notte da me? É fattibile? 
Cosa mi stai facendo Jared…sento il cuore che mi scoppia. A domani. Vieni quando vuoi.
Buona notte mio Bart…

From: Jared/Bart
Oh, eccoti qui.
 É fattibile, partiamo però presto la mattina, non ti da' fastidio che ti svegli?
Mh, cosa ti starò facendo...lo stesso effetto che tu stai facendo a me.
Vengo quando ti svegli, scrivimi. Buona notte Alexis
Tuo Bart...

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Los Angeles, 7 ottobre 2010
 
« If the divine master's plan is perfection
Maybe next I'll give Judas a try
Trusting my soul to the ice cream assassin
Here, here, here »
 
É Christine a svegliarmi alle 11.
Ho dormito così tanto, ho sognato invece di fare i soliti incubi. Vuol forse dire che sono più felice?
« ‘Giorno » mormoro guardandola già in piedi intenta ad andare a lavarsi.
« Ciao…devo andare a casa se voglio vedermi con Shannon più tardi e…credo che di là ci sia qualcuno per te » miagola.
Io spalanco gli occhi. Mi sollevo di scatto per prendere il cellulare e controllo l’ora e poi l’ultimo messaggio di Jared. Diceva di scrivergli e sarebbe venuto, quindi cosa ci fa qui?
« Sono un orrore » brontolo.
Ho dei pantaloncini corti e una canotta come pigiama. I capelli li ho lasciati sciolti e ora necessitano davvero di una pettinata. Il viso sfatto di sonno e chissà che altro.
Sguscio un attimo in bagno almeno per pettinarmi, lavare i denti e sciacquare il viso. Tutto ovviamente fatto con una fretta che non si addice a qualcuno che si è svegliato pochi istanti prima!
Lascio il bagno a Christine e ancora con gli occhi arrossati per il sonno, vado in soggiorno -anche se punto la cucina, ho bisogno del mio caffè latte…-
« Ciao » trilla lui.
« Ehi… » mormoro io con la bocca che deve scandire bene le parole « Mi fai le improvvisate? » Domando.
« Credevo ti svegliassi prima, avevamo deciso di pranzare insieme oggi »
« Vero »
« Non volevo svegliarti, dormigliona »
« Oh, solo perché tu non dormi mai, non vuol dire che gli altri non lo facciano. Se poi mi vengono le occhiaie? »
« Saresti ugualmente splendida… »
Scosto appena lo sguardo e lo driblo per andare a fare quel famoso caffè e scaldare il latte.
« Scusa » mormora.
« Non mi ha dato fastidio, solo imbarazzato un po’ » ammetto tendendo le labbra in un leggero sorriso.
« Okay »
« Allora, dove vuoi andare a mangiare? Cosa vuoi mangiare più che altro »
« Mi sono appena svegliata…non ne ho idea » sbuffo divertita.
« Mh, vero »
Mentre aspetto che si prepari il caffè, mi volto verso di lui. 
La barba di un paio di giorni. I capelli un po’ spettinati e tenuti insieme dalla cera. I suoi occhi un po’ stanchi ma splendidi in cui posso perdermi.
« Facciamo tante foto oggi, okay? »
Si sorprende, soprattutto perché dopo che gliel’ho detto, mi sono sporta a baciargli la guancia. Non un bacio veloce, uno che si trattenesse un po’ di più sulla sua pelle.
« Okay » sussurra mentre la sua mano va come sempre a posarsi sul mio fianco.
Scivolo via dalla sua presa solo per versarmi il caffè, mi volto a guardarlo ma lui mi fa cenno che non ne vuole. Quindi lo lascio in caldo per Christine.
Predo il latte che ho scaldato al micro e lo verso nella tazza con un po’ di zucchero e cacao.
Lui mi guarda tutto divertito.
« Che c’è? »
« La colazione dei bambini » dice ridacchiando.
« Parla l’uomo vissuto con le sue tazze di thé » lo prendo in giro.
Lui ride.
Quando ride, dio, s’illumina. Mi sto perdendo per quest’uomo!
« E se andassimo fuori città, di nuovo? Non troppo lontano, ma nel primo posto diroccato, isolato che ci capita a tiro fuori da LA »
Sembra sorpreso, non capisco se piacevolmente o meno.
« Non vuoi proprio restare in città, eh? »
« Mh, penso che se in una spiaggia sperduta come quella dove siamo stati, ti abbiano riconosciuto, a Los Angeles avremmo un servizio fotografico completo in meno di un paio d’ore. Voglio te, non i fotografi. É l’ultimo giorno che possiamo stare insieme… »
Lo guardo, forse sperando di impietosirlo un po’. Anche se non credo che uscire da Los Angeles sia un gran dramma.
« Non mi importa dove andiamo »
Sorrido e mi siedo allo sgabello del bancone della cucina per bere il mio caffè latte da bambini, come lo ha definito lui.
« Nemmeno a me » 
Christine fa la sua comparsa, vestita e sistemata, una visione migliore di me.
Sorride a Jared e lo saluta, a quanto pare di nuovo, dato che lo ha fatto entrare lei.
« Allora, buon viaggio… » dice a Jared.
« Grazie » dice lui di rimando.
Si avvicina a me, mi abbraccia e mi sussurra all’orecchio.
« Goditelo. Ti scrivo più tardi »
Sorrido e la stringo appena prima di lasciarla andare.
« Ciao ciao » miagola uscendo poi dalla porta di casa mia.
« Questa casa non è mai stata così piena come in questi giorni » ammetto divertita.
E lui come al solito mi guarda con dolcezza, seduto sull’altro sgabello. Mi guarda e io a volte quando lo fa mi sento così in imbarazzo.
Lascio a metà il mio caffè latte e mi alzo in piedi.
« Mi vesto, così usicamo »
Detto così di punto in bianco è suonato così strano, ma voglio stare con lui fuori casa. So quanto faccia fatica a non avere un’intimità con me. Anche se le parole di Christine mi hanno aiutata, preferisco non metterlo troppo alla prova.
« Okay, fai con calma »
« Volo » miagolo.
 
Siamo in un ristorantino fuori Los Angeles, ad un’ora e mezza.
È isolato ma anche carino, niente di che, c’è poca gente a quest’ora. La cosa non mi dispiace affatto. E poi ci siamo noi.
Ho messo un vestito estivo, casual, di cotone che mi arriva a mezza coscia, si stringe leggermente ai fianchi ed ha le spalline sottili. É bianco ed ho portato dietro una felpa leggera nera con il cappuccio, sempre la solita che tengo nella borsa. Rimango una ragazza frettolosa.
Ai piedi le fidate Converse, ma quella alte che arrivano alla caviglia.
Lui? Lui è semplicemente splendido con un paio di pantaloni grigio chiaro di tessuto che gli cadono da dio sui fianchi e un po’ più larghi sulel gambe e una maglietta bianca con il collo a V di cotone con le maniche lunghe. Tiene gli occhiali da sole anche nel ristorante e lo sto odiando. Voglio vedere i suoi occhi.
Sono seduta di fronte a lui e mi sollevo appena per sfilargli gli occhiali da sole. Sbuffo anche un po, quasi infastidita.
Lui mi guarda sorpreso, non sembra aver gradito il mio gesto, non molto.
« Voglio guardarti negli occhi » brontolo.
Lui ride e scuote il capo.
« Okay, okay, bastava dirlo »
« L’ho reso più esplicito così » 
Mi sorride e sento il mio cellulare suonare con un sms da parte di Christine.
 
From: Christine
Allora piccioncini?
Sono così agitata ad uscire con Shannon!!!
 
Rido, è l’unica cosa che posso fare.
Jared sembra incuriosito.
« Christine? » Domanda.
« Già, è agitata, più tardi esce con tuo fratello » Il suo sguardo sembra sorpreso « Non lo sapevi? »
Ed eccolo che scuote il capo.
« Non mi ha detto nulla »
« Sembra che quando sono andati a prendere il gelato, ci sia stato una sorta di momento. Lui le ha chiesto il numero. Non so altro »
« Sei pessima a fare gossip »
« Il fratello è il tuo »
« Sì, ma non ci ho dormito insieme »
« Beh…abbiamo parlato d’altro » brontolo.
E la sua mano si allunga a cercare la mia, la stringe appena.
« Basta che non ti fai influenzare da qualunque cosa possa succedere tra quei due, promesso? »
Scuoto appena il capo ed annuisco.
Ho capito cosa intende. La situazione è diversa, molto diversa. Non mi farò influenzare da ciò che loro faranno o meno oggi.
Lascio la sua mano solo per rispondere al messaggio della mia amica. Se non scrivo con entrambe le mani, questo scassone di un telefono non regge il ritmo!
 
To: Christine
Siamo fuori a pranzo, un posto molto carino!
Calmati, gli sei piaciuta per la ragazza che sei. Ti ha chiesto lui il numero, vuoi che non vada bene? Fammi sapere! Xo
 
 
Abbiamo passato l’intera giornata fuori, alla periferia della città e nessuno ci ha disturbato. 
Siamo andati alla Angeles National Forest, abbiamo camminato, abbiamo fato foto come promesso, dato che si era portato dietro la macchina fotografica. Sono riuscita a fargli qualche foto anche io, in quei momenti in cui mi concedeva di rubargli la reflex. Ho imparato un’altra cosa: ci sono oggetti di cui è molto geloso. Ha detto che mi manderà le foto di oggi.
Ora siamo a casa mia dopo aver cenato fuori, io sul divano con la felpa addosso dato che la temperatura ha cominciato a scendere e lui che sta trafficando con qualcosa nella sua borsa. Si è dovuto portare tutto dietro dato che domani alle 7 passano a prenderlo per rimettersi in viaggio per il loro tour.
Quando lo vedo tornare, ha in un mano una scatoletta mal incartata.
« Che fai? » Domando curiosa.
« Ti ho preso un regalo »
Io spalanco gli occhi e schiudo appena la bocca. Allibita. Non me l’aspettavo dopo tutta la giornata insieme.
« Oh » riesco solo a dire in un primo momento « ma non è il mio compleanno »
Lui ride.
« Non deve esserlo per farti un regalo. E poi…al tuo compleanno non ho potuto regalarti nulla »
Sorrido quando mi porge la scatola rettangolare e la agito appena, ma non si sente proprio nulla. Sembra divertito dal modo in cui studio quella scatola senza aprirla subito. Ma non lo guardo molto, sono troppo impegnata. Credo sia uno dei primi regali che mi venga fatto di cuore e non solo per riparare a qualcosa come quelli che mi faceva il bastardo.
Sean invece diceva sempre che lui era ‘povero’ e dovevo essere io a fargli dei regali.
Alla fin fine mi decido ad aprirlo e trovo un iPhone 4 nuovo. Lo prendo in mano e mi accorgo che è acceso toccando il tasto nel centro.
Come sfondo c’è la nostra prima foto, quella al meet dove mi da un bacio sulla guancia. Sorrido quando la vedo. Ma non faccio in tempo a guardare altro, che me lo sfila dalle mani.
« Il resto guardalo quando sarò andato via » mormora « è il mio modo di…starti accanto anche quando non ci sarò »
Lo guardo inarcando le sopracciglia e non capendo a pieno cosa intende.
« Mh…okay, come vuoi. Ma non è bello così, ora sono curiosa » dico ridendo.
Lui lascia scatola e telefono sul tavolino del soggiorno, si siede sul divano e mi tira appena a sé.
« Abbiamo tutta la notte per stare insieme »
Sorrido all’idea, ma anche se rimarremo sul divano, se solo trovo una posizione comoda, so che mi addormenterò.
« E se mi addormento? »
« Allora cercherò di addormentarmi anche io » dice facendo spallucce.
La cosa mi fa sorridere. Ma non ho dimenticato quello che ci eravamo detti ieri sera. Il desiderio è rimasto.
« Mi piaci vestito così » ammetto lasciando che mi metta un braccio attorno alle spalle.
Lui è nell’angolo del divano, la schiena contro il bracciolo squadrato e imbottito, una gamba poggia a terra, l’altra sollevata ed appoggiata sul divano ed io tra le sue gambe con le mie sollevate sul divano. La felpa un po’ larga che mi da’ un aspetto che può essere tutto meno che sexy o audace e la cosa mi sta bene così!
Mi sorride, forse per il mio commento, forse perché ci rendiamo entrambi conto che quando siamo insieme, il tempo passa piacevolmente. Troppo velocemente però.
Sospiro avvicinando il viso al suo e con un po’ meno timore delle precedenti volte, ci baciamo. Ci baciamo a lungo, con lentezza e sempre assaporandoci.
Appoggio la mano per accarezzare la sua nuca, è la prima volta che lo faccio, che lo accarezzo per sentire una parte del suo corpo e tenermi a lui. 
So che tra poche ore andrà via e anche se non vorrei, non posso di certo mettermi a fare chissà quale dramma. Quindi ho solo questo: questo momento, questi baci e questo calore, sapore e sensazione.
 
Come era ovvio che accadesse, verso le quattro e mezza del mattino, mi addormento sotto le sue carezze. Mi sono appoggiata contro il suo corpo con una gradualità e una lentezza che forse viste dall’esterno potevano sembrare esasperanti. Mi sono sentita così bene lì tra le sue braccia, che quando ha cominciato ad accarezzarmi i capelli, sono semplicemente crollata.
Questo però sembra non essere bastato per non farmi agitare durante il sonno.
Forse per via del fatto che sapevo che svegliandomi se ne sarebbe andato, ma ho fatto uno dei miei soliti incubi.
« Alexis… » sento la sua voce chiamarmi e ci metto qualche lungo momento durante il quale mi scuote con delicatezza, ma la sua presa sul mio braccio mentre sto dormendo non mi piace.
Mi sveglio di scatto con un mezzo urlo e gli graffio il braccio.
Quando realizzo ciò che è successo, mi allontano da lui e lo guardo mortificata.
« Scusami… » mormoro.
Cerca di avvicinarmi di nuovo, ma mi ritraggo al suo tocco. Vedo i suo occhi azzurri feriti. 
« Scusami » continuo senza però alzarmi dal divano, senza muovermi.
Fisso il vuoto e mi mordo il labbro. 
Non mi aspettavo un risveglio così orribile.
« Non ti devi scusare »
Eppure quando alzo appena lo sguardo, quel tanto che basta per vedere il suo braccio, vedo il graffio che gli ho lasciato.
« È anche per questo che non voglio dormire con te » ammetto « non voglio farti male, reagisco così. Non mi piacciono certi tocchi, certe sensazioni mi fanno soffocare » come un fiume in piena le parole escono come se non potessi controllarle.
Lui sembra optare per una terapia d’urto perché si avvicina e mi stringe.
« Non è successo niente. Sei qui, lui non c’è, ci sono io… »
Le sue parole e il suo tono di voce così dolci mi struggono così tanto che non piangere diventa impossibile.
« Dove sei stato tutta la mia vita » mormoro chiudendo gli occhi e cercando di non pensarci più. 
Se solo lui fosse arrivato molto prima…
Mi stringe un po’ di più e io cerco di calmarmi. Proprio non era il risveglio a cui avevo pensato.
« Arriveremo anche a dormire insieme, te l’ho detto, non ho fretta » 
Faccio un respiro profondo e con la testa scivolo a baciare il braccio che gli ho graffiato.
Certo, non gli ho fatto chissà quale grande danno, ma è tutto il resto che mi distrugge. La reazione, i suoi occhi feriti. Il fatto che si sia sentito in qualche modo rifiutato da me. Lui non merita queste cose eppure ha ugualmente la pazienza di sopportare queste cose.
É difficile non pensare alla paura di perdere tutto questo per la mia ‘lentezza di reazione’.
« Vorrei non dovessi andare via » 
Ecco, l’ho detto. Non avrei voluto dirlo, ma l’ho detto.
« Vorrei non dover andare via, ma la musica…la musica è la mia vita. É l’unica cosa a farmi sentire vivo »
Lo invidio, vorrei avere qualcosa così, qualcosa che non sia lui.
Mi sollevo appena e lo guardo, asciugo gli occhi e gli bacio la guancia.
« Non vorrei mai che rinunciassi a qualcosa che ti fa sentire così. Non saresti più il mio Bart » ammetto.
Sembra quasi sollevato dalle mie parole. Come se gli avessi tolto un gran peso.
Mi stringo un po’ di più nella felpa.
« Che ore sono? »
« Le sette meno un quarto »
« Di già…? »
« Così sembra »
Gli rivolgo un sorriso triste e sospiro.
« Sai che ti manderò qualche e-mail dove mi lamenterò per quanto mi mancano i baci e gli abbracci del mio Bart, vero? » Cerco di dirlo più serenamente possibile. 
Non può pretendere che non accada. Ma credo di potercela fare, devo concentrarmi sulle lezioni che ho ignorato in questi giorni!
« Mh, va bene, credo a volte lo farò anche io » 
Il suo cellulare prende a vibrare prepotentemente sul tavolino del mio soggiorno, eppure nessuno dei due smette di guardarsi negli occhi.
« Solo qualche mese » dico facendo spallucce.
Ancora una volta la cosa lo rincuora ed annuisce.
« Solo qualche mese »
« Saremo liberi dal 20 dicembre circa… poi avremo un live la notte di capodanno e poi di nuovo liberi per almeno un’altra settimana »
« Oh, è più di quello che pensavo » ammetto. 
E sono davvero contenta nel sentirlo.
So che le feste probabilmente le passerà con la sua famiglia. Ma sarà a Los Angeles per il suo compleanno ed io potrò dargli il mio regalo.
Il cellulare riprende nuovamente a vibrare. Sta per girare il viso verso il tavolino quando prendo il suo viso tra le mani e appoggio le labbra contro le sue. Accarezzo il suo viso e lo bacio, se deve essere l’ultimo bacio prima di qualche mese, allora che sia lungo, tranquillo e soprattutto non interrotto da una telefonata che lo reclama!
Quando l’ho fermato, i suoi occhi erano sorpresi, poi non so, ho chiuso i miei e non ho più sentito altro se non il suo sapore e le sensazioni che mi da, solo lui.
Ci scostiamo, apro gli occhi e lui appoggia la fronte contro la mia.
« Mia Alexis… » mormora.
Sorrido e richiudo gli occhi. Per un secondo ci sono solo i nostri respiri. Ma poi di nuovo, il cellulare vibra sulla superficie di vetro del mio tavolino ed il rumore è sempre più insistente.
Mi ruba un bacio casto sulla superficie delle labbra e si allunga a prendere il cellulare.
« Sì, sei qui? Scendo tra un attimo. Ciao » 
Chiude la chiamata. Infila il cellulare in tasca.
« Vai un po’ a dormire. Ci sentiamo quando ti svegli, okay? »
Sorrido e scuoto il capo.
« Mi piace quando ti prendi cura di me »
« Sempre »
« Wow, che donna fortunata »
Sorride e mi stringe appena la mano.
« Mi accompagni alla porta? »
Sbuffo una mezza risata. Rendiamolo gravoso fino alla fine…
Annuisco e mi alzo. Lui recupera la borsa che aveva portato in casa e si infila di nuovo le scarpe.
Sospiro stringendomi nella felpa che ha il suo profumo intriso nel tessuto.
« Prima tappa? » Chiedo, tanto per smorzare il momento.
« Kent, Ohaio »
« Oh, dall’altra parte dello stato »
« Sì, per quello partiamo oggi »
« Grazie » mormoro.
« Per cosa? »
« Tutto. Aver usato questi giorni per stare con me, esserci incontrati, comportarti così dolcemente con me…essere il mio Bart anche nella vita reale » ammetto stringendomi nella felpa calda.
« É l’effetto che mi fai » spiega « prendermi cura di te, esserci…baciarti » mormora.
E mentre siamo davanti la porta aperta del mio appartamento, mi ruba un altro dolce bacio. Più corto di quelli a cui ci stiamo abituando. Ma ugualmente intenso.
« Buona notte » mormora.
« Buon viaggio… »
 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Los Angeles, 8 ottobre 2010
 
« To see you when I wake up 
Is a gift I didn't think could be real. 
To know that you feel the same as I do 
Is a three-fold, utopian dream. 
You do something to me that I can't explain »
 
 
Jared è appena andato via e tutta la stanchezza si è di nuovo impossessata di me. Chiudo la porta a chiave e recupero l’iPhone nuovo che mi ha regalato. Ha detto di aspettare che fosse andato via prima di usarlo…
Infilo la mia sim all’interno e poi me ne vado a letto, ho intenzione di dormire, forse anche per lasciare che passi più tempo possibile prima che mi venga la voglia di scrivergli.
Riguardo la foto di sfondo, lui che mi bacia al primo meet. Ripensare a quanto fossi stranita per quel gesto e quanto invece ora mi emoziona vederlo in fotografia.
Il mio Bart…
Vado in giro curiosando per il telefono, nelle foto, trovo tutte quelle che abbiamo fatto quando eravamo al mare e le foto della cena con Shannon e Christine.
Nella rubrica, il suo contatto è sotto il nome di Jared, ma come secondo nome c’è Bart. Ci sono salvati la sua e-mail che usava solo con me e il suo numero di cellulare. Il mio Bart…
Vado nella musica e trovo qualche canzone come ‘I miss you’ degli Incubus e solo ad ascoltare questa, in questo momento, mi viene da piangere.
Ce ne sono altre di Yiruma, mi fa sorridere, non so se gli ho mai detto quanto mi piaccia la musica suonata al pianoforte, sa’ del mio amore per l’oriente e beh, Yiruma è semplicemente un compositore fantastico!
Ci sono anche altre canzoni, ma le voglio sfogliare con calma. Poi ammetto di riuscire a soffermarmi solo su ‘I miss you’ in questo momento…
Vado a curiosare altrove nel telefono e trovo una nota:
 
‘Un po’ di me sul tuo nuovo cellulare, magari per farti sentire un po’ meno la mia mancanza.
Sono uno sbruffone se penso che sentirai molto la mia mancanza? 
Mi puoi scrivere quando vuoi, cercherò sempre di risponderti il prima possibile.
Cerca di non essere troppo triste, mi piace questa nuova Alexis che si gode la vita a Los Angeles, che sorride e ha un’amica…
Tornerò prima che tu te ne accorga e vorrei passare il mio compleanno con te. Quindi vedi di tenerti libera almeno la sera o il pomeriggio o entrambi.
Ho voglia anche io di passare altro tempo con te, più ti conosco e più ho voglia di stare insieme a te.
Ti stringo forte…
Tuo Bart’
 
Ecco, adesso sto piangendo sul serio. Non può lasciarmi messaggi di questo tipo nel cellulare. Non cancellerò mai questa nota!
Sospiro appena e controllo l’ora, è passata poco meno di un’ora. Ha detto che posso scrivergli quando voglio! Quindi gli mando un messaggio su WhatsApp.
 
To: Jared
Un cellulare personalizzato in questo modo, sei riuscito a farmi piangere. Già manchi…
 
Sospiro e sempre ascoltando la musica dal cellulare, mi addormento.
 
Mi risveglio aprendo gli occhi a fatica. La prima cosa che faccio è controllare che ore siano sulla sveglia e mi accorgo di aver dormito davvero parecchio! Sono le tre del pomeriggio.
Eppure passare la notte con lui a chiacchierare e baciarci è stato un modo splendido di rimanere sveglia.
Sorrido al pensiero e mi ricordo di essermi addormentata dopo avergli scritto un messaggio.
Chissà se mi ha risposto…
 
From: Jared
Ehi, sei già triste? Io cerco di non pensarci troppo, ma manchi anche tu. Non volevo farti piangere con il mio regalo, accetto le lacrime solo se erano di commozione positiva
 
To: Jared
Lo erano…
Ho dormito per non pensare che mi mancavi. Mi sono appena svegliata e credo che le 4 chiamate perse di Christine siano un ‘dove diavolo sei dobbiamo parlare’. 
Quindi credo che mi vedrò con lei dopo…
 
Dopo aver risposto al suo messaggio di qualche ora fa, mi stiracchio e anche se non vorrei, anche se preferirei tenermi addosso il suo profumo…ho davvero bisogno di una doccia! Devo svegliarmi del tutto e chiamare la mia amica.
Eppure temporeggio, chiamo Christine prima di fare la doccia!
Dopo un paio di squilli, lei risponde.
« Alla buon’ora »
« Scusa, ero stravolta e ho dormito fino poco fa »
« Ci vediamo, vero? »
« Certo, dammi il tempo di fare una doccia e vestirmi, solito posto tra un’oretta? »
« Perfetto, quindi calcolerò che arriverai in ritardo »
« No dai, cerco di fare in fretta, non devo lavare i capelli »
« Okay, a dopo »
« Ciao »
Appoggio il telefono sul letto e mi accorgo che è quasi scarico. Ancora temporeggio, vado in soggiorno a prendere il caricabatterie e la luce intesa che entra dalle vetrate mi ricorda che la nostra piccola bolla è scoppiata quando è andato via.
Sorrido al pensiero di noi due sul divano per tutta la notte.
 
Come Christine aveva previsto, ho fatto un po’ tardi, ma solo dieci minuti.
I capelli al vento, un paio di jeans lunghi e una maglietta molto più grande di me. Mi piace ancora vestirmi in questo modo. Nascondere a volte le mie forme mi fa sentire più sicura di me.
« In ritardo » dice Christine quando mi vede arrivare e io le sorrido.
« Dai, solo dieci minuti, in fin dei conti mi ero appena svegliata » piagnucolo appena « Offro io, così mi perdoni, va bene? »
Lei ride ed annuisce.
« Solo perché devo raccontarti un po’ di cose… »
« Oh, che avete combinato tu e Shannon? »
Il suo sorriso è fin troppo radioso.
« É un uomo assurdamente fantastico, ti dirò solo questo. »
« Ew, ci sei andata a letto? »
Lei si limita ad annuire.
Fantastico, lei è già andata a letto con Shannon e io faccio l’adolescente con Jared concedendogli di tanto in tanto qualche bacio. Vero, lui mi ha detto di non farmi condizionare da ciò che sarebbe potuto succedere tra Christine e Shannon, ma come devo fare?
« Ehi, ho detto qualcosa che ti ha turbata…? » Mi chiede cauta Christine.
Io scuoto il capo e le sorrido. Lei è contentissima del suo pomeriggio e immagino anche serata con il fratello di Jared, non voglio certo essere io a rovinarle l’entusiasmo.
« No, sono contenta che vi siate trovati bene. Credi vi rivedrete? »
« Non lo so, non abbiamo preso impegni, siamo entrambi liberi di fare quel che vogliamo, ma quando tornano, non mi dispiacerebbe rivederlo » ammette gongolante. « E tu…? Con Jared è andato tutto bene? »
« Oh, sì. Mi ha persino regalato il nuovo iPhone, sostiene che il  mio vecchio fosse uno scassone » 
Tiro fuori lo smartphone e glielo mostro, le mostro le foto, la musica, lo sfondo.
Lei sorride e me lo restituisce.
« Dobbiamo trovargli una bella cover, non puoi rovinarlo » miagola.
« Già, potremmo andare a fare un po’ di shopping dopo »
« Jones mi preoccupi…tu che proponi lo shopping? Hai proprio bisogno di distrarti, mh? »
« Sì, lo ammetto, ne ho bisogno. Voglio poi buttarmi sullo studio, in questi giorni non ho aperto libro! »
« Non me ne parlare, ma non avevo la scusa di Jared »
« Ecco, quindi niente più scuse, si torna a lezione e si studia…okay? Basta maschi o musicisti » dico ridendo.
 
Passiamo il resto della giornata al centro commerciale, la cover che ho trovato è carina e semplice, quello che mi interessa è che protegga il mio nuovo telefono. Non tanto per il suo valore economico…
Christine invece si è comprata qualche maglietta e un paio di pantaloni. A me non serve nulla, quindi perché spendere soldi?
Sono tornata a casa per cena e non lo so, dopo questi giorni così intensi, mi sembra fastidiosamente vuota. È strano come mi sia sempre trovata bene nei miei momenti di solitudine ed ora invece, forse perché è lui a non esserci, mi stanno un po’ stretti.
Sospiro e mi stringo nelle spalle.
É grave che io non abbia nemmeno controllato i programmi delle lezioni che seguo in questo semestre e tanto meno i libri da comprare.
Prendo il portatile e mi metto sul divano, poggiando il cellulare accanto a me ed in quel momento lo sento suonare, abbasso lo sguardo e mi accorgo che mi è arrivata una e-mail.
Jared…
 
_____________________
 
Oggetto:  Missing you
 
Ti scrivo prima di salire sul palco.
Non voglio che le nostre e-mail spariscono. Ci saranno volte in cui per una ragione o l’altra, non riusciremo a risponderci al volo su WhatsApp e allora ho pensato che continuare con le nostre e-mail sia perfetto.
 
Il viaggio fino l’Ohio è stato lungo, divertente, ma lungo.
Ho immaginato che stessi passando il pomeriggio con Christine, quelle uscite tra ragazze. Ti ho immaginata sorridere ma anche un po’ malinconica.
Ti ho immaginata senza sentirmi in colpa perché ero l’unico dei due a poterlo fare.
Non abbiamo mai parlato del nostro incontro. Non c’è stato tempo o forse stavamo troppo bene così per metterci a parlare di quello.
 
Lo schiaffo che mi hai tirato, complimenti signorina era ben assestato! Anche se ripensarlo ora mi fa ridere. Mi ha lasciato completamente di stucco, devo ammetterlo! Non me lo aspettavo.
Mi aspettavo magari indignazione, una sfuriata, ma non uno schiaffo.
Però, ci ho visto tanto in quello schiaffo, dimmi tu se sbaglio.
Eri arrabbiata con me, ma solo per non averti detto che ero io la prima volta che ci siamo visti, solo perché non ti ho detto che ero io il vocalist di quella band che saresti andata a vedere.
Eppure, mettiti nei miei panni Alexis. Se ti avessi scritto via e-mail ‘sai, sono io il cantante di quella band’ mi avresti creduto?
Se ti avessi presa da parte e ti avessi detto di essere Bart, come avresti reagito?
Volevo solo che entrambi fossimo pronti. Tutto il resto è stato un caso. Forse l’ho gestito male, ma per come sono andate le cose tra noi in questi giorni, mi prenderei altre cento volte quello schiaffo.
Soprattutto perché poi hai lasciato che ti abbracciassi e credimi, c’eravamo solo noi in quell’abbraccio. Tutto il resto per me non esisteva. Era una sensazione che non provavo da molto tempo.
 
Mi sei molto cara Alexis. Credo tu lo sappia, ma penso anche che io debba metterlo in chiaro subito.
Non voglio limitare il nostro rapporto al semplice stare insieme, non voglio nemmeno spaventarti dicendoti che voglio che ci consideri una coppia. In fin dei conti, siamo una coppia da così tanto tempo, perché complicare tutto con dei pro-forma? 
Sono lo stesso uomo che hai sempre considerato la tua anima gemella cibernetica. Possiamo esserlo anche nella realtà, ci vorrà un po’ più tempo, ma io non ho fretta.
Non è cambiato nulla, sono sempre qui quando avrai bisogno di me, ora come prima di incontrarci.
 
Ti starai chiedendo perché ti ripeto queste cose, credo tu sia il tipo di ragazza che abbia bisogno di sentirsi ripetere queste cose. Come se le tue ferite e l’insicurezza che hanno creato in te, ti facessero dimenticare la persona speciale che sei. 
 
Ora devo andare, ma ti abbraccerei di nuovo molto volentieri…
Tuo Jared… o forse preferisci Bart. 
Ma in entrambi i casi, tuo.
In entrambi i casi, prima o poi mi verrà una seria crisi d’identità e dovrai prenderti cura di me…
 
_________________________________________
 
 
Sull’ultima nota mi viene davvero da ridere. Guardo l’ora e se non sbaglio dove si trova adesso, dovrebbero essere due ore avanti a noi. Sospiro e credo proprio che abbia ragione. Salvo per piccole cose, sarebbe meglio continuare con le nostre e-mail. Il fuso orario sarà un vero casino.
Ma prima di rispondergli, vado sul sito della band a controllare quali altre tappe faranno prima del loro ritorno! Mi mordo appena il labbro. Lo so che avevo deciso di pensare solo allo studio e lo farò fino a fine mese…
Prendo immediatamente il telefono con il portatile ancora aperto sulla pagine delle date del tour.
« È successo qualcosa? » Mi chiede apprensiva Christine.
Io rido.
« No, scusa, non volevo farti preoccupare. Però…stavo pensando il 27 di questo mese i ragazzi suonano a Indianapolis e poi hanno tre giorni prima dello show dopo. Non ti voglio obbligare ma…
« Andiamo »
« Oh…davvero? »
« Certo, sei sempre stata un po’ cupa da quando ti conosco, ora che hai incontrato Jared di persona, sorridi molto di più. E poi, non mi dispiace di rivedere Shannon » miagola sulla fine, tutta contenta di rivedere quell’uomo.
« Amo averti nella mia vita, sappilo »
« Ragazza, mi hai fatto conoscere Shannon Leto, chiedimi tutto quello che vuoi » dice ridendo.
« Buono a sapersi. Ah, non dirò nulla a Jared, vorrei fargli una sorpresa. Però se vogliamo entrare gratuitamente al concerto, bisogna che tu lo dica a Shannon. Fagli tenere la bocca chiusa però » brontolo.
« Ci penso io, gli dico di chiamarmi più tardi »
« Io prendo i biglietti per il volo, ma pensa tu all’albergo »
« Alexi…l’albergo? Non dormi nemmeno con lui? Scusa non voglio alludere a nulla, solo dormire… »
« Non so se ci riesco » ammetto come se me ne vergognassi.
« Mh, con me hai dormito però »
« Tu sei una donna »
« Vero, possiamo sempre truccare Jared e mettergli le extension! »
« Christine… » dico ridendo alla sola immagine che si è proiettata nella mia mente di Jared con il trucco e i capelli lunghi « temo sarebbe ugualmente un bell’uomo » ammetto un po’ imbarazzata.
« Certo che sì, parliamo di Jared Leto »
« Jared »
« Uff, okay, okay, niente cognomi con te, signorina Jones » dice prendendomi in giro.
« Beh, allora all’albergo ci pensiamo quando saremo là. Senti domani ci sei a lezione, vero? Non voglio fare la fine di questa estate » sbuffo. 
L’idea di recuperare ancora tutti quegli esami e quegli appunti mi uccide.
« Ci sarò, così ti do la mia parte per i biglietti »
« Okay e appena Shannon ti fa sapere qualcosa, dimmelo »
« Certo, ci aggiorniamo, ora devo scappare a cena »
« Ciao »
« Ciao »
 
Sono una stalker?
Ma almeno aspettare Dicembre per rivederlo sarà meno peggio…
Prenoto il volo per me e Christine, da Los Angeles ad Indianapolis e ritorno il 30 ottobre. Un sorrisetto soddisfatto si dipinge sul mio volto. Spero solo che la sorpresa lo renda felice e non lo faccia sentire in trappola!
Non ho nemmeno fame per quanto sono emozionata! Ora è tempo di rispondere alla sua e-mail. L’idea che la possa leggere prima di andare a dormire mi fa stare bene.
 
_______________________________
 
Oggetto:  Re: Missing you
 
Devo ammetterlo, mi mancava davvero tanto scriverti e-mail.
Mi hai costretta ad un mese di astinenza, poi ci siamo visti e adesso, siamo cambiati. In meglio, mantenendo qualcosa dei vecchi noi.
 
Accidenti, non voglio che ti venga una crisi d’identità, mi sforzerò di chiamarti Jared ma sai che nel profondo del cuore sarai sempre il mio Bart. Dovrei forse trovare una fusione tra i due nomi? Come, mh Jart? O Bared? 
 
Hai ragione, il fatto che tu me lo ripeta, mi aiuta.
Mi avevi detto di non farmi influenzare da quello che sarebbe successo tra Christine e Shannon, invece dopo che mi ha detto che sono stati a letto insieme…sono solo riuscita a pensare che tutto quello che ho saputo darti in questi ultimi giorni sono stati solo baci e abbracci. Come se fossi una ragazzina adolescente troppo spaventata dalla sua prima volta.
Ma in un certo senso, tu sei la mia prima volta, anche se le mie paure sono di altra natura. Quindi credo di avere le mie e quelle ‘standard’ e mi sento un vero disastro…
 
Per il resto, ci siamo divertite oggi. Ho sfoggiato con un certo orgoglio il mio nuovo smartphone e ho comprato una cover. Poi Christine ha voluto fare shopping vero, si è presa qualche maglietta, un paio erano davvero carine, e un paio di jeans che a detta sua le fanno uno splendido lato B.
Io non ho comprato nulla, meno soldi del bastardo spendo e meglio mi sento.
 
Oh, ha anche detto che da quando ti ho incontrato sorrido anche di più.
Effetto Jared?
Stasera quando sono rientrata a casa, trovarla così vuota è stato strano. Non mi ero accorta di quanto sia stato piacevole avervi tutti qui in questi due giorni. E anche di quanto mi sia piaciuto averti qui di persona.
Forse stai cambiando anche questo altro lato di me. 
Ho sempre avuto pochi amici, avere amici vuole in un certo senso dire aprirsi con gli altri, mostrarsi e con Christine e Sean è successo per caso. Quindi l’ho accettato perché sono persone speciali, ma è come se mi dovessero cadere dal cielo perché io riesca a fare amicizia…
 
Per parlare dello schiaffo. É venuto così, non l’avevo programmato e un po’ mi sono stupita di me stessa.
Credo fosse uno sfogo per avermi lasciata da sola per un mese, per non avermi detto che eri tu.
Ma ora che leggo queste cose, mi rendo conto che avevi ragione.
Non ti avrei creduto se me lo avessi scritto e non ero pronta quando siamo venute agli show. Quindi dai, anche con quello schiaffo, è stato tutto perfetto.
Perché anche per me è stato come se ci fossimo solamente noi al mondo mentre ci abbracciavamo per la prima volta. Ho provato una sensazione che non so descrivere perché è la prima volta in vita mia che la provo.
 
Ora devo cominciare a studiare un po’ caro Jared, perché non voglio che i miei voti facciano una brutta caduta!
Spero che il tuo show sia stato spettacolare come lo ricordo.
Tua Alexis -senza crisi d’identità, ma con tante paure…-
 
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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Indianapolis, 27 ottobre 2010
 
« I’m gonna live like tomorrow doesn't exist
I'm gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry
I'm gonna swing from the chandelier »
 
 
Siamo appena atterrate a Indianapolis, non abbiamo nemmeno il tempo di fermarci da qualche parte a sistemarci perché il volo era in ritardo, talmente in tanto che ci siamo già perse metà dello show!
Christine è rimasta d’accordo con Shannon che avremmo trovato i pass all’ingresso dell’Old National Center. Sono agitata, da morire. Ora mi sento una stalker per presentarmi qui in questo modo!
Siamo tremendamente in ritardo! É l’unica cosa che riesco a continuare a pensare mentre siamo sul taxi che dall’aeroporto ci sta portando al concerto.
Christine deve essersi accorta della mia agitazione perché mi prende la mano e la stringe appena, senza dire nulla. Mi volto istintivamente verso di lei e le sorrido ricambiando la stretta.
Sa’ quanto io sia agitata. Anche perché potrò rivedere Jared.
In queste settimane mi sono concentrata anima e corpo nello studio, qualunque cosa pur di distrarmi dalla mancanza di quell’uomo perfetto che ormai conosco da un anno e qualche mese! Tutto pur di non ripensare a quanto mi manchi!
Abbiamo continuato a scambiarci lunghe e-mail, contornate da messaggi su WhatsApp e qualche sporadica chiamata. Ma è stato possibile perché non hanno mai lasciato gli Stati Uniti se non per una sola data. Quando a Novembre lasceranno il continente per andare in Europa, sarà molto più difficile. Ho diritto ad una ricarica di Bart, no?
Ah già, abbiamo deciso che devo chiamarlo solo Jared, chissà perché ha bocciato i miei nomi alternativi, Bared sarebbe stato così divertente da utilizzare! Ma mi ha addirittura chiamato per chiedermi se stessi scherzando o meno. A volte penso che il suo senso dell’umorismo sia limitato, soprattutto se si tratta di qualcosa che lo rende così certo di sé stesso come la consapevolezza che il suo nome sia una sorta di ‘marchio’.
Quando il taxi si ferma annunciandoci di essere arrivate a destinazione, lanciò un’occhiata al tassametro e all’ora. Siamo in ritardo…! Spero di arrivare al backstage prima che finisca lo show!
Christine paga la corsa e l’uomo ci mette davvero troppo tempo per scendere a scaricare i nostri bagagli, vuole fare il cascamorto, altrimenti non ci avrebbe negato di prenderci i bagagli da sole! Abbiamo due piccole valige! Che vuole che sia?
« Grazie » dico infastidita e tirando Christine il più lontano possibile da quel viscido. 
Quando mi accorgo che se ne è andato, rallento il passo. Sbuffo appena.
« Tutto bene? »
« Mi danno fastidio quel genere d’uomo » taglio corto.
« Dai, tranquilla, pensa alla faccia che farà Jared quando ti vedrà » miagola divertita. 
Credo che la mia amica sia abbastanza sadica quando ci si mette. Ma mi fa ridere, quindi le perdono tutto.
Ci fermiamo all’ingresso ed è lei a chiedere i pass, da’ i nostri nomi e l’uomo ci porge due cartoncini plastificati allacciati a due cordini neri. Lei mi tende il mio e trascinandoci dietro i nostri due trolley -gli unici che andassero bene come bagaglio a mano, visto che imbarcare un bagaglio per stare via tre giorni era assurdo- andiamo…in bagno?
« Perché in bagno? » Domando con una certa ansia.
« Pensavo volessi darti una sistemata dopo quattro ore di volo e quasi due di ritardo, sono sei ore che siamo a spasso »
« Oh, sì! Quanto credi manchi prima che finiscano? » 
« Teoricamente una mezz’ora »
C’è anche da chiedersi perché stessi correndo tanto. Mezz’ora è più che sufficiente. Ma sono così agitata all’idea di rivederlo. Non perché sono insicura, ma perché la sola idea mi emoziona. Okay, poi sono anche preoccupata che non prenderà bene la sorpresa.
Christine stava tirando fuori dalla sua borsa la trousse dei trucchi quando fa un sorriso enorme.
« Shannon mi ha scritto »
« Oh, che dice? »
« Prima che cominciassero di suonare mi chiedeva dove fossimo »
« Incastrate su un aereo che non ne voleva sapere di atterrare » brontolo appena.
Mi guardo allo specchio e mi sembra di essere una di quelle donne appena fuggite da un manicomio!
Il cambiamento di clima da Los Angeles a Indianapolis è di una certa importanza! Ma è comunque un autunno tiepido se paragonato a quello inglese!
Addosso ho un paio di skinny jeans chiari rovinati, un maglione di cotone a maglia beige chiaro che mi sta largo e lo adoro per questo, ed infine un cappello di cotone nero che è una mano dal cielo date le condizioni dei miei capelli.
Sono sempre più lunghi, ormai mi arrivano a metà schiena. Gli do una pettinata e cerco di aiutarmi con il cappello per sistemarli. Non mi piace quando mi sta troppo sulla fronte, cerco sempre di lasciarlo un po’ indietro così che ne copra solo metà.
Una ripassata al trucco è d’obbligo e anche un’altra nota di profumo che ormai ha completamente perso aroma persino sui vestiti. Ne approfitto anche per spruzzare un po’ di deodorante, non si sa mai!
Sono pronta e agitata allo stesso tempo.
Richiudiamo le borse e recuperiamo i trolley. Controllo di nuovo l’ora sull’orologio che ho al polso. Okay, abbiamo ancora una decina di minuti prima che smettano di suonare e poi…più ci avviciniamo alla sala e più sentiamo la loro energia. 
Sento indistintamente un brivido scorrermi lungo la schiena.
É bello vedere come Christine sventoli i suoi pass e tutti ci lascino stare senza dirci nulla.
Siamo nel backstage, il boato della musica e della folla. Stanno suonando Closer to the Edge. É sempre l’ultima canzone della scaletta, quella dove fanno salire più Echelon possibili sul palco.
Stringo forte il manico della mia valigia. Non abbiamo prenotato l’albergo, pensando di vederli prima dello show, ora dove andremo a dormire se non ci ospiteranno loro? Christine starà di certo con Shannon, ma io? Se Jared dovesse arrabbiarsi? 
Cerco di calmarmi e mi accorgo che la mia amica… è andata a fare la cretina a spiare Shannon alla batteria. Sbuffò in una mezza risata. Perde davvero la testa per quell’uomo. 
Cautamente mi avvicino, ma sento che la canzone è finita e che Jared sta salutando tutti quanti.
Il sangue si raggela nelle vene. Sto per vederlo, sta per vedermi.
Il mio Jared.
Mollo il trolley e mi tiro appena su le maniche del maglione a metà braccio, non che senta caldo, ma sono agitata. MI mordicchio il labbro, cerco di respirare. Christine è già a stritolare Shannon che la solleva da terra e ricambia la sua stretta. Passa anche il chitarrista, Tomo, che mi guarda e mi saluta con un sorriso.
Sono distratta, agitata che quasi non mi accorgo che Jared è già davanti a me.
« Ciao » dice molto sorpreso e con un largo sorriso sul volto.
Io più lo guardo e più sento gli occhi che mi pizzicano.
« Ciao » piagnucolo appena.
« Vieni, non qui… » mormora.
Mi prende saldamente il braccio, la sua mano è sudata. Lui è sudato eppure lo trovo splendido, bellissimo! Mi porta nel suo camerino e chiude la porta.
Prende un asciugamano e se lo passa sul viso.
« Scusa se non ti abbraccio, ma sono sudato » mormora « sono felicissimo di vederti qui, non ne sapevo nulla, ma deduco dal tuo pass attorno al collo che avete cospirato alle mie spalle »
Tutto quello che riesco a pensare mentre mi parla è ‘perché non mi abbraccia’.
« Cosa c’è? » Mi domanda guardandomi.
Scuoto appena il capo. Ma lui si avvicina e mi alza il viso.
« Stai per piangere, quindi dimmi cosa c’è »
Non dico proprio nulla e gli allaccio le braccia al collo e lo stringo. Lo stringo più forte che posso affondando il viso nell’incavo della sua spalla, baciandogli appena il collo, solo perché è la prima parte della sua pelle che mi capita a tiro.
« Era per questo? Credevo ti facesse schifo perché sono sudato »
« Sai cosa me ne frega » sbuffo.
Le sue braccia si allacciano ai miei fianchi e mi stringe forte, mi accarezza la schiena e mi tiene contro il suo corpo e io posso finalmente chiudere gli occhi e godermi il suo corpo, il suo profumo…tutto di lui.
Sudato? Non mi interessa. Non programmo nessuna serata particolare che non preveda lui, quindi cosa importa?
« Sono stupito, quando ho visto Shannon correre verso il backstage non capivo cosa stesse succedendo, di solito finito di suonare va’ a lanciare le bacchette al pubblico. Poi ho riconosciuto Christine… »
« Volevo vederti. Ho controllato le date sul vostro sito, Shannon ci ha aiutate per non farti scoprire nulla e per i pass » spiego « Ma il volo era in ritardo a causa del mal tempo, non è atterrato se non con due ore di ritardo. Ci siamo perse lo show »
« Sarai distrutta »
« Anche tu… »
« Nah, io sono più che carico, infatti…conviene che mi stai alla larga per le prossime due ore » dice ridendo.
Non mi irrigidisco, so che per quanto possa essersi esaltato e caricato per lo show, non farebbe mai nulla che io non volessi. Mi fido completamente di lui.
« Correrò il rischio » sbuffo.
Lui sospira una mezza risata e continua ad accarezzarmi la schiena.
Ancora una volta non so per quanto tempo rimaniamo abbracciati.
Quando ci scostiamo, lui mi guarda con quei suoi occhi azzurri, sostengo il suo sguardo, ma dopo un po’ abbasso gli occhi.
Vedo le sue labbra distendersi in un sorriso e mi prende il mento tra l’indice e il pollice, sollevandolo appena.
« Almeno lasciati baciare » mormora prima di avvicinarsi alle mie labbra per lambirle con le proprie.
Oh, già, i suoi baci. Sento lo stomaco contorcersi per l’emozione non appena le sue labbra si schiudono e la sua lingua accarezza la mia. C’è più passione dell’ultima volta, forse dovuta al concerto. 
Fatico a stargli troppo dietro. Le sue mani sui miei fianchi mi tirano un po’ di più a lui e io accarezzo il suo viso madido di sudore.
Sono io a scostarmi dopo un po’, più che altro perché mi imbarazzo da morire nel sentirlo eccitato e non so davvero come muovermi o comportarmi.
« Ah…volevamo andare a mangiare una pizza, non so se Christine e Shannon… »
Lui sorride. 
« Credo che loro saranno offline per almeno un’altra mezz’ora »
« Oh… » abbasso lo sguardo. 
É quello che dovremmo fare anche noi ora? Riprendo a mordermi il labbro e sentirmi agitata. Troppa pressione, me la sento addosso come un macigno.
« Andiamo noi a mangiare una pizza, loro poi ci raggiungono, non è così tardi e Indianapolis è una splendida città » 
Il suo è l’ennesimo tentativo di non farmi sentire in colpa o a disagio. Lo adoro per questo, davvero, ma ho appena indistintamente capito e sentito quali sono i suoi bisogni.
« Okay » mormoro.
« Faccio una doccia al volo, non voglio andare in giro con te tutto puzzolente e sudato. Poi l’aria è fresca la sera qui, tu hai solo quello? »
« Questo, il maglione intendi? »
« Sì, non hai una giacca o…? »
« No, non credevo di averne bisogno, ma in effetti, freddolosa come sono ci potevo pensare, solo che non ne ho portate a Los Angeles » ammetto.
« Ti darò la mia se hai freddo » assicura « aspettami qui, faccio in fretta »
Scompare nel bagno e io mi accascio sul divanetto del suo camerino.
Mi sento una completa idiota!
Prendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, so che Christine sarà impegnata con Shannon, ma ho bisogno di mandarle quanto meno un messaggio!
 
To: Christine
Mi sento uno schifo…
Lui è splendido come sempre, ci siamo baciati ma…era eccitato, molto eccitato e l’ho sentito perché eravamo molto vicini! Mi sento…una persona orribile. Come se lo stessi torturando.
Comunque stiamo per andare a mangiare una pizza, visto che immagino tu ti starai dando alla pazza gioia, quando avete finito raggiungeteci…
 
 
Quando Jared esce dalla doccia, la mia amica non mi ha ancora risposto.
Lui si è cambiato, ha tutto un altro aspetto e i capelli sono tutti arruffati. Splendido uomo.
« Andiamo? » Mi domanda recuperando la giacca e il cellulare.
« Certo » mi alzo e prendendo di nuovo la mia borsa e il trolley, esco insieme a lui dal camerino.
Non faccio in tempo a fare un paio di passi che si impossessa della valigia.
« Meglio fermarci un attimo in albergo, così la lasciamo nella mia stanza » assicura.
Io mi limito ad annuire.
Certo che anche io, devo avere qualche problema, mi è bastato sentirgli dire che saremmo andati in albergo ed ho pensato chissà che cosa. Respira Alexis, respira, lui non ha intenzione di forzarti a fare nulla. Non ha intenzione di metterti fretta, te lo ha detto così tante volte.
Fuori un’auto scura ci sta aspettando, Jared si porta dietro il trolley e io mi siedo accanto a lui senza dire nulla. Non sono abituata a questo genere di cose, quindi preferisco non dire nulla.
Quando arriviamo in albergo, forse per non farmi viaggiare ulteriormente con la mente, sale da solo in camera. Lo ringrazio mentalmente e lo aspetto di sotto.
Solo allora il cellulare squilla avvisandomi di un nuovo messaggio…
 
From: Christine
Alexis…non lo stai torturando. Non dimenticare che lui conosce bene sia te che il tuo dolore. Fossi in te, prenderei come complimento il fatto che dopo un bacio tu lo abbia fatto eccitare tanto. So che per te è difficile, ma guarda in positivo il fatto di piacergli fino a tanto.
Ehm, sì, noi ci siamo lasciati un po’ andare e volevamo mangiare qualcosa, voi dove siete?
 
