No Escape

di Bea_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fallimenti... ***
Capitolo 2: *** Die for Love ***
Capitolo 3: *** Progetto C.DNA ***
Capitolo 4: *** Friends ***
Capitolo 5: *** Grazie... ***
Capitolo 6: *** Doubts ***
Capitolo 7: *** Frammenti del Passato ***
Capitolo 8: *** Dirty Doll... ***
Capitolo 9: *** Toward Abyss... ***
Capitolo 10: *** Fratelli...? ***
Capitolo 11: *** Secrets ***
Capitolo 12: *** Proposte ***
Capitolo 13: *** Missione Impossibile ***
Capitolo 14: *** Fight! ***
Capitolo 15: *** Gioco di Squadra ***
Capitolo 16: *** Ultimo negoziato ***
Capitolo 17: *** Ai shiterou, ani-ue ***
Capitolo 18: *** Catturati! ***
Capitolo 19: *** Un buco nell'acqua... ***
Capitolo 20: *** L'arma finale ***
Capitolo 21: *** Of Aliens and Humans ***
Capitolo 22: *** Apocalypse...? Now! ***
Capitolo 23: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 24: *** Equivoci e accordi ***
Capitolo 25: *** New Game ***
Capitolo 26: *** Peccati ***
Capitolo 27: *** Un grosso problema ***
Capitolo 28: *** L'ultimo respiro ***
Capitolo 29: *** Nient'altro chiedo più... ***
Capitolo 30: *** Irruzione! ***
Capitolo 31: *** "Quella è mia Sorella!" ***
Capitolo 32: *** Contraddizioni ***
Capitolo 33: *** Il Piano ***
Capitolo 34: *** Su per il tubo ***
Capitolo 35: *** Dove eravamo rimasti? ***



Capitolo 1
*** Fallimenti... ***


Nuova pagina 1

eccomi qua, con una fiction un po' triste ma spero bella^^ Le coppie si delineranno all'interno della storia, ma chi mi conosce sa che coppia prediligo..^//^! Il primo capitolo è a puro scopo introduttivo: i personaggi sono cresciuti (più o meno vent'anni...) e i loro sentimenti sono maturati, nonostante il teso clima in cui versa la città: la guerra...

 

 

 

1.Fallimenti...

Correva.

Inseguito da qualcosa, qualcuno...

A occhio e croce erano due o tre figure.

Ma andavano troppo veloce.

Troppo per un essere umano...

Sembrava che fluttuassero di qualche centimetro sopra il suolo.

Probabilmente era lo strascico dell'esercito di prima.

Ma doveva assolutamente correre da loro...

Doveva avvertirle, proteggerle, metterle in guardia.

Doveva riuscirci!

"Sta scappando..." sbottò un inseguitore.

L'altro sorrise "Non temere... Divertiamoci ancora un po'..." sibilò di rimando, stringendo l'arma che aveva in mano.

Il terzo annuì silenziosamente.

La frenetica corsa dell'uomo continuava per i tortuosi vicoli, per le strade distrutte, per i palazzi diroccati...

Sembrava che la città fosse priva di vita.

Una città fantasma.

"Eccolo lì!" pensò l'uomo, sollevato, scorgendo in lontananza un capannone diroccato. La meta della sua diperata fuga...

"Che facciamo adesso?" esclamò la figura di prima, aumentando l'andatura preoccupato. "Se riesce a parlare è la fine!"

Il capo strinse ancora di più l'arma.

"ADESSO!!" esclamò.

Accadde in un lampo...

L'uomo venne colpito da un fulmine violaceo emerso da un vicolo.

Dritto al cuore...

Altre due figure emersero dai vicoli laterali alla strada.

Era un agguato.

L'uomo ormai morente fissò disperato la struttura cadente farsi sempre più sfuocata.

Un rantolo gli salì dalla gola e un rivolo di sangue colò dalla bocca.

"Mi...dispiace..." pensò mentre esalava l'ultimo respiro.

Morì da solo, in strada.

A pochi passi dal completamento della sua missione.

Non c'è l'aveva fatta...

"Ottimo lavoro... Questo è innocuo, ormai" ridacchiò la figura. Mise un piede sotto il cadavere dell'uomo e lo rivoltò supino.

"Hai ragione! Dopotutto, occhio non vede e cuore non duole, no?" aggiunse un'altro, congedando gli altri aggressori, che sparirono.

"Se vogliamo che il nostro piano vada in porto, dobbiamo far attenzione a non essere scoperti..." e rivolse un'occhiataccia agli altri due compari, che annuirono.

"Quello con cui devi lamentarti, semmai, è il generale dell'esercito che lavora ad ovest..." fece notare una figura.

"Ehi, ma non era un tuo compagno, tempo fa?" chiese curioso un giovane, ammutolendo l'altro.

Il capo annuì in silenzio.

Già... Aveva tentato inutilmente di fargli cambiare idea.

Di sanare la sua sciocca infatuazione per...

Per quell'umana.

"Ti porterà alla rovina!" gli diceva.

Inutilmente...

Lui si limitava a voltargli le spalle.

A chiudergli la porta del suo cuore in faccia...

E questo non l'aveva perdonato.

Anche se era ancora dalla loro parte non passava giorno in cui non si chiedesse come la lealtà dell'amico potesse resistere.

Come facesse a sopportare...

A combattere per una causa che riteneva inutile...

Doppio gioco?

No... Magari fosse stato quello...

Soltanto una muta rassegnazione.

Un odio silenzioso

un amore segregato

una vita passata ad eseguire ordini per qualcosa in cui non credi...

Ma andare avanti lo stesso.

A testa alta...

In questo lo ammirava.

Anche se era più giovane, lo stimava, in un certo senso...

Era riuscito a diventare generale.

La più alta carica dell'esercito.

Quattro eserciti, una sola missione:

annientare finalmente la razza umana.

Ma non stavano più combattendo contro delle ragazzine.

Non avevano più dodici anni...

Era... la guerra.

Quella vera, non un gioco.

Quella in cui si combatte e si muore come foglie nel vento...

E quella dove non si può più tornare indietro.

Un baratro senza ritorno...

"Capo, guarda qua!" chiamò un giovane, risvegliandolo dai suoi pensieri. "Guarda! Questo non era un amico di quelle cinque?" intervenne il terzo, mostrando il viso dell'uomo.

Il capo sgranò gli occhi neri "Keiichiro..." sussurrò.

Proprio lui... Aveva ucciso proprio il suo vecchio avversario.

Fin dove era disposto a spingersi?

Fin dove avrà il coraggio di arrivare per conquistare il pianeta?

"Soldati... Portate quest'uomo alla loro base... Merita rispetto" disse il capo, incaricando i giovani. Quelli borbottarono contrariati "Ma..." "E' un ordine, soldati" ordinò prima di sparire.

Per oggi, basta così...

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Guardava la strada crepata dalla finestra del seminterrato.

Un lugo cupo e buio...

Come la tristezza nel suo cuore.

Si passò distrattamente una mano nella lunga frangetta mogano, riavviandola dagli occhi color cioccolato.

I capelli, di solito legati in due alti codini, carezzavano sciolti la schiena, cresciuti in quegli anni.

Dietro di lei solo il sordo rumore delle chiacchere delle amiche, dei piani degli uomini sopravvissuti. Inframezzati dal lento ticchettio della tastiera di un computer.

Sospirò sul vetro sporco, appannandone la superficie.

Appoggiò la fronte ad esso, chiudendo stanca gli occhi.

Cosa era successo al mondo?

Che fine avevano fatto la gioia di vivere, l'allegria, la spensieratezza che avevano lei e le altre?

Sparite...

Andate, perdute, dimenticate.

Da quanto andava avanti questa guerra?

Cinque... Sei anni, forse?

Non lo sapeva...

Sapeva solo che era cresciuta. Troppo...

Così tanto da rendersi conto che la battaglia di adesso non è come quella che combattevano anni fa.

Che i nemici non sono più gli stessi.

Che non può più tirarsi indietro...

"E' in ritardo..." disse una voce leggermente preoccupata. Apparteneva ad una ragazza dalle lunghe treccie e dagli intensi occhi verdi. "Tranquilla Retasu... Tornerà" cercò di tranquillizarla una ragazza bionda. Retasu rispose con un timido sorriso.

"Ehi Ichigo, vedi qualcosa?" chiese una voce arrogante. La rossa si girò "No Minto... Ti confesso che sto cominciando a preoccuparmi" disse. Minto aveva lisci capelli neri con riflessi cobalto. Non li teneva più raccolti in due crocchie ma scendevano fin poco sopra le spalle.

"Zakuro! Sei arrivata" esclamò felice la biondina, vedendo entrare un'alta ragazza silenziosa. Quella sorrise affettuosa "Ciao Purin..." rispose. Tornò seria rivolgendosi alle altre.

"Ragazze... Keiichiro è tornato?" domandò. Tutte fecero un cenno di diniego "No purtroppo... Tu l'hai visto?" chiese Retasu.

Zakuro sospirò pesantemente...

Come poteva dire quello che aveva appena visto?

"Zakuro... Che cosa hai visto che dovremmo sapere..." intervenne Ichigo incalzando la risposta dell'amica.

Quella alzò gli occhi azzurro scuro.

"Alla periferia della città, in corrispondenza dei quattro punti cardinali... Ci sono quattro eserciti..." disse con un fil di voce, spiazzando i presenti.

Retasu si portò una mano alla bocca e Minto scuoteva incredula la testa. Purin rivolse una sguardo al grande monitor che controllava la città. Muto... Neanche un segnale...

"Ma... lo schermo non mostra la loro presenza..." fece notare Ichigo, precendendo la biondina.

"Allora sarebbe meglio avvertire Ryo... Prepariamoci al peggio" intervenne Minto. Zakuro annuì "Lo informo io" e corse su per le scale diroccate.

Ichigo tornò a fissare fuori dal vetro, mentre le altre si immergevano in concitati discorsi. Strinse gli occhi, intravedendo due figure trasportarne una terza.

Fluttuavano da terra...

"Ma che diavolo..." non finì la frase che quelle scomparvero, lasciandola al suolo. Non si muoveva...

"Ragazze... Guardate la!" chiamò Ichigo, indicando quello che sembrava un corpo umano.

"Sembra che non si muova... Secondo voi cos'è?" chiese Purin. "Perchè non andiamo a vedere" ipotizzò Minto.

Le altre annuirono decise. Uscirono guardinghe dal cupo sotteraneo, arrivando in strada. Da tanto non vedevano la luce del sole...

Ma quello che videro tolse loro la fuggevole gioia di quel momento.

A terra c'era il loro amico...

"Keiichiro..." sussurrò Retasu cadendo in ginocchio. Purin singhiozzò disperata. Minto cercò di consolarla, abbracciandola. Mormorava una sola parola "Perchè...".

Ichigo non era riuscita a reagire. Guardava immobile il corpo dell'uomo, l'ombra di barba non fatta, i lunghi capelli castani spettinati, i vestiti laceri e sporchi, un rivolo asciutto di sangue ai lati delle labbra. Quelle labbra sempre sorridenti...

Una lacrima scese sulla guancia. Non l'asciugò...

Quel diamante di sale racchiudeva tutta la tristezza che provava in quel momento. Stette in piedi con le sue amiche, al calar del sole, che tingeva di rosso il cielo... Non poterono fare niente.

Keiichiro era una delle tante vittime che c'erano ogni giorno...

Ma nessuno si aspettava che la sua ora venisse tanto presto.

Un'altra lacrima rigò il viso di Ichigo...

"Perchè?" si chiese inutilmente.

"Sciocchi umani... Si affezionano sempre troppo alle persone... Sanno benissimo che, prima o poi, dovranno perderle. Perchè amarle tanto..." sospirò una voce dall'alto. Osservava tutta la scena, fluttuando sopra il tetto di un palazzo mezzo crollato.

Sospirò...

Il vento gli mosse i capelli scuri, il ciuffo nascose gli occhi ambrati dalla pupilla affusolata. "Devi imparare a sopportare, se vuoi amare qualcuno... Imparalo gattina, per il tuo bene..." sibilò la figura prima di sparire, lasciando dietro di se solo gli sprazzi di nuvole tinte di fuoco.

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Capitolo 2
*** Die for Love ***


Ho notato che alcuni hanno avuto difficoltà con i nomi originali, vi farò una legenda^^ Vabbè, in questo capitolo si scoprirà una faccenda molto importante accaduta nel passato! Il titolo tradotto sarebbe "morire per amore", capirete perchè^^ Forse è un po' triste ma spero vi piaccia... Buona lettura^^ Baci baci Smakkkk =** vostra Bea

Strawberry= Ichigo Momomiya

Fiocco di luce= Ribbon Strawberry Check

Mina= Minto Aizawa
Lory= Retasu Midorikawa
Paddy= Purin Fon

Pam= Zakuro Fujiwara
Ryan= Ryo Shirogane

Kyle= Keiichiro Akasaka

Ghish= Kisshu/Kish (Quale preferite^^?)

Tarte= Taruto

Pie= Pai

Mark= Masaya Aoyama

Cavaliere Blu= Blue Knight

 

 

 

Dei passi svelti in un lungo corridoio. Le pareti grigio ferro rilucevano, colpite dalla fredda luce violacea delle tante lampade al neon appese al basso soffitto. Qua e là, persone sbucavano dalle porte ai lati del corridoio, parlando concitate con qualcuno.

Arrivò all'ultima porta in fondo. La aprì deciso, cigolando sui cardini mal oliati. Si guardò intorno, cercando qualcosa.

O qualcuno...?

"Volevi me, Pai?" chiese una voce divertita, dalla sedia che c'era dietro la scrivania. Pai sobbalzò. Strinse gli occhi scuri, cercando di vedere nella penombra della stanza. "Si, Kish... Devo parlarti" disse l'alieno.

Con uno sbuffo divertito, Kish schioccò le dita e la luce si accese, vibrando leggermente. La chiara luce illuminò il viso diafano dell'alieno dagli occhi dorati, seduto su una scalcinata sedia di legno. Si dondolava su due gambe, poggiando i piedi sulla scrivania. Le braccia incrociate dietro la nuca. "Di cosa?" domandò, sempre rimanendo seduto.

Pai incrociò le braccia "Prova ad indovinare..." sibilò arrabbiato. Kish continuò a dondolarsi "Per quella storia del piano? L'ho già fatto..." "Si ma non come ti avevo ordinato io!" sbottò l'alieno più grande, sbattendo un pugno sul tavolo. Kish perse la sua aria scherzosa, acquisendo un cipiglio serio. Si alzò, piantandosi davanti all'amico, che era più alto. "Sono io che comando il mio esercito... E quindi io scelgo come agire... Fammi il favore di non ficcare più il naso negli affari che mi riguardano, d'accordo?!" ringhiò. Pai non fece una piega.

Kish si risedette, massaggiandosi stanco le tempie. "Oggi ho perso trenta dei miei soldati... Quegli umani stanno diventando insopportabili! La zona ovest della città è impossibile da sfondare" commentò con tono annoiato. "Hai sentito Taruto, ultimamente?" aggiunse poi, richiamando l'attenzione di Pai. Questo annuì "Sembra che avanzi da nord... Ma dice che il suo capitano è un incompetente" "Tsk! Scommetto che quel mocciosetto lo dice solo perchè è invidioso che non può comandarlo lui l'esercito... Del resto, sedici anni mi sembrano veramente pochi" fece notare Kish con un ghigno.

Una sirena risuonò nella fortezza.

"Chiamata per l'esercito del sud..." Kish avvertì Pai "Ti conviene andare... Tanto avevi finito, no?". Pai lo fissò attentamente "Per adesso si" disse prima di uscire in tutta fretta, sbattendo la porta.

Kish toccò con un affusolato dito una sfera di vetro, sospesa sulla scrivania. La luminescenza divenne da bianca a verde chiaro e davanti a lui apparve un monitor al plasma. Lo guardò distratto, notando l'avanzata dell'esercito degli esseri umani.

Scosse la testa...

"A cosa servirà mai tutto questo..."

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C'era silenzio nella stanza di Ryo. Questo stava sdraiato sulla brandina, nella spoglia camera da letto sopra la base. Un lento "bip" usciva dal monitor del computer, sempre fisso su un'unica piantina: la città di Tokyo.
Keiichiro se n'era andato.

Ucciso a sangue freddo, senza pietà...
Non che non fosse dispiaciuto, anzi.

Ma...

Era strano, non era riuscito a piangere.

Le ragazze si disperavano sul suo cadavere, sepolto nella terra smossa sul retro. Che fine orribile...

Ma lui... Perchè non aveva versato neanche una lacrima?

Perchè si era limitato a guardare cinicamente gli uomini che lo portavano via?
Perchè?

Troppe domande, nessuna risposta che con la sola comprensione umana poteva dare...
Bisogna gettarsi il passato alle spalle per poter andare avanti.

Già... Il passato.

Nel suo c'erano tante cicatrici che, benchè si sforzasse tanto, non riusciva a mandar via.

La morte dei suoi genitori...

Strinse gli occhi e si portò una mano ad essi, volendo cancellare il ricordo vivido davanti a se.

Ancora gli alieni...

Furono loro ad ucciderli

furono loro a condannarlo a restare orfano...

Qualcuno bussò alla porta.

"Ryo! Abbiamo bisogno di te in sala controllo... Una grande controffensiva di alieni va incontro al nostro esercito da sud" esclamò un uomo dai capelli neri cortissimi, entrando nella camera.

"E a cosa vi servo io?" chiese acido il ragazzo, rimanendo sdraiato.

L'uomo parve in difficoltà "Beh... Ecco, capisco se non te la senti, dopo quello che è successo a Keiichiro..." cercò di spiegare il moro, stropicciando nervoso l'orlo rotto della maglia. Benchè fosse più grande di Ryo, era intimorito dall'aria sicura del ragazzo.

Il biondo si tirò su "Non ho certo bisogno della compassione di qualcuno... Posso farcela benissimo".
Ryo uscì dalla stanza, seguendo l'uomo verso la sala controllo.

Ma qualcuno apparve nella camera ormai vuota...

"Finalmente! Ora posso entrare in azione..." ridacchiò una voce maliziosa. La misteriosa figura si sedette alla scrivania, cominciando a curiosare tra i file del computer.

"Avanti, avanti!" sibilò impaziente, tamburellando le unghie sul tavolino.
Poi si aprì un documento, che occupò tutto lo spazio del monitor. Quello lesse in fretta e un sorrisetto obliquo gli apparve sul viso.

Si specchiò soddisfatto nello schermo "Perfetto..." ridacchiò.

"Qual è la situazione?" chiese Ryo, una volta che si fu seduto al grande schermo con segnata l'ubicazione degli eserciti. Un uomo ticchettò rapido sui tasti, facendo apparire un ingrandimento della carta.

L'esercito degli alieni stava infliggendo duri colpi a quello degli umani, che arretravano sempre di più.
"Siamo messi male... Se quelle carogne riescono a sfondare il fronte, per noi è la fine!" borbottò un uomo con gli occhiali. Ryo si passò una mano sul mento "Per quanto riguarda gli altri punti critici? Come stiamo a uomini?" chiese pensoso. L'uomo scosse la testa "Da nord avanzano a frotte e ad ovest c'è una dura resistenza... E' tutto quello che possiamo fare...". Ryo sbattè un pugno sul monitor, che si tinse di colori fluorescenti "Dannazione" imprecò "Deve pur esserci un modo...".

"Ryo!! Ryo, meglio inviare rinforzi! Manda le ragazze!" pregò un ragazzo. Era giovane... Forse non raggiungeva i diciotto anni...

Ryo lo fissò tristemente.

"D'accordo... Chiamatemi Ichigo e le altre, devono entrare in azione!" esclamò il biondo "Giochiamoci tutte le carte".

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Ichigo e le sue amiche correvano in tutta fretta verso la zona sud, dove fin'ora si stava svolgendo la battaglia più accesa.

Malgrado un loro caro amico fosse appena stato trovato morto, dovevano andare a combattere...

Era doloroso ma, per evitare altre vittime, necessario.
"Più veloce, non abbiamo tempo da perdere!" incitò Purin, saltando agilmente sul tetto di una casa diroccata. Ichigo aumentò l'andatura, così come le altre. "Minto, vola avanti e controlla la situazione" disse Ichigo. La ragazza alata annuì, sollevandosi nel cielo. Esplosioni si vedevano in lontananza e un acre fumo nero saliva da un palazzo.

Uno dei pochi rimasti intatti...

"Ci siamo!" fece notare Zakuro, indicando la zona della scontro.

Retasu scattò a sinistra "Dividiamoci, copriremo più zone" avvertì prima di sparire in una nuvola di polvere.

Zakuro prese a destra e Purin si diresse al centro.

A Ichigo non rimaneva che restare nel mezzo dello scontro.

Alieni con armi affilate sbucavano ovunque, sorprendendo gli esseri umani. Gli uomini erano in inferiorità numerica e parecchi erano stesi a terra... Morti...

Alcuni avevano spade, altri solo bastoni di legno.

I meglio equipaggiati si servivano di pistole, con le quali abbattevano gli alieni più inesperti... I più giovani.

Un alieno dagli scuri capelli violacei le saltò alle spalle, armato di un bastone ricurvo e affilato in cima.

"Muori umana!!" sbottò con un sordo ringhio, alzando sopra la testa di Ichigo la micidiale falce.

La ragazza si scansò di lato velocemente.
"Ribbon Strawberry Check" urlò contro di lui, inondandolo di un fascio di luce cristallina. Questo cadde a terra con un rantolo di dolore.

Ichigo prese a correre, preferendo non sapere se fosse morto o meno...

Schivò parecchi colpi degli alieni, atterrandoli anche con calci e pugni.

Non sapeva cosa cercava...

Ma qualcosa la spingeva ad avanzare nella mischia.

Dritta al cuore del conflitto.

Saltò tre ragazzi alieni muniti di asce, riparandosi poi sotto una lastra di metallo. "Dove è andata quella ragazza?!" ringhiò una voce acuta. "Proviamo di la!! Giuro che se la trovo la ammazzo..." disse acido un alieno dai lunghi capelli verde chiaro, incitando gli altri due verso un vicolo alla loro sinistra.

Quando fu certa che se ne fossero andati, uscì da sotto la lastra.

Aveva un lungo taglio sulla guancia.

Si asciugò il filo di sangue che colava, riprendendo a correre.

"Mintooooo!! Purin, Retasuuuu!! Zakuroooo!! Dove siete?!" chiamava per le strade. Quella zona era stranamente tranquilla.

Dove erano finite le sue amiche?

Dove erano finiti tutti?

Svoltò bruscamente nella strada principale, saltando le crepe e le voragini nell'asfalto. Cominciava ad inquietarsi...

Poi...

Vide una figura in lontananza. Era chinata su qualcosa e puntava un oggetto affilato alla gola di quello che sembrava un uomo.

Si nascose dietro un muro, osservando attonita la scena.

L'istinto gli urlava di intervenire, fermare l'omicidio che stava per compiersi...

Ma le sue gambe erano bloccate.

La testa non rispondeva.

"Io ho già visto questa scena..." pensò Ichigo, frugando nella memoria.

La figura aveva preso a parlare "Che peccato, vero? Morire così, senza nessuno che guardi la fine della tua patetica esistenza... Vorresti dire qualcosa, prima della fine?" chiese con voce dolcemente velenosa.

Ichigo sobbalzò.

Quella voce...

Quella stessa freddezza nel parlare...

"Pai!" lo riconobbe.

Ma quel ragazzo inginocchiato a terra non l'aveva mai visto.

Eppure... Eppure le sembrava di aver visto la stessa situazione, tempo fa... Che stesse ammattendo?

Scosse la testa, costringendosi a sentire la conversazione.

"Si... Solo una cosa..." il ragazzo prese fiato.

Sbattè le palpebre e riprese fiero "Sono contento di morire. Non mi interessa che qualcuno si ricordi di me, mi basta solo che il mio sacrificio, insieme a tanti altri, serva a cacciare dal nostra pianeta la feccia aliena che siete voi!" sussurrò rabbioso.

Pai lo fissò immobile, inarcando un sopracciglio.

"Piccolo insolente..." e... affondò l'arquato pugnale nella carotide del ragazzo.

Di netto, lo trapassò da parte a parte.

Del sangue cominciò ad uscire copiosamente dalla ferita mortale.

Il ragazzo annaspò ed emise un suono gutturale crollando sulla strada.

Una macchia scarlatta imporporò l'asfalto rovinato, spandendosi intorno al suo cadavere.

Ichigo si portò le mani alla bocca, orripilata.

E un flashback le ritornò alla mente...

"Sei pronto a morire, umano?"

Quello non rispose.

Inginocchiato a terra, la testa alta, sotto il mento una lama affilata.

"Scappa Masaya! Non pensare a me, salvati!!" urlava lei disperata.

Lui le sorrise, voltando di poco la testa.

Un sorriso tristissimo...

Ichigo era presa da una pianta rampicante.

Vasti rami spinosi la avvolgevano.

Minto... Retasu... Purin... Anche Zakuro...

Tutte erano strette nella morsa del vegetale, prive di sensi.

E Masaya...

Lui era succube di un alieno.

Non era Kish... No Pai, nemmeno Taruto...

"Ti ho detto scappa!!!" urlò nelle lacrime la ragazza.

Masaya scosse la testa "Non posso" disse sereno.

"Non puoi, eh? Allora vai con dio!!!" e lo sgozzò.

Gli trafisse la gola.

Ichigo gridò il suo nome.

Masaya rimase a terra, in un lago di sangue... Era morto...

Si... Adesso ricordava...

Così era morto Masaya.

Il suo Masaya...

Solo tre anni fa.

Lei aveva appena compiuto i quindici anni.

Alla battaglia con i tre alieni se n'erano aggiunti altri, sempre di più...

E anche l'indomito Blue Knight non era riuscito a batterli.

Da li in poi la situazione era degenerata.

Le cose le erano sfuggite di mano, a lei e alle altre.

Irrimediabilmente...

Lei lo amava.

Anche se era giovane, sentiva, ne era certa... Che quello era il suo vero amore, quella raro che capita solo a volte.

E che se si è fortunati dura per sempre...

Ma questo non era accaduto.

Si era disperata, per un anno non era riuscita ad uscire dai fantasmi del passato...

La scuola aveva chiuso. Troppi attacchi alieni.

Le ragazze non riuscivano a combattere senza di lei e le cose peggioravano di giorno in giorno...

Ichigo era diventata il fantasma di se stessa.

Vuota, spenta, senza vita.

Passato l'anno, la città si era svuotata.

Ormai rimanevano solo pochi superstiti, arruolati negli eserciti cittadini o nascosti nei sotterranei e nelle fogne di Tokyo.

Intere comunità sopravvivevano là sotto.

Buffa la vita!

Stava succedendo la stessa cosa che avevano passato gli alieni sull'altro pianeta...

Poi era riuscita ad andare avanti.

Stupendo persino se stessa...

Erano passati altri tre anni da allora.

Lei aveva compiuto i diciotto, insieme alle altre.

Ma la battaglia non era ancora terminata...

Pai rinfoderò alla cinta il lungo pugnale. Senza girarsi chiamò Ichigo "Vieni fuori, umano, so che sei nascosto lì dietro...".

La ragazza sussultò. Un brivido le corse nella schiena.

Anche Pai era cambiato.

Non l'aveva mai visto uccidere una persona così a sangue freddo...

Prese coraggio e uscì allo scoperto, trovandosi davanti il viso inespressivo dell'alieno.

Le parve di scorgere una vena di sorpresa su quel volto. Pai inarcò un sopracciglio "Ma guarda... Ichigo, vero?" chiese con un ghigno.

Lei sostenne lo sguardo "Io, alieno... E ti punirò per tutto quello che hai fatto!!" esclamò con fierezza.

Pai fluttuò in alto senza una parola "Torna a casa, Ichigo... E' ancora presto per ucciderti" e si smaterializzò nell'aria densa di fumo.

Ichigo corse al varco "Torna indietro Pai!!! Vigliacco!!" urlò al nulla.

Dei rumori nel vicolo dietro.

Delle voci...

"Ho sentito qualcosa!"

"Carne fresca..."

"Sbrighiamoci, presto!!".

Altri alieni...

Ormai non c'era più niente da fare. Il fronte a sud di Tokyo era caduto. Ichigo si appiattì contro il muro, camminando velocemente. Doveva ritrovare le altre, ad ogni costo!

Già una volta non era riuscita a proteggere la persona che amava...

Non doveva sbagliare ancora.

E mentre la mew gatto spariva dalla zona, gli altri uomini combattevano ancora con foga.

Decisi almeno a non lasciare agli alieni la soddisfazione di vederli implorare...

In questa guerra senza speranza.

In questa strada senza salvezza...

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Capitolo 3
*** Progetto C.DNA ***


Era scesa la notte su Tokyo. Furtive figure si aggiravano nel campo di battaglia, raccogliendo i morti e rubando armi e averi dai cadaveri.

La luna splendeva piena nel cielo senza stelle, rischiarando debolmente le vie della metropoli fantasma.

Nella base degli umani c'era silenzio. Solo le sentinelle vegliavano i sonni dei compagni, seduti stanchi ai monitor dei computer.

Nella stanza delle ragazze dormivano tutte.

Tutte... tranne una.

Ichigo.

Continuava a passarle davanti agli occhi la scena vista pomeriggio.

Quel coltello...

Quelle parole...

Quello stesso sangue sparso sulla strada...

In questi momenti le mancava Masaya.

Tantissimo...

Cercava di non pensarci, cercava di riseppellire nella memoria quel doloroso ricordo, ma inutilmente.

Si asciugò gli occhi lucidi con un lembo della coperta.

Affondò il viso nel cuscino, reprimendo il groppo che sentiva in gola.

"Ho bisogno di te..." sussurrò in un singhiozzo.

All'improvviso sentì un rumore al piano di sotto, che la fece sobbalzare.

Sembrava quasi il risucchio dell'aria...

Poi ritornò il silenzio.

Ichigo si insospettì "Come mai le sentinelle non sono intervenute?" si chiese. Si alzò dalla brandina, chiudendosi silenziosamente la porta alle spalle. Le sue amiche dormivano ancora...

La ragazza scese la stretta scala di metallo, posando i piedi nudi sui freddi e arrugginiti scalini. Quel silenzio le piaceva sempre meno...

Poi arrivò nella sala controllo, trovandola deserta.

"Dove sono tutti?!" pensò leggermente spaventata.

I grandi schermi funzionavano ancora.

Ma...

Una figura era seduta davanti ad uno di essi.

Era concentrata sul lavoro che stava svolgendo e non si accorse della presenza di Ichigo.

Borbottava qualcosa tra se e se, ticchettando rapido sui tasti.

Le dita affusolate si muovevano sciolte sulla tastiera.

Lei inclinò un po' la testa, osservandolo meglio.

Non sembrava nessuno degli uomini che lavoravano lì alla base...

Poi lo schermo si illuminò, mostrando i lineamenti della figura in ombra.

Aveva capelli scuri e...

Ichigo inorridì.

Sotto i ciuffi ai lati del viso c'erano quelle che inequivocabilmente erano... orecchie a punta!

Ritornò in ombra, ma lei sapeva benissimo chi si era intrufolato a quell'ora nel loro nascondiglio.

Avanzò di soppiatto, volendolo sorprendere alle spalle.

Dimenticando di essere indifesa...

A meno di trenta centimentri, però, quello sparì.

"Ma... dove..." balbettò incredula.

Qualcosa la afferrò da dietro, bloccandole le braccia dietro la schiena.

Una presa salda...

"Vedo che non hai perso il tuo vizio di ficcanasare, nonostante tutto... Vero, gattina?" le sibilò una voce maliziosa all'orecchio.

Ichigo tirò, cercando di liberarsi. Ma lo sconosciuto non la lasciava.

"Lasciami Kish, subito..." ringhiò la ragazza.

Non le piaceva quella situazione.

Come aveva fatto ad essere così stupida?

Prima regola: mai andare alle spalle di qualcuno del quale non vedi il volto...

Kish schioccò la lingua in segno di diniego "No, no... Ti sembra questo il modo di accogliermi dopo ben..." finse di contare sulle dita, lasciandole un braccio "...Ventitre ore e dodici minuti?".

Ichigo tentò nuovamente la fuga.

Inutilmente...

"Che stai dicendo?! Io non ti vedo da almeno un anno..." cominciò smarrita. Cosa voleva dire?

Kish si avvicinò al suo collo, annusandole i capelli.

Sentì il brivido della ragazza.

Ghignò divertito...

