Chi ha ucciso Demi Devlin?

di LuckySussy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Numero 2 ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


-Negli ultimi tempi la domanda che sento ripetermi ogni volta che incontro qualcuno di estraneo, o qualche vecchio conoscente è sempre la stessa, ormai rispondo senza nemmeno pensarci, senza pensare a ciò che una risposta può far lasciar trapelare o può lasciar intendere all'immaginazione di un irriducibile amante di libri polizieschi, in realtà, appena un anno fa ero cauto nel rispondere, pensavo ad ogni parola che stavo pronunciando, anche a quali congiunzioni ci fossero tra esse, forse sono stati gli innumerevoli interrogatori a ridurmi così, o forse no, no. No di certo, mi sembra di ricordare, sebbene sia passato un largo lasso di tempo, che al mio primo interrogatorio riuscivo a misurare, lettera per lettera, le parole. Perchè il punto è proprio questo, sono le parole a fregarti, sempre, tutto sembra filar liscio e poi...per una dannata parola di troppo , e sei finito. Finita la tua relazione, finita la tua reputazione, finita la tua vita. Magari non m'importerebbe poi tanto se la ragazza di una settimana si offendese per qualcosa che non avrei dovuto dire, ecco. Però quando parlariamo di cose serie, e per cose serie intendo la mia libertà, io,sono attento. Lo so, dovrei rilassarmi, in primo luogo vorrei dirti smettila di fissarmi, e che non sono così comodo seduto qui, su questa stupida poltrona , mi guardo attorno , noto che ci sono un sacco di quadri di colori, colori brillanti, vivaci, arancione, giallo, rosa, però sono stati dipinti in maniera fioca,mi rilassano, sento i muscoli del collo allentarsi, l'ha fatto di proposito, ci scommetterei, e visto che è una lei, ha appeso il colore rosa tra questi dipinti...-

La donna dal camicetta bianca si sistemò gli occhiali che erano caduti lungo il naso a punta, lo guardava soddifsatta, aveva annuito di tanto in tanto durante la lettura.

" Molto bene, Noah" disse a fior di labbra, " Questo è quanto hai scritto il mese scorso, la nostra prima seduta, ricordi?".

Il ragazzo sdraiato si tirò su a sedere, non la guardava, i suoi occhi si muovemanto lungo il soffitto, " Sì, mi ricordo".

Noah Devlin non avrebbe mai potuto dimeaticare il giorno in cui oltrepassò la porta dello studio di Mrs Kelly Johnman, fu il giorno in cui comprese che per il resto del mondo o al meno secondo la polizia di Cockermounth, era pazzao . Pazzo da legare. Ma troppo inetto per essere considerato pericoloso, così , lo ripedirono a casa con una lettera controfirmata al fine di un”suppurto” psicologico. Si ritrovò sulla sedia, e davanti alla cattedra di Mrs Kelly, il maglione di lana nero a collo alto, occhiali fini, e sguardo sempre fisso davanti a lei. “ Sembrava intelligente” fu l'amara conclusione che Noah dovette constatare al fine del suo primo incontro con lei, e invece, non faceva altro che annuire e sorridere, come se stesse trattando con una scimmia o un animale da compagnia,

-... Il motivo per cui sono qui, è perchè nessuno mi crede, ma dico la verità. Ho ucciso mia cugina, Demi, sono stato io. Io... - Mrs Kelly lesse quella parte a voce alta, tratenne a stento uno sorriso e si rivolse a Noah con voce sicura.

“ Noah, dopo 20 sedute, dopo innumerevoli discorsi introspettivi, sei capace di rispondere ad una domanda? E sei capace di riuscire a rispondere con verità obbiettiva. Obbiettiva?” .

“ Ovvio” rispose Noah, guardandosi le unghie.

“ Noah, hai ucciso tua cugina?”

Noah distolse lo sguardo per posarlo fisso su Mrs Kelly. Il silenzio pervase la stanza fino a quando la sua bocca si aprì ;“ Sì, sono stato io “ esclamò con garbo.

La delusione era leggibile sul viso della psicologa ma non vi fu alcuna sorpresa. E così ritrovò il sorriso.

“ Ti trovi a tuo agio con me , Noah?” chiese.

“ Sicuro” mentì lui.