Inutile che stiamo a mandarci sms come ragazzini, Jared non è ancora sceso, per cui la chiamo al volo.
« Ehi, siamo venuti un attimo in albergo a lasciare la mia valigia, voi siete ancora là giusto? »
« Eh, sì, stiamo uscendo ora. Ci vediamo in albergo e poi ci spostiamo insieme? »
« Credo sia la cosa più sensata. Allora appena Jared scende gli dico che vi aspettiamo »
« Okay, noi una quindicina di minuti e siamo lì » mi assicura.
« Ti aspetto nella hall »
« A dopo e stai tranquilla »
« Ciao »
 
Jared scende pochi attimi dopo, io sono seduta su una delle poltrone della hall e quando mi raggiunge mi porge la mano per farmi alzare. Io prendo la sua mano ma lo tiro appena per farlo sedere sulla poltrona accanto.
« Ho sentito Christine, ci raggiungono qui e andiamo tutti a mangiare, ti dispiace? »
« Perché dovrebbe? Ho i prossimi tre giorni per rimanere con te quanto mi va »
Sorrido ed annuisco. Già, tutti soli soletti.
« Ho visto che poi vi spostate al sud per andare a Nashville, come mai questi tre giorni di stacco? »
« Semplice burocrazia e poi, ogni tanto un po’ di relax ci vuole » mi spiega.
« Mh, fortunata me allora »
« Da quanto l’hai organizzato? »
« Mh, più o meno dalla sera dopo che te ne sei andato » ammetto colpervole.
Lui ride e mi stringe un po’ di più la mano.
« Ho solo pensato che dovevo approfittarne fino a che rimanete in America, poi con l’Europa non posso proprio sperare di vederti finché non tornate per la pausa. Avevo un po’ di timore che potessi indispettirti » confesso guardandolo negli occhi.
« Mancavi anche a me Alexis, quindi perché avrei dovuto? Anzi, mi sono molto stupito, è stata una splendida sorpresa »
« Siamo state brave » garantisco.
« È vero » dice ridendo.
Ora, lo bacerei molto volentieri, ma siamo in un luogo pubblico e forse è meglio evitare, inoltre, dopo quel ‘buongiorno’ di poco fa, preferisco proprio evitare.
« Quanto hanno detto ci avrebbero messo? Ho una fame che non ci vedo »
« Ho fame anche io, non credere. Ha detto quindici minuti, dovrebbero essere qui a momenti »
E faccio appena in tempo a finire la frase che Shannon Christine e Tomo fanno il loro ingresso in albergo.
« Abbiamo soccorso un povero chitarrista affamato » dice Shannon ridendo.
« Sembrava voleste andare a mangiare senza di me » sottolinea lui.
« Non sia mai Tomo » garantisce Jared « anzi, ti presento Alexis…immagino che Christine si sia già presentata » dice guardandola e facendole l’occhiolino.
« Ciao Jared » dice lei facendo anche cenno con la mano.
Io mi alzo e mi avvicino per stringergli la mano.
« Quindi sei tu la ragazza di cui parlava Jared nelle ultime settimane. Continuava a ripetermi che ti avevo già visto ai meet, ma forse si dimentica quante persone vediamo nei mesi »
« Non è un problema, sono contenta di non rimanere impressa » ammetto stringendomi nelle spalle e Jared mi tira appena una ciocca di capelli.
« Dai, prendiamo l’auto e andiamo a cercare una pizzeria ancora aperta, sto morendo di fame » piagnucola Shannon.
Tanto meglio, mi ha appena tolto da un certo imbarazzo!
 
 
Sorprendentemente, il resto della serata è stata piacevole e divertente. Tomo è simpatico!
Essendo molto tardi, siamo andati a prendere delle pizze d’asporto e ci siamo messi a sedere sui gradini dell’Indiana War Memorial Plaza. La vista era mozzafiato e io non sono riuscita a smettere di ridere per le storie e i modi dei ragazzi. Anche Christine si è divertita, solo per un momento si è messa in disparte a parlare con Jared, ma me ne sono accorta solo perché mi sono voltata.
Se avere più di un amico vuol dire avere a che fare con persone così simpatiche, forse potrei anche provarci di più.
A parte un momento in cui alcune ragazze hanno riconosciuto Jared, Shannon e Tomo, tutta la nottata è stata tranquilla. Poco prima che albeggiasse siamo tornati in albergo e non credo che Christine e Shannon faranno altro all’infuori del dormire. Lei è veramente stanca e in effetti lo sono anche io.
Le sei ore di aereo cominciano a farsi sentire, soprattutto sulle spalle e la schiena.
Quando arriviamo in camera, ovviamente di letto ce ne è solamente uno.
« Posso dormire sul divano »
« Ma …no, dormi sul letto…con me » mormoro guardando altrove. 
Non voglio vedere la sua espressione alle mie parole. Quegli occhioni spalancati e magari anche la bocca aperta.
Si avvicina e mi stringe appena il braccio per catturare la mia attenzione.
« Senti, ho parlato con Christine, in realtà lei ha parlato a me, mi ha detto che ti ho messo a disagio prima nel camerino… »
Non lo lascio finire di parlare che avvampo dall’imbarazzo.
« Quello…era un messaggio privato » piagnucolo appena mortificata.
Devo mentalmente annotarmi di uccidere la mia amica!
« Ehi, senti…in realtà mi fa piacere che me lo abbia detto, sono certo tu non lo avresti mai fatto » sbuffa appena « volevo solo dire che se cerchi di dimostrare qualcosa volendo dormire con me, non ce ne è bisogno. Tutto qui »
Mi siedo sul letto e socchiudo appena gli occhi.
« In realtà non ci stavo nemmeno pensando a quello che è successo, che poi non è successo nulla, solo io e le mie paranoie. Ma non ci stavo davvero pensando. Pensavo solo che quando sei andato via da casa mia, ho sentito come una sensazione di rimorso per non aver dormito insieme. »
Mi stringo nelle spalle e lo guardo dal basso della mia posizione.
« Solo per questo? Sicura…? »
« Sicura. Solo per questo. Non voglio lasciare Indianapolis con la stessa sensazione e lo sai che mi fido di te. Solo…se ho qualche incubo non mi svegliare toccandomi, non voglio che finisca come l’ultima volta »
« Ti capita spesso di avere incubi…? » Mi chiede sedendosi sul letto di fianco a me.
« Mh » annuisco « il bastardo viene da me quasi ogni notte. Certe volte mi scordo i dettagli, mi rimane solo la sensazione, altre quando mi sveglio ci metto un po’ a capire che era un sogno »
« È quello che è successo l’ultima volta? Non capivi se era un sogno o la realtà… »
« Esatto. Credo che il mio subconscio ormai sia fritto. Quando ero in Italia non mi fidavo dei medici, alcuni erano amici di mio padre, quindi non avevo mai preso nulla per non farmi sognare »
Lui storce il naso e fa scivolare un braccio attorno al mio fianco e mi tira appena. Mi fa sorridere, perché ha capito che il contatto con lui mi fa sentire più al sicuro di quello con chiunque altro.
« Forse ora che sei qui, dovresti pensarci. Magari solo per un po’… »
« Ci stavo pensando, per quello me le sono fatta prescrivere e oggi in aeroporto le ho comprate…anche per quello ti ho chiesto di dormire con me »
« Ma hai detto che se ti viene un incubo… »
« È che non so se funzionano davvero » 
« Capito, allora proviamo » dice facendo spallucce.
Mi scappa uno sbadiglio e lui mi sfila il cappello di cotone dalla testa.
« Ora a dormire, domani voglio portarti a vedere il resto della città » dice guardandomi dolcemente.
Il fatto che siano ormai le quattro del mattino è poco influente.
Mi alzo e apro il trolley, prendo il pigiama e le cose che mi servono per darmi una ripulita veloce. Ho un po’ di ‘sporco’ della giornata da togliermi di dosso. Jared ha fatto la doccia in camerino, io no.
Quando torno in camera, prendo un bicchiere d’acqua per mandare giù la famosa pastiglia; lui è già nel letto, ha solo i pantaloni e il suo torace, beh…il fatto che io sia spaventata dall’intimità per via dei miei trascorsi, non vuol dire che non apprezzi il corpo di quest’uomo che sembra io possa considerare mio.
Ringrazio la poca luminosità della luce del comodino e appoggiando i vestiti sulla sedia, scivolo poi nel letto accanto a lui. Jared si sporge per spegnere l’interruttore della lampada e lo sento voltarsi sul fianco e cercare me.
Molto meglio a luce spenta.
Con la mano cerco indicativamente il suo viso e lo accarezzo. 
« Mi sono divertita molto stasera, è stato…esilarante e piacevole » ammetto.
« Sono contento, ti vedevo ridere e sorridere. Sei davvero bella quando lo fai »
« Mh… » mormoro appena, non perché mi dia fastidio ciò che ha detto, mi imbarazza solo un po’ « e non mi ha dato fastidio quello che è successo nel camerino, insomma sentire che… »
« Che ero eccitato? »
« Ecco » sbuffo imbarazzata.
« Mi dispiace, ma a volte mi fai anche quell’effetto. E baciarti così dopo il concerto…mi dispiace »
Scuoto appena il capo, non mi va che si scusi.
« Non devi, insomma Christine dice che dovrei esserne lusingata » dico ridacchiando appena.
« Oh, ha detto così? » Chiede con lo stesso tono divertito.
« Sì, che riesco a far emozionare Jared Leto » mormoro con un certo senso di conquista nella voce.
« Riesci a farmi emozionare in tanti modi e uno è quello »
« Vale lo stesso per te, in fin dei conti, sei l’unico uomo che sento di voler baciare.
« Questo mi rende molto contento, soprattutto perché sono l’unico » 
« Stai segnando il territorio? » Domando divertita.
« È necessario che lo faccia? »
« Mh, no, però è divertente e dolce vedertelo fare »
La sua presa sui miei fianchi si rinsalda e mi tira contro di sé.
« Ti piace torturarmi un po’, mh? »
« Devo ammetterlo? »
« Ammettilo »
« Sì, un po’ sì… »
Ed ecco le sue labbra che mi puniscono per la mia ammissione. Questo bacio al buio, nel letto, in principio mi mette un po’ di agitazione, ma poi mi rendo conto che non c’è solo agitazione. C’è Jared. Il suo bacio è passionale ma dolce. Possessivo ma affettuoso e la mia mano sul suo viso cerca carezze, non sta tentando di spingerlo via.
Perché dovrei farlo? Non mi ha mai dato ragione di dubitare di lui o di aver paura di lui.
Quando si scosta, cerco con la fronte la sua e rimango per qualche momento in quella posizione.
« Tutto bene? » Domanda.
« Sì, solo mi sconvolgono un po’ questi baci »
« In negativo? »
« Assolutamente no »
Rimaniamo così per qualche altro momento, ma poi un altro sbadiglio mi sfugge.
« Dai, dormiamo… »
« Mh, sì… »
« Buona notte Alexis »
« Buona notte Jared… »
Ti prego, fa’ che io non sogni nulla, ti prego.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Los Angeles, 30 ottobre 2010
 
« 'Cause I want to be seen
With a fresh pair of eyes
The single white tree
In a black hood of disguise »
 
Indianapolis è stata un sogno! Jared mi ha anche portata una giornata ed una notte a Chicago. Lì faceva anche più freddo ed ho comprato una giacca di pelle. É stato tutto tremendamente perfetto, soprattutto perché per tutte le notti che abbiamo dormito insieme, non ho avuto incubi, non ho pensato al passato e sono quasi del tutto riuscita a godermi questi giorni insieme a lui.
Sento che lentamente sto riuscendo a lasciarmi andare e non posso che esserne felice. Ma davvero felice, perché ho visto anche lui più contento e disinvolto nel trattarmi. I suoi abbracci erano meno cauti, non sembrava che un passo falso avrebbe potuto sbriciolare tutto quanto ed io non vedo l’ora di essere a casa per scrivergli una e-mail lunghissima! Per ora visto che sono sul taxi per tornare a casa, mi limiterò ad usare WhatsApp.
 
To: Jared
È stato tutto perfetto. Grazie per questi giorni…Aspettare Dicembre ora sarà più semplice.
 
Non appena invio il messaggio, il taxi si ferma davanti alla mia palazzina. L’autista recupera il mio bagaglio e io dopo aver pagato -e lasciato qualcosa di mancia- raggiungo il mio appartamento.
Sono così stanca che ho solo voglia di dormire, ma prima forse è meglio che mangi qualcosa per cena!
Sto infilando la chiave nella toppa quando mi accorgo che non gira. Non gira perché la porta è aperta ed io sono sicura di averla chiusa e anche bene prima di partire!
Un brivido mi percorre la schiena, spalanco gli occhi e lasciando borsa e bagaglio fuori, apro con estrema lentezza.
Tutto almeno nel soggiorno sembra essere al suo posto, quindi mi chiedo perché la porta sia aperta.
Me lo sto ancora chiedendo quando sento quella voce. Una voce che mi farebbe rabbrividire anche solo sentirla registrata, figuriamoci sentirla così vicina e così reale!
« Ciao angelo… »
Rimango senza fiato. Rimango a bocca aperta, incapace anche di girarmi.
Deglutisco lentamente e cerco di intimare il mio corpo a muoversi. Muoversi per uscire da qui il prima possibile. Muoversi per prendere le mie cose e correre da Christine dove potrei essere al sicuro. Ma con un tonfo la porta di casa si chiude e sento la chiave girare.
Comincio a tremare e sudare freddo. So bene, so molto bene di chi sia quella voce. So molto bene di chi si tratta ma non so perché lui sia qui.
« Mi chiedevo dove andassi così spesso, credevo fossi venuta qui per studiare, invece venti giorni in Giappone, un viaggio a Indianapolis, poi a Chicago. Sei qui per studiare o per fare la bella vita con i miei soldi? »
Il suo tono canzonatorio mi irrita, ma ancora non riesco a proferire parola, tremo perché so che quest’uomo non ha limiti, non ha cuore. E siamo così lontani da tutto e tutti che può fare di me ciò che vuole senza alcuna ripercussione!
« C-che ci fai qui…? » Domando cautamente. 
Serro appena i pugni, cercando di far tornare a funzionare il mio cervello. Trovare un modo per difendermi. Non sono una bambina e non voglio, non voglio che ora che la mia vita sta diventando luminosa grazie a Jared e Christine, torni a essere disgustosa, oscura e sporca.
« Sono venuto a trovare il mio splendore, mi mancavi sai? »
É dietro di me e posso sentire la presenza del suo corpo, il suo odore che ho imparato a odiare. La sua consistenza che mi ha sempre terrorizzata. É più forte di me, sono terrorizzata da quest’uomo e nulla potrà mai cambiare le cose. Nulla.
« Sei entrato in casa mia… »
« Casa tua? L’ho comprata io »
« Ma è mia »
« Ho detto al custode che sono tuo padre »
Serro la mascella. 
Che uso improprio di quella parola. Mio padre. Come fa anche solo a pronunciarlo?
« Non avevi lezioni in questi giorni che hai deciso di prenderti questa vacanza? »
« No, non l’avevo »
« Bene, allora non l’avrai nemmeno domani o nei prossimi giorni, giusto? É halloween o cose simili… »
Il suo tono, questo tono di voce sta alludendo a qualcosa e quando allude a qualcosa…
Non faccio in tempo a pensare altro che mi ha afferrato per un polso. É sempre stato più forte di me, io sono un sacco d’ossa rispetto a lui. Una ragazza di un metro e settanta che pesa a malapena 58kg. Eppure ho sempre mangiato come un lupo, ma ho un metabolismo molto veloce! Cosa che non mi aiuta a mettere su un po’ di massa per resistere al bastardo.
« Giusto? » Mi chiede di nuovo, questa volta il tono è più severo, mi guarda dritto negli occhi.
Ho riprendo di nuovo a tremare e questa volta lui lo può sentire perché il suo corpo mi preme contro il bancone della cucina.
« No, io…non ho lezione ma…mi devo vedere con delle persone, verranno qui » garantisco. 
Ma non sono mai stata brava a mentire, lui lo sa meglio di chiunque altro. Infatti sul suo volto si dipinge uno di quei suoi ghigno da bastardo.
« No, non è vero. Cerchi solo di svignartela » il modo in cui si lecca le labbra, devo scostare lo sguardo, ho la nausea! « Tranquilla, me ne andrò domani mattina, ero in America per lavoro e domani devo rientrare, ma mi era sembrato che ti stessi prendendo troppe libertà, credevi che le tue blande minacce e spostarti dall’altra parte del mondo ti avrebbe dato modo di liberarti di me? » Mi chiede sull’ultima nota avvicinando il viso al mio orecchio « non ti libererai mai di me Alexis »
Spalanco gli occhi. La sua minaccia sembra così reale. Così oscura e sento tutte le mie speranze di questi mesi in America scivolare via con una velocità impressionante.
La sua mano prende i miei capelli e li tira bruscamente facendomi alzare il viso e il mento.
« Se fai la brava, prometto che non sarà male… »
 
Quante volte posso ancora morire…?

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Los Angeles, 31 ottobre 2010
 
« These precious things
Let them bleed
Let them wash away
These precious things
Let them break their hold over me »
 
Sento freddo, non dovrei sentire freddo. Il pavimento.
Sento il corpo così pesante, così dolorante. Il bastardo.
Se solo potessi, non vorrei nemmeno aprire gli occhi. Per la prima volta da mesi, mi chiedo perché io non sia morta questa notte. Brividi interni, come se sentissi ogni cellula del mio corpo fare il proprio lavoro per riparare ad ogni danno che sia stato fatto. Il mio respiro è quasi impercettibile, il buio sembra l’unica cosa accettabile.
Ma alla fin fine, gli occhi lentamente si aprono, la luce delle vetrate, quella luce che ho amato dal primo momento in cui ho messo piede nel mio appartamento, ora la detesto.
Dovrei muovermi. Dovrei alzarmi. Eppure non riesco ancora a muovere un muscolo.
Sposto appena il capo, sono in soggiorno, vedo le borse che ieri sera avevo lasciato fuori appoggiate accanto alla porta. Il bastardo se ne è andato.
Certo, saperlo mi fa sentire meglio, ma cosa sarebbe meglio in questo momento? Ancora riesco solo a pensare che vorrei essere morta.
Non so quanto a lungo rimango sul pavimento, non so nemmeno in quale momento preciso mi accorgo di essere quasi completamente nuda. Serro appena la mascella, flash di ciò che mi ha fatto stanotte passano nel mio cervello e come lame squarciano la mia anima. Di nuovo.
Credevo davvero di essere libera. Che illusa…
Perché dovrei alzarmi da qui? Perché dovrei dare ordine al mio corpo di muoversi, alzarmi e vivere? 
Angelo. Angelo caduto. Angelo distrutto, macchiato e sporcato da un uomo che non ha a cuore nulla se non sé stesso. Quante volte ancora vuole prendere la mia vita, farla a pezzi, decidere di me come fossi una bambola. La sua bambola. Il suo gioco preferito.
Sento il mio cellulare squillare da dentro la borsa, che sia quello ad avermi svegliato anche prima?
Spalanco gli occhi che fino a pochi istanti fa erano solo stancamente aperti.
Non voglio che Jared o Christine sappiano quello che è successo. Non voglio che nessuno di loro due venga qui. Non voglio che nessuno di loro due possa vedermi o sentirmi in questo momento.
Quasi come se avessi ritrovato le forze mi alzo per prendere il telefono che smette di squillare nel momento in cui lo trovo nella borsa.
Messaggi di Jared, Messaggi di Christine, chiamate di Christine. Certo, sono le due del pomeriggio. Dovevamo vederci per pranzo e andare a lezione.
Mi affretto a mandarle un sms, non voglio nemmeno vedere ciò che può avermi scritto Jared, mi distruggerebbe completamente in questo momento e mi serve ‘sangue freddo’ per tenere Christine lontana da casa mia!
 
To: Christine
Scusami Chris…ho dormito male stanotte, mi è venuta la febbre, credo che il freddo di Chicago sia stato deleterio :/ ci possiamo aggiornare quando sto meglio? Non voglio uscire dal letto.
 
Passano pochi istanti prima che la mia amica risponda al mio messaggio.
 
From: Christine
Stavo per venire a buttarti giù dal letto. Sicura che non vuoi che passi a prepararti qualcosa di caldo o farti compagnia?
 
To: Christine
No, davvero. Quando sto male preferisco stare tranquilla, mi viene una forte emicrania e il minimo rumore mi fa impazzire. Ti chiamo io quando sto meglio, potresti…prendere appunti anche per me?
 
From: Christine
Certo, non c’è nemmeno da chiederlo, riprenditi presto! Vorrà dire che la nostra maratona di film horror la farai quando stai meglio.
 
To: Christine
Contaci!
 
Oh Christine, la mia maratona horror l’ho avuta con un giorno d’anticipo.
Rimango per qualche altro momento quasi in trance, fissando il vuoto. Non voglio leggere i messaggi di Jared. Non voglio pensare a lui. Solo facendolo in questo momento, sento il dolore crescere dall’addome e voler uscire prepotentemente dalla bocca e dagli occhi. Urlare e piangere. Ecco cosa voglio. Perché ora come farò ad avvicinarmi alla mia luce? Ora che sono ancora più sudicia e distrutta di prima? Come farò a farmi abbracciare da quelle braccia senza avere il timore di sporcarle.
Non lo posso fare. Non ce la posso fare.
Ma il mio dolore è anche la fonte della mia rabbia. Il tremore del mio corpo è anche rabbia. 
Anche se il mio primo istinto, come sempre, sarebbe quello di farmi una doccia, lavare via tutto, non lo faccio. Non mi lavo. Goffamente e dolorante, prendo i vestiti che avevo addosso ieri sera e che lui mi ha strappato di dosso. Controllando che siano interi, infilo gli shorts e il maglione. Ormai non riesco a smettere di tremare: di rabbia e di dolore; di freddo e di odio.
Con il cellulare chiamo un taxi, non sono in grado di guidare e non sono in grado di guardarmi allo specchio, per cui prendo una felpa larga dall’armadio, una di quelle con il cappuccio. Lo tiro su per coprire il viso, la testa.
Infilo il cellulare nella borsa in malo modo, uscendo di casa, il solo chiudere a chiave la porta mi fa salire la nausea. Ripenso alla sensazione di disagio di ieri sera nel trovarla aperta, alla sua voce…
Non prendo l’ascensore, non voglio intravedere la mia immagine allo specchio. Fare le scale è doloroso e le percorro con lentezza. Solo quando intravedo il taxi dal portone esco. 
Non un sorriso, non uno sguardo, mi nascondo sotto il cappuccio della felpa.
« All’ospedale, per piacere » mormoro con voce atona.
L’autista non chiede nulla, si limita ad annuire e guidare. Gli sono grata per questo.
Sento di nuovo il mio cellulare vibrare. Sono certa che non sia Christine, è un messaggio di WhatsApp e può essere solo una persona. Devo ricordarmi di togliere anche la vibrazione.
Arriviamo in ospedale prima di quanto immaginassi, ci metto qualche momento a trovare il portafogli, prendere i soldi e porgerli all’autista. In quel momento mi accorgo del livido sul mio polso che si intravede dalla manica larga della felpa.
« Grazie » dico frettolosamente, ma camminare così velocemente verso l’ingresso per scappare dal giudizio dell’autista, risulta doloroso. Quindi rallento e una volta raggiunta l’accettazione del pronto soccorso, cerco davvero di farmi forza.
La signorina al bancone mi guarda, quanto meno ci prova, dato che sono completamente nascosta dal cappuccio della felpa.
« Posso esserle utile? » Domanda con voce interrogativa e confusa.
Silenzio. Non dico nulla.
« Signorina, posso esserle utile? »
Allora anche sotto questa felpe si capisce che sono una ragazza? Perché non posso nasconderlo?
Ancora silenzio. 
Sento che sta per perdere la pazienza, ora o mai più.
« Sono…stata violentata » mormoro.
Non alzo nemmeno lo sguardo.
Ora il silenzio proviene da lei.
« Jamie, prendi una sedia a rotelle per la ragazza, la facciamo entrare subito »
Ecco che riprendo a tremare e sento le gambe cedere, ma per fortuna Jamie, un’infermiera di mezza età, si avvicina con la sedia a rotelle e mi aiuta a farmi sistemare. 
Spinge la sedia fino ad una saletta.
« Vado a chiamare la dottoressa, aspettami qui »
E dove vuole che vada? Dove pensa che potrei andare?
Rimango seduta su quella sedia a rotelle, tremante, debole e senza il coraggio di alzare la testa. Senza la voglia di farlo. Senza scostare il cappuccio per mostrarmi. Ma so che dovrò farlo. Dovranno curarmi, analizzarmi, fotografarmi, visitarmi. Vorranno che parli con uno strizza cervelli. Dovranno controllare che io non sia un pericolo per me stessa. Dovranno assicurarsi che una volta a casa io non cerchi di togliermi la vita.
Ma non possono obbligarmi a fare tutto questo, quindi saranno melensi e disgustosamente gentili, perché le persone come me sono fragili. Un passo sbagliato e verranno annientate. Una parola di troppo e rischierebbero di mandarmi in mille pezzi. E se mi mandassero in mille pezzi, allora non avrebbero alcuna risposta.
« Ciao, sono la dottoressa Amos. Siamo solo io e te adesso, ti va di…metterti seduta sul lettino e farmi vedere se hai bisogno di punti? C’è del sangue sulla tua maglia »
Sangue?
Alzo la testa e guardo questa dottoressa come se avesse detto una delle peggiori eresie. Non avevo notato che il maglione che avevo messo fosse sporco di sangue.
Annuisco e lei con estrema delicatezza con una mano sposta il mi cappuccio.
Dall’espressione che fa, non devo avere un bell’aspetto.
La sua mano poi, percorre la mia testa, sembra cercare qualcosa e sembra trovarlo sulla mia nuca, non molto sopra l’orecchio, perché lo sento anche io. Sento che l’ha trovato perché una fitta di dolore mi percorre tutto il corpo.
« Dovrò…tagliarti un po’ i capelli per poter mettere dei punti, il taglio è molto profondo »
Annuisco semplicemente, che faccia quello che vuole. Basta che non mi faccia vedere allo specchio, poi può fare ciò che vuole.
« Puoi dirmi come ti chiami? » Chiede sempre con quel tono così cauto e melenso che continua a farmi venire voglia di vomitare.
« Alexis » mi limito a dire.
Lei sorride. Ma i miei occhi grigio-verdi la guardano senza alcuna espressione.
« Okay, Alexis perché non togli i vestiti? Dovremmo considerarli delle prove » mi spiega.
Serro appena la mascella, deglutisco. Delle prove.
Che facciano ciò che vogliono. Annuisco di nuovo e lei mi aiuta ad alzarmi dalla sedia a rotelle per mettermi finalmente seduta su quel tanto elogiato lettino.
Abbasso la zip della felpa e la sfilo con lentezza, mi fa male ovunque. E mentre la tolgo non riesco a trattenere un paio di mugolii doloranti.
 
Se fai la brava, prometto che non sarà male… ‘
 
Questo aveva detto. Eppure io, ho posto così tanta resistenza. Riuscivo solo a pensare ai progressi che avevo fatto con Jared. Al pensiero di fare quell’effetto a Jared. Che non volevo mi portasse via la mia luce.
La dottoressa ha preparato la solita camiciola da ospedale americano, quelle bianche con quegli strani pallini azzurri. Io ancora sento il freddo penetratomi nelle ossa, quella cosa dovrebbe tenermi caldo? Non credo proprio.
La velocità con cui mi svesto è disarmante. Lenta per il dolore, lenta per la vergogna, lenta perché sembra che il mio intero corpo sia in risparmio energetico.
Tolgo anche il maglione e la dottoressa mi copre con quella specie di camicia da notte.
Quindi mettendomi in piedi un po’ barcollante, slaccio anche gli shorts e li lascio cadere a terra. Sfilo le scarpe che nemmeno avevo allacciato e lascio tutto a terra. Ho bisogno di sdraiarmi.
« Torno subito » dice la dottoressa che sparisce dietro la porta della saletta.
Non posso vedere fuori perché la vetrata della saletta è coperta da delle veneziane che la dottoressa ha abbassato non appena è entrata. Tanto meglio. Fosse per me, dormirei.
I miei occhi vogliono chiudersi, ma si riaprono mollemente quando la dottoressa e l’infermiera rientrano. Quest’ultima prende i miei vestiti e li mette in tre sacchi di plastica differenti, mentre la Amos si è seduta accanto al lettino con un vassoio per le suture aperto che appoggia sul mobiletto.
« Prometto di non rovinare i tuoi bellissimi capelli » dice con un sorrisetto che sembra volermi rincuorare o quanto meno non darmi altre preoccupazioni. Al momento i miei capelli vorrei rasarli a zero, vestirmi con le cose più larghe e comode del mondo ed avere il viso deturpato.
« Puoi dirmi quando è successo? » Mi domanda cauta mentre sento che taglia alcune ciocche di capelli vicino la nuca. La forbice fredda per un paio di volte sfiora la mia cute dandomi altri brividi.
« Stanotte » mormoro.
« E come mai sei venuta solo ora? »
Secondo lei perché?
« Mi sono appena risvegliata »
« Ora ti farò un’iniezione di anestetico per mettere i punti. Dovrò metterne almeno otto… » mi spiega.
Che ne mettesse quanti ne vuole. Non mi interessa.
La sento, la punta dell’ago che penetra la poca carne che c’è sulla mia nuca. Fastidiosa, un altro dolore che si aggiunge a tutti gli altri. Sia fisici che emotivi.
Socchiudo appena gli occhi perché per ricucire la mia testa, la dottoressa avvicina una luce molto forte. I miei occhi a stento sopportano la luce al neon della stanza. Ma se chiudo gli occhi in questo momento, con tutti i dolori e i brividi che sento nel mio corpo, si aggiungerebbe la nausea per i flashback della mia nottata di orrori. Quindi combatto la voglia di chiudere gli occhi.
« Sai dirmi chi ti ha fatto questo? » Mi domanda ancora una volta con cautela.
« No » mormoro immediatamente.
Non sono qui per dire al mondo che mio padre è venuto dall’Europa per stuprarmi per la millesima volta, solo per ricordarmi che la mia vita è un ammasso di pece nera.
Lei sembra accontentarsi della mia risposta e torna a ricucire la mia testa.
Quando ha finito, non toglie i guanti.
« Alexis, alza appena il viso, devo controllare che non ci siano fratture »
Fratture? La mia faccia è messa così male?
Ma la risposta arriva quando le sue mani si posano a contatto con la mia carne, per quanto si stia muovendo delicatamente, sento dolore, ma solo quando fa pressione.
« Non dovrebbero esserci fratture, ma posso darti degli antidolorifici, deve fare molto male » mormora ma questa volta con dispiacere nella voce.
Socchiudo semplicemente gli occhi e annuisco. Che mi diano gli antidolorifici, che mi diano qualcosa per dormire, qualcosa che mi stenda e non mi faccia sognare. Ho bisogno di una pausa da tutto questo dolore.
« Alexis » ripete sempre il mio nome, come se farlo potesse tranquillizzarmi, ma non è così « ora dovrò visitarti, so che non sarà piacevole, ma io e l’infermiera Stevens dobbiamo prendere dei campioni… »
Scosto lo sguardo, ma non mi oppongo quando mi indica le staffe su cui mettere i piedi.
Tutto vorrei in questo momento, meno che qualcun altro si impicciasse della mia intimità. Tutto quello che mi fa è fastidioso e in parte doloroso. Ma non dico nulla, solo qualche mugolio infastidito a cui lei risponde sempre con un ‘lo so, è fastidioso, mi dispiace’.
Se non fossi nella situazione in cui sono, questa donna mi potrebbe stare anche simpatica.
Quando finalmente finisce di torturarmi, noto come l’infermiera archivi i campioni e prenda in mano una macchina fotografica. Sapevo sarebbe arrivato anche questo momento.
« Alexis… »
« Lo so » 
Mi limito a dire. 
La sua espressione sembra stupita e inorridita al tempo stesso.
Crede che sia la prima volta che mi faccio visitare per una cosa simile? Non lo è, più di una volta mi sono convinta che volevo denunciarlo, ma poi non l’ho mai fatto. La dottoressa Amos ha avuto la sua conferma che non è la prima volta che mi succede una cosa simile.
L’infermiera scatta foto del mio viso, del taglio alla mia testa, poi mi chiede di sfilare la camiciola bianca e continua a fotografare. Quanti segni ci sono sul mio corpo? Tanti quanti quelli nella mia anima? Certamente non di più, di questo ne sono certa.
Quando la signora reporter ha finito, speravo tanto mi avrebbero lasciato in pace, invece sempre lei, la fantastica dottoressa…
« Devo farti delle lastre Alexi, i lividi sul costato mi preoccupano e così controlliamo non ci siano mini fratture sul viso. Porta ancora un po’ di pazienza » mi dice posando così delicatamente la sua mano sulla mia spalla, che per rendermi conto che sia lì devo voltarmi appena a guardarla.
« Dottoressa Amos, chiamo la psichiatra? » Chiede l’infermiera Stevens.
Lo sguardo della Amos è ammonitorio, forse per il mondo tranquillo in cui la Stevens ha chiesto quella specie di permesso.
Io la guardo. I miei occhi rimangono vuoti e disinteressati.
« Puoi non parlarci, ma potrebbe aiutarti » mi spiega.
« Non mi interessa, vorrei solo andare a casa a dormire » ammetto.
« Non la chiamare, preparami gli antidolorifici, un paio di sonniferi e della crema per il gonfiore » dice firmando una ricetta che le porge.
Strano come possano essere attrezzati in un ospedale, ma pur di non farmi marciare per tutto l’edificio fino a radiologia, la Amos si fa portare l’Rx portatile.
Ci traffica un po’ insieme al tecnico, ma poi caccia anche lui. Le sono grata per risparmiarmi anche la vergogna di venire osservata da tutti.
Mi fa delle lastre e il suo sguardo sembra nuovamente impietosito.
« Hai una costola fratturata, ma il viso non ha fratture per fortuna. Dovrai riposare molto Alexis, sarà doloroso »
Sospiro appena.
Io e il dolore siamo grandi amici, ma il bastardo non mi aveva mai conciata così tanto per le feste. Mai.
Aveva sempre preservato la mia bellezza. Aveva sempre fatto attenzione a non mostrare al mondo ciò che mi faceva. Ma ora, che importanza poteva avere?
« Quella felpa, non l’avevi indosso quando è successo, non è vero? » Mi domanda, ma nel suo tono di voce non c’è segno d’accusa.
« L’ho presa da casa » spiego « avevo freddo »
Lei annuisce.
« Allora la puoi tenere » deve aver capito che è vitale per nascondermi.
« Vado a prenderti una delle nostre divise, poi un taxi ti porterà a casa. Ma Alexis, dovresti parlare con una psichiatra e la polizia… »
Io scuoto il capo. Non voglio.
« Non mi interessa, voglio solo riposare » ammetto.
« Se ci ripenserai, puoi tornare, chiedi di me, okay? » Mi dice ancora più dolcemente.
Non mi parli in questo modo, non lo faccia, non ho la forza di cadere a pezzi, di urlare e piangere. Non ne ho la forza e non ne ho la voglia.
Mi limito ad annuire ed anche lei scompare dietro quella porta.
Forza Alexis, ricomponiti, devi solo arrivare a casa e svenire sul letto, ce la puoi fare.
La prima a tornare è l’infermiera, in mano ha due confezioni di pillole e un tubetto di crema. Le appoggia al mobiletto vicino a me e mi spiega:
« Queste sono per dormire, prendine solo una per notte, sono molto forti e ti solito inducono un sonno così profondo che non dovresti sognare nulla. Gli antidolorifici, ti dirà la dottoressa in che quantità prenderne e la crema usala i primi giorni per diminuire il gonfiore sul viso. Non esagerare però » dice con un sorrisetto diverso da quello della dottoressa. Il suo è un sorriso un po’ più…falso e disinteressato.
Quindi mi limito ad annuire.
A questo punto anche lei se ne va, sembra che si diano il cambio, rientra la dottoressa con pantaloni e camice azzurro.
« C’erano solo quello dei chirurghi. Oh, la Stevens ti ha portato i farmaci…il sonnifero è forte, prendine solo uno e solo se proprio non riesci a dormire. Mentre gli antidolorifici, sono al bisogno, ma non esagerare Alexis, possono dare dipendenza. La crema, mettila un paio di volte al giorno, in una settimana dovrebbe aver diminuito tutto il gonfiore. Per i lividi, ci vuole tempo…ma tornerai come prima, tranquilla »
Come prima. 
Come prima non tornerò mai, ma dove sta’ il mio prima?
Sospiro appena.
« Grazie » mormoro.
« É tutto, puoi andare a casa, ma davvero, se…hai bisogno di qualunque cosa, torna qui, troveremo un modo per aiutarti, d’accordo? Il taxi è fuori che aspetta, dagli questo foglietto e pagherà l’ospedale»
Annuisco di nuovo. 
Credo lo abbia ripetuto perché sa che non tornerò qui. Nessuno mi può aiutare.
Se ne va via ed io con la mia solita lentezza mi infilo quei vestiti e la mia felpa con cui mi copro nuovamente il capo e il viso il più possibile.
Prendo la borsa e ci infilo dentro i medicinali, leggo a fatica il foglietto, un occhio deve essere gonfio.
 
Quando finalmente entro in casa, controllo più volte che la porta sia chiusa a chiave.  Lascio la borsa al bancone della cucina, tirandone fuori le pastiglie che mi hanno dato. Prendo un bicchiere d’acqua e mando giù sia un sonnifero che un antidolorifico.
Il cellulare non so dove sia, non voglio saperlo.
Tiro le tende scure della camera da letto e nel farlo sento la costola dolorante. Mi tolgo tutto, tutto quello che ho addosso e finalmente vado a farmi la doccia. Non ho mai preso sonniferi, ma dopo una quindicina di minuti che sono sotto la doccia, comincio a sentirmi girare la testa.
Riesco appena in tempo a mettere l’accappatoio e raggiungere il letto che perdo completamente i sensi con la testa ancora bagnata appoggiata al cuscino.

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Los Angeles, 5 novembre 2010
 
. - . .
 … . -
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                Christine
 
Sono giorni ormai che non ho notizie di Alexis. In principio, sapendo quanto la rilassi rimanere per i fatti suoi, non l’ho voluta disturbare. Ma è passato troppo tempo da quando l’ho sentita per messaggio il giorno dopo che siamo tornate da Indianapolis.
Ora sono piuttosto preoccupata, ma anche a bussare a casa sua, non risponde nessuno.
 
To: Shannon
Ciao, scusa se ti disturbo, ma potresti darmi il numero di tuo fratello? Sono preoccupata per Alexis…
 
É l’unica soluzione che ho saputo trovare.
Jared saprà sicuramente qualcosa. L’avrà sentita, no?
Il messaggio di Shannon non si fa attendere e mi ruba un sorriso veloce.
 
From: Shannon
Mi sento scaricato, mi chiedi così il numero di mio fratello?
Scherzi a parte, è successo qualcosa? Anche lui è di pessimo umore in questi giorni, ma non mi dice nulla…
 
To: Shannon
Non ne ho idea. É dal 31 che non la sento, mi ha detto che aveva l’influenza, ma …non risponde al cellulare, se vado a casa sua non risponde nessuno. Sono preoccupata. Voi dove siete? Non può venire qui Jared?
 
From: Shannon
Noi siamo a New York, qualche servizio fotografico, interviste e ci prepariamo per il tour in Sud Africa e poi in Europa, partiremo il 19. Non so se Jared riuscirà a venire a LA. Ti ho mandato il suo numero come contatto comunque. Perché sei così preoccupata?
 
To: Shannon
Perché la mia migliore amica è sparita e non può essere solo per un’influenza, ecco perché.
 
Gli uomini a volte sono stupidi, anche quelli sexy e dolci.
Non so perché, ma ho un brutto presentimento. Alexis doveva sprizzare gioia per  giorni che abbiamo passato a Indianapolis e invece è sparita.
Provo a chiamare Jared, ma non mi risponde, che sia impegnato?
Sbuffo appena. Ecco, in momenti come questi non aiuta il fatto che lui sia una star. Alexis è…fragile. Lo avevo già notato quando ci siamo incontrate. Non solo perché è esile, ma lo si percepisce nei suoi modi di fare, nel modo in cui si muove. È una ragazza fragile e dopo che abbiamo parlato, posso solo dire che ha tutto il diritto di esserlo. 
Vederla così felice da quando conosce Jared è solo piacevole. 
 
Non riesco a studiare, sono in ansia. Jared non mi ha ancora richiamato nonostante sia passata qualche ora.
Gli mando un messaggio, magari pensa che sia il numero di qualche scocciatore, per quello non richiama.
Ma nel momento in cui stavo per mandargli un sms, ecco che è lui a chiamarmi.
« Pronto, ho ricevuto una chiamata… »
« Jared sono Christine »
« Christine, come…Shannon? »
« Sì, ho chiesto il numero a tuo fratello. Pensavo te l’avesse detto »
« Non l’ho ancora incrociato oggi, siamo un po’ presi »
« Mh, e…non hai sentito Alexis per caso? »
Silenzio.
Perché questo silenzio?
« Credevo foste impegnate con lo studio, non la sento da quando mi ha scritto quando siete tornate a casa »
« Che cosa??? »
« Che è successo? » Il suo tono sembra preoccupato ora.
Ma adesso sono io ad essere ancora più preoccupata.
« Non lo so che è successo! » Sono così agitata che sto urlando in faccia a Jared Leto! « È sparita. É sparita e io non so cosa sia successo e ho questa brutta sensazione che non se ne vuole andare! Se mi dici che non l’hai sentita nemmeno tu… » mi viene da piangere, che cosa sta succedendo? Dov’è Alexis???
« Calmati Christine…hai provato ad andare a casa sua? » La sua voce, anche se lo nasconde bene, ha una nota preoccupata.
« Certo. Il trentuno non è venuta a lezione, avevamo appuntamento a pranzo. L’ho chiamata molte volte ma non mi ha risposto, ma poi mi ha scritto dicendo che aveva l’influenza. Sai com’è fatta, a lei piace stare in pace e da sola alcune volte. Quindi le ho detto che non l’avrei disturbata. Poi però dopo un paio di giorni le ho mandato un messaggio, poi un altro. Ma ora Jared sono sei giorni che non la sento e non la vedo. Perché non si è fatta sentire almeno con te? »
« Non lo so, davvero, credevo fosse molto presa dallo studio, mi aveva detto che fino a Natale sareste state prese e io non volevo disturbarla. Eppure non ha risposto nemmeno ad uno dei miei messaggi… »
Lo sento sospirare, come se stesse trattenendo tanti pensieri.
Jared Leto, quest’uomo è solo ciò che mostra al mondo o c’è di più come dice Alexis? Mi sembra così surreale parlare con lui ora.
« Senti, cerco di venire lì il prima possibile, non ti allarmare, sono sicuro che sia a casa. Ma deve esserle successo qualcosa. Noi…a Indianapolis abbiamo dormito insieme e forse ho esagerato. Non lo so…Appena arrivo ti avviso, non so se riesco oggi, al più tardi domani… »
« Okay, fammi sapere, andiamo poi da lei insieme »
 
___________________________________________
 
                Jared
 
Sono questi i momenti in cui odio il mio lavoro. 
Non per la musica, quella la amo profondamente. Nemmeno per gli spettacoli che teniamo in piedi, quelli mi danno carica, mi fanno sentire vivo.
Ma questa parte in cui non posso stare vicino a qualcuno che amo. Questo non poterci essere che mi ha sempre portato a evitare rapporti troppo intimi. 
Eppure con lei non sono riuscito a farne a meno. Ed ora mi ritrovo in piena notte a correre a prendere un aereo perché lei è sparita.
Non ero di buon umore per il fatto che non rispondesse ai messaggi. Pensavo che poteva almeno rispondermi anche se era presa dallo studio. Mi sono anche arrabbiato con lei perché una volta che ho provato a chiamarla ho trovato il cellulare spento.
Ora mi sento uno stronzo…Riesco solo a pensare ai giorni che abbiamo passato a Indianapolis. Passarli ai raggi X e cercare minuziosamente un qualsiasi dettaglio che possa averla disturbata. Che possa averle fatto male.
Con lei so che è così. So che devo stare attento, è fragile, delicata e sto cercando di fare il mi meglio per rispettare i suoi tempi e le sue paure. Credevo che Indianapolis fosse stato un successo.
Dormire con lei, stringerla e inebriarmi del suo profumo. Sono momenti che ho apprezzato profondamente.
 
Quando atterro a Los Angeles sono le quattro del mattino e l’unica cosa che voglio fare è andare direttamente a casa di Alexis. Non riuscirei mai ad andare a casa a dormire senza sapere che stia bene.
Il taxi mi porta direttamente al suo indirizzo, ma suonando più volte al citofono, non risponde nessuno. Provo a chiamarla al cellulare ed è spento.
Sospiro abbastanza sconsolato. Con il borsone sulla spalla, passo dalla parte della spiaggia, per poter guardare alle vetrate. C’è la luna piena stanotte che illumina l’oceano, uno spettacolo mozzafiato a cui do le spalle per scorgere dei movimenti in casa di Alexis.
La sua palazzina è di soli due piani, anche un minimo movimento dovrei poterlo percepire e poi… Eccola lì. Che guarda l’oceano alla vetrata della sua stanza. Non credo che stia guardando verso di me, credo che stia guardando l’oceano.
É in casa, perché non ha risposto? Perché non ha aperto?
Torno di corsa all’ingresso per riattaccarmi al citofono. É una palazzina nuova, il citofono è un video citofono per cui sa che son io se si è disturbata di guardarlo, perché non apre? La cosa comincia a farmi incazzare. Non può comportarsi da bambina in questo modo! Se c’è un problema lo dobbiamo affrontare!
Se crede che mi stancherò, ha sbagliato a capire!
Può anche tenere il cellulare spento ed impedirmi di assillarla perché mi apra, ma continuerò a suonare questo citofono fino a quando non sentirò la sua voce!
Ci vogliono quasi cinque minuti interi prima che si decida a rispondermi.
« Jared ti prego basta » 
La sua voce è così…vuota, stanca, che cosa le è successo?
« Alexis, basta cosa? Fammi entrare! Qualunque cosa sia successa ne possiamo parlare, se ho detto qualcosa, se ho fatto qualcosa, parliamone…non puoi chiuderci fuori tutti quanti. Christine mi ha chiamato preoccupatissima, sono sei giorni che sei sparita, credevi non ce ne saremmo accorti? »
So che il mio tono è severo e preoccupato, ma cosa posso fare? Questa situazione è così assurda.
« Sto bene, non ho voglia di vedere nessuno »
« Alexis, non fare la bambina, sono venuto da New York per vederti e adesso mi dici di andarmene? Cosa diavolo è successo? Siamo stati così bene a Indianapolis… »
La sento sospirare. No. Non sta sospirando, sta piangendo.
« Alexis… » la mia voce è più dolce, non posso soffrire il fatto che stia piangendo.
« Ti prego, vai via… »
« Non posso andare via…non hai idea di quanto io tenga a te. Non hai idea di quanta paura avesse Christine e…anche io. Ti vogliamo bene… »
La sento piangere, piange come una bambina, non riesco a capire…
Poi semplicemente il portone si apre. 
Spingo la porta con eccessiva forza e me ne infischio dell’ascensore, faccio quei due piani a piedi, di corsa. Quando arrivo al pianerottolo, porta è socchiusa. La apro cautamente e lascio cadere il borsone all’ingresso.
Richiudo la porta alle mie spalle e vedo una debole luce provenire dalla camera da letto. Sospiro, in casa c’è odore di chiuso, dei piatti sparsi per la cucina e disordine. Non ho mai visto casa sua in disordine.
Raggiungo la stanza ed è di nuovo a guardare l’oceano, indossa solo una maglia a maniche lunghe che è molto più grande di lei. I capelli sono spettinati…
Mi avvicino cautamente, il letto è disfatto. Quanto tempo avrà passato a letto? Sul comodino ci sono…flaconi di pillole? Che diavolo…
« Alexis… » mormoro mentre le appoggio una mano sulla spalla.
La sento che è rigida. La sento che anche se è qui davanti a me, è lontana anni luce.
Mi domando che cosa l’abbia portata a questo. Non voglio forzarla, ma voglio che si volti, che mi guardi, che mi parli.
« Non saresti dovuto venire » mormora poi dal nulla.
Faccio un respiro profondo, queste cose mi danno sui nervi.
« Invece sono qui, per te…non mi chiudere fuori. Non lo hai mai fatto, perché ora…? »
« Perché… »
Non dice nulla, perché non dice nulla? Sto davvero perdendo la pazienza. So che non dovrei farlo e avrò tempo dopo per pentirmene. Sono sempre stato paziente e comprensivo con lei, ma ora sono stanco, ho sonno, sono preoccupato, sono spaventato e lei si comporta in questo modo.
Stringo la mano sulla sua spalla e la costringo a voltarsi.
Come se fosse un arbusto si volta verso di me. Spalanco gli occhi, il suo viso è livido, il suo sguardo è completamente vuoto ma gli occhi sono ancora rossi per le lacrime.
« Alexis… » mormoro esterrefatto « cosa… » sono incredulo « cosa è successo, cosa hai fatto? » Domando.
Abbassa il volto, quasi a volersi nascondere da me. 
Rabbrividisco.
Mi avvicino e con la stessa cautela con cui l’ho fatto la prima volta che l’ho vista, la stringo a me. 
Il cuore mi si spezza quando lei cerca di spingermi via, ma a quel punto rinsaldo la presa, non la lascerò scivolare via da me. Non gliel’ho mai permesso e non comincerò a farlo ora!
« Lasciami » mormora con la voce strozzata di chi sta per cominciare a piangere.
« No, scordatelo » l’ammonisco.
« Jared… »
Si aggrappa alle mie braccia e trema, non l’ho mai sentita tremare in questo modo. Il suo intero corpo sta tremando e io non so cosa devo fare per farla stare meglio. Non so cosa sia successo, non so come muovermi!
La stringo, non troppo, ma abbastanza da non permetterle di scansarmi.
« Alexis, cosa è successo…? Sai che puoi parlarmene, ti prego… »
Trema ancora di più. Allora decido che è meglio che ci sediamo sul letto, non voglio che mi svenga tra le braccia! Faccio un paio di passi indietro e la trascino con me sul letto. Se non mi vuole guardare va bene, non smetto di abbracciarla e lei rinsalda la presa sulle mie braccia. Sento i suoi singhiozzi silenziosi e le sue dita che affondano nella mia carne. Un dolore che posso sopportare.
« Era qui… » mormora con voce strozzata « era qui, lui…mi aspettava »
Spalanco gli occhi e raggelo nuovamente. Quella sensazione di terrore che ho provato quando l’ho vista in volto e lei ha abbassato lo sguardo.
Lui è stato qui, lui le ha fatto questo e chissà che altro. Sento la rabbia salirmi dalle viscere, ma lei non ha bisogno di questo adesso. Ha bisogno che io raccolga i pezzi di lei e l’aiuti a rimetterli insieme.
« Sono qui Alexis…ci sono io adesso. Lui non c’è più »
Lei scuote il capo convulsamente.
« Ci sarà sempre. Me lo ha detto. Ci sarà sempre, non mi libererò mai di lui »
I suoi singhiozzi, la sua voce tremante mi stanno lacerando il cuore. Come posso farla stare meglio quando lui continua a distruggerla e farle del male? Mai avrei pensato che un uomo così potesse esistere. Venire fino qui solo per infliggere un dolore simile alla figlia.
Sono un uomo pacifico, ma gli spaccherei volentieri la faccia.
« Me ne libererò io, puoi starne certa »
Ecco che stringe di nuovo la presa sulle mie braccia. Non aggiunge altro, se non continuare a piangere e stringermi.
Sospiro e cerco di farla calmare. La metto a letto e mi sdraio di fronte a lei, la guardo e mi accorgo che i lividi sul suo viso sono vecchi. Già, l’aspettava a casa quando è tornata.
 
