Le secret du Jack

di tsubasa_rukia3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soluzione: La fuga ***
Capitolo 2: *** Samira, la Principessa degli Elfi Bianchi ***
Capitolo 3: *** Visioni e Decisioni ***
Capitolo 4: *** Adrian, sovrano degli Elfi Neri ***
Capitolo 5: *** Speranza ***



Capitolo 1
*** Soluzione: La fuga ***


Non appartengo ad una famiglia normale, sebbene sia un mio desiderio, posso provare ad imitarle, fare incantesimi di ipnosi nelle famiglie umane per inserirmi tra di loro, ma posso solo fare questo. Rifiutare i miei parenti, non partecipare ai ritrovi di famiglia, negare le tradizioni.... Ma questo non cambia molto. Sono riuscita a convincere mia madre a lasciarmi vivere nel mondo umano, a condizione che continuassi a seguire le lezioni di corte. Odiose lezioni..... Per farlo, non devo attraversare nessun portale o recitare un incantesimo, mi basta mostrare il mio vero aspetto ad un qualsiasi specchio.
È stato tramite lo specchio del dormitorio universitario che mi è arrivata la felice novella del mio matrimonio combinato.
Mi viene sempre da ridere pensando a che faccia ha fatto quando le ho gridato a squarciagola "Je refuse!", non aveva capito le parole ma il tono del diniego era inequivocabile. Ho spaventato la mia compagna di stanza, ma non mi preoccupo del tutto. In fondo sono in fuga. Ok, scappare perché non si vuole accettare un matrimonio è una pessima pessima pessima idea e il mio migliore amico non fa altro che ripetermi questo da un ora.
-Se non stai zitto guarda che ti rompo!-, lo minacciai mentre correvo.
-Lo sai che per gli umani rompere gli specchi porta sfortuna? Ben sette anni di sfortuna! Non li vuoi mica-, mi stuzzicò.
-Non mi sfidare Jack!-, esatto! Quando ero piccola gli ho dato il nome del protagonista della mia favola preferita .
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Due giorni! La mia incredibile fuga è durata due giorni! Stupide guardie! Stupide tradizioni! E stupida io che non ho imparato meglio gli incantesimi di offuscamento! Come ho fatto ad essere catturata così facilmente?! Ah, certo! È colpa sua, la prima guardia di sua maestà. Mentalmente gli feci una linguaccia mentre mi limitavo a fissarlo male con le braccia incrociate. Non che importasse, essendo la punta della formazione difensiva non potevo fare altro che guardare torvo la sua nuca.
-Principessa, stiamo per attraversare il portale, preparatevi-. Non gli risposi nemmeno, stupido antipatico.
Entrare nel mio mondo è facile: basta un lago limpido, un'alba e un bel salto. Poetico, no? Io la trovo una cavolata. Stupidi elfi! Almeno ci fosse il water! Perché c'è una regola non scritta in cui tutte le creature fantastiche, così ci chiamano gli umani nel generico, devono vivere in un'epoca medievale?!
-Principessa...-, mi richiamò una guardia e io fui pronta per il balzo.
Entrare in quel tunnel è come entrare in una camera d'aria e credetemi se vi dico che quel vento forte fa perdere la sensibilità agli arti. Qualche volta ho l'impressione come se il mondo cercasse di vietarmi l'ingresso. Non sono io a voler entrare a tutti i costi, ma la mia famiglia insiste. Non posso certo oppormi se mi mandano una pattuglia selezionata che minaccia di risvegliare la natura del mondo umano; se questo succede è come invitare la loro estinzione a benchetto. Sospirai e mi preparai al brusco atterraggio.

Angolo autrice:
Come avete ben capito partecipo al mio primo concorso fantasyRingrazio @libri68 per l'occasione e se vi piace votate
P.S.: seguendo i criteri della prima tracciaquesta storia durerà 5 capitoli ;)

 

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Capitolo 2
*** Samira, la Principessa degli Elfi Bianchi ***


