Alone

di Serendipity__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao, mi presento, sono Serena e sono una grande appassionata di The Walking Dead. Soprattutto sono una grande fan della coppia Daryl/Beth, tanto che mi sono decisa a scrivere qualcosa su di loro.
Premetto che è la prima volta che mi cimento in questo fandom, quindi se avete consigli o critiche per migliorarmi sono ben accette.
Per quanto riguarda la storia, questo è solo un piccolo prologo, il primo capitolo vero e proprio spero di postarlo entro un paio di giorni massimo.
Come vedrete si tratta di una "what if", dove Daryl e Beth si incontreranno in una situazione del tutto diversa rispetto alla serie tv. Infatti, ho immaginato che sia stato solo lui a tornare indietro ad Atlanta per salvare Merle, rimanendo poi insieme, senza quindi riunirsi al gruppo che invece poi arriverà alla fattoria dei Greene.
Perciò, sarà solo Beth ad aver vissuto i fatti come si sono svolti sino alla caduta della prigione, da cui come scoprirete, è fuggita da sola.
Di conseguenza il rapporto tra loro sarà diverso da quello conosciuto, essendo appunto calati in una situazione totalmente differente.
Ora, però, vi lascio alla lettura, sperando che possa incuriosirvi almeno un pò. Se vorrete lasciarmi un vostro parere, ne sarò ovviamente contentissima.





                               
 PROLOGO






Il suono di un vaso che andava in frantumi aveva svegliato Beth di soprassalto nel pieno della notte. Un cieco terrore l’aveva assalita nel realizzare che degli intrusi si stavano aggirando al piano di sotto, mentre il suo cuore aveva cominciato a palpitare all’impazzata.

Da diversi giorni si era rifugiata in quella villetta mezza diroccata, sicura che nessuno sarebbe venuto a visitarla dato il suo stato fatiscente, ma a quanto pareva si era sbagliata di grosso.
Dopo attimi di immobilità dettata dal panico aveva ripreso il controllo di sé, scivolando fuori dalla coperta che si era gettata addosso e nascondendosi tra il comò e la tenda, al buio.
Poi la porta della camera aveva cigolato con un lamento da brivido e quando la prima torcia aveva squarciato l’oscurità della stanza, Beth si era rannicchiata il più possibile coprendosi la testa con le braccia, in un gesto istintivo di difesa. Erano vicini ed erano in due. Aveva intrecciato le dita sul capo e strizzato forte gli occhi sperando che il suo tremore non facesse ballare anche la cassettiera.
I due uomini erano entrati a grandi falcate, smuovendo la coperta che forse aveva conservato ancora un pò del tepore del suo corpo, perchè subito si erano diretti verso il bagno, cercando anche lì la presenza di qualcuno.
I loro passi, pesanti come i loro respiri, si erano fatti a mano a mano più leggeri fino a che c'era stato un momento di totale silenzio.
Se ne sono andati? Dio, ti prego, fa che se ne siano andati!
 -E' qui.
Una voce bassa e roca, sopra di lei, aveva vanificato praticamente subito le sue preghiere.
- Cos’hai trovato, Daryl?
L'altro doveva essersi avvicinato, perchè a quel punto aveva sentito la tenda spostarsi, accompagnata da una risata divertita.
- Cazzo, un'altra bambolina! Fratello, inizio a pensare che tu abbia un fiuto particolare nello scovare le femmine!
Beth si era rifiutata di guardare, fingendo per un attimo di poter essere ancora bambina, quando le bastava tenere gli occhi chiusi per tenere lontano i mostri delle favole. 
- Fatti un po’ vedere.
L’ultimo arrivato l'aveva ghermita per un braccio e tirata in piedi a forza.
- Ciao bambolina, allora che ci fai qui tutta sola?
Stretta nella morsa ferrea dell'uomo, a Beth non era rimasta altra scelta che aprire gli occhi. Alla luce della bruma notturna che entrava dalla finestra, i suoi occhi erano volati d'istinto prima sulla figura dell'uomo che l'aveva individuata, intuendone subito la pericolosità: alto, muscoloso, capelli lunghi e barba incolta, il suo aspetto le era apparso selvaggio e minaccioso.
Quello che la teneva stretta, invece, aveva tutta l'aria di aver perso da un bel pezzo qualsiasi traccia di umanità, visto lo sguardo folle ed invasato con cui l'aveva fissata.
- Ehi, non sarai mica muta per caso?
Un rude scossone le aveva fatto battere i denti tra di loro con forza, inducendola a ritrovare un pò di quel coraggio che l'aveva aiutata a sopravvvivere in quella fuga solitaria dopo la caduta della prigione, il luogo dove lei e il suo gruppo si erano illusi per un pò di essere stati al sicuro.
- No, non sono muta... e non sono nemmeno una bambolina! Perciò levami le mani di dosso!"
La voce le era uscita meno decisa di quello che avrebbe voluto, però pareva aver colpito comunque l'uomo che la teneva stretta, perchè con una risata divertita l'aveva lasciata andare. 
- E se non sei una bella bambolina, allora chi sei?
Beth era tornata a guardare l'altro uomo, prima di rispondere, quello che con il suo sguardo penetrante continuava ad apparirle il più pericoloso tra i due. Il fatto che si limitasse a starsene lì, impugnando quella balestra come se dovesse puntargliela addosso da un momento all'altro per infilzarla, lo faceva assomigliare tremendamente al Governatore, colui che aveva decimato senza pietà il resto della sua famiglia.
- Mi chiamo Beth... e fareste meglio a svignarvela al più presto, prima che tornino i miei amici e vi trovino qui.
Ma prima ancora di potersi complimentare con se stessa per la rapidità con cui aveva sfornato quella bugia, la stessa voce bassa e roca che aveva sentenziato la sua scoperta, di nuovo l'aveva inchiodata con crudele determinazione alla realtà.
- Sta mentendo. Non c'è traccia di nessun altro qui, Merle, oltre a lei. 
Il folle, così aveva soprannominato quello che adesso sapeva chiamarsi Merle, era scoppiato di nuovo a ridere, mentre l'arciere aveva spostato la sua attenzione sulla finestra, scrutando al di fuori nella notte silenziosa.
- Come vedi, bambolina, non si può mentire a mio fratello. Sai... lui è una specie di segugio e non sbaglia mai!
- Bè, mi spiace deluderti, ma questa volta si sbaglia. Però se volete correre il rischio di farvi ammazzare... affari vostri!"
L’atteggiamento strafottente che sperava li avrebbe indotti ad andarsene, aveva avuto il solo effetto di suscitare ancora la risata di quello che continuava ad apparirle uno completamente fuori di testa, così aveva dovuto raccimolare tutto il suo coraggio per attuare l'unica opzione che sembrava esserle rimasta: fuggire. Perciò aveva preso un gran respiro e poi era partita di corsa, quasi volando, nella speranza che conoscere quella casa meglio di loro, le offrisse un certo vantaggio, oltre al fatto che riteneva di essere più agile rispetto ai due uomini, sicuramente più pesanti e lenti.
- Prendila!
Il grido di quel Merle era risuonato come uno sparo nel silenzio spettrale e l'aveva raggiunta quando si era trovata già sugli ultimi gradini della scala che portava a pianterreno, convinta ormai di potercela fare ad oltrepassare la porta che le avrebbe permesso di dileguarsi nel buio della notte.
Solo che quella dolce illusione si era frantumata nel momento in cui un braccio le aveva circondato la vita, trattenendola in una presa d'acciaio che non le aveva lasciato nessuna speranza di potersi liberare.
-No, no, no!
Non era riuscita a trattenere quello sfogo spontaneo che aveva di fatto rotto definitivamente gli argini del fiume di emozioni che aveva cercato di dominare, prima fra tutte il panico che adesso minacciava di soffocarla, chiudendole la gola in un nodo stretto.
- Cosa ti avevo detto, bambolina? Mio fratello è un cacciatore nato, scappare da lui è un'idea da non prendere nemmeno in considerazione.
Quell'odiosa risata le era di nuovo rimbombata nelle orecchie, mentre tra le lacrime che ormai le inondavano il viso, aveva cercato di mettere a fuoco la figura dell'uomo che le si era parato davanti, per capirne le intenzioni.
- E poi, dove vorresti andartene tutta sola? Non lo sai che in giro c'è un sacco di gente pericolosa?
Quelle parole erano state così crudeli, così cariche di divertimento malato, da indurla a cercare di liberarsi dalla stretta che ancora la teneva prigioniera tra le braccia dell'altro uomo, quello che con il suo silenzio non appariva certo meno minaccioso.
- Ehi, ehi, calma... forse, dopotutto, abbiamo scovato una piccola tigre, eh? Potrebbe essere una bella sfida addomesticarla, no? Che ne pensi, fratellino? Non ti stuzzica l'idea?
Il solo pensiero di quello che sottintendevano quelle parole aveva avuto il potere di ricondurla ad un'immobilità totale, agghiacciata dall'idea che il suo futuro sarebbe stato un susseguirsi di violenze e soprusi da parte di quei due uomini.
- Sai come la penso, Merle.
La risposta formulata da quella voce che aveva capito essere proprio roca di natura, non era stata in grado di farle capire quale fosse stato il suo pensiero, lasciandola in balia di quel panico che non riusciva più ad arginare in nessuna maniera.
- Porca puttana, Daryl! Lo sai che sta diventando un fottuto problema quello che gli altri pensano di te! Ti stanno addosso e se non vedranno dei cambiamenti, non basterà più il fatto che sei mio fratello a tenerli buoni!
La rabbia con cui il folle aveva aggredito l'arciere alle sue spalle l'aveva letteralmente fatta sobbalzare, soprattutto perchè si era ritrovata schiacciata tra di loro, dal momento che era avanzato per andare a piazzare un dito minaccioso sotto il naso dell'altro.
- No, sei tu che non capisci, Merle! Non abbiamo bisogno di quel fottuto branco di stronzi per sopravvivere...
- Cazzo, abbiamo già fatto questo discorso e mi pareva avessi capito che anche loro fanno parte della "famiglia" adesso!
Quando Merle aveva spintonato violentemente il fratello, anche Beth era stata trascinata indietro con lui, dal momento che non aveva accennato a lasciarla andare, mantenendo salda la presa intorno alla sua vita.
Dio, ti prego, salvami!
- Indirizza le tue preghiere verso qualcun'altro, bambolina, perchè non credo che ci sia più nessun Dio in ascolto da un bel pezzo.
Credeva di averla solo pensata quella preghiera, invece doveva averla espressa ad alta voce, dal momento che aveva richiamato di nuovo l'attenzione di quel Merle su di lei.
- Ehi, boss... oh, cazzo, scusa...  non pensavo fossi impegnato a fottere...
La voce strascicata di un terzo sconosciuto, proveniente dalla porta d'ingresso lasciata probabilmente spalancata dai primi due che si erano introdotti solo qualche minuto prima, le aveva procurato un nuovo brivido di paura.
- No, Jay, la bambolina l'ha trovata Daryl e a quanto pare finalmente è di suo gradimento, perciò al momento è off limits anche per me!
- Oh, bè, come dargli torto, boss? L'astinenza è una brutta bestia e non guarda in faccia nessuno!
Le risate che avevano accompagnato quella battuta che per lei era equivalsa ad una condanna a morte, non avevano però coinvolto il diretto interessato, che era rimasto ancora una volta chiuso in un silenzio teso, rimanendo anche indifferente alla pacca che quel Jay gli aveva dato per sottolineare quanto trovasse divertente la cosa.
- Bè, comunque boss, ero venuto a cercarvi per dirvi che noi non abbiamo trovato niente di utile, a parte un pò di cibo e un pò d'alcol.
Beth a quel punto era riuscita a vedere meglio il nuovo arrivato, scoprendo con orrore che si trattava di un'altra figura massiccia e armata sino ai denti.
- Però ci hai pensato tu, Daryl, a rendere la nostra gita interessante... anzi, andrò a dare la buona notizia agli altri. Finalmente potremo rilassarci davvero quando sarà il tuo turno di guardarci le spalle...
Era scoppiato in una risata sguaiata, mentre con passo svelto si era diretto verso la porta, non senza aver prima risposto con un dito medio al "vaffanculo" rabbioso che Daryl gli aveva rivolto.
- Lo vedi, fratellino, che è ora di darti una mossa, eh? Non voglio altre tensioni in "famiglia", perciò...
Aveva visto Merle additarla con quella specie di uncino che faceva le veci della sua mano destra e che lo faceva apparire ancora più disumano.
- ... fatti piacere sul serio questa bella bambolina e vediamo di chiudere la questione una volta per tutte, okay? Perchè preferirei darti in pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei veramente frocio.
Aveva sentito l'uomo dietro di sè irrigidirsi come se fosse diventato pietra e non era riuscita a trattenere un gemito di dolore quando il suo braccio aveva ulteriormente serrato la presa su di lei, forse per sfogare quella che le sembrava una rabbia trattenuta a stento.
- Adesso raggiungo gli altri, tu se vuoi prenditi pure qualche minuto per iniziare a conoscere la tua nuova amichetta e per spiegarle, magari, che da adesso anche lei è entrata a far parte ufficialmente della nostra grande "famiglia".
Davanti al ghigno crudele che aveva sfigurato il viso di Merle, Beth si era ritrovata di nuovo a pregare intensamente
Dio, ti prego... ti supplico, non abbandonarmi, aiutami e dammi la forza per affrontare quello che mi aspetta.
Ma non era stata l'immagine di Dio quella che aveva evocato la sua mente, bensì quella dei visi che erano appartenuti a degli uomini di tutt'altro genere, come lo erano stati Rick, o Glenn, o Ryan; uomini che erano stati capaci di non trasformarsi in bestie crudeli pronte ad assecondare i peggiori istinti, nonostante fossero stati catapultati anche loro in un mondo dove non c'erano state più certezze, nè regole.
Dio, aiutami a credere che rivedrò Maggie e tutti gli altri.
Mentre l'uomo dietro di lei finalmente l'aveva lasciata libera, permettendole di scostarsi da lui per voltarsi e poterlo guardare in faccia, Beth aveva cercato di combattere panico e disperazione aggrappandosi a quella preghiera che sarebbe potuta diventare la sua unica speranza: sopravvivere all'orrore di quello che avrebbe dovuto affrontare nella speranza che le avrebbe dato la possibilità di ricongiungersi con quelle persone che le avevano davvero voluto bene come se fossero state parte della sua famiglia.





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Daryl aveva avuto come una premonizione nel momento in cui Merle gli aveva indicato quella casa fatiscente, rivelandogli la sua intenzione di entrare proprio lì.
Era stato sul punto di dirgli che non ci sarebbe voluto entrare manco da morto, ma poi si era imposto di tornare lucido e razionale, relegando quella sensazione - come di un brivido gelato lungo la schiena in una giornata afosa - ad una semplice sensazione passeggera.
Stupido coglione!
Lo aveva pensato poi di sè stesso per ogni azione che aveva compiuto da quando era entrato in quella camera da letto, sino a quando si era ritrovato a non controbattere all'idea di Merle sul fatto che avrebbe dovuto "fare coppia" con quella ragazza per far tacere quel branco di coglioni che si ostinava a considerare la loro nuova "famiglia".
Non erano mai stati una vera famiglia nemmeno quando da bambini avevano abitato insieme ai loro vecchi, figurarsi se potevano esserlo adesso un'accozzaglia di sbandati senza cervello come quelli di cui si era circondato suo fratello.
Che cazzo ti dice il cervello, Daryl?
Non lo sapeva più, ma non da quella notte, davanti al terrore di due occhi innocenti che lo guardavano come se fosse stato il diavolo in persona, aveva iniziato a non saperlo più già da un pò... forse da quando suo fratello aveva perso anche quel briciolo di cervello che prima di quella fottuta apocalisse sembrava possedere.

Cazzo, Merle, perchè mi stai facendo questo!
Non aveva mai - mai in trentaquattro anni di vita - messo in discussione ogni decisione, ogni parola, ogni azione di suo fratello. Merle gli aveva sempre detto cosa fare o cosa pensare, e lui l'aveva fatto o pensato senza mai riflettere se fosse stato giusto o sbagliato.
Ma da un pò di tempo... sì, da un pò di tempo, la cosa non funzionava più. Quello che faceva o diceva Merle, gli sembrava sempre meno giusto e perciò più difficile da digerire.
Porca puttana, Daryl, è tuo fratello! Sangue del tuo sangue... che cazzo vuoi fare, lasciarlo al suo fottuto destino e andartene dove? A 'fanculo, magari?
- Io... io credo... di... di stare per vomitare.
Era stata la voce tremolante di quella ragazza a riportarlo davanti ad una realtà che non sapeva come affrontare e che, proprio per questo, lo stava facendo sentire come un animale in gabbia, cioè in bilico sul confine tra ribellarsi o rassegnarsi davanti alla follia sempre più evidente di suo fratello.
- Oh, cazzo!
Tra il dirlo e il farlo era passato solo qualche secondo, perciò per evitare che gli vomitasse praticamente sui piedi, Daryl aveva fatto qualche passo indietro, lasciando che lei si sostenesse alla parete mentre combatteva con dei conati sempre più violenti.
Cazzo, è solo una fottuta ragazzina che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato!
Ma rimaneva il fatto che Merle era suo fratello, l'unica persona al mondo che avesse mai dimostrato di fregarsene almeno un pò del fatto che lui esisteva, dato che nemmeno a sua madre era interessato.
Che cazzo devo fare con lei, porca puttana?
Aveva paura che il suo cervello si sarebbe davvero fuso come il motore della sua prima moto, dopo che l'aveva spinta al massimo fregandosene delle conseguenze.
- Tieni, prendi questo per pulirti.
Era stato a guardare mentre lei aveva piano piano smesso di essere scossa dai violenti conati, poi gli era venuto istintivo allungarle la bandana che usava qualche volta per coprirsi parte del viso quando andava in moto.
Cristo Santo, Daryl, ma che cazzo stai facendo?
La sensazione di essere diviso a metà, come se all'improvviso ci fossero stati due Daryl con idee ed emozioni diverse nella sua testa lo stava fottendo davvero  alla grande.
- Ti... ti... prego... lasciami andare.
La voce della ragazza era stata di nuovo poco più che un sussurro, ma nella sua testa era risuonato come un grido disperato che gli aveva annodato le budella come poche cose nella sua vita erano riuscite a fare.
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Merle non se la sarebbe mai bevuta la balla che lei era riuscita a sfuggirgli, perciò Daryl aveva capito di non potersi aggrappare lui stesso a quella soluzione a meno che non si sentisse pronto ad affrontare la situazione con lui. E lui era proprio dannatamente lontano dall'esserlo, perciò gli era rimasto ben poco da fare.
- Non posso.
Nonostante il buio, era riuscito lo stesso a vedere il viso della ragazza manifestare tutta la disperata paura che stava provando e davanti alla quale avrebbe voluto davvero poterle concedere la libertà che gli aveva chiesto.
Invece, mettendo a tacere quella parte di lui che gli stava gridando quanto fosse fottutamente sbagliato quello che stava per fare, si era di nuovo avvicinato a lei, afferrandola per un polso e obbligandola a seguirlo fuori dalla casa.
- No... no... no... ti prego...
Lei aveva cercato di opporsi, provando a divincolarsi con le poche forze che le erano rimaste, ma era servito solo a farla incespicare nei suoi stessi passi, rischiando di cadere se non ci fosse stato lui a sostenerla.
- Cazzo, non rendermi le cose più difficili.
Si era fermato un attimo sui gradini del portico, piantando lo sguardo in quello di lei, sperando che così il messaggio le arrivasse forte e chiaro.
- Ascoltami bene, perchè non te lo ripeterò un'altra volta: non ho nessuna intenzione di scoparti, okay? Nè ora, nè mai.
Avrebbe potuto sicuramente dirlo con altre parole, ma aveva intuito che per una volta il suo modo di parlare diretto avrebbe potuto essere più efficace per farsi strada nella testa di quella ragazzina terrorizzata.
Non aveva mentito, perchè nonostante nei suoi pensieri ci fosse stato il caos, di una cosa era certissimo: non era mai stato uno stupratore, e anche se suo fratello gli avesse puntato una pistola alla testa, non lo sarebbe comunque diventato, mai.
- Ma per il momento non posso nemmeno lasciarti andare.
Anche questa era stata la pura verità, perchè non era ancora pronto ad affrontare il suo rapporto con Merle.
Cazzo, è mio fratello!
Quella frase continuava a rimbombargli in testa, nonostante facesse a pugni con quello che sentiva mentre guardava negli occhi quella ragazzina che aveva deciso di tenere con sè.
- Devi restare con me finchè non troverò una soluzione a tutto questo casino.
Senza rendersene conto doveva essersi avvicinato di più a lei, perchè l'aveva vista indietreggiare per quanto le era stato possibile, dal momento che continuava a tenerla per il polso.
- Questo vuol dire che dovrai diventare la mia ombra e fare tutto ciò che ti chiederò di fare. Solo così riuscirò ad evitare che non solo io ti debba scopare veramente, ma che nemmeno qualcun'altro ci provi. Perchè se penseranno che sei roba mia, nessuno ti toccherà.
Tutte e due le volte che aveva usato la parola "scopare" lei aveva emesso un verso terrorizzato che lo avevo colpito come se fosse stato un pugno in pancia.
Merle, cazzo, non so come farò a non fartela pagare questa volta.
Daryl era consapevole, ad un livello più inconscio probabilmente, che le cose con suo fratello avevano già preso una direzione ben precisa e che sarebbe stata solo questione di tempo l'inevitabile resa dei conti tra di loro.
- Ragazzina, guardami e fammi capire che hai sentito quello che ti ho detto. Perchè se sarai tu a starmi appiccicata addosso di tua spontanea volontà, mi risparmierai la fatica di doverti tenere d'occhio più di quanto non dovrò già fare!
La sentiva tremare e non aveva nemmeno smesso di piangere, ma d'altronde più di quello che le aveva detto non avrebbe potuto fare, perciò sperava di essere risultato convincente.
Avrebbe già avuto il suo bel da fare nel far credere che se la stesse spassando con lei, come altri del gruppo avevano fatto in precedenza con donne che avevano incrociato la loro strada, perciò sperava almeno che lei non gli rendesse la vita difficile, collaborando con lui.
Forse quando si accorgerà che non la scoperai davvero, ti crederà.
Quel pensiero si era perso nell'eco di un singhiozzo che aveva avuto in risposta, insieme ad un lieve cenno con la testa che era stato quasi impercettibile, ma che a lui non era sfuggito e che aveva interpretato come un sì.
- Okay, Beth. Ti chiami così, giusto?
Ancora c'era stato solo un lieve cenno con la testa da parte della ragazza in risposta.
- Quanti anni hai?
Non aveva avuto proprio in mente di fare conversazione con lei,  voleva più che altro capire chi si trovasse di fronte.
- Di... diciannove.
Cristo Santo, è davvero solo una ragazzina!
Questo gli aveva procurato un ulteriore pugno nello stomaco, oltre che ad una serie di maledizioni nei confronti di quel coglione di suo fratello.
- Da quanto tempo è che sei rimasta sola?
Era certo che si fosse rifugiata solo lei in quella casa, però non riusciva a credere che potesse essere sopravvissuta per così tanto tempo senza l'aiuto di nessun'altro.
- Una... decina... di giorni.
Le sue risposte gli giungevano appena sussurate, sottolineando quanto sforzo le costasse fornirgliele in quel momento.
- Stavi cercando di raggiungere qualcun'altro o ti stavi solo nascondendo?
- Mi... mi nascondevo.
E ti ho trovata proprio io, maledizione!
-  
Per quello che può valere... se avessi immaginato chi si nascondeva dietro a quella tenda, avrei lasciato perdere.
Era vero, nel momento in cui l'aveva vista, si era pentito di averla portata allo scoperto con Merle presente. Aveva capito subito che non l'avrebbe lasciata proseguire per la sua strada, anche se non immaginava che sarebbe finita proprio così.
- Tu... voi... chi siete?
Era stato preso in contropiede da quella domanda, soprattutto perchè non si era aspettato che lei trovasse il coraggio di porgergliela.
- Un gruppo di stronzi... ecco chi siamo. E in cima, sopra a tutti, c'è quel coglione di mio fratello.
Si era reso conto che più che una risposta, il suo era stato un pensare ad alta voce quello che emergeva sempre più chiaramente dentro di lui.
- Ora dobbiamo andare, gli altri si stanno muovendo.
Il silenzio di quella fredda notte era stato rotto dal brontolio di alcuni motori che erano stati messi in moto, segno appunto che il gruppo era pronto a rientrare al campo.
- Seguimi e mettiti questo, intanto.
Come prima con la bandana, anche ora gli era venuto istintivo togliersi il giubbotto di pelle per darlo a lei, che indossava solo un maglioncino leggero. Lei aveva atteso qualche secondo prima di prenderlo, poi però lo aveva indossato, mentre si erano incamminati verso il punto in cui avevano lasciato le moto.
Quando lo avevano raggiunto, Merle e gli altri erano già stati pronti a partire con le loro, così non c'erano stati ulteriori commenti da parte di nessuno sulla presenza di Beth accanto a lui.
Anche Daryl era salito a cavallo della sua, sentendosi come sempre subito meglio, perchè le moto erano sempre stata la sua più grande passione, tanto che nonostante il mondo fosse andato a puttane, lui aveva trovato lo stesso il modo di metterne insieme una partendo dalla base di una Honda Nighthawk.
- Sali, forza.
Si era rivolto alla ragazza rimasta totalmente immobile, agghiacciata probabilmente dal realizzare che stava succedendo davvero, sarebbe dovuta andare con lui, senza avere alcuna certezza di quello che le sarebbe accaduto veramente.
- Ehi, bambolina, vedi di muoverti, mi si stanno congelando le chiappe.
Era stato Merle a spronarla e lei era scattata come una molla, salendo alle sue spalle. L'aveva sentita rigida come la pietra, sicuramente turbata dal dover condividere un contatto così ravvicinato con lui.
- Beth, devi tenerti a me.
Anche lui non era stato contento di dover condividere quel contatto così intimo, però non aveva nemmeno l'intenzione di liberarsi di lei sperando che si spappolasse sull'asfalto.
Non morirà per colpa mia, nè le farò del male.
Ecco qual'era stato, alla fine, il pensiero che gli aveva permesso di ingranare la prima, mettendosi in coda agli altri per tornare verso il campo.

 





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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Eccomi a pubblicare il primo capitolo!
Prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziare tutte per l'accoglienza che avete riservato al prologo, perchè sul serio, non me l'aspettavo!
Ora sono un pò in ansia e spero di non deludervi con questo nuovo capitolo.
Se avete voglia, fatemi sapere che ne pensate (sono ben accetti consigli e/o critiche, aiutano a migliorarsi sicuramente).
Buona giornata.
Serena


                                  CAPITOLO 1






Il posto in cui era stata portata doveva essere stato in passato un piccolo campeggio ben attrezzato, dal momento che collegata ad ognuna delle roulotte c'era stata anche una piccola casetta in legno. Ogni piazzola era stata delimitata da uno steccato, che un tempo doveva essere stato di un rosso acceso, come lo erano state le persiane delle casette, ma che ora nella tenue luce dell'alba risultava più un rosa slavato. Nell'arrivarci lungo la strada che ne costeggiava un lato, Beth aveva notato come tutto il perimetro fosse stato già delimitato da una robusta rete metallica, a cui in aggiunta erano stati fissati dei pannelli di metallo di diverse misure, rendendo il posto sicuro dai vaganti.

L'entrata, dove in origine probabilmente c'era stata solo una sbarra saliscendi, ora era stata sostituita da un rozzo cancello che qualcuno si era affrettato ad aprire non appena vi erano giunti davanti.
Per tutta la durata del viaggio, Beth non era riuscita a smettere di pensare a cosa le sarebbe successo una volta che fossero giunti a destinazione.
"Non ho nessuna intenzione di scoparti, okay? Nè ora, nè mai."
Anche quella frase non se n'era andata dalla sua testa, ma nonostante se la fosse ripetuta più volte in cerca di una speranza, la parte più lucida di lei l'aveva catalogata come una bugia che quel Daryl le aveva detto forse con l'intenzione di tenerla buona finchè non fossero giunti lì, evitandosi magari la fatica che lei provasse a liberarsi ancora.
Dio, ti prego, restami vicino almeno tu.
Non aveva mai nemmeno smesso di pregare, perchè rivolgersi a Dio era qualcosa che si ricordava di aver fatto sin da bambina, cioè sin da quando suo padre aveva iniziato a trasmetterle la sua grande fede. Se non aveva smesso di credere in lui, invocandolo anche quando si era ritrovato inginocchiato accanto al Governatore e minacciato di morte, allora non lo avrebbe fatto nemmeno lei, cercando così la forza di andare avanti ed affrontare anche questa ulteriore prova.
- Ehi, fratellino, vedi di tenere alto il buon nome dei Dixon, okay?
Alla cruda realtà era stata riportata proprio dal ghigno che si era dipinto in faccia all'uomo che li aveva affiancati nello spiazzo antistante all'ingresso e che aveva capito essere a capo di quella banda di criminali.
- Fottiti, Merle.
La risposta secca di Daryl aveva strappato una smorfia ancora più lasciva al fratello, che rivolgendo lo sguardo a lei, l'aveva gelata dando voce al suo incubo peggiore.
- Oh, sì, ci puoi scommettere che io fotterò con Daisy non appena metterò piede nella mia roulotte. Perchè non c'è niente di meglio di una bella scopata per scaricare l'adrenalina dopo una delle nostre uscite!
Poi aveva riportato lo sguardo in quello dell'uomo seduto davanti a lei, strizzandogli l'occhio.
- Fallo anche tu e vedrai che poi diventerà una bella abitudine!
Senza aspettare una qualche ulteriore risposta da parte del fratello, aveva dato gas, sgommando via per imboccare il vialetto subito di fronte a loro. Davanti a quell'ultima battuta, Beth non era riuscita a trattenere un gemito disperato, convinta che di lì a poco, si sarebbe trasformato in realtà ciò che aveva temuto sin da quando era stata trovata dai due uomini.
- Cazzo!
Il corpo a cui inevitabilmente era ancora addossata, era sobbalzato per il pugno che Daryl aveva sferrato con forza sul serbatoio e che di conseguenza aveva fatto sobbalzare anche lei, spaventandola ancora di più di quanto già non lo fosse. 
- Maledetto bastardo!
Questa volta non c'era stato nessun pugno, ma lei si era ritrovata a sobbalzare ancora, turbata dalla rabbia con cui l'uomo aveva sputato fuori quell'ulteriore imprecazione, mentre aveva fatto un'inversione secca con la moto.
- Apri il cancello, Scott.
Se Beth aveva creduto di sapere in che situazione si trovasse, seppure terribile, quel cambio di direzione l'aveva gettata in un stato di panico maggiore.
Dove mi porta adesso? Cosa vorrà fare, liberarsi di me? E in che maniera?
Nuove domande le avevano affollato la mente e ancora tutte senza la benchè minima risposta certa.
- Ehi, ma se sei appena tornato...
- Apri quel cazzo di cancello!
La moto aveva fatto uno scatto in avanti, manifestando così quella rabbia che lei sentiva tendere il corpo di Daryl proprio come se fosse stato una corda sul punto di spezzarsi.
- Datti una calmata, bello. E poi, Merle lo sa che stai uscendo di nuovo?
- Merle non è la mia balia, io faccio quel cazzo che mi pare, chiaro? Per cui chiudi quella cazzo di bocca e limitati ad aprire quel fottuto cancello!
Forse era stata la frase più lunga che Beth gli aveva sentito pronunciare, e la minaccia che c'era stata al suo interno le aveva fatto temere di essere sul punto di dover assistere ad un omicidio, perchè non aveva dubbi circa il fatto che probabilmente avrebbe infilzato quello Scott con la sua balestra se non si fosse deciso ad aprire il cancello come gli stava ordinando di fare.
- Mi sa che la biondina lì dietro ti ha già dato al cervello... comunque quando Merle ti farà il culo per essere uscito ancora, io starò a guardare e ci godrò pure!
Quella minaccia non aveva sortito nessun effetto, perchè non appena si era creato lo spazio necessario per passare, la moto era letteralmente schizzata fuori, emettendo un ruggito che era risuonato come il boato di un tuono.
Beth era stata costretta ad aggrapparsi alla vita di Daryl, perchè questa volta la velocità raggiunta le aveva fatto letteralmente schizzare il cuore in gola. Aveva dovuto praticamente spalmarsi addosso alla sua schiena, per evitare che l'aria fredda le sferzasse il viso e le togliesse il respiro.
Così stretta a lui, nonostante il rombare del motore e la sua potente vibrazione, era riuscita lo stesso a cogliere il martellare furioso di un cuore che non era stato il suo.
Dio, ti prego, fammi morire sul colpo, non lasciarmi in pasto ai vaganti.
Perchè era convinta che sarebbe stata quella la fine che avrebbero fatto, mentre correvano su quella strada che tagliava la foresta in due e che era ricoperta da una leggera patina di brina. Alla fine aveva chiuso gli occhi, per non vedere più gli alberi sfrecciare accanto a loro come se fossero stati un'unica macchia confusa.
Ad ogni più piccolo sobbalzo, aveva creduto di essere sul punto di impattare con il duro cemento, perciò quando avevano iniziato a rallentare l'andatura non aveva avuto subito la forza di riaprirli.
Quando la moto si era poi realmente fermata e spenta, aveva avuto bisogno di un minuto, forse due, per riprendere il controllo sul tremore che la scuoteva e accorgersi così che era ancora avvinghiata strettamente a Daryl.
A quanto sembrava la loro folle corsa li aveva portati in un punto ben preciso, cioè davanti ad un capanno isolato in mezzo al bosco.
- Puoi scendere.
Mi lascia libera.
Il pensiero le aveva attraversato la mente come un lampo.
Oppure questo è il posto dove morirò.
Altrettanto rapidamente era stato seguito da quella che le era sembrata l'opzione più probabile, perciò era rimasta immobile anche quando con uno sbuffo impaziente, aveva sentito l'uomo appoggiare la moto al cavalletto.
- Scendi, ragazzina. Non siamo qui perchè ho cambiato idea.
Beth non aveva avuto idea su come interpretare quel messaggio, però il fatto che l'avesse sollecitata di nuovo a scendere con quel tono di voce rude, l'aveva spronata a dargli retta.
Malferma sulle gambe ancora indebolite per le troppe emozioni, era riuscita a fare qualche passo indietro, restando ad osservare l'uomo che aveva sfilato la balestra dal'apposito supporto montato sul manubrio e realizzando che così come era stata messa, all'occorrenza avrebbe potuto usarla anche mentre viaggiava.
Questo l'aveva indotta a temerlo ancora di più, perchè aveva intuito di essere di fronte a qualcuno che pericoloso e letale lo era stato forse anche prima che scoppiasse quell'apocalisse, quando tutti, che lo volessero o meno, avevano dovuto imparare ad usare un'arma per difendersi dai vaganti e dagli altri sopravvissuti.
- Vieni, entriamo.
Le aveva fatto un breve cenno col capo di seguirlo, senza guardarla in faccia, dandole l'impressione che non contemplasse nemmeno l'idea che lei potesse tentare nuovamente di liberarsi, soprattutto ora che erano rimasti loro due soli.
Sei fuggita già una volta da un inferno, Beth, puoi farcela anche adesso.
La parte più coraggiosa di lei, quella che esisteva davvero perchè era riuscita a scappare già da una situazione impossibile, sembrava essersi risvegliata nuovamente, incitandola a fuggire come aveva già provato a fare solo qualche ora prima.
Brava, bella idea. Qualche metro e ti infilzerà come un pollo allo spiedo.
Non sapeva da dove le fosse uscito un pensiero del genere, però le era sembrato molto più saggio rispetto al precedente, soprattutto perchè l'uomo non le aveva detto che era libera di andarsene, ma anzi le aveva detto di seguirlo all'interno del capanno.
- Non faresti molta strada, di vaganti ce ne sono anche qui intorno.
Il fatto che fosse rimasta immobile era bastato per far capire a Daryl che direzione avessero preso i suoi pensieri, inducendolo a voltarsi appena per lanciarle un'occhiata significativa.
"Non hai speranza qui fuori da sola, meglio entrare con me".
Ma lei era fuggita da sola dalla prigione, dopo aver assistito impotente allo sgozzamento di suo padre e lasciando dietro di sè persone a cui aveva voluto davvero bene.
Maggie, Glenn, Rick, Carl, la piccola Judith, Carol, Michonne... Dio, ti prego, dimmi che hai dato anche a loro la forza di sopravvivere.
Nonostante fosse stata disperata, non aveva smesso di camminare sino a che non era arrivata in quella piccola cittadina, rifugiandosi in quella casa dove si era finalmente concessa di piangere la morte di suo padre e la perdita di tutti gli altri.
Puoi essere più forte di questo brutto stronzo, Beth.
La sua mente aveva prodotto quel pensiero e la sua bocca gli aveva dato voce, rivolgendosi a Daryl con un tono più deciso.
- Mi sono salvata da un inferno peggiore che non fossero dei vaganti in cerca di cibo e l'ho fatto senza l'aiuto di nessuno.
Se pensava di poterlo colpire con quella che era stata la verità, si era ricreduta nel momento in cui lo aveva visto scuotere appena le spalle, riprendendo a salire per i gradini della piccola veranda.
- Ti è andata bene, ma non sfiderei la sorte un'altra volta, ragazzina.
Beth era stata attraversata da un fremito, un senso di ribellione che l'aveva incitata a fuggire via, fregandosene di ciò che sarebbe venuto dopo, solo che la parte più lucida di lei, le aveva ricordato che fuggendo dalla prigione aveva avuto con sè almeno il suo coltello, quello che era rimasto sotto il cuscino quando era stata sorpresa nel sonno.
Senza nemmeno un'arma, stremata e infreddolita come si sentiva ora, aveva dovuto riconoscere che di strada ne avrebbe fatta forse davvero poca se avesse incontrato più di un vagante.
Però meglio provare che diventare una vittima certa.
I suoi piedi avevano fatto appena qualche passo indietro, spinti da quel pensiero, quando un rumore inconfondibile alle sue spalle l'aveva bloccata. Un secondo dopo aveva sentito due sibili , a breve distanza l'uno dall'altra, quasi sfiorarla. Spostando lo sguardo sulla veranda, aveva visto Daryl abbassare la balestra e rivolgerle un'altra occhiata significativa.
"Falla finita e vieni dentro".
Aveva avuto la sensazione certa che la pazienza dell'uomo stesse raggiungendo il limite, e sapendo bene chi si trovava di fronte, aveva capito che sarebbe stato meglio abbandonare l'idea della fuga.
Quando aveva messo piede dentro al capanno, era stata investita da una serie di odori uno peggio dell'altro: muffa, sporcizia e decomposizione. Aveva dovuto reprimere un conato, mentre Daryl le aveva richiuso la porta alle spalle, sprangandola con un asse che doveva essere stata messa lì di recente.
- Puoi sederti lì, se vuoi.
Le aveva indicato una grossa poltrona che sembrava cadere a pezzi, mentre lui si era diretto verso il tavolo, dandole le spalle e coprendole la visuale di quello che stava facendo.
Lo sguardo era tornato alla poltrona e di botto tutto lo stress accumulato in quelle ore si era trasformato in una stanchezza che gliel'aveva fatta apparire invitante. Ci si era quasi lasciata cadere sopra, rannicchiando le gambe e mettendosi di traverso, per appoggiare meglio la testa. Così facendo era riuscita a vedere cosa stesse facendo Daryl: stava bevendo qualcosa da un barattolo di vetro. Nonostante il liquido fosse stato trasparente, non aveva avuto nessun dubbio sul fatto che potesse trattarsi di semplice acqua, perciò le era stato inevitabile pensare che presto avrebbe avuto a che fare non soltanto con un uomo pericoloso, ma per di più ubriaco. Una combinazione che non le avrebbe lasciato scampo.
- Smettila di fissarmi.
La voce roca di Daryl l'aveva sorpresa e spaventata, ma non abbastanza da distogliere lo sguardo.
- Cosa... cosa stai bevendo?
La sua domanda era stata ignorata, come anche la sua presenza, dal momento che lo aveva visto prendere un'altra lunga sorsata, prima di afferrare delle freccette che aveva preso a tirare su un bersaglio appeso dall'altra parte della stanza.
Il freddo, mischiato con l'umidità della foresta, si era fatto più penetrante e lei si era detta che forse l'uomo stava usando l'alcol come sistema per riscaldarsi, dal momento che aveva avuto addosso solo una t-shirt a maniche lunghe ed un gilet di pelle.
Il suo giubbotto ce l'hai addosso tu. Senza, forse saresti già morta congelata a quest'ora.
Le aveva dato anche una bandana per pulirsi dopo che aveva rimesso, un gesto che solo ora le era tornato in mente. Osservandolo riprendere le freccette, per poi tornare al punto di prima e rilanciarle con precisione, si era chiesta come avrebbe dovuto interpretare quei due gesti da parte di uno che appariva evidente non fosse una brava persona.
"Non ti scoperò, okay? Nè ora, nè mai".
Quello che Beth aveva capito bene, invece, era stato che quel pazzo di suo fratello, Merle, gli aveva praticamente ordinato di fare il contrario.
"Preferirei darti in pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei veramente frocio".
Quando glielo aveva detto al fratello, aveva avuto uno sguardo che non le aveva fatto dubitare che lo pensasse veramente.
- Sei gay?
Daryl si era girato di scatto, rivolgendole un'occhiata che l'aveva praticamente inchiodata alla poltrona tanto era stata affilata.
Oddio, gliel'ho chiesto veramente!
- Scusa... io non... bè... io...
Il suo balbettare aveva fatto incupire ancora di più lo sguardo dell'uomo, reso già glaciale dall'azzurro intenso delle sue iridi.
- Non ti ho portata qui perchè volevo fare conversazione. Siamo qui perchè ho bisogno di pensare.
Glielo aveva detto quasi ringhiando e lei, d'istinto, si era rannicchiata ancora di più.
- Quindi pensa, piangi, prega, dormi... fai una di queste cose, ma falla stando in silenzio, okay?
Aveva scagliato con forza l'ultima freccetta che aveva in mano, centrando in pieno il bersaglio, per poi bere ancora e subito dopo scagliare il barattolo vuoto contro la parete.
Il rumore dei vetri infranti le aveva quasi seccato la bocca, impaurita davanti a quell'ennesimo scatto di rabbia che non aveva saputo se attribuire alla sua presenza o alla sua domanda.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
Si era aggirato per la stanza come un leone in gabbia, calciando ogni cosa che era stata sulla sua traiettoria. Tutto quel baccano avrebbe attirato sicuramente qualsiasi vagante fosse stato nei paraggi e si era dovuta mordere la lingua per non esternare quella sua paura ad alta voce. Era certa che lui l'avrebbe preso come un controbattere alla sua richiesta di fare silenzio.
- Smettila anche di fissarmi, ragazzina.
Il suo sguardo era tornato a puntarla, facendole il medesimo effetto: sembravano lame affilate pronte ad inchiodarla. Così aveva chiuso gli occhi, incitandosi da sola a non riaprirli per non provocare ulteriormente Daryl, ma nel contempo promettendosi di rimanere con le orecchie bene aperte per captare eventuali pericoli intorno a lei.
Solo che non aveva messo in conto che una volta privata della vista, la stanchezza si sarebbe fatta sentire in maniera ancora più massiccia, tanto che non era passato molto tempo prima di rendersi conto che aveva perso la sua battaglia con il sonno, scivolando in uno stato di incoscienza.



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Quando la rabbia di Daryl si era finalmente acquietata, si era lasciato cadere su di una sedia, esausto come se avesse corso per miglia intere. La cosa fottutamente snervante era stata che non era riuscito a prendere nessuna decisione, se non quella che sarebbe tornato al campo con la ragazza, il che voleva dire che in realtà una mezza decisione l'aveva presa, dopotutto.
Non posso piantare in asso Merle, non prima di averci almeno provato a fargli cambiare idea.
Quello che lo tormentava, era l'essere consapevole che le cose non sarebbero più potute tornare come prima tra loro, perchè lui aveva iniziato a sviluppare un cambiamento di cui solo ora iniziava a prenderne coscienza.
Le scorribande con suo fratello erano state il loro stile di vita anche prima dei vaganti, ma adesso erano diventate qualcosa di diverso, assumendo a volte l'entità di violenze gratuite e a cui lui non voleva più a partecipare.
Lo sguardo gli era inevitabilmente scivolato sulla ragazzina che si era addormentata sulla poltrona, rannicchiata in una posizione chiaramente difensiva.
Pensare che Merle gli avesse imposto di scoparla anche contro la sua volontà, pur di mettere a tacere un branco di fottuti stronzi, gli procurava la nausea.
Cosa sei diventato, Merle?
Lui non era mai stato uno che aveva cazzeggiato in assurde paranoie da boyscout, tipo rispettare le regole ad ogni costo e aiutare le vecchiette ad attraversare la strada... però non era mai stato nemmeno un assassino per il solo gusto di esserlo.
Quelli che aveva ammazzato da quando il mondo era andato a puttane, avevano cercato per primi di fottere lui o suo fratello. Però lo stesso non poteva dire degli altri o di Merle stesso.
Anche la tipa che adesso stava insieme a lui, all'inizio lo aveva seguito perchè non le era rimasta molta scelta, dal momento che le aveva ammazzato il marito sotto gli occhi, colpevole solo di aver tentato di rubargli la moto per scappare da una mandria di vaganti.
Era stata la prima, di una serie di volte, in cui lui aveva dovuto far finta di non aver visto, tirando dritto per la strada che Merle stava continuando a tracciare per entrambi come aveva sempre fatto sin da quando erano bambini.
Però nelle ultime settimane qualcosa era successo nella sua testa e pensieri sempre più insistenti avevano preso a martellarlo, lasciandolo sempre più incerto e furioso.
Dopo quasi due barattoli di distillato e un buon numero di buchi sul muro lasciati dalle freccette che aveva scagliato come fossero stati colpi della sua balestra, aveva dovuto ammettere con se stesso che lo sguardo terrorizzato di quella ragazzina era stata la classica goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Non avrebbe più potuto fingere che le cose non fossero cambiate: suo fratello stava andando fuori di testa nel vero senso della parola. Il motivo per cui stesse succedendo non lo sapeva esattamente, ma lui doveva almeno provarci a farlo ragionare, prima di separare le loro strade se avesse capito che non c'era speranza di invertire la rotta che aveva preso Merle.
In lotta con sè stesso, aveva visto trascorrere le prime ore del mattino e poi anche quelle del primo pomeriggio, poi Beth aveva riaperto gli occhi, guardandosi intorno prima spaesata, poi sempre più consapevole di dove si trovasse e soprattutto con chi.
A quel punto, il suo sguardo si era posato su di lui, probabilmente in cerca di un segnale che le potesse indicare il suo stato d'animo, dal momento che si ricordava benissimo di averla invitata a starsene zitta, prima di iniziare a prendere a calci tutto quello che gli era capitato a tiro.
Okay, non sono un fottuto bastardo, però non sono nemmeno un boyscout.
Questo per lui voleva dire che non avrebbe fatto lo sforzo anche di dosare le parole o i gesti con lei, mentre cercava di salvarla dal branco di cani che se la sarebbe contesa come un osso se non l'avesse tenuta con sè come voleva Merle.
- Hai fame?
Forse la voce gli era uscita un pò impastata, ma lei aveva avuto l'accortezza di non dire nulla, limitandosi a comunicargli con lo sguardo che pensava fosse ubriaco perso.
- Ho più sete.
Se non fosse stato per la cautela che le vedeva negli occhi, avrebbe potuto pensare che lo stesse provocando, ma non stando così le cose, si era alzato per andare a recuperare uno dei barattoli in cui aveva messo dell'acqua.
- E' acqua.
Nel momento stesso in cui le si era avvicinato, lei aveva scosso la testa, certa che le stesse proponendo dell'alcol.
- Non è quello che hai bevuto tu.
Dopotutto non era riuscita a tenere a freno la lingua, anche se l'aveva vista subito dopo sbiancare alla sola idea di averglielo detto.
- No, infatti.
Capire che si era aspettata una reazione ben più violenta da lui, lo aveva spinto a ficcargli il barattolo in mano, allontanandosi per andare a staccare le freccette dal muro così da tenersi occupato e non doverla guardare.
Quegli occhi mi fanno male.
Da dove cazzo usciva un pensiero del genere non lo sapeva, quello che sapeva era che sentiva una roba del genere ogni volta che li incrociava. Eppure non era la prima volta che aveva a che fare con una femmina dopo l'apocalisse, anche se mai nella situazione che si era venuta a creare tra di loro.
- Grazie.
Anche la voce lo infastidiva per certi versi, perchè sembrava rispecchiare quell'innocenza che traboccava dal suo sguardo.
Cazzo, se penso ste robe, devo aver bevuto troppo sul serio.
E se doveva tornare al campo, invece, aveva bisogno di essere lucido e con i riflessi pronti.
- Quanto ho dormito?
Lui aveva scrollato le spalle, lanciando una freccetta e facendo centro. La mira non gli era mai mancata, nemmeno da ragazzino quando aveva preso in mano per la prima volta arco e frecce.
- Non ha importanza.
Con la coda dell'occhio l'aveva osservata posare a terra il barattolo, mentre lentamente si era rimessa a sedere, allungando le gambe probabilmente intorpidite.
- Tra un pò andiamo a caccia.
Aveva bisogno di mettere qualcosa nello stomaco per smaltire l'alcol che aveva ingerito, e poi dopotutto, non avrebbe fatto male nemmeno a lei mettere qualcosa sotto ai denti.
- A caccia?
La domanda era giunta incerta, come se davvero non avesse saputo che risposta aspettarsi da lui.
- Scoiattoli, serpenti... magari un coniglio. Niente uomini, la carne rimane troppo dura anche se la cuoci bene.
Non era riuscito a trattenersi dal fare dell'ironia alla sua maniera e sicuramente non colta per quello che era, dal momento che lei era paurosamente sbiancata.
- Scherzavo, Beth.
Non sapeva che cosa l'avesse turbata di più, se la parola "scherzo" pronunciata in un momento del genere, o il fatto che l'avesse chiamata per nome. Propendeva più per la seconda, perchè probabilmente accorciava le distanze tra di loro.
Giusto per tenersi occupato, aveva tirato ancora un paio di freccette, andando a qualche millimetro dal centro con entrambe.
- Usi solo la balestra come arma?
Un'altra domanda personale, ben diversa dalla prima, però.
"Sei gay?"
Cazzo, quella l'aveva davvero gelato, e subito dopo fatto infuriare, senza che nemmeno lui sapesse bene il perchè. Era legittimo che l'avesse pensato no? Se era in quella situazione era proprio perchè altri non dovevano pensarlo di lui.
- Sì, è la mia unica arma. Ma questo non fa di me un indiano, rimango comunque un cowboy.
Era rimasto stupito lui per primo su come avesse dato quella risposta, nascondendone un'altra tra le righe: non voglio scoparti, ma questo non fa di me un gay, rimango un etero convinto.
Bravo, Merle sarebbe fiero di te, adesso!
Si era dato del coglione da solo per aver pensato quella battuta infelice, che non faceva altro che rimestare nel senso di colpa che nutriva per il fatto di voler prendere le distanze da suo fratello.
- Cosa... cosa succederà adesso?
Si era voltato verso di lei, senza avere la minima idea di cosa dirle, perchè nemmeno lui aveva certezza di quello che sarebbe successo una volta rientrati al campo. O almeno, non sapeva ancora se Merle avrebbe creduto alla balla che gli avrebbe rifilato sul fatto che la prima scopata con lei aveva voluto farsela in santa pace, senza nessuno a gironzolare intorno alla sua roulotte per assistere gratis a quello che avrebbero considerato meglio di un porno.
- Io caccerò e tu cercherai di venirmi dietro facendo meno rumore possibile.
Ogni volta gli rimescolava lo stomaco vederla così indifesa ed impaurita davanti alle sue decisioni, però cercava di vincere la sensazione dicendosi che così facendo le avrebbe garantito una maggiore protezione, che non lasciarla libera.
 
- Non... non posso garantire che ci riuscirò ad essere silenziosa come vuoi.
Lui aveva intanto recuperato la balestra appesa al gancio vicino alla porta e quando si era girato, l'aveva trovata già pronta per andare.
- Sarà sufficiente che ci provi.
Per tagliare corto e non dover subire altre domande, si era affrettato a rimuovere l'asse e aveva spalancato la porta, puntando subito la balestra contro eventuali brutte sorprese appostate subito fuori.
Non essendoci stato nessuno aveva fatto cenno a Beth di seguirlo, apprezzando il fatto che questa volta si fosse mossa subito, dimostrando che forse al momento aveva accantonato l'idea di svignarsela.
Anche se era stato cosciente che non avrebbe potuto contare sul fatto che non ci avrebbe più riprovato, dal momento che lei si vedeva come una sua prigioniera a tutti gli effetti.
Punti di vista differenti.
Aveva liquidato la questione così per il fatto che la stava costringendo a stare con lui contro la sua volontà, spronandosi poi a concentrarsi su una cosa soltanto: trovare del cibo da mettere sotto i denti.




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Davanti di qualche passo, Daryl le aveva fatto cenno con la mano di fermarsi e lei era rimasta immobile a guardarlo puntare la balestra verso qualcosa che le sfuggiva completamente.
Così la sua attenzione si era appuntata sull'uomo che aveva assunto la stessa posa che gli aveva visto prendere quando aveva ucciso i due vaganti fuori dal capanno. 
Anche allora aveva sollevato e puntato la balestra con rapidità e sicurezza, sparando con una precisione che si era rivelata micidiale. Solo che quelli erano stati vaganti, quindi dopotutto dei bersagli relativamente grandi e lenti.
Così si era ritrovata a trattenere il fiato, sino a quando non aveva sentito il sibilo della freccia che aveva preso il volo, seguendone la traiettoria, che l'aveva portata a vederla conficcarsi molti metri più avanti nel tronco massiccio di un albero.
Ha centrato uno scoiattolo!
Per un attimo aveva immaginato quell'arma puntata su di sè ed un brivido le era corso lungo la schiena, rendendo la sensazione ancora più vivida di come sarebbe stato facile per lui colpirla con precisione mortale.
Poi era stata distolta dallo stesso Daryl, che le aveva fatto segno di avanzare con lui per andare a recuperare l'animaletto. Tanto era stato loquace suo fratello con lei, tanto lui sembrava voler ridurre al minimo ogni loro conversazione. Anche prima, al suo risveglio, le aveva dato delle risposte ridotte ai minimi termini, e ancora prima le aveva praticamente ordinato di stare in silenzio.
Forse, dopotutto era meglio così, anche se una parte di lei era convinta che solo parlando con lui sarebbe riuscita a strappargli qualche informazione più utile, come per esempio sapere che cosa le sarebbe accaduto.
- Un altro paio e possiamo accontentarci per il momento. Poi, stasera, al campo ho delle scatolette che possiamo scaldare.
Ecco che era stata accontentata nella sua domanda, solo che la cosa le aveva procurato un'ondata di nausea.
Dio, allora torneremo in quel posto...
E perchè non sarebbe dovuto succedere? Cosa glielo aveva fatto pensare?
- Se siamo fortunati forse c'è una tana qui vicino. Tieni, porta questo.
Le aveva teso lo scoiattolo per la coda, dopo averlo liberato dalla freccia e a lei non era rimasta altra scelta che prenderlo. Era la prima volta che ne toccava uno, e non avrebbe voluto che fosse da morto. 
Ho più rispetto io per questo animaletto, che non quel Merle per me.
Non aveva potuto fare a meno di pensarlo, dal momento che l'aveva gettata tra le braccia del fratello come se fosse stata anche lei un animale e non una persona.
E Daryl? Che cosa stava facendo con lei? Stava giocando come il gatto con il topo? Stava solo prolungando la sua agonia? O c'era una minima speranza che le avesse detto la verità?
"Non ho nessuna intenzione di scoparti, okay? Nè adesso, nè mai. Solo non ti posso lasciare andare sino a che non troverò una soluzione per tutto questo casino."
- Fermati.
Presa da quei pensieri, sarebbe andata a sbattere contro di lui se non l'avesse fermata stendendo il braccio dietro di sè. Doveva aver visto una nuova preda, perchè aveva puntato la balestra, rimanendo perfettamente immobile.
Se dovessi fuggire ora, la punterebbe anche contro di me senza pensarci su due volte?
Quella domanda era ritornata a tormentarla, risvegliando la Beth coraggiosa che era stata capace di essere quando ne aveva avuto veramente bisogno.
- Merda!
L'imprecazione era stata sussurrata appena, e subito dopo era risuonato un nuovo sibilo, questa volta seguito da un verso soddisfatto. Il primo colpo era andato a vuoto, ma il secondo non aveva fallito: inchiodato ad un albero c'era un altro scoiattolo.
Forse era stata quella reazione soddisfatta di Daryl davanti ad un altro centro, o forse era stato un attimo in cui il coraggio aveva preso del tutto il sopravvento sul panico, comunque fosse andata, Beth aveva fatto dietrofont per iniziare a correre nella direzione opposta a quella presa da Daryl per andare a recuperare la sua preda.
Si era ritrovata a correre più veloce che poteva, stando solo attenta ad evitare rami o altri ostacoli che potessero rallentarla o farla cadere.
Non sono una vittima, posso essere coraggiosa come Maggie, o Carol, o Michonne.
Era quello che si era ripetuta mille volte anche durante la fuga dalla prigione, quello che l'aveva fatta continuare a correre anche quando le gambe le erano bruciate per lo sforzo, ed era quello che si stava ripetendo anche adesso.
Solo che allora ad inseguirla c'erano stati solo dei vaganti goffi e lenti, che per quanti fossero stati, non avevano potuto fare più di tanto. Questa volta si era trattato di scappare da qualcuno che le aveva già dimostrato di essere veloce ed agile quanto lei, oltre che motivato quasi o forse anche più di lei.
Perciò era stato con un crescente senso di angoscia che aveva percepito la presenza di Daryl non solo starle alle calcagna, ma guadagnare terreno, sino a sentirne il respiro affrettato dietro di sè.
Posso essere come Maggie, lo posso affrontare e sconfiggere!
Sì, ma con cosa dal momento che lei era disarmata?
Un bastone... o una pietra!
Aveva cercato di pensare rapidamente, trovando una soluzione che aveva messo in pratica raccogliendo un grosso bastone che sperava sarebbe stato abbastanza resistente.
A quel punto, abbandonandosi all'istinto, aveva compiuto un mezzo giro su stessa, sfruttando lo slancio della corsa per far roteare il bastone come aveva visto fare una volta a Michonne, mentre brandiva la sua katana.
E se soltanto Daryl fosse stato più vicino di qualche centimetro lo avrebbe colpito duramente, anzichè prenderlo appena di striscio sul braccio sinistro. Questo gli aveva permesso di reagire prontamente, afferrando con la mano destra la punta del bastone e tirandolo verso di sè tanto da ottenere che lei perdesse la presa dalla sua parte. Così si era ritrovata disarmata e senza più fiato, oltre che di nuovo nella stessa condizione di prigioniera.
- Cristo... quanto... corri... veloce... ragazzina.
Anche Daryl si era ritrovato senza fiato, tanto che dopo aver lanciato lontano il bastone, si era chinato appoggiandosi con le mani sulle ginocchia.
Se era stato furioso con lei per quel tentativo di fuga, forse ancora non aveva avuto abbastanza forze per dimostrarglielo.
- Non... abbastanza...
Era riuscita giusto a tirare fuori il fiato per quelle due parole, perchè nonostante la paura, era grande anche l'amarezza di non essere riuscita nella sua impresa.
- E il ... bastone... eri troppo... sbilanciata...
Mi sta dando dei consigli?
Forse la mancanza di ossigeno le aveva fatto sembrare che così fosse, o forse si stava divertendo a prenderla in giro, anche se il suo umorismo le sembrava ancora una volta grottesco e crudele.
Intanto si era rialzato proprio per controllarsi il braccio, dove la manica appena strappata, aveva mostrato anche a lei di avergli fatto solo un semplice graffio.
- Beth... non devi... più scappare... okay?
Come poteva dirle una cosa del genere convinto che fosse giusta! E forse doveva averglielo letto in faccia, perchè spostando la balestra nella mano sinistra, con la destra l'aveva agguantata per un polso come aveva già fatto solo la sera prima, anche se a lei sembrava fosse invece passato un secolo.
- Così... ti metti... solo... in pericolo.
Le era sembrato che si divertisse ancora una volta a fare quella sua ironia distorta, la stessa con cui le aveva detto che la carne umana risultava troppo dura, o che lui rimaneva un cowboy anche se tirava frecce come un indiano.
Nonostante fossero stati ancora tutte e due senza fiato, lui aveva comunque avuto un passo molto più spedito di lei, tanto che si era ritrovata ad essere quasi trascinata.
- Non più... di quanto... lo sia... già con te.
Questa volta era andata davvero a sbattere contro di lui, che si era fermato e girato verso di lei. Così per guardarlo negli occhi era stata costretta a sollevare il viso, dal momento che la differenza di altezza tra loro era stata notevole.
- Cazzo! Vuoi... ficcarti in ... testa che ...non ti farò... del male!
Nonostante il fiato spezzato, la rabbia si era fatta sentire anche nel suo tono di voce, oltre che comparire nell'occhiata penetrante che le aveva rivolto.
- Ma se per evitarti... di ammazzarti da sola... ti devo... strapazzare un pò... bè, allora... sappi che lo... farò.
E a sottolineare quella che per lei era stata un'ulteriore minaccia, aveva ripreso a trascinarla dietro di sè, dando subito un senso molto chiaro a quello che aveva definito "strapazzarla un pò".
 

 



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ciao, sono davvero curiosa di sapere quale sarà la vostra opinione dopo aver letto il capitolo, per cui spero che vorrete farmela sapere.
Buona lettura.
Serena



                                  CAPITOLO  2





Per la seconda volta, in quella lunga giornata, Beth si era ritrovata a varcare la soglia di quella che riteneva sarebbe stata la sua futura prigione. Il paradosso di quella situazione l'aveva portata a sorridere amaramente: sino ad una settimana prima aveva abitato in una vera prigione, ma l'aveva comunque considerata casa sua tanto quanto lo era stata la fattoria di famiglia.

Mentre aveva notato che l'uomo al cancello non era stato più lo stesso di quando erano usciti, qualcuno aveva richiamato l'attenzione di Daryl fischiando forte. Si era voltata anche lei nella direzione di quel suono e ciò che aveva visto le aveva fatto annodare lo stomaco al pari di un pugno stretto con forza.
- 'Fanculo!
L'imprecazione di Daryl aveva scatenato nei due uomini delle risate soddisfatte, mentre ancora avevano mimato entrambi lo stesso, inequivocabile, gesto osceno. Uno dei due le aveva persino rivolto un sorriso che era stato la copia identica di quello lascivo che aveva avuto anche Merle quando aveva detto al fratello di prendere esempio da lui su cosa fare appena avesse messo piede nella sua roulotte.
"Cazzo, vuoi ficcarti in testa che non ti farò del male?"
Quella frase che le aveva detto Daryl, guardandola dritta negli occhi qualche ora prima, era stata probabilmente la versione meno brutale di "non ti scoperò, okay? nè ora, nè mai", ma per lei era risultata comunque priva di valore e di verità, dal momento che di fatto si trovava lì con lui contro la sua volontà.
- Siamo arrivati.
Nel frattempo, avevano percorso un vialetto che li aveva portati davanti ad una casetta uguale identica alle altre che avevano superato, solo un pochino più piccola e con le persiane sprangate da alcune assi di legno inchiodate. Senza avere altra scelta, era scesa dalla moto e atteso che lui facesse lo stesso.
- Hai bisogno del bagno?
La prima volta che glielo aveva chiesto era stato prima di lasciare il capanno per andare a caccia, e lei si era sentita morire nel realizzare che avrebbe dovuto inevitabilmente rapportarsi con lui per tutta una serie di cose che prevedevano una grande confidenza, come lo era appunto anche il fargli sapere se aveva bisogno o meno di andare in bagno.
- Sì.
Si era dovuta imporre di rispondergli con la verità, perchè in realtà avrebbe preferito di gran lunga mentire e risparmiarsi nuovamente l'imbarazzo di condividere con lui le sue necessità più intime, ma avrebbe ottenuto l'unico risultato di procrastinare un momento che poi avrebbe dovuto affrontare lo stesso.
- Okay, ti faccio vedere.
Anzichè entrare nella casetta, ci aveva girato intorno, portandola in uno spiazzo oltre un altro vialetto, dove le aveva mostrato due di quei cubicoli di plastica che fungevano da bagni chimici.
- Quello rosso è per voi femmine.
Nonostante il tono con cui glielo aveva comunicato fosse stato rude come sempre, qualcosa nel modo di fare, l'aveva indotta a credere che anche lui fosse stato a disagio in quel momento.
- Quante siamo?
- Quattro.
Un brivido le era corso lungo la schiena, non di freddo ma di orrore all'idea che c'erano altre tre vittime come lei, di cui una nelle mani di quel pazzo di Merle.
- E... gli altri?
Quella domanda le era uscita spontanea, perchè era stata veloce a realizzare che c'erano stati almeno altri sei uomini oltre a lui e suo fratello in quel posto, e tutti avevano avuto un atteggiamento che non le aveva lasciato alcun dubbio sul fatto che avessero avuto in mente di fare una cosa soltanto con lei se ne avessero avuto la possibilità.
- E gli altri cosa?
Le era sembrato che lui avesse capito benissimo la domanda, ma che avesse preferito fingere, forse per evitare di dover approfondire la questione.
- Hai capito benissimo.
Non sapeva da dove le fosse venuto il coraggio di ribattere in quella maniera decisa, ma se si era aspettata di poter aumentare il disagio di Daryl, si era dovuta subito ricredere davanti all'espressione cupa che gli aveva indurito ancora di più i lineamenti.
- Ragazzina, fai domande di cui non credo tu voglia sapere davvero la risposta.
Sì, era vero, non lo voleva sapere veramente, perchè le avrebbe fornito solo maggiori dettagli su qualcosa che la sua mente aveva già elaborato in maniera più che sufficiente.
- Adesso muoviti ad andare, io ti aspetto qui.
Nel dirlo si era appoggiato alla parte di steccato ancora in piedi che aveva circondato la casetta più vicino a loro, incrociando le braccia al petto e spostando lo sguardo altrove, come a sottolineare che quella conversazione per lui era finita lì.
Dal momento che il bisogno di fare pipì era stato impellente, non aveva avuto davvero altra scelta che entrare in quel bagno, ringraziando subito Dio per averlo trovato in condizioni abbastanza decenti, tanto che c'era stato persino il lusso di un rotolo di carta igienica mezzo consumato.
Conoscerò le altre ragazze? Potrei trovare delle alleate con cui provare a fuggire?
Aveva pensato alle altre in termini di ragazze giovani come lei, ma in effetti sarebbero potute essere anche molto più grandi. Allora le era stato inevitabile pensare a come sarebbero potute andare le cose se al posto suo, in quella casa, avessero sorpreso Carol oppure Michonne, due donne che avevano dimostrato di poter essere molto più pericolose e determinate di tanti uomini.
Ma sei coraggiosa e forte anche tu, Beth, perciò piantala di piangerti addosso e affronta la situazione proprio come lo avrebbero fatto loro!
Si era rimproverata aspramente da sola, nel momento in cui aveva realizzato che i suoi pensieri avevano preso una direzione che l'avrebbero portata solo a sentirsi più impotente e vittima di quanto non lo fosse già.
Ce la puoi fare, Beth. Ora prendi un bel respiro e poi esci da qui, pronta a combattere con tutte le tue forze.
E con quell'incoraggiamento rivolto a se stessa, aveva abbandonato quello che, per qualche minuto soltanto, si era concessa di considerarlo un rifugio sicuro.