Mrs Kelly si alzò dalla sedia, “Bene” si diresse verso la porta“ Per oggi è tutto, Noah. Ci vediamo lunedì, e anche lunedì prossimo , e innumerevoli altri lunedì, sarebbe stato veramente sgradevole se tu non ti fossi sentito a tuo agio qui! Ma sento che siamo in buona sintonia io e te”.

Noah rimase immobile sulla sedia, non sarebbe mai finita, forse l'ultima seduta l'avrebbero svolta con lui sdraiato nella tomba, scosse la testa, “ Ci vediamo lunedì ”.

Uscì e tirò un sospiro di sollievo, forse era riuscito a commettere il delitto perfetto senza volerlo, era un assasino e nessuno ci credeva, pazzesco! Noah si avviò verso casa. Sperando che lunedì non arrivasse mai.


 

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Capitolo 2
*** Numero 2 ***


A casa non c’era nessuno ma Noah non ne rimase sorpreso, sua madre e suo padre erano due perone molto impegnate, in verita’ si chiedeva perche’ , suo padre Mike, lavorava come correiere del latte, e sua madre? Beh, sua madre lavorara in un panificio.  Lei tornavana appena aveva staccato il turno, eccetto rare occasioni in cui si fermava a parlare con le colleghe, oppure andava al bar del paese, lui sempre un po’ piu’ tardi gli piaceva intrattenersi con gli amici, bere una birra, e stare in loro compagnia,  pero’ l’orario di rientro era sempre e solo uno: quello di cena.
Noah era diverso, finita scuola, ritornava a casa, andava diretto in camera sua, e... giocava al computer.
La psicologa gli aveva chiesto piu’ di una volta ‘’Allora, Noah, com’è la tua giornata tipo? ‘’, ecco, quella era sicuramente la domana che odiava piu’ di tutte, perche’ non aveva una giornata tipo, o meglio dire, le giornate di Noah, erano di un solo tipo.  Aveva sentito alcuni dei suoi compagni di classe , non si sentiva poi tanto diverso, anche loro avevano una vita un po’ cosi, un po’ noiosa, l’unica differenza era che a sentire i loro racconti, le lamentele dei loro genitori erano stressanti : ‘’Sempre attaccato a quel computer’’ oppure ‘’ E studiare mai?’’, lui invece, non aveva questo problema.
I suoi genitori non si lamentavano di cosa facesse o no.
Noah guardo’ l’ora a destra dello schermo,  e senti’ distinto il suono della chiave che girava nella toppa,  la porta aprirsi e richiudersi pochi istanti dopo, il passo era leggero, sua madre era tornata.
‘’ Ciao, Noah’’, aveva detto la voce. Eppure nessuno era entrato nella sua camera.
‘’ Ciao, mamma’’ rispose, lui.
E poi, riprese a guardare lo schermo, ora era un soldato, il cecchino dritto verso di se, e correva.
Sua madre dalla cucina, aveva estratto dal frigo diverse cibarie, fette di manzo, e patate, vari tipi di verdura.
E Noah adesso stava saltando un edificio decadente, nello scenario desertico del gioco, qualche soldato spuntava di tanto in tanto, ma con colpi preci riusciva ad abbaterli tutti.
Sua madre aveva iniziato a pelare le patate, seduta, le lancette dell’orologio erano le uniche che intterompevano quel silenzio, eppure, c’era cosi’ tanto da fare; pelare le patate, infornarle, cucinare il manzo , lavare le verdure, lavare il tavolo. Doveva darsi una mossa se non voleva cucinare in ritardo, sarebbe stato davvero un peccato se suo marito ritornato da lavoro, avesse trovato un tavolo vuoto, ma che sciochezzze! Lei non era mai in ritardo, no, e anche questa volta ce l’avrebbe fatta. Sorrise. E la buccia cadde nella spazzatura, per un secondo guardo’ le scale, fino a dove il buio non le copriva, Noah era di sopra, in camera sua, e avrebbe gradito un buona cena, dopo aver passato il tempo giocando, avrebbe mangiato, studiato e poi sarebbe andato a dormire , era tutto perfetto, silenzio, e pulito.
Lo schermo si illumino’ di verde e la scritta ‘’ Sei fantastico, hai superato il livello’’ lo invase.
Noah si soffermo’ un attimo, guardo le due parole con piu’ attenzione.
‘’Sei fantastico’’,
Sorrise.

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