1 + 1 ça fait toujours 2

di Lizhp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On a toujours un bon prétexte ***
Capitolo 2: *** Je ne pense qu'à nos boum boum boum ***
Capitolo 3: *** On sait monter au septième ciel ***
Capitolo 4: *** S'aimer comme ça c'est pas vulgair ***



Capitolo 1
*** On a toujours un bon prétexte ***


Buooooongiorno :)

Allora, due o tre paroline su questa cosa che ho deciso di fare prima di lasciarvi alla prima OS.
Si tratta di una raccolta di mini storielle ispirate a Boum Boum Boum. Nonostante penso sappiate di cosa parla la canzone, come avete visto il rating è giallo: si tratta solo di storielle "leggere", ispirate alle strofe della canzone, ma senza cadere troppo nei dettagli.
Non c'è niente di impegnativo in questa raccolta, sono cose un po' così, per ridere.
Per ogni OS si parte da Mika e Andy che si ritrovano dopo un certo periodo di lontananza dovuta al lavoro.
Prima di ogni storia, vi metterò la/le strofa/e che l'hanno ispirata. Se non conoscete la traduzione dal francese, prima di leggerla, consiglio di andarvela a cercare, nella storia vengono utilizzate le parole della canzone di Mika.

E' qualcosa di un po' diverso da ciò che scrivo di solito: quello che viene scritto, in alcuni casi, può essere anche non verosimile, il tutto perché mi rifaccio unicamente al testo della canzone.
E proprio per questi motivi, ero mooooolto in dubbio se pubblicarla o meno; ragion per cui ringrazio Marauder_, Life In Fangirling Motion e VvFreiheit per averla letta in anticipo e avermi dato i loro pareri. 
E poi Lovemika, perché tempo fa mi aveva suggerito di riflettere su una strofa in particolare di questa canzone e vedere se ne usciva qualcosa (in ritardo ma qualcosa è uscito :P), perché ha letto mentre la scrivevo e mi ha fatto notare alcune cose che effettivamente non andavano e perché cambia idea ogni tre secondi (dovresti pubblicarla perché... però nello stesso tempo forse ha qualcosa di diverso.. no ma ho cambiato idea, pubblica che voglio recensire). Ti lascio due occhi teneri così non mi insulti *-*

Tutte le quattro storielle sono già state scritte, gli aggiornamenti saranno abbastanza frequenti.

Smetto di chiacchierare e vi lascio alla prima OS. 
 
 






On a toujours un bon prétexte

 

Qu'importe l'endroit, le contexte 
On a toujours un bon prétexte 
Pour tomber nos «fruit of the loom» 
Quand toi et moi on fait 
Boum boum boum


Atene, luglio 2012
 
Non capitava spesso che fosse Mika a trovarsi in un angolino, ad osservare Andy al lavoro. Di solito succedeva il contrario; in quei giorni invece il cantante si era preso una pausa più che meritata dai suoi impegni lavorativi e aveva deciso di raggiungere Andy ad Atene, dove stava portando a termine le riprese per un nuovo documentario.
Il biondino sembrava avere qualche problema con un’anziana signora che sembrava lo stesse facendo impazzire.
Sembrava, già, perché Mika non capiva nemmeno una delle parole che il compagno stava facendo uscire velocemente dalla sua bocca e che si riversavano sulla donna ad una velocità che a Mika sembrava disumana. Il libanese ci aveva comunque fatto l’abitudine, dopo sette anni di feste di compleanno in famiglia. Se ne stava in disparte, sorrideva e annuiva e se qualcuno si rivolgeva direttamente a lui Andy faceva da traduttore.
Il cameraman si aggirava con fare professionale tra le persone che avrebbero collaborato quel giorno alla realizzazione del video, impartendo indicazioni e sperando che queste venissero colte al volo; prima avrebbe finito, prima avrebbe potuto dedicarsi a un certo ricciolino, di cui sentiva gli occhi castani puntati addosso.
Sensazione corretta, dato che lo sguardo di Mika non lo abbandonava nemmeno per un secondo. Il suo istinto lo avrebbe spinto ad alzarsi, correre incontro alla figura slanciata del compagno e trascinarlo via da quel posto: il mese che avevano trascorso separati iniziava a farsi sentire sempre più pesantemente ed essere lì, a pochi metri da lui, ma non potersi avvicinare era terribilmente angosciante.
Passò un’ora buona prima che sentì la voce profonda di Andy pronunciare la parola greca che significava “grazie” e ormai il buio era calato su Atene. Quella strada in particolare sembrava essere deserta. Il biondo si avviò a passo svelto in direzione del compagno, riponendo la videocamera nella sua custodia con la stessa attenzione che si dedica ad un bambino piccolo.
Senza dire una parola, Andy afferrò la mano di Mika e lo trascinò fino alla macchina, per poi prendere posto dal lato del guidatore e partire.
-Cena con la tua famiglia, quindi?- domandò il libanese, sperando ancora di ricevere una risposta ben diversa da quella che si era sentito dire l’ultima volta che aveva parlato al telefono con il ragazzo.
-A quanto pare vogliono approfittare del fatto che tu sia qui per passare del tempo tutti insieme- commentò il greco, usando un tono di voce in cui non si sforzò nemmeno di mascherare tutta la sua disapprovazione per questa idea malsana venuta a sua madre un paio di giorni prima. Non che non gli dispiacesse stare con la sua famiglia, ma ormai si trovava ad Atene da qualche settimana e li stava vedendo fin troppo spesso, a differenza del tempo che aveva trascorso ultimamente con il cantante, che era davvero troppo poco per i suoi gusti.
Mika, dal canto suo, non si trovava male con la famiglia di Andy, nonostante il problema della lingua; tuttavia, dopo un mese di lontananza, tutto quello che avrebbe voluto fare in quel momento era chiudersi nella piccola casa che il biondo possedeva ad Atene e passare del tempo con lui, con lui e basta.
Mika si morse il labbro inferiore, iniziando a ripetere tra sé e sé le frasi che avrebbe usato mezzora dopo la fine della cena, per convincere tutti di quanto il viaggio fin lì fosse stato stressante e di quanto avesse bisogno di riposare.
-Oh, al diavolo!- l’esclamazione di Andy lo fece sobbalzare. O forse a farlo sobbalzare fu la virata brusca che il biondo compì all’improvviso verso destra, imboccando una vietta che di certo non li avrebbe condotti a casa dei genitori di Andy. Mika venne scaraventato bruscamente verso sinistra, finendo con la testa direttamente contro la spalla del folle guidatore che stava al suo fianco.
-Andy?- chiese perplesso il libanese, dopo che si risistemò sul suo sedile –Ora assomigli a me nella guida, è preoccupante-
-Non chiedere nulla- lo apostrofò il biondo, concentrandosi sulla strada ed esibendosi in un mezzo sorriso.
Percorsero quella stretta via per un paio di minuti, poi Andy svoltò a sinistra.
E a destra.
Poi sinistra.
Ancora sinistra, giungendo infine su una strada sterrata.
Un grosso curvone e poi Andy abbandonò la strada principale, dirigendosi verso…
-Dove siamo?- chiese Mika, guardandosi intorno. Sembrava fosse un boschetto, alberi alti li circondavano e la macchina ormai stava viaggiando sull’erba.
-Non ne ho idea- rispose semplicemente il biondo. Guidò ancora per qualche minuto poi fermò la macchina, spegnendo il motore. Scese dalla vettura e si diresse a grandi passi verso il lato del passeggero, seguito dallo sguardo confuso di Mika. Il greco aprì la portiera, afferrò un braccio del compagno e lo fece scendere dalla macchina.
Richiuse la portiera e, prima che Mika potesse anche solo rendersi conto di quello che stava succedendo, si ritrovò con la schiena contro la macchina, schiacciato dal corpo del compagno. Le labbra di Andy raggiunsero le sue, in un bacio passionale che entrambi aspettavano da troppo tempo.
Le mani di Andy avevano intrappolato il viso di Mika, mentre quelle del libanese erano andate a stringere i fianchi del compagno, avvicinando il suo corpo ancora di più.
Si allontanarono solo in assenza di fiato, rendendosi conto che il respiro di entrambi si era fatto pesante e il cuore aveva accelerato notevolmente i battiti.
Quella breve distanza non durò molto, perché Andy si avvicinò nuovamente alle labbra del compagno, infilando le mani al di sotto della sua maglia, accarezzando la pelle calda in quel momento però percorsa da brividi.
-Siamo all’aperto, Andy- gli fece notare Mika nelle brevi pause che si concedevano tra un bacio e l’altro.
Il biondo non si prese la fatica di rispondere e sprecare fiato, ma circondò il corpo di Mika con le braccia, allontanandolo dall’auto. Aprì la portiera e lo spinse sui sedili posteriori, posandosi su di lui.
Non era stata una grande idea, dato che entrambi non raggiungevano i due metri di altezza per pochi centimetri, ma poco importava.
-In macchina?- sussurrò Mika contro le labbra del biondo, esibendosi in un mezzo sorriso malizioso.
Era chiaro che volesse solo prenderlo in giro, non gli avrebbe permesso di allontanarsi nemmeno per un secondo.
-Che ti importa del luogo?- domandò Andy, prima di iniziare ad occuparsi del collo di Mika, sperando così di farlo zittire.
Un piccolo gemito, ma poi il compagno parlò di nuovo, con l’intento di stuzzicarlo ancora un pochino.
-Ma la cena con la tua famiglia?- in effetti, avrebbero già aver dovuto fare il loro ingresso nella casa.
-Ho finito tardi di lavorare- rispose prontamente Andy che, durante il tragitto, aveva già elaborato tutte le scuse del caso.
-Ma siamo già in ritardo-
-Come se con te fosse una novità-
Un pizzicotto ben assestato colpì il fianco di Andy. Il biondo si esibì in un mezzo sorriso, tornando poi alle labbra di Mika.
La maglietta di Mika finì ben presto sui sedili anteriori, mentre le mani di Andy cominciavano ad accarezzare il petto del compagno, scendendo fino ai pantaloni. Slacciò il bottone, ma ancora non li sfilò, tornando a coprire la pelle di Mika di baci delicati.
Il libanese aveva finalmente lasciato perdere le parole e le sue mani avevano appena stretto i lembi della maglia di Andy, quando la suoneria del cellulare del greco interruppe per un attimo l’atmosfera che si era creata.
Dopo un piccolo attimo in cui si fissarono negli occhi, Andy fece spallucce, e lasciò un lieve morso sulle labbra del compagno, continuando la sua dolce tortura.
-Si staranno chiedendo dove siamo- sussurrò Mika con un sorriso malizioso, facendo passare una mano tra i capelli del biondo, mantenendo così il viso del compagno vicino al suo.
-Se sto lavorando non posso rispondere- commentò frettolosamente Andy, zittendo nuovamente il compagno posando le labbra sulle sue.
-Lavorando, certo- sussurrò Mika, prendendolo in giro –Ogni scusa è buona- ma, nel frattempo, sfilò la maglietta del compagno, regalandogli l’ennesimo sorriso.




