Alone di Serendipity__ (/viewuser.php?uid=169814)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ciao,
mi presento, sono Serena e sono
una grande appassionata di The Walking Dead. Soprattutto sono una
grande fan della coppia Daryl/Beth, tanto che mi sono decisa a scrivere
qualcosa su di loro.
Premetto che è la prima volta
che mi cimento in questo fandom, quindi se avete consigli o critiche per
migliorarmi sono ben accette.
Per quanto riguarda la storia, questo
è solo un piccolo prologo, il primo capitolo vero e proprio
spero di postarlo entro un paio di giorni massimo.
Come vedrete si tratta di una "what
if", dove Daryl e Beth si incontreranno in
una
situazione del tutto diversa rispetto alla serie tv. Infatti, ho
immaginato che sia stato solo lui a tornare indietro ad Atlanta per
salvare Merle, rimanendo poi insieme, senza quindi riunirsi al gruppo
che invece poi arriverà alla fattoria dei Greene.
Perciò, sarà solo Beth
ad aver vissuto i fatti come si sono svolti sino alla caduta della
prigione, da cui come scoprirete, è fuggita da sola.
Di conseguenza il rapporto tra loro sarà diverso da quello
conosciuto, essendo appunto calati in una situazione totalmente differente.
Ora, però, vi lascio
alla lettura, sperando che possa incuriosirvi almeno un pò.
Se
vorrete lasciarmi un vostro parere, ne sarò ovviamente
contentissima.
PROLOGO
Il
suono di un vaso che andava in frantumi aveva svegliato Beth di
soprassalto nel pieno della notte. Un cieco terrore
l’aveva assalita nel realizzare che degli intrusi si stavano
aggirando al piano di sotto, mentre il suo cuore aveva cominciato a
palpitare
all’impazzata.
Da
diversi giorni si era rifugiata in quella villetta mezza
diroccata, sicura che nessuno sarebbe venuto a visitarla dato il suo
stato fatiscente, ma a quanto
pareva si era sbagliata di grosso.
Dopo
attimi di immobilità dettata dal panico aveva ripreso il
controllo di
sé, scivolando fuori dalla coperta che si era gettata
addosso e nascondendosi tra il
comò e la tenda, al buio.
Poi la porta della
camera aveva cigolato con un lamento da brivido e quando
la prima torcia aveva squarciato l’oscurità della
stanza, Beth
si era rannicchiata il più possibile coprendosi la testa con
le braccia, in un gesto istintivo di difesa. Erano
vicini ed erano in due. Aveva intrecciato le dita sul capo e strizzato
forte gli occhi
sperando che il suo tremore non facesse ballare anche la cassettiera.
I
due uomini erano entrati a grandi falcate, smuovendo la coperta che
forse aveva conservato ancora un pò del tepore del suo
corpo,
perchè subito si erano diretti verso il bagno, cercando
anche
lì la presenza di qualcuno.
I
loro passi, pesanti come i loro respiri, si erano fatti a mano a mano
più leggeri fino a che c'era stato un momento di totale
silenzio.
Se
ne sono andati? Dio, ti prego, fa che se ne siano andati!
-E' qui.
Una voce bassa e
roca, sopra di lei, aveva vanificato praticamente subito le sue
preghiere.
- Cos’hai
trovato, Daryl?
L'altro doveva
essersi avvicinato, perchè a quel punto aveva sentito la
tenda spostarsi, accompagnata da una risata divertita.
- Cazzo,
un'altra bambolina! Fratello, inizio a pensare che tu abbia un
fiuto particolare nello scovare le femmine!
Beth
si era rifiutata di guardare, fingendo per un attimo di poter essere
ancora
bambina, quando le bastava tenere gli occhi chiusi per tenere lontano i
mostri delle favole.
- Fatti
un po’ vedere.
L’ultimo
arrivato l'aveva ghermita
per un braccio e tirata in piedi a forza.
- Ciao bambolina,
allora che ci fai qui tutta sola?
Stretta nella morsa
ferrea dell'uomo, a Beth non era rimasta altra scelta che aprire gli
occhi.
Alla
luce della bruma notturna che entrava dalla finestra, i suoi occhi
erano volati d'istinto prima sulla figura dell'uomo che l'aveva
individuata,
intuendone subito la pericolosità: alto, muscoloso, capelli
lunghi e barba incolta, il suo aspetto le era apparso selvaggio e
minaccioso.
Quello
che la teneva stretta, invece, aveva tutta l'aria di aver perso da un
bel pezzo qualsiasi traccia di umanità, visto lo sguardo
folle
ed invasato con cui l'aveva fissata.
- Ehi, non sarai mica
muta per caso?
Un rude scossone le
aveva fatto battere i denti tra di loro con forza,
inducendola a ritrovare un pò di quel coraggio che l'aveva
aiutata a sopravvvivere in quella fuga solitaria dopo la caduta della
prigione, il luogo dove lei e il suo gruppo si erano illusi
per un pò di
essere stati al sicuro.
- No, non sono
muta... e non sono nemmeno una bambolina! Perciò levami le
mani di dosso!"
La voce le era uscita
meno decisa di quello che avrebbe voluto,
però pareva aver colpito comunque l'uomo che la teneva
stretta,
perchè con una risata divertita l'aveva lasciata
andare.
- E se non sei una
bella bambolina, allora chi sei?
Beth era tornata a
guardare l'altro
uomo, prima di rispondere, quello
che con il suo sguardo penetrante continuava ad apparirle il
più
pericoloso tra i due. Il fatto che si limitasse a starsene
lì,
impugnando quella balestra come se dovesse puntargliela addosso da un
momento all'altro per infilzarla, lo faceva assomigliare tremendamente
al Governatore, colui che aveva decimato senza pietà il
resto della
sua famiglia.
- Mi chiamo Beth... e
fareste meglio a svignarvela al più presto,
prima che tornino i miei amici e vi trovino qui.
Ma prima ancora di
potersi complimentare con se stessa per la rapidità con cui
aveva sfornato quella bugia, la stessa voce bassa e roca che aveva
sentenziato la sua scoperta, di nuovo l'aveva inchiodata con crudele
determinazione alla realtà.
- Sta mentendo. Non
c'è traccia di nessun altro qui, Merle, oltre a
lei.
Il folle,
così aveva soprannominato quello che adesso sapeva
chiamarsi Merle, era scoppiato di nuovo a ridere, mentre l'arciere
aveva spostato la sua attenzione sulla finestra, scrutando al di fuori
nella notte silenziosa.
- Come vedi,
bambolina, non si
può mentire a mio fratello. Sai... lui è una
specie di
segugio e non sbaglia mai!
- Bè, mi
spiace deluderti, ma
questa volta si sbaglia. Però se volete correre il rischio
di
farvi ammazzare... affari vostri!"
L’atteggiamento
strafottente
che sperava li avrebbe indotti ad andarsene, aveva avuto il solo
effetto di suscitare ancora la risata di quello che continuava ad
apparirle uno completamente fuori di testa, così aveva
dovuto
raccimolare tutto il suo coraggio per attuare l'unica opzione che
sembrava esserle rimasta: fuggire. Perciò aveva preso un
gran
respiro e poi era partita di corsa, quasi volando, nella speranza che
conoscere
quella casa meglio di loro, le offrisse un certo vantaggio, oltre al
fatto che riteneva di essere più agile rispetto ai due
uomini,
sicuramente più pesanti e lenti.
- Prendila!
Il grido di quel
Merle era risuonato
come uno sparo nel silenzio spettrale e l'aveva raggiunta
quando si era trovata già sugli ultimi gradini della scala
che
portava a pianterreno, convinta ormai di potercela fare ad oltrepassare
la
porta che le avrebbe permesso di dileguarsi nel buio della notte.
Solo che quella dolce
illusione si
era frantumata nel momento in cui un braccio le aveva circondato la
vita, trattenendola in una presa d'acciaio che non le aveva lasciato
nessuna speranza di potersi liberare.
-No, no, no!
Non era riuscita a
trattenere quello
sfogo spontaneo che aveva di fatto rotto definitivamente gli argini del
fiume di emozioni che aveva cercato di dominare, prima fra tutte il
panico che adesso minacciava di soffocarla, chiudendole la gola in un
nodo stretto.
- Cosa ti avevo
detto, bambolina? Mio fratello è un cacciatore
nato, scappare da lui è un'idea da non prendere nemmeno in
considerazione.
Quell'odiosa risata
le era di nuovo rimbombata nelle orecchie, mentre
tra le lacrime che ormai le inondavano il viso, aveva cercato di
mettere a fuoco la figura dell'uomo che le si era parato davanti, per
capirne le intenzioni.
- E poi, dove
vorresti andartene tutta sola? Non lo sai che in giro c'è un
sacco di gente pericolosa?
Quelle parole erano
state così crudeli, così cariche di
divertimento malato, da indurla a cercare di liberarsi dalla stretta
che ancora la teneva prigioniera tra le braccia dell'altro uomo, quello
che con il suo silenzio non appariva certo meno minaccioso.
- Ehi, ehi, calma...
forse, dopotutto, abbiamo scovato una piccola
tigre, eh? Potrebbe essere una bella sfida addomesticarla, no? Che ne
pensi, fratellino? Non ti stuzzica l'idea?
Il solo pensiero di
quello che sottintendevano quelle parole aveva
avuto il potere di ricondurla ad un'immobilità totale,
agghiacciata dall'idea che il suo futuro sarebbe stato un susseguirsi
di violenze e soprusi da parte di quei due uomini.
- Sai come la penso,
Merle.
La risposta formulata
da quella voce che aveva capito essere proprio
roca di natura, non era stata in grado di farle capire quale fosse
stato il suo pensiero, lasciandola in balia di quel panico che
non riusciva più ad arginare in nessuna maniera.
- Porca puttana,
Daryl! Lo sai che sta diventando un fottuto problema
quello che gli altri pensano di te! Ti stanno addosso e se non vedranno
dei cambiamenti, non basterà più il fatto che sei
mio
fratello a tenerli buoni!
La rabbia con cui il
folle aveva aggredito l'arciere alle sue spalle
l'aveva letteralmente fatta sobbalzare, soprattutto perchè
si
era ritrovata schiacciata tra di loro, dal momento che era avanzato per
andare a piazzare un dito minaccioso sotto il naso dell'altro.
- No, sei tu che non
capisci, Merle! Non abbiamo bisogno di quel fottuto branco di stronzi
per sopravvivere...
- Cazzo, abbiamo
già fatto questo discorso e mi pareva avessi capito che
anche loro fanno parte della "famiglia" adesso!
Quando Merle aveva
spintonato violentemente il fratello, anche Beth era
stata trascinata indietro con lui, dal momento che non aveva accennato
a lasciarla andare, mantenendo salda la presa intorno alla sua vita.
Dio,
ti prego, salvami!
- Indirizza le tue preghiere
verso qualcun'altro, bambolina,
perchè non credo che ci sia più nessun Dio in
ascolto da
un bel pezzo.
Credeva di averla
solo pensata quella preghiera, invece doveva averla
espressa ad alta voce, dal momento che aveva richiamato di nuovo
l'attenzione di quel Merle su di lei.
- Ehi, boss... oh,
cazzo, scusa... non pensavo fossi impegnato a fottere...
La voce strascicata
di un terzo sconosciuto, proveniente dalla porta
d'ingresso lasciata probabilmente spalancata dai primi due che si erano
introdotti solo qualche minuto prima, le aveva procurato un nuovo
brivido di paura.
- No, Jay, la
bambolina l'ha trovata Daryl e a
quanto pare finalmente è di suo gradimento,
perciò al
momento è off limits anche per me!
- Oh, bè,
come dargli torto, boss? L'astinenza è una brutta bestia e
non guarda in faccia nessuno!
Le risate che avevano
accompagnato quella battuta che per lei era
equivalsa ad una condanna a morte, non avevano però
coinvolto il
diretto interessato, che era rimasto ancora una volta chiuso in un
silenzio teso, rimanendo anche indifferente alla pacca che quel Jay gli
aveva dato per sottolineare quanto trovasse divertente la cosa.
- Bè,
comunque boss, ero venuto a cercarvi per dirvi che noi non
abbiamo trovato niente di utile, a parte un pò di cibo e un
pò d'alcol.
Beth a quel punto era
riuscita a vedere meglio il nuovo arrivato,
scoprendo con orrore che si trattava di un'altra figura massiccia e
armata sino ai denti.
- Però ci
hai pensato tu, Daryl, a rendere la nostra gita
interessante... anzi, andrò a dare la buona notizia agli
altri.
Finalmente potremo rilassarci davvero quando sarà il tuo
turno
di guardarci le spalle...
Era scoppiato in una
risata sguaiata, mentre con passo svelto si era
diretto verso la porta, non senza aver prima risposto con un dito medio
al "vaffanculo" rabbioso che Daryl gli aveva rivolto.
- Lo vedi,
fratellino, che è ora di darti una mossa, eh? Non voglio
altre tensioni in "famiglia", perciò...
Aveva visto Merle
additarla con quella specie di uncino che faceva le
veci della sua mano destra e che lo faceva apparire ancora
più
disumano.
- ... fatti piacere
sul serio questa bella bambolina e vediamo di
chiudere la questione una volta per tutte, okay? Perchè
preferirei darti in pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei
veramente
frocio.
Aveva sentito l'uomo
dietro di sè irrigidirsi come se fosse
diventato pietra e non era riuscita a trattenere un gemito di dolore
quando il suo braccio aveva ulteriormente serrato la presa su di lei,
forse per sfogare quella che le sembrava una rabbia trattenuta a stento.
- Adesso raggiungo
gli altri, tu se vuoi prenditi pure qualche minuto
per iniziare a conoscere la tua nuova amichetta e per spiegarle,
magari,
che da adesso anche lei è entrata a far parte ufficialmente
della nostra
grande "famiglia".
Davanti al ghigno
crudele che aveva sfigurato il viso di Merle, Beth si era ritrovata di
nuovo a pregare intensamente
Dio,
ti prego... ti supplico, non abbandonarmi, aiutami e dammi la forza per
affrontare quello che mi aspetta.
Ma non era stata l'immagine
di Dio quella che aveva evocato la
sua mente, bensì quella dei visi che erano appartenuti a
degli
uomini di tutt'altro genere, come lo erano stati Rick, o
Glenn, o
Ryan; uomini che erano stati capaci di non trasformarsi in bestie crudeli pronte ad assecondare
i peggiori istinti, nonostante fossero stati
catapultati anche loro in un mondo dove non c'erano state
più certezze, nè regole.
Dio,
aiutami a credere che rivedrò Maggie e tutti gli altri.
Mentre l'uomo dietro di lei
finalmente l'aveva lasciata libera,
permettendole di scostarsi da lui per voltarsi e poterlo guardare in
faccia, Beth aveva cercato di combattere panico e disperazione
aggrappandosi a quella preghiera che sarebbe potuta diventare la sua
unica speranza: sopravvivere all'orrore di quello che avrebbe dovuto
affrontare nella speranza che le avrebbe dato la possibilità
di
ricongiungersi con quelle persone che le avevano davvero voluto bene
come se fossero state parte della sua famiglia.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Daryl
aveva avuto come una premonizione nel momento in cui Merle gli aveva
indicato quella casa fatiscente, rivelandogli la sua intenzione di
entrare proprio lì.
Era stato sul punto
di dirgli che non ci sarebbe voluto entrare manco
da morto, ma poi si era imposto di tornare lucido e razionale,
relegando
quella sensazione - come di
un brivido gelato lungo la schiena in una giornata afosa - ad una semplice sensazione
passeggera.
Stupido
coglione!
Lo
aveva pensato poi di sè stesso per ogni azione che aveva
compiuto da quando era entrato
in quella camera da letto, sino a quando si era ritrovato a non
controbattere all'idea di Merle sul fatto che avrebbe dovuto "fare
coppia" con quella ragazza per far tacere quel branco di coglioni che
si ostinava a considerare la loro nuova "famiglia".
Non erano mai stati
una vera
famiglia nemmeno quando da bambini avevano abitato insieme ai loro
vecchi,
figurarsi se potevano esserlo adesso un'accozzaglia di sbandati senza
cervello come quelli di cui si era circondato suo fratello.
Che
cazzo ti dice il cervello, Daryl?
Non
lo sapeva più, ma non da quella notte, davanti al terrore di
due occhi innocenti che lo guardavano come se fosse stato il diavolo in
persona, aveva iniziato a non saperlo più già da
un
pò... forse da quando suo fratello aveva perso anche quel
briciolo di cervello che prima di quella fottuta apocalisse sembrava
possedere.
Cazzo,
Merle, perchè mi stai facendo questo!
Non
aveva mai - mai in
trentaquattro anni di vita - messo
in discussione ogni decisione, ogni parola, ogni azione di suo
fratello. Merle gli aveva sempre detto cosa fare o cosa pensare, e lui
l'aveva fatto o pensato senza mai riflettere se fosse stato giusto o
sbagliato.
Ma da un
pò di tempo... sì, da un pò di tempo,
la
cosa non funzionava più. Quello che faceva o diceva Merle,
gli
sembrava sempre meno giusto e perciò più
difficile da
digerire.
Porca
puttana, Daryl, è tuo
fratello! Sangue del tuo sangue... che cazzo vuoi fare, lasciarlo al
suo fottuto destino e andartene dove? A 'fanculo, magari?
- Io...
io credo... di... di stare per vomitare.
Era stata la voce
tremolante di quella ragazza a riportarlo davanti ad
una realtà che non sapeva come affrontare e che, proprio per
questo, lo stava facendo sentire come un animale in gabbia,
cioè
in bilico sul confine tra ribellarsi o rassegnarsi davanti alla follia
sempre più evidente di suo fratello.
- Oh, cazzo!
Tra il dirlo e il
farlo era passato solo qualche secondo, perciò
per evitare che gli vomitasse praticamente sui piedi, Daryl aveva fatto
qualche passo indietro, lasciando che lei si sostenesse alla parete
mentre combatteva con dei conati sempre più violenti.
Cazzo,
è solo una fottuta ragazzina che si è trovata nel
posto sbagliato al momento sbagliato!
Ma
rimaneva il fatto che Merle era suo
fratello, l'unica persona al mondo che avesse mai dimostrato di
fregarsene almeno un pò del fatto che lui esisteva, dato che
nemmeno a sua madre era interessato.
Che cazzo devo fare con lei, porca puttana?
Aveva
paura che il suo cervello si sarebbe davvero fuso come il
motore della sua prima moto, dopo che l'aveva spinta al massimo
fregandosene delle conseguenze.
- Tieni, prendi
questo per pulirti.
Era stato a guardare
mentre lei aveva piano piano smesso di essere
scossa dai violenti conati, poi gli era venuto istintivo allungarle la
bandana che usava qualche volta per coprirsi parte del viso quando
andava in moto.
Cristo
Santo, Daryl, ma che cazzo stai facendo?
La
sensazione di essere diviso a metà, come se
all'improvviso ci fossero stati due Daryl con idee ed emozioni diverse
nella sua testa lo stava fottendo davvero alla grande.
- Ti... ti...
prego... lasciami andare.
La voce della ragazza
era stata di nuovo poco più che un
sussurro, ma nella sua testa era risuonato come un grido disperato che
gli aveva annodato le budella come poche cose nella sua vita erano
riuscite a fare.
Cazzo! Cazzo! Cazzo!
Merle
non se la sarebbe mai bevuta la balla che lei era
riuscita a sfuggirgli, perciò Daryl aveva capito di non
potersi
aggrappare lui stesso a quella soluzione a meno che non si sentisse
pronto ad affrontare la situazione con lui. E lui era proprio
dannatamente lontano dall'esserlo, perciò gli era rimasto
ben
poco da fare.
- Non posso.
Nonostante il buio,
era riuscito lo stesso a vedere il viso della
ragazza manifestare tutta la disperata paura che stava provando e
davanti alla quale avrebbe voluto davvero poterle concedere la
libertà che gli aveva chiesto.
Invece, mettendo a
tacere quella parte di lui che gli stava gridando
quanto fosse fottutamente sbagliato quello che stava per fare, si era
di nuovo avvicinato a lei, afferrandola per un polso e obbligandola a
seguirlo fuori dalla casa.
- No... no... no...
ti prego...
Lei aveva cercato di
opporsi, provando a divincolarsi con le poche
forze che le erano rimaste, ma era servito solo a farla incespicare nei
suoi stessi passi, rischiando di cadere se non ci fosse stato lui a
sostenerla.
- Cazzo, non rendermi
le cose più difficili.
Si era fermato un
attimo sui gradini del portico, piantando lo sguardo
in quello di lei, sperando che così il messaggio le
arrivasse forte e chiaro.
- Ascoltami bene,
perchè non te lo ripeterò un'altra
volta: non ho nessuna intenzione di scoparti, okay? Nè ora,
nè mai.
Avrebbe potuto
sicuramente dirlo con altre parole, ma aveva intuito che
per una volta il suo modo di parlare diretto avrebbe potuto essere
più efficace per farsi strada nella testa di quella
ragazzina
terrorizzata.
Non aveva mentito,
perchè nonostante
nei suoi pensieri ci fosse stato il caos, di una cosa era certissimo:
non
era mai stato uno stupratore, e anche se suo fratello gli avesse
puntato una pistola alla testa, non lo sarebbe comunque diventato, mai.
- Ma per il
momento non posso nemmeno lasciarti andare.
Anche questa era stata la pura verità, perchè non
era ancora pronto ad affrontare il suo rapporto con Merle.
Cazzo, è mio
fratello!
Quella frase continuava a rimbombargli in testa,
nonostante
facesse a pugni con quello che sentiva mentre guardava negli occhi
quella
ragazzina che aveva deciso di tenere con sè.
- Devi restare con me finchè non troverò una
soluzione a tutto questo casino.
Senza rendersene conto doveva essersi avvicinato di più a
lei,
perchè l'aveva vista indietreggiare per quanto le era stato
possibile, dal momento che continuava a tenerla per il polso.
- Questo vuol dire che dovrai diventare la mia ombra e fare tutto
ciò che ti chiederò di fare. Solo così
riuscirò ad evitare che non solo io ti debba scopare
veramente, ma che
nemmeno qualcun'altro ci provi. Perchè se penseranno che sei
roba mia, nessuno ti toccherà.
Tutte e due le volte che aveva usato la parola "scopare" lei aveva
emesso un verso terrorizzato che lo avevo colpito come se fosse stato
un pugno in pancia.
Merle, cazzo, non so
come farò a non fartela pagare questa volta.
Daryl era consapevole, ad un livello più
inconscio
probabilmente, che le cose con suo fratello avevano già
preso
una direzione ben precisa e che sarebbe stata solo questione di tempo
l'inevitabile resa dei conti tra di loro.
- Ragazzina, guardami e fammi capire che hai sentito quello che ti ho
detto. Perchè se sarai tu a starmi appiccicata addosso di
tua
spontanea volontà, mi risparmierai la fatica di doverti
tenere
d'occhio più di quanto non dovrò già
fare!
La sentiva tremare e non aveva nemmeno smesso di piangere, ma
d'altronde più di quello che le aveva detto non avrebbe
potuto
fare, perciò sperava di essere risultato convincente.
Avrebbe già avuto il suo bel da fare nel far credere
che se la stesse spassando con lei, come altri del gruppo avevano fatto
in precedenza con donne che avevano incrociato la loro strada,
perciò sperava almeno che lei non gli rendesse la vita
difficile, collaborando con lui.
Forse quando si
accorgerà che non la scoperai davvero, ti crederà.
Quel pensiero si era perso nell'eco di un singhiozzo che
aveva
avuto in risposta, insieme ad un lieve cenno con
la testa che era stato quasi impercettibile, ma che a lui non era
sfuggito e che aveva interpretato come un sì.
- Okay, Beth. Ti chiami così, giusto?
Ancora c'era stato solo un lieve cenno con la testa da parte della
ragazza in risposta.
- Quanti anni hai?
Non aveva avuto proprio in mente di fare conversazione con
lei,
voleva più che altro capire chi si trovasse di fronte.
- Di... diciannove.
Cristo Santo,
è davvero solo una ragazzina!
Questo gli aveva procurato un ulteriore pugno nello
stomaco,
oltre che ad una serie di maledizioni nei confronti di quel coglione di
suo fratello.
- Da quanto tempo è che sei rimasta sola?
Era certo che si fosse rifugiata solo lei in quella casa,
però
non riusciva a credere che potesse essere sopravvissuta per
così
tanto tempo senza l'aiuto di nessun'altro.
- Una... decina... di giorni.
Le sue risposte gli giungevano appena sussurate, sottolineando quanto
sforzo le costasse fornirgliele in quel momento.
- Stavi cercando di raggiungere qualcun'altro o ti stavi solo
nascondendo?
- Mi... mi nascondevo.
E ti ho trovata proprio
io, maledizione!
- Per quello che può valere... se
avessi immaginato chi si nascondeva dietro a quella tenda, avrei
lasciato perdere.
Era vero, nel momento in cui l'aveva vista, si era pentito di averla
portata allo scoperto con Merle presente. Aveva capito subito che non
l'avrebbe lasciata proseguire per la sua strada, anche se non
immaginava che sarebbe finita proprio così.
- Tu... voi... chi siete?
Era stato preso in contropiede da quella domanda, soprattutto
perchè non si era aspettato che lei trovasse il coraggio di
porgergliela.
- Un gruppo di stronzi... ecco chi siamo. E in cima, sopra a tutti,
c'è quel coglione di mio fratello.
Si era reso conto che più che una risposta, il suo era stato
un
pensare ad alta voce quello che emergeva sempre più
chiaramente
dentro di lui.
- Ora dobbiamo andare, gli altri si stanno muovendo.
Il silenzio di quella fredda notte era stato rotto dal brontolio di
alcuni motori che erano stati messi in moto, segno appunto che il
gruppo era pronto a rientrare al campo.
- Seguimi e mettiti questo, intanto.
Come prima con la bandana, anche ora gli era venuto istintivo togliersi
il giubbotto di pelle per darlo a lei, che indossava solo un
maglioncino leggero. Lei aveva atteso qualche secondo prima di
prenderlo, poi però lo aveva indossato, mentre si erano
incamminati verso il punto in cui avevano lasciato le moto.
Quando lo avevano raggiunto, Merle e gli altri erano già
stati
pronti a partire con le loro, così non c'erano stati
ulteriori
commenti da parte di nessuno sulla presenza di Beth accanto a lui.
Anche Daryl era salito a cavallo della sua, sentendosi come sempre
subito meglio, perchè le moto erano sempre stata la sua
più grande passione, tanto che nonostante il mondo fosse
andato
a puttane, lui aveva trovato lo stesso il modo di metterne insieme una
partendo dalla base di una Honda Nighthawk.
- Sali, forza.
Si era rivolto alla ragazza rimasta totalmente immobile, agghiacciata
probabilmente dal realizzare che stava succedendo davvero, sarebbe
dovuta andare con lui, senza avere alcuna certezza di quello che le
sarebbe accaduto veramente.
- Ehi, bambolina, vedi di muoverti, mi si stanno congelando le chiappe.
Era stato Merle a spronarla e lei era scattata come una molla, salendo
alle sue spalle. L'aveva sentita rigida come la pietra, sicuramente
turbata dal dover condividere un contatto così ravvicinato
con
lui.
- Beth, devi tenerti a me.
Anche lui non era stato contento di dover condividere quel contatto
così intimo, però non aveva nemmeno l'intenzione
di
liberarsi di lei sperando che si spappolasse sull'asfalto.
Non morirà
per colpa mia, nè le farò del male.
Ecco qual'era stato, alla fine, il pensiero che gli aveva permesso di
ingranare la prima, mettendosi in coda agli altri per tornare verso il
campo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Eccomi
a pubblicare il primo capitolo!
Prima di lasciarvi alla lettura, voglio ringraziare tutte per
l'accoglienza che avete riservato al prologo, perchè sul
serio, non me l'aspettavo!
Ora sono un pò in ansia e spero di non deludervi con questo
nuovo capitolo.
Se avete voglia, fatemi sapere che ne pensate (sono ben accetti
consigli e/o critiche, aiutano a migliorarsi sicuramente).
Buona giornata.
Serena
CAPITOLO 1
Il posto in cui
era stata portata doveva essere stato in passato un
piccolo campeggio ben attrezzato, dal momento che collegata ad ognuna
delle roulotte c'era stata anche una piccola casetta in legno. Ogni
piazzola era stata delimitata da uno steccato, che un tempo doveva
essere stato di un rosso acceso, come lo erano state le persiane delle
casette, ma che ora nella tenue luce dell'alba risultava più
un
rosa slavato. Nell'arrivarci lungo la strada che ne costeggiava un
lato, Beth aveva notato come tutto il perimetro fosse stato
già
delimitato da una robusta rete metallica, a cui in aggiunta erano stati
fissati dei pannelli di metallo di diverse misure, rendendo il
posto sicuro dai vaganti.
L'entrata, dove in origine probabilmente c'era stata solo una sbarra
saliscendi, ora era stata sostituita da un rozzo cancello che qualcuno
si era affrettato ad aprire non appena vi erano giunti davanti.
Per tutta la durata del viaggio, Beth non era riuscita a smettere di
pensare a cosa le sarebbe successo una volta che
fossero giunti a destinazione.
"Non ho nessuna
intenzione di scoparti, okay? Nè ora, nè mai."
Anche quella frase non se n'era andata dalla sua testa, ma
nonostante
se la fosse ripetuta più volte in cerca di una speranza, la
parte più lucida di lei l'aveva catalogata come
una bugia che quel Daryl le aveva detto forse con l'intenzione di
tenerla buona finchè non fossero giunti lì,
evitandosi magari la fatica che lei provasse a liberarsi ancora.
Dio, ti prego, restami
vicino almeno tu.
Non aveva mai nemmeno smesso di pregare, perchè
rivolgersi a Dio era qualcosa che si ricordava di aver fatto sin da
bambina, cioè sin da quando suo padre aveva iniziato a
trasmetterle la sua grande fede. Se non aveva smesso
di credere in lui, invocandolo anche quando si era ritrovato
inginocchiato accanto al
Governatore e minacciato di morte, allora non lo avrebbe fatto nemmeno
lei, cercando così la forza di andare avanti ed affrontare
anche questa ulteriore prova.
- Ehi, fratellino, vedi di
tenere alto il buon nome dei Dixon, okay?
Alla cruda realtà era stata riportata proprio dal ghigno che
si era
dipinto in faccia all'uomo che li aveva affiancati nello spiazzo
antistante all'ingresso e che aveva capito essere a capo di
quella banda di criminali.
- Fottiti, Merle.
La risposta secca di Daryl aveva strappato una smorfia ancora
più lasciva al fratello, che rivolgendo lo sguardo a lei,
l'aveva gelata dando voce al suo incubo peggiore.
- Oh, sì, ci puoi scommettere che io fotterò con
Daisy non appena metterò piede nella mia roulotte.
Perchè non c'è niente di meglio di una bella
scopata per scaricare
l'adrenalina dopo una delle nostre uscite!
Poi aveva riportato lo sguardo in quello dell'uomo seduto davanti a
lei, strizzandogli l'occhio.
- Fallo anche tu e vedrai che poi diventerà una bella
abitudine!
Senza
aspettare
una qualche ulteriore risposta da parte del fratello, aveva dato gas,
sgommando via per imboccare il vialetto subito
di fronte a loro. Davanti a quell'ultima battuta, Beth non era riuscita
a trattenere un gemito disperato, convinta che di lì a poco,
si
sarebbe trasformato in realtà ciò che aveva
temuto sin da
quando era stata trovata dai due uomini.
- Cazzo!
Il corpo a cui inevitabilmente era ancora addossata, era sobbalzato per
il pugno che Daryl
aveva sferrato con forza sul serbatoio e che di conseguenza aveva fatto
sobbalzare anche lei, spaventandola ancora di più di quanto
già non lo fosse.
- Maledetto bastardo!
Questa volta non c'era stato nessun pugno, ma lei si era ritrovata a
sobbalzare ancora, turbata dalla rabbia con cui l'uomo aveva
sputato fuori quell'ulteriore imprecazione, mentre aveva fatto
un'inversione secca con la moto.
- Apri il cancello, Scott.
Se Beth aveva creduto di sapere in che situazione si trovasse, seppure
terribile, quel cambio di direzione l'aveva gettata
in un stato di panico maggiore.
Dove mi porta adesso?
Cosa vorrà fare, liberarsi di me? E in che maniera?
Nuove domande le avevano affollato la mente e
ancora tutte senza la benchè minima risposta certa.
- Ehi, ma se sei
appena tornato...
- Apri quel cazzo di cancello!
La moto aveva fatto uno scatto in avanti, manifestando così
quella rabbia che lei sentiva tendere il corpo di Daryl proprio come se
fosse stato una corda sul punto di spezzarsi.
- Datti una calmata, bello. E poi, Merle lo sa che stai uscendo di
nuovo?
-
Merle non
è la mia balia, io faccio quel cazzo che mi pare, chiaro?
Per
cui chiudi quella cazzo di bocca e limitati ad aprire quel fottuto
cancello!
Forse era stata la frase più lunga che Beth gli aveva
sentito
pronunciare, e la minaccia che c'era stata al suo interno le aveva
fatto temere di essere sul punto di dover assistere ad un omicidio,
perchè non aveva dubbi circa il fatto che probabilmente
avrebbe infilzato quello Scott con la sua balestra se non si fosse
deciso ad aprire
il cancello come gli stava ordinando di fare.
- Mi sa che la biondina lì dietro ti ha già dato
al
cervello... comunque quando Merle ti farà il
culo per essere uscito ancora, io starò a guardare e ci
godrò pure!
Quella minaccia non aveva sortito nessun effetto, perchè non
appena si era creato lo spazio necessario per passare, la moto era
letteralmente schizzata fuori, emettendo un ruggito che era risuonato
come il boato di un tuono.
Beth era stata costretta ad aggrapparsi alla vita di Daryl,
perchè questa volta la velocità raggiunta le
aveva fatto
letteralmente schizzare il cuore in gola. Aveva dovuto praticamente
spalmarsi addosso alla sua schiena, per evitare che l'aria fredda le
sferzasse il viso e le togliesse il respiro.
Così stretta a lui, nonostante il rombare del motore e la
sua
potente vibrazione, era riuscita lo stesso a cogliere il martellare
furioso di un cuore che non era stato il suo.
Dio, ti prego, fammi
morire sul colpo, non lasciarmi in pasto ai vaganti.
Perchè era convinta che sarebbe stata quella la
fine che avrebbero fatto, mentre correvano
su quella strada che tagliava la foresta in due e che era ricoperta da
una
leggera patina di brina. Alla fine aveva chiuso gli occhi, per
non vedere più gli alberi sfrecciare accanto a loro come se
fossero stati un'unica macchia confusa.
Ad ogni più piccolo sobbalzo, aveva creduto di essere sul
punto
di impattare con il duro cemento, perciò quando avevano
iniziato a rallentare l'andatura non aveva avuto subito la forza di
riaprirli.
Quando la moto si era poi realmente fermata e spenta, aveva avuto
bisogno di un minuto, forse due, per
riprendere il controllo sul tremore che la scuoteva e accorgersi
così che era ancora avvinghiata
strettamente a Daryl.
A quanto sembrava la loro
folle corsa li aveva portati in un punto ben preciso, cioè
davanti ad un capanno isolato in mezzo al bosco.
- Puoi scendere.
Mi lascia libera.
Il pensiero le aveva attraversato la mente come un lampo.
Oppure questo
è il posto dove morirò.
Altrettanto rapidamente era stato seguito da quella che le
era
sembrata l'opzione più probabile, perciò era
rimasta
immobile anche quando con uno sbuffo
impaziente, aveva sentito l'uomo appoggiare la moto al cavalletto.
- Scendi, ragazzina. Non siamo qui perchè ho cambiato idea.
Beth non aveva avuto idea su come interpretare quel messaggio,
però il fatto che l'avesse sollecitata di nuovo a scendere
con
quel tono di voce rude, l'aveva spronata a dargli retta.
Malferma sulle gambe ancora indebolite per le troppe emozioni, era
riuscita a fare qualche passo indietro, restando ad osservare l'uomo
che aveva sfilato la balestra dal'apposito supporto montato sul
manubrio e realizzando che così come era stata messa,
all'occorrenza avrebbe potuto usarla anche mentre viaggiava.
Questo l'aveva indotta a temerlo ancora di più,
perchè aveva intuito di essere di fronte a qualcuno che
pericoloso e letale lo era stato forse anche prima che scoppiasse
quell'apocalisse, quando tutti, che lo volessero o meno, avevano dovuto
imparare ad usare un'arma per difendersi dai vaganti e dagli altri
sopravvissuti.
- Vieni, entriamo.
Le aveva fatto un breve cenno col capo di seguirlo, senza
guardarla in faccia, dandole l'impressione che non contemplasse nemmeno
l'idea che lei potesse tentare nuovamente di liberarsi, soprattutto ora
che erano rimasti loro due soli.
Sei fuggita
già una volta da un inferno, Beth, puoi farcela anche adesso.
La parte più coraggiosa di lei, quella che
esisteva davvero perchè era riuscita a scappare
già da una
situazione impossibile, sembrava essersi risvegliata nuovamente,
incitandola a fuggire come aveva già provato a fare solo
qualche
ora prima.
Brava, bella idea.
Qualche metro e ti infilzerà come un pollo allo spiedo.
Non sapeva da dove le fosse uscito un pensiero del genere,
però le
era sembrato molto più saggio rispetto al precedente,
soprattutto
perchè l'uomo non le aveva detto che era libera di
andarsene, ma
anzi le aveva detto di seguirlo all'interno del capanno.
- Non faresti molta strada, di vaganti ce ne sono anche qui intorno.
Il fatto che fosse rimasta immobile era bastato per far capire a Daryl
che direzione avessero preso i suoi pensieri, inducendolo a voltarsi
appena per lanciarle un'occhiata significativa.
"Non hai speranza qui
fuori da sola, meglio entrare con me".
Ma lei era fuggita da sola dalla prigione, dopo aver
assistito
impotente allo sgozzamento di suo padre e lasciando dietro di
sè persone a cui aveva voluto davvero bene.
Maggie, Glenn, Rick,
Carl, la
piccola Judith, Carol, Michonne... Dio, ti prego, dimmi che hai dato
anche a loro la forza di sopravvivere.
Nonostante fosse stata disperata, non aveva smesso di
camminare sino a che non era arrivata in
quella piccola cittadina, rifugiandosi in quella casa dove si era
finalmente
concessa di piangere la morte di suo padre e la perdita di tutti gli
altri.
Puoi essere
più forte di questo brutto stronzo, Beth.
La sua mente aveva prodotto quel pensiero e la sua bocca
gli aveva dato voce, rivolgendosi a Daryl con un tono più
deciso.
- Mi sono salvata da un inferno peggiore che non fossero dei vaganti in
cerca di cibo e l'ho fatto senza l'aiuto di nessuno.
Se pensava di poterlo colpire con quella che era stata la
verità, si era ricreduta nel
momento in cui lo aveva visto scuotere appena le spalle, riprendendo a
salire per i gradini della piccola veranda.
- Ti è andata bene, ma non sfiderei la sorte un'altra
volta, ragazzina.
Beth era stata attraversata da un fremito, un senso di ribellione che
l'aveva incitata a fuggire via, fregandosene di ciò che
sarebbe
venuto dopo, solo che la parte più lucida di lei, le aveva
ricordato che
fuggendo dalla prigione aveva avuto con sè almeno il suo
coltello, quello che era rimasto sotto il cuscino quando era stata
sorpresa nel sonno.
Senza nemmeno un'arma, stremata e infreddolita come si sentiva ora,
aveva dovuto riconoscere che di strada ne avrebbe fatta forse davvero
poca se avesse incontrato più di un vagante.
Però meglio
provare che diventare una vittima certa.
I suoi piedi avevano fatto appena qualche passo
indietro, spinti da quel pensiero, quando
un rumore inconfondibile alle sue spalle l'aveva bloccata. Un secondo dopo aveva sentito due sibili , a breve distanza l'uno dall'altra, quasi sfiorarla. Spostando lo sguardo sulla veranda, aveva
visto Daryl abbassare la balestra e rivolgerle un'altra occhiata
significativa.
"Falla finita e vieni
dentro".
Aveva avuto la sensazione certa che la
pazienza dell'uomo stesse raggiungendo il limite, e sapendo bene chi si
trovava di fronte, aveva capito che sarebbe stato meglio
abbandonare l'idea della fuga.
Quando aveva messo piede dentro al capanno, era stata investita da
una serie di odori uno peggio dell'altro: muffa, sporcizia e
decomposizione. Aveva dovuto reprimere un conato, mentre Daryl le aveva
richiuso la porta alle spalle, sprangandola con un asse che doveva
essere stata messa lì di recente.
- Puoi sederti lì, se vuoi.
Le aveva indicato una grossa poltrona che sembrava cadere a pezzi,
mentre lui si era diretto verso il tavolo, dandole le spalle e
coprendole la visuale di quello che stava facendo.
Lo sguardo era tornato alla poltrona e di botto tutto lo stress
accumulato in quelle ore si era trasformato in una stanchezza che
gliel'aveva fatta apparire invitante. Ci si era quasi lasciata cadere
sopra, rannicchiando le gambe e mettendosi di traverso, per appoggiare
meglio la testa. Così facendo era riuscita a vedere cosa
stesse
facendo Daryl: stava bevendo qualcosa da un
barattolo di vetro. Nonostante il liquido fosse stato trasparente, non
aveva avuto nessun dubbio sul fatto che potesse trattarsi di semplice
acqua, perciò le era stato inevitabile pensare che presto
avrebbe avuto a che fare non soltanto con un uomo pericoloso, ma per di
più ubriaco. Una combinazione che non le avrebbe lasciato
scampo.
- Smettila di fissarmi.
La voce roca di Daryl l'aveva sorpresa e spaventata, ma non abbastanza
da distogliere lo sguardo.
- Cosa... cosa stai bevendo?
La sua domanda era stata ignorata, come anche la sua presenza, dal
momento che lo aveva visto prendere un'altra lunga sorsata, prima di
afferrare delle freccette che aveva preso a tirare su un bersaglio
appeso dall'altra parte della stanza.
Il freddo, mischiato con l'umidità della foresta,
si era
fatto più penetrante e lei si era detta che forse l'uomo
stava
usando l'alcol come sistema per riscaldarsi, dal momento che aveva
avuto addosso solo una t-shirt a maniche lunghe ed un gilet di pelle.
Il suo giubbotto ce
l'hai addosso tu. Senza, forse saresti già morta congelata a
quest'ora.
Le aveva dato anche una bandana per pulirsi dopo che aveva
rimesso, un gesto che solo ora le era tornato in mente. Osservandolo
riprendere le freccette, per poi tornare al punto di prima e
rilanciarle con precisione, si era chiesta come avrebbe dovuto
interpretare quei due gesti da parte di uno che appariva evidente non
fosse una brava persona.
"Non ti
scoperò, okay? Nè ora, nè mai".
Quello che Beth aveva capito bene, invece, era stato che
quel
pazzo di suo fratello, Merle, gli aveva praticamente ordinato di fare
il contrario.
"Preferirei darti in
pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei veramente frocio".
Quando glielo aveva detto al fratello, aveva avuto uno
sguardo che non le aveva fatto dubitare che lo pensasse veramente.
- Sei gay?
Daryl si era girato di
scatto, rivolgendole un'occhiata che l'aveva praticamente inchiodata
alla poltrona tanto era stata affilata.
Oddio, gliel'ho chiesto
veramente!
- Scusa... io non... bè... io...
Il suo balbettare aveva fatto incupire ancora di più lo
sguardo
dell'uomo, reso già glaciale dall'azzurro intenso delle sue
iridi.
- Non ti ho portata qui perchè volevo fare conversazione.
Siamo qui perchè ho bisogno di pensare.
Glielo aveva detto quasi ringhiando e lei, d'istinto, si era
rannicchiata ancora di più.
- Quindi pensa, piangi, prega, dormi... fai una di queste cose, ma
falla stando in silenzio, okay?
Aveva scagliato con forza l'ultima freccetta che aveva in mano,
centrando in pieno il bersaglio, per poi bere ancora e subito dopo
scagliare il barattolo vuoto contro la parete.
Il rumore dei vetri infranti le aveva quasi seccato la bocca, impaurita
davanti a quell'ennesimo scatto di rabbia che non aveva saputo se
attribuire alla sua presenza o alla sua domanda.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
Si era aggirato per la stanza come un leone in gabbia, calciando ogni
cosa che era stata sulla sua traiettoria. Tutto quel baccano avrebbe
attirato sicuramente qualsiasi vagante fosse stato nei paraggi e si era
dovuta mordere la lingua per non esternare quella sua paura ad alta
voce. Era certa che lui l'avrebbe preso come un controbattere alla sua
richiesta di fare silenzio.
- Smettila anche di fissarmi, ragazzina.
Il suo sguardo era tornato a puntarla, facendole il medesimo effetto:
sembravano lame affilate pronte ad inchiodarla. Così aveva
chiuso gli occhi, incitandosi da sola a non riaprirli per non provocare
ulteriormente Daryl, ma nel contempo promettendosi di rimanere con le
orecchie bene aperte per captare eventuali pericoli intorno a lei.
Solo che non aveva messo in conto che una volta privata della vista, la
stanchezza si sarebbe fatta sentire in maniera ancora più
massiccia, tanto che non era passato molto tempo prima di rendersi
conto che aveva perso la sua battaglia con il sonno, scivolando in uno
stato di incoscienza.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Quando la rabbia di Daryl si era finalmente acquietata, si era lasciato
cadere su di una sedia, esausto come se avesse corso per miglia intere.
La cosa fottutamente snervante era stata che non era riuscito a
prendere nessuna decisione, se non quella che sarebbe tornato al campo
con la ragazza, il che voleva dire che in realtà una mezza
decisione l'aveva presa, dopotutto.
Non posso piantare in
asso Merle, non prima di averci almeno provato a fargli cambiare idea.
Quello che lo tormentava, era l'essere consapevole che le
cose
non sarebbero più potute tornare come prima tra loro,
perchè lui aveva iniziato a sviluppare un cambiamento di cui
solo ora iniziava a prenderne coscienza.
Le scorribande con suo fratello erano state il loro stile di vita anche
prima dei vaganti, ma adesso erano diventate qualcosa di diverso,
assumendo a volte
l'entità di violenze gratuite e a cui lui non voleva
più a partecipare.
Lo sguardo gli era inevitabilmente scivolato sulla ragazzina che si era
addormentata sulla poltrona, rannicchiata in una posizione chiaramente
difensiva.
Pensare
che Merle gli avesse imposto di scoparla anche contro la sua
volontà, pur di mettere a tacere un
branco di fottuti stronzi, gli procurava la nausea.
Cosa sei diventato,
Merle?
Lui non era mai stato uno che aveva cazzeggiato in assurde
paranoie da boyscout, tipo rispettare le regole ad ogni costo e aiutare
le vecchiette
ad attraversare la strada... però non era mai stato nemmeno
un
assassino per il solo gusto di esserlo.
Quelli che aveva ammazzato da quando il mondo era andato a puttane,
avevano cercato per primi di fottere lui o suo fratello.
Però lo stesso non poteva dire degli altri o di Merle stesso.
Anche la tipa che adesso stava insieme a lui, all'inizio lo aveva
seguito perchè non le era rimasta molta scelta, dal momento
che
le aveva ammazzato il marito sotto gli occhi, colpevole solo di aver
tentato di rubargli la moto per scappare da una mandria di vaganti.
Era stata la prima, di una serie di volte, in cui lui aveva dovuto far
finta di non aver visto, tirando dritto per la strada che Merle stava
continuando
a tracciare per entrambi come aveva sempre fatto sin da quando erano
bambini.
Però nelle ultime settimane qualcosa era successo nella sua
testa e pensieri sempre più insistenti avevano preso a
martellarlo, lasciandolo sempre più incerto e furioso.
Dopo quasi due barattoli di distillato e un buon numero di buchi sul
muro lasciati dalle freccette che aveva scagliato come fossero stati
colpi della sua balestra, aveva dovuto ammettere con se stesso che lo
sguardo terrorizzato di quella ragazzina era stata la classica goccia
che aveva fatto traboccare il vaso.
Non avrebbe più potuto fingere che le cose non fossero
cambiate: suo
fratello stava andando fuori di testa nel vero senso della parola.
Il motivo
per cui stesse succedendo non lo sapeva esattamente, ma lui doveva
almeno provarci a farlo ragionare, prima di separare
le loro strade se avesse capito che non c'era speranza di invertire la
rotta che aveva preso Merle.
In
lotta con sè stesso, aveva visto trascorrere le prime ore
del mattino e poi anche quelle del primo pomeriggio, poi Beth aveva
riaperto gli occhi, guardandosi intorno prima
spaesata, poi sempre più consapevole di dove si trovasse e
soprattutto con chi.
A
quel punto, il suo sguardo si era posato su di lui, probabilmente in
cerca di un segnale che le potesse indicare il suo stato d'animo, dal
momento che si ricordava benissimo di averla invitata a starsene zitta,
prima di
iniziare a prendere a calci tutto quello che gli era capitato a tiro.
Okay, non sono un
fottuto bastardo, però non sono nemmeno un boyscout.
Questo per lui voleva dire che non avrebbe fatto lo sforzo
anche di
dosare le parole o i gesti con lei, mentre cercava di salvarla dal
branco di
cani che se la sarebbe contesa come un osso se non l'avesse tenuta con
sè come voleva Merle.
- Hai fame?
Forse la voce gli era uscita un pò impastata, ma lei aveva
avuto
l'accortezza di non dire nulla, limitandosi a comunicargli con lo
sguardo che pensava fosse ubriaco perso.
- Ho più sete.
Se non fosse stato per la cautela che le vedeva negli occhi, avrebbe
potuto pensare che lo stesse provocando, ma non stando così
le
cose, si era alzato per andare a recuperare uno dei barattoli in cui
aveva messo dell'acqua.
- E' acqua.
Nel momento stesso in cui le si era avvicinato, lei aveva scosso la
testa, certa che le stesse proponendo dell'alcol.
- Non è quello che hai bevuto tu.
Dopotutto non era riuscita a tenere a freno la lingua, anche se l'aveva
vista subito dopo sbiancare alla sola idea di averglielo detto.
- No, infatti.
Capire che si era aspettata una reazione ben più violenta da
lui, lo aveva spinto a ficcargli il barattolo in mano, allontanandosi
per andare a staccare le freccette dal muro così da tenersi
occupato e non doverla guardare.
Quegli occhi mi fanno
male.
Da dove cazzo usciva un pensiero del genere non lo sapeva,
quello che sapeva era che sentiva una roba del genere ogni volta che li
incrociava. Eppure non era la prima volta che aveva a che fare con una
femmina dopo l'apocalisse, anche se mai nella situazione che si era
venuta a creare tra di loro.
- Grazie.
Anche la voce lo infastidiva per certi versi, perchè
sembrava
rispecchiare quell'innocenza che traboccava dal suo sguardo.
Cazzo, se penso ste
robe, devo aver bevuto troppo sul serio.
E se doveva tornare al campo, invece, aveva bisogno di
essere lucido e con i riflessi pronti.
- Quanto ho dormito?
Lui aveva scrollato le spalle, lanciando una freccetta e facendo
centro. La mira non gli era mai mancata, nemmeno da ragazzino quando
aveva preso in mano per la prima volta arco e frecce.
- Non ha importanza.
Con la coda dell'occhio l'aveva osservata posare a terra il barattolo,
mentre lentamente si era rimessa a sedere, allungando le gambe
probabilmente intorpidite.
- Tra un pò andiamo a caccia.
Aveva bisogno di mettere qualcosa nello stomaco per smaltire l'alcol
che aveva ingerito, e poi dopotutto, non avrebbe fatto male nemmeno a
lei mettere qualcosa sotto ai denti.
- A caccia?
La domanda era giunta incerta, come se davvero non avesse saputo che
risposta aspettarsi da lui.
- Scoiattoli, serpenti... magari un coniglio. Niente uomini, la carne
rimane troppo dura anche se la cuoci bene.
Non era riuscito a trattenersi dal fare dell'ironia alla sua maniera e
sicuramente non colta per quello che era, dal momento che lei era
paurosamente sbiancata.
- Scherzavo, Beth.
Non sapeva che cosa l'avesse turbata di più, se la parola
"scherzo" pronunciata in un momento del genere, o il fatto che l'avesse
chiamata per nome. Propendeva più per la seconda,
perchè
probabilmente accorciava le distanze tra di loro.
Giusto per tenersi occupato, aveva tirato ancora un paio di freccette,
andando a qualche millimetro dal centro con entrambe.
- Usi solo la balestra come arma?
Un'altra domanda personale, ben diversa dalla prima, però.
"Sei gay?"
Cazzo, quella l'aveva davvero gelato, e subito dopo fatto infuriare,
senza che nemmeno lui sapesse bene il perchè. Era legittimo
che
l'avesse pensato no? Se era in quella situazione era proprio
perchè altri non dovevano pensarlo di lui.
- Sì, è la mia unica arma. Ma questo non fa di me
un indiano, rimango comunque un cowboy.
Era
rimasto stupito lui per primo su come avesse dato quella risposta,
nascondendone un'altra tra le righe: non voglio scoparti, ma questo non
fa di me un gay, rimango un etero convinto.
Bravo, Merle sarebbe
fiero di te, adesso!
Si era dato del coglione da solo per aver pensato quella
battuta infelice, che non faceva altro che rimestare nel senso di colpa
che nutriva per il fatto di voler prendere le distanze da suo fratello.
- Cosa... cosa succederà adesso?
Si era voltato verso di lei, senza avere la minima idea di cosa dirle,
perchè nemmeno lui aveva certezza di quello che sarebbe
successo
una volta rientrati al campo.
O almeno, non sapeva ancora se Merle avrebbe creduto alla balla che gli
avrebbe rifilato sul fatto che la prima scopata con lei aveva voluto
farsela in santa pace, senza nessuno a gironzolare intorno alla sua
roulotte per assistere gratis a quello che avrebbero considerato meglio
di un porno.
- Io caccerò e tu cercherai di venirmi dietro facendo meno
rumore possibile.
Ogni
volta gli rimescolava lo stomaco vederla così indifesa ed
impaurita davanti alle sue decisioni, però cercava di
vincere la sensazione dicendosi che così facendo le avrebbe
garantito una maggiore protezione, che non lasciarla libera.
- Non... non posso garantire
che ci riuscirò ad essere silenziosa come vuoi.
Lui aveva intanto recuperato la balestra appesa al gancio vicino alla
porta e quando si era girato, l'aveva trovata già pronta per
andare.
- Sarà sufficiente che ci provi.
Per tagliare corto e non dover subire altre domande, si era affrettato
a rimuovere l'asse
e aveva spalancato la porta, puntando subito la balestra contro
eventuali brutte
sorprese appostate subito fuori.
Non essendoci stato nessuno aveva fatto cenno a Beth di seguirlo,
apprezzando il fatto che questa volta si fosse mossa subito,
dimostrando che forse al momento aveva accantonato l'idea di
svignarsela.
Anche se era stato cosciente che non avrebbe potuto contare sul fatto
che non ci avrebbe più riprovato, dal momento che lei si
vedeva come una
sua prigioniera a tutti gli effetti.
Punti di vista
differenti.
Aveva liquidato la questione così per il fatto che la stava
costringendo a stare con lui contro la sua volontà,
spronandosi poi a concentrarsi su una cosa soltanto: trovare del cibo
da mettere sotto i denti.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Davanti di qualche passo, Daryl le aveva fatto cenno con la mano di
fermarsi e lei era rimasta immobile a guardarlo puntare la balestra
verso qualcosa che le sfuggiva completamente.
Così la sua attenzione si era appuntata sull'uomo che aveva
assunto la stessa posa che gli aveva visto prendere quando aveva ucciso
i due vaganti fuori dal capanno.
Anche allora aveva sollevato e puntato la balestra con
rapidità
e sicurezza, sparando con una precisione che si era rivelata micidiale.
Solo che quelli erano stati vaganti, quindi dopotutto dei bersagli
relativamente grandi e lenti.
Così
si era ritrovata a trattenere il fiato, sino a quando non aveva sentito
il sibilo della freccia che aveva preso il volo, seguendone la
traiettoria, che l'aveva portata a vederla conficcarsi molti metri
più avanti nel tronco massiccio di un albero.
Ha centrato uno scoiattolo!
Per un attimo aveva immaginato quell'arma puntata su di sè
ed un
brivido le era corso lungo la schiena, rendendo la sensazione ancora
più vivida di come sarebbe stato facile per lui colpirla con
precisione mortale.
Poi era stata distolta dallo stesso Daryl, che le aveva fatto segno di
avanzare con lui per andare a recuperare l'animaletto. Tanto era stato
loquace suo fratello con lei, tanto lui
sembrava voler ridurre al minimo ogni loro conversazione. Anche prima,
al suo risveglio, le aveva dato delle risposte ridotte ai minimi
termini, e ancora prima le aveva praticamente ordinato di stare in
silenzio.
Forse, dopotutto era meglio così, anche se una parte di lei
era
convinta che solo parlando con lui sarebbe riuscita a strappargli
qualche
informazione più utile, come per esempio sapere che cosa le
sarebbe accaduto.
-
Un altro paio e possiamo accontentarci per il momento. Poi, stasera, al
campo ho delle scatolette che possiamo scaldare.
Ecco che era stata accontentata nella sua domanda, solo che la cosa le
aveva procurato un'ondata di nausea.
Dio, allora torneremo in
quel posto...
E perchè non sarebbe dovuto succedere? Cosa
glielo aveva fatto pensare?
- Se siamo fortunati forse c'è una tana qui vicino. Tieni,
porta questo.
Le aveva teso lo scoiattolo per la coda, dopo averlo liberato dalla
freccia e a lei non era rimasta altra scelta che prenderlo. Era la
prima volta che ne toccava uno, e non avrebbe voluto che fosse da
morto.
Ho più
rispetto io per questo animaletto, che non quel Merle per me.
Non aveva potuto fare a meno di pensarlo, dal momento che
l'aveva gettata tra le braccia del fratello come se fosse stata anche
lei un animale e non una persona.
E Daryl? Che cosa stava facendo con lei? Stava giocando come il gatto
con il topo? Stava solo prolungando la sua agonia? O c'era una minima
speranza che le avesse detto la verità?
"Non ho nessuna
intenzione di
scoparti, okay? Nè adesso, nè mai. Solo non ti
posso
lasciare andare sino a che non troverò una soluzione per
tutto
questo casino."
- Fermati.
Presa da quei pensieri, sarebbe andata a sbattere contro di lui se non
l'avesse fermata stendendo il braccio dietro di sè. Doveva
aver
visto una nuova preda, perchè aveva puntato la balestra,
rimanendo perfettamente immobile.
Se dovessi fuggire ora,
la punterebbe anche contro di me senza pensarci su due volte?
Quella domanda era ritornata a tormentarla, risvegliando
la Beth
coraggiosa che era stata capace di essere quando ne aveva avuto
veramente bisogno.
- Merda!
L'imprecazione era stata sussurrata appena, e subito dopo era risuonato
un nuovo sibilo, questa volta seguito da un verso soddisfatto. Il primo
colpo era andato a vuoto, ma il secondo non aveva fallito: inchiodato
ad un albero c'era un altro scoiattolo.
Forse era stata quella reazione soddisfatta di Daryl davanti ad un
altro centro, o forse era stato un attimo in cui il coraggio aveva
preso del tutto il sopravvento sul panico, comunque fosse andata, Beth
aveva fatto dietrofont per iniziare a correre nella direzione opposta a
quella presa da Daryl per andare a recuperare la sua preda.
Si era ritrovata a correre più veloce che poteva, stando
solo
attenta ad evitare rami o altri ostacoli che potessero rallentarla o
farla cadere.
Non sono una vittima,
posso essere coraggiosa come Maggie, o Carol, o Michonne.
Era quello che si era ripetuta mille volte anche durante
la fuga
dalla prigione, quello che l'aveva fatta continuare a correre anche
quando le
gambe le erano bruciate per lo sforzo, ed era quello che si stava
ripetendo anche adesso.
Solo che allora ad inseguirla c'erano stati solo dei vaganti goffi e
lenti, che per quanti fossero stati, non avevano potuto fare
più
di tanto. Questa volta si era trattato di scappare da qualcuno che le
aveva già dimostrato di essere veloce ed agile quanto lei,
oltre
che motivato quasi o forse anche più di lei.
Perciò era stato con un crescente senso di angoscia che
aveva
percepito la presenza di Daryl non solo starle alle calcagna, ma
guadagnare terreno, sino a sentirne il respiro affrettato dietro di
sè.
Posso essere come
Maggie, lo posso affrontare e sconfiggere!
Sì, ma con cosa dal momento che lei era
disarmata?
Un bastone... o una
pietra!
Aveva cercato di pensare rapidamente, trovando una
soluzione che
aveva messo in pratica raccogliendo un grosso bastone che sperava
sarebbe stato abbastanza resistente.
A quel punto, abbandonandosi all'istinto, aveva compiuto un mezzo giro
su stessa, sfruttando lo slancio della corsa per far roteare il bastone
come aveva visto fare una volta a Michonne, mentre brandiva la
sua katana.
E se soltanto Daryl fosse stato più vicino di qualche
centimetro
lo avrebbe colpito duramente, anzichè prenderlo appena di
striscio sul braccio sinistro. Questo gli aveva permesso di reagire
prontamente, afferrando con la mano destra la punta del bastone e
tirandolo verso di sè tanto da ottenere che lei perdesse la
presa dalla sua parte. Così si era ritrovata disarmata e
senza
più fiato, oltre che di nuovo nella stessa condizione di
prigioniera.
- Cristo... quanto... corri... veloce... ragazzina.
Anche Daryl si era ritrovato senza fiato, tanto che dopo aver lanciato
lontano il bastone, si era chinato appoggiandosi con le mani sulle
ginocchia.
Se era stato furioso con lei per quel tentativo di fuga, forse ancora
non aveva avuto abbastanza forze per dimostrarglielo.
- Non... abbastanza...
Era riuscita giusto a tirare fuori il fiato per quelle due parole,
perchè nonostante la paura, era grande anche l'amarezza di
non
essere riuscita nella sua impresa.
- E il ... bastone... eri troppo... sbilanciata...
Mi sta dando dei
consigli?
Forse la mancanza di ossigeno le aveva fatto sembrare che
così fosse, o forse si stava divertendo a prenderla in giro,
anche se il suo umorismo le sembrava ancora una volta grottesco e
crudele.
Intanto
si era rialzato proprio per controllarsi il braccio, dove la manica
appena strappata, aveva mostrato anche a lei di avergli fatto solo un
semplice graffio.
- Beth... non devi... più scappare... okay?
Come poteva dirle una cosa del genere convinto che fosse giusta! E
forse doveva averglielo letto in faccia, perchè spostando la
balestra nella mano sinistra, con la destra l'aveva agguantata per un
polso come aveva già fatto solo la sera prima, anche se a
lei
sembrava fosse invece passato un secolo.
- Così... ti metti... solo... in pericolo.
Le
era sembrato che si divertisse ancora una volta a fare quella sua
ironia distorta, la
stessa con cui le aveva detto che la carne umana risultava troppo dura,
o che lui rimaneva un cowboy anche se tirava frecce come un indiano.
Nonostante fossero stati ancora tutte e due senza fiato, lui aveva
comunque avuto un passo molto più spedito di lei, tanto che
si era ritrovata ad essere quasi trascinata.
-
Non più... di quanto... lo sia... già con te.
Questa volta era andata davvero a sbattere contro di lui, che si era
fermato e girato verso di lei. Così per guardarlo negli
occhi
era stata costretta a sollevare il viso, dal momento che la differenza
di altezza tra loro era stata notevole.
- Cazzo! Vuoi... ficcarti in ... testa che ...non ti farò...
del male!
Nonostante il fiato spezzato, la rabbia si era fatta sentire anche nel
suo tono di voce, oltre che comparire nell'occhiata penetrante che le
aveva rivolto.
- Ma se per evitarti... di ammazzarti da sola... ti devo... strapazzare
un
pò... bè, allora... sappi che lo...
farò.
E a sottolineare quella che per lei era stata un'ulteriore minaccia,
aveva ripreso a trascinarla dietro di sè, dando subito un
senso molto chiaro
a quello che aveva definito "strapazzarla un pò".
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Ciao, sono davvero curiosa di
sapere quale sarà la vostra opinione dopo aver letto il
capitolo, per cui spero che vorrete farmela sapere.
Buona lettura.
Serena
CAPITOLO 2
Per la seconda
volta, in quella lunga giornata, Beth si era ritrovata a varcare la
soglia di quella che riteneva sarebbe stata la sua futura prigione. Il
paradosso di quella situazione l'aveva portata a sorridere amaramente:
sino ad una settimana prima aveva abitato in una vera prigione, ma
l'aveva comunque considerata casa sua tanto quanto lo era stata la
fattoria
di famiglia.
Mentre aveva notato che l'uomo al cancello non era stato più
lo
stesso di
quando erano usciti, qualcuno aveva richiamato l'attenzione di Daryl
fischiando forte. Si era voltata anche lei nella direzione di quel
suono e ciò che aveva visto le aveva fatto annodare lo
stomaco
al pari di un pugno stretto con forza.
- 'Fanculo!
L'imprecazione di Daryl aveva scatenato nei due uomini delle risate
soddisfatte, mentre ancora avevano mimato entrambi lo stesso,
inequivocabile, gesto osceno. Uno dei due le aveva persino rivolto un
sorriso che era stato la copia identica di quello lascivo che aveva
avuto anche Merle quando aveva detto al fratello di prendere esempio da
lui su cosa fare appena avesse messo piede nella sua roulotte.
"Cazzo, vuoi ficcarti in
testa che non ti farò del male?"
Quella frase che le aveva detto Daryl, guardandola dritta
negli
occhi qualche ora prima, era stata probabilmente la versione meno
brutale di "non ti
scoperò, okay? nè ora, nè mai", ma
per lei era risultata comunque priva di valore e di verità,
dal
momento che di fatto si trovava lì con lui contro la sua
volontà.
- Siamo arrivati.
Nel frattempo, avevano percorso un vialetto che li aveva portati
davanti ad una casetta uguale identica alle altre che avevano superato,
solo un pochino più piccola e con le persiane sprangate da
alcune assi di legno inchiodate. Senza avere altra scelta, era scesa
dalla moto e atteso che lui facesse lo stesso.
- Hai bisogno del bagno?
La prima volta che glielo aveva chiesto era stato prima di lasciare il
capanno per andare a caccia, e lei si era sentita morire nel realizzare
che avrebbe dovuto inevitabilmente rapportarsi con lui per tutta una
serie di cose che prevedevano una grande confidenza, come lo era
appunto anche il fargli sapere se aveva bisogno o meno di andare in
bagno.
- Sì.
Si era dovuta imporre di rispondergli con la verità,
perchè in realtà
avrebbe preferito di gran lunga mentire e risparmiarsi nuovamente
l'imbarazzo di condividere con lui le sue necessità
più
intime, ma avrebbe ottenuto l'unico risultato di procrastinare un
momento che poi avrebbe dovuto affrontare lo stesso.
- Okay, ti faccio vedere.
Anzichè entrare nella casetta, ci aveva girato intorno,
portandola in uno spiazzo oltre un altro vialetto, dove le aveva
mostrato due di quei cubicoli di plastica che fungevano da bagni
chimici.
- Quello rosso è per voi femmine.
Nonostante il tono con cui glielo aveva comunicato fosse stato rude
come sempre, qualcosa nel modo di fare, l'aveva indotta a credere che
anche lui fosse stato a disagio in quel momento.
- Quante siamo?
- Quattro.
Un brivido le era corso lungo la schiena, non di freddo ma di orrore
all'idea che c'erano altre tre vittime come lei, di cui una nelle mani
di quel pazzo di Merle.
- E... gli altri?
Quella domanda le era uscita spontanea, perchè era stata
veloce
a realizzare che c'erano stati almeno altri sei uomini oltre a lui e
suo fratello in quel posto, e tutti avevano avuto un atteggiamento che
non le aveva lasciato alcun dubbio sul fatto che avessero avuto in
mente di fare una cosa soltanto con lei se ne avessero avuto la
possibilità.
- E gli altri cosa?
Le era sembrato che lui avesse capito benissimo la domanda, ma che
avesse preferito fingere, forse per evitare di dover
approfondire la questione.
- Hai capito benissimo.
Non sapeva da dove le fosse venuto il coraggio di ribattere in quella
maniera decisa, ma se si era aspettata di poter aumentare il disagio di
Daryl, si era dovuta subito ricredere davanti
all'espressione cupa che gli aveva indurito ancora di più i
lineamenti.
- Ragazzina, fai domande di
cui non credo tu voglia sapere davvero la risposta.
Sì, era vero, non lo voleva sapere veramente,
perchè le avrebbe fornito
solo maggiori dettagli su qualcosa che la sua mente aveva
già elaborato in maniera più che sufficiente.
- Adesso muoviti ad andare, io ti aspetto qui.
Nel dirlo si era appoggiato alla parte di steccato ancora in piedi che
aveva circondato la casetta più vicino a loro, incrociando
le
braccia al petto e spostando lo sguardo altrove, come a
sottolineare che quella conversazione per lui era finita lì.
Dal momento che il bisogno di fare pipì era stato
impellente,
non aveva avuto davvero altra scelta che entrare in quel bagno,
ringraziando subito Dio per averlo trovato in condizioni
abbastanza decenti, tanto che c'era stato persino il lusso di un rotolo
di carta
igienica mezzo consumato.
Conoscerò le
altre ragazze? Potrei trovare delle alleate con cui provare a fuggire?
Aveva pensato alle altre in termini di ragazze giovani come lei, ma in
effetti sarebbero potute essere anche molto più grandi.
Allora
le era stato inevitabile pensare a come sarebbero potute andare le cose
se al posto suo, in quella casa, avessero sorpreso Carol oppure
Michonne, due donne che avevano dimostrato di poter essere molto
più pericolose e determinate di tanti uomini.
Ma sei coraggiosa e
forte anche tu,
Beth, perciò piantala di piangerti addosso e affronta la
situazione proprio
come lo avrebbero fatto loro!
Si era rimproverata aspramente da sola, nel momento in cui
aveva
realizzato che i suoi pensieri avevano preso una direzione che
l'avrebbero portata solo a sentirsi più impotente e vittima
di
quanto non lo fosse già.
Ce la puoi fare, Beth.
Ora prendi un
bel respiro e poi esci da qui, pronta a combattere con tutte le tue
forze.
E con quell'incoraggiamento rivolto a se stessa, aveva abbandonato
quello che, per qualche minuto soltanto, si era concessa di
considerarlo un rifugio
sicuro.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quando la lampada a gas aveva
illuminato al meglio l'ambiente ristretto
della casetta, Daryl aveva colto chiaramente lo sguardo di Beth posarsi
subito sul letto su cui giaceva aperto il sacco a pelo che era solito
usare
come coperta.
