Barriers

di eringad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maybe She Like Me ***
Capitolo 2: *** Maybe I like her ***
Capitolo 3: *** Maybe we’re in love ***



Capitolo 1
*** Maybe She Like Me ***


Barriers



- Maybe she like me

Lui correva, correva a perdifiato, voleva accertarsene.
Non era vero. Non poteva essere vero.
Non se ne sarebbe mai andata così, senza un motivo, senza salutarlo. Doveva per forza essere una balla.
Saltò il cancello improvvisato come fosse solo un gradino di pochi centimetri e corse ancora.
Correva per la discesa rischiando di rompersi l’osso del collo, ma non poteva farne a meno.
Si arrampicò su per gli scogli, li scalava come fosse una scimmia, senza far caso alle ginocchia che si sbucciavano o alla pietruzza incastrata nella mano.
Balzò giù dallo scoglio incespicando nella sabbia ghiaiosa e finalmente si fermò.
La spiaggia era vuota, abbandonata.
Come lui.
Il vento freddo gli soffiava in faccia ghiacciando anche le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
Lei se n’era andata. L’aveva fatto veramente.
Cadde in ginocchio battendo con forza un pugno sulla sabbia.
Non poteva cambiare niente.
Odiava quella spiaggia ora, deserta, e senza lei.
Si alzò con ancora gli occhi che bruciavano.
Per lei non aveva avuto senso tutto quello? Per lui sì, e odiava le cose che la legavano a lei.
Quel cancello, fatto da due semplici transenne in ferro legate insieme da uno spago, mezze affondate nel terreno riarso. Legati come lo erano loro.
Non ricordava di aver mai avuto tanta forza come in quel momento, quando con rabbia buttava a terra quel cancello, alzandolo e gettandolo giù per la discesa. Mentre le lacrime scendevano a fiotti e i singhiozzi lo facevano guaire come un cane.
Bugiarda. Bugiarda. Bugiarda.

“Shikamaru, ero venuta a salutarti e… Non pensavo odiassi tanto quel cancello…”

*************

“Ehi figliolo! Guarda che al bancone i clienti non si servono da soli!”

“E allora? Lo facessero, poi lasciano i soldi lì così mi evito una seccatura.”

Uno scappellotto. Doveva aspettarselo, la pigrizia non paga, soprattutto per suo padre.
Tirò giù le gambe dal tavolo passando entrambe le mani sul volto. Non riusciva proprio a farselo piacere il lavoro.
Shikamaru era pigro, non sarebbe stato un problema se fosse andato all’università, o semplicemente se non avesse abbandonato gli studi, era uno spreco per lui, il genio della famiglia, però ora lo era.
Era un problema essere pigro dato che i suoi genitori gestivano un piccolo chiosco bar poco distante dalla spiaggia. E lui, ovviamente, doveva stare al bancone a servire i clienti.

“Aah, dovreste pagarmi per questo…”

“Ti ho sentito! Guarda che noi lo stipendio te lo diamo e ringrazia che non ti ha sentito tua madre sennò a quest’or-”

“A quest’ora ero a pulire anche i cessi della spiaggia. Lo so.”

Si alzò e si grattò le natiche sbadigliando. Le nove non era un orario decente per cominciare a lavorare, doveva avere più tempo per dormire.
Si trascinò letteralmente al bancone appoggiandovisi con entrambi i gomiti e cominciando a sbadigliare.

“Se apri un po’ di più la bocca, ti si vedono anche le tonsille.”

Ma chi era? Che voleva?
Aprì gli occhi pronto a fulminare con una battuta immediata la scocciatrice appena arrivata.
Ma non ci riuscì.
Dannazione, era bella, davvero bella. Rimase mezzo attimo con la bocca spalancata osservando le forme corpose sapientemente –poco- coperte della nuova sconosciuta.
Pareo verde, costume con i lacci –una vera delizia- dorato, sandali in paglia, felpa aperta davanti verde, occhiali da sole dorati, capigliatura dorata e strana e due occhi intensi e verdi come l’erba.
Commento finale, bellissima scocciatura.

“Se vuole vederle, sono 15 sterline, grazie.”

Risposta immediata, e anche detta. Riusciva a pensare a più di cento cose contemporaneamente, era un genio.
La ragazza ravvivò appena le punte dei codini stizzita. Shikamaru si alzò dalla sua comodissima posizione e si preparò a servire.

“Una coca-cola e un thè alla pesca. E tra parentesi, le 15 sterline se le può ficcare su per-”

“Ehi Tem! È mezz’ora che aspetto la coca! Ti vuoi muovere o devo chiamare un carro attrezzi?”

“Arriva se il commesso si muove e smettila di rompere Kankuro!”

Il ragazzo prese al volo le lattine e si fiondò al bancone a controllare. Insieme a lei altri due ragazzi uno tappetto con i capelli rossi, sulle sue, e l’altro bruno ben tornito e molto rumoroso a quanto sembrava.
Tem. Bel nome, ragazza pessima. Un vero caratteraccio, non l’avrebbe sopportata per più di due minuti se fossero stati da soli.
Ergo, lascia stare Shika che è meglio.

“Sono 4 steseine e sette. Siete qui in vacanza?”

Merda! Non era riuscito a frenare la lingua!
Perché iniziare una conversazione sapendo di non portarla a termine?

“Ecco a te. Si, è un brutto posto comunque, fa freddo. Io odio l’Irlanda.”

“C’è chi dice che sia un posto fantastico.”

“Chi? Gli eschimesi?”

“No, chi conosce il posto.”

“Tu conosci il ‘posto’?”

“Ci vivo da quasi vent’anni.”

“Oh poveretto! Va bene, allora indicami dove posso trovare una spiaggia degna di chiamarsi tale.”

“Se vuoi una spiaggia per turisti dovete andare a destra poi al cartello ‘Mare’ girare a sinistra, non è difficile ma forse dovresti scrivertelo.”

“Se simpatico quanto una spina nel fianco. Addio bello!”

Stronza. La vide girarsi e tornare dai suoi amici.
Era acida e l’aveva chiamato bello. Dannazione! Era intrigante, maledetta donna!
Passò una mano sugli occhi, davvero, non poteva lavorare la mattina, era deleterio per lui.
Si sedette sulla sedia appositamente trasportata lì per lui e si fissò sul cielo.
Come faceva a dire che l’Irlanda era brutta? Certo, non era un posto di villeggiatura, ma come poteva dire ‘brutto’ a un cielo pieno di nuvole che continuamente si spostano veleggiando verso mete sconosciute?
Era un’idiota. Su questo non ci pioveva.
Era bella, anche su questo non ci pioveva.
E lui era un cretino, non poteva farsi mille seghe mentali solo per un paio di battute scambiate con una turista bionda. E su questo decisamente non ci pioveva.

*************

“E svegliati!”

Un calcione nelle costole gli arrivò come sveglia mentre sua madre si apprestava ad aprire le finestre e alzare le tapparelle.

“C’è sempre una puzza di fumo qua dentro! La devi finire una volta ogni tanto di fumare in stanza e poi alzati che tra poco il bar apre!”

Si rigirò tra le coperte aprendo solo un occhio per guardare la sveglia sul comodino. Le sette.
Tirò le coperte fino alla testa per coprire la luce e il freddo che stavano entrando.
Dannatissima arpia.
Le sette. Maledetta.

“Alzati! Scommetto che sei di nuovo andato a dormire vestito ieri notte!”

Le coperte magicamente sfuggirono alla forte presa che aveva su di esse sradicate da quella dannatissima e maledettissima arpia chiamata Mamma.
Però su una cosa aveva ragione, era andato a dormire vestito, troppa fatica spogliarsi e mettersi il pigiama.
Con un’ira addosso si alzò a sedere guardando la donna che si affaccendava tra le sue cose cercando di mettere ordine. Non poteva toccare le sue cose.

“Fuori.”

“Come scusa?”

“FUORI!!!”

Balzò fuori dal letto e la spinse via chiudendo la porta a chiave.
Passò una mano sugli occhi aspettando la replica.
Tre. Due. Uno.