 
 

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Capitolo 2
*** Je ne pense qu'à nos boum boum boum ***


Je ne pense qu'à nos boum boum boum


Quand t'es pas là j'fais n'importe quoi 
J'prends des kilos des téquilas 
Je chante les chansons d'Oum Kalsoum 
Je ne pense qu'à nos boum boum boum

 
Et tous les bourgeois du 16ème 
se demandent pourquoi je t'aime 
Pour le voir pas besoin d'un zoom 
quand toi et moi on fait boum boum boum

 
Hier on était chez ta mère, 
Elle a failli tomber par terre 
En entrant dans le dressing room 
Quand toi et moi on f’sait 
Boum boum boum
 

Parigi, marzo 2014
 
Le Bar de l’Hotel.
Si diceva che in questo pub Oscar Wilde avesse trascorso i suoi ultimi giorni di vita, senza negarsi di tanto in tanto un bicchierino di assenzio.
Era un posto che a Mika non dispiaceva affatto; la prima volta che ci era stato, era stato attirato proprio da queste dicerie su Oscar Wilde, un personaggio che lui aveva sempre ammirato molto. Quel posto aveva mantenuto lo stesso arredamento di un tempo, cosa che al libanese era sempre piaciuta: il tavolino su cui era seduto anche in quel momento aveva visto nascere parecchie sue canzoni, negli ultimi anni.
Quella sera però non si trovava lì per scrivere.
Un forte bruciore invase la sua gola subito dopo che ebbe appoggiato l’ennesimo bicchiere di tequila sul tavolo; sospirò, poi alzò la mano per farsi notare dal cameriere e chiederne un altro.
Forse stava esagerando un pochino.
Ma che importanza aveva, che altro avrebbe potuto fare in quella fresca serata parigina?
Andy non c’era, non ancora almeno. Sarebbe dovuto ritornare quel giorno dalla Grecia, ma lo aveva avvertito che c’erano problemi con i voli e non sapeva quando sarebbe riuscito ad arrivare a Parigi, anche se non pensava di riuscirci prima del giorno successivo.
Mika, incurante della gente intorno a lui che ormai affollava Le Bar de L’Hotel, iniziò a canticchiare una canzone, che sapeva essergli rimasta in mente dalla sua infanzia, ma di cui non riusciva a ricordare titolo e autore.
Nel frattempo arrivò l’altro bicchiere di tequila: il ragazzo non lo bevve subito, ma lo osservò per un attimo, continuando a canticchiare quel ritornello conosciuto, mentre la sua mente tornava a qualche mese prima.
 