Così mentre lui era andato ad accendere la stufetta, anche
quella alimentata
a gas, posizionata vicino alla piccola credenza su cui erano montati i
fuochi per cucinare, lei era rimasta vicino alla porta, rigida e
guardinga.
- Tra pochissimo avremo visite.
Nel tempo che era stato ad aspettarla fuori dal bagno, aveva riflettuto
sul fatto se
avvisarla o meno che Merle sarebbe piombato lì sicuramente
incazzato nero, decidendo alla fine che l'effetto sorpresa non
l'avrebbe aiutata a gestire al meglio la situazione, mentre lui aveva
invece bisogno che collaborasse.
- Arriverà Merle.
Solo sentir pronunciare il nome di suo fratello l'aveva fatta
irrigidire ancora di più, confermandogli che sarebbe stato
meglio istruirla su di un paio di cose fondamentali.
- Tu dovrai fare solo due cose, tra l'altro semplicissime da mettere in
pratica.
Si era rialzato e voltato verso di lei, rimanendo però a
debita
distanza per non invadere più di tanto il suo spazio
personale.
- Sederti in un angolino e tenere la bocca cucita.
Meno avesse attirato l'attenzione su di sè, più
lui sarebbe riuscito a liquidare in fretta Merle.
- Credi di potercela fare?
Peccato che non aveva avuto nemmeno il tempo di rispondergli un
sì, perchè uno scricchiolio inconfondibile lo
aveva avvisato del fatto che qualcuno stava già percorrendo
il
vialetto a passo veloce.
Dover prendere delle decisioni rapide non era mai stato un problema per
lui, o almeno sino a quando non avevano riguardato quella ragazza in
particolare, dal momento che sembrava inibire la sua
capacità di rimanere freddo e lucido.
- Daryl, brutto cazzone, apri subito questa porta o te la sfondo!
Detto fatto: Merle aveva battuto così forte sulla
porta da far tremare l'intera parete e ottenendo, ovviamente, di
far schizzare dalla parte opposta la ragazzina che vi si era appoggiata
contro.
A quel punto lui aveva avuto solo il tempo di andarle vicino e senza
tante cerimonie prenderla per un braccio, spingendola praticamente sul
letto. Lei era stata quasi una molla nel tentare di rialzarsi, ma il
dito che le aveva puntato contro accompagnato da un minaccioso "resta
lì, zitta e buona!", le aveva forse fatto comprendere che
sarebbe stato meglio dargli retta.
- Daryl, sono veramente incazzato!
Un altro colpo aveva fatto tremare l'intelaiatura della porta e non
aveva avuto dubbi che il successivo l'avrebbe buttata giù
come
niente.
- Cristo Santo, Merle, ma sei proprio un gran rompicoglioni.
Quando aveva spalancato la porta si era trovato faccia a faccia con gli
occhi iniettati di sangue di suo fratello, comprendendo subito che
doveva essersi calato qualche merda che era riuscito a recuperare in
giro durante uno dei loro giri.
- E tu un figlio di puttana che si merita una punizione, fratellino.
Daryl lo aveva visto arrivare il pugno, ma non era stato abbastanza
svelto da evitarlo del tutto, arrivando ad essere colpito di striscio
sul mento. Merle aveva caricato un nuovo colpo, ma questa volta lui era
stato pronto non solo a pararlo ma anche a restituirlo, mandando suo
fratello a sbattere contro la parete.
Con la coda dell'occhio aveva fatto in tempo a vedere come Beth si
fosse rifugiata nell'angolo estremo del letto, abbracciandosi le
ginocchia e incassando la testa tra le spalle, quasi sicuramente nella
speranza di poter davvero scomparire.
- Hai finito di fare lo stronzo, o ne vuoi ancora?
Merle era rimasto appoggiato alla parete, il pugno contratto e l'uncino
sollevato, però la sua espressione non era stata
più
così furiosa rispetto a quando si era presentato.
- Dipende.
Mettersi le mani addosso era qualcosa che avevano fatto sempre,
perchè fondamentalmente era stato il loro canale di
comunicazione migliore, quello più rapido e certo per
risolvere
ogni questione. Ma se in passato, da ragazzo, era quasi sempre stato
lui a soccombere durante le loro risse, da quando era diventato un uomo
spesso era stato lui ad avere la meglio su suo fratello.
- Raccontami qualcosa di bello, e io chiuderò un occhio per
il fatto che proprio mio
fratello è il primo a farsi i cazzi suoi senza
il mio permesso.
Mentre lo aveva detto, erano successe due cose: la prima era che il suo
sguardo si era appuntato sulla ragazzina e la seconda che aveva
scatenato il suo senso di colpa sottolineando quel "mio fratello" per
attribuirgli il giusto peso.
- Permesso, un cazzo. Forse ti sei dimenticato che non ho
più dieci anni, coglione.
Dal modo sguaiato in cui era scoppiato a ridere alla sua risposta ,
Daryl aveva capito che doveva avergli preso bene, dopotutto, lo sballo
che si era procurato. Così si era permesso di rilassarsi
anche
lui, afferrando il pacchetto di sigarette sul tavolo per accendersene
una e poi offrirne anche a lui.
- Sì, fratellino, me ne sono accorto che non hai
più
dieci anni... e spero che se ne sia accorta anche la bella bambolina.
Attraverso il fumo che gli aveva soffiato in faccia, lo aveva visto
attendere una sua risposta, pronto a valutarla con la conoscenza
approfondita che aveva di lui.
Cazzo, è
davvero mio fratello, mi conosce meglio di chiunque altro a questo
mondo.
- Se tu sei un pervertito del cazzo, io non lo sono, okay?
Aveva sostenuto lo sguardo di Merle senza battere ciglio, quando in
realtà dentro di lui non si sentiva così sicuro
come
voleva fargli credere.
- Non mi andava di essere l'attore protagonista di un qualche filmino
porno su cui gli altri avrebbero potuto sbavare.
Aveva tirato una lunga boccata, lasciando che la nicotina gli invadesse
bocca e gola, prima di soffiarne fuori una parte, voltandosi poi per
lanciare uno sguardo di sfuggita alla ragazzina. Pallida e silenziosa,
continuava a starsene nel suo angolo immobile, dal momento che la
presenza di Merle la stava chiaramente terrorizzando molto
più
della sua.
- Sì, forse è vero... sarebbe potuto succedere.
Merle aveva ridacchiato divertito, chiaramente cosciente che invece le
cose sarebbero andate così sul serio, e la cosa lo aveva
fatto
incazzare in una maniera che gli era andato il sangue al cervello,
provocandogli un momentaneo black-out.
Lo vorrei ammazzare sul
serio in questo momento!
Quel pensiero era stato sì veloce, ma nello
stesso tempo
tanto potente da spingerlo ad allontanarsi da lui il più
possibile, spegnendo la sigaretta e portandolo a sedersi ai piedi del
letto che si era trovato incassato tra la parete e un armadio di medie
dimensioni. Dentro aveva trovato dei vestiti da uomo, ma erano stati
però di una taglia troppo piccola per lui, quindi erano
rimasti lì inutilizzati.
- Forse un cazzo! Probabilmente ti saresti presentato anche tu,
distribuendo coca-cola e popcorn a tutti quanti!
La rabbia continuava a lambirgli il cervello, anche se stava cercando
di arginarla per non farsi trascinare in discorsi che voleva affrontare
in un momento in cui suo fratello fosse stato davvero lucido.
Ma sei davvero convinto
che ne abbia ancora di momenti così?
La vocina che si era fatta viva nella sua testa, era
quella che
ultimamente lo incalzava sempre di più ogni volta che posava
gli
occhi su suo fratello, registrandone i cambiamenti che una parte di lui
voleva invece non vedere.
- I popcorn sì, però li avrei accompagnati a
della birra, caro fratellino!
La cosa lo aveva ovviamente fatto ridere sino a piegarsi in due, mentre
a lui aveva solo lasciato un senso di smarrimento che lo aveva
spaventato più della rabbia provata prima.
Se perderai anche lui,
rimarrai solo come un cane, ecco cosa ti fa davvero paura.
La vocina era stata ancora una volta impietosa e sembrava
aver
toccato un nervo talmente scoperto, che lui aveva sentito quasi un
dolore fisico.
Allora aveva provato a guardare la situazione che stavano vivendo dal
di fuori, e quello che aveva visto non aveva fatto altro che
spaventarlo ancora di più: c'erano due fratelli che non
sapevano
più chi fossero veramente e al centro una ragazzina che
aveva
avuto l'unica colpa di incrociare la loro strada.
Si era ritrovato a prendersi la testa tra le mani, i gomiti appoggiati
alle ginocchia, schiacciato da pensieri che lo stavano facendo
impazzire.
- Ehi, ma ti vedo affaticato... mi sa che dopotutto non mi hai rifilato
una balla... ci hai dato dentro veramente!
La mano che gli si era posata sulla spalla era stata la stessa di
sempre, solo che lui non riusciva più a vederla come tale,
gli
sembrava addirittura che il suo tocco bruciasse più di
qualsiasi
ferita avessero potuto infliggergli.
- Ehi, bambolina, hai tirato fuori gli artigli con lui? Allora sei
proprio una piccola tigre... anche se a vederti ora, sembreresti
già più addomesticata!
Merle doveva aver visto il graffio che lei gli aveva procurato quando
aveva tentato di assalirlo, ma ovviamente lo aveva interpretato nella
versione che più gli piaceva immaginare, quella che aveva
risvegliato in lui una nuova ondata di rabbia.
- Hai detto bene, fratello, sono stanco e adesso ho solo voglia di
farmi una bella dormita.
Si era rialzato di colpo, spintonandolo leggermente, giusto per fargli
capire che ne aveva davvero abbastanza e che voleva essere lasciato in
pace.
- Oppure stai già pensando al secondo round?
L'espressione che aveva sfoggiato Merle gli aveva fatto stringere i
pugni così forte che gli era sembrato di sentir
scricchiolare le
dita.
Merle, cazzo, cosa stai
diventando?
Quella era la domanda che avrebbe voluto gridargli anche
in quel
momento, invece si era limitato a scrollare le spalle, spintonandolo
ancora.
- Te ne vai o ti devo sbattere fuori a calci?
Non aveva avuto dubbi che se la ragazzina aveva avuto un fratello, o
una sorella, o magari entrambi, non era stato certo così che
erano funzionate le cose tra di loro.
Si era immaginato una bella casa, una bella famiglia e magari anche un
cane... insomma, il pacchetto completo che l'aveva resa ciò
che
era adesso.
Al contrario di te, che
sei solo un coglione bifolco, con un fratello ancora più
coglione.*
- E va bene, me ne vado.
Il pugno che lo aveva colpito allo stomaco era stato sferrato per gioco
da Merle, altrimenti lo avrebbe spedito lungo disteso a terra.
- Ma non me ne frega un cazzo se sei stanco, più tardi
dovete venire da noi.
Daryl era stato preso in contropiede da quella novità,
perchè non si era mai sognato di invitarlo nella sua
roulotte.
- Daisy mi ha strappato la promessa che vi avrei invitato da noi per
farvi una birra...
L'espressione con cui aveva accompagnato la parola "strappato" non
aveva lasciato spazio all'immaginazione su come fosse avvenuto,
inducendolo a guardare Beth e a domandarsi come avrebbe mai potuto
pensare di imporsi su di lei come Merle aveva fatto con Daisy.
Soltanto pensarci, gli faceva venire la nausea.
C'eri anche tu,
però, quella notte quando ha ammazzato suo marito! Potevi
fare qualcosa, allora.
Cristo Santo, di questo passo gli sarebbe scoppiata la
testa come se fosse stato un cocomero troppo maturo sbatacchiato da una
parte all'altra!
- Sai come sono le donne, Daryl. Le ho parlato della bambolina,
così lei e le altre vorrebbero già conoscerla.
No, lui non sapeva come erano le donne realmente, perchè si
era
solo limitato a infilarsi in qualche letto e starci giusto il tempo
necessario per togliersi la voglia che sia lui, che la tizia di turno,
avevano avuto.
Però un'idea ce l'aveva, e non era certo quella che aveva
avuto
in mente suo fratello, di quello ne era stato più che sicuro
ultimamente.
- Non lo so...
Ma era stato subito interrotto dal fratello, che gli aveva puntato
l'uncino al centro del petto.
- Non provare a dirmi di no, fratellino, non mi faresti fare una bella
figura davanti agli altri, giusto?
Lontana dall'essere una vera minaccia, gli era sembrata più
una
richiesta di conferma su quello che erano ancora loro due: fratelli,
giusto?
E i fratelli non si abbandonavano, questo gli aveva sempre ripetuto sin
da bambini, mentre lo trascinava da un posto all'altro, anche quando a
volte gli era sembrato che gli costasse fatica occuparsi di lui
- Okay, va bene. Più tardi verremo anche noi.
- Perfetto, bravo ragazzo.
"Bravo ragazzo", anche quello glielo aveva detto un mucchio di volte, e
sempre dopo che aveva detto sì a qualcosa che aveva avuto in
mente di fare e che lui aveva provato invece a contestare.
Se perderai anche lui, rimarrai
solo come un cane, ecco cosa ti fa davvero paura.
Quella frase gli era rimbombata di nuovo in testa, mentre
aveva
guardato Merle fare l'occhiolino a Beth, a mò di saluto,
prima
di levare finalmente le tende e alleggerendolo dalla sua presenza
ingombrante.
Non appena la porta si era richiusa, aveva sentito il bisogno di
accendersi un'altra sigaretta e di rompere quel silenzio teso che era
calato nella stanza, e che gli sembrava gridare più delle
parole
che probabilmente la ragazzina avrebbe voluto urlargli contro se solo
ne avesse avuto il coraggio.
- Ne vuoi una?
Lei si era limitata a scuotere la testa, rimanendo confinata
nell'angolo in cui si era rifugiata quando le aveva chiesto di starsene
zitta e buona.
- Non la vuoi perchè non fumi o perchè non te ne
va ora?
Il perchè gli avesse posto la domanda era stato piuttosto
chiaro
nella sua testa: fondamentalmente non voleva pensare in quel momento,
per cui cercava il modo per distrarsi.
- Non fumo.
La voce le era uscita quasi a fatica, ma del resto che cosa si era
aspettato? Lui
e Merle avevano iniziato con il picchiarsi, per poi finire a darsi
appuntamento per cosa? Una specie di festa che sembrava avere l'aria di
poter finire magari con un'orgia, visto l'atteggiamento da maniaco di
suo fratello?
Cazzo, sono proprio solo
un coglione bifolco!
- Lo so che non puoi capire, ragazzina, ma non potevo dirgli di no a
mio fratello.
L'aveva sentito distintamente che lei aveva trattenuto il fiato, forse
nel timore di come avrebbe potuto proseguire con quel discorso. E
sarebbe stato veramente complicato proseguirlo, perchè non
lo
sapeva nemmeno
lui come avrebbe potuto spiegare certe cose.
Si era ritrovato incastrato in una situazione che gli faceva apparire
in confronto una passeggiata affrontare il fatto che il mondo si era
trasformato in un gigantesco cimitero, con i morti che tornavano in
vita come se fossero stati in un film horror.
Quindi, dopotutto, gli era sembrato peggio stare lì con lei,
che
comunque lo riportava a certi pensieri solo limitandosi a fissarlo
con quegli troppo espressivi, piuttosto che starsene
da solo a rimuginare.
Così aveva preso la balestra e le cose necessarie per farle
manutenzione, prendendo la decisione di obbligarla a sopportare la sua
presenza
solo quando fosse stato davvero indispensabile.
Lei aveva seguito tutti i suoi movimenti con attenzione e quando le
aveva rivolto la parola, già con la mano sulla maniglia
pronto
ad uscire, non aveva saputo dire se fosse stata sollevata o spaventata
all'idea di rimanere sola.
- Sarò qui fuori, nel caso avessi bisogno.
Questo le aveva chiarito meglio le sue intenzioni, per cui forse era
stato più sollievo quello che aveva riempito il suo sguardo,
perchè dopotutto forse l'idea che lui si allontanasse troppo
le
faceva credere di essere esposta ad un rischio maggiore con Merle nei
paraggi.
- Dentro quegli armadietti puoi trovare qualcosa da mangiare. Se vuoi
puoi anche scaldarlo, ci sono delle padelle lì sotto e il
fuoco
centrale è l'unico che funziona.
Poi gli erano venuti in mente anche i vestiti, forse lei avrebbe potuto
recuperare qualcosa.
- Guarda anche dentro l'armadio, ci sono dei vestiti puliti. Non ce li
ho messi io, erano già qui quando siamo arrivati.
Ci aveva tenuto a specificarlo perchè lei aveva
già avuto
l'espressione di chi non avrebbe mai voluto nulla da lui che non fosse
stata obbligata a prendere. Sapere che quei vestiti non avevano avuto a
che fare niente con lui, forse glieli avrebbe fatti apparire meno
"disgustosi".
E siccome non aveva avuto più nulla da aggiungere, si era
limitato ad aprire la porta e uscire, senza
più rivolgerle nè lo sguardo nè la
parola.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Mentre era stata intenta a
camminare, cercando di evitare le
pozzanghere che si erano formate dopo il violento acquazzone che si era
scatenato un pò prima, Beth era stata contenta di essersi
convinta a guardare nell'armadio come le aveva detto di fare Daryl,
trovando così quel pesante maglione che ora indossava.
Più grande di un paio di taglie, era riuscito a farla
sentire
meglio, perchè osservandosi nello specchio attaccato
all'anta,
aveva constatato che riusciva a coprirla praticamente dal collo sino
quasi al ginocchio.
Essendo stato anche pesante, ora la riparava bene dal freddo pungente
che le aveva invece già gelato il viso.
- Ti sei mai ubriacata?
Nel silenzio rotto solo dallo scricchiolio della ghiaia sotto le loro
scarpe, quella domanda non sarebbe potuta suonare più fuori
luogo alle sue orecchie.
- No, io non bevo alcolici.
- Non fumi, non bevi... proprio una brava ragazza.
Daryl aveva sputato fuori quella frase più come se fosse
stato
un insulto che non un complimento, in ogni caso lei lo aveva ignorato,
limitandosi a starsene in silenzio.
- Immagino, quindi, che non ci sia nemmeno il rischio che tu abbia
provato qualche droga.
Ecco, quella forse era stata una battuta permeata da quella sua pesante
ironia, però aveva ignorato anche quella.
- Probabilmente adesso dovrei anche chiederti se sei vergine, ma credo
che questo lo risparmierò ad entrambi, tanto gli altri
stanno
già credendo che tu comunque non lo sia più e
forse grazie proprio
a me.
Ecco, quello invece aveva avuto il potere di bloccarla, stringendosi
istintivamente le braccia sul petto, come se avesse potuto difenderla
meglio da quell'ultima affermazione.
Lui non si era accorto subito di non essere più seguito, ma
quando era successo, si era voltato forse aspettandosi che lei si fosse
dileguata tra le casette che li affiancavano da ambo i lati.
- Okay... e adesso so anche questo di te.
Era stato più un parlare con se stesso quello di Daryl, ma
che
lei aveva colto in pieno lo stesso, sentendo le guance prendere fuoco e
lo stomaco contrarsi.
- Ti ho fatto delle domande solo perchè probabilmente
là dentro qualcuno sarà già
sballato e volevo capire quanto ti avrebbe sconvolto la
cosa.
Dopo il cattivo tempo, il cielo doveva essersi ripulito,
perchè
una luna non completamente piena aveva rischiarato il buio
della notte, dandole modo di vederlo bene in viso.
- Sballato?
Lo aveva ripetuto a pappagallo, nonostante avesse compreso bene la cosa.
- Se preferisci, drogato. Credevo, comunque, lo avessi già
capito che non eri finita in un campo di boyscout.
Per
la prima volta
da quando lo aveva incontrato, Beth aveva pensato di voler sapere
davvero chi si trovasse di fronte, se qualcuno che stava giocando con
lei come il gatto faceva con il topo, prima di infliggergli il colpo di
grazia, o se aveva la reale intenzione di non farle del male E per
arrivarci, avrebbe dovuto mettere da parte tutte le sue paure e parlare
chiaro con lui.
- Okay, dici che non vuoi farmi del male, però poi sembri
divertirti
parecchio nello sbattermi in faccia che mi trovo in mezzo ad una banda
di criminali, di cui tu ne fai parte chiaramente, che ha come unico
scopo quello di razziare, probabilmente ammazzare chiunque si metta
sulla vostra strada,
drogarsi e... e scopare
ragazze sia che loro lo vogliano o meno.
Le
sembrava
impossibile, eppure aveva tirato fuori tutto d'un fiato, superando quel
nodo di
angoscia che non aveva mai smesso di stringerle la gola. Si era
ritrovata a tremare, ma diversamente dalle altre volte era stato un
misto di rabbia e paura, un mix
che le aveva sicuramente pompato nelle vene più adrenalina
che
sangue, perciò non si era fermata lì, ma era
andata oltre.
-
E come ciliegina
sulla torta, ho capito che tuo fratello è sicuramente uno
psicopatico fatto e finito, a cui tu sembri totalmente incapace di dire
di no, e lo dimostra il fatto che mi stai tenendo qui con te, anche se
continui a dirmi invece che vorresti liberarmi!
Ritrovarselo
a
qualche centimetro appena di distanza, era stato questione di un
attimo; il tempo di sbattere le palpebre e lui aveva colmato la
distanza tra di loro.
-
Mi sembra
invece, ragazzina, che tu ti sia accorta benissimo che io sia in grado
di dirgli di no riguardo alla cosa più importante che mi ha
"ordinato" di fare!
Glielo aveva ringhiato sulla faccia, con un tono di voce e
un'espressione che avrebbe dovuto
metterla in allarme, dal momento che era stato più che
furioso.
-
E se pensi che
gli stia facendo credere che ti scopo perchè ho paura di lui
o
perchè voglio salvare il mio di culo, bè sei
proprio
fuori strada!
Era stato così irruente nel suo parlarle addosso, che non le
aveva permesso di allontarsi nemmeno di un passo, perchè
quando
ne aveva fatto uno indietro, lui ne aveva fatto uno in avanti,
mantenendo tra di loro la distanza di appena qualche centimetro.
- Io glielo faccio credere, per salvare il tuo
di culo! E non solo in senso teorico, perchè credo tu abbia
capito benissimo anche il fatto che sono tutti pronti a saltarti
addosso davvero se solo gliene darò l'occasione!
La sua voce non si era alzata di tono, ma aveva continuato a mantenere
più le sembianze di un ringhiare sommesso, rendendo
più
minaccioso ciò che le aveva appena detto.
Se aveva creduto che nelle sue vene scorresse più rabbia che
paura, Beth a quel punto non ne era stata più tanto certa,
dal
momento che Daryl le aveva appena riconfermato quanto la sua situazione
fosse stata davvero disperata.
Ma Daryl non aveva ancora finito, perchè
abbassandosi
ulteriormente su di lei, tanto da portare i loro nasi quasi a
sfiorarsi, aveva sputato fuori un'ultima, rabbiosa, verità.
- E può darsi che Merle sia diventato davvero un fottuto
psicopatico fatto e finito, ma si dà il caso, ragazzina, che
rimanga pur sempre mio
fratello! Quindi vedi di tenertelo bene a mente quando mi
parli di lui, okay?
Quella era stata inequivocabilmente una minaccia, e lei si era
ritrovata ad annuire, perchè non aveva voluto rischiare,
dopotutto, di inimicarselo ancora di più.
- Eh, eh, eh... sono proprio curioso di scoprire cosa ne
penserà tuo fratello di tutta questa storia, caro Daryl!
La figura sbucata dall'ombra, doveva essere stato l'equivalente di una
doccia gelata per Daryl, perchè si era immediatamente
avventato
sull'uomo, afferrandolo per il bavero del giubbotto e indirizzando
verso di lui quella rabbia che era stata rivolta a lei sino ad un
secondo prima.
- Tu fallo, Scott, e finalmente mi fornirai la scusa buona per
staccarti quella fottuta testa dal collo!
- Che cazzo credi, di farmi paura?
Beth, più lontana rispetto a loro, era rimasta a guardare
mentre
quello Scott aveva tentato di liberarsi dalla presa di Daryl,
però senza riuscirci, perchè lui l'aveva anzi
rafforzata.
- Non ho bisogno di farti paura, stronzo, perchè io seguo
una
regola soltanto nella mia vita: quello che dico, poi lo faccio.
- E allora puoi già provarci a staccarmi la testa,
perchè anch'io ho intenzione di seguire la tua stessa regola.
Quello che era successo subito dopo, Beth lo aveva vissuto come se
fosse stata una lunga scena al rallentatore, di cui quindi aveva potuto
avere una visione piena e chiarissima sino al suo epilogo.
"Io seguo una regola soltanto
nella mia vita: quello che dico, poi lo faccio".
E lei glielo aveva visto mettere in pratica,
perchè Daryl aveva ucciso quell'uomo recidendogli la gola
con il coltello che l'altro aveva estratto ad un certo punto della loro
lotta.
* Mi sono permessa di citare le stesse parole usate da Daryl quando racconta qualcosa di sè a Beth nella serie TV, perchè credo che dica molto sul rapporto anche tra lui e Merle.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Ciao,
penso sia giusto avvisarvi che oggi il capitolo sarà
piuttosto
duro, non tanto per la descrizione di scene violente, quanto piuttosto
per i temi a cui fa riferimento.
Dopo averlo letto, vi chiedo di perdere solo un altro minuto per
leggere delle note che inserirò in fondo.
Grazie.
Serena
Ps: ad un certo punto della narrazione comparirà un
flashback,
per distinguerlo meglio ho scelto di usare un altro carattere, invece
che il corsivo, perchè temevo lo rendesse troppo pesante da
leggere (a livello proprio di vista, intendo XD).
CAPITOLO 3
Il momento subito
successivo alla morte di Scott, la principale preoccupazione di Daryl
era stata quella di assicurarsi che Beth fosse stata ancora
lì
dove si era trovata quando quello stronzo li aveva sorpresi e che non
si fosse quindi dileguata, costringendolo a perdere tempo nell'andare a
cercarla.
- Torna in casetta, chiuditi dentro e apri soltanto quando
sarò io a dirtelo... e di persona.
Aveva creduto che la ragazzina gli avrebbe obbedito senza fiatare,
sbagliando però ancora una volta, perchè sebbene
fosse
rimasta inchiodata dalla paura, lo aveva fissato dritto negli
occhi.
- Hai ucciso un tuo...
Compagno? Amico?
Conoscente?
Probabilmente se fosse stata un'altra circostanza, sarebbe
stato curioso di scoprire come avrebbe definito Scott, uno che per
lui, invece, era stato solo un figlio di puttana come ne aveva
conosciuti
tanti altri nella sua vita; uno con il quale berci una birra insieme e
farci subito dopo a botte se avesse detto appena una parola di troppo.
Uno da ammazzare come ho
appena
fatto, perchè di parole, questa volta, ne avrebbe volute
dire
davvero troppe a mio fratello.
E alle parole, Merle avrebbe fatto seguire dei fatti... e
se in
passato lo aveva anche accettato, ora non voleva
più farlo.
- Ragazzina, se vuoi piangere per la sua morte, fallo pure, ma prima
alza i tacchi e vai in casetta!
Gli aveva ripetuto quell'ordine con più determinazione,
perchè adesso non aveva davvero tempo di stare dietro alle
sue
paure, doveva sistemare subito quel casino.
Fortunamente era passato ancora solo qualche secondo prima di
vederla indietreggiare, per poi fare dietrofront e percorrere
velocemente tutto il vialetto, sparendo in casetta come le aveva
ordinato.
Il corpo di Scott, già semirigido, era stato pesante da
sollevare, ma alla fine era riuscito a caricarselo in spalla,
dirigendosi verso la grande casa-mobile che aveva occupato Merle quando
avevano preso possesso del campeggio.
La scelta di suo fratello, ovviamente, aveva voluto sottolineare il suo
ruolo di "capo", che ormai ricopriva a tutti gli effetti, anche se
continuava a fingere di voler considerare il gruppo "una grande
famiglia".
Lui, invece, che continuava a vedere le cose per come stavano
veramente, aveva voluto continuare a lanciare agli altri il
messaggio "giratemi al largo", scegliendo quindi di isolarsi dalla
parte
opposta del campeggio, lontano dopotutto, anche da Merle stesso.
Stai mollando gli
ormeggi, Daryl, solo che ancora hai paura di scoprire che non saprai
tenerti a galla da solo.
Mano mano che si era avvicinato, gli erano giunte sempre più
chiare risate e voci, sopra tutte quella di suo fratello, che stava
raccontando uno dei suoi ricordi preferiti: la rapina che avevano fatto
in una stazione di servizio, quando avevano seminato anche due
pattuglie della polizia in
sella alle loro HD.*
Giunto sulla veranda, era stato pronto per fare il suo ingresso con uno
stile che avrebbe sicuramente fatto impazzire di gioia Merle,
facendogli acquisire già qualche punto in più ai
suoi
occhi.
- Quei coglioni neanche si erano accorti che...
Quando aveva spalancato la porta e gettato dentro il corpo senza vita
di Scott, era calato immediatamente un silenzio innaturale, mentre gli
occhi di tutti avevano seguito lo stesso percorso: dalla gola
squarciata del cadavere erano volati sulla sua faccia, sicuramente
schizzata di sangue come lo erano stati anche i suoi vestiti.
- Ma che cazzo...
- Cristo Santo!
Jay e Bob erano balzati in piedi contemporaneamente; Luke, semisdraiato
su di una poltroncina, aveva presto riportato l'attenzione sulla canna
che si
stava preparando, mentre Daisy e Andy erano invece rimaste paralizzate
dalla sorpresa. L'unico a cui si era dipinto sulla faccia un
sorrisetto compiaciuto, era stato appunto Merle.
- Fratellino, ti aspettavamo con la bambolina... e tu, invece, ti
presenti con questo fuori programma.
Sul "questo" aveva fatto cenno in direzione del cadavere steso prono e
dalla cui gola stava fuoriuscendo ancora sangue fresco.
- Già, lo è stato anche per me.
Lui aveva tenuto lo sguardo puntato sui due uomini che erano rimasti in
piedi, perchè se ancora non erano arrivati alla giusta
conclusione, entro pochi secondi l'avrebbero conosciuta direttamente da
lui.
- Scott stava sul cazzo anche a me, hai fatto bene ad ammazzarlo, Daryl.
Invece era stata la voce impastata di Luke a chiarire ciò
che
solo suo fratello aveva capito subito, dando il via ad un serie di
imprecazioni feroci da parte di Jay, che con Scott invece era stato
culo e camicia.
- Brutto figlio di puttana! Che cazzo hai fatto!
A trattenerlo dal gettarglisi addosso, era stato sicuramente solo il
fatto che aveva avuto davanti il "fratellino" di quello che lui
chiamava con
convinzione "boss", e per il quale provava quindi timore e rispetto
insieme.
- Merle, sarà anche tuo fratello, ma porca troia, ha
tagliato la gola a uno di noi!
Ad interpellarlo direttamente era stato Bob, che più furbo
di
Jay, stava sicuramente pensando che ci sarebbe potuto essere lui al
posto di Scott, perchè aveva capito meglio di tutti che
Daryl
era sempre stato un "cane sciolto" all'interno di quel gruppo, uno a
cui la parola "famiglia" non era mai piaciuta, nonostante fosse stato
suo fratello stesso a cercare di ficcargliela in testa.
- Bob, avrei fatto parlare anche te, prima di spararti se la tua
risposta non mi avesse convinto. Perciò sentiamo cosa ha da
dirci
Daryl. Poi valuteremo il da farsi.
Non era stata certo la prima volta che suo fratello aveva mostrato di
trattarlo alla stessa maniera di tutti gli altri, sottoponendolo
così a delle prove che secondo lui sarebbero servite a
rafforzare la sua posizione all'interno del gruppo.
E non solo all'interno
del gruppo.
Era stato con amarezza, infatti, che aveva ripensato a
come sin
da bambino fosse stato abituato a superare delle prove, di qualsiasi
genere, per dimostrare prima a suo padre e poi a Merle, che anche lui
sarebbe
stato un vero Dixon, senza paura e senza pietà.
"Fotti il mondo e lui
non fotterà te."
Questo gli avevano inculcato in testa, e questo suo
fratello
supponeva avesse fatto con Scott, e a lui faceva comodo che
la pensasse così, perciò gli aveva detto quello
che
voleva sentirsi dire.
- Scott voleva qualcosa che non era suo e io non ero d'accordo.
Voleva Beth, ma voleva sicuramente anche guadagnarsi più
spazio
nelle grazie di Merle, gettando ovviamente altra merda addosso a lui,
perchè ci aveva già provato diverse volte senza
però riuscirci.
- Questo lo dice lui, boss! E se si riferisce alla ragazza, non ci
credo che Scott sia stato così stupido da provarci con lei
sotto
i suoi occhi!
Jay aveva ribattuto subito con l'obiezione più logica, a cui
era
subito seguita una replica che aveva sperato di non dover sentire.
- Bè, visto che il povero Scott non potrà
più
darci la sua versione dei fatti, vediamo cosa avrà da dirci
la
bambolina.
Come se fosse stato un vero giudice nella sua aula di tribunale, Merle
lo aveva guardato facendogli capire che si stava divertendo un mondo
con quel nuovo gioco.
Fottuto paranoico!
Lo aveva pensato mentre aveva sostenuto lo sguardo di
quegli
occhi che riconosceva, ma in cui non riusciva più a
specchiarsi
senza provare un dolore sempre più forte.
- Mi sembra giusta la richiesta di Jay, no fratellino?
Certo, come è
giusto che lei si trovi qui con noi!
Daryl aveva dovuto trattenersi dal ribattere con quello
che
pensava veramente, perchè se lui era pronto a subirne le
conseguenze, non era pronto a farle subire anche alla ragazzina.
Quindi,
non gli
era rimasta altra scelta, se non quella di andarla a prendere,
lasciando ad altri il compito di sbarazzarsi del cadavere di Scott.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Come Daryl avesse tagliato di
netto la gola a quell'uomo, era una scena
che le si era stampata a fuoco nella mente, tanto che anche chiudendo
gli occhi, aveva continuato a rivederla in ogni minimo dettaglio.
Quello che dico, poi lo
faccio.
Così aveva detto prima di dare inizio alla loro
lotta, rendendola una spettatrice impotente,
perchè se anche avesse avuto il coraggio di intervenire, di
certo non avrebbe avuto la forza fisica necessaria per seperarli.
Nascosta dentro a quello che aveva scoperto essere una rimessa per gli
attrezzi, Beth sapeva di aver sbagliato nel decidere di andarsene dalla
casetta, ma proprio non era riuscita a rimanere in quel posto che le
era sembrato diventare sempre più spettrale ad ogni secondo
passato.
Rannicchiata nel vano ricavato sotto il bancone della sega circolare,
era rimasta in attesa di conoscere quale sarebbe stata la sua sorte,
immaginandosi scenari uno più cruento dell'altro, tra cui
anche
quello che Daryl potesse essere ucciso da quel pazzo di suo fratello.
"Preferirei darti in
pasto agli zombie, piuttosto che scoprire che sei frocio veramente".
Quella frase non era stato affatto un modo di dire, ora lo
comprendeva più che mai, dal momento che aveva ammazzato
quello Scott pur di non farlo parlare con il fratello.
Dio, Dio... devi restare
calma, Beth, e pensare.
Solo che non le era riuscito di smettere di tremare e
questo non
l'aveva aiutata affatto a gestire l'ansia e il panico,
perciò
appena aveva sentito la porta aprirsi, aveva dovuto tapparsi la bocca
per impedirsi di emettere il minimo fiato.
Come in un flashback, aveva rivissuto le stesse sensazioni di quando si
era nascosta in quella camera da letto, mentre al buio era
rimasta in ascolto dei respiri e dei passi di quegli uomini che di
lì a poco l'avrebbero trovata.
Mi troveranno anche
stavolta!
Ne era stata consapevole sin dall'inizio, in
realtà, perchè comunque non era stata una vera
fuga la sua, ma
quando un paio di gambe era comparso davanti a lei, era comunque
scoppiata in un pianto amaro.
Perchè devo
affrontare anche questo, Dio? Non avevo sofferto già
abbastanza?
- Ragazzina, sembra proprio che parliamo due lingue differenti.
Nella
poca luce
lunare che le finestre lasciavano entrare, aveva visto comparirle
davanti il viso di Daryl, che accucciandosi sulle gambe si era portato
alla sua stessa altezza.
- Non ti avevo detto di chiuderti dentro in casetta?
Lei
aveva annuito istintivamente, dandogli ragione, anche se quella domanda
non era stata formulata con un vero tono
di minaccia, ma più come se fosse stato un blando rimprovero.
- C'era la mia balestra. Ma adesso non ha
più importanza. Vieni, dobbiamo andare.
La sua balestra?
Quella
domanda però era subito stata accantonata dalla sua mente,
perchè
Daryl nel rialzarsi l'aveva afferata per un gomito, invitandola ad
uscire dal suo nascondiglio e costringendola a fargliene una molto
più urgente.
- Dove?
Non appena era stata in piedi, l'aveva subito lasciata andare,
allontanandosi di qualche passo.
- Dagli altri.
Il cuore le era schizzato in gola a quella notizia, mentre lo aveva
visto passarsi una mano sul viso, in un gesto che in un altro momento,
le sarebbe sembrato di fatica, o di disagio, o forse tutte e due le
cose insieme.
Beth, devi sforzarti di
tornare lucida, non lasciarti trasportare dalle emozioni.
Sì, doveva tornare lucida e vigile, soprattutto.
- Senti... lo capisco che sia difficile per te.
Ancora si era passato la mano sul viso, interrompendosi e dandole
l'impressione che stesse facendo fatica a mettere insieme le parole.
- Però adesso devi darmi una mano, okay?
Dargli una mano? Oddio, che cosa
voleva da lei?
-
Quando Merle te
lo chiederà, dovrai mentire e dire che Scott ci ha provato
pesantemente con te, nonostante fossi presente anch'io.
Anche senza vederlo, Beth aveva avvertito su di sè il peso
del suo sguardo deciso e cupo.
- Ragazzina, ma mi stai ascoltando?
Sì, lo stava ascoltando, ma le sembrava tutto talmente
irreale, che la sua mente faceva fatica ad assorbire le parole.
- Cristo Santo, ti devi svegliare, okay? Cerca di reagire,
perchè non posso fare tutto da solo!
La frustrazione che c'era stata nella voce di Daryl, l'aveva sferzata
come se l'avesse colpita davvero.
- Cazzo, devi soltanto dire quattro parole in croce, poi ti
basterà
essere come sei, per convincere gli altri che le cose sono andate
così.
Essere come sono.
Di tutto quello che le aveva detto, la sua mente aveva
registrato la cosa che più l'aveva turbata, e
cioè che la
vedevano davvero tutti come una cosa soltanto: una preda da contendersi.
Che razza di uomini
sono, Dio?
Di quelli che non avevano proprio nessun Dio a guidare le
loro
azioni, rendendoli privi di ogni pietà o scrupolo. Il mondo
era
diventato una giungla, e gente del genere si era ritrovata nel loro
habitat naturale.
- Ragazzina,
guardami!
Stavolta non c'erano state mezze misure, perchè l'aveva
afferrata per le spalle, scuotendola rudemente.
- Ho ammazzato quel bastardo per evitare guai più grossi. Ma
se adesso non mi aiuti, sarà stato inutile.
Il tono di voce era stato altrettanto rude nell'incalzarla in quella
maniera.
- Non ti sto chiedendo di fidarti di me, ti sto solo dicendo che se non
farai come ti ho detto, andrai incontro a guai peggiori di quelli che
hai in mente di passare con me.
"Non ti
scoperò, okay? Nè ora, nè mai."
Con quella frase Daryl era stato abile a seminare un
dubbio che
probabilmente aveva già iniziato a germogliare dentro di
lei,
senza però che ne fosse pienamente cosciente.
- Va bene.
- Come hai detto?
Lei si era sentita esternare quella decisione che aveva appena preso,
ma forse era stato poco più di un sussurro per lui.
- Va bene, lo farò.
Allora lo aveva ripetuto, più per se stessa, che non per lui.
- Dovrai mentire anche sul resto, okay?
Il "resto" era qualcosa che entrambi non avevano avuto bisogno di
specificare, perchè era ben chiaro nella testa di tutti e
due,
solo probabilmente con un finale diverso.
- E devi farlo con tutti, anche con le altre, intesi? Nessuno deve
sapere la verità su noi due, ragazzina.
L'aveva tenuta ancora per le spalle, e nonostante non le stesse facendo
veramente male, le era sfuggito un gemito. L'effetto era stato che lui
aveva mollato subito la presa, quasi si fosse accorto solo in quel
momento di averla afferrata.
- Tieni la bocca cucita il più possibile e vedrai che
andrà bene.
Quella era stata la frase conclusiva di un discorso che aveva avuto per
lui un unico scopo: renderla complice nella morte di un uomo che, per
quanto avesse mostrato di essere pericoloso, era pur sempre stato una
persona.
E per lei, che non aveva mai ucciso nessuno, nemmeno quando era
scoppiato l'inferno alla prigione, era stato come se il mondo le fosse
crollato addosso di nuovo.
Il tempo della speranza
è finito per sempre. Ora devi guardare in faccia la
realtà e farci i conti.
Seguendolo fuori dalla rimessa, Beth aveva provato la
netta
sensazione che una parte di lei si fosse finalmente arresa a quella
verità che aveva cercato di negare sinora, cullandosi
nell'illusione che prima o poi qualcuno sarebbe arrivata a salvarla.
Sei rimasta sola, Beth,
e se vuoi sopravvivere devi imparare a contare solo su te stessa.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Beth
aveva cercato di rendersi invisibile, mentre le persone intorno a lei
sembravano aver dimenticato che poco dopo il loro arrivo, la
situazione era stata sul punto di esplodere.
Jay, l'uomo che adesso stava stravaccato a fumare insieme a quell'altro
di nome Luke, era stato il primo a sfoderare una pistola, puntandola
contro Daryl, dopo che lei aveva mentito esattamente come le aveva
chiesto di fare.
- Brutto stronzo, le hai detto tu di dire così!
Beth era rimasta completamente immobile, solo il cuore aveva preso a
batterle furiosamente nel petto davanti a quell'accusa fondata.
- Boss, lo sai anche tu, Scott non era affatto uno stupido! Non avrebbe
mai fatto una cazzata così.
- Su questo non sarei proprio d'accordo...
- Vaffanculo, Luke, nessuno ha chiesto la tua opinione!
L'altro uomo che aveva parlato non si era minimamente scomposto quando
la pistola si era spostata su di lui.
"Probabilmente
là dentro qualcuno sarà già
sballato", e lui doveva esserlo stato parecchio dal
momento che aveva continuato a fumare come se nulla fosse.
- Jay, ricordati che siamo una "famiglia", e quindi tutti possono
esprimere la loro opinione liberamente.
Merle, che era stato sino a quel momento seduto accanto all'unica atra
donna
presente oltre lei, si era alzato e aveva puntato l'uncino in direzione
dell'uomo armato.
- E abbassa quella cazzo di pistola, a meno che tu non sia pronto ad
usarla anche contro di me.
A quel punto, aveva visto cambiare nettamente l'espressione
dell'uomo: da infuriata a indecisa. Era passato qualche secondo ancora,
ma poi la pistola era sparita.
- Bambolina, come vedi la questione è seria.
L'attenzione di Merle era tornata su di lei, insieme ai suoi occhi
iniettati di sangue, che rendevano la sua espressione ancora
più
crudele.
- Sei sicura che le cose siano andate proprio così come ci
hai detto?
Mentre glielo aveva chiesto, si era anche portato al suo fianco,
incastrandola di fatto tra lui e suo fratello.
Quando erano entrati, infatti, Daryl le si era accostato in una maniera
che non aveva lasciato dubbi su cosa avesse voluto sottolineare davanti
agli altri: "lei sta con me".
Ne era stata certa, perchè le aveva ricordato come lo avesse
visto fare anche a Glenn con Maggie: in presenza di sconosciuti le si
era sempre avvicinato, per trasmettere appunto lo stesso messaggio.
Solo che lui lo aveva fatto guidato dall'istinto di voler proteggere la
sua compagna, mentre Daryl solo per rendere più credibili
le sue bugie.
- Sì, ho detto la verità.
Lei, che era stata vicino ad entrambi, si era accorta di come i due
fratelli stessero portando avanti una conversazione del tutto
silenziosa, dal momento che era stato solo con gli sguardi che si erano
parlati.
- Daryl, tu hai qualcosa da aggiungere?
A quella domanda, lui aveva spostato lo sguardo da Merle a Jay.
- Sì, che sarei pronto a rifarlo se Scott dovesse
resuscitare.
Luke era stato l'unico a trovare quella risposta divertente, scoppiando
in una risata irrefrenabile.
- Cristo Santo, ma quante cazzo di canne ti sei fatto, Luke?
Alla fine era stato Merle ad interromperlo, e l'aveva fatto andandosi a
prendere la sigaretta che il diretto interessato aveva tenuto tra le
dita.
- Almeno, dividine qualcuna anche con il vecchio Merle.
Dopo aver aspirato una lunga boccata, era tornato a guardare prima lei
e poi suo fratello.
- Bene, direi che a questo punto ci rimane un'unica cosa da fare:
mettere democraticamente ai voti se crederti o no, fratellino.
Il viso di Daryl era rimasto impassibile, lo sguardo fisso in quello di
Merle.
- Chi vota a suo favore?
Una mano era subito scattata verso l'alto, ed era stata quella di Luke,
seguita qualche secondo dopo da quella di Bob, che aveva assistito a
tutta la scena silenziosamente. Si era aspettata che la terza sarebbe
stata la sua, invece non era avvenuto.
- Chi no?
Jay era stato altrettanto rapido quanto Luke nel sollevare la sua, ma
se il suo voto era stato scontato, quello che l'aveva agghiacciata, era
stato vedere Merle sollevare l'uncino.
- Bene, bene... due pari. A quanto pare serve un terzo voto per
sbloccare la situazione.
Dio, quest'uomo è davvero pazzo!
- Considerato che Adam è di guardia al cancello e che John
starà invece scopando come un riccio, tocca a te,
zuccherino,
esprimere il tuo voto.
Sorprendendo chiaramente anche gli altri tre, Merle aveva coinvolto la
donna che
aveva assistito a tutta la scena rimanendo in apparenza del tutto
distaccata.
- Credi al mio fratellino, Daisy?
Dio, è lei la donna costretta a stare con lui!
Beth l'aveva vista posare per un attimo lo sguardo su Daryl,
spostandolo poi subito su di lei e guardandola direttamente negli occhi
per la prima volta. Se aveva avuto il dubbio che potesse essere rimasta
indifferente, incrociando la sua espressione turbata, aveva ovviamente
cambiato idea.
- Io credo a lei.
Sul viso di Merle era comparso un ghigno soddisfatto.
- Ottima risposta, zuccherino.
Le aveva strizzato l'occhio, comunicandole qualcosa che aveva avuto
l'effetto di farla rilassare impercettibilmente, come se fosse stata
anche lei sotto esame e lo avesse appena superato.
- Bene, allora direi che abbiamo il verdetto finale: favorevoli tre,
contrari due.
Aveva aspirato un'altra lunga boccata, sempre guardando negli occhi suo
fratello.
- Il mio voto contrario, vuole ovviamente dire che ti tengo d'occhio,
fratellino.
Mentre Luke e Bob avevano ignorato quell'ultimo commento di Merle, Jay
aveva dato segno di volerlo condividere, mimandogli il gesto che lo
avrebbe tenuto d'occhio anche lui. Ma Daryl non se ne era affatto curato, perchè per tutta risposta l'aveva condotta verso
l'altro divanetto libero, facendole segno di sedersi.
- Resta qui, devo scambiare due parole con mio fratello, ma questa
volta in privato.
-
Beth?
A riportarla nel presente, era stata la voce di Daisy, che
probabilmente incoraggiata dal fatto che i tre uomini rimasti con loro
le avevano del tutto ignorate, aveva deciso di andare a sedersi accanto
a lei. Non prima di aver gettato ancora una volta lo sguardo alla porta
dietro cui erano spariti da diversi minuti Daryl e Merle.
- Come... stai?
Quelle due semplici parole, dette con quel tono di voce così
comprensivo, le avevano subito fatto salire le lacrime agli occhi. Non
era stata tanto la domanda a farla crollare, quanto lo sguardo che la
donna le aveva rivolto: capiva benissimo cosa stesse affrontando,
perchè c'era passata anche lei e non doveva sentirsi sola.
La cosa che l'aveva fatta sentire più in colpa, era stato
che
lei invece non aveva nemmeno pensato di avvicinarla, troppo convinta
dalle parole di Daryl che non avrebbe dovuto parlare con nessuno.
- Mi dispiace... non sai quanto. Dio, ma quanti anni hai?
Le aveva preso una mano tra le sue e il dispiacere sincero che aveva
espresso, era stato un altro duro colpo che l'aveva fatta sentire
ancora più in colpa e disgustata di sè stessa.
Dio, cosa devo fare?
- Diciannove.
Aveva preso tempo rispondendole, mentre dentro di lei aveva preso ad
infuriare una battaglia tremenda: come poteva mentirle, quando lei
invece si era esposta venendole vicino per cercare di confortarla?
- Dio, sei poco più di una bambina!
L'orrore aveva riempito quegli occhi così espressivi, subito
seguito però da un lampo di rabbia che li aveva resi
più
duri.
- Giuro che li ammazzerò tutti quanti. Così Merle
pagherà anche per la morte di mio marito.
Per un attimo aveva distolto lo sguardo, puntandolo sui tre che erano
ancora immersi nella loro conversazione, tra risate, imprecazioni e
alcol. La quantità di bottiglie che c'era stata sul tavolo
non
avrebbe sfigurato dietro al bancone di un bar.
- Beth, ascolta.
Nel riportare l'attenzione su di lei, l'espressione era tornata ad
addolcirsi, ma non del tutto. Erano rimaste delle ombre che le avevano
ricordato quello di Michonne non appena si era unita al loro
gruppo, piena di odio e di rancore.
- Devi resistere, capito? Non so come te la passassi prima che ti
trovassero, ma qui sarà dura.
Le aveva stretto la mano con forza, mentre il suo viso si era
irrigidito in una smorfia, probabilmente nell'intento di non mostrarle
quanto soffrisse lei stessa.
- Ormai avrai capito che Merle e il suo gruppo sono totalmente fuori
controllo.
Aveva abbassato la voce ad un sussurro, chinandosi leggermente su di
lei e ravviandole una ciocca che era sfuggita alla coda che ormai
portava sempre.
- Pensavo che Daryl non fosse proprio uguale a suo fratello... ma è
chiaro
che mi sbagliavo. Aspettava solo l'occasione giusta, il bastardo!
Per Beth era stato come ricevere un altro pugno nello stomaco,
perchè ciò che aveva appena detto Daisy le aveva
tolto il
fiato.
"Non ti farò del
male."
Poteva essere vero quello che le aveva detto? O era legato
al
fatto che le donne non gli piacessero sul serio? Se magari avessero
trovato un ragazzo, anzichè lei, si sarebbe comportato come
il
fratello aveva fatto con Daisy? O stava fingendo con lei, sperando di
ottenere spontaneamente ciò che non voleva prendere con la
violenza?
Tutte quelle domande le erano esplose in testa contemporaneamente,
rendendole difficile tacere con Daisy, perchè a quel punto
avrebbe voluto dirle tutta la verità, non fosse stato altro
per
poter essere lei di conforto alla donna.
Dio, cosa devo fare, aiutami.
Avrebbe voluto davvero che le dicesse cosa
fare,
perchè in quel momento era dilaniata tra istinto e ragione.
Il
primo le diceva di confidarsi con Daisy, la seconda le ricordava che
Daryl le aveva imposto di non parlare nemmeno con lei.
- Lo so, tesoro, che stai soffrendo, ma devi essere forte e non
arrenderti!
Daisy aveva ovviamente interpretato la sua disperazione nell'unica
maniera possibile e aveva cercato di infonderle un pò di
coraggio.
- Io spero... spero che tu... insomma, spero che per te non fosse
proprio la prima volta.
Dio, non posso mentirle
così!
Nel vedere come quella donna si stesse preoccupando per lei, quando
invece lei sapeva che la situazione peggiore fosse la sua, Beth era
stata sul punto di rivelarle che Daryl non le aveva fatto veramente del
male.
- Forse tu non ne vorresti parlare, lo capisco che sia umiliante,
Beth... ma non avremo molte altre occasioni come questa... e tu...
bè, tu sei così giovane... e ho capito dal tuo
sguardo
che non sei affatto una ragazza "navigata"... perciò lascia
che
almeno un pò ti aiuti...
Daisy aveva ripreso a parlare, fraintendendo di nuovo il turbamento che
sicuramente i suoi occhi avevano lasciato trasparire.
- Per me è stato diverso... io avevo già
esperienza... e
lo so che adesso ti sembrerà impossibile ciò che
ti sto
dicendo... ma devi sforzarti di opporti il meno possibile... non lo
renderà meno schifoso, Beth, questo no, però
sarà
meno doloroso fisicamente.
Basta! Fermala, Beth!
Non puoi lasciare che soffra così anche per te!
- Daisy, aspetta, io non...
- Non ho voglia di litigare con te, Daryl! Perciò fatti una
birra, e non rompermi più i coglioni con certe cazzate, okay?
La porta di fronte a loro si era aperta con così tanta
forza,
che non solo loro due, ma anche gli uomini avevano smesso di parlare.
Merle, seguito a ruota da Daryl, era rientrato nella stanza, portandosi
dietro una tensione che era stata quasi palpabile.
- Non ho voglia di farmi una birra.
- E allora vattene a 'fanculo, perchè invece io ho voglia di
divertirmi!
Beth a quel punto aveva visto chiaramente come Daryl avesse spostato
l'attenzione su lei e Daisy sedute vicine, rimanendone infastidito.
- Seguirò il consiglio, tolgo subito il disturbo.
Lo aveva visto avanzare verso di lei con decisione e non si era
aspettata niente di meno di quello che aveva fatto.
- Andiamo.
L'aveva proprio afferrata per il polso della mano che era stata
trattenuta da Daisy, trascinandola letteralmente fuori, tanto che aveva
avuto solo il tempo di rivolgerle un'ultima occhiata, ricambiata da una
che aveva espresso l'impotenza di non poterla aiutare qualsiasi cosa
avesse avuto in mente di farle Daryl.
Dovresti preoccuparti di quello che Merle farà sicuramente a te.
Al solo pensiero era stata colta da una rabbia violenta e
aveva
cercato di liberarsi dalla presa dell'uomo che ora la stava trascinando
lungo i vialetti che li avrebbero ricondotti alla casetta che occupava.
- Siete dei mostri!
La rabbia provata l'aveva resa più forte, ma non abbastanza
per fermare il passo deciso di Daryl.
- Anzi... siete peggio delle bestie!
- Benvenuta nel mondo reale, ragazzina. Era ora che ti svegliassi.
Il tono di scherno con cui le aveva risposto, aveva alimentato ancora
di più le sue emozioni già così
provate
dall'incontro con Daisy.
- Lasciami andare, non voglio che mi tocchi!
- Probabilmente stai per avere una crisi isterica, ma io non voglio
ammazzare nessun'altro, per cui è meglio se ti dai una
calmata.
- Forse
dovrei avere paura, ma in questo momento mi fai così schifo,
che non
mi importa nemmeno un cazzo di morire.
Non
riusciva a togliersi dalla
testa l'espressione di Daisy, quello che immaginava ci fosse dietro, e
se avesse potuto sarebbe tornata indietro per dirlo in faccia anche a
Merle, cosa pensava di loro.
- Non era a te che mi stavo riferendo.
Quella risposta secca era giunta nel momento in cui avevano varcato la
soglia della casetta, dove lui l'aveva finalmente lasciata andare,
fiondandosi subito ad accendersi una sigaretta.
- No, già è vero, a me non farai del male!
Perchè
tu sei uno giusto, uno che non vuole scopare una ragazzina contro la
sua volontà, nè tantomeno la vuole uccidere!
Beth sapeva quello che stava rischiando, ma le emozioni avevano preso
il sopravvento senza che gli potesse mettere un freno.
- Peccato, che sia la stessa persona che se ne sta qui, a fumarsi
tranquillo una sigaretta, mentre quella bestia di suo fratello sta
probabilmente violentando per l'ennesima volta una povera donna a cui
ha anche ammazzato il marito. La stessa persona che non ha avuto
problemi ad ammaz...
- Dacci un taglio, ragazzina!
Se la sua rabbia era esplosa violenta, quella di Daryl era stata
silenziosa ed improvvisa, perchè un attimo prima era stata
in
piedi in mezzo alla stanza e l'attimo dopo si era ritrovata schiacciata
contro la parete, un dito minaccioso puntato sotto al naso.
- Non ti ho mai detto che mi sarei trasformato in un fottuto
supereroe che avrebbe salvato l'intero mondo, quindi accontentati del
fatto che voglio salvare almeno te.
Due occhi gelidi l'avevano fissata senza nascondere nulla: rabbia,
frustrazione, disprezzo. Sentimenti che lei quasi non conosceva, e che
invece lui sembrava conoscere sin troppo bene.
- Non sai proprio un cazzo di niente su di me, ragazzina,
perciò tienti per te le tue fottutissime opinioni.
L'ultima cosa che aveva visto di lui, prima che si richiudesse la porta
alle spalle, piantandola lì da sola, era stato uno sguardo che le aveva lasciato
addosso la
sensazione che avesse avuto ragione lui: non aveva davvero la
minima idea
di chi fosse Daryl Dixon.
* Harley Davidson
*Spazietto Autrice - Solo pomodori maturi, grazie, fanno meno male*
Credo sia doveroso dirvi che non ho mai avuto l'intenzione
di
far indossare a Daryl l'armatura scintillante di cavaliere senza paura
e senza macchia, perchè a mio giudizio avrebbe stravolto
totalmente il suo personaggio. Per quanto mi riguarda, di lui mi sono
fatta una certa idea quando, nella serie tv, dice a Beth "vagabondavo
con Merle, facendo tutto ciò che mi diceva di fare", nel
senso
che non credo andassero a raccogliere margherite o a lavorare in
fabbrica per guadagnarsi la pagnotta!
Daryl non è un eroe, a mio avviso, è anzi un uomo
con un
passato difficile, cresciuto in una famiglia altrettanto difficile, che
ad un certo
punto, però, si rende conto che può diventare una
persona
forse migliore di quello che è stato sino a prima
dell'apocalisse.
Nella mia storia, quando dice a Beth di non aspettarsi che
salverà l'intero mondo, intende che non potrà
rimediare a
tutti gli errori fatti, e di cui è già cosciente
senza
che lei glieli sbatta in faccia uno ad uno, ma che proverà a
fare almeno una cosa giusta nella sua vita.
Ho voluto spendere queste due parole, perchè in questo
capitolo
il messaggio è forte, nel senso che avete visto Daryl
circondato
da una realtà che sinora ha vissuto anche lui, vuoi
perchè legato a suo fratello (nel bene, ma anche nel male),
vuoi
perchè non ha conosciuto che persone simili a lui e a Merle.
Ovviamente, la storia è solo all'inizio, per cui ci
sarà
un lungo percorso ancora da compiere per lui, però di base
tenete presente che non diventerà mai nè un
cavaliere,
nè tantomeno un Principe Azzurro.
Rimarrà Daryl Dixon, pregi e difetti, anche quando.... eh,
no, spoiler non ne farò! XD
Concludo questo spazio, dicendovi ovviamente che, come sempre, spero di
poter leggere la vostra opinione.
A presto.
Serena
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Ciao,
innanzitutto voglio ringraziare tutte voi lettrici, silenziose e non,
perchè siete sempre numerose nel seguire la mia storia.
Ogni
volta la cosa mi riempie di gioia e di entusiasmo.
Passando al capitolo di oggi, vi invito a leggerlo dandovi prima questa
informazione certa: troverete un indizio importante, qualcosa che
magari vi farà saltare su esclamando "ehi, è
vero, a
questo non ci avevo pensato, e quindi cosa potrà succedere
se...". Ovviamente non aggiungo altro, sono curiosa di vedere se lo
troverete e se sarà quello giusto. XD
Concludo condividendo con voi questo pensiero: ancora quattro giorni
(contando anche oggi) e poi TWD tornerà a farci compagnia.
Io non sto più nella pelle e voi?
Baci
Serena
CAPITOLO 4
- No! No! No! Papaaaaà!
Era stato un grido disperato, insieme ad un agitarsi improvviso,
che aveva strappato Daryl dal suo sonno profondo.
- Aiutatelo!
Una mano lo aveva colpito in pieno viso, strappandogli un'imprecazione
istintiva, mentre aveva cercato di capire cosa stesse succedendo
esattamente intorno a lui.
- No... no... fermatelo!
Qualcuno gli aveva assestato un calcio negli stinchi,
strappandogli un'altra imprecazione, quando aveva pienamente realizzato
che il suo corpo stava lottando per non farsi sopraffare da un altro.
- Lasciami... vattene!
- Cristo Santo, ma che cazzo...
Una ginocchiata, questa volta volontaria, gli aveva tolto
letteralmente il fiato dal momento che lo aveva centrato in pieno
nelle parti basse.
- Lasciami!
Il bello era che lui neanche la stava più sfiorando, visto
che era riuscito finalmente a rotolare lontano da lei.
- Merda, ragazzina, non urlare!
Con uno sforzo enorme era riuscito a mettersi in piedi e ad aprire gli
occhi, il tutto mantenendo un certo equilibrio. Considerato che si
sentiva la testa scoppiare, e le palle pure, lo aveva considerato un
grandissimo traguardo.
-Non so che cazzo di incubo stavi facendo, ma io non c'entro niente.
Nella luce che le persiane facevano filtrare, era riuscito a
metterla a fuoco, incrociandone lo sguardo furioso e spaventato insieme.
- Stammi lontano!
La ragazzina aveva gridato di nuovo, trapanandogli il cervello.
Okay, ora inizio a
capirci qualcosa.
- Stai calma. Non stavo facendo niente, a parte dormire
come te.
Le aveva lanciato quella che sperava sarebbe risultata un'occhiata
convincente, ma dato lo stato in cui si trovava lei, dubitava che
qualcosa le avrebbe potuto far cambiare idea sul perchè
fossero
stati sdraiati vicino.
D'altronde, pure lui si era ricordato a malapena di essersi
buttato sul letto, praticamente ubriaco fradicio, figurarsi lei che si
era svegliata da quello che doveva essere stato un incubo, pensando di
essere finita in un altro forse peggiore.
- Cristo, ho la testa che mi sta scoppiando.
Era vero, doveva bere qualcosa, qualsiasi cosa, perchè si
sentiva anche la gola arsa come se fosse stato nel fottuto deserto per
più di un anno. Così aveva afferrato la prima
bottiglia
che gli era capitata a tiro, prendendo una lunga sorsata di un
intruglio dolciastro non bene identificato, dato che l'etichetta era
stata ormai sbiadita.
Le due bibite, il pacco di biscotti secchi e le sigarette, erano stati
il frutto di un giro di perlustrazione che aveva compiuto in una casa
poco lontana dal capanno in cui era solito andare quando aveva bisogno
di staccare dagli altri.
- Stai... stai male?
Aveva riportato lo sguardo su di lei, cogliendo adesso un'espressione
che
non era riuscito ad interpretare: preoccupazione? Paura? Speranza?
Sì, magari
sta proprio sperando di vederti crepare davanti ai suoi occhi.
- Ho avuto momenti migliori.
Il sarcasmo con cui le aveva risposto non era stato sufficiente a farla
stare zitta, perchè lei era tornata alla carica.
- Sei... drogato?
Oh, cazzo, non ce la
posso fare.
- Senti, non avevo voglia di rompermi la schiena sul pavimento, okay?
E' l'unico motivo per cui ero su quel letto insieme a te!
Si era accesso una sigaretta, cercando di tenere a bada la sensazione
che quegli occhi gli procuravano sempre quando si posavano su di lui.
Che cazzo vuoi da me,
ragazzina?
Quella domanda aveva preso a girargli in testa senza sosta
dopo
la loro discussione della sera prima, quando era tornato dagli altri,
finendo con lo sbronzarsi come non aveva fatto più da un bel
pezzo e facendo contento suo fratello, che aveva preso a raccontare
tutta un' altra serie di
stronzate compiute insieme.
- Ho solo
un dannato mal di testa, quindi rilassati.
Lei non aveva smesso di guardarlo come se fosse stato sul punto di
saltarle addosso, così le aveva dato le spalle, i nervi a
fior
di pelle.
- Devo andare in bagno.
Cristo, non sopportava nemmeno più quel tono sempre
guardingo!
- Sai dov'è, non hai bisogno di nessun permesso per andarci.
Aveva sentito le molle del letto cigolare e poi dei passi leggeri, che
lo erano diventati anche di più quando era passata dietro di
lui
per raggiungere la porta, tanto che per un attimo aveva avuto la
tentazione maligna di voltarsi e farla spaventare.
Dai, fratellino, falle
buh! Facciamoci due risate con la bambolina!
La voce di Merle gli era rimbombata in testa, proprio come
se
fosse stato lì con lui, pronto a divertersi come aveva
sempre
fatto con quelli che prendeva di mira.
- Quando torni, se vuoi mangia qualcosa, perchè poi andiamo
fuori.
Forse darle quella notizia era stato peggio che non farle quel "buh"
immaginato, perchè l'aveva sentita trattenersi sulla porta.
- Fuori dove?
Odiava sul serio sentirla sempre così sulle spine, tanto che
aveva reagito malamente.
- In qualche centro commerciale a fare shopping, no? Magari ci troviamo
pure le tue amiche.
Sarcastico, Daryl si era voltato verso di lei, maledicendosi subito per
averlo fatto non appena aveva incrociato il suo sguardo ferito da
quella cattiveria gratuita.
- Torniamo a fare un giro dove ti abbiamo trovata.
Okay, ti sei bevuto il
cervello, oltre a tutto il resto che hai buttato giù ieri
sera.
Non c'era stata altra spiegazione per quell'idea che era
venuta
fuori da dove non lo sapeva nemmeno lui, dato che aveva avuto
intenzione di andare a caccia sino a cinque secondi prima.
- Perchè?
Non aveva avuto una risposta da darle, o meglio, nessuna che avesse
voluto condividere,
perchè lui per primo era stato sottosopra per la direzione
che avevano
preso i suoi pensieri, così le aveva voltato di nuovo le
spalle,
facendole capire che la conversazione finiva lì.
Hai pensato davvero che
vuoi darle la
possibilità di recuperare le sue cose, sempre ammesso che
avesse
qualcosa con sè?
Ecco quello che gli era venuto in mente nel vederla
lì
sulla porta con quell'aria sperduta.
Sì, cazzo, mi
sono proprio bevuto il cervello.
Merle non avrebbe preso bene quella sua nuova uscita
solitaria, ma del resto non è che gliene importasse poi molto. Aveva cercato di
parlargli, la sera prima, ma era stato come scontrarsi contro un muro
di cemento armato.
Che si fotta anche
lui.
Quella mattina era iniziata davvero di merda, tra il dopo
sbronza e la ragazzina che lo aveva svegliato in quella maniera,
sperava quindi che uscire di lì lo avrebbe aiutato a
dimenticare, almeno
per un pò, che tutto aveva preso una piega dannatamente
difficile.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il tragitto in moto era stato meno pericoloso di quanto Beth aveva
immaginato, soprattutto perchè Daryl aveva mantenuto
un'andatura
tranquilla, sollevandola almeno dal timore di finire spiaccicata da
qualche parte.
Aveva anche potuto guardarsi intorno, cercando così un
modo per distrarsi dal disagio di essere stata così vicina
a lui, nonostante avesse cercato di mantenere la maggiore distanza
possibile concessa dalla posizione.
Ancora non era riuscita a smaltire le sensazioni che aveva provato
quando si era ritrovata praticamente imprigionata tra la parete e il
suo corpo massiccio, dopo che si era risvegliata dall'ennesimo incubo
in cui aveva rivissuto quegli ultimi momenti alla prigione,
con il Governatore che aveva...
Smettila di pensarci,
Beth!
Si era rimproverata da sola, perchè tornare
continuamente
a quello che era successo non avrebbe cambiato le cose, nè
l'avrebbe potuta aiutare. Anzi, avrebbe solo contribuito a farla stare
peggio, togliendole anche quel poco di speranza che nonostante tutto
sembrava voler rimanere accesa dentro di lei, spronandola a non
mollare, ad andare avanti comunque.
Una volta raggiunta la cittadina, Daryl aveva parcheggiato la
moto
nello spiazzo antistante ad una piccola officina, dove c'erano state
altre due moto abbandonate. Senza dire mezza parola, era sceso,
aspettandosi ovviamente che lei facesse lo stesso.
- Cosa ci facciamo qui?
Nel tentativo di sottolineare che non avrebbe fatto ciò che
si
aspettava da lei, era rimasta sulla moto, rivolgendogli la stessa
domanda a cui non aveva risposto nemmeno prima. Probabilmente l'avrebbe
ignorata ancora, dal momento che sembrava completamente assorbito
dal compito di studiare i dintorni, la balestra già tra le
mani
e pronta a colpire qualsiasi cosa si fosse mossa.
- Tieni gli occhi aperti e la bocca chiusa, ragazzina.
Odiava il modo in cui pronunciava quel "ragazzina", ci metteva un
disprezzo che la faceva sentire come se fosse stata un animaletto a cui
dover dare un pò di attenzione ogni tanto.
- Mi chiamo Beth.
Lui l'aveva guardata appena, ma era stato sufficiente per cogliere
l'avvertimento minaccioso a non proseguire oltre.
- E non mi fai paura.
Brava, Beth!
Così si fa! Reagisci e non mollare!
Era stata la voce di Maggie a dirglielo e sapeva che era
stato
un modo per farsi più coraggio nel portare avanti quello che
aveva appena realizzato: aveva una nuova occasione per tentare di
fuggire. Erano soli, in un posto che lei un pò conosceva,
poteva
farcela se solo fosse stata brava nel giocarsi quella
possibilità.
- Sì, come no. Continua a ripetertelo e magari...
Era stato ovviamente sarcastico nel ribattere, ma poi si era
interrotto nel veder apparire un vagante ad appena una ventina di metri
da
loro.
- Muoviti, andiamo.
Di vaganti ne erano sbucati altri due, per cui era stata obbligata a
seguirlo, sparendo dalla parte opposta rispetto a dove si erano
fermati. L'andatura di Daryl era stata veloce, ma non tanto da dover
correre,
perchè nello stesso tempo dovevano stare attenti che non ci
fossero vaganti sul loro cammino.
- Avevi un'arma con te, in quella casa?
La domanda improvvisa le aveva fatto aumentare i battiti del
cuore, perchè l'aveva colta sul vivo nei suoi piani di fuga.
Merda, è
sempre un passo avanti rispetto a me.
Questa volta era stata lei a scegliere di non rispondere,
nel
tentativo di tenersi per sè quell'informazione. Solo che
avevano
fatto qualche metro ancora, prima che lui si dimostrasse davvero troppo
perspicace per i suoi gusti.