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Quando la lampada a gas aveva illuminato al meglio l'ambiente ristretto della casetta, Daryl aveva colto chiaramente lo sguardo di Beth posarsi subito sul letto su cui giaceva aperto il sacco a pelo che era solito usare come coperta.
Così mentre lui era andato ad accendere la stufetta, anche quella alimentata a gas, posizionata vicino alla piccola credenza su cui erano montati i fuochi per cucinare, lei era rimasta vicino alla porta, rigida e guardinga.
- Tra pochissimo avremo visite.
Nel tempo che era stato ad aspettarla fuori dal bagno, aveva riflettuto sul fatto se avvisarla o meno che Merle sarebbe piombato lì sicuramente incazzato nero, decidendo alla fine che l'effetto sorpresa non l'avrebbe aiutata a gestire al meglio la situazione, mentre lui aveva invece bisogno che collaborasse.
- Arriverà Merle.
Solo sentir pronunciare il nome di suo fratello l'aveva fatta irrigidire ancora di più, confermandogli che sarebbe stato meglio istruirla su di un paio di cose fondamentali.
- Tu dovrai fare solo due cose, tra l'altro semplicissime da mettere in pratica.
Si era rialzato e voltato verso di lei, rimanendo però a debita distanza per non invadere più di tanto il suo spazio personale.
- Sederti in un angolino e tenere la bocca cucita.
Meno avesse attirato l'attenzione su di sè, più lui sarebbe riuscito a liquidare in fretta Merle.
- Credi di potercela fare?
Peccato che non aveva avuto nemmeno il tempo di rispondergli un sì, perchè uno scricchiolio inconfondibile lo aveva avvisato del fatto che qualcuno stava già percorrendo il vialetto a passo veloce.
Dover prendere delle decisioni rapide non era mai stato un problema per lui, o almeno sino a quando non avevano riguardato quella ragazza in particolare, dal momento che sembrava inibire la sua capacità di rimanere freddo e lucido.
- Daryl, brutto cazzone, apri subito questa porta o te la sfondo!
Detto fatto: Merle aveva battuto così forte sulla porta da far tremare l'intera parete e ottenendo, ovviamente, di far schizzare dalla parte opposta la ragazzina che vi si era appoggiata contro.
A quel punto lui aveva avuto solo il tempo di andarle vicino e senza tante cerimonie prenderla per un braccio, spingendola praticamente sul letto. Lei era stata quasi una molla nel tentare di rialzarsi, ma il dito che le aveva puntato contro accompagnato da un minaccioso "resta lì, zitta e buona!", le aveva forse fatto comprendere che sarebbe stato meglio dargli retta.
- Daryl, sono veramente incazzato!
Un altro colpo aveva fatto tremare l'intelaiatura della porta e non aveva avuto dubbi che il successivo l'avrebbe buttata giù come niente.
- Cristo Santo, Merle, ma sei proprio un gran rompicoglioni.
Quando aveva spalancato la porta si era trovato faccia a faccia con gli occhi iniettati di sangue di suo fratello, comprendendo subito che doveva essersi calato qualche merda che era riuscito a recuperare in giro durante uno dei loro giri.
- E tu un figlio di puttana che si merita una punizione, fratellino.
Daryl lo aveva visto arrivare il pugno, ma non era stato abbastanza svelto da evitarlo del tutto, arrivando ad essere colpito di striscio sul mento. Merle aveva caricato un nuovo colpo, ma questa volta lui era stato pronto non solo a pararlo ma anche a restituirlo, mandando suo fratello a sbattere contro la parete.
Con la coda dell'occhio aveva fatto in tempo a vedere come Beth si fosse rifugiata nell'angolo estremo del letto, abbracciandosi le ginocchia e incassando la testa tra le spalle, quasi sicuramente nella speranza di poter davvero scomparire.
- Hai finito di fare lo stronzo, o ne vuoi ancora?
Merle era rimasto appoggiato alla parete, il pugno contratto e l'uncino sollevato, però la sua espressione non era stata più così furiosa rispetto a quando si era presentato.
- Dipende.
Mettersi le mani addosso era qualcosa che avevano fatto sempre, perchè fondamentalmente era stato il loro canale di comunicazione migliore, quello più rapido e certo per risolvere ogni questione. Ma se in passato, da ragazzo, era quasi sempre stato lui a soccombere durante le loro risse, da quando era diventato un uomo spesso era stato lui ad avere la meglio su suo fratello.
- Raccontami qualcosa di bello, e io chiuderò un occhio per il fatto che proprio mio fratello è il primo a farsi i cazzi suoi senza il mio permesso.
Mentre lo aveva detto, erano successe due cose: la prima era che il suo sguardo si era appuntato sulla ragazzina e la seconda che aveva scatenato il suo senso di colpa sottolineando quel "mio fratello" per attribuirgli il giusto peso.
- Permesso, un cazzo. Forse ti sei dimenticato che non ho più dieci anni, coglione.
Dal modo sguaiato in cui era scoppiato a ridere alla sua risposta , Daryl aveva capito che doveva avergli preso bene, dopotutto, lo sballo che si era procurato. Così si era permesso di rilassarsi anche lui, afferrando il pacchetto di sigarette sul tavolo per accendersene una e poi offrirne anche a lui.
- Sì, fratellino, me ne sono accorto che non hai più dieci anni... e spero che se ne sia accorta anche la bella bambolina.
Attraverso il fumo che gli aveva soffiato in faccia, lo aveva visto attendere una sua risposta, pronto a valutarla con la conoscenza approfondita che aveva di lui.
Cazzo, è davvero mio fratello, mi conosce meglio di chiunque altro a questo mondo.
- Se tu sei un pervertito del cazzo, io non lo sono, okay?
Aveva sostenuto lo sguardo di Merle senza battere ciglio, quando in realtà dentro di lui non si sentiva così sicuro come voleva fargli credere.
- Non mi andava di essere l'attore protagonista di un qualche filmino porno su cui gli altri avrebbero potuto sbavare.
Aveva tirato una lunga boccata, lasciando che la nicotina gli invadesse bocca e gola, prima di soffiarne fuori una parte, voltandosi poi per lanciare uno sguardo di sfuggita alla ragazzina. Pallida e silenziosa, continuava a starsene nel suo angolo immobile, dal momento che la presenza di Merle la stava chiaramente terrorizzando molto più della sua.
- Sì, forse è vero... sarebbe potuto succedere.
Merle aveva ridacchiato divertito, chiaramente cosciente che invece le cose sarebbero andate così sul serio, e la cosa lo aveva fatto incazzare in una maniera che gli era andato il sangue al cervello, provocandogli un momentaneo black-out.
Lo vorrei ammazzare sul serio in questo momento!
Quel pensiero era stato sì veloce, ma nello stesso tempo tanto potente da spingerlo ad allontanarsi da lui il più possibile, spegnendo la sigaretta e portandolo a sedersi ai piedi del letto che si era trovato incassato tra la parete e un armadio di medie dimensioni. Dentro aveva trovato dei vestiti da uomo, ma erano stati però di una taglia troppo piccola per lui, quindi erano rimasti lì inutilizzati.
- Forse un cazzo! Probabilmente ti saresti presentato anche tu, distribuendo coca-cola e popcorn a tutti quanti!
La rabbia continuava a lambirgli il cervello, anche se stava cercando di arginarla per non farsi trascinare in discorsi che voleva affrontare in un momento in cui suo fratello fosse stato davvero lucido.
Ma sei davvero convinto che ne abbia ancora di momenti così?
La vocina che si era fatta viva nella sua testa, era quella che ultimamente lo incalzava sempre di più ogni volta che posava gli occhi su suo fratello, registrandone i cambiamenti che una parte di lui voleva invece non vedere.
- I popcorn sì, però li avrei accompagnati a della birra, caro fratellino!
La cosa lo aveva ovviamente fatto ridere sino a piegarsi in due, mentre a lui aveva solo lasciato un senso di smarrimento che lo aveva spaventato più della rabbia provata prima.
Se perderai anche lui, rimarrai solo come un cane, ecco cosa ti fa davvero paura.
La vocina era stata ancora una volta impietosa e sembrava aver toccato un nervo talmente scoperto, che lui aveva sentito quasi un dolore fisico.
Allora aveva provato a guardare la situazione che stavano vivendo dal di fuori, e quello che aveva visto non aveva fatto altro che spaventarlo ancora di più: c'erano due fratelli che non sapevano più chi fossero veramente e al centro una ragazzina che aveva avuto l'unica colpa di incrociare la loro strada.
Si era ritrovato a prendersi la testa tra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia, schiacciato da pensieri che lo stavano facendo impazzire.
- Ehi, ma ti vedo affaticato... mi sa che dopotutto non mi hai rifilato una balla... ci hai dato dentro veramente!
La mano che gli si era posata sulla spalla era stata la stessa di sempre, solo che lui non riusciva più a vederla come tale, gli sembrava addirittura che il suo tocco bruciasse più di qualsiasi ferita avessero potuto infliggergli.
- Ehi, bambolina, hai tirato fuori gli artigli con lui? Allora sei proprio una piccola tigre... anche se a vederti ora, sembreresti già più addomesticata!
Merle doveva aver visto il graffio che lei gli aveva procurato quando aveva tentato di assalirlo, ma ovviamente lo aveva interpretato nella versione che più gli piaceva immaginare, quella che aveva risvegliato in lui una nuova ondata di rabbia.
- Hai detto bene, fratello, sono stanco e adesso ho solo voglia di farmi una bella dormita.
Si era rialzato di colpo, spintonandolo leggermente, giusto per fargli capire che ne aveva davvero abbastanza e che voleva essere lasciato in pace.
- Oppure stai già pensando al secondo round?
L'espressione che aveva sfoggiato Merle gli aveva fatto stringere i pugni così forte che gli era sembrato di sentir scricchiolare le dita.
Merle, cazzo, cosa stai diventando?
Quella era la domanda che avrebbe voluto gridargli anche in quel momento, invece si era limitato a scrollare le spalle, spintonandolo ancora.
- Te ne vai o ti devo sbattere fuori a calci?
Non aveva avuto dubbi che se la ragazzina aveva avuto un fratello, o una sorella, o magari entrambi, non era stato certo così che erano funzionate le cose tra di loro.
Si era immaginato una bella casa, una bella famiglia e magari anche un cane... insomma, il pacchetto completo che l'aveva resa ciò che era adesso.
Al contrario di te, che sei solo un coglione bifolco, con un fratello ancora più coglione.*
- E va bene, me ne vado.
Il pugno che lo aveva colpito allo stomaco era stato sferrato per gioco da Merle, altrimenti lo avrebbe spedito lungo disteso a terra.
- Ma non me ne frega un cazzo se sei stanco, più tardi dovete venire da noi.
Daryl era stato preso in contropiede da quella novità, perchè non si era mai sognato di invitarlo nella sua roulotte.
- Daisy mi ha strappato la promessa che vi avrei invitato da noi per farvi una birra...
L'espressione con cui aveva accompagnato la parola "strappato" non aveva lasciato spazio all'immaginazione su come fosse avvenuto, inducendolo a guardare Beth e a domandarsi come avrebbe mai potuto pensare di imporsi su di lei come Merle aveva fatto con Daisy.
Soltanto pensarci, gli faceva venire la nausea.
C'eri anche tu, però, quella notte quando ha ammazzato suo marito! Potevi fare qualcosa, allora.
Cristo Santo, di questo passo gli sarebbe scoppiata la testa come se fosse stato un cocomero troppo maturo sbatacchiato da una parte all'altra!
- Sai come sono le donne, Daryl. Le ho parlato della bambolina, così lei e le altre vorrebbero già conoscerla.
No, lui non sapeva come erano le donne realmente, perchè si era solo limitato a infilarsi in qualche letto e starci giusto il tempo necessario per togliersi la voglia che sia lui, che la tizia di turno, avevano avuto.
Però un'idea ce l'aveva, e non era certo quella che aveva avuto in mente suo fratello, di quello ne era stato più che sicuro ultimamente.
- Non lo so...
Ma era stato subito interrotto dal fratello, che gli aveva puntato l'uncino al centro del petto.
- Non provare a dirmi di no, fratellino, non mi faresti fare una bella figura davanti agli altri, giusto?
Lontana dall'essere una vera minaccia, gli era sembrata più una richiesta di conferma su quello che erano ancora loro due: fratelli, giusto?
E i fratelli non si abbandonavano, questo gli aveva sempre ripetuto sin da bambini, mentre lo trascinava da un posto all'altro, anche quando a volte gli era sembrato che gli costasse fatica occuparsi di lui
- Okay, va bene. Più tardi verremo anche noi.
- Perfetto, bravo ragazzo.
"Bravo ragazzo", anche quello glielo aveva detto un mucchio di volte, e sempre dopo che aveva detto sì a qualcosa che aveva avuto in mente di fare e che lui aveva provato invece a contestare.
Se perderai anche lui, rimarrai solo come un cane, ecco cosa ti fa davvero paura.
Quella frase gli era rimbombata di nuovo in testa, mentre aveva guardato Merle fare l'occhiolino a Beth, a mò di saluto, prima di levare finalmente le tende e alleggerendolo dalla sua presenza ingombrante.
Non appena la porta si era richiusa, aveva sentito il bisogno di accendersi un'altra sigaretta e di rompere quel silenzio teso che era calato nella stanza, e che gli sembrava gridare più delle parole che probabilmente la ragazzina avrebbe voluto urlargli contro se solo ne avesse avuto il coraggio.
- Ne vuoi una?
Lei si era limitata a scuotere la testa, rimanendo confinata nell'angolo in cui si era rifugiata quando le aveva chiesto di starsene zitta e buona.
- Non la vuoi perchè non fumi o perchè non te ne va ora?
Il perchè gli avesse posto la domanda era stato piuttosto chiaro nella sua testa: fondamentalmente non voleva pensare in quel momento, per cui cercava il modo per distrarsi.
- Non fumo.
La voce le era uscita quasi a fatica, ma del resto che cosa si era aspettato? Lui e Merle avevano iniziato con il picchiarsi, per poi finire a darsi appuntamento per cosa? Una specie di festa che sembrava avere l'aria di poter finire magari con un'orgia, visto l'atteggiamento da maniaco di suo fratello?
Cazzo, sono proprio solo un coglione bifolco!
- Lo so che non puoi capire, ragazzina, ma non potevo dirgli di no a mio fratello.
L'aveva sentito distintamente che lei aveva trattenuto il fiato, forse nel timore di come avrebbe potuto proseguire con quel discorso. E sarebbe stato veramente complicato proseguirlo, perchè non lo sapeva nemmeno lui come avrebbe potuto spiegare certe cose.
Si era ritrovato incastrato in una situazione che gli faceva apparire in confronto una passeggiata affrontare il fatto che il mondo si era trasformato in un gigantesco cimitero, con i morti che tornavano in vita come se fossero stati in un film horror.
Quindi, dopotutto, gli era sembrato peggio stare lì con lei, che comunque lo riportava a certi pensieri solo limitandosi a fissarlo con quegli troppo espressivi, piuttosto che starsene da solo a rimuginare.
Così aveva preso la balestra e le cose necessarie per farle manutenzione, prendendo la decisione di obbligarla a sopportare la sua presenza solo quando fosse stato davvero indispensabile.
Lei aveva seguito tutti i suoi movimenti con attenzione e quando le aveva rivolto la parola, già con la mano sulla maniglia pronto ad uscire, non aveva saputo dire se fosse stata sollevata o spaventata all'idea di rimanere sola.
- Sarò qui fuori, nel caso avessi bisogno.
Questo le aveva chiarito meglio le sue intenzioni, per cui forse era stato più sollievo quello che aveva riempito il suo sguardo, perchè dopotutto forse l'idea che lui si allontanasse troppo le faceva credere di essere esposta ad un rischio maggiore con Merle nei paraggi.
- Dentro quegli armadietti puoi trovare qualcosa da mangiare. Se vuoi puoi anche scaldarlo, ci sono delle padelle lì sotto e il fuoco centrale è l'unico che funziona.
Poi gli erano venuti in mente anche i vestiti, forse lei avrebbe potuto recuperare qualcosa.
- Guarda anche dentro l'armadio, ci sono dei vestiti puliti. Non ce li ho messi io, erano già qui quando siamo arrivati.
Ci aveva tenuto a specificarlo perchè lei aveva già avuto l'espressione di chi non avrebbe mai voluto nulla da lui che non fosse stata obbligata a prendere. Sapere che quei vestiti non avevano avuto a che fare niente con lui, forse glieli avrebbe fatti apparire meno "disgustosi".
E siccome non aveva avuto più nulla da aggiungere, si era limitato ad aprire la porta e uscire, senza più rivolgerle nè lo sguardo nè la parola.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Mentre era stata intenta a camminare, cercando di evitare le pozzanghere che si erano formate dopo il violento acquazzone che si era scatenato un pò prima, Beth era stata contenta di essersi convinta a guardare nell'armadio come le aveva detto di fare Daryl, trovando così quel pesante maglione che ora indossava.
Più grande di un paio di taglie, era riuscito a farla sentire meglio, perchè osservandosi nello specchio attaccato all'anta, aveva constatato che riusciva a coprirla praticamente dal collo sino quasi al ginocchio.
Essendo stato anche pesante, ora la riparava bene dal freddo pungente che le aveva invece già gelato il viso.
- Ti sei mai ubriacata?
Nel silenzio rotto solo dallo scricchiolio della ghiaia sotto le loro scarpe, quella domanda non sarebbe potuta suonare più fuori luogo alle sue orecchie.
- No, io non bevo alcolici.
- Non fumi, non bevi... proprio una brava ragazza.
Daryl aveva sputato fuori quella frase più come se fosse stato un insulto che non un complimento, in ogni caso lei lo aveva ignorato, limitandosi a starsene in silenzio.
- Immagino, quindi, che non ci sia nemmeno il rischio che tu abbia provato qualche droga.
Ecco, quella forse era stata una battuta permeata da quella sua pesante ironia, però aveva ignorato anche quella.
- Probabilmente adesso dovrei anche chiederti se sei vergine, ma credo che questo lo risparmierò ad entrambi, tanto gli altri stanno già credendo che tu comunque non lo sia più e forse grazie proprio a me.
Ecco, quello invece aveva avuto il potere di bloccarla, stringendosi istintivamente le braccia sul petto, come se avesse potuto difenderla meglio da quell'ultima affermazione.
Lui non si era accorto subito di non essere più seguito, ma quando era successo, si era voltato forse aspettandosi che lei si fosse dileguata tra le casette che li affiancavano da ambo i lati.
- Okay... e adesso so anche questo di te.
Era stato più un parlare con se stesso quello di Daryl, ma che lei aveva colto in pieno lo stesso, sentendo le guance prendere fuoco e lo stomaco contrarsi.
- Ti ho fatto delle domande solo perchè probabilmente là dentro qualcuno sarà già sballato e volevo capire quanto ti avrebbe sconvolto la cosa.
Dopo il cattivo tempo, il cielo doveva essersi ripulito, perchè una luna non completamente piena aveva rischiarato il buio della notte, dandole modo di vederlo bene in viso.
- Sballato?
Lo aveva ripetuto a pappagallo, nonostante avesse compreso bene la cosa.
- Se preferisci, drogato. Credevo, comunque, lo avessi già capito che non eri finita in un campo di boyscout.
Per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Beth aveva pensato di voler sapere davvero chi si trovasse di fronte, se qualcuno che stava giocando con lei come il gatto faceva con il topo, prima di infliggergli il colpo di grazia, o se aveva la reale intenzione di non farle del male E per arrivarci, avrebbe dovuto mettere da parte tutte le sue paure e parlare chiaro con lui.
- Okay, dici che non vuoi farmi del male, però poi sembri divertirti parecchio nello sbattermi in faccia che mi trovo in mezzo ad una banda di criminali, di cui tu ne fai parte chiaramente, che ha come unico scopo quello di razziare, probabilmente ammazzare chiunque si metta sulla vostra strada, drogarsi e... e scopare ragazze sia che loro lo vogliano o meno.
Le sembrava impossibile, eppure aveva tirato fuori tutto d'un fiato, superando quel nodo di angoscia che non aveva mai smesso di stringerle la gola. Si era ritrovata a tremare, ma diversamente dalle altre volte era stato un misto di rabbia e paura, un mix che le aveva sicuramente pompato nelle vene più adrenalina che sangue, perciò non si era fermata lì, ma era andata oltre.
- E come ciliegina sulla torta, ho capito che tuo fratello è sicuramente uno psicopatico fatto e finito, a cui tu sembri totalmente incapace di dire di no, e lo dimostra il fatto che mi stai tenendo qui con te, anche se continui a dirmi invece che vorresti liberarmi!
Ritrovarselo a qualche centimetro appena di distanza, era stato questione di un attimo; il tempo di sbattere le palpebre e lui aveva colmato la distanza tra di loro.
- Mi sembra invece, ragazzina, che tu ti sia accorta benissimo che io sia in grado di dirgli di no riguardo alla cosa più importante che mi ha "ordinato" di fare!
Glielo aveva ringhiato sulla faccia, con un tono di voce e un'espressione che avrebbe dovuto metterla in allarme, dal momento che era stato più che furioso.
- E se pensi che gli stia facendo credere che ti scopo perchè ho paura di lui o perchè voglio salvare il mio di culo, bè sei proprio fuori strada!
Era stato così irruente nel suo parlarle addosso, che non le aveva permesso di allontarsi nemmeno di un passo, perchè quando ne aveva fatto uno indietro, lui ne aveva fatto uno in avanti, mantenendo tra di loro la distanza di appena qualche centimetro.
- Io glielo faccio credere, per salvare il tuo di culo! E non solo in senso teorico, perchè credo tu abbia capito benissimo anche il fatto che sono tutti pronti a saltarti addosso davvero se solo gliene darò l'occasione!
La sua voce non si era alzata di tono, ma aveva continuato a mantenere più le sembianze di un ringhiare sommesso, rendendo più minaccioso ciò che le aveva appena detto.
Se aveva creduto che nelle sue vene scorresse più rabbia che paura, Beth a quel punto non ne era stata più tanto certa, dal momento che Daryl le aveva appena riconfermato quanto la sua situazione fosse stata davvero disperata.
Ma Daryl non aveva ancora finito, perchè abbassandosi ulteriormente su di lei, tanto da portare i loro nasi quasi a sfiorarsi, aveva sputato fuori un'ultima, rabbiosa, verità.
- E può darsi che Merle sia diventato davvero un fottuto psicopatico fatto e finito, ma si dà il caso, ragazzina, che rimanga pur sempre mio fratello! Quindi vedi di tenertelo bene a mente quando mi parli di lui, okay?
Quella era stata inequivocabilmente una minaccia, e lei si era ritrovata ad annuire, perchè non aveva voluto rischiare, dopotutto, di inimicarselo ancora di più.
- Eh, eh, eh... sono proprio curioso di scoprire cosa ne penserà tuo fratello di tutta questa storia, caro Daryl!
La figura sbucata dall'ombra, doveva essere stato l'equivalente di una doccia gelata per Daryl, perchè si era immediatamente avventato sull'uomo, afferrandolo per il bavero del giubbotto e indirizzando verso di lui quella rabbia che era stata rivolta a lei sino ad un secondo prima.
- Tu fallo, Scott, e finalmente mi fornirai la scusa buona per staccarti quella fottuta testa dal collo!
- Che cazzo credi, di farmi paura?
Beth, più lontana rispetto a loro, era rimasta a guardare mentre quello Scott aveva tentato di liberarsi dalla presa di Daryl, però senza riuscirci, perchè lui l'aveva anzi rafforzata.
- Non ho bisogno di farti paura, stronzo, perchè io seguo una regola soltanto nella mia vita: quello che dico, poi lo faccio.
- E allora puoi già provarci a staccarmi la testa, perchè anch'io ho intenzione di seguire la tua stessa regola.
Quello che era successo subito dopo, Beth lo aveva vissuto come se fosse stata una lunga scena al rallentatore, di cui quindi aveva potuto avere una visione piena e chiarissima sino al suo epilogo.
"
Io seguo una regola soltanto nella mia vita: quello che dico, poi lo faccio".
E lei glielo aveva visto mettere in pratica, perchè Daryl aveva ucciso quell'uomo recidendogli la gola con il coltello che l'altro aveva estratto ad un certo punto della loro lotta.


 



* Mi sono permessa di citare le stesse parole usate da Daryl quando racconta qualcosa di sè a Beth nella serie TV, perchè credo che dica molto sul rapporto anche tra lui e Merle.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ciao, penso sia giusto avvisarvi che oggi il capitolo sarà piuttosto duro, non tanto per la descrizione di scene violente, quanto piuttosto per i temi a cui fa riferimento.
Dopo averlo letto, vi chiedo di perdere solo un altro minuto per leggere delle note che inserirò in fondo.
Grazie.
Serena



Ps: ad un certo punto della narrazione comparirà un flashback, per distinguerlo meglio ho scelto di usare un altro carattere, invece che il corsivo, perchè temevo lo rendesse troppo pesante da leggere (a livello proprio di vista, intendo XD).


                                  CAPITOLO  3









Il momento subito successivo alla morte di Scott, la principale preoccupazione di Daryl era stata quella di assicurarsi che Beth fosse stata ancora lì dove si era trovata quando quello stronzo li aveva sorpresi e che non si fosse quindi dileguata, costringendolo a perdere tempo nell'andare a cercarla.

- Torna in casetta, chiuditi dentro e apri soltanto quando sarò io a dirtelo... e di persona.
Aveva creduto che la ragazzina gli avrebbe obbedito senza fiatare, sbagliando però ancora una volta, perchè sebbene fosse rimasta inchiodata dalla paura, lo aveva fissato dritto negli occhi.
- Hai ucciso un tuo... 
Compagno? Amico? Conoscente?
Probabilmente se fosse stata un'altra circostanza, sarebbe stato curioso di scoprire come avrebbe definito Scott, uno che per lui, invece, era stato solo un figlio di puttana come ne aveva conosciuti tanti altri nella sua vita; uno con il quale berci una birra insieme e farci subito dopo a botte se avesse detto appena una parola di troppo.
Uno da ammazzare come ho appena fatto, perchè di parole, questa volta, ne avrebbe volute dire davvero troppe a mio fratello.
E alle parole, Merle avrebbe fatto seguire dei fatti... e se in passato lo aveva anche accettato, ora non voleva più farlo.
- Ragazzina, se vuoi piangere per la sua morte, fallo pure, ma prima alza i tacchi e vai in casetta!
Gli aveva ripetuto quell'ordine con più determinazione, perchè adesso non aveva davvero tempo di stare dietro alle sue paure, doveva sistemare subito quel casino.
Fortunamente era passato ancora solo qualche secondo prima di vederla indietreggiare, per poi fare dietrofront e percorrere velocemente tutto il vialetto, sparendo in casetta come le aveva ordinato.
Il corpo di Scott, già semirigido, era stato pesante da sollevare, ma alla fine era riuscito a caricarselo in spalla, dirigendosi verso la grande casa-mobile che aveva occupato Merle quando avevano preso possesso del campeggio.
La scelta di suo fratello, ovviamente, aveva voluto sottolineare il suo ruolo di "capo", che ormai ricopriva a tutti gli effetti, anche se continuava a fingere di voler considerare il gruppo "una grande famiglia".
Lui, invece, che continuava a vedere le cose per come stavano veramente, aveva voluto continuare a lanciare agli altri il messaggio "giratemi al largo", scegliendo quindi di isolarsi dalla parte opposta del campeggio, lontano dopotutto, anche da Merle stesso.
Stai mollando gli ormeggi, Daryl, solo che ancora hai paura di scoprire che non saprai tenerti a galla da solo.
Mano mano che si era avvicinato, gli erano giunte sempre più chiare risate e voci, sopra tutte quella di suo fratello, che stava raccontando uno dei suoi ricordi preferiti: la rapina che avevano fatto in una stazione di servizio, quando avevano seminato anche due pattuglie della polizia in sella alle loro HD.*
Giunto sulla veranda, era stato pronto per fare il suo ingresso con uno stile che avrebbe sicuramente fatto impazzire di gioia Merle, facendogli acquisire già qualche punto in più ai suoi occhi.
- Quei coglioni neanche si erano accorti che...
Quando aveva spalancato la porta e gettato dentro il corpo senza vita di Scott, era calato immediatamente un silenzio innaturale, mentre gli occhi di tutti avevano seguito lo stesso percorso: dalla gola squarciata del cadavere erano volati sulla sua faccia, sicuramente schizzata di sangue come lo erano stati anche i suoi vestiti.
- Ma che cazzo...
- Cristo Santo!
Jay e Bob erano balzati in piedi contemporaneamente; Luke, semisdraiato su di una poltroncina, aveva presto riportato l'attenzione sulla canna che si stava preparando, mentre Daisy e Andy erano invece rimaste paralizzate dalla sorpresa.  L'unico a cui si era dipinto sulla faccia un sorrisetto compiaciuto, era stato appunto Merle.
- Fratellino, ti aspettavamo con la bambolina... e tu, invece, ti presenti con questo fuori programma.
Sul "questo" aveva fatto cenno in direzione del cadavere steso prono e dalla cui gola stava fuoriuscendo ancora sangue fresco.
- Già, lo è stato anche per me.
Lui aveva tenuto lo sguardo puntato sui due uomini che erano rimasti in piedi, perchè se ancora non erano arrivati alla giusta conclusione, entro pochi secondi l'avrebbero conosciuta direttamente da lui.
- Scott stava sul cazzo anche a me, hai fatto bene ad ammazzarlo, Daryl.
Invece era stata la voce impastata di Luke a chiarire ciò che solo suo fratello aveva capito subito, dando il via ad un serie di imprecazioni feroci da parte di Jay, che con Scott invece era stato culo e camicia.
- Brutto figlio di puttana! Che cazzo hai fatto!
A trattenerlo dal gettarglisi addosso, era stato sicuramente solo il fatto che aveva avuto davanti il "fratellino" di quello che lui chiamava con convinzione "boss", e per il quale provava quindi timore e rispetto insieme.
- Merle, sarà anche tuo fratello, ma porca troia, ha tagliato la gola a uno di noi!
Ad interpellarlo direttamente era stato Bob, che più furbo di Jay, stava sicuramente pensando che ci sarebbe potuto essere lui al posto di Scott, perchè aveva capito meglio di tutti che Daryl era sempre stato un "cane sciolto" all'interno di quel gruppo, uno a cui la parola "famiglia" non era mai piaciuta, nonostante fosse stato suo fratello stesso a cercare di ficcargliela in testa.
- Bob, avrei fatto parlare anche te, prima di spararti se la tua risposta non mi avesse convinto. Perciò sentiamo cosa ha da dirci Daryl. Poi valuteremo il da farsi.
Non era stata certo la prima volta che suo fratello aveva mostrato di trattarlo alla stessa maniera di tutti gli altri, sottoponendolo così a delle prove che secondo lui sarebbero servite a rafforzare la sua posizione all'interno del gruppo.
E non solo all'interno del gruppo.
Era stato con amarezza, infatti, che aveva ripensato a come sin da bambino fosse stato abituato a superare delle prove, di qualsiasi genere, per dimostrare prima a suo padre e poi a Merle, che anche lui sarebbe stato un vero Dixon, senza paura e senza pietà.
"Fotti il mondo e lui non fotterà te."
Questo gli avevano inculcato in testa, e questo suo fratello supponeva avesse fatto con Scott, e a lui faceva comodo che la pensasse così, perciò gli aveva detto quello che voleva sentirsi dire.
- Scott voleva qualcosa che non era suo e io non ero d'accordo.
Voleva Beth, ma voleva sicuramente anche guadagnarsi più spazio nelle grazie di Merle, gettando ovviamente altra merda addosso a lui, perchè ci aveva già provato diverse volte senza però riuscirci.
- Questo lo dice lui, boss! E se si riferisce alla ragazza, non ci credo che Scott sia stato così stupido da provarci con lei sotto i suoi occhi!
Jay aveva ribattuto subito con l'obiezione più logica, a cui era subito seguita una replica che aveva sperato di non dover sentire.
- Bè, visto che il povero Scott non potrà più darci la sua versione dei fatti, vediamo cosa avrà da dirci la bambolina.
Come se fosse stato un vero giudice nella sua aula di tribunale, Merle lo aveva guardato facendogli capire che si stava divertendo un mondo con quel nuovo gioco.
Fottuto paranoico!
Lo aveva pensato mentre aveva sostenuto lo sguardo di quegli occhi che riconosceva, ma in cui non riusciva più a specchiarsi senza provare un dolore sempre più forte.
- Mi sembra giusta la richiesta di Jay, no fratellino?
Certo, come è giusto che lei si trovi qui con noi!
Daryl aveva dovuto trattenersi dal ribattere con quello che pensava veramente, perchè se lui era pronto a subirne le conseguenze, non era pronto a farle subire anche alla ragazzina.
Quindi, non gli era rimasta altra scelta, se non quella di andarla a prendere, lasciando ad altri il compito di sbarazzarsi del cadavere di Scott.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Come Daryl avesse tagliato di netto la gola a quell'uomo, era una scena che le si era stampata a fuoco nella mente, tanto che anche chiudendo gli occhi, aveva continuato a rivederla in ogni minimo dettaglio.
Quello che dico, poi lo faccio.
Così aveva detto prima di dare inizio alla loro lotta, rendendola una spettatrice impotente, perchè se anche avesse avuto il coraggio di intervenire, di certo non avrebbe avuto la forza fisica necessaria per seperarli.
Nascosta dentro a quello che aveva scoperto essere una rimessa per gli attrezzi, Beth sapeva di aver sbagliato nel decidere di andarsene dalla casetta, ma proprio non era riuscita a rimanere in quel posto che le era sembrato diventare sempre più spettrale ad ogni secondo passato.
Rannicchiata nel vano ricavato sotto il bancone della sega circolare, era rimasta in attesa di conoscere quale sarebbe stata la sua sorte, immaginandosi scenari uno più cruento dell'altro, tra cui anche quello che Daryl potesse essere ucciso da quel pazzo di suo fratello.
"Preferirei darti in pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei frocio veramente".
Quella frase non era stato affatto un modo di dire, ora lo comprendeva più che mai, dal momento che aveva ammazzato quello Scott pur di non farlo parlare con il fratello.
Dio, Dio... devi restare calma, Beth, e pensare.
Solo che non le era riuscito di smettere di tremare e questo non l'aveva aiutata affatto a gestire l'ansia e il panico, perciò appena aveva sentito la porta aprirsi, aveva dovuto tapparsi la bocca per impedirsi di emettere il minimo fiato.
Come in un flashback, aveva rivissuto le stesse sensazioni di quando si era nascosta in quella camera da letto, mentre al buio era rimasta in ascolto dei respiri e dei passi di quegli uomini che di lì a poco l'avrebbero trovata.
Mi troveranno anche stavolta!
Ne era stata consapevole sin dall'inizio, in realtà, perchè comunque non era stata una vera fuga la sua, ma quando un paio di gambe era comparso davanti a lei, era comunque scoppiata in un pianto amaro.
Perchè devo affrontare anche questo, Dio? Non avevo sofferto già abbastanza?
- Ragazzina, sembra proprio che parliamo due lingue differenti.
Nella poca luce lunare che le finestre lasciavano entrare, aveva visto comparirle davanti il viso di Daryl, che accucciandosi sulle gambe si era portato alla sua stessa altezza.
- Non ti avevo detto di chiuderti dentro in casetta?
Lei aveva annuito istintivamente, dandogli ragione, anche se quella domanda non era stata formulata con un vero tono di minaccia, ma più come se fosse stato un blando rimprovero.
- C'era la mia balestra. Ma adesso non ha più importanza. Vieni, dobbiamo andare.
La sua balestra?
Quella domanda però era subito stata accantonata dalla sua mente, perchè Daryl nel rialzarsi l'aveva afferata per un gomito, invitandola ad uscire dal suo nascondiglio e costringendola a fargliene una molto più urgente.
- Dove?
Non appena era stata in piedi, l'aveva subito lasciata andare, allontanandosi di qualche passo.
- Dagli altri.
Il cuore le era schizzato in gola a quella notizia, mentre lo aveva visto passarsi una mano sul viso, in un gesto che in un altro momento, le sarebbe sembrato di fatica, o di disagio, o forse tutte e due le cose insieme.
Beth, devi sforzarti di tornare lucida, non lasciarti trasportare dalle emozioni.
Sì, doveva tornare lucida e vigile, soprattutto.
- Senti... lo capisco che sia difficile per te.
Ancora si era passato la mano sul viso, interrompendosi e dandole l'impressione che stesse facendo fatica a mettere insieme le parole.
- Però adesso devi darmi una mano, okay?
Dargli una mano? Oddio, che cosa voleva da lei?
- Quando Merle te lo chiederà, dovrai mentire e dire che Scott ci ha provato pesantemente con te, nonostante fossi presente anch'io.
Anche senza vederlo, Beth aveva avvertito su di sè il peso del suo sguardo deciso e cupo.
- Ragazzina, ma mi stai ascoltando?
Sì, lo stava ascoltando, ma le sembrava tutto talmente irreale, che la sua mente faceva fatica ad assorbire le parole.
- Cristo Santo, ti devi svegliare, okay? Cerca di reagire, perchè non posso fare tutto da solo!
La frustrazione che c'era stata nella voce di Daryl, l'aveva sferzata come se l'avesse colpita davvero.
- Cazzo, devi soltanto dire quattro parole in croce, poi ti basterà essere come sei, per convincere gli altri che le cose sono andate così.
Essere come sono.
Di tutto quello che le aveva detto, la sua mente aveva registrato la cosa che più l'aveva turbata, e cioè che la vedevano davvero tutti come una cosa soltanto: una preda da contendersi.
Che razza di uomini sono, Dio?
Di quelli che non avevano proprio nessun Dio a guidare le loro azioni, rendendoli privi di ogni pietà o scrupolo. Il mondo era diventato una giungla, e gente del genere si era ritrovata nel loro habitat naturale.
- Ragazzina, guardami!
Stavolta non c'erano state mezze misure, perchè l'aveva afferrata per le spalle, scuotendola rudemente.
- Ho ammazzato quel bastardo per evitare guai più grossi. Ma se adesso non mi aiuti, sarà stato inutile.
Il tono di voce era stato altrettanto rude nell'incalzarla in quella maniera.
- Non ti sto chiedendo di fidarti di me, ti sto solo dicendo che se non farai come ti ho detto, andrai incontro a guai peggiori di quelli che hai in mente di passare con me.
"Non ti scoperò, okay? Nè ora, nè mai."
Con quella frase Daryl era stato abile a seminare un dubbio che probabilmente aveva già iniziato a germogliare dentro di lei, senza però che ne fosse pienamente cosciente. 
- Va bene.
- Come hai detto?
Lei si era sentita esternare quella decisione che aveva appena preso, ma forse era stato poco più di un sussurro per lui.
- Va bene, lo farò.
Allora lo aveva ripetuto, più per se stessa, che non per lui.
- Dovrai mentire anche sul resto, okay?
Il "resto" era qualcosa che entrambi non avevano avuto bisogno di specificare, perchè era ben chiaro nella testa di tutti e due, solo probabilmente con un finale diverso.
- E devi farlo con tutti, anche con le altre, intesi? Nessuno deve sapere la verità su noi due, ragazzina.
L'aveva tenuta ancora per le spalle, e nonostante non le stesse facendo veramente male, le era sfuggito un gemito. L'effetto era stato che lui aveva mollato subito la presa, quasi si fosse accorto solo in quel momento di averla afferrata.
- Tieni la bocca cucita il più possibile e vedrai che andrà bene.
Quella era stata la frase conclusiva di un discorso che aveva avuto per lui un unico scopo: renderla complice nella morte di un uomo che, per quanto avesse mostrato di essere pericoloso, era pur sempre stato una persona.
E per lei, che non aveva mai ucciso nessuno, nemmeno quando era scoppiato l'inferno alla prigione, era stato come se il mondo le fosse crollato addosso di nuovo.
Il tempo della speranza è finito per sempre. Ora devi guardare in faccia la realtà e farci i conti.
Seguendolo fuori dalla rimessa, Beth aveva provato la netta sensazione che una parte di lei si fosse finalmente arresa a quella verità che aveva cercato di negare sinora, cullandosi nell'illusione che prima o poi qualcuno sarebbe arrivata a salvarla.
Sei rimasta sola, Beth, e se vuoi sopravvivere devi imparare a contare solo su te stessa.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Beth aveva cercato di rendersi invisibile, mentre le persone intorno a lei sembravano aver dimenticato che poco dopo il loro arrivo, la situazione era stata sul punto di esplodere.
Jay, l'uomo che adesso stava stravaccato a fumare insieme a quell'altro di nome Luke, era stato il primo a sfoderare una pistola, puntandola contro Daryl, dopo che lei aveva mentito esattamente come le aveva chiesto di fare.

- Brutto stronzo, le hai detto tu di dire così!
Beth era rimasta completamente immobile, solo il cuore aveva preso a batterle furiosamente nel petto davanti a quell'accusa fondata.
- Boss, lo sai anche tu, Scott non era affatto uno stupido! Non avrebbe mai fatto una cazzata così.
- Su questo non sarei proprio d'accordo...
- Vaffanculo, Luke, nessuno ha chiesto la tua opinione!
L'altro uomo che aveva parlato non si era minimamente scomposto quando la pistola si era spostata su di lui.
"Probabilmente là dentro qualcuno sarà già sballato", e lui doveva esserlo stato parecchio dal momento che aveva continuato a fumare come se nulla fosse.
- Jay, ricordati che siamo una "famiglia", e quindi tutti possono esprimere la loro opinione liberamente.
Merle, che era stato sino a quel momento seduto accanto all'unica atra donna presente oltre lei, si era alzato e aveva puntato l'uncino in direzione dell'uomo armato.
- E abbassa quella cazzo di pistola, a meno che tu non sia pronto ad usarla anche contro di me.
A quel punto, aveva visto cambiare nettamente l'espressione dell'uomo: da infuriata a indecisa. Era passato qualche secondo ancora, ma poi la pistola era sparita.
- Bambolina, come vedi la questione è seria.
L'attenzione di Merle era tornata su di lei, insieme ai suoi occhi iniettati di sangue, che rendevano la sua espressione ancora più crudele.
- Sei sicura che le cose siano andate proprio così come ci hai detto?
Mentre glielo aveva chiesto, si era anche portato al suo fianco, incastrandola di fatto tra lui e suo fratello.
Quando erano entrati, infatti, Daryl le si era accostato in una maniera che non aveva lasciato dubbi su cosa avesse voluto sottolineare davanti agli altri: "lei sta con me".
Ne era stata certa, perchè le aveva ricordato come lo avesse visto fare anche a Glenn con Maggie: in presenza di sconosciuti le si era sempre avvicinato, per trasmettere appunto lo stesso messaggio. Solo che lui lo aveva fatto guidato dall'istinto di voler proteggere la sua compagna, mentre Daryl solo per rendere più credibili le sue bugie.
- Sì, ho detto la verità.
Lei, che era stata vicino ad entrambi, si era accorta di come i due fratelli stessero portando avanti una conversazione del tutto silenziosa, dal momento che era stato solo con gli sguardi che si erano parlati.
- Daryl, tu hai qualcosa da aggiungere?
A quella domanda, lui aveva spostato lo sguardo da Merle a Jay.
- Sì, che sarei pronto a rifarlo se Scott dovesse resuscitare.
Luke era stato l'unico a trovare quella risposta divertente, scoppiando in una risata irrefrenabile.
- Cristo Santo, ma quante cazzo di canne ti sei fatto, Luke?
Alla fine era stato Merle ad interromperlo, e l'aveva fatto andandosi a prendere la sigaretta che il diretto interessato aveva tenuto tra le dita.
- Almeno, dividine qualcuna anche con il vecchio Merle.
Dopo aver aspirato una lunga boccata, era tornato a guardare prima lei e poi suo fratello.
- Bene, direi che a questo punto ci rimane un'unica cosa da fare: mettere democraticamente ai voti se crederti o no, fratellino.
Il viso di Daryl era rimasto impassibile, lo sguardo fisso in quello di Merle.
- Chi vota a suo favore?
Una mano era subito scattata verso l'alto, ed era stata quella di Luke, seguita qualche secondo dopo da quella di Bob, che aveva assistito a tutta la scena silenziosamente. Si era aspettata che la terza sarebbe stata la sua, invece non era avvenuto.
- Chi no?
Jay era stato altrettanto rapido quanto Luke nel sollevare la sua, ma se il suo voto era stato scontato, quello che l'aveva agghiacciata, era stato vedere Merle sollevare l'uncino.
- Bene, bene... due pari. A quanto pare serve un terzo voto per sbloccare la situazione.
Dio, quest'uomo è davvero pazzo!
- Considerato che Adam è di guardia al cancello e che John starà invece scopando come un riccio, tocca a te, zuccherino, esprimere il tuo voto.
Sorprendendo chiaramente anche gli altri tre, Merle aveva coinvolto la donna che aveva assistito a tutta la scena rimanendo in apparenza del tutto distaccata.
- Credi al mio fratellino, Daisy?
Dio, è lei la donna costretta a stare con lui!
Beth l'aveva vista posare per un attimo lo sguardo su Daryl, spostandolo poi subito su di lei e guardandola direttamente negli occhi per la prima volta. Se aveva avuto il dubbio che potesse essere rimasta indifferente, incrociando la sua espressione turbata, aveva ovviamente cambiato idea.
- Io credo a lei.
Sul viso di Merle era comparso un ghigno soddisfatto.
- Ottima risposta, zuccherino.
Le aveva strizzato l'occhio, comunicandole qualcosa che aveva avuto l'effetto di farla rilassare impercettibilmente, come se fosse stata anche lei sotto esame e lo avesse appena superato.
- Bene, allora direi che abbiamo il verdetto finale: favorevoli tre, contrari due.
Aveva aspirato un'altra lunga boccata, sempre guardando negli occhi suo fratello.
- Il mio voto contrario, vuole ovviamente dire che ti tengo d'occhio, fratellino.
Mentre Luke e Bob avevano ignorato quell'ultimo commento di Merle, Jay aveva dato segno di volerlo condividere, mimandogli il gesto che lo avrebbe tenuto d'occhio anche lui. Ma Daryl non se ne era affatto curato, perchè per tutta risposta l'aveva condotta verso l'altro divanetto libero, facendole segno di sedersi.
- Resta qui, devo scambiare due parole con mio fratello, ma questa volta in privato.




- Beth?
A riportarla nel presente, era stata la voce di Daisy, che probabilmente incoraggiata dal fatto che i tre uomini rimasti con loro le avevano del tutto ignorate, aveva deciso di andare a sedersi accanto a lei. Non prima di aver gettato ancora una volta lo sguardo alla porta dietro cui erano spariti da diversi minuti Daryl e Merle.
- Come... stai?
Quelle due semplici parole, dette con quel tono di voce così comprensivo, le avevano subito fatto salire le lacrime agli occhi. Non era stata tanto la domanda a farla crollare, quanto lo sguardo che la donna le aveva rivolto: capiva benissimo cosa stesse affrontando, perchè c'era passata anche lei e non doveva sentirsi sola.
La cosa che l'aveva fatta sentire più in colpa, era stato che lei invece non aveva nemmeno pensato di avvicinarla, troppo convinta dalle parole di Daryl che non avrebbe dovuto parlare con nessuno.
- Mi dispiace... non sai quanto. Dio, ma quanti anni hai?
Le aveva preso una mano tra le sue e il dispiacere sincero che aveva espresso, era stato un altro duro colpo che l'aveva fatta sentire ancora più in colpa e disgustata di sè stessa.
Dio, cosa devo fare?
- Diciannove.
Aveva preso tempo rispondendole, mentre dentro di lei aveva preso ad infuriare una battaglia tremenda: come poteva mentirle, quando lei invece si era esposta venendole vicino per cercare di confortarla?
- Dio, sei poco più di una bambina!
L'orrore aveva riempito quegli occhi così espressivi, subito seguito però da un lampo di rabbia che li aveva resi più duri.
- Giuro che li ammazzerò tutti quanti. Così Merle pagherà anche per la morte di mio marito.
Per un attimo aveva distolto lo sguardo, puntandolo sui tre che erano ancora immersi nella loro conversazione, tra risate, imprecazioni e alcol. La quantità di bottiglie che c'era stata sul tavolo non avrebbe sfigurato dietro al bancone di un bar.
- Beth, ascolta.
Nel riportare l'attenzione su di lei, l'espressione era tornata ad addolcirsi, ma non del tutto. Erano rimaste delle ombre che le avevano ricordato quello di Michonne non appena si era unita al loro gruppo, piena di odio e di rancore.
- Devi resistere, capito? Non so come te la passassi prima che ti trovassero, ma qui sarà dura.
Le aveva stretto la mano con forza, mentre il suo viso si era irrigidito in una smorfia, probabilmente nell'intento di non mostrarle quanto soffrisse lei stessa.
- Ormai avrai capito che Merle e il suo gruppo sono totalmente fuori controllo.
Aveva abbassato la voce ad un sussurro, chinandosi leggermente su di lei e ravviandole una ciocca che era sfuggita alla coda che ormai portava sempre.
- Pensavo che Daryl non fosse proprio uguale a suo fratello... ma è chiaro che mi sbagliavo. Aspettava solo l'occasione giusta, il bastardo!
Per Beth era stato come ricevere un altro pugno nello stomaco, perchè ciò che aveva appena detto Daisy le aveva tolto il fiato.
"Non ti farò del male."
Poteva essere vero quello che le aveva detto? O era legato al fatto che le donne non gli piacessero sul serio? Se magari avessero trovato un ragazzo, anzichè lei, si sarebbe comportato come il fratello aveva fatto con Daisy? O stava fingendo con lei, sperando di ottenere spontaneamente ciò che non voleva prendere con la violenza?
Tutte quelle domande le erano esplose in testa contemporaneamente, rendendole difficile tacere con Daisy, perchè a quel punto avrebbe voluto dirle tutta la verità, non fosse stato altro per poter essere lei di conforto alla donna.
Dio, cosa devo fare, aiutami.
Avrebbe voluto davvero che le dicesse cosa fare, perchè in quel momento era dilaniata tra istinto e ragione. Il primo le diceva di confidarsi con Daisy, la seconda le ricordava che Daryl le aveva imposto di non parlare nemmeno con lei.
- Lo so, tesoro, che stai soffrendo, ma devi essere forte e non arrenderti!
Daisy aveva ovviamente interpretato la sua disperazione nell'unica maniera possibile e aveva cercato di infonderle un pò di coraggio.
- Io spero... spero che tu... insomma, spero che per te non fosse proprio la prima volta.
Dio, non posso mentirle così!
Nel vedere come quella donna si stesse preoccupando per lei, quando invece lei sapeva che la situazione peggiore fosse la sua, Beth era stata sul punto di rivelarle che Daryl non le aveva fatto veramente del male.
- Forse tu non ne vorresti parlare, lo capisco che sia umiliante, Beth... ma non avremo molte altre occasioni come questa... e tu... bè, tu sei così giovane... e ho capito dal tuo sguardo che non sei affatto una ragazza "navigata"... perciò lascia che almeno un pò ti aiuti...
Daisy aveva ripreso a parlare, fraintendendo di nuovo il turbamento che sicuramente i suoi occhi avevano lasciato trasparire.
- Per me è stato diverso... io avevo già esperienza... e lo so che adesso ti sembrerà impossibile ciò che ti sto dicendo... ma devi sforzarti di opporti il meno possibile... non lo renderà meno schifoso, Beth, questo no, però sarà meno doloroso fisicamente.
Basta! Fermala, Beth! Non puoi lasciare che soffra così anche per te!
- Daisy, aspetta, io non...
- Non ho voglia di litigare con te, Daryl! Perciò fatti una birra, e non rompermi più i coglioni con certe cazzate, okay?
La porta di fronte a loro si era aperta con così tanta forza, che non solo loro due, ma anche gli uomini avevano smesso di parlare. Merle, seguito a ruota da Daryl, era rientrato nella stanza, portandosi dietro una tensione che era stata quasi palpabile.
- Non ho voglia di farmi una birra.
- E allora vattene a 'fanculo, perchè invece io ho voglia di divertirmi!
Beth a quel punto aveva visto chiaramente come Daryl avesse spostato l'attenzione su lei e Daisy sedute vicine, rimanendone infastidito.
- Seguirò il consiglio, tolgo subito il disturbo.
Lo aveva visto avanzare verso di lei con decisione e non si era aspettata niente di meno di quello che aveva fatto.
- Andiamo.
L'aveva proprio afferrata per il polso della mano che era stata trattenuta da Daisy, trascinandola letteralmente fuori, tanto che aveva avuto solo il tempo di rivolgerle un'ultima occhiata, ricambiata da una che aveva espresso l'impotenza di non poterla aiutare qualsiasi cosa avesse avuto in mente di farle Daryl.
Dovresti preoccuparti di quello che Merle farà sicuramente a te.
Al solo pensiero era stata colta da una rabbia violenta e aveva cercato di liberarsi dalla presa dell'uomo che ora la stava trascinando lungo i vialetti che li avrebbero ricondotti alla casetta che occupava.
- Siete dei mostri!
La rabbia provata l'aveva resa più forte, ma non abbastanza per fermare il passo deciso di Daryl.
- Anzi... siete peggio delle bestie!
- Benvenuta nel mondo reale, ragazzina. Era ora che ti svegliassi.
Il tono di scherno con cui le aveva risposto, aveva alimentato ancora di più le sue emozioni già così provate dall'incontro con Daisy.
- Lasciami andare, non voglio che mi tocchi!
- Probabilmente stai per avere una crisi isterica, ma io non voglio ammazzare nessun'altro, per cui è meglio se ti dai una calmata.
- Forse dovrei avere paura, ma in questo momento mi fai così schifo, che non mi importa nemmeno un cazzo di morire.
Non riusciva a togliersi dalla testa l'espressione di Daisy, quello che immaginava ci fosse dietro, e se avesse potuto sarebbe tornata indietro per dirlo in faccia anche a Merle, cosa pensava di loro.
- Non era a te che mi stavo riferendo.
Quella risposta secca era giunta nel momento in cui avevano varcato la soglia della casetta, dove lui l'aveva finalmente lasciata andare, fiondandosi subito ad accendersi una sigaretta.
- No, già è vero, a me non farai del male! Perchè tu sei uno giusto, uno che non vuole scopare una ragazzina contro la sua volontà, nè tantomeno la vuole uccidere!
Beth sapeva quello che stava rischiando, ma le emozioni avevano preso il sopravvento senza che gli potesse mettere un freno.
- Peccato, che sia la stessa persona che se ne sta qui, a fumarsi tranquillo una sigaretta, mentre quella bestia di suo fratello sta probabilmente violentando per l'ennesima volta una povera donna a cui ha anche ammazzato il marito. La stessa persona che non ha avuto problemi ad ammaz...
- Dacci un taglio, ragazzina!
Se la sua rabbia era esplosa violenta, quella di Daryl era stata silenziosa ed improvvisa, perchè un attimo prima era stata in piedi in mezzo alla stanza e l'attimo dopo si era ritrovata schiacciata contro la parete, un dito minaccioso puntato sotto al naso.
-  Non ti ho mai detto che mi sarei trasformato in un fottuto supereroe che avrebbe salvato l'intero mondo, quindi accontentati del fatto che voglio salvare almeno te.
Due occhi gelidi l'avevano fissata senza nascondere nulla: rabbia, frustrazione, disprezzo. Sentimenti che lei quasi non conosceva, e che invece lui sembrava conoscere sin troppo bene.
- Non sai proprio un cazzo di niente su di me, ragazzina, perciò tienti per te le tue fottutissime opinioni.
L'ultima cosa che aveva visto di lui, prima che si richiudesse la porta alle spalle, piantandola lì da sola, era stato uno sguardo che le aveva lasciato addosso la sensazione che avesse avuto ragione lui: non aveva davvero la minima idea di chi fosse Daryl Dixon.

  

* Harley Davidson  





*Spazietto Autrice - Solo pomodori maturi, grazie, fanno meno male*

Credo sia doveroso dirvi che non ho mai avuto l'intenzione di far indossare a Daryl l'armatura scintillante di cavaliere senza paura e senza macchia, perchè a mio giudizio avrebbe stravolto totalmente il suo personaggio. Per quanto mi riguarda, di lui mi sono fatta una certa idea quando, nella serie tv, dice a Beth "vagabondavo con Merle, facendo tutto ciò che mi diceva di fare", nel senso che non credo andassero a raccogliere margherite o a lavorare in fabbrica per guadagnarsi la pagnotta!
Daryl non è un eroe, a mio avviso, è anzi un uomo con un passato difficile, cresciuto in una famiglia altrettanto difficile, che ad un certo punto, però, si rende conto che può diventare una persona forse migliore di quello che è stato sino a prima dell'apocalisse.
Nella mia storia, quando dice a Beth di non aspettarsi che salverà l'intero mondo, intende che non potrà rimediare a tutti gli errori fatti, e di cui è già cosciente senza che lei glieli sbatta in faccia uno ad uno, ma che proverà a fare almeno una cosa giusta nella sua vita.
Ho voluto spendere queste due parole, perchè in questo capitolo il messaggio è forte, nel senso che avete visto Daryl circondato da una realtà che sinora ha vissuto anche lui, vuoi perchè legato a suo fratello (nel bene, ma anche nel male), vuoi perchè non ha conosciuto che persone simili a lui e a Merle.
Ovviamente, la storia è solo all'inizio, per cui ci sarà un lungo percorso ancora da compiere per lui, però di base tenete presente che non diventerà mai nè un cavaliere, nè tantomeno un Principe Azzurro.
Rimarrà Daryl Dixon, pregi e difetti, anche quando.... eh, no, spoiler non ne farò! XD
Concludo questo spazio, dicendovi ovviamente che, come sempre, spero di poter leggere la vostra opinione.
A presto.
Serena












  

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ciao, innanzitutto voglio ringraziare tutte voi lettrici, silenziose e non, perchè siete sempre numerose nel seguire la mia storia. Ogni volta la cosa mi riempie di gioia e di entusiasmo.
Passando al capitolo di oggi, vi invito a leggerlo dandovi prima questa informazione certa: troverete un indizio importante, qualcosa che magari vi farà saltare su esclamando "ehi, è vero, a questo non ci avevo pensato, e quindi cosa potrà succedere se...". Ovviamente non aggiungo altro, sono curiosa di vedere se lo troverete e se sarà quello giusto. XD
Concludo condividendo con voi questo pensiero: ancora quattro giorni (contando anche oggi) e poi TWD tornerà a farci compagnia.
Io non sto più nella pelle e voi?
Baci
Serena




                                  CAPITOLO  4





- No! No! No! Papaaaaà!

Era stato un grido disperato, insieme ad un agitarsi improvviso, che aveva strappato Daryl dal suo sonno profondo.
- Aiutatelo!
Una mano lo aveva colpito in pieno viso, strappandogli un'imprecazione istintiva, mentre aveva cercato di capire cosa stesse succedendo esattamente intorno a lui.
- No... no... fermatelo!
Qualcuno gli aveva assestato un calcio negli stinchi, strappandogli un'altra imprecazione, quando aveva pienamente realizzato che il suo corpo stava lottando per non farsi sopraffare da un altro.
- Lasciami... vattene!
- Cristo Santo, ma che cazzo...
Una ginocchiata, questa volta volontaria, gli aveva tolto letteralmente il fiato dal momento che lo aveva centrato in pieno nelle parti basse.
- Lasciami!
Il bello era che lui neanche la stava più sfiorando, visto che era riuscito finalmente a rotolare lontano da lei.
- Merda, ragazzina, non urlare!
Con uno sforzo enorme era riuscito a mettersi in piedi e ad aprire gli occhi, il tutto mantenendo un certo equilibrio. Considerato che si sentiva la testa scoppiare, e le palle pure, lo aveva considerato un grandissimo traguardo.
-Non so che cazzo di incubo stavi facendo, ma io non c'entro niente.
Nella luce che le persiane facevano filtrare, era riuscito a metterla a fuoco, incrociandone lo sguardo furioso e spaventato insieme.
- Stammi lontano!
La ragazzina aveva gridato di nuovo, trapanandogli il cervello.
Okay, ora inizio a capirci qualcosa. 
- Stai calma. Non stavo facendo niente, a parte dormire come te.
Le aveva lanciato quella che sperava sarebbe risultata un'occhiata convincente, ma dato lo stato in cui si trovava lei, dubitava che qualcosa le avrebbe potuto far cambiare idea sul perchè fossero stati sdraiati vicino.
D'altronde, pure lui si era ricordato a malapena di essersi buttato sul letto, praticamente ubriaco fradicio, figurarsi lei che si era svegliata da quello che doveva essere stato un incubo, pensando di essere finita in un altro forse peggiore.
- Cristo, ho la testa che mi sta scoppiando.
Era vero, doveva bere qualcosa, qualsiasi cosa, perchè si sentiva anche la gola arsa come se fosse stato nel fottuto deserto per più di un anno. Così aveva afferrato la prima bottiglia che gli era capitata a tiro, prendendo una lunga sorsata di un intruglio dolciastro non bene identificato, dato che l'etichetta era stata ormai sbiadita.
Le due bibite, il pacco di biscotti secchi e le sigarette, erano stati il frutto di un giro di perlustrazione che aveva compiuto in una casa poco lontana dal capanno in cui era solito andare quando aveva bisogno di staccare dagli altri.
- Stai... stai male?
Aveva riportato lo sguardo su di lei, cogliendo adesso un'espressione che non era riuscito ad interpretare: preoccupazione? Paura? Speranza?
Sì, magari sta proprio sperando di vederti crepare davanti ai suoi occhi.
- Ho avuto momenti migliori.
Il sarcasmo con cui le aveva risposto non era stato sufficiente a farla stare zitta, perchè lei era tornata alla carica.
- Sei... drogato?
Oh, cazzo, non ce la posso fare.
- Senti, non avevo voglia di rompermi la schiena sul pavimento, okay? E' l'unico motivo per cui ero su quel letto insieme a te!
Si era accesso una sigaretta, cercando di tenere a bada la sensazione che quegli occhi gli procuravano sempre quando si posavano su di lui.
Che cazzo vuoi da me, ragazzina?
Quella domanda aveva preso a girargli in testa senza sosta dopo la loro discussione della sera prima, quando era tornato dagli altri, finendo con lo sbronzarsi come non aveva fatto più da un bel pezzo e facendo contento suo fratello, che aveva preso a raccontare tutta un' altra serie di stronzate compiute insieme.
- Ho solo un dannato mal di testa, quindi rilassati.
Lei non aveva smesso di guardarlo come se fosse stato sul punto di saltarle addosso, così le aveva dato le spalle, i nervi a fior di pelle.
- Devo andare in bagno.
Cristo, non sopportava nemmeno più quel tono sempre guardingo!
- Sai dov'è, non hai bisogno di nessun permesso per andarci.
Aveva sentito le molle del letto cigolare e poi dei passi leggeri, che lo erano diventati anche di più quando era passata dietro di lui per raggiungere la porta, tanto che per un attimo aveva avuto la tentazione maligna di voltarsi e farla spaventare.
Dai, fratellino, falle buh! Facciamoci due risate con la bambolina!
La voce di Merle gli era rimbombata in testa, proprio come se fosse stato lì con lui, pronto a divertersi come aveva sempre fatto con quelli che prendeva di mira.
- Quando torni, se vuoi mangia qualcosa, perchè poi andiamo fuori.
Forse darle quella notizia era stato peggio che non farle quel "buh" immaginato, perchè l'aveva sentita trattenersi sulla porta.
- Fuori dove?
Odiava sul serio sentirla sempre così sulle spine, tanto che aveva reagito malamente.
- In qualche centro commerciale a fare shopping, no? Magari ci troviamo pure le tue amiche.
Sarcastico, Daryl si era voltato verso di lei, maledicendosi subito per averlo fatto non appena aveva incrociato il suo sguardo ferito da quella cattiveria gratuita.
- Torniamo a fare un giro dove ti abbiamo trovata.
Okay, ti sei bevuto il cervello, oltre a tutto il resto che hai buttato giù ieri sera.
Non c'era stata altra spiegazione per quell'idea che era venuta fuori da dove non lo sapeva nemmeno lui, dato che aveva avuto intenzione di andare a caccia sino a cinque secondi prima.
- Perchè?
Non aveva avuto una risposta da darle, o meglio, nessuna che avesse voluto condividere, perchè lui per primo era stato sottosopra per la direzione che avevano preso i suoi pensieri, così le aveva voltato di nuovo le spalle, facendole capire che la conversazione finiva lì.
Hai pensato davvero che vuoi darle la possibilità di recuperare le sue cose, sempre ammesso che avesse qualcosa con sè?
Ecco quello che gli era venuto in mente nel vederla lì sulla porta con quell'aria sperduta.
Sì, cazzo, mi sono proprio bevuto il cervello.
Merle non avrebbe preso bene quella sua nuova uscita solitaria, ma del resto non è che gliene importasse poi molto. Aveva cercato di parlargli, la sera prima, ma era stato come scontrarsi contro un muro di cemento armato.
Che si fotta anche lui. 
Quella mattina era iniziata davvero di merda, tra il dopo sbronza e la ragazzina che lo aveva svegliato in quella maniera, sperava quindi che uscire di lì lo avrebbe aiutato a dimenticare, almeno per un pò, che tutto aveva preso una piega dannatamente difficile.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Il tragitto in moto era stato meno pericoloso di quanto Beth aveva immaginato, soprattutto perchè Daryl aveva mantenuto un'andatura tranquilla, sollevandola almeno dal timore di finire spiaccicata da qualche parte.
Aveva anche potuto guardarsi intorno, cercando così un modo per distrarsi dal disagio di essere stata così vicina a lui, nonostante avesse cercato di mantenere la maggiore distanza possibile concessa dalla posizione.
Ancora non era riuscita a smaltire le sensazioni che aveva provato quando si era ritrovata praticamente imprigionata tra la parete e il suo corpo massiccio, dopo che si era risvegliata dall'ennesimo incubo in cui aveva rivissuto quegli ultimi momenti alla prigione, con il Governatore che aveva...
Smettila di pensarci, Beth!
Si era rimproverata da sola, perchè tornare continuamente a quello che era successo non avrebbe cambiato le cose, nè l'avrebbe potuta aiutare. Anzi, avrebbe solo contribuito a farla stare peggio, togliendole anche quel poco di speranza che nonostante tutto sembrava voler rimanere accesa dentro di lei, spronandola a non mollare, ad andare avanti comunque.
Una volta raggiunta la cittadina, Daryl aveva parcheggiato la moto nello spiazzo antistante ad una piccola officina, dove c'erano state altre due moto abbandonate. Senza dire mezza parola, era sceso, aspettandosi ovviamente che lei facesse lo stesso.
- Cosa ci facciamo qui?
Nel tentativo di sottolineare che non avrebbe fatto ciò che si aspettava da lei, era rimasta sulla moto, rivolgendogli la stessa domanda a cui non aveva risposto nemmeno prima. Probabilmente l'avrebbe ignorata ancora, dal momento che sembrava completamente assorbito dal compito di studiare i dintorni, la balestra già tra le mani e pronta a colpire qualsiasi cosa si fosse mossa.
- Tieni gli occhi aperti e la bocca chiusa, ragazzina.
Odiava il modo in cui pronunciava quel "ragazzina", ci metteva un disprezzo che la faceva sentire come se fosse stata un animaletto a cui dover dare un pò di attenzione ogni tanto.
- Mi chiamo Beth.
Lui l'aveva guardata appena, ma era stato sufficiente per cogliere l'avvertimento minaccioso a non proseguire oltre.
- E non mi fai paura.
Brava, Beth! Così si fa! Reagisci e non mollare!
Era stata la voce di Maggie a dirglielo e sapeva che era stato un modo per farsi più coraggio nel portare avanti quello che aveva appena realizzato: aveva una nuova occasione per tentare di fuggire. Erano soli, in un posto che lei un pò conosceva, poteva farcela se solo fosse stata brava nel giocarsi quella possibilità.
- Sì, come no. Continua a ripetertelo e magari...
Era stato ovviamente sarcastico nel ribattere, ma poi si era interrotto nel veder apparire un vagante ad appena una ventina di metri da loro.
- Muoviti, andiamo.
Di vaganti ne erano sbucati altri due, per cui era stata obbligata a seguirlo, sparendo dalla parte opposta rispetto a dove si erano fermati. L'andatura di Daryl era stata veloce, ma non tanto da dover correre, perchè nello stesso tempo dovevano stare attenti che non ci fossero vaganti sul loro cammino.
- Avevi un'arma con te, in quella casa?
La domanda improvvisa le aveva fatto aumentare i battiti del cuore, perchè l'aveva colta sul vivo nei suoi piani di fuga.
Merda, è sempre un passo avanti rispetto a me.
Questa volta era stata lei a scegliere di non rispondere, nel tentativo di tenersi per sè quell'informazione. Solo che avevano fatto qualche metro ancora, prima che lui si dimostrasse davvero troppo perspicace per i suoi gusti.
- Prendo il tuo silenzio per un sì.
Non avevano smesso di camminare, lui sempre davanti e lei dietro, come le aveva fatto cenno di stare non appena si erano mossi.
- Ma non l'hai mai usata per uccidere.
Cavolo, Beth, fagli credere che non è così! E sii convincente!
Stavolta era stata la voce di Carol a spronarla, suggerendole ciò che lei avrebbe fatto sicuramente nella sua stessa situazione.
- Ti sbagli, perchè...
Ma lui l'aveva interrotta, voltandosi a guardarla, senza però smettere di avanzare.
- Se fosse vero, ti saresti difesa l'altra sera, anzichè nasconderti come hai fatto.
Merda! Non è affatto uno stupido, Beth!
Questo lo aveva pensato lei, ma sapeva che Carol sarebbe stata d'accordo.
- Mi avete sorpresa nel sonno e...
Ancora non l'aveva lasciata parlare, lanciandole un'occhiata che era già stata molto significativa su quello che stava pensando di lei.
- Risparmia pure il fiato, non mi convincerai del contrario.
- Io non ...
- Pistola o coltello?
Era tornato a perlustrare i dintorni, continuando imperterrito ad ignorare ogni suo tentativo di ribattere.
- Un coltello.
Che vorrei poter avere adesso, per dimostrarti che potrei usarlo per la prima volta!
Quel pensiero le aveva procurato una scarica di adrenalina che l'aveva portata a credere che ne sarebbe stata capace veramente, per quello era stata sincera nel rispondere, perchè aveva espresso ad alta voce il desiderio appena provato.
- Okay, andiamo a recuperarlo.
No!No!No! Non è così che dovevano andare le cose.
Ma ormai era troppo tardi per rimediare, voleva dire che avrebbe dovuto cercare un'altra arma una volta che fosse riuscita a liberarsi di lui.
Sei sicura di potercela fare?
Non lo sapeva, in ogni caso ci avrebbe provato, perchè era la cosa più giusta da fare, non doveva più pensare come una vittima, ma ribellarsi.