L’extra factor sembrava durare all’infinito, chissà perché.
Forse perché era stata una delle sue ragazze ad essere eliminata, e quindi era obbligato a prendere la parola più di frequente.
Sapeva che ad attenderlo, dietro le quinte, c’era Andy, ma non l’aveva ancora visto.
Andy e famiglia.
I genitori di Andy avevano deciso, finalmente, di farsi un giro per l’Italia e, approfittando del fatto che il figlio dovesse raggiungere Mika a Milano, erano partiti con lui.
Per una sera li avrebbero ospitati nel loro appartamento, poi sarebbero partiti per un giro turistico.
Il biondo aveva però insistito nell’andare agli studi di X Factor ad aspettare il compagno; non sapeva nemmeno lui bene il perché, forse voleva solo rivederlo il prima possibile.
Quando finalmente Mika fu libero di alzarsi da quel tavolo, corse dietro le quinte alla ricerca di Andy.
Non fu difficile trovarlo: aprì la porta del suo camerino e lo trovò appoggiato al davanzale della finestra, intento a guardare il cielo scuro e coperto di nubi di Milano.
Quando il greco sentì la porta aprirsi, si voltò e incrociò quegli occhi tanto familiari che in quel momento lo stavano letteralmente squadrando, curvati leggermente in alto a causa di quel sorriso enorme che era appena nato sul volto di Mika.
Andy ricambiò lo sguardo, osservando ogni minimo dettaglio del compagno ben vestito per il live del talent italiano.
-Non male- commentò il biondo, indicando il vestito di Mika, che trovava gli calzasse a pennello.
-I tuoi?- chiese il riccio, guardandosi intorno, come se si aspettasse di vederli saltar fuori dall’armadio appoggiato alla parete.
-Sono in giro- rispose Andy, con un’alzata di spalle.
Mika allora chiuse la porta del camerino alle sue spalle, dando un giro di chiave. Si tolse la giacca e la lanciò sulla piccola poltrona rossa che stava lì accanto e si slacciò i primi due bottoni della camicia, che ormai iniziava a dargli fastidio: faceva sempre troppo caldo in quel posto.
-Com’è andata stasera?- gli chiese Andy con un filo di voce, mentre Mika si avvicinava a lui.
-Una delle mie ragazze è stata eliminata-
-Mi dispiace- gli disse Andy, proprio nel momento in cui il compagno lo raggiunse e intrecciò le dita delle mani alle sue, costringendolo con la schiena al muro e il volto vicinissimo al suo.
Fu questione di un attimo e Andy annullò la distanza che li separava con un bacio frenetico e pieno di desiderio. Forse era stato il suo profumo, forse la lontananza delle settimane precedenti, forse quegli occhi che non l’avevano abbandonato nemmeno per un secondo.
Una sua mano corse tra i riccioli castani del compagno: li strinse tra le dita, non permettendo così a Mika di allontanarsi nemmeno per un secondo.
-E… ci sei rimasto… male?- chiese Andy, col respiro affannoso, nel momento in cui Mika decise di dargli qualche secondo di tregua per riprendere fiato, anche se le sue labbra si erano spostate sul suo orecchio in quel momento.
-Un po’- sussurrò Mika, soffiando quelle parole sul suo collo, dove si era appena spostato.
Andy cercava di far chiarezza nella sua mente, cosa alquanto difficoltosa in quel momento: si trovavano nel camerino di Mika, subito dopo la fine di X Factor, con il corridoio rumoroso e pieno di gente, i suoi genitori chissà dove, che sarebbero potuti entrare da un momento all’al… una mano di Mika accarezzò delicatamente il suo collo per poi spostarsi sui bottoni della camicia, iniziando a slacciarli.
In fondo, si ritrovò a pensare Andy, X Factor era finito e Mika non stava più lavorando, in più il corridoio pieno di gente chiacchierona non avrebbe fatto altro che impedire di ascoltare quello che loro due dicevano dentro. La porta, tutto sommato, era chiusa a chiave e nessuno sarebbe potuto entrare da un momento all’altro e i suoi genitori probabilmente avevano trovato qualcuno con cui chiacchierare… in greco?
Beh, comunque la porta era chiusa a chiave, si ripeté il biondino, di nuovo: nemmeno i suoi avrebbero potuto sfondarla.
Il ragionamento non faceva una piega.
Mika aveva slacciato i bottoni della sua camicia con una lentezza disarmante che aveva fatto impazzire Andy ed ora stava facendo passare una mano dal suo petto alla sua schiena: il momento per pensare era finito.
Spazio e tempo sparirono, completamente sopraffatti dal profumo di Mika che ormai sembrava gli fosse entrato fin sotto la pelle.
In netto contrasto con la calma pacata che aveva mostrato il libanese fino a quel momento, Andy invertì bruscamente le posizioni e con la mano destra tolse la camicia di Mika dai pantaloni, da un lato, per poi far scorrere la sua mano sotto di essa. L’altra mano tornò a torturare i riccioli del compagno, stringendolo sempre di più a sé.
Non seppero bene come, ma finirono seduti sulla poltrona su cui Mika aveva lanciato la giacca, i corpi ancora più vicini di prima.
Andy aveva appena appoggiato due dita sui pantaloni di Mika quando tre colpi secchi alla porta fecero sobbalzare entrambi.
-Andy, sei lì?-
Sua madre.
Mika appoggiò la fronte alla spalla di Andy, emettendo un suono che somigliava molto ad un grugnito.
-No, no, Mika… spostati da sopra di me- sussurrò il greco, cercando di far alzare il compagno. Doveva aprire e prima doveva riabbottonarsi la camicia e i pantaloni e... i suoi occhi corsero verso il basso.
E rendersi presentabile, decisamente.
-Posso dire che ha scelto davvero il momento giusto per bussare?- brontolò Mika, senza muoversi.
-Mika, dannazione! Mia madre!- esclamò il biondo, costringendolo infine ad alzarsi a forza di spinte e cercando di renderlo consapevole del fatto che non avessero molto tempo per sistemarsi.
Mika, una volta che si fu alzato da Andy, realizzò a pieno la situazione: nella sua mente si materializzò l’immagine della donna dentro quel camerino, con loro due che ancora portavano i segni evidenti di ciò che stavano per fare.
Istintivamente, si passò una mano tra i capelli, cercando di sistemare il disastro che Andy aveva combinato poco prima, con scarsissimi risultati.
Andy si riallacciò il bottone dei pantaloni per poi passare alla camicia.
-Cazzo!- imprecò, quando si rese conto che, dalla fretta, aveva sbagliato ad allacciare la camicia ed ora gli restava un bottone slacciato.
Mika non riuscì a trattenere un sorrisetto osservando Andy allacciarsi con mani tremanti la camicia; stava forse cercando di sdrammatizzare? Era quasi sicuro che tra qualche secondo la sua voglia di sorridere sarebbe sparita nel nulla.
Il biondo slacciò di nuovo tutti i bottoni e ricominciò da capo, prestando attenzione questa volta.
-Andy?- di nuovo, la voce di sua madre.
-Un attimo!- urlò il biondo, alzando gli occhi al cielo –Tu continua pure a ridere eh, non aiutarmi!- ruggì poi Andy, rivolto a Mika.
-Ti aiuto a… allacciarti la camicia?- chiese il riccio, alzando un sopracciglio, ma avvicinandosi comunque al compagno, mentre ancora le sue mani correvano tra i suoi capelli frettolose.
Andy alzò lo sguardo sul ragazzo che ancora aveva i due bottoni della camicia aperta e continuava a tormentarsi i capelli per cercare di farli tornare normali.
-No, no, no, ho cambiato idea, stai fermo. Non fare un altro passo- borbottò frenetico il biondino: far avvicinare Mika in quel momento non avrebbe contribuito alla sua idea di rendersi presentabile.
Il cantante fece per allungare una mano verso la chiave e aprire la porta alla madre di Andy.
-Oh, fermo! Che fai?- lo rimproverò il biondo, freneticamente, mentre recuperava anche le scarpe.
-Infilati quella camicia ancora nei pantaloni!- lo rimproverò Andy, indicandolo.
Per tutta risposta, Mika sbuffò, eseguendo comunque gli ordini del compagno.
Finalmente il riccio riuscì ad aprire la porta.
-Come mai ci avete messo tanto?- la madre di Andy entrò nel camerino, osservandoli entrambi.
-Oh, Mika era un attimo in bagno e io non sapevo dove aveva messo le chiavi, e…-
Andy si grattò la testa, rendendosi conto che non era suonato convincente nemmeno a se stesso. Gli occhi della donna si soffermarono per un attimo sul volto rosso del figlio e sulla sua camicia stropicciata. Poi corsero a Mika: i riccioli in disordine, la camicia malamente infilata nei pantaloni da un lato e anche le guance del ragazzo colorate di una leggera sfumatura di rosso.
Anche Andy fissò Mika da capo a piedi, sperando che nella sua attenta osservazione, sua madre si fosse fermata solo ai loro volti.
Ci fu qualche secondo di silenzio, sicuramente tra i più imbarazzanti di tutto la vita di Andy.
E di Mika anche.
-Allora, quando partiamo?- chiese infine la donna, scuotendo leggermente la testa e puntando gli occhi al pavimento.
-Tra poco, il tempo di… cambiarmi- e Mika indicò il vestito del live che ancora indossava.
-Okay, allora vi aspettiamo fuori- i due ragazzi annuirono e osservarono la mamma di Andy uscire dal camerino e chiudersi la porta alle spalle.
Andy si prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte al muro. Mika, dietro di lui, si passò una mano tra i capelli, ancora imbarazzato.
-Beh, sai…-
-Non una parola, Mika- lo zittì Andy, alzando una mano in segno di avvertimento –Sto cercando di dimenticare-
Mika sorrise, ma fu ben attento a non farsi vedere da Andy.
-Magari ti ha creduto… era una buona scusa- suggerì esitante il libanese.
Andy si voltò, osservando il compagno ancora una volta. Se per caso sua madre avesse notato la camicia malamente sistemata da Mika, non poteva di certo non aver notato qualcos’altro. Il greco quindi si limitò ad alzare un sopracciglio, scettico.
Mika osservò se stesso e poi Andy, capendo perfettamente i pensieri del compagno: -O magari no- concluse in un altro sussurro, scompigliandosi nuovamente i riccioli.
Andy sospirò.
Ormai quel che era stato fatto non si poteva cambiare. Il greco gli sorrise lievemente.
-Dai, cambiati e andiamo. E smettila di torturarti quei capelli. Meglio non farli aspettare troppo- disse poi Andy, scuotendo leggermente la testa.
-Forse è meglio- concordò Mika, iniziando a recuperare i suoi vestiti.
 