Accarezzo i suoi capelli e il suo viso con leggerezza, solo per farla calmare e far sì che smetta di piangere.
« Devo prendere l’antidolorifico e il sonnifero » mormora, i suoi occhi così pieni di dolore mi feriscono ogni volta che si posano su di me.
« Okay, prendo dell’acqua » dico facendole un debole sorriso.
Mi alzo e vado in cucina a prenderle un bicchiere d’acqua, quindi torno subito da lei, non voglio lasciarla sola troppo a lungo.
Guardo sul comodino i flaconi e leggo cosa sono. Benzodiazepine e antidolorifici. Certo, chissà che altro le ha fatto… 
Lei prende una pastiglia da ogni flacone e la mette in bocca, le porgo il bicchiere e manda giù. Come se fosse davvero una bambina, restituisce a me il bicchiere. La sua mente è altrove, lo vedo dai suoi occhi. Mi basta quello per capirlo. É ripiombata nel suo inferno personale, quello da cui aveva fatto così tanta fatica per uscirne.
Mi siedo accanto a lei e le accarezzo il fianco con leggerezza.
« Dormi, io rimango qui, domani mattina mi troverai ancora qui » le assicuro.
La cosa sembra predisporla a lasciarsi andare, abbandonare al sonno. Quando il suo respiro si fa lento e regolare, capisco che il sonnifero ha fatto effetto.
Mi alzo, spengo la luce tenue del comodino ed esco dalla stanza, socchiudendo la porta. Anche se è molto tardi, devo chiamare Christine o quanto meno mandarle un messaggio per rassicurarla. Anche se non so quanto si possa rassicurare quando saprà quel che è successo!
Mi viene in mente che se ha sonniferi e antidolorifici, sarà andata in ospedale…so che non dovrei ma frugo nella sua borsa. Le carte del pronto soccorso.
Leggerle è come ricevere diversi pugni nello stomaco: lacerazione alla nuca, viso tumefatto, stupro, una costola rotta… Questa storia deve finire. Non si deve ripetere mai più e se venire qui non è bastato, allora troverò un’altra soluzione.
So che Shannon mi risponderà se lo chiamo. 
Ho bisogno di mio fratello. Ho bisogno di qualcuno che mi dica che spaccare qualcosa in questo momento non è la soluzione ottimale, ma sento una profonda rabbia montarmi dentro.
Ci vuole un po’, ma poi Shannon mi risponde.
« Jay, che è successo… »
« L’ha stuprata, di nuovo »
« Chi? »
« Suo padre, era qui quando è tornata. Non so come sia potuto entrare, non so che cazzo ci facesse qui! Ma era qui. Shannon…»
« Calmati Jay, è orribile, ma devi calmarti. Dov’è lei adesso? »
« Sta dormendo, è distrutta »
« Sai che…non puoi fare molto. Ha bisogno di un aiuto professionale adesso »
« Non so quanto funzionerebbe Shannon…è persa, devo ritrovarla prima di farle affrontare una terapia. Ci si stava muovendo da sola, prima. Sarebbe stato il suo prossimo passo, si sentiva pronta » mi si spezza la voce, mi viene da piangere, non so se per la rabbia o il dolore.
« Jay…vuoi che venga lì anche io? »
« Sì, ho bisogno di te. Se devo essere la sua roccia, io ho bisogno della mia »
« Prendo il primo volo, ma non fare stronzate, suo padre dov’è adesso? »
« Che ne so, non qui di certo. Anche se volessi, e credimi non voglio, non saprei nemmeno dove andarlo a cercare »
« Meglio. Hai bisogno di riposare anche tu. Mandami l’indirizzo di Alexis e dormi. Cerco di arrivare prima possibile. Ci inventeremo qualcosa Jay, tranquillo »
« Grazie…a dopo »
« Ciao »
Riaggancio e mi prendo un momento per piangere. Ne ho bisogno. Forse è anche la stanchezza. Sì, pensiamola così. Torno in camera con Alexis e mi sdraio accanto a lei, ma prima di addormentarmi, mando il messaggio a Christine. Sono le cinque del mattino e sono esausto! A New York sono già le otto del mattino, per le nove o le dieci Shannon sarà a LA. Riuscirò a dormire qualche ora.
 
To: Christine
Ciao…Sono da Alexis.
Ci sono io con lei ora, cerca di non preoccuparti troppo. Stasera passo da te, è una situazione molto delicata. Ma è qui con me, volevo rassicurarti solo di questo. Non sta molto bene, ma ci lavoreremo. Ora crollo, sono distrutto!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Los Angeles, 6 novembre 2010
 
. - . .
 … . -
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        Jared
 
Sento il cellulare vibrare accanto al mio viso e apro stancamente gli occhi. Non ho dormito abbastanza, è assurdo detto da me, ma non ho davvero dormito a sufficienza.
Shannon.
Deve essere arrivato! 
Alexis ancora dorme e non ho intenzione di svegliarla, non la sfioro nemmeno. Voglio solo che possa tornare a stare bene, non importa quanto ci vorrà. Si era sforzata tanto per lasciarsi tutto alle spalle…se ci penso. Sospiro. Meglio non pensarci!
Mi alzo e socchiudo la porta della stanza, non voglio che Shannon citofoni, per cui scendo ad aprirgli il portone. Quando lo vedo, la prima cosa che faccio è abbracciarlo. Ho davvero bisogno di mio fratello maggiore!
« Ehi… Andrà tutto bene vedrai, ci inventiamo una strategia e andrà tutto bene. Ho spostato gli impegni e annullato le interviste »
« Grazie » mormoro socchiudendo gli occhi e sospirando pesantemente.
Mi scosto e gli faccio cenno di salire.
É mio fratello, sa benissimo quando sono sconvolto, stanco ed esaurito.
Rientriamo in casa e istintivamente raggiungo la camera da letto per controllare che lei stia ancora dormendo. Quando ne ho la conferma torno a socchiudere la porta e insieme a mio fratello mi abbandono sul divano.
« Allora, hai riposato un po’? »
« Mah, sì, dormire ho dormito, ma non è stato un sonno molto ristoratore »
« Posso immaginare…quali sono le tue intenzioni? Restiamo a LA fino la partenza? E poi…? Lo sai che non puoi rimanerle sempre accanto »
« Lo so, pensavo di portarla con noi in Sud Africa. Poi la riaccompagno a casa prima di ripartire per l’Europa »
« Credi che venire in Sud Africa cinque giorni le possa servire? »
« Penso che…non prendermi per matto, ma credo che con quello che è successo qui dentro, lei non ci possa più stare »
« È successo qui? »
« Credo di sì, sì… »
« A cosa hai pensato? »
« Mettere in vendita la casa e…per il momento farla stare da me. Tanto noi saremo in tour e se succedesse qualcosa, saprei dove trovarla e come raggiungerla. Senza contare che, credo le serva un posto dove quel…tizio non possa trovarla »
«  E poi…? »
«  E poi quando starà meglio, la convincerò a denunciarlo »
« Servono prove per una denuncia Jay… »
« Lo so, ecco perché sono fiero del fatto che sia andata in ospedale, anche se da sola »
« Davvero? Quindi perché credi che non abbia fatto la denuncia? »
« Perché …? Non lo so. Credo che quell’uomo l’abbia distrutta così profondamente che la sua mente si discosti dalla realtà » Sospiro appena e mi infosso nel divano « questo è tutto quello che posso fare. Spero che questi dieci giorni insieme aiutino a farla sentire meglio, che venire in Sud Africa l’aiuti a stare meglio. Quanto meno per stare tranquillo fino a Dicembre »
Shannon sembra guardarmi non del tutto convinto.
« Che c’è? » Domando inarcando un sopracciglio.
« Pensavo »
«  A cosa? Non ho voglia di giocare questo gioco, dimmelo e basta »
« Okay, scusa. Pensavo che se vende la casa, se denuncia il padre. É qui con un visto studentesco giusto? Se il padre le taglia i fondi, insomma, il lato pratico, come rimarrà qui? Senza visto la inviteranno ad andarsene »
Mi mordo appena il labbro. Non ci avevo minimamente pensato. I progetti di Alexis temporeggiavano almeno fino alla specialistica, ora invece?
« Cosa proponi di fare? »
« Propongo di minacciare il bastardo »
Spalanco appena gli occhi, sono …stupito.
« Vendere la casa, certamente. Che stia da te fino al nuovo anno, credo possa farle solo bene. Sarebbe circondata da cose tue, dalla tua presenza che sembra essere l’unica cosa a calmarla da quel che mi dici. Poi a Gennaio comprarle una nuova casa con i soldi della vendita. Lui non potrebbe sapere dove vive e… »
« Ma seguirebbe gli spostamenti dei soldi, il conto corrente di Alexis è monitorato da lui… »
« Probabilmente perché è un conto che dipende da quello principale del padre, no? É in America come studentessa, potrà aprirne uno qui »
« Giusto…sono davvero stanco per non averci pensato »
« Quando sarà nella nuova casa, allora tu e io, non lei, ma noi, parleremo con quest’uomo »
« Credi funzionerà? »
« Jay, non devo ricordarti come eravamo prima, sapremo essere convincenti. In fin dei conti, basta che contribuisca economicamente. Poi sono certo che Alexis riuscirà ad arrangiarsi non appena finiti gli studi. Magari con meno viaggi in Giappone o meet, ma l’importante è che riesca a vivere decentemente, no? »
Lo guardo e sono molto contento che lui sia qui in questo momento. Che il fatto che sia meno coinvolto di me e più riposato gli permetta di vedere le cose più lucidamente.
Prendo un profondo respiro e chiudo gli occhi.
« Sì, andrà sicuramente bene » garantisco.
Quando li riapro, il cellulare che avevo appoggiato sul comodino prende a vibrare insistentemente.
« Christine? »
« Jared! Come credi che possa rimanere tutto il giorno a chiedermi cosa stia succedendo? »
Faccio roteare appena gli occhi verso il cielo.
« Mi sono appena svegliato Christine, è stata una lunga nottata e Alexis sta ancora dormendo »
« Ma…sta bene? »
« Non preferisci parlarne di persona? »
« Certo che sì! Sei da lei? »
« Sì, sono qui con Shannon »
« Shannon? È…così grave? »
« Vieni qui che ne parliamo, okay? »
« Arrivo »
« Ciao »
Riaggancio e sbuffo.
Mi ero completamente dimenticato di Christine. Non per cattiveria, ma mi sento davvero stanco e non ho pensato a lei.
« Sta venendo qui? »
« Sì »
« Vuoi andare a fare una doccia e se arriva ci penso io? »
« La proposta è allettante » sbuffo.
« Dai, preparo del caffè intanto »
« Okay, faccio in fretta »
Vado all’ingresso a recuperare qualcosa di comodo dal mio borsone, quindi mi chiudo nel bagno di servizio. Quando mi guardo allo specchio sbuffo quasi divertito. Ho delle occhiaie che non mi capitava di avere dalla battaglia con la casa discografica. Chiudo gli occhi per un momento e sospiro. Non voglio pensare a cosa ci aspetterà, ora voglio solo farmi questa benedetta doccia.
____________________________________
 
            Alexis
 
Non appena esco dalla fase rem, sento il corpo e gli occhi pesanti.
É l’effetto che mi fanno questi sonniferi, ma sono davvero potenti, mi permettono di dormire senza sognare, ma soprattutto di dormire.
Per un attimo mi chiedo se io abbia solo sognato la presenza di Jared o se lui fosse davvero qui stanotte. L’altra parte del letto è disfatta. Dal soggiorno sento delle voci. Voci? Chi c’è a casa mia…?
Mollemente esco dal letto e poso una mano sulla porta per spingerla. La luce che mi investe è fastidiosa per gli occhi e poro l’altra mano a sfregare l’occhio.
Le voci che ho sentito prima si ammutoliscono. Io ci metto qualche istante per obbligare i miei occhi ad adeguarsi alla luce. Quando succede, vedo Jared venire verso di me. Guardo oltre la sua figura e vedo Christine e Shannon.
Oh, sono tutti qui? Quindi…tutti sanno.
Sento la sensazione di vergogna e disgusto per me stessa investirmi come un treno in corsa.
Jared allunga una mano, vorrebbe toccarmi, ma poi la ritrae. Non può nemmeno immaginare come questo suo gesto mi abbia appena fatto male. Non mi tocca perché crede che se lo facesse andrei in mille pezzi?
« Buongiorno, come ti senti? » Mi domanda cauto. 
Sembra quasi la dottoressa Amos.
« Un po’ stordita » ammetto.
« Vuoi mangiare qualcosa? »
Scuoto il capo.
L’idea di mangiare adesso mi da’ la nausea.
Vedo Christine alzarsi e avvicinarsi, vuole guardarmi ma la sua espressione è di una persona che ha pianto parecchio. Ha pianto per me? Jared le ha detto cosa è successo?
Eppure anche lei non mi tocca, non si avvicina a me. Vorrei urlare. Eppure non mi esce nemmeno una parola. Mi sembrano infiniti i momenti in cui stanno qui davanti a me.
« Chris, vieni con me? » La voce di Shannon chiama l’attenzione della mia amica che dopo avermi lanciato un ultimo sguardo, annuisce.
« Torno dopo Alexis… » mormora dolcemente prima di andare da Shannon verso l’ingresso.
Non ho idea di cosa stia succedendo o dove stiano andando.
La porta di casa si richiude e loro sono spariti.
Jared allora posa la mano sul mio braccio e la stringe appena.
« Dovresti mangiare qualcosa »
« Ho la nausea »
« Okay, un thé caldo potrebbe aiutare allora, che e dici? »
Chiudo appena gli occhi ed annuisco. Se servirà a farlo stare tranquillo.
« Preparo io, mettiti pure sul divano »
Odio questo modo di trattarmi, ma sono ancora così intontita dal sonnifero che mi siedo volentieri sul divano.
Dopo pochi momenti, Jared è di ritorno con una tazza di thé caldo e me la porge. Si siede accanto a me e sospira.
« So che ti sei appena svegliata, ma vorrei parlarti di…quello a cui abbiamo pensato »
« Che avete pensato? » Domando guardandolo sorpresa
« Sì, io credo che tu non possa più stare qui, in questa casa. Non voglio che tu ci debba stare per due semplici ragioni: non credo ti faccia bene rivedere il posto in cui è successo e non mi piace l’idea che lui sappia dove trovarti »
Abbasso lo sguardo sulla tazza.
Sono due cose su cui ha pienamente ragione. Riesco a stento a tollerare di essere qui, passo il tempo in camera perché rivedere il soggiorno mi manda ai matti. Così come mi terrorizza sapere che lui sappia molto bene dove trovarmi.
« Cosa…proponi? » Chiedo cautamente ma con molta tristezza nella voce.
« Vendiamo la casa, apri un conto corrente tuo su cui depositare i soldi. Fino Gennaio stai da me e poi con calma troviamo un altro posto, magari sempre sulla spiaggia visto che ti piace tanto »
«  E…lui? »
« A lui ci pensiamo io e Shannon. Di quello non voglio che ti preoccupi. Ma Alexis, devi denunciarlo »
Scuoto il capo all’istante. Non voglio, non voglio la vergogna. Non voglio dover tornare anche in Italia per qualunque ragione. Non voglio e basta.
Non faccio in tempo a rispondere che il campanello della porta di casa suona.
Spalanco gli occhi, non possono essere Shannon e Christine, sono appena usciti. Chi diavolo è?
« Aspetti qualcuno? »
Che razza di domanda è Jared?
« Certo che no… »
« Vado io »
Jared si alza rapidamente e va ad aprire la porta. Non appena apre abbastanza da permettermi di vedere chi sia alla porta, rimango basita. Stupita, ma non c’è nulla di positivo nel mi stupore.
 Quello che vedo è paradossale!

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Los Angeles, 6 novembre 2010
 
. - . .
 … . -
- - - - .
- - - - - 
 
 
Jared è davanti la porta con aria confusa. Non ha idea di chi abbia davanti e poverino è anche ovvio che sia così.
« Tu chi saresti? »
« Chi è lei…? » Domanda lui, poverino non ha idea di chi abbia davanti.
« Vi fanno tutti così qui in America? Stupidi e maleducati? »
Roteo gli occhi e li alzo verso il cielo. Detesto il modo che ha di rivolgersi agli altri.
Detesto anche il fatto che si trovi qui ora? Perché? Cosa è diventata casa mia, un porto di mare per il mio passato?!
Di tutto ho bisogno in questo momento meno che di questa situazione.
Cammina dentro casa ignorando completamente Jared che rimane a bocca aperta. Quindi mi raggiunge e mi guarda, squadrandomi come se fossi un quadro che necessita di un restauro. 
Lei, vestita di tutto punto nel suo tailleur di Chanel, quei tacchi vorticosi e il trucco impeccabile. La solita collana al collo che la rende ancora più spocchiosa.
« Dio tesoro, sei uno straccio »
« Che vuoi mamma? »
Vedo lo sguardo o meglio l’intera espressione di Jared sconvolta. 
Gli avevo solo accennato di mia madre e di come ‘dall’alto della sua signorilità’ negasse anche davanti l’evidenza ciò che il bastardo mi facesse.
« Ho saputo che hai combinato l’ennesimo casino e sono onestamente stanca di questa storia »
« Oh, tu? » Ringhio appena.
Questa donna, questa donna è in grado di farmi saltare i nervi.
Apre la borsa e tira fuori un plico di carte che mi lancia sulle gambe senza troppa grazia.
Jared è rimasto in disparte ma lo sento ribollire, quasi come un cane da guardia che aspetta solo un segnale per azzannare. Ma il segnale non arriva e dubito arriverà. Non voglio che anche lui entri in questa storia più di quanto non lo abbia costretto a fare io.
« Cos’è questa roba? » Domando cercando di non alterarmi più di quanto io non sia già alterata.
« La buona uscita »
La guardo inarcando un sopracciglio.
« Buona uscita di cosa? »
« Dio Alexis, sei venuta fino qui a studiare e stai diventando stupida come questi yankees? »
Devo fare un respiro profondo, sporgermi per appoggiare la tazza al tavolino e guardare quello che mi ha lanciato da madre amorevole.
Mentre guardo, mi accorgo che…
« Un conto corrente in svizzera? »
« La tua buona uscita. Sparisci dalle nostre vite. Ci sono abbastanza soldi per farti finire il college qui in America almeno dieci volte. Abbastanza da farti vivere senza mai dover lavorare. Ma saranno tuoi solo se accetti di lasciarci in pace, per sempre. Non dovrai più tornare »
Non mi stupisce. Nemmeno un po’.
Mia madre ha sempre creduto che la colpa fosse la mia. Che io non fossi la vittima ma il carnefice. Mi chiedo se è solo un modo di difendere sé stessa o se è tutto legato all’immagine alla quale si aggrappa disperatamente.
« Ovviamente, se accetti, non dovrai azzardarti a diffamarlo più di quanto tu non abbia già fatto »
« Non l’ho mai denunciato, se è questo a cui ti riferisci, perché dovrei farlo ora? »
« Per avere altri soldi, ovviamente »
Chiudo gli occhi e sospiro.
Lei non credo si accorga nemmeno di tutte le pugnalate che mi sta tirando ogni volta che apre bocca. Della voglia che di nuovo sale dalle viscere e sente il bisogno di uscire, urlando e piangendo.
« D’accordo. Se firmando vorrà dire che potrò continuare la mia vita senza preoccuparmi dei soldi, dove devo firmare? »
« Proprio lì » dice indicando l’ultimo foglio e porgendomi una penna di tutto rispetto.
Con un rapido movimento, firmo quel benedetto foglio, lei me ne lascia una copia e infila il proprio nella borsa.
Mi guarda, non so come faccia a guardarmi. Non so nemmeno se tutto questo lo stia facendo per sé stessa o per me.
Lo sguardo che però mi rivolge ora, è diverso e io non riesco a decifrarlo.
« Se sei abbastanza intelligente, venderai questa casa » si limita a dire prima di girare i tacchi.
Passando davanti a Jared, lo scruta, lo studia da testa a piedi.
Lui sembra voler esplodere da un momento all’altro, eppure non lo fa. Lascia che lei se ne vada e visto che lei non lo fa, chiude la porta d’ingresso.
Anche senza guardarlo, perché mi sono voltata per appoggiare quelle carte sul tavolino, so che è sconvolto.
« Ma che diavolo…? »
« Hai conosciuto la mamma » dico sarcastica. 
Eppure c’è qualcosa che questa volta è stato diverso. E io non riesco a smettere di rimuginarci sopra.
« In che razza di famiglia sei cresciuta? »
« Mh, non quella in cui una madre fa di tutto per i propri figli » dico stringendomi nelle spalle « ma ora non ne sono più molto sicura » ragiono a voce alta.
« Scusa? Eri qui in questa stanza con me o eri altrove? Perché quello che ho sentito io è stato scioccante Alexis! »
Lui si avvicina e mi sta davanti come faceva lei pochi attimi fa’. Lo prendo per il braccio e lo tirò appena per farlo sedere sul divano.
« Lei è fatta così, non te la prendere troppo » mormoro abbozzando un mezzo sorriso solo per non farlo preoccupare troppo.
Di certo la visita di mia madre mi ha svegliata del tutto.
« Ti ha accusata di… »
« Lo so di cosa mi accusa. Ma credo che più che accusare me, biasimi sé stessa »
« E ne avrebbe ragione! Alexis…! »
« Jared…è complicato »
« E il modo in cui lei hai risposto, dei soldi non ti interessa, vero? » Me lo chiede quasi speranzoso.
« No Jared, dei soldi non mi interessa. Ma…non so, credo ci fosse qualcosa di diverso in lei »
« Cosa intendi? »
Mi piego per riprendere le carte che mi ha lasciato.
Sono tutti documenti che affermano la mia proprietà di un conto in svizzera da molti zeri. La carta che ho appena firmato e…Strizzo leggermente gli occhi per focalizzare un ennesimo foglio. Un foglio che non ha alcuna spaziatura, alcuno stile commerciale. Un semplice foglio scritto al computer.
Lascio cadere tutti gli altri, unica testimonianza del mio conto corrente multimilionario. Fogli che Jared si affretta a raccogliere. Probabilmente entrambi sappiamo che la mia permanenza negli Stati Uniti, la mia sanità mentale e il mio futuro dipendono da quei soldi ora che ho firmato l’accordo. Li ripone sul tavolino e allontana la tazza del thé.
« È una lettera… » mormoro con voce strozzata.
 
‘ Cara Alexis,
 
Ho saputo solo due giorni fa che cosa fosse successo e ancora una volta sono morta dentro.
La mia bambina.
 
Avrei molto, troppo da farmi perdonare, ma sono una donna con i piedi a terra, consapevole che ci sono cose che non saranno mai perdonabili. Sono consapevole che mentre tu soffrivi io volgevo lo sguardo da un’altra parte. 
Non ero forte abbastanza per difenderti, non lo ero per fare nulla.
 
Ma ora lo sono. 
 
Spero tu possa perdonarmi per averci messo così tanto tempo. Spero che non sia troppo tardi affinché tu possa vivere la tua vita nel migliore dei modi, lasciandoti alle spalle l’orrore che hai vissuto fino ad ora.
Tutto ciò che posso fare per te ora, è ciò che abbiamo sempre fatto, garantirti una stabilità economica che faccia si che tu non debba mai preoccuparti di nulla.
Credevo davvero che ora che ti trovi dall’altra parte del mondo lui ti avrebbe lasciata in pace. Scoprire che non fosse così…è stato devastante.
 
Ho saputo che hai degli amici, che hai…qualcuno nella tua vita. Credo sia quella la ragione per cui lui ha attraversato l’oceano per prendersela con te. Ma non avverrà più Alexis. 
Lui non c’è più…Non fare domande.
 
Se stai leggendo questa lettera, hai firmato il nostro accordo. Dovrai rimanere dove sei, non dovrai cercare nessuno di noi. Dovrai solamente vivere.
 
Sei forte figlia mia, lo sei sempre stata. Ho sempre -sbagliando- fatto affidamento sulla tua forza. Ho sempre creduto fosse sufficiente per toglierci entrambe da questo inferno.
Se ora chiudo gli occhi, sogno la mia bambina come una bellissima donna, indipendente, felice e circondata da amore. É questo che ho sempre voluto per te. Io non ho saputo dartelo, ma so che tu saprai conquistarlo da sola.
 
Vendi la casa Alexis, ricomincia da capo un’altra volta. 
Vivi con il tuo ragazzo, amalo, sposalo, crescete dei figli e amali contro ogni ostacolo come io non ho saputo fare.’
 
 
Il sentore che avevo, quello che mi diceva che lei era diversa, nel modo in cui mi ha detto di vendere la casa se ero intelligente o come ha squadrato Jared.
Non so quando ho cominciato, ma finalmente dopo sei giorni sto riuscendo a piangere tirando davvero fuori tutto il mio dolore. Piango a singhiozzi mentre stringo nella mano la lettera di mia madre. L’unico segno che abbia mai avuto di un briciolo d’affetto di questa donna che ho sempre creduto senza cuore.
« Alexis…? » 
Sento ma non ascolto la voce di Jared. Riesco solo a piangere convulsamente, tutto il mio corpo si sta liberando di tutte le sensazioni. Il dolore alla costola preme, ma non riesco a fermarmi.
Lui si limita a stringermi più forte che può, non chiede spiegazioni, non ancora. Ed io riesco solo tra un singhiozzo e l’altro a chiamare la mia mamma.
Sembra confuso, la sua espressione, il mio Jared è confuso. Ma ancora una volta non mi chiede spiegazioni, mi stringe un po’ di più e mi culla tra le sue braccia.
Chissà se riuscirò davvero ad avere il futuro che lei sogna per me.
Chissà se sarà con Jared o con qualcun altro. 
Spero solo, in questo momento, di riuscire a superare con lui quest’ennesimo trauma. Di tornare a come eravamo a Indianapolis e tornare a baciarlo, stringerlo…
Ci vuole un po’ prima che tutto esca dal mio corpo lasciandomi una sensazione di vuoto che non so descrivere.
Jared mi asciuga in qualche modo il viso e mi guarda con quegli occhi così dolci e profondi. Gli devo molto, so che è così.
« Scusa » sospiro.
« Non ti scusare, ne avevi bisogno. Stai meglio ora? »
« Un po’ » ammetto.
« Meno male. Dove posso mettere quei fogli? Ho il terrore che si rovinino e che tutto questo supplizio sia stato inutile »
Scuoto il capo e gli passo la lettera ormai stropicciata di mia madre.
Mi alzo per andare a sciacquare il viso che è ancora livido e a tratti mi duole, ma è la prima volta da quando è passato il bastardo, che riesco a guardarmi allo specchio.
La parte sinistra del viso, soprattutto all’altezza dell’occhio, è violacea, un po’ gonfia ma non troppo. Il collo ha  qualche segno ma è lieve. I miei occhi, sono così simili a quando andavo alle superiori.
Scosto i capelli per poterli legare in qualche modo e apro l’acqua fredda per sciacquare finalmente il viso. Raccolgo l’acqua a coppa nelle mani e poso delicatamente il viso contro la superficie dell’acqua. Rimango così qualche secondo, godendomi la sensazione che mi da’.
Ripeto l’operazione almeno quattro o cinque volte, poi chiudo l’acqua e asciugo il viso.
Potrò farcela anche questa volta?
Quando torno in soggiorno, Jared è ancora seduto sul divano ed alza lo sguardo su di me. Sembra ferito, preoccupato ma anche lievemente sollevato.
« È finita…? »
Io tendo le labbra in un debole sorriso.
« È finita »
Si alza e mi raggiunge, si avvicina con cautela e prende un ciuffo di capelli che mi ricadeva a lato del viso per spingerlo dietro l’orecchio.
« Mi sembra la prima volta che ti ho vista… »
« Mh ero così orribile? »
« Stupida, eri così fragile… »
« Credo ci metterò un po’ a… »
« Non fa niente. Abbiamo tempo. Ho pensato che se ti va, potresti venire con noi in Sud America. Staremo lì cinque giorni, avremo solo due show. Potresti allontanarti da qui per un po’, il tempo che la casa venga venduta, che la ditta di traslochi porti le tue cose da me…Io ti riaccompagnerei in volo qui e poi andrei direttamente in Europa. Voglio solo essere sicuro che quando sarò via starai bene »
« Non sono mai stata in Sud Africa » ammetto.
« É un posto splendido, soprattutto Cape Town » mi assicura.
« Okay, facciamolo, tanto credo che questo semestre salterò ugualmente gli esami, quindi tanto vale »
« É solo un rimando, un po’ di tempo per te, per noi… »
« C’è ancora un noi? » Domando un po’ incerta.
« Certo che c’è »
« Allora, se c’è, poi dovrai dirmi come ti senti. Non dovrai sempre solo proteggermi, dovrai aprirti con me anche per come ti faccio sentire e non solo in positivo »
« Non adesso però… »
« No, adesso non credo lo reggerei » ammetto storcendo appena la bocca.
« Con calma faremo tutto »
La sua sicurezza mi da’ forza e so che prima o poi dovrò aprirmi nuovamente con lui, raccontargli cosa mi è successo quella notte. Non posso lasciarlo fuori da questo.
Sospiro appena, come a volermi fare coraggio e allargo le braccia per cingere i suoi fianchi, cautamente appoggio la testa contro il suo petto. Lo sento rigido, non sa che fare forse… ma dopo qualche momento con la stessa delicatezza della prima volta, mi abbraccia e mi stringe contro di sé.
Rimaniamo così per qualche lunghissimo momento, forse addirittura per un paio di minuti. Entrambi ne abbiamo bisogno. Tornare indietro non sarà facile, soprattutto per lui, ha avuto così tanta pazienza con me.
« Non sei da sola, lo sai questo, vero? »
« Lo so… »
 
A fine giornata, Shannon e Christine sono andati di nuovo via.
La mia amica ha bisogno di fare i conti anche con questa cosa e non sono certa che sappia farlo. Shannon mi ha detto che sono andati a cominciare l’atto per la vendita del mio appartamento e a prendere appuntamento con la ditta di traslochi.
Avere una squadra così efficiente è quasi del tutto piacevole.
Domani Jared vuole che mi sposti a casa sua con le cose più pratiche, per cui tutti insieme abbiamo riempito due borsoni con i miei vestiti. Sembra ancora così strano che passerò un paio di mesi a casa sua. Un mese lo passerò da sola, ma durante tutte le feste lui sarà qui e sarà strano convivere.
Non è nemmeno tarda sera che io sono già stanca morta. Jared dice che è anche perché nell’ultima settimana non ho fatto che stare a letto. Vuole che esca domani, non solo per andare insieme in banca, vuole portarmi in spiaggia. Dice che ho bisogno di aria fresca.
Per ora, tutto quello che riesco ad avere è la voglia di sbadigliare e perdermi nei suoi occhi mentre siamo sdraiati sul mio letto uno di fronte all’altra.
Mi ha fatto prendere solo mezza pastiglia del sonnifero e mezza di antidolorifico, non vuole che mi aggrappi a queste pastiglie per fingere che tutto vada bene. A quanto pare, l’unica cosa a cui posso aggrapparmi è lui.
Eppure, l’effetto placebo della sua presenza, fa agire in fretta quella mezza pastiglia di sonnifero, perché lentamente i miei occhi si chiudono e io mi addormento un po’ più serenamente rispetto quest’ultima settimana.

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Cape Town, 22 novembre 2010
 
« How many times do I have to tell you
Even when you're crying you're beautiful too
The world is beating you down, I'm around through every mood
You're my downfall, you're my muse
My worst distraction, my rhythm and blues
I can't stop singing, it's ringing, in my head for you »
 
 
Siamo a Cape Town da un paio di giorni e i ragazzi hanno già fatto i due live che avevano in programma.
Sono andata a vederne solo uno nel backstage, Jared era splendido come sempre. Si è gettato tra la folla e ha continuato a cantare. Ha un’energia quando sale sul palco…lo rende ancora più affascinante. Sono rimasta tutta la durata del concerto a guardare lui, a controllare cosa facesse e come lo facesse. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Forse dipende anche dalla convivenza. Nei dieci giorni che sia lui che Shannon sono rimasti a Los Angeles con me, io e Jared abbiamo letteralmente vissuto insieme. Dormito…un po’ meno.
Io dormivo nella camera degli ospiti e mi addormentavo con lui che mi vegliava, ma poi andava in camera sua. In effetti lo ringrazio per questo. Ancora non voglio un contatto fisico che non posso controllare e si sa, la notte può capitare.
Per lo meno le cose tra noi si sono fatte di nuovo meno fragili, anche se ancora non siamo andati al di là dei nostri abbracci. Da una parte mi sento in colpa, so che anche per lui è tutto estremamente difficile. So che ha mille cose per la testa. Ma so anche che mi ha detto che non devo preoccuparmene, non ora, per cui non lo faccio. E basta che me lo dica con uno dei suoi sorrisi e io semplicemente ‘ci casco’.
 
Christine, la sento ogni tanto, con qualche sms. Credo non voglia starmi addosso e sono grata anche a lei per questo. Ma sento di volerla accanto, non voglio che la nostra amicizia risenta di ciò che è successo.
Solo che non so come farlo…
 
Mi sento un po’ una ragazzina in questi giorni, non muovo un passo se non ho accanto Jared. Cape Town è splendida, ma è molto facile perdersi nella folla e ancora una volta il mio completo diniego per il contatto fisico non gradito, mi impedisce di fidarmi ad andare in giro da sola.
Aspetto sempre che lui sia libero e oggi finalmente andremo in spiaggia.
Il mio modo di vestire non è cambiato tantissimo, ma evito magliette che mettano troppo in evidenza, il più delle volte rubo le magliette di Jared, preferibilmente a maniche lunghe!
Un po’ come ora, stiamo andando in spiaggia e ho addosso degli shorts di jeans e una sua maglietta che mi sta larga. Mi sento piuttosto al sicuro ed è l’unica ragione per cui le metto. Lui non mi dice niente.
« Dove stiamo andando? » Chiedo un po’ incuriosita.
É quasi il tramonto e l’auto ci ha mollato non so con precisione dove.
« Simon's Town »
« Famosissima » dico ridendo appena.
Lui mi tira leggermente per mano e intreccia le sue dita alle mie.
« È un posto tranquillo e…se siamo fortunati ci sarà una sorpresa » miagola.
« Uh? »
« Non te lo dico » dice facendo una smorfia dispettosa.
Io sbuffo e stringo appena la sua mano, più che altro nel tentativo di fargli male, ma fallisco miseramente.
L’aria è fresca ma piacevole e lui in versione spiaggia sembra tutt’altra persona di quella che canta e salta sul palco.
Un paio di pantaloni lunghi della tuta, una canotta e le infradito. I capelli un po’ spettinati e l’aria tranquilla, familiare.
Mi piace vederlo così, mi piace camminare accanto a lui e non pensare a nulla perché so per certo di essere al sicuro.
Questa spiaggia è immensa, non appena arriviamo c’è una distesa di sabbia bianca e l’acqua è così limpida… Non siamo mai entrati in acqua. Il clima è simile a quello di LA e non ci sono mai stati più di 21°c quindi ci siamo limitati a sfilare le infradito e camminare sulla riva, quando capitava.
« Che bella… » mormoro.
« Già, e guarda là in fondo… »
Con a mano libera indica vicino a delle rocce alla nostra destra.
« Ma…sono pinguini? » Chiedo sbalordita.
Un sacco di piccoli pinguini che zampettano tra la spiaggia e il mare. Sono incantata da come le rocce siano levigate, dalla sabbia bianca e dal mare. Ma i pinguini, insomma…!!!
« Sì, pinguini » dice lui con un sorrisetto.
Mi sono accorta che da quando siamo partiti, ha sempre cercato in tutti i modi di farmi sorridere. Probabilmente da quando è tornato non è successo molto spesso.
É stato così paziente, così dolce che a volte mi chiedo se non si sia sforzando troppo.
Ci fermiamo a guardare i pinguini e io preferisco stare ad una certa distanza, sono così tanti. Stringo un po’ di più la sua mano e in un impeto di coraggio mi sporgo per dargli un lungo bacio sulla guancia, simile a quello che lui mi diede al mio primo meet.
« Grazie » mormoro.
In realtà, in quel grazie non c’è solo l’entusiasmo per i pinguini e sono sicura che lui lo sappia.
Lascia andare la mia mano e mi cinge i fianchi con il braccio per tirarmi appena contro di sé. Sta sorridendo come un ragazzino e la cosa non può che farmi felice.
« Alexis… » mormora.
Io lo guardo negli occhi e lui fa lo stesso. Non so perché ma credo che sia un momento molto, molto intenso.
« Mh »
« Sei contenta? »
« Certo »
« Mi dici cosa ti passa per la testa? »
« Tu farai lo stesso? »
« Ci possiamo lavorare »
« Se cerchi ancora di proteggermi, continuerò a sentirmi in colpa »
« Non devi sentirti in colpa per questo. È il mio modo di dimostrare amore… »
Amore.
Oh.
Mi sta dicendo che…
« Ti amo Alexis… » i suoi occhi sono così seri e dolci allo stesso tempo. La sua espressione è sicura ma non è dura.
Non avevo mai sentito queste parole da nessuno.
E non ho nemmeno bisogno di pensarci, non ho bisogno di ragionarci sopra. É un momento perfetto, l’aria fresca proveniente dal mare mi sposta i capelli e io rimango tra le sue braccia. Allaccio le mie al suo collo e appoggio la testa contro la sua spalla.
Rimango in silenzio forse troppo a lungo.
« Ti amo anche io Jared… » ammetto con naturalezza.
Non me lo ero mai nemmeno chiesta prima di aver sentito le sue parole. Eppure sono certa che sia così. Con tutto quello che è successo, l’unica certezza che avevo era che mi fidavo di lui. Era che se lui mi abbracciava, se lui mi accarezzava il viso o i capelli, sapevo che non dovevo temere nulla.
Mi stringe di più a sé ed affonda il viso nei miei capelli.
Ancora una volta, come nostro solito, rimaniamo a lungo abbracciati, in silenzio, godendoci solo noi stessi.
Ad un certo punto, lui mi lascia un po’ andare e mi fa girare, il sole comincia a tramontare e il panorama è davvero mozzafiato.
« Foto » dico recuperando il mio iPhone dalla tasca.
Lui sorride e si mette dando le spalle al tramonto.
« Ma così verremo contro luce » piagnucolo. »
« Tu fai fare a me »
Ah già, dimenticavo che lui è il guru di queste cose! Sorrido e gli lascio il cellulare mentre cerco di domare almeno un minimo i miei capelli.
Con la mano destra tiene il telefono mentre l’altro braccio mi tiene a sé stringendomi ai fianchi. Appoggio la testa sulla sua spalla e sorridere mi viene così tremendamente naturale.
Non so come faccia, ma gli basta muovere un po’ il cellulare e quando scatta la foto, è splendida! Si vede persino l’azzurro intenso dei suoi occhi.
Rimango sbalordita a guardarla e sorrido come una scema.
« Mi piace tanto » ammetto guardandola e riguardandola.
« Solo una? » Domanda con un sorrisetto.
« Sì, le altre le faccio io a te » 
E senza dargli modo di replicare, sollevo il cellulare e comincio a scattargli foto a caso, anche sbattendogli il cellulare sotto al muso. Scaturisce in lui delle risate e fargli delle foto mentre ride è…bellissimo. 
La luce del tramonto, lui che ride e sorride in quel modo. Uno spettacolo davvero mozzafiato.
Quando si è stufato, mi bracca di nuovo e mi costringe tra le sue braccia. Io reduce dal suo ridacchiare, sorrido guardandolo.
« Meno male » mormora.
« Cosa? »
« Che sei tornata a ridere »
Arrossisco appena e mi stringo nelle spalle.
« Stare con te mi fa bene, lo sai »
« Me ne sono accorto, sono contento. Non mi dovrò preoccupare per questo mese, vero? Se ci sarà qualcosa, pensieri o paure o se ti sentirai sola, mi scriverai…? Ci conto »
Annuisco.
« Lo farò, ma mi hai fatto prendere la mano con casa tua, spero di non combinare guai mentre sarai via »
« Cosa potresti fare scusa? »
Io rido e faccio spallucce.
« Non ne ho idea, qualunque cosa »
Ride. Ancora. Adoro quando ride. Forse l’ho già detto.
« Cerca di non fare troppi danni, di casa ne ho solo una » mi ammonisce.
« Signor sì…pensavo di cominciare a guardare qualche sito immobiliare » anche se devo ammettere, che vivere con lui mi piace. So che è stata solo una soluzione estrema ad una situazione negativa. Ma è stato bello.
« Non c’è fretta, cerca con calma. Lo sai che non sarò a casa prima del venti dicembre e poi ripartiremo il dieci gennaio, a San Diego e non torneremo a Los Angeles prima di Aprile »
Sospiro appena, ma dopo averlo visto ancora una volta cantare, non mi sogno minimamente di lamentarmi della sua distanza. Senza contare, che vederlo dal backstage come in queste ultime due sere, mi sono venuti i brividi.
« Dove sarai per il mio compleanno? » Domando un po’ speranzosa. 
Lui fa un sorrisetto e io lo guardo inarcando un sopracciglio.
« A Los Angeles ovviamente »
Spalanco gli occhi e sorrido.
« Davvero? Sarai davvero a LA? »
« Beh no, abbiamo l’ultimo show a Portland i primi di maggio. Poi nulla fino al ventidue, per cui, sarò a Los Angeles di certo per il tuo compleanno » mi garantisce.
So che mancano mesi e mesi, ma sapere che sarà con me per il mio compleanno, non può che farmi felice.
« E poi » aggiunge « a febbraio riprenderai con lo studio, giusto? »
Io annuisco.
« Sì, voglio finire almeno la magistrale »
« Hai sentito Christine? » Mi domanda poi cautamente.
« Ogni tanto, ci mandiamo qualche sms…ma pensavo di organizzare una cena da te quando torno, così parliamo e stiamo un po’ insieme. Credo che non la stia prendendo bene…ho questa sensazione »
Jared si fa un po’ pensieroso.
« Si è spaventata molto e quello che ti è successo è molto lontano dal suo mondo. Ma credo debba solo confrontarsi con te…Aveva paura di dire o fare qualcosa di sbagliato. Ma era molto preoccupata. É lei che mi ha chiamato per dirmi che eri sparita »
Mi mordo appena il labbro.
Quella settimana era stata infernale. Sentivo di star scivolando in un oblio che non riuscivo a controllare. Sentivo che più passavano i giorni, più scivolavo in una sorta di oscurità che non riuscivo a gestire.
Io e Jared abbiamo parlato di questo e lui ha capito, almeno così mi ha detto. So che quello che è successo sarà duro da rimuovere dalle nostre vite. Ma cerchiamo di ritagliarci questi momenti sereni e tranquilli.
Il sole è quasi del tutto tramontato e ora comincia a fare fin troppo fresco per i miei gusti.
« Mh, rientriamo? »
« Freddo? »
« Un po’ e poi i pinguini vorranno andare a dormire » dico con un sorrisetto.
« Oh, ti preoccupi per i pinguini? »
« Certo, se non dormono almeno qualche ora, diventano intrattabili »
« Stiamo parlando dei pinguini o di te? »
« Di entrambi » dico ridacchiando.
« Mi sembrava »
« Ehi Jay… »
« Mh? »
« Mi mancherai »
Lui sbuffa e sorride.
« Anche tu, lo sai. Ma ci vedremo presto »
Annuisco e lui mi lascia andare, ci rimettiamo a camminare sulla spiaggia, il passo un po’ più svelto dato che il vento che si è alzato è più freddo.
Mentre camminiamo, ha chiamato la macchina che ci ha portato qui per riportarci indietro.
Lui mi stringe la mano e non la lascia andare. Non lo fa mai e questo gesto mi da’ forza.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Los Angelese, 25 novembre 2010
 
 
« Leave me out with the waste
This is not what I do
It's the wrong kind of place
To be thinking of you
It's the wrong time
For somebody new
It's a small crime
And I got no excuse »
 
 
 
Jared mi ha riaccompagnata a casa ed è ripartito dopo poche ore.
Trovarmi davvero qui da sola a casa sua è così strano. Avere le chiavi di casa sua, dormire nel suo letto -perché ho deciso dormirò nel suo letto così ne sentirò un po’ meno la mancanza- surreale.
Mi fa davvero capire quante cose siano cambiate dal nostro semplice scambio di e-mail. Lui riesce davvero a farmi credere in qualcosa di meglio. Mi basta vedere quanto impegno mette nella propria passione, nel proprio lavoro. Eppure è stato capace di trovare anche il tempo per dedicarsi a me in un momento in cui io non sapevo farlo.
Un po’ mi spaventa questo dovergli così tanto. D’altra parte, quel nostro momento di intimità sulla spiaggia, quel momento in cui ci siamo aperti ancora un po’ di più, mi ha riempito il cuore.
 
Non so come lui sia riuscito a rimettersi nuovamente in viaggio dopo così poco tempo, io sono stravolta tra la durata del volo, gli scali e il fuso orario.
Chiudo tutto in casa e rubando una maglietta dal suo armadio, mi cambio e mi sdraio tra le lenzuola che ancora sanno di lui. Tutto sa di lui in questa casa e a me piace per questo! Mi stiracchio e prendo il cellulare guardando che sono solo le due del pomeriggio. Riuscirei a dormire persino fino domani mattina! Ma prima di tutto voglio scrivere a Christine…
 
To: Christine
Ciao…siamo tornati oggi, Jared è già ripartito e io sono stravolta.
Uno di questi giorni, ti va’ di venire qui? Magari film, gelato e stiamo un po’ insieme. Non voglio che ci allontaniamo, so che è colpa mia e che per te quello che è successo forse è troppo… Adesso riesco solo a pensare che non voglio perderti.
 
Christine è la mia prima vera amica dopo Sean.
Lei si è avvicinata lentamente a me ed è entrata a far parte del mio mondo ed è stata mia amica. Non voglio perdere la nostra amicizia per ciò che mi è successo nella vita. Non voglio più permettere a ciò che mi è successo di influenzare nulla della mia vita. So che ci vorrà ancora tempo prima che mi riprenda anche da questo nuovo trauma. Anche se la vicinanza di Jared è servita, la parte difficile comincia adesso, senza di lui!
 
To: Jared
Sarai stravolto quando arriverai in Inghilterra. Grazie per quello che mi hai regalato in queste due settimane. É servito Jay…Buonanotte…
 
Non mi va di essere una di quelle persone che ad ogni messaggio ed ogni occasione ci caccia dentro un ’ti amo’, così, tanto perché si può. Voglio che quando ce lo diciamo rimanga qualcosa di particolare e speciale!
Forse sono un po’ troppo sognatrice, ma preferisco anche dirglielo di persona e non via WhatsApp!
Non mi aspetto una risposta da lui, sarà ancora in volo e quando arriverà sarà stravolto molto più di me in questo momento, quindi mi limito a chiudere gli occhi e non ci metto molto ad addormentarmi.
 
 
Non so che ore siano, mi sveglio perché sento dei rumori e il mio corpo si tende sull’attenti. Spalanco gli occhi e trattengo il respiro per carpire ogni rumore. Ma ecco che una porta si chiude, poi dei passi e dei cassetti o delle ante vengono chiuse e aperte più volte.
Quasi mi paralizzo, sono una fifona su questo frangente! Stringo tra le mani il cellulare, come se nel momento in cui dovesse entrare qualcuno, potesse servirmi a qualcosa. Mi tiro la coperta fin sopra la testa, un nascondiglio perfetto, non c’è che dire! Sento la porta della camera che si apre e smetto, per quanto possibile, di emettere un singolo fiato. Dei passi verso di me e poi una mano che si posa sulla mia spalla.
« Sei Alexis? » 
Una voce calda, materna e quasi dolce. Chi è?
Abbasso appena la coperta con probabilmente una delle espressioni più stupide che io possa sfoggiare, dato che la donna che mi ritrovo davanti fa un sorriso. Riconoscerei quel paio d’occhi ovunque.
« Sì…Tu sei… »
« La madre di Jared. Mi aveva avvisato che ci sarebbe stato qualcuno in casa sua. Passo di tanto in tanto a controllare che sia tutto in ordine e dare una pulita » mi spiega.
Tutto il panico e l’agitazione scivolano via e tiro un sospiro di sollievo.
« A me non aveva detto nulla » mormoro cercando di riprendermi.
« Non volevo spaventarti »
« Non ti preoccupare »
« Vuoi qualcosa da mangiare? »
« Non so nemmeno che ore siano, ma…credo di aver fame » ammetto toccandomi la pancia.
Passo una mano tra i capelli e cerco di ricompormi. Che figuraccia! Proprio con sua madre… 
Probabilmente con tutto quello che è successo, si è dimenticato di avvisarmi che ogni tanto sua madre viene a controllare casa sua. Non sapevo nemmeno che abitasse anche lei a Los Angeles.
Mi alzo e mi accorgo di avere addosso una maglia di suo figlio e basta come pigiama.
« Ah… » sono imbarazzatissima
« Non ti preoccupare, sistemati, vado a preparare la colazione, sono le nove del mattino »
Cavolo, ho dormito parecchio allora!
Mentre lei esce dalla stanza per andare a preparare la colazione, io cerco di darmi davvero una sistemata. Infilo un paio di jeans e sfilo la maglietta di Jared per infilarne una mia. La prima che mi capita a tiro è quella del tour che mi ha regalato Shannon, così, tanto per fare il simpatico e perché avevo piagnucolato perché anche io volevo una loro maglietta.
Raccolgo frettolosamente i capelli in una crocchia e controllo il telefono…
 
From: Christine
Mi farebbe piacere. Mi sei mancata in questo periodo e…ammetto che tutto quello che ti è successo è davvero lontano dal mio mondo. Non so come muovermi, ma non voglio perdere la nostra amicizia Alexis. Quando ti sarai ripresa dal viaggio avvisami, arriverò al volo ; D
 
From: Jared
Appena arrivato a Brighton, starai dormendo, almeno spero. Sono state due settimane strane per entrambi, ma si sono concluse molto bene. Sono ottimista, ti ho già vista combattere e vincere e lo sai, sono al tuo fianco -anche se per ora posso esserlo solo virtualmente- xo
 
Sorrido, non potevano arrivarmi due messaggi migliori!
Infilo il cellulare in tasca e trotterello verso la cucina. Mesta mesta osservo la madre di Jared prepararmi la colazione…
« Grazie » mormoro.
« Figurati cara, Jared mi aveva detto che sareste tornati in questi giorni ma che lui sarebbe ripartito. Ha pensato che ogni tanto ti avrebbe fatto piacere un po’ di compagnia… »
Sorrido come un’ebete al pensiero. Si preoccupa sempre per me…
« Ha pensato bene, non mi piace più molto rimanere da sola » ammetto.
Non so cosa Jared abbia detto a sua madre, ma credo lo scoprirò prima o poi.
« Mi chiamo Costance comunque, non abbiamo avuto modo di presentarci »
Sorrido. Costance.
« Piacere signora »
« Oh, no, non signora, mi fai sentire vecchia, solo Costance »
« Okay, Costance, grazie per la colazione è…la prima volta che me la preparano » ammetto.
Mia madre non mi ha mai preparato la colazione, pensavo fosse perché mi odiasse…
Ripensare a mia madre e a tutto ciò che è venuto prima di Cape Town ancora mi destabilizza. Mi mordo appena il labbro e mi corruccio forse un po’ troppo.
« Posso chiederti…cosa c’è tra te e mio figlio? » Mi domanda poi cautamente da un momento all’altro.
« Ah…noi… » non ne ho idea nemmeno io in effetti « credo siamo innamorati » ammetto poi. 
Questa è una cosa di cui sono abbastanza certa, no? Eravamo in spiaggia quando mi ha detto di amarmi e io provo lo stesso per lui. Per ora la situazione è questa, siamo innamorati.
Lei sorride, ma è un sorriso dolce, simile a quelli di Jared o Shannon. É divertente vedere le somiglianze, Jared ha preso davvero tanto da sua madre!
« Mi fa piacere, davvero. Spero di conoscerti meglio visto che sei tanto importante per lui da mandare qui sua madre a prendersi cura di te »
« Oh, ma io…non c’è bisogno, voglio dire… »
« Non ti preoccupare, sono madre di due ragazzi, è normale che mi prenda cura di loro »
Normale…Mi scappa una risatina in uno sbuffo triste.
« Lo trovi divertente? » Mi domanda sempre composta e sorridente.
« No, no, è che…credo di capire solo ora come si comporta una mamma » ammetto.
Il suo sguardo diventa più triste, quasi dispiaciuto.
« Non volevo intristirti »
« Non lo hai fatto, è bello vedere una mamma in azione » ammetto poi sorridente.
Lo è davvero, è davvero bello vederla cucinare, vederla parlare dei suoi figli con attaccamento e affetto. Mi piace.
Rimango un po’ imbambolata a guardarla e poi mi vedo servire un piatto di uova, pancetta e non so che altro con tanto di pane tostato bello caldo.
« Oh… » mormoro sorpresa e con un sorrisetto ebete.
« Non ti piace? Sei vegetariana anche tu? »
Nego con la testa « no è solo bello da vedere » ammetto stringendomi nelle spalle.
Lei sorride contenta del proprio operato e si mette a sistemare la cucina. Non smetto di stupirmi di questa cosa, faccio una foto alla mia colazione e la mando a Jared!
 