"Ti sbagli, micina... Io non ti perdo mai di vista, neanche per un istante..." sussurrò ridacchiando, rinsaldando la presa sulle braccia.

Ichigo arrossì, spaventata.

Che stava succedendo a Kish?

Non era più come anni fa...

Quanti anni avrà avuto, adesso?

Circa venti, ventuno forse...

Non lo sapeva con certezza, poteva solo immaginarlo.

Ma anche lui era cambiato.

Tutti...

Tutti cambiavano, crescevano, maturavano.

Perchè lei no?

Perchè lei doveva rimanere maledettamente se stessa?!

Tentò di riacquisire il controllo di se stessa.

"Ma... c-che fine hanno fatto le... sentinelle?" chiese la ragazza.

Dannazione... La voce le tremava, per quanto si sforzasse di restare impassibile.

E Kish se ne accorse...

La girò di colpo, trovandosi a fissarla negli occhi color cioccolato.

Ichigo notò un luccichio negli occhi ambrati dell'alieno.

Ed ebbe paura...

"Quegli inetti e il tuo amico biondo, dici? Semplicemente non sono venuto solo... Saranno da qualche parte a battagliare come eroi" ironizzò.

Bastardo...

Come poteva essere così cinico?

"E mentre le tue compagne dormono come angioletti, io sono venuto qua per trovare una cosa... Ma devo ammettere che tu sei un piacevole diversivo..." disse in un sibilo.

Le passò un dito sulla labbra, un sorrisetto crudele stampato in volto.

"E adesso sei succube, vero paladina della terra? Neanche il tuo coraggioso Blue Knight potrà salvarti adesso..." disse serio.

Qualcosa scattò in Ichigo.

Si riscosse dallo stato di torpore che l'aveva presa.

All'improvviso tutto riacquistò lucidità.

Si scansò bruscamente, prendendo Kish alla sprovvista.

Gli tirò un calcio nello stomaco, facendolo allontanare.

Quello si portò le mani alla parte colpita, arretrando sorpreso.

"La micetta graffia, eh?" ansimò.

Ichigo era furente "Non lo devi nominare..." ringhiò "Non lo devi neanche nominare!! Non sei degno di parlare di lui!!" esclamò tirandogli un pugno.

Kish la bloccò impassibile, tenendo saldo nella mano sinistra il pugno della ragazza.

Inarcò un sopracciglio "Chi non sarei degno di nominare?" chiese con aria innocente. Poi finse un'illuminazione "Ah... Fammi indovinare, il tuo adorato Aoyama?" ipotizzò in un ghigno.

Ichigo era furente.

La rabbia si mischiava alla tristezza...

Le lacrime cominciavano a solleticarle gli occhi.

Rivide il volto di Masaya...

la sua bocca

i suoi occhi

il suo bellissimo sorriso...

Si sovrappose al ghigno di Kish.

Lasciò il pugno, abbandonandosi contro il petto dell'alieno.

Questo era spiazzato.

"Ehi, che fai?" disse brusco, tirando su la ragazza.

Aveva la testa bassa, i lunghi capelli color mogano le ricadevano ai lati del viso in ombra.

"Tre anni fa..." cominciò Ichigo in un flebile sussurro "Tre anni fa non ho saputo difendere la persona che amavo...".

Kish sospirò "Non è colpa tua... Ma era necessario ucciderlo..." la freddò.

Ichigo scosse la testa. L'alieno vide una lacrima scendere sulla sua guancia e cadere a terra.

"Che faresti... Che faresti se la persona che ami morisse? Riusciresti a vivere, ad andare avanti sapendo che...non la rivedrai più, che non potrai più baciare le sue labbra, che non vedrai più il suo sorriso...?" disse Ichigo, afferrandolo per il bavero della casacca e fissandolo negli occhi.

Kish guardò i tristi occhi scuri della ragazza, le lunghe ciglia intrise di lacrime.

Abbassò il capo.

"Devo andare, Ichigo..." sussurrò sparendo.

La ragazza si ritrovò ad afferrare il nulla.

Cadde seduta, abbracciandosi le ginocchia contro il petto.

Appoggiò il mento ad esse, rimanendo in silenzio.

Non riuscì ad alzarsi...

Volle aspettare il ritorno di Ryo e degli altri.

E desiderò addormentarsi...

Quanto avrebbe voluto che tutto fosse un sogno.

Solo uno stupido sogno, di quelli che fai la notte e svegliandoti ci ridi sopra, ripensando a quanto sei stata stupida a preoccuparti così tanto...

Certo... Da quanto non sognava?

Da quanto non dormiva?

Aveva ormai perso il conto.

Ma la cosa che le sarebbe piaciuta più di tutte...

Era dormire...

E magari non svegliarsi più...

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

La mattina seguente era in corso una riunione.

"La situazione è grave... Se non riusciamo a scoprire cosa hanno in mente possiamo dire addio alla terra... Se ne resterà ancora qualcosa" diceva cupo Ryo.

Dava le spalle alle ragazze, riunite nella stanza del ragazzo. Era voltato verso lo schermo lampeggiante del suo pc. La luminescenza bianca feriva gli occhi, abituati da poco alla tenue luce dell'alba.

"Scusa Ryo... Ma noi non sappiamo ancora cosa è successo!" esclamò Purin incrociando le braccia contrariata. Zakuro sorrise, Minto e Retasu ridacchiarono. Ichigo fissava persa davanti a se, non partecipando alla conversazione.

Ryo si girò arrabbiato "Non è il caso di scherzare, Purin!" la rimproverò il giovane. Il sorriso abbandonò il volto di tutte in un lampo.

Il biondo cominciò a ticchettare la tastiera, passando velocemente da un documento all'altro. Cominciò a parlare "Tempo fa, prima che Keiichiro... Beh, prima che ci lasciasse, io e lui stavamo progettando una cosa... Era solo a livello sperimentale, naturalmente, ma se riuscivamo a consolidarla poteva costituire la chiave per distruggere una volta per tutte gli alieni..." scorse le varie pagine, sempre più rapido. "Ero sicuro che fosse una cosa segreta, solo io e lui ne eravamo a conoscenza... Morto uno, rimanevo io. Il progetto era al sicuro, ho pensato... Quanto sono stato imprudente!" Ryo scosse la testa, fermandosi su una cartella che lampeggiava di rosso. "Non ho pensato minimamente che ci potesse essere un Giuda, tra noi... Ma come si dice, fidarsi è bene..." spostò lo schermo verso le ragazze, per permettere loro di leggere.

Si avvicinarono al monitor curiose.

C'era una pagina vuota. Solo un foglio bianco.

"Cosa dovremmo vedere?" chiese scettica Zakuro "Qui non c'è proprio niente..." "Infatti... Il ladro l'ha preso e cancellato la mia copia... In poche parole, se sono stati gli alieni, cosa di cui sono certissimo, siamo davvero nei guai..." sussurrò Ryo, spegnendo il computer.

Rimasero in silenzio, pensando ad una soluzione.

"In cosa consisteva il progetto?" chiese Ichigo, rompendo il teso clima della camera.

"Si chiama Progetto C.DNA... Si basa più o meno sullo stesso principio con cui vi sono stati inseriti i geni degli animali Red Code (Codice Rosso, cioè quelli in via di estinzione^^ ndBea)..." spiegò il ragazzo, sedendosi sulla brandina. Ichigo era perplessa, ma non era la sola...

"C. DNA?! Cosa vuol dire..." chiese Minto. Retasu annuì, sostenendo la domanda dell'amica. Zakuro e Purin ascoltavano ansiose.

Ryo scosse la testa "Per ora non posso dirvi altro... Mi dispiace ma, a scanso di equivoci, preferirei essere il solo a sapere di questo Progetto." "Ma..." tentarono le ragazze. Lui le interruppe ancora "Vi basti solo sapere che non hanno ancora preso un'altro documento, che è fondamentale per il completamento del piano... E vi assicuro che lo difenderò a tutti i costi" ringhiò Ryo, concludendo la conversazione.

Le giovani uscirono rassegnate dalla stanza.

"Secondo voi di cosa si tratta?" chiese Purin. Minto e Zakuro scossero la testa. "Forse è una specie animale nuova?" ipotizzò Retasu, poco speranzosa. "Tu che ne pensi Ichigo?" nessuno rispose. "Ichigo!!! Svegliaaaaaaa!!!" la chiamò Minto, agitandole una mano davanti agli occhi. La ragazza le rivolse attenzione "Scusate ero distratta... Cosa dicevamo?". Le altre le spiegarono i loro dubbi e le loro ipotesi. "E tu cosa ne dici?" "Io dico che dobbiamo lasciare perdere... Penso che lo scopriremo molto presto" concluse, avviandosi di sopra.

Minto guardò le altre, indicando la mew gatto con il pollice "Ma che le prende?".

Ichigo non voleva dir loro cosa pensava.

Meglio non allarmarle...

Aveva il brutto presentimento che quel progetto fosse qualcosa di molto pericoloso... Ed era per buona parte in mano agli alieni.

E ieri sera, Kish era probabilmente venuto per prendere l'altro pezzo di documento...

Indirettamente, aveva evitato una possibile tragedia.

Ma cosa era mai quello strano Progetto C.DNA?

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"Ha fallito ancora!!!" esclamò una voce profonda, seduta dietro una grande poltrona sollevata leggermente da terra.
I generali dei quattro eserciti erano riuniti nella sala delle riunioni.

Quella delle emergenze...

Ma al gruppo mancava quello dell'esercito Ovest.

L'interessato dell'emergenza.

"Mio signore, sono sicuro che..." "Silenzio!" sibilò freddando il generale dell'esercito Nord.

Quello si inchinò, ritornando al suo posto.

La figura si alzò, le mani dietro la schiena.

"La nostra gente soffre, spera in noi per uscire da questa situazione di miseria... E invece che darci da fare, cosa fa quell'inetto?!?! Si diverte con... una sciocca umana!!" disse pieno di disgusto.
Ancora silenzio.

Nessuno osava replicare...

"Voglio che quel documento venga recuperato al più presto... Non mi interessa come, basta che lo facciate!!" ordinò rabbiosa la figura.

La sua voce rimbombò nella cupa stanza.

"E per quanto riguarda il vostro collega... Uccidetelo" concluse, spiazzando i presenti.

Un mormorio si diffuse tra i generali.

Un alieno dai capelli blu scuro legati in una coda, il generale dell'esercito dell'Est, si fece avanti "Mio signore, è pur sempre uno della nostra gente..." "Già, risparmiatelo" supplicò prudentemente il generale del Nord, un giovane alieno dagli occhi viola.

Pai stava zitto...

"Lo faccio io" sussurrò.

Quelle flebili parole avevano magicamente sovrastato i pacati mormorii di richiesta degli altri due alieni.

Si girarono verso l'amico, fissandolo sconvolti.

"Come... Ma, Pai..." "Non è un tuo amico?" chiesero debolmente.

"Lo era... O magari non lo è mai stato... Gli amici ascoltano i consigli" disse freddo l'alieno del Sud.

La figura ghignò, mostrando gli acuminati canini "Eccellente Pai... Premierò la tua obbedienza... Una volta tolto di mezzo quell'incompetente potrai assumere il comando anche del suo esercito" lo ringraziò.

Pai si inchinò rispettoso "E' solo un onore, mio signore" ed uscì dalla stanza.

I due generali si congedarono subito dopo, lasciando sola la misteriosa figura.

Quella si risedette soddisfatto nella poltrona sopraelevata.

"Avrei dovuto farlo molto tempo fa..." si disse.

Tirò fuori dalla veste un dischetto nero, grande quanto un francobollo.

Lo rigirò soddisfatto tra le dita dalle unghie affilate, ammirandolo.

"Grazie a Taruto ho già il primo pezzo del Progetto... Ma chi devo ringraziare è il mio fidato infiltrato..." ridacchiò "Ora non mi resta che prendere l'ultima parte e... finalmente, questo misero pianetucolo sarà mio... Con tutti gli interessi..." sussurrò cattivo, rintascando il piccolo dischetto.

Era tornato al suo lampione preferito...

Si sedeva a cavalcioni di esso, guardando sotto la trafficata strada e le vie illuminate, colme di persone.
Era ancora in piedi, stranamente...

Come una testimonianza del passato.

Un rimpianto passato...

Si sedette su di esso, fissando il vuoto sotto di se.

Ma questa volta non c'erano luci, non c'erano macchine nè persone.

Solo la strada vuota, la luce di qualche insegna scoppiettava, minacciando di spegnersi.

Sospirò tristemente...

"Non era questo, ciò che volevo" sussurrò tra se e se.

Chiuse gli occhi, stanco.

Doveva tornare alla base, fare rapporto al capo, controllare l'esercito, organizzare una nuova spedizione.

Troppo complicato...

Preferiva quando era solo lui e la missione, senza tornaconto di nessuno, senza essere alle dipendenze di nessuno.

Si alzò una fredda aria.

Lame di vento si infilavano sotto i vestiti, graffiavano la pelle diafana, schiaffeggiavano i capelli scuri.

C'era un pensiero che gli attanagliava l'anima.

Non riusciva a liberarsene...

Ricordò l'incontro con Ichigo la sera prima.

Doveva rubare il documento, doveva portarlo a Profondo Blu.

Invece, che aveva fatto?

Si era lasciato nuovamente distrarre da quell'umana...

Si...

Era stata lei a porgli quello strano quesito.

Quello che gli impediva di ragionare...

...."Che faresti se la persona che ami morisse? Riusciresti a vivere, ad andare avanti sapendo che non la rivedrai mai più, che non potrai più baciare le sue labbra, che non vedrai più il suo sorriso?"...


Questa domanda gli rimbombava nella mente...

Costantemente.

E faceva male... Molto male.

La persona che ami...

Tsk, non l'aveva capito, allora...

"Ichigo!" urlò nella notte.

La voce si perse nelle strade buie.

Proprio come il suo amore vagava senza meta nel suo cuore lacerato...

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Capitolo 4
*** Friends ***


Ni-haaaaoooo =^.^=
Ps: piccolo avvertimento! In questo capitolo ci saranno scene e parole un po' forti, magari non sono niente, ma avverto comunque^^ Detto questo, vi saluto definitivamente^^

 

 

"Uomini, nella truce ora dei lupi,

pensate all'ombra del destino ignoto

che ne circonda, e à silenzi cupi

che regnano oltre il breve suon del moto

vostro e il fragore della vostra guerra,

ronzio d'un ape dentro il bugno vuoto."
(G. Pascoli "I due fanciulli" III)

 

Lo stava cercando da almeno un'ora.

Doveva riferirgli cosa aveva sentito nella sala delle riunioni...

Dopotutto, anche lui era rimasto scioccato.

Credeva che Pai fosse un loro amico.

Credeva che non avrebbe mai accettato un compito del genere...

Certo, non lo poteva biasimare...

Com'è vero che si arrabbiava anche lui per l'agire di Kish da incoscente, ma era uno di loro...
Uno dei pochi che c'erano nei momenti difficili.

Ma di una cosa era sicuro...

Malgrado il suo avvertimento, lui gli avrebbe sorriso e avrebbe sbuffato, decidendo di affrontare il pericolo.

"Che scemo" sbuffò, smateralizzandosi verso un'altro luogo.

Sperò con tutto il cuore che Pai non l'avesse trovato prima...

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Nella base degli esseri umani c'era fermento.

Ormai erano due giorni che non subivano nessun attacco alieno e la cosa si stava facendo sospetta...

Ma nel trambusto generale, una figura era nascosta in una sala sotterranea, impegnata in una vivace conversazione.

"Certo che lo so, mio signore... Si... Si, naturalmente!"

Rispondeva con un sussurro ad un'immagine materializzata in una piccola sfera luminosa.
"No, purtroppo non mi è ancora stato possibile... Immediatamente, ma non potr... No! No, mio signore, mi dia un'altro po' di tempo..."

Sembrava preoccupata per qualcosa.

"Agli ordini, signore, grazie per la sua clemenza... Non la deluderò".

Chiuse la conversazione, riponendo la minuta sfera nella tasca.

"Dice facile... Come accidenti faccio a prenderlo senza che nessuno, soprattutto quel ficcanaso di Shirogane, se ne accorga..." borbottò risalendo in sala comandi.

"Anche quelle cinque ragazze sono una minaccia... Dovrei trovare il modo di eludere la loro sorveglianza..." continuò il suo ragionamento.

Sussultò, vedendo passare nel corridoio davanti a se un'agitata Purin.

La raggiunse "Ehi Fon! Come te la passi?" chiese con falso tono amichevole, assicurandosi che la sfera fosse ben nascosta.

Purin puntò il suo sguardo scuro nei chiari occhi della ragazza, interrompendo i suoi pensieri.

"Ciao Meiko" salutò distaccata la biondina. Trovava strana quella ragazza dallo sguardo di ghiaccio... Ancor più strano era che era arrivata soltanto un mese fa da non si sa dove.

Sembrava sbucata dal nulla...

"Stavo andando da Shirogane, credo che abbia bisogno di me..." disse in tono annoiato la diciannovenne, passandosi una mano nei lisci capelli castano scuro "Ma vedo che qualcuno ha qualcosa di più importante da fare, o no?" chiese indirettamente guardando Purin con la coda dell'occhio.

La ragazza sorrise, scuotendo la testa divertita "Non sbagli... Ryo mi ha chiesto di avvertire le ragazze per una ricognizione che dobbiamo svolgere... Pare che questa tranquillità degli alieni lo insospettisca. A proposito, le hai viste?" chiese poi alla moretta.

Quella fece un cenno di diniego "No, mi dispiace... Beh, adesso vado di fretta, ci vediamo Fon" salutò, voltandole le spalle e avviandosi verso la sala comandi.

Purin la guardò allontanarsi.

Poi scosse la testa "Sarà un'impressione..." scacciò il pensiero che Meiko Hida nascondesse qualcosa.

"Dannata mocciosa... Sempre in mezzo ai piedi" sbuffò Meiko, aprendo svogliata la porta della sala piena di computer e monitor.

Si guardò intorno, cercando con lo sguardo il giovane biondo. Lo individuò vicino ad un uomo, intento in una sussurrata conversazione.

Si diresse a passo svelto verso il ragazzo, ignorata dagli altri operatori.

"Buongiorno Shirogane, volevi vedermi?" chiese interrompendo il suo discorso.

Ryo la fissò, distogliendo gli occhi dallo schermo. "Si, vorrei parlarti, Meiko... Sempre se non ti dispiace" le disse. Lei scosse la testa "Nessun problema" minimizzò agitando una mano.

Il giovane si chinò all'orecchio dell'uomo, bisbigliando qualcosa di simile a "Finisci tu questo...". Meiko si chiese curiosa cosa mai potesse essere mentre seguiva Ryo nella sua stanza, che fungeva da ufficio.

"Siediti, Meiko" la invitò il ragazzo, mentre accendeva lo schermo del suo pc privato. La ragazza si sedette su una scarna sedia di legno, davanti alla scrivania di Ryo.

"Immagino che ti sia fatta un'idea del perchè ti ho chiamato, vero?" chiese il giovane, voltandosi verso la moretta.

Quella inarcò un sopracciglio "Veramente no... E' per qualcosa che devo fare?" si informò curiosa. Ryo annuì. "In verità... Non è niente di importante, ma ci terrei ad un tuo parere" sussurrò il biondo, mostrandole lo schermo.

Ancora quel documento vuoto, ancora il foglio bianco perlaceo.
Niente scritte, niente di niente...

Meiko lo fissò imperturbabile.

"Questo, come avevo già detto, è il documento rubato..." spiegò Ryo alla ragazza, fissandola dritta negli occhi. "Non vedo come potrei aiutarti" si difese Meiko, incrociando le braccia indisposta.

Ryo corrugò le sopracciglia "Voglio sapere... se c'è qualcosa che vuoi dirmi... Qualunque cosa strana tu abbia notato, gradirei che me la riferissi..." disse poi, sedendosi sulla scrivania, davanti alla giovane.

Lei soffocò un risolino di soddisfazione.

Povero allocco... Davvero non l'hai capito?
Scosse la testa "No, niente di strano... Credo proprio che gli alieni ci siamo arrivati da soli a quel documento" commentò con un sospiro.

Ancora una volta, Ryo non staccò i suoi occhi blu da quelli ghiaccio di lei, come a voler capire se dicesse il vero.

Poi la congedò "D'accordo, lo immaginavo... Buona giornata, Meiko".

La ragazza si alzò, uscendo dalla stanza.

Si chiuse la porta alle spalle.

Ghignò, scoprendo degli acuminati canini "Buona giornata, Shirogane, buona giornata...".

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Era una giornata nuvolosa.

Grosse masse di nuvole grigie si affollavano all'orizzonte, scontrandosi con un sordo rumore di tuoni, illuminando a tratti il cielo plumbeo.

"Dove accidenti si sarà cacciato?! Non è neanche tornato alla base, questa notte..." sbuffò il giovane alieno dai capelli castani.

Stava ancora cercando Kish.

Sembrava sparito nel nulla...

"D'accordo, riflettiamo" si fermò, fluttuando sopra una macchina capovolta, bruciata in più punti. "Se io fossi Kish, dove passerei la notte?" si chiese. Poggiò una mano al mento, sedendosi in aria a gambe incrociate. Pensò intensamente, chiudendo gli occhi d'ambra scura.

Poi si battè un pugno sulla mano aperta "Ci sono!" esclamò, smaterializzandosi nell'aria.

Ma non sapeva che Pai aveva avuto già da prima quella brillante intuizione.

Fissava un vecchio magazzino, miracolosamente ancora i piedi, alla zona periferica nel nord di Tokyo.

"Vieni fuori Kish! Devo parlarti" chiamò a voce alta l'alieno, rivolto all'interno del capannone diroccato. Nessuna risposta.

"Kish!! Non farmi venire dentro a prenderti!!" esclamò, cominciando ad alterarsi "Vedrai, prima svolgo il mio compito, prima il dolore se ne andrà..." sibilò. Nella pallida mano apparve il suo ventaglio scarlatto, dal quale scaturì una scintilla d'avvertimento.

Poi...

Una figura avanzò dall'ombra del magazzino, camminando lentamente verso l'alieno.

Pai la fissò, riconoscendone la fisionomia.

Un sorrisetto obliquo gli si dipinse in viso "Ti sei deciso, eh Kish?" pensò tra sè e sè, stringendo la strana arma.

"Buongiorno Pai... Volevi vedermi?" chiese noncurante l'alieno moro, incrociando le braccia. Era in piedi, davanti all'altro.

Guardava le sue iridi nere, senza riflessi. Ma una strana luce le animava...

"Sono venuto qua... Per toglierti di mezzo, una volte per tutte..." sussurrò Pai, spiazzando Kish.

Stette zitto, impassibile.

Pai scattò in avanti, sparendo dalla vista.

Kish si guardò intorno frenetico, cercando l'amico.

Poi sentì un rumore alle spalle.

Si smaterializzò rapido, poco prima che un violento lampo dorato si abbattesse su di lui.

"Ottimi riflessi, generale... Ma non ti serviranno a lungo!!" esclamò l'alieno dagli occhi neri, colpendo alle spalle Kish.

Finì contro il muro del magazzino, sfondando la parete crepata.

Un boato si alzò in cielo, contemporaneo ad un forte tuono.

Kish riemerse dalle macerie, ansante.

Aveva una profonda ferita vicino alle scapole e un labbro tumefatto.

Sputò il sangue che aveva in bocca, rialzandosi tentennante.

"Vediamo... Come mai ti sei fatto colpire? Un buon militare si guarda sempre le spalle" disse ironico Pai, avvicinandosi all'altro.

"Io... n-non combatto... contro di te!" esclamò a fatica Kish, tenedosi un braccio. Non abbassò lo sguardo.

Il suo carnefice lo fissò spavaldo "Di solito sei tu l'attaccabrighe... Non certo io. Allora... come mai non reagisci?".

Gli tirò un calcio nello stomaco, violentemente.

Kish si portò le mani alla parte colpita, accasciandosi in terra.

Non un fiato uscì dalle sue labbra serrate.

"Fai l'insolente, eh? Prendi!!" urlò rabbioso, fulminandolo con il suo ventaglio rosso.

Lo stesso colore del sangue che stava versando l'amico...

Questa volta Kish gridò di dolore, sollevato e tenuto in aria dal lampo color blu elettrico. Era come se mille lame gli stessero trapassando la pelle.

Poi il dolore cessò.

Era caduto a terra ed era rimasto lì, immobile.

"Sono stufo della tua inutile resistenza!" ringhiò Pai, tirando bruscamente in piedi l'altro, tenendolo per i capelli.

Kish teneva un solo occhio aperto, l'altro era pesto.

Numerosi tagli e graffi solcavano il suo volto diafano. Dal labbro spaccato usciva parecchio sangue scarlatto.

La veste color muschio scuro era lacerata in più punti, mostrando tagli e lividi, il più grave tra tutti sulla schiena all'altezza dei polmoni.

"Ti sei rammolito, Kish... Una volta eri molto più bravo a combattere" fece notare Pai, fissando freddo l'alieno sofferente.

Con grande sorpresa di questo, Kish ghignò "Sei tu quello debole... Io non mi faccio dare ordini da nessuno, al contrario di te... mio caro burattino..." sussurrò ridacchiando.

Pai digrignò i denti "Ritira quello che hai detto, lurido bastardo!!!" latrò Pai, sollevando il ventaglio. Kish lo fissò serio, senza dire una parola.

"Addio, Kish, ci vediamo all'inferno" sbottò l'alieno dominante, preparandosi a fulminare il moro.

Ma qualcosa, lanciato e arrivato dall'alto, tolse di mano a Pai la sua temibile arma, che venne acchiapata al volo da...

"Taruto!! Cosa vuoi?!" esclamò sorpreso l'alieno disarmato, lasciando Kish, che cadde carponi sulla terra battuta.

Il giovane alieno si avvicinò ai due "Che diamine state facendo?!" chiese rabbioso, lanciando il ventaglio a Pai, che lo riacchiapò.

Il suo sguardo di rimprovero passò sull'alieno a terra, che lo guardava ansimando. Taruto si avvicinò all'amico, volendolo tirare in piedi.

Ma Kish gli schiaffeggiò la mano, allontanandola "Vattene Taruto, nessuno ha chiesto il tuo intervento..." sibilò, rifiutando l'aiuto.

L'amico lo fissò senza capire. Kish si alzò tentennante, appoggiandosi alle ginocchia. Alzò il capo, fiero nonostante le ammaccature.

"Questa è una faccendo tra me e Pai... Restane fuori" disse secco, spiazzando l'amico.

Taruto boccheggiò, incredulo "Ma... Sei completamente impazzito?! Non sai che Pai vuole farti fuori?! Non è un gioco Kish!" urlò Taruto, cercando di dissuaderlo dal suo intento.

Pai volgeva lo sguardo tra i due, seguendo la bizzarra conversazione.

"Lo so che non è un gioco... Tuttavia devo sbrigarmela per conto mio" concluse Kish. Taruto gonfiò le guance, indispettito.

Benchè avesse già sedici anni, aveva ancora marcato il lato infantile di quando era più piccolo.

"Ma..." "Soldato, questa si chiama 'insubordinazione'!! Obbedisci ai miei ordini o farò rapporto al tuo generale" ordinò ancora Kish, interrompendo la parlantina di Taruto.

Il giovane alieno non poteva ribattere.

Quello non era un consiglio da amico.

Era il comando di un generale ad un suo sottoposto.

Un ordine da rispettare...

Scattò mogio sull'attenti "Agli ordini, signore" rispose tristemente.

Mentre se ne andava, si girò un'ultima verso i due che tempo fa erano i suoi migliori amici.

"State attenti, entrambi..." sussurrò, prima di smaterializzarsi.

La guerra era anche questo...

Divide gli amici.

Trasforma i sentimenti.

Distrugge le speranze.

Cancella i sogni.

Avevano bisogno davvero, di tutto questo...?

"Siamo rimasti io e te, Kish... Nessuno verrà in tuo aiuto, ora. Sarai vittima o assassino?" chiese con arroganza Pai, chiamando a se anche l'altro ventaglio rosso scuro.

Kish lo fissò tristemente "Non sarò niente di ciò... La mia vita è già abbastanza complicata per aggiungerci anche questo" commentò.

La sua calma fece alterare ancora di più l'alieno dagli occhi neri.

"Basta parlare, combatti invece!!" esclamò, gettandosi verso di lui.

Questa volta Kish non era impreparato.

Si scansò, estraendo fulmineo i suoi affilati tridenti. Parò l'affondo di Pai.

Ingaggiarono una violenta lotta, senza esclusione di colpi.

Kish fece arretrare Pai a colpi di tridente, chiudendolo contro il muro.

"Mi sbagliavo sul tuo conto, generale... Non sei cambiato" ansimò Pai, trattenendo l'assalto di Kish.

Questo sorrise "Mai sottovalutarmi, dovresti saperlo" disse con voce dolcemente velenosa.

Pai urlò, scatenando una tempesta di fulmini intorno a loro.

Il cielo era diventato sempre più scuro, promettendo un'acquazzone imminente.

Kish arretrò di botto, riparandosi gli occhi.

Un imponente fulmine azzurro squarciò la terra sotto i suoi piedi, costringendolo ad alzarsi in volo.

Pai lo seguì, riprendendo il serrato combattimento.

Nessuno sembrava riuscire a prevalere...

"Proprio adesso dovevamo uscire? Con questo tempo neanche gli alieni vorrebbero tentare un attacco..." si lamentò Minto.

Ichigo alzò lo sguardo al cielo, guardando lampi dorati percorrere il cielo, rombando sotto le nuvole color inchiostro.

"In effetti, Ryo potrebbe essersi sbagliato, no?" fece notare Purin, affiancando Zakuro, che annuì convinta.

Ma Retasu scosse le lunghe treccie "No, Shirogane non sbaglia mai" disse con calore. Tutte la guardarono, un sorrisetto divertito sulle labbra.

"Già... Figuriamoci se lui commette errori" disse in tono ironicamente pomposo Ichigo, scatenando le risatine delle altre. Retasu assunse una bella sfumatura color porpora, borbottando qualcosa di simile a "Certo che no...".

Continuando a parlare, si avviarono alla periferia nord dell'ormai distrutta Tokyo, frugando i vicoli e i palazzi diroccati. Ma sembrava non esserci nessuno. Fino a quando...

"Ehi ragazze! Ragazze, guardate là!!" fece notare Purin, indicando un punto in alto nel cielo color pece.

Tutte rivolsero lo sguardo verso il luogo indicato dall'amica.

Tra le nuvole si vedevano delle scintille.

Non erano lampi ma...

"Sembrano quasi..." "Alieni!!" finì Ichigo per Zakuro, mettendosi a correre verso il posto dove sembrava era in atto il combattimento.

Lampi velocissimi zigzagavano per il cielo, scontrandosi con boati e lampi di luce gialla e blu. L'aria si scontrava rapida, nascondendo due figure che lottavano accanite.

"Cosa saranno venuti a fare?" chiese Minto, correndo a fianco di Ichigo. "Secondo me non c'entra con gli esseri umani" ipotizzò Retasu.

Tutte aumentarono l'andatura, decise a raggiungere quei combattenti il più presto possibile.

"Cavolo... doveva mettersi anche a piovere?!" si lagnò Purin, riparandosi il capo con le mani. Zakuro socchiuse gli occhi, portandosi una mano di fronte ad essi.

Grossi goccioloni cominciarono a cadere sull'asfalto, bagnando le macerie.

Ichigo continuò a correre incurante.

Che stava succendendo?

Intanto, la lotta continuava serrata, sempre più cruenta.

Le armi dei due alieni si scontravano e toccavano con violenza, producendo attrito e scintille rossastre.

Pai lanciò un fulmine bluatro contro Kish. Questo incrociò i tridenti dinnanzi a se, respingendo il suo attacco con una barriera trasparente.

Subito si spostò, finito l'effetto dello scudo, evitando con una capriola indietro il resto del lampo.

"Se continui a scappare, codardo, questa lotta sarà inutile!" ringhiò Pai, ingrandendo il suo ventaglio e sferzandolo, formando un vento impetuoso.

Kish si smaterializzò dietro Pai, cogliendolo di sorpresa.

Gli puntò un tridente alla gola e l'altro nella schiena.

"Cosa stavi dicendo?" chiese con sarcasmo. Pai non rispose, litandosi ad abbassare il ventaglio.

"Avanti, fallo... Se sprechi questa occasione, la prossima volta potrei esserci io dall'altra parte" lo incitò l'alieno dagli occhi neri.

Kish ridacchiò, facendo sparire le sue armi.

