Everything I do is for you

di Persefone3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. In the middle of the Sea ***
Capitolo 2: *** II. A Ghostly Place: Welcome to New Storybrooke ***
Capitolo 3: *** III. What Happened Eight Weeks Ago ***
Capitolo 4: *** IV. How Things Are Going on ***
Capitolo 5: *** V. A Journey Together Begins ***
Capitolo 6: *** VI. Time For Explanations ***
Capitolo 7: *** VII. Our First Rendezvous … Again! ***
Capitolo 8: *** VIII. Conspiring Against The Dame ***
Capitolo 9: *** IX. Misunderstandings And An Overture ***
Capitolo 10: *** X. Indissolubly Connected ***
Capitolo 11: *** XI. Try Something New Darling, It’s Called Trust! ***
Capitolo 12: *** XII. A Taste of Courtship ***
Capitolo 13: *** XIII. A Daring Escape ***
Capitolo 14: *** XIV. Into The Woods ***
Capitolo 15: *** XV. Along The Way ***
Capitolo 16: *** XVI. About a Royal Proclamation And An Unexpected Arrow ***
Capitolo 17: *** XVII. Consequences of An Untold Truth ***
Capitolo 18: *** XVIII. You’re Not Welcome ***
Capitolo 19: *** XIX. War Cabinet ***
Capitolo 20: *** XX. It’s Never Too Late For Choosing Your Heart ***
Capitolo 21: *** XXI. I’ve All Time in The World ***
Capitolo 22: *** XXII. Kidnapped! ***
Capitolo 23: *** XXIII. It’s You, Emma. ***
Capitolo 24: *** XXIV. A Night Of Awareness before the Duel ***
Capitolo 25: *** XXV. Not Just An Ordinary Duel ***
Capitolo 26: *** XXVI. The Sorcerer, The Apprentice, The Author & The Savior ***
Capitolo 27: *** XXVII. Everything Is Back To Normal ***



Capitolo 1
*** I. In the middle of the Sea ***


I. In The Middle of the Sea
 
Otto settimane. Erano passate solo otto settimane da quel maledetto giorno, ma poi il richiamo per tornare era stato troppo potente per essere ignorato. Dopo aver assistito al crollo di quello che era il suo mondo, Hook era tornato a fare quello che sempre aveva fatto: pensare solo a se stesso e quindi andarsene. Troppo dolore da sopportare ancora una volta. Aveva preso la sua nave e si era dileguato nella notte, lasciando tutti al loro destino. In fondo è quello che i pirati fanno. E poi non aveva più nessun senso rimanere. Aveva anche disperatamente cercato di tornare ad essere lo spietato ed egoista pirata che era stato un tempo, ma nel buio della sua cabina aveva sempre l’impressione di vedere due occhi verdi fissarlo intensamente. Non avrebbe mai potuto ignorarli e non riusciva a darsi pace. Durante l’ennesima notte insonne, il pirata decise di arrendersi al senso di colpa che lo stava perseguitando. Buffo, chi l’avrebbe mai detto che Capitan Hook potesse essere vittima dei sensi di colpa? Nessuno. Ma che Killian Jones avesse un cuore leale, di certo non poteva essere messo in dubbio. Anche quella sera il suo sonno era durato appena un paio di ore. Si era svegliato di soprassalto nella sua cabina, solo e madido di sudore. L’aveva sognata per l’ennesima volta: lei, la sua Emma, il suo vero amore, il suo lieto fine, il suo candido biondo cigno. Lei gli aveva fatto visita ogni singola notte da quando si era messo in mare. Stavolta, però, il sogno era stato particolarmente vivido e lo ricordava sin nei minimi dettagli.
Erano sdraiati su un rigoglioso prato verde: Emma indossava una bianca tunica lunga fino ai piedi. I lunghi capelli erano sciolti sulle spalle, morbidi e leggermente mossi. Quello che più amava in lei era il fatto che la sua naturale bellezza venisse esaltata dalla semplicità. Hook le si era avvicinato ed Emma aveva iniziato ad accarezzargli il viso. Aveva sentito il cuore esplodergli di gioia: sapeva che era un sogno, ma le sue mani e le sue carezze gli mancavano dannatamente. Si era immediatamente avventato sulle sue rosee labbra: erano sempre calde e buone come le ricordava. L’aveva fatta stendere sulla schiena e aveva continuato a tenere le labbra incollata alle sue. Più le assaporava e più si sentiva come ubriaco e ne voleva ancora di più. E poi improvvisamente l’atmosfera intorno a loro si trasformò in modo radicale. Il limpido cielo era stato oscurato da una nera coltre di nubi. Si erano tirati su per cercare di capire cosa stesse succedendo. Emma si era aggrappata a lui con forza e Hook la stava stringendo affinché fosse ancora più salda a lui. Non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. Possibile che anche nei sogni la realtà dovesse riemergere prepotentemente? Un fulmine dal cielo cadde proprio accanto a loro, aprendo una voragine nel terreno. Stava inghiottendo tutto quello che li circondava e stava pericolosamente raggiungendo Emma che si trovava proprio nella sua traiettoria. Hook aveva inutilmente cercato di farla spostare in modo da frapporsi tra lei e la voragine, ma non ci era riuscito. Era come se le sue muscolose braccia fossero completamente prive di forza. Il vortice si stava facendo sempre più minaccioso ed Emma stava per essere inghiottita dal nulla.

.- Emma, tieniti forte a me!
- Non ci riesco – aveva detto mentre stava cercando di rimanere salda al corpo del pirata.
- Non posso perderti anche qui!

Quando Emma aveva capito che per lei non c’era più niente da fare e che, anzi, la voragine avrebbe inghiottito anche lui, aveva alzato la testa e lo avevo guardato con infinito amore.

- Prenditi cura di Henry, mi raccomando …

Aveva appena avuto il tempo di stampargli un ultimo fugace bacio sulla bocca prima di mollare la presa e scomparire nelle viscere della terra. Hook aveva cercato disperatamente di seguirla, ma la terra si era subito richiusa dopo avergli strappato il suo vero amore. Sentì il dolore lacerargli l’anima e solo in quel momento si era svegliato in un bagno di sudore.
Si era alzato di scatto dal letto e barcollando era andato a versarsi un bicchiere d’acqua. Vuotò il bicchiere d’un fiato e si maledì per aver finito il rhum: stava ancora sudando freddo e il suo cuore non sembrava avere alcuna intenzione di rallentare i battiti.
Prenditi cura di Henry. Queste parole gli rimbombavano nella testa. Già Henry. Chissà come stava il ragazzo, anche lui aveva perso quasi tutto quel maledetto giorno di due mesi prima. Il capitano si era così fatto divorare dal proprio dolore che invece di stare accanto al ragazzo si era dileguato. Si ritrovò a pensare che per la seconda volta lasciava qualcuno in balia dell’inesorabilità del destino. Ma si sa, le vecchie abitudini sono dure a morire. Hook si sedette su una sedia e portò una mano al collo, in cerca della sua catenina, quella che era solito tormentare quando era nervoso o preoccupato. Fu quando le sue dita andarono a vuoto che si ricordò di non averla più al collo. Quello era un riflesso condizionato maturato in più di trecento anni di abitudine, ma il motivo per cui non aveva più la catenina era più che valido. Nonostante questo l’inquietudine non accennava a diminuire, così aprì un cassetto della sua scrivania. Ne tirò fuori quello che ormai era diventato il suo talismano: una collanina con un ciondolo a forma di cerchio. Era l’unica cosa che gli era rimasta di lei. Quando il pirata sentiva che il peso dell’assenza di Emma lo stava per uccidere, faceva sempre così: stringeva quel ciondolo. E proprio mentre lo teneva, capì che era ancora in tempo con Henry, non lo avrebbe abbandonato come aveva fatto con Bae. Doveva tornare a Storybrooke. 
Come il sole fu sorto, Hook preparò la nave per il rientro. Otto settimane di navigazione erano molte, ma la sua Jolly Roger sapeva volare quando era necessario. In una settimana, facendo pochissime pause e aiutandosi con un piccolo rimedio magico, che Emma gli aveva procurato non molto tempo prima, sarebbe stato di ritorno a Storybrooke. Il vero problema era come ripresentarsi agli altri. Dopo quel periodo di assenza, non poteva semplicemente ripiombare tra loro facendo finta che non fosse successo niente. E non poteva neanche dire semplicemente a Henry qualcosa del tipo ragazzo sono qui ora e puoi contare su di me.
La quarta sera di navigazione, stava controllando la rotta con il suo sestante: se i suoi calcoli erano esatti, e lui non li sbagliava mai, Storybrooke era a soli tre giorni di navigazione. Tre giorni. Hook si fermò a riflettere un momento su ciò. Era palese che se non avesse voluto arrivare fino in fondo, era quello l’ultimo momento utile per tirarsi indietro e rimettere miglia e miglia di distanza tra lui e il suo dolore. Guardò il sestante e si ricordò perfettamente della prima volta che lui e il ragazzo avevano instaurato quel forte legame che li aveva uniti.
Henry aveva appena perso suo padre per mano di Zelena e non aveva ancora riacquistato la memoria. Per cercare di lenire il dolore della perdita, il pirata si era offerto di portarlo in barca. Emma si era raccomandata di fare attenzione e lui le aveva assicurato che il ragazzo sarebbe stato al sicuro sotto la sua custodia. Dopo un lungo giro in mare, si erano fermati sua una spiaggia. Hook stava aspettando il momento giusto per mostrare ad Henry come usare un sestante.

- Cos’è? – aveva chiesto Henry quando Hook lo aveva chiamato vicino a sé.
- Questo ragazzo, è un sestante. È uno strumento usato dai marinai per navigare.
- Come un GPS?
- Sì … ci dice la nostra posizione in base alle stelle.
- Non sono sicuro che il GPS funzioni così, ma cos’ha a che fare con mio padre?
- Gli ho insegnato a navigare con questo, proprio come farò con te.
- Eravate in marina insieme?
- No, Bae … Neal era solo un ragazzo quando gliel’ho insegnato.
- Aspetta … ma non avete la stessa età? Sembra che più mi parliate di mio padre, meno le cose abbiano senso. Non voglio imparare a navigare, voglio solo sapere qualcosa di lui che non sembri inventato, così che possa piacermi. Come posso provare qualcosa per la sua morte se non so nulla di lui quando era vivo?
- Mi sembra giusto ragazzo. Non ti ho detto perché ho insegnato a tuo padre a navigare. Aveva appena perso suo padre e pensavo che il mare potesse cancellare il suo dolore.
- Anche lui ha perso suo padre?
- Sì, a causa di qualcosa di oscuro e malvagio quando era poco più grande di te. Vedi, potrai non sapere molto su di lui, ma avete in comune più di quanto credi.

Dopo quella sera, Hook aveva sentito che un profondo rapporto di fiducia si era instaurato tra loro. Fiducia che lui aveva incrinato, ma che era più che intenzionato a riconquistare. Ricordava bene quel periodo: Emma era distrutta dal dolore della morte di Neal e la cosa che lo spaventava di più era che la donna si trincerasse dietro quel dolore. Per fortuna Emma non lo aveva fatto e si era comunque lasciata andare ai sentimenti che provava per lui. Non era stato facile, ma ne era davvero valsa la pena. Chiuse gli occhi e con la mente tornò all’esatto momento in cui la loro relazione aveva smesso di essere un semplice flirt e si era trasformata in qualcosa di molto più serio e profondo.

- Swan, non farmi bere solo.
- Non sono dell’umore adatto per bere o per un uomo.
- Mi dispiace non averti ascoltata oggi. D’accordo, so che senti di avere tutto sulle spalle, ma a un certo punto, anche se siamo molto diversi, devi fidarti di me.
- Pensi che si tratti di questo? Che non mi fido di te?
- Non si tratta di questo?
- Ma certo che mi fido di te!
- E allora perché continui ad allontanarmi?
- Perché tutti quelli con cui sono stata sono morti! Neal, Graham, persino Walsh. Ho perso tutti quanti, non posso perdere anche te.

A quelle parole Hook aveva sgranato gli occhi. Il suo timore era quello di non poter essere un uomo migliore per lei e di conseguenza di non essere alla sua altezza, mentre quello di Emma era semplicemente perderlo. 

- Amore mio – aveva detto il pirata con dolcezza – non devi preoccuparti per me. Se c’è una cosa in cui sono bravo è sopravvivere.

E poi l’aveva baciata con una nuova consapevolezza dentro. Emma era davvero la donna per cui valeva la pena vivere e amare. Ovviamente come tutte le relazioni non era sempre stata rose e fiori. Avevano avuto anche loro alti e bassi, come quando Hook le aveva nascosto il fatto che Rumple gli aveva strappato il cuore o dei trascorsi che aveva con Ursula. Alla fine, però, una sola cosa era sempre rimasta intatta: la fiducia reciproca. Perché Emma lo aveva accettato per quello che era e lui altrettanto. Emma, d’altro canto, glielo aveva fatto capire palesemente quando, nel suo ufficio gli aveva detto perché voleva sapere di Ursula.

- So che mi nascondi qualcosa del tuo passato con Ursula, e non fa niente. Quello che non va bene è che mi hai mentito al riguardo.
- Sì, tesoro, hai ragione. Non sono stato interamente sincero con te. La verità è che mi ricordo cosa è successo e non è stato bello.
- Le hai spezzato il cuore?
- Peggio.
- Senti, qualunque cosa sia successa, non sei più quella persona. Tra noi non cambierà niente.
- Hai molta fiducia in me, Swan.
- Lo so, e lo faccio per un buon motivo. Ho sempre avuto questa tendenza ad aspettarmi il peggio dalle persone, che prima o poi mi hanno sempre deluso,
- Io non ho intenzione di deluderti.
- Lo so. E qualsiasi cosa sia successa con la Strega del Mare, puoi dirmela quando sarai pronto. Perché io scelgo di vedere il meglio di te.
- E io con te.

Era proprio in nome di quel buono che doveva farsi vivo e tornare. Il filo dei suoi ricordi fu interrotto da una colomba che si era posata sul timone. Legato alla zampa, recava un messaggio. Hook sfilò la pergamena e la aprì.
“So che stai soffrendo, ma ci sono delle cose che devi sapere.
Torna. Abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Snow.”
 
Il pirata stentava a credere ai suoi occhi. Se Snow aveva scritto quelle cose c’era sicuramente un valido motivo. Non era più il momento di tentennare ma di agire. Riprese subito la navigazione. I tre giorni di viaggio mancanti potevano essere benissimo ridotti a uno e mezzo. Fece gonfiare le vele e vi soffiò sopra gli ultimi granelli della polvere di Eolo che aveva usato per affrettare il ritorno. Destinazione ultima del suo viaggio Storybrooke. Senza ripensamenti. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Della serie #nonvilibereretetantofacilmentedime , inauguriamo una nuova long. Diciamo che queste ultime puntate hanno stuzzicato la mia fantasia e che era da un po' che volevo scrivere una Capitan Cobra Swan (perchè di questo si tratta in fondo ;P). Questo primo capitolo è ovviamente introduttivo, ma già nel prossimo, che ho in cantiere, capirete un po' meglio dove voglio andare a parare. Spero vi piaccia e avrete voglia di seguire fino in fondo come si evolverà la faccenda. Dal canto mio, spero di farvi una buona compagnia. Ancora non so di preciso quanto e come sarà lunga la storia, ma l'ossatura centrale è più o meno delineata! Conto di postare settimanalmente i capitoli.
#diamoilbentornatoaglispiegoniPersefone e buona lettura! Se volete lasciarmi qualche vostra impressione ed eventuali suggerimenti, non potrò che esservene grata! ;)
Un abbraccio
Persefone 

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Capitolo 2
*** II. A Ghostly Place: Welcome to New Storybrooke ***


II. A Ghostly Place: Welcome to New Storybrooke
 
Cosa mai era successo a Storybrooke di così tanto grave da giustificare quel messaggio? Da quando Hook ci aveva messo piede con Cora, gli era sembrata una cittadina piuttosto tranquilla negli intervalli tra una crisi ed un’altra. Finché c’era stata Emma, gli era sembrato persino il luogo perfetto per fermarsi. Ma poi qualcosa era cambiato irrimediabilmente. Stava rileggendo il bigliettino di Snow: c’era qualcosa di strano nelle sue parole. In un certo senso lo aveva stupito, perché la loro ultima conversazione non era stata poi così pacifica.
Hook era al molo e stava mollando gli ormeggi, non avrebbe passato un solo momento in più in quella maledetta città. Troppi ricordi, troppi posti vissuti insieme. Era così preso dai suoi pensieri che non si era minimamente accorto di essere osservato.

- E così te ne vai di nascosto come un ladro.

Hook si era voltato con sguardo truce verso la fonte della voce. Una donna lo stava osservando dal molo. Snow lo aveva seguito ed ora lo stava fissando.

- Prego?
- Pensavo fossi cambiato.
- Ascolta, io ci ho provato a fare l’eroe, ma non ha funzionato. Hai visto cosa è successo.
- E quindi, Emma non c’è più e tornerai a fare il pirata?
- Tornare? Io sono sempre stato un pirata. Ho una vita da pirata alla quale tornare. Non c’è più nulla per me qui, perché dovrei restare?
- E con Henry come la mettiamo? Lo sai che questo tuo abbandono lo farà soffrire.
- Dici? Io non credo, cosa posso offrire a un ragazzino?
- Emma non la pensava così e lo sai bene.
- Non posso. E ora scusami ma devo proprio andare.
- Cosa gli dirò quando non ti vedrà domani?
- La verità: che non sono altro che un pirata crudele ed egoista.

Per tutto il tempo che era stato in mare, era rimasto incerto se tenere i suoi nuovi abiti o tornare a quelli da pirata che ancora aveva nel suo armadio in cabina. Il risultato di questa incertezza si era palesato in una sorta di mix a metà strada tra il vecchio e il nuovo abbigliamento. E come poteva essere diversamente? Si sentiva un uomo a metà strada tra il vecchio e il nuovo, incastrato in una sorta di limbo dal quale non riusciva a venirne a capo. Per tornare a Storybrooke, però, aveva optato per i nuovi abiti. Se si fosse ripresentato con quelli vecchi, lo avrebbero certo preso per pazzo e rinchiuso in manicomio.
Quando dalla nave iniziò a vedere la terra ferma rimase di sasso: la città era avvolta da una coltre di innaturali nubi spettrali, proprio come nel suo sogno. Prese il suo fedele cannocchiale e cominciò a osservare la situazione sulla banchina del porto. Sembrava tutto tranquillo, ma le condizioni atmosferiche lo inquietavano. Non appena varcò la nube che avvolgeva la città, si sentì investito da un’incredibile aria decadente. Tutto intorno era nero e buio, come se i raggi del sole non potessero penetrare e scaldare la città. Sembrava che una parte della Foresta Incantata fosse stata trapiantata nel Maine.

- Cosa diavolo è successo qui? Sento puzza di magia oscura. Cosa diavolo avrà combinato Rumple da quando me ne sono andato? O vuoi vedere che il merito è tutto di Regina?

Condusse la barca al molo. Come terminò le manovre di attracco, sentì, alle sue spalle, qualcuno camminare sul ponte della nave.

- Le diamo il benvenuto in città marinaio.
- Non so chi voi siate, ma nessuno vi ha dato il permesso di salire a bordo della mia nave. Se ci tenete alle budella, vi consiglio di scendere e chiedere gentilmente il permesso di salire – disse Hook voltandosi verso i visitatori.

Ma quando mise a fuoco chi aveva davanti, si imbatté nella seconda sorpresa della giornata: quelli che aveva davanti non erano due marinai del porto, ma cavalieri neri. Cosa diavolo ci facevano i Cavalieri neri a Storybrooke?

- Marinaio …
- Capitano, per voi sono capitan Hook.
- Benissimo Capitano, qualora volesse rimanere in città per più di una notte, la informiamo che deve immediatamente pagare una tassa del valore di un pezzo d’argento.
- Io non ho nessuna intenzione di pagare …
- Allora sarà rinchiuso in prigione fino a che il suo caso non sarà sottoposto a sua maestà.
- Vedo che Regina non ha cambiato i suoi metodi.
- Regina? Non so di chi stia parlando. Ma l’avverto: le celle del castello della paura non sono confortevoli e sua maestà la Dama in Nero è tutto fuorché clemente.

Hook rimase un po’ perplesso: Regina, nelle vesti di Evil Queen, aveva dato sfoggio di stranezze non indifferenti, ma farsi soprannominare la Dama in Nero le batteva tutte. C’era davvero qualcosa di strano in città.

- Perché non siete tornati nella Foresta Incantata?
- Foresta Incantata? Non so di quale regno stia parlando e sto seriamente pensando di farla rinchiudere in quanto pazzo. Se vuole evitare tutto ciò, le suggerisco di pagare e vestirsi in maniera più adeguata o le mie guardie saranno più che felici di fare festa stanotte.

Hook si affacciò dalla nave e vide un grappolo di guardie armate fino ai denti. Si sarebbe potuto sbarazzare di loro in pochissimo tempo, ma questo avrebbe sbandierato la sua presenza in città ed era quello che non voleva. Doveva trovare Snow e farsi spiegare cosa era successo nel periodo in cui era stato assente.

- D’accordo. Farò come volete.

Hook estrasse dalla tasca del gilet quanto richiesto e lo porse a uno delle guardie.

- Bene capitano, buona permanenza e mi raccomando. La teniamo d’occhio, di lei non mi fido molto. Lo sceriffo sarà sicuramente informato della sua presenza in città.

Quando il ponte della nave fu di nuovo libero, Hook scese in cabina a cambiarsi. Cominciò a spogliarsi con calma. Quel completo lo aveva scelto con Emma. Ricordava perfettamente quel pomeriggio. Erano entrati in un negozio e lei aveva insistito per fargli provare quella giacca di pelle nera.

- Ti sta benissimo – aveva detto – prendila, te la regalo io!
- Emma non posso assolutamente! Ne va del mio onore di pirata!
- Ti prego – disse Emma stringendosi a lui – almeno so che, quando non siamo insieme, c’è qualcosa di mio a farti compagnia.

E alla fine si era fatto convincere. Da quel giorno non l’aveva più tolta.
Ripose tutto con cura nel suo armadio. Tirò fuori i suoi vecchi pantaloni di pelle e le sue vecchie piratesche camicie. Prese il panciotto di pelle nero e poi il suo fido pastrano. Tirò fuori da un cassetto la fiaschetta e la mise in una delle tasche. Ora era davvero pronto.
Conosceva bene il porto di Storybrooke, la sua Jolly Roger vi era stata attraccata per moltissimo tempo. Ma lo scenario che si ritrovò davanti fu davvero inaspettato: le strade erano invase dal tanfo delle fogne e le case fatiscenti. Non era rimasto nulla delle tecnologiche attrezzature del XXI° secolo. Il pirata decise di fare un giro ricognitivo per la città. Delle vie che prima erano piene di vetrine e botteghe, non era rimasto altro che vetri infranti e cocci ovunque. Era chiaro che i locali erano stati devastati e saccheggiati. Le strade erano completamente decadenti e sporche. Hook cercò di riportarsi in quelli che erano stati i luoghi pulsanti della città: la libreria, il municipio, Granny. Quando giunse davanti alla tavola calda, la trovò sbarrata con delle assi di legno. Provò a bussare su di esse con la disperata speranza che qualche volto amico potesse aprirgli. Silenzio. Gocce di pioggia cominciarono a scendere dense e pesanti dal cielo. Il pirata si guardò ancora intorno alla ricerca di segnali amici. Fu in quel momento che si accorse della costruzione che sorgeva sulla collina che dominava la cittadina. Era un vecchio castello nero: ad occhio e croce doveva essere quello il famoso castello della paura, nominato dalla guardia. Ma che bisogno aveva avuto Regina di fare tutti quei cambiamenti.

- Giovanotto – disse una voce alle spalle dell’uomo – ti conviene rientrare al più presto.
- Come scusi? – disse Hook mettendo a fuoco la vecchietta che si era fermata accanto a lui.
- Le conviene rientrare. Tra meno di un quarto d’ora scatta il coprifuoco e i cavalieri neri di Nottingham non sono certo teneri con chi trovano in giro per strada.
- Nottingham?
- Sì, lo sceriffo Nottingham è il luogotenente della Dama in Nero. Le male lingue dicono che lo sceriffo metta ordine non solo in città e anche tra le lenzuola della Dama.

Alla parola Dama in Nero, la vecchietta notò uno sguardo di perplessità nel giovane che aveva davanti. Ma come era possibile non conoscere la Dama?

- Sei uno straniero eh?– riprese la nonnina – La Dama è la signora indiscussa di Storybrooke. È lei che fa il brutto e il bruttissimo tempo qui. è persino riuscita a domare l’Oscuro, che ora è il suo consigliere personale. Ma ora si affretti, un giovanotto come lei dovrà sicuramente tornare da una moglie. Non sono questi i tempi per lasciare i propri cari soli.
- Ma io …
- Torni da lei, il saccheggio e tutto quello che ne deriva è il passatempo preferito dei cavalieri neri e dello sceriffo.
- È molto lontana la sua casa?
- È poco prima del porto.
- Allora l’accompagno, tanto devo andare anche io da quella parte.

Camminarono in silenzio per tutto il tragitto. Una volta che la donna fu arrivata alla porta di casa, lo ringraziò per la sua cortesia.

- Bene, io sono arrivata. Ti ringrazio. È proprio vero quello che si dice in giro: i pirati sono meglio degli stregoni, anche se devi pagarli per fare in modo che sia così.
- Diciamo che la prossima volta mi deve una pinta di birra.

Hook chinò leggermente la testa da un lato in segno di saluto e proseguì per il porto. Il sole stava tramontando e lui aveva una gran voglia di bere. Aveva attraccato la nave a pochi passi dalla “Taverna”, la peggiore bettola che ci fosse sulla banchina. O meglio questa era la nomea che aveva quando era andato via, quindi, a rigor di logica, non solo aveva conservato la sua losca fama, ma a buon bisogno, aveva fatto di tutto per meritarsela ancora di più. E, come da copione, le aspettative del capitano non furono affatto deluse. Come fu entrato nella sala, si diresse al bancone per ordinare una pinta di birra. Ne aveva già vuotate tre, quando chiese all’oste di passare al rhum.

- A te pirata – disse l’oste porgendogli la bottiglia – ma non voglio grane nella mia locanda.
- Se nessuno verrà a disturbarmi, non avrai di che preoccuparti. A proposito, hai da affittare una stanza?
- Ma certo, se hai da pagarmi in anticipo una settimana. Sono due pezzi d’oro.

Il capitano tirò fuori dal panciotto quanto richiesto.

- Bene – disse l’oste poggiando sul bancone una chiave che aveva preso da una delle sue tasche – al piano di sopra la stanza numero 23. E da bere ve lo offre la casa per stasera.

23. Ma perché tutto lo riportava a un qualcosa che riguardava Emma? Di tutti i numeri che potevano capitargli, proprio quello del suo giorno di nascita doveva avere. La sua testa stava pericolosamente percorrendo ancora una volta la dolorosa via dei ricordi: buttò giù ancora un bicchierino di rhum. Il liquido ambrato aveva appena finito di scendergli in gola che una giovane ragazza si sedette nello sgabello vuoto accanto a lui.

- Buonasera – disse la bruna donna- come mai un così affascinante pirata come voi, beve tutto solo?
- Piuttosto, come mai una bella donna come voi, beve da sola – disse Hook stando al gioco.
- Cosa ci volete fare, ho gusti difficili … è la prima volta che vi fermate a Storybrooke? Non mi sembra di avervi mai visto qui.
- In un certo senso …
- So che questa cittadina può disorientare un po’ se non si è abituati. Permettermi di versarvi da bere e darvi il benvenuto – disse la donna prendendo la bottiglia di rhum e avvicinandosi provocante.
- Allora alla salute dolcezza.
- Salute a voi Capitano.
- E voi come lo sapete che sono capitano?
- Ho … tirato a indovinare … e a quanto pare ho fatto centro.

Era ovvio dove voleva andare a parare e Hook voleva una scusa qualunque per non pensare a Emma e quella donna poteva aiutarlo. Era abbastanza stordito dall’alcol da poterci riuscire.

- Bene – disse la donna posando una mano sulla coscia del Capitano – cosa ne dici se approfondiamo questa conversazione in un luogo più appartato?
- Come desidera milady – disse Hook prendendola per una mano.

Erano arrivati alla rampa di scala che portava al piano di sopra, quando la donna si appoggiò alla parete di un angolo buio. Attirò a sé il capitano e iniziò a baciarlo. Come le labbra di Hook toccarono quelle della giovane, sentì chiaramente il sapore del rhum. E il ricordo di Emma si rovesciò ancora su di lui prepotentemente. Era stato lui che l’aveva iniziata a quella bevanda praticamente. E la sua fiaschetta era diventata la loro fiaschetta, quella che condividevano quando chiacchieravano a cuore aperto. E le labbra di Emma sapevano proprio di rhum una delle ultime volte che l’aveva baciata.
Era appena rientrata da New York con Regina, Robin, Zelina e Lily. L’aveva convinta a fare una passeggiata proprio su quel molo e si erano fermati su un muretto a guardare l’orizzonte. Emma gli stava raccontando tutto, cosa era successo con Lily e la donna sembrava ancora scossa. Erano rimasti seduti per un paio di minuti a guardare l’orizzonte, stretti l’uno all’altra.

- Cosa stiamo guardando?
- L’orizzonte
- Fa qualcosa di strano?
- Ho pensato che lo avresti trovato rilassante
- Infatti lo è, così come il rhum
- Emma – disse Hook tirando fuori la fiaschetta dalla giacca e porgendola al suo amore – so che il tuo cuore è inquieto. Ed è compito mio, beh, almeno lo spero che sia compito mio, proteggere il tuo cuore, anche quando nessuno sta cercando di rubarlo fisicamente.
- Non devi fermarmi dal dare la caccia a Gold, non sono così stupida. Non ha fatto diventare oscuro il mio cuore e non cadrò in una sua trappola.
- Non mi preoccupo di lui, io parlavo dei tuoi genitori.
- Ne abbiamo già parlato.
- Io ne ho parlato, tu sei andata via.
- Ridammi il rhum.
- Hanno fatto delle cose buone. E sì non hanno ammesso quello che hanno fatto. Ma non hai mai pensato che forse se ne vergognavano?
- Mi sarebbe piaciuto di più se avessi saputo che si erano impegnati a cambiare. Mi piacciono le persone che trovano il loro buon cuore strada facendo.

Era stato in quel preciso momento che l’aveva guardato in quel modo così dolce e pieno d’amore. Era come se avesse voluto ribadirgli quali erano i suoi sentimenti e l’ammirazione che provava per lui e per il percorso che era riuscito a fare. Ed era proprio di quella forza e di quel coraggio che si era innamorata, perdutamente. Emma aveva ancora le labbra bagnate di rhum ma non aveva saputo resistere ulteriormente al desiderio di posare le labbra su quelle di lui. Troppe volte le aveva desiderata durante il suo breve viaggio a New York, sempre calde e accoglienti, dolci e premurose come quelle di nessuno mai prima di lui.
Hook si staccò dalla donna e capì che niente avrebbe potuto stordirlo abbastanza da fargli scordare Emma, anzi: tutto lo riportava a lei senza eccezioni. Nessuna avrebbe mai potuto prendere il suo posto nella sua vita, neanche una brutta copia. Il pirata girò la testa da un lato e smise di guardarla negli occhi: non aveva alcuna intenzione di fingere ancora, se mai ci era riuscito prima.

- Cosa succede capitano? Credevo ci stessimo divertendo …
 - E invece no.
- Eppure non mi era sembrato … - disse lei tornando ad avvicinarsi suadente.
- Quello che ti è sembrato non mi interessa.
- Vi facevo un uomo vigoroso, non avrei mai detto che foste così rammollito.
- Quello che sono non ti deve interessare minimamente. E ora sparisci!
- Vado, con te ho perso fin troppo tempo! Bastava dirlo prima!

Dopo che la donna si fu allontanata, Hook mise una mano in tasca per stringere il ciondolo di Emma che portava sempre con sé. E poi la sua attenzione fu catturata da un gruppetto di persone sedute intorno a un tavolo in fondo ala sala. C’era molto movimento attorno a loro, sicuramente si stava giocando d’azzardo. Il pirata si avvicinò con l’intenzione di prendere anche lui parte al gioco. Era fortunato, stavano giocando a dadi e nessuno era abile quanto lui in quel gioco. Si fece largo tra le persone riunite intorno al tavolo per guadagnarsi un posto a sedere. Quando riuscì a vedere chi erano i giocatori seduti, ne riconobbe immediatamente uno: era un ragazzino di circa quattordici anni e dagli occhi verdi come quelli di sua madre. Era Henry.  


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Sono riuscita a finire a tempo di record questo nuovo capitolo! Come vi avevo promesso, cominciamo a capire qualcosa in più: a Strorybrooke c'è qualcosa che non va e il Capitano ci ha messo davvero poco ad accorgersene. Dove sono finiti tutti quelli che conosceva? Ci tengo a precisare che per il castello della paura e per la Dama in Nero ho preso in prestito due titoli di due dei mie albi preferiti di Dylan Dog *Nessuno mi fulmini per favore*. Niente volevo postare il capitolo prima di ritirarmi in un monastero zen a fare meditazione per prepararmi psicologicamente ed emotivamente alla Sason Finale. Ho una scorta di cioccolata da fare invidia alla più grande fabbrica di Lind e ho pop corn e fazzoletti imboscato ovunque. Grazie ancora per chi ha letto e inserito nelle varie categorie, nonchè chi ha voluto lasciarmi un commento. Non siate timidi, non mangio, a meno che non sappiate di cioccolato, allora sì che dovrete scappare! XD
Detto questo, anche questo #spiegonePersefone è giunto alla sua conclusione *sento i vostri sospiri di sollievo ;)*
Ci si rivede da lunedì in poi con chi ha avuto la fortuna di sopravvivere, per gli altri sono sicura che sarete tutti nel Nirvana di Ouat e non vi scorderemo mai, anzi.
Un bacione e a presto :*
Persefone

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Capitolo 3
*** III. What Happened Eight Weeks Ago ***


III. What Happened Eight Weeks Ago
 
Nel castello della paura, Rumple stava interrogando le guardie per avere un resoconto della giornata. Nottingham, seduto vicino a lui, si stava scolando l’ennesima birra.
- Allora, c’è altro che dovete dirmi?
- Solo che stamattina è attraccata al porto una nave che non avevamo mai visto prima.
- E di chi era?
- Non l’avevo mai visto prima eccellenza, ma da come era vestito credo proprio che fosse un pirata.
- Aveva un uncino al posto di una mano?
- Sì, signore.
- Questa non ci voleva. Perché è tornato?
In quel momento Nottingham prese la parola.
- Perché ti preoccupi tanto di un piratucolo?
- Perché quel pirata potrebbe mandare a monte tutti i nostri piani. Fallo pedinare. Voglio sapere da chi va e con chi parla. E mi raccomando neanche una parola alla Dama per il momento.
Alla Taverna, Hook non riusciva a credere ai propri occhi. Del ragazzino che conosceva, non era rimasto nulla. Aveva davanti una persona completamente diversa, con un boccale di birra davanti che giocava a dadi con i peggiori pendagli da forca di tutto il porto. Per fortuna non si era accorto della sua presenza, concentrato com’era sul gioco. Il senso di colpa lo inghiottì del tutto. Dove era finita l’innocenza e l’ottimismo che lo avevano sempre contraddistinto? Dov’era finito quel ragazzo che con una lente d’ingrandimento si era messo a caccia di indizi sull’Autore? Perché non era con Snow e David dopo quello che era successo?
Hook osservò i suoi abili movimenti con i dadi. Pensare che era stato proprio lui a insegnarli come fare. Zelina era ancora a piede libero e Regina stava insegnando ad Emma come controllare i suoi poteri. Qualcuno doveva stare con Henry e, dato l’avanzato stato di gravidanza di Snow, Emma aveva pensato di rivolgersi nuovamente a lui. La loro relazione era ancora alla fase del flirt condito da una buona dose di ironia e sfacciataggine da parte di entrambi. Il pirata si era reso disponibile sin da subito con sommo stupore di Emma. La giornata era piuttosto fredda e il tempo non era ideale per uscire in barca. Dopo una lunga passeggiata, a metà mattinata avevano deciso di fermarsi da Granny per uno spuntino. Entrarono nella tavola calda e si sedettero a uno dei tavoli vuoti. Dopo pochi minuti furono raggiunti da Ruby per le ordinazioni.
- Cosa vi porto?
- Patatine fritte e aranciata per me!
- Henry – disse Ruby – sai bene che Emma non vuole che mangi queste schifezze. Che ne dici di un tramezzino?
Henry guardò Ruby con disappunto. Essere il figlio del Sindaco e della Salvatrice non era poi così divertente. La cosa non sfuggì ad un attentissimo Hook.
- E tu come fai a saperlo? Mia mamma mi ha detto che qui conosce solo Mary Margaret e David …
- Tesoro – intervenne il pirata – che ne dici se per questa volta chiudi un occhio?
- Ma certo – disse Ruby che aveva dimenticato che Henry non aveva ancora i suoi ricordi – A te cosa porto?
- Lo stesso ma da bere voglio un caffè.
Non appena Ruby si fu allontanata dopo aver servito loro le ordinazioni, il viso di Henry aveva stampato un incredibile sorriso.
- Grazie Killian! 
- Aspetta a ringraziarmi. Scommetti che te le vinco tutte queste patatine a dadi?
- Esagerato.
- Scommettiamo allora? – aveva detto il pirata tirando fuori dalla tasca i dadi.
All’ennesima mano vincente del capitano, Henry si era lasciato andare ad un gesto di impazienza.
- Vuoi sapere il segreto per vincere?
- Molta pratica?
- No mio caro. Dadi truccati.
- Si chiama barare.
- Solo se ti fai beccare
- È comunque barare
- Il punto è che così vinci.
In quel momento era comparso David e prima che gli facesse una paternale per i cattivi esempi che dava a Henry, si era alzato non senza prima lanciare un altro piratesco consiglio.
- Fai pratica eh!
Quello cui Hook stava assistendo era proprio il risultato di quella pratica. Dopo che Henry ebbe ripulito l’ennesimo marinaio, il pirata decise di sfidarlo.
- Vediamo quanto sei bravo ragazzo – disse sedendosi di fronte a lui.
Fu in quel momento che Henry lo riconobbe.
- Che diavolo ci fai qui? Non eri a spasso per i sette mari?
- Cosa ci fai tu, qui piuttosto
- Non sono affaracci tuoi!
Hook rimase sorpreso da quel tono di voce. Non erano da Henry.
- Non credo che Emma sarebbe …
- Non hai alcun diritto di farmi la paternale e tirare in ballo mia madre. O giochiamo o ti levi dai piedi!
Hook non poteva lasciare lì Henry. Iniziarono a giocare. Di sicuro il ragazzo era diventato molto più abile ma lui aveva dalla sua parte quasi 270 anni di esperienza, cosa che fece valere appieno. Gli aveva appena vinto l’ultimo pezzo d’oro che Henry aveva lasciato indispettito il tavolo. Hook lo aveva trattenuto per un braccio.
- Dove vai?
- E a te cosa importa? Non te ne importava niente due mesi fa, perché dovresti cominciare adesso?
- Mi dispiace, so che non dovevo farlo. Ma ora sono qui.
- E allora? 
- Mi vuoi dire che sta succedendo?
- Non fare finta di non saperlo per favore!
- Dove sono Snow e David?
Henry non rispose e si precipitò fuori della locanda. Hook fu subito dietro di lui.
- Henry! Aspetta!
- Cosa altro vuoi? E smettila di avere quel tono paterno con me! Non sei mio padre!
Hook si fermò un momento, incapace di rispondere qualcosa. Dal canto suo, Henry aveva sperato così tante volte di rivederlo fino a che non aveva capito che aspettarlo non sarebbe servito a nulla. La verità è che aveva sentito la sua mancanza. Era stata la cosa più vicina a un padre che avesse mai avuto. Non gli perdonava quell’abbandono immotivato perché ancora gli bruciava dentro. Finché c’era stata Emma erano stati una vera e propria famiglia e, come spesso amava ripetere sua madre, famiglia voleva dire innanzitutto stare insieme nonostante tutto.
- So di averti ferito e di essermi comportato da egoista, ma sono qua per cercare di rimediare.
- È troppo tardi e ora vedi di lasciarmi andare!
- Ascoltami, so cosa provi. Quando ero piccolo, io e mio padre ci imbarcammo su una nave per girare tra i vari regni. Poi una mattina mi sono svegliato e non c’era più. Solo dopo ho scoperto che era un fuggiasco ed era scappato durante la notte per non farsi prendere.
- Allora non devo spiegarti altro.
- Il punto è che possiamo essere ancora una famiglia, proprio come voleva Emma. Sono tornato proprio per portare a termine quei piani.
- Preferisco starmene da solo piuttosto che con te.
- Capisco che tu sia arrabbiato, ma non deve finire per forza così. Non è troppo tardi per ricominciare.
- Ricominciare cosa? Ma ti sei visto in giro?
- Ti sto solo chiedendo un po’ di tempo e se poi sarai ancora dello stesso parere, ti prometto che risalgo sulla mia nave e non mi farò più vedere.
Henry rimase un momento in silenzio.
- Pirata, ti porto da mia nonna e poi si vedrà. Seguimi. Questo però non cambia quello che ti ho detto fino adesso.
Nella notte i due cominciarono a camminare verso i boschi. Non si fermarono per riposare neanche un momento. Henry lo stava conducendo nel folto della foresta. All’alba si fermarono nei pressi di una piccola casa nascosta dall’edera.
- Aspettami qui. è più prudente che vada avanti io.
Hook lo vide avvicinarsi alla porta e bussare. Questa si aprì immediatamente e vide Henry parlare con qualcuno e fargli segno di avvicinarsi. Come il pirata fu giunto in prossimità della soglia della casa, vide che Snow lo stava aspettando.
- Vedo che hai ricevuto il mio messaggio, Hook – disse la donna salutandolo calorosamente – quasi non speravo più che quel gabbiano ti avesse trovato.
- E chi ti dice che non abbia ricevuto quel messaggio prima?
- Henry, ora basta!
- Non fa niente, ho ricevuto il tuo messaggio una settimane fa. Come l’ho letto mi sono messo in viaggio, ma ero parecchio lontano.
- Certo – disse Snow – entra e accomodati pure.
Come i due furono entrati in casa, Snow richiuse immediatamente la porta e andò verso la dispensa per prendere qualcosa da mangiare e bere.
- Sarete affamati, fate colazione …
- Grazie – disse il pirata.
- Bene, io ho fatto quello che mi hai chiesto, ora me ne vado.
- Henry! Ti prego, sono settimane che non torni a casa, per favore. Tuo nonno ed io non sappiamo più niente di te. Per favore.
- Mi sono davvero stufato di voi! E lasciatemi un po’ in pace! E poi non voglio stare a sentire le stupide scuse che accamperà. Sapeva cosa stava succedendo.
- Ragazzino! – disse Hook – mi sembra eccessivo il tono che stai usando con tua nonna! Perché non ci diamo una calmata?
I due si lanciarono uno sguardo di sfida infuocato.
- Henry, ho scritto a Hook di tornare, ma non gli ho spiegato proprio tutto. Non potevo per iscritto. Tuo nonno è sul cortile sul retro, sta tagliando la legna. Che ne dici di andarlo ad aiutare?
Henry accennò un lieve segno di assenso con la testa e uscì dalla porta, sotto lo sguardo di Hook e di Snow.
- Insomma cosa sta succedendo? Perché Henry si comporta così?
- Lo devi scusare, ma è ancora molto scosso per tutto quello che è successo.
- E ha ragione. Non mi perdonerò mai di averlo lasciato solo nel momento del bisogno. Ma credevo che con te e con Regina, sarebbe stato più al sicuro che con me.
- Hook ci sono delle cose che devi sapere, cose che ti potranno sembrare assurde, ma sono vere. Riguardano Emma.
Il cuore del pirata si fermò per un momento. Come poteva Snow ritirare fuori il suo dolore in quel modo? Non era abbastanza chiaro come stesse ancora cercando di conviverci?
- Cosa c’entra Emma ora?
- Ecco vedi …
- Io so solo una cosa. Due mesi fa l’Oscuro ha riempito il cuore di Emma di oscurità. Glielo ha strappato dal petto e ha spremuto parte di quell’oscurità nel calamaio dell’autore. Dopo aver fatto ciò, lo ha frantumato proprio davanti ai miei occhi. Ho visto Emma accasciarsi a terra, senza vita. Poi lui e l’autore sono spariti in una nuvola di fumo. In quel momento sono morto anche io con lei.
- Lo so, ho visto il dolore nei tuoi occhi.
- L’ho vegliata una notte intera proprio in questo giardino, prima di capire che qui non c’era più niente per me, che il peso dei ricordi avrebbe finito con lo schiacciarmi. E così ho deciso di partire non appena fosse sorto il sole. A proposito, come sapevi di trovarmi al molo quella mattina?
- Henry me lo ha detto. Ti ha visto con lei. Mi ha detto che le hai messo al collo il tuo ciondolo e tu ti sei preso il suo, che sei rimasto seduto vicino a lei per tutta la notte e che ti sei alzato improvvisamente. Mi ha detto che aveva paura che fossi diretto al molo per andartene. Ero venuta a cercare di fermarti.
- Va bene ma cosa c’entra con tutto quello che sta succedendo?
- Ecco vedi …
Improvvisamente la porta si aprì e David entrò seguito da Henry.
- La Dama sta andando all’accampamento di Robin. Non so cosa voglia ma non credo abbia buone intenzioni. È meglio andare a vedere.
Hook non ebbe nemmeno il tempo di chiedere chi fosse questa dannata Dama che erano tutti fuori ad aspettarlo.
- Andiamo Hook, avremo bisogno anche di te.
Nell’accampamento di Robin c’era molto fermento. Le sentinelle avevano avvistato la carrozza a poco meno di quindici minuti di cammino. La Dama non si spingeva mai fin laggiù da loro se non per motivi veramente importanti. Era il loro accordo dopotutto: i ribelli smettevano di combattere e lei avrebbe garantito loro quello spazio per la loro incolumità. Questo stava spiegando Snow, quando la carrozza si fermò. Al pirata sembrò di intravedere tra la folla Regina, vicino a Robin. Se lei era lì non poteva essere sulla carrozza, ovviamente.
- Sua eccellenza la Dama, vuole parlare con Robin Hood, si faccia avanti prego.
L’uomo fece un passo avanti. In quel momento lo sportello della carrozza si aprì. La prima cosa che il pirata vide, fu una lunga chioma avvolta in un velo nero. Come la donna mise fuori la testa dalla carrozza, al pirata sembrò fermarsi il cuore: la donna portava al collo un ciondolo a lui molto familiare. Il suo. Come la Dama ne uscì completamente, alzò il viso verso il sole: era Emma. La sua Emma. Diversa, ma pur sempre lei. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Prima di tutto vi devo chiedere scusa: ho la testa così in ansia per il finale (che potrò vedere solo martedì sera con un degno gruppo di sostegno a base di pop corn, chinotto e bicchierini di Whiskey) che non sono riuscita a tirare fuori di meglio che questo capitolo. Spero di non aver scritto troppi sfonnoni, ma se mi state rispondendo dall'aldilà, sicuramente mi capite. Abbiamo scoperto chi è la nostra cara Dama, ora bisogna solo capire perchè è ancora viva e come mai regna su StoryBrooke ... la pausa è scandalosamente lunga e io spero che potremmo passarla insieme facendoci forza a vicenda. Io da martedì sera non rispondo più delle facoltà intellettive, quindi abbiate pietà di questa misera Persefone! Grazie sempre a tutti i lettori e recensori #menomalechecisietevoi
Un abbraccio e a prestissimo
Persefone.
 

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Capitolo 4
*** IV. How Things Are Going on ***


 
IV. How Things Are Going on

- Perché sei qui? – chiese Robin.
- Non è molto carino rivolgersi così a sua altezza – disse Nottingham scendendo dalla carrozza.
- Non fa niente – disse Emma – ora gliela faccio passare io la voglia di essere scortese e irrispettoso. Mio caro Robin, - disse rivolgendosi al fuorilegge – io mi impegno a rispettare i patti mentre voi venite impunemente a rubare nelle mie terre. Questo non va per niente bene. Siete un ladro, ma credevo aveste un codice d’onore. O almeno così mi hanno detto. – disse Emma guardando Regina.
- Mi dovete scusare – disse Robin – ma il fiume era in secca e rischiavamo di rimanere senz’acqua. Non potevo condannare la mia gente a morire.
- Potevate chiedere.
- L’ho fatto, e anche più di una volta. Ma non ho mai ricevuto risposta.
- Sceriffo – disse Emma rivolgendosi a Nottingham – a lei risultano pervenute queste richieste?
- No altezza, nella maniera più assoluta.
- Bugiardo! L’ultima l’ho consegnata proprio a voi!
- Come osate mettere in dubbio la mia parola, ladro? Vostra Altezza è per questo che vi ho sempre detto che di questa gente non ci si può fidare.
- Altezza ascoltatemi – disse Robin rivolgendosi a Emma – io ho fatto richiesta, non dovete credere a quello che dice Nottingham.
- Mi sembra che vi stiate prendendo un po’ troppe libertà.

Emma alzò il braccio e con la magia cominciò a soffocare Robin.
 
- Per il vostro furto mi dovete un pezzo d’oro o potete dire addio alla vostra vita.
- Papà – urlò il piccolo Roland correndo verso suo padre, ma prontamente fermato da Regina.
- Altezza – disse Robin – cercherò di trovare il denaro.
- Bravo e se non paghi questa volta niente potrà salvarti dalla forca. Tornerò tra tre giorni a riscuotere.

Emma lo lasciò andare e tornò nella carrozza che ripartì immediatamente verso il palazzo.
La folla si stava disperdendo e tutti si stavano accertando delle condizioni di Robin e su come trovare il denaro. Hook era rimasto fermo senza riuscire a capacitarsi per la scena cui aveva assistito. Emma era viva. Snow si avvicinò a lui.
 
- Credo di doverti spiegare molte cose.
- Decisamente.

Tornarono alla capanna nel più completo silenzio.

- Vado a fare un po’ di legna per stasera.
- Henry … - disse David.
- Non me la do a gambe nonno, promesso.

Il ragazzo si addentrò nella foresta lasciandoli soli. Rientrarono in casa e tornarono a sedersi attorno al tavolo di legno. Hook era ancora sconvolto e Snow capì di non poter più procrastinare.

- Dopo che sei partito – iniziò con calma la donna – Isaac ha fatto quello che Rumplestilskin voleva. Non so dirti cosa sia successo di preciso perché i nostri ricordi sono molto confusi. Ma mi ricordo bene quello che è successo quasi un mese fa. Ricordo nitidamente che ci siamo ritrovati tutti sulla strada principale di Storybrooke. Un castello Oscuro troneggiava sulla collinetta. Ce la siamo vista arrivare a passo lento verso di noi con al seguito Rumple e Nottingham, così come tu l’hai vista. Ha avvolto la città in questa nube che non permette comunicazioni con l’esterno e a noi di uscire.
- E allora come sono potute entrare io?
- Regina ci ha spiegato che questo incantesimo non permette a noi di uscire, ma non  vieta a nessuno che già è stato qui ad entrare. Comunque prima che avvolgesse completamente la città, ho fatto in tempo a spedirti quel messaggio, siamo completamente isolati dal mondo.
- Tutto questo è impossibile. Ho visto con i miei stessi occhi vederla morire. E nessuna magia è tanto potente da far tornare i morti.
- Neanche noi ci spieghiamo come possa essere successo. Ma da quel momento in poi, Emma ha messo su un impero del Terrore, mettendo a ferro e fuoco tutte le case di quelli che non le hanno giurato fedeltà. Tutto con l’aiuto di Rumple e Nottingham ovviamente.
- E come mai qui siete al sicuro?
- È nata una sorta di ribellione contro il clima di terrore che Emma stava imponendo. E noi ovviamente non potevamo sottrarci. Sembra non riconoscere nessuno di noi.
- No Snow – disse David – dilla come va detta: non ha la più pallida idea di chi siamo. Ha decimato le nostre file e allora abbiamo chiesto una tregua. Noi non la combattiamo in pubblico e non facciamo proseliti. Lei, in cambio, garantisce la nostra incolumità qui.
- Ditemi di Henry. Perché l’ho trovato in una taverna a giocare d’azzardo?

David e Snow si guardarono negli occhi.
 
- Quando Emma è ricomparsa – riprese Snow – Henry ne è rimasto profondamente colpito. La donna che porta il nome di Emma non ha più niente di sua madre. Ma lui ha comunque creduto che parlandole sarebbe riuscito a farla tornare come prima. Ho cercato di fermarlo, ma sai come è fatto. Una sera è sgattaiolato via e si è introdotto nel castello. Si è nascosto in uno dei giardini e ha aspettato che camminasse sola. Le è andato incontro e ha provato a farla ragionare, ma senza successo. Alla fine si è gettato tra le sue braccia, sperando che almeno questo servisse a qualcosa. Non aveva minimamente calcolato la reazione di Emma. Lo ha respinto con forza e l’ha fatto cadere a terra.
- Come diavolo ha fatto ad uscirne incolume?
- Ci ha raccontato che è stata la stessa Emma a lasciarlo andare, a patto di non farsi veder mai più o la prossima volta non sarebbe stato così fortunato. Dopo quel giorno, non è stato più lo stesso. Io e David, così come Regina e Robin abbiamo fatto di tutto per stargli vicino. I risultati, purtroppo, sono quelli che hai visto.
- Se voi non ci siete riusciti, perché mai dovrei io?
- Perché voi tre eravate una famiglia e famiglia vuol dire …
- … rimanere uniti. Emma lo diceva sempre. – finì Hook.
- E proprio per questo ti ho scritto. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile e non solo con Emma.
- Ma io non so più di voi.

In quel momento la porta si aprì e Regina fece il suo ingresso in casa.
 
- Snow ci ho pensato e non possiamo fare altro.
- Stavo raccontando Hook quello che è successo.
- Perfetto – disse Regina sedendosi al tavolo – Io ci ho riflettuto e se vogliamo delle risposte e delle soluzioni dobbiamo parlare con l’Apprendista.
- È troppo rischioso – disse Snow.
- Nessun’altro può aiutarci. Dovremmo correre il rischio.
- Dov’è l’Apprendista? – chiese Hook.
- Emma lo ha imprigionato in una capanna al centro del bosco. Nessuno è mai riuscito ad avvicinarsi o a tornare vivo.
- È arrivato il momento di rompere questa tradizione. – disse Hook.
- Finalmente qualcuno che mi da retta – disse Regina.
- Non prendiamo decisioni affrettate – disse Snow.
- Se c’è anche una sola possibilità di far tornare Emma come prima, io non la manderò sprecata. Non importa quale sarà il prezzo da pagare o quello che dovrò affrontare. Io troverò l’Apprendista.
- Va bene ma cerca di non farti ammazzare, Henry non te lo perdonerebbe mai.
- Non che l’abbia già fatto – disse Hook – e poi sono sicuro che Robin saprà prendersi cura di lui meglio di me.
- Henry vorrà venire con te.
- Partirò domani mattina da solo.
- Ma lo vuoi capire che Henry è te che cerca? – disse Snow esasperata – è una cosa che riguarda voi, non noi. E non puoi tirarti indietro ora! Sapevi che stare con mia figlia avrebbe comportato delle responsabilità con Henry. Specialmente dopo che ha perso suo padre.
- E proprio in nome di quelle responsabilità, non posso esporlo ad un così alto pericolo. Quindi non dirgli nulla.

Il resto della giornata passò in maniera abbastanza tranquilla, ma in casa regnava una certa tensione. Era Emma quella che era sempre riuscita tenere unita quella stramba e variegata famiglia. E la sua assenza pesava come un macigno su di loro.  Dopo cena si ritirarono ognuno nella propria stanza. Hook si era lasciato cadere nel letto senza troppi complimenti. Aveva poggiato il suo pastrano sulla sedia e come ogni sera, stava stringendo il ciondolo di Emma. Ripensò alla scena della mattina. Era stato così strano vederla in quella sua nuova veste. L’oscurità l’aveva resa crudele e questo era evidente, ma non poté fare a meno di ripensare a quello che era successo con Henry: avrebbe potuto ucciderlo in qualunque momento e invece lo aveva risparmiato. E poi aveva ancora il suo ciondolo. Era come se nel suo subconscio fosse legata a qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco razionalmente. Forse non tutto era davvero perduto. Ma come poteva lui opporsi alla potenza della magia? Passò la successiva mezz’ora a rigirarsi nel letto. Quando decise di ammettere che di dormire non c’era verso, decise di alzarsi. La luna fuori era alta e la notte era tutto sommato tranquilla. Si mise in ascolto per cercare di capire se c’era movimento in casa: via libera, tutto tranquillo. Prese il suo soprabito ed uscì silenziosamente all’aria aperta.
Come mise i piedi fuori e fu investito dalla fresca aria della notte, respirò a pieni polmoni. Le sue ultime notte in mare aperto erano state piuttosto afose e pesanti. Fece qualche passo verso il cortile. Alle luci delle torce esterne gli sembrò di intravvedere una sagoma seduta su un sasso a fissare le stelle. Doveva essere sicuramente Henry. Lo aveva ormai quasi raggiunto, quando Henry iniziò a parlare.
 
- Quella è Orione
- Allora sei stato ad ascoltarmi
- Lo sai bene. Mi piace l’astronomia. Ero io quello che voleva sempre andare a spasso dopo cena per osservare il cielo.
- Me lo ricordo benissimo, Henry. Piaceva anche a me quel modo di passare il tempo insieme.
- Non è vero, dato che te ne sei andato.
- Ti ho già chiesto scusa per questo.
- Domani te ne andrai di nuovo, quindi che senso ha scusarti?
- Tu come lo sai?
- Vi ho sentito parlare.

Hook guardò il viso del ragazzo. Era chiaro che quello che era successo con la madre bruciava ancora sulla sua pelle. E Hook più di altri, sapeva che quella disperazione se mal indirizzata avrebbe condotto il ragazzo su una strada senza uscita. Poteva ancora essere per lui una guida e questo lo doveva alla sua Emma. E insieme l’avrebbero fatta tornare indietro.

- Ascolta, so che vuoi renderti utile e so che vuoi far tornare le cose come prima. E soprattutto che rivuoi indietro Emma, proprio come me. Domani parto alla ricerca dell’apprendista, che ne dici di venire con me?
- Me lo stai chiedendo davvero? Non è che te andrai mentre dormo?
- Non farò lo stesso errore di mio padre. Ti sto chiedendo di venire con me e se accetterai partiremo insieme. Ma mi devi promettere che fari quello che ti dico: se ti dico di scappare o nasconderti lo farai senza indugio. È la mia unica condizione.
- D’accordo Capitano, ha la mia parola. E ora scusami ma vado a fare una borsa. A proposito con i nonni e Regina come la mettiamo?
- Penserò io a informarli.
- Grazie Killian – disse Henry prima di correre in casa.
Hook lo guardò allontanarsi e non poté fare a meno di ripensare a lei. L’avrebbe salvata e ora più che mai aveva un buon motivo per farlo.

Nel castello della paura erano andati quasi tutti a dormire. Nel suo studio Rumple stava riordinando le ultime carte. Aveva sistemato l’ultimo fascicolo quando sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e si trovò Nottingham davanti.

- Cosa ci fai qui? – chiese Rumple facendolo entrare.
- Credo di aver visto il pirata che è appena giunto in città. Aveva un uncino e tre grossi anelli alla mano.
- Dove?
- Al villaggio di Snow e Regina.
- Questo sì che è un problema. Dobbiamo eliminarlo prima che la Dama lo incontri.
- Non temere tra tre giorni torno al villaggio e sarà meglio per lui essere già cadavere.    


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora rieccoci qui con il nuovo capitolo. Allora io sto affogando ignobilmente nella depressione post finale. Mi riguardo tipo la puntata una volta al giorno e singhiozzo sempre senza ritegno e ogni tanto mi ritrovo a pensare #DarkEmma e al cuore spezzato del povero Hook T.T. Settembre è davvero troppo lontano e io non ce la posso fare. Detto questo abbiamo scoperto un po' meglio cosa sia successo. Da qui in poi parte l'avventura :). Grazie come sempre all'angolo #sietenagioiadaleggere #sietenagioiaquandoleggete #sietenagioiaquandoinserite. Per ansie, dubbi, critiche e suggerimenti sono sempre a vostra disposizione.
A prestissimo (se non affogo nel cioccolato prima) e un bacione a tutti. :*
Persefone




 
 

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Capitolo 5
*** V. A Journey Together Begins ***


 
V. A Journey Together Begins
 
Quando il sole sorse, Hook era già pronto. Dopo la sua chiacchierata con Henry era rientrato e aveva dormito profondamente per le successive due ore. All’alba si era alzato per finire di preparare la sua sacca e, quando tutto fu pronto, decise di aspettare Henry al piano di sotto. Mentre stava percorrendo il corridoio che conduceva alla scala per scendere, passò accanto alla stanza del ragazzo. Lo sentì armeggiare e se lo immaginò intento a finire di preparare la sua sacca. Si fermò un momento a pensare: sicuramente non si era riguadagnato in toto la sua fiducia, ma avevano senz’altro fatto un passo avanti verso quella direzione.
La prima cosa che fece, quando entrò in cucina, fu versarsi dalla brocca un bicchiere d’acqua. Seduta al tavolo, vide una figura intenta a guardarlo.

- Buongiorno Hook – disse Snow.
- Buongiorno. Come mai già in piedi?
- Ho pensato che un po’ di provviste ti avrebbero fatto comodo. – disse la donna porgendogli una sacca.
- Grazie. C’è una cosa che devo dirti …

Il pirata non fece in tempo a terminare la frase che i due furono raggiunti da Henry. Il ragazzo aveva con sé uno zaino e Snow non poté fare a meno di guardarlo interrogativa.

- Ecco, questo volevo dirti – disse Hook – porto Henry con me.
- Quando ti ho chiesto di coinvolgere Henry, non intendevo proprio questo.
- Lo so e neanche io. Ma è giusto che sappia cosa è successo a sua madre. Ti assicuro che non gli accadrà nulla finché sarà con me.

Snow accennò un sorriso. Nel profondo sapeva che quella era la cosa giusta da fare. Henry non era più un bambino e aveva il diritto di provare a salvare sua madre da quella orrenda situazione. Nessuno meglio di Hook avrebbe potuto guidarlo in maniera migliore in quell’avventura.

- Bene – disse la donna – allora devo aggiungere qualcosa alle provviste. Nel frattempo mangiate qualcosa per colazione, uova e salsicce vi terranno lo stomaco pieno almeno fino a tardo pomeriggio.

Hook e Henry si sedettero al tavolo per consumare il loro frugale pasto. Henry osservò i gesti sicuri della nonna nel preparare la borsa delle provviste.

- Nonna – disse il ragazzo ad un certo punto – davvero non hai niente in contrario?
- No Henry. E anche se l’avessi avuta, lo avresti seguito comunque.
- Puoi informare Regina e pregarla di prendersela con me quando torno, qualora avesse qualcosa in contrario? – disse Hook.
- Certo – disse Snow chiudendo la sacca – Voi però state comunque attenti.

Quando cominciarono il cammino, il sole era abbastanza alto ma non troppo caldo. Il viaggio verso la capanna in cui lo stregone era rinchiuso richiedeva tre giorni.

- Facciamo così Henry: finché il sole è alto prendiamo sentieri secondari, come cala il buio torniamo sulla strada principale, in questo modo …
- … eviteremo di incontrare i cavalieri della Dama – concluse Henry – allora andiamo?

Camminarono per tutto il giorno e Hook non poté fare a meno di notare come il ragazzino non avesse alcuna difficoltà a stare al suo passo. In più di un’occasione poi la sua conoscenza dei luoghi si era rivelata molto più utile delle mappe che Snow gli aveva dato poco prima di partire.

- Conosci bene questi luoghi – chiese il Capitano – quante volte sei stato qui?
- Abbastanza da sapermi muovere con disinvoltura. Da quando mamma è riapparsa in quel modo, mi sono spesso dovuto nascondere qui. E non farmi la paternale su come mi sono comportato, per favore.
- Camminiamo ancora fino a sera. Se superiamo il Troll Bridge, con mezza giornata dovremmo arrivare alla capanna, domani a metà mattinata.
 - Sì, ormai siamo vicini.

A sera inoltrata, decisero di fermarsi vicino alla Grande Quercia. Era il posto ideale per riposare al riparo dai cavalieri neri e dalle belve della foresta. I due cominciarono a sistemarsi in modo da potervi passare la notte.

- Vado a fare un po’ di legna – disse Hook – tu resta qui.
- Posso venire con te, Hook, so badare a me stesso.
- Non lo metto in dubbio, ma non possiamo lasciare le nostre cose incustodite. Quindi rimarrai qui.

Il pirata si avvicinò alla sua sacca e ne tirò fuori una sciabola. La porse ad Henry.

- Fammi vedere come te la cavi.
- Dove l’hai presa questa? – chiese Henry prendendo la sciabola.
- Era di tuo padre. Volevo dartela già da un po’ di tempo.

Henry guardò Hook negli occhi.

- Mamma diceva sempre che non sei un tipo sentimentale.
- E non lo sono, infatti, ma qui può esserti davvero utile. Ora – disse sguainando la spada – fammi vedere come te la cavi.

Henry si alzò e sfoderò la spada. Si posizionò davanti al pirata e incrociò la punta della sua spada con quella dell’uomo.

- Sono pronto – disse il ragazzo.
- In guardia allora! – disse Hook.

Hook cominciò ad affondare qualche colpo leggero e non troppo difficile da parare.

- La guardia non è male – disse – piega solo leggermente le gambe e non essere troppo teso. Ricominciamo.

Il pirata sferrò un altro paio di colpi che Henry parò con molta più disinvoltura di prima.

- Meglio, molto meglio. Sembra una fase fatta, ma non devi mai abbassare la guardia e cerca di anticipare i colpi. Sarai sempre in vantaggio sul tuo avversario così. E ora vediamo come te la cavi in attacco.

Henry sferrò due colpi senza neanche troppa convinzione.
- Andiamo ragazzo, sai fare meglio di così. Più convinto.
- Sono già convinto!
- Se arriva qualcuno, ti disarma in due secondi, avanti!

Henry cominciò a sferrare colpi più decisi. E più affondava più voleva tirarne. Hook capì immediatamente che quello era il primo vero sfogo del ragazzo, da quando questa storia era cominciata. Aveva una tecnica abbastanza rudimentale, ma riconosceva il suo stile in alcune mosse di Henry, segno che lo aveva osservato attentamente. All’ennesimo colpo a vuoto, Henry piantò la spada a terra stizzito.

- Basta così ragazzo.
- E ora mi suggerirai di tornarmene a casa, vista la mia inesperienza con la spada. Era meglio se mi dicevi di no da subito.
- No Henry, sono un pirata ma credo nelle buone forme. Se non ti reputavo all’altezza del viaggio, te lo avrei detto subito. Io vado a prendere la legna, tu esercitati ancora da solo con la spada. Vedrai che migliorerai molto in fretta.