To: Jared
Ora piango…la tua mamma ha fatto questo per me
 
Sono talmente affamata che ci metto davvero poco a fare fuori tutto quello che ho nel piatto! Poi mi rendo conto che la situazione potrebbe diventare imbarazzante…
 
From: Jared
Haha scusa, mi sono dimenticato di avvisarti. Ma la mamma cucina molto meglio di me! Spero andiate d’accordo e se te lo stai chiedendo, le ho accennato solo qualcosa di te, ma quasi tutto di noi…è pur sempre mia madre, spero non ti arrabbierai. Che dici, faccio partire il countdown? 24 giorni e saremo di nuovo insieme… xo 
 
Soprattutto perché con l’arrivo di questo messaggio, sto sorridendo davvero come una scema, mi sento davvero innamorata e a quanto pare sua madre se ne è accorta, perché quando alzo per un attimo lo sguardo dal cellulare, la vedo sorridere da quella che credo sia una madre orgogliosa.
« Jared? »
« Sì… » mormoro arrossendo appena.
« É un buon segno una reazione simile per un solo sms » dice forse pungolandomi appena.
Non so cosa dire, insomma non mi va di dire a sua madre cose del tipo che amo davvero suo figlio etc… non è a lei che devo dimostrarlo o dirlo. Ma ci tengo a specificare una sola cosa…
« Credo tu ti possa tranquillizzare, non intendo infiltrarmi in pianta stabile a casa di tuo figlio. Insomma, sto cercando una casa, dovrei cominciare in questi giorni e gennaio o febbraio tornerò a vivere sola. É un… momento » mormoro. 
Non voglio che pensi che mi approfitti del buon cuore di suo figlio o altre cose.
Lei mi guarda piuttosto stupita. Forse sono partita troppo spedita con il mio discorso e sono risultata eccessivamente aggressiva.
« Non l’ho pensato. Conosco mio figlio, so all’incirca come si muove e non è più un ragazzo che si lascia trasportare dai sentimenti. Non abbiamo avuto modo di parlare molto di te, ma capisco anche quando è molto coinvolto. Un po’ come la tua espressione di prima. Cosa fa nella sua casa, è affar suo. Inoltre una ragazza che si emoziona per una colazione, non credo possa essere un’arrampicatrice sociale »
In effetti mi sono emozionata per la colazione, ma perché l’aveva preparata apposta per me…
« Scusa è che mi sembra così strano conoscerti, essere qui…tutto davvero troppo in fretta per me. Ma la situazione lo richiedeva in un certo senso »
« Lo so, non ti devi preoccupare. Non sono qui per studiare la compagna di mio figlio. Solo per dare una mano e magari conoscerti…se ti va »
« Certo, mi piacerebbe. Credo di sapere tanto di lui emotivamente, ma meno come persona. Ho saputo solo qualche mese fa quando fosse il suo compleanno…E in questi giorni viene una mia amica a trovarmi, vorrei organizzare qualcosa di bello, che lo lasci senza parole »
Lei sorride entusiasta, non l’ho detto per fare colpo, voglio davvero lasciarlo senza parole. 
« Sono certa che riuscirai nel tuo intento. Posso darti qualche dritta su cosa gli piace di più, se vuoi… »
Ecco che m’illumino, chi meglio di sua padre potrebbe aiutarmi in questo genere di cose?!?
 
Costance se ne è andata dopo pranzo. 
È stato davvero piacevole passare del tempo con lei e mi ha dato ottimi spunti per poter organizzare qualcosa per Jared. Non voglio niente di banale o ‘facile’. Voglio passare questi venticinque giorni a organizzargli una splendida sorpresa per il suo compleanno. Qualcosa che coinvolga magari anche altre persone e che lo lasci senza parole.
Ci devo lavorare sopra!
Sono ancora stanca nonostante tutte le ore che ho dormito e decido di chiedere a Christine di venire solo tra un paio di giorni, così non avrò la testa troppo per aria per via del fuso orario e della stanchezza.
Quando non riesco più a stare sveglia, non calcolo nemmeno che ore siano in Europa, mi limito a mandargli un messaggio, visto che non ero riuscita a rispondere al suo.
 
To: Jared
Lo faccio anche il conto alla rovescia, per cui… Tua madre è una donna molto interessante! Bella, dio avete gli stessi occhi, non vale! Le somigli molto. Mi ha chiesto solo qualche piccola delucidazione, ma in modo così composto che non mi ha quasi dato fastidio. Mi ha chiesto che relazione c’è tra di noi…mh, gli ho detto solo che siamo innamorati…E anche se adesso è tardo pomeriggio, vado a dormire che mi sento così pigra e stanca.

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Los Angeles, 30 novembre 2010
 
You're my bright blue sky
You're the sun in my eyes
Oh baby, you're my life
You're the reason why
 
 
 
Finalmente sembra che io mi sia un po’ ripresa dal fuso orario e finalmente sono riuscita ad organizzarmi con Christine.
Stanotte si fermerà a dormire qui a casa di Jared. Abbiamo deciso per un post cena con film e gelato. Ovviamente poi perdendoci a chiacchierare.
So che continuo a ripetermelo, ma è sempre strano muovermi in casa di Jared senza di lui. Sento davvero il bisogno di trovare un posto tutto mio. Ma questo glielo dirò più avanti, adesso mi godo le nostre ritrovate lunghe e-mail in cui lui mi racconta anche quello che fa e io non smetterei mai di leggerle!
 
Da quando sono qui, è la prima volta che esco per andare a fare un po’ di spesa. Quando era passata Costance aveva quasi riempito il frigorifero, io in realtà voglio comprare del gelato e qualche schifezza, casa di Jared ne è sprovvista, dice che è perché lui preferisce il cibo sano. Ma per delle chiacchiere tra donne il cibo spazzatura è quasi un must!
Sono un po’ agitata per questa serata con Christine, non mi sento ancora al 100% delle mie forze fisiche e mentali, le costole ancora mi dolgono un po’ e beh, alle volte ho ancora gli incubi. Ma è buono che Jared sia in Europa, quando mi sveglio nel bel mezzo della notte e gli scrivo su WhatsApp lui mi risponde quasi subito. Almeno un vantaggio del fuso orario lo abbiamo trovato.
 
É mattina e sto andando a noleggiare uno o due film da guardare sul televisore di Jared. Ecco, l’ho fatto di nuovo, non mi viene da pensare che possa essere anche casa mia. Scuoto appena il capo e sto passando in rassegna un po’ di film esposti quando mi trilla il cellulare.
Sorrido subito perché è di Jared, su Whatsapp…
 
Jared: mi manchi…come sta andando lì?
 
Alexis: mi manchi anche tu, non vedo l’ora che torni! Il fuso orario Jay, non sono sveglia da tanto, sto cercando un film
 
Jared: che film? 
 
Alexis: non lo so ancora, stasera viene Christine. Lei aveva proposto un horror, ma…ho già gli incubi per altro
 
Jared: hai avuto incubi stanotte?
 
Alexis: no, stanotte ho sognato te :p
 
Jared: oh…e cosa hai sognato?
 
Alexis: sei troppo curioso, Leto
 
Jared: lo ammetto, soprattutto quando si tratta di te…allora? Cosa hai sognato?
 
Alexis: mmmh che quando aprivo gli occhi eri nel tuo letto e mi abbracciavi e… mi baciavi e…
 
Jared: oh! Mi piace questo sogno, tienilo in serbo per quando torno allora!
 
Alexis: e quando torni Mr. Countdown?
 
Jared: chissà, magari prima o magari dopo il previsto
 
Alexis: HEY!!!
 
Jared: haha non posso volerti fare una sorpresa?
 
Alexis: sarebbe crudele se fosse dopo!
 
Jared: sai sempre come farmi ridere…dai, chissà…tu aspettami! E vedi di non farmi le corna!!!
 
Alexis: sei scemo? Sì, devi aver sbattuto la testa da piccolo, ne sono certa
 
Jared: uff, volevo fare il macho!
 
Alexis: mh, mi stai dicendo che non ti lascio fare il macho?
 
Jared: forse…
 
Alexis: okay… nooo, tranquillo tesoro, non ti tradirei mai <3
 
Jared: cretina…
 
Alexis: scemo… <3
 
Jared: devo andare adesso, fammi sapere come va con Christine, stanotte dopo il concerto ti scriverò una mail
 
Alexi: non vedo l’ora! Mi raccomando, super energico al concerto, così mi godrò gli spezzoni di video e le foto che gireranno su facebook. Sono la tua stalker numero uno Mr.Leto
 
Jared: lieto di sentirlo…
 
Inutile dire che per l’intera durata della nostra ‘chiacchierata’ sono rimasta imbambolata davanti ad uno scaffale con un sorriso completamente beota. Questo è l’effetto che mi fa parlare con Jared ed è davvero un bell’effetto. Se mi fermo a pensare all’assurdità di noi due, a quanto mi abbia sempre aiutato e stia continuando ad aiutarmi…mi rendo davvero conto di amarlo. E sono felicissima che lui ami me.
 
Sembra impossibile, a sono sopravvissuta fino a dopo cena! Christine arriverà tra poco e io ho preso un film horror e una commedia, ma spero davvero che la mia amica mi risparmi l’horror e ripieghi sulla commedia.
Ed ecco che suona il campanello, scatto in piedi dal divano sul quale ero accovacciata a leggere la mail di Jared e vado ad aprire.
Lei sorride inclinando appena la testa di lato, quasi mi studiasse, quasi volesse controllare come sto.
« Ciao » miagolo con un sorrisetto per ricambiare il suo.
« Ciao, wow, ho l’indirizzo di Jared Leto » dice ridacchiando mentre entra in casa.
« Visto? Puoi ricattarlo in qualche modo » dico richiudendo la porta « Hai anche quello di Shannon, no? » Domando curiosa. 
Dove diavolo erano andati a fare le loro, beh, cose…?
Lei arrossisce appena.
« Non ho fatto molto caso all’indirizzo quella volta » mi spiega.
« Oh, capisco » dico facendo spallucce « ho preso due film, una commedia e un horror, ma speravo mi risparmiassi l’horror » ammetto subito dopo. 
Lei mi guarda spalancando gli occhi, come se cercasse di capire a cosa mi riferisco.
« Non mi piacciono molto le commedie…non ti va proprio? »
Sospiro appena « no, va bene, guardiamo il film horror » dico con un sorrisino più tirato.
« Tanto poi ti consola Jared » miagola lei.
« Tu con Shannon…? » Chiedo cauta.
« Rimandiamo a quando finiranno il tour, ma dice che gli piace molto passare il tempo con me » ammette gongolante. I suoi occhi sono luminosi quando si tratta di Shannon. Ancora non riesco a capire come possa stare con un uomo che ammira in un modo diverso. Come possa avere un rapporto con un musicista che fino a pochi mesi fa considerava il proprio idolo. Come potrà mai esserci un rapporto ‘alla pari’?
« Ho preso anche il gelato, tu ne vuoi? »
« Certo, quale? »
« Ho preso un paio di barattoli di Häagen-daz, cioccolato belga e la vaniglia con i biscotti »
Sembra illuminarsi e io rido.
« Direi che vanno bene, preparo le ciotole » miagolo andando in cucina.
Lei mi osserva e io mi sento osservata anche se le do le spalle, prendo due ciotole da dessert abbastanza grandi e ci metto il gelato, poi verso un po’ di sciroppo al cioccolato sopra.
« Wow, sarà una bella serata » miagola lei prendendo dalle mie mani la propria ciotola.
« Lo spero, mi mancavi » ammetto mentre camminiamo verso il soggiorno.
Appoggio il gelato sul tavolino, giusto il tempo di mettere il dvd nel lettore ed accendere la televisione. Quindi recupero i due telecomandi e mi siedo con lei sul divano, recuperando ovviamente il mio prezioso gelato.
Non ho cenato, ho fame e so che Jared disapproverebbe, ma lui non c’è e io non ho bisogno della balia.
« Mi mancavi anche tu e mi manchi anche a lezione, credi di riuscire a recuperare questo quadrimestre? »
Io mi stringo nelle spalle « non ho molta scelta, voglio la laurea magistrale e posso farcela »
« Ma…come si è risolta la cosa? Shannon mi aveva detto che si era fatta viva tua madre… » dice cauta.
Io annuisco « Sì, è una storia così lunga che…semplicemente mi ha dato dei soldi per non tornare mai più a casa » spiego.
La sua espressione è stupita e triste.
« Ma non avevo comunque intenzione di farlo. Mi hanno aperto un conto in svizzera da fare girare la testa. Anche se mi mettessi a spendere migliaia di dollari al giorno, non riuscirei davvero a finirli tutti in una sola vita »
« Oh, cavolo, sei…ricca »
« A quanto pare, ma lo sai come sono… »
« Sì, tu non spendi mezzo dollaro a meno che non sia assolutamente necessario » dice ridacchiando.
« Esatto, quindi vorrei investirli in qualcosa, volevo parlarne con Jared. Sai che è andato anche ad Haiti e…boh vorrei mettere mano anche in questo genere di cose »
« Beneficenza quindi? »
Annuisco « mi piacerebbe, magari anche informarmi per…progetti che evitino alle ragazze di crescere come me » ammetto scostando lo sguardo.
La sua espressione si fa più dolce e in una rapida mossa appoggia il gelato al tavolino e mi abbraccia. Mi abbraccia così stretta che potrebbe quasi spezzarmi, ma sento tutto il suo affetto e la cosa mi rilassa visibilmente.
« Sei davvero una brava persona Alexis. Chiunque al posto tuo penserebbe solo a come sperperare soldi » mormora.
« Beh, un po’ lo possiamo fare, sperperare un po’ di soldi, io e te… » mormoro in risposta.
Lei mi stringe un po’ di più e rimane in silenzio. So che anche lei è benestante, i suoi, essendo figlia unica, la viziano un po’, ma è diverso che avere così tanti soldi per sé stesse. Nemmeno io so cosa farci. Anche comprare casa, perché dovrei comprarne una eccessivamente grande? Sono da sola, forse in futuro con un uomo o con Jared. Non sono nemmeno certa di volere figli…
Scuoto appena la testa per l’ondata di pensieri che sta passando per la mia mente.
« Dai, guardiamo il film, io sto meglio, davvero. Non bene, so di non stare ancora bene, ma meglio. A febbraio tornerò all’UCLA, credo comincerò anche ad andare da un terapeuta » ammetto.
Lei si scosta e mi guarda negli occhi.
« Credo sia la cosa migliore per prendere in mano davvero la tua vita ma…è certo che lui non ti troverà più? » Domanda sempre con una certa cautela quando parla del bastardo.
Io annuisco « Me lo ha garantito mia madre, voglio crederle. Non so cosa sia successo, ma voglio crederle »
Lei sembra rilassarsi alle mie parole e guarda il titolo del film « Oh! Questo mi piace! Volevo vederlo! »
Io avrei preferito evitare, ma non fa nulla. 
Sorrido e premo play.
 
Non descriverò le ultime due ore, dico solo che il gelato vuole prepotentemente uscire da dove è entrato!
Christine invece sembra esaltatissima per quanto le è piaciuto il film. Io non appena sono partiti i titoli di coda, sono andata a portare le ciotole in cucina e recuperare un minimo di decenza.
Non sono davvero fatta per certe cose. Ne ho viste fin troppe di cose disgustose nella mia vita. Sono certa che stanotte avrò gli incubi. Sospiro appena e sento ancora Christine parlare del film dal soggiorno. Questa è l’unica cosa che mi fa ridacchiare.
Torno da lei che ancora inneggia il film e sbuffo appena.
« Non ti è piaciuto, vero? »
« Non molto, ma non fa niente, ora so che non lo riguarderò » dico ridacchiando.
Lei sorride contenta « che ore sono? Domani ho lezione la mattina… »
Rimango un momento senza ‘fiato’. Lezione. Il solo pensiero di ritrovarmi in mezzo a tanta gente non mi fa impazzire.
« Mh, quasi mezzanotte »
« Devo andare…ma ci rivediamo, vero? »
« Certo, quando vuoi, ho anche deciso cosa organizzare per il compleanno di Jared, se riesci ad aiutarmi… »
« Ora sono curiosa! »
« Lo immagino, ma ti dirò tutto al momento opportuno » miagolo un po’ crudelmente.
Lei sbuffa ma poi ride « Aspetterò con ansia, lui quando torna? »
« Mah, doveva tornare il 21, ma mi ha detto che potrebbe essere prima o anche dopo » sbuffo un po’ contrariata « Shannon ti ha detto nulla? »
« Mh, no, in effetti non gliel’ho chiesto, non voglio essere troppo pressante » si stringe nelle spalle.
« Capito, quando finirà questo benedetto tour? » Domando un po’ frustrata.
« Ah…non ne ho idea, continuano ad aggiungere date su date. Secondo me ancora più di sei mesi »
Lo immaginavo ma non volevo pensarci. Chissà quanto tempo ancora starò senza di lui. Magari potrei seguirlo quando ho un po’ di tempo libero.
« Pensavo…quest’estate, possiamo fare le groupie che li seguono se fanno delle date qui in America » dico ridacchiando. 
La mia credevo fosse un’idea stupida, ma lei sembra illuminarsi.
« Dobbiamo controllare! Ma preferirei farlo in Europa! »
« Ci possiamo pensare, ma se suonano in Italia io non potrei venire » spiego.
Ho dato la mia parola di stare alla larga e non ho intenzione di mettere piede in Italia mai più.
Christine si limita ad annuire.
« Dai, ci penseremo, ora se devi andare vai pure » dico con un sorrisetto.
Lei mi abbraccia di nuovo e mi stringe « Fatti sentire e non studiare troppo »
« Vedrai che questi due mesi passeranno in fretta e saremo di nuovo insieme a diventare matte per le lezioni e lo studio »
Non salterò la sessione d’esame di gennaio, ma non riuscirò a dare tutti gli esami, so che qualcosa lo dovrò recuperare in estate.
Accompagno Christine alla porta e la saluto, assicurandomi che parta. Quindi mi chiudo in casa e sospiro.
Andare con loro in Europa, mh? Sarebbe divertente girare solo con lo zaino, ci sono posti che nemmeno io ho visto e potrei passare un po’ più di tempo con Jared. Non sarebbe male, per nulla.
Devo ammetterlo, l’idea mi solletica molto, ma meglio pensare ad una cosa per volta. Gliene parlerò quando sarà tornato. Prima devo programmare tutto ciò che ho in mente per il suo compleanno, mi è rimasto poco meno di un mese!
 
Prendo il mio portatile e vado in camera di Jared per finire di leggere la sua mail.
 
 
____________________________
 
Da: dontletitbringyoudown@gmail.com 
A: thesmartestthingsheeversaid@gmail.com
Oggetto:  Into the wild without you
 
Non so mai come cominciare le mail, mi sembra tutto o troppo smielato o troppo freddo.
Quindi posso cominciare dicendo che non so come cominciarle.
 
Come sempre sentirti su WhatsApp è divertente, mi fa sorridere e ridere. È bello battibeccare con te Miss. Jones, devo ammettere che lo adoro e mi ricarica.
Lo show è andato alla grande, come sempre del resto. Stanotte abbiamo suonato a Londra e devo ammettere che ti ho pensata più del solito. Nah, non è vero, è impossibile che ti pensi più del solito, visto che ti penso quasi sempre.
Ecco, questo suonava così smielato. Sono un uomo d’un pezzo io! Ma temo che la distanza mi renda eccessivamente dolce. Oppure tu…?
 
L’ultima relazione che ho avuto, l’ultima relazione seria, te l’ho detto, non è andata a finire bene.
Mentirei se dicessi che non ho un po’ di paura anche con te. Ma so nel profondo che ne vali la pena, vali il rischio, vali l’attesa…
Oggi ero così contento quando mi hai detto che avevi voglia di abbracciarmi, di baciarmi e…
Quell’e… mi ha fatto piacere. 
Non perché io pensi che quando tornerò ci sarà quell’e… ma, sapere che nei tuoi sogni ci sia un’intimità tra di noi, mi fa pensare che la desideri e che quando sarai pronta, la costruiremo. Beh, mi rende felice, davvero, davvero felice!
Quindi vedi di sognarmi più spesso e fare meno incubi.
Spero davvero che Christine abbia ceduto alla commedia. Mi si stringe il cuore quando ricevo i tuoi messaggi, così spaventata e bisognosa di me ed io non posso essere lì. Vorrei davvero esserti vicino ora e in questo periodo perché sento come se tu avessi bisogno di me e invece io non ci sono.
É la prima volta dopo tanto che mi sento in questo modo…
 
Lo spettacolo, beh lo spettacolo è stato mozzafiato! Saresti più che orgogliosa di me e sono curioso di sentire i tuoi commenti! Quindi sei la mia stalker numero uno? La cosa non può che rendermi orgoglioso. Ma in effetti, ora che ci penso, vivi in casa mia, chissà quante cose stai rivendendo con tanto di didascalia ‘signore e signori vendo l’asse del water di Mr. Leto!!!’
 
Il countdown varrà ancora?
Chi lo sa, ho deciso che voglio farti una sorpresa e se riesco, rendere vero il sogno che hai fatto…anche senza e…
 
Scappo a farmi una doccia, puzzo dopo questa nottata!
Mi manchi…
Jared
 
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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Los Angeles, 19 dicembre 2010
 
 
 
Jared
 
Sono stanco morto, tutti gli altri prenderanno il volo con calma domani mattina e io in piena notte, subito dopo lo show a Barcellona, sto rientrando a casa.
Non mi sembra vero di essere finalmente davanti alla porta di casa. Appoggio il borsone e recupero le chiavi. Non ho idea di che ore siano, forse le tre del mattino? Magari anche le quattro. 
Cerco di fare il più piano possibile, voglio che sia una sorpresa, non spaventarla a morte!
Lascio il borsone in soggiorno, richiudo la porta e vado verso la mia stanza. 
Ho così voglia di vederla, di abbracciarla e di essere a casa! So che ne è sicuramente valsa la pena!
La porta della stanza è aperta ed è quasi completamente buio, ha tirato le tende e dorme nel mio lato del letto. Sorrido e in un attimo tutta la stanchezza sembra essere sparita o messa semplicemente da parte.
É così dolce ed allo stesso tempo divertente mentre dorme che non riesco a smettere di sorridere come un povero imbecille. 
Cautamente mi avvicino al letto e mi siedo sul materasso. Affondo una mano tra i suoi capelli e mi piego per darle un bacio sulla guancia.
Mi accorgo come si svegli con estrema lentezza, gli occhi che fanno fatica ad aprirsi e lenti, minuscoli movimenti del corpo e del capo…
 
Alexis
 
Sento il calore, il profumo e quando a fatica apro gli occhi lo vedo.
Jared. 
Seduto sul suo letto che mi accarezza i capelli. Mi ha appena dato un bacio e mi guarda con un’espressione dolce ed un sorriso ammaliante. Prima ancora di parlare e di metterlo completamente a fuoco, sorrido, sono così felice di vederlo.
« Hey… » mormoro con la voce ancora spezzata per via del sonno, la bocca leggermente impastata e nessuna voglia di continuare a tenere gli occhi aperti.
Ma poter vedere lui è sicuramente qualcosa che mi fa apprezzare di tenere gli occhi ben spalancati.
« Hey, ciao…ti avevo detto che ti avrei fatto una sorpresa » mormora.
Lo ringrazio mentalmente per usare un tono di voce basso, ma la sua voce in quel sussurro suadente mi ha fatto battere il cuore o forse lo ha fatto fermare?
« Non immaginavo proprio così » ammetto mantenendo il mio sorrisetto e allungando un braccio per accarezzare il suo « da dove arrivi? »
« Barcellona, qualche ora fa ero sul palco »
« Sarai stravolto » mormoro e non riesco a non guardarlo con estrema dolcezza. 
Finalmente è qui, finalmente è arrivato e potrò passare del tempo con lui. Potrò vedere la sua reazione al mio regalo di compleanno.
« Lo sono, mi fai spazio? » Domanda facendo un cenno alle coperte.
Mi mordo appena il labbro ed annuisco.
Lui si alza, sfila i pantaloni e la maglietta rimanendo in boxer, ma poi da un cassetto recupera pantaloncini e una canotta. Lo ringrazio mentalmente. Non sono pronta ad averlo qui mezzo nudo e credo nemmeno lui!
Mi sposto, lasciandogli spazio per sdraiarsi e quando il suo corpo tocca il materasso, fa un sospiro così beato e al tempo stesso sfinito, che mi si riempie il cuore.
« Sei un matto… » dico, mentre al buio ce ne stiamo sdraiati nel suo letto.
« Volevo farti una sorpresa e direi che ci sono riuscito »
« Assolutamente, sì, ci sei riuscito anche molto bene. Ma come pretendi che ora io dorma…? » Piagnucolo scherzosamente.
Lui si volta sul fianco e allunga un braccio verso il mio viso, lo accarezza con delicatezza e anche se non lo vedo, lo so che sta sorridendo.
« Puoi crollare insieme a me, è così tardi che non ci credo tu non abbia sonno »
Sonno ne ho, parecchio, ma lui è qui e non ci vediamo da un mese. Sospiro e cerco di rassegnarmi.
« Mh, dormi Leto » dico più dolcemente.
Scosto il viso dalla sua carezza e gli poso un leggero bacio nel palmo della mano. Voglio che dorma e si riposi, avremo tutto il tempo di stare insieme quando si sveglia. I suoi occhi e il suo viso sono così stanchi che sento solo il bisogno e il desiderio di farlo riposare e farlo stare bene.
Lui mormora qualcosa di indefinito e si addormenta dopo qualche momento.
É così bello.
Completamente diverso da ciò che mostra nei tanti video che ho visto su internet, durante gli show o quando è con i suoi Echelon e…mi piace avere il privilegio di vedere quel suo lato che lui definisce oscuro. Quel suo crucciarsi per tante cose. Ma anche quest’altro lato, quando fa un viaggio infinito subito dopo uno show per venire da me…è tutto per me e mi piace crogiolarmi nel fatto che sia solamente per me. Che lui si senta in quel modo, in questo modo, solo quando si tratta di me.
Tutte queste sensazioni le sento nell’addome che sfarfallano e mi causano un sorriso. 
Allungo la mano per accarezzargli il viso, non si è nemmeno fatto la barba ed è un po’ ruvido. Mi piace. Lo amo…

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un piccolo piccolo capitolo di Jared che torna a casa...
oppure un altro modo per tenervi sulle spine prima della sorpresa di Alexis per il suo Bart...chissà buahaha <3

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Los Angeles, 26 dicembre 2010
 
« Happy Birthday to You
Happy Birthday to You
Happy Birthday Dear Jared
Happy Birthday to You »
 
 
Lui sta ancora dormendo! Da quando è tornato, mi sono accorta di quanto effettivamente dorma poco. Ci siamo tenuti svegli fino a tardi, poi io sono crollata. Ma quando durante la notte, ogni tanto mi capitava di aprire gli occhi, lo vedevo scrivere al suo portatile o combinarci qualcosa.
Mi piace averlo nel letto e vederlo lavorare. Mi piace il fatto che anche se io sto dormendo, lui si senta libero di fare i fatti propri.
 
Sgattaiolo silenziosamente in cucina e recupero le cose che avevo abilmente nascosto nel frigo e nei vari armadietti. Ieri sono anche andata a comprare un vassoio di quelli per portare la colazione a letto. Lui non lo aveva e devo ammetterlo: pensare che non lo aveva perché non ha nessuno che gli porti la colazione a letto, beh, mi piace. Molto!
Preparo un buon thé, so che gli piace molto il thé. Un po’ di frutta fresca, cereali e…beh, sì, un piccolo muffin con sopra una candelina!
Sistemo tutto sul vassoio e ringrazio qualche strano fortuito caso per cui lui ancora non si sia svegliato. Sono così emozionata per quello che ho preparato che non riesco a trattenere la gioia e continuo a sorridere.
Lancio un veloce sguardo all’ora, quasi le dieci. Okay, se non lo sveglio io, lo farà presto, prestissimo lui!
Trovare un accendino in questa casa è qualcosa di impossibile! In un momento di insana inventiva, prendo uno stuzzicadenti e lo accendo con il fuoco del fornello! Finalmente, riesco ad accendere la candelina e con un bel sorriso e facendo molta attenzione, prendo il vassoio a due mani.
Ho lasciato tutte le porte aperte, altrimenti sarebbe stato un disastro. La luce entra dalle finestre della stanza e gli colpisce il viso, come è bello quando dorme. Quell’aria quasi angelica, la barba, la mascella. Il suo viso è così…semplice e splendido al tempo stesso. Ma io non vedo l’ora che apra gli occhi per perdermi nuovamente in quell’azzurro cielo.
Mi avvicino al letto cantando 
« Happy birthday to youuu, happy birthday to youuu, happy birthday dear Jared, happy birthday to youuu… » con voce bassa, quasi suadente. 
E lo guardo quando lentamente inizia a svegliarsi, quando apre gli occhi e mi guarda stupido. Un sorriso e poi si solleva lentamente.
« Ma… » mormora nuovamente stupito dal vassoio che si trova davanti.
La fiamma della candela sfarfalla appena per i movimenti di Jared e della coperta, ma non importa.
« Esprimi un desiderio » dico con un sorrisetto, il mio sguardo si sposta dai suoi occhi al muffin.
Lui non dice nulla, si piega appena sul vassoio che gli ho posato sulle gambe e soffia con entusiasmo.
Il fumo della candela, per me ha un buon profumo e lui ha ripreso a sorridere.
« Grazie… » mormora con quella voce un po’ roca di chi si è appena svegliato e probabilmente ha ancora la bocca un po’ impastata.
« Figurati, è il tuo compleanno » mormoro guardandolo con dolcezza.
Lui lancia un veloce sguardo al vassoio, sembra volersi rendere conto cosa si trova davanti.
« Adesso conosci anche i miei gusti in fatto di colazion? » Domanda divertito.
« Abbiamo fatto tante colazioni insieme » gli ricordo.
Lui di rimando fa un sorriso ancora più grande.
« Mi piace, è una bella sorpresa, grazie »  
Si sporge verso di me, la sua mano accarezza prima il mio viso, poi scivola verso la nuca e mi attira piano verso di lui. Questo bacio del buongiorno mi piace, molto! Le sue labbra sono ancora calde così come la sua bocca. I suoi baci sono sempre roventi per me, mi fanno sentire così tante sensazioni che spesso non riesco nemmeno a capirle. Altre volte le ignoro deliberatamente.
La sua lingua che si insinua nella mia bocca e vogliosamente ricerca la mia, che un po’ più timida si lascia trovare. Parto sempre con lentezza nei nostri baci. Mi ci vuole sempre qualche momento per prendere sicurezza. E lui rispetta questa mia strana danza, questa sorta di rituale delle nostre lingue.
Mi scosto solo quando sento il bisogno di farlo, di respirare, di riprendere a far funzionare il cervello e non solo tutti gli altri organi frementi.
Lo guardo con occhi languidi e le labbra ancora schiuse. So che a lui piace vedermi così, perché quando si scosta da me quel tanto per farmi vedere la sua espressione, è indescrivibile. Il modo in cui i suoi occhi mi studiano, la sua lingua si lecca le labbra e come una sorta di punizione si morde l’angolo destro del labbro inferiore. É uno spettacolo ed è tutto per me.
« Programmi per oggi? » Domando con fare casuale.
Jared mi guarda quasi stranito.
« Per il tuo compleanno… » gli ricordo « non devi pranzare con Shannon e tua madre? »
« Sì, speravo però venissi anche tu… »
« Certo, ma devo andare via presto, devo sistemare un casino con l’università »
Lui mi guarda un po’ corrucciato « è il mio compleanno »
« Lo so, lo abbiamo appena festeggiato » dico con un sorriso dolce.
Lui sembra quasi, deluso. Ah! Mr.Leto, credevi di essere l’unico bravo attore? Povero illuso, potrei soffiarti il lavoro.
Mi sporgo e gli bacio la guancia.
« Auguri Jared, ti amo » mormoro al suo orecchio.
Lui sospira.
Mi siedo meglio sul letto, di fronte a lui ma un po’ più in centro e con le gambe incrociate.
Guardarlo fare colazione e guardarmi sottecchi di tanto in tanto, è uno spettacolo che a stento riesco a descrivere.
La luce che entra nella stanza, la coperta e le lenzuola bianche. I suoi occhi azzurri così intensi. Mi stupisco di quante ore potrei rimanere a guardarlo. Quelle mani, le dita che prendono piccole manciate di cereali e li portano alla bocca.
« Credo andremo al ristorante » mi spiega poi di punto in bianco « per il mio compleanno » aggiunge.
« Ah, pensavo saremmo andati da Costance »
Lui sorride per il modo in cui la chiamo per nome, ma è stata lei a chiedermelo e ci siamo viste qualche volta mentre lui era in tour.
« Non credo, non voglio che mia madre passi la giornata a cucinare e pulire »
« Okay, allora ristorante sia. Quanti milioni di auguri ti arriveranno oggi? » Chiedo con un sorrisetto.
Immagino che tutti gli Echelon gli faranno gli auguri, di amici ne ha pochi, di quelli veri per lo meno; di conoscenti invece una marea.
« Beh, visto che la mia ragazza mi molla per il giorno del mio compleanno, almeno mi consolo con gli Echelon che mi amano incondizionatamente »
Sollevo entrambe le sopracciglia e lo guardo. Arriccio la bocca e faccio una finta espressione stizzita.
« Oh, i tuoi Echelon ti preparano una colazione così e ti cantano ‘happy birthday’? »
« Certo, lo farebbero se potessero essere al posto tuo »
Ahia. 
Non so bene perché ma questo mi ha fatto un po’ male.
La mia espressione deve avermi tradita, perché lui scosta il vassoio e si avvicina a me per prendermi il viso con entrambe le mani.
« Hey…non volevo dire che preferisco chiunque altro là fuori »
« Sembrava… » ammetto.
« Non è così, pensavo stessimo giocando »
« Lo stavamo facendo, ma so che ci sono milioni di ragazze là fuori che vorrebbero essere al mio posto e che potresti sostituirmi quando ti pare e piace »
Lo mi guarda più accigliato « Non potrei, perché pensi una cosa simile? Non ho con nessun’altra il rapporto che ho con te. L’intensità e la profondità di ciò che abbiamo non capita facilmente. Credi che…sarei riuscito a trattenermi così a lungo con chiunque? »
Sesso. Ecco. Sapevo che saremmo arrivati a quel tasto.
So che in questi giorni ne ha sentito il bisogno.
Mentre stavamo sul divano a baciarci, o sul letto a baciarci; insomma ogni volta che ci siamo baciati ho sentito chiaramente quanto fosse eccitato. Ho sempre ignorato la cosa, cercando anche di nascondere l’imbarazzo.
É quasi miracoloso il modo in cui riesca a non considerarlo come gli altri uomini. Ho lasciato persino che mi toccasse mentre ci baciavamo, sopra i vestiti ovviamente. Ma credo che ci voglia ancora del tempo. Ho paura che se accelerassi le cose per soddisfare il suo desiderio, poi non lo vivrei con la serenità con cui vorrei viverlo.
Vero è che non gli ho mai nemmeno dato l’occasione di dimostrarmi quanto e come sarebbe dolce farlo con lui. Ma, lo ammetto, ho paura. Paura che lui possa fare o dire qualcosa che mi riporti alla mente pensieri che in quel contesto non vorrei. Così che possano rovinare il nostro momento.
« È che Alexis sei così bella, così…innocentemente sensuale e… »
« Ti faccio impazzire »
« Sì »
« L’ho già sentito »
Lui si rabbuia.
« Non volevo intendere… »
« Lo so è solo che sono cose talmente radicate nella mia mente »
Senza farmi finire di parlare, mi accarezza le labbra con il pollice e mi guarda dritto negli occhi. Posa le labbra sulla mia fronte e io chiudo istintivamente gli occhi.
« Non roviniamo la bella sorpresa che mi hai fatto » mormora.
Mi viene quasi da piangere. Quanta pazienza potrà mai ancora avere quest’uomo? Quest’uomo che potrebbe avere qualunque donna. Gli basterebbe fare un cenno, gli basterebbe ammiccare o sorridere e avrebbe ai propri piedi così tante ragazze, donne…persino uomini.
Quanto è desiderato e lui…invece desidera solo me.
Allaccio le braccia ai suoi fianchi e lo stringo appena, rimanendo in questa posizione per qualche lungo momento. 
 
 
Devo ammetterlo, sono agitata.
Stiamo andando verso il ristorante. Addosso ho un vestito nero che mi arriva a mezza coscia, senza spalline e con due volant sul petto/addome. Di solito non amo i volant, ma su questo vestito stavano così bene che non ho resistito. Calze nere e stivali di tessuto fino al ginocchio, ovviamente neri. Un giacchetto di pelle che mi arriva a mezza vita. I capelli sono legati in una treccia laterale e un pendente al collo.
Per quanto siamo a Los Angeles, non fa esattamente caldo oggi, è pur sempre il 26 dicembre.
Ieri abbiamo passato la giornata a casa di sua madre, c’era tutta la sua famiglia e io mi sono sentita tremendamente in imbarazzo. 
Stringo appena la borsetta tra le dita, mentre Jared parcheggia la propria auto. Uno di quei SUV vecchi ma i sedili sono così comodi! Non gli chiederei mai di farmi guidare questa specie di mostro!
« Hey, non dirmi che sei agitata… » m’incalza Jared.
Senza che io me ne sia accorta, troppo perse nei miei pensieri, ha parcheggiato e spento persino il motore.
« Un po’ » ammetto abbozzando un qualcosa che vorrebbe con tutte le forze essere un sorriso.
« Non devi essere agitata, sono Shannon e mia madre »
« Appunto » sospiro.
Credo che questa incomprensione tra di noi ci sarà sempre. Lui non riuscirà mai a capire l’effetto strano che mi fa vedere una famiglia. Sia anche piccola come la loro.
Mi guarda dispiaciuto, odio vedere quell’espressione sul suo viso.
« Voglio solo piacergli » garantisco, forse anche per togliergli quel velo di dispiacere dagli occhi, dal viso.
« È già così » mi assicura e le sue labbra si tendono in un sorriso che gli si addice molto di più.
« Amo quando non ti fai la barba » dico cambiando completamente discorso allungando una mano per accarezzargli la guancia ruvida.
« Magari è proprio per questo che nn la faccio alle volte »
Credo volesse farmi sorridere di cuore, perché ci è riuscito davvero.
Mi fa cenno con il capo e scendiamo dall’auto. Mi sono truccata solo un velo, so che non potevo vestirmi bene senza farlo. Anche se poi, in fin dei conti non mi piace un granché!
Mi avvio sul marciapiede in direzione del ristorante e Jared mi raggiunge, mi affianca e prende la mia mano nella sua. Lo fa con una tale naturalezza che lo fa sembrare il gesto più ovvio del mondo.
All’ingresso vediamo Shannon, suo fratello, che fuma una sigaretta. Jared storce il naso e sbuffa.
« Smetterai di fumare prima o poi » brontola.
Shannon fa un sorrisetto più simile ad un ghigno e senza togliere gli occhiali di sole si avvicina per abbracciare suo fratello.
« Tanti auguri fratellino » miagola.
Lo stringe a sé e Jared ricambia il suo abbraccio. Credo non capirò mai realmente l’amore fraterno. Quel sentimento di amore che ti spinge a fare di tutto per un’altra persona, una persona con un’importanza tale da non essere eguagliabile. Una persona con la quale hai trascorso tutta la tua vita e che ne farà parte per sempre.
« Grazie » mormora stringendolo.
Stando in disparte, mi accorgo dell’arrivo di Costance, il suo sguardo si addolcisce guardando i suoi due ragazzi che si abbracciano in quel modo. Per un istante, ripensando a mia madre ed alla sua lettera, scavo nella mia mente alla ricerca di uno sguardo simile da parte sua.
Non me ne vengono alla mente, nemmeno uno. Nemmeno una volta.
Mi sento improvvisamente a disagio, di troppo, ma so che Jared ci tiene che io sia qui.
Quando i due ragazzi -ma che ragazzi, uomini!- sciolgono il loro abbraccio, Shannon viene verso di me per salutarmi e stranamente solleva gli occhiali sopra la testa.
« Ciao Alexis, sei splendida anche oggi » dice con un sorriso…dolce.
« Grazie Shannon » dico inclinando appena il capo per guardarlo.
É così diverso da Jared, ma negli occhi hanno la stessa dolcezza. Dalla madre, da lei ha preso una certa espressività e il naso, la forma del viso. Per il resto credo sia come suo padre.
É Jared che sembra la copia sputata di sua madre. Non avrei mai creduto che un figlio maschio potesse somigliare così tanto a sua madre. Io, per fortuna assomiglio a mia madre, in quanto bellezza è invidiabile e sono grata di averne presa una ottima parte da lei.
Gli occhi purtroppo sono quelli di mio padre.
« Alexis, tesoro, ciao » dice lei per poi abbracciarmi qualche istante.
« Ciao Costance » dico pacatamente.
Cominceranno a credere che sono una signorina, ma sono solo molto a disagio.
Dopo avermi salutata, ovviamente va da suo figlio e lo stringe. Non credo che abbia un preferito, guarda entrambi allo stesso modo, con amore e ammirazione. Eppure conoscendo lentamente anche Shannon, mi accorgo di quanto siano diversi. Inoltre, sono convinta che Jared mi stia risparmiando lati del suo carattere. Che mi stia solo mostrando il Jared innamorato e amorevole. Quello paziente e infinitamente dolce. Mi chiedo quanto la ‘recita’ durerà.
« Va tutto bene? » Mi domanda Shannon, mentre Costance si dedica al minore dei suoi figli.
Io alzo lo sguardo su di lui, come si mi avesse colta in fallo in qualche modo « certo, tutto bene » mormoro.
« Mi ha detto Christine che state organizzando qualcosa per stasera, se ti serve una mano… » e mi sorride.
« Quando si tratta di te, quella ragazza è incapace di tacere » dico divertita.
« Lo avevo notato »
« Occhio a te, Leto » gli dico scherzosamente.
« Io e Christine abbiamo messo in chiaro le cose fin da subito, non ti preoccupare Alexis »
Mh, certo. Christine è capace di fare sesso…
« Tornando all’aiuto, posso ‘distrarre’ il mio fratellino se ne hai bisogno »
« Gli ho detto che ho delle cose dell’università da sistemare, ha messo il broncio, ma credo che non riuscirò a scrollarmelo di dosso facilmente » sospiro.
« Ecco, lo avevo immaginato, non faceva che dire che oggi voleva passare tutta la giornata con te »
« Oh…beh non si può, io e Christine abbiamo da fare » dico ridacchiando.
« Ehi, che avete da ridere voi due? » Domanda Jared mentre ci incamminiamo al nostro tavolo.
« Nulla, preoccupato che te la porti via? » Domanda Shannon con tono provocatorio.
Jared lo guarda quasi male « Non vorrei doverti uccidere, fratellone » e sull’ultima parola, l’enfasi è molto, ilare.
Mi avvicino a lui e quando siamo al tavolo, lui mi scosta la sedia per farmi sedere. Mi stupisce sempre. Sorrido e mi siedo.
« Non ti devi preoccupare » ci tengo a dire a voce bassa, in modo che mi senta solo lui.
La sua espressione è più tranquilla.
Shannon mi guarda come a voler dire che ci avrebbe pensato lui. Ci potremmo tenere in contatto tramite il cellulare di Christine. Non credo di volere il suo numero se la reazione di Jared è questa.
« Tutto bene? » Mi domanda Jared.
« Certo, solo pensierosa, sai dopo devo diventare matta per l’università, vado a casa di Christine, vediamo di sistemare la questione »
« Problemi gravi? »
« Non gravi, ma fastidiosi » 
Abbozza un mezzo sorriso.
Costance ci guarda e io mi sento strana. Lo faceva anche ieri.
Certo quando eravamo sole mi ha detto molte cose, ma, mi mette pressione così! Con quello sguardo da ‘come siete belli insieme’.
 
 
« Christine muoviti! » Le dico sbuffando.
Sono stanca, è tutto il pomeriggio che facciamo avanti e indietro e lei si perde e scambiarsi messaggi con Shannon.
« Arrivo, scusa! Shannon dice che Jared è infastidito perché gli avevi promesso avreste passato la giornata insieme »
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo divertita.
« Sì, lo so, ma come vedi ho altro da fare e anche tu. Smettila di stare su WhatsApp con lui, hai tutta la serata per godertelo »
Lei ride e mi raggiunge.
Quando mai mi è venuta in mente un’idea simile!
Meno male che in giro non c’è nessuno. Nessuno che possa vedere che diamine stiamo combinando. Altrimenti sono piuttosto certa che ci prenderebbero per folli. Come minimo!
« Abbiamo altri viaggi da fare? » Mi domanda esasperata.
Ci serve una pausa eppure il tempo stringe, è tardi!
« Solo uno, dai, ce la possiamo fare! »
« Non è meglio che voli a casa a sistemarti? »
« Ce la fai a finire da sola? »
« È rimasta poca roba, dai andiamo »
Annuisco e come al solito è lei a guidare.
« E meno male che per le parti pesanti abbiamo chiesto aiuto a Steve e Damien » dice divertita.
« Sarà meglio per loro tenere d’occhio tutto » sbuffo.
« Dai, Alexis tranquilla, andrà tutto bene e Jared l’adorerà! »
Sorrido, lo spero davvero, non ho mai avuto occasione di fare cose simili per qualcuno, per cui non so nemmeno se sono brava a farle.
Christine mi lascia a casa e io preparo tutto anche qui! 
Adesso manco solo io per essere ‘preparata’. Sospiro e finalmente mi godo una sana doccia, almeno così credevo, perché prima di riuscire ad entrare nella doccia squilla il cellulare.
Lo avevo appoggiato in bagno per non perdere nulla e vedo un numero che non conosco.
« Pronto? »
« Hey Alexis, Shannon »
« Shannon, dimmi… » perché mi sta chiamando?
« Christine non mi rispondeva e ho pensato di chiamare te »
« Hai il mio numero…? »
« Beh, sì. Ma non è questo il punto. Jared è stufo di stare in giro, credo che tra un’oretta arriveremo a casa. Com’è la situazione lì? »
« Va benissimo, sareste in anticipo solo di mezz’ora. Mezz’ora va bene » garantisco.
Il fatto che praticamente tutta la sua famiglia stia architettando questa cosa con me, è piuttosto divertente!
« Okay, perfetto. Divertitevi! »
« Lo faremo » 
Riaggancia ed io finalmente posso entrare nella doccia! La sensazione dell'acqua calda sul corpo è rilassante e dio solo sa se ne ho bisogno dopo un pomeriggio come questo!
Un’ora, non ho molto tempo, ma ce la posso fare!

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chiedo davvero venia per aver dovuto dividere il capitolo in due, ma sarebbe venuto davvero chilometrico!
e ammetto che un po' -un po' tanto in effetti- mi piace tenervi sulle spine fino all'ultimo!

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Jared
 
Un compleanno a dir poco strano e sotto un certo aspetto un po’ deludente.
Scuoto appena il capo mentre percorro il vialetto di casa, Shannon mi ha appena riaccompagnato dopo un intero pomeriggio in giro a non fare assolutamente nulla.
Il pranzo, p r a n z o, non la cena come tutti gli anni, con la mia famiglia e Alexis è stato carino, piacevole. Poi lei è letteralmente scappata via. Pensavo per fare qualcosa per me, invece è sparita e credo di trovarla a casa.
La colazione di stamattina è stata così bella, una sorpresa inaspettata e lei continuava a sorridere. Ma poi ovviamente ci siamo, non so come, ritrovati a discutere sulla questione sesso.
Sono un uomo, ovvio che ci penso, ma due mesi fa suo padre l’ha di nuovo traumatizzata, crede davvero le metterei fretta???
Aprendo la porta di casa sbuffo e mi guardo attorno.
« Alexis…? »
Niente, sembra non essere a casa e addio anche alla vaga speranza che potesse aver organizzato una qualche festa o una qualche sorpresa per il mio compleanno. Mi aveva promesso che avrebbe passato tutta la giornata con me, invece…
Wow, la nostra prima discussione si formerà il giorno del mio compleanno?
Mollemente controllo, forse per precauzione, tutte le stanze. Nulla.
« Fanculo » borbotto disilluso e sconsolato.
Tanto vale che vada a mettermi la tuta! 
Entro in camera da letto e trovo il letto rifatto -da quando vive qui, la casa è sempre più in ordine del solito!- e sopra dei vestiti. Mi avvicino e mi accorgo che sono un paio di jeans neri skinny, una camicia bianca e la giacca classica nera, quella che uso solo quando devo andare a qualche evento particolare. Inarco un sopracciglio e poi trovo, sopra i vestiti, un biglietto, la calligrafia è quella di Alexis.
 
‘Tanti auguri amore…
Pensavi davvero che non avrei preparato nulla per te???
Diffidente. Già ti vedo con il broncio, pronto ad una discussione.
Forza, lavati, vestiti e in macchina troverai altre indicazioni.
Non vedo l’ora che arrivi!
 
Alexis’
 
Oh, questa sì che è strana.
Mi riscopro a sorridere come uno scemo e anche a darmi dello scemo per aver pensato che non avrebbe organizzato nulla per stasera. Adesso sono più che curioso di venirne a capo!
Lancio un’occhiata alla sveglia sul comodino per controllare che ore siano. Le sette e venti.
Doccia, mh?
E va bene, stiamo al gioco! Anche perché Shannon mi ha trascinato anche in spiaggia e mi sento ancora la sabbia addosso. Sensazione che non vedo l’ora di togliermi.
Vado in bagno spogliandomi e lasciando i vestiti a terra un po’ dove capitano, ci penserò poi, più avanti, magari domani! 
Durante tutta la doccia non faccio che pensare a cosa Alexis possa aver architettato. Dove soprattutto e se saremo solo noi due. Sinceramente lo spero. Spero che saremo da soli e che potrò godermela il giorno del mio compleanno. Quasi quasi le perdono il fatto di avermi mollato tutto il giorno solamente con Shannon. Ed ecco che sorrido di nuovo.
All’inizio della nostra corrispondenza, cercavo di mantenere le distanze. Dopo la delusione di Cameron, non ho mai voluto avvicinarmi così tanto, così completamente, con tutto me stesso a qualcun’altra! Ma con lei, è semplicemente capitato.
Quello che mi trasmetteva con le sue e-mail, il fatto che riuscissi ad aprirmi senza quasi rendermi conto di quello che scrivevo e della naturalezza con cui lo scrivevo.
Vederla poi lì, bella da togliere il fiato, mentre aspettava di incontrare i Mars, senza sapere che avrebbe incontrato me. Tutte quelle sensazioni, le emozioni. Ma credo di essermi completamente innamorato di lei, quando dopo aver letto la mia risposta alla sua e-mail, è scoppiata a piangere. Sembrava così felice e rassicurata di sapere che non mi sarei allontanato da lei.
Non so se è stato perché in quel momento l’ho vista fragile ma magnifica o perché sapevo che quelle lacrime erano per me. Eppure da quel momento, lei è diventata la mia ossessione.
C’è solo lei nella mia mente e quando solo allude o pensa che io possa davvero andare a cercare qualcun’altra. Mi manda ai matti.
Non ha fiducia in me o per l’ennesima volta non l’ha in sé stessa?
Certo, sono un uomo. Ho una voglia tale di passare una notte intensa con lei che non se lo immagina. Ma non sono un mostro!
 
Finisco di vestirmi, mi metto la cintura, spruzzo un po’ di profumo e controllo i capelli
Faccio un sorrisetto allo specchio e impaziente, recupero il portafogli e il cellulare. Dove diavolo ho messo le chiavi della macchina?
Maledizione, si vede che la uso davvero poco!
Ah! Ecco!
Prendo le chiavi, chiudo casa e vado a cercare il prossimo ‘indizio’. Una vera e propria caccia al tesoro, mh? Chissà quanto tempo ci ha messo a escogitare tutto.
Eppure tutta questa faccenda sta stuzzicando la mia curiosità, non è facile farlo!
Appoggio la giacca sul sedile del passeggero e salgo a bordo, guardandomi attorno per cercare quei benedetti altri indizi. Ed ecco che c’è un post it che mi cade addosso tirando giù l’aletta parasole del conducente. Mi scappa l’ennesimo sorriso.
 