L'atterraggio, contro la mia previsione, è stato piuttosto morbido: le guardie mi hanno fatto planare sopra il lago del palazzo. Siccome il portale elimina perennemente ogni incantesimo celante e offuscante, mi ritrovai a mirare il mio vero aspetto. In confronto alla mia forma umana i miei capelli erano molto, ma molto più lunghi, anche il colore è differente: piuttosto che un arancione smorto esso divenne una chioma fiamma viva; anche la struttura ossea era cambiata rendendomi più slanciata e dal ventre più ampio, il seno si è gonfiato e le mie orecchie si sono ingrandite e allungate.
-La principessa Samira è tornata-, iniziò il passaparola dei paggi. 
Sentire risuonare il mio nome e titolo ripetuto come un eco di montagna mi irritava e indossando la mia maschera, impassibile che portavo a palazzo, mi incamminai non curante dei servitori che mi guidavano nella sala delle udienze. Il preavviso mi precedette e quando le porte si aprirono mia madre mi saltò addosso, stringendomi forte.
-La mia bambina!-, gridò già in lacrime. I servitori, ormai abituati, saggiamente ci lasciarono un po' di intimità. Ci vollero dieci minuti buoni per farla smettere di singhiozzare.
-Madre, non è appropriato per una regina scomporsi così-, le suggerì dolcemente.
-Ma tu sei scomparsa per due giorni!-, si lamentò.
-Non ho intenzione di sposarmi alla giovane età di millenovecentoventi lune-, gli umani contano gli anni in mesi e gli elfi lo fanno in lune.
-Avevo la tua età quando mi sono sposata con tuo padre-, mi ricordò mentre si incamminava verso il trono, iniziando ad assumere il ruolo di regina. Sopra la poltrona del potere, mia madre non era altro che regale, la sua pelle candida emanava una leggera luce, i capelli biondo platino le corniciavano il viso delicato, mentre la sua postura le dava autorità. Mi inchinai, come imponeva il protocollo, prima di parlare.
-Maestà, trovo che i tempi siano prematuri per una mia possibile unione-, iniziai con le trattative.
-In verità non si potrebbe avere favore migliore dagli astri celesti-.
-Ma non sono ancora pronta per assumere i miei doveri di moglie-.
-Sei stata educata ad essere una regina, non una moglie-, mi fece notare.
-Non avrete intenzione di destituire mio fratello?!-, sebbene fosse il secondogenito, per colpa della mia incompatibilità caratteriale, era stato nominato erede al trono, sebbene avesse poco più di duecentoquaranta lune.
-Tuo fratello Abraham è destinato ad essere il prossimo re degli elfi bianchi e non sarete voi, mia cara primogenita, ad avere il ruolo di destituirlo-, mi avvertì.
-Regina, avete visto qualcosa?-, mia madre, sebbene sporadicamente, aveva il dono della preveggenza.
-Lo sapete benissimo, mia cara principessa che non mi è permesso parlare delle sorti degli altri senza il permesso espresso degli interessati-, mi ricordò.
-Sì, mia regina-, chiesi perdono chinando il capo. Per colpa di questa dimenticanza mia madre aveva perso la vista da un occhio e farglielo ricordare in qualsiasi modo è una grave offesa alla sua persona.
-Non preoccuparti figlia mia, anche tu sarai regina. L'ho visto, ed è per questo che ho organizzato un matrimonio con il re dei Giganti!-, annunciò fiera.
-Il re dei giganti? Intendete quei giganti che occupano i Pirenei Eterni e che una folata del loro alito è in grado di congelare un intero esercito?!-, chiesi basita.
-Proprio loro-.
-Vostra altezza, perché?-.
-È il momento di attaccare, non possiamo permetterci un'altra guerra. Se dovessimo subire un altro attacco non ne usciremmo indenni. Gli elfi neri hanno rinforzato le loro linee. Non so con chi, ma hanno stretto un'alleanza. Non posso permettere che avvenga la nostra sconfitta!-, si alzò in piedi animata dall'ardore che le aveva procurato la visione, -E inoltre, il Re ha già accettato di averti come promessa sposa, soprattutto dopo aver visto il tuo ritratto-.
-Non starete parlando di quel ritratto. Non di quel dipinto lungo cinque metri che mi dipinge con i tatuaggi tribali e avvolta dai rovi, non di quello in cui i miei capelli sono cinti dai rubini e sono nella foresta della Speranza...-, descrissi sempre con maggiore orrore.
-Proprio quello-, confermò allegra.
-Mia regina, chiedo il permesso di andare nelle mie stanze e prepararmi adeguatamente. Porto ancora le vesti del mondo umano-.
-Certamente, bruciali e preparati per il pranzo. Manderò Farida a prepararti-, acconsentì.
Feci una riverenza e con calma me ne andai verso la mia ala privata del palazzo. Nessuno osava mettere piede lì dentro durante la mia assenza, ma nonostante questo era sempre pulito e in ordine. Appena varcate le prime porte, mi misi a correre lungo il corridoio e con un calcio aprì l'entrata della mia stanza. Urlai la rabbia e la frustrazione nascoste pochi minuti prima. Ignorando i lussuosi divani e l'enorme letto a baldacchino, mi diressi nella vasca da bagno. Il mio posto preferito, mi rannicchiai e iniziai a piangere.
-Samira! Samira!-, sentì chiamare dal mio zaino. Lo aprì e presi l'unico oggetto che lo riempiva: lo specchio incantato. L'ho trovato da bambina, quando ero solita a fare le avventure di ricognizione nell'enorme palazzo. Da allora non l'ho mai ceduto a nessuno e non ho permesso a nessuno che lo toccasse.
Mi asciugai le lacrime prima di rivolgere la superficie riflettente sul mio volto.
-Samira! Mi stavo preoccupando! Non mi rispondervi più-, si lamentò Jack dall'altra parte.
-Scusami-.
-Perché hai le orecchie abbassate come un cane?-.
-Come sarebbe a dire che sono un cane?-, ma il mio tono fu troppo smorto per essere preso come una minaccia.
-Questa volta cosa è successo? Perché ti stai nascondendo nella tua vasca?-, ovvio che sapeva del mio rifugio.
-Allora? Se stai zitta inizierò a preoccuparmi-, mi incitò dopo aver sospirato.
-La regina ha deciso che mi dovrò sposare col re dei giganti-, lo informai asciutta. Stette in silenzio talmente a lungo che dovetti guardare lo specchio per capire se non era sparito. Stranamente aveva il volto serio, questo mi mise in allarme, lui non lo era mai.
-E cosa ti da fastidio? Il fatto che ti devi sposare o che devi sposarti col re dei giganti?-, mi chiese.
-Non lo so-.
-Samira, hai intenzione di rimanere una bambina per sempre? Il tuo corpo è maturo, è pronto ad accogliere nuova vita e come Principessa hai il dovere di partorire un erede. Lo sai, non puoi fare finta di niente per sempre!-, mi rimproverò.
-Lo so! Questo lo so anche io! Ma voglio almeno essere libera di deciderlo io! Come vorrei decidere di fermare questa guerra! Non ne posso più!-, scoppiai a piangere mettendo in difficoltà Jack.
-Jack, se solo tu fossi qui! Gli direi che mi sposerei con te e gli farei prendere un bello spavento! E poi..-.
-E poi mi decapiterebbero-, concluse al posto mio.
-Non lo permetterei!-, mi opposi. In quel momento bussarono alla porta del bagno.
-Deve essere Farida, ti chiamo questa sera dopo cena!-, lo avvisai mentre mi avviavo alla porta.
Quello dall'altra parte non era Farida, ma il primo cavaliere. I suoi occhi cerulei mi fissarono freddi.
-Che cosa volete?-, chiesi con chiara antipatia.
Non mi rispose, ma in compenso mi buttò contro il muro.
-Cosa-, non potei dire altro perché quello stupido mi baciò. Lo schiaffeggiai dopo averlo allontanato con una spinta.
-Come osi!-, i miei capelli fluttuarono in sincronia col mio disgusto. Se divento emotiva gli elementi si innescano insieme alle mie emozioni.
-Principessa, vi prego, ascoltatemi! Non posso permettere che vi sposiate col re dei Giganti-, iniziò insicuro e inginocchiato ai miei piedi,- Per favore, prendete in considerazione di diventare la mia compagnia della vita!-.
-Esci fuori dalla mia stanza immediatamente. Primo Cavaliere, da oggi fino a ordine contrario, vi è vietata la mia ala personale del palazzo-, ordinai con calma glaciale.
-Sì, signora!-, inchinò il capo e con passo marciato se ne andò senza dire altro ne voltandosi indietro. Dopo pochi attimi dalla stessa porta da cui era uscito, entrò Farida. Si ha la tradizione di istituire l'intera famiglia reale con reali di alleati e insieme alla nobiltà. La mia compagnia di studi, per sua sfortuna, è Farida una nobile ibrida, suo padre è un lontano parente reale, mentre sua madre è una ninfa delle nevi. Questa particolarità nel sangue le diede tratti delicati, un'affinità con gli elementi dell'acqua, dei capelli nivei, occhi chiari e una perfetta maschera di indifferenza perenne. L'hanno deciso alla nostra nascita, quindi me la ritrovai anche come amica d'infanzia.
Spalancò leggermente gli occhi, quando alzò il capo dall'inchino di protocollo, notando la principessa nella nascita di una furia pericolosa.
-Principessa, la regina mi ha mandata a prepararvi per il pranzo, se ci sbrighiamo potrete vedere vostro fratello durante il pasto-, parlò mentre poggiava il raffinato abito smeraldo sopra il letto. Sentire nominare mio fratello è come dare del calmante ad un depresso, lui è l'unico membro della famiglia che non rifiuto. Come potrei? È così adorabile.
-Prima, mi farò un bagno. Porta i sali, Farida-, ordinai mentre appoggiavo lo specchio sul comodino, dove c'era un apposito sostegno in oro.
-Sì, mia signora-.
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Ora che ci penso, Jack non mi ha mai detto di che razza è. Nello specchio è sempre avvolto da una nebbia grigiastra e certe volte non risponde per settimane intere sebbene lo chiamo. Una volta non mi ha parlato per un anno intero, ma glie l'ho fatta pagare.
Ha l'eterno aspetto di un quindicenne, da quando lo conosco, sempre contornato da quell'aria di mistero....
-Principessa, desiderate dei fiori nella treccia?-, mi chiese Ferida, mentre la avvolgeva in alto in uno chignon.
-No, così va bene-, la ringraziai.
-State ancora pensando a chi sia Jack?-, qualche volta mi ero confidata con lei, sebbene nessun altro lo potesse vedere, e stranamente mi aveva creduta. 'Sua altezza, non mi mentirebbe', aveva detto allegramente con quelle guance da bambina. A quei tempi mi chiamava 'Sua Altezza', bleah.
-Già, solo per curiosità!-, mi lamentai.
-Siete sempre stata attaccata a quello specchio. Vi ricordate quando una serva l'aveva preso per mandarlo a lucidare da un esperto ferramenta senza permesso? Siete impazzita e il re ha dovuto sedarvi, ha mandato guardie ovunque e quando l'ha trovato vi ha svegliato con un bel regalo. Poi, secondo le leggi, siccome il torto l'avete subito voi, dovevate decidere la sua punizione. 'Voglio che non tocchi più il mio specchio', avete detto. Dopo tre giorni avete scoperto che le avevano amputato le mani e vi siete messa a piangere al suo cospetto chiedendo scusa-, rise del ricordo.
-Non sapevo che avrebbero esagerato in quel modo-, mi giustificai.
-Non si possono ignorare le parole dell'erede al trono-, ricordò.
-Non lo sono più, mio fratello è destinato a governare. Su, andiamo a pranzo. Sono più di cinque anni che non mangio qualche pietanza elfica-, conclusi mentre mi alzai.
-Cinque cosa?-, chiese confusa Farida seguendomi.