“Shikamaru! Appena esci di lì vedi come finisci! A pulire i cessi ti faccio andare! E ricordati che sono tua madre! Devi portarmi rispetto! E quando…”

La voce sfumò nel silenzio quando si coprì il capo con il cuscino, tanto diceva sempre le stesse cose era inutile starla ad ascoltare.
Merda, forse era meglio andare al lavoro oggi. In primis per non avere scocciature da sua madre, e per secondo, magari qualcuno lo avrebbe cercato. Magari, sarebbe proprio stata lei, di nuovo di passaggio.
Andare? O non andare? Andare o non andare? Andare o non…
Al diavolo!
Si tolse le coperte con un gesto e si alzò, non aveva proprio voglia di lavorare, ma solo non riusciva a trattenere la curiosità di vedere se quella ragazza sarebbe tornata o no.
Si trascinò stancamente verso il bagno per prepararsi. Era comodo avere un bagno proprio vicino alla stanza. Si guardò allo specchio, doveva smettere di andare al pub con gli altri, aveva due occhiaie sotto gli occhi che avrebbero fatto invidia a due borsoni per la palestra.
Si sciacquò il viso con l’acqua fredda e cominciò a raccogliere i capelli nella sua classica pettinatura ad ‘Ananas’, come la chiamavano i suoi amici. Gel per mantenerli apposto e rasoio per definire meglio il pizzetto che si stava facendo crescere.
Ok, cambio d’abiti e giù al bancone. Mise una canottiera e un paio di pantaloni militari verdi, faceva caldo, c’erano circa sedici gradi, appena mise addosso la canottiera cominciò a scendere.
Casa sua era a due piani, piccolina ma confortevole, al piano sopra bagni e camere da letto, al piano sotto cucina e soggiorno e a pochi metri di distanza il chiosco con il magazzino affianco.
Tornò al bancone, si sedette e aspettò.
Non gli era mai capitato di aspettare qualcuno, di solito era lui che si faceva aspettare, gli altri non potevano pretendere che lui vincesse la sua pigrizia per arrivare puntuale a uno stupido appuntamento.
E intanto pensava. Era strana questa vacanza, insomma, una persona normale va in vacanza in un luogo soleggiato, con belle spiagge, tanta calura. Ma lì no, l’Irlanda non si poteva definire un luogo soleggiato figuriamoci con tanta calura e belle spiagge. E allora quei tre pazzi che ci facevano in vacanza, d’estate, in quel posto?
Non ebbe il tempo materiale di creare una delle sue congetture che un tipo gli si piazzò davanti schioccandogli le dita a tre centimetri dal naso per richiamarlo.

“Pronto? Terra chiama Shikamaru! Se ci sei batti un colpo!”

Maledetto Kiba. Alzò un braccio è batté un colpo –o meglio un pugno- proprio sulla spalla del ragazzo appena arrivato.
Kiba era un pazzo scatenato, c’erano pochi ragazzi in quel paesino sperduto a sud e lui era il più piantagrane che si potesse trovare.

“Che vuoi Kiba? Io soldi non te ne presto più.”

“Ehi amico! Calma non sono venuto a chiedere soldi! Sono venuto in pace per invitarti stasera al pub con gli altri!”

“No grazie, scusa Kiba, niente di personale ma mia madre mi fa storie ogni volta che usciamo.”

“Ma dai! Che palle!”

“A chi lo dici, dai Kiba, sarà per la prossima volta ok?”

“Si si ok, dai vado che c’è nuova carne al fuoco in giro!”

“Carne al fuoco? Altre pazze che vengono a farsi le vacanze qui?”

“No no, una sola pazza, grande gnocca, capelli biondi e occhi verdi!”

Era lei! Oh merda e Kiba le aveva messo gli occhi addosso!
Tanto si sapeva difendere da sola, non era quello il pericolo, ma, voleva sapere di più.
Forse Kiba risultava utile una volta ogni tanto e poteva dargli le informazioni necessarie.
Ingoiò a vuoto e poi rispose.

“Ah, già vista. Sai mica dove sta? O almeno il suo nome.”

“Sì, allora, per il nome non ti so dire niente, però sta alla pensione di Sakura, con i suoi fratelli e un vecchio, ma il vecchio è sempre fuori.”

“Ok, grazie.”

Prese uno straccio e cominciò a pulire il bancone, naturalmente non lo stava facendo sul serio, stava pensando e immagazzinando le informazioni che aveva acquisito.
Il ragazzo lo salutò e saltò sul suo motorino, tutti avevano un motorino lì. Era molto più comodo che andare a piedi, le distanze in periferia risultavano raddoppiate per ogni cosa.
Continuava a pensare a quello che gli aveva detto Kiba. Quindi lei era da sola, quelli non erano amici ma fratelli. Magari poteva invitarla a uscire, però prima doveva aspettare di vederla.
Sarebbe passata. Sicuramente.
Non sapeva perché ma ne era certo. Posò lo straccio sul piano e si sedette.
Ora doveva solo aspettare…

Un’ora, due ore, tre ore, quattro ore.
Dopo quattro ore stava lì con la testa appoggiata al bancone, totalmente in trance, non ne poteva più, si stava annoiando a morte.
Ma quanto voleva metterci ad arrivare?

“Una coca-cola e un thè alla pesca grazie.”

Alzò la testa di scatto vedendo la ragazza dondolarsi annoiata giocando con un laccetto della felpa.
Deglutì a vuoto per due o tre secondi osservandola.

“Pronto? Sveglia! Ho chiesto una coca-cola e un thè alla pesca!”

“Si subito. Divertita alla spiaggia?”

Scattò al richiamo andando verso il frigorifero alle sue spalle.
Era sicuro che sarebbe passata. Sorrise compiacente cercando tra le varie lattine quelle chieste.

“No, era un inferno.”

“Bhè perlomeno hai compagnia.”

“Quei due idioti non fanno compagnia. Rompono le scatole e basta.”

“E allora perché stai con loro tutto il giorno?”

“Non ci sto tutto il giorno, la sera esco da sola.”

La guardò sottecchi mentre aspettava le monete per darle il resto con la cassa aperta.
Sorrise furbo e fece una faccia scettica.

“E dove vai? Alla spiaggia da inferno?”

Lei storpiò la bocca piccata. Tombola!
Prese alcune monete e le poggiò sulla sua piccola mano tenendogliela e guardandola negli occhi.

“Passa di qui stasera alle 6 e mezza. Ti porto io in un posto da paradiso. E mettiti i pantaloni, niente gonna.”

“Ma che…? Ma vai al diavolo! Come ti permetti!”

Lo spinse irata e raccolse le sue lattine scappando a passo di marcia.
Shikamaru la guardò sorridendo. Sarebbe passata. Lui aveva sempre ragione.
Si rimise seduto. Stavolta aspettare non sarebbe stato tanto orribile.
Alzò la testa verso il cielo osservando le nuvole, due si erano unite e si scontravano piano creando un vortice di aria lassù nel cielo.
Sorrise tranquillo, si quelle nuvole prevedevano il futuro.

*************

Shikamaru guardò l’orologio, le 6 e 23 minuti.
Si alzò dalla sua sedia e andò a chiudere la serranda.
Una gran rottura di scatole. Aveva già spento tutti i macchinari, svuotato la cassa, ripulito il locale, svuotato il cestino e ora doveva anche fare la fatica di tirarla giù.
Doveva chiedere a suo padre di mettere un telecomando per farla scendere da sola.
Alzò le braccia e afferrò la maniglia tirando giù fino a terra e chinandosi per mettere il lucchetto.
Si alzò e fece scrocchiare la schiena, guardò ancora l’orologio, ancora 5 minuti.
Fece una corsa fino al retro di casa sua e recuperò il motorino. Prese due caschi e la trascinò silenziosamente fino al chioschetto. Si sedette sopra infilandosi il casco e tendendo il braccio con l’altro casco sulla mano.
Tre. Due. Uno.

“Dove avresti intenzione di portarmi? Almeno questo me lo puoi dire?”

Sentì la mano alleggerirsi quando la ragazza prese il casco infilandoselo sulla testa.
La guardò e sorrise. Jeans, maglia e felpa. Ottimo, l’aveva ascoltato.

“Ti preoccupi? Non sono un cattivo ragazzo.”

“Ne sono certa… Carino il tuo motorino, va anche a benzina o solo a carbone fossile?”

“Sali, ragazza di cui non so il nome.”

Accese il motore che con un colpetto di tosse cominciò a ronzare.
Lei fece come detto e si aggrappò alla canottiera del ragazzo.

“Temari, mi chiamo Temari ragazzo di cui non so il nome.”

“Shikamaru. Ora tieniti forte, il posto non è tanto lontano ma è un po’ inaccessibile con la moto, quindi dopo dobbiamo fare quattro passi a piedi.”