"Non sono un assassino" disse semplicemente.

Si portò davanti all'alieno, le braccia aperte, disarmato.

"Ma se tu davvero lo vuoi diventare... Sono a tua disposizione" sibilò con aria di sfida.

Pai riprese il suo ventaglio, avvicinandosi a Kish lentamente.

"Lo sai che lo farò... Non fare lo spaccone perchè questo non è uno scherzo" lo avvertì, mentre l'arma color rubino si illuminava di blu.

Kish si mantenne in aria, fermo, fluttuando leggermente su e giù.

"Non scapperò..." gli disse ancora, chiudendo gli occhi.

Pai sospirò...

"Sono costretto, Kish..." un fulmine si formò sulla punta della sua arma, brillando di una luce sinistra.

Kish sorrise tristemente "Abbi cura... di Ichigo" sussurrò, senza farsi sentire.

Il generale dell'esercito Sud lanciò il poderoso lampo verso il moro... che non si spostò dalla traiettoria.

Lo beccò in pieno, trafiggendone le mebra.

Kish urlò con tutto il fiato che aveva, contorcendosi nell'alone bluastro.

Mentre Pai guardava lo spettacolo senza intervenire.

Il fulmine si placò.

Con un gemito, l'alieno dagli occhi dorati cadde a terra da una considerevole altezza.

Non si mosse più...

Sotto la pioggia battente che ruscellava crudelmente sul suo volto, sul corpo ferito, quasi volendo lavare il sangue carminio dalle contusioni dell'alieno.

Pai scese a terra, facendo sparire il suo implacabile ventaglio.

Guardò rabbuiato il corpo apparentemente inanimato di Kish.

"Riposa in pace... Spero che sarai felice nell'aldilà" sussurrò prima di smaterializzarsi.

Aveva sentito arrivare qualcuno...

"La lotta sembra essere finita... Non si sente e non si vede più niente" fece notare Minto, fermandosi.

Le altre la imitarono.

Ichigo ansimò, tenendosi il fianco. Si guardò intorno. Lei era già venuta in quel posto...

"Secondo voi era solo un diversivo per farci accorrere qua?" ipotizzò seria Zakuro, guardandosi intorno circospetta. Purin e Retasu fecero spallucce, scettiche.

Ma Ichigo...

"Aspettatemi qui, devo controllare una cosa" e corse via, prima che le altre potessero fermarla.

Entrò nel cortile del magazzino, fissando la struttura arrugginita e diroccata. Le gocce di pioggia picchiavano sul tetto di lamiera, gocciolando giù dalle pareti, impastando la terra battuta e trasformandola in fango.

Tra la nebbiolina che aleggiava a pochi centimetri dal suolo, scorse una figura immobile, sdraiata a terra pancia sotto.

Si avvicinò titubante, stringendo il collare a goccia con il quale si trasformava, pronta a diventare la mew gatto.

Ma non ne ebbe bisogno...

Riconobbe, suo malgrado, il corpo della figura.

"K-kish...?" chiese debolmente, inginocchiandosi di fianco.

Le ginocchia si sporcarono di fango e sangue, che colava dalla grossa ferita sulla schiena di questo.

Titubante avvicinò una mano al suo viso, poggiando la sua mano tiepida sulla guancia graffiata di lui.

La ritrasse di scatto.

Era gelata...

"Kish... A-andiamo, non fare scherzi..." balbettò, prendendolo. Gli poggiò la testa nel suo grembo, scostandogli i capelli fradici dalla fronte.

Ma non vide i suoi occhi maliziosi aprirsi e fissarla con aria di scherno.

La bocca semichiusa, le labbra scarlatte e leggermente insanguinate.

"N-non puoi essere... m-morto..." sussurrò disperata. Il suo sussurro di supplica non si sentì nello scroscio di pioggia. Così come non si vide la sua lacrima cadere sul volto diafano dell'alieno.

"No... N-no..." scosse la testa, piangendo. Strinse il corpo di Kish, gli poggiò la testa in seno e abbracciandolo lo cullò nei singhiozzi.

Dopotutto, non aveva fatto niente...

Era l'unica persona che era legata al suo passato.

Le dava, in un certo modo, un senso di continuità tra tutti gli stravolgimenti a cui aveva assistito.

Non doveva morire...

Era suo "nemico", certo.

Ma una cosa che non meritava... era la morte...

"Non morire... Fallo per me..." pianse sottovoce, carezzandogli i capelli bagnati.

Non sapeva se era qualcosa di miracoloso...

Non sapeva neanche se fosse accaduto per le sue parole...

Fattostà che Ichigo sentì un suo leggero movimento.

Impercettibile ad altri... ma non per lei...

"I... chi...o..." sentì una flebile parola provenire da Kish.

"Kish? Resisti, se sei vivo resisti, devo portarti dove ti possano curare" esclamò con voce emozionata, incespicando nella parole.

Si asciugò svelta le lacrime, alzandosi e correndo verso le amiche per cercare aiuto.

Lasciò Kish solo, immobile sotto il violento acquazzone.

Sperando con tutto il cuore che fosse ancora vivo...

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Capitolo 5
*** Grazie... ***


Nuova pagina 2

...Che bella sensazione...

Dolce e... calda...

E rassicurante...

Che cosa... che cosa è?...

Lo guardava dormire. Le palpebre abbassate coprivano gli occhi dorati. Il petto fasciato si alzava e abbassava dolcemente, il respiro lento e regolare. Sdraiato supino, una mano ripiegata sotto il cuscino, l'altra appoggiata al ventre, coperto da un sottile lenzuolo bianco.

Non poteva svegliarlo...

Il medico della base aveva detto che era meglio lasciarlo dormire.

Aveva acconsentito riluttante a visitarlo, cercando scuse.

Ma Ichigo aveva insistito tanto.

Il dottore allora aveva accettato. Non poteva fare un torto a chi difendeva con le altre tutti loro dalla "minaccia aliena"...

Continuò a guardarlo sonnecchiare, a volte si rigirava nel sonno.

Sentì una presenza dietro di sè...

"Si è svegliato?" chiese sottovoce l'arrivato, giungendole alle spalle.

Ichigo scosse la testa "No... Il dottore ha detto che è meglio lasciarlo riposare..." sussurrò alzandosi.

Gli rivolse un ultimo sguardo apprensivo, prima di uscire dalla stanza delle ragazze, dove era stato messo. Chiuse piano la porta.

"Ah senti, Ryo..." cominciò la ragazza, seguendo il giovane verso la sala comandi. Quello la guardò "Dimmi Ichigo" chiese gentilmente.

Lei si attorcigliò al dito una ciocca di capelli, imbarazzata.

"Beh... Ecco, io volevo... ringraziarti, insomma..." disse stentata, arrossendo leggermente. Ryo inarcò un sopracciglio "Non credo di capire..." disse semplicemente.

"Si, cioè... Hai chiesto tu al medico di visitare Kish quando non voleva darmi retta..." spiegò decisa, tenendo gi occhi bassi.

Il biondo sorrise leggermente "Non ho fatto niente di particolare. Ci sono già troppi morti... Non è necessario aggiungerne altri..." rispose.

Ichigo lo guardò riconoscente, ma vide un'ombra oscurare il suo sguardo cristallino. Cosa poteva essere?

"In effetti..." cominciò a pensare la ragazza "I suoi genitori sono stati uccisi proprio da un Chimero degli alieni... Non lo biasimo per il rancore che prova...". Lo fissava camminare davanti qualche passo a lei, la camminata sciolta e sicura ma leggermente curvo, come se un invisibile peso gli opprimesse sulle spalle.

Non sembrava avesse solo ventun anni...

"Eppure io so che soffri... Perchè allora lo hai fatto?" si chiese la ragazza.

"Bene Ichigo... Adesso vado. Meglio che vai a dormire, sarai stanca... E' già l'una passata" disse Ryo, guardando l'orologio al polso.

La ragazza annuì, avviandosi verso la camera di rimpiazzo che occupava.

Ma si fermò.

"Ryo!" lo chiamò, bloccandolo sulla porta della stanza.

Il giovane strinse la maniglia. Sapeva cosa gli voleva chiedere...

Stette in silenzio, riluttante ad ascoltare la richiesta dell'amica.

"Ti prego di dirmi... Perchè mi hai aiutato a salvarlo? Nonostante la sua stessa razza abbia... abbia ucciso la tua famiglia, non hai esitato a salvargli la vita... Come mai?" chiese seria, piantandosi davanti a lui.

Ryo, se possibile, si rabbuiò ulteriormente.

"Buona notte, Momomiya..." disse aspro, entrando e chiudendo la porta a chiave. Questo comportamento spiazzò Ichigo.

Era la seconda volta che qualcuno non rispondeva ad una sua domanda...

Sospirò "Grazie comunque, sempai (*compagno più grande)..." sussurrò, andandosene e lasciando il corridoio deserto.

Nella stanza, Ryo si era sdraiato sul letto.

Una mano copriva gli occhi stanchi, due occhiaie violacee segnavano il suo giovane viso... Non dimostrava meno di trentanni, malgrado ne avesse nove di meno...

"Perchè l'ho fatto, mi chiede... Come potevo dirle..." cominciò "...Che l'ho fatto perchè... la amo...".

Stette immobile, il volto illuminato dalla debole luna che filtrava dalla finestra seminterrata.

Una solitaria lacrima solcò la guancia del giovane.

Lacrima d'amore...

Ma nessuno dei due sapeva che degli occhi di ghiaccio avevano seguito per filo e per segno quella conversazione, nascosti dietro il muro...

"E così Shirogane sembra avere un debole per quella Momomiya... Bene, un punto debole che mi servirà molto..." ridacchiò una voce femminile, uscendo allo scoperto.

"Non ho ben capito di chi stavano parlando ma non importa, intanto... Informiamo subito Profondo Blu di questa cosa, sono sicura che saprà sfruttarla al meglio..." continuò la voce di Meiko, sparendo nei sotterranei.

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"Non ci credo..." disse una voce tremante "Non puoi averlo fatto davvero, Pai... NON CI CREDO!!!" esclamò nuovamente, mentre lacrime si affollavano minacciosamente nei suoi occhi.

Pai stette in silenzio, voltando la testa...

Erano entrambi nella stanza delle riunioni, insieme agli altri generali e ad un soddisfatto Profondo Blu.

Anche gli altri due generali erano sconvolti.

Quello del Nord si avvicinò alla figura che aveva aggredito verbalmente il collega "Dai Taruto... Calmati, ti prego..." cercava di consolarlo con pacche amichevoli sulla schiena.

Il sedicenne fissò Pai con odio "Dimmelo che è solo... s-solo uno scherzo... DIMMELO!!!!" urlò con rabbia, stringendo i pugni.

Questa volta anche il generale dell'Est si alzò, trattenendo per un braccio il giovane, sempre più arrabbiato "Adesso però basta, soldato... Lei non era neanche ammesso a questa riunione" disse secco l'alieno dai lunghi capelli blu scuro.

Taruto non l'ascoltò neanche...

"Per tutti questi anni, allora... M-mentivi sul fatto che noi tre eravamo... amici..." sibilò con ira, strattonando la presa dei due alieni.

Pai, ancora una volta, fece l'indifferente.

Taruto si alterò ulteriormente.

Voleva scuoterlo, picchiarlo... Non accettava che non gli parlasse nemmeno...

"CAZZO, ALMENO RISPONDIMI!!!" ringhiò Taruto, liberandosi finalmente dalla presa dei due e avventanosi su Pai.

Da seduto, lo fece cadere a terra con un pugno ben assestato, dritto in volto. Ma non era ancora soddisfatto...

Profondo Blu decise di intervenire "Bloccatelo" disse freddamente.

I due generali lo presero da dietro, bloccandolo intorno alle spalle.

Taruto scalciò "Lasciatemi, lasciatemi!!" strepitava furente.

"Generale, la ritengo responsabile del comportamento indecoroso del suo soldato!" sibilò Profondo Blu.

Il giovane alieno dagli occhi viola, il già citato prima generale dell'esercito del Nord, sussultò. Asserì sconsolato "Si, mio signore... Perdonatemi" si scusò, con un inchino, sempre trattenendo un irrequieto Taruto.

"E adesso, lasciateci soli..." ordinò il capo, esortando i due generali e il soldato ad uscire dalla sala.

Quelli si inchinarono, trascinando via Taruto, sempre urlante.

"Vigliacco, Pai!! VIGLIACCO TRADITORE!! SAREBBE COSI' CHE AIUTI LA NOSTRA GENTE?!?! UCCIDENDONE UN MEBRO?!?!".

La sua voce imprecante sparì lungo il corridoio...

Pai si rialzò, massaggiandosi la mascella dolorante.

"Ottimo lavoro, generale..." si congratulò con lui Profondo Blu dall'alto della sua grande poltrona "Come accordato, avrà il comando anche dell'esercito del defunto Kish" disse con un crudele divertimento dipinto nel sorriso.

Con un gesto dell'affusolata mano, fece sparire da una grande cartina con segnata la posizione degli eserciti il nome di 'Generale Kish' dalla posizione dell'esercito dell'Ovest, sostituendolo con quello del suo creduto assassino.

Pai fissò il suo nome nel luminoso schermo al plasma tremulare leggermente.

La voce rabbiosa e rotta dalle lacrime di Taruto gli rimbombò nelle orecchie puntute...

...Traditore... TRADITORE!!!...

E rivide anche il viso di Kish, con il suo triste sorriso.

Aveva sussurrato qualcosa, prima di morire, ma non aveva capito cosa...

Non poteva accettare l'offerta di Profondo Blu...

Almeno questo glielo doveva...

Si inchinò su un ginocchio "Siete immensamente gentile, mio signore, ma... Non credo di poterlo accettare" disse con rispetto.

Un lampo sembrò attraversare gli occhi azzurri di Profondo Blu "C'è forse qualcosa che ti turba, Pai?" chiese con falsa gentilezza.

Ma Pai scosse rapido il capo "No, mio signore, nulla... Solo che... Preferisco gestire solo il mio esercito, grazie mille lo stesso" disse spiccio, cercando di mantenere un tono distaccato.

Sentiva lo sguardo del potente alieno perforargli la nuca, non osava incontrare quegli occhi...

Profondo Blu stette un momento in silenzio, come un falco che studia di colpire la sua preda.

Poi agitò debolmente una mano "Molto bene, se è questo che desideri... Accetta allora la mia gratitudine" disse, congedando il generale.

Pai si trasse in piedi, inchinandosi nuovamente "Grazie a lei, mio signore..." ed uscì dalla stanza.

Profondo Blu accese lo schermo che monitorava la città.

Aveva smesso di piovere e ora una luna splendeva alta nel cielo, coperta sporadicamente da una nuvola passeggera.

Spostò la visuale sulla base degli esseri umani...

Stava fissando le sentinelle che camminavano irrequiete su e giù davanti al portone di metallo rovinato, quando la sfera di contatto con il suo Giuda si illuminò...

"Mio signore, chiedo rapporto alla base" disse una voce proveniente dalla sfera biancastra.

L'alieno sorrise cattivo alla vista del suo fedele alleato "Dimmi pure, Meiko, sono in ascolto..." disse, ingrandendo il bel viso della giovane.

"Ho scoperto una cosa che forse le potrà essere utile" lo informò, un brillio strano negli occhi chiari.

Profondo Blu si mise in ascolto "Parla" la incitò.

Meiko sembrò soppesare bene le parole "Ecco... Sembra che il biondo, Shirogane... Sia interessato ad un'umana di nome Ichigo Momomiya" spiegò.

L'alieno perse tutto l'entusiasmo "E dovrebbero interessarmi le frivole storie d'amore di quei patetici umani?" chiese deluso alla ragazza.

Meiko sembrò spiazzata "No! Però... Credevo che..." ma lui la interruppe "Signorina Hida, si occupi di trovare un modo per recuperare quel documento... Del resto non si preoccupi... A presto" e chiuse la cominucazione, lasciando la moretta spiacevolmente delusa.

Congiunse la punta delle dita affilate "A quanto pare, il mio piano sembra più difficile da attuare del previsto... Senza l'altro documento, l'arma è totalmente inutile..." sussurrò rabbioso.

Rivolse nuovamente lo sguardo alla base degli umani.

Passò una lunga unghia sul monitor al plasma, graffiandone la superficie con un'acuto stridio.

"Morirete tutte, inutili creature..." sibilò all'immagine, che si spense subito dopo, lasciando la stanza completamente buia...

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Un tiepido sole gli carezzò il volto.

La camera era al primo piano ed era più luminosa delle stanze poste nel seminterrato.

In uno dei cinque letti, una figura sdraiata aprì debolmente gli occhi dorati, mettendo lentamente a fuoco la stanza.

"Ma... Ma dove sono..." sussurrò stentato.

Tentò di alzarsi seduto, ma subito la testa gli girò.

Dovette richiudere gli occhi, cercando di fermare il movimento.

Alzò una mano fasciata, scrutando le bende.

"E queste?" si chiese, notando che le aveva anche al petto e in altre parti del corpo.

Gli dolevano immensamente il dorso e la schiena e faceva fatica a respirare.

Probabilmente aveva anche qualche costola rotta...

Inoltre, si sentiva debolissimo e appena cercava di muoversi, le vertigini si facevano sentire violentemente.

Si carezzò la benda che gli circondava la fronte, dalla quale usciva qualche ciuffo di capelli ribelle.

Scostò leggermente il lenzuolo bianco, profumato di bucato, rendendosi conto di essere mezzo nudo. Indossava solamente una specie di indumento da lui mai visto...

Concentrò la sua attenzione alla stanza.

Le pareti erano rovinate, l'intonaco si stava gradualmente staccando dai muri e dal soffitto.

Tuttavia c'era un'aria abbastanza rilassata e, in un certo senso, pacifica...

Ospitava cinque scarne brandine, una delle quali, vicino al muro, dalla parte opposta della finestra, occupata da lui. Inoltre erano presenti un armadio e un tavolino con delle sedie. Segno evidente che lì dentro ci abitava qualcuno... Ma chi?

Si ricordava solo di Pai, del combattimento...

Il lampo l'aveva colpito e poi... Buio.

Mentre cercava di chiarirsi le idee, una persona entrò nella stanza.

Si fissarono in silenzio.

Era una ragazza... L'aveva già vista!

"Ma tu... Non sei Midorikawa Retasu?" chiese curioso, tirandosi seduto prudentemente, cercando di contrastare le vertigini.

La ragazza non rispose.

Dietro gli occhiali divenne scarlatta.

"AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!" urlò spaventata, correndo velocemente fuori e lasciandolo solo nella stanza sempre più perplesso.

Retasu piombò agitata nel bagno femminile, dove si trovavano tutte le sue amiche.

Minto e Purin si stavano lavando i denti, ancora assonnate, Zakuro stava lavandosi la faccia e Ichigo era sotto l'unica doccia della base, riservata al bagno femminile. Gli uomini la usavano poco... (Emh...^^''' ndMe)

"I... I... I-in... ca...ca-ca..." cominciò balbettando Retasu, agitatissima.

Si degnarono di rivolgerle uno sguardo dubbioso.

"Che stai cercando di dire, Recchan?" chiese Purin, guardando l'amica, preoccupata per la sua salute mentale.

"Zakuro, tu che ne pensi?" chiese Minto alla compagna, smettendo di lavarsi i denti. L'alta ragazza scosse la testa, riprendendo a lavarsi la faccia.

Retasu si spazientì.

Si diresse decisa verso la doccia, che ospitava momentaneamente un'ignara Ichigo.

Spalancò la porta a vetro opaco scorrevole "Ichigo!" chiamò.

La rossa si bloccò a mezzaria, l'acqua che ancora le scorreva sul corpo.

"Che... CHE DIAMINE FAAAAAIII?!?!" esclamò, afferrando al volo un asciugamano e cingendoselo intorno al corpo, cercando di coprirsi.

"Scusa ma... I... In camera... c'è..." cominciò Retasu, non riuscendo a finire la frase, ritornando della bella sfumatura porpora.

Ichigo la fissò con i suoi occhi color cioccolato "Dici Kish? Si è svegliato, allora..." disse poi, sollevata.

La ragazza con le treccie annuì.

"E cosa c'è di nuovo?" chiese esasperata Minto. Purin le diede ragione "Già, guarda che è da ieri pomeriggio che dorme lì..." disse semplicemente. Zakuro sorrise...

Aveva capito il motivo d'imbarazzo dell'amica.

"Si ma... Ma, ecco... Non è... vestito..." balbettò, abbassando sempre più il tono di voce.

Le altre scoppiarono a ridere, facendola indispettire.

"Non c'è niente di divertente!" si lamentò la giovane.

Ichigo le lasciò, uscendo furtivamente dal bagno, con ancora indosso l'asciugamano e i rossi capelli bagnati.

Voleva parlargli assolutamente.

Doveva capire come si era ridotto in quello stato, contro chi aveva combattuto...

Ma incontrò qualcuno di inaspettato per i corridoi.

"Momomiya! Cosa fai in giro così... alle sei di mattina?" chiese maliziosa Meiko, arrivando alle spalle della giovane.

Ichigo si voltò, stringendosi l'asciugamano al petto "Buongiorno Meiko" salutò amichevolmente, svicolando la domanda.

Ryo era stato molto chiaro...

Nessuno doveva sapere che ospitavano un'alieno nella loro base, tranne il medico e le altre. Soprattutto non Meiko Hida...

La ragazza mora sorrise glaciale "Hai evitato la mia domanda...?" chiese in un sussurro.

Ichigo notò un canino decisamente non umano sporgere dalle labbra scarlatte della giovane. Un brivido le percorse la schiena.

Quella Meiko le incuteva timore...

"No... Adesso vado, Meiko, ci si vede" e corse via, scalza, lasciando lungo il pavimento di pietra gocce d'acqua.

La ragazza seguì con lo sguardo Ichigo che si allontavana.

Corrugò le sopracciglia.

Le sorse il dubbio che avesse dei sospetti sul suo conto...

E poi, da ieri pomeriggio erano strane.

"Nascondono qualcosa..." sibilò, prima di scomparire giù dalle scale, diretta verso la sala comandi.

Si era vestita.

Si era asciugata e pettinata i capelli.

Perchè, poi? Su chi doveva fare colpo?

Stringeva la maniglia della porta dove si trovava Kish, non avendo il coraggio di aprirla.

"Avanti, Ichigo, che ti prende?" si rimproverò.

Tirò un sospiro per calmarsi, spingendo poi la porta per entrare.

"Emh... Kish?" chiese titubante, entrando e guardandosi intorno.

Corrugò le sopracciglia, chiudendosi la porta alle spalle.

Dove era finito?

Poi...

Notò che era seduto vicino alla piccola finestra, fissando un punto imprecisato fuori dal vetro.

Si avvicinò senza far rumore.

Il sole giocava con i capelli del giovane, tingendo la sua spettinata chioma di riflessi verde scuro.

Il viso era graffiato ma le ferite si erano rimarginate.

La benda bianca spariva tra i suoi soffici capelli.

Non sembrava essersi accorto della presenza di Ichigo nella camera...

"Emh..." tossicchiò la ragazza, richiamando l'attenzione dell'alieno.

Quello sobbalzò, uscendo da quella specie di incoscienza in cui era.

La guardò senza far commenti, cosa alquanto strana.

Sembrava spento, senza vita...

"Come... Come va?" chiese Ichigo con fare amichevole, alzando una mano in segno di saluto.

Kish distolse lo sguardo, ritornando a fissare tristemente fuori dall'apertura.

La ragazza si sorprese per il comportamento rassegnato del giovane.

Non sembrava più lui...

Dov'era finita la scintilla sibillina che animava i suoi occhi dorati?

Dove era sparito il sorriso malizioso di un tempo?

Ichigo sospirò, andando verso l'armadio.

Lo aprì e ne tirò fuori dei vestiti.

Un paio di pantaloni e una maglia nera a maniche lunghe "Indossa questi, momentaneamente, te li ha prestati Ryo... I tuoi erano parecchio malridotti..." disse gentilmente, porgendogli gli abiti.

Lui non li prese, abbassando il capo.

"Beh, lo so... Non sono il massimo" ridacchiò imbarazzata "Ma quando tornerai..." cominciò.

Ma Kish la interruppe "Non credo... Di poter tornare..." sussurrò.

Ichigo lo guardò senza capire.

"Non... Non credi di poter tornare? Cosa vuoi dire?" chiese nervosa, stringendo i vestiti al petto.

Le piaceva sempre meno quel Kish così tranquillo...

L'alieno poggiò una mano sul vetro della finestra, sempre evitando lo sguardo indagatore di lei, lasciando l'impronta della mano "Lo sai chi... Mi ha ridotto così?" domandò con voce dura.

Ichigo si strinse nelle spalle "Veramente no..." si giustificò.

Lui strinse la mano a pugno "La persona che mai mi sarei aspettato diventasse un sicario per uccidermi... Pai" disse in un sussurro.

La ragazza si bloccò, lasciando cadere sul freddo pavimento i vestiti.

"P-Pai? Il Pai che conosco, tuo amico e consigliere?" balbettò scioccata, chinandosi per riprendere gli abiti, ora malamente spiegazzati.

Kish annuì con dolore, mordendosi un labbro.

Ichigo sentì una specie di stretta al cuore.

Non l'aveva mai visto così triste...

L'alieno sembrò accorgersi dopo della presenza della giovane.

Si passò rapido una mano sugli occhi, girandosi.

"Non so neanche perchè sto dicendo queste cose a te... Cosa ne vuoi capire" disse brusco, allontanandosi dalla finestra e superando Ichigo.

Si sedette sulla brandina, facendo cigolare le molle.

La ragazza sembrò offesa "Ti sbagli" lo seccò.

Il suo tono era talmente deciso che fece finalmente sollevare lo sguardo all'alieno.

Lui si perse nelle iridi scure della giovane, che gli fecero mozzare il fiato.

Ichigo andò davanti a lui, ancora seduto, e si inginocchiò per terra, così da poterlo guardare negli occhi anche se lui aveva riabbassato lo sguardo.

"Anch'io ho sofferto... Ho perso l'amore della mia vita senza poter fare niente, ho lasciato i miei genitori e non so neanche se siano ancora vivi... Ma non per questo mi lascio scoraggiare! La vita è così, spietata e senza cuore... Ma bisogna accettarla e viverla come viene, no? Io credo che..." si passò una mano nei lisci capelli, leggermente imbarazzata "Solo così si può apprezzarla veramente...." spiegò, abbassando lo sguardo.

Kish si ritrovò a fissarle la nuca.

Poi lei si rialzò, posando i vestiti sul letto "Tieni, quando vuoi sono qua... Anche se... Emh, non dovresti girare così..." sussurrò arrossendo.

Kish era infatti vestito di soli boxer.

Lui la guardò inarcando un sopracciglio "Perchè? Che male c'è?" chiese innocentemente.

Lei scosse la testa divertita "Fattelo spiegare da Ryo, è meglio...".

Si diresse verso la porta, decisa ad uscire.

"Aspetta!" la chiamò l'alieno.

Lei si girò, la mano sulla maniglia "Si?" chiese.

L'alieno fece uno sbuffo "Sei sorprendente, umana... Più passa il tempo, più mi accorgo che la vostra gente è quanto mai simile alla nostra..." dichiarò Kish.

La ragazza sorrise diveritita "Mi lusinghi... Ci vediamo" salutò, uscendo dalla stanza.

Il giovane fissò la porta chiusa.

L'ombra di un sorriso gli sfiorò le labbra "Grazie...".

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Capitolo 6
*** Doubts ***


Si fissò perplesso nel piccolo specchio sopra il lavandino.

Non si era mai vestito così...

Decisamente non era abituato.

Cercò di appiattirsi i ciuffi ribelli sotto la benda, inutilmente.

Gli girava ancora la testa ma si era stufato di stare a letto come un vegetale.

Aveva cercato i suoi abiti ma si era rassegnato ad indossare quelli che gli aveva portato Ichigo.

Sospirò davanti al suo riflesso...

In altre occasioni si sarebbe pure divertito a vivere questa esperienza.

Purtroppo… non in questo momento...

Fissò con rabbia le sue ferite nello specchio sbeccato.

Com'era strana la vita...

Prima sei uno stimato generale, un ottimo combattente e una figura rispettata e un attimo dopo... un reietto in fuga, costretto a chiedere miseramente asilo al nemico.

"Dov'è finito il tuo orgoglio, eh Kish? Strisciare davanti agli esseri umani..." sibilò al doppione incorporeo.

La stessa espressione corrucciata, lo stesso sguardo gelido...

Si voltò rapido, evitando di guardarsi ulteriormente.

Sapeva benissimo chi era in realtà...

Decise di uscire dalla stanza, al diavolo gli avvertimenti di quello Shirogane!

Se lo avevano accolto era libero di fare quello che voleva...

Uscì, sbattendo la malandata porta.

Si avviò nel dedalo di corridoi, deciso a trovare qualcuno.

Una qualsiasi presenza...

Meiko stava ascoltando da dietro la porta.

Ichigo e Ryo erano intenti in una accesa discussione, e le altre ragazze cercavano invano di calmarli.

"Dannazione, non riesco a sentire cosa dicono..." imprecò la giovane, accostando l'orecchio alla porta.

All''interno, Ryo stava accusando Ichigo...

"Sei la solita ragazzina immatura, Momomiya!! Pensavo che un minimo fossi cresciuta in questi anni..." la rimproverava duro il biondino.

La ragazza era furiosa "Scusatemi tanto, vostra maestà, se ho semplicemente aiutato un moribondo!!" sbottò.

Zakuro le mise una mano sulla spalla "Ichigo..." disse con calma.

Ryo riprese la sua ramanzina "Non è questo il punto!! E' che non possiamo ospitarlo in eterno, lo capisci o no?! E' un alieno, maledizione, un nostro nemico!!" "Ma non ha dove altro andare, me l'ha detto stamattina!! Non credo mentisse..." ribattè la mew gatto.

Purin e Retasu seguivano concentrate la conversazione, mentre Minto scuoteva la testa.

"Il tuo problema, mia cara, è il tuo stesso egoismo!! Non possiamo rischiare di perdere altri uomini solo per assecondare il tuo capriccio di avere quell'alieno!" spiegò il ragazzo, ma venne interrotto "Il mio capriccio?!? Non è una stupida voglia di avere qualcosa, Shirogane, è un volere salvare qualcuno da una morte ingiusta!!".

Ryo la fulminò con lo sguardo. Andò verso la finestra, spalancandola di botto. "Guarda fuori, Ichigo, guarda!!" urlò, indicando fuori.

Il retro della base...

La terra smossa ospitava diversi cadaveri dei caduti in battaglia, compresi Keiichiro e...

Ichigo fissò il macabro cimitero.

Non una lapide, non un mazzo di fiori...

Solo fango e ossa...

"Non dimenticare che lì ci sono tutti le persone a noi care, morte ingiustamente!! Persone come Keiichiro e il tuo Aoyama!! Persone che combattevano per una causa comune e che magari neanche comprendevano! Dimmi, loro forse meritavano la morte?!" chiese con rabbia.

Le ragazze nella stanza stavano zitte...

Ryo era davvero arrabbiato.

A Ichigo salirono le lacrime agli occhi...

"Quindi non venire a parlarmi di morte giusta o ingiusta, Ichigo, non farlo davanti al sottoscritto!! Se fosse per me ucciderei con le mie mani tutti quei miserabili che hanno ridotto agli sgoccioli la sopravvivenza della nostra razza!!" ringhiò, richiudendo di colpo la finestra.

Poi si bloccò...

Aveva esagerato.

Aveva nominato Masaya, l'aveva rifatto...

Era la seconda volta che feriva Ichigo.

Minto intervenne "Ryo... Non ti sembra sbagliato ripagare la violenza... con la stessa moneta?" chiese timidamente.

Il ragazzo non rispose.

Aveva perso tutte le parole...

Ichigo non resistette più "Non parlarmi di Masaya!!! Non sto certo confrontandolo con Kish, solo che..." disse con la voce incrinata, gli occhi lucidi.

Lo fissò dritto nelle iridi azzurre. Il ragazzo notò una lacrima scendere lentamente per la guancia della giovane.

"Solo che pensavo, come una sciocca, che almeno i miei amici non mi avrebbero voltato le spalle... Quando nemmeno io capisco più cosa voglio..." mormorò, prima di scappare fuori dalla porta.

"Ichigo!! Ichigo fermati!" la chiamarono le sue amiche.

Ryo rimase nella stanza.

Solo, con il suo senso di colpa...

Che stava crescendo ulteriormente.

Ma che a nessuno sembrava importare...