Passarono il resto della serata tranquillamente e l’indomani mattina ripresero il viaggio fino alla capanna in cui era segregato l’Apprendista. L’avevano individuata con il cannocchiale e si erano fermati nel fogliame per studiare meglio la situazione. Dopo vari minuti di osservazione, si resero conto che c’era solo un Cavaliere Nero di guardia.

- Possibile che ci sia un solo Cavaliere Nero a fare la guardia? – chiese Henry passando il cannocchiale a Hook.
- A quanto pare. Il problema è sistemarlo senza destare troppi sospetti. Non vorrei che ci fosse qualche pattuglia nei paraggi pronta a intervenire in caso di necessità.
- Possiamo sistemarlo senza problemi.
- Cosa hai in mente?
- Ora te lo spiego.

Il Cavaliere Nero di guardia alla capanna sapeva che non doveva far avvicinare nessuno. Non aveva ricevuto missive reali e quindi non erano previste visite quel giorno. Improvvisamente vide un uomo con una mano sola avvicinarsi con un ragazzo legato e incappucciato. Si mise immediatamente in guardia.

- Chi va là? – chiese il cavaliere
- Sono in visita ufficiale per la Regina – disse Hook cercando di essere il più convincente possibile – Devo consegnare un pericoloso prigioniero del regno di Kashyyk.
- Io non sapevo niente – disse il Cavaliere osservando bene il prigioniero.
- La Regina m ha mandato in missione segretissima e non vuole che la notizia venga diffusa.

Il cavaliere tolse il cappuccio, scoprendo la faccia di Henry. Continuò a guardarlo con circospezione e quando si chinò nuovamente sul ragazzo, Henry lo colpì con l’elsa della spada di Hook, stordendolo.

- Ben fatto, ometto.
- Te l’ho detto. Il Trucco del prigioniero Wookie funziona sempre.
- Non ho ancora capito chi è questo Wookie, ma non importa. L’importante è che abbia funzionato.
- Facciamo così, se riusciamo a far tornare le cose a posto, tu mi dai lezioni di scherma come si deve e io ti faccio vedere Star Wars.
- Continuo a non capirci niente, ma affare fatto.
 
Entrarono guardinghi nella capanna, trascinandosi dietro il corpo della guardia svenuta. Lo rinchiusero in uno sgabuzzino. Fecero qualche passo l’interno rimanendo sempre guardinghi. L’arredamento era modesto e spartano. Su una brandina c’era steso un uomo piuttosto anziano. Aveva l’aria molto stanca e provata. Fu Henry il primo ad avvicinarsi e parlare.
 
- Tu sei l’Apprendista, vero?
- Sì, ragazzo – disse l’anziano voltandosi verso i due nuovi arrivati – cosa vuoi da me?
- Mi chiamo Henry e lui è Hook – disse il ragazzino indicando il pirata.
 
Fu in quel momento che l’Apprendista mise a fuoco l’altra presenza nella stanza. I due uomini si guardarono per un momento: nessuno dei due aveva dimenticato i loro trascorsi. L’anziano guardò Hook in maniera interrogativa e il pirata non poté fare a meno di abbassare lo sguardo per la vergogna. E per l’ennesima volta un ricordo di Emma gli squarciò la mente.

Stavano cercando di capire cosa Gold stesse facendo scrivere a Isaac. Nella villa dello stregone stavano controllando nervosamente ogni singolo libro vuoto, ma senza successo. Hook era rimasto seduto in poltrona, avvilito. All’ennesimo libro vuoto Regina aveva definitivamente perso la pazienza. 
 
- Domani, grazie a Gold e all’autore, potrei svegliarmi come una rana parlante!
- Almeno voi vi sveglierete – aveva risposto Hook amaro – non ho dubbi che quello che abbia in serbo per me sia un destino ben peggiore.
- Dobbiamo trovare qualcosa che possa aiutarci – era intervenuto David.
- Forse io lo so – aveva detta August palesando la sua presenza.
- Eccoti finalmente! – aveva detto Emma – vedete può non conoscere l’autore, una persona sicuramente sì.
- L’Apprendista. L’ho incontrato quando ero a Phuket ed è stata in quell’occasione che mi ha spiegato tutto. Da quando sono qui non l’ho visto, ma di da il caso che abbia un suo ritratto – aveva detto mostrando un disegno.
- Conosco quell’uomo – aveva detto Hook – e so anche dove trovarlo. L’ho intrappolato in quel maledetto cappello, ma non avevo idea di chi fosse. Lo giuro.
- Tranquillo, ti crediamo e poi è stato Gold, non tu.
 
Gli tornò in mente il dolce viso di Emma nel momento in cui aveva pronunciato quest’ultima frase. Non aveva niente a che fare con quello di adesso. E proprio per rivederlo ancora dovevano fare in modo che l’Apprendista parlasse.
 
- Andatevene, non ho nulla da dire a due perfetti sconosciuti! - disse l'Apprendista sprezzante
 
Al rifiuto dell’Apprendista una furia cieca sembrò impossessarsi del pirata. Afferrò l’uomo senza troppi complimenti e lo tirò su.
 
- Stammi a sentire ho visto la donna che amavo morirmi davanti a gli occhi e poi risorgere dalla tomba. Qualche spiegazione mi è dovuta.
- Hook ti prego, mettilo giù. Da morto non ci sarà di grande aiuto!
 
Il ragazzino si slanciò in avanti e separò i due uomini. Nella concitazione del momento urtò un tavolo da cui caddero un pennino ed un taccuino di appunti. Quando Henry si fu accertato che Hook non avesse altre intenzioni ostili, si chinò per raccogliere quanto era caduto.
 
- Signore noi vogliamo solo avere delle informazioni mi creda.
 
Non appena Henry toccò il pennino, questo si illuminò di una forte luce bianca.
 
- Henry, cosa succede? Lascia immediatamente quell’oggetto! – disse Hook preoccupato – Che diavolo sta succedendo?
- È il prossimo Autore. – disse l’Apprendista stupito - E ora che so chi realmente siete, posso dirvi che vi stavo aspettando.       




ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque, dopo un parto plurigemellare sono riuscita a finire anche questo capitolo e sono già al lavoro sul prossimo. Niente a me l'idea di Killian che fa da paprino ad Henry mi piace troppo e dato che ancora non sono riuscita a riprendermi dal finale *#DarkEmmaviveelottainsiemeanoi* mi è sembrato carino riprendere lo stratagemma usato per raggiungere Emma, solo che loro non ci hanno trovato Emma, ma l'Apprendista. Vi anticipo che nel prossimo capitolo vedremo bene come Emma sia potuta tornare dall'Aldilà e cosa devono fare i nostri eroi per riavere indietro la Salvatrice. Detto questo mi rimetto al lavoro :). Come sempre grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono. Per qualunque cosa sono sempre a vostra disposizione. 
Un bacione a tutti 
Persefone :*

 

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Capitolo 6
*** VI. Time For Explanations ***


 VI. Time For Explanations
Henry e Hook si guardarono perplessi.
- Ci può spiegare meglio?
- Certamente, è questo il mio compito.
- Partiamo dall’inizio allora – disse Hook – come è potuta tornare in vita Emma?
- Per una banalissima ragione, pirata. Non è mai morta.
- No, questo non è possibile.  L’Oscuro le ha strappato il cuore e lo ha frantumato davanti  ai miei occhi.
- No, lui ti ha fatto vedere quello che a lui faceva comodo tu vedessi. Il cuore della Salvatrice non può essere frantumato.
- Mi ricordo che mamma mi ha raccontato un episodio quando era nella Foresta Incantata. Mi ha detto che Cora aveva provato a strapparle il cuore, ma non c’era riuscita. Eri presente anche tu –disse Henry rivolgendosi al pirata – dovresti ricordarlo anche tu.
- Mi ricordo ma quella volta Cora non era riuscita neanche ad estrarlo dal suo petto, mentre questa volta l’Oscuro sì.
- Perché mio nonno è riuscito a prenderlo ora?
- L’oscurità ha indebolito le difese di Emma, ma non ne ha cancellato completamente le prerogative. Il punto è che l’opposto di un cuore molto lucente è un cuore oscuro come la pece. Il compito della Salvatrice è ripristinare l’ordine e gli equilibri che la magia oscura cerca di sovvertire in continuazione. In sostanza è quello che voi sintetizzate nella frase “riportare il lieto fine”. E niente potrà mai cambiare ciò. Lo stregone lo ha stabilito, per garantire alla luce una via di fuga in qualunque situazione. E questo Rumple lo sa benissimo.
- Allora cosa diavolo è successo quel maledetto giorno? – chiese Hook impaziente.
- L’Oscuro ha fatto in modo di ottenere l’inchiostro dal cuore oscuro della Salvatrice e poi ha ordinato a Isaac di riscrivere la storia. Mentre aspettava che il compito dell’Autore venisse portato a termine, ha cercato di controllare quelle che erano le variabili impreviste. Ha ordinato a Emma, di fingersi morta per poter allontanare te, pirata. Sapeva che il cuore della donna era sensibile alla presenza del tuo amore. Ha simulato il gesto di frantumarlo e ti ha mostrato solo della polvere. Sapeva quale sarebbe stata la tua reazione. Sperava che, avendo il cuore di Emma, sarebbe riuscito a controllarlo. Due giorni dopo la tua partenza, non appena Isaac ha scritto la parola fine sul nuovo libro, lo ha ucciso, così che nessuno potesse cambiare il corso delle cose. Quello che ha sottovalutato è che l’oscurità di Emma non può essere dominata e ha una sua volontà. All’inizio sembra sottomettersi ma nel momento in cui viene separata troppo a lungo dal suo corpo, lo richiama a sé perché possano riunirsi nuovamente. E quando questo è accaduto, Emma è diventata la più potente creatura oscura, anche più di Rumple.
- Mia nonna dice che ha solo ricordi confusi della storia che Isaac aveva scritto.
- Questo è normale. È stata Emma a ripristinare le cose, ma lei ha voluto fare di più. Stava per uccidere Rumple per averla oltraggiata in quel modo. Hanno fatto un patto: in cambio della sua vita, l’Oscuro l’avrebbe aiutata a diventare la signora indiscussa della cittadina, che come avete visto ha trasformato in contea. Quando ha riportato tutti indietro, ha eretto il suo castello sulla collina che domina la città e l’ha avvolta in una nube protettiva in modo che nessuno potesse uscire. Infine ha portato qui Nottingham e i cavalieri neri e ha creato un esercito del terrore che l’aiutasse a prendere il controllo della città. Rumple le fa da consigliere e da alleato, ma spera sempre di trovare un modo per sbarazzarsi di lei.

Hook ed Henry erano rimasti senza parole.
 
- Ma perché non riconosce nessuno di noi? – chiese Hook.
- È per via dell’Oscurità che è stata risvegliata. Ha inghiottito la vecchia Emma e l’ha soffocata. Questo non vuol dire che l’ha uccisa. Ed è qui che entrate in gioco voi due.
- In che senso? – chiese Henry.
- Vedete Emma prova per voi amore, con due accezioni diverse, ma è sempre amore. Dovete risvegliare in lei la magia bianca e questi sentimenti. In particolare tu Hook e quando il suo cuore sarà tornato come prima, Henry dovrai intingere il pennino nella magia bianca del suo cuore e porre fine a questo scellerato caos.

Dei rumori cominciarono a venire dallo sgabuzzino, segno che il Cavaliere Nero, stava riprendendo i sensi.
 
- E ora veloci, allontanatevi, prima che la guardia si sia completamente ripresa. E mi raccomando, fate quello che vi ho detto.
- Possiamo sistemarla – disse Henry.
- Non credo. Quello non è un normale cavaliere nero. Si chiama Lily ed è molto pericolosa.
 
Hook e Henry si diressero velocemente verso l’uscita.
 
- Un’ultima cosa: prendete questo – disse l’Apprendista porgendo a Hook un bracciale – è in grado di neutralizzare la magia di chi lo indossa. Magari può esservi utile. E tu ragazzo proteggi pennino e taccuino a costo della vita.
 
I due fecero appena in tempo ad allontanarsi e ad addentrasi nel bosco che Lily, dopo essersi liberata, uscì come una furia per vedere dove si fossero diretti i due stranieri. Quando capì che non c’era più nessuno, strofinò l’anello che portava al dito. La mise subito in comunicazione con Rumple.
 
- Allora Lily, che diamine sta succedendo?
- Abbiamo avuto visite. Un pirata con una sola mano e un ragazzino.
- Hanno parlato con l’Apprendista?
- Non ho potuto evitarlo.
- Dannazione! Avevi un solo compito! Avverto Nottingham e gli dico di recarsi il prima possibile al villaggio ad attenderli.
 
Hook e Henry camminarono a passo svelto per tutto il giorno. Quello che avevano appreso dall’Apprendista li aveva lasciati increduli. Emma non era mai morta e Rumple aveva architettato quel losco piano per avere salva la sua nauseabonda vita. Il cuore di Hook era in tumulto, ancora una volta l’Oscuro era riuscito a portargli via tutto quello che di più caro aveva. Ma erano le parole del vecchio, la cosa che non riusciva a togliersi la testa. Quando calò il sole erano giunti poco dopo la Grande quercia. Henry era stanco così come lui. La cosa migliore da fare era fermarsi per la notte. Si accamparono per l’ennesima volta.
Avvolto nel suo sacco a pelo, Hook guardava Henry dormire abbastanza tranquillamente. Poteva vedere la sua espressione alla luce del fuco che serviva a tenere lontano le affamate belve del bosco. Il pirata non poté fare a meno di portare le mani dietro la nuca per guardare le stelle: Come poteva riportare Emma alla luce se neanche lo riconosceva? E poi non poté fare a meno di pensare alla collana che la donna portava al collo e istintivamente mise la mano nel panciotto per stringere il ciondolo.
 
- Come faccio amore mio, a farti ricordare di quello che c’era tra noi?
 
Non era certo la prima volta che si trovava in una situazione del genere, ma quel dover ricominciare sempre da capo, lo frustrava. Di peripezie ne avevano affrontate tante e avevano goduto della felicità a momenti, ma che momenti erano stai. Si era così abituato ad averla vicino, a sentire il calore del suo corpo che dormire solo era diventato un vero tormento. E lei si era lasciata andare giorno dopo giorno. Aveva cominciato a fidarsi ciecamente di lui e a mostrare il suo lato fragile, come quando era tornata da New York dopo che aveva trovato Lily e Robin. Fin da quando l’aveva riabbracciata aveva capito quanto la donna fosse stressata da tutti qui cambiamenti. Non l’aveva mai sentita così fragile come in quel momento. Si era aggrappata a lui con le sue ultime forze, come se fosse davvero la sua ultima ancora di salvezza. Ma se lei non sapeva chi fosse, come poteva cercare di travolgere le sue difese ancora una volta? Cosa sapeva di questa nuova Emma in fondo?
 
- Killian dormi? – chiese Henry ad un certo punto.
- Non ancora, ma vedo con piacere che sono in ottima compagnia.
- Stavo ripensando alle parole dell’Apprendista su come liberare Emma dall’Oscurità.
- Ti è venuto in mente qualcosa?
- Lui mi ha dato il pennino e il taccuino incantato su cui scrivere e ha detto che devi risvegliare in lei la magia bianca. E se riuscissimo a farla vivere con noi come faceva prima? In altre parole dovremmo convincerla a trascorrere del tempo con la sua famiglia.
- Ragazzino, tua madre in questo momento non mi sembra molto propensa al dialogo, cioè ha sempre avuto un bel caratterino ma ora …
- Lo so è un’idea balzana, ma quando sono andato da lei avrebbe potuto uccidermi e non l’ha fatto e poi porta la tua collana, perché? Io credo che a livello inconscio sappia chi siamo, solo che non riesce a tirarlo fuori. Se riuscissimo ad aiutare quella parte di lei a venire fuori.
- Ragazzino, ci penseremo domani, ora è meglio riposare.
- Giusto, buonanotte Killian.
 
Quando rimisero piede al campo nel primo pomeriggio, si ritrovarono davanti una scena agghiacciante. Il villaggio era stato completamente raso al suolo e messo a ferro e fuoco. Sembrava completamente disabitato.
 
- Ma cosa diavolo è successo? – chiese Hook sbalordito.
- È il modus operandi di Nottingham! Robin Hood non deve essere riuscito a trovare il denaro e questa è la punizione della Dama. No … mamma, nonna … nonno.
 
Henry cominciò a correre a perdifiato verso la casa di Snow. Hook non si fece trovare impreparato e lo seguì prontamente. Quando arrivarono davanti all’abitazione trovarono la porta sfondata e i resti di quelli che erano stati dei roghi provocati dai cavalieri neri. Il pirata vide il volto di Henry contrarsi per la paura di entrare e trovare i suoi cari come cadaveri.
 
- Andiamo, vediamo cosa è rimasto – disse il pirata mettendo una mano sulla spalla del ragazzo.
 
Dentro la casa regnava un silenzio inquietante e tutte le suppellettili erano state fatte a pezzi. I due fecero un giro di ricognizione per cercare di capire se ci fosse qualcuno, ma erano completamente soli.
 
- Non ci sono tracce di feriti – disse Hook – credo che si siano allontanati volontariamente.
 
In quel momento il viso di Henry si illuminò.
 
- Se è così, allora devo fare una cosa.
 
Tornò in cucina e spostò il tavolo di legno sotto il grande lampadario della sala.
 
- Che stai facendo?
- Da quando questa storia è cominciata i nonni ed io abbiamo concordato alcuni posti per scambiarci dei messaggi sicuri. Se davvero si sono allontanati volontariamente, sicuramente mi hanno lasciato un messaggio sotto una candela del lampadario.
 
Henry si era arrampicato sul tavolo e stava sollevando tutte le candele sotto gli occhi di un guardingo e attento Hook.
 
- Henry, veloce, non sappiamo se i cavalieri neri sono ancora in giro, non è sicuro rimanere qui.
- Eccolo! Ho trovato il bigliettino! – srotolò una piccola pergamena – Avevi ragione Hook – disse Henry leggendo – si sono allontanati volontariamente. Hanno avuto una soffiata: Nottingham si stava dirigendo al campo per un’imboscata. Si sono rifugiati sulle Montagne Incantate, sotto la protezione delle Fate, ci aspettano lì.
- Bene allora muoviamoci.
 
Non fecero in tempo a muovere un passo che una freccia infuocata oltrepassò la finestra e andò a conficcarsi sul tavolo da cui era appena sceso Henry.
 
- Voi là dentro! Venite fuori con le mani alzate, siete prigionieri della Dama.
 
Hook si mise al riparo con Henry sotto la finestra.
 
- Henry, raggiungi i tuoi veloce!
- Non posso lasciarti con loro, ti uccideranno!
- Ti ricordi i nostri patti?
- Non puoi farmi questo! Io voglio aiutarti, non trattarmi anche tu come un bambino!
- Ascoltami bene, per far tornare Emma dobbiamo rimanere vivi entrambi. Raggiungi i tuoi, se mi faccio catturare avrò la possibilità di entrare al Castello e raggiungerla.
- E se ti uccidono prima? È un rischio troppo grosso.
- Ho la pellaccia dura, tranquillo. Il piano è questo tu vai sulle Montagne Incantate. Ti raggiungerò lì con tua madre, promesso.
 
Henry si soffermò un momento sulle parole del pirata. Da quando era tornato, non era mai venuto meno alla parola data e lui aveva iniziato a fidarsi di nuovo dell’uomo. In verità non aveva mai smesso, perché gli era affezionato e sapeva di poter contare su di lui, nonostante tutto. Non era suo padre ovviamente, ma sicuramente ci si avvicinava molto.
 
- Va bene. Mi fido di te. Esco dalla porta sul retro e terrò la guardia alta.
- Bravo ragazzo, io ti copro le spalle.
 
Il pirata sguainò la spada e uscì a passo sicuro verso l’esterno per affrontare i cavalieri neri. Come Henry sentì il rumore delle spade si allontanò velocemente verso l’uscita secondaria della casa. Si guardò un momento intorno, la strada era vuota: corse a perdifiato nel folto del bosco. Lo conosceva bene così come la strada per le Montagne Incantate. Le avrebbe raggiunte con due giorni di cammino.
Mentre Hook stava affrontando l’ennesimo cavaliere nero, sperò di aver dato ad Henry abbastanza tempo per mettersi in salvo. Aveva già fatto fuori un paio di cavalieri, ma non poteva resistere a lungo. Quando si vide circondato decise di arrendersi. Lo legarono e lo misero in ginocchio.
 
- Sceriffo! Abbiamo trovato qualcuno che si nascondeva!
 
Nottingham si fece largo tra i soldati. Come riconobbe il pirata si sentì soddisfatto, era lui che cercavano fin dall’inizio.
 
- Chi sei straniero? – chiese lo sceriffo
 
Silenzio.
 
- Lo sceriffo ti ha fatto una domanda, rispondi! – disse uno dei cavalieri
- Se volete sapere chi sono, ditemi prima chi siete voi! – disse Hook spavaldo.
- Insolente! – disse un altro cavaliere in procinto di colpirlo.
- Cedric non c’è bisogno, la forca lo calmerà. Io sono lo Sceriffo Nottingham, vigilo sulla sicurezza della contea di Storybrooke per conto della Dama.
- Io sono il Capitano Killian Jones, ma forse mi conoscete con il mio più pittoresco nomignolo: Hook.
- Bene Hook – disse lo sceriffo – è da ieri che siete ricercato. Una donna ha sporto denuncia contro di voi per violenza. Ci ha raccontato che l’avete molestata in una bettola del molo, un paio di giorni fa.
- Questo non è vero.
- La donna ci ha dato un’accurata descrizione di voi e ci ha mostrato i lividi che le avete fatto. Siete condannato a morte per impiccagione.
- Ehi un momento, non ho diritto a dire la mia.
- No, la forca vi aspetta domani all’alba. Portatelo via.
 
Il panico si impossessò del pirata, aveva pochissime ore per venirne fuori. Gli altri soldati lo legarono e lo caricarono sulla carrozza.
 
- Torniamo al castello – disse lo sceriffo.
 
Nel suo studio Rumple stava finendo di studiare degli atti, quando qualcuno bussò alla porta. Il suo inserviente andò ad aprire e fece accomodare Nottingham sulla poltrona davanti alla scrivania.
 
- Allora Nottingham, spero in buone notizie.
- Ottime, abbiamo catturato il pirata. Domani all’alba sarà impiccato.
- Perfetto. A Emma non diremo nulla.
- Ma perché è così importante?
- Nottingham, ci tieni a rimanere nelle grazie della Dama?
- Ovviamente.
- Allora prega che non incontri mai il pirata. Se si risveglia la Salvatrice per noi è finita.
- E come potrebbe?
- Lui è il suo vero amore e, contro di esso, tu non hai nessuna possibilità di spuntarla. E neanche io
 
Nella sua umida cella Hook stava cercando di trovare un modo per evitare la forca. Doveva incontrare Emma. Se l’unica strada possibile era quella di corteggiarla da capo l’ennesima volta per risvegliare il suo amore lo avrebbe fatto. Non l’avrebbe lasciata nelle loro mani. Guardò fuori dalla cella: due uomini stavano preparando il palco per l’esecuzione della mattina successiva. Aveva solo poche ore per inventarsi qualcosa.
Nella sua stanza, la Dama stava spazzolando i suoi lunghi capelli davanti allo specchio. Aveva ottenuto il controllo della città e tutto il potere possibile. Era praticamente inarrestabile, ma era come se il suo cuore avesse un buco nel centro. La relazione con Nottingham si trascinava stancamente: non era mai riuscita a provare qualcosa quando era con lui. E poi c’erano quegli occhi azzurri che sognava ormai ogni notte. La guardavano intensamente e la facevano sentire amata. Peccato che fossero solo parte di un sogno e niente più. Abbassò lo sguardo sulla sua collana. Non la toglieva neanche per la notte ma non riusciva proprio a ricordare da chi l’avesse ricevuta. Sapeva solo che ci teneva in modo spasmodico. Un teschio e una spada. Sconsolata si sdraiò nel suo sontuoso e solitario letto a baldacchino, di condividerlo con lo sceriffo non ne aveva alcuna voglia. Chiuse gli occhi e cercò di dormire.  Strinse la collana e sperò che quegli occhi azzurri le regalassero un po’ di calore almeno nel mondo onirico.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora eccoci qui. Non sono sparita, ma questa settimana è stata un po' piena e quindi non sono riuscita a postare prima.vi anticipo che già dal prossimo capitolo ho intenzione di far incontrare i nostri eroi :D. Per ora abbiamo scoperto cosa devono fare i nostri per salvare Emma, ma ci riusciranno poi davvero? Chissà chi lo sa ...
stasera #superminispiegone che sono davvero stanca. Come sempre grazie a tutti per gli inserimenti le recensioni e le letture #veadoronacifra
Un bacione e a prestissimo :*
Persefone
  



 

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Capitolo 7
*** VII. Our First Rendezvous … Again! ***


VII. Our First Rendezvous … Again!
 
Nel buio della cella, la mente di Hook stava cercando di venire fuori da quella situazione. Prima di essere rinchiuso, le guardie gli avevano sequestrato tutto: la sacca, il bracciale che gli aveva dato l’Apprendista, la sua spada e avevano rivoltato il suo pastrano da cima a fondo prima di ridarglielo. Fortunatamente non avevano trovato il ciondolo: lo portava in una tasca del panciotto che per qualche strano fortunato motivo era stato controllato grossolanamente. Aveva osservato bene le sbarre della finestra: non avevano punti di cedimento e non potevano essere forzate. Di rompere il lucchetto non se ne parlava proprio: era grande e robusto. Continuava a ripetersi che non poteva finire così. Era sempre riuscito a seguirla in qualsiasi avventura e di certo non l’avrebbe abbandonata a stessa in questo frangente. Era più forte di lui. E dire che la sua testardaggine era stata riconosciuta anche da un ignaro David durante la loro avventura nel passato. Ricordava bene quella chiacchierata con l’uomo: erano seduti davanti a un fuoco, in attesa di Snow che era andata a cercare aiuto per introdursi nel castello di Regina e liberare Emma. Il pirata aveva avuto modo di osservare David attentamente. Era in procinto di sposarsi con Abigail, la figlia di re Mida, ma era ovvio che non l’amava. I pensieri del principe erano rivolti verso qualcun’altra e Hook ormai sapeva riconoscere alla perfezione i segni dell’amore. Doveva smuovere David.
 
- Siete emozionato per le vostre nozze? – chiese Hook con nonchalance
- Sposerò la figlia di Re Mida, perché non dovrei esserlo?
- Non voglio ficcare il naso, amico, ma non sembrate proprio un uomo che lo stia facendo per scelta.
- Ho sempre pensato che mi sarei sposato per amore e questo calvario mi fa pensare se esista davvero il vero amore.
- Un tempo mi sentivo come voi, amico, e una volta incontrata la persona giusta tutto è cambiato.
- La principessa Leila, quella che stiamo salvando?
- Sì. Andrei fino in capo al mondo per lei, o al tempo.
- E lei per voi, immagino.
- Non lo so. Ci sono molte complicazioni.
- La famiglia? Perché mio padre non mi sta rendendo le cose semplici.
- C’è anche quello. Non sono così sicuro che i suoi genitori mi approvino.
- Dopo quello che state facendo per salvarla? Sarebbero pazzi!
- Spero ve lo ricordiate.
 
E ora invece si sentiva come un leone in gabbia. E poi la frustrazione si impossessò di lui. Si lasciò cadere sulla panca di legno. Stava per deludere ancora una volta Henry inesorabilmente. Sembrava questo il suo destino nei confronti di quel ragazzino. Se non altro l’impiccagione gli avrebbe risparmiato di vedere la delusione dipinta sul suo volto per l’ennesima volta. Si sdraiò in attesa dell’alba e del compiersi del suo destino.
 

- Quello che possiamo fare in questi momenti è vivere il presente.

Come fosse finita in quel posto, Emma non sapeva proprio come spiegarselo. Era in un bosco ed era notte fonda. Indossava un mantello azzurro sulla misera tunica che indossava. I capelli erano sciolti e fermati da una fascia che le faceva da cerchietto. Sentiva dentro come un groppo in gola, ma perché? Che posto era quello? E poi improvvisamente li vide: erano sempre loro, quei due meravigliosi occhi blu intensi come l’oceano che la guardavano con amore. Di chi erano? E perché erano lì? Sentì le guance bagnarsi a causa di due lacrime.
 
- Sembra che tutto sia tornato al suo posto.
 
Una voce calda e suadente e poi il delicato tocco di una mano sulle sue gote per asciugarle quel pianto. Tutto quello che voleva in quel momento, era che quella mano si aprisse completamente e le accarezzasse il viso e non solo. Fu l’intensità di quel desiderio a svegliare Emma. La donna si ritrovò nella sua stanza e, quando si tirò su, il suo cuore batteva ancora forte contro lo sterno per l’emozione appena provata. Nottingham dormiva accanto a lei beatamente. Alla fine non era riuscita a rimanere sola e per non pensare a quegli occhi blu lo aveva fatto chiamare. Non lo amava, non lo aveva mai amato, ma passare la notte con lui era diventato l’unico modo per cercare di stordirsi e non pensare. Fino ad un certo punto aveva anche funzionato, ma ora non ne poteva più di quella finzione. Aveva il cuore a pezzi e ora capiva perché si era fatta irretire da lui: era facile e indolore e a volte conviene non sentire nulla, quando quelli che provi fa schifo. La prima cosa che Emma fece una volta uscita dal letto, fu rimettersi al collo la catenina con il teschio e la spada. Quando era con Nottingham la toglieva sempre, come a non voler farle vedere il male che si faceva ogni volta che gli cedeva. Mancava davvero poco all’alba e l’unica cosa che voleva era rimanere sola con se stessa. Chiamò la sua cameriera personale per farsi preparare l’acqua della vasca: aveva voglia di un bagno per togliersi l’odore dei compromessi accettati passivamente fin lì.
Quando tornò nella sua stanza, Nottingham si era svegliato.
 
- Emma, dove eri finita? – chiese l’uomo
- Ti proibisco di chiamarmi per nome. Sono sempre vostra altezza per voi.
 
Come Emma passò vicino al letto, lo sceriffo la afferrò per un braccio. L’asciugamano che la copriva scivolò via, lasciandole le spalle completamente nude. Nottingham allungò una mano per accarezzare la sua candida pelle e per cercare di convincerla a essere ancora sua. Come lei avvertì sul suo corpo la mano di lui, le tornò in mente l’altro tocco, quello della gentile mano del suo sogno. Un moto di disgusto la invase.
 
- Lasciami immediatamente – disse alzandosi dal letto e coprendosi di nuovo – vattene da questa stanza.
- Ma …
- È un ordine sceriffo e non tollero che mi si disobbedisca – la mano di Emma si illuminò di magia oscura.
 
Lo sceriffo non poté fare altro che raccattare le sue cose e andarsene.
Nei bui corridoi del castello, non poté fare a meno di rendersi conto che la freddezza di Emma nei suoi confronti era coincisa con l’arrivo di quel pirata in città. Non si era mai incontrati e di questo ne era sicuro, ma era ovvio che la reminiscenza di quel legame cominciava a farsi sentire.
 
- Sceriffo – disse Cedric raggiungendolo nel corridoio – la struttura del patibolo è pronta. Per iniziare aspettiamo solo un vostro ordine.
- Perfetto Cedric, vado a cambiarmi e poi cominciamo. Avete perquisito il prigioniero?
- Certo e guardi cosa ho trovato.
 
Cedric mostrò a Nottingham un bracciale nero.
 
- Cos’è?
- Un bracciale molto speciale. Conosce la sguattera del castello? Si chiama Berta e le donne della sua famiglia sono delle fattucchiere. Me lo ha visto in mano e ha cominciato a farmi un sacco di domande. Mi ha detto una cosa che potrebbe tornarle utile: è magico. In pratica neutralizza la magia di chi lo indossa e può essere rimosso solo dalla persona che lo ha messo al polso della sua vittima.
 
Gli ingranaggi del cervello di Nottingham cominciarono a mettersi in funzione. Doveva parlare con Rumple, ma più di ogni altra cosa voleva farla pagare a Emma. Era arrivato il momento di prendere il gioco in mano qualora la donna non si fosse mostrata malleabile nelle sue mani.
Quando le guardie vennero a prelevarlo, Hook sentì davvero che la sua fine era ormai a un passo da lui. Lo scortarono dalle segrete fino al cortile dove era stato allestito il patibolo. Gli fecero salire le scalette e lo sistemarono davanti al cappio, in attesa che il boia facesse il resto. Fu proprio quest’ultimo a incappucciarlo e a sistemare la corda intorno al suo collo. In quel momento Hook chiuse gli occhi. Aveva un solo rimpianto: non averla potuta stringere ancora una volta da viva.
Emma era scesa nel patio alle prime luci dell’alba. Aveva voglia di fare una lunga e rilassante cavalcata solitaria per gli sterminati giardini del suo castello. Adorava cavalcare perché le permetteva di straniarsi da tutto e da tutti. Per raggiungere le scuderie poteva scegliere tra due strade: la prima che passava per il cortile principale e la seconda che, invece, passava dietro per le segrete e gli alloggi delle guardie. Decise di prendere la seconda via perché più tranquilla e meno frequentata: non aveva voglia di vedere nessuno. Come si ritrovò nel piazzale antistante le prigioni, notò immediatamente il palco dell’impiccagione e la presenza di un prigioniero incappucciato pronto per essere condannato a morte.
 
- Cosa diavolo sta succedendo qui? Non c’erano in programma esecuzioni per oggi.
 
Affrettò il passo verso il patibolo per capire i motivi di quell’esecuzione non prevista.
Mentre il boia si stava assicurando che il cappio fosse ben annodato e non si sciogliesse durante l’esecuzione, Hook stava cercando di pensare a qualche bel momento passato con lei. Le sue gambe erano piuttosto rigide e si aspettava in qualunque momento che il pavimento sotto i suoi piedi si aprisse per farlo penzolare. Aveva le mani legate dietro la schiena e in quella sana stringeva il ciondolo di Emma. Lo aveva legato al polso come se fosse un bracciale affinché non gli cadesse una volta divenuto cadavere.
 
- Ti amo Emma Swan e ti amerò per sempre – sussurrò piano come se fosse il suo ultimo pensiero nel mondo dei vivi.
 
Sentì i passi del boia allontanarsi e fermarsi di lato a lui. Ora era davvero solo questione di attimi, prima del buio eterno.
 
- Vi ordino immediatamente di fermarvi! – disse Emma arrivando giusto in tempo per sospendere l’esecuzione.
 
Hook non riuscì a credere alle proprie orecchie: era proprio lei. La sua voce l’avrebbe riconosciuta ovunque. Sentì il ciondolo nella sua mano scaldarsi.
 
- Chi ha autorizzato questa sentenza di condanna a morte? – chiese Emma perentoria.
 
Nessuno dei soldati osò rispondere. La furia della Dama era grande ma anche quella di Nottingham non era da meno e additarlo così davanti alla signora avrebbe comportato sicuramente una tremenda punizione per il delatore.
 
- Vostra Altezza – disse lo sceriffo facendosi avanti e inchinandosi al cospetto della donna – sono stato io.
- Nottingham! Come avete osato? Mi fido molto di voi, ma non è saggio abusare della mia fiducia. Sapete perfettamente che è un mio preciso ordine essere informata sulle esecuzioni e sulle condanne. Perché avete autorizzato questa senza dirmi niente?
- Imploro il vostro perdono altezza, ma si trattava di una cosa assolutamente insignificante e pensavo non voleste essere disturbata per le beghe che avvengono al porto tra pirati e prostitute.
- Lasciate decidere a me cosa secca e cosa no.
 
Emma sentì esplodere la rabbia dentro di lei. Poche cose la disturbavano come l’insubordinazione e la presunzione.  Il cielo cominciò a farsi plumbeo e la Dama sembrava sul punto di esplodere.
 
- Sceriffo, vi ordino di liberare il prigioniero e di portarlo al mio cospetto.
- Ai vostri ordini.
 
Lo sceriffo fece cenno a Cedric affinché il prigioniero fosse liberato.
Da quando la Dama aveva fatto la sua comparsa, Hook era rimasto immobile con il cuore a martellargli nel petto in maniera furibonda. Ancora incappucciato fu trascinato via dal patibolo. Dopo aver camminato per qualche metro fu costretto a mettersi in ginocchio e quattro possenti mani stavano facendo in modo che tenesse quella posizione.
 
- Toglietegli il cappuccio così che possa parlare – ordinò Emma.
 
Il suo ordine fu eseguito da due mani tutt’altro che gentili. La prima cosa che il capitano fece, una volta tornato alla luce, fu respirare a pieni polmoni. Nonostante si vantasse di essere un osso duro, questa volta se l’era vista proprio brutta e non era ancora finita. Capì che quella era la sua unica possibilità per stabilire un contatto con lei e non doveva assolutamente sciuparla. Rimase a testa bassa per cercare di capire bene la situazione. Dal tono e dalla leggerezza di Nottingham capì che le voci che giravano in paese erano vere. Sentì il cuore infiammarsi di gelosia, come poteva quel lurido individuo essere entrato nelle grazie di Emma?
 
- Come vi chiamate?
- Avanti bifolco – disse lo sceriffo assestandogli un calcio sul costato – rispondete a sua altezza!
- Hook – disse il pirata con la testa bassa.
- Non amo parlare con persone che non hanno il coraggio di guardarmi negli occhi. Ora vi ripeterò la domanda e voglio che mi rispondiate a testa alta, o vi assicuro che quel patibolo lo rimpiangerete amaramente. Come vi chiamate straniero?
- Mi chiamo Hook e sono il capitano della Jolly Roger – ripeté il pirata sollevando il viso.
 
Come Emma fu investita dagli occhi blu dello straniero, sentì vibrare ogni fibra del suo essere. Dopo averli sognati per tante notti, ora erano proprio davanti a lei e appartenevano ad un forestiero di cui non sapeva nulla. Il suo cuore iniziò a battere più velocemente e una strana emozione si impossessò di lei. Cosa diavolo le stava succedendo? Era la prima volta che un uomo aveva su di lei un tale effetto. Dal canto suo, Hook non poté fare a meno di confessare a se stesso che, nonostante tutto, la sua Emma era ancora bellissima: fiera, regale e determinata.
La dama cercò di calmarsi e recuperare un po’ del suo contegno.
 
- Sceriffo di cosa è accusato esattamente? – disse cercando di distogliere, senza successo, lo sguardo dal prigioniero.
- Violenza nei confronti di una prostituta alla Taverna.
- Avete interrogato la donna e verificato la sua dichiarazione?
- Certamente.
- E cosa ha detto in sua discolpa il prigioniero?
- Vostra altezza – intervenne Hook – a dir la verità non mi è stata data la possibilità di discolparmi.
- Taci, arrogante! – tuonò Nottingham – la dama non ti ha dato il permesso di rivolgerle la parola! Se dipendesse da me, ti farei ciondolare da quel cappio seduta stante!
- Allora sono contento che non dipenda da voi – disse Hook con sguardo di sfida verso lo sceriffo – altezza – continuò rivolgendosi a Emma – sono un pirata è vero, ma vi giuro che non ho toccato quella donna contro la sua volontà.
- Allora come è andata?
- Non nego che all’inizio ci stavamo divertendo, ma sono innocente per quanto riguarda l’accusa che mi è stata mossa.
 
Al pensiero che quell’uomo avesse stretto una donna tra le sue braccia, Emma sentì dentro un misto di rabbia e invidia. Cercò di contenere ancora le sue inspiegabili emozioni.
 
- Sceriffo, fate riportare l’accusato nella sua cella e datemi il fascicolo che lo riguarda. Voglio leggerlo e parlare con la ragazza.
- Ma vostra altezza …
- Osate ancora disobbedirmi? Volete prendere il suo posto sul patibolo?
- Imploro umilmente il vostro perdono. Cedric – disse rivolgendosi al suo secondo – riportate il prigioniero in cella e mettetevi a disposizione di sua altezza.
 
Mentre due guardie stavano riaccompagnando Hook dentro le segrete, lo sceriffo non poté fare a meno di notare lo sguardo gelido che il pirata gli aveva rivolto. Rumple aveva ragione: Emma era sensibile alla presenza di quell’uomo. Aveva letto nei suoi occhi le emozioni che aveva suscitato in lei quando lo aveva visto. Quel pirata rischiava di mettere in pericolo la sua posizione nei confronti di Emma. Non avrebbe permesso a nessuno di spodestarlo dal suo ruolo, a costo di sacrificare la stessa Emma. E forse quel bracciale che Cedric gli aveva dato, poteva tornare utile.
Quando fece ritorno nella sua cella Hook non poté fare a meno di guardare il ciondolo che aveva al polso. Sembrava più lucido di prima, come se fosse avvolto da un leggero velo di magia bianca.
 
- Ma certo! – disse tra sé – questo apparteneva alla Emma di prima e quando tornerà a splendere di magia bianca saprò che il suo cuore è pronto. Devo riconquistare la sua fiducia e il suo amore.
 
Nel suo studio Emma stava leggendo le carte che Cedric le aveva portato. Di questo Hook si sapeva poco e niente. Era arrivato in porto circa una settimana fa. Nottingham lo aveva fatto pedinare senza alcun motivo apparente, ma il suo intuito era stato propizio perché il pirata si era diretto al villaggio di Snow e Regina. E proprio qui era stato catturato durante la retata punitiva nei confronti di Robin Hood. Sebbene avesse steso un paio di guardie non aveva opposto particolare resistenza all’arresto. Perché? Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore delle nocche sulla sua porta. Entrò un inserviente.
 
- Avanti – disse la Dama.
- Altezza, la donna che ha sporto denuncia è qui.
- Fatela passare e lasciateci sole.
 
Come la ragazza fece ingresso nella stanza, Emma non poté fare a meno di notare come fosse la sua brutta copia. Cosa ci aveva trovato quel pirata di così interessante? E ancora una volta fu preda di quella che a tutti gli effetti si stava rivelando gelosia.
 
- Ascoltatemi attentamente stracciona. Confermate quanto avete dichiarato? Ovvero che quel pirata vi ha usato violenza?
- Sì – disse timorosa la ragazza.
- Vi avverto, conosco moltissimi incantesimi, ma non mi serve la magia per capire se qualcuno mi sta mentendo. Ora vi rifarò la domanda e pregate che io vi creda o non mi farò scrupoli a strapparvi il cuore e a ridurlo in cenere. Quel pirata vi ha davvero usato violenza?
- No – disse la ragazza terrorizzata – due tipi mi hanno avvicinata alla locanda e mi hanno fatto domande sul nuovo venuto. Mi hanno offerto due pezzi d’oro in cambio di una mia falsa deposizione. Ve lo giuro è la verità.
- Ora vi credo.
- Lasciatemi andare, vi prego.
- Ascoltami attentamente. Se ti pesco un’altra volta attorno a quel pirata ti farò pentire amaramente di essere venuta al mondo e ora sparisci.
 
La ragazza si stava dirigendo verso l’uscita quando Emma la fermò di nuovo.
 
- Ci ho ripensato – disse la Dama – oggi non mi sento magnanima e quindi per la tua vigliaccheria mi prenderò il tuo cuore.
 
La ragazza fece appena in tempo a vedere la mano di Emma estirpare il suo cuore dal petto e frantumarlo. Quando il corpo inerme della giovane toccò il pavimento, un paggio si precipitò nella stanza per vedere cosa stesse succedendo.
 
- Altezza, tutto bene?
- Certo, portate via questa sgualdrina da quattro soldi e avvertite le guardie che voglio parlare con il prigioniero che stava per essere giustiziato questa mattina.
- Agli ordini – disse il paggio inchinandosi.
 
Come Emma rimase sola nella stanza, si andò a specchiare nella grande specchiera accanto alla sua scrivania. Aveva i capelli leggermente in disordine. Odiava farsi trovare in condizioni non ineccepibili e quindi si ravviò la pettinatura e sistemò il suo vestito blu scuro. La cosa davvero strana era che la cura che ci stava mettendo non l’aveva mai riservata per nessuno. Voleva essere assolutamente impeccabile nel momento in cui quel pirata avrebbe fatto il suo ingresso nella stanza.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque rieccoci ancora qui :D. E così alla fine i nostri eroi si sono incontrati ... in maniera piuttosto turbolenta ... ma d'altronde non avrete pensato a fiori e cioccolatini vero? Ci sarà il tempo per un pizzico di romanticismo (che poi sono tonnellate) ma più in là. La nostra Emma è ancora la spietata Dama nonostante abbia sentito subito a pelle un certo feeling per il bel tenebroso Capitano. In molti mi state dicendo che Nottingham vi sta antipatico, tranquilli avrà quello che si merita ... forse ... 
E ora che ha il bracciale ha ancora meno buone intenzioni di prima. Sto già lavorando al capitolo successivo e spero di pubblicarlo il prima possibile. #mannaggiaallalentezzadiPersefone.
come sempre grazie a tutti per l'affetto, le letture, le recensioni e gli inserimenti. #grazie
Un bacione e a prestissimo
Persefone

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Capitolo 8
*** VIII. Conspiring Against The Dame ***


VIII. Conspiring Against The Dame
 
Rumple era appena rientrato nel suo studio dalla passeggiata mattutina, quando vide Nottingham seduto davanti alla scrivania. Era scuro in viso e sicuramente non era un buon segno.
 
- Buongiorno Nottingham, allora ci siamo liberati di quel molesto pirata?
- Purtroppo no.
- E cosa stai aspettando?
- Emma è arrivata e ha bloccato l’esecuzione.
- Dannazione, ma perché nessuno riesce mai a fare quello che chiedo! Si sono incontrati?
- Sì, Emma vuole studiare bene gli atti della sua condanna.
- Dannazione questo è un guaio, se quel pirata riesce a risvegliare la Salvatrice per noi è finita.
- E se la uccidessimo?
- Nottingham, ti sei bevuto il cervello? Emma non si può uccidere, altrimenti lo avrei già fatto! La magia oscura la protegge.
- E se riuscissimo a bloccare quella magia?
- Nessuno è tanto potente da riuscire a contrastare la Dama.
- E se giocassimo sporco? – disse lo sceriffo mostrando il braccialetto nero.
- E questo dove lo hai trovato?
- Non ha importanza. Se riesco a metterlo al braccio di Emma e a ucciderla, tu prenderesti il comando della Contea, giusto?
- Cristallino, direi. Cosa vuoi in cambio?
- Regalami gli agi di una vita da re. Non mi interessa comandare, ma solo togliermi ogni sfizio.
- Eccellente, sceriffo, ti sei appena guadagnato un accordo. Ma bisogna procedere con prudenza.
 

Emma si era appena finita di risistemare le pieghe del vestito, quando il paggio fece il suo ingresso per annunciare che il prigioniero era stato prelevato dalle celle e che era in attesa di essere ricevuto.
 
- Benissimo, fatelo passare.

Dopo aver dato un ultimo fugace sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio, era finalmente pronta per ricevere l’uomo. Si portò al centro della stanza in attesa e per qualche inspiegabile motivo il suo cuore tornò ad accelerare i suoi battiti.

Nell’anticamera Hook era ancora un po’ stordito per tutto quello che era successo in quelle poche ore. Aveva notato come Emma l’aveva guardato e il tumulto di sentimenti da cui era stata attraversata. Dal canto suo, anche le sue gambe avevano tremato quando l’aveva avuta così vicina. L’aveva desiderata così tanto e così intensamente che averla a un paio di centimetri senza poterla toccare, gli era sembrato un torto ben peggiore della sua finta morte.
Sapeva che non era il momento per certi pensieri, ma non poté non riconoscere come fosse bellissima anche con quel nuovo abbigliamento. In una sola occasione le aveva visto portare un abito lungo secondo la moda della Foresta Incantata: era rosso fiammante e lo aveva indossato per la festa di fidanzamento di David con la principessa Abigail. Si erano introdotti per fare in modo che il furto di Snow andasse a buon fine così da ristabilire gli equilibri. L’aveva condotta al centro della pista da ballo e l’aveva guidata attraverso i passi di un valzer. Non erano ancora insieme e lui stava ancora cercando di convincerla a lasciarsi andare. Ricordava perfettamente come Emma si sentisse impacciata tra le sue braccia. Aveva percepito il suo nervosismo per un qualcosa che era completamente avulso da lei. L’unica cosa che era riuscito a fare, era stato guardarla dolcemente e stringerla ancora di più a sé. Quei quattro minuti di ballo erano stati gli attimi più belli che avevano passato insieme fino a quel momento. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: era abituato a vederla in jeans, stivali e giacca di pelle ma, quando lasciava spazio alla sua femminilità, sapeva essere di una sensualità devastante. E non aveva bisogno di scollature o spacchi, era una cosa che le risultava naturale.
 
Il ritorno del paggio nell’anticamera, purtroppo, lo riportò prepotentemente alla realtà.
 
- Tu – disse il paggio rivolgendosi a lui – sua altezza è pronta a ricevervi. Parlate solo se interrogato e non osate fare domande.
 
Come Emma vide gli occhi del pirata emergere dalla porta, fu di nuovo invasa da quell’emozione e da una nuova e intensa stretta allo stomaco. Fece cenno alle guardie che lo scortavano di portare il prigioniero al centro della sala e poi ordinò loro di lasciarli soli. Dopo che le guardie si furono congedate, la donna cominciò a girare intorno alla figura dell’uomo per osservarlo e cercare di capire perché avesse un così forte potere attrattivo su di lei. Era stato il primo che aveva osato rivolgerle la parola senza essere interpellato e nei suoi occhi non aveva letto la minima paura per quel gesto.
 
- Bene Hook, vi comunico che l’accusa di violenza nei vostri confronti è caduta.
 
In quei pochi minuti in cui era rimasto nell’anticamera, Hook non aveva solo fantasticato su Emma, ma aveva anche elaborato una strategia per entrare in contatto con lei.

Durante una delle loro chiacchierate a base di rhum e sincerità, Emma aveva dato fondo alla sua fiaschetta. Non era propriamente ubriaca, ma aveva abbastanza alcool in circolo da scioglierle un po’ la lingua e qualche freno inibitore. Ancora non reggeva bene il rhum come lui. Hook la stava guardando divertito.
 
- Sai cosa mi ha attratto subito di te? – aveva detto Emma di punto in bianco
- Cosa amore? – aveva fatto eco il pirata portandosi la fiaschetta alle labbra.
- La tua sfrontatezza e la tua tenacia. Era così simile alla mia … quella voglia di non piacere a tutti ad ogni costo.
 
La tua sfrontatezza: assumere questo atteggiamento con la nuova Emma era estremamente pericoloso ma capì che era l’unico modo per entrare in contatto con il suo amore. Nel cortile era riuscito ad attrarre la sua attenzione e a smuoverle qualcosa dentro, ora quel qualcosa doveva diventare una valanga e risvegliare il suo cigno.
 
- Ebbene marinaio – proseguì Emma fermandosi dritta davanti a lui – perché non dimostrate un po’ di deferenza per la vostra signora?
- Innanzitutto preferisco Capitano, e poi, altezza, dovreste saperlo: la regola d’oro della pirateria è che noi non siamo i sottoposti di nessuno – disse Hook sfidandola con lo sguardo.
 
Emma sentì un moto di rabbia dentro. Come osava quell’uomo rivolgersi a lei in quel modo? Stava per punirlo con la magia ma quando i loro occhi si incrociarono, si sentì mancare le forze. Era una tortura essere accarezzata da quegli sguardi: era scissa tra la voglia di incenerirlo e quella di baciarlo. Decise di controllarsi per il momento per non tradirsi.
 
- Attento capitano, scherzate con il fuoco. Vi suggerisco di non sfidare la mia clemenza – disse Emma facendo un altro giro intorno alla figura del pirata – perché siete qui?
- Con tutto il dovuto rispetto altezza, questi sono solo affari miei.
 
Quella risposta accese ulteriormente l’ardore di Emma. Afferrò il capitano per la giacca e lo attirò vicino al suo viso.
 
- Solo perché stamattina vi ho risparmiato la vita, non vuol dire che non possa prendermela ora! Ti sembra questo il modo di rivolgersi a una principessa?
- Principessa? Io vedo solo una ragazzina viziata e annoiata – disse Hook osservando attentamente l’abbigliamento curato di Emma – stamattina non avevate tutti questi ninnoli addosso, non ditemi che vi siete fatta bella per me? – aggiunse con il suo miglior tono da spaccone.
- Bada a come parli, pirata! – disse Emma avvicinandosi ancora di più al viso del pirata e sentendosi colta con le mani nel sacco.
 
In fondo agli occhi della sua donna, Hook vide la passione bruciare prepotentemente, ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo. Quadrava tutto perfettamente, era sulla strada giusta. Questa consapevolezza lo galvanizzò e lo portò ad alzare ancora di più il tiro.
 
- Non vergognatevi ad ammettere che mi trovate diabolicamente affascinante, altezza …
- Questo è decisamente troppo!
 
Emma fece un passo indietro e con un movimento fulmineo affondò la mano nel petto dell’uomo per impossessarsi del suo cuore. Il capitano non poté fare a meno di gemere dal dolore. Erano davvero vicinissimi ora.
 
- Ebbene capitano, avete ancora tanta voglia di essere rude? E ora ditemi, perché siete in contatto con i ribelli di Snow White? E non mentite, so che vi siete incontrati. – disse Emma intensificando la stretta sul cuore del pirata – Nottingham vi ha fatto seguire.
- Io non c’entro nulla con la vostra guerra. Quando ho lasciato Storybrooke, due mesi fa, la tempesta era all’orizzonte ma non si era ancora abbattuta sulla città.
- Questa guerra va avanti da anni e non c’è traccia di voi nei censimenti redatti dalla mia Corte. Come avete fatto ad aggirare la coltre protettiva di nubi che ho scagliato sull’intera contea?
- Ve l’ho detto! Mi ha lasciato entrare perché quando l’avete scagliata ero qui, ma con la mia nave sono riuscito ad allontanarmi prima che l’incantesimo di protezione fosse completato.
 
Hook non aveva smesso un minuto di tenere i suoi occhi piantati in quelli di Emma. Il gioco gli era decisamente sfuggito di mano. Se era davvero scritto che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno sulla faccia della Terra, tanto valeva che fosse Emma a prendersi la sua vita: voleva che i suoi occhi fossero l’ultima cosa che avrebbe visto prima del buio.
Dal canto suo Emma, era rimasta sbalordita da come l’uomo non fosse minimamente intenzionato ad abbassare lo sguardo. Di solito tutti la imploravano in quel frangente, ma lui no. E quella strana sensazione di trasporto verso quell’uomo si intensificò ancora.
  • Vi ho detto la verità. E ora abbiate un po’ di onore e uccidetemi.
  • Onore? – esplose Emma nel tentativo di soffocare l’attrazione – verso chi? Un rozzo pirata che è in combutta con i ribelli per spodestarmi?
  • Io non voglio farvi del male, non potrei mai – disse Hook serio stavolta.
Emma tentennò un momento a quel cambio repentino dell’uomo. E poi la Dama prese di nuovo il sopravvento.
 
- Infatti, sarò io a farne a voi!
 
Emma affondò ancora di più la mano nel petto dell’uomo e si preparò a frantumarne il cuore. E poi qualcosa dentro di lei la bloccò. Era come se ci fosse un’altra volontà. Sentiva la sua mano bloccata da un’altra mano. Non era di certo il primo cuore che si prendeva, ma c’era qualcosa in quell’uomo di assolutamente unico. Non aveva fatto niente per cercare di liberarsi della sua presa o per implorare la sua pietà. Si era offerto a lei come se avesse fiducia in qualcosa che lei non capiva. Non c’era presunzione sul viso di lui, ma solo una immotivata e cieca fiducia in lei. E quella fiducia era stata ripagata: il coraggio di frantumargli il cuore le venne improvvisamente meno. È vero, era stato sbruffone e aveva osato tenerle testa, ma lo aveva fatto a viso aperto, senza trucchi. Non era stato subdolo e ruffiano come Nottingham. Lo lasciò andare.
Quando la mano di Emma uscì dal suo petto, Hook non poté fare a meno di accasciarsi al suolo, incredulo di essere riuscito a sfuggire anche a quell’ennesimo pericolo.
 
- La misericordia sembra essere un po’ fuori dal personaggio – disse lui riprendendo fiato.
- E chi ha parlato di misericordia? Ma so riconoscere la verità quando viene pronunciata. Ma non posso tollerare la vostra impudenza. Vi condanno a due mesi di lavori forzati. Se alla fine della pena non mi avrete detto tutto quello che sapete sui piani dei ribelli, la vostra condanna si tramuterà in ergastolo all’istante.
- Ma avete detto che ho detto la verità!
- Non sui ribelli e sinceramente è la cosa che più mi interessa, il resto sono dettagli. Guardie!
 
Due soldati entrarono immediatamente nella stanza e si inchinarono immediatamente al cospetto di Emma.
 
- Altezza, ai vostri ordini.
- Il prigioniero ha visto commutata la sua pena di morte in due mesi di lavori forzati. Al termine dei quali è fissata una nuova udienza. Riaccompagnatelo nelle segrete e mettetelo a disposizione di Nottingham.
- Andiamo altezza – intervenne Killian – non posso essere destinato a qualcun altro!
- Tacete immediatamente o sarete messo alla gogna! E ora tutti fuori di qui!
 
Come Emma rimase sola, non poté fare a meno di guardare tremante la sua mano. Per la prima volta, da quando governava la Contea, aveva tentennato. Quell’uomo aveva uno strano effetto su di lei, sembrava la conoscesse da sempre e con una profondità che Nottingham non sarebbe stato in grado di comprendere neanche se avesse avuto a disposizione tutto il tempo del mondo. Il suo animo aveva oscillato furioso tra la rabbia e la … passione? Era proprio quella la passione, quel sentimento che aveva tanto agognato durante le sue insonni albe a cavallo? Avrebbe potuto bandirlo dal castello o peggio ucciderlo, ma l’idea di separarsi da quei magnetici occhi blu l’aveva paralizzata. Per la prima volta, infatti, dopo un tempo che fino a quel momento le era sembrato eterno, si era sentita di nuovo viva come non mai. Istintivamente portò una mano al ciondolo e poi un gran senso di paura e vulnerabilità la invase.
Rumple e Nottingham si stavano dirigendo verso la grande sala dei banchetti per il pranzo, quando furono raggiunti da un affannato Cedric.
 
- Sceriffo, ci sono delle novità che deve assolutamente sapere. La Dama ha avuto un colloquio privato con il prigioniero.
- Cosa? – tuonò lo sceriffo – avevo dato ordine che l’udienza si sarebbe dovuta svolgere alla mia presenza!
- Lo so, ma la Dama ha insistito per un colloquio privato, non potevo rifiutarmi eccellenza!
- Questo complica i nostri piani! – disse Nottingham
 
Proprio in quel momento passarono due dame di corte nel corridoio che omaggiarono Rumple con un inchino.
 
- Voi siete due scriteriati! Non sono argomenti da trattare in un corridoio questi! – disse Rumple aprendo una delle porte che dava sul corridoio – Mettiamoci in un luogo più appartato a parlare.
 
I tre cospiratori sgattaiolarono dentro e richiusero la porta senza fare rumore.
 
- Andiamo Cedric, non tenermi sulle spine! Lo ha ucciso? – chiese impaziente Nottingham.
- La dama ha commutato la condanna a morte emanata da voi in due mesi di lavori forzati, al termine dei quali ci sarà una nuova udienza. È alle sue dipendenze sceriffo.
 
Rumple e Nottingham si guardarono perplessi: non era un buon segno.
 
- Cosa si sono detti? – chiese Rumple
- Nessuno lo sa con precisione. Le guardie non hanno sentito molto. Hanno solo detto che la dama sembrava sconvolta quando sono stati richiamati per riportare il prigioniero nelle segrete.
- Allora è tutto perduto – piagnucolò lo sceriffo.
- Dannazione! Chiudi quella dannata bocca e metti in funzione il cervello! Se fosse davvero tutto perduto e fosse già riuscito a risvegliare la Salvatrice, non potremmo camminare indisturbati per questi corridoi!
- Questo che significa allora? – fece eco Nottingham
- Abbiamo ancora tempo, ma non dobbiamo affrettare le cose. Cedric, diffondi la notizia della morte del pirata venuto da non si sa dove. Se era in combutta con i ribelli e questi erano pronti a salvarlo, sapendolo morto dovranno riorganizzarsi.
- Ma lui non è morto! – replicò lo sceriffo
- Sei proprio uno zuccone! È nelle nostre segrete, senza contatti con l’esterno e alle tue dipendenze. Potrebbe non arrivare vivo tra due mesi, tra carcerati gli incidenti sul lavoro o le risse sono all’ordine del giorno, come tu stesso mi riferisci quotidianamente. Cedric andate e teneteci aggiornati.
 
Quando furono di nuovo soli, Nottingham aveva ancora qualcosa da dire.
 
- La situazione si sta complicando.
- Non preoccuparti sceriffo, tu stai vicino ad Emma e cerca di distrarla.
- Come faccio, ho visto il legame che li unisce!
- Trova due uomini fidati e assoldali. Ci sbarazziamo prima del pirata, ma non subito. Emma potrebbe insospettirsi. Quando sarà sola e vulnerabile ci occuperemo anche di lei, grazie al tuo bracciale.
- Va bene, Rumple ma ricorda: a te il comando a me il lusso e gli sfizi. Sono pronto a tutto per la mia rivincita.
- Adoro quando dite così – disse Rumple in un ghigno.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Tadannnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn! A voi un nuovo capitolo appena (si fa per dire XD) sfornato. Lo devo ammettere scriver ela scena tra Hook e Emma è risultata più complicata del previsto ... spero di essere riuscita a rendere la meglio il contrasto e il travaglio di Emma nei confronti del pirata. L'ho riscritto varie volte e spero che questa versione renda giustizia a quello che avevo in mente. Lo so lo so Rumple e Nottingham stanno raggiungendo livelli di odiosità stellari, ma il pirata è nel castello e quindi devono stare molto attenti a quello che fanno. Sono già al lavoro su quello che verrà e ... niente #nospoilerplease! XD
Grazie a tutti quelli che spendono parte del loro tempo a leggere, recensire, e inserire. Io sono sempre qui per qualunque cosa ;)
Un bacione a tutti e ci sentiamo prestissimo
Persefone

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Capitolo 9
*** IX. Misunderstandings And An Overture ***


IX. Misunderstandings And An Overture
 
Sulle Montagne Incantate, Henry stava fissando l’orizzonte pensieroso. Erano due giorni che non si avevano notizie di Hook. Dopo la loro separazione al villaggio, aveva attraversato il bosco ed era riuscito a ricongiungersi con il resto della sua famiglia. Aveva raccontato loro tutto dal colloquio con l’Apprendista all’agguato nella loro vecchia casa. Snow, David, Regina e Robin, avevano subito convenuto di mandare degli esploratori in cerca di notizie sulla sorte del pirata. Dopo la fuga sulle montagne Incantate, avevano assunto la guida dei ribelli in maniera permanente. Una guerra era alle porte e formare un consiglio che se ne occupasse era indispensabile. Le fate avevano messo loro a disposizione un piccolo villaggio disabitato.
Da quel giorno il cuore di Henry non aveva mai smesso di sperare in un ritorno del suo … qualunque cosa fosse. Portava il pennino e il taccuino sempre con sé: l’Apprendista era stato molto chiaro sulla necessità della loro custodia da parte di Henry e lui aveva tutta l’intenzione di portare a termine il suo compito al meglio.

Attorno al tavolo della cena, Regina, Roland e Henry avevano mangiato in silenzio. Robin non era ancora tornato perché stava aspettando che gli esploratori facessero ritorno. Quando ormai era già buio da un pezzo, la porta si aprì e uno scuro Robin fece il suo ingresso.
 
- Robin! – disse Herny saltando dalla sedia – allora notizie di Hook?
- Mi spiace ragazzo gli esploratori non sono tornati.
 
La delusione si dipinse sul volto di Henry che tornò a guardare mogio il suo piatto ormai vuoto. Robin approfittò di quell’occasione per far capire a Regina che aveva bisogno di parlare con lei in privato. La donna capì al volo.
 
- Henry, Roland, perché non andate di sopra a prepararvi per dormire?
- Ma non è così tardi mamma e poi io voglio sentire cosa ha da dire Robin!
- Henry Daniel Mills – disse Regina in tono fermo – adesso farai quello che ti ho detto.
 
Henry si alzò controvoglia e prese per mano Roland per condurlo al piano di sopra. Regina e Robin guardarono i due bambini salire le scale e finché non sentirono la porta della loro camera chiudersi, non dissero più niente.
 
- Allora Robin, sono tornati gli esploratori?
- Al calar del sole – disse mesto.
- Perché hai quell’espressione? Che notizie hanno riportato?
- Non buone. I nostri informatori dicono che Hook è stato condannato a morte e la sua esecuzione attuata questa mattina all’alba. È stato impiccato.
 
Regina si portò una mano alla bocca e cadde su una delle sedie.
 
- E ora come farò a dirlo ad Henry. Ma siamo sicuri?
- Stamattina nel cortile delle prigioni c’era un patibolo, non ci sono dubbi.
- Dobbiamo parlarne anche con Snow e David e decidere cosa fare.
 
Nel buio delle scale Henry stava premendo la mano sulla bocca del fratellino affinché non rivelasse la loro presenza e il fatto che stavano origliando. Due lacrime solcarono le guance del ragazzo.
 
- Lo sapevo che non eri nient’altro che un pirata, ma ti volevo bene. Non dovevo lasciarti solo.
 
Prese Roland e andò nella loro camera per metterlo a dormire. Per lui quella sarebbe stata una lunga notte insonne.
 
- Voi per me siete come un libro aperto!
Emma, per l’ennesima volta, si tirò su madida di sudore. Lo aveva sognato ancora una volta. Erano passati cinque giorni da quando aveva avuto quel colloquio con Hook e da allora non aveva più osato avvicinarsi a quell’uomo. Ma con la presenza del pirata nel castello, i suoi sogni si facevano sempre più intensi e vividi. Quella che all’inizio era una sfocata sfigura dagli occhi blu, aveva finito con l’assumere le sembianze del capitano. Ma c’era una strana intimità tra loro, come se si conoscessero da chissà quanto tempo.

La precedente mattina Rose, la sua cameriera personale, le stava pettinando e acconciando i lunghi capelli biondi, quando si accorse che la sua signora aveva sul viso i chiari segni dell’insonnia.
 
- Altezza, posso permettervi di chiederli se va tutto bene? – disse la ragazza sistemando una forcina tra i capelli di Emma.
- Te lo concedo Rose
- Avete il viso stanco. Avete problemi a prendere sonno?
- Non riesco proprio a nasconderti nulla … in effetti è così. Riesco a dormire solo poche ore a notte e la mia mente è invasa da sogni che non riesco a spiegarmi, con persone che dovrei tenere a debita distanza e invece …
- Sapete cosa era solita dire mia nonna sui sogni? Che non sono nient’altro che ricordi di una vita passata da cui non vogliamo separarci.
 