Mika si ritrovò a ridere da solo di fronte al suo bicchiere di tequila ancora pieno.
Oum Kalsoum, ecco di chi era la canzone che stava ancora canticchiando, ora a singhiozzi, perché il ricordo della madre di Andy lo stava facendo ridere, ridere, ridere.
Forse un po’ troppo.
Osservò la tequila e si decise a mandare giù anche quel bicchiere, nello stesso momento in cui il suo telefono, appoggiato sul tavolo, gli segnalò l’arrivo di un nuovo messaggio.
“Dove sei?”
Era Andy, probabilmente era tornato a casa.
“Le Bar de l’Hotel” rispose immediatamente il ragazzo, continuando sempre a ridere, ora non sapeva più nemmeno lui perché.
Forse era il caso di fermarsi con i tequila. Riprese a canticchiare la canzone di prima mentre la sua mente tornava ancora al ricordo di poco fa.
Ora lo faceva ridere, ma in quel momento si ricordava di aver riso ben poco; o forse rideva solo per colpa dell’alcol che ormai aveva raggiunto il suo cervello.
-Ma che stai facendo?- una voce divertita alle sue spalle lo distrasse dai suoi pensieri.
Mika si voltò e si ritrovò Andy in piedi accanto a lui, che lo osservava con un mezzo sorriso ben impresso sulle sue labbra. Un sopracciglio del biondo scattò in alto quando notò i bicchierini vuoti sul tavolo di fronte al ragazzo.
-Cos’altro potrei fare senza di te?- biascicò Mika, alzandosi.
Andy rise: era decisamente ubriaco. Talmente ubriaco che si fiondò su di lui, stringendolo in un abbraccio.
-Oh, Mika, fermo! Siamo in un pub!- gli disse Andy, cercando di allontanarlo da lui.
Il greco odiava le complicazioni ed eventuali foto di loro due che si abbracciavano in un pub rientravano decisamente nella categoria “complicazioni”.
-Sì, lo so- rispose Mika, senza abbandonare Andy –E tu sei appena tornato- constatò, allungando l’ultima lettera della parola.
Andy finalmente riuscì ad allontanarlo, scuotendo la testa.
-Dai, andiamo a casa- gli disse, indicando la porta d’uscita.
-Oooooooh sì- rispose Mika, barcollando fino alla porta. Andy prese il telefono del compagno, dimenticato sul tavolo, e lo seguì per le strade di Parigi.
-Abbiamo esagerato un pochino con l’alcol, non credi?- tentò di suggerire Andy mentre si incamminavano verso casa, sempre sorridendo, mentre osservava le guance rosse di Mika e gli occhi leggermente lucidi.
-Noooooo- rispose Mika, sempre biascicando le parole e scuotendo la testa –Sto bene- affermò poi convinto.
-Certo- gli diede corda il biondo, afferrandolo per un braccio e impedendogli di schiantarsi contro un palo della luce.
-Sai cosa mi è venuto in mente…- continuò il libanese, come se nulla fosse successo –Una canzone di Oum Kalsoum- e iniziò di nuovo a canticchiarla –Ma non ricordo il titolo- disse poi, facendosi pensieroso-
-Mika, il cestino!- esclamò Andy, afferrando per la seconda volta il braccio del compagno per evitare che inciampasse.
Il libanese, a causa della spinta di Andy, finì dritto addosso al compagno, iniziando di nuovo a ridere istericamente, senza riuscire a fermarsi.
-Dannazione, Mika- disse Andy, guardandosi intorno preoccupato che qualcuno potesse vederli e riconoscerlo. Tuttavia, di fronte a quella risata, non riusciva proprio a levarsi quel sorriso dalla faccia.
-E lo sai a cos’altro ho pensato?- continuò Mika, tra una risata e l’altra.
-No, a cosa?- sospirò Andy, cercando di riprendere a camminare, nonostante il riccio non si staccasse da lui.
-A un po’ di tempo fa…- iniziò il libanese, alzando ancora il tono della voce e assumendo un’espressione maliziosa –A quando tua madre è entrata nel camerino mentre noi stavamo facendo…-
-Sssh, Mika, zitto! Abbassa la voce!- lo rimproverò Andy, mentre il compagno si appoggiava di nuovo a lui, affondando il volto nella spalla e continuando a ridere.
Per fortuna il biondo era stato abbastanza pronto ad interrompere le parole di Mika, non osava pensare come avrebbe potuto continuare quella frase.
-Ti vergogniiiiiii?- gli chiese Mika, sempre con quella cadenza nel tono di voce tipico di chi è fin troppo allegro –Alla fine è stato divertente-
-Come no, ricordo che siamo morti dalle risate quel giorno- sussurrò Andy sarcasticamente, cercando di nuovo  di far abbassare la voce a Mika e di sciogliere quell’abbraccio che avrebbe potuto vanificare in qualsiasi momento tutti i loro tentativi di riservatezza.
-Andy?-
-Sì, Mika?-
-Quei due signori ci fissano- disse con semplicità, come se fosse una cosa da nulla.
Il biondo si voltò e notò che due signori distinti, in giacca e cravatta, li stavano osservando con sguardo strano. Erano abbastanza su con l’età e non si stavano sforzando di celare la loro disapprovazione. Sicuramente, da quella distanza, avevano sentito tutto.
-Si staranno chiedendo che cosa stiamo combinando, e se stiamo insieme- spiegò Andy, riuscendo finalmente a far fare qualche passo a Mika, lontano da quei due signori francesi che di certo ora stavano sussurrando qualcosa su loro due.
-E dici che hanno sentito tutto?-
-Direi di sì- sospirò il biondo.
-Allora non ci vuole proprio tanto per capire che stiamo insieme-
-Ah no?- lo punzecchiò Andy, dato che ormai si erano allontanati da quei due signori ed erano vicini alla porta di casa.
-No, perché pensa se ci vedessero come ci ha visti tua madre…-
-Mika! Ti prego- lo interruppe di nuovo Andy, scuotendo la testa divertito e aprendo la porta, facendo entrare il compagno.
-Dicevo solo che avrebbero capito tutto subito se avessero visto come…-
-Mika, fila a letto- lo interruppe di nuovo Andy, prima che il compagno potesse dire qualcosa che lo avrebbe fatto arrossire ancora di più.
Ci fu un attimo di silenzio e quando il biondo guardò il ragazzo, si accorse del sorrisetto malizioso che aveva preso forma sul suo viso.
-Okay- rispose Mika, trascinando Andy per un braccio verso di sé e iniziando a camminare verso la camera.
-Oh, no! Te lo scordi!- gli disse il greco, ridendo, quando entrambi atterrarono sul materasso.
-Tu ora dormi- affermò con convinzione.
-Ma tu hai detto a letto, non a dormire- gli fece notare Mika –E siamo a letto- concluse infine, come se il ragionamento non facesse una piega.
-Sì, siamo a letto e tu ora dormirai- ripeté di nuovo Andy, lasciandogli un bacio sulla fronte e sfuggendo poi alla sua presa per andare in bagno, a lavarsi i denti.
-Che noia che sei- lo sentì borbottare, prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle.
Quando Andy tornò in camera, trovò Mika già profondamente addormentato, spalmato sull’intero letto, il volto affondato nel cuscino.
Scosse la testa e rise tra sé e sé, ripensando a tutto quello che aveva detto nella strada di ritorno verso casa.
Si sedette dal suo lato del letto e spinse una gamba di Mika, per farsi spazio: nessuna reazione, era davvero crollato. Spostò anche il braccio che il cantante aveva allungato sul suo cuscino e finalmente riuscì a stendersi. Lo osservò un’ultima volta e fece passare una mano tra i suoi capelli, in un tocco leggerissimo, poi spense la luce e chiuse gli occhi.