§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



La ragazzina aveva affondato la lama del coltello nella fronte del vagante, giusto due secondi prima che la sua freccia lo inchiodasse alla parete di legno.
Quando si era girata verso di lui, i suoi occhi gli erano sembrati immensi, tanto erano stati spalancati per lo shock. Non sapeva se fosse stato più per il vagante che l'aveva aggredita o per la freccia che l'aveva praticamente sfiorata.
Sinceramente a lui non gliene era fregato più di tanto, perchè era stato più impegnato ad impedirsi di tirarne un'altra per inchiodare anche lei a quella fottuta parete, almeno sarebbe stato sicuro che nei cinque minuti successivi sarebbe rimasta dove lui voleva che rimanesse!
Cristo, mi sta facendo uscire di testa!
In vita sua non aveva mai dovuto occuparsi di nessun'altro, se non di sè stesso, ed ora invece si ritrovava a starle dietro come se fosse diventato la brutta copia di un angelo custode, incapace perciò di fregarsene se fosse finita ammazzata!
- Fai bene a fare quella faccia, ragazzina, perchè la prossima sarà per te, se te ne vai un'altra volta a spasso da sola, okay?
Alla fine, aveva deciso di smaltire la rabbia nell'unica maniera che gli riusciva meglio, ossia dando addosso a chi gli stava più vicino e sfortunamente per lei, visto che di vaganti da abbattere non c'erano più, era appena diventata il suo sfogo personale.
- Se ti dico di rimanere in un posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo la prossima volta, capito?
La rabbia era sempre stata parte di lui, tanto che non ricordava un giorno in cui non avesse alimentato i suoi pensieri o le sue azioni. Persino quelle volte che si era sballato, a lui gli aveva preso male, anzi malissimo.
E doveva averlo capito anche lei, che in quel momento era veramente incazzato, perchè nonostante avesse avuto tra le mani un coltello con almeno venti centimetri di lama affilata, era rimasta immobile accanto al vagante quando lui si era avvicinato per recuperare la freccia.
- Che cazzo ti dice il cervello, si può sapere? Vuoi proprio finire ammazzata?
Sulla faccia aveva degli schizzi di sangue che erano risaltati ancora di più quando era sbiancata davanti alla sua minaccia, mentre il corpo del vagante era caduto accanto a loro con un tonfo macabro.
- Pensavi che fossi sceso giù per farmi una passeggiata?
Stava gridando... anzi le stava gridando addosso con la reale intenzione di spaventarla, questa volta.
Non hai paura di me, eh, ragazzina? Adesso vediamo se è vero.
Una parte di lui era stata vagamente cosciente del fatto che lei gli stava tirando fuori emozioni che non aveva mai provato e che non era in grado di gestire, spedendolo di conseguenza in una dimensione dove si sentiva perso e a disagio.
- Io non...
Si era appiattita contro la parete quando lui aveva mollato di colpo la balestra, appoggiando le mani ai lati del suo viso, e portandosi ad appena un centimetro da lei, occhi negli occhi.
- Se vuoi ammazzarmi, questa è la tua grande occasione.
Si era specchiato in quegli occhi chiari, troppo limpidi per non fargli male, troppo innocenti per non costringerlo a mettersi in discussione come stava facendo da quando si erano incontrati proprio in quella casa.
- Se invece non riesci a farlo, finchè rimarrai con me, si farà a modo mio, ragazzina.
"Mi chiamo Beth".
Lo sapeva benissimo come si chiamava, ma le poche volte che lo aveva pronunciato, gli era sembrato sbagliato sentirlo uscire dalla sua bocca. Poi era rimasto in attesa di vedere cosa sarebbe successo, poteva essere che trovasse il coraggio necessario ad affondare la lama nel suo stomaco, che era lì pronto per essere colpito, e allora sarebbe stato comunque un bene, perchè magari avrebbe capito che per sopravvivere era necessario diventare lupo e non rimanere agnello.
Oppure gli avrebbe concesso, magari, uno stramaledettissimo straccio di possibilità sul fatto che non volesse davvero farle del male. I secondi successivi si erano come dilatati nell'attesa di qualcosa a cui non sapeva dare una connotazione precisa, se non quella che non era paura di morire. Non l'aveva mai avuta in passato e non gli era venuta nemmeno adesso, perchè forse, come gli aveva detto una volta una tipa che si era divertita a fare la strizzacervelli, non si era mai voluto bene nemmeno lui stesso. 
- Okay.
Quell'unica parola non era stata sufficiente per lui, anche se era stata accompagnata dal gesto di riporre il coltello nel fodero che si era agganciata in vita.
- Okay che cosa?
Lei lo aveva guardato dritto negli occhi, nonostante fosse stato evidente che le stesse costando una buona dose di coraggio.
- Okay, faremo a modo tuo.
Non gli era piaciuto il modo in cui si era strizzato il suo stomaco davanti a quella decisione, perciò aveva colpito la parete con una manata, frustrato dal non essere più capace di controllare le proprio emozioni.
- Ho detto che faremo a modo tuo!
La ragazzina aveva probabilmente dato un significato diverso a quel suo gesto, affrettandosi a ribadire con più convinzione la sua decisione, e a lui aveva fatto comodo così.
- Stampatelo bene in testa, allora, perchè l'alternativa è quella che ti ho illustrato prima.
Nel dirglielo, le aveva premuto un dito poco sotto la spalla, giusto per sottolineare il concetto e farle capire che non aveva scherzato nel dirle che l'avrebbe piuttosto inchiodata con una freccia.
"Meglio ferito che morto, no fratellino?"
Mentre si era chinato per raccogliere la balestra, gli erano tornate in mente le parole che gli aveva sussurrato Merle, prima di svenire, quando lo aveva trovato in un lago di sangue sulle scale di quel palazzo ad Atlanta.
Allora aveva ringraziato persino Dio, nonostante non ci avesse mai creduto, per il fatto di averlo trovato ancora vivo. Solo che a suo fratello quell'esperienza lo aveva solo reso più incazzato ancora contro l'intero mondo, tanto da cercare vendetta contro chiunque si era messo sulla sua strada.
Se solo quel bastardo di sceriffo avesse preso una decisione diversa....
Se lo era chiesto molte volte, come sarebbero andate le cose se fossero potuti ritornare con il gruppo di sopravvissuti con cui erano fuggiti... probabilmente, non sarebbe stato in quella situazione così difficile.
- Senti... lo posso tenere davvero, questo?
Era stata lei a strapparlo dai ricordi, indicandogli il coltello.
- Sì, ma solo quando saremo fuori io e te soltanto. Devi poterti difendere come hai fatto prima, se ce ne fosse bisogno.
C'era stata un'ovvia delusione nel suo sguardo, perchè sicuramente avrebbe preferito averlo a disposizione anche in presenza degli altri.
- Merle non te lo farebbe tenere.
- Già, non vorrebbe.
Quello che non aveva aggiunto, glielo aveva letto nello sguardo, ma si era sforzato di ignorarlo, perchè avrebbe riportato la sua rabbia ad un livello pericoloso.
Un giorno, qualcuno mi dovrà spiegare perchè mi è toccato un fratello così stronzo.
Una volta, durante una litigata furiosa, lo aveva detto anche al diretto interessato, e la sua risposta era stata che doveva esserne solo contento che fosse stato così, perchè lo aveva cresciuto senza farlo diventare "una fighetta frignona" a cui tutti avrebbero messo i piedi in testa.
"I Dixon si fanno rispettare, sempre e comunque".
Ecco un'altra massima che gli era stata inculcata sino alla nausea.
- Vai a prendere il tuo zaino, ti aspetto qui.
Si era reso conto di essersi perso un'altra volta nei suoi pensieri, mentre lei era rimasta lì a fissarlo con troppa insistenza, proprio come se avesse cercato di intuire cosa gli passasse per la mente.
Un sacco di cose, ragazzina, ma niente che vorrei raccontare a qualcuno come te.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Non ce l'aveva fatta, alla fine.
Perchè non sei un'assassina, figlia mia.
La voce di suo padre le era sembrata così reale, che avrebbe voluto chiedergli se allora avesse preso davvero la decisione giusta.
"Se vuoi ammazzarmi, ragazzina, è la tua grande occasione",
E lo era stata davvero, perchè le sarebbe bastato alzare la lama e affondarla nello stomaco di Daryl.
Proprio su di lui aveva puntato lo sguardo, trovandolo sempre intento a scuoiare il coniglio che avevano trovato in una delle trappole che aveva piazzato nei dintorni del capanno.
Erano tornati lì, dopo aver lasciato la cittadina, e poi erano andati a caccia. Era stata meno impacciata e più silenziosa dell'altra volta nel seguirlo, più che altro perchè era stata immersa negli stessi pensieri di adesso.
Ho deciso davvero di credergli, solo perchè mi ha lasciato la possibilità di ucciderlo?
Se dubitava di lui, lo faceva ancora di più di se stessa, perchè iniziava a temere che la sua capacità di valutare la situazione stesse perdendo di lucidità.
Le sembrava davvero di girare in tondo da quando l'aveva messa davanti a quella scelta terribile, senza riuscire a capire veramente cosa l'avesse spinta a decidere.
Paura o fiducia?
Ma fiducia era una parola davvero troppo grossa se riferita a lui, per cui era tornata a dirsi che le era mancato il coraggio di togliere la vita ad un essere umano che non fosse diventato un vagante.
- Potresti non fissarmi?
La voce roca che ormai aveva imparato a conoscere, l'aveva colta di sorpresa, facendole subito distogliere lo sguardo. In effetti, nonostante ci avesse provato, lo sguardo le era continuamente scivolato su di lui, seduto di spalle sui gradini. Anche lei, aveva preferito rimanere fuori e sedersi per terra, sotto la veranda, respirando così un'aria migliore rispetto a quella viziata dell'interno.
- Scusa.
Solo che due secondi dopo, i suoi occhi erano tornati lì, su quell'uomo con cui adesso si trovava a convivere, se per scelta o per forza, ancora non ne era stata del tutto certa.
Chi sei veramente, Daryl Dixon?
Era fresco il ricordo di come le avesse detto la sera prima di non sapere un bel niente su di lui, anche se lei un'idea invece se l'era fatta, eccome.
Ne sei convinta, Beth? Allora com'è che sei ancora sana e salva?
Il pensiero era andato subito a Daisy, a quello che lei aveva già subito, e non aveva potuto fare a meno di sentire un nodo in gola.
Perchè lei sì e io no?
Era davvero Daryl a fare la differenza? Ma se era così, come poteva accettare che suo fratello o gli altri, si comportassero cosi? Non era comunque farsi complice delle loro azioni?
- Lo stai facendo ancora.
Quei pensieri la tormentavano senza sosta e aveva cercato di distrarsi osservando quello che stava facendo lui.
- Non è che abbia molto altro da fare.
Era giunta alla conclusione che dovesse essere già stato abituato a scuoiare animali, perchè era stato rapido e deciso nei gesti.
- Andavi a caccia anche prima?
La domanda le era venuta spontanea, poi aveva riflettuto sul fatto che sapere qualcosa di lui, sempre che le avesse risposto, le sarebbe potuto servire.
- Sì.
- Usavi la balestra?
- No, il fucile.
Perciò sapeva anche sparare bene.
- Quanti anni hai?
Quel cambio di direzione non doveva essergli piaciuto, perchè lo aveva visto irrigidire le spalle.
- Se non vuoi dirmelo, bè... non è che sia importante... era così... tu me l'hai chiesto e allora...
All'improvviso le era sembrata una domanda molto stupida da fare, tra tante altre che sarebbero state più importanti, tipo quante persone aveva ucciso.
Dio, Beth, non essere stupida, vorresti davvero sapere quanti uomini ha ucciso?
- Trentacinque.
Per un attimo aveva pensato che potesse aver risposto alla seconda domanda, ma poi si era imposta di darsi una calmata, perchè non doveva farsi suggestionare dai suoi stessi pensieri.
- Dove vivevi?
- Non ha importanza.
- No, in effetti, probabilmente non ce l'ha. Era solo per... parlare.
Stai davvero cercando di fare conversazione con uno che chiaramente non ne ha voglia?
- Parla pure, se vuoi, nessuno te lo impedisce.
Ecco, appunto, era stato un chiaro invito a non rivolgergli più domande, ma non a tenere la "bocca chiusa" come le aveva chiesto di fare in più di un'occasione.
- Io abitavo in una fattoria.
E credevo che la vita mi avrebbe riservato solo cose belle.
- Con i miei genitori e i miei fratelli. Anzi, un fratello e una... sorella. Tutti e due più grandi di me.
Ma cosa stava facendo? Perchè si era messa a parlare proprio di quello?
Perchè le cose belle che avevo immaginato sono sparite insieme alla mia famiglia... e loro mi mancano ad ogni respiro che faccio.
Le erano salite le lacrime agli occhi e aveva cercato di respingerle indietro.
- E... e avevo in mente di ...
Di far accadere tante altre cose belle... cose che adesso non hanno più nessuna importanza.
Aveva lottato davvero strenuamente per non lasciarsi andare e la sua voglia di parlare era stata completamente cancellata da quello sforzo.
- Bè... hai ragione tu... dopotutto non ha più... importanza.
Daryl aveva finito di pulire il coniglio, perciò si era alzato e diretto al fuoco che aveva accesso a ridosso dell'altra piccola costruzione, infilzandolo sul bastone che aveva preparato in precedenza.
Non l'aveva guardata, nè aveva dato segno di aver percepito il suo dolore, continuando ad occuparsi solo del loro pranzo.
Cosa credevi, Beth? Che ti avrebbe consolato, battendoti pure una mano sulla spalla?
Perchè non riusciva a reagire? Perchè continuava a ricadere nella stessa debolezza?
- Ehi, ragazzina.
Daryl aveva richiamato la sua attenzione, facendole segno verso il bosco davanti a loro.
- Raccoglieresti ancora un pò di legna?
Dovrei diventare come lui.
Quello era stato il pensiero che l'aveva accompagnata mentre si era alzata per assecondare una richiesta che le avrebbe permesso di concentrarsi su qualcos'altro almeno per un pò.
Così, forse, smetterei di soffrire.
 
 








* Spazietto Autrice - Niente maledizioni, oggi il capitolo era molto introspettivo, lo so!*

Beth e Daryl stanno reagendo alla situazione ognuno alla sua maniera, ma con un tratto comune: si riconoscono come rispettivi opposti. E si sa, gli opposti si attraggono, ma qui sto andando troppo avanti, per cui facciamo un passo indietro e torniamo al capitolo che avete appena letto: trovato l'indizio?
Se così fosse, forse starete già pensando che saranno scintille se mai dovessero incontrarsi in futuro due persone in particolare... e questo è un altro indizio bello e buono! XD
Va bè, aspetto davvero di vedere se ho seminato bene oppure no!
Alla prossima.
Serena

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ciao, oggi voglio subito condividere con voi la mia gioia: The Walking Dead è tornato!!!!!!!!!!!!!!! Non ci posso fare niente, adoro questa serie e la prima puntata mi è piaciuta un casino, tra l'altro.
E dopo aver esternato il mio essere fangirl, torno seria (o almeno ci provo! XD) e vi auguro buona lettura, sperando che troviate interessante il capitolo.
Baci
Serena



PS - All'inizio troverete un gergo piuttosto pesante, ne sono consapevole, ma il personaggio lo richiedeva.





                                  CAPITOLO  5






- Ehi, Daryl, sai una cosa? Non ho mai creduto che fossi veramente frocio, pensavo più che fossi il tipo da seghe... sai, di quelli che vivrebbero bene anche sperduti in qualche bosco senza avere a disposizione una fica calda in cui ficcarci l'uccello.
La voce di John era stata bassa, ma non abbastanza perchè Daryl non sentisse. Comunque, aveva preferito ignorare quel commento, sperando così di scoraggiarlo dal proseguire.
- E invece, mi sa che sei stato il più furbo, tra tutti noi. Aspettavi solo che ti capitasse tra le mani il bocconcino migliore. E quella ragazzina, da l'idea di avere una fichetta poco usata... proprio umida e stretta come nessun pugno potrebbe mai essere!
John, stavolta, era anche scoppiato in una grassa risata, troppo alta e pericolosa per essere ignorata, dal momento che non voleva di certo finire ammazzato per colpa sua, attirando l'attenzione dei vaganti che stavano tenendo sotto tiro.
- Vedi di piantarla, okay?
- Ehi, stavo solo commentando, non ti incazzare. Per quanto mi piaccia scopare, non ci tengo a fare la stessa fine di Scott.
L'uomo appostato accanto a lui non aveva capito il senso del messaggio, continuando a blaterare di lui e della ragazzina, tanto che ad un certo punto lo aveva afferrato per il giubbotto, minacciandolo esplicitamente.
- Merda, vuoi chiudere quella cazzo di bocca! Non ho intenzione di diventare il pasto di quegli stronzi per colpa tua, okay?
Aveva fatto cenno verso i vaganti, che nel frattempo erano aumentati di numero, arrivando ad una decina. Stavano girando in tondo nel cortile, ancora attirati dal loro stesso rumoreggiare, ma sel quel coglione non avesse smesso di parlare, correvano il rischio di mandare tutto a puttane.
- Cristo Santo, nemmeno lo scopare ti ha messo di buon umore, amico.
Il dito medio di John lo aveva lasciato del tutto indifferente, come anche l'occhiata stizzita che lo aveva accompagnato.
Imbecille... ci creperai, scopando.
Ci avrebbe pure scommesso, sul fatto che avrebbe fatto una fine del genere, perchè ormai quel tizio aveva iniziato troppo a ragionare con il suo pisello, piuttosto che con il cervello. Proprio per quel motivo, Daryl l'aveva scelto come compagno in quella missione, per essere certo che non rimanesse lui di guardia al campeggio.
Non iniziare a pensarci!
Ma era stato già troppo tardi per dirselo, perchè il viso della ragazzina gli era balzato davanti agli occhi, riportandolo così a qualche ora prima.

 

- Fammi venire con te, ti ho dimostrato di sapermela cavare.
Gli occhi chiari avevano espresso una certa determinazione, ma non abbastanza da nascondere la paura che c'era stata in realtà dietro a quella richiesta.
- No.
- Non ti sarò d'intralcio, con il mio gruppo abbiamo affrontato ogni tipo di situazione e...
A quel punto aveva smesso di radunare ciò che gli sarebbe servito, guardandola dritta in faccia.
- Ragazzina, la risposta è no. Resterai qui, e se non sarai tu stessa a metterti nei casini, non ti succederà niente, okay?
Lei era stata in piedi, dall'altra parte del piccolo tavolo, perciò aveva colto bene il lampo di rabbia che le aveva attraversato lo sguardo, prima che abbassasse la testa, incrociando le braccia.
Lui aveva ripreso a controllare che quelle funi trovate nella rimessa non presentassero punti deboli, facendosele scorrere tra le mani.
- Non lo puoi sapere con certezza.
A quanto pareva, aveva deciso di tirare fuori la verità come ultima possibilità per convincerlo.
- No, è vero, non sono un fottuto indovino. Però credo che la morte di Scott abbia chiarito il concetto a chiunque rimarrà qui di guardia.
E ne era davvero convinto, soprattutto perchè aveva fatto in modo che a rimanere fossero Luke e Bob, gli unici che ci avrebbero pensato due volte prima di mettersi nei casini con lui.
- Ma tu non l'hai ucciso per me. 
Ah no, ragazzina? Forse dovrei proprio farti un disegnino del culo che sto cercando di salvare, forse così non avresti più dubbi che sia il tuo.
Aveva dato uno strattone più forte alla fune, sfogando quel pensiero che lo pungeva al pari di una spina nel fianco.
Ecco che cosa sei, una dannata spina nel fianco.
- Ma gli altri credono che sia andata così, quindi tanto basta.
Per sua fortuna lei pareva essersi convinta, perchè aveva fatto qualche passo indietro, sedendosi sul letto. Solo che non aveva smesso di fissarlo, e lo sapeva perchè ormai aveva imparato a riconoscere la sensazione di avere quegli occhi addosso.
Mi fanno sentire... una vera merda. E non solo quello...
Sì, maledizione, lei gli mandava il cervello in pappa e le emozioni a 'fanculo, proprio come se fosse stato sottoposto ad un qualche tipo di esame da dover superare.
Se non esco in fretta da qui, finisce che me la porto dietro come vorrebbe lei.


Ed era quasi scappato sul serio, cacciando velocemente tutto dentro lo zaino e recuperando per ultima la balestra, appesa al solito gancio vicino alla porta.
- Ehi, che cazzo stai aspettando? Non hai sentito il segnale?
Merda! Si era talmente distratto da perdersi evidentemente il segnale stabilito con suo fratello, quello che avrebbe dato il via libera per aprire le danze.
- Sì, andiamo.
Nello stesso momento aveva scoccato la prima freccia, infilzando il vagante più vicino al cancello. La seconda aveva fatto ancora centro, mentre entrambi si erano avvicinati, riunendosi con Merle e Jay, che con le loro armi silenziate avevano fatto fuori il resto dei vaganti.
Vicini alla porta d'ingresso, ognuno aveva ricaricato la propria arma, pronti a fare irruzione.
Nei giorni scorsi, a turno, avevano tenuto d'occhio quel magazzino, arrivando a credere che al suo interno non ci fosse stato nessuno, al massimo solo vaganti.
Come obiettivo si era rivelato interessante, trattandosi di una ditta di trasporti. Si potevano trovare cose utili, la gente spediva veramente di tutto in giro per il paese.
- Daryl e Jay, voi ci coprite le spalle, io e John entriamo per primi.
Merle, come sempre, aveva stabilito compiti e ruoli, anche se in privato non aveva mancato di discuterne prima con lui. Questo gli aveva fatto capire che, nonostante ultimamente i loro dissapori si fossero accentuati, suo fratello contava ancora su di lui al cento per cento.
Tutti avevano annuito in risposta, preparandosi ad affrontare qualsiasi cosa avessero trovato all'interno, vivi o vaganti che fossero stati.
Meglio solo vaganti.
Daryl si era concesso quell'ultimo pensiero, dopodichè aveva armato la balestra e svuotato la mente.



 
§§§§§§§§§§§§§§§



Per distrarsi, Beth aveva provato a leggere il libro che era stato abbandonato in fondo all'armadio, ma trattandosi di un manuale su come curare piante e fiori, il pensiero era rimasto fisso sull'unica cosa importante: il rischio concreto che Daryl potesse morire.
Dio, se lui muore, io sono spacciata.
Quella era stata la verità nuda e cruda, senza tanti se o ma. L'equazione era semplice:  Daryl moriva e lei tornava ad essere una preda per gli altri. Quando glielo aveva fatto presente, lui si era limitato a dirle che non aveva nessuna intenzione di farsi ammazzare, ma era ovvio che quella frase non aveva avuto il potere di garantirle che sarebbe andata così.
Certo, lui aveva dimostrato in più di un'occasione di essere determinato e abile, ma lei aveva visto come a volte non fosse bastato nemmeno quello per sopravvivere.
Anche Rick e gli altri erano in gamba, ma non è stato sufficiente.
Ecco, quella non era una buona direzione da prendere, aggiungere altra angoscia non era la cosa più intelligente da fare. Allora, contravvenendo alla richiesta di Daryl, era uscita dalla casetta, sedendosi in veranda per sentirsi meno prigioniera di quanto non lo fosse in quel momento.
"Luke e Bob rimarranno di guardia, perciò non farti venire l'idea di scappare, okay?".
E poi aveva aggiunto che sarebbe stata comunque una cazzata andarsene, anche se ci fosse riuscita, perchè sarebbe stata di nuovo sola ad affrontare un mondo che non era posto per una ragazzina come lei.
Glielo aveva detto più di una volta anche Maggie, che diversamente da lei, aveva subito saputo affrontare quell'apocalisse prendendo saldamente in mano le redini della fattoria e mandandola avanti come se intorno a loro nulla fosse cambiato.
E tu, invece, cosa hai fatto in tutto questo tempo?
Doveva smetterla, altrimenti i ricordi l'avrebbero schiacciata più della realtà che stava vivendo e di cui si doveva preoccupare. Ci voleva un'idea, una sorta di piano che avrebbe messo in atto se Daryl non fosse tornato.
Ti rendi conto, vero, che stai contando su di lui, alla fine?
Era vero, non poteva negarlo. Non sapeva bene come fosse successo, ma dopo quell'episodio in cui aveva deciso di non colpirlo, nei due giorni successivi si era stabilita come una sorta di tregua tra di loro, dove entrambi se ne erano stati perlopiù in silenzio, ognuno ad inseguire i propri pensieri.
Erano stati due giorni in cui lui l'aveva tenuta sempre lontana dagli altri, uscendo fuori per andare al capanno o per andare a sorvegliare proprio quel magazzino che adesso erano andati a saccheggiare.
Glielo aveva dovuto strappare fuori dai denti, ovviamente, il motivo per cui erano stati appostati almeno mezza giornata ad osservare quell'edificio, e quando lo aveva saputo, si era subito immaginata quello che avrebbero fatto dopo.
"E se ci trovate dentro qualcuno?"
"Penso sia vuoto. Nessuno di noi ha visto del movimento, a parte i vaganti nel cortile".
"Okay, ma se invece c'è qualcuno?"
Ripensare all'occhiata cupa che le aveva lanciato, le aveva procurato un brivido lungo la schiena, facendola pregare di nuovo perchè quel posto fosse stato davvero vuoto.
"Brava, figlia mia, non hai smesso di preoccuparti anche per gli altri."
Stavolta la voce di suo padre le era parsa così reale, da guardarsi intorno per cercarlo, proprio come se fosse potuto apparire dal nulla. Ovviamente non c'era stato altro che silenzio e freddo, intorno a lei.
"Preoccupati più di te stessa, pensa a cosa farai se lui non torna".
Michonne le aveva suggerito ciò che anche lei sapeva essere importante, ma che non voleva ancora affrontare. Quel susseguirsi di voci nella sua testa, era l'unico modo che aveva per non sentirsi del tutto sola, e nonostante sapesse che era sbagliato rimanere aggrappata alla speranza di poterle risentire veramente, non riusciva a farne a meno.
Così, nei ricordi, ci si era persa un'altra volta, tanto che inizialmente non si era accorta del rumore lontano che aveva iniziato a spezzare il silenzio. Solo quando si era fatto inequivocabile, le era venuto istintivo balzare in piedi e spingersi quasi di corsa verso l'ingresso, rimanendo nascosta dietro l'ultima casetta del vialetto.
Era passato forse un minuto, quando il cancello si era aperto, lasciando entrare un grosso pick up grigio, che era andato a parcheggiarsi accanto a quella che era stata la reception.
Le quattro porte si erano aperte quasi contemporaneamente, e se inizialmente il suo sguardo aveva cercato la figura di Daryl, era stato poi di sfuggita che ne aveva registrato la presenza, perchè tutta la sua attenzione era finita su Merle e sul cappello che aveva sfoggiato.
Carl!
Era stato come un lampo accecante quello che le era esploso in testa, scatenando una vera e propria tempesta dentro di lei. Niente le era sembrato più importante di quel cappello, nemmeno il fatto che Daryl fosse tornato come si era augurata sino a qualche secondo prima.
E' il cappello di Carl!
Quello stava gridando il suo cuore impazzito, ignorando la ragione che stava cercando di dirle che non poteva saperlo con certezza, che poteva essere un altro uguale.
No, è il suo cappello!
Non solo il cuore, ma tutto il suo essere lo aveva gridato, spingendola a fare ciò che non pensava di avere il coraggio di fare: scagliarsi contro Merle, spinta dell'odio feroce che stava provando per lui.




§§§§§§§§§§§§§§§



Il sesto senso di Daryl, lo stesso che gli aveva suggerito di non entrare in quella casa fatiscente e che lui aveva erroneamente ignorato, si era fatto vivo nel momento stesso in cui aveva visto schizzare fuori la ragazzina da dietro una casetta, mettendolo in allerta.
- Bastardo!
Quell'insulto, gridato con così tanto odio, aveva avuto il potere di bloccarli sul posto, tutti gli sguardi puntati su di lei. Solo quando era stata a qualche metro da loro, però, aveva intuito che non fosse stata diretta verso di lui, ma verso suo fratello. Era stato, perciò, in una frazione di secondo che aveva dovuto decidere cosa fare: lasciarla fare o intervenire?
Era stata talmente tanta la foga con cui stava correndo verso Merle, che se lui per caso avesse alzato l'uncino, ci si sarebbe infilzata sopra da sola.
Che cavolo stai facendo, ragazzina? Ti vuoi ammazzare?
Era scattato sulla scia di quella domanda, andando ad intercetterla un attimo primo che apparisse inequivocabile a tutti chi fosse stato il suo vero obiettivo.
- Ciao, ragazzina, sono contento anch'io di rivederti!
Sfoderando una buona dose di ironia a beneficio degli altri, aveva pensato di stoppare la sua corsa afferrandola per le spalle, ma praticamente gli era finita addosso, ritrovandosi invece a stringersela contro.
- Lasciami! Io lo uccido, brutto bastardo.
La furia che ci aveva messo nel liberarsi, lo aveva costretto a raddoppiare la forza con cui la stava tenendo, dando il via ad una lotta che aveva suscitato l'entusiasmo degli altri.
- Scommettete una birra che riesce a stenderlo?
- Ehi, Daryl, io scommetto su di te!
- Ve l'avevo detto che la gattina era munita di artigli! Scommetto anch'io che lo stende!
Le voci si erano sovrapposte, mentre lui era riuscito finalmente a ridurla all'impotenza, imprigionandole i polsi dietro alla schiena.
- Ti ammazzo, figlio di puttana!
Il fatto che fosse stata più piccola di lui, lo aveva aiutato nell'impedire che gli altri vedessero come il suo sguardo omicida non fosse rivolto a lui, ma cercasse di andare oltre la sua spalla, per raggiungere suo fratello.
Che cazzo ti prende, ragazzina?
La sua mente stava cercando di stare dietro a troppe cose contemporaneamente: capire cosa avesse scatenato quella furia verso Merle, come portarla via di lì e come non spezzarle i polsi, dal momento che continuava a lottare per liberarsi.
- Mi sa che non lo ammazza...
- Già! Ehi, bambolina, avevo pure scommesso su di te! Dovevi metterci più grinta!
Daryl immaginava la scena alle sue spalle: Merle e gli altri appoggiati al pick-up, intenti a godersi lo spettacolo, senza capire cosa stesse succedendo veramente.
- Bè, mi spiace, ma lo spettacolo è finito, ragazzi.
L'aveva lasciata andare, ma solo per poterla afferrare per le ginocchia e caricarsela in spalla, proprio come se fosse stata un sacco di patate.
Non aveva avuto altra scelta, perchè non c'erano stati dubbi che fosse stata nel pieno di un qualche delirio che aveva come scopo quello di aggredire suo fratello, e la cosa sarebbe diventata chiara a tutti nel giro di qualche minuto se l'avesse lasciata parlare ancora.
- Andiamo a risolvere i nostri casini in privato.
Fischi e risate si erano sprecati a quella sua battuta, insieme ad altri consigli su come avrebbe dovuto metterla a tacere secondo loro, mentre lei aveva ripreso ad inveire, questa volta contro di lui.
- Lasciami andare! Ammazzerò anche te, brutto stronzo!
Non era stato facile mantenere la presa su di lei, nè trasportarla in quella maniera, perchè sembrava che le sue forze si fossero centuplicate, tanto che nonostante avesse avuto la corporatura di uno scricciolo, lo stava mettendo in difficoltà.
- Piantala, ragazzina! Stai complicando le cose...
Lei aveva continuato a colpirlo sulla schiena, mettendoci tutta la forza che aveva e continuando a ricoprirlo di insulti e minacce di morte. Gli era sembrato infinito il tragitto sino alla casetta e quando ci era arrivato, aveva quasi sfondato la porta con un calcio per aprirla.
- Cristo, devi essere andata completamente fuori di testa!
Aveva pensato di potersi liberare di lei scaraventandola sul letto senza nessun riguardo, ma lei gli era saltata alla gola praticamente subito, con l'evidente intenzione di aggredirlo.
- Lo avete ucciso, maledetti, e io ucciderò voi!
Si era dovuto nuovamente difendere, perchè la ragazzina si era trasformata in una specie di forza indomabile.
- Ma che cazzo stai dicendo? E piantala di colpirmi.
Era stato stufo di subire, e l'aveva spinta piuttosto rudemente all'indietro, facendola cadere di nuovo sul letto. E non gli era sembrato vero di vederla schizzare su di nuovo, gli occhi spiritati, le guance rosso fuoco e quei piccoli pugni alzati, pronti a colpirlo ancora.
- Siete tutti degli assassini!
Il diretto, perchè di quello si era trattato, che doveva finire sulla sua faccia, era finito invece nel suo pugno. Non era stato difficile fermarlo... difficile era stato torcerle il braccio dietro la schiena, per mettere fine a quello scontro.
- Ti devo spezzare un braccio, ragazzina, o la finisci di comportarti come una fuori di testa?
- Non mi importa, tanto riuscirò ad ammazzarvi lo stesso!
Se fosse stato un uomo, a quel punto avrebbe già gridato di dolore, ma lui non aveva mai picchiato una donna, e per quanto fosse stato incazzato, non avrebbe iniziato proprio con lei.
Si era limitato quindi a spingere un pò più su il polso che teneva imprigionato, accentuando l'angolazione del braccio e strappandole finalmente una smorfia di dolore che l'aveva indotta ad immobilizzarsi.
- Okay, adesso che ho la tua piena attenzione, ecco cosa faremo...
Non aveva mollato la presa, perchè era convinto che solo a parole non l'avrebbe ascoltato, riprendendo invece ad aggredirlo.
- Io ti lascio andare... e tu, ti siedi buona, buona lì sul letto. Okay?
Aveva dovuto sollevare la testa per guardarlo negli occhi, mostrandogli un dolore che non era stato solo fisico.
- Ragazzina, sul serio, io ti lascio andare, ma tu non ricominciare, okay?
Non era convinto che lei lo avesse ascoltato, perchè improvvisamente sembrava essersi persa in un mondo tutto suo, di certo molto lontano da lì. Allora aveva provato a liberarla, allontanandosi di qualche passo, ma rimanendo pronto a parare altri eventuali colpi. Solo che non ce n'era stato bisogno, perchè era rimasta immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la testa bassa.
Ma che cazzo sta succedendo?
Se lo era domandato di nuovo, iniziando a temere che fosse successo qualcosa nel tempo che loro erano stati via.
Perchè allora ce l'ha con Merle? Non era qui.
Non ci stava capendo davvero un cazzo, ed era una cosa che lo stava mandando fuori di testa pure a lui.
- Ragazzina...
- Lo avete ucciso, vero?
Lei aveva sollevato di colpo la testa, guardandolo con quegli occhi che adesso si erano riempiti di lacrime.
Ucciso? Ma chi?
- Non abbiamo ucciso nessuno.
Non oggi, almeno.
- Non mentire! Sei un bastardo!
La voce le si era arrochita, tanto aveva gridato prima, ma non aveva perso di efficacia nell'esternare quell'odio che l'aveva animata sin da quel primo insulto rivolto a Merle.
- Senti, io non so che ti è preso, però...
- Carl! Così si chiamava il ragazzo che avete ucciso!
Si era lasciata andare sul letto, il viso tra le mani e il corpo scosso dai singhiozzi.
- Era solo un ragazzino...
Anche tu sei solo una ragazzina...
Ciò che aveva provato in quel momento, difficilmente lo avrebbe saputo spiegare. Era stato un insieme di rabbia, impotenza, disagio e... tenerezza?
Poteva essere quella, la cosa che improvvisamente gli aveva stretto la gola?
Cristo, sto andando fuori di testa veramente!
- Non ci sto capendo un cazzo, sai?
Sul serio, in quel momento non si sentiva più capace di formulare un pensiero che avesse senso. Sapeva che se ne era andato con lei che sembrava normale ed era tornato trovandola in quello stato.
- E credo nemmeno tu sia tanto a posto in questo momento.
Ma lo sguardo che lo aveva trafitto - perchè lei è una spina nel fianco, vero Daryl? - non aveva mostrato segni di incertezza nel ritenerlo colpevole di mentirle.
- E' inutile che menti. Ho la prova certa che avete ucciso Carl.
Carl? Magari era stato il suo ragazzo... magari stava delirando su di lui...
- Tuo fratello indossava il suo... il suo...
Ma non era riuscita a terminare la frase, scoppiando in nuovi singhiozzi.
Cappello!
Quello che suo fratello aveva trovato nell'ufficio, insieme a delle bende macchiate di sangue. Erano stati indizi che li avevano resi certi che qualcuno fosse stato lì abbastanza di recente.
Ecco cosa aveva mandato fuori di testa la ragazzina! Credeva che Merle avesse ucciso il proprietario di quel cappello!
- Ragazzina, non c'era nessuno in quel fottutissimo magazzino.
Forse, se lei non fosse stata così disperata, lui avrebbe ragionato più lucidamente sul fatto di rivelarle o meno come erano andate le cose realmente. Soprattutto, perchè se davvero quello fosse stato il cappello di quel Carl che lei conosceva, avrebbe potuto voler dire che anche qualcun'altro del suo gruppo era sopravvissuto e che magari la stavano cercando.
- Non è vero, stai mentendo!
Negli occhi le aveva visto la speranza di essere smentita, di sentirgli dire ancora che avevano trovato solo quel maledetto cappello.
- Chi è Carl?
Dopotutto, stava riacquistando velocemente la lucidità necessaria a capire che sarebbero potuti arrivare guai seri e che doveva saperne di più, perciò.
- Chiedilo a tuo fratello! Sono sicura che lui lo sappia bene!
Un pò della furia provata era tornata ad animare lo sguardo della ragazzina.
- Faceva parte del tuo gruppo?
Lui era andato avanti imperterrito per la sua strada, perchè adesso era davvero troppo importante averne la certezza.
- Sì.
Quella risposta era stata sufficiente per fargli capire cosa avrebbe dovuto fare.
- Ragazzina, non azzardarti ad uscire da qui finchè non torno, capito?
Ma poi, era stata talmente tanta l'urgenza di mettere in pratica quello che aveva pensato, da non rimanere ad aspettare una sua risposta. Aveva fatto prima ad uscire, questa volta chiudendola dentro per essere certo di non dover sprecare tempo ad andare in giro a cercarla.




§§§§§§§§§§§§§§§



Dio, hanno ucciso Carl!
Le immagini la stavano bombardando senza sosta: Carl che le sorrideva mentre cullava Judith, Carl che le chiedeva di fare una partita a carte, Carl che le rivelava di aver avuto una cotta per la sua compagna Rebecca, Carl che piangeva disperato per la morte di sua madre, Carl che cercava consolazione nelle braccia di suo padre... Carl che era stato ancora vivo, prima che quegli animali piombassero su di lui.
Beth avrebbe voluto provare di nuovo quella rabbia accecante che l'aveva spinta ad aggredire Merle, e poi che l'aveva fatta lottare anche contro Daryl, piuttosto che essere dilaniata da quel dolore devastante.
"Dovevi andare con loro, potevi salvarlo."
Rick, la sua voce... le avevano strappato nuove lacrime inarrestabili.
E' colpa mia!
Non riusciva a smettere di pensarlo, che avrebbe dovuto essere lì a salvarlo, oppure a morire anche lei nel tentativo di farlo.
Li ucciderò tutti, Rick, te lo giuro!
Sentiva un nucleo duro formarsi dentro di lei, alimentato dal dolore, ma anche da quella rabbia che continuava a bruciare come fuoco sotto le ceneri.
Il riaprirsi quasi immediato della porta, l'aveva presa in contropiede, perchè aveva creduto che non avrebbe dovuto rivedere così presto l'uomo che era tornata a temere, ma anche ad odiare con più forza.
E' un assassino anche lui!
Ed aveva provato un nuovo livello di dolore, nello scorgere cosa aveva avuto tra le mani Daryl.
- Ragazzina, devi dirmi se è proprio il suo.
Le aveva lanciato il cappello e lei lo aveva afferrato al volo, stringendolo tra le mani come se avesse potuto stringere anche Carl nello stesso momento.
Dio, ti prego, ti prego, ho bisogno di un miracolo...
Aveva visto le lacrime colpire il tessuto consunto, mentre aveva trovato il coraggio di girarlo e cercare la conferma definitiva che fosse stato proprio quello di Carl.
Non era riuscita ad avere le mani ferme, mentre sollevava la striscia di tessuto che girava intorno a tutta la circonferenza interna della calotta.
"Ricorda, Luke: la forza sarà sempre con te".
Probabilmente era stato lo shock, ma Beth si era ritrovata a sorridere tra le lacrime, ripensando al momento in cui Carl le aveva confessato che uno dei suoi idoli era stato il cavaliere Jedi di Guerre Stellari, e che per quel motivo aveva scritto quella frase sul suo cappello, perchè un pò della sua forza scorresse anche dentro di lui. Lo aveva scritto qualche settimana dopo la morte di sua madre ed era stato uno dei pochi momenti di debolezza che le aveva mostrato.
- Era solo un ragazzino... come avete potuto...
La cruda realtà aveva spazzato via quel ricordo, perchè ora aveva la certezza che non ci fosse stata più speranza per lui.
- Cristo, allora, è il suo veramente!
La rabbia era tornata ad esplodere dentro di lei, soprattutto perchè aveva incrociato lo sguardo di due occhi azzurri che l'avevano fissata senza alcuna espressione, freddi e vuoti proprio come lo era l'uomo che non mostrava nessun rimorso per quello che aveva fatto suo fratello.
- Avrei dovuto ucciderti, brutto bastardo!
Istintivamente aveva spostato lo sguardo sul cassetto dove aveva riposto il suo coltello, desiderosa di averlo avuto ora, tra le mani.
- Se lo fai adesso, ragazzina, ti ficcherai solo in un casino più grande.
Aveva riportato lo sguardo su di lui, odiandolo con ogni fibra del suo essere.
- E poi, lo faresti per il motivo sbagliato, perchè il tuo amichetto, per quanto ne so, è ancora vivo.
Quel suo continuare a mentirle, mentre stringeva tra le mani la prova certa del contrario, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
- Smettila di mentire!
Gli si era scagliata contro, decisa ad infliggergli lo stesso dolore che stava provando lei, o almeno a provarci, perchè la sua forza si era già scontrata con una più grande.
Non sapeva nemmeno come fosse successo, ma era stata lei a ritrovarsi china sul tavolo, una guancia premuta contro la fredda superficie, con Daryl che era tornato a torcerle un braccio dietro la schiena.
- Ascoltami bene, ragazzina, sto cercando di rimanere calmo, ma se continui così non so per quanto ci riuscirò ancora.
La voce roca si era fatta strada tra il rombare del suo stesso sangue, affluito al viso per il misto di rabbia e frustrazione che aveva provato nel sentirsi di nuovo impotente tra le sue mani.
Combatti, Beth!
Una parte di lei era pronta a non arrendersi nemmeno davanti all'evidenza del fatto che Daryl era più forte fisicamente, spronandola quindi a reagire comunque.
- Perciò te lo ripeto una volta soltanto: in quel cazzo di magazzino non c'era nessuno, solo quel fottuto cappello abbandonato.
Lei aveva provato a liberarsi, ignorando il dolore al braccio, ma non era servito a niente, se non a far sì che lui le piantasse anche l'altra mano sulla schiena, per tenerla ancora più ferma.
- Non ti sto mentendo, come cazzo te lo devo dire!
Glielo aveva ringhiato in un orecchio, rendendola cosciente all'improvviso di averlo avuto praticamente spalmato addosso in quella posizione che la rendeva più vulnerabile che mai.
- Cristo, sono stufo marcio di questa cazzo di situazione con te!
Lei non si era più mossa, però, proprio perchè aveva preso piena consapevolezza di averlo provocato forse una volta di troppo e che ne avrebbe presto pagato le conseguenze.
- Cosa credi, che se avessi voluto veramente scoparti, non lo avrei già fatto? Cosa me lo avrebbe impedito? Potrei farlo anche adesso, cazzo, non lo vedi!
Dio, ti prego, non farglielo fare...
Quella preghiera era fiorita spontaneamente dentro di lei, mentre il cuore aveva preso a batterle ancora più furiosamente di quanto già non stesse facendo.
- Quindi, per lo stesso motivo, cosa mi impedirebbe di dirti la verità se Merle avesse ammazzato quel tuo fottutissimo amichetto? Per quale cazzo di motivo ti starei mentendo?
Le era scappato un singhiozzo, perchè Carl era stato molto più di un amichetto, era stato come avere di nuovo un fratello.
- Cristo, ho bisogno che ragioni, ragazzina, perchè mi servono informazioni.
Informazioni?
Quella parola in particolare aveva fatto suonare un campanello d'allarme nella sua testa.
- Perchè?
- Perchè cosa?
- Perchè... le informazioni...
La stretta di Daryl si era leggermente allentata, mentre le aveva fornito una risposta che mai si sarebbe aspettata.
- Perchè se c'è la possibilità che qualcuno del tuo gruppo sia ancora vivo, noi due li andremo a cercare, e quando li avremo trovati, io potrò finalmente liberarmi di te!








*Spazietto Autrice - Che sa di aver sganciato una bella bomba!*

Se ho scritto questo capitolo in maniera almeno un pò decente, ora dovreste avere in testa almeno due o tre domande di questo genere:

- Daryl avrà detto a Merle di chi è il cappello che ha trovato, quando è andato a recuperarlo per portarlo a Beth? 
- Di conseguenza, starà dicendo la verità a Beth?
- Beth riuscirà mai a credere veramente che Daryl la voglia aiutare? Bè, diciamo che è messa a dura prova! Non appena si apre uno spiraglio di fiducia, ecco che capita qualcosa che la riporta indietro al punto di partenza!
- Carl era da solo? E' davvero ancora vivo?
- Potrebbe essere che altri del gruppo stiano cercando Beth? O è una coincidenza che le loro strade si siano incrociate?
- Se Beth parlerà del suo gruppo, Daryl capirà di chi si tratta nel caso di alcune persone?

E invece scherzando un pò, ecco due domande fondamentali:
- Daryl è capace di provare tenerezza? Lui probabilmente direbbe di no, ma sotto sotto qualcosa si smuove quando ha a che fare con la "ragazzina" dagli occhi troppo innocenti! XD
- Daryl è gay? A questa preferisco rispondere subito: no, come autrice smentisco le voci che attentano alla sua eterosessualità! XD

Oggi mi sento tanto Sherlock Holmes... comunque, a tutte le domande serie (più altre eventuali che vi sarete poste) verrà data risposta prossimamente su questo schermo! XD
A presto.
Serena
 
  
PS - come avrete notato ho inserito un particolare di fantasia per rendere certo che fosse proprio il cappello di Carl quello trovato da Merle.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Ciao!
Mi scuso per il ritardo con cui posto questo nuovo capitolo, ma tra che ho scritto l'altra breve ff (nel week finirò l'epilogo e poi lo pubblicherò a inizio settimana!XD), tra che non sono stata bene qualche giorno, il tempo è passato!
In linea di massima faccio il possibile per rispettare il termine di una settimana tra un capitolo e l'altro, però a volte potrà capitare che arriverò ancora un pò in ritardo, spero mi perdonerete! XD
Ora vi lascio alla lettura, ci risentiamo nello spazietto in fondo per alcune precisazioni.
Baci
Serena


PS - Ne approfitto per dirvi che ho letto le vostre bellissime recensioni, e adesso che sto meglio, vi risponderò! Grazie di cuore per esserci sempre.




                                  CAPITOLO  6




Lo scontro fisico con Daryl era stato duro, ma ancora più duro era stato dover decidere nuovamente se credergli o meno. Mille domande, mille dubbi, mille paure avevano iniziato ad affollarle la mente nel momento stesso in cui l'aveva lasciata andare ed era uscito fuori sulla veranda, mettendola davanti all'evidenza del fatto che in ogni caso, sia che gli credesse o meno, rimaneva comunque legata a lui.
Dopo ore passate a rompersi la testa su quella nuova situazione, Beth alla fine aveva deciso di seguire l'istinto. Ragionando le si erano aperti scenari uno più drammatico dell'altro, ma ogni volta che aveva smesso di pensare, ascoltando invece l'insieme delle sue emozioni, il sentimento che aveva prevalso sempre era stata la speranza.
Poteva essere che Daryl non le stesse mentendo. Poteva essere che in quel magazzino avessero trovato davvero solo il cappello di Carl. Poteva essere che fosse ancora vivo, perciò. Poteva essere che non fosse stato nemmeno da solo. Poteva essere che la stessero cercando. Poteva essere che li avrebbero ritrovati, se veramente lui voleva provare a cercarli.
Tutte ipotesi, ma in effetti nessuna certezza, se non quella di rischiare dando fiducia a Daryl.
Più volte si era ritrovata a fissare i segni rossi che le erano comparsi intorno ai polsi, proprio dove le mani dell'uomo li avevano stretti con forza. Ogni volta aveva ripensato a come era stato facile per lui ridurla all'impotenza, impedendole addirittura di muoversi. Se avesse voluto abusare di lei, davvero avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento, invece l'aveva toccata sempre e solo quando era stato strettamente necessario. Aveva ripensato anche a come le avesse impedito di scagliarsi contro suo fratello Merle, portandola quasi subito via ed evitando così di rendere chiare quali fossero state le sue effettive intenzioni. Le aveva evitato, quasi sicuramente, di finire in una situazione ancora più drammatica.  
Però... c'era un'unica nota stonata in tutto quello che aveva elaborato in quelle ore, ed era stato il fatto che fosse tornato da lei con il cappello di Carl. Poteva solo averlo chiesto a suo fratello, dal momento che lo aveva avuto lui, perciò cosa gli aveva detto? La verità o una bugia?
Se il suo istinto la spingeva a credergli, quella era la prima domanda da porgli, allora. Avrebbe ascoltato la sua risposta, e se l'avesse convinta a sufficienza, avrebbe potuto iniziare a rivelargli qualcosa.
Essere giunta finalmente ad una decisione aveva spazzato via parte di quell'angoscia che l'aveva paralizzata, dandole la forza di riscuotersi e raggiungere Daryl sotto la veranda.
Niente avrebbe potuto darle la certezza di aver preso la giusta direzione, ma si era voluta cullare nell'illusione che se il suo subconscio non le aveva fatto sentire nessuna voce amica che la invitava a riconsiderare ciò che stava per fare, forse c'era davvero una speranza che non stesse per commettere un grandissimo errore.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Non aveva avuto ripensamenti su quello che aveva proposto alla ragazzina, se qualcuno del suo gruppo fosse stato ancora in vita, lui avrebbe davvero rivoltato l'intera zona, spingendosi anche oltre, pur di trovarli.
Devo liberarmi di lei.
Era diventato il suo unico pensiero, perchè lei era molto di più che una spina nel fianco, era qualcosa che il suo istinto continuava a riconoscere come un vero e proprio pericolo.
Lo metteva in crisi ad un livello così profondo, che non sapeva nemmeno bene come facessero a non accorgersene anche gli altri, soprattutto suo fratello.
Come era riuscito a mentirgli per ottenere quel fottuto cappello, per esempio, non se lo sarebbe scordato tanto facilmente. Nè avrebbe scordato come aveva reagito lei quando aveva avuto conferma che era proprio quello del suo amico.
Mi voleva uccidere davvero.
Non ne aveva avuto il coraggio quando si era trattato di salvare se stessa, ma lo avrebbe fatto per qualcun'altro a cui voleva chiaramente bene.
Lo avrei fatto anch'io per Merle?
Davanti a quella domanda si era sentito così dannatamente combattuto, che era stato sul punto di alzarsi per andarsene via dal campeggio, per poi rendersi conto che avrebbe voluto dire portarsi dietro anche la ragazzina.
Proprio mentre si era riseduto, perchè non si era sentito pronto a riprendere qualsiasi discorso con lei, la porta della casetta si era aperta.
Cazzo, ragazzina, hai davvero un tempismo perfetto!
Si era sentito subito addosso quello sguardo che sembrava perforarlo, tanto da temere che lei riuscisse a vedere tutto il casino che aveva in testa.
- Senti... ecco...
Non era stato imbarazzo, ovviamente, quello che l'aveva fatta tentennare. Però non era stata nemmeno paura, perchè adesso sapeva che era in grado di tirare fuori un coraggio inaspettato.
- Devo farti una domanda.
Forse si era aspettato qualcosa del genere, però si rendeva conto che avrebbe voluto che lei gli lasciasse ancora un pò di tempo. Non aveva mai parlato così tanto in vita sua con qualcun'altro, come invece era costretto a fare con lei. Merle era sempre stato il chiacchierone, aveva avuto abbastanza da dire per tutti e due in ogni occasione.
Lui è sempre stato la mente, io il braccio.
Una realtà che però adesso sembrava non funzionare più, e la colpa non era solo del mondo che stava andando a puttane, era anche sua perchè gli sembrava di non voler più seguire quella direzione.
- Mi stai ascoltando?
Come avrebbe potuto ignorarla? Nemmeno con il massimo dell'impegno sarebbe riuscito a non sentire la tensione che gli procurava la sua sola presenza.
- Sì.
- Okay... ecco... ho pensato a quello che mi hai detto.
Si era istintivamente irrigidito, perchè lo aveva preso in contropiede, andando a sedersi accanto a lui. Si era immaginato che dopo il loro scontro fisico, avrebbe voluto stargli alla larga il più possibile.
- Cosa hai detto a tuo fratello quando sei andato a prendere il cappello di Carl?
Poteva anche essere solo una ragazzina, ma quella era la conferma che non avrebbe dovuto sottovalutarla. Aveva un cervello e lo sapeva usare anche bene quando voleva.
- Che cercavo qualcosa che potesse assomigliare ad un regalo da farti.
Okay, ora era stato lui a sorprenderla, lo aveva capito dal verso soffocato che le era scappato davanti alla sua risposta.
- Un regalo da farmi?
Non aveva nessuna voglia di approfondire quel discorso, lo avrebbe costretto a parlarle di cose che non voleva condividere con lei.
- Non chiedermi il perchè, ma credimi, ha funzionato.
Con Merle era sempre andata così, se facevi quello che faceva lui eri furbo, se no eri un coglione a tutti gli effetti. Si era sempre preoccupato di portare qualcosa a Daisy quando rientravano dai loro giri, proprio come se fosse stato un fidanzato premuroso.
Secondo lui era una gran stronzata quella di credere che potesse bastare per farle dimenticare quello che le aveva fatto, ma si era sempre tenuto fuori da quella questione. Almeno sino ad ora... perchè adesso la ragazzina stava contribuendo a fargli riconsiderare la sua posizione anche su quello.
- Perchè mi hai fermato, prima?
Aveva capito subito a cosa si riferisse, come aveva capito che era l'ennesimo esame a cui lo stava sottoponendo. E ci stava, perchè le stava chiedendo di dargli fiducia sulla base di niente, in effetti. 
- Poteva finire male.
Era la verità, nuda e cruda. Merle stava diventando sempre più instabile, nemmeno lui si sentiva sicuro su come avrebbe potuto reagire se fosse riuscita ad aggredirlo.
- Se lo avessi aggredito, mi avrebbe... ammazzato?
Le era tremata la voce e non era riuscito a non guardarla negli occhi.
- E' stato meglio non doverlo scoprire, non credi?
Anche lei lo aveva fissato, poi era tornata a guardare davanti a sè, chiudendosi in un silenzio che era durato diversi minuti e che a lui non aveva dato di certo fastidio.
- Se decidessi di non crederti, continuerei a mettere in pericolo solo me stessa.
Daryl aveva sentito l'esigenza di fumarsi una sigaretta, solo che aveva consumato l'ultima pochi minuti prima che lei uscisse. Doveva al più presto procurarsene delle altre, perchè niente lo calmava come una sigaretta stretta tra le dita e il sapore della nicotina che gli scivolava giù in gola.
- Ma se ti credo, e invece tu mi stai mentendo, potrei mettere in pericolo anche altri del mio gruppo, nel caso li trovassimo davvero.
C'era stata una nota di speranza in quell'ultima affermazione che gli aveva fatto capire quanto desiderasse poter scoprire che in effetti non tutto era andato perduto per lei.
Non potevano essere più distanti di così loro due, perchè per lui non c'era mai stato niente e nessuno da perdere, nè prima dell'apocalisse, nè tantomeno dopo.
- Che tipo di informazioni ti servono per provare a cercarli?
Sì, avrebbe davvero voluto poter avere una sigaretta in quel momento a smorzare la tensione che lo attanagliava.
Ha deciso di credermi.
O almeno sembrava voler imboccare quella direzione.
- Poteva essere insieme a qualcuno il tuo amico?
Era stata lei a cercare il suo sguardo, e lui glielo aveva concesso, perchè era il momento anche per lui di capire se lei poteva essere più o meno sincera nel rispondergli.
- Penso di sì. Quasi sicuramente suo padre e... spero anche la sua sorellina.
Gli occhi le erano diventati immediatamente lucidi, ma non aveva distolto lo sguardo, mostrandogli un dolore che lui non aveva mai provato per nessuno, nemmeno verso se stesso nei momenti peggiori della sua vita.
- Judith ha solo pochi mesi...
- Non c'era niente di ricollegabile ad una poppante.
Non aveva manifestato nessuna indecisione nel dirglielo, perchè se era in cerca della verità, lui gliel'avrebbe data, per quanto brutta potesse essere.
- C'era solo quel cappello e delle bende insanguinate.
- Quindi uno di loro è ferito.
L'angoscia nel suo sguardo era cresciuta e gli aveva fatto capire che non era in grado di mascherare nessuna delle sue emozioni. Tutto quello che provava, si rifletteva nei suoi occhi immediatamente.
- Potrebbe essere. O potrebbe essere che a quest'ora siano già morti. Abbiamo sorvegliato quel magazzino per due giorni interi. Non possono che essersene andati prima, quindi non ci può essere nessuna certezza.
Si stava facendo buio e il freddo stava diventando ancora più intenso. Quasi sicuramente avrebbe piovuto, il cielo si stava rannuvolando velocemente. Questo avrebbe cancellato ancora di più eventuali tracce lasciate, perciò avrebbero dovuto perlustrare i dintorni del magazzino il prima possibile.
- Domattina dovremo essere già lì non appena fa giorno. Può darsi che troveremo qualche altra traccia.
- Andiamoci adesso.
Era una cazzata e probabilmente doveva rinfrescarle la memoria su chi fosse lui.
- Mi sembrava di averti già detto che non sono un fottuto supereroe, ragazzina. Perciò non ho neanche un qualche cazzo di superpotere, okay?
E siccome non ne poteva più di quegli occhi che sembravano davvero scavargli dentro alla ricerca di chissà che cosa, si era alzato.
- Ci andremo domattina. Ora devo andare a pisciare.
L'aveva piantata lì così, infagottata in quel maglione due volte più grande di lei, gli occhi lucidi e la testa piena di pensieri che lui preferiva non conoscere, perchè sicuramente lo avrebbero fatto sentire solo peggio. 



§§§§§§§§§§§§§§§§



La pioggia battente che aveva investito il campeggio sembrava non accennare a diminuire, costringendo entrambi a rimanere all'interno della casetta. Beth si era rannicchiata sul letto, fingendo di interessarsi a quel libro che aveva già provato a leggere quella stessa mattina, mentre aspettava di sapere se Daryl sarebbe tornato o meno.
Lui si era messo a trafficare su quello che sembrava essere un pezzo di motore, isolandosi in una maniera che a lei non riusciva altrettanto bene, dal momento che più di una volta era stata sul punto di rivolgergli la parola pur di rompere quel silenzio opprimente.
Aveva anche riflettuto sul fatto che lui sembrava voler evitare il più possibile tutti gli altri, e si era chiesta se fosse stato solo per causa sua o se anche prima si fosse isolato così.
Era finita di nuovo a domandarsi chi fosse veramente quell'uomo: una pericolosa minaccia o una reale speranza?
- Ti fanno male?
Sentire all'improvviso la sua voce l'aveva fatta sobbalzare e il libro le era quasi sfuggito di mano.
- Cosa?
Non aveva davvero capito a cosa si stesse riferendo e dal momento che lui aveva riportato lo sguardo su ciò che aveva per le mani, non aveva trovato alcun indizio.
- I polsi.
Si era chiesta se avesse notato i segni che le aveva lasciato e ora aveva avuto la risposta.
- Un pò, quando li muovo.
Era calato di nuovo il silenzio, interrotto solo dal rumore della pioggia.
- Mi dispiace, ma non mi hai lasciato molta scelta.
Aveva lottato con tutte le sue forze contro di lui, in effetti, anche se poi di fatto non era servito a niente.
- Non l'avevo mai fatto prima.
Non sapeva perchè glielo avesse detto, non era certo per giustificarsi, forse era più per esternare qualcosa che aveva stupito anche lei. Ripensandoci, aveva avuto l'impressione che in quei momenti un'altra Beth avesse preso il sopravvento, qualcuno che nemmeno lei conosceva.
- Volevo uccidervi veramente.
Ecco, lo aveva detto. E ora si rendeva conto che insieme a tutto il resto, anche quello aveva contribuito a soffiare tempesta sulle sue emozioni già così provate. Beth Greene sarebbe potuta diventare un'assassina. La cosa le aveva procurato un brivido gelato lungo la schiena. 
- Lo avevo intuito.
Forse era stata ironica quella risposta, o forse no. In ogni caso lo aveva indotto a lanciarle un'occhiata, quasi per sottolineare che la sua reazione era stata proporzionale alle sue intenzioni.
- Quante persone hai ucciso, tu?
Le immagini di come aveva ucciso Scott erano state evocate da quella domanda, facendole trattenere quasi il fiato in attesa di conoscere la risposta, sempre che lui fosse stato intenzionato a fornirgliela.
- Potrei dirti uno, oppure cento. Ma potrebbe essere falso in entrambi i casi, no?
Sembravano diventati di ghiaccio gli occhi che le aveva puntato addosso, una barriera impenetrabile dietro cui aveva appena intravisto agitarsi delle ombre.
- Oppure potresti dirmi la verità.
Le era sembrato importante quel momento, e ora capiva di più il perchè Rick avesse affidato a tre domande in particolare la decisione se accettare qualcuno o meno nel proprio gruppo. Quando chiedevi ad un uomo se aveva ucciso qualcuno, fissandolo negli occhi, nessuno riusciva veramente a nascondere la verità.
- Nove.
- Perchè?
- Otto perchè se no sarei morto io, uno per te.
"Non sta mentendo".
Era stata la voce di Rick a dirglielo, ma era la sua mente ad aver elaborato quel pensiero, mentre i suoi occhi non avevano smesso di fissarne altri due che non erano stati più così impenetrabili come prima.


§§§§§§§§§§§§§§§§



Si era svegliato di soprassalto, tutti i sensi in allerta.
La prima cosa di cui si era accorto, era che aveva smesso di piovere. Si era addormentato ascoltando il battere della pioggia sul tetto di legno, qualcosa che gli aveva ricordato come da bambino avesse trascorso lunghe notti a trattenere lacrime di dolore, perchè gli avrebbero procurato solo altre cinghiate.
La seconda che doveva essere ancora notte, perchè dalle persiane non era filtrata la minima luce, lasciando la stanza totalmente al buio.
La terza cosa, era stato anche il motivo per cui si era svegliato: la ragazzina gli si era rannicchiata contro, allungando un braccio sul suo torace. Doveva essere finita la bombola del riscaldamento e il freddo si era fatto intenso. Nonostante si fosse avvolta nel sacco a pelo, proprio come se fosse stato un bozzolo in cui rifugiarsi, doveva essere andata in cerca di altro calore, trovandolo proprio in lui.
Come aveva fatto ogni sera, aveva atteso che lei crollasse in un sonno profondo, prima di stendersi a sua volta cercando di mettere la maggiore distanza possibile tra di loro. La prima volta che avevano dormito insieme, era successo perchè lui era stato ubriaco fradicio, poi le aveva ribadito il concetto che non si sarebbe spaccato la schiena sul pavimento e lei sembrava aver compreso che a lui interessava davvero solo dormirci in quel letto che avrebbero condiviso.
Che cazzo faccio ora?
Aveva trascorso qualche secondo fermo immobile, aspettandosi da un momento all'altro che anche lei si risvegliasse come era successo a lui. Si era addirittura preparato ad essere aggredito di nuovo, perchè quella vicinanza non voluta certo da lui, l'avrebbe mandata sicuramente in tilt.
La ragazzina, però, aveva continuato a dormire profondamente e aveva deciso quindi di provare a rispedirla nella sua metà di letto. Come prima cosa avrebbe dovuto spostarle il braccio, e istintivamente le aveva quasi afferrato il polso, ricordandosi poi di come li avesse avuti doloranti proprio per colpa sua.
Non potevo fare diversamente.
Si era ritrovato a dirselo ancora, quasi a giustificarsi con se stesso per quel comportamento, che a mente fredda, gli era apparso proprio come una vera violenza.
Quasi le rompevo il braccio.
Lo stesso che adesso era posato sul suo torace e che doveva spostare per poterla allontanare!
Cristo, l'ultima cosa di cui ho voglia è che ricominci a fare l'isterica.
Non che sarebbe stata una reazione sbagliata la sua, perchè lui per primo si sentiva a disagio per quel contatto così ravvicinato. Meditando sul fatto che forse avrebbe potuto recuperare una brandina da qualche parte, aveva cercato di afferrarla per l'avambraccio il più delicatamente possibile. Solo che non appena aveva cercato di sollevarle il braccio, lei si era agitata, farfugliando qualcosa e stringendosi ancora di più a lui.
Merda! Che cazzo fai, ragazzina?
Ora, oltre al braccio, gli aveva appoggiato anche la testa sul torace!
Erano passati altri secondi, ma lei non si era svegliata, rimanendo in quella posizione così intima. Perchè era quello che gli era venuto in mente, che solo poche volte aveva dormito così con qualcuna, anzi, forse solo con una femmina in particolare. Jane era stata l'unica con cui aveva avuto una specie di storia per quasi sei mesi, dopodichè aveva capito che lui era una battaglia persa in partenza, così era passata oltre.
Respingendo quel ricordo tra tanti altri, Daryl era tornato a concnetrarsi su come togliersi da quella posizione scomoda, arrivando alla soluzione che doveva alzarsi punto e basta.
Tanto ormai non si sarebbe più riaddormentato comunque, tanto valeva iniziare a prepararsi per quello che lo aspettava. Cercare delle tracce intorno a quel magazzino non sarebbe stato affatto semplice, però ci doveva provare comunque.
Devo liberarmi di lei.
E doveva farlo anche in quel momento, perciò aveva deciso di provare a scivolare via, magari non si sarebbe svegliata. Non appena si era mosso, però, lei lo aveva trattenuto, probabilmente cercando di trattenere in realtà la fonte di calore aggiuntiva che si era procurata stringendosi a lui.
Non sono una cazzo di stufetta, ragazzina!
Non voleva rimanere un minuto di più con lei così vicina, quindi a costo di beccarsi un'altra ginocchiata nelle palle, le aveva appoggiato la mano sulla spalla per spingerla via.
- Zack... no... resta ancora un pò.
Zack?
- Non sono Zack, ragazzina, perciò mollami!
Cristo, la sua mano gli si era aggrappata alla felpa e, seppure stesse dormendo, l'aveva stretta con forza per trattenerlo. A quel punto gli era venuto istintivo apostrofarla in quella maniera rude, ottenendo così alla fine quello che aveva voluto, cioè che lei schizzasse lontana da lui. Era balzata via con tanta forza, da sbattere persino la testa contro la parete, perchè quel colpo sordo era stato seguito da un lamento.
- Ti sei fatta male?
Ci mancava solo che si fosse rotta la testa!
- Io... sì... cioè... no.. non tanto.
Gli era parso evidente che fosse stata confusa, ma non credeva fosse dovuto alla botta, quanto più al fatto che stesse realizzando di essersi svegliata accanto a lui e non a quello Zack, come invece aveva creduto.
- Okay. Allora rimettiti a dormire, è ancora presto per andarcene.
Sentiva provenire da lei un misto di imbarazzo e timore che lo aveva messo ancora più a disagio, perciò le aveva praticamente ordinato di rimettersi a dormire, sperando così di metterla a tacere. L'ultima cosa che avrebbe voluto, era quella di dover riaffrontare determinati argomenti con lei, tipo quello che non aveva nessuna intenzione di scoparsela.
- Sì... okay. E... scusami.
Lei si stava scusando? E per cosa?
- Per cosa?
Era stata troppa la sorpresa, per non chiederglielo.
- Per averti confuso con qualcun'altro.
Era certo che le fosse costato uno sforzo notevole dirglielo, e per un attimo era stato tentato di chiederle anche chi fosse stato quello Zack, ma poi si era dato del coglione da solo.
- Non importa.
Sì, alla fine non gli importava davvero, perchè sperava che tutto quello che la riguardava potesse tornare a non essere più un suo problema.