Strinse la presa sull’acceleratore girandolo appena per raggiungere una velocità adeguata che non la facesse spaventare.
Faceva slalom tra le buche, accortosi della forza con cui lei si aggrappava a lui quando prendevano una buca.
Sì, tra le altre cose Shikamaru sapeva guidare molto bene.
Il sole stava tramontando e la luce arancione luccicava sul mare che costeggiavano, il verde dell’erba risplendeva come dorato e i fiori normalmente gialli s’illuminavano a quella luce particolare.
Il terreno non asfaltato li faceva sobbalzare spesso, lei si strinse ancora un po’ ai fianchi del ragazzo. Unghie lunghe. Male.

“Guarda che puoi anche mollare gli artigli, siamo arrivati.”

“Guidi malissimo. E poi per tre minuti di moto potevamo farla a piedi.”

“No, troppa fatica, io ho lavorato tutto il giorno.”

“Starsene seduti a guardare le nuvole lo chiami lavorare?!”

“Mi sembra ovvio, comunque laggiù c’è il posto.”

Davanti a loro una strada sterrata in discesa chiusa da due transenne legate insieme e sprofondate per metà nel terreno che facevano da preludio per una spiaggia lucente, ghiaiosa, e terribilmente tranquilla.
Adorava quel posto. Poteva starsene ore da solo a guardare mare e nuvole senza scocciature. Era il suo ‘posto speciale’.
“Qui ci vengo quando non voglio scocciature, quindi evita di esserlo.”

Temari si avvicinò al cancello e lo sfiorò con una mano.

“Scusa, ma se la strada è sbarrata ci sarà un motivo. Non dovremmo entrare.”

“Sì il terreno è cedevole quindi le macchine non ci possono passare.”

“Bene, solo le macchine allora!”

La ragazza sorrise furbesca e fece passare una gamba lunga oltre il cancelletto.
La vedeva arrabattarsi sul cancello per oltrepassarlo. Shikamaru rise di gusto alla scena meritandosi un’occhiataccia dalla ragazza, si spostò sulla sinistra e oltrepassò il cancelletto attraverso la lingua di terra che costeggiava la trave a cui era legata una delle transenne. Girò attorno e si piazzò davanti alla ragazza saccente.

“Muoviti e aiutami a scendere al posto di fare quella faccia idiota!”

Le guancie paffute della ragazza si tinsero di rosso per la figuraccia appena fatta e lui ridendo sotto i baffi la prese per la vita tirandola su e aiutandola a scendere.
Temari si batté i pantaloni per levarsi la polvere e poi cominciarono a camminare lungo la discesa.

“Sembravi più leggera invece pesi come un bue in sovrappeso.”

“Stronzo!”

“È una delle mie qualità. Quanto stai qui?”

“Cinque giorni. Il mio tutore è qui per un convegno in una città vicina.”

“Quindi ancora tre giorni?”

“Già, e meno male! Odio questo posto!”

“Ah perché il posto da dove vieni è migliore?”

“Prima stavo nel Deserto del Sahara quindi non ti saprei dire cos’è peggio.”

“Nel Deserto? Ma scusa non ho ben capito, di dove sei?”

“Ah di preciso non lo so. Il mondo è casa mia in realtà. Mi sposto da quando avevo sette anni.”

“Ah, chissà, avrai un ragazzo a braccia aperte che ti aspetta ad ogni porto.”

“Non mi piacciono i ragazzi.”

“Ah, quindi saresti una di quelle spostate che…”

“Non in quel senso! Non mi piacciono i ragazzi, troppo immaturi, troppo idioti.”

Arrivarono agli scogli che dovevano passare prima di arrivare alla spiaggia e Shikamaru per evitare di assistere a una scena pietosa come quella prima salì per primo aiutandola a poi a salire a sua volta.
Il sole tramontava dietro la marea d’acqua, si sedettero sul punto più alto degli scogli conversando ancora.
Quella ragazza era davvero troppo interessante, dannazione. Ed era maledettamente bella.
Lanciavano i sassi dentro l’acqua, giocando a chi lo faceva andare più lontano, e meno male che odiava gli immaturi. E ridevano, semplicemente senza alcuna malizia.
Quel posto, era magico. Decisamente magico, o semplicemente, Shikamaru non riusciva a capire se era la sua presenza a farlo diventare magico.
Le onde si infrangevano contro le rocce che spuntavano da dentro l’acqua schizzandoli di tanto in tanto, e la luna li colorava come in un film in bianco e nero.
La vedeva alzarsi e raccogliere i sassi con quel suo corpo sinuoso, morbido, sensuale.
I capelli sciolti si spostavano al ritmo irregolare del vento e quella bocca limpida e sorridente lo faceva impazzire.
Quando tornò a sedersi vicino a lui, Shikamaru le spostò piano i capelli dal volto e lei si girò per guardarlo leggermente sorpresa.
I loro volti erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, lui socchiuse gli occhi posando la mano sul suo volto e facendo sfiorare i nasi e le labbra. Dolcemente, assaporava quelle labbra salate bagnate di salsedine. E sentiva solo lei, non sentiva più né freddo, né il mare infrangersi sulle rocce, solo lei.
Improvvisamente Temari lo staccò e lo guardò strana.

“È tardi, dovrei tornare a casa.”

“Ok, ti accompagno in moto va bene?”

Fece un cenno d’assenso e si alzarono. Lui stringeva una mano chiusa a pugno.
Qualcosa era andato storto, non aveva calcolato questa eventualità. Era rimasto nemmeno mezzo soddisfatto dannazione!
Ricominciarono a camminare per la salita lei davanti con una certa fretta e lui dietro, mani in tasca e pensieroso.
La ragazza camminava tesa, a pugni chiusi tormentandosi i palmi delle mani con le unghie. Ogni tanto girava la testa verso l’uomo dietro di lei girandosi di scatto per non essere notata.
Al cancello si fermò e si girò verso il ragazzo.

“Shikamaru…”

“Sì?”

Lui si fermò a poca distanza da lei, la vide saltellare sul posto insicura, poi fermarsi e guardarlo negli occhi. Era decisa.

“Vieni qui e baciami come si deve se lo devi fare.”

Lui non se lo fece ripetere due volte e si avvicinò a lei poggiando le mani sulle sbarre delle transenne e circondandola con le braccia.
Lei si appoggiò nel punto in cui le transenne erano legate facendo scorrere le mani sulla schiena di Shikamaru e tirandolo verso di sé.
Questo. Era. Un. Bacio. Degno. Di. Questo. Nome.
La testa si svuotò mentre continuavano a stringersi contro quella ringhiera baciandosi con foga. Le nuvole premonitrici avevano ragione, un vero e proprio vortice si era formato tra loro, intrecciandoli.
Montarono sulla moto dopo concluso il bacio, tornando a casa.
Alla fine della serata finì quando lei chiuse il portone. Con un altro bacio, con la promessa di vedersi il giorno dopo allo stesso cancello.
Shikamaru prese il motorino guidando a velocità folle. Per la prima volta si sentiva euforico.
Arrivato a casa, si buttò sul letto, vestito, come al solito, sorridendo appena e stringendo nella mano una conchiglia rossa. Era sicuro, le sarebbe piaciuto quello che aveva in mente.
Rise grave portando un braccio a coprire gli occhi. Lui, che si preoccupava di faticare per fabbricare un regalo a una persona. Era proprio partito per un altro pianeta.



IIV° Classificata a parimerito con “Orange Park” di Uchiha_girl alla seconda edizione del contest Alternative Universe Special di DarkRose86
Qui il giudizio!
E qui l’immagine scelta!

N/a:Trovo poco da dire se non che a questa storia mi sono veramente appassionata, vedevo davanti ai miei occhi Temari e Shikamaru battibeccare orgogliosi, distruggersi per la separazione, disperarsi, credendo di perdere quello che avevano.
Questo è solo il primo capitolo, ce ne saranno altri due. Tutti scanditi dalla velocità del tempo che passa inesorabile.
Chiedo umilmente venia per le parolacce ma è per rendere più ambientata la storia al presente. Ho inserito anche la storia del passato dei personaggi per spiegare le loro origini e per il fatto che non sono spuntati a caso.
Ringrazio tantissimo la splendida DarkRose86 per aver indetto questo meraviglioso contest!
E non meno, ringrazio voi lettori per aver letto fino a qui!
Chi volesse commentare non mi fa dispetto, anzi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! (Giudizi sia negativi che positivi, aiutano a maturare come scrittrice!)