Per tutto il giorno non aveva fatto altro che ripensare a quelle parole: aveva cercato di ripercorrere a ritroso i ricordi della sua vita, ma non era riuscita a ricordare nulla della sua infanzia. Era come se tutto fosse avvolto da una strana nebbia che non voleva saperne di diradarsi. E ancora a quelle parole stava pensando la sera prima seduta alla sua toeletta e intenta a pettinarsi i capelli, cercando di levarsi Hook dalla testa.
Quando si era svegliata, si era inconsciamente girata dall’altra parte del letto, come se temesse di svegliare qualcuno. Solo quando si rese conto di essere sola, prese un respiro profondo per cercare di calmarsi. Nottingham, con suo sommo dispiacere, aveva smesso di condividere con lei la notte. Emma non riusciva più a sopportare la sua viscida presenza e le sue ipocrite mani addosso. Si era ormai abituata alla dolcezza onirica del tocco di Hook e non voleva essere sfiorata da nessuno.
Era da poco sorta l’alba quando, bevendo un sorso d’acqua, decise di anticipare la sua cavalcata mattutina. Si alzò dal letto e, dopo un veloce bagno, indossò un comodo abito da cavallerizza. Si appuntò sui capelli che aveva raccolto una veletta nera, si tolse il ciondolo e lo mise in una delle tasche del vestito affinché non le desse fastidio durante la cavalcata e poi prese il frustino. Uscì dalla stanza e si diresse verso le scuderie.

Quando Hook era tornato in cella, dopo il colloquio con Emma, aveva appena fatto in tempo a sciacquarsi il viso con la poca acqua rimasta nella bacinella che gli era stata consegnata quella mattina, che fu raggiunto da Nottingham.
 
- E così – disse lo sceriffo – avete avuto salva la vostra miserabile vita
- Così pare sceriffo – disse Hook guardandolo negli occhi
- Saranno due mesi d’inferno per voi, ve lo posso garantire.
 
Lo sceriffo era passato poi ad elencargli quelli che erano i suoi compiti. Di fatto, era l’ultimo a rientrare in cella la sera e il primo a lasciarla alla mattina. L’unica nota positiva era che in pochi giorni si era conquistato il rispetto degli altri galeotti. Già la sua fama di pirata lo aveva preceduto e in più era bastato osservare il trattamento che aveva riservato a chi si era permesso di fare ironia sulla sua prigionia. Tutti avevano capito che se Capitan Hook era nelle segrete doveva avere i suoi motivi. I suoi obblighi lo avevo portato in quasi tutto il Castello, tanto che in pochissimo tempo ne aveva fissato la piantina nella sua mente. Lo conosceva così bene che sembrava fosse vissuto sempre lì. Aveva avuto l’occasione di incrociare Emma nei cortili una o due volte: la donna aveva sempre mostrato alterigia ma l’uomo non aveva potuto fare a meno di notare come fosse stato seguito dallo sguardo della donna, quando non credeva di essere vista. Quando rientrava dalle sue lunghe ed estenuanti giornate, si lasciava cadere sulla panca di legno che fungeva da letto per distendere i suoi muscoli doloranti per la fatica. Se avesse potuto, avrebbe voluto passarsi addosso dell’acqua fresca per togliersi di dosso la sgradevole sensazione del sudore misto a terra. La seconda sera, dopo essersi sfilato la camicia, si era sdraiato sulla panca e stava osservando il ciondolo che ormai portava al polso. In cella i furti erano all’ordine del giorno e preferiva tenere addosso quel gioiello. Non che qualcuno fosse sciocco da rubare a lui, ma non voleva comunque correre rischi. Dalla mattina della sfiorata esecuzione non lo aveva più tolto. La sua brillantezza non era aumentata ma per fortuna neanche diminuita. Ad un certo punto si accorse che in un angolo buio della cella c’era una brocca. Si alzò di scatto e si avvicinò per capire cosa ci fosse dentro. Il pirata vide che era piena d’acqua, ci immerse un dito dentro e la odorò per accertarsi che non fosse avvelenata. Quando stabilì che non c’erano percoli la usò per sciacquarsi, ma non poté fare a meno di chiedersi chi l’avesse lasciata lì. Da quella volta, quando tornava dai suoi turni, la brocca era sempre lì ad aspettarlo e il ciondolo al suo polso sembrò accendersi ancora un po’ di magia bianca.
Quella mattina il pirata stava scaricando dei sacchi di calce nel centro dei giardini fioriti, i preferiti di Emma per cavalcare. L’aveva vista un paio di volte sfrecciare in sella al suo destriero per quei sentieri. Una delle fontane doveva essere riparata e lui si era messo all’opera poco prima dell’alba per non cuocersi al sole caldo che lì batteva incessante. Non passarono molti minuti che vide la dama in sella al cavallo passare proprio vicino a dove stava lavorando.
Emma, dopo aver sellato Saetta, il suo fidato destriero, si era lanciata in una lunga galoppata. Era meno concentrata del solito perché la sua mente era ancora tormentata dai flash del suo sogno. Come per allontanarli da lei, spronò Saetta affinché andasse ancora più veloce. E poi un raggio di sole nascente la accecò e la fece tentennare sulle redini. Saetta, spaventato dall’incertezza della sua cavallerizza, aveva frenato improvvisamente e complice un movimento brusco nel fogliame si era imbizzarrito. Emma fu disarcionata ancora prima di rendersi conto di quello che stava succedendo. Si ritrovò a terra dolorante, mentre il suo cavallo si stava allontanando a passo spedito.
Hook aveva appena finito di scaricare l’ultimo sacco, quando sentì il nitrire di un cavallo imbizzarrito e poco dopo l’animale allontanarsi. Capì immediatamente che qualcosa doveva essere successo. Corse immediatamente verso il punto da cui il cavallo proveniva. Aveva il cuore in gola. Quando giunse nella radura, vide Emma a terra, con una mano sulla caviglia sinistra e il volto dolorante. A quel punto il suo istinto di protezione fu più forte d tutto il resto. Si avvicinò alla donna senza pensarci troppo.
 
- E voi cosa ci fate qui? – tuonò Emma come lo vide comparire tra i cespugli – siete stato voi a far imbizzarrire il mio cavallo?
 
Hook si bloccò di colpo. Non poteva precipitarsi lì e pretendere di prendersi cura di lei come prima.
 
- Io altezza? Insomma ho un fascino irresistibile ma non tanto da spaventare un cavallo. Ho solo visto il vostro destriero allontanarsi da solo ed ero curioso di vedere cosa vi fosse successo. – doveva mantenere l’atteggiamento da spaccone mostrato la prima volta.
- Fate poco lo spiritoso e ritiratevi immediatamente! – disse Emma non volendo essere vista in disordine, soprattutto da lui.
- Veramente – disse Hook appoggiandosi ad un albero – ero venuto a godermi lo spettacolo
- Siete sempre il solito impudente!
 
Emma cercò di risistemare la sua gonna e di rimettersi in piedi. Non appena cercò di fare forza sulla gamba sinistra, fu attraversata da un dolore lancinante tanto da ricadere a terra. E allora il pirata decise di avvicinarsi per sincerarsi di persona delle sue condizioni. Si inginocchiò vicino a lei cercando di capire dove le facesse male.
 
- Altezza, non vorrei essere presuntuoso ma credo che non vada tutto bene
- E invece sì! – disse la donna non volendo mostrarsi debole
- Certo e allora prima avete provato una forte nostalgia per il prato? Lasciatemi dare uno sguardo alla vostra gamba – disse il pirata afferrandole un lembo della gonna per tirarlo su oltre le ginocchia.
- Come osate? Dovrei farvi uccidere solo per questo!
- Non siate testarda e fatemi vedere, avanti!
 
Dopo che il pirata ebbe sollevato la gonna, vide che la donna portava un paio di stivaletti corti poco sopra la caviglia.
 
- Qual è il piede che vi fa male?
- Il sinistro
 
Benché avesse una mano sola, Hook riuscì a slacciare lo stivaletto con una facilità che sorprese la stessa Emma. Lo sfilò delicatamente dal piede e non appena la mano dell’uomo entrò in contatto con la pelle della donna, Emma fu scossa da un inspiegabile brivido di piacere come quello dei suoi sogni, cosa che non sfuggì agli attenti occhi del capitano.
 
- Mi hanno sempre detto di avere un tocco magico, soprattutto le donne, ma non credevo di scuotervi per così poco …
 
Emma sentì le guance infiammarsi e ritirò immediatamente il piede dalla presa dell’uomo per nasconderlo sotto una delle pieghe del vestito. Guardò Hook torva, non era un bene che quell’uomo sapesse del potere che aveva su di lei.
 
- Avanti – disse Hook cercando di riafferrarle il piede – fatemi vedere.
 
A quella richiesta tutto quello che Emma riuscì a fare fu assecondarla senza ulteriori proteste. Quel freddo e quel gelo che l’avevano sempre contraddistinta sembravano attenuarsi alla presenza dell’uomo, lasciando posto a un calore mai provato prima. Ed era una bella e piacevole sensazione. Se per una volta si lasciava trasportare non sarebbe successo nulla: erano soli e nessuno avrebbe potuto sorprenderla in quel momento di debolezza. E così decise di non ricorrere alla magia per guarire e lasciò fare all’uomo.
 
- La buona notizia – disse Hook palpando la caviglia – è che non è rotta.
- E la cattiva? – disse la donna cercando di mantenere un contegno.
- Che devo riaccompagnarvi al castello, in queste condizioni non potete cavalcare.
- E così adesso fai il gentiluomo
- Non posso mica lasciarvi qui e poi io sono sempre un gentiluomo.
 
Oltre alla slogatura, il piede mostrava anche dei piccoli tagli. Hook estrasse la fiaschetta dalla sua cinta e versò le ultime gocce di rhum che aveva sulle ferite per disinfettarle, esattamente come quella volta in cima alla pianta di fagioli.
 
- Ahi! Che diavolo è quello?
 
Al capitano scappò una risata sotto i baffi. Emma aveva pronunciato le stesse identiche parole della volta scorsa.
 
- E poi cosa c’è da ridere?
- Perdonate altezza, si tratta di rhum. A dir la verità è un dannato modo di sprecarlo.
 
Hook afferrò con decisione un lembo della gonna di Emma.
 
- Ma insomma, cosa avete intenzione di fare ora?
- Ricavare delle bende. La vostra gonna si è lacerata con l’impatto a terra, dubito che la potrete rimettere, quindi tanto vale usarla per le vostre ferite.
 
Con un abile e veloce gesto, Hook tagliò dei pezzi di stoffa e poi iniziò a fasciarle le ferite. Emma si lasciò trasportare da quel contatto così intenso ed esperto con il suo corpo. Non aveva mai provato una sensazione del genere, come se davanti a lui non dovesse fingere e le sue mura si sciogliessero come argilla al sole.
 
- Sapete, molti uomini prenderebbero il vostro atteggiamento come un rifiuto, ma io adoro le sfide.
- Mi sto solo concentrando per non sentire dolore.
- No, voi avete paura. Paura di parlare, di esporvi, di fidarvi di me. Le cose sarebbero molto più semplici se lo faceste e basta.
- Dovreste esserci abituato alle persone che non si fidano di voi.
- La faccenda del pirata …
- Esatto e ora, se avete finito, aiutatemi ad alzarmi.
 
Hook fece un cenno di assenso con la testa e, dopo essersi messo in piedi, porse ad Emma la mano per tirarla su. Come il pirata ebbe la mano di Emma nella sua, sentì dentro ancora una volta quella scintilla che li aveva uniti la prima volta. Prima che tutto questo casino avesse inizio, tenerla per mano era diventata la cosa più naturale del mondo: ormai non si nascondevano più agli occhi degli altri abitanti o dei suoi familiari, gli mancava quel contatto fisico, quell’intrecciare le dita come se non dovessero più sciogliersi. Come per ridestarsi da quelle fantasie fu Hook a riprendere la parola.
 
- Non credo che il vostro cavallo si sia allontanato troppo.
- Vediamo se mi risponde – Emma strinse le labbra ed emise un dolce fischio.
- E chi lo avrebbe mai detto questo?
- Tacete immediatamente!
 
Trascorsero pochi secondo che Saetta li raggiunse al trotto. L’animale sembrava piuttosto spaventato e non voleva avvicinarsi troppo a Emma.
 
- Vieni qui, Saetta, tranquillo. Non ti faccio niente. Non è stata colpa tua.
 
Il cavallo si avvicinò ancora un po’ e allungò il muso affinché Emma lo accarezzasse. Hook afferrò le redini dell’animale e le legò all’alberò più vicino. Poi tornò verso Emma. La donna si stava finendo di sistemare l’abito, quando si accorse che qualcosa mancava nelle sue tasche.
 
- Accidenti – disse agitandosi – avete visto un ciondolo? Ha due pendenti: uno a forma di teschio e uno a forma di spada. Devo assolutamente ritrovarlo!
 
Emma avanzò qualche passo verso il punto in cui era caduta. Il dolore tornò a mandargli una forte fitta tanto da farla inciampare. Hook era, invece, rimasto fermo. Era il suo il ciondolo che la donna stava cercando disperatamente. Quanto ci tenesse lo capì nel momento in cui aveva visto lo sgomento nei suoi occhi per la perdita. Le tornò vicino e la fece alzare nuovamente e la riaccompagnò vicino a Saetta.
 
- Ci penso io, voi rimanete qui.
 
Non ci mise molto a trovarlo. Era proprio accanto al punto dove Emma era caduta. Tornò velocemente verso la donna.
 
- Ebbene?
- È questo? – disse l’uomo porgendole la collana
- Sì – disse Emma afferrando subito l’oggetto e mettendolo subito al collo
- E ora permettermi di aiutarvi a rimontare in sella.
 
Il pirata afferrò la mano della donna e la sistemò proprio davanti alla sella. La afferrò per i fianchi e non poté fare a meno di inspirare il suo profumo di donna. Nonostante tutto sapeva ancora di cannella. Lo sguardo penetrante dell’uomo fece nuovamente arrossire Emma.
 
- Cosa … c’è? – disse con un filo di voce.
- Sapete … cavalcare all’amazzone vero?
- Certamente.
 
Hook la fece accomodare sulla sella e si assicurò che fosse ben seduta, prima di prendere le redini di Saetta. Nel momento in cui la sollevò, Emma notò che attorno al polso della mano sana, il pirata aveva qualcosa. Sembrava una collana attorcigliata al polso con un pendente a forma di cerchio.
 
- Avete uno strano braccialetto al polso, non è da pirata come i vostri anelli.
- Siete molto perspicace – rispose Hook colto alla sprovvista – ma anche voi portate al collo qualcosa che non si addice al vostro rango. Facciamo così, ditemi a chi apparteneva il vostro e io farò altrettanto
- Io … - cominciò Emma incerta – non mi ricordo chi me lo ha donato. So solo che ci tengo più che a ogni altra cosa. Soffro di amnesie a seguito di una caduta da cavallo, o così mi hanno detto. Vorrei tanto ricordare il volto della persona che me lo ha donato, credo che sia stata molto importante per me.
 
Se Hook avesse assecondato il suo istinto, l’avrebbe stretta a sé senza troppi complimenti e l’avrebbe baciata dicendogli che era stato lui a donarglielo. Ma in questo gioco la strategia aveva un ruolo fondamentale e lui non poteva permettersi passi falsi. A stento riuscì a trattenersi.
 
- Capisco – disse finendole di sistemare la sella.
- E ora è il vostro turno. A chi apparteneva quel ciondolo?
- A qualcuno del mio passato.
- E dov’è ora?
- Non c’è più.
 
Emma lesse una malinconia struggente negli occhi dell’uomo, e sentì ancora una leggera punta di immotivata gelosia.
 
- L’amavate vero? Come si chiamava?
- Non ha più nessuna importanza.
- Non direi se portate ancora il ciondolo.
- Ditemi altezza, sei mai stata innamorata?
- No, non lo sono mai stata.
- Be’ per essere una che non è mai stata innamorata, siete piuttosto perspicace, non vi pare?
- Forse una volta lo sono stata – aggiunse Emma a mezza bocca e solo tra sé aggiunse una sola cosa – in un sogno e di un uomo che vi assomigliava.
 
Hook slegò Saetta e condusse Emma a palazzo. Quell’ultima frase non l’aveva sentita.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Buonasera a tutti, questa settimana posto in anticipo perchè tra una settimana precisa parto per Parigi e non so se avrò tempo per postare, così mi porto avanti con il lavoro. Sarò fuori fino al lunedì successivo perchè vado a godermi la conventione e ne approfitto per fare la turista in quel di Francia °hihihihihihi*. Mi sono divertita tanto a scrivere questo capitolo perchè diciamo apre quello che sarà il rapporto che si andrà ad instaurare tra Emma e Hook. Ovvimente Nottingham e Rumple faranno di tutto per tenerli separati ma ... #nospoilerplease! Il capitolo si apre con Henry e gli altri sulle montagne incantate: tranquilli non li abbiamo abbandonati a loro stessi, ma torneranno in scena un po' più avanti, ora dobbiamo concentrarci sui nostri eroi che si piaccioni da morire ma lei morirebbe prima di ammetterlo ... molto Emma Swan in effetti ..
#grazieditutto per le recensioni le letture gli inserimenti e quanto, mi spingete sempre a non mollare tutto quando mi sembra che le cose non funzionino ...
Un bacione e a presto (se la convention non mi ammazza)
Vostra Persefone
 

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Capitolo 10
*** X. Indissolubly Connected ***


X. Indissolubly Connected
 
Camminavano ormai da circa un’ora a passo lento. Il castello distava ancora un bel po’: al galoppo sarebbero bastate un paio di ore, ma con quell’andamento avrebbero raggiunto la loro destinazione nel primo pomeriggio. Emma era seduta sulla sella senza parlare: sarebbe potuta tornare al castello in un battito di ciglia, ma la voglia di passare del tempo con lui, lontano dall’etichetta e dalle formalità della corte, era irresistibile. Dal canto suo, Hook camminava con le briglie di Saetta in mano senza sapere cosa dire. Non aveva osato girarsi una sola volta. Starle così vicino senza l’intimità di prima era un vero inferno.
Nel mezzo del giardino, Emma si ritrovò a osservare di sottecchi la figura dell’uomo: spalle larghe, schiena dritta, passo sicuro, braccia toniche di chi è abituato a faticare, capelli arruffati e ribelli e gambe sode e vigorose. Stava per alzare ulteriormente lo sguardo, quando Saetta cominciò a innervosirsi e la costrinse a puntare gli occhi su quello che stava succedendo.
 
- Buono Saetta, è tutto a posto – aveva detto Hook accarezzando il muso del cavallo.
 
La cosa sorprese la donna non poco. Saetta non si era mai fatto avvicinare da nessuno e non poche volte era dovuta ricorrere alla magia per fare in modo che gli stallieri potessero svolgere il loro lavoro. Era un cavallo diffidente di natura, come lei del resto, ma del pirata si era fidato subito. Il sole era ormai alto e cominciava a farsi sentire. In un gesto liberatorio, Emma si tolse la veletta e si aprì leggermente l’abito sul collo.
 
- Stanca altezza? Mi sembra strano stando lì …
- Ho solo molto caldo.
- Ma davvero? Ed io che credevo fosse giunta l’ora di un bel mantello di pelliccia.
- La vostra scortesia è davvero pari a quello che si dice in giro Capitano.
- Ad ogni modo c’è un piccolo ruscello poco più avanti. Facciamo una piccola sosta per rinfrescarci e riprendiamo il cammino.
 
Emma ammutolì. Non aveva la minima idea che lì vicino ci fosse un corso d’acqua. Passava per quei giardini tutti i giorni, ma era talmente concentrata sui suoi pensieri che non aveva mai prestato molta attenzione a quello che aveva intorno. Lui, invece, era al castello da poco e già lo conosceva così bene.
Arrivarono in una bella radura e Hook legò Saetta a uno degli alberi per aiutare Emma a scendere.
 
- Il terreno vicino al ruscello è piuttosto scivoloso, è meglio che mi aspettiate qui.
 
Emma non ebbe il tempo di replicare che l’uomo si allontanò con passo deciso. La dama posò una mano su Saetta e, nonostante fosse sola, continuò a sentirsi imbarazzata davanti ai gesti dell’uomo. Fino a quel momento il suo unico termine di paragone era stato Nottingham e doveva ammettere che Hook non aveva niente in comune con lui: lo sceriffo era tanto mellifluo quanto il pirata schietto, diretto e persino sincero. Si era aspettata da lui rudezza e invece l’aveva medicata con una cura che nessun uomo aveva mai avuto con lei o meglio nessuno di quelli che aveva lasciato avvicinare. Un rumore tra il fogliame la destò dai suoi pensieri ed Emma vide la figura di Hook avvicinarsi con un sorriso che era tutto un programma.
 
- Era ora finalmente! – disse la donna con tono altero
- Vi sono mancato milady?
- Non siate sciocco e poi un gentiluomo mi avrebbe portato almeno un po’ di acqua.
- Si da il caso che lo abbia fatto in effetti …
 
Hook porse alla donna la sua fiaschetta di rhum. Emma se la portò alla bocca per bere incurante del commento dell’uomo. La prima cosa che le sue papille gustative colsero, fu il retrogusto alcolico dell’acqua che stava bevendo.
 
- Sa ancora di rhum
- Troppo forte per il vostro regale e delicato palato, altezza?
- Sareste sorpreso di vedere quante cose non delicate e decisamente poco regali mi piacciono. – disse la donna tornando a farsi pericolosamente vicina.
 
La sensualità che Emma mise in quell’ultima frase, fece girare la testa del capitano. Sentiva il desiderio bruciare dentro e la mancanza del contatto fisico stava davvero diventando insopportabile. Forse un modo c’era per placare quegli istinti e allo stesso tempo mettere un tassello in più in quel gioco.
 
- Altezza – disse l’uomo fissandola negli occhi – su un fatto avete ragione: dobbiamo muoverci se non vogliamo metterci un’eternità. Ho avuto un‘idea.
 
Il pirata si girò verso Saetta e cominciò ad armeggiare con la sella. Sciolse la cinghia sotto la pancia dell’animale e la fece cadere sul prato. Lasciò sul dorso dell’animale solo il telo protettivo e sciolse le briglie dall’albero. Poi tornò verso Emma e la issò ancora una volta in groppa all’animale.
 
- Statemi bene a sentire, vi ho permesso di aiutarmi, ma questa confidenza mi sembra davvero eccessiva!
- Andiamo, vedrete che poi mi ringrazierete – disse il pirata con un sorriso smaliziato.
- Datemi immediatamente le redini allora
- Ve l’ho già detto che non siete in condizioni di cavalcare.
- E allora cosa avete in mente?
- Questo
 
Hook fece leva sulle briglie e salì a sedersi proprio dietro Emma. Fece passare un braccio intorno al corpo della donna in modo da poterla cingere: riaverla tra le braccia gli diede una sensazione impagabile.
 
- Mi sembra davvero troppo informale questo! Un po’ più di rispetto – disse Emma cercando di nascondere ancora l’intensità di quello che stava provando.
- Rilassatevi, non voglio approfittarmi della situazione. Dopotutto non ho nessuna intenzione di vedere la mia testa svanire in un altro reame.
 
Il pirata diede due leggeri colpi di tallone sul fianco dell’animale per farlo muovere. Saetta come sempre obbedì senza indugio. Sul principio il corpo di Emma rimase rigido tra le braccia dell’uomo e attento a minimizzare qualunque contatto con lui. Il disagio era tale che non riusciva neanche a guardarlo in faccia, almeno fino a che Saetta non fu costretto a scartare una buca all’ultimo momento. Emma era talmente preoccupata da quel possibile contatto fisico che non stava minimamente pensando di reggersi e quell’improvviso cambio di direzione la spinse contro il corpo dell’uomo. Finì con la testa proprio nell’incavo del suo collo, a un passo dalle sue labbra che Emma non poté fare a meno di fissare. Quel contatto così inaspettato, ma allo stesso tempo tanto cercato, colse alla sprovvista anche il pirata. Aveva le sue labbra ad una distanza assolutamente trascurabile e gli occhi di lei lo stavano guardando in quel modo che era solito fare prima e che voleva dire una sola cosa: desiderio.
 
- Attenzione milady, è meglio che vi teniate stretta a me se non volete finire a terra ancora una volta.
- State tranquillo, non accadrà più – disse Emma cercando di scostarsi dal petto dell’uomo.
- Non siate sciocca – disse Hook afferrandole delicatamente un braccio con l’uncino.
 
Con un movimento fulmineo e sicuro fece in modo che il braccio di Emma passasse attorno al suo torace così che fossero davvero abbracciati e le fece poggiare la testa su una spalla.
 
- Così va meglio no?
- Certo – disse Emma arrossendo leggermente.
 
La donna afferrò il fianco dell’uomo con decisione e rimase appoggiata al suo petto. Dentro il suo cuore c’era un tumulto di emozioni che avrebbero fatto impallidire qualunque terremoto. Era così bello e appagante abbandonarsi in quell’abbraccio così sensuale, proprio come quello che c’era nei suoi sogni. E per la prima volta sperò che quella cavalcata durasse in eterno.
Hook fece di tutto per tenere gli occhi fissi sulla strada. Come sentì la mano di lei stringere il suo fianco, sentì l’ennesimo brivido sconquassargli l’anima. L’avrebbe fatta pagare a Rumple ma soprattutto a quel presuntuoso di Nottingham. Perché che lui si prendesse gioco di lei proprio non lo sopportava, senza tralasciare il fatto che, probabilmente, aveva goduto di un qualcosa che decisamente non gli spettava. Poggiò il mento sulla sua testa e la strinse ancora di più a sé.

Ci sono io ora Emma, non devi preoccuparti di niente, ti tirerò fuori da questa situazione.

Sembrava un idillio perfetto anche se piuttosto silenzioso, ma il linguaggio non verbale non lasciava adito a dubbi, quel contatto lo stavano cercando entrambi. Quando il castello fu ormai prossimo, Emma si ridestò come da un sogno. Il pirata notò che al posto del calore che era comparso sul suo viso, stava tornano la fredda alterigia della Dama.
 
- Fermatevi – disse  secca.
 
Hook tirò le redini di Saetta per farlo rallentare e quindi fermarsi.
 
- È opportuno che voi scendiate ora. Non voglio che qualcuno ci veda.
- La principessa e il pirata … non credo sia una buona soluzione contemplata dall’etichetta.
- Statemi a sentire bene – disse Emma guardandolo dritto negli occhi – se osate vantarvi con qualcuno di quello che è successo oggi, giuro che mi prendo il vostro cuore senza pensarci due volte. E non sperate ancora nella mia clemenza, non commetto mai due volte lo stesso errore.
 
Quell’immediata freddezza lasciò Hook senza parole.
 
- Nonostante le apparenze, milady, sono sempre un uomo d’onore. Avete la mia parola.
- Vi conviene e ora aiutatemi a raggiungere le scuderie.
 
Hook smontò da cavallo e condusse Saetta verso le stalle. Quell’alternanza di calore e freddezza lo avrebbe fatto impazzire, questo era certo. Quello che non sapeva era che le sorprese non erano ancora finite per quel giorno.
Quando giunsero alle scuderie non c’era nessuno in giro, erano completamente soli. Emma indicò al pirata quale era il posto di Saetta e si fece aiutare per scendere. Ma quando Hook la mise giù, sembrava non avere nessuna intenzione di lasciarla andare ancora.   
 
- Credo che per oggi abbiate fatto abbastanza. – disse lei cercando di riaffermare una certa regale distanza.
- Sarete anche una principessa, ma ora un po’ di gratitudine me la dovete .. – disse il pirata sfiorandosi le labbra con un dito
 
Emma sgranò gli occhi, incredula della richiesta sottile del pirata. Durante la cavalcata aveva sentito una certa intimità tra loro e più di una volta aveva avuto voglia di baciarlo, ma vedere esplicitato in maniera così schietta quel travolgente desiderio, la fece barricare nuovamente dietro l’alterigia della dama.
 
- E dov’è finito ora il gentiluomo? E comunque io non vi devo nulla.
- Andiamo, non lo sapete che i pirati non fanno mai nulla per nulla? Oppure pensate che sarebbe troppo per voi?
- Ma fatemi il piacere, per voi sarebbe troppo!
- E allora scopriamolo …
 
Hook sollevò una mano sul viso della dama per avvicinarsi alle sue labbra. Emma era completamente paralizzata, incapace di assecondare i suoi desideri o respingerlo lontano una volta per tutte. Dal canto suo, il capitano sapeva di stare rischiando grosso ma per lei avrebbe fatto di tutto. Fissò le sue le sue rosee labbra carnose. Quando erano vicinissimi, con il pollice le sfiorò il mento per far sì che lo sollevasse verso di lui. Già stava pregustando il suo sapore, quando il rumore dei passi di qualcuno, fuori dalle scuderie, li richiamò alle realtà. Quando Nottingham fece il suo ingresso, vide Emma tra le braccia di Hook a una distanza che non lasciava ombra di dubbio su cosa stavano per fare.
 
- Altezza! – disse scuro in volto – cosa vi sta facendo questo bifolco?
 
Lo sceriffo si avvicinò a grandi passi verso di loro. Emma si allontanò immediatamente dal corpo del pirata come per ristabilire le distanze dovute tra loro.
 
- Nulla sceriffo
- Vi stava facendo del male? Ditemelo e lo metto alla gogna per una settimana!
- Lasciate stare Nottingham
 
Come Emma si girò verso il nuovo arrivato, Nottingham notò subito la gonna strappata e il piede fasciato.
 
- Come avete osato mettere le vostre luride mani addosso a sua altezza? – disse lo sceriffo scagliandosi contro il pirata.
- Se non vi conoscessi bene, direi che siete geloso, amico …
- Nottingham! – disse Emma con tono fermo – sono caduta da cavallo e il pirata mi ha aiutato a tornare al castello. Accompagnatemi dentro ora e lasciatelo andare.
- Ascolta galeotto – sussurrò lo sceriffo all’orecchio di Hook – se ti pesco a ronzarle ancora intorno ti faccio davvero impiccare.
- Non ci giurerei amico, non ti lascerò farle del male ancora.
 
Lo sceriffo lasciò andare il pirata e porse a Emma il braccio per far sì che potesse appoggiarsi. Emma non poté fare a meno di lanciare un ultimo sguardo verso il pirata e l’attrazione si fece ancora più forte.
Davanti al suo specchio a notte inoltrata, Emma stava osservando le sue labbra. Oddio quanto aveva desiderato che lui fosse arrivato fino in fondo. Voleva quelle labbra ma allo stesso tempo non voleva che lui potesse prendere il sopravvento su di lei. Non lo aveva mai permesso a nessun uomo ma era pur vero che nessuno l’aveva mai fatta sentire così. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta della sua stanza.
 
- Avanti – disse la donna senza voltarsi.
 
Rose fece il suo ingresso trafilata.
 
- Altezza, ho fatto quello che mi avete chiesto.
- Vi ha visto nessuno?
- No, il vostro incantesimo ha funzionato alla perfezione.
- Bene, fallo entrare e aspetta fuori.
 
Rose aprì la porta e fece entrare una figura coperta da un mantello e poi la chiuse alle sue spalle.  Emma si avvicinò alla figura e ne tirò giù il cappuccio. E il mare blu dei suoi occhi la invase di nuovo. Aveva un’espressione compiaciuta sul viso proprio come un galante mascalzone.
 
- A cosa devo il piacere di questa segreta udienza notturna? Per inciso, se avete voglia di avvicinarvi basta chiedere … - disse Hook con voce rauca e sensuale
- Fate silenzio – disse Emma avvicinandosi.
 
E poi successe tutto in un lampo, la donna lo afferrò per il bavero della giacca e spinse le labbra contro le sue. La passione ebbe il sopravvento su tutto il resto. Voleva quell’uomo con tutte le sue forze. Perdersi in quel bacio le scaldò il cuore come mai. La risposta di Hook non si fece attendere. La attirò a se e ricambiò con altrettanta impetuosa passione. Nonostante tutto quello che era successo, la donna che aveva davanti era sempre la sua Emma, quella di cui si era perdutamente innamorato non appena i loro occhi si era incrociati per la prima volta. Ma era proprio Emma quella che voleva avere il gioco in mano e dettare i tempi. La lasciò fare, ben sapendo che quando faceva così non poteva far altro che arrendersi al suo volere. Emma si allontanò per riprendere fiato e poggiò la fronte sulla sua, incerta su cosa fare.
 
- È stato …
 
E poi la paura ebbe di nuovo il sopravvento sulla donna e l’aver provato un sentimento così intenso e travolgente la spaventò ancora di più.
 
- … una cosa che non succederà più.
 
Emma vide il disappunto disegnarsi sul volto del pirata ed ebbe di nuovo la sensazione di avere il pieno controllo della situazione.
 
- Non abbiamo più nient’altro da dirci, potete andare.
- Come desidera altezza.
 
Quando fece ritorno nella sua cella, Hook era ancora scosso per il bacio che aveva scambiato con Emma. Le conosceva bene le sue labbra, ma riassaporarle dopo quella lunga e forzata astinenza aveva reso il tutto ancora più intenso e coinvolgente. Si lasciò cadere sulla brandina in preda a tutte quelle emozioni. Dopo poco sentì dei passi nel corridoio delle celle e subito dopo altri passi raggiungere i primi. Si stese velocemente e fece finta di dormire, tenendo le orecchie ben all’erta.
 
- Rumple, dobbiamo parlare – disse Nottingham
- Cosa succede sceriffo?
- Non abbiamo più tempo. Oggi pomeriggio ho visto quel dannato pirata cercare di instaurare un contatto più intimo con Emma.
- Non ditemi che siete geloso …
- Non è il momento di fare gli spiritosi, dobbiamo agire e subito.
- Non oso pensare cosa farebbe quel pirata se sapesse quanto ti sei prodigato per curare l’insonnia notturna di Emma
 
Hook serrò la mascella e sentì la gelosia incendiargli il cuore. Doveva però mantenere il controllo se voleva avere la possibilità di capire cosa avessero in mente quei due.
 
- Facciamo così – riprese Rumple – facciamo passare ancora qualche altro giorno e poi fai in modo di trovarti solo con lei. Prendi il braccialetto che hai sequestrato al pirata, con una scusa lo fai indossare alla tua bella e poi la uccidi.
- D’accordo.
 
Non appena i due cospiratori si furono allontanati, Hook si tirò su di scatto con il cuore in gola. Non aveva molto tempo per trovare un modo di fuggire dal castello e portarla con sé in salvo.   


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora come dire, io sono in una fase di perenne sbornia post- Parigi. Ho ancora la testa fra le nuvole e mi rimiro il mio bell'autografo duemila volte al minuto e me lo sono messo come sfondo su qualsiasi dispositivo. Mettere insieme questo capitolo in queste condizioni non è stato semplice, quindi mi perdonerete qualche svista :). Lo confesso: sono stata indecisa fino all'ultimo se farli baciare o meno. Chiacchierando con la mia dolce metà su quello che sarebbe stato più plausibile, avevo deciso di descrivere solo il mancato bacio. Poi vado a Parigi e niente non ce l'ho fatta a rimanere nei piani originali :S. Ora la faccenda comincerà a complicarsi alquanto calcolando che i simpaticissimi Rumple e Nottingham stanno per dare via al loro losco piano. Se avete voglia e tempo mi piacerebbe sapere cosa ve ne sembra. Come sempre grazie per tutta l'attenzione e l'affetto che dedicate a questa storiella. #veadoronacifra.
La smetto di blaterare e vi vediamo prestissimo
Un bacione
Persefone

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Capitolo 11
*** XI. Try Something New Darling, It’s Called Trust! ***


XI. Try Something New Darling, It’s Called Trust!
 
Quando il sole decise di fare il suo ingresso nello scuro cielo della notte, per Emma fu una vera e propria liberazione. Aveva passato l’intera notte in bianco cercando di capire cosa l’avesse spinta a fare quello che aveva fatto. Gli aveva concesso di entrare nella sua stanza e nei piani iniziali l’intenzione era quella di riconoscere quello che aveva fatto per lei, ma quando i loro occhi si erano incrociati, aveva sentito come un fuoco incendiarle il cuore. Era stato allora che la voglia di baciarlo era diventata un’urgenza improcrastinabile. Si era sentita al settimo cielo quando le loro labbra si erano unite e perdere il controllo in quel modo le era piaciuto eccome! E lui aveva quel potere su di lei: sembrava conoscerla meglio di chiunque altro nella Contea. Come era possibile ciò? Ogni volta che gli si avvicinava, era come se un’altra lei prendesse il controllo, il sopravvento. Per tutta quella notte aveva febbrilmente desiderato averlo vicino. Perché non doveva fingere di essere qualcun’altra con lui, perché quell’uomo era in grado di scavalcare i suoi muri con agilità e delicatezza.
Nei cortili del palazzo, si stava dirigendo verso le stalle per la sua consueta passeggiata mattutina. Era ormai giunta al box del suo cavallo, quando vide qualcuno spazzolare l’animale. La cosa era alquanto strana e ancora più strano era lo stalliere che si stava occupando di Saetta.
 
- Voi! – disse avvicinandosi – cosa state facendo?
 
Quando la donna fu vicina a Hook, il suo cuore ebbe un sussulto.
 
- Altezza – disse il pirata chinandosi – stavo sellando Saetta perché fosse pronto per la vostra cavalcata.
- Come vi è venuta in mente un’idea così assurda?
- Mi dovete scusare altezza – disse lo stalliere John avvicinandosi – ma Saetta era particolarmente agitato e mi sono ferito alla mano mentre cercavo di calmarlo. Per fortuna è passato Hook e come per magia è riuscito a calmarlo. Ero andato a bendarmi la mano per continuare a svolgere i miei compiti.
- Sembra che abbiate un talento naturale per calmare il mio cavallo, pirata. Per questo vi assegno il compito di aiutare John.
- Come desiderate – disse Hook guardandola dolcemente.
 
Emma riuscì a sostenere il suo sguardo solo per pochi secondi. Ma quando l’istinto di gettarsi tra le sue braccia cominciò a fare capolino nelle sue vene, decise di allontanarsi. Lanciò Saetta al galoppo e cercò di staccare il cervello.
Dopo due ore, Emma trovò Hook ad aspettarla alle scuderie. Era appoggiato allo stipite della porta e continuava a guardarla con occhi pieni di desiderio.
 
- Spero non abbiate poltrito tutto il tempo, pirata. L’attendermi non può essere una scusa per esimervi dai vostri lavori.
- Altezza, le vostre cavalcate durano in media non meno di due ore, non è poi così difficile organizzarsi.
 
Emma smontò da cavallo e accarezzò il muso di Saetta per gratificarlo.
 
- Oggi ha dato un’ottima prestazione – disse Emma porgendo le briglie a Hook – dategli un po’ di bieta in più e qualche carota.
 
Fu Emma la prima a muoversi verso le scuderie, seguita da Hook e da Saetta. Il pirata fece rientrare il cavallo nel suo box e iniziò a spazzolarlo con cura.
 
- Non c’è bisogno che rimaniate altezza, Saetta non mi farà niente.
- Preferisco controllare di persona. Non si dica il giro che la Dama tortura più del dovuto i suoi galeotti!
 
Emma si sedette su una delle panchine ad osservare il lavoro del pirata. I suoi gesti erano precisi e sicuri. Aiutato da John, Hook aveva spazzolato il cavallo mentre John era andato a prendere acqua e la razione giornaliera di cibo. La mano della Dama istintivamente iniziò a giocherellare con la sua collana, come vide quella al polso del pirata. Sicuramente era stata una donna molto importante.  E per la prima volta, Emma si sorprese ad ammettere di provare invidia per quella donna. Del suo ciondolo non ricordava nulla, potenzialmente poteva esserle stato donato da chiunque mentre lui sapeva e, ammise con fatica, ricambiava.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalla comparsa di Cedric.
 
- Altezza, scusatemi. È arrivato un nuovo carico da parte di Barbanera.
- Il grano. Era ora.
- Abbiamo bisogno della sua firma per autorizzare il pagamento.
- Avete controllato la merce? L’ultima volta ci ha tirato un brutto scherzo e mi è anche costato un bel po’.
- Rumple e Nottingham sono al porto e stanno sopraintendendo alle operazione di scarico della nave.
- Arrivo immediatamente.
 
Emma stava per uscire dalle scuderie quando la sua voce risuonò con non curanza.
 
- Fate attenzione altezza, Barbanera non è un uomo affidabile con cui fare affari. Io lo conosco bene.
- So benissimo badare ai miei affari – disse Emma stizzita – non ho bisogno di un uomo a farmi da balia.
 
Al porto Emma stava osservando i barili di grano che i suoi uomini stavano scaricando. Ne avevano scoperchiati un paio e sembrava tutto a posto. Era effettivamente grano e anche di buona qualità. Eppure c’era qualcosa dentro di lei che le diceva che una fregatura era in agguato.
 
- Sceriffo – disse la donna – procede tutto nella norma?
- Certo altezza, i barili sono quasi finiti. Vi garantisco che Barbanera è affidabile.
- Come no, si è visto l’ultima volta quanto è affidabile!
- L’ultima volta – intervenne Rumple – è stato uno spiacevolissimo incidente. La colpa è stata di uno dei suoi uomini vedrete che questa volta non ci saranno intoppi.
 
Quello che Emma non poteva sapere, era che i tre erano in combutta tra loro. In cambio di una percentuale sui guadagni, infatti, Rumple e Nottingham chiudevano un occhio sulle effettive quantità che vendevano alla contea. Emma era così presa dalla guerra ai ribelli e sicura che quei due mai avrebbero osato mettersi contro di lei da delegare completamente su queste cose. Ma lo sfregio dell’ultima volta le bruciava ancora e da allora aveva iniziato ad avere dei sospetti.
Io lo conosco bene. Le parole di Hook l’avevano seguita fin lì. Il suo orgoglio le stava dicendo che se la sarebbe tranquillamente cavata da sola, la sua razionalità che Hook poteva rivelarsi utile anche in quella circostanza. Come Rumple e Nottingham si allontanarono di pochi passi, ordinò ad una delle guardie di portare  Hook al porto.
Quando la guardia lo venne a prelevare, Hook aveva appena finito di spaccare legna per le cucine. Senza troppi complimenti fu portato al porto al cospetto della dama. Emma lo aspettava in uno dei magazzini adibiti alla conservazione della merce.
 
- Cosa posso fare per voi? – disse l’uomo guardando Emma malizioso.
- Mi avete detto di conoscere Barbanera e i suoi trucchi. Voglio sapere se questa partita di grano è fallata in qualche modo.
- Ma non avete già Rumple e Nottingham ad aiutarvi?
- Questo non ti deve interessare.
 
In quel momento la porta del magazzino si aprì. Entrarono lo sceriffo e Rumple seguiti poco dietro da un uomo che Hook conosceva bene: Smee. Il pirata fece cenno al suo uomo di non dare a vedere che si conoscevano e Smee ubbidì immediatamente. Come Nottingham lo vide vicino ad Emma, si avvicinò ai due.
 
- Cosa ti avevo detto? Ora mi stai davvero scocciando, stasera verrai punito come si deve!
- Ho chiesto io a Hook di venire – disse Emma glaciale.
- Altezza, posso chiedervi il perché?
- Non mi fido di Barbanera e Hook sembra conoscerlo bene.
- Ma vi ho detto che non ci sono problemi, altezza. Non vi fidate più della  mai parola? – disse Nottingham guardando in cagnesco quel pirata.
- L’ultima volta non è andata bene. Quindi volevo avere un secondo parere.
- Ma altezza, quest’uomo non ha nessuna credibilità ai vostri occhi, perché dovreste fidarvi della sua parola?
- Non ho detto che mi fido, ma solo che voglio un altro parere.
- Altezza mi vedo costretto a …
- Osate contraddirmi? – disse Emma adirandosi visibilmente.
 
Uno scuro alone di magia nera cominciò a condensarsi attorno alla figura della donna, il cui volto cominciava a farsi sempre più cupo e oscuro.
 
- Imploro la vostra clemenza altezza – disse Nottingham inchinandosi.
 
Lo sceriffo sapeva bene che se Emma perdeva il controllo, la sua ira poteva avere dei danni devastanti a cui neanche Rumple avrebbe potuto porre rimedio.
Emma cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni. Si rivolse nuovamente a Hook.
 
- E ora fate quello che vi ho detto.
 
Hook si avvicinò ai barili senza parlare e iniziò ad osservarli. Sapeva esattamente quale era l’espediente che Barbanera aveva usato, ma aveva bisogno di parlare con Smee, senza destare sospetti.
 
- Marinaio – disse rivolgendosi a Smee – potete darmi un coltello? E Altezza, mi occorrerebbe un altro barile, magari fabbricato qui di quelli standard.
- Cedric – disse la Dama – qui a fianco ci sono dei barili fatti da Marco. Prendine uno e tu dagli un coltello.
- Altezza – disse Smee – ne ho una sulla nave. Se il vostro uomo vorrà seguirmi sarò lieto di dargli un coltello.
- Accordato. Ma una guardia vi seguirà, nel caso vogliate fare i pirati.
 
Quando furono lungo la banchina del porto, Smee e Hook cominciarono a parlare tra loro.
 
- Capitano, cosa ci fa qui? Non avevamo più sue notizie.
- Quello che ho fatto non ti deve riguardare al momento. Da quando in qua sei al soldo di Barbanera?
- Capitano voi siete sparito e io e la ciurma dovevamo sopravvivere.
- Mi serve un favore.
- Ai suoi ordini.
- Tra qualche giorno mi occorrerà una via di fuga dal castello e non sarò solo. Conosco il castello abbastanza bene, ma mi occorre una persona fidata per uscire e raggiungere i ribelli.
- Siete in combutta con i ribelli?
- Insomma Smee!
- Tra le cameriere del castello, so che Ruby parteggia per la causa dei ribelli. Penso proprio che potrete rivolgervi a lei.
- Prendi contatti per me, allora.
 
Quando tornarono al magazzino, Hook prese uno dei barili e lo aprì con il coltello.
 
- Allora Hook abbiamo finito di perdere tempo, o mi state rubando il grano per rivenderlo al mercato nero?
- Perché non provate qualcosa di nuovo, tesoro? Si chiama fiducia. datemi ancora un momento.
 
Hook scoperchiò uno dei barili e ne versò il contenuto in quello che Cedric aveva portato. Lo riempì e la quantità di grano non arrivò all’orlo del barile.
 
- Lo sapevo – disse Emma – ci sta fregando ancora.
- Ma non è possibile – disse Nottingham visibilmente preoccupato -  i barili sono sani. Stai mentendo pirata!
- Mio caro sceriffo, no. Questi barili sono manomessi. Vedete – disse il pirata aprendo uno dei barili – c’è un doppio fondo interno.
- Cedric! – aprite i barili e pesate bene il grano. Una volta fatto stimate il costo e pagate Barbanera. Ti avverto, ricontrollerò tutto il vostro rapporto e se qualcosa non quadra le ceneri del vostro cuore alimenteranno il mio camino stasera.
- Agli ordini altezza – disse Cedric con deferenza.
- Quanto a voi Hook seguitemi.
- Altezza, vi prego …
- Nottingham vi consiglio di non disturbarmi oltre per oggi.
 
Quando Emma e Hook si furono usciti dal magazzino Rumple e Nottingham sentirono chiaramente che il tempo era agli sgoccioli.

Emma condusse Hook nel suo studio.
 
- Rose, ordina che non voglio essere disturbata per nessun motivo. Chiamatemi solo se i ribelli attaccano e se decidono di arrendersi. Quanto a voi pirata, ho dei trattati che vorrei esaminaste.
- E così ora vi fidate di me.
- Non montatevi la testa. Mi occorre un parere su alcune faccende e nella mia corte nessuno è competente.
 
Tra la montagna di trattati che Emma aveva sulla scrivania, c’erano anche delle mappe stellari.
 
- E queste altezza?
- Queste non c’entrano nulla con quello che dobbiamo fare! – disse Emma riprendendosi le cartine.
- E comunque ci sono degli errori nei calcoli.
- Ah … è che ho cominciato a interessarmi da poco a queste cose e non tutto mi è chiaro.
 
Il viso di Hook fu increspato da un lieve sorriso. Il fatto è che prima che tutto iniziasse anche Emma aveva partecipato alle discussione che aveva fatto con Henry su questi argomenti. Ma Emma non era molto portata, mentre Henry sembrava avere un talento naturale. Questo aveva fatto sì che Emma si fosse defilata dalle loro chiacchierate e passeggiate.
 
- Magari posso aiutarvi anche con quelle. E sapete la teoria va bene ma credo che un approccio pratico può risultare più immediato.
- Approccio pratico?
- Il vostro castello ha molte torri e quella che da sul mare potrebbe esserci molto utile per la nostra prima lezione.
- Vedremo pirata, vedremo.
 
Emma e Hook si sedettero ed iniziarono a lavorare. La donna ebbe modo di constatare come l’uomo fosse molto preparato e competente. E una strana complicità si andava costruendo tra loro.
 
- Strano che un pirata sia così preparato.
- A dir la verità prima di essere un pirata, sono stato un ufficiale di marina.
- Ma davvero? E cosa vi ha spinto alla pirateria?
- Mio fratello era il mio capitano e mi è stato strappato con l’inganno da una testa coronata.
 
Emma si irrigidì un momento. Sentì un’ondata di empatia con lui e con quello che doveva aver provato. Hook non aveva alzato gli occhi dai trattati che stava consultando ma la mano di Emma agì da sola, andandosi a posare sulla sua.
 
- Mi dispiace, non lo sapevo.
- Non fa niente è successo tempo fa e io non sono più quell’uomo.
- E chi siete allora? – chiese Emma
- Un pirata e un uomo d’onore altezza – disse guardandola negli occhi.
 
Qualcuno bussò alla porta in quel momento, guastando quel momento di intimità tra loro.
 
- Altezza – disse Cedric entrando e notando immediatamente la vicinanza tra i due – il rapporto che mi avevate chiesto.
- Bene Cedric. Mi metto subito a guardarlo.
- Lo sceriffo mi ha detto di chiederle …
- Non mi interessa minimamente quello che ha da dire lo sceriffo. E ora lasciateci, abbiamo molte cose da sbrigare.
- Agli ordini – disse Cedric abbandonando la sala per andare a riferire tutto a Nottingham.
 
Lavorarono alacremente per le tre ore successive. Emma era molto attenta alle osservazioni del pirata che si dimostrarono sempre puntuali e affidabili. E convenne con se stessa che aveva delegato troppo a Rumple e a Nottingham, i cui pareri erano molto più grossolani. Hook si era alzato per prendere uno dei codici su uno degli scaffali quando si rese conto che era giunta ormai sera.
 
- È tardi capitano, per oggi può bastare. Continueremo domani, dopo la mia cavalcata. Lasciate stare ogni altro impegno a parte Saetta e restate a mia disposizione.
- Non è così tardi … Che ne dice se manda su dalla cucina qualcosa e andiamo sulla torre a vedere il mare?
- Veramente …
- Altezza soffrite di insonnia, lo so. La vostra finestra è l’ultima che si spegne a notte fonda.
- E come o sapete?
- È proprio davanti alla mia cella. Andiamo, vedrete che con un po’ di pratica sarete in grado di leggere quelle mappe in pochissimo tempo.
- D’accordo capitano. Datemi qualche momento per dare disposizioni in cucina e poi ci avviamo verso la torre. Ci vediamo davanti alla sala del Banchetto tra un’ora.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque non so voi, ma in quel di Roma fa un caldo osceno. Lo so sono un po' in tritardo questa settimana, ma quest'afa è micidiale, non ti viene voglia di fare una beneamata cippa lippa! Oggi sono gasatissima perchè è uscito il primo bellissimo, a mio parere, poster promozionale. Per non parlare delle prime foto di Dark! Emma. Questa stagione si sta candidando ad essere una delle mi preferite di sempre ... se sto così con nulla in mnao quando vedrò le puntate scapoccerò sicuramente.
Come vedete i nostri si stanno avvicinando sempre più e la nostra Emma si sta sciogliendo, peccato che anche i due loschi cispiratori se ne siamo accorti. Cosa avranno mai in mente? Vi dico che dal prossimo capitolo inzierà una nuova fase della storia e ... ci muoveremo ... ;)
Come sempre grazie a chi legge, recensisce e inserisce: siete voi il cuore pusante di questa storia. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e che continuerete a seguire la storia con immutato affetto
Un bacione e a presto :*
Persefone

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Capitolo 12
*** XII. A Taste of Courtship ***


XII. A Taste of Courtship
 
Hook stava camminando avanti e indietro davanti alla porta della Sala dei Banchetti. Aveva avuto il tempo di tornare nella sua cella per darsi una ripulita. Come Emma aveva previsto, la guardia si dimostrò restia a lasciarlo uscire di nuovo. E proprio per questo gli aveva firmato un permesso speciale che lo autorizzava a lasciare le segrete del castello.
Il pirata era nervoso ed eccitato allo stesso tempo. Qualcosa era scattato tra loro quel pomeriggio, quella complicità mai sopita, quell’intesa perfetta che a volte non aveva neanche bisogno di parole per esprimerla. E poi stava per passare ancora del tempo con lei e questo gli avrebbe permesso di indebolire ulteriormente quei maledetti muri che circondavano Emma. Osservò con attenzione il ciondolo al suo polso: la magia bianca era a metà dell’anello, segno che le cose procedevano per il verso giusto. Improvvisamente, nella penombra, fu urtato da una figura il cui cesto di panni si rovesciò a terra.
 
- Vi chiedo scusa – disse una donna guardandolo in viso.
- Vi siete fatta male? – disse il pirata aiutandola a raccattare i panni – ma … non è un po’ tardi per fare il bucato?
- Siete molto perspicace Capitan Hook.
- Come sai il mio nome?
- Smee mi ha detto chi siete.
- Tu allora sei Ruby.
- In persona. Allora, cosa cercate esattamente?
- Smee mi ha detto che siete dalla parte dei ribelli
- E a voi cosa interessa? Sono voci, non avete nulla per denunciarmi!
- Io non voglio denunciarvi a nessuno.
- E allora cosa volete da me? E voi da che parte state?
- Dalla parte di Emma.
- E allora non posso proprio aiutarvi. Nottingham e Rumple non hanno trovato niente contro di me e non ci riuscirete di certo voi.
 
Come ebbe finito di parlare, Ruby cominciò ad allontanarsi a grandi passi. Hook si slanciò immediatamente per fermarla.
 
- Sto dalla parte di Emma e dalla parte dei ribelli – riprese il pirata – Presto, molto presto mi occorrerà un aiuto per scappare da qui. Conosco qualche passaggio isolato, ma l’esperienza di qualcuno da dentro mi farebbe molto comodo.
- La torre che da sulla spiaggia. Lì c’è una porticina che conduce fuori verso la piazza con la fontana. Superati i fontanoni, il bosco è a pochissimi chilometri. La porta è chiusa a chiave, ma dato che mi reco tutti i giorni a fare il bucato a quelle fonti, si da il caso che ne abbia una copia. Ma ditemi, perché dovrei fidarmi di voi? Come so che non mi tradirete e mi consegnerete alla Dama?
- Perché vogliamo tutte e due far tornare le cose come prima e che questa guerra finisca il prima possibile.
- Almeno su una cosa siamo d’accordo.
- Allora Ruby, abbiamo un accordo? – disse il pirata allungando la mano
 
Nella sua stanza, Emma aveva spalancato l’armadio in cerca di qualcosa da mettere. Aveva approfittato del tempo in cui era rimasta sola per farsi un bagno e profumare la sua pelle con speziati oli essenziali. Aveva spedito Rose a prendere nello studio la sacca con altre mappe stellari e un vecchio sestante che aveva trovato in una delle cantine.
Aveva tirato fuori gran parte dei suoi vestiti dal guardaroba, insoddisfatta di ogni abito che si era poggiata addosso. Improvvisamente sentì forte la necessità di liberarsi di tutti i fronzoli che aveva addosso. La prima cosa che le venne istintiva da fare fu sciogliersi i lunghi capelli biondi.  Cominciò a smontare l’elaborata acconciatura che Rose aveva fatto la mattina e lasciò i capelli liberi di ricadere sulle spalle. Prese una spazzola e cominciò a lisciarli in modo che tornassero vaporosi e morbidi. Mentre era intenta in questa operazione, non poté fare a meno di osservare le sue mani: indossava degli anelli molto vistosi e pesanti. Non aveva bisogno di tutti quei gioielli. Iniziò a sfilarli e a riporli in una delle ciotole che erano sulla sua toletta. Quando alzò nuovamente lo sguardo sulla sua immagine riflessa nello specchio, i suoi occhi indugiarono sugli orecchini: lunghi orecchini che terminavano con verdi smeraldi che si intonavano con il colore dei suoi occhi. Sfilò freneticamente anche quelli e mentre stava per riporli in un’altra ciotola, ne vide due semplici rotondi d’argento. Li prese tra le mani e per un attimo le sembrò di rivivere una vita lontana e fumosa nel tempo di cui però non riusciva a mettere a fuoco i volti. Senza pensarci troppo li indossò e come se una piccola parte di lei si fosse ricongiunta con il suo corpo. E poi fu la volta del vestito. Chiunque fosse entrato in quel momento l’avrebbe presa per pazza, ma Emma non si era mai sentita così lucida come in quel momento. Aprì i lacci del corsetto e lo sfilò lanciandolo lontano da lei: non era adatto per una passeggiata ad osservare le stelle. La sfarzosità del vestito le avrebbe impedito di camminare e muoversi comodamente. No, aveva bisogno di qualcosa di più semplice  ma che allo stesso tempo non la facesse apparire meno bella. Oddio Emma, davvero ti stai preoccupando di questo? Vuoi essere bella … per lui? Ma allora perché ognuno di quei vestiti le dava quella sensazione di inadeguatezza? Eppure erano le sete più preziose della contea …
La donna si ridestò dai suoi pensieri quando sentì Rose chiedere il permesso di entrare. Quando la cameriera sentì accordarsi il permesso ed entrò nella stanza, stentò a riconoscere la sua signora e la confusione che regnava nella stanza.
 
- Altezza, che succede? – chiese chinandosi a raccogliere i vestiti.
- Rose, io … non ho nulla da mettere per …
- Che ne dite del vestito viola?
- La gonna è troppo ampia e ingombrante, ci metterò una vita a fare le scale della torre con quel vestito.
- Allora quello ciclamino.
- Non mi fa sentire abbastanza donna quel colore …
 
Rose capì immediatamente l’irrequietezza della sua padrona, ma era la prima volta che lo riscontrava nella Dama, che invece era sempre stata fredda e distaccata. Forse distrarla un momento le avrebbe fatto riguadagnare quella lucidità necessaria per la scelta.
 
- Vi ho portato quello che mi avevate chiesto – disse la ragazza poggiando la sacca sul tavolo del piccolo salottino che precedeva l’ingresso alla stanza da letto.
- C’è tutto? – chiese Emma e in quel momento Rose ebbe un’idea.
- Sì altezza e ho anche un’altra cosa.
 
Emma uscì dalla stanza da letto per dirigersi verso Rose. La cameriera tirò fuori un o strano pacco.
 
- Me l’ha consegnata Ruby. Mi ha detto che è arrivato un pacco per voi nel pomeriggio. Dato che non volevate essere disturbata lo ha dato a me affinché ve lo consegnassi.
- In effetti aspettavo le stoffe da Maurice.
 
Emma prese il pacco e lo aprì: erano proprio le stoffe che aspettava dal mercante.
 
- Maurice è davvero il migliore – disse Rose.
- Lo potete ben dire. Le sue stoffe sono le migliori della Contea. E queste non fanno eccezione.
 
Emma tirò fuori una stoffa di velluto nero e una di seta rossa. E in quel momento ebbe un’idea. Con la magia fece in modo che da quelle stoffe prendesse forma un vestito.
Quando la nuvola di magia si diradò intorno alla sua figura, ne uscì una Emma completamente diversa. Indossava un vestito a tunica semplice ed elegante: il velluto nero le fasciava il seno e i fianchi in maniera dolce e aggraziata. La stoffa rossa impreziosiva la scollatura tonda ed era ricamata con dei fili d’oro. Lo stesso intreccio di stoffa e fili d’oro era anche parte delle maniche che le fasciava le braccia fino ai gomiti per poi aprirsi lunghe e ampie.
 
- Altezza, vi sta davvero bene questo modello – disse Rose stupita.
- Trovi?
- Assolutamente. Se posso consigliare io terrei i capelli sciolti.
- Sciolti?
- Per evitare fastidi appunterei solo quelli davanti con due pettinini, così – disse Rose facendo accomodare Emma.
 
La cameriera acconciò i lunghi capelli come aveva detto e poi si fermò in cerca di un cenno di assenso da parte di Emma.
 
- Mi piace
- E non coprite il viso altezza, è davvero un peccato tutte le volte che lo fate.
 
Emma stava per ribattere qualcosa quando qualcuno bussò nuovamente alla porta.
 
- Vado io altezza
 
Rose tornò nella stanza con un cesto appena salito dalle cucine. Emma le fece segno che era pronta. Prese un leggero mantello e se lo posò sulle spalle: era davvero pronta per andare.

Nei crepuscolari corridoi che stava attraversando per recarsi al luogo dell’appuntamento, Emma sentiva il suo cuore battere ansioso. Rose era poco dietro di lei con il cesto del cibo mentre la sacca con le mappe e il sestante era sulla sua spalla. Erano quasi giunte a destinazione, quando Emma sentì l’urgenza di rimanere sola. Sola con lui. Non voleva che altri potessero vedere o capire.
 
- Rose, da qui proseguo da sola. Lasciate tutto e non aspettarmi stasera.
- Come desiderate altezza.
 
Emma aspettò che Rose si fosse ritirata prima di proseguire verso il luogo dell’appuntamento. Aveva appena girato l’angolo quando vide Hook in compagnia di un’altra persona, o meglio di una donna. Le loro teste erano così vicine e le loro voci così basse, come se stessero condividendo un segreto. Ancora quella gelosia a stuzzicarle il cuore, quando l’attenzione di quell’uomo non era rivolta verso di lei.
 
- Cosa state facendo? – disse Emma in tono imperioso e non lasciando spazio a dubbio a cosa stesse facendo riferimento.
- Niente – disse Ruby immediatamente
- E anche se fosse? – disse il pirata malizioso.
- Perdonate altezza – disse la ragazza – ho involontariamente fatto cadere il cesto con i panni e Hook mi stava aiutando a raccogliere tutto.
- Vedo che avete finito, quindi ritiratevi immediatamente.
- Certamente
 
Emma seguì con uno sguardo gelido l’uscita di scena di Ruby. E poi rivolse lo stesso guardo ad un divertito Hook. Ma non appena la donna si fece più vicina e la sua figura fu illuminata dal chiarore delle torce del corridoio, Hook sentì una nuova ondata di passione attraversargli il corpo. Era bellissima con i capelli sciolti e con quella semplice veste, molto più sensuale che con qualunque altro elaborato vestito l’avesse vista in tutti quei giorni. Il rosso e il nero si sposavano perfettamente con il colore dei suoi capelli e della sua pelle. Sentì la sua mano fremere dalla voglia di toccarla ancora, affondare le mani nei suoi dorati e morbidi boccoli. Dal canto suo Emma, nel più profondo angolo del suo cuore, gioì nel vedere in lui quella reazione che tanto aveva cercato. E sapeva benissimo che non aveva guardato Ruby come ora stava guardando lei.
 
- Visto che vi vantate sempre di essere un gentiluomo, che ne dite di andare a prendere quelle sacche per poi dirigerci verso la torre che da sul mare?
- Come desiderate – Hook fece un teatrale inchino prima di andare a recuperare le borse.
 
Una volta che le fu di nuovo vicino, si incamminarono verso la torre. Emma camminava davanti facendo strada. Come aprì la porta della torre per accedere alla grande terrazza, una folata di vento improvviso le fece cadere il cappuccio lasciando i suoi capelli liberi di muoversi al vento. E il cuore di Hook ebbe un nuovo tuffo.
 
- Bene – disse Emma sistemandosi una ciocca di capelli nel pettinino in modo che non le desse fastidio – siamo arrivati. Direi che del mantello non ho bisogno.
 
Emma se lo sfilò mostrando la foggia del vestito. E Hook notò immediatamente che, a parte i colori, aveva una veste simile a quella del suo sogno.
 
- Non rimanete lì impalato, vi hanno tagliato la lingua? – chiese Emma dispettosa.
- Assolutamente, altezza.
 
Il pirata la raggiunse al centro della terrazza, lasciando in disparte le sacche. Emma aveva già alzato gli occhi al cielo, impaziente di iniziare la loro lezione.
 
- Allora capitano, da quello che ho letto e se mi sono orientata correttamente quello dovrebbe essere Sirio e …
- Altezza questo è impossibile – disse ridendo
- Sono sicura che quella è Sirio
- Sirio non la potete vedere qui, a meno che non abbiate trasferito la contea nell’altro emisfero
 
Emma guardò Hook indispettita, come una bambina viziata che era stata appena contraddetta. Il pirata lasciò le borse e fece cenno alla donna di seguirlo. Emma obbedì e il capitano scivolò dietro di lei. Lasciò che il braccio con l’uncino cadesse morbido al suo fianco. Emma si irrigidì un momento: non aveva certo dimenticato come fosse il contatto con il suo corpo, ma il suo calore la distraeva e la confondeva. Come se lui avesse capito, con la mano le sfiorò il mento affinché lo alzasse verso il cielo.
 
- Orientarsi vuol dire trovare l’oriente e cioè dove sorge il sole. Ma siccome il sole è già tramontato ed è notte, la cosa migliore da fare è cercare il nord – Hook posò la mano sulla sua vita e continuò a parlarle nell’orecchio – la prima cosa da fare è individuare la Stella Polare, eccola lì altezza – Hook alzò il braccio per mostrare a Emma la stella da guardare – quella indica il nord.
- Tutto interessante fin qui, ma questa è sempre teoria, mi avete detto della pratica …
- Siamo qui ad osservare il cielo dal vivo, più pratica di questo. Ma se ci tenete tanto, ora vi faccio vedere. Con il nord davanti a voi, ora allargate le braccia.
- Cosa?
- Avanti – disse il pirata prendendole le braccia per farle stendere – brava la mia ubbidente allieva. Dunque davanti a voi c’è il nord, dietro il sud, alla vostra destra l’ovest e alla vostra sinistra l’est.
 
Hook fece correre una mano lungo il suo fianco. Quel dannato vestito la rendeva davvero sensuale e invitante. E la sua pelle aveva un inebriante profumo di cannella. Non aveva certo dimenticato quanto fosse stato travolgente il sesso con lei. Sesso, no loro non avevano mai fatto solo semplicemente sesso, ma avevano cercato sempre un qualcosa in più sin dalla prima volta che si erano appartenuti. Il calore della sua pelle e il sapore della sua bocca gli avevano restituito una scintilla di vita in tutta la sua prorompente forza.
 