 
 
*Spazietto autrice - che si scusa ancora per il ritardo*


Sono anch'io una lettrice e so cosa vuol dire aspettare, per cui cercherò sempre davvero di rispettare i tempi di pubblicazione.
Detto questo, parlando del capitolo, ci tenevo a dirvi che l'avvicinamento tra Daryl e Beth è una faccenda che prendo molto sul serio. Nel senso che vorrei fosse il più verosimile possibile, quindi è una strada piuttosto lunga - anche un pò in salita - quella da percorrere. Lo dico perchè immagino li vorreste vedere al più presto avvicinarsi (vedi l'altra mia ff "Alchimia"! Lì sì che mi sono sfogata anch'io! XD), però considerate la situazione in cui sono calati, che li vede sconosciuti a tutti gli effetti.
Per farla breve, devo chiedervi di portare pazienza e seguire il loro cammino, perchè poi le soddisfazioni arriveranno!!!!!!! XD
Aspetto le vostre impressioni, o direttamente gli insulti... come preferite!! XD
A presto e buon week.
Serena

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ciao, eccomi ad aggiornare!
Sul capitolo di oggi posso solo dire una cosa: arrivate alla fine di sicuro mi odierete! Perciò, cercherò di farmi perdonare nello spazio in fondo, così magari mi odierete un pò meno! XD
Buona lettura.
Serena



                                  CAPITOLO  7





Fermi a debita distanza dall'ingresso del magazzino, Beth aveva aspettato che Daryl la mettesse a conoscenza di quello che intendeva fare. Il viaggio sino a lì era stato privo di intoppi, anche il tratto che avevano fatto a piedi dopo aver lasciato la moto nello stesso punto in cui si era fermati anche due pomeriggi prima, quando era stato il turno di Daryl di sorvegliarlo. Ovviamente era stato costretto a portare anche lei e avevano praticamente passato tutto il tempo in silenzio, seduti nel punto in cui ora, invece, stava aspettando istruzioni.

Lui aveva osservato il magazzino ancora per qualche minuto, silenzioso e concentrato, poi le aveva finalmente rivolto la parola.
- Entreremo prima nel magazzino. Dovrai guardarti intorno con attenzione e dirmi se vedi qualcosa che può essere ricollegabile ai tuoi amici.
La parola "amici" l'aveva pronunciata con la massima indifferenza, come se per lui fosse stato un concetto astratto, sconosciuto. Qualcosa che non gli aveva provocato la minima emozione nonostante stessero parlando di persone e non di oggetti inanimati.
- Poi ci sposteremo fuori e perlustreremo i dintorni.
A quel punto l'aveva guardata negli occhi, in quella maniera che lei aveva imparato a riconoscere come una richiesta di massima attenzione da parte sua, perchè stava per dirle qualcosa di fondamentale.
- Ragazzina, niente iniziative, niente chiacchiere inutili, niente distrazioni. Io ti dico cosa fare e tu lo fai senza discutere, chiaro?
Non c'erano margini perchè lei potesse fraintendere quello che le stava dicendo: comandava lui, punto e basta. Non si era aspettata che le cose potessero andare diversamente, non era un vero e proprio "aiutarsi" a vicenda il loro. Entrambi condividevano soltanto la stessa speranza: quella di potersi liberare l'uno dell'altra. Se poi non le stava mentendo, perchè se no il discorso sarebbe stato ancora diverso. Ma non voleva tornare coi pensieri a quanto aveva deciso su di lui, si era anche già abbastanza tormentata il giorno prima.
- Sì, va bene.
A quel punto Daryl l'aveva sorpresa, perchè oltre al suo coltello, dallo zaino aveva sfilato anche una pistola. Gli aveva sempre e solo visto usare la balestra, quindi quell'arma le aveva fatto saltare il cuore in gola.
- Non fare quella faccia, anche questa è per te.
E gliel'aveva tesa, insieme al coltello.
- Usala solo se è proprio necessario.
Era tornato a fissarla negli occhi, mentre il suo cuore non aveva smesso di galoppare.
Ho in mano una pistola carica.
Era stato Rick ad insegnarle a sparare, perciò si era accorta che quella aveva il colpo in canna e la sicura inserita.
- Se mi accorgo che stai per spararmi, mi difenderò. L'occasione per uccidermi senza che reagissi te la sei già giocata.
Non lo aveva certo dimenticato, infatti in quel momento si sentiva nella stessa identica maniera, come sull'orlo di un precipizio.
- Andiamo. Stammi dietro e cerca di fare il meno rumore possibile.
Senza attendere di capire cosa avrebbe fatto con quella pistola tra le mani, le aveva dato le spalle, partendo deciso in direzione del magazzino e rendendosi un bersaglio estremamente facile.
A discapito di quanto le aveva appena detto, non sarebbe nemmeno riuscito a voltarsi in tempo per vederla alzare la pistola e sparargli nella schiena.
Mi sta mettendo alla prova.
Quel pensiero le aveva attraversato la mente come un fulmine, illuminando quel caos momentaneo in cui era precipitata la sua mente.
Non avevi detto che gli credevi? Allora seguilo, forza.
La voce di Rick era stata forte e chiara, proprio come se lo avesse avuto lì accanto, tanto che si era guardata intorno, nella folle speranza di vederlo apparire veramente.
- Muoviti, ragazzina! Non ho intenzione di passare qui tutta la giornata!
Ma ad essere reale era stata solo la figura di Daryl, voltato verso di lei con un'espressione chiaramente spazientita. Per un attimo aveva rafforzato la presa sul calcio della pistola, sentendola più salda nelle mani.
Poi come era arrivata, la scarica di adrenalina era scemata via, spingendola a riporre la pistola nella tasca posteriore dei jeans per seguirlo.
- Arrivo.
Si era messa a seguirlo cercando di essere altrettanto silenziosa ed attenta, mentre dentro di sè si era rinnovata la speranza di poter davvero uscire da quella situazione con lui.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§



L'interno del magazzino era stato in penombra e silenzioso come la prima volta che ci era entrato con gli altri, sicuri che invece qualche vagante lo avrebbero trovato. In realtà c'erano stati, ma qualcuno li aveva già ammazzati. Questo era stato il primo indizio che qualcuno lì dentro fosse già passato, poi avevano trovato anche il cappello e le bende a renderli certi che fosse andata proprio così.
Avevano capito che si era dovuto trattare di gente nomade, perchè avevano lasciato un sacco di cose utili, ma difficilmente trasportabili senza una macchina o qualche altro mezzo di trasporto.
Dietro di lui, la ragazzina lo seguiva guardandosi attorno con attenzione proprio come gli aveva chiesto di fare. Anche se credeva che ora lo stesse facendo più per sè, che non per lui.
- Su per le scale, dove c'è l'ufficio.
Le aveva parlato sottovoce, perchè non faceva mai l'errore di credersi veramente al sicuro, anche se tutto sembrava dire che la situazione fosse tranquilla.
L'aveva invitata ad andare avanti, preferendo questa volta coprirle lui le spalle, visto che le ampie vetrate gli avevano già permesso di vedere che non si poteva nascondere nessuno al suo interno.
Accellerando il passo, lei era salita quasi senza sfiorare i gradini, lasciandolo indietro di qualche metro. Quando l'aveva raggiunta dentro l'ufficio, era già stata intenta ad esaminare il piccolo divano su cui appariva chiaro che si fosse steso qualcuno ferito. C'era stata un'unica macchia al centro, piuttosto estesa, segno che il ferito aveva perso molto sangue.
- Il cappello dov'era?
Quasi aveva fatto fatica a sentire la voce della ragazzina, mentre anche lui era tornato ad esaminare la stanza con molto più attenzione rispetto alla prima volta che c'era stato.
- Su quel mobiletto.
Con la testa gli aveva fatto cenno verso il mobiletto che si trovava proprio di fianco al divano. Aveva visto le sue spalle piegarsi leggermente, come se un peso enorme gliele avesse schiacciate verso il basso.
- Avevi ragione. Non c'è niente di ricollegabile a Judith.
Ecco cos'era stato a suscitarle quella reazione, il pensiero della poppante.
- Però sono abbbstanza convinta che insieme a Carl, potesse esserci Michonne.
Si era voltata verso di lui, mostrandogli uno sguardo che era stato un'insieme di emozioni: dolore, angoscia, paura e... speranza.
Speranza per chi, ragazzina? Per te o per loro?
Però non si era fatto distrarre da quel pensiero, puntando su quello che gli interessava di più.
- Cosa te lo fa pensare?
Lei aveva fatto cenno oltre le sue spalle.
- Ai vaganti qui dentro hanno tagliato di netto la testa. Michonne usa una katana come arma. Perciò se non siete stati voi ad ucciderli in quella maniera, potrebbe essere stata lei.
Tipa tosta, questa Michonne.
Ma non si era fatto distrarre nemmeno da questo, continuando a fissare la ragazzina che era tornata a guardarsi attorno.
- Qualcos'altro?
Ma lei aveva scosso le spalle, nonostante non avesse smesso di perlustrare l'ufficio come se ne andasse della sua stessa vita.
- No, niente.
Gli era sembrata sincera, perciò non c'era rimasto molto da fare lì dentro.
- Okay, allora usciamo.
Avevano fatto il percorso a ritroso molto più velocemente, dal momento che non avevano più avuto interesse nel guardarsi in giro. Una volta fuori, era tornato ad essere lui quello che poteva individuare qualcosa di utile, perciò le aveva fatto segno di seguirlo, per evitare che potesse coprire qualche evantuale traccia.
Anche se era abbastanza scettico al riguardo, dal momento che se anche ci fosse stata, la pioggia battente della notte l'aveva quasi sicuramente cancellata.
Comunque, aveva iniziato a perlustrare lo spazio antistante il magazzino, decidendo poi di seguire quella che sarebbe stata la direzione migliore da prendere, specie se qualcuno fosse stato ferito. Si era inoltrato, perciò, nell'unica parte di bosco circostante dove il terreno appariva meno impervio, iniziando a perlustrarlo attentamente.
- Non mi sento bene.
Nel sentire la voce della ragazzina, Daryl si era reso conto di quanto fosse stato concentrato nel loro procedere, tanto che era quasi arrivato a dimenticarsi della sua presenza.
Quasi, appunto.
Perchè una parte di lui lo aveva incitato a bloccarsi immediatamente per voltarsi verso di lei.
- Qual'è il problema, ragazzina?
E' vero che stavano camminando già da un pò, ma non da provocarle quella reazione. Si era infatti appoggiata ad un albero, gli occhi chiusi e il viso pallido.
- Mi gira la testa.
Cazzo, ci mancava anche quello a complicargli la vita!
- Siediti, allora.
Gli sembrava stesse davvero facendo fatica a reggersi in piedi, stava infatti tremando violentemente.
- No, ora mi passa.
- Se, come no. Si vede.
- Ho detto che mi passa.
Aveva cercato di mostrarsi convinta, senza riuscirci minimamente, però. Non avrebbe avuto voglia di doversi occupare di lei, ma non aveva molta altra scelta. Perciò si era avvicinato e l'aveva praticamente spinta giù, obbligandola a sedersi.
Lei aveva aperto gli occhi, guardandolo con una faccia ancora più pallida e tirata, mentre lui aveva aperto lo zaino per prenderle dell'acqua.
- Bevi.
Lei aveva fatto cenno di no con la testa, tornando a chiudere gli occhi e cercando di inspirare profondamente.
- Cristo, non starai mica per svenire, ragazzina?
Ma non aveva nemmeno finito di dirlo, che lei era già stata priva di sensi, scivolando distesa su un fianco.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Quando aveva aperto gli occhi, Beth era stata abbastanza confusa, più che altro perchè non ricordava di essersi addormentata. E le ci era voluto qualche secondo ancora, per realizzare che si trovava sdraiata a terra e per di più in un bosco. L'istinto, a quel punto, aveva preso il sopravvento, spingendola a sollevarsi di colpo, perfettamente consapevole di quanto fosse stato rischioso restarsene lì sdraiata, pronta per essere attaccata dai vaganti.
- Non ti agitare, ragazzina, sei solo svenuta.
Era stata subito colta da un violento capogiro non appena si era messa seduta, mentre con una certa fatica aveva riconosciuto la voce alle sue spalle. Aveva provato a voltarsi, ma una fitta le aveva trapassato il cranio, strappandole un gemito.
- E hai battuto la testa.
C'era stata una certa ironia nella voce di Daryl, però non nel suo sguardo. Si era spostato davanti a lei, permettendole di incontrare i suoi occhi seri ed attenti, che la stavano scrutando dall'alto con una certa intensità.
- Non dovrebbe essere niente di grave.
A discapito di quello che aveva detto, lei aveva avuto la sensazione che stesse cercando però di valutare che le cose stessero proprio così.
- Vuoi un pò d'acqua?
Ora si trovava alla sua stessa altezza, perchè si era accovacciato accanto a lei, tendendole la bottiglietta.
- Sì, grazie.
Non aveva avuto ancora del tutto le idee chiare, ma la bocca impastata, quella sì era stata una certezza. L'acqua le era sembrata addirittura fresca, tanto le aveva dato sollievo nel berla.
- Va meglio?
La stava sempre fissando in quella maniera attenta, seguendo ogni suo movimento.
E' davvero preoccupato per me?
Il suo cervello aveva formulato quella domanda, ma non era stato in grado di darsi anche una risposta certa.
- Sono un pò confusa, a dire il vero.
Stava cercando di mettere insieme i pensieri, ma le sembrava un'impresa piuttosto al di sopra delle sue forze, in quel momento. Daryl, nel frattempo, si era messo seduto anche lui, rimanendole vicino.
- Ti fa male da qualche parte, la testa?
A parte la confusione, in realtà non sentiva un dolore fisso, così gli aveva fatto cenno di no.
- Posso?
Lui aveva sollevato la mano, facendole capire che voleva comunque controllargliela.
Sembra davvero preoccupato.
Di nuovo si era affacciato quel pensiero e questa volta lo aveva soppesato meglio, cercando nello sguardo di Daryl una conferma. Ma i suoi occhi erano diventati inespressivi, una qualità che gli aveva invidiato più volte quella di riuscire a non mostrare le proprie emozioni.
- Sì.
Si era aspettata forse un tocco più rude, invece la sua mano era stata delicata nell'affondare tra i suoi capelli, per toccarle dapprima la nuca e poi spostarsi verso la sommità della testa.
- Niente bozzi o tagli.
L'aveva ritratta con la stessa delicatezza, stupendola ancora per la capacità di riuscire ad esercitare un tocco così leggero. Si era mossa a disagio davanti a quel gesto e per distogliere lo sguardo, aveva bevuto ancora un sorso d'acqua.
- Ti ricordi cosa è successo?
Non aveva smesso di fissarla, rendendola cosciente di quanto la rendesse vulnerabile sentirsi addosso i suoi occhi per un tempo così prolungato.
- Sì, certo. Stavamo cercando delle tracce da...
- No, intendo se ti ricordi perchè sei svenuta.
L'aveva interrotta con quel modo brusco che aveva di rivolgerle la parola, facendola tornare col pensiero a quanto era stato invece delicato il suo tocco.
Quanto vorrei sapere chi sei realmente, Daryl Dixon, per potermi davvero fidare di te.
- Stavo pensando a...
A Carl e Michonne, che erano stati così vicini a lei... e non solo a quello. La mente le si era riempita anche con i ricordi di suo padre, di Maggie, della piccola Judith, di come Lori si fosse sacrificata per darla alla luce... di quanto si fossero illusi tutti di essere stati al sicuro nella prigione e di come il Governatore invece li avesse distrutti. Aveva sentito di nuovo lo stesso nodo stringerle la gola, privandola della capacità di respirare.
- Porca puttana, ragazzina, non farlo di nuovo!
Stavolta l'aveva afferrata per una spalla in maniera decisa, scuotendola senza tanti riguardi.
- Smettila di pensare se ti fa questo cazzo di effetto!
- Non ci riesco.
Quella verità le era uscita insieme ad un singhiozzo, seguito da un altro e da un altro, e un altro, sino a che era diventato un pianto inarrestabile che aveva sorpreso anche lei, per la maniera improvvisa con cui l'aveva travolta.
Era stato come il rompersi di una diga, che sino all'attimo prima era stata integra e l'attimo dopo si era sbriciolata, lasciando fluire tutto ciò che aveva trattenuto.
- Merda...
Quell'imprecazione era stata seguita da un movimento che aveva annunciato l'intenzione di Daryl di alzarsi e allontanarsi, ma lei glielo aveva impedito, stringendogli una mano. Non c'era stata nessuna precisa volontà in quel gesto, se non l'istinto di volersi aggrappare a qualcosa per non farsi trascinare a fondo dalla marea di emozioni che l'avevano travolta. Immagini della sua vita di prima si mischiavano a quelle di dopo l'apocalisse, nutrendo a piene mani quel dolore che aveva cercato di respingere nel profondo della sua anima e che adesso sembrava voler risalire a galla tutto insieme.
- Ti prego, non lasciarmi anche tu.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Ovviamente era stato preso in contropiede dalla ragazzina, che gli si era gettata praticamente addosso, dopo averlo trattenuto per una mano.
"Ti prego, non lasciarmi anche tu".
Quelle parole non erano state rivolte veramente a lui, ci era arrivato subito, però lo avevano colpito lo stesso come un pugno nello stomaco. Quella era stata la sensazione che gli avevano provocato, lasciandolo momentaneamente esposto davanti a quel pianto che sembrava non dover finire mai.
Non si era mosso, quasi non aveva respirato, mentre lei era rimasta aggrappata al suo giubbotto, la faccia premuta contro di lui. Davanti a quello sfogo, Daryl si era sentito completamente impreparato ed inadeguato.
Non aveva avuto esitazioni nel gestire la rabbia omicida di quella ragazzina, mentre invece era rimasto totalmente spiazzato da quella richiesta di aiuto.
Perchè lo aveva capito cosa avrebbe voluto da lui in quel momento: essere consolata e rassicurata. Due parole di cui ne conosceva il significato, ma non l'aspetto pratico. Nessuno lo aveva mai fatto con lui, perciò si era sentito del tutto incapace di farlo a sua volta.
Che cazzo avrei dovuto dirle, poi?
Quella domanda lo aveva tormentato più del dovuto, tornando a punzecchiarlo ogni volta che aveva posato gli occhi su di lei dopo quel dannato pianto. Quando finalmente aveva smesso di inzuppargli il giubbotto, era tornata abbastanza padrona di sè da rendersi conto che si era lasciata andare in quella maniera proprio con lui. Così sul suo viso stravolto dalle lacrime, era comparso lo stesso disagio che provava anche lui.
Lui che non aveva mai pregato, in quel momento lo aveva fatto per chiedere a qualsiasi Dio fosse stato in ascolto, di farle tenere la bocca chiusa. L'ultima cosa che avrebbe voluto, era che lei cercasse in qualche maniera di scusarsi, o peggio, di volerne parlare con lui.
E qualcuno doveva averlo ascoltato, perchè quando si era potuto finalmente alzare, lei se ne era stata zitta e buona, lo sguardo rivolto ovunque, tranne che a lui.
Tutti e due erano stati impegnati a riprendere il controllo sulle proprie emozioni, cercando un modo per dimenticare quanto era appena successo.
Cristo, è solo una ragazzina, possibile che ti fotta così?
Provava una rabbia sorda all'idea che lei riuscisse a scombussarlo così, quando davanti a cose ben peggiori, era rimasto del tutto indifferente. Perciò, ad un certo punto, era stato in malo modo che le aveva detto che si sarebbero dovuti muovere se volevano concludere qualcosa.
Le aveva lasciato abbastanza tempo per riprendersi anche fisicamente e visto che quando si era rimessa in piedi non aveva dato segno di altri cedimenti, avevano ripreso il cammino.
Si era accorto subito, però, di non riuscire più a concentrarsi come prima, ritrovandosi troppo spesso a prestare più attenzione a lei, che non a ciò che lo circondava. In quelle condizioni, non avrebbe trovato un bisonte nemmeno a ritrovarselo di fronte!
Merda, merda, merda!
- Torniamo indietro.
Sul serio, sarebbe stato inutile proseguire. Gli era già sembrato difficile trovare qualche traccia prima, ora sarebbe stato impossibile.
- Perchè?
Lei si era mostrata subito contraria a quell'idea, guardandolo dritto negli occhi, nonostante fosse stato evidente che le era costato un notevole sforzo, perchè quel pianto condiviso pesava come un macigno su tutte e due.
- Perchè non credo siano passati di qua.
In effetti non aveva trovato nulla che glielo facesse pensare e nell'incertezza, preferiva non spingersi oltre visto che la sua lucidità era andata a puttane.
- Però non lo puoi escludere, giusto?
Okay, non aveva nessuna voglia di mettersi a discutere con lei, perciò aveva subito chiarito le cose.
- Se vuoi un miracolo, ragazzina, rivolgiti a Dio e non al sottoscritto, okay?
- Hai detto che avresti provato a cercarli.
Era stata pronta nel ribattere, e lo aveva trovato incredibile visto quanto era successo poco prima, ma aveva iniziato a capire che da lei si sarebbe dovuto aspettare di tutto.
- E che cazzo avrei fatto, finora, secondo te?
Si era incazzato sul serio davanti a quell'accusa, senza sapere nemmeno bene il perchè gli avesse dato così fastidio. L'aveva vista passarsi le mani sul viso, come a voler radunare le idee, prima di rivolgergli ancora la parola.
- Sì, è vero, scusami. Intendevo dire... che vorrei non smettessi di farlo.
Era tornata a scusarsi con lui, come se davvero quella in torto fosse stata lei.
Non tu, che la stai usando pur di non affrontare Merle.
Aveva odiato quella parte di coscienza che aveva deciso di ricordargli il perchè si fosse legato a doppio filo con lei. Almeno all'inizio, perchè adesso le cose erano un pò cambiate per lui, anche se cercava di negarlo con tutto se stesso.
- E non lo farò. Cambieremo solo sistema.
Lei aveva cercato di interpretare quella risposta, senza però riuscirci.
- Cosa significa?
Ci aveva pensato la notte prima, quando non era più riuscito a dormire sempre per causa sua, a cos'altro avrebbe potuto fare se quel tentativo si fosse rivelato inutile.
- Proveremo ad esplorare i dintorni seguendo la cartina della zona. Così saremo sicuri di aver percorso ogni possibile strada. Se uno di loro è ferito, saranno lenti nello spostarsi e lasceranno di sicuro altre tracce.
In quegli occhi chiari aveva visto molto più che delusione davanti alla sua proposta, era stata pura disperazione.
- Sarà come cercare un ago in un pagliaio.
- Può essere, ma sarà sempre meglio che non fare un cazzo, non trovi? 
Frustrazione e rabbia erano le due cose che principalmente stava provando in quel momento, perchè lei e la sua cazzo di disperazione, lo facevano sentire a disagio. Incazzato, nervoso e ... inutile! Proprio così si sentiva e non gli piaceva per niente
- Ci vorrà tempo. 
- Mi sembra che tu non abbia molto altro da fare, no?
Era stata una battuta cattiva, sicuramente, ma non credeva che il suo impallidire fosse dovuto solo a quello.
- Tu non ti rendi conto.
- Di cosa?
Stava davvero perdendo la pazienza, perchè avrebbe tanto voluto non dover discutere con lei di qualcosa che gli sembrava chiarissimo: non c'erano molte altre soluzioni per cercare i suoi amici.
- Di come mi sento io.
Oh, cazzo! Questo no, proprio no! Non lo avrebbe tirato in mezzo in una discussione del genere!
- Ascolta, ragazzina...
- No ascoltami tu, perchè io non tornerò indietro con te.
Merda! Stava andando sempre peggio...
- Da sola avrai ancora meno probabilità di trovarli.
- Non importa, ma almeno mi sarò liberata di voi.
- Niente affatto, perchè ti verranno a cercare.
L'aveva guardata dritta in faccia, perchè non avesse dubbi sul fatto che sarebbe successo esattamente quello che stava per dirle.
- Mio fratello ci andrà a nozze con l'idea di darti la caccia. Non mollerà finchè non ti avrà trovata, perchè anche lui ha un sacco di tempo e non molte cose da fare.
- Potrebbe farlo solo se tu gli dirai dove cercarmi. Ma se tu mentirai sul luogo in cui sono riuscita a sfuggirti, non mi troverà mai.
Ancora una volta aveva pensato di lei che fosse imprevedibile: gli sembrava debole e fragile un attimo prima, coraggiosa e determinata quello subito dopo. Tanto determinata da avere il fegato di parlargli in quella maniera.
- Quindi mi stai chiedendo di scegliere definitivamente tra te e mio fratello?
- Hai detto sin dall'inizio che volevi solo aiutarmi e che non mi avresti fatto del male.
Lo stava mettendo alle strette, niente di più, niente di meno.
- Se è davvero così, questo è il momento di dimostrarlo.
Cristo, ma era davvero la stessa persona che prima piangeva disperata aggrappata a lui come se fosse stato una cazzo di roccia a cui tenersi per non cadere in un burrone?
Sì, era sempre lei, e pareva proprio decisa ad andarsene per la sua strada.
Da sola.
E proprio in quelle due, dannatissime, parole c'era tutto quello che lo stava fottendo alla grande. Perchè sì, lei lo fotteva proprio alla grande. Lei e quei suoi cazzo di occhi che non gli lasciavano scampo.
- Non puoi andartene in giro da sola, non ti voglio sulla coscienza, ragazzina.
Ecco! Lo aveva sputato fuori sul serio! Era riuscita a strappargliela quella cazzo di verità, alla fine.
- Cazzate! Tu non vuoi salvare me, ma te stesso! Non lo so che problema abbia tuo fratello, ma di certo so qual'è il tuo: hai una paura fottuta di lui!
Lo aveva percorso una scarica di adrenalina così potente da sembrargli che fosse stata una frustata a colpirlo. Una sensazione molto simile a quando gli arrivava la prima cinghiata, l'unica in grado di fargli veramente male, perchè poi le altre si sovrapponevano ad un dolore che già aveva metabolizzato.
- Non sai un cazzo di me, ragazzina! Te l'avevo già detto, ma continui a fare lo stesso, stramaledetto errore! Spari sentenze del cazzo e basta!
Le si era avvicinato a muso duro, ma lei non era arretrata, era rimasta a fissarlo con uno sguardo che gli aveva procurato un'altra scarica di adrenalina tanto era stato convinto di essere nel giusto.
- Invece ho capito più di quello che credi! Sei un'altra persona quando siamo lontani da lui, ma quando c'è, tu cambi completamente! E nel frattempo che cerchiamo i miei amici, non voglio dover scoprire cosa farai quando ti chiederà, magari, una prova concreta del fatto che dici di scoparmi! O magari che vorrà farlo anche lui! Perchè sono certa che gli diresti di accomodarsi e di farmi pure tutto quello che vuole! 
Lo aveva spintonato violentemente, tanto da riuscire a fargli fare qualche passo indietro.
- Tu non hai una coscienza, Daryl Dixon. Hai solo un cervello che ragiona in funzione di tuo fratello e di quello che vuole lui!




§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Non lo sapeva nemmeno lei come fosse finita a gridargli contro quelle accuse, che peraltro riteneva fondate, quando soltanto poco prima aveva cercato proprio in lui conforto e  comprensione.
Forse era davvero arrivata al limite delle sue forze. Il punto di rottura oltre il quale avrebbe smesso di combattere la battaglia contro quella parte di se stessa che continuava a dirle di arrendersi all'idea che aveva perso davvero tutti, che per quanto li avesse cercati, non li avrebbe più rincontrati.
Carl e Michonne, forse anche Rick, erano vivi! Questo le aveva ridato l'illusione che potesse esserlo anche Maggie. Non voleva tornare in quel posto dove ogni volta sentiva che un pezzettino di quella speranza moriva irrimediabilmente, schiacciata dalla crudeltà di Merle e degli altri.
- Io non torno indietro con te.
Lo aveva fatto, gli aveva puntato contro la pistola.
- Se proverai a trattenermi o ad inseguirmi, ti ucciderò, Daryl.
Non sei un'assassina, figlia mia.
Aveva ignorato la voce della sua coscienza, mascherata dietro quella di suo padre.
- Giuro su Dio che lo faccio veramente, questa volta.
Aveva sentito più che mai il peso di quegli occhi su di lei, pieni di rabbia e di qualcos'altro che non voleva cercare di capire, perchè era già troppo impegnata a tenere le sue, di emozioni, sotto controllo.
- Se davvero vuoi aiutarmi, lasciami andare e basta.
Lo aveva tenuto sotto tiro, le mani molto più ferme di quanto avrebbe immaginato. Mentre lui era rimasto immobile, lei aveva iniziato a fare qualche passo indietro.
La distanza fisica tra di loro era cresciuta, ma i loro occhi erano rimasti incatenati. Il lineamenti di Daryl non le erano mai apparsi così tesi come in quel momento, nemmeno quando era stato lui a lasciarle la scelta se ucciderlo o meno.
Non tornerò indietro con lui. Non tornerò indietro con lui. Non tornerò indietro con lui.
Ad ogni passo indietro, se lo era ripetuto con tutta la determinazione che provava, sino a che la distanza tra loro era stata tale, per cui la vegetazione le aveva reso impossibile tenerlo ancora perfettamente sotto tiro.
A quel punto era stata obbligata a scegliere tra voltarsi e mettersi a correre, oppure restare ferma e vedere cosa avrebbe fatto lui.
Quanto tempo fosse passato da che aveva deciso di rimanere immobile non avrebbe saputo dirlo, però il momento in cui lo aveva visto voltarsi e sparire dalla sua visuale le era sembrato dilatarsi in maniera spropositata.
Ed era passato altro tempo ancora, mentre ferma nello stesso punto, era rimasta in attesa di essere trapassata da una freccia oppure aggredita alle spalle, oppure catturata.
La luce nel bosco era cambiata gradualmente, dandole modo di capire che sicuramente erano state ore e non minuti, quelli in cui era rimasta immobile ad aspettare.
Ma non era successo niente, nemmeno quando aveva trovato la forza di rompere quell'immobilità, iniziando a camminare in una direzione qualsiasi, purchè rendesse reale la sensazione di essere libera.
Perchè passo dopo passo, mano mano che le ombre erano calate a dirle che presto avrebbe fatto buio, si era davvero concessa di pensarlo.
Mi ha lasciato andare.
Non si era illusa che avrebbe mentito anche a suo fratello, ma intanto le aveva lasciato la possibilità di mettere più distanza possibile tra di loro, e questo era davvero più di quanto potesse sperare.






*Spazio Autrice che domanda a Daryl: ma come, la lasci andare sul serio?*


E secondo voi, cosa risponderà?
Intanto che aspettate di scoprirlo nel prossimo capitolo (mi odiate un pò di meno, ora che sapete quanto dovete aspettare? XD) che ne dite di azzardare delle ipotesi? Che cosa potrà succedere? Sono curiosa di sapere cosa pensate possa avere in mente il nostro arciere preferito!
Colgo l'occasione per ringraziarvi di essere sempre lettrici affezionate, anche chi lo fa silenziosamente, perchè mi rende davvero felice di condividere questa mia storia con voi.
Un bacio e a presto.
Serena



    

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Buongiorno!
Scusate il ritardo nell'aggiornare, ma è un periodo che ho molto meno tempo per scrivere rispetto a quello che vorrei! Tra l'altro, ci tenevo a questo capitolo, perchè ha decisamente la sua importanza.
Ma non voglio anticiparvi nulla, quindi ci risentiamo nello spazio in fondo.
Buona lettura.
Serena



                                  CAPITOLO  8




La notte appena passata le aveva ricordato la prima trascorsa nel bosco dopo essere fuggita dalla prigione. La morte di suo padre, la perdita di Maggie e di tutti gli altri, unita alla disperazione di essere completamente sola, le aveva impedito di chiudere occhio, nonostante fosse stata sfinita  dalla lunga corsa a perdifiato che l’aveva condotta lontana dalla mandria di vaganti.

Come era successo allora, anche adesso, quando aveva iniziato ad albeggiare, si era ritrovata completamente intirizzita, tanto che aveva dovuto fare uno sforzo immane per lasciare il rifugio di fortuna che aveva trovato nel tronco cavo di un albero, in cui si era rannicchiata per superare la notte.
Una volta in piedi, mentre aveva tentato di sciogliere i muscoli rattrappiti, era rimasta in ascolto dei suoni circostanti. Le erano parsi tutti naturali, soprattutto non aveva colto niente di simile al ringhio prodotto dai vaganti, per cui aveva deciso di muoversi nella direzione da cui stava sorgendo il sole.
L’altra volta quella decisione le aveva portato fortuna, infatti si era imbattuta solo dopo due giorni in una cittadina, magari lo sarebbe stata anche questa volta.
Lo stomaco aveva preso a brontolarle quasi subito, ricordandole che l’ultima volta che aveva mangiucchiato qualcosa, era stato la sera prima, quando ancora era stata in compagnia di Daryl.
“Compagnia” era la parola sbagliata per definire la situazione che aveva vissuto con lui, ma poi aveva pensato che non aveva più nessuna importanza cercarne una migliore, perché poteva considerare quella parentesi chiusa.
Ora doveva concentrarsi unicamente su due cose: procurarsi del cibo per mantenere le forze e trovare un riparo più sicuro dove poter fare il punto della situazione con più calma.
Entrambi gli obiettivi si presentavano difficili da raggiungere, però se non si era arresa prima, quando le sembrava davvero tutto perduto, non lo avrebbe fatto di certo ora che aveva trovato la prova certa che qualcun altro, oltre a lei, era sopravvissuto alla caduta della prigione.
Michonne era stata cento volte più in gamba di lei, quindi lei e Carl dovevano essere sicuramente ancora vivi.
Sostenuta da quel pensiero, Beth camminava prestando la massima attenzione a tutto ciò che la circondava. Aveva fatto solo una breve sosta da quando si era messa in cammino, decidendo di fermarsi più a lungo solo quando aveva avuto la fortuna di imbattersi in alcuni cespugli carichi di bacche commestibili. Dopo averne mangiate una buona quantità, aveva pensato che avrebbe dovuto trovare al più presto il modo di bere qualcosa, però non voleva angosciarsi più di tanto, cullandosi nella speranza che ci sarebbe riuscita prima di iniziare a patire la sete vera e propria.
In questo senso, il freddo era d’aiuto, anche se l’idea di passare un’altra notte come quella appena trascorsa la spaventava indubbiamente.
Quando si era fermata davanti ad un’ampia radura, indecisa se attraversarla o aggirarla rimanendo al riparo nel bosco, era stato anche il momento in cui il destino l'aveva di nuovo tradita.
- Fine della gita, bambolina.
Era stata questione solo di secondi, prima di ritrovarsi con Merle alle sue spalle, pronto a sfilarle la pistola dalla tasca posteriore dei jeans. Immediatamente la mano le era corsa al coltello ancora nel fodero, ma un'altra voce l'aveva letteralmente congelata.
- Io non lo farei, se fossi in te, ragazzina.
Aveva dovuto vederlo con i propri occhi che lui fosse davvero lì, voltandosi e ritrovandolo più minaccioso che mai con in mano la balestra puntata su di lei.
- Oh, bambolina, dovresti vedere la tua faccia in questo momento. L'ultima cosa che ti aspettavi, era di vederci comparire insieme, vero?
La risata di Merle le era rimbombata in testa crudele più che mai, mentre i suoi occhi erano rimasti incollati su Daryl, comparso anche lui solo a qualche metro di distanza da lei.
Mi ha raccontato un mucchio di bugie, non aveva nessuna intenzione di aiutarmi.
Quel pensiero le aveva provocato un'ondata di nausea talmente forte, che aveva dovuto chiudere gli occhi per respingerla.
- No, sul serio, pensavi che bastassero due begli occhioni e un paio di tette per metterci uno contro l'altro?
Dio, Dio, Dio, perchè sono stata così stupida?
- Credevi davvero che eri tu che stavi fottendo lui, e non il contrario?
Quella frase le aveva fatto riaprire gli occhi di colpo, stavolta puntandoli su Merle e il suo ghigno divertito.
E' un mostro, non uomo.
- Oh oh.... adesso capisco!
Scoppiando in una risata che l'aveva fatta rabbrividire, tanto era stata carica di insano divertimento, Merle si era voltato verso suo fratello.
- Sei stato bravo, allora, fratellino! Sei riuscito a fotterla doppiamente! Non solo ti scaldava il letto, ma credeva di farlo anche per una buona causa!
Il cuore le stava battendo così forte, che Beth si era aspettata quasi di vederselo schizzare fuori dal petto.
Fotterla doppiamente? Cosa stava dicendo?
Era tornata a guardare Daryl dritto negli occhi, ma non ci aveva trovato altro che l'azzurro ghiaccio delle sue iridi completamente inespressive.
- Mi scoccia doverlo dire, ma a quanto pare l'allievo ha superato il maestro. Te l'eri giocata bene la partita con lei. Peccato che tu sia stato costretto a scoprire le carte prima del previsto.
Merle era tornato a guardare lei, ammiccando in maniera maliziosa.
- Hai avuto fortuna nel dartela a gambe mentre lui si occupava di quei vaganti in cui vi siete imbattuti, ma sfiga nel non immaginare che ci fossi anch'io nei vostri paraggi.
Quegli occhi scuri che la stavano fissando senza alcuna pietà, le avevano ricordato quelli del Governatore, un altro uomo che si era dimostrato pazzo e crudele. Istintivamente era tornata a cercare quelli di Daryl, ma erano stati sempre freddi e distanti.
- Dopotutto, dovrei ringraziarti, bambolina. Era da tempo che io e Daryl non andavamo a caccia insieme.
Il primo a rompere l'immobilità in cui erano caduti tutti e tre, era stato proprio Merle, allontanandosi da lei e consegnando la pistola che le aveva sottratto a Daryl.
- E' stato divertente, vero fratellino?
Beth lo aveva visto annuire, sulle labbra un mezzo sorrisetto che era stato l'equivalente di un pugno nello stomaco per lei, mentre aveva riposto la pistola nello stesso zaino da cui solo il giorno prima l'aveva tirata fuori per darla a lei.
Avrei potuto ucciderlo e non l'ho fatto.
A quello, si erano accodati mille altri pensieri e tutti uno diverso dall'altro, perchè erano andati in direzioni opposte. Nonostante lo stesse vedendo con i suoi occhi quello che stava succedendo, dentro di lei era comunque iniziata una battaglia che non sapeva come sarebbe finita, perchè in tutto quel parlare di Merle, qualcosa non le tornava.
Non abbiamo incontrato nessun vagante. Mi ha lasciato andare e basta.
- Peccato che sia durato poco. E peccato che tu non sia stata nemmeno una preda molto difficile da inseguire. Ti eravamo già alle costole ieri sera.
Le aveva lanciato uno sguardo maligno, a quel punto, mentre dallo zaino di Daryl era sbucata anche una bottiglia d'acqua che aveva di botto riacceso la sua sete.
- Fosse stato per me, avremmo trascorso la notte riscaldandoci ben bene tra di noi.
Non aveva fatto nessuna fatica ad immaginare cosa avesse avuto in mente l'uomo, perciò aveva mantenuto lo sguardo sulla bottiglia, cercando di ignorare il brivido di paura che le era corso giù lungo la schiena.
- Ma Daryl aveva in mente di darti una lezione diversa, cioè una lunga notte all'addiaccio.
Proprio lui le aveva appena lanciato l'acqua e lei si era affrettata a berne una lunga sorsata, dopo averla afferrata al volo.
- Quale maniera migliore per raffreddarti i bollenti spiriti, eh bambolina? Magari, ora, ti ficcherai in testa che è meglio non mettersi contro i fratelli Dixon.
Aveva preso ancora un'altra lunga sorsata, prima di tornare a posare lo sguardo sui due uomini che la stavano guardando in maniera del tutto diversa. Uno palesemente sincero nell'esprimere la soddisfazione che lei si trovasse in quella condizione di inferiorità, l'altro mostrando una freddezza che non le permetteva di capire cosa stesse pensando in realtà.
- Ti avevo avvisata che il mio fratellino era un vero e proprio segugio, ma come tutte le donne, pensavi di essere più furba. Anche se fossi andata in capo al mondo, ti avrebbe ritrovato, lo sai?
Le stava dicendo tutte quelle cose davvero con la convinzione che lei fosse un gradino al di sotto di loro in quanto donna. E sebbene una parte di lei si fosse ribellata a quell'idea così orribile, aveva tenuto a freno le parole che avrebbe voluto dirgli, perchè sapeva che a pagarne le conseguenze sarebbe stata solo lei.
- Fosse per me, ti avrei lasciato anche in pasto ai vaganti dopo esserci divertiti un pò.
Lei non aveva osato fiatare, perchè negli occhi di Merle si era accesa una luce crudele che aveva spinto il suo cuore di nuovo a battere come un tamburo.
Per lui sono proprio un animale da cacciare, torturare e poi uccidere.
Quel pensiero l'aveva spinta a cercare lo sguardo di Daryl, convinta che qualcosa ci avrebbe visto stavolta, fosse solo stata un'ombra di colpa, ma lui l'aveva fissata senza espressione, proprio come se il suo viso fosse diventato una maschera di pietra.
- Sai, bambolina, dopo un pò mi stufano quelle che non si rassegnano a stare al loro posto.
Aveva riportato l'attenzione su Merle, cercando di intuire se fossero proprio quelle le sue intenzioni.
- Ma pare, invece, che al mio fratellino questa cosa lo stimoli parecchio, tanto che finalmente il suo amico laggiù è uscito dal letargo.
Si era fatto una grassa risata davanti a quella sua stessa battuta, strappando anche a Daryl una smorfia che le era parsa divertita, inducendola ad inserire anche quello tra le cose che non le tornavano, perchè in precedenza si era mostrato infastidito da commenti del genere. Inoltre, Merle era ancora convinto che loro due fossero stati... bè intimi.
Si ritrovava davvero con mille pensieri diversi in testa, senza riuscire a farne emergere uno che potesse considerare vero e inconfutabile. Non tanto su Merle, su cui non aveva alcun dubbio, quanto su Daryl. L'aveva inseguita anche lui, questo era innegabile, eppure non riusciva a credere del tutto che fossero state solo menzogne le sue.
- Quindi, ti consiglio di ringraziarlo per bene quando ne avrai l'occasione, perchè se ti dò un'altra possibilità, è solo perchè lo vuole lui. Con questo, però, non pensare di poterti mettere in mezzo ai fratelli Dixon, perchè questo non succederà mai. Dico bene, Daryl?
Merle a quel punto lo aveva fissato negli occhi con un'intensità che Daryl aveva ricambiato.
Si odiano, ma non possono fare a meno l'uno dell'altro. Si ucciderebbero, se solo non fossero così morbosamente legati.
Non lo avrebbe saputo spiegare, eppure era convinta di quello che aveva appena pensato nel vedere i due fratelli guardarsi così, come se fossero stati da sempre uniti in un rapporto di amore-odio reciproco.
- Giusto, Merle.
La risposta aveva fatto sorridere ancora di più Merle, che dopo averlo guardato ancora per alcuni secondi dritto negli occhi, era tornato a guardare lei.
- Capito, bambolina? Tienitelo bene in mente, perchè non ti darò un'altra occasione se te la svignerai di nuovo.
E quella minaccia, reale come lo era stato il gesto che le aveva rivolto di tagliarle la gola, aveva sancito del tutto la fine della sua breve libertà.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


- Non hai mai avuto l'intenzione di aiutarmi veramente.
Daryl avrebbe potuto scommettere qualsiasi cifra sull'indovinare quale sarebbe stata la prima accusa che gli avrebbe mosso contro. Si era sentito i suoi occhi addosso per tutto il tempo, mentre insieme a Merle, avevano percorso buona parte della strada per tornare al punto di partenza, cioè il magazzino che avevano visitato il giorno prima.
Dopo che suo fratello le aveva illustrato come erano andate le cose, almeno nella versione in buona parte inventata che lui gli aveva fornito, lei non aveva aperto più bocca, limitandosi a seguirli come un'automa.
- Mi hai rifilato un sacco di stronzate.
Se doveva essere del tutto sincero con se stesso, avrebbe pure scommesso sul fatto che non si aspettava che lei avrebbe avuto il coraggio di affrontarlo, almeno non subito, invece non appena Merle si era allontanato per andare a fare un pò di legna, si era fatta subito sotto.
- Vorrei averti ammazzato.
- Questa l'ho già sentita, mi pare.
Quello su cui mai, e poi mai, avrebbe scommesso, era che lei trovasse il coraggio di colpirlo così come aveva appena fatto: il rumore dello schiaffo che lo aveva centrato in pieno sulla guancia era risuonato come uno sparo nel silenzio di quella costruzione mezza diroccata.
Sicuramente se l'era meritato, non tanto per quella risposta sarcastica, ma quanto per averla coinvolta in una situazione ancora più difficile. Infatti era stato costretto a rifilare altre bugie più pesanti a suo fratello e la conseguenza era che adesso avrebbe dovuto dimostrare almeno in parte che fossero vere.
- Okay, ragazzina, adesso che hai chiarito il concetto, cerca di renderti invisibile. E' la cosa migliore che puoi fare.
Aveva sperato davvero di poter raggiungere il magazzino entro sera, ma il fatto che si fosse messo a nevicare li aveva rallentati, obbligandoli a cercare un posto dove trascorrere la notte. Nonostante la loro capacità di orientarsi nei boschi, avevano deciso che non era il caso di rischiare. Oltre al maltempo, avrebbero dovuto anche guardarsi dai vaganti e da altri eventuali pericoli, perciò non ci avevano pensato su due volte quando si erano imbattuti in quel rifugio di fortuna. Doveva essere stato un fienile o qualcosa del genere, prima che una buona parte del tetto crollasse, rendendolo inutilizzabile.
- Non mi fai più paura, stronzo! Ora l'ho capito davvero che non ho più niente da perdere con te!
Forse era stata sul punto di colpirlo ancora, o forse solo di insultarlo, in ogni caso lui era stato più veloce nello spintonarla via, mandandola con il culo per terra.
- Non rompermi più i coglioni, adesso non è aria per i tuoi fottuti capricci.
Lei era stata troppo presa dal suo sfogo, lui invece si era accorto che non sarebbero più stati soli un attimo prima che Merle ricomparisse con le braccia cariche di legna, chiaramente incuriosito da quello che stava succedendo.
- Bambolina, non l'hai ancora capito che ha un gran brutto carattere il mio fratellino?
Le aveva strizzato un occhio, inducendola a riportare lo sguardo su di lui e facendogli capire che, nonostante tutto, continuava a temerlo di meno rispetto a Merle.
- Dillo al vecchio Merle, cosa volevi. Magari posso soddisfarli io, i tuoi capricci!
Ovviamente non si era risparmiato una delle sue battutacce, ottenendo in risposta da lei un completo silenzio.
- Come vuoi. Però, se cambi idea, fammi un fischio.
- Piantala, Merle, e accendi piuttosto quel fuoco. Non ho intenzione di mangiarmelo crudo questo.
Aveva ripreso in mano l'unico coniglio che era riuscito a tirare fuori dalla tana trovata qualche ora prima, mettendosi a scuoiarlo con più forza del necessario per scaricare in qualche maniera la tensione che quella forzata convivenza con Merle gli provocava.
Infatti, sin da quando avevano deciso di fermarsi, il suo pensiero era andato più volte al fatto che suo fratello di certo non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione per metterlo alla prova con la ragazzina.
- Non essere geloso, fratellino! Volevo solo vedere quanto ti era fedele, no? E' importante, sai, avere sempre il controllo della situazione. Anche quando si tratta delle donne.
Era certo che stesse per buttarsi in uno dei suoi discorsi deliranti, perciò lo aveva interrotto subito.
- Grazie, ma come vedi me la sto cavando alla grande lo stesso.
Intento a costruire un fuoco da campo, lo aveva sentito sghignazzare per bene.
- Se devo essere sincero non ci avrei scommesso su nemmeno un dollaro. Mi ero quasi convinto che fossi davvero diventato frocio, sai?
Gli aveva lanciato un'occhiata degna di lui, divertimento misto a sospetto, poi però aveva scosso la testa, ghignandosela ancora.
- Invece hai persino fatto fuori Scott. Che poi, a dirla tutta, stava sul cazzo un pò anche a me. Guardava un pò troppo anche la mia Daisy.
Non gli era sfuggito come la ragazzina fosse inorridita davanti a quell'ultima affermazione ed era stato un bene che invece Merle non lo avesse notato. Probabilmente avrebbe insistito di più sulla cosa, giocando anche con lei in quella sua maniera malata.
Sta sempre peggio.
Quel pensiero ormai emergeva sempre più spesso in mezzo a tutti gli altri. Riuscire ad ignorarlo gli costava il doppio della fatica quando la ragazzina era presente, perchè il suo istinto di protezione gli gridava di tenerla al sicuro soprattutto da suo fratello.
- Questo mi fa pensare che forse dovremmo trovare una ragazza anche per Bob. Da quando gli hai ucciso il compare, non fa altro che cercare il modo per parlarmi male di te.
Quella era una frecciata tutta per lui, un avviso a non dimenticarsi che comunque era sotto osservazione in un certo senso.
- E' stato lui, sai, ad insistere perchè tornassimo al magazzino.
Okay, più che sotto osservazione, quello era un avvertimento bello e buono. Bob lo controllava e anche lui forse lo stava facendo.
- Sì, hai ragione. Probabilmente se avesse altro da fare, non romperebbe così i coglioni agli altri.
Si sentiva come su una lastra di ghiaccio pronta a rompersi alla minima mossa sbagliata. Meno parole e più fatti, ecco cosa gli serviva adesso. Solo che nei fatti, voleva dire tirare in mezzo anche la ragazzina, e questo era un grandissimo ostacolo.
- Quindi sei d'accordo con me, fratellino?
Non si trattava solo di Bob, si trattava di essere d'accordo sul fatto di poter contare ancora su di lui, che non stava quindi pensando di scaricarlo.
- Sì, certo che sono d'accordo.
Quella era una balla fatta e finita, ormai lui lo sapeva e ci stava scendendo a patti un poco alla volta. La ragazzina, invece, non poteva averne ovviamente certezza, per cui aveva preso la cosa in maniera del tutto diversa. Gli aveva infatti rivolto uno sguardo che diceva quanto lo avrebbe voluto vedere veramente morto.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


- Ragazzina, quando torneremo dentro, non pensare di andare a rintanarti chissà dove. Dovrai sistemarti accanto a me, chiaro?

Alla fine era stata costretta a dovergli dire che aveva bisogno di andare in bagno. Aveva sperato di poter tirare il mattino dopo, ma la sua vescica non era stata dello stesso parere.
Perciò, facendosi quasi violenza, si era dovuta rivolgere a Daryl. Il quale, ovviamente, l'aveva scortata fuori proprio come se fosse stata una prigioniera. Grazie a Dio era stato buio pesto e inoltre le aveva concesso un pò di privacy, voltandole le spalle. Lo aveva capito perchè aveva visto sparire la punta rossa della sigaretta che si era acceso nell'attesa.
Solo che le aveva appena fatto saltare il cuore in gola con quella richiesta che sembrava voler anticipare qualcosa di assolutamente spiacevole per lei. Per cui non era stata capace di rispondergli subito, non tanto perchè non lo volesse, ma proprio perchè le era mancato il fiato per farlo.
- Ehi, mi hai sentito?
La presa sul braccio era stata decisa nel trattenerla e voltarla verso di lui. Anche inutilmente, perchè tanto con quel buio non riuscivano comunque a vedersi chiaramente in faccia.
- Sì.
- E allora rispondimi, cazzo!
La voce era stata decisa tanto quanto la stretta che ancora le teneva il braccio.
- Cosa vuoi fare?
La tensione aveva fatto emergere, alla fine, quella domanda che il suo cervello aveva formulato subito dopo la richiesta di Daryl.
- Niente di quello che ti stai immaginando, ragazzina, perciò non ti agitare.
Non si era nemmeno resa conto che aveva iniziato a divincolarsi, costringendolo a rafforzare la presa ulteriormente.
- E dovrei ancora fidarmi di te?
- Sì, se non vuoi doppia compagnia, stanotte.
Qualcosa nella voce di Daryl l'aveva indotta ad immobilizzarsi di colpo. Qualcosa di tremendamente sbagliato: rabbia e... imbarazzo? Era stato sulla parola "compagnia" che la sua voce si era incrinata, o almeno così le era sembrato.
- Cosa significa "compagnia"?
- Rientriamo.
Lo aveva provocato apposta e la sua non risposta l'aveva indotta ad insistere.
- Cosa vuoi farmi?
Era stata diretta, anche se il tremore che la stava scuotendo non era affatto dovuto al freddo che sentiva, ma più per la tensione che le aveva annodato lo stomaco.
- Cristo, non te la cuci proprio mai quella cazzo di bocca.
Aveva fatto per trascinarla dentro con sè, ma lei aveva trovato il coraggio di opporsi, puntandogli le mani sul petto.
- No, voglio che mi dici la verità! Ho il diritto di saperlo!
Quello che la stava distruggendo più di tutto, sin da quando l'avevano ripresa, era stato ovviamente l'essersi illusa che Daryl avesse avuto davvero l'intenzione di aiutarla, tanto che alla fine aveva deciso davvero di lasciarla andare. Si era cullata in quell'idea sino a che il mondo, invece, le era nuovamente crollato addosso.
- Cazzo, cazzo, cazzo! Perchè non te lo vuoi ficcare in testa che è proprio perchè non voglio farti un cazzo se siamo in questa situazione!
L'aveva scossa con forza, stavolta, ringhiandogli quelle parole a pochi centimetri dal viso. Lo aveva capito perchè aveva sentito il suo fiato riscaldarle la punta del naso.
- Merle e Bob ci stavano quasi sicuramente seguendo stamattina, non l'hai ancora capito, ragazzina?
Solo che non aveva avuto il tempo di controbattere nulla, perchè erano successe due cose contemporaneamente: il fascio di luce di una torcia elettrica aveva rotto il buio e la bocca di Daryl si era immediatamente schiacciata contro la sua.
- Ehi, fratellino, ma dove cavolo sei fini... oh, oh... ora capisco!
Beth aveva colto appena la voce di Merle sopra il rombare del suo stesso sangue, totalmente sconvolta dal fatto che Daryl la stesse baciando veramente. Perchè non si era più limitato ad appoggiare le labbra sulle sue, ma l'aveva costretta ad aprirle per avere accesso totale alla sua bocca. Aveva già baciato dei ragazzi, ma avevano avuto tutti il suo permesso per farlo. Lui, invece, le aveva imposto quel bacio con la forza, imprigionandola contro di lui.
- Bè, dovresti continuare dentro, direi che è meglio non rischiare il culo qua fuori!
Ma la lingua che ora stava accarezzando la sua, in un bacio che aveva preso una direzione completamente diversa da quella che lei si era aspettata, non aveva dato segno di voler smettere.
- Al diavolo, fai un pò quello che ti pare!
Paralizzata dal fiume di emozioni che scorrevano dentro di lei, non era riuscita a fare altro, se non subire quel bacio così intimo e... profondo. Perchè di certo non era stato delicato come quelli di Zack, e nemmeno incerti come quelli di Jimmy,  quello era il bacio di un uomo pienamente consapevole di quello che stava facendo.
Poi all'improvviso, come era iniziato, era anche finito. Le sue labbra erano state di nuovo esposte al freddo intenso della notte, come anche il suo corpo, allontanato di colpo da quelle stesse braccia che l'avevano stretta sino a qualche secondo prima.
- Muoviti, dobbiamo rientrare.
Non sapeva nemmeno lei cosa sarebbe dovuto succedere esattamente dopo quel bacio, forse avrebbe dovuto provare a scappare, perchè se era stato un avviso di quello che sarebbe potuto succedere dentro, si rendeva conto di essere nei guai fino al collo.
Eppure... eppure non era riuscita a prenderla quella decisione, non certo perchè più spaventata dall'idea di affrontare i vaganti o altri pericoli, rispetto a quello che avrebbe potuto farle Daryl.
Forse, se non aveva pensato di fuggire, era stato più per il fatto che l'uomo accanto a lei, aveva iniziato a tremare violentemente. Lo aveva percepito nel momento in cui l'aveva spronata a rientrare con lui, sfiorandole appena una spalla e affiancandola per guidarla nel buio pesto della notte verso il loro riparo.
Ecco cosa le aveva impedito di scappare: la sensazione, forte ed inequivocabile, che lui fosse stato ancora più sconvolto di lei per quel bacio che le aveva appena imposto.


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Il tremore che lo aveva colto subito dopo aver baciato la ragazzina, non era diminuito di una virgola nemmeno a distanza di ore. Non lo sapeva nemmeno lui come aveva fatto a reggere le occhiate maliziose che Merle aveva continuato a lanciargli per tutto il tempo che gli ci era voluto per sistemarsi nell'angolo più riparato del fienile, seguito docilmente da Beth.
In realtà non sapeva nemmeno come aveva fatto a non andare fuori di testa anche con lei, limitandosi a lanciarle un paio di occhiate significative sul fatto che valeva ancora la regola di dovergli restare vicino.
Cristo, l'ho fatto davvero. L'ho baciata.
Quello era il pensiero che continuava a ronzargli in testa proprio come un disco inceppato nello stesso punto. La sua mente sembrava incapace di staccarsi da quell'idea che aveva preso il sopravvento nel momento in cui Merle si era affacciato sulla porta per cercarli.
L'istinto gli aveva detto che se li avesse trovati a discutere sarebbe stata un'ulteriore prova a suo sfavore, perciò aveva agito altrettanto d'istinto, baciandola contro la sua volontà.
Era pienamente cosciente di non essere mai stato una brava persona, lo diceva il fatto che aveva sempre dato retta a suo fratello, anche dopo l'apocalisse, quando aveva iniziato a peggiorare ulteriormente nel prendere le sue decisioni.
Però sin da quando avevano trovato la ragazzina, aveva giurato a se stesso che non le avrebbe mai fatto del male, a qualsiasi costo. Invece, ora, aveva appena tradito quel giuramento, arrivando persino a provare delle dannate emozioni! Perchè sì, quello che lo stava uccidendo maggiormente, era il fatto che quel bacio lo aveva turbato più del dovuto.
Cristo, alla fine non sono altro che un fottuto pervertito proprio come lui!
Lo sguardo gli era andato sulla sagoma del fratello, steso dalla parte opposta rispetto a loro. La dimostrazione che quel bacio aveva funzionato, stava proprio nel fatto che non aveva avuto problemi nell'addormentarsi di schianto, lasciando a lui il primo turno di guardia.
Fottuto bastardo, alla fine mi hai fatto fare quello che volevi ancora una volta.
Anche quel pensiero continuava a tormentarlo, l'idea che in qualche maniera Merle avesse ancora guidato le sue azioni. Lui aveva creduto di proteggere la ragazzina facendo finta di assecondare le sue paranoie, invece si era scavato una fossa profonda da solo, perchè si era ritrovato più che mai invischiato in quella storia con lei.
Ed era stato proprio su di lei che aveva spostato poi lo sguardo, certo che non stesse affatto dormendo come invece voleva fargli credere. Sdraiata di spalle, si era raggomitolata su stessa, un braccio sotto il viso a farle da cuscino.
Cristo, l'ho fatto davvero. L'ho baciata.
Probabilmente sarebbe impazzito nel continuare a pensarci, ma nello stesso tempo il ricordo di come era stato baciarla, gli riscaldava il sangue.
Avrebbe voluto dare la colpa al fatto che, in fondo, non toccava una donna da molto tempo. Ma sapeva che si sarebbe soltanto detto una balla ancora più grossa, perchè ne aveva avute altre di occasioni, ma non aveva mai avuto voglia di coglierle.
Ad essere vero, era soltanto il fatto che non aveva programmato di baciarla, poi, per il resto, gli era piaciuto proprio perchè si era trattato di lei, e non di un'altra qualsiasi.
Cristo, Daryl, ma che cazzo stai facendo?
Forse era già impazzito e nemmeno se ne era accorto. Forse era così che funzionava anche la mente di Merle, ed essendo fratelli, anche lui era destinato a fare la stessa fine.
Sul serio, che cosa stava combinando? Stava ingannando lei, ma soprattutto se stesso, nel dire che voleva soltanto proteggerla da suo fratello? Era davvero solo quello l'unico motivo che l'aveva spinto a ficcarsi in quella situazione?
O forse, c'entrava il fatto che per la prima volta nella sua vita, si era sentito bene all'idea che qualcuno si fidasse di lui, facendolo sentire una persona migliore rispetto a quello che era?
Certo, proprio una persona migliore. Cristo, hai baciato una ragazzina contro la sua volontà!
Dopotutto, però, se riusciva ancora a formulare un pensiero del genere, voleva dire che non era ancora andato del tutto fuori di testa. Perciò c'era ancora la speranza che stesse davvero cercando una soluzione che potesse liberarla definitivamente da loro due.
Aveva riportato lo sguardo sul fuoco che stava tenendo acceso per intiepidire almeno un pò l'aria intorno a loro, cercando di sgomberare la mente per arrivare a prendere davvero la decisione migliore.
Ce n'è una soltanto che puoi prendere, Daryl.
Era stato proprio come sentire una voce dal di fuori, di qualcuno che lucidamente gli aveva fatto capire che non poteva più nascondersi dietro alle mille scuse che aveva accampato con se stesso finora.
O sei fuori, o sei dentro.
Le sfumature di grigio non potevano più funzionare, perciò alla fine, aveva scelto di non ignorare più la realtà dei fatti.


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Beth aveva creduto che fosse giunta l'ora del suo incubo peggiore, dopotutto. Quando aveva percepito il movimento accanto a sè, era stato troppo tardi, Daryl le aveva già posato una mano sulla bocca, stringendola a lui.
- Sta calma, ragazzina, non voglio farti niente.
Dopo i primi secondi di paralisi, ovviamente la paura l'aveva spinta a reagire, cercando di scrollarselo di dosso. Solo che era stato inutile, perchè la sua forza era stata poca cosa in confronto a quella dell'uomo.
- Calmati! Devi stare a sentirmi.
Glielo aveva sussurrato di nuovo in un orecchio, mettendoci più convinzione questa volta, mentre la tratteneva ancora contro di lui.
- Dobbiamo andarcene finchè possiamo.
Quelle parole avevano avuto il potere di penetrare attraverso la paura e la confusione, facendola calmare un poco.
- Prima, però, devo mettere fuori uso mio fratello.
Si era irrigidita, a quel punto, completamente spiazzata.
Dio, cosa devo fare? Gli devo credere?
Come sempre, si era rivolta a chi credeva potesse ascoltare le sue preghiere, sperando in una risposta concreta. Anche se sapeva già che non sarebbe arrivata, perchè tutto dipendeva da lei, punto e basta.
- Devi restare in silenzio, sino a che non l'avrò fatto, okay?
Le stava chiedendo aiuto o glielo stava ordinando? Ormai Beth non era più in grado di capirlo davvero. Da quando l'aveva baciata, non aveva fatto altro che pensare e ripensare a tutto quello che era successo sino a quel momento, per tentare di capire cosa volesse davvero da lei quell'uomo.
Era ancora un alleato o veramente un nemico?
Ovviamente non aveva trovato una risposta certa, e adesso di nuovo la sorprendeva con quella richiesta. Di nuovo sembrava che volesse imboccare una strada in suo favore.
- Lo so che quello che ti sto chiedendo è assurdo... ma devi ancora fidarti di me!
Sì, era assurda quella parola in bocca a lui, però comunque glielo stava chiedendo. Cosa doveva fare lei a quel punto? Cosa avrebbe potuto rischiare più di quello che stava già rischiando? Lui, in fondo, avrebbe potuto fare lo stesso di lei quello che voleva, con o senza suo fratello, giusto?
Durante quelle ore in cui aveva finto di dormire, aveva ripensato a lungo sul perchè l'avesse baciata proprio quella sera, quando aveva avuto la possibilità di farlo altre mille volte. Una parte di lei non aveva voluto sentire ragioni, l'aveva fatto contro la sua volontà e basta. Ma una parte di lei aveva accettato l'idea che lo avesse fatto soltanto perchè era sbucato fuori suo fratello mentre stavano discutendo.
In quel momento, più che mai, era ritornata col pensiero a Rick, obbligato a dover decidere per sè e per gli altri un'infinità di volte. Lo aveva ammirato nel suo coraggio, e adesso si sentiva in dovere di dimostrargli che a qualcosa era servito il suo sacrificarsi per loro.
Comunque fosse andata a finire con Daryl, avrebbe dovuto combattere, sia pure con lui o contro di lui. Non poteva più permettersi il lusso di rimanere passiva, Rick aveva insegnato a tutti loro cosa volesse dire non arrendersi mai ed era arrivato il momento di metterlo in pratica una volta per tutte.