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Capitolo 2
*** Maybe I like her ***


- Maybe I like her

“Shikamaru svegliati è ora di andare a lav…ma dov’è finito?!”

Yoshino Nara, madre di Shikamaru, si guardò intorno nella stanza.
Controllò l’orologio, doveva per forza essere molto tardi, in effetti, si era dilungata un po’ nel mettere apposto la cucina. Le sette e dieci.
Non era possibile. Suo figlio non si alzava mai prima delle undici se non quando gridava o quando andava a menarlo.
Controllò sotto le coperte. Nulla, sparito.
Guardò fuori dalla finestra, nel cortile sul retro. Mancava il motorino.
Yoshino sorrise, questa volta se l’era svignata, ma la prossima volta non le sarebbe sfuggito.

*************

Shikamaru aspettava appoggiato a una delle transenne armeggiando con un punteruolo e la conchiglia.
Il vento costantemente incessante fluiva tra i suoi vestiti facendo svolazzare la camicia aperta.
Sospirava di tanto in tanto.
Guardò l’orologio da polso e ripose nella tasca dei pantaloni i suoi strumenti di lavoro.

“Mendeokuse…”

Disse in un sospiro tirando fuori una sigaretta e accendendola.
Sentì i suoi passi suonare sordi sul battuto di terra e guardò a terra i piccoli piedi nudi battere nervosamente sul terriccio.

“Prova a ripeterlo teme!”

“Teme, non la sapevo, parli giapponese?”

La guardò sottecchi infilando le mani in tasca e lei annuì incrociando le braccia al petto irritata.
Lui si avvicinò a lei annoiato e, sfilata la sigaretta dalla bocca, si chinò su di lei poggiando le labbra contro le sue e poi si rialzò come se non fosse successo nulla. Temari tossicchiò infastidita e riportò le braccia al petto.

“Puzzi di fumo.”

Storse il naso arricciandolo come un maialino, il ragazzo soffocò una mezza risata irrisoria poi tornò con le mani in tasca guardando verso il mare mentre cominciavano a camminare per arrivare alla spiaggia.

“Le tue guardie del corpo? Non hanno fatto storie perché te ne sei andata lasciandoli da soli?”

“No. Gaara preferisce di gran lunga stare da solo a fissare il mare mentre Kankuro ha conosciuto una bionda fiorista antipatica e ora ci prova costantemente.”

“Bionda, fiorista, antipatica. È la mia ex. Si chiama Ino, e l’hai descritta perfettamente.”

“Dovevi proprio essere disperato per stare con un’oca del genere.”

“Nah, infondo mi piaceva e le volevo bene, solo che eravamo cresciuti insieme ed era strano fare certe cose con lei.”

“Certe cose? Ti metti a fare il latin lover consumato per conquistarmi?”

Temari lo guardò scettica e maliziosa mentre lui le lanciò un’occhiata scocciata.
La cinse con un braccio intorno alla vita osando e tirandola a sé. La baciò sulla fronte e poi la lasciò andare tornando con le mani in tasca e sorridendo saccente.

“Non ne avrei bisogno. Tu sei già pazza di me.”

“Stronzo!”

“Lo so. È una delle mie qualità.”

Temari rimase qualche passo indietro a bocca aperta con i pugni chiusi e le braccia tese lungo i fianchi. Lo guardò sbalordita dalle sue affermazioni e da quel modo indifferente di trattare la situazione poi ricominciò a camminare sorridendo appena.
In qualche modo strano però ci aveva azzeccato. Lei era pazza di lui, senza una motivazione precisa.

*************

Stasera passo a prenderti, tu vestiti in modo decente, o almeno provaci.
Stronzo! Chissà come mai ma sentiva la solita risposta con la sua voce indifferente e perennemente annoiata.
S’infilò una gonna, si guardò allo specchio, compiacendosi. Un secondo dopo se la tolse malamente buttandola sul letto rabbiosa.
Non lo sopportava! Dannatissimo uomo dal cervello contorto!
Non poteva smettere di fare il misterioso e dirle semplicemente andiamo lì, o andiamo là?!
Ripassò nella mente gli avvenimenti di quella giornata associandole nello schema luogo-azione per calmarsi.
Spiaggia, chiacchiere. Mare, scherzi di cattivo gusto. Scogli, baci. Capannone… Decisamente oltre!
Tirò un pugno all’anta dell’armadio. Maledettissimo uomo dalla mente contorta e dannatamente idiota!
Magicamente, al suo pugno l’anta si aprì facendo scivolare da una gruccia un paio di pantaloni neri, quelli che credeva di non aver portato. Li indossò in fretta e fece scivolare addosso la maglia dorata con annesso il copri spalle nero. Era lì che tentava a fatica di infilare il complicatissimo copri spalle, litigando con le maniche che sembravano legarsi giusto per farle dispetto quando entrò il fratello di mezzo.

“Ehi Tem! Tem!”

“Che vuoi Kankuro? Non lo vedi che sono occupata?!”

“Tem… Ho bisogno di un consiglio da parte di una femmina…”

Temari si fermò nel bel mezzo del litigio con l’indumento e si voltò meccanicamente a guardarlo stupita. Lui. Consiglio. Lei. Femmina.
Oh come si mettevano male le cose!
Deglutì un paio di volte facendogli cenno di entrare. Lui stringeva le mani convulsamente a intermittenza guardando fuori dalla finestra imbarazzato.
Lei si sedette docilmente sul letto già parzialmente occupato dalla roba che aveva gettato confusamente fuori dall’armadio nella foga di scegliere un vestito per la serata. Deglutì ancora e poi con voce tremula si decise a parlare.

“Cosa volevi chiedermi?”

Per lei quello era peggio di un esame. Non ne sapeva nulla di come andavano le cose per un ragazzo, e poi per dare consigli al fratello proprio non sapeva come fare.

“Ecco, c’è questa ragazza, si insomma, lei è bellissima e simpaticissima e poi quando muove quel corpo da favola a me, viene solo l’istinto di saltarle addosso e-”

“Ok! Stop! Stop! Vai dritto al punto e non ti soffermare sui dettagli!”

“Insomma, a me piace e voglio scoprire se le piaccio anche io, come faccio?”

“…Non lo so. Falla ubriacare e poi chiediglielo, non mi viene in mente nient’altro.”

Lui assunse un’espressione ebete, soppesando le parole della sorella. Annuì e decise di prender il consiglio come buono.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo poi sentì di nuovo la voce del fratello e sobbalzò per paura che volesse chiederle altro.

“Esci anche tu stasera?”

“Sì.”

“Ok.”

Li adorava quando non chiedevano niente. Kankuro uscì in silenzio dalla stanza e lei riprese a litigare con il copri spall D
Dopo mezz’ora circa sentì un clacson stonato suonare. Avrebbe giurato che sillabasse ‘Men-de-o-ku-se’ se fosse stato possibile, si affacciò alla finestra vedendo Shikamaru fermo sotto la casa in motorino.
Sorrise e scese le scale di corsa, non le piaceva affatto far aspettare la gente. Appena arrivata davanti alla moto prese il casco che il ragazzo le porgeva come se avesse programmato tutto fino all’ultimo istante e salì in sella stringendosi con le unghie al ventre del povero ragazzo.
Partirono sulla moto, lei non fece domande, non sapeva dove la portava e nemmeno le importava. Non sapeva il motivo, ma di quello strano tipo si fidava.
Si fermarono dopo pochi minuti davanti a un pub e scesero dalla moto. Lei guardò, dall’altra parte del vetro, la fila di alcolici dietro al barista ricordando il consiglio di poco prima dato al fratello.
Si girò a guardare l’uomo scocciata e irritata.

“Non confesserò di amarti se mi fai ubriacare se questo è il tuo pensiero.”

Il ragazzo la guardò perplesso per un attimo poi scoppiò in una fragorosa risata.

“Non ci avevo pensato! In effetti sarebbe una bella idea! Ma, mi spiace deluderti, siamo venuti qui solo per farti conoscere i miei amici!”

Lei divenne rossa di vergogna. Era solo lei a farsi mille seghe mentali per un ragazzo conosciuto da due giorni. Solo lei era confusa, per lui sembrava tutto chiaro e cristallino. Maledetto.
Sobbalzò quando sentì la mano di lui afferrare la sua e trascinarla dentro al locale dove la musica allegra colorava la piccola stanza, sicuramente pensata per pochi abitanti.

“Eccoli lì.”