- Se quella è la Stella Polare allora l’Orsa Maggiore o Grande Carro, dovrebbe essere quella – disse Emma cercando di dominare le emozioni che il contatto tra loro stava facendo esplodere nella sua anima e nel suo corpo
- Il Grande Carro … - ripeté Hook come per strapparsi da quei ricordi
- Giusto?
- Giustissimo altezza e quello è il Piccolo Carro o …
- Orsa Minore.
- Allora qualcosa l’avete letta – disse Hook sorridendo.
 
Erano fermi nelle loro posizioni, i visi vicini e la voglia stava dilagando tra loro. Ed Emma si ritrovò a pensare che era davvero allettante avere gli occhi di un uomo posati in quel modo sul suo corpo e sulla sua anima.
 
- Ho … trovato anche un’altra cosa … - disse Emma fissando le labbra di Hook.
- Riguarda la nostra lezione? – disse maliziosamente il pirata sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Credo di si … è un sestante – disse Emma muovendosi verso le sacche abbandonate.
- Per ora – disse Hook trattenendola per il fianco – limitiamoci alle osservazioni semplici, per il sestante ci sarà tempo.
- Allora ditemi, che costellazioni ci sono stasera?
- Be’ c’è la costellazione del Cigno.
- E dove esattamente?
- Proprio qui, davanti a me.
- Ma se non state neanche guardando il cielo …
- E chi lo dice questo?
 
Emma sentì la stretta sulla sua vita farsi sempre più decisa e intensa. Sì, quell’uomo stava decisamente flirtando con lei e si stava rivelando davvero seducente, tanto che non seguirlo su quella strada si stava rivelando del tutto impossibile. Il fatto che lei fosse la più oscura creatura del regno non sembrava minimamente spaventare l’uomo e le sue inequivocabili intenzioni. Ma lei era davvero pronta a lasciarsi andare? Con la mano iniziò a tormentare la sua collana e Hook capì che quell’insistenza la stava mettendo in imbarazzo e l’ultima cosa che voleva era renderla nervosa e meno propensa alla sua presenza.
 
- Cosa c’è nel cesto altezza? Se posso chiedere ovviamente – disse sorridendo dolcemente
- La nostra cena – rispose Emma, sollevata per il cambio di argomento.
- Immagino che vorrete essere servita
- Sono sempre la sovrana, pirata.
 
Hook la sciolse dalla sua stretta e invitò Emma a seguirlo.
Dentro al cesto c’era ogni ben di Dio di leccornie. Il pirata tirò fuori una tovaglia e la stese a terra.
 
- Spero vi piacciano i pasti al chiar di luna, altezza. Qui tavoli non ne vedo.
- Dovrei chiamarvi Capitan Ovvio, invece di Capitan Hook …
- Mi fareste un grande onore … - disse il pirata canzonandola.
 
Hook dispose tutte le pietanze sulla tovaglia e solo dopo che fu tutto in ordine, si rivolse nuovamente ad Emma porgendole la mano per aiutarla a sedersi.
 
- Se sapevo di questo vostro talento, vi avrei messo al servizio del maggiordomo di Corte
- È un vecchio trucco che ho imparato all’Accademia della Marina. Era così che noi cadetti corteggiavamo le giovani fanciulle …
 
Hook vide chiaramente le guance di Emma infuocarsi, segno che le sue parole avevano fatto centro.
 
- Con questo – aggiunse – non voglio dire che ho l’ardire di aspirare a corteggiare sua altezza ovviamente.
 
Il tono della sua voce stava ovviamente smentendo il significato delle parole che aveva pronunciato. Una volta che Emma si fu accomodata, il pirata si sedette accanto a lei ed iniziarono a mangiare.
 
- Ditemi capitano, - disse Emma mangiando del pollo in gelatina – potevate permettervi dei pasti così sfiziosi con le vostre conquiste?
- Ero ancora un cadetto, non un ufficiale. Ma quando sono entrato nell’élite della marina, ho fatto da cavaliere a molte giovani dame dell’aristocrazia reale. Modestamente sono un ottimo ballerino, nonché diabolicamente affascinante, anche con l’uniforme.
- Noto con piacere che l’ego non vi manca.
- E voi ballate? – chiese Hook mangiando l’ultimo boccone di pane.
- Non ho alcuna intenzione di rispondere a questa domanda – disse Emma stizzita
- Lo scoprirò da me … non temete.
- Credo che ci sia ancora una brocca nella cesta
 
Hook guardò incuriosito nella cesta. In effetti c’era ancora una brocca, due tazze, un sacchetto con qualcosa dentro e una ciotola a forma di conchiglia con della panna dentro.
 
- La cuoca Granny sa perfettamente come mi piace concludere i pasti … avanti, mi avete servito tutto non vorrete fare un’eccezione per la cioccolata calda, spero.
- Non sia mai …
 
Hook tirò fuori le tazze e la brocca: versò il liquido e poi si bloccò: la cioccolata con la cannella, quante volte l’aveva preparata per lei come premura? Innumerevoli meravigliose volte. Emma colse interpretò quel tentennamento come un’incertezza sul da farsi e quindi prese le redini della situazione in mano.
 
- Aspettate, vi faccio vedere come a me piace.
 
Emma versò la cioccolata nelle tazze e poi prese la ciotola con la panna e ne verso un cucchiaio abbondante in ognuna di esse, sotto gli occhi attenti del pirata.
 
- E poi il tocco finale – disse Emma aprendo il sacchetto e lasciando che un dolce aroma di cannella si spandesse nell’aria.
- Certo, la cannella – disse Hook sorridendo
- Come fate a sapere che è cannella?
- Un … tiro fortunato …
- Adoro la cannella
 
Emma portò la tazza alla bocca e cominciò a sorseggiare la cioccolata con calma. Hook la guardava in quello che era sempre stato un gesto che faceva parte della loro quotidianità, del loro stare insieme. E non vedeva l’ora di riavere la sua felicità indietro. Dopo l’ultimo sorso, Emma si ritrovò con un po’ di panna a sul naso e sulla guancia. Si girò verso il capitano che cercò inutilmente di reprimere una risata.
 
- Cosa c’è di tanto divertente?
- Non sto ridendo.
- E invece si, state ridendo di me! come osate?
- Affatto altezza, ma con quella panna sul naso e sulla guancia sembrate proprio una bambina
 
Emma portò subito una mano per coprirsi il viso e cercando di tornare presentabile.
 
- Ditemi dove! Avanti non fate il villano!
 
Hook si fece più vicino e con la mano le pulì il naso e la guancia.
 
- Ecco fatto, siete tornata bella come prima.
 
La mano del pirata indugiò ancora sulla guancia della donna. Ancora una volta i loro visi erano così vicini, troppo vicini per non pregustare il sapore di altre delizie che potevano essere scoperte. Emma non riuscì a nascondere un brivido.
 
- State tremando altezza … avete freddo?
- Io … veramente
- Dove è finito il vostro mantello?
 
Come Hook le pose il mantello sulle spalle, tornò a farsi vicino come prima di quell’interruzione. Ma quando Emma vide il ciondolo al braccio del pirata si sentì attanagliare dai dubbi ancora una volta: poteva davvero fidarsi di quell’uomo? E se quella donna era davvero lontana, perché lui continuava ad essere legato a lei? Voleva avere la sua completa attenzione e non dividerla con nessun’altra, mai.
 
- Credo … che sia ora di rientrare capitano. Fa piuttosto freddo e domani ho delle udienze molto importanti.
 
Hook si scostò leggermente e la guardò negli occhi perplesso, perché questo cambiamento?
 
- Certamente, altezza riprendiamo le cose e torniamo subito indietro.
 
Quando vide Emma fissare il suo ciondolo al polso intuì che la donna si stava facendo un’idea sbagliata su di esso, doveva farle capire che non aveva nulla da temere da esso.
Tornarono indietro in silenzio ma, mentre all’andata Emma camminava davanti, ora erano uno affianco all’altra. Quando giunsero davanti alla porta della stanza di Emma, Hook credette opportuno prendere congedo.
 
- Bene altezza, ora che siete arrivata, posso anche tornare alla mia cella.
- Aspettate, portate dentro le sacche, le farò prendere domani mattina da Rose.
 
Emma fece accomodare Hook nel salotto e indicò il tavolo su cui poggiare le sacche. Tornò ad avvicinarsi a lui e prima che l’uomo potesse tornare alla porta afferrò delicatamente i lembi della sua giacca.
 
- Buona notte … allora
 
Emma si stava alzando sulle punte dei piedi per sfiorare le sue labbra quando qualcuno bussò alla porta.
 
- Altezza! Sono io – disse Nottingham – devo assolutamente parlarvi.
 
E il cuore di Emma fu invaso dal panico in un batter d’occhio.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora eccoci qui, con il nuovo capitolo. Diciamo che questo è il primo capitolo totalmente e smaccatamente CS :D. E il corteggiamento non poteva mancare. Confesso che mi piacerebbe tanto vedere Hook che spiega a Emma un po' di astronomia e navigazione in mare, la trovo una cosa di un romanticismo da picchi diabetici galattici. Ho ritirato fuori il mio vecchio libro di astronomia per cercare di non scrivere castronerie, se così non fosse chiedo scusa in anticipo. La nostra cara Emma si sta sciogliendo come un ghiacciolo anche se ogni tanto qualche dubbio sulla misteriosa fiamma precedente del capitano e il carissimo Nottingham sembrano voer guastare il tutto. Cosa vorrà ora lo sceriffo ... sicuramente ... niente ... di ... buono ... #bastaspoilerplease
Come sempre grazie per le recensioni del capitolo scorso, delle letture e degli inserimenti #sietesemprelamiagioia
Al prossimo aggiornamento
Persefone

P.S: Le foto dal set *.* vogliamo parlarne? appiccicati come due cozze i piccioncini. Sto disagiando perchè vuol dire che lui l'ha trovata ... e ... niente ... non vedo l'ora di vedere la puntata ... 

  

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Capitolo 13
*** XIII. A Daring Escape ***


XIII. A Daring Escape
 
Davanti alla porta di Emma, Nottingham stava bussando con insistenza. Che la Dama non si fosse presentata a cena era davvero sospetto, ma quando Cedric gli riferì che Hook aveva avuto un permesso speciale, firmato proprio da lei, per uscire la sera, capì che erano insieme. E la cosa non era affatto un bene, quantomeno per lui. Era già la seconda volta che batteva alla sua porta mentre il suo nervosismo montava di ora in ora.
 
- Emma tesoro – disse Nottingham dall’altra parte della porta – sono io, perché non mi apri?
 
A quelle parole Emma vide la mascella di Hook contrarsi e la sua testa girarsi furente verso la porta. Il corpo del pirata fu improvvisamente invaso da un’ondata di rabbia per quel tono confidenziale e intimo.
 
- Posso sbarazzarmi di lui se volete … - disse Hook quasi con un ringhio.
- Ma cosa ti viene in mente? Piuttosto, fai silenzio … Un momento sceriffo
 
Emma afferrò Hook per un braccio e lo spinse in un angolo del salottino. Sollevò una tenda con un arazzo ricamato sopra e mostrò al pirata un passaggio segreto, protetto da uno scudo magico.
 
- Scendete per queste scale, vi ritroverete nelle cucine. Muovetevi non voglio che vi trovi qui.
- Ma non stavamo facendo nulla di male! E poi cosa vi importa cosa pensa?
- Quelli che sono i miei rapporti con lo sceriffo non vi riguardano e ora muovetevi!
 
Emma spinse Hook verso le scale dopo aver abbassato lo scudo magico. Dopo che l’uomo ebbe oltrepassato la soglia, Emma ripristinò la difesa magica e fece cadere la tenda sul passaggio. La verità era che quello di cui si vergognava non era quella strana attrazione con Hook, ma del rapporto che aveva con Nottingham, cui aveva tutta l’intenzione di porre immediatamente fine. Dopo essersi data una sistemata, andò ad aprire.
Una volta che fu rimasto solo, Hook non riuscì a voltarsi e scendere le scale. L’idea che quell’uomo potesse anche solo sfiorarla o peggio ancora baciarla proprio non riusciva a digerirlo. Emma era la sua donna, il suo amore e lui non avrebbe permesso a nessuno di sciuparlo o sprecarlo. Si avvicinò alla tenda e allungò una mano. La barriera magica gli impedì di arrivare alla tenda. Tutto quello che poteva fare era ascoltarli. Sentì la porta della stanza aprirsi e Nottingham entrare nella stanza.
 
- Emma, tesoro, dove eri finita? Quando non ti ho vista a cena mi sono preoccupato. E poi oggi – disse prendendola per i fianchi – è il nostro giorno. Dove sei andata?
 
Da dietro la tenda, Hook strinse forte il pugno tanto che le sue unghie si conficcarono nel palmo, lasciando dei profondi segni.
 
- Non abbiamo nessun giorno – intervenne Emma resoluta e respingendo il suo abbraccio – cosa volete?
- Come siamo fredde stasera. Mi piace … le notti più focose le abbiamo iniziate proprio così … che allettante preludio.
 
Ad Emma sembrò di percepire come il rumore di un pugno dietro la tenda con l’arazzo. Questo voleva dire una sola cosa: Hook era dietro quella tenda ignorando completamente i suoi ordini. L’idea che avesse sentito quella discussione la fece avvampare. Non voleva passare ai suoi occhi come una donna leggera perché quello che aveva con il pirata non aveva nulla a che fare con il niente che aveva con Nottingham.
 
- Non mi sembra di ricordare questa veste, ma vi sta bene.
 
Lo sceriffo prese una mano di Emma e le fece fare un giro su se stessa per ammirarla.
 
- Smettetela immediatamente! Se non avete nulla da dirmi, andatevene!
- Sapete che mi mandate in estasi con questo tono autoritario? - proseguì Nottingham malizioso – come mai il vostro polso è nudo? Si da il caso che io abbia una cosa per voi.
 
Lo sceriffo tirò fuori dalla tasca un bracciale di diamanti e continuò a guardare Emma maliziosamente.
 
- Vediamo come vi sta.
 
Se non fosse stato per quella barriera magica, Hook lo avrebbe già preso a pugni quel verme. Nonostante Emma avesse cercato di respingerlo, lui testardo stava insistendo. Ad una sola cosa si stava aggrappando: la certezza che se fosse andato oltre Emma avrebbe potuto allontanarlo con la magia. Era oscura, ma pur sempre magia e l’avrebbe difesa. Ma cosa aspettava ad usarla allora? Non appena sentì di nuovo la voce di Nottingham tornò a concentrasi sulla conversazione oltre la tenda.
 
 - Che ne dite di una bella serata in cui siamo solo io, voi e nient’altro che questo bracciale? – disse lo sceriffo mettendo al polso di Emma il bracciale.
 
Improvvisamente la barriera magica sparì. Hook rimase un momento perplesso: cosa voleva dire? Forse che Emma aveva bisogno di aiuto? Con mano tremante sollevò la tenda per constatare con i suoi occhi cosa stava accadendo.
 
- Sceriffo, vi ho già detto che non c’è nessun noi e che d’ora in poi i nostri rapporti saranno solo formali.
- Allora altezza, non mi lasciate altra scelta.
 
Si avvicinò a lei con fare minaccioso. La afferrò per le braccia per stringerla in un abbraccio soffocante.
 
- Cosa state facendo? Vi ordino immediatamente di lasciarmi!
- D’ora in poi – le sussurrò Nottingham in un orecchio – non potrete ordinare proprio niente.
 
Emma provò a richiamare a sé la magia ma senza successo, cosa diavolo stava succedendo?
Nel suo angolo, Hook vide lo scintillio di una lama uscire dalla tasca di Nottingham e senza aspettare la reazione di Emma, che tardava a venire per qualche strano motivo, si avventò sullo sceriffo.
Quello che le successe intorno, Emma non lo capì immediatamente. Sentì Nottingham cadere e la presenza di qualcuno vicino a lei. Solo dopo qualche secondo vide accanto allo sceriffo un pugnale e la figura del pirata ergersi imponente davanti a lei. Emma si sentì furente e si scagliò contro Nottingham.
 
- Cosa avevate intenzione di fare?
- Uccidervi – disse lo sceriffo alzandosi
- Illuso
 
Emma sollevò una mano e cercò di soffocare l’uomo con la magia, ma qualcosa non funzionava.
 
- Cosa diavolo …?
 - Non puoi usarla Emma, il braccialetto te lo impedisce.
 
Emma vide che il bracciale di diamanti che stava indossando si trasformò in uno a fascia nera. Non appena Hook lo vide sgranò gli occhi: ecco cosa avevano in mente quei due, ucciderla e riprendere il potere.
 
- Solo io posso toglierlo e neanche il pirata può salvarvi ora!
 
Nottingham si avventò di nuovo su di lei, ma non riuscì a sfiorarla neanche questa volta: Hook lo aveva colpito con l’attizzatoio del camino su una gamba, facendolo ruzzolare a terra. Una volta mandato a tappeto lo immobilizzò.
 
- Presto Emma, datemi qualcosa per legarlo!
 
La donna era rimasta completamente immobile e basita per tutto quello che stava accadendo nella stanza. Guardò le sue mani impotente: ora era in balia del mondo.
 
- Emma! – ripeté Hook – una corda!
- Ora che Emma non ha la magia, la schiacceremo come un moscerino!
- Sta zitto! – gli intimò Hook.
- Cosa credi di poter fare contro me e Rumple, pirata? Il castello e le sue guardie sono fedeli a noi!
 
Fu solo allora che il cervello di Emma sembrò rimettersi in moto. Si diresse immediatamente verso il letto e ne tolse il lenzuolo. Tornò verso Hook e insieme immobilizzarono lo sceriffo alla pesante libreria dell’anticamera.
 
- Non andrete lontano! E ora che sei sola Emma, sarà un gioco da ragazzi schiacciarti! Tre guardie stanno per arrivare: avevano il compito di prendere il tuo cadavere!
- Lei non è sola, idiota! E ti ho detto di stare zitto! – disse Hook imbavagliandolo.
 
Dopo aver sistemato lo sceriffo, il pirata si avvicinò ad una tremante e spaventata Emma.
 
- Emma, tesoro, stai bene? – disse alzandole dolcemente il mento.
 
La donna alzò immediatamente lo sguardo e si allontanò di qualche passo terrorizzata.
 
- Anche tu vuoi farmi del male? Ti sei approfittato di me? Ecco il tuo piano! Ora puoi portare la mia testa a Snow!
- Ma cosa stai dicendo? – disse Hook cercando di prenderle la mano.
- Eri d’accordo con i ribelli! E questo è sen’altro un colpo di fortuna per te!
 
Hook le prese un braccio e fece in modo che i loro occhi si agganciassero saldamente.
 
- Ti ho già detto che non potrei mai farti del male.
- Chi mi dice che non hai le sue stesse intenzioni?
- Fidati di me.
- Ho paura. Il mondo là fuori mi fa paura senza magia.
- E io sono qui per questo. Ora dobbiamo muoverci.
- Ma dove vuoi andare? Lo hai sentito! Non possiamo uscire vivi da qui!
- Non lo sai? Una delle regole d’oro della pirateria è avere sempre una via di fuga preferenziale!
 
Hook la prese per mano e si diresse verso il passaggio segreto. Corsero per le scale mano nella mano, fianco a fianco. Emma si sentiva ancora un po’ stordita, ma il calore di quella salda mano che la stava guidando e la sincerità che aveva letto nei suoi meravigliosi occhi azzurri, non ammettevano repliche.
Quando, alla fine, giunsero nelle cucine, Hook le fece cenno di rimanere in silenzio e nascosta. Fischiettò una vecchia canzone da taverna e una familiare figura si avvicinò.
 
- Non vi aspettavo così presto! Fortuna che sono una donna previdente! – disse Ruby
- Lo so, ma ho dovuto notevolmente anticipare i tempi. Hai fatto quello che ti ho chiesto?
- Certo, è tutto in quella cesta – disse la domestica indicandone una in un angolo – anche se non capisco a cosa ti servano dei vestiti da donna.
- Ora lo scoprirai.
 
Il pirata si girò e fece cenno ad Emma di avvicinarsi. Quando Emma palesò la sua presenza, Hook la prese per mano affinché si avvicinasse del tutto.
 
- Lei cosa ci fa qui? – chiese Ruby infastidita.
- È tutto sotto controllo. Ti basta solo sapere che è in pericolo e che non può rimanere.
- Lei in pericolo? Ma stai scherzando? Lei che con la magia potrebbe spazzare via l’intera contea?
- Non ha più la magia
- Almeno non spargerà più dolore in queste terre!
 
Mentre Ruby stava rovesciando il suo disprezzo verso di lei, Emma si nascose dietro il corpo del pirata appoggiandosi alla sua schiena.
 
- Ruby sai come stanno le cose, perché fai così?
- Io so solo che mi ha fatta prigioniera strappandomi dal mio villaggio. Ha ucciso molte persone e io questo non posso perdonarlo. Anche se so.
 
Hook sentì Emma stringersi ancora di più a lui e il suo senso di protezione crebbe ulteriormente.
 
- Dobbiamo provarci, Ruby. Ora tutto dipende da te, non posso farcela da solo.
 
Ruby guardò Hook negli occhi per un momento.
 
- Lo faccio per te, non per lei. E ora sbrigatevi, non ci resta molto tempo.
 
Come Ruby li ebbe lasciati soli, Hook si voltò verso Emma.
 
- Devi cambiarti tesoro.
- Cosa?
- Ho un piano per uscire di qui, ma con questi vestiti sei troppo riconoscibile. Tra poco avremo tutti i cavalieri neri alle calcagna e non posso permettere che ti succeda qualcosa.
- D’accordo, ma mi occorre una mano.
 
Emma si girò e portò i lunghi capelli da un lato. Aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse ad allentare le stringhe del vestito.
 
- Vado a chiamare Ruby … - disse il pirata imbarazzato.
- No, non mi aiuterebbe mai. Mi fido solo di te ora, non lasciarmi sola … con lei …   
 
Che Hook sapesse come allentare quei lacci era più che evidente, ma non era mai stata Emma a chiedergli una cosa del genere. Ma non c’era tempo ora perché i suoi più che naturali istinti da innamorato prendessero il sopravvento.
 
- Basta così? – le chiese ad un certo punto
- Si grazie e ora … girati per favore … mentre mi cambio.
 
Emma sentì il pirata girarsi e si diresse immediatamente alla cesta con il cambio. Si svestì velocemente ed iniziò ad indossare i nuovi abiti. Infilò velocemente la sottoveste e poi la colorata gonna fino alla caviglia. Poi fu la volta del corsetto che allacciò velocemente. Aveva appena finito di sistemarsi il mantello che sentì la voce di Ruby parlare con Hook.
 
- È pronta? C’è molto trambusto fuori. Tre guardie hanno liberato Nottingham che ha dato l’allarme della vostra scomparsa. Stanno setacciando il castello e tra poco saranno qui.
- Credo abbia quasi finito. Emma, quanto ti manca?
 
Dopo pochi secondi la donna si fece avanti.
 
- Perfetto tesoro, siamo pronti.
- Ho riempito la sacca più che ho potuto. Dovrebbe bastarvi. Esco a controllare che la strada sia libera. State pronti.
- Grazie Ruby – disse Emma in un sussurro.
 
Come Ruby fu uscita, il pirata tornò ad avvicinarsi ad Emma. La guardò con dolcezza, prima di sollevarle il cappuccio sulla testa affinché non fosse riconosciuta.
 
 - Andrà tutto bene – le sussurrò amorevolmente prendendole la mano.
 
Dopo pochi istanti Ruby tornò da loro. Si avviarono per i corridoi cercando di fare il minor rumore possibile. Emma non aveva lasciato la mano di Hook neanche un momento. Stavano per attraversare la lunga terrazza che era stata teatro della loro serata romantica, quando la voce di una guardia risuonò poco lontano.
 
- Tre figure sono in fuga, devono essere loro!
 
I tre fuggiaschi affrettarono ancora di più il passo. Arrivarono alla torre quando le guardie si stavano accingendo ad attraversare la terrazza. Ruby aprì immediatamente la porticina per permettere loro la fuga verso l’esterno. Emma e Hook avevano appena oltrepassato la porta, quando una freccia andò a conficcarsi proprio vicino alla testa di Ruby.
 
- Ti ha fatto male? – chiese Hook preoccupato
- No, ma voi ora dovete andare.
- Tu non vieni? – chiese Hook – era nei patti.
- Quanto tempo credi che potrete resistere senza un vantaggio?
- Cosa hai in mente?
- Li terrò a bada.
 
Hook non fece in tempo a controbattere che Ruby chiuse la porta dietro di loro a chiave. Per assicurarsi che le guardie perdessero altro tempo, lanciò la chiave oltre il parapetto. Quando le guardie la raggiunsero le intimarono di arrendersi.
 
- Arrendermi? Voi non sapete con chi avete a che fare.
 
Si sfilò il mantello e sotto i raggi della luna piena quelle guardie conobbero la vera natura della ragazza.
Emma e Hook avevano sceso le scale in un battibaleno e ora, davanti alla porta che dava accesso all’esterno, stavano controllando la situazione.
 
- Una volta fuori, corri oltre le fontane verso i boschi.
- E tu dove vai?
- È meglio dividerci.
- Non puoi lasciarmi, ti prego – disse Emma stringendo la sua mano ancora di più.
- Rimarrò qualche passo indietro per assicurarmi che nessuno ci segua. Non mi succederà niente, sono un osso duro.
- Va bene, ma non osare rimanere troppo indietro!
 
Nel buio della notte Emma stava correndo verso le fontane e dietro di lei c’era Hook. Le avevano da poco superate quando qualcuno dal bastione li scorse e chiamò altre guardie a raccolta. Dietro di loro un gruppetto di cavalieri neri stava uscendo dalle stalle per inseguirli. Emma fu presa dalla paura e rallentò il passo.
 
- Non fermarti Emma, corri!! Ci penso io qui!
 
Emma continuò a correre a perdifiato verso il bosco. Per un po’ aveva sentito i passi di Hook dietro di lei e il clangore delle spade che si stavano affrontando. Fece quello che Hook le aveva detto. Si stava addentrando nel folto del bosco quando inciampò in una radice nel terreno. Non ebbe il tempo di rialzarsi che fu raggiunta da uno dei cavalieri neri.
 
- Altezza, eccovi qui. Non potete scappare. Lo sceriffo mi darà una grande ricompensa per questo.
 
Il cavaliere alzò la spada verso di lei e cominciò ad avvicinarsi. Emma chiuse gli occhi in attesa della fine. E poi sentì due possenti e familiari braccia stringerla per farla rialzare.
 
- Stai bene? Ce la fai a camminare?
 
Hook era di nuovo vicino a lei, la spada sguainata e il cavaliere che l’aveva minacciata a terra.
 
- Sì, credo di sì.
- E allora non perdiamo altro tempo.
 
Hook la prese di nuovo per mano e si addentrarono nel folto del bosco. La luna era ancora alta e dovevano sfruttare le tenebre se volevano avere un vantaggio sui cavalieri neri.
 
Al castello Rumple stava camminando nervosamente nella sua stanza, quando Nottingham bussò alla sua porta.
 
- Allora sceriffo, missione compiuta?
- In parte
- Che vuol dire in parte?
- Che sono riuscito a metterle il bracciale ma non a ucciderla
- Che cosa?
- È fuggita grazie all’aiuto di quel pirata.
- Ma perché mi tocca fare sempre tutto da solo?
- Si sono addentrati nel bosco, non avranno molte possibilità di sopravvivere. Dico ai cavalieri di organizzare delle battute di ricerca.
- Io credo di sapere esattamente dove stiano andando. E allora la loro fine sarà davvero segnata. Diffondete la notizia ufficiosa che la Dama è stata rapita dai ribelli che il castello si sta organizzando per liberare la signora, al resto penso io.
 
Come Rumple fu solo, prese uno specchietto dal suo cassetto. Invece della sua immagine riflessa, c’era quella di un altro uomo.
 
- Tieniti pronto, dovrebbero arrivare da te.
- Certo Rumple, ci aggiorniamo.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
E movimento fu. Un altro capitolo quasi tutto CS :) così come lo sarà il prossimo. Hook ed Emma ora sono soli nei boschi. Avete visto che Nottingham ha avuto un primo assaggio di pugni dal capitano? Tranquilli è solo l'inizio ... #muahahahahahahah. Emma ormai si fida sempre più di Hook e sembra non voglia più negare quello che sente dentro. al momento è alquanto spaventata e ancora confusa per quello che le sta succedendo e per quel bracciale che le ha tolto la magia, ma Hook è pronto a sostenerla sempre e comunque. Ma il vero quesito è: chi altro è in combutta con Rumple? E questo lo scopriremo strada facendo.
Come sempre grazie per i commenti e le letture, ci tengo sempre a sapere quello che pensate e sono sempre aperta a tutti i suggerimenti.
Un bacio grande mentre io torno a farmi un rewatch della seconda parte di stagione della quarta serie.
Un abbraccio grandissimo
Persefone

 

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Capitolo 14
*** XIV. Into The Woods ***


XIV. Into The Woods
 
Per quanto avessero vagato nei boschi, Emma non era stata in grado di capirlo con certezza. Fuori del castello e senza magia, la sua percezione del mondo era più dilatata e distorta. Hook aveva insistito per camminare non solo tutta la notte, ma anche gran parte del giorno successivo. Sapeva che Nottingham aveva bisogno di tempo per organizzare le squadre di ricerca, tempo che loro avrebbero potuto sfruttare per mettere il maggior numero possibile di miglia tra loro e i cavalieri neri. Era ormai tardo pomeriggio quando Emma era crollata a terra stremata. Il pirata aveva organizzato un piccolo accampamento tra le nodose radici di una quercia che avevano formato come una piccola cavità in cui nascondersi. Ruby aveva fatto le cose davvero per bene, cercando di mettere tutto quello che potesse essere loro utile oltre le provviste: due coperte, fiammiferi, utensili vari. Dopo aver acceso un piccolo fuoco e cotto un po’ di carne salata, Emma si era abbandonata alla stanchezza, sotto gli attenti e vigili occhi blu del pirata.
Era stata colta da un sonno profondo e a tratti agitato, tanto che al suo risveglio, nel primo pomeriggio, era ancora tutto sfocato. Aveva ancora davanti agli occhi le sbiadite immagini della passata notte, di Hook che le correva accanto, dell’attacco dei cavalieri neri e del tradimento dello sceriffo. L’intensità del sole che batteva la costrinse ad aprire gli occhi: come capì di essere all’aperto si tirò su di scatto per guardarsi intorno. Era sola e la paura tornò ad attanagliarle il cuore. Hook non poteva averla abbandonata così. La sua mente si fece subito lucida e notò immediatamente come avesse addosso il suo pastrano a mo’ di coperta e che sul giaciglio vicino al suo ci fosse il panciotto nero di pelle. L’uomo doveva essersi allontanato per qualche buon motivo e per questo Emma tirò un sospiro di sollievo. Tornò a scrutare il braccialetto nero e inevitabilmente le mani: le sembrava ancora di sentire impresso sulla pelle il palmo di lui e le dita, con quei grossi anelli, stringerle il dorso.
Prima di riuscire ad addormentarsi, Emma aveva nervosamente tormentato la sua collana, tanto da tenere sveglio anche Hook che, dal suo giaciglio, si era girato verso di lei.
 
- Ti sto dando fastidio! – aveva detto Emma accorgendosi degli occhi del pirata su di lei.
- Non mi da fastidio il rumore dei tuoi ciondoli, ma sento che sei agitata e questo mi tiene sveglio.
- Scusa … ma … io …
 
Hook si era sporto dal suo giaciglio ed era tornato a stringerle ancora la mano.
 
- Siamo al sicuro qui, non ti preoccupare.
- Se lo dici tu.
 
Si erano addormentati così, palmo contro palmo ed Emma era finalmente riuscita a rilassarsi per qualche ora.
Quando sentì la mente completamente sveglia e vigile decise di alzarsi, anche se era ancora incerta sul da fare. La cosa migliore era cercare Hook e capire come agire ora che erano in fuga. Si addentrò nel bosco. Aveva fatto appena qualche passo, quando sentì in lontananza lo scroscio di un torrente: forse il capitano vi si era diretto per bere. Quando giunse in prossimità della riva, lo vide proprio lì, intento a rinfrescarsi. Si fermò tra il fogliame: l’uomo si stava passando l’acqua sulle braccia e sul viso. La camicia nera era accanto a lui così come due borracce che sicuramente erano per l’accampamento. Emma sentì le guance andare a fuoco: se quella volta a cavallo aveva trovato statuario il suo corpo da vestito, così mezzo nudo era ancora più affascinante. Quando formulò quel pensiero si sentì ancora più in imbarazzo, ormai non poteva proprio più negare l’attrazione che provava, ma sentiva che c’era molto più di quello, un legame profondo e intenso fatto di cose condivise e ferite curate insieme.
Hook si era appena rinfilato la camicia, quando sentì alle sue spalle un rumore provenire dagli alberi.
 
- Chi c’è? – disse serio portando la mano sull’elsa della spada legata alla cintura dei pantaloni, pronta per essere usata.
 
Emma uscì dal fogliame e si avvicinò all’uomo ad occhi bassi: era stata praticamente colta in flagrante. Come Hook la vide, un largo sorriso si dipinse sul suo viso.
 
- Non mi dire che mi stavi spiando?
 
Emma continuò a guardare in basso ancora imbarazzata per essere stata scoperta e per la tenuta così libera del pirata.
 
- Tutto bene? – disse Hook infilandosi la camicia nei pantaloni.
- Sì … scusa … ma mi sono svegliata e non ti ho visto in giro … così …
- Ero qui. Perché non ti dai una rinfrescata anche tu? Immagino che ne avrai voglia.
- In effetti non mi dispiacerebbe affatto ma … - gli lanciò uno sguardo come a dire che la sua presenza durante quell’operazione l’avrebbe messa in imbarazzo.
- Oh capisco. Facciamo così, puoi cambiarti qui – disse indicando il fogliame – e così fai con comodo. Io nel frattempo mi giro qui a fare il gentleman.
- Ne siamo certi?
- Parola di pirata – disse lui candidamente.
 
Dopo che Hook si fu voltato, Emma cominciò a spogliarsi con calma. Si slacciò il corsetto e lo lasciò lì insieme alla gonna. Restare con la sottoveste era senza’altro la soluzione più comoda e sicura per fare un rapido bagno senza scoprirsi troppo.  Guardò ancora una volta verso Hook prima di uscire.
 
- Sto andando verso la riva, mi raccomando!
 
Emma raggiunse la sponda del fiume in pochi passi, ma prima di immergere i piedi nell’acqua e chinarsi per passarla sul corpo doveva assolutamente accorciare la gonna della sottoveste. Ne prese un lembo e ne fece un nodo sopra le ginocchia in modo che non si bagnasse troppo. Quando la gonna fu ben legata, Emma iniziò a bagnarsi le gambe e a togliere quel misto di polvere e fango che si era incrostato su di esse. Sfilò poi le sottili bretelle per sciacquare le braccia e togliere il sudore anche dalla schiena e da quel poco di busto che lasciava scoperto il corsetto della sottoveste. Hook aveva ragione, ne aveva davvero bisogno anche per rilassare ancora un momento i nervi fin troppo tesi.
 
- Già che ci sei, puoi riempire anche queste?
 
Come Emma sentì la sua voce provenire da dietro di lei, si girò di scatto stringendosi nelle spalle.
 
- Accidenti, pirata! Mi avevi detto che non ti saresti voltato!
- Credevo ti riferissi solo a quello che succedeva lì, d’altronde non hai specificato – disse ridendo.
- Sì certo, te la giri come vuoi …
- Pirata! Allora, le puoi riempire? – disse porgendole le borracce.
 
Emma, dopo aver notato l’assenza del ciondolo al polso dell’uomo, le prese mettendo il broncio, cosa che fece sorridere Hook ovviamente. Dopo aver riempito la prima gliela passò in attesa della seconda. Sentiva i suoi occhi su di lei, mentre seguiva ogni suo gesto in un modo che nessuno aveva fatto prima. Si stava chinando per riempire anche l’altra, quando il nodo della gonna si sciolse improvvisamente. Emma si precipitò ad afferrarla al volo affinché non si bagnasse troppo. Il conseguente movimento scomposto che ne seguì fece credere a Hook che stesse perdendo l’equilibrio, cosa che lo spinse ad afferrarla con decisione per non farla cadere. La stretta del pirata non riuscì nel suo intento ma anzi accentuò il precario equilibrio di Emma. In pochi secondi si ritrovarono entrambi in acqua con i vestiti zuppi.
 
- Accidenti! Proprio quello che volevo evitare! – disse Emma.
 
Hook si girò verso di lei per assicurarsi che non si fosse fatta male e pronto a subire una sfuriata da parte della donna. Ma quando la guardò preoccupato in viso, vide una cosa del tutto inaspettata.
 
- Oh cielo, non credevo che ne avrei mai visto uno.
- Cosa? – disse Emma guardandosi intorno.
- Un sorriso.
- Hai sempre voglia di prendermi in giro! – disse Emma schizzandogli un po’ d’acqua addosso.
- Ti consiglio di non sfidarmi su questo terreno, Swan!
- Come mi hai chiamata? – disse Emma sorpresa
 
Possibile che non ricordasse neanche il suo cognome? Che poi era diventato il nomignolo con cui amava rivolgersi a lei.
 
- Guardati – disse lui cercando di recuperare – con quella sottana bianca tutta bagnata, sembri proprio un cigno!
- Lo sai che i cigni sono dispettosi, vero? – replicò lei.
- Non lo farai – la ammonì il pirata
- E invece sì! – disse Emma tornando a schizzarlo nuovamente.
- Mai sfidare un pirata in fatto di agguati, non te lo hai mai detto nessuno?
 
Hook cominciò a schizzarla. Emma cercò di ripararsi dall’acqua voltandosi di spalle e cercando di bagnarlo a sua volta. Le sue risate erano come musica per le orecchie del pirata, perché anche quelle gli erano mancate. Della loro relazione si poteva dire tutto: era strana, particolare, ma quanto si divertivano insieme e le risate c’erano sempre state.
Emma cercò di allontanarsi di qualche passo per uscire dalla traiettoria dei suoi schizzi.
 
- Dove credi di scappare? – disse Hook inseguendola – non ti lascerò andare così facilmente!
- Basta, mi arrendo! – disse lei cercando di togliere i capelli bagnati dagli occhi.
- Ti arrendi?
- Si capitano, posso sperare di evitare la passerella della vostra nave?
- C’è un solo modo per evitarla – disse avvicinandosi sempre di più – lasciarmi decidere la mia ricompensa.
- Credo di non potertelo negare date le circostanze.
- Lo credo anche io …
 
Hook si stava avvinando suadente a lei, quando il nitrito di un cavallo in lontananza li richiamò alla realtà.
 
- Cavalieri neri! Presto nascondiamoci tra il fogliame vicino ai tuoi abiti.
 
Hook la aiutò ad uscire dall’acqua e corsero verso i cespugli dopo aver recuperato anche le borracce. Si nascosero dietro un albero mentre due cavalieri neri si stavano avvicinando per pattugliare il torrente.
Per evitare di essere visti, si strinsero ancora di più l’uno all’altra e fu in quel momento che Hook sentì Emma tremare come una foglia.
 
- Stai tranquilla, da qui non dovrebbero vederci.
- Lo so, non ho paura infatti, ma freddo. – disse battendo i denti.
 
Hook la circondò con le braccia e cercò di scaldarla in qualche modo. Quando Emma si ritrovò di nuovo stretta a lui, le sembrò che il tempo si fosse fermato ancora una volta. Poteva sentirne il cuore battere nel petto quasi all’unisono con il suo. 
 
- Se ne sono andati – disse Hook ad un certo punto – meglio se torniamo all’accampamento e mettiamo ad asciugare i vestiti. Per stasera è meglio non muoverci se sono in giro. Riprendiamo il cammino domani mattina presto.
 
Dopo aver raccolto i vestiti e le borracce vicino a loro, tornarono all’accampamento. Il punto in cui si erano fermati era abbastanza riparato e il fumo del falò non sarebbe di certo stato notato. Mentre il pirata si stava assicurando che il fuoco avesse attecchito, Emma si stava togliendo la sottoveste bagnata per stenderla accanto al fuoco. Quando il pirata la vide uscire dalla cavità, aveva stretta addosso solo la coperta della notte e i capelli, ora pettinati indietro, erano ancora un po’ bagnati. Dopo aver steso la sottana ad asciugarsi, si era seduta accanto a lui su un tronco.
 
- Ora sì che va meglio, non dovrebbe metterci molto ad asciugarsi.
- Lo credo anche io - sternutì
 - Perché non metti anche tu le tue cose ad asciugare? Non puoi passare la notte così, ti prenderai una polmonite.
- Temo tu abbia ragione. Torno subito.
 
Emma stava nervosamente giocando con una delle ciocche di capelli, quando il pirata comparì nuovamente, avvolto anche lui nella sua coperta, con i suoi abiti ed il suo pastrano in mano.
Dopo aver sistemato i suoi vestiti accanto a quelli di Emma, tornò a sedersi vicino a lei sul tronco. Per alcuni minuti regnò uno strano silenzio tra loro. Entrambi volevano tornare a quella complicità che avevano avuto un attimo prima che arrivassero i cavalieri, ma avevano troppa paura di non riuscire nel loro intento e rovinare tutto.
Emma lo guardò di sottecchi. Si rese conto che fino a quel momento era stato lui l’unico ad essersi esposto e che questa mancanza di iniziativa poteva essere dovuta al fatto che lei non avesse fatto abbastanza per fargli capire che la cosa non la disturbava affatto. Ma prima c’era una questione da chiarire a tutti i costi e voleva farlo subito, prima di cercare di portare la cosa tra loro alla fase successiva.
 
- Posso farti una domanda?
- Certamente.
- L’altra sera hai sentito tutto quello che ha detto lo sceriffo? – disse arrossendo.
- Più o meno. Sono rimasto solo perche ero preoccupato per te.
- Quindi ti sarai fatto un’idea sbagliata di me. Avrai pensato che sono una donna …
- Emma, sono un pirata! So come vano queste cose!
- Quindi lo hai pensato!
- Io non ho pensato niente – disse cercando di tranquillizzarla e avvicinandosi un po’ di più – e neanche mi interessa sinceramente.
- Tra me e lui non c’è mai stato niente di importante.
- Non mi devi spiegazioni.
- Ma io ci tengo lo stesso a dirtelo.
- E questo mi basta. Non parliamone più, ti va?
- D’accordo – ribadì Emma vedendo la sincerità nel suo sguardo.
 
Ci fu ancora qualche minuto di silenzio.
 
- A proposito della faccenda del pirata, credo di doverti una ricompensa per avermi risparmiato la vita prima – disse Emma considerando la precedente conversazione definitivamente chiusa.
- Oh giusto … vediamo un po’ … ah sì ci sono!
 
Hook afferrò il suo pastrano e si sedette accanto ad Emma in modo che il suo cappotto potesse avvolgerli entrambi.
 
- Ti accontenti di poco … - disse lei sorridendo.
- E questo chi lo ha detto?
 
Non lasciò il tempo ad Emma di controbattere che la cinse per la vita e la baciò sulle labbra. Dopo il primo momento di esitazione, Emma iniziò a ricambiare il suo bacio con la stessa intensità e con lo stesso desiderio. Strinse le braccia attorno al suo collo in modo che i loro corpi potessero aderire ancora di più. Quel poco di spazio che ancora c’era tra loro fu azzerato quando Hook la sollevò appena per farla sedere in braccio a lui. La avvolse nuovamente nel cappotto con lui in modo che non prendesse freddo.
Quando si staccarono per riprendere fiato, Emma poggiò la testa sulla sua spalla, come se volesse schermirsi.
 
- Mi sembra abbastanza chiaro cosa mi interessa – disse Hook baciandole una tempia
 
Passarono abbracciati parte del pomeriggio a chiacchierare teneramente. Emma gli aveva ravviato i capelli bagnati dal viso in modo che potessero asciugarsi più velocemente. Per la prima volta sentì di avere anche lei un posto nel mondo e si rese conto che quella sgradevole sensazione di essere sempre fuori luogo era svanita dall’esatto momento in cui lui si era materializzato nella sua vita.
Il cuore di Hook, invece, era sul punto di esplodere quando Emma aveva contraccambiato le sue attenzioni: perché oscura o lucente lei era sempre se stessa con le sue paure e la sua forza e lui se ne era innamorato proprio per questo. Tornare a stringerla in quel modo e riavere quell’intimità che avevano faticosamente costruito era stata come la fine di un incubo feroce. La strinse ancora di più nel suo cappotto, ora non l’avrebbe mai più lasciata andare. Gli era mancato anche parlare con lei in quel modo così sincero e consapevole di avere di fronte una persona che sa benissimo quello che stai provando. 
 
- Tesoro, credo che i nostri vestiti siano ormai asciutti. Meglio coprirsi prima che il freddo della notte cominci a farsi sentire veramente.
- D’accordo.
- Vai prima tu.
 
Hook vide Emma alzarsi, prendere i suoi indumenti e dirigersi verso la cavità per cambiarsi. Frugò nella tasca del suo cappotto in cerca del ciondolo. Il cerchio era avvolto per tre quarti dalla magia bianca. Mancava poco, finalmente poco.
Si stavano sistemando per la notte e avevano trascorso il resto della serata tra sguardi sempre più complici e una vicinanza totale come se non solo i loro corpi volessero essere in contatto ma anche le loro anime. La loro serata era stata rovinata da un violento temporale che li aveva costretti a rifugiarsi nella cavità appena finito di cenare. Hook stava finendo di sistemare il suo letto, quando sentì uno strano fruscio alle sue spalle. Emma aveva preso le sue cose ed era ferma dietro di lui: iniziò a sistemare le coperte proprio vicino alle sue.
 
- Mi sembra assurdo continuare a dormire distanti dopo quello che è successo – affermò lei decisa.
- Non dico che non mi faccia piacere, ma non devi sentirti in dovere.
- Da quando ti conosco, non ho mai fatto una cosa perché dovevo, ma semplicemente perché volevo – replicò lei seria.
 
Lasciò che Hook fosse il primo a sdraiarsi e poi si stese anche lei. Notò nuovamente che il polso del pirata era nudo.
 
- Che fine ha fatto il tuo ciondolo?
- Credo di averlo perso l’altra sera nel trambusto – mentì il pirata sapendo quanto la donna temesse il significato di quel ciondolo che, invece, era al sicuro nella tasca del suo panciotto.
- Mi dispiace, so quanto ci tenevi.
- Non esserlo e poi sono stanco di vivere nel passato.
- Mi piacerebbe capirti, ma vedi io il mio passato non me lo ricordo, quindi non so cosa voglia dire viverci.
 
Hook si girò su un fianco per poterla osservare meglio. Il rumore della pioggia fuori era inteso ma costante e lui non ne aveva mai abbastanza del legame che si stava formando tra loro. Le aveva appena mentito sul suo ciondolo, ma era una bugia a fin di bene, per lei, per loro. All’improvviso un tuono un po’ più violento degli altri sconquassò il cielo facendo sussultare Emma.
 
- Non dirmi che hai paura dei tuoni – disse in tono canzonatorio.
- Non ho paura dei tuoni! Ma mi innervosiscono e non mi fanno dormire.
- Allora conosco un rimedio davvero efficace.
 
Con il braccio libero le cinse la vita e l’avvicinò ancora di più a sé.
 
- Ma non ne hai avuto abbastanza per oggi, capitano? – disse lei sorridendo
 
Davanti a quel raggio di sole Hook sentì la terra mancargli sotto i piedi.
 
- Di te non potrei mai stancarmi.
 
Posò ancora le labbra sulle sue lasciandosi inebriare dal loro fragrante e sensuale sapore. L’impazienza e la fretta dei primi baci aveva lasciato il posto ad una tranquilla frenesia che reclamava i suoi tempi per essere assaporata fino in fondo. Ed ogni volta era come se un nuovo sapore venisse a galla. Emma gli passò una mano tra i folti capelli per ravviare la sua ciocca ribelle e a quel punto il corpo del pirata rispose come se un meccanismo interno si fosse attivato da solo. Portò la mano al nastro del corsetto per scioglierne il fiocco e questo perché era quello il gesto che Emma faceva quando voleva essere un tutt’uno con lui: ravviare la sua ribelle ciocca. Hook non fece in tempo a sciogliere completamente nastro che sentì la mano di lei posarsi sulla sua per fermarlo.
 
- Scusa – disse immediatamente lui ritirando il braccio – ma credevo che … - come poteva spiegarle che quel gesto era stato da sempre il loro codice per abbandonarsi alla passione?
- Non fraintendermi, sono stata io a cominciare ma non mi aspettavo di arrivare subito a quel punto, ecco tutto. Non mi sento a mio agio con le cose troppo veloci.
- Lo so.
- Lo sai?
- Nel senso che me lo ero immaginato, non lasci avvicinare molte persone a te. Non volevo approfittare, ma mi è venuto naturale. È parte di quello che provo per te.
- E questo non può che farmi piacere, ma ti chiedo solo di cominciare dalle cose piccole.
- Per esempio? – disse Hook curioso.
- Per cominciare questo va più che bene.
 
Emma prese il braccio del pirata e lo strinse attorno alla sua vita. Fece aderire la schiena al suo petto e si sistemò comodamente per dormire. Dal canto suo Hook prese il suo pastrano che tornò a fare da coperta per entrambi.
 
- Buonanotte pirata – disse Emma prima di voltarsi nuovamente
- Buonanotte Swan – ripeté lui stringendola di più a sé.
 
Come l’alba sorse, Hook si svegliò: Emma era ancora tra le sue braccia. Non si era per niente mossa durante la notte e in più di un’occasione aveva sentito la sua mano stringere il suo braccio. Si alzò facendo attenzione a non svegliarla: poteva dormire ancora un po’ mentre lui cominciava a preparare la sacca.
Hook stava aspettando che Emma si finisse di sistemarsi per riprendere il cammino. Era tutto pronto e il viaggio verso le Montagne Incantate avrebbe richiesto solo un paio di giorni. Dopo Henry, ora era compito suo riportarla a casa e spezzare questo nuovo sortilegio. Era così immerso nei suoi pensieri che si accorse della sua presenza solo quando lo prese per mano.
 
- Allora Capitano, dove andiamo?
- In un posto sicuro.
- Dove si trova?
 
Hook sapeva che Emma non era ancora pronta a sapere la verità. Rivelarle che la stava portando dai ribelli sarebbe stato controproducente e avrebbe potuto polverizzare la fiducia che a fatica si stava guadagnando. No, meglio parlarle strada facendo e dirle la verità a poco a poco.
 
- Se ti chiedessi di fidarti di me senza troppe spiegazioni, lo faresti? Comunque il posto dove stiamo andando è sicuro per te.
 
Emma lo guardò con gli occhi pieni di fiducia e Hook pregò qualunque divinità conosciuta che quella stessa fiducia non si sarebbe sgretolata una volta rivelata la verità.
 
- Va bene – disse Emma intrecciando le dita con le sue – e comunque buongiorno.
 
Si alzò sulle punte dei piedi e sfiorò le sue labbra dolcemente prima di riprendere il cammino.
 
 
 
 
 ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque ecco qui un altro capitolo completamente CS. Devo fare una premessa: nei miei piani originali non era esattamente così, ma le nuove foto dal set vicino al maggiolino hanno avuto un effetto devastante su di me, quindi è uscita questa cosa qui. Ormai possiamo considerarli una coppia a tutti gli effetti, Emma ha voluto chiarire la sua posizione con Nottingham ma Hook è stato chiaro: a lui non importa del passato. Vi lasci annegare un po' nello zucchero perchè temo che un pizzico (no, non è un pizzico) di angst sia inesorabilmente dietro l'angolo. Intanto Hook non ha detto nulla sul luogo in cui stanno andando per paura della reazione di lei e questo potrebbe avere delle conseguenze, ma non è l'unica cosa ...
Come sempre grazie! Lo scorso capitolo ha avuto parecchie recensioni e questo mi ha fatto davvero piacere leggere ogni vostro commento #sieteimpareggiabili . Grazie anche ai lettori silenziosi e a chi inserisce nelle varie categorie. Spero che anche questo sia di vostro gradimento.
Un bacione
Persefone 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** XV. Along The Way ***


XV. Along The Way
 
Avevano appena ripreso il cammino quando qualcuno li seguì facendo attenzione a rimanere ben nascosto. Una volta capita la direzione che avrebbero preso, si mise in contatto con il castello.
Rumple stava nervosamente camminando da una parte all’altra della sua stanza, cercando di delineare la nuova strategia da seguire. Se quel buono a nulla di Nottingham fosse riuscito ad ucciderla le cose sarebbero state molto più semplici, ma per fortuna lui era un uomo previdente e si era premunito per qualunque evenienza, anche la più sfavorevole, proprio come quella in cui si trovava ora. Il filo dei suoi ragionamenti fu interrotto quando lo specchietto nella sua mano si illuminò, mostrando proprio la figura di Nottingham.
 
- Avevi ragione. Hanno preso quella direzione. Nel tardo pomeriggio dovrebbero essere nei pressi del villaggio di Tocqville. Si sono già messi in cammino.
- Benissimo. Temo però che questa eccessiva calma possa insospettirli. Movimenta un po’ la situazione tanto tu sai quello che devi fare.
 

Il loro secondo giorno di viaggio era ormai sul finire e Hook ed Emma stavano cercando un buon punto per allestire il campo e passare la notte. Per tutto il giorno si erano concentrati sul cammino e nell’evitare le squadre del Castello in cerca di loro. Solo al calar della sera, come per un tacito accordo, non avevano potuto fare a meno di ritornare alla loro intimità fatta di gesti, sguardi rubati e una sana ironia. Ma Emma aveva iniziato a vedere una strana ombra sul viso del suo capitano. Lui stava cercando di non darlo a vedere, ma qualcosa lo preoccupava. Emma attribuì quella nube alla tensione e alla preoccupazione della situazione in generale. Si era fatta ancora più vicina a lui, aveva cercato di essere ancora più accogliente e sorridente, come per rassicurarlo. Quella non verbale dimostrazione di fiducia non fece che peggiorare l’umore del pirata. Era da quando erano ripartiti che si era ripromesso di dirle la verità, ma gli era sempre mancato il coraggio, ora per un suo sorriso, ora con la scusa che sembrava troppo felice per rovinarle l’umore, o perché era stato avvolto da un suo bacio, una sua carezza, un suo sguardo.
Si erano appena sdraiati sui loro giacigli, quando Emma poggiò la testa sul suo petto, come era ormai solita fare per addormentarsi. Stavolta, invece, di sdraiarsi al suo fianco, si era messa di traverso, per poterlo guardare negli occhi. Aveva un’espressione dolce e preoccupata allo stesso tempo.
 
- Sei taciturno stasera. Mi pare che comunque ce la stiamo cavando alla grande. E sì non sarò una cuoca provetta, ma non sono stata un completo disastro con quella carne, dai!
 
Hook tolse il braccio dietro la testa per scompigliarle i lunghi capelli biondi.
 
- Non c’entra la carne, sono solo un po’ stanco.
- Ma non mi dire … Certo che se la notte l’ultimo dei tuoi pensieri è dormire …
- Senti chi parla – ribatté lui pronto – non mi sembra che tu mi abbia mai aiutato a conciliare il sonno!
- Ma io non ho la faccia da fantasma che hai tu! – disse lei canzonandolo.
- Ne sei sicura? – disse sornione lui – perché quelle che hai sotto gli occhi sono delle occhiaie.
 
Emma si tirò su di scatto.
 
- Ho le occhiaie? Allora sono in condizione pietose – disse lei melodrammatica.
 
Hook iniziò a ridere di cuore.
 
- Bene, era questo quello che volevo. E, per inciso, le anche tu le occhiaie.
 
Emma si avvicinò al viso di Hook: per una volta era lei che si ergeva su di lui e con un dito disegnò il contorno delle labbra dell’uomo, pronta a cercare di dissolvere quell’inquietudine nella dolcezza di un bacio. Improvvisamente un rumore in lontananza li risvegliò da quell’idillio amoroso. Hook si tirò su immediatamente e la strinse a sé. Afferrò il mantello e la coprì in modo che non potesse essere riconosciuta. Poi mise la mano sull’elsa, pronto a qualunque evenienza.
 
- Cosa succede?
- C’è qualcuno.
- Cosa facciamo?
- Rimani qui. Io vado a vedere com’è la situazione fuori. Se senti confusione non rimanere qui, ma inoltrarti nel bosco.
 
Il pirata uscì cautamente dal loro rifugio e si mise dietro un albero in attesa del momento giusto per venire fuori. Dopo pochi istanti, la figura di un cavaliere nero emerse dal buio. Una volta che il capitano si fu assicurato che fosse solo, uscì allo scoperto.
 
- Posso esserti utile, amico?
 
Il cavaliere non ebbe il tempo di realizzare che Hook lo colpì con il suo uncino. Sentì intorno il rumore di passi concitati che si dirigevano verso la loro direzione: sicuramente erano i commilitoni, non potevano restare lì per molto ancora. C’era una sola cosa da fare: raggiungere il villaggio di Tocqville che non era molto distante. Tornò da Emma e la fece alzare.
 
- Tesoro, c’è una pattuglia nei paraggi, dobbiamo andare.
 
Emma iniziò a rimettere a posto le loro cose velocemente.
 
- Non c’è tempo. Lascia tutto qui. Andiamo al villaggio di Tocqville, lì potremmo fare delle nuove scorte.
- Hai sempre detto di stare lontano dai centri abitati.
- Lo so, ma lì c’è una persona che può aiutarci. Si chiama Colin Backer.
 
Era stata Snow a dargli quel nome prima di partire con Henry. Glielo aveva fatto mentre il ragazzo stava finendo di preparare le sue cose. Lo aveva tirato da una parte per parlare privatamente.
 
- Qualunque cosa ti servisse – aveva detto Snow – puoi fermarti al villaggio di Tocqville e cercare Colin Backer. È uno di noi. Sarà più che felice di aiutarti. Anzi gli scrivo per avvertirlo del tuo viaggio e del fatto che potresti bussare alla sua porta.
- Pensi che la possibile presenza di Emma cambierebbe questa sua disponibilità?
- Assolutamente no. È uno dei miei più fidati alleati. Nella Foresta Incantata era uno dei nostri vicini di regno. Mio padre e suo padre, oltre ad essere dei validissimi alleati, erano ottimi amici, per me è come se fosse un fratello. Se avessi potuto celebrare la cerimonia di incoronazione per Emma, lui sarebbe stato il suo tutore e padrino.
- Non mi sembra di averlo mai visto a Storybrooke.
- Non è mai stato coinvolto nei sortilegi ma quando Emma ha creato la Contea, ha risucchiato molte terre intorno alla Foresta Incantata. E così ci siamo rincontrati.
- Colin Backer … terrò a mente questo nome. Dove lo trovo a Tocqville?
- Non avrai difficoltà. La sua attività a favore dei ribelli ha un’ottima copertura: è l’unico fornaio del villaggio nonché informatore del castello. Insomma ci passa informazioni da infiltrato. Quindi cerca il forno e bussa alla sua porta.
 
Hook guidò Emma nel buio della notte. Prima di riprendere il cammino aveva sfilato la spada al cavaliere nero e l’aveva porta alla donna. Emma aveva spalancato gli occhi.
 
- Io non so come si usa.
- Prendila lo stesso, in caso di bisogno. Legala in vita. Qualunque cosa accada, sfoderala e tienila ben salda davanti a te.
 
Emma legò la spada in vita con gesti sicuri. Hook sperò che l’abilità della vecchia Emma si palesasse in caso di bisogno.
 
- Stammi vicino.
 
Iniziarono a lasciare il sentiero dei boschi per dirigersi al villaggio. Durante il tragitto avevano intercettato delle pattuglie di cavalieri neri, ma erano sempre riusciti a sorpassarle senza mai essere visti. Erano entrati nelle isolate vie del villaggio e stavano cercando la bottega del fornaio. Come ordinava il decreto di coprifuoco da lei emanato, dopo le dieci di sera tutte le luci erano spente e le finestre con gli scuri accostati. Non doveva essere troppo lontano quel maledetto forno. Fecero ancora qualche passo e videro alla fine della strada l’insegna che stavano disperatamente cercando. Non fecero in tempo a tirare il fiato che lo scalpiccio dei zoccoli dei cavalli sul selciato stava avanzando nella loro direzione. I due si precipitarono alla porta. Hook iniziò a battere sulla porta mentre Emma era rimasta poco più lontano nel porticato per fare da palo.
 
- Hook stanno arrivando. Se non ci apre non avremo molte vie di fuga.
 
Il pirata continuò a battere sulla porta finché non sentì da dentro provenire dei rumori. Dopo pochi secondi la porta si aprì leggermente con un catenaccio.
 
- Chi siete? Cosa diavolo volete a quest’ora?
- Mi chiamo Hook e mi manda Snow, signor Backer – disse il pirata in un soffio.
 
La porta si spalancò per farli entrare. Fecero appena in tempo a sgattaiolare dentro che la porta si chiuse dietro di loro. Rimasero in ascolto dietro la porta: i cavalli passarono oltre per poi allontanarsi di nuovo.
 
Nottingham stava aspettando che la pattuglia tornasse dalla missione. Quando la vide tornare nei boschi fece chiamare immediatamente Cedric perché facesse rapporto. Prese lo specchietto per mettersi in contatto con Rumple.
 
- Abbiamo fatto come ci hai detto. Li abbiamo spinti a Tocqville. I miei soldati li hanno persi nel villaggio. Ci accampiamo qui intorno e teniamo gli occhi aperti in caso volessero battersela durante la notte.
- Allora qualcosa di buono riesci a farla qualche volta! Bene fate ancora un po’ di casino e state attenti per domani.
 
Emma era ancora stretta a Hook e stava osservando il robusto uomo che li aveva fatti entrare in casa. Aveva una candela in mano ed era chiaro che si era precipitato fuori dal letto in fretta e furia. Notò immediatamente come la stesse guardando stupefatto: l’unica cosa che riuscì a fare fu calarsi ancora di più il cappuccio sulla testa.
 
- Signor Backer la ringrazio
- Non vi aspettavo più credevo che ormai foste giunti a … - Hook gli fece segno di tacere.
- Purtroppo i cavalieri neri ci sono addosso. Potremmo passare la notte qui? Ripartiamo domani mattina presto o dopo il tramonto.
- Ma certo, al piano di sopra ho una stanza. Siete al sicuro qui.
- E come sapremo che i cavalieri neri non faranno irruzione?
- Vi hanno visti?
- No, non credo.
- Pregate che sia così. E ora seguitemi in cucina. Rifoccilatevi prima di andare a dormire, ne avete bisogno.
 
Emma e Hook seguirono Colin in cucina. Questi mise sul camino una pentola con del brodo dentro e tirò fuori del formaggio fresco. Fece loro cenno di sedersi a tavola e ingannare l’attesa con il pane del cestino.
 
- Hook non so perché sei in compagnia della Dama. – Emma trattenne il respiro, era stata riconosciuta e sperava ora fortemente che le cose non precipitassero – ma voglio ribadire che siete al sicuro qui.
- Perché? – chiese Emma risoluta.
- Perché devo un favore al capitano della Jolly Roger ed io mantengo sempre le mie promesse, nonostante ci sia una taglia sulle vostre teste, anzi sulla tua Hook per essere precisi.
 
Mangiarono quasi in silenzio e con gesti meccanici. L’adrenalina che avevano nelle vene stava ben presto svanendo per lasciare il posto ad una grande stanchezza. Come ebbero finito quel frugale pasto, Colin riprese la candela per fare loro strada al piano di sopra. Fece un passo e poi si girò verso di loro.
 
- Ho dimenticato la chiave della stanza nel cassetto. Emma inizia a salire – disse porgendole la candela per farsi luce – vi raggiungo subito.
 
Emma uscì dalla stanza e stava per essere raggiunta da Hook quando quest’ultimo fu fermato da Colin.
 
- Ho bisogno di parlare con te in privato. – sussurrò Colin
- Mi sembra ovvio. Spero che Emma crolli per la stanchezza presto. Ci incontriamo qui in cucina, non dovremmo svegliarla.
- D’accordo. La mia stanza è proprio qui accanto, bussami quando sei sceso.
- Come vuoi. E ora muoviamoci prima che Emma si insospettisca.
 
Raggiunsero Emma nel corridoio che li stava aspettando ai piedi della scala.
 
- Ma dove eravate finiti? Perché non sei venuto con me Hook?
- Vedi tesoro, mi chiedevo se il caro Colin avesse del buon rhum, sai per la mia fiaschetta. Devi sapere – disse rivolgendosi all’altro uomo – che uno dei passatempi preferiti di Emma è dare fondo alle mie riserve di rhum e sai quanto ciò possa essere frustante per un pirata.
- Questo non è vero! – disse Emma
- Io non voglio saperne di entrare in questa storia. Vi accompagno di sopra.
 
Salirono le scale. Hook cercò di cingerla la vita, ma Emma si ritirò ancora offesa per l’ironia di poco prima. Una volta giunti davanti alla porta, Colin si congedò dopo aver aperto loro la porta. La stanza aveva un mobilio molto semplice ed essenziale. Al centro c’era un letto matrimoniale a baldacchino.
 
- Oh un letto finalmente, la mia schiena non è più quella di una volta!
- Ma davvero?? Be’ fattela andare bene perché stasera dormi per terra. – disse Emma sprezzante.
- Cosa? Andiamo Emma …
- Così impari a prendermi in giro davanti ad estranei – disse la donna dirigendosi verso l’altra porta che doveva essere presumibilmente quella del bagno. – quando esco fai in modo che il tuo posto sul tappeto sia già pronto.
 
Hook non fece in tempo a replicare che Emma gli sbatté la porta in faccia, lasciandolo come un idiota a fissarne il legno.
 
- Accidenti che caratterino Swan, in questo non sei cambiata affatto – disse tra sé e sé rassegnandosi a trovarsi un caldo cantuccio sul tappeto.
 
Si era da poco sistemato, quando Emma uscì dal bagno con solo la sottoveste addosso e i vestiti piegati. Si chinò per poggiarli su una sedia.
 
- È proprio vero che la vita dipende a volte solo dalle prospettive.
 
Emma fece un salto e si girò di scatto verso l’uomo.
 
- Dì la verità, ma ti diverti tanto a farmi prendere un colpo tutte le volte?
- Onestamente? Sì …
- Ma bravo – disse Emma tirando le coperte per infilarsi nel letto.
 
Stava armeggiando con il cuscino quando trovò la fiaschetta dell’uomo proprio sul suo posto.
 
- E questo che vuol dire? – disse Emma mostrandogli la fiaschetta.
- E dai che lo so che ti piace il rhum.
- Questo non è vero.
- Bugia.
- Comunque questo non cambia le cose.
- Ci ho provato. Mi tiri un altro cuscino per favore?
- Con immenso piacere – replicò Emma cercando di colpirlo in piena faccia.
 
Hook non si lasciò trovare impreparato e lo afferrò saldamente con la mano. Sul viso di Emma si dipinse una punta di disappunto.
 
- Sei incredibilmente abile per avere una mano sola.
- Non sai quanto, Swan! Sei proprio sicura che per me non ci sia un posticino?
- Fammi vedere … proprio no!
 