‘Pensavi ti avrei fatto girare come una trottola?
Non sono così crudele, ti aspetto al nostro posto.
O il tuo?
Però da quando ci siamo incontrati lì, è un po’ più nostro che tuo, no?
Alexis’
 
Oh, sembra che la caccia al tesoro sia già finita. O forse ci incontreremo là e poi ci sposteremo da un’altra parte? Sono così curioso ed elettrizzato che ancora non sono riuscito a togliermi questo sorrisetto dalla faccia!
Metto immediatamente in moto, infilandomi in tasca l’ennesimo post it di Alexis.
C’è un po’ di traffico per strada e ci metto un po’ più del solito per arrivare. Il solito spiazzo in cui lasciavo l’auto è vuoto…
Quindi lei non è qui?
Sospiro appena e dopo aver parcheggiato scendo dall’auto guardandomi attorno. Niente, lei non c’è.
Mi avvio quindi verso il sentiero facendomi luce con l’iphone e noto ad un certo punto che il sentiero è illuminato da lanterne di carta ed in terra. Petali bianchi. Mi piego per prenderne un paio e mi accorgo che sono finti, anche questo mi fa sorridere, il fatto che ne abbia usati di finti e non abbia sprecato fiori veri.
Scuoto il capo divertito. Non avrei mai pensato fosse una ragazza così tanto romantica. Non che mi disturbi, ma per essere una alle prime armi…
Sono perso nei miei pensieri, pensieri che vengono fermati e congelati in un istante per quello che mi si para davanti non appena arrivo al solito spiazzo. Rimango con gli occhi spalancati e quasi persino a bocca aperta…
Il sentiero di lanterne di carta si allarga ed oltre allo spettacolo delle luci di Los Angeles, un tavolo per due, perfettamente apparecchiato: tovaglia bianca, piatti, bicchieri, vino in tavola. Un carrello con sopra diverse portate, altro vino, champagne… 
Alexis è voltata verso il panorama, mi da’ le spalle e ha un vestito lungo, la schiena scoperta, senza spalline. I capelli raccolti in una crocchia laterale che sembra così morbida. La raggiungo e abbracciandola da dietro cingo i suoi fianchi con le braccia.
« E questo…? » Domando sorpreso ma dolcemente.
Lei sussulta appena, non mi aspettava così presto?
Si piega leggermente e io sciolgo le braccia per farla voltare, il suo sorriso è radioso, è splendida.
« Ciao » miagola « Buon compleanno »
« Grazie, sono sbalordito, davvero »
« Vuol dire che sono riuscita nel mio intento »
Mi guarda dolcemente e non riesco a trattenermi dal baciarla languidamente. Il cuore mi batte così forte e la stringo a me allacciandole di nuovo le braccia ai fianchi. Non posso credere che abbia fatto tutto questo. Mi aspettavo una cena in qualche ristorante o una festa con qualche amico in qualche locale. Ma questo…è semplicemente assurdo. Il significato che ha per noi, solamente per noi, è così profondo che mi fa emozionare.
 
Alexis
 
Ci scostiamo più che altro per riprendere fiato, il bacio di Jared era così intenso, così coinvolgente che mi ha lasciata senza fiato. Che gli sia piaciuta la mia sorpresa?
Mi guarda con degli occhi così languidi, dolci e io non riesco proprio a smettere di sorridere, mi riscopro anche in imbarazzo per l’intensità dei suoi sguardi. Scosto il viso ma lui mi prende il mento e mi ‘obbliga’ a continuare a guardarlo.
« Ti amo Alexis » mormora.
Oh, credo che tutto questo lo abbia fatto emozionare tanto quanto ha emozionato me organizzare tutto.
« Ti amo anche io Jared. Tanti auguri » miagolo.
Recupero la mia borsetta appoggiata alla sedia e tiro fuori una piccola scatola in cui si trova il suo regalo. Il suo sguardo si fa di nuovo sorpreso.
« Un regalo? » Mi domanda mentre glielo porgo.
« Beh, sì, è il tuo compleanno »
« Credevo fosse tutto questo il mio regalo »
Scuoto appena la testa « questo è solo il modo in cui voglio festeggiarlo con te, per farti capire quanto sei importante per me » spiego.
Lui mi guarda illuminandosi « non ho parole, davvero »
« Oh, meno male, almeno ti godo silenzioso » dico ridacchiando, prendendolo un po’ in giro.
« Insinui che parlo troppo, signorina? »
« Assolutamente no, signore. Solo quando parli di tutto ciò ti appassiona »
« Ti da’ fastidio? »
« Lo adoro, ma mi piace anche vedere quell’espressione sorpresa, contenta e sbigottita sul tuo viso »
Lui ridacchia e finalmente si decide ad aprire la scatola.
Non sapevo davvero che cosa regalargli. Non che lui abbia tutto, ma è un uomo così eccentrico che non so con chiarezza ciò che gli piace e ciò che da un giorno all’altro può smettere di piacergli.
Gli ho preso un orologio della guess, di quelli di cuoio, non è niente di particolare o sensazionale, spero solo che gli piaccia.
Sul cuoio ho fatto incidere ‘we’re one and the same’, mi ha ripetuto più volte quanto ama la lyrics di quella canzone ‘stranger in a strange land’.
Apre la scatola, prende l’orologio, se lo rigira tra le mani e si accorge della scritta. Un altro sorriso. Potrei morire per questi sorrisi mozzafiato! Solleva la manica della giacca e della camicia e se lo infila sul polso.
« Mi piace » mormora « puoi riprendere a respirare » dice poi divertito.
« Oh, scusa è che…non sapevo cosa prenderti. Non sapevo cosa poterti regalare »
« Ehi, hai fatto così tanto, mi hai lasciato senza parole, è tutto così bello, perfetto »
Mi accarezza il viso ed io socchiudo gli occhi.
« Mangiamo? Ho una fame, Shannon mi ha portato in giro tutto il giorno » brontola. 
Sorrido e mi stringo nelle spalle.
« È stato un bravo complice » miagolo.
Lui mi lancia un’occhiata e poi tira appena la sedia e mi fa cenno di accomodarmi. 
Arrossisco appena.
« Grazie » mormoro.
Si siede e versa il vino per entrambi, sembra sorpreso che sia riuscita a trovare il suo vino preferito, ma ho avuto le mie fonti e molto, molto tempo per organizzare tutto questo per lui.
« Mi piace vedere le luci di Los Angeles mentre mangio con una donna così bella » miagola.
Io scosto il capo con un sorriso divertito.
« Che si imbarazza per quello che dico » aggiunge notando il mio disagio. 
Disagio positivo, ovviamente, ma solo perché quando mi dice queste cose, mi fa sentire…così bene!
 
 
La cena è stata così…perfetta. Chiacchiere, risate, sguardi, un po’ di romanticherie. Per tutta la serata non ho fatto che sperare che Jared si stesse godendo il suo compleanno! E che la cosa non facesse che farmi stare bene.
Quando ha cominciato a fare troppo freddino, mi ha dato la sua giacca ed abbiamo deciso di rientrare a casa e goderci lì lo champagne! Stringermi nella sua giacca per tutto il viaggio in macchina è stato, come crogiolarsi in un bel sogno. 
Anche adesso che siamo seduti sul divano, non ho nessuna intenzione di toglierla. Jared è andato in cucina ad aprire lo champagne. Quando torna con un vassoio con su i bicchieri e la bottiglia, è così carino. Li posa sul tavolino e si piega per riempirli, porgendomene uno.
Inclino appena il capo di lato e abbozzo un sorriso.
« Grazie » miagolo.
Si siede e io mi avvicino per slacciargli un altro bottone della camicia.
« Molto più sexy » dico guardandolo.
Sembra stupito. Okay, ho bevuto un po’ tanto vino durante la cena e ora sto bevendo lo champagne, gli slaccio la camicia e lo guardo languidamente. Se ne è reso conto. Mi sento…più attratta da lui stasera e non ci posso fare nulla.
Avvicina il bicchiere al mio per farli tintinnare. Siamo uno davanti all’altra, seduti comodamente sullo stesso divano. Ci guardiamo negli occhi e sembra che lui voglia dire qualcosa, almeno la sua espressione mi da questa impressione!
« Grazie di tutto Alexis. É stata una serata splendida, intima e nostra » mormora con la sua voce più suadente « non credo di aver mai avuto un compleanno così romantico e intimo »
« Sembra essere un bene » mormoro un po’ a tentoni.
« Lo è, mi piace. Mi piaci e in questi giorni mi sono reso conto che anche se amo profondamente il mio lavoro, non vedo l’ora che finisca il tour per avere un po’ più di tempo insieme »
« Oh, a quel proposito! »
« Cosa? »
« Io e Christine pensavamo di venire in Europa ad agosto »
« In Europa in vacanza? »
« Più o meno, volevamo girare con lo zaino, ostelli, treni, seguirvi in qualche concerto »
Lui storce appena il naso « ostelli? »
« Sì, perché? »
« Non sarebbe meglio qualche albergo a una o due stelle piuttosto? Gli ostelli per due ragazze sole » sbuffa.
« Ti preoccupi per me Leto? »
« Certo! Sempre, mi sembra di averlo dimostrato spesso »
« Sì, spesso » mormoro posando il bicchiere sul tavolino.
Gli tolgo il suo e gli accarezzo il viso per poterlo baciare languidamente.
« Amo il modo in cui ti preoccupi per me »
« Mh »
« Ho pensato che voi sarete in Europa tutto agosto, Christine non è mai stata in Germania o Inghilterra e abbiamo guardato le date del vostro tour, si può fare e io potrò vederti di nuovo »
« Giusto, sei la mia stalker numero uno dopo tutto »
« Assolutamente, sono avida di tempo da passare con te »
« Mi piace saperlo »
É lui questa volta che prende il sopravvento e mi bacia con una lentezza disarmante, mi mordicchia e lecca le labbra e quando io le schiudo per poterlo baciare, si ritrae. Sento l’addome fremere, voglio i suoi baci, voglio la sua lingua che accarezza la mia e sentire il suo sapore.
Mi spinge delicatamente in modo che io mi sdrai sul divano. Lo guardo dritto negli occhi e so che di lui mi fido. Sospiro e accarezzo i suoi capelli all’altezza della nuca.
« Sei troppo sexy con questa camicia » mormoro.
« Non farmi parlare del tuo vestito… »
Sorrido e lui si avventa di nuovo sulle mie labbra, questa volta dandomi ciò che voglio, baciandomi. Quando schiudiamo le labbra le nostre lingue si cercano, si accarezzano e si desiderano.
Un po’ come noi in questo momento. Sento il suo corpo fremere, sento il mio corpo reagire al suo.
Le sue mani si spingono ad esplorare il mio corpo da sopra il vestito e io gli slaccio gli altri bottoni della camicia, non gliela sfilo ma ne approfitto per infilare le mani ed accarezzare la sua schiena nuda. La sua pelle è così calda. É così piacevole toccarlo.
« Non dobbiamo correre per forza » mormora.
« Non sto correndo, ti sto solo toccando » lo rassicuro.
« Mi stai facendo impazzire »
« Scusa io… »
« No, non era negativo, voglio dire…Sei così bella con questo vestito, i capelli, il trucco »
Sorrido e arrossisco leggermente.
« Mi…aiuti a mettere qualcosa di più comodo? »
Spalanca gli occhi, sbatte le palpebre un paio di volte e mi guarda a lungo. Deglutisce e io mi sento come se avessi detto la peggiore idiozia di questo mondo!
Sto per aggiungere qualcosa ma finalmente lui parla.
« Andiamo di là? Basta alcol per stasera »
Sorrido e annuisco. Non è il caso che perdiamo le nostre facoltà mentali, non tutte per lo meno.
Lui si solleva e mi da’ modo di sfilarmi da sotto il suo corpo. Impossibile non notare la sua eccitazione che spinge contro il tessuto dei jeans e…per la prima volta credo, mi accorgo che Jared non ha propriamente un mini Jared.
Arrossisco leggermente e scivolo via per mettermi in piedi ed andare verso la camera da letto.
Jared prima di seguirmi si assicura che la porta di casa sia chiusa a chiave e mi raggiunge in camera.
« Cosa vuoi mettere? »
« Il pigiama »
« Quindi la mia canotta e i pantaloncini? »
« Ovviamente » dico mentre li appoggio sul letto davanti a noi.
Sorride e si avvicina a me « Girati » mormora.
Oh, e questi brividi? Annuisco semplicemente e mi volto.
Le sue mani mi accarezzano le spalle nude e scivolano sulla schiena. Sono calde, leggermente ruvide eppure non mi danno fastidio. Credo che si renda pienamente conto che lui è l’unico a cui permetto di toccarmi in questo modo! Deglutisco appena quando sento le sue dita afferrare i primi bottoni del vestito, li scioglie con lentezza e io socchiudo gli occhi. Il mio ventre, il mio intero corpo si sente frizzante e fremente. Una sensazione che non avevo mai provato da quando ci conosciamo.
Quando finalmente ha finito, posa le mani sulla mia vita e fa scivolare il vestito verso il basso.
Spalanco appena gli occhi e ringrazio di dargli le spalle così che non possa vedere la mia espressione più che imbarazzata!
Mi piego in avanti e prendo immediatamente la sua maglietta senza maniche, la infilo di corsa e finalmente mi giro verso di lui. Sorride. Ma il suo sorriso è dolce, come se gli avessi appena regalato ancora qualcosa.
« Amo questa maglietta » mormora passando le mani sulla mia vita e i miei fianchi, toccando la pelle nuda.
« Certo, perché copre solo davanti e dietro » dico con un sorrisetto.
« Esatto, sta molto meglio a te »
« Mh, non sono d’accordo »
Gli pizzico le mani e mi sfilo dalla sua presa per poter infilare anche i pantaloncini che uso per dormire di solito. Poi lo guardo. Anche lui è fin troppo vestito!
Infilo le mani sotto la camicia, sulle sue spalle per poterla far scivolare via. Indossa ancora il mio orologio e non ho intenzione di farglielo togliere.
Ma quando rimane solo con i jeans, non ho letteralmente il coraggio di abbassare lo sguardo.
« Hey…va bene così »
Mi mordo il labbro e non riesco esattamente a rispondergli. No, non va bene così! Perché io ho voglia di toccarlo, di esplorarlo, ma ho paura di andare al di sotto della cintola!
Allungo le braccia per allacciarle al suo collo e affondo il viso nell’incavo della sua spalla. Sentire il suo corpo caldo e mezzo nudo contro il mio. La sua pelle contro il mio viso. Sì, mi piace. Mi piace!
« Alexis… »
Perché la sua voce sembra così preoccupata?
« Sto bene » sbuffo « é che…pensavo di riuscirci stasera, per te. Ma non ci riesco » mormoro tristemente.
« Quello che hai fatto stasera per me è molto più importante. Ci arriveremo, te l’ho detto » mormora stringendomi « non avere fretta »
« Eri eccitato e…anche io » ammetto imbarazzatissima, ringrazio il fatto che lui non possa guardarmi in faccia ora.
Silenzio. Troppo silenzio Jared! Parla, ti prego dì qualcosa.
Non mi lasciare in questo limbo d’imbarazzo!
« Lo ero e mi sono accorto che lo eri anche tu, è la prima volta che ti sento così. Saranno stati il vino e lo champagne? »
Lo stringo un po’ di più e sospiro.
« Dai, andiamo a letto »
« Mi devo struccare »
« Okay, ti aspetto a letto »
Annuisco e slacciamo il nostro abbraccio, ma prima che io mi sposti per andar in bagno, mi prende il mento tra le dita e mi bacia con lentezza. Con amore. Chiudere gli occhi mentre mi bacia mi viene ormai così istintivo, so che è lui. Conosco tutto di questa bocca, di questa lingua, questo sapore.
Sorrido quando ci scostiamo e scivolo via dalla sua presa per andare in bagno. Mi chiudo dentro e quando mi guardo allo specchio, mi accorgo di essere arrossita.
Credo sia la prima volta che mi sento così normale, così ragazza. Mi piace. Continuo a ripetermelo e continuo a rendermi conto di quanto mi piaccia.
Prendo le salviettine struccanti e le passo con delicatezza sul viso, ritorno ad essere Alexis versione di tutti i giorni. E mentre mi guardo allo specchio, continuo solo a ripensare a quel momento sul divano in cui la sua eccitazione premeva contro di me ed il mio corpo reagiva con la stessa eccitazione.
Ci metto forse più del dovuto, perché quando torno, lui è già nel letto.
« Tutto bene? » Mi domanda con una nota di preoccupazione nella voce.
« Certo, dovevo solo sistemarmi, non sono un uomo » gli ricordo prendendolo un po’ in giro.
« Credimi, lo so bene »
Rido e mi infilo a letto con lui.
Jared spegne la luce e in un attimo mi sta di nuovo stringendo. Sono sorpresa, non ha la maglietta, è la prima volta. Ma non posso dire che mi dispiace.
« Ciao » miagola.
« Ciao » mormoro. 
Accarezzandogli il petto, lo sento sospirare.
« Che serata » sussurra lui, mentre le sue labbra stanno baciando lievemente il mio collo.
« Piacevole spero »
« Oh, non immagini quanto »
« Mh, credo di starmene facendo un’idea » sospiro, perché le sue labbra stanno davvero accarezzando la mia pelle in modo così…indescrivibile.
Mi lasciano senza fiato.
« Alexis… »
« Mh »
« Ti va…di provare qualcosa? »
Spalanco gli occhi, forse mi irrigidisco appena.
« Qualcosa? » Domando.
Lui annuisce « non parlo di sesso »
« Cosa? »
« Fermami quando hai paura o non ti senti a tuo agio, va bene…? »

__________________________

scusate, ci sto prendendo davvero gusto a far finire i capitoli con una certa aspettativa :D

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Annuisco semplicemente, ma ovviamente lui non può vedermi, quindi mormoro appena un ‘okay’.
« Ti amo » mormora prima di prendere a baciarmi con dolcezza.
La sua lingua che accarezza la mia mentre le sue mani scivolano sulla pelle dei miei fianchi. Mi viene quasi la pelle d’oca. Ho bisogno di ossigeno e devo scostare le labbra da quelle di Jared.
Ma lui scivola sul mio mento, il collo. Le sue labbra sono calde…
Anche la sua mano continuano il proprio viaggio sul mio corpo, approdano sui miei fianchi, accarezzando l’osso pelvico. I suoi baci non si fermano e continuano a seviziare il mio collo ed ho come l’impressione che lo stia facendo per farmi stare tranquilla. Funziona.
La sua mano scivola sulla mia coscia e quando dal lato esterno si spinge sul lato interno, mi irrigidisco appena.
« Sssh. Lo sai, se vuoi che mi fermi… »
« Non voglio » mormoro di rimando.
Socchiudo gli occhi. Il profumo di Jared è ovunque, questo mi tranquillizza, mi fa pensare solamente a lui e al mio imbarazzo.
Con una estenuante lentezza, la sua mano accarezza la mia coscia con una tale delicatezza che sento il mio corpo fremere. Era una sensazione che non avevo mai provato prima! Boccheggio, ho bisogno di aria, di…non lo so nemmeno io che cosa.
Il mio ventre sembra prendere il volo, la mia pelle prende fuoco e io non ho idea di come reagire a queste nuove sensazioni.
E dopo averci girato intorno per un paio di volte, ecco che la mano di Jared si posa tra le mie gambe. Non si infila negli shorts, non si avvicina nemmeno per errore ai miei slip. Semplicemente le sue dita accarezzano la mia femminilità da sopra i vestiti e io mi sento come implodere.
Mi sfugge un sospiro che non avevo mai emesso e mi aggrappo appena a lui, cercando la sua bocca. Ho bisogno di ‘distrarmi’ e non concentrarmi troppo su queste sensazioni.
Il cervello sembra completamente svuotato, bianco, c’è solo la mano di Jared e la mia eccitazione.
Lui ricambia il mio bacio con passione e la sua mano intensifica le proprie carezze. Sento i brividi sulle braccia, le gambe mentre il mio intimo sta andando a fuoco.
Aveva detto che avrei dovuto fermarlo se non mi sentivo a mio agio? Non potrei mai fermare queste sensazioni. Forse per il modo lento e premuroso in cui ha cominciato, forse perché è lui, forse perché…non lo so nemmeno io, non mi interessa in questo momento. Riesco solo a sospirare e sentire quello che la sua mano sta facendo.
« Jared » mormoro ansante.
« Devo smettere? » Domanda quasi sorpreso.
« Non ti azzardare » sbuffo a corto di fiato.
Sento le sue labbra sorridere contro le mie. Stai gongolando Leto? Beh, fai bene.
« Azzardo un po’ di più? » Mi domanda.
Per un attimo rimango sospesa. Cosa vorrà dire di più?
Eppure quando lo dice, sento il cuore battere più forte e la mia intimità pulsare.
« Mh »
« Mh, sì? »
« Mh »
« Okay, come prima, fermami se… »
« Taci » sbuffo riprendendo a baciarlo.
Okay, lo so, devo fermarlo se mi spavento, se mi sento a disagio. Crede forse che questo potrebbe ricordarmi qualcosa del mio passato? Non ci si avvicina minimamente.
L’uomo che amo mi sta accarezzando in un modo così intimo, così delicato e al contempo intenso. Non centra nulla di nulla con quello che il bastardo mi faceva. Non ho mai provato tutte queste sensazioni nel mio corpo. Questa è eccitazione? É la prima, primissima volta che provo una cosa simile.
La mano di Jared si scosta dalle mie gambe e con forse un po’ di esitazione si infila nei miei shorts. Si posiziona a conchiglia sulla mia intimità e il suo pollice preme piano sulla punta. Una mossa così semplice che mi fa sfuggire contro le sue labbra un mugolio che non credevo di poter produrre. É stata come una scossa elettrica! Una piacevole scossa elettrica.
E mentre il suo pollice si muove circolarmente, le altre dita si limitano ad accarezzare il resto del mio intimo.
Mi accarezza, mi sta solamente accarezzando e io mi sento come se al contempo andassi a fuoco e fossi percossa da elettricità. É una sensazione così intensa, così splendida che non so in quale modo descriverla a pieno.
Devo nuovamente staccarmi dalle sue labbra perché sto sospirando convulsamente, di continuo senza riuscire a farne a meno. Stringo le sue braccia e inarco appena la schiena man mano che le sue carezze si intensificano.
Sento una sensazione montare sempre di più nel mio corpo fino a quando non raggiunge l’apice ed esplode in un piacere che mai avevo provato! 
Il mio corpo sta ancora cercando di capire cosa sia successo e come riprendersi da tutto questo quando lui sfila la mano e mi bacia dolcemente.
« Wow » mormora.
« Wow tu? Io cosa devo dire? » Domando con il cuore che ancora deve riprendere il proprio ritmo.
« Mi piace sentirti godere così » ammette e io avvampo imbarazzatissima.
Ringrazio il buio.
« Ti sei eccitato? » Domando un po’ esitante.
« Sì, ma non fa niente io… »
E lui si interrompe perché in un impeto di coraggio lo sto accarezzando da sopra i pantaloni del pigiama. Diavolo, è davvero grosso ed è…durissimo. Solo pensarlo mi rende ancora più imbarazzata.
Mi lecco le labbra e lui ancora non parla. Forse ha paura che se lo facessi finirei per fermarmi?
Beh ha ragione, se mi dicesse che non fa niente o che non è il caso, mi sentirei così in imbarazzo e demoralizzata.
Lo accarezzo con lentezza e sento il suo corpo fremere. Individuo la punta e il mio pollice ci si sofferma. Sentire come le sue labbra schiuse iniziano ad essere senza fiato, mi piace.
Sento il suo fiato corto, la sua eccitazione. Ricambiando il suo ‘favore’, mi allungo per mordicchiargli e baciargli il collo, forse anche per distrarmi da ciò che la mia mano sta facendo.
Lui mi preme la mano alla base della schiena e mi attira contro il suo corpo.
La mia mano continua ad accarezzarlo aumentando lievemente e gradualmente l’intensità delle carezze, soprattutto perché c’è pur sempre il tessuto dei pantaloni e dei boxer.
Mi fermo un secondo e lui sembra raggelarsi, so che non posso mollarlo così, senza una conclusione, ma quello che volevo era solamente diminuire un po’ la ‘distanza’. Quindi infilo titubante la mano nei pantaloni e rimanendo sopra i boxer, riprendo con quelle carezze.
Non so per quanto tempo continuo con le mie carezze prima che lui, stringendo la presa sulla mia schiena, viene convulsamente con dei suoni leggermente gutturali. Oh, ho appena scoperto che Jared mi piace anche quando raggiunge l’orgasmo. 
So com’è quando un uomo raggiunge l’orgasmo, l’ho sempre reputato un avvenimento disgustoso, ributtante. Invece, ora, lo trovo estremamente eccitante.
Sfilo subito la mano e rimango abbracciata a lui, aspettando che dica qualcosa.
« Stai cercando di uccidermi » mormora con il fiato ancora corto.
Ridacchio appena « scusa volevo ricambiare » spiego.
« Mh, è stato… »
« Bello »
« Sì. Ma ora ho bisogno di cambiarmi » dice ridacchiando e sembra lievemente imbarazzato.
« Oh, sì scusa » dico leggermente imbarazzata.
« É stato un compleanno stupendo Alexis, grazie »
Oh, si riferisce anche a quest’ultima parte? « Non credo sia ancora il tuo compleanno » dico stringendomi nelle spalle.
« Fino a quando non ci addormentiamo per me lo è. Mi hai fatto tanti regali oggi. Vorrei fosse sempre il mio compleanno »
« Vatti a cambiare, furbastro » dico spingendolo appena.
Lui ride e mi bacia alla svelta prima di uscire dal letto.
Non mi ero accorta che fuori dalle coperte, dalla nostra bolla di eccitazione, l’aria fosse così fredda. 
Mi arrotolo nelle coperte e mi rigiro un paio di volte.
Domani devo assolutamente scrivere a Christine! So che per lei forse quello che abbiamo fatto non è nulla, ma…io mi sento così emozionata e appagata.
Inspiro a pieni polmoni e chiudo gli occhi. 
Non mi accorgo minimamente di cadere addormentata, non pensavo che la giornata fosse stata così intensa!

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Los Angeles, 27 dicembre 2010
 
« Enemy of mine, I'll fuck you like the devil.
Violent inside, beautiful and evil.
I'm a ghost. You're an angel.
We're one and the same, just remains of an age.
Lost in a day dream, what do you see?
If you're looking for Jesus, get on your knees »
 
 
Quando lentamente apro gli occhi, la luce ha già pervaso la stanza. Non ho idea di quanto tempo io abbia dormito o che ore siano. Sono ancora arrotolata nella coperta e quando mi volto, noto che Jared non c’è.
Sospiro appena.
Avrà dormito? O avrà passato le ore a lavorare e stare sveglio facendo altro?
Un piccolo flashback di quello che abbiamo fatto ieri sera mi passa nella mente e arrossisco leggermente.
Riuscirò a guardarlo senza vergognarmi troppo? Lo spero.
Sospiro, sbadiglio e mi stiracchio appena. Ero davvero stanca, ieri è stata una giornata così intensa.
Scosto le coperte e un piccolo brivido per la differenza di temperatura mi coglie. I miei capelli sono un disastro e recupero l’elastico dal comodino per legarli in una coda, giusto perché non ho voglia di sistemarli o pettinarli.
Prendo la mia felpa dall’armadio e mi ci avvolgo con tanto di cappuccio tirato sulla testa. Quindi a piedi nudi gironzolo per casa alla ricerca del mio uomo. Sono sicura di non trovarlo in cucina, ma per il resto, potrebbe essere ovunque. Poi sento il suono di una chitarra e faccio un sorrisetto. Lo sapevo che aveva passato chissà quanto tempo a strimpellare e non dormire.
Lancio un’occhiata all’orologio. Cavolo! È ormai ora di pranzo!
Lo raggiungo quindi nel ‘Lab’ così lo chiamano loro. Si sono spesso rinchiusi lì quando scrivevano e registravano This is War.
Lo ritrovo appoggiato a non so cosa, mentre suona la chitarra, gli occhi chiusi e la sua voce che cerca forse nei meandri della propria mente, delle parole da associare alla melodia che sta scrivendo.
Silenziosamente mi appoggio allo stipite e lo guardo ammaliata, stringendomi nella mia larga felpa nera con la zip che mi tiene caldo.
Lui continua per un tempo indefinito, non so quanto sia, poi finalmente apre gli occhi, mi vede e sorride.
« Buongiorno »
« Ciao » 
« Ti sei svegliata finalmente »
« Potevi svegliarmi tu »
« Eri troppo carina e poi, dopo ieri, ho pensato avessi bisogno di dormire »
« Mh, un po’ » ammetto avvicinandomi a lui.
Mette a posto la chitarra e io come nulla fosse mi siedo sulle sue gambe, allacciando le braccia al suo collo.
« Ciao » mi dice con un sorrisetto e sporgendosi per rubarmi un bacio « Cosa vuoi fare oggi? »
Io mi stringo nelle spalle « Non lo so, tu cosa devi fare? »
« Noi ci dobbiamo preparare, il trentuno suoniamo a Las Vegas »
« Ah, non lo sapevo »
« Non te lo avevo detto? »
Scuoto il capo per negare.
« Scusa, ho sempre così tante cose per la testa »
« Quindi non ti avrò qui per capodanno »
Pensarlo mi rende davvero triste, non so come mai, anzi, certo che lo so! Sarebbe stato un nuovo inizio. Per me sarebbe un nuovo inizio e ci tenevo ci fosse anche lui.
Mi rabbuio senza nemmeno farlo apposta e abbassando il viso, le sue dita prontamente me lo rialzano per permettergli di guardarmi negli occhi.
« Scusa »
« Non fa niente, starò con Christine » mento.
Non voglio che si senta in colpa per il suo lavoro. Ama il suo lavoro e io amo guardarlo fare il suo lavoro.
« Sei sicura? »
« Mh-mh » annuisco.
« Oggi volevo portarti in un posto, dobbiamo, prendere una cosa per te »
Io spalanco gli occhi guardandolo « una cosa per me? »
E lui semplicemente annuisce.
« Ehi, ora sono curiosa »
« Lo so, ma sei ancora in pigiama, che ne dici di muoverti e usciamo? »
Sorrido e lo bacio.
« Così non usciremmo » dice scostandosi appena.
Sbuffo divertita e gli poso solo un bacio sulla guancia.
Quanto è bello, smetterò mai di considerarlo così bello e affascinante? Oppure passerò la vita a crogiolarmi nella sua perfezione? 
Scendo da sopra le sue gambe e torno verso la stanza per recuperare un paio di jeans, una maglia e una camicia.
Vado in bagno a farmi una doccia al volo, senza lavare i capelli, dato che l’ho fatto ieri, ma dandogli una bella sistemata. Non riesco a far altro che pensare cosa Jared mi voglia prendere!
Devo anche mostrargli qualche casa che avevo guardato. Spero non si aspetti che rimanga da lui sempre.
É bello, soprattutto quando c’è, ma voglio la mia casa, la mia vita.
Ci metto una ventina di minuti a sistemarmi, lego la camicia alla vita, la porto solamente se dovesse fare freschino.
Quando faccio per tornare da lui, Jared è pronto per uscire.
« Non vuoi proprio dirmi… »
« No, è una sorpresa »
« Uff, okay, andiamo »
 
Siamo sulla strada, Jared guida e nonostante glielo abbia chiesto più volte, non vuole assolutamente dirmi dove stiamo andando. Allora tanto vale che io mi rassegni. Tutto quello che so è che stiamo uscendo dalla città.
« Sai, ho guardato qualche casa sul sito dell’agenzia immobiliare »
« Oh, credevo che rimanessi ancora un po’ da me »
Sembra quasi dispiaciuto nel dirlo.
« Beh, credevo solo che…Jared mi piace stare con te, davvero. Ma, non me la sento di convivere in modo serio »
Lui sorride e si stringe nelle spalle « Lo so, l’ho pensato anche io. Solo che mi piaceva averti a casa »
Oh. Lo abbiamo pensato entrambi in effetti.
« É solo che, sai, pensavo che voglio prima imparare a vivere da sola, ma vivere sul serio. Poi chissà se saremo ancora insieme…
« Se? » Mi interrompe.
« Beh, magari ti stanchi o chissà che altro »
« Pfff Alexis »
« Che c’è? »
« Nulla, già stai pensando a quando e se ci lasceremo e stiamo insieme da così poco »
« Scusa, è che continuo a pensare che noi due… »
« Cosa? »
« Che, sì insomma, mi sembra tutto troppo bello per durare »
E ancora una volta lui rimane in silenzio e io mi rendo conto che pensare una cosa simile della nostra storia è molto poco carino. Ma cosa ci posso fare? Non riesco ancora a credere che le cose possano, anzi stiano, davvero cambiando per il meglio. Ho ancora paura che qualcosa possa succedere.
Lui non dice più nulla fino a quando non ci fermiamo in una sorta di caseggiato quasi in mezzo al deserto.
« Dove siamo? » Domando.
« Vedrai »
Ancora non mi dice nulla? A che pro?
Scendiamo dall’auto e mentre di solito mi prendeva per mano, questa volta non lo fa. Sento una sorta di morsa allo stomaco. Sento all’istante il bisogno di mandare quel famoso messaggio a Christine.
 
To: Christine
Ieri notte. Io e Jared…Wow!
Ora siamo non so dove e lui è glaciale perché gli ho detto che la nostra storia mi sembra troppo bella per poter durare…
 
Infilo il cellulare in tasca, sperando che Christine mi risponda presto.
Ad accoglierci una signora con una canottiera e dei jeans che non potrebbero essere più sporchi. La guardo curiosa e lei studia me.
« Siete venuti in anticipo »
« Eravamo pronti »
« Venite » ci dice e io sono un po’ titubante.
In un attimo, ci ritroviamo nel bel mezzo di un allevamento di cani. Cuccioli e cani più grandi che corrono a destra e a sinistra. E io non riesco a nascondere un enorme sorriso.
Non ho mai avuto un cane.
Cerco lo sguardo di Jared, ma sta controllando il proprio cellulare. Perché ho l’impressione di aver distrutto l’armonia che avevamo avuto poche ore fa?
Sospiro e guardo altrove, notando che la stessa signora di prima, viene verso di me con un cucciolo a dir poco adorabile. Un cucciolo di Husky con degli occhioni azzurri a dir poco splendidi.
« Il signore ha detto che è per te » dice riferendosi a Jared.
Io rimango a bocca aperta e lei mi mette in braccio questo batuffolo di pelo e occhi.
Non so nemmeno come si tenga in braccio un cucciolo, ma sembra che lui o lei lo sappia meglio di me. Non appena mi si avvicina mi lecca la faccia e io ridacchio.
« Jared… » mormoro voltandomi verso di lui che in un secondo mi scatta una foto.
« Così quando sono via hai compagnia » mormora abbozzando un mezzo sorriso.
Oh. Quest’uomo…
Quando lo guardo, si vede che è ancora infastidito dal mio commento precedente, però se solo non ci fosse questa strana signora molto sporca ad osservarci, lo avrei già baciato.
« É un maschietto o…? »
« Una femminuccia » mi interrompe lei « Potete già portarla via »
Oh, wow. Non è il mio compleanno ma mi sento come se lo fosse. Istintivamente mi viene da guardare il polso di Jared, per controllare e…l’orologio è ancora lì. Abbozzo un mezzo sorrisetto.
« Entro un momento con lei » mi dice seguendo la signora all’interno dell’edificio.
Io sospiro e per la troppa paura che questa piccola scarica di elettricità possa scappare via, me la tengo salda in braccio mentre lei non fa che leccarmi la faccia.
« Devo trovarti un nome » mormoro guardando quegli occhioni azzurri.
Fosse stato un maschietto, lo avrei di certo chiamato Jay, ma essendo una femminuccia, come potrei chiamarla? Ci devo riflettere molto a lungo. Non voglio darle un nome scontato o un nome a caso per la sola fretta di farlo. Ma non ho nemmeno avuto il tempo fisico e materiale di prepararmi a questo nuovo arrivo.
« Mh, Kaja? » Mormoro e lei mi lecca la faccia « Kaja ti piace? Oppure Yuki. Uff, non so come chiamarti » brontolo ancora.
« Ehi, andiamo? »
Sento la voce di Jared che mi ha superata e sta già tornando alla macchina.
« Sì, arrivo » mormoro un po’ più tristemente e stringendo questa cuccioletta adorabile che in effetti comincia a pesare un po’!
« Passiamo al negozio d’animali, così le compriamo un po’ di cose »
« Jay… » mormoro « Sei arrabbiato? »
E lui non risponde. Ecco, lo sapevo. Se non è arrabbiato è comunque infastidito o contrariato.
« No, non arrabbiato. Ma non credere che quando dici certe cose non mi ferisci »
« Non volevo. É solo che devo abituarmi a… »
« A noi? »
« Sì, lo sai che sei il primo. E non puoi biasimarmi per aver paura che qualcosa vada storto »
« Non ti biasimo, mi infastidisce che tu lo possa usare come ancora di salvezza. Quasi aspettandoti che sia così »
Abbasso appena lo sguardo su Yuki, sì ho deciso di chiamarla così, che se ne sta un po’ più tranquilla sulle mie gambe. Forse anche lei è spaventata.
« Mi dispiace » mormoro.
Non c’è molto altro che io possa dire. Mi dispiace davvero e so che tenermi sempre pronta ad aspettare il peggio non mi darà modo di cambiare la mia vita. So che lui è in un periodo della sua vita in cui si convince di dare il massimo e lottare per tutto. Ma io ho bisogno anche di qualcosa di tranquillo a cui aggrapparmi.
Rimaniamo in silenzio. 
Il negozio di animali ci divide e ognuno di noi va da una parte, comprando qualcosa di diverso.
Per tutta la durata del viaggio di ritorno stiamo in silenzio e io non so davvero come fare per togliermi di dosso questa sensazione opprimente di disagio e tristezza. 
É la nostra prima lite?
Beh, fa schifo.
 
Ho passato il resto della giornata con Yuki in soggiorno mentre lui è stato tutto il tempo nel suo ‘laboratorio’. Deve aver chiuso la porta perché non l’ho sentito suonare. D’improvviso mi ricordo che Christine potrebbe avermi risposto al messaggio e ne approfitto anche per scattare un paio di foto a Yuki e mandargliele.
 
From: Christine
Alexis, come avrebbe dovuto prenderla? Gli hai praticamente detto che potreste lasciarvi.
Tu non sei molto abituata a queste cose, ma non so se Jared ti ha parlato di Cameron…
 
To: Christine
Mi ha accennato qualcosa, solo che dopo di lei non ha più voluto nessuna. Ma non so cosa fosse successo.
Guarda chi è appena arrivata…
 
From: Christine
OH MIO DIO! Devo venire a trovarti! La voglio coccolare!
Beh, Jared le aveva chiesto di sposarlo, lei aveva detto di no. Nessuno sa il perché, solo lui e credo Shannon. Ma per il resto si sono fatte solo supposizioni
 
To: Christine
Cazzo. Forse ora ho capito perché se l’è presa così tanto. Parlavamo delle case che ho visto, del fatto che non me la sento subito di convivere con lui e poi ho detto quella cosa…
Vieni quando vuoi, lo sai! Si chiama Yuki ed è splendida!
 
From: Christine
Probabilmente sì, anche Jared è umano. Con te fin ora è stato divino, ma è pur sempre un uomo
Mh, non voglio disturbare la coppietta in questo periodo, vengo più avanti.
 
To: Christine
Cerco di parlargli un po’ ora. A dopo.
E, ah! Loro a capodanno suonano a Las Vegas, lo sapevi?
 
From: Christine
Certo, me lo aveva detto Shannon. Jared no?
 
To: Christine
Solo oggi. Va beh. A dopo
 
Appoggio il telefono e mentre Yuki si è addormentata sul tappeto, io non ce la faccio più, non mi piace questa tensione che mi sento addosso. Questa sensazione che lui sia arrabbiato o offeso con me. Non mi piace proprio.
Lentamente mi intrufolo nel laboratorio e lo trovo su un divanetto che scrive e compone.
« Jay… » mormoro appena.
Lui alza il capo e mi guarda, i suoi occhi azzurri fissi su di me, fissi in me.
« Mi dispiace » mormoro colpevole. 
Mi sento davvero male e non mi era mai capitato di sentirmi così.
Lui lascia andare la matita con cui stava scribacchiando su una serie di fogli.
« Non mi piace che tu possa pensare che tra di noi finirà sicuramente » ammette.
Almeno mi parla, almeno parla!
« Non volevo intendere quello. Io, lo sai che è la prima volta che provo qualcosa del genere per qualcuno. Sono sempre stata abituata che le cose belle non durano. Che se mi capitano sono qualcosa di così surreale e poco duraturo. Tu sei così importante per me… »
« Anche tu! Anche tu sei importante per me ma sembra che te lo dimentichi sempre. Sembra che sei così impegnata a preoccuparti di una marea di cose inutili, da dimenticarti sempre l’importanza che hai anche tu per me. Io ti amo Alexis, sai da quanto tempo non provavo questo sentimento per qualcuno, in modo così intenso e…spaventoso? »
Lo guardo, la sua espressione, il suo tono, sono severi ma al tempo stesso preoccupati, un po’ spaventati.
Posso carpire anche la sua insicurezza, quella paura di cui mi aveva parlato tempo fa.
Mi avvicino e mi siedo vicino a lui, togliendogli la chitarra dalle mani.
« Allora arrabbiati con me. Perché tu mi tratti ancora come un oggetto fragile »
« Lo sei… »
« Sì, lo sono. Ma non puoi tenerti sempre tutto dentro, non puoi non farmi sapere come ti senti. Io amo questo Jared dolce e gentile, ma so che ci sono altre parti di te, lo so perché me ne hai parlato per lunghi mesi. Eppure ora che siamo qui, siamo insieme non me ne parli mai »
« Quando sono venuto da te, quando ti ho trovata così. Mi sono sentito male. Male per quello che ti era successo, certo, ma male perché era come se mi avessi spinto via. Per una settimana quasi non mi hai detto nulla. Non ero abbastanza importante da…non lo so! Ma mi hai ferito, profondamente in quel momento. Ma dovevo e volevo starti vicino perché al momento sei la cosa più preziosa che ho. Non voglio che ti accada nulla e voglio che tu possa essere felice! »
Oh…come dovrei prendere tutte queste cose?
Sapevo che c’era sotto qualcosa. Ma non credevo che si fosse sentito così. Non ho pensato a nessuno quella volta. Ho pensato solo che lui non avrebbe voluto una ragazza come me, sporca, rotta, complicata e in un certo senso dannata.
« Mi dispiace. Quella volta, mi sentivo così, indegna di averti o conoscerti. Temevo che a vedermi in quello stato… »
« Credevi me ne sarei andato? Me ne sono mai andato in quest’anno? Con tutto quello che mi hai raccontato, che ci siamo raccontati. Tu hai la mia fiducia più completa e io credevo di avere la tua… »
« Jared… »
Gli prendo il viso e lo guardo dritto negli occhi.
Lui ha la mia fiducia, non era quello che è successo nella mia testa.
« Tu ce l’hai. La mia fiducia, il mio amore. Non era quello che è successo. Era come mi sentivo. Avevo trovato qualcuno come te, splendido e che mi aveva sempre ascoltata e protetta. Ma in quel momento mi sono sentita l’ombra di me stessa. Mi odiavo e credevo che anche tu lo avresti fatto. Che avresti visto ciò che ho visto io, i cocci, un cumulo di nulla »
« Stupida » sbuffa.
« Sì, forse. Ma tu mi stai facendo scoprire cose così belle. Queste sensazioni e i sentimenti che mi fai provare. Che non so come controllare ma che mi rendono così leggera e felice. Jay, se fosse per me, vorrei vivere con te per il resto della mia vita. Ho solo paura della vita, di quello che ancora potrebbe riservarmi. E se perdessi te… »
« Shh…non mi perdi. Sono qui. Voglio essere qui e voglio essere con te. Siamo noi a decidere come andrà questa storia. Pensa quello che mi hai appena detto, che rimarremo insieme e succederà. »
Lui è sempre così positivo, un po’ oscuro alle volte ma viaggia sempre verso la meta. Ci mette tutto sé stesso e io voglio imparare da lui.
Lo abbraccio semplicemente e non dico altro. Non voglio litigare. Non voglio più litigare con lui.

 

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Chiedo umilmente perdono per la lunga assenza, ma tra impegni personali e sfortune di ogni genere. Riesco solo ora a trovare una giornata in cui ho abbastanza concentrazione per proseguire la storia. Ringrazio anche per l’educazione che avete avuto nei molteplici messaggi. Wow, non pensavo che seguiste in così tante le mie storielle! Fatevi vedereeee voi lettrici silenziose!
 
Mi scuso anche per eventuali errori di battitura, ma tra le tante sfortune, mi hanno rubato il portatile, quindi sto scrivendo da un vecchio pc desktop e…non mi trovo minimamente con la tastiera!!!
 
 
 
Los Angeles, 26 gennaio 2011
 
きのうの愛 それは涙
やがて かわき 消えるの
The yesterday love, it's tears. It dries before long and disappears.
あしたの愛 それれはルフラン
おわりのない言葉
The tomorrow love, it's a refrain. Words without the end.
夕陽のなか めぐり逢えば
あなたはわたしを 抱くかしら
Will you hug me if I meet you in the setting sun?
 
 
 
Anche il breve periodo in cui io e Jared siamo potuti stare insieme, è finito. Come si dice, breve ma intenso. Salvo qualche assestamento iniziale, è andato tutto per il verso giusto.
Per capodanno, mi ha portata con lui a Las Vegas, dato che sono riuscita a dirgli quanto mi rendesse triste che non stessimo insieme! Aveva un’espressione adorabile quando alla fine del mio trasloco, protestava lievemente. Ha usato ogni mezzo per cercare di farmi rimanere con lui, a casa sua. Ma ancora non è il momento per me e so che lo ha capito. Voleva solamente fare lo scemo: cosa che ho scoperto gli viene molto bene.
E tutto il resto, beh tutto il resto, nella sua più completa routine, l’ho semplicemente amato.
 
È poco meno di una settimana che è tornato in tour e mi manca già immensamente. Più tempo passo insieme a lui e più il mio amore per quest’uomo cresce impossessandosi di ogni cellulare del mio corpo e del mio animo. Non avrei mai creduto di poter provare qualcosa di simile per un uomo.
Tanto meno avrei creduto di avere la possibilità di conoscere un uomo come lui, mi sorprende ogni giorno. Amo anche il suo lato peggiore, quello che alle volte lo rende un po’ odioso. Anche se per qualche ora sento il bisogno di non averci a che fare, sono irrimediabilmente incatenata a lui. Una prigionia più che piacevole!
 
Ho finalmente ripreso il ‘normale’ andamento della mia vita e mi sento molto più leggera. Ho una mia routine. Porto fuori Yuki la mattina e la sera. Ovviamente quando ho tempo libero andiamo a fare lunghe passeggiate sulla spiaggia! Dedico tempo allo studio, alle pulizie e alla mia amica Christine. Dato che Jared è ancora negli USA, ci sentiamo spesso per telefono.
 
L’università l’ho ripresa alla grande, ho recuperato e sto recuperando gli esami che mi mancano. Intanto scelgo i corsi per il nuovo semestre. Mi sono così innamorata della cultura giapponese, che ho deciso anche di seguire un corso per imparare la lingua. Sto cercando di trascinarci anche Christine!
 
Oggi vedrò la mia amica per cominciare ad organizzare il nostro Agosto in Europa.
Durante quel periodo, i suoi genitori si sono offerti di tenere la mia cagnolina! Non gliene sarò mai grata abbastanza. Spero che non soffra troppo per la nostra breve separazione, quando Jared è andato via, non ha mangiato per un paio di giorni.
Porto Yuki praticamente ovunque con me, salvo che in università. In poco tempo è diventata così grande, ma è rimasta la solita giocherellona. Ha un carattere sveglio, arzillo, ma è anche ubbidiente e sempre affamata di coccole. Alle volte, io e Jared stiamo su facetime ed è più il tempo che vuole guardare lei che non me. Però lo trovo divertente.
 
Io e Christine abbiamo appuntamento al solito caffè. La mia amica è molto più sollevata da quando si è accorta che sto tornando come prima. La verità è che mi sto convincendo che ora, la mia vita non ha nulla di atroce o drammatico. Quindi voglio fare di tutto per renderla ancora più positiva e riuscire a superare anche i molti ostacoli che sento ancora dentro di me. Voglio avere una relazione normale con Jared, per quanto il suo lavoro ci permetta di averne una. Vivere tutte quelle cose che non mi sono goduta fino ad ora!
Yuki ha capito che stiamo per uscire, scodinzola e mi gironzola attorno completamente estasiata. Fa sempre così quando andiamo da qualche parte.
Raccolgo i capelli, prendo il giacchetto che ho rubato a Jared -una giacca leggera verde mimetica che adoro-, chiavi, cellulare e andiamo verso la mia auto.
Continuo a non amare l’idea di guidare. Ma con Yuki mi sento un po’ più sicura, forse è il fatto di non essere sola nell’auto ad aiutare. 
Lei salta e continua a girare fino a quando non le metto la pettorina ed il guinzaglio -è ancora troppo piccola per il collare- poi diventa ubbidiente e tiene il mio passo. Mi fa sorridere ogni volta, il modo in cui si tranquillizza, come se il fatto di sapere che verrà con me la faccia stare più tranquilla.
Il tragitto è breve e quando arrivo al caffè, Christina è già arrivata. Addirittura saluta prima Yuki di me, solo perché lei le salta sulle gambe per farsi accarezzare.
« Ciao splendore » miagola con una vocina che di solito si dedica ai bambini, ma con i cani è lo stesso, no? Soprattutto quando sono cuccioli.
Io sorrido e ringrazio il fatto che il nostro caffè lasci entrare gli animali. Yuki è ormai abituata a questi incontri con Chrisina, quindi quando le accorcio il collare e la lego alla mia sedia, se ne sta da brava seduta sotto al tavolo.
« Ciao anche a te » dice poi Christina rivolgendosi a me.
« Oh, credevo ne aveste ancora per molto, di solito i primi dieci minuti sono per lei » dico con un sorrisetto ed un tono scherzoso.
« Beh, lo sai che c’è solo amore per Yuki » miagola lei.
« Lo so, lo so. Allora, come ci organizziamo? » Domando piuttosto impaziente per via dell’emozione.
« Non mi chiedi nemmeno come sto? »
« Chris…ci siamo viste ieri, a meno che non sia successo chissà che cosa, no, non te lo chiedo » dico divertita. 
Lei sorride, facendomi appena la linguaccia. « Sei radiosa ultimamente, lo sai? »
La sua affermazione mi fa arrossire.
« Chissà che combinate tu e Jared »
« Assolutamente nulla, sei aggiornata su quasi tutto »
« Quasi? » 
« Beh, sai che i dettaglio… »
« No, no, per carità. Quelli nemmeno li vorrei sapere! »
« Ecco. Per cui. Tornando a noi. Viaggio in Europa. Io direi, decisamente con lo zaino » miagolo.
« Sì, certo, tanto tu dormirai in hotel con Jared »
« Perché vuoi dirmi che magnanimamente, Shannon non ti ospiterà nella sua stanza o meglio, nel suo letto? »
Lei fa una leggera smorfia.
« Che succede? » Le domando subito dopo.
« Io e Shannon non siamo come te e Jared. Insomma, sì ci siamo frequentati per un po’, ma credo che lui abbia un’altra ora »
La guardo a dir poco sbigottita, ma la lascio continuare…
« Non si aspettava che ci fossi anche io a capodano. É stato sfuggevole per tutto il tempo. Da allora non l’ho più sentito, per cui… »
« Per cui posso picchiarlo, giusto? »
Lei scuote il capo divertita « Sapevamo entrambi che cosa ci fosse tra noi. Non era una relazione era…non lo so, semplicemente due adulti che si piacevano. Solo che ammetto un po’ mi dispiace. Vedendo te e Jared, un po’ avevo sperato anche per me »
« Mi dispiace Chris… » sospiro « Ma hai provato a chiedergli qualcosa? »
Lei scuote il capo.
« Vuoi che… »
« No, dai, mi sembrerebbe di essere alle medie » sbuffa. 
Eppure continua a guardarmi.
« Guarda che so come buttargliela lì senza far pensare che lo stia facendo per tuo conto. E poi non credo che Jared andrebbe a dirgli che ho chiesto informazioni per conto tuo » faccio appena spallucce.
« Mh, vedi che puoi fare allora. Vorrei solo capire e non sentirmi in imbarazzo ogni qual volta capitasse che ci si veda tutti insieme »
« Certo! Sei la mia migliore amica, è ovvio che capiterà. Quindi, ci penso io, non ti preoccupare » 
Mi fa un debole sorriso per poi nascondersi dietro il menù. É un nascondersi, perché conosciamo bene e a fondo quel menù.
Mi rattrista un po’ vederla in quel modo. Pensavo che tra lei e Shannon ci fosse di più che sesso occasionale. Lui sembrava stare bene con lei. Ma forse ancora una volta la mia visione romantica di certe cose, mi ha fatto pensare alle cose sbagliate.
 