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Capitolo 3
*** On sait monter au septième ciel ***


On sait monter au septième ciel

 
Dans les ascenseurs des hotels 
On sait monter au 7ème ciel 
On envoie balader les grooms 
Quand toi et moi on fait boum boum boum

 
Quand on reçoit des invités 
On ne sait même pas résister 
Entre le thé et les Loukoums 
y a le temps d’faire boum boum boum 


 
Tokyo, aprile 2013
 
-Wow-
Mika sorrise nel vedere l’espressione di Andy mentre osservava il grande palazzo di fronte a loro.
-Wow- ripeté di nuovo il biondino, osservando le grandi pareti di vetro che circondavano l’hotel in cui Mika alloggiava.
-WOW- esclamò infine, alzando di poco il tono della voce, quando si rese conto dell’altezza effettiva dell’imponente struttura di fronte a lui.
-Qualcosa mi dice che ti piace- commentò con un sorrisetto Mika, invitandolo ad entrare.
Il cantante ormai alloggiava in quel posto da un paio di giorni e Andy, terminato il lavoro, non aveva perso l’occasione di farsi un viaggio in Giappone per andare a trovarlo.  
-Accidenti, Mika! Avrai bruciato lo stipendio di un anno per venire qui- commentò il greco, guardandosi intorno e sentendosi incredibilmente piccolo in mezzo a quel posto.
-Dai andiamo! Di sopra ci sono tutti quanti che ci aspettano-
La famiglia di Mika infatti, in occasione di quel suo concerto in Giappone, aveva deciso di seguirlo al completo. La maggior parte di loro collaborava per le scenografie del tour, ma anche gli altri avevano accettato di buon grado di trascorrere qualche giorno dall’altra parte del mondo.
-A che piano stai?-
-Cinquantaduesimo- lo informò il libanese, salendo su un ascensore subito dopo il compagno e schiacciando il numero cinquantadue.
-Comunque buongiorno, eh- lo salutò Mika.
Il taxi di Andy si era fermato proprio di fronte all’hotel e da quel momento l’attenzione del greco era stata catturata solo dall’edificio.
-Ciao- lo salutò Andy con un sorriso, mentre la sua mente passava dalla bellezza dell’hotel a quella del ragazzo nel giro di un secondo, mandando in cortocircuito la sua capacità di ragionare lucidamente.
Si avvicinò a lui e raggiunse le sue labbra, abbracciandolo all’altezza della vita: lo coinvolse in un bacio passionale, muovendo con decisione le labbra su quelle Mika.
-Così va meglio- sussurrò Mika, quando Andy gli permise di allontanarsi leggermente mentre lui iniziava ad avere un po’ di fiatone e un principio di tachicardia.
-Ah sì?- gli chiese Andy e con un sorriso tornò ad occuparsi delle sue labbra, facendolo appoggiare alla parete dell’ascensore.
Mika sorrise sulle labbra del ragazzo poco prima di iniziare a far scorrere lentamente le sue mani al di sotto della maglietta, accarezzando ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere, mentre entrambi i ragazzi diventavano inevitabilmente prigionieri e dipendenti l’uno dal tocco dell’altro.
In quel momento una voce annunciò loro che erano giunti al cinquantaduesimo piano.
-No, no, non siamo arrivati- dichiarò convinto Andy, schiacciando un bottone a caso quando le porte si aprirono, facendole richiudere subito.
-Andy, ma stiamo scendendo di nuovo- constatò Mika, ridendo.
-Ma davvero? Salire, scendere, che differenza fa- e fece per tornare a schiacciare Mika contro la parete dell’ascensore, ma il riccio fu più veloce e questa volta invertì le posizioni, riprendendo esattamente da dove si era fermato poco prima.
Mentre le sue mani scorrevano al di sotto della maglietta, le sue labbra iniziarono a lasciare migliaia di baci sul volto e sul collo del biondino che, perso ogni genere di controllo, iniziò a far correre le dita proprio all’inizio dei pantaloni di Mika.
Un leggero mugolio uscì dalle labbra di Andy e con la coda dell’occhio vide che ormai erano quasi giunti al piano terra, proprio quando le mani di Mika, dalla schiena, stavano lentamente scendendo verso il basso, raggiungendo i pantaloni.
-Cinquantaduesimo piano, vero?- sussurrò, ormai col fiatone, schiacciando di nuovo il bottone e facendo salire l’ascensore prima che si fermasse, tornando poi a chiudere gli occhi e a godersi le attenzioni del suo ragazzo.
-Lo farai bloccare se continui così- gli sussurrò Mika all’orecchio, facendolo rabbrividire, mentre le mani ancora non si spostavano da dove si erano appoggiate poco prima.
-E quanto pensi che ci impiegherebbero a tirarci fuori?- chiese Andy, curioso, riflettendo sul fatto che in quel momento non gli sarebbe affatto dispiaciuto fermarsi lì dentro per un po’.
Mika rise e scosse la testa: -Che scemo che sei- commentò, notando il tono malizioso con cui il compagno gli aveva rivolto quella domanda. Per tutta risposta, Andy intrecciò le dita a quelle di Mika, invertendo le posizioni e portando le mani sopra la testa, facendo aderire perfettamente i loro corpi con movimenti meticolosamente calcolati.
Andy mosse nuovamente il bacino, facendo gemere Mika sulle sue labbra: sorrise sulle sue labbra. Un sorriso furbo, soddisfatto, malizioso. Ma proprio in quel momento, il suono di un campanello e una voce li avvisarono che erano giunti a destinazione.
Furono costretti ad allontanarsi quando raggiunsero il cinquantaduesimo piano. Le porte si aprirono e una giovane coppia giapponese stava attendendo l’ascensore. I due ragazzi scesero immediatamente e lasciarono salire i due giovani, che stavano chiacchierando in giapponese. Anzi, probabilmente discutendo, visto il tono minaccioso con cui lei si stava rivolgendo a lui. Quando le porte dell’ascensore si chiusero, Mika e Andy iniziarono a ridere, cercando di calmarsi entrambi, e di riprendersi da ciò che li aveva appena colti all’improvviso all’interno di quelle quattro piccole pareti.