Era passata ormai la mezzanotte ed Emma dormiva profondamente tra le sue braccia. Quella schermaglia era andata avanti ancora un po’, ma alla fine era riuscito a conquistare il suo posto, non senza fatica. Aveva visto Emma girarsi da un lato per cercare di prendere sonno. Una volta spenta la candela, la poca luce che filtrava dalle finestre era quella della luna. Non ce la faceva proprio a stare lontano da lei e le sue preoccupazioni decise di cacciarle lontano almeno fino al mattino. Si alzò silenziosamente e si avvicinò alla figura di Emma. Si chinò e la baciò la spalla.
 
- Cosa ti ho detto?
- Accidenti Swan! Ora me lo fai prendere a me un colpo!
- Bene ora siamo pari! – gli aveva detto prima di fargli spazio nel letto.
 
Per farsi perdonare il pirata si premurò di viziarla con ancora più effusioni del solito cui Emma non si disdegnò di contraccambiare.
Prima di alzarsi si assicurò che fosse profondamente addormentata e le depositò un lieve bacio sui lunghi capelli.
 
- Torno subito amore mio.
 
Si rivestì velocemente e poi andò al piano di sotto. Proprio come gli aveva chiesto Colin, bussò alla sua porta. Dopo dieci minuti erano tutti e due seduti al tavolo della cucina con un bicchiere di rhum davanti.
 
- Allora Hook, che mi dici di Emma?
- È spaventata e in fuga ma per fortuna al momento si fida di me.
- Al momento? E poi perché non hai voluto che nominassi i ribelli?
- Perché lei non sa che la sto portando da loro. Crede che il posto sicuro in cui la stavo conducendo sia questo.
- Ne sei sicuro?
- Non al cento per cento, ma non le ho fatto domande. Temevo che potesse rivolgerti domande a cui non eri preparato.
- Quando hai visto Snow l’ultima volta?
- All’incirca tre settimane fa. Ero tornato con Henry al villaggio ma l’abbiamo trovato saccheggiato. Lui è riuscito a trovare il messaggio che la nonna gli aveva lasciato e spero lo abbia raggiunto.
- Sì Henry ha raggiunto la sua famiglia.
- Ne sei sicuro?
 
Senza parlare Colin si alzò per andare ad aprire un cassetto dell’ingresso. Tornò nella stanza con una lettera in mano. La porse al pirata.
 
- È la lettera che Snow mi ha scritto spiegandomi la tua missione e pregandomi di riferirti, in caso fossi passato, che Henry è al sicuro con loro.
- C’è un ma nell’aria però …
- Non so se Snow ti ha raccontato cosa faccio oltre al fornaio.
- Sì, sei un loro informatore in incognito.
- Benissimo. Scrivo a Snow una volta a settimana e lei altrettanto. Temo che sia successo qualcosa sulle Montagne Incantate: non ho più ricevuto sue notizie dopo quest’ultimo messaggio.
 
Colin vide chiaramente Hook irrigidirsi.
 
- Pensi che li abbiano scoperti? – chiese il pirata
- Se così fosse Rumple e Nottingham avrebbe immediatamente reclamato il trono e il controllo della Contea. Non lo so con esattezza. Due giorni fa sentivo dei clienti dire che qualcosa di strano sta accadendo nei villaggi vicini alle Montagne, pare che le fate si siano allontanate e abbiano abbandonato i ribelli al loro destino.
- Possiamo considerare la notizia certa?
- No, prendila con beneficio di inventario. Come pensi di fare con Emma?
- Non lo so. Dovrò dirle la verità prima o poi ma temo che possa prendere la cosa dal verso sbagliato.
- Sai cosa è successo l’ultima volta che qualcuno ha avuto un segreto con lei? Snow e David l’hanno quasi persa.
 
Hook lo guardò meravigliato, come faceva uno appena giunto dalla Foresta Incantata a sapere tutte queste cose?
 
- Snow mi ha raccontato tutto – disse Colin come per rispondere ai suoi dubbi – e ti consiglio di non procrastinare oltre o la perderai davvero stavolta.
- Ma come faccio a dirle tutto? Sto cercando di riportarla dalla sua famiglia ma per lei sono solo dei nemici di cui teme la reazione.
- Se reagisce con la magia, sarete tutti nei guai.
- Non ha più la magia. Hai notato il bracciale nero?
- E con questo?
- Nottingham me lo ha sequestrato quando mi ha arrestato. Lo ha usato su Emma per cercare di ucciderla, ma fortunatamente sono riuscito a impedirlo.
- Quel maledetto infame! Cosa volevi fare con quel bracciale tu?
- In teoria usarlo in casa di necessità su di lei ...
- Spera che non scopra questo particolare. Corri davvero sul filo di lana.
- Lo so, ma non posso fare diversamente. Devo portarla da Snow e poi sperare nella mia stella fortunata.
- State attenti. Rumple è infimo e Nottingham il suo galoppino. Ora che Emma non è più una minaccia cercheranno di ucciderla. Questa calma mi preoccupa. Dal castello è partito un proclama in cui si annunciava il rapimento della Dama da parte di uno dei ribelli e gli sforzi del castello per liberare la signora. Ricerche a tappeto in tutta la contea.
- Noi abbiamo incontrato parecchie pattuglie.
- Vi hanno mai attaccati?
- Qualche volta, ma siamo sempre riusciti a fuggire.
- Qui, invece, calma piatta. Nessuna tensione, nessun controllo in più. Niente di niente. Mi aspettavo che colmassero subito il vuoto di potere e invece no. La cosa mi puzza e non mi quadra. Stanno tramando qualcosa.
- Dannazione – disse Hook alzandosi di scatto – lo sapevo che c’era qualcosa di strano. Vado a svegliarla e ripartiamo subito.
- No – disse Colin afferrandolo – è pericoloso. Rimanete qui stanotte e ripartite domani al calar del sole.
- Al calar del sole? Non posso rallentare così il cammino.
- Devi. Gira voce che domani arriveranno messaggeri dal castello con un altro importante proclama reale. Sarà pieno di cavalieri neri. Volenti o nolenti siete bloccati qui.
 
Hook si lasciò cadere sulla sedia sconsolato. Emma non era mai stata così in pericolo e lui si sentiva completamente impotente.
 
- Facciamo così Hook – riprese Colin – rimanete sopra con gli scuri accostati tutto il giorno. Io aprirò come se niente fosse. Vi preparerò delle provviste e poi a sera riprenderete il cammino quando le acque si saranno sicuramente calmate.
- Non credo di avere altre alternative. E comunque grazie di tutto.
- Per la mia figlioccia questo ed altro. Quando sei lì, fammi sapere cosa è successo a Snow, mi raccomando.
 
Quando tornò a sdraiarsi vicino ad una ignara e addormentata Emma, Hook sentì bruciare ancora di più il senso di colpa. La strinse a sé con ancora più vigore.
 
- Hook mi stai facendo male … – disse Emma ancora addormentata.
- Scusa amore, dormi tranquilla fino a che puoi.
 
Fuori dalla finestra si sentì un lupo ululare alla luna la sua rabbia e il cuore di Hook si unì a quel disperato canto notturno.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non c'è che dire Emma e il pirata sono in bel casino ora, fortuna che Snow ha sempre qualche dritta da dare a Hook XD. L'idea che Emma avesse una sorta di padrino mi piaceva troppo e così ho cercato di infilarcela nella maniera meno molesta possibile. Il nome del villaggio è una stroppiatura del nome del filosofo Alexis de Tocqueville, uno dei padri della democrazia moderna. Non c'è nessun riferimento particolare semplivìcemente non trovavo un nome adatto per questi villaggio e scherzando con la mia metà mi ha nominato il filosofo, tac nome perfetto XD. Ci siamo l'angst è alle porte, anche perchè Hook ormai non potrà tenerle nascosto per molto la meta del loro viaggio e forse ci sarà lo zampino di qualcuno ad accelerare i tempi #bastaspoilergiuro.
Io vi devo davvero ringraziare per l'affetto e l'assiduità con cui seguite questa storia! Per me è stata un po' un salto nel buio, non mi ero mai cimentata in una stesura del genere e i vostri riscontri positivi sono stati davvero una linfa importante per andare avanti. Ancora grazie. Se avete voglia di farmi sapere quello che pensate sono sempre qui a rispondere alle vostre curiosità e suggerimenti. 
Un bacione grandissimo
Persefone

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Capitolo 16
*** XVI. About a Royal Proclamation And An Unexpected Arrow ***


XVI. About a Royal Proclamation And An Unexpected Arrow

 
Quando Emma aprì gli occhi la mattina dopo, si ritrovò quelli di Hook intenti a fissarla.
 
- Ben svegliata tesoro.
- Buongiorno a te Hook, che diavolo stai facendo?
- Ti guardo nel tuo splendore – disse lui sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Che ore sono?
- Ad occhio e croce dovrebbero essere all’incirca le dieci.
- Come le dieci? Ma non dovevamo partire all’alba? – si alzò Emma di scatto.
- Cambio di programma. Colin mi ha detto che è più sicuro ripartire nel tardo pomeriggio.
- E sentiamo, quando te lo avrebbe detto? Io non ho sentito niente.
- Prima di aprire il forno ci ha portato qualcosa da mangiare. Dormivi come un sasso, ci credo tu non abbia sentito nulla.
- Il sarcasmo non è una cosa che mi piace molto appena sveglia, dovresti saperlo ormai.
- Sono assolutamente d’accordo … anche io preferisco altro.
 
Hook si avventò sulle sue labbra, da cui era separato da ormai troppo ore e la loro mancanza cominciava a farsi sentire.
 
- Ora sì che si ragione – disse Emma con gli occhi ancora chiusi – dimmi è questa la segretissima meta del nostro viaggio?
- Siamo solo di passaggio te l’ho detto.
- È per i cavalieri neri di ieri, questo posto non è più sicuro?
- No Emma.
- E allora perché aspettare ancora?
- Uscire ora sarebbe troppo pericoloso. Colin mi ha detto che c’è movimento tra le guardie del castello e che in giornata dovrebbero arrivare dei messaggeri con un proclama. Capisci che metterci in viaggio ora sarebbe un suicidio.
- D’accordo, anche se ancora non vuoi dirmi dove stiamo andando. Facciamo almeno un po’ di luce – disse Emma alzandosi dal letto.
 
La donna stava per aprire gli scuri ma Hook si precipitò a fermarla.
 
- Meglio non destare sospetti, amore. Nessuno deve sapere che siamo qui.
- Anche tu hai ragione.
- Fai colazione e poi preparati, non vorrai rimanere così tutto il giorno.
- Perché non sto bene? – disse Emma facendo aderire la sottoveste al corpo.
- No, infatti il problema è proprio il contrario.
 
Dopo che Emma si fu vestita, tutto quello che dovevano fare era aspettare. Alla fine decisero di lasciare gli scuri socchiusi, in modo da poter controllare la situazione all’esterno senza essere visti e usufruire della luce allo stesso tempo. La verità nelle parole di Colin la poterono constatare di persona in quanto c’era molto movimento nelle strade e sin dall’alba il villaggio era stato presidiato da molti cavalieri neri. In quelle circostanze non sarebbero mai riusciti ad allontanarsi senza destare sospetti. Ma l’inattività non era proprio uno dei passatempi preferiti del capitano, così decise di sfruttare al meglio quelle ore.
 
- Tesoro, che ne dici se iniziamo a fare seriamente pratica con quella spada?
- Ma faremo troppo rumore! – disse lei cercando una buona scusa per non fare nulla.
- Diciamo allora che ti faccio vedere come si fa.
- Quindi dovrei starmene qui, a guardare mentre ti vanti delle tue abilità?
 
Hook alzò un sopracciglio, tic che Emma adorava in ogni sua sfumatura. Come se non avesse parlato, il pirata si diresse verso la sedia su cui erano poggiati i loro effetti personali. Prese la spada che aveva sottratto al cavaliere nero e la porse nuovamente a Emma.
 
- Avanti legala in vita
- Ma è pesante!
- Tesoro dovrai farci l’abitudine, dato che stasera dovrai portarla.
- Uffa …
 
Emma legò in vita l’arma e aspettò che Hook le dicesse cosa fare. Il pirata si posizionò dietro di lei e le poggiò l’uncino sul fianco. Con la mano buona, guidò quella di Emma sull’elsa per fare in modo che brandisse correttamente la spada. Quando sentì le dita Emma salde sull’arma lasciò che la sfoderasse.
 
- Bene. E ora cominciamo dai fondamentali – disse guidando il braccio della donna.
- Ho come la leggera sensazione di aver già vissuto questa situazione, solo che l’altra volta era quasi notte e l’altro te mi stava spiegando come orientarmi con le stelle.
- Ohhh, dimmi di più. Eravamo già intimi?
- Abbastanza.
- Comincio ad essere geloso dell’altro me. Ora, però, concentriamoci.
 
Hook stava continuando a mostrare a Emma come maneggiare quell’arma. La donna era attenta e ricettiva, proprio come lo era stato Henry, che doveva avere ereditato da lei la sua attitudine al duello. Dopo quasi un ora e mezza di esercizi fece rinfoderare la spada, ma Emma aveva deciso di stuzzicarlo ancora un po’. Si girò velocemente verso di lui con occhi furbi.
 
- Sai, credo che l’altro Hook dovrebbe essere più geloso di te.
- Dici?
- Be’ tu hai avuto molto di più di lui.
- In effetti – rispose il pirata grattandosi l’orecchio.
 
Un grosso sorriso si dipinse sul volto di entrambi, ma fu proprio quella felicità a far ripiombare Hook nella sua inquietudine, cosa che non sfuggì ad Emma. Cos’era che lo agitava in quel modo? Sapeva che poteva parlare con lei di tutto, poteva fidarsi. Era stato proprio lui a puntare sulla fiducia e allora perché non voleva aprirsi ora? La donna stava per dare voce a tutte queste domande, quando in lontananza risuonarono le trombe reali del castello. Si guardarono un momento e con gesto di assenso si avvicinarono agli scuri. Dal fondo della strada principale, tre messaggeri si stavano dirigendo verso la piazza centrale, luogo su cui dava la loro finestra. Una volta che i tre furono giunti a destinazione, uno di essi prese la parola dopo aver srotolato una lunga pergamena.
 
- Sudditi di Tocqville, una tragica notizia deve essere comunicata. Sua Eccellenza Rumplestilskin e lo sceriffo di Nottingham annunciano, con il dolore nel cuore, che giorni fa uno dei ribelli, dopo essersi introdotto furtivamente nel castello, ha attentato alla vita della di Sua Altezza Serenissima Emma. Nel fossato del castello abbiamo ritrovato, completamente imbrattato di sangue, il vestito che la dama indossava poco prima di essere uccisa. Il vile attentatore è fuggito, ma Sua Eccellenza e lo sceriffo stanno già facendo tutto il possibile per assicurarlo alla giustizia. Nonostante la perdita, non avete nulla da temere, non regnerà il caos in queste terre. Sua Altezza aveva lasciato disposizioni in casi come questi: il comando della contea passa a Sua Eccellenza Rumple mentre il mantenimento dell’ordine pubblico rimarrà sotto la giurisdizione dello sceriffo.
 
Da dietro la finestra Emma cominciò ad agitarsi inquieta.
 
- Ma questo non è assolutamente vero! Io non ho mai disposto una cosa del genere!
 
Hook le coprì la bocca con la mano e la trattenne vicino a sé per evitare che facesse qualche sciocchezza.
 
- Il primo decreto – proseguì il messaggero – di Sua Eccellenza è un mandato di cattura verso il vile attentatore e tutti i ribelli. Se i ribelli vogliono evitare che l’esercito del castello marci contro di loro, non devono fare altro che consegnare al castello l’attentatore. Nella sua magnanimità Sua Eccellenza concede cinque giorni di tempo per accettare l’accordo appena proposto. Se ciò non dovesse accadere, la mattina del quinto giorno l’esercito reale attaccherà il villaggio in cui si sono rifugiati. La repressione avrà inizio e non terminerà fino a che anche l’ultimo di loro non sarà ucciso o fatto prigioniero. Lo sceriffo, infine, avverte tutta la popolazione: chiunque sarà sorpreso ad aiutare i ribelli sarà trattato alla loro stregua.
 
Hook ed Emma videro i tre messaggeri ripartire e la folla disperdersi per tornare alle sue quotidiane attività. Il volto di Hook tornò a contrarsi.
 
- Questo vuol dire una cosa sola – disse Emma – che la guerra è alle porte. I ribelli non possono consegnare qualcuno che non conoscono.
 
Il pirata non rispose all’osservazione di Emma. Dovevano raggiungere il villaggio dei ribelli nel più breve tempo possibile e doveva parlare con gli altri per delineare una strategia difensiva in attesa che Emma recuperasse la memoria.
 

Nel folto della foresta lo sceriffo stava aspettando il ritorno dei messaggeri. Cedric si avvicinò per riferirgli che erano tornati e avevano dato l’annuncio.
 
- Perfetto Cedric, ordina di smontare l’accampamento. Torniamo al castello.
 
Come Cedric si fu allontanato, Nottingham si mise in contatto con Rumple.
 
- Abbiamo fatto come hai detto. Sei sicuro che le cose andranno secondo i piani?
- Non temere – rispose Rumple – sicuramente quel pirata ed Emma ne saranno informati.
- E i ribelli?
- Anche, vuoi che non ci sia qualche spia che lavori per loro?
- Non sono troppi cinque giorni?
- Sceriffo, dobbiamo radunare l’esercito al completo ed armarlo, ci servono quei cinque giorni.
 
Dopo che ebbe finito di parlare con lo sceriffo, Rumple si mise in contatto con il suo asso nella manica.
 
- Tutto procede secondo i piani, Emma e il pirata dovrebbero raggiungere i ribelli entro domani. È tutto pronto?
- Come mi hai ordinato.
- Ascolta uno dei tuoi uomini deve andare da Fra Tuck e riferirgli il proclama che è stato appena dato a Tocquville. Deve trasmetterlo ai ribelli.
- Come vuoi, Rumple. Mi metto subito all’opera.
 

Regina, Robin, David e Snow erano seduti intorno al tavolo della casa di quest’ultima. Dopo la diffusione della notizia della presunta morte di Hook, il morale dei ribelli era crollato incredibilmente. Henry era tornato ad essere silenzioso e scostante ma se non altro non era fuggito come quando era successo di Emma. Le loro speranze di venire a capo della situazione si erano notevolmente affievolite. Come se non bastasse le fate li avevano abbandonati al loro destino. Senza la protezione magica erano terribilmente esposti. Gli equilibri nel villaggio erano cambiati. Con la morte di Hook, era emersa una fazione particolarmente violenta tra i Merry Men capeggiata da quella che tra loro era sempre stata una testa calda: il giovane Barian. Robin aveva cercato di farlo ragionare ora con le buone ora con maniere un po’ più pesanti, ma non c’era stato niente da fare. Barian si era guadagnato il ruolo di referente di una folta compagnia che voleva una reazione più dura nei confronti della Dama. La sua popolarità era cresciuta a tal punto che Snow e gli altri non avevano più potuto negargli un posto nel consiglio di guerra. Ma la situazione era precipitata presto: Barian e i suoi uomini avevano preso a saccheggiare i villaggi vicini per gli approvvigionamenti e a fare imboscate ai cavalieri neri di loro iniziativa. Era stato questo comportamento che aveva provocato il disgusto da parte delle fate e il loro abbandono, dato che Snow e gli altri non erano riusciti a dare un freno alle violenze.
Intorno al tavolo stavano cercando di venire fuori da quella situazione, quando la porta fu spalancata di colpo e uno sconvolto Fra Tuck comparve sulla porta.
 
-Tuck! – disse Robin avvicinandosi – che cosa succede?
- Dovete sapere una cosa importante.
- Cosa? – chiese David alzandosi
- In tarda mattinata un proclama è giunto dal castello nel villaggio di Tocqville e in tutto il regno.
- Entra e dicci tutto – disse Snow.
 
Quando il frate ebbe finito il suo racconto, l’atmosfera al tavolo era ancora più pesante di prima. Ormai era ovvio che la guerra era alle porte. David e Snow erano sconvolti. Nessuno osava parlare: chi mai aveva potuto attentare alla vita della Dama, se non uno degli uomini di Barian?
 
- Questo è troppo! – disse Robin – mettere a repentaglio così la sicurezza di tutti! Stavolta Barian non la passerà liscia.
- Non sappiamo se sia stato uno dei suoi uomini! – replicò Regina
- Nessuno dei suoi uomini si è mosso – interloquì David – Little John controlla gli ingressi e le uscite dal villaggio personalmente. Lo sai anche tu Robin.
- E allora chi può essere stato? – chiese Tuck
- Potenzialmente chiunque, anche uno scagnozzo di Rumple – disse Snow – Emma, la mia Emma …
 
E il dolore esplose a quel tavolo.
 
- Snow sai anche tu che delle notizie del castello non ci possiamo fidare. – cercò di tranquillizzarla David.
- Dici? – disse Snow in lacrime.
- Ti ricordi quando mi hanno preso? Anche allora ti fecero credere che ero morto, ma sono riuscito ad evadere.
- Hook è morto e Emma se non è morta è prigioniera nel Castello, che senso ha continuare questa guerra?
- Loro non sono morti! – disse una squillante voce alle loro spalle.
 
Henry era fermo dietro di loro con in mano uno zaino e l’espressione di chi si era messo in testa una cosa e non ci avrebbe mai rinunciato.
 
- Henry, perché non sei con Roland? – disse Regina
- Voi siete degli eroi, non potete arrendervi ora! Le notizie dal castello vanno prese con le pinze e lo sapete! C’è ancora speranza. Se è davvero morta perché non hanno fatto un funerale? – disse Henry.
- Magari vogliono prima vendicarla! – disse Robin
- Balle! Non hanno un corpo da mostrare e pensano di ucciderla qui per poi trovarlo.
- Ma senza Hook come possiamo far tornare le cose come prima? – replicò Regina
- Neanche è lui è morto! E anche se fosse, troverò lo stesso un modo! Con o senza il vostro aiuto!
 
Henry prese uno dei mantelli accanto alla porta ed uscì di corsa dalla porta per avventurarsi nel bosco.
 
- Henry! – aveva provato a fermarlo David senza successo.
- Snow – disse Robin – che notizie hai da Colin? Lui è una fonte attendibile.
- Non scrivo a Colin da quando Barian ha cominciato ad alzare la testa. Sai che uno dei suoi scagnozzi controlla le comunicazioni, non voglio esporlo o metterlo in pericolo. Non mi fido più di nessuno qui, a parte voi.
- Tutto quello che possiamo fare è tenerci pronti e sperare in un miracolo – disse Tuck sconsolato.

Dopo la chiusura del forno, Colin si era dato da fare per preparare le provviste dei suoi ospiti. Erano tutti riuniti in cucina e la tensione sul volto del pirata si era intensificata di ora in ora.
 
- Ci siamo, è tutto pronto. Manca solo di riempire qualche borraccia. Emma ti spiacerebbe andare nel laboratorio e riempirle? Ci sono due grossi botti di acqua lì.
- Va bene. – disse Emma perplessa – sicuro che non sia un modo per allontanarmi?
- Andiamo Swan, lo sai che non ho segreti per te.
 
Emma uscì dalla stanza ancora perplessa, aveva la sensazione che quei due le stavano nascondendo qualcosa.
 
- Allora avete sentito il proclama? – disse Colin come furono soli
- Sì tutto.
- Le hai parlato?
- Ancora no.
- Dannazione Hook, vuoi rovinare tutto?
 
La loro conversazione fu interrotta dal ritorno di Emma.
 
- Ecco qua – disse la donna, porgendo le borracce a Colin.
- Perfetto, ora c’è tutto. Hook un’ultima cosa: metti un mantello, sei troppo riconoscibile con quel cappotto.
- Lo sai che per niente al mondo mi separerei dal mio pastrano! Abbiamo condiviso troppe avventure!
- Vuoi che tutte le guardie reali possano riconoscerti da lontano?
 
Hook si sfilò il cappotto, che mise in una delle sacche, per indossare il mantello, non prima di avervi sfilato qualcosa dalla tasca. Quel rapido movimento non sfuggì ad Emma: era chiaro che l’uomo nascondeva qualcosa.
Dopo essersi accomiatati, Hook ed Emma ripresero il loro cammino verso i boschi. Colin rimase sulla soglia della porta a fissarli finché non furono inghiottiti dalla nebbia.
 
- Buona fortuna – sussurrò il fornaio – e mi raccomando Hook prenditi cura della mia figlioccia.
 
Dopo un’ora di cammino ancora non si erano scambiati una sola parola. Camminavano per mano come sempre ma c’era qualcosa di strano. Emma aveva osservato Hook per tutto il giorno e, a parte quelle due battute con Colin sul suo pastrano, era stato piuttosto silenzioso. Dopo poco che si erano messi in cammino, una pioggia abbastanza fitta aveva iniziato a cadere, costringendoli ad indossare i cappucci. La donna era ormai così abituata al calore della voce del pirata e anche alla sua tagliente lingua che quel silenzio sembrava surreale. Ne aveva abbastanza: voleva sapere. Stavano attraversando il sentiero che conduceva verso le montagne, quando Emma si fermò di colpo in mezzo alla strada.
 
- Che succede tesoro? Perché ti sei fermata?
- Ascolta, sono stata più che paziente e ragionevole nei tuoi confronti. Ma ora voglio sapere cosa ti sta succedendo e non intendo muovere un solo passo finché non mi avrai detto tutto.
- Emma non possiamo rimanere sul sentiero – disse Hook cercando di farla spostare.
- Non mi interessa! Dimmi cosa c’è che ti turba in questo modo! Io non capisco e vorrei aiutarti!
- Emma le cose non sono semplici, ma non capisci che sono preoccupato per te!
- Questa è una parte della verità! Ma c’è dell’altro, credi che non abbia visto te e Colin bisbigliare alle mie spalle? Cos’è che non posso sapere? Non ti fidi di me? Come puoi provare qualcosa per una donna di cui non ti fidi completamente? Io ho cercato di aprirmi a te, proprio come mi hai detto, ora sei tu quello che sta ergendo un muro tra noi. E non ne capisco il motivo. Il problema non è che mi stai nascondendo qualcosa, ma che continui a mentirmi riguardo ad essa.
 
Hook si sentì in trappola: era ovvio che non poteva più rimandare l’ora della verità. Prese coraggio intenzionato a vuotare il sacco.
 
- Hai ragione tesoro, non sono stato del tutto sincero con te. In realtà …
 
Una freccia andò a conficcarsi sull’albero accanto a Hook. Il pirata spinse immediatamente Emma dietro l’albero affinché fosse al sicuro.
 
- Questa era solo una freccia di avvertimento: chi siete? – disse una voce indistinta tra i cespugli.
- Chi siete voi – disse Hook voltandosi leggermente per capire da dove provenissero voce e frecce.
- Incominciate a mostrarmi il vostro volto, viandante, o devo pensare che siete uno scagnozzo del castello.
 - E chi mi dice che non lo siate voi? – replicò Hook.
- Credo che dovrai fidarti di me – rispose l’altro – avvicinati lentamente sotto la luna. Mostrami il tuo viso e poi ti mostrerò il mio.
- D’accordo, ma se mi stai fregando, ti assicuro che è l’ultima cosa che farai sulla faccia della terra.
 
Da dietro un cespuglio, Henry aveva l’arco teso e pronto. Aveva visto due stranieri percorrere il sentiero e si era nascosto per non farsi vedere. Teneva sottotiro l’uomo e in pochi istanti avrebbe fatto lo stesso con l’altra figura. Le lezioni di arco di Robin si erano rivelate utili tanto quanto quelle di scherma di Hook. Vide la figura fare qualche passo in avanti e poi scoprirsi il capo.
 
- Io lo sapevo … - sussurrò quando riconobbe il suo viso.
 
Hook aveva appena abbassato il cappuccio e si stava guardando intorno.
 
- Allora, io ho rispettato la mia parte di accordo, ora tocca a te!
 
Il pirata sentì muoversi qualcosa tra i cespugli e venire fuori un’agile figura di ragazzo correre verso di lui per abbracciarlo.
 
- Io lo sapevo che non eri morto! – disse Henry eccitato.
- Henry! – disse Hook sorpreso – cosa ci fai qui!
- Cosa ci fai tu qui?
- È una lunga storia!
- Dimmi sei solo o …?
- Non mi avevi detto di avere un figlio Hook! – disse Emma con un filo di voce.
 
Una basita Emma, infatti, si era fatta avanti e stava osservando sbalordita quella scena. Volente o nolente a questo punto Hook qualche spiegazione doveva pur darla.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Prima che il caldo sciolga tutto quello che è rimasto di me, ho fatto in tempo ad ultimare questo capitolo. Ci siamo qui un po' di angst comincia ad affacciarsi, reggetevi perchè dal prossimo saranno scossoni ... #mannaggiaaPersefoneeallesuebalsaneidee. Rumple vuole muovere guerra ai ribelli e sperare di uccidere Emma al più presto. Abbiamo visto cosa è successo al villaggio dei ribelli e perchè le fate li hanno abbandonati. E poi c'è la testa calda di Barian che sta creando scompiglio tra le fila dei buoni. #Adoroincasinarvileidee XD
Come sempre grazie a chi segue questa storia in maniera così affettuosa da non farmi mai mancare un commento, a chi legge e chi inserisce.
Ho stilato una scaletta di massima per non perdrmi nei meandri della mia mente: la storia dovrebbe avere più o meno altri nove capitoli, capitolo più, capitolo meno a seconda di come la musa mi assiste :D. 
Al prossimo aggiornamento (se sono ancora viva) e un bacione a tutti! :*
Persefone

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Capitolo 17
*** XVII. Consequences of An Untold Truth ***


XVII. The Consequences of An Untold Truth
 
Alle parole di Emma, i due si girarono immediatamente verso di lei. Henry provò un misto dentro di gioia e preoccupazione: era felice di vederla viva ma il fatto che non lo potesse ancora riconoscere era una cosa straziante.
 
- Emma – disse Hook cercando di mettere una pezza alla situazione – lui è Henry.
- Non sono suo figlio – intervenne il ragazzo cercando di aiutare il pirata – almeno non nel senso canonico del termine
 
Hook scompigliò i capelli del ragazzo in un gesto affettuoso che non lasciava il minimo adito a dubbi su quelli che erano i rapporti tra i due. Emma fissò il ragazzino attentamente: aveva la sensazione di averlo già visto da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove e come.
 
- Emma … – disse il ragazzo avvicinandosi.
 
E in quel momento Emma ricordò perfettamente dove lo aveva visto e in quali circostanze: rabbia, paura e tradimento esplosero in lei. Girò la testa verso il pirata incredula che le avesse fatto una cosa del genere e poi tornò a guardare il ragazzo: si allontanò di qualche passo da lui.
 
- Io so chi sei, ragazzo. Sei piombato nei miei giardini farneticando cose strane. Dicevi di essere mio figlio o qualcosa del genere e poi hai nominato Snow e i ribelli. Volevi che andassi a parlare con lei. Sei uno di loro!
 
E in quel momento la mente di Emma iniziò a collegare tutto: se Hook non aveva voluto rivelarle dove stavano andando era perché la stava portando proprio dai ribelli. Guardò il pirata con rabbia e Hook capì che tutto quello cui aveva lavorato stava andando a farsi benedire. Il capitano vide Emma trincerarsi nuovamente dietro la Dama e forse questa volte non poteva proprio biasimarla.
 
- Mi stavi portando dai ribelli Hook? – disse lei con rabbia.
 
Nel vederla così Hook sentì un dolore atroce, uguale se non peggiore a quello che aveva provato quando l’aveva creduta morta. Era esattamente quella la reazione che aveva temuto sin dall’inizio.
 
- Lascia che ti spieghi – disse lui cercando di avvicinarsi.
- Spiegarmi? Cosa esattamente, che mi stavi consegnando ai miei peggiori nemici? Come hai potuto farmi questo? Pensavo che provassi qualcosa per me! è questo quello che fai alle donne che ti interessano?
- Non dire sciocchezze!
- Ho capito – disse Emma guardando ancora Henry – ho capito tutto.
 
Il pirata non ebbe il tempo neanche di replicare che Emma iniziò a correre verso il folto del bosco. Si precipitò immediatamente dietro di lei, non prima di aver detto a Henry di aspettarli lì. Mentre correva tra gli alberi, il pirata sentiva l’ansia crescere dentro. La sua unica paura era che Emma incappasse in qualcuno che avesse davvero cattive intenzioni: gli uomini di Rumple per esempio. Era riuscito a starle dietro per un tratto e poi l’aveva persa di vista tra la folta boscaglia.
 
- Emma – gridò – ti prego non scappare!
 
Si guardò intorno in cerca di qualche traccia utile: si avvicinò a uno dei sentieri e vide delle impronte freschissime, segno che qualcuno ci era appena passato. Cominciò a correre immediatamente in quella direzione.  Fece ancora qualche passo, quando sentì, da dietro un cespuglio, dei singhiozzi disperati. Si fece silenziosamente strada verso il luogo da cui proveniva quel pianto. Lei era lì accasciata a terra a piangere, il corpo scosso dai singhiozzi, dalla delusione e dalla paura.
 
- Emma ti prego – disse avvicinandosi a lei
 
Emma, colta ancora una volta nella sua fragilità e nella sua impotenza di fronte a ciò che le accedeva intorno, reagì ancora con rabbia verso quell’uomo che ora amava e odiava allo stesso tempo.
 
- Non osare avvicinarti a me – gli urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
 
Il pirata si bloccò un momento cercando di ragionare con lei.
 
- So che sei arrabbiata – disse lui – e lo capisco. L’ultima delle mie intenzioni era ferirti – fece qualche passo verso di lei – ma ti assicuro che c’è una spiegazione, sembra assurda, ma c’è.
- Ti ho detto di non avvicinarti! – replicò lei sfoderando la spada e puntandola alla gola dell’uomo – Non solo mi hai mentito su dove mi stavi portando, ma anche su quello che provavi per me.
- Questo non è assolutamente vero!
- Comincio a capire il tuo piano.
- Emma, quello che provo per te è sempre stato vero, non ti ho mai mentito!
- Ma davvero? Io non credo proprio!
 
Con un gesto fulmineo, Emma infilò una mano nella tasca del mantello del pirata e ne tirò fuori il ciondolo che Hook le aveva detto di aver perso. Se prima di quella sera, la magia bianca lo aveva quasi ricoperto, ora era quasi tutta sbiadita e scomparsa. Era la conferma dei timori di Hook.
 
- Emma, amore …
- Osi anche chiamarmi amore? Mi avevi detto di averlo perso, quando non è vero, perché?
- La cosa è complicata … ti prego …
- Basta giri di parole! Voglio la verità una buona volta!
- Io non so da dove cominciare.
- Ti aiuto, io ti faccio le domande e tu mi rispondi. Perché mi hai detto di averlo perso, quando è chiaro che ancora ci tieni?
- Perché ho capito che ti spaventava! E volevo che ti fidassi di me.
- Ma certo, per farmi cadere meglio nella tua trappola! E io come una stupida ti ho creduto! La donna cui apparteneva era la madre di Henry, vero?
 
Hook era titubante, come spiegarle che lui, Henry, i ribelli appartenevano a quel passato che lei voleva tanto ricordare? Ma le menzogne lo avevano portato a quel punto e lui non sapeva davvero come uscirne.
 
- Sì, era della madre di Henry.
- E immagino che abbia un peso nel tuo cuore e sempre lo avrà, visto che ti prendi cura di suo figlio. Quindi io per te cosa sono stata? Un passatempo? Ti sei preso gioco di me, esattamente come tutti gli altri!
- Quello che provo per te è sempre stato sincero ed onesto! – disse guardandola dritta negli occhi
- Ma non mi dire, e ti aspetti che me la beva? Volevi vendicarti di me? Fammi indovinare, è morta a causa mia direttamente o indirettamente?
- Rumple è stato, le ha strappato il cuore e lo ha distrutto davanti ai miei occhi.
- Ecco dunque cosa ti serviva corteggiarmi! Arrivare a lui e poi fare fuori me! Ma hai sempre incontrato lo sceriffo …
- Non puoi mettere in discussione quello che abbiamo provato!
- Ti odio!
 
Emma sollevò la spada su di lui, ma la mano le tremò sull’elsa facendo scivolare l’arma a terra. Calde lacrime non avevano smesso di solcarle il viso per un solo istante. Si girò per non sentirsi ancora più vulnerabile. Non c’era menzogna sul viso del pirata quando aveva parlato dei suoi sentimenti. Ma il fatto che la stesse portando da Snow continuava a non avere senso.
 
- La verità è che ti sei approfittato della mia vulnerabilità e della mia fragilità. Non sei diverso da Rumple o da Nottingham, anzi sei forse anche peggiore.
 
Sentirsi paragonare a chi davvero voleva farle del male, fu un duro colpo per il pirata. La delusione che aveva letto nei suoi occhi era sempre stata la sua più grande paura da quando avevano iniziato la loro storia.
Emma stava per fuggire di nuovo, ma Hook la bloccò avventandosi su di lei.
 
- Lasciami immediatamente! – disse Emma cercando di divincolarsi.
- È troppo pericoloso per te!
- Più pericoloso dello stare con un bugiardo come te? Io non credo proprio! Se solo avessi la mia magia vi incenerirei tutti all’istante o mi prenderei i vostri cuori! Dovevo frantumartelo quando ne ho avuto l’occasione!
- Ti prometto che i ribelli non ti faranno del male, parlerò con Snow.
- E tu pensi che dopo tutto quello che le ho fatto, Snow avrà voglia di starmi a sentire? Io credo che mi consegnerà al castello e al mio destino pur di vedere salva la sua gente.
- Fidati di me.
- Io mi fidavo di te, ma non posso più, come potrei ora?
 
Hook la teneva stretta a sé. Non l’avrebbe lasciata andare per nessun motivo al mondo. Quando Henry li raggiunse erano ancora a terra e stretti l’uno all’altra.
 
- Hook, mam … Emma, che succede?
- Non parlarmi come si mi conoscessi ragazzino!  
 
Henry fece qualche passo indietro.
 
- Ora basta Emma! – intervenne il pirata – ti sto solo chiedendo di darci una possibilità.
- A me non stai dando nessuna possibilità, pirata: o muoio per mano di Snow o di Rumple.
 
Hook fece alzare Emma e le prese la mano. La strinse forte e poi se la posò sul cuore.
 
- Pronuncerò per te il giuramento dei pirati.
- Ma che sceneggiata … - disse Emma cercando di togliere la mano.
- Non sto scherzando, è una cosa molto seria – disse il pirata trattenendola sul suo petto – è quello che ha permesso alla pirateria di sopravvivere in tutti questi secoli. Quindi Emma, hai la mia parola che non ti succederà niente finché avrò aria nei polmoni e sangue nelle vene.
 
Emma tolse la mano dal cuore del pirata e lo guardò ancora un istante.
 
- Non ho scelta. Da sola in un bosco e senza magia: la mia unica speranza è che Snow sia davvero ragionevole come dici.  – disse lei – Questo non vuol dire che le cose tra noi potranno tornare come prima.
 
La donna fece qualche passo in avanti.
 
- Muoviamoci: prima arriviamo al villaggio, prima finirà questa storia.
 
Tornarono sui loro passi fino al punto in cui avevano incontrato Henry e dove avevano abbandonato le sacche con le provviste. Stavano per riprendere il cammino, quando Emma si accorse di avere il mantello sporco di polline.
  • - Dannazione! Non posso andare il giro così.
Cominciò a scrollare il mantello, quando inavvertitamente inalò un po’ di polline. Improvvisamente sentì le palpebre pesanti e la stanchezza invadere il suo corpo. Le voci di Hook ed Henry erano sempre più confuse e lontane.
 
- Il villaggio – stava dicendo Henry – dista un paio di ore di cammino da qui e siamo tutti sconvolti, che ne dici se ci fermiamo a riposare? Prima dell’alba saremo alle porte.
- Bene ragazzo, tanto non potremmo fare molto prima del sorgere del sole …
 
Hook aveva appena finito di pronunciare queste parole, quando vide Emma barcollare e cadere priva di sensi. Si precipitò a sorreggerla per evitare che si facesse male.
 
- Ma che diavolo …? – disse il pirata cercando di rianimare Emma.
 
Anche Henry si avvicinò e vide il polline sul mantello di Emma.
 
- Attento Hook! Questo polline è soporifero! Appartiene a una specie di papavero rosso che cresce proprio nel campo in cui Emma si è fermata! Nonna mi ha detto di stare attento.
- Ho capito – disse prendendola in braccio – se non altro potremo parlare tu ed io.
 
Davanti al fuoco del loro campo, Hook ed Henry lo stavano fissando senza parlare. Emma riposava accanto al pirata che l’aveva coperta anche con il suo mantello. Il capitano tirò fuori dalla tasca il ciondolo di Emma: la magia bianca si era ridotta notevolmente, o per meglio dire era quasi del tutto scomparsa. Per un attimo si era illuso di poter riavere indietro la sua felicità e la sua famiglia. Dopo essersi assicurato che Emma continuasse a dormire, si girò verso Henry. Il ragazzo era ancora chiaramente sconvolto.
 
- Tutto bene, ragazzino?
- Diciamo. Ma vederla così è un tormento. Quando la sono andata a cercare nel castello e l’ho vista per la prima volta, ero così felice che fosse viva. Mi sono gettato su di lei abbracciandola. E sai cosa ho visto nei suoi occhi? Nulla, non sapeva nemmeno chi fossi.
 
Hook gli accarezzò la testa.
 
- Mi sembra di risentire le parole di tua madre …
- Davvero?
- Sì. Ti ricordi quando abbiamo fatto il viaggio nel tempo? Be’ ad un certo punto il coccodrillo ci ha imprigionato nella sua volta. Emma si era fissata che voleva tornare a New York e stavo facendo di tutto per farle cambiare idea. Quando ha ammesso di non voler più fuggire da Storybrooke, mi ha detto che era stato il vuoto che aveva visto negli occhi di Snow a farle capire che stava sbagliando.
- Sono ancora un po’ arrabbiato con te pirata.
- E perché?  
- Credevo fossi morto! E mi avevi promesso che saresti tornato da me con lei.
- Chi ha osato dire che Capitan Hook fosse morto?
- Abbiamo avuto una soffiata sul patibolo costruito nel cortile del castello, il giorno dopo che sei stato catturato.
- Non nego che era destinato a me, ma lei – disse volgendo gli occhi verso Emma – mi ha salvato. Ha fermato l’esecuzione perché non l’aveva autorizzata.
- Ha sempre avuto un po’ il pallino del controllo in effetti … raccontami tutto.
 
Hook passò il successivo quarto d’ora a raccontare tutte le peripezie che aveva superato da quando era stato rinchiuso nelle segrete del castello, di come aveva incontrato Emma, del tradimento di Rumple e Nottingham, del bracciale e della fuga dal castello. Dal canto suo, Henry lo aveva informato di quello che era successo al villaggio e del quasi ammutinamento di Barian e dei suoi uomini.
 
- Questo Barian è davvero uno sciocco!
- Su questo non c’è dubbio, ma ha un grande seguito. Non so quanto i nonni, mamma e Robin potranno avere la situazione in mano.
- A proposito – disse Hook – forse è meglio che non chiami Regina mamma davanti a Emma. Non saprei davvero cosa dirle.
- Hai ragione, la situazione è già abbastanza ingarbugliata. Cosa le hai detto di me?
- Le ho detto che ho avuto una storia con tua madre e che dopo la sua morte mi sono occupato di te.
- Questa non è proprio una bugia però.
- Solo che lei non lo sa.
- Le faremo capire tutto in qualche modo.
- Abbiamo solo quattro giorni di tempo o l’esercito di Rumple ci piomberà addosso.
- Un modo lo troveremo, non possiamo arrenderci proprio ora.
- Tua madre aveva proprio ragione, il tuo ottimismo è davvero contagioso.
 
Rimasero ancora qualche minuto davanti al fuoco e poi Henry si stese per riposare un po’. Hook si avvicinò al corpo di Emma per assicurarsi che fosse ben coperta. Rimase a guardarla ancora un po’: ritrovarla e perderla contemporaneamente, ora anche lui sapeva come ci si sentiva. Ma avrebbe lottato fino alla fine per lei a qualunque costo. Non avrebbe permesso a Rumple di portargli via anche Emma. Le baciò la fronte e si stese accanto a lei.
Fu il lontano canto di un’allodola ad insinuarsi nel suo sonno, ma quel canto portava con sé anche qualcos’altro: un rumore indistinto che aveva il sapore di un singhiozzo. Hook aprì gli occhi e quando vide il posto di Emma vuoto, sentì l’adrenalina pomparsi nelle vene. Si guardò immediatamente intorno: Henry dormiva poco distante e oltre la sua figura ve ne era un’altra seduta con le ginocchia al petto e il viso affondato in esse. Era lei, ancora scossa e sconvolta da quello che era successo. Vide che aveva lasciato il mantello e l’aria della mattina era ancora fredda, dato che il sole non era ancora sorto. Le si avvicinò cercando di non svegliare Henry.
 
- Emma – disse sedendosi accanto a lei dopo averla avvolta nel mantello.
 
Come la donna sentì la voce del pirata girò immediatamente il viso dall’altra parte per non fargli vedere le lacrime.
 
- Cosa vuoi ancora?
- Ti prego, non fare così.
- E come dovrei stare? Rallegrarmi? Non solo mi stai portando da Snow ma ti sei ben guardato dal parlarmi del tuo passato che poi è anche il tuo presente.
- Sei ancora arrabbiata per il ciondolo.
- Non posso ignorare il significato di quel ciondolo e il legame che hai con quella donna. Legame che non hai la minima intenzione di recidere e che forse non potrai mai recidere. Per un attimo ho pensato che qualcuno si fosse interessato a me non perché ero la Dama, ma semplicemente perché aveva visto qualcosa in Emma.
- Ma non capisci che l’ho fatto perché volevo proteggerti!
- No, tu volevi solo portare la mia testa ai ribelli e mostrarti la parte più vulnerabile di me è stata la più grossa leggerezza che abbia mai commesso. E smettila di recitare la parte dell’innamorato affranto, non lo sopporto, così come non sopporto farti pena. Lasciami stare ora!
- Voglio dirti un segreto Emma, quel nostro primo bacio non è stato un semplice bacio, ma ha portato alla luce qualcosa di importante dentro di me. Fino a quel momento non avrei mai pensato di trovare un’altra persona dopo la madre di Henry prima di incontrare te. 
- Queste sono solo parole capitano, i fatti dicono semplicemente che mi hai ingannata e da questo non si torna indietro. E io ho chiuso con te, quindi, vedi di risparmiarmi le tue bugie una volta per tutte!
 
Da quando avevano iniziato a parlare, il tono di Emma era stato freddo e fermo, molto più tagliente e doloroso delle urla della sera precedente. Quel gelo e quell’indifferenza erano atroci da sopportare. Non solo i muri di Emma erano stati di nuovo innalzati, ma ora erano ancora più spessi del passato.
 
- Farò di tutto per dimostrarti il contrario. E spero che prima o poi capirai e tornerai a fidarti di me e dei miei sentimenti. Vado a svegliare Henry, quando sei pronta riprendiamo il cammino.
 
L’ultima ora di strada sembrò la più lunga di tutte. Nonostante l’alba illuminasse il cielo, la notte avvolgeva ancora le tre figure che si stavano dirigendo al villaggio dei ribelli. Emma si era trincerata nel suo ostile silenzio e nel suo mantello. Hook aveva camminato  a fianco a lei per tutto il tempo, ma la donna non lo aveva degnato di uno sguardo.
 
- Ci siamo – disse Henry – quelle sono le porte del villaggio. Hook, io e te andiamo avanti e ci annunciamo.
- Emma – disse il pirata – non toglierti il cappuccio e rimani vicino a me qualunque cosa accada.
- E così si compie il mio destino.
- Sei al sicuro con noi, te lo ripeto. Non permetterò che ti facciano del male.
 
Si avvicinarono alle porte e una delle sentinelle intimò loro di fermarsi e identificarsi.
 
- Sono Henry, Chuck e ho trovato Hook.
- Chi altro c’è con voi? – disse Chuck indicando Emma.
- Garantiamo noi per lei. Ora facci entrare.
 
Si aprirono le porte delle mura per lasciarli entrare. Emma aveva il cuore in gola: era nelle mani di un pirata e di un ragazzino. Perché mai Snow avrebbe dovuto dar loro retta e risparmiarle la vita?




ANGOLO DELL'AUTRICE:
Ci siamo, la resa dei conti è arrivata e Ema non ha reagito bene ovviamente. Jolly Roger mi sentite, abbiamo un problema! E mica piccolo per giunta. Emma si è sentita tradita dalla persona di cui si fidava di più. Doppio tradimento: la sta portando da Snow e il suo passato amore lo percepisce ancora come presente. Abbiamo sempre visto Hook essere geloso di se stesso, direi che ora è un po' il turno di Emma! Ha accettato di seguirli ma solo perchè sa che Snow è più ragionevole di Rumple. Ma le cose non sono come sembrano e la situazione al villaggio è ormai fuori controllo ... #bastaspoiler. Lo so che l'angst uccide tutti, ma vi chiedo di avere un po' di pazienza. Hook di certo non si arrenderà anche se il tempo stringe. Per giunta ora può contare sull'aiuto di Henry e gli altri ... sperando che basti ...
Grazie come sempre a chi commenta, legge e segue. La vostra pazienza è una grande gioia!
Un bacione e a prestissimo!
Persefone


 

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Capitolo 18
*** XVIII. You’re Not Welcome ***




 
XVIII. You’re Not Welcome
 
Le porte del villaggio si erano appena chiuse alle loro spalle. Henry, Hook ed Emma stavano camminando lentamente verso il gabbiotto delle sentinelle di guardia. Emma teneva il cappuccio ben saldo sulla testa per non essere riconosciuta. Hook le camminava davanti guardingo ed erano proprio i suoi passi quelli che Emma, a testa bassa, seguiva per capire che direzione prendere.
 
- Fermi dove siete! – intimò Chuck dirigendosi verso di loro.

Immediatamente un gruppo di sentinelle li circondò impedendo loro di proseguire.
 
- Andiamo Chuck! Sono Henry! Non mi riconosci o sei già sbronzo di primissima mattina?
- Bada a come parli Henry! I tuoi legami con Snow e Regina non ti proteggeranno ancora a lungo! Chi è con te? Sai perfettamente che non posso far passare chi non si identifica chiaramente.
- Lui è Hook.
- Captain Hook? – chiese Chuck
- È sempre un piacere vedere come la mia fama mi preceda.
- Snow e Regina lo conoscono da molto tempo. Ci possiamo fidare di lui, è pulito.
- Questo è tutto da vedere. Chi nascondi dietro di te?

Chuck cercò di far spostare Hook per poter osservare meglio la donna che era dietro di lui. Il pirata, però, non era minimamente intenzionato a lasciarlo avvicinare di un solo passo in più.
 
- La donna è con me – affermò Hook con il tono più sicuro che riuscì a sfoderare – Garantisco io per lei.
- Non mi interessa, devo vedere chi è per lasciarla passare. Ordini dall’alto.
- Sai chi sono. Da quando in qua la mia parola non basta più? – ringhiò il pirata.

Chuck fece un giro attorno alla figura incappucciata. Sotto il mantello, il respiro di Emma cominciava a farsi irregolare per l’ansia. Vide la figura di Hook farsi ancora più vicino a lei, come a volerla proteggere ulteriormente dagli sguardi indagatori della sentinella.

- Fammi indovinare, - riprese Chuck in tono canzonatorio – è la tua sgualdrina personale, per caso? Scommetto che la tieni tutta per te, non la dividi con il resto dell’equipaggio.

Chuck vide chiaramente il pugno di Hook contrarsi per lo sdegno e decise, quindi, di rincarare la dose.
 
- Sarà sicuramente la moglie di qualche povero diavolo – rise sguaiatamente.

Chuck sfiorò il mantello di Emma con la sua mano, provocando così la violenta reazione del capitano della Jolly Roger, che si avventò immediatamente sull’uomo minacciandolo con il suo uncino.
-
Ho avuto le mogli di molto uomini, ma lei non la devi toccare neanche per sbaglio se non vuoi il mio uncino piantato in gola!

A quelle parole le guance di Emma si imporporarono leggermente. Perché quelle parole e quelle reazioni le sembravano fuori luogo. Aveva avuto un senso che il pirata avesse continuato la sua messa in scena fuori dal villaggio, ma perché proseguirla anche ora che vi erano giunti? Inconsapevolmente una piccolissima parte di lei cedette all’impulso di credere che forse era vero che non le aveva mentito a proposito dei sentimenti che nutriva per lei.

- Ma bene capitano – disse una voce facendosi largo tra le sentinelle – quello che si racconta in giro sul vostro irascibile carattere è vero.

Il cerchio delle sentinelle si aprì immediatamente per lasciar passare un giovane uomo castano e dallo sguardo tagliente. Si diresse immediatamente verso Hook e il suo sottoposto per separarli.
 
-Dovete perdonare Chuck, diciamo che le buone maniere non sono proprio il suo forte.
-Perfino i topi di fogna hanno un’educazione migliore di quella che ha mostrato questo straccione. Chi sei tu?
-Ma che modi sono i miei? Non ci siamo neanche presentati per bene. Il mio nome è Barian – disse inchinandosi – al vostro servizio. Sono il comandante delle guardie e dell’esercito dei ribelli.
-Cosa? – intervenne Henry stupito – E da quando questo? David è sempre stato al comando delle operazioni militari.
-Ragazzino, molte cose sono cambiate nei due giorni che hai deciso di andartene a spasso nei boschi. Dopo il proclama di Tocqville è stato l’esercito a volermi come sua guida. Hanno giudicato la condotta di David un po’ troppo morbida per far fronte ai recenti sviluppi.
- Allora Barian – intervenne Hook volendo tagliare corto – ci lasci passare o devo per forza ricorrere a questa?
 
Il pirata passo la mano sull’elsa della sua spada. Sotto il suo mantello, Emma strinse il suo ciondolo. Nonostante la vicinanza di Hook, Emma percepiva distintamente tutti gli sguardi su di lei.
 
- Calma capitano, certo che avete il permesso. Se non mi vuoi mostrare il volto della donna avrai i tuoi buoni motivi e ovviamente l’onorabilità della tua parola ha ancora un peso.
Quindi prego: benvenuti al villaggio.

Barian si fece di lato e con un cenno ordinò alle sentinelle di rompere le righe per farli passare. Il primo a muoversi fu Henry, dato che era l’unico a conoscere la strada. Il secondo a muoversi fu Hook e poi fu la volta di Emma.
Quando la donna fu vicino a lui, Hook le sussurrò qualcosa.
 
- Rimani vicino a me, non mi fido di questi tizi.
 
Barian stava osservando il tenero quadretto itinerante, ma non era ancora appagato. Sapeva che il capitano era un avversario scaltro e temibile, ma la sua insolenza e arroganza era un qualcosa di davvero irritante e voleva fargliela pagare. Dalla loro conversazione una cosa era emersa ben chiara: il pirata teneva molto a quella sconosciuta, la sua reazione alle parole di scherno di Chuck era inequivocabile. Era il suo punto debole e lo avrebbe sfruttato a suo vantaggio. La figura incappucciata lo stava per superare quando nella testa gli balenò un’idea. Calpestò con la spada il mantello facendo inciampare la donna.
Come Emma sentì il suo equilibrio precario, l’unica cosa che riuscì a fare fu cercare di tenere il cappuccio in testa, anche a costo di cadere rovinosamente a terra.

- Attenta a dove mettete i piedi, milady o il capitano ci incolperà …

Barian rimase con le parole a mezz’aria non appena il cappuccio rivelò il volto della donna. Come Hook vide Emma inciampare, cercò di sorreggerla ma quando riuscì a raggiungerla, la bionda e inconfondibile chioma di Emma era sotto gli occhi di tutti. Lo sguardo di Barian si accese non appena la riconobbe: lo aveva doppiamente in pugno. Hook non riuscì nemmeno ad assicurarsi che stesse bene che due guardie lo placcarono, mentre alte due si avventarono su Emma.

- Ma cosa diavolo fai! Potevi farle male! – inveì Hook contro Barian.
- Vi arrabbiate? Io dovrei essere furioso! Questo non è davvero cortese. Io vi offro la mia ospitalità e voi ne abusate così, introducendo la Dama nel villaggio!
- Lasciatela andare immediatamente!

Emma era immobilizzata a terra con gli occhi pieni di terrore.

- Ma chi vi credete di essere per arrivare qui e dare ordini? Non siete sulla vostra nave. Abbiamo delle regole e il mio compito è quello di farle rispettare. Avete udito del proclama?
- Lo abbiamo sentito a Tocqville.
- E allora saprai che se la consegniamo potremmo avere un margine di trattativa o meglio intavolarne una che ci dia il tempo di organizzarci per la battaglia finale.
- Osa toccarla e giuro che te ne farò pentire!
- Quanto ardore capitano, come mai? Snow ci ha raccontato di te e ci ha assicurato che avresti sposato la nostra causa. Cosa ti è successo? Questa donna ti ha annebbiato il cervello?

Barian si avvicinò a Emma e le sollevò il mento per osservarla bene in viso. Emma aveva lo sguardo indomito, di chi non si sarebbe lasciato piegare facilmente.
 
- Interessante – continuò Barian – chissà se ha lo stesso effetto su qualche altro uomo. Magari mi prenderò la briga di scoprirlo da me.

Quell’ultimo sconcio commento rivolto alla sua donna fu la goccia che fece traboccare il vaso. Hook stava per sguainare la spada, quando vide una delle sentinelle puntare un coltello alla gola di Emma. Non poteva esporla in questo modo.

- Lasciala stare. La faccenda è tra noi.
- Sarò buono. Hai tre minuti per salutarla e tra un’ora dovrai presentarti nelle prigioni. Dobbiamo parlare.
- E se mi rifiuto?
- Lo vedi il suo bel faccino? Imprimitelo bene nella testa perché non avrai altre occasioni per vederlo.      

Hook si avvicinò a Emma. La donna era terrorizzata e aveva anche ragione: aveva passato tutta la notte a giurarle che i ribelli non le avrebbero fatto del male. Il trattamento che le stavano riservando non era dei migliori e stava sbugiardando le sue intenzioni. La fortuna non era decisamente dalla sua parte.
 
- Ti sei fatta male?
 
Emma puntò i suoi occhi arrabbiati e delusi nei suoi occhi.

- Avevi detto che non mi sarebbe successo niente, me lo avevi giurato! Sapevo che sarebbe stata una cosa stupida fidarmi di te. E infatti avevo ragione. Ma perché non seguo mai i miei stessi consigli? – disse lei sprezzante.
- Ti ho fatto una promessa e la manterrò, ma mi serve tempo. Devo capire prima cosa è successo qui.
- Vai al diavolo tu e le tue promesse!!
- Bene capitano – intervenne Barian – il tempo dei saluti è scaduto. Presentati tra un’ora e ti accorderò un altro colloquio.
 

Snow e David stavano passeggiando per la via principale, quando la strada si animò di colpo di una strana frenesia. Le persone bisbigliavano ed erano in fermento.

- Ecco chi potrà darci delle risposte! – disse Marco correndo verso di loro.

Il falegname fu seguito da un altro gruppo di persone. Premevano tutti per avere delle delucidazioni su quello che stava accadendo alle porte del villaggio.

- Hai sentito Snow? Henry sembra sia tornato e per di più non era solo!
- Chi c’era con lui? – chiesero all’unisono Snow w David.
- Altre due persone: pare un uomo e una donna.
- Niente di più preciso? – chiese David.
- Uno – disse titubante Marco – pare sia Capitan Hook e, tenetevi forte, pare che l’altra sia niente di meno che Emma.

Snow sentì la sua metà di cuore esplodere di gioia ed era sicura che anche quella di David stava esultando in quel modo. Erano tutti sani e salvi e c’era ancora speranza.

- Dove sono ora? – chiese Snow
- Fortunatamente Barian l’ha messa in cella per la sicurezza di tutti.
- E lei non ha opposto resistenza?
- È questa la cosa strana, non ha usato la magia.
- Grazie Marco – disse David – è meglio se andiamo a vedere noi.

David e Snow si diressero immediatamente verso le porte del villaggio. Si erano appena uniti alla folla di curiosi che stava osservando lo scontro tra il capitano e il capo delle guardie. Si fecero largo per poter raggiungere Hook ed Henry.

- Cosa succede Barian? – chiese Snow

Henry le si avvicinò immediatamente e la donna si rese subito conto di come il nipote fosse preoccupato della piega che la faccenda stava prendendo.

- Questo siete voi a dovermelo dire. Avevate detto che era dalla nostra parte e invece ha introdotto Emma qui. L’ha rapita e ha fatto ricadere la colpa su di noi. Che hai da dire a tua discolpa, pirata?
- Io di certo non ti devo nessuna spiegazione!

Henry stava seguendo lo scontro tra i due con sempre crescente preoccupazione.

- Nonna, la situazione tra quei due è davvero tesa. Ho paura che vada a finire molto male. Barian ha fatto rinchiudere Emma e Hook non l’ha presa bene.
- Ascoltami bene – disse David al nipote senza perdere di vista Hook e Barian – corri a chiamare Regina e Robin, ci vediamo alla nostra capanna. Mi raccomando non dire niente a nessuno o genereremo solo panico.

Henry si allontanò immediatamente per fare come gli aveva detto suo nonno.

- Che Hook sia dalla nostra parte è un dato certo, quindi abbassa quella spada – intervenne David tra i due litiganti.
- E ti aspetti che io ti creda? Mi chiedo da che parte stiate voi, a questo punto.
- Osi mettere in dubbio la nostra lealtà alla causa? – tuonò David – Siamo stati noi a organizzare per primi la resistenza, quando tu non eri altro che un povero cacciatore. Quindi modera i termini!

Barian sapeva che il potere di Snow e David si era molto indebolito negli ultimi tempi e che gran parte dei ribelli erano propensi alla sua via, ma il potenziale di credibilità che avevano era ancora troppo radicato nella gente. Non avrebbe mai vinto in uno scontro diretto e la fase era troppo delicata per azzardare colpi di testa.

- Ripeto quello che ho detto a lui. Lo interrogherò tra un’ora alle prigioni e poi accorderò un nuovo colloquio con la donna.

Barian rinfoderò la spada e si allontanò decisamente soddisfatto: tutto stava andando nel verso giusto, secondo i piani.

Hook era rimasto impalato al centro della piazza con ancora l’odio di Emma impresso negli occhi. La stava perdendo inesorabilmente.

- Hook  – disse David avvicinandosi – andiamo, dobbiamo parlare.
- Non posso lasciarla nelle loro mani – disse il pirata cercando di dirigersi verso le prigioni.
- Non fare sciocchezze! – disse David afferrandolo per un braccio – Barian non scherza e le prigioni sono piene di suoi scagnozzi. La rappresaglia può essere tremenda. Non possiamo mettere così in pericolo Emma. Può usare la magia?
- È meglio non parlarne qui. Dove possiamo andare?
- Ho mandato Henry ad avvertire Regina e Robin, ci aspettano nella nostra capanna.
 
Come misero piede nella loro capanna, la rabbia e la frustrazione di Hook esplosero violente ai danni del povero tavolo della cucina che fu scaraventato a un lato della stanza.

- Che diavolo succede qui? – disse Regina scendendo dal piano di sopra – Roland sta ancora dormendo!
- Henry ti ha detto? – chiese David.
- Certo. Chiamo Robin e siamo subito da voi.

Intorno al malconcio tavolo, si ritrovarono tutti, compreso Henry. Hook aveva raccontato i particolari della fuga dal castello e dei piani di Rumple.
- Allora la vuole davvero uccidere – disse Snow stupita.
- Per questo le ha messo il bracciale – rispose Hook – ora è vulnerabile. La devo tirare fuori da quelle prigioni o non si fiderà mai più di me.
- Henry ci ha spiegato del ciondolo, quanta magia bianca c’è?

Hook tirò fuori dalla tasca il ciondolo: la magia bianca era quasi tutta svanita.

- Come è potuto succedere Capitan Guyliner? Che casino hai combinato?
- Le ho mentito sul fatto che la stavo portando qui. Ma come potevo non farlo? Snow le ho detto che saresti stata clemente con lei, ma non mi aspettavo questo cambiamento tra i ribelli.
- Cosa vorresti fare? – chiese David.
- Vorrei liberarla, la terrò io in custodia se necessario.
- A proposito, la capanna accanto alla nostra la puoi occupare tu – replicò Snow.
- C’è posto per due? – chiese Hook
- Certo.
- Bene allora è lì che la terremo al sicuro da tutti.
- Barian non è un uomo che va sottovalutato – intervenne David – dobbiamo stare molto attenti e far recuperare in fretta la memoria a Emma.
- Devo fare in modo che torni a fidarsi di me – disse Hook – solo così sarà pronta a riacquistare i suoi ricordi.
- Bene – replicò Henry – allora mettiamoci subito al lavoro. Il tempo stringe.
 

Mentre si avviava alle prigioni, Hook stava cercando di apparire il più calmo possibile. Avevano concordato che il solo David lo avrebbe accompagnato. L’edificio era spoglio e alquanto malsano. Non appena vi entrarono furono accolti da Chuck.

- Desiderate?
- Parlare con Barian.
- Attendete.

Era passata più di mezz’ora e Hook iniziava a dare i primi segni di impazienza.
 
- Allora Chuck – disse David – cosa state aspettando?
- Quanta impazienza – disse Barian entrando nell’anticamera – sai che ho molto da fare.
 
Hook cercò di darsi una calmata o la cosa sarebbe finita male.
- Allora Barian, cosa vuoi sapere? Facciamola finita – disse Hook.
- Perché l’hai rapita?
- Io non ho rapito nessuno, mi ha seguito di sua spontanea volontà.
- Ma per favore. Perché non ha usato la magia?
- Rumple e Nottingham sono i veri nemici, non lei. Il bracciale lo impedisce.
- Ma sentilo più che un pirata mi sembra di sentire un innamorato.
- Quelli che sono i miei rapporti con lei non ti riguardano.
- È qui che ti sbagli, visto che questi rapporti mettono in pericolo la nostra sicurezza.
- Senza magia non è un pericolo, affidala a me.
- Così puoi farla scappare? Non ci penso proprio!
- Sarà sotto la mia responsabilità e no scapperà.

Barian si prese del tempo prima di rispondere.
 
- Vedi capitano, nonostante i mie modi, tengo davvero alla sicurezza del villaggio. Non posso prendere questa decisione da solo. Sarà il Consiglio a deliberare.
- Vuoi convocare il Consiglio? – intervenne David.
- Sì per stasera. Avremo all’ordine del giorno due punti: Emma e le decisioni per l’imminente guerra.
- D’accordo – rispose David – ma ora falle vedere Emma.
- Come era nei patti.
 
Barian li condusse nella cella più piccola e isolata di tutte le prigioni. Hook si avvicinò immediatamente per cercare Emma: nella cella la sua esile figura era rannicchiata contro un muro.
 