Alla fine del nostro pomeriggio, siamo riuscite ad organizzare la maggior parte del nostro viaggio, basandoci ovviamente sulle tappe che faranno i Mars. Ma in effetti, ci siamo ritagliate dei momenti anche per noi due: città da visitare, posti in cui fermarci anche senza di loro etc…
Abbiamo utilizzato il mio iPad per segnare tutto quanto e una volta a casa, sarò io a prenotare tutto. Questo viaggio sarà il mio regalo di compleanno per lei, anche se lei ancora non lo sa. 
Soprattutto dopo che mi ha detto delle cose tra lei e Shannon e dopo aver visto il suo sguardo triste.
« Devo ringraziare ancora i tuoi per tenermi Yuki » dico quando stiamo uscendo, sia per far fare una passeggiata alla mia cagnolina, sia per prendere un po’ d’aria.
« Ma figurati, a parte che lo hai fatto talmente tante volte che sarebbe ridicolo, ma poi loro l’adorano » 
« Difficile resistere a questi occhioni blu » miagolo.
« Sembra che tu non resista a nessun tipo di occhioni blu » miagola con molta più malizia.
Avvampo appena e poi sbuffo una risata « beh, sai com’è » butto lì.
« Oh, lo so e mentirei se dicessi che non ti invidio. Ma sono così contenta di vederti felice. Sei più rilassata, stai tornando come prima ed anche meglio »
So che è un discorso che non si è mai azzardata a tirare fuori perché non ero pronta prima. Ma le settimane passate con Jared sono state meglio di qualunque terapia per superare il grosso del mio trauma.
« Mi sento meglio, non so come spiegarlo. Ma sto perdendo pezzetti di pessimismo e comincio a pensare che la mai vita possa essere davvero piacevole »
« E lo sarà »
« Già…ma ho cercato un terapeuta in questo periodo » ammetto.
« Davvero? »
Annuisco. « Sono andata a parlare con la dottoressa del pronto soccorso che mi ha visitata… »
« Oh, ti ha consigliato qualcuno? » Chiede cautamente.
« Mh » annuisco « una terapeuta del centro. Dice che è una sua cara amica e che è molto brava. Ho preso appuntamento. Ci devo andare tra qualche giorno »
« Jared lo sa? »
Scuoto appena il capo.
« Perché? »
« Voglio prima vedere come va, se non mi dovessi trovare bene, non vorrei dargli una sorta di delusione. Credo che sotto sotto lui speri che io vada in terapia… »
« Certo, anche io. Insomma Alexis, quello che hai passato, hai bisogno di andarci secondo me »
« Lo so, ma se con questa terapeuta non mi trovassi bene, passerebbe un po’ di tempo prima che mi decida a cercarne un’altra. Per cui, non voglio dargli false speranze per ora »
« Mh, capisco. Credo. Beh, però a me manda un messaggio o chiamami appena hai fatto » dice con un sorrisetto.
« Assolutamente »
Abbiamo girato l’isolato, Yuki ha fatto il suo giro e il sole sta tramontando quando il mio cellulare squilla. Può essere solo una persona…
« Jared? » Domanda lei.
Annuisco.
« Beh, tanto io devo comunque andare, vi lascio alle vostre chiacchiere… »
« Tranquilla, ci penso io » dico facendole l’occhiolino.
Lei mi abbraccia e saluta molto più a lungo Yuki, mentre io cerco gli auricolari in borsa.
« Pronto » miagolo contenta.
Sul mio viso un sorriso che Christina guarda quasi ammaliata. Mi saluta con la mano mentre si infila nella sua macchina. Ricambio il saluto e penso che tanto vale che io e Yuki ci facciamo una passeggiata verso il parco mentre sto al telefono con Jared. Soprattutto perché di solito è una cosa lunga.
« Ciao, come mai questo tono? » Domanda.
« Che tono? »
« Era un pronto diverso, quasi più piacevole del solito frettoloso »
« Aw, crudele, non è vero »
Scoppia a ridere. « Come stai? Che facevi? »
« Ho appena salutato Christine, abbiamo passato il pomeriggio al caffè a pianificare la nostra vacanza in Europa per agosto »
« Ah, già quella. Quindi ti è arrivata la lista degli hotel in cui ci fermeremo che ti ho mandato »
« Certo che sì. Anche per quello ci siamo viste oggi »
« É venuto fuori qualcosa di interessante? »
« Certo, che faremo proprio una bella vacanza e che sarà il mio regalo di compleanno per lei »
« Oh, ne sarà felicissima…Mi manchi. Ma ad aprile sarò lì per un paio di giorni »
« Manchi anche tu ed aprile va benissimo. A giorni ricominceremo le lezioni e se tu fossi qui mi distrarresti e basta » dico divertita.
« Crudele. Hai scelto i corsi che vuoi fare? »
« Certo. Imparerò il giapponese »
« Oh »
« Cosa? »
« Nulla, lingua difficile, no? »
« Boh, non l’ho mai approcciata. Ti terrò aggiornato. Se vedi che i miei messaggi diventano troppo da pazza, vorrà dire che è difficile »
« Aaah, capito! Finirò con lo stare con una donna psicolabile che conosce il giapponese. Interessante. Saremmo una coppia ancora più particolare »
« Lo siamo? »
« Cosa? »
« Una coppia particolare, adesso… »
« Per me sì. Ma temo di essere di parte »
« Forse un po’ »
Lui ride ancora.
Io rimango in silenzio.
« Sembra tu voglia dirmi qualcosa, le nostre chiacchiere di solito sono più sostanziose »
Beccata, come sempre Mr.Leto sa leggermi dentro.
« Sputa il rospo ragazza… »
« Mh, riguarda Christine. Era giù di tono, tu sai se è successo qualcosa tra lei e Shannon…? »
« Perché me lo chiedi? »
« Perché ho visto la sua espressione quando si parlava di voi nel discorso dell’ Europa »
Sospira appena. « So solamente che non si sentono più da un po’. Il perché…beh perché lui credo stia cominciando a provare qualcosa »
Che cosa?! Ma che senso avrebbe? Entrambi provano qualcosa. Meglio che mi faccia i fatti miei forse.
« Ehi »
« Scusa, pensavo. Non credo che sia normale. Insomma, conosco Christine e credo che lei abbia sempre provato qualcosa per tuo fratello. Che lui non si faccia sentire solo perché prova qualcosa per lei… »
« Mio fratello è particoalre »
« Sì ma lei è la mia migliore amica… »
« Vuoi che mi informi? »
« Grazie » miagolo.
« Quando vuole signorina »
« Ora io e Yuki ci rimettiamo in auto, lo sai che faccio fatica a guidare e stare al telefono »
E lui ride di nuovo. Mi prende sempre in giro per come guido! « Mi raccomando arriva a casa sana e salva, cerco di farmi sentire più tardi »
« Come sempre Mr.Leto »
« Ti amo Alexis »
« Anche io »

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Rieccomi dopo un'assenza che mi sembra essere durata un'eternità! Scusatemi davvero ma il nuovo portatile mi è arrivato solo da una settimana. Ho cominciato una scuola di grafica e web design serale che mi assorbe completamente. Ho adottato un cagnolone e anche lui richiede il suo tempo. Aggiungiamoci il resto dei normali impegni giornalieri...
Ma eccomi qui con un altro capitolino. Forse un altro di passaggio in effetti. Ma non sarei io se non vi facessi penare :D
Enjoy it...

 

Europa, estate 2011

 

 

Siamo atterrate a Berlino, Germania da poco meno di un paio d’ore. Abbiamo raggiunto il nostro hotel e siamo a dir poco stravolte. Almeno per I primi giorni, dato che I ragazzi devono ancora arrivare, abbiamo deciso di prendere una camera da dividere. Siamo stravolte, tra il volo e il fuso orario voglio solo fare una doccia e buttarmi su quello che sembra un letto morbido e adir poco accogliente.
Devo combattere con Christine che invece vuole subito uscire ad esplorare e ficcanasare in giro. Posso capirla da un certo punto di vista, non è mai stata in Europa e per lei tutto deve sembrare nuovo. Certo Berlino è una città splendida in cui non sono mai stata, ma sono certa che tra qualche ora sarà ancora lì ad aspettarci.
La sessione d’esami che abbiamo finito da una decina di giorni è stata spossante e almeno qui spererei di rilassarmi. Ma la mia amica e compagna di viaggio è troppo imbottita di caffè e adrenalina per lasciarmi alla morbidezza del mio letto.
“Christine, dai…” sospiro stancamente e con voce esasperata, ma lei non sembra voler sentire scuse o storie.
“Alexis, dai!” mi fa una sorta di verso che non trovo minimamente simpatico.
Sbuffò sonoramente e la guardo. Ma il suo sguardo ben ancorato al mio con risolutezza e scalpitante voglia d’esplorare non mi lascia alcuno scampo.
“Mi fai almeno fare una doccia?” la prego.
Sono certa che lei sapesse che avrei ceduto, altrimenti non avrebbe insistito in questo modo! Sono certa che mi conosca abbastanza bene da sapere che pur di farla smettere, le avrei concesso questo benedetto giro perlustrativo della città.
“Certo” trilla come una bambina alla quale sono appena stati concessi dei dolcetti poco prima del pasto.
Scuoto il capo divertita e, piegandomi sul mio zaino, ravano alla ricerca di un cambio di intimo e di qualcosa di più comodo con cui poter andare in giro.
Nel momento in cui mi chiudo nel bagno, cerco di fare con calma, sono quasi certa che la mia amica non sindacherà sulla quantità di tempo che mi prenderò per prepararmi. Non che io cerchi di far durare di proposito la doccia a lungo, ma quel tanto che mi possa bastare affinché le mie energie si ricarichino per una camminata in città.
Mentre mi lavo e l’acqua mi rinfresca e fa scivolare la stanchezza dalla mia pelle, mi ricordo che avevo promesso a Jared di scrivergli quando saremmo arrivate. Sono stata così travolta dall’entusiasmo di Christine che mi sono dimenticata di qualunque altra cosa! Assurdo, beh quanto meno per me.
Immagino che una delle ragioni della sua carica adrenalinica e di entusiasmo, sia il fatto di sapere che rivedrà inevitabilmente Shannon. Jared non mi ha ancora fatto sapere nulla. So che Christine, anche se cerca di nasconderlo, sta male per la situazione con lui. Il fatto che non si sentano, non si vedano e che quasi da un giorno all’altro abbiano smesso di frequentarsi non l’ha lasciata indifferente!
Una volta pronta, infilati un paio di jeans comodi e una maglia primaverile a spalle scoperte -la giornata non è così calda per essere agosto- esco dal bagno; I capelli raccolti, il viso ancora arrossato per l’acqua calda e gli occhi eccessivamente stanchi. Non avevo voglia di truccarmi ed è già tanto che io mi rimetta nuovamente le scarpe!
“Pensavo non saresti più uscita” dice lei sollevandosi con uno scatto dal letto.
“Avevo bisogno di ricaricarmi un po’ per reggere il tuo entusiasmo” dico guardandola leggermente divertita.
Lei fa un sorrisetto e si stringe nelle spalle “siamo qui per divertirci”
“Assolutamente, ma sono un essere umano non una macchina”
“Ufffffff…Dai, ci divertiremo sicuramente e stasera ti offrirò la cena”
Peccato che la sola idea di mangiare, al momento, mi dia il volta stomaco, ma meglio non dirglielo!
Stancamente infilo le mie Converse e prendo la tracolla per decidermi ad uscire insieme alla mia amica.
Scendiamo alla reception a lasciare la chiave, I sorrisini dell’uomo alla reception proprio non li reggo, l’ho sentito borbottare con il suo collega, non parlo granché tedesco, l’unica cosa che ho capito è stato che si dicevano che eravamo americane. E allora? Americane non è sinonimo di imbecilli o oche. E poi, sono tutto fuorché americana. Ma non me la starò di certo a prendere e non darò alcun pretesto a quei due per rivolgermi la parola oltre alla consueta educazione.
Christine invece sembra nemmeno notarli, la cosa mi rincuora! Evidentemente il pensiero di Shannon è ancora così forte da non farla minimamente interessare ad altre forme di vita maschili.
Uscite dall’albergo, sono completamente in balia della mia amica che tira fuori una cartina turistica enorme -nemmeno fossimo negli anni ‘90- e comincia a borbottare da sola per decidere il percorso. Se non voglio passare fino a notte a scorrazzare -e probabilmente perdermi- per Berlino, è il caso che io intervenga!
“Hey! Perché non rimaniamo nei dintorni dell’albergo per oggi? Siamo entrambe stanche e reduci da tante ore di volo, rischiamo di perderci. Domani faremo un piano più dettagliato”
Lei mi guarda e lì per lì sembra non condividere minimamente la mia idea, ma poi ripiega la sua cartina e la infila nella tracolla. Tiro un leggerissimo sospiro di sollievo e ringrazio qualche santo per il fatto che Christine mi abbia ascoltata. Ed ecco che mi ricordo nuovamente che devo avvisare Jared!
Non faccio quasi in tempo a prendere il mio cellulare che lei è già partita, quindi tutto ciò che riesco a scrivere a Jared è un banalissimo ‘arrivate’. Sicuramente avrà da ridire quando lo vedrà! Ma cosa devo fare? Perdermi Christine dopo nemmeno tre ore a Berlino??? Sospiro, infilo il cellulare in tasca e mi decido a seguire la mia mattissima migliore amica.
Posso capire il suo entusiasmo, la sua voglia di esplorare e la sua impazienza, ma credo che qui ci sia lo zampino di troppo, troppo caffè!
 
Siamo appena ritornate in albergo, come era ovvio che fosse, ci siamo perse nei meandri di Berlino senza avere una connessione ad internet che ci aiutasse a ritrovare la strada giusta. Sono abbastanza seccata con Christine e lei lo ha notato perché non sta più parlando da almeno una ventina di minuti.
Sono talmente infastidita che quando il receptionist mi fa uno dei suoi fastidiosi sorrisetti, gli lanciò una vera e propria occhiataccia, prendo la chiave magnetica della nostra stanza e salgo al piano con l’ascensore. Tutto ciò che voglio è cambiarmi, buttarmi nel letto, controllare se Jared mi ha risposto e dormire fino a domani! Perché ovviamente siamo anche riuscite a saltare la cena.
Persino in ascensore Christine rimane buona e tranquilla, come un cagnolino con orecchie basse e coda tra le gambe.
Sono certa che sia prevalentemente la stanchezza ad avermi fatta arrabbiare in questo modo. Che sia per quello che il mio limite di sopportazione, la mia pazienza ed il mio buon senso siano durati così poco con lei oggi! D’altra parte, sono convinta che sia proprio per la palpabile agitazione di rivedere Shannon che Christine oggi fosse così fuori di testa. Da una parte la posso capire, la posso anche giustificare. Dall’altra, insomma!!!
Una volta raggiunta la stanza, mi chiudo in bagno una decina di minuti, giusto il tempo di lavare i denti, rinfrescarmi e infilarmi il pigiama. Quando torno in camera, sono più tranquilla e la trovo sdraiata sul letto mentre ascolta la musica. Guardarla mi fa capire quanto si senta colpevole e non voglio vederla così.
Mi siedo sul suo letto e le tolgo una delle cuffie sbuffando appena in modo scherzoso.
“Ti sei calmata, mh?” domando con ovvia ironia.
“Già” mormora lei sfilandosi anche l’altro auricolare.
“Sei agitata per Shannon?”
“Mh” annuisce.
“Vedrai che andrà bene”
Certo la mia sembra una frase detta tanto per, ma in fin dei conti, non so nemmeno se Jared abbia informato suo fratello del nostro arrivo. Certe volte sarei davvero curiosa di ascoltare una conversazione tra loro. Sono convinta che Jared con Shannon si comporti proprio da fratello minore. Inoltre alle volte sa essere davvero egocentrico e intrattabile, quindi…
La curiosità potrebbe uccidermi.
“Ne sei sicura?” mi domanda Christine riportandomi alla realtà e strappandomi ai miei assurdi pensieri di stalking nei confronti dei fratelli.
“Perché non dovrebbe? In fin dei conti può andare solo in due modi ed in entrambi i casi avreste un chiarimento”
“Quali sarebbero questi due modi?”
“Credo che dopo che parlerete potrete o capire che provate entrambi la stessa cosa e quindi, per ovvietà, finirebbe bene; altrimenti capirete che provate cose differenti o che volete cose differenti e quindi ognuno andrà per la sua strada”
“…e come questo secondo caso sarebbe positivo?”
“Sarebbe comunque una conclusione e non rimarresti nella condizione in cui sei ora, senza sapere cosa stia pensando lui. Io lo vedo come un passo in avanti in ogni caso”
Lei sospira e sbuffa subito dopo. So che ciò che vorrebbe sarebbe un lieto fine, purtroppo però la vita ha raramente dei lieto fine! Spero solo che qualunque cosa succeda, non influisca troppo sul suo umore durante il nostro viaggio!
“Vuoi andare a dormire?” mi domanda.
“Sì, sono stravolta”
“Notte…”
Le sorrido e mi alzo dal suo letto, la vedo rimettersi gli auricolari. Non c’è nulla che io possa fare per toglierla al suo stato d’animo.
Raggiungo il mio letto, ma prendendo il cellulare dal comodino mi rendo conto che la batteria è morta. Perfetto, così se Jared mi ha scritto o addirittura chiamato non me ne sarei mai accorta! Prendo il carica batteria e lo collego alla presa del comodino, quindi, finalmente, con ben poca grazia mi accomodo nel mio letto.
Ci vuole almeno un minuto prima che l’iPhone mi dia la possibilità di accenderlo. Inutile dire che trovo quattro chiamate e qualche messaggio di whatsapp.
 
Jared: perché non rispondi???
Jared: che fine hai fatto?
Jared: devo preoccuparmi?
 
Ogni messaggio era all’incirca a un’ora di distanza l’uno dall’altro. Se provo a chiamarlo ora, c’è la possibilità che stiano suonando e non mi risponda. Se gli scrivo e lui provasse a chiamarmi mentre dormo?
Decido che è meglio fargli avere mie notizie ugualmente e scrivergli su whatsapp.
 
Alexis: scusami! Non puoi sapere la giornata che ho avuto, siamo tornate ora in hotel. Tutto bene comunque! Ora sono stravolta e sto andando a dormire, se non ti rispondo è per quello…non vedo l’ora di abbracciarti! Love you…
 
Sorrido sempre quando gli scrivo di amarlo. So che può sembrare infantile o addirittura stupido. Ma questo sentimento che provo nei suoi confronti mi riempie completamente. Mi da una forza che nemmeno credevo di avere e mi fa stare così bene…
Qualcosa che ancora non riesco a descrivere completamente e nemmeno mi interessa farlo. Mi rende felice.
Appoggio il cellulare sul comodino dopo essermi assicurata di aver tolto vibrazione e suoneria e con lo stesso sorriso ebete stampato sulle labbra, mi addormento.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Hello, credo siate davvero autorizzate a picchiarmi, flagellarmi o altro. Purtroppo tra impegni e mood sbagliati, non c'era mai ispirazione per questa storia. Forse anche perché alle volte mi prendo dello spazio tra me e il mio fangirleggiamento inteso per i ragazzi. Di conseguenza si abbassa l'ispirazione. Ma! Scrivere la nuova storia su Shannon, mi ha fatto tornare il mood per i miei due piccioncini amorosi, e quindi, eccoci a Berlino con Alexis e…no, niente, scusate. È un piccolo capitolo che in realtà fa da parentesi ad un possibile spin off tra shannon e christine. Per questo è così corto. Stay tuned, soon -but not jar's soon- the next one!
 
Europa, estate 2011

Quando apro gli occhi, non ho la ben che minima idea di quanto tempo io abbia dormito, vorrei girarmi dall’altra parte e chiudere gli occhi. Sento però dei fastidiosi rumori e mi decido che è ora di alzarmi, anche perché dovrei davvero fare una scappata in bagno, sento la vescica premere. Quando finalmente apro gli occhi, mi accorgo che Christine è già sveglia e sta andando di qua e di là per la stanza. Aggrotto appena le sopracciglia e sospiro, in fin dei conti ho dormito abbastanza e posso alzarmi.
La prima cosa che faccio è controllare il mio telefono ed ovviamente trovo un messaggio di Jared.

From: Jared
Dormigliona, come siete messe?  Da domani fino al 19 siamo liberi e pensavo proprio di venire a Berlino da voi!Beh, da te! Poi speravo vi aggregaste a noi fino fine mese. Ho parlato con Shannon comunque, verrebbe anche lui a Berlino, ma non dirlo a Christine.

Cosa?! E come faceva a non dirlo a Christine?! Shannon vuole venire a Berlino e di certo non ci viene per me! Sorrido e guardo la mia amica che continua a zompettare qua e là facendo non so bene che cosa.
"Buongiorno" mi limito a dire.
"Buongiorno Alexis!" trillà lei e io mi schiaffo una mano in faccia.
"Quanti caffè Christine?"
"Mh, solo tre per ora"
"Dio, sei pazza?" domando mollemente e mettendomi seduta sul letto "Ti prego oggi non trascinarmi ovunque, domani viene Jared" spiego.
"Oh, domani?"
"Sì, sono liberi fino al 19 e viene a trovarmi" dico con un sorrisetto.
Mi accorgo poi che si rabbuia appena e mi mordo il labbro. Meglio rispondere a Jared.

To: Jared
Non vedo l'ora! Davvero. Ma Shannon viene perché si è reso conto che è uno scemo che adora la mia amica? Spero tanto la risposta sia sì! Non vedo l'ora di abbracciarti Bart :p

Sospiro e appoggio il cellulare sul comodino.
"Oggi cosa vuoi fare?" le domando mentre mi alzo dal letto e mi stiracchio appena.
"Andiamo da qualche parte, possiamo sempre fare un po' di shopping"
"Mi piace l'idea" miagolo "Magari trovo un bel regalo anche per Jared e tu puoi…" cavolo! 
"Mh?"
"Dico e tu potresti trovare qualcosa che sia carino e con cui magari…che ne so, staresti molto bene" un salvataggio peggiore non lo potevo fare! Non credo riuscirò a mantenere questo assurdo segreto per Jared.
Capisco e trovo adorabile il fatto che Shannon voglia farle una sorpresa, ma io sono pessima con le bugie. Nella completa speranza che Christine sia troppo fatta di caffè per rendersi conto della mia piccola gaffe, vado in bagno per sistemarmi e prepararmi a scendere di sotto. Lei si sarà anche bevuta tre caffè, ma io voglio fare colazione.
Mi vesto con un paio di jeans ed un canotta lunga, infilo le scarpe e questa volta non mi scordo di prendere il mio cellulare. Christine è strana e immagino sia comprensibilmente agitata.
"Ehi, preferisci che dica a Jared di non venire?" mormoro. La vacanza è mia e della mia amica e non voglio vederla stare in questo stato. Stato in cui per altro non l'ho mai vista. Shannon deve piacerle davvero molto.
"Eh? No, scherzi? Voi due non vi vedete mai! E poi dobbiamo andare allo show ad Amburgo, no?" sorride, ma il suo sorriso è tirato. Vorrei davvero rassicurarla, ma sono certa che l'emozione che proverà domani, sarà impagabile e non voglio togliergliela.
"Grazie Chrisine" mormoro con un sorrisino "Ho deciso, oggi ti regalo un vestito da urlo" miagolo.
Lei sorride, so che non è quello che vorrebbe, ma so che le servirà!
From: Jared
La risposta è sì. Gli ho detto quel che mi hai detto e…vuole venire a Berlino e stare con Christine. Forse riusciamo ad arrivare stasera! Mi manchi anche tu…

So bene che dovrò fare i conti con la nostra rispettiva mancanza, con gli ormoni di Jared e tutto il resto. Ma in fin dei conti al suo compleanno non era andata così male e nemmeno le poche volte dopo in cui ci siamo esplorati…

To: Jared
Stasera?! Sarebbe fantastico! Oggi voglio portare Christine a fare compere le ho appena detto che le regalerò un vestito da urlo. Se…facessi bussare Shannon alla nostra camera quando siamo pronte? Ho voglia di vederla sorridere, non ti dico in che stato è!

"È Jared?" mi domanda la mia amica.
Io annuisco "Mi ha detto che domani arriverà nel pomeriggio, quindi domani mattina potremmo fare qualcosa di interessante" dico mentendo spudoratamente.
So già cosa farà domani mattina la mia amica e io sono felice, felicissima per lei. Solo che devo riuscire a nasconderlo molto bene!  Mangio la mia colazione per non rischiare di dire altre cose compromettenti! Di tanto in tanto la guardo, ma sembra che fare colazione e chiacchierare su dove andare a fare shopping possa aiutare.

From: Jared
Cercheremo di essere lì per stasera, a Shannon piace la tua idea! Mi aspettavo un altro tre o quattro volte in cui mi dicevi quanto ti manco…Ho voglia di baciarti per tutto il giorno! E la notte. E anche il giorno dopo

To: Jared
Posso respirare tra un bacio e l'altro? Altrimenti si chiamerebbe omicidio mein liebe

Dopo questo piccolo scambio di messaggi con Jared, metto via il telefono e mi dedico completamente alla mia amica! 
Usciamo dall'hotel e ci guardiamo intorno per poter riprendere l'autobus che ci aveva riportato dal centro il giorno prima, Non voglio di nuovo farmi la scarpinata, magari perdendoci! Faccio di tutto per tirare su d'umore la mia amica e sembro riuscirci, soprattutto perché non tiro mai fuori il cellulare per mandare messaggi a Jared.
La mattina l'abbiamo passata ancora a fare le turiste, ma oggi in modo molto più spensierato e sereno. Abbiamo visto posti molto belli, ma quello che mi ha maggiormente lasciata senza parole è stato il duomo! A pranzo, ci siamo fermate in un localino niente male per mangiare qualcosa e nel primo pomeriggio ho di nuovo trascinato Christine in giro, ma questa volta per negozi! Le ho comprato un tubino nero smanicato che sulla schiena si intriga in piccoli nastri dello stesso colore. Non solo mette in risalto il suo corpo, ma le sta divinamente.
Ho dovuto inventarmi le peggio scuse per poterla trascinare di nuovo in albergo alle cinque del pomeriggio, subito dopo aver visto il messaggio di Jared che mi diceva che per le otto sarebbero stati al nostro hotel. Ed anche trovare un'assurda scusa per farle mettere quel vestito non è stato facile!
"Mi spieghi di nuovo perché dobbiamo metterci in tiro?" mi domanda un po' infastidita per la millesima volta, mentre si mette un velo di trucco.
"Perché domani arriverà Jared e io sarò un po' presa, quindi stasera faremo le donne di mondo, ci vestiremo bene e andremo a cena in un bel locale" miagolo.
Seh, proprio, non ci credo nemmeno io mentre lo dico. Io mi sto facendo bella per quello schianto del mio uomo e lei, beh per quello schianto del suo uomo, solo che non lo sa! E la cosa mi emoziona da matti.
Siamo ancora senza tacchi quando Christine finisce di truccarsi e io prendo il cellulare. Voglio un selfie con lei.
"Che fai?" domanda curiosa.
"Selfie, non è chiaro? Così il mio uomo saprà quanti tedeschi si rifaranno gli occhi con noi stanotte"
"Sei perfida"
"Assolutamente"
Ma seriamente, da quando in qua io faccio queste cose? È una scusa come un'altra per mandare la foto a Jared che la rigiri a Shannon. Io che voglio che Jared mi osservi o mi dica che sono splendida? Mi sto vestendo così perché so che tanto finirò dritta dritta a mangiare in camera di Jared con il servizio in camera! Che ci abbracceremo e potrò mettermi comoda in una delle sue magliette!  Ma Christine sembra sorridere ed io, beh non posso che esserne felice!
Quando finisce di sistemarsi, è un vero e proprio splendore! I capelli lunghi e neri, il viso truccato ma non in modo eccessivo e…
"Quel vestito ti sta benissimo Chris, sei un vero e proprio schianto. Magari stasera farai colpo" dico con un sorrisino. 
"L'unico su cui vorrei fare colpo, non mi vuole" mormora tristemente.
Mi mordo appena il labbro e la stringo non troppo forte per non sgualcirci entrambe.
"Se non ti vuole allora non ti merita. Tu sei splendida" mormoro. E l'ho pensato più di una volta che probabilmente Shannon non la meriti. Ma non mi intrometterei mai nelle sue scelte e nella sua vita!
Lancio un'occhiata al cellulare, sono quasi le otto e sono agitata per lei!
Quando sento bussare, spalanco gli occhi.
"Ma chi sarà?" domanda Christine.
"E io come faccio a saperlo? Fai tu, io devo sistemare il mascara" dico, mentendo per la millesima volta per andare in bagno.

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Europa 2011

Non ho voluto mettermi in mezzo nel momento della mia amica, ma ora che sono qui in bagno come un'idiota, sono così curiosa di sapere cosa sta succedendo!

From: Jared
Scusa, ma dove diavolo sei finita?!

Meno male che in bagno mi sono portata il cellulare! Faccio un mezzo sorrisetto al suo messaggio. In fin dei conti non ci siamo esattamente messi d'accordo su come muoverci nel momento topico e io mi son fatta trasportare. Appoggio la porta all'orecchio e in quel momento si apre.
Christine ha il trucco sfatto ma un sorriso sulle labbra.
"Tu"
"Io?" domando con finta innocenza.
Mi stringe forte e quasi non mi spezza ogni osso che ho in corpo. Ma capisco che mi stia ringraziando per la sorpresa, per il vestito e per aver fatto sì che Shannon si desse una svegliata.
Vedo i due fratelli fuori dalla porta aperta della nostra camera. Stringo la mia amica e sospiro molto più serena.
"Voleva farti una sorpresa, non sai che fatica" piagnucolo appena.
"Immagino, la tua capacità di mentire è pari a quella di un bambino di cinque anni" dice prendendo mi in giro per poi lasciarmi andare.
"Mi serve il bagno, guarda come sono conciata" dice tirando appena su con il naso.
"Notavo. Ma sono state sicuramente lacrime di felicità, vero?" domando speranzosa.
Lei annuisce e poi entra in bagno, le chiudo la porta e raggiungo il mio di fratello Leto. Il mio, da quanto tempo sto usando questo appellativo per lui. Mio… Lo è davvero? Lo spero perché io lo sento tale.
"Ciao" mormoro un po' in imbarazzo, non mi ha mai vista così e io non mi sono mai voluta vestire così.
Lui non dice nulla, io mi sento così profondamente in imbarazzo…
"Sei stupenda. Non so cosa altro dire" sbuffa guardandomi e sorridendomi.
"Grazie" mormoro.
E lui mi guarda nuovamente stupito. Ci sono così tante cose che gli devo dire, il suo sguardo è sicuramente dovuto al mio grazie. Di solito, quando mi fa complimenti gli dico di non farlo e gli dico mille altre cose. Ma ora, gli ho detto solo grazie. La terapeuta funziona. E sarebbe un'altra cosa di cui gli voglio parlare. Passiamo davvero troppo tempo separati.
"Christine?" mi domanda Shannon mentre io mi avvicino a Jared per poterlo finalmente abbracciare.
"Si sta sistemando, arriva tra poco" mormoro.
Allaccio le braccia al collo di Jared e finalmente riesco a dargli un bacio. Ma lui continua a guardarmi piuttosto sbalordito. La cosa mi infastidisce un po'.
"Ehi, ma insomma?" domando sospirando.
"Scusa, è che…credo di aver sbagliato ragazza" dice con un sorrisetto dei suoi.
"Scusa? Bene, non ti bacio più, tranquillo"
Cavolo, già è tremendamente difficile per me, se poi mi mette così a disagio. Sospiro appena per non farmi venire una sorta di crisi isterica.
Shannon è entrato nella stanza, probabilmente ad aspettare Christine e a non dover fare il terzo in comodo nel nostri di 'momento'.
"Ehi" mormora avvicinandosi a me. Mi prende il viso con la mano e mi guarda negli occhi. Maledetto Leto, sempre più bello, con il suo colore naturale di capelli. Mi mordo appena il labbro, visibilmente in crisi cerco di evitare il suo sguardo.
"Ehi" rispondo con molto meno 'entusiasmo' del suo.
"Scusami. Solo che ti trovo elegante, bella, curata e per nulla a disagio per un mio complimento. Mi baci, mi abbracci anche davanti a mio fratello. È strano. Piacevolmente strano"
Faccio un mezzo sorriso. 
"Era una cosa di cui ti avrei parlato dopo, ho cominciato ad andare in terapia da cinque mesi ormai" spiego "Non te l'ho detto al telefono perché non sapevo se mi avrebbe migliorato la vita o l'avrebbe peggiorata" spiego in un sospiro "Quindi non farmi notare troppo il cambiamento oppure mi agito" preciso.
Lui mi guarda sorpreso ma contento "In terapia, grandioso" dice come se un bambino avesse visto una vetrina piena di giocattoli. Amo questo suo lato. Lo adoro!
Arrossisco appena e volgo il capo altrove.
"Mh, quindi, andiamo a cena tutti insieme?" domando per cambiare discorso.
"Perché no, voi siete pronte, noi siamo maschiacci, c'è un ristorante non molto lontano in cui si mangia molto bene, sarei contento di portartici"
Sorrido dolcemente, quando mi volto, noto che Christine è tornata splendida e molto più radiosa con accanto Shannon.
Jared mi allaccia un braccio intorno alla vita e andiamo verso l'ascensore. Sembra tutto così surreale, poi non riesco a smettere di guardare Christine che sorride come una ragazzina, stretta a Shannon. Sono contenta e sorrido di rimando. É la giusta fine per loro due. Inoltre così il nostro viaggio sarà molto più interessante e speciale!
Purtroppo però all'uscita dell'albergo ci sono delle ragazze che riconoscono i fratelli. Cosa mi piace di loro? Il fatto che con educazione ci fanno salire sul taxi e poi spendono pochi attimi per fare qualche foto con loro e dare qualche abbraccio. 
Quando si siedono in auto con noi, non riesco a smettere di sorridere perché le ragazze ci rincorrono per qualche metro prima di fermarsi, salutare e fare segno con le mani.
"Scusa" dice Jared e io spalanco appena gli occhi.
"Per cosa?"
"Non ti ha dato fastidio?"
"No, per niente"
"Meno male, perché mi piace farlo"
"Non ti allargare troppo ora" dico divertita.
Arriviamo abbastanza velocemente al ristorante e Jared mi aiuta ad uscire dall'auto. Wow, chissà come sarebbe un appuntamento di questo genere insieme a lui. Chissà in generale come sarebbe un vero appuntamento con lui. A parte la prima uscita-gita fuori Los Angeles, non abbiamo avuto grandi appuntamenti. Prima o poi qualcuno scoprirà di noi? Non mi sono davvero mai posta queste domande…
Ci sediamo al tavolo e mi guardo attorno, il ristorante è bello, moderno e sembra ci sia molta gente. Eppure il mio sguardo cade spesso su Christine e il suo sorriso sempre rivolto a Shannon. Mi fa sorridere di rimando!
Jared mi stringe appena la mano per richiamare la mia attenzione.
"Non dovresti guardare me così?"
"Così come?" domando senza capire a pieno a cosa si riferisca.
"Con quel sorriso" sbuffa fingendosi offeso.
"Lo faccio, solo che lo faccio quando non mi puoi vedere" garantisco.
Sono mesi che non ci vediamo e io ho una gran voglia di stare da sola con lui. Ma voglio anche godermi questa cena tutti insieme. Finalmente tranquilli.

Stiamo andando in camera, o meglio abbiamo deciso che Shannon e Christine staranno nella nostra stanza e io e Jared in una che lui è riuscito a prenotare. Sapevo e speravo che le cose andassero così per entrambe. In ascensore stiamo tutti in silenzio, per quanto la cena sia stata piacevole e divertente, ora vogliamo stare nelle rispettive privacy!
Quando raggiungiamo il piano della nostra stanza, io e Christine scendiamo, Jared mi guarda senza capire.
"Devo prendere le mie cose, altrimenti cosa mi metto e come mi strucco?"
La sua espressione…lo ammonisco con lo sguardo ed alza le mani in segno di resa. Shannon sorride ed anche loro escono dall'ascensore per aspettare in corridoio.
Christine sospirare e con un movimento si piega per togliere una scarpa e poi l'altra. Io cerco di essere veloce nel prendere il mio zaino e la mia busta con l'essenziale che mi sono portata. Era pur sempre un viaggio con lo zaino.
Una volta fatto, faccio l'occhiolino alla mia amica, saluto Shannon e insieme a Jared riprendo l'ascensore. Lui prende il mio zaino e io gliene sono grata.
"Finalmente soli" mi dice con un'espressione dolce.
"Già, ma la cena è stata divertente e sono contenta per Christine. Ma soprattutto…"
"Soprattutto?" domanda lui al mio interrompermi
"Soprattutto sono contenta che tu sia qui con me" ammetto arrossendo leggermente.
Dirlo per messaggi è sicuramente più semplice che non di persona. Per fortuna l'ascensore mi toglie da questo momento imbarazzante. Le porte si aprono e Jared fa uscire me per prima, quindi tira fuori la chiave della nostra stanza e apre la porta per farmi entrare. 
Ora, pensate a come dovrei sentirmi, lo rivedo dopo quasi sei mesi; bello, con un nuovo taglio di capelli, vestito…beh vestito con un paio di jeans e una maglietta ma io lo trovo splendido ugualmente perché tutto di lui mi è mancato. Posso anche dirlo, persino il suo corpo, la sua vicinanza e il suo profumo mi sono mancati.
In un attimo lui ha chiuso la porta, appoggiato il mio zaino a terra ed è arrivato ad abbracciarmi stringendomi forte. Sono a casa.
"Mi sei mancata anche tu, odio stare lontano da te" sospira.
Sorrido dolcemente e rinsaldo la presa attorno al suo corpo. "Nemmeno a me piace, ma questo tour finirà e avremo un po' di tempo per stare insieme"
Lui mi posa un bacio sul collo e io lo inclino appena.
"Ti amo" mormora mentre mi stringe nuovamente.
Anche io lo amo, ma voglio prima togliermi di dosso i tacci e il vestito.
"Mh, Jay…"
"Mh?"
"Ti spiace se mi cambio?" domando distruggendo completamente la nostra atmosfera.
Lui ride appena e scuote il capo "Fai pure" mormora.
"Sarai stanco anche tu, no? Da dove arrivate?"
"Stoccarda"
"Wow, vi siete fatti un bel viaggio"
"Ma no, in aereo è un'oretta" spiega.
"Mh, vado in bagno a cambiarmi" sfoggio un sorrisetto, quindi prendo le mie cose e vado in bagno.
Sono emozionata, vederlo così poco rende tutto fin troppo intenso! Credo però che sia la stessa cosa per lui, ci siamo sentiti via messaggio o sentendoci su Viber, però stare così insieme.
Sospiro, mi strucco, raccolgo i capelli, metto il mio pigiama, shorts di cotone grigi e una canotta dello stesso colore con un disegno di una scimmietta. Sì, poco mi importa se è infantile. Per noi, per me, il lato intimo è un problema, preferisco stare a mio agio!
Sospiro e dopo essermi guardata allo specchio mi decido ad uscire. Jared è senza scarpe, seduto sul letto che guarda il proprio telefono. Sorrido, è una scena che vorrei vedere più spesso.
Lui in un attimo si gira e mi fa una foto.
"Ehi!" dico in protesta.
"Ecco come la mia ragazza mi si presenta dopo mesi senza vedermi. Con un tenero pigiama con una scimmia" dice divertito.
"Jared, azzardati a postare quella foto e io ti rovino" sibilo minacciosa.
Lui mi guarda con sguardo serio e dopo poco scoppia a ridere "Credo mi piaccia questa nuova Alexis che sta venendo fuori" dice prendendomi palesemente in giro!
Sbuffo appena e mi siedo sul letto.
"Sì? Beh, allora potrei farla piacere anche a qualcun altro" dico senza davvero pensare.
Lui smette di ridere e in un attimo mi ritrovo sdraiata sul letto e lui che mi sovrasta.
"Scusa?" dice guardandomi dritta negli occhi.
Non ci posso fare nulla, tremo. È il primo istinto del mio corpo, ma la terapeuta ha detto che devo imprare a controllare le reazioni del mio corpo. Il mio istinto è abituato a doversi proteggere, non devo farlo da Jared. Lui fa per sollevarsi, forse si è reso conto che ha corso troppo, ma sono io a trattenere una delle sue braccia.
Ci guardiamo ancora, come al solito parliamo più con gli occhi che non a parole.
"Sicura?" mi domanda.
Annuisco semplicemente. Se non con lui, con chi dovrei sperimentare? Con chi dovrei desiderare normalità?

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Capitolo 40
*** Capitolo 40 ***


 
Europa 2011



Io, Jared, Shannon e Christine ci vediamo tutti per pranzare insieme, abbiamo deciso di uscire e non pranzare in albergo. Shannon tutto di buon umore ha annunciato che conosceva un bel posticino in cui andare. Dopo la cena di ieri sera e la nottata passata, ho davvero bisogno di aria fresca.
Jared non fa che starmi vicino, mi avvolge la vita con un braccio o mi tiene la mano. Sembra contento, di buon umore e io non posso che essere felice. Molto felice.
Christine si accorge dei nostri modi quando, passeggiando verso il fantomatico locale, mi si avvicina.
"Alexis…hai un sorrisetto stampato in volto che non me la dice giusta" dice sottovoce mentre i ragazzi davanti a noi stanno ridacchiando di qualcosa.
"Mh? Cosa intendi?" domandò senza riuscire a smettere di sorridere "Okay, senti, io e Jared ieri notte…


Sta sopra di me, le sue mani appoggiate al materasso accanto alla mia testa. I muscoli delle sue braccia sono tesi. Deglutisco e non faccio altro che guardarlo negli occhi. Gli occhi di quest'uomo sanno legarmi a lui completamente. Come una calamita dalla quale non riesco mai a staccarmi.
Voglio abituarmi ad averlo così vicino. Voglio abituarmi a sentire il suo profumo addosso a me, ad avere il suo corpo sopra di me…
Lui fa un piccolo sorriso e io mi lecco le labbra. In un attimo si è piegato sul mio viso per lambire la mia bocca e introdurre la sua lingua calda e morbida. Mi bacia, mi bacia con una lentezza e una dolcezza che assaporo nel profondo. Amo qust'uomo, amo baciarlo. E voglio che lui sia l'uomo che spazzerà via tutte le mie paure e insicurezze. Tutti i demoni di una vita spezzata.
So che posso essere felice con lui e ne ho parlato molto con la mia terapista.
Quando scioglie il nostro bacio, ho le labbra schiuse, sono ansimante, senza fiato. Gli occhi lucidi e la voglia… 
La voglia di lui, di noi.
"Jar…" mormoro.
Lui mi guarda quasi sbigottito, nei miei occhi ha visto ciò che sto pensando.
Nei miei occhi lui ha visto la mia eccitazione, ne sono certa. Ma io vedo altrettanto nei suoi e i suoi si dicono dubbiosi.
"Non fraintendere, sai quanto ne abbia voglia, ma sei sicura? Ho paura di…"
"Ho paura anche io. Ma allo stesso tempo lo voglio. E cosa dovrei assecondare, la paura o l'amore?" 
Lui sorride dolcemente e mi bacia le labbra.
Si abbassa un po' di più, ammorbidendo le braccia ed il suo corpo è a contatto con il mio. Sento la sua eccitazione contro il mio inguine. Sospira, tornando a baciarmi, forse per distrarmi, forse per mandare in tilt il mio cervello, io davvero non ne ho idea. So solo che questo, questo è qualcosa che non ho mai provato. Questo è quello che so di volere con lui.
Lui comincia a muoversi sopra di me, sento indistintamente il mio corpo tremare ed allo stesso tempo rendersi completamente frizzante. Sì, frizzante. Non so come altro descrivere questa sensazione che sta prendendo il sopravvento sulla paura.
Il profumo di Jared mi ha sempre fatta sentire protetta ed al sicuro. Il suo corpo tonico e snello l'ho sempre ammirato da lontano. Ma è mio. Il suo corpo è mio e lui vuole il mio corpo.
Dio, il mio cervello non è più in grado di ragionare. Comincio ad ansimare e sospirare. Come se non avessi abbastanza fiato per 'sopportare' quello che sta succedendo. Lui mi guarda.
Ora, immaginate avere sopra di voi un uomo così magnifico che si muove sopra di voi, che vi guarda con occhi penetranti ed allo stesso tempo dolci.
"Alexis…" sussurra il mio nome con una tale dolcezza che gli occhi mi diventano lucidi.
Mi stringo a lui e facendolo spingo il bacino contro il suo facendo sospirare anche lui. La sua voce è più profonda e roca. La sua eccitazione è cresciuta ancora e io non so davvero più cosa fare.
"Jared" mormoro.
"Okay" dice semplicemente lui.
Mi bacia intensamente, mentre la sua mano accarezza il mio fianco e solleva la mia lunga canottiera con quella stupida scimmietta.La sua mano risale dal fianco fino al mio seno, portandosi dietro il cotone leggero. La mia canottiera è completamente sollevata e lui si abbassa sui miei seni baciandoli e mordendoli. Non avrei mai creduto che queste cose potessero essere così. La mia mente è diventata una tabula rasa, non riesco a pensare ad altro se non alle sensazioni che Jared sta facendo provare al mio corpo.
Sorride, alzando lo sguardo su di me e solleva la canottiera sul mio viso. Ridacchia appena e io protesto debolmente, non ho abbastanza fiato per farlo in modo giusto.
"E-ehi" dico con un sorrisetto.
"Ora sei una scimmietta" dice con dolcezza, la cosa mi fa ridere e lui mi lascia lo spazio di sollevarmi appena per sfilare del tutto la canottiera per levarsi a sua volta la maglietta.
Lui non mi ha mai vista così e io non mi sono mai mostrata a nessuno così, il mi viso arrossisce per l'intensità con cui mi sta guardando. Oh, Jared…
"Sei bellissima. Dio…sei splendida Alexis, davvero…" mormora come se non potesse fare a meno di ripeterlo e la cosa mi fa nuovamente arrossire. Lui, ora sento che se lui mi dice questo genere di cose, non mi infastidisce minimamente!
"Scemo" dico piazzandogli la mano in faccia. 
Lui comincia a baciarla, bacia la mia mano e scivola per tutto il braccio fino alla spalla. Comincia a baciare il mio collo, lo lecca come se volesse consumarmi. Impossibile per me non farmi sfuggire piccoli mugolii eccitati. Ecco cosa si prova a fare sesso con qualcuno che si ama e che ti ama a sua volta. Che ti rispetta e vuole darti piacere non pensare solo al proprio. Jared sta facendo questo, mi sta dando piacere ed è la prima volta che lo provo, così intenso e coinvolgente.
Scivola dal mio collo alla mia clavicola che mordicchia giocosamente ed eccolo poi di nuovo sui miei seni. I capezzoli si fanno turgidi e sento indistintamente un brivido frizzante che dal petto percorre il mio addome e scoppia nel mio intimo.
Il bacino di Jared torna a muoversi contro la mia intimità e il suo sesso duro e…grosso struscia contro il mio inguine con insistenza. Sento tutte queste sensazioni indescrivibili in ogni punto che il suo sesso raggiunge. Se mi sento così solo facendo questo, come sarà quando finalmente lo faremo? 
Lui però continua a torturarmi. I suoi baci ora stanno scivolando verso il bacco. La sua lingua percorre la linea che dallo sterno arriva all'ombelico. Lo bacia e lo lecca. 
Smettere di sospirare e mugolare mi riesca impossibile e lui prende questa mia reazione come un via libera, anche se mi accorgo che di tanto in tanto mi guarda per vedere come sto.
La cosa che temo di più in assoluto, le sue mani che con estrema lentezza abbassano gli shorts e gli slip. Ancora una volta il mio corpo trema e freme allo stesso tempo. 
Con una lentezza disarmante fa scivolare gli shorts giù per le mie cosce, i polpacci e le caviglie, fino a quando non li toglie del tutto. Si solleva e mi guarda, no, non mi guarda, mi ammira. I suoi occi blu sono intensi e così seri, ma allo stesso tempo languidi che sembrano sciogliersi.
In un attimo, si abbassa piegato sulla mia intmità che comincia a lambire con la lingua e le labbra. Spalanco gli occhi a quel tornato di sensazioni. È bellissimo. Riesco solo a pensare a questo mentre stringo il copriletto sotto di me e le dita dei piedi si irrigidiscono. 
"Sei bagnatissima…" miagola Jared con quella voce profonda e roca. Poi torna a farmi provare quell'esplosione di piacere che non riesco più a trattenere quando oltre a leccare e baciare, soffia contro la mia intimità. Con gemiti che non avevo mai sentito provenire dalla mia bocca, esplode il mio piacere.
Lui solleva lo sguardo e mi guarda. Sembra stupito. Arrossisco appena, gli occhi socchiusi perché devo riprendermi da questa ondata di…sesso, splendido sesso. Preliminari del sesso. 
"Voglio sentirti ancora godere" mormora sollevandosi per lambire le mie labbra e baciarmi in modo appassionato e coinvolgente. I baci di Jared erano sempre stati dolci e gentili. Ora sono lussuriosi e coinvolgenti in un modo che non riesco a descrivere e gestire.
"Alexis, ti amo" mormora e io sorrido accarezzandogli il viso.
"Ti amo anche io, Jared. Voglio…arrivare fino in fondo"
Lui sorride come un bimbo che ha conquistato ciò che voleva. Ma nei passati quindici o venti minuti Jared mi ha dimostrato come sia interessato al mio piacere e non esclusivamente al proprio. E voglio provare la sensazione di lui dentro di me.
Mi bacia nuovamente e in un attimo il suo bacino si posiziona tra le mie gambe e mi penetra con lentezza disarmante. Tutto quello che mi ha fatto fino ad ora ha preparato il mio intimo a questa intrusione, ma Jared è anche molto, come dire, dotato… ho bisogno di un primo momento di assestamento.
Lui è sopra di me che con estrema lentezza arriva in profondità dentro il mio corpo.
Tocca un punto che, sembra quasi darmi la scossa e un gemito mi sfugge dalle labbra. Lui sorride e lo prende come un via libera perché torna a muovere il bacino. Il modo sinuoso in cui muove i fianchi toccando quel punto è quasi iptotico. Si abbassa su di me, sento il suo torace caldo che si appoggia ai miei seni. È una sensazione indescrivibile e alzo le braccia per poterlo stringere.
"Solleva le gambe, metti le ginocchia attorno a a me" mormora lui baciandomi poi il collo.
Sollevo semplicemente le gambe e il suo braccio le serra attorno al suo corpo. 
La cosa rende la penetrazione ancora più intensa perché il mio bacino si spinge maggiormente contro quello di Jared. Non credo di aver mai provato una cosa del genere. Sto scoppiando ed allo stesso tempo implodendo. Il mio corpo freme ma ha smesso di tremare. Jared si muove sempre più ritmicamente dentro di me e io lo stringo sempre di più con tutto il mio corpo assecondando le sue spinte.
Sesso, stiamo facendo sesso. E mi sta piacendo da impazzire in un modo che, beh, non so davvero descrivere. Jared spinge e spinge dentro di me, toccando quel punto. Ad ogni spinta io implodo ed esplodo gemendo. Il mio corpo e la mia psiche si stanno completamente lasciando andare e sentire lo stesso Jared ansimare e gemere debolmente è altrettanto appagante!
"Jay" gemo poco prima di esplodere nuovamente in un piacere ancora più inteso e coinvolgente. Il mio corpo che si contrae del tutto e scoppia.
"Cazzo" geme lui venendo allo stesso tempo e lasciandosi scappare quell'unica parola riversandosi dentro di me. Cazzo! Non abbiamo nemmeno usato un preservativo.
Ansimiamo e ci stringiamo, un po' sudati ma completamente soddisfatti sia emotivamente che fisicamente.
Amo quest'uomo e avere fatto sesso o l'amore con lui è la migliore cosa che potesse capitare durante questa vacanza!
"Tutto bene?" mi domanda baciandomi in modo casto il collo.
"Di più" mormoro io con un piccolo sorrisetto.
"È stato…"
"Fantastico" 
"Sì, fantastico. Alexis…Dio, voglio farlo sempre" miagola.
"Pervertito"
"Oh, vedessi quello che vedo io quando il tuo corpo reagisce in quel modo" sospirò.
"Dai, non mettermi in imbarazzo ora"
"Non devi, davvero. Sei uno spettacolo e voglio farti provare tutto quello che ti sei persa in questi anni" miagola sollevandosi e rimanendo in ginocchio sopra di me, le sue ginocchia attorno ai miei fianchi.
"Mh, Jared Leto il pervertito. Quindi essere dolce e amorevole era una copertura?" domando allungando una mano sul suo addome ed accarezzandolo con la punta delle dita.
"Non sai quanto, ma con te, non volevo spaventarti"
"Oh…"
"Tranquilla, lo sai, non farò MAI nulla che possa spaventarti o ferirti"
"Non pensavo a quello"
"A cosa pensavi allora?"
"Pensavo a cosa ci possa essere di più eccitante di questo"
Lui sorride in modo quasi…malefico. "Oh piccola, non ne hai idea"
Spalanco gli occhi e ridacchio appena. Lui si scosta e si sdraia accanto a me.
"Doccia?" mi domanda.
"Se mai riuscirò ad alzarmi, credo di stare ancora fremendo e d'essere al tempo stesso a pezzi"
"Mi spiace, sono stato irruento?" domandò.
"Sei stato splendido, non vedo l'ora di rifarlo" ammetto lievemente imbarazzata.
"A sua disposizione signorina, quando vuole" miagola.
Gli do un piccolo pizzicotto sul braccio e mi sollevo.
"Meglio fare la doccia, sono stravolta" sospiro.
Siamo nudi, completamente nudi -beh, lui ha ancora su i jeans- ed è la prima volta che mi trovo quasi a mio agio in questa situazione.
Vado in bagno senza controllare che lui mi stia seguendo o meno. Con l'elastico che porto sempre attorno al polco, lego i capelli e mi infilo sotto la doccia. Ancora non riesco a credere a quello che abbiamo fatto. Arrossisco e non riesco a togliermi uno stupidissimo sorrisetto dalla faccia! Mi lavo rapidamente perché sono troppo stanca anche solo per starmene in piedi a lavarmi. Mi avvolgo nell'accappatoio e ritorno in camera per recuperare il mio povero pigiama.
Infilo prima gli slip e gli shorts, poi mi volto dando la schiena a Jared per mettere la canottiera.
"Davvero?" domanda lui ancora sdraiato sul letto.
"Cosa?"
"Ti volti per non farmi vedere?"
"Pff eddai, il momento è passato, torno a vergognarmi" brontolo appena.
Gattono sul letto lasciando l'accappatoio in terra e lo raggiungo. Gli do un piccolo bacio a stampo sulle labbra e mi accoccolo contro di lui.
"Sei sudato" sbuffo.
"Tu profumi di buono"
"Grazie"
"Devo farmi la doccia?"
"Se vuoi infilarti sotto le lenzuola, sì"
"Crudele, sei una donna crudele"
"Un mostro, mio caro"
Lui ridacchia e poi sorride. Mi accarezza i capelli umidi che ho sciolto in bagno appena uscita dalla doccia e si solleva.
"Non ti addormentare senza di me"
"Ci provo"
"Mh…"
Ma le sue previsioni erano assolutamente corrette, perchè mi addormento come una bambina, il mio corpo è stremato ed anche la mia psiche, troppa felicità per una singola giornata…


 

Ed eccoci alla fine di questo capitolo! Spero che nessuna di voi sia troppo pudica per questa parentesi tra Jared e Alexis. Stavo in effetti pensando se mettere il rating rosso dopo questo!
Capitolo interamente dedicato alla mia amica Giada che adora spasmodicamente Alexis e Jared e che oggi, venerdì 3 aprile fa gli anni <3
Che dire, ancora una volta vi pregherei di lasciare recensioni, sarebbe anche più interessante scrivere avendo un riscontro e non solo fantasmi che leggono.