-Lasciamo a piedi anche le giovani coppie- commentò Mika, chiedendosi da quanto tempo quei due stessero aspettando l’ascensore.
-In tutti i sensi mi sa- aggiunse Andy, ripensando a ciò che era appena successo sull’ascensore e riflettendo sul fatto che probabilmente, invece, quella giovane coppia appena salita si sarebbe fatta il viaggio fino al piano terra discutendo.
Si ritrovarono di nuovo entrambi a ridere, appoggiati al muro del corridoio.
-Siete arrivati finalmente! Che c’è da ridere?- Zuleika, avendo sentito le voci di suo fratello e di suo “cognato”, aveva aperto la porta della stanza e ora li stava osservando.
-Nulla di importante- tagliò corto Mika, avviandosi con Andy all’interno della camera.
-Oh, eccovi. Pensavamo vi foste persi nell’hotel- li accolse Joanie, avvicinandosi per salutare Andy.
-L’ascensore non funzionava bene- si limitò a spiegare il biondino, in un tono di voce stranamente convincente –Lo chiamavano da troppi piani, continuava a salire e scendere-
Mika dovette metterci tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a ridere.
-Ah sì, anche ieri non funzionava bene, ma in teoria avevano detto che era tutto a posto- intervenne Paloma dal divano.
Questa volta sforzarsi di non ridere fu davvero troppo difficile, anche perché Andy passò accanto a Mika e sussurrò, in modo che solo lui potesse sentire –Quindi con chi hai usato l’ascensore ieri? Mi devo preoccupare?- alla fine il libanese si lasciò andare ad una leggera risata, lasciando un pizzicotto ad Andy e attirando gli sguardi di tutta la sua famiglia.
-Ma che avete voi due?- chiese di nuovo Zuleika, osservandoli curiosa.
-Niente. Allora, si mangia?- chiese Mika, cambiando nuovamente argomento ed osservando la merenda pronta sul tavolino, preparata appositamente da Joanie.
Si sedettero tutti attorno al tavolino e iniziarono a dar fondo a tutte le pietanze che erano state preparate, chiacchierando un po’ del concerto imminente e di come sarebbe stato organizzato anche il più piccolo dettaglio.
-È meglio che io vada un attimo a sistemare la valigia, devo recuperare il caricatore dal fondo- disse ad un certo punto Andy, quando il cellulare che usava per il lavoro ormai si stava per spegnere: attendeva una chiamata importante da un uomo che gli aveva commissionato un documentario, non poteva perderla.
-Scusatemi- disse a tutti quanti, prima di dirigersi in camera e aprire il suo bagaglio, iniziando a togliere il mucchio di vestiti.
-Lo aiuto- affermò Mika, prendendo un Loukoum dal tavolo e seguendo il ragazzo in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
Si avvicinò a Andy da dietro e gli cinse la vita con un braccio, mentre con l’altra mano avvicinò il dolce turco alla bocca del biondo che, lasciando cadere la maglietta che stringeva tra la mani, chiuse gli occhi e diede un morso al dolce che Mika gli aveva appoggiato sulle labbra.
Dovevano stare calmi, niente scherzi come in ascensore, o questa volta non ne sarebbero davvero usciti… non con la famiglia di Mika subito oltre la porta, che sorseggiava tranquillamente tè caldo e sgranocchiava Loukoum. Certo era che il braccio di Mika che lo stringeva contro il suo petto, inebriandolo del suo dolce profumo, unito alla squisitezza di quei dolcetti, non aiutavano di certo il biondino a mantenere il suo autocontrollo ad una soglia quantomeno accettabile.
-Li ho sempre adorati- sussurrò Andy, appoggiando una mano sul braccio con cui Mika lo stava delicatamente stringendo a sé.
Il libanese gli lasciò un leggero bacio sul collo, poi avvicinò di nuovo alla bocca di Andy ciò che restava del Loukoum.
Quando il greco finì di mangiarlo, Mika lo fece voltare verso di sé e lo baciò, lasciando che le loro lingue si sfiorassero con movimenti lenti, circondando il viso di Andy con le sue lunghe dita da pianista.
-Sì, effettivamente ha un buon sapore- commentò poi il riccio con un sorriso, facendo fare un passo indietro a Andy che finì steso sul materasso.
Autocontrollo.
Famiglia di Mika.
Questi i pensieri che Andy si sforzava di fare in quel momento, nonostante l’immagine di loro due in ascensore stava cercando di scacciare il suo buon senso senza ritegno.
-Non dovevi aiutarmi con la valigia?- chiese quindi il biondo, alzando un sopracciglio.
-Certamente- rispose Mika, stendendosi sopra di lui –Ma c’è tempo…- e quest’ultima frase fu un lieve sussurro all’orecchio di Andy
-C-con la tua famiglia di là? Non se ne parla- rispose Andy, facendo però passare una mano tra i suoi riccioli, con voce esitante e poco convinta.
-Sì, sì, lo so- commentò Mika, che, per quanto avesse voluto, non si sarebbe mai azzardato comunque. Ma tutto quello che era successo in ascensore aveva comunque lasciato il segno, Andy non era l’unico a sforzarsi di mantenere la concentrazione sulla merenda con la famiglia. Tuttavia il cantante si prese ancora qualche secondo per farsi accarezzare dalle labbra di Andy, per sentire le mani del suo ragazzo scorrere sulla sua pelle e il suo respiro infrangersi contro il suo.
Poi, a malincuore, si alzò da letto, permettendo ad Andy di fare lo stesso, e lo aiutò a cercare il caricatore del cellulare, che ormai si era spento.




Buongiorno :D
E siamo alla terza OS! Vi ricordo che la prossima sarà l'ultima! ;)
Eeeeeee niente, attendo come sempre le vostre recensioni!
Buona giornata!

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Capitolo 4
*** S'aimer comme ça c'est pas vulgair ***


S'aimer comme ça c'est pas vulgaire



 
C'est vrai que les murs ont des oreilles, 
Que tous les voisins se réveillent 
Mais c'est comme ça qu'on fait l'amour 
Quand toi et moi on fait boum boum boum

 
S'aimer comme ça, c'est pas vulgaire 
On a toujours un truc à faire

Les étagères font badaboum 
Quand toi et moi on fait boum boum boum!