Angolo autrice:
Allorache ne dite? Vi piace? Se votateMa qualche commento mi farebbe piacereCiaoooo \(*.*)/

 

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Capitolo 3
*** Visioni e Decisioni ***


Bere lo sfur dal suo fiore fu la cosa più bella, quanto adoro i dolci elfici! Non credevo che il cibo mi fosse particolarmente mancato.
Congedandomi dal solito e silenzioso palazzo mi diressi in giardino, aspettando Abraham, il laghetto su cui sono ritornata era il centro imponente del giardino. Brillava sotto i riflessi solari e ospitava qualche piccolo essere acquatico.
Mi allontanai cercando il mio gazebo di rovi preferito, si trovava in un luogo appartato, lontano dagli ingressi e vicino al confine con la foresta, incontrai qualche farfalla che salutai adeguatamente, alcuni folletti si sedettero sulla treccia raccolta inscenando la conquista di un gigante. Mi misi a ridere e li lasciai fare, dopotutto se non li si asseconda fanno delle pestilenze davvero fastidiose.
Intravidi, sotto un albero di pesco, la mia meta e con un sospiro mi sedetti sulla panca in niphrim, è un metallo vivo usato anche per tante altre cose.
Dopo pochi minuti, ascoltando il vento giocare con le foglie, mi parve di sentire cantare una donna accompagnata dal ritmico suono di campanelli. Incuriosita, seguì quelle note e incontrai la sacerdotessa. Un po' svitata, e se lo penso io vuol dire che è grave. La sua Vista è talmente potente che è sempre persa in un epoca diversa dal presente. Perciò parlare con lei, sebbene fosse in grado di sentire, era come essere catapultati fuori luogo improvvisamente.
Mi apprestai ad andarmene quando ella mi prese per i polsi costringendomi a saltare e ballare con lei. Le cavigliere tintinnarono insieme ai bracciali e quasi non mi ferì con gli orecchini elfici. I suoi capelli candidi erano completamente disordinati e i tatuaggi sacri brillavano sul suo viso. Rise di una battuta a me sconosciuta e improvvisamente si fermò diventando seria.
Il repentino cambiamento d'umore mi spavento, come i suoi occhi porpurei su di me.
-Regina, avete fatto una scelta difficile e siete a metà strada. Non potete certo mollare ora-, parve rincuorarmi.
-State parlando del passato di mia madre, la regina Tifanya?-, chiesi.
-Ma no! Sto parlando con te! Regina Samira, prima Elfa Bianca ad aver domato gli Elfi Neri e concluso l'Eterna Guerra-, mi ricordò come se fossi una pazza delirante. La bocca mi si asciugò.
-Io fermerò la guerra?!-, sussurrai incredula.
-L'avete già fatto, manca solo l'ultimo passo, mia signora. Ma attenta, potreste morire!-, mi avvertì saltandomi intorno.
-Non capisco-.
-Nessuno capisce mai, eppure siamo qui.... Oh, principessa, vostro fratello vi sta aspettando. Va tutto bene? Sembrate pallida-, mi chiese come se niente fosse. -No, non importa, grazie per avermi avvisata-, ringraziai insicura. Incamminandomi velocemente verso il gazebo. Come faccio a non essere scossa dopo quello che mi ha detto?! Mi ha appena predetto il futuro! Io salverò gli Elfi Bianchi? Sono riuscita a fermare l'Eterna Guerra?! Ingarbugliata in quei pensieri, mi accorsi di Abraham solo quando mi strattonò la veste e mi fece inciampare.
-Samira, stai bene? Ho provato a chiamarti, ma non rispondevi!-, si scusò inchinandosi davanti alla mia faccia.
-Oh non c'è problema, ero distratta-, in fretta e furia mi rialzai e sbattei il muschio che si era attaccato alla veste.
-Allora, come sta il mio fratello preferito?-, chiesi tornando al gazebo.
-Sono il tuo unico fratello!-, mi fece notare ridendo.
-Forse, hai ragione-, gli feci l'occhiolino e lo presi in braccio. Abraham era l'incarnazione di quello che si poteva definire 'bianco', nivei capelli, pelle chiara e occhi dorati, il tipico elfo bianco di famiglia reale se non fosse per la salute cagionevole. La sua condizione gli permette di avere un addestramento solo con armi leggere, ma qualche volta viene costretto a dei duelli di scherma. Sebbene ha duecentoquaranta lune, il suo corpo fisico era l'equivalente di un fanciullo umano di sei anni.
-Sorella! Dove sei andata questa volta di bello?-, ero solita raccontare i miei viaggi nel mondo umano oltre che leggergli le favole umane, ovviamente di nascosto, e rendevo i racconti divertenti con l'ausilio di modellini creati sul momento con le radici.
-Che ne dici se ti racconto di Venezia? Oppure Andalucia? O Honk Kong?-, proporsi facendo appello alla mia memoria.
-Tutte! Le voglio vedere tutte!-, decise allegro. Sebbene gli raccontai tutto, la mia mente continuava a ripetere gli strani avvertimenti della Sacerdotessa.
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Dopo aver finito le mie avventure, fu il turno di Abraham di aggiornarmi. Ovviamente, come al solito, non mancando di adorare il Primo Cavaliere. Stetti in silenzio, ascoltando, durante la nostra passeggiata, mentre mentalmente lo maledicevo.
-Hai fatto pace con Julah?-, chiesi preoccupata. Lui è nostro cugino, ed è il compagno di studi di Abraham, ma a quanto pare molte lune fa hanno avuto un acceso discorso e mio fratello sembrava intenzionato a non perdonarlo. Facendo ciò lo ha automaticamente espulso dagli studi di corte portando disonore alla sua famiglia. Julah, si è scusato con molte lettere e regali, ma Abraham sembrava intenzionato a non cedere.
-Non so di chi tu stia parlando-, mi informò.
-Di nessuno, immagino. Come vanno i progressi di magia?-, chiesi accarezzando alcuni fiori.
-Non molto bene, nostra madre si sta preoccupando-,mi riferì triste.
-Oh, piccolo mio. È una dote di famiglia! Lo sai benissimo che quando ero piccola ho bruciato le sopracciglia di nostra madre con un rutto!-, gli ricordai ridendo,- Dopo la tua catastrofe personale, perché è destino che tu ne faccia una, avrai il controllo del tuo spirito-, lo rincuorai dandogli un bacio sulla testa.
-Sorellona.... è vero che ti sposerai e che non tornerai più?-, piagnucolò, -Non voglio che te ne vada! Se lo fai rimarrò solo!-, e iniziò a piangere. Lo presi in braccio e lo accarezzai con movimenti lenti e rassicuranti.
-Hai avuto ancora quell'incubo non è vero?-, chiesi. Mi confermò aumentando il pianto. Da diverse lune sognava la mia morte, quando è venuto una notte nelle mie stanze mi ha spaventata, soprattutto perché l'avevano seguito diverse guardie e lui si era buttato su di me a capofitto.