Meiko era sparita poco prima che Ichigo corresse fuori dalla stanza.

Sospirò di sollievo, nascosta dietro il muro, una mano al cuore.

"C'è mancato poco, sta volta..." disse in un sussurro.

Si appoggiò al muro, dondolandosi sui talloni "Kish... Kish, Kish... Dove ho sentito questo nome..." si chiedeva.

Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando qualcuno le arrivò alle spalle. Qualcuno che lei conosceva benissimo...

Meiko era sbigottita "Che ci fai... qui...?!" esclamò spaventata.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

… “Ti sei rammollito, Kish… Una volta eri più bravo a combattere”…

“Sei tu quello debole… Io non mi faccio dare ordini da nessuno, al contrario di te… mio caro burattino…”…

Nel suo buio ufficio continuavano a rimbombare queste parole.

Incessanti e martellanti, non lasciavano tregua alla sua coscienza.

Come aveva… potuto, come aveva anche solo immaginato di poter uccidere quello che una volta rappresentava un po’ la sua famiglia?

Nessuno, lui per primo, avrebbe mai immaginato una simile conclusione per un’amicizia…

Soprattutto per la loro.

Ma cosa era accaduto?

Quel era stata la scintilla dell’odio tra i due…?

Solo una cosa…

Ironicamente, proprio l’opposto dell’astio.

L’amore.

A volte, quando questo sentimento è eccessivo, o forse solo per la sua purezza, può essere distorto, mal compreso… e può portare a ferire qualcuno…

Forse Pai era stato solo troppo apprensivo, verso di lui. Forse aveva esagerato con i suoi avvertimenti, d’altra parte era solo un’infatuazione…

Ma c’era quella vocina… quell’acuta e insistente vocina…

…Infatuazione? Come infatuazione…? Sei cieco, Pai, non lo vedi? Il sentimento di Kish per quell'umana è qualcosa di più, non ti rendi conto? Amore, si chiama… Già, quella stupidità che chiamano “eternità”…

Nonostante i tentativi dell’alieno di scordare quelle insistenti ammonizioni, esse si facevano strada dentro di lui.

Lente, inesorabili, costanti…

Ne aveva parlato con lui.

L’aveva messo in guardia, certo.

A cosa era servito…? Non aveva fatto altro che rafforzare ulteriormente il sentimento di Kish verso Ichigo.

Che, come prevedeva, l’aveva portato alla rovina…

Bussarono leggermente alla porta “Pai…? Posso entrare?” chiese una voce gentile da fuori la porta metallica.

L’alieno dagli occhi scuri fissò la porta in silenzio, non rispondendo alla domanda.

Questa si aprì comunque, cigolando leggermente. Una lama di luce si insinuò nell’oscurità della camera, accompagnata da un persona.

Era il generale dell’esercito del Nord, il capo reparto di Taruto.

“Ecco io… Beh, volevo solo scusarmi per il comportamento di Taruto, prima nella sala durante la riunione. Come suo superiore avrei dovuto tenerlo a bada” disse duramente il giovane alieno, rimproverandosi.

Pai non si premurò di rispondergli.

“Solo questo… Adesso ti saluto, devo controllare lo stato del mio esercito”

“Aspetta…”

L’alieno dagli occhi viola fissò Pai “…Dimmi” disse gentilmente.

Pai si alzò dalla poltrona, aggirando la scrivania “Quanti hanni hai?” chiese il generale dell’esercito del Sud.

“Diciotto” rispose leggermente imbarazzato l’altro.

Quello sbuffò “Sei giovane… Capisco perché tieni così tanto a Taruto”.

“...E’ anche un mio amico, oltre che un soldato dell’esercito…”

Un silenzio imbarazzante scese sulla sala…

“Che ne pensi, Shin, di quello che ho fatto?” chiese Pai a bruciapelo.

L’alieno dagli occhi viola sembrò spiazzato “Era… Era un ordine che Profondo Blu ti aveva dato, giusto o sbagliato dovevi eseguirlo” cercò di rispondere Shin.

Pai scosse la testa “E’ proprio questo… Che Kish voleva impedirmi di compiere… Voleva proteggermi da me stesso, impedirmi di diventare solo il burattino di Profondo Blu… E io l’ho capito soltanto adesso…”.

Shin guardò tristemente l’alieno davanti a sé “Allora… Forse dovevi seguire il suo consiglio, non trovi?”

Il generale dell'esercito del Sud abbassò lo sguardo, risedendosi dietro la scrivania.

“… Sono un debole, è questa la verità… Qualunque cosa io faccia, non potrò mai uscire dalla concezione che mi sono fatto della vita… Ho solo ventitre anni, Shin, soltanto ventitre... E ho alle spalle almeno quattro anni di ingiusti omicidi...”

Shin non seppe cosa ribattere “Adesso devo proprio andare, Pai… Se vuoi parlarne non devi che dirmelo…” e fece per uscire dalla stanza.

“Ah, Shin…”

Il giovane si girò, silenzioso.

“Scusati con Taruto da parte mia… Anche se le mie remore non potranno riportare Kish indietro…” concluse Pai, congedandolo.

Quello sorrise “Certo… Glielo riferirò” rispose l’alieno, uscendo dalla stanza.

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Meiko fissava sbigottita la figura davanti a se.

“Non è possibile… Non dovresti stare qua, lo sai benissimo!!! Se ti beccano finisco anch’io nei guai, brutt…”

“Taci, strega” sibilò l’incappucciato, freddando la concitata parlantina della ragazza.

La mora strinse i denti, furiosa…

“Sai benissimo perché sono qua, non per mio piacere… Profondo Blu è stufo della tua incompetenza”

Un sorrisetto di sufficienza si dipinse sulle labbra di Meiko “Non è certo colpa mia se adesso quel documento è sorvegliato a vista… Si da il caso che qualcuno…” disse rivolgendo uno sguardo eloquente alla figura “…si sia fatto scoprire… Dovevi duplicarlo, non rubarlo del tutto” spiegò con tono saccente.

Quello stette in silenzio, fissandola sotto il mantello con il suo sguardo serio.

“Ora vattene, Taruto… Sarò solo e soltanto io a rubare l’altro documento… E non sarà un mocciosetto ad impedirmi di acquisire la stima di Profondo Blu” disse Meiko con voce velenosa, facendo per andarsene.

In un gesto fulmineo, Taruto spinse contro il muro la giovane, bloccandole ogni via di fuga.

La mora lo fissò sogghignando, alzando lo sguardo.

Malgrado fosse più giovane di lei di tre anni, era leggermente più alto.

“Vedo che sei impulsivo come sempre… Non hai ancora imparato a controllare i tuoi sentimenti?” chiese, incrociando le braccia.

“Sarò io a prendere l’altro documento… E questa volta, non interverrai…” disse in un sibilo. Schioccò le dita e davanti a Meiko rimase il vuoto.

La mora scosse i lunghi capelli “Povero illuso… Scoprirai presto di cosa sono capaci gli umani per difendere le cose a cui tengono…”

Kish camminava guardingo per i lunghi corridoi, continuando a tirare il collo della maglia nera. Quanto gli dava fastidio quell’abbigliamento da umano…

Ormai era arrivato all’ingresso della base, ma fin’ora di presenze, neanche l’ombra.

Sentinelle, soldati, generali… Dov’erano tutti?

Poi sentì un rumore di passi agitati in fondo al corridoio.

“Di qua, di qua presto!!”

“Non deve sfuggirci”

L’alieno dagl’occhi d’oro si fermò di botto.

Chi inseguivano…?

Poi sentì un rantolo e delle urla spaventate.

…Silenzio…

Cosa diamine stava succedendo?!

Corse veloce al punto dove aveva udito le voci.

Ma inciampò in qualcosa…

Si ritrasse inorridito.

Quel qualcosa era il cadavere di un uomo, la gola recisa, un fiotto di sangue che sgorgava dalla ferita macchiando il pavimento.

Probabilmente gli altri erano fuggiti…

Kish si chinò sul cadavere, guardando il profondo taglio con aria da esperto.

“Non può essere…!” mormorò incredulo, rialzandosi rapido.

Si guardò intorno sotto il ciuffo di scuri capelli, osservando attentamente tutte le porte chiuse delle stanze intorno a se…
”Trovato” esclamò, smaterializzandosi.

Riapparve in una camera chiusa, illuminata solo dal grande schermo di un computer acceso. Davanti al quale era seduta una figura… Una nota figura…

“Da quando ti diletti nell’uccidere gli umani, Taruto?” chiese con tono ironico, alle spalle dell’amico alieno.

Quello balzò in piedi con movimento felino, puntando un affilato pugnale dalla lama seghettata alla gola nuda dell’alieno dagli occhi d’oro.

Ma lo guardò meglio, allontanandosi incredulo…

“K… K-Kish?!” balbettò, lasciando cadere a terra il coltello con un tintinnio.

Il moro sorrise con sufficienza "Io, Taruto, proprio io..."

Il giovane osservò meglio il "resuscitato", ancora sbigottito. Indossava abiti umani, che erano decisamente bizzarri. Inoltre, non aveva fermato con i suoi soliti codini ai lati delle orecchie i capelli, che scendevano sensuali a ciocche sul viso diafano, sfuggendo alla fasciatura sulla fronte.
"Sei... Sei diverso, in un certo senso..." fece notare Taruto, corrugando le sopracciglia indispettito.

Kish si rabbuiò "Non sono io quello diverso, qua dentro... E credo tu abbia intuito il perchè...".

Silenzio da parte del più giovane.

"Pensavo che almeno tu fossi scampato al controllo di Profondo Blu... Ma evidentemente mi sbaglio, vero?" insistette, appoggiandosi al muro crepato.

Taruto scosse la testa "Tu... Non capisci, Kish, proprio non ci arrivi che dobbiamo per forza fare quello che ci dice?" sbottò esasperato.

"Cosa non capisco..."
"Che è il solo modo per riprenderci questo dannatissimo pianeta!"

"No... E' proprio questo il punto... Dobbiamo davvero impossessarci della terra? Per farne cosa, sentiamo!"
Taruto boccheggiò, cercando disperato una risposta convincente.

Non la trovò...

"Lo vedi? Neanche io lo so, per questo mi sono venuti i dubbi..." concluse Kish serio, incrociando le braccia.

Taruto lo guardò di sottecchi "Sicuro che non sia per un altro motivo... Magari di nome Ichigo...?" chiese acido, risedendosi al computer.

Kish lo trafisse con i suoi occhi ambrati.

"Non dire assurdità..." sibilò velenoso "Io provo disgusto per qualunque cosa riguardi gli umani, senza eccezioni..." disse soppesando bene ogni parola.

Taruto sogghignò "Certo, se lo dici tu... Piuttosto, cosa ne pensi di Pai?" domandò circospetto.

Il moro ci pensò un attimo.

"...Non lo odio per quello che ha fatto... Provò solo pietà per un povero burattino" disse dolorosamente, toccandosi la fronte fasciata.

Il sedicenne lo fissò "E' per questo che ti ammiro, Kish... Che farai, adesso? Hai intenzione di chiedere l'asilo politico agli umani o di tornare con noi..."

Kish temeva quella domanda...

Già, cosa avrebbe fatto?
Se Profondo Blu aveva mandato Pai ad ucciderlo significava che voleva toglierlo di mezzo...
E la prospettiva di passare con gli umani lo rivoltava seriamente.

Tranne...

...Tranne che per la sua gattina...

Si, aveva mentito.

Quante volte aveva inventato bugie inutili...
Non si possono nascondere i sentimenti con futili menzogne.

Ma quali sentimenti...? Ne aveva davvero o era semplicemente un'ossessione?

"Ehi Kish? Ci sei..." lo chiamò Taruto, sventolandogli una mano davanti agli occhi.

Il ventunenne scosse la testa

"Non lo so, ho bisogno di riflettere... Per ora non potrei comunque fare niente, quindi aspetto di ristabilirmi completamente, poi si vedrà" spiegò.

Taruto sembrò soddisfatto.

"D'accordo... Beh, finisco quello per cui sono venuto e me ne vado..." ma Kish schioccò le dita e un dischetto nero finì nelle sue affusolate dita.

"Che stai facendo, Kish? Dammi quel dischetto..." intimò minaccioso il più piccolo.

Il moro sogghignò "Si da il caso che, fin quando io starò qua dentro, nessuno potrà avvicinarsi a questo documento..."

"Che vuoi dire...?" sibilò l'altro, sospettoso, carezzando il suo coltello "Io ho degli ordini e quest'atto potrei chiamarlo insubordinazione, anche se sei un mio superiore...".

Kish non si scompose "Che anch'io voglio godermi lo spettacolo dello sterminio della feccia umana, quindi è semplicemente rimandato... Tutto chiaro, piccoletto?" lo freddò.

Con un'altro schiocco di dita fece sparire il floppy nero.

Taruto cercò di capire se mentiva, ma nella lettura del pensiero era ancora negato, quindi decise di fidarsi.

"Allora va bene... Ci vediamo, dunque"

"Ancora una cosa!"
Il sedicenne si fermò "Cosa..."
Kish trasse un sospiro "Non dire a nessuno che sono vivo... Finchè non mi faccio vedere io, devo sembrare morto per tutti..."

L'altro annuì "Agli ordini... generale" sibilò, prima di sparire dalla stanza.

Kish fissò il grande schermo, con la formula finale scritta in nero lampeggiare nitida al centro.

La vita delle due fazioni nemiche dipendeva da quei numeri.

Sia per l'una o per l'altra, nessuno sarebbe sopravvissuto, se le due formule si fossero unite. Dando vita all'arma più potente mai conosciuta.

L'arma finale...

Spense il monitor, restando nella buia stanza.

"Permettimi di stare ancora per un po' con te, mia gattina..." sussurrò, appoggiando la testa tra le braccia incrociate sul tavolo.

"Almeno questo... Almeno questo me lo concedi?"

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Masaya…

Io… Io non voglio perderti…

Non lasciarmi, non voglio…

Si, sono egoista.

Ma… L’amore rende egoisti, vero?

Perché vai via? Perché pensi solo a te stesso?

PERCHE’?!?

Non sento… Non sento più la tua voce…

Era nel retro della base, osservando quella scarna terra infangata.

Li c’erano i suoi amici, lì c’era Keiichiro, lì c’era… Il suo Masaya…

Tutta colpa di Shirogane.

Perché l’aveva nominato…?

Non era forse stato lui a dire di lasciarsi il passato alle spalle?

Ma quale passato…

“Chi voglio prendere in giro” disse Ichigo in un sussurro “Non riesco o forse non voglio… Dimenticarlo…”

Si rannicchiò sulla terra scura in posizione fetale.

Respirò il penetrante odore del fango…

“Aoyama…” singhiozzò debolmente.

Rimase immobile, sgorgando lacrime dagli intensi occhi scuri.

Per una volta si dimenticò della missione…

Non era più Ichigo Momomiya, la paladina della terra.

Era solo…

Solo una ragazza a cui era stato strappato l’amore della vita…

Solo un’anima smarrita nell’immensità di questo sentimento…

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Capitolo 7
*** Frammenti del Passato ***


Li guardava con i suoi occhi chiari. Quegli occhi penetranti e gelidi...
Era sempre stato così.
Quella ragazzina irriverente fissava tutti con sufficienza, sotto la lunga frangia nera, trafiggendo le persone con le sue iridi di ghiaccio.
Fin quando non era arrivato lui...
Solo lui l'aveva capita, solo lui non aveva evitato il suo sguardo.
Ma poi... Cos'era successo?
Qual’era stata l'incrinatura tra loro due...?

-Flashback-
"Non possiamo tenerlo, caro, lo capisci, vero?"
"Ma... Ma io non..."
"Fidati, non c'è altro modo."

Nell'altra stanza, due bambini ascoltavano attenti. Uno aveva dei profondi occhi d'ambra e teneva lo sguardo basso, ignorando la voce della bambina.
"Kish, cosa dice la mamma?" chiedeva tirandolo per la manica.
L'altro strinse i pugni, digrignando i denti sulle labbra scarlatte. La bimba lo fissò curiosa, una muta inquietudine negli occhi azzurri.
"Fratellone? Fratellone perchè non rispondi?" insistette, cercando di guardarlo in viso. Kish la scacciò malamente.
"Vattene Meiko, è colpa tua se la mia mamma è morta!!" urlò con rabbia il bimbo, scappando nell'altra stanza.
Meiko rimase sola, immobile, fissando il posto vuoto dove prima c'era Kish, il suo fratellastro.
-Fine Flashback-

"Sei d'accordo, Meiko?"
La voce di Ryo la riscosse dai suoi pensieri. Si guardò intorno, riconoscendo la sala delle riunioni, improvvisata nel sotterraneo dell'edificio. Scarne lanterne brillavano fiocamente alle pareti, allungando le ombre degli occupanti della stanza sui muri.
"D'accordo con cosa..." sussurrò, ticchettando le unghie sul tavolo "Non avevamo già deciso cosa fare giorni fa?" chiese poi, con tono irritato.
Ryo non si scompose.
"La situazione è cambiata... Il Giuda tra noi si muove nell'ombra, sempre più rapido. L'attacco di stanotte ne è una prova. Non possiamo correre rischi..." disse con voce ferma, scorrendo gli occhi celesti sui volti della stanza.
Tutti annuirono.
Meiko rimase impassibile, corrugando la fronte pallida sotto la lunga frangia nera "Come ordini, Shirogane..." congedò il biondo, uscendo dal sotterraneo.
Il giovane aspettò di sentire i suoi passi allontanarsi per i corridoi, prima di parlare con gli altri.
"I miei sospetti prendono sempre più corpo... Agite secondo i piani. Stanotte stessa..." sbattè un pugno sul tavolo "Niente errori. Il futuro della terra dipende da voi, solo ed esclusivamente da voi... Non deludetemi...".
Le quattro ragazze si alzarono, uscendo una dopo l'altra dalla buia cantina.
Tranne Retasu...
La diciannovenne prese la parola "Shirogane-san... Come facciamo con Ichigo?"
Ryo sussultò. L'aveva vista piangere, quella stessa sera...
Per colpa sua.
Sua e del suo stupido orgoglio. O forse, quella strana morsa nella stomaco, era gelosia...?
"Fate come volete. Non manderò certo a monte l'operazione di recupero per una ragazzina capricciosa..." disse brusco, lasciando Retasu.
Come facevano male quelle parole...
Come rodevano il suo cuore innamorato... Di un amore impossibile...

*
"There's no way out
of this dark place...
No hope
no future...
I know I can't be free
but I can't see another way...
I can't face another day..."

Camminava smarrita per le vie della città.
Quella parte era ormai inagibile, la corrente elettrica era saltata del tutto.
Quel posto era Zona Vietata.
Era caduto in mano degli alieni, la roccaforte sud. Ma non ci sarebbe voluto tanto che, piano piano, avrebbero conquistato anche il resto di Tokyo, divorando la sua resistenza pezzo dopo pezzo, esercito dopo esercito, uomo dopo uomo...
Sapeva benissimo che, recandosi lì, correva un grave pericolo.
Gli alieni sarebbero impazziti dalla gioia se mai avessero messo le mani su una combattente Mew Mew. E per giunta la loro leader...
"Cosa speri di ottenere, Ichigo?" una voce conosciuta la prese alle spalle.
Si girò di scatto "Kish! Come mi hai..."
"Rispondi, cosa speri di ottenere continuando a fare la bambinetta viziata?".
L'alieno dagli occhi d'oro fluttuava poco più in alto, fissando la ragazza con il suo sguardo malizioso. Una punta di rimprovero, tuttavia, si scorgeva in fondo alle iridi ambrate.
Ichigo abbassò lo sguardo, i lunghi capelli rossi le ricaddero ai lati del viso "Niente... Proprio niente..."
Kish si poggiò a terra, camminando verso la giovane "Quindi, se farti beccare dalla ronda dell'esercito del sud e marcire nel carcere alieno non è nei tuoi piani, perchè sei qua?" chiese con ironia.
Ancora una volta la rossa non rispose, stringendo i pugni.
Kish si arrabbiò "Dov'è finita la Mew Neko combattiva che conoscevo?! Quella che non si lasciava sottomettere da niente e da nessuno, quella che lottava fino all'ultimo respiro?!"
"Non esiste più, Kish, IO non esisto più!!" urlò in risposta Ichigo, alzando gli occhi scuri verso l'alieno "Malgrado io cerchi di reagire, ogni cosa che faccio mi ricorda il passato... Ogni minimo gesto, ogni più piccola parola, tutto... Come faccio ad andare avanti se non riesco nemmeno ad uscire dalla vita di qualche anno fa?!".
Kish sospirò, fissandola con tristezza "Ci scambiamo i ruoli a quanto pare, gattina... Solo due giorni fa eri tu che dicevi le cose che adesso ridico io a te...".

La loro conversazione fu interrotta da un rumore di passi.
Almeno dieci soldati si avvicinavano dal vicolo alle loro spalle. Se fossero stati fermi lì, li avrebbero visti appena sbucati dalla strada.
"Seguimi, micetta, senza far rumore..." sussurrò Kish, correndo rapido e silenzioso verso una strada alla loro destra. Ichigo lo fissò con diffidenza, seguendolo per i vicoli.
Si infilarono tra gli stretti muri, macchiati d’umidità e di muschio. Ma il fondo era chiuso…
Erano in trappola…
”Dannazione…” imprecò il ragazzo, tirando un pugno al muro. Si guardò frenetico intorno, cercando una via d’uscita da quella situazione.
”Kish… Kish arrivano!” lo avvertì la rossa con una nota di panico nella voce.
Le voci degli alieni erano sempre più vicine.
”D’accordo, vieni qua” troncò Kish, prendendo in braccio Ichigo e smaterializzandosi, lasciando solo scintille azzurrine nel vicolo.

Riapparvero sul tetto di un palazzo mezzo crollato, poco distante da dove erano prima.
Kish teneva ancora in braccio Ichigo.
La ragazza teneva lo sguardo basso, le gote imporporate. Kish la fissava, un sorrisetto obliquo sulle labbra scarlatte.
”Ma guarda… Come mai non ti spuntano le orecchie?” chiese ironico.
”Niah!” esclamò la ragazza, mentre un paio di orecchie nere facevano capolino tra i capelli color mogano, subito coperte dalle mani della Mew Neko.
L’alieno dagli occhi d’oro ridacchiò, posandola a terra “E’ la prima volta che sono io…” si avvicinò al viso di Ichigo “…a farti spuntare le orecchie…” sussurrò.
”Non credere che significhi qualcos…” ma non fece in tempo a finire la frase che Kish poggiò rapido le sue labbra su quelle della ragazza, depositando un bacio delicato sulla sua bocca rosea.
Ichigo sbarrò gli occhi, fissando con le sue iridi castane quelle del giovane alieno.
”Ma c-cosa…” Kish poggiò l’indice sulla sua bocca per farla tacere.
”A presto, bambolina… Ora ho una cosa da fare” salutò, schioccando le dita e sparendo.
Ichigo rimase sola, poteva ancora sentire il tepore delle labbra di Kish sulle sue.
Poi accadde una cosa strana…
La ragazza vide gli occhi ambrati di Kish sovrapporsi a quelli scuri di Masaya. Sempre di più, sempre più nitidi…
Finchè quelli di Aoyama sparirono, soppiantati dagli intensi occhi dorati dell'alieno.

*

Ti fisso dal basso, dalle profondità infuocate dove dimoro…
E’ forse permesso a me, creatura maledetta, desiderare ardentemente un angelo quale sei?
Ma…
…la chioma scarlatta dei tuoi capelli, il rosso carminio delle tua labbra…
Rosso della passione.
Rosso della lussuria.
Rosso del desiderio.
Un bruciante desiderio che mi attanaglia le viscere, stringendo il cuore, annebbiando la mente con pensieri maliziosi…
Si diceva questo di me.
Un demonio di malizia...
-Smettila, quest’attrazione non ti porterà a niente…-
Rimembro ancor le voci di rimprovero rimbalzarmi nelle orecchie.
Ma non le voglio ascoltare… Come posso resistere al fuoco che arde in me?
Ti amo, mia morbosa ossessione…

 

Dopo l’incontro con Ichigo di poche ore prima, la mente di Kish brulicava di pensieri morbosi… La sua ossessione assopita dalla situazione era venuta prepotentemente fuori…
La passione divorava il suo spirito.
Si era pentito di averla ribaciata… Ci era ricaduto. Il suo amore era come una spirale.
Rischioso avvicinarsi, ti trascinerà inesorabilmente dentro.
Come aver assaggiato il nettare proibito degli dei e non poterne più avere.
Nel buio di una notte senza luna, Kish era in un parco all’estrema periferia di Tokyo.
Sdraiato su un ramo di un albero di ciliegio, avvertendo la dura corteccia nella schiena.
Aveva una mano sugli occhi, respirando affannato come dopo una lunga corsa… La corsa del suo cuore, la corsa della sua mente…
L’istinto primordiale che albergava in lui si risvegliò all’improvviso.
La pupilla dei suoi occhi d'ambra di assottigliò, divenendo un piccolo graffio nero in un mare dorato.
Ridacchiò nell’ombra delle foglie.
-Tutto sommato adesso niente mi impedisce di prenderla... Ormai non c'è nemmeno più Aoyama che potrebbe impedirmelo...-
Balzò in piedi sul sottile ramo, appoggiandosi al tronco e guardando in lontananza la città.
Un'ombra passò nelle sue iridi "Aspettami bambolina...".
Si smaterializzò nell'aria, diretto verso la base degli umani.

*
Quattro figure si muovevano furtive per i vicoli della zona Sud di Tokyo. Avvolte nei mantelli scuri, con passo felpato calpestavano rapide l'asfalto rovinato, dirette verso un'imponente edificio color pece, sorto proprio sotto la Tokyo Tower.
L'attuale roccaforte degli alieni...
"Vado avanti, fate attenzione" avvertì la voce del primo della fila. Quelli annuirono, mettendosi schiena contro schiena.
Uno di essi, con un lampo di luce cristallina, fece apparire un arco "Ti aspettiamo qua, Zakuro, ma sbrigati!"
"Non ti preoccupare Minto..."
Zakuro corse via, ticchettando con i tacchi dei suoi stivali, la frusta stretta in pugno. La zona sembrava deserta...
Tornò indietro, facendo cenno con un dito alle altre.
La più bassa corse al suo fianco "Non mi piace questo silenzio, Zakuro-san..."
"Neanche a me Purin, neanche a me..." concluse la mora, guardandosi intorno.
Aveva la sgradevole sensazione di essere osservata da quando aveva messo piede nell'area circostante all'edificio...
"Come facciamo ad entrare senza essere viste?" chiese preoccupata Retasu, cercando di vedere la fine dell'alta torre "Ci saranno almeno centinaia di sentinelle all'ingresso!"
"Se solo ci fosse Ichigo con noi..." sospirò Minto.
Zakuro si alterò "Shirogane si è raccomandato con noi di recuperare il documento! Se Ichigo ci tenesse sul serio alla riuscita della missione sarebbe qua insieme a noi..."
"Cosa intendi? Ichigo è la nostra leader, non ci tr..."
"Andiamo Purin! Allora come mai non è qua? E come mai ci teneva tanto a salvare quell'alieno...?" sbottò acida la Mew Lupo zittendo l'amica.
L'aria si stava facendo tesa tra le quattro, il che poteva compromettere la riuscita della missione...
Minto si indignò "Non starai per caso insinuando che è proprio Ichigo il Giuda..." sussurrò stringendo gli occhi scuri.
Retasu e Purin guardarono Zakuro in attesa di una risposta, che però non avvenne...

In un lampo, qualcosa piombò su di loro dall'alto...
"Spostatevi!!" urlò Zakuro facendo cenno alle altre di spostarsi. Rapide schivarono quattro fulmini bluastri, diretti verso di loro.
Impugnarono tutte le armi, alzando gli occhi al cielo.
Sopra l'ingresso alla fortezza, fluttuavano quattro alieni. Ognuno aveva un'arma stretta nei pugni diafani e un ghigno storto in volto.
"Guarda, guarda... Gli umani devono essere ai ferri corti per mandare quattro mocciose in gonnella contro di noi!" parlò spavaldo un alieno con un tatuaggio di un fulmine nero sull'occhio sinistro. Scatenò le risatine dagli altri.
"Lasciateci passare o saremo costrette a farci strada con la forza..." intimò Zakuro con aria combattiva.
Un'altro alieno, dai capelli legati in tante treccie, scosse un dito dall'unghia affilata "No, no... Abbiamo ordini ben precisi! E non vogliamo certo che Deep Blue si arrabbi con noi..." ad un suo cenno, anche gli altri tre portarono le loro armi sopra la testa. Da ognuna di esse cominciò a sprigionarsi una luce accecante, che si convertì in un gigantesco fulmine.
Anche le Mew Mew unirono i luminosi getti delle loro offensive, creando una barriera invisibile davanti a loro, respingendo il fulmine.
Da li in poi si scatenò una lotta violenta...
Ognuna di loro era impegnata a combattere con un alieno diverso.
Finchè…
"Che diamine succede qua!?" sbraitò una voce incorporea. Gli alieni si bloccarono, inchinandosi rapidi con un ginocchio a terra verso la fonte del rumore.
"Ci scusi signore, ma invasori nemici hanno attaccato l'ingresso..." si giustificò l'alieno dalle treccie con voce ansiosa.
Le Mew Mew li fissarono guardinghe, i riflessi pronti a scattare nel caso di un attacco improvviso. Ma la voce riprese a parlare...
"La vostra negligenza sarà punita... Non avrebbero dovuto neanche avvicinarsi..." strideva con suono roco e metallico nei timpani delle persone presenti, ghiacciando il sangue nelle vene.
"Non temete, rimedierò io a questo"
"Ma... Mio signore"
"Taci, incapace! E osserva come si toglie di mezzo un essere umano..."
Zakuro e le altre sussultarono. Cosa mai voleva dire...?

Attorno ad ogni Mew Mew si materializzò una sfera bluastra, che senza dare tempo alcuno le inglobò all'istante, immobilizzandole.
"Ma... Che diavolo..." imprecò inutilmente Minto.
"Mi manca... il r-respiro" rantolò Retasu, accasciandosi imitata da Purin nella soffice inconsistenza bluastra.
Zakuro lottò fino all'ultimo respiro [Bisogna proprio dirlo... ndBea] ma non riuscì a vincere l'assenza d'aria all'interno della bolla.
E mentre la vista si appannava, ricordò solo di aver già sentito quell'implacabile voce metallica... Da qualche parte...

*
"Perfetto... Chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe capitata un'occasione simile? Ora non devo fare altro che sfruttarle come esca..."

Deep Blue fissava compiaciuto le sue prigioniere, tenute segregate in quelle strane teche di plasma blu in una stanza circolare. Ognuna di esse aveva alcuni elettrodi collegati alle tempie e al petto, collegate ad una sfera luminosa percorsa da dati in lingue sconosciute.
"Ora non mi resta altro da fare se non impossessarmi anche della quinta Mew Mew... Poi, con l'arma finale nelle mie mani, la terra finalmente cadrà ai miei piedi..." sussurrò maligno.
Si girò verso un grosso cilindro contenente un liquido verdastro, che con la sua inquietante luminescenza rischiarava la buia stanza.
Poggiò una mano pallida sul vetro, ghignando verso la figura immersa dormiente nel liquido. Era un ragazzo moro, snello e dalla pelle bronzea.

Completamente nudo, galleggiava nel denso liquido, una maschera sulla bocca e tanti elettrodi attaccati al corpo.
"E poi... Anche tu rivuoi la tua Ichigo, vero... Masaya?"