 
1 + 1 ça fait toujours 2 
2 + 2, ça fait tout ce qu'on veut 
C'est comme les coups de Brahim Asloum 
Toi + moi ça fait boum boum boum 



Pas la peine d'aller cavaler 
Y a que ça qui m'fait voyager 
Pas les cocotiers de Tulum 
Quand toi et moi on fait boum boum boum
 
Londra, dicembre 2013
 
-Quanti passi misura la casa?-
Dopo un quarto d’ora buono in cui Andy era fermo, appoggiato alla porta che separava la sala dalla cucina, ad osservare Mika che camminava ossessivamente avanti e indietro, decise di porre fine alla maratona del compagno, che ormai stava facendo uscire di testa anche lui.
Per tutta risposta, Mika aggiunse alla sua camminata frenetica anche le parole, iniziando a spiegare, per l’ennesima volta, quanto non sopportasse più le donne della sua famiglia.
Andy alzò gli occhi al cielo, sorridendo lievemente, e lasciò che il compagno si sfogasse di nuovo.
Non era nulla di grave quello che era successo, semplicemente il Natale si stava avvicinando e Mika aveva trascorso più tempo sbuffando al telefono con una delle sue sorelle che altro.
-Compra questo, compra quest’altro, ma a mamma cosa regaliamo… insomma, perché devo sempre esserci io in mezzo? Sono veramente insopportabili, ed ora vedrai che domani, quando andremo in quel negozio…-
Le sue parole uscivano alla stessa velocità elevata con cui il libanese stava percorrendo tutta la sala, in un tragitto che si ripeteva sempre uguale.
Andy doveva ammetterlo: lo stava lasciando fare più che altro perché adorava osservarlo mentre camminava avanti e indietro per la sala, passandosi di tanto in tanto una mano tra i capelli, parlando da solo.
Ogni volta che si stizziva per qualcosa di poco importante, il teatrino si ripeteva sempre uguale: Mika che si lamentava ad alta voce e Andy che lo osservava, ridacchiando sotto i baffi.
Anzi, a volte ridendo spudoratamente in faccia al compagno.
Quel giorno però, i pensieri di Andy stavano prendendo tutta un’altra direzione; primo giorno di vacanza per entrambi, primo giorno a casa, primo giorno da soli loro due.
Il greco aveva precedentemente ideato un piano per quella giornata, che non prevedeva proprio un Mika lamentoso e seccato a causa dell’elevata rappresentanza femminile all’interno della sua famiglia.
Era comunque giunto il momento di porre fine ai tormenti di Mika: con un ghigno divertito, Andy iniziò a pensare a come avrebbe potuto prenderlo amabilmente per i fondelli anche in quel caso.
-Sorpassa una sedia, e poi un'altra…- iniziò il biondo, a bassa voce, deciso a mettere a tacere il compagno una volta per tutte.
Inizialmente, Mika sembrò non sentirlo, e continuò la sua camminata.
-Curva a destra, evitando per un pelo lo spigolo del tavolo, si avvicina sempre di più al divano verde, riuscirà a sorpassarlo? Rettilineo, attenzione, rettilineo, lo supera, LO SUPERA! Seconda posizione per Michael Penniman, rimane il pouf arancione a separarlo dal primo posto-
Capendo finalmente quello che il compagno gli stava dicendo, Mika si voltò e lo guardò con gli occhi sbarrati, piegando leggermente la testa di lato e trattenendosi dalle risate.
Andy e i suoi mille modi per metterlo a tacere quando i problemi non erano seri.
-Mi stai prendendo in giro, per caso?- chiese allora, con tono fintamente offeso. Cercò anche di concludere quella domanda con una lieve inflessione minacciosa, ma fallì miseramente: in quella situazione non avrebbe fatto paura a Andy nemmeno se avesse brandito un coltello.
E infatti…
-Attenzione, comunica coi box, riusciamo ad aprire il collegamento per sentire quello che dice?- questa volta Mika non riuscì a trattenere una leggera risata, con grande soddisfazione di Andy.
Si zittì all’istante. Mai darla davvero vinta al greco in quelle situazioni, era una lezione che aveva imparato fin troppo bene: sarebbero seguiti innumerevoli minuti che il biondino avrebbe trascorso a vantarsi.
Decise però che sarebbe stato al gioco: che cos’era? Una macchina? Una moto?
Poco importava, Mika partì comunque in quarta.
Le sue lunghe gambe lo aiutarono a percorrere in poco tempo lo spazio che lo separava dal ragazzo che si stava, con così tanta soddisfazione, prendendo gioco di lui.
-Accelera, accelera, attenzione, si avvicina sempre di più al pouf arancio e… lo supera, lo supera con un salto e…-
Mika si scaraventò contro il compagno, trascinandolo finalmente a terra: -Bandiera a scacchi, fine della corsa- concluse al posto suo Mika.
Si fermò qualche secondo ad osservare Andy, ora steso sotto di lui, e l’ombra di un sorriso comparve sul suo volto.
Improvvisamente, afferrò il ragazzo per le spalle e iniziò a scuoterlo a destra e a sinistra.
-Che stai facendo ora?- chiese il greco, lasciandosi andare ad una leggera risata.
-Sai che quando arrivano primi a volte con le macchine iniziano a fare a zig zag sulla pista?-
-Non sono la tua macchina!- protestò il biondino, vedendo che il gioco che lui stesso aveva iniziato, ora si stava rivoltando contro di lui.
-Ah no?- e Mika alzò le spalle, come a dire che poco importava –Davvero un peccato- aggiunse poi, con un sguardo che a Andy sembrò decisamente fin troppo malizioso.
Lo faceva apposta?
Non ebbe il tempo di ragionare, perché Mika parlo di nuovo, facendo per alzarsi.
-Allora vorrà dire che cambierò mac…-
Andy afferrò saldamente le braccia del compagno, facendolo atterrare nuovamente sopra di lui.
Sì, lo stava decisamente facendo apposta.
Tuttavia, il greco si rese conto che non era il momento di porsi troppe domande: era riuscito a frenare la parlantina quasi irrefrenabile della sua metà, ora aveva tutta l’intenzione di fare in modo che, almeno per un po’ di tempo, dalla bocca del compagno uscissero solo poche parole.
Mika era ancora seduto su di lui: la camicia bianca, in quel momento con le maniche rialzate, aveva i primi bottoni slacciati. Gli occhi del greco furono catturati dall’accenno di barba ben evidente sul volto del libanese e, subito dopo, dai riccioli disordinati che contornavano il suo viso.
Percorse di nuovo con gli occhi la figura del ragazzo, arrivando anche ai jeans chiari che indossava.
Chiari e stretti.
Troppo stretti.
Nel bel mezzo di quel gioco di sguardi, entrambi si mossero contemporaneamente, come spinti dalla stessa forza invisibile.
Mika si protese verso il basso, con l’idea di sdraiarsi su di lui, mentre Andy alzò leggermente la schiena, intenzionato a portarsi seduto e raggiungere le labbra del suo ragazzo.
Si fermarono a metà strada, lasciando che le loro bocche si incontrassero, entrambi desiderosi di sentire di nuovo il sapore dell’altro.
Ebbe la meglio Andy, così che entrambi si ritrovarono seduti: lui sul pavimento e il compagno sulle sue gambe, avvinghiati in un intreccio di mani e baci difficile da controllare.
Mika portò i piedi ad unirsi dietro la schiena del compagno, circondando così in tutto e per tutto il suo corpo.
Il cantante scordò completamente le sue lamentele nel momento stesso in cui la lingua di Andy andò a definire il contorno del suo labbro superiore, facendolo fremere sopra di lui.
Andy fece pressione per sollevarsi da terra, con l’intento di raggiungere il divano, molto più vicino del letto, ma Mika, appena furono in piedi, spinse il compagno all’indietro, sempre baciandolo, facendolo finire direttamente contro lo scaffale in legno scuro appoggiato alla parete.
-Ops- sussurrò Andy, in realtà incurante del sonoro rumore che la sua schiena contro l’oggetto aveva provocato.
Mika lo stava appositamente schiacciando, elaborare un qualsiasi altro pensiero al di fuori di quello che stava per succedere tra loro era praticamente impossibile.
All’“ops” sussurrato di Andy, Mika si era esibito in un sorrisetto che aveva fatto ancora di più impazzire il biondo. Portò una mano sul collo del libanese, lasciandogli prima una carezza sulla guancia con il pollice e scendendo poi verso il petto, appoggiando due dita sull’apertura della camicia e trascinandolo ancora di più contro il suo corpo.
Andy non si preoccupò troppo di trattare con attenzione i bottoni della camicia quando iniziò a tentare di slacciarla e Mika, in risposta, si avvinghiò ancora di più a lui, facendolo finire nuovamente contro lo scaffale.
-Boum- sussurrò questa volta Mika, nello stesso momento in cui una vecchia candela proveniente da chissà quale parte del mondo, cadeva rovinosamente a terra.
-Distruggerai tutto quanto- mormorò Andy, tra un bacio e l’altro, ormai ansimante, dato che Mika aveva appena afferrato i lembi della sua maglia per sfilargliela.
-Mai piaciuto questo scaffale- rispose il riccio, zittendosi subito dopo per far entrare in contatto i loro petti nudi e per far passare le sue mani tra i capelli biondi del compagno, ormai in balia del suo tocco.
-E i vicini ci sentiranno, anche i muri hanno le orecchie in questo quartiere- replicò Andy, solo per il gusto di avere l’ultima parola, non seriamente preoccupato di quello che i cari vicini londinesi avrebbero potuto sentire di lì a qualche minuto; tanto è vero che fece scorrere nello stesso momento le dita nell’elastico dei pantaloni del compagno, slacciando infine il bottone.
-Mai stato un problema. E poi sei tu che finisci continuamente con la schiena contro lo scaffale, la colpa è tua-
A quelle parole Andy invertì improvvisamente le posizioni e il tonfo più forte di tutti fu proprio quello della schiena del libanese contro il mobile, che provocò anche la caduta di quell’orribile elefante color ocra che era stato un regalo della zia di Mika.
-Scusami?- sussurrò Andy, beffardo, ad un millimetro dalle labbra di Mika, prendendo il volto nella sua mano.
Il cantante gli rivolse un mezzo sorriso, mentre i suoi occhi correvano inevitabilmente alle labbra del biondo, di cui si impossessò mezzo secondo dopo, spingendolo finalmente sul divano.
Finché entrambi si occuparono di liberarsi dei vestiti che ancora li tenevano separati, Mika lanciò uno sguardo fugace ai due oggetti che erano caduti a terra poco prima.
Ripensò al gioco iniziato da Andy per porre fine alle sue lamentele di scarsa importanza e a come poi la passione li aveva travolti entrambi, inaspettatamente, solo con dei semplici sguardi, mentre stavano sul pavimento.
Quello scaffale poteva anche distruggersi in mille pezzi, tutti i soprammobili poteva precipitare rovinosamente a terra, e i vicini avrebbero potuto tranquillamente sentire tutto quanto, ma quando finalmente si ritrovò a fare l’amore con la sua metà, si rese conto che non poteva esserci nulla di volgare in tutto quello che era successo quella mattina.
La solita sensazione di completezza pervase Mika nel momento stesso in cui sentì Andy dentro di lui, accompagnata come sempre dalla consapevolezza di essere nel posto giusto con la persona giusta.
Completi, così come era completa solo la somma di loro due, tutto il resto, in quel momento, poco importava.
 