Il ragazzo indicò un gruppetto di coetanei dall’altra parte della stanza che ridevano e bevevano allegri. Temari storse la bocca contrariata, ok, lo ammetteva, non era una tipa da feste.
Ciononostante seguì il ragazzo attraverso la calca del locale, si osservava intorno spaesata. Non era mai stata in un pub prima d’ora, era troppo rumoroso, troppo bonaccione, troppo…allegro.
Lei era abituata a quei party noiosissimi pre o post convegno del suo tutore, però doveva anche ammettere che non le dispiaceva quel pub, aveva un’aria familiare, come se ci fosse stata da sempre.
Guardava il suo accompagnatore giostrarsi svogliatamente gli amici presentandola a destra e a manca, e lei faceva a malapena in tempo a rispondere alle presentazioni che subito qualcuno le chiedeva qualcosa o le porgeva un boccale pieno di chissà quale strano alcolico.
Shikamaru si voltò per un momento verso la ragazza che ormai era totalmente in confusione.

“Non reggi il ritmo mendeokuse?”

“Non rompere stronzo! Ce la faccio benissimo!”

Eh, l’orgoglio no, quello non glielo affondava nes vno. Si voltò stizzita verso il primo ragazzo che gli capitò accantoanominciando a intavolare un discorso.
Dopo circa un’ora di conversazione si arrese, quell’idiota non faceva altro che guardarle le tette ed era un vero scaricatore di porto, non riusciva a usare una frase senza immetterci per forza una volgarità!
Si voltò di nuovo verso il suo accompagnatore. Rimase a bocca aperta per qualche attimo quando lo ritrovò a fissarla. Maledettissimo ragazzo calcolatore dei più piccoli particolari!

“Cosa c’è? Ti annoi con Kiba?”

Bastardo! Cosa ti ridi?! Mi hai trascinato tu qui!
Questi erano i suoi pensieri assolutamente poco consoni per una signorina d’alto rango come lei. Ok, è una bugia, l’avrebbe detto molto volentieri se all’altro capo del tavolo non ci fosse stato suo fratello insieme all’ochetta bionda.
Si limitò ad assumere un’aria di sufficienza e a rispondere con tutta la calma possibile.

“Non sono affari tuoi, stronzo!”

Aveva esagerato.
Sentì il fegato corrodersi di rabbia, non riusciva a mantenere un comportamento decente davanti a quel dannatissimo Shikamaru!
Lui sorrise bevendo dal suo boccale. Non le rispondeva. Perché non le rispondeva?!
Stava per fare una delle sue battute sarcastiche quando notò sulle guancie del ragazzo un certo rossore. Irlandese. Ergo beve più di una spugna.
Temari girò lo sguardo sbuffando e afferrando il suo bicchiere. Tanto erano sulla stessa barca tanto valeva vedere chi cedeva per primo.
Lo bevve d’un fiato sentendo la gola pizzicare come non l’aveva mai sentita e sbatté il bicchiere sul ripiano del tavolo, tutti si girarono tranne il moro che la fissava con aria di sfida.
Ricambiò lo sguardo e il ragazzo si girò verso il bancone alzando una mano per chiamare un cameriere.

“Un altro whiskey per me e uno per la signorina!”

Si sentì un coro di ‘Ooooh’ e il cameriere portò oltre ai due bicchieri una bottiglia piena.
La ragazza, oltre ad essere leggermente più allegra del solito, si sentiva stranamente sicura di sé.
Prese il bicchiere e lo trascinò verso di lei sul tavolo.

“Chi perde paga, vediamo che sai fare stronzo!”

Shikamaru si limitò a penetrarla con quegli occhi profondi, lei sentì un brivido attraversarle la schiena. Il ragazzo portò il bicchiere alle labbra bevendo ‘alla goccia’ tutto il liquido e poi fermandosi a guardarla.
Temari fece lo stesso suo gesto, e ancora e ancora e ancora.
Otto, dieci, quaranta? Non riusciva più a calcolare quante volte aveva sollevato quel bicchiere, e lui era ancora e solo brillo.
Lei era completamente partita, doveva fermarsi. Sapeva di doversi fermare, ma il suo dannato orgoglio non glielo permetteva.
Il ragazzo portò l’ultimo bicchiere alle labbra, le bagnò appena con quel liquido infiammabile poi posò il bicchiere sul tavolo. Guardandola intensamente.

“Mi arrr>do…”

A-ha! Lo sapevo che eri solo fumo e niente arrosto!
Un sorriso vittorioso si aprì sulle labbra della ragazza, aveva vinto! E lui era completamente ubriaco!

“… O non riuscirò più a guidare per riportarti a casa.”

Il sorriso sparì.
Dannatissimo ragazzo misterioso! L’aveva ingannata!
Il ragazzo si alzò barcollando appena e reggendosi al tavolo poi guardò un suo amico sorridendo furbo.

“Kiba, paga tu il conto per me e il debito sarà saldato. Noi ce ne andiamo.”

Il ragazzo posò un braccio sulle spalle della ragazza che nel frattempo si era già affiancata a lui.
Lei arrossì totalmente sentendo quel contatto sulla sua spalla, davanti a tutti. Boccheggiò per qualche secondo imbarazzata poi Shikamaru la trascinò via, verso la moto, lontano dal casino, lontano da tutto e da tutti.
Al loro posto naturale, al loro posto speciale.
Temari si stringeva forte ai fianchi del ragazzo davanti a sé per non cadere.
Non lo capiva quel ragazzo. Non capiva neanche perché stesse appesa a una moto sbandante per le strade sterrate di quella cittadina sperduta nella verde Irlanda.
Lei. Non poteva immaginarselo nemmeno nei suoi peggiori sogni.
Ed era tutta colpa di quel ragazzo.
E il peggio del peggio era che a lei piaceva tutto questo.
Le piaceva vivere le sue giornate in base ai progetti di quel ragazzo.
Le piaceva parlare con lui, ridere, scherzare.
E quello che invece non le piaceva era che se ne sarebbe andata di lì a breve.
Si rannicchiò contro la schiena del ragazzo passando le braccia attorno al suo torace e poggiando la guancia coperta dal casco contro la sua schiena.

“Ehi mendeokuse! Sto guidando e non ho voglia di perderti per strada perché sei ubriaca! Quindi vedi di finirla e di stringerti forte!”

Le urlò Shikamaru, lei fece come detto e lo strinse forte.
Gli occhi della ragazza s’impregnarono di lacrime, non ci poteva fare nulla, non voleva farsi vedere. Così, stretta a lui, nascosta dietro la sua schiena, versava quelle lacrime amare che avrebbero segnato un addio.
Lui si fermò all’inizio della discesa poggiando un piede a terra per tenere in equilibrio la moto, si voltò appena sentendo la ragazza tremare ancora aggrappata alla sua schiena.

“Guarda che siamo arrivati, e non guido così male da tremare di paura.”

Puntualizzò inacidito mentre la ragazza a quel richiamo si staccava e scendeva dalla moto dandogli le spalle mentre lui riponeva il suo casco all’interno della moto.
Si sollevò il casco asciugando in fretta e furia le lacrime ancora appese alle ciglia e quando sentì la voce di Shikamaru si abbassò velocemente il casco borbottando di volerlo tenere su.
Cominciarono a camminare fianco a fianco, fino a quando arrivarono al cancello, poi lui si fermò appoggiandosi con i palmi delle mani sulla sbarra di ferro in preda a un giramento di testa.
Lei si avvicinò soltenendolo con una mano dietro la schiena.

“Cosa c’è Irlandese? Non reggi un po’ d’alcol?”

Lo stava sfidando per farlo reagire, almeno non sarebbe stato male davanti a lei, non avrebbe potuto sopportarlo. Lui girò gli occhi per aria sbuffando e poi con una mano alzò la visiera del casco nella speranza di vedere nei suoi occhi una qualche traccia di ubriachezza.
Non la trovò, lei era lucidissima, o meglio i suoi occhi lo erano.
Temari era terrorizzata. Non poteva essere scoperta. Lui doveva pensare che non gliene importava nulla.
Balbettò una scusa veloce mentre gli occhi investigativi dell’uomo la squadravano indagatori.

“A avevo la visiera aperta dietro, c’era un sacco di polvere! Tutta colpa tua!”

“Che tu sia dannata maledettissima donna…”

“Come scusa?! Guarda che è colpa tua se la polvere mi è entrata negli occhi!”

“Ma smettila di dire balle!”