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Lo aveva messo ovviamente in conto che la ragazzina non si sarebbe più fidata veramente di lui. Perciò l'aveva tenuta sotto controllo sin da quando avevano abbandonato il casolare, dopo che aveva stordito Merle con un colpo alla nuca.
Quello era stato il momento in cui aveva davvero realizzato che non sarebbe più stato possibile tornare indietro: aveva deciso di non vivere più all'ombra di suo fratello, prendendosi le proprie responsabilità come non aveva mai fatto prima in vita sua.
Fortunamente aveva smesso di nevicare poco dopo che si erano messi in marcia, rendendo la visibilità nel bosco appena migliore. Era rimasto in ascolto ad ogni passo, cercando di distinguere ogni minimo rumore intorno a loro, per prevenire il più possibile eventuali attacchi da parte dei vaganti.
Nonostante il compito lo avesse assorbito totalmente, una parte di lui era rimasta sintonizzata sulla ragazzina e sulle sue intenzioni. Aveva percepito distintamente la tensione che l'aveva spinta più volte a rivolgergli quasi la parola, per poi desistere all'ultimo momento. Tra di loro c'era ovviamente tutto ciò che era già successo in precedenza, con l'aggiunta ora di quel bacio che lui le aveva imposto con la forza.
Avevano camminato senza sosta finchè non erano sbucate le prime luci dell'alba, e poi nemmeno allora si erano fermati, continuando sino a che non si erano imbattuti in un corso d'acqua.
A quel punto le aveva spiegato che la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di compiere un lungo tratto immersi, per avere così più probabilità di far perdere le loro tracce nel caso Merle fosse stato deciso a seguirli.
Su quello Daryl non aveva avuto dubbi: suo fratello non gliel'avrebbe mai perdonato quel tradimento. Rimaneva solo da capire se lo avrebbe inseguito da solo o se sarebbe andato prima in cerca di rinforzi. In ogni caso, era comunque indispensabile mettere più distanza possibile tra di loro. Lo avrebbe voluto rincontrare, solo quando si fosse già liberato della ragazzina.
Era stato sincero nel dirlo anche a lei, sperando che fosse un'ulteriore prova della sua buona fede. Ma, ovviamente, era stato troppo sperare che gli credesse. In fondo se erano ancora insieme, lo erano soltanto perchè lei non era armata.
Probabilmente, gli avrebbe piantato davvero una pallottola in testa, questa volta.
Probabilmente, lui gliel'avrebbe anche permesso di fare, se non fosse stato che morto lui, lei sarebbe stata di nuovo sola.
E se aveva fatto fatica a lasciarla andare la prima volta, ora proprio non riusciva a concepirlo. Non dopo che aveva fatto tanto per proteggerla da tutti, persino da se stessa.
Quindi, aveva deciso che disarmata lo sarebbe stata ancora per un pò, almeno sino a quando il destino non gli avesse concesso un colpo di fortuna, magari come imbattersi davvero nei suoi amici, quelli di cui non era riuscito a trovarne traccia intorno al magazzino, oppure in qualche altro sopravvissuto che si fosse rivelato degno della sua fiducia.
Sì, mi spiace ragazzina, ma dovrai sopportarmi ancora per un pò.
Giusto o sbagliato che fosse, aveva deciso che si sarebbe occupato di lei sino in fondo, facendosi carico di quelle responsabilità che sinora non aveva mai veramente affrontato, perchè aveva sempre e solo voluto pensare a se stesso.







*Spazietto autrice che approva la scelta di Daryl*


E voi? Che ne pensate? Riuscirà davvero a portarla sino in fondo questa volta? E quel bacio? Immagino che non ve lo aspettavate. Bè, nemmeno loro due se lo aspettavano, però ogni azione ha una conseguenza, questo credo che lo abbiano capito entrambi.
Un bacio su cui riflettere e che, prima o poi, dovranno affrontare. Sempre che rimanga l'unico... *risata crudele dell'autrice che sa già tutto*.
Come sempre vi ringrazio per essere qui a seguirmi con costanza ed entusiasmo! Spero di essere sempre all'altezza delle vostre aspettative.
Baci e a presto.
Serena

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Buongiorno fanciulle!
So di arrivare un pò in ritardo, ma il tempo per scrivere è veramente scarso in questo periodo. Faccio i salti mortali, ma purtroppo ho il brutto vizio di dormire la notte (eh eh eh!), quindi una buona parte di tempo se ne va anche così!
E voi, dormite? No scherzo, non era questo che volevo sapere.
Mi interessa, come sempre, sapere cosa ne pensate del capitolo. Se qualche nuova lettrice ha tempo e voglia, mi farebbe davvero piacere se si facesse avanti. Anche con critiche o consigli, mica per forza solo con pareri positivi! XD
Intanto, colgo l'occasione per ringraziare chi invece un suo commento me lo lascia sempre, rendendo piacevole confrontarsi su questa passione comune per TWD ( e per Daryl, ovviamente! eh eh eh!).
Ora vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo.
Baci
Serena




                                  CAPITOLO  9






Daryl non aveva mai creduto in cose come il destino o la sfortuna, però visto come era precipitata la situazione nel giro di una giornata appena, gli era venuto il dubbio che dopotutto, forse, qualcosa dovesse esistere.
Di certo, comunque, al momento c'era soltanto che doveva trovare assolutamente un posto al chiuso in cui potersi rifugiare dalla neve che aveva ripreso a scendere piuttosto copiosamente, perchè la ragazzina ormai quasi non si reggeva più in piedi senza il suo aiuto.
La sentiva scottare persino attraverso lo strato di vestiti che li separavano e questo poteva soltanto voler dire che la febbre era salita ancora. Nelle ultime ore aveva iniziato anche a straparlare, scambiandolo a volte per quello che credeva fosse stato suo fratello, a volte per suo padre. Proprio come stava succedendo ancora.
- Papà... sono... troppo... stanca.
Tra il battere dei denti, la sua voce era risultata talmente flebile che l'aveva sentita giusto perchè si trovavano così vicini.
- Non possiamo fermarci, ragazzina.
Sapeva che parlarle non sarebbe servito a niente, ma forse lo aveva detto più a se stesso che non a lei. Perchè la situazione si stava facendo davvero incasinata, e uno dei suoi difetti maggiori, era sempre stato quello di non essere un ottimista di natura. Anzi, sapeva cogliere molto bene il lato negativo delle cose, forse perchè, in fondo, non è che avesse mai avuto modo di vederle diversamente nella sua vita.
- Sono... davvero... sta...
L'aveva già vista svenire, ma questa volta, dato che la stava sorreggendo, le aveva almeno evitato una caduta rovinosa. Per un attimo, brevissimo ma intenso, si era sentito sul punto di mollare anche lui. Con quel freddo e quel tempo, probabilmente sarebbero morti nel giro di qualche ora appena. Forse anche prima, se fosse sbucato qualche vagante pronto a cibarsi di loro. Ma poi l'attimo era passato, riportandolo cosciente del fatto che non voleva che la sua ora giungesse così. Non si era mai arreso prima, quando non aveva avuto niente per cui valesse la pena veramente di lottare, non lo avrebbe fatto proprio ora che si era dato uno scopo ben preciso.
E quello scopo era appunto la ragazzina che era stato costretto a prendere in braccio, perchè ormai riteneva impossibile che si sarebbe ripresa. Perciò, se proprio doveva morire, lo avrebbe fatto vendendo cara la pelle. Così aveva ripreso a camminare, imprecando e maledicendo ad ogni passo tutto ciò che lo aveva portato a ridursi così. Per primo se stesso, poi Merle, poi la ragazzina, poi quel tempo di merda, per ultimo il fottuto mondo andato completamente a rotoli. Quasi sicuramente era la rabbia che lo stava tenendo in piedi, e che gli dava la forza di fare un passo dopo l'altro nonostante si sentisse sfinito, però per una volta si era detto che non avrebbe potuto desiderare un'alleata migliore.




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Non appena era tornata vagamente cosciente, il primo pensiero era stato che il suo corpo avesse subito delle percosse di cui però non aveva memoria. Non c'era, infatti, un punto in cui non provasse dolore. Non era riuscita quasi a muovere braccia e gambe, tanto le aveva sentite pesanti. Poi era subentrato il panico, perchè nonostante avesse aperto gli occhi, tutto quello che aveva visto era stato il buio più assoluto. Si era sentita soffocare immediatamente, proprio come se un peso le gravasse sul petto. Solo che poi, a peggiorare la situazione, era giunta la certezza che in mezzo a quel nulla non fosse stata da sola. Perchè quello che le gravava sul petto, non era stato un peso immaginario, ma qualcosa di molto concreto. Per l'esattezza un braccio nudo, perchè sotto le dita aveva sentito della pelle calda, che rivestiva solidi muscoli.
- Zack?
Quel nome era quasi uscito di volontà propria dalla sua bocca. La sua mente sballottata tra panico e confusione, le aveva offerto quell'unica soluzione. Doveva essersi fatta male, anche se ora non lo ricordava, perciò stava vegliando su di lei.
- No, sono sempre io.
Quella voce profonda e roca, l'aveva catapultata di botto nella realtà. Le era tornato in mente tutto, e nella maniera più traumatica possibile, perchè all'improvviso aveva preso piena coscienza di se stessa e del fatto che il corpo steso accanto al suo, non fosse affatto quello di Zack, ma di Daryl. E prima ancora di reagire in qualche maniera a quella scoperta, lui l'aveva traumatizzata ancora di più.
- E sono distrutto. Sono stato impegnato a cercare di non farti morire, perciò, ti prego, dammi tregua.
- Morire? E' per questo che non ci vedo? Cosa mi è successo? E dove siamo?
Le domande le si erano accavallate in testa, mentre aveva cercato di imbrigliare tutte le emozioni che la stavano travolgendo, per non soccombere ad un panico ancora più grande.
- Hai avuto la febbre alta, ma non sei diventata cieca.
- Eppure non ci vedo!
Si era sforzata ancora di vedere, ma non aveva intravisto nulla, sentendosi di nuovo soffocare dall'angoscia.
- Non ci vedi perchè ci troviamo in una stanza senza finestre.
Lo aveva sentito muoversi accanto a lei, forse si era messo a sedere, dal momento che era entrato uno spiffero di aria gelida sotto quella che sembrava una pesante coperta di lana. E le era venuto istintivo allungare subito una mano per trattenerlo.
- Ho... freddo.
Era bastato davvero quello spiffero per provocarle un tremito immediato in tutto il corpo, rendendola consapevole di quanto si sentisse effettivamente debole, oltre che dolorante.
Lo aveva sentito imprecare a mezza voce, però dopo qualche attimo, era tornato a stendersi, ritirando su la coperta e coprendola di nuovo.
- Quindi... siamo... in.... una... casa.
Anche i denti avevano preso a cozzare tra di loro, perchè i brividi che la scuotevano erano diventati incontrollabili.
- Cristo, ragazzina, non mi sono fatto il culo per niente.
Dopo quelle parole, Daryl l'aveva afferrata piuttosto rudemente, riportandola contro di lui.
- E' così che ti ho impedito di congelare finora, quindi vedi di non dare fuori di matto, okay?
Non aveva potuto negare a se stessa che in quel momento le stava dando ciò di cui aveva veramente bisogno: calore. Però, quel contatto così intimo, le aveva inevitabilmente fatto tornare in mente anche il bacio che le aveva imposto prima che scappassero da suo fratello. Il disagio era stato forte, ma più forte era stata la necessità di rimanere al caldo, perchè il suo corpo stava reagendo positivamente a quella vicinanza, tanto che il tremore le sembrava già diminuito.
- Dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti. Non appena farà giorno, uscirò per andare a caccia. Magari avrò fortuna.
Ma Beth si era già sentita scivolare in una specie di torpore e la voce di Daryl lo aveva penetrato a fatica.
- Ragazzina, ti stai riaddormentando di nuovo?
Si era sforzata di rispondere qualcosa, ma ora che aveva smesso del tutto di tremare, stava decisamente perdendo la sua battaglia contro il sonno.
- Okay, ma se ti svegli e non mi trovi, non fare la cazzata di uscire fuori.
Uscire? Solo il pensiero di non essere più avvolta in quel bozzolo caldo l'aveva fatta gemere.
- Che hai, adesso? Eppure non scotti più.
Vagamente aveva sentito due labbra sfiorarle la tempia. Anche sua madre le aveva sempre sentito la temperatura così. E con in mente ricordi piacevoli della sua infanzia, era scivolata di nuovo nell'incoscienza.



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Inzuppato di pioggia e fango, Daryl si era occupato dei due vaganti che lo avevano seguito sin lì, solo quando si era trovato sotto il portico dello chalet in cui avevano avuto la fortuna di imbattersi. Con due semplici tiri, li aveva abbattuti. Per un secondo si era chiesto se fosse stato proprio necessario andare subito a recuperare le frecce, tornando così sotto il diluvio che aveva preso a scendere mentre stava rientrando, ma l'istinto aveva agito prima della ragione, facendolo tornare sui propri passi. Recuperate le frecce, non c'era stato più nulla a trattenerlo lì fuori, così aveva potuto richiudersi la porta alle spalle, bloccandola con una sedia come aveva fatto anche in precedenza.
Nonostante il freddo, si era tolto felpa e giubbotto, entrambi troppo fradici per tenerseli addosso. Poi si era dedicato subito al compito di accendere il camino, dove avrebbe messo a bollire dell'acqua per cucinare l'unica cosa che era riuscito a cacciare: un piccolo coniglio selvatico. Decisamente non sarebbe servito a sfamarli veramente, però almeno avrebbe aiutato la ragazzina a recuperare un pò le forze. Pensando a lei, aveva prestato attenzione per sentire se provenissero dei rumori dalla stanza dove l'aveva rinchiusa, ma gli era sembrato di non sentire nulla. Probabilmente stava ancora dormendo, e lo riteneva una fortuna, perchè gli avrebbe evitato di dover discutere con lei del fatto che, alla fine, aveva preferito chiuderla dentro per essere sicuro che non facesse qualche cazzata delle sue, tipo dileguarsi nonostante le sue pessime condizioni.
Ripensandoci, si rendeva conto che era stato davvero un miracolo che fosse riuscita a riprendersi così in fretta dalla febbre. Però, nonostante si fosse dimostrata più forte di quanto pensasse, avrebbe avuto bisogno di altro riposo. Rimettersi in marcia subito, infatti, sarebbe stato altrettanto pericoloso che il fermarsi lì almeno un giorno ancora.
Aveva pensato un casino a Merle e a quello che avrebbe deciso di fare davanti alla loro fuga. Aveva ipotizzato che suo fratello preferisse non affrontarlo da solo, per cui sarebbe tornato prima dagli altri, per poi mettersi sulle loro tracce. Questo gli avrebbe dato sicuramente un ulteriore giorno di vantaggio.  Ora, però, non gli era di nessun aiuto rimuginare ancora su di lui, quindi era meglio darsi una mossa nel preparare il cibo che aveva recuperato. Così aveva pulito il coniglio, per poi metterlo  a bollire nell'acqua che aveva già messo a scaldare. Dalla stanza dove si trovava la ragazzina, non era giunto ancora nessun rumore, perciò aveva deciso di andare a controllare se stesse effettivamente dormendo o se, invece, fosse di nuovo peggiorata.
Quando aveva aperto la porta, dopo aver scostato la sedia che anche lì aveva usato come blocco, era entrata abbastanza luce da permettergli di individuarla subito.
- Mi hai chiuso dentro.
La voce era stata piuttosto debole, ma l'accusa contenuta lo aveva raggiunto lo stesso forte e chiara. Dopotutto, era il segno che la ragazzina si piegava, ma non si spezzava. Si stava rivelando molto più tosta di tanti altri sopravvissuti che aveva incontrato.
- Era più sicuro.
La replica non si era fatta attendere.
- Più sicuro per chi? Forse per te, non certo per me.
Non aveva nessuna voglia di essere tirato in mezzo in una discussione che non li avrebbe portati a nulla. I problemi, per tutti e due, erano decisamente altri.
- Ho recuperato del cibo. Tra un pò sarà pronto. Te la senti di alzarti, o te lo devo portare qui?
Rannicchiata sotto la pesante coperta di lana, lei non aveva dato segno di voler lasciar perdere la questione. Infatti si era sentito ancora addosso lo sguardo accusatorio di quegli occhi che ormai conosceva fin troppo bene per i suoi gusti.
- Non hai risposto alla mia domanda. Più sicuro per chi?
- Porca puttana, ma sei seria?
Un misto di frustrazione e rabbia lo aveva fatto imprecare, mentre aveva fatto due passi dentro la stanza, arrivandole di fronte. Lei aveva sollevato il viso, e nella penombra aveva avuto conferma di quello che aveva già percepito: era mezza morta, ma comunque incazzata con lui.
- Sì.
Cristo, faceva sul serio! E lo aveva spiazzato così tanto, che si era ritrovato a risponderle quando solo cinque secondi prima non aveva avuto l'intenzione di farsi trascinare in una discussione del genere.
- Perchè ci avrei scommesso l'osso del collo che avresti provato ad andartene! E saresti pure crepata, dopo che io invece mi sono fatto un mazzo tanto per te!
- Io non ti ho chiesto niente, brutto stronzo!
Ci aveva pure provato ad alzarsi, chissà per fare cosa poi, ma non aveva avuto abbastanza forza per farlo, ovviamente. Ed era stata una fortuna, perchè per come era incazzato in quel momento con lei, forse l'avrebbe rispedita col culo per terra alla velocità della luce.
- E se nella tua mente malata, pensi invece di essere una specie di eroe che dovrei pure ringraziare, sappi che aspetterai in eterno! Io non ti devo proprio niente, perchè se sono in questa situazione, è solo colpa tua!
Quelle parole dette con altrettanta rabbia lo avevano colpito molto più di quanto non fosse disposto ad ammettere con se stesso. Quindi, aveva fatto l'unica cosa possibile, e anche quella che gli avrebbe impedito di fare una cazzata ancora più grande con lei.
Aveva semplicemente girato i tacchi, sbattendo la porta dietro di sè con così tanta forza che aveva temuto, per un attimo, di scardinarla. Non contento, l'aveva anche ribloccata con la sedia.
Questa volta lo aveva fatto per il bene di tutti e due. Aveva troppa rabbia in corpo e aveva bisogno di tempo prima di rientrare in contatto con quella ragazzina che lo stava letteralmente mandando fuori di testa come niente era mai riuscito a fare prima.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Beth non si era nemmeno alzata per controllare, era certa che Daryl avesse nuovamente sbarrato la porta. La rabbia che provava in quel momento era talmente tanta, che dopo aver cercato a tentoni i suoi scarponcini, li aveva gettati in direzione della porta. Il tonfo prodotto era risuonato come una sfida, che però non era stata raccolta, perchè erano passati i minuti, ma la porta non si era riaperta.
Immersa di nuovo nel buio e nel silenzio più assoluto, piano piano la rabbia era scemata in uno stato d'animo che l'aveva lasciata ancora più spossata rispetto a quando si era risvegliata. Diversamente dalla prima volta, si era ricordata subito dove si trovasse e perchè. Si era persino ricordata della richiesta di Daryl, cioè di non uscire fuori. L'aveva trovata anche ragionevole, visto il suo stato di salute, ma nel momento in cui si era faticosamente alzata ed aveva trovato la porta sbarrata, dentro di lei era scattata immediatamente una rabbia cieca.
Le aveva mentito ancora! Non c'era davvero nemmeno l'ombra di una minima fiducia reciproca. Quindi si era convinta che lui la stesse tuttora usando per qualche scopo che ovviamente a lei sfuggiva!
Così, mentre aspettava di vedere se sarebbe tornato, o se quella sarebbe diventata la sua tomba, rabbia e paura si erano mischiate sino a diventare quel mix esplosivo che l'aveva spinta ad accusarlo non appena si era ripresentato. Se avesse avuto la forza, probabilmente lo avrebbe aggredito anche fisicamente e non solo verbalmente.
Immersa in pensieri che avevano tutti riguardato un modo per liberarsi di lui, doveva essere scivolata in un dormiveglia di cui aveva preso coscienza nel momento in cui la porta si era rispalancata, lasciando entrare una luce più forte rispetto a prima. Evidentemente doveva essersi fatto pieno giorno, nel frattempo.
- Ti ho portato da mangiare. E anche dell'acqua.
Non appena gli occhi si erano riabituati alla luce, aveva messo a fuoco la figura di Daryl con in mano quanto aveva detto: cibo e acqua.
- E l'ora d'aria? Ne avrò diritto per caso? E per il bagno? Dovrò fare tutto qua dentro o posso sperare di poter uscire almeno per quello?
Lo aveva visto subito irrigidirsi, ma non aveva avuto modo di vederlo bene in viso, immaginando però che avrebbe trovato l'espressione cupa e minacciosa che spesso aveva visto comparire su quei lineamenti già così tirati.
Non se l'era aspettato nemmeno lei di reagire in maniera così dura, ma nel momento stesso in cui aveva rimesso piede nella stanza, si era riaccesa la sua voglia di scontrarsi con lui. Le sembrava che tutti i suoi timori si fossero spenti di botto, lasciando solo viva la voglia di farla finita una volta per tutte.
Da quando lo aveva incontrato, era stato come camminare sul precipizio di un burrone, con la paura costante di finirci dentro. Ma adesso, voleva davvero arrivare ad una conclusione, sia che fosse stata quella di precipitare del tutto, o quella di potersene allontanare veramente.
- Senti, ragazzina ... ah, al diavolo, 'fanculo!
Lo aveva visto posare a terra ciò che aveva avuto tra le mani con così tanta veemenza, che era stata pronta a subire un uguale trattamento, se non peggio. Ma ancora una volta, Daryl l'aveva spiazzata, perchè se ne era semplicemente andato, lasciando questa volta la porta spalancata.
Stai attenta a quello che fai, ma non mollare, Beth.
Era stata la voce di Rick a parlarle. Chissà perchè, ma era a lui che aveva pensato. Forse nella sua mente continuava ad essere il leader a cui ispirarsi nel momento in cui doveva prendere delle decisioni importanti.
Arriva fino in fondo. Alleati o nemici, non ci possono essere mezze misure in questi tempi difficili.
Probabilmente Rick sarebbe stato davvero di quel parere, quindi era stata la spinta decisiva per metterla in moto. Aveva abbandonato il calore della coperta, per infilarsi il maglione che doveva averle tolto quando era stata incosciente. Il pensiero l'aveva turbata, ma lo aveva subito accantonato, concentrandosi invece sul fracasso che sentiva provenire da una stanza vicina. Si era alzata lentamente ed era andata a recuperare gli scarponcini che aveva lanciato contro la porta, rabbrividendo nell'infilarci dentro i piedi. Quando si era rialzata, un violento capogiro l'aveva costretta ad aggrapparsi allo stipite, costringendola ad aspettare che passasse. Il paradosso era stato che si era sentita così forte nelle intenzioni, proprio quando il suo fisico era stato invece così debole.
L'ennesimo schianto di qualcosa lanciato con forza contro la parete, l'aveva spronata a seguire il fiume di imprecazioni irripetibili che la voce roca dell'uomo stava snocciolando.
Forse in un altro momento sarebbe stata terrorizzata da quella evidente manifestazione di rabbia, ma visto lo stato d'animo in cui si trovava anche lei, era pronta ad affrontarlo.
Nella cucina in cui si era affacciata, la furia di Daryl aveva lasciato traccia proprio come se fosse passato un uragano. Tutto ciò che poteva essere rotto, probabilmente era stato scagliato contro le pareti.
- Sparisci!
Non appena i loro sguardi si erano incrociati, nella stanza la tensione era schizzata alle stelle. Lui si era arroccato nell'angolo opposto, e l'impressione era stata quella di trovarsi di fronte ad una belva pronta ad attaccare qualsiasi cosa avesse minacciato il suo spazio vitale.
- Non chiedo altro! Ridammi solo il mio coltello!
Aveva fatto un passo dentro la stanza, ignorando l'occhiata minacciosa che quegli occhi azzurri le avevano lanciato.
- Ho detto: sparisci!
A denti stretti, le parole gli erano uscite come un avvertimento vero e proprio. Ma se lui pensava di essere al limite, lei si sentiva già oltre.
- Ridammi - il - mio - coltello!
Aveva scandito parola per parola, avanzando di un altro pò. Forse era impazzita del tutto, ma in quel momento si sentiva padrona di se stessa e della situazione. Come due avversari, si erano studiati un'ultima volta, prima di passare entrambi alla mossa successiva, che poi era stata la medesima. Tutti e due, infatti, avevano puntato la balestra lasciata incustodita sopra al tavolo. Ci erano arrivati insieme, ma essendo differenti le loro forze, Daryl era riuscito a strappargliela dalle mani per buttarla a terra dietro di lui. Separati solo dal tavolo, si erano di nuovo guardati negli occhi, cercando rispettivamente chissà che cosa in quelli dell'altro.
- E adesso, ragazzina, sparisci!
Era intenzionata a farlo sul serio, per cui senza alcuna incertezza gli aveva mostrato il medio, prima di fare dietrofront e lasciare la stanza. Se questa volta la voleva fermare davvero, era con una freccia che avrebbe dovuto farlo.
"Se ti dico di rimanere in un posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo la prossima volta, capito?"
Se la ricordava molto bene quella minaccia, e se fosse stato davvero così, presto lo avrebbe scoperto. La porta d'ingresso era stata chiusa da una sedia incastrata sotto la maniglia. Le era costata perciò poca fatica rimuoverla ed essere libera di uscire. Nonostante la neve si fosse trasformata in pioggia torrenziale, il freddo non era stato meno intenso. Forse sarebbe morta davvero dopo solo poche ore, ma indietro non lasciava niente per cui valesse la pena di non rischiare.
- Che cazzo pensi di fare, eh?
Con un piede ormai sul primo gradino, Beth aveva deciso di non  guardare. Se doveva beccarsi una freccia, preferiva non averne la certezza assoluta.
- Me ne vado.
- Te lo scordi!
Okay, il momento era arrivato. Non voleva essere più una vittima, per cui non si sarebbe fermata. Era scesa di un altro gradino. Le gocce di pioggia che rimbalzavano sulla balaustra, avevano iniziato a schizzarle il viso. Un lungo brivido di freddo le era sceso lungo la schiena, facendola iniziare a tremare.
- Non fare un altro passo.
Glielo aveva ringhiato a bassa voce, rendendo la minaccia molto più efficace che non se glielo avesse gridato. Forse aveva già avuto il dito pronto a premere il grilletto. Si era chiesta quanto male potesse fare una freccia. Probabilmente meno di un proiettile, ma più di una coltellata.
- Crepa!
Credeva di aver affidato a quell'unica parola il compito di decidere della sua vita, mentre era scesa di un altro gradino. Nei secondi subito successivi, aveva percepito il tempo in maniera distorta: le era sembrato, infatti, che ne passasse troppo prima di avvertire del dolore in un punto qualsiasi del suo corpo.
- Non oggi, ragazzina.
Era stato proprio come rivivere l'esatto momento in cui tutto era cominciato. Lo stesso braccio muscoloso che aveva fermato la sua fuga quella notte, aveva fatto lo stesso anche adesso, impedendole di fare un'ulteriore passo. Strattonandola indietro e sollevandola da terra, Daryl l'aveva fatta sbattere contro il suo torace, togliendole il fiato tanto l'aveva stretta in vita. E poi non c'era stato tempo per provare a ribellarsi, perchè gli ci erano voluti pochi secondi per riportarla dentro e gettarla letteralmente sul piccolo divano posto davanti al camino. Non c'era stato nemmeno il tempo di provare a rialzarsi, perchè le era stato subito addosso, chinandosi su di lei, una mano premuta sul petto, a tenerla inchiodata dov'era, e l'altra con un dito puntato sotto al naso.
- Tu - resti - con - me!
C'erano stati solo pochi centimetri a dividerli. Se solo si fosse mossa, probabilmente i loro nasi sarebbero entrati in contatto. Ogni parola era stata sottolineata con rabbia, ma dato che era quasi praticamente sprofondata dentro a quegli occhi in quel momento così trasparenti, e soprattutto così vicini, vi aveva visto un'emozione ancora più intensa.
- Non ho fatto tanto casino per niente, chiaro?
Non era stata in grado di fare o dire nulla, perchè Daryl non glielo aveva permesso, incalzandola ancora di più.
- Ho giurato a me stesso che non saresti stata l'ennesimo sbaglio della mia vita. E non lo sarai, Beth.
Sentirlo pronunciare il suo nome era stato strano e insieme sorprendente. Probabilmente le si era scritto in faccia, perchè lui lo aveva pronunciato ancora.
- Sì, esatto, Beth. Non ho certo dimenticato il tuo nome, dal momento che mi si è stampato a fuoco nella mente. Insieme a quella fottutissima espressione innocente che hanno sempre i tuoi occhi. E anche a quei pensieri puliti che si riflettono nelle tue azioni e che ti spingono a sperare ancora in qualcosa, nonostante il mondo non abbia più niente di buono da offrirti.
A quel punto, non era stata più capace di pensare veramente. Se le era sembrato tutto così chiaro sino a qualche minuto prima, era di nuovo finita in un vortice di emozioni contrastanti.
- E' per questi motivi che non riesco a fregarmene di te. Perchè sei davvero la prima cosa giusta che mi capita di fare nella mia stronzissima vita.
E poi all'improvviso, non era stato più lì ad incombere su di lei, ma le si era seduto accanto, abbandonando la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi. Il suo viso le era apparso subito più stanco che non minaccioso. Intorno agli occhi e alla bocca, c'erano state delle pieghe che prima non aveva notato.
- Per cui, ti prego, non rendermelo ancora più difficile di quanto non lo sia già.
Anche il suo corpo sembrava essersi rilassato del tutto, sciogliendo i muscoli che sino a poco prima erano stati tesi sino alla spasimo.
- Quella porta era chiusa per te. Non volevo che ti mettessi in pericolo da sola. E se deciderai di non credermi, non importa. Non cambierà le mie intenzioni nei tuoi confronti.
Non era stata capace di dire nulla. Nemmeno lui aveva più detto niente. Perciò, si erano ritrovati a condividere un silenzio che in realtà era stato pieno di significato per entrambi.
Qualcosa era cambiato davvero tra di loro, solo che ancora non erano stati in grado di capire quanto.




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Fissando il fuoco nel camino, Beth si era persa nei suoi pensieri.

Se le parole l'avevano vista contrapporsi a Daryl in maniera violenta, nel silenzio successivo, invece, era riuscita a trovare quelle risposte che aveva cercato disperatamente. Seduta vicino a lui, per la prima volta, lo aveva visto sotto una luce diversa.
Gli era sembrato vulnerabile e sincero, oltre che sfinito. Si era resa conto di quanta forza di volontà aveva avuto nel salvarla quando aveva iniziato a stare male, trasportandola sino a che non aveva trovato quello chalet abbandonato, dove potersi rifugiare. E di come si fosse occupato di lei anche dopo, riscaldandola e restandole vicino sino a che il peggio non era passato.
Gli era rimasta seduta accanto anche quando era piano piano scivolato nel sonno. Non aveva smesso di osservarlo, ritrovandosi così a vegliare su di lui proprio come se le parti si fossero rovesciate, mettendo lei nel ruolo di badare alla sicurezza di entrambi.
Perchè, alla fine, aveva dovuto ammettere quello che aveva avuto sempre sotto gli occhi: quell'uomo le aveva davvero salvato la vita più di una volta, mettendo a rischio la sua.
E se c'era stato dietro un secondo fine, non era stato certo quello di approfittarsi di lei. Aveva dovuto riconoscere anche questo, perchè l'unico episodio ambiguo era stato quel bacio che le aveva imposto due sere prima, quando erano stati sorpresi a discutere da suo fratello.
Pensare a Merle le aveva procurato il solito moto di orrore, ma nel guardare Daryl, aveva definitivamente raggiunto la certezza che non fosse stato come lui. Non aveva mai avuto nello sguardo quella cattiveria che invece aveva colto negli occhi di suo fratello. Nè aveva mai avuto la sua stessa voglia di umiliarla e sottometterla, rendendola a tutti gli effetti solo una "bambolina" con cui divertirsi.
Per tutto il tempo trascorso a guardarlo dormire, i pensieri erano andati in un'unica direzione: le aveva dimostrato più volte che stesse dicendo la verità sul volerla aiutare.
- Fagioli.
Proprio la voce di Daryl l'aveva riportata al presente, fissando la sua attenzione sulla scatoletta che aveva tra le mani.
- Ce n'erano due, così ho pensato di tenerne una per stasera.
- Possiamo mettere tutto insieme.
Ma lui aveva scosso la testa.
- No, io prenderò solo un pò di questi. Il resto lo mangi tu.
In effetti lo stomaco aveva preso a brontarle già da un pò. Alla fine non aveva più mangiato quello che le aveva portato al suo risveglio.
- Lo divido volentieri.
In fondo, lui aveva fatto lo sforzo di uscire a procurare del cibo, quindi ne aveva anche più diritto.
- Devi rimetterti in forze. Domani sarebbe meglio ripartire.
L'idea di rimettersi in marcia, magari sotto la pioggia torrenziale che ancora non aveva smesso di cadere, l'aveva demoralizzata parecchio. Del resto, però, correvano un pericolo più grande a restare lì. Daryl non aveva avuto bisogno di dirglielo esplicitamente, ci era arrivata anche lei da sola.
- Okay.
Sembrava che tra di loro si fosse davvero, per la prima volta, instaurato un clima di collaborazione. Certo non era facile, ma perlomeno non aveva più provato la sensazione di doversi preoccupare delle sue reali intenzioni.
Si era offerta di riscaldare lei il cibo, ma lui le aveva detto che era abituato a fare da sè. C'era stata una buona dose di ruvidità nel dirglielo, però aveva intuito che dietro ci fosse stata anche la volontà di sollevarla dall'incombenza, permettendole di starsene sul divano, rannicchiata al caldo sotto la coperta.
Certo la sua salute era quella più precaria, però anche lui mostrava ancora segni evidenti di stanchezza.
- So che è stupido dirlo, ma se potessi scegliere, cosa vorresti come cena?
Diversamente dal pomeriggio, Beth aveva sentito l'esigenza di riempire il silenzio tra di loro. Forse aveva pensato anche troppo, e voleva perciò impegnare la mente con qualcosa di più leggero, rimandando al giorno dopo le preoccupazioni e le difficoltà da affrontare. Voleva godersi l'idea di avere qualcosa da mettere sotto i denti e di avere un tetto sopra la testa almeno per una notte ancora.
- Non saprei.
Forse lui non aveva avuto la sua stessa voglia di leggerezza, però questo non l'aveva fatta desistere.
- Io vorrei un hamburger farcito con tutto il possibile, delle patatine fritte e una coca gigante.
Se l'era immaginato così bene, da arrivare a sentirne persino il gusto sulla lingua.
- Uhm... mettici una birra al posto della coca, e ordinane due.
Le era sembrato impossibile, eppure si era ritrovata a sorridere, mentre aveva spostato lo sguardo su Daryl, accovacciato vicino al fuoco.
- E come dolce, una fetta di cheesecake alla fragola.
Lui aveva scosso la testa.
- Per me un brownies al cioccolato.
- Troppe calorie.
Aveva scrollato le spalle, stavolta.
- La dieta la farò un'altra volta.
La battuta ironica le aveva accentuato il sorriso, facendole provare ancora di più la sensazione che stesse vivendo un momento surreale. Era lì, a scherzare sul cibo con un uomo che soltanto qualche ora prima lo riteneva capace di infilzarla con la sua balestra. E allora, le era venuto spontaneo dirglielo.
- Ero convinta che mi avresti infilzato.
Lo aveva sorpreso, perchè si era girato brevemente, lanciandole un'occhiata penetrante, prima di tornare a curare la pentola sul fuoco.
- Il giorno che siamo tornati a prendere le mie cose, mi avevi detto che se non fossi rimasta dove volevi tu, in futuro mi ci avresti inchiodato con una freccia.
Non si era più voltato verso di lei, ma aveva avuto l'impressione che la stesse ascoltando con attenzione lo stesso.
- Così, oggi, quando me ne volevo andare, ero convinta che l'avresti fatto davvero.
- Quindi, eri pronta a beccarti una freccia.
Lo era stata davvero.
- Sì.
Le aveva rivolto un'altra occhiata penetrante, di quelle che parevano leggere dentro ad una persona. Per quanto fosse rude nei modi, in un certo senso quasi selvatico, ogni tanto faceva capolino una profondità d'animo che non si sarebbe mai aspettata da uno come lui.
- Ragazza coraggiosa, dopotutto.
Lo era? Forse, dopotutto, sì.
- La tua, invece, era solo una minaccia, oppure non hai avuto il coraggio?
C'era stato un attimo di silenzio da parte sua.
- Sei già abbastanza messa male così. Infilzarti, avrebbe peggiorato solo le cose.
Non le aveva risposto direttamente, ma nel tono di voce c'era stata sufficiente ironia da farle pensare che non l'aveva sfiorato il pensiero di farlo veramente.
- Domani mi restituirai il mio coltello?
Si era spinta ancora più avanti, ponendogli quella domanda spinosa, e si era scoperta impaziente di conoscere la risposta.
- Sì. Anche la pistola.
- Questo vuol dire che ti fidi di me?
L'aveva fissata di nuovo intensamente, facendole aumentare il battito cardiaco nell'attesa.
- O forse che sono coraggioso anch'io.
Si era ritrovata ad accennare un sorriso, ma questa volta rivolto verso di lui.
- Quindi, abbiamo qualcosa in comune, adesso.
E per come l'aveva guardata, anche lui non aveva avuto in mente probabilmente soltanto il coraggio. "Fiducia" era una parola che li spaventava, ma che nello stesso tempo li rendeva più forti.
- A quanto pare, sì.
Era sceso di nuovo il silenzio, ma non era stato più teso come prima. Quel principio di vera fiducia reciproca, stava cambiando le cose.
- Chi è Zack?
Trascorso qualche minuto, era stato lui, stavolta, a rivolgerle una domanda del tutto inaspettata. L'immagine di Zack si era immediatamente fatta spazio nella sua mente, ricordandole come fosse stata l'ennesima persona a cui si era affezionata e che poi le era stata strappata via da un destino che sembrava accanirsi contro di lei.
- Era un ragazzo a cui mi sono affezionata molto.
Non era riuscita ad usare l'espressione più giusta, si era sentita a disagio all'idea di rivelargli che era stato il suo ragazzo a tutti gli effetti.
- Potrebbe essere ancora vivo?
Forse lui lo aveva intuito lo stesso, perchè si era spinto a porle quell'ulteriore domanda.
- No, era già morto quando il nostro gruppo è stato attaccato.
Si era girato un attimo, forse per capire quanto il parlarne la stesse turbando.
- Vaganti o sopravvissuti?
- Vaganti. Lui e altri, erano andati a recuperare delle medicine.
- Mi dispiace.
Le era parso sincero, così lo era stata anche lei.
- Non sono nemmeno riuscita a piangere quando me lo hanno detto. Forse una parte di me sapeva già che era solo questione di tempo, prima che succedesse. Come se fosse pronta ad andare avanti senza di lui, come già avevo fatto per tante altre persone a cui mi ero affezionata.
Non aveva aggiunto altro Daryl, tornando silenzioso.
- Hai perso anche tu qualcuno che... bè, a cui eri affezionato?
Le era venuto istintivo rivolgergli la stessa domanda, anche se poi si era sentita in imbarazzo.
- Nessuno. Eravamo già solo io e Merle quando è iniziato il casino.
Decisamente le aveva fatto capire che non era un argomento da approfondire, perchè la voce gli si era indurita ed era stato brusco nel risponderle. Non credeva dipendesse solo dal fatto che non voleva parlare di suo fratello, ma di lui in generale. Il suo passato era qualcosa a cui aveva fatto riferimento sempre con rabbia e disgusto, proprio come se lo vedesse adesso sotto una luce diversa.
- Posso farti solo un'altra domanda? Credo... di averne il diritto, ecco.
Si era sforzata di apparire tranquilla, nonostante dentro fosse stata agitata per aver pensato di insistere almeno su di un punto.
- Credo di sapere quale sia.
Si erano guardati negli occhi, forse per vedere se quel principio di fiducia sarebbe sopravvissuto a quel primo assalto.
- Se ci troverà, non so con certezza cosa farà lui.
Il suo sguardo si era incupito, ma era rimasto sicuro e determinato.
- Ma so cosa farò io, perchè non tornerò indietro sulle mie decisioni.
La risposta era stata chiara, per cui, forse, la fiducia tra loro era proprio destinata a diventare sempre maggiore.







*Spazietto autrice che ha messo un punto fermo nella storia*


Eh sì, stavolta anche bello grosso, tra l'altro. Questo vuol dire che ora le cose prenderanno una piega diversa. Probabilmente Daryl e Beth non tenteranno più di farsi la pelle reciprocamente (eh eh eh), ma proveranno a collaborare sul serio. Una tregua? Ecco consideratela così, perchè mica è finita la storia, eh? Quindi, di strada ne hanno ancora da fare. Però, nel frattempo, potrebbe anche succedere che... ma niente spoiler! Vi lascio immaginare e aspettare di leggere se avrete immaginato giusto! XD
Lo so che è quasi Natale e dovrei essere più buona, ma mica voglio rovinarvi la sorpresa di scoprire poco alla volta cosa succederà... e soprattutto quando!!!!!
Intanto, vi siete gustate l'idea di loro due vicini, vicini, anche se era soltanto perchè Beth era malata? Io sì, perchè da fangirl quale sono (e non me ne vergogno, sappiatelo! XD) vado subito in fibrillazione quando entrano in contatto, anche se non proprio intenzionalmente!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Care fanciulle, buongiorno!

Credo che la frase più appropriata per introdurre questo momento sia "Chi non muore, si rivede". E che subito dopo, siano delle scuse gigantesche quelle che vi devo porre.
Non racconterò bugie, il tempo trascorso dall'ultima volta che ho postato un capitolo, per me è volato, sicuramente per voi no! Il periodo di circa un mese di ritardo che avevo segnalato si è trasformato in ben quattro mesi di assenza, ma lavoro e famiglia mi hanno completamente risucchiato, per cui ho dovuto accantonare la scrittura sino a che non si sono calmate un pò le acque.
Nel frattempo, è finita la sesta stagione e come penso la maggior parte di voi, sono qui che tremo all'idea di vedere che a finire sotto i colpi micidiali di Lucille sia stato proprio il nostro amato Daryl.
Mi viene da pensare che per me (ma anche per tante altre lettrici) sarebbe l'apoteosi della crudeltà: dopo aver perso la parte femminile della nostra coppia preferita, anche la maschile ci lascerebbe! Sigh!
In ogni caso, nell'attesa, preferisco pensare che non saremo così sfortunate... anche se l'idea di perdere comunque un altro personaggio principale, non è che mi rallegri molto lo stesso! Sigh di nuovo!
Ma non voglio dilungarmi ancora molto, per cui, mi scuso ancora per l'assenza prolungata e vi lascio alla lettura, se mai vi andrà di riprenderla, ovviamente.
Baci
Serena


                                  CAPITOLO  10


La pioggia battente si era trasformata in acquerugiola, ma il freddo non si era attenuato di molto, perciò Daryl sperava davvero che non riprendesse a nevicare.
Non che così le cose andassero meglio, ma perlomeno avrebbero avuto qualche possibilità in più di raggiungere il posto che si erano prefissati come meta.
Beth si trovava qualche passo avanti rispetto a lui, e questo gli permetteva di controllarla meglio. Era ancora piuttosto debole, nonostante avessero deciso di rimandare la partenza di un giorno, usufruendo così di un'altra notte nello chalet in cui si erano imbattuti.
Rovistando tra gli abiti abbandonati in un armadio, la ragazzina aveva trovato una giacca a vento che si era rivelata ovviamente molto preziosa, visto il suo stato di salute.
Era anche preoccupato del fatto che molto probabilmente non avrebbero avuto niente da mettere sotto i denti per tutto il giorno. D'altronde perdere tempo per cacciare in quel momento era escluso. Meglio mettere la distanza maggiore tra loro e Merle, che sicuramente doveva già essersi messo sulle loro tracce.
- Come fai ad orientarti così bene nei boschi?
La voce di Beth era stata leggermente in affanno e lui si era domandato ancora se sarebbero riusciti a cavarsela e se sì, per quanto tempo. Nonostante fosse determinato a fare il possibile per trovare il modo di metterla in salvo, era abbastanza realista da sapere che si trovavano in una condizione di netto svantaggio.
- Esperienza.
Le aveva risposto guardandola per un attimo in viso, dal momento che l'aveva affiancata per controllare meglio come se la stesse passando. Quando aveva iniziato a salirle la febbre due giorni prima, infatti, nonostante il freddo il suo viso aveva preso un colorito acceso come se stesse andando a fuoco.
Adesso, invece, mostrava il solito pallore, in cui spiccavano ancora di più quei suoi occhi azzurri e dannatamente troppo espressivi per essere ignorati. E se c'era un'altra cosa che Daryl non riusciva ad ignorare, erano proprio le emozioni intense che riuscivano a scatenare dentro di lui, nonostante cercasse di contrastarle con tutte le sue forze.
- Sì, bè, lo avevo capito. Ti chiedevo se potevi mostrarmi come fai, magari posso imparare anch'io.
Si era ritrovato a guardarla di nuovo negli occhi, e lei aveva fatto lo stesso. Non gli era sfuggito come sembrasse molto più sicura di sè ora, dopo che si erano scontrati e poi chiariti il giorno prima. A quanto pareva, questa volta, aveva deciso davvero di avere fiducia in lui.
- Non è così facile come sembra.
Era quasi sicuro che lei avesse accennato un mezzo sorriso, ma dal momento che subito dopo era inciampata, finendo in ginocchio nel fango, il suo viso si era irrigidito in una smorfia di dolore.
- Ti sei fatta male?
Istintivamente si era subito preoccupato di aiutarla a rialzarsi, afferrandola per un braccio. Lei aveva scosso la testa, ma sul suo viso c'era ancora la stessa smorfia.
- Ehi, fermiamoci un attimo.
Era già qualche ora che camminavano, cinque minuti di sosta non sarebbero stati la fine del mondo.
- No, sto bene, davvero. Sono solo inciampata. E' meglio se proseguiamo.
Lei aveva di nuovo scosso la testa, rialzandosi il cappuccio della giacca.
- Cinque minuti di pausa non cambieranno le cose.
Era stato lui ad insistere, allora, dandole così l'idea che ne avesse bisogno anche lui. Ovviamente questa cosa lo aveva infastidito oltre misura, perchè si ritrovava ad agire in un modo che non era affatto nelle sue corde, cioè proccuparsi prima di lei che non di se stesso. Se c'era stata una regola fissa nella sua vita, bè era stata proprio quella di non avere legami di nessun genere a rendergli le cose più difficili di quanto già non fossero.
Ma Beth, maledizione, stava mandando quella regola a farsi fottere bellamente!
- Vuoi bere?
- No, sto bene così, grazie.
Di sicuro c'era che stava dimostrando di avere molto più coraggio e determinazione di quella che si sarebbe aspettato da lei in una situazione del genere.
Non che non ne avesse già dato prova, ma il fatto che si fosse rimessa in marcia senza fiatare, era davvero il segno che sembrava non voler mollare.
- Okay.
Era rimasto un attimo in silenzio, poi le aveva fatto segno di guardare verso destra.
- Vedi quel gruppo di alberi lì, alla nostra destra?
Lei aveva spostato lo sguardo nella direzione indicata.
- Poco più avanti ci sono quei due che hanno tutto intorno dello spazio libero, così da non essere soffocati dalle altre piante.
Le aveva visto un'espressione concentrata, come se invece che essere in mezzo ad un bosco, si trovasse in qualche aula scolastica. In effetti, vista la sua età, probabilmente era stata ancora una studentessa quando era scoppiato tutto quel casino.
- Sì, ho capito, quelli.
E aveva indicato a sua volta i due alberi a qualche metro di distanza da loro.
- Se li guardi bene, possono darti un'idea su dove si trovi il nord.
Adesso aveva riportato lo sguardo su di lui, mostrandogli quello che era uno sguardo decisamente scettico.
- Stai per dirmi che per trovare il nord basta guardare dove cresce il muschio su di un albero? No, perchè ti giuro che credevo fosse una stronzata gigantesca.
Si era ritrovato a fare una smorfia che poteva sembrare quasi un sorriso divertito, dato che anche lei ne aveva fatto uno.
- Infatti lo è.
Probabilmente non avrebbero dovuto perdere altro tempo in quella maniera, ma non gli riusciva di smettere di pensare che quel momento fosse quanto di più vicino alla "normalità" avesse mai vissuto con lei da quando si erano incontrati.
- Ah, okay. Allora c'è dell'altro, immagino.
Lui aveva annuito, tornando ad indicarle i due alberi.
- Decisamente. Intanto devi prendere come riferimento un albero che sia lontano da tutti gli altri, o perlomeno che abbia dello spazio intorno come questi. Perchè se non ricevono la luce diretta del sole, i segnali da intepretare potrebbero essere causati da altre cose, tipo il fatto che sono sempre in ombra o che non gli gira aria intorno.
Sembrava davvero interessata alla cosa, per cui si era ritrovato a spiegarle cosa fare come se fosse naturale condividerlo con lei.
- Devi osservarlo per intero, in tutte le sue parti. Così ti puoi accorgere che le foglie sono molto più presenti da una parte rispetto all'altra, come anche i rami. Vedi come sono più numerosi e come si protendono più nella nostra direzione?
Nonostante il grigiore di quella giornata, quei particolari spiccavano comunque evidenti sulle piante.
- E poi, alla fine, comunque anche il tronco dice qualcosa, in questo caso. Vedi che la corteccia è molto più uniforme nella parte davanti rispetto ai lati? Sui fianchi, e anche dietro, l'umidità la fa macerare e sbriciolare molto di più, quindi è sicuramente la parte che rimane più in ombra.
Sembrava aver afferrato il discorso, perchè lo sguardo si era acceso di una scintilla entusiasta.
- Cavolo, è vero! Guardando gli altri alberi, la differenza si nota anche di più! 
Daryl si era ritrovato a pensare nuuovamente che quella ragazzina fosse molto più sveglia di quanto avrebbe mai immaginato. Però, del resto, non sarebbe sopravvissuta da sola se così non fosse stato, una volta perso il suo gruppo. E proprio quel pensiero lo aveva bruscamente riportato alla necessità di riprendere il cammino.
- Dobbiamo muoverci.
Forse era stato un pò troppo perentorio nel dirlo, ma lei sembrava essersi abituata ai suoi modi bruschi, perchè gli aveva fatto un cenno affermativo, continuando a mostrarsi tranquilla.
- Grazie per la spiegazione, è stata molto utile.
Si erano mossi insieme, iniziando a camminare fianco a fianco. Per qualche minuto erano rimasti in silenzio, poi lei aveva ripreso a parlargli.
- Anche se è vero, non credo che riuscirei a metterlo in pratica da sola tanto presto.
Il fiato le usciva piuttosto spezzato ed era stato quasi sul punto di dirle di risparmiarlo, ma qualcosa lo aveva trattenuto.
- Per certe cose ci vuole davvero molta pratica, non puoi improvvisarti così su due piedi.
Forse era stata l'idea che stessero parlando ancora "normalmente", come se fossero due che si trovavano lì insieme di loro spontanea volontà.
- Una volta con mia sorella Maggie ci siamo perse nel bosco. E' stata una brutta esperienza ed è finita bene proprio grazie a dei cacciatori.
Probabilmente avrebbe dovuto davvero dirle di risparmiare il fiato, ma quel qualcosa era sempre lì, annidato in una parte del suo cervello anche per lui sconosciuta, che lo spronava a lasciarla continuare nelle sue chiacchiere, perchè dopotutto non lo infastidivano più di tanto.
- Erano padre e figlio, stavano trascorrendo il loro week-end annuale di caccia al cinghiale. Purtroppo, in un certo senso, glielo abbiamo decisamente rovinato. Hanno perso un bel pò di tempo per riaccompagnarci alla nostra fattoria.
Anche lui ne aveva vissuti tanti di momenti così, ma non erano stati affatto piacevoli come invece sembrava voler dire il racconto di lei. Quelle con suo padre e Merle erano state battute di caccia fatte per necessità e non per divertimento.
- In realtà, ora che ci ripenso, avevano anche un gps con loro. Suppongo, quindi, che sia stato quello a riportarci a casa, non tanto il loro senso dell'orientamento.
- Commedianti del cazzo.
Il commento gli era uscito fuori in automatico, perchè se c'era una cosa che non aveva mai sopportato, erano quelli che si spacciavano per qualcosa che non erano affatto.
- Direi che era l'equivalente di un sì, il tuo.
L'inaspettata ironia contenuta in quella risposta, non lo aveva distratto a sufficienza per non sentire il rumore inconfondibile che lo aveva spinto ad agire con rapidità.
- Shhh....
In un attimo aveva imbracciato la balestra e le aveva fatto cenno di rimanere ferma e in silenzio. Era abbastanza certo di quello che aveva sentito, per cui subito dopo l'aveva indirizzata verso degli arbusti che creavano una barriera piuttosto fitta, dove si erano accucciati in attesa.
Tempo una decina di secondi, ed erano sbucati fuori due vaganti. Beth lo aveva guardato per capire se avesse avuto l'intenzione di farli fuori, ma lui era più propenso a lasciarli passare, per poi riprendere il cammino. Senza abbassare la balestra, aveva atteso quindi che li superassero, scomparendo lentamente nel bosco dalla parte opposta alla loro.
- Pensi che ce ne siano altri?
Data la loro vicinanza, le era bastato sussurrarlo perchè lui sentisse. Aveva atteso ancora un attimo prima di scuotere la testa e farle cenno che potevano rialzarsi.
- Probabilmente erano solo quei due. In ogni caso, tieni orecchie e occhi ben aperti anche tu.
Ancora una volta avevano ripreso a camminare, rimanendo però in silenzio. Forse doveva essersi resa conto che parlare la rendeva meno attenta, quindi aveva deciso di mettere un freno alle chiacchiere. E per quanto gli era apparso increbile, un pò ne era rimasto dispiaciuto, anche se di certo non si sarebbe mai sognato di tornare ad aprire bocca per primo.



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Beth si sentiva decisamente di nuovo al limite delle sue forze, ma si era imposta di stringere i denti ed andare avanti. Era consapevole che non c'erano alternative, non sarebbe stato prudente accamparsi così in mezzo al bosco, senza un vero riparo. Fortunamente non aveva ripreso a piovere, ma il freddo era tornato ad essere pungente. Nonostante avesse cacciato le mani in tasca e avesse avvolto praticamente quasi tutto il viso nella sciarpa che aveva trovato, si sentiva lo stesso dita, orecchie e naso congelati.
Si era chiesta più di una volta come potesse resistere a quel freddo Daryl, che indossava solamente una felpa ed un giubbotto di pelle. Oltretutto imbracciava la balestra a mani nude, quindi doveva averle anche più congelate di lei a contatto con il freddo metallo. Probabilmente era decisamente più temprato fisicamente, ma non era una macchina, rimaneva un essere umano anche lui.
Immersa in tali pensieri, non si era accorta che doveva essersi fermato, fino a che non gli era andata a sbattere contro. Era rimbalzata indietro e se non era caduta, era stato grazie alla prontezza di riflessi del suo compagno di viaggio, che l'aveva trattenuta per un braccio.
- Scusa, non mi ero accorta che ti eri fermato.
Aveva tenuto un tono di voce basso, preoccupata che quella sosta volesse dire altri vaganti in arrivo.
- Non siamo soli.
Anche lui aveva parlato sottovoce, indicandole con la testa due sagome che si intravedevano in lontananza.
- Vaganti?
Al cenno negativo che aveva avuto in risposta, un nodo le aveva stretto lo stomaco, inducendola a impugnare velocemente la pistola che aveva riposto nella tasca posteriore dei jeans.
- Seguimi e cerca di fare meno rumore possibile.
Non era la prima volta che le impartiva quell'ordine, anche se adesso non lo aveva percepito come tale, ma anzi come una richiesta più che lecita. Nella sua testa, ovviamente, si era già scatenato il caos e su tutto prevaleva la paura che Merle e gli altri potessero averli già trovati. Infatti si stava sforzando di mettere a fuoco il più possibile le persone che sembravano essere ancora immobili, cercando di cogliere qualche particolare che la inducesse a credere il contrario, che fossero perciò degli sconosciuti.
Subito dopo aveva anche pensato che non avrebbe voluto dire essere più al sicuro, ma una qualche speranza in più avrebbe potuto nutrirla. Seguendo Daryl, aveva intuito che si stesse spostando in maniera da averli sempre in vista, così da avvicinarsi mantenendo una posizione sicura. La tensione provata era così forte, che ad un certo punto aveva dovuto toccargli il braccio, in modo da attirare la sua attenzione. Quando aveva incrociato i suoi occhi, vi aveva trovato la stessa espressione fredda e determinata che aveva avuto ogni volta che si erano trovati davanti ad una minaccia. Sembrava pronto a fare ciò che era necessario... anche uccidere, ovviamente.
Se una parte di lei ne aveva tratto sicurezza, un'altra non aveva potuto fare a meno di chiedersi, ancora una volta, chi fosse davvero quell'uomo di cui aveva deciso, alla fine, di fidarsi.
Quando, sempre ad una distanza di sicurezza, si erano venuti a trovare di fronte alle due persone che erano rimaste immobili, era riuscita a vedere bene di chi si trattasse: un uomo ed una donna, entrambi di una certa età, che tenendosi per mano, fissavano una croce piantata nel terreno.
Il cuore le era immediatamente balzato in gola, perchè le era bastato vedere il viso della donna stravolto dalle lacrime, per capire che si trovavano fermi davanti alla tomba di un loro caro.
Quella visione aveva fatto emergere prepotente lo stesso dolore che anche lei cercava di relegare nel profondo della sua anima, e che l'aveva spinta a fare qualcosa che, diversamente, non avrebbe mai fatto, ossia cercare e stringere la mano di Daryl. Fermo accanto a lei, sembrava essere giunto alla conclusione che quelle due persone non fossero un pericolo per loro, perchè aveva abbassato la balestra, smettendo di tenerli sotto tiro.
Come aveva immaginato prima, le dita dell'uomo erano state ghiacciate, eppure per lei avevano rappresentato lo stesso una fonte di calore, qualcosa a cui aggrapparsi per non sprofondare di nuovo nella disperazione più assoluta.
- Andiamocene.
Non avrebbe saputo dire quanto era stata lì, immobile, ad osservare il pianto di quelle due persone , sapeva solo che ad un certo punto Daryl l'aveva tirata leggermente proprio per quella mano che era rimasta unita alla sua e si era come risvegliata, tornando al presente.
- Forse potremmo...
- Non pensarci nemmeno.
Daryl le aveva lanciato uno sguardo che parlava chiaro: non lo sfiorava nemmeno l'idea di entrare in contatto con quei due, anche se avesse saputo che potevano fornire loro aiuto in qualche maniera.
- Non sembrano pericolosi.
Quell'affermazione le era valsa un'altra occhiataccia, mentre aveva praticamente iniziato quasi a corrergli dietro, perchè si era messo a camminare come se avesse una mandria di vaganti alle spalle che lo inseguivano.
- Ti è andata bene una volta, ragazzina, vuoi rischiare di nuovo?
La risposta  era stata diretta e tagliente, nonostante si fosse riferito, in fondo, anche a se stesso e al fatto che incontrare qualcuno poteva portare molti più guai che non dover contare solo sulle proprie forze.
- Forse è proprio per questo che ci ho pensato. Dopotutto, sono ancora qui, sana e salva, no?
Aveva cercato di superarlo, per sbarrargli la strada e guardarlo in viso. Forse era davvero una stupida, ma più ci pensava e più riteneva che quella coppia potesse davvero rappresentare un'opportunità per loro e non un pericolo.
- Daryl, per favore, vuoi starmi a sentire?
Stava realizzando, poco alla volta, che aveva iniziato davvero a sentirsi più sicura di sè, tanto da voler sostenere le sue ragioni con lui.
- Daryl...
Lo aveva chiamato di nuovo, tentando di trattenerlo per un braccio, ma lui si era scrollato di dosso facilmente la sua mano. Era chiaro che non aveva la minima intenzione di ascoltarla, perciò aveva fatto l'unica cosa in grado, forse, di attirare la sua attenzione.
- Okay, messaggio ricevuto. Prosegui pure da solo, perchè io torno indietro.
Detto, fatto, era ritornata sui suoi passi, decisa ad andare fino in fondo. Però ne aveva fatti pochi, perchè quasi subito si era sentita afferrare per la giacca e strattonare all'indietro.
- Cazzo, stavo iniziando a credere che fossi meno stupida di quello che sembri.
Dopo averla girata verso di lui, Daryl l'aveva mollata, continuando ad inchiodarla con uno sguardo che esprimeva la frustrazione provata davanti alla sua testardaggine.
- Pensi che solo perchè sono lì a piangere davanti ad una tomba, debbano essere per forza brave persone?
Era vero? Poteva bastare per credere che fossero innocui?
Sì, in effetti, il vederli in lacrime l'aveva indotta a considerarli meno pericolosi. Però non era stato solo quello. Era anche il modo in cui si stavano tenendo per mano e il fatto che era abbastanza certa che l'uomo stesse pregando. Aveva visto le sue labbra muoversi, e non aveva potuto fare a meno di rivedere suo padre, inginocchiato in chiesa, intento a fare la stessa cosa.
- Sarò stupida come dici, probabilmente, però credo proprio che sia così.
Era certa che stesse per trascinarla via, così si era affrettata ad aggiungere dell'altro.
- Potrebbero avere anche un posto sicuro dove poter passare la notte, magari anche del cibo da offrirci.
- Sì, certo, mettici anche un pacchetto di sigarette e la bella favola così è completa!
Ovviamente non lo aveva smosso di un millimetro, così era passata di nuovo ai fatti.
- Non fumo, perciò mi basta l'idea di un tetto sopra la testa e un pò di cibo.
Era arretrata giusto un secondo prima che Daryl cercasse di riafferarla, riuscendo così a correre via e arrivando a fare abbastanza rumore per attirare l'attenzione della coppia verso cui si stava dirigendo, dato che avevano puntato subito lo sguardo nella sua direzione. 
- Salve!
Si era fermata a qualche passo da loro, cercando di apparire il meno minacciosa possibile, tanto che si era abbassata il cappuccio perchè potessero vederla bene in viso.
- Noi non ... non cerchiamo guai.
Che non fosse stata lei a spaventarli, lo aveva capito da come lo sguardo dell'uomo era andato oltre le sue spalle, mentre contemporaneamente aveva passato un braccio sulle spalle della donna, come a volerla proteggere. Così le era bastato gettare una breve occhiata dietro di sè, per trovare Daryl intento a tenerli sotto il tiro minaccioso della sua balestra.
- Nemmeno noi, mi creda.
- Non si direbbe a giudicare da come mi sta guardando il tuo amico.
Era stato sempre l'uomo a parlare, mentre la donna aveva continuato a versare le sue lacrime, a dimostrazione che il suo dolore pareva essere più forte di qualsiasi altra cosa stesse accadendo intorno a lei.
- Daryl, ti prego, non credo ce ne sia bisogno.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Come se non bastasse il tono, anche lo sguardo della ragazzina era stato supplichevole nel chiedergli di abbassare la balestra. Perchè era quello che voleva da lui, che si fidasse del suo giudizio, stavolta.
E se stanno fingendo? E se non sono da soli? E se sono armati fino ai denti? E se...
In quel breve lasso di tempo, il suo cervello aveva dovuto prendere in considerazione molteplici possibilità, la peggiore di tutte che finissero ammazzati nel momento stesso in cui avesse smesso di minacciarli di morte a sua volta.
- Daryl...
Nel silenzio e nell'immobilità di quegli attimi, ragione e istinto si erano battuti violentemente dentro di lui. Alla fine, il secondo aveva prevalso, inducendolo a fare quello che gli era stato chiesto.
- Un solo movimento falso, e vi infilzo senza darvi nessun'altra possibilità, okay?
La ragione gli stava ancora gridando che stava commettendo una grandissima stronzata, ma l'istinto sembrava invece essere dalla parte della ragazzina, ora che aveva visto i due tizi da vicino, per cui aveva abbassato la balestra, senza però smettere di tenere il dito sul grilletto, pronto per colpire.
- Chi c'è sepolto là sotto?
Non appena fatta la domanda, i singhiozzi della donna erano diventati più forti, mentre lo sguardo dell'uomo aveva perso un pò di lucidità. Quello di Beth, invece, lo aveva fulminato, chiaro segno che era rimasta anche lei spiazzata davanti a quella domanda così diretta.
Avrebbe voluto dirle che avere riguardo per i sentimenti degli altri non era mai stato il suo forte, men che meno da quando era scoppiata quella cazzo di apocalisse e per sopravvivere dovevi vedertela pure con i vivi, oltre che con i morti.
- Nostro figlio.
Con voce tremante, era stato sempre l'uomo a rispondere.
- Mi dispiace...
- Perchè proprio qui?
Interrompere la ragazzina come aveva appena fatto, cioè dimostrandole ancora di fregarsene dei sentimenti di quei genitori chiaramente distrutti dal dolore, gli era valsa un'altra occhiata furibonda, che aveva ovviamente ignorato.
- Daryl!
Se lei poteva permettersi la pietà, lui ancora voleva vederci chiaro sul fatto che avessero deciso di seppellirlo proprio lì, in mezzo ad un bosco.
- Perchè è... qui che... l'abbiamo... trovato.
Da come stava piangendo la donna ora, con il viso premuto contro il petto del marito, aveva capito cosa c'era dietro a quel "trovato". E se fosse stato da solo, sicuramente sarebbe andato avanti con le domande, ma davanti allo sguardo addolorato di Beth, l'aveva piantata lì.
"Stai diventando solamente un coglione rammollito".
Era stata la voce di Merle che aveva sentito nella testa, e l'aveva colpito sul vivo, con quella definizione che si sentiva calzare a pennello, perchè
avanti di questo passo, avrebbe fatto prima a spararsi da solo senza aspettare che lo facesse qualcun'altro.
- Io... noi... possiamo fare qualcosa?
Che cosa?!
Adesso la ragazzina stava davvero esagerando!
- Ragazzina, noi dobbiamo rimetterci in marcia, presto farà buio e abbiamo ancora un bel pò di strada da fare.
Era stato categorico nel dirglielo, tanto da guadagnarsi un'occhiata più corrucciata da parte dell'uomo, di cui però se ne era ampiamente fregato.
- Daryl, credevo...
- Posso chiederti dove siete diretti?
- Thomaston.
L'uomo aveva parlato contemporaneamente con la ragazzina, e prima che lui potesse intimarle con lo sguardo di starsene zitta, lei gli aveva subito rivelato la loro destinazione.
- E' ancora molto lontana, non ci arriverete mai prima che faccia buio.
Lo sapeva bene anche lui, non aveva certo bisogno che glielo dicesse quel tizio, aveva solo cercato un modo per convincere Beth a schiodarsi dalla sua intenzione di dare retta a quei due.
- Dobbiamo comunque arrivarci.
Con quella risposta perentoria si era guadagnato un altro sguardo indagatorio da parte dell'uomo, che stringendo a sè la moglie sempre persa nel suo pianto, si era di nuovo rivolto a Beth.
- So che forse sarebbe meglio per me se mi facessi i fatti miei, ma non è nella mia natura. Perciò vi dirò lo stesso che mi sembrate entrambi abbastanza provati, soprattutto tu.
Ovviamente non ci voleva un genio per capire chi fosse messo peggio tra loro due, però poi era tornato a puntare lo sguardo su di lui.
- E dato che noi stiamo in una piccola fattoria poco lontano da qui, potremmo darvi riparo almeno per questa notte. Abbiamo anche del cibo, non tanto certo, ma sicuramente più di quanto credo abbiate voi.
E siccome doveva aver notato che oltre al piccolo zaino che portava lui, altro non avevano, doveva essere abbastanza sicuro di averci preso.
- Immagino che vi stiate domandando dove sta la fregatura, ma la verità è che non c'è. So che non posso darvi la certezza che voglio aiutarvi, per cui, sta a voi decidere se fidarvi o meno.
- E perchè dovresti aiutarci? Non abbiamo niente da offrirti in cambio, lo hai capito benissimo anche tu.
Era stato svelto nel ribattere, soprattutto perchè era intenzionato a portare avanti lui quella discussione. La ragazzina aveva già fatto anche troppo rivelando dove fossero diretti.
- La risposta è un'altra volta semplice, anche se difficile da credere. Voglio aiutarvi perchè ho la possibilità di farlo, tutto qui.
Ragione e istinto stavano di nuovo combattendo dentro di lui, e in più doveva anche impedire alla ragazzina di lanciarsi subito tra le braccia di quelli che non sapeva ancora se considerare, o meno, innocui.
- Scusate, non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Bob e lei è mia moglie Maggie.
Non appena saputo il nome della donna, sul viso della ragazzina erano passate mille emozioni diverse, tra cui anche la certezza che la coincidenza di quel nome era abbastanza per potersi definitivamente fidare di quegli sconosciuti.
- Cristo santo, non puoi pensarlo davvero!
Il modo in cui era esploso, aveva fatto sobbalzare marito e moglie, ma non la diretta interessata. Infatti, Beth lo aveva guardato con un'espressione che diceva a chiare lettere che lei li avrebbe seguiti punto e basta.
A quel punto, gli rimanevano solo tre soluzioni: portarla via di forza, abbandonarla al suo destino oppure assecondarla.
- Io... ehm... non so bene in che rapporti siate voi due... però... ecco...
Il tentativo dell'uomo di intromettersi tra loro due era stato smorzato dall'occhiata di avvertimento che gli aveva lanciato, prima di tornare a confrontarsi con Beth.
- Siamo compagni di viaggio, io e Daryl. E mi chiamo Beth. Piacere di fare la vostra conoscenza.
Ignorando completamente la sua rabbia, mista afrustrazione, era andata avanti per la sua strada, come se all'improvviso fosse davvero sparita la ragazzina che solo qualche giorno prima tremava anche solo davanti ad una sua occhiata.
"Coglione rammollito, farsi fregare così da una stupida bambolina del cazzo!".
La voce di Merle era tornata a sfotterlo per bene dentro la sua testa, mentre davanti a lui la ragazzina e il tizio si stringevano la mano. E non solo, perchè anche la donna aveva dato segno di comprendere cosa stesse succedendo, perchè aveva puntato lo sguardo su Beth.
- Sei... sembri così giovane. Quanti anni hai?
- Diciannove.
- Oh mio Dio, Bob!
Si era stretta nuovamente contro il marito, riprendendo a singhiozzare violentemente e rafforzando la sua voglia di non andare a ficcarsi in una situazione che avrebbe solo peggiorato la loro.
- Ha la stessa età del nostro Alan...
Lo sguardo dell'uomo si era posato sul cumulo di terra davanti a loro, tornando a velarsi di lacrime.
- Mi dispiace davvero per vostro figlio.
Anche la voce della ragazzina si era incrinata, e guardandola negli occhi, si era reso conto di essersi fatto fregare un'altra volta.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



- Sei sveglio?
In risposta c'era stato una specie di grugnito, chiaro segno che l'uomo steso nell'altro letto non era stato contento di scoprire che anche lei fosse ancora sveglia.
- Significa che pensi ancora che ci possano fare del male?
Uno sbuffo, chiaro ed inequivocabile, aveva accolto la sua ulteriore domanda.
- Perchè io, invece, sono più che convinta che siano due brave persone.
- Cazzate.
Il tono era stato brusco e le aveva fatto capire che era meglio se lasciava perdere. Ma lei aveva insistito, perchè non riusciva a capacitarsi che lui vedesse qualcosa di assolutamente diverso nelle due persone che li avevano accolti in casa loro, nonostante fossero proprio loro a rischiare di più nell'averli lì.
- Quindi credi davvero che stiano solo aspettando che ci addormentiamo per poi tagliarci la gola, o magari spararci nel sonno?
Stavolta la sua domanda era caduta nel vuoto, perchè a distanza di qualche minuto, Daryl ancora non le aveva risposto. Così si era fatta coraggio e aveva detto ciò che le era passato per la mente.
- Lo pensi perchè è così che avresti fatto tu con loro? Li avresti uccisi per appropiarti delle cose che avevano, anche se fossero state solamente una balestra ed una pistola?
Perchè, alla fine, era soltanto quello che possedevano di utile loro due. Non certo i vestiti che indossavano o il barattolo di fagioli che avevano nello zaino. Quando ormai credeva che non avrebbe avuto nessuna risposta, la voce di Daryl era risuonata bassa e tagliente.
- Dovresti parlare di meno e dormire di più.
- Non ci riesco.
- Sforzati.
Ci aveva provato, ma troppi ricordi le affollavano la mente, soprattutto della sua famiglia, e di com'era felice la sua vita prima che il mondo si trasformasse in quell'inferno.
- Perchè non vuoi credere che siano due brave persone?
- Oh, merda!
Nella debole luce che filtrava dalla finestra della cameretta in cui si trovavano, l'aveva visto sollevarsi a sedere, il viso sprofondato tra le mani.
- Cosa cazzo te ne importa di quello che penso di quei due? Non ti basta che hai ottenuto di essere qui, in un cazzo di letto vero, dopo aver messo qualcosa di decente nello stomaco?
Ora si sentiva il suo sguardo puntato addosso, arrabbiato e cupo come lo era sempre. Per una frazione di secondo aveva cercato di immaginarselo mentre sorrideva, ma poi si era detta che uno come lui forse non aveva mai sorriso veramente in vita sua.
- Forse è perchè non riesco a smettere di domandarmi chi sei realmente.
Nel momento stesso in cui lo aveva detto, aveva percepito l'aria intorno a loro caricarsi di tensione.
- Sono quello che vedi.
Stavolta era stata lei a rimanere in silenzio, cercando le parole giuste per dirgli quello che aveva in mente.
- Ho visto tante cose di te, e non tutte erano... buone.
- Mi sembrava di averti già detto che non sono un fottuto supereroe.
- Sì, è vero. E credo che nessuno, di questi tempi, possa dire di esserlo veramente.
Non era così ingenua da non riconoscere che anche con il suo gruppo erano stati costretti a prendere delle decisioni non propriamente "giuste".
- Solo che...
- Noi non dobbiamo diventare amici o roba simile. Stiamo solo tentando di sopravvivere entrambi a tutta la merda che ci circonda. Niente di più, niente di meno. Fine della storia, ragazzina.
Non le aveva dato il tempo di replicare nulla, perchè subito dopo si era alzato e aveva lasciato la stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
"Noi non dobbiamo diventare amici."
Parole che, senza sapere bene nemmeno lei il perchè, avevano espresso un concetto che avrebbe dovuto rassicurarla, anzichè destabilizzarla. Sarebbe stato più logico, infatti, che anche lei non volesse approfondire la conoscenza di un soggetto che dimostrava chiaramente di essere stato per la maggior parte della sua vita dalla parte dei "cattivi" e non sicuramente dei "buoni".
Eppure...
E proprio l'idea che ci fosse quell "eppure" nella sua testa a dissentire da quanto aveva appena detto Daryl sul fatto che non dovessero diventare amici, le aveva impedito del tutto di riuscire a chiudere occhio. 