Avevo fatto cenno loro di andare, ma qualcuno aveva avvisato la regina, visto che mezz'ora dopo era comparsa alla porta ancora in veste da notte. Nostro padre la teneva calma con una mano sulla spalla, da lì a una settimana morì in battaglia. Ci fece prendere un gran spavento, soprattutto a me visto che tra i singhiozzi avevo capito che si riferiva a me, ma i miei riuscirono a calmarlo e proponendogli di dormire con me si tranquillizzò del tutto. Purtroppo, capita che qualche volta lo sogni ancora.
-Il futuro re del nostro regno non deve piangere per un incubo! Altrimenti gli elfi bianchi rideranno di te!-, lo ammonì.
Non ci volle molto a tranquillizzarlo e dopo il pianto di sfogo si addormentò, rassegnata lo accompagnai nella sua stanza, molto vicina alla stanza del trono e molto lontana dalla mia ala del palazzo, qualche servitore si propose di aiutarmi ma rifiutai. Quando lo misi dentro le coperte, avvisai la sua dama di compagnia di dire al medico di corte di preparare il solito infuso e di svegliarlo in tempo per la cena. Fui chiara sul fatto di non svegliarlo prima e con lui nel mondo dei sogni uscì dalla sua ala privata. Nel salone, usato per i balli di corte, vidi qualche funzionario di corte e con mia gioia fui ignorata, non sono politicamente potente secondo alcuni, e cercai di capire i danni della passeggiata osservandomi allo specchio. Dopo averli notati scrollai le spalle e mi avviai in biblioteca.
La biblioteca reale è letteralmente una foresta, ogni albero aveva inciso la materia di cui si occupava ed erano vivi, tanto che i guardiani dei libri non erano altro che dei spiriti-polline, come li chiamo io, in realtà si chiamano 'attass.
Mi inoltrai nel fitto e raggiunsi l'area proibita, facilmente notabile dai tronchi apparentemente marci.
-Chi cerca l'oblio entrando nella zona proibita?-, chiese una voce grottesca.
-Sono, io, Samira-, annunciai.
-Entrate principessa, ma non più di un libro per volta, come ben sapete-, mi ammonì.
-Certo, devo solo vedere una cosa-, chiarì, superando il grande masso muschiato che altro non era il guardiano del sapere proibito: un golem. Si dice che era un elfo, una volta, ma accecato dal sapere il suo corpo rifiutò i segreti che la mente custodiva. Ma è solo una storia per frenare la curiosità dei bambini.
Trovai quello che cercavo: "Obscure Elfea"; recava la scritta su un tronco. Poggiai la mano sulla prima lettera e l'arbusto si aprì rivelando uno scaffale quasi vuoto di libri. Ne presi uno, intitolato "Leggende e miti", e arrampicandomi sulla chioma dell'albero mi misi a leggere con l'ausilio della luce del sole portatile.
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Stiracchiandomi, esausta chiusi il libro e lo rimisi a posto, salutai il golem e uscì dalla biblioteca. Notando le fiaccole accese iniziai a correre: sono in ritardo per la cena. Fui rimproverata e spedita in camera senza cena, non mi opposi e feci un inchino di congedo.
Più tardi, Farida, mi portò qualche avanzo e mi feci raccontare la sua giornata. Portando via le posate vuote, se ne andò e mi lasciò sola con me stessa.
Ero immersa nei miei pensieri, quando Jack si mise a chiamare il mio nome facendomi sussultare.
-Jack! Che cosa c'è?-, mi lamentai.
-Avevi detto che mi avresti chiamato dopo cena! Non mi pare che sia stato così-, si lamentò.
-Mi stupisco ogni volta, io e te abbiamo lo stesso lasso temporale non è vero?-, capì dal silenzio che non voleva parlarmi,- Perfino il tuo nome l'ho inventato io... Qualche volta sparisci, e non mi parli mai di te o della tua famiglia. Poi scompari per un anno e successivamente ritorni come se niente fosse-, mi lamentai con estrema calma.
-Ti ho già detto che mi dispiace-, ripeté affranto.
-Sei sparito nell'anno in cui mio padre è stato assassinato! Nel momento in cui ti volevo più vicino! Come posso fidarmi di te ciecamente come un tempo!?-, urlai tra le lacrime.
-Non puoi, te lo dico sempre, Samira: non ti fidare di nessuno-.
-Che importa, ormai mi sposerò e non posso certo continuare a portarmi dietro uno specchio nella nuova corte-, gli feci notare.
-Hai deciso di sposare il gigante?-, chiese.
-Oggi ho incontrato la Sacerdotessa. Mi ha detto che fermerò la guerra. E se per farlo devo sposare un colosso di ghiaccio non m'importa-.
-Faresti qualsiasi cosa per fermare questa guerra?-, mi chiese con serietà.
-Dovessi strapparmi il cuore e darlo ai nemici, lo farei-, dissi con solennità.
-Bene, allora quando dovrai dare una risposta alla regina, ma non vorrai sposare il Re dei Giganti, dille che hai già un promesso-.
-E chi sarebbe?-, appena finì la domanda, stranamente caddi in un sonno profondo.
****

Castello Del Ripudiato, Aula Magna

Con passi solenni il sovrano si alzò dal trono, posando uno specchio di squisita fattura, e si diresse verso la terrazza principale, osservando le enormi distese di terra rocciosa, strinse i pugni e si trattenne dal liberare i suoi fulmini.
-Ancora poco e la pace sarà possibile-, sussurrò come incoraggiamento a se stesso.

Angolo autrice
Allorache ne pensateIo mi sto divertendo un casino a scrivere questa storiaSpero che piaccia anche a voi!

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Capitolo 4
*** Adrian, sovrano degli Elfi Neri ***


Mi svegliai appena i raggi del sole toccarono il mio viso e mi sorpresi nel trovarmi ancora con le vesti del giorno precedente. Quando mi sarò addormentata? Sbadigliando, mi diressi al bagno e eseguì le normali faccende di toelettatura. Stupendo me stessa mi truccai secondo i canoni elfici, qualche linea scura e i tatuaggi tribali incorniciavano i miei tratti somatici.
Mi interrogai superficialmente di questa improvvisa eleganza, ma non più di tanto. Lasciai i capelli sciolti e misi una semplice veste a più veli color rubino. Uscì, dalla mia ala personale e camminai con tutta calma nel palazzo attirando lo sguardo lascivo di qualche servitore e di nobili. Ecco perché odio gli uomini, basta un po' di trucco e tutti sbavano. Patetici.
-Sorella! Come ti sei vestita?-, mi chiese stupito mio fratello.
-Buongiorno piccolo mio. Hai dormito bene ieri?-, gli chiesi ignorando la domanda.
-S-Sì-, balbettò, ma si riprese subito invitandomi ad andare insieme a fare colazione.
Le serve, dalla sorpresa fecero cadere qualche posata per terra. Capisco che non mi trucco mai, ma non cambio così totalmente. Fortunatamente, Farida non fece nessuna scenata, mentre mia madre si limitò a fissarmi.