“È la verità, stronzo!”

Stavano urlando, come se stessero litigando, ma in nessuno dei loro occhi c’era traccia del minimo odio. Il ragazzo posò le mani sul casco della bionda togliendoglielo e buttandolo a terra.
Barcollando le passò le braccia attorno alle spalle stringendola forte a sé.
Temari era completamente nel panico. Rimase ferma ad occhi spalancati boccheggiando.

“Che diavolo stai facendo Shikamaru?!”

“Io ti amo…”

“Smettila di dire stronzate e staccati!”

“Io ti amo cazzo!”

“Shika smettila!”

“Ti amo… Ti amo cazzo… E sono completamente ubriaco cazzo… E ti amo…”

“Ho… Ho capito.”

“Non dovresti dire ti amo anche io?”

Il ragazzo sollevò la testa per guardarla negli occhi. Indagatorio.
Odiava quello sguardo, le sembrava di essere nuda sotto quello sguardo.
Deglutì imbarazzata e buttò giù la prima cosa che le venne in mente.

“Ma muori!”

“Cosa?! Io ti faccio una confessione a costo della mia dignità e tu mi auguri di morire?!”

“Sì! Muori!”

“Ma ammazzati!”

“Affogati!”

“Ma vai a quel paese strega! Strozzati!”

“Stronzo!”

“Arpia!”

“Ci vediamo domani! Stronzo!”

“Alle 8 qui! Strega!”

Temari cominciò a marciare a passo di carica verso casa sua. Ok, stavolta l’aveva incastrato lei.
E ne era veramente fiera! Si voltò quando fu nell’ombra a guardare il ragazzo che raccoglieva il casco che era rotolato fino a fermarsi contro una transenna.
Quel posto, era orribile.
Ed era stupendo.
Quelle due transenne legate l’una all’altra, non se le sarebbe scordate mai.
Si voltò verso casa e fece un passo colpendo con un piede un sasso, imprecò tra i denti raccogliendo il sasso tra l Lo maledì e alzò il braccio per scagliarlo lontano. Si fermò a mezz’aria con gli occhi spalancati. Portò il braccio nuovamente in basso osservando con attenzione quella pietra.
Poteva farne un uso migliore.
Sorrise malandrina e fece una corsetta fino all’inizio della discesa dove Shikamaru stava montando sul motorino. Aspettò che fosse completamente sopra e poi lo lanciò con precisione sul casco del ragazzo.
Quello inviperito si voltò pronto ad insultare chiunque fosse stato e si bloccò a vedere la ragazza che lo guardava seria e come fosse in guerra.

“Anche io, stronzo!”

La ragazza si voltò e cominciò a correre più veloce che poteva. Scappava. Scappava da una confessione troppo scomoda.
Si era fatta una gran figuraccia, come una bambina che prima lanciava il sasso e poi nascondeva la mano. In tutti i sensi.
Arrivò in pochi minuti davanti al chiosco e sorrise. Inconsciamente, e confusamente.
Continuava a correre, non sapeva quanto ancora le avrebbero retto le gambe o i polmoni, sapeva solo che voleva correre per tutta la notte.
E chi se lo aspettava che quell’idiota l’avrebbe fatta volare così?
Questo pensava mentre passava davanti a ogni posto da lui indicato.
Ma nessuno era come quello. Quel posto da amanti, quel posto di figuracce, quel posto incredibilmente romantico e dannatamente imbarazzante.
Lei. Temari. Era ufficialmente innamorata.
Ma non lo avrebbe mai ammesso.




DarkRose86: Yeah! Ora sto meglio! Ti ringrazio di averla letta tutta, devo presumere che per te sia stata una faticaccia, sono ben 24 pagine dopotutto XD Comunque ti ringrazio di aver apprezzato, devo ammettere che anche io sono stata incollata allo schermo per scriverla, tagliando ricucendo, e questa fic non mi soddisfa molto, però mi sono divertita a scrivere i sentimenti di entrambi. Per gli errori di battitura e le virgole…ne sono a conoscenza, me ne sono accorta rileggendola solo dopo avertela inviata ^^” Bye Bye e grazie ancora!

valy88: Mi fa veramente piacere che ti sia piaciuta! ^0^ Ecco il loro secondo appuntamento, devo ammettere che non sono brava a impersonare Temari, quindi penso che abbia esagerato a mostrare i suoi sentimenti oltre alla corazza di donna dura e senza macchia. In ogni caso, l’ambientazione piace anche a me, io ADORO l’Irlanda. Grazie mille per tutti i complimenti, continua a seguire e grazie ancora Bye Bye ^^

Happy_Pumpkin: Grazie mille, ma ricordiamo che parliamo a una delle podiste, quindi è un onore per me avere la tua recensione u.u La storia non finisce qui, perché ovviamente, come tutte le vacanze hanno quel senso di amaro che è la fine della gita. Per il loro modo aggressivo di opporsi nascondendo i loro sentimenti, nonostante le affermazioni superbe del ragampo, lo trovo semplicemente spassoso XD Grazie mille per la recensione Bye Bye ^^

Shatzy: Ancora tu!!! XD Comunque W le ShikaTema! Si, è una delle mie coppie preferite anche se le altre non le disdegno. Grazie mille per i complimenti sulla descrizione, è stato un supplizio descrivere un luogo immaginario come il mare perché dell’Irlanda ho visto solo castelli e erba =_= nemmeno erba di quella buona ma quella per capre >_>”” Per Yoshino, diciamo che lui si gira malamente, però alla fine fa sempre quello che vuole, e ricordiamoci che nessuno è mai propriamente allegro e pimpante la mattina e avere un’arpia che mette le mani sulle tue cose, che hai precedentemente sistemato con un ordinato disordine e che ti ammazza di botte a prima mattina non è propriamente un’immagine idilliaca che si può sopportare. La storia è vista dagli occhi di entrambi i protagonisti diciamo, anche se credo che Shika mi sia venuto meglio, mi assomiglia di più! Uhm...decisamente hai ragione per la punteggiatura e per le frasi (vedere prima risposta), e mi scuso per l'orripilante errore nel titolo! O_O Non ci avevo fatto caso! Grazie ancora per la recensione! Bye Bye ^^

hotaru: Thank you very much! Si in Irlanda ci sono stata (vedere la recensione sopra) e il tramonto è bellissimo, anche solo guardandolo dal pullman a due piani, la luce arancio che si staglia sui prati da calcio illuminando i bambini in uniforme che corrono appresso alla palla… ok la smetto sennò comincio a sbavare! Ci sono stata un anno fa, e mi sono sentita in patria appena ci ho messo piede. Però non c’è nulla di meglio dell’Italia! Ti ringrazio per i complimenti e aggiungo che anche la tua storia è molto interessante, tranquilla che la seguirò! Bye Bye ^^

gloria7: Grazie mille! Continua a seguire Bye Bye ^^

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Capitolo 3
*** Maybe we’re in love ***


- Maybe we’re in love

“Tem! Tem!”

Temari aprì un occhio malvolentieri. Guardò l’orologio, le 6 e mezza.
Era ancora vestita dalla sera prima. Era semplicemente piombata in casa rinchiudendosi in camera sua e prendendo a pugni qualsiasi cosa trovasse e piangendo a dirotto, senza sapere bene il motivo.
I sentimenti erano deleteri per lei. Decisamente.
Si alzò a sedere sul letto e sbadigliò assonnata. Si trascinò fino alla porta e l’aprì trovandosi davanti il fratello di mezzo che era intensamente agitato.

“Cosa vuoi Kankuro? Hai il responso della bionda? Se è per questa cazz-”

“Tem dobbiamo partire.”

Quel commento lapidario la gelò in un istante.
Guardò il fratello sperando che da un momento all’altro se ne uscisse con ‘È uno scherzo baccalà!’ e lei lo avrebbe picchiato forte.
Ma questo non avvenne.

“Come dobbiamo partire? Abbiamo ancora un giorno.”

“Ha detto Baki-sensei che dobbiamo partire per l’America, ha un altro convegno imprevisto.”

“NO! Cioè, non è possibile che possano aspettarlo per una giornata?”

“Tem, lo sai che è importante il suo lavoro.”

“Sì, lo so. Lui ci mantiene e ci paga vitto e alloggio quindi dobbiamo seguirlo.”

Abbassò lo sguardo, non lo avrebbe mai ammesso, ma se ci pensava ancora in quei termini si sarebbe messa a piangere.
Sentì la mano pesante del fratello posarsi sulla sua spalla.