*Spazietto Autrice che ha rispolverato la tastiera del pc con estrema gioia*

Mi è mancato moltissimo scrivere di questi Daryl e Beth, perchè se anche nella mia testa la loro storia è già completa, credetemi se vi dico che è quando la metto nero su bianco, che acquisisce anche per me una carica emotiva più intensa rispetto a quando la immagino solamente.
Detto questo, spero di essere riuscita a riportarvi nella storia insieme a me, sperando quindi anche di poter tornare a commentarla (e a confrontarmi) con voi lettrici.
Se qualcuna se lo sta chiedendo, preciso che tornerò ad aggiornare anche "Precious", perchè ho ripreso anche la sua stesura.
Baci
Serena
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Buongiorno fanciulle!
Inizierò subito col dirvi che scrivere questo capitolo è stato un lungo calvario! Per ben tre volte sono arrivata a metà, per poi cancellare tutto. Rileggevo e sia Daryl che Beth sembravano guardarmi come a dire "ma va che questi non siamo noi!".
Poi, è arrivata la quarta volta, e finalmente ho visto la luce in fondo al tunnel! Con questo non voglio avere la presunzione di aver scritto un buon capitolo, dico solo che Daryl e Beth mi guardavano con meno astio rispetto alle versioni precedenti, dicendomi a loro volta "uhm... vediamo che ne pensaranno le lettrici, dopodichè ti faremo sapere anche noi!". Eh sì, il vostro giudizio è importante, perchè è quello più obiettivo di tutti!
E se ve lo state chiedendo, sì, come molte autrici confessano, parlo anch'io con i miei personaggi! XD
E speriamo che alla fine siano soddisfatti di questo capitolo, se no quando riattacco col prossimo, mi mettono ancora i bastoni tra le ruote! XD
Perdonate lo sclero, ma davvero sono stata molto dietro a questo capitolo! Perchè? Perchè è Bethyl fino al midollo e lo ritenevo un passaggio fondamentale per andare avanti nella storia.
Però adesso non vi anticipo altro, se no poi che gusto c'è a leggere? Quindi ci risentiamo in fondo!
Un bacione a tutte (o almeno a quelle che sono rimaste, visti i miei aggiornamenti rapidi!).
Serena



                               
  CAPITOLO  11
 





- Questa era di Alan. Se l'era comprata con il suo primo stipendio, nonostante io e sua madre non fossimo stati d'accordo.
Lo sguardo di Bob si era perso nel vuoto, provocandole una stretta allo stomaco, perchè era lo stesso che doveva avere anche lei nel ricordare un tempo che non sarebbe tornato mai più.
Di quando aveva ancora una famiglia e l'illusione di tutta una vita da vivere con loro.
- E in cambio, cosa vuoi?
La voce profonda di Daryl aveva riportato al presente entrambi, facendo apparire sul viso di Bob una smorfia vagamente incredula.
- Non vuoi proprio vederci del buono, in me, vero?
Beth aveva visto solo un'ombra passare nello sguardo freddo del più giovane, ed era stata troppo veloce per capire se fosse stata di fastidio o di altro.
- Allora?
- Niente. In cambio non voglio niente.
Ora aveva spostato lo sguardo su di lei, Bob, e dentro c'era stata la consapevolezza di voler fare qualcosa di buono per qualcuno che sarebbe potuto essere per lui un altro figlio.
- Starebbe solo qui a fare ruggine... e non ho certo bisogno di lei, per ricordarmi di Alan.
La sera prima Maggie le aveva mostrato delle foto di suo figlio, un ragazzo alto, biondo e con un bel sorriso. Le aveva ricordato suo fratello Shawn alla loro stessa età, e aveva fatto fatica a trattenere le lacrime, che invece non avevano smesso di scorrere sulle guance della donna che gliele stava mostrando con un misto di orgoglio e inconsolabile disperazione.
- Ci dovrebbe essere ancora più di mezzo serbatoio pieno, ma comunque puoi trovare dell'altro gasolio là dentro, in quelle taniche. Abbiamo cercato di farne economia il più possibile, ma adesso...
Aveva sollevato le spalle in un gesto che le aveva di nuovo procurato una stretta allo stomaco, perchè era il gesto di chi si era rassegnato alla fine, per cui più nulla aveva importanza.
Lei, invece, era ancora sostenuta dalla speranza di poter riabbracciare Maggie.
E non solo, perchè anche il pensiero di rivedere tutti gli altri era una speranza che non voleva abbandonare. Anzi, forse era davvero più vicina di quanto non credesse possibile a Rick, Carl e Michonne.
- Bob, sei una persona fantastica.
Sullo slancio delle emozioni provate, aveva stretto l'uomo in un abbraccio che sperava potesse donargli un minimo di forza e conforto. Si era sentita stringere a sua volta, e prima di sciogliersi da quella stretta così confortante anche per lei, Bob le aveva deposto un bacio sulla testa, proprio come Hershel aveva fatto un milione di volte in passato.
- Okay, vi lascio sistemare le ultime cose prima della vostra partenza.
Con lo sguardo lucido di commozione, aveva voltato loro le spalle, lasciandoli soli nel piccolo fienile.
- Come fai a non credere alla sua buonafede?
Le era stato impossibile non rivolgergli quella domanda, mentre lui già si era accucciato invece a lato della moto che era appena diventata di loro proprietà, migliorando di molto la loro condizione di fuggitivi.
Perchè non poteva certo dimenticarsi di Merle e della sua caccia.
Il silenzio che aveva ricevuto in risposta, l'aveva spinta a porsi di fronte a lui, dall'altro lato del mezzo, per poterlo guardare in viso. Solo che pareva davvero concentrato unicamente sul motore che si era messo a controllare.
I capelli spioventi che gli coprivano parzialmente gli occhi, tra l'altro, non le facilitavano il compito di capire se davvero fosse stato così cinico e duro nei confronti di Bob, o se fosse stata più una presa di posizione per non dover ammettere che si era sbagliato su di lui.
- Se ne sei davvero convinto, spiegami almeno il perchè!
- Questo iniettore è alla frutta. Lo avrebbe dovuto sostituire da un pezzo. Non so nemmeno se si metterà in moto questa carretta.
Non si era illusa che avrebbe avuto in risposta chissà quale discorso, perchè aveva ormai ben chiaro con che tipo di persona avesse a che fare, ma sentirlo in aggiunta definire "carretta", quella moto che gli era stata donata, nonostante per Bob fosse un ricordo più che importante, le aveva provocato una rabbia istantanea.
- Sei un bastardo senza cuore, uno che non meriterebbe nemmeno di posare gli occhi su questa "carretta", tantomeno di poterla usare. E lo meriteresti pure che ti scoppiasse in faccia quell'iniettore di cui osi lamentarti!
Si era rialzato in piedi, l'oggetto del suo sfogo, sfiorandola per un attimo con quegli che sapevano essere più freddi di un pezzo di ghiaccio, prima di guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa.
- Gli iniettori non possono scoppiare, ragazzina.
Quella risposta, impersonale e insensibile, le aveva provocato un tale risentimento nei suoi confronti, da farla reagire istintivamente.
- Stronzo!
Lo schiaffo con cui aveva accompagnato quella parola era stato così forte, da provocarle un bruciore immediato al palmo della mano destra. Ed era stato abbastanza forte, da mettere in pratica il modo dire "far girare il viso dall'altra parte".
E quando lo aveva rivolto di nuovo dalla sua parte, era diventato vero anche un altro modo di dire, ossia "lasciare il segno delle cinque dita". L'impronta della sua mano, infatti, ora era ben visibile sulla guancia di Daryl.
- Ti senti meglio, adesso?
- No!
Ed era vero, aveva ancora una gran voglia di urlargli contro tutto quel grumo di sentimenti che le ribolliva dentro, e di cui lui non sembrava provarne nemmeno una minima parte.
Solo che per farlo, avrebbe dovuto aggredirlo ancora, perchè le parole non le sarebbero bastate per fargli capire quanto fosse ferita dalla sua insensibilità. Ma sapeva anche che la violenza non era la strada più giusta da imboccare, soprattutto perchè andava contro tutto quello che le aveva insegnato suo padre.
- Non mi sento affatto meglio, brutto figlio di puttana!
Così aveva concentrato tutto l'odio di quel momento in quell'offesa e nel dito medio che gli aveva mostrato con altrettanta rabbia. Dopodichè gli aveva voltato le spalle, dirigendosi a passo spedito verso l'uscita del fienile, lontana da lui e dalla sua indifferenza.


§§§§§§§§§§§§§§



Lo schiaffo era stato sicuramente un colpo ben piazzato, perchè la guancia non gli aveva ancora smesso di formicolare, ma la botta più dura, quella che aveva rotto il muro di indifferenza dietro cui si era barricato, era stato l'ultimo sguardo che la ragazzina gli aveva lanciato insieme a quel "figlio di puttana" sputato fuori come se fosse stato un vero e proprio proiettile in grado di trapassarlo da parte a parte.
E lui, ai colpi duri, sapeva reagire soltanto colpendo ancora più duro.
Quindi gli ci era voluto un attimo per raggiungerla, afferrarla per una spalla e voltarla verso di lui, piantandole addosso uno sguardo che sapeva quanto potesse fare paura.
- Che cazzo dovrei fare, quindi, ah!
L'aveva spintonata, senza nessuna remora o senso di colpa, lasciando che la rabbia affiorasse come lava bollente in grado di ustionargli la pelle, tanto bruciava.
- Dovrei mettermi a frignare come fai tu, eh?
L'aveva spintonata ancora, rischiando di farla inciampare. Ma non era successo, perchè se lui ribolliva di rabbia, lei non era da meno. I suoi occhi sembravano volerlo trapassare ancora come frecce appuntite.
- Dovrei piangere e disperarmi per l'ennesimo tizio che ho incontrato e che ha perso tutto, e che forse si sparerà un colpo in testa, dopo che avrà fatto lo stesso con la moglie, pur di non dover più vivere in questo mondo di merda!
Un altro spintone, e l'aveva mandata a sbattere contro la parete di legno, inchiodandola lì per il semplice fatto che le stava gridando addosso a pochi centimetri di distanza.
- Eh, ragazzina, è questo che dovrei fare? Piangermi addosso per tutta la merda che io, te e tutti i fottuti Bob di questo mondo abbiamo dovuto ingoiare!
Aveva colpito con un pugno la parete accanto alla sua testa, ma non perchè altrimenti avrebbe colpito lei, ma solo perchè sperava che il dolore fisico superasse la tempesta di emozioni che gli si era accesa dentro.
Maledetta ragazzina, che aveva saputo tirargli fuori nel giro di una settimana quelle emozioni che aveva seppellito sotto anni di apatia ed egoismo.
Era così, se ne era fottuto del mondo intero, invece adesso l'intero mondo passava attraverso gli occhi accusatori di quella ragazzina, facendolo sentire una merda! Perciò, era andato avanti, decidendo di colpirla dove sinora non si era mai spinto.
- E' questo che ti avrebbe fatto sentire meglio? Oppure, avresti voluto che facessi qualcosa di più tragico ancora!
Le aveva rivolto uno sguardo così cattivo, da vederlo riflesso nel pallore che le aveva sbiancato all'improvviso le guance, sino a prima rosse come il fuoco che le bruciava negli occhi.
- Magari, avrei potuto tagliarmi le vene, ah? Proprio come fanno quelle ragazzine piagnucolanti che preferiscono ammazzarsi, piuttosto che affrontare la dura realtà!
Che il colpo fosse andato a segno non gli era bastato, perchè nel fissare quegli occhi che si erano fatti immensi, tanto era stato lo shock provocato dalle sue parole, aveva infierito ulteriormente.
- Pensavi che non me ne fossi accorto, eh?
L'aveva afferrata per un avambraccio, strattonando in su la manica della giacca quel tanto che bastava per esporle il polso, tanto delicato e sottile da stargli in una mano, mostrando la cicatrice che lo deturpava nella parte interna.
- E' questo che dovrei fare, per dimostrarti che anch'io sento qualcosa?
Lei aveva iniziato a lottare per cercare di liberarsi dalla sua stretta, ma la forza che prima l'aveva sostenuta, ora sembrava essersi dimezzata, quindi aveva dovuto subire ancora la sua sfuriata.
- Se avessi anch'io le mie fottutissime cicatrici da mostrare, ti sembrerei  di meno un bastardo senza cuore?
Aveva fatto ancora un debole tentativo per riprendere possesso del suo polso, sicuramente per coprire quella cicatrice che sembrava adesso più evidente di quanto non fosse, ma lui glielo aveva impedito di nuovo.
Che cazzo stai facendo, Daryl?
Probabilmente a parlargli era stato quell'ultimo brandello di lucidità che gli era rimasta in testa e che stava cercando di non fargli distruggere del tutto quella lieve fiducia che si era appena stabilita tra di loro.
- Sarei meno figlio di puttana, se avessimo da condividere un'esperienza da vigliacchi?
Daryl, basta!
Ma lui era andato oltre, era in balia di quel caos che aveva cercato di arginare nell'unica maniera che aveva sempre conosciuto, ossia reprimere tutto ciò che lo avrebbe reso cosciente che c'era un altro modo di vivere la vita, rispetto a come l'aveva vissuta sino adesso.
Che tu sia maledetta davvero, ragazzina!
E cosa le avrebbe detto, o fatto ancora non lo avrebbe mai scoperto, perchè il freddo contatto tra la canna di un fucile e la sua tempia, lo aveva bruscamente interrotto.
- Adesso la lasci andare, Daryl, e poi ti allontani lentamente, le mani alzate e ben in vista.
La voce dell'uomo aveva assunto una sfumatura dura ed implacabile, proprio di chi stava facendo sul serio.
- Fallo, oppure ti apro un buco in testa.
Aveva voltato leggermente il viso verso Bob, incontrando lo sguardo di un uomo completamente diverso da quello che aveva lasciato il fienile solo qualche minuto prima.
Probabilmente ti ammazzerà sul serio e a meno che tu non sia pronto a farlo fuori per primo, sarebbe meglio assecondarlo.
La parte lucida della sua mente gli aveva gettato un'altra ancora di salvezza a cui aggrapparsi, e questa volta non se l'era lasciata sfuggire, perchè l'alternativa sarebbe stata quella di commettere un'azione che lo avrebbe condannato per sempre ad indossare le vesti di un assassino fatto e finito.
- Non te lo ripeterò un'altra volta.
Ma lui aveva già mollato la presa, facendo qualche passo indietro, lentamente, le mani se non proprio alzate, almeno lontane dai fianchi.
- Ora noi rientriamo in casa, e tu non ci seguirai.
Aveva mantenuto il contatto visivo solo con lui, non per paura che mettesse in atto la sua minaccia, ma perchè riportarlo sulla ragazzina non lo avrebbe aiutato a riprendere il controllo sulle sue emozioni.
- Solo, e se, lo vorrà Beth, poi potrai raggiungerci. Ti verrò a chiamare io.
Lo sguardo di quegli occhi era rimasto implacabile, come la canna del fucile aveva continuato a tenerlo sotto tiro senza mai vacillare.
- Avvicinati prima, e ti sparo.
La determinazione di Bob era quella di un padre nei confronti di una figlia che andava protetta ad ogni costo.
Suo padre, invece, non l'avrebbe mai difeso in quella maniera.
Il suo si sarebbe voltato dall'altra parte, dicendogli di arrangiarsi, perchè solo così avrebbe imparato a farsi rispettare.
Piuttosto che vigliacco, meglio morto.
Quelle erano le parole che si era sentito ripetere ogni volta che aveva mostrato qualche debolezza, non importava che avesse avuto dieci anni o venti.
Meglio un figlio morto, che frocio. O negro. O poliziotto. O prete.
Una serie di "o" che prima erano stati di suo padre, e poi erano diventati di Merle. E lui li aveva sempre rispettati tutti, trasformandosi in qualcuno che un bel giorno, davanti agli occhi innocenti di una ragazzina, si era sgretolato come un palazzo privato delle sue fondamenta.
Era finito sotto un cumulo di macerie e stava tentando, anche se faticosamente, di uscirne fuori.
- Hai capito, Daryl? Avvicinati alla casa senza il mio permesso e ti sparo.
Forse avrebbe dovuto almeno provare a guardarla negli occhi, per capire sino a dove l'avesse trascinata giù con lui dopo quella sfuriata, ma per la prima volta nella sua vita, si era sentito davvero un vigliacco, perciò aveva preferito abbassare lo sguardo e girarsi, lasciando campo libero a Bob.
Come l'aveva difesa, l'avrebbe anche confortata. E capita. Magari, anche aiutata.
Tutta quella situazione del cazzo con lei, non era nata proprio perchè si era messo in testa di proteggerla? Di liberarla dal casino in cui l'aveva messa quel coglione di Merle? E nel posare gli occhi sulla vecchia moto da cross, l'idea era sorta spontanea nella sua testa.
Perchè, quindi, non lasciarla lì, dove avrebbe potuto ritrovare persone migliori di lui?
 



§§§§§§§§§§§§§§



La strada ghiacciata aveva richiesto molta attenzione, perciò guidare quel ferro vecchio era stata la sua unica preoccupazione sino a che non aveva potuto accostare sul ciglio, poco lontano da una piccola stazione di servizio.
- Ormai è troppo buio per continuare e poi è meglio passare la notte in un posto al chiuso.
Con la testa aveva indicato il negozietto che un tempo era stato forse anche decente, ma che ora era fatiscente e abbandonato come tutto il resto.
Nel momento in cui la ragazzina si era staccata da lui, per scendere dalla moto, Daryl si era sentito come menomato, e nel provare quella sensazione era stato inevitabile che lo stomaco gli si stringesse in una morsa.
Sono fottuto.
Ripeterselo era inutile, ma anche inevitabile.
- Sembrerebbe che dentro non ci siano vaganti.
La voce le era uscita sottile, probabilmente era congelata dal freddo, ma lo sguardo non aveva mostrato nessuna paura o incertezza nell'incrociare il suo. Era stato lui, piuttosto, a deviarlo per primo verso l'interno del negozio, scrutando oltre i vetri sporchi, alla caccia di ombre sospette.
Se ci fosse stato dentro qualcuno, vivo o morto, a quell'ora probabilmente sarebbero stati già nei guai.
Nell'accorgersi di quanto fosse stato imprudente, c'era la misura di quanto fosse proporzionalmente sconvolto da come erano andate le cose tra lui e la ragazzina solo qualche ora prima.
Infatti, quando l'aveva vista ricomparire sulla soglia del fienile, solo una decina di minuti dopo essere andata via con Bob, non sapeva bene nemmeno lui cosa avesse provato.
Sorpresa? Incredulità? Fastidio? O solo e semplice sollievo?
Ma non era stato ancora niente, in confronto a quello che gli aveva provocato la sua domanda successiva, cioè se avesse ancora voluto aiutarla a ritrovare i suoi amici, o almeno a provarci.
Era un'emozione a cui non voleva dare un nome preciso, quella che gli aveva suscitato con una richiesta che mai più si sarebbe aspettato di ricevere.
- Entriamo?
Lei aveva già sfilato la pistola dai jeans, e sembrava solo aspettare che lui impugnasse la balestra, per poi dirigersi verso la stazione.
- Vado prima io, tu aspetta qui.
Si era sforzato di svuotare la mente, concentrandosi solo su quello che aveva realmente importanza in quel momento, cioè cogliere eventuali pericoli ancora nascosti nell'ombra.
Quante volte lo aveva fatto in passato? Eppure, ora, aveva un'importanza ancora maggiore, perchè la ragazzina aveva scelto, di nuovo, di rimanere con lui.
Non c'era un altro modo di pensare alla cosa, perchè nonostante ci fossero state poche parole tra di loro a ricucire quella voragine che lui aveva aperto con la sua cattiveria, il succo era stato quello.
Lo aveva capito anche lei che sarebbe potuta rimanere benissimo con quella coppia, anzi probabilmente glielo avevano pure proposto, invece lei era tornata da lui.
Cazzo, era tornata da lui!
Ed aveva provato ancora a svuotare la mente da quel pensiero, mentre con la balestra puntata in avanti si apprestava ad entrare nel locale, ma il risultato ottenuto non era stato assolutamente quello desiderato.
Lei, nella sua testa, ci aveva già messo delle radici ormai troppo solide per essere strappate via.



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Nel seguire la figura di Daryl che si apprestava ad entrare nel locale, Beth si era di nuovo chiesta se non fosse davvero impazzita.
Quell'uomo l'aveva ferita nel peggiore dei modi, eppure era di nuovo lì con lui, a cercare di sopravvivere.
Se non era impazzita, allora non sapeva come definire la decisione che aveva preso solo qualche ora prima, davanti allo sguardo incredulo di Maggie e Bob.
Proprio quest'ultimo aveva insistito per farle cambiare idea, offrendole un rifugio che sarebbe potuto diventare quello di una nuova famiglia, ma lei non era riuscita a scrollarsi di dosso la sensazione che se avesse lasciato andare Daryl, avrebbe perso molto di più che non la sola speranza di ritrovare i suoi amici.
Da quando si erano incontrati, lei aveva iniziato a cambiare.
Questo era ciò che non riusciva a togliersi dalla mente, che se adesso lei si sentiva più forte, era in parte anche merito suo. E non voleva tornare ad essere la ragazzina spaventata che si era rinchiusa in quella casa con l'intenzione, forse, di morirci dentro.
No, lei voleva diventare come Maggie, o come Carol, o Michonne. Forte ed indipendente.
Era verissimo, lui l'aveva ferita duramente prima, ma l'aveva obbligata a prendere di nuovo una scelta: ritornare ad essere una ragazzina capace solo di piangersi addosso, oppure in grado di reagire ed andare avanti.
- Il posto è okay, andiamo.
Daryl le era riapparso davanti come un'ombra appena più scura tra le altre che stavano ormai inghiottendo la luce di quella lunga giornata. Si sentiva sfinita, ora, proprio come se tutto il peso delle emozioni vissute le fosse crollato addosso di botto, tanto che le era stato difficile fare quei passi necessari per entrare nell'ennesimo posto che odorava di cibo andato male, sangue e paura.
Una volta anche Zach le aveva detto che aveva iniziato a riconoscere l'odore della paura addosso alla gente.
Si era chiesta se anche Daryl lo sentisse e in che quantità, soprattutto, addosso a lei.
L'insulto che più le era bruciato, era stato proprio sentirsi dare della vigliacca.
Ovviamente era anche quello che più aveva rispecchiato la verità del suo gesto, e per quanto avesse cercato di dimenticarlo, quell'episodio si ripresentava puntualmente a ricordarle quanto fosse stata fragile e inadeguata rispetto a tutti gli altri.
Ma adesso stava cambiando, no?
Il fatto che fosse lì con Daryl, ne era la dimostrazione. Non aveva scelto la via più facile, cioè rimanere con Maggie e Bob, ma aveva intrapreso la più difficile e pericolosa.
- Queste dovrebbero essere ancora buone.
Si era avvicinata al banco del bar, dove Daryl aveva iniziato a rovistare in cerca di viveri commestibili, trovando intanto le due lattine di gazzosa che le aveva messo davanti.
- Anche questa.
Stavolta si era trattato di una bottiglia di rhum, e la cosa l'aveva indotta a credere che forse lì avrebbero trovato soltanto altri alcolici e basta.
- Io vado a dare un'occhiata sul retro.
Supponeva che la porta alla fine del banco potesse essere quella che portava sul retro, dove di solito venivano custodite le riserve di cibo, oltre che di bevande.
- Okay, prendi questa, allora.
Non aveva potuto vedere lo sguardo che le aveva rivolto, però mentre le passava la piccola pila, aveva supposto dal tono di voce che tra le righe le avesse appena detto "stai attenta, per favore".



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Si era dovuto sforzare di non seguirla sul retro, perchè a dirla tutta, più che il timore di non aver visto qualcuno rimasto ben nascosto, temeva di più che lei potesse cambiare idea, decidendo di squagliarsela per mollarlo lì da solo. 

L'avrebbe inseguita, a quel punto?
Mentendo a chiunque avrebbe risposto di no, ma siccome a se stesso non poteva più raccontarsi balle, la verità era che l'avrebbe inseguita anche in capo al mondo.
Quella ragazzina era diventata peggio di una calamita, per lui.
Se fosse stato quel supereroe che più volte le aveva detto di non essere, lei sarebbe stata di certo la sua kriptonite. Per uno come lui, era una dura realtà con cui farci i conti, ma ormai indietro non poteva più tornare. Poteva solo andare avanti e sperare di non farsi troppo male.
O di non farle troppo male.
Perchè poteva essere sicuramente stupido, ma non ingenuo da non accorgersi che qualcosa, nel loro rapporto, correva il rischio di imboccare una direzione pericolosa.
- Trovato qualcosa?
La domanda era stata solo una scusa per sentire la sua voce ed essere certo che quel silenzio non corrispondesse alla paura che lo aveva assalito prima.
- Per il momento soltanto delle arachidi.
A quell'affermazione era seguita una risatina appena accennata, che lo aveva ovviamente preso in contropiede.
- Considerato che abbiamo anche della gazzosa, pare che anzichè una cena, avremo un aperitivo da spartirci.
Per quanto gli fosse sembrato incredibile in un momento del genere, si era ritrovato a ghignarsela anche lui. Soprattutto in ragione del fatto che aveva trovato anche quella bottiglia di rhum. Un goccetto lo avrebbe aiutato di sicuro a dimenticare per un pò quanto gli si fosse incasinata la testa per colpa sua.
- Allora cerco due bicchieri e poi diamoci dentro, ragazzina.
Dal retro era giunta ancora una mezza risata soffocata e poi, dopo qualche secondo, la ragazzina era sbucata con una confezione di arachidi per ogni mano.
- Sono d'accordo con lei, per una volta, Mr. Dixon. Diamoci dentro e facciamo festa.
E lui aveva dovuto ringraziare ogni Dio possibile ed immaginabile per il fatto che ormai era diventato praticamente buio, perchè quel "diamoci dentro" ripetuto da lei, gli aveva improvvisamente fatto ricordare cosa volesse dire sentirsi ancora un uomo con tutti gli attributi al punto giusto.


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Contrariamente a quello che aveva pensato quando era sbucata fuori la bottiglia di rhum, cioè che non ne avrebbe bevuto nemmeno un goccio, Beth aveva deciso invece di usarlo per allungarci anche lei la sua gazzosa.
Daryl lo aveva fatto subito, anzi, in realtà aveva fatto il contrario, perchè aveva usato la gazzosa per allungare il rhum, dicendo che le due cose insieme sarebbero state sicuramente da schifo, ma che non gliene fregava poi tanto, l'importante era potersi fare un goccio in santa pace.
La cosa le aveva ricordato quante bevande alcoliche, e non solo quelle, ci fossero state nella roulotte di Merle, ma dato che in quel momento non voleva tornare a provare l'angoscia di sempre, aveva soffocato la cosa versandosi ancora del rhum nel bicchiere.
- Ehi, dovresti andarci piano, ragazzina. 
Se non era stato proprio un ordine, quello di Daryl, aveva però avuto un pò il sapore di un rimprovero.
- Detto da uno che si è scolato quasi più di metà bottiglia, suona un pò ipocrita, no?
Si era resa conto di avere già un pò la lingua impastata, ma aveva pensato che non fosse solo per via dell'alcol, ma anche per la stanchezza che l'aveva assalita.
- La differenza è che io ci sono abituato, invece tu, a quanto pare, no.
Ovviamente si era accorto che il suo parlare si era fatto un pò impastato, però lei si sentiva piacevolmente intorpidita, quindi si era versata una dose generosa.
- Però non mi fa sentire il freddo.
E insieme al fatto che erano seduti vicini, in effetti, non stava sentendo il freddo patito in precedenza.
- Però vacci piano lo stesso.
Sebbene avesse pensato una cosa seria, non era riuscita ad impedirsi di ridacchiare nel dirla.
- Hai paura che possa iniziare a straparlare, per caso? Rivelandoti, magari, segreti imbarazzanti su di me che poi domani vorrei non averti mai detto?
E sebbene nella sua testa continuassero a formularsi pensieri seri, la ridarola non le era passata.
- O peggio, che faccia a te delle domande imbarazzanti?
Non aveva potuto vederlo bene in viso, sebbene il locale non fosse stato nel buio più assoluto, però il fatto che sedessero praticamente appiccicati le aveva permesso di sentire come si fosse irrigidito.
No, a Mr. Dixon quella sua uscita non era piaciuta affatto.
Nel silenzio che era seguito, lei aveva ridacchiato ancora per un pò, mentre lui era rimasto rigido. Poi, di botto, era ritornata seria e aveva aperto bocca per fare proprio quello che gli aveva preannunciato scherzando.
- Le vene me le sono tagliate più di un anno fa, dopo che mia madre e mio fratello maggiore si erano già trasformati in vaganti.
- Cristo, ragazzina, dovevi proprio...
Forse lui aveva proprio temuto che potesse succedere, e lei aveva dovuto appoggiargli una mano sul braccio per impedirgli di alzarsi come aveva intenzione di fare.
- Ti prego, lascia che te lo racconti.
Doveva dirglielo, perchè lui era l'unico che aveva avuto il coraggio di chiamarla con il nome giusto: vigliacca.
Da come si era contratto l'avambraccio sotto le sue dita, doveva aver serrato i pugni con molta forza, ma lei non si era lasciata fermare nemmeno da quello.
- Mio padre e mia sorella, contrariamente a me, hanno saputo reagire al dolore e sono andati avanti comunque. Io, invece, ero come paralizzata.
Nel ricordare quei giorni, quando Rick e gli altri erano giunti alla fattoria, le sembrava che fosse successo una vita fa. Forse, era perchè aveva iniziato a sentirsi diversa dalla Beth che era stata, e che forse nemmeno la sua famiglia avrebbe riconosciuto.
Non era forse lì a bere rhum in compagnia di un uomo che forse avrebbe dovuto lasciare andare per la sua strada visti i precedenti tra di loro?
- Non riuscivo ad accettare la realtà mostruosa che mi circondava, nè tantomeno a combatterla.
Un brivido freddo le era corso giù per la schiena e istintivamente si era avvicinata ancora di più a Daryl, che per contro era rimasto immobile come una statua.
- Mi sentivo vuota ed inutile, mentre intorno avevo solo gente che era l'esatto opposto. Sembrava sempre cosa dire, cosa fare, come reagire.
Era come se fosse stata trascinata dentro un buco nero, nel quale aveva iniziato a precipitare ogni giorno di più, senza che nessuno se ne accorgesse.
- Maggie si stava addirittura innamorando, mentre io non ero nemmeno più in grado di uscire dalla mia stanza.
La stanza che l'aveva vista bambina, poi adolescente e poi ragazza convinta di non avere più nessun futuro.
- Ho pensato che senza di me sarebbe stato più facile per tutti, perchè si sarebbero liberati di un peso.
Gli altri contribuivano tutti a qualcosa, lei era persino terrorizzata dalla sua ombra.
- Avevi ragione, perciò, a darmi della vigliacca. Piuttosto che reagire, ho cercato di farla finita.
Dopo quella confessione si era sentita svuotata, ma nello stesso tempo anche più leggera. Era la prima persona a cui aveva detto la verità sul perchè avesse tentato il suicidio e forse lo aveva fatto perchè era stato l'unico a trattarla con altrettanta franchezza. Chi c'era stato allora intorno a lei, i suoi familiari compresi, non avevano avuto il coraggio di affrontarla veramente, relegando semplicemente il suo gesto a quello di una ragazzina che andava capita nella sua debolezza, invece di spronarla a reagire davanti alle difficoltà.
- E come hai fatto a salvarti?
La voce roca di Daryl l'aveva riportata al presente, facendole scrollare le spalle.
- Mi hanno trovato prima che fosse troppo tardi.
Era stata Andrea sia a provocarla che a salvarla, ma quella era un'altra storia.
- Non ci hai più riprovato?
- No.
Ed era vero, il pensiero non l'aveva più sfiorata. Non perchè fosse cambiata, ma perchè aveva visto il dolore negli occhi di suo padre e di sua sorella all'idea di perdere anche lei.
- Dopotutto, sei solo una ragazzina.
Il modo in cui glielo aveva detto le era sembrato abbastanza chiaro, sembrava voler ritrattare quella verità che le aveva spiattellato in faccia senza tanti giri di parole.
- Carl era anche più piccolo di me, eppure è sempre stato molto più coraggioso.
Ed era vero, aveva affrontato altrettanto dolore, eppure non aveva mai mostrato la sua debolezza.
- Non tutti siamo fatti alla stessa maniera.
- Non capisco... stai per caso ritrattando quello che mi hai detto, per cercare di scusarti con me?
Forse era l'alcol ingerito che le aveva dato la spinta a porgli quella domanda così diretta.
- Può darsi.
Non era stato altrettanto diretto, ma aveva lasciato un ampio margine per intendere che fosse così, dopotutto.
- Perchè se fosse, allora dovrei scusarmi anch'io con te.
Forse stavolta si era irrigidito più per la sorpresa che non per disagio. Forse la sua lingua, era davvero troppo sciolta in quel momento, per lui.
- Prima di tutto per lo schiaffo, perchè sono sempre stata contro la violenza.
E probabilmente dire una cosa del genere in quel tempo era fuori luogo, ma questo non toglieva che lei ci credeva ancora in quell'insegnamento trasmessole da suo padre.
- E poi per averti dato del bastardo senza cuore... e del figlio di puttana. Perchè come hai detto appena tu, non siamo fatti tutti nella stessa maniera. Ognuno ha il suo modo per dimostrare ciò che prova.
Ci credeva davvero in quello che gli stava dicendo? Lo pensava sul serio, che dietro al suo atteggiamento, ci fosse qualcosa di più che non un uomo rude e insensibile?
Sì, altrimenti non sarebbe stata lì con lui, adesso.
Fondamentalmente era tornata allo stesso punto di partenza: qualcosa la spingeva a credere che in lui ci fosse del buono, nonostante i suoi atteggiamenti facessero intendere il contrario.
- Quindi adesso siamo pari, ragazzina?
La domanda non era stata chiara, ma ormai aveva iniziato un pò a capire il suo modo contorto di girare intorno alle cose.
- Se ti riferisci alle scuse, sì.
- Che altro potrebbe esserci?
Stavolta c'era stata molta cautela nella sua voce, ma evidentemente non era stato capace di non chiederle cos'altro le fosse passato per la testa.
- I segreti imbarazzanti. Tu sei in vantaggio, perchè conosci il peggiore tra tutti quelli che potevo avere.
Decisamente questa sparata era frutto dell'alcol. Se no, se ne sarebbe stata zitta.
- Potresti dirmene uno dei tuoi, così, giusto per pareggiare i conti.
Seduta lì con lui, al buio e davanti alla sua prima bevuta, aveva sperato che le rivelasse qualcosa di lui che l'aiutasse a capirlo un pò di più.
- Scoprire che anch'io ho paura di qualcuno.
Se in un primo momento le era sembrata una risposta da sbruffone, e quindi non vera, poi aveva posto l'attenzione sul tono di voce grave con cui glielo aveva detto. E credendo di sapere già la risposta, gli aveva posto la domanda successiva.
- Pensi che lui lo sappia?
Che si fosse voltato verso di lei, lo aveva capito perchè nel momento in cui aveva aperto bocca per risponderle, aveva sentito sul viso il suo alito caldo e speziato di rhum.
- Lui chi?
- Pensavo... bè... credevo si trattasse di tuo fratello.
Lo aveva sentito trattenere il fiato, per poi rilasciarlo in un specie di sibilo.
- Non è di Merle che ho paura.
E un attimo prima che lo dicesse, lei lo aveva intuito .
- Sei tu, ragazzina, ad avermi spaventato a morte sin dal primo momento che ho posato gli occhi su di te.



§§§§§§§§§§§§§§



Per prendersi una sigaretta aveva dovuto fare diverse contorsioni, dal momento che aveva custodito il pacchetto nella tasca interna del giubbotto, e tutto per non disturbare il sonno di Beth, che vinta dalla stanchezza, dall'alcol e forse anche dalla sua confessione, gli era praticamente collassata addosso.

La sua testa, infatti, stazionava già da diverso tempo sulla sua spalla, facendogli arrivare meglio alle narici l'odore della sua pelle.
Aveva iniziato a riconoscerlo, nonostante avesse avuto addosso anche gli odori della fatica e della paura.
E si stava sforzando, perciò, di non lasciare troppo libera la fantasia di immaginare quale sarebbe potuto essere il suo vero profumo, se avesse avuto la possibilità di darsi una bella ripulita.
Perchè già così, si era ritrovato a combattere contro una parte di lui che si era risvegliata prepotentemente, dopo sarebbe stata forse una battaglia persa in partenza.
Ma non era solo il suo profumo, ad averlo messo nei guai.
Ovviamente no, perchè non era la prima volta che si erano ritrovati così vicini per un tempo prolungato, però era la prima volta che succedeva dopo che aveva avuto il coraggio di dirle la verità.
Che lei gli faceva davvero una fottuta paura, con quegli occhi troppo innocenti e insieme troppo profondi per non esserne toccato.
Tirando una lunga boccata di fumo, era tornato all'attimo in cui aveva cacciato fuori quella confessione che si era fatta così ingombrante, da non riuscire più a tenersela dentro.
Forse lo aveva fatto nella speranza che lei fosse abbastanza ubriaca da non ricordarselo più una volta passata la sbronza. In fondo, anche lui ne aveva dette e fatte di stronzate sotto l'influsso dell'alcol, e molte gliele avevano raccontate, perchè lui di certo non se le poteva ricordare.
Continua pure a ripetertelo, amico, magari ti convincerai che andrà proprio così.
A volte odiava il fatto di avere anche lui una coscienza, e che si facesse viva nei momenti meno indicati, a ricordargli che era il re delle menzogne, ma che questa volta non se ne poteva raccontare una così grande per cercare di sfangarsela.
Lei se ne sarebbe ricordata, eccome.
Il silenzio che era sceso tra di loro dopo quella bomba che aveva sganciato, era stato pieno del rumore delle rotelle che le si erano messe in moto nel cervello, ma che direzione avessero preso i suoi pensieri, non aveva potuto saperlo.
L'unica cosa che aveva potuto fare, era stato fumarsi le sigarette che aveva trovato proprio lì, mentre si consumava a sua volta il cervello in un circolo vizioso di pensieri che non lo aveva portato a nulla, se non a darsi mille volte del coglione.
Cosa cazzo stava facendo con quella ragazzina?
Non riusciva nemmeno a chiamarla per nome, però aveva iniziato a farsi delle strane idee su di lei.
Non su di lei, ma su di "loro".
Forse avrebbe dovuto scolarsi un'altra bottiglia di rhum, a trovarla, magari così avrebbe potuto mettere a tacere quella maledetta coscienza. Non aveva più nemmeno la consolazione di una sigaretta tra le dita ad impedirgli, tra l'altro, di allungare una mano e sfiorarle una guancia, per sentire quanto potesse essere morbida.
Cristo, stava andando fuori di testa veramente a starle così vicino!
Doveva fare qualcosa, e l'unica fattibile, era stata proprio quella di trovare la forza per allontanarsi da lei. Cercando di scivolare via senza troppi scossoni e sorreggendola per una spalla, l'aveva lentamente adagiata a terra.
Lei aveva borbottato qualcosa, si era mossa girandosi sull'altro fianco, ma mezzo secondo dopo aveva già ripreso a russare leggermente.
Per il momento poteva dirsi al sicuro.
Solo che prima o poi, lei avrebbe riaperto quei maledetti occhi.
E prima o poi, li avrebbe posati anche su di lui.
Quello sarebbe stato un momento decisamente difficile, perchè quello che ci avrebbe trovato dentro avrebbe fatto per lui un'enorme differenza.





* Spazietto autrice che ha visto la luce in fondo al tunnel, ma che potrebbe tornare al buio dopo i vostri commenti*



In realtà sono abbastanza soddisfatta di quello che ho scritto, altrimenti non lo avrei pubblicato, però sono comunque aperta a qualsiasi critica od osservazione, perchè rimane il fatto che i vostri punti di vista sono davvero più obiettivi rispetto al mio, e magari possono evidenziare carenze o difetti che io non ho notato nella stesura del capitolo.
Certo, poi rimane il gusto soggettivo, per cui qualcuno può trovare più o meno in carattere i personaggi da me descritti rispetto agli originali, e per quello non è che ci posso fare molto, purtroppo!
In ogni caso, mi sento davvero di aver superato uno scoglio con questo capitolo! Il momento per alcune confessioni importanti è arrivato e da qui ora si riparte.
Come avrete notato, ho inserito due situazioni che rimandano alla serie: uno è il tentato suicidio di Beth, l'altro è la bevuta al capanno. Ovviamente li ho adattati e modificati per potersi amalgamare alla mia storia, però sono un chiaro omaggio a due momenti che, per motivi diversi, mi sono rimasti nel cuore.
Prima di lasciarvi andare, fatemi dire che presto sarò di nuovo in ferie! Yeahhh! E allora... scriverò molto di più!
E' una promessa che faccio a tutte voi lettrici che dimostrate nei miei confronti una pazienza infinita! Vi prometto che scriverò e mi porterò avanti per aggiornare più rapidamente tutte le mie storie!
Ora, però, è bene che vi saluti, perchè lo sclero oggi è proprio all'ennesima potenza! XD
Resto in attesa dei vostri giudizi e vi mando ancora un bacione.
Serena

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Buongiorno fanciulle!
incredibile, ma vero, aggiorno anche questa storia! Sono quasi preoccupata, quando tornerò ai vecchi ritmi, mi sentirò doppiamente in colpa perchè non riuscirò a rispettare questa frequenza. Sigh.
Va bè, intanto sono felice di aggiornare. Come vedrete non sarà un capitolo molto lungo, ma penso che sarà lo stesso molto significativo. E dal prossimo, penso che dovrete allacciare le cinture, perchè ci sarà una brusca accelerazione! Ma non anticipiamo le cose, intanto godetevi questo.
Un bacione e a presto.
Serena


                               
  CAPITOLO  12






Il risveglio di Beth era stato piuttosto traumatico: gli occhi le facevano male, un cerchio alla testa sembrava volergliela far scoppiare e lo stomaco pareva essere quello di chi era appena sceso dalle peggiori montagne russe.

L'unica nota positiva era stata la bottiglietta d'acqua che aveva trovato accanto a sè e che le aveva permesso di smorzare la sensazione che il deserto del Sahara si fosse trasferito nella sua gola.
Su chi gliel'avesse fatta trovare, non c'era molto da scervellarsi, poteva essere stato solamente Daryl.
Daryl, che le aveva confessato una verità sconvolgente!
Aveva paura di lei.
Il dubbio che avesse frainteso, o addirittura sognato, ciò che le aveva detto, le era venuto ovviamente, ma nel ripensarci era stata più che sicura delle parole che aveva sentito uscire dalla sua bocca.
"Sei tu, ragazzina, ad avermi spaventato a morte sin dal primo momento che ho posato gli occhi su di te."
Seduta dietro il bancone del bar, lo stesso luogo dove si erano fatti quelle reciproche confidenze, Beth aveva cercato di analizzare la cosa da ogni punto di vista, ripercorrendo tutto quello che era successo da quando lo aveva incontrato. Era stato un percorso sicuramente doloroso per lei, a tratti davvero terrificante, ma a quanto pareva, per quanto assurdo potesse sembrarle, la cosa doveva essere stata reciproca.
Forse, dopotutto, non aveva la lucidità necessaria, quella mattina, per arrivare ad una conclusione che avesse un senso. Forse avrebbe dovuto rimandare la cosa a quando il mal di testa che l'attanagliava si fosse esaurito.
Solo che, era convinta che molto prima di quando avrebbe desiderato, Daryl sarebbe riapparso davanti a lei, e allora avrebbe dovuto guardarlo negli occhi con quella nuova consapevolezza sulle spalle.
Il rapporto con lui aveva subito un'ulteriore evoluzione.
In che direzione, questa era la domanda a cui avrebbe dovuto trovare una risposta. Anche se, dentro di lei, in quella parte di se stessi che si tendeva a non voler ascoltare, perchè risiedevano delle verità scomode, qualcosa di certo forse già c'era.


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Rimandare ancora l'inevitabile sarebbe stato solamente un atteggiamento da codardo, e se c'era una cosa che non voleva più essere, era proprio quello.
Daryl, infatti, era ormai convinto che fosse arrivato al punto in cui non poteva più ignorare quella verità su stesso che era uscita allo scoperto così prepotentemente da quando aveva incontrato la ragazzina.
Non c'era solamente un modo di vivere la vita, ne poteva costruire un altro.
E il fatto che fosse emerso proprio quando tutta quella merda di apocalisse lo aveva investito, lo faceva sentire più fragile di quanto avesse mai voluto. La stronzata, infatti, era proprio che più avrebbe dovuto essere il vecchio Daryl, spietato e insensibile, più si sentiva lontano dall'esserlo.
Maledizione, sarebbe bastato dividere le loro strade!
Non c'era soluzione più ovvia per mettere un freno a quel processo che sembrava irreversibile, è vero, ma che forse avrebbe potuto subire una battuta d'arresto se si fosse liberato di quegli occhi che continuavano a mostrargli un'alternativa concreta a tutta la merda in cui aveva sempre sguazzato.
Sei come un disco rotto.
Cazzo, se se ne rendava conto, ma non riusciva a farci molto! Per cui, le alternative erano realmente due, in quel momento: o la piantava in asso, non rientrando in quella stazione di servizio, oppure affrontava la cosa con le sue conseguenze.
Allora smettila di essere un coniglio e prendi una decisione!


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La porta del locale si era aperta emettendo un lieve cigolio, rendendola consapevole del ritorno di Daryl, ovunque fosse stato sino a quel momento. Era passato poi solo qualche secondo, prima che lo vedesse sbucare dal bancone, i gomiti appoggiati sulla sua superficie e lo sguardo rivolto in basso, a cercare proprio lei.
Aveva mai notato, veramente, quanto fossero espressivi quegli occhi?
Perchè se lei aveva avuto i suoi pensieri, lui non era stato certo da meno. Le era bastato, appunto, incrociare quelle iridi azzurre, per leggerci dentro le sue stesse, identiche, emozioni: ansia, incertezza, fragilità.
Entrambi erano usciti alla scoperto e adesso dovevano affrontarne le conseguenze, qualunque fossero state.
- Ehi, sei sveglia. Come va?
- Mal di occhi, mal di testa, nausea.
Si era acceso un lampo di divertimento negli occhi che stava fissando, a smorzare l'intensità di uno sguardo che le bruciava addosso, quella mattina.
- Niente che non fosse prevedibile, allora. Te l'avevo detto di andarci piano con il rhum.
Anche a lei era venuto da sorridere leggermente, non fosse altro che sembrava davvero il classico "te l'avevo detto" che un adulto avrebbe rivolto ad una ragazzina.
Solo che il rapporto tra lei e Daryl non era proprio così, ed era stato proprio lui a svelarglielo con quella confessione. La chiamava "ragazzina", era vero, ma la cosa aveva perso il suo reale significato lungo la strada fatta insieme sinora.
- Penso che seguirò il tuo consiglio, la prossima volta.
Aveva continuato a rimanere vivo quel lampo di divertimento, forse nel tentativo di mascherare le altre emozioni.
- Ah, grazie dell'acqua. Ha reso il risveglio un pò meno traumatico.
Non c'era stato un "prego" pronunciato ad alta voce, ma solo una scrollata di spalle che era stato però il suo equivalente. E il fatto di aver saputo comprendere così bene la sua gestualità, le aveva trasmesso un brivido lungo la schiena, rendendola cosciente di quanto stesse diventando "familiare", in alcuni aspetti, quell'uomo per lei.
Era così anche per lui?
Probabilmente la risposta era sì, perchè il tempo insieme, anche se trascorso in condizioni difficili come le loro, creava comunque un legame tra le persone, volenti o nolenti.
- Te la senti di ripartire?
Era passato immediatamente alle questioni pratiche, saltando a piè pari quello che era successo la notte prima. Per un attimo si era illusa che potesse magari fare riferimento alla cosa, ma pensandoci bene, lo stesso disagio che aveva vissuto lei, forse in lui era maggiore.
Dopotutto, le aveva confessato qualcosa che forse non avrebbe voluto dirle.
E allora perchè lo aveva fatto? In fondo, avrebbe potuto dirle una cosa qualsiasi, anche inventarsela per farla apparire "forte" tanto quanto era stata la sua, di confessione.
- Dammi ancora dieci minuti. Magari metto qualcosa nello stomaco, mi aiuterà.
Anche se l'idea di mangiare ancora arachidi le aveva provocato una nausea più violenta di quella che già aveva.
- Okay, ti aspetto fuori.
Era chiaro che la loro conversazione si sarebbe conclusa così per lui, ma per lei? Voleva davvero fare finta che non fosse successo niente?
- Daryl...
Si era alzata di scatto, procurandosi da sola un bel giramento di testa, però le aveva permesso di vedere come si fosse irrigidito subito al suo richiamo, nonostante le avesse già dato le spalle.
- Senti... riguardo a stanotte.
Che non ne volesse parlare le era apparso chiaro come la luce del sole che entrava dalle vetrine sporche, però ormai aveva iniziato e a meno che lui non se ne fosse andato, gli avrebbe detto ciò che aveva in mente.
- Sono contenta di averti detto come stavano le cose.
Ed era vero, non era affatto pentita di avergli raccontato del suo tentativo di suicidarsi. L'aveva aiutata a tirare fuori qualcosa che l'aveva sempre corrosa dentro. L'idea di essere stata una vigliacca, aveva contribuito a renderla ancora di più una ragazza debole e insicura.
- Forse non ci crederai, ma mi ha aiutato ad ammettere certe cose che non volevo ammettere e a farmene finalmente una ragione.
Era come se adesso fosse davvero in grado di risorgere sulle ceneri di una Beth che le aveva impedito di affrontare la realtà.
- Però... ecco... capisco che forse per te non è stato lo stesso.
Ecco, l'aveva detto! Era stata coraggiosa, ce l'aveva fatta! Non aveva aggirato la questione, ma era andata dritta al punto! Poteva sperare che fosse l'inizio della sua trasformazione definitiva.
Daryl, per contro, sembrava essersi congelato nell'immobilità che lo aveva colto, continuando a darle le spalle, senza fare il minimo movimento.
- Perciò non voglio costringerti a parlarne ancora... solo... bè, sappi che mi ha fatto piacere che anche tu sia stato sincero con me.
E nel dirlo ad alta voce, aveva assunto una nuova importante, sfumatura, perchè aveva realizzato che quella confessione aveva rafforzato la sua fiducia in lui. Era stato sincero con lei, quando invece avrebbe potuto benissimo mentirle.
- E detto questo... penso che adesso andrò a fare pipì.
E le era costato uno sforzo notevole uscire dal bancone, passandogli accanto senza cedere alla tentazione di lanciargli anche soltanto un'occhiata, per vedere la sua espressione.
Non aveva ceduto nemmeno quando aveva aperto la porta, trovandosi nella condizione che se soltanto avesse alzato lo sguardo dalla maniglia, avrebbe per forza incrociato i suoi occhi.
L'importante, alla fine, era stato che lei avesse trovato il coraggio per dirglielo.
Come l'avesse presa lui, era qualcosa di cui si sarebbe potuta occupare nei minuti successivi.




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Era rimasto immobile proprio come se fosse diventato di ghiaccio. D'altronde, l'effetto che avevano avuto le parole della ragazzina su di lui, era stato proprio quello di congelarlo.
"Sappi che mi ha fatto piacere che anche tu sia stato sincero con me."
Quanto cazzo gli aveva fatto piacere sentirsi dire una roba del genere da lei?
Troppo.
Perchè per la prima volta in vita sua, aveva provato una sensazione che si avvicinava molto alla... felicità. Non ne sapeva molto di quella sensazione, ma quello che aveva provato in quel momento, doveva essere quanto di più vicino doveva esserci.
Come cavolo aveva fatto a tirargli fuori una cosa del genere?
Ne aveva un'idea, ma faceva parte di quel pacchetto che non era ancora in grado di aprire, senza rimanerci secco.
Perciò, doveva darsi una mossa nel rimettere a posto tutto quello che gli si era smosso dentro, tornando a rivestire dei panni che conosceva bene e che gli avrebbero garantito un certo margine di sicurezza nei confronti della ragazzina.
Così, aveva rinforzato la presa sulla balestra, un oggetto che per certi versi lo rendeva sicuro almeno su una parte di sè, quella dell'uomo in grado di sopravvivere in condizioni estreme, rompendo l'immobilità per uscire fuori anche lui.
Il tempo, fortunatamente, dopo giorni di freddo, pioggia e neve, sembrava regalare una tregua. Il calore del sole, per quanto fosse ancora quello invernale, sembrava essere comunque più tiepido.
Probabilmente qualche coniglio selvativo si sarebbe azzardato ad uscire fuori dalla propria tana, in cerca anche lui di cibo.
Cacciare, ecco un'altra cosa che gli riusciva alla perfezione.
Certo, dietro a quella sua capacità si annidiva tutto un passato difficile, però adesso voleva servirsene solo per impegnarsi in qualcosa che lo avrebbe assorbito sino al punto di non fargli pensare a nient'altro.
Nel bosco si trovava a suo agio, quello che doveva fare gli veniva naturale e spontaneo come respirare. Era la sua dimensione ideale, silenzio e concentrazione.
- Eccomi.
Ovviamente l'aveva sentita arrivare, anche se rispetto a tante altre persone, doveva riconoscere che aveva un passo piuttosto leggero. Una qualità, che in certe occasioni, avrebbe potuto salvarle la vita.
E correva anche veloce.
In quelle occasioni che l'aveva dovuta inseguire, infatti, si era dovuto impegnare parecchio per raggiungerla. Aveva decisamente delle buone potenzialità, che se coltivate, l'avrebbero potuta rendere sufficientemente indipendente.
- Pensavo di andare a caccia.
Aveva sollevato lo sguardo giusto un attimo, per sondare il terreno, ma lei sembrava aver cancellato ogni traccia della conversazione di poco prima. Segno che era stata convinta nel dirgli che non sarebbe più tornata sulla questione.
Sembrava proprio che lui fosse il ragazzino e lei la persona adulta.
Ma non doveva tornare a ficcarsi in certi pensieri, porca puttana!
- Oh, okay. Qui intorno?
Aveva spaziato con lo sguardo intorno a loro, osservando il paesaggio che la sera prima era sprofondato nel buio.
- Lungo la strada, così intanto ci avviciniamo a Thomaston.
E dopo quel momento, erano tornati a guardarsi negli occhi per più di cinque secondi, cercando entrambi di mantenere un'espressione neutra. Cosa non facile per lui, ma forse nemmeno per lei.
Un conto era parlarsi senza guardarsi, un altro dovendolo fare.
- Quindi sei sempre dell'idea di andare lì?
- Sì, non è una cittadina molto grande, però potremmo trovarci lo stesso qualcosa di utile.
Certo il rischio era anche di trovarci qualcuno, ma per quello non ci poteva fare nulla. Ovunque, c'era il rischio di incontrare qualcuno, per non parlare dei vaganti. Ormai pensava che non ci fosse più nemmeno un posto sicuro, ti dovevi guardare sempre le spalle se volevi sopravvivere.
E Merle lo sapeva fare altrettanto bene quanto lui.
Il pensiero di suo fratello non lo abbandonava mai, era sempre lì, come era sempre lì la certezza che se lo sarebbe ritrovato davanti prima o poi. Non avrebbe mai accettato la sua decisione, per cui non lo avrebbe di certo lasciato andare per la sua strada.
- Non sarà più pericoloso, che utile?
La ragazzina aveva dato voce ai suoi stessi pensieri, senza però dare l'impressione che ne fosse davvero spaventata.
Forse stava davvero provando a diventare più forte.
In fondo, aveva assistito ai suoi alti e bassi, ai momenti in cui aveva dimostrato di avere fegato a quelli in cui era crollata clamorosamente, dandogli l'impressione che stesse cercando un equilibrio tra le due cose.
Perchè, comunque, rimaneva una ragazzina, la cui esperienza di vita doveva essere stata ben diversa dalla sua.
Questo pensiero lo aveva portato a porle la domanda successiva.
- Vorresti provare ad usare questa per cacciare?


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Daryl l'aveva presa decisamente in contropiede. L'attimo prima le aveva dato l'impressione che volesse  rimanere chiuso nei suoi pensieri, concentrandosi sulla caccia, qualcosa che aveva capito essere per lui un'attività molto coinvolgente, l'attimo dopo sembrava volerla coinvolgere più di quanto avrebbe mai pensato.
- Non so se sarò in grado.
Le era venuto spontaneo esprimere una certa riluttanza, non tanto per l'atto in sè, ma proprio perchè la cosa avrebbe voluto dire condividere quell'esperienza con lui.
Le era sembrato che volesse davvero tenerla a distanza dopo la loro conversazione, invece adesso sembrava volerla accorciare.
Le dava davvero l'impressione che la caccia fosse qualcosa di molto personale per lui, e volerla condividere con lei... non era accorciare le distanze, in un certo senso?
- Bè, se non provi, non lo puoi sapere.
Era stata un'affermazione molto logica ed inconfutabile, perciò aveva avuto poco margine di risposta, senza apparire più turbata di quanto voleva fargli vedere.
- Okay, hai ragione. Proviamo.
Se gli aveva fatto piacere la risposta, non l'avrebbe saputo, perchè nel frattempo si era infilato un paio di occhiali da sole che doveva aver trovato nel locale.
- Andiamo.
Ritornare ad andare in moto con lui, non era stato sconvolgente come la prima volta, quando lo aveva appena conosciuto, sicuramente per due fattori che erano cambiati rispetto ad allora.
Il primo era che la moto su cui viaggiavano ora non aveva niente a che fare rispetto al bolide che aveva posseduto lui, e la seconda, più importante, è che ora lo conosceva meglio e si fidava maggiormente.
Il contatto fisico, certo rimaneva qualcosa che la metteva un pò a disagio, però era anche quello più accettabile rispetto a prima.
Chissà come lo viveva anche lui...
E a quel pensiero, si era sentita arrossire, perchè inevitabilmente le erano tornati in mente due episodi in cui il contatto era stato anche molto più... intimo. Il primo era quando l'aveva baciata, ed era stato sicuramente il più sconvolgente. Lo aveva fatto per creare una copertura con suo fratello, ma ad un certo punto, nonostante la sua inesperienza in quel campo, era stata certa che fosse andato oltre.
Ma si sentiva talmente a disagio nel ripensarci, che cercava davvero di rievocarlo il meno possibile quel ricordo.
La seconda volta, era stato quando l'aveva tenuta stretta contro di lui per riscaldarla. C'era stata meno intimità rispetto al bacio, ma per certi versi ce n'era stata di più. Era strano da spiegare persino a se stessa, però era quella la sensazione che provava.
Non è che la differenza stava nel motivo per cui lo aveva fatto?
La prima volta era stato per suo fratello, la seconda proprio per lei ed il suo benessere. L'intenzione, forse, cambiava anche il risultato.
Ed era grata che lui non avesse la minima idea di cosa stesse pensando, perchè l'imbarazzo sarebbe cresciuto a dismisura, visto che erano praticamente appiccicati su quella moto.
Era meglio che si concentrasse su qualcosaltro, così si era sforzata di guardare, e non solo osservare di sfuggita, il paesaggio che li circondava. Perciò era riuscita a non essere completamente a disagio quando Daryl aveva scelto il punto in cui fermarsi, dopo che si erano addentrati per un sentiero che dalla strada principale, piegava nel bosco.
Sembrava aver scelto quello come punto di partenza per la loro caccia, e dopo aver nascosto la moto sotto a delle lunghe frasche, avevano proseguito a piedi. Quando avevano raggiunto un punto che a lei francamente non diceva nulla, Daryl si era fermato.
- Okay, qui può andare bene.
Per che cosa non ne aveva un'idea certa, però se lo diceva lui, doveva essere così. 
- Ecco, è tutta tua.
Detto fatto, le aveva teso la balestra, che lei aveva afferrato, seppure non si aspettava che fosse così immediata la cosa. Aveva pensato che prima le facesse vedere come andava impugnata, insieme magari a qualche spiegazione.
- Se la tieni così, ci sono buone probabilità che ti infilzi un piede.
Non era stato affatto ironico o saccente nel dirglielo, ma molto serio. La freccia già incoccata, era proprio in direzione del suo piede destro.
- Meglio sostenerla con l'altro braccio, quando non la stai usando.
Credeva di aver capito cosa intendesse, perchè era la posizione che gli aveva sempre visto tenere, in effetti, quando non la stava puntando contro un bersaglio.
- Così?
Aveva chiesto conferma e lui aveva annuito.
- Credevo che fosse più pesante.
- Questa è in carbonio, per quello pesa così poco.
- Ah, capisco. Ne hai avute delle altre, quindi?
Sembrava proprio una conversazione tranquilla la loro, e non di due persone che stavano cercando di sopravvivere a diversi pericoli: i vaganti, un fratello folle, la fame e... loro due, in quanto proprio loro due con le loro difficoltà di rapporto.
- Sì. E questa è decisamente la migliore.
Poi si era guardato un pò intorno, e lei era rimasta in silenzio come lui.
- Quell'albero, come distanza può andare bene.
Quindi, stava cercando un bersaglio adatto.
- Ora devi solo imbracciarla e provare a fare centro.
Ovviamente le aveva spiegato la cosa nella maniera più semplice, del resto non è che dovesse fare chissà che per iniziare. Doveva appunto provare a scoccare la freccia e fare centro.
- Devo premere qui, giusto?
L'aveva imbracciata con abbastanza facilità, appoggiando l'apposito supporto alla spalla e strizzando un occhio per focalizzare meglio il punto che avrebbe cercato di colpire.
- Sì.
Okay, quindi era pronta per tirare la sua prima freccia. Probabilmente non avrebbe nemmeno colpito di sfuggita l'albero, però era per imparare, no?
- Proviamo.
Come aveva immaginato, la freccia non aveva nemmeno sfiorato il tronco, andando oltre il bersaglio. Da parte di Daryl non c'era stato nessun commento, solo un semplice "riprova" che le aveva fatto supporre che forse si sarebbe rivelato un insegnante piuttosto paziente.
Ed infatti, parecchio tempo, e frecce dopo, ancora non si era stancato dei suoi tanti fallimenti, rispetto a qualche centro che era riuscita a fare. Ogni volta l'aveva aiutata a recuperare le frecce, e a ricaricare la balestra quando le mani avevano iniziato a farle un pò male nel tendere il meccanismo.
Ma prima che potesse dirgli che era forse arrivato il momento di smettere, la posta in gioco si era bruscamente alzata. Un rumore diventato inconfondibile anche per lei, aveva annunciato il sopraggiungere di alcuni vaganti.
- La nostra salvezza dipende da te. Sparagli.
Alle parole di Daryl si era sentita gelare, soprattutto perchè gli aveva visto in faccia un'espressione che pareva davvero essere determinata nel non intervenire.
- Non credo di essere in grado, non con la balestra.
Porbabilmente si era tradita con quella frase, perchè il gesto successivo di Daryl l'aveva gettata ancora di più nel panico: con un movimento rapido, le aveva sfilato la pistola che portava nella tasca posteriore dei jeans e l'aveva gettata lontana.
- Daryl, che cazzo stai facendo!
Gli aveva rivolto un'espressione che doveva mostrare tutto il panico che stava provando, soprattutto perchè i vaganti erano sbucati dal folto del bosco e si dirigevano affamati verso di loro.
- Ti sto salvando la vita, ragazzina. Sparagli.
Ad un grugnito più forte di uno dei vaganti, aveva alzato la balestra d'istinto, non fosse altro per mettere qualcosa tra lei e loro.
Non voglio morire!
Il pensiero era stato come un fulmine che avesse illuminato il buio più assoluto della sua mente, e così aveva chiuso un occhio e preso la mira. La freccia aveva seguito la sua traiettoria, mancando la fronte del vagante a cui aveva mirato.
Le sue gambe avevano fatto qualche passo indietro, consce del pericolo che incombeva sempre più su di lei. Daryl, invece, era rimasto fermo dov'era.
- Riprova.
- Daryl, ho soltanto un'altra freccia!
Glielo aveva praticamente urlato, anche se sapeva benissimo anche lui che aveva soltanto a disposizione un'altra freccia, mentre i vaganti erano tre! Sarebbero comunque morti se non avesse recuperato la pistola!
- Riprova.
Come se non potesse fare altro che ubbidire, il suo istinto di conservazione l'aveva portata a riprendere la mira, le mani che le sudavano copiosamente e che non le facilitavano il compito di tenere salda la balestra.
- Moriremo, te ne rendi conto almeno, brutto stronzo!
Il sibilo della freccia le era quasi rimbombato nelle orecchie, quando l'aveva scoccata, e ne aveva seguito la traiettoria quasi come se stesse andando al rallentatore.
Centro!
Per quanto potesse essere assurdo e irreale, una parte di lei aveva esultato per aver colpito in pieno la fronte del vagante, che era andato giù come un burattino a cui avessero reciso di colpo i fili che lo tenevano.
Era durato un attimo, poi, l'istinto di conservazione l'aveva portata a buttare la balestra, per iniziare a correre per mettersi in salvo. Solo nel girarsi un attimo, per accertarsi che Daryl stesse facendo lo stesso, aveva realizzato che lui aveva in mente una cosa diversa.
Si era bloccata perciò di colpo ed rimasta a guardarlo abbattere gli altri due vaganti. Prima li aveva colpiti con un calcio violento, poi una volta a terra, li aveva pugnalati in fronte.
Il tutto, con una naturalezza che l'aveva fatta sentire ancora più stupida di quanto non si sentisse in quel momento, con la paura di morire che di botto si era trasformata in consapevolezza.
- Me la sono fatta sotto. Saremmo morti, se fosse dipeso davvero me.
Si era aspettata che lui fosse della stessa idea, invece l'aveva sorpresa.
- Uno su tre, con solamente due frecce a disposizione prima di dover ricaricare.
L'aveva guardata negli occhi, serio e sincero.
- Direi, invece, che sei stata brava.
E quel complimento, l'aveva fatta sentire davvero meglio.
- Però saremmo morti comunque.
Lui si era stretto nelle spalle, recuperando intanto la freccia dal vagante e pulendola nei pantaloni.
- Andrà meglio la prossima volta, non ti preoccupare.
Chi diavolo sei, veramente, Daryl Dixon?
Ed era una domanda a cui stava cercando faticosamente di dare una risposta, giorno dopo giorno.