Eravamo nel bel mezzo del dessert, quando la porta fu brutalmente spalancata. 
-Mia regina, urgenti novelle!-, gridò affannoso il Primo Cavaliere, togliendosi l'elmo e inginocchiandosi.
-Avete il permesso di parlare-, concesse mia madre senza smettere di mangiare e così fece il resto di noi.
-Gli Elfi Neri hanno iniziato ad attaccare, hanno mandato delle avanguardie sui fiumi del confine Sud-, avvisò tenendo il capo chino.
-Guardatemi, Cavaliere-, ordinò. L'elfo non poté altro che ubbidire, alzando il suo capo dai capelli platino e dal volto pieno di cicatrici. -Sia chiaro questo ordine: nessuno deve attaccare. Limitatevi a difendere i confini con i maghi e chiedete la collaborazione delle ninfe-.
Il soldato se ne andò, ma non prima di lanciarmi una fugace occhiata e per la sorpresa l'elmo gli scivolò dalle mani. Quando la smetteranno di reagire come dei babbei? Mi chiesi mentre in fretta e furia recuperava la parte della sua armatura e se ne andava come se niente fosse.
-Madre, credete che possa parlarvi per qualche minuto dopo la colazione?-.
-Mi duole dirti che ho una riunione con il Consiglio di Guerra-.
-Riguarda la guerra, per l'appunto-, insistetti.
-Molto bene, avremo una chiacchierata in questo caso-, mi concesse.
Mio fratello mi guardò perplesso e preoccupato, gli risposi con un sorriso rassicurante.
*********
Il sole mi riscaldò il viso quando alzai lo sguardo verso il trono, esso era strategicamente posto davanti una vetrata in modo che al primo mattino e al tramonto la figura posta al trono emanasse intimidazione e potere, le udienza nell'apposita ala, stranamente, si svolgevano verso quegli orari.
Sotto quella luce strategicamente imposta, mi trovai inginocchiata sotto l'ombra della regina.
-Parla-, mi intimò.
-Maestà, non penso che un'unione coi Giganti ci porterà alla pace-, proposi.
-Cosa te lo fa pensare?-, mi chiese.
-I giganti sono creature rozze e primitive. Basano quasi tutto sulla forza e se parteciperanno alla guerra, non si limiteranno agli Elfi Neri. Il desiderio di provare le loro capacità li porteranno a sfidare altre creature. Inoltre, vi ricordo che per colpa loro i draghi sono una specie in via di estinzione, sebbene si limitavano a fare da custodi li hanno attaccati per la loro rinomata forza-, spiegai con logica ferrea.
-Ebbene, se non volete sposare il Re dei Giganti, cosa proponete?-, mi sfidò a trovare una soluzione migliore.

"....quando dovrai dare una risposta alla regina, ma non vorrai sposare il Re dei Giganti, dille che hai già un promesso-."

-Regina degli Elfi Bianchi, Saggia Illuminata, Portatrice di Serenità-, mi alzai dopo aver detto tutti i suoi titoli più conosciuti-, Oltre che madre e vedova, Voi capite la gioia di questo paese come le sue agonie e le sue paure più profonde. È tempo di ridare i figli alle madri, è tempo di rendere i fiumi nuovamente limpidi, tempo di piangere i morti e glorificarli, è tempo di far arrugginire le spade, è tempo di far tornare i campi dorati e le foreste rigogliose. Regina, è tempo di fermare la guerra, a qualsiasi prezzo.
Ho inviato una conoscenza affidabile al Palazzo del Ripudiato e dopo varie trattative sono riuscita a combinare un armistizio. Avrò tempo un mese per conquistare il Re e maritarmi con lui, dalla nostra unione si creerà una salda e duratura pace-, proposi determinata ricordando quello che mi aveva cancellato Jack dalla memoria. Il solito dispettoso!
-E se non ci riuscirai?-, domandò, logicamente.
-Ho offerto la mia prigionia affinché non si possa andare alle armi-, risposi sicura di me, come se una cosa del genere non fosse minimamente possibile.
-Ammesso che tu ci riesca, come farai a convincere il popolo alla pace?-.
-Regina, l'avete detto voi stesso, mi avete istruita per essere una sovrana e questo lo farò-.
-Molto bene, allora non ti dispiacerà fare il tuo primo discorso pubblico, domani-, insinuò.
-Certamente-.
-Non prendermi in giro! Come è possibile che tu sia entrata in contatto con la corte nemica? E addirittura trattare dei termini della pace?!-, chiese indignata mentre scese i gradini in granito bianco.

"La regina non crederà alle tue paroleanche se sei sua figliadovrai dimostrarle che ciò che le hai detto è il veroE quando quel momento arriverà non dovrai altro che....".

L'eco di Jack uscì dalla mia testa come un sussurro di vento.
Seguendo le istruzioni, tolsi una forcina dai capelli e mi punzecchiai l'anulare destro in modo da provocare una ferita abbastanza profonda. Il sangue macchiò, come veleno peccaminoso il candore del granito, e eco delle parole nella mia mente, le mie labbra seguirono i suoni predisposti. Dalla macchia di sangue, ingrossata e raccolta in mezzo all'aria, uscì una mano grigiastra chiusa, tra le sue dita un rotolo.
Mia madre fu fulminea nel suo affondo e decapitando l'arto lo fece cadere con un tonfo.
Adirata, mi guardò e immediatamente fui avvolta da dei rovi di luce. Essi mi stritolarono con immensa forza.
-Hai osato tradirmi?-, mi chiese con voce alterata, talmente tanto da sembrare l'urlo di un'arpia. Promemoria: mai far infuriare mia madre.
-Non mi permetterei mai! L'ho fatto per fermare questa guerra! Avete detto che non ce l'avremmo fatta e ho pensato ad una soluzione.... madre.... non... respiro-, cercai di farle notare.