“Tem, mi dispiace. Comincia a fare le valigie, per le otto si parte.”

“Chi chiedi una proroga di mezz’ora. Ho tanta roba da mettere nella borsa.”

Svincolò dalla presa del fratello chiudendogli la porta in faccia. Aveva la gola secca, o così le sembrava dato che non poteva fare altro che deglutire.
Si guardò allo specchio.
Lei era forte, lo era sempre stata, non poteva cedere adesso. Fece la faccia più seria che poté, senza neanche versare una lacrima e cominciò a riordinare la sua roba.
Baki, il suo tutore, era un professore di fama mondiale. Lui li aveva trovati in un orfanotrofio, non ricordava bene il luogo dov’era l’edificio. Lui li aveva presi con sé, ma non a caso.
Suo fratello minore, Gaara, era schizofrenico fin da bambino, e lui aveva trovato la cura, dopo sedute, farmaci, era riuscito a curarlo.
Loro gli erano debitori. Avevano fatto un patto da bambini, lei e Kankuro, tagliandosi l’indice e mischiando il loro sangue, sarebbero rimasti sempre uniti proteggendo il fratello minore e seguendo in qualsiasi luogo il professore.
Non potevano fare altro.
Pensava a questo mentre piegava i vestiti mettendoli nella valigia grande ma quella valigia era sempre troppo vuota per lei.
La sua mente si perdeva nel pensiero che magari, senza tutti quei vestiti, là dentro avrebbe potuto starci benissimo una persona intera.
E lei sapeva chi voleva portarsi dietro.
Ma non l’avrebbe mai ammesso. Non avrebbe ammesso che le sarebbe mancato.

“Scusa ma perché sono legate le transenne?”

“Penso sia perché il terreno sotto di loro è cedevole e quindi devono appoggiarsi l’una all’altra per rimanere in piedi.”

“Che stupidaggine…”


No, non era una stupidaggine. Mentre infilava una maglia all’interno della valigia ci ripensava.
Quel cancello, formato da due transenne che erano legate l’una all’altra per stare in piedi, con il terreno cedevole sotto, erano loro.
E mentre piegava gli indumenti, le lacrime scorrevano a fiumi.
Lei sarebbe caduta, e sarebbe rimasta a terra.
Come quelle transenne, non le avrebbe raccolte nessuno. Erano in un posto troppo nascosto, come i loro sentimenti.

*************

Non ce l’aveva fatta, non questa volta.
Sua madre l’aveva beccato in pieno mentre se la svignava di nascosto dalla porta di servizio.
In ogni caso sarebbe passata per forza da quella strada per andare lì.
Si sedette sulla sedia appoggiandola fuori dal fresco chioschetto e cominciando a lavorare.
Tirò fuori un punteruolo, una conchiglia rossa e un filo intrecciato da lui personalmente.
Spingeva la punta contro il buco già quasi pienamente scavato nella conchiglia facendo attenzione a non farla spezzare.
Quando il punteruolo trapassò la superficie rossa lo rimosse e infilò il cordino all’interno del buco. A lui non piaceva lavorare. Non gli piaceva affatto.
Preferiva di gran lunga guardare le nuvole.
Ma quello che l’aveva portato a scegliere quella conchiglia era che l’interno, la superficie perlacea, se la si faceva riflettere al sole mostrava come immagine una nuvola sospinta dal vento.
Shikamaru sorrise.
Il vento. Era come lei.
Era libero, irriverente, e lui come una nuvola, era trasportato senza scelta da quella forza improvvisa che era lei.
Stese le gambe stiracchiandosi e infilando il bracciale nella tasca.
Sorrise della sua sorte, in balia di una forza incostante come il vento.
Incrociò le braccia dietro la testa fermandosi a guardare il cielo.
Ma poco dopo un clacson assordante lo destò dal suo poltrire.
Kiba guidava a velocità folle strombazzando come un pazzo, Shikamaru si alzò e infilò le mani in tasca. Dannato Kiba, sicuramente voleva fargliela pagare per la sera prima.
Aspettò che l’amico scendesse di fretta dal motorino e che lo raggiungesse per poi parlare.

“Senti Kiba, per ieri, quelli erano soldi che mi dovevi. Quindi evita di romper-”

“Temari è partita.”

Shikamaru lo guardò allarmato.
Serrò la mascella, era sicuramente uno stupido scherzo e lui su questa cosa non aveva voglia di scherzare.
Lo prese con una mano per la maglia e lo strattonò.

“Smettila di dire puttanate!”

“Shika è la verità te lo giuro!”

“No! Lei non se ne sarebbe andata senza avvertirmi! Aveva ancora un giorno qui!”

“Me l’ha detto Sakura! Ha visto stamattina lei e i suoi fratelli che caricavano le valigie in macchina!”

“Smettila di mentire!”

Il ragazzo lo colpì forte alla mascella con un pugno.
Guardò Kiba rialzarsi da terra con i gomiti e pulire un rivolo di sangue che scendeva a lato della bocca.
L’amico lo guardò serio.

“Shikamaru. Lei è partita, e anche se mi ammazzi di botte la cosa non cambierà.”

Il ventenne si morse l’interno della guancia.
Guardò il bruno rialzarsi e spolverarsi i vestiti, lui non riusciva a fare un passo.
Era ferito, ferito dentro l’anima.
Guardò gli occhi dell’amico, seri, determinati.

“Non stai mentendo.”

“No, te l’ho già detto.”

“Che ore sono Kiba?”

“Sono le otto meno dieci. Ehi! Ehi Shika dove stai andando?!”

Il ragazzo prese a correre nella direzione opposta all’amico. Non voleva crederci.

Lui correva, correva a perdifiato, voleva accertarsene.
Non era vero. Non poteva essere vero.
Non se ne sarebbe mai andata così, senza un motivo, senza salutarlo. Doveva per forza essere una balla.
Saltò il cancello improvvisato come fosse solo un gradino di pochi centimetri e corse ancora.
Correva per la discesa rischiando di rompersi l’osso del collo, ma non poteva farne a meno.
Si arrampicò su per gli scogli, li scalava come fosse una scimmia, senza far caso alle ginocchia che si sbucciavano o alla pietruzza incastrata nella mano.
Balzò giù dallo scoglio incespicando nella sabbia ghiaiosa e finalmente si fermò.
La spiaggia era vuota, abbandonata.
Come lui.
Il vento freddo gli soffiava in faccia ghiacciando anche le lacrime che scendevano dai suoi occhi.
Lei se n’era andata. L’aveva fatto veramente.
Cadde in ginocchio battendo con forza un pugno sulla sabbia.
Non poteva cambiare niente.
Odiava quella spiaggia ora, deserta, e senza lei.
Si alzò con ancora gli occhi che bruciavano.
Per lei non aveva avuto senso tutto quello? Per lui sì, e odiava le cose che la legavano a lei.
Quel cancello, fatto da due semplici transenne in ferro legate insieme da uno spago, mezze affondate nel terreno riarso. Legati come lo erano loro.
Non ricordava di aver mai avuto tanta forza come in quel momento, quando con rabbia buttava a terra quel cancello, alzandolo e gettandolo giù per la discesa. Mentre le lacrime scendevano a fiotti e i singhiozzi lo facevano guaire come un cane.
Bugiarda. Bugiarda. Bugiarda.
“Shikamaru, ero venuta a salutarti e… Non pensavo odiassi tanto quel cancello…”

Shikamaru si voltò verso la ragazza, le lacrime gelate infuocavano il suo volto.
Lei era lì, era lì davvero.
Stretta nel suo pullover bianco di lana, con un vestito verde che arrivava fino alle ginocchia.
Si alzò da terra, le ginocchia sbucciate bruciavano da matti, la mano ormai era aperta da un taglio da cui usciva del sangue.

“Mi… Mi avevano detto che te n’eri andata.”

“Almeno un saluto te lo devo, hai sprecato del prezioso carbone fossile per portarmi su quel trabiccolo.”

“Sei una stronza!”

Il ragazzo piegò il volto verso il torace non riuscendo a smettere di piangere come un bambino. Urlò senza rendersene conto.
Sembrava un bambino capriccioso che non voleva separarsi dal giocattolo preferito.
Sentì una mano calda bagnarsi delle sue lacrime nel tentativo di una carezza.