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 41 ***


Io e Christine passiamo tutta la passeggiata, verso il 'posticino interessante' nominato da Shannon, a chiacchierare. Per lo più ho parlato io e lei si è emozionata. Ma credo si sia emozionata anche perché mentre le raccontavo, non riuscivo a smettere di sorridere.
Quello che è successo tra me e Jared ieri sera é stato importante per entrambi e per la nostra storia.
Credo che Jared si sia accostato a suo fratello per tutta la passeggiata per lasciarmi parlare con Christine. Se ancora penso a ieri sera, mi viene da sorridere, quasi come una cretina.
Arriviamo finalmente in un locale molto carino, proprio come aveva detto Shannon. É rustico, in una vietta che credo non saremmo mai riuscite a trovare da sole. É piccolo eppure accogliente, l'atmosfera è un po' buia e ci sono varie luci tendenti all'arancione che illuminano il posto. L'arredamento, tutto tipicamente tedesco, è di legno massiccio. Ci sediamo ad uno dei tavoli all'angolo e ovviamente io mi siedo sulla panca che si appoggia contro il muro, accanto a Jared.
"Allora, cosa si mangia di buono qui? Spero per te fratello che non ci sia solo carne" dice Jared mentre Shannon e Christine ancora si stanno sedendo.
"C'è di tutto, stai tranquillo" borbotta in risposta Shannon.
Io sorrido e mi accosto a Jared che ah in mano il menù per sbirciare se c'è qualcosa di interessante. Non ho fame a dirla tutta, ma è meglio che io mangi prima che svenga per strada!
Sono un po' a disagio ad essere 'me stessa' davanti a Shannon. Sono certa che come io ho parlato a Christine di ciò che è successo, lo avrà fatto anche Jared con suo fratello. Ma penso anche che… Sono stanca di pensare, meglio ordinare da mangiare.
"Mmmh, io quello" dico con un sorrisetto puntando un piatto molto abbondante, fatto di costolette di capriolo cotte nel burro, servite con marmellata di mirtilli rossi e reiberdatschi, patate grattugiate mescolate a cipolla tritata, legate con uova e poca farina, e fritte.
Jared mi guarda tra il divertito e lo schifato, sicuramente per via della carne.
"Povero capriolo…"
"Dopo gli facciamo il funerale" miagolò schioccandogli un bacetto sulla guancia. 
Christine ride, dato che è palese quanto stia prendendo in giro Jared e lui fa una delle sue espressioni tra il divertito e l'indispettito.
Quando finalmente tutti scegliamo e ordiniamo da mangiare, mi rilasso di più.
"Quindi…adesso voi come siete messi?" domando curiosa.
É Shannon però a rispondere.
"Fino al 19 siamo qui a Berlino, ma poi saremo diametralmente da tutt'altra parte, a Lüdinghausen, poi Amburgo, Mannheim e finiamo la Germania. Si passa all'Inghilterra"
Mh, abbiamo questi cinque giorni e poi o li seguiamo o finisce tutto di nuovo? Credo di non sentirmi molto bene all'idea. Ma sapevamo sarebbe stato così.
"Voi?" mi domanda subito dopo Shannon.
Mi stringo nelle spalle "No avevamo programmato la settimana qui e poi di stare un po' con voi…"
"Niente Inghilterra?" s'intromette Jared.
"Non credo…" guardo Christine che però mi guarda come un cucciolo che implora l'Inghilterra. Mi mordo appena il labbro pensando a Yuki, agli esami con cui devo mettermi in pari e una marea di altre cose, tra cui le sedute con la mia terapeuta.
"Potreste stare con noi anche per le due date in Inghilterra e poi torneremmo tutti insieme in California. Noi al concerto ad Highland e voi a casa…" mi fa l'occhiolino. 
Non è che io non abbia voglia di stare altro tempo con loro o con lui! Ma saremmo a casa per i primi di settembre.
Sospiro appena e guardo nuovamente Christine.
"Tu sei per il sì, vero?" domando con un sorrisino appena accennato.
"Già, io non sono mai stata in Europa e potrei vedere anche L'Inghilterra. Tornare a casa il 27 Agosto o il 3 Settembre cosa cambia? Dai…Alexis…"
Stanno tutti guardando me ed è una cosa che non amo minimamente! Non mi piace trovarmi sotto pressione in questo modo.
"Okay, però poi quando siamo a casa non mi distrarre che devo studiare" sbuffo.
Lei saltella sulla sedia tutta contenta e abbracciandosi Shannon, io non faccio che rimuginare quando Jared si avvicina di più a me.
"Sono contento" mormora.
Ecco, il mal umore passa fin troppo in fretta se un uomo come questo sussurra due semplici parole al tuo orecchio.
Viziato, ecco cos'è, è un viziato. Non vedo l'ora che questo tour infinito, finisca!
Sono persa nei miei pensieri e guardando in modo assente Shannon e Christine che fanno i piccioncini, quando arriva da mangiare e il mio appetito è persino diminuito.
Mangio in silenzio, con lentezza, ascoltando loro che parlano e ridendo ad alcune stupidate. Mi piace, mi piace quest'atmosfera tra di noi, tra tutti. Si stanno rivelando delle vacanze davvero belle, ma mi ritrovo a pensare che vorrei una vacanza da sola con Jared…
Quando finisco tutto quello che ho nel piatto, mi sento scoppiare, ho bisogno di una passeggiata!
"Ehi, camminiamo un po?" domando quando ci stiamo alzando per andare a pagare il conto.
Jared ci sta, ma Christine e Shannon vogliono andare altrove. Beh, non c'è scritto da nessuna parte che dobbiamo stare tutti insieme, quindi finiamo per separarci e mi ritrovo Jared che mi guarda con un sorrisino.
"Cosa?" chiedo.
"Ormai comincio a conoscerti molto bene anche di persona, cosa ti sta passando per la testa, me lo dici?" domanda mentre s'incammina con me accanto. Mi rendo conto che prenderci per mano non sia una cosa intelligente da fare.
Tiro un sospiro bello carico che lo fa sorridere e semplicemente dico la mia.
"Tante cose, ma pensavo che vorrei questo benedetto tour finisse. Perché quando arriveremo in America, io e Christine ci fermeremo e tu volerai ancora via chissà fino a quando e…"
"Dicembre"
"Eh?"
"Volerò via fino Dicembre, l'ultima data è il 9 Dicembre"
Lo guardo quasi mi avesse detto chissà che cosa"
"Davvero?! Insomma, poi basta fino ad un prossimo disco?"
"Già, staremo a LA"
"Oh…"
"Oh?"
"Devo riprendermi dalla notizia" dico divertita. Sono così felice che gli salterei in braccio, ma siamo fuori e lui non è amante delle effusioni in pubblico. Non che io lo sia, però in questo momento fatico a trattenermi e a smettere di sorridere!
Tuttavia è lui che mi trascina in un angolo e mi abbraccia, le sue braccia attorno ai miei fianchi e il suo viso contro il mio collo. Non posso far altro che ricambiare la stretta più forte che posso. Chiudo gli occi e mi godo solo quello che altri sensi mi permettono di sentire. Il suo profumo, il calore e la sua sostanza.
Più mi perdo nelle sensazioni che lui e il suo corpo sanno darmi, più mi sembra tutto così surreale, come se potesse tutto sgretolarsi da un momento all'altro.
Rimaniamo in silenzio abbracciati in questo modo per un po', fino a quando non scioglie l'abbraccio, mi bacia e mi guarda facendomi sorridere di rimando.
"Dove vuoi andare a fare la tua passeggiata?"
"Ti porto in un bel posto" garantisco con un sorrisetto.
Berlino è bella proprio perchè ci sono anche tanti posti verdi e ce ne è uno che mi piace particolarmente perché sei a Berlino ma sembra di non esserci! Una passeggiata che attraversa la città seguendo la Sprea!
Ci vuole un po' ad arrivare da dove siamo noi e dobbiamo ovviamente prendere un taxi, ma lo porto in questo splendido posto. Quando ci inoltriamo nel sentiero, ad un certo punto sembra davvero di essere nelle campagne tedesche e non in città. Non c'è nulla attorno a noi se non verde dei prati e degli alberi. Siamo ancora sulla strada sterrata quando mi azzardo a prendergli la mano e sorridere quando lui mi guarda.
"Non c'è nessuno" dico leggermente in imbarazzo.
Lui sorride di rimando e mi stringe la mano, quindi direi che le cose vanno bene anche così.
"Ci sediamo un attimo…?" mi domanda e io un po' presa contropiede, annuisco e mi siedo insieme a lui che si sporge a baciarmi languidamente e poi si stacca dalle mie labbra.
"Senti…" oh, cominciamo male, questo è uno di quei discorsi da 'perché non restiamo amici' "Come stai?"
Come sto?! Ma… "Sto bene, perché? Sei un po' strano…"
"Ieri sera siamo stati insieme e non abbiamo avuto modo di parlarne. Sono solo preoccupato"
Oh… sorrido e mi stringo nelle spalle "Sono scombussolata, ma non in senso negativo, in senso molto positivo. Sono contenta e mi fa stare bene. E sono fiera di me e del fatto che le cose con la terapeuta vadano bene. Altrimenti non sarei stata in grado di fare quel che abbiamo fatto ieri"
Lui sembra sollevato perché sospira "Meno male. Ero preoccupato, pensavo che te ne potessi pentire o che ti portasse brutti pensieri"
La sua premura mi commuove, ma allo stesso tempo mi fa capire quanto lui mi veda fragile. Dobbiamo passare più tempo insieme in questo modo, altrimenti non vedrà mai i progressi che sto facendo.
"Invece, senti, perché non andiamo via a Dicembre?"
"Dove vuoi andare?"
"Io…in effetti proporti una vacanza dopo che sono mesi che sei in giro per il mondo, è un po' stupido"
"Non lo trovo stupido, anche io voglio passare del tempo tranquillo con te, quindi tu proponi e facciamolo"
"Il mare lo abbiamo, mi manca la neve a Natale, perché non andiamo in montagna? Anche in Canada o in Colorado per quel che mi importa. Non voglio una vacanza da turista"
"Ah no? E che vacanza vuoi?" mi domanda con un sorrisetto furbo dei suoi, mentre si avvicina con fare quasi felino.
"Mh, una vacanza tra me e te"
"Sì, ma come?" domanda mentre è fin troppo vicino alla mia faccia.
"Una cosa romantico-scocciante" dico divertita.
"Mettici anche un po' di passione nel romanticismo e ci sto"
"Allora, fatta" mormorò prima che aggredisca le mie labbra facendomi sdraiare sul prato e sovrastandomi con il suo corpo. 
Amo il suo corpo quanto la sua anima. Lo sto scoprendo e lo sto trovando fantastico. Passare le mani tra i suoi capelli, morderlo, stringerlo. Posso fargli ciò che voglio. É mio e non credevo di poterlo mai dire di un'altra persona.
Sospira mentre mi bacia il collo e struscia il suo corpo contro il mio.
"Jay"
"mh?"
"Siamo in un luogo pubblico" dico quasi senza fiato.
"Dovrei fermarmi?"
"Dovremmo" mormorò con troppa poca convinzione, posso già sentire il suo sesso irrigidirsi e mi piace pensare che sia io a fargli questo effetto.
"Andiamo in albergo?"

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Capitolo 42
*** Capitolo 42 ***



Siamo quasi letteralmente corsi in albergo, questa nuova fase della nostra relazione è tanto strana quanto interessante e beh, eccitante.
Jared mi guardava quasi volesse mangiarmi e in ascensore ci ha quasi provato, mi ha morso il collo in un modo tra il doloroso e l'eccitante che non sono riuscita a trattenere un gemito. Fortuna che eravamo da soli!
La cosa sembra averlo infervorato maggiormente, perché non appena siamo entrati in camera, mi ha presa per i fianchi ed ha cominciato a sospirare e baciarmi languidamente e in modo appassionato.
Non sono abituata a questo, ieri sera era stata la prima volta, ma sentire il modo in cui mi desidera…comincia a piacermi davvero. Non è la stessa cosa, non è proprio per nulla la stessa cosa che con…
Scuoto il capo e mi allontano appena. Faccio un mezzo sorrisetto e lui si sfila la maglietta. Diventa difficile ragionare mentre lui è senza maglietta che mi guarda con quegli occhi blu!
"Io, dammi un attimo…" mormoro.
"Tutto bene? Ho esagerato? Scusami io…"
"No, non hai esagerato" scuoto il capo, mentendo forse un po'. Ripenso alle sensazioni di ieri sera e mi dico che devo smetterla di farmela sotto e lasciarlo fare.
Si avvicina più lentamente e mi prende tra le braccia.
"Ho esagerato?" mi chiede guardandomi negli occhi, questa maledetta vicinanza!
"Un pochino?"
Lui sorride e sbuffa "Scusami, ne abbiamo da recuperare"
"Vero, ma mi piaceva vederti mentre ti facevo questo effetto"
"Oh, non sai quanto mi fai effetto" mormora con un sorrisino.
"Mi fai fare una cosa?"
"Una…cosa?" domando confusa.
"Sì, ti fidi?"
Annuisco, certo che mi fido di lui!
"Sdraiati…Anzi prima…"
Mi alza le braccia e mi fa sfilare la maglietta, quindi quasi abbracciandomi mi slaccia il reggiseno. Mi fa sdraiare sul letto e prende a baciarmi la spalla. Con una tale lentezza che sembra l'opposto dell'uomo di pochi momenti fa. Le mie braccia sono raccolte contro il seno, non…riesco a non tenere questa posizione.
Smette di baciarmi e scende verso i jeans che slaccia e fa scivolare via dalle mie caviglie, quindi rimanendo in ginocchio sul letto, mi guarda semplicemente. É così dannatamente imbarazzante, eppure c'è dolcezza nel suo sguardo.
"Cosa…"
"Sei bellissima" mormora.
Ecco, avevo appena detto che era imbarazzante. Torna ad abbassarsi verso di me e mi bacia languidamente le labbra. Ricambio i suoi baci e mi viene istintivo abbracciarlo, ma lui mi scosta le braccia e me le mette sopra la testa.
"Lasciami fare" mormora.
I suoi tocchi sono leggeri, non mi impone nulla, per cui lo lascio fare. Sono sempre un po' spaventata, ma mi concentro su ieri sera ed al solo pensiero il mio corpo freme!
La sua mano scivola tra le mie gambe e comincia ad accarezzarmi da sopra gli slip, non riesco a trattenere i sospiri che sembrano degli inviti a continuare e fare di più! La sua mano supera l'ostacolo degli slip e si insinua tra le mie cosce dandomi piacere, le sue dita dentro di me si muovono abilmente ed il suo pollice, oh, mi fa toccare il cielo con un dito mentre trattenere i mugolii diventa davvero difficile.
Si piega ancora sopra di me per baciarmi languidamente, la sua lingua calda accarezza la mia ed io sono bramosa di accarezzare la sua, di assaggiarla e succhiarla. Queste sensazioni, sono piacevoli, sono belle e mi fanno venire voglia di esplorare il corpo di Jared. Di sentirlo mio.
Sfila la mano e io ho un momento di tregua da tutto questo piacere, mi guarda sorridendo e si avvicina al mio orecchio.
"Girati" mormora.
Mi fido di lui, per cui con un po' di goffaggine mi volto pancia sotto e lui si appiattisce contro di me, facendomi sentire la sua eccitazione. Basta solo questo ad attorcigliarmi lo stomaco e farmi pulsare tra le gambe.
"Jay…" mormoro con una voce che non avevo mai sentito se non vagamente la scorsa sera.
"Tutto bene?" domanda lui mordendomi piano l'orecchio e non lasicandomi poi modo di ragionare.
"S-sì" ansimo mentre un suo movimento di bacino mi fa desiderare di averlo dentro di me.
"Voglio farlo in modo diverso stasera, ti da fastidio?"
Diverso? Cosa intende…?
"Ti fidi?"
"Certo" mormoro.
"Non farei mai nulla che ti possa spaventare o che non ti piaccia, quindi se vuoi che mi fermi, dimmelo"
"Mh" annuisco e sento di nuovo quel movimento di bacino che mi manda in estasi. Quest'uomo sa come farsi desiderare o come farmi impazzire.
Si solleva, le sue mani fanno scivolare via i miei slip, mentre sento che si sta slacciando i pantaloni. Mi prende per i fianchi e mi solleva per farmi mettere in ginocchio come lui, la mia schiena contro il suo petto e le sue mani vagano per il mio corpo. Stringono i miei seni, scivolando sull'addome e di nuovo tra le mie gambe. La mano destra, agilmente torna a darmi piacere insinuandosi dentro di me, la sinistra sfiora il mio seno, lo stringe e lo torturara mentre la sua bocca mi ricopre di baci e morsi.
Sono in balia di Jared e sto letteralmente impazzendo. Il colpo di grazia me lo dà spingendo il suo sesso duro contro il mio sedere, simulando l'atto sessuale.
"Jay" ansimo fremendo di piacere, senza riuscire a muovere un muscolo.
Non dice nulla, semplicemente abbassa i boxer, mi fa allargare le gambe ed entra dentro di me strappandomi l'ennesimo gemito di piacere, ma molto più profondo. Amo fare sesso con lui, lo amo davvero!
Si muove dapprima lentamente, poi mi fa piegare in avanti, tiene le mani sui miei fianchi e mi penetra in profondità, piano e poi velocemente, poi di nuovo piano. Sono certa che mi farà impazzire, perché tutto ciò che riesco a fare è gemere e mugolare eccitata. Stringere il copriletto sotto di me chiamare il suo nome.
Vengo due volte prima che anche lui raggiunga l'orgasmo dentro di me, quando lo fa mi fa sentire dannatamente bene! Mi fa sentire come se il mio corpo gli dia piacere ma non solo perché è un corpo, ma perché è il mio, quello che ama di me sia fuori che dentro.
Ci accasciamo a letto ed io rimango inerme a riprendere fiato.
"Tu…mi farai morire prima o poi" dico con un sorrisetto.
"Se è una morte di piacere, perché no…te l'ho detto, voglio farti conoscere molte cose eccitanti" miagola tirandomi contro di lui sul materasso e baciandomi il collo.
"Fai pure, se sono tutte così, voglio farlo ancora" dico con un sorrisetto.
"Mh, non potrei mai deluderla signorina" dice con fare ruffiano.
"Jay…"
"Mh?"
"Ti amo"
"Magari anche io…"
"Magari?" domando indignata.
Lui scoppia a ridere e io chiudo gli occhi, godendomi la sua risata e questo momento!

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Capitolo 43
*** Capitolo 43 ***



Los Angeles, 29 Settembre 2011

«And I told you to be patient,
And I told you to be fine,
And I told you to be balanced,
And I told you to be kind,
And in the morning I’ll be with you,
But it will be a different kind,
‘Cause I’ll be holding all the tickets,
And you’ll be owning all the fines. »


L’Europa è stata splendida. Rimanere dei giorni in più è stata un’ottima idea, sia perché ho potuto passare più tempo con Jared, ma anche perché vedere Christine con Shannon era semplicemente splendido. Era felice ed esaltata dalle gite e dai nostri spostamenti. Sono contenta perché è stato un viaggio che le è piaciuto tanto.
Io e Jared…sento che il nostro rapporto abbia fatto un notevole passo in avanti. Scoprire la nostra intimità e viverla a pieno non è stato solo eccitante ma anche bellissimo. Lui è così dannatamente sexy, voglioso e intraprendente che ora che non c’è mi manca immensamente!
Siamo andate all’ennesimo concerto anche qui in America, ma non mi stanco mai di vederlo saltare e parlare con gli Echelon. É una parte fondamentale di lui e semplicemente l’adoro. Mi sembra quasi impossibile che sia già passato un anno che stiamo realmente insieme, che l’ho incontrato nel suo posto e che è cominciata la nostra avventura…
Sono a casa, Yuki è sul divano che sonnecchia ed io sto cercando di studiare, ma nella mia mente continuano solamente a passare flash dei momenti di quest’estate. Un’estate a dir poco splendida! E sono stata felice di esser riuscita a lasciarmi andare, l’ho raccontato anche alla mia terapeuta, oltre ad averne parlato con Christine che non faceva altro che ridacchiare e dirmi quanto fosse contenta per me; la mia terapeuta pensa che sia stato un grandissimo passo avanti e che sto imparando a gestire le mie paure derivanti dal mio passato. Le affronto con lei e non le faccio pesare alle persone che mi stanno attorno.
Credo che non riuscirò a studiare molto oggi, nemmeno domani o i giorni a venire. Sono troppo distratta…

To: Jared
Sono troppo distratta per studiare…

From: Jared
Ah sì? A che pensi?

To: Jared
A te, testone!

From: Jared
Mi manchi anche tu, due mesi e mezzo e sono tutto tuo!

To: Jared
Ah sì? Credevo lo fossi già XP

From: Jared
Adesso sono un po’ più degli Echelon, poi sarò completamente tuo…
Comincia a pensare dove vuoi andare in vacanza!

To: Jared
Oh, lasci completa scelta a me? Occhio a te, Leto!

From: Jared
Non ti avevo mai accennato quanto sono temerario?

To: Jared
Forse, non ricordo, ma ora ne ho la conferma!
Ti amo…

From: Jared
Ti amo anche io…
Tra qualche giorno ripartiamo per l’Europa, sarà più difficile sentirsi, tu fai la brava e studia invece di pensare a baldi uomini attraenti e pieni di talento che ti adorano alla follia

Ecco, quest’uomo sa sempre come farmi scoppiare a ridere. Anche se in effetti è vero, è un uomo attraente e pieno di talento, ma come fa il cretino lui, forse solo Shannon e Tomo lo superano!

To: Jared
Salutami i ragazzi e fai il bravo tu, con tutte le ragazze che ti vogliono e ti girano intorno! Io non corro rischi, ti tradisco solo con la mia Yuki

From: Jared
Se vessi voluto sesso selvaggio ed sensazioni appaganti di breve durata, non ti avrei mai e poi mai chiesto di incontrarci. Ci sei solo tu per me, sono monogamo Alexis… In più, la sola idea di poterti ferire in alcun modo mi fa venire il voltastomaco. Credimi…

To: Jared
Ti credo, scemo. Per me ci sei solo tu, voglio solo te non potrei mai fare tutto quello che abbiamo fatto durante l’estete, con qualcun altro!

From: Jared
Lo spero bene! Devo scappare piccola, ti chiamo stasera se riesco! Studia!!!

Rido al suo ultimo messaggio e non mi metto nemmeno a rispondere. Sospiro e invece di mettermi a studiare, mi sdraio sul divano con Yuki che ormai è bella grossina ma non se ne rende pientamente conto e vuole venire in braccio come faceva da piccolina. Sorrido e la coccolo, Jared non è ancora mai venuto a casa mia. Mi manca la vecchia casa, solo per come era costituita, con quella vista sul mare. Ora la vista è semplicemente sulle colline della città. Sono molto più vicina a lui, certo, ma mi era sempre piaciuto quel contatto visivo con il mare.
Inoltre Jared era contrariato perché l’appartamento è in affitto, avrebbe voluto che rimanessi più tempo a casa sua per cercare con calma una casa migliore. Ma non me la sentivo. E poi, non pago molto d’affitto! É un comunissimo appartamento, ampio ingresso con cucina a vista, soggiorno e angolo per la sala da pranzo. Un divano, la televisione e un minuscolo terrazzo. La camera da letto è ampia e ci ho sistemato la scrivania con il computer! Ma la cabina armadio è immensa e semplicemente l’adoro!  C’è persino la piscina nel complesso in cui vivo e non è male in fin dei conti!
Adesso che ho tutti questi soldi, che potrei vivere in posti rinomati o lussuosi come pochi, mi riscopro contenta con un normalissimo appartamento in cui ci stiano le mie cose e il mio cane.
Sospiro e mi decido a portare la mia Yuki fuori per una bella passeggiata. Ecco, la distanza da Christine un po’ mi pesa, non ho tenuto conto che ora se volessi uscire con lei, dovrei organizzarmi prima di quanto non facessi prima. Questa città è davvero immensa e sconvolgente.

Dopo aver mandato un messagio a Christine per andare a fare una passeggiata insieme con tanto di pranzo e nulla facenza, c’è voluto un po’ per raggiungere la spiaggia e goderci una bella giornata di sole. Yuki soffre un po’, per lo più perde una marea di peli che prontamente devo raccogliere per tutta casa. Ma non è un problema!
Christine mi racconta sempre di quando sente Shannon e di come facciano i piccioncini innamorati. Non può che rendermi immensamente contenta. Siamo sulla spiaggia, in una mano il guinzaglio di Yuki e nell’altra le mie All Star dentro cui ho arrotolato i calzini.
«Jared giusto oggi mi ha avvisata che partiranno a giorni per l’Europa e che sarà più difficile sentirsi, Dio non vedo l’ora che arrivi Dicembre!»
«Mi chiedo come abbia fatto tu a resistere tutto questo tempo, Alexis. Io sono solo poche settimane e sto già impazzendo»
Rido alla sua affermazione, prima tra lei e Shannon era diverso, ora stanno insieme…
«Non lo so nemmeno io, noi cerchiamo di restare in contatto il più possibile, ma con il fuso orario, c’è poco da fare, ci diamo alle e-mail come all’inizio»
«E te le fai bastare? Anche dopo che…»
«Dopo che lo abbiamo fatto? Di certo mi manca la sua essenza molto più di prima, ma sono solo due mesi e mezzo» faccio spallucce e sorrido «Poi sarà tutto mio per parecchio tempo, non chiedo di meglio»
Christine ridacchia e io rido insieme a lei, che cosa strana stare con due fratelli, ma sia Jared che Shannon sono così differenti tra loro che non sembra nemmeno! So bene che poi dovranno lavorare ad un nuovo disco, che dovranno passare giornate intere in studio o al laboratorio in casa di Jar. Ma che importa, sarà qui se la sera avrò voglia di dormire con lui o se vorrò tirarlo fuori dal suo lavoro per darmi un bacio. Non sarà migliaia di chilometri lontano con un diverso fuso orario o con l’impossibilità di parlare con lui perché sul palco!
La mia terapeuta dice che sarà importante quel periodo, perché ci consoliderà come coppia o ci farà scoppiare. Ma io sono sicura non sarà così, ne abbiamo passate tante, ci amiamo…perché dovremmo scoppiare?
So quali sono i suoi difetti, so che ha un carattere difficile alle volte, che tiene in broncio per cose assurde o che quando si tratta di musica e del suo lavoro non lo devo infastidire.
«Già, forse mi abituerò anche io alla loro vita da musicisti, per ora siamo ancora in quella fase…in cui ci manchiamo ogni momento» dice lei con due occhioni a cuoricino.
«Anche io e Jared più o meno, ma lui è diverso da Shannon. Jared non ama le effusioni in pubblico, non gli piace granché tenersi per mano o cose simili. Ma ammetto che non mi interessa granché al momento. In fin dei conti non ho degli standard passati con cui paragonarlo» credo sia la prima volta che dire una cosa così mi strappa un sorrisetto.
Christine si è accorta del mio cambiamento, ma usa ugualmente una certa premura quando ci aggiriamo attorno a certi argomenti, la cosa mi fa piacere, in fin dei conti so che la mia amica rispetta il mio passato e il mio dolore.
Yuki tira un po’ perché vorrebbe correre sulla spiaggia, di solito, quando non c’è nessuno glielo lascio fare, ma ora…ci sono dei ragazzini che giocano e non mi va di farle combinare troppi guai!
«Tra te e Jared, allora è tutto okay? Dove andrete in vacanza?»
«Ancora non abbiamo deciso, lui dice che devo fargli delle proposte e lui mi dirà se gli va o meno. Ma vogliamo rimanere nel continente» dico facendo spallucce.
«Yuki?» mi domanda Christine, so che vorrebbe tenersela lei se noi partiamo.
«Yuki sta con la zia Chris» dico ridacchiando appena.»
«Yeeessss, evvai, sentito Yuki, starai una settimana con me» miagola Chris avvicinandosi a Yuki per coccolarla. Queste due sono una cosa assurda, non capisco perché Christine non si prenda un cane tutto suo e basta. Ci sarà dietro qualcosa con i suoi genitori, anche se poi per l’Europa hanno tenuto Yuki senza problemi. Mah.
Poi basta un secondo per farmi venire un’ansia indescrivibile.
«Che palle, mi sono venute stamattina e ho una nausea pazzesca» sbuffa Christine.
Ora, il mio ciclo non è mai stato eccessivamente regolare per via dello stress e non mi sono mai posta il problema perché non credevo avrei mai fatto sesso nella mia vita…
«Chris…» mormoro un po’ sbiancata al pensiero delle possibilità che si stanno dipingendo nella mia mente.
«Alexis, che hai? Hai una faccia…»
«Dobbiamo andare, supermercato e poi da me, subito!» dico probabilmente in preda al panico, ma fino a quando non ho la conferma che non è successo assolutamente nulla, non mi tranquillizzerò!
«Alexis, mi stai spaventando, che succede?» domanda cercando di rimanere quieta la mia amica.
Io mi mordo appena il labbro, mi fermo e faccio un respiro profondo…
«Da quando siamo andate in Germania, non mi è più venuto il ciclo…»
«Oh…Credi che…»
«Non lo so, non ho mai avuto un ciclo regolare, solo che la prima volta per la foga del momento non abbiamo usato nulla, poi è successo qualche altra volta. Credo che Jared non ami i preservativi…»
«Ma siete matti???»
Ha ragione, lo sto pensando anche io, ma quando lui si avvicina io perdo completamente il controllo delle mie facoltà mentali!
«Forse lui pensa che io prenda la pillola, non lo so. Io nemmeno pensavo saremmo finiti a letto» il panico mi sta assalendo, non voglio un figlio, non voglio avere figli. Amo Jared, lo amo profondamente e forse dopo qualche anno di terapia e aver finito la scuola, trovato un lavoro, forse per allora potrei volere un figlio. Ma adesso…
«Okay, senti, non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Andiamo al supermercato, ma prima fermiamoci da me, lascio l’auto e andiamo con la tua…»
Lascio gestire l’organizzazione a Christine perché giuro potrei dare di matto, per fortuna casa sua non è troppo distante dalla spiaggia in cui ci troviamo e una volta che lei lascia l’auto, le faccio guidare la mia. La mia antipatia nei confronti della guida è rimasta! E credo rimarrà sempre, altra ragione per cui non potrei mai avere un figlio. Credo, ha senso?
Rimango in silenzio e mi sento completamente contratta, nervosa, rigida…
«Respira Alexis…» mormora Chris.
«Non ci riesco io non voglio un figlio Chris» mormoro.
«Una cosa per volta, compriamo un po’ di test e poi andiamo in una clinica privata a fare gli esami del sangue, okay?»
«Sei super organizzata…»
«Non è il mio primo allarme» dice facendo spallucce «Per fortuna l’ho sempre scampata»
Chris mi racconta delle sue avventure, giusto un paio, di questo tipo e la cosa un po’ mi tranquillizza. Soprattutto avendo un ciclo irregolare, non è detto che ci sia stata ovulazione. Continuo a ripetermelo come un mantra fino a quando, raggiungo il supermarke, devo lasciare Yuki in auto e mi si spezza il cuore.
«Aspetta, le metto l’acqua e teniamo bassi i finestrini. Che mi freghino la macchina se vogliono, ma non farò morire di caldo Yuki»
Christine sorride e io la guardo incuriosita.
«Che c’è?» le domando.
«Oh, nulla, ti prendi molto bene cura di Yuki»
«Quindi?»
«Saresti una brava mamma»
«CHRIS!»
«Scusa, scusa, ma…vedo te e Jared, siete entrambi bellissimi, sai che bimbo verrebbe? Dai entriamo, togliamoci il pensiero» mormora lei e io con troppi pensieri in testa la seguo nel Wallmart, certe che avrà molta più scelta.
«Tieni» mi dice di nuovo Chris mentre stiamo entrando.
«Cosa?» mi sta porgendo il suo cellulare e noto che google è aperto sulla pagina di una clinica privata.
«Vuoi la certezza al 100% no? Chiama per farti fare oggi gli esami. É a pagamento ma non è un problema, no?»
No, i soldi non sono un problema…
«Dopo. Facciamo prima questo»
«I test possono anche dare falso positivo o falso negativo. Gli esami del sangue no…»
Sospiro «Okay, chiamo» brontolo appena.
Prendo il suo cellulare e appena risponde la signorina…
«Salve, vorrei poter venire a fare degli esami per accertarmi di non essere incinta» non mi venire un altro modo per dirlo!
«Ha già fatto il test di gravidanza?»
«No, sto per farlo, ma voglio la certezza…»
«D’accordo, può venire anche oggi»
«A che ora?»
«A qualsiasi ora, al messimo dovrà aspettare un momento se l’infermiera è impegnata»
«La ringrazio, a nome Jones, Alexis Jones» mormoro.
Sento che scrive qualcosa al computer e poi si degna di rispondermi «Perfetto signorina, a più tardi»
«Buonagiornata» mormoro chiudendo la telefonata. Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che Christine è già davanti a me con una bibita fredda da un litro e il cestello pieno di test di gravidanza di varie marche.
«Ma…»
«Li ho presi tutti, ce ne sono un sacco e questo lo devi bere, dovrai fare parecchia pipì amica mia. Hai prenotato?»
«Sì, posso andare oggi quando voglio, direi che facciamo quelli e poi andiamo. Okay?» mormoro con un mezzo sorrisino.
Lei annuisce e ci avviamo alla cassa silenziosamente. Sono così confusa che sbatterei volentieri la testa da qualche parte, sperando che le cose si allineino da sole! Cosa che ovviamente non avverrebbe, me…
Ero così con la testa tra le nuvole che non ho sentito la cassiera chiedermi per due volte come voglio pagare i quasi 100$ di test di gravidanza! Penserà che siamo matte. É stata Chris a darmi un colpetto e riportarmi sulla terra.
«Carta» dico porgendo alla signorina la mia American Express Black facendo strabuzzare gli occhi alla povera cassiera. Certo, si trova davanti una ragazza con i capelli raccolti, un paio di jeans stracciati, una canotta e una felpa senza maniche con la cerniera. All star e le guance rosse. Che sembra una ragazzina e non una donna con troppi troppi soldi.
«Prego» mormora lei sommessamente.
«Grazie» dico abbozzando un sorriso che lei ricambia, aiutandomi persino ad insacchettare la mia roba.
«Questo tienilo in mano, lo bevi da subito» mi dice imperativa Christine.
Io rido appena, è il mio comandante!
«Sissignora, sarà fatto»
Andiamo verso l’auto che è ancora lì, aperta per la mia Yuki che piagnucola perché l’ho lasciata sola. Allungo la mano attraverso il finestrino e la coccolo per bene prima di entrare in auto e ancora una volta Christine è alla guida.
Accendo la radio e la metto al minimo, prima di cominciare davvero a bere la mia bibita, ha ragione Chris, dovrò bere molto se voglio fare tutti quei test! Li devo fare, non voglio, non voglio che questo idillio con Jared finisca!
Christine mi lascia nei miei pensieri ed io la lascio nei suoi, perché nessuna delle due parla mentre saliamo su per le colline per raggiungere il mio appartamento.
Lei parcheggia e io ho quasi finito il bibitone che mi ha comprato.
«Mamma mia, hai bevuto davvero così tanto?»
«Non dovevo?» domando quasi ingenuamente.
«No no, bevi bevi, ci serve pipì» dice divertita e io scuoto il capo con un sorrisetto.
Stiamo facendo diventare questa cosa un gioco e in certi punti mi sto anche divertendo. Christine prende Yuki ed io il sacchetto, saliamo al mio appartamento e Chris slaccia il guinzaglio a Yuki che corre a mangiucchiare la sua pappa e poi si piazza sul divano. Okay, lei è a posto e tranquilla.
La mia amica svuota sul tavolo il contenuto del sacchetto e tira fuori tutti i bastoncini e le relative istruzioni.
«Ti scappa?»
«Da morire» piagnucolo divertita «Cominciamo?» chiedo subito dopo.
«Prendi questi e falli, sono quindici in tutto, quindi facciamoli di cinque in cinque»
«Alla faccia del piano strategico» mormoro «Se dovesse…»
«Ci pensiamo dopo, ora vai»
Rido per il modo in cui sta organizzando tutto, ma lei sa quanto Jared sia importante per me, quanto la nostra assurda storia sia importante per me. Sta facendo tutto questo per me in fin dei conti.
Sospiro e volo in bagno, infischiandomene della porta aperta, per occuparmi dei primi cinque test. É una cosa dannatamente impegnativa e scomoda fare pipì su uno stupido bastoncino, ma ce la faccio e li sistemo sul mobiletto, hanno bisogno del loro tempo.
«Altri» urlo dal bagno e in poco tempo Christine arriva con altri cinque bastoncini su cui mi tocca fare pipì e che posiziono accanto agli altri. Poi tocca agli ultimi cinque. Ora la cosa più difficile è trattenere la pipì una volta che la faccio! É una vera e propria tortura. Ma quando anche gli ultimi cinque bastoncini sono fatti, posso finalmente fare pipì in modo umano.
Mi lavo le mani e mi mordo il labbro, c’è Christine davanti al mobile del bagno che controlla con le relative istruzioni. Il fatto che non dica assolutamente nulla mi mette molto a disagio, ma so che non scherzerebbe mai su tutto questo. Non sul risultato.
Dopo cinque abbondanti minuti, si gira verso di me con una faccia strvolta.
«Tutti positivi Alexis…»
«C-cosa? No, no dai…» mormoro visibilmente in panico.
«Mi spiace, sono positivi, ma vedi il lato positivo, vostro figlio o figlia sarà bellissimo. Non potrebbe essere altrimenti. Sia che prenda i tuoi o i suoi colori, sarà splendido»
«Chris…ho 26 anni, non voglio un bambino. Lui è sempre in giro per la musica e tutte le cause a cui partecipa! Come glielo dico? Si arrabbierà da matti, mi lascerà e…»
«Frena. Wow, te ne fai di viaggetti mentali amica mia. Perché pensi tutte queste cose, avete mai discusso di figli?»
«No, non avevamo mai fatto sesso fino ad agosto, perché dovevamo parlare di figli» sbuffo.
«Okay, andiamo alla clinica, facciamoci dare la totale conferma prima di dare di matto»
«Chris! Quindici test di gravidanza non bastano?»
«Magari sono tutti falsi positivi»
«Non credo proprio…»
«Beh allora ci faremo esporre anche le soluzioni alternative, okay?»
«Tipo adozione o aborto?»
«Non credo ce ne siano altre, salvo che non lo vuoi tenere»
Esco dal bagno per sprofondare sul divano e guardare il soffitto.
«Non potrei mai darlo in adozione. E l’aborto…è mio e di Jared» mormoro. Qualcosa che abbiamo creato insieme, qualcosa di nostro che deriva da noi. Come potrei distruggerlo. Senza contare che non so nemmeno da quanto sono incinta.
«Andiamo alla clinica, poi ci penseremo»
«Brava, dai, guido io»
«Questo è ovvio e…dormi da me stanotte?» mormoro speranzosa. Non voglio pensare a come la prenderà Jared e non voglio pensare al fatto che probabilmente dentro di me sta nascendo una vita. Non riesco proprio a figurarlo come il nostro bambino.
«Dormo da te, ma prima di tornare a casa ti porterò in un posto»
Inarco un sopracciglio e la guardo senza capire cosa intenda, ma meglio pensare ad una cosa per volta. Yuki la lasciamo a casa e Chris guida fino a raggiungere la clinica. Agitata? Mah, qualcosa come super agitata renderebbe forse l’idea. Anche se suona così dannatamente infantile!
Una volta alla clinica, do il mio nome alla signorina dell’accettazione e guardandomi intorno noto solo fastidiosissima quiete. In questa clinica è tutto in ordine, tutto perfetto, tutto a modo e silenzioso. Io invece vorrei urlare.
Ci danno le indicazioni per andare verso l’ambulatorio, ma se non fosse per Christine io sarei imbambolata ancora davanti l’accettazione, ci sediamo ed aspettiamo.
«Ehi» mormora la mia amica «Prova a respirare oltre che a pensare»
«Non ci riesco. Chris…abbiamo rovinato tutto» mormoro «Quando glielo dico? Non posso dirglielo al telefono!»
«Alexis, calmati e pensa a te prima che a Jared. Cosa ti ha insegnato la terapeuta?»
Giusto, respirare e pensare a me stessa prima che agli altri. In questo momento però a me stessa vorrei tirare due ceffoni…
Mi distrae dai miei pensieri auto punitivi un’infermiera sorridente. Che diavolo avrà da sorridere tanto?
«Signorina Jones?»
«Sì, sono io» mormoro alzandomi in piedi, sempre vestita come un’adolescente.
«Prego, venga»
Mi fa accomodare nell’ambulatorio e mi fa sedere tendendole il braccio.
«Ci provava?»
«Mi scusi?»
«A rimanere incinta, vuole gli esami del sangue per confermare l’esito, giusto?»
«Ah, sì, ma no, non ci provavamo» mormoro atterrita.
«Oh, una bella sorpresa allora»
«Già, una sorpresa» ora giuro che le salto alla gola e le strappo dalla faccia quel sorriso da ebete! Cosa ci sarebbe di bello! Ma mi ha vista? Sono appena venuta al mondo e dovrei mettere io al mondo qualcuno? Sarò una pessima madre!
Sospiro e scosto lo sguardo mentre infila l’ago e io penso solo a quale potrebbe mai essere la reazione di Jared, a come dovrei dirglielo. Penso se riuscirò mai ad essere felice di questa notizia!
«Se aspetta una mezz’ora, le porteremo gli esiti, si può accomodare ai divanetti all’ingresso»
Che?! Già fatto, non me ne sono nemmeno accorta tanto ero presa dai miei pensieri.
Sospiro e cerco di abbozzare un sorriso di circostanza e quindi esco di nuovo dalla mia amica, ovviamente mentre aspetto posso anche pagare, certo no?
«Fatto?» domanda Christine apprensiva.
«Fatto, aspettiamo una mezz’ora e ci daranno gli esiti»
«Okay, andiamo a pagare?»
«Questa cosa già comincia a costarmi una fortuna»
«Alexis…»
«Okay, scusa, non so come essere felice di questa cosa»
«Bambino»
«Scusa?»
«Non è una cosa, è il tuo bambino. Dopo capirai cosa intendo»
Sospiro, certo lei parla facile, vorrei vedere se fosse capitato a lei con Shannon se sarebbe stata così contenta e tranquilla.
«Tieni Chris, il codice lo sai, devo chiamare la dottoressa, ho bisogno di parlarle un momento»
Lei annuisce e prende il mio bancomat per andare a pagare. Se non ci fosse Christine non so come farei! Cosa farò se Jared mi chiamasse stasera? Non posso evitarlo e non posso dirgli nulla.
Respiro e una volta fuori chiarmo immediatamente la dottoressa, questo è il numero per le emergenze e lei ovviamente risponde consica che ci sia un’emergenza.
«Alexis, buongiorno, cosa succede?»
«Salve, io ho bisogno di parlarle perché mi sta scoppiando la testa e credo stia per venirmi un attacco di panico» parlo così velocemente con voce tremante.
«Okay, respira, siedi e dimmi cosa succede, con calma»
Mi guardo attorno e trovo una panchina perfetta sotto degli alberi noiosamente perfetti!
«Ho scoperto di essere incinta» mormoro cercando di farlo lentamente e con raziocinio «Sono in crisi perché non voglio un figlio, non sarò mai una brava madre. Devo ancora affrontare tante cose mie. Io e il mio ragazzo stiamo iniziando ora ad essere una coppia normale e non voglio rovinare tutto. Non credo di volere un bambino…»
«Alexis, quello che dici è sensato, hai ancora tanta strada da fare per affrontare il tuo passato, ma stai anche lavorando al tuo futuro. Non vuoi un bambino perché credi di essere una cattiva madre. Perché dovresti esserlo? Sai cosa significa soffrire e non essere amati, non credi che queste siano due cose che ti permetteranno di essere una brava madre? Certo è inaspettato, ma non hai 18 anni, non sei una ragazzina inesperta. Vivi da sola da molto tempo, sai badare a te stessa. Sei riuscita ad aprirti con qualcuno, non sai come il tuo ragazzo reagirà alla notizia, non prendere la decisione anche per lui…»
Quello che dice è vero, non sono una ragazzina ma tante volte mi ci sento e non so perché. So davvero badare a me stessa ormai e so badare a Yuki, ho solamente paura che…
«Credo di aver paura che il mio compagno non voglia assolutamente un bambino. Non ne abbiamo mai parlato perché stiamo facendo piccoli passi per il nostro rapporto prima. Un bambino fa sì che non saremo più una coppia ma una famiglia»
«E le famiglie ti fanno paura Alexis, ma il tuo compagno non è tuo padre e tu non sei tua madre…»
Bastano queste parole della mia terapeuta per farmi scoppiare a piangere. Lo so che è così, ma ho sempre paura che invece la storia si possa ripetere in quaclhe modo.
«Alexis, reagisci a questa cosa con i tuoi tempi, non serve che tu corra a dirlo al tuo compagno. Fallo quando tu avrai accettato il fatto che stai per diventare madre, se lo vuoi. Oppure…»
«No»
«Cosa?»
«Non voglio uccidere il nostro bambino. É parte di me ma anche di li e io amo Jared…»
«Allora respira e pensa che amerai anche questa parte di voi. Hai molto tempo per imparare ad amarlo prima che nasca, non avere fretta. Scopri le cose con i tuoi tempi Alexis…»
«Sì, grazie…»
«Va meglio? Dove sei adesso?»
«Aspetto i risultati degli esami del sangue, il test di gravidanza era positivo e volevo la conferma»
«Brava, quando avrai i risultati, non pensare troppo. Vai a svagarti un po’, okay?»
«Mh, grazie, devo andare ora» mormoro vedendo Christine che mi fa segnali dalla porta vetri.
«Okay, ci vediamo venerdì! Buona giornata Alexis»
Riaggiancio e chiudo gli occhi, sospiro, respiro e mi decido a tornare dentro da Christine.
«Hai chiamato Jared?»
«No, era la mia terapeuta, ne avevo bisogno»
«Stai meglio?» mi domanda un po’ preoccupata.
«Un po’, sì…sono arrivati i risultati?»
«Sì, eccoli» mi porge una sottilissima busta che prendo dalle sue mani e respirando nuovamente l’apro tirando fuori il foglio.
Questo scherzetto mi sta costando davvero molto, non solo economicamente…

PREGNANT.

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Capitolo 44
*** Capitolo 44 ***


 
Los Angeles, 30 Settembre 2011

«Who will love you?
Who will fight?
And who will fall far behind?»