- Emma, sono io – disse Hook in un soffio.
- Vattene – rispose la donna senza alzare il volto dalle ginocchia – non abbiamo niente da dirci.
- Ascolta tra poco sarai fuori di qui, sto facendo di tutto per farti uscire.
- Ho detto che non voglio starti a sentire! Guardia, non ho più niente da dire a quest’uomo, portatelo via!
- Emma ti prego
- Portatelo via!
 
Barian si avvicinò a Hook per farlo allontanare.
 
- Siete ancora sicuro di volerla sotto la vostra responsabilità?
- Ora più che mai.






ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui, un nuovo capitolo tutto per voi. Ok sì Hook non ha molta fortuna visto che al villaggio dei ribelli è Bariana d avere il controllo della situazione e diciamolo, l'accoglienza di Emma non è stata molto calorosa anzi. la donna si fida sempre meno del pirata ora che è in prigione. Viverci insieme basterà a farle tornare la memoria? Le questioni aperte sono due: primo dove e come tenere Emma, secondo cosa fare per la guerra. A dir la verità i consigli di guerra servono proprio a prendere questo tipo di decisioni, ma forse inizia a sentirsi anche un po' di puzza di bruciato XD.
Come sempre grazissimo a voi che leggete, seguite, inserite e commentate! 
Un bacione e a prestissimo :*
Persefone

P.S: vogliamo parlare dello SP????? IO l'avrò visto una ventina di volte!!!! *.* Hook è davvero sconvolto per quello che è appensa successo e io soffro con lui e per lui, datemi la quinta stagione ORA! 

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Capitolo 19
*** XIX. War Cabinet ***


XIX. War Cabinet
 
Erano appena rientrati dalle prigioni e Hook era sempre più sconvolto e turbato: il comportamento di Emma lo stava facendo consumare nel senso di colpa come non mai. Non appena varcò con David la soglia della porta della capanna di Snow, la donna era venuta immediatamente a sincerarsi delle condizioni di sua figlia. Gli altri erano tutti rimasti seduti al tavolo, compreso Henry.
 
- Perché non è con voi?
- Barian ha intenzione di convocare il consiglio – esordì David senza mezzi termini – sarà in quella sede che decideremo il destino di Emma.
- Ma non ha alcun senso! – rispose Snow con le lacrime agli occhi.
- Mi ci fate capire qualcosa anche a me? – disse Hook alquanto infastidito
- Hai ragione – intervenne Regina dalle spalle di Snow – Convocando il consiglio, Barian vuole fare una sola cosa: paralizzare le decisioni su Emma. Perché è un mistero, ma non c’è altra spiegazione.
- Il consiglio – continuò Robin – è composto da dieci membri. Del nucleo originario sono rimaste solo le persone in questa stanza.
- Chi sono gli altri sei membri? – chiese il pirata
- Barian, Caspian, Peter e Robert. Barian è stato il primo ad essere stato eletto e poi ha favorito gli altri tre – rispose Snow.
- Restano ancora due posti vuoti, chi manca? – chiese ancora il pirata.
- Uno posto è per te Hook – disse David – te lo abbiamo riservato sin dall’inizio. Sapevamo che saresti tornato.
- E l’altro?
- Per l’altro posto, ci penso io – disse Snow – è sempre stato assegnato, ma mai rivelato per sicurezza. Questa però è un’emergenza. Henry, vieni con me: devo affidarti un compito importante.

Nonna e nipote uscirono dalla stanza e dopo poco si sentì Henry uscire dalla porta.
 
- Snow – disse Regina – non credo sia sicuro mandare Henry fuori!
- Sarà qui tra un paio d’ore, abbiate fiducia.

Dopo un’intensa azione di convincimento, Snow era riuscita a convincere Hook a sdraiarsi un paio di ore prima di andare al consiglio. Il pirata si era chiuso in una delle stanze del piano di sopra, ma di dormire non ne aveva alcuna intenzione: troppa tensione, troppa adrenalina, troppa ansia nel sapere Emma sola in balia di quella gentaglia. E poi non riusciva a togliersi dalla testa i suoi freddi occhi verdi puntati su di lui con fare accusatorio. Emma aveva la stessa espressione di quando aveva scoperto che Zelina lo aveva maledetto per cercare di rubarle la magia. Odiava deluderla perché tutto quello che aveva cercato di fare da quando l’aveva conosciuta era cercare di essere un uomo migliore, un uomo d’onore. Prese il suo ciondolo e si lasciò cadere sul letto.

- Farò di tutto per stare con te, lo sai no? Quindi aspettami, per una volta aspettami tu.
 
Era sceso da pochi minuti, quando fu raggiunto dagli altri.

- Henry è tornato? – chiese immediatamente.
- Non ancora – rispose Snow – sapevo che ci avrebbe potuto mettere più del previsto. Dobbiamo cercare di guadagnare tempo al consiglio. Gli ho detto che è là che deve raggiungerci in caso si fosse attardato.
- Mi raccomando Hook – disse Robin dandogli una pacca sulla spalla – non fare cose avventate. Lascia parlare noi.
- Ci proverò amico, ma non garantisco.

Fecero in silenzio il breve tratto dalla capanna all’edificio adibito a quartier generale. La tensione era palpabile, praticamente la si poteva tagliare con un coltello.  
Quando entrarono nella sala del Consiglio, Barian era circondato dai membri a lui fedeli. Fece loro cenno di tacere e si avvicinò al gruppo capeggiato da Snow e Regina.

- Bene, ora che siamo tutti, possiamo decisamente cominciare.

Gli otto membri si disposero attorno ad una tavola rotonda mentre Hook era rimasto in piedi accanto alle sedie destinate agli ascoltatori. La sala era gremita. Attorno alla tavola si erano formati due semicerchi, come a marcare ancora di più la contrapposizione: Regina, Snow, David e Robin da un lato e Barian, Caspian, Robert e Peter dall’altra. I due posti vacanti erano rispettivamente quelli tra David e Barian e quello tra Robin e Robert. La prima a prendere la parola fu Snow.

- Prima di iniziare la seduta, voglio invitare al tavolo e ufficializzare il seggio di Hook nel consiglio.
- Astuta come mossa – intervenne Peter – ma mi appello affinché in questa sessione il nuovo arrivato non abbia diritto di voto. È appena stato nominato e poi il suo coinvolgimento è troppo grande per non pensare che sia del tutto lucido.
- Mi meraviglio di te Snow – proseguì Caspian – voi che siete i paladini dell’onestà volevate fregarci con questo mezzuccio da quattro soldi.
 - Abbiamo solo chiesto che la posizione di Hook venisse ufficializzata. – ribatté Regina.
- Questo non ve lo possiamo negare – asserì Barian.
- Allora procediamo senza perdere ulteriore tempo – cercò di chiudere Robin.

David fece cenno a Hook di avvicinarsi al tavolo.

- Il Consiglio accetta e ufficializza la tua posizione tra noi Hook. Il tuo posto è quello tra me e Barian. Benvenuto tra noi.

Mentre David parlava, il pirata rimase con lo sguardo fisso su Barian, c’era qualcosa in lui che non lo convinceva e il suo formidabile istinto gli stava dicendo che c’era qualcosa di strano in quel tipo, troppo strano. Quando tutti furono in piedi davanti ai loro posti, estrassero contemporaneamente la spada e la posarono sul tavolo davanti a loro: la cerimonia di apertura era stata compiuta.

- La seduta è aperta – dichiarò Snow invitando tutti a sedersi ai propri posti.

Nella sua cella Emma aveva visto Hook passare per la strada e dirigersi con gli altri da qualche parte. Aveva il ciondolo in mano e lo stringeva forte. Prima di accasciarsi al suolo aveva provato a sfilarsi quel dannato bracciale in tutti i modi possibili e immaginabili. Amareggiata e frustrata aveva finito col sedersi rassegnata. L’unica cosa che in quell’istante avrebbe voluto era la vicinanza della persona che le aveva donato la sua collana, sapeva dentro che era l’unica cui importasse qualcosa di lei. Ma chi era? Perché non ricordava nulla? Se solo lo avesse saputo avrebbe potuto rifugiarsi da lui. Aveva sempre dato per scontato che si trattasse di un lui, era una convinzione talmente radicata in lei da non essere mai stata sfiorata dal dubbio del contrario. E poi nella sua mente tornò il viso di Hook. Era incredibile come ogni volta cercasse di interrogarsi sul donatore, il primo volto che visualizzava era quello del pirata. La cosa la infastidì alquanto. Stava cercando di odiare Hook con tutte le sue forze. Ma più cercava di odiarlo più il sentimento che aveva nutrito per lui si radicava nel suo intimo.
Improvvisamente la porta della cella si aprì lasciando entrare Chuck. Emma scattò immediatamente in piedi sulla difensiva. Quell’uomo l’aveva guardata strana per tutto il giorno e sapeva che non aveva buone intenzioni.

- Milady, ora mi segui.
- Dove andiamo?

Chuck l’afferò per il braccio con forza.

- Ti porto in una cella permanente. – disse lui aumentando la sua stretta attorno al braccio della donna.
- Non credo che Hook sarà contento di sapere come mi stai trattando!
- Il pirata? Lui è lontano e tu sei qui sola con noi. Ora fai la brava e cammina.

Chuck la spinse fuori della cella e la costrinse a camminare verso la sua nuova prigione.
 
La discussione in Consiglio si stava protraendo più del dovuto. Snow e gli altri erano risoluti nel guadagnare tempo e la cosa stava spazientendo i loro avversari. Stufo, Barian stava esternando tutte le sue rimostranze.

- Per me non è saggio liberare Emma.
- Insomma – protestò Robin – cosa può fare senza magia!
- Mi state dicendo – intervenne Caspian – che vorreste buttare al vento l’unico vantaggio che abbiamo sul castello? Questa è follia!
- Sai che consegnarla non ci porterà alcun vantaggio – affermò resoluta Regina – è stato Nottingham a metterle il bracciale con il chiaro intento di ucciderla.
- Questo è quello che sostiene lui – rispose Peter indicando Hook.

Fino a quel momento Hook aveva seguito l’intera discussione in silenzio, cercando di mantenere il controllo e non rispondere alle provocazioni che arrivavano soprattutto da Barian.

- Vi ho detto la verità! – affermò il pirata cercando di non far trasparire la sua indignazione.
- Come quando ti ho chiesto chi portavi con te? – lo sfidò Barian.
- Non potevo esporla in quel modo e avevo ragione! Ti sto chiedendo solo di porla sotto la mia custodia nel villaggio. Snow mi ha detto che c’è una capanna libera vicino alla sua, staremo lì.
- Certo. Così potrete tramare meglio. Volete farci uccidere tutti? Ho visto come guardi quella donna: siete d’accordo, volete scatenare una battaglia tra noi e Rumple. Una volta massacrati entrambi gli schieramenti potreste ristabilire il vostro potere. Tu e lei.
- Tu sei completamente pazzo!
- Ora vuoi negare che provi qualcosa per la nostra più acerrima nemica? Sono io a considerare pazzo metà del consiglio a riporre in te tutta questa fiducia!

Hook stava per scattare in piedi per fronteggiare quello sbruffone a quattr’occhi ma David lo trattenne sulla sua sedia.

- Calmati Hook – gli sussurrò David – è esattamente quello che vuole. Con tutti questi testimoni lui passerà dalla parte della ragione e tu no. Stai fermo.

Aveva provocato Hook nella giusta maniera, Barian lo sapeva e se solo quel guastafeste di David non si fosse messo in mezzo avrebbe raggiunto il suo scopo: screditarli tutti e prendere il comando dei ribelli una volta per tutte. Aveva ancora una carta da giocare però per fare in modo che la situazione rimanesse invariata.

- Cosa proponi allora Barian? – intervenne Snow per cercare di deviare il discorso da Hook.
- Semplice Snow, mettiamola ai voti.
- Ma questo è assurdo – esplose Robin – non raggiungeremo mai un accordo. Se il consiglio non raggiunge una maggioranza le cose resteranno come sono e noi non avremo risolto nulla.
- Io sono d’accordo con Barian – intervenne Peter – mettiamo ai voti se Emma deve rimanere o no il carcere.
- Cosa non darei per un’altra maledizione del sonno! – proruppe Regina spazientita.
- È deciso – disse Barian – tutti quelli a favore alzino la mano.

Barian, Peter, Caspian e Robert alzarono le loro mani per votare.

- Perfetto – disse Barian – e ora i contrari.

Regina, Robin e David avevano già alzato la mano. Snow aveva temuto quel momento sin dall’inizio: una votazione senza che Henry fosse ancora tornato. Sapeva bene che una volta che lo scrivano aveva preso nota di tutto, la votazione era chiusa e non si poteva riaprirla se non per una convocazione successiva. In altre parole voleva dire perdere altro tempo prezioso.

- Allora Snow? Hai intenzione di astenerti?
- Mi chiedo solo perché questo accanimento nei confronti di una persona indifesa.
- Mi meraviglio di te, hai combattuto per la salvaguardia del tuo popolo in molte occasioni perché ora dovrebbe essere diverso?
- Proviamo a parlarle e a offrirle una possibilità di redenzione.
- La dama che si redime? Ma non diciamo sciocchezze! E ora vota o lo scrivano prenda nota che ti sei astenuta.

Non poteva più temporeggiare e la prolungata assenza di Henry non era un buon segno. Stava per alzare la mano quando le porte del consiglio si aprirono per far entrare Henry.

- Henry! – disse Robert – come osi entrare a consiglio in corso? Dovresti essere punito per questo!
- Scusate il ritardo, ma ho un permesso speciale per questo, firmato da un membro dl consiglio.

Henry mostrò la pergamena con la firma di sua nonna. Quando si avvicinò al tavolo per mostrare a Barian e agli altri la pergamena con il permesso, rivolse un breve cenno di assenso verso la nonna.

- A cosa dobbiamo questa interruzione? – chiese Barian.
- L’ultimo membro del consiglio è venuto a prendere parte a questa decisione importante.

Tutti guardarono il posto vuoto tra Robin e Robert.

- Andiamo è ridicolo! Quel posto è sempre stato vuoto! Non potete nominarne un altro membro!
- È qui che ti sbagli Barian – intervenne Snow – quel seggio è già assegnato a qualcuno.
- Se così fosse perché non è mai stato qui? Quel posto è sempre stato vuoto – rincarò Caspian.
- Il membro che lo occupa è stato per noi di vitale importanza e con una missione molto delicata. Gran parte dei nostri successi sono dovuti alla sua attività.
- Non lo trovo giusto! Si presenta ora non sapendo nulla delle attività del consiglio!– sbottò Peter.
- Questo non è vero: è sempre stato informato di tutto! Il posto è suo sin dall’inizio, prima che voi vi entraste. Mi sembrava giusto che prendesse parte anche lui a questa decisione.

Henry fallo entrare.
Mentre Henry usciva dalla stanza per fare strada al nuovo arrivato, gli sguardi di tutti i presenti erano rivolti verso l’ingresso per capire chi fosse l’occupante di quel posto che era sempre stato vuoto. Dopo pochi istanti Henry rientrò seguito da una figura familiare al pirata. Quando il viso dell’uomo fu illuminato dalla luce delle torce, Hook ebbe un sussulto.

- Colin! – esclamò saltando in piedi.
- Chi è quest’uomo? – ringhiò Barinan.

Colin si avvicinò al seggio di Snow per salutarla e poi si diresse al suo posto. Estrasse la spada e dopo averla posata sul tavolo si accomodò al suo posto.

- Lui – disse Snow – è Colin Backer, uno dei più anziani membri di questo consiglio.
- Scusate il ritardo – intervenne Colin – ma io ed Henry abbiamo dovuto seminare un paio di cavalieri neri. Dopo il proclama c’è molto movimento in giro.
- Io so chi sei! – disse Caspian improvvisamente – tu sei il fornaio di Tocqville! Cosa ci fa un semplice fornaio al nostro tavolo?
- Lui non è un semplice fornaio – intervenne Snow – quella era la sua copertura. Colin ha fatto per noi un’attività di spionaggio enorme ed è quella che ci ha permesso di sopravvivere anche nei momenti più difficili.
- Immagino dovremo informarlo sui fatti e ripetere la votazione – osservò Robert.
- Non è necessario – rispose Colin – Snow mi ha informato dell’ordine del giorno. Riprendete da dove eravate rimasti.
- Stavamo deliberando sul rilascio di Emma dalle prigioni per porla sotto la custodia di Hook. Barian, Caspian, Robert, e io abbiamo espresso parere contrario. Era in corso la votazione per i favorevoli.
- Ma come possiamo affidare questa decisione a una persona che non sa niente! – disse Caspian.
- Su questo ti sbagli – intervenne Colin – ho avuto modo di aiutare Hook e Emma a Tocqville. Emma non rappresenta più un pericolo per questa contea. Sono Rumple e Nottingham quelli da cui guardarsi le spalle. Stanno tramando per conquistare il potere. Emma è l’ultimo dei nostri problemi.
- Bene, allora riprendiamo la votazione – disse Snow – io sono favorevole alla liberazione. Colin il tuo voto.
- Favorevole.

Lo scrivano finì di registrare le ultime dichiarazioni e poi si schiarì la voce per convalidare la votazione appena conclusa.

- Con un risultato di cinque favorevoli e quattro contrari il consiglio delibera la scarcerazione di Emma e la pone sotto la custodia di Hook.

Mentre abbracciava gli altri, Hook vide un cenno di disprezzo sul viso di Barian: non si aspettava quell’improvviso sviluppo e la cosa lo aveva infastidito.

- Se il consiglio ha così deciso, io di certo non mi opporrò ma poi non venite a dirmi che non vi avevo avvertito! – disse Barian secco – Domani mattina potrete venire a prelevare Emma.

L’entusiasmo si spense in un momento.

- Domani mattina? Io me la vengo a prendere subito! – rispose Hook – non la lascerò nelle tue mani un momento più del necessario!

Barian capì che non avrebbe fatto desistere il capitano in nessuna maniera.

- Come volete. Io ti precedo nelle prigioni per dare disposizioni.

Barian e il suo gruppo si allontanarono dalla sala. Hook si avvicinò immediatamente a Colin per salutarlo e ringraziarlo.

- Figurati – rispose Colin – non avrei mai lasciato la mia figlioccia in questo frangente e poi la situazione a Tocqville si stava facendo pesante. Sono contento di essere qui.
- Hook – intervenne Snow – vai a prendere Emma mentre io vado alla capanna per sistemare le cose.
- Mi metto subito in cammino
- Come sei venuto? – chiese Colin
- A piedi. Non dovrei metterci molto ad arrivare alle prigioni.
- Fuori c’è il mio cavallo. Prendilo. Emma sarà molta spossata e la casa di Snow è quasi al confine. Non farla stancare. Henry ti indicherà qual è.
- Vengo con te – disse David – se vogliono tirarci uno scherzo, questa è la loro ultima occasione. E in questi casi è meglio essere in due.
- Se posso aiutare … - intervenne Robin
- Grazie amico, ma non possiamo rischiare tutti, la guerra è alle porte e non possiamo lasciare che Barian prenda il sopravvento.


Hook stava cavalcando verso le prigioni con accanto David che aveva dietro Henry. Il ragazzino non aveva voluto sentire ragioni: voleva accertarsi con i suoi occhi che sua madre stesse bene. Il che era anche comprensibile da un certo punto di vista, visto il modo in cui l’avevano portata via. Quando giunsero alle prigioni smontarono da cavallo e lasciarono il ragazzo a badare ai cavalli. David e Hook percorsero il corridoio in silenzio. Arrivarono al tavolo delle sentinelle dove Barian li stava aspettando.

- Siete arrivati, bene. Chuck sarà subito da voi. Ti avverto Hook, qualunque cosa succeda, sarà tua la responsabilità.

Barian era uscito da un paio di minuti quando i due furono raggiunti da Chuck.

- Allora – disse David impaziente – dov’è Emma?
- Seguitemi.

I tre percorsero il corridoio della prima volta. In quell’occasione, Hook aveva contato che la cella occupata da Emma era la terza su quel corridoio. Quando vi passarono davanti, la trovarono vuota.

- Emma era qui – disse rabbiosamente – che fine ha fatto?
- L’abbiamo dovuta trasferire – disse Chuck – quella era una cella provvisoria.
- Dove si trova ora? – chiese David.
- Se la smettete di interrompermi e mi seguite, la troverete presto.

La scena che si presentò davanti agli occhi di David e Hook quando giunsero alla seconda cella di Emma fu un pugno allo stomaco. La donna era stesa sulla panca di legno, apparentemente priva di sensi. La rabbia del pirata fu davvero incontenibile in quel momento.

- Cosa diavolo le avete fatto? – disse sbattendo al muro Chuck.
- Abbiamo dovuto, stava aggredendo una guardia.

David si precipitò a separarli, Hook aveva negli occhi quel disprezzo che lo avrebbe potuto portare a fare una sciocchezza quella sera.

- Cosa le avete fatto? – ripeté David.
- Si è agitata non appena l’abbiamo perquisita. Le abbiamo tolto una collana che portava al collo e ha iniziato a dare in escandescenza. La guardia ha dovuto colpirla per farla smettere!
- Avete osato toccarla? – tuonò Hook portando una mano sul collo di Chuck con il chiaro intento di soffocarlo.
- È davvero una gattina furastica pirata e dannatamente attraente, capisco cosa ci hai trovato – disse Chuck con la poca aria che gli era rimasta nei polmoni.

David capì che la situazione stava davvero per precipitare. Strattonò Hook affinché lasciasse la presa. Come l’aria poté tornare nei polmoni di Chuck, l’uomo tossì violentemente.

- Hai bisogno della balia pirata?
- Piantala! – tuonò David – se ti vedo girare intorno alla mia casa ora che c’è Emma ti prometto che la prossima volta non sarai così fortunato! E ora apri la cella!

Mentre Chuck apriva la cella, Hook vide la sua catenina da pirata sul tavolo. La afferrò e poi entrò prepotentemente nella prigione per sincerarsi delle condizioni di Emma. La donna era priva di sensi, con una ferita sulla tempia e la veste lacera in più punti come se fosse stata strattonata in maniera davvero violenta. Il senso di colpa dilagava in lui, non lasciò avvicinare nessuno, nemmeno David, che capì come dovesse sentirsi il pirata in quel momento. Hook tirò fuori dalla tasca un fazzoletto e tamponò leggermente la ferita di Emma. Si chinò su di lei e le prese delicatamente il viso con la mano.
 
- Emma, amore mio, mi senti? Per favore, parlami.

Posò l’orecchio sul suo petto: il cuore batteva ancora e il respiro era abbastanza regolare. Le sentì la fronte: scottava come l’inferno. Le rimise la collana al collo e poi le accarezzò di nuovo il viso.

- Ti porto subito via di qui.

Si sfilò il cappotto e lo poggiò su di lei. Poi la prese in braccio per portarla fuori di lì. Quando passò davanti a Chuck lo fulminò ancora con uno sguardo tagliente. Si avviò immediatamente verso l’esterno. David lo seguiva in silenzio. Il pirata non aveva minimamente voluto essere aiutato, la teneva stretta fra le sue braccia. David aveva sempre dubitato un po’ dell’amore di quell’uomo per sua figlia. E questo non perché Hook avesse mai fatto qualcosa di sbagliato, anzi, ma perché quella era sempre sua figlia e aveva sofferto tanto, soprattutto in amore. Ma quando lo vide camminare in quel modo, posare i suoi occhi su di lei con una delicatezza che mai aveva visto fare e che gli ricordava il modo in cui lui guardava Snow, capì che Emma aveva fatto davvero la scelta giusta. E ne fu felice.

Non appena Henry li vide comparire, si precipitò da loro. Come vide la madre priva di sensi tra le braccia del pirata, l’ansia si dipinse sul suo volto.

- Sta bene Henry – lo rassicurò David
- Ma ha un taglio …
- Portiamola a casa e ci occuperemo di lei come si deve – disse Hook cercando di accennare un sorriso.

David si avvicinò al pirata per aiutarlo a montare in sella. Prese la figlia e aspettò che il pirata si sistemasse sulla sella prima di sistemare Emma tra le sue braccia.

- La tieni bene, Hook?
- Sì, David. Ci vediamo alla vostra capanna.

David montò in sella e poi aiutò Henry a salire. Si avviarono per primi. Prima di seguirli Hook guardò ancora un momento Emma. Era tranquilla e indifesa. Le sistemò il suo pastrano addosso. Improvvisamente la donna sembrò riprendere un momento i sensi prima di addormentarsi di nuovo.

- Sapevo che saresti venuto a salvarmi … Killian … -  sussurrò cercando la catenina al collo.

Hook sentì le sue gambe tremare per l’emozione: non aveva mai detto a quella Emma il suo nome. E lei ora lo aveva pronunciato. Non tutto era perduro. Spronò il cavallo e partì verso la capanna. Nessuno si sarebbe più messo tra loro.   



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Carissimi, a voi con un nuovo aggiornamento. Per fortuna il caldo è calato e io sono riuscita a mettere insieme questo capitolo. Finalmente Hook è riuscito a mantenere la sua promessa e a portare via Emma dalle prigioni. Il consiglio è stato molto movimentato da un gradito ritorno :D. Barian e i suoi compari son davvero duri conla povera Emma, chissà se riusciranno mai a lascirsi convincere dagli altri sulla possibilità di poter arrivare ad un'accordo con la Dama. 
La mia scaletta ha appeno visto la probabile nascita di un nuovo capitolo, quindi la storia dovrebbe arrivare a 25-26 capitoli :D
Come sempre grazie a tutti voi che leggete, recensite e inserite :D mi fate davvvero felice.
A prestissimo 
Persefone

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Capitolo 20
*** XX. It’s Never Too Late For Choosing Your Heart ***




 
XX. It’s Never Too Late For Choosing Your Heart
 
Quando Hook arrivò nelle vicinanze della capanna di Snow fece rallentare il trotto del cavallo. Per tutto il tragitto era stato guardingo, temendo qualche tiro mancino da parte di Barian e dei suoi compari. Emma era ancora priva di sensi, cosa sicuramente dovuta alla febbre, e non aveva più parlato.
Tra il fogliame, una figura li aveva seguiti fin lì. Non farsi scoprire dagli attenti occhi del capitano era stata un’impresa ardua. Una volta che li vide arrivare nella tenuta di Snow non aveva più bisogno di seguirli ulteriormente. Tutto era andato secondo i piani, quasi tutto.
Al castello Nottingham era inquieto. Camminava nervosamente nei corridoi senza una meta precisa. La faccenda di Emma si stava protraendo più del dovuto. Se quel dannato pirata non si fosse messo in mezzo, probabilmente in quel momento lo sceriffo avrebbe potuto avere tutto l’oro e le donne che voleva. Il lavorio del suo cervello fu interrotto dal rumore dei passi di qualcuno che stava venendo nella sua direzione. Dall’ombra emerse la figura di Rumple con un sinistro sorriso stampato in faccia.
 
- Bene Nottingham, siete qui. Preparatevi.
- Per cosa? Abbiamo dato cinque giorni e il nostro esercito non è ancora armato ed equipaggiato a dovere.
- Ma perché devo sempre spiegarti tutto? Lascia qui Cedric a sovraintendere ai preparativi. Raduna piuttosto una piccola squadra e ci mettiamo in cammino verso il villaggio dei ribelli appena sorge il sole. Abbiamo delle cose da fare prima che arrivi il grosso dell’esercito.
- Hai parlato con il tuo contatto?
- Emma e il pirata si trovano lì e un dissidio è scoppiato tra le file dei nostri nemici. Sono deboli e divisi. È il momento di agire.
 
Quando Hook smontò da cavallo, dentro alla capanna le luci erano accese. Salì le scale del porticato, tenendo Emma sempre stratta a sè.
 
- Siamo a casa amore mio, siamo a casa. – le sussurrò in un orecchio sperando che potesse sentirlo.

Dentro la capanna Snow stava finendo di sistemare le stanze: quella al piano di sopra era per Emma e nell’ampia sala a pian terreno aveva ricavato un angolo per Hook. Come sentì dei passi fuori, si precipitò ad aprire la porta. Vide Hook con Emma in braccio e poi subito la ferita alla tempia di sua figlia.
 
- Cosa è successo? – disse facendosi immediatamente da parte per farlo entrare in casa.
- Diciamo che Emma non si lascia intimidire.
- Portala di sopra.

Hook si avviò sulla scala che portava al piano superiore, subito seguito da Snow. La porta della stanza era aperta e il pirata adagiò Emma sulle morbide e pulite lenzuola.
 
- Ora ci penso io – disse Snow immergendo una benda nella bacinella vicino al letto e tamponando la fronte di Emma.
- Ti aspettiamo giù allora.

Seduti intorno al tavolo, erano tutti in attesa che Snow scendesse. Quando quest’ultima entrò nella stanza tutte le teste si girarono verso di lei ansiose di sapere.

- La ferita alla testa non è grave. Ha la febbre piuttosto alta e per questo le ho dato un decotto di erbe. Ci ho aggiunto qualche goccia di distillato di passiflora così che possa dormire tranquillamente fino a domani.

La donna andò a sedersi accanto a suo marito.

- Come pensi di convincere Emma? – chiese Regina pratica.
- Come ho fatto con te, Regina. Le darò la possibilità di scegliere.
- Credi che basterà?  Con me non ha poi funzionato molto.
- Le mostreremo fiducia. In fondo è quello che Emma ha sempre cercato.
- Spero solo di non aver rovinato tutto – disse Hook
- Conosco mia figlia: so com’era quando era buona, riuscirà a cambiare di nuovo. Dobbiamo mostrarle che la fiducia è il primo passo per tornare a credere in se stessa e in noi.
- Sai ch potrebbe non accettare la nostra proposta – replicò Regina.
- Lo so, ma Emma deve credere e porre fine a questo casino.
- Direi che siamo tutti stanchi – disse Robin – e io devo andare a prendere Roland da John. Una buona dormita ci farà senz’altro bene.

Si erano tutti alzati mentre David era rimasto seduto a fissare il vuoto. Hook gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. Gli era grato per averlo lasciato fare con Emma a modo suo e della fiducia che gli aveva tacitamente accordato.

- Ti prometto che starà bene David … e che io dormirò al piano di sotto.

David accennò un sorriso e come se si fosse svegliato da una sorta di trance seguì sua moglie sull’uscio.
Regina e Robin era già andati via e Snow stava dando le ultime indicazioni al pirata su come prendersi cura di Emma.   

- Torneremo domani mattina. E tu riposati, mi raccomando.

Snow si avvicinò al marito per lasciare un momento tra il pirata e Henry.

- Allora Henry, sei sicuro che non ti dispiaccia? So che vorresti stare con lei, ma temo che la cosa possa ingarbugliarsi ulteriormente.
- Non preoccuparti, dormo da Snow così domani sarò qui presto con loro.
- Buonanotte allora – disse Hook stringendo a sé il ragazzo.

Il pirata aveva appena chiuso la porta dietro le sue spalle quando, nonostante la promessa fatta a David, la voglia di salire da lei era stata troppo intensa per essere semplicemente ignorata. Come mise piede nella stanza al piano di sopra, Emma dormiva abbastanza serenamente. Aveva sulla fronte un fazzoletto umido per la febbre. Hook lo immerse nuovamente nella bacinella sul comodino e lo riposizionò sulla fronte di Emma. Poi prese una poltroncina e la sistemò accanto al letto. Recuperò il pastrano e si apprestò a passare la notte seduto lì.

- Mi sembra passata un’eternità dal giorno che ho creduto di vederti morire. Lo sai, non c’è stato un giorno che non abbia pensato a te. Neanche uno. Ti ho sognata praticamente ogni notte.

La guardava già da una buona mezz’ora quando il sonno lo colse impreparato ma dannatamente stanco. Stanco ma sollevato di avere per lo meno tenuto fede a una delle sue promesse.


Fu il calore del sole a svegliare Emma e la strana morbidezza della panca della sua cella. Invece della rozza e ruvida coperta, il suo corpo era avvolto da una un soffice copriletto di lana e da un lenzuolo di seta. Sicuramente la sua mente stava ancora sognando. Prese un respiro profondo: senza dubbio l’umidità della cella l’avrebbe riportata con i piedi sulla terra ferma, confermando che tutto il resto non era reale. E invece il suo olfatto fu investito da uno speziato profumo di cioccolato e cannella. Ma possibile che tutti i suoi sensi si fossero coalizzati contro di lei in quel modo? Alla fine decise di aprire gli occhi e cerare di capirci qualcosa. E quello che vide attorno a sé fu sorprendente: non era in cella ma in una confortevole camera da letto e sdraiata in un letto a baldacchino in legno finemente intagliato. Non era sfarzoso come quello che aveva al castello, ma questo lo rendeva ancora più bello. Come era finita in quella stanza? Chi l’aveva portata lì? La sua mano corse al collo per cercare la collanina che le guardie le avevano sequestrato: era al suo posto. Era l’ultimo ricordo che aveva prima che un qualcosa la colpisse al volto. Uno strano nome era emerso dal suo subconscio e da allora non aveva voluto abbandonarla: Killian. Non aveva la minima idea di chi potesse essere, ma forse era stato proprio lui a regalarle quella collana e a tirarla fuori di lì. Probabilmente era il nome dell’uomo che sognava e che lei aveva finito per sovrapporre alla figura di Hook a causa di quegli occhi azzurri che tanto avevano dolcemente tormentato le sue notti e i suoi giorni. Si guardò ancora intorno per poter capire meglio. Fu allora che i suoi occhi videro sulla poltrona accanto al letto un cappotto nero di pelle. Conosceva bene quell’indumento e le emozioni che il suo proprietario le aveva regalato. Era stato lui quindi a liberarla e tenere fede alla parola data. La cosa la fece sentire inspiegabilmente sollevata.

Non fare la stupida Emma, ti ha pur sempre mentito!

Il profumo della cannella era davvero invitante ed Emma si lasciò guidare da esso fuori dal letto e giù verso il piano di sotto, non prima, però, di essersi posata il cappotto sulla sottana con cui aveva dormito.
Nell’angolo cucina, Hook stava finendo di preparare qualcosa per la colazione. Sulla tavola c’era un vassoio con due tazze. Come Emma vide la figura del pirata così concentrata e ignara della sua presenza, si fermò sulla soglia ad osservarlo. Vedere un uomo come lui intento in quelle faccende era una cosa strana e allo stesso tempo rassicurante. Probabilmente aveva passato la notte sulla poltrona a cambiarle le bende sulla fronte.

- Accidenti come scotta! – disse Hook togliendo la mano da un bricco bollente – Devo stare attento, me ne è rimasta una sola di mano!

A quelle parole Emma cercò di reprimere, senza successo, una risata. Non appena Hook sentì la sua voce si girò di scatto verso di lei. Era sorpreso di vederla lì, in piedi con il suo cappotto addosso.

- Emma, ti sei svegliata … stavo per portarti su la colazione. Non dovevi alzarti dal letto.
- Sto bene ora e ho molta fame.
- Bene. La colazione è servita – disse il pirata schiudendo un sorriso meraviglioso.

Emma si avvicinò al tavolo. Stava per scostare una delle sedie quando fu preceduta da Hook. Dopo averla fatta accomodare, il pirata tornò ad occuparsi del bricco.

- Inizia a mangiare, se vuoi.
- Hai quasi finito, aspetto che ti sieda anche tu.

Mentre Hook stava finendo di preparare la cioccolata, la guardava con la coda dell’occhio. La donna aveva ancora un’espressione seria, ma la durezza dei giorni precedenti sembrava attenuata in minima parte. Sollevò il bricco e lo portò al tavolo. Ne versò il contenuto nelle due tazze. Poi prese da un piccolo contenitore in ceramica un pizzico di cannella da sciogliere nella bevanda. Queste attenzioni colsero ancora una volta Emma di sorpresa.

- La cannella … te ne sei ricordato …
- Non potrei mai dimenticare un qualcosa che ti riguarda.

Ad Emma sembrò di ricevere un pugno nello stomaco per l’emozione. Era come se la dolcezza di quell’uomo si rivelasse solo per lei e questo le faceva provare delle forti emozioni al riguardo.

Per tutto il tempo che il pirata bevve dalla sua tazza, non smise per un istante di guardarla. Per vincere l’imbarazzo, Emma addentò una fetta di pane tostato ricoperto di marmellata alle fragole.
Da quando le aveva sentito pronunciare il suo nome, Hook era ansioso di sapere. Aveva pensato tutta la notte a un modo per poterle chiedere spiegazioni senza che si chiudesse a riccio. Dopo tanto arrovellarsi decise che la strada più diretta era probabilmente quella che Emma avrebbe più apprezzato.

- Ieri mentre ti portavo qui, hai detto una cosa, o meglio hai pronunciato un nome.

Hook vide Emma irrigidirsi immediatamente e posare la sua tazza sul tavolo.

- Chi è Killian? – chiese l’uomo tutto d’un fiato.

Il pirata sapeva che se Emma aveva pronunciato il suo nome era perché qualcosa dentro di lei si era smosso. Magari la febbre aveva aiutato, ma qualcosa voleva pur dire. Emma sfiorò il ciondolo a forma di teschio mentre la mente di Hook metteva insieme tutti quei segnali che lo portarono a sperare disperatamente. Emma era imbarazzata e cosa ancora peggiore, non sapeva bene cosa rispondere a quella domanda. Quel nome era emerso nella sua testa come se fosse stato sputato fuori da un buco nero.

- È da un po’ che sogno sempre una sfocata figura che mi parla. Credevo fossero sogni. Poi Rose, la mia cameriera, mi ha detto che sua nonna credeva che i sogni fossero ricordi di una vita passata. Forse è tutto quello che mi resta di quello che ho dimenticato. Ultimamente sento sempre quel nome rimbombare nella mia testa. Potrebbe essere stato lui a donarmi il ciondolo. Ieri lo tenevo tra le mie mani mentre ero in quella cella e quel nome mi è salito alle labbra d’istinto. È una cosa complicata da spiegare e da capire.
- Non ricordi altro di lui? – chiese Hook cercando di nascondere la sua emozione.
- Non credo tu possa essere nella condizione di poter essere geloso! E comunque no, non ricordo altro.

Hook non sapeva se era più sollevato o più preoccupato per quello che Emma gli aveva appena detto. Ricordava qualcosa, ma non riusciva a collegare i pezzi e questo rendeva le cose così dannatamente difficili da sbrogliare. Incerto su cosa dire, preferì tacere, lasciando calare un freddo e insolito silenzio tra loro. Dopo aver tormentato il suo toast, Hook capì che non poteva lasciar morire in quel modo la comunicazione.

- Nell’armadio della stanza ci sono dei vestiti puliti se vuoi cambiarti.
- Hai un armadio pieno di vestiti da donna? Cosa sono trofei delle tue fiamme passate?
- Snow li ha portati. È stata lei a medicarti – Hook vide lo stupore esplodere sul volto di Emma – e dovrebbe venire qui tra poco. Vuole parlare con te.
- Non giriamo intorno alle cose, perché sono qui?
- Sei in libertà vigilata per così dire. Sei sotto la mia tutela personale e come già ti ho detto nessuno potrà farti del male.
- Sono completamente nelle tue mani, quindi. A volte il destino ha uno strano senso dell’umorismo. Immagino che dovrò anche ringraziarti.
- Emma sei libera di muoverti come credi. Non sarò il tuo carceriere: ho piena fiducia in te.

Emma lo guardò: come poteva quell’uomo avere ancora fiducia in lei nonostante lo sdegno che dimostrava? Era davvero così cieco da crederle o così sciocco da portare ancora avanti la sua finta? Eppure ancora una volta, non aveva letto menzogna sul suo volto. E quella parte del suo cuore che voleva disperatamente credergli, iniziò la sua controffensiva. Averlo vicino faceva vacillare tutte le sue convinzioni e decisioni riguardo a loro due. Per non dover affrontare i propri sentimenti, Emma decise di tornare al piano di sopra.

- Vado a vestirmi allora.

Hook la seguì con lo sguardo fin sulle scale: come già aveva fatto si era illuso che le cose potessero essere semplici. Con Emma Swan niente era semplice mai, in nessun momento e in nessun universo.

Quando Snow giunse alla capanna con gli altri era impaziente: rivedere Emma dopo tutto quel tempo la rendeva nervosa. Erano tutti seduti intorno al tavolo in attesa che Hook scendesse con lei.

Davanti alla porta della stanza il pirata stava cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni.

- Emma, come ti ho detto è arrivata Snow. Sei pronta?

Il pirata rimase in attesa di una risposta. Nel silenzio più totale, la porta si aprì e ne uscì una Emma fiera e altera, con indosso uno dei vestiti di Snow.

- Sono pronta – disse  – scendiamo.

Attorno al tavolo erano rimaste solo madre e figlia. Snow aveva preteso che uscissero tutti, anche David, Hook ed Henry. Stava osservando attentamente Emma per poterne capire meglio la persona e la migliore strategia da attuare.

- Senti Snow, io non ho ancora capito perché vuoi parlare con me?
- Emma, so che non sei stata sempre così. C’è del buono in te.
- Ma davvero? E chi te la da tutta questa sicurezza?
- L’ho capito dal modo in cui Hook ti guarda e da come si è battuto per te in consiglio. Lo conosco bene quell’uomo non si sarebbe esposto a tal punto se non ne sarebbe davvero valsa la pena. Non sei un bottino.
- Su questo potremmo discutere. Mi ha portata da te quando mi aveva promesso di portarmi in un luogo sicuro.
- Ma questo è un luogo sicuro.
- Ma dico, vi siete tutti bevuti il cervello?? Ho compiuto molte atrocità verso la tua gente, perché questo dovrebbe essere un luogo sicuro?
- Ascoltami, tu credi ancora in lui, altrimenti non saresti qui.
- Sono costretta, o mi uccidete o voi o mi uccide Rumple. E la donna che credeva in lui non c’è più, ha perso troppe cose.
- Forse, ma ho visto come lo guardi anche se cerchi di nasconderlo. Non c’è redenzione più alta di quella dell’amore, credimi. Quella donna che si è fidata di lui, è ancora dentro di te. Devi solo avere il coraggio di farla uscire.
- Il problema qui non è quello che dovrebbe esserci tra me e Hook, ma quello che vuoi fare con me.
- Sarò diretta Emma, come piace a te: ho una proposta. È un’occasione per ricominciare da capo e per lasciare il male alle tue spalle.
- Ti ascolto.
- Aiutaci a sconfiggere Rumple e Nottingham.
- E io cosa ci guadagno?
- Unirti a noi e fare parte di qualcosa. Non devi rispondermi ora, pensaci se vuoi. La mia offerta è sempre valida.
- Chi mi garantisce che dopo aver sconfitto Rumple non mi facciate fare la stessa fine?
- Se avessimo voluto farti del male lo avremmo fatto subito. Non hai la magia e sei vulnerabile. Questo dovrebbe bastarti. Ora ti lascio sola a riflettere.

Davanti alla casa erano tutti in trepidante attesa. Come videro la porta aprirsi si precipitarono verso una scossa Snow. La donna si appoggiò a una staccionata non riuscendo a trattenere le lacrime.

- Snow – si avvicinò David – cosa è successo?
- Credo che accetterà, ma vederla viva dopo averla creduta morta per tutto questo tempo … scusatemi …

David abbracciò stretta sua moglie: sembrava che con Emma riuscissero a fare una sola cosa, perderla e ritrovarla per ricominciare tutto da capo.

- Mi raccomando Hook – intervenne Regina – occhi aperti, Barian ha qualcosa in mente.
- Se osa solo avvicinarsi questa volta non basterà David a persuadermi.

Il pirata rientrò in casa con passo fermo e sicuro. Trovò Emma ancora seduta al tavolo pensierosa.
 
- Credo che accetterò la proposta di Snow.
- Te lo avevo detto che era una donna ragionevole – disse lui cercando di sfiorarla.

Emma si scansò: non era pronta a tornare a quell’intimità che avevano avuto. Ma gli aveva mostrato fin troppe debolezze.
 
 - Questo non cambia le cose tra noi di una virgola, pirata.
 
Hook abbassò lo sguardo.
 
- Posso fare altro per te? – le chiese con un filo di voce.
- No. Vado su nella mia stanza. Non credo tu voglia avermi tra i piedi.
- Ma …
- Anzi sono io che non voglio averti vicino a me. E stai tranquillo, non tenterò di scappare in nessun modo.
 
Emma aveva passato tutto il resto della giornata chiusa nel suo dolore. Hook aveva provato a bussare più volte e quando non aveva ottenuto risposta, le aveva lasciato sempre qualcosa davanti alla porta: ora un fiore, una tazza di latte, uno spuntino. Più lei si ostinava a non volerlo vedere più lui si incaponiva a girarle intorno. Quando non era davanti la sua porta, lo aveva visto sistemarsi in giardino e guardare verso la sua finestra. Aveva tirato le tende per non avere la tentazione di ricambiare i suoi sguardi. Il sole era tramontato da poco e Hook aveva finito di spaccare la legna per la cena. Dalla stanza, Emma aveva sentito il rumore dell’ascia abbattersi con disappunto sui ciocchi di legno. Quando si era decisa a scostare le tende, lui era già rientrato in casa. Stava per tornare sul letto, quando vide Henry, avvicinarsi e bussare alla porta. Aveva della selvaggina con sé, probabilmente per cena. Lo sentì entrare in casa. Non riuscì a capire cosa esattamente la spinse fuori dalla stanza, ma le sue gambe si mossero come guidate da una loro volontà. Arrivata al piano di sotto si fermò un momento proprio come aveva fatto la mattina. Vide Hook ed Henry salutarsi.
 
- Ehi, ragazzo, come va?
- Bene, grazie. Sono stato a caccia, sai faccio progressi con l’arco e volevo portarti qualcosa per cena.
- Hai abbandonato la spada?
- Assolutamente! Ma non mi diverte allenarmi con David, lui non fa sul serio come te.
- Prometto che domani ci mettiamo a fare un’oretta di pratica.
- Lei come sta?
 
Emma trasalì a quella domanda e maledì quell’asse di legno che scricchiolò a causa di un suo brusco movimento.
 
- Fisicamente sta bene, ma credo che ci voglia un pochino per tutto il resto.
- Mi fa male vederla così. E tu non meriti tutta quella freddezza. Ma capirà che stavi cercando di fare la cosa giusta per lei.
- Lo spero Henry, lo spero davvero.
 
Emma si portò una mano alla bocca. come poteva quel ragazzino accettare così di buon grado che il suo patrigno potesse provare qualcosa per una donna che non era sua madre? E per la prima volta si vergognò di se stessa. Aveva usato Henry come scudo per non ammettere i suoi sentimenti. Era più che convinta di non essergli simpatica e che mai l’avrebbe accettata. Si era aspettata scenate da non potrai mai sostituire mia madre, ma in realtà non aveva dato una sola possibilità a quel ragazzo di spiegarsi. Forse sua madre le assomigliava, ma in casa non c’era nessun ritratto della donna.
 
- Meritate di essere felici tutti e due, avete sofferto troppo in questa storia.
 
Hook guardò Henry come un padre e per la prima volta in vita sua si sentì tale a tutti gli effetti. Di certo per lui non era stato semplice accettare tutto quello che era successo e il fatto che sua madre stava cercando di ricostruire la sua vita con lui prima di questo caos. Sapeva quanto era stato legato al suo padre naturale ma voleva anche vedere Emma felice e che la felicità l’avesse trovata con un pirata e non con un principe a lui poco importava.
 
- Grazie di essere tornato, Killian. Ho capito quanto devi aver sofferto ma sei tornato da noi e questa è l’unica cosa che conta.
 
Un momento, come lo aveva chiamato Henry? Killian? Lui si era presentato sempre come Hook e a lei non era mai sfiorato il dubbio di chiedergli il suo vero nome, perché Hook era ovviamente un nomignolo. Quante erano le cose che accomunavano i due uomini che occupavano la sua mente? Uno immaginario e uno reale, in carne e ossa. Era ovvio che doveva scegliere se inseguire un uomo di cui non sapeva nulla e che potenzialmente era frutto della sua fantasia o se cercare di capire se quello vero valesse la pena di rischiare qualcosa in più. Emma sentì la testa scoppiare. Prese un respiro profondo e decise di rimandare quella scelta: il minimo che poteva fare ora era cercare di essere più aperta verso di loro. Accettando il patto di Snow, in fondo era questo quello che doveva cercare di fare.
 
- Scusate il disturbo – disse Emma avvicinandosi verso di loro facendoli trasalire.
- Io vado, non vi disturbo – disse Henry avvicinandosi alla porta.
- Aspetta – disse Emma – perché non rimani qui? Non voglio passare per quella che vuole tenervi separati senza motivo – disse cercando di accennare un sorriso.
 
Hook ed Henry si scambiarono uno sguardo stupiti: Emma non smetteva mai di sorprenderli ed essere imprevedibile.  La donna si avvicinò alla selvaggina e si tirò su le maniche sotto gli occhi esterrefatti dei due.
 
- Sì, è vero avevo la cuoca a castello, ma so esattamente cosa fare, mi date una mano?
 
E proprio come se fossero la famiglia che erano sempre stati i tre si accinsero a preparare la loro cena. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Scusate il ritardo ma partorire questo capitolo è stato un po' più complesso del previsto. Avevo molte idee e non sapevo cosa scegliere bene. Ora credo di aver ripreso i fili del discorso nella maniera migliore, spero. Emma ha accettato il patto di Snow ma non sembra intenzionata a cedere facilmente al povero Hook, per lo meno all'inizio. Ma se non altro comincia a mettere insieme qualche idea e le coincidenze si stanno davvero facendo troppe. Ho scritto l'ultima parte di getto e nonostante l'abbia letta e riletta chiedo venia per qualche eventuale errore. Dopo questo dovrebbero esserci altri sei capitoli alla conclusione. Si sta rivelando un lavoro abbastanza lungo quindi permettetmi di ringraziarvi tutti per la pazienza, le recensioni, le letture e gli inserimenti. Sono sempre davvero felice di leggere i vostri pareri :D.
Che dire a prestissimo!!!
Un bacione 
Persefone

P.S mancano "solo" 29 giorni ... per me continuano ad essere un fottio *.* : voglio indietro i miei adorati CS ... 
 

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Capitolo 21
*** XXI. I’ve All Time in The World ***


   XXI. I’ve All Time in The World
 
Calore mai provato prima. Per tutto il tempo della cena, ad Emma sembrò di essere immersa in quella nuova sensazione. Henry ed Hook avevano fatto di tutto per metterla a suo agio e ci erano riusciti alla grande. Nonostante la sua poca esperienza culinaria, la carne non era stata poi male, ma sospettava che i tanti complimenti che le rivolsero, fossero più dovuti alla volontà di lusingarla che per un effettivo buon sapore. Ma anche di questo era loro grata. Emma era rapita dalla complicità che c’era tra i due e dal modo in cui erano riusciti a coinvolgerla. Non le era mai capitato di ridere così di gusto, di pancia e di gola. Si era sentita completamente libera di esprimersi e divertirsi. Quella distensione e rilassatezza, ovviamente non passarono inosservati e aveva avuto il benefico effetto di galvanizzare i prodi cavalieri al tavolo. Più vedevano che si lasciava andare più insistevano. L’atmosfera era magica e desiderarono tutti fosse eterna.
Era ormai abbastanza tardi quando i piatti erano finiti nell’acquaio per essere lavati. La notte si era fatta abbastanza fredda e questo aveva comportato un discreto utilizzo della scorta di legna per il camino. Emma si stava dedicando ai piatti, quando Hook decise che era il momento che madre e figlio avessero un momento loro. Nessuno più di Henry era in grado di calmare Emma e ora che le cose tra loro erano più distese, magari il ragazzo aveva qualche chance per far aprire ancora di più la donna.
 
- Vado fuori a prendere altra legna prima che si faccia troppo tardi – disse il pirata avviandosi verso la porta.
- Fa troppo freddo – rispose Emma con un malcelato velo di preoccupazione nella voce – non ci basta quella che abbiamo in casa?
- Emma … ti stai per caso preoccupando per me? – replicò il pirata con un sorriso da canaglia.
- Be’ sai com’è, sei la mia sola garanzia di vita … non posso permettere che ti succeda qualcosa.
 
Era evidente che la donna stava cercando di camuffare con il sarcasmo quello slancio.
 
- Hook ha ragione, è tardi ed è ora anche per me di togliere il disturbo – intervenne Henry.
- Si gela fuori, non scherziamo, dove vuoi andare? – gli rispose Emma con un inusuale tono materno nella voce
 
L’attenzione che aveva appena palesato nei loro confronti lasciò spiazzata la stessa Emma, che distolse lo sguardo per l’imbarazzo. In fondo lei non era nessuno per poter mettere bocca su cosa potevano fare o meno quei due.
 
- Non preoccuparti Emma, devo solo arriva da … zia Snow. È lì che mi sono sistemato finché non troviamo un modo per fermare l’esercito. Ma grazie per l’interessamento.
- Non sapevo che Snow fosse tua zia.
 
Henry guardò un momento Hook per avere man forte. Aveva buttato quella parentela perché era la più semplice da giustificare.
 
- Sì, David e Snow sono i miei zii, da parte della mia mamma.
 
E quella che era stata una figura quasi svanita, tornò ad aleggiare in quella casa e tra loro. Era come se, per tutta la sera fosse rimasta quieta in un angolo ad osservare Emma, lasciandole assaporare la dolcezza e l’affetto di una famiglia. Ma come aveva cercato di prenderne il posto, aveva riaffermato la sua presenza: lo spettro di quella figura non li avrebbe mai abbandonati e la paura che Emma non voleva ammettere era che lei non sarebbe mai stata abbastanza per bilanciare quell’assenza. Un’ondata di malinconia dilagò dentro di lei, scatenando la voglia di rimettere delle distanze di sicurezza tra lei e quel piccolo nucleo. Come Hook intuì quelli che dovevano essere i suoi sentimenti decise di intervenire.
 
- Facciamo una cosa. Henry, rimani qui con Emma finché non torno con la legna e poi scappi da tua zia a dormire, o mi farà una ramanzina con i controfiocchi per averti fatto fare tardi.
 
Henry assentì con un largo sorriso, ma Emma non aveva lo stesso entusiasmo sul viso.

Non appena Hook li lasciò soli, Emma cominciò a sentirsi nervosa. Era la prima volta che rimaneva sola con quel ragazzino e non sapeva davvero di cosa parlare con lui. Per cercare di non far capire ad Henry il suo disagio, tornò ad occuparsi dei piatti.
A Henry mancava terribilmente la complicità e la connessione che da subito aveva avvertito con la sua mamma biologica. Ripensò a quando, nel loft di Snow, spesso aveva aiutato la madre con i piatti e come in tale occasione era riuscito a confidarle molte cose. La osservò un momento e pensò che magari anche in questa realtà non poteva essere poi così diverso. Si avvicinò con un canovaccio.
 
- Posso aiutarti? Non mi piace stare con le mani in mano.
- Con piacere – accennò un leggero sorriso.
- Tu lavi ed io asciugo, che te ne pare?
- Andata.
 
Erano intenti in quell’operazione da un paio di minuti, ma Emma non sembrava essersi rilassata molto. Fuori dalla finestra Hook aveva visto tutta la scena: era così bello rivedere la sua famiglia di nuovo insieme in qualche modo. Percepiva la voglia del ragazzino di parlare con lei e capì che avevano bisogno di qualche minuto in più. Tornò al capanno a spaccare ancora un po’ di legna con uno speranzoso sorriso ad increspargli le labbra.
Mentre asciugava il secondo piatto, Henry capì che doveva essere lui a fare la prima mossa, a farle capire che voleva un dialogo con lei. Aveva intuito che Emma era troppo preoccupata di sbagliare in qualcosa per potersi lasciare andare.
 
- Emma, ci tengo molto a che tu sappia una cosa. Io non ho niente contro di te e non mi metterò in mezzo tra voi.
 
Il piatto che Emma teneva in mano cadde nell’acquaio frantumandosi in mille pezzi. Era del tutto impreparata a quella rivelazione. Si mise subito a raccogliere i cocci con mani tremanti. Per cercare di farle ulteriormente capire che non c’era nulla di sbagliato nel sentimento che la legava al pirata, Henry si mise subito ad aiutarla sorridendo.
 
- Parlo sul serio – ribadì il ragazzino.
 
A quel punto Emma si bloccò e lo guardò dritto negli occhi.
 
- Come puoi dire ciò? Dovresti odiarmi! Quella sarebbe una reazione normale, non questa! E invece accetti la mia presenza di buon grado, gli sguardi che tuo … lui insomma … mi riserva. Io non capisco, o sei un ragazzino particolarmente sensibile o …
 
Improvvisamente le mancò il coraggio di finire la frase e si sentì maledettamente ingrata anche solo per aver pensato che il ragazzo non fosse stato onesto con lei.
 
- Sono sincero con te. Tutti nella contea sappiamo quanto tu sia brava a smascherare i bugiardi. Guardami e dimmi se ti sto mentendo.
 
Emma osservò attentamente il viso di Henry e non vide la minima ombra di menzogna in esso. Era sincero, dannatamente sincero. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime che a stento ricacciò dentro. La generosità di quel ragazzino era davvero encomiabile per la sua giovane età.
 
- Perché lo fai Henry? Perché saresti disposto ad accettare una situazione del genere? Ammesso che tra me e lui possa ancora esserci qualcosa.
 
Henry sorrise: in fatto di sentimenti per Hook, sua madre non sarebbe mai cambiata. Amava così tanto quell’uomo da non riuscire ad ammetterne l’intensità neanche con se stessa.
 
- Perché anche tu hai diritto al tuo lieto fine, come tutti.
- Il mio lieto fine non è un uomo.
- Lo so. Ma l’amore fa parte di tutte le felicità e bisogna essere aperti ad esso. Mia madre me lo diceva sempre. Tu sei davvero sicura di non voler correre questo rischio?
 
Emma lasciò cadere i frammenti del piatto: Henry aveva ragione in fondo, ma la paura continuava ad attanagliarle il cuore a volte in maniera fortissima.
 
- Come si chiamava … tua madre? – chiese con un filo di voce
 
La prima cosa che venne in mente ad Henry fu quella di utilizzare la copertura che proprio Emma aveva usato nel suo viaggio nel tempo con il pirata.
 
- Leila, mia madre si chiamava Leila, perché?
- Nessuno mi ha mai detto come si chiamava. Leila … me la immagino quasi. Devo ammettere che fra le molte qualità che aveva sicuramente la saggezza era tra i primi posti. E ora finiamo qui, prima che torni Hook.
 
Henry era andato da poco via e Hook era rimasto solo con lei. Impacciata e titubante Emma stava finendo di sistemare la legna nel cassetto del camino. Sentiva gli occhi blu del capitano posati su di lei, attenti ad ogni suo movimento. Era quello sguardo a mandarla in confusione perché per la prima volta qualcuno mostrava trasporto e non terrore di lei. Quando anche l’ultimo ciocco fu sistemato, si alzò e si diresse verso la scala che conduceva al piano superiore.
 
- È decisamente tardi e mi sento ancora un po’ stanca.
 
Emma salì il primo gradino, quando Hook le fu subito vicino. Poggiò il piede sullo stesso gradino e si protese verso di lei, costringendola ad appoggiarsi alla parete.
 
- Se hai bisogno di qualcosa non esitare a scendere, anche nel cuore della notte, mi raccomando.
- Grazie, non credo di averne bisogno.
 
La donna stava per riprendere a salire, ma lui la trattenne per un braccio.
 
- Swan …
 
Sentendosi chiamare in quel modo, il cuore di Emma cominciò a martellare ferocemente sullo sterno. Non l’aveva più chiamata così da quando le aveva confessato la verità su dove la stava portando. Aveva sempre pronunciato quel nomignolo con una passione e un desiderio infinito, quando tra loro c’era l’intimità degli amanti. Nonostante lo avesse allontanato, nei suoi occhi, Emma vide che quel trasporto non si era minimamente affievolito. Era chiaro che voleva ristabilire quella complicità perduta che tanto aveva fatto girare la testa ad entrambi.
 
- Cosa c’è? – rispose lei con un filo di voce
- Mi chiedevo se non avessi voglia di venire con me e Henry domani mattina, andiamo al confine sud della tenuta ad allenarci con la spada.
- Io non so … se sia il caso
- Non voglio che tu rimanga sola
- Posso andare da Snow
- Credo che domani abbia da fare per. Dobbiamo organizzare la difesa contro l’esercito del Castello. Non abbiamo molto tempo.
- Ma io …
- Pensaci solo per favore – disse lui facendo in modo che le dita sul suo avambraccio le accarezzassero la pelle – non mi devi dare una risposta ora, non c’è nessuna fretta. Aspetterò, d’altronde ho tutto il tempo del mondo quando si tratta di te.
 
E senza che Emma potesse prevedere i gesti di Hook, l’uomo la stupì per l’ennesima volta, deponendole un bacio sulla guancia sinistra.
 
- Buonanotte Swan
 
Il contatto delle sue labbra con le guance ebbero l’effetto eccitante dell’adrenalina. Emma percepì con il tatto quello che già aveva capito con lo sguardo: desiderio, sentimento, trasporto. Chiuse gli occhi per farsi completamente avvolgere da quella inebriante sensazione. E poi le sue labbra si mossero da sole, senza che la razionalità potesse governarne la volontà.
 
- Buonanotte Killian. Perché questo è il tuo nome anche se non me lo hai mai voluto dire. Chissà poi perché …
 
Hook sgranò gli occhi e fece appena in tempo a notare il rossore sulle guance di Emma prima di vederla sparire al piano di sopra. Sentì chiaramente la porta chiudersi alle spalle di lei. Era rimasto immobile su quel gradino. Come aveva fatto a sapere che Killian era il suo nome?
Seduta con le spalle ancora appoggiate alla porta, Emma sfiorò la sua guancia: il calore di quel bacio era ancora impresso sulla sua pelle e lei non poteva smettere di crogiolarsi in quella sensazione di benessere che solo lui le donava. Era stata tra le sue braccia per pochissimo, ma gli mancava come non mai, come se fossero insieme da un tempo molto più lungo di quello che avevano trascorso insieme.
Pur non sapendolo, Emma e Hook si avviarono verso i rispettivi letti nello stesso identico momento: di emozioni quella sera ce ne erano state abbastanza per entrambi.
 
Seduta all’ombra di quercia, Emma stava osservando attentamente Hook ed Henry allenarsi con la spada. Alla fine aveva accettato il loro invito. Pongo era sdraiato accanto a lei con il muso poggiato su una delle sue gambe. L’aria era fresca, ma si stava bene anche senza mantello: Emma lo aveva sfilato e aveva sfoggiato uno dei vestiti che Snow le aveva messo a disposizione. Il corpetto scuro e la gonna di tonalità tra il rosa e il giallo mettevano in evidenza la carnagione chiara e gli occhi verdi. Hook le lanciava continuamente sguardi languidi di apprezzamento, in fondo era proprio per questo che aveva optato per quei colori.
Henry era arrivato presto alla loro capanna e li aveva trovati entrambi seduti a un tavolo con una tazza di cioccolata fumante tra le mani.
 
- Allora Hook, sei pronto? – disse il ragazzo mettendo in evidenza la spada al suo fianco.
- Mi pare evidente – disse il pita alzandosi – allora Emma vieni con noi?
 
La donna ci aveva rimuginato su quasi tutta la notte: per quanto avesse trovato più di un milione di motivi per rifiutare, quelli a favore erano sempre in vantaggio di uno. Quei due le stavano offrendo un pizzico di serenità di loro spontanea volontà, chi era lei per rifiutare?
 
- Visto che l’invito è ancora valido, accetto volentieri.
- Sono contento! – esclamò Henry – e comunque zia aveva preparato la colazione anche per te.
 
Henry mostrò un cesto con alcune provviste dentro.
 
- C’è molto movimento, invece del confine sud, andremo nella radura dei quadrifogli – disse Hook aiutando Emma ad infilare il mantello.
 
Impiegarono un paio di minuti di camminata per raggiungere quell’incantevole e tranquillo angolo di paradiso. La casa era alle loro spalle e la si poteva vedere benissimo da dove erano. Henry tirò fuori la coperta e la stese all’ombra della quercia per far accomodare Emma. Hook, dal gentiluomo qual era le aveva offerto il braccio per farla sedere e, dopo essersi assicurato che fosse comoda, si sfilò il pastrano per andare ad allenarsi con Henry. Emma li osservò per tutto il tempo. Hook era davvero bravo nel maneggiare la spada: sicuro e preciso nei movimenti, sapeva esattamente come dosare la forza affinché Henry non si facesse male. Il pirata aveva una muscolatura tonica e scattante, allenata e non solo alla scherma. Nel formulare quel pensiero Emma sentì un pizzico di pudore, fantasticare su di lui in quel modo non era affatto … no, no era davvero carino.
Cominciò a sistemare sulla coperta lo spuntino che Snow aveva preparato per loro e solo quando fu tutto pronto li invitò a fare una pausa. Avevano appena finito di mangiare quando Hook si accorse che l’acqua della borraccia era vuota.
 
- C’è un torrente qui vicino? – chiese Emma sfilandogli la borraccia dalla mano.
- Alla fine di quel sentiero sulla destra – rispose Henry.
- Bene. Vado io a prendere un po’ di acqua. – disse Emma alzandosi
- Non ti preoccupare – disse Hook seguendola – posso fare da solo.
- Sono stanca di oziare seduta, mi faranno bene due passi.
- Ti accompagno.
- Non ce n’è bisogno … credi che possa scappare? – disse Emma abbassando gli occhi.
- Ma non dire sciocchezze, so che non lo farai – disse trafiggendola con uno dei suoi dolci sguardi
- Porto Pongo con me, baderà a che non mi accada nulla – sorrise Emma di rimando.
 
Il fiume era esattamente dove Henry le aveva indicato. Aveva appena finito di riempire la borraccia, quando sentì il trotto di alcuni cavalli. Il tempo di alzare lo sguardo e si ritrovò circondata. Sola e circondata.
Hook guardava nervosamente il sentiero impaziente di vedere Emma tornare con la borraccia. Ci stava mettendo troppo tempo e aveva uno strano presentimento.
 
- Vedrai che si sarà fermata per rinfrescarsi un po’ – disse Henry cercando di calmarlo.
- Sicuramente sarà come dici.
 
All’improvviso videro Pongo correre verso di loro e abbaiare furiosamente. Era agitato e aveva afferrato la manica di Hook come se volesse spronarlo per alzarsi.
 
- Cos’ha secondo te, questo cane? – disse Hook cercando di liberarsi dal suo morso.
- Non lo so, sembra che voglia essere seguito.
- Emma …
 
Hook si alzò di scatto e seguito da Henry corse al fiume preoccupato.
Quando arrivò sulla riva, vide un gruppo di cavalieri in cerchio, non sembravano minimamente essersi accorti di loro.
 
- Cosa succede qui? – tuonò imperioso.
- Il gruppo si aprì lasciando vedere Emma con le mani legate e Barian al suo fianco.
 
Come Emma lo vide, tirò un sospiro di sollievo. Il pirata li raggiunse a grandi passi con tutta l’intenzione di spaccare la faccia a quello sciocco.
 
