Ubald Mereer

di cincinnatasgame
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1- un nuovo caso ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1- un nuovo caso ***


'Nulla di simile mi era mai accaduto. Ne ho viste di cose strane, ma questa proprio le supera tutte' si ritrovò a pensare il sig. Ubald Meerer mentre sorseggiava il suo tè fresco.
Era una giornata estiva estremamente calda e alcuni pedoni, che si erano riuniti in cerchio e allungavano il collo per vedere cosa fosse successo, si asciugavano il sudore con un fazzoletto o si sventagliavano con qualche biglietto pubblicitario di fortuna.
Altri, invece, erano troppo scioccati per pensare al caldo.
Il corpo di un uomo era disteso per terra con le mani lungo i fianchi, gli occhi sbarrati e il foro di un proiettile sulla fronte.
Nessuno aveva sentito uno sparo, nessuno aveva visto l'assassino. C'era solo quell'uomo disteso per terra, apparso dal nulla, già morto.
Raccapricciante.
Il piccolo ometto dagli occhiali spessissimi, che ancora non aveva finito la sua bevanda, guardava incuriosito quell'individuo.
Sembrava sulla trentina, abbastanza giovane, e indossava un bermuda con una ridicola camicia hawaiana abbottonata malissimo.
L'espressione sul suo viso era una sorta di ritratto del terrore, come se la morte fosse sopraggiunta proprio nel momento in cui lui si era reso conto che non ce l'avrebbe fatta.
Però non fu quel particolare a far aggrottare le sopracciglia ad Ubald, ma il suo orologio.
Un Rolex submariner scintillava orgoglioso al polso della vittima, completamente fuori posto in quel contesto da pescatore in pensione.
'Davvero strano' pensò ancora una volta.
Dopo una ventina di minuti, quando finalmente arrivò l'ambulanza con una volante della polizia, la situazione si calmò un pò.
Il cadavere fu rimosso dall'asfalto e i passanti furono pregati dai poliziotti di sgomberare la via.
Il piccolo ometto, che ancora sorseggiava tranquillo il suo tè, fu distratto da una mano poggiata vigorosamente sulla sua spalla.
-Ubald, mio caro amico! Capitate proprio a fagiolo!-
Il signore si voltò, la cannuccia ancora stretta tra le labbra.
Il commissario di polizia Benedict Prosper, nonché suo amico d’infanzia, lo guardava raggiante.
'È finita la pacchia' pensò tristemente il piccolo ometto.
Infatti, ne fu certo subito dopo quello che Prosper gli disse.
-A quanto pare abbiamo un nuovo caso. Ti aspetto in centrale tra venti minuti.
Mi mancava vederti all'opera, vecchio mio.-
Già, peccato che a lui non mancava per niente.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Caffè. Ci vuole del caffè!-
Benedict sospirò, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore.
Erano ormai quattro ore ininterrotte che si stavano scervellando su quel maledetto caso, e nessuno dei due era riuscito a venirne a capo.
-Caffè? non sarebbe meglio una tazza di tè… magari al limone?-
Benedict alzò un sopracciglio.
-Ah, già, dimenticavo la tua ossessione.-
Ubald si finse offeso.
-Non è un ossessione. La definirei più come una dipendenza non nociva da una bevanda quasi paragonabile al nettare degli dei.-
-Ma smettila! Lo sappiamo entrambi che non c’è nulla di più celestiale di una tazza di caffè.-
Ubald alzò le spalle.
-De gustibus non disputandum est. Comunque, prima di fare una pausa, vogliamo ricapitolare per l’ultima volta tutto ciò che sappiamo di questo caso? Magari c’è qualcosa che ci è sfuggito.-
-Ancora? Ma sono quattro ore che lo stiamo facendo! Come fai a non sentirti distrutto? Tu non sei umano.-
Il piccolo ometto sorrise.
-Si che lo sono.  Sono umano tanto quanto te. L’unica differenza è che io adoro gli enigmi complicati, e se non riesco a risolverne uno non dormo per settimane finché non trovo la soluzione.
E poi ho un quoziente intellettivo superiore.-
Benedict sbuffò irritato.
-Ripeto: non sei umano, e neanche simpatico. Comunque, ricapitolando:
Maschio, bianco, tra i venticinque e i trent’anni, con un ottima corporatura e una pessima conoscenza nel campo della moda. Non conosciamo il nome, l’indirizzo e il lavoro. Sul suo corpo abbiamo rinvenuto soltanto un rolex abbastanza costoso da pagare sei mesi d’affitto, un accendino nella tasca posteriore destra dei bermuda e una banconota da cinque euro nella sinistra. Abbiamo inviato la sua foto ovunque, persino ai giornali, per vedere se qualcuno lo riconosce, visto che tra le denunce delle persone scomparse non c’è nessuno che corrisponde alla vittima.
Ora, passiamo al ritrovamento del corpo: Stamattina, verso mezzogiorno meno un quarto, il camion di rifornimento del supermercato di fronte al quale abbiamo trovato la vittima era arrivato per scaricare le merci, solo che al posto delle buste di latte che avevano ordinato, è stato recapitato un morto.
Ovviamente i fattorini in preda al panico, inquinando con le loro impronte tutta la scena del crimine, hanno trasportato il corpo sull’asfalto, alla mercé di tutti i passanti.
E questo è tutto quello che sappiamo.
Ho inviato un paio di poliziotti ad interrogare i fattorini e il proprietario della ditta del camion nel quale c’era quell’uomo, e tra poco dovrebbero arrivarmi i risultati dell’autopsia e della balistica.
Ora me la merito una tazza di caffè?-
-In pieno.-
 