- Prendo il tuo silenzio per un sì.
Non avevano smesso di camminare, lui sempre davanti e lei dietro, come
le aveva fatto cenno di stare non appena si erano mossi.
- Ma non l'hai mai usata per uccidere.
Cavolo, Beth, fagli
credere che non è così! E sii convincente!
Stavolta era stata la voce di Carol a spronarla,
suggerendole
ciò che lei avrebbe fatto sicuramente nella sua stessa
situazione.
- Ti sbagli, perchè...
Ma lui l'aveva interrotta, voltandosi a guardarla, senza
però smettere di avanzare.
- Se fosse vero, ti saresti difesa l'altra sera, anzichè
nasconderti come hai fatto.
Merda! Non è
affatto uno stupido, Beth!
Questo lo aveva pensato lei, ma sapeva che Carol sarebbe
stata d'accordo.
- Mi avete sorpresa nel sonno e...
Ancora non l'aveva lasciata parlare, lanciandole un'occhiata che era
già stata molto significativa su quello che stava pensando
di
lei.
- Risparmia pure il fiato, non mi convincerai del contrario.
- Io non ...
- Pistola o coltello?
Era tornato a perlustrare i dintorni, continuando imperterrito ad
ignorare ogni suo tentativo di ribattere.
- Un coltello.
Che vorrei poter avere
adesso, per dimostrarti che potrei usarlo per la prima volta!
Quel pensiero le aveva procurato una scarica di adrenalina
che
l'aveva portata a credere che ne sarebbe stata capace veramente, per
quello era stata sincera nel rispondere, perchè aveva
espresso
ad alta voce il desiderio appena provato.
- Okay, andiamo a recuperarlo.
No!No!No! Non
è così che dovevano andare le cose.
Ma ormai era troppo tardi per rimediare, voleva dire che
avrebbe dovuto cercare un'altra arma
una volta che fosse riuscita a liberarsi di lui.
Sei sicura di potercela
fare?
Non lo sapeva, in ogni caso ci avrebbe provato,
perchè
era la cosa più giusta da fare, non doveva più
pensare
come una vittima, ma ribellarsi.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La ragazzina aveva affondato la lama del coltello nella fronte del
vagante, giusto due secondi prima che la sua freccia lo inchiodasse
alla parete di legno.
Quando si era girata verso di lui, i suoi occhi gli erano sembrati
immensi, tanto erano stati spalancati per lo shock. Non sapeva se fosse
stato più per il vagante che l'aveva aggredita o per la
freccia che l'aveva praticamente sfiorata.
Sinceramente a lui non gliene era fregato più di tanto,
perchè era stato più impegnato ad
impedirsi di tirarne un'altra per inchiodare anche lei a quella fottuta
parete, almeno sarebbe stato sicuro che nei cinque minuti successivi
sarebbe rimasta dove lui voleva che rimanesse!
Cristo, mi sta facendo
uscire di testa!
In vita sua non aveva mai dovuto occuparsi di
nessun'altro, se
non di sè stesso, ed ora invece si ritrovava a starle dietro
come se fosse diventato la brutta copia di un angelo custode,
incapace perciò di fregarsene se fosse finita ammazzata!
- Fai bene
a fare quella
faccia, ragazzina, perchè la prossima sarà per
te, se te
ne vai un'altra volta a spasso da sola, okay?
Alla fine, aveva deciso di smaltire la rabbia nell'unica maniera che
gli riusciva meglio, ossia dando addosso a chi gli stava più
vicino e sfortunamente per lei, visto che di vaganti da
abbattere non c'erano più, era appena
diventata il suo sfogo personale.
- Se ti dico di rimanere in un posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo
la prossima volta, capito?
La rabbia era sempre stata parte di lui, tanto che non ricordava un
giorno in cui non avesse alimentato i suoi pensieri o le sue azioni.
Persino quelle volte che si era sballato, a lui gli aveva preso male,
anzi malissimo.
E doveva averlo capito anche lei, che in quel momento era veramente
incazzato, perchè nonostante avesse avuto tra le mani un
coltello con almeno venti centimetri di lama affilata, era rimasta
immobile accanto al vagante quando lui si era avvicinato per recuperare
la freccia.
- Che cazzo ti dice il cervello, si può sapere? Vuoi proprio
finire ammazzata?
Sulla faccia aveva degli schizzi di sangue che erano risaltati
ancora di più quando era sbiancata davanti alla sua
minaccia,
mentre il corpo del vagante era caduto accanto a loro con un tonfo
macabro.
- Pensavi che fossi sceso giù per farmi una passeggiata?
Stava gridando... anzi le stava gridando addosso con la reale
intenzione di spaventarla, questa volta.
Non hai paura di me, eh,
ragazzina? Adesso vediamo se è vero.
Una parte di lui era stata vagamente cosciente del fatto
che lei
gli stava tirando fuori emozioni che non aveva mai provato e che non
era in grado di gestire, spedendolo di conseguenza in una dimensione
dove si sentiva perso e a disagio.
- Io non...
Si era appiattita contro la parete quando lui aveva mollato di colpo la
balestra, appoggiando le mani ai lati del suo viso, e
portandosi ad appena un centimetro da lei, occhi negli occhi.
- Se vuoi ammazzarmi, questa è la tua grande occasione.
Si era specchiato in quegli occhi chiari, troppo limpidi per non fargli
male, troppo innocenti per non costringerlo a mettersi in discussione
come stava
facendo da quando si erano incontrati proprio in quella casa.
- Se invece non riesci a farlo, finchè rimarrai con me, si
farà a modo mio, ragazzina.
"Mi chiamo Beth".
Lo sapeva benissimo come si chiamava, ma le poche volte
che lo aveva
pronunciato, gli era sembrato sbagliato sentirlo uscire dalla sua
bocca. Poi era rimasto in attesa di vedere cosa sarebbe successo,
poteva essere che trovasse il coraggio necessario ad affondare la lama
nel suo stomaco, che era lì pronto per essere colpito, e
allora
sarebbe stato comunque un bene, perchè magari avrebbe capito
che
per sopravvivere era necessario diventare lupo e non rimanere agnello.
Oppure gli avrebbe concesso, magari, uno stramaledettissimo straccio di
possibilità sul fatto che non volesse davvero farle del
male. I
secondi successivi si erano come dilatati nell'attesa di qualcosa a cui
non sapeva dare una connotazione precisa, se non quella che non era
paura di morire. Non l'aveva mai avuta in passato e non gli era venuta
nemmeno adesso, perchè forse, come gli aveva detto una volta
una
tipa che si era divertita a fare la strizzacervelli, non si era mai
voluto bene nemmeno lui stesso.
- Okay.
Quell'unica parola non era stata sufficiente per lui, anche se era
stata accompagnata dal gesto di riporre il coltello nel fodero che si
era agganciata in vita.
- Okay che cosa?
Lei lo aveva guardato dritto negli occhi, nonostante fosse stato
evidente che le stesse costando una buona dose di coraggio.
- Okay, faremo a modo tuo.
Non gli era piaciuto il modo in cui si era strizzato il suo stomaco
davanti a quella decisione, perciò aveva colpito la parete
con
una manata, frustrato dal non essere più capace di
controllare
le proprio emozioni.
- Ho detto che faremo a modo tuo!
La ragazzina aveva probabilmente dato un significato diverso a quel suo
gesto, affrettandosi a ribadire con più convinzione la sua
decisione, e a lui aveva fatto comodo così.
- Stampatelo bene in testa, allora, perchè l'alternativa
è quella che ti ho illustrato prima.
Nel dirglielo, le aveva premuto un dito poco sotto la spalla, giusto
per sottolineare il concetto e farle capire che non aveva scherzato
nel dirle che l'avrebbe piuttosto inchiodata con una freccia.
"Meglio ferito che
morto, no fratellino?"
Mentre si era chinato per raccogliere la balestra, gli
erano
tornate in mente le parole che gli aveva sussurrato Merle, prima di
svenire, quando lo aveva trovato in un lago di sangue sulle scale di
quel palazzo ad Atlanta.
Allora aveva ringraziato persino Dio, nonostante non ci avesse mai
creduto, per il fatto di averlo trovato ancora vivo. Solo che a suo
fratello quell'esperienza lo aveva solo reso più incazzato
ancora contro l'intero mondo, tanto da cercare vendetta contro chiunque
si era messo sulla sua strada.
Se solo quel bastardo di
sceriffo avesse preso una decisione diversa....
Se lo era chiesto molte volte, come sarebbero andate le
cose se
fossero potuti ritornare con il gruppo di sopravvissuti con cui erano
fuggiti... probabilmente, non sarebbe stato in quella situazione
così difficile.
- Senti... lo posso tenere davvero, questo?
Era stata lei a strapparlo dai ricordi, indicandogli il coltello.
- Sì, ma solo quando saremo fuori io e te soltanto. Devi
poterti difendere come hai fatto prima, se ce ne fosse bisogno.
C'era stata un'ovvia delusione nel suo sguardo, perchè
sicuramente avrebbe preferito averlo a disposizione anche in presenza
degli altri.
- Merle non te lo farebbe tenere.
- Già, non vorrebbe.
Quello che non aveva aggiunto, glielo aveva letto nello sguardo, ma si
era sforzato di ignorarlo, perchè avrebbe riportato la sua
rabbia ad un livello pericoloso.
Un giorno, qualcuno mi dovrà spiegare perchè mi
è toccato un fratello così stronzo.
Una volta, durante una litigata furiosa, lo aveva detto
anche al diretto interessato,
e la sua risposta era stata che doveva esserne solo contento che fosse
stato così, perchè lo aveva cresciuto senza farlo
diventare "una fighetta frignona" a cui tutti avrebbero messo i piedi
in testa.
"I Dixon si fanno
rispettare, sempre e comunque".
Ecco un'altra massima che gli era stata inculcata sino
alla nausea.
- Vai a prendere il tuo zaino, ti aspetto qui.
Si era reso conto di essersi perso un'altra volta nei suoi pensieri,
mentre lei era rimasta lì a fissarlo con troppa insistenza,
proprio come se avesse cercato di intuire cosa gli passasse per la
mente.
Un sacco di cose,
ragazzina, ma niente che vorrei raccontare a qualcuno come te.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Non ce l'aveva fatta, alla fine.
Perchè non
sei un'assassina, figlia mia.
La voce di suo padre le era sembrata così
reale, che
avrebbe voluto chiedergli se allora avesse preso davvero la decisione
giusta.
"Se vuoi ammazzarmi,
ragazzina, è la tua grande occasione",
E lo era stata davvero, perchè le sarebbe
bastato alzare la lama e affondarla nello stomaco di Daryl.
Proprio
su di lui aveva puntato lo sguardo, trovandolo sempre intento a
scuoiare il coniglio che avevano trovato in una delle trappole che
aveva piazzato nei dintorni del capanno.
Erano tornati lì, dopo aver lasciato la cittadina, e poi
erano andati a caccia. Era stata meno impacciata e più
silenziosa dell'altra volta nel
seguirlo, più che altro perchè era stata immersa
negli
stessi pensieri di adesso.
Ho deciso davvero di
credergli, solo perchè mi ha lasciato la
possibilità di ucciderlo?
Se dubitava di lui, lo faceva ancora di più di
se stessa,
perchè iniziava a temere che la sua capacità di
valutare
la situazione stesse perdendo di lucidità.
Le sembrava davvero di girare in tondo da quando l'aveva messa davanti
a quella scelta terribile, senza riuscire a capire veramente cosa
l'avesse spinta a decidere.
Paura o fiducia?
Ma fiducia era una parola davvero troppo grossa se
riferita a lui, per
cui era tornata a dirsi che le era mancato il coraggio di togliere la
vita ad un essere umano che non fosse diventato un vagante.
- Potresti non fissarmi?
La voce roca che ormai aveva imparato a conoscere, l'aveva colta di
sorpresa, facendole subito distogliere lo sguardo. In
effetti, nonostante ci avesse provato, lo sguardo le era continuamente
scivolato su di lui, seduto di spalle sui gradini. Anche lei, aveva
preferito rimanere fuori e sedersi per terra, sotto la veranda,
respirando così un'aria migliore rispetto a quella viziata
dell'interno.
- Scusa.
Solo
che due
secondi dopo, i suoi occhi erano tornati lì, su quell'uomo
con
cui adesso si trovava a convivere, se per scelta o per forza, ancora
non ne era stata del tutto certa.
Chi sei veramente, Daryl
Dixon?
Era fresco il ricordo di come le avesse detto la sera
prima di non sapere un
bel niente su di lui, anche se lei un'idea invece se l'era fatta,
eccome.
Ne sei convinta, Beth?
Allora com'è che sei ancora sana e salva?
Il pensiero era andato subito a Daisy, a quello che lei
aveva
già subito, e non aveva potuto fare a meno di sentire un
nodo in
gola.
Perchè lei
sì e io no?
Era davvero Daryl a fare la differenza? Ma se era
così,
come poteva accettare che suo fratello o gli altri, si comportassero
cosi? Non era comunque farsi complice delle loro azioni?
- Lo stai facendo ancora.
Quei
pensieri la tormentavano senza sosta e aveva cercato di distrarsi
osservando quello che stava facendo lui.
- Non è che abbia molto altro da fare.
Era
giunta alla conclusione che dovesse essere già stato
abituato a scuoiare animali, perchè era stato
rapido e deciso nei gesti.
- Andavi a caccia anche prima?
La domanda le era venuta spontanea, poi aveva riflettuto sul fatto che
sapere qualcosa di lui, sempre che le avesse risposto, le sarebbe
potuto servire.
- Sì.
- Usavi la balestra?
- No, il fucile.
Perciò sapeva anche sparare bene.
- Quanti anni hai?
Quel cambio di direzione non doveva essergli piaciuto,
perchè lo aveva visto irrigidire le spalle.
- Se non vuoi dirmelo, bè... non è che sia
importante... era così... tu me l'hai chiesto e allora...
All'improvviso le era sembrata una domanda molto stupida da fare, tra
tante altre che sarebbero state più importanti, tipo quante
persone aveva ucciso.
Dio, Beth, non essere
stupida, vorresti davvero sapere quanti uomini ha ucciso?
- Trentacinque.
Per un attimo aveva pensato che potesse aver risposto alla seconda
domanda, ma poi si era imposta di darsi una calmata, perchè
non
doveva farsi suggestionare dai suoi stessi pensieri.
- Dove vivevi?
- Non ha importanza.
- No, in effetti, probabilmente non ce l'ha. Era solo per... parlare.
Stai davvero cercando di
fare conversazione con uno che chiaramente non ne ha voglia?
- Parla pure, se vuoi,
nessuno te lo impedisce.
Ecco,
appunto, era stato un chiaro invito a non rivolgergli più
domande,
ma non a tenere la "bocca chiusa" come le aveva chiesto di fare in
più di un'occasione.
- Io abitavo in una fattoria.
E credevo che la vita mi
avrebbe riservato solo cose belle.
- Con i miei genitori e i miei fratelli. Anzi, un fratello
e una... sorella. Tutti e due più grandi di me.
Ma cosa stava facendo? Perchè si era messa a parlare proprio
di quello?
Perchè le
cose belle che avevo immaginato sono sparite insieme alla mia
famiglia... e loro mi mancano ad ogni respiro che faccio.
Le erano salite le lacrime agli occhi e aveva cercato di
respingerle indietro.
- E... e avevo in mente di ...
Di far accadere tante
altre cose belle... cose che adesso non hanno più nessuna
importanza.
Aveva lottato davvero strenuamente per non lasciarsi
andare e la
sua voglia di parlare era stata completamente cancellata da quello
sforzo.
- Bè... hai ragione tu... dopotutto non ha più...
importanza.
Daryl aveva finito di pulire il coniglio, perciò si era
alzato e diretto al fuoco che aveva accesso a ridosso dell'altra
piccola costruzione, infilzandolo sul bastone che aveva preparato in
precedenza.
Non l'aveva guardata, nè aveva dato segno di aver percepito
il suo
dolore, continuando ad occuparsi solo del loro pranzo.
Cosa credevi, Beth? Che
ti avrebbe consolato, battendoti pure una mano sulla spalla?
Perchè non riusciva a reagire?
Perchè continuava a ricadere nella stessa debolezza?
- Ehi, ragazzina.
Daryl aveva richiamato la sua attenzione, facendole segno verso il
bosco davanti a loro.
- Raccoglieresti ancora un pò di legna?
Dovrei diventare come
lui.
Quello era stato il pensiero che l'aveva accompagnata
mentre si
era alzata per assecondare una richiesta che le avrebbe permesso di
concentrarsi su qualcos'altro almeno per un pò.
Così, forse,
smetterei di soffrire.
* Spazietto Autrice - Niente maledizioni, oggi il capitolo era molto
introspettivo, lo so!*
Beth e Daryl stanno reagendo alla situazione ognuno alla
sua
maniera, ma con un tratto comune: si riconoscono come rispettivi
opposti. E si sa, gli opposti si attraggono, ma qui sto andando troppo
avanti, per cui facciamo un passo indietro e torniamo al capitolo che
avete appena letto: trovato l'indizio?
Se così fosse, forse starete già pensando che
saranno
scintille se mai dovessero incontrarsi in futuro due persone in
particolare... e questo è un altro indizio bello e buono! XD
Va bè, aspetto davvero di vedere se ho seminato bene oppure
no!
Alla prossima.
Serena
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Ciao,
oggi voglio
subito condividere con voi la mia gioia: The Walking Dead è
tornato!!!!!!!!!!!!!!! Non ci posso fare niente, adoro questa serie e
la prima puntata mi è piaciuta un casino, tra l'altro.
E dopo aver esternato il mio essere fangirl, torno seria (o almeno ci
provo! XD) e vi auguro buona lettura, sperando che
troviate interessante il capitolo.
Baci
Serena
PS - All'inizio troverete un gergo piuttosto pesante, ne sono
consapevole, ma il personaggio lo richiedeva.
CAPITOLO 5
- Ehi, Daryl, sai una cosa?
Non ho mai creduto che fossi veramente frocio,
pensavo più che fossi il tipo da seghe... sai, di quelli che
vivrebbero bene anche sperduti in qualche bosco senza avere a
disposizione una fica calda in cui ficcarci l'uccello.
La voce di John era stata bassa, ma non abbastanza perchè
Daryl
non sentisse. Comunque, aveva preferito ignorare quel commento,
sperando così di scoraggiarlo dal proseguire.
- E invece, mi sa che sei stato il più furbo, tra tutti noi.
Aspettavi solo che ti capitasse tra le mani il bocconcino migliore. E
quella ragazzina, da l'idea di avere una fichetta poco usata... proprio
umida e stretta come nessun pugno potrebbe mai essere!
John, stavolta, era anche scoppiato in una grassa risata, troppo alta e
pericolosa per essere ignorata, dal momento che non voleva di certo
finire ammazzato per colpa sua, attirando l'attenzione dei vaganti che
stavano tenendo sotto tiro.
- Vedi di piantarla, okay?
- Ehi, stavo solo commentando, non ti incazzare. Per quanto mi piaccia
scopare, non ci tengo a fare la stessa fine di Scott.
L'uomo appostato accanto a lui non aveva capito il senso del messaggio,
continuando a blaterare di lui e della ragazzina, tanto che ad un certo
punto lo aveva afferrato per il giubbotto, minacciandolo esplicitamente.
- Merda,
vuoi chiudere quella cazzo di bocca! Non ho intenzione di diventare il
pasto di quegli stronzi per colpa tua, okay?
Aveva fatto cenno verso i vaganti, che nel frattempo erano aumentati di
numero, arrivando ad una decina. Stavano girando in tondo nel cortile,
ancora attirati dal loro stesso rumoreggiare, ma sel quel coglione non
avesse smesso di parlare, correvano il rischio di mandare tutto a
puttane.
- Cristo Santo, nemmeno lo scopare ti ha messo di buon umore, amico.
Il dito medio di John lo aveva lasciato del tutto indifferente, come
anche l'occhiata stizzita che lo aveva accompagnato.
Imbecille... ci
creperai, scopando.
Ci avrebbe pure scommesso, sul fatto che avrebbe fatto una
fine
del genere, perchè ormai quel tizio aveva iniziato troppo a
ragionare con il suo pisello, piuttosto che con il cervello. Proprio
per quel motivo, Daryl l'aveva scelto come compagno in quella missione,
per essere certo che non rimanesse lui di guardia al
campeggio.
Non iniziare a pensarci!
Ma era stato già troppo tardi per dirselo,
perchè il viso
della ragazzina gli era balzato davanti agli occhi,
riportandolo così a qualche ora prima.
-
Fammi venire con te, ti ho dimostrato di sapermela cavare.
Gli occhi chiari avevano
espresso una certa
determinazione, ma non abbastanza da nascondere la paura che c'era
stata in
realtà dietro a quella richiesta.
- No.
- Non ti sarò
d'intralcio, con il mio gruppo abbiamo affrontato ogni tipo di
situazione e...
A quel punto aveva
smesso di radunare ciò che gli sarebbe servito, guardandola
dritta in faccia.
- Ragazzina, la risposta
è no. Resterai qui, e se non sarai tu
stessa a metterti nei casini, non ti succederà niente, okay?
Lei era stata in piedi,
dall'altra parte del piccolo tavolo,
perciò aveva colto bene il lampo di rabbia che le aveva
attraversato lo sguardo, prima che abbassasse la testa, incrociando le
braccia.
Lui aveva ripreso a
controllare che quelle funi trovate nella rimessa
non presentassero punti deboli, facendosele scorrere tra le mani.
- Non lo puoi sapere con
certezza.
A quanto pareva, aveva
deciso di tirare fuori la verità come ultima
possibilità per convincerlo.
- No, è vero,
non sono un fottuto indovino. Però credo
che la morte di Scott abbia chiarito il concetto a chiunque
rimarrà qui di guardia.
E ne era davvero
convinto, soprattutto perchè aveva fatto in
modo che a rimanere fossero Luke e Bob, gli unici
che ci avrebbero
pensato due volte prima di mettersi nei casini con lui.
- Ma tu non l'hai ucciso
per me.
Ah
no, ragazzina? Forse dovrei
proprio farti un disegnino del culo che sto cercando di salvare, forse
così non avresti più dubbi che sia il tuo.
Aveva dato
uno strattone più forte alla fune, sfogando quel pensiero
che lo pungeva al pari di una spina nel fianco.
Ecco
che cosa sei, una dannata spina nel fianco.
- Ma gli
altri credono che sia andata così, quindi tanto basta.
Per sua fortuna lei
pareva essersi convinta, perchè aveva fatto
qualche passo indietro, sedendosi sul letto. Solo che non aveva smesso
di fissarlo, e lo sapeva perchè ormai aveva imparato a
riconoscere la sensazione di avere quegli occhi addosso.
Mi
fanno sentire... una vera merda. E non solo quello...
Sì,
maledizione, lei gli mandava il cervello in pappa e le
emozioni a 'fanculo, proprio come se fosse stato sottoposto ad un qualche tipo
di esame da dover superare.
Se
non esco in fretta da qui, finisce che me la porto dietro come vorrebbe
lei.
Ed era quasi scappato sul serio, cacciando velocemente tutto dentro lo
zaino e recuperando per ultima la balestra, appesa al solito gancio
vicino alla porta.
- Ehi, che cazzo stai aspettando? Non hai sentito il segnale?
Merda! Si era talmente distratto da perdersi evidentemente il segnale
stabilito con suo fratello, quello che avrebbe dato il via libera per
aprire le danze.
- Sì, andiamo.
Nello stesso momento aveva scoccato la prima freccia, infilzando il
vagante più vicino al cancello. La seconda aveva fatto
ancora
centro, mentre entrambi si erano avvicinati, riunendosi con Merle e
Jay, che con le loro armi silenziate avevano fatto fuori il resto dei
vaganti.
Vicini alla porta d'ingresso, ognuno aveva ricaricato la propria arma,
pronti a fare irruzione.
Nei giorni scorsi, a turno, avevano tenuto d'occhio quel magazzino,
arrivando a credere che al suo interno non ci fosse stato nessuno, al
massimo solo vaganti.
Come obiettivo si era rivelato interessante, trattandosi di una ditta
di trasporti. Si potevano trovare cose utili, la gente spediva
veramente di tutto in giro per il paese.
- Daryl e Jay, voi ci coprite le spalle, io e John entriamo per primi.
Merle, come sempre, aveva stabilito compiti e ruoli, anche se in
privato non aveva mancato di discuterne prima con lui. Questo gli aveva
fatto capire che, nonostante ultimamente i loro dissapori si fossero
accentuati, suo fratello contava ancora su di lui al cento per cento.
Tutti avevano annuito in risposta, preparandosi ad affrontare qualsiasi
cosa avessero trovato all'interno, vivi o vaganti che fossero stati.
Meglio solo vaganti.
Daryl si era concesso quell'ultimo pensiero,
dopodichè aveva armato la balestra e svuotato la mente.
§§§§§§§§§§§§§§§
Per distrarsi, Beth aveva
provato a leggere il libro che era stato
abbandonato in fondo all'armadio, ma trattandosi di un manuale su come
curare piante e fiori, il pensiero era rimasto fisso sull'unica cosa
importante: il rischio concreto che Daryl potesse
morire.
Dio, se lui muore, io
sono spacciata.
Quella era stata la verità nuda e cruda, senza
tanti se o
ma. L'equazione era semplice: Daryl moriva e lei tornava ad
essere una preda per gli altri. Quando glielo aveva fatto
presente, lui si era limitato a dirle che non aveva nessuna intenzione
di farsi ammazzare, ma era ovvio che quella frase non aveva avuto il
potere di
garantirle che sarebbe andata così.
Certo, lui aveva dimostrato in più di un'occasione di essere
determinato e abile, ma lei aveva visto come a volte non fosse bastato
nemmeno quello per sopravvivere.
Anche Rick e gli altri
erano in gamba, ma non è stato sufficiente.
Ecco, quella
non era
una buona direzione da prendere, aggiungere altra angoscia non era la
cosa più intelligente da fare. Allora, contravvenendo alla
richiesta di Daryl, era uscita dalla
casetta, sedendosi in veranda per sentirsi meno prigioniera di quanto
non lo fosse in quel momento.
"Luke e Bob rimarranno
di guardia, perciò non farti venire l'idea di scappare,
okay?".
E poi aveva aggiunto che sarebbe stata comunque una
cazzata andarsene, anche se ci fosse riuscita, perchè
sarebbe
stata di nuovo sola ad affrontare un mondo che non era posto per una
ragazzina come lei.
Glielo aveva detto più di una volta anche Maggie, che
diversamente da lei, aveva subito saputo affrontare quell'apocalisse
prendendo saldamente in mano le redini
della fattoria e mandandola avanti come se intorno a loro nulla fosse
cambiato.
E tu, invece, cosa hai
fatto in tutto questo tempo?
Doveva smetterla, altrimenti i ricordi l'avrebbero
schiacciata
più della realtà che stava vivendo e di cui si
doveva
preoccupare. Ci voleva un'idea, una sorta di piano che avrebbe messo
in atto se Daryl non fosse tornato.
Ti rendi conto, vero,
che stai contando su di lui, alla fine?
Era vero, non poteva negarlo. Non sapeva bene come fosse
successo, ma dopo quell'episodio in cui aveva deciso di non colpirlo,
nei due giorni successivi si era stabilita come una sorta di tregua tra
di loro, dove entrambi se ne erano stati perlopiù in
silenzio,
ognuno ad inseguire i propri pensieri.
Erano stati due giorni in cui lui l'aveva tenuta sempre lontana dagli
altri, uscendo fuori per andare al capanno o per andare a sorvegliare
proprio quel magazzino che adesso erano andati a saccheggiare.
Glielo aveva dovuto strappare fuori dai denti, ovviamente, il motivo
per cui
erano stati appostati almeno mezza giornata ad osservare
quell'edificio, e
quando lo aveva saputo, si era subito immaginata quello che avrebbero
fatto dopo.
"E se ci trovate dentro
qualcuno?"
"Penso sia vuoto. Nessuno di noi ha visto del movimento, a parte i
vaganti nel cortile".
"Okay, ma
se invece c'è qualcuno?"
Ripensare all'occhiata cupa che le aveva lanciato, le
aveva procurato
un brivido lungo la schiena, facendola pregare di nuovo
perchè
quel posto fosse stato davvero vuoto.
"Brava, figlia mia, non
hai smesso di preoccuparti anche per gli altri."
Stavolta la voce di suo padre le era parsa così
reale,
da guardarsi intorno per cercarlo, proprio come se fosse
potuto
apparire dal nulla. Ovviamente non c'era stato altro che silenzio e
freddo, intorno a lei.
"Preoccupati
più di te stessa, pensa a cosa farai se lui non torna".
Michonne le aveva suggerito ciò che anche lei
sapeva
essere importante, ma che non voleva ancora affrontare. Quel
susseguirsi di voci nella sua testa, era l'unico modo che aveva per non
sentirsi del tutto sola, e nonostante sapesse che era sbagliato
rimanere aggrappata alla speranza di poterle risentire veramente, non
riusciva a farne a meno.
Così, nei ricordi, ci si era persa un'altra volta, tanto che
inizialmente non si era accorta del rumore lontano che aveva iniziato a
spezzare il silenzio. Solo quando si era fatto inequivocabile, le era
venuto istintivo balzare in piedi e spingersi quasi di corsa verso
l'ingresso, rimanendo nascosta dietro l'ultima casetta del vialetto.
Era passato forse un minuto, quando il cancello si era aperto,
lasciando entrare un grosso pick up grigio, che era andato a
parcheggiarsi accanto a quella che era stata la reception.
Le quattro porte si erano aperte quasi contemporaneamente, e se
inizialmente il suo
sguardo aveva cercato la figura di Daryl, era stato poi di sfuggita che
ne aveva registrato la presenza, perchè tutta la sua
attenzione
era finita su Merle e sul cappello che aveva sfoggiato.
Carl!
Era stato come un lampo accecante quello che le era
esploso in
testa, scatenando una vera e propria tempesta dentro di lei. Niente le
era sembrato più importante di quel cappello, nemmeno il
fatto
che Daryl fosse tornato come si era augurata sino a qualche secondo
prima.
E' il cappello di Carl!
Quello stava gridando il suo cuore impazzito, ignorando la
ragione che stava cercando di dirle che non poteva saperlo con
certezza, che poteva essere un altro uguale.
No, è il suo
cappello!
Non solo il cuore, ma tutto il suo essere lo aveva
gridato,
spingendola a fare ciò che non pensava di avere il coraggio
di fare:
scagliarsi contro Merle, spinta dell'odio feroce che stava provando per
lui.
§§§§§§§§§§§§§§§
Il sesto senso di Daryl, lo
stesso che gli aveva suggerito di non
entrare in quella casa fatiscente e che lui aveva erroneamente
ignorato, si era fatto vivo nel momento stesso
in cui aveva visto schizzare fuori la ragazzina da dietro una casetta,
mettendolo in allerta.
- Bastardo!
Quell'insulto, gridato con così tanto odio, aveva
avuto il
potere di bloccarli sul posto, tutti gli sguardi puntati su di lei.
Solo quando era stata a qualche metro da loro, però, aveva
intuito che
non fosse stata diretta verso di lui, ma verso suo fratello. Era stato,
perciò,
in una frazione di secondo che aveva dovuto decidere cosa fare:
lasciarla fare o intervenire?
Era stata talmente tanta la foga con cui stava correndo verso Merle,
che se lui per caso avesse alzato l'uncino, ci si sarebbe
infilzata sopra da sola.
Che cavolo stai facendo, ragazzina? Ti vuoi ammazzare?
Era scattato sulla scia di quella domanda, andando ad
intercetterla un attimo primo che apparisse inequivocabile a tutti chi
fosse stato il suo vero obiettivo.
- Ciao, ragazzina, sono contento anch'io di rivederti!
Sfoderando una buona dose di ironia a beneficio degli altri, aveva
pensato di stoppare la sua corsa afferrandola per le spalle, ma
praticamente gli era finita addosso, ritrovandosi invece a
stringersela contro.
- Lasciami! Io lo uccido, brutto bastardo.
La furia che ci aveva messo nel liberarsi, lo aveva costretto a
raddoppiare la forza con cui la stava tenendo, dando il via ad una
lotta che aveva suscitato l'entusiasmo degli altri.
- Scommettete una birra che riesce a stenderlo?
- Ehi, Daryl, io scommetto su di te!
- Ve l'avevo detto che la gattina era munita di artigli! Scommetto
anch'io che lo stende!
Le voci si erano sovrapposte, mentre lui era riuscito finalmente a
ridurla all'impotenza, imprigionandole i polsi dietro alla schiena.
- Ti ammazzo, figlio di puttana!
Il fatto che fosse stata più piccola di lui, lo aveva
aiutato
nell'impedire che gli altri vedessero come il suo sguardo omicida non
fosse rivolto a lui, ma cercasse di andare oltre la sua spalla, per
raggiungere
suo fratello.
Che cazzo ti prende,
ragazzina?
La sua mente stava cercando di stare dietro a troppe cose
contemporaneamente: capire cosa avesse scatenato quella furia verso
Merle, come portarla via di lì e come non spezzarle i polsi,
dal
momento che continuava a lottare per liberarsi.
- Mi sa che non lo ammazza...
- Già! Ehi, bambolina, avevo pure scommesso su di te! Dovevi
metterci più grinta!
Daryl immaginava la scena alle sue spalle: Merle e gli altri appoggiati
al pick-up, intenti a godersi lo spettacolo, senza capire cosa stesse
succedendo veramente.
- Bè, mi spiace, ma lo spettacolo è finito,
ragazzi.
L'aveva lasciata andare, ma solo per poterla afferrare per le ginocchia
e caricarsela in spalla, proprio come se fosse stata un sacco di patate.
Non aveva avuto altra scelta,
perchè non c'erano stati dubbi che fosse stata nel pieno di
un
qualche
delirio che aveva come scopo quello di aggredire suo fratello, e la
cosa sarebbe diventata chiara a tutti nel giro di qualche minuto se
l'avesse lasciata parlare ancora.
- Andiamo a risolvere i nostri casini in privato.
Fischi e risate si erano sprecati a quella sua battuta, insieme ad
altri consigli su come avrebbe dovuto metterla a tacere secondo loro,
mentre lei aveva ripreso ad inveire, questa volta contro di lui.
- Lasciami andare! Ammazzerò anche te, brutto stronzo!
Non era stato facile mantenere la presa su di lei, nè
trasportarla in quella maniera, perchè sembrava che le sue
forze
si fossero centuplicate, tanto che nonostante avesse avuto la
corporatura di uno scricciolo, lo stava mettendo in
difficoltà.
- Piantala, ragazzina! Stai complicando le cose...
Lei aveva continuato a colpirlo sulla schiena, mettendoci tutta la
forza che aveva e continuando a ricoprirlo di insulti e minacce di
morte. Gli era sembrato infinito il tragitto sino alla casetta e quando
ci era arrivato, aveva quasi sfondato la porta con un calcio per
aprirla.
- Cristo, devi essere andata completamente fuori di testa!
Aveva pensato di potersi liberare di lei scaraventandola sul letto
senza nessun riguardo, ma lei gli era saltata alla gola praticamente
subito, con l'evidente intenzione di aggredirlo.
- Lo avete ucciso, maledetti, e io ucciderò voi!
Si era dovuto nuovamente difendere, perchè la ragazzina si
era trasformata in una specie di forza indomabile.
- Ma che cazzo stai dicendo? E piantala di colpirmi.
Era stato stufo di subire, e l'aveva spinta piuttosto rudemente
all'indietro, facendola cadere di nuovo sul letto. E non gli era
sembrato vero di vederla schizzare su di nuovo, gli occhi spiritati, le
guance rosso fuoco e quei piccoli pugni alzati, pronti a colpirlo
ancora.
- Siete tutti degli assassini!
Il diretto, perchè di quello si era trattato, che doveva
finire
sulla sua faccia, era finito invece nel suo pugno. Non era stato
difficile fermarlo... difficile era stato torcerle il braccio dietro la
schiena, per mettere fine a quello scontro.
- Ti devo spezzare un braccio, ragazzina, o la finisci di comportarti
come una fuori di testa?
- Non mi importa, tanto riuscirò ad ammazzarvi lo stesso!
Se fosse stato un uomo, a quel punto avrebbe già gridato di
dolore, ma lui non aveva mai picchiato una donna, e per quanto fosse
stato incazzato, non avrebbe iniziato proprio con lei.
Si era limitato quindi a spingere un pò più su il
polso
che teneva imprigionato, accentuando l'angolazione del braccio e
strappandole finalmente una smorfia di dolore che l'aveva indotta ad
immobilizzarsi.
- Okay, adesso che ho la tua piena attenzione, ecco cosa faremo...
Non aveva mollato la presa, perchè era convinto che solo a
parole non l'avrebbe ascoltato, riprendendo invece ad aggredirlo.
- Io ti lascio andare... e tu, ti siedi buona, buona lì sul
letto. Okay?
Aveva dovuto sollevare la testa per guardarlo negli occhi, mostrandogli
un dolore che non era stato solo fisico.
- Ragazzina, sul serio, io ti lascio andare, ma tu non ricominciare,
okay?
Non era convinto che lei lo avesse ascoltato, perchè
improvvisamente sembrava essersi persa in un mondo tutto suo, di certo
molto lontano da lì. Allora aveva provato a liberarla,
allontanandosi di qualche passo, ma rimanendo pronto a parare altri
eventuali colpi. Solo che non ce n'era stato bisogno,
perchè era rimasta immobile, le braccia abbandonate
lungo i
fianchi e la testa
bassa.
Ma che cazzo sta
succedendo?
Se lo era domandato di nuovo, iniziando a temere che fosse
successo qualcosa nel tempo che loro erano stati via.
Perchè allora
ce l'ha con Merle? Non era qui.
Non ci stava capendo davvero un cazzo, ed era una cosa che
lo stava mandando fuori di testa pure a lui.
- Ragazzina...
- Lo avete ucciso, vero?
Lei aveva sollevato di colpo la testa, guardandolo con quegli occhi che
adesso si erano riempiti di lacrime.
Ucciso? Ma chi?
- Non abbiamo ucciso nessuno.
Non oggi, almeno.
- Non mentire! Sei un bastardo!
La voce le si era arrochita, tanto aveva gridato prima, ma non aveva
perso di efficacia nell'esternare quell'odio che l'aveva animata sin da
quel primo insulto rivolto a Merle.
- Senti, io non so che ti è preso, però...
- Carl! Così si chiamava il ragazzo che avete ucciso!
Si era lasciata andare sul letto, il viso tra le mani e il corpo scosso
dai singhiozzi.
- Era solo un ragazzino...
Anche tu sei solo una
ragazzina...
Ciò che aveva provato in quel momento,
difficilmente lo
avrebbe saputo spiegare. Era stato un insieme di rabbia, impotenza,
disagio e... tenerezza?
Poteva essere quella, la cosa che improvvisamente gli aveva stretto la
gola?
Cristo, sto andando
fuori di testa veramente!
- Non ci sto capendo un cazzo, sai?
Sul serio, in quel momento non si sentiva più capace di
formulare un pensiero che avesse senso. Sapeva che se ne era andato con
lei che sembrava normale ed era tornato trovandola in quello stato.
- E credo nemmeno tu sia tanto a posto in questo momento.
Ma lo sguardo che lo aveva trafitto - perchè lei
è una spina nel fianco, vero Daryl? - non
aveva mostrato segni di incertezza nel ritenerlo colpevole di mentirle.
- E' inutile che menti. Ho la prova certa che avete ucciso Carl.
Carl? Magari era stato
il suo ragazzo... magari stava delirando su di lui...
- Tuo fratello indossava il suo... il suo...
Ma non era riuscita a terminare la frase, scoppiando in nuovi
singhiozzi.
Cappello!
Quello che suo fratello aveva trovato nell'ufficio,
insieme a
delle bende macchiate di sangue. Erano stati indizi che li avevano resi
certi che qualcuno fosse stato lì abbastanza di recente.
Ecco cosa aveva mandato fuori di testa la ragazzina! Credeva che Merle
avesse ucciso il proprietario di quel cappello!
- Ragazzina, non c'era nessuno in quel fottutissimo magazzino.
Forse, se lei non fosse stata così disperata, lui avrebbe
ragionato più lucidamente sul fatto di rivelarle o meno come
erano andate le cose realmente. Soprattutto, perchè se
davvero
quello fosse stato il cappello di quel Carl che lei conosceva, avrebbe
potuto voler
dire che anche qualcun'altro del suo gruppo era sopravvissuto e che
magari la stavano cercando.
- Non è vero, stai mentendo!
Negli occhi le aveva visto la speranza di essere smentita, di sentirgli
dire ancora che avevano trovato solo quel maledetto cappello.
- Chi è Carl?
Dopotutto, stava riacquistando velocemente la lucidità
necessaria a capire che sarebbero potuti arrivare guai seri e che
doveva
saperne di più, perciò.
- Chiedilo a tuo fratello! Sono sicura che lui lo sappia bene!
Un pò della furia provata era tornata ad animare lo sguardo
della ragazzina.
- Faceva parte del tuo gruppo?
Lui era andato avanti imperterrito per la sua strada, perchè
adesso era davvero troppo importante averne la certezza.
- Sì.
Quella risposta era stata sufficiente per fargli capire cosa avrebbe
dovuto fare.
- Ragazzina, non azzardarti ad uscire da qui finchè non
torno, capito?
Ma poi, era stata talmente tanta l'urgenza di mettere in pratica quello
che aveva pensato, da non rimanere ad aspettare una sua risposta. Aveva
fatto prima ad uscire, questa volta chiudendola dentro per essere
certo di non dover sprecare tempo ad andare in giro a cercarla.
§§§§§§§§§§§§§§§
Dio, hanno ucciso Carl!
Le immagini la stavano bombardando senza sosta: Carl che
le
sorrideva mentre cullava Judith, Carl che le chiedeva di fare una
partita a carte, Carl che le rivelava di aver avuto una cotta per la
sua compagna Rebecca, Carl che piangeva disperato per la morte di sua
madre, Carl che cercava consolazione nelle braccia di suo padre... Carl
che era stato ancora vivo, prima che quegli animali piombassero su di
lui.
Beth avrebbe voluto provare di nuovo quella rabbia accecante che
l'aveva spinta ad aggredire Merle, e poi che l'aveva fatta lottare
anche contro Daryl, piuttosto che essere dilaniata da quel dolore
devastante.
"Dovevi andare con loro,
potevi salvarlo."
Rick, la sua voce... le avevano strappato nuove lacrime inarrestabili.
E' colpa mia!
Non riusciva a smettere di pensarlo, che avrebbe dovuto
essere
lì a salvarlo, oppure a morire anche lei nel tentativo di
farlo.
Li ucciderò
tutti, Rick, te lo giuro!
Sentiva un nucleo duro formarsi dentro di lei, alimentato
dal
dolore, ma anche da quella rabbia che continuava a bruciare come fuoco
sotto le ceneri.
Il riaprirsi quasi immediato della porta, l'aveva presa in contropiede,
perchè aveva creduto che non avrebbe dovuto rivedere
così
presto l'uomo che era tornata a temere, ma anche ad odiare con
più forza.
E' un assassino anche
lui!
Ed aveva provato un nuovo livello di dolore, nello
scorgere cosa aveva avuto tra le mani Daryl.
- Ragazzina, devi dirmi se è proprio il suo.
Le aveva lanciato il cappello e lei lo aveva afferrato al volo,
stringendolo tra le mani come se avesse potuto stringere anche Carl
nello stesso momento.
Dio, ti prego, ti prego,
ho bisogno di un miracolo...
Aveva visto le lacrime colpire il tessuto consunto, mentre
aveva
trovato il coraggio di girarlo e cercare la conferma definitiva che
fosse stato proprio quello di Carl.
Non era riuscita ad avere le mani ferme, mentre sollevava la striscia
di tessuto che girava intorno a tutta la circonferenza interna
della calotta.
"Ricorda, Luke: la forza
sarà sempre con te".
Probabilmente era stato lo shock, ma Beth si era ritrovata
a
sorridere tra le lacrime, ripensando al momento in cui Carl le aveva
confessato che uno dei suoi idoli era stato il cavaliere Jedi di Guerre
Stellari, e che per quel motivo aveva scritto quella frase sul suo
cappello, perchè un pò della sua forza scorresse
anche dentro
di lui. Lo aveva scritto qualche settimana dopo la morte di sua madre
ed era
stato uno dei pochi momenti di debolezza che le aveva mostrato.
- Era solo un ragazzino... come avete potuto...
La cruda realtà aveva spazzato via quel ricordo,
perchè
ora aveva la certezza che non ci fosse stata più speranza
per
lui.
- Cristo, allora, è il suo veramente!
La rabbia era tornata ad esplodere dentro di lei, soprattutto
perchè aveva incrociato lo sguardo di due occhi azzurri che
l'avevano fissata senza alcuna espressione, freddi e vuoti proprio come
lo era l'uomo che non mostrava nessun rimorso per quello che
aveva fatto suo fratello.
- Avrei dovuto ucciderti, brutto bastardo!
Istintivamente aveva spostato lo sguardo sul cassetto dove aveva
riposto il suo coltello, desiderosa di averlo avuto ora, tra le mani.
- Se lo fai adesso, ragazzina, ti ficcherai solo in un casino
più grande.
Aveva riportato lo sguardo su di lui, odiandolo con ogni fibra del suo
essere.
- E poi, lo faresti per il motivo sbagliato, perchè il tuo
amichetto, per quanto ne so, è ancora vivo.
Quel suo continuare a mentirle, mentre stringeva tra le mani la prova
certa del contrario, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il
vaso.
- Smettila di mentire!
Gli si era scagliata contro, decisa ad infliggergli lo stesso dolore
che stava provando lei, o almeno a provarci, perchè la sua
forza
si era già scontrata con una più grande.
Non sapeva nemmeno come fosse successo, ma era stata lei a ritrovarsi
china sul tavolo, una guancia premuta contro la fredda superficie, con
Daryl che era tornato a torcerle un braccio dietro la schiena.
-
Ascoltami bene,
ragazzina, sto cercando di rimanere calmo, ma se continui
così
non so per quanto ci riuscirò ancora.
La voce roca si era fatta strada tra il rombare del suo stesso sangue,
affluito al viso per il misto di rabbia e frustrazione che aveva
provato nel
sentirsi di nuovo impotente tra le sue mani.
Combatti, Beth!
Una
parte di lei era pronta a non arrendersi nemmeno davanti all'evidenza
del fatto che Daryl era più forte fisicamente, spronandola
quindi a reagire comunque.
-
Perciò te
lo ripeto una volta soltanto: in quel cazzo di magazzino non c'era
nessuno, solo quel fottuto cappello abbandonato.
Lei
aveva provato
a liberarsi, ignorando il dolore al braccio, ma non era servito a
niente, se non a far sì che lui le piantasse anche l'altra
mano
sulla schiena, per tenerla ancora più ferma.
-
Non ti sto mentendo, come cazzo te lo devo dire!
Glielo
aveva
ringhiato in un orecchio, rendendola cosciente all'improvviso di averlo
avuto praticamente spalmato addosso in quella posizione che la rendeva
più vulnerabile che mai.
-
Cristo, sono stufo marcio di questa cazzo di situazione con te!
Lei
non si era
più mossa, però, proprio perchè aveva
preso piena
consapevolezza di averlo provocato forse una volta di troppo e che ne
avrebbe presto pagato le conseguenze.
-
Cosa credi, che
se avessi voluto veramente scoparti, non lo avrei già fatto?
Cosa me lo avrebbe impedito? Potrei farlo anche adesso, cazzo, non lo
vedi!
Dio, ti prego, non farglielo
fare...
Quella
preghiera era fiorita spontaneamente dentro di lei, mentre il cuore
aveva preso a batterle ancora più furiosamente di quanto
già non stesse facendo.
-
Quindi, per lo
stesso motivo, cosa mi impedirebbe di dirti la verità se
Merle
avesse ammazzato quel tuo fottutissimo amichetto? Per quale cazzo di
motivo ti starei mentendo?
Le
era scappato un
singhiozzo, perchè Carl era stato molto più di un
amichetto, era stato come avere di nuovo un fratello.
-
Cristo, ho bisogno che ragioni, ragazzina, perchè mi servono
informazioni.
Informazioni?
Quella parola in
particolare aveva fatto suonare un campanello d'allarme nella sua testa.
-
Perchè?
-
Perchè cosa?
-
Perchè... le informazioni...
La
stretta di Daryl si era leggermente allentata, mentre le aveva fornito
una risposta che mai si sarebbe aspettata.
-
Perchè se c'è la possibilità che
qualcuno del tuo gruppo sia ancora vivo, noi due li andremo a
cercare, e quando li avremo trovati, io potrò finalmente
liberarmi di te!
*Spazietto Autrice - Che sa di aver sganciato una bella bomba!*
Se ho scritto questo capitolo in maniera almeno un
pò
decente, ora dovreste avere in testa almeno due o tre domande di questo
genere:
- Daryl avrà detto a Merle di chi è il cappello
che ha
trovato, quando è andato a recuperarlo per portarlo a
Beth?
- Di conseguenza, starà dicendo la verità a Beth?
- Beth riuscirà mai a credere veramente che Daryl la voglia
aiutare? Bè, diciamo che è messa a dura prova!
Non appena
si apre uno spiraglio di fiducia, ecco che capita qualcosa che la
riporta indietro al punto di partenza!
- Carl era da solo? E' davvero ancora vivo?
- Potrebbe essere che altri del gruppo stiano cercando Beth? O
è una coincidenza che le loro strade si siano incrociate?
- Se Beth parlerà del suo gruppo, Daryl capirà di
chi si tratta nel caso di alcune persone?
E invece scherzando un pò, ecco due domande fondamentali:
- Daryl è capace
di provare tenerezza? Lui probabilmente direbbe
di no, ma sotto sotto qualcosa si smuove quando ha a che fare con la
"ragazzina" dagli occhi troppo innocenti! XD
-
Daryl è gay? A questa preferisco rispondere subito: no, come
autrice smentisco le voci che attentano alla sua
eterosessualità! XD
Oggi mi sento tanto Sherlock Holmes... comunque, a tutte le domande
serie
(più altre eventuali che vi sarete poste) verrà
data
risposta prossimamente su questo schermo! XD
A presto.
Serena
PS - come avrete notato ho inserito un particolare di fantasia per rendere certo che fosse proprio il cappello di Carl quello trovato da Merle.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Ciao!
Mi scuso per il ritardo con
cui posto questo nuovo capitolo, ma tra che ho scritto l'altra breve ff
(nel week finirò l'epilogo e poi lo pubblicherò a
inizio settimana!XD), tra che non sono stata bene qualche giorno, il
tempo è passato!
In linea di massima faccio il
possibile per rispettare il termine di una settimana tra un capitolo e
l'altro, però a volte potrà capitare che
arriverò ancora un pò in ritardo, spero mi
perdonerete! XD
Ora vi lascio alla lettura,
ci risentiamo nello spazietto in fondo per alcune precisazioni.
Baci
Serena
PS - Ne approfitto per dirvi che ho letto le vostre bellissime
recensioni, e adesso che sto meglio, vi risponderò! Grazie
di cuore per esserci sempre.
CAPITOLO 6
Lo
scontro fisico con Daryl era stato duro, ma ancora più duro
era
stato dover decidere nuovamente se credergli o meno. Mille domande,
mille dubbi, mille paure avevano iniziato ad affollarle la mente nel
momento stesso in cui l'aveva lasciata andare ed era uscito fuori sulla
veranda, mettendola
davanti all'evidenza del fatto che in ogni caso, sia che gli credesse o
meno, rimaneva comunque legata a lui.
Dopo ore passate a rompersi
la testa su quella nuova situazione, Beth alla fine aveva deciso di
seguire l'istinto. Ragionando
le si erano aperti scenari uno più drammatico dell'altro, ma
ogni volta che aveva smesso di pensare, ascoltando invece l'insieme
delle sue emozioni, il sentimento che aveva prevalso sempre era stata
la speranza.
Poteva essere che Daryl non
le stesse mentendo. Poteva essere che in
quel magazzino avessero trovato davvero solo il cappello di Carl.
Poteva essere
che fosse ancora vivo, perciò. Poteva essere che non fosse
stato nemmeno da solo.
Poteva essere che la stessero cercando. Poteva essere che li avrebbero
ritrovati, se veramente lui voleva provare a cercarli.
Tutte ipotesi, ma in effetti
nessuna certezza, se non quella di rischiare dando fiducia a Daryl.
Più volte si era
ritrovata a fissare i segni rossi che le erano
comparsi intorno ai polsi, proprio dove le mani dell'uomo li avevano
stretti con forza. Ogni volta aveva ripensato a come era stato facile
per lui ridurla all'impotenza, impedendole addirittura di muoversi. Se
avesse voluto abusare di lei, davvero avrebbe potuto farlo in qualsiasi
momento, invece l'aveva toccata sempre e solo quando era stato
strettamente
necessario.
Aveva ripensato anche a come le avesse impedito di scagliarsi contro
suo fratello Merle, portandola quasi subito via ed evitando
così di rendere chiare quali fossero state le sue effettive
intenzioni. Le aveva evitato, quasi sicuramente, di finire in una
situazione ancora più drammatica.
Però... c'era
un'unica nota stonata in tutto quello che aveva
elaborato in quelle ore, ed era stato il fatto che fosse tornato da lei
con il cappello di Carl. Poteva solo averlo chiesto a suo fratello, dal
momento che lo aveva avuto lui, perciò cosa gli aveva detto?
La verità o una bugia?
Se il suo istinto la spingeva
a credergli, quella era la prima domanda
da porgli, allora. Avrebbe ascoltato la sua risposta, e se l'avesse
convinta a sufficienza, avrebbe potuto iniziare a rivelargli qualcosa.
Essere giunta finalmente ad
una decisione aveva spazzato via parte di
quell'angoscia che l'aveva paralizzata, dandole la forza di riscuotersi
e
raggiungere Daryl sotto la veranda.
Niente avrebbe potuto darle
la certezza di aver preso la
giusta direzione, ma si era voluta cullare nell'illusione che se il suo
subconscio non le aveva fatto sentire nessuna voce amica che la
invitava a riconsiderare ciò che stava per fare, forse c'era
davvero una speranza che non stesse per commettere un grandissimo
errore.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Non aveva avuto ripensamenti
su quello che aveva proposto alla
ragazzina, se qualcuno del suo gruppo fosse stato ancora in vita, lui
avrebbe davvero rivoltato l'intera zona, spingendosi anche oltre, pur
di trovarli.
Devo liberarmi di lei.
Era diventato il
suo unico pensiero, perchè lei era molto
di più che una spina nel fianco, era qualcosa che il suo
istinto
continuava a riconoscere come un vero e proprio pericolo.
Lo metteva in crisi ad un
livello così profondo, che non sapeva
nemmeno bene come facessero a non accorgersene anche gli
altri, soprattutto suo fratello.
Come era riuscito a mentirgli
per ottenere quel fottuto cappello, per esempio, non
se lo sarebbe scordato tanto facilmente. Nè avrebbe scordato
come aveva reagito lei quando aveva avuto conferma che era
proprio quello del suo amico.
Mi voleva uccidere davvero.
Non ne aveva avuto
il coraggio quando si era trattato di salvare
se stessa, ma lo avrebbe fatto per qualcun'altro a cui voleva
chiaramente bene.
Lo avrei fatto anch'io per Merle?
Davanti a quella
domanda si era sentito così dannatamente
combattuto, che era stato sul punto di alzarsi per andarsene via dal
campeggio, per poi rendersi conto che avrebbe voluto dire portarsi
dietro anche la ragazzina.
Proprio mentre si era
riseduto, perchè non si era sentito
pronto a riprendere qualsiasi discorso con lei, la porta della
casetta si era aperta.
Cazzo, ragazzina, hai davvero un
tempismo perfetto!
Si era sentito
subito addosso quello sguardo che sembrava
perforarlo, tanto da temere che lei riuscisse a
vedere tutto il casino che aveva in testa.
- Senti... ecco...
Non era stato imbarazzo,
ovviamente, quello che l'aveva fatta
tentennare. Però non era stata nemmeno paura,
perchè
adesso sapeva che era in grado di tirare fuori un coraggio inaspettato.
- Devo farti una domanda.
Forse si era aspettato
qualcosa del genere, però si rendeva
conto che avrebbe voluto che lei gli lasciasse ancora un pò
di
tempo. Non aveva mai parlato così tanto in vita sua con
qualcun'altro, come invece era costretto a fare con lei. Merle era
sempre stato il chiacchierone, aveva avuto abbastanza da dire per tutti
e due in ogni occasione.
Lui è sempre stato la
mente, io il braccio.
Una
realtà che però adesso sembrava non funzionare
più, e la colpa non era solo del mondo che stava andando a
puttane, era anche sua perchè gli sembrava di non voler
più seguire quella direzione.
- Mi stai ascoltando?
Come avrebbe potuto
ignorarla? Nemmeno con il massimo dell'impegno
sarebbe riuscito a non sentire la tensione che gli procurava la sua
sola presenza.
- Sì.
- Okay... ecco... ho pensato
a quello che mi hai detto.
Si era istintivamente
irrigidito, perchè lo aveva preso in
contropiede, andando a sedersi accanto a lui. Si era immaginato che
dopo il loro scontro fisico, avrebbe voluto stargli alla larga il
più possibile.
- Cosa hai detto a tuo
fratello quando sei andato a prendere il cappello di Carl?
Poteva anche essere solo una
ragazzina, ma quella era la conferma che
non avrebbe dovuto sottovalutarla. Aveva un cervello e lo sapeva usare
anche bene quando voleva.
- Che cercavo qualcosa che
potesse assomigliare ad un regalo da farti.
Okay, ora era stato lui a
sorprenderla, lo aveva capito dal verso soffocato che le era scappato
davanti alla sua risposta.
- Un regalo da farmi?
Non aveva nessuna voglia di
approfondire quel discorso, lo avrebbe
costretto a parlarle di cose che non voleva condividere con lei.
- Non chiedermi il
perchè, ma credimi, ha funzionato.
Con Merle era sempre andata
così, se facevi quello che faceva
lui eri furbo, se no eri un coglione a tutti gli effetti. Si era sempre
preoccupato di portare qualcosa a Daisy quando rientravano dai loro
giri, proprio come se fosse stato un fidanzato premuroso.
Secondo lui era una gran
stronzata quella di credere che potesse
bastare per farle dimenticare quello che le aveva fatto, ma si era
sempre tenuto fuori da quella questione. Almeno sino ad ora...
perchè adesso la ragazzina stava contribuendo a
fargli
riconsiderare la sua posizione anche su quello.
- Perchè mi hai
fermato, prima?
Aveva capito subito a cosa si
riferisse, come aveva capito che era
l'ennesimo esame a cui lo stava sottoponendo. E ci stava,
perchè le
stava chiedendo di dargli fiducia sulla base di niente, in
effetti.
- Poteva finire male.
Era la verità,
nuda e cruda. Merle stava diventando sempre
più instabile, nemmeno lui si sentiva sicuro su come avrebbe
potuto reagire se fosse riuscita ad aggredirlo.
- Se lo avessi aggredito, mi
avrebbe... ammazzato?
Le era tremata la voce e non
era riuscito a non guardarla negli occhi.
- E' stato meglio non doverlo
scoprire, non credi?
Anche lei lo aveva fissato,
poi era tornata a guardare davanti a
sè, chiudendosi in un silenzio che era durato diversi minuti
e
che a lui non aveva dato di certo fastidio.
- Se decidessi di non
crederti, continuerei a mettere in pericolo solo me stessa.
Daryl aveva sentito
l'esigenza di fumarsi una sigaretta, solo che aveva
consumato l'ultima pochi minuti prima che lei uscisse. Doveva al
più presto procurarsene delle altre, perchè
niente lo
calmava come una sigaretta stretta tra le dita e il sapore della
nicotina che gli scivolava giù in gola.
- Ma se ti credo, e invece tu
mi stai mentendo, potrei mettere in
pericolo anche altri del mio gruppo, nel caso li trovassimo davvero.
C'era stata una nota di
speranza in quell'ultima affermazione che gli
aveva fatto capire quanto desiderasse poter scoprire che in effetti non
tutto era andato perduto per lei.
Non potevano essere
più distanti di così loro due,
perchè per lui non c'era mai stato niente e nessuno da
perdere,
nè prima dell'apocalisse, nè tantomeno dopo.
- Che tipo di informazioni ti
servono per provare a cercarli?
Sì, avrebbe
davvero voluto poter avere una sigaretta in quel momento a smorzare la
tensione che lo attanagliava.
Ha deciso di credermi.
O almeno sembrava
voler imboccare quella direzione.
- Poteva essere insieme a
qualcuno il tuo amico?
Era stata lei a cercare il
suo sguardo, e lui glielo aveva concesso,
perchè era il momento anche per lui di capire se lei poteva
essere più o meno sincera nel rispondergli.
- Penso di sì.
Quasi sicuramente suo padre e... spero anche la sua sorellina.
Gli occhi le erano diventati
immediatamente lucidi, ma non aveva
distolto lo sguardo, mostrandogli un dolore che lui non aveva mai
provato per nessuno, nemmeno verso se stesso nei momenti peggiori della
sua vita.
- Judith ha solo pochi mesi...
- Non c'era niente di
ricollegabile ad una poppante.
Non aveva manifestato nessuna
indecisione nel dirglielo, perchè
se era in cerca della verità, lui gliel'avrebbe data, per
quanto
brutta potesse essere.
- C'era solo quel cappello e
delle bende insanguinate.
- Quindi uno di loro
è ferito.
L'angoscia nel suo sguardo
era cresciuta e gli aveva fatto capire che
non era in grado di mascherare nessuna delle sue emozioni. Tutto quello
che provava, si rifletteva nei suoi occhi immediatamente.
- Potrebbe essere. O potrebbe
essere che a quest'ora siano già
morti. Abbiamo sorvegliato quel magazzino per due giorni interi. Non
possono che essersene andati prima, quindi non ci
può
essere nessuna certezza.
Si stava facendo buio e il
freddo stava diventando ancora più
intenso. Quasi sicuramente avrebbe piovuto, il cielo si stava
rannuvolando velocemente. Questo avrebbe cancellato ancora di
più eventuali tracce lasciate, perciò avrebbero
dovuto perlustrare i dintorni del magazzino il prima possibile.
- Domattina dovremo essere
già lì non appena fa giorno. Può darsi
che troveremo qualche altra traccia.
- Andiamoci adesso.
Era una cazzata e
probabilmente doveva rinfrescarle la memoria su chi fosse lui.
- Mi sembrava di averti
già detto che non sono un fottuto
supereroe, ragazzina. Perciò non ho neanche un qualche cazzo
di
superpotere, okay?
E siccome non ne poteva
più di quegli occhi che sembravano
davvero scavargli dentro alla ricerca di chissà che cosa, si
era
alzato.
- Ci andremo domattina. Ora
devo andare a pisciare.
L'aveva piantata
lì così, infagottata in quel maglione
due volte più grande di lei, gli occhi lucidi e la testa
piena
di pensieri che lui preferiva non conoscere, perchè
sicuramente
lo avrebbero fatto sentire solo peggio.
§§§§§§§§§§§§§§§§
La pioggia battente che aveva
investito il campeggio sembrava non
accennare a diminuire, costringendo entrambi a rimanere all'interno
della casetta. Beth si era rannicchiata sul letto, fingendo di
interessarsi a quel libro che aveva già provato a leggere
quella
stessa mattina, mentre aspettava di sapere se Daryl sarebbe tornato o
meno.
Lui si era messo a trafficare
su quello che sembrava essere un
pezzo di motore, isolandosi in una maniera che a lei non riusciva
altrettanto bene, dal momento che più di una volta era stata
sul
punto di rivolgergli la parola pur di rompere quel silenzio opprimente.
Aveva anche riflettuto sul
fatto che lui sembrava voler evitare il
più possibile tutti gli altri, e si era chiesta se fosse
stato
solo per causa sua o se anche prima si fosse isolato così.
Era finita di nuovo a
domandarsi chi fosse veramente quell'uomo: una pericolosa minaccia o
una reale speranza?
- Ti fanno male?
Sentire all'improvviso la sua
voce l'aveva fatta sobbalzare e il libro le era quasi sfuggito di mano.
- Cosa?
Non aveva davvero capito a
cosa si stesse riferendo e dal momento che
lui aveva riportato lo sguardo su ciò che aveva per le mani,
non
aveva trovato alcun indizio.
- I polsi.
Si era chiesta se avesse
notato i segni che le aveva lasciato e ora aveva avuto la risposta.
- Un pò, quando li
muovo.
Era calato di nuovo il
silenzio, interrotto solo dal rumore della pioggia.
- Mi dispiace, ma non mi hai
lasciato molta scelta.
Aveva lottato con tutte le
sue forze contro di lui, in effetti, anche se poi di fatto non era
servito a niente.
- Non l'avevo mai fatto prima.
Non sapeva perchè
glielo avesse detto, non era certo per
giustificarsi, forse era più per esternare qualcosa che
aveva
stupito anche lei. Ripensandoci, aveva avuto l'impressione che in quei
momenti un'altra Beth avesse preso il sopravvento, qualcuno che nemmeno
lei conosceva.
- Volevo uccidervi veramente.
Ecco, lo aveva detto. E ora
si rendeva conto che insieme a tutto il
resto, anche quello aveva contribuito a soffiare tempesta sulle sue
emozioni già così provate. Beth Greene sarebbe
potuta diventare un'assassina. La cosa le
aveva procurato un brivido gelato lungo la schiena.
- Lo avevo intuito.
Forse era stata ironica
quella risposta, o forse no. In ogni caso lo
aveva indotto a lanciarle un'occhiata, quasi per sottolineare che la
sua reazione era stata proporzionale alle sue intenzioni.
- Quante persone hai ucciso,
tu?
Le immagini di come aveva
ucciso Scott erano state evocate da quella
domanda, facendole trattenere quasi il fiato in attesa di conoscere la
risposta, sempre che lui fosse stato intenzionato a fornirgliela.
- Potrei dirti uno, oppure
cento. Ma potrebbe essere falso in entrambi i casi, no?
Sembravano diventati di
ghiaccio gli occhi che le aveva puntato
addosso, una barriera impenetrabile dietro cui aveva appena intravisto
agitarsi delle ombre.
- Oppure potresti dirmi la
verità.
Le era sembrato importante
quel momento, e ora capiva di più il
perchè Rick avesse affidato a tre domande in particolare la
decisione se accettare qualcuno o meno nel proprio gruppo. Quando
chiedevi ad un uomo se aveva ucciso qualcuno, fissandolo negli occhi,
nessuno riusciva veramente a nascondere la verità.
- Nove.
- Perchè?
- Otto perchè se
no sarei morto io, uno per te.
"Non sta mentendo".
Era stata la voce
di Rick a dirglielo, ma era la sua mente ad
aver elaborato quel pensiero, mentre i suoi occhi non avevano smesso di
fissarne altri due che non erano stati più così
impenetrabili come prima.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Si era svegliato di
soprassalto, tutti i sensi in allerta.
La prima cosa di cui si era
accorto, era che aveva smesso di piovere.
Si era addormentato ascoltando il battere della pioggia sul tetto di
legno, qualcosa che gli aveva ricordato come da bambino avesse
trascorso lunghe notti a trattenere lacrime di dolore,
perchè
gli avrebbero procurato solo altre cinghiate.
La seconda che doveva essere
ancora notte,
perchè dalle persiane non era filtrata la minima luce,
lasciando
la stanza totalmente al buio.
La terza cosa, era stato
anche il motivo per cui si era svegliato: la
ragazzina gli si era rannicchiata contro, allungando un braccio sul suo
torace. Doveva essere finita la bombola del riscaldamento e il freddo
si era fatto intenso. Nonostante si fosse avvolta nel sacco a pelo,
proprio come se fosse stato un bozzolo in cui rifugiarsi, doveva essere
andata in cerca di altro calore, trovandolo proprio in lui.
Come aveva fatto ogni sera,
aveva atteso che lei crollasse in un sonno
profondo, prima di stendersi a sua volta cercando di mettere la
maggiore distanza possibile tra di loro. La prima volta che avevano
dormito insieme, era successo perchè lui era stato ubriaco
fradicio, poi le aveva ribadito il concetto che non si sarebbe
spaccato la schiena sul pavimento e lei sembrava aver compreso che a
lui interessava davvero solo dormirci in quel letto che avrebbero
condiviso.
Che cazzo faccio ora?
Aveva trascorso qualche
secondo fermo immobile, aspettandosi da un
momento all'altro che anche lei si risvegliasse come era successo a
lui. Si era addirittura preparato ad essere aggredito di nuovo,
perchè quella vicinanza non voluta certo da lui, l'avrebbe
mandata sicuramente in tilt.
La ragazzina,
però, aveva continuato a dormire profondamente e aveva
deciso quindi di provare a rispedirla nella sua metà
di letto. Come prima cosa avrebbe dovuto spostarle il braccio, e
istintivamente le aveva quasi afferrato il polso, ricordandosi poi di
come li avesse avuti doloranti proprio per colpa sua.
Non potevo fare diversamente.
Si era ritrovato a
dirselo ancora, quasi a giustificarsi con se
stesso per quel comportamento, che a mente fredda, gli era apparso
proprio come una vera violenza.
Quasi le rompevo il braccio.
Lo stesso che
adesso era posato sul suo torace e che doveva spostare per poterla
allontanare!
Cristo, l'ultima cosa di cui ho
voglia è che ricominci a fare l'isterica.
Non che sarebbe
stata una reazione sbagliata la sua,
perchè lui per primo si sentiva a disagio per quel contatto
così ravvicinato. Meditando sul fatto che forse avrebbe
potuto recuperare una brandina da qualche parte, aveva cercato di
afferrarla per l'avambraccio il più delicatamente possibile.
Solo che non appena aveva cercato di sollevarle il braccio, lei si era
agitata, farfugliando qualcosa e stringendosi ancora di più
a
lui.
Merda! Che cazzo fai, ragazzina?
Ora, oltre al
braccio, gli aveva appoggiato anche la testa sul torace!
Erano passati altri secondi,
ma lei non si era svegliata, rimanendo in
quella posizione così intima. Perchè era quello
che gli
era venuto in mente, che solo poche volte aveva dormito così
con
qualcuna, anzi, forse solo con una femmina in particolare. Jane era
stata l'unica con cui aveva avuto una specie di storia per quasi sei
mesi, dopodichè aveva capito che lui era una battaglia persa
in partenza, così era passata oltre.
Respingendo quel ricordo tra
tanti altri, Daryl era tornato a concnetrarsi su come togliersi da
quella posizione scomoda, arrivando alla soluzione che doveva alzarsi
punto e basta.
Tanto ormai non si sarebbe
più riaddormentato comunque, tanto valeva iniziare a
prepararsi per quello che lo aspettava. Cercare delle tracce intorno a
quel magazzino non sarebbe stato affatto semplice, però ci
doveva provare comunque.
Devo liberarmi di lei.