-La mia bambina! La mia dolce bambina!-, mi risvegliò la voce di mia madre. Che bello, sono svenuta...
Mi alzai e con rammarico mi ritrovai nella stanza del Consiglio. Fantastico, dai loro volti mi ci vorrà molto per farmi sentire.... Ho già mal di testa.
Presi un enorme respiro prima di iniziare ad attirare l'attenzione su di me e quindi cominciare una battaglia.
Ironicodevo combattere per conquistare la pace...
~~~~~~~~~~~~~~~~

Quando raggiunsi la mia camera ero talmente distrutta che senza fare altro mi addormentai fino al mattino dopo. Il giorno del mio discorso.

L'immensa marea di elfi, davanti alla piazza degli annunci, mi fece innervosire.
Samira, respira, hai un abbigliamento impeccabile, i tatuaggi tribali sono pure decorati in oro e rubino e hai un diadema sulla testa! Manca la tua determinazione! Fai ardere il fuoco che ha bruciato l'opposizione degli anziani ieri!
Dopo essermi incoraggiata da sola, feci un respiro profondo, facendo tintinnare i ciondoli e richiamando indirettamente il silenzio.
-Siamo qui oggi, non per festeggiare, ma nemmeno per piangere. Popolo degli Elfi Bianchi, ve lo ricordate come è iniziata questa lunga guerra? Io no, ricordo l'odio della perdita e vendetta che chiama vendetta, introducendo un cerchio senza fine. È questo quello che vogliamo? Perché se continuiamo così vedremo morire i nostri figli, vedremo morire i nostri nipoti e le nostre case crolleranno. Avete ragione a dire che non meritano la vita, il perdono. Ma non è questo quello che vi chiedo. Questa guerra ci ha tolto la felicità, l'armonia che ci spetta di diritto! Dimostriamoci così magnanimi e coraggiosi da prendere il primo passo! Smettiamo di attaccare! È tempo di piangere i morti, di celebrare i vivi e di ritornare a sentire le risate dei bambini nelle strade! Ma quanto durerà? Una pace è molto fragile, facilmente spezzabile con l'odio e l'ignoranza....-, ripresi fiato facendo una pausa ad effetto,- Ed è per questo che, grazie al benestare della Regina e del Consiglio, sono onorata di sancire questa pace con la mia unione al casato reale degli Elfi Neri.- sentì il stupore del popolo in un silenzio sgomento-, Mia madre, la regina dà il cuore ogni giorno al regno, in ogni piccolo gesto; Mio fratello, l'erede al trono, si prepara ogni giorno per poter essere all'altezza delle vostre aspettative in futuro; e io ho trovato finalmente il mio ruolo. Non negatemelo portando rancore, non posso riuscirci senza il vostro aiuto, perché il nostro futuro lo costruiamo insieme. E quindi oggi è un giorno in cui il destino cambia! Madri, tornate ad abbracciare i vostri figli; Padri, insegnate le vostre arti ai vostri eredi; Artisti, spolverate gli strumenti e iniziate a cantare, a danzare, a dipingere!
Che questo diventi il giorno in cui tutto questo possa avere inizio! Perché la libertà di vivere la prenderemo!-, terminai con affanno il mio discorso. Il silenzio era ancora lì, mi guardavano tutti, poi lentamente iniziarono gli applausi, come un sussurro di vento che s'ingrandiva e infine arrivarono le urla e le risate. Sorrisi, contenta del risultato. Forse la pace non è così lontana...

Presi la mia borsa in pelle; sì, lo so, per essere una principessa viaggio leggera, ma non ho niente di adatto secondo i loro costumi.... sempre se il libro non si sbagliava.
Guardai la mia cavalcatura, una Colomber mi guardava con i suoi occhietti dorati, mentre allo stesso tempo si sistemava orgogliosa le piume porpuree e scure, in maniera peccaminosa. Osservai l'altra Colomber, guardare infastidita il suo padrone che caricava un baule dietro la sella. 
Ma tu guarda se non devo portarmi dietro il Primo Cavaliere! Anche se solo per tre settimane, trovo che sia irritante! Che i grandi spiriti ce la mandino buona, pregai balzando sulla sella dietro al collo girevole del volatile. Una settimana senza smettere di volare.... Strinsi il mantello pensando al freddo del vento indifferente e salutai con un sorriso Abraham.
-Farida, vedi di non annoiarti troppo in mia assenza!-, urlai dalla sella.
-Una principessa non urla da una cavalcatura!-, mi sgridò di rimando. Qualche nobile tentò di avere la mia attenzione, ma li ignorai accarezzando le enormi piume di Shiva. Ovvio che la mia cavalcatura personale abbia un nome!
-Forza Shiva, ci aspetta un lungo viaggio-, sussurrai un po' spaventata.

Angolo autrice:
Perdonate possibili orroriQuestopurtroppo è il penultimo capitolo e molto probabilmente domani pubblicherò l'ultima parte... Ma non lo do per certoe per domani intendo oggi pomeriggio XD se vi è piaciuta votateMa soprattutto commentate!
Baci e abbracci

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Capitolo 5
*** Speranza ***


La brina si formò lentamente sul mantello, ma nonostante questo fui mantenuta al caldo. Non parlai con il mio accompagnatore, nemmeno per un istante e non ci fermammo per niente. Quando sorvolammo il campo di guerra, fui rincuorata di non vedere gli eserciti scontrarsi e assolutamente triste nel vedere che si cercavano ancora i corpi dei morti.
Ricordati Samira, questo è il motivo per il quale devi conquistare Adrian, nessuna vittima cadrà per questa insensata ferocia.

Quando raggiungemmo il Regno degli Elfi Neri, fui sorpresa di vedere foreste di pietra e tanti fiumi, ma rare furono le chiome di alberi vivi. La notte Shiva si innervosiva nel vedere dei rapaci inseguirci, ma la calmai con dei sussurri. Sebbene mi stetti innervosendo per la vicinanza della meta.
La capitale era enorme! Ci vollero quattro ore per superarla in linea d'aria e sapevo che da lì a poco tempo avrei visto la mia futura dimora.

A differenza del mio palazzo, che si basava su un piano unico, il Castello del Ripudiato non era altro che un insieme discorde di torrette e piani collegati tra di loro da corridoi in pietra sospesi nel vuoto. Il palazzo era completamente circondato da un deserto roccioso, perciò fummo facilmente avvistabili. Shiva iniziò la manovra di discesa e io mi strinsi più forte a lei. Quando smontati dalla sella, per poco non caddi, intorpidite come erano le mie gambe.
Feci un lungo fischio e le dimensioni della mia cavalcatura si rimpicciolirono fino a diventare a misura di folletto. Appena volò sulla mia spalla si addormentò e io aspettai che il mio accompagnatore finisse di fare la stessa cosa.

I portoni erano tutti alti e ogni singola parte del palazzo era in pietra nera. Fummo scortati nell'aula magna, forse avevano paura che ci perdessimo? Il mio cavaliere era teso come una corda di violino e continuava a spalancare le mani per allentare la tensione. 
Nessuno osò parlare e quando entrammo, nessuno ci annunciò. I lati erano pieni di nobili tesi e vigili che mi scrutavano. Le femmine avevano tutte un ventaglio che le copriva le labbra, ma capì lo stesso che stavano spettegolando. Qualsiasi corte sia o anche specie, bisognerà sempre spettegolare.