- Cosa diavolo stai facendo?
- Calma capitano, te la stavo riportando. Stava scappando.
 
Barian spinse Emma verso Hook, che la afferrò prima che potesse cadere.
 
- Te lo giuro, non stavo scappando. Avevo finito di riempire la borraccia e mi sono piombati addosso.
- Emma io credo a te e non a lui, non ti preoccupare.
 
Il pirata le slegò immediatamente i polsi e la fece allontanare di qualche passo.
 
- Lo sai che è sotto la mia tutela e siamo ancora nella proprietà di Snow. Quindi non c’è niente che giustifichi questo tuo atteggiamento.
- Scusami, credevo di farti un favore.
- Cosa vuoi?
- Devo parlarti, ma non qui. Pensi di potermi offrire un bicchiere di acqua alla tua capanna?
- Seguimi.
 
Hook fece in modo che Emma si tenesse al suo braccio e si avviarono verso la capanna. Tirò vicino a sé anche Henry, non si fidava minimamente di quell’uomo.
Erano seduti da un paio di minuti: Hook aveva preteso che Emma e Henry rimanessero al piano di sopra e si era sistemato al tavolo ponendosi davanti alla scala. Il messaggio subliminale per Barian era chiaro: non ti permetterò di fare loro del male. Osservò Caspian, Peter e Robert: si stavano guardando intorno, come se volessero studiare la casa.
 
- Allora cosa c’è di tanto urgente? -  disse Hook palesemente infastidito dalla loro presenza
- Stasera convochiamo di nuovo il consiglio, ero venuto ad avvertirti.
- Ti sei scomodato per così poco?
- Volevo mostrarti che non ho risentimenti nei tuoi confronti.
- Ma davvero? Chissà perché non ti credo
- Parleremo della strategia da usare. Intanto ho fatto radunare tutti gli uomini disponibili e li stiamo addestrando per la battaglia. Posso contare anche su di te?
- Ovviamente. E ora se hai finito, sei pregato di levarti dai piedi.
 
Nel tardo pomeriggio Hook si stava preparando per uscire. Non era per niente contento di lasciare Emma, specialmente ora che anche Snow e David sarebbero intervenuti al consiglio. Henry si era offerto di rimanere in casa con lei e che sarebbe corso da loro qualunque cosa fosse successa.
 
- Mi raccomando Emma – disse infilandosi il pastrano – rimani in casa e non aprire a nessuno.
- D’accordo Hook. Non preoccuparti.
- Cerco di tornare il prima possibile.
 
Rumple e Nottingham avevano fatto allestire il campo non molto lontano dal villaggio. stavano aspettando gli ultimi sviluppi. Nella tenda di Rumple stavano osservando una cartina dei dintorni per studiare il territorio e come colpire di sorpresa i ribelli. Cedric entrò per annunciare che la persona che stavano aspettando era arrivata.
 
- Falla entrare – ordinò Rumple.
 
Cedric si fece da parte e lasciò entrare il loro informatore con le ultime notizie dal villaggio.
 
- Allora Chuck , che novità ci sono?
- Il Consiglio è fissato per questo pomeriggio tardi. Tra circa un’ora si aprirà la seduta.
- Chi sarà presente? – chiese Nottingham
- Tutti quanti al gran completo. Discuteranno su come organizzare la difesa, visto che non hanno intenzione di consegnarvi la Dama.
- Perfetto. – replicò Rumple – cosa mi dici della capanna in cui tengono Emma?
- È nella proprietà di Snow e la divide con Hook che come sai l’ha in custodia.
- Dice di tenere tanto a quella donna e poi la lascia così.
- Teme Barian e dato che sarà al consiglio con lui, reputa Emma al sicuro.
- È sola in casa?
- C’è solo Henry con lei.
- Il famoso ragazzino. Ascoltami bene, pensi di poter rientrare e con un manipolo di uomini fidati, sistemare il ragazzino e portare qui Emma?
- Basto io per fare questo lavoro – rispose Chuck.
- Bene, ma io vengo con te – disse Nottingham – almeno avrai le spalle coperte.
- Benissimo – ghignò Rumple – diamo inizio alle danze senza ulteriori indugi.
- Con immenso piacere – replicò Chuck giocando con la lama del suo affilatissimo coltello da caccia.
     


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Che Rumple e Nottingham non avessero buone intenzioni lo avevamo capito. Hanno intenzione di rapirla mentre il consiglio è in seduta a deliberare. Ci riusciranno? Vi posso anticipare che è quello che scopriremo nel prossimo capitolo. Nel frattempo Emma si è lasciata un po' trascinare dall'entusiasmo di Hook ed Henry e si è lasciata coinvolgere dal loro menage familiare. Un pochino sta tornando a fidarsi tanto da andare anche con loro a fare colazione. sta tornando piano piano ad avere un po' di fiducia. E poi Henry sta facendo di tutto per farle capire che è la benvenuta in casa :D
Come dire grazie advvero sempre di tutto l'affetto e l'assiduità, a chi legge, recensisce e inserisce.
Ci siamo quasi, a fine mese entreremo ufficialmente nella stagione del disagio senza ritegno!
Un bacione e a prestissimo
Persefone
 

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Capitolo 22
*** XXII. Kidnapped! ***


XXII. Kidnapped!
 
- Abbiamo solo pochi giorni. Ho già dato disposizioni e stanno arrivando più persone possibili anche dai villaggi vicini – disse Barian laconico.
- Non potrai comandare da solo l’esercito – replicò David.
- Non vedevi l’ora di tornare a fare il generale eh principe? – disse Caspian in tono canzonatorio.
- Hook, tu cosa ne pensi? – chiese Robert.
 
Il Consiglio era già entrato nel vivo della faccenda da un bel po’, ma di soluzioni concrete non se ne era vista nemmeno l’ombra. Hook aveva la mente da tutt’altra parte. David lo pizzicò su un braccio per richiamare la sua attenzione e riportarlo alla realtà.
 
- Scusate, sono d’accordo. Dovremmo organizzare la difesa e l’esercito nel più breve tempo possibile. Ho notato che sul confine con le montagne c’è una vecchia fortezza disabitata. Potremmo usarla.
- L’antica fortezza di Avalon – continuò David – è un solido bastione, potrebbe tornarci davvero utile.
- Sono d’accordo – intervenne Snow – potremmo sempre aprirci un varco per le montagne da lì.
- Ma non lo capite che non possiamo più fuggire – proruppe Peter – è tempo di decidere definitivamente cosa ne sarà di noi. E questo grazie a voi e alla vostra assurda decisione su Emma.
- Ci saremmo ritrovati comunque in questa situazione! – lo interruppe Regina
- E come sappiamo che lei non comunichi con Rumple? – chiese Caspian.
- Hanno cercato di ucciderla! – sbottò David – e comunque non è questo l’argomento all’ordine del giorno. Cerchiamo di non divagare: Hook ha ragione, il bastione di Avalon può fare al caso nostro. Iniziamo il trasferimento di donne e bambine e di quante più provviste possibile.
- Avverto immediatamente John e il resto dei Marry Men, si occuperanno loro di sovraintendere alle operazioni – disse Robin.
 
Una finestra si spalancò improvvisamente e un sinistro brivido di freddo attraversò la schiena del pirata.

Nella capanna, Emma ed Henry avevano appena finito di mangiare. Dopo aver sparecchiato il tavolo, mentre Emma stava finendo di pulire le stoviglie, Henry aveva iniziato a raccontare di quella volta in cui lui ed Hook erano andati nei boschi a fare una gita e i loro zaini erano finiti in una scarpata. Per due giorni avevano vissuto nella natura prima di poter tornare al villaggio. Henry ovviamente aveva omesso che il tutto era accaduto nella vecchia Storybrooke.
 
- Ma voi due siete davvero pericolosi a ruota libera! – disse Emma ridendo.
- Abbastanza.
 
Risero entrambi di cuore. Poi improvvisamente, alcuni rumori strani attirarono l’attenzione di Henry. Non aveva un sesto senso sviluppato come quello di Hook, suo nonno o Robin ma, a forza di stare con loro, aveva imparato a decodificare i segnali di pericolo. Fece cenno ad Emma di tacere e tese l’orecchio in ascolto.
 
- Cosa succede? – chiese Emma, cercando di seguire la direzione del suo sguardo.
- Non so. Vado fuori a vedere – disse henry prendendo la spada.
- Aspetta Henry, è pericoloso – disse trattenendolo per un braccio.
- Hook mi ha chiesto di tenerti d’occhio e io non voglio assolutamente venire meno alla mia parola.
- Va bene, ma stai attento e torna subito. Se non ti vedo tornare tra un paio di minuti esco a cercarti.
 
Chuck e Nottingham erano già appostati dietro un cespuglio, davanti alla capanna di Hook, quando lo videro allontanarsi e lasciare sola la donna e il ragazzino. Avevano osservato bene i movimenti di Emma ed Henry all’interno di essa per molto tempo prima di agire. Quando Chuck aveva messo un piede sull’asse cigolante del porticato, aveva sentito Henry parlare con Emma, i suoi movimenti verso la porta e si era appiattito contro la parete in modo da sorprenderlo alle spalle. Era proprio davanti a lui ora: il ragazzino era di spalle e non si era minimamente accorto della sua presenza. Gli scivolò dietro come un felino e lo immobilizzò.
Emma stava nervosamente contando i secondi da quando Henry era uscito, una strana sensazione di ansia le stringeva un nodo alla gola. Si affacciò ad una delle finestre cercando di intravvedere nelle tenebre la figura del ragazzino. Niente. C’era qualcosa di strano. Si diresse alla porta. L’aprì e tutto fu dannatamente chiaro.
 


- Direi che per stasera è tutto – disse Barian – ci aggiorniamo a domani mattina, allora.

L’irrequietezza di Hook stentava a passare inosservata. Il pirata aveva salutato frettolosamente Colin e gli altri a fine seduta. Aveva sempre quel chiodo fisso: non vedeva l’ora di tornare alla capanna. Uscì velocemente dal salone senza salutare, per dirigersi alle scuderie. David e Snow lo seguirono immediatamente.
 
- Hook – disse David una volta che lo ebbe raggiunto – cosa succede?
- Niente credo.
- Andiamo, sei scappato
- Ho una strana sensazione e vorrei davvero sbagliarmi.
 
Snow e David capirono immediatamente a cosa il pirata stesse facendo riferimento. Partirono alla volta della capanna senza ulteriori indugi.
Quando vi giunsero, era tutto calmo e le luci spente. Se David e Snow vi trovarono segni incoraggianti, l’ansia di Hook si fece ancora più acuta, cosa che espresse in sonoro moto di stizza.
 
- Calmati, Hook – disse Snow – magari sono andati a dormire. È molto tardi.
- Io non credo proprio – disse il pirata spronando il cavallo verso la capanna.
 
Quando fu arrivato, legò il cavallo e si diresse verso la porta. David e Snow furono subito dietro di lui. David cercò di trattenerlo per un braccio.
 
- Che sta succedendo Hook?
- Avevo detto ad Henry di lasciare una candela accesa, per farmi capire che tutto era tranquillo.
- Magari se ne è semplicemente dimenticato – cercò di tranquillizzarlo Snow.
 
Mentre entrava in casa, Hook cercò disperatamente di convincersi che in fondo Snow poteva avere ragione e che Henry stesse beatamente dormendo nel suo letto. Come scostò le tende del suo baldacchino e lo trovò vuoto capì che le sue sensazioni erano più che esatte.
 
- È successo qualcosa, dannazione!
- Magari sono al piano di sopra – disse David poco convinto.
 
Improvvisamente sentirono un tonfo sopra le loro teste. Hook si precipitò immediatamente al piano di sopra chiamando a gran voce Henry ed Emma, senza alcuna risposta. Provò ad aprire la porta della stanza di Emma, ma era chiusa a chiave. Oltre la porta si continuavano a sentire strani rumori. Cominciò a colpirla con forza con la mano fino a sbucciarsi le nocche.
 
- Emma! Henry! Siete lì? Perché non rispondete maledizione!
 
All’ennesimo rumore, David sguainò la spada subito seguito da Hook mentre Snow si precipitò ad incoccare una freccia al suo arco. Dopo che furono pronti, Hook sfondò la porta con un calcio. La fioca luce del corridoio illuminò una figura sdraiata sul pavimento, legata ad una sedia ed imbavagliata: era Henry.
 
- Henry! Cosa è successo? – gridò Snow precipitandosi da lui per liberarlo.
 
Dopo averlo slegato e rifocillato, Henry era seduto al piano di sotto con un bicchiere in mano. Da quando Snow gli aveva tolto il bavaglio dalla bocca aveva immediatamente detto che Emma era stata rapita da Nottingham. Aveva le idee ancora un po’ confuse per via del colpo che il complice gli aveva dato dopo averlo legato.
 
- Calmati, Henry – disse Snow – ci devi raccontare tutto sin nei minimi dettagli. Prendi un bel respiro e poi cerca di raccogliere le idee.
 
Henry fece quello che la nonna gli aveva detto, ma si sentiva tremendamente in colpa. Per la prima volta gli avevano affidato un compito importante e lui non era riuscito a portarlo a termine. Era stato Hook ad insistere anche con gli altri per convincerli e lui lo aveva ripagato in questo modo. Forse facevano davvero bene a trattarlo ancora come un ragazzino e non come un adulto.
 
- Dovete scusarmi, quello che è successo è solo colpa mia.
 
I tre sgranarono gli occhi stupiti e increduli.
 
- Ma cosa dici? – disse Hook facendosi più vicino.
- Ho combinato un pasticcio e invece di esservi d’aiuto ho solo peggiorato le cose.
- Qui se c’è qualcuno che ha sbagliato, sono solo io – disse Hook – non dovevo esporvi in questo modo. Ma credevo che con Barian al consiglio non ci fossero problemi. Ora però devi raccontarci tutto così da poter capire cosa fare.
- Avevamo finito di mangiare, quando ho sentito l’asse del portico scricchiolare. Mi sono messo subito in allarme e sono uscito a vedere. Avevo appena chiuso la porta e stavo osservando il giardino davanti all’ingresso, quando qualcuno mi ha aggredito alle spalle, disarmandomi. Mi ha puntato un coltello alla gola e poi ha fatto cenno a qualcun'altro di avvicinarsi.
- Nottingham – finì Snow – ma come è potuto entrare qui così facilmente?
- Non lo so – riprese Henry – comunque mi ha portato davanti alla porta. Stava per bussare ma Emma ci ha preceduti.
 
Il ragazzo fissò un punto nel vuoto e cominciò a ripercorrere quell’incubo durato quasi un’ora.
Quando Emma aveva aperto la porta e aveva visto Henry con un coltello puntato alla gola, aveva immediatamente cercato di liberarlo.
 
- Calma tesoro – aveva detto Nottingham mentre premeva la lama sulla gola del ragazzo– non vorrai che gli succeda qualcosa di male.
- Lascialo stare immediatamente!
- E perché il tuo bel tenebroso pirata potrebbe non perdonarti, se gli faccio qualche graffietto?- 
- Lui non centra niente! La questione è fra me e te.
- Giustissimo. Lasciami entrare e vediamo di sistemare la faccenda, che dici?
 
Henry aveva appena finito di ripetere questo passaggio quando fu interrotto da David.
 
- Dove diavolo potrebbe averla portata quel maledetto sceriffo?
- E poi? – disse Snow per incoraggiare il nipote.
- Emma si è consegnata a Nottingham in cambio della mia incolumità. Ho cercato di impedirle di fare una cosa del genere, ma non ci sono riuscito.  Prima che lo scagnozzo dello sceriffo mi legasse al piano di sopra mi ha detto di dirvi che è stata bene qui con noi – gli occhi gli si riempirono di lacrime – e che se avere una famiglia vuol dire avere un calore del genere, allora lei una sorta di famiglia l’ha trovata. Non ho potuto dirle nulla, sono stato trascinato di sopra, forse ho battuto la testa, non so. Le ultime cose che ricordo sono quel tipo che mi lega alla sedia e mi chiude in camera.
- Ricordi qualcosa di quel tizio? – domandò Hook – un tatuaggio, una cicatrice, qualcosa del genere?
 
Henry si concentrò sui ricordi che aveva in testa.
 
- Non ricordo molto e non l’ho visto bene, però credo avesse una cicatrice sull’avambraccio sinistro. Mi ricordava la forma di un ferro da cavallo.
 
David guardò Snow: anche lei aveva capito a chi poteva appartenere quella cicatrice.
 
- Non è una cicatrice – disse Snow –  ma una voglia e conosciamo una sola persona ad averla: Chuck
- Cosa? – gridò Hook – Chuck … quel maledetto, perché dovrebbe essersi alleato con lo sceriffo?
- Non lo so – rispose David – ma questo spiegherebbe come ha fatto ad entrare: ha corrotto una sentinella.
- Io vado fuori a cercarla! – replicò il pirata dirigendosi alla porta – li ammazzo con le mie stesse mani stavolta!
- Fermo – disse David raggiungendo il pirata.
- Non mi arrenderò, uscirò e la troverò. Fosse l’ultima cosa che faccio.
- Non essere avventato, non otterrai nulla in questa caccia solitaria.
- Allora cosa suggerisci?
- Henry ed io andremo alla capanna di Regina per cercare aiuto. Tu e Snow inizierete a perlustrare il terreno qui attorno. Abbiamo bisogno di una pista da seguire.
 
Controvoglia il pirata aveva seguito il consiglio del principe, se fosse dipeso da lui si sarebbe ancora lanciato nei boschi da solo, ma capiva che non poteva farne una questione troppo personale, non avrebbe giovato al ritrovamento di Emma. Nel frattempo Snow stava osservando molto attentamente dei segni vicino al portico. Conducevano a uno spiazzo e qui vi trovò dei rami spezzati.
 
- Forse ci siamo! – gridò per richiamare l’attenzione di Hook.
- Cosa hai trovato – disse lui avvicinandosi.
- Qui oltre a delle tracce molto fresche, ci sono dei segni di lotta. E poi le tracce riprendono verso il folto del bosco.
- Vado avanti a vedere – disse Hook sguainando la spada.
- David sarà qui a momenti, Hook per favore.
 
Il pirata non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che il cavallo del principe comparve sulla strada, seguito da quello di Robin e Regina. E ancora dietro di loro c’era Barian.
 
- Lui cosa ci fa qui? – disse Hook minaccioso.
- Stavo spiegando la situazione a Regina quando abbiamo incrociato Barian strada facendo. Chuck è un suo uomo, era un suo diritto essere informato sul tradimento.
 
Hook lo osservò attentamente prima di rivolgergli una domanda.
 
- Perché sei qui?
- Le cannonate ti hanno otturato le orecchie, pirata? Non hai sentito David?
- Certo, ma voglio sentirlo dalla tua bocca.
- Sarò franco e diretto: non ho cambiato idea su Emma, ma non posso accettare che uno dei miei più fidati uomini sia in combutta con Rumple.
 - Emma è sempre sotto la mia tutela – replicò il pirata avvicinandosi – le regole non cambiano. Quando la ritroveremo, tornerà da me e spero che ora tu abbia capito chi sono i veri nemici.
 
I due uomini si osservarono un paio di secondi prima di congedarsi con un tacito assenso.
 
- Allora, abbiamo una pista? – chiese Robin.
 
Snow mostrò loro le tracce che aveva scoperto. Decisero immediatamente di iniziare una battuta di ricerche. Era Snow a condurli, d’altronde lei era sempre stata la migliore a seguire una pista. Hook aveva preso Henry vicino a sé e continuava a tenere d’occhio Barian. Il fatto che avesse per caso incrociato David e Regina mentre parlava di Emma era strano, ma era stato tutto il tempo seduto al tavolo del consiglio e quindi non poteva avere dei legami con il rapimento.
Si fermarono improvvisamente dopo la radura di betulle.
 
- Allora Snow? – chiese impaziente il pirata.
- Le tracce sono confuse a questo punto. Non riesco più a capire che direzione hanno preso. Credo che la cosa migliore sia dividerci.
- Perfetto, – replicò Hook sbrigativo­– Tu e David andrete verso Est; Henry, tu vai con Regina e Robin verso Nord, mentre tu, Barian, vieni con me verso Ovest.
- Sento che sto guadagnando la tua fiducia, pirata.
- Va bene Hook – intervenne David – ma non sappiamo quanti sono e dove sono. Cerchiamo solo di trovare il luogo dove l’hanno portata. Ci ritroviamo qui tra un’ora esatta.
 
Dopo essere stata trascinata fuori dalla capanna, Emma era stata legata e incappucciata. Nottingham la stringeva per un braccio mentre la conduceva chissà dove.
 
- Lo so che eri abituata ad un diverso trattamento da parte mia, ma tu sei scappata con quel pirata tesoro. A proposito cosa ci hai trovato di così interessante?
 - Non credo ti interessi. Piuttosto, cosa hai intenzione di fare con me?
- Lo vedrai Emma, lo vedrai.
- Hook verrà a cercarmi, lo sai questo? E il fatto che tu abbia minacciato anche Henry lo renderà ancora più furioso.
- Ci conto molto, così potrò finalmente dare a quel piratucolo quello che si merita.
 
Camminarono ancora per un po’ di tempo. Furono le poco amichevoli braccia di Chuck a far capire ad Emma che doveva fermarsi.
 
- Che succede? Siamo arrivati?
- No, ci fermiamo un momento solo. Rimani seduta qui, non che tu possa muoverti, Chuck ti tiene d’occhio.
 
Una volta seduta, Emma riuscì a far scivolare una mano nella tasca del suo grembiule ed afferrare il suo ciondolo. Poco prima che una spinta di Chuck la facesse tornare a camminare, ebbe il tempo di lasciare quell’indizio, perché che lui sarebbe venuto a cercarla era fuori da ogni dubbio.


Hook e Barian stavano camminando con gli occhi incollati al terreno. Le tracce erano molto confuse e non troppo fresche. Non si erano rivolti la parola mai. Giunti in prossimità di alcuni alberi, si fermarono per scrutare bene le eventuali piste.
 
- Allora pirata, ora che siamo soli puoi dirmelo. Perché hai tanto a cuore quella donna?
- Sono affari miei te l’ho già detto.
- Andiamo, è spietata e fredda come la neve. Cosa avete visto che a noi è sfuggito?
- Non è sempre stata così …
- Ma non mi dire, hai passato pochi giorni con lei e già pensi di conoscerla così bene? So che te ne sei andato non appena ha preso il potere, quindi ci deve essere qualcosa sotto.
- Io l’ho conosciuta prima che le riempissero il cuore di oscurità.
- Ora si che si spiega tutto.
- E ora piantala di fare domande inutili, abbiamo una pista da cercare.
 
Hook stava osservando delle strane tracce vicino a uno degli alberi, come se qualcuno vi si fosse seduto da poco. Si avvicinò ancora di più, quando mise il piede su qualcosa di strano. Si chinò e smosse leggermente il fogliame e poi la vide: la sua collana. Emma era sicuramente passata di lì. Studiò il terreno circostante e vide delle tracce.
 
- Ci siamo  da questa parte!
- Aspetta! È ora di tornare indietro – replicò Barian.
- Queste tracce sono freschissime, magari li sorprendiamo ancora per strada. Non posso perdere quest’occasione.
- Ma David si arrabbierà.
- Probabile, ma potrei essere tornato con Emma e il resto passerebbe automaticamente in secondo piano.
- Muoviamoci allora.
 
Continuarono a camminare per un po’ prima di fermarsi nuovamente. Emma era ancora incappucciata e improvvisamente sentì attorno a sé molte voci: dovevano essere giunti in una sorta di accampamento.
 
- Bene Nottingham, siamo tornati con un bel bottino.
 
Emma riconobbe immediatamente la voce di Rumple, il quale le tolse il cappuccio.
 
- Ben arrivata Emma.
- Rumple, lasciami andare immediatamente!
- Ora che sei così innocua? Sei solo un insetto da schiacciare e credimi non vedo l’ora di farlo!
- Dopo che avremo finito con te – disse Nottingham – passeremo ai tuoi nuovi amici. Chuck ci ha raccontato che Snow ti ha accolto nella sua casa e ti ha offerto un accordo. Se ne occuperà lui.
- Con molto piacere!
- E per ultimo – proseguì Nottingham – ci dedicheremo al tuo adorato pirata e a quel ragazzino. Pare che siate tutti e tre molto legati. E quando avrai visto crollare tutto quello che pensavi di poter avere, allora ti uccideremo.
 
Emma tentò inutilmente di divincolarsi, ma Chuck le strinse ancora di più i polsi mentre rideva con gli altri.
 
- Legala in quella tenda – ordinò Rumple – e cominciamo a muovere l’offensiva verso il villaggio.
 
Dopo che Chuck l’ebbe lasciata sola nella tenda, Emma sperò con tutto il cuore che Hook non trovasse mai quel suo indizio. Avevano in mente di uccidere tutti non solo lei. Non poteva essere la causa della loro rovina, dopo tutto quel calore che le avevano regalato. Calde lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi. Aveva finalmente assaporato il gusto della felicità ed ora era costretta a rinunciarvi per sempre. Avrebbe voluto proteggerli con tutte le sue forze, con tutta la sua magia se solo l’avesse avuta. Odiava quel dannato bracciale, ma forse era proprio grazie ad esso se aveva lasciato avvicinare qualcuno. Dall’entrata filtrava un tenue raggio di luna, cosa avrebbe dato per tornare a quei momenti in cui era stata stretta e protetta tra le sue braccia. Quanto tempo aveva sprecato a combattere quel sentimento invece di viverselo fino in fondo? E Henry, quel meraviglioso ragazzino che le aveva spalancato le porte e l’aveva accolta? Non poteva finire tutto così, non poteva.
Hook e Barian seguirono la pista fino ad un accampamento poco lontano dalle mura del villaggio. Si erano nascosti dietro a dei cespugli. Era composto da una decina di uomini e tre tende.
 
- Dovremmo esserci – disse Hook bisbigliando.
- Forse, ma della tua bella non c’è traccia.
- Sono sicuro che è qui, proviamo a fare un giro di ricognizione e avviciniamoci a quelle tende.
 
Cominciarono a muoversi in silenzio e a guardarsi intorno. La maggior parte degli uomini era raccolta intorno al fuoco, mentre due sentinelle erano di guardia. Le prime due tende erano vuote, mentre la terza sembrava occupata da qualcuno che non riuscirono a vedere. Improvvisamente le sentinelle sfoderare le spade per dare l’altolà. Lasciarono passare tre figure. Come giunsero attorno al fuoco, Hook poté riconoscerle: c’erano Nottingham, Chuck e la sua Emma, incappucciata ma incolume. Fu allora che la figura nella tenda uscì per rivelarsi essere Rumple. I tre cospiratori parlottarono tra loro e poi Chuck condusse Emma in una delle tende. Hook seguì tutta la scena attentamente e con il cuore in gola.
 
- Amore mio, ti ho trovata – sussurrò così piano da non poter essere sentito neanche da Barian.
- Direi che ora possiamo tornare indietro e avvertire gli altri, è meglio avere dei rinforzi.
- Perderemo troppo tempo. La tenda in cui hanno chiuso Emma, passa vicino alla boscaglia, possiamo sgattaiolare dentro con facilità, liberarla e tornare indietro.
- Come faremo con le guardie?
- Non si accorgeranno di nulla.
 
Hook aveva continuato a fissare il punto in cui era stata rinchiusa Emma. Sguainò la spada e si preparò all’agguato.
 
- Sei pronto Barian?
- Prontissimo.
 
Ma come Hook si girò dalla parte del suo compagno si ritrovò la spada puntata alla gola.
 
- Bene Capitano, non pensavo fossi così sprovveduto, ma l’amore fa fare cose stupide. Butta la spada e seguimi. Se ci tieni tanto a rincontrare la tua bella, non sarò certo io a mettermi in mezzo.
- Che diavolo significa tutto questo?
- Che vi ho fregati con tutte le scarpe. Ero d'accordo con loro fin dall'inizio. E ora muoviti!
 
Barian fece uscire il pirata dal fogliame e lo condusse all’entrata dell’accampamento.
 
- Devo dire che su una cosa Rumple aveva proprio ragione.
- E quale di grazia?
- L’amore è una debolezza, ma può essere usata anche come un’arma, addirittura più pericolosa e convincente della magia. E tu caro capitano ne sei la prova lampante.
 
Le sentinelle li lasciarono passare immediatamente. Ora Hook era solo e doveva trovare una soluzione in fretta se voleva salvare in primo luogo Emma e se ci fosse stato abbastanza tempo anche la sua vita.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
E fu così che si scoprirono gli altarini ... il caro Barian è un gran bel traditore che era d'accordo con i due sin dall'inizio, daltronde Chuck era il suo uomo più fidato, a chi altro non affidare una missione così importante mentre lui confondeva le acque al consiglio? Non vi è mai piaciuto e facevate bene a sospettare di lui! XD
Ora Hook è di nuovo nei casini da solo e con la sua bella nei guai. Ma ci sono ancora gli altri fuori e chissà magari riusciranno a intuire che forse qualcosa è andato storto. 
Grazie Grazie Grazie, per tutto e se anche sembro ripetitiva, sono contenta che ancora non vi ho annoiato a morte. Mancano solo quattro capitoli alla fine e solo 18 giorni alla premiere ... non vedo l'ora!!!!!!!
Un bacione e a prestissimo
Persefone

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Capitolo 23
*** XXIII. It’s You, Emma. ***


 
       XXIII. It’s You, Emma.
 
- Ma dove sono finiti Hook e Barian? – chiese Henry impaziente.
- Non ne ho la più pallida idea – rispose David nervoso.

E come se fosse mosso da una strana forza interiore, il ragazzo cominciò a correre nella direzione che avevano preso i due uomini. Gli altri furono subito dietro di lui.

- Henry – gridò Regina – non fare sciocchezze, fermati! Magari sono finiti in una trappola e ci stiamo andando dritti anche noi!

Henry si fermò di colpo nel mezzo della radura e si voltò verso di loro.

- È successo qualcosa, ne sono sicuro! Hook non avrebbe mai mancato l’appuntamento se non per un motivo validissimo: o l’hanno preso, o ha scoperto dove tengono Emma. In entrambe i casi ha bisogno di aiuto e io non rimarrò certo qui con le mani in mano! È della famiglia e non si lascia indietro.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro. Ripresero tutti a correre in cerca di una pista da seguire.
 
Quando Barian lo condusse in prossimità delle tende, Hook cercò di dirigersi immediatamente in quella dove era rinchiusa Emma.

- Con calma pirata. Prima dobbiamo andare da un’altra parte.

Arrivarono davanti alla tenda di Rumple. Cedric era fuori e stava impartendo degli ordini.

- Barin, era ora – disse osservando il prigioniero.
- Annunciaci – rispose l’uomo.

Cedric sparì dietro la tenda e ne ricomparve poco dopo facendo loro segno di entrare.

- Ma guarda – disse Rumple – pare proprio che qualcuno sia riuscito nel suo piano.
- Rumple – disse Barian chinando la testa – come promesso vi ho portato il pirata.

Barian lanciò uno sguardo di sfida verso Nottingham, cosa che non sfuggì a Hook: evidentemente tra quei due c’era dell’astio. Poteva giocare a suo favore.

- Ho subito capito che eri un mediocre – disse Hook a Barian – e di certo non potevi altro che essere in combutta con questi due. Era ovvio che il tuo astio verso Emma derivasse da altro. Se Chuck ha osato farle qualcosa … io …
- Tu cosa capitano? – intervenne Nottingham avvicinandosi – la tua Emma non è poi la santarellina che credi, anzi …

A quelle parole Hook fece uno sgambetto allo sceriffo mandandolo a gambe all’aria. Fu poi prontamente immobilizzato da Barian.

- Tu il nome di Emma non sei nemmeno degno di pronunciarlo, verme schifoso!

Nottingham si rialzò velocemente e tornò a farsi sotto.

- È stato piuttosto piacevole farle compagnia, mentre tu ti struggevi per i sette mari.

Hook tentò nuovamente di avventarsi su di lui, ma Barian strinse ancora di più la presa su di lui.

- Tra poco la tua insolenza morirà con te, pirata – disse Barian deciso.
- E a te cosa ha promesso il coccodrillo? – replicò Hook al suo aguzzino.
- Sono stanco di essere dalla parte dei perdenti. Per una volta voglio sapere anche io che sapore ha la vittoria.
- Non credo ci riuscirai mai, dato il tuo scarso giudizio.

Hook puntò i suoi occhi rabbiosi su Rumple.

- Abbiamo molti trascorsi noi due – proseguì il pirata – non crederai davvero che mi arrenda. Morirò combattendo prima di permetterti di fare del male ad Emma.
- La morte per il momento può aspettare. Che ne dici se prima di lasciare questo mondo ti offrissi un posto in prima fila per vederla soffrire davvero? Vedere il dolore nei suoi occhi mentre ti torturerò senza pietà e ti farò finalmente pagare per tutto quello che mi hai fatto? Poi solo allora ti ucciderò.
- È la madre di tuo nipote! Non puoi farle questo!
- Nipote? Io non ho un nipote, mai avuto uno. Di cosa diavoli parli?

Hook sgranò gli occhi: evidentemente Rumple aveva preso una pozione di memoria o aveva modificato i suoi ricordi per portare a termine la sua vendetta. Questo spiegava la mancanza di Belle e i mancati ricordi su Henry. Aveva rinunciato ai suoi affetti per la sua sete di potere.

- E così alla fine la povera Belle, ha scoperto esattamente con chi era sposata. A differenza mia, tu non sei cambiato di una sola virgola!
- Puoi sbraitare quanto vuoi, ma questo non cambia i fatti: raggiungi la tua bella e goditi le ultime ore con lei, pirata. Separarvi dopo sarà una tortura ancora più dolorosa. E io non vedo l’ora di gustarmela.
 
Le mani di Emma erano ormai piene di abrasioni. Aveva cercato in tutti i modi di sciogliere quella dannata corda, inutilmente. Aveva libertà di movimento nella tenda ma era sorvegliata da quattro sentinelle: una all’ingresso e tre che facevano la ronda tutto intorno. Improvvisamente qualcuno entrò mentre altre due figure erano in attesa fuori.
 
- Passerotto mio – disse Nottingham avvicinandosi – cosa è successo alle tue povere mani?
- Non mi toccare!
- Presto smetterai di essere così furastica. Io mi preoccupo per te e tu mi ripaghi così. Comunque guarda chi ti ha portato Chuck per farti compagnia.
 
Lo sceriffo fece cenno alle figure di fare il loro ingresso. Chuck, dopo aver tolto l’uncino ad Hook, stava entrando con l’uomo legato. Lo spinse entro verso Emma. L’uomo si parò immediatamente davanti a lei. Emma si appoggiò alla sua schiena, cercando di trattenerlo vicino a lei.
 
- Ma che bel quadretto siete. Ditevi tutto piccioncini perché non vedrete il sole di mezzogiorno domani.
 
Dopo che i due uomini furono usciti, Emma si gettò su di lui con le lacrime agli occhi.
 
- Mi dispiace, mi dispiace per tutto – disse Emma piangendo – Henry sta bene? Non ho potuto impedire che gli facessero del male.
- Sta bene, tesoro stai tranquilla ed è al sicuro.
- È stato Chuck a fare irruzione nella capanna.
- Lo so, Henry l’ha riconosciuto per via della voglia che ha sul braccio. E Barian ha fatto da diversivo. Anche lui è coinvolto.
- Cosa vuoi dire?
 
Hook le raccontò tutto quello che era successo da quando era tornato alla capanna.
 
- Quando non ci vedranno tornare, cominceranno a cercarci, sicuramente.
- Vi ho messi in pericolo! Non dovevi venire a cercarmi! Se vi succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai!
- Non potevo correre il rischio di perdere il mio lieto fine, non ora che l’ho trovato – disse lui guardandola dolcemente.
- Se hai così paura di perderlo, vuol dire che l’hai trovato. Qual è? – disse Emma abbassando gli occhi.
- Non l’hai ancora capito, Emma? Sei tu.
 
Quella dichiarazione lasciò Emma senza fiato: era la prima volta che qualcuno palesava per lei un sentimento così profondo ed intenso. Sentì le parole venirle meno, come se pronunciare quello che anche lei provava avrebbe reso tutto troppo vero, rovinando tutto.
Fu un rumore improvviso alle loro spalle a toglierla dall’impasse. Si girarono entrambi prima di vedere una delle sentinelle sparire dietro un cespuglio.
Henry e gli altri giunsero al punto in cui Hook aveva trovato il ciondolo lasciato da Emma. Fu il ragazzo ad individuare il segno lasciato dall’uncino del pirata in caso fosse successo qualcosa. Era una piccola freccia ed indicava la direzione da prendere.
 
- Questo è senz’altro opera di Killian, sapeva che stava facendo tardi e che saremmo venuti a cercarlo.
- Henry non possiamo esserne sicuri – disse Robin.
- Tocca il solco, è ancora bagnato da resina liquida, vuol dire che è stato fatto da poco.
- Accidenti Henry – disse Snow soddisfatta – stai diventando un ottimo osservatore.
- È che ho dei bravi maestri e io mi applico.
 
Ripartirono immediatamente e dopo poco giunsero in prossimità di un accampamento. Rimasero nascosti nel fogliame per cercare di capire se fosse il luogo giusto.
David e Robin stavano facendo un giro di ricognizione, quando si accorsero delle tende. Si avvicinarono e scorsero le figure di Rumple e Nottingham: erano sicuramente nel posto giusto. Notarono immediatamente una tendo sorvegliata da quattro sentinelle, tra cui Chuck proprio all’ingresso. Quella doveva essere la tenda in cui sicuramente c’era Emma e forse, se avevano fortuna, anche Hook.
 
- Non possiamo fare tutto da soli, ci serve l’aiuto degli altri – disse Robin – torniamo indietro, ho un piano.
 
Tornarono indietro e Robin espose il suo piano: avrebbero stordito una sentinella e uno di loro sarebbe entrato per slegare Emma ed Hook. Poi avrebbe chiamato aiuto per attirare anche le altre sentinelle e metterle fuori gioco. Poi avrebbero aperto una fessura nella tenda e sarebbero fuggiti attraverso la macchia per tornare al villaggio e chiudersi con gli altri nella fortezza di Avalon.
 
- È pericoloso – disse David – ma non abbiamo molte altre alternative. Mettiamoci all’opera.
 
 
Quando Hook vide la sentinella cadere, si fece subito guardingo, qualcosa stava bollendo in pentola e potevano davvero averli trovati. Dopo un po’ sentì Chuck parlottare con qualcuno e la tenda aprirsi. Una delle guardie si mosse rapidamente verso Emma. Istintivamente Hook si parò per difenderla.
 
- Amico, ho le mani legate, ma ti assicuro che posso farti molto male anche così – ringhiò.
- Non lo metto in dubbio, ma possiamo rimandare?
 
La guardia sollevò il viso: era Robin.
 
- Amico, non sai quanto sono contento di vederti.
- Lo credo. Ma non perdiamo tempo. Vi aiuto a liberarvi.
 
Dopo averli slegati, spiegò loro il resto del piano.
 
- Bene, ora attiro Chuck dentro, pronti a stenderlo?
- Prontissimo – disse Hook – ha il mio uncino e ho tutte le intenzioni di riprendermelo.
- Ai posti, allora.
 
Chuck stava bevendo un sorso di birra, quando sentì la guardia nella tenda chiedere rinforzi. Entrò immediatamente nella tenda per controllare la situazione.
 
- Cosa diavolo sta succ … - non fece in tempo a finire la frase che la sua mascella fu investita da un pugno pieno di rabbia repressa.
 
L’uomo cadde a terra svenuto e Hook frugò nella sua sacca per riprendersi il suo uncino.
 
- Fuori uno – disse Emma
- Bene, apriamo un apertura nella tenda, gli altri sono pronti ad aiutarci.
 
Barian stava andando verso la tenda di Rumple per mettere a punto i dettagli dell’operazione del giorno dopo, quando vide degli strani movimenti attorno alla tenda dei prigionieri.
 
- Dove sono le sentinelle?
 
Prese due uomini e si diresse verso la tenda.
 
- Questo era l’ultimo – disse David trascinando dentro l’ultima delle sentinelle.
 
Erano tutti nella tenda e avevano rimandato i saluti a quando sarebbero stati al sicuro nella fortezza.
 
- Ora filiamo di qui – disse Robin.
 
Stavano per uscire quando una figura inaspettata fece il suo ingresso. Fu Henry il primo ad andargli incontro.
 
- Barian! – disse il ragazzo muovendosi verso di lui.
- Henry no! – cercò di fermarlo Hook.
 
Come Barian aveva messo piede nella tende, ebbe chiara la situazione: stavano cercando di scappare. Afferrò Henry e gli puntò un coltello alla gola.
 
- Ehi amico, che diavolo stai facendo – disse il ragazzo cercando di divincolarsi.
- Zitto o ti taglio la gola.
 
Gli altri rimasero con un palmo di naso.
 
- Non glielo hai detto pirata?
- È d’accordo anche lui con Rumple – disse laconico il pirata.
 
David sguainò la spada.
 
- Lascia stare mio nipote immediatamente.
- E lasciarvi andare non ci penso proprio – e poi si rivolse a una delle guardie che era con lui – vai a chiamare Rumple e Nottingham, subito!
 
Quando Rumple giunse alla tenda con a seguito lo sceriffo, si ritrovò tutto il comando del villaggio nella tenda ed ebbe un lampo di genio. Poteva liberarsi di tutti quanti, bastava solo premere i tasti giusti.
 
- Cosa succede qui dentro? – chiese con tono severo
- Stavano scappando, in barba alle tue preparatissime guardie, Nottingham.
- Non ti permettere Barian!
- Se non intervenivo io, si erano già dati alla macchia.
 
Perfetto, stava andando tutto secondo i piani. Rumple si avvicinò a Barian.
 
- Allora sembra proprio che ci troviamo in una spiacevole situazione. il punto è come venirne fuori ora?
 
Gli occhi di Rumple si posarono su Emma, che si strinse ancora una volta al braccio di Hook.
 
-. Sarò franco, coccodrillo: non me ne andrò di qui senza Emma e Henry, quindi ti consiglio di pensare a qualcosa di diverso – disse il pirata puntando la spada verso di lui.
- Non credo che voi siate nella posizione di poter dettare le condizioni: siete soli, io ho la vita di Henry nelle mie mani e un manipolo di uomini.
- Hai intenzione di ucciderci? – disse Regina
- Confesso che quello era il piano in un primo momento, ma siamo tra cavalieri e questo non sta bene.
- Cosa proponi esattamente? – disse Snow.
- Di risolvere la cosa secondo le usanze antiche, Snow. Proprio come piace a voi, con onore.
- Cosa diavolo vorrebbe dire? – chiese Hook sprezzante.
- Un duello – aggiunse Snow – per evitare la guerra. Uno dei nostri contro uno dei suoi: chi vince il duello vince anche la guerra.
- Permettetemi di servirvi Rumple – disse Barian.
- Sembra che io abbia già il mio campione – disse Rumple.
- Un momento! – intervenne Nottingham
- Sceriffo, ho già deciso, quindi la questione è chiusa. Allora abbiamo un accordo?
- Fare un accordo con te è rischioso – disse David – dove sta la fregatura?
- Nessuna fregatura. Il mio campione contro il vostro. Ci incontreremo domani mattina davanti alla fortezza di Avalon e decideremo le sorti di questo regno. Nessuno di voi ha il coraggio di sfidare Barian? Mi sento particolarmente magnanimo stasera: diciamo che aggiungo come extra il fatto che Henry possa venire con voi stanotte.
- Se Snow e Regina accettano – disse Hook – sarò pronto a battermi per loro.
 
Hook sentì le mani di Emma stringersi ancora di più attorno al suo braccio. Si voltò verso di lei e lesse la paura nei suoi occhi.
 
- Non preoccuparti tesoro – le sussurrò dolcemente – sopravvivere è una mia grande qualità e non sarà di certo un ragazzino esaltato a battermi.
 
Regina e Snow si guardarono per un momento.
 
- Che dici Snow?
- Sicuramente è una trappola. Ma non mi sembra che abbiamo altre alternative.
- Sono d’accordo. Abbiamo la possibilità di liberare Henry e tornare al villaggio. Potremmo cercare un’alternativa.
- Mi sembra il massimo che possiamo ricavare dalla situazione attuale.
 
Rumple le osserva impaziente.
 
- Allora signore? Tic toc, il tempo scorre e la mia offerta non resterà valida ancora a lungo.
- Accettiamo – disse Snow – libera Henry e permettici di ritirarci allora.
 
Rumple fece cenno a Barian di lasciare il ragazzo, che tornò immediatamente tra i suoi cari.
 
- Se una sola delle persone che è con me viene ferita mentre ci allontaniamo – disse Snow – ti assicuro che vi strapperò il cuore con le mie stesse mani.
 
Quando furono di nuovo soli nella tenda Nottingham era furente. Rumple aveva mandato Barian a riposarsi a dovere prima del duello, ma qualcosa dentro Nottingham bruciava.
 
- Mi spieghi perché hai scelto lui e non me? Cos’è stai cercando di fregarmi?
- Andiamo sceriffo, ovvio che no.
- E allora cosa hai in mente? Ci siamo fatti sfuggire un’occasione d’oro.
- Lo vedi, questo è il tuo problema: non pensi a lungo termine. Possiamo evitare le fatiche di un assedio con quel duello.
- Credi davvero che Barian possa battere Hook? andiamo ti sei bevuto il cervello.
- Diciamo che mi sto per assicurare un piano b e mi serve una persona fidata: tu. Qualora Barian fallisse farai in modo di pugnalare Hook e assalire gli altri, così che i ribelli si ritrovino senza guida. Saranno in mano nostra.
- E cosa ci guadagno io?
- Primo avrai umiliato Barian, secondo gli avrai fatto capire che non può avere il tuo posto facilmente.
- Sei davvero un diavolo, Rumple, devo ammetterlo – disse lo sceriffo prima di allontanarsi.
 
Rumple lo seguì con lo sguardo.
 
- Non sai quanto sceriffo. E sei uno sciocco: vi massacrerete tutti e se non ci riusciste ci penserò io. Mi libererò di tutti voi in un colpo solo. E avrò tutto il potere per me.
 
Nella notte gli eroi correvano a per di fiato nel bosco per raggiungere il villaggio. ovviamente non si erano minimamente fidati della parola di Rumple ed erano rimasti all’erta per tutto il tempo. Quando giunsero alle mura del villaggio entrarono e ordinarono alle sentinelle di sprangare tutto e dirigersi alla fortezza. Erano appena giunti nella piazza quando incontrarono John.
 
- Allora è tutto pronto? – chiese Robin
- Sì, il villaggio è vuoto e la fortezza è stata rifornita il più possibile.
- Benissimo. Dirigiamoci anche noi lì.
- Non possiamo lasciare troppo sguarnita la prima linea – disse David.
- Cosa suggerisci? – chiese Robin
- Dobbiamo dividerci. Colin è alla fortezza?
 - Sì – rispose John – a lui si rivolgono la popolazione e l’esercito.
- Avrà bisogno di una mano. Robin, Regina, Emma ed Henry: andate alla fortezza. Robin e Regina prenderete il comando con Colin, non può farcela da solo.
- Va bene – rispose Regina.
- Dovreste andare anche tu e Hook – proseguì il principe rivolgendosi alla moglie.
- E tu? –  chiese Snow iniziando a capire cosa volesse fare il marito.
- Io resto qui di guardia. La nostra casa è poco lontano dalla fortezza e sarò da voi in un attimo.
- Scordati che ti lascio solo! – urlò Snow.
- Ma saresti al sicuro!
- Non mi interessa, io vengo con te.
 
David sapeva che quando Snow assumeva quel tono niente le avrebbe fatto cambiare idea.
 
- Allora resto anche io – disse Hook.
- Non ce ne è bisogno – disse David
- Alla fortezza non sarei di nessun aiuto, non sono bravo in tattica militare.
 
A quelle parole il cuore di Emma perse un battito. L’idea di separarsi da lui ancora una volta era fuori discussione. Non lo avrebbe lasciato solo nella capanna e non avrebbe accettato di non poter stare accanto a lui in quella notte così importante. Gli si avvicinò e lo prese per mano.
 
- Io vengo con te – sussurrò al suo orecchio.
- Emma è troppo pericoloso, se ti succedesse qualcosa?
 
Emma non rispose ma poggiò il viso sulla sua spalla con occhi supplichevoli, contro i quali Hook si sentì completamente impotente.
Si separarono dagli altri e si diressero immediatamente alla proprietà di Snow. Quando vi giunsero David aveva necessità di parlare da solo un momento con Hook.
 
- Snow, ti raggiungo subito.
 
Hook capì immediatamente e invitò Emma a fare lo stesso. Non appena le due donne furono sparite dietro le rispettive porte, i due uomini si sentirono liberi di parlare.
 
- Tutto bene Hook?
- Non è Barian che mi preoccupa, ma quello che ha in mente Rumple. Ci ha lasciato andare perché è quello che voleva. Mi chiedo cosa stia tramando.
- Non ne ho idea, ma gli altri saranno al sicuro nella fortezza. Colin è un ottimo generale.
- Piuttosto perché non hai insistito con Emma? Sarebbe stata al sicuro.
- Ho capito che non avrei potuto fare nulla per convincerla a restare nella fortezza, dovresti saperlo bene.
- Hai ragione, tale madre tale figlia.
- Mi faresti da secondo David? Ne sarei molto onorato.
- Con piacere. E ora rientriamo o verranno fuori a cercarci preoccupate.
 
I due uomini rientrarono: una notte piena di verità era alle porte.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque, in qualche modo sono riusciti a scappare e a salvare la situazione: un duello tra Tra Hook e Barian e poi Rumple ci mette lo zampino per fare fuori tutti in un colpo solo. Se non altro ora sono tutti al villaggio. Siamo agli sgoccioli ormai mancano pochi capitoli alla fine e all'inizio della stagione! Il prossimo capitolo sarà dedicato in gran parte a Emma e Hook quindi ... #bastaspoiler Stasera l'angolo è un po' striminzito ma sono un pochino di fretta, quindi scusatemi!
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono e l'affetto che mi dimostrate.
Un bacione e a prestissimo
Persefone

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Capitolo 24
*** XXIV. A Night Of Awareness before the Duel ***


    XXIV. A Night Of Awareness before  the Duel
 
Quando Hook entrò nella capanna, Emma era seduta al tavolo con le dita nervosamente intrecciate. La stanchezza le si leggeva chiaramente sul volto. Come sentì la porta chiudersi, si alzò e corse immediatamente verso Hook.
 
- Mi stavo preoccupando. Cosa voleva David?
- Stavamo solo concordando gli ultimi dettagli per domani.
 
Per la prima volta, da quando lo conosceva, Emma vide sul volto dell’uomo un velo di stanchezza vera, profonda. Gli accarezzò il volto cercando di sorridere.
 
- Sei molto stanco. Vuoi che ti prepari qualcosa prima di andarti a sdraiare?
- No, grazie. Sali e vai a riposarti: la serata è stata dura anche per te.
 
Emma poteva sentire le sue emozioni fluire in tutto il suo corpo. L’uomo davanti a lei aveva rischiato la sua vita per trovarla e non avrebbe esitato un istante a sacrificarsi pur di metterla in salvo. Nessuno l’aveva messa al primo posto in quel modo.
 
- A proposito – riprese Hook improvvisamente – questa è tua.
 
Estrasse dalla tasca del pastrano il ciondolo e lo restituì a Emma.
 
- Grazie. Non mi è venuto in mente altro. Anche se dopo che Rumple mi ha detto cosa voleva farvi, speravo non lo trovassi più. E il tuo che fine ha fatto?
- L’ho dato ad Henry. Era giusto che lo tenesse lui. E ora vai, non ti reggi più in piedi dalla stanchezza – le baciò la fronte – buonanotte principessa.
 
La spinse dolcemente verso le scale e la vide salire. Solo quando fu certo che fosse entrata in camera, lasciò che la stanchezza esigesse il suo prezzo. Si tolse il pastrano e prese la fiaschetta per andarsi a sedere vicino al fuoco.
Seduta sul letto, Emma stava fissando la sua catenina. Dopo essersi rinfrescata e aver indossato una leggera tunica per la notte, si era seduta a cercare di mettere ordine nei suoi pensieri. Una cosa era certa: non poteva più far finta di ignorare quello che provava per l’uomo che era al piano di sotto. Quando lo aveva visto comparire sulla soglia della tenda aveva provato una gioia sfrenata, subito seguita dalla feroce consapevolezza di stare mettendo la sua vita in grosso pericolo. Una sola parola le veniva in mente per racchiudere quel caleidoscopio di sentimenti. Era una parola semplice ma allo stesso tempo la più difficile da accettare: amore. Quando si era ritrovata nelle sue braccia aveva compreso che per niente al mondo si sarebbe più separata da lui e per questo aveva preteso si seguirlo alla capanna. E allora per quale motivo si era lasciata convincere ad andare al piano di sopra? Non era lì che voleva essere ed era giunto il momento di smettere di fuggire dai suoi sentimenti. Si alzò e ravvio la tunica. Poi si diresse alla porta ed iniziò a scendere le scale a piedi nudi.
Hook stava dando fondo alla sua fiaschetta. Stavolta ci era mancato davvero poco, era stato a un passo dal perderla davvero. Si passò una mano sulla fronte: un imminente mal di testa era alle porte. Era così assorto nei suoi pensieri che non la sentì avvicinarsi.
Come la donna scese l’ultimo gradino, lo vide seduto accanto al camino. La sua figura le era sempre apparsa come solida e invincibile, ma ora con le spalle curve e il peso della stanchezza su di esse, si rese conto di quanto fosse umano anche lui dopotutto. Si avvicinò lentamente e lo abbracciò da dietro.
Nel momento in cui Hook sentì cingersi trasalì: la credeva al piano di sopra e non dietro di lui. Si alzò immediatamente e cercò di apparire il meno preoccupato possibile.
 
- Che succede tesoro?
 
Emma fece qualche passo indietro per lasciare ad Hook lo spazio di muoversi liberamente. Quando incrociò i suoi occhi, capì che non era più tempo di avere paura e di lasciarsi completamente andare. Tornò ad avvicinarsi e poi lo abbracciò, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Sentì chiaramente il corpo dell’uomo sussultare dalla sorpresa e lo strinse ancora di più a sé. Hook fu colto completamente alla sprovvista e per l’emozione non aveva mosso un muscolo. Fu Emma a condurre le sue braccia intorno a lei e a rassicuralo su quello che voleva facesse. Si stava aprendo finalmente e voleva che fosse solo lui a cogliere questa nuova consapevolezza. Sentiva, però, che c’era un’ultima cosa da fare prima di abbandonarsi completamente ai loro reciproci sentimenti. Si scostò leggermente dalla spalla del pirata e afferrò il suo ciondolo per sfilarlo e poggiarlo su una cassettiera lì vicino.
 
- Emma non serve … - disse Hook sorpreso e allo stesso tempo incuriosito da quel gesto.
- E invece serve eccome.
- Non voglio che rinneghi qualcosa cui sei fortemente legata, non sarebbe giusto.
- Non è questo il punto, Killian. Sono stanca di rincorrere qualcosa che non esiste. A cosa mi serve inseguire un fantasma quando ho la possibilità di assaporare qualcosa di reale?
 
La donna poggiò la sua fronte su quella dell’uomo e poi proseguì.
 
- Nei boschi ti ho accusato di non dimostrare a fatti i sentimenti che dicevi di provare per me. Sono stata ingiusta e bugiarda. In tutto quello che hai fatto, hai messo me al primo posto, ma avevo paura ad ammetterlo. Ora basta avere paura, basta scappare da te.
 
Prima che Hook potesse aggiungere qualcosa, Emma lo baciò appassionatamente. Gli posò una mano dietro la testa per spingerlo ancora di più a sé. Il pirata sentì la lingua della donna cercare la sua e solo quando le permise di sfiorarla sentì la frenesia di Emma farsi inarrestabile, proprio come stava succedendo a lui. Riavere indietro la loro intimità e quella profonda fiducia, che li aveva sempre uniti, era inebriante e spingeva prepotentemente Hook nei sentieri dell’amore condiviso. Ma un ultimo fugace dubbio lo doveva scacciare dalla sua mente prima di avventurarsi in quella strada senza ritorno.
 
- Emma – disse il pirata dopo l’ennesimo caldo bacio tra loro – non devi sentirti in obbligo per quello che ti ho detto prima in tenda, non pretendo di …
 
Emma gli posò una mano sulla bocca e la fissò mordendosi il labbro inferiore per il desiderio.
 
- Te lo ripeto capitano, con te non ho mai fatto niente perché dovevo, ma solo perché volevo. E questo momento non fa eccezione anzi.
 
Il pirata si avventò famelico sulle labbra della donna. Strinse saldamente la mano sul suo fianco e affondò le dita nella sua carne. Fu Emma però la più audace e la più smaliziata tra i due: le sue mani corsero agli alamari del gilet e, dopo averne slacciato l’ultimo, lo fece scivolare a terra. Poi fu la volta della mano del pirata correre verso il fiocco della tunica di Emma per scioglierlo, questa volta senza nessun ripensamento, e per poterne aprire l’ampia scollatura. Sentì le mani di Emma armeggiare con gli ultimi bottoni della sua camicia e poi sfilargliela senza troppi complimenti. La donna si scosto leggermente per deliziarsi della sua prestante figura. Dal canto suo, Hook lasciò il corpo di Emma il minimo indispensabile: ora che il contatto tra loro era così elettrico non aveva nessuna intenzione di perdere secondi preziosi. Tornò a stringerla immediatamente e come Emma percepì il profumo della sua pelle, si sentì ancora più inebriata e allo stesso tempo frastornata. L’uomo catturò ancora una volta le sue labbra per poi scendere dolcemente a baciare il collo esile. Non appena sfiorò la pelle, un gemito di piacere intenso uscì dalla bocca di Emma, galvanizzando il desiderio del pirata che con un gesto abile fece scivolare una bretella della tunica. Si concentrò sulla spalla con l’intenzione di scendere giù fino al rotondo e florido seno. Emma lo lasciò fare e ne strinse la testa tra le braccia. Quando lo sentì sfiorare la scollatura della tunica sussultò ancora.
 
- Sei audace capitano, mi piace quello che fai – gli sussurrò nell’orecchio.
 
Hook sollevò malizioso lo sguardo, per godere della vista del piacere sul volto della donna. Sorrideva e aveva le guance leggermente colorate di rosso a causa dell’eccitazione e dell’emozione. Una fitta al cuore lo colpì a tradimento: aveva lo stesso desiderio e lo stesso rossore la prima volta che era stata sua.
Ricordava tutto di quella sera. Era la stessa in cui Emma gli aveva confidato la sua paura di perderlo e lui aveva cercato di rassicurarla. Era rientrato da poco nella sua stanza da Granny quando aveva sentito improvvisamente bussare alla porta. E poi era successo tutto come in un turbine: ritrovarsela davanti alla porta, la frenesia di liberarsi dei vestiti, la passione che era dilagata unita alla voglia di unirsi e condividere tutto.  
Emma colse un attimo di esitazione nell’uomo e strinse forte la mano del pirata, lasciando che le loro dita si intrecciassero appassionatamente.
 
- Ascoltami – sussurrò dolcemente – domani tornerò a dividere il tuo cuore con lei senza protestare, ma adesso fa che sia solo mio, ti prego.
 
Hook si riscosse immediatamente da quella sorta di trance e per cancellare quell’incertezza si rituffò sulle sue labbra. La sollevò per i fianchi e lasciò che si ancorasse alla sua vita con le gambe. La condusse verso il letto e la stese su di esso.
 
- Sei bellissima – disse con desiderio – ma sei ancora troppo coperta per i miei gusti.
 
La liberò della tunica e si fermò ad ammirarla nuda sotto di lui.
 
- Così iniziamo a ragionare.
 
Emma rise divertita e lo liberò degli ultimi indumenti, ricambiando le carezze che aveva ricevuto dal lui. lo attirò e lo fece adagiare sopra di sé. Mani e labbra correvano veloci e sicuri, con una naturalezza e una sintonia che la stessa Emma non sapeva spiegarsi, ma era bello e appagante lasciarsi cullare da quella complicità. Fu lei la prima a manifestare la voglia di arrivare fino in fondo, sfilandosi l’intimo. Hook sentì di essere sul punto di perdere completamente il controllo di sé e il fatto che Emma avesse liberato anche lui dell’ultima barriera tra loro, non aveva di certo aiutato.
 
- Questo si chiama giocare sporco, Swan …
- Credevo fosse il tuo pane quotidiano pirata …
 
Riconobbe immediatamente lo sguardo di Emma: era quello che manifestava quando voleva andare oltre i preliminari perché pronta a donarsi incondizionatamente. Il suo istinto gli stava dicendo che era così ma voleva esserne certo per non sbagliare niente durante quella notte magica.
 
- Sei … pronta? – le chiese nell’orecchio.
- Tu che dici? – rispose lei spingendo suadente il suo bacino contro quello dell’uomo.
 
Hook sentì l’eccitazione raggiungere il suo apice e, senza ulteriori indugi, si fece dolcemente strada in lei.
Non appena Emma lo accolse in sé, gemette forte e strinse le lenzuola con le mani prima di abbracciarlo e fare in modo che i loro corpi si unissero saldamente. Era la prima volta che provava un’emozione così totalizzate ed intensa per qualcuno. Far combaciare sesso e amore era una cosa difficilissima, ma valeva davvero la pena impegnarsi nella ricerca di questa combinazione perfetta perché dava un senso tutto nuovo a ogni gesto, a ogni sguardo, a ogni singolo bacio.
Hook le strinse la mano e poi tutto intorno a loro sembrò perdere di senso: la guerra, il duello, i pericoli, gli inganni.
Quando Emma raggiunse l’apice del piacere, inarcò la schiena e si ancorò saldamente a lui, come se il contatto con il suo corpo amplificasse esponenzialmente quella travolgente sensazione di puro benessere. Lui la baciò ancora con amore e dopo pochi istanti la seguì su quella strada. Emma, quindi, accarezzò la sua schiena sudata e ravviò i suoi capelli prima di vederlo rilassarsi su di lei.
Hook aveva ancora il respiro affannato quando le posò la fronte sul seno per cercare di riprendere fiato. Aveva perso il conto delle braccia di donna in cui si era perso per tutti quei secoli, ma tra le braccia di Emma aveva sempre ritrovato se stesso. Era successo la prima volta in quella stanza di Granny e anche il momento appena assaporato non aveva fatto eccezione. Alzò lo sguardo e si ritrovò i suoi verdi occhi intenti a fissarlo sorridenti e appagati.
A quel punto Emma, d’un tratto, afferrò la sua mano e se la portò sul seno sinistro, dove il cuore non aveva minimamente rallentato la sua spericolata corsa.
 
- Lo senti Killian? Da che ricordo, non credo abbia mai battuto così forte per qualcuno.
 
Hook cambiò la posizione delle mani sorridendo e portò quella della donna sul suo di petto.
 
- Io, invece, credevo che il mio fosse troppo vecchio e stanco per battere così.
 
Emma lo guardò perplessa, senza capire, ma prima che potesse chiedere qualcosa in più, Hook si adagiò su un fianco e la attirò a sé, come se quello fosse sempre stato il posto che lei avrebbe dovuto occupare.
 
- Stai attento domani – disse Emma accarezzandogli il petto – ti prego.
- Emma ho tutta l’intenzione di tornare da te, credimi.
 
Aspettò che gli occhi di Emma si chiudessero prima di lasciarsi vincere dal sonno. Erano insieme e si amavano. Nessuno lo poteva impedire né Rumple, l’autore o qualunque magia oscura: si amavano e basta.
Quando il sole sorse, fu Hook il primo a svegliarsi. Un raggio di sole stava entrando nella stanza mentre Emma era ancora tra le sue braccia, dormendo tranquillamente. L’intensificarsi della luce poteva iniziare a darle fastidio così Hook si alzò per tirare la tenda del baldacchino. Di dormire non aveva più voglia, ma Emma poteva ancora. Si infilò velocemente i pantalone e poi la camicia nera che era finita per terra accanto al tavolo. Improvvisamente qualcuno iniziò a bussare alla porta. Emma iniziò a muoversi ed il pirata si precipitò ad aprire. Si ritrovò davanti David, già pronto.
 
- Buongiorno Hook – disse a voce alta
- Abbassa la voce! E buongiorno a te David.
- Perché devo abbassare la voce?
- Emma dorme ancora.
- Ma è al piano di sopra dubito che possa sentirci!
- Cosa succede? – disse una voce assonnata proveniente dalle spalle del pirata.
 
David sgranò gli occhi e Hook si voltò sapendo perfettamente cosa aveva attirato l’attenzione del principe. Emma era in piedi, avvolta solo in un lenzuolo e li stava guardando preoccupata. Il pirata sentì lo sguardo bruciante del principe sulla sua nuca.
 
- È solo David, tesoro. Torna a dormire. Ci mettiamo fuori a parlare.
 
Appena ebbe chiuso la porta dietro di sé, David aveva ancora il viso visibilmente sconvolto per quello che aveva visto e probabilmente immaginato. Hook cercò di rimediare alla situazione.
 
- Cosa eri venuto a dirmi?
- Ero passato per vedere se eri sveglio e ricordarti che alle dieci dobbiamo essere alla fortezza.
- Sono sveglio e mi ricordo bene l’orario del duello, mio premuroso secondo.
 
Senza nessun preavviso David lo colpì non troppo forte su una spalla.
 
- E questo che significa? – chiese Hook spiazzato.
- Lo sai che significa: oscura o meno quella lì dentro è sempre mia figlia. Spero tu sappia quello che stai facendo.
- Oscura o meno, David, lei è e sarà sempre l’amore della mia vita.
- Lo spero per te, pirata o giuro che vengo a cercarti quando questa storia sarà finita e non sarà una cosa piacevole. Partiamo tra due ore. Io e Snow vi aspettiamo qui fuori, non fate tardi.
 
Quando rientrò nella capanna, Hook trovò Emma esattamente dove l’avevano lasciata. Aveva il viso crucciato. Si avvicinò immediatamente per avvolgerla in un suadente abbraccio e per cercare di capire cosa le stava passando per la testa.
 
- A cosa pensi? – le chiese stringendola più forte.
- Era sua sorella?
 
Hook la guardò perplesso non capendo a cosa stesse facendo riferimento.
 
- Leila, dico, era sua sorella?
- Perché me lo chiedi?
- Prima mi ha guardato in modo strano, come se fosse, non so, geloso di qualcosa.
 
Era di me che era geloso, Swan: era un padre geloso di sua figlia e di quello che un uomo, nella fattispecie me, può fare con la sua dolce bambina.
 
Avrebbe voluto risponderle questo, ma era chiaro che Hook non poteva.
 
- Sì, amore, Leila era sua sorella. Ora, visto che è ancora presto e che ieri ero molto stanco, non credo di aver capito molto bene quello che ci è successo. Mi daresti una mano a ricordare bene?
 
Mentre sul viso di Emma si scioglieva un passionale sorriso, Hook afferrò il lenzuolo e lo fece scivolare dal suo corpo. La prese per mano e la riportò a letto per ritagliare ancora per loro un momento di impetuosa felicità.