E doveva farlo
anche in quel momento, perciò aveva deciso di provare a
scivolare via, magari non si sarebbe svegliata. Non appena si era
mosso, però, lei lo aveva trattenuto, probabilmente cercando
di trattenere in realtà la fonte di calore aggiuntiva che si
era procurata stringendosi a lui.
Non sono una cazzo di stufetta,
ragazzina!
Non voleva rimanere
un minuto di più con lei così vicina, quindi a
costo di beccarsi un'altra ginocchiata nelle palle, le aveva appoggiato
la mano sulla spalla per spingerla via.
- Zack... no... resta ancora
un pò.
Zack?
- Non sono Zack,
ragazzina, perciò mollami!
Cristo, la sua mano gli si
era aggrappata alla felpa e, seppure stesse dormendo, l'aveva stretta
con forza per trattenerlo. A quel punto gli era venuto istintivo
apostrofarla in quella maniera rude, ottenendo così alla
fine quello che aveva voluto, cioè che lei schizzasse
lontana da lui. Era balzata via con tanta forza, da sbattere persino la
testa contro la parete, perchè quel colpo sordo era stato
seguito da un lamento.
- Ti sei fatta male?
Ci mancava solo che si fosse
rotta la testa!
- Io... sì...
cioè... no.. non tanto.
Gli era parso evidente che
fosse stata confusa, ma non credeva fosse dovuto alla botta, quanto
più al fatto che stesse realizzando di essersi svegliata
accanto a lui e non a quello Zack, come invece aveva creduto.
- Okay. Allora rimettiti a
dormire, è ancora presto per andarcene.
Sentiva provenire da lei un
misto di imbarazzo e timore che lo aveva messo ancora più a
disagio, perciò le aveva praticamente ordinato di rimettersi
a dormire, sperando così di metterla a tacere. L'ultima cosa
che avrebbe voluto, era quella di dover riaffrontare determinati
argomenti con lei, tipo quello che non aveva nessuna intenzione di
scoparsela.
- Sì... okay. E...
scusami.
Lei si stava scusando? E per
cosa?
- Per cosa?
Era stata troppa la sorpresa,
per non chiederglielo.
- Per averti confuso con
qualcun'altro.
Era certo che le fosse
costato uno sforzo notevole dirglielo, e per un attimo era stato
tentato di chiederle anche chi fosse stato quello Zack, ma poi si era
dato del coglione da solo.
- Non importa.
Sì, alla fine non
gli importava davvero, perchè sperava che tutto quello che
la riguardava potesse tornare a non essere più un suo
problema.
*Spazietto autrice - che
si scusa ancora per il ritardo*
Sono anch'io una lettrice e
so cosa vuol dire aspettare, per cui cercherò sempre davvero
di rispettare i tempi di pubblicazione.
Detto questo, parlando del
capitolo, ci tenevo a dirvi che l'avvicinamento tra Daryl e Beth
è una faccenda che prendo molto sul serio. Nel senso che
vorrei fosse il più verosimile possibile, quindi
è una strada piuttosto lunga - anche un pò in
salita - quella da percorrere. Lo dico perchè immagino li
vorreste vedere al più presto avvicinarsi (vedi l'altra mia
ff "Alchimia"! Lì sì che mi sono sfogata anch'io!
XD), però considerate la situazione in cui sono calati, che
li vede sconosciuti a tutti gli effetti.
Per farla breve, devo
chiedervi di portare pazienza e seguire il loro cammino,
perchè poi le soddisfazioni arriveranno!!!!!!! XD
Aspetto le vostre
impressioni, o direttamente gli insulti... come preferite!! XD
A presto e buon week.
Serena
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Ciao, eccomi ad aggiornare!
Sul capitolo di oggi posso solo dire una cosa: arrivate alla fine di
sicuro mi odierete! Perciò, cercherò di farmi
perdonare nello spazio in fondo, così magari mi odierete un
pò meno! XD
Buona lettura.
Serena
CAPITOLO 7
Fermi a debita
distanza dall'ingresso del magazzino, Beth aveva aspettato che Daryl la
mettesse a conoscenza di quello che intendeva fare. Il viaggio sino a
lì era stato privo di intoppi, anche il tratto che avevano
fatto
a piedi dopo aver lasciato la moto nello stesso punto in cui si era
fermati anche due pomeriggi prima, quando era stato il turno di Daryl
di sorvegliarlo. Ovviamente era stato costretto a portare anche lei e
avevano
praticamente passato tutto il tempo in silenzio, seduti nel punto in
cui ora, invece, stava aspettando istruzioni.
Lui
aveva osservato il magazzino ancora per qualche minuto, silenzioso e
concentrato, poi le aveva finalmente rivolto la parola.
-
Entreremo prima nel magazzino. Dovrai guardarti intorno con
attenzione e dirmi se vedi qualcosa che può essere
ricollegabile
ai tuoi amici.
La
parola "amici" l'aveva pronunciata con la massima indifferenza, come
se per lui fosse stato un concetto astratto, sconosciuto. Qualcosa che
non gli aveva provocato la minima emozione nonostante stessero parlando
di persone e non di oggetti inanimati.
-
Poi ci sposteremo fuori e perlustreremo i dintorni.
A
quel punto l'aveva guardata negli occhi, in quella maniera che lei
aveva imparato a riconoscere come una richiesta di massima attenzione
da parte sua, perchè stava per dirle qualcosa di
fondamentale.
-
Ragazzina, niente iniziative, niente chiacchiere inutili, niente
distrazioni. Io ti dico cosa fare e tu lo fai senza discutere, chiaro?
Non
c'erano margini perchè lei potesse fraintendere quello che
le stava dicendo: comandava lui, punto e basta. Non si era aspettata
che le cose potessero andare diversamente, non era un vero e proprio
"aiutarsi" a vicenda il loro. Entrambi condividevano soltanto la stessa
speranza: quella di potersi liberare l'uno dell'altra. Se poi non le
stava mentendo, perchè se no il discorso sarebbe stato
ancora
diverso. Ma non voleva tornare coi pensieri a quanto aveva deciso su di
lui, si era anche già abbastanza tormentata il giorno prima.
-
Sì, va bene.
A
quel punto Daryl l'aveva sorpresa, perchè oltre al suo
coltello, dallo zaino aveva sfilato anche una pistola. Gli aveva sempre
e solo visto usare la balestra, quindi quell'arma le aveva fatto
saltare il cuore in gola.
-
Non fare quella faccia, anche questa è per te.
E
gliel'aveva tesa, insieme al coltello.
-
Usala solo se è proprio necessario.
Era
tornato a fissarla negli occhi, mentre il suo cuore non aveva smesso di
galoppare.
Ho in mano una pistola carica.
Era stato Rick ad
insegnarle a sparare, perciò si era accorta che quella aveva
il colpo in canna e la sicura inserita.
-
Se mi accorgo che stai per spararmi, mi difenderò.
L'occasione
per uccidermi senza che reagissi te la sei già giocata.
Non
lo aveva certo dimenticato, infatti in quel momento si
sentiva nella stessa identica maniera, come sull'orlo di un precipizio.
-
Andiamo. Stammi dietro e cerca di fare il meno rumore possibile.
Senza
attendere di capire cosa avrebbe fatto con quella pistola tra le
mani, le aveva dato le spalle, partendo deciso in direzione del
magazzino e rendendosi un bersaglio estremamente facile.
A
discapito di quanto le aveva appena detto, non sarebbe nemmeno
riuscito a voltarsi in tempo per vederla alzare la pistola e sparargli
nella schiena.
Mi sta mettendo alla prova.
Quel pensiero le
aveva attraversato la mente come un
fulmine, illuminando quel caos momentaneo in cui era precipitata la sua
mente.
Non avevi detto che gli credevi?
Allora seguilo, forza.
La voce di Rick era
stata forte e chiara, proprio come se lo
avesse avuto lì accanto, tanto che si era guardata intorno,
nella folle speranza di vederlo apparire veramente.
-
Muoviti, ragazzina! Non ho intenzione di passare qui tutta la giornata!
Ma
ad essere reale era stata solo la figura di Daryl, voltato verso di
lei con un'espressione chiaramente spazientita. Per un attimo aveva
rafforzato la presa sul calcio della pistola, sentendola più
salda nelle mani.
Poi come era
arrivata, la scarica di adrenalina era scemata via,
spingendola a riporre la pistola nella tasca posteriore dei jeans per
seguirlo.
-
Arrivo.
Si
era messa a seguirlo cercando di essere altrettanto silenziosa ed
attenta, mentre dentro di sè si era rinnovata la speranza di
poter davvero uscire da quella situazione con lui.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
L'interno del magazzino era
stato in penombra e silenzioso come la
prima volta che ci era entrato con gli altri, sicuri che invece qualche
vagante lo avrebbero trovato. In realtà c'erano stati, ma
qualcuno li aveva già ammazzati. Questo era stato il primo
indizio che qualcuno lì dentro fosse già passato,
poi
avevano trovato anche il cappello e le bende a renderli certi che fosse
andata proprio così.
Avevano
capito che si era dovuto trattare di gente nomade,
perchè avevano lasciato un sacco di cose utili, ma
difficilmente
trasportabili senza una macchina o qualche altro mezzo di trasporto.
Dietro
di lui, la ragazzina lo seguiva guardandosi attorno con
attenzione proprio come gli aveva chiesto di fare. Anche se credeva che
ora lo stesse facendo più per sè, che non per lui.
-
Su per le scale, dove c'è l'ufficio.
Le
aveva parlato sottovoce, perchè non faceva mai l'errore di
credersi veramente al sicuro, anche se tutto sembrava dire che la
situazione fosse tranquilla.
L'aveva
invitata ad andare avanti, preferendo questa volta coprirle lui
le spalle, visto che le ampie vetrate gli avevano già
permesso
di vedere che non si poteva nascondere nessuno al suo interno.
Accellerando
il passo, lei era salita quasi senza sfiorare i gradini,
lasciandolo indietro di qualche metro. Quando l'aveva raggiunta dentro
l'ufficio, era già stata intenta ad esaminare il piccolo
divano
su cui appariva chiaro che si fosse steso qualcuno ferito. C'era stata
un'unica macchia al centro, piuttosto estesa, segno che il ferito aveva
perso molto sangue.
-
Il cappello dov'era?
Quasi
aveva fatto fatica a sentire la voce della ragazzina, mentre
anche lui era tornato ad esaminare la stanza con molto più
attenzione rispetto alla prima volta che c'era stato.
-
Su quel mobiletto.
Con
la testa gli aveva fatto cenno verso il mobiletto che si trovava
proprio di fianco al divano. Aveva visto le sue spalle piegarsi
leggermente, come se un peso enorme gliele avesse schiacciate verso il
basso.
-
Avevi ragione. Non c'è niente di ricollegabile a Judith.
Ecco
cos'era stato a suscitarle quella reazione, il pensiero della poppante.
-
Però sono abbbstanza convinta che insieme a Carl, potesse
esserci Michonne.
Si
era voltata verso di lui, mostrandogli uno sguardo che era stato
un'insieme di emozioni: dolore, angoscia, paura e... speranza.
Speranza per chi, ragazzina? Per
te o per loro?
Però non
si era fatto distrarre da quel pensiero, puntando su quello che gli
interessava di più.
-
Cosa te lo fa pensare?
Lei
aveva fatto cenno oltre le sue spalle.
-
Ai vaganti qui dentro hanno tagliato di netto la testa. Michonne usa
una katana come arma. Perciò se non siete stati voi ad
ucciderli
in quella maniera, potrebbe essere stata lei.
Tipa tosta, questa Michonne.
Ma non si era fatto
distrarre nemmeno da questo, continuando a fissare la ragazzina che era
tornata a guardarsi attorno.
-
Qualcos'altro?
Ma
lei aveva scosso le spalle, nonostante non avesse smesso di perlustrare
l'ufficio come se ne andasse della sua stessa vita.
-
No, niente.
Gli
era sembrata sincera, perciò non c'era rimasto molto da fare
lì dentro.
-
Okay, allora usciamo.
Avevano
fatto il percorso a ritroso molto più velocemente, dal
momento che non avevano più avuto interesse nel guardarsi in
giro. Una volta fuori, era tornato ad essere lui quello che poteva
individuare qualcosa di utile, perciò le aveva fatto segno
di
seguirlo, per evitare che potesse coprire qualche evantuale traccia.
Anche
se era abbastanza scettico al riguardo, dal momento che se anche
ci fosse stata, la pioggia battente della notte l'aveva quasi
sicuramente cancellata.
Comunque,
aveva iniziato a perlustrare lo spazio antistante il
magazzino, decidendo poi di seguire quella che sarebbe stata la
direzione migliore da prendere, specie se qualcuno fosse stato ferito.
Si era inoltrato, perciò, nell'unica parte di bosco
circostante
dove il terreno appariva meno impervio, iniziando a perlustrarlo
attentamente.
-
Non mi sento bene.
Nel
sentire la voce della ragazzina, Daryl si era reso conto di quanto
fosse stato concentrato nel loro procedere, tanto che era quasi
arrivato a dimenticarsi
della sua presenza.
Quasi, appunto.
Perchè
una parte di lui lo aveva incitato a bloccarsi immediatamente per
voltarsi verso di lei.
-
Qual'è il problema, ragazzina?
E'
vero che stavano camminando già da un pò, ma non
da
provocarle quella reazione. Si era infatti appoggiata ad un albero, gli
occhi chiusi e il viso pallido.
-
Mi gira la testa.
Cazzo,
ci mancava anche quello a complicargli la vita!
-
Siediti, allora.
Gli
sembrava stesse davvero facendo fatica a reggersi in
piedi, stava infatti
tremando violentemente.
-
No, ora mi passa.
- Se,
come no. Si vede.
-
Ho detto che mi passa.
Aveva
cercato di mostrarsi convinta, senza riuscirci minimamente,
però. Non avrebbe avuto voglia di doversi occupare di lei,
ma
non aveva molta altra scelta. Perciò si era avvicinato e
l'aveva
praticamente spinta giù, obbligandola a sedersi.
Lei
aveva aperto gli occhi, guardandolo con una faccia ancora
più pallida e tirata, mentre lui aveva aperto lo zaino per
prenderle dell'acqua.
-
Bevi.
Lei
aveva fatto cenno di no con la testa, tornando a chiudere gli occhi e
cercando di inspirare profondamente.
-
Cristo, non starai mica per svenire, ragazzina?
Ma
non aveva nemmeno finito di dirlo, che lei era già stata
priva di sensi, scivolando distesa su un fianco.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quando aveva aperto gli
occhi, Beth era stata abbastanza confusa,
più che altro perchè non ricordava di essersi
addormentata. E le ci era voluto qualche secondo ancora, per realizzare
che si trovava sdraiata a terra e per di più in un bosco.
L'istinto, a quel punto, aveva preso il sopravvento,
spingendola a sollevarsi di colpo, perfettamente consapevole di quanto
fosse stato rischioso restarsene lì sdraiata, pronta per
essere
attaccata dai vaganti.
-
Non ti agitare, ragazzina, sei solo svenuta.
Era
stata subito colta da un violento capogiro non appena si era messa
seduta, mentre con una certa fatica aveva riconosciuto la voce alle sue
spalle. Aveva provato a voltarsi, ma una fitta le aveva trapassato il
cranio, strappandole un gemito.
-
E hai battuto la testa.
C'era
stata una certa ironia nella voce di Daryl, però non nel
suo sguardo. Si era spostato davanti a lei, permettendole di incontrare
i suoi occhi seri ed attenti, che la stavano scrutando dall'alto con
una certa intensità.
-
Non dovrebbe essere niente di grave.
A
discapito di quello che aveva detto, lei aveva avuto la sensazione
che stesse cercando però di valutare che le cose stessero
proprio così.
-
Vuoi un pò d'acqua?
Ora
si trovava alla sua stessa altezza, perchè si era
accovacciato accanto a lei, tendendole la bottiglietta.
-
Sì, grazie.
Non
aveva avuto ancora del tutto le idee chiare, ma la bocca impastata,
quella sì era stata una certezza. L'acqua le era sembrata
addirittura fresca, tanto le aveva dato sollievo nel berla.
-
Va meglio?
La
stava sempre fissando in quella maniera attenta, seguendo ogni suo
movimento.
E' davvero preoccupato per me?
Il suo cervello
aveva formulato quella domanda, ma non era stato in grado di darsi
anche una risposta certa.
-
Sono un pò confusa, a dire il vero.
Stava
cercando di mettere insieme i pensieri, ma le sembrava un'impresa
piuttosto al di sopra delle sue forze, in quel momento. Daryl, nel
frattempo, si era messo seduto anche lui, rimanendole vicino.
-
Ti fa male da qualche parte, la testa?
A
parte la confusione, in realtà non sentiva un dolore fisso,
così gli aveva fatto cenno di no.
-
Posso?
Lui
aveva sollevato la mano, facendole capire che voleva comunque
controllargliela.
Sembra davvero preoccupato.
Di nuovo si era
affacciato quel pensiero e questa volta lo aveva
soppesato meglio, cercando nello sguardo di Daryl una conferma. Ma i
suoi occhi erano diventati inespressivi, una qualità che gli
aveva invidiato più volte quella di riuscire a non mostrare
le proprie emozioni.
-
Sì.
Si
era aspettata forse un tocco più rude, invece la sua mano
era
stata delicata nell'affondare tra i suoi capelli, per toccarle dapprima
la nuca e poi spostarsi verso la sommità della testa.
-
Niente bozzi o tagli.
L'aveva
ritratta con la stessa delicatezza, stupendola ancora per la
capacità di riuscire ad esercitare un tocco così
leggero. Si era mossa a disagio davanti a quel gesto e per
distogliere lo sguardo, aveva bevuto ancora un sorso d'acqua.
-
Ti ricordi cosa è successo?
Non
aveva smesso di fissarla, rendendola cosciente di quanto la
rendesse vulnerabile sentirsi addosso i suoi occhi per un tempo
così prolungato.
-
Sì, certo. Stavamo cercando delle tracce da...
-
No, intendo se ti ricordi perchè sei svenuta.
L'aveva
interrotta con quel modo brusco che aveva di rivolgerle la
parola, facendola tornare col pensiero a quanto era stato invece
delicato il suo tocco.
Quanto vorrei sapere chi sei
realmente, Daryl Dixon, per potermi davvero fidare di te.
- Stavo pensando
a...
A
Carl e Michonne, che erano stati così vicini a lei... e non
solo a quello. La mente le si era riempita anche con i ricordi di suo
padre,
di Maggie, della piccola Judith, di come Lori si fosse sacrificata per
darla alla luce... di quanto si fossero illusi tutti di essere stati al
sicuro nella prigione e di come il Governatore invece li avesse
distrutti. Aveva sentito di nuovo lo stesso nodo stringerle la gola,
privandola della capacità di respirare.
-
Porca puttana, ragazzina, non farlo di nuovo!
Stavolta
l'aveva afferrata per una spalla in maniera decisa, scuotendola senza
tanti riguardi.
-
Smettila di pensare se ti fa questo cazzo di effetto!
-
Non ci riesco.
Quella
verità le era uscita insieme ad un singhiozzo, seguito da
un altro e da un altro, e un altro, sino a che era diventato un pianto
inarrestabile che aveva sorpreso anche lei, per la maniera improvvisa
con cui l'aveva travolta.
Era
stato come il rompersi di una diga, che sino all'attimo prima era
stata integra e l'attimo dopo si era sbriciolata, lasciando fluire
tutto ciò che aveva trattenuto.
-
Merda...
Quell'imprecazione
era stata seguita da un movimento che aveva
annunciato l'intenzione di Daryl di alzarsi e allontanarsi, ma lei
glielo aveva impedito, stringendogli una mano. Non c'era stata nessuna
precisa volontà in quel gesto, se non l'istinto di volersi
aggrappare a qualcosa per non farsi trascinare a fondo dalla marea di
emozioni che l'avevano travolta. Immagini della sua vita di prima si
mischiavano a quelle di dopo l'apocalisse, nutrendo a piene mani quel
dolore che aveva cercato di respingere nel profondo della sua anima e
che adesso sembrava voler risalire a galla tutto insieme.
-
Ti prego, non lasciarmi anche tu.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ovviamente era stato preso in
contropiede dalla ragazzina, che gli si
era gettata praticamente addosso, dopo averlo trattenuto per una mano.
"Ti prego, non lasciarmi
anche tu".
Quelle
parole non erano state rivolte veramente a lui, ci era arrivato subito,
però lo avevano colpito lo stesso come un pugno nello
stomaco.
Quella era stata la sensazione che gli avevano provocato, lasciandolo
momentaneamente esposto davanti a quel pianto che sembrava non dover
finire mai.
Non
si era mosso, quasi non aveva respirato, mentre lei era rimasta
aggrappata al suo giubbotto, la faccia premuta contro di lui. Davanti a
quello sfogo, Daryl si era sentito completamente impreparato ed
inadeguato.
Non
aveva avuto esitazioni nel gestire la rabbia omicida di quella
ragazzina, mentre invece era rimasto totalmente spiazzato da
quella richiesta di aiuto.
Perchè
lo aveva capito cosa avrebbe voluto da lui in
quel momento: essere consolata e rassicurata. Due parole di cui ne
conosceva il significato, ma non l'aspetto
pratico. Nessuno lo aveva mai fatto con lui, perciò si era
sentito del tutto incapace di farlo a sua volta.
Che cazzo avrei dovuto dirle,
poi?
Quella domanda lo
aveva tormentato più del dovuto,
tornando a
punzecchiarlo ogni volta che aveva posato gli occhi su di lei dopo quel
dannato pianto. Quando finalmente aveva smesso di inzuppargli il
giubbotto, era tornata abbastanza padrona di sè da rendersi
conto che si era lasciata andare in quella maniera proprio con lui.
Così sul suo
viso stravolto dalle lacrime, era comparso lo stesso disagio che
provava anche lui.
Lui
che non aveva mai pregato, in quel momento lo aveva fatto per
chiedere a qualsiasi Dio fosse stato in ascolto, di farle tenere la
bocca chiusa. L'ultima cosa che avrebbe voluto, era che lei cercasse in
qualche maniera di scusarsi, o peggio, di volerne
parlare con lui.
E
qualcuno doveva averlo ascoltato, perchè quando si era
potuto
finalmente alzare, lei se ne era stata zitta e buona, lo sguardo
rivolto ovunque, tranne che a lui.
Tutti
e due erano stati impegnati a riprendere il controllo sulle
proprie emozioni, cercando un modo per dimenticare quanto era appena
successo.
Cristo, è solo una
ragazzina, possibile che ti fotta così?
Provava una rabbia
sorda all'idea che lei riuscisse a
scombussarlo così, quando davanti a cose ben peggiori, era
rimasto del tutto indifferente. Perciò, ad un certo punto,
era
stato in malo modo che le aveva detto che si sarebbero dovuti muovere
se volevano concludere qualcosa.
Le
aveva lasciato abbastanza tempo per riprendersi anche fisicamente e
visto che quando si era rimessa in piedi non aveva dato segno di altri
cedimenti, avevano ripreso il cammino.
Si
era accorto subito, però, di non riuscire più a
concentrarsi come
prima, ritrovandosi troppo spesso a prestare più attenzione
a
lei, che non a ciò che lo circondava. In quelle condizioni,
non
avrebbe trovato un bisonte nemmeno a ritrovarselo di fronte!
Merda, merda, merda!
- Torniamo indietro.
Sul
serio, sarebbe stato inutile proseguire. Gli era già
sembrato difficile trovare qualche traccia prima, ora sarebbe stato
impossibile.
-
Perchè?
Lei
si era mostrata subito contraria a quell'idea, guardandolo dritto
negli occhi, nonostante fosse stato evidente che le era costato un
notevole sforzo, perchè quel pianto condiviso pesava come un
macigno su tutte e due.
-
Perchè non credo siano passati di qua.
In
effetti non aveva trovato nulla che glielo facesse pensare e
nell'incertezza, preferiva non spingersi oltre visto che la sua
lucidità era andata a puttane.
-
Però non lo puoi escludere, giusto?
Okay,
non aveva nessuna voglia di mettersi a discutere con lei,
perciò aveva subito chiarito le cose.
-
Se vuoi un miracolo, ragazzina, rivolgiti a Dio e non al sottoscritto,
okay?
-
Hai detto che avresti provato a cercarli.
Era
stata pronta nel ribattere, e lo aveva trovato incredibile visto
quanto era successo poco prima, ma aveva iniziato a capire che da lei
si sarebbe dovuto aspettare di tutto.
-
E che cazzo avrei fatto, finora, secondo te?
Si
era incazzato sul serio davanti a quell'accusa, senza sapere nemmeno
bene il perchè gli
avesse dato così fastidio. L'aveva vista passarsi le mani
sul
viso, come a voler radunare le idee, prima di rivolgergli ancora la
parola.
-
Sì, è vero, scusami. Intendevo dire... che vorrei
non smettessi di farlo.
Era
tornata a scusarsi con lui, come se davvero quella in torto fosse stata
lei.
Non tu, che la stai usando pur
di non affrontare Merle.
Aveva odiato quella
parte di coscienza che aveva deciso di
ricordargli il perchè si fosse legato a doppio filo con lei.
Almeno all'inizio, perchè adesso le cose erano un
pò cambiate per lui, anche se cercava di negarlo con tutto
se stesso.
-
E non lo farò. Cambieremo solo sistema.
Lei
aveva cercato di interpretare quella risposta, senza però
riuscirci.
-
Cosa significa?
Ci
aveva pensato la notte prima, quando non era più riuscito a
dormire sempre per causa sua, a cos'altro avrebbe potuto fare se quel
tentativo si fosse rivelato inutile.
- Proveremo ad
esplorare i dintorni seguendo la cartina della zona. Così
saremo sicuri di aver percorso ogni possibile strada. Se uno di loro
è
ferito, saranno lenti nello spostarsi e lasceranno di sicuro altre
tracce.
In
quegli occhi chiari aveva visto molto più che delusione
davanti alla sua proposta, era stata pura disperazione.
-
Sarà come cercare un ago in un pagliaio.
-
Può essere, ma sarà sempre meglio che non fare un
cazzo, non trovi?
Frustrazione
e rabbia erano le due cose che principalmente stava
provando in quel momento, perchè lei e la sua cazzo di
disperazione, lo facevano sentire a disagio. Incazzato, nervoso e ...
inutile! Proprio così si sentiva e non gli piaceva per
niente
-
Ci vorrà tempo.
-
Mi sembra che tu non abbia molto altro da fare, no?
Era
stata una battuta cattiva, sicuramente, ma non credeva che il suo
impallidire fosse dovuto solo a quello.
-
Tu non ti rendi conto.
-
Di cosa?
Stava
davvero perdendo la pazienza, perchè avrebbe tanto voluto
non dover discutere con lei di qualcosa che gli sembrava chiarissimo:
non c'erano molte altre soluzioni per cercare i suoi amici.
-
Di come mi sento io.
Oh,
cazzo! Questo no, proprio no! Non lo avrebbe tirato in mezzo in una
discussione del genere!
-
Ascolta, ragazzina...
-
No ascoltami tu, perchè io non tornerò indietro
con te.
Merda!
Stava andando sempre peggio...
-
Da sola avrai ancora meno probabilità di trovarli.
-
Non importa, ma almeno mi sarò liberata di voi.
-
Niente affatto, perchè ti verranno a cercare.
L'aveva
guardata dritta in faccia, perchè non avesse dubbi sul fatto
che sarebbe successo esattamente quello che stava per dirle.
-
Mio fratello ci andrà a nozze con l'idea di darti la caccia.
Non mollerà finchè non ti avrà
trovata, perchè anche lui ha un sacco di tempo e non molte
cose da fare.
-
Potrebbe farlo solo se tu gli dirai dove cercarmi. Ma se
tu mentirai sul luogo in cui sono riuscita a sfuggirti, non mi
troverà mai.
Ancora
una volta aveva pensato di lei che fosse imprevedibile: gli
sembrava debole e fragile un attimo prima, coraggiosa e determinata
quello subito dopo. Tanto determinata da avere il fegato di parlargli
in quella maniera.
-
Quindi mi stai chiedendo di scegliere definitivamente tra te e mio
fratello?
-
Hai detto sin dall'inizio che volevi solo aiutarmi e che non mi avresti
fatto del male.
Lo
stava mettendo alle strette, niente di più, niente di meno.
-
Se è davvero così, questo è il momento
di dimostrarlo.
Cristo,
ma era davvero la stessa persona che prima
piangeva disperata aggrappata a lui come se fosse stato una cazzo di
roccia a cui tenersi per non cadere in un burrone?
Sì,
era sempre lei, e pareva proprio decisa ad andarsene per la sua strada.
Da sola.
E
proprio in quelle due, dannatissime, parole c'era tutto quello che lo
stava
fottendo alla grande. Perchè sì, lei lo fotteva
proprio alla grande. Lei e
quei suoi cazzo di occhi che non gli lasciavano scampo.
-
Non puoi andartene in giro da sola, non ti voglio sulla coscienza,
ragazzina.
Ecco!
Lo aveva sputato fuori sul serio! Era riuscita a strappargliela quella
cazzo di verità, alla fine.
-
Cazzate! Tu non vuoi salvare me, ma te stesso! Non lo so che problema
abbia tuo fratello, ma di certo so qual'è il tuo: hai una
paura fottuta di lui!
Lo
aveva percorso una scarica di adrenalina così potente da
sembrargli che fosse stata una frustata a colpirlo. Una sensazione
molto simile a quando gli arrivava la prima cinghiata, l'unica in grado
di fargli veramente male, perchè poi le altre si
sovrapponevano ad un dolore che già aveva metabolizzato.
-
Non sai un cazzo di me, ragazzina! Te l'avevo già detto, ma
continui a fare lo stesso, stramaledetto errore! Spari sentenze del
cazzo e basta!
Le
si era avvicinato a muso duro, ma lei non era arretrata, era rimasta a
fissarlo con uno sguardo che gli aveva procurato un'altra scarica di
adrenalina tanto era stato convinto di essere nel giusto.
-
Invece ho capito più di quello che credi! Sei un'altra
persona quando siamo lontani da lui, ma quando c'è, tu cambi
completamente! E nel frattempo che cerchiamo i miei amici, non voglio
dover scoprire cosa farai quando ti chiederà, magari, una
prova concreta del fatto che dici di scoparmi! O magari che vorrà
farlo anche lui! Perchè sono certa che gli diresti di
accomodarsi e di farmi pure tutto quello che vuole!
Lo
aveva spintonato violentemente, tanto da riuscire a fargli fare qualche
passo indietro.
-
Tu non hai una coscienza, Daryl Dixon. Hai solo un cervello che ragiona
in funzione di tuo fratello e di quello che vuole lui!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Non lo sapeva nemmeno lei
come fosse finita a gridargli contro quelle accuse, che peraltro
riteneva fondate, quando soltanto poco prima aveva cercato proprio in
lui conforto e comprensione.
Forse
era davvero arrivata al limite delle sue forze. Il punto di rottura
oltre il quale avrebbe smesso di combattere la battaglia contro quella
parte di se stessa che continuava a dirle di arrendersi all'idea che
aveva perso davvero tutti, che per quanto li avesse cercati, non li
avrebbe più rincontrati.
Carl
e Michonne, forse anche Rick, erano vivi! Questo le aveva ridato
l'illusione che potesse esserlo anche Maggie. Non voleva tornare in
quel posto dove ogni volta sentiva che un pezzettino di quella speranza
moriva irrimediabilmente, schiacciata dalla crudeltà di
Merle e degli altri.
-
Io non torno indietro con te.
Lo
aveva fatto, gli aveva puntato contro la pistola.
-
Se proverai a trattenermi o ad inseguirmi, ti ucciderò,
Daryl.
Non sei un'assassina, figlia mia.
Aveva ignorato la
voce della sua coscienza, mascherata dietro quella di suo
padre.
-
Giuro su Dio che lo faccio veramente, questa volta.
Aveva
sentito più che mai il peso di quegli occhi su di lei, pieni
di rabbia e di qualcos'altro che non voleva cercare di capire,
perchè era già troppo impegnata a tenere le sue,
di emozioni, sotto controllo.
-
Se davvero vuoi aiutarmi, lasciami andare e basta.
Lo
aveva tenuto sotto tiro, le mani molto più ferme di quanto
avrebbe immaginato. Mentre lui era rimasto immobile, lei aveva iniziato
a fare qualche passo indietro.
La
distanza fisica tra di loro era cresciuta, ma i loro occhi erano
rimasti incatenati. Il lineamenti di Daryl non le erano mai apparsi
così tesi come in quel momento, nemmeno quando era stato lui
a lasciarle la scelta se ucciderlo o meno.
Non tornerò indietro
con lui. Non tornerò indietro con lui. Non
tornerò indietro con lui.
Ad
ogni passo indietro, se lo era ripetuto con tutta
la determinazione che provava, sino a che la distanza tra loro era
stata tale, per cui la vegetazione le aveva reso impossibile tenerlo
ancora perfettamente sotto tiro.
A
quel punto era stata obbligata a scegliere tra voltarsi e mettersi a
correre, oppure restare ferma e vedere cosa avrebbe fatto lui.
Quanto
tempo fosse passato da che aveva deciso di rimanere immobile non
avrebbe saputo dirlo, però il momento in cui lo aveva visto
voltarsi e sparire dalla sua visuale le era sembrato dilatarsi in
maniera spropositata.
Ed era passato altro tempo ancora, mentre ferma nello stesso punto, era
rimasta in attesa di essere trapassata da una freccia oppure aggredita
alle spalle, oppure catturata.
La
luce nel bosco era cambiata gradualmente, dandole modo di capire che
sicuramente erano state ore e non minuti, quelli in cui era rimasta
immobile ad aspettare.
Ma
non era successo niente, nemmeno quando aveva trovato la forza di
rompere quell'immobilità, iniziando a camminare in una
direzione qualsiasi, purchè rendesse reale la sensazione di
essere libera.
Perchè
passo dopo passo, mano mano che le ombre erano calate a dirle che
presto avrebbe fatto buio, si era davvero concessa di pensarlo.
Mi ha lasciato andare.
Non si era illusa
che avrebbe mentito anche a suo fratello, ma intanto le aveva lasciato
la possibilità di mettere più distanza possibile
tra di loro, e questo era davvero più di quanto potesse
sperare.
*Spazio Autrice che domanda a Daryl: ma come, la lasci andare sul
serio?*
E secondo voi, cosa risponderà?
Intanto che aspettate di scoprirlo nel prossimo capitolo (mi odiate un
pò di meno, ora che sapete quanto dovete aspettare? XD) che
ne dite di azzardare delle ipotesi? Che cosa potrà succedere?
Sono curiosa di sapere cosa pensate possa avere in mente il nostro
arciere preferito!
Colgo l'occasione per ringraziarvi di essere sempre lettrici
affezionate, anche chi lo fa silenziosamente, perchè mi
rende davvero felice di condividere questa mia storia con voi.
Un bacio e a presto.
Serena
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Buongiorno!
Scusate
il ritardo nell'aggiornare, ma è un periodo che ho molto
meno tempo per scrivere rispetto a quello che vorrei! Tra l'altro, ci
tenevo a questo capitolo, perchè ha decisamente la sua
importanza.
Ma
non voglio anticiparvi nulla, quindi ci risentiamo nello spazio in
fondo.
Buona
lettura.
Serena
CAPITOLO 8
La notte appena passata le aveva ricordato la prima
trascorsa nel bosco dopo essere fuggita dalla prigione. La morte di suo
padre,
la perdita di Maggie e di tutti gli altri, unita alla disperazione di
essere
completamente sola, le aveva impedito di chiudere occhio, nonostante
fosse
stata sfinita dalla lunga corsa a
perdifiato che l’aveva condotta lontana dalla mandria di
vaganti.
Come
era successo allora, anche adesso, quando aveva iniziato ad albeggiare,
si era ritrovata completamente
intirizzita, tanto che aveva dovuto fare uno sforzo immane per lasciare
il rifugio di fortuna che aveva trovato nel tronco cavo di un albero,
in cui si era rannicchiata per superare la notte.
Una
volta in piedi, mentre aveva tentato di sciogliere i
muscoli rattrappiti, era rimasta in ascolto dei suoni circostanti. Le
erano parsi tutti naturali, soprattutto non aveva colto
niente di simile al ringhio prodotto dai vaganti, per cui aveva deciso
di
muoversi nella direzione da cui stava sorgendo il sole.
L’altra
volta quella decisione le aveva portato fortuna, infatti si era
imbattuta solo dopo due giorni in una cittadina, magari lo
sarebbe stata anche questa volta.
Lo
stomaco aveva preso a brontolarle quasi subito,
ricordandole che l’ultima volta che aveva mangiucchiato
qualcosa, era stato la
sera prima, quando ancora era stata in compagnia di Daryl.
“Compagnia”
era la parola sbagliata per definire la
situazione che aveva vissuto con lui, ma poi aveva pensato che non
aveva più
nessuna importanza cercarne una migliore, perché poteva
considerare quella
parentesi chiusa.
Ora
doveva concentrarsi unicamente su due cose: procurarsi
del cibo per mantenere le forze e trovare un riparo più
sicuro dove poter fare
il punto della situazione con più calma.
Entrambi
gli obiettivi si presentavano difficili da
raggiungere, però se non si era arresa prima, quando le
sembrava davvero tutto
perduto, non lo avrebbe fatto di certo ora che aveva trovato la prova
certa che
qualcun altro, oltre a lei, era sopravvissuto alla caduta della
prigione.
Michonne
era stata cento volte più in gamba di lei, quindi lei
e Carl dovevano essere sicuramente ancora vivi.
Sostenuta
da quel pensiero, Beth camminava prestando la
massima attenzione a tutto ciò che la circondava. Aveva
fatto solo una breve sosta da quando si era messa in cammino, decidendo
di
fermarsi più a lungo solo quando aveva avuto la fortuna di
imbattersi
in alcuni
cespugli carichi di bacche commestibili. Dopo averne mangiate una buona
quantità, aveva pensato che avrebbe dovuto trovare al
più presto il
modo di bere qualcosa, però non voleva angosciarsi
più di tanto,
cullandosi nella speranza
che ci sarebbe riuscita prima di iniziare a patire la sete vera
e propria.
In
questo senso, il freddo era d’aiuto, anche se
l’idea di
passare un’altra notte come quella appena trascorsa la
spaventava
indubbiamente.
Quando
si era fermata davanti ad
un’ampia radura, indecisa se attraversarla o aggirarla
rimanendo al
riparo nel bosco, era stato anche il momento in cui il destino l'aveva
di nuovo tradita.
-
Fine della gita, bambolina.
Era
stata questione solo di secondi, prima di ritrovarsi con Merle alle sue
spalle,
pronto a sfilarle la pistola dalla tasca
posteriore dei jeans. Immediatamente la mano le era corsa al coltello
ancora nel fodero, ma un'altra voce l'aveva letteralmente congelata.
-
Io non lo farei, se fossi in te, ragazzina.
Aveva
dovuto vederlo con i propri occhi che lui fosse davvero
lì, voltandosi e ritrovandolo più minaccioso che
mai con in mano la balestra puntata su di lei.
-
Oh, bambolina, dovresti vedere la tua faccia in questo momento.
L'ultima cosa che ti aspettavi, era di vederci comparire insieme, vero?
La
risata di Merle le era rimbombata in testa crudele più che
mai, mentre i suoi occhi erano rimasti incollati su Daryl, comparso
anche lui solo a qualche metro di distanza da lei.
Mi ha raccontato un mucchio di
bugie, non aveva nessuna intenzione di aiutarmi.
Quel pensiero le
aveva provocato un'ondata di nausea talmente forte, che aveva dovuto
chiudere gli occhi per respingerla.
-
No, sul serio, pensavi che bastassero due begli occhioni e un paio di
tette per metterci uno contro l'altro?
Dio, Dio, Dio, perchè
sono stata così stupida?
- Credevi davvero
che eri tu che stavi fottendo lui, e non il contrario?
Quella
frase le aveva fatto riaprire gli occhi di colpo, stavolta puntandoli
su Merle e il suo ghigno divertito.
E' un mostro, non uomo.
- Oh oh.... adesso
capisco!
Scoppiando
in una risata che l'aveva fatta rabbrividire, tanto era
stata carica di insano divertimento, Merle si era voltato verso suo
fratello.
-
Sei stato bravo, allora, fratellino! Sei riuscito a fotterla
doppiamente! Non solo ti scaldava il letto, ma credeva di farlo anche
per una buona causa!
Il
cuore le stava battendo così forte, che Beth si era
aspettata quasi di vederselo schizzare fuori dal petto.
Fotterla doppiamente? Cosa stava
dicendo?
Era tornata a
guardare Daryl dritto negli occhi, ma non ci aveva
trovato altro che l'azzurro ghiaccio delle sue iridi completamente
inespressive.
-
Mi scoccia doverlo dire, ma a quanto pare l'allievo ha superato il
maestro. Te l'eri giocata bene la partita con lei. Peccato che tu sia
stato costretto a scoprire le carte prima del previsto.
Merle
era tornato a guardare lei, ammiccando in maniera maliziosa.
-
Hai avuto fortuna nel dartela a gambe mentre lui si occupava di quei
vaganti in cui vi siete imbattuti, ma sfiga nel non immaginare che ci
fossi anch'io nei vostri paraggi.
Quegli
occhi scuri che la stavano fissando senza alcuna pietà,
le
avevano ricordato quelli del Governatore, un altro uomo che si era
dimostrato pazzo e crudele. Istintivamente era tornata a cercare quelli
di Daryl, ma erano stati sempre freddi e distanti.
-
Dopotutto, dovrei ringraziarti, bambolina. Era da tempo che io e Daryl
non andavamo a caccia insieme.
Il
primo a rompere l'immobilità in cui erano caduti tutti e
tre,
era stato proprio Merle, allontanandosi da lei e consegnando la pistola
che le aveva sottratto a Daryl.
-
E' stato divertente, vero fratellino?
Beth
lo aveva visto annuire, sulle labbra un mezzo sorrisetto che
era stato l'equivalente di un pugno nello stomaco per lei, mentre aveva
riposto la pistola nello stesso zaino da cui solo il giorno prima
l'aveva tirata fuori per darla a lei.
Avrei potuto ucciderlo e non
l'ho fatto.
A quello, si erano
accodati mille altri pensieri e tutti uno
diverso dall'altro, perchè erano andati in direzioni
opposte.
Nonostante lo stesse vedendo con i suoi occhi quello che stava
succedendo, dentro di lei era comunque iniziata una battaglia che non
sapeva come sarebbe finita, perchè in tutto quel parlare di
Merle, qualcosa non le tornava.
Non abbiamo incontrato nessun
vagante. Mi ha lasciato andare e basta.
-
Peccato che sia durato poco. E peccato che tu non sia stata nemmeno
una preda molto difficile da inseguire. Ti eravamo già alle
costole ieri sera.
Le
aveva lanciato uno sguardo maligno, a quel punto, mentre dallo zaino di
Daryl
era sbucata anche una bottiglia d'acqua che aveva di botto riacceso la
sua sete.
-
Fosse stato per me, avremmo trascorso la notte riscaldandoci ben bene
tra di noi.
Non
aveva fatto nessuna fatica ad immaginare cosa avesse avuto in mente
l'uomo, perciò aveva mantenuto lo sguardo sulla bottiglia,
cercando di ignorare il brivido di paura che le era corso
giù
lungo la schiena.
-
Ma Daryl aveva in mente di darti una lezione diversa, cioè
una lunga notte all'addiaccio.
Proprio
lui le aveva appena lanciato l'acqua e lei si era affrettata a berne
una lunga sorsata, dopo averla afferrata al volo.
-
Quale maniera migliore per raffreddarti i bollenti spiriti, eh
bambolina? Magari, ora, ti ficcherai in testa che è meglio
non
mettersi contro i fratelli Dixon.
Aveva
preso ancora un'altra lunga sorsata, prima di tornare a posare lo
sguardo sui due uomini che la stavano guardando in maniera del tutto
diversa. Uno palesemente sincero nell'esprimere la soddisfazione che
lei si trovasse in quella condizione di inferiorità, l'altro
mostrando una
freddezza che non le permetteva di capire cosa stesse pensando in
realtà.
-
Ti avevo avvisata che il mio fratellino era un vero e proprio
segugio, ma come tutte le donne, pensavi di essere più
furba.
Anche se fossi andata in capo al mondo, ti avrebbe ritrovato, lo sai?
Le
stava dicendo tutte quelle cose davvero con la convinzione che lei
fosse un gradino al di sotto di loro in quanto donna. E sebbene una
parte di lei si fosse ribellata a quell'idea così orribile,
aveva tenuto a freno le parole che avrebbe voluto dirgli,
perchè
sapeva che a
pagarne le conseguenze sarebbe stata solo lei.
-
Fosse per me, ti avrei lasciato anche in pasto ai vaganti dopo esserci
divertiti un pò.
Lei
non aveva osato fiatare, perchè negli occhi di Merle si era
accesa una luce crudele che aveva spinto il suo cuore di nuovo a
battere come un tamburo.
Per lui sono proprio un animale
da cacciare, torturare e poi uccidere.
Quel pensiero
l'aveva spinta a cercare lo sguardo di Daryl,
convinta che qualcosa ci avrebbe visto stavolta, fosse solo stata
un'ombra di colpa, ma lui l'aveva fissata
senza espressione, proprio come se il suo viso fosse diventato una
maschera di pietra.
-
Sai, bambolina, dopo un pò mi stufano quelle che non si
rassegnano a stare al loro posto.
Aveva
riportato l'attenzione su Merle, cercando di intuire se fossero proprio
quelle le sue intenzioni.
-
Ma pare, invece, che al mio fratellino questa cosa lo stimoli
parecchio, tanto che finalmente il suo amico laggiù
è
uscito dal letargo.
Si
era fatto una grassa risata davanti a quella sua stessa battuta,
strappando anche a Daryl una smorfia che le era parsa divertita,
inducendola ad inserire anche quello tra le cose che non le tornavano,
perchè in precedenza si era mostrato infastidito da commenti
del
genere. Inoltre, Merle era ancora convinto che loro due fossero
stati... bè intimi.
Si
ritrovava davvero con mille pensieri diversi in testa, senza
riuscire a farne emergere uno che potesse considerare vero e
inconfutabile. Non tanto su Merle, su cui non aveva alcun dubbio,
quanto su Daryl. L'aveva inseguita anche lui, questo era innegabile,
eppure non riusciva a credere del tutto che fossero state solo menzogne
le sue.
-
Quindi, ti consiglio di ringraziarlo per bene quando ne avrai
l'occasione, perchè se ti dò un'altra
possibilità, è solo
perchè
lo vuole lui. Con questo, però, non pensare di poterti
mettere
in mezzo ai fratelli Dixon, perchè questo non
succederà
mai. Dico bene, Daryl?
Merle
a quel punto lo aveva fissato negli occhi con un'intensità
che Daryl aveva ricambiato.
Si odiano, ma non possono fare a
meno l'uno dell'altro. Si ucciderebbero, se solo non fossero
così morbosamente legati.
Non lo avrebbe
saputo spiegare, eppure era convinta di quello
che aveva appena pensato nel vedere i due fratelli guardarsi
così, come se fossero stati da sempre uniti in un rapporto
di amore-odio reciproco.
-
Giusto, Merle.
La
risposta aveva fatto sorridere ancora di più Merle, che dopo
averlo guardato ancora per alcuni secondi dritto negli occhi, era
tornato a guardare lei.
-
Capito, bambolina? Tienitelo bene in mente, perchè non ti
darò un'altra occasione se te la svignerai di nuovo.
E
quella minaccia, reale come lo era stato il gesto che le aveva
rivolto di tagliarle la gola, aveva sancito del tutto la fine
della sua breve libertà.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
-
Non hai mai avuto l'intenzione di aiutarmi veramente.
Daryl
avrebbe potuto scommettere qualsiasi cifra sull'indovinare quale
sarebbe stata la prima accusa che gli avrebbe mosso contro.
Si era sentito i suoi occhi addosso per tutto il tempo, mentre insieme
a Merle, avevano percorso buona parte della strada per tornare al punto
di partenza, cioè il magazzino che avevano visitato il
giorno
prima.
Dopo
che suo fratello le aveva illustrato come erano andate le cose,
almeno nella versione in buona parte inventata che lui gli aveva
fornito, lei non aveva aperto più bocca, limitandosi a
seguirli
come un'automa.
-
Mi hai rifilato un sacco di stronzate.
Se
doveva essere del tutto sincero con se stesso, avrebbe pure
scommesso sul fatto che non si aspettava che lei avrebbe avuto il
coraggio di affrontarlo, almeno non subito, invece non appena Merle si
era allontanato per andare a fare un pò di legna, si era
fatta
subito sotto.
-
Vorrei averti ammazzato.
-
Questa l'ho già sentita, mi pare.
Quello
su cui mai, e poi mai, avrebbe scommesso, era che lei trovasse il
coraggio di colpirlo così come aveva appena fatto: il rumore
dello schiaffo che lo aveva centrato in pieno sulla guancia era
risuonato come uno sparo nel silenzio di quella costruzione mezza
diroccata.
Sicuramente
se l'era meritato, non tanto per quella risposta
sarcastica, ma quanto per averla coinvolta in una situazione ancora
più difficile. Infatti era stato costretto a rifilare altre
bugie
più pesanti a suo fratello e la conseguenza era che adesso
avrebbe dovuto dimostrare almeno in parte che fossero
vere.
-
Okay, ragazzina, adesso che hai chiarito il concetto, cerca di renderti
invisibile. E' la cosa migliore che puoi fare.
Aveva
sperato davvero di poter raggiungere il magazzino entro sera, ma
il fatto che si fosse messo a nevicare li aveva rallentati,
obbligandoli a cercare un posto dove trascorrere la notte. Nonostante
la loro capacità di orientarsi nei boschi, avevano deciso
che
non era il caso di rischiare. Oltre al maltempo, avrebbero dovuto anche
guardarsi dai vaganti e da altri eventuali pericoli, perciò
non
ci avevano pensato su due volte quando si erano imbattuti in quel
rifugio di fortuna. Doveva essere stato un fienile o qualcosa del
genere, prima che una buona parte del tetto crollasse, rendendolo
inutilizzabile.
-
Non mi fai più paura, stronzo! Ora l'ho capito davvero che
non ho più niente da perdere con te!
Forse
era stata sul punto di colpirlo ancora, o forse solo di
insultarlo, in ogni caso lui era stato più veloce nello
spintonarla via, mandandola con il culo per terra.
-
Non rompermi più i coglioni, adesso non è aria
per i tuoi fottuti capricci.
Lei
era stata troppo presa dal suo sfogo, lui invece si era accorto che
non sarebbero più stati soli un attimo prima che Merle
ricomparisse
con le braccia cariche di legna, chiaramente incuriosito da quello che
stava succedendo.
-
Bambolina, non l'hai ancora capito che ha un gran brutto carattere il
mio fratellino?
Le
aveva strizzato un occhio, inducendola a riportare lo sguardo su di
lui e facendogli capire che, nonostante tutto, continuava a temerlo di
meno rispetto a Merle.
-
Dillo al vecchio Merle, cosa volevi. Magari posso soddisfarli io, i
tuoi capricci!
Ovviamente
non si era risparmiato una delle sue battutacce, ottenendo in risposta
da lei un completo silenzio.
-
Come vuoi. Però, se cambi idea, fammi un fischio.
-
Piantala, Merle, e accendi piuttosto quel fuoco. Non ho intenzione di
mangiarmelo crudo questo.
Aveva
ripreso in mano l'unico coniglio che era riuscito a tirare fuori
dalla tana trovata qualche ora prima, mettendosi a scuoiarlo con
più forza del necessario per scaricare in qualche maniera la
tensione che quella forzata convivenza con Merle gli provocava.
Infatti,
sin da quando avevano deciso di fermarsi, il suo pensiero era
andato più volte al fatto che suo fratello di certo non si
sarebbe fatto sfuggire l'occasione per metterlo alla prova con la
ragazzina.
-
Non essere geloso, fratellino! Volevo solo vedere quanto ti era
fedele, no? E' importante, sai, avere sempre il controllo della
situazione. Anche quando si tratta delle donne.
Era
certo che stesse per buttarsi in uno dei suoi discorsi deliranti,
perciò lo aveva interrotto subito.
-
Grazie, ma come vedi me la sto cavando alla grande lo stesso.
Intento
a costruire un fuoco da campo, lo aveva sentito sghignazzare per bene.
-
Se devo essere sincero non ci avrei scommesso su nemmeno un dollaro.
Mi ero quasi convinto che fossi davvero diventato frocio, sai?
Gli
aveva lanciato un'occhiata degna di lui, divertimento misto a sospetto,
poi però aveva scosso la testa, ghignandosela ancora.
-
Invece hai persino fatto fuori Scott. Che poi, a dirla tutta, stava
sul cazzo un pò anche a me. Guardava un pò troppo
anche
la mia Daisy.
Non
gli era sfuggito come la ragazzina fosse inorridita davanti a
quell'ultima affermazione ed era stato un bene che invece Merle non lo
avesse notato. Probabilmente avrebbe insistito di più sulla
cosa, giocando anche con lei in quella sua maniera malata.
Sta sempre peggio.
Quel pensiero ormai
emergeva sempre più spesso in mezzo a
tutti gli altri. Riuscire ad ignorarlo gli costava il doppio della
fatica quando
la ragazzina era presente, perchè il suo istinto di
protezione
gli gridava di tenerla al sicuro soprattutto da suo fratello.
-
Questo mi fa pensare che forse dovremmo trovare una ragazza anche per
Bob. Da quando gli hai ucciso il compare, non fa altro che cercare il
modo per parlarmi male di te.
Quella
era una frecciata tutta per lui, un avviso a non dimenticarsi che
comunque era sotto osservazione in un certo senso.
-
E' stato lui, sai, ad insistere perchè tornassimo al
magazzino.
Okay,
più che sotto osservazione, quello era un avvertimento
bello e buono. Bob lo controllava e anche lui forse lo stava facendo.
-
Sì, hai ragione. Probabilmente se avesse altro da fare, non
romperebbe così i coglioni agli altri.
Si
sentiva come su una lastra di ghiaccio pronta a rompersi alla minima
mossa sbagliata. Meno parole e più fatti, ecco cosa gli
serviva
adesso. Solo che nei fatti, voleva dire tirare in mezzo anche la
ragazzina, e questo era un grandissimo ostacolo.
-
Quindi sei d'accordo con me, fratellino?
Non
si trattava solo di Bob, si trattava di essere d'accordo sul fatto
di poter contare ancora su di lui, che non stava quindi pensando di
scaricarlo.
-
Sì, certo che sono d'accordo.
Quella
era una balla fatta e finita, ormai lui lo sapeva e ci stava
scendendo a patti un poco alla volta. La ragazzina, invece, non poteva
averne ovviamente certezza, per cui aveva
preso la cosa in maniera del tutto diversa. Gli aveva infatti rivolto
uno sguardo che diceva quanto lo avrebbe voluto vedere veramente morto.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
- Ragazzina, quando torneremo dentro, non pensare di andare a
rintanarti chissà dove. Dovrai sistemarti accanto a me,
chiaro?
Alla
fine era stata costretta a dovergli dire che aveva bisogno di
andare in bagno. Aveva sperato di poter tirare il mattino dopo, ma la
sua vescica non era stata dello stesso parere.
Perciò,
facendosi quasi violenza, si era dovuta rivolgere a Daryl. Il quale,
ovviamente, l'aveva scortata fuori
proprio come se fosse stata una prigioniera. Grazie a Dio era stato
buio pesto e inoltre le aveva concesso un pò di privacy,
voltandole le spalle. Lo aveva capito perchè aveva visto
sparire la punta rossa della sigaretta che si era acceso nell'attesa.
Solo
che le aveva appena fatto saltare il cuore in gola con quella
richiesta che sembrava voler anticipare qualcosa di assolutamente
spiacevole per lei. Per cui non era stata capace di rispondergli
subito, non tanto
perchè non lo volesse, ma proprio perchè le era
mancato
il fiato per farlo.
-
Ehi, mi hai sentito?
La
presa sul braccio era stata decisa nel trattenerla e voltarla verso
di lui. Anche inutilmente, perchè tanto con quel buio non
riuscivano comunque a vedersi chiaramente in faccia.
-
Sì.
-
E allora rispondimi, cazzo!
La
voce era stata decisa tanto quanto la stretta che ancora le teneva il
braccio.
-
Cosa vuoi fare?
La
tensione aveva fatto emergere, alla fine, quella domanda che il suo
cervello aveva formulato subito dopo la richiesta di Daryl.
-
Niente di quello che ti stai immaginando, ragazzina, perciò
non ti agitare.
Non
si era nemmeno resa conto che aveva iniziato a divincolarsi,
costringendolo a rafforzare la presa ulteriormente.
-
E dovrei ancora fidarmi di te?
-
Sì, se non vuoi doppia compagnia, stanotte.
Qualcosa
nella voce di Daryl l'aveva indotta ad immobilizzarsi di
colpo. Qualcosa di tremendamente sbagliato: rabbia e... imbarazzo? Era
stato sulla parola "compagnia" che la sua voce si era incrinata, o
almeno così le era sembrato.
-
Cosa significa "compagnia"?
-
Rientriamo.
Lo
aveva provocato apposta e la sua non risposta l'aveva indotta ad
insistere.
-
Cosa vuoi farmi?
Era
stata diretta, anche se il tremore che la stava scuotendo non era
affatto dovuto al freddo che sentiva, ma più per la tensione
che
le aveva annodato lo stomaco.
-
Cristo, non te la cuci proprio mai quella cazzo di bocca.
Aveva
fatto per trascinarla dentro con sè, ma lei aveva trovato il
coraggio di opporsi, puntandogli le mani sul petto.
-
No, voglio che mi dici la verità! Ho il diritto di saperlo!
Quello
che la stava distruggendo più di tutto, sin da quando
l'avevano ripresa, era stato ovviamente l'essersi illusa che Daryl
avesse avuto davvero l'intenzione di aiutarla, tanto che alla fine
aveva deciso davvero di lasciarla andare. Si era cullata in quell'idea
sino a che il mondo, invece, le era nuovamente crollato addosso.
-
Cazzo, cazzo, cazzo! Perchè non te lo vuoi ficcare in testa
che è proprio perchè non voglio farti un cazzo se
siamo
in questa situazione!
L'aveva
scossa con forza, stavolta, ringhiandogli quelle parole a pochi
centimetri dal viso. Lo aveva capito perchè aveva sentito il
suo fiato riscaldarle la punta del naso.
-
Merle e Bob ci stavano quasi sicuramente seguendo stamattina, non l'hai
ancora capito, ragazzina?
Solo
che non aveva avuto il tempo di controbattere nulla, perchè
erano successe due cose contemporaneamente: il fascio di luce di una
torcia elettrica aveva
rotto il buio e la bocca di Daryl si era immediatamente schiacciata
contro
la sua.
-
Ehi, fratellino, ma dove cavolo sei fini... oh, oh... ora capisco!
Beth
aveva colto appena la voce di Merle sopra il rombare del suo
stesso sangue, totalmente sconvolta dal fatto che Daryl la stesse
baciando veramente. Perchè non si era più
limitato ad appoggiare le
labbra sulle sue, ma l'aveva costretta ad aprirle per avere accesso
totale alla sua bocca. Aveva già baciato dei ragazzi, ma
avevano avuto tutti il suo permesso per farlo. Lui, invece, le
aveva imposto quel bacio con la forza, imprigionandola contro di lui.
-
Bè, dovresti continuare dentro, direi che è
meglio non rischiare il culo qua fuori!
Ma
la lingua che ora stava accarezzando la sua, in un bacio che aveva
preso una direzione completamente diversa da quella che lei si era
aspettata, non aveva dato segno di voler smettere.
-
Al diavolo, fai un pò quello che ti pare!
Paralizzata
dal fiume di emozioni che scorrevano dentro di lei, non era
riuscita a fare altro, se non subire quel bacio così intimo
e...
profondo. Perchè di certo non era stato delicato come quelli
di
Zack, e nemmeno incerti come quelli di Jimmy, quello era il
bacio di un uomo pienamente consapevole di quello che stava facendo.
Poi
all'improvviso, come era iniziato, era anche finito. Le sue labbra
erano state di nuovo esposte al freddo intenso della notte, come anche
il suo corpo, allontanato di colpo da quelle stesse braccia che
l'avevano stretta sino a qualche secondo prima.
-
Muoviti, dobbiamo rientrare.
Non
sapeva nemmeno lei cosa sarebbe dovuto succedere esattamente dopo
quel bacio, forse avrebbe dovuto provare a scappare, perchè
se
era stato un avviso di quello che sarebbe potuto succedere dentro, si
rendeva conto di essere nei guai fino al collo.
Eppure...
eppure non era riuscita a prenderla quella decisione, non
certo perchè più spaventata dall'idea di
affrontare i
vaganti o altri pericoli, rispetto a quello che avrebbe potuto farle
Daryl.
Forse,
se non aveva pensato di fuggire, era stato più per il
fatto che l'uomo accanto a lei, aveva iniziato a tremare violentemente.
Lo aveva percepito nel momento in cui l'aveva spronata a rientrare con
lui, sfiorandole appena una spalla e affiancandola per guidarla nel
buio pesto della notte verso il loro riparo.
Ecco
cosa le aveva impedito di scappare: la sensazione, forte ed
inequivocabile, che lui fosse stato ancora più sconvolto di
lei per quel bacio che le aveva appena imposto.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il
tremore che lo aveva colto subito dopo aver baciato la ragazzina,
non era diminuito di una virgola nemmeno a distanza di ore. Non lo
sapeva nemmeno lui come aveva fatto a reggere le occhiate maliziose che
Merle aveva continuato a lanciargli per tutto il tempo che gli ci era
voluto per sistemarsi nell'angolo più riparato del fienile,
seguito docilmente da Beth.
In
realtà non sapeva nemmeno come aveva fatto a non andare
fuori
di testa anche con lei, limitandosi a lanciarle un paio di occhiate
significative sul fatto che valeva ancora la regola di dovergli restare
vicino.
Cristo, l'ho fatto davvero. L'ho
baciata.
Quello era il
pensiero che continuava a ronzargli in testa
proprio come un disco inceppato nello stesso punto. La sua mente
sembrava incapace di staccarsi da quell'idea che aveva preso il
sopravvento nel momento in cui Merle si era affacciato sulla porta per
cercarli.
L'istinto
gli aveva detto che se li avesse trovati a discutere sarebbe
stata un'ulteriore prova a suo sfavore, perciò aveva agito
altrettanto d'istinto, baciandola contro la sua volontà.
Era
pienamente cosciente di non essere mai stato una brava persona, lo
diceva il fatto che aveva sempre dato retta a suo fratello, anche dopo
l'apocalisse, quando aveva iniziato a peggiorare ulteriormente nel
prendere le sue decisioni.
Però
sin da quando avevano trovato la ragazzina, aveva giurato a
se stesso che non le avrebbe mai fatto del male, a qualsiasi costo.
Invece, ora, aveva appena tradito quel giuramento, arrivando persino a
provare delle dannate emozioni! Perchè sì, quello
che lo
stava uccidendo maggiormente, era il fatto che quel bacio lo aveva
turbato più del dovuto.
Cristo, alla fine non sono altro
che un fottuto pervertito proprio come lui!
Lo sguardo gli era
andato sulla sagoma del fratello, steso
dalla parte opposta rispetto a loro. La dimostrazione che quel bacio
aveva funzionato,
stava proprio nel fatto che non aveva avuto problemi nell'addormentarsi
di schianto, lasciando a lui il primo turno di guardia.
Fottuto bastardo, alla fine mi
hai fatto fare quello che volevi ancora una volta.
Anche quel pensiero
continuava a tormentarlo, l'idea che in
qualche maniera Merle avesse ancora guidato le sue azioni. Lui aveva
creduto di proteggere la ragazzina facendo finta di assecondare le sue
paranoie, invece si era scavato una fossa profonda da solo,
perchè si era ritrovato più che mai invischiato
in quella
storia con lei.
Ed
era stato proprio su di lei che aveva spostato poi lo sguardo, certo
che non stesse affatto dormendo come invece voleva fargli credere.
Sdraiata di spalle, si era raggomitolata su stessa, un braccio sotto il
viso a farle da cuscino.
Cristo, l'ho fatto davvero. L'ho
baciata.
Probabilmente
sarebbe impazzito nel continuare a pensarci, ma
nello stesso tempo il ricordo di come era stato baciarla, gli
riscaldava il sangue.
Avrebbe
voluto dare la colpa al fatto che, in fondo, non toccava una
donna da molto tempo. Ma sapeva che si sarebbe soltanto detto una balla
ancora più grossa, perchè ne aveva avute altre di
occasioni, ma non aveva mai avuto voglia di coglierle.
Ad
essere vero, era soltanto il fatto che non aveva programmato di
baciarla, poi, per il resto, gli era piaciuto proprio perchè
si
era trattato di lei, e non di un'altra qualsiasi.
Cristo, Daryl, ma che cazzo stai
facendo?
Forse era
già impazzito e nemmeno se ne era accorto.
Forse era così che funzionava anche la mente di Merle, ed
essendo fratelli, anche lui era destinato a fare la stessa fine.
Sul
serio, che cosa stava combinando? Stava ingannando lei, ma
soprattutto se stesso, nel dire che voleva soltanto proteggerla da suo
fratello? Era davvero solo quello l'unico motivo che l'aveva spinto a
ficcarsi in quella situazione?
O
forse, c'entrava il fatto che per la prima volta nella sua vita, si
era sentito bene all'idea che qualcuno si fidasse di lui, facendolo
sentire una persona migliore rispetto a quello che era?
Certo, proprio una persona
migliore. Cristo, hai baciato una ragazzina contro la sua
volontà!
Dopotutto,
però, se riusciva ancora a formulare un
pensiero del genere, voleva dire che non era ancora andato del tutto
fuori di testa. Perciò c'era ancora la speranza che stesse
davvero cercando una soluzione che potesse liberarla definitivamente da
loro due.
Aveva
riportato lo sguardo sul fuoco che stava tenendo acceso per
intiepidire almeno un pò l'aria intorno a loro, cercando di
sgomberare la mente per arrivare a prendere davvero la decisione
migliore.
Ce n'è una soltanto
che puoi prendere, Daryl.
Era stato proprio
come sentire una voce dal di fuori, di
qualcuno che lucidamente gli aveva fatto capire che non poteva
più nascondersi dietro alle mille scuse che aveva accampato
con
se stesso finora.
O sei fuori, o sei dentro.
Le sfumature di
grigio non potevano più funzionare,
perciò alla fine, aveva scelto di non ignorare
più la
realtà dei fatti.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Beth
aveva creduto che fosse giunta l'ora del suo incubo peggiore,
dopotutto. Quando aveva percepito il movimento accanto a sè,
era
stato troppo tardi, Daryl le aveva già posato una mano sulla
bocca, stringendola a lui.
-
Sta calma, ragazzina, non voglio farti niente.
Dopo
i primi secondi di paralisi, ovviamente la paura l'aveva spinta a
reagire, cercando di scrollarselo di dosso. Solo che era stato inutile,
perchè la sua forza era stata poca cosa in confronto a
quella
dell'uomo.
-
Calmati! Devi stare a sentirmi.
Glielo
aveva sussurrato di nuovo in un orecchio, mettendoci più
convinzione questa volta, mentre la tratteneva ancora contro di lui.
-
Dobbiamo andarcene finchè possiamo.
Quelle
parole avevano avuto il potere di penetrare attraverso la paura e la
confusione, facendola calmare un poco.
-
Prima, però, devo mettere fuori uso mio fratello.
Si
era irrigidita, a quel punto, completamente spiazzata.
Dio, cosa devo fare? Gli devo
credere?
Come sempre, si era
rivolta a chi credeva potesse ascoltare le
sue preghiere, sperando in una risposta concreta. Anche se sapeva
già che non sarebbe arrivata, perchè tutto
dipendeva da
lei, punto e basta.
-
Devi restare in silenzio, sino a che non l'avrò fatto, okay?
Le
stava chiedendo aiuto o glielo stava ordinando? Ormai Beth non era
più in grado di capirlo davvero. Da quando l'aveva baciata,
non
aveva fatto altro che pensare e ripensare a tutto quello che era
successo sino a quel momento, per tentare di capire cosa volesse
davvero da lei quell'uomo.
Era ancora un alleato o
veramente un nemico?
Ovviamente non
aveva trovato una risposta certa, e adesso di
nuovo la sorprendeva con quella richiesta. Di nuovo sembrava che
volesse imboccare una strada in suo favore.
-
Lo so che quello che ti sto chiedendo è assurdo... ma devi
ancora fidarti di me!
Sì,
era assurda quella parola in bocca a lui, però
comunque glielo stava chiedendo. Cosa doveva fare lei a quel punto?
Cosa avrebbe potuto rischiare più di quello che stava
già
rischiando? Lui, in fondo, avrebbe potuto fare lo stesso di lei quello
che voleva, con o senza suo fratello, giusto?
Durante
quelle ore in cui aveva finto di dormire, aveva ripensato a
lungo sul perchè l'avesse baciata proprio quella sera,
quando
aveva avuto la possibilità di farlo altre mille volte. Una
parte
di lei non aveva voluto sentire ragioni, l'aveva fatto contro la sua
volontà e basta. Ma una parte di lei aveva accettato l'idea
che
lo avesse fatto soltanto perchè era sbucato fuori suo
fratello
mentre stavano discutendo.
In
quel momento, più che mai, era ritornata col pensiero a
Rick,
obbligato a dover decidere per sè e per gli altri
un'infinità di volte. Lo aveva ammirato nel suo coraggio, e
adesso si sentiva in dovere di dimostrargli che a qualcosa era servito
il suo sacrificarsi per loro.
Comunque
fosse andata a finire con Daryl, avrebbe dovuto combattere,
sia pure con lui o contro di lui. Non poteva più
permettersi il lusso di rimanere passiva, Rick aveva insegnato a tutti
loro cosa volesse dire non arrendersi mai ed era arrivato il momento di
metterlo in pratica una volta per tutte.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Lo
aveva messo ovviamente in conto che la ragazzina non si sarebbe
più fidata veramente di lui. Perciò l'aveva
tenuta sotto
controllo sin da quando avevano abbandonato il casolare, dopo che aveva
stordito Merle con un colpo alla nuca.
Quello
era stato il momento in cui aveva davvero realizzato che non
sarebbe più stato possibile tornare indietro: aveva deciso
di
non vivere più all'ombra di suo fratello, prendendosi le
proprie
responsabilità come non aveva mai fatto prima in vita sua.
Fortunamente
aveva smesso di nevicare poco dopo che si erano messi in
marcia, rendendo la visibilità nel bosco appena migliore.
Era
rimasto in ascolto ad ogni passo, cercando di distinguere ogni minimo
rumore intorno a loro, per prevenire il più possibile
eventuali
attacchi da parte dei vaganti.
Nonostante
il compito lo avesse assorbito totalmente, una parte di lui
era rimasta sintonizzata sulla ragazzina e sulle sue intenzioni. Aveva
percepito distintamente la tensione che l'aveva spinta più
volte
a rivolgergli quasi la parola, per poi desistere all'ultimo momento.