Mi incamminai verso il trono rialzato, dove sedeva una massiccia figura silenziosa. La sua pelle, come tutti quelli della loro specie, è del colore delle statue e i capelli erano corvini, circondati da un anello dorato, le orecchie erano grandi il doppio, ma a stupirmi, furono le lance ghiacciate che aveva al posto degli occhi. Tutti i presenti li avevano, dorati, smeraldini, rubini o castani, delle più cupe tonalità e mi sorpresi che il loro sovrano ce li avesse così chiari.
Dopo un respiro profondo, feci una reverenza.
-Mi chiamo Samira Nivea Simres della famiglia reale degli Elfi Bianchi. Sono venuta qui in segno di pace e come concordato dall'armistizio sono venuta qui ad adempiere alla mia parte-, spiegai tirando fuori dalla borsa un piccolo scrigno in niphrim che si aprì al mio tocco, rivelando un tomo in pergamena sporco di sangue secco. Lo misi ai miei piedi e feci due passi indietro permettendo a chi di dovere di consegnarlo al re. Successivamente li avvertirò che il metallo è impostato per aprirsi solo al mio tocco...
La prima parola che pronunciò in mia presenza il sovrano fu:'guardiano?'
In pochi attimi capì che mi stava chiedendo la ragione della presenza del mio cavaliere:- Mia madre, la regina, è del parere che ho un comportamento troppo impulsivo. Pertanto si è raccomandata di porre il Primo Cavaliere alla mia sorveglianza. Dopo un mese, qualsiasi sia la mia sorte se ne andrà pacificamente-, chiarì.
Con uno schiocco di dita un servitore si mise davanti a me e, con aria disgustata, mi fece segno di proseguire per una direzione, ma mi rifiutai di seguirlo immediatamente.
-Ho un regalo di buona fede-, spiegai la mia riluttanza ad andare, - Ecco.... io non so chi sia il proprietario, ma ho posto un incantesimo di sospensione sulla mano in modo da poterla riattaccare al suo proprietario-, dalla borsa sfilai un cofanetto in legno più grande del precedente e lo aprì per far vedere la mano amputata avvolta da un alone giallognolo. Sembrò che avessi proposto qualche oscenità da come la corte reagì.
-Se non volete, posso sempre farlo sparire...-, proposi pronta a indietreggiare sull'offerta. Riluttante, perché mi ero convinta che quella mano potesse appartenere a Jack.
Un anziano signore si avvicinò e notai che aveva un moncherino in un braccio, gli porsi il cofanetto, ma ci sputò dentro oltragemente offeso. Chiusi lo scrigno riponendolo nella borsa, feci una riverenza al sovrano e mi incamminai nella direzione precedentemente suggerita dal servitore. Mentre mi allontanati il re ordinò una sola parola: 'cena'.

La mia stanza si trovava in cima ad una torre e pertanto era a forma circolare e stretta, la mia guardia si rifiutò di avere una stanza e mi sorvegliava l'uscio, ovviamente dopo aver controllato la spoglia stanza.
Sono ore che sto fantasticando di essere salvata da un principe come in Raperonzolo, oppure di piantare un fagiolo magico, di chiamare una fata e volare via o dormire senza svegliarmi mai più. Quando iniziai a rendere fattibile l'ultima proposta, qualcuno bussò alla mia porta.
-Avanti-, concessi continuando a guardare il panorama che si ammirava dalla torre.
-Sono venuta qui per prepararvi per la cena, come sua maestà desidera-, mi informò un'elfa più piccola di me dagli occhi cherubini. In mano aveva tre vesti di colori differenti: una nera, una rossa e una blu elettrico. Nessuna era di mio gusto, ma senza provarli la informai che avevo deciso di indossare quella blu.
-Perché? Io penso che quella rossa vi risalti i capelli-, mi suggerì con estrema calma.
-Nella vostra cultura il nero lo fate indossare ai morti, il rosso ai sacrifici sacri oppure alle vergini promesse a qualche Dio, quella blu... per quanto io ne sappia è innocua-, tagliati corto prendendo la veste e notando l'enorme spacco sulla schiena. Che infantili....
Senza problemi indossai il vestito con l'aiuto della servitrice, che dopo la inaspettata conoscenza della loro cultura da parte mia si era chiusa in un silenzio pallido.
Il vestito presentava dei piccoli zaffiri, che gli donavano quel scintillio fugace, le maniche strette e lunghe arrivavano alle mani e la veste era così lunga da arrivare al pavimento. Il collo presentava una piccola scollatura a cuore, ma l'attenzione andava alla mia schiena completamente esposta. Posso rimediare lasciando i capelli sciolti, ma se muovo troppo il capo farò vedere più di ciò che è necessario.
La ragazza se ne andò senza fare una riverenza e io mi sedetti sul mobile vicino alla finestra. Lo specchio tra le mie mani, indecisa se chiamare o meno Jack. Ormai era chiaro che era un Elfo Nero, ma vorrei solo.... sapere... capire...
Mentre mi struggevo per queste sciocchezze sentì una spinta lanciarmi verso la finestra.
Non urlai.
All'ultimo richiamai il vento e sebbene ce l'avessi fatta mi impedì solo di spiaccicarmi come un insetto.
L'impatto avvenne sul braccio destro, sentendo qualche rumore poco gradevole urlai l'aria dai miei polmoni. Per un terribile istante smisi di respirare, ma con un rantolo inspirai aria.

Non seppi quanto tempo passò quando riuscì ad alzarmi. In qualche modo lo specchio crepato era incastrato nella mia mano.
Zoppicando, per quella che sembrò un'eternità, mi avvicinai al portone principale. Con dolore imposi un piccolo incantesimo illusorio, in modo da non dover parlare e spiegare un braccio rotto. Le guardie davanti all'ingresso si consultarono prima di lasciarmi entrare e senza interrompere il sorriso che avevo fin dall'inizio entrai.
Non c'era nessuno nell'aula magna... Un brusio mi salvò e mi guidò verso il luogo della cena. L'entrata non era altro che una arcata aperta, quando mi videro si zittirono tutti quanti. Ignorai chiunque, se non il re, mi misi davanti a lui feci una riverenza, con estrema calma, e mi rialzai. Ok, non è stata una buona idea.... Appena mi sono raddrizzata ho sentito un caldo salire dal mio stomaco e senza preavviso avevo vomitato. Istintivamente, avevo provato a fermarmi con la mano sinistra, ma la vidi solo sporca di sangue. Non credevo che il sangue fosse così scuro... 
Sentì le forze abbandonarmi, mentre l'incantesimo si scioglieva, qualcuno fece dei suoni di disgusto, non che mi importasse, impegnata come ero a respirare. Vidi il cavaliere scioccato, che mi guardava dalla parete della sala e poi persi l'equilibrio.
L'ultima cosa che ricordai furono gli occhi del sovrano.

**** tre settimane più tardi ********

È incredibile! Dopo l'incidente della cena sono dovuta stare a letto per cinque giorni! Va bene, hanno cambiato la mia stanza per ragioni di sicurezza. Ora sono proprio di fianco a quella del sovrano, con tanto di porta tra le due, ma non mi è servito a niente!
Appena mi sono sentita meglio, mentre dormivo, qualche genio ha pensato bene di riscaldare la mia stanza col fuoco! Grazie a quell'incidente ho dovuto tagliare i capelli! I miei capelli! Dannato!
Appena sono riuscita ad avere un po' di calma, si è presentato un gigante.