“Lo so… È una delle mie qualità…”

Shikamaru l’abbracciò forte, stringendola quasi da soffocarla, ma stavolta l’abbraccio era ricambiato.
Lui piangeva, come non aveva mai fatto prima d’allora, forse nemmeno da bambino, affondando la testa sulla sua spalla mentre lei lo stringeva con la stessa intensità.

“Sei una stronza! Una maledetta stronza!”

Temari non piangeva, lei non avrebbedaianto davanti a lui.
Non di nuovo. Era colpa del suo maledetto orgoglio, ma sapeva che piangere in due non serviva.
Strinse le spalle del ragazzo infilando le dita affusolate nella pelle, con una smorfia sofferente.
No, Temari non piangeva. Ma soffriva.
Allontanò il ragazzo da sé e lo guardò, non riusciva a nascondere i suoi sentimenti.
La sua voce era rotta come se stesse piangendo, senza lacrime.

“Sai… C’è una leggenda in Cina, e dice che: Un tempo, quando uno aveva un segreto da nascondere, andava in un bosco. Faceva un buco in un tronco e sussurrava lì il suo segreto. Poi richiudeva il buco con del fango, così il segreto sarebbe rimasto sigillato per l'eternità.**

Shikamaru la guardò perplesso, un buco in un tronco.
Chiuse a cerchio l’indice e il pollice, le sue lacrime si erano fermate.
Ma il suo cuore non smetteva di sanguinare. Guardò la ragazza serio e triste.

“Sono io il tuo tronco, confidami il tuo segreto e io lo custodirò per sempre…”

Temari avvicinò le labbra al cerchio di carne e sussurrò il suo udibile segreto.
Mentre raccontava il suo segreto le lacrime scesero dalle sue pozze chiare.
Il ragazzo restava in ascolto mentre il suo cuore palpitava lacrimando confuso.

“Devo confidarti un segreto… Ti amo… Vieni via con me…”

Il ragazzo cominciò a piangere a dirotto. Non poteva lasciare tutto, lì c’era la sua vita.
La ragazza continuava stringendo il polso del ragazzo.

“Ora ti confido il mio segreto… Voglio che vieni via con me…”

“Non posso… Temari, non posso…”

L’abbracciò nuovamente, stringendola. Lei continuava con la sua nenia.
Non poteva lasciare la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro.
Non era un buon motivo l’amore. Lo sapeva, lo sapevano bene entrambi.
Però si stringevano legati insieme, su quel terreno instabile.
Le transenne erano state buttate giù, e rimanevano inermi sul terreno.
Come loro.

*************

“Shika! Muovi il culo e portalo in acqua! Non puoi rimanere tutto il tempo sotto l’ombrellone!”

“Mendeokuse…”

L’uomo sbuffò alzandosi dalla sua comodissima sdraio. E camminando verso la ragazza che stava con i piedi immersi nell’acqua gelida del mattino.

“Sta zitto cry-baby!”

Un’onda di gocce gelide lo colpì in pieno torso nudo.
Faceva caldo, faceva veramente caldo. E quello schizzo gelido era una seccatura.
Assunse un’espressione annoiata incrociando le braccia al petto.
Dannatissima strega!

“È meglio l’Irlanda.”

“Non è vero, qui in Mexico almeno c’è una spiaggia degna di chiamarsi tale.”

“Io preferisco la mia Madre Patria in ogni caso.”

“Ci torniamo tra qualche settimana te l’ho promesso.”

Shikamaru guardò la ragazza ormai donna schizzare con l’acqua gelida il povero fratello sfigato –meglio noto come Kankuro- con le mani.
Sospirò sedendosi sul bagnasciuga, maledetto quel fausto giorno in cui decise di seguirla.
Guardò in aria le nuvole che, spinte dal vento, si muovevano veloci.
Sospirò nuovamente. Era giusto l’esempio del vento.
Lui non poteva far altro che seguirla per il mondo, tanto non sarebbe riuscito ad allontanarsi da lei, per quanto lo volesse.
Un paio di labbra salate si posarono sulle sue, l’uomo si svegliò di soprassalto dai suoi pensieri osservando gli occhi color mare della sua donna. Portò una mano sulla nuca della partner e la baciò a sua volta.

“Maledettissima strega!”

“Stronzo!”

“È una delle mie qua-”

“Qualità. Lo so.”

Shikamaru sospirò di nuovo mentre la donna si sedeva tranquillamente accanto a lui. Era una fonte di guai. Litigavano e si ammazzavano, era felice e lo rendeva felice. Era lunatica.
Ma a lui piaceva così.
Si soffermò a guardare Temari. Bellissima seccatura. Passò una mano sul volto disperatamente.
Dannazione, la amo questa bellissima seccatura!

*************

“Aiutami Shikamaru…”

“Cosa stai facendo?! Smettila! Lasciali lì!”

“No! Noi siamo queste transenne!”

“Smettila stai farneticando!”

“Noi siamo su un terreno cedevole! Cadremmo senza questo legame!”

“Smettila Temari! Smettila!”


Ma lei non si fermava, tirava su quelle transenne con tutta la sua forza.
Cercando disperatamente di portare tutto al proprio posto.
Si feriva le mani cercando di tenere su quel pezzo di ferro arrugginito e trascinandolo verso le travi.
Shikamaru si morse un labbro, non la capiva, non la capiva quella maledetta donna!
Temari non piangeva, non poteva piangere.
Ad un tratto le mani sulla sbarra di ferro divennero quattro. Temari si girò verso il ragazzo che l’aiutava.

“Se per te è importante, va bene. Ricostruiamo questo maledetto cancello.”

Tiravano su e legavano con i legacci improvvisati quelle due transenne riponendole al proprio posto.
Una volta legate alle travi, dovevano legarle insieme tra loro.
Lo spago spezzato era ormai inutilizzabile.
Temari stringeva tra loro le transenne come se potessero fondersi con la sola forza della sua disperazione.

“Perché non possono restare unite?! Perché?!”

Temari era forte. Temari era una dura.
Temari era troppo fragile dietro la sua corazza dura.
Shikamaru tirò fuori dalla sua tasca il braccialetto che sarebbe dovuto andare in regalo alla ragazza e legò insieme le due sbarre.
Guardò la ragazza, che stringeva tra le mani le transenne come se potessero ancora cadere da un momento all’altro.
Lui posò le mani sulle sue tirandole via e poggiandosele al petto.
No, quelle transenne non potevano cadere, nonostante il terreno cedevole, nonostante le condizioni disastrate in cui si trovavano.
Prese una mano della ragazza costringendola a formare un cerchio con le dita e vi poggiò sopra le labbra.

“Ora ti confido il mio segreto… Ti amo… Voglio venire con te…”





** "2046" Film diretto da Wong Kar-Wai. [Lo consiglio perchè è molto bello ^^]

Con quest'ultimo capitolo si conclude l'avventura, ringrazio ancora DarkRose86 per questo splendido contest!
Passo ai ringraziamenti!

valy88: Macché povero Shikamaru! Temari ha fatto bene ù__u Ma sì, un po’ di alcol in corpo non fa mai male! (Parla quella che si è f lita la lista dei cocktail di un pub per festeggiare!) Eh, l’amore si sa che è spesso così veloce a colpirti che neanche te ne accorgi e ti sconvolge in un attimo! Spero in ogni caso di non averti delusa… Grazie per aver seguito Bye Bye

Shatzy: Figurati! Mi fa davvero piacere che tu ci sia! Ma tanto è impossibile farmi desistere dallo scrivere, e so di essere una piaga sociale per questo XD Temari e Shika volgari sono d’obbligo…da ubriachi! E poi…beata un nonnulla! Mi hanno quasi lasciato in Irlanda XD è stato un viaggio d’inferno XD Spero di non averti delusa… Grazie per aver seguito Bye Bye

gloria7: Puccio sì, anzi, Temari è la più puccia! XD Grazie tante per i complimenti! Spero di non averti delusa… Grazie per aver seguito Bye Bye

Happy_Pumpkin: Eh si, non posso non darti ragione, sia nel caso del loro rapporto travagliato sia per le ripetizioni, me ne sono accorta anche io rileggendolo dopo averlo letto ^^” Kankuro che tormenta la sorella con domande imbarazzanti io l’ ho trovata semplicemente adorabile come cosa XD Ho trovato l’Irlanda perfetta sia per l’immagine, che secondo me si abbinava e anche per la stranezza e la particolarità del turismo che spesso sta solo nelle città turistiche d’estate XD Spero di non averti delusa… Grazie per aver seguito Bye Bye

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