Tra di loro c'era ovviamente tutto ciò che era
già
successo in precedenza, con l'aggiunta ora di quel bacio che lui le
aveva imposto con la forza.
Avevano
camminato senza sosta finchè non erano sbucate le prime
luci dell'alba, e poi nemmeno allora si erano fermati, continuando sino
a che non si erano imbattuti in un corso d'acqua.
A
quel punto le aveva spiegato che la cosa migliore da fare sarebbe
stata quella di compiere un lungo tratto immersi, per avere
così
più probabilità di far perdere le loro tracce nel
caso
Merle fosse stato deciso a seguirli.
Su
quello Daryl non aveva avuto dubbi: suo fratello non gliel'avrebbe
mai perdonato quel tradimento. Rimaneva solo da capire se lo avrebbe
inseguito da solo o se sarebbe andato prima in cerca di rinforzi. In
ogni caso, era comunque indispensabile mettere più distanza
possibile tra di loro. Lo avrebbe voluto rincontrare, solo quando si
fosse già liberato della ragazzina.
Era
stato sincero nel dirlo anche a lei, sperando che fosse
un'ulteriore prova della sua buona fede. Ma, ovviamente, era stato
troppo sperare che gli credesse. In fondo se erano ancora insieme, lo
erano soltanto perchè lei non era armata.
Probabilmente,
gli avrebbe piantato davvero una pallottola in testa, questa volta.
Probabilmente,
lui gliel'avrebbe anche permesso di fare, se non fosse stato che morto
lui, lei sarebbe stata di nuovo sola.
E
se aveva fatto fatica a lasciarla andare la prima volta, ora proprio
non riusciva a concepirlo. Non dopo che aveva fatto tanto per
proteggerla da tutti, persino da se stessa.
Quindi,
aveva deciso che disarmata lo sarebbe stata ancora per un
pò, almeno sino a quando il destino non gli avesse concesso
un
colpo di fortuna, magari come imbattersi davvero nei suoi amici, quelli
di cui non era riuscito a trovarne traccia intorno al magazzino, oppure
in qualche altro sopravvissuto che si fosse rivelato degno della sua
fiducia.
Sì, mi spiace
ragazzina, ma dovrai sopportarmi ancora per un pò.
Giusto o sbagliato
che fosse, aveva deciso che si sarebbe
occupato di lei sino in fondo, facendosi carico di quelle
responsabilità che sinora non aveva mai veramente
affrontato,
perchè aveva sempre e solo voluto pensare a se stesso.
*Spazietto autrice che approva la scelta di Daryl*
E voi? Che ne pensate? Riuscirà davvero a portarla sino in
fondo
questa volta? E quel bacio? Immagino che non ve lo aspettavate.
Bè, nemmeno loro due se lo aspettavano, però ogni
azione
ha una conseguenza, questo credo che lo abbiano capito entrambi.
Un bacio su cui riflettere e che, prima o poi, dovranno affrontare.
Sempre che rimanga l'unico... *risata crudele dell'autrice che sa
già tutto*.
Come sempre vi ringrazio per essere qui a seguirmi con costanza ed
entusiasmo! Spero di essere sempre all'altezza delle vostre aspettative.
Baci e a presto.
Serena
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Buongiorno fanciulle!
So di arrivare un pò in ritardo, ma il tempo per scrivere
è veramente scarso in questo periodo. Faccio i salti
mortali, ma purtroppo ho il brutto vizio di dormire la notte (eh eh
eh!), quindi una buona parte di tempo se ne va anche così!
E voi, dormite? No scherzo, non era questo che volevo sapere.
Mi interessa, come sempre, sapere cosa ne pensate del capitolo. Se
qualche nuova lettrice ha tempo e voglia, mi farebbe davvero piacere se
si facesse avanti. Anche con critiche o consigli, mica per forza solo
con pareri positivi! XD
Intanto, colgo l'occasione per ringraziare chi invece un suo commento
me lo lascia sempre, rendendo piacevole confrontarsi su questa passione
comune per TWD ( e per Daryl, ovviamente! eh eh eh!).
Ora vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo.
Baci
Serena
CAPITOLO 9
Daryl non aveva
mai creduto in cose come il destino o la sfortuna, però
visto
come era precipitata la situazione nel giro di una giornata appena, gli
era
venuto il dubbio che dopotutto, forse, qualcosa dovesse esistere.
Di certo, comunque, al momento c'era soltanto che doveva trovare
assolutamente un posto al chiuso in cui potersi rifugiare dalla neve
che aveva ripreso a scendere piuttosto copiosamente, perchè
la
ragazzina ormai quasi non si reggeva più in piedi senza il
suo
aiuto.
La sentiva scottare persino attraverso lo strato di vestiti che li
separavano e questo poteva soltanto voler dire che la febbre era salita
ancora. Nelle ultime ore aveva iniziato anche a straparlare,
scambiandolo a volte per quello che credeva fosse stato suo fratello, a
volte per suo padre. Proprio come stava succedendo ancora.
- Papà... sono... troppo... stanca.
Tra il battere dei denti, la sua voce era risultata talmente flebile
che l'aveva sentita giusto perchè si trovavano
così vicini.
- Non possiamo fermarci, ragazzina.
Sapeva che parlarle non sarebbe servito a niente, ma forse lo aveva
detto più a se stesso che non a lei. Perchè la
situazione
si stava facendo davvero incasinata, e uno dei suoi difetti maggiori,
era sempre stato quello di non essere un ottimista di natura. Anzi,
sapeva cogliere molto bene il lato negativo delle cose, forse
perchè, in fondo, non è che avesse mai avuto modo
di
vederle diversamente nella sua vita.
- Sono... davvero... sta...
L'aveva già vista svenire, ma questa volta, dato che la
stava
sorreggendo, le aveva almeno evitato una caduta rovinosa. Per un
attimo, brevissimo ma intenso, si era sentito sul punto di mollare
anche lui. Con
quel freddo e quel tempo, probabilmente sarebbero morti nel giro di
qualche ora appena. Forse anche prima, se fosse sbucato qualche vagante
pronto a cibarsi di loro. Ma poi l'attimo era passato, riportandolo
cosciente del fatto che non voleva che la sua ora giungesse
così. Non si era mai arreso prima, quando non aveva avuto
niente per
cui valesse la pena veramente di lottare, non lo avrebbe fatto proprio
ora che si era dato
uno scopo ben preciso.
E quello scopo era appunto la ragazzina che era stato costretto a
prendere in braccio, perchè ormai riteneva impossibile che
si
sarebbe ripresa. Perciò, se proprio doveva morire, lo
avrebbe
fatto vendendo cara la pelle. Così aveva ripreso a
camminare,
imprecando e maledicendo ad ogni passo tutto ciò che lo
aveva
portato a ridursi così. Per primo se stesso, poi Merle, poi
la
ragazzina, poi quel tempo di merda, per ultimo il fottuto mondo andato
completamente a rotoli. Quasi sicuramente era la rabbia che lo stava
tenendo in piedi, e che gli dava la forza di fare un passo dopo
l'altro nonostante si sentisse sfinito, però per una volta
si era detto che non avrebbe potuto
desiderare un'alleata migliore.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Non appena era tornata vagamente cosciente, il primo pensiero era stato
che il suo corpo avesse subito delle percosse di cui però
non
aveva memoria. Non c'era, infatti, un punto in cui non provasse dolore.
Non era riuscita quasi a muovere braccia e gambe, tanto le aveva
sentite pesanti. Poi era subentrato il panico, perchè
nonostante
avesse aperto gli occhi, tutto quello che aveva visto era stato il buio
più assoluto. Si era sentita soffocare immediatamente,
proprio
come se un peso le gravasse sul petto. Solo che poi, a peggiorare la
situazione, era giunta la certezza che in mezzo a quel nulla non fosse
stata da sola. Perchè quello che le gravava sul petto, non
era
stato un peso immaginario, ma qualcosa di molto concreto. Per
l'esattezza un braccio nudo, perchè sotto le dita aveva
sentito della pelle calda, che rivestiva solidi muscoli.
- Zack?
Quel nome era quasi uscito di volontà propria dalla sua
bocca.
La sua mente sballottata tra panico e confusione, le aveva offerto
quell'unica soluzione. Doveva essersi fatta male, anche se ora non lo
ricordava, perciò stava vegliando
su di lei.
- No, sono sempre io.
Quella voce profonda e roca, l'aveva catapultata di botto nella
realtà. Le era tornato in mente tutto, e nella maniera
più traumatica possibile, perchè all'improvviso
aveva
preso piena coscienza di se stessa e del fatto che il corpo steso
accanto al suo, non fosse affatto quello di Zack, ma di Daryl. E prima
ancora di reagire in qualche maniera a quella scoperta, lui
l'aveva traumatizzata ancora di più.
- E sono distrutto. Sono stato impegnato a cercare di non
farti morire, perciò, ti prego, dammi tregua.
- Morire? E' per questo che non ci vedo? Cosa mi è successo?
E dove siamo?
Le domande le si erano accavallate in testa, mentre aveva cercato di
imbrigliare tutte le emozioni che la stavano travolgendo, per non
soccombere ad un panico ancora più grande.
- Hai avuto la febbre alta, ma non sei diventata cieca.
- Eppure non ci vedo!
Si era sforzata ancora di vedere, ma non aveva intravisto nulla,
sentendosi di nuovo soffocare dall'angoscia.
- Non ci vedi perchè ci troviamo in una stanza senza
finestre.
Lo aveva sentito muoversi accanto a lei, forse si era messo a sedere,
dal momento che era entrato uno spiffero di aria gelida sotto quella
che sembrava una pesante coperta di lana. E le era venuto istintivo
allungare subito una mano per trattenerlo.
- Ho... freddo.
Era bastato davvero quello spiffero per provocarle un tremito immediato
in tutto il corpo, rendendola consapevole di quanto si sentisse
effettivamente debole, oltre che dolorante.
Lo aveva sentito imprecare a mezza voce, però dopo qualche
attimo, era tornato
a stendersi, ritirando su la coperta e coprendola di nuovo.
- Quindi... siamo... in.... una... casa.
Anche i denti avevano preso a cozzare tra di loro, perchè i
brividi che la scuotevano erano diventati incontrollabili.
- Cristo, ragazzina, non mi sono fatto il culo per niente.
Dopo quelle parole, Daryl l'aveva afferrata piuttosto rudemente,
riportandola contro di lui.
- E' così che ti ho impedito di congelare finora, quindi
vedi di non dare fuori di matto, okay?
Non aveva potuto negare a se stessa che in quel momento le stava
dando ciò di cui aveva veramente bisogno: calore.
Però,
quel contatto così intimo, le aveva inevitabilmente fatto
tornare in mente anche il bacio che le aveva imposto prima che
scappassero da
suo fratello. Il disagio era stato forte, ma più forte era
stata
la necessità di rimanere al caldo, perchè il suo
corpo
stava reagendo positivamente a quella vicinanza, tanto che il tremore
le sembrava già diminuito.
- Dobbiamo mettere qualcosa sotto i denti. Non appena farà
giorno, uscirò per andare a caccia. Magari avrò
fortuna.
Ma Beth si era già sentita scivolare in una specie di
torpore e la voce di Daryl lo aveva penetrato a fatica.
- Ragazzina, ti stai riaddormentando di nuovo?
Si era sforzata di rispondere qualcosa, ma ora che aveva smesso del
tutto di tremare, stava decisamente perdendo la sua battaglia contro il
sonno.
- Okay, ma se ti svegli e non mi trovi, non fare la cazzata di uscire
fuori.
Uscire? Solo il pensiero di non essere più avvolta in quel
bozzolo caldo l'aveva fatta gemere.
- Che hai, adesso? Eppure non scotti più.
Vagamente aveva sentito due labbra sfiorarle la tempia. Anche sua madre
le aveva sempre sentito la temperatura così. E con in mente
ricordi piacevoli della sua infanzia, era scivolata di nuovo
nell'incoscienza.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Inzuppato di pioggia e fango, Daryl si era occupato dei due vaganti che
lo avevano seguito sin lì, solo quando si era trovato sotto
il
portico dello chalet in cui avevano avuto la fortuna di imbattersi. Con
due semplici tiri, li aveva abbattuti. Per un secondo si era
chiesto se fosse stato proprio necessario andare subito a
recuperare le frecce, tornando così sotto il diluvio che
aveva
preso a scendere mentre stava rientrando, ma l'istinto aveva agito
prima della ragione, facendolo tornare sui propri passi. Recuperate le
frecce, non c'era stato più nulla a trattenerlo
lì fuori,
così aveva potuto richiudersi la porta alle spalle,
bloccandola
con una sedia come aveva fatto anche in precedenza.
Nonostante
il freddo, si era tolto felpa e giubbotto, entrambi
troppo fradici per tenerseli addosso. Poi si era dedicato subito al
compito di accendere il camino, dove avrebbe messo a bollire dell'acqua
per cucinare l'unica cosa che era riuscito a cacciare: un piccolo
coniglio selvatico.
Decisamente non sarebbe servito a sfamarli veramente, però
almeno avrebbe aiutato la ragazzina a recuperare un pò le
forze.
Pensando a lei, aveva prestato attenzione per sentire se provenissero
dei rumori dalla stanza dove l'aveva rinchiusa, ma gli era sembrato di
non sentire nulla. Probabilmente stava ancora dormendo, e lo riteneva
una fortuna, perchè gli avrebbe evitato di dover discutere
con
lei del fatto che, alla fine, aveva preferito chiuderla dentro per
essere sicuro che non facesse qualche cazzata delle sue, tipo
dileguarsi nonostante le sue pessime condizioni.
Ripensandoci, si rendeva conto che era stato
davvero un miracolo che fosse riuscita a riprendersi così in
fretta dalla febbre. Però, nonostante si fosse dimostrata
più forte di quanto pensasse, avrebbe avuto bisogno di
altro riposo. Rimettersi in marcia subito, infatti, sarebbe stato
altrettanto pericoloso che il fermarsi lì almeno un giorno
ancora.
Aveva pensato un casino a Merle e a quello che avrebbe deciso
di fare davanti alla loro fuga. Aveva ipotizzato che suo
fratello preferisse non affrontarlo da solo, per cui sarebbe tornato
prima dagli altri, per poi mettersi sulle loro
tracce. Questo gli avrebbe dato sicuramente un ulteriore giorno di
vantaggio. Ora, però, non gli era di nessun aiuto
rimuginare ancora su di lui, quindi era meglio darsi una mossa nel
preparare il
cibo che
aveva recuperato. Così aveva pulito il coniglio, per poi
metterlo
a bollire nell'acqua che aveva già messo a
scaldare. Dalla
stanza dove si trovava la ragazzina, non era giunto ancora nessun
rumore, perciò aveva deciso di andare a controllare se
stesse
effettivamente dormendo o se, invece, fosse di nuovo peggiorata.
Quando aveva aperto la porta, dopo aver scostato la sedia che anche
lì aveva usato come blocco, era entrata abbastanza luce da
permettergli di individuarla subito.
- Mi hai chiuso dentro.
La voce era stata piuttosto debole, ma
l'accusa contenuta lo aveva raggiunto lo stesso forte e chiara.
Dopotutto, era il segno che la
ragazzina si piegava, ma non si spezzava. Si stava rivelando molto
più tosta di tanti altri sopravvissuti che aveva
incontrato.
- Era più sicuro.
La replica non si era fatta attendere.
- Più sicuro per chi? Forse per te, non certo per me.
Non aveva nessuna voglia di essere tirato in mezzo in una discussione
che non li avrebbe portati a nulla. I problemi, per tutti e due, erano
decisamente altri.
- Ho recuperato del cibo. Tra un pò sarà pronto.
Te la senti di alzarti, o te lo devo portare qui?
Rannicchiata sotto la pesante coperta di lana, lei non aveva dato segno
di voler lasciar perdere la questione. Infatti si era sentito ancora
addosso
lo sguardo accusatorio
di quegli occhi che ormai conosceva fin troppo bene per i suoi gusti.
- Non hai risposto alla mia domanda. Più sicuro per chi?
- Porca puttana, ma sei seria?
Un misto di frustrazione e rabbia lo aveva fatto imprecare, mentre
aveva fatto due passi dentro la stanza, arrivandole di fronte. Lei
aveva sollevato il viso, e nella penombra aveva avuto conferma di
quello che aveva già percepito: era mezza morta, ma comunque
incazzata con lui.
- Sì.
Cristo, faceva sul serio! E lo aveva spiazzato così tanto,
che
si era ritrovato a risponderle quando solo cinque secondi prima non
aveva avuto l'intenzione di farsi trascinare in una discussione del
genere.
- Perchè ci avrei scommesso l'osso del collo che avresti
provato ad
andartene! E saresti pure crepata, dopo che io invece mi sono fatto un
mazzo
tanto per te!
- Io non ti ho chiesto niente, brutto stronzo!
Ci aveva pure provato ad alzarsi, chissà per fare cosa poi,
ma non aveva avuto abbastanza forza
per farlo, ovviamente. Ed era stata una fortuna, perchè per
come
era incazzato in quel momento con lei, forse l'avrebbe rispedita col
culo per terra alla velocità della luce.
- E se nella tua mente malata, pensi invece di essere una specie di
eroe
che dovrei pure ringraziare, sappi che aspetterai in eterno! Io non ti
devo proprio niente, perchè se sono in questa situazione,
è solo colpa tua!
Quelle parole dette con altrettanta rabbia lo avevano colpito molto
più di quanto non fosse disposto ad ammettere con se stesso.
Quindi, aveva fatto l'unica cosa possibile, e anche quella che gli
avrebbe impedito di fare una cazzata ancora più grande con
lei.
Aveva semplicemente girato i tacchi, sbattendo la porta dietro di
sè con così tanta forza che aveva temuto, per un
attimo, di
scardinarla. Non contento, l'aveva anche ribloccata con la sedia.
Questa volta lo aveva fatto per il bene di tutti e due. Aveva troppa
rabbia in corpo e aveva bisogno di tempo prima di rientrare in
contatto con quella ragazzina che lo stava letteralmente mandando fuori
di testa come niente era mai riuscito a fare prima.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Beth non si era nemmeno alzata per controllare, era certa che Daryl
avesse nuovamente sbarrato la porta. La rabbia che provava in quel
momento era talmente tanta, che dopo aver cercato a tentoni i
suoi scarponcini, li aveva gettati in direzione della porta. Il tonfo
prodotto era
risuonato come una sfida, che però non era stata raccolta,
perchè erano passati i minuti, ma la porta non si era
riaperta.
Immersa di nuovo nel buio e nel silenzio più assoluto, piano
piano la rabbia era
scemata in uno stato d'animo che l'aveva lasciata ancora più
spossata rispetto a quando
si era risvegliata. Diversamente dalla prima volta, si era
ricordata subito dove si trovasse e perchè. Si era persino
ricordata della richiesta di Daryl, cioè di non uscire
fuori.
L'aveva trovata anche ragionevole, visto il suo stato di salute, ma nel
momento in cui si era faticosamente alzata ed aveva trovato la
porta sbarrata, dentro di lei era scattata immediatamente una rabbia
cieca.
Le aveva mentito ancora! Non c'era davvero nemmeno l'ombra di una
minima fiducia reciproca. Quindi si era convinta che lui la stesse
tuttora
usando per
qualche scopo che ovviamente a lei sfuggiva!
Così, mentre aspettava di vedere se sarebbe tornato, o se
quella
sarebbe diventata la sua tomba, rabbia e paura si erano mischiate sino
a diventare quel mix esplosivo che l'aveva spinta ad accusarlo non
appena si era ripresentato. Se avesse avuto la forza, probabilmente lo
avrebbe aggredito anche fisicamente e non solo verbalmente.
Immersa in pensieri che avevano tutti riguardato un modo per liberarsi
di lui, doveva essere scivolata in un dormiveglia di cui aveva preso
coscienza nel momento in cui la porta si era rispalancata, lasciando
entrare una luce più forte rispetto a prima. Evidentemente
doveva essersi fatto pieno giorno, nel frattempo.
- Ti ho portato da mangiare. E anche dell'acqua.
Non appena gli occhi si erano riabituati alla luce, aveva messo a fuoco
la figura di Daryl con in mano quanto aveva detto: cibo e acqua.
- E l'ora d'aria? Ne avrò diritto per caso? E per il bagno?
Dovrò fare tutto qua dentro o posso sperare di poter uscire
almeno per quello?
Lo aveva visto subito irrigidirsi, ma non aveva avuto modo di vederlo
bene in viso, immaginando però che avrebbe trovato
l'espressione
cupa e minacciosa che spesso aveva visto comparire su quei lineamenti
già così tirati.
Non se l'era aspettato nemmeno lei di reagire in maniera
così
dura, ma nel momento stesso in cui aveva rimesso piede nella stanza, si
era riaccesa la sua voglia di scontrarsi con lui. Le sembrava che tutti
i suoi timori si fossero spenti di botto, lasciando solo viva la voglia
di farla finita una volta per tutte.
Da quando lo aveva incontrato, era stato come camminare sul precipizio
di un burrone, con la paura costante di finirci dentro. Ma adesso,
voleva davvero arrivare ad una conclusione, sia che fosse stata quella
di
precipitare del tutto, o quella di potersene allontanare veramente.
- Senti, ragazzina ... ah, al diavolo, 'fanculo!
Lo aveva visto posare a terra ciò che aveva avuto tra le
mani
con così tanta veemenza, che era stata pronta a subire un
uguale
trattamento, se non peggio. Ma ancora una volta, Daryl l'aveva
spiazzata, perchè se ne era semplicemente andato, lasciando
questa volta la porta spalancata.
Stai attenta a quello
che fai, ma non mollare, Beth.
Era stata la voce di Rick a parlarle. Chissà
perchè, ma era a lui che aveva pensato. Forse
nella sua mente continuava ad essere il leader a cui ispirarsi nel
momento in cui doveva prendere delle decisioni importanti.
Arriva fino in fondo.
Alleati o nemici, non ci possono essere mezze misure in questi tempi
difficili.
Probabilmente Rick sarebbe stato davvero di quel parere, quindi era
stata la spinta decisiva per metterla in moto. Aveva abbandonato il
calore della coperta, per infilarsi il maglione che doveva averle
tolto quando era stata incosciente. Il pensiero l'aveva turbata, ma lo
aveva subito accantonato, concentrandosi invece sul fracasso che
sentiva
provenire da una stanza vicina. Si era alzata lentamente ed era andata
a recuperare gli scarponcini che aveva lanciato contro la porta,
rabbrividendo nell'infilarci dentro i
piedi. Quando si era rialzata, un violento capogiro l'aveva costretta
ad aggrapparsi allo stipite, costringendola ad aspettare che passasse.
Il paradosso era stato che si era sentita così forte nelle
intenzioni, proprio quando il suo fisico era stato invece
così
debole.
L'ennesimo schianto di qualcosa lanciato con forza contro la parete,
l'aveva spronata a seguire il fiume di
imprecazioni irripetibili che la voce roca dell'uomo stava snocciolando.
Forse in un altro momento sarebbe stata terrorizzata da quella evidente
manifestazione di rabbia, ma visto lo stato d'animo in cui si trovava
anche lei, era pronta ad affrontarlo.
Nella cucina in cui si era affacciata, la furia di Daryl aveva lasciato
traccia proprio come se fosse passato un uragano. Tutto ciò
che poteva
essere rotto, probabilmente era stato scagliato contro le pareti.
- Sparisci!
Non appena i loro sguardi si erano incrociati, nella stanza la tensione
era schizzata alle stelle. Lui si era arroccato nell'angolo opposto, e
l'impressione era stata quella di trovarsi di fronte ad una belva
pronta ad
attaccare qualsiasi cosa avesse minacciato il suo spazio vitale.
- Non chiedo altro! Ridammi solo il mio coltello!
Aveva fatto un passo dentro la stanza, ignorando l'occhiata minacciosa
che quegli occhi azzurri le avevano lanciato.
- Ho detto: sparisci!
A denti stretti, le parole gli erano uscite come un avvertimento vero e
proprio. Ma se lui pensava di essere al limite, lei si sentiva
già oltre.
- Ridammi - il - mio - coltello!
Aveva scandito parola per parola, avanzando di un altro pò.
Forse era impazzita del tutto, ma in quel momento si sentiva padrona di
se stessa e della situazione. Come due avversari, si erano studiati
un'ultima volta, prima di passare entrambi alla mossa successiva, che
poi era stata la medesima. Tutti e due, infatti, avevano puntato la
balestra lasciata incustodita sopra al tavolo. Ci erano arrivati
insieme, ma essendo differenti le loro forze, Daryl era riuscito a
strappargliela dalle mani per buttarla a terra dietro di lui.
Separati solo dal tavolo, si erano di nuovo guardati negli occhi,
cercando rispettivamente chissà che cosa in quelli
dell'altro.
- E adesso, ragazzina, sparisci!
Era intenzionata a farlo sul serio, per cui senza alcuna incertezza gli
aveva mostrato il medio, prima di fare dietrofront e lasciare la
stanza. Se questa volta la voleva fermare davvero, era con una freccia
che avrebbe dovuto farlo.
"Se ti dico di rimanere in un
posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo la prossima volta, capito?"
Se la ricordava molto bene quella minaccia, e se fosse stato davvero
così, presto lo avrebbe scoperto. La porta d'ingresso era
stata
chiusa da una sedia incastrata sotto la maniglia. Le era costata
perciò poca fatica rimuoverla ed essere libera di uscire.
Nonostante la neve si fosse trasformata in pioggia torrenziale, il
freddo non era stato meno intenso. Forse sarebbe morta davvero dopo
solo poche ore, ma indietro non lasciava niente per cui valesse la pena
di non rischiare.
- Che cazzo pensi di fare, eh?
Con un piede ormai sul primo gradino, Beth aveva deciso di non
guardare. Se doveva beccarsi una freccia, preferiva non
averne la
certezza assoluta.
- Me ne vado.
- Te lo scordi!
Okay, il momento era arrivato. Non voleva essere più una
vittima, per cui non si sarebbe fermata. Era scesa di un altro gradino.
Le gocce di pioggia che rimbalzavano sulla balaustra, avevano iniziato
a schizzarle il viso. Un lungo brivido di freddo le era sceso lungo la
schiena, facendola iniziare a tremare.
- Non fare un altro passo.
Glielo aveva ringhiato a bassa voce, rendendo la minaccia molto
più efficace che non se glielo avesse gridato. Forse aveva
già avuto il dito pronto a premere il grilletto. Si era
chiesta
quanto male potesse fare una freccia. Probabilmente meno di un
proiettile, ma più di una coltellata.
- Crepa!
Credeva di aver affidato a quell'unica parola il compito di decidere
della sua vita, mentre era scesa di un altro gradino. Nei secondi
subito successivi, aveva percepito il tempo in maniera distorta: le era
sembrato, infatti, che ne passasse troppo prima di avvertire del dolore
in un punto qualsiasi del suo corpo.
- Non oggi, ragazzina.
Era stato proprio come rivivere l'esatto momento in cui tutto era
cominciato. Lo stesso braccio muscoloso che aveva fermato la sua fuga
quella notte, aveva fatto lo stesso anche adesso, impedendole di fare
un'ulteriore passo. Strattonandola indietro e sollevandola da terra,
Daryl
l'aveva fatta sbattere contro il suo torace, togliendole il fiato
tanto l'aveva stretta in vita. E poi non c'era stato tempo per provare
a ribellarsi, perchè gli ci erano voluti pochi secondi per
riportarla dentro e gettarla letteralmente sul piccolo divano posto
davanti al camino. Non c'era stato nemmeno il tempo di provare a
rialzarsi, perchè le era stato subito addosso, chinandosi su
di
lei, una mano premuta sul petto, a tenerla inchiodata dov'era, e
l'altra
con un dito puntato sotto al naso.
- Tu - resti - con - me!
C'erano stati solo pochi centimetri a dividerli. Se solo si fosse
mossa, probabilmente i loro nasi sarebbero entrati in contatto. Ogni
parola era stata sottolineata con rabbia, ma dato che era quasi
praticamente sprofondata dentro a quegli occhi in quel momento
così trasparenti, e soprattutto così vicini, vi
aveva
visto un'emozione ancora più intensa.
- Non ho fatto tanto casino per niente, chiaro?
Non era stata in grado di fare o dire nulla, perchè Daryl
non glielo aveva permesso, incalzandola ancora di più.
- Ho giurato a me stesso che non saresti stata l'ennesimo sbaglio della
mia vita. E non lo sarai, Beth.
Sentirlo pronunciare il suo nome era stato strano e insieme
sorprendente. Probabilmente le si era scritto in faccia,
perchè
lui lo aveva pronunciato ancora.
- Sì, esatto, Beth. Non ho certo dimenticato il tuo nome,
dal momento che mi si è stampato a fuoco nella mente.
Insieme a
quella fottutissima espressione innocente che hanno sempre i tuoi
occhi. E anche a quei pensieri puliti che si riflettono nelle tue
azioni e
che ti spingono a sperare ancora in qualcosa, nonostante il mondo non
abbia più
niente di buono da offrirti.
A quel punto, non era stata più capace di pensare veramente.
Se
le era sembrato tutto così chiaro sino a qualche minuto
prima,
era di nuovo finita in un vortice di emozioni contrastanti.
- E' per questi motivi che non riesco a fregarmene di te.
Perchè
sei davvero la prima cosa giusta che mi capita di fare nella mia
stronzissima vita.
E poi all'improvviso, non era stato più lì ad
incombere
su di lei, ma le si era seduto accanto, abbandonando la testa sullo
schienale e chiudendo gli occhi. Il suo viso le era apparso subito
più stanco che non minaccioso. Intorno agli occhi e alla
bocca,
c'erano state delle pieghe che prima non aveva notato.
- Per cui, ti prego, non rendermelo ancora più difficile di
quanto non lo sia già.
Anche il suo corpo sembrava essersi rilassato del tutto, sciogliendo i
muscoli che sino a poco prima erano stati tesi sino alla spasimo.
- Quella porta era chiusa per te. Non volevo che ti mettessi in
pericolo da sola. E se deciderai di non credermi, non importa. Non
cambierà le mie intenzioni nei tuoi confronti.
Non era stata capace di dire nulla. Nemmeno lui aveva più
detto
niente. Perciò, si erano ritrovati a condividere un silenzio
che
in realtà era stato pieno di significato per entrambi.
Qualcosa era cambiato davvero tra di loro, solo che ancora non erano
stati in grado di capire quanto.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Fissando il fuoco nel camino, Beth si era persa nei suoi pensieri.
Se le parole l'avevano vista contrapporsi a Daryl in maniera violenta,
nel silenzio successivo, invece,
era riuscita a trovare quelle risposte che aveva cercato
disperatamente. Seduta vicino a lui,
per la prima volta, lo aveva visto sotto una luce diversa.
Gli era sembrato vulnerabile e sincero, oltre che sfinito. Si era resa
conto di quanta forza di volontà aveva avuto nel salvarla
quando aveva iniziato a stare male, trasportandola sino a
che non aveva trovato quello chalet abbandonato, dove potersi
rifugiare. E di come si fosse occupato di lei anche dopo, riscaldandola
e restandole vicino sino a che il peggio non era passato.
Gli era rimasta seduta accanto anche quando era piano piano scivolato
nel sonno. Non aveva smesso di osservarlo, ritrovandosi così
a vegliare su
di lui proprio come se le parti si fossero rovesciate, mettendo lei nel
ruolo di badare alla sicurezza di entrambi.
Perchè, alla fine, aveva dovuto ammettere quello che aveva
avuto
sempre sotto gli occhi: quell'uomo le aveva davvero salvato la vita
più di una
volta, mettendo a rischio la sua.
E se c'era stato dietro un secondo fine, non era stato certo quello di
approfittarsi di lei. Aveva dovuto riconoscere anche questo,
perchè l'unico episodio ambiguo era stato quel bacio che le
aveva imposto due sere prima, quando erano stati sorpresi a discutere
da suo fratello.
Pensare a Merle le aveva procurato il solito moto di orrore, ma nel
guardare Daryl, aveva definitivamente raggiunto la certezza che non
fosse stato come lui. Non aveva mai avuto nello sguardo quella
cattiveria che
invece aveva colto negli occhi di suo fratello. Nè aveva mai
avuto la sua stessa voglia di umiliarla e sottometterla, rendendola a
tutti gli effetti solo una "bambolina" con cui divertirsi.
Per tutto il tempo trascorso a guardarlo dormire, i
pensieri erano andati in un'unica direzione: le aveva dimostrato
più volte che stesse dicendo la verità sul
volerla
aiutare.
- Fagioli.
Proprio la voce di Daryl l'aveva riportata al presente, fissando la sua
attenzione sulla scatoletta che aveva tra le mani.
- Ce n'erano due, così ho pensato di tenerne una per stasera.
- Possiamo mettere tutto insieme.
Ma lui aveva scosso la testa.
- No, io prenderò solo un pò di questi. Il resto
lo mangi tu.
In effetti lo stomaco aveva preso a brontarle già da un
pò. Alla fine non aveva più mangiato quello che
le aveva portato al suo risveglio.
- Lo divido volentieri.
In fondo, lui aveva fatto lo sforzo di uscire a procurare del cibo,
quindi ne aveva anche più diritto.
- Devi rimetterti in forze. Domani sarebbe meglio ripartire.
L'idea di rimettersi in marcia, magari sotto la pioggia torrenziale che
ancora non aveva smesso di cadere, l'aveva demoralizzata parecchio. Del
resto, però, correvano un pericolo più grande a
restare
lì. Daryl non aveva avuto bisogno di dirglielo
esplicitamente,
ci era arrivata anche lei da sola.
- Okay.
Sembrava che tra di loro si fosse davvero, per la prima volta,
instaurato un clima di collaborazione. Certo non era facile, ma
perlomeno non aveva più provato la sensazione di doversi
preoccupare delle sue reali intenzioni.
Si era offerta di riscaldare lei il cibo, ma lui le aveva detto che era
abituato a fare da sè. C'era stata una buona dose di
ruvidità nel dirglielo, però aveva intuito che
dietro ci
fosse stata anche la volontà di sollevarla dall'incombenza,
permettendole di starsene sul divano, rannicchiata al caldo sotto la
coperta.
Certo la sua salute era quella più precaria, però
anche lui mostrava ancora segni evidenti di stanchezza.
- So che è stupido dirlo, ma se potessi scegliere, cosa
vorresti come cena?
Diversamente dal pomeriggio, Beth aveva sentito l'esigenza di riempire
il silenzio tra di loro. Forse aveva pensato anche troppo, e voleva
perciò impegnare la
mente con qualcosa di più leggero, rimandando al giorno dopo
le
preoccupazioni e le difficoltà da affrontare. Voleva godersi
l'idea di avere qualcosa da mettere sotto i denti e di avere un tetto
sopra la testa almeno per una notte ancora.
- Non saprei.
Forse lui non aveva avuto la sua stessa voglia di leggerezza,
però questo non l'aveva fatta desistere.
- Io vorrei un hamburger farcito con tutto il possibile, delle patatine
fritte e una coca gigante.
Se l'era immaginato così bene, da arrivare a sentirne
persino il gusto sulla lingua.
- Uhm... mettici una birra al posto della coca, e ordinane due.
Le era sembrato impossibile, eppure si era ritrovata a sorridere,
mentre aveva spostato lo sguardo su Daryl, accovacciato vicino al
fuoco.
- E come dolce, una fetta di cheesecake alla fragola.
Lui aveva scosso la testa.
- Per me un brownies al cioccolato.
- Troppe calorie.
Aveva scrollato le spalle, stavolta.
- La dieta la farò un'altra volta.
La battuta ironica le aveva accentuato il sorriso, facendole
provare ancora di più la sensazione che stesse vivendo un
momento surreale. Era lì, a scherzare sul cibo con un uomo
che
soltanto qualche ora prima lo riteneva capace di infilzarla con la sua
balestra. E allora, le era venuto spontaneo dirglielo.
- Ero convinta che mi avresti infilzato.
Lo aveva sorpreso, perchè si era girato brevemente,
lanciandole
un'occhiata penetrante, prima di tornare a curare la pentola sul
fuoco.
- Il giorno che siamo tornati a prendere le mie cose, mi avevi detto
che se non fossi rimasta dove volevi tu, in futuro mi ci avresti
inchiodato con una freccia.
Non si era più voltato verso di lei, ma aveva avuto
l'impressione che la stesse ascoltando con attenzione lo stesso.
- Così, oggi, quando me ne volevo andare, ero convinta che
l'avresti fatto davvero.
- Quindi, eri pronta a beccarti una freccia.
Lo era stata davvero.
- Sì.
Le aveva rivolto un'altra occhiata penetrante, di quelle che parevano
leggere dentro ad una persona. Per quanto fosse rude nei modi, in un
certo
senso quasi selvatico, ogni tanto faceva capolino una
profondità
d'animo che non si sarebbe mai aspettata da uno come lui.
- Ragazza coraggiosa, dopotutto.
Lo era? Forse, dopotutto, sì.
- La tua, invece, era solo una minaccia, oppure non hai avuto il
coraggio?
C'era stato un attimo di silenzio da parte sua.
- Sei già abbastanza messa male così. Infilzarti,
avrebbe peggiorato solo le cose.
Non le aveva risposto direttamente, ma nel tono di voce c'era stata
sufficiente ironia da farle pensare che non l'aveva sfiorato il
pensiero di farlo veramente.
- Domani mi restituirai il mio coltello?
Si era spinta ancora più avanti, ponendogli quella domanda
spinosa, e si era scoperta impaziente di conoscere la risposta.
- Sì. Anche la pistola.
- Questo vuol dire che ti fidi di me?
L'aveva fissata di nuovo intensamente, facendole aumentare il battito
cardiaco nell'attesa.
- O forse che sono coraggioso anch'io.
Si era ritrovata ad accennare un sorriso, ma questa volta rivolto verso
di lui.
- Quindi, abbiamo qualcosa in comune, adesso.
E per come l'aveva guardata, anche lui non aveva avuto in mente
probabilmente soltanto il coraggio. "Fiducia" era una parola che li
spaventava, ma che nello stesso tempo li rendeva più forti.
- A quanto pare, sì.
Era sceso di nuovo il silenzio, ma non era stato più teso
come
prima. Quel principio di vera fiducia reciproca, stava cambiando le
cose.
- Chi è Zack?
Trascorso qualche minuto, era stato lui, stavolta, a rivolgerle una
domanda del tutto inaspettata. L'immagine di Zack si era immediatamente
fatta spazio nella sua mente, ricordandole come fosse stata l'ennesima
persona a cui si era affezionata e che poi le era stata strappata via
da un destino che sembrava accanirsi contro di lei.
- Era un ragazzo a cui mi sono affezionata molto.
Non era riuscita ad usare l'espressione più giusta, si era
sentita a disagio all'idea di rivelargli che era stato il suo ragazzo a
tutti gli effetti.
- Potrebbe essere ancora vivo?
Forse lui lo aveva intuito lo stesso, perchè si era spinto a
porle quell'ulteriore domanda.
- No, era già morto quando il nostro gruppo è
stato attaccato.
Si era girato un attimo, forse per capire quanto il parlarne la stesse
turbando.
- Vaganti o sopravvissuti?
- Vaganti. Lui e altri, erano andati a recuperare delle medicine.
- Mi dispiace.
Le era parso sincero, così lo era stata anche lei.
- Non sono nemmeno riuscita a piangere quando me lo hanno detto. Forse
una parte di me sapeva già che era solo questione di tempo,
prima che succedesse. Come se fosse pronta ad andare avanti senza di
lui, come già avevo fatto per tante altre persone a cui mi
ero
affezionata.
Non aveva aggiunto altro Daryl, tornando silenzioso.
- Hai perso anche tu qualcuno che... bè, a cui eri
affezionato?
Le era venuto istintivo rivolgergli la stessa domanda, anche se poi si
era sentita in imbarazzo.
- Nessuno. Eravamo già solo io e Merle quando è
iniziato il casino.
Decisamente le aveva fatto capire che non era un argomento da
approfondire, perchè la voce gli si era indurita ed era
stato
brusco nel risponderle. Non credeva dipendesse solo dal fatto che non
voleva parlare di suo fratello, ma di lui in generale. Il suo passato
era qualcosa a cui aveva fatto riferimento sempre con rabbia e
disgusto, proprio
come se lo vedesse adesso sotto una luce diversa.
- Posso farti solo un'altra domanda? Credo... di averne il diritto,
ecco.
Si era sforzata di apparire tranquilla, nonostante dentro fosse stata
agitata per aver pensato di insistere almeno su di un punto.
- Credo di sapere quale sia.
Si erano guardati negli occhi, forse per vedere se quel principio di
fiducia sarebbe sopravvissuto a quel primo assalto.
- Se ci troverà, non so con certezza cosa farà
lui.
Il suo sguardo si era incupito, ma era rimasto sicuro e determinato.
- Ma so cosa farò io, perchè non
tornerò indietro sulle mie decisioni.
La
risposta era stata chiara, per cui, forse, la fiducia tra loro era
proprio destinata a diventare sempre maggiore.
*Spazietto autrice che ha messo un punto fermo nella storia*
Eh sì, stavolta anche bello grosso, tra l'altro. Questo vuol
dire che ora le cose prenderanno una piega diversa. Probabilmente Daryl
e Beth non tenteranno più di farsi la pelle reciprocamente
(eh
eh eh), ma proveranno a collaborare sul serio. Una tregua? Ecco
consideratela così, perchè mica è
finita la
storia, eh? Quindi, di strada ne hanno ancora da fare. Però,
nel
frattempo, potrebbe anche succedere che... ma niente spoiler! Vi lascio
immaginare e aspettare di leggere se avrete immaginato giusto! XD
Lo so che è quasi Natale e dovrei essere più
buona, ma
mica voglio rovinarvi la sorpresa di scoprire poco alla volta cosa
succederà... e soprattutto quando!!!!!
Intanto, vi siete gustate l'idea di loro due vicini, vicini, anche se
era soltanto perchè Beth era malata? Io sì,
perchè
da fangirl quale sono (e non me ne vergogno, sappiatelo! XD) vado
subito in fibrillazione quando entrano in contatto, anche se non
proprio intenzionalmente!
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Care fanciulle, buongiorno!
Credo
che la frase più appropriata per introdurre questo momento
sia "Chi non muore, si rivede". E che subito dopo, siano delle scuse
gigantesche quelle che vi devo porre.
Non
racconterò bugie, il tempo trascorso dall'ultima volta che
ho postato un capitolo, per me è volato, sicuramente per voi
no!
Il periodo di circa un mese di ritardo che avevo segnalato si
è
trasformato in ben quattro mesi di assenza, ma lavoro e famiglia mi
hanno completamente risucchiato, per cui ho dovuto accantonare la
scrittura sino a che non si sono calmate un pò le acque.
Nel
frattempo, è finita la sesta stagione e come penso la
maggior parte di voi, sono qui che tremo all'idea di vedere che a
finire sotto i colpi micidiali di Lucille sia stato proprio il nostro
amato Daryl.
Mi
viene da pensare che per me (ma anche per tante altre lettrici)
sarebbe l'apoteosi della crudeltà: dopo aver perso la parte
femminile della nostra coppia preferita, anche la maschile ci
lascerebbe! Sigh!
In
ogni caso, nell'attesa, preferisco pensare che non saremo
così sfortunate... anche se l'idea di perdere comunque un
altro
personaggio principale, non è che mi rallegri molto lo
stesso!
Sigh di nuovo!
Ma
non voglio dilungarmi ancora molto, per cui, mi scuso ancora per
l'assenza prolungata e vi lascio alla lettura, se mai vi
andrà
di riprenderla, ovviamente.
Baci
Serena
CAPITOLO 10
La
pioggia
battente si era trasformata in acquerugiola, ma il freddo non si era
attenuato di molto, perciò Daryl sperava davvero che non
riprendesse a
nevicare.
Non che così le cose andassero meglio, ma perlomeno
avrebbero
avuto qualche possibilità in più di raggiungere
il posto che si erano
prefissati come meta.
Beth
si trovava
qualche passo avanti rispetto a lui, e questo gli permetteva di
controllarla meglio. Era ancora piuttosto debole, nonostante avessero
deciso di
rimandare la partenza di un giorno, usufruendo così di
un'altra notte nello chalet in cui si erano imbattuti.
Rovistando tra gli abiti abbandonati in un armadio, la ragazzina aveva
trovato una giacca a vento che si era rivelata ovviamente molto
preziosa, visto il suo stato di salute.
Era anche preoccupato del fatto che molto probabilmente non avrebbero
avuto niente da mettere sotto i denti per tutto il giorno. D'altronde
perdere tempo per cacciare in quel momento era escluso.
Meglio mettere la distanza maggiore tra loro e Merle, che
sicuramente doveva già essersi messo sulle loro tracce.
- Come fai ad orientarti così bene nei boschi?
La voce di Beth era stata leggermente in affanno e lui si era domandato
ancora se sarebbero riusciti a cavarsela e se sì, per quanto
tempo.
Nonostante fosse determinato a fare il possibile per trovare il modo
di metterla in salvo, era abbastanza realista da sapere che si
trovavano in una condizione di netto svantaggio.
- Esperienza.
Le aveva risposto guardandola per un attimo in viso, dal momento che
l'aveva affiancata per controllare meglio come se la stesse passando.
Quando
aveva iniziato a salirle la febbre due giorni prima, infatti,
nonostante il freddo il
suo viso aveva preso un colorito acceso come se stesse andando a fuoco.
Adesso, invece, mostrava il solito pallore, in cui spiccavano
ancora di più quei suoi occhi azzurri e dannatamente troppo
espressivi per essere ignorati. E se c'era un'altra cosa che Daryl non
riusciva ad ignorare, erano proprio le emozioni intense che riuscivano
a
scatenare dentro di lui, nonostante cercasse di contrastarle con tutte
le sue forze.
- Sì, bè, lo avevo capito. Ti chiedevo se potevi
mostrarmi come fai, magari posso imparare anch'io.
Si era ritrovato a guardarla di nuovo negli occhi, e lei aveva fatto lo
stesso. Non gli era sfuggito come sembrasse molto più sicura
di
sè ora, dopo che si erano scontrati e poi chiariti il giorno
prima. A quanto pareva, questa
volta, aveva deciso davvero di avere fiducia in lui.
- Non è così facile come sembra.
Era quasi sicuro che lei avesse accennato un mezzo sorriso, ma dal
momento che subito dopo era inciampata, finendo in ginocchio nel fango,
il suo viso si era irrigidito in una smorfia di dolore.
- Ti sei fatta male?
Istintivamente si era subito preoccupato di aiutarla a rialzarsi,
afferrandola per un braccio. Lei aveva scosso la testa, ma sul suo viso
c'era ancora la stessa smorfia.
- Ehi, fermiamoci un attimo.
Era già qualche ora che camminavano, cinque minuti di sosta
non sarebbero stati la fine del mondo.
- No, sto bene, davvero. Sono solo inciampata. E' meglio se proseguiamo.
Lei
aveva di nuovo scosso la testa, rialzandosi il cappuccio della giacca.
- Cinque minuti di pausa non cambieranno le cose.
Era
stato lui ad
insistere, allora, dandole così l'idea che ne
avesse bisogno anche lui. Ovviamente questa cosa lo aveva infastidito
oltre misura, perchè si ritrovava ad agire in un modo che
non
era affatto nelle sue corde, cioè proccuparsi prima di lei
che non di se stesso. Se c'era stata una regola fissa nella sua vita,
bè era stata proprio quella di non avere legami di nessun
genere
a rendergli le cose più difficili di quanto già
non
fossero.
Ma Beth, maledizione, stava mandando quella regola a farsi fottere
bellamente!
- Vuoi bere?
- No, sto bene così, grazie.
Di sicuro c'era che stava dimostrando di avere molto più
coraggio e determinazione di quella che si sarebbe aspettato da lei in
una situazione del genere.
Non che non ne avesse già dato prova, ma il fatto che si
fosse
rimessa in marcia senza fiatare, era davvero il segno che sembrava non
voler mollare.
- Okay.
Era rimasto un attimo in silenzio, poi le aveva fatto segno di guardare
verso destra.
- Vedi quel gruppo di alberi lì, alla nostra destra?
Lei aveva spostato lo sguardo nella direzione indicata.
- Poco più avanti ci sono quei due che hanno tutto intorno
dello
spazio libero, così da non essere soffocati dalle altre
piante.
Le aveva visto un'espressione concentrata, come se invece che essere in
mezzo ad un bosco, si trovasse in qualche aula scolastica. In effetti,
vista la sua età, probabilmente era stata ancora una
studentessa
quando era scoppiato tutto quel casino.
- Sì, ho capito, quelli.
E aveva indicato a sua volta i due alberi a qualche metro di distanza
da loro.
- Se li guardi bene, possono darti un'idea su dove si trovi il nord.
Adesso aveva riportato lo sguardo su di lui, mostrandogli quello che
era uno sguardo decisamente scettico.
- Stai per dirmi che per trovare il nord basta guardare dove cresce il
muschio su di un albero? No, perchè ti giuro che credevo
fosse
una stronzata gigantesca.
Si era ritrovato a fare una smorfia che poteva sembrare quasi un
sorriso divertito, dato che anche lei ne aveva fatto uno.
- Infatti lo è.
Probabilmente non avrebbero dovuto perdere altro tempo in quella
maniera, ma non gli riusciva di smettere di pensare che quel momento
fosse quanto di più vicino alla "normalità"
avesse mai vissuto con lei da quando si erano incontrati.
- Ah, okay. Allora c'è dell'altro, immagino.
Lui aveva annuito, tornando ad indicarle i due alberi.
- Decisamente. Intanto devi prendere come riferimento un albero che sia
lontano da tutti gli altri, o perlomeno che abbia dello spazio intorno
come questi. Perchè se non ricevono la luce diretta del
sole, i
segnali da intepretare potrebbero essere causati da altre cose, tipo il
fatto che sono sempre in ombra o che non gli gira aria intorno.
Sembrava davvero interessata alla cosa, per cui si era ritrovato a
spiegarle cosa fare come se fosse naturale condividerlo con lei.
- Devi osservarlo per intero, in tutte le sue parti. Così ti
puoi accorgere che le foglie sono molto più presenti da una
parte rispetto all'altra, come anche i rami. Vedi come sono
più
numerosi e come si protendono più nella nostra direzione?
Nonostante il grigiore di quella giornata, quei particolari spiccavano
comunque evidenti sulle piante.
- E poi, alla fine, comunque anche il tronco dice qualcosa, in questo
caso. Vedi che la corteccia è molto più uniforme
nella
parte davanti rispetto ai lati? Sui fianchi, e anche dietro,
l'umidità la fa macerare e sbriciolare molto di
più,
quindi è sicuramente la parte che rimane più in
ombra.
Sembrava aver afferrato il discorso, perchè lo sguardo si
era acceso di una scintilla entusiasta.
- Cavolo, è vero! Guardando gli altri alberi, la differenza
si nota anche di più!
Daryl si era ritrovato a pensare nuuovamente che quella ragazzina fosse
molto più sveglia di quanto avrebbe mai immaginato.
Però,
del resto, non sarebbe sopravvissuta da sola se così non
fosse
stato, una volta perso il suo gruppo. E
proprio quel pensiero lo aveva bruscamente riportato alla
necessità di riprendere il cammino.
- Dobbiamo muoverci.
Forse era stato un pò troppo perentorio nel dirlo, ma lei
sembrava essersi abituata ai suoi modi bruschi, perchè gli
aveva
fatto un cenno affermativo, continuando a mostrarsi tranquilla.
- Grazie per la spiegazione, è stata molto utile.
Si erano mossi insieme, iniziando a camminare fianco a fianco. Per
qualche minuto erano rimasti in silenzio, poi lei aveva ripreso a
parlargli.
- Anche se è vero, non credo che riuscirei a metterlo in
pratica da sola tanto presto.
Il fiato le usciva piuttosto spezzato ed era stato quasi sul punto di
dirle di risparmiarlo, ma qualcosa lo aveva trattenuto.
- Per certe cose ci vuole davvero molta pratica, non puoi improvvisarti
così su due piedi.
Forse era stata l'idea che stessero parlando ancora "normalmente", come
se fossero due che si trovavano lì insieme di loro spontanea
volontà.
- Una volta con mia sorella Maggie ci siamo perse nel bosco. E' stata
una brutta esperienza ed è finita bene proprio grazie a dei
cacciatori.
Probabilmente avrebbe dovuto davvero dirle di risparmiare il fiato, ma
quel qualcosa era sempre lì, annidato in una parte del suo
cervello anche per lui sconosciuta, che lo spronava a lasciarla
continuare nelle sue chiacchiere, perchè dopotutto non lo
infastidivano più di tanto.
- Erano padre e figlio, stavano trascorrendo il loro week-end annuale
di
caccia al cinghiale. Purtroppo, in un certo senso, glielo abbiamo
decisamente rovinato. Hanno perso un bel pò di tempo per
riaccompagnarci alla nostra fattoria.
Anche lui ne aveva vissuti tanti di momenti così, ma non
erano
stati affatto piacevoli come invece sembrava voler dire il racconto di
lei. Quelle con suo padre e Merle erano state battute di caccia fatte
per necessità e non per divertimento.
- In realtà, ora che ci ripenso, avevano anche un gps con
loro.
Suppongo, quindi, che sia stato quello a riportarci a casa, non tanto
il loro senso dell'orientamento.
- Commedianti del cazzo.
Il commento gli era uscito fuori in automatico, perchè se
c'era
una cosa che non aveva mai sopportato, erano quelli che si spacciavano
per qualcosa che non erano affatto.
- Direi che era l'equivalente di un sì, il tuo.
L'inaspettata ironia contenuta in quella risposta, non lo aveva
distratto a sufficienza per non sentire il rumore inconfondibile che lo
aveva spinto ad agire con rapidità.
- Shhh....
In un attimo aveva imbracciato la balestra e le aveva fatto cenno di
rimanere ferma e in silenzio. Era abbastanza certo di quello che aveva
sentito, per cui subito dopo l'aveva indirizzata verso degli arbusti
che creavano
una barriera piuttosto fitta, dove si erano accucciati in attesa.
Tempo una decina di secondi, ed erano sbucati fuori due vaganti. Beth
lo aveva guardato per capire se avesse avuto l'intenzione di farli
fuori, ma lui era più propenso a lasciarli passare, per poi
riprendere il cammino. Senza abbassare la balestra, aveva atteso quindi
che li superassero, scomparendo lentamente nel bosco dalla parte
opposta alla
loro.
- Pensi che ce ne siano altri?
Data la loro vicinanza, le era bastato sussurrarlo perchè
lui
sentisse. Aveva atteso ancora un attimo prima di scuotere la testa e
farle cenno che potevano rialzarsi.
- Probabilmente erano solo quei due. In ogni caso, tieni orecchie e
occhi ben aperti anche tu.
Ancora una volta avevano ripreso a camminare, rimanendo però
in
silenzio. Forse doveva essersi resa conto che parlare la rendeva meno
attenta, quindi aveva deciso di mettere un freno alle chiacchiere. E
per quanto gli era apparso increbile, un pò ne era rimasto
dispiaciuto, anche se di certo non si sarebbe mai sognato di tornare ad
aprire bocca per primo.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Beth si sentiva decisamente di nuovo al limite delle sue forze, ma si
era imposta di stringere i denti ed andare avanti. Era consapevole che
non c'erano alternative, non sarebbe stato prudente accamparsi
così in mezzo al bosco, senza un vero riparo. Fortunamente
non
aveva ripreso a piovere, ma il freddo era tornato ad essere pungente.
Nonostante avesse cacciato le mani in tasca e avesse avvolto
praticamente quasi tutto il viso nella sciarpa che aveva trovato, si
sentiva lo stesso dita, orecchie e naso congelati.
Si era chiesta più di una volta come potesse resistere a
quel
freddo Daryl, che indossava solamente una felpa ed un giubbotto di
pelle. Oltretutto imbracciava la balestra a mani nude, quindi doveva
averle anche più congelate di lei a contatto con il freddo
metallo. Probabilmente era decisamente più temprato
fisicamente,
ma non era una macchina, rimaneva un essere umano anche lui.
Immersa in tali pensieri, non si era accorta che doveva essersi
fermato, fino a che non gli era andata a sbattere contro. Era
rimbalzata indietro e se non era caduta, era stato grazie alla
prontezza di riflessi del suo compagno di viaggio, che l'aveva
trattenuta per un braccio.
- Scusa, non mi ero accorta che ti eri fermato.
Aveva tenuto un tono di voce basso, preoccupata che quella sosta
volesse dire altri vaganti in arrivo.
- Non siamo soli.
Anche lui aveva parlato sottovoce, indicandole con la testa due sagome
che si intravedevano in lontananza.
- Vaganti?
Al cenno negativo che aveva avuto in risposta, un nodo le aveva stretto
lo stomaco, inducendola a impugnare velocemente la pistola che aveva
riposto nella tasca posteriore dei jeans.
- Seguimi e cerca di fare meno rumore possibile.
Non era la prima volta che le impartiva quell'ordine, anche se adesso
non lo aveva percepito come tale, ma anzi come una richiesta
più
che lecita. Nella sua testa, ovviamente, si era già
scatenato il
caos e su tutto prevaleva la paura che Merle e gli altri potessero
averli già trovati. Infatti si stava sforzando di mettere a
fuoco il più possibile le persone che sembravano essere
ancora
immobili, cercando di cogliere qualche particolare che la inducesse a
credere il contrario, che fossero perciò degli sconosciuti.
Subito dopo aveva anche pensato che non avrebbe voluto dire essere
più al sicuro, ma una qualche speranza in più
avrebbe
potuto nutrirla. Seguendo Daryl, aveva intuito che si stesse spostando
in maniera da averli sempre in vista, così da avvicinarsi
mantenendo una posizione sicura. La tensione provata era
così
forte, che ad un certo punto aveva dovuto toccargli il braccio,
in modo da attirare la sua attenzione. Quando aveva incrociato i suoi
occhi, vi aveva trovato la stessa espressione fredda e determinata che
aveva avuto ogni volta che si erano trovati davanti ad una minaccia.
Sembrava pronto a fare ciò che era necessario... anche
uccidere,
ovviamente.
Se una parte di lei ne aveva tratto sicurezza, un'altra non aveva
potuto fare a meno di chiedersi, ancora una volta, chi fosse davvero
quell'uomo di cui aveva deciso, alla fine, di fidarsi.
Quando, sempre ad una distanza di sicurezza, si erano venuti a trovare
di fronte alle due persone che erano rimaste immobili, era
riuscita a vedere bene di chi si trattasse: un uomo ed una donna,
entrambi di una certa età, che tenendosi per mano, fissavano
una
croce piantata nel terreno.
Il cuore le era immediatamente balzato in gola, perchè le
era
bastato vedere il viso della donna stravolto dalle lacrime, per capire
che si
trovavano fermi davanti alla tomba di un loro caro.
Quella visione aveva fatto emergere prepotente lo stesso
dolore
che anche lei cercava di relegare nel profondo della sua anima, e che
l'aveva spinta a fare qualcosa che, diversamente, non avrebbe mai
fatto, ossia cercare e stringere la mano di
Daryl. Fermo accanto a lei, sembrava essere giunto alla
conclusione che quelle due persone non fossero un pericolo per loro,
perchè aveva abbassato la balestra, smettendo di tenerli
sotto
tiro.
Come aveva immaginato prima, le dita dell'uomo erano state
ghiacciate, eppure
per lei avevano rappresentato lo stesso una fonte di calore, qualcosa a
cui aggrapparsi per non sprofondare di nuovo nella disperazione
più assoluta.
- Andiamocene.
Non avrebbe saputo dire quanto era stata lì, immobile, ad
osservare il pianto di quelle due persone , sapeva solo che ad
un
certo punto Daryl l'aveva tirata leggermente proprio per quella mano
che era rimasta unita alla sua e si era come risvegliata, tornando al
presente.
- Forse potremmo...
- Non pensarci nemmeno.
Daryl le aveva lanciato uno sguardo che parlava chiaro: non lo sfiorava
nemmeno l'idea di entrare in contatto con quei due, anche se avesse
saputo che potevano fornire loro aiuto in qualche maniera.
-
Non sembrano pericolosi.
Quell'affermazione le era valsa un'altra occhiataccia, mentre aveva
praticamente iniziato quasi a corrergli dietro, perchè si
era
messo a camminare come se avesse una mandria di vaganti alle spalle che
lo inseguivano.
- Ti è andata bene una volta, ragazzina, vuoi rischiare di
nuovo?
La risposta era stata diretta e tagliente,
nonostante si
fosse riferito, in fondo, anche a se stesso e al fatto che incontrare
qualcuno poteva portare molti più guai che non dover contare
solo sulle proprie forze.
- Forse è proprio per questo che ci ho pensato. Dopotutto,
sono ancora qui, sana e salva, no?
Aveva cercato di superarlo, per sbarrargli la strada e guardarlo in
viso. Forse era davvero una stupida, ma più ci pensava e
più riteneva che quella coppia potesse davvero rappresentare
un'opportunità per loro e non un pericolo.
- Daryl, per favore, vuoi starmi a sentire?
Stava
realizzando,
poco alla volta, che aveva iniziato davvero a sentirsi più
sicura di sè, tanto da voler sostenere le sue ragioni con
lui.
- Daryl...
Lo aveva chiamato di nuovo, tentando di trattenerlo per un braccio, ma
lui si era scrollato di dosso facilmente la sua mano. Era chiaro che
non aveva la minima intenzione di ascoltarla, perciò aveva
fatto
l'unica cosa in grado, forse, di attirare la sua attenzione.
- Okay, messaggio ricevuto. Prosegui pure da solo, perchè io
torno indietro.
Detto, fatto, era ritornata sui suoi passi, decisa ad andare fino in
fondo. Però ne aveva fatti pochi, perchè quasi
subito si
era sentita afferrare per la giacca e strattonare all'indietro.
- Cazzo, stavo iniziando a credere che fossi meno stupida di quello che
sembri.
Dopo
averla girata
verso di lui, Daryl l'aveva mollata, continuando ad inchiodarla con uno
sguardo che esprimeva la frustrazione provata davanti alla sua
testardaggine.
- Pensi che solo perchè sono lì a piangere
davanti ad una tomba, debbano essere per forza brave persone?
Era vero? Poteva bastare per
credere che fossero innocui?
Sì, in effetti, il vederli in lacrime l'aveva indotta a
considerarli meno pericolosi. Però non era stato solo
quello. Era anche il modo in
cui si stavano tenendo per mano e il fatto che era abbastanza certa
che l'uomo stesse pregando. Aveva visto le sue labbra muoversi, e non
aveva potuto fare a meno di rivedere suo padre, inginocchiato in
chiesa, intento a fare la stessa cosa.
-
Sarò stupida come dici, probabilmente, però credo
proprio che sia così.
Era
certa che stesse per trascinarla via, così si era affrettata
ad aggiungere dell'altro.
-
Potrebbero avere anche un posto sicuro dove poter passare la notte,
magari anche del cibo da offrirci.
-
Sì, certo, mettici anche un pacchetto di sigarette e la
bella favola così è completa!
Ovviamente
non lo aveva smosso di un millimetro, così era passata di
nuovo ai fatti.
-
Non fumo, perciò mi basta l'idea di un tetto sopra la testa
e un pò di cibo.
Era
arretrata giusto un secondo prima che Daryl cercasse di
riafferarla, riuscendo così a correre via e arrivando a fare
abbastanza rumore per attirare l'attenzione della coppia verso cui si
stava dirigendo, dato che avevano puntato subito lo sguardo nella sua
direzione.
-
Salve!
Si
era fermata a qualche passo da loro, cercando di apparire il meno
minacciosa possibile, tanto che si era abbassata il cappuccio
perchè potessero vederla bene in viso.
-
Noi non ... non cerchiamo guai.
Che
non fosse stata lei a spaventarli, lo aveva capito da come lo
sguardo dell'uomo era andato oltre le sue spalle, mentre
contemporaneamente aveva passato un braccio sulle spalle della donna,
come a volerla proteggere. Così le era bastato gettare una
breve
occhiata dietro di sè, per trovare Daryl intento a tenerli
sotto
il tiro minaccioso della sua balestra.
-
Nemmeno noi, mi creda.
-
Non si direbbe a giudicare da come mi sta guardando il tuo amico.
Era
stato sempre l'uomo a parlare, mentre la donna aveva continuato a
versare le sue lacrime, a dimostrazione che il suo dolore pareva essere
più forte di qualsiasi altra cosa stesse accadendo intorno a
lei.
-
Daryl, ti prego, non credo ce ne sia bisogno.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Come
se non bastasse il tono, anche lo sguardo della ragazzina era
stato supplichevole nel chiedergli di abbassare la balestra.
Perchè era quello che voleva da lui, che si fidasse del suo
giudizio, stavolta.
E se stanno fingendo? E se non
sono da soli? E se sono armati fino ai denti? E se...
In
quel breve lasso di tempo, il suo cervello aveva dovuto prendere in
considerazione molteplici possibilità, la peggiore di tutte
che
finissero ammazzati nel momento stesso in cui avesse smesso di
minacciarli di morte a sua volta.
-
Daryl...
Nel
silenzio e nell'immobilità di quegli attimi, ragione e
istinto si erano battuti violentemente dentro di lui. Alla fine, il
secondo aveva prevalso, inducendolo a fare quello che gli era stato
chiesto.
-
Un solo movimento falso, e vi infilzo senza darvi nessun'altra
possibilità, okay?
La
ragione gli stava ancora gridando che stava commettendo una
grandissima stronzata, ma l'istinto sembrava invece essere dalla parte
della ragazzina, ora che aveva visto i due tizi da vicino, per cui
aveva abbassato la balestra, senza però smettere di tenere
il
dito sul grilletto, pronto per colpire.
-
Chi c'è sepolto là sotto?
Non
appena fatta la domanda, i singhiozzi della donna erano diventati
più forti, mentre lo sguardo dell'uomo aveva perso un
pò
di lucidità. Quello di Beth, invece, lo aveva fulminato,
chiaro
segno che era rimasta anche lei spiazzata davanti a quella domanda
così diretta.
Avrebbe
voluto dirle che avere riguardo per i sentimenti degli altri
non era mai stato il suo forte, men che meno da quando era scoppiata
quella cazzo di apocalisse e per sopravvivere dovevi vedertela pure con
i vivi, oltre che con i morti.
-
Nostro figlio.
Con
voce tremante, era stato sempre l'uomo a rispondere.
-
Mi dispiace...
-
Perchè proprio qui?
Interrompere
la ragazzina come aveva appena fatto, cioè
dimostrandole ancora di fregarsene dei sentimenti di quei genitori
chiaramente distrutti dal dolore, gli era valsa un'altra occhiata
furibonda, che
aveva ovviamente ignorato.
-
Daryl!
Se
lei poteva permettersi la pietà, lui ancora voleva vederci
chiaro sul fatto che avessero deciso di seppellirlo proprio
lì, in mezzo ad un bosco.
-
Perchè è... qui che... l'abbiamo... trovato.
Da
come stava piangendo la donna ora, con il viso premuto contro il
petto del marito, aveva capito cosa c'era dietro a quel "trovato". E se
fosse stato da solo, sicuramente sarebbe andato avanti con le domande,
ma davanti allo sguardo addolorato di Beth, l'aveva
piantata lì.
"Stai diventando solamente un
coglione rammollito".
Era stata la voce
di Merle che aveva sentito nella testa, e
l'aveva colpito sul vivo, con quella definizione che si sentiva calzare
a pennello, perchè
avanti
di questo passo, avrebbe fatto prima a spararsi da solo senza aspettare
che lo facesse qualcun'altro.
-
Io... noi... possiamo fare qualcosa?
Che cosa?!
Adesso la ragazzina
stava davvero esagerando!
-
Ragazzina, noi dobbiamo rimetterci in marcia, presto
farà buio e abbiamo ancora un bel pò di strada da
fare.
Era
stato categorico nel dirglielo, tanto da guadagnarsi un'occhiata
più corrucciata da parte dell'uomo, di cui però
se ne era
ampiamente fregato.
- Daryl,
credevo...
-
Posso chiederti dove siete diretti?
-
Thomaston.
L'uomo
aveva parlato contemporaneamente con la ragazzina, e prima che
lui potesse intimarle con lo sguardo di starsene zitta, lei gli aveva
subito
rivelato la loro destinazione.
-
E' ancora molto lontana, non ci arriverete mai prima che faccia buio.
Lo
sapeva bene anche lui, non aveva certo bisogno che glielo dicesse
quel tizio, aveva solo cercato un modo per convincere Beth a schiodarsi
dalla sua intenzione di dare retta a quei due.
-
Dobbiamo comunque arrivarci.
Con
quella risposta perentoria si era guadagnato un altro sguardo
indagatorio da parte dell'uomo, che stringendo a sè la
moglie
sempre persa nel suo pianto, si era di nuovo rivolto a Beth.
-
So che forse sarebbe meglio per me se mi facessi i fatti miei, ma non
è nella mia natura. Perciò vi dirò lo
stesso che
mi sembrate entrambi abbastanza provati, soprattutto tu.
Ovviamente
non ci voleva un genio per capire chi fosse messo peggio tra
loro due, però poi era tornato a puntare lo sguardo su di
lui.
-
E dato che noi stiamo in una piccola fattoria poco lontano da qui,
potremmo darvi riparo almeno per questa notte. Abbiamo anche del cibo,
non tanto certo, ma sicuramente più di quanto credo abbiate
voi.
E
siccome doveva aver notato che oltre al piccolo zaino che portava
lui, altro non avevano, doveva essere abbastanza sicuro di averci preso.
-
Immagino che vi stiate domandando dove sta la fregatura, ma la
verità è che non c'è. So che non posso
darvi la
certezza che voglio aiutarvi, per cui, sta a voi decidere se
fidarvi o meno.
-
E perchè dovresti aiutarci? Non abbiamo niente da offrirti
in cambio, lo hai capito benissimo anche tu.
Era
stato svelto nel ribattere, soprattutto perchè era
intenzionato a portare avanti lui quella discussione. La ragazzina
aveva già fatto anche troppo rivelando dove fossero diretti.
-
La risposta è un'altra volta semplice, anche se difficile da
credere. Voglio aiutarvi perchè ho la possibilità
di
farlo, tutto qui.
Ragione
e istinto stavano di nuovo combattendo dentro di lui, e in
più doveva anche impedire alla ragazzina di lanciarsi subito
tra
le braccia di quelli che non sapeva ancora se considerare, o meno,
innocui.
-
Scusate, non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Bob e lei
è mia moglie Maggie.
Non
appena saputo il nome della donna, sul viso della ragazzina erano
passate mille emozioni diverse, tra cui anche la certezza che la
coincidenza di quel nome era abbastanza per potersi definitivamente
fidare di quegli sconosciuti.
-
Cristo santo, non puoi pensarlo davvero!
Il
modo in cui era esploso, aveva fatto sobbalzare marito e moglie, ma
non la diretta interessata. Infatti, Beth lo aveva guardato con
un'espressione che diceva a chiare lettere che lei li avrebbe seguiti
punto e basta.