Non passò molto tempo da quel colloquio che i risultati degli esami arrivarono.
Ubald osservò attentamente il referto.
-Mh. Posso vedere la salma?- chiese l’ometto dopo un attimo di esitazione.
-Se proprio insisti… Comincio a pensare che non sia molto salutare per te stare sempre accanto ai morti.-
L’amico fece una smorfia di disappunto.
-Credimi, sono più felice di stare con loro che con qualsiasi altro essere bipede razionale che respira.-
-Dovrei offendermi?-
-Forse.-
Il tragitto fu breve, anche perché la sala anatomica si trovava nell’ospedale di fronte al commissariato.
Una giovane ragazza, con un sorriso smagliante e un camice bianco, accolse i due amici.
Ubald si chiese se fossero mai esistite ragazze sorridenti in una camera anatomica.
-Commissario. Signore.- Salutò, abbassando leggermente la testa.
-Lily, mia cara, come stai?-
La ragazza sorrise, di nuovo.
-Bene, signore.-
-E il morto?-
-Un po’ meno.-
Il commissario rise di gusto.
Questo scambio di battute fece accapponare la pelle ad Ubald.
-Dov’è James? C’è Ubald che vorrebbe fargli qualche domanda.-
-E’ di là, seguitemi.-
La ragazza li condusse attraverso uno stretto corridoio, fino ad arrivare ad una porta di metallo, semiaperta.
Un uomo robusto, di bassa statura, con una folta capigliatura brizzolata e un paio di occhiali spessi quanto il fondo di una bottiglia, stava armeggiando con un enorme bisturi vicino al lettino sul quale era posizionato lo sfortunato uomo di quella mattina.
Alzò leggermente la testa, fece un breve cenno di saluto , e continuò il suo lavoro.
Ubald non aveva mai avuto una particolare gioia nel vedere dei cadaveri semiaperti, ma comunque avrebbe fatto di tutto pur di risolvere i casi ai quali partecipava.
-Prego, è tutto vostro.-
Ubald non riusciva mai a capire se James fosse triste, irritato o solo annoiato. Aveva sempre la stessa espressione.
La visita durò poco, anche perché ciò che interessò di più l’ometto furono le mani.
Una volta finito il ‘tour’, i due amici si congedarono e ritornarono al commissariato.
Ripresa la loro postazione, i piccolo ometto disse:
-Hai visto le sue mani?-
Benedict sembrò sorpreso da quella domanda.
-Le mani? Perché avrei dovuto guardare le mani?-
Ubald sospirò affranto, come se la risposta l’avesse potuta trovare anche un bambino dell’asilo.
-Le mani, Benedict, le mani! Sono le mani più belle e curate che io abbia mai visto! Perché un uomo dalle mani così perfette si trovava lì, vestito in quel modo? di certo non si tratta di un pescatore.-
L’amico sembrò pensarci un po’ su.
-Magari aveva gusti particolari.-
-Non ci arrivi proprio, eh? È ovvio che quei vestiti non siano i suoi, ed è anche ovvio che non sia stata una rapina. A meno che il ladro non sia così stupido da lasciare un orologio così costoso sul polso della vittima.-
Benedict si portò una mano sugli occhi.
-Da dove incominciamo? Non abbiamo nessuna pista.-
Ma proprio in quel momento bussarono alla porta della stanzetta.
La faccia di un giovane poliziotto fece capolino.
-Signore, qualcuno è venuto qui al commissariato per riconoscere un cadavere.-
Ubald si illuminò e guardò l’amico.
-Dicevi?-
 

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