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Capitolo 8
*** Dirty Doll... ***


Nuova pagina 1

Eccomi di ritorno ^O^!! Innanzi tutto, grazie mille per i vostri commenti^^ Li ho apprezzati molto^^ Una misera scrittrice come me, elogiata da voi, bravissime autrici/ori... Kyahhhh ^//^ *Bea si vergogna*

xJunJun: grazie mille per i complimenti ^O^ *Bea commossa* Ma le mie ficcy non sono remotamente belle come le tue^^ I pezzi di Kisshu&co., ti confesso, mi vengono più facili da scrivere^^’’ Davvero ti piace la coppia KisshuXIchigo Oo’’?!? Ma è meravigliosooooo ^O^!! Anche me es una loro grande fan *Bea sventola striscione* Allora ne vedrai delle belle, ho in mente un bel po’ di ideuzze… *Bea misteriosa*
xJack83: davvero? Grazie, cmq^^
xSabrina: Mamma mia!! La tua recensione è degna di un critico letterario^^ Arigatou, io faccio del mio meglio^^’’ E a proposito di Masaya, mi sembrava normale che Ichigo lo ricordasse con affetto, dopotutto io sono contro gli OOC >.<’’ Quindi, di conseguenza… E si, gli alieni hanno dimenticato il loro progetto di ripulire la Terra, troppo rancore…^^
xDafne: ghassie ^//^!! E su Pai, posso solo dirti che avrà un ruolo mai pensato… Uhuhuh, vedrai, cara Dafne, vedrai^^
xMao_chan91: Anche me es contenta che la ficcy ti piaccia ^O^!! E mi raccomando, continua presto la tua e pubblica quella su Kisshu XDD

Cmq, adesso vi lascio alla lettura del chappy^^ Che a dirla tutta ha preso una... Emh, *strana* piega^^'''
Smakkkkkk =**
°*Sajonara*°

 

...piccola bambola...
...sporca di rosso, di fango, di lacrime...
...perchè piangi, mia dolce bambolina...
…sei mia, di nessun altro…
...mia...
...mia...
...solo e soltanto... mia...


Avvertiva quella sensazione.
Sgradevole, come tanti spilli che ti bucano la nuca, provocandoti brividi lungo la schiena...
Per quanto si sforzasse, non riusciva a capire cosa mai potesse essere. Era come se... Come se mancasse qualcosa. Qualcosa di importante, che si era dimenticata di fare.
Era in camera, seduta contro il muro crepato, si abbracciava le ginocchia in modo protettivo, quasi fosse rannicchiata nei suoi pensieri.
Indossava solo una sottile sottoveste bianca, abbastanza trasparente a dirla tutta... I lunghi capelli rossi le carezzavano dolcemente le spalle e la schiena, solleticando con la lunga frangetta le sue ciglia nere.
Si toccò la bocca rosea con due dita, respirando profondamente.
Se solo pensava a quello che era successo poche ore prima... Una cosa che non accadeva da tempo. Precisamente, da ben tre lunghi, pesanti e interminabili anni. Solo che... La persona non era la stessa.
Gli occhi dorati che affollavano i suoi pensieri non appartenevano all'ultimo possessore delle sue labbra, quella voce maliziosa non era la stessa del suo precedente amante...
Cosa le stava succedendo?
"Perchè non sento più... La tua voce...?" sussurrò al soffitto bianco sporco.
Aveva paura...
Si, era quello forse.
Aveva paura di amare di nuovo. Aveva paura che il suo più caro tesoro la lasciasse di nuovo, che le venisse ancora tolto bruscamente...


...ma, bambolina...
...perchè le tue lacrime scorrono ancora...
...il sangue non si può fermare, quello no, mia bambolina...
...ma le lacrime...
...quelle devi...
...te lo ordino, dolce bambolina...


All'improvviso, sentì dei rumori nella fortezza. Voci agitate si rincorrevano nel corridoio, passi concitati scalpicciavano sulla dura pietra.
Qualcuno bussò con insistenza alla sua porta, che si aprì senza bisogno di una risposta dalla ragazza.
"Momomiya, siamo nei guai" disse una voce secca.
Ichigo si alzò dal pavimento, poggiando i piedi nudi sulla superficie rovinata "Presumo di capire... Le ragazze, vero Shirogane?"
Il biondo si limitò ad annuire "Ma come facevi a..."
"Sono la loro leader, Ryo, anche se in questo periodo sono un po'… fuori forma, sono sempre MewIchigo..." concluse decisa, l'antico spirito combattivo fiammeggiava negli occhi scuri.
Ryo la fissò "Capisco. Immagino che tu voglia sapere cosa è successo, vero?"
"Si, certo...".
Il ragazzo chiuse la porta, ripiombando nell'oscurità. Solo la poca luce di una notte senza luna illuminava i volti dei due.
"Poche ore fa, alla periferia sud... Mentre erano in missione, sono state catturate dagli alieni. Abbiamo perso ogni contatto ormai da..." guardò l'orologio "...circa due ore. Ho annunciato lo stato di allerta poco fa" spiegò rapido alla ragazza, che ascoltava attentamente.
"Adesso sono le due... Si potrebbe mandare una squadra di recupero" ipotizzò Ichigo, ma Ryo scosse la testa "Inutile, non riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi all'ingresso. La situazione è seria... Se non riusciamo a salvarle, Deep Blue le userà per i suoi piani, sono sicuro che per attivare l'arma ha bisogno anche della loro energia..."
"E della mia, vero?"
"Soprattutto...".
Calò un silenzio interminabile nella stanza.
”Allora, tanto vale che vada in azione…” minimizzò la ragazza, incrociando le braccia al petto e fissando Ryo con occhi penetranti “…ma non posso fare niente, da sola” disse.
Ryo non poteva darle torto…
”Mi è venuta un’idea! Perché non mi dai Meiko? Sono sicura che saprebbe fare un buon lavoro, ho l’impressione che sia una ragazza fuori dal comune…” chiese Ichigo interessata.
Il biondo si morse un labbro “Vedi… Dovrei dirti una cosa…”
”Si?” domandò ingenua la rossa, inarcando le sopracciglia. Il ragazzo guardò quegli occhi scuri, così semplici e ingenui… Come poteva dirle che quella che voleva come compagna era il traditore che aveva consegnato le sue amiche agli alieni?!
No, non poteva… Anche se, forse, sarebbe stato meglio per lei…
”Beh… Niente, lascia perdere. Solo… Fai attenzione, Ichigo, tieni sempre gli occhi aperti” la avvertì Ryo, mettendole una mano sulla spalla.
La giovane lo guardò sorridendo “Come sempre, Ryo…”

…la mia dolce bambolina vuole giocare…
…giocare con me…
…ma stai attenta, tesoro…
…posso anche diventare pericoloso…
…se la mia bambolina non obbedisce al mio volere...

Ichigo stava per uscire dalla stanza, decisa a trovare Meiko.
Ma la maniglia… La maniglia della porta graffiata non si muoveva. Aleggiava una strana nebbiolina nella camera, sospesa poco sopra il pavimento.
Che diamine succede…?” si chiese la ragazza leggermente spaventata, avanzando circospetta in quella foschia.
Poi sentì una voce… Una voce penetrante, sibillina, maliziosa…
Una voce che lei conosceva bene.
”Micetta…” sibilò quel suono, che a Ichigo sembrò una melodia inquietante…
”Chi c’è?” chiese con ansia, stringendo con una mano la stoffa trasparente sul petto della sottoveste, cercando di fermare i veloci battiti del cuore.
”Sono io, bambolina…” una figura era apparsa alle sue spalle, soffiandole quelle tre parole sul collo nudo, provocandole un altro brivido lungo la schiena.
”K-Kisshu…? Dove sei stato, dopo che…”
”Dopo il mio bacio, dici? Eri preoccupata…?” chiese subdolo l’alieno. Cominciò a scendere con le mani lungo le sue spalle, arrivando ai fianchi, percorrendo con le dita affusolate tutto il profilo sinuoso sotto il velo dell’abito.
Ichigo non riusciva più a ragionare... Perchè non riusciva a muoversi?
Kisshu la girò su se stessa delicatamente, come se stessero ballando una dolce danza. La tirò a se per la vita, cingendola con entrambe le mani.
"Ma guarda... Come mai non mi hai ancora tirato un ceffone?" chiese ironico in un sussurro, inclinandosi verso di lei.
Ichigo fissò i suoi occhi dorati, notando in loro qualcosa di strano...
"C-che ti prende oggi...?!" chiese deglutendo, mentre il cuore aumentava nuovamente i battiti, rischiando di bucarle la gabbia toracica.
Il ragazzo la lasciò "Niente, Ichigo... Proprio niente..." prese ad avanzare verso di lei. Ma ancora quella strana ombra passò nei suoi occhi...
La rossa arretrò passo dopo passo, finendo contro la porta chiusa.
"Andiamo Kisshu..." disse leggermente allarmata, mentre l'alieno la chiudeva contro il muro, mettendole le mani ai lati della testa, tenendole i polsi.
"Sai come si chiama questa... sensazione?" domandò con un sorrisetto obliquo in volto alla ragazza, che scosse rapida la testa "...Paura... Paura, vero? Hai paura di me?" richiese, stringendo la presa sui suoi polsi.
La ragazza intercettò il suo sguardo e provò davvero una folle, indescrivibile...
...paura...
"Ho trasformato questa stanza in una dimensione ferma, una stasi temporale per l'esattezza (*)... Così avremo tutto il tempo per giocare, vero mia bambolina?" sibilò l'alieno, scoppiando in una risatina.
Ichigo stette zitta, pensando ad un modo per far tornare in se Kisshu...
Altrimenti era davvero la fine...

*
La base degli alieni era in fermento. La notizia della cattura di quattro Mew Mew aveva rapidamente fatto il giro di tutto l'edificio, diffondendosi a macchia d'olio.
E questa notizia, naturalmente, giunse alle puntute orecchie di Pai e Taruto...
"Che cosa?! Stai scherzando, vero Shin?!" esclamò incredulo Taruto, sbattendo le mani sul tavolo davanti al suo amico. Pai stette impassibile, inarcando solamente un sopracciglio "Datti una calmata Taruto, Shin è il tuo generale..."
"Ma che calmata, Pai!! E' impossibile, se noi in tre anni non siamo riusciti a combinare niente, come può essere che in meno di un'ora abbiamo catturato le quattro compagne di MewIchigo?!"
"Se solo tu e quell'idiota che era Kisshu mi aveste lasciato fare, le avremo tolte di mezzo in cinque minuti..." sibilò velenoso Pai, in risposta alla parlantina di Taruto. Il giovane lo guardò con odio...
Seduti al loro tavolo, Iwo, il generale dell'esercito dell'est, con i lunghi capelli blu legati in una coda, si accigliò per l'irruenza di Taruto, mentre Shin, l'alieno dagli occhi occhi viola, ridacchiò "Il generale Pai è bravo a zittirti, Taruto... Comunque no, non è uno scherzo. Se vuoi puoi andare a chiederlo direttamente a Deep Blue."
"Deep Blue?! Cioè è stato lui..."
"Si Taruto, è stato lui... E d'altra parte non avevo dubbi" concluse acido Pai, precendo Iwo nella risposta. Il sedicenne si morse un labbro…
Chissà se gli umani si erano già mobilitati per la spedizione di recupero.
”Non va bene, così facendo ci siamo attirati addosso tutte le truppe nemiche, compresa MewIchigo… Come accidenti pensate di venirne fuori?! Cosa ha in mente Deep…”
”Qualunque cosa io pensi di fare, Taruto, di certo non sono tenuto a riferirtelo…” una voce strascicata interruppe il discorso del giovane.
I quattro alieni si inchinarono su un ginocchio.
”Signore, come mai ci onora della sua presenza?” chiese educato Iwo a testa bassa.
Deep Blue fece cenno di alzarsi “Volevo semplicemente conoscere il piano dei generali in risposta all’assalto delle truppe degli umani…”.
Pai,Shin e Iwo frugarono disperati nel cervello, cercando una strategia possibile, mentre Taruto era ancora inchinato a terra.
”Ecco, sire…”
”Veramente noi avremmo pensato…”
"Solo se lei è d'accordo, naturalmente..."
”Liberatele, mio signore!” esclamò il sedicenne, saltando in piedi e spiazzando i tre generali. Deep Blue strinse gli occhi azzurro ghiaccio “Cosa…? Un misero soldato viene a dire a me quello che devo fare…?!”
”Signore, perdonat…”
”Silenzio, generale Shin!! Se vuole mantenere il suo incarico e la sua vita, stia zitto!!” sbraitò l’alieno con rabbia.
Taruto fissò l'alieno dritto negli occhi con aria orgogliosa, ricambiato dal gelo di Deep Blue...
Quest'ultimo fece apparire una sfera bianca davanti a se "Avanti, Taruto, vieni a vedere..." lo incitò, mentre la sfera si illuminava.
Il giovane si avvicinò, inutilmente trattenuto da Shin, fissando circospetto il bianco globo sospeso davanti a se... Cominciarono ad apparirvi delle immagini, che lui conosceva molto bene...
"Hai visto? Non mi sembra se la passino molto male..." sibilò Deep Blue, riferendosi alle persone della visione. Erano le Mew Mew, in quelle teche bluastre, che ora si erano ritrasformate, acquisendo la forma normale... Evidentemente, quelle strane ventose succhiavano la loro linfa vitale.
Taruto inghiottì a vuoto, trattendendo l'ondata di emozioni che lo stavano assalendo alla vista di Purin...
La sua Purin, trattata a quel modo... La sua pelle ambrata era mortalmente pallida, gli occhi vivaci erano serrati, contornati da occhiaie livide...
"Che ti sia sufficiente, soldato" Deep Blue fece sparire la sfera "Non tollererò altre *debolezze* nei confronti degli umani... Non scordare la fine gloriosa" disse ponendò particolare enfasi su questa parola "del generale Kisshu..." e detto questo, sparì, lasciando il sedicenne ancora in piedi, davanti a dove prima era posizionata la sfera...
"Tsk, hai visto moccioso? La situazione è totalmente sotto il nostro controllo... Se solo gli umani osano avvicinarsi alla nostra roccaforte, non torneranno più a casa..." concluse Iwo, uscendo dalla stanza.
Shin strinse una spalla di Taruto, scusandosi con un "Mi dispiace, ma non ci possiamo fare niente...", prima di seguire il suo collega.
Taruto stette zitto, avvertendo la presenza di Pai alle spalle. Voleva che se andasse fuori...
Voleva che uscisse...
Voleva che lo lasciasse solo, con il suo dolore, con le sue solitarie e silenziose lacrime... Tanto pure, quanto impotenti...
"Ecco allora... che cosa ti trattiene dallo sterminare la razza umana..." cominciò Pai, avvicinandosi all'amico "Una sola, misera e patetica... ragazzina...".
Taruto strinse i pugni rabbioso, conficcandosi le affilate unghie nella carne.
"Sai, ti confesso che in certo senso... Io invidio sia te che Kisshu... Perchè voi sapete amare. Voi non avete paura di andare contro tutto e tutti per il vostro amore, anche se magari non è corrisposto... Ma il mio è un amore... a senso unico... La donna che amo non mi amerà mai, perchè io stesso non ammetterò di amarla..." il sedicenne non aveva mai sentito Pai parlare così.
Si girò, fissandolo in quei neri occhi, spietati e profondi...
"Stai parlando di... Retasu, forse?"
"...già..."
Scese silenzio tra i due, lo sfrigolio di una lampada al neon sopra le loro teste.
"Allora Pai... Ti chiedo di aiutarmi a salvarle... Il documento che ho rubato serve a costruire un'arma capace di distruggere sia noi, che gli esseri umani... Ma occorre una potente forma di energia per attivarla..."
"...Che può essere data solo dalle Mew Mew, giusto?"
"Esatto. Ma moriranno, perchè è la loro linfa vitale che occorre... Serve davvero, questo sacrificio?".
Pai ci riflettè... poi scosse la testa "No, hai ragione... D'accordo, ti aiuterò io. Hai un piano?"

Taruto ghignò "Certamente... Ma ci serve Kisshu...".

*

...Dubita che le stelle siano fuoco...
...ma non dubitare mai del mio amore...

Sentiva il bacio del giovane, impresso con passione come un marchio a fuoco sulle sue labbra... Ma perchè non faceva niente per sottrarsi?
Le passò una mano sul ventre, cercando di insinuare la mano nella sottoveste, desiderando un contatto carnale...
"No... No, perf..." ma venne zittita da un bacio dell'alieno, più passionale di prima, mentre riusciva a sfilarle il sottile indumento che lo separava dal suo corpo.
La rossa emise un gemito di piacere, avvertendo i dolci morsi che riceveva al collo, lasciandole piccoli segni rossi causa gli acuminati canini. Sfilò rapida la maglia nera del suo amante, costellando i suoi pettorali di baci, facendolo sussultare.
"La mia micetta graffia, vero...?" ansimò Kisshu, godendosi ogni minimo tocco umido sul suo petto. Ichigo non rispose, scendendo rapida con le mani verso la lampo dei pantaloni, avida di togliere ogni impedimento.
Ma c'era un voce nella sua testa...
Che urlava...
Urlava, urlava...
"Che... Che diamine sto facendo?!" ma la sua parte razionale era andata, partita, fottuta... Ormai era totalmente nella mani della sua lussuria...
Scivolarono entrambi contro il muro, sul freddo pavimento della camera, continuando a baciarsi.
"Che ne dici... Di metterci un po' più comodi...?" sussurrò Ichigo tra un bacio e l'altro. Kisshu la prese in braccio, portandola sul letto.
Kisshu si sdraiò su di lei, perdorrendo con una scia di baci dalla bocca fino all'ombelico, scendendo fino al basso ventre.
Ichigo passò le mani nei suoi capelli, liberi dai lacci che li trattenevano, gemendo a bassa voce. Come si sentiva bene, adesso...
Si rigirarono, permettendo così a Kisshu di passare le mani sulla sua schiena liscia, concedendosi di scendere fino al fondo schiena.
"Mi sembra un miracolo, bambolina..." sibilò l'alieno prima di baciarla dolcemente. Ichigo abbassò lo sguardo...
Il giovane le carezzò una guancia con due dita "Che c'è...?" chiese, tirandola a se in un abbraccio. Sentì un pigolio non identificato.
Ichigo si avvicinò al suo orecchio, sussurrando "Masaya...".
Kisshu sogghignò "Ancora quel damerino? Non temere..." si sdraiò sulla bradina "Questa notte entrerà un'altro ragazzo nei tuoi pensieri..." disse in tono malizioso. Ichigo lo guardò, desiderando ardentemente un contatto che da tanto non aveva... Era forse una traditrice?
Stava per andare a letto con il... nemico...?
Si mise a cavalcioni su di lui, che la tenne per i fianchi. Si chinò e lo baciò con passione, decidendo che, almeno per adesso...
Non le importava...



Note:
(*)= quest'idea l'ho presa dal libro "Artemis Fowl"^^ E' il blocco temporale di una zona circoscritta, che permette di isolarsi totalmente dalle altre parti per un determinato lasso di tempo. Mi è piaciuta questa cosa, tanto che mi è sembrato un buon modo per far rimanere Kisshu e Ichigo da soli, senza interruzioni... Anche se poi, guardate che è successo^^''' (Ehehehe... ndKisshu_malizioso) (Oddio -///- ndIchigo)!

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Capitolo 9
*** Toward Abyss... ***


Nuova pagina 1

Aggiornamento rapidissimo, mi sorprendo di me stessa °-°''' Ringrazio ancora per i vostri meravigliosi commentini ^O^!!
Ecco qua, apposta per voi, questo nuovo capitolo^^ Un po' corto ma ricco di colpi di scena! 
Smakkkkk =**
*°Sajonara°*




…Sei il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia,
l'ultimo desiderio che la notte mi culla…
Sei la ragione più profonda di ogni mio gesto,
la storia più incredibile che conosco…


Aprì gli occhi a fatica, adattandoli subito al chiaroscuro della stanza.
"Dove sono…" notò la fine nebbiolina sospesa poco sopra il pavimento, il tepore delle coperte sulla pelle…
Si alzò, portandosi dietro il lenzuolo per coprire pudicamente il petto nudo.
Fissò con una strana euforia la figura sdraiata di fianco a lei, dormiva ancora. Supino, una mano appoggiata al ventre, il petto che si alzava e abbassava dolcemente.
Spostò una ciocca dei suoi capelli scuri dal viso, placidamente disteso nel sonno, senza pensieri, senza preoccupazioni, senza problemi…
Tornò a guadare la finestra, che si affacciava su quella notte infinita, causa la stasi temporale.
Ma dovevano tornare alla realtà, alla battaglia…
Dovevano tornare ad essere nemici.
Un'ombra di tristezza velò i suoi occhi d'ebano appena quel pensiero sfiorò la sua mente. Quanto le sarebbe piaciuto stare così, ancora un altro po'…
Un movimento della figura a fianco la fece voltare, trovandosi faccia a faccia con due occhi dorati, che la guardavano con la loro aria maliziosa.
"Konnichiwa, micetta…" sussurrò dolcemente, rimanendo sdraiato.
Ichigo fece un timido sorriso "Ciao Kisshu" e divenne scarlatta "Qualcosa di meglio da dire, non l'avevi?!" si disse mordendosi la lingua.
Il giovane inarcò un sopracciglio, divertito dall'imbarazzo della ragazza.
"Che ne dici se… Ripetiamo il giochetto di ieri?" chiese in un sussurro, passando un dito sulla schiena di Ichigo, scendendo per tutta la lunghezza della colonna vertebrale.
La rossa ebbe un brivido di piacere.
Non tentarmi, Kisshu, non farlo per favore…
"Ecco io… Veramente è successa una cosa e Ryo mi ha chiesto…" ma Kisshu la girò su se stessa, facendola tacere con un bacio.
"Perché devi sempre parlare di altri ragazzi, quando sei con me? Lo sai che io sono… molto possessivo…" disse nello stesso tono di un bambino capriccioso. Ichigo avvertì il suo respiro ad un millimetro dalla sua bocca.
Doveva riuscire a dirglielo, ma formulare frasi con un senso quando sei baciata da qualcuno in modo provocante sul collo, risulta un po' difficile… [E basta, Kisshu!! Non ti basta mai^^'''? ndBea] [Evidentemente… ndIchigo] [Scherzi?!? Ora che finalmente ci sono riuscito Oo''?! ndKisshu] [Non hai tutti i torti… -.-'' ndBea]
"Ascolta… Le mie compagne sono state sequestrate dagli alieni…" riuscì a dire Ichigo, bloccando le coccole di Kisshu.
La squadrò con le sue iridi ambrate, una vena di sospetto aggiunta alla malizia.
"Sul serio?"
"Secondo te mentirei su una cosa come questa…?" chiese stizzita.
"Ok, calma… Che caratterino…" rispose Kisshu mettendo il broncio e incrociando le braccia "Non si può nemmeno fare una domanda…".
Ichigo sospirò, massaggiandosi le palpebre chiuse con le dita.
Kami, che situazione… Se solo ci fosse una soluzione semplice…
Se solo si potesse trovare un accordo
Se solo questa guerra non fosse mai cominciata…
"Scusa Kisshu… Solo che è tutto così maledettamente ingiusto" imprecò Ichigo, sbattendo un pugno sulla brandina "Se solo quelli della tua gente fossero più ragionevoli, si potr…" ma Kisshu la interruppe…
"Quelli della mia gente? Siete voi esseri umani ad avere inquinato una nostra proprietà, senza avere alcun diritto su questo pianeta…" sibilò stringendo gli occhi a fessure.
La giovane lo guardò in volto, notando la sua occhiata di rabbia attraverso il ciuffo scuro che ricadeva sugli occhi ambrati del ragazzo.
"Comunque, anche se discutiamo non si risolve niente… Cosa hai intenzione di fare?" chiese poi l'alieno a Ichigo.
La rossa si alzò dal letto, portandosi dietro il lenzuolo, dandogli le spalle. I lunghi capelli le ricaddero sulla schiena, carezzando la liscia pelle bianca "Non lo so Kisshu… Non lo so proprio…".
Cadde un teso silenzio tra i due. Il giovane si materializzò alle sue spalle, abbracciandola da dietro, poggiando il capo sulla sua testa e inspirando il buon profumo di sapone della chioma della rossa.
"Ti aiuto io…" sussurrò nel suo orecchio, facendole venire i brividi.
Ichigo scoppiò in un risolino scettico "Certo… Tu tradiresti la tua gente per aiutare gli esseri umani?"
"Infatti io non aiuto gli esseri umani… Aiuto te" concluse deciso.
Ichigo si girò, fissandolo negli occhi "Davvero lo faresti? Che fine ha fatto il Kisshu egoista che conoscevo?" chiese sospettosa. Il ragazzo le prese il mento con due dita "Proprio non ci arrivi, eh…" sibilò inarcando un sopracciglio.
Ma quattro colpi alla porta interruppero la situazione…

Entrambi si girarono verso di essa, fissandola.
"Chi può essere?"
"Non è possibile…"
"Cosa?!"
"Siamo in una stasi temporale, l'ho creata apposta perché nessuno potesse nè entrarci nè uscirci… A meno che…"
"A meno che, cosa?! Kisshu, smettila di tenermi sulle spine!" ma Kisshu tappò la bocca alla ragazza, notando che la maniglia aveva preso a muoversi su e giù. Quel *qualcuno* era proprio intenzionato ad entrare nella camera.
"Non avevi detto che era impossibile entrarci?!" sibilò stizzita Ichigo, mentre Kisshu rifletteva rapido sul da farsi.
Ma il suo cervello era in sciopero, niente di quello che gli veniva in mente poteva andare bene…
"Gli unici che possono uscire da questo blocco sono alieni come me… Quindi, quello che c'è là fuori è senza dubbio un alieno…".
Ichigo inorridì "Quindi la base è già caduta…?"
"Ma no, baka!! Non capisci che se è un 'blocco temporale' il tempo si ferma anche fuori?!".
Ichigo riflettè, quando una voce al di là della porta interruppe il flusso della sua mente…
"Momomiya!! Shirogane ha detto che volevi vedermi, che stai facendo?" chiese una voce fredda. Si insinuò come una lama dal buco della serratura, bloccando il respiro della ragazza.
"E'… Meiko…" sussurrò "Ma questo vuol dire che…" si voltò verso Kisshu, come a chiedere "sicuro che questa stasi funzioni?!" ma quello scosse la testa.
"No micetta, i miei poteri funzionano a meraviglia…".
Ichigo si morse un'unghia "E adesso che faccio…?"
"Apri"
"Ma almeno vestiti, no?!"
Kisshu schioccò le dita e sul suo corpo si materializzarono i vestiti da *umano* che indossava; con un altro schiocco le orecchie si rimpicciolirono. Ghignò, mostrando i canini "Va bene?"
"Certo, adesso voltati che mi devo rivestire"
"A che serve, tanto ho già visto tutto…" disse con malizia, incrociando le braccia dietro la nuca e facendo diventare la ragazza scarlatta.
Borbottò mentre si infilava una maglia sbracciata e un paio di jeans. Non perse tempo a farsi i codini e mise mano alla maniglia.
"D'accordo… Sblocca la stasi". Kisshu rischioccò le dita e la nebbiolina svanì con un risucchio.
Ichigo prese un respiro profondo… e aprì la porta.
Si trovò davanti Meiko, che la fissava con sufficienza con i suoi occhi di ghiaccio, vestita di mantello nero e cappuccio, che le copriva la lunga e liscia capigliatura corvina.
"Ce ne hai messo di tempo…" disse ironica, entrando nella camera "Che stavi facendo?"
"Emh… Ecco…" ma Meiko fissò qualcosa dietro di lei, inarcando le sopracciglia "E quello chi è?".
Kisshu era appoggiato alla finestra a braccia conserte, fissando Meiko sospettoso.
Ichigo si voltò "Kami… E adesso che le dico?! Perché non se ne andato?!"
L'alieno venne avanti "Mi chiamo Kisshu signorina, molto lieto…"
Meiko sogghignò "E' il tuo ragazzo, Momomiya?" chiese.
Avrebbe dovuti scandalizzarsi per quell'affermazione, ma la cosa che la colpì fu il tono di Meiko… Lo stesso, identico dire di Kisshu.
Il ragazzo rimase impassibile "Penso che non siano cose che ti riguardino" la freddò. Ichigo assistette alla conversazione tra i due…
"Che strano… Si assomigliano…" notò il taglio degli occhi dei due, gelo contro fuoco.
"Uh, certo… Beh, non mi interessa la tua vita amorosa, fattostà che dobbiamo fare "tu_sai_cosa", quindi mi dispiace per il signor Kisshu ma adesso vieni con me da Shirogane…" riprese la mora, afferrando Ichigo per un polso "E ti conviene metterti qualcosa, fuori fa piuttosto freddino…"
"Si… adesso arrivo, comincia ad andare da Ryo, ti raggiungo…".
Meiko uscì dalla porta, trafiggendo con un ultimo sguardo Kisshu.
L'alieno aspettò che i suoi passi si allontanassero nel corridoio. "Non mi piace quella, micetta… C'è qualcosa sotto…" sussurrò ad Ichigo, mentre quella si metteva una mantella blu scuro.
"Meiko, dici? No… Tu ti preoccupi troppo…" ma Kisshu afferrò Ichigo per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi "Mi preoccupo esattamente quanto basta… Non vorrei che qualcuno rovinasse la mia bambolina…" le passò il pollice sulle labbra, il solito tono malizioso.
Ichigo lo fissò e finalmente un timido sorriso illuminò il suo volto "D'accordo…"

*
"L'hai trovato, Pai?"
"Non ancora… Non riesco ancora a crederci, è ancora vivo…"
"Dovresti saperlo che il nostro amico ha la pellaccia dura" sogghignò l'interlocutore di Pai. L'alieno scosse la testa, l'ombra di un sorriso sulle labbra sottili.
Fissavano entrambi una sfera bianca, nascosti sul tetto di un palazzo.
"Sicuro che questo localizzatore funzioni? Insomma, è un'ora che stiamo cercando…"
"Se non la pianti di distrarmi, Taruto, sarà impossibile che riesca a localizzarlo" disse secco Pai, bloccando la parlantina dell'amico.
La sfera emise un suono acuto, illuminandosi di blu: sulla sua liscia superficie apparve una figura a loro ben nota, che si aggirava per una camera agitato.
"E' lui, Pai, ottimo lavoro!"
"Lo so… Ma che diamine ci fa nella base degli umani…" sussurrò leggendo le coordinate apparse poco sotto l'immagine. Taruto agitò noncurante una mano.
"Basterà andare là per scoprirlo, no?" e si smaterializzò verso la fortezza degli esseri umani.
Pai intascò la sfera, seguendo dubbioso il giovane moro.

Nella camera di Ichigo e le sue amiche, Kisshu si stava dannando.
Camminava avanti e indietro, un pensiero che gli rimbalzava in mente. Aveva detto ad Ichigo che l'avrebbe aiutata a salvare le altre Mew Mew, ma questa avventata proposta andava contro a tutti i suoi principi…
Se n'era sempre fottuto delle regole, al diavolo la moralità. 
Qui si parla di una scelta propria…
Perché doveva aiutare gli umani, responsabili solo dell'inquinamento del loro bellissimo pianeta, delle loro sofferenze, delle sue sofferenze…
Provava repulsione per qualunque cosa fosse collegata agli esseri umani, questo da sempre.
Fatta eccezione per la sua micetta…
Ma con il tempo, aveva cominciato a chiedersi se non fosse il caso di rivalutarli. Dopotutto, erano in qualche modo *collegati* con gli alieni…
Un'inquietante puzzle al quale mancavano numerosi pezzi.
E quella Meiko…
Come mai sentiva di averla già vista, come mai credeva di conoscere da sempre quegli occhi azzurro ghiaccio puntati nei suoi?
"Dannazione!" imprecò tirando un pugno al muro, ferendosi le nocche.
"Impulsivo come sempre, vero Kisshu?" chiese una voce divertita alle sue spalle.
Il moro si girò di scatto, estraendo i suoi tridenti.
Si trovò a fissare due figure davanti a se, apparse dal nulla.
"Taruto… Pai… Che diamine ci fate qua?" esclamò sbigottito, facendo sparire le sue armi.
"Che bella accoglienza, e dire che non ci vedi da una settimana…" disse offeso Taruto, incrociando le braccia.
Kisshu fissò Pai con diffidenza, non volendo rivolgergli la parola.
Poi, l'alieno dagli occhi neri sospirò "Voglio chiederti perdono, Kisshu… Per tutto, anche per il solo aver pensato di uccidert…"
"Pensato? Già, generale, proprio pensato… Visto che sei quasi riuscito a farmi fuori…" ringhiò Kisshu, stringendo un pugno.
"Sei sempre il solito immaturo… Quando ti deciderai a crescere un po'?"
"Quello che faccio sono esclusivamente affari miei, chiaro…" sibilò velenoso. Pai si limitò a fissarlo in silenzio…
Taruto si frappose tra i due "Ma è possibile che ogni volta che vi vedete cominciate a litigare?" esclamò esasperato. Kisshu smise di discutere, voltandogli le spalle "Fai come ti pare…" borbottò.
"Insomma Kisshu!! Pai mi ha confessato che non voleva, che ha capito il suo errore! Siamo venuti qua per proporti un'accordo e per dimenticare i dissapori…" ribattè Taruto, attirando l'attenzione del moro.
"Sarebbe…?"
"Vogliamo salvare le Mew Mew" spiegò rapido Pai. Il ventunenne inarcò scettico le sopracciglia "A cosa devo questo repentino cambiamento d'idea?".
Taruto e Pai si guardarono l'un l'altro…
"Abbiamo capito che quando hai detto di essere innamorato di quella Momomiya non era una semplice infatuazione… E che l'amare non può essere controllato da nessuno… Così come il mio sentimento per Purin…"
"E per Retasu…" intervenne Pai.
"Quindi vogliamo liberarle… E impedire a Deep Blue di distruggere questo pianeta… Sembra quasi che abbia dimenticato che dobbiamo solamente liberarlo dagli umani…"
"Perché se mai riuscisse ad usare quell'arma, tutta la terra verrebbe distrutta…" concluse la spiegazione Pai, lasciando Kisshu a riflettere.
Il moro chiuse gli occhi, lasciando che il brulicare delle sue idee gli carezzasse i pensieri…
Sogghignò, fissandoli poi negli occhi, una fiera aria combattiva stampata in volto.
"Come vogliamo… procedere?"