A
quel punto, gli rimanevano solo tre soluzioni: portarla via di forza,
abbandonarla al suo destino oppure assecondarla.
-
Io... ehm... non so bene in che rapporti siate voi due...
però... ecco...
Il
tentativo dell'uomo di intromettersi tra loro due era stato smorzato
dall'occhiata di avvertimento che gli aveva lanciato, prima di tornare
a confrontarsi con Beth.
-
Siamo compagni di viaggio, io e Daryl. E mi chiamo Beth.
Piacere di fare la vostra conoscenza.
Ignorando
completamente la sua rabbia, mista afrustrazione, era andata avanti
per la sua strada, come se all'improvviso fosse davvero sparita la
ragazzina che solo qualche giorno prima tremava anche solo davanti ad
una sua occhiata.
"Coglione rammollito, farsi
fregare così da una stupida bambolina del cazzo!".
La voce di Merle
era tornata a sfotterlo per bene dentro la sua
testa, mentre davanti a lui la ragazzina e il tizio si stringevano la
mano. E non solo, perchè anche la donna aveva dato segno di
comprendere cosa stesse succedendo, perchè aveva puntato lo
sguardo su Beth.
-
Sei... sembri così giovane. Quanti anni hai?
-
Diciannove.
-
Oh mio Dio, Bob!
Si
era stretta nuovamente contro il marito, riprendendo a singhiozzare
violentemente e rafforzando la sua voglia di non andare a ficcarsi in
una situazione che avrebbe solo peggiorato la loro.
-
Ha la stessa età del nostro Alan...
Lo
sguardo dell'uomo si era posato sul cumulo di terra davanti a loro,
tornando a velarsi di lacrime.
-
Mi dispiace davvero per vostro figlio.
Anche
la voce della ragazzina si era incrinata, e guardandola negli
occhi, si era reso conto di essersi fatto fregare un'altra volta.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
-
Sei sveglio?
In
risposta c'era stato una specie di grugnito, chiaro segno che l'uomo
steso nell'altro letto non era stato contento di scoprire che anche lei
fosse ancora sveglia.
-
Significa che pensi ancora che ci possano fare del male?
Uno
sbuffo, chiaro ed inequivocabile, aveva accolto la sua ulteriore
domanda.
-
Perchè io, invece, sono più che convinta che
siano due brave persone.
-
Cazzate.
Il
tono era stato brusco e le aveva fatto capire che era meglio se
lasciava perdere. Ma lei aveva insistito, perchè non
riusciva a
capacitarsi che lui vedesse qualcosa di assolutamente diverso nelle due
persone che li avevano accolti in casa loro, nonostante fossero proprio
loro a rischiare di più nell'averli lì.
-
Quindi credi davvero che stiano solo aspettando che ci addormentiamo
per poi tagliarci la gola, o magari spararci nel sonno?
Stavolta
la sua domanda era caduta nel vuoto, perchè a distanza
di qualche minuto, Daryl ancora non le aveva risposto. Così
si
era fatta coraggio e aveva detto ciò che le era passato per
la
mente.
-
Lo pensi perchè è così che avresti
fatto tu con
loro? Li avresti uccisi per appropiarti delle cose che avevano, anche
se fossero state solamente una balestra ed una pistola?
Perchè,
alla fine, era soltanto quello che possedevano di utile
loro due. Non certo i vestiti che indossavano o il barattolo di fagioli
che avevano nello zaino. Quando ormai credeva che non avrebbe avuto
nessuna risposta, la voce di Daryl era risuonata bassa e tagliente.
-
Dovresti parlare di meno e dormire di più.
-
Non ci riesco.
-
Sforzati.
Ci
aveva provato, ma troppi ricordi le affollavano la mente,
soprattutto della sua famiglia, e di com'era felice la sua vita prima
che il
mondo si trasformasse in quell'inferno.
-
Perchè non vuoi credere che siano due brave persone?
-
Oh, merda!
Nella
debole luce che filtrava dalla finestra della cameretta in cui si
trovavano, l'aveva visto sollevarsi a sedere, il viso sprofondato tra
le mani.
-
Cosa cazzo te ne importa di quello che penso di quei due? Non ti
basta che hai ottenuto di essere qui, in un cazzo di letto vero, dopo
aver messo qualcosa di decente nello stomaco?
Ora
si sentiva il suo sguardo puntato addosso, arrabbiato e cupo come
lo era sempre. Per una frazione di secondo aveva cercato di
immaginarselo mentre sorrideva, ma poi si era detta che uno come lui
forse non aveva mai sorriso veramente in vita sua.
-
Forse è perchè non riesco a smettere di
domandarmi chi sei realmente.
Nel
momento stesso in cui lo aveva detto, aveva percepito l'aria intorno a
loro caricarsi di tensione.
-
Sono quello che vedi.
Stavolta
era stata lei a rimanere in silenzio, cercando le parole giuste per
dirgli quello che aveva in mente.
-
Ho visto tante cose di te, e non tutte erano... buone.
-
Mi sembrava di averti già detto che non sono un fottuto
supereroe.
-
Sì, è vero. E credo che nessuno, di questi tempi,
possa dire di esserlo veramente.
Non
era così ingenua da non riconoscere che anche con il suo
gruppo
erano stati costretti a prendere delle decisioni non propriamente
"giuste".
-
Solo che...
-
Noi non dobbiamo diventare amici o roba simile. Stiamo solo tentando di
sopravvivere entrambi a tutta la merda che ci circonda. Niente di
più, niente di meno. Fine della storia, ragazzina.
Non
le aveva dato il tempo di replicare nulla, perchè
subito dopo si era alzato e aveva lasciato la stanza, richiudendosi la
porta alle spalle.
"Noi non dobbiamo diventare
amici."
Parole che, senza
sapere bene nemmeno lei il perchè,
avevano espresso un concetto che avrebbe dovuto rassicurarla,
anzichè destabilizzarla. Sarebbe stato più
logico,
infatti, che anche lei non volesse approfondire la conoscenza di un
soggetto che dimostrava chiaramente di essere stato per la maggior
parte della sua vita dalla parte dei "cattivi" e non sicuramente dei
"buoni".
Eppure...
E proprio l'idea
che ci fosse quell "eppure" nella sua testa a
dissentire da quanto aveva appena detto Daryl sul fatto che non
dovessero diventare amici, le aveva impedito del tutto di riuscire a
chiudere occhio.
*Spazietto Autrice che ha
rispolverato la tastiera del pc con estrema gioia*
Mi è mancato moltissimo scrivere di questi
Daryl e Beth, perchè se anche nella mia testa la loro storia
è già completa, credetemi se vi dico che
è quando la metto nero su bianco, che acquisisce
anche per me una carica emotiva più intensa rispetto a
quando la immagino solamente.
Detto questo, spero di essere riuscita a riportarvi nella storia
insieme a me, sperando quindi anche di poter tornare a commentarla (e a
confrontarmi) con voi lettrici.
Se qualcuna se lo sta chiedendo, preciso che tornerò ad
aggiornare anche "Precious", perchè ho ripreso anche la sua
stesura.
Baci
Serena
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Buongiorno fanciulle!
Inizierò
subito col dirvi che scrivere questo capitolo è stato un
lungo calvario! Per ben tre volte sono arrivata a metà, per
poi cancellare tutto. Rileggevo e sia Daryl che Beth sembravano
guardarmi come a dire "ma va che questi non siamo noi!".
Poi,
è arrivata la quarta volta, e finalmente ho visto la luce in
fondo al tunnel! Con questo non voglio avere la presunzione di aver
scritto un buon capitolo, dico solo che Daryl e Beth mi guardavano con
meno astio rispetto alle versioni precedenti, dicendomi a loro volta
"uhm... vediamo che ne pensaranno le lettrici, dopodichè ti
faremo sapere anche noi!". Eh sì, il vostro giudizio
è importante, perchè è quello
più obiettivo di tutti!
E se ve lo state chiedendo, sì, come molte autrici confessano, parlo
anch'io con i miei personaggi! XD
E
speriamo che alla fine siano soddisfatti di questo capitolo, se no
quando riattacco col prossimo, mi mettono ancora i bastoni tra le
ruote! XD
Perdonate
lo sclero, ma davvero sono stata molto dietro a questo capitolo!
Perchè? Perchè è Bethyl fino al
midollo e lo ritenevo un passaggio fondamentale per andare avanti nella
storia.
Però
adesso non vi anticipo altro, se no poi che gusto c'è a
leggere? Quindi ci risentiamo in fondo!
Un
bacione a tutte (o almeno a quelle che sono rimaste, visti i miei
aggiornamenti rapidi!).
Serena
CAPITOLO 11
-
Questa era di Alan. Se l'era comprata con il suo primo stipendio,
nonostante io e sua madre non fossimo stati d'accordo.
Lo
sguardo di Bob
si era perso nel vuoto, provocandole una stretta allo stomaco,
perchè era lo stesso che doveva avere anche lei
nel ricordare un tempo che non sarebbe tornato mai più.
Di quando aveva ancora una
famiglia e l'illusione di tutta una vita da vivere con loro.
- E in cambio, cosa
vuoi?
La
voce profonda
di Daryl aveva riportato al presente entrambi, facendo apparire sul
viso di Bob una smorfia
vagamente incredula.
-
Non vuoi proprio vederci del buono, in me, vero?
Beth
aveva visto
solo un'ombra passare nello sguardo freddo del più giovane,
ed
era stata troppo veloce per capire se fosse stata di fastidio o di
altro.
-
Allora?
-
Niente. In cambio non voglio niente.
Ora
aveva spostato lo sguardo su di lei, Bob, e dentro c'era stata la
consapevolezza di voler fare qualcosa di buono per qualcuno che sarebbe
potuto essere per lui un altro figlio.
-
Starebbe solo qui a fare ruggine... e non ho certo bisogno di lei, per
ricordarmi di Alan.
La
sera prima Maggie le aveva mostrato delle foto di suo figlio, un
ragazzo alto, biondo e con un bel sorriso. Le aveva ricordato suo
fratello Shawn alla loro stessa età, e aveva fatto fatica a
trattenere le lacrime, che invece non avevano smesso di scorrere sulle
guance della donna che gliele stava mostrando con un misto di orgoglio
e inconsolabile disperazione.
-
Ci dovrebbe essere ancora più di mezzo serbatoio pieno, ma
comunque puoi trovare dell'altro gasolio là dentro, in
quelle
taniche. Abbiamo cercato di farne economia il più possibile,
ma adesso...
Aveva
sollevato le spalle in un gesto che le aveva di nuovo procurato
una stretta allo stomaco, perchè era il gesto di chi si era
rassegnato alla fine, per cui più nulla aveva importanza.
Lei, invece, era ancora
sostenuta dalla speranza di poter riabbracciare Maggie.
E non solo,
perchè anche il pensiero di rivedere tutti
gli altri era una speranza che non voleva abbandonare. Anzi, forse era
davvero più vicina di quanto non credesse possibile a Rick,
Carl
e Michonne.
-
Bob, sei una persona fantastica.
Sullo
slancio delle emozioni provate, aveva stretto l'uomo in un
abbraccio che sperava potesse donargli un minimo di forza e conforto.
Si era sentita stringere a sua volta, e prima di sciogliersi da quella
stretta così confortante anche per lei, Bob le aveva deposto
un
bacio sulla testa, proprio come Hershel aveva fatto un milione di volte
in passato.
-
Okay, vi lascio sistemare le ultime cose prima della vostra partenza.
Con
lo sguardo lucido di commozione, aveva voltato loro le spalle,
lasciandoli soli nel piccolo fienile.
-
Come fai a non credere alla sua buonafede?
Le
era stato impossibile non rivolgergli quella domanda, mentre lui
già si era accucciato invece a lato della moto che era
appena
diventata di loro proprietà, migliorando di molto la loro
condizione di fuggitivi.
Perchè non poteva
certo dimenticarsi di Merle e della sua caccia.
Il
silenzio che aveva ricevuto in risposta, l'aveva
spinta a porsi di fronte a lui, dall'altro lato del mezzo, per poterlo
guardare in viso. Solo che pareva davvero concentrato unicamente sul
motore che si era messo a controllare.
I
capelli spioventi che gli coprivano parzialmente gli occhi, tra
l'altro, non le facilitavano il compito di capire se davvero fosse
stato così cinico e duro nei confronti di Bob, o se fosse
stata
più una presa di posizione per non dover ammettere che si
era
sbagliato su di lui.
-
Se ne sei davvero convinto, spiegami almeno il perchè!
-
Questo iniettore è alla frutta. Lo avrebbe dovuto sostituire
da un
pezzo. Non so nemmeno se si metterà in moto questa carretta.
Non
si era illusa che avrebbe avuto in risposta chissà quale
discorso, perchè aveva ormai ben chiaro con che tipo di
persona
avesse a che fare, ma sentirlo in aggiunta definire "carretta", quella
moto che gli
era stata donata, nonostante per Bob fosse un ricordo più
che
importante, le aveva provocato una rabbia istantanea.
-
Sei un bastardo senza cuore, uno che non meriterebbe nemmeno di
posare gli occhi su questa "carretta", tantomeno di poterla usare. E lo
meriteresti pure che ti scoppiasse in faccia quell'iniettore di cui osi
lamentarti!
Si
era rialzato in piedi, l'oggetto del suo sfogo, sfiorandola per un
attimo con quegli che sapevano essere più freddi di un pezzo
di
ghiaccio, prima di guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa.
-
Gli iniettori non possono scoppiare, ragazzina.
Quella
risposta, impersonale e insensibile, le aveva provocato un tale
risentimento nei suoi confronti, da farla reagire istintivamente.
-
Stronzo!
Lo
schiaffo con cui aveva accompagnato quella parola era stato
così forte, da provocarle un bruciore immediato al palmo
della
mano destra. Ed era stato abbastanza forte, da mettere in pratica il
modo dire "far girare il viso dall'altra parte".
E
quando lo aveva rivolto di nuovo dalla sua parte, era
diventato vero anche un altro modo di dire, ossia "lasciare il segno
delle cinque dita". L'impronta della sua mano, infatti, ora era ben
visibile sulla guancia di Daryl.
-
Ti senti meglio, adesso?
-
No!
Ed
era vero, aveva ancora una gran voglia di urlargli contro tutto quel
grumo di sentimenti che le ribolliva dentro, e di cui lui non sembrava
provarne nemmeno una minima parte.
Solo
che per farlo, avrebbe dovuto aggredirlo ancora, perchè le
parole non le sarebbero bastate per fargli capire quanto fosse ferita
dalla sua insensibilità. Ma sapeva anche che la violenza non
era
la strada più giusta da imboccare, soprattutto
perchè
andava contro tutto quello che le aveva insegnato suo padre.
-
Non mi sento affatto meglio, brutto figlio di puttana!
Così
aveva concentrato tutto l'odio di quel momento in
quell'offesa e nel dito medio che gli aveva mostrato con altrettanta
rabbia. Dopodichè gli aveva voltato le spalle, dirigendosi a
passo spedito verso l'uscita del fienile, lontana da lui e dalla sua
indifferenza.
§§§§§§§§§§§§§§
Lo
schiaffo era stato sicuramente un colpo ben piazzato, perchè
la guancia non gli aveva ancora smesso di formicolare, ma la botta
più dura, quella che aveva rotto il muro di indifferenza
dietro
cui si era barricato, era stato l'ultimo sguardo che la ragazzina gli
aveva lanciato insieme a quel "figlio di puttana" sputato fuori come se
fosse stato un vero e proprio proiettile in grado di trapassarlo da
parte a parte.
E lui, ai colpi duri, sapeva
reagire soltanto colpendo ancora più duro.
Quindi gli ci era
voluto un attimo per raggiungerla, afferrarla
per una spalla e voltarla verso di lui, piantandole addosso uno sguardo
che sapeva quanto potesse fare paura.
-
Che cazzo dovrei fare, quindi, ah!
L'aveva
spintonata, senza nessuna remora o senso di colpa, lasciando
che la rabbia affiorasse come lava bollente in grado di ustionargli la
pelle, tanto bruciava.
-
Dovrei mettermi a frignare come fai tu, eh?
L'aveva
spintonata ancora, rischiando di farla inciampare. Ma non era
successo, perchè se lui ribolliva di rabbia, lei non era da
meno. I suoi occhi sembravano volerlo trapassare ancora come frecce
appuntite.
-
Dovrei piangere e disperarmi per l'ennesimo tizio che ho incontrato e
che ha perso tutto, e che forse si sparerà un colpo in
testa, dopo che avrà fatto lo stesso con la
moglie, pur di non
dover più vivere in questo mondo di merda!
Un
altro spintone, e l'aveva mandata a sbattere contro la parete di
legno, inchiodandola lì per il semplice fatto che le stava
gridando addosso a pochi centimetri di distanza.
-
Eh, ragazzina, è questo che dovrei fare? Piangermi
addosso per tutta la merda che io, te e tutti i fottuti Bob di questo
mondo
abbiamo dovuto ingoiare!
Aveva
colpito con un pugno la parete accanto alla sua testa, ma non
perchè altrimenti avrebbe colpito lei, ma solo
perchè
sperava che il dolore fisico superasse la tempesta di emozioni che gli
si era accesa dentro.
Maledetta ragazzina, che aveva
saputo
tirargli fuori nel giro di una settimana quelle emozioni che aveva
seppellito sotto anni di apatia ed egoismo.
Era
così, se ne era fottuto del mondo intero, invece
adesso l'intero mondo passava attraverso gli occhi accusatori di quella
ragazzina, facendolo sentire una merda! Perciò, era andato
avanti, decidendo di colpirla dove sinora non si era mai spinto.
- E' questo che ti avrebbe fatto sentire meglio? Oppure, avresti voluto
che facessi qualcosa di più tragico ancora!
Le
aveva rivolto uno sguardo così cattivo, da vederlo riflesso
nel pallore che le aveva sbiancato all'improvviso le guance, sino a
prima rosse come il fuoco che le bruciava negli occhi.
-
Magari, avrei potuto tagliarmi le vene, ah? Proprio come fanno quelle ragazzine piagnucolanti
che preferiscono ammazzarsi, piuttosto che affrontare la dura
realtà!
Che
il colpo fosse andato a segno non gli era bastato, perchè
nel fissare quegli occhi che si erano fatti immensi, tanto era stato lo
shock provocato dalle sue parole, aveva infierito ulteriormente.
-
Pensavi che non me ne fossi accorto, eh?
L'aveva
afferrata per un avambraccio, strattonando in su la manica della
giacca quel tanto che bastava per esporle il polso, tanto delicato e
sottile da stargli in una mano, mostrando la cicatrice che lo deturpava
nella parte interna.
-
E' questo che dovrei fare, per dimostrarti che anch'io sento qualcosa?
Lei
aveva iniziato a lottare per cercare di liberarsi dalla sua
stretta, ma la forza che prima l'aveva sostenuta, ora sembrava essersi
dimezzata, quindi aveva dovuto subire ancora la sua sfuriata.
-
Se avessi anch'io le mie fottutissime cicatrici da mostrare, ti
sembrerei di meno un bastardo senza cuore?
Aveva
fatto ancora un debole tentativo per riprendere possesso del suo
polso, sicuramente per coprire quella cicatrice che sembrava adesso
più evidente di quanto non fosse, ma lui glielo aveva
impedito
di nuovo.
Che cazzo stai facendo, Daryl?
Probabilmente a
parlargli era stato quell'ultimo brandello di
lucidità che gli era rimasta in testa e che stava cercando
di
non fargli distruggere del tutto quella lieve fiducia che si era appena
stabilita tra di loro.
-
Sarei meno figlio di puttana, se avessimo da condividere un'esperienza
da vigliacchi?
Daryl, basta!
Ma lui era andato
oltre, era in balia di quel caos che aveva
cercato di arginare nell'unica maniera che aveva sempre conosciuto,
ossia reprimere tutto ciò che lo avrebbe reso cosciente che
c'era un altro modo di vivere la vita, rispetto a come l'aveva vissuta
sino adesso.
Che tu sia maledetta davvero,
ragazzina!
E cosa le avrebbe
detto, o fatto ancora non lo avrebbe mai
scoperto, perchè il freddo contatto tra la canna di un
fucile e
la sua tempia, lo aveva bruscamente interrotto.
-
Adesso la lasci andare, Daryl, e poi ti allontani lentamente, le mani
alzate e ben in vista.
La
voce dell'uomo aveva assunto una sfumatura dura ed implacabile, proprio
di chi stava facendo sul serio.
-
Fallo, oppure ti apro un buco in testa.
Aveva
voltato leggermente il viso verso Bob, incontrando lo sguardo di
un uomo completamente diverso da quello che aveva lasciato il fienile
solo qualche minuto prima.
Probabilmente ti
ammazzerà sul serio e a meno che tu non sia pronto a farlo
fuori per primo, sarebbe meglio assecondarlo.
La parte lucida
della sua mente gli aveva gettato un'altra
ancora di salvezza a cui aggrapparsi, e questa volta non se l'era
lasciata sfuggire, perchè l'alternativa sarebbe stata quella
di
commettere un'azione che lo avrebbe condannato per sempre ad indossare
le vesti di un assassino fatto e finito.
- Non te lo
ripeterò un'altra volta.
Ma
lui aveva già mollato la presa, facendo qualche passo
indietro, lentamente, le mani se non proprio alzate, almeno lontane dai
fianchi.
-
Ora noi rientriamo in casa, e tu non ci seguirai.
Aveva
mantenuto il contatto visivo solo con lui, non per paura che
mettesse in atto la sua minaccia, ma perchè riportarlo sulla
ragazzina non lo avrebbe aiutato a riprendere il controllo sulle sue
emozioni.
-
Solo, e se,
lo vorrà Beth, poi potrai raggiungerci. Ti verrò
a chiamare io.
Lo
sguardo di quegli occhi era rimasto implacabile, come la canna del
fucile aveva continuato a tenerlo sotto tiro senza mai vacillare.
-
Avvicinati prima, e ti sparo.
La
determinazione di Bob era quella di un padre nei confronti di una
figlia che andava protetta ad ogni costo.
Suo padre, invece, non l'avrebbe
mai difeso in quella maniera.
Il suo si sarebbe
voltato dall'altra parte, dicendogli di
arrangiarsi, perchè solo così avrebbe imparato a
farsi
rispettare.
Piuttosto che vigliacco, meglio
morto.
Quelle erano le
parole che si era sentito ripetere ogni volta
che aveva mostrato qualche debolezza, non importava che avesse avuto
dieci anni o venti.
Meglio un figlio morto, che
frocio. O negro. O poliziotto. O prete.
Una serie di "o"
che prima erano stati di suo padre, e poi erano
diventati di Merle. E lui li aveva sempre rispettati tutti,
trasformandosi in qualcuno che un bel giorno, davanti agli occhi
innocenti di una ragazzina, si era sgretolato come un palazzo privato
delle sue fondamenta.
Era finito sotto un cumulo di
macerie e stava tentando, anche se faticosamente, di uscirne fuori.
- Hai capito,
Daryl? Avvicinati alla casa senza il mio permesso e ti sparo.
Forse
avrebbe dovuto almeno provare a guardarla negli occhi, per capire
sino a dove l'avesse trascinata giù con lui dopo quella
sfuriata, ma per la prima volta nella sua vita, si era sentito davvero
un vigliacco, perciò aveva preferito abbassare lo sguardo e
girarsi, lasciando campo libero a Bob.
Come l'aveva difesa, l'avrebbe
anche confortata. E capita. Magari, anche aiutata.
Tutta quella
situazione del cazzo con lei, non era nata proprio
perchè si era messo in testa di proteggerla? Di liberarla
dal
casino in cui l'aveva messa quel coglione di Merle? E nel posare gli occhi sulla
vecchia moto da cross, l'idea era sorta spontanea nella sua testa.
Perchè, quindi, non
lasciarla lì, dove avrebbe potuto ritrovare persone migliori
di lui?
§§§§§§§§§§§§§§
La
strada ghiacciata aveva richiesto molta attenzione,
perciò guidare quel ferro vecchio era stata la sua unica
preoccupazione sino a che non aveva potuto accostare sul ciglio, poco
lontano da una piccola stazione di servizio.
-
Ormai è troppo buio per continuare e poi è meglio
passare la notte in un posto al chiuso.
Con
la testa aveva indicato il negozietto che un tempo era stato forse
anche decente, ma che ora era fatiscente e abbandonato come tutto il
resto.
Nel
momento in cui la ragazzina si era staccata da lui, per scendere
dalla moto, Daryl si era sentito come menomato, e nel provare quella
sensazione era stato inevitabile che lo stomaco gli si stringesse in
una morsa.
Sono fottuto.
Ripeterselo era
inutile, ma anche inevitabile.
-
Sembrerebbe che dentro non ci siano vaganti.
La
voce le era uscita sottile, probabilmente era congelata dal freddo,
ma lo sguardo non aveva mostrato nessuna paura o incertezza
nell'incrociare il suo. Era stato lui, piuttosto, a deviarlo per primo
verso l'interno del negozio, scrutando oltre i vetri sporchi, alla
caccia di ombre sospette.
Se ci fosse stato dentro
qualcuno, vivo o morto, a quell'ora probabilmente sarebbero stati
già nei guai.
Nell'accorgersi di
quanto fosse stato imprudente, c'era la
misura di quanto fosse proporzionalmente sconvolto da come erano andate
le cose tra lui e la ragazzina solo qualche ora prima.
Infatti,
quando l'aveva vista ricomparire sulla soglia del fienile,
solo una decina di minuti dopo essere andata via con Bob, non sapeva
bene nemmeno lui cosa avesse provato.
Sorpresa?
Incredulità? Fastidio? O solo e semplice sollievo?
Ma non era stato
ancora niente, in confronto a quello che gli
aveva provocato la sua domanda successiva, cioè se avesse
ancora
voluto aiutarla a ritrovare i suoi amici, o almeno a provarci.
Era un'emozione a cui non voleva
dare
un nome preciso, quella che gli aveva suscitato con una richiesta che
mai più si sarebbe aspettato di ricevere.
- Entriamo?
Lei
aveva già sfilato la pistola dai jeans, e sembrava solo
aspettare che lui impugnasse la balestra, per poi dirigersi verso la
stazione.
-
Vado prima io, tu aspetta qui.
Si
era sforzato di svuotare la mente, concentrandosi solo su quello che
aveva realmente importanza in quel momento, cioè cogliere
eventuali pericoli ancora nascosti nell'ombra.
Quante
volte lo aveva fatto in passato? Eppure, ora, aveva
un'importanza ancora maggiore, perchè la ragazzina aveva
scelto,
di nuovo, di
rimanere con lui.
Non c'era un altro
modo di pensare alla cosa, perchè
nonostante ci fossero state poche parole tra di loro a ricucire quella
voragine che lui aveva aperto con la sua cattiveria, il succo era stato
quello.
Lo
aveva capito anche lei che sarebbe potuta rimanere benissimo con quella
coppia, anzi probabilmente glielo avevano pure proposto, invece lei
era tornata da lui.
Cazzo, era tornata da lui!
Ed aveva provato
ancora a svuotare la mente da quel pensiero, mentre con la balestra
puntata in avanti si apprestava ad entrare nel locale, ma il risultato
ottenuto non era stato assolutamente quello desiderato.
Lei, nella sua testa, ci aveva
già messo delle radici ormai troppo solide per essere
strappate via.
§§§§§§§§§§§§§§
Nel
seguire la figura di Daryl che si apprestava ad entrare nel locale,
Beth si era di nuovo chiesta se non fosse davvero impazzita.
Quell'uomo l'aveva ferita nel
peggiore dei modi, eppure era di nuovo lì con lui, a cercare
di sopravvivere.
Se non era
impazzita, allora non sapeva come definire la
decisione che aveva preso solo qualche ora prima, davanti allo sguardo
incredulo di Maggie e Bob.
Proprio
quest'ultimo aveva insistito per farle cambiare idea,
offrendole un rifugio che sarebbe potuto diventare quello di una
nuova famiglia, ma lei non era riuscita a scrollarsi di dosso la
sensazione che se avesse lasciato andare Daryl, avrebbe perso molto di
più che non la sola speranza di ritrovare i suoi amici.
Da quando si erano incontrati,
lei aveva iniziato a cambiare.
Questo era
ciò che non riusciva a togliersi dalla mente,
che se adesso lei si sentiva più forte, era in parte anche
merito suo. E non voleva tornare ad essere la ragazzina spaventata che
si era rinchiusa in quella casa con l'intenzione, forse, di morirci
dentro.
No, lei voleva diventare come
Maggie, o come Carol, o Michonne. Forte ed indipendente.
Era verissimo, lui
l'aveva ferita duramente prima, ma l'aveva
obbligata a prendere di nuovo una scelta: ritornare ad essere una
ragazzina capace solo di piangersi addosso, oppure in grado di reagire
ed andare avanti.
-
Il posto è okay, andiamo.
Daryl
le era riapparso davanti come un'ombra appena più scura tra
le altre che
stavano ormai inghiottendo la luce di quella lunga giornata. Si sentiva
sfinita, ora, proprio come se tutto il peso delle emozioni vissute le
fosse crollato addosso di botto, tanto che le era stato difficile fare
quei passi necessari per entrare
nell'ennesimo posto che odorava di cibo andato male, sangue e paura.
Una volta anche Zach le aveva
detto che aveva iniziato a riconoscere l'odore della paura addosso alla
gente.
Si
era chiesta se anche Daryl lo sentisse e in che quantità,
soprattutto, addosso a lei.
L'insulto che più le
era bruciato, era stato proprio sentirsi dare della vigliacca.
Ovviamente era
anche quello che più aveva
rispecchiato la verità del suo gesto, e per quanto avesse
cercato
di dimenticarlo, quell'episodio si ripresentava puntualmente a
ricordarle quanto fosse stata fragile e inadeguata rispetto a tutti gli
altri.
Ma adesso stava cambiando, no?
Il fatto che fosse
lì con Daryl, ne era la dimostrazione.
Non aveva scelto la via più facile, cioè rimanere
con
Maggie e Bob, ma aveva intrapreso la più difficile e
pericolosa.
-
Queste dovrebbero essere ancora buone.
Si
era avvicinata al banco del bar, dove Daryl aveva iniziato a
rovistare in cerca di viveri commestibili, trovando intanto le due
lattine di gazzosa che le aveva messo davanti.
-
Anche questa.
Stavolta
si era trattato di una bottiglia di rhum, e la cosa l'aveva
indotta a credere che forse lì avrebbero trovato soltanto
altri
alcolici e basta.
-
Io vado a dare un'occhiata sul retro.
Supponeva
che la porta alla fine del banco potesse essere quella che
portava sul retro, dove di solito venivano custodite le riserve di
cibo, oltre che di bevande.
-
Okay, prendi questa, allora.
Non
aveva potuto vedere lo sguardo che le aveva rivolto, però mentre le passava la piccola pila,
aveva supposto dal tono di voce che tra le righe le avesse appena detto
"stai attenta, per favore".
§§§§§§§§§§§§§§
Si era dovuto sforzare di non seguirla sul retro, perchè a
dirla
tutta, più che il timore di non aver visto qualcuno rimasto
ben
nascosto, temeva di più che lei potesse cambiare idea,
decidendo di squagliarsela per mollarlo
lì da solo.
L'avrebbe inseguita, a quel
punto?
Mentendo a chiunque
avrebbe risposto di no, ma siccome a se
stesso non poteva più raccontarsi balle, la
verità era
che l'avrebbe inseguita anche in capo al mondo.
Quella ragazzina era diventata
peggio di una calamita, per lui.
Se
fosse stato quel supereroe che più volte le aveva detto di
non essere, lei sarebbe stata di certo la sua kriptonite. Per uno come
lui, era una dura realtà con cui farci i conti, ma
ormai indietro non poteva più tornare. Poteva solo andare
avanti
e sperare di non farsi troppo male.
O di non farle troppo male.
Perchè
poteva essere sicuramente stupido, ma non ingenuo da non
accorgersi che qualcosa, nel loro rapporto, correva il rischio di
imboccare una direzione pericolosa.
-
Trovato qualcosa?
La
domanda era stata solo una scusa per sentire la sua voce ed essere
certo che quel silenzio non corrispondesse alla paura che lo aveva
assalito prima.
-
Per il momento soltanto delle arachidi.
A quell'affermazione
era seguita una risatina appena accennata, che lo aveva ovviamente
preso in contropiede.
-
Considerato che abbiamo anche della gazzosa, pare che
anzichè una cena, avremo un aperitivo da spartirci.
Per
quanto gli fosse sembrato incredibile in un momento del genere, si
era ritrovato a ghignarsela anche lui. Soprattutto in ragione del fatto
che aveva trovato anche quella bottiglia di rhum. Un goccetto lo
avrebbe aiutato di sicuro a dimenticare per un pò
quanto gli si fosse incasinata la testa per colpa sua.
-
Allora cerco due bicchieri e poi diamoci dentro, ragazzina.
Dal
retro era giunta ancora una mezza risata soffocata e poi, dopo
qualche secondo, la ragazzina era sbucata con una confezione di
arachidi per ogni mano.
-
Sono d'accordo con lei, per una volta, Mr. Dixon. Diamoci dentro e
facciamo festa.
E
lui aveva dovuto ringraziare ogni Dio possibile ed immaginabile per
il fatto che ormai era diventato praticamente buio, perchè
quel
"diamoci dentro" ripetuto da lei, gli aveva improvvisamente
fatto
ricordare cosa volesse dire sentirsi ancora un uomo con tutti gli
attributi al punto giusto.
§§§§§§§§§§§§§§
Contrariamente
a quello che aveva pensato quando era sbucata fuori la
bottiglia di rhum, cioè che non ne avrebbe bevuto nemmeno un
goccio, Beth aveva deciso invece di usarlo per allungarci anche lei la
sua gazzosa.
Daryl
lo aveva fatto subito, anzi, in realtà aveva fatto il
contrario, perchè aveva usato la gazzosa per allungare il
rhum,
dicendo
che le due cose insieme sarebbero state sicuramente da schifo, ma che
non gliene fregava poi tanto, l'importante era potersi fare un goccio
in santa pace.
La
cosa le aveva ricordato quante bevande alcoliche, e non solo quelle,
ci fossero state nella roulotte di Merle, ma dato che in quel momento
non voleva tornare a provare l'angoscia di sempre, aveva soffocato la
cosa versandosi ancora del rhum nel bicchiere.
-
Ehi, dovresti andarci piano, ragazzina.
Se
non era stato proprio un ordine, quello di Daryl, aveva però
avuto un pò il sapore di un rimprovero.
-
Detto da uno che si è scolato quasi più di
metà bottiglia, suona un pò ipocrita, no?
Si
era resa conto di avere già un pò la lingua
impastata,
ma aveva pensato che non fosse solo per via dell'alcol, ma anche per la
stanchezza che l'aveva assalita.
-
La differenza è che io ci sono abituato, invece tu, a quanto
pare, no.
Ovviamente
si era accorto che il suo parlare si era fatto un pò
impastato, però lei si sentiva piacevolmente intorpidita,
quindi
si era versata una dose generosa.
-
Però non mi fa sentire il freddo.
E insieme
al fatto che
erano seduti vicini, in effetti, non stava sentendo il freddo patito in
precedenza.
-
Però vacci piano lo stesso.
Sebbene
avesse pensato una cosa seria, non era riuscita ad impedirsi di
ridacchiare nel dirla.
-
Hai paura che possa iniziare a straparlare, per caso? Rivelandoti,
magari, segreti imbarazzanti su di me che poi domani vorrei non averti
mai
detto?
E
sebbene nella sua testa continuassero a formularsi pensieri seri, la
ridarola non le era passata.
-
O peggio, che faccia a te delle domande imbarazzanti?
Non
aveva potuto vederlo bene in viso, sebbene il locale non fosse
stato nel buio più assoluto, però il fatto che
sedessero
praticamente appiccicati le aveva permesso di sentire come si fosse
irrigidito.
No, a Mr. Dixon quella sua
uscita non era piaciuta affatto.
Nel silenzio che
era seguito, lei aveva ridacchiato ancora per
un
pò, mentre lui era rimasto rigido. Poi, di botto, era
ritornata
seria e aveva aperto bocca per fare proprio quello che gli aveva
preannunciato scherzando.
-
Le vene me le sono tagliate più di un anno fa, dopo che mia
madre e mio
fratello maggiore si erano già trasformati in vaganti.
-
Cristo, ragazzina, dovevi proprio...
Forse
lui aveva proprio temuto che potesse succedere, e lei aveva
dovuto appoggiargli una mano sul braccio per impedirgli di alzarsi come
aveva intenzione di fare.
-
Ti prego, lascia che te lo racconti.
Doveva dirglielo,
perchè lui era l'unico che aveva avuto il coraggio di
chiamarla con il nome giusto: vigliacca.
Da
come si era contratto l'avambraccio sotto le sue dita, doveva aver
serrato i pugni con molta forza, ma lei non si era lasciata fermare
nemmeno da quello.
- Mio padre e mia
sorella, contrariamente a me, hanno saputo reagire
al dolore e sono andati avanti comunque. Io, invece, ero come
paralizzata.
Nel
ricordare quei giorni, quando Rick e gli altri erano giunti alla
fattoria, le sembrava che fosse successo una vita fa. Forse, era
perchè aveva iniziato a sentirsi diversa dalla Beth che era
stata, e che forse nemmeno la sua famiglia avrebbe riconosciuto.
Non era forse lì a
bere rhum
in compagnia di un uomo che forse avrebbe dovuto lasciare andare per la
sua strada visti i precedenti tra di loro?
- Non riuscivo ad
accettare la realtà mostruosa che mi circondava,
nè tantomeno a combatterla.
Un
brivido freddo le era corso giù per la schiena e
istintivamente si era avvicinata ancora di più a Daryl, che
per
contro era rimasto immobile come una statua.
-
Mi sentivo vuota ed inutile, mentre intorno avevo solo gente che
era l'esatto opposto. Sembrava sempre cosa dire, cosa fare,
come
reagire.
Era
come se fosse stata trascinata dentro un buco nero, nel quale aveva
iniziato a precipitare ogni giorno di più, senza che nessuno
se
ne accorgesse.
-
Maggie si stava addirittura innamorando, mentre io non ero nemmeno
più in grado di uscire dalla mia stanza.
La
stanza che l'aveva vista bambina, poi adolescente e poi ragazza
convinta di non avere più nessun futuro.
-
Ho pensato che senza di me sarebbe stato più facile per
tutti, perchè si sarebbero liberati di un peso.
Gli
altri contribuivano tutti a qualcosa, lei era persino terrorizzata
dalla sua ombra.
-
Avevi ragione, perciò, a darmi della vigliacca. Piuttosto
che reagire, ho cercato di farla finita.
Dopo
quella confessione si era sentita svuotata, ma nello stesso tempo
anche più leggera. Era la prima persona a cui aveva
detto la verità sul perchè avesse tentato il
suicidio e
forse lo aveva fatto perchè era stato l'unico a trattarla
con
altrettanta franchezza. Chi c'era stato allora intorno a lei, i suoi
familiari compresi,
non avevano avuto il coraggio di affrontarla veramente, relegando
semplicemente il suo gesto a
quello di una ragazzina che andava capita nella sua debolezza, invece
di spronarla a reagire davanti alle difficoltà.
-
E come hai fatto a salvarti?
La
voce roca di Daryl l'aveva riportata al presente, facendole scrollare
le spalle.
-
Mi hanno trovato prima che fosse troppo tardi.
Era
stata Andrea sia a provocarla che a salvarla, ma quella era un'altra
storia.
-
Non ci hai più riprovato?
-
No.
Ed
era vero, il pensiero non l'aveva più sfiorata. Non
perchè fosse cambiata, ma perchè aveva visto il
dolore
negli occhi di suo padre e di sua sorella all'idea di perdere anche lei.
-
Dopotutto, sei solo una ragazzina.
Il
modo in cui glielo aveva detto le era sembrato abbastanza chiaro,
sembrava voler ritrattare quella verità che le aveva
spiattellato in faccia senza tanti giri di parole.
-
Carl era anche più piccolo di me, eppure è sempre
stato molto più coraggioso.
Ed
era vero, aveva affrontato altrettanto dolore, eppure non aveva mai
mostrato la sua debolezza.
-
Non tutti siamo fatti alla stessa maniera.
-
Non capisco... stai per caso ritrattando quello che mi hai detto, per
cercare di scusarti con me?
Forse
era l'alcol ingerito che le aveva dato la spinta a porgli quella
domanda così diretta.
-
Può darsi.
Non
era stato altrettanto diretto, ma aveva lasciato un ampio margine per
intendere che fosse così, dopotutto.
-
Perchè se fosse, allora dovrei scusarmi anch'io con te.
Forse
stavolta si era irrigidito più per la sorpresa che non per
disagio. Forse la sua lingua, era davvero troppo sciolta in quel
momento, per lui.
-
Prima di tutto per lo schiaffo, perchè sono sempre stata
contro la violenza.
E
probabilmente dire una cosa del genere in quel tempo era fuori luogo,
ma questo non toglieva che lei ci credeva ancora in quell'insegnamento
trasmessole da suo padre.
-
E poi per averti dato del bastardo senza cuore... e del figlio di
puttana. Perchè come hai detto appena tu, non siamo fatti
tutti
nella stessa maniera. Ognuno ha il suo modo per dimostrare
ciò
che prova.
Ci
credeva davvero in quello che gli stava dicendo? Lo pensava sul
serio, che dietro al suo atteggiamento, ci fosse qualcosa di
più
che non un uomo rude e insensibile?
Sì, altrimenti non
sarebbe stata lì con lui, adesso.
Fondamentalmente
era tornata allo stesso punto di partenza:
qualcosa la spingeva a credere che in lui ci fosse del buono,
nonostante i suoi atteggiamenti facessero intendere il contrario.
-
Quindi adesso siamo pari, ragazzina?
La
domanda non era stata chiara, ma ormai aveva iniziato un pò
a capire il suo modo contorto di girare intorno alle cose.
-
Se ti riferisci alle scuse, sì.
-
Che altro potrebbe esserci?
Stavolta
c'era stata molta cautela nella sua voce, ma evidentemente non
era stato capace di non chiederle cos'altro le fosse passato per la
testa.
-
I segreti imbarazzanti. Tu sei in vantaggio, perchè conosci
il peggiore tra tutti quelli che potevo avere.
Decisamente questa sparata era
frutto dell'alcol. Se no, se ne sarebbe stata zitta.
- Potresti dirmene
uno dei tuoi, così, giusto per pareggiare i conti.
Seduta
lì con lui, al buio e davanti alla sua prima bevuta,
aveva sperato che le rivelasse qualcosa di lui che l'aiutasse a capirlo
un pò di più.
-
Scoprire che anch'io ho paura di qualcuno.
Se
in un primo momento le era sembrata una risposta da sbruffone, e
quindi non vera, poi aveva posto l'attenzione sul tono di voce grave
con cui glielo aveva detto. E credendo di sapere già
la risposta, gli aveva posto la domanda successiva.
-
Pensi che lui lo sappia?
Che
si fosse voltato verso di lei, lo aveva capito perchè nel
momento in cui aveva aperto bocca per risponderle, aveva sentito sul
viso il suo alito caldo e speziato di rhum.
-
Lui chi?
-
Pensavo... bè... credevo si trattasse di tuo fratello.
Lo
aveva sentito trattenere il fiato, per poi rilasciarlo in un specie di
sibilo.
-
Non è di Merle che ho paura.
E
un attimo prima che lo dicesse, lei lo aveva intuito .
-
Sei tu, ragazzina, ad avermi spaventato a morte sin dal primo momento
che ho posato gli occhi su di te.
§§§§§§§§§§§§§§
Per prendersi una sigaretta aveva dovuto fare diverse contorsioni, dal
momento che aveva custodito il pacchetto nella tasca interna del
giubbotto, e tutto per non disturbare il sonno di Beth, che vinta dalla
stanchezza, dall'alcol e forse anche dalla sua confessione, gli era
praticamente collassata addosso.
La
sua testa, infatti, stazionava già da diverso tempo sulla
sua spalla, facendogli arrivare meglio alle narici l'odore della sua
pelle.
Aveva iniziato a riconoscerlo,
nonostante avesse avuto addosso anche gli odori della fatica e della
paura.
E si stava
sforzando, perciò, di non lasciare troppo libera la fantasia
di immaginare quale sarebbe potuto essere il suo vero profumo, se
avesse avuto la possibilità di darsi una bella ripulita.
Perchè
già così, si era ritrovato a combattere contro
una parte di lui che si era risvegliata prepotentemente, dopo sarebbe
stata forse una battaglia persa in partenza.
Ma non era solo il suo profumo,
ad averlo messo nei guai.
Ovviamente no,
perchè non era la prima volta che si erano ritrovati
così vicini per un tempo prolungato, però era la
prima volta che succedeva dopo che aveva avuto il coraggio di dirle la
verità.
Che lei gli faceva davvero una
fottuta paura, con quegli occhi troppo innocenti e insieme troppo
profondi per non esserne toccato.
Tirando una lunga
boccata di fumo, era tornato all'attimo in cui aveva cacciato fuori
quella confessione che si era fatta così ingombrante, da non
riuscire più a tenersela dentro.
Forse
lo aveva fatto nella speranza che lei fosse abbastanza ubriaca da non
ricordarselo più una volta passata la sbronza. In fondo,
anche lui ne aveva dette e fatte di stronzate sotto l'influsso
dell'alcol, e molte gliele avevano raccontate, perchè lui di
certo non se le poteva ricordare.
Continua pure a ripetertelo,
amico, magari ti convincerai che andrà proprio
così.
A volte odiava il
fatto di avere anche lui una coscienza, e che si facesse viva nei
momenti meno indicati, a ricordargli che era il re delle menzogne, ma
che questa volta non se ne poteva raccontare una così grande
per cercare di sfangarsela.
Lei se ne sarebbe ricordata,
eccome.
Il silenzio che era
sceso tra di loro dopo quella bomba che aveva sganciato, era stato
pieno del rumore delle rotelle che le si erano messe in moto nel
cervello, ma che direzione avessero preso i suoi pensieri, non aveva
potuto saperlo.
L'unica
cosa che aveva potuto fare, era stato fumarsi le sigarette che aveva
trovato proprio lì, mentre si consumava a sua volta il
cervello in un circolo vizioso di pensieri che non lo aveva portato a
nulla, se non a darsi mille volte del coglione.
Cosa cazzo stava facendo con
quella ragazzina?
Non
riusciva nemmeno a chiamarla per nome, però aveva iniziato a
farsi delle strane idee su di lei.
Non su di lei, ma su di "loro".
Forse avrebbe
dovuto scolarsi un'altra bottiglia di rhum, a trovarla, magari
così avrebbe potuto mettere a tacere quella maledetta
coscienza. Non aveva più nemmeno la consolazione di una
sigaretta tra le dita ad impedirgli, tra l'altro, di allungare una mano
e sfiorarle una guancia, per sentire quanto potesse essere morbida.
Cristo, stava andando fuori di
testa veramente a starle così vicino!
Doveva fare
qualcosa, e l'unica fattibile, era stata proprio quella di trovare la
forza per allontanarsi da lei. Cercando di scivolare via senza troppi
scossoni e sorreggendola per una spalla, l'aveva lentamente adagiata a
terra.
Lei
aveva borbottato qualcosa, si era mossa girandosi sull'altro fianco, ma
mezzo secondo dopo aveva già ripreso a russare leggermente.
Per il momento poteva dirsi al
sicuro.
Solo che prima o
poi, lei avrebbe riaperto quei maledetti occhi.
E
prima o poi, li avrebbe posati anche su di lui.
Quello
sarebbe stato un momento decisamente difficile, perchè
quello che ci avrebbe trovato dentro avrebbe fatto per lui un'enorme
differenza.
* Spazietto autrice che ha visto la luce in fondo al tunnel, ma che
potrebbe tornare al buio dopo i vostri commenti*
In
realtà sono abbastanza soddisfatta di quello che ho scritto,
altrimenti non lo avrei pubblicato, però sono comunque
aperta a qualsiasi critica od osservazione, perchè rimane il
fatto che i vostri punti di vista sono davvero più obiettivi
rispetto al mio, e magari possono evidenziare carenze o difetti che io
non ho notato nella stesura del capitolo.
Certo,
poi rimane il gusto soggettivo, per cui qualcuno può trovare
più o meno in carattere i personaggi da me descritti
rispetto agli originali, e per quello non è che ci posso
fare molto, purtroppo!
In
ogni caso, mi sento davvero di aver superato uno scoglio con questo
capitolo! Il momento per alcune confessioni importanti è
arrivato e da qui ora si riparte.
Come avrete notato, ho inserito due situazioni che rimandano alla
serie: uno è il tentato suicidio di Beth, l'altro
è la bevuta al capanno. Ovviamente li ho adattati e
modificati per potersi amalgamare alla mia storia, però sono
un chiaro omaggio a due momenti che, per motivi diversi, mi sono
rimasti nel cuore.
Prima
di lasciarvi andare, fatemi dire che presto sarò di nuovo in
ferie! Yeahhh! E allora... scriverò molto di più!
E'
una promessa che faccio a tutte voi lettrici che dimostrate nei miei
confronti una pazienza infinita! Vi prometto che scriverò e
mi porterò avanti per aggiornare più rapidamente
tutte le mie storie!
Ora,
però, è bene che vi saluti, perchè lo
sclero oggi è proprio all'ennesima potenza! XD
Resto
in attesa dei vostri giudizi e vi mando ancora un bacione.
Serena
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Buongiorno fanciulle!
incredibile, ma vero, aggiorno anche questa storia! Sono quasi
preoccupata, quando tornerò ai vecchi ritmi, mi
sentirò doppiamente in colpa perchè non
riuscirò a rispettare questa frequenza. Sigh.
Va bè, intanto sono felice di aggiornare. Come vedrete non
sarà un capitolo molto lungo, ma penso che sarà
lo stesso molto significativo. E dal prossimo, penso che dovrete
allacciare le cinture, perchè ci sarà una brusca
accelerazione! Ma non anticipiamo le cose, intanto godetevi questo.
Un bacione e a presto.
Serena
CAPITOLO 12
Il risveglio di Beth
era stato piuttosto traumatico: gli occhi le facevano male, un cerchio
alla testa sembrava volergliela far scoppiare e lo stomaco pareva
essere quello di chi era appena sceso dalle peggiori montagne russe.
L'unica
nota positiva era stata la bottiglietta d'acqua che aveva
trovato accanto a sè e che le aveva permesso di smorzare la
sensazione che il deserto del Sahara si fosse trasferito nella sua gola.
Su
chi gliel'avesse fatta trovare, non c'era molto da scervellarsi, poteva
essere stato solamente Daryl.
Daryl, che le aveva confessato
una verità sconvolgente!
Aveva paura di lei.
Il
dubbio che avesse frainteso, o addirittura sognato, ciò che
le aveva detto, le era venuto ovviamente, ma nel ripensarci era stata
più che sicura delle parole che aveva sentito uscire dalla
sua
bocca.
"Sei
tu, ragazzina, ad avermi spaventato a morte sin dal primo momento che
ho posato gli occhi su di te."
Seduta
dietro il bancone del bar, lo stesso luogo dove si erano fatti
quelle reciproche confidenze, Beth aveva cercato di analizzare la cosa
da ogni punto di vista, ripercorrendo tutto quello che era successo da
quando lo aveva incontrato. Era stato un percorso sicuramente doloroso
per lei, a tratti davvero terrificante, ma a quanto pareva, per quanto
assurdo potesse sembrarle, la cosa doveva essere stata reciproca.
Forse,
dopotutto, non aveva la lucidità necessaria, quella
mattina, per arrivare ad una conclusione che avesse un senso. Forse
avrebbe dovuto rimandare la cosa a quando il mal di testa che
l'attanagliava si fosse esaurito.
Solo
che, era convinta che molto prima di quando avrebbe desiderato,
Daryl sarebbe riapparso davanti a lei, e allora avrebbe dovuto
guardarlo negli occhi con quella nuova consapevolezza sulle spalle.
Il rapporto con lui aveva subito
un'ulteriore evoluzione.
In che direzione,
questa era la domanda a cui avrebbe dovuto trovare una risposta. Anche
se, dentro di lei, in quella parte di se stessi che si tendeva a non
voler ascoltare, perchè risiedevano delle verità
scomode, qualcosa di certo forse già c'era.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Rimandare ancora l'inevitabile
sarebbe stato solamente un atteggiamento da codardo, e se c'era una
cosa che non voleva più essere, era proprio quello.
Daryl, infatti, era ormai convinto che fosse arrivato al punto in cui
non poteva più ignorare quella verità su stesso
che era uscita allo scoperto così prepotentemente da quando
aveva incontrato la ragazzina.
Non c'era solamente un
modo di vivere la vita, ne poteva costruire un altro.
E il fatto che fosse emerso proprio quando tutta quella
merda di apocalisse lo aveva investito, lo faceva sentire
più fragile di quanto avesse mai voluto. La stronzata,
infatti, era proprio che più avrebbe dovuto essere il
vecchio Daryl, spietato e insensibile, più si sentiva
lontano dall'esserlo.
Maledizione, sarebbe
bastato dividere le loro strade!
Non c'era soluzione più ovvia per mettere un
freno a quel processo che sembrava irreversibile, è vero, ma
che forse avrebbe potuto subire una battuta d'arresto se si fosse
liberato di quegli occhi che continuavano a mostrargli un'alternativa
concreta a tutta la merda in cui aveva sempre sguazzato.
Sei come un disco rotto.
Cazzo, se se ne rendava conto, ma non riusciva a farci
molto! Per cui, le alternative erano realmente due, in quel momento: o
la piantava in asso, non rientrando in quella stazione di servizio,
oppure affrontava la cosa con le sue conseguenze.
Allora smettila di
essere un coniglio e prendi una decisione!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La porta del locale si era
aperta emettendo un lieve cigolio, rendendola consapevole del ritorno
di Daryl, ovunque fosse stato sino a quel momento. Era passato poi solo
qualche secondo, prima che lo vedesse sbucare dal bancone, i gomiti
appoggiati sulla sua superficie e lo sguardo rivolto in basso, a
cercare proprio lei.
Aveva mai notato,
veramente, quanto fossero espressivi quegli occhi?
Perchè se lei aveva avuto i suoi pensieri, lui
non era stato certo da meno. Le era bastato, appunto, incrociare quelle
iridi azzurre, per leggerci dentro le sue stesse, identiche, emozioni:
ansia, incertezza, fragilità.
Entrambi erano usciti
alla scoperto e adesso dovevano affrontarne le conseguenze, qualunque
fossero state.
- Ehi, sei sveglia. Come va?
- Mal di occhi, mal di testa, nausea.
Si era acceso un lampo di divertimento negli occhi che stava fissando,
a smorzare l'intensità di uno sguardo che le bruciava
addosso, quella mattina.
- Niente che non fosse prevedibile, allora. Te l'avevo detto di andarci
piano con il rhum.
Anche a lei era venuto da sorridere leggermente, non fosse altro che
sembrava davvero il classico "te l'avevo detto" che un adulto avrebbe
rivolto ad una ragazzina.
Solo che il rapporto tra lei e Daryl non era proprio così,
ed era stato proprio lui a svelarglielo con quella confessione. La
chiamava "ragazzina", era vero, ma la cosa aveva perso il suo reale
significato lungo la strada fatta insieme sinora.
- Penso che seguirò il tuo consiglio, la prossima volta.
Aveva continuato a rimanere vivo quel lampo di divertimento, forse nel
tentativo di mascherare le altre emozioni.
- Ah, grazie dell'acqua. Ha reso il risveglio un pò meno
traumatico.
Non c'era stato un "prego" pronunciato ad alta voce, ma solo una
scrollata di spalle che era stato però il suo equivalente. E
il fatto di aver saputo comprendere così bene la sua
gestualità, le aveva trasmesso un brivido lungo la schiena,
rendendola cosciente di quanto stesse diventando "familiare", in alcuni
aspetti, quell'uomo per lei.
Era così
anche per lui?
Probabilmente la risposta era sì,
perchè il tempo insieme, anche se trascorso in condizioni
difficili come le loro, creava comunque un legame tra le persone,
volenti o nolenti.
- Te la senti di ripartire?
Era passato immediatamente alle questioni pratiche, saltando a
piè pari quello che era successo la notte prima. Per un
attimo si era illusa che potesse magari fare riferimento alla cosa, ma
pensandoci bene, lo stesso disagio che aveva vissuto lei, forse in lui
era maggiore.
Dopotutto, le aveva
confessato qualcosa che forse non avrebbe voluto dirle.
E allora perchè lo aveva fatto? In fondo,
avrebbe potuto dirle una cosa qualsiasi, anche inventarsela per farla
apparire "forte" tanto quanto era stata la sua, di confessione.
- Dammi ancora dieci minuti. Magari metto qualcosa nello stomaco, mi
aiuterà.
Anche se l'idea di mangiare ancora arachidi le aveva provocato una
nausea più violenta di quella che già aveva.
- Okay, ti aspetto fuori.
Era chiaro che la loro conversazione si sarebbe conclusa
così per lui, ma per lei? Voleva davvero fare finta che non
fosse successo niente?
- Daryl...
Si era alzata di scatto, procurandosi da sola un bel giramento di
testa, però le aveva permesso di vedere come si fosse
irrigidito subito al suo richiamo, nonostante le avesse già
dato le spalle.
- Senti... riguardo a stanotte.
Che non ne volesse parlare le era apparso chiaro come la luce del sole
che entrava dalle vetrine sporche, però ormai aveva iniziato
e a meno che lui non se ne fosse andato, gli avrebbe detto
ciò che aveva in mente.
- Sono contenta di averti detto come stavano le cose.
Ed era vero, non era affatto pentita di avergli raccontato del suo
tentativo di suicidarsi. L'aveva aiutata a tirare fuori qualcosa che
l'aveva sempre corrosa dentro. L'idea di essere stata una vigliacca,
aveva contribuito a renderla ancora di più una ragazza
debole e insicura.
- Forse non ci crederai, ma mi ha aiutato ad ammettere certe cose che
non volevo ammettere e a farmene finalmente una ragione.
Era come se adesso fosse davvero in grado di risorgere sulle ceneri di
una Beth che le aveva impedito di affrontare la realtà.
- Però... ecco... capisco che forse per te non è
stato lo stesso.
Ecco, l'aveva detto! Era stata coraggiosa, ce l'aveva fatta! Non aveva
aggirato la questione, ma era andata dritta al punto! Poteva sperare
che fosse l'inizio della sua trasformazione definitiva.
Daryl, per contro, sembrava essersi congelato
nell'immobilità che lo aveva colto, continuando a darle le
spalle, senza fare il minimo movimento.
- Perciò non voglio costringerti a parlarne ancora...
solo... bè, sappi che mi ha fatto piacere che anche tu sia
stato sincero con me.
E nel dirlo ad alta voce, aveva assunto una nuova importante,
sfumatura, perchè aveva realizzato che quella confessione
aveva rafforzato la sua fiducia in lui. Era stato sincero con lei,
quando invece avrebbe potuto benissimo mentirle.
- E detto questo... penso che adesso andrò a fare
pipì.
E le era costato uno sforzo notevole uscire dal bancone, passandogli
accanto senza cedere alla tentazione di lanciargli anche soltanto
un'occhiata, per vedere la sua espressione.
Non aveva ceduto nemmeno quando aveva aperto la porta, trovandosi nella
condizione che se soltanto avesse alzato lo sguardo dalla maniglia,
avrebbe per forza incrociato i suoi occhi.
L'importante, alla fine, era stato che lei avesse trovato il coraggio
per dirglielo.
Come l'avesse presa lui,
era qualcosa di cui si sarebbe potuta occupare nei minuti successivi.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Era rimasto immobile proprio
come se fosse diventato di ghiaccio. D'altronde, l'effetto che avevano
avuto le parole della ragazzina su di lui, era stato proprio quello di
congelarlo.
"Sappi
che mi ha fatto piacere che anche tu sia stato sincero con me."
Quanto cazzo gli aveva fatto
piacere sentirsi dire una roba del genere da lei?
Troppo.
Perchè per la prima volta in vita sua, aveva
provato una sensazione che si avvicinava molto alla...
felicità. Non ne sapeva molto di quella sensazione, ma
quello che aveva provato in quel momento, doveva essere quanto di
più vicino doveva esserci.
Come cavolo aveva fatto
a tirargli fuori una cosa del genere?
Ne aveva un'idea, ma faceva parte di quel pacchetto che
non era ancora in grado di aprire, senza rimanerci secco.
Perciò, doveva darsi una mossa nel rimettere a posto tutto
quello che gli si era smosso dentro, tornando a rivestire dei panni che
conosceva bene e che gli avrebbero garantito un certo margine di
sicurezza nei confronti della ragazzina.
Così, aveva rinforzato la presa sulla balestra, un oggetto
che per certi versi lo rendeva sicuro almeno su una parte di
sè, quella dell'uomo in grado di sopravvivere in condizioni
estreme, rompendo l'immobilità per uscire fuori anche lui.
Il tempo, fortunatamente, dopo giorni di freddo, pioggia e neve,
sembrava regalare una tregua. Il calore del sole, per quanto fosse
ancora quello invernale, sembrava essere comunque più
tiepido.
Probabilmente qualche coniglio selvativo si sarebbe azzardato ad uscire
fuori dalla propria tana, in cerca anche lui di cibo.
Cacciare, ecco un'altra
cosa che gli riusciva alla perfezione.
Certo, dietro a quella sua capacità si annidiva
tutto un passato difficile, però adesso voleva servirsene
solo per impegnarsi in qualcosa che lo avrebbe assorbito sino al punto
di non fargli pensare a nient'altro.
Nel bosco si trovava a suo agio, quello che doveva fare gli veniva
naturale e spontaneo come respirare. Era la sua dimensione ideale,
silenzio e concentrazione.
- Eccomi.
Ovviamente l'aveva sentita arrivare, anche se rispetto a tante altre
persone, doveva riconoscere che aveva un passo piuttosto leggero. Una
qualità, che in certe occasioni, avrebbe potuto salvarle la
vita.
E correva anche veloce.
In quelle occasioni che l'aveva dovuta inseguire, infatti,
si era dovuto impegnare parecchio per raggiungerla. Aveva decisamente
delle buone potenzialità, che se coltivate, l'avrebbero
potuta rendere sufficientemente indipendente.
- Pensavo di andare a caccia.
Aveva sollevato lo sguardo giusto un attimo, per sondare il terreno, ma
lei sembrava aver cancellato ogni traccia della conversazione di poco
prima. Segno che era stata convinta nel dirgli che non sarebbe
più tornata sulla questione.
Sembrava proprio che lui
fosse il ragazzino e lei la persona adulta.
Ma non doveva tornare a ficcarsi in certi pensieri, porca
puttana!
- Oh, okay. Qui intorno?
Aveva spaziato con lo sguardo intorno a loro, osservando il paesaggio
che la sera prima era sprofondato nel buio.
- Lungo la strada, così intanto ci avviciniamo a Thomaston.
E dopo quel momento, erano tornati a guardarsi negli occhi per
più di cinque secondi, cercando entrambi di mantenere
un'espressione neutra. Cosa non facile per lui, ma forse nemmeno per
lei.
Un conto era parlarsi senza guardarsi, un altro dovendolo fare.
- Quindi sei sempre dell'idea di andare lì?
- Sì, non è una cittadina molto grande,
però potremmo trovarci lo stesso qualcosa di utile.
Certo il rischio era anche di trovarci qualcuno, ma per quello non ci
poteva fare nulla. Ovunque, c'era il rischio di incontrare qualcuno,
per non parlare dei vaganti. Ormai pensava che non ci fosse
più nemmeno un posto sicuro, ti dovevi guardare sempre le
spalle se volevi sopravvivere.
E Merle lo sapeva fare
altrettanto bene quanto lui.
Il pensiero di suo fratello non lo abbandonava mai, era
sempre lì, come era sempre lì la certezza che se
lo sarebbe ritrovato davanti prima o poi. Non avrebbe mai accettato la
sua decisione, per cui non lo avrebbe di certo lasciato andare per la
sua strada.
- Non sarà più pericoloso, che utile?
La ragazzina aveva dato voce ai suoi stessi pensieri, senza
però dare l'impressione che ne fosse davvero spaventata.
Forse stava davvero
provando a diventare più forte.
In fondo, aveva assistito ai suoi alti e bassi, ai momenti
in cui aveva dimostrato di avere fegato a quelli in cui era crollata
clamorosamente, dandogli l'impressione che stesse cercando un
equilibrio tra le due cose.
Perchè,
comunque, rimaneva una ragazzina, la cui esperienza di vita doveva
essere stata ben diversa dalla sua.
Questo pensiero lo aveva portato a porle la domanda successiva.
- Vorresti provare ad usare questa per cacciare?
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Daryl l'aveva presa decisamente
in contropiede. L'attimo prima le aveva dato l'impressione che volesse
rimanere chiuso nei suoi pensieri, concentrandosi sulla
caccia, qualcosa che aveva capito essere per lui un'attività
molto coinvolgente, l'attimo dopo sembrava volerla coinvolgere
più di quanto avrebbe mai pensato.
- Non so se sarò in grado.
Le era venuto spontaneo esprimere una certa riluttanza, non tanto per
l'atto in sè, ma proprio perchè la cosa avrebbe
voluto dire condividere quell'esperienza con lui.
Le era sembrato che
volesse davvero tenerla a distanza dopo la loro conversazione, invece
adesso sembrava volerla accorciare.
Le dava davvero l'impressione che la caccia fosse qualcosa
di molto personale per lui, e volerla condividere con lei... non era
accorciare le distanze, in un certo senso?
- Bè, se non provi, non lo puoi sapere.
Era stata un'affermazione molto logica ed inconfutabile,
perciò aveva avuto poco margine di risposta, senza apparire
più turbata di quanto voleva fargli vedere.
- Okay, hai ragione. Proviamo.
Se gli aveva fatto piacere la risposta, non l'avrebbe saputo,
perchè nel frattempo si era infilato un paio di occhiali da
sole che doveva aver trovato nel locale.
- Andiamo.
Ritornare ad andare in moto con lui, non era stato sconvolgente come la
prima volta, quando lo aveva appena conosciuto, sicuramente per due
fattori che erano cambiati rispetto ad allora.
Il primo era che la moto su cui viaggiavano ora non aveva niente a che
fare rispetto al bolide che aveva posseduto lui, e la seconda,
più importante, è che ora lo conosceva meglio e
si fidava maggiormente.
Il contatto fisico, certo rimaneva qualcosa che la metteva un
pò a disagio, però era anche quello
più accettabile rispetto a prima.
Chissà come
lo viveva anche lui...
E a quel pensiero, si era sentita arrossire,
perchè inevitabilmente le erano tornati in mente due episodi
in cui il contatto era stato anche molto più... intimo. Il
primo era quando l'aveva baciata, ed era stato sicuramente il
più sconvolgente. Lo aveva fatto per creare una copertura
con suo fratello, ma ad un certo punto, nonostante la sua inesperienza
in quel campo, era stata certa che fosse andato oltre.
Ma si sentiva talmente a disagio nel ripensarci, che cercava davvero di
rievocarlo il meno possibile quel ricordo.
La seconda volta, era stato quando l'aveva tenuta stretta contro di lui
per riscaldarla. C'era stata meno intimità rispetto al
bacio, ma per certi versi ce n'era stata di più. Era strano
da spiegare persino a se stessa, però era quella la
sensazione che provava.
Non è che la
differenza stava nel motivo per cui lo aveva fatto?
La prima volta era stato per suo fratello, la seconda
proprio per lei ed il suo benessere. L'intenzione, forse, cambiava
anche il risultato.
Ed era grata che lui non avesse la minima idea di cosa stesse pensando,
perchè l'imbarazzo sarebbe cresciuto a dismisura, visto che
erano praticamente appiccicati su quella moto.
Era meglio che si concentrasse su qualcosaltro, così si era
sforzata di guardare, e non solo osservare di sfuggita, il paesaggio
che li circondava. Perciò era riuscita a non essere
completamente a disagio quando Daryl aveva scelto il punto in cui
fermarsi, dopo che si erano addentrati per un sentiero che dalla strada
principale, piegava nel bosco.
Sembrava aver scelto quello come punto di partenza per la loro caccia,
e dopo aver nascosto la moto sotto a delle lunghe frasche, avevano
proseguito a piedi. Quando avevano raggiunto un punto che a lei
francamente non diceva nulla, Daryl si era fermato.
- Okay, qui può andare bene.
Per che cosa non ne aveva un'idea certa, però se lo diceva
lui, doveva essere così.
- Ecco, è tutta tua.
Detto fatto, le aveva teso la balestra, che lei aveva afferrato,
seppure non si aspettava che fosse così immediata la cosa.
Aveva pensato che prima le facesse vedere come andava impugnata,
insieme magari a qualche spiegazione.
- Se la tieni così, ci sono buone probabilità che
ti infilzi un piede.
Non era stato affatto ironico o saccente nel dirglielo, ma molto serio.
La freccia già incoccata, era proprio in direzione del suo
piede destro.
- Meglio sostenerla con l'altro braccio, quando non la stai usando.
Credeva di aver capito cosa intendesse, perchè era la
posizione che gli aveva sempre visto tenere, in effetti, quando non la
stava puntando contro un bersaglio.
- Così?
Aveva chiesto conferma e lui aveva annuito.
- Credevo che fosse più pesante.
- Questa è in carbonio, per quello pesa così poco.
- Ah, capisco. Ne hai avute delle altre, quindi?
Sembrava proprio una conversazione tranquilla la loro, e non di due
persone che stavano cercando di sopravvivere a diversi pericoli: i
vaganti, un fratello folle, la fame e... loro due, in quanto proprio
loro due con le loro difficoltà di rapporto.
- Sì. E questa è decisamente la migliore.
Poi si era guardato un pò intorno, e lei era rimasta in
silenzio come lui.
- Quell'albero, come distanza può andare bene.
Quindi, stava cercando un bersaglio adatto.
- Ora devi solo imbracciarla e provare a fare centro.
Ovviamente le aveva spiegato la cosa nella maniera più
semplice, del resto non è che dovesse fare chissà
che per iniziare. Doveva appunto provare a scoccare la freccia e fare
centro.
- Devo premere qui, giusto?
L'aveva imbracciata con abbastanza facilità, appoggiando
l'apposito supporto alla spalla e strizzando un occhio per focalizzare
meglio il punto che avrebbe cercato di colpire.
- Sì.
Okay, quindi era pronta per tirare la sua prima freccia. Probabilmente
non avrebbe nemmeno colpito di sfuggita l'albero, però era
per imparare, no?
- Proviamo.
Come aveva immaginato, la freccia non aveva nemmeno sfiorato il tronco,
andando oltre il bersaglio. Da parte di Daryl non c'era stato nessun
commento, solo un semplice "riprova" che le aveva fatto supporre che
forse si sarebbe rivelato un insegnante piuttosto paziente.
Ed infatti, parecchio tempo, e frecce dopo, ancora non si era stancato
dei suoi tanti fallimenti, rispetto a qualche centro che era riuscita a
fare. Ogni volta l'aveva aiutata a recuperare le frecce, e a ricaricare
la balestra quando le mani avevano iniziato a farle un pò
male nel tendere il meccanismo.