ANGOLO DELLA'UTRICE:
Mi sembrava giusto dedicare un intero capitolo alla capitolazione della povera Emma. Volevo che avessero un momento tutto loro, dove potessero in qualche modo prendere consapevolezza dei sentimenti che provano l'uno per l'altra. Dato che questo era un capitolo non previsto, la mia scaletta si è allungata. questo vuol dire che mancano solo tre capitoli alla fine. M piacerebbe davvero finire prima della 5x01 e giuro che ci proverò, ma non so se farò in tempo. Che dire, il duello alle porte e il tempo stringe, seguitemi perchè le sorprese non sono ancora finite, ho ancora qualche cartuccia da sparare ;) #cisiamoquasi
Grazie a tutti quelli che hanno recensito e a quelli che leggono e inseriscono 
Sono davvero impaziente di vedere la nuova stagione e queste due ultime settimane mi sembreranno interminabili.
Un bacione e a prestissimo
Persefone

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Capitolo 25
*** XXV. Not Just An Ordinary Duel ***


XXV. Not Just An Ordinary Duel
 
Mentre Hook era nel bagno, Emma stava cercando qualcosa da mettere nell’armadio. Erano saliti al piano di sopra così che il pirata potesse comodamente usufruire del bagno e della tinozza per lavarsi, dopo di lei ovviamente. Emma aveva tirato fuori molti capi, ma nessuno che fosse adatto per quello che stavano per affrontare. Cercava qualcosa di decisamente comodo per quel giorno: non aveva nessuna intenzione di rimanere con le donne alla fortezza. Sarebbe rimasta accanto a lui fino alla fine, qualunque essa sarebbe stata. Aveva quasi smontato tutto il guardaroba, quando le capitò tra le mani un gilet blu scuro, molto simile a quello che indossava il suo pirata, ma di foggia femminile, e un paio di pantaloni dello stesso colore. Tra le maglie piegate trovò anche una casacca bianca e dei lunghi guanti. Iniziò a vestirsi.
Aveva appena finito di sistemare i capelli in una coda, quando Hook uscì dal bagno.
 
- Wow Swan, hai deciso di farmi battere da quel pivello? Sarà difficile tenere gli occhi sul mio avversario, sei uno schianto!
- Basta scherzare! Devi concentrarti!
- Mi sto concentrando sui tuoi pantaloni – disse sfiorandole la vita – lasciano davvero poco all’immaginazione al contrario di quelle lunghe gonne.
 
Emma lo guardò in maniera severa anche se, sotto sotto, tutti quei complimenti la stavano lusingando. Era incredibile come lui non smettesse mai di esternarle i suoi apprezzamenti anche ora, dopo quello che era successo tra loro. Lo tirò con lei dentro l’armadio e portò una mano all’asciugamano che lui aveva stretto in vita.
 
- Lascia che sia io a vestirti – disse dolcemente.
- Non credo ci riusciresti tesoro – rispose lui fermandola – te lo impedirei.
- Sto parlando seriamente
- Come desideri – replicò lui capendo la serietà della richiesta – ma lascia che inizi da solo.
 
Hook si allontanò per alcuni istanti. Quando tornò aveva già infilato i pantaloni ed era a petto nudo. Emma tirò fuori dall’armadio una delle sue camicie nere e gliela infilò. Poi fu la volta del gilet di pelle. Il pirata stava osservando con attenzione la premura che Emma stava mettendo in quei gesti.
 
- Non fraintendermi, adoro quello che stai facendo e l’amore che ci stai mettendo, ma perché ci tieni tanto?
- Prima del tuo arrivo al castello, una notte non riuscivo a dormire così me ne sono andata in biblioteca. Stavo cercando qualcosa tra gli scaffali, quando mi capitò in mano un libro di storia. Ho iniziato a sfogliarlo. Nel mondo antico, era usanza che le donne vestissero i loro uomini prima di una battaglia. Gli uomini la consideravano come un rito propiziatorio per la guerra.
 
Emma gli stava finendo di allacciare il gilet, quando Hook le afferrò la mano.
 
- Mi stai velatamente dicendo che sono il tuo uomo? – chiese sorridendo.
 
Emma abbassò gli occhi timidamente.
 
- Sì, sei il mio uomo e non solo per quello che è successo stanotte.
- E che si è ripetuto stamattina.
- Ma la smetterai mai di prendermi in giro?
- Scusa, ma adoro punzecchiare la mia donna e quando ti innervosisci così, diventi ancora più bella.
 
Emma sorrise e riprese a sistemare la spada al suo fianco.
 
- E ora fammi finire, non posso lasciarti andare lì solo con il tuo bell’aspetto.
- Hai ragione, meglio avere la mia fidata spada in caso fallisse.
 
Emma cercò di soffocare una risata.
 
- Stai ridendo, Swan?
 
Erano davanti alla porta della capanna, pronti per uscire. Emma sapeva che quello era l’ultimo momento in cui sarebbero stati loro due prima di chissà quanto tempo. Aveva cercato di non pensarci per tutta la mattinata ma c’era sempre quella strana ansia a serpeggiare in lei. Lo stava osservando mente finiva di prendere le ultime cose. Aveva il viso serio ma non eccessivamente teso e per quanto avesse cercato di rassicurarla durante la notte amandola così appassionatamente, lei aveva sempre quel chiodo fisso, quella nuova paura: perderlo irrimediabilmente ora che aveva finalmente accettato quello che c’era tra loro.
 
- Sei pronta amore? – chiese lui destandola dai suoi pensieri.
 
Emma si gettò tra le sue braccia con gli occhi lucidi.
 
- Ricordati che hai promesso di tornare da me e anche da Henry – sussurrò con un filo di voce.
- Non ho mai infranto una promessa e non ho intenzione di cominciare ora. – disse lui cercando di calmarla.
- Non è che sottovaluto le tue doti da spadaccino, ho visto quanto sei abile. Ma conosco Rumple e so che ha in mente qualcosa. Per di più non ho neanche la mia magia per proteggerti in caso di necessità.
- Lo so amore mio – disse lui accarezzandole la schiena – ti prometto che non correrò rischi inutili. E ora andiamo: David e Snow ci stanno aspettando fuori.
 
Emma si staccò da lui e iniziò ad avviarsi verso la porta. Mentre era di spalle, Hook afferrò la collanina che la bionda aveva lasciato sul mobile e la infilò in tasca, poi la raggiunse.
Quando Snow li vide uscire dalla porta per mano, notò subito una nuova strana intimità tra loro e la serenità sul volto di sua figlia.
 
- Guardala David, sembra felice ora.
- Sarà perché lui è cambiato davvero. Ma questo non mi impedirà di assestargli un pugno di benvenuto nella famiglia quando sarà tutto finito.
- Non ti seguo.
- Sta tranquilla, lo so io.
 
Hook e David sciolsero i cavalli e poi porsero il braccio per aiutare le loro donne a salire dietro. Per il breve tragitto che li separava dalla fortezza, Emma si strinse alla sua schiena con impeto e trasporto e ripensò a quella loro prima cavalcata nei giardini del castello: ne erano cambiate di cose in così pochi giorni.

Quando giunsero davanti alla fortezza, Rumple non era ancora arrivato. Ad aspettarli c’erano solo Regina, Robin ed Henry. Dietro di loro, le mura della fortezza raccoglievano tutti gli altri abitanti del villaggio. Si erano tutti riuniti attorno ad Hook, quando anche Rumple ed il suo seguito raggiunsero il campo di battaglia. A dividere i due schieramenti c’era un cerchio di sassi a delimitare il campo del duello. Rumple guardò perplesso quella delimitazione.
 
- Ho pensato – intervenne Robin – di delimitare il terreno in modo tale da evitare eventuali interferenze esterne.
- Stai mettendo in dubbio la mia lealtà, ladro? Da che pulpito viene la predica! Io vi ho lasciati andare!
- Io so solo che sei infido – poi Robin si rivolse a Barian – le regole le conosci: il primo che finisce fuori dal cerchio o che viene disarmato perde. Cominciamo tra dieci minuti.
 
Emma era rimasta accanto ad Hook per tutto il tempo, ma fu solo quando vide Henry guardare l’uomo intensamente che capì che il ragazzino voleva stare un momento da solo con lui. Era giusto e anche normale, in fondo lei aveva potuto passarci del tempo, lui no. Si fece da parte non prima di aver baciato ancora il suo uomo.
 
- Henry – disse lei – io e Regina ti aspettiamo lì, raggiungici dopo che hai fatto.
- Grazie Emma, arrivo subito.
 
Quando furono rimasti soli, Henry aiutò Hook a sistemare bene la spada al suo fianco.
 
- Tutto a posto ragazzino?
- Sì. Ho controllato il ciondolo stamattina: ce l’abbiamo quasi fatta, la magia l’ha quasi ricoperto del tutto.
- Bene, allora leviamoci questo dente e poi pensiamo a far recuperare la memoria a tua madre.
- So che Barian non può batterti, ma tu fai attenzione.
- Non ti preoccupare, conosco abbastanza bene il coccodrillo e i suoi stratagemmi. E ora raggiungi gli altri.
 
Hook vide il ragazzino raggiungere gli altri. Prese un respiro profondo e poi si girò verso il suo avversario.
 
- Chiedo al mio secondo David – esordì Hook – di avvicinarsi e controllare la regolarità del duello.
- Non ho nulla da obiettare, - rispose Barian – purché anche il mio, Nottingham, possa fare altrettanto.
- Accordato.
 
David e Nottingham si avvicinarono di qualche passo.
 
- Tutto è pronto – constatò Rumple – Snow a te l’onore di aprire il duello.
 
Snow si portò all’altezza del centro del cerchio pur rimanendo fuori dalla cinta di sassi. Colin aveva istruzioni precise alla fortezza: resistere per dare tempo alle donne e ai bambini di raggiungere le montagne e rifugiarsi dalle fate. Invitò i due uomini ad estrarre le spade e a mettersi in posizione. Dopo che i due ebbero eseguito anche il saluto rituale, era davvero giunto il momento di dare inizio al duello.
 
- Da questo momento dichiaro aperto il combattimento. Vinca il migliore.
 
Dopo la formula di rito, Snow tornò da Emma e Regina, non prima di aver lanciato uno sguardo verso David, il quale iniziò a seguire attentamente ogni movimento all’interno del cerchio del duello.
Barian e Hook erano guardinghi e cercavano di studiarsi prima di iniziare a scagliare colpi. Il primo affondo, però, fu di Barian. Si avventò con impeto sul capitano, che parò il colpo senza difficoltà. Aveva forza il ragazzo, ma non visione d’insieme e questo poteva essere un vantaggio per Hook.
 
- Se pensi che sarà facile battermi, pirata, ti sbagli di grosso!
- Quello che penso è che ti conviene iniziare a contare il tempo che ti rimane con la tua spada o quello che ti separa dal finire miseramente a terra.
- Vantarti non ti servirà a nulla e una volta che ti avrò battuto, mi divertirò anche con lei.
 
Emma stava seguendo con apprensione ogni colpo che i due si scambiavano. La supremazia di Hook era fuori discussione e Barian non aveva alcuna possibilità di vittoria, ma gli occhi di Emma erano più che altro, attenti ad ogni possibile movimento che provenisse dallo schieramento nemico.
I successivi colpi confermarono le prime impressioni di Hook: Barian era avventato. Aveva deciso di farlo stancare parecchio in modo da poterlo disarmare senza problemi. Mandò a vuoto l’ennesimo affondo del suo avversario che barcollò incerto sulle gambe.
 
- Già stanco, Barian? Avrò il triplo della tua età e non ho neanche il fiatone!
 
Barian fece finta di non sentire la provocazione e si chinò per sistemarsi i pantaloni. Senza che Hook se ne accorgesse, raccolse una manciata di terra nella mano libera. Tornò in posizione al centro e ripresero a battersi. Prevalere su Hook stava diventando più complicato del previsto: era davvero uno dei migliori spadaccini in circolazione. Inoltre sentiva addosso gli sguardi di Rumple e Nottingham: Barian voleva compiacere il primo e umiliare il secondo. Hook lo stava per mandare nuovamente a vuoto, quando ebbe il suo volto vicino e la voglia di vincere a tutti i costi lo inghiottì completamente. Barian lanciò negli occhi del pirata la terra che aveva raccolto in modo da accecarlo.
Quando Emma vide il colpo basso di Barian, cercò di gettarsi in avanti preoccupata. Fu Henry a fermarla prendendole la mano.
 
- Perché mi fermi? David, non interviene, per quale ragione?
- Emma – replicò Henry – intromissioni esterne non sono permesse. Decreterebbero la vittoria a tavolino di Barian.
- Ma quello è scorretto!
- Lascia che sia Hook a cavarsela, purtroppo il regolamento è davvero ferreo e non vorrai dare un pretesto a Rumple di reclamare una vittoria.
 
Emma rimase ferma al suo posto ma rivolse uno sguardo pieno di ansia verso quello che stava succedendo davanti a lei. Hook si era allontanato dal suo avversario cercando di pulirsi il viso.
Come Hook sentì la terra entrare nei suoi occhi, si schernì e percepì chiaramente i movimenti di Barian attorno a lui. Ora che la vista era fuori uso, doveva fare affidamento sugli altri sensi. Provò a pulirsi velocemente il viso con la manica della camicia, ma gli occhi continuavano a bruciargli. Parò i due colpi successivi, facendo esclusivo affidamento sul suo istinto, che fortunatamente funzionava ancora benissimo. Riuscì ad aprire gli occhi quel poco che era necessario per capire dove assestare il colpo decisivo che avrebbe posto fine al duello. Con un colpo secco e preciso come la pendola di un orologio, disarmò Barian facendogli volare via la spada.
 
- È fatta! – gridò David – Hook ha vinto!
 
Come vide la spada di Barian cadere, il cuore di Emma esultò. Sarebbe tornato da lei come aveva promesso e senza neanche un graffio, per giunta. Mentre tutti stavano festeggiando, Rumple guardò Nottingham, che nel frattempo era tornato al suo fianco, affinché il piano di emergenza iniziasse: lo sceriffo sapeva esattamente cosa fare e la confusione del momento era il contesto ideale. Si mise il cappuccio in testa e si diresse verso lo schieramento nemico.
Hook riuscì a pulirsi il viso a fondo, con po’ di acqua che aveva nella fiaschetta. Poi guardò il viso raggiante di David: ce l’avevano fatta, lui ce l’aveva fatta. Rinfoderò la spada e fece cenno a David che era tutto a posto e di raggiungere gli altri. Barian era ancora a terra, a tenersi la mano ferita.
 
- Se ricorri a questi biechi trucchetti vuol dire che non ti fidi molto delle tue capacità. Stai lontano da Emma e dagli altri, o giuro che la prossima volta ti uccido senza pensarci due volte.
 
Voltò le spalle al suo nemico e cercò tra la folla i verdi occhi del suo cigno: l’unica cosa che voleva ora era andare da lei e da Henry.
Emma lo vide avvicinarsi verso di loro, felice. Nonostante fosse ancora un po’ lontano, poteva descrivere ogni piega che il volto del suo uomo assumeva quando sorrideva. Stava stringendo Henry, che aveva iniziato ad abbracciarla non appena era stato chiaro il risultato del duello. La donna era al settimo cielo, quando qualcosa attirò la sua attenzione: uno strano movimento tra le fila di Rumple. Hook sembrava non essersi accorto di niente. Improvvisamente una figura incappucciata iniziò a correre verso il pirata. La voce di Emma non riuscì ad articolare nessun suono per la paura. In un batter d’occhio la figura raggiunse il pirata alle spalle che solo in quel momento sembrò rendersi conto di cosa stava succedendo.
 
- Hook! – gridò Emma.
 
Gli altri voltarono subito la testa nella direzione in cui Emma stava guardando. E fu questione di attimi: la figura pugnalò mortalmente Hook alla schiena senza che questo potesse difendersi in qualche maniera. Mentre la lama stava lacerando la sua carne, il pirata sentì la figura sussurrare qualcosa.
 
- Non mi sono mai piaciuti i pirati e me la sono davvero spassata con la tua donna …
 
Hook crollò a terra in una smorfia di dolore acuto. Scoppiò il caos: Rumple ordinò alle sue truppe di prepararsi all’attacco non appena la figura incappucciata fosse rientrata nei ranghi.
Emma aveva vicino David e la prima cosa che fece fu afferrare la spada dell’uomo e lanciarsi all’inseguimento di quel traditore. Provava una furente rabbia dentro. Come aveva osato fargli del male in quel modo ignobile? Si lanciò immediatamente al suo inseguimento.
 
- Emma! – gridò David preoccupato.
 
Nel frattempo Snow e Regina avevano raggiunto il corpo del pirata per cercare di fare qualcosa. Emma sembrava avere le ali ai piedi, raggiunse la figura e la atterrò prima che sparisse nell’altro schieramento del campo. Nella caduta il cappuccio del mantello volò via, lasciando intravedere la figura di Nottingham.
 
- Bastardo, me la pagherai cara! – disse lei alzandosi velocemente e puntando la spada verso di lui.
 
Senza che Nottingham avesse il tempo di replicare, Emma calò l’arma su di lui ferendolo a morte. La rapidità di Emma colse di sorpresa lo sceriffo che non ebbe il tempo di difendersi. Emma affondò la lama con cattiveria, una oscura cattiveria dentro. Lo sceriffo allungò un braccio nel tentativo di afferrare il suo braccio, ma le sue mani andarono a vuoto. Provò una seconda volta e l’unica cosa che riuscì ad afferrare fu il bracciale di Emma che trascinò via con sé mentre esalava l’ultimo respiro. La donna aveva sul volto un disprezzo che avrebbe gelato chiunque.

Rumple capì immediatamente che tutti i suoi piani erano miseramente falliti.

Come Emma percepì la magia oscura fluire di nuovo nelle sue vene, sentì il furore amplificarsi a dismisura.
 
- Maledetti! Me la pagherete cara! Come avete osato? Come hai osato tu Rumple!
 
Protese le braccia in avanti e scagliò una forte onda magica che atterrò tutti. La donna era fuori controllo. Cominciò a richiamare attorno a sé un potenziale di magia oscura senza precedenti. Il cielo iniziò a scurirsi e la terra ad essere sconquassata da violente scosse. Le montagne alle loro spalle iniziarono a franare. Più la rabbia di Emma cresceva, più il mondo sembrava crollare sotto i loro piedi e nessuno era in grado di fermarla.
 
- Dobbiamo fare qualcosa! – urlò Snow – spazzerà via tutto!
 
Regina era intenta a cercare di tamponare la ferita del pirata in qualche modo mentre Henry, in lacrime, gli stava sorreggendo la testa.
 
- Respira ancora – disse Regina – Hook ascoltami se c’è qualcuno che può calmare Emma, quello sei tu. Lo so che ti sto chiedendo uno sforzo sovraumano, ma distruggerà tutto se non intervieni.
 
Hook aprì gli occhi e negli ultimi barlumi di lucidità capì quello che doveva fare.
 
- Perché fa così?
- Quando ha visto Nottingham pugnalarti ha perso la testa. Lo ha inseguito e lo ha ucciso. Cadendo lo sceriffo le ha sfilato il bracciale. L’oscurità sta per avere di nuovo la meglio si di lei.
- Chiamala – disse rivolto ad Henry.
- Ci ho provato – disse il ragazzino in lacrime, ma non mi ha ascoltato.
- Ho capito.
 
Il pirata prese un respiro profondo e facendo appello alle sue ultime forze, la chiamò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
 
- Emma! Amore mio, fermati!
 
Emma sembrava ormai completamente avvolta dalla magia oscura e completamente isolata da tutto e da tutti. Nel momento in cui Hook pronunciò il suo nome, qualcosa dentro di lei sembrò prendere il sopravvento, una persona nuova che non avrebbe più permesso all’oscurità di prendere il sopravvento. E la voce di Hook stava dando forza a quella nuova persona. Sentì la rabbia acquietarsi e la terra smise di tremare sotto i loro piedi.
 
- Hook! – disse girandosi verso di lui.
- Emma ti prego …
 
Emma corse verso di lui. Si inginocchiò allontanando Regina e prendendo il posto di Henry.
Sul fronte opposto Rumple e le sue truppe erano stati immobilizzati, tutto quello che potevano fare era osservare impotenti e consapevoli che se quell’uomo fosse morto, l’ira della dama si sarebbe inesorabilmente abbattuta su di loro con furia cieca.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Lo so, dopo un capitolo e mezzo di loro carini e coccolosi, vi ho lanciato questa mazzata tra capo e collo. Ma d'altronde non ci si poteva aspettare molto da Rumple & CO. Barian non era pericoloso, ma Nottingham ha accoltellato il povero Hook alle spalle. Eppure cadendo ha fatto l'unoca cosa che non doveva fare: sfilare il braccialetto a Emma, che come dire, si è incazzata un attimino, ha anche la magia e le premesse per fare una strage ci sono tutte. Ma Hook sa che non la può lasciare in balia dell'oscurità e che è giunto il momento di farla tornare in sé, tenetevi pronti perchè sarà questo l'argomento del prossimo e penultimo capitolo. Lo sto già stendendo ergo ameno che non mi prenda l'arsura della creatività o un meteorite si abbatta sulla mia stanza, dovrei riuscire a finire la storia per domenica. :D
Vi ringrazio davvero di avermi fatto compagnia e spero di averne fatta di buona a voi. Le vostre letture, recensioni e inserimenti sono davvero la linfa che ha dato vita a tutto cioò, quindi grazie, non smetterò mai di ripetervelo, davvero.
Un bacio e a prestissimo
Persefone

P.S una settimana, manca solo una danattissima e fottutissima settimana ... *elettrica*
 

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Capitolo 26
*** XXVI. The Sorcerer, The Apprentice, The Author & The Savior ***


  XXVI. The Sorcerer, The Apprentice, The Author & The Savior
 
Emma stava cercando di tamponare la ferita del pirata in qualche modo. Gli fece adagiare la testa sulle sue gambe e strinse forte la sua mano. Il volto dell’uomo era davvero sofferente.
 
- Sai, amore, credo proprio che non riuscirò a mantenere quella promessa – disse accarezzandole la guancia.
- Non parlare – disse Emma chinandosi su di lui – e non dire sciocchezze, starai bene.
 
Emma guardò Regina per cercare di capire l’effettiva gravità della ferita. La donna aveva il volto teso e scuro: non era di certo un buon segno. Emma tornò a rivolgersi a Hook che stava chiudendo nuovamente gli occhi.
 
- Hook! Killian! – Emma cercò di scuoterlo leggermente – non chiudere gli occhi! Rimani con me! Non ti permetterò di farlo!
- Amore mio, non mi rimane molto tempo e c’è ancora una cosa che devo dirti.
- Non dire sciocchezze, avremo tutto il tempo del mondo, sei stato tu a dirlo, ricordi?
- Ascoltami attentamente: il mio ciondolo …
- Lei ti ha già avuto! – sbottò a piangere – Questo è il nostro momento, rimai qui, ho bisogno di te!
 
Hook sorrise debolmente e le strinse ancora più forte la mano.
 
- È tuo, quel ciondolo è tuo e quello che portavi tu è il mio. Sono stato io a scambiarli quando ti ho creduta morta.
- Stai delirando, provo a vedere se con la magia posso fare qualcosa.
 
Emma provò a concentrarsi e liberare la sua magia ma senza riuscirci.
 
- Non capisco, perché non funziona? – esplose Emma
- Sei sconvolta Emma – intervenne Regina – e la tua magia è fortemente legata alle emozioni. Vuoi così disperatamente aiutarlo che non sei in grado di controllarla.
- Emma – riprese Hook – non sto delirando sono lucidissimo. Sono stato io a darti quel ciondolo, lo sai, hai ricordato il mio nome di battesimo senza che ti dicessi niente. E quelli che credevi sogni erano ricordi della vita che avevi perso.
- Io non capisco.
- Tu non lo ricordi ma Henry è davvero tuo figlio e Snow e David i tuoi genitori.
- E noi cosa eravamo? È reale quello che c’è ora, o è stato un incidente?
- Noi siamo sempre noi, Emma. Niente può cambiare quello che proviamo l’uno per l’altra, neanche la magia oscura, lo hai visto.
- Cosa stai cercando di dirmi?
- La verità Emma, prima che sia troppo tardi. Henry sa quello che deve essere fatto affinché tutto torni alla normalità. Fidati di lui e tutto tornerà a posto.
 
Henry mise una mano in tasca e tirò fuori il ciondolo con il cerchio: era quasi completamente ricoperto di magia bianca. Hook nel frattempo aveva tirato fuori il suo e fece cenno al ragazzo di consegnargli anche l’altro.  Li infilò al polso e poi tornò a stringere la mano di Emma.
 
- In tutto questo – disse con le sue ultime forze – è davvero bello avere la consapevolezza che l’ultima cosa che vedrò di questo mondo sono i tuoi bellissimi occhi verdi.
 
Hook sentì improvvisamente le forze venirgli meno. L’emorragia stava prosciugando la sua vita e il suo amore incondizionato. Emma capì che la situazione stava degenerando velocemente quando sentì diminuire la stretta della sua mano. Quando vide l’azzurro intenso dei suoi occhi spegnersi progressivamente, si sentì morire anche lei insieme a lui. Poggiò la testa sul suo petto e iniziò a piangere disperata. Gli altri intorno erano ammutoliti dal dolore e dalle lacrime.
 
- No! – iniziò a gridare disperata – non puoi farmi questo! Sei troppo importante per me! Non mi puoi essere strappato così!
 
Snow cercò di avvicinarsi per consolarla, ma Emma la cacciò indietro.
 
- State lontano da lui! – urlò – e tu, hai capito quello che ho detto pirata?
 
Ma Hook era troppo debole per risponderle. Aveva ormai perso i sensi. Le lacrime allora divennero inarrestabili.
 
- Anche io non ti ho detto una cosa, Killian. Quando ci siamo conosciuti, non ero solo non amata e incapace ad amare, ero nemica dell’amore. Avevo alzato un muro, ma tu l’hai abbattuto, mi hai portato a casa. Hai portato luce nella mia vita spazzando via l’oscurità. E ti prometto che se tornerai da me, non dimenticherò mai l’abisso tra la donna che ero e quella che sono ora. Resta con me testone … io ti amo …
 
Emma posò la testa di nuovo sul petto che ormai si sollevava flebilmente. Sentì il cuore rallentare sempre più. Improvvisamente il ciondolo al braccio del pirata si illuminò totalmente di magia bianca. Emma era finalmente pronta a spezzare quella maledizione ed Henry lo sapeva bene. C’era un solo modo per salvare Hook: annullare la storia di Isaac.
 
- Batte ancora? – chiese Henry impaziente.
 
Emma annuì con la testa.
 
- Ancora per poco.
- Ascoltami – disse Henry sollevandola – quello che ti ha detto è tutto vero. Leila non è mai esistita perché sei sempre stata tu. Quella tu che non ricordi di essere. Rumple ti ha riempito il cuore di oscurità e usato l’autore per impossessarsi di tutto il potere. Possiamo ancora fermarlo e salvare Hook.
 
A quelle parole Emma si ridestò: se c’era un modo per salvare la vita dell’uomo che amava, non avrebbe esitato un momento. Fosse anche stato assurdo o improbabile lei ci avrebbe provato comunque. Hook aveva detto di fidarsi di lui e lo avrebbe fatto.
 
- Che devo fare Henry?
 
Vide il ragazzino tirare fuori dalla sacca che portava a tracollo un pennino ed un taccuino.
 
- Ho bisogno di attingere dalla luce del tuo cuore l’inchiostro per porre fine a questa follia. Ma me lo devi offrire tu, di tua spontanea volontà. Ti prometto che non lo toccherò e resterà sempre nelle tue mani. Nessuno ti farà del male.
- Ma il mio cuore non può essere pieno di magia bianca!
- Il ciondolo al braccio di Hook dice tutto il contrario. Ti prego, è l’unico modo.
 
Emma guardò prima Henry e poi Hook agonizzante. Sapeva esattamente cosa fare. Non avrebbe lasciato all’oscurità la possibilità di vincere ancora una volta, non voleva essere risucchiata in quell’agonia ancora una volta. Portò una mano nel petto e la affondò in esso. Quando estrasse il suo cuore pieno di magia bianca, non credette ai propri occhi: non c’era più traccia di magia oscura.
 
- Ma cosa diavolo …?
- Te l’ho detto Emma, sei pronta!
 
La donna guardò il fiducioso volto del ragazzino di fronte a lei e sentì la speranza avere il sopravvento. Senza fare ulteriori domande offrì il cuore ad Henry.
 
- Fai quello che devi, ragazzino.
 
Henry intinse il pennino nel cuore di Emma. Si illuminò immediatamente.
 
- Lo sento … io lo sento …
- Mi fido completamente di te.
 
Henry prese il taccuino ed iniziò a scrivere sulla carta magica per ripristinare le cose.
 
“Grazie all’atto di fiducia di Emma, il lavoro del cattivo Isaac fu annullato.”

Non appena pose il punto alla fine della frase, la magia iniziò a fare effetto. Tutto intorno a loro cominciò a turbinare velocemente e a farsi sfuocato. Poi il buio.
Quando Emma riaprì gli occhi, si ritrovò in una bolla di sapone insieme ad Henry. Tutto all’esterno era fermo, anche il tempo. Erano tutti immobili nelle posizioni che avevano poco prima che tutto svanisse. C’era luce, molta luce e a parte le figure non si vedeva altro intorno a loro. Henry stava riprendendo lentamente i sensi, gli si avvicinò immediatamente.
 
- Henry, stai bene ragazzino?
- Emma, cosa è successo?
- Non sono più la tua mamma?
- Allora ricordi – disse abbracciandola forte – mamma tu ricordi!
- Sì, ce l’hai fatta!
 
Si persero un momento in quell’abbraccio. Avevano sentito davvero la mancanza l’uno dell’altra.
 
- Stai bene? Vi ho fatto del male?
- No, stai tranquilla, noi stiamo bene, ma …
 
Gli occhi di Henry corsero alla figura di Hook sospesa in quella dimensione. Come Emma scorse il corpo dell’uomo si precipitò verso di lui. Le pareti della bolla, però, le impedirono di raggiungerlo.
 
- No! – disse lei cercando di rompere quelle pareti – Hook! Killian! Devo andare a vedere come sta!
- Con calma Emma, e non ti preoccupare: starà bene.
 
Emma ed Henry si voltarono immediatamente: un anziano uomo era dietro a loro.
 
- Sei l’Apprendista – esclamò Henry – come hai fatto a liberarti?
- Grazie a quello che hai scritto, è stato ripristinato l’ordine delle cose che Rumple aveva cercato di sovvertire. Complimenti, tu ed Hook siete riusciti nella vostra missione ed Emma ha potuto ricordare.
 
Emma continuava a guardare nervosamente verso la figura del capitano. Le parole di quell’uomo non riuscivano a calmarla.
 
- Starà bene? – ribadì nervosa.
- Starà bene. Ma ora c’è qualcuno che vuole parlare con voi.
 
L’apprendista fece apparire un piccolo paiolo magico da cui iniziò a salire una nube colorata.
 
- Ho il piacere di presentarvi lo Stregone, Merlino.
- Bene – si sentì una voce uscire dal paiolo – l’Apprendista mi ha parlato molto di te Henry. Pensa che tu sia davvero la persona adatta a portare avanti il compito che ti è stato affidato.
- Spero davvero di non deludervi.
- Immagino vi stiate chiedendo cosa ci faccio qui.
- Immagino sia per l’oscurità di Rumple – azzardò Emma.
- Vedo che la Salvatrice è tornata a ristabilire gli equilibri finalmente. Hai ragione, comunque, ho intenzione di estrapolare l’oscurità dal suo corpo e intrappolarla in questo paiolo magico. Poi potrò tornare a Camelot.
- Questo farà guarire il suo cuore? – chiese Henry.
- Forse – rispose lo stregone – se reggerà. È la più grande dose di oscurità che gli sia mai stato chiesto di contenere. Anche il male più meschino può trovare il retto cammino.
 
La nube superò la bolla e avvolse il corpo di Rumple. La luce iniziò a mescolarsi con l’oscurità che veniva risucchiata dal corpo dell’uomo e poi fu assorbita di nuovo nel paiolo. Non appena anche l’ultima goccia di oscurità fu inghiottita il paiolo scomparve nel nulla.
 
- Cosa diavolo è successo? – chiese Emma.
- Merlino ha liberato il mondo dall’Oscurità.
- E non poteva farlo prima?
- Aveva bisogno che tu riprendessi il tuo posto.
 
L’Apprendista si fermò ad osservare Henry attentamente. Il ragazzino stava fissando il pennino con molta attenzione.
 
- È allettante, non è vero? – gli chiese
- Stavo pensando che forse potevo usarlo un ultima volta per riportare in vita mio padre.
- Nessuno può riportare in vita i morti né Merlino né tanto meno l’autore.
- Ma Hook era praticamente morto e tu ci hai detto che ora è salvo.
- La morte di Hook non è mai stata reale. Era un’invenzione creata da Isaac ed ora grazie a te è stata cancellata. Ma tuo padre è morto nel modo reale e quello sfortunatamente non può essere cambiato. Il modo migliore per dimostrare il tuo amore verso quelli che ci hanno lasciato è raccontare le loro storie. E queste storie saranno una verità cristallina, proprio come la verità che dovrai scrivere d’ora in avanti. Spero riuscirai a resistere alla tentazione della penna. Il potere di cambiare la realtà è superato soltanto dal suo prezzo.
 
Gli occhi di Henry si posarono un’ultima volta sull’oggetto che aveva in mano: lo fece scorrere sulle dita come per assaporarne un’ultima volta la magia che in esso era racchiusa. Poi improvvisamente la spezzò senza pensarci due volte, lasciando stupiti sia l’Apprendista che Emma.
 
- Nessuno dovrebbe avere un tale potere. D’ora in avanti saremo noi a costruire le nostre storie senza paura di interferenze esterne. Questa storia mi ha insegnato che ci sono delle cose che non possono essere sovvertite. L’amore tra mia mamma ed Hook ne è la prova evidente. Inoltre non voglio correre il rischio che qualcun altro possa avere la tentazione di riprovare a sconvolgere gli equilibri.
- Bene – ammise l’Apprendista soddisfatto – sembrerebbe che, questa volta, abbiamo trovato la persona giusta per questo ruolo. Ora è tempo anche per me di ritirarmi, ma non prima di avervi dato un’ultima cosa.
 
L’apprendista lanciò nelle mani di Emma un sacchetto di cuoio.
 
- Dentro c’è un fagiolo magico. Ti permetterà di aprire un portale che riporterà nella Foresta Incantata quelli che hai risucchiato qui. Inoltre non appena sareste fuori, la nube che avvolgeva la città si diraderà immediatamente.
- Bene – rispose Emma – tutto può tornare alla normalità.
- Ora, miei cari, chiudete gli occhi e rilassatevi, state per tornare nel tempo e nello spazio. Seguite la mia voce e tutto andrà bene. Respirate profondamente e concentratevi su un ricordo felice, sarà quello a riportarvi nel mondo. Al mio tre: uno, due, tre …
 
Emma lasciò la mente libera di vagare e subito prese forma in essa quel ricordo.
 
- E io che pensavo che qua gli abiti non potessero peggiorare ancora.
- Potrai non riuscire a muoverti, Swan, ma stai proprio bene in quel vestito.
 
Era al suo braccio in un lungo abito rosso. Erano appena riusciti a liberarsi di re Mida spacciandosi per Charles e Leila, ma erano quelle parole di Hook, distinto nel suo abito da gala, a tornarle in mente. E lo sguardo che le aveva rivolto. Per la prima volta dopo tanto tempo era stata felice di suscitare in un uomo quella reazione. Si era sentita di nuovo donna al suo fianco, una donna matura e sensuale, cosciente di fare quell’effetto sull’altro sesso. Ma quell’ambiente la spaventava ancora un po’: non era mai stata ad un ballo di corte e si sentiva un pesce fuor d’acqua. Per questo aveva stretto il suo braccio e non l’aveva mai lasciato.  Hook sembrava aver capito il suo nervosismo e il fatto che si stesse appoggiando a lui lo rendeva particolarmente fiero di sé. Ma Emma non era disposta a dargliela vinta così facilmente.
 
- Mary Margaret e David sono sempre a questo e a quel ballo. Che hanno di così importante queste cose?
 
Hook l’aveva condotta verso la pista da ballo dove altre coppie stavano volteggiando a tempo di musica. E l’imbarazzo di Emma si fece ancora più forte.
 
- Dicevi tesoro? – disse lui ammiccando
- Che cosa dovrei fare?
- Unirti a loro.
 
Hook le prese la mano e la condusse al centro della pista con l’intenzione di farla ballare. Emma era sempre più titubante.
 
- Aspetta, stai dicendo che lo sai fare, qualunque cosa sia?
- Si chiama valzer. C’è una sola regola: scegli un compagno che sappia quello che sta facendo.
 
Hook le aveva fatto adagiare una mano sulla sua spalla e aveva piegato il braccio affinché Emma potesse afferrarlo per danzare. Aveva posato la mano su un fianco e l’aveva avvicinata a sé. Con un gesto della testa e diede il tempo per iniziare a ballare.
 
- Sai che quando fu introdotto, questo ballo destò molto scalpore?
- Perché?
- Per la prima volta le coppie ballano abbracciati.
 
Emma sentì la mano di Hook stringere di più il suo fianco e avvicinarla ancora di più. Era completamente nelle sue mani. Se all’inizio aveva mosso i primi passi incerta, Hook le aveva fatto vedere cosa fare.
 
- Rilassati, tesoro e lasciati guidare da me.
 
Era proprio quello che la spaventava, il fatto che dipendesse completamente da lui: era sempre stata abituata a bastare a se stessa e a cavarsela da sola. Per la prima volta doveva appoggiarsi a qualcuno, non aveva altra scelta. Lasciarsi andare tra le sue braccia fu una delle esperienze più liberatorie della sua vita: Hook sapeva esattamente cosa fare e come farla risultare naturale. Le sorrideva sempre anche quando per poco non gli aveva pestato un piede. E poi ad un certo punto come se avesse preso il ritmo, tutto sembrò andare a posto e si era sentita davvero una principessa, come ogni bambina lo aveva desiderato nella sua infanzia con un cavaliere che aveva occhi solo per lei. Sentì dentro un benessere pervadere ogni fibra del suo animo e il merito era tutto suo. E poi ad un tratto si fece tutto buio.
Quando si svegliarono, Emma ed Henry si ritrovarono sulla strada principale di Storybrooke, circondati da tutti. C’erano Snow, Regina, Robin, Colin e tutte le persone nella fortezza, così come Rumple e il suo esercito. Stavano tutti riprendendo i sensi. La cittadina era tornato al suo aspetto originario ed erano spariti sia la collina che il castello creati quando Emma si era lasciata vincere dall’oscurità. Non appena fu pienamente cosciente, gli occhi di Emma corsero immediatamente alla figura di Hook ancora stesa a terra e immobile. Si precipitò immediatamente da lui. S inginocchiò e cominciò a carezzargli il volto.
 
- Killian! – lo chiamò- Killian, torna da me!
 
Come se fosse stato in un’apnea lunghissima, i polmoni del pirata tornarono a gonfiarsi di aria. Come Emma sentì il suo petto alzarsi nuovamente si sentì più leggera. Hook iniziò a tossire come se qualcosa gli fosse andato per traverso. Si mise seduto perché il respiro tornasse regolare.
 
- Stai bene! Non mi sembra vero, ma stai bene – disse Emma.
 
La donna si gettò su di lui facendolo ricadere sulla schiena e piangendo di gioia. Era salvo, per una volta era stata lei a salvare lui.   




ANGOLO DELL'AUTRICE:

Eccoci al penultimo capitolo di tutta questa strana faccenda. Emma finalmente ha avuto i suoi ricordi indietro e anche a quanto pare anche Hook è fuori pericolo. Merlino si è palesato e ha risucchiato nel paiolo magico l'oscurità. Henry ha fatto Henry e ha spezzato anche qui la penna (mi è piaciuta molto questa scene nel season finale). So bene che a inizio capitolo volevate strangolarmi, ma io non potrei mai separare quei due, mi piange il cuore solo a pensarci, qiondi non potevo fare altro che riunirli. Li faccio tribolare ma poi li riunisco, sempre.
Domenica conto di pubblicare il finale così avrò qualcosa da fare nella lunga attesa perchè per me sarà un giorno infinito ... 
Grazie come sempre per il sostegno, le letture e le recensioni, nell'ultimo angolo mi soffermerò a ringraziare tutti con i duvuti crismi :)
Bene, vi lascio e mi metto a lavorare sul finale. 
Un bacione
Persefone

P.S Io non vedo l'ora di vedere la scene della reunion CS e tutto il resto .... 
 

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Capitolo 27
*** XXVII. Everything Is Back To Normal ***


XXVII. Everything Is Back To Normal 

 - Quante volte te lo devo dire amore mio? Sono un osso duro.

Emma era stretta al suo collo e non sembrava minimamente intenzionata a staccarsi da lui. Quando lo aveva visto tornare a respirare si era immediatamente sentita leggera come una nuvola. Si gettò sulle sue labbra d’impeto, facendolo ricadere sulla schiena e incapace di contenere la sua immensa gioia. La cosa sorprese non poco il pirata: era la prima volta che Emma esternava così esplicitamente davanti a tutti i suoi sentimenti. Non si era mai schernita quando si era trattato di effusioni in pubblico, ma mai era stata così passionale. Era aggrappata al suo gilet e le sue labbra correvano veloci. Hook la cinse e poi si tirò nuovamente su allargando le gambe, così che tutto il suo corpo potesse avvolgerla in un abbraccio.

- Piano tesoro – disse scostando leggermente le labbra da lei – o questa volta tuo padre mi uccide davvero. Già stamattina abbiamo dato spettacolo

Emma iniziò a ridere di cuore. Gli accarezzò una guancia e lo guardò con occhi adoranti. E poi d’improvviso sentì l’urgenza di controllare una cosa.

- Fammi vedere una cosa! – disse iniziando a spogliarlo.
- Ehi calma … - replicò Hook cercando di fermarla.

Ma Emma era davvero determinata. Lo fece girare e gli sollevò la camicia: quando vide la pelle della schiena liscia e intatta, sentì l’adrenalina smorzarsi nelle vene per il sollievo e l’onda delle emozioni la colpì in pieno. Gli rimise a posto la camicia e tornò davanti a lui. Hook la sentì tremare come una foglia tra le sue braccia: una ulteriore conferma dei sentimenti che li legavano e mai sarebbero cambiati.

- È tutto finito, non preoccuparti – le baciò la testa.
- Sono felice che tu stia bene. Quando ti ho visto morire, temevo che non avrei mai avuto la possibilità di dirti una cosa.
- Cosa? – le sollevò il mento per poterla guardare negli occhi.

Hook era impaziente di sentirle pronunciare quelle paroline magiche perché i fatti sono importanti, ma anche le parole hanno il loro peso.

- Volevo … – la stava guardando intensamente e la stava incoraggiando a proseguire - … ringraziarti per il tuo coraggio e la tua tenacia. Se siamo qui è sopratutto merito tuo.
- Ma certo – un velo di delusione sul viso – ordinaria amministrazione per un eroe.

Hook poggiò la fronte su quella di Emma, in quello che ormai era diventato un loro modo di sentirsi uniti.

- E ora – continuò Hook guardando gli altri che erano rimasti fermi ad osservarli – ho come la sensazione che ci siano molte persone ansiose di riabbracciarti. Vai da loro.

Hook le rimise al collo il suo ciondolo ed Emma fece lo stesso con quello del pirata. Gli stampò ancora un bacio sulla guancia e poi corse ad abbracciare i suoi genitori.

- Mamma! Papà! Sono tornata! Grazie

Emma li stava stringendo come mai aveva fatto prima.

- Non devi ringraziare solo noi – rispose Snow – ognuno ha fatto la sua parte per salvarti.

David indicò con un gesto della testa anche Regina, Robin e Colin. Emma andò immediatamente a ringraziare anche loro.

Hook aveva osservato tutta la scena in disparte. Si era alzato dall’asfalto e si stava pulendo i vestiti, quando fu raggiunto anche da Henry.

- Stai davvero bene? – chiese il ragazzo guardando sua madre.
- Pare proprio di sì giovanotto

Henry lo abbracciò e Hook capì che lo aveva definitivamente perdonato per la sua assenza e le incomprensioni nate dopo la trasformazione di Emma. Era evidente che Henry aveva ormai piena fiducia in lui e che aveva iniziato a guardarlo come se davvero fosse un secondo padre cui affidarsi e da cui magari prendere esempio. Dal canto suo, Hook sentiva di avere su di sé una grossa fiducia da parte di Emma e di suo figlio, e non da quel momento. L’aveva accumulata con il tempo sin da quando era andato a New York per portarli indietro. Se ne era reso conto, la prima volta, quando Henry aveva cercato di aggrapparsi a lui, dopo l’apparente morte di Emma. Tra tutti gli uomini che c’erano, il ragazzino aveva scelto proprio lui, benché David sembrasse essere più adatto a guidarlo in quel frangente. Era stata proprio la scelta del ragazzino a spaventarlo e a spingerlo ad andarsene, il tutto amplificato dalla perdita di Emma che non avrebbe più potuto essergli accanto in quel delicato percorso. L’incubo che aveva fatto mentre era lontano e che lo aveva spinto a tornare a Storybrooke, ancora prima del bigliettino di Snow, gli aveva fatto comprendere a fondo che era sempre stato pronto per quella fiducia e che era in grado di prendersi cura di Henry, in fondo era l’unica cosa che gli rimaneva di Emma. Erano diventati la famiglia che anche lui aveva sempre cercato.

- Coraggio ragazzino – disse Hook dandogli una pacca sulla schiena – raggiungiamo gli altri.

I due si avvicinarono al gruppo di persone che si era formato attorno ad Emma. Come furono di nuovo vicino a lei, la donna li attirò entrambi a sé.

- Ma dove eravate finiti? Cosa stavate complottato laggiù?
- Nulla! – risposero all’unisono prima di scoppiare a ridere.
- Mamma, l’Apprendista ci ha lasciato un ultimo compito da svolgere per far davvero tornare le cose a posto.
- Hai ragione!

Emma tirò fuori dalla sacca che aveva in mano un fagiolo magico e poi spiegò agli altri cosa dovevano fare.

- Apriremo un portale per far tornare indietro le persone che ho trascinato qui.      

Lanciò quindi il vegetale e subito si formò il portale per la Foresta Incantata. Il primo a muoversi verso di esso fu Colin.

- Snow, sono stato davvero contento di rivederti e conoscere Emma, ma la mia famiglia mi manca e sarà in pensiero per me, è tempo di tornare a casa.
- Ci credo, Colin. Puoi guidare gli altri che torneranno indietro?
- Con piacere. Anzi farò di più. Porterò indietro Barian, Chuck e gli altri, mi assicurerò che siano rinchiusi in cella e che siano isolati da tutti così da non poter nuocere più.
- Grazie – rispose David.
- Emma, gli altri sono ancora imprigionati dalla tua magia, l’esercito nemico passerà subito il portale. Lasciami solo qualche minuto con quei tre.

Emma annuì e con un gesto rapido spinse con la magia l’esercito nemico come aveva chiesto Colin. Erano rimasti solo Nottingham, Chuck, Barian e la figura stesa a terra di Rumple. Solo in quel momento gli altri si resero conto che quest’ultimo era a terra.

- Cosa ha Rumple? – chiese Regina
- Sta bene – rispose Emma – sistemiamo qui la faccenda e poi ci occuperemo di lui.

Fece avvicinare i tre cospiratori e li portò davanti a Colin.

- Nottingham, ma non eri morto? – chiese Colin con tono di scherno.
- Dato che la storia di Isaac è stata annullata la sua morte è stata solo apparente – rispose Henry
- Se fossi un cinico direi peccato … ad ogni modo, signori, ora ce ne torniamo a casa e sarete chiusi nelle mie celle a marcire e rimuginare per bene su quello che avete combinato.

Colin stava per oltrepassare il portale con loro, quando Emma si avvicinò. Quello che lo sceriffo aveva fatto le bruciava ancora, per non parlare del fatto che si era lasciata abbindolare da lui.

- Un momento.

Emma si avvicinò allo sceriffo e gli assestò un pugno.

- Prima mi uccidi e poi questo. Tutta questa voglia di vendetta non si addice alla Salvatrice nonché a un’eroina.
- Te lo meriti dopo quello che mi hai fatto, quello che gli hai fatto! E in questo momento non sono né una salvatrice né un’eroina, ma solo Emma.
- Sei sicura che ti vorrà ancora, dopo che gli ho detto che ci siamo divertiti insieme? Che soddisfazione dirglielo mentre lo pugnalavo.

Emma iniziò a ridere e si avvicinò al suo orecchio.

- Mi dispiace deluderti, ma già sapeva e mi ha fatto chiaramente capire che non gli interessa, quindi te ne vai con un pugno di mosche in mano. Colin – tornò a dire a voce alta – saprà come tenervi a bada.
- Puoi giurarci Emma!

Dopo che anche l’ultimo gruppo di persone aveva oltrepassato il portale, sembrava davvero finita ma una figura emerse prima che il passaggio si chiudesse definitivamente. Hook attirò dietro di sé Emma ed Henry, mentre David puntò la pistola verso il nuovo arrivato. Quando la luce si fu attenuata, tutti riconobbero immediatamente la figura di Belle.

- Belle! – disse Emma da dietro la spalla di Hook – cosa ci facevi nella Foresta Incantata?

La salvatrice le corse incontro abbracciandola.

- È stato Rumple a mandarmi lì, poco prima di attuare. Stavo camminando nei boschi, quando ho visto delle persone spuntare dal nulla. Quando ho capito che venivano da qui ho fatto appena n tempo ad entrare. Ma dov’è lui? Posso provare a fermarlo!

Emma le indicò la figura stesa a terra e ancora immobile. Belle si precipitò immediatamente da lui seguita da Emma.

- Cosa è successo? – chiese allarmata Belle
- Merlino ha fatto in modo che l’oscurità fosse risucchiata dal suo corpo, ma il suo cuore era molto debilitato. Piuttosto perché ti ha esiliata lì?
- Aveva paura che sarei riuscita a dissuaderlo dai suoi piani. Il suo cuore era talmente oscuro che la sua capacità di amare era quasi scomparsa. Aveva paura, inoltre, che l’oscuro potesse farmi del male e mi ha allontanata.  Poteva davvero essere un buon uomo con un buon matrimonio. Evidentemente questo non era abbastanza perché non ci credeva fino in fondo. Pensava di proteggermi, ma io sapevo a cosa stavo andando incontro e non mi sarei tirata indietro, anche se lui questo, non l’ha mai capito.
- Cosa farai ora?
- Non lo so, ma non lo lascerò solo.
- Facciamo così, trasferiamolo all’ospedale, il dottor Whale lo visiterà.
- Dopo quello che ti ha fatto Emma, non sei tenuta ad aiutarlo.
- Sono sempre lo sceriffo di questa cittadina e questo è il mio lavoro. E ora scusami ma faccio quella telefonata.

Emma si allontanò di qualche passo per chiamare l’ospedale: era ancora lo sceriffo e tutto era tornato alla normalità, per fortuna.
 

Erano passati due giorni da quando la tranquillità era tornata in quella bizzarra cittadine del Maine che portava il nome di Storybrooke.
Hook era sdraiato sul letto della sua cabina a fissare le assi del soffitto. Era solo. In quei due giorni, aveva dormito molto e visto Emma davvero poco. Henry l’aveva voluta tutta per sé, come per recuperare quei due mesi e più di forzata assenza. E questo era più che comprensibile: Hook era riuscito a stare con lei in qualche modo, anche burrascoso a volte, mentre Henry proprio no. Si erano incontrati da Granny’s per mangiare insieme ma poi il ragazzo l’aveva coinvolta ora in un’attività ora in un’altra, con il risultato che scappavano quasi sempre non appena finito di mangiare. Sia Henry che Emma si erano scusati con lui un milione di volte, ma lui capiva come dovevano sentirsi entrambi, sopratutto Emma: aveva perso i primi dieci anni della vita di suo figlio e anche la sottrazione di quei mesi aveva il suo peso. Emma aveva cercato di lenire quell’assenza telefonandogli quanto più stesso le era stato possibile e raccontandogli tutto quello che faceva con il figlio. Ma non era come averla vicino e scoprire tutte le sfumature che il suo volto assumeva quando raccontava qualcosa.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassare i muscoli ancora un po’ intorpiditi dalla stanchezza che si era trascinato dietro. Stava assaporando quella sensazione di calma, quando un rumore sul ponte destò la sua attenzione.  Si mise a sedere sul letto in allerta e solo quando riconobbe un passo a lui molto familiare attese che una bionda chioma facesse capolino dalla porta. E infatti dopo pochi istanti Emma aprì la porta della sua cabina, alquanto preoccupata.

- Killian, sei qui! è da tutto il pomeriggio che provo a chiamarti, ma hai il cellulare sempre staccato, mi stavo preoccupando!

Hook si allungò verso la sedia su cui era appoggiata la sua giacca di pelle. Da una delle tasche tirò fuori il telefono: era spento e non voleva saperne di riaccendersi.

- Mi spiace tesoro, credo sia terminata la cosa lì … come si chiama …
- Parli della batteria?
- Esattamente! Qui sulla Jolly non ho la corrente per collegare il telefono e farlo … risorgere?
- Ricaricare, capitano, si dice ricaricare! – rispose Emma ridendo.
- Hai capito insomma.

Emma chiuse la porta dietro di sé e andò a sistemarsi vicino a lui sul letto.

- I tuoi capelli odorano di pioggia, lo sento.
- Sarà perché sta per venire giù un temporale coi fiocchi!

Improvvisamente i vetri dell’oblò iniziarono a rigarsi di pioggia e a sentirsi dei tuoni in lontananza.

- Non dirmi, ho fatto appena in tempo …
- Così pare … e a proposito, credo proprio che sarai costretta a rimanere qui finché non spiove … oh no! Magari hai da fare con Henry e devi per forza tornare in città. Se non te la senti di guidare da sola con il temporale, posso accompagnarti e poi torno indietro a piedi.

Hook si stava già alzando per prepararsi, ma Emma lo trattenne vicino a sé.

- Ma dove corri con la testa, capitano? Questo pomeriggio Henry rimane da Regina.
- Lo sapevo, è arrabbiato! Se l’è presa con te? O no, magari è con me che ce l’ha! Lo sapevo che era meglio lasciarvi del tempo esclusivamente per voi, penserà che ti voglio tutta per me, o che magari tendo ad escluderlo.
- Killian, smettila di dire cose senza senso!
- Dannazione! Lo sapevo, lo sapevo, l’ho deluso di nuovo!

Quando Emma capì che con le parole non sarebbe riuscita a farlo smettere di farneticare quelle assurdità, lo baciò con passione, soffocando così i suoi ultimi deliri iperprotettivi.

- Ti vuoi dare una calmata? Non è successo niente, ma dopo due notti passate nel loft, aveva nostalgia della sua vecchia stanza, tutto normale. Era così contento di stare con me che, per la prima volta, abbiamo dormito nel letto grande. Credo, però, che ora sia tornato alla modalità adolescente tutto d’un pezzo che non vuole più smancerie materne. Mi ha detto che avrebbe passato il pomeriggio da Regina, io ho finito il mio turno alla centrale e così ho pensato che potevamo passare un po’ di tempo insieme, visto che siamo visti pochissimo in questi giorni.
- Quindi non ho fatto niente di sbagliato?
- Certo che non l’hai fatto! Smetti di andare in apnea e respira, capitano!
- Mi risulta alquanto difficile se continui a tenere la mia bocca impegnata così! – rispose lui alzando un sopracciglio.
- Ora quindi la colpa sarebbe mia …

Emma lo trascinò con sé sul letto ridendo. Fece in modo che il suo braccio la avvolgesse e si appoggiò alla sua spalla.

- Mi mancava sentire il dolce formicolio del braccio che indica la tua dolce presenza su di me.
- E a me mancava il tuo eccentrico e anticonvenzionale romanticismo
- Sai che eccessive smancerie stancano dopo un po’ ed io non permetterei mai che tu possa stancarti di me.
- Ascolta capitano, ci sono due cose che adoro fare nei piovosi pomeriggi autunnali.
- Sono tutt’orecchie …
- La prima è fare un bagno caldo e la seconda è bere una buona tazza di tè caldo.
- Tè Swan, niente cioccolata?
- Esattamente, quindi visto che te la cavi alla grande con bollitori e tazze, mi ricordo una gustosa colazione di qualche giorno fa, che ne dici di andare nelle cucine a preparare un bel vassoio con due tazze fumanti? Nel frattempo ingannerò l’attesa con un bagno caldo. Ci rivediamo qui a bere insieme, ci stai?
- Solo se posso correggere il tè con un goccio di rhum.
- Te lo concedo.
- Vado allora! – disse Hook alzandosi per andare verso la porta.

Quando il pirata tornò in cabina con il vassoio, Emma non era ancora rientrata dal bagno.

- Emma tesoro! Smettila di gingillarti o il tè si fredda e non è più buono.
- Killian sono ancora in bagno, perché non porti qui il vassoio?

Hook sbuffò prima di avviarsi verso il bagno.

- Dovrò smetterla di viziarla questa donna o mi farà uscire pazzo prima o poi …

Quando entrò in bagno con il vassoio, a momenti non lo fece cadere a terra per la sorpresa: Emma era ancora nella vasca, avvolta dalla soffice schiuma e con i capelli raccolti.

- Emma! Perché sei ancora in vasca? – disse lui imbarazzato.
- Ah non te l’ho detto? – rispose lei maliziosamente – Adoro bere il tè mentre faccio un bagno caldo. Perché arrossisci capitano? Non è la prima volta che mi vedi nuda…
- Ma certo che non è la prima volta, è che non me l’aspettavo …

Hook sentì la passione incendiarlo da dentro: quando ci si metteva, Emma sapeva essere una provocante e persuasiva tentatrice.

- Bene capitano – riprese – ora poggia il vassoio su questo sgabello – ne indicò uno vicino alla vasca – e cosa ne dici di venirmi a fare un po’ di compagnia? Mi sento così sola qui …

Emma poggiò la testa sul braccio che era sul bordo della vasca, invitante. Hook era spacciato e lo sapeva benissimo, ma non voleva farla vincere così facilmente: posò il vassoio sullo sgabello e cercò di resisterle quanto più possibile, cosa che non sfuggì ad Emma.

- Non vieni? – chiese Emma schizzandogli un po’ di acqua addosso con fare malizioso.
- Ci siamo già passati Emma e non cadrò un’altra volta in questo gioco – rispose lui con un sorriso impertinente.
- Sicuro? – replicò lei schizzandogli l’acqua sulla camicia.

Hook fece appello a tutta la sua buona volontà, doveva resistere ancora un po’.

- Non attacca, tesoro!
- E dai, capitano, da quando in qua sei diventato schizzinoso per un po’ di acqua.

Il pirata fece il tremendo errore di avvicinarsi troppo ad Emma che lo trascinò in vasca completamente vestito.   

- Accidenti Swan!
- Ora non hai scelta, sei tutto bagnato, non hai più motivo per resistere. Guarda chiudo gli occhi mentre ti spogli e vieni qui.

L’uomo si tirò su dalla vasca con i vestiti completamente zuppi.

- Le hai sempre vinte tutte tu! – replicò iniziando a sfilarsi il gilet ma impaziente di unirsi a lei.

Quando furono immersi insieme, Emma si era appoggiata alla sua schiena e stavano guardando le condizione del cielo da una finestra non troppo distante da loro. Dopo che Hook si fu sistemato e abituato all’acqua calda, Emma si era sporta verso il vassoio per prendere le tazze. Avevano bevuto con calma, alternando momenti dolci a un rapido scambio di battute sarcastiche e impertinenti. Era sempre stato il loro gioco seduttivo quello e adoravano replicarlo ogni volta che era possibile. Le tazze erano ben presto finite sul pavimento del bagno ed Emma si era sistemata meglio tra le braccia del suo uomo. Per evitare che scivolassero sul fondo, Hook aveva il braccio steso lungo il bordo della vasca e la mano salda su di esso e ben presto anche la mano di Emma si unì alla sua.

- Dimmi quando hai freddo che usciamo, il fuoco qui si sta spegnendo – le sussurrò in un orecchio.
- Se si spegne poco male, posso sempre alimentarlo con la magia.
- Devo chiederti di rimanere più spesso allora …
- Lo sai – disse Emma facendosi seria tutto d’un tratto – ieri Henry è voluto rimanere sveglio tutta la notte per raccontarmi tutto quello che era successo. Ci siamo addormentati nel letto come due bambini. Mi ha raccontato di tutto quello che hai fatto per lui, del vostro viaggio insieme per trovare l’Apprendista, del trucchetto del prigioniero Wookiee, credo
proprio che dovrò farti vedere Guerre Stellari prima o poi e armarmi di santa pazienza per spiegartelo.

Mentre Emma rideva divertita, sentì il corpo di Hook irrigidirsi. Si girò e vide il volto dell’uomo teso, come se sul suo cuore pesasse un ultimo pesante macigno.

- Ehi – gli accarezzò una guancia – che succede? Credevo ci stessimo divertendo insieme …
- La verità è che non merito l’ammirazione e la stima del tuo ragazzo in maniera così spassionata. È stato così leale con me che ha omesso di dirti che, il giorno dopo la tua apparente morte, ho piantato tutti e me ne sono andato. Sono stato via otto settimane a navigare da solo in mare e nel mio dolore.

Emma lo stava ascoltando in silenzio e molto attentamente. Henry le aveva raccontato di quanto si era rafforzato il suo rapporto con il pirata e gli aveva confermato che se anche in un primo momento era stato arrabbiato con lui, quando lo aveva visto tornare indietro per salvare tutti, ne era stato felicissimo, non si era sentito abbandonato al suo destino. Quello che Hook doveva fare ora, era solo perdonare se stesso.

- Sai cosa amo tanto in te? – disse Emma seria e catturando immediatamente la sua attenzione – Il fatto che non hai mai paura di sbagliare. In particolare, quando pensi di averlo fatto, hai sempre il coraggio di tornare indietro, sui tuoi passi, quando pensi che ne valga davvero la pena. È una cosa che ho sempre ammirato di te, perché io invece tendo a fuggire, più sento di aver sbagliato, più vorrei mettere miglia di distanza tra me e chi ho ferito. Non lasci che sia l’odio a dominarti per troppo tempo.
- Non esagerare ho dato la caccia all’Oscuro per svariati secoli …
- Non sminuirti … quello che sto cercando di dirti è che quando torni da chi credi importante, e sai di dover riconquistare la sua fiducia, non cerchi giustificazioni ma, al contrario, ti rimbocchi le maniche e fai di tutto perché possa tornare a fidarsi di te. Te l’ho già detto, mi piacciono le persone che trovano il loro buon cuore strada facendo.   

Emma sentì il corpo del pirata rilassarsi sotto il suo tocco delicato e la serenità tornare sul suo volto. Anche quel sorriso da mascalzone che tanto amava tornò a fare capolino sulle sue labbra. Hook la strinse a sé ancora di più, grato delle parole che aveva appena pronunciato.

- C’è una sola cosa che non ho capito bene: l’inizio del discorso, puoi ripetermelo per favore?

Emma sorrise, aveva perfettamente capito doveva voleva andare a parare: aveva già perso un’occasione, non poteva commettere due volte lo stesso errore.

- Ho detto che ti amo, Killian Jones in arte Capitan Hook e mi dispiace di non aver avuto prima il coraggio di dirtelo apertamente. Avevo troppa paura che in qualche modo, pronunciarlo, lo avrebbe reso reale e avrebbe cambiato tutto. Ma ora so che non è così.

Hook la baciò appassionatamente: erano esattamente le parole che avrebbe sempre voluto sentirle pronunciare per suggellare definitivamente i sentimenti che li univano in maniera così salda e sicura. Le labbra di Emma sapevano ancora di arancio, il gusto del tè che aveva scelto per lei, che combinato al profumo della sua pelle la rendeva davvero invitante.

- Niente e nessuno potrà mai cambiare quello che ci lega, mai.

Emma prese la mano del pirata e se la portò sul cuore e Hook ricambiò quel gesto, lo stesso che si erano scambiati nella capanna quando l’altra Emma si era lasciata andare ai suoi sentimenti. Stavano suggellando nuovamente un’eterna promessa che li avrebbe uniti sempre, in ogni tempo e in ogni luogo. Li aveva uniti nel passato, li stava unendo nel presente e li avrebbe uniti anche nel futuro.
Hook sentì un brivido di freddo correre sulla schiena di Emma. Guardò fuori dalla finestra e vide che la pioggia era quasi cessata del tutto.

- Fuori ha smesso di piovere. Sarà meglio uscire e vestirsi, così sarai a casa per cena.
- Non te l’ho detto? Henry rimane anche a dormire da Regina ed io potrei aver posato delle buste da asporto di Granny fuori della porta, per farti una sorpresa. Posso dormire qui con te, se vuoi.

- Emma non dire sciocchezze! Non hai bisogno di chiedermi il permesso, lo sai che la Jolly e il mio letto sono casa tua.
- Bene allora, perché io comincio anche ad avere fame.

Hook uscì per primo dalla vasca e si infilò immediatamente l’accappatoio, poi aiutò Emma a fare altrettanto. Mano nella mano si diressero in cabina per consumare la loro cena e la notte scaldandosi con il fuoco del loro indistruttibile amore.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci anche alla fine di questa avventura. Sono stata davvero contenta di essere riuscita a portarla a termine esattamente come l'avevo progettatta sin dall'inizio: spero di essere riuscita ad alleviare un po' la lunga pausa estiva, per me lo è stato davvero. Mi ha stupito l'affetto che ha circondato quest'avventura e di come capitolo in capitolo sia riuscita a mantenerlo. Non avevo mai scritto una ff così lunga e la cosa che temevo di più era annoiare o che la storia risultasse troppo lenta. Spero di essere riuscita a tenere i fili della storia e di non aver lasciato nulla in sospeso. Mi sembrava giusto finire con una scena tutta CS dopo il ritorno alla normalità, mi piaccioni nella quotidianetà e spero ci diano qualche assaggio prima o poi.
Voglio ringraziare in primis, il mio amore: una sera di maggio ho raccontato quello che mi stava venendo in mente e dopo aver ascoltato attentamente tutto mi ha detto che poteva essere una bella idea e di metterla su carta; voglio poi ringraziare le ragazze del CS Group per il sostegno e le dritte e poi voglio rinfraziare tutti quelli che hanno recensito la storia e in particolare Arya e Kerri che credo abbiano recensito praticamente ogni capitolo. Grazie ha chi ha letto silenziosamente ma con costanza e a chi ha inserito. questo capitoo è dedicato a tutti voi che avete reso possibile tutto ciò. Spero di avervi fatto buona compagnia!
La season premier è alle porte e io sono davvero eccitata ed emozionata di tuffarmi in questa avventura!
Ci leggiamo in giro
Un bacione grandissimo
Persefone 
 

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