*
"Ripeti… Cosa sei tu?"
-…sono solo il suo servo…-
"E che cosa dovrai fare?"
-…devo portarle MewIchigo…-
"Esatto…"
Deep Blue fissava compiaciuto il suo burattino, gli occhi vitrei che fissavano il vuoto.
Gli scuri capelli erano spettinati sulla fronte bronzea, il corpo vestito solo di una bianca tunica a maniche scampanate.
L'alieno girò intorno a lui come un avvoltoio che studia la preda, la mani dietro la schiena.
"Credo che tu sia pronto… Solo una cosa devi ricordarti…" si piantò davanti ad esso, prendendo una provetta di cristallo.
Scintillò alla luce delle teche blu nella quali erano ancora rinchiuse le altre combattenti, sempre più pallide e provate dal trattamento…
"Portami il sangue di quei traditori… Il generale Pai e il soldato semplice Taruto… Ma qualcosa mi dice che la ribellione non sia finita…" sogghignò maligno "I generali Shin e Iwo sembrano particolarmente propensi a seguire i *suggerimenti* di quei due…" concluse affidando la provetta al giovane. Quello la fissò, nascondendola in una delle larghe maniche…
-…sarà fatto…-
Detto questo, uscì dalla stanza, lasciando Deep Blue vicino alle bolle di liquido azzurro.
Materializzò una sfera bianca davanti a se, fissando annoiato le immagini che mostrava, fino a che…
"Cosa?!? Che… Che diamine…" imprecò, vedendo due figure avanzare circospette intorno alla base degli alieni. Una sembrava quasi…
"MewIchigo…" ringhiò, un ghigno malevolo storto sul volto pallido. Sfiorò la sfera, zumando l'immagine e identificando anche la seconda persona "E quella è Meiko… Perché le sentinelle non le hanno fermate…" sussurrò.
Si muovevano lungo il muro nord, decise ad entrare dall'ingresso posto sul retro, momentaneamente senza guardie.
"Non riusciranno ad entr…" ma non fece in tempo a finire la frase che le due ragazze sparirono sotto i suoi occhi, senza lasciare traccia.
Ma Deep Blue non era uno sprovveduto… 
"Guarda, guarda… Sembra che i ribelli vogliano giocare… Comunque sia, non riusciranno a riprendersi questi umani…" fece sparire la sfera in un gesto, lasciando la stanza buia, illuminata solo dal suo sorriso malvagio.
"…E' una promessa…"

*
Nel frattempo, Ichigo e Meiko erano sparite, smaterializzate dai tre alieni.
"Ma guarda… Sembra che il tuo damerino voglia impedirci di entrare nella loro base…" ironizzò strafottente Meiko, incrociando le braccia.
Kisshu stette zitto, trafiggendola con le sue iridi dorate.
"Però è vero, Kisshu… Ci dovete una spiegazione" intimò Ichigo, togliendosi il cappuccio del mantello blu scuro.
Pai e Taruto si guardarono…
"Abbiamo deciso di aiutarvi, Mew Mew…" cominciò Pai "Perché Deep Blue ha toccato il fondo…"
"Sfrutta la nostra gente, non gli è mai veramente importato liberare la terra per il popolo…" disse amaro Taruto, fissando Ichigo negli occhi scuri.
"Perciò vi aiuteremo… Non ce la farete mai da soli, voi umani non immaginate nemmeno le risorse su cui gli alieni possono contare…" ma Kisshu venne interrotto da Meiko "Come quel progetto, vero?" chiese.
Cadde il silenzio tra i quattro. "Come… Come fai a sapere…" balbettò Ichigo.
Taruto e Pai lanciarono a Meiko occhiate eloquenti, mettendo mano alle loro armi. Ma la mora sogghignò "Shirogane mi ha accennato qualcosa…" disse fredda "E comunque, non sei solo tu Momomiya ad essere al corrente dei piani per la guerra, sai…? Non scordarti che sono anche più grande di te…". Ichigo rimuginò indispettita.
Kisshu fissò con la coda dell'occhio i suoi compagni.
Cos'era quell'atteggiamento che avevano verso quella Meiko? Era come se fossero a conoscenza di qualcosa che lui ignorava…
Meiko, tuttavia, aveva stipulato un piano segreto, di cui il solo Deep Blue era a conoscenza. Un accordo molto vantaggioso…
E Ichigo e gli altri alieni erano caduti dritti nella sua trappola.
Una lenta ed inesorabile strada… verso l'abisso…

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Capitolo 10
*** Fratelli...? ***


Nuova pagina 1

Buongiorno a tutti ^O^!! Chiedo umilmente venia per il mio ritardo^^''
Allora, altro capitoletto, un po’ strano a dirla tutta^^’’’ Non volevo impostarlo così, però sono soddisfatta del risultato^^!! Ora vi lascio alla lettura, ringraziando IMMENSAMENTE le mie commentatrici e commentatori…
Smakkkkk =** e Sajonara ^.-




Ormai la situazione era degenerata.
Nel preciso istante nel quale i tre alieni e Ichigo avevano messo piede nella base nemica, il piano di Meiko era ufficialmente cominciato…
Erano passati oltre la barriera anti-smaterializzazione, aprendo un varco nel cemento rafforzato grazie all’aiuto delle armi dei tre.
Ora si muovevano furtivi lungo i muri, eliminando qualunque alieno si ponga sul loro cammino…

”Da che parte è la sala dove tengono le mie amiche?” soffiò Ichigo, acquattata dietro il muro che dava sul corridoio principale. Pai scosse la testa.
”Nemmeno io lo so…" intervenne Taruto "sembrava la sala sotterranea, dove Deep Blue ha fissa dimora. Ma non sono totalmente sicuro…”
Kisshu corrugò la fronte “Eppure ci deve essere un modo per trovarle…”
Meiko sussultò. Perfetto… Ottimo pretesto per attirarli dove doveva…
”Proviamo di qua, che ne dite?” disse fredda, indicando un corridoio laterale.
Ichigo sembrò dubbiosa “Non mi sembra molto invitante… Io direi di tenerci sul tracciato più frequentato, di certo non ho paura di quattro sentinelle” esclamò spavalda, la voce si alzò di mezzo tono, attirando l’attenzione di due sentinelle li vicino.
”Dannazione” imprecò Pai, attaccandole aiutato da Taruto e Kisshu “Voi andate avanti, vi raggiungiamo! Kisshu, vai con loro”. Il moro annuì, correndo via nel corridoio indicato da Meiko.
I loro passi affrettati risuonavano nel corridoio vuoto, battendo ritmicamente sul metallo degli scadenti pavimenti…
Meiko girò sicura nel dedalo di deviazioni che il corridoio portava, dando l’impressione, purtroppo vera, di sapere esattamente dove li stesse portando.
”Ehi Hida! Dove diavolo stiamo andando?! Questa è la parte vecchia della base…” sbottò Kisshu, affiancando la giovane. Questa non rispose, continuando a correre imperterrita.
Destra, sinistra, ancora sinistra…
”Meiko… perfavore, rallenta, non ci stanno più seguendo…” ansimò Ichigo, trattenendola per un polso. Quella si fermò, proprio davanti ad una strana porta di acciaio massiccio, cadente e incrostata totalmente di ruggine.
Kisshu scrutò la parete scettico, trattenendo Ichigo per un braccio “Stai pronta a trasformarti…” le sibilò all’orecchio. Quella annuì, stringendo il ciondolo dorato, mentre Kisshu faceva apparire i suoi implacabili tridenti…
Meiko sogghignò, posando una pallida mano sulla ruvida superficie della porta. Sussurrò qualcosa a fior di labbra...
Sulla porta apparvero delle luminose striature verdastre, che corsero rapide verso la maniglia in migliaia e migliaia di piccole ramificazioni a viticci, spalancandola in un botto.

Soddisfatta, la mora si girò verso Ichigo e Kisshu, una risata crudele che le increspava le labbra
”Poveri sciocchi…” sibilò. Si tolse il mantello, rivelando un vestito molto strano.
Aveva un abito molto corto, aderente, lunghe maniche scampanate le coprivano le mani e le spalle erano lasciate scoperte; aveva pantaloni fino al polpaccio, larghi e stretti in fondo, i piedi calzati in ballerine dello stesso colore verde scuro dell’abito. I pantaloni erano in nero, il nastro che li stringeva in fondo era anch’esso verde scuro. Inoltre, aveva due lunghi nastri neri che galleggiavano nell’aria, fissati alla cintura dietro la schiena. Due ciocche di quei lisci capelli corvini erano fissate ai lati del capo con nastrini verdi.
E, cosa più inquietante di tutte… Aveva piccoli canini che le sbucavano dalle labbra purpuree e orecchie a punta…
Meiko Hida era, inequivocabilmente... un alieno…
Ichigo rimase spiazzata, stringendo inutilmente il bordo del suo mantello, continuando a fissare quella che, fino a un attimo prima, era una loro alleata…
Kisshu ringhiò “Lo sapevo…” prima di fiondarsi contro di essa, i tridenti sguainati.
Meiko fece apparire rapida un lungo bastone, stringendolo tra le affusolate mani, bloccando l’assalto di Kisshu.
Kisshu ripiombò indietro, respingendo il fulmineo contrattacco di Meiko
”Dovevo immaginarlo che eri un alieno, Hida…"
"Mi complimento, hai intuito generale..." lo canzonò la giovane, facendo roteare il bastone, pericolose scintille luminose sgorgavano dalle due estremità.
"Tuttavia" riprese Kisshu "non capisco il tuo piano…” la fissò circospetto mentre galleggiava nell’aria, i piedi che sfioravano l’ingresso a quella strana stanza.
Meiko sorrise, una risata senza gioia
”Sono la serva più fedele del sovrano Deep Blue… Devo a lui la mia eterna riconoscenza…” sussurrò, alzando poi lo sguardo verso il nulla “Sarei morta, senza il suo aiuto…”. Abbassò di nuovo gli occhi, un’ombra nelle iridi di ghiaccio “Ed è giunto il momento di rispettare il nostro accordo… Che il suo schiavo torni alla vita!” esclamò, piantando il bastone a terra.
A quell’affermazione, tutta la base sembrò scuotersi sotto i loro piedi, numerose crepe serpeggiavano sul pavimento.
Ichigo, già trasformata, manteneva l’equilibrio precario sull’ondeggiante pavimento, fissando ancora sconvolta la figura di Meiko, che ora sogghignava soddisfatta in mezzo al putiferio che aveva causato.
Come aveva potuto…?
Come Shirogane aveva permesso a Meiko di seguirla in quella missione?
Perché Ichigo era convinta che Ryo l’avesse capito, da subito…
Ma allora quali erano le sue reali intenzioni…?
L’aveva forse tradita anche lui?
All’improvviso…
Una figura. Avanzava verso la soglia della stanza, divenendo a poco a poco sempre più nitida…
Ichigo sbarrò gli occhi rosa scuro, mutati in seguito alla metamorfosi.
”Non… Non può essere…” rantolò, facendo cadere a terra in sordo suono la sua arma, il campanellino trillava impazzito.
Kisshu la trattenne per un braccio “Ichigo, ti prego! Fermati!” mentre la ragazza tirava per raggiungere quell’ombra che camminava verso di lei…
Meiko sogghignò, alzando il suo bastone. Luminose scintille biancastre si addensarono su un’estremità, colpendo poi in pieno stomaco il giovane alieno, che venne scaraventato violentemente contro il muro.
”Indietro, generale, lascia che MewIchigo raggiunga il suo… Aoyama…”

Kisshu digrignò i denti rabbioso, cercando di alzarsi. Gli doleva immensamente la schiena e lo stomaco… Il colpo che aveva scagliato Meiko gli avrebbe lasciato una bruciatura consistente...
Ichigo contemplava impietrita Masaya, in piedi sulla soglia.
Gli spettinati capelli scuri ricadevano sensualmente ai lati del suo volto ambrato, lo sguardo serio, le labbra, solitamente addolcite da un sorriso, erano tirate, l’espressione vuota. Era vestito con quel vestito bianco, una lunga tunica a maniche scampanate, i piedi nudi.
”Ma-Masaya-kun……?!?” disse Ichigo, incredula.
Aoyama stette zitto, limitandosi a fissare Meiko, che ricambiò l’occhiata con un cenno d’intesa.
-…Vieni da me, Ichigo…- sussurrò dolcemente alla ragazza.
Quella venne rapita dalla nenia della sua voce, come un’ipnotica melodia. Annuì piano, ritrasformandosi, dando la mano al giovane, sparendo al dì della soglia.
Kisshu si alzò a fatica, cercando di bloccare Ichigo, ma venne bloccato dal bastone di Meiko, che lo fece cadere malamente a terra.
Cercò di rialzarsi, di fermare la mewneko... Ma la giovane aliena lo risospinse indietro, tenendolo sdraiato a terra, a cavalcioni su di lui. Ghignò, avvicinandosi al suo viso graffiato
”Tira il freno… Sei focoso, vedo…bene" gli passò un dito dall'unghia affilata sulle labbra "...mi piacciono gli uomini passionali…” sibilò. Kisshu potè quasi avvetire il fiato della giovane sulle labbra, quegli occhi azzurri lo stavano ghiacciando dentro... Un gelo incandescente...
”Dove sta portando Ichigo?!” chiese, cercando di liberarsi. Ma Meiko era salda sulle sue posizioni. Lo sbattere delicato della porta si sentì poco dopo.
Masaya era sparito in quella camera, portandosi via anche Ichigo…
…La sua Ichigo…
”Non ti preoccupare… Adesso il *giocattolino* di Deep Blue sistemerà tutto… Compresa la tua Ichigo…” scoppiò a ridere cattiva, prima di sparire in uno schiocco di dita, lasciando un Kisshu dolorante steso sul pavimento.
Si alzò carponi, ansimando.
"Ichigo..." era sparita... La porta ormai chiusa...
Urlò rabbioso, sbattendo ripetutamente il pugno a terra.
Ancora una volta, non era riuscito a proteggerla…

Fallito…
…Fallito e codardo, traditore della tua stirpe, essere strisciante…
…Non sei degno di proteggere Ichigo…
…Non sei degno di amare qualcuno…

“Silenzio… SILENZIO!!!” sbraitò Kisshu, scotendo la testa.
La sua coscienza, però, come sempre…
Aveva fin troppo ragione…

*
"Eccellente, Meiko... Davvero un ottimo lavoro... Adesso non ci resta che togliere di mezzo anche gli altri traditori..."
"Grazie, mio signore..." sussurrò la giovane inginocchiata "...ma le cose si sono profilate diverse da come le aspettavo... Quegli alieni sono agguerriti" si fissò le mani. Aveva delle leggere ferite sul dorso, conseguenza dell'attacco di Kisshu.
Digrignò i denti, rabbiosa.
Come aveva osato... ferire Meiko Hida...?
La figura si alzò dalla sua postazione, andando vicino alla ragazza.
La fece alzare, una mano dalle affusolate dita sotto il suo mento
"Mia cara Meiko... Cosa turba il tuo viso?" chiese lascivo, un brillio malizioso negli occhi di ghiaccio. Meiko rabbrividì a quel contatto...
Non sopportava che qualcuno la toccasse... Voleva sottrarsi, ma non si era mai visto un'alieno sopravvivere dopo aver mancato di rispetto a Deep Blue. Così stette ferma, le labbra serrate, lo sguardo serio.
Deep Blue scosse la testa
"Sei proprio uguale al tuo fratellastro... Anche la minima parte di sangue conta, evidentemente, per avere la stessa strafottenza" sibilò, lasciando di scatto la presa, come se il volto di Meiko fosse stato incandescente.
La giovane sbarrò gli occhi.
"I...Il mio fratellastro?!" rantolò, incredula. Era da tanto che qualcuno non nominava il suo defunto fratello...
Beh, che fosse defunto lo credeva lei. In realtà, da quando sua madre e il suo patrigno lo avevano abbandonato, non sapeva più niente di lui...
Non ricordava neanche il suo nome... Solo quegli occhi, quei dolci occhi rassicuranti color dell'oro fuso.
Deep Blue si risedette in poltrona
"Certo, quell'incompetente di Kisshu... Non lo sapevi?"


...Kisshu...
...Kisshu...
...KISSHU!!


Quella parola a lungo sopita nella memoria di Meiko, venne risvegliata da Deep Blue. Prepotentemente, si insinuò nella testa della ragazza, associando le immagini di poco prima...
L'alieno con cui si era battuta, Kisshu, era... Il suo fratellastro perduto...
L'alieno dalla chioma corvina ghignò
"Che c'è, mia cara? Non sapevi che quell'idiota di Kisshu era tuo fratello?"
"...Non... Non lo chiami idiota..." sibilò, lo sguardo basso, un fremito che la scuoteva, i pugni chiusi lungo i fianchi.
Deep Blue si rabbuiò "Non darmi ordini, Hida... Potrei anche *dimenticarmi* del nostro accordo..." disse con voce velenosa "Il fu generale Kisshu Ikisatashi ha tradito la nostra stirpe, innamorandosi del nemico... Precisamente di Ichigo Momomiya, una delle Mew Mew. Dal momento in cui ha deciso di seguire la sua volontà, per noi è ufficialmente morto..."
Meiko non riusciva a credere alle sue orecchie... Kisshu era suo fratello, Kisshu era un generale degli alieni, Kisshu li aveva traditi innamorandosi di Momomiya...
Non poteva accettare che il suo fratellastro venisse screditato per un motivo così futile... Lei aveva sempre creduto che Kisshu fosse stato un esempio da imitare. Da piccoli, giocavano sempre a fare i difensori della loro gente.

-Flashback-
"Kisshu!! Ehi Ki-chan, voglio fare io la paladina, questa volta..."
"D'accordo, Micchan... Tanto a me piace fare il cattivo" il bimbo fece una boccaccia alla piccola, scappando dalla spada di legno che la bimba aveva in mano. Quella rise contenta
"Smettila di prendermi in giro!! Tanto ti becco..."
-Fine Flashback-

L'era tornato alla mente un'altro sprazzo del suo passato...
Il caro, il dolce, il compianto passato...
Avrebbe dato tutto per tornare indietro, per tornare la piccola Micchan che giocava spensierata con Kisshu.
E ora, per colpa di un'essere umano, lo stesso fratello era caduto in rovina, aveva perso tutta la sua credibilità, la sua reputazione, il suo onore
...A meno che...
Meiko si inginocchiò rispettosa
"Chiede il permesso di andare, mio signore" disse rapida. Deep Blue scosse la mano impaziente, accordando il suo assenso.

La giovane uscì dalla stanza, appoggiandosi alla porta ormai chiusa. Sospirò lentamente, cercando di riprendersi...
"E così... Il mio caro *fratellino* è stato disonorato per colpa di quella stupida umana..." ridacchiò "Però, potrei rimediare io... Se Kisshu dimenticasse quell'umana e si innamorasse di un'altra...Non ci sarebbero problemi..."
Un ghigno malevolo le si dipinse sulla labbra, un luccichio negli occhi azzurri
"Penso di poter facilmente sfruttare... questa occasione..."

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Capitolo 11
*** Secrets ***


Nuova pagina 1

Konnichiwa ^O^!! Capitoletto nuovo nuovo, dove verranno a galla nuovi sviluppi della storia, non propriamente piacevoli^^’’ Spero che vi piaccia ^//^
Ringrazio immensamente i miei commentatori e commentatrici XDD
*Sayonara* e buona lettura^^


…”Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga
con le ali maligne, le meridiane di morte,
-t’ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello
’Andiamo ai campi’. E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore”…
[“Uomo del mio Tempo” di S.Quasimodo]


Già.
…Il sangue…
Troppo sangue era stato versato, troppo vite innocenti erano andate distrutte per l’egoismo della razza umana…
Anche noi avevano dato il nostro contributo, naturalmente, illudendoci di essere nel giusto.
…Paladini, eroi, martiri…
E solo questo resta sul terreno, sangue.
…Liquido purpureo, liquido scarlatto…
Non potremmo dimenticare tutto…?
…Siamo stanchi di uccidere…

*
Aprì gli occhi, piano…
Cercò con lo sguardo un riferimento noto, qualcosa che la rassicurasse, che conoscesse.
Un volto… Un volto ambrato la fissava, serio.
Aoyama…
”M-Masaya… Come fai a essere ancora vivo?” chiese, tirandosi seduta. Si trovava in un letto bianco, a baldacchino. Si era ritrasformata, ma portava un abito bianco, sotto di esso si intravedevano le dolci forme femminili…
Aveva l’orrendo sospetto di essere una… *vittima sacrificale*
Si strinse una mano al petto.
Il silenzio del giovane la inquietava, non ero lo stesso Masaya di qualche anno fa…
”Senti… Ecco, dove siamo qua?” cercò di rompere quell’opprimente silenzio.
Il giovane indicò con la mano la stanza candida
-…Questa stanza si chiama ‘Dimensione Inversa’… Qua dentro sono io il padrone e posso modificarla a mio piacimento… Il sommo Deep Blue mi ha affidato la sua custodia e tutela…- disse con voce fredda, lontana, distaccata…
-Perciò… Nessuno può uscire se non lo decido io… E io ti ordino, Ichigo, di rimanere qua… Finchè riterrò necessario- concluse, carezzando una ciocca dei lisci capelli rossi della ragazza.
Ad Ichigo vennero i brividi…
C’era evidentemente qualcosa che non andava, in Masaya…
Tanto per cominciare, sembrava quasi che *qualc’un altro* usasse il suo corpo… Era solo un triste involucro, una scatola vuota…
”Il sommo Deep Blue? Da quando chiami sommo un essere del genere?” chiese scettica, sottraendosi alla carezza. Aoyama la fissò, un impercettibile ghigno sulle labbra
-Capirai molte cose, Ichigo… Molto presto…- si avvicinò alle sue labbra -comprenderai…-

*
”Kisshu! Cosa è successo, dove sono Ichigo e Meik…”
”Non nominarla, Pai… Non pronunciare il suo nome…” ringhiò Kisshu. Si teneva una spalla ferita, Pai e Taruto l’avevano raggiunto davanti a quella porta, anch’essi piuttosto malconci dopo la battaglia con le sentinelle.
”Ma… Ichigo…?” chiese cauto Taruto, rinfoderando il suo coltello
”Meiko era il Giuda tra gli uomini… Li ha traditi e, non so come, quell’Aoyama ha preso MewIchigo… E l’ha portata in questa stanza” sibilò, poggiando una mano sulla porta arrugginita.
Pai e Taruto si guardarono di sottecchi…
”Ecco… Kisshu, ci sarebbe una cosa che non sai…” cominciò il più giovane tra i due, stropicciandosi nervoso le mani. Accidenti, dovevano dirglielo… Nessuno si aspettava che Meiko avrebbe colpito anche le Mew Mew.
L’alieno dagli occhi d’oro si girò, dubbioso
”Cioè?”
”Devi sapere che Meiko Hida… Beh, insomma…”
”Eravamo a conoscenza del piano di Meiko, fin dal primo momento… Sapevamo che era il Giuda, che doveva impossessarsi del documento, che doveva darci informazioni sulle mosse degli umani… Ma credici, non sapevamo assolutamente che avesse intenzione di rapire le Mew Mew…” Pai interruppe Taruto, spiegando rapido tutti i fatti…
La cruda verità colpì in pieno stomaco Kisshu.
Rimase spiazzato, scioccato. Non voleva credere alle sue orecchie.
La sua Ichigo era in mano ad un pazzo e… E i suoi migliori amici sapevano tutto…
”Quindi… Quindi voi, pur sapendo ogni cosa… Non mi avete detto niente?!” disse Kisshu, ridacchiando, un misto di furore e incredulità inciso sui lineamenti del volto.
”Ehi, vacci piano, Kisshu… Te l’ha detto Pai, non sapevamo che…”
”Zitto Taruto, chiudi la bocca!!” sibilò velenoso il moro, materializzando i suoi tridenti “Visto che non mi posso fidare di voi… Non mi fiderò di nessuno…” ormai era andato, qualcosa di folle gli brillava negli occhi d’ambra…
”Salverò la mia micetta da solo, e nessuno…” incrociò i tridenti sopra di sé. Nell’incrocio tra le due lame apparve una luminosa sfera pulsante d’energia “me lo impedirà!!” urlò, scagliando la sfera verso i due. Pai e Taruto si fecero scudo con le loro armi, creando una trasparente barriera.
”Kisshu! Ehi, Kisshu, dove vai?!” sbraitò Taruto una volta che il polverone di era diradato.
Kisshu volava veloce verso la fine del corridoio, senza rispondere.
”Accidenti a quel pazzo…” sbuffò il sedicenne “Ehi Pai, dici che abbiamo fatto bene a dirglielo?”
”…”
”Mi ascolti?!” lo chiamò, sventolandogli una mano di fronte agli occhi. Pai si riscosse
”Si, Taruto… La verità sarebbe comunque venuta a galla… Ora dobbiamo solo aspettare che Deep Blue faccia la prossima mossa… E nel frattempo” fece sparire il suo ventaglio “Cerchiamo le altre guerriere” disse fiero, poggiando i piedi a terra.
Taruto lo imitò “Ma sei sicuro? Cioè…”
”Dovresti saperlo, soldato…” Pai sogghignò “Non mi piace stare con le mani in mano…”

La sala di controllo della base aliena era deserta.
Solo due sentinelle vigilavano fuori dalla porta, mezze assopite. Fu uno scherzo per un combattente del livello di Kisshu metterle al tappeto, senza un singolo rumore…
Scivolò furtivo nella sala, diretto al computer centrale. Le mani gli tremavano d’impazienza, da un momento all’altro sarebbero passate le guardie di ronda, avrebbero trovate le sentinelle a terra e avrebbero fatto irruzione in quella camera… Stavolta, una condanna a morte non gliela toglieva nessuno…
Aveva esattamente quattordici minuti per trovare ciò che gli serviva.
”Dannazione…” imprecò alla vista del computer. Era Pai l’esperto d’informatica, lui era un *uomo d’azione*, non facevano per lui tutte quelle diavolerie tecnologiche. Ticchettò rapido sui tasti, materializzando una piantina della base.
Sapeva, in base a quanto si diceva, che la stanza di Deep Blue era protetta da un codice anti-localizzazione e che, stranamente, si spostava periodicamente nella base, come una dimensione estranea a tutto l’edificio. Quindi era tecnicamente poco probabile trovarla…
Kisshu sogghignò “Poco probabile, non impossibile…
Premette il tasto ‘invio’ sulla tastiera e… La stanza privata di Deep Blue lampeggiò sullo schermo, nitida e visibile. Kisshu si concesse una risatina soddisfatta. Un obbiettivo era stato raggiunto… Ora doveva solo trovare il modo di entrare in quella maledetta *stanza* dove Aoyama aveva portato Ichigo…
Cominciò a cercare nei vari schemi strutturali… Niente di niente…
Un rumore fuori dalla stanza lo fece sussultare. Dei passi… Stava arrivando qualcuno.
Si teletrasportò sul soffitto, acquattandosi in un angolo buio.
La figura che entrò nella stanza, era la più inaspettata di tutte…
”Shin…” ringhiò Kisshu a bassa voce, reprimendo il tentativo di tendergli un agguato.
Il generale dell’esercito del nord si guardò intorno circospetto, cominciando a frugare nei documenti del computer. L’alieno dagli occhi d’oro lo osservò perplesso…
Che diamine aveva in mente? E, ora che ci pensava, non aveva neppure dato l’allarme per aver visto le guardie svenute…
Kisshu decise di farsi vedere. D’altronde, cosa aveva da perdere?
”Mi sorprende, generale Shin, vederti in questa stanza senza regolare permesso…”
Il diciottenne sobbalzò, materializzando la sua arma, una spada corta e affilata
”Chi va là?!” urlò rivolto al soffitto “Bada, vieni fuori o assaggerai la mia spada…” intimò, mentre scintille rossastre si addensavano sulla punta della lama.
Kisshu scese agile a terra con una capriola, atterrando con un piede sul pavimento. Si alzò in piedi, esibendo un sorrisino compiaciuto.
Shin spalancò la bocca, lasciando cadere la sua arma in un tintinnio sul marmo. Arretrò spaventato, mettendo le mani dietro per non andare a sbattere
”Kisshu…? No, sei morto…” rantolò incredulo “Il generale Kisshu è stato ucciso da Pai poco tempo fa, dovresti essere un cadavere che cammina…”
”Beh, allora sono piuttosto in forma per essere un morto, non trovi?” ironizzò, raccogliendo da terra l’arma di Shin e impugnandola.
Si avvicinò al giovane “Ora, dammi solo un motivo per non farlo…” disse puntandogli la lama alla gola “e ti risparmierò… Dopotutto, mi hai visto vivo, cosa che preferivo di gran lunga evitare…” disse annoiato, un ghigno storto sulle labbra.
Shin deglutì teso.
Kisshu Ikisatashi era noto per essere spietato… Indipendentemente da chi si trovava di fronte…
”C’è… C’è un motivo preciso per il quale mi trovo qua…” cominciò, la voce che gli tremava leggermente. Kisshu inarcò un sopracciglio, raddoppiando la presa sul pugnale
”Sarebbe?”
”Cercavo… una cosa che penso tu sappia bene…” riprese, sperando di suscitare la sua curiosità.
L’alieno dagli occhi d’oro scoppiò a ridere
”Mio caro Shin… Vorresti forse dirmi che anche tu sai del progetto C.DNA?”
”Esatto… Sono anch’io un generale, se ti rammenti…” disse freddo.
Kisshu si rabbuiò, avvicinando la spada alla nuda gola dell’alieno “Non tirare la corda, generale… Sappi che non mi faccio scrupoli ad usare una spada quando la stringo in mano…” ringhiò a bassa voce. L’alieno dagli occhi viola rimase impassibile…
”Tsk! E cosa te ne faresti, di questo documento? Non tirarmi fuori che lo devi analizzare, visto e considerato che ne manca ancora un pezzo…”
”Non credo siano cose che ti riguardano…”
Kisshu si alterò “Cosa?! Ripeti, Shin, che hai detto…?”
”Per quello che mi riguarda, tu sei un traditore, rinnegato dall’esercito… Un guerriero senza bandiera, un sanguinario che vuole solamente combattere… Non sono tenuto certo a darti spiegazioni dei miei compiti personali…” spiegò con calma e pacatezza Shin, incrociando le braccia e sorridendo con aria superiore.
Ma non fece in tempo a compiacersi del suo discorso che qualcosa lo colpì dritto in faccia, proprio sotto il mento, facendolo finire a terra.
Ansimò, asciugandosi il sangue dal labbro, fissando con odio Kisshu.
Quello ricambiò lo sguardo, gli occhi d’ambra ardevano, il pugno ancora alzato
”Ringrazia che ho un’altra cosa molto più importante da fare, per occuparmi di te…” disse velenoso “ma la nostra chiacchierata non è finita…”. Buttò a terra la spada di Shin, facendogli un ironico saluto militare “Saluti, generale…” e sparì.
Shin si alzò a fatica, massaggiandosi la mascella dolorante
”Dannato Kisshu… Ma che ci troveranno mai Taruto e il generale Pai in quel pazzo…?” borbottò rabbioso, rimettendosi a frugare nel computer.
Sospirò…
D’altronde, se avesse detto davvero il suo scopo, sarebbe stato degradato come lo stesso Kisshu, e certo non voleva questo… Non aveva ancora il coraggio di dirlo… A nessuno…