Ma prima che potesse dirgli che era forse arrivato il momento di
smettere, la posta in gioco si era bruscamente alzata. Un rumore
diventato inconfondibile anche per lei, aveva annunciato il
sopraggiungere di alcuni vaganti.
- La nostra salvezza dipende da te. Sparagli.
Alle parole di Daryl si era sentita gelare, soprattutto
perchè gli aveva visto in faccia un'espressione che pareva
davvero essere determinata nel non intervenire.
- Non credo di essere in grado, non con la balestra.
Porbabilmente si era tradita con quella frase, perchè il
gesto successivo di Daryl l'aveva gettata ancora di più nel
panico: con un movimento rapido, le aveva sfilato la pistola che
portava nella tasca posteriore dei jeans e l'aveva gettata lontana.
- Daryl, che cazzo stai facendo!
Gli aveva rivolto un'espressione che doveva mostrare tutto il panico
che stava provando, soprattutto perchè i vaganti erano
sbucati dal folto del bosco e si dirigevano affamati verso di loro.
- Ti sto salvando la vita, ragazzina. Sparagli.
Ad un grugnito più forte di uno dei vaganti, aveva alzato la
balestra d'istinto, non fosse altro per mettere qualcosa tra lei e loro.
Non voglio morire!
Il pensiero era stato come un fulmine che avesse
illuminato il buio più assoluto della sua mente, e
così aveva chiuso un occhio e preso la mira. La freccia
aveva seguito la sua traiettoria, mancando la fronte del vagante a cui
aveva mirato.
Le sue gambe avevano fatto qualche passo indietro, consce del pericolo
che incombeva sempre più su di lei. Daryl, invece, era
rimasto fermo dov'era.
- Riprova.
- Daryl, ho soltanto un'altra freccia!
Glielo aveva praticamente urlato, anche se sapeva benissimo anche lui
che aveva soltanto a disposizione un'altra freccia, mentre i vaganti
erano tre! Sarebbero comunque morti se non avesse recuperato la pistola!
- Riprova.
Come se non potesse fare altro che ubbidire, il suo istinto di
conservazione l'aveva portata a riprendere la mira, le mani che le
sudavano copiosamente e che non le facilitavano il compito di tenere
salda la balestra.
- Moriremo, te ne rendi conto almeno, brutto stronzo!
Il sibilo della freccia le era quasi rimbombato nelle orecchie, quando
l'aveva scoccata, e ne aveva seguito la traiettoria quasi come se
stesse andando al rallentatore.
Centro!
Per quanto potesse essere assurdo e irreale, una parte di
lei aveva esultato per aver colpito in pieno la fronte del vagante, che
era andato giù come un burattino a cui avessero reciso di
colpo i fili che lo tenevano.
Era durato un attimo, poi, l'istinto di conservazione l'aveva portata a
buttare la balestra, per iniziare a correre per mettersi in salvo. Solo
nel girarsi un attimo, per accertarsi che Daryl stesse facendo lo
stesso, aveva realizzato che lui aveva in mente una cosa diversa.
Si era bloccata perciò di colpo ed rimasta a guardarlo
abbattere gli altri due vaganti. Prima li aveva colpiti con un calcio
violento, poi una volta a terra, li aveva pugnalati in fronte.
Il tutto, con una naturalezza che l'aveva fatta sentire ancora
più stupida di quanto non si sentisse in quel momento, con
la paura di morire che di botto si era trasformata in consapevolezza.
- Me la sono fatta sotto. Saremmo morti, se fosse dipeso davvero me.
Si era aspettata che lui fosse della stessa idea, invece l'aveva
sorpresa.
- Uno su tre, con solamente due frecce a disposizione prima di dover
ricaricare.
L'aveva guardata negli occhi, serio e sincero.
- Direi, invece, che sei stata brava.
E quel complimento, l'aveva fatta sentire davvero meglio.
- Però saremmo morti comunque.
Lui si era stretto nelle spalle, recuperando intanto la freccia dal
vagante e pulendola nei pantaloni.
- Andrà meglio la prossima volta, non ti preoccupare.
Chi diavolo sei,
veramente, Daryl Dixon?
Ed era una domanda a cui stava cercando faticosamente di
dare una risposta, giorno dopo giorno.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quello che
aveva fatto con Beth, suo padre lo aveva fatto con lui, però
in una maniera decisamente peggiore.
Durante una delle loro battute di caccia, si erano imbattuti in un
cinghiale femmina con cuccioli al seguito. La situazione era apparsa
subito pericolosa, soprattutto perchè si trovavano nei
pressi della loro tana.
Entrambi avevano avuto con sè il loro fucile, solo che suo
padre aveva gettato subito lontano il suo, mettendosi a ridere come
quel pazzo furioso che era sempre stato.
"Vediamo se hai davvero le palle, ragazzo mio".
Solo quello gli aveva detto, mentre appariva evidente che
il cinghiale stesse per caricarli. Se lo ricordava impresso a fuoco, il
terrore che aveva provato in quel momento.
La certezza di morire era stata una consapevolezza che l'aveva portato
ad impugnare quel fucile come non aveva mai fatto prima. Ovviamente,
aveva ucciso il cinghiale, guadagnandosi i complimenti di suo padre,
almeno quella volta.
Di sicuro era stato uno stronzo, e lo aveva messo in quella situazione
non per insegnargli qualcosa, ma solo per il gusto di farlo, mettendo a
rischio anche la sua di vita.
Quello che aveva fatto lui con Beth, era stato invece spronarla a
reagire in una situazione di apparente pericolo, senza mettere
veramente a repentaglio la sua vita.
Aveva dimostrato di sapersela cavare, eccome, tra l'altro. Nonostante
avesse potuto farlo, non era fuggita subito, era rimasta ed aveva
provato comunque a scoccare la seconda freccia.
- A proposito, scusa per averti dato dello stronzo, prima.
Il silenzio era stato rotto proprio dall'oggetto dei suoi pensieri, che
lo stava guardando con un mezzo sorriso.
- Lo sono stato, in fondo.
Era vero, le aveva fatto passare un paio di minuti davvero brutti.
Dovevano essere sembrati un'eternità a lei.
- Sì, forse. Però hai fatto bene a farlo. E'
stata illuminante come lezione.
Avevano ripreso a consumare ognuno la propria porzione di cibo
arrostito. Erano stati fortunati, era riuscito a prendere un coniglio
piuttosto in carne, quel giorno.
- Hai imparato da solo a cacciare?
La domanda l'aveva colto del tutto impreparato, facendolo
immediatamente irrigidire.
- Più o meno.
Ci andava con suo padre e Merle, ma in fondo era come essere da soli.
Ognuno doveva contare solo sulle proprie forze. In alcuni casi, lui e
Merle, avevano provato a rimanere a bocca asciutta, dal momento che non
avevano catturato niente loro personalmente.
Era stata l'idea di "veri uomini" che aveva avuto in mente suo padre.
Sicuramente ci sarebbero stati altri modi per farlo diventare un vero
uomo, dal momento che la maggior parte dei suoi coetanei non andava a
caccia come lui, ma suo padre sembrava conoscere solo i suoi, violenti
e spietati.
Ma ormai era acqua
passata, no? Forse.
- Ti è sempre piaciuto?
- Più o meno.
Ovviamente, gli era bastato rispondere ancora così,
perchè la ragazzina capisse che l'argomento non era dei
migliori per lui. E lo sguardo che gli aveva lanciato, ne era stata la
conferma.
Pensieroso e attento.
Come se gli importasse di lui e di quello che c'era dietro alle sue
risposte.
Tra di loro, visto che la conversazione non era decollata, era tornato
a regnare il silenzio. Nonostante questo, lui si era accorto con un
attimo di ritardo di troppo, che non erano più stati soli,
lì nel bosco.
- Ehi, salve, non è che per caso avete avanzato qualcosa
anche per me?
Lo sconosciuto che era apparso all'improvviso, munito di pistola e di
un falso sorriso, aveva prima guardato lui, poi rivolto lo sguardo
verso la ragazzina, accentuando ancora di più la sua
espressione soddisfatta.
- Ma guarda un pò chi si rivede. Per caso, ti ricordi di me,
ragazzina?
E da come era impallidata nel posare gli occhi su di lui, non avevo
avuto alcun dubbio che si ricordasse perfettamente chi fosse.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Buongiorno
fanciulle!
Stavo riflettendo sul fatto che dico sempre che Precious, l'altra mia
long, mi da un sacco di soddisfazioni, ma poi, a dire il
vero, mi si risvegliano emozioni altrettanto forti anche in
questa storia.
Ed è il motivo per cui mi ritrovo a scrivere i capitoli,
proprio come se fossero dei mattoncini da impilare uno sopra l'altro,
prestando attenzione e cura, altrimenti la costruzione finale
risulterà frettolosa e traballante.
Lo dico, perchè mi rendo conto che la parte introspettiva
può risultare a volte "pesante", ma è anche
quella che mi sta permettendo di sviscerare il rapporto tra Daryl e
Beth, nella speranza di renderlo il più verosimile possibile.
Sono due estranei che si trovano a condividere situazioni al limite
delle loro capacità emotive, per cui debbono farci i conti
ogni sacrosanto giorno.
Scusate questa lunga divagazione, ma ci tenevo a farla.
Ora, però, vi lascio alla lettura e ci risentiamo in fondo!
Baci
Serena
CAPITOLO 13
Daryl
non aveva
avuto alcun dubbio nel considerare lo sconosciuto una minaccia a tutti
gli effetti, ma poichè era apparso all'improvviso,
sorprendendolo impreparato, era stato costretto a bluffare con
l'uomo, sperando di farlo anche in maniera convincente.
-
Ehi, amico, non ho idea di quale sia il tuo problema con lei,
però se hai davvero fame, penso tu possa rimandarlo a quando
avrai messo qualcosa nello stomaco.
Non
gli era sfuggito come il tizio avesse lanciato uno sguardo davvero
affamato a quel pò di coniglio che loro due non avevano
ancora
finito.
-
Direi che hai ragione, amico.
Perchè non approfittare della vostra ospitalità?
Così
l'aveva visto sedersi abbastanza vicino a Beth e quindi di
fronte a lui, divisi però dal fuoco che aveva acceso in
precedenza per cuocere la carne. La pistola che teneva in mano, l'aveva
appoggiata per terra, al suo fianco, pronto ovviamente ad impugnarla al
minimo segnale di pericolo.
Gli rimaneva solo da capire
quanto sarebbe stato svelto nel farlo.
Nel frattempo aveva
lanciato una breve occhiata alla ragazzina,
che sebbene ci stesse provando, non riusciva a dissimulare del tutto la
paura che quell'apparizione improvvisa le aveva messo addosso.
Doveva
cercare di far parlare il tizio, non solo per capire come mai
nutrisse del risentimento nei suoi confronti, ma anche per avere una
possibilità in più di fargli abbassare la
guardia,
distraendolo.
-
Allora, ragazzina, cosa mi dici di lui? E' un altro povero diavolo
che ti sei lasciata alle spalle, dopo averne trovato uno migliore con
cui proseguire il tuo viaggio?
L'aveva
vista sobbalzare talmente forte, per quella sua uscita
così assurda, che per un attimo aveva temuto che la sua
sincerità prendesse il sopravvento sul minimo di
lucidità che era necessaria da parte sua, in quel momento,
per
reggergli il gioco.
-
N.. no. Quando ci siamo... incontrati, ero... ero ancora alla prigione,
insieme agli altri.
Bene,
un primo tassello era stato inserito nel puzzle, e doveva essere
stato anche subito importante, a giudicare dallo sguardo truce che il
tizio le aveva rivolto, mentre era andato avanti ad addentare
con gusto la carne arrostita che teneva, molto furbescamente, con una
mano soltanto. La destra, infatti, la teneva pronta ad afferrare la
pistola.
-
Questo non esclude che c'entri comunque il tuo bel musino.
Aveva
visto anche come lo sguardo del tizio passasse da lei a lui,
cercando di intuire che tipo di rapporto ci fosse tra loro due. Stava
rischiando grosso, ovviamente, ma non aveva molte alternative.
-
Perchè se mi trovo davanti ad un altro tizio a cui hai fatto
credere che saresti stata carina con lui, e che poi hai lasciato a
bocca asciutta, inizio a credere che non sei poi così
santarellina come hai cercato di farmi credere. Se scopro che mi stai
usando, potrei davvero incazzarmi con te, ragazzina.
Sul
viso dell'uomo era comparso un mezzo ghigno, forse ad indicare che
un pò si stava godendo quel momento tra loro, immaginandosi
cosa
ci fosse dietro.
-
Lo credo anch'io, sai? Alla prigione stava con un ragazzino,
però sembrava essere la cocca anche di altri uomini.Penso
che,
quindi, tanto santarellina non debba essere.
Lei
aveva puntato subito due occhi spalancati sul tizio e dentro c'era
stato un misto di paura, indignazione e sofferenza.
-
Un ragazzino, eh? Cos'è, facevi pratica con lui, per
affinare le tue armi da gattina bisognosa d'aiuto?
La
ragazzina aveva riportato lo sguardo su di lui, mostrandogli anche
come stesse lottando per non ascoltare veramente la sua ultima
insinuazione, dal momento che doveva essere stata particolarmente
dolorosa per lei, visto che era stato tirato in ballo quello
Zack a cui era stata davvero affezionata.
-
No, Daryl. Le cose non stavano affatto come dice lui.
Il
tizio doveva aver iniziato a credergli, o perlomeno a credere che la
ragazzina magari lo stesso usando proprio come lui aveva iniziato ad
insinuare.
-
Uhm... e allora come stavano? Ancora nessuno dei due mi ha detto cosa
è successo.
Si
stava fingendo tranquillo, quando invece era assolutamente pronto a
sfruttare anche la più piccola occasione per arrivare ad
essere
lui in vantaggio sull'uomo, tanto che stava seriamente prendendo in
considerazione l'idea di ucciderlo subito, eliminando alla radice
qualsiasi tipo di minaccia.
-
Io e mio fratello, eravamo entrambi mal messi quando ci siamo
imbattuti nella loro comunità. Il loro capo ci ha concesso
qualche giorno per riprenderci, poi ci ha
cacciato via senza un valido motivo. E nessuno di loro, lei compresa,
ha
mosso un dito per fargli cambiare idea.
Ah, ecco, come stavano veramente
le cose.
Il risentimento con
cui glielo aveva detto, insieme al fatto che
lo aveva guardato dritto negli occhi, lo avevano convinto che fosse la
verità. La notizia che l'aveva preoccupato subito di
più,
però, era l'aver scoperto che avesse un fratello. Sapere
dove fosse in quel momento,
era appena rientrato tra le sue priorità assolute.
-
Ma evidentemente, la ruota ha girato anche per te, gattina, visto che
adesso sei qui fuori anche tu.
Le
aveva rivolto uno sguardo a metà tra il cattivo ed il
malizioso, specie nel sottolineare quel nomignolo, che lo aveva portato
a doversi trattenere sul serio per non saltargli addosso subito.
Aveva
dovuto ammettere con se stesso, che quel tizio gli ricordava
dannatamente Merle e gli altri, nel suo modo di fare. Il rischio,
quindi, era che perdesse la
lucidità necessaria a valutarlo, facendosi prendere da dei
ricordi che era meglio non tirare in ballo in quel momento.
-
Che hai fatto per meritartelo? Quel bastardo del vostro capo, alla
fine, te l'ha chiesta davvero e tu non gliel'hai data?
Era
scoppiato in una risata decisamente troppo sguaiata per i suoi
gusti, ma aveva dovuto ancora una volta fare buon viso a cattivo gioco.
Soprattutto, aveva dovuto evitare di guardare la ragazzina,
perchè se soltanto avesse incontrato l'orrore nei suoi
occhi,
che immaginava ci fosse davvero, avrebbe mandato a puttane il suo
autocontrollo.
Nessuno poteva minacciarla in
quella
maniera davanti a lui. Non dopo che lui aveva sacrificato
così
tanto di sè per tenerla al sicuro.
- Può
essere, ma non credo che te lo direbbe se anche
fosse andata così, non pensi? Quindi, adesso, rimane
un'altra la
questione.
Lo
aveva guardato dritto negli occhi, decidendo che era arrivato il
momento di forzargli la mano.
-
Come la risolviamo la cosa?
Entrambi
non avevano avuto più niente tra le mani, dato che
avevano finito di mangiare. Rimaneva, perciò, soltanto una
questione in sospeso tra di loro: chi avrebbe fatto per primo la sua
mossa?
Anche
lui aveva la balestra a portata di mano, pronta a sparare, e il
tizio doveva essersene accorto di sicuro. Sperava solo, come altri
avevano fatto, che sottovalutasse l'efficacia di quell'arma rispetto ad
una pistola. E che sottovalutasse, anche, la sua rapidità
nell'usarla.
-
Tu cosa avresti in mente?
Era
più che ovvio cosa avesse in mente lui, e per un attimo si
era sentito davvero catapultato indietro di qualche giorno appena,
quando Merle stesso lo aveva messo nella condizione di dover prendere
una decisione: andare sino in fondo con lei, o voltargli le
spalle per sempre.
Pur
avvertendo come l'adrenalina gli fosse già entrata in
circolo, tendendo ogni suo muscolo, si era sforzato di tirare fuori
un'espressione abbastanza ambigua da far credere all'uomo che potessero
raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi e il cui contenuto,
era ovviamente come spartirsi la ragazzina.
-
Penso che tu l'abbia capito benissimo, amico.
Proprio
l'oggetto del loro accordo, che doveva essere stata anche
più tesa di lui, era stata capace di diventare l'occasione
giusta che lui stava aspettando.
-
Anch'io avevo creduto che tu fossi diverso dagli altri, brutto figlio
di puttana! Invece avevi in mente una cosa soltanto!
La
ragazzina, dimostrando un coraggio che aveva iniziato ad emergere in
superficie sempre di più, era balzata in piedi, dando
l'impressione di volersi scagliare contro di lui, fornendogli
così abbastanza tempo per afferrare al volo la
balestra e
puntarla sul suo
obiettivo: la mano che aveva impugnato a sua volta una pistola.
Come
già nella vita gli era capitato tante altre volte, si era
trovato faccia a faccia con la morte. Ma se prima non l'aveva veramente
scalfito più di tanto, in quel frangente si era ritrovato a
pregare che non fosse arrivata la sua ora.
Non poteva morire proprio ora e
lasciarla in balia di quello stronzo.
- Ah, Cristo!
L'imprecazione
aveva accompagnato l'urlo di dolore dell'uomo, che aveva
abbassato lo sguardo sulla freccia che gli trapassava la mano destra.
Tutto
si era svolto nel giro di pochi attimi, e siccome il destino lo aveva
premiato, l'aveva detta davvero una preghiera di
ringraziamento. Era stato abbastanza veloce da colpire la mano del
tizio prima che potesse premere il grilletto, dopodiche gli era balzato
accanto, calciando via la pistola che stava cercando di
recuperare ancora.
-
Se rivedo un'altra volta la tua faccia, brutto bastardo, sei un uomo
morto.
Si
era fermato a guardarlo negli occhi giusto il tempo di fargli capire
che non avrebbe avuto davvero una seconda occasione con lui,
dopodichè aveva afferrato una mano della ragazzina e l'aveva
spronata a correre, per allontanarsi il più in fretta
possibile
da lì.
-
Andiamo, ragazzina.
C'era
sempre la
possibilità che il fratello di quello stronzo, sempre se
fosse
stato ancora vivo, sbucasse magari fuori da un momento all'altro.
-
Perchè non l'hai ucciso?
Si
era aspettato quella domanda da parte sua, però credeva che
avrebbe avuto più tempo per rifletterci sopra, prima di
doverle
rispondere. Invece, lei non aveva nemmeno atteso di raggiungere il
luogo dove avevano lasciato la moto per addentrarsi nel bosco a piedi,
prima di considerarsi davvero fuori pericolo.
-
Non lo so. E adesso preoccupati solo di correre più in
fretta
che puoi. Voglio andarmene alla svelta il più lontano
possibile
da qui.
Invece
lo sapeva benissimo il perchè non l'avesse fatto,
soltanto non era un'altra confessione che aveva in mente di farle.
L'avrebbe spinta un gradino ancora più su nello scoprire
quanto
lo stesse cambiando dal di dentro, facendo germogliare qualcosa di
nuovo in quel luogo che credeva fosse ormai troppo arido e deserto: la
sua anima.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Le
sembrava che ormai la sua vita fosse solo un susseguirsi di fughe,
intervallate da qualche momento di apparente calma. Così
come nella sua testa, c'era sempre un susseguirsi di pensieri prima
positivi e poi negativi.
-
Non troveremo mai niente qui. E' troppo grande questa cittadina. E'
stato assurdo anche solo pensarlo.
Era
stata sostenuta da una certa fiducia, mentre avevano iniziato a
visitare alcuni posti che avrebbero potuto rappresentare un buon
rifugio, specie per una persona ferita, ma poi, con il passare del
tempo, aveva capito quanto fosse stato assurdo illudersi che ne sarebbe
potuto venire fuori davvero qualcosa di buono.
-
Dobbiamo cercare un posto per passare la notte.
Le
era sembrato che Daryl non avesse nemmeno colto il suo commento,
così glielo aveva ripetuto, colmando la distanza di qualche
passo che li divideva mentre percorrevano la strada deserta,
già
ormai quasi del tutto in penombra.
-
Non ho mai detto che sarebbe stato facile, ragazzina.
Stavolta
era stata certa che l'avesse sentita, perchè le aveva
risposto con un tono di voce a
metà tra lo spazientito e il seccato.
-
Non intendevo dire che è colpa tua.
-
In ogni caso, le cose stanno come stanno. Fattene una ragione.
Stavano dannatamente di merda,
quella era la verità.
- La casa
là, sulla destra. Quella con un piano solo. Entriamo
lì, okay?
Le
stava facendo cenno in direzione della penultima casa, incastrata
tra altre due a più piani. Ma lei, persa nei suoi
ragionamenti,
non gli aveva risposto subito, ottenendo che lui la trascinasse
all'interno di un portone, dopo aver gettato uno sguardo attento verso
l'oscurità che avvolgeva il resto dello spazio alle loro
spalle.
-
Che cazzo ti prende, ah? Vedi di rimanere collegata col cervello,
ragazzina. Non siamo in gita di piacere.
Non
aveva mollato la presa sulla sua giacca e lei si era quasi
aspettata che prendesse anche a scrollarla, tanto era stata carica di
rimprovero la sua voce.
-
Lo so che non siamo in gita di piacere.
-
E allora, Cristo, ricollega il cervello. Avrai tempo dopo per
deprimerti.
-
L'hai già detto, ho capito.
Aveva
avuto proprio l'impressione che stessero litigando non più
come due perfetti estranei, ma come due persone che iniziavano a
conoscersi e quindi a capire i rispettivi stati d'animo.
-
E poi, mi pare di avere il sacrosanto diritto di sentirmi
così di... merda.
Aveva
sputato fuori quella parola proprio con l'intenzione di
sbattergliela in faccia. Non sapeva nemmeno bene lei cosa le stesse
prendendo, però sentiva il bisogno di sfogare in qualche
maniera
la delusione che l'aveva colta.
-
Stai per caso facendo dei fottuti capricci? Perchè
guarda che non c'è tempo per queste stronzate, ora.
Si
era sentita punta sul vivo, in un certo senso, quindi aveva
strattonato la giacca per cercare di fargli mollare la presa. Forse per
andarsene, o forse per ristabilire una certa distanza da lui.
-
Essere stanca, affamata, dolorante e disperata, tu lo chiami fare i
capricci?
Non
aveva proprio alzato la voce, ma nemmeno era stata pacata nel
dirglielo. Aveva solo assecondato quel nodo che le si era stretto
improvvisamente in gola.
Ma che cosa si era aspettata?
Che
trovassero Rick e Carl, forse anche Michonne, come se fossero in una
bella storia a lieto fine?
- Mi sembrava che
avessimo già chiarito questo punto. La
vita è una merda, ma piangersi addosso non serve a un cazzo!
La
voce di Daryl era venuta fuori gelida, a ricordarle che solo
la mattina prima avevano avuto quello scontro durissimo nella fattoria
di Bob, in cui le aveva chiarito quanto fossero diversi i loro modi di
affrontare il
dolore.
-
Sì, è vero. Ma non ti sto chiedendo
chissà che cosa! Vorrei
soltanto che per una volta... per una volta potessi
mostrarmi un pò di comprensione, cazzo!
Quella
parola, comprensione,
aveva aperto la strada a tante altre, che le erano uscite irruenti e
spontanee.
-
Io non sono come te, Daryl Dixon, è vero! Però
sto
cercando di diventarlo! Perchè lo so che devo farlo, se
voglio sopravvivere! Ma nello
stesso tempo, vorrei comunque qualcuno accanto a me che potesse, ogni
tanto, rivolgermi anche solo una parola più gentile, e non
che
fosse sempre pronto a...a... a rimproverarmi e criticarmi, come fai
invece tu!
Probabilmente,
più che un capriccio, la sua era una reazione a
scoppio ritardo per il pericolo che aveva dovuto affrontare anche quel
giorno, prima con i vaganti e poi con l'incontro di quell'uomo sbucato
da un passato, che l'aveva riportata a quando era stata ancora al
sicuro dentro la prigione,
circondata dai suoi affetti più cari.
-
Mi hai detto che ti faccio paura, ma se proprio lo vuoi sapere, anche
tu mi terrorizzi nel tuo
modo di essere! Perchè mi costringi a pensare
continuamente a come devo comportarmi con te, a come dirti le cose,
perchè so che non
tolleri nessuna debolezza da parte mia, e non faccio in tempo a
superare un ostacolo, che se ne presenta un altro, ma siccome non posso
contare su nessuna comprensione da parte tua, devo cercare di
buttarmelo alle
spalle come se non fosse nemmeno successo!
Il
suo parlare era stato l'equivalente di un fiume in piena,
perciò non le
era stato possibile arginarlo, sino a che non si fosse esaurito del
tutto.
-
Ma io non riesco a tenermi tutto dentro, e se
ho paura, o sto male, o mi viene da piangere, vorrei poterlo fare
senza sentirmi una debole e patetica ragazzina come mi fai
sentire tu, invece!
Al
culmine del suo sfogo, gli aveva tirato un pugno sul petto, senza
rendersene conto sino a che non aveva sentito male alla mano. E se ne
era rimasta
sorpresa lei, azzittendosi di botto, doveva esserlo stato ancora di
più lui.
-
Pensi di aver finito? Perchè vorrei entrare in quella casa
prima che faccia del tutto buio.
Si
era sentita il mondo crollarle addosso. Per quanto quell'uomo
sembrava dimostrare che dentro potesse avere ancora dei sentimenti,
perchè il fatto che fosse lì con lei sembrava
confermarlo, doveva rassegnarsi al fatto che non le avrebbe mai
concesso una parola o un gesto che potessero offrirle un minimo di vero
conforto.
Le
era salito in gola un "vaffanculo" che gli avrebbe voluto gridare
ancora con rabbia, ma poi si era arresa all'idea che non avrebbe fatto
altro che rafforzare l'idea che il suo sfogo fosse davvero solamente un
"fare i capricci", come l'aveva definito lui senza tanti riguardi per
il suo reale stato d'animo.
Per
cui, non gli aveva nemmeno risposto, limitandosi a scansarlo e
riguadagnando l'uscita dal portone.
-
Eh no, ragazzina, non te la cavi così.
Riafferandola
rudemente per la giacca, l'aveva ritirata dentro il
portone e sbattuta contro il muro, dove l'aveva anche inchiodata con un
dito puntato contro il viso.
-
Voglio sentirtelo dire chiaramente che terrai il cervello collegato!
-
Non puntarmi addosso quel dito!
Aveva
reagito istintivamente, colpendogli la mano per spostarla da davanti al
viso.
-
Se serve per riportarti sulla giusta strada, lo faccio eccome!
Gliel'aveva
appoggiato in mezzo alla fronte, stavolta, premendo anche con una certa
forza.
-
Probabilmente ti hanno tenuta davvero troppo dentro la bambagia, in
quel cazzo di posto dove stavi prima, e adesso tocca a me svegliarti
fuori! E siccome ci sono di mezzo anche le mie, di chiappe da salvare,
tu mi fai il cazzo di piacere di rimanere col cervello collegato ogni
volta che te lo chiedo, okay?
Era
arrabbiato, forse anche più di lei, che stava iniziando a
temere di averlo provocato troppo con le sue parole.
-
Significa, quindi, che ho bisogno della ragazzina che ha saputo
reggermi il gioco con quello stronzo incontrato oggi nel bosco, o
quella che ha avuto il coraggio di puntarmi addosso una pistola pronta
a spararmi, o quella che stava per aggredire mio fratello, se non
l'avessi fermata.
Aveva
sottolineato ogni situazione, premendo ogni volta il dito sulla
sua fronte un pò più forte, come a voler davvero
cacciarglielo dentro a forza.
-
Perchè ti piangi addosso ancora troppo spesso per i miei
gusti, ma stai anche iniziando a tirare fuori le palle, cazzo! E se
vuoi sopravvivere davvero, lo devi fare punto e basta!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Tanto
per cambiare, lui e la ragazzina si stavano di nuovo urlando
addosso, sfogando così entrambi le tensioni accumulate
durante
la giornata. Solo che finiva che lui era quello che ne usciva sempre
meno vittorioso, anche se in apparenza poteva non sembrare,
perchè già sapeva che ci avrebbe rimuginato sopra
all'infinito su quello che lei gli aveva rinfacciato nuovamente, ossia
la sua incapacità di dimostrarle una reale comprensione.
-
Vorrei non averti mai incontrato, Daryl Dixon!
Gli
aveva afferrato il polso per scansargli di nuovo la mano e stavolta
glielo aveva permesso, perchè in fondo, quello che aveva
avuto
da dirle, glielo aveva detto chiaro e tondo, nell'unica maniera che
conosceva.
-
La cosa è reciproca, ragazzina!
Si
erano guardati ancora un secondo negli occhi, poi la risposta che
aveva tanto sollecitato, lei l'aveva sputata fuori con esasperazione
mista a rassegnata consapevolezza che non avrebbe potuto fare
diversamente.
-
Entrerò in quella casa con il cervello collegato,
perciò facciamoci il reciproco favore di chiudere qui questa
conversazione!
-
Bene!
Era
convinto di aver sentito uno "stronzo" lasciare quelle labbra
sottoforma di un sussurro incazzoso, mentre lo superava per uscire per
prima, ma visto che aveva raggiunto lo scopo di impedirle di lasciarsi
andare allo sconforto, poteva dirsi soddisfatto.
Meglio incazzata che depressa.
Anche
perchè lo stato d'animo della ragazzina influenzava
dannatamente troppo anche il suo, e dal momento che le sue lacrime
avevano iniziato a procurargli una morsa allo stomaco sempre
più
inequivocabile, preferiva doverle vedere il meno possibile.
Ovviamente
le era andato subito dietro, affiancandola nella camminata
che ancora li divideva dalla casa su cui aveva messo gli occhi.
Preferiva le costruzioni ad un piano solo, perchè erano
più semplici sia da liberare che da mettere in sicurezza.
Aveva
pensato di lasciare la cittadina e accamparsi nei boschi, ma ancora la
ragazzina pativa le conseguenze della febbre.
E poi, lui non le dimostrava
abbastanza comprensione?
Si vede che era
stata davvero abituata ad essere tenuta nella
bambagia, perchè nell'insinuazione fatta dal tipo che
avevano
incrociato, ci aveva visto una mezza verità, e
cioè che
sicuramente altri uomini, forse meno stronzi di lui, l'avevano protetta
e confortata in ogni modo possibile. Sicuramente, per come aveva sempre
reagito alla sola idea che lui potesse scoparla sul serio, non aveva
minimamente creduto possibile che lei potesse cercare "protezione" in
cambio di favori sessuali. Anzi, il solo pensare che sarebbe potuto
succedere se lei fosse stata diversa, gli procurava un tale
fastidio, da essere allarmante.
Cazzo, amico, ricollega il
cervello anche tu!
Nella testa gli era
risuonato un bel campanello d'allarme,
perchè stava davvero facendo l'esatto contrario di quello
che
aveva chiesto a lei, così era tornato a concentrarsi su
quello
che era più importante: sopravvivere!
-
Entro prima io. Tu mi copri le spalle, okay? Quella, usala solo se non
puoi proprio farne a meno
L'aveva
intravista nella penombra sfilare la pistola e impugnarla
saldamente, mentre gli aveva fatto cenno di sì con la testa.
Lo
stesso aveva fatto lui con la balestra. La porta della casa, che aveva
sul davanti uno sputo di giardino, era chiusa. Nonostante il buio,
odiava comunque l'idea di essere esposto il tempo sufficiente a
verificare se fosse anche chiusa a chiave, forse perchè il
passo
succeviso era scoprire se ci fosse stato qualcuno di vivo al suo
interno e che tipo di persona fosse stata, soprattutto.
Da
quando era iniziata quell'apocalisse, aveva
incontrato tizi di ogni genere, dal più codardo al
più
fuori di testa.
Come Merle, che era sicuramente
ormai finito nella seconda categoria.
E si era dato di
nuovo del coglione, per aver permesso alla sua
mente di divagare ancora, perchè stavano per attraversare la
strada, perciò doveva
avere testa solo per quello!
-
Sei pronta?
Lei
gli aveva annuito di nuovo, e si era chiesto se aveva fatto quello
che le aveva detto: lasciare spazio solamente alla ragazzina coraggiosa
che aveva dimostrato di poter essere.
-
Andiamo, allora.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Del
vagante che aveva dovuto uccidere per forza, le era schizzato
addosso parte del cervello, avendogli sparato a distanza ravvicinata.
Stava cercando, perciò, di tirarlo via il più
possibile
anche dalla giacca a vento, non fosse altro per eliminare il fetore che
emanava. Aveva trovato della candeggina nel bagno che aveva esplorato a
caccia di un'altra cosa che era diventata di vitale importanze nelle
ultime ore:
assorbenti. Aveva avuto delle avvisaglie già nel pomeriggio,
e
puntuale come sempre, il ciclo era arrivato a ricordarle quanto fosse
diventato un incubo dover vivere anche una cosa che era stata
così semplice nella vita di prima. Fortunamente doveva
esserci
stata una donna in quella
casa, perchè ne aveva trovati alcuni, che si era premurata
di
nascondere nelle grandi tasche interne della giacca.
Di sicuro, non voleva
condividere con Daryl quell'aspetto così intimo
della sua vita.
Già, si
era trovata a dovergli rivelare molto di lei,
almeno sperava di non doverlo fare anche con quello.
-
Ho trovato della carne in scatola e delle gallette di riso.
Proprio
lui era sbucato sulla porta del bagno, cacciando appena dentro
la testa. Le due candele che lei aveva trovato e acceso, avevano
proiettato
sul suo viso delle ombre che gli avevano donato un'aria ancora
più cupa.
-
Possiamo mangiare le gallette e tenerci la carne per domani.
A
dire il vero lei aveva un pò di nausea, colpa sicuramente
del
mal di testa che le veniva ogni volta che le iniziava il ciclo.
-
A dire il vero, sono più stanca che affamata. Ho anche mal
di
testa. Credo che mi metterò a dormire, quando ho finito qui.
Aveva
riportato lo sguardo sulla giacca, che dove aveva sfregato con
forza, appariva un pò scolorita. A peggiorare il mal di
testa
era stato anche il mix tra candeggina e fetore che aveva inspirato nel
pulirla.
-
Vorrà dire che farò io, il primo turno di guardia.
Non
le sembrava, nonostante la loro discussione di prima, che
gliel'avesse detto con l'intenzione di farla sentire veramente in
colpa, però lei si era sentita lo stesso in dovere di
ribattere.
-
Pensavo che saremmo stati abbastanza al sicuro, qui dentro.
In
fondo, erano certi che non ci fossero stati più vaganti e
avevano sbarrato porta e finestre, queste ultime chiudendo le persiane
di cui erano state fortunatamente dotate.
-
Al sicuro, ragazzina, è un termine che devi cancellare
definitivamente dal tuo vocabolario. Cerca di cacciartelo in testa.
-
Oh, già, certo. Fai finta che la stupida ragazzina non abbia
detto niente.
Il
sarcasmo con cui gli aveva risposto, era caduto nel vuoto con suo
grande disappunto, perchè lui si era già
dileguato ancora
prima che finisse di parlare.
Stronzo!
La rabbia di prima
non era affatto scemata, anzi, era tornata a
farsi viva più forte, visto che non si era risparmiato di
essere
ancora così duro con lei.
Avrebbe potuto dirglielo anche
in un'altra maniera, no?
Era quello che
aveva cercato di dirgli prima, che non c'era
bisogno ogni volta di sottolineare la parte peggiore di lei, ma magari
di fare più riferimento a quella che si stava impegnando per
cambiare.
Perchè sembrava, a
detta anche di lui, che qualcosa di buono l'avesse fatto sinora,
dopotutto!
Forte di quel
pensiero, aveva deciso di tornare a chiarirgli
ancora meglio il concetto, perchè all'improvviso non voleva
che
fosse lui ad avere l'ultima parola sull'argomento.
Alzandosi
e incamminandosi fuori dal bagno, aveva fatto per mettersi la
giacca, ma era andata a sbattere contro un ostacolo imprevisto, che
altro non era stato se non lo stesso Daryl, che a quanto pareva stava
ritornando a sua volta da lei.
La
cosa peggiore non era stata la botta sul naso, però, era
stato l'aver perso la presa sulla giacca, che cadendo, aveva rovesciato
per terra il contenuto delle tasche interne.
-
E' per... quello
che stai male?
Non avrebbe potuto starsene
zitto almeno stavolta?
Il "quello"
indicato dal suo cenno, erano stati gli assorbenti che si era
affrettata a
raccogliere e ricacciare dentro le tasche interne. Rialzandosi si era
infilata la giacca, chiudendosela addosso, mentre l'imbarazzo le aveva
mandato a fuoco il viso.
Aveva
ringraziato Dio che ci fosse stata così poca luce, visto
che si erano scontrati appena fuori dal bagno, perchè non
voleva
di sicuro che si potessero vedere bene in viso in quel momento.
-
Anche.
All'improvviso
tutta la rabbia era scemata in un disagio che l'aveva
fatta battere in ritirata verso l'unica camera disponibile, dove si era
stesa sul letto matrimoniale, tirandosi fin sopra la testa il pesante
copriletto, un pò per il freddo, un pò con l'idea
di
isolarsi dal resto del mondo. Sino a che non si fosse addormentata,
infatti, avrebbe potuto fingere di trovarsi da un'altra parte.
E soprattutto, con un'altra
persona!
Per come stava in
quel momento, le sembrava impossibile che solo
la notte prima si fossero lasciati andare a delle confidenze
così grandi. Sembrava che ogni volta che facevano un passo
in
avanti, poi ne facessero almeno tre indietro.
Forse era anche troppo stanca e
provata, per pensare di poter pensare lucidamente!
Il gioco di parole
l'aveva fatta quasi sorridere e aveva
continuato a ripeterlo, come se fosse stato uno scioglilingua da
provare e riprovare, in grado però di distrarla da ogni
altro pensiero. E ci
era quasi riuscita, quando all'improvviso, una voce l'aveva riportata
al punto di partenza.
-
Quanto stai
male, ragazzina?
No, no, no!
Non poteva credere
che volesse davvero parlarne, pur sapendo
anche lei che il suo stato di salute poteva realmente preoccuparlo,
visto che già non era stato dei migliori.
-
Non preoccuparti.
Vincendo
l'imbarazzo, aveva risposto lo stretto necessario.
-
Uhm... sei sicura?
-
Sì.
Non
aveva esitato nel rispondere, risultando però forse
un pò troppo forzata. Era rimasta in tensione, infatti,
perchè aveva intuito che non doveva essere risultata molto
convincente.
-
Non è che voglia insistere... perchè eviterei
volentieri, ragazzina... solo che preferirei sapere se la cosa...
bè... diventasse pesante abbastanza da dovercene stare
tranquilli tipo... per un giorno o due.
Oddio,
le sembrava che il sottotesto delle sue parole fosse che aveva avuto
delle esperienze in passato che lo portavano a sapere quanto potessero
diventare difficili, per alcune, i giorni del ciclo.
Questo
l'aveva portata inevitabilmente a pensare a lui come ad un uomo vero e
proprio, che aveva avuto le sue storie, e non soltanto quindi ad un
essere vivente di genere maschile, come cercava invece di fare la
maggior parte del tempo.
Poteva
essere infatti giovane, ma non così ingenua da non essere
cosciente che rimanevano pur sempre un uomo e una donna,
cioè in grado di guardarsi e percepirsi sotto sfumature che
sarebbero potute diventare molto pericolose, vista la forzata
convivenza in cui erano finiti.
-
Domani starò bene, sul serio.
Aveva
cercato di dare alla propria voce un tono convincente, stavolta,
perchè se non avesse spezzato l'imbarazzo sempre
più crescente tra di loro, riuscendo a mandarlo via, il
discorso li avrebbe cacciati in una situazione sempre più...
intima.
Parlare del suo ciclo, poteva
indirizzarli verso pensieri... ancora più pericolosi!
Come a voler
sottolineare la cosa, nella sua testa erano risaliti in superficie dei
ricordi che aveva cercato di dimenticare, tipo quando avevano lottato
dopo che lei aveva tentato di aggredire suo fratello, e Daryl per
immobilizzarla, le si era premuto addosso per tenerla giù,
contro il tavolo; o quando aveva sognato che fosse di Zack il corpo
caldo e solido a cui invece si era avvinghiata nel sonno; o quando
l'aveva intenzionalmente abbracciata stretta, per infonderle calore
quando era stata in preda alla febbre alta.
O quando l'aveva baciata!
Quell'episodio,
più di tutti, le ripiombava addosso ogni volta che la sua
percezione di Daryl si avvicinava troppo ad una sfera in cui sentimenti
e sensazioni si facevano troppo... intime tra di loro!
Nel
frattempo, la parte di lei che non si era infilata in quel marasma di
ricordi, aveva registrato che finalmente era tornata ad essere sola
nella stanza.
Dio, grazie!
La preghiera le era
sorta spontanea, dopo l'imbarazzo e la tensione in cui era precipitata.
Tanto che, nonostante il mal di testa fosse peggiorato, aveva provato
lo stesso una piacevole sensazione di sollievo.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Cristo, se gli era costato dover
affrontare quell'argomento con la ragazzina!
Seduto sul divano,
la testa appoggiata allo schienale, aveva sentito finalmente la
tensione scivolargli via di dosso, lasciandolo molle come se gli
avessero appena sfilato via dal corpo tutte le ossa.
Quand'era l'ultima volta che
aveva dovuto affrontare un momentaccio del genere?
Si era appena
rivolto da solo la domanda peggiore che potesse esserci,
perchè gli era tornata in mente una serie di situazioni in
cui si era sentito nella stessa, identica maniera: imbarazzato e teso.
La
ragazzina, per quanto lo fosse, rimaneva pur sempre una donna. In
alcuni momenti, ne aveva avuto una prova certa anche da un punto di
vista fisico, tanta era stata la vicinanza dei loro corpi.
Cristo, Daryl, che cazzo di
pensieri stai facendo?
Si era stropicciato
il viso con le mani, come a voler cancellare quelle sensazioni che non
si erano mai sopite del tutto, dentro di lui, perchè c'era
stato un momento, ben definito e chiaro, in cui il trasporto che aveva
sentito per lei era stato... vero.
Quel
bacio che aveva imposto ad entrambi, la notte in cui erano poi fuggiti
da Merle, non era stato del tutto falso per lui.
Cazzo, smettila di pensare a
queste stronzate!
Non gli sembrava
possibile, che con tutto quello che aveva in testa, fossero proprio
quei pensieri ad essere in primo piano. O forse, era proprio grazie a
quei pensieri, che riusciva ad arginarne altri, ben peggiori e
più inquietanti.
Perchè
poteva anche sentirsi in imbarazzo nel dover constatare che la
ragazzina aveva il ciclo proprio come ogni donna normale sulla faccia
della terra, ma poteva decisamente vomitare nel ripensare che Merle
aveva avuto davvero la speranza che lui arrivasse a scoparsela,
soltanto per dimostrare ad un gruppo di coglioni che lui non fosse
frocio.
Come ci erano arrivati a quel
punto, loro due?
Lo sapeva,
ovviamente, solo che aveva finto di non vedere per troppo tempo, e se
adesso si trovava in quella situazione, era solo e soltanto colpa sua.
Aveva cacciato la testa sotto la sabbia come un fottuto vigliacco, e
ora che l'aveva sollevata, aveva capito in quanta merda fosse
sprofondato davvero. Era convinto che non ne sarebbe mai uscito
veramente del tutto, però stava cercando di fare del suo
meglio per non tirare giù insieme a lui quella ragazzina che
non aveva alcuna colpa nei suoi confronti.
E invece, lui, la trattava
proprio come una merda.
Lo sapeva che ci
sarebbe arrivato a rimuginarci sopra, perchè lei gliel'aveva
sbattuto ancora in faccia quanto fosse davvero stronzo oltre ogni
limite nei suoi confronti.
E
dirsi che non avrebbe saputo compartarsi diversamente, era un balla che
aveva iniziato a vacillare, perchè lei era un esempio
vivente di cosa volesse dire avere rispetto e sensibilità
verso gli altri.
Cristo, riusciva ad averne pure
per lui, che davvero non faceva altro che calpestare i suoi di
sentimenti!
Non le aveva
risparmiato niente, sbattendole in faccia ogni volta le sue debolezze e
le sue paure.
Le stesse che anche lui aveva,
solo nascoste meglio.
Era proprio
un'ipocrita, figlio di puttana, c'era poco che potesse dirsi per
uscirne pulito.
E quindi?
E
quindi era fottutamente stanco, adesso. Avrebbe solo voluto
abbandonarsi al sonno che sentiva avanzare, ma che cercava comunque di
respingere, perchè dormire, in quel cazzo di mondo, era
diventato maledettamente pericoloso.
Tieni sempre un occhio aperto,
ragazzo, perchè il pericolo non dorme mai.
Gli era venuta in
mente una delle poche frasi pulite che suo padre ogni tanto tirava
fuori, quando bivaccavano nel bosco. Se no, c'era sempre un bastardo, o
figlio di puttana, o frocio del cazzo, ad indicarlo.
"Ragazzo"
era davvero quanto di più vicino potesse esserci a
"figliolo", qualcosa che non aveva mai comunque identificato il
rapporto tra lui e quell'uomo che lo aveva messo al mondo, insiema a
sua madre.
Ma
poi, anche i pensieri si erano fatti troppo pesanti da sopportare, e
Daryl aveva capito che la battaglia con il sonno era quasi del tutto
persa.
Ragazzina, scusami, ma non ce la
faccio.
Poteva darsi che il
pericolo fosse in agguato, ma lui era davvero troppo stanco.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Le
era già successo solo un'altra volta di osservare Daryl
mentre dormiva, ed era stato allo chalet, dopo che si era ripresa dalla
febbre, quando probabilmente con lei fuori pericolo, si era concesso
finalmente di dormire.
La
cosa, ovviamente, l'aveva portata a riflettere sul fatto che lui fosse
davvero quello che sosteneva in tutto e per tutto il peso maggiore di
quella situazione, anche se le costava una certa fatica doverlo
ammettere.
Lui stava scappando da un
fratello pazzo e sadico per proteggere lei, lui stava procacciando cibo
per tutti e due, lui provvedeva a trovare un rifugio sicuro, lui aveva
ucciso delle persone per salvare entrambi.
Mentre aveva
osservato il viso dell'uomo, i lineamenti distesi come non li aveva mai
da sveglio, non aveva potuto fare a meno di sentirsi per l'ennesima
volta combattuta in sua presenza.
La
verità era che Daryl Dixon le suscitava emozioni sempre
troppo intense, sia che fossero positive o negative.
Lo stai spiando come non
vorresti mai che lui facesse con te.
Ne era stata
consapevole, perchè c'era una sorta di
vulnerabilità in lui, mentre dormiva, che mai le avrebbe
mostrato da sveglio. Probabilmente in lei non c'era affatto una
differenza così netta nel suo aspetto, rispetto a quando
dormiva o era sveglia.
Lei doveva sembrargli sempre e
solo una ragazzina troppo debole.
Per un attimo si
era chiesta che tipo di sogni facesse un uomo come lui, che alla fine
non era stato capace di nascondere del tutto un tormento, che lei in
qualche modo aveva percepito essere davvero profondo.
Suo
padre, che le mancava ogni momento di più, avrebbe saputo
leggere in lui meglio di chiunque altro. Si fidava del suo giudizio
quasi ciecamente, e avrebbe tanto voluto scoprire cosa avrebbe avuto da
dirle se mai avesse potuto conoscerlo.
Forse,
un pò di quel giudizio, lei lo conosceva, perchè
se c'era una cosa che Maggie le aveva ripetuto spesso, era che lei e
papà erano davvero molto simili.
Ma forse stava solo cercando di
convincersi che non si era sbagliata a fidarsi di lui.
- Va meglio,
ragazzina?
La
domanda improvvisa di Daryl l'aveva fatta sobbalzare, soprattutto
perchè non aveva aperto gli occhi affatto, dal momento che
aveva avuto i suoi ancora puntati su di lui.
-
Io... sì... te l'avevo detto che sarei stata meglio.
Ancora
li aveva tenuti chiusi, ma il suo viso aveva decisamente perso l'aria
rilassata che aveva avuto sino a qualche tempo prima, quando era stato
ancora addormentato.
-
Come facevi a sapere che ero qui?
Era
stata una domanda forse sciocca da fare, perchè di certo le
aveva già dimostrato di avere dei sensi molto più
affinati dei suoi, ma siccome ne era rimasta colpita, le era uscita
spontanea.
-
Si sente se qualcuno ti sta fissando con... insistenza.
Seduta sulla
poltrona di fronte al divano, si era sentita presa con le mani nel
sacco, perchè era inutile negare che non fosse stata
lì a fare proprio quello.
-
Stavo facendo il mio turno di guardia.
E
come per miracolo, era successo: le labbra di Daryl si erano distese in
un sorriso! Non quel mezzo sorrisetto, o il ghigno che ogni tanto era
comparso a sottolineare un'ironia a volte anche feroce.
Era stato un vero e proprio
sorriso!
- Pare proprio che
tu stia meglio.
Anche
il tono di voce era stato divertito, ma senza essere graffiante o
ironico, semplicemente... divertito.
Poi,
erano arrivati gli occhi a fissarla. Azzurri e ancora lievemente
appannati, come se gli ultimi residui di sonno fossero ancora
lì, a mitigare uno sguardo che di solito aveva il potere di
trafiggerla come spilli acuminati.
-
Pare di sì. Del resto, anche tu, sembri più...
riposato.
"Riposato"
non era quello che aveva pensato realmente, ma di certo non gli avrebbe
detto "sereno", perchè avrebbe sottinteso quali pensieri
profondi aveva fatto su di lui.
-
Così pare.
Si
era tirato su a sedere, intanto, passandosi le mani sulla faccia, come
a spazzare via del tutto il sonno, preparandosi a vivere una nuova
giornata.
-
Galletta?
Si
erano guardati negli occhi, e lei ci aveva visto dei pensieri molto
simili ai suoi, così aveva dovuto fare qualcosa per riempire
quel momento.
-
Ottima colazione.
Ne
aveva presa una dalla confezione e l'aveva addentata, spostando lo
sguardo sulla finestra, dove la persiana lasciava filtrare una discreta
luce.
-
Possiamo provare a fare un altro giro, se te la senti.
Era una specie di richiesta di
pace, quella che le stava facendo?
La quiete, dopo
l'ennesima tempesta tra di loro?
-
Pensi che ne valga davvero la pena?
Lei,
non aveva sottovalutato il suo gesto, perchè aveva intuito
che ci fosse stato dietro un certo sforzo da parte di Daryl. Gli stava
chiedendo davvero la sua opinione in merito.
-
Perchè no? Non è che abbiamo molto altro da fare,
a parte cercare i tuoi compagni.
Aveva
intuito che, in qualche maniera, stesse cercando di mettere in pratica
quello che la sera prima gli aveva chiesto con tanta rabbia: un
pò di comprensione per lei.
-
Quindi, abbiamo ristabilito una... tregua?
L'aveva
guardata per un attimo davvero troppo intensamente, tanto che si era
sentita la pelle del viso scottare, ma poi era sbucato di nuovo un
sorriso, se non proprio completo come quello di prima, però
nemmeno solamente ironico.
-
Direi di sì, ragazzina. Però non mi chiedere sino
a quando durerà, perchè quella è
un'altra storia.
Sì, aveva decisamente
ragione, quella era proprio un'altra storia ancora.
*Spazietto
autrice che è soddisfatta*
Magari a voi poi non piacerà, ma io mi sento
soddisfatta di questo capitolo. Apparentemente sembrano fare un passo
avanti e tre indietro, Daryl e Beth, ma non è
così in realtà. Passi avanti ne hanno fatti,
eccome. Però, su questo punto, mi piacerebbe sentire anche
il vostro parere.
Aspetto, perciò, la vostra opinione, se vorrete farmela
sapere.
Vi risaluto tutte con un grande bacio e a presto.
Serena
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Buongiorno
fanciulle!
Con un ritardo scandaloso, lo so, arrivo ad aggiornare questa storia.
Posso solo sperare che il capitolo, con il suo contenuto, vi ripaghi
dell'attesa.
Prima di lasciarvi alla lettura, devo fare una premessa: arrivate alla
fine avrete in testa un sacco di domande, ma vi dico già che
dovrete pazientare, perchè nei capitoli successivi
arriveranno le risposte!
In fondo, per non anticiparvi nulla, inserirò delle altre
note.
Mi ritaglio un altro secondo, per dirvi che mi piacerebbe poter sentire
ogni tanto un vostro parere. E' vero che non aggiorno magari con
regolarità le mie long, ma è anche vero che nel
fandom sono comunque presente con molte shot. Nonostante le letture ci
siano, sono davvero poche quelle di voi che si fanno sentire.
Se ho deciso di pubblicare le mie storie, oltre al piacere di scrivere,
c'è sicuramente la speranza di potermi confrontare con voi
lettrici. Non prendete questa mia esternazione come polemica,
perchè diversamente non avrei più pubblicato, ma
come un semplice invito ad esaudire, anche solo ogni tanto, questo mio
desiderio.
E adesso, buona lettura!
Baci
Serena
CAPITOLO 14
- Ci siamo già passati, vero?
Beth
si era guardata bene intorno, e aveva riconosciuto il posto per
via dell'albero caduto, che si era incastrato in una strana posizione
tra altri due.
-
Sì, due volte.
La
risposta di Daryl era stata lapidaria, ma non derisoria. In effetti,
le cose tra loro avevano preso ad andare meglio dopo la loro ultima
litigata, tanto che poteva dirsi una vera e proprio tregua quella che
si era stabilita tra loro.
Dopo
che, infatti, avevano passato un altro giorno a cercare qualche
traccia di Rick nella cittadina in cui si erano fermati, avevano deciso
di ritornare nel bosco, visto che Daryl pensava che avrebbe garantito
loro una minore visibilità.
Ovviamente
non ne parlavano apertamente, ma la minaccia di suo fratello
era qualcosa che entrambi non dimenticavano mai, per cui si guardavano
bene dal credersi fuori pericolo in quel senso.
-
E' più facile con la balestra, almeno lì ho fatto
dei progressi.
Il
giorno prima, infatti, era stata lei ad abbattere due vaganti,
centrando entrambi al primo colpo. Si era esercitata tutti i giorni,
sotto la sua supervisione, sia per poter cacciare anche lei in caso di
necessità, sia per sapersi difendere anche con quell'arma.
-
Imparerai anche il resto.
Il
resto, era il sapersi orientare nel bosco, ed era di vitale importanza
anche quello per poter sopravvivere.
-
Però direi che abbiamo girato a vuoto abbastanza. Ti cedo il
comando.
Lo
aveva detto con tranquillità, quasi sottoforma di battuta,
giusto per allentare un pò la tensione che aveva provato
sino
a poco prima, quando era stata lei a guidare i loro passi per tornare
nel luogo dove avevano lasciato la moto e dove pensavano di accamparsi
per trascorrere la notte.
-
Va bene, torniamo.
Il
loro modo di aggirarsi nel bosco era subito cambiato, facendosi
più scorrevole e continuo, dato che non c'erano state tutte
quelle pause in cui lei aveva cercato di ritrovare la strada per
tornare al punto di partenza.
Era
incredibile quello che riusciva a fare Daryl, perciò, non
poteva fare a meno di ammirarlo. Si muoveva davvero
come
se conoscesse quei luoghi a menadito... come se ne avesse una mappatura
esatta
nella testa.
-
Potremo accendere il fuoco?
Lo
stomaco le aveva appena ricordato che non avevano messo sotto i
denti più niente, dopo che avevano mangiato le ultime
gallette
quella mattina. E siccome Daryl era riuscito a catturare un piccolo
coniglio, stava pensando se sarebbero anche riusciti a mangiarlo.
-
Sì, farà luce ancora per un paio d'ore, dovremmo
farcela a cuocerlo.
Ovviamente
aveva capito subito lo scopo della sua domanda,
perchè in realtà più che il freddo,
era la fame
quella che soffrivano di più. Il clima, fortunatamente,
aveva continuato ad essere piuttosto rigido, ma non più
gelido
come nei giorni che aveva nevicato.
-
Okay.
Grandi
conversazioni tra loro non avevano comunque preso a farne,
limitandosi a rapidi scambi di battute tipo questo, e sempre per
informazioni di prima necessità.
Era
stato più nella quotidiana vicinanza, che Beth aveva un
pò iniziato a capire come fosse fatto quell'uomo. Il suo
modo di
agire, di osservare le cose, di osservare anche lei, a volte, le
avevano permesso di vedere sfumature che prima, accecata dalla
paura e dalla rabbia, non era riuscita a percepire.
-
Hai sete?
Ad
un certo punto si era fermato per bere, e come sempre, lo aveva
chiesto anche a lei. I suoi modi non erano diventati proprio gentili,
però non erano stati nemmeno più rudi e
sbrigativi come
prima, perlomeno.
-
No, grazie.
Si
erano concessi ancora qualche minuto di pausa, poi avevano ripreso a
camminare per raggiungere la loro meta.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Il
buio ormai era diventato fitto e con la schiena appoggiata ad un
tronco, Daryl aveva sollevato il viso verso l'alto, intravedendo
spicchi di cielo stellato tra i rami degli alberi.
Avrebbe
tanto voluto fumarsi una sigaretta, ma ormai quelle che aveva
recuperato le aveva finite due giorni prima, perciò si era
dovuto accontentare di mangiucchiarsi un'unghia, per smorzare un
pò della tensione che non lo abbandonava mai.
-
Posso venire lì vicino a te?
La
domanda della ragazzina non l'aveva colto di sorpresa, semplicemente
perchè gliel'aveva già rivolta anche nelle sere
precedenti, quando puntualmente il freddo della notte si era fatto
più intenso.
-
Ah, ah.
Perciò
lui aveva risposto nella stessa identica maniera,
preparandosi mentalmente alla sua vicinanza, che rimaneva qualcosa in
grado di farlo sentire parecchio a disagio.
Anche
se era più che
logico
il motivo per cui la ragazzina cercava la sua vicinanza fisica, non
poteva impedirsi lo stesso di provare una certa inquietudine nel vedere
come le venisse sempre più spontaneo farlo.
Infatti,
c'erano buone probabilità che finisse anche
stavolta con il dormirgli appiccicata addosso, la testa appoggiata alla
sua spalla. E lui, perciò, avrebbe finito con il non farlo
affatto, rimanendo sveglio a rimuginare sulle solite cose.
-
Posso farti una domanda?
Ecco,
quella era stata una variante che lo aveva messo
subito in allerta, perchè pareva che avesse proprio
l'intenzione di intavolare un discorso.
-
Uhm...
Gli
era uscito un mezzo verso, che sperava potesse scoraggiarla
abbastanza, ma a quanto pareva, aveva iniziato a sviluppare anche una
certa resistenza ai suoi modi schivi, perchè aveva insistito.
-
Non è niente di... personale, se è quello che ti
preoccupa.
Cazzo,
era stata più che diretta, lo aveva proprio colpito nel
segno.
-
Sentiamo.
A
quel punto aveva ceduto, sperando che prima si fosse tolta dalla testa
qualsiasi
cosa avesse avuto in mente di chiedergli, prima sarebbe tornata in
silenzio.
-
Qual'è l'animale più pericoloso che potremmo
incontrare da questi parti?
Ma
che cazzo di domanda era?
-
Eh?
Non
era riuscito a nascondere il suo stupore, tanto che lei se ne era
uscita con una specie di... risatina, o comunque un verso divertito.
-
Sì, lo so che sembra strana come domanda. Ma oggi, ad un
certo
punto, mi è sembrato di aver visto delle... bè,
delle
orme piuttosto giganti.
Orme
giganti?
-
Dove?
-
Vicino a dei cespugli, quelli con le bacche rosse che mi hai detto che
non sono commestibili.
Sul
serio, quella sembrava una conversazione ai confini della
realtà. Erano accampati come disperati, esposti al pericolo
dei
vaganti, o a quello più letale ancora di altri
sopravvissuti, e
lei parlava di orme giganti nel bosco?
-
Avrai visto male, non ci sono animali che lasciano orme giganti da
queste parti.
Probabilmente
era fuori di testa anche lui che le dava retta, ma tanto valeva
chiarirle il dubbio.
-
Sei sicuro?
-
Sicuro.
Che
le fosse tornata la febbre? Però non aveva osato toccarla,
tanto se fosse stato così, presto se ne sarebbe accorto.
-
Avrei dovuto chiedertelo subito, oggi. Anzi, avrei dovuto mostrartelo.
E' che... mi sembrava stupido.
In
effetti era stata una cosa stupida da pensare, ma se fosse stata
vera, avrebbe commesso un errore imperdonabile a non parlargliene
subito.
-
Dovevi farlo e basta.
-
E' che... non è facile chiederti le cose, Daryl.
Il
modo in cui aveva pronunciato il suo nome, gli aveva procurato una
fitta allo stomaco, perchè l'aveva fatta sembrare una
cosa... familiare.
-
Spesso, mi fai sentire ancora più stupida di quanto
probabilmente già lo sono.
Il
fatto che gliel'avesse detto senza rabbia, ma come semplice
constatazione, lo aveva fatto sentire cento volte più di
merda.
-
Sono nato stronzo.
Quella
verità gli era saltata fuori così spontaneamente,
che non c'era stato il tempo di ricacciarsela in gola.
-
Io credo che siamo più il frutto di come cresciamo, che non
di come nasciamo.
Non
aveva detto che non sarebbe stato personale? Perchè erano
partiti da delle orme giganti, per poi arrivare a questo, allora?
Cristo,
quanto avrebbe voluto una sigaretta. ora più che mai!
-
Come ti pare.
Non
era una riposta quella, ovviamente, ma non voleva proseguire oltre.
E non l'avrebbe fatto, aveva tutta l'intenzione di cucirsi la bocca.
-
Lo penso davvero... che non sei stronzo.
L'impulso
era stato quello di alzarsi, ma lei aveva fatto una cosa del
tutto imprevedibile, perchè gli aveva passato un braccio
sotto
il suo, andando a stringergli la mano.
-
Per essere del tutto sincera... lo pensavo prima, ora non
più.
-
Non sai un cazzo di me, ragazzina.
Ed
era vero, non aveva la minima idea della merda che si portava dentro.
-
So quello che ho visto sinora.
Cazzo,
gli aveva appena stretto più forte la mano.
-
E anche se ci sono stati dei momenti in cui ti ho odiato,
bè,
adesso ho capito che sei sempre stato davvero dalla mia parte.
Dalla
"sua parte" significava che non era stato mai d'accordo con
Merle. E le cose erano andate proprio così, lei era stata la
spinta, non la causa, della loro definitiva separazione.
Si
era appena reso conto di non averla mai incolpata di averlo
costretto a prendere una decisione che, in realtà, sapeva di
aver già maturato da tempo.
-
Ecco... ci tenevo a dirtelo. E lo so che non ti piace parlare,
perciò adesso chiudo la bocca e ti lascio in pace.
Non
gli aveva lasciato andare la mano, però, e lui non si era
liberato, perchè dopotutto, poteva anche ammettere con se
stesso
di volersi godere quel momento di pace con lei.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Dopo
quella notte nel bosco, in cui aveva confessato a Daryl di aver
iniziato davvero a fidarsi di lui, erano passati
altri quattordici
giorni, in cui avevano ripetuto sempre le stesse azioni: spostarsi,
procurarsi del cibo, difendersi dai
vaganti, evitare i vivi, cercare un riparo dove passare la notte.
Sopravvivere era stato sempre difficile, però lei
aveva iniziato a sentirsi più sicura nel suo agire, ed era
stato
sicuramente merito di Daryl, che aveva iniziato a
trattarla sempre meno da ragazzina, sebbene continuasse a chiamarla
così, e più da persona adulta. Questo aveva reso
il loro
interagire meno burrascoso, a volte meno difficile anche parlarsi,
fermo restando
che c'erano degli argomenti che sapeva di non dover assolutamente
toccare: il suo passato e di conseguenza, suo fratello.
Merle
rimaneva un'ombra scura e minacciosa, quasi un'altra apocalisse
che
si sarebbe potuta abbattere su di loro all'improvviso, travolgendoli
senza pietà. A volte, lo sguardo di Daryl si faceva
completamente assente, proprio come se fosse stato risucchiato in un
altro mondo, ed erano i momenti in cui sapeva di dovergli stare alla
larga,
perchè il rischio di essere presa a male parole diventava
ancora
possibile.
Così,
in apparenza anche quel quindicesimo giorno era iniziato
uguale ai precedenti,
risvegliandosi su di una poltrona lercia, in una specie di capanno
da caccia che li aveva tenuti
all'asciutto dal forte temporale che si era abbattuto con violenza per
quasi tutta la notte.
Aveva
intravisto Daryl, in piedi vicino alla finestra, intento a fumarsi una
sigaretta.
-
Piove ancora?
- Poco.
Di
certo il bosco sarebbe stato una distesa di fango e l'idea di
affondarci dentro non l'entusiasmava di certo.
-
Ci muoviamo comunque?
-
Possiamo anche prenderci una pausa.
Quella
risposta le aveva fatto percepire più forte la sensazione
di apatia che le si era già insinuata dentro da qualche
giorno,
e che la spaventava parecchio, perchè in cuor suo sapeva
bene
cosa fosse, cioè l'anticamera della presa di coscienza
definitiva che non avrebbe mai più rivisto nessuno dei suoi
compagni.
Tanto meno Maggie.
Non avevano
più trovato nessuna traccia significativa,
per cui sapeva che sarebbe arrivato il momento di dover abbandonare
veramente qualsiasi speranza, accettando la dura verità che
la vedeva definitivamente orfana di tutta la sua famiglia.
-
Okay.
Era
tornata a rannicchiarsi su stessa, chiudendo gli occhi e sperando
di scivolare nuovamente nel sonno, in modo da poter allontanare ancora
per un pò quei pensieri cupi e disperati.
-
Stai bene?
Aveva
socchiuso appena gli occhi, trovandosi Daryl ad incombere su di lei, lo
sguardo vigile.
-
Sì, sono solo stanca. Se non ti dispiace, dormirei ancora un
pò.
-
Okay.
Per
qualche minuto aveva sentito il peso del suo sguardo
addosso, poi era scivolata davvero nel sonno, guadagnando come aveva
sperato ancora qualche altra ora di incoscienza.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Lo
aveva intuito subito che la giornata fosse iniziata peggio del
solito per la ragazzina, solo che non aveva immaginato quanto.
Così, adesso, ne stava pagando le conseguenze.
-
Perchè fai così? Sei il solito guastafeste!
Aveva
cercato di riprendersi la bottiglia che le aveva appena strappato
di mano, ottenendo solo di inciampare e rischiare di finire lunga stesa
per terra, se non l'avesse afferrata per una spalla.
-
Hai bevuto abbastanza, ragazzina.
Sul
serio, l'ultima cosa che si sarebbe aspettato tornando al capanno,
era di trovarla ubriaca fradicia. Le bottiglie di liquore le avevano
viste entrambi, la sera prima, quando avevano rovistato negli
armadietti, ma visto il suo precedente con l'alcol non si era
minimamente preoccupato della cosa.
-
Guarda che non sei mica mio padre, per dirmi quello che posso o non
posso fare, eh?
Bene,
ci mancava pure che le prendesse male quella sbronza! Infatti, l'aveva
vista
dirigersi con passo malfermo verso l'armadietto dove c'era l'altra
bottiglia. Questo significava che si sarebbe incazzata anche di
più, dato che ci era arrivato prima di lei,
piazzandosi davanti.
-
Oh, ma dai, non ci credo!
-
Basta bere.
-
Ma vaffanculo, Daryl Dixon! Perchè vuoi rovinarmi il
divertimento?
Proprio
un divertimento il suo. Nonostante fosse ubriaca, riusciva
comunque a vedere cosa c'era dietro, cioè il capolinea di
tutte
le speranze che era riuscita a tenere vive sinora. E si era maledetto
di nuovo per non aver
prestato maggiore attenzione al suo umore, lasciandola invece da sola.
-
Ridimmelo quando vomiterai anche l'anima.
Gli
aveva rivolto un'occhiata battagliera, che lo aveva convinto che
non se la sarebbe cavata con poco, prima di riuscire a farla ragionare.
-
Ah, perciò adesso ti interessa della mia anima?
Era
ubriaca, ma era anche sempre la stessa dannata ragazzina dalla
lingua troppo svelta e dal cervello fino, capace perciò di
metterlo ko con poche parole.
-
Devi mangiare qualcosa, il tuo stomaco starà annegando in
tutto quell'alcol.
Avevano
conservato delle scatole di fagioli per quando non fossero
riusciti a cacciare nulla, e dato che era rientrato a mani vuote,
quello era il momento buono di aprirne una.
-
Io voglio un doppio cheeseburger. E intanto che vai a prenderlo, io
penserò al bere.
La
cosa l'aveva ovviamente fatta ridere molto, ma non desistere,
perchè aveva cercato di scansarlo via per raggiungere
l'armadietto dietro di lui..
-
Dai, su... spostati.
Non
è che gli rimanesse molta scelta, per cui aveva dovuto
fingere di darle retta.
-
Okay, va bene. Facciamoci questa bevuta insieme.
Si
era attaccato alla bottiglia che ancora teneva in mano e l'aveva
svuotata con un lungo sorso. L'alcol gli aveva quasi bruciato la gola,
tanto era stato forte.
-
Sììì, così si fa! Ehi,
però non bertela tutta tu!
-
Ce n'è dell'altro, no?
Lei
aveva sfoggiato un sorriso molto soddisfatto nel vederlo aprire
l'armadietto e prendere la nuova bottiglia, solo che anzichè
aprirla, l'aveva scaraventata a terra, mandandola in frantumi.
-
Ma che cosa hai fatto?