-Sei stato davvero buffo prima- decretò Andy più tardi. Era ormai quasi un quarto d’ora che se ne stavano sdraiati in silenzio sul divano, la schiena di Mika appoggiata al petto del compagno e il ricciolino che si stava godendo la mano del biondo che scorreva lenta e delicata tra i suoi capelli, che non lo stava proprio aiutando a tenere le palpebre aperte.
-Pensavo ti fosse passata la voglia di prendermi in giro- sussurrò Mika, sempre ad occhi chiusi, sorridendo lievemente. Da quella posizione non si sarebbe più mosso per il resto della vita, se fosse stato per lui.
Ma doveva difendersi.
-E io non sono buffo- affermò quindi, con tono deciso.
Andy, ridacchiando, si schiarì la voce per cercare di imitare quella del compagno: impresa quasi impossibile, vista la grande differenza dei loro timbri.
Fu un pessimo tentativo che diede a Mika un buon motivo per ridersela di gusto, mentre il compagno cercava malamente di fargli il verso.
-E le mie sorelle non capiscono niente, e devo sempre pensare io ai regali di Natale, e a loro non va mai bene niente…-
Non ci fu possibilità di contegno, Mika scoppiò in una risata isterica nell’udire Andy imitarlo. Tuttavia, decise di rinunciare per qualche secondo al lieve tocco della mano del compagno tra i suoi capelli, per vendicarsi.
Si voltò verso di lui, avvicinando il volto al suo quanto più gli era possibile.
-Non mi pare che mi trovassi molto buffo, qualche minuto dopo- soffiò sulle sue labbra, avvicinandosi ancora di più.
Vide gli occhi azzurri in cui amava tanto perdersi allontanarsi per un attimo dai suoi e correre sulle sue labbra. Il libanese allora si avvicinò ancora di più, facendo sfiorare leggermente le loro bocche. Quando però vide Andy chiudere gli occhi, pronto a baciarlo, Mika cambiò inaspettatamente rotta, raggiungendo velocemente il cuscino accanto alla testa di Andy e affondandovi il viso, nascondendo così le sue labbra al compagno e iniziando a ridacchiare
Andy riaprì gli occhi e non trovando più il volto del compagno vicino sbuffò, mormorando prima qualcosa in greco, prendendosi il volto tra le mani.
-Sei uno stronzo- quasi ululò subito dopo il biondo, per far ben capire a Mika cosa prima, senza pensarci, aveva sussurrato nella sua lingua madre.
Mika tornò a ridere, con il volto affondato nel cuscino del divano.
Andy invece si prese qualche secondo per ascoltare il suono di quella risata quasi fanciullesca, decidendo immediatamente che non si sarebbe vendicato quella volta: il volto di Mika quasi del tutto affondato nel cuscino, con un occhio nocciola che sbucava per guardarlo quasi di nascosto, proprio come facevano i bambini, gli faceva una tenerezza immensa.
Si sporse quindi verso di lui, lasciandogli un leggero bacio sull’orecchio, l’unica parte del suo volto facilmente raggiungibile.
Mika si sdraiò di schiena, per poterlo osservare meglio e per qualche secondo restarono lì a sorridersi. Il libanese riuscì solo a pensare che non aveva nessun bisogno di correre lontano, di raggiungere strani posti distanti per trascorrere serenamente quelle vacanze: quello che c’era in quella stanza in quel momento era tutto ciò di cui aveva bisogno.




Buoooooooongiorno!
Chiedo scusa per il ritardo nel pubblicare l'ultima storia, ma qualche giorno fa l'ho riletta prima di pubblicarla, come faccio sempre, e non mi era piaciuto per niente quello che avevo scritto. Allora mi sono presa qualche giorno per rivederla tutta e cambiarla un pochino prima di pubblicarla!
E niente, questa raccolta come sapete è finita (anche perché le strofe di BBB sono finite xD). 
Grazie mille come sempre per i vostri commenti, fanno sempre un sacco piacere, e se avete voglia dite la vostra anche per quest'ultima storia!
E niente, vi saluto! 
Se la state leggendo, ci si vede in If I am crazy, that's what you made me :)
Ciao! :D

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