Il suo re l'aveva mandato a lamentarsi della mia insensata decisione di non averlo come sposo.
Capitemi... ero estremamente stressata.
Ci misi pochi minuti a diventare della sua stessa altezza, per la cronaca la torre più alta del castello mi arrivò appena ai fianchi, sfiorando le nuove punte di capelli, e chiarì che se non era soddisfatto di poter ingaggiare una sfida in quello stesso istante.
Vuoi per orgoglio maschile o da giganti, insomma fui sottovalutata e con gran sorpresa di tutti rispedì quella zavorra con un bel calcio al mittente, letteralmente.
Dopo l'episodio del gigante nessuno osò infastidirmi e il re appena mi aveva visto, con mio stupore, si era messo a ridere.

Mi manca Jack, almeno mi farebbe compagnia quando mi perdo nei corridoi nel castello, come questa sera.
La cosa strana è che quando sono uscita dalla stanza, il Primo Cavaliere non era presente.

Non so per quanto tempo stavo camminando, ma la mia attenzione fu attirata da una porta socchiusa. Per mia natura curiosa, sbirciai.
Il Re e il mio cavaliere sembravano volersi divorare a vicenda mentre avevano un discorso che non potevo udire. Di cosa staranno parlando?
Improvviso fu l'affondo da parte dell'Elfo Bianco che mise in ginocchio il mio promesso. Preparò la spada per un altro colpo... Voleva finirlo? Non può! Inizierà un'altra guerra.
Sorprendendo me stessa con una velocità incredibile, mi frapporsi fra i due. Ovviamente la lama si andò a conficcare nel mio addome.
In un terribile istante, il Primo Cavaliere perse le braccia e dal suo busto una quantità di sangue infinita. Agonizzante cadde in ginocchio. Non ce la feci a vederlo morire nel dolore.
Sfilai dal mio corpo la sua lama e gli concessi il colpo di grazia al cuore. Veloce e indolore.
Non dimenticherò mai l'enigmatico sorriso che mi rivolse durante i suoi ultimi istanti di vita.
Buttai, schifata, la lama incriminata e mi volta i verso il mio promesso sposo.
-State bene?-, chiesi guardando la gamba ferita.
-Non è niente-, mi informò asciutto.
-Non mi preoccupo della ferita, ma del veleno-, lo informai mentre mi strappavo una striscia dal mio abito da sera e lo legavo stretto sopra il ginocchio. -Stai fermo-, gli ordinai mentre mi inginocchiavo.
-Tu, mi dai un ordine?-, chiese ironico. Per tutta risposta infilai un dito nella ferita aperta. Sussultò, ma non rispose.
Il palmo fu circondato da un'alone grigiastro mentre, a sua insaputa, assorbivo il veleno dentro il mio organismo. Ci impiegai pochi minuti.
-Fatto-, lo avvisai dopo essermi alzata.
Guardai il corpo del mio servitore e recitai una preghiera mentre tre fiamme blu si diressero con solennità sul suo corpo e lo divorarono senza produrre fumo.
Con un tocco sulla spalla, sussultando, il re mi propose di andarmene, ma finché il corpo non fosse completamente scomparso mi rifiutai.
-È stato lui a buttarvi dalla torre-, mi informò a bruciapelo.
-Lo so, l'ho visto nello specchio-.
-E perché non l'avete giustiziato? Ne avevate il diritto-, chiese interrogativo.
-Perché non volevo ucciderlo...-, risposi semplicemente.
-Molto probabilmente è stato lui ad appiccare il fuoco-.
-Chissà-, dissi alle fiamme.

La cenere sparì nel giro di pochi minuti e in silenzio ci incamminammo verso le nostre rispettive stanze. La ferita all'addome, fortunatamente, aveva smesso di sanguinare e si stava rimarginando, ma sentì il veleno entrare in circolo. Mi comportai come se niente fosse e diedi la buona notte.
Raggiunsi le coperte con sollievo e solo sotto di esse iniziai a tremare.
Sentì la porta alle mie spalle aprirsi.
-Lo sapevo-, sospirò Adrian.
-Che sei venuto a fare?-, domandai sorpresa e leggermente in imbarazzo.
-Avevo capito che stavi semplicemente estraendo il veleno, ma la domanda era, dove andava a finire?-, chiese toccandomi la fronte. Un sospiro di piacere uscì dalle labbra notando che la sua mano era fresca. -Penso di averlo appena trovato-, confermò.
Fece per andarsene da qualche parte, ma non lo lasciai.
-Ti prego, Adrian, ho caldo-, lo supplicai.
-Vado a chiamare qualcuno per portare dell'acqua-, mi informò.
-No! Non voglio nessuno... solo fresco-, mi opposi tenendo salda la sua mano sulla mia fronte.
-E, va bene, ho capito-, si lamentò con se stesso, -Fammi un po' di spazio-, mi ordinò.
-Cosa?-, chiesi sbalordita.
-Muoviti-. Perplessa mi allontanai dal bordo.
-Perché?-, chiesi, ma subito dopo Adrian si infilò nelle coperte insieme a me.
-Hai detto che volevi un po' di fresco, mi pare-, mi disse come se fosse la cosa più ovvia. Appena finì la frase, sentì l'aria raffreddarsi intorno al suo corpo e istintivamente mi appoggiai al suo petto.
Ah, che sollievo...
Anche il resto del corpo voleva provare quel sentimento di frescura, così non ci pensai due volte a spalmarmi completamente su di lui e ad abbracciargli il busto.
-Cavoli, ti stai scaldando sempre di più.... Sono così bello?-, mi stuzzicò.
-Assolutamente affascinante-, gli concessi ormai mezza addormentata.
-Samira, perché hai accettato l'armistizio?-.
-Per chiudere l'Eterna Guerra per sempre-, risposi in automatico.
-Qual è la vera ragione?-, mi domandò seriamente, dal tono sembrò importante.
-Salvare vite innocenti.... credo-.
Sembrò insoddisfatto della risposta.
-Gli Elfi Neri hanno interesse a continuare la guerra?-, chiesi.
-No-, mi concesse.
-Perfetto, allora-.
-Continuo a non capire perché non hai accettato il matrimonio col re dei giganti...-, si lasciò sfuggire ad alta voce.
-Te l'ho detto Jack, la sacerdotessa...-, ho appena detto il nome di Jack?!, -Scusate, vi ho confuso con un altro-.
-Un amante?-, stuzzicò.
-In un certo senso lo era...-, risi.
-Oh, interessante e perché non siete fuggita con lui-, mi domandò.
-Non apparteniamo agli stessi mondi-.
-Nemmeno noi-.
-Beh, gli parlavo attraverso uno specchio-, confessai.
-E quindi?-, mi chiese.
-Cosa-.
-Ti sei fatta ostacolare da uno specchio? Curioso, dopo tutta la testardaggine che mi hai mostrato!-, rise facendo tremare il petto.
-Che cosa avrei dovuto fare?-.
-Un incantesimo di traccia per esempio!-, si burlò di me. Stizzita lo feci immediatamente, ci riversai tutta la mia frustrazione, riuscendo a completare l'incantesimo.
-Ehi, non ora!-, si lamentò troppo tardi.
Una linea di luce uscì dal mio petto, solo per immergersi in quello di Adrian.
-Curioso, non pensavo che fossi così vicino, Jack!-, lo stuzzicai.
Quando gli guardai il viso lo notai rosso come un peperone!
-Bene, Jack. Vissero tutti felici e contenti immagino-, gli sussurrai prima di dargli un bacio sulla bocca e rifugiarmi immediatamente sul suo petto.
-Mi hai incastrato!-, si lamentò.
-Certo, e non puoi liberarti. Per l'eternità-.

Fine

Angolo autrice:
Ed ecco la fine della storia. Mamma mia! In questo capitolo ho dovuto farci stare un casino di cose! Spero che non appaia troppo frettoloso, ditemi i vostri pareri e votate se vi è piaciuto.

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