In
un secondo si era di nuovo incazzata, e aveva pure tentato di mollargli
un pugno.
-
Brutto stronzo del cazzo!
Che
fosse in cerca di uno sfogo, l'aveva ormai capito, e che fosse
diventato lui, in assenza di altro alcol da ingerire, pure. Infatti,
aveva dovuto scansare un altro pugno, o almeno quello che voleva
esserlo, perchè non era stata ovviamente in grado di
coordinare a
sufficienza i suoi movimenti.
-
Ragazzina, vediamo di darci un taglio.
Malferma
sulle gambe, aveva continuato a guardarlo in cagnesco, per niente
convinta che la cosa dovesse finire lì.
-
Lo sai cosa ti dico? Che non mi rovinerai la festa.
Incespicando
nei passi, gli aveva dato le spalle e si era diretta verso la porta.
-
Dove vorresti andare?
-
A cercare da bere.
Cristo,
se era davvero una giornata di merda, quella. Gli era toccato
andare a recuperarla, impedendole di uscire per davvero. Come minimo si
sarebbe ammazzata sui gradini.
-
Non mi devi toccare, okay?
Gli
si era rivoltata di nuovo contro, cercando di spintonarlo ancora per
allontanarlo.
-
Okay, ma tu piantala di fare la stronza.
Stava
iniziando a perdere la pazienza, ed era meglio che iniziasse a
collaborare, invece di proseguire per la sua strada.
-
Non fare tu, lo stronzo. Spostati e fammi uscire.
Dio,
ma stava cercando veramente di litigare con lui? Non avrebbe potuto
dirle bene quella cazzo di sbronza, invece?
-
Ragazzina...
-
Mi chiamo Beth, cazzo! B - e - t - h. Beth.
E
va bene, sino a lì ci poteva arrivare, se fosse servito a
calmarla almeno un pò.
-
Beth...
-
Uuhh! Signori e signore, avete sentito? Mr. Dixon mi ha
chiamato per nome!
Era
scoppiata in una risata non proprio divertita, ma vagamente isterica.
-
Allora sai veramente chi sono! Non sono solo una cazzo di "ragazzina"
qualsiasi che ti trascini dietro come una palla al piede!
Se
anche straparlava, le sue cazzo di parole mantenevano sempre un fondo
di verità che le rendevano pericolose.
-
Lo so benissimo chi sei, maledizione!
Era
vero, non avrebbe più potuto dimenticarsi di lei, nemmeno a
volerlo con tutte le sue forze. Gli era piombata addosso come un
fulmine, stravolgendogli la vita e incasinandogli la testa.
-
E allora chi sono?
-
Una gran rottura di coglioni, ubriaca come sei.
A
dimostrazione che lo era, era scoppiata a ridere, divertita sul serio
stavolta, cambiando ancora umore.
-
Hai una faccia...
Immaginava
che faccia potesse avere, solo che lei non se ne rendeva molto conto,
altrimenti sarebbe tornata sobria di colpo.
-
Sai, Daryl, sono convinta che saresti ancora più bello se
ogni tanto sorridessi un pò.
La
cosa peggiore era che gli si era buttata addosso, nel tentativo
maldestro di farlo sorridere, mettendogli gli indici ai lati della
bocca per sollevarla appunto in un sorriso.
-
Ecco, così...
L'aveva
respinta immediatamente, ma lei aveva riallungato subito le mani,
riuscendo nel suo intento.
-
Lo sai che me lo ricordo bene che mi hai baciato?
Quella
era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentirle dire, e
anche l'ultima di cui lui avrebbe voluto parlare, ubriaca o sobria che
fosse.
-
E tu, te lo ricordi?
L'aveva
respinta lontana, fregandosene se fosse finita col culo per terra.
-
Adesso basta!
Di
alcol in giro non ce n'era più, quindi poteva mettere fine a
quella stronzata.
-
Ehi, ma... aspetta!
Perciò,
era uscito lui da quel cazzo di posto, richiudendosi la porta alle
spalle e trattenendola per la maniglia, dal momento che lei aveva
provato subito a riaprirla.
-
Daryl, cazzo, apri questa porta!
Era
di nuovo incazzata, ma a quel punto, con la porta in mezzo a separarli,
poteva anche fregarsene.
-
Daryl!
I
suoi tentativi di forzarla erano stati davvero inconsistenti, per cui
ben presto erano cessati. Non la sfilza di parolacce che si era sentito
rivolgere, e che gli avevano fatto pensare che la ragazzina comunque
sapesse parlare sporco tanto quanto lui, se lo voleva.
Poi
erano cessate anche quelle, ma lui di certo si era guardato bene
dal mollare la porta. Aveva atteso ancora un bel pò prima di
azzardarsi a ricacciare dentro la testa e quando lo aveva fatto,
l'aveva trovata finalmente collassata sulla poltrona.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Aveva
vomitato anche l'anima, e quando aveva pensato che più di
così non sarebbe potuta stare male, si era sbagliata,
perchè c'era stata la faccia scura di Daryl ad accogliere la
sua
ritrovata sobrietà.
-
Non dire niente, lo so già di aver fatto una cazzata.
Sperava
che anticipare la cosa, le avrebbe risparmiato le sue critiche,
peraltro giuste, visto che aveva fatto davvero una cosa da ragazzina
immatura ad ubriacarsi in quella maniera.
Per
giunta, lo aveva fatto proprio perchè si era ritrovata sola,
diversamente, con lui presente non sarebbe mai arrivata a quel punto.
-
E ti chiedo scusa, se per caso ti ho fatto... preoccupare.
Non
ricordava molto, stavolta si era proprio ubriacata seriamente,
però a giudicare da come era teso lui, doveva aver detto o
fatto
qualcosa di sbagliato. In realtà aveva più il
timore di
aver detto qualcosa, che non fatto. La paura più grande
è
che avesse parlato di Merle o avesse dato fiato a qualche teoria che
aveva azzardato nella sua testa sulla loro passata vita di fratelli.
-
Sul fatto che non toccherai più nemmeno una goccia d'alcol,
ci puoi giurare, ragazzina.
Ecco,
appunto, doveva sicuramente aver detto qualcosa, la voce di Daryl
era stata troppo carica di... risentimento? Le sembrava
così,
anche se non era proprio sicura.
-
Al momento, mi sento di dirti che sarà davvero
così.
Si
sentiva davvero uno schifo, e non solo fisicamente, ma anche
moralmente. Tornare sobria, le aveva fatto capire ancora di
più
quanto fosse terrorizzata all'idea di dover fare i conti con la dura
realtà.
-
Forse dovrei mangiare qualcosa.
Però
l'idea di mandare giù dei fagioli le aveva procurato
un altro accesso di nausea, ricacciandola fuori, per tirare su
dell'altra bile che aveva accentuato i già forti bruciori di
stomaco.
-
Hai fatto veramente una cazzata.
Daryl
l'aveva seguita fuori stavolta, ribadendo il concetto. In un
certo senso, aveva ragione di volersi sfogare, probabilmente a parti
rovesciate, neanche lei gli avrebbe risparmiato niente.
-
Lo so, sfogati pure, me lo merito.
Lo
aveva guardato negli occhi, cercando di mostrargli quanto fosse
veramente dispiaciuta per quel fuori programma.
-
Pensa se fossi uscita in quelle condizioni.
Ci
aveva pensato, eccome, ritrovandosi a sudare freddo per il pericolo
corso. Perchè nonostante la disperazione, sentiva di non
voler
morire. Non era più la ragazzina vigliacca di prima, stava
cercando di vivere con coraggio, nonostante tutto, proprio come aveva
sempre fatto Maggie, o Carol, o Michonne. Tre donne, che con il loro
esempio, le avevano insegnato molto.
Lo
stesso Daryl, le stava insegnando molto, anche se pensava di non essere
affatto un buon esempio per lei.
-
Mi dispiace, sul serio. Non so cosa mi ha preso...
Lo
sapeva, invece, ma non ne voleva parlare con lui, per non dargli
l'impressione che fosse tornata indietro di colpo, annullando tutto
quello che di buono si era venuto a creare tra di loro in quelle due
settimane.
-
Non rifilarmi stronzate, ragazzina.
Quello
non se l'era aspettato, perciò aveva distolto lo sguardo,
fissandolo sulla natura che li circondava. Stare in silenzio le
sembrava una risposta che lui avrebbe saputo interpretare come "meglio
non parlarne".
-
Ce l'avevi scritto in faccia che ti girava male, stamattina.
A
quanto pareva, però, Daryl Dixon predicava bene, ma
razzolava male, alcune volte.
-
Può darsi.
E
siccome lei non era lui, le riusciva più diffile restarsene
in silenzio, se non lo faceva anche lui.
-
E' ancora così. Bere non serve a un cazzo.
-
Parli per esperienza, giusto?
Visto
che era stato lui ad insistere, si era sentita autorizzata a tirarlo in
ballo, allora.
-
Può darsi.
Ed
eccolo che adesso cercava di fare un passo indietro. Tipico di lui,
che dopo aver lanciato il sasso, provava a nascondere la mano, nel
timore che poi il discorso lo coinvolgesse troppo da vicino.
-
Devo accettare l'idea che non rivedrò più mia
sorella. E nemmeno gli altri del mio gruppo. Nessuno.
Era
vero, lei non era come Daryl, non riusciva a tenersi tutto dentro,
e le era bastato davvero poco per cedere, solo che lui le lasciasse
capire che si era accorto del suo stato d'animo.
-
Anche accettare il fatto che... posso contare solo su di te, sempre che
non deciderai di mollarmi pure tu.
Ecco,
aveva confessato anche quello, il fatto che avesse iniziato a
contare su di lui, e di conseguenza, anche che le fosse venuta la paura
di perderlo.
Si stava affezionando ogni giorno di più, a lui, quella era
la verità.
- Non ho intenzione di morire, ragazzina.
-
Non ho detto quello. E l'hai capito benissimo.
Erano
tornati a fissarsi, ma il primo a distogliere lo sguardo era
stato lui. Col passare dei minuti, si era ormai convinta che il
silenzio tra di loro fosse diventato definitivo, che come sempre, Daryl
non avesse nessuna intenzione di esporsi come invece faceva lei.
Così, aveva fatto per rientrare nel capanno, ed era stato
quando
gli era passata accanto, che lui era stato capace, invece, di smentire
in pieno ciò che aveva appena pensato.
-
Non ho nessuna intenzione di mollarti, Beth. Se lo avessi pensato...
non avrei lasciato che le cose tra di noi arrivassero a questo punto.
Più
che le parole, nonostante l'uso del suo nome, era stato lo
sguardo con cui l'aveva fissata che le aveva fatto battere
improvvisamente il cuore molto più forte.
-
Quale... punto?
-
Penso che tu l'abbia capito benissimo.
Mentre
la risposta era stata volutamente poco esplicita come la sua
prima, era in quegli occhi azzurri, per la prima volta assolutamente
limpidi e sinceri, che aveva trovato la verità che andava
cercando.
In
qualche maniera, tra la rabbia, la
paura, la fatica, la disperazione, l'incomprensione e le
diversità, era successo anche a lui di iniziare a provare un
pò di attaccamento per lei.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Nell'ennesimo
rifugio, dopo l'ennesimo spostamento, a conclusione
dell'ennesima giornata in cui nessuno dei due era morto, Daryl si era
ritrovato per l'ennesima volta a vegliare sul sonno della ragazzina.
Il
giorno prima avevano camminato molto, sotto un sole
eccezionale, per essere solo primavera inoltrata. Ad un certo punto,
era stato quasi dell'idea di mollare, di accamparsi nel bosco, ma
già lo avevano fatto per una settimana di fila, quindi
sapeva
quanto Beth desiderasse una sistemazione un pò
più sicura
e relativamente più comoda.
Non
che si sarebbe rifiutata, se gliel'avesse proposto, perchè
ormai era diventata "tosta" quasi come lui, su certe cose. Su
altre, ci stava ancora lavorando, ma di sicuro era diventata molto
più sicura di sè e di ciò che era in
grado di fare
per sopravvivere.
Quando
dormiva, però, il suo viso tornava a mostrargli quello
che non dimenticava mai, e cioè che rimaneva comunque una
ragazzina che era stata costretta a crescere troppo in fretta e che
quindi meritava tutto l'impegno che lui ci metteva nel tenerla al
sicuro, anche a costo della sua stessa vita.
Perchè
sì, era decisamente cambiata, ma non aveva perso
del tutto la sua
capacità di credere negli altri e nel futuro, mostrandosi
perciò decisamente più aperta di lui nei
confronti degli
altri sopravvissuti. Questo aveva comportato che in un paio di
occasioni le avesse dovuto salvare
letteralmente il culo, perchè a differenza sua, rimaneva una
preda più facile e, soprattutto, più appetibile.
-
Ehi, buongiorno.
L'oggetto
dei suoi pensieri, si era appena svegliata, e come sempre, i
suoi occhi lo avevano immediatamente cercato, per sincerarsi della sua
presenza.
-
'Giorno.
Davanti
al sorriso che aveva accolto il suo saluto, lo stomaco gli si
era contratto, perchè ancora stava facendo i conti con
qualcosa
a cui si era dovuto arrendere, nonostante in quei tre, lunghi, mesi
avesse duramente lottato contro se stesso e contro di lei, che invece
si era arresa molto prima di lui al fatto che quel principio di affetto
tra loro, si fosse poi trasformato in altro.
-
Hai dormito almeno un pò?
-
Sì.
Non
aveva mentito, anche perchè sarebbe stato inutile. Ormai
Beth aveva imparato a conoscerlo molto bene, tanto quanto anche lui
sapeva interpretare correttamente ogni sua espressione o parola.
-
Fa già caldo.
Si
era passata le mani sul viso già ricoperto, in effetti, da
un velo di sudore.
-
Ah, ah.
Anche
lui sentiva già quel caldo soffocante togliergli il fiato.
Anche se non era solo colpa del caldo. Erano anche quegli occhi
azzurri, a contribuire alla sensazione.
-
Che si fa? Caccia, esplorazione o un pò di tutti e due?
Non
si era ancora alzata dal divano su cui si era lasciata crollare la
sera prima, dopo che si erano assicurati che la casa fosse sicura,
addormentadosi di botto.
Però
si era girata a pancia in giù adesso, un braccio a
sostenerle il viso, fissandolo con uno sguardo ancora un pò
assonnato.
-
Facciamoci un giro. Magari salta fuori qualcosa.
Si
erano fermati in una piccola cittadina, anzi già chiamarla
così forse era troppo. Però c'era stato comunque
un
piccolo minimarket, ed era a quello che aveva pensato nel risponderle.
-
Okay.
Avevano
continuato a fissarsi, una cosa che prima lo avrebbe portato a
schizzare via, mentre ora aveva imparato a gestirlo meglio.
-
Da zero a cento, quanto vorresti farti una doccia in questo momento?
Domande
del genere gliene faceva a quintali. Ormai si era abituato
anche a quello, anzi quasi gli piaceva, perchè nessuno gli
aveva
mai parlato così tanto e con la voglia proprio che ci fosse
lui
dall'altra parte ad ascoltare.
Poi,
soprattutto, non pretendeva che lui facesse lo stesso, lo aveva
accettato così com'era, taciturno e scorbutico. Quindi
poteva
ancora limitarsi all'essenziale, nel risponderle.
-
Non è nelle mie priorità, ragazzina.
-
Ah, no? Allora, cosa c'è nelle tue priorità,
adesso?
-
Andare a pisciare.
Era
scoppiata a ridere, perchè sapeva anche che non si sarebbe
mai sforzato di parlare "pulito".
-
Mi raccomando, dopo tira l'acqua!
Le
aveva risposto con il medio, strappandole un'altra risata e
un'occhiata che aveva finito del tutto di rimescolargli le budella,
perchè c'era dentro tutto quello che era stata capace di
regalargli in quei tre mesi insieme: calore, condivisione... amore.
Sì,
aveva ancora una fottuta paura solo a pensarlo, eppure
insieme a lei, aveva iniziato a scoprire il significato di quella
parola, perchè era stata capace di mostrargli che si poteva
cambiare incontrando le giuste persone.
E
siccome dalla vita non aveva mai avuto in cambio niente di
così... bello,
quello era il motivo per cui non avrebbe permesso a nessuno di
portargliela via.
Era
capitata per caso, o meglio per disgrazia, nella sua vita, ma ora
che c'era, voleva che ci rimanesse il più a lungo possibile.
§§§§§§§§§§§§§§§§
Il
caldo soffocante di quei giorni l'aveva indotta a rimanere soltanto
con un paio di jeans e una canotta. I capelli, come sempre, li aveva
raccolti in una coda, ma adesso li aveva anche avvolti in una crocchia
sopra la testa, per essere ancora più libera.
Avrebbe
potuto tagliarli, ma a volte le capitava di vedere come Daryl
li fissasse, ed era convinta che gli piacessero molto, lunghi come li
portava. A dire il vero, dopo averlo notato, aveva provato ad
immaginare come sarebbe stato sentire le sue mani scorrerci in mezzo, e
come tante altre cose che aveva immaginato di fare con lui, le avevano
provocato un tale sconvolgimento che aveva dovuto smettere di pensarci,
o lui se ne sarebbe accorto, e l'avrebbe messo sicuramente in
difficoltà.
Perchè
in quei tre, lunghi, mesi passati con lui erano successe tante cose, ma
una in particolare, ancora no.
La
cosa più strana, vista la loro diversa età, era
che
non fosse lei quella più restia, ma lui. Se sentimentalmente
si
erano avvicinati, tanto da essere ormai chiaro ad entrambi che il
legame tra loro fosse diventato indissolubile, sul piano fisico la
distanza era ancora notevole.
A
colmarla, era sempre stata lei l'unica a provarci, dormendogli vicino,
o prendendolo per mano, o sfiorandolo ogni volta che ne aveva avuto
l'occasione. Lui, in realtà, non l'aveva mai respinta, ma
nemmeno aveva mai preso l'iniziativa per andare oltre.
Che
Daryl Dixon fosse stato un uomo dal carattere difficile e
dall'animo complicato, questo lo aveva capito subito, ma che poi in lui
ci
fosse stato anche tanto altro, e di molto positivo, lo aveva scoperto
strada
facendo, nelle settimane successive al loro tragico incontro.
Innamorarsi
di lui, e in così poco tempo, era stato forse in
parte il frutto della loro condizione, ma era altrettanto
convinta, e in misura maggiore, che fosse successo proprio
perchè si era trattato di lui.
Quindi,
adesso, sopravvivere aveva preso un significato diverso per
lei, era diventato voler rimanere il più a lungo possibile
con
lui, per vivere quello che aveva da offrirle.
-
Ehi, dove vai?
Immersa
nei propri pensieri, non si era accorta di aver preso una direzione
diversa da quella di Daryl.
-
Oh, pensavo di dare un'occhiata in quel negozio di vestiti. Magari
trovo dei
pantaloni più leggeri. Con questi jeans sto morendo di caldo.
In
cambio aveva ricevuto un'occhiata incerta.
-
Non ti preoccupare. Terrò gli occhi aperti. E poi
è
quasi di fronte al minimarket. Ci possiamo vedere dalle vetrine.
Non
stava cercando di convincerlo a lasciarla andare, perchè
nonostante continuasse a nutrire un forte istinto di protezione nei
suoi confronti, Daryl aveva imparato a fidarsi delle sue
capacità di cavarsela davanti al pericolo.
Infatti, aveva
fatto molta strada in quel senso, anche grazie
a lui e ai suoi insegnamenti. Non solo le aveva insegnato ad usare la
balestra bene quasi quanto lui, ma l'aveva anche aiutata a migliorare
con la pistola, fornendole anche qualche nozione di corpo a corpo. Ora
infatti sapeva, almeno in teoria, come tirare un pugno per rompere il
naso a qualcuno.
-
Va bene. Ma fa alla svelta, okay?
Gli
aveva sorriso per rassicurarlo.
-
Okay, sarà uno shopping veloce.
Era
sbucato fuori un mezzo sorrisetto divertito anche a lui, prima che
ognuno andasse per la sua strada.
Ovviamente
prima di entrare, aveva guardato dalla porta se ci
fosse stato dentro qualche vagante, poi aveva battuto sul
vetro per richiamarli eventualmente in vista.
Passato
un minuto, era entrata, coltello alla mano e sensi ben in
allerta. Era certa che Daryl, nel negozio di fronte, stesse facendo lo
stesso. Pensarlo, la rassicurava sempre e la incitava a prestare il
doppio dell'attenzione, perchè aveva un buon motivo per
rimanere
sana e salva.
Certa
che nel negozio non ci fossero stati nè vaganti,
nè
altri pericoli, si era messa a rovistare tra i vestiti, ma la ricerca
non aveva dato i frutti sperati. Niente di leggero, era tutta roba
invernale quella disponibile. A quel punto, poteva però
prendersi un paio di jeans nuovi, sostituendo quelli ormai lerci che
indossava.
In
un retaggio di civiltà ancora dura a morire, le era
venuto istintivo andarli a provare nell'unico camerino disponibile.
Lo aveva pure richiuso, quindi era stato da lì dentro, che
aveva capito di aver appena commesso un errore madornale.
Quando,
infatti, aveva sentito la porta sul retro del negozio aprirsi,
aveva realizzato di non essere andata a controllarla, per sincerarsi
che fosse chiusa.
Ormai
il danno era fatto, adesso poteva solo limitarlo. Aveva preso a
respirare lentamente, cercando di rimanere il più silenziosa
possibile, mentre impugnava la pistola.
Aveva
cercato anche di non pensare al fatto che Daryl potesse essere
nella sua stessa situazione, se non peggio, dall'altra parte della
strada. Quando era stata sul punto
di chinarsi a terra, per individuare da sotto la porta del camerino
dove potesse trovarsi quel qualcuno che era entrato, una voce era
risuonata forte e chiara.
-
Ho sentito che sei lì dentro. Ti do soltanto una
possibilità: tieni le mani ben in vista e vieni fuori.
Ma
il suo cervello, sebbene avesse compreso la pericolosità del
momento, era andato completamente in tilt.
Lei conosceva quella voce!
Anche il cuore
aveva preso a batterle come un tamburo, mentre la
gola le si era seccata di colpo, tanto da non riuscire nemmeno a
parlare.
-
Forza, mani in vista e vieni fuori.
Doveva
parlare! Doveva riuscirci! C'era Daryl dall'altra parte della strada, e
avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro!
-
Rick, sono io, Beth, non sparare!
Finalmente,
come se di botto si fosse riavviato qualcosa dentro di lei,
era riuscita a tirare fuori il fiato, mentre contemporaneamente aveva
spalancato la porta del camerino.
Tutto
era successo come al rallentatore: lo sguardo stupefatto di Rick,
la sua pistola che la teneva comunque sotto tiro, la porta di ingresso
che andava in frantumi, tanta era stata la violenza con cui Daryl
l'aveva spalancata.
-
Daryl, no, lo conosco!
Aveva
spostato lo sguardo su di lui, riuscendo a bloccarlo un secondo
prima che scoccasse la freccia, e un attimo prima che Rick si voltasse,
puntandogli la pistola addosso.
-
Abbassa quell'arma, brutto figlio di puttana!
La
voce di Daryl era risuonata gelida e furiosa allo stesso tempo. Lei
aveva cercato di intercettare il suo sguardo, ma era rimasto incollato
su Rick, che adesso le dava le spalle, il braccio sempre teso e la
pistola saldamente puntata contro Daryl.
-
Abbassala tu!
Stavano
per ammazzarsi, non aveva avuto dubbi che entrambi pensavano di
doverla salvaguardare dalla rispettiva minaccia! Doveva muoversi!
-
Rick, lui è con me. Daryl, lui è il padre di Carl!
Solo
che nessuno dei due sembrava voler comprendere che lei conosceva
entrambi! Perchè le loro armi erano rimaste puntate contro i
rispettivi bersagli. Così, aveva fatto qualche passo in
avanti,
muovendosi con cautela, perchè le sembrava che qualcosa di
molto
grave aleggiasse comunque nell'aria. Qualcosa che non riusciva a
comprendere, ma che sembrava rendere i due uomini assolutamente certi
di non dover abbassare le armi. Aveva fatto qualche passo
ancora in avanti, arrivando quasi all'altezza di Rick.
-
Beth, allontanati da lui!
Daryl
glielo aveva detto senza guardarla, ma con un tono di voce che
non ammetteva repliche. E se doveva essere sincera, la sensazione era
stata di avere davanti agli occhi lo sconosciuto che l'aveva braccata,
una sera di tre mesi prima, mentre stava tentando di fuggire da lui e
da suo fratello.
-
Daryl lui è...
-
E' quel figlio di puttana che ha lasciato Merle a morire come un cane
sul tetto di un palazzo ad Atlanta. Te lo ricordi, vero, bastardo?
Si
era sentita gelare il sangue nelle vene, perchè il viso di
Rick non era stato meno cupo e determinato di quello di Daryl.
-
Me lo ricordo sì, come mi ricordo di te, suo fratello.
Se
non avesse fatto subito qualcosa, si sarebbero uccisi a vicenda!
Era stata una certezza, quella provata, per cui aveva agito d'istinto,
frapponendosi sulla linea di tiro di entrambe le armi.
-
Levati, Beth!
Il
punto in comune, era stata proprio lei, perchè entrambi gli
uomini lo avevano esclamato nello stesso momento! E una fievole
speranza le si era accesa dentro.
-
Dovete abbassare le armi, qualsiasi cosa sia... sia successa in passato
tra di voi.
Aveva
guardato prima Daryl e poi Rick, cercando di trasmettere ad
entrambi l'angoscia e la paura che la attanagliavano in quel momento.
-
Vi prego!
Li
aveva davvero supplicati, quasi sull'orlo di quelle lacrime che
cercava di trattenere per non perdere la piena visibilità su
di
loro.
Aveva
insistito su Daryl, perchè le era apparso davvero il
più determinato, e sapeva quanto potesse esserlo, a fare
fuoco.
Le era sembrato che il tempo si fosse letteralmente fermato, ma poi,
sentendosi quasi svenire dal sollievo, era successo.
Sia
Rick, che Daryl, avevano abbassato le armi, permettendole di tornare a
respirare.
- Beth, sei viva!
La voce di Rick, l'aveva riportata indietro di colpo nei ricordi e
senza più riuscire a controllarsi, gli era volata
praticamente tra le braccia, assaporando la gioia di rivederlo sano e
salvo.
- Oh, Rick!
Si erano stretti in un abbraccio che aveva avuto il sapore di un
ritrovarsi miracoloso, quale era stato in effetti.
- Beth, anche Maggie è viva. E sta bene.
Glielo aveva detto mentre erano tornati a guardarsi negli occhi, dato
che lei aveva fatto un passo indietro, sciogliendosi dal loro abbraccio.
La notizia l'aveva letteralmente investita, quasi le fosse arrivato
addosso un treno, e stavolta aveva sentito la necessità di
condividere quella gioia immensa con chi le era stato vicino
nell'altrettanto immenso dolore di quando credeva di averla persa per
sempre.
- Daryl, hai sentito, Maggie è viva!
Stavolta, era volata tra le sue di braccia, sentendosi subito al sicuro
in quella maniera che ormai conosceva così bene, e a cui non
poteva rinunciare.
- Ho sentito, ragazzina.
Solo che la sua voce non aveva perso quella durezza che le aveva fatto
subito sollevare gli occhi su di lui.
- Daryl...
Lui le aveva rivolto un'occhiata che aveva espresso tutto il suo
tormento per la situazione in cui erano precipitati nel giro di qualche
minuto appena.
- Daryl, l'affronteremo insieme, te lo giuro, ma dagli una
possibilità.
Lo sguardo di Daryl, infatti, era tornato su Rick e una volta
lì, si era di nuovo riempito di gelida determinazione.
- Ti prego, fallo per me.
*Note autrice che
saltella felice*
Il motivo è che sono abbastanza soddisfatta di questo
capitolo, che è il capitolo
(sì sottolineato!) di vera svolta nella storia. Da qui in
poi, lo scenario cambia, perchè come avrete letto,
è cambiato il rapporto tra Daryl e Beth.
So che molte di voi, almeno penso, avrebbero voluto leggere di
più di quei tre mesi passati, ma ho sempre avuto in mente di
dedicarmi più alla parte in cui il loro rapporto sarebbe
diventato tale al cento per cento, soprattutto perchè
sottoposto alla prova di dover "reggere" davanti al gruppo ritrovato di
Beth (ma qualcuno, e più di Rick, rifletteteci, in realtà conosce anche Daryl!).
Forse non lo ricorderete, ma in qualche occasione vi avevo rammentato
di tenere presente che Rick in questa storia sarebbe potuto riapparire,
e visti i precedenti con Daryl, sarebbe stata una situazione ben
differente da quella conosciuta nella serie.
Ecco, ci siamo, il momento è arrivato, e io non vedo l'ora
di raccontarlo!
A questo proposito, cercherò di impegnarmi molto di
più nel postare con una certa regolarità,
perchè stavolta ho fatto passare davvero troppo tempo tra un
capitolo e l'altro!
Se avete domande o dubbi da chiarire, non esitate a chiedere.
Per il lancio di pomodori, specie per i ritardi, potete farlo sempre
nello spazio recensioni!
Ancora baci
Serena
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Buongiorno
fanciulle!
Nuovo capitolo, nuovo inizio, nuove dinamiche, vecchie conoscenze.
Questo potrebbe essere il succo. XD
Decisamente oggi non è giorno da introduzioni, quindi vi
lascio subito alla lettura!
Anzi, vi dico solo una cosa: ad un certo punto Rick dirà una
cosa in particolare, e per chi segue altre mie storie (bè
una in particolare! XD) probabilmente si ritroverà a
sorridere divertita come ho fatto anch'io! XDD
Magari ci risentiamo in fondo.
Baci
Serena
CAPITOLO 15
La macchina si era fermata davanti ad un cancello che
interrompeva un'alta recinzione in metallo. Dietro di essa, c'era tutto
ciò che rimaneva della sua vera famiglia.
Maggie.
Ma non solo lei, perchè avrebbe rivisto anche
Glenn,
Carl, la piccola Judith, Carol, Michonne. Aveva saputo che erano
sopravvissuti anche
loro alla caduta della prigione, ed erano di fatto la sua nuova
famiglia, quella con cui
aveva condiviso
gioie e dolori altrettanto strettamente.
Le era venuto istintivo cercare la mano di Daryl, per stringerla in
cerca di rassicurazione, ma anche per darne, perchè poteva
immaginare il caos di emozioni che si agitavano dentro di lui,
che si trovava lì soltanto per lei.
Quello le era stato chiaro nel momento stesso in cui lo aveva pregato
di dare una possibilità a Rick, nonostante quel passato che
li
aveva resi nemici, e a quanto pareva proprio a causa di Merle.
Non che ci fosse stato il tempo per capire davvero come fossero andate
le cose, perchè c'era stata l'urgenza di mettersi in viaggio
per
poter riabbracciare il prima possibile sua sorella e gli altri, ma da
quel poco che era riuscita a strappargli di bocca, prima che salissero
in macchina, aveva capito che una parte del suo gruppo, aveva condiviso
un pezzo di strada anche con i fratelli Dixon, prima di arrivare alla
loro fattoria.
- Pronta?
Era stato Rick a domandarglielo, osservandola attraverso lo specchietto
retrovisore, lo sguardo che era poi caduto sulle loro mani unite,
incupendosi non poco.
Poteva immaginare come fosse sottosopra anche lui, diviso tra la gioia
di averla ritrovata e la preoccupazione, mista a sconcerto, che fosse
stata proprio in compagnia di Daryl.
Non le erano sfuggiti, infatti, gli sguardi ostili, e diffidenti, che i
due uomini avevano continuato a lanciarsi attraverso lo specchietto
retrovisore.
La presenza, poi, di quello che era stato un estraneo a tutti gli
effetti anche per lei,
cioè quell'Abraham che era stato in compagnia dello
sceriffo,
non aveva fatto
altro che peggiorare la situazione, perchè il suo aspetto
minaccioso, aveva messo Daryl ancora più in allerta.
- Pronta.
Il suono del clacson, ripetuto due volte, aveva fatto sì che
si
aprisse di poco il pannello in plexiglass che rivestiva il cancello,
per permettere all'uomo di guardia di controllare chi ci fosse stato al
di fuori, prima di
spalancarlo per lasciarli entrare.
Quello che c'era stato dietro, era una visione che l'aveva lasciata
completamente senza parole.
- Anche a me, ha fatto questo effetto la prima volta.
Rick aveva colto la sua espressione incredula e le aveva sorriso in
quella
maniera affettuosa che l'aveva riportata di nuovo indietro, quando
vederla sul suo viso era stata la normalità per lei.
- Sembra... incredibile.
- Sì, lo è in un certo senso, e avrai modo di
scoprire
quanto, ma adesso è arrivato davvero il momento di dare la
bella
notizia a tutti.
Certo, anche lei adesso voleva solo poter riabbracciare Maggie. Prima,
però, aveva guardato un'ultima volta Daryl negli occhi,
cercando
di trasmettergli con tutte le sue forze il messaggio di fidarsi di lei,
perchè era insieme che avrebbero affrontato quella nuova
situazione.
Poi, erano finalmente scesi dalla macchina, e dopo appena qualche
minuto, c'era stato un caos di persone intorno a lei, che
avevano fatto a gara per
riabbracciarla, prima tra tutte sua sorella Maggie.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ritrovare tutti quanti, le era apparso veramente come un miracolo.
Aveva ringraziato Dio ad ogni nuovo abbraccio, con il quale aveva
salutato il suo ricongiungersi con persone a cui aveva voluto bene
davvero. Anche i volti delle persone sconosciute le erano parsi
amichevoli nei suoi confronti, forse come riflesso del fatto che si
trattava della sorella di Maggie, qualcuno che loro già
avevano
imparato a conoscere.
Altro discorso era stato per Daryl, che nonostante le avesse gravitato
intorno, si era comunque mantenuto ad una certa distanza da tutti,
chiudendosi ovviamente nel suo silenzio più cupo. Solo ad un
certo punto, aveva visto Carol e Glenn avvicinarlo, per scambiare con
lui qualche parola, nell'attesa di poter conoscere i fatti che li
avevano portati ad arrivare lì insieme.
Non lo aveva mai perso di vista nemmeno lei, continuando a
lanciargli delle occhiate che sperava potessero rassicurarlo sul fatto
che
presto avrebbero avuto modo di chiarirsi loro due da soli, prima di
dover
parlare con gli altri.
Avevano
decisamente
molto da dirsi entrambi, soprattutto dal momento
che avevano scoperto di aver conosciuto le stesse persone, con le quali
però si trovavano ad avere rapporti diametralmente opposti.
Perciò, era stato quello il motivo che l'aveva costretta a
dire
a Maggie di aver bisogno di un pò di tempo con lui da sola,
prima di seguirla in quella
casa che le aveva indicato essere la sua e di Glenn, dove sicuramente
le avrebbe rivolto le mille domande che già le leggeva negli
occhi.
Lo sconcerto della sorella, era stato anche maggiore in Rick davanti a
quella sua richiesta, che li aveva costretti forse subito a riflettere
sul fatto che quel tempo trascorso lontano
da loro, l'aveva inevitabilmente cambiata, oltre che avvicinata a Daryl.
Di
certo, nessuno
avrebbe potuto immaginare quanto, e quello era un aspetto con cui anche
lei avrebbe dovuto farci i conti, ora che si trovava di nuovo con loro.
Alla
fine, seppure con
una certa riluttanza, era stata proprio Maggie
ad accompagnarli in un luogo dove sarebbero potuti rimanere soli e
tranquilli, ossia nella piccola chiesa di cui Alexandria
era dotata.
Una volta dentro, non aveva più resistito al bisogno che
aveva
iniziato a nutrire già da un pò, e
cioè quello di poterlo abbracciare.
- Grazie.
La gioia di aver ritrovato Maggie
e gli altri, non sarebbe stata completa se avesse
perso lui in cambio. Si era sentita
abbracciare a sua volta, e aveva fatto fatica a
trattenere le lacrime, perchè sapeva quanto valesse il suo
gesto
proprio in quel momento, dato che gliene aveva sempre riservati pochi,
nonostante le cose tra loro fossero cambiate già da un
pò.
- Dobbiamo parlare, te ne rendi conto, vero?
Quando si era sentita abbastanza sicura, si era sciolta dall'abbraccio
con lui
per guardarlo negli occhi, sperando di non trovarci subito un'opposta
volontà rispetto alla sua.
- C'è poco da dire, ragazzina, mi sembra evidente, no?
Si era lasciata cadere su una panca, perchè iniziava a
sentire
sulle spalle il peso di tutte quelle emozioni, mentre lui era rimasto
in piedi, teso e cupo come lo aveva sempre visto nei momenti
di
grande difficoltà che già avevano affrontato nei
mesi
precedenti.
- Questo... questo cambierà le cose tra di noi?
Si era davvero innamorata di lui, e ne era stata una chiara
dimostrazione il
fatto che non volesse perderlo, nonostante tutto. Non sapeva nemmeno
lei come avrebbero fatto a farle funzionare, ora che si trovavano
lì, però non poteva davvero
immaginare di separarsi da lui.
Non le aveva risposto, però le aveva lanciato uno sguardo
che
aveva espresso tutto il tormento che stava vivendo anche lui. Allora
aveva dovuto insistere, perchè si sentiva male alla
sola
idea che potesse risponderle positivamente.
- Daryl...
- No.
L'aveva interrotta, sputando fuori quella risposta sottovoce, mentre
aveva stretto con forza le mani sulla panca che aveva avuto di fronte,
chinando insieme il capo, quasi a sottolineare che era stato
davvero in conflitto con se stesso sulla risposta da darle.
- Nemmeno per me.
Lo aveva visto incassare maggiormente la testa tra le spalle, come se
avesse dovuto rassegnarsi anche a quello.
- Non sarei mai venuta qui, senza di te.
Per quanto incredibile, probabilmente le cose sarebbero andate davvero
così, almeno fino a che non lo avesse convinto in qualche
maniera a seguirla.
- Non ti avrei mai lasciato venire qui, senza di me.
Era rimasto nella stessa identica posizione, ma il tono di voce era
stato diverso, aveva assunto una sfumatura che già in altre
occasioni le aveva fatto battere il cuore più forte, tanto
erano
state intense le emozioni che le aveva suscitato.
- Daryl... me lo dici cosa è successo... tra di voi?
Le era sembrato il momento giusto per chiederglielo, ora che si era
aperto uno spiraglio nella sua corazza. Lo aveva visto stringere la
panca con
più forza, i muscoli delle braccia tesi sino allo spasimo, e
aveva sperato con tutta se stessa di poter sentire dalla sua viva voce
che cosa fosse successo, per poter essere già preparata
quando avrebbe sentito la versione di Rick.
- Non ti piacerà, ragazzina.
Le aveva detto qualcosa che già immaginava,
perchè aveva
conosciuto Merle, e in un certo senso, aveva intravisto anche l'uomo
che poteva essere stato lui prima che si incontrassero.
- Non cambierà quello che provo per te.
Era la prima volta che si avvicinava tanto dal dirgli quel "ti amo" che
credeva un giorno avrebbe detto in circostanze diverse, soprattutto
ad un uomo completamente diverso da lui.
- Non cambieranno nemmeno le cose tra me e loro.
- Non ti sto chiedendo questo, voglio soltanto sapere perchè.
Avrebbe voluto vederlo in viso, ma lui continuava a tenere la testa
china, perciò i capelli gli creavano una sorta di barriera
intorno. Il silenzio sembrava di nuovo volerli dividere,
così aveva insistito.
- Daryl, ti prego, parla con me.
Come unica reazione, lo aveva visto scuotere la testa, e nel pensare
che fosse un no, aveva deciso di non arrendersi.
- Daryl, ho bisogno di...
- Perchè su quel maledetto palazzo dove l'avevano
ammanettato, Merle non ci ha lasciato
soltanto la mano che ha dovuto tagliarsi per poter fuggire, ci ha
lasciato anche quel poco di lui che ancora aveva un senso!
Finalmente l'aveva guardata, ma la rabbia che aveva avuto negli occhi,
era stata solo una copertura per qualcosa di più profondo e
radicato dentro di lui, uno smarrimento che l'aveva lasciata del tutto
spiazzata.
- E non c'è stato un fottutissimo giorno in cui non mi sia
chiesto se le cose sarebbero andate diversamente per lui, se qualcuno,
oltre a me, gli avesse dimostrato che non lo consideravano solo un
maledettissimo stronzo che meritava di essere lasciato indietro, a
morire solo come un cane!
Aveva colpito la panca con un pugno violento, tanto che l'aveva sentita
scricchiolare, ma non si era lasciata impressionare da quello sfogo,
perchè era nei suoi occhi che continuava ad esserci la
verità su quello che stava provando davvero: rimpianto e
senso di colpa.
- Mi dispiace che le cose siano andate così.
Ed era vero, perchè mai come in quel momento era stata
vicina
dal capire quanto dolore gli fosse costato rescindere quel legame tra
di loro, anche se ormai distrutto da suo fratello stesso e dal suo
comportamento folle.
- Ma credo che la risposta che cerchi, non potrebbe arrivare nemmeno se
uccidessi chi ritieni responsabile di quell'abbandono.
Non aveva voluto usare la parola "vendetta", anche se era stata
comunque presente nelle sue parole.
- E
non credere che lo
dica per difendere Rick, o chiunque altro sia colpevole per te, lo dico
perchè credo che tu sia una
persona migliore rispetto a quello che pensi di te stesso.
Si era alzata in piedi per raggiungerlo, senza che lui facesse niente
per impedirglielo, e si era stretta di nuovo a lui, abbracciandolo da
dietro e mettendoci tutta la forza dei sentimenti che sentiva per lui.
- La possibilità che ti sto chiedendo, non è per
me, nè per gli altri... ma è solo per te stesso.
Ora aveva ben chiaro in mente cosa avrebbe dovuto fare per aiutarlo,
sempre che glielo avesse permesso.
- Non dirò la verità su come ci siamo incontrati
a
nessuno, Daryl, perchè non voglio che il giudizio degli
altri
passi attraverso delle azioni che ha compiuto tuo fratello... e che tu,
invece, sei stato capace di smentire con le scelte che hai fatto.
Lo aveva sentito irrigidirsi, e se possibile, lo aveva stretto ancora
più forte per fargli sentire che lei c'era, e che non lo
avrebbe
abbandonato, ora che aveva ritrovato sua sorella e i suoi compagni.
- Perchè ora lo so chi sei, Daryl Dixon, e sono contenta che
tu faccia parte della mia vita.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Si
era dovuta sforzare di chiudere l'acqua corrente della doccia,
perchè altrimenti ci avrebbe passato sotto un'altra
eternità, probabilmente. Invece, era consapevole che sua
sorella la stesse aspettando con una serie di domande che non aveva
avuto nessuna intenzione di rivolgerle davanti agli altri e allo stesso
Daryl, che seppure con l'aria di chi si trovasse a dover visitare
l'inferno, non si era comunque sottratto dal rispondere a quelle che erano state rivolte a lui direttamente.
- Ehi, sorellina.
Maggie l'aveva di nuovo abbracciata, non appena era sbucata fuori dal
bagno, quasi a sincerarsi che lei fosse stata davvero lì,
sana e
salva.
- Ti voglio bene, Maggie.
L'aveva stretta forte anche lei, ritrovando il calore di
quell'abbraccio che le ricordava quello di altri che non c'erano
più, ma che mai se ne sarebbero andati dai suoi ricordi.
- Anch'io ti voglio bene.
Erano scoppiate finalmente in un pianto liberatorio, mischiando le
lacrime di gioia per il loro ricongiungersi, a quelle che non avevano
potuto versare insieme per la morte del loro padre.
Le immagini che aveva cercato di non evocare più, si erano
fatte
avanti di prepotenza, così lo aveva rivisto inginocchiato
davanti al Governatore, consapevole che forse la sua morte fosse ormai
inevitabile.
- Ho avuto così paura, Maggie.
Erano tornati anche i ricordi dei giorni successivi alla sua fuga dalla
prigione, quando la solitudine e la disperazione erano state
così forti, da indurla quasi a lasciarsi morire in quella
casa
dove si era rifugiata.
- Mi dispiace, Beth, di averti lasciata sola.
Maggie l'aveva stretta ancora più forte, mentre le aveva
confessato ciò che probabilmente l'aveva tormentata per
tutto
quel tempo lontane.
- Non è stata colpa tua.
Non lo aveva mai pensato veramente, di essere stata abbandonata da lei.
E quel pensiero, l'aveva immediatamente riportata a Daryl, a quello che
le aveva detto poco prima in chiesa, e anche a quello che non le aveva
detto, ma che lei aveva intuito lo stesso guardandolo semplicemente
negli occhi, che era il luogo dove sempre più spesso
affioravano
quelle parole che non riusciva a pronunciare.
- E poi, quasi subito ho trovato Daryl e le cose, piano piano, sono
andate meglio.
L'aveva sentito subito il cambiamento in sua sorella, solo nel
menzionare il suo nome, ed era tornata col pensiero a prima, quando
l'aveva vista scrutarlo a lungo per cercare di farsi un'opinione su di
lui.
Avrebbe già voluto dirle che non sarebbe stata un'impresa
per niente
semplice, perchè lei stessa, aveva iniziato solo ora a
scalfire una
corazza che rimaneva ancora salda in alcuni punti.
- Beth...
Si era ritrovata a guardarla negli occhi, trovandoci tutta la
diffidenza che si era aspettata, mista ad una colpa che non poteva
non provare, essendo consapevole che per quanto Daryl
potesse essere un uomo pericoloso, rimaneva anche colui che aveva
aiutato la sua sorellina a sopravvivere.
- Maggie, non è facile per nessuno di noi. Ognuno ha i
propri motivi per essere... preccupato.
Preoccupato forse non era il termine giusto per dare voce ai pensieri
che turbavano sua sorella.
- Okay, va bene. Non ci girerò intorno.
Eccola la Maggie che tanto aveva evocato nei suoi pensieri, quella a
cui aveva cercato di ispirarsi per trovare il coraggio di andare avanti
comunque.
- Tu lo guardi come se...
Non aveva volutamente terminato la frase, perchè il senso
era
stato chiarissimo lo stesso. Però lo aveva fatto lei, che
era
altrettanto determinata a non girare troppo intorno alla cosa.
- Come se mi fossi affezionata a lui.
Anche stavolta il termine era stato riduttivo, ma nel vedere
l'espressione già così angustiata di sua sorella,
non
aveva voluto infierire.
- Non l'ho voluto, Maggie. E' capitato punto e basta. Penso che tu,
meglio di chiunque altro, possa capirlo.
Il riferirsi a Glenn, forse era stato un azzardo, perchè di
certo erano due persone totalmente differenti lui e Daryl,
però
la sostanza rimaneva la stessa, si parlava pur sempre di sentimenti.
- Anch'io ho parlato con Glenn, mentre voi eravate in chiesa.
Non aveva fatto fatica ad immaginare cosa le avesse detto su Daryl,
come del
resto avrebbe fatto anche Rick, non appena ne avesse avuto l'occasione.
Forse anche il giudizio di Carol avrebbe rispettato quello degli altri
due compagni. Perciò, l'aveva presa per mano, sottolineando
così l'importanza di quello che stava per chiederle.
- Capisco che tu sia preoccupata, perchè quello che ti
avranno detto su di lui, non sarà stato bello. Daryl
è un
uomo che sicuramente ha fatto degli errori in passato.
Lo vedeva negli occhi di sua sorella, che nello stesso tempo si stava
anche sempre più
rendendo conto di quanto le esperienze vissute in quei mesi l'avessero
cambiata, facendola maturare molto più di quanto potesse
immaginare.
- Ma come è successo a tanti di noi, anche lui ha fatto
delle
scelte che sono state in grado di cambiarlo... e in meglio. Non ti
chiedo di credermi sulla parola solo perchè te lo sto
dicendo
io, ti chiedo solamente di non giudicarlo a priori, ma di provare a
conoscerlo tu personalmente.
Aveva rafforzato la presa sulle sue mani, guardandola intensamente
negli occhi, perchè davvero la stava pregando di fare
qualcosa
che capiva le sarebbe costato parecchio.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quando
la ragazzina l'aveva raggiunto sotto il portico di quella casa,
in cui aveva giurato che non ci avrebbe più rimesso piede
dentro, aveva dovuto quasi subito distogliere lo sguardo,
perchè
da sotto la sporcizia che si era lavata via, era emerso ancora
più prepotente il suo aspetto giovane e fiducioso.
Nonostante si fosse sforzato di non far trasparire il disagio provato,
lei qualcosa doveva aver colto lo stesso nello sguardo che le aveva
lanciato, prima di distoglierlo, perchè si era subito seduta
vicino a lui, praticamente appiccicata, fregandosene del fatto che
chiunque avrebbe potuto
vederli.
- Sono solo più pulita, tutto qui.
La battuta divertente non aveva mascherato il messaggio che aveva
voluto lanciargli, ma che lui aveva preferito ignorare.
- Lo saresti anche tu, se soltanto cambiassi le tue priorità.
Era stato solo quella mattina che ci avevano scherzato sopra, eppure a
lui sembrava passato un secolo, tanto le cose erano cambiate nel mezzo.
- Non credo di volerlo fare.
- Lavarti?
Il sorriso che le era sbucato sul viso, non aveva però
raggiunto
i suoi occhi, consapevole che quella conversazione continuava ad essere
più importante di quello che sembrava in apparenza.
- Anche.
L'aveva guardata proprio dritta negli occhi, stavolta,
perchè voleva che avesse
ben presente che nelle sue priorità lei c'era, ma che questo
non
lo avrebbe trasformato in qualcuno che non sarebbe mai potuto essere
comunque.
- Credo di poterlo sopportare.
Si era limitata a dargli un colpetto con la spalla, riuscendo
però nell'intento di ribadire il concetto che lei era
lì
con lui, e che non aveva nessuna intenzione di prendere le distanze,
comunque stessero le cose con gli altri.
- Ho parlato con Maggie su dove potremmo alloggiare.
Dopo qualche attimo di silenzio, se ne era uscita con quella notizia,
dove lui aveva principalmente registrato il "potremmo", una condizione
che non aveva nemmeno preso in considerazione, non ora che erano
lì.
- Ci sarebbe una specie di mansarda semiarredata sopra l'infermeria,
che è provvista di un bagno con doccia, anche se a te non
interessa, ovvio. C'è già un divano letto e una
brandina,
quindi potremmo fare anche a turno per dormire comodi.
- No.
Ovviamente si era sentito subito il suo sguardo addosso, ma lui aveva
tenuto il suo fisso a terra.
- Siamo stati insieme quasi tre mesi, Daryl.
Non lo aveva certo dimenticato, ma era stato diverso, e lo sapeva bene
anche lei.
- Era diverso.
- Mia sorella ha capito.
Quella conversazione stava diventando troppo difficile per lui, quindi
l'istinto di sottrarsene si era fatto più forte.
- Non cambia le cose.
- Prima hai detto che non volevi che cambiassero.
Lo stomaco gli si era contratto ancora di più a quelle
parole,
perchè in un certo senso era così, ma nello
stesso tempo
era difficile.
- Può darsi che non sapessi cosa stavo dicendo.
Si era alzato in piedi, perchè proprio non ce la faceva
più.
- Daryl...
Si era alzata subito anche lei, appoggiandogli una mano sul braccio.
- Cristo Santo, ragazzina, potresti darmi un pò di tregua?
Che ci fosse rimasta male, era più che ovvio, ma che non
mollasse la presa, e non solo fisicamente, quello l'aveva preso in
contropiede.
- Andiamo a farci un giro.
- Un giro?
- Sì, fuori di qui. Io e te, soli. Finchè non
farà buio.
Per quanto fosse stato stupido quello che gli aveva proposto, o forse
proprio per quel motivo, gli era sembrata all'improvviso una buona idea
anche a lui.
- Okay.
- Okay, avviso mia sorella.
L'aveva vista sparire dentro casa, e per quanto fosse stato altrettanto
stupido quel pensiero, si era sentito sollevato che lei non si fosse
arresa davanti al suo rifiuto.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il locale sopra l'infermeria, seppure piccolo e piuttosto spoglio
rispetto alla casa in cui avevano alloggiato Maggie e Glenn, le aveva
dato decisamente l'impressione di essere lo stesso una reggia, rispetto
ai rifugi di fortuna che avevano occupato nel loro girovagare di quei
mesi.
C'era stato anche un piccolo tavolino, dove aveva appoggiato il vassoio
con il cibo che le aveva dato sua sorella, ancora evidentemente
risentita, oltre che preoccupata, per le decisioni prese e su cui non
era tornata.
La prima, era stata quella di voler alloggiare lì con Daryl,
invece che
nella stanza che aveva dato per scontato avrebbe occupato da lei, la
seconda
era stata l'uscire fuori con lui da Alexandria, in apparenza senza
alcun motivo valido, perchè ovviamente non poteva immaginare
quanto avessero avuto bisogno di rimanere ancora un pò da
soli.
Ci aveva anche provato a farle cambiare idea, dicendole sinceramente
che si aspettava di saperla il più possibile al sicuro ora
che
l'aveva ritrovata, ma si era scontrata davanti
all'evidenza del fatto che lei non era davvero più la
ragazzina
timorosa di prima, quindi si era sentita rispondere che la capiva, e
che sarebbe stata molto attenta, ma che doveva anche imparare a fidarsi
di lei e della sua capacità di badare a se stessa.
- La ragazza che gestisce la dispensa, Olivia, ti ringrazia per
gli opossum. Anche se era un pò sorpresa a dire il vero.
Penso
che non me l'abbia voluto dire per gentilezza, ma credo che fosse un
pò schifata all'idea di mangiarli.
Avevano anche cacciato, nel tempo che erano stati fuori, ed
erano stati fortunati. Passare il tempo in quella maniera, aveva
aiutato Daryl a dissipare un pò della tensione accumulata,
tanto
che quando aveva ripreso il discorso sul fatto di voler
alloggiare insieme a lui, non era stato più così
contrario.
- Questo posto è una cazzata.
Lo aveva osservato, appoggiato alla ringhiera dell'unica portafinestra
presente nella stanza, e in quel momento spalancata, intento a fumarsi
una sigaretta.
- E' troppo presto per giudicarlo.
Ne avevano già discusso, perchè anche lei era
rimasta
stupita di quello che aveva trovato lì dentro, soprattutto
perchè sembrava creare l'illusione che il mondo fuori non
esistesse. Avevano già imparato quella lezione alla
prigione, e
non credeva quindi che il suo gruppo stesse ripetendo l'errore di
credersi al sicuro, nè lo permettesse a chi già
era stato
lì in precedenza.
- Come ti pare.
Ecco, quella era una risposta che lei aveva soprannominato alla
"Daryl Dixon", perchè poteva dire tutto o niente, dipendeva
dall'occhiata con cui la accompagnava.
In quel caso, era stata piuttosto tranquilla, segno che non aveva
intenzione di rimettersi a discutere, per cui poteva ritenersi graziata
da una tregua che non aveva intenzione di rompere lei per prima,
così aveva lasciato cadere anche lei l'argomento.
- Tonno e pomodori secchi, o sardine e pomodori secchi?
Gli aveva indicato i sandwich preparati da Maggie, concendendosi il
lusso di pensare che avevano persino la possibilità di
scegliere
cosa mangiare.
- Per dolce, invece, ci sono dei biscotti che...
- Beth? Ci sei? Posso salire?
Ad interrompere quel momento che aveva sperato potesse rappresentare
davvero una tregua alla tensione provata per tutta la giornata, era
stata la voce di Rick, giunta chiara e forte dal piano inferiore.
Aveva guardato in viso Daryl, cercando una risposta che era arrivata
con un cenno minimo del capo, chiaro segno di quanto gli fosse
sicuramente
costata.
- Vieni, Rick!
Quando era apparso nel vano della porta, le era stato impossibile non
lasciarsi andare ad un'esclamazione di pura gioia.
- Judith!
Rick era infatti apparso con sua figlia in braccio, che nel sentirsi
chiamare dalla sua voce, si era subito girata nella sua direzione.
- Dio, come sei cresciuta!
Le si era avvicinata e la bimba aveva teso le braccia verso di lei, che
l'aveva subito presa in braccio.
- Oh, Judith!
L'aveva stretta forte e baciata un'infinità di volte,
assaporando anche con lei il miracolo di poterlo rifare.
- Le sei mancata anche tu, Beth.
Il braccio di Rick le si era posato sulle spalle e per un attimo aveva
stretto entrambe affettuosamente, perciò lei si era
ritrovata a
cercare lo sguardo di Daryl, che ovviamente era stato puntato su di
loro, senza che però lasciasse trapelare nulla.
- Grazie per avermela portata.
Era convinta, ormai, di vederla sveglia solo l'indomani,
perchè
quando si era recata a casa dello sceriffo per salutarla, la piccola
era stata
beatamente addormentata, quindi si era soltanto potuta riempire gli
occhi di lei, non avendo voluto interrompere quel sonno così
pacifico.
- Non devi nemmeno dirlo.
Le aveva rivolto un sorriso che si era andato spegnendo nel momento in
cui lei si era voltata con Judith in direzione di Daryl, che era
rimasto fermo immobile nella stessa posizione per tutto il tempo.
- Judith, lui è Daryl. Daryl, lei è Judith.
Ovviamente lui non aveva ricambiato il saluto che lei invece gli aveva
fatto, prendendo una delle manine della bimba, che aveva riso per quel
gioco che spesso avevano fatto alla prigione.
- E' davvero cresciuta tanto, Rick. E' ancora più bella.
Aveva cercato di spezzare il gelo che si era subito instaurato nel
reciproco guardarsi dei due uomini, riportando l'attenzione dello
sceriffo su loro due. Immaginava che tipo di pensieri passassero nella
testa di entrambi, e negli occhi chiari di Rick li aveva anche visti
esplicitamente, a differenza di quelli di Daryl, che continuavano a
rimanere impenetrabili.
- Sì, è vero.
Le aveva accarezzato la testolina, sorridendole, e la piccola aveva
teso subito le braccia verso suo padre, che l'aveva ripresa in braccio.
- Tua sorella mi ha detto che alla fine, hai preferito sistemarti qui.
Siamo vicini di casa, adesso.
Aveva guardato lei, ma era chiaro che quel tentativo di battuta era
stato invece un avvertimento per l'uomo che lo sceriffo riteneva a
tutti gli
effetti una minaccia da tenere sotto controllo.
- Per qualsiasi cosa, non esitare a venire da me.
- Starò bene, Rick, non ti preoccupare.
Lo aveva guardato dritto negli occhi per rassicurarlo ulteriormente,
ignorando il gelo che continuava
a provenire da Daryl, sotto cui, quasi sicuramente, doveva esserci un
ribollire di rabbia trattenuta a stento.
Proprio per quello, aveva cercato un modo gentile per liquidarlo,
prima che la situazione potesse degenerare in un nuovo scontro tra loro
due.
- Ho solo bisogno di una buona cena e di una lunga dormita.
Lo sceriffo aveva gettato uno sguardo veloce al divano già
trasformato in letto e alla brandina, poi si era soffermato ancora un
attimo su Daryl, ritornando su di lei decisamente teso e infastidito.
- Mi accompagneresti giù un attimo alla porta?
Con la coda dell'occhio aveva visto Daryl irrigidirsi e allora aveva
agito di fretta.
- Sì, certo. Così, intanto, mi godrò
ancora un pò questa bella signorina.
Aveva deposto un bacio sulla guancia di Judith, che come aveva sperato,
si era di nuovo lanciata su di lei per essere ripresa in braccio.
- Torno subito, Daryl.
Si era azzardata a guardarlo, incontrando due occhi che non erano stati
più capaci di dissimulare la rabbia provata, ma ormai lei
aveva
già imboccato la porta, seguendo Rick giù per la
scale.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ad un certo punto doveva essersi addormentato, perchè a
svegliarlo era stato un tocco leggero, ma insistente, sulla spalla.
- Daryl, svegliati.
La voce della ragazzina aveva spazzato via del tutto l'ultimo residuo
di sonno, facendolo scattare come una molla per mettersi seduto, tutti
i sensi in allerta e la mano destra che era già corsa ad
impugnare la balestra.
- Che c'è?
- Stavi sognando, scusa, non volevo farti spaventare.
Aveva sentito una carezza leggera sfiorargli il braccio, prima che lei
ritraesse la mano, lasciandogli addosso così soltanto il suo
sguardo.
- Ti stavi lamentando.
Ecco il motivo per cui lo aveva svegliato, ritrovandosela
così seduta accanto sulla brandina.
- Okay.
Aveva lasciato andare la balestra, passandosi le mani sulla faccia,
perchè aveva iniziato a ricordare cosa stesse sognando e lo
avrebbe voluto cancellare.
- Era tanto brutto?
Si era messo a sedere del tutto, buttando giù le gambe
dall'altra parte rispetto a lei, in modo da ritrovarsi a darle le
spalle. Voleva evitare di essere osservato, perchè
nonostante la
poca luce, sapeva che lei avrebbe potuto capire lo stesso quanto fosse
stato vivido e intenso il sogno che stava facendo.
- Uhm.
Non si era azzardato a parlare, perchè non era sicuro che
avrebbe avuto la voce ferma di qualche secondo prima.
- Vaganti? Io a volte li sogno.
Quelli non li aveva mai sognati, nemmeno quando aveva rischiato di
diventare davvero il loro pasto.
- Però mi fa più paura quando sogno i vivi.
Il suo silenzio la stava sicuramente portando nella direzione giusta,
perciò aveva sparato la prima cazzata che gli era passata
per la
testa.
- Le sardine, facevano schifo.
Era stata zitta forse per più di mezzo minuto, poi l'aveva
sentita sospirare leggermente.
- Vorrà dire che la prossima volta ti lascerò il
tonno.
Il fatto che non avesse insistito per sapere la verità, lo
aveva portato a rilassarsi almeno
in parte, perchè comunque rimaneva il fatto che certi
pensieri
sarebbero rimasti a tormentarlo per il resto della notte, dato che non
sarebbe più stato capace di riaddormentarsi sicuramente.
- Però i biscotti erano buoni, vero?
Nel dirlo, aveva fatto un mezzo giro sulla brandina, in modo da potersi
sedere di fianco a lui. La cosa, l'aveva portata anche ad essere
più vicina, tanto che presto era stato avvolto dal profumo
che adesso aveva la sua pelle.
- Li ha fatti Carol. Non credevo sapesse cucinare così bene.
Era cambiata parecchio quella donna, le aveva visto uno sguardo lontano
anni luce da quello che ricordava. All'epoca, quasi faceva fatica a
guardare la gente negli occhi, forse anche perchè il marito
voleva che così fosse.
- Che fine hanno fatto il marito e la figlia?
Glielo aveva detto il pizzapony che era rimasta da sola, forse
perchè l'aveva visto osservarla attentamente.
- Il marito non lo so... Sophia, invece, si era... si era trasformata.
La voce della ragazzina si era messa a tremare in una maniera che lo
aveva spinto a guardarla.
- E' stato terribile, Daryl. Mio padre... lui... all'inizio credeva che
avrebbero trovato una cura. E allora... ecco... i vaganti non li
uccideva, li catturava. Li teneva rinchiusi nel nostro fienile.
Cazzo! Si era sentito strizzare lo stomaco, perchè aveva
intuito subito cosa doveva essere successo.
- L'ha uccisa lei?
L'aveva vista scuotere la testa, sentendola anche tremare leggermente.
Non stava piangendo, ma era chiaro che fosse molto scossa.
- L'ha fatto Rick. E prima... ha ucciso anche mia madre. C'era anche
lei nel fienile, insieme ad altri.
Merda, quello proprio non se l'era aspettato. Ma che cazzo di idea
aveva avuto in testa suo padre?
- Mi dispiace.
Era una stronzata da dire, ma proprio non gli era riuscito di starsene
zitto, perchè cazzo, se gli faceva male vederla
così.
- Forse avrei dovuto raccontarti prima queste cose, così
avremmo scoperto che avevamo delle conoscenze in comune.
Non aveva saputo cosa rispondere, perchè era stato lui il
primo
a non voler fare nessuna domanda sul suo passato, proprio per non dover
poi essere obbligato a parlare del suo. Aveva preferito vivere il
presente, punto e basta.
- E la moglie dello sceriffo?
- Lori è morta nel dare alla luce Judith. E Carl...
bè è stato lui ad impedirle di trasformarsi.
Anche il ragazzino era cambiato parecchio, aveva visto anche su di lui
i segni lasciati dalle esperienze che adesso gli stava raccontando
Beth. Quella merda di apocalisse non risparmiava niente e nessuno.
- E il suo... amico poliziotto?
Anche se amico non era forse la parola più giusta per
definirlo, visto come erano andate le cose.
- Shane?
- Sì, lui.
- E' morto la notte che siamo dovuti fuggire dalla fattoria.
- E la bambina di chi è figlia?
Da come era sobbalzata, aveva capito di aver detto qualcosa di cui non
aveva la minima idea.
- Che vuoi dire?
Ormai era tardi per tornare indietro.
- La moglie e il suo amico stavano insieme.
- Lori e Shane?
- Ah, ah.
Aveva sentito il suo stupore crescere.
- Ma ne sei sicuro?
- Li ho beccati nel bosco, un paio di volte. Pensavano di essere furbi,
ma non lo erano poi così tanto.
Lui, soprattutto, era stato uno stronzo arrogante. Merle era stato sul
punto di spaccargli la faccia un paio di volte, e se non era successo,
era stato soltanto perchè si era messo in mezzo per fargli
cambiare idea.
- Dio... non lo so se Rick l'abbia mai scoperto. Ma pensare che Judith
potrebbe essere figlia di Shane....
Lui ci aveva pure goduto, dopo, nel ripensare a quella storia e a come
lo sceriffo fosse stato fottuto proprio dal suo migliore amico. Ancora
ci godeva, veramente, ma era un pensiero che di certo non avrebbe detto
alla ragazzina.
- Quell'uomo aveva qualcosa che non andava. A volte aveva uno sguardo
che faceva davvero paura.
Sì, era vero, forse era per quello che lui e Merle avevano
fatto
scintille sin dall'inizio. Probabilmente si erano riconosciuti come...
simili.
- Magari l'ha ucciso lui.
- Rick?
L'aveva sentita trattenere il fiato, per poi buttarlo fuori in un colpo
solo, insieme al nome dello sceriffo.
- Magari lo sapeva di lui e della moglie.
- Rick non l'avrebbe mai fatto.
Quindi le cose stavano così, lo sceriffo era in cima alla
sua lista dei buoni.
- Come ti pare.
Aveva fatto per alzarsi, ma lei l'aveva trattenuto.
- Daryl, ti prego, non era contro di te quello che ho detto.
Per quello aveva reagito così? Perchè si era
chiesto in che posizione fosse lui, invece, in quella lista?
- Ho solo pensato che... bè, che per come lo conosco, fatico
a credere che possa averlo fatto.
La sua mano era ancora stretta sul suo avambraccio, ma non era stato
spiacevole come avrebbe dovuto essere quel contatto, dal momento che
aveva avuto la funzione di trattenerlo contro la sua volontà.
-
Però ho anche imparato che le persone possono
sempre...cambiare.
La
ragazzina, adesso,
aveva fatto scivolare la mano sino ad incontrare la sua, obbligandola
ad aprire il pugno in cui si era stretta, per poter intrecciare le dita
con le sue.
-
Che cazzo voleva prima?
Ecco,
alla fine l'aveva
dovuto sputare fuori quello su cui si era tormentato praticamente sino
a che non era crollato addormentato. Aveva cercato di convincersi che
non gliene fregava un cazzo, ma ovviamente non era stato
così,
anzi.
Forse
era stato quello
il motivo per cui aveva sognato Merle, perchè la sola vista
di
quello stronzo, lo riportava continuamente indietro a quel maledetto
giorno.
Lei
gli aveva stretto di più la mano, quasi a preannunciargli
che sarebbe stato meglio non chiedere.
-
Dai, sputa il rospo, ragazzina.
- Mi
ha proposto di andare a stare da loro. Avrei potuto condividere la
stanza con Judith.
L'idea
di lei a casa
dello stronzo, lo aveva fatto incazzare in una maniera del tutto
diversa da quello che si era aspettato, perciò era stato
anche
più cattivo nel risponderle.
-
Baby-sitter a domicilio o c'è dell'altro che non so?
Non
gli interessava
veramente conoscere la risposta, perchè in realtà
la
sapeva già, stava solo cercando un modo per difendersi da
quello
che stava provando e che lo stava mettendo in crisi, perchè
lo
stava obbligando a fare un altro passo avanti con lei.
-
Farò finta che tu non me l'abbia chiesto, questo, Daryl.
Perchè non riusciva più a farla incazzare come
prima? Lo
preferiva, e di molto, rispetto alla capacità che aveva
sviluppato di saper intuire che cosa gli passasse esattamente per il
cervello.
- Vado fuori a fumarmi una sigaretta.
Aveva deciso di fuggire, perchè alla fine era quello che
sapeva
fare meglio quando capiva che la situazione lo avrebbe portato a dirle
più di quanto volesse davvero, ma se pensava di doversi
scontrare ancora con un suo tentativo di trattenerlo, si era sbagliato,
perchè lei aveva appena fatto di peggio.
Gli aveva lasciato andare la mano, ma un attimo prima gli aveva
sfiorato la spalla con un bacio.
- Io torno a dormire, invece.
Ma quasi non l'aveva sentita, perchè in
realtà era
stato cosciente di una cosa soltanto, e cioè di quel gesto
che
sembrava essere stato così spontaneo - e intimo - per lei,
ma che per lui era stato
l'equivalente di un pugno nello stomaco, tanto lo aveva colto di
sorpresa.
Maledetta ragazzina!
Perchè riusciva sempre a portarlo un passo
avanti, facendogli pure desiderare che potesse succedere di nuovo.
*Spazietto autrice che delira un pò*
Che capitolo affollato! Mi è costato un
pò di fatica gestire tutte queste new entry, prima andavo
via liscia, c'erano solo Daryl e Beth! XD
Ora sono loro, ma in mezzo ad altri, quindi le cose si sono leggermente
complicate.
Sono arrivate delle risposte, altre arriveranno, forse sono nate nuove
domande (tipo: si baceranno mai veramente questi due? Bè,
viste le premesse sono preoccupata anch'io! XDD).
Scherzi a parte, spero di non essere uscita dal seminato con loro due,
perchè in questa storia, in assoluto, sto cercando di
mantenerli il più possibile IC. Dove la parola chiave
è "cercando", nel senso che non ho la pretesa di riuscirci
al cento per cento!
Anzi, se vi va, fatemi sapere la vostra opinione, sapete che da parte
mia è sempre ben accetta, per positiva o negativa che sia.
Concludo dicendo: vi siete impensierite per la comparsa di Rick?
Muaaaahhhhh *risata alla Crudelia Demon*.
No, dai, non siatelo... forse. No, seria, qui lo sceriffo è
innocuo. *in lontananza risuona l'eco di una risata come sopra*.
Ancora tanti baci.
Serena
PS - no dai, era per scherzare un pò, lo sceriffo qui
rimarrà anche lui nel suo personaggio. XD
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