§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Quello che aveva fatto con Beth, suo padre lo aveva fatto con lui, però in una maniera decisamente peggiore.
Durante una delle loro battute di caccia, si erano imbattuti in un cinghiale femmina con cuccioli al seguito. La situazione era apparsa subito pericolosa, soprattutto perchè si trovavano nei pressi della loro tana.
Entrambi avevano avuto con sè il loro fucile, solo che suo padre aveva gettato subito lontano il suo, mettendosi a ridere come quel pazzo furioso che era sempre stato.
"Vediamo se hai davvero le palle, ragazzo mio".
Solo quello gli aveva detto, mentre appariva evidente che il cinghiale stesse per caricarli. Se lo ricordava impresso a fuoco, il terrore che aveva provato in quel momento.
La certezza di morire era stata una consapevolezza che l'aveva portato ad impugnare quel fucile come non aveva mai fatto prima. Ovviamente, aveva ucciso il cinghiale, guadagnandosi i complimenti di suo padre, almeno quella volta.
Di sicuro era stato uno stronzo, e lo aveva messo in quella situazione non per insegnargli qualcosa, ma solo per il gusto di farlo, mettendo a rischio anche la sua di vita.
Quello che aveva fatto lui con Beth, era stato invece spronarla a reagire in una situazione di apparente pericolo, senza mettere veramente a repentaglio la sua vita.
Aveva dimostrato di sapersela cavare, eccome, tra l'altro. Nonostante avesse potuto farlo, non era fuggita subito, era rimasta ed aveva provato comunque a scoccare la seconda freccia.
- A proposito, scusa per averti dato dello stronzo, prima.
Il silenzio era stato rotto proprio dall'oggetto dei suoi pensieri, che lo stava guardando con un mezzo sorriso.
- Lo sono stato, in fondo.
Era vero, le aveva fatto passare un paio di minuti davvero brutti. Dovevano essere sembrati un'eternità a lei.
- Sì, forse. Però hai fatto bene a farlo. E' stata illuminante come lezione.
Avevano ripreso a consumare ognuno la propria porzione di cibo arrostito. Erano stati fortunati, era riuscito a prendere un coniglio piuttosto in carne, quel giorno.
- Hai imparato da solo a cacciare?
La domanda l'aveva colto del tutto impreparato, facendolo immediatamente irrigidire.
- Più o meno.
Ci andava con suo padre e Merle, ma in fondo era come essere da soli. Ognuno doveva contare solo sulle proprie forze. In alcuni casi, lui e Merle, avevano provato a rimanere a bocca asciutta, dal momento che non avevano catturato niente loro personalmente.
Era stata l'idea di "veri uomini" che aveva avuto in mente suo padre. Sicuramente ci sarebbero stati altri modi per farlo diventare un vero uomo, dal momento che la maggior parte dei suoi coetanei non andava a caccia come lui, ma suo padre sembrava conoscere solo i suoi, violenti e spietati.
Ma ormai era acqua passata, no? Forse.
-
Ti è sempre piaciuto?
- Più o meno.
Ovviamente, gli era bastato rispondere ancora così, perchè la ragazzina capisse che l'argomento non era dei migliori per lui. E lo sguardo che gli aveva lanciato, ne era stata la conferma.
Pensieroso e attento. Come se gli importasse di lui e di quello che c'era dietro alle sue risposte.
Tra di loro, visto che la conversazione non era decollata, era tornato a regnare il silenzio. Nonostante questo, lui si era accorto con un attimo di ritardo di troppo, che non erano più stati soli, lì nel bosco.
- Ehi, salve, non è che per caso avete avanzato qualcosa anche per me?
Lo sconosciuto che era apparso all'improvviso, munito di pistola e di un falso sorriso, aveva prima guardato lui, poi rivolto lo sguardo verso la ragazzina, accentuando ancora di più la sua espressione soddisfatta.
- Ma guarda un pò chi si rivede. Per caso, ti ricordi di me, ragazzina?
E da come era impallidata nel posare gli occhi su di lui, non avevo avuto alcun dubbio che si ricordasse perfettamente chi fosse.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Buongiorno fanciulle!
Stavo riflettendo sul fatto che dico sempre che Precious, l'altra mia long, mi da un sacco di soddisfazioni, ma poi, a dire il vero,  mi si risvegliano emozioni altrettanto forti anche in questa storia.
Ed è il motivo per cui mi ritrovo a scrivere i capitoli, proprio come se fossero dei mattoncini da impilare uno sopra l'altro, prestando attenzione e cura, altrimenti la costruzione finale risulterà frettolosa e traballante.
Lo dico, perchè mi rendo conto che la parte introspettiva può risultare a volte "pesante", ma è anche quella che mi sta permettendo di sviscerare il rapporto tra Daryl e Beth, nella speranza di renderlo il più verosimile possibile.
Sono due estranei che si trovano a condividere situazioni al limite delle loro capacità emotive, per cui debbono farci i conti ogni sacrosanto giorno.
Scusate questa lunga divagazione, ma ci tenevo a farla.
Ora, però, vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo!
Baci
Serena


                                  CAPITOLO  13


Daryl non aveva avuto alcun dubbio nel considerare lo sconosciuto una minaccia a tutti gli effetti, ma poichè era apparso all'improvviso, sorprendendolo impreparato, era stato costretto a bluffare con l'uomo, sperando di farlo anche in maniera convincente.
- Ehi, amico, non ho idea di quale sia il tuo problema con lei, però se hai davvero fame, penso tu possa rimandarlo a quando avrai messo qualcosa nello stomaco.
Non gli era sfuggito come il tizio avesse lanciato uno sguardo davvero affamato a quel pò di coniglio che loro due non avevano ancora finito.
- Direi che hai ragione, amico. Perchè non approfittare della vostra ospitalità?
Così l'aveva visto sedersi abbastanza vicino a Beth e quindi di fronte a lui, divisi però dal fuoco che aveva acceso in precedenza per cuocere la carne. La pistola che teneva in mano, l'aveva appoggiata per terra, al suo fianco, pronto ovviamente ad impugnarla al minimo segnale di pericolo.
Gli rimaneva solo da capire quanto sarebbe stato svelto nel farlo.
Nel frattempo aveva lanciato una breve occhiata alla ragazzina, che sebbene ci stesse provando, non riusciva a dissimulare del tutto la paura che quell'apparizione improvvisa le aveva messo addosso.
Doveva cercare di far parlare il tizio, non solo per capire come mai nutrisse del risentimento nei suoi confronti, ma anche per avere una possibilità in più di fargli abbassare la guardia, distraendolo.
- Allora, ragazzina, cosa mi dici di lui? E' un altro povero diavolo che ti sei lasciata alle spalle, dopo averne trovato uno migliore con cui proseguire il tuo viaggio?
L'aveva vista sobbalzare talmente forte, per quella sua uscita così assurda, che per un attimo aveva temuto che la sua sincerità prendesse il sopravvento sul minimo di lucidità che era necessaria da parte sua, in quel momento, per reggergli il gioco.
- N.. no. Quando ci siamo... incontrati, ero... ero ancora alla prigione, insieme agli altri.
Bene, un primo tassello era stato inserito nel puzzle, e doveva essere stato anche subito importante, a giudicare dallo sguardo truce che il tizio le aveva rivolto, mentre era andato avanti ad addentare con gusto la carne arrostita che teneva, molto furbescamente, con una mano soltanto. La destra, infatti, la teneva pronta ad afferrare la pistola.
- Questo non esclude che c'entri comunque il tuo bel musino.
Aveva visto anche come lo sguardo del tizio passasse da lei a lui, cercando di intuire che tipo di rapporto ci fosse tra loro due. Stava rischiando grosso, ovviamente, ma non aveva molte alternative.
- Perchè se mi trovo davanti ad un altro tizio a cui hai fatto credere che saresti stata carina con lui, e che poi hai lasciato a bocca asciutta, inizio a credere che non sei poi così santarellina come hai cercato di farmi credere. Se scopro che mi stai usando, potrei davvero incazzarmi con te, ragazzina.
Sul viso dell'uomo era comparso un mezzo ghigno, forse ad indicare che un pò si stava godendo quel momento tra loro, immaginandosi cosa ci fosse dietro.
- Lo credo anch'io, sai? Alla prigione stava con un ragazzino, però sembrava essere la cocca anche di altri uomini.Penso che, quindi, tanto santarellina non debba essere.
Lei aveva puntato subito due occhi spalancati sul tizio e dentro c'era stato un misto di paura, indignazione e sofferenza.
- Un ragazzino, eh? Cos'è, facevi pratica con lui, per affinare le tue armi da gattina bisognosa d'aiuto?
La ragazzina aveva riportato lo sguardo su di lui, mostrandogli anche come stesse lottando per non ascoltare veramente la sua ultima insinuazione, dal momento che doveva essere stata particolarmente dolorosa per lei, visto che era stato tirato in ballo quello Zack a cui era stata davvero affezionata.
- No, Daryl. Le cose non stavano affatto come dice lui.
Il tizio doveva aver iniziato a credergli, o perlomeno a credere che la ragazzina magari lo stesso usando proprio come lui aveva iniziato ad insinuare.
- Uhm... e allora come stavano? Ancora nessuno dei due mi ha detto cosa è successo.
Si stava fingendo tranquillo, quando invece era assolutamente pronto a sfruttare anche la più piccola occasione per arrivare ad essere lui in vantaggio sull'uomo, tanto che stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di ucciderlo subito, eliminando alla radice qualsiasi tipo di minaccia.
- Io e mio fratello, eravamo entrambi mal messi quando ci siamo imbattuti nella loro comunità. Il loro capo ci ha concesso qualche giorno per riprenderci, poi ci ha cacciato via senza un valido motivo. E nessuno di loro, lei compresa, ha mosso un dito per fargli cambiare idea.
Ah, ecco, come stavano veramente le cose.
Il risentimento con cui glielo aveva detto, insieme al fatto che lo aveva guardato dritto negli occhi, lo avevano convinto che fosse la verità. La notizia che l'aveva preoccupato subito di più, però, era l'aver scoperto che avesse un fratello. Sapere dove fosse in quel momento, era appena rientrato tra le sue priorità assolute.
- Ma evidentemente, la ruota ha girato anche per te, gattina, visto che adesso sei qui fuori anche tu.
Le aveva rivolto uno sguardo a metà tra il cattivo ed il malizioso, specie nel sottolineare quel nomignolo, che lo aveva portato a doversi trattenere sul serio per non saltargli addosso subito.
Aveva dovuto ammettere con se stesso, che quel tizio gli ricordava dannatamente Merle e gli altri, nel suo modo di fare. Il rischio, quindi, era che perdesse la lucidità necessaria a valutarlo, facendosi prendere da dei ricordi che era meglio non tirare in ballo in quel momento.
- Che hai fatto per meritartelo? Quel bastardo del vostro capo, alla fine, te l'ha chiesta davvero e tu non gliel'hai data?
Era scoppiato in una risata decisamente troppo sguaiata per i suoi gusti, ma aveva dovuto ancora una volta fare buon viso a cattivo gioco. Soprattutto, aveva dovuto evitare di guardare la ragazzina, perchè se soltanto avesse incontrato l'orrore nei suoi occhi, che immaginava ci fosse davvero, avrebbe mandato a puttane il suo autocontrollo.
Nessuno poteva minacciarla in quella maniera davanti a lui. Non dopo che lui aveva sacrificato così tanto di sè per tenerla al sicuro.
- Può essere, ma non credo che te lo direbbe se anche fosse andata così, non pensi? Quindi, adesso, rimane un'altra la questione.
Lo aveva guardato dritto negli occhi, decidendo che era arrivato il momento di forzargli la mano.
- Come la risolviamo la cosa?
Entrambi non avevano avuto più niente tra le mani, dato che avevano finito di mangiare. Rimaneva, perciò, soltanto una questione in sospeso tra di loro: chi avrebbe fatto per primo la sua mossa?
Anche lui aveva la balestra a portata di mano, pronta a sparare, e il tizio doveva essersene accorto di sicuro. Sperava solo, come altri avevano fatto, che sottovalutasse l'efficacia di quell'arma rispetto ad una pistola. E che sottovalutasse, anche, la sua rapidità nell'usarla.
- Tu cosa avresti in mente?
Era più che ovvio cosa avesse in mente lui, e per un attimo si era sentito davvero catapultato indietro di qualche giorno appena, quando Merle stesso lo aveva messo nella condizione di dover prendere una decisione: andare sino in fondo con lei, o voltargli le spalle per sempre.
Pur avvertendo come l'adrenalina gli fosse già entrata in circolo, tendendo ogni suo muscolo, si era sforzato di tirare fuori un'espressione abbastanza ambigua da far credere all'uomo che potessero raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi e il cui contenuto, era ovviamente come spartirsi la ragazzina.
- Penso che tu l'abbia capito benissimo, amico.
Proprio l'oggetto del loro accordo, che doveva essere stata anche più tesa di lui, era stata capace di diventare l'occasione giusta che lui stava aspettando.
- Anch'io avevo creduto che tu fossi diverso dagli altri, brutto figlio di puttana! Invece avevi in mente una cosa soltanto!
La ragazzina, dimostrando un coraggio che aveva iniziato ad emergere in superficie sempre di più, era balzata in piedi, dando l'impressione di volersi scagliare contro di lui, fornendogli  così abbastanza tempo per afferrare al volo la balestra e puntarla sul suo obiettivo: la mano che aveva impugnato a sua volta una pistola.
Come già nella vita gli era capitato tante altre volte, si era trovato faccia a faccia con la morte. Ma se prima non l'aveva veramente scalfito più di tanto, in quel frangente si era ritrovato a pregare che non fosse arrivata la sua ora.
Non poteva morire proprio ora e lasciarla in balia di quello stronzo.
- Ah, Cristo!
L'imprecazione aveva accompagnato l'urlo di dolore dell'uomo, che aveva abbassato lo sguardo sulla freccia che gli trapassava la mano destra.
Tutto si era svolto nel giro di pochi attimi, e siccome il destino lo aveva premiato, l'aveva detta davvero una preghiera di ringraziamento. Era stato abbastanza veloce da colpire la mano del tizio prima che potesse premere il grilletto, dopodiche gli era balzato accanto, calciando via la pistola che stava cercando di recuperare ancora.
- Se rivedo un'altra volta la tua faccia, brutto bastardo, sei un uomo morto.
Si era fermato a guardarlo negli occhi giusto il tempo di fargli capire che non avrebbe avuto davvero una seconda occasione con lui, dopodichè aveva afferrato una mano della ragazzina e l'aveva spronata a correre, per allontanarsi il più in fretta possibile da lì.
- Andiamo, ragazzina.
C'era sempre la possibilità che il fratello di quello stronzo, sempre se fosse stato ancora vivo, sbucasse magari fuori da un momento all'altro.
- Perchè non l'hai ucciso?
Si era aspettato quella domanda da parte sua, però credeva che avrebbe avuto più tempo per rifletterci sopra, prima di doverle rispondere. Invece, lei non aveva nemmeno atteso di raggiungere il luogo dove avevano lasciato la moto per addentrarsi nel bosco a piedi, prima di considerarsi davvero fuori pericolo.
- Non lo so. E adesso preoccupati solo di correre più in fretta che puoi. Voglio andarmene alla svelta il più lontano possibile da qui.
Invece lo sapeva benissimo il perchè non l'avesse fatto, soltanto non era un'altra confessione che aveva in mente di farle. L'avrebbe spinta un gradino ancora più su nello scoprire quanto lo stesse cambiando dal di dentro, facendo germogliare qualcosa di nuovo in quel luogo che credeva fosse ormai troppo arido e deserto: la sua anima.



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Le sembrava che ormai la sua vita fosse solo un susseguirsi di fughe, intervallate da qualche momento di apparente calma. Così come nella sua testa, c'era sempre un susseguirsi di pensieri prima positivi e poi negativi.
- Non troveremo mai niente qui. E' troppo grande questa cittadina. E' stato assurdo anche solo pensarlo.
Era stata sostenuta da una certa fiducia, mentre avevano iniziato a visitare alcuni posti che avrebbero potuto rappresentare un buon rifugio, specie per una persona ferita, ma poi, con il passare del tempo, aveva capito quanto fosse stato assurdo illudersi che ne sarebbe potuto venire fuori davvero qualcosa di buono.
- Dobbiamo cercare un posto per passare la notte.
Le era sembrato che Daryl non avesse nemmeno colto il suo commento, così glielo aveva ripetuto, colmando la distanza di qualche passo che li divideva mentre percorrevano la strada deserta, già ormai quasi del tutto in penombra.
- Non ho mai detto che sarebbe stato facile, ragazzina.
Stavolta era stata certa che l'avesse sentita, perchè le aveva risposto con un tono di voce a metà tra lo spazientito e il seccato.
- Non intendevo dire che è colpa tua.
- In ogni caso, le cose stanno come stanno. Fattene una ragione.
Stavano dannatamente di merda, quella era la verità.
- La casa là, sulla destra. Quella con un piano solo. Entriamo lì, okay?
Le stava facendo cenno in direzione della penultima casa, incastrata tra altre due a più piani. Ma lei, persa nei suoi ragionamenti, non gli aveva risposto subito, ottenendo che lui la trascinasse all'interno di un portone, dopo aver gettato uno sguardo attento verso l'oscurità che avvolgeva il resto dello spazio alle loro spalle.
- Che cazzo ti prende, ah? Vedi di rimanere collegata col cervello, ragazzina. Non siamo in gita di piacere.
Non aveva mollato la presa sulla sua giacca e lei si era quasi aspettata che prendesse anche a scrollarla, tanto era stata carica di rimprovero la sua voce.
- Lo so che non siamo in gita di piacere.
- E allora, Cristo, ricollega il cervello. Avrai tempo dopo per deprimerti.
- L'hai già detto, ho capito.
Aveva avuto proprio l'impressione che stessero litigando non più come due perfetti estranei, ma come due persone che iniziavano a conoscersi e quindi a capire i rispettivi stati d'animo.
- E poi, mi pare di avere il sacrosanto diritto di sentirmi così di... merda.
Aveva sputato fuori quella parola proprio con l'intenzione di sbattergliela in faccia. Non sapeva nemmeno bene lei cosa le stesse prendendo, però sentiva il bisogno di sfogare in qualche maniera la delusione che l'aveva colta.
- Stai per caso facendo dei fottuti capricci? Perchè guarda che non c'è tempo per queste stronzate, ora.
Si era sentita punta sul vivo, in un certo senso, quindi aveva strattonato la giacca per cercare di fargli mollare la presa. Forse per andarsene, o forse per ristabilire una certa distanza da lui.
- Essere stanca, affamata, dolorante e disperata, tu lo chiami fare i capricci?
Non aveva proprio alzato la voce, ma nemmeno era stata pacata nel dirglielo. Aveva solo assecondato quel nodo che le si era stretto improvvisamente in gola.
Ma che cosa si era aspettata? Che trovassero Rick e Carl, forse anche Michonne, come se fossero in una bella storia a lieto fine?
- Mi sembrava che avessimo già chiarito questo punto. La vita è una merda, ma piangersi addosso non serve a un cazzo!
La voce di Daryl era venuta fuori gelida, a ricordarle che solo la mattina prima avevano avuto quello scontro durissimo nella fattoria di Bob, in cui le aveva chiarito quanto fossero diversi i loro modi di affrontare il dolore.
- Sì, è vero. Ma non ti sto chiedendo chissà che cosa! Vorrei soltanto che per una volta... per una volta potessi mostrarmi un pò di comprensione, cazzo!
Quella parola, comprensione, aveva aperto la strada a tante altre, che le erano uscite irruenti e spontanee.
- Io non sono come te, Daryl Dixon, è vero! Però sto cercando di diventarlo! Perchè lo so che devo farlo, se voglio sopravvivere! Ma nello stesso tempo, vorrei comunque qualcuno accanto a me che potesse, ogni tanto, rivolgermi anche solo una parola più gentile, e non che fosse sempre pronto a...a... a rimproverarmi e criticarmi, come fai invece tu!
Probabilmente, più che un capriccio, la sua era una reazione a scoppio ritardo per il pericolo che aveva dovuto affrontare anche quel giorno, prima con i vaganti e poi con l'incontro di quell'uomo sbucato da un passato, che l'aveva riportata a quando era stata ancora al sicuro dentro la prigione, circondata dai suoi affetti più cari.
- Mi hai detto che ti faccio paura, ma se proprio lo vuoi sapere, anche tu mi terrorizzi nel tuo modo di essere! Perchè mi costringi a pensare continuamente a come devo comportarmi con te, a come dirti le cose, perchè so che non tolleri nessuna debolezza da parte mia, e non faccio in tempo a superare un ostacolo, che se ne presenta un altro, ma siccome non posso contare su nessuna comprensione da parte tua, devo cercare di buttarmelo alle spalle come se non fosse nemmeno successo!
Il suo parlare era stato l'equivalente di un fiume in piena, perciò non le era stato possibile arginarlo, sino a che non si fosse esaurito del tutto.
- Ma io non riesco a tenermi tutto dentro, e se ho paura, o sto male, o mi viene da piangere, vorrei poterlo fare senza sentirmi una debole e patetica ragazzina come mi fai sentire tu, invece!
Al culmine del suo sfogo, gli aveva tirato un pugno sul petto, senza rendersene conto sino a che non aveva sentito male alla mano. E se ne era rimasta sorpresa lei, azzittendosi di botto, doveva esserlo stato ancora di più lui.
- Pensi di aver finito? Perchè vorrei entrare in quella casa prima che faccia del tutto buio.
Si era sentita il mondo crollarle addosso. Per quanto quell'uomo sembrava dimostrare che dentro potesse avere ancora dei sentimenti, perchè il fatto che fosse lì con lei sembrava confermarlo, doveva rassegnarsi al fatto che non le avrebbe mai concesso una parola o un gesto che potessero offrirle un minimo di vero conforto.
Le era salito in gola un "vaffanculo" che gli avrebbe voluto gridare ancora con rabbia, ma poi si era arresa all'idea che non avrebbe fatto altro che rafforzare l'idea che il suo sfogo fosse davvero solamente un "fare i capricci", come l'aveva definito lui senza tanti riguardi per il suo reale stato d'animo.
Per cui, non gli aveva nemmeno risposto, limitandosi a scansarlo e riguadagnando l'uscita dal portone.
- Eh no, ragazzina, non te la cavi così.
Riafferandola rudemente per la giacca, l'aveva ritirata dentro il portone e sbattuta contro il muro, dove l'aveva anche inchiodata con un dito puntato contro il viso.
- Voglio sentirtelo dire chiaramente che terrai il cervello collegato!
- Non puntarmi addosso quel dito!
Aveva reagito istintivamente, colpendogli la mano per spostarla da davanti al viso.
- Se serve per riportarti sulla giusta strada, lo faccio eccome!
Gliel'aveva appoggiato in mezzo alla fronte, stavolta, premendo anche con una certa forza.
- Probabilmente ti hanno tenuta davvero troppo dentro la bambagia, in quel cazzo di posto dove stavi prima, e adesso tocca a me svegliarti fuori! E siccome ci sono di mezzo anche le mie, di chiappe da salvare, tu mi fai il cazzo di piacere di rimanere col cervello collegato ogni volta che te lo chiedo, okay?
Era arrabbiato, forse anche più di lei, che stava iniziando a temere di averlo provocato troppo con le sue parole.
- Significa, quindi, che ho bisogno della ragazzina che ha saputo reggermi il gioco con quello stronzo incontrato oggi nel bosco, o quella che ha avuto il coraggio di puntarmi addosso una pistola pronta a spararmi, o quella che stava per aggredire mio fratello, se non l'avessi fermata.
Aveva sottolineato ogni situazione, premendo ogni volta il dito sulla sua fronte un pò più forte, come a voler davvero cacciarglielo dentro a forza.
- Perchè ti piangi addosso ancora troppo spesso per i miei gusti, ma stai anche iniziando a tirare fuori le palle, cazzo! E se vuoi sopravvivere davvero, lo devi fare punto e basta!



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Tanto per cambiare, lui e la ragazzina si stavano di nuovo urlando addosso, sfogando così entrambi le tensioni accumulate durante la giornata. Solo che finiva che lui era quello che ne usciva sempre meno vittorioso, anche se in apparenza poteva non sembrare, perchè già sapeva che ci avrebbe rimuginato sopra all'infinito su quello che lei gli aveva rinfacciato nuovamente, ossia la sua incapacità di dimostrarle una reale comprensione.
- Vorrei non averti mai incontrato, Daryl Dixon!
Gli aveva afferrato il polso per scansargli di nuovo la mano e stavolta glielo aveva permesso, perchè in fondo, quello che aveva avuto da dirle, glielo aveva detto chiaro e tondo, nell'unica maniera che conosceva.
- La cosa è reciproca, ragazzina!
Si erano guardati ancora un secondo negli occhi, poi la risposta che aveva tanto sollecitato, lei l'aveva sputata fuori con esasperazione mista a rassegnata consapevolezza che non avrebbe potuto fare diversamente.
- Entrerò in quella casa con il cervello collegato, perciò facciamoci il reciproco favore di chiudere qui questa conversazione!  
- Bene!
Era convinto di aver sentito uno "stronzo" lasciare quelle labbra sottoforma di un sussurro incazzoso, mentre lo superava per uscire per prima, ma visto che aveva raggiunto lo scopo di impedirle di lasciarsi andare allo sconforto, poteva dirsi soddisfatto.
Meglio incazzata che depressa.
Anche perchè lo stato d'animo della ragazzina influenzava dannatamente troppo anche il suo, e dal momento che le sue lacrime avevano iniziato a procurargli una morsa allo stomaco sempre più inequivocabile, preferiva doverle vedere il meno possibile.
Ovviamente le era andato subito dietro, affiancandola nella camminata che ancora li divideva dalla casa su cui aveva messo gli occhi. Preferiva le costruzioni ad un piano solo, perchè erano più semplici sia da liberare che da mettere in sicurezza. Aveva pensato di lasciare la cittadina e accamparsi nei boschi, ma ancora la ragazzina pativa le conseguenze della febbre.
E poi, lui non le dimostrava abbastanza comprensione?
Si vede che era stata davvero abituata ad essere tenuta nella bambagia, perchè nell'insinuazione fatta dal tipo che avevano incrociato, ci aveva visto una mezza verità, e cioè che sicuramente altri uomini, forse meno stronzi di lui, l'avevano protetta e confortata in ogni modo possibile. Sicuramente, per come aveva sempre reagito alla sola idea che lui potesse scoparla sul serio, non aveva minimamente creduto possibile che lei potesse cercare "protezione" in cambio di favori sessuali. Anzi, il solo pensare che sarebbe potuto succedere se lei fosse stata diversa, gli procurava un tale fastidio, da essere allarmante.
Cazzo, amico, ricollega il cervello anche tu!
Nella testa gli era risuonato un bel campanello d'allarme, perchè stava davvero facendo l'esatto contrario di quello che aveva chiesto a lei, così era tornato a concentrarsi su quello che era più importante: sopravvivere!
- Entro prima io. Tu mi copri le spalle, okay? Quella, usala solo se non puoi proprio farne a meno
L'aveva intravista nella penombra sfilare la pistola e impugnarla saldamente, mentre gli aveva fatto cenno di sì con la testa. Lo stesso aveva fatto lui con la balestra. La porta della casa, che aveva sul davanti uno sputo di giardino, era chiusa. Nonostante il buio, odiava comunque l'idea di essere esposto il tempo sufficiente a verificare se fosse anche chiusa a chiave, forse perchè il passo succeviso era scoprire se ci fosse stato qualcuno di vivo al suo interno e che tipo di persona fosse stata, soprattutto.
Da quando era iniziata quell'apocalisse, aveva incontrato tizi di ogni genere, dal più codardo al più fuori di testa.
Come Merle, che era sicuramente ormai finito nella seconda categoria.
E si era dato di nuovo del coglione, per aver permesso alla sua mente di divagare ancora, perchè stavano per attraversare la strada, perciò doveva avere testa solo per quello!
- Sei pronta?
Lei gli aveva annuito di nuovo, e si era chiesto se aveva fatto quello che le aveva detto: lasciare spazio solamente alla ragazzina coraggiosa che aveva dimostrato di poter essere.
- Andiamo, allora.




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Del vagante che aveva dovuto uccidere per forza, le era schizzato addosso parte del cervello, avendogli sparato a distanza ravvicinata. Stava cercando, perciò, di tirarlo via il più possibile anche dalla giacca a vento, non fosse altro per eliminare il fetore che emanava. Aveva trovato della candeggina nel bagno che aveva esplorato a caccia di un'altra cosa che era diventata di vitale importanze nelle ultime ore: assorbenti. Aveva avuto delle avvisaglie già nel pomeriggio, e puntuale come sempre, il ciclo era arrivato a ricordarle quanto fosse diventato un incubo dover vivere anche una cosa che era stata così semplice nella vita di prima. Fortunamente doveva esserci stata una donna in quella casa, perchè ne aveva trovati alcuni, che si era premurata di nascondere nelle grandi tasche interne della giacca.
Di sicuro, non voleva condividere con Daryl quell'aspetto così intimo della sua vita.
Già, si era trovata a dovergli rivelare molto di lei, almeno sperava di non doverlo fare anche con quello.
- Ho trovato della carne in scatola e delle gallette di riso.
Proprio lui era sbucato sulla porta del bagno, cacciando appena dentro la testa. Le due candele che lei aveva trovato e acceso, avevano proiettato sul suo viso delle ombre che gli avevano donato un'aria ancora più cupa.
- Possiamo mangiare le gallette e tenerci la carne per domani.
A dire il vero lei aveva un pò di nausea, colpa sicuramente del mal di testa che le veniva ogni volta che le iniziava il ciclo.
- A dire il vero, sono più stanca che affamata. Ho anche mal di testa. Credo che mi metterò a dormire, quando ho finito qui.
Aveva riportato lo sguardo sulla giacca, che dove aveva sfregato con forza, appariva un pò scolorita. A peggiorare il mal di testa era stato anche il mix tra candeggina e fetore che aveva inspirato nel pulirla.
- Vorrà dire che farò io, il primo turno di guardia.
Non le sembrava, nonostante la loro discussione di prima, che gliel'avesse detto con l'intenzione di farla sentire veramente in colpa, però lei si era sentita lo stesso in dovere di ribattere.
- Pensavo che saremmo stati abbastanza al sicuro, qui dentro.
In fondo, erano certi che non ci fossero stati più vaganti e avevano sbarrato porta e finestre, queste ultime chiudendo le persiane di cui erano state fortunatamente dotate.
- Al sicuro, ragazzina, è un termine che devi cancellare definitivamente dal tuo vocabolario. Cerca di cacciartelo in testa.
- Oh, già, certo. Fai finta che la stupida ragazzina non abbia detto niente.
Il sarcasmo con cui gli aveva risposto, era caduto nel vuoto con suo grande disappunto, perchè lui si era già dileguato ancora prima che finisse di parlare.
Stronzo!
La rabbia di prima non era affatto scemata, anzi, era tornata a farsi viva più forte, visto che non si era risparmiato di essere ancora così duro con lei.
Avrebbe potuto dirglielo anche in un'altra maniera, no?
Era quello che aveva cercato di dirgli prima, che non c'era bisogno ogni volta di sottolineare la parte peggiore di lei, ma magari di fare più riferimento a quella che si stava impegnando per cambiare.
Perchè sembrava, a detta anche di lui, che qualcosa di buono l'avesse fatto sinora, dopotutto!
Forte di quel pensiero, aveva deciso di tornare a chiarirgli ancora meglio il concetto, perchè all'improvviso non voleva che fosse lui ad avere l'ultima parola sull'argomento.
Alzandosi e incamminandosi fuori dal bagno, aveva fatto per mettersi la giacca, ma era andata a sbattere contro un ostacolo imprevisto, che altro non era stato se non lo stesso Daryl, che a quanto pareva stava ritornando a sua volta da lei.
La cosa peggiore non era stata la botta sul naso, però, era stato l'aver perso la presa sulla giacca, che cadendo, aveva rovesciato per terra il contenuto delle tasche interne.
- E' per... quello che stai male?
Non avrebbe potuto starsene zitto almeno stavolta?
Il "quello" indicato dal suo cenno, erano stati gli assorbenti che si era affrettata a raccogliere e ricacciare dentro le tasche interne. Rialzandosi si era infilata la giacca, chiudendosela addosso, mentre l'imbarazzo le aveva mandato a fuoco il viso.
Aveva ringraziato Dio che ci fosse stata così poca luce, visto che si erano scontrati appena fuori dal bagno, perchè non voleva di sicuro che si potessero vedere bene in viso in quel momento.
- Anche.
All'improvviso tutta la rabbia era scemata in un disagio che l'aveva fatta battere in ritirata verso l'unica camera disponibile, dove si era stesa sul letto matrimoniale, tirandosi fin sopra la testa il pesante copriletto, un pò per il freddo, un pò con l'idea di isolarsi dal resto del mondo. Sino a che non si fosse addormentata, infatti, avrebbe potuto fingere di trovarsi da un'altra parte.
E soprattutto, con un'altra persona!
Per come stava in quel momento, le sembrava impossibile che solo la notte prima si fossero lasciati andare a delle confidenze così grandi. Sembrava che ogni volta che facevano un passo in avanti, poi ne facessero almeno tre indietro.
Forse era anche troppo stanca e provata, per pensare di poter pensare lucidamente!
Il gioco di parole l'aveva fatta quasi sorridere e aveva continuato a ripeterlo, come se fosse stato uno scioglilingua da provare e riprovare, in grado però di distrarla da ogni altro pensiero. E ci era quasi riuscita, quando all'improvviso, una voce l'aveva riportata al punto di partenza.
- Quanto stai male, ragazzina?
No, no, no!
Non poteva credere che volesse davvero parlarne, pur sapendo anche lei che il suo stato di salute poteva realmente preoccuparlo, visto che già non era stato dei migliori.
- Non preoccuparti.
Vincendo l'imbarazzo, aveva risposto lo stretto necessario.
- Uhm... sei sicura?
- Sì.
Non aveva esitato nel rispondere, risultando però forse un pò troppo forzata. Era rimasta in tensione, infatti, perchè aveva intuito che non doveva essere risultata molto convincente.
- Non è che voglia insistere... perchè eviterei volentieri, ragazzina... solo che preferirei sapere se la cosa... bè... diventasse pesante abbastanza da dovercene stare tranquilli tipo... per un giorno o due.
Oddio, le sembrava che il sottotesto delle sue parole fosse che aveva avuto delle esperienze in passato che lo portavano a sapere quanto potessero diventare difficili, per alcune, i giorni del ciclo.
Questo l'aveva portata inevitabilmente a pensare a lui come ad un uomo vero e proprio, che aveva avuto le sue storie, e non soltanto quindi ad un essere vivente di genere maschile, come cercava invece di fare la maggior parte del tempo.
Poteva essere infatti giovane, ma non così ingenua da non essere cosciente che rimanevano pur sempre un uomo e una donna, cioè in grado di guardarsi e percepirsi sotto sfumature che sarebbero potute diventare molto pericolose, vista la forzata convivenza in cui erano finiti.
- Domani starò bene, sul serio.
Aveva cercato di dare alla propria voce un tono convincente, stavolta, perchè se non avesse spezzato l'imbarazzo sempre più crescente tra di loro, riuscendo a mandarlo via, il discorso li avrebbe cacciati in una situazione sempre più... intima.
Parlare del suo ciclo, poteva indirizzarli verso pensieri... ancora più pericolosi!
Come a voler sottolineare la cosa, nella sua testa erano risaliti in superficie dei ricordi che aveva cercato di dimenticare, tipo quando avevano lottato dopo che lei aveva tentato di aggredire suo fratello, e Daryl per immobilizzarla, le si era premuto addosso per tenerla giù, contro il tavolo; o quando aveva sognato che fosse di Zack il corpo caldo e solido a cui invece si era avvinghiata nel sonno; o quando l'aveva intenzionalmente abbracciata stretta, per infonderle calore quando era stata in preda alla febbre alta.
O quando l'aveva baciata!
Quell'episodio, più di tutti, le ripiombava addosso ogni volta che la sua percezione di Daryl si avvicinava troppo ad una sfera in cui sentimenti e sensazioni si facevano troppo... intime tra di loro!
Nel frattempo, la parte di lei che non si era infilata in quel marasma di ricordi, aveva registrato che finalmente era tornata ad essere sola nella stanza.
Dio, grazie!
La preghiera le era sorta spontanea, dopo l'imbarazzo e la tensione in cui era precipitata. Tanto che, nonostante il mal di testa fosse peggiorato, aveva provato lo stesso una piacevole sensazione di sollievo.



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Cristo, se gli era costato dover affrontare quell'argomento con la ragazzina!
Seduto sul divano, la testa appoggiata allo schienale, aveva sentito finalmente la tensione scivolargli via di dosso, lasciandolo molle come se gli avessero appena sfilato via dal corpo tutte le ossa.
Quand'era l'ultima volta che aveva dovuto affrontare un momentaccio del genere?
Si era appena rivolto da solo la domanda peggiore che potesse esserci, perchè gli era tornata in mente una serie di situazioni in cui si era sentito nella stessa, identica maniera: imbarazzato e teso.
La ragazzina, per quanto lo fosse, rimaneva pur sempre una donna. In alcuni momenti, ne aveva avuto una prova certa anche da un punto di vista fisico, tanta era stata la vicinanza dei loro corpi.
Cristo, Daryl, che cazzo di pensieri stai facendo?
Si era stropicciato il viso con le mani, come a voler cancellare quelle sensazioni che non si erano mai sopite del tutto, dentro di lui, perchè c'era stato un momento, ben definito e chiaro, in cui il trasporto che aveva sentito per lei era stato... vero.
Quel bacio che aveva imposto ad entrambi, la notte in cui erano poi fuggiti da Merle, non era stato del tutto falso per lui.
Cazzo, smettila di pensare a queste stronzate!
Non gli sembrava possibile, che con tutto quello che aveva in testa, fossero proprio quei pensieri ad essere in primo piano. O forse, era proprio grazie a quei pensieri, che riusciva ad arginarne altri, ben peggiori e più inquietanti.
Perchè poteva anche sentirsi in imbarazzo nel dover constatare che la ragazzina aveva il ciclo proprio come ogni donna normale sulla faccia della terra, ma poteva decisamente vomitare nel ripensare che Merle aveva avuto davvero la speranza che lui arrivasse a scoparsela, soltanto per dimostrare ad un gruppo di coglioni che lui non fosse frocio.
Come ci erano arrivati a quel punto, loro due?
Lo sapeva, ovviamente, solo che aveva finto di non vedere per troppo tempo, e se adesso si trovava in quella situazione, era solo e soltanto colpa sua. Aveva cacciato la testa sotto la sabbia come un fottuto vigliacco, e ora che l'aveva sollevata, aveva capito in quanta merda fosse sprofondato davvero. Era convinto che non ne sarebbe mai uscito veramente del tutto, però stava cercando di fare del suo meglio per non tirare giù insieme a lui quella ragazzina che non aveva alcuna colpa nei suoi confronti.
E invece, lui, la trattava proprio come una merda.
Lo sapeva che ci sarebbe arrivato a rimuginarci sopra, perchè lei gliel'aveva sbattuto ancora in faccia quanto fosse davvero stronzo oltre ogni limite nei suoi confronti.
E dirsi che non avrebbe saputo compartarsi diversamente, era un balla che aveva iniziato a vacillare, perchè lei era un esempio vivente di cosa volesse dire avere rispetto e sensibilità verso gli altri.
Cristo, riusciva ad averne pure per lui, che davvero non faceva altro che calpestare i suoi di sentimenti!
Non le aveva risparmiato niente, sbattendole in faccia ogni volta le sue debolezze e le sue paure.
Le stesse che anche lui aveva, solo nascoste meglio.
Era proprio un'ipocrita, figlio di puttana, c'era poco che potesse dirsi per uscirne pulito.
E quindi?
E quindi era fottutamente stanco, adesso. Avrebbe solo voluto abbandonarsi al sonno che sentiva avanzare, ma che cercava comunque di respingere, perchè dormire, in quel cazzo di mondo, era diventato maledettamente pericoloso.
Tieni sempre un occhio aperto, ragazzo, perchè il pericolo non dorme mai.
Gli era venuta in mente una delle poche frasi pulite che suo padre ogni tanto tirava fuori, quando bivaccavano nel bosco. Se no, c'era sempre un bastardo, o figlio di puttana, o frocio del cazzo, ad indicarlo.
"Ragazzo" era davvero quanto di più vicino potesse esserci a "figliolo", qualcosa che non aveva mai comunque identificato il rapporto tra lui e quell'uomo che lo aveva messo al mondo, insiema a sua madre.
Ma poi, anche i pensieri si erano fatti troppo pesanti da sopportare, e Daryl aveva capito che la battaglia con il sonno era quasi del tutto persa.
Ragazzina, scusami, ma non ce la faccio.
Poteva darsi che il pericolo fosse in agguato, ma lui era davvero troppo stanco.




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Le era già successo solo un'altra volta di osservare Daryl mentre dormiva, ed era stato allo chalet, dopo che si era ripresa dalla febbre, quando probabilmente con lei fuori pericolo, si era concesso finalmente di dormire.
La cosa, ovviamente, l'aveva portata a riflettere sul fatto che lui fosse davvero quello che sosteneva in tutto e per tutto il peso maggiore di quella situazione, anche se le costava una certa fatica doverlo ammettere.
Lui stava scappando da un fratello pazzo e sadico per proteggere lei, lui stava procacciando cibo per tutti e due, lui provvedeva a trovare un rifugio sicuro, lui aveva ucciso delle persone per salvare entrambi.
Mentre aveva osservato il viso dell'uomo, i lineamenti distesi come non li aveva mai da sveglio, non aveva potuto fare a meno di sentirsi per l'ennesima volta combattuta in sua presenza.
La verità era che Daryl Dixon le suscitava emozioni sempre troppo intense, sia che fossero positive o negative.
Lo stai spiando come non vorresti mai che lui facesse con te.
Ne era stata consapevole, perchè c'era una sorta di vulnerabilità in lui, mentre dormiva, che mai le avrebbe mostrato da sveglio. Probabilmente in lei non c'era affatto una differenza così netta nel suo aspetto, rispetto a quando dormiva o era sveglia.
Lei doveva sembrargli sempre e solo una ragazzina troppo debole.
Per un attimo si era chiesta che tipo di sogni facesse un uomo come lui, che alla fine non era stato capace di nascondere del tutto un tormento, che lei in qualche modo aveva percepito essere davvero profondo.
Suo padre, che le mancava ogni momento di più, avrebbe saputo leggere in lui meglio di chiunque altro. Si fidava del suo giudizio quasi ciecamente, e avrebbe tanto voluto scoprire cosa avrebbe avuto da dirle se mai avesse potuto conoscerlo.
Forse, un pò di quel giudizio, lei lo conosceva, perchè se c'era una cosa che Maggie le aveva ripetuto spesso, era che lei e papà erano davvero molto simili.
Ma forse stava solo cercando di convincersi che non si era sbagliata a fidarsi di lui.
- Va meglio, ragazzina?
La domanda improvvisa di Daryl l'aveva fatta sobbalzare, soprattutto perchè non aveva aperto gli occhi affatto, dal momento che aveva avuto i suoi ancora puntati su di lui.
- Io... sì... te l'avevo detto che sarei stata meglio.
Ancora li aveva tenuti chiusi, ma il suo viso aveva decisamente perso l'aria rilassata che aveva avuto sino a qualche tempo prima, quando era stato ancora addormentato.
- Come facevi a sapere che ero qui?
Era stata una domanda forse sciocca da fare, perchè di certo le aveva già dimostrato di avere dei sensi molto più affinati dei suoi, ma siccome ne era rimasta colpita, le era uscita spontanea.
- Si sente se qualcuno ti sta fissando con... insistenza.
Seduta sulla poltrona di fronte al divano, si era sentita presa con le mani nel sacco, perchè era inutile negare che non fosse stata lì a fare proprio quello.
- Stavo facendo il mio turno di guardia.
E come per miracolo, era successo: le labbra di Daryl si erano distese in un sorriso! Non quel mezzo sorrisetto, o il ghigno che ogni tanto era comparso a sottolineare un'ironia a volte anche feroce.
Era stato un vero e proprio sorriso!
- Pare proprio che tu stia meglio.
Anche il tono di voce era stato divertito, ma senza essere graffiante o ironico, semplicemente... divertito.
Poi, erano arrivati gli occhi a fissarla. Azzurri e ancora lievemente appannati, come se gli ultimi residui di sonno fossero ancora lì, a mitigare uno sguardo che di solito aveva il potere di trafiggerla come spilli acuminati.
- Pare di sì. Del resto, anche tu, sembri più... riposato.
"Riposato" non era quello che aveva pensato realmente, ma di certo non gli avrebbe detto "sereno", perchè avrebbe sottinteso quali pensieri profondi aveva fatto su di lui.
- Così pare.
Si era tirato su a sedere, intanto, passandosi le mani sulla faccia, come a spazzare via del tutto il sonno, preparandosi a vivere una nuova giornata.
- Galletta?
Si erano guardati negli occhi, e lei ci aveva visto dei pensieri molto simili ai suoi, così aveva dovuto fare qualcosa per riempire quel momento.
- Ottima colazione.
Ne aveva presa una dalla confezione e l'aveva addentata, spostando lo sguardo sulla finestra, dove la persiana lasciava filtrare una discreta luce.
- Possiamo provare a fare un altro giro, se te la senti.
Era una specie di richiesta di pace, quella che le stava facendo?
La quiete, dopo l'ennesima tempesta tra di loro?
- Pensi che ne valga davvero la pena?
Lei, non aveva sottovalutato il suo gesto, perchè aveva intuito che ci fosse stato dietro un certo sforzo da parte di Daryl. Gli stava chiedendo davvero la sua opinione in merito.
- Perchè no? Non è che abbiamo molto altro da fare, a parte cercare i tuoi compagni.
Aveva intuito che, in qualche maniera, stesse cercando di mettere in pratica quello che la sera prima gli aveva chiesto con tanta rabbia: un pò di comprensione per lei.
- Quindi, abbiamo ristabilito una... tregua?
L'aveva guardata per un attimo davvero troppo intensamente, tanto che si era sentita la pelle del viso scottare, ma poi era sbucato di nuovo un sorriso, se non proprio completo come quello di prima, però nemmeno solamente ironico.
- Direi di sì, ragazzina. Però non mi chiedere sino a quando durerà, perchè quella è un'altra storia.
Sì, aveva decisamente ragione, quella era proprio un'altra storia ancora.







*
Spazietto autrice che è soddisfatta*

Magari a voi poi non piacerà, ma io mi sento soddisfatta di questo capitolo. Apparentemente sembrano fare un passo avanti e tre indietro, Daryl e Beth, ma non è così in realtà. Passi avanti ne hanno fatti, eccome. Però, su questo punto, mi piacerebbe sentire anche il vostro parere.
Aspetto, perciò, la vostra opinione, se vorrete farmela sapere.
Vi risaluto tutte con un grande bacio e a presto.
Serena

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Buongiorno fanciulle!
Con un ritardo scandaloso, lo so, arrivo ad aggiornare questa storia. Posso solo sperare che il capitolo, con il suo contenuto, vi ripaghi dell'attesa.
Prima di lasciarvi alla lettura, devo fare una premessa: arrivate alla fine avrete in testa un sacco di domande, ma vi dico già che dovrete pazientare, perchè nei capitoli successivi arriveranno le risposte!
In fondo, per non anticiparvi nulla, inserirò delle altre note.
Mi ritaglio un altro secondo, per dirvi che mi piacerebbe poter sentire ogni tanto un vostro parere. E' vero che non aggiorno magari con regolarità le mie long, ma è anche vero che nel fandom sono comunque presente con molte shot. Nonostante le letture ci siano, sono davvero poche quelle di voi che si fanno sentire.
Se ho deciso di pubblicare le mie storie, oltre al piacere di scrivere, c'è sicuramente la speranza di potermi confrontare con voi lettrici. Non prendete questa mia esternazione come polemica, perchè diversamente non avrei più pubblicato, ma come un semplice invito ad esaudire, anche solo ogni tanto, questo mio desiderio.
E adesso, buona lettura!
Baci
Serena
 



                                  CAPITOLO  14




- Ci siamo già passati, vero?

Beth si era guardata bene intorno, e aveva riconosciuto il posto per via dell'albero caduto, che si era incastrato in una strana posizione tra altri due.
- Sì, due volte.
La risposta di Daryl era stata lapidaria, ma non derisoria. In effetti, le cose tra loro avevano preso ad andare meglio dopo la loro ultima litigata, tanto che poteva dirsi una vera e proprio tregua quella che si era stabilita tra loro.
Dopo che, infatti, avevano passato un altro giorno a cercare qualche traccia di Rick nella cittadina in cui si erano fermati, avevano deciso di ritornare nel bosco, visto che Daryl pensava che avrebbe garantito loro una minore visibilità.
Ovviamente non ne parlavano apertamente, ma la minaccia di suo fratello era qualcosa che entrambi non dimenticavano mai, per cui si guardavano bene dal credersi fuori pericolo in quel senso.
- E' più facile con la balestra, almeno lì ho fatto dei progressi.
Il giorno prima, infatti, era stata lei ad abbattere due vaganti, centrando entrambi al primo colpo. Si era esercitata tutti i giorni, sotto la sua supervisione, sia per poter cacciare anche lei in caso di necessità, sia per sapersi difendere anche con quell'arma.
- Imparerai anche il resto.
Il resto, era il sapersi orientare nel bosco, ed era di vitale importanza anche quello per poter sopravvivere.
- Però direi che abbiamo girato a vuoto abbastanza. Ti cedo il comando.
Lo aveva detto con tranquillità, quasi sottoforma di battuta, giusto per allentare un pò la tensione che aveva provato sino a poco prima, quando era stata lei a guidare i loro passi per tornare nel luogo dove avevano lasciato la moto e dove pensavano di accamparsi per trascorrere la notte.
- Va bene, torniamo.
Il loro modo di aggirarsi nel bosco era subito cambiato, facendosi più scorrevole e continuo, dato che non c'erano state tutte quelle pause in cui lei aveva cercato di ritrovare la strada per tornare al punto di partenza.
Era incredibile quello che riusciva a fare Daryl, perciò, non poteva fare a meno di ammirarlo. Si muoveva davvero come se conoscesse quei luoghi a menadito... come se ne avesse una mappatura esatta nella testa.
- Potremo accendere il fuoco?
Lo stomaco le aveva appena ricordato che non avevano messo sotto i denti più niente, dopo che avevano mangiato le ultime gallette quella mattina. E siccome Daryl era riuscito a catturare un piccolo coniglio, stava pensando se sarebbero anche riusciti a mangiarlo.
- Sì, farà luce ancora per un paio d'ore, dovremmo farcela a cuocerlo.
Ovviamente aveva capito subito lo scopo della sua domanda, perchè in realtà più che il freddo, era la fame quella che soffrivano di più. Il clima, fortunatamente, aveva continuato ad essere piuttosto rigido, ma non più gelido come nei giorni che aveva nevicato.
- Okay.
Grandi conversazioni tra loro non avevano comunque preso a farne, limitandosi a rapidi scambi di battute tipo questo, e sempre per informazioni di prima necessità.
Era stato più nella quotidiana vicinanza, che Beth aveva un pò iniziato a capire come fosse fatto quell'uomo. Il suo modo di agire, di osservare le cose, di osservare anche lei, a volte, le avevano permesso di vedere sfumature che prima, accecata dalla paura e dalla rabbia, non era riuscita a percepire.
- Hai sete?
Ad un certo punto si era fermato per bere, e come sempre, lo aveva chiesto anche a lei. I suoi modi non erano diventati proprio gentili, però non erano stati nemmeno più rudi e sbrigativi come prima, perlomeno.
- No, grazie.
Si erano concessi ancora qualche minuto di pausa, poi avevano ripreso a camminare per raggiungere la loro meta.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Il buio ormai era diventato fitto e con la schiena appoggiata ad un tronco, Daryl aveva sollevato il viso verso l'alto, intravedendo spicchi di cielo stellato tra i rami degli alberi.
Avrebbe tanto voluto fumarsi una sigaretta, ma ormai quelle che aveva recuperato le aveva finite due giorni prima, perciò si era dovuto accontentare di mangiucchiarsi un'unghia, per smorzare un pò della tensione che non lo abbandonava mai.
- Posso venire lì vicino a te?
La domanda della ragazzina non l'aveva colto di sorpresa, semplicemente perchè gliel'aveva già rivolta anche nelle sere precedenti, quando puntualmente il freddo della notte si era fatto più intenso.
- Ah, ah.
Perciò lui aveva risposto nella stessa identica maniera, preparandosi mentalmente alla sua vicinanza, che rimaneva qualcosa in grado di farlo sentire parecchio a disagio.
Anche se era più che logico il motivo per cui la ragazzina cercava la sua vicinanza fisica, non poteva impedirsi lo stesso di provare una certa inquietudine nel vedere come le venisse sempre più spontaneo farlo.
Infatti, c'erano buone probabilità che finisse anche stavolta con il dormirgli appiccicata addosso, la testa appoggiata alla sua spalla. E lui, perciò, avrebbe finito con il non farlo affatto, rimanendo sveglio a rimuginare sulle solite cose.
- Posso farti una domanda?
Ecco, quella era stata una variante che lo aveva messo subito in allerta, perchè pareva che avesse proprio l'intenzione di intavolare un discorso.
- Uhm...
Gli era uscito un mezzo verso, che sperava potesse scoraggiarla abbastanza, ma a quanto pareva, aveva iniziato a sviluppare anche una certa resistenza ai suoi modi schivi, perchè aveva insistito.
- Non è niente di... personale, se è quello che ti preoccupa.
Cazzo, era stata più che diretta, lo aveva proprio colpito nel segno.
- Sentiamo.
A quel punto aveva ceduto, sperando che prima si fosse tolta dalla testa qualsiasi cosa avesse avuto in mente di chiedergli, prima sarebbe tornata in silenzio.
- Qual'è l'animale più pericoloso che potremmo incontrare da questi parti?
Ma che cazzo di domanda era?
- Eh?
Non era riuscito a nascondere il suo stupore, tanto che lei se ne era uscita con una specie di... risatina, o comunque un verso divertito.
- Sì, lo so che sembra strana come domanda. Ma oggi, ad un certo punto, mi è sembrato di aver visto delle... bè, delle orme piuttosto giganti.
Orme giganti?
- Dove?
- Vicino a dei cespugli, quelli con le bacche rosse che mi hai detto che non sono commestibili.
Sul serio, quella sembrava una conversazione ai confini della realtà. Erano accampati come disperati, esposti al pericolo dei vaganti, o a quello più letale ancora di altri sopravvissuti, e lei parlava di orme giganti nel bosco?
- Avrai visto male, non ci sono animali che lasciano orme giganti da queste parti.
Probabilmente era fuori di testa anche lui che le dava retta, ma tanto valeva chiarirle il dubbio.
- Sei sicuro?
- Sicuro.
Che le fosse tornata la febbre? Però non aveva osato toccarla, tanto se fosse stato così, presto se ne sarebbe accorto.
- Avrei dovuto chiedertelo subito, oggi. Anzi, avrei dovuto mostrartelo. E' che... mi sembrava stupido.
In effetti era stata una cosa stupida da pensare, ma se fosse stata vera, avrebbe commesso un errore imperdonabile a non parlargliene subito.
- Dovevi farlo e basta.
- E' che... non è facile chiederti le cose, Daryl.
Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, gli aveva procurato una fitta allo stomaco, perchè l'aveva fatta sembrare una cosa... familiare. 
- Spesso, mi fai sentire ancora più stupida di quanto probabilmente già lo sono.
Il fatto che gliel'avesse detto senza rabbia, ma come semplice constatazione, lo aveva fatto sentire cento volte più di merda.
- Sono nato stronzo.
Quella verità gli era saltata fuori così spontaneamente, che non c'era stato il tempo di ricacciarsela in gola.
- Io credo che siamo più il frutto di come cresciamo, che non di come nasciamo.
Non aveva detto che non sarebbe stato personale? Perchè erano partiti da delle orme giganti, per poi arrivare a questo, allora?
Cristo, quanto avrebbe voluto una sigaretta. ora più che mai!
- Come ti pare.
Non era una riposta quella, ovviamente, ma non voleva proseguire oltre. E non l'avrebbe fatto, aveva tutta l'intenzione di cucirsi la bocca.
- Lo penso davvero... che non sei stronzo.
L'impulso era stato quello di alzarsi, ma lei aveva fatto una cosa del tutto imprevedibile, perchè gli aveva passato un braccio sotto il suo, andando a stringergli la mano.
- Per essere del tutto sincera... lo pensavo prima, ora non più.
- Non sai un cazzo di me, ragazzina.
Ed era vero, non aveva la minima idea della merda che si portava dentro.
- So quello che ho visto sinora.
Cazzo, gli aveva appena stretto più forte la mano.
- E anche se ci sono stati dei momenti in cui ti ho odiato, bè, adesso ho capito che sei sempre stato davvero dalla mia parte.
Dalla "sua parte" significava che non era stato mai d'accordo con Merle. E le cose erano andate proprio così, lei era stata la spinta, non la causa, della loro definitiva separazione.
Si era appena reso conto di non averla mai incolpata di averlo costretto a prendere una decisione che, in realtà, sapeva di aver già maturato da tempo.
- Ecco... ci tenevo a dirtelo. E lo so che non ti piace parlare, perciò adesso chiudo la bocca e ti lascio in pace.
Non gli aveva lasciato andare la mano, però, e lui non si era liberato, perchè dopotutto, poteva anche ammettere con se stesso di volersi godere quel momento di pace con lei.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Dopo quella notte nel bosco, in cui aveva confessato a Daryl di aver iniziato davvero a fidarsi di lui, erano passati altri quattordici giorni, in cui avevano ripetuto sempre le stesse azioni: spostarsi, procurarsi del cibo, difendersi dai vaganti, evitare i vivi, cercare un riparo dove passare la notte. Sopravvivere era stato sempre difficile, però lei aveva iniziato a sentirsi più sicura nel suo agire, ed era stato sicuramente merito di Daryl, che aveva iniziato a trattarla sempre meno da ragazzina, sebbene continuasse a chiamarla così, e più da persona adulta. Questo aveva reso il loro interagire meno burrascoso, a volte meno difficile anche parlarsi, fermo restando che c'erano degli argomenti che sapeva di non dover assolutamente toccare: il suo passato e di conseguenza, suo fratello.
Merle rimaneva un'ombra scura e minacciosa, quasi un'altra apocalisse che si sarebbe potuta abbattere su di loro all'improvviso, travolgendoli senza pietà. A volte, lo sguardo di Daryl si faceva completamente assente, proprio come se fosse stato risucchiato in un altro mondo, ed erano i momenti in cui sapeva di dovergli stare alla larga, perchè il rischio di essere presa a male parole diventava ancora possibile.
Così, in apparenza anche quel quindicesimo giorno era iniziato uguale ai precedenti, risvegliandosi su di una poltrona lercia, in una specie di capanno da  caccia che li aveva tenuti all'asciutto dal forte temporale che si era abbattuto con violenza per quasi tutta la notte.
Aveva intravisto Daryl, in piedi vicino alla finestra, intento a fumarsi una sigaretta.
- Piove ancora?
- Poco.
Di certo il bosco sarebbe stato una distesa di fango e l'idea di affondarci dentro non l'entusiasmava di certo.
- Ci muoviamo comunque?
- Possiamo anche prenderci una pausa.
Quella risposta le aveva fatto percepire più forte la sensazione di apatia che le si era già insinuata dentro da qualche giorno, e che la spaventava parecchio, perchè in cuor suo sapeva bene cosa fosse, cioè l'anticamera della presa di coscienza definitiva che non avrebbe mai più rivisto nessuno dei suoi compagni.
Tanto meno Maggie.
Non avevano più trovato nessuna traccia significativa, per cui sapeva che sarebbe arrivato il momento di dover abbandonare veramente qualsiasi speranza, accettando la dura verità che la vedeva definitivamente orfana di tutta la sua famiglia.
- Okay.
Era tornata a rannicchiarsi su stessa, chiudendo gli occhi e sperando di scivolare nuovamente nel sonno, in modo da poter allontanare ancora per un pò quei pensieri cupi e disperati.
- Stai bene?
Aveva socchiuso appena gli occhi, trovandosi Daryl ad incombere su di lei, lo sguardo vigile.
- Sì, sono solo stanca. Se non ti dispiace, dormirei ancora un pò.
- Okay.
Per qualche minuto aveva sentito il peso del suo sguardo addosso, poi era scivolata davvero nel sonno, guadagnando come aveva sperato ancora qualche altra ora di incoscienza.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Lo aveva intuito subito che la giornata fosse iniziata peggio del solito per la ragazzina, solo che non aveva immaginato quanto. Così, adesso, ne stava pagando le conseguenze.
- Perchè fai così? Sei il solito guastafeste!
Aveva cercato di riprendersi la bottiglia che le aveva appena strappato di mano, ottenendo solo di inciampare e rischiare di finire lunga stesa per terra, se non l'avesse afferrata per una spalla.
- Hai bevuto abbastanza, ragazzina.
Sul serio, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato tornando al capanno, era di trovarla ubriaca fradicia. Le bottiglie di liquore le avevano viste entrambi, la sera prima, quando avevano rovistato negli armadietti, ma visto il suo precedente con l'alcol non si era minimamente preoccupato della cosa.
- Guarda che non sei mica mio padre, per dirmi quello che posso o non posso fare, eh?
Bene, ci mancava pure che le prendesse male quella sbronza! Infatti, l'aveva vista dirigersi con passo malfermo verso l'armadietto dove c'era l'altra bottiglia. Questo significava che si sarebbe incazzata anche di più, dato che ci era arrivato prima di lei, piazzandosi davanti.
- Oh, ma dai, non ci credo!
- Basta bere.
- Ma vaffanculo, Daryl Dixon! Perchè vuoi rovinarmi il divertimento?
Proprio un divertimento il suo. Nonostante fosse ubriaca, riusciva comunque a vedere cosa c'era dietro, cioè il capolinea di tutte le speranze che era riuscita a tenere vive sinora. E si era maledetto di nuovo per non aver prestato maggiore attenzione al suo umore, lasciandola invece da sola.
- Ridimmelo quando vomiterai anche l'anima.
Gli aveva rivolto un'occhiata battagliera, che lo aveva convinto che non se la sarebbe cavata con poco, prima di riuscire a farla ragionare.
- Ah, perciò adesso ti interessa della mia anima?
Era ubriaca, ma era anche sempre la stessa dannata ragazzina dalla lingua troppo svelta e dal cervello fino, capace perciò di metterlo ko con poche parole.
- Devi mangiare qualcosa, il tuo stomaco starà annegando in tutto quell'alcol.
Avevano conservato delle scatole di fagioli per quando non fossero riusciti a cacciare nulla, e dato che era rientrato a mani vuote, quello era il momento buono di aprirne una.
- Io voglio un doppio cheeseburger. E intanto che vai a prenderlo, io penserò al bere.
La cosa l'aveva ovviamente fatta ridere molto, ma non desistere, perchè aveva cercato di scansarlo via per raggiungere l'armadietto dietro di lui..
- Dai, su... spostati.
Non è che gli rimanesse molta scelta, per cui aveva dovuto fingere di darle retta.
- Okay, va bene. Facciamoci questa bevuta insieme.
Si era attaccato alla bottiglia che ancora teneva in mano e l'aveva svuotata con un lungo sorso. L'alcol gli aveva quasi bruciato la gola, tanto era stato forte.
- Sììì, così si fa! Ehi, però non bertela tutta tu!
- Ce n'è dell'altro, no?
Lei aveva sfoggiato un sorriso molto soddisfatto nel vederlo aprire l'armadietto e prendere la nuova bottiglia, solo che anzichè aprirla, l'aveva scaraventata a terra, mandandola in frantumi.
- Ma che cosa hai fatto?
In un secondo si era di nuovo incazzata, e aveva pure tentato di mollargli un pugno.
- Brutto stronzo del cazzo!
Che fosse in cerca di uno sfogo, l'aveva ormai capito, e che fosse diventato lui, in assenza di altro alcol da ingerire, pure. Infatti, aveva dovuto scansare un altro pugno, o almeno quello che voleva esserlo, perchè non era stata ovviamente in grado di coordinare a sufficienza i suoi movimenti.
- Ragazzina, vediamo di darci un taglio.
Malferma sulle gambe, aveva continuato a guardarlo in cagnesco, per niente convinta che la cosa dovesse finire lì.
- Lo sai cosa ti dico? Che non mi rovinerai la festa.
Incespicando nei passi, gli aveva dato le spalle e si era diretta verso la porta.
- Dove vorresti andare?
- A cercare da bere.
Cristo, se era davvero una giornata di merda, quella. Gli era toccato andare a recuperarla, impedendole di uscire per davvero. Come minimo si sarebbe ammazzata sui gradini.
- Non mi devi toccare, okay?
Gli si era rivoltata di nuovo contro, cercando di spintonarlo ancora per allontanarlo.
- Okay, ma tu piantala di fare la stronza.
Stava iniziando a perdere la pazienza, ed era meglio che iniziasse a collaborare, invece di proseguire per la sua strada.
- Non fare tu, lo stronzo. Spostati e fammi uscire.
Dio, ma stava cercando veramente di litigare con lui? Non avrebbe potuto dirle bene quella cazzo di sbronza, invece?
- Ragazzina...
- Mi chiamo Beth, cazzo! B - e - t - h. Beth.
E va bene, sino a lì ci poteva arrivare, se fosse servito a calmarla almeno un pò.
- Beth...
- Uuhh! Signori  e signore, avete sentito? Mr. Dixon mi ha chiamato per nome!
Era scoppiata in una risata non proprio divertita, ma vagamente isterica.
- Allora sai veramente chi sono! Non sono solo una cazzo di "ragazzina" qualsiasi che ti trascini dietro come una palla al piede!
Se anche straparlava, le sue cazzo di parole mantenevano sempre un fondo di verità che le rendevano pericolose.
- Lo so benissimo chi sei, maledizione!
Era vero, non avrebbe più potuto dimenticarsi di lei, nemmeno a volerlo con tutte le sue forze. Gli era piombata addosso come un fulmine, stravolgendogli la vita e incasinandogli la testa.
- E allora chi sono?
- Una gran rottura di coglioni, ubriaca come sei.
A dimostrazione che lo era, era scoppiata a ridere, divertita sul serio stavolta, cambiando ancora umore.
- Hai una faccia...
Immaginava che faccia potesse avere, solo che lei non se ne rendeva molto conto, altrimenti sarebbe tornata sobria di colpo.
- Sai, Daryl, sono convinta che saresti ancora più bello se ogni tanto sorridessi un pò.
La cosa peggiore era che gli si era buttata addosso, nel tentativo maldestro di farlo sorridere, mettendogli gli indici ai lati della bocca per sollevarla appunto in un sorriso.
- Ecco, così...
L'aveva respinta immediatamente, ma lei aveva riallungato subito le mani, riuscendo nel suo intento.
- Lo sai che me lo ricordo bene che mi hai baciato?
Quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentirle dire, e anche l'ultima di cui lui avrebbe voluto parlare, ubriaca o sobria che fosse.
- E tu, te lo ricordi?
L'aveva respinta lontana, fregandosene se fosse finita col culo per terra.
- Adesso basta!
Di alcol in giro non ce n'era più, quindi poteva mettere fine a quella stronzata.
- Ehi, ma... aspetta!
Perciò, era uscito lui da quel cazzo di posto, richiudendosi la porta alle spalle e trattenendola per la maniglia, dal momento che lei aveva provato subito a riaprirla.
- Daryl, cazzo, apri questa porta!
Era di nuovo incazzata, ma a quel punto, con la porta in mezzo a separarli, poteva anche fregarsene.
- Daryl!
I suoi tentativi di forzarla erano stati davvero inconsistenti, per cui ben presto erano cessati. Non la sfilza di parolacce che si era sentito rivolgere, e che gli avevano fatto pensare che la ragazzina comunque sapesse parlare sporco tanto quanto lui, se lo voleva.
Poi erano cessate anche quelle, ma lui di certo si era guardato bene dal mollare la porta. Aveva atteso ancora un bel pò prima di azzardarsi a ricacciare dentro la testa e quando lo aveva fatto, l'aveva trovata finalmente collassata sulla poltrona.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Aveva vomitato anche l'anima, e quando aveva pensato che più di così non sarebbe potuta stare male, si era sbagliata, perchè c'era stata la faccia scura di Daryl ad accogliere la sua ritrovata sobrietà.
- Non dire niente, lo so già di aver fatto una cazzata.
Sperava che anticipare la cosa, le avrebbe risparmiato le sue critiche, peraltro giuste, visto che aveva fatto davvero una cosa da ragazzina immatura ad ubriacarsi in quella maniera.
Per giunta, lo aveva fatto proprio perchè si era ritrovata sola, diversamente, con lui presente non sarebbe mai arrivata a quel punto.
- E ti chiedo scusa, se per caso ti ho fatto... preoccupare.
Non ricordava molto, stavolta si era proprio ubriacata seriamente, però a giudicare da come era teso lui, doveva aver detto o fatto qualcosa di sbagliato. In realtà aveva più il timore di aver detto qualcosa, che non fatto. La paura più grande è che avesse parlato di Merle o avesse dato fiato a qualche teoria che aveva azzardato nella sua testa sulla loro passata vita di fratelli.
- Sul fatto che non toccherai più nemmeno una goccia d'alcol, ci puoi giurare, ragazzina.
Ecco, appunto, doveva sicuramente aver detto qualcosa, la voce di Daryl era stata troppo carica di... risentimento? Le sembrava così, anche se non era proprio sicura.
- Al momento, mi sento di dirti che sarà davvero così.
Si sentiva davvero uno schifo, e non solo fisicamente, ma anche moralmente. Tornare sobria, le aveva fatto capire ancora di più quanto fosse terrorizzata all'idea di dover fare i conti con la dura realtà.
- Forse dovrei mangiare qualcosa.
Però l'idea di mandare giù dei fagioli le aveva procurato un altro accesso di nausea, ricacciandola fuori, per tirare su dell'altra bile che aveva accentuato i già forti bruciori di stomaco.
- Hai fatto veramente una cazzata.
Daryl l'aveva seguita fuori stavolta, ribadendo il concetto. In un certo senso, aveva ragione di volersi sfogare, probabilmente a parti rovesciate, neanche lei gli avrebbe risparmiato niente.
- Lo so, sfogati pure, me lo merito.
Lo aveva guardato negli occhi, cercando di mostrargli quanto fosse veramente dispiaciuta per quel fuori programma.
- Pensa se fossi uscita in quelle condizioni.
Ci aveva pensato, eccome, ritrovandosi a sudare freddo per il pericolo corso. Perchè nonostante la disperazione, sentiva di non voler morire. Non era più la ragazzina vigliacca di prima, stava cercando di vivere con coraggio, nonostante tutto, proprio come aveva sempre fatto Maggie, o Carol, o Michonne. Tre donne, che con il loro esempio, le avevano insegnato molto.
Lo stesso Daryl, le stava insegnando molto, anche se pensava di non essere affatto un buon esempio per lei.
- Mi dispiace, sul serio. Non so cosa mi ha preso...
Lo sapeva, invece, ma non ne voleva parlare con lui, per non dargli l'impressione che fosse tornata indietro di colpo, annullando tutto quello che di buono si era venuto a creare tra di loro in quelle due settimane.
- Non rifilarmi stronzate, ragazzina.
Quello non se l'era aspettato, perciò aveva distolto lo sguardo, fissandolo sulla natura che li circondava. Stare in silenzio le sembrava una risposta che lui avrebbe saputo interpretare come "meglio non parlarne".
- Ce l'avevi scritto in faccia che ti girava male, stamattina.
A quanto pareva, però, Daryl Dixon predicava bene, ma razzolava male, alcune volte.
- Può darsi.
E siccome lei non era lui, le riusciva più diffile restarsene in silenzio, se non lo faceva anche lui.
- E' ancora così. Bere non serve a un cazzo.
- Parli per esperienza, giusto?
Visto che era stato lui ad insistere, si era sentita autorizzata a tirarlo in ballo, allora.
- Può darsi.
Ed eccolo che adesso cercava di fare un passo indietro. Tipico di lui, che dopo aver lanciato il sasso, provava a nascondere la mano, nel timore che poi il discorso lo coinvolgesse troppo da vicino.
- Devo accettare l'idea che non rivedrò più mia sorella. E nemmeno gli altri del mio gruppo. Nessuno.
Era vero, lei non era come Daryl, non riusciva a tenersi tutto dentro, e le era bastato davvero poco per cedere, solo che lui le lasciasse capire che si era accorto del suo stato d'animo.
- Anche accettare il fatto che... posso contare solo su di te, sempre che non deciderai di mollarmi pure tu.
Ecco, aveva confessato anche quello, il fatto che avesse iniziato a contare su di lui, e di conseguenza, anche che le fosse venuta la paura di perderlo.
Si stava affezionando ogni giorno di più, a lui, quella era la verità.
- Non ho intenzione di morire, ragazzina.
- Non ho detto quello. E l'hai capito benissimo.
Erano tornati a fissarsi, ma il primo a distogliere lo sguardo era stato lui. Col passare dei minuti, si era ormai convinta che il silenzio tra di loro fosse diventato definitivo, che come sempre, Daryl non avesse nessuna intenzione di esporsi come invece faceva lei. Così, aveva fatto per rientrare nel capanno, ed era stato quando gli era passata accanto, che lui era stato capace, invece, di smentire in pieno ciò che aveva appena pensato.
- Non ho nessuna intenzione di mollarti, Beth. Se lo avessi pensato... non avrei lasciato che le cose tra di noi arrivassero a questo punto.
Più che le parole, nonostante l'uso del suo nome, era stato lo sguardo con cui l'aveva fissata che le aveva fatto battere improvvisamente il cuore molto più forte.
- Quale... punto?
- Penso che tu l'abbia capito benissimo.
Mentre la risposta era stata volutamente poco esplicita come la sua prima, era in quegli occhi azzurri, per la prima volta assolutamente limpidi e sinceri, che aveva trovato la verità che andava cercando.
In qualche maniera, tra la rabbia, la paura, la fatica, la disperazione, l'incomprensione e le diversità, era successo anche a lui di iniziare a provare un pò di attaccamento per lei.