*
Meiko era nella stanza dove si trovavano le Mew Mew, contenute ancora nelle teche di liquido blu. Come tante farfalle in un barattolo, prigioniere…
Dormivano, a quanto sembrava. Le palpebre abbassate, la bocca coperta da un maschera per respirare, numerose ventose attaccate al corpo.
Non avevano più ali, né orecchie, né pinne, né coda. Si erano ritrasformate, mentre la loro linfa vitale veniva pian piano risucchiata a forza dai loro corpi…
La giovane appoggiò una mano al vetro, avvertendo un leggero calore sprigionarsi dall’interno.
Fissava il volto di quella più piccola, i biondi capelli sparsi a guisa d’aureola intorno al capo, la pelle ambrata pallida, il volto sofferente.
Le tornarono in mente i giorni che aveva trascorso con loro, con degli stupidi umani…
”Ehilà, Fon…” la salutò debolmente. Guardò anche le altre, scorrendo tutte le bolle. Prima Aizawa, Midorikawa, Fujiwara… Tutte deboli, inermi.
Avvicinò il viso al vetro della teca nella quale si trovava Zakuro
”Cosa provate a soffrire…? Com’è il dolore, la solitudine…?” sibilò velenosa alla ragazza dormiente. Chiuse il pugno contro la teca, appoggiandovi la fronte
”Sono stanca di aver a che fare con degli esseri umani… Perché non posso farvi fuori subito…?” chiese sogghignando “Ve lo dico io perché… La prima Mew Mew di cui devo liberarmi… E’ quella che ha stregato mio fratello… La causa della sua rovina, il peccato che non doveva commettere…”
Estrasse il suo bastone, una cascata di scintille sgorgò da un’estremità
”Estirperò Ichigo Momomiya dalla mente di mio fratello… E finalmente, sarà libero dalla sua schiavitù…” esclamò, scoppiando a ridere.
Una risata cattiva, piena di odio e di un rancore covato per anni… Rancore che avrebbe finito per distruggere la stessa sua detentrice…

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Capitolo 12
*** Proposte ***


Nuova pagina 1

Dolci petali…
Sottili e delicati petali rosati. Fluttuavano piano nell’aria, profumando la brezza nella quale danzavano lievi…
Che posto è… questo…
Non riusciva a capire… Quella stanza sembrava mutare al solo pensiero di Aoyama. Sbatteva le palpebre e il cielo si tingeva di nero, un’altra ammiccata e migliaia e migliaia di farfalle annebbiavano la vista.
Era sdraiata su quei petali… Fissava due figure sfocate parlare sotto un ciliegio, avvolte dal vento rosato dei petali… Non riusciva a capire chi fossero.
Era come se fosse drogata, non si sentiva più lucida da tanto… Le sembrava fossero passati anni.
A chi appartenevano quegli occhi dorati che le balenavano in mente…?
Non si ricordava più niente, inebriata da quella strana atmosfera quasi surreale. Sentiva solo la voce del suo Masaya, il suo strano sorriso, il suo profumo…
E le sue labbra, il suo corpo sopra il suo, le sue mani… Cosa le stava accadendo?
…Come mi chiamo io…
Si sentiva vuota… Desolatamente vuota…
Una bambola, solo questo…
Era solo una bambola, senza vita e senza spirito, abbandonata nelle mani di Aoyama. Che faceva di lei ciò che voleva…

”Allora, hai finito Aoyama?”
-No, signorina Hida, non mi sono ancora divertito abbastanza…-
”Non mi interessa! Voglio uccidere quella stupida umana il prima possibile… Sia ben chiaro” afferrò Masaya per la collottola “Non aspetterò che tu abbia soddisfatto tutte le tue *voglie*, sono stata chiara? Ho ordini precisi…”
Il ragazzo sorrise, ancora quello strano sorriso
-Anch’io Meiko… Anche io-
La giovane lasciò la bianca veste di Masaya, girandosi e fissando il corpo di Ichigo giacere immobile sul morbido tappeto di petali, il petto che si alzava e abbassava lentamente sotto la sottile stoffa della sottoveste, gli occhi chiusi, le labbra rosse dischiuse.
Sogghignò
”Dì, ma che le hai fatto? Non sembra nemmeno lei…”
Masaya guardò la rossina con sguardo famelico, leccandosi le labbra
-L’ho fatta diventare la mia *bambola*… Le ho sottratto pian piano tutta la sua forza vitale… Non penso si ricordi nemmeno chi è…- sibilò malizioso.
Meiko sospirò
”Ognuno ha il suo modo d’agire… Ma ricorda” materializzò il suo bastone “voglio essere io a toglierla di mezzo, chiaro? Tu prova a disubbidirmi che finisci dritto a miglior vita…” sussurrò minacciosa, puntandogli il bastone alla gola.
Masaya la fissò, gli occhi nero pece puntati nei suoi
-Sarà fatto-
”Te lo consiglio vivamente…” ridacchiò Meiko prima di sparire nel nulla, lasciando il ragazzo a fissare il turbine di petali rosa davanti a se.
Si avvicinò a Ichigo, chinandosi sul suo volto.
E mentre la fissava, sogghignava…
-Destati, mia bambolina- comandò. Ichigo aprì gli occhi color cioccolato, lo sguardo perso.
Masaya la fissò in un ghigno.
Doveva ancora divertirsi, prima di consegnarla a Meiko… E già sapeva come…

*

…Quante volte sei rivenuta
nei cupi abbandoni del cuore,
voce stanca, voce perduta,
col tremito del batticuore:

voce d’una accorsa anelante
cha ai poveri labbri si tocca
per dir tante cose e poi tante;
ma piena di terra ha la bocca:

la tua bocca! Con i tuoi baci,
già tanto accorati a quei dì!
a quei dì beati e fugaci
che aveva i tuo baci…Svanì!…
[“La voce”, 64-72, G.Pascoli]

Fissava, con i suoi occhi viola, le carte che aveva davanti.
C’era decisamente qualcosa che non andava… Come mai, mancando una parte, Deep Blue si ostinava a dire che la vittoria era a portata di mano?
Pur non capendo granchè di calcoli matematici, era certo che Meiko non si fosse ancora appropriata dell’ultima parte di documento… La parte fondamentale, tra l’altro…
…Già. Meiko…
Se non fosse una spietata, cinica, fredda serva di Deep Blue…
Se solo mi guardasse…
Se solo…

”Shin! Che stai facendo?”
Il giovane generale si affrettò a far sparire i fogli da sotto lo sguardo sospettoso del suo interlocutore
”Niente di particolare, generale Iwo… Stavo solo controllando alcune cose”
”E cosa, se è lecito saperlo?”
Il diciottenne si sentì punto sul vivo
”Non credo siano cose la riguardano…” rispose freddo, facendo per andarsene dalla stanza. Ma una mano di Iwo lo trattenne per la spalla
”Non ho ancora finito, generale… Si da il caso che sia venuto a parlarti per un motivo preciso…”
”Ah si? Cosa…” chiese poco interessato l’alieno dagli occhi viola.
Il generale dell’esercito dell’est sedette sulla poltrona oltre la scrivania, fissando Shin negli occhi
”Il generale Pai e il soldato semplice Taruto sono spariti…”
Quella notizia sconvolse Shin. Allora… l’avevano fatto davvero…
Avevano intrapreso la strada della ribellione…
”Ah…e c-ci sono notizie…?” chiese, cercando di tenere la voce ferma, evitando gli occhi di Iwo. Quello scosse la lunga chioma cobalto
”No… Si pensa si aggirino nella base, sulle sentinelle svenute all’ingresso sono state trovate tracce di scossa elettrica, l’arma usata dal generale Pai”
Shin si mosse, inquieto… Se davvero si erano ribellati, vuol dire che il prossimo obbiettivo sarebbe stato liberare le prigioniere… E Kisshu!
L’immagine dell’alieno dagli occhi d’oro vivo e vegeto gli tornò alla mente. Si stava movendo qualcosa, nella base, qualcosa che non poteva essere ignorato a lungo…
”Signor Iwo, adesso dovrei andare…”
”Come mai?”
”Ecco…” frugò nella sua mente, alla disperata ricerca di una scusa “Devo… devo incontrare Deep Blue, dobbiamo discutere della mia prossima spedizione” e senza neanche lasciare il tempo al compagno di replicare corse fuori dalla stanza.
Iwo lo fissò andarsene, seguendo il rumore dei passi. Sogghignò
”Che ne pensate, signore…?”
Una figura dalla lunga chioma corvina si materializzò nella stanza, uno sguardo cupo dipinto sul volto diafano
”Avevi ragione, generale… Shin si è unito all’allegra combriccola dei ribelli… Manca solo Ikisatashi Kisshu” sibilò velenoso “Si sarebbe trovato a pennello…”. Iwo inarcò un sopracciglio
”Posso esprimere un parere, mio signore?”
”Dimmi…”
Un sorrisino storto si dipinse sulle labbra del generale dell’esercito dell’Est
”Penso che Ikisatashi sia più vivo di quanto si immagini…”

”Allora? Dove si è cacciato?”
”Non ne ho idea, Taruto, maledizione! Sono stufo di rincorrerlo per tutta la base, sono stufo di far fuori sentinelle, sono stufo di questa… maledetta missione!!” sbottò, tirando un pugno alla piccola sfera localizzatrice.
Taruto sussultò
”Ma come? Non eri stato tu a proporre di salvare le Mew Mew?”
”Lo so, lo so!! E’ solo che…”
”…’Solo che’ cosa, Pai?”
Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare. Una voce a loro ben nota…
”Shin… C-che ci fai qua?” balbettò Taruto. Pai fece sparire la sfera, squadrando rabbioso il giovane alieno davanti a loro.
L’alieno dagli occhi viola sorrise, alzando le mani pacifico
”Ehi, ehi calma… Per vostra informazione, ci lavoro e ci vivo qua… Siete voi che vi aggirate con fare sospetto, eliminando guardie al vostro passaggio… E portandovi dietro un carico *ingombrante*, non so se mi spiego”
Taruto materializzò il suo coltello
”Mi dispiace, Shin… Ma se andrai a riferire qualcosa, sarò costretto a toglierti di mezzo…” disse il ragazzo, il tono di voce più lugubre che avesse mai sentito. Pai estrasse i suoi ventagli scarlatti
”Senza contare che con quella tua affermazione sul *carico*, credo tu abbia incontrato il ‘non più defunto’ generale Kisshu, vero?”
”Perspicace, generale… Non mi stupisce questo tuo intuito… Tuttavia” nella sua mano apparve un fascicolo di fogli, scritto fitto e spesso “ho qualcosa che penso potrà interessarvi…”
I due studiarono le carte.
”Che cosa sarebbe?” chiese brusco l’alieno dagli occhi neri. Taruto annuì, sostenendo la domanda con vigore. Shin spiegò il foglio, permettendo agli occhi dei due alieni di intravedere la scritta -Progetto C.DNA- in alto
”Se voi mi aiuterete… Condivideremo il codice del progetto…”
”Impossibile” lo seccò Taruto. Il generale dell’esercito del nord corrugò le sopracciglia
”Cosa, sarebbe impossibile?”
”Non abbiamo ancora l’altro pezzo di documento… Senza la formula finale, è solo un’inutile pezzo di carta…” concluse Pai. Ma Shin sbottò in una risata
”Appunto per questo… Io vi do questo documento e completiamo insieme il pezzo mancante…”
”Come?”
”E’ semplice, soldato Taruto…” ghignò “Gli umani… Quel libertino di Kisshu ha tra le sue conquiste un’umana, giusto? Possiamo sfruttarla…”
I due stettero zitti.
Certo, quel piano era allettante… Avrebbero potuto salvare le Mew Mew e togliere di mezzo quel tiranno approfittatore di Deep Blue…
E finire la guerra…
…Tuttavia…
”Perché?” chiese Taruto, sorpreso “Tu sei sempre stato fedele a Deep Blue…”
Il giovane si rabbuiò
”Questo non posso dirvelo… Non buttiamola sul personale, eh?” si scansò Shin “Voi avete i vostri motivi… E io i miei…” sussurrò, lo sguardo che si perse per un attimo.
Poi si riscosse, tendendo una mano e sorridendo “Allora… Affare fatto?”
Pai non la strinse, dubbioso
“Non ancora… Vediamo se possiamo davvero fidarci di te, generale Shin…”
Shin si sentì punto sul vivo. Si riscosse subito
”D’accordo! Cosa devo fare?”
Taruto sogghignò, tendendo la sfera localizzatrice
”Comincia a trovare il nostro *libertino*…”

…Tu Tum…
…Tu Tum…
…Tu Tum…

Il suo cuore batteva come un tamburo impazzito sotto la cassa toracica, rischiando seriamente di schizzarle fuori dal petto. Si mise una mano sul seno, respirando profondamente…
Ok… D’accordo, Meiko, respira… E’ facile” si disse, aprendo poi la porta di scatto.
Si guardò intorno circospetta…
”Ma… dove diamin…” si interruppe, sentendo il freddo di una lama carezzarle la parte sinistra del collo, un respiro, una presenza.
”Ferma lì, Hida… Sapevo mi avresti trovato, sai?” sibilò una voce maliziosa nel suo orecchio.
Meiko sussultò. Dannazione… Doveva aspettarselo. Alzò piano le mani, di certo non voleva essere trafitta, aveva appena cominciato il suo piano
”Piano, generale Kisshu… Cerchiamo di ragionare”
”Vedrai come ragiono…” ringhiò, piantando la lama più forte sulla delicata pelle del collo “Mi viene più facile trattare mentre stringo i miei tridenti, sai?”
Una goccia di sudore scese sulla tempia dell’aliena… Le cose stavano sfuggendo al suo controllo. Respirò a fondo, il cuore che ancora le picchiava con forza sulle costole…
Tu Tum…
…Tu Tum…
…Tu Tum…

Se non faceva subito qualcosa, Kisshu l’avrebbe uccisa, di questo era certa…
”Ascolta… Ho una cosa da proporti…”
”Perché mai dovrei ascoltarti? Tanti minuti perdo con te, quanto più la mia gattina potrebbe soffrire… Quindi…”
”Potrebbe anche essere già morta, no?”
Meiko cadde sul pavimento, la guancia in fiamme, gli occhi azzurri sbarrati. Fissava Kisshu, la mano alzata, lo sguardo livido…
”Ripetilo, traditrice… Ripetilo e la tua vita finisce in questo momento…” minacciò, la luce del neon percorse l’affilata lama di un tridente.
La giovane ansimò, tenendosi la gota dolorante… Faceva male, diavolo!
”So dove si trova Momomiya… So anche dove si trova la stanza di Deep Blue, dove sono tenute prigioniere le Mew Mew…”
”E allora?”
”Allora… Posso aiutare te e gli altri…” propose, alzandosi cautamente.
Kisshu la fissò, gli occhi ambrati ridotti a fessura
”Perché mai mi dovrei fidare di te? Hai tradito tutti, e quest’ulteriore proposta dimostra solo che sei solo una doppiogiochista…” disse velenoso.
Meiko sogghignò, strafottente come al solito
”Io faccio i miei interessi… Indipendentemente dai miei compagni… E con il vostro aiuto potrei avere il Progetto completo” spiegò. Kisshu rinfoderò i tridenti
”Provamelo…”
”Cosa, scusa?”
”Provami che sei davvero intenzionata a rovesciare il governo di Deep Blue…” le tese la mano “Libera le Mew Mew” la freddò il generale. La ragazza fissò la mano del fratellastro…
Non gli aveva ancora detto le condizioni… Anzi, la *condizione*…
Però, se non accettassi, non potrei più attuare la seconda parte del mio intento…” si morse un labbro, titubante. Era davvero capace di tradire anche suo fratello…?
Scosse la testa, afferrando decisa la mano tesa
”D’accordo”

*
Cinque alieni.
Uniti da scopi diversi, ognuno con obbiettivi differenti… Tuttavia, insieme.
”Allora, siamo d’accordo. Shin e Meiko si occupano delle Mew Mew” spiegò Pai, elettosi capo della spedizione “Mentre io, Kisshu e Taruto andiamo nella stanza dove è tenuta prigioniera Momomiya… A lavoro fatto, ci troveremo alla stanza di Deep Blue, l’ultimo ostacolo nella nostra missione… Tutto chiaro?”
I quattro annuirono, silenziosi. Taruto aveva l’impressione che, se solo avesse aperto la bocca, avrebbe rimesso il contenuto del suo stomaco. Non era abituato a trasgredire gli ordini…
Fissò Kisshu, concentrato, un ghigno sulle labbra sottili, invidiando il suo autocontrollo. Certo, facile per uno come lui, che ha passato la vita a violare le regole…
”Domande?” chiese Pai, passando i suoi occhi neri su tutti gli alieni.
”Una…” cominciò Shin “Come facciamo a sapere che voi siete riusciti a liberare l’umana, e viceversa?”
”Se non ci vedete arrivare, raggiungeteci…” disse secco Kisshu al ragazzo, che annuì.
”Ho il dubbio che quel Blue Knight ci darà parecchio filo da torcere…” sussurrò cupo Pai, provocando un brivido nella schiena di Taruto.
”Grandioso… Ottimismo alle stelle, vedo…” ironizzò Meiko, inarcando un sopracciglio “Non mi venite a dire che un fantoccio come Aoyama vi causerà problemi…”
Nessuno parlò. Nemmeno una parola…
La ragazza deglutì
Forse ho parlato troppo presto…” pensò “Avrò fatto bene ad allearmi con loro?
”In ogni caso… L’unica cosa che possiamo fare è risolvere queste due cose… In un modo o nell’altro…” intervenne Pai. Kisshu incurvò le labbra
”Oh si… Adoro quando fai il tragico, generale…” sibilò, una scintilla negli occhi dorati.
Tarutò impallidì…
In un modo o nell’altro?! Dimenticavano che lui aveva solo sedici anni e tutta una vita davanti?!
No, decisamente non era abituato a missioni del genere…

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Capitolo 13
*** Missione Impossibile ***


Nuova pagina 1

…”Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
più felice sarei, dolce mia greggia,
più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale.”…
[da “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, 6/133-143, G.Leopardi]


*
Base Aliena.
Ala sud.

Camminavano in silenzio lungo i corridoi, circospetti e attenti ad ogni minimo rumore. Non volevano certo farsi scoprire… Il tradimento di alcuni generali, probabilmente, aveva già fatto il giro di tutto l’edificio.
La guardò con la coda dell’occhio.
Com’era carina, concentrata sulla missione, la bocca corrucciata e gli occhi seri…
Quella si girò, scocciata
”Che c’è?” chiese, facendo sobbalzare l’alieno. Scosse rapido la testa
”Niente, niente…”
La giovane sospirò. Se continuava così, non avrebbe potuto mai parlare a suo fratello di quella *cosa*… Dovevano sbrigarsi a trovare quelle stupide umane.
”Senti, quanto manca a questa dannata sala?” domandò annoiata. Il ragazzo materializzò una piccola sfera che fungeva da cartina della base. Un punto rosso si illuminava ad intermittenza.
”Non molto ormai… Il problema, più che altro, sarà quello che troveremo ad attenderci in quella stanza…” spiegò, reintascando la sfera.
L’aliena roteò il suo bastone
”Siamo armati, ricordi?” disse sarcastica “Qualunque cosa ci troveremo davanti, non sarà certo così terribile come noi due…”
Il giovane sorrise, guardandola. Lei se ne accorse…
”E adesso che ti prende?”
”Assomigli a Ikisatashi più di quanto credi…” sussurrò, piantando le sue iridi viola in quelle ghiaccio della ragazza. Questa inarcò un sopracciglio
”Sei strano, Shin, più del solito…”
Delle voci interruppero l’atmosfera creatasi tra i due. Si appiattirono rapidi contro il muro, scrutando la via oltre l’angolo. Shin sobbalzò
”Ci siamo… E’ quella la sala” indicò una porta a qualche metro di distanza, sorvegliata da due sentinelle ben vigili e attente. Confabulavano fitto tra loro.
I due tornarono appostati dietro il corridoio laterale.
”Ok… Come agiamo, possibilmente senza creare troppo scalpore?”
”Sto pensando, sto pensando…” rispose subito la giovane, chiudendo gli occhi e concentrandosi “Ci sono!”
”Davvero?”
”Si, ma… Non sono sicura ti piaccia lo *stile* che ho in mente…”
Shin deglutì. Che cosa aveva in mente?
”Devi fidarti di me, solo questo” propose lei, tendendo la mano “Ci stai?”
Quello squadrò il suo viso, teso e serio. Accettò, stringendole la mano.
Se ne pentì solo 13 secondi più tardi…

Le guardie stavano ritte in piedi davanti all’entrata della stanza-prigione, stringendo i fucili ad impulsi elettrici del loro equipaggiamento. A differenza degli altri alieni, il corpo scelto di Deep Blue aveva armi omologate, molto temibili. Non ti facevano certo il solletico, se avevi la sfortuna di incapparci dentro…
Dei passi dal corridoio laterale attirarono la loro attenzione.
”Chi va là?!” esclamò la sentinella di sinistra, puntando l’arma in direzione del rumore, imitato dal collega di fianco. Apparve una figura
”Sono io, zucconi… Avete i nervi a fior di pelle oggi, vero?”
Gli alieni abbassarono i fucili, sollevati
”E’ lei, signorina Meiko… Non si sa mai, di questi tempi”
”Già… Ha sentito che i generali Pai e Shin hanno deciso di…”
”Ho sentito, la notizia sta facendo il giro di tutta la base” interruppe secca Meiko “Del resto, anche il generale Kisshu aveva già abbandonato la nostra causa da tempo”
”Ha ragione, signorina…” risposero in coro i due alieni.
La giovane sorrise sibillina. Quegli allocchi erano più facili da abbindolare di chiunque altro…
”Sentite… Avrei bisogno un favore…”
”Dica, signorina”
Meiko sogghignò, mettendo le mani dietro la schiena
”Potreste, gentilmente…” materializzò il suo bastone e lo piantò fulminea sul pavimento davanti a loro “…levarvi dalle scatole?” e un lampo biancastro si sprigionò dalla punta dell’arma, stordendo una guardia. L’altra, sorpresa, non ebbe il tempo di puntarle contro il fucile che cadde al suolo, la gola recisa da una lama affilata.
”Ottimo lavoro, generale… L’accademia militare ha dato i suoi frutti” si complimentò Meiko, facendo roteare agile il bastone nella mano sinistra.
Shin sbuffò
”E’ l’ultima volta che partecipo ad una simile pagliacciata… Non mi piace uccidere per il gusto di farlo…”
”Dovresti provare, invece…” lo seccò Meiko, facendo sparire l’arma in uno schiocco di dita.
Il giovane la fissò, gli occhi viola stretti a fessure
”Non sono generale per gli omicidi che ho commesso…”
”Abbiamo diverse priorità, evidentemente” minimizzò l’aliena con un gesto della mano. Poi la poggiò sulla maniglia della porta “Entriamo…”
Shin strinse la corta spada. Aveva l’orrenda sensazione che gli sarebbe servita…presto…

*
Base Aliena.
Ala est.

”Sicuro sia questo il posto?”
”Si, Pai, quante volte devo dirtelo…” rispose una voce esasperata.
”Sarà, ma qua non vedo niente” fece notare un’altra persona, scrutando dubbioso intorno a se.
”Perché era una porta nella parete… L’ha aperta Hida, non so come ha fatto…”
”Allora c’è un sigillo, Kisshu… Per forza” spiegò Pai, poggiando una mano sul muro e chiudendo gli occhi. Li riaprì di scatto.
”Hai sentito qualcosa?” chiese una voce, una nota di timore in fondo ad essa.
”Ma guarda, il nostro piccolo Taruto ha paura…” lo schernì Kisshu, incrociando le braccia dietro la testa e sogghignando. Taruto si voltò verso di lui, lo sguardo livido
”Solo perché non sono uno spaccone come te, non vuol dire che ho paura, chiaro?”
”Certo, moccioso…”
”A chi hai detto moccioso?!” sbraitò il giovane, piantandosi davanti a Kisshu. Era leggermente più basso di lui, pur essendo cresciuto in quegli anni.
Pai li interruppe, spazientito
”La volete finire o no? Sto cercando di concentrarmi…”
Palpava la parete con i polpastrelli, gli occhi chiusi, attento a cogliere il minimo segnale di *vita* oltre quella fredda porta di metallo. Finchè…
”Trovato” disse semplicemente, bloccando la mano sopra un punto del muro “Kisshu, a te”
Il moro sogghignò, impugnando i tridenti
”Naturalmente, generale, sarà un piacere…” sussurrò, incrociando le lame delle armi e sprigionando una sfera giallastra, pulsante di energia, che si abbattè dritta sul punto indicato da Pai. La parete si sciolse come fosse burro, rivelando una strana stanza…
I tre alieni entrarono, pronti a qualunque cosa gli si fosse parata davanti.
Beh, di certo, non a quello che realmente si trovarono di fronte…

Ancora quella strana sensazione…
Quegli occhi dorati, quel profumo penetrante, quella risatina maliziosa…
E quella voce, che da un po’ di tempo le rimbombava in testa…
Ichigo…
Aveva dei momenti di lucidità, che tuttavia erano sempre più rari. Ormai era sola, imprigionata nella sua testa dalle dolci parole ammaliatrici di Masaya…
Ma quella voce… Quella voce giungeva a rompere il suo stato d’incoscienza, destandola, inquietandola con il suo tono forte e coraggioso…
Ichigo…!
Ecco, ancora quella parola.
Cosa significava…? Era un nome, certo… Ma chi era quella “Ichigo” così disperatamente invocata dalla voce misteriosa?
Era importante, se lo sentiva… E anche se cercava di ignorarla, quella resisteva, chiamandola.
Chiamandola, chiamandola, chiamandola ancora…
Ichigo!
”Kisshu!” la giovane si destò all’improvviso, spalancando gli occhi scuri, balzando a sedere di botto. I ricordi l’avevano travolta come un fiume in piena, tornandole alla mente così violentemente che ne era rimasta ubriaca…
Si guardò attorno, spaventata. Era sdraiata in un letto a baldacchino, tende rosse drappeggiavano il suo giaciglio, vestita con una sottoveste bianca.
”…Dove sono…?” chiese, la voce che rimbombò nel vuoto della camera. Si alzò a fatica, le girava enormemente la testa, tanto che dovette risdraiarsi sul materasso.
Si guardò in un frammento di specchio alla parete, incrinato e sbeccato.
Era pallida… troppo pallida…
Sembrava quasi che la vita le fosse stata succhiata fino all’ultimo, fermandosi giusto prima del suo trapasso… Aveva ancora le labbra in fiamme, come se qualcosa di rovente gli si fosse poggiato sopra… Qualcosa o qualcuno
Altro sobbalzo della memoria… Aoyama…
Ricordò *cosa* aveva fatto con Masaya quasi con disgusto, preferendo non andare troppo a fondo sulle cose che aveva vaghe. Si sentiva “sporca”, in un qual modo…
Nemmeno quando erano fidanzati avevano mai fatto atti del genere.
La priorità, adesso, è quella di andarmene da qua” pensò. Cercò nelle vesti il suo ciondolo per la trasformazione… Sparito! Qualcuno doveva averlo preso.
Si alzò, appoggiandosi alle colonne di quel letto, coprendosi pudicamente la sottoveste quasi trasparente. Doveva trovare il modo di uscire da quella dannata camera…
E di sicuro, la prima cosa che avrebbe fatto, sarebbe stato ringraziare Kisshu. E per gioco, non rivelare neanche il motivo…
Speriamo di riuscire ad andarmene” si disse, prima di avviarsi verso l’uscita della stanza.

”Che…c-che diamine significa?!” rantolò Taruto, stringendo convulsamente il suo coltello. Anche Pai e Kisshu guardavano increduli ciò che gli si parava davanti agli occhi.
”Il nulla! Vuoto totale, tabula rasa! Che scherzo è questo?!” esclamò ancora il sedicenne, la voce arrabbiata rimbombò nel niente infinito che si parava di fronte ai tre alieni.
Si aspettavano di trovare almeno *qualcosa* ad attenderli, una misera trappola, una stanza piena, almeno… Non quella strana assenza del tutto.
”Eh no, così non vale…” borbottò Kisshu, mettendo il broncio “Come faccio a divertirmi se non pesto qualcuno, o almeno Aoyama…”
”Non è il caso di fare lo spiritoso, Kisshu” sibilò Pai, materializzando il suo ventaglio scarlatto.
Taruto rabbrividì, raddoppiando la presa sul manico della sua arma
”Hai sentito qualcosa, Pai?”
Kisshu fiutò l’aria con piglio animalesco. Estrasse anch’egli i suoi tridenti
”C’è qualcuno, in questa stanza…”
”Ma insomma, mi volete dir…” ma Taruto non fece in tempo a finire la frase che scorse ciò che anche i suoi amici avevano visto… E non gli piacque neanche un po’…
-Bene, bene… Che sorpresa, i tre fratelli alienucoli di qualche anno fa- ridacchiò una voce.
I tre fissarono cupi la figura che era appena apparsa davanti a loro, riconoscendone la fisionomia… A differenza di sei anni fa, aveva conservato anche dopo la trasformazione i suoi folti capelli bruni e gli occhi scuri. Indossava una tunica bianca a maniche scampanate e impugnava il suo lungo spadone. Inoltre, aveva due strisce nere che, dal profilo esterno degli occhi, scendevano spigolose come due saette sulle guance.
Anche se leggermente cambiato, quello era Masaya Aoyama, il Blue Knight…
Kisshu ringhiò, trattenuto da Pai e Taruto. L’alieno dagli occhi neri sogghignò
”Siamo contenti anche noi di rivederti, Blue Knight… Piuttosto, dove siamo?”
Aoyama sorrise, un’espressione strana… Non sembrava più essere lo stesso ragazzo calmo e gentile di un tempo… Alzò la mano libera e schioccò le dita.
Il rumore di quel semplice gesto vibrò come uno sparo nel silenzio ovattato della stanza, portando con sé una cascata di colori e suoni. Il panorama cambiò, trasformandosi in un’immensa distesa di ciliegi in fiore… Sogghignò allo stupore dei tre
-E’ il mio panorama preferito…-
”Poche chiacchiere! Dove tieni Ichigo, sporco farabutto?” sbottò Kisshu, cercando di sottrarsi alla presa dei suoi amici. Masaya sogghignò, scotendo un dito in segno di diniego
-No, no, no… Così non va proprio, Ikisatashi Kisshu… Cerca di calmare i tuoi *bollenti* spiriti- sibilò, fiondandosi successivamente contro il giovane, la spada sopra la testa.
Kisshu balzò indietro, parando l’affondo incrociando i tridenti davanti a se. Ansimò dallo sforzo… Quel damerino era migliorato parecchio…
I due si separarono con il clangore delle lame, squadrandosi in cagnesco.
”Kisshu! Razza d’idiota, t’avevo detto di aspettare” lo redarguì infuriato Pai, teletrasportandosi di fianco a lui. Taruto rimase fermò, studiando le mosse di Aoyama, la presa salda sull’elsa del pugnale. Il moro lo fissò, un sorrisetto stirato sulle labbra
-Ma guarda… Tu saresti il moccioso innamorato di Fon?-
L’alieno si rabbuiò…
”Non accetto che un bastardo come te mi chiami *moccioso*!” esclamò, sparendo alla vista. Masaya rimase impassibile. Sentì un rumore alla sua sinistra e alzò la spada, giusto in tempo per fermare l’assalto di Taruto.
-Mossa sbagliata, piccoletto…- sussurrò, prima di colpire il giovane con un fendente della sua arma. Quello venne sbattuto contro un albero lì vicino, crepando la sua corteccia. Emise un rantolo di dolore, prima di scivolare esanime al suolo…
”Taruto, no!!” lo chiamò Pai, correndogli vicino. Si chinò, sentendogli il polso…
Kisshu lo fissava, il suo sguardo ambrata grondava odio per colui che non solo gli aveva portato via Ichigo anni fa, ma che ora la stava anche facendo soffrire… La mente del ragazzo corse subito alla possibilità di non rivedere mai più la sua micetta… Non poteva accettarlo!
Si mise in posizione, i tridenti stretti in pugno.
”Kisshu, che diamine vuoi fare?”
”Occupati di Taruto, Pai…” cominciò lui “Ho una *cosetta* da risolvere”

*
Base aliena.
Ala sud.
Stanza degli Esperimenti.