Sono seduta, o meglio accovacciata sul mio divano, mentre dalla vetrata guardo le colline. Tra le mani una tazza di thé fumante. Nella mia mente da ieri c’è solo un perpetuo pensiero: incinta.
So che è stupido pensarci in continuazione senza fare nulla. É così presto che non è nemmeno sorto il sole!
Ieri dopo l’esito degli esami, Christine mi ha portata in un gigantesco negozio in cui vendevano esclusivamente cose per bambini. Lettini, vestitini, passeggini. Tutto -ini! Lentamente, stando lì, nella mia testa prendeva davvero forma l’idea che avrò un bambino o una bambina. Che anche se non era programmato, anche se Jared si arrabbiasse, io porterei avanti la gravidanza. Perché avevano ragione sia Chris che la terapeuta, lui o lei è il frutto di quello che io e Jared proviamo l’una per l’altro. Perché dovrebbe rendermi triste? Perché dovrei averne paura? É capitato, non sono andata a cercarmela, ma non per questo dovrei amarlo meno…
Ieri sera mi sono completamente dimenticata che J avrebbe chiamato e mi sono invece addormentata come un sasso. Ed ora di fianco a me appoggiato sul divano, il cellulare aperto sui messaggi che mi ha mandato Jared. Non so cosa fare.
Lancio la bomba mentre siamo al telefono e gli lascio il tempo di sbollire ora di dicembre, oppure aspetto e glielo dico? Lui però ha il diritto di sapere cosa sta succedendo a me e a noi. Perché se non glielo dicessi ora, fino a Dicembre sarei sempre con la testa sulle nuvole.
Senza nemmeno ragionare sul fuso orario, prendo il telefono e chiamo Jared! Spero che mi risponda.
«Alexis?» mormora lui con voce roca ed assonnata «Sai che ore sono? Abbiamo suonato stanotte» si lamenta.
«Scusami…ho bisogno di parlarti, è importante» mormoro a mia volta e la mia voce mi tradisce, svelando la mia apprensione e la mia paura.
Lo sento muoversi nel letto e mi mordo appena il letto.
«Cosa succede? Ha a che fare con il fatto che ieri non mi hai risposto?»
«Sì, totalmente a che fare» sospiro.
«Prometti di non dare di matto?»
«Alexis, quando mi dici così già mi sale il panico. Cos’è successo? Lo sai che mi puoi dire tutto…mi sembrava che andasse tutto be…»
«Sono incinta» lo interrompo, lancio la notizia come se fosse una bomba. Senza prepararlo, senza farglielo immaginare senza nulla.
«Cosa?!» domanda ora completamente sveglio e sembrerebbe anche scioccato «Merda ma stai scherzando? Cazzo Alexis!»
«Cazzo Alexis cosa? Credi mi sia messa incinta da sola?!»
«Non ho detto quello, io non voglio figli Alexis. Non ne ho mai voluti»
E bastano queste parole per provocarmi una ferita o forse un enorme buco vuoto e profondo nel torace.
Rimango in silenzio. Non ha mai voluto figli, allora poteva anche mettere i preservativi!
«Ci sei?» domanda dopo troppo silenzio.
«Sì, ci sono»
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Io lo voglio tenere, se tu non lo vuoi, fai come vuoi, possiamo anche lasciarci. Ora devo andare. Ciao»
Riaggancio senze lasciargli modo di dire nulla. Vorrei scaraventare il telefono da qualche parte, ma me lo ha regalato lui ed io lo amo. Anche se quello che ha detto mi ha ferita profondamente.
Lui prova a richiamarmi, ma io metto silenzioso e lasciata la tazza di thé sul bancone della cucina, torno nel letto insieme a Christine. Mi viene da piangere, vorrei piangere. Cosa si fa in questi casi? Ci si lascia davvero? Con quanta leggerezza ho detto quelle parole. Sono stata un’idiota…



Jared

Mi ha chiuso il telefono in faccia…!
Non ho parole. Lasciamoci?! Quando lo ha detto mi sono reso conto che non avevo mai contemplato questa possibilità, mi sono reso conto che non è quello che voglio. Ma allo stesso tempo non voglio un figlio. Sono troppo…preso dalla mia vita, dalle mie cose. Non saprei nemmeno da che parte cominciare per fare il padre!
Sbuffo pesantemente e provo a richiamarla più volte, non mi risponde. Conosco Alexis, quando c’è in ballo qualcosa di così estremamente grosso e impegnativo, scappa. Si chiude a riccio. Non era il momento per una cosa di questo tipo! Non solo perché nessuno di noi due lo voleva, ma perché nessuno dei due è pronto! Stavamo iniziando ora ad essere una coppia normale…
Non sono arrabbiato con lei, ma sono arrabbiato.
Infischiandomene dell’ora, dato che non riuscirei mai a tornare a dormire, infilo le ciabatte ed esco dalla mia stanza per andare in quella di Shannon, busso alla porta a lungo e in modo parecchio fastidioso, fino a quando mio fratello non apre.
«Jay porca puttana! Stavo dormendo!»
«Devo parlarti»
«Non puoi aspettare?! Cazzo è notte fonda!»
«Lo so, ma devo parlarti»
Il mio sguardo fisso nei suoi occhi e lui, beh con espressione assonnata ed arrabbiata.
«Che palle Jared! Entra» brontola scostandosi da davanti la porta per farmi entrare.
Posso sempre contare sul lato protettivo di mio fratello, in queste occasioni ho solo lui con cui sfogarmi. Non che sappia di altre situazioni come questa. Anche se ammetto sarebbero possibili…
Entro in camera e non dico nulla, la cosa infastidisce Shannon che dopo aver chiuso la porta si siede sul bordo del letto.
«Allora? Parli o ci guardiamo intensamente come due innamorati?» sbuffa.
Mi fa sfuggire un sorrisino e poi scuoto il capo.
«Mi ha chiamato Alexis…»
«Oh, tutto okay? É successo qualcosa?»
Si rende conto che quando si tratta di Alexis, tutto può succedere, ricorda ancora bene la corsa che gli ho fatto fare quando… scuoto il capo e cerco di concentrarmi.
«Mi ha lasciato»
«Cosa?! Stai scherzando? Quella ragazza ti ama alla follia!»
«Mi ha lasciato perché è incinta e io le ho detto che non voglio figli»
Ora, vorrei riuscire a descrivervi la faccia incredula e sconvolta di mio fratello, ma è troppo difficile. La bocca spalancata, gli occhi che a momenti potrebbero uscire dalle orbite.
«Dì qualcosa» lo imploro.
«Non so cosa dire Jay. Tu sei un cretino e lei è troppo impulsiva, ma è giustificata»
«Cosa dovevo dirle? Che bello, trasferiamoci tutti insieme in una amorevole casetta anni ‘50 e facciamo la famiglia felice?!»
«Idiota» dice facendo una smorfia.
Ha ragione, sono un idiota quando faccio così, ma sono sconvolto!
«Ho detto la prima cosa che sentivo. Adesso…credo che impazzirei senza di lei. Non so cosa mi ha fatto, lo sai, ma non voglio sapere cosa voglia dire stare davvero senza di lei. Senza averla nella mia vita. Impazzirei. Lei vuole tenere il bambino, certo, è una donna, chissà cosa sta pensando. Ma abbiamo così tanti progetti, così tante cose da fare insieme. Non abbiamo mai nemmeno parlato del futuro!»
«Oh, Jay, finiscila, solo perché avrete un figlio non vuol dire che devi sposarla! E poi, sono mesi che mi assilli dicendo che quando finisce il tour vuoi chiederle di vivere insieme. Cosa cambia? Vivrete insieme e invece di una coppia sarete una famiglia» sbuffa lui.
«La fai un po’ troppo facile Shannon…»
«Non la faccio facile, Jared. Penso a tutto quello che ha passato quella ragazza, al modo assurdo in cui vi siete messi insieme e penso che un bambino, sia un male minore. Non avete problemi economici, okay, noi andiamo in tour e stiamo via parecchio, ma prima del prossimo tour passeranno quanti? Quattro o cinque anni? E tuo figlio o figlia potrà tranquillamente viaggiare se vorranno venire a trovarti. Quindi spiegami qual’è il grande impedimento?»
I monologhi di mio fratello sono sempre parecchio introspettivi, ma mi fanno sorridere e ragionare allo stesso tempo. Sospiro e mi siedo di fianco a lui, poi però mi sdraio sul letto fissando il soffitto.
«Senti Jared, tu ami Alexis, non ti ho mai visto amare qualcuna in questo modo. Prova a chiudere gli occhi e pensare ad un bambino o una bambina che somiglia a lei, che ti dà tutto l’amore incondizionato di questo modo, che ti chiama papà…è davvero una cosa così pessima?»
Lo faccio, lo faccio davvero. Chiudo gli occhi e ci vedo tutti e tre in una casa completamente nuova, scelta da noi. Alexis sdraiata in piscina e…una splendida bimba che le somiglia che mi corre incontro ridacchiando. Ammetto che la scena mi fa sorridere… forse sono stato troppo impulsivo.
Non ho mai voluto figli, anche perché non ho mai avuto nessuna come lei.
«Che palle Shanny»
«Cosa?»
«Mi sa che hai ragione»
«Capita spesso»
Rido e sbuffo appena «Ma…da come ne parli, sembra che tu lo voglia»
«Che cosa?»
«Un figlio»
«Ci penso spesso, ma non lo farei mai a caso, voglio la persona giusta»
«E l’hai trovata?»
«Ancora non lo so, quando succederà, sarai il primo che avviserò»
«Grazie»
«Figurati»
«No idiota, per…»
«Lo so. Chiama quella poveretta. Si starà disperando»
«È lei che mi ha lasciato»
«Giuro che ti prendo a calci, moccioso»
Scoppio a ridere, il senso di protezione di mio fratello, il suo fare il fratello maggiore è assurdo, data la poca differenza d’età che abbiamo, ma lo adoro ugualmente. Lo tiro sul letto con me e l’abbraccio. Non un abbraccio lungo, ma quel tanto che basta per fargli capire che gli sono grato per essere qui, per essere mio fratello!
«La chiamerò più tardi» dico sollevandomi e sospirando «Ora andiamo a dormire»
«Diventerò zio, quindi?»
«Così pare…avviserò la mamma quando torneremo»
«Già la vedo riempirvi di regali»
«Povero me»
«Buona notte»
«Buona notte»

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Capitolo 45
*** Capitolo 45 ***


Los Angeles, 10 Ottobre 2011

«Stand there and look into my eyes
And tell me that all we had were lies
Show me that you don't care
And I'll stay here if you prefer
Yes I'll leave you without a word
Without a word»


Nonostante la mia amica abbia dormito da me e mi sia stata accanto durante i mille test di gravidanza, non le ho ancora detto della telefonata a Jared, del fatto che ci siamo lasciati, del fatto che voglio tenere il bambino…
Non so cosa mi abbia fermata dal dirglielo, forse perché poi si sarebbe messa a far scenate anche a Shannon per chiedergli di parlare con Jared o altro.
Le lezioni sono ricominciate, sono riuscita a dare solo un esame a settembre ed ora ho un nuovo carico di lavoro. Sono qui da un anno mi manca un altro anno per finire la specialistica. Se mi impegno ce la posso fare prima che il bambino nasca…o la bambina. Non so nemmeno se vorrei un maschio o una femmina!
La mia terapista mi ha detto che devo trovare un medico che mi segua passo passo e che sarà presente al parto, perché è così che si fa. E mi sono riscoperta a non sapere minimamente ‘come si fa’.
Vado a lezione, ma l’unica cosa che faccio è pensare, penso di continuo, penso così tanto che l’unica cosa che può fare il mio povero cervello è impiccarsi.
Sono passati dieci giorni da quando ho sentito Jared… Ottobre è il nostro mese, ottobre doveva essere un momento felice, invece abbiamo rovinato tutto.

Ho lasciato a casa Yuki e sono venuta in spiaggia da sola, indosso stranamente un vestito, niente di pretenzioso, un semplice vestitino di cotone e passeggio sulla spiaggia a piedi nudi. Nella mia tracolla due libroni che dovrebbero essere di scuola, invece sono sulla gravidanza, sui bambini e tutto quello che potrei voler sapere. Nessuno mi spiegherà mai nulla di queste cose e mi riscopro a desiderare una madre.
Non so nemmeno da quante ore sto facendo avanti e indietro sulla spiaggia, ad un certo punto metto la felpa perché l’aria è molto più fredda di prima, mi siedo e cerco di leggere qualcosa dei miei libri. Eppure più leggo e più penso a Jared. No, non è vero, non mi serve leggere per pensare a Jared. Lui non ha mai voluto figli. Non ha esitato nemmeno un secondo, il fatto poi che sia così lontano mi fa soffrire anche di più. Quante volte ho preso in mano il cellulare per mandargli un sms, per capire come stia o cosa stia facendo.
Io so che lui mi ama, non può cancellare quel sentimento ma poi penso che sono stata io a dirgli che ci dovevamo lasciare, quindi cosa gli scrivo a fare?! É stupido e infantile, io sono stata stupida e infantile.
Lascio cadere il libro sulla sabbia e raccolgo le gambe contro il petto per stringerle cercare di farmi il più piccola possibile. Come posso fare a crescere un bambino da sola? Io, non mi sento in grado senza Jared, non voglio farlo senza Jared.
Il cellulare prende a suonare ed anche se ho sperato davvero che fosse lui, è Christine.
«Ciao» mormoro sul limite del pianto.
«Alexis…ho sentito Shannon, mi ha detto che hai lasciato Jared, che sta succedendo? Perché non me lo hai detto»
Ecco, ci volevano proprio queste parole per farmi scoppiare a piangere.
«Ha detto che non ha mai voluto figli. Che non vuole figli e la prima cosa che mi è venuta da dire è stata che allora ci dovevamo lasciare»
Lei sospira pesantemente e io stringo maggiormente le mie gambe, asciugandomi poco finemente gli occhi sulla manica della felpa.
«Ascolta, devi calmarti. É una cosa grossa avere un bambino, certo. Ma devi dare anche a lui il tempo di metebolizzare la cosa. Poi è un uomo, non sono molto svegli» dice per farmi ridere.
Mi fa sorridere e sospiro pesantemente.
«Mi sentirei un'idiota ora a chiamarlo o scrivergli qualcosa»
«Non lo fare, lasciagli il suo tempo, Jared ti ama, si farà sentire.Hai poi scelto il ginecologo?»
«Lo avrei scelto, ma non ho ancora preso appuntamento…»
«Alexis, sei quasi al terzo mese, lo devi prendere sto appuntamento» mi rimprovera.
«Ma com'è che ne sai così tanto di queste cose?»
«Mia sorella ha due bambini, mi son fatta le ossa con lei, ma lei è molto più grande di noi»
Sbuffo una risatina e sospiro.
«Okay, quando metto giù prenderò appuntamento, va bene?»
«Allora, stasera pizza? Da te o da me?»
«Da me, ti spiace?»
«Affatto! Mi piace il tuo appartamento. Allora ci vediamo per le otto. A dopo e chiama…»
«Il ginecologo, tranquilla. A più tardi»
Solo quando riaggancio mi accorgo che sono già le sei e che quindi sarebbe il caso che io tornassi a casa. Povera Yuki, l'ho lasciata a casa da sola tutto il giorno, mi farò perdonare!
Mi alzo e recupero il libro che infilo di nuovo nella borsa. Ringrazio il fatto che Christine sappia più di me in fatto di gravidanze! Correndo torno verso la macchina, metto l'auricolare e chiamo finalmente il ginecologo per fissare appuntamento. Prima di tornare a casa mi fermo al negozio di animali per prendere un bell'osso per Yuki e quando arrivo, sono ormai le sette. L'unica cosa che riesco a fare è infilarmi sotto la doccia ed accorgermi che seppur molto lievemente, la mia pancia non è più piatta come prima. La cosa mi fa sorridere, penso a come cambierà il mio corpo in questi mesi…
Uscita dalla doccia, metto un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche lunghe per stare in casa. Asciugo i capelli e li raccolgo in qualche modo.
Quando finalmente le do l'osso, Yuki sembra molto più contenta e tutta concentrata, sgranocchia nella sua cuccia! Io prendo il mio portatile e comincio a guardarele pance di varie donne, ecografie di come sono i bambini nei vari mesi di crescita. La cosa mi affascina quanto terrorizza!
Per fortuna alle otto meno un quarto la mia amica mi distrae dal mio curiosare suonando il citofono. Non ho nemmeno bisogno di guardare o riposndere, so che è lei! Lascio la porta socchiusa e mi rimetto al computer, sul divano con le gambe incrociate facendo espressioni sicuramente idiote!
«Ehi, è arrivata la pizza» miagola con un sorrisino.
«Ehi, ben arrivata pizza, io sono coca cola» ridacchio.
«Scema, fame? Anche se non ne hai, mangi. Ora mangi per due»
«Sempre contenta di ricordarmelo, vero?»
«Sempre, allora, l'appuntamento?»
«Preso! É tra quindici giorni, gli ho detto che sono di un paio di mesi e ha detto che si può aspettare un paio di settimane»
«Capito, perfetto, cosa guardi? Oh, vedo che stai diventando anche tu monotematica»
«Sì, non faccio altro che pensarci e deprimermi per Jared. Non sto studiando. I miei piani di finire la specialistica prima della sua nascita sfumeranno presto» borbotto.
«É un momento di assestamento Alexis, passerà»
«Guarda, il mio piccoletto adesso è così» giro il portatile per mostrarle la foto di un feto qualsiasi di due mesi, lei fa un sorrisetto.
«Sarà un piccoletto splendido, ma adesso mangiamo, ho una fame che non ci vedo!»
Chiudo il portatile lasciandolo sul tavolino e raggiungo il tavolo da pranzo per recuperare posate, tovaglioli e coca cola per entrambe.
«Shannon…ha detto qualcosa su Jared?»
«Mh, qualcosa, tipo che è sempre scontroso»
«Oh…»
Rimaniamo in silenzio praticamente per tutta la cena, io penso a cosa potrebbe passare per la mente di Jared e se sia il caso o meno di mandargli un messaggio. Christine semplicemente mangia e beve con appetito.
Quando finiamo sospiro e mi decido! Prendo il cellulare e gli mando un messaggio su iMessage. Qualcosa di semplice, semplicissimo…

To: Jared
Ti amiamo…

«Ehi Chris, sai che pochissimo ho la pancia?»
«Oh, davvero?!»
Abbasso i pantaloni della tuta al filo dell'inguine e sollevo un po' la maglia.
«É più che altro la pancia di chi ha mangiato sensa sosta per due giorni, ma è lì dentro» dico con un sorrisetto.
«Dobbiamo documentare!»
«Che?!»
«Beh, certo, ogni mese facciamo la foto alla pancia e poi a te con il piccoletto in braccio, lo fanno tutte ed è divertente!»
«Okay, se lo dici tu»
«Resta così, mettiti di profilo e sorridi»
Per quanto in questo periodo mi riesca difficile sorridere, è divertente fare queste cose con lei.
«Me la mandi?»
«Certo!»
Mi manda la foto e più la guardo, più mi rendo contro che davvero nella mia pancia c'è un piccoletto che sta crescendo come un piccolo alieno.
Sospiro pesantemente.
«Mi accompagneresti dal medico tra due settimane?» domando con un sorrisino molto ruffiano.
«Non hai nemmeno da chiederlo, certo che ti accompagno, magari riusciranno a vedere se è un maschietto o una femminuccia»
«Non è presto?»
«Dipende, per ciascuno è differente, alcune persone non lo sanno fino al quinto o sesto mese, ma altre già al terzo lo sanno facilmente. Soprattutto se è un maschio, non è difficile»
Rido e scuoto il capo più che divertita.
Io e Chris sistemiamo e ci prendiamo del gelato da mangiare sul divano davanti alla televisione.
«Dovrò comprare una casa più grande, adatta ad un bambino…» butto lì mentre guardiamo Alice in Wonderland di Tim Burton.
«Mh, pensaci quando sarà tornato Jared, sono certa farete pace»
«Anche casa sua non andrebbe bene per un bambino…»
«Vero, ma almeno la prendereste insieme»
Sospiro e torno a dedicarmi al mio gelato, sono convinta che sarà complicato trovare una casa che piaccia ad entrambi. Lui vuole le hills, io posti come Malibu!
«Mi manca…» mormoro.
«Lo so, ma sono davvero sicura che si risolverà tutto, ne avete passate tante e riuscirete ad adattarvi anche a questo» Chris mi guarda sorridente mentre lo dice e sento che ci crede davvero…
«Gli ho mandato un sms e non mi ha ancora risposto»
«Magari è impegnato, oggi suonano»
«Ah, suonano oggi?»
«Sì, staranno facendo i meet, il soundcheck e tutte le altre cose»
«Come sei ottimista»
«E tu pessimista, ci bilanciamo»
Scoppio a ridere e dopo aver appoggiato la ciotola vuota di gelato, mi avvicino a lei e l'abbraccio per starmene accoccolata a finire il film. Chris è la mia roccia, non saprei che fare in questo momento senza di lei!

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Capitolo 46
*** Capitolo 46 ***



Los Angeles, 27 ottobre 2011

«Stand there and look into my eyes
And tell me that all we had were lies
Show me that you don't care
And I'll stay here if you prefer
Yes I'll leave you without a word»



 
All'ultimo momento Christine mi ha detto che non sarebbe riuscita ad accompagnarmi alla visita con il ginecologo. Non sono arrabbiata, però a quanto pare sarà così, quando la mia migliore amica non riuscirà ad essere presente, io sarò completamente da sola.
Diciamo anche che sono dieci minuti che sono nel parcheggio e non so cosa dovrei fare per alzarmi ed entrare. O meglio, so chi vorrei che fosse qui con me. Lo so che non è nulla, è solo una visita, ma sarà la prima volta che vedrò il nostro piccoletto e lui non c'è…
Non ha risposto al messaggio che gli ho mandato ormai due settimane fa quando ero con Chris. Non so cosa fare, l'ho perso? O sta solo pensando e riflettendo?!
Oh, fanculo! Ne ho passate di peggiori, perché devo piangermi addosso? Se non vuole esserci che faccia il rammollito quanto vuole. Allungo il braccio verso il sedile del passeggero per prendere la tracolla ed esco dall'auto per entrare nella clinica!
Respirare, l'importante è respirare e riuscire a focalizzare le cose importanti e il mio piccoletto è una cosa importante.
Entro e la prima cosa che vedo è la reception con una donnetta tutta sorridente, nei posti privati le obbligano ad essere sorridenti ventiquattr'ore su ventiquattro.
«Salve, ho appuntamento con il dottor Stevens tra cinque minuti»
«Cognome prego?» domanda con voce melliflua.
«Jones, Alexis Jones» mormoro stringendo la cinghia della mia borsa. Respira Alexis!
Ora mi chiedo perché non mi sono scelta una donna come medico! Che diavolo avevo in mente? Ho l'ansia!
«Prego, si accomodi nell'ambulatorio tre, verrà l'infermiera a prepararla e poi la raggiungerà anche il dottore»
«La ringrazio» mormoro sgusciando via per raggiungere l'ambultaorio che mi ha indicato.
Non appena mi chiudo la porta alle spalle, cerco di respirare per calmarmi, andrà tutto bene, lui non sarà un viscido, il mio piccoletto sarà sanissimo e bellissimo. Me lo ripeterò come un mantra!
Due secondi dopo, dalla porta entra un'infermiera sorridente, non sia mai che non sorridano, che mi dà un camice e mi dice di cambiarmi e poi posizionarmi sul lettino. Il medico, ovviamente, arriverà subito dopo. Credo che se continueranno a dirmelo, alla fin fine ci crederò!
Appoggio la borsa su uno sgabello e comincio a spogliarmi completamente per mettere quel benedetto camice. Sono tesissima!
Una volta finito ed appoggiati i vestiti con la borsa, mi sistemo sul lettino e toh(!) arriva il medico che, meno sorridente delle sue colleghe, ha in mano una cartella.
«Signorina Jones, giusto?»
«Corretto» mormoro.
«Dalle sue analisi risulta che stiamo ormai entrando nel terzo mese»
«Già…» stiamo? Odio quando i medici parlano al plurale, come se loro fossero dentro con te in questa situazione. Sono io ad essere al terzo mese tra pochi giorni! Non lei!
Abbozzo uno scarso sorriso e lui, niente.
«Prego metta i piedi nell staffe e si abbassi leggermente»
Ora, non che io pensassi di diventare la migliore amica del mio ginecologo, ma mi sembra un po' freddo ed io sono a disagio…
Mi sistemo come mi ha detto lui ed ecco il primo sorrisetto abbozzato.
«Agitata?»
«Molto» piagnucolo.
«É la prima volta?»
«Ammetto di sì, non ho mai pensato di fare controlli» spiego un po' in imbarazzo.
«Non c'è problema, è una cosa comune. É stata una gravidanza ricercata?»
Non so cosa stia armeggiando, ma chiacchierare un po' mi aiuta!
«Non esattamente… Lui non ne è felice»
«Capisco, mentre lei ha intenzione di portarla avanti, deduco, dato che è qui»
«Sì, voglio il bambino» mormoro.
Lui sorride e durante tutto il procedimento, mi spiega con esattezza cosa sta per fare ed a cosa serve. La cosa mi aiuta perché unito alla sua delicatezza mi rende meno agitata ed irritabile.
«Perfetto, da qui è tutto a posto, torno subito, nel frattempo l'infermiera porterà la strumentazione per l'ecografia. Si può rivestire»
«Grazie» mormoro con un sorrisino e lui si leva i guanti, li getta nella spazzatura e svanisce dietro la porta portandosi la cartella.
Mi mordo il labbro e la prima cosa che faccio è infilarmi la biancheria intima, i jeans e poi la camicetta.
L'infermiera arriva con l'apparecchiatura per l'eco e mi spiega che mi basterà slacciare il primo bottone e sollevare leggermente la camicetta per far sì che il medico faccia l'eco.
Okay, mi sistemo di nuovo sul lettino, tamburello con le dita sulla mia mano, agitata è dire poco!
Ed ecco di nuovo il medico che più sorridente di prima, ha di nuovo alla mano la mia cartella clinica.
«Un paio di domande, fuma?»
«No»
«Beve?»
«No»
«Prende farmaci?»
«Solo uno, per l'ansia, ma la mia dottoressa dice che non è dannoso per il bambino»
«Perfetto, si ricorda il nome?»
«No, lo prendo da poco…»
«Fa niente, me lo dirà la prossima volta. Ora vediamo se riusciamo a vedere questo bimbo»
Mi fa cenno ed io slaccio il primo bottone dei jeans, slaccio due bottoni della camicetta e lui spreme il gel sulla mia pancia, rabbrividisco ridacchiando appena.
«Sì, è freddo» dice lui «Ma passa subito»
Non faccio in tempo a rispondergli che la porta dell'ambulatorio si apre di colpo, facendomi sussultare ed appare un trafelato, sudato e agitato Jared.
Lo guardo sbigottita e lui ha un sorrisino ebete e compiaciuto.
«Sono arrivato in tempo» dice senza fiato.
«Lei chi è scusi»
«Il padre» dice con più risolutezza.
Il medico mi guarda e io ho già i lucciconi agli occhi.
«Cosa ci fai qui?» mormoro incredula.
«Abbiamo qualche giorno di pausa e Christine mi ha detto che oggi avresti avuto la visita. E mi ha mandato la foto… Sono un idiota, okay? L'ho capito subito ma non sapevo come comportarmi»
«Da idiota…» dico con un sorrisino cercando di trattenere le lacrime.
Lui si avvicina e si sporge per darmi un rapido bacio sulla bocca e mi prende la mano.
«Proseguiamo?» domanda il medico»
«Assolutamente» risponde Jared stringendo la mia mano così forte che potrebbe anche fermarmi la circolazione e trattenere le lacrime diventa così difficile.
Dopo qualche momento di silenzio, il medico trova il battito cardiaco che è un rumore così strano ma che mi fa aumentare la voglia di piangere.
«Eccolo lì, quello è il vostro bambino e…» muove quell'aggeggio che sta utilizzando e l'immagine si fa un po' più chiara e non c'è davvero bisogno che dica nulla.
«É un maschio…» mormoro.
«Sì, un maschietto in perfetta salute»
Pulisce la strumentazione e mi dà della carta con cui pulirmi l'addome. Mi metto seduta e cerco di ricompormi in qualche modo, ma ho bisogno di rimanere seduta.
«Signorina Jones, ci rivediamo per la prossima ecografia tra tre settimane. Nel frattempo mi metterò in contatto con il suo medico di base per avere la sua cartella»
«Okay, la ringrazio…»
«Vada alla reception, le daranno un promemoria per il prossimo appuntamento e degli opuscoli»
«La ringrazio» mormoro dandogli la mano per salutarlo.
Anche Jared fa lo stesso e rimaniamo lì dentro da soli. Lui si volta verso di me e mi sorride.
«Un maschietto, mh?»
«Già, a quanto pare»
«Abbiamo tante cose di cui parlare» si avvicina e si sistema tra le mie gambe leggermente aperte, il suo profumo…
«Per il momento solo una, sei dentro o sei fuori?»
Lui rimane in silenzio, mi guarda e io guardo lui. So che il fatto che sia qui in questo momento, venuto direttamente dall'Europa, è un chiaro segno, ma lo deve dire.
«Sono dentro, se mi vuoi…»
«Idiota. Certo che ti voglio, sei l'amore della mia vita» sbuffo cercando di non piangere, solo a quel punto apre le braccia e mi stringe a sé lasciandomi piangere.
Non dico nulla perché non c'è nulla da dire, in questo momento voglio solo piangere, di felicità e per sfogarmi. Lui è qui e ci sarà sempre…
«Meglio?» mormora sciogliendo l'abbraccio e pulendomi appena il viso.
«Sì, molto» sbuffo «Ma non del tutto»
«No eh?»
«No…»
«Capisco»
Quel suo sorrisino strafottente, quello sguardo ambiguo e un secondo dopo, mi bacia come si deve. Le sue labbra si appoggiano alle mie e poi si schiudono per far scivolare la sua lingua nella mia bocca. E io amo baciare queste labbra, assaporare quella lingua e sapere che lui è…lui.
«Adesso immagino del tutto»
«Ora sì»
«Un maschio…»
«Se continui a ripeterlo non è che esce adesso, sai?»
«Lo so, scema. É solo che, è strano, in realtà mi sarebbe andata bene qualunque cosa, Ma un maschio mi fa sorridere»
«Sai come si dice? I maschi sono della mamma, le femmine del papà…»
«Sono fregato? Farete comunella contro di me?»
«Assolutamente, soprattutto quando sarai lontano da noi»
«Non vale»
«Oh, sì che vale» ridacchio appena e lui senza preavviso mi bacia di nuovo in modo quasi soffocante e urgente.
«Mi sei mancata così tanto, stavo impazzendo. Invece ora che sono qui sembra tutto così semplice, saremo noi tre…»
Accarezzo il suo viso e scendo dal lettino per darmi una sistemata e prendere la mia borsa.
«Abbiamo tanto di cui parlare, andiamo a casa» mormoro.
Lo guardo e lui fa un sorrisetto per poi uscire insieme a me dall'ambulatorio, facciamo tappa all'accettazione per prendere gli opuscoli e il promemoria. Infilo tutto in borsa, perché ora voglio concentrarmi solo su di noi.
«Sei venuto in taxi?»
«Vengo direttamente dall'aeroporto»
«Ma…senza borsa, ne nulla?»
«Che me ne facevo? In tour ho quello che mi serve, qui ho casa mia. Ho il passaporto, il portafogli e il cellulare» fa spallucce come un ragazzino. Alle volte Jared è proprio un vagabondo e io non voglio costringerlo a cambiare questo lato di sé stesso. Anche perché è un lato che amo, mi piace.
«Guidi tu…?»
«Sì, guido io» sbuffa prendendo le chiavi che gli porgo «Ma sai che prima o poi devi farti piacere il fatto di guidare?»
«Lo so, ma per ora sono una signora incinta che vuole relax»
«Usi già questa scusa?»
«Certo, devo sfruttarla ogni volta che ti vedo, così mi coccoli»
«Lo farei anche senza la scusa»
Rido e lui guida verso casa sua, anche questa è una cosa che dovremo sistemare, ma si è fatto un volo lungo e stancante, lo lascerò almeno entrare in casa prima di assillarlo a dovere!
Casa sua è bella e grande, ma è tutta occupata da strumenti musicali ed altre cose per i suoi progetti, non potremmo mai vivere con un bambino in questa casa…
«Senti, dovremmo, decidere dove vivere…» è lui a intavolare il discorso.
«Lo stavo pensando proprio ora» mormoro.
«Qui non va bene e da te è minuscolo»
«Già, dovremo trovare una casa che piaccia ad entrambi»
«Sarà difficile e dovremo farlo in fretta, ci restano circa sei mesi» rido a questa sua uscita e mi sistemo sul divano. Lui si mette accanto a me e sbuffa. Si sdraia e appoggia la testa sulle mie gambe, bacianodmi la pancia e poi rivolgendo il viso verso di me.
«Parliamo di tutto quello di cui vuoi parlare. Sono pronto. Oggi e domani sono tutto tuo»
Gli accarezzo i capelli e gli bacio la fronte. 
«Andiamo lo stesso in vacanza?»
«Forse abbiamo troppo da fare per una vacanza, ma quando il bambino sarà nato ne avreo anche meno»
«Già, sono l'unica ad essere terrorizzata?» lo guardo negli occhi e spero che la risposta sia negativa.
«Sono spaventato anche io, non mi sono mai pensato come padre. Ma da quando me lo hai detto, mi sono spesso immaginato come sarebbe potuto essere e comincia a piacermi l'idea»
«Oh e sai che tuo fratello e Christine saranno i padrini, vero?»
Lui ride e scuote il capo «Non avevo dubbi»
«E che farò un sacco di shopping?»
«Anche su questo, voi donne quando si tratta di cose per bambini, perdete la testa. Ma forse dovremmo concentrarci prima sulla casa»
«Lo so…»
«Facciamo così, facciamo la lista di quello che per noi deve avere assolutamente e poi cerchiamo. Possiamo cercarla anche stando separati. Tu e Christine le guardate dal vivo e mi mandi video o foto… A metà Dicembre sarò qui e decideremo quale prendere. Che dici?»
«Dico che è divertente»
Lui sorride e io mi piedo per baciargli le labbra. Un passo alla volta, riusciremo a far quadrare tutto, ne sono certa! 
«Domani potremmo guardarne qualcuna online e io poi posso prendere gli appuntamenti. Posso cedere sul fatto che la vuoi in collina»
«Oh, ma quali lussi…»
«So che per te è importante»
«Mh, sì, abbastanza, possiamo sempre prenderla con la piscina»
«Okay, cominciamo la lista?» domando sventolandogli l'iPhone sotto al naso.
«Allora, colline?»
«Colline siano. Ma la voglio moderna, sia fuori che dentro»
«Nessuna obiezione. Però che abbia qualcosa di particolare»
Io scrivo tutte le cose che ci vengon in mente, piscina, moderna, sulle colline.
«Luminosa, la voglio tanto luminosa e che la nostra camera da letto abbia la cabina armadio e il bagno privato»
«Anche quella del bambino però, camera e bagno privato»
«Mh, una camera degli ospiti?»
«Hai degli ospiti da far venire a casa?»
«Io no…»
«Nemmeno io, insomma mio fratello, Tomo e mia madre vivono a Los Angeles, gli altri possono sempre andare in hotel»
Rido e gli accarezzo ancora i capelli.
«Uno studio per te? Per la musica o quando vuoi metterti a chattare con i fan?»
«Ma, non saprei, volevo parlare con Shannon e Tomo e trasformare la mia vecchia casa in un laboratorio più ampio…»
«Quindi dovrò venirti a recuperare da lì?»
«Sai che quando sono in modalità creativa non mi recupereresti nemmeno da una stanza»
Sospiro conscia di questa questione.
«Okay, facciamo solo uno studio in cui mettere il computer e una libreria»
«Andata e basta, non voglio che sia eccessivamente grande»
«No, nemmeno io»
Ho scritto tutto e non sarà così impossibile trovare la casa che vogliamo. Però è stato divertente pensare alla casa adatta a noi. Appoggio il cellulare e mi sporgo nuovamente per riprendere a baciarlo, questa volta in modo più sostanzioso di prima, voglio un bacio vero. Voglio fare il pieno prima che lui parta di nuovo!
«Quanto stanco?»
«Non tanto, ho dormito sull'aereo»
Sorrido e gli scompiglio i capelli, sono tornati del suo colore e li porta corti.
«Tu, stanca?»
«No, perché dovrei?»
«Ora siete in due…non ti stanchi prima?»
«Ehi! Scemo, senti, lo hai detto a tua madre e ai tuoi amici?»
«Sì, mia madre era entusiasta, ha detto che di qualunque cosa tu abbia bisogno, devi chiamarla» sorrido al pensiero di sua madre che in passato è stata così carina e gentile con me.
«Lo farò sicuramente, non so nulla di queste cose e quando avremo la casa, voglio andare a prendere le cose per il bambino e…Jay»
«Mh?»
«Come lo chiamiamo?»
«Oh, bella domanda…»
«Sono brava a fare domande, vero?» rido.
«Tu hai qualche preferenza?»
«No, non ci avevo mai pensato, sono completamente impreparata»
Mi viene in mente che dovevo scrivere a Chris dopo la visita ma Jared mi ha distratta. Prendo il telefono e dopo aver fatto una foto a Jared l'allego al messaggio alla mia amica!

To: Christine
Ciao! Scusa, lo so, imperdonabile, sono stata distratta da un bell'uomo che mi ha portata a casa sua! É UN MASCHIOOO! Sono felice…

Lascio di nuovo il cellulare, ma ancora nessun nome mi viene in mente.
«Di solito si pensa a dare il nome di una persona cara»
«Mh, allora potremmo dargli il nome di mio nonno…»
«Ovvero?» domando cauta. Con tutto il rispetto sono abituata a cose simili che poi si ritorcono in maniera inquietante!
«William Lee»
«Mh»
«Non ti piace?»
«No, non mi dispiace, William suona bene e volendo si potrebbe abbreviare Will e anche Lee come secondo nome è carino. WIlliam Lee Leto» mormoro ripetendomelo in testa in continuazione.
«Non suona male, ma teniamolo come scorta, ci sono nomi che ti piacciono?»
«Mh, maschili pochi, William, Christopher, Lucas» non faccio in tempo a finire che Jared si solleva di colpo.
«Lucas! Mi piace, possiamo sempre dargli William come secondo nome, ma Lucas mi piace!»
Lo guardo sorpresa e rido divertita.
«Cosa c'è?» chiede perplesso.
«Mi piace il modo in cui ti sei agitato per il suo nome»
Lui sbuffa e si stringe nelle spalle «Mi è venuta l'illuminazione con il nome, tutto qui»
«Altrimenti potremmo fare Lucas Lee Leto» dico divertita all'idea che nostro figlio abbia tutte quelle L.
«Ci odierebbe da grande»
«Dici? Intanto noi ci saremmo divertiti»
«Sei perfida» dice con un sorrisetto.
«Molto» miagolo divertita.
«Mh, Lucas Lee… mi piace. Mi piaci» mormora prima di prendermi per la nuca e baciarmi languidamente fino a farmi fremere. Il mio stupido Leto. Mi fa sciogliere in ogni occasione, sia per la tenerezza che per il desiderio.
«Lucas Lee…» mormoro contro le sue labbra «Dovresti dirlo a tua madre, sarà contenta che diamo il secondo nome di suo padre a nostro figlio»
«Lo sarà sicuramente e glielo potrai dire tu quando la vedrai, le ho chiesto di passare del tempo con te fin quando sarò via» 
«Più siamo meglio è…»
«La fai una cosa per me?»
«Oh-oh, quando fai così sei pericoloso»
«No, ma, visto che tanto devi inscatolare tutte le tue cose, lascia subito perdere il tuo appartamento, starai da me, così starò più tranquillo. Quando avremo la casa disponibile penseremo al trasloco» 
Sbuffo perché…non lo so nemmeno io perché. Non ha senso vivere in casa sua senza lui dentro, ma in un certo senso capisco la sua appresione. Sono più vicina sia a sua madre che a Christine. Non sono ancora in un punto della gravidanza in cui è meglio che non stia da sola, ma, posso capirlo, lui sarà dall'altra parte del mondo…
«Okay, concesso, darò il preavviso e preparerò un paio di borse per spostarmi qui»
«Bene, andiamo»
«Adesso?»
«Hai altri impegni?»
Sorrido e scuoto il capo. Okay, dovrei studiare, ma questi due giorni saranno completamente nostri ed ho intenzione di godermeli a pieno, magari mi metterò a studiare un po' quando dormirà.
Mi alzo e mi accorgo che Christine ha risposto al mio messaggio…

From: Christine
Lo sapevo, secondo te perché non sono venuta? Sono contenta, goditelo!

Ah, ecco. Hai capito Chris?!
«Tutto okay?» mi domanda vedendo che sono imbambolata davanti al cellulare.
«Sì sì, era Chris»
«Ah okay, ti ha detto che è stata mia complice?»
«Proprio ora» ammetto.
Sospiro e ringrazio mentalmente non so chi per avere attorno persone che mi vogliono così bene! 
Lascio che sia Jared a prendere le chiavi della macchina e poi mi guardo attorno, vivere qui di nuovo, sarà divertente.
«E tu quando farai gli scatoloni?»
«Quando torno a Dicembre, l'importante è trovarne una e che tu possa cominciare a sistemarti, lo sai che a me basta poco e poi…»
Apre l'auto e ci infiliamo entrambi all'interno. Il suo sorrisino è di quelli che hanno in mente qualcosa.
«Posso sempre usare questa casa come Lab e per un altro progetto che ho in piedi con i ragazzi»
«Che progetto?»
«Ti farò vedere quando torniamo, per ora era solo una cosa itinerante»
«Okay, okay, direi che abbiamo troppe cose a cui pensare perché io mi impicci del tuo lavoro» dico facendogli una smorfia divertente.
La distanza tra casa mia e la sua è lunga, ma a quanto pare saranno gli ultimi giorni che dovrò percorrerla.
«Dovrai anche avere una macchina adatta per portare il bambino»
«Jared, Lucas non uscirà prima di sei mesi, per una macchina ci vuole una settimana, facciamo una cosa per volta, ti va?»
«Scusa» dice ridendo.
Io scuoto la testa e scendo dall'auto non appena parcheggia. Mi piace il suo entusiasmo, ma mi sembra più che altro ansia che non entusiasmo. O una cosa e anche l'altra insieme.
Prendiamo l'ascensore e lo guardo incuriosita.
«Ti mette ansia diventare padre a 39 anni?» domando curiosa.
«Ne avrò 40 quando sarò padre»
«Lo sei già…»
«Non è ancora nato»
«No, ma esiste…»
Lui sorride, mi tira contro di sè per abbracciarmi e quando le porte si aprono andiamo nel mio appartamento.

Ci abbiamo messo ORE per mettere insieme tre borsoni con le mie cose. I libri hanno influito parecchio sulla dimensione di ciò che stiamo portando via.
«Tu e Chris avrete parecchio da fare ad inscatolare tutte le tue cose»
«Beh, sì, ma magari lo faremo anche con tua madre e sparleremo di te»
«Fate pure» risponde leggermente acido, mi sporgo a dargli un bacetto e gli sorrido «Prendi Yuki, non voglio che porti pesi»
È sempre stato premuroso con me, ma temo che ora lo diventerà in modo più ossessivo. Rimango con Yuki fino a quando Jared non ha finito di portare alla macchina le mie cose, l'unica cosa che ho è la tracolla con il portatile e la mia cagnolona che non capisce più nulla. Adora Jared ma lui non le ha dato molto retta, troppo preso da quello che stavamo facendo e ora lei mi guarda quasi offesa.
Niente paura, con un biscotto tornerà come prima…
«Dai, andiamo» mi dice prendendomi infine anche la tracolla con il portatile.
«Jared…questa la potevo portare io, sai?»
«Tu porti lei» e finalmente coccola Yuki che è così emozionata da scodinzolare come una matta.
Scendiamo di sotto e in effetti, guardando la mia piccola macchina, mi rendo conto che per un bambino servirebbe qualcosa di più adatto e più sicuro. L'avevo presa quando pagava mio padre e non volevo spendere troppi soldi… Jared ha ragione, dovrò pensare a prenderne una nuova.
Ritornati a casa di Jared, è sempre lui a scaricare tutto e lascia i borsoni in soggiorno.
«Casa»
Sorrido e lasciata andare Yuki lo abbraccio. Lui è casa per me, non mi importa realmente di come sarà la nostra casa, la macchina, il giardino o altro. Finché lui rimarrà qui con me, io sarò contenta e mi sentirò davvero a casa.

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Capitolo 47
*** THE END ***


Los Angeles, 29 Giugno 2012


In questi mesi le cose sono state difficili e un po' deliranti. Essere incinta è più complicato di quanto avessi mai creduto. Mi fa male tutto e il mio umore è sempre lunatico. Abbiamo cambiato casa. Jared ha trasformato casa sua in un laboratorio per un progetto chiamato VyRt.
Ed io per assurdo non ho ancora avuto modo di fare spese per il piccoletto in arrivo.
Siamo tutti su di giri, il primo bambino della famiglia. Io mi sento così strana all'idea di stare costruendo qualcosa di simile con Jared.
Mi sembra ieri che ci scambiavamo delle e-mail senza sapere nulla l'uno dell'altra.
La nostra casa sulle colline è splendida. Stanze ampie e luminose, il camino, la piscina. Ha due piani e la cameretta di Lucas ha solo le pareti decorate per lui. Non ho nemmeno comprato il lettino. 
Cosa che farò oggi con la mia amica Chris.
Sono comodamente seduta sul sedile del passeggero mentre lei guida verso il più grande negozio per bambini. Jared sa bene che spenderò parecchio, tutto dovrà essere pronto per l'arrivo del nostro bambino. Sono fin troppo 'in ritardo'.
Sono sempre persa nei miei pensieri in questo periodo. Pensavo che tutto sarebbe stato complicato e difficile. Invece tutto quello che ci eravamo prefissati, lo abbiamo fatto senza nessun dramma. Certo è stato faticoso, ci ha preso molte energie, ma allo stesso tempo ci ha dato molto…
Ancora mi devo abituare ad una cosa del genere.
Sua madre, Constance, era sempre presente nei momenti in cui quasi inconsciamente ne avevo bisogno. 
Io e Jared abbiamo litigato molto negli ultimi mesi, c'era bisogno di sua madre a spiegargli che era normale che il mio umore fosse così nettamente fuori toni.

Chris parcheggia e io ritorno alla realtà, con non poca fatica esco dalla sua auto e per la milionesima volta le 'rinfaccio'…
«Potevamo prendere la mia»
«Lo sai che quel transatlantico che vi siete presi, io non lo guido» borbotta lei chiudendo l'auto per poi guardarmi e sorridere.
«Che c'è?» le chiedo curiosa.
«Nulla, è bello vederti con il pancione. Ma allo stesso tempo è strano, eri così magra»
Vero, la mia linea probabilmente faticherà a tornare. Ma non mi importa in questo momento.
«Ci penserò a tempo debito. Adesso spendiamo un po' di soldi» sono emozionata perché saranno cose che faranno parte della nostra storia e della storia del nostro bambino.
Prendiamo due carrelli, convinte che li riempiremo e di fatti curiosiamo fin da subito in ogni angolo del negozio.
«Allora, prima di tutto, voglio scegliere la cameretta per lui»
Chris sorride «Colore?»
«Mh, bianca, le pareti sono celesti e l'altro giorno Jared ci ha messo quelle strisce di carta da parati con gli orsetti»
Chris mi guarda tra il divertito e lo stranito «Jared e gli orsetti» dice ridendo.
In effetti, vista da fuori, dal suo punto di vista in cui Jared è sempre stato un sex symbol, un ragazzaccio per un po' di tempo, deve essere strano pensarlo come papà che ha a che fare con degli orsetti. Invece, ogni volta che io lo guardo, penso a come sarà vederlo fare il padre, mi sciolgo completamente.
Scegliere la cameretta non è cosa facile, ma dopo averne viste fin troppe, mi decido. Chris mi guarda quasi per volermi ringraziare.
Non manca molto alla nascita di Lucas e non voglio che le cose vengano lasciate al caso. La signorina mi spiega che la consegna verrà fatta in una data che concorderò al momento del pagamento e che posso continuare il mio shopping.
Nelle successive due ore, riempiamo i carrelli di vestitini, tutine, scarpine, pupazzi, ciucci, biberon e qualunque altra cosa che mi possa servire. Forse perché è il primo figlio, ma voglio che abbia tutto.
Non nominerò le cifre del conto, perché se solo Jared potesse vedere, mi porterebbe via la carta di credito! 
Tornando a casa, lo sento scalciare, sento che come me, è contento. È normale, giusto? Perdersi un po' a ragionare su come siano andate le cose. Su come io e il mio amico di penna ci siamo incontrati ed è risultato essere un artista famoso. Ripensare a tutte le nostre vicende mi fa sorridere, perché ora siamo arrivati a questo. A costruire una famiglia, anche se involontariamente.

Io e Chris entriamo in casa e andiamo al piano di sopra per lasciare tutti i sacchetti in camera di Lucas.
«Non vedo l'ora che arrivi la cameretta, poter preparare tutto…»
Lei sorride e mi affianca «Sarà una bella cameretta e poi, hai una baby sitter gratis proprio qui» miagola lei. Le do una leggera spallata e sospiro.
«Credo di aver bisogno di riposare, è stata una mattinata piena»
«Certo, ci aggiorniamo più tardi?»
«Come sempre, ti chiamo»

Sento la sua mano che mi accarezza i capelli e lentamente apro gli occhi.
«Quanto ho dormito?»
«Qualche ora, avete fatto spese folli tu e Chris, mh?»
Sorrido, il suo sguardo non è di rimprovero, ma è quello di qualcuno che 'tanto lo sapeva' come sarebbe andata a finire.
«Non troppo folli, non abbiamo nulla per un bambino, quindi ci serve tutto» 
Lui sorride e si sporge per baciarmi «Che tutto sia, allora»
Da quando ha capito come rendermi, mi sento tremendamente coccolata ed amata. Ho tra le mani un uomo magnifico e non solamente per il suo aspetto fisico. Una testa dura che però mi ama, lo vedo nei suoi occhi e nei suoi gesti. L'unica cosa che posso fare guardandolo, è sorridere.
«Chris si è già offerta come baby sitter» 
«Non avevo dubbi, questo bambino sarà un po' di tutti a quanto pare»
«Il che è fantastico, avrà tante persone che lo amano»
Mi accarezza il viso e mi sorride «Merito tuo»
«Mh, merito nostro»
«Vuoi fare qualcosa oggi pomeriggio?» mi domanda mentre continua ad accarezzarmi i capelli ed il viso, mi guarda con quegli occhi così intensi che saprei io cosa vorrei fare. Ma non è assolutamente il caso.
«Non saprei, usciamo a fare una passeggiata da qualche parte?»
«Ce la fai? Hai messo su un bel pancione»
«Ehi!» gli tiro un pizzicotto sul braccio e lui lo ritrae ridendo.
«Scusa, scusa, allora passeggiata sia, ma prima vieni a mangiare»
Scendo dal letto che mi sento una mongolfiera, ma non ho aria dentro di me, ma un piccolo Leto che è pronto a conoscere il mondo.
Scendo lentamente le scale e raggiungo la nostra cucina, Jared ha cucinato, mi chiedo come sia possibile che nulla sia andato a fuoco. Mi siedo e lo guardo. È di spalle, intento a finire ciò che ha preparato. Ed io penso solamente a quanto vorrei che quelle spalle fossero sempre lì, ogni mattina.
Si gira e mi porge un piatto in effetti niente male. Persino Lucas pare gradire.
Ridiamo, chiacchieriamo e mangiamo. La nostra complicità è qualcosa che adoro. Non so come abbiamo fatto ad ottenerla, ma non temo né mi vergogno quando sono con quest'uomo.
«La signorina è soddisfatta?» mi domanda divertito.
«Certo, siamo sazi e pieni di energie» 
«Allora decidiamo dove andare, sulla spiaggia?»
«Perché no, mi piace il profumo del mare e la sabbia tra le dita»
Lui riordina mentre io mi vado a preparare. È un'operazione piuttosto lunga, ma alla fin fine ce la faccio. Infilare le scarpe è per lo più complicato, con questo carico da novanta che mi copre i piedi e rende ogni movimento difficile.
Jared prende le chiavi dell'auto e succede tutto in un attimo.
«Ah…Jared! Si sono rotte le acque» dico piuttosto spaventata ed emozionata allo stesso tempo.
Quei suoi occhi blu si spalancano diventando ancora più grandi se possibile. Corre al piano di sopra a prendere la borsa che avevamo preparato per l'ospedale e poi mi aiuta a raggiungere la macchina.
Io sento solo forti dolori e la voglia di urlare.
Avere un bambino è splendido, ma diamine se è doloroso!
Jared guida come un pazzo per raggiungere l'ospedale e nel frattempo mi dice di respirare, io vorrei solamente mandarlo al diavolo. In questo momento respirare è la cosa più difficile al mondo! L'ospedale sembra lontano mille miglia mentre mi tengo le mani sulla pancia e a malincuore seguo il consiglio di Jared: respiro.
Arrivati in ospedale mi aiuta ad entrare mentre mi contorco per non cedere al dolore. 
«Sta per partorire»
L'infermiera sorride «Lo vediamo signore, si calmi, lasci fare a noi…»
Sorrido per un secondo, vedendo Jared estremamente smarrito a quelle parole dell'infermiera. Gli stringo la mano e vengo portata in sala parto.

            ***

Il suo amore, l'ho sempre sentito, percepito. Mi ha sempre fatta sentire viva. Alle volte mi ha spaventato, perché le mie paure erano troppe, eppure lui le ha prese a due mani e le ha dissolte.
Jared non è un uomo da mille parole in questo genere di cose. È un uomo di sguardi, carezze, gesti. Ed io mi sono sempre sentita amata da lui… Vorrei tanto che lo sapesse.
Lo guardo stringere il nostro bambino con forza e delicatezza. Un piccolo batuffolo rosa che ha bisogno di tutte le sue attenzioni.
Sua madre, suo fratello, Tomo, Vicky e Christine, sono tutti lì per lui, per loro.
Vorrei potergli dire che non sarà facile, ma che avrà mille gioie da Lucas. Che dovrà farsi aiutare, che dovrà essere paziente. Dovrà essere forte.
Ma io lo so, quanto è forte il mio Jared. Un uomo pieno di risorse.
Sua madre lo abbraccia, lo stringe forte. Jared è stato un bambino amato, un uomo amato. Ha avuto così tanto amore nella sua vita, sono certa che sarà un padre magnifico. Sbaglierà, litigheranno, forse si odieranno alle volte, ma saranno uniti.
Vedere quei suoi occhi grandi e profondi, rivolti al nostro bambino, mentre le lacrime gli rigano il viso…è la cosa peggiore che potessi vedere in questo giorno.
Il piccolo Lucas Lee Leto, pesa 3,5kg, ha dei vispi occhioni e qualche capello chiaro. Ha sofferto durante il parto e ora, pulito e con il suo vestitino, avvolto in una coperta azzurra, viene stretto dal calore del suo papà. Jared lo stringe al petto, accarezza la sua schiena e Lucas emette piccoli versetti.
Chris, vicino a lui, piange.
Costance sembra dilaniata dall'impotenza di fare qualcosa, qualsiasi cosa per suo figlio. Persino Shannon ha gli occhi lucidi.
Vorrei dirti amore mio, che il dolore passerà. Che finirà in un angolo di te, permettendoti di ridere ancora, di vivere ancora, di amare di nuovo. Che vedere crescere Lucas, ti strapperà più sorrisi che lacrime.
Ed io, veglierò su di voi ogni istante. I miei occhi saranno sempre rivolti ai miei due ragazzi. Che so, che verranno a trovarmi, mi porteranno fiori, pensieri e lacrime. Ma io avrò nel cuore i sorrisi del tempo che voi vivrete insieme.
Sarò accanto a voi, accanto a te Jared. Trai forza dal mio ricordo e dal ricordo del nostro amore. Lucas è il frutto del nostro amore. Non allontanarlo mai da te solo perché a volte guardarlo potrebbe essere doloroso.
Perché c'è voluto meno di un secondo per decidere. 
«Salvate il mio bambino»
Non avrei mai potuto vivere una vita intera, consapevole che nostro figlio non esistesse più.
Ecco, quello che volevo vedere, tra le lacrime, Jared guarda Lucas e gli sorride.
Ora so, che andrà tutto bene…

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