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Nell'ennesimo rifugio, dopo l'ennesimo spostamento, a conclusione dell'ennesima giornata in cui nessuno dei due era morto, Daryl si era ritrovato per l'ennesima volta a vegliare sul sonno della ragazzina.
Il giorno prima avevano camminato molto, sotto un sole eccezionale, per essere solo primavera inoltrata. Ad un certo punto, era stato quasi dell'idea di mollare, di accamparsi nel bosco, ma già lo avevano fatto per una settimana di fila, quindi sapeva quanto Beth desiderasse una sistemazione un pò più sicura e relativamente più comoda.
Non che si sarebbe rifiutata, se gliel'avesse proposto, perchè ormai era diventata "tosta" quasi come lui, su certe cose. Su altre, ci stava ancora lavorando, ma di sicuro era diventata molto più sicura di sè e di ciò che era in grado di fare per sopravvivere.
Quando dormiva, però, il suo viso tornava a mostrargli quello che non dimenticava mai, e cioè che rimaneva comunque una ragazzina che era stata costretta a crescere troppo in fretta e che quindi meritava tutto l'impegno che lui ci metteva nel tenerla al sicuro, anche a costo della sua stessa vita.
Perchè sì, era decisamente cambiata, ma non aveva perso del tutto la sua capacità di credere negli altri e nel futuro, mostrandosi perciò decisamente più aperta di lui nei confronti degli altri sopravvissuti. Questo aveva comportato che in un paio di occasioni le avesse dovuto salvare letteralmente il culo, perchè a differenza sua, rimaneva una preda più facile e, soprattutto, più appetibile.
- Ehi, buongiorno.
L'oggetto dei suoi pensieri, si era appena svegliata, e come sempre, i suoi occhi lo avevano immediatamente cercato, per sincerarsi della sua presenza.
- 'Giorno.
Davanti al sorriso che aveva accolto il suo saluto, lo stomaco gli si era contratto, perchè ancora stava facendo i conti con qualcosa a cui si era dovuto arrendere, nonostante in quei tre, lunghi, mesi avesse duramente lottato contro se stesso e contro di lei, che invece si era arresa molto prima di lui al fatto che quel principio di affetto tra loro, si fosse poi trasformato in altro.
- Hai dormito almeno un pò?
- Sì.
Non aveva mentito, anche perchè sarebbe stato inutile. Ormai Beth aveva imparato a conoscerlo molto bene, tanto quanto anche lui sapeva interpretare correttamente ogni sua espressione o parola.
- Fa già caldo.
Si era passata le mani sul viso già ricoperto, in effetti, da un velo di sudore.
- Ah, ah.
Anche lui sentiva già quel caldo soffocante togliergli il fiato. Anche se non era solo colpa del caldo. Erano anche quegli occhi azzurri, a contribuire alla sensazione.
- Che si fa? Caccia, esplorazione o un pò di tutti e due?
Non si era ancora alzata dal divano su cui si era lasciata crollare la sera prima, dopo che si erano assicurati che la casa fosse sicura, addormentadosi di botto.
Però si era girata a pancia in giù adesso, un braccio a sostenerle il viso, fissandolo con uno sguardo ancora un pò assonnato.
- Facciamoci un giro. Magari salta fuori qualcosa.
Si erano fermati in una piccola cittadina, anzi già chiamarla così forse era troppo. Però c'era stato comunque un piccolo minimarket, ed era a quello che aveva pensato nel risponderle.
- Okay.
Avevano continuato a fissarsi, una cosa che prima lo avrebbe portato a schizzare via, mentre ora aveva imparato a gestirlo meglio.
- Da zero a cento, quanto vorresti farti una doccia in questo momento?
Domande del genere gliene faceva a quintali. Ormai si era abituato anche a quello, anzi quasi gli piaceva, perchè nessuno gli aveva mai parlato così tanto e con la voglia proprio che ci fosse lui dall'altra parte ad ascoltare.
Poi, soprattutto, non pretendeva che lui facesse lo stesso, lo aveva accettato così com'era, taciturno e scorbutico. Quindi poteva ancora limitarsi all'essenziale, nel risponderle.
- Non è nelle mie priorità, ragazzina.
- Ah, no? Allora, cosa c'è nelle tue priorità, adesso?
- Andare a pisciare.
Era scoppiata a ridere, perchè sapeva anche che non si sarebbe mai sforzato di parlare "pulito".
- Mi raccomando, dopo tira l'acqua!
Le aveva risposto con il medio, strappandole un'altra risata e un'occhiata che aveva finito del tutto di rimescolargli le budella, perchè c'era dentro tutto quello che era stata capace di regalargli in quei tre mesi insieme: calore, condivisione... amore.
Sì, aveva ancora una fottuta paura solo a pensarlo, eppure insieme a lei, aveva iniziato a scoprire il significato di quella parola, perchè era stata capace di mostrargli che si poteva cambiare incontrando le giuste persone.
E siccome dalla vita non aveva mai avuto in cambio niente di così... bello, quello era il motivo per cui non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.
Era capitata per caso, o meglio per disgrazia, nella sua vita, ma ora che c'era, voleva che ci rimanesse il più a lungo possibile.



§§§§§§§§§§§§§§§§



Il caldo soffocante di quei giorni l'aveva indotta a rimanere soltanto con un paio di jeans e una canotta. I capelli, come sempre, li aveva raccolti in una coda, ma adesso li aveva anche avvolti in una crocchia sopra la testa, per essere ancora più libera.
Avrebbe potuto tagliarli, ma a volte le capitava di vedere come Daryl li fissasse, ed era convinta che gli piacessero molto, lunghi come li portava. A dire il vero, dopo averlo notato, aveva provato ad immaginare come sarebbe stato sentire le sue mani scorrerci in mezzo, e come tante altre cose che aveva immaginato di fare con lui, le avevano provocato un tale sconvolgimento che aveva dovuto smettere di pensarci, o lui se ne sarebbe accorto, e l'avrebbe messo sicuramente in difficoltà.
Perchè in quei tre, lunghi, mesi passati con lui erano successe tante cose, ma una in particolare, ancora no.
La cosa più strana, vista la loro diversa età, era che non fosse lei quella più restia, ma lui. Se sentimentalmente si erano avvicinati, tanto da essere ormai chiaro ad entrambi che il legame tra loro fosse diventato indissolubile, sul piano fisico la distanza era ancora notevole.
A colmarla, era sempre stata lei l'unica a provarci, dormendogli vicino, o prendendolo per mano, o sfiorandolo ogni volta che ne aveva avuto l'occasione. Lui, in realtà, non l'aveva mai respinta, ma nemmeno aveva mai preso l'iniziativa per andare oltre.
Che Daryl Dixon fosse stato un uomo dal carattere difficile e dall'animo complicato, questo lo aveva capito subito, ma che poi in lui ci fosse stato anche tanto altro, e di molto positivo, lo aveva scoperto strada facendo, nelle settimane successive al loro tragico incontro.
Innamorarsi di lui, e in così poco tempo, era stato forse in parte il frutto della loro condizione, ma era altrettanto convinta, e in misura maggiore, che fosse successo proprio perchè si era trattato di lui.
Quindi, adesso, sopravvivere aveva preso un significato diverso per lei, era diventato voler rimanere il più a lungo possibile con lui, per vivere quello che aveva da offrirle.
- Ehi, dove vai?
Immersa nei propri pensieri, non si era accorta di aver preso una direzione diversa da quella di Daryl.
- Oh, pensavo di dare un'occhiata in quel negozio di vestiti. Magari trovo dei pantaloni più leggeri. Con questi jeans sto morendo di caldo.
In cambio aveva ricevuto un'occhiata incerta.
- Non ti preoccupare. Terrò gli occhi aperti. E poi è quasi di fronte al minimarket. Ci possiamo vedere dalle vetrine.
Non stava cercando di convincerlo a lasciarla andare, perchè nonostante continuasse a nutrire un forte istinto di protezione nei suoi confronti, Daryl aveva imparato a fidarsi delle sue capacità di cavarsela davanti al pericolo.
Infatti, aveva fatto molta strada in quel senso, anche grazie a lui e ai suoi insegnamenti. Non solo le aveva insegnato ad usare la balestra bene quasi quanto lui, ma l'aveva anche aiutata a migliorare con la pistola, fornendole anche qualche nozione di corpo a corpo.  Ora infatti sapeva, almeno in teoria, come tirare un pugno per rompere il naso a qualcuno.
- Va bene. Ma fa alla svelta, okay?
Gli aveva sorriso per rassicurarlo.
- Okay, sarà uno shopping veloce.
Era sbucato fuori un mezzo sorrisetto divertito anche a lui, prima che ognuno andasse per la sua strada.
Ovviamente prima di entrare, aveva guardato dalla porta se ci fosse stato dentro qualche vagante, poi aveva battuto sul vetro per richiamarli eventualmente in vista.
Passato un minuto, era entrata, coltello alla mano e sensi ben in allerta. Era certa che Daryl, nel negozio di fronte, stesse facendo lo stesso. Pensarlo, la rassicurava sempre e la incitava a prestare il doppio dell'attenzione, perchè aveva un buon motivo per rimanere sana e salva.
Certa che nel negozio non ci fossero stati nè vaganti, nè altri pericoli, si era messa a rovistare tra i vestiti, ma la ricerca non aveva dato i frutti sperati. Niente di leggero, era tutta roba invernale quella disponibile. A quel punto, poteva però prendersi un paio di jeans nuovi, sostituendo quelli ormai lerci che indossava.
In un retaggio di civiltà ancora dura a morire, le era venuto istintivo andarli a provare nell'unico camerino disponibile. Lo aveva pure richiuso, quindi era stato da lì dentro, che aveva capito di aver appena commesso un errore madornale.
Quando, infatti, aveva sentito la porta sul retro del negozio aprirsi, aveva realizzato di non essere andata a controllarla, per sincerarsi che fosse chiusa.
Ormai il danno era fatto, adesso poteva solo limitarlo. Aveva preso a respirare lentamente, cercando di rimanere il più silenziosa possibile, mentre impugnava la pistola.
Aveva cercato anche di non pensare al fatto che Daryl potesse essere nella sua stessa situazione, se non peggio, dall'altra parte della strada. Quando era stata sul punto di chinarsi a terra, per individuare da sotto la porta del camerino dove potesse trovarsi quel qualcuno che era entrato, una voce era risuonata forte e chiara.
- Ho sentito che sei lì dentro. Ti do soltanto una possibilità: tieni le mani ben in vista e vieni fuori.
Ma il suo cervello, sebbene avesse compreso la pericolosità del momento, era andato completamente in tilt.
Lei conosceva quella voce!
Anche il cuore aveva preso a batterle come un tamburo, mentre la gola le si era seccata di colpo, tanto da non riuscire nemmeno a parlare.
- Forza, mani in vista e vieni fuori.
Doveva parlare! Doveva riuscirci! C'era Daryl dall'altra parte della strada, e avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro!
- Rick, sono io, Beth, non sparare!
Finalmente, come se di botto si fosse riavviato qualcosa dentro di lei, era riuscita a tirare fuori il fiato, mentre contemporaneamente aveva spalancato la porta del camerino.
Tutto era successo come al rallentatore: lo sguardo stupefatto di Rick, la sua pistola che la teneva comunque sotto tiro, la porta di ingresso che andava in frantumi, tanta era stata la violenza con cui Daryl l'aveva spalancata.
- Daryl, no, lo conosco!
Aveva spostato lo sguardo su di lui, riuscendo a bloccarlo un secondo prima che scoccasse la freccia, e un attimo prima che Rick si voltasse, puntandogli la pistola addosso.
- Abbassa quell'arma, brutto figlio di puttana!
La voce di Daryl era risuonata gelida e furiosa allo stesso tempo. Lei aveva cercato di intercettare il suo sguardo, ma era rimasto incollato su Rick, che adesso le dava le spalle, il braccio sempre teso e la pistola saldamente puntata contro Daryl.
- Abbassala tu!
Stavano per ammazzarsi, non aveva avuto dubbi che entrambi pensavano di doverla salvaguardare dalla rispettiva minaccia! Doveva muoversi!
- Rick, lui è con me. Daryl, lui è il padre di Carl!
Solo che nessuno dei due sembrava voler comprendere che lei conosceva entrambi! Perchè le loro armi erano rimaste puntate contro i rispettivi bersagli. Così, aveva fatto qualche passo in avanti, muovendosi con cautela, perchè le sembrava che qualcosa di molto grave aleggiasse comunque nell'aria. Qualcosa che non riusciva a comprendere, ma che sembrava rendere i due uomini assolutamente certi di non dover abbassare le armi. Aveva fatto qualche passo ancora in avanti, arrivando quasi all'altezza di Rick.
- Beth, allontanati da lui!
Daryl glielo aveva detto senza guardarla, ma con un tono di voce che non ammetteva repliche. E se doveva essere sincera, la sensazione era stata di avere davanti agli occhi lo sconosciuto che l'aveva braccata, una sera di tre mesi prima, mentre stava tentando di fuggire da lui e da suo fratello.
- Daryl lui è...
- E' quel figlio di puttana che ha lasciato Merle a morire come un cane sul tetto di un palazzo ad Atlanta. Te lo ricordi, vero, bastardo?
Si era sentita gelare il sangue nelle vene, perchè il viso di Rick non era stato meno cupo e determinato di quello di Daryl.
- Me lo ricordo sì, come mi ricordo di te, suo fratello.
Se non avesse fatto subito qualcosa, si sarebbero uccisi a vicenda! Era stata una certezza, quella provata, per cui aveva agito d'istinto, frapponendosi sulla linea di tiro di entrambe le armi.
- Levati, Beth!
Il punto in comune, era stata proprio lei, perchè entrambi gli uomini lo avevano esclamato nello stesso momento! E una fievole speranza le si era accesa dentro.
- Dovete abbassare le armi, qualsiasi cosa sia... sia successa in passato tra di voi.
Aveva guardato prima Daryl e poi Rick, cercando di trasmettere ad entrambi l'angoscia e la paura che la attanagliavano in quel momento.
- Vi prego!
Li aveva davvero supplicati, quasi sull'orlo di quelle lacrime che cercava di trattenere per non perdere la piena visibilità su di loro.
Aveva insistito su Daryl, perchè le era apparso davvero il più determinato, e sapeva quanto potesse esserlo, a fare fuoco. Le era sembrato che il tempo si fosse letteralmente fermato, ma poi, sentendosi quasi svenire dal sollievo, era successo.
Sia Rick, che Daryl, avevano abbassato le armi, permettendole di tornare a respirare.
- Beth, sei viva!
La voce di Rick, l'aveva riportata indietro di colpo nei ricordi e senza più riuscire a controllarsi, gli era volata praticamente tra le braccia, assaporando la gioia di rivederlo sano e salvo.
- Oh, Rick!
Si erano stretti in un abbraccio che aveva avuto il sapore di un ritrovarsi miracoloso, quale era stato in effetti.
- Beth, anche Maggie è viva. E sta bene.
Glielo aveva detto mentre erano tornati a guardarsi negli occhi, dato che lei aveva fatto un passo indietro, sciogliendosi dal loro abbraccio.
La notizia l'aveva letteralmente investita, quasi le fosse arrivato addosso un treno, e stavolta aveva sentito la necessità di condividere quella gioia immensa con chi le era stato vicino nell'altrettanto immenso dolore di quando credeva di averla persa per sempre.
- Daryl, hai sentito, Maggie è viva!
Stavolta, era volata tra le sue di braccia, sentendosi subito al sicuro in quella maniera che ormai conosceva così bene, e a cui non poteva rinunciare.
- Ho sentito, ragazzina.
Solo che la sua voce non aveva perso quella durezza che le aveva fatto subito sollevare gli occhi su di lui.
- Daryl...
Lui le aveva rivolto un'occhiata che aveva espresso tutto il suo tormento per la situazione in cui erano precipitati nel giro di qualche minuto appena.
- Daryl, l'affronteremo insieme, te lo giuro, ma dagli una possibilità.
Lo sguardo di Daryl, infatti, era tornato su Rick e una volta lì, si era di nuovo riempito di gelida determinazione.
- Ti prego, fallo per me.





*Note autrice che saltella felice*

Il motivo è che sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, che è il capitolo (sì sottolineato!) di vera svolta nella storia. Da qui in poi, lo scenario cambia, perchè come avrete letto, è cambiato il rapporto tra Daryl e Beth.
So che molte di voi, almeno penso, avrebbero voluto leggere di più di quei tre mesi passati, ma ho sempre avuto in mente di dedicarmi più alla parte in cui il loro rapporto sarebbe diventato tale al cento per cento, soprattutto perchè sottoposto alla prova di dover "reggere" davanti al gruppo ritrovato di Beth (ma qualcuno, e più di Rick, rifletteteci, in realtà conosce anche Daryl!).
Forse non lo ricorderete, ma in qualche occasione vi avevo rammentato di tenere presente che Rick in questa storia sarebbe potuto riapparire, e visti i precedenti con Daryl, sarebbe stata una situazione ben differente da quella conosciuta nella serie.
Ecco, ci siamo, il momento è arrivato, e io non vedo l'ora di raccontarlo!
A questo proposito, cercherò di impegnarmi molto di più nel postare con una certa regolarità, perchè stavolta ho fatto passare davvero troppo tempo tra un capitolo e l'altro!
Se avete domande o dubbi da chiarire, non esitate a chiedere.
Per il lancio di pomodori, specie per i ritardi, potete farlo sempre nello spazio recensioni!
Ancora baci
Serena


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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Buongiorno fanciulle!
Nuovo capitolo, nuovo inizio, nuove dinamiche, vecchie conoscenze.
Questo potrebbe essere il succo. XD
Decisamente oggi non è giorno da introduzioni, quindi vi lascio subito alla lettura!
Anzi, vi dico solo una cosa: ad un certo punto Rick dirà una cosa in particolare, e per chi segue altre mie storie (bè una in particolare! XD) probabilmente si ritroverà a sorridere divertita come ho fatto anch'io! XDD
Magari ci risentiamo in fondo.
Baci
Serena




                                  CAPITOLO  15




La macchina si era fermata davanti ad un cancello che interrompeva un'alta recinzione in metallo. Dietro di essa, c'era tutto ciò che rimaneva della sua vera famiglia.

Maggie.
Ma non solo lei, perchè avrebbe rivisto anche Glenn, Carl, la piccola Judith, Carol, Michonne. Aveva saputo che erano sopravvissuti anche loro alla caduta della prigione, ed erano di fatto la sua nuova famiglia, quella con cui aveva condiviso gioie e dolori altrettanto strettamente.
Le era venuto istintivo cercare la mano di Daryl, per stringerla in cerca di rassicurazione, ma anche per darne, perchè poteva immaginare il caos di emozioni che si agitavano dentro di lui, che si trovava lì soltanto per lei.
Quello le era stato chiaro nel momento stesso in cui lo aveva pregato di dare una possibilità a Rick, nonostante quel passato che li aveva resi nemici, e a quanto pareva proprio a causa di Merle.
Non che ci fosse stato il tempo per capire davvero come fossero andate le cose, perchè c'era stata l'urgenza di mettersi in viaggio per poter riabbracciare il prima possibile sua sorella e gli altri, ma da quel poco che era riuscita a strappargli di bocca, prima che salissero in macchina, aveva capito che una parte del suo gruppo, aveva condiviso un pezzo di strada anche con i fratelli Dixon, prima di arrivare alla loro fattoria.
- Pronta?
Era stato Rick a domandarglielo, osservandola attraverso lo specchietto retrovisore, lo sguardo che era poi caduto sulle loro mani unite, incupendosi non poco.
Poteva immaginare come fosse sottosopra anche lui, diviso tra la gioia di averla ritrovata e la preoccupazione, mista a sconcerto, che fosse stata proprio in compagnia di Daryl. Non le erano sfuggiti, infatti, gli sguardi ostili, e diffidenti, che i due uomini avevano continuato a lanciarsi attraverso lo specchietto retrovisore.
La presenza, poi, di quello che era stato un estraneo a tutti gli effetti anche per lei, cioè quell'Abraham che era stato in compagnia dello sceriffo, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, perchè il suo aspetto minaccioso, aveva messo Daryl ancora più in allerta.
- Pronta.
Il suono del clacson, ripetuto due volte, aveva fatto sì che si aprisse di poco il pannello in plexiglass che rivestiva il cancello, per permettere all'uomo di guardia di controllare chi ci fosse stato al di fuori, prima di spalancarlo per lasciarli entrare.
Quello che c'era stato dietro, era una visione che l'aveva lasciata completamente senza parole.
- Anche a me, ha fatto questo effetto la prima volta.
Rick aveva colto la sua espressione incredula e le aveva sorriso in quella maniera affettuosa che l'aveva riportata di nuovo indietro, quando vederla sul suo viso era stata la normalità per lei.
- Sembra... incredibile.
- Sì, lo è in un certo senso, e avrai modo di scoprire quanto, ma adesso è arrivato davvero il momento di dare la bella notizia a tutti.
Certo, anche lei adesso voleva solo poter riabbracciare Maggie. Prima, però, aveva guardato un'ultima volta Daryl negli occhi, cercando di trasmettergli con tutte le sue forze il messaggio di fidarsi di lei, perchè era insieme che avrebbero affrontato quella nuova situazione.
Poi, erano finalmente scesi dalla macchina, e dopo appena qualche minuto, c'era stato un caos di persone intorno a lei, che avevano fatto a gara per riabbracciarla, prima tra tutte sua sorella Maggie.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Ritrovare tutti quanti, le era apparso veramente come un miracolo.
Aveva ringraziato Dio ad ogni nuovo abbraccio, con il quale aveva salutato il suo ricongiungersi con persone a cui aveva voluto bene davvero. Anche i volti delle persone sconosciute le erano parsi amichevoli nei suoi confronti, forse come riflesso del fatto che si trattava della sorella di Maggie, qualcuno che loro già avevano imparato a conoscere.
Altro discorso era stato per Daryl, che nonostante le avesse gravitato intorno, si era comunque mantenuto ad una certa distanza da tutti, chiudendosi ovviamente nel suo silenzio più cupo. Solo ad un certo punto, aveva visto Carol e Glenn avvicinarlo, per scambiare con lui qualche parola, nell'attesa di poter conoscere i fatti che li avevano portati ad arrivare lì insieme.
Non lo aveva mai perso di vista nemmeno lei, continuando a lanciargli delle occhiate che sperava potessero rassicurarlo sul fatto che presto avrebbero avuto modo di chiarirsi loro due da soli, prima di dover parlare con gli altri.
Avevano decisamente molto da dirsi entrambi, soprattutto dal momento che avevano scoperto di aver conosciuto le stesse persone, con le quali però si trovavano ad avere rapporti diametralmente opposti.
Perciò, era stato quello il motivo che l'aveva costretta a dire a Maggie di aver bisogno di un pò di tempo con lui da sola, prima di seguirla in quella casa che le aveva indicato essere la sua e di Glenn, dove sicuramente le avrebbe rivolto le mille domande che già le leggeva negli occhi.
Lo sconcerto della sorella, era stato anche maggiore in Rick davanti a quella sua richiesta, che li aveva costretti forse subito a riflettere sul fatto che quel tempo trascorso lontano da loro, l'aveva inevitabilmente cambiata, oltre che avvicinata a Daryl.
Di certo, nessuno avrebbe potuto immaginare quanto, e quello era un aspetto con cui anche lei avrebbe dovuto farci i conti, ora che si trovava di nuovo con loro.
Alla fine, seppure con una certa riluttanza, era stata proprio Maggie ad accompagnarli in un luogo dove sarebbero potuti rimanere soli e tranquilli, ossia nella piccola chiesa di cui Alexandria era dotata.
Una volta dentro, non aveva più resistito al bisogno che aveva iniziato a nutrire già da un pò, e cioè quello di poterlo abbracciare.
- Grazie.
La gioia di aver ritrovato Maggie e gli altri, non sarebbe stata completa se avesse perso lui in cambio. Si era sentita abbracciare a sua volta, e aveva fatto fatica a trattenere le lacrime, perchè sapeva quanto valesse il suo gesto proprio in quel momento, dato che gliene aveva sempre riservati pochi, nonostante le cose tra loro fossero cambiate già da un pò.
- Dobbiamo parlare, te ne rendi conto, vero?
Quando si era sentita abbastanza sicura, si era sciolta dall'abbraccio con lui per guardarlo negli occhi, sperando di non trovarci subito un'opposta volontà rispetto alla sua.
- C'è poco da dire, ragazzina, mi sembra evidente, no?
Si era lasciata cadere su una panca, perchè iniziava a sentire sulle spalle il peso di tutte quelle emozioni, mentre lui era rimasto in piedi, teso e cupo come lo aveva sempre visto nei  momenti di grande difficoltà che già avevano affrontato nei mesi precedenti.
- Questo... questo cambierà le cose tra di noi?
Si era davvero innamorata di lui, e ne era stata una chiara dimostrazione il fatto che non volesse perderlo, nonostante tutto. Non sapeva nemmeno lei come avrebbero fatto a farle funzionare, ora che si trovavano lì, però non poteva davvero immaginare di separarsi da lui.
Non le aveva risposto, però le aveva lanciato uno sguardo che aveva espresso tutto il tormento che stava vivendo anche lui. Allora aveva dovuto insistere, perchè si sentiva male alla sola idea che potesse risponderle positivamente.
- Daryl...
- No.
L'aveva interrotta, sputando fuori quella risposta sottovoce, mentre aveva stretto con forza le mani sulla panca che aveva avuto di fronte, chinando insieme il capo, quasi a sottolineare che era stato davvero in conflitto con se stesso sulla risposta da darle.
- Nemmeno per me.
Lo aveva visto incassare maggiormente la testa tra le spalle, come se avesse dovuto rassegnarsi anche a quello.
- Non sarei mai venuta qui, senza di te.
Per quanto incredibile, probabilmente le cose sarebbero andate davvero così, almeno fino a che non lo avesse convinto in qualche maniera a seguirla.
- Non ti avrei mai lasciato venire qui, senza di me.
Era rimasto nella stessa identica posizione, ma il tono di voce era stato diverso, aveva assunto una sfumatura che già in altre occasioni le aveva fatto battere il cuore più forte, tanto erano state intense le emozioni che le aveva suscitato.
- Daryl... me lo dici cosa è successo... tra di voi?
Le era sembrato il momento giusto per chiederglielo, ora che si era aperto uno spiraglio nella sua corazza. Lo aveva visto stringere la panca con più forza, i muscoli delle braccia tesi sino allo spasimo, e aveva sperato con tutta se stessa di poter sentire dalla sua viva voce che cosa fosse successo, per poter essere già preparata quando avrebbe sentito la versione di Rick.
- Non ti piacerà, ragazzina.
Le aveva detto qualcosa che già immaginava, perchè aveva conosciuto Merle, e in un certo senso, aveva intravisto anche l'uomo che poteva essere stato lui prima che si incontrassero.
- Non cambierà quello che provo per te.
Era la prima volta che si avvicinava tanto dal dirgli quel "ti amo" che credeva un giorno avrebbe detto in circostanze diverse, soprattutto ad un uomo completamente diverso da lui.
- Non cambieranno nemmeno le cose tra me e loro.
- Non ti sto chiedendo questo, voglio soltanto sapere perchè.
Avrebbe voluto vederlo in viso, ma lui continuava a tenere la testa china, perciò i capelli gli creavano una sorta di barriera intorno. Il silenzio sembrava di nuovo volerli dividere, così aveva insistito.
- Daryl, ti prego, parla con me.
Come unica reazione, lo aveva visto scuotere la testa, e nel pensare che fosse un no, aveva deciso di non arrendersi.
- Daryl, ho bisogno di...
- Perchè su quel maledetto palazzo dove l'avevano ammanettato, Merle non ci ha lasciato soltanto la mano che ha dovuto tagliarsi per poter fuggire, ci ha lasciato anche quel poco di lui che ancora aveva un senso!
Finalmente l'aveva guardata, ma la rabbia che aveva avuto negli occhi, era stata solo una copertura per qualcosa di più profondo e radicato dentro di lui, uno smarrimento che l'aveva lasciata del tutto spiazzata.
- E non c'è stato un fottutissimo giorno in cui non mi sia chiesto se le cose sarebbero andate diversamente per lui, se qualcuno, oltre a me, gli avesse dimostrato che non lo consideravano solo un maledettissimo stronzo che meritava di essere lasciato indietro, a morire solo come un cane!
Aveva colpito la panca con un pugno violento, tanto che l'aveva sentita scricchiolare, ma non si era lasciata impressionare da quello sfogo, perchè era nei suoi occhi che continuava ad esserci la verità su quello che stava provando davvero: rimpianto e senso di colpa.
- Mi dispiace che le cose siano andate così.
Ed era vero, perchè mai come in quel momento era stata vicina dal capire quanto dolore gli fosse costato rescindere quel legame tra di loro, anche se ormai distrutto da suo fratello stesso e dal suo comportamento folle.
- Ma credo che la risposta che cerchi, non potrebbe arrivare nemmeno se uccidessi chi ritieni responsabile di quell'abbandono.
Non aveva voluto usare la parola "vendetta", anche se era stata comunque presente nelle sue parole.
- E non credere che lo dica per difendere Rick, o chiunque altro sia colpevole per te, lo dico perchè credo che tu sia una persona migliore rispetto a quello che pensi di te stesso.
Si era alzata in piedi per raggiungerlo, senza che lui facesse niente per impedirglielo, e si era stretta di nuovo a lui, abbracciandolo da dietro e mettendoci tutta la forza dei sentimenti che sentiva per lui.
- La possibilità che ti sto chiedendo, non è per me, nè per gli altri... ma è solo per te stesso.
Ora aveva ben chiaro in mente cosa avrebbe dovuto fare per aiutarlo, sempre che glielo avesse permesso.
- Non dirò la verità su come ci siamo incontrati a nessuno, Daryl, perchè non voglio che il giudizio degli altri passi attraverso delle azioni che ha compiuto tuo fratello... e che tu, invece, sei stato capace di smentire con le scelte che hai fatto.
Lo aveva sentito irrigidirsi, e se possibile, lo aveva stretto ancora più forte per fargli sentire che lei c'era, e che non lo avrebbe abbandonato, ora che aveva ritrovato sua sorella e i suoi compagni.
- Perchè ora lo so chi sei, Daryl Dixon, e sono contenta che tu faccia parte della mia vita.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Si era dovuta sforzare di chiudere l'acqua corrente della doccia, perchè altrimenti ci avrebbe passato sotto un'altra eternità, probabilmente. Invece, era consapevole che sua sorella la stesse aspettando con una serie di domande che non aveva avuto nessuna intenzione di rivolgerle davanti agli altri e allo stesso Daryl, che seppure con l'aria di chi si trovasse a dover visitare l'inferno, non si era comunque sottratto dal rispondere a quelle che erano state rivolte a lui direttamente.
- Ehi, sorellina.
Maggie l'aveva di nuovo abbracciata, non appena era sbucata fuori dal bagno, quasi a sincerarsi che lei fosse stata davvero lì, sana e salva.
- Ti voglio bene, Maggie.
L'aveva stretta forte anche lei, ritrovando il calore di quell'abbraccio che le ricordava quello di altri che non c'erano più, ma che mai se ne sarebbero andati dai suoi ricordi.
- Anch'io ti voglio bene.
Erano scoppiate finalmente in un pianto liberatorio, mischiando le lacrime di gioia per il loro ricongiungersi, a quelle che non avevano potuto versare insieme per la morte del loro padre.
Le immagini che aveva cercato di non evocare più, si erano fatte avanti di prepotenza, così lo aveva rivisto inginocchiato davanti al Governatore, consapevole che forse la sua morte fosse ormai inevitabile.
- Ho avuto così paura, Maggie.
Erano tornati anche i ricordi dei giorni successivi alla sua fuga dalla prigione, quando la solitudine e la disperazione erano state così forti, da indurla quasi a lasciarsi morire in quella casa dove si era rifugiata.
- Mi dispiace, Beth, di averti lasciata sola.
Maggie l'aveva stretta ancora più forte, mentre le aveva confessato ciò che probabilmente l'aveva tormentata per tutto quel tempo lontane.
- Non è stata colpa tua.
Non lo aveva mai pensato veramente, di essere stata abbandonata da lei. E quel pensiero, l'aveva immediatamente riportata a Daryl, a quello che le aveva detto poco prima in chiesa, e anche a quello che non le aveva detto, ma che lei aveva intuito lo stesso guardandolo semplicemente negli occhi, che era il luogo dove sempre più spesso affioravano quelle parole che non riusciva a pronunciare.
- E poi, quasi subito ho trovato Daryl e le cose, piano piano, sono andate meglio.
L'aveva sentito subito il cambiamento in sua sorella, solo nel menzionare il suo nome, ed era tornata col pensiero a prima, quando l'aveva vista scrutarlo a lungo per cercare di farsi un'opinione su di lui.
Avrebbe già voluto dirle che non sarebbe stata un'impresa per niente semplice, perchè lei stessa, aveva iniziato solo ora a scalfire una corazza che rimaneva ancora salda in alcuni punti.
- Beth...
Si era ritrovata a guardarla negli occhi, trovandoci tutta la diffidenza che si era aspettata, mista ad una colpa che non poteva non provare, essendo consapevole che per quanto Daryl potesse essere un uomo pericoloso, rimaneva anche colui che aveva aiutato la sua sorellina a sopravvivere.
- Maggie, non è facile per nessuno di noi. Ognuno ha i propri motivi per essere... preccupato.
Preoccupato forse non era il termine giusto per dare voce ai pensieri che turbavano sua sorella.
- Okay, va bene. Non ci girerò intorno.
Eccola la Maggie che tanto aveva evocato nei suoi pensieri, quella a cui aveva cercato di ispirarsi per trovare il coraggio di andare avanti comunque.
- Tu lo guardi come se... 
Non aveva volutamente terminato la frase, perchè il senso era stato chiarissimo lo stesso. Però lo aveva fatto lei, che era altrettanto determinata a non girare troppo intorno alla cosa.
- Come se mi fossi affezionata a lui.
Anche stavolta il termine era stato riduttivo, ma nel vedere l'espressione già così angustiata di sua sorella, non aveva voluto infierire.
- Non l'ho voluto, Maggie. E' capitato punto e basta. Penso che tu, meglio di chiunque altro, possa capirlo.
Il riferirsi a Glenn, forse era stato un azzardo, perchè di certo erano due persone totalmente differenti lui e Daryl, però la sostanza rimaneva la stessa, si parlava pur sempre di sentimenti.
- Anch'io ho parlato con Glenn, mentre voi eravate in chiesa.
Non aveva fatto fatica ad immaginare cosa le avesse detto su Daryl, come del resto avrebbe fatto anche Rick, non appena ne avesse avuto l'occasione. Forse anche il giudizio di Carol avrebbe rispettato quello degli altri due compagni. Perciò, l'aveva presa per mano, sottolineando così l'importanza di quello che stava per chiederle.
- Capisco che tu sia preoccupata, perchè quello che ti avranno detto su di lui, non sarà stato bello. Daryl è un uomo che sicuramente ha fatto degli errori in passato.
Lo vedeva negli occhi di sua sorella, che nello stesso tempo si stava anche sempre più rendendo conto di quanto le esperienze vissute in quei mesi l'avessero cambiata, facendola maturare molto più di quanto potesse immaginare.
- Ma come è successo a tanti di noi, anche lui ha fatto delle scelte che sono state in grado di cambiarlo... e in meglio. Non ti chiedo di credermi sulla parola solo perchè te lo sto dicendo io, ti chiedo solamente di non giudicarlo a priori, ma di provare a conoscerlo tu personalmente.
Aveva rafforzato la presa sulle sue mani, guardandola intensamente negli occhi, perchè davvero la stava pregando di fare qualcosa che capiva le sarebbe costato parecchio.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Quando la ragazzina l'aveva raggiunto sotto il portico di quella casa, in cui aveva giurato che non ci avrebbe più rimesso piede dentro, aveva dovuto quasi subito distogliere lo sguardo, perchè da sotto la sporcizia che si era lavata via, era emerso ancora più prepotente il suo aspetto giovane e fiducioso.
Nonostante si fosse sforzato di non far trasparire il disagio provato, lei qualcosa doveva aver colto lo stesso nello sguardo che le aveva lanciato, prima di distoglierlo, perchè si era subito seduta vicino a lui, praticamente appiccicata, fregandosene del fatto che chiunque avrebbe potuto vederli.
- Sono solo più pulita, tutto qui.
La battuta divertente non aveva mascherato il messaggio che aveva voluto lanciargli, ma che lui aveva preferito ignorare.
- Lo saresti anche tu, se soltanto cambiassi le tue priorità.
Era stato solo quella mattina che ci avevano scherzato sopra, eppure a lui sembrava passato un secolo, tanto le cose erano cambiate nel mezzo.
- Non credo di volerlo fare.
- Lavarti?
Il sorriso che le era sbucato sul viso, non aveva però raggiunto i suoi occhi, consapevole che quella conversazione continuava ad essere più importante di quello che sembrava in apparenza.
- Anche.
L'aveva guardata proprio dritta negli occhi, stavolta, perchè voleva che avesse ben presente che nelle sue priorità lei c'era, ma che questo non lo avrebbe trasformato in qualcuno che non sarebbe mai potuto essere comunque.
- Credo di poterlo sopportare.
Si era limitata a dargli un colpetto con la spalla, riuscendo però nell'intento di ribadire il concetto che lei era lì con lui, e che non aveva nessuna intenzione di prendere le distanze, comunque stessero le cose con gli altri.
- Ho parlato con Maggie su dove potremmo alloggiare.
Dopo qualche attimo di silenzio, se ne era uscita con quella notizia, dove lui aveva principalmente registrato il "potremmo", una condizione che non aveva nemmeno preso in considerazione, non ora che erano lì.
- Ci sarebbe una specie di mansarda semiarredata sopra l'infermeria, che è provvista di un bagno con doccia, anche se a te non interessa, ovvio. C'è già un divano letto e una brandina, quindi potremmo fare anche a turno per dormire comodi.
- No.
Ovviamente si era sentito subito il suo sguardo addosso, ma lui aveva tenuto il suo fisso a terra.
- Siamo stati insieme quasi tre mesi, Daryl.
Non lo aveva certo dimenticato, ma era stato diverso, e lo sapeva bene anche lei.
- Era diverso.
- Mia sorella ha capito.
Quella conversazione stava diventando troppo difficile per lui, quindi l'istinto di sottrarsene si era fatto più forte.
- Non cambia le cose.
- Prima hai detto che non volevi che cambiassero.
Lo stomaco gli si era contratto ancora di più a quelle parole, perchè in un certo senso era così, ma nello stesso tempo era difficile.
- Può darsi che non sapessi cosa stavo dicendo.
Si era alzato in piedi, perchè proprio non ce la faceva più.
- Daryl...
Si era alzata subito anche lei, appoggiandogli una mano sul braccio.
- Cristo Santo, ragazzina, potresti darmi un pò di tregua?
Che ci fosse rimasta male, era più che ovvio, ma che non mollasse la presa, e non solo fisicamente, quello l'aveva preso in contropiede.
- Andiamo a farci un giro.
- Un giro?
- Sì, fuori di qui. Io e te, soli. Finchè non farà buio.
Per quanto fosse stato stupido quello che gli aveva proposto, o forse proprio per quel motivo, gli era sembrata all'improvviso una buona idea anche a lui.
- Okay.
- Okay, avviso mia sorella.
L'aveva vista sparire dentro casa, e per quanto fosse stato altrettanto stupido quel pensiero, si era sentito sollevato che lei non si fosse arresa davanti al suo rifiuto.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Il locale sopra l'infermeria, seppure piccolo e piuttosto spoglio rispetto alla casa in cui avevano alloggiato Maggie e Glenn, le aveva dato decisamente l'impressione di essere lo stesso una reggia, rispetto ai rifugi di fortuna che avevano occupato nel loro girovagare di quei mesi.
C'era stato anche un piccolo tavolino, dove aveva appoggiato il vassoio con il cibo che le aveva dato sua sorella, ancora evidentemente risentita, oltre che preoccupata, per le decisioni prese e su cui non era tornata.
La prima, era stata quella di voler alloggiare lì con Daryl, invece che nella stanza che aveva dato per scontato avrebbe occupato da lei, la seconda era stata l'uscire fuori con lui da Alexandria, in apparenza senza alcun motivo valido, perchè ovviamente non poteva immaginare quanto avessero avuto bisogno di rimanere ancora un pò da soli.
Ci aveva anche provato a farle cambiare idea, dicendole sinceramente che si aspettava di saperla il più possibile al sicuro ora che l'aveva ritrovata, ma si era scontrata davanti all'evidenza del fatto che lei non era davvero più la ragazzina timorosa di prima, quindi si era sentita rispondere che la capiva, e che sarebbe stata molto attenta, ma che doveva anche imparare a fidarsi di lei e della sua capacità di badare a se stessa.
- La ragazza che gestisce la dispensa, Olivia, ti ringrazia per gli opossum. Anche se era un pò sorpresa a dire il vero. Penso che non me l'abbia voluto dire per gentilezza, ma credo che fosse un pò schifata all'idea di mangiarli.
Avevano anche cacciato, nel tempo che erano stati fuori, ed erano stati fortunati. Passare il tempo in quella maniera, aveva aiutato Daryl a dissipare un pò della tensione accumulata, tanto che quando aveva ripreso il discorso sul fatto di voler alloggiare insieme a lui, non era stato più così contrario.
- Questo posto è una cazzata.
Lo aveva osservato, appoggiato alla ringhiera dell'unica portafinestra presente nella stanza, e in quel momento spalancata, intento a fumarsi una sigaretta.
- E' troppo presto per giudicarlo.
Ne avevano già discusso, perchè anche lei era rimasta stupita di quello che aveva trovato lì dentro, soprattutto perchè sembrava creare l'illusione che il mondo fuori non esistesse. Avevano già imparato quella lezione alla prigione, e non credeva quindi che il suo gruppo stesse ripetendo l'errore di credersi al sicuro, nè lo permettesse a chi già era stato lì in precedenza.
- Come ti pare.
Ecco, quella era una risposta che lei aveva soprannominato alla "Daryl Dixon", perchè poteva dire tutto o niente, dipendeva dall'occhiata con cui la accompagnava.
In quel caso, era stata piuttosto tranquilla, segno che non aveva intenzione di rimettersi a discutere, per cui poteva ritenersi graziata da una tregua che non aveva intenzione di rompere lei per prima, così aveva lasciato cadere anche lei l'argomento.
- Tonno e pomodori secchi, o sardine e pomodori secchi?
Gli aveva indicato i sandwich preparati da Maggie, concendendosi il lusso di pensare che avevano persino la possibilità di scegliere cosa mangiare.
- Per dolce, invece, ci sono dei biscotti che...
- Beth? Ci sei? Posso salire?
Ad interrompere quel momento che aveva sperato potesse rappresentare davvero una tregua alla tensione provata per tutta la giornata, era stata la voce di Rick, giunta chiara e forte dal piano inferiore.
Aveva guardato in viso Daryl, cercando una risposta che era arrivata con un cenno minimo del capo, chiaro segno di quanto gli fosse sicuramente costata.
- Vieni, Rick!
Quando era apparso nel vano della porta, le era stato impossibile non lasciarsi andare ad un'esclamazione di pura gioia.
- Judith!
Rick era infatti apparso con sua figlia in braccio, che nel sentirsi chiamare dalla sua voce, si era subito girata nella sua direzione.
- Dio, come sei cresciuta!
Le si era avvicinata e la bimba aveva teso le braccia verso di lei, che l'aveva subito presa in braccio.
- Oh, Judith!
L'aveva stretta forte e baciata un'infinità di volte, assaporando anche con lei il miracolo di poterlo rifare.
- Le sei mancata anche tu, Beth.
Il braccio di Rick le si era posato sulle spalle e per un attimo aveva stretto entrambe affettuosamente, perciò lei si era ritrovata a cercare lo sguardo di Daryl, che ovviamente era stato puntato su di loro, senza che però lasciasse trapelare nulla.
- Grazie per avermela portata.
Era convinta, ormai, di vederla sveglia solo l'indomani, perchè quando si era recata a casa dello sceriffo per salutarla, la piccola era stata beatamente addormentata, quindi si era soltanto potuta riempire gli occhi di lei, non avendo voluto interrompere quel sonno così pacifico.
- Non devi nemmeno dirlo.
Le aveva rivolto un sorriso che si era andato spegnendo nel momento in cui lei si era voltata con Judith in direzione di Daryl, che era rimasto fermo immobile nella stessa posizione per tutto il tempo.
- Judith, lui è Daryl. Daryl, lei è Judith.
Ovviamente lui non aveva ricambiato il saluto che lei invece gli aveva fatto, prendendo una delle manine della bimba, che aveva riso per quel gioco che spesso avevano fatto alla prigione.
- E' davvero cresciuta tanto, Rick. E' ancora più bella.
Aveva cercato di spezzare il gelo che si era subito instaurato nel reciproco guardarsi dei due uomini, riportando l'attenzione dello sceriffo su loro due. Immaginava che tipo di pensieri passassero nella testa di entrambi, e negli occhi chiari di Rick li aveva anche visti esplicitamente, a differenza di quelli di Daryl, che continuavano a rimanere impenetrabili.
- Sì, è vero.
Le aveva accarezzato la testolina, sorridendole, e la piccola aveva teso subito le braccia verso suo padre, che l'aveva ripresa in braccio.
- Tua sorella mi ha detto che alla fine, hai preferito sistemarti qui. Siamo vicini di casa, adesso.
Aveva guardato lei, ma era chiaro che quel tentativo di battuta era stato invece un avvertimento per l'uomo che lo sceriffo riteneva a tutti gli effetti una minaccia da tenere sotto controllo.
- Per qualsiasi cosa, non esitare a venire da me.
- Starò bene, Rick, non ti preoccupare.
Lo aveva guardato dritto negli occhi per rassicurarlo ulteriormente, ignorando il gelo che continuava a provenire da Daryl, sotto cui, quasi sicuramente, doveva esserci un ribollire di rabbia trattenuta a stento.
Proprio per quello, aveva cercato un modo gentile per liquidarlo, prima che la situazione potesse degenerare in un nuovo scontro tra loro due.
- Ho solo bisogno di una buona cena e di una lunga dormita.
Lo sceriffo aveva gettato uno sguardo veloce al divano già trasformato in letto e alla brandina, poi si era soffermato ancora un attimo su Daryl, ritornando su di lei decisamente teso e infastidito.
- Mi accompagneresti giù un attimo alla porta?
Con la coda dell'occhio aveva visto Daryl irrigidirsi e allora aveva agito di fretta.
- Sì, certo. Così, intanto, mi godrò ancora un pò questa bella signorina.
Aveva deposto un bacio sulla guancia di Judith, che come aveva sperato, si era di nuovo lanciata su di lei per essere ripresa in braccio.
- Torno subito, Daryl.
Si era azzardata a guardarlo, incontrando due occhi che non erano stati più capaci di dissimulare la rabbia provata, ma ormai lei aveva già imboccato la porta, seguendo Rick giù per la scale.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Ad un certo punto doveva essersi addormentato, perchè a svegliarlo era stato un tocco leggero, ma insistente, sulla spalla.
- Daryl, svegliati.
La voce della ragazzina aveva spazzato via del tutto l'ultimo residuo di sonno, facendolo scattare come una molla per mettersi seduto, tutti i sensi in allerta e la mano destra che era già corsa ad impugnare la balestra.
- Che c'è?
- Stavi sognando, scusa, non volevo farti spaventare.
Aveva sentito una carezza leggera sfiorargli il braccio, prima che lei ritraesse la mano, lasciandogli addosso così soltanto il suo sguardo.
- Ti stavi lamentando.
Ecco il motivo per cui lo aveva svegliato, ritrovandosela così seduta accanto sulla brandina.
- Okay.
Aveva lasciato andare la balestra, passandosi le mani sulla faccia, perchè aveva iniziato a ricordare cosa stesse sognando e lo avrebbe voluto cancellare.
- Era tanto brutto?
Si era messo a sedere del tutto, buttando giù le gambe dall'altra parte rispetto a lei, in modo da ritrovarsi a darle le spalle. Voleva evitare di essere osservato, perchè nonostante la poca luce, sapeva che lei avrebbe potuto capire lo stesso quanto fosse stato vivido e intenso il sogno che stava facendo.
- Uhm.
Non si era azzardato a parlare, perchè non era sicuro che avrebbe avuto la voce ferma di qualche secondo prima.
- Vaganti? Io a volte li sogno.
Quelli non li aveva mai sognati, nemmeno quando aveva rischiato di diventare davvero il loro pasto.
- Però mi fa più paura quando sogno i vivi.
Il suo silenzio la stava sicuramente portando nella direzione giusta, perciò aveva sparato la prima cazzata che gli era passata per la testa.
- Le sardine, facevano schifo.
Era stata zitta forse per più di mezzo minuto, poi l'aveva sentita sospirare leggermente.
- Vorrà dire che la prossima volta ti lascerò il tonno.
Il fatto che non avesse insistito per sapere la verità, lo aveva portato a rilassarsi almeno in parte, perchè comunque rimaneva il fatto che certi pensieri sarebbero rimasti a tormentarlo per il resto della notte, dato che non sarebbe più stato capace di riaddormentarsi sicuramente.
- Però i biscotti erano buoni, vero?
Nel dirlo, aveva fatto un mezzo giro sulla brandina, in modo da potersi sedere di fianco a lui. La cosa, l'aveva portata anche ad essere più vicina, tanto che presto era stato avvolto dal profumo che adesso aveva la sua pelle.
- Li ha fatti Carol. Non credevo sapesse cucinare così bene.
Era cambiata parecchio quella donna, le aveva visto uno sguardo lontano anni luce da quello che ricordava. All'epoca, quasi faceva fatica a guardare la gente negli occhi, forse anche perchè il marito voleva che così fosse.
- Che fine hanno fatto il marito e la figlia?
Glielo aveva detto il pizzapony che era rimasta da sola, forse perchè l'aveva visto osservarla attentamente.
- Il marito non lo so... Sophia, invece, si era... si era trasformata.
La voce della ragazzina si era messa a tremare in una maniera che lo aveva spinto a guardarla.
- E' stato terribile, Daryl. Mio padre... lui... all'inizio credeva che avrebbero trovato una cura. E allora... ecco... i vaganti non li uccideva, li catturava. Li teneva rinchiusi nel nostro fienile.
Cazzo! Si era sentito strizzare lo stomaco, perchè aveva intuito subito cosa doveva essere successo.
- L'ha uccisa lei?
L'aveva vista scuotere la testa, sentendola anche tremare leggermente. Non stava piangendo, ma era chiaro che fosse molto scossa.
- L'ha fatto Rick. E prima... ha ucciso anche mia madre. C'era anche lei nel fienile, insieme ad altri.
Merda, quello proprio non se l'era aspettato. Ma che cazzo di idea aveva avuto in testa suo padre?
- Mi dispiace.
Era una stronzata da dire, ma proprio non gli era riuscito di starsene zitto, perchè cazzo, se gli faceva male vederla così.
- Forse avrei dovuto raccontarti prima queste cose, così avremmo scoperto che avevamo delle conoscenze in comune.
Non aveva saputo cosa rispondere, perchè era stato lui il primo a non voler fare nessuna domanda sul suo passato, proprio per non dover poi essere obbligato a parlare del suo. Aveva preferito vivere il presente, punto e basta.
- E la moglie dello sceriffo?
- Lori è morta nel dare alla luce Judith. E Carl... bè è stato lui ad impedirle di trasformarsi.
Anche il ragazzino era cambiato parecchio, aveva visto anche su di lui i segni lasciati dalle esperienze che adesso gli stava raccontando Beth. Quella merda di apocalisse non risparmiava niente e nessuno.
- E il suo... amico poliziotto?
Anche se amico non era forse la parola più giusta per definirlo, visto come erano andate le cose.
- Shane?
- Sì, lui.
- E' morto la notte che siamo dovuti fuggire dalla fattoria.
- E la bambina di chi è figlia?
Da come era sobbalzata, aveva capito di aver detto qualcosa di cui non aveva la minima idea.
- Che vuoi dire?
Ormai era tardi per tornare indietro.
- La moglie e il suo amico stavano insieme.
- Lori e Shane?
- Ah, ah.
Aveva sentito il suo stupore crescere.
- Ma ne sei sicuro?
- Li ho beccati nel bosco, un paio di volte. Pensavano di essere furbi, ma non lo erano poi così tanto.
Lui, soprattutto, era stato uno stronzo arrogante. Merle era stato sul punto di spaccargli la faccia un paio di volte, e se non era successo, era stato soltanto perchè si era messo in mezzo per fargli cambiare idea.
- Dio... non lo so se Rick l'abbia mai scoperto. Ma pensare che Judith potrebbe essere figlia di Shane....
Lui ci aveva pure goduto, dopo, nel ripensare a quella storia e a come lo sceriffo fosse stato fottuto proprio dal suo migliore amico. Ancora ci godeva, veramente, ma era un pensiero che di certo non avrebbe detto alla ragazzina.
- Quell'uomo aveva qualcosa che non andava. A volte aveva uno sguardo che faceva davvero paura.
Sì, era vero, forse era per quello che lui e Merle avevano fatto scintille sin dall'inizio. Probabilmente si erano riconosciuti come... simili.
- Magari l'ha ucciso lui.
- Rick?
L'aveva sentita trattenere il fiato, per poi buttarlo fuori in un colpo solo, insieme al nome dello sceriffo.
- Magari lo sapeva di lui e della moglie.
- Rick non l'avrebbe mai fatto.
Quindi le cose stavano così, lo sceriffo era in cima alla sua lista dei buoni.
- Come ti pare.
Aveva fatto per alzarsi, ma lei l'aveva trattenuto.
- Daryl, ti prego, non era contro di te quello che ho detto.
Per quello aveva reagito così? Perchè si era chiesto in che posizione fosse lui, invece, in quella lista?
- Ho solo pensato che... bè, che per come lo conosco, fatico a credere che possa averlo fatto. 
La sua mano era ancora stretta sul suo avambraccio, ma non era stato spiacevole come avrebbe dovuto essere quel contatto, dal momento che aveva avuto la funzione di trattenerlo contro la sua volontà.
- Però ho anche imparato che le persone possono sempre...cambiare.
La ragazzina, adesso, aveva fatto scivolare la mano sino ad incontrare la sua, obbligandola ad aprire il pugno in cui si era stretta, per poter intrecciare le dita con le sue.
- Che cazzo voleva prima?
Ecco, alla fine l'aveva dovuto sputare fuori quello su cui si era tormentato praticamente sino a che non era crollato addormentato. Aveva cercato di convincersi che non gliene fregava un cazzo, ma ovviamente non era stato così, anzi.
Forse era stato quello il motivo per cui aveva sognato Merle, perchè la sola vista di quello stronzo, lo riportava continuamente indietro a quel maledetto giorno.
Lei gli aveva stretto di più la mano, quasi a preannunciargli che sarebbe stato meglio non chiedere.
- Dai, sputa il rospo, ragazzina.
- Mi ha proposto di andare a stare da loro. Avrei potuto condividere la stanza con Judith.
L'idea di lei a casa dello stronzo, lo aveva fatto incazzare in una maniera del tutto diversa da quello che si era aspettato, perciò era stato anche più cattivo nel risponderle.
- Baby-sitter a domicilio o c'è dell'altro che non so?
Non gli interessava veramente conoscere la risposta, perchè in realtà la sapeva già, stava solo cercando un modo per difendersi da quello che stava provando e che lo stava mettendo in crisi, perchè lo stava obbligando a fare un altro passo avanti con lei.
- Farò finta che tu non me l'abbia chiesto, questo, Daryl.
Perchè non riusciva più a farla incazzare come prima? Lo preferiva, e di molto, rispetto alla capacità che aveva sviluppato di saper intuire che cosa gli passasse esattamente per il cervello.
- Vado fuori a fumarmi una sigaretta.
Aveva deciso di fuggire, perchè alla fine era quello che sapeva fare meglio quando capiva che la situazione lo avrebbe portato a dirle più di quanto volesse davvero, ma se pensava di doversi scontrare ancora con un suo tentativo di trattenerlo, si era sbagliato, perchè lei aveva appena fatto di peggio.
Gli aveva lasciato andare la mano, ma un attimo prima gli aveva sfiorato la spalla con un bacio.
- Io torno a dormire, invece.
Ma quasi non l'aveva sentita, perchè in realtà era stato cosciente di una cosa soltanto, e cioè di quel gesto che sembrava essere stato così spontaneo - e intimo - per lei, ma che per lui era stato l'equivalente di un pugno nello stomaco, tanto lo aveva colto di sorpresa.
Maledetta ragazzina!
Perchè riusciva sempre a portarlo un passo avanti, facendogli pure desiderare che potesse succedere di nuovo.





*Spazietto autrice che delira un pò*

Che capitolo affollato! Mi è costato un pò di fatica gestire tutte queste new entry, prima andavo via liscia, c'erano solo Daryl e Beth! XD
Ora sono loro, ma in mezzo ad altri, quindi le cose si sono leggermente complicate.
Sono arrivate delle risposte, altre arriveranno, forse sono nate nuove domande (tipo: si baceranno mai veramente questi due? Bè, viste le premesse sono preoccupata anch'io! XDD).
Scherzi a parte, spero di non essere uscita dal seminato con loro due, perchè in questa storia, in assoluto, sto cercando di mantenerli il più possibile IC. Dove la parola chiave è "cercando", nel senso che non ho la pretesa di riuscirci al cento per cento!
Anzi, se vi va, fatemi sapere la vostra opinione, sapete che da parte mia è sempre ben accetta, per positiva o negativa che sia.
Concludo dicendo: vi siete impensierite per la comparsa di Rick? Muaaaahhhhh *risata alla Crudelia Demon*.
No, dai, non siatelo... forse. No, seria, qui lo sceriffo è innocuo. *in lontananza risuona l'eco di una risata come sopra*.
Ancora tanti baci.
Serena



PS - no dai, era per scherzare un pò, lo sceriffo qui rimarrà anche lui nel suo personaggio. XD

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