”E’… impressionante…”
”Lo so Shin, lo so bene…”
Erano riusciti ad entrare della stanza, eludendo facilmente la stretta sorveglianza delle sentinelle. E ora, ciò che Shin vedeva per la prima volta lo lasciava senza parola…
Si trovavano in una grande sala che dava su un lungo corridoio, tappezzato lateralmente di centinaia di teche di vetro trasparenti, contenenti liquidi dai più disparati colori e… creature delle specie più incredibili… Adesso capiva perché solo poche persone avessero accesso a quella camera. Meiko compresa.
”Ma che diamine se ne fa Deep Blue di queste” guardò, inclinando la testa verso destra, in una bolla contenente uno strano incrocio fra un alieno e un rinoceronte “…cose?!”
La giovane poggiò una mano sul vetro di un’altra teca, guardando la donna che ospitava
”Questa camera si chiama Stanza degli Esperimenti… Significa che Deep Blue studia il dna delle creature, i suoi incroci, come migliorarlo… Allo scopo di creare la creatura perfetta per eccellenza” fissò tristemente il volto addormentato della ragazza, che aveva tutta la parte sinistra del corpo tatuata in elaborati ghirigori “Non sempre funziona, però…”
”Ciò significa che… anche le Mew Mew”
”No, non ancora. Quelle umane servono per il progetto…” lo interruppe la giovane. Si incamminarono lungo il corridoio. Shin scrutava incredulo gli esseri immersi nei liquidi, i volti distesi, quasi stessero dormendo placidamente. Davvero… Non sapeva che la guerra si era spinta fino a questo punto…
”Ci siamo, Shin. In quella sala sono tenute le Mew Mew” spiegò Meiko, indicando uno spiazzo circolare in fondo al lungo corridoio. Corsero rapidi verso quella stanza, sperando che non ci fosse nessuno… Grosso errore…
”Ehi! Che ci fate voi…” ma si interruppe, sentendo la calda superficie della lama di Shin alla gola.
”Silenzio, soldato… In quanto generale, hai il dovere di ubbidirmi, chiaro?” sibilò, mentre pericolose scintille rossastre danzavano sulla corta spada.
L’alieno rivolse uno sguardo supplice a Meiko, che scosse la testa in un ghigno
”Obbedisci, Gin, ti conviene…”
Gin deglutì. Quella strega… Aveva tradito anche loro…
”Ora… Libera immediatamente le umane e potrei anche decidere di risparmiarti” intimò Shin, indicando con il coltello le quattro teche di vetro. Quello annuì, tremante
”Si generale… Agli ordini…”
Si precipitò subito al pannello di controllo, trafficando con i tanti pulsanti. Meiko si avvicinò a Shin, sussurrandogli all’orecchio
”A quanto pare, hai molte capacità persuasive, generale…” Shin sogghignò, divertito
”Ho una buona insegnante…”
”Generale Shin, ho fatto!” li interruppe Gin, mentre nella sala cominciava a diffondersi un sibilo e un grande sbuffo di fumo si alzava intorno alle teche.
L’alieno dagli occhi viola inarcò un sopracciglio, scocciato… Non gli dispiaceva affatto l’atmosfera che si era creata tra lui e Meiko, e quello l’aveva interrotta. Si costrinse a tornare concentrato.
”Perfetto… Ora vai, ma bada” Meiko si avvicinò a Gin ad un cenno di Shin. Gli puntò il bastone alla gola, la preda salda su di esso “Se solo osi dirlo a qualcuno…”
”Sappiamo dove trovarti…” finì per Shin, Meiko, l’estremità del bastone illuminate di bianco.
Gin annuì frenetico, scappando poi fuori dalla stanza. I suoi passi si spensero nel corridoio…
”Meiko… Guarda” la chiamò Shin, attirando la sua attenzione verso le bolle.
Le quattro ragazze contenute in esso si stavano risvegliando, stringendo gli occhi chiusi e le mani intorpidite. Le maschere ossigenatici si erano staccate e il liquido blu colava nelle fessure sul pavimento della capsula, abbassando rapidamente il suo livello. Poi… il vetro di tutte e quattro le teche di aprì di scatto, investendo i due alieni con una folata d’aria stantia e gocce di liquido.
Gli occhi di tutte le Mew Mew si aprirono contemporaneamente, una scintilla di determinazione che ardeva in essi…
”Ohi, ohi… La mia testa”
”Come la testa?! Retasu, ti sei accorta che abbiamo almeno 10 ventose attaccate alla pelle? La mia povera carnagione…”
”Hai ragione Minto… Ehi! Fanno male… AHI!”
”Purin, smettila di staccartele in questo modo, ti fai i segni…”
”Ma Zakuro-san…”
”Scusate…” la voce di Shin interruppe la conversazione delle quattro giovani. Rivolsero fulminee i loro sguardi verso colui che aveva parlato. Accorgendosi solo dopo di essere mezze svestite, sbottarono in un urlo.
”Un alieno! Ragazze, entriamo in azione…” esclamò Purin, estraendo il medaglione. Ma un lampo di luce biancastra glielo tolse prepotentemente di mano.
”Chi…Meiko?!” sbottò Minto, sobbalzando alla vista della giovane. Quella distese le labbra in un sorrisino, compiaciuta dello stupore delle quattro Mew Mew.
”Che ti è successo? E… dov’è Ichigo, ora che ci penso?” chiese preoccupata Retasu, guardandosi in giro. Zakuro uscì dalla teca, il ciondolo dorato stretto in pugno
”Sapevo che eri un’aliena…”
”Alt! Ferma i bollenti spiriti, Fujiwara… Prima dobbiamo spiegarvi parecchie cose…” la interruppe la mora, alzando una mano per bloccare la wolfgirl.
”Dobbiamo?” chiesero a una voce Minto, Retasu e Purin. Zakuro strinse gli occhi, sospettosa. Ma Meiko sorrise, mettendo in mostra gli acuminati canini
”Già… dobbiamo… Vi presento il generale Shin” disse, volgendosi indietro di tre quarti “uno fra quelli che ci aiuteranno con la nostra riscossa…”

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Capitolo 14
*** Fight! ***


Nuova pagina 1

…”C’è nel contatto umano un limite fatale,
non lo varca né amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si dilacera d’amore.

Perfino l’amicizia vi è impotente,
e anni d’alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.

Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
ora hai compreso perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano”…
[Anna Achmatova, Andreevna]

*
Correvano, attraverso i lunghi e tortuosi corridoi, estirpando letteralmente dalla strada ogni ostacolo che intralciava la loro frenetica corsa.
Un allarme  risuonava insistentemente nell’edificio e la sua intermittente luce rossa tingeva di carminio le pareti bianche della base aliena. Le urla dei soldati erano ovunque, decisi a fermare l’avanzata di quello strano gruppetto di alieni e…umane.
”Aizawa, vola avanti e avvertici se c’è qualcuno appostato nel corridoio” intimò Meiko. La morettina annuì piccata, leggermente offesa dal tono di comando della giovane. Represse il commento acido che voleva assolutamente uscire dalle sue labbra e si librò grazie alle ali di Lorichetto sulla schiena, sparendo alla vista.
”Dannazione Meiko, come diavolo hanno fatto a beccarci?!” esclamò velenoso Shin, aumentando l’andatura. L’aliena non rispose, la fronte corrucciata e le labbra tese nello sforzo della corsa.
”Sfido, io…” si intromise Zakuro, affiancandoli “Avete fatto così tanto baccano che mi meraviglio non ci abbiano già sguinzagliato dietro il grosso delle truppe…” ironizzò.
Purin proruppe in una risatina di assenso e Retasu si limitò ad ansimare. Decisamente, non facevano per lei quelle interminabili maratone… Santiddio, aveva il dna di un pesce, non di una gazzella!
Minto ritornò, il volto preoccupato
”Non riusciremo a passare… Ci saranno almeno due unità che bloccano il passaggio a quel dannato portone! Non c’è un’altra strada?”
”No”
”Si…” borbottò l’alieno dagli occhi viola, contrariando il diniego di Meiko. Tutte lo fissarono, senza smettere di correre, tallonate dalle guardie alle loro spalle.
”Ma che…che diamine stai dicendo?”
”Che conosco un’altra via, Meiko…fidati. Mentre io li distraggo, voi prendete alla svelta quella strada e scappate…” aggiunse, uno strano sorrisino sulle labbra.
Meiko frenò di colpo nel corridoio, pericolosamente vicina ai soldati che avanzavano, imitata subito dagli altri
”Ma sei pazzo! Non vorrai…” si interruppe, fissandolo negli occhi. Per un attimo, dimenticò che si trovavano nel mezzo di un assalto, di una spedizione di salvataggio… Dimenticò persino Kisshu.
Si perse, annegò in quelle iridi viola cupo dalla pupilla sottile…
Scosse la testa e si costrinse a tornare concentrata. Il rumore delle voci, dei passi e delle armi degli alieni le ripiombò nelle orecchie.
”Si, Hida… Sono ancora un generale e un buon combattente, quindi faremo così” concluse Shin, facendo apparire le sue corte spade con un movimento dei polsi.
Meiko annuì, stringendo il suo bastone. Doveva raggiungere suo fratello, a tutti i costi… Del resto, non si era certo scordata del suo *intento*. Guardò le Mew Mew con la coda dell’occhio, trattenendo un ghigno di soddisfazione.
”Ehi, aspettate un attimo… Cos’ha in mente questo folle?” chiese Minto, una nota di panico nella voce. Aveva il sospetto che non avrebbe condiviso l’idea…
Zakuro scrutò i due alieni, imitata da una curiosa Purin. Retasu si guardava alle spalle ansiosa, temendo che i soldati li raggiungessero. Ormai le voci erano vicinissime…
Shin si voltò verso le guardie, sopraggiunte alle loro spalle, le armi strette in pugno. Sorrisi cattivi nella luce scarlatta della sirena d’allarme…
”Meiko, ti affido queste umane… Conducile alla stanza dalla via secondaria, visto che solo tu sei in grado di aprirla… Io vi raggiungo prima possibile” ordinò Shin, mentre le lame delle spade venivano percorse da scintille rossastre. I soldati lo fissarono rabbiosi…
La giovane annuì
”Andiamo, Mew Mew… Tenete il passo, perché non vi aspetto” ridacchiò, scattando a destra del corridoio, inoltrandosi in uno stretto passaggio.
”Aspetta, Meiko!!” chiamò Purin, rincorrendola rapida. Zakuro e Minto si guardarono sospettose
”Faremmo meglio a non perderla di vista…”
”Già, non è che mi fidi poi tanto…Vieni, Retasu!”
”Arrivo, Minto, arrivo…”
La ragazza dal costume verde smeraldo sospirò affranta, seguendo le amiche. Questo significava altro correre, altro sudare e altro faticare attraverso la base aliena…

Shin guardò le cinque sparire dentro quello stretto corridoio, sollevato. Almeno era sicuro che qualcuno arrivasse a dare una mano agli altri. Beh…*quasi* sicuro. Con Meiko non si era mai certi di niente…
”Generale Fukazaki, dobbiamo chiederle di spostarsi e lasciarci passare! Il nostro obbiettivo sono le umane, non…”
”Non mi muoverò da qua per nessun motivo al mondo…” le sue lame si colorarono di rosso scarlatto e una scintilla arse nei suoi occhi, ora diventati lilla “Quindi, venitemi a prendere…”.
I soldati non se lo fecero ripetere oltre.
Si gettarono sul giovane, un’orda di alieni adulti e armati fino ai denti… Ma evidentemente avevano sottovalutato quel diciannovenne (eh si, ne ha compiuti 19 ^o^ ndBea) (-.-;; ndTutti)
Shin incrociò le spade al petto e si aprì di scatto, spedendo i primi quattro contro il muro con una raggio di pulsante luce purpurea. Sistemò i seguenti in un acceso duello a colpi di lama, roteando le sue spade e bloccando gli assalti di tutte le guardie. Si chinò rapido, schivando l’affondo di un alieno con una lunga cicatrice sull’occhio sinistro, piantandogli una lama nello stomaco.
Rotolò indietro, rialzandosi rapido e sogghignando ai suoi avversari
”Che c’è? Avete già finito?” li provocò, roteando una spada. Gli alieni digrignarono i denti, furiosi… Si stavano facendo battere da un ragazzino diventato generale solo per grazia di Deep Blue. Molti agognavano quella carica…
”Fate largo, branco di incapaci…” una voce glaciale bloccò la violenta carica che si stava preparando ad attaccare il giovane. Si fece avanti chi Shin non avrebbe mai voluto affrontare in duello… Un alieno dalla lunga chioma blu scuro, raccolta in una morbida coda, lo sguardo freddo e distaccato, la sua temibile arma già stretta nel pugno sinistro.
Quello fece un sorriso gelido, le labbra di poco increspate
”Generale Shin Fukazaki… Non credevo ti spingessi a tanto, sai?”
”Iwo…” ringhiò il giovane, squadrando il generale dell’esercito dell’est. Dannazione…
”Mi è giunta voce che stai proteggendo le umane e che anche la signorina Hida si sia unita al vostro *gruppetto*” allargò il ghigno “che scenetta patetica…”
”Non sono affari che ti riguardano, Iwo… Stai indietro o non avrò scrupoli a riservarti lo stesso trattamento che ho avuto contro i tuoi soldati” minacciò Shin, stringendo le spade.
L’alieno avversario tornò serio, alzando la sua arma, una lunga falce
”Ho ordine di rimuovere chiunque ostacoli il piano di sua eccellenza Deep Blue… Senza eccezioni” sibilò, sparendo poi dalla sua vista.
L’alieno dagli occhi viola si guardò intorno frenetico, cercando di individuare dove si fosse nascosto Iwo. Ma vedeva solo i sorrisi di scherno dei soldati che lo accerchiavano. Chiuse gli occhi, cercando di usare l’udito…
Si smaterializzò appena in tempo, evitando la falce diretta proprio sul suo collo. Se ci fosse stata la testa, l’avrebbe già persa, staccata di netto. Riapparì poco distante, ansimando. Iwo lo fissò ammirato, tenendo ancora la falce puntata verso di lui
”Notevole, Fukazaki… Davvero notevole. Ma vediamo se riesci a scansare…questo” sibilò con voce dolcemente velenosa, sparendo nuovamente.
Shin si asciugò il sudore sulla fronte, cercando di riprendere fiato… Doveva fare presto. Più in fretta che poteva, se voleva davvero essere d’aiuto agli altri.
Ma la cosa si stava rivelando più difficile del previsto…

*
I due si studiavano attentamente…
Gli occhi dalle iridi dorate erano cupi e concentrati, in quelli scuri, invece, aleggiava un’espressione divertita e una scintilla di follia. Si capiva che il possessore di quello sguardo stralunato non era cosciente. Solo un vuoto, triste burattino…
”Kisshu, hai completamente perso il cervello?!” sbottò Pai rabbioso, tenendo uno svenuto Taruto in braccio, ammaccato ma vivo. Kisshu sogghignò, senza staccare gli occhi dal volto dell’avversario
”Non preoccuparti, lo sistemo in un attimo…”
”Ma allora sei *davvero* deficiente!!” gridò il generale dell’esercito del sud, lasciando cadere malamente il sedicenne, che riprese i sensi bruscamente
”Ahio… Che craniata…” si lamentò, massaggiandosi la testa. Si rivolse rabbioso verso colui che l’aveva praticamente “gettato” per terra “Pai, che diamine…” ma l’alieno lo interruppe
”Ti ricordi quello che avevamo detto?! Qualcosa sul fatto di non attirare l’attenzione di Deep Blue facendo imprudenze… Dovevamo riprendere l’umana e così recuperare il docum…”
”Andiamo, Pai! Non dirmi che infrangere il protocollo dell’esercito, tradire la stirpe, salvare delle umane e fare irruzione armati nella base non attira l’attenzione….” ironizzò Kisshu, interrompendo la sua concitata parlantina.
Pai aprì bocca per ribattere, ma…non gli venne in mente niente. Per la prima volta, Kisshu gli aveva tappato la bocca.
Taruto passò lo sguardo sui due, alternativamente, sempre più confuso
”Ma che diavolo state dicendo…?” chiese debolmente.
I due lo ignorarono deliberatamente…
Purtroppo per loro, Masaya Aoyama non era disposto ad essere ignorato a lungo. Digrignò i denti, impugnando la spada a due mani
-Quando sfidi qualcuno, Ikisatashi, devi combattere senza distrarti!-
Si gettò sull’alieno dagli occhi d’oro, interrompendo il suo *discorso*. Kisshu balzò indietro, parando tutti gli assalti del Blue Knight con i suoi tridenti. Bloccò il grosso spadone tra le affilate lame, trattenendo a sforzo l’impeto del ragazzo, le armi che producevano scintille giallastre
”Senti, fratellone….” ansimò “non potremmo parlarne più tardi…?”
-Non accetto… che non mi si consideri…- esclamò rabbioso Masaya, illuminando la sua spada e provocando una tempesta di fulmini dorati per la stanza. Pai e Taruto si smaterializzarono rapidi, evitando le scariche, mentre Kisshu creava uno scudo tra se e la furia del suo avversario.
Il duello riprese, violento e impetuoso, senza esclusione di colpi. Attacco, parata, ancora parata…
Masaya compì un affondo diretto verso il petto dell’alieno, che sferzò la lama con i tridenti, allontanandola da sé. Tuttavia, il moro lo guardò con un sorrisino cattivo e lo colpì sotto la mascella con l’elsa dello spadone.
Kisshu cadde e strisciò all’indietro causa la potenza del colpo subito, artigliando il terreno per frenarsi, ferendosi i polpastrelli delle dita sulla dura terra.
Si bloccarono entrambi, ansimando pesantemente…
Kisshu sogghignò, alzandosi e asciugandosi, con il dorso della mano, il labbro sanguinante
”Sei bravo, Aoyama…Questo te lo riconosco” sbuffò, sputando il liquido scarlatto e stringendo i tridenti “ma adesso tocca a me…” sibilò. Masaya ricambiò il ghigno
-Fatti sotto, generale…-
L’alieno dagli occhi d’oro camminò lentamente verso di lui, sparendo poco dopo. Riapparì al suo fianco, sferzando le lucide lame verso il collo del Blue Knight, che parò il colpo. Andò a segno, tuttavia, ferendogli una guancia. Un rivolo purpureo macchiò la sua pelle bronzea, colando sulla saetta tatuata sulla guancia…
Kisshu lo guardò, cercando di riprendere fiato, studiando la sua reazione. Aoyama si toccò la ferita, digrignando i denti rabbioso
-Questo non avresti dovuto farlo!- urlò, gettandosi nuovamente verso il suo avversario, la spada sguainata e brillante.

Poco distante, Pai e Taruto assistevano impotenti allo scontro.
”Quanto andranno avanti?” domandò rivolto al nulla un esasperato Pai, sfregandosi la fronte. Taruto alzò le spalle
”Sai com’è fatto Kisshu, no? Finchè non riavrà quell’umana continuerà a tartassarlo di… Ahia!” si interruppe, osservando il colpo che era stato inferto al fratello “deve far male, quello…”
Pai sbuffò, scotendo la testa infastidito
”Non è questo il punto!”
”E qual è?” ribattè il sedicenne annoiato, scrutando il contrattacco di Kisshu.
”Che se togliamo di mezzo Aoyama non riusciremo più ad andarcene da questa dannata stanza…” concluse tetro Pai, fissando con la coda dell’occhio lo scambio di affondi e parate tra i due combattenti. Taruto sobbalzò a quelle parole
”Come…?!” rantolò incredulo, voltandosi verso il fratello maggiore.
Questo lo fissò di rimando, un sopracciglio inarcato
”Pensaci, Taruto…Quel *burattino* è l’unico, oltre a Hida, in grado di farci uscire da qua, essendo questa una specie di dimensione parallela… Quindi, vediamo di tenerlo in vita” rispose chiaro.
Il giovane sospirò, ritornando a fissare Kisshu
”Già, dici facile… Chi lo ferma più, quello?” ironizzò, indicando con il pollice l’alieno dagli occhi d’oro. Pai guardò nella sua direzione, corrugando la fronte scocciato
”Di certo non noi due…”
”Emh…Pai!” lo chiamò con urgenza Taruto, indicando frenetico qualcosa alle sue spalle.
”Che c’è?!”
”Credo che abbiamo trovato il *modo* di fermarlo…”

*
”STIAMO CAMMINANDO NELLO STERCO!!!!”
Un urlo risuonò sulle viscide pareti della *via secondaria* imboccata da Meiko e le Mew Mew. L’aliena sbuffò, ignorando l’esclamazione di una delle ragazze. Ma, a quanto sembrava, non gradiva essere snobbata…
”Meiko… Ti rendi conto che mi stai facendo avanzare negli escrementi di tutta Tokyo?!” strillò isterica la voce, ponendo particolare enfasi su ogni parola.
”Calmati, Minto-chan…” la rabbonì Purin, avanzando dietro di lei e reggendosi alle pareti ricoperte di muschio “Almeno non ci troveranno facilmente, no?”
”Siamo nell’impianto fondiario della città, vero…?” chiese Zakuro, affiancando Meiko, alla testa del gruppo. Questa annuì
”La nostra base copre parecchi chilometri…penso che nessuno l’abbia mai visitata tutta”
”E allora perché andiamo di qui?” domandò Retasu, raggiungendo le due e scansando l’acceso dibattito tra una schifata Minto e una divertita Purin.
Meiko sorrise
”Stiamo semplicemente facendo un giro più lungo…Se i miei calcoli sono esatti, tra quattro uscite dovrebbe esserci la botola che sbuca davanti alla porta dove siamo dirette” spiegò alle due, che annuirono. Ma Minto intervenne
”Questo non ti da il diritto di costringermi ad usare questa via! Insomma, santo cielo, vi rendete conto che siamo immerse nella m…”
”Io credo che dovresti risparmiare il fiato, Aizawa” Meiko freddò la non proprio educata uscita della morettina, accompagnata da risatine di assenso delle altre.
Minto tacque, stizzita
Perché tutte a me?!” si chiese, seguendo le altre, tutte immerse fino alla vita nell’acqua della fogna sotterranea.
Meiko sentì una lieve stretta allo stomaco…
Si stava…divertendo?! Come poteva essere allegra con quelle umane che avrebbe dovuto togliere di mezzo appena recuperato il pezzo finale del documento?
E quel piccolo, persistente morso alle viscere non l’avrebbe abbandonata tanto presto.

*
”E’ tutto pronto?”
”Certo…mancano solo alcuni particolari da ultimare, ma credo che potremmo agire questa notte”
La figura annuì, congedando l’uomo. Picchiettò rapido sulla tastiera del pc, scaricando veloce un file su un dischetto.
Bussarono alla porta
”Signore…se vuole, possiamo cominciare a muoverci. I soldati piazzeranno le ultime cariche e ci raggiungerai…”
”No” lo interruppe “E’ meglio che vada solo io…”
”Ma…signore…”
”Fidati…Meno persone si muovono, meno rischi ci saranno…e ricordatevi, voglio che questo posto venga distrutto da cima a fondo…Tabula rasa, sono stato chiaro?”
L’uomo indugiò. Poi compì un saluto militare e, prima di andarsene, si bloccò sulla soglia
”…Potrei farle una domanda, signore?”
”Dimmi”
Cambiò nervosamente appoggio da un piede all’altro
”Che succederà se questo negoziato non andrà in porto…? Voglio dire, potrebbero anche non accettare…” la frase finì nel vuoto, lasciando la stanza silenziosa.
La figura sospirò, girando sulla sedia e dandogli le spalle
”Allora le nostre speranze di salvezza saranno finite…In quel caso, solo un miracolo potrebbe salvarci, visto e considerato che le Mew Mew sono state catturate e, molto probabilmente, neutralizzate…”
L’interlocutore deglutì alla freddezza di quell’affermazione
”Ma… la signorina Momomiya?”
”…Non lo so, Argo, non so più cosa pensare…” si alzò di scatto, tenendo il nero dischetto nella mano destra. Afferrò un cappotto nero e se lo infilò, intascando il prezioso file
”Accompagnami fuori…è tempo che vada”.

…to be continued…

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Capitolo 15
*** Gioco di Squadra ***


Nuova pagina 1

Fissava la scena incredula…
Ansimava, passando lo sguardo dai volti di Pai e Taruto, alla battaglia ancora in corso tra quelli che molto probabilmente erano Kisshu e Masaya. Ma che era successo…?!
Sentiva che c’era *qualcosa* che doveva ricordare, ma camminare alla cieca in quella strana stanza le aveva annebbiato la mente…
Taruto sogghignò, fissandola e indicandola a Pai
”Eccolo, il nostro *modo*…Salve, Momomiya!”
”Tu guarda il caso, come hai fatto ad arrivare qua…?”
Ichigo guardò i due alieni che si erano avvicinati, sempre più confusa.
”Io…Io non lo so, ma che volete dire? Dove siamo? E perché Kisshu sta…E’ Masaya, quello…?!” domandò, indicando il moro, che stava parando un impetuoso attacco del generale.
Pai precedette Taruto, scotendo impaziente la testa
”Non abbiamo tempo, umana” la freddò “Adesso dobbiamo solo togliere di mezzo quel damerino e andarcene da qua, il tempo stringe…”
Taruto annuì convinto, ma Ichigo sbarrò gli occhi sconvolta
”Cosa?! Ma state scherzando…? Io dovrei uccidere Aoyama?!”
”Mettitelo in testa, ragazzina” intimò Pai, spiazzando la rossa “Quello che hai davanti è un cadavere nelle mani di un pazzo…Sconfiggi quel burattino e dopo penseremo alle spiegazioni”
Ichigo prese fiato per parlare, ma non le venne in mente niente…
Che mal di testa… Non ricordava più nulla. C’era *qualcosa* che aveva fatto con Masaya, questo si, ma se ne era già dimenticata. Ma la vocina della sua testa le urlava di aiutare gli alieni, il che andava contro ogni sua convinzione di base…
”E va bene, ma non ho più il mio ciondolo!”
”Come non l’hai più?!” esclamò Taruto “Che razza di Mew Mew saresti…”
”Senti, non mi ricordo un cavolo degli ultimi avvenimenti, figurarsi dove sia finito un ciondolino” ribattè acida la giovane, incrociando le braccia.
Pai cercò di pensare in fretta… Come poteva far diventare quella ragazza MewIchigo senza l’ausilio del MewPower?
”Vediamo…Ti trasformi perché il MewPower stimola la composizione del tuo DNA e accentua le caratteristiche morfologiche del Gatto di Iryomiote…Quindi, se ti sottoponessimo allo stesso tipo di energia, magari…” la guardò, uno strano sorrisetto sulle labbra.
Taruto, anche se non aveva capito mezza parola del discorso del fratello, lo imitò, fissando negli occhi la neko-girl, che sobbalzò intimorita.
”E-ehi… Che hai intenzione di fare? Io non sono la cavia di nessun esperimento, chiaro?!” si giustificò, indietreggiando “Non potremmo usare qualcos’altro? Tipo, non avete altri ciondoli come i nostri?”
Taruto scosse la testa, affranto
”Magari…”
”Non ditemi che non avete provato a duplic…”
”Credi che non ci avessimo pensato?” la interruppe brusco Pai “E’ impossibile, Shirogane ha fatto davvero un ottimo lavoro…”
Ichigo non si arrese. Era una parola che il suo vocabolario non comprendeva…
”Ma ci sarà pure un altro modo!” sbottò esasperata “Fate lavorar…”
*KAAAAABOOOOMMMM!!*
Un botto improvviso interruppe la giovane, spedendo i tre a terra, parecchi metri più avanti.
”Ma che diavolo…?!” esclamò Taruto, rialzandosi e cercando di intravedere nel polverone generale. Pai lo imitò e Ichigo face aria, diradando la coltre.
Sorrise felice alla scena che le si presentò davanti…

”Allora, Meiko? Siamo arrivate oppure no…”
”Già…” Minto interruppe la pacata domanda di Retasu “Per la cronaca, sono stufa di camminare in queste fogne” finì aspra.
”Dai, Minto… Adesso puoi dire di conoscere benissimo *tutta* Tokyo” la consolò Purin, battendole amichevolmente una mano sulla spalla. Meiko scosse la testa, cercando di rimanere distaccata…
E’ solo lavoro, Meiko, solo lavoro…” si ripeteva. Cominciava a tentennare…
Zakuro parlò
”Non avevi detto quattro uscite?” disse indicando sopra di sé “Dovremmo esserci…”
Meiko si bloccò, fissando il soffitto cosparso di muschio. Stava quasi per sbagliare…Non era da lei essere così distratta durante una missione, dannazione!
”Si, hai ragione Fujiwara” si scusò, afferrando la scaletta “Salite, forza”
Le quattro Mew Mew seguirono l’aliena lungo la scoscesa scala a pioli arrugginita, raggiungendo un’uscita quadrata sopra di loro. Meiko provò a spingere per aprirla…Bloccata…
”Questa non ci voleva…” imprecò la mora, tirando un pugno alla botola, che rimase impassibile.
”Cosa succede?! Perché non siamo già fuori…?” domandò una voce isterica dal basso.
L’aliena sogghignò, abbassando la testa verso chi aveva parlato
”Abbiamo un problema, Aizawa…La nostra “via di fuga” è chiusa”
”Chiusa? Che cosa?!” strillò, la voce che rimbombò tre la umide pareti del condotto fognario. Retasu emise un sospirò affranto e Purin cominciò a lamentarsi. Zakuro, invece, si rivolse a Meiko, impugnando la situazione
”Non c’è modo di aprirla?”
”Ecco…Teoricamente si…” cominciò la mora “Però sarebbe rischioso, nel caso che sopra passasse qualcuno…Però lo potrei fare” e prima che qualcuno dicesse qualcosa, Meiko scomparve davanti ai loro occhi, lasciandole lì sotto.
”D-dov’è andata Hida?” chiese Retasu, una nota d’ansia nella voce.
”Lo sapevo, lo sapevo ci ha lasciato a marcire in questo lurido posto!!” sbottò Minto, staccandosi dalla scaletta e volando con le sue ali blu verso la botola. Si attaccò ad essa, cominciando a picchiarne la viscida superficie
”Facci uscire, Hida! Non avevamo un accordo, ricordi?! Facci usc…ARGH!” la giovane capitombolò sul pavimento, la botola si era aperta all’improvviso. Zakuro, Purin e Retasu uscirono svelte dal buco, sollevate stranamente di rivedere i lunghi corridoi della base aliena.
Meiko le guardava ridacchiando, roteava il suo bastone
”Per vostra fortuna non passava nessuno, altrimenti sarei stata presa e voi sareste rimaste là sotto…” aiutò Purin ad alzarsi in piedi e richiuse la quadrata piastrella del pavimento, che aderì perfettamente, mascherando il passaggio.
Si trovarono davanti quella porta verdastra, sigillata; le crepe sulla sua superficie si illuminavano repentinamente di un’intensa luce smeraldina, la serratura al centro fissava come un occhio le cinque ragazze, determinate ad entrare. Impugnarono tutte le armi, ma Meiko le bloccò tendendo il braccio
”No…E’ inutile, solo Masaya e la sottoscritta possono aprirla” spiegò, smaterializzando il bastone e avvicinandosi alla porta.
Minto si rabbuiò e Purin sbuffò
”Uffa…Mi volevo divertire un pochino”
”Evidentemente la signorina Hida è la più *dotata* fra noi, vero?” chiese sarcastica la morettina, incrociando le braccia. Retasu e Zakuro si guardarono, alzando gli occhi al cielo.
Quando voleva, Minto sapeva essere molto indisponente…
Meiko si bloccò, irrigidendosi. Si voltò lentamente verso Minto, guardandola con gli occhi ridotti a fessure, le labbra increspate in un sorriso storto
”Come, prego?”
”Ho detto” ripetè la morettina, ignorando le occhiate eloquenti di Retasu “Che, evidentemente, tu sei più importante di noi, visto che vuoi far tutto tu…”
Purin smise di lamentarsi per godersi l’esplosione dell’aliena e Zakuro si passò una mano sul viso. Stavolta Minto l’aveva combinata più grossa di lei…
Meiko si piantò dritta davanti a lei, era leggermente più alta
”Ripetilo di nuovo, Aizawa, e ritorni dritta filata nelle fogne…” sibilò velenosa, digrignando i denti. La moretta non si scompose
”Ah, si? E come ci andrei?”
”Ti ci spedisco a calci per direttissima…” ringhiò Meiko, zittendola. Minto aveva visto l’estremità del suo bastone illuminarsi di bianche scintille. Forse meglio non tirare troppo la corda…
L’aliena ritornò alla porta, ignorando i borbottii della moretta. Fissò la superficie con sguardo deciso, posando la mano sopra la serratura circolare. Chiuse gli occhi, cominciando a sussurrare parole incomprensibili… Le fessure verdastre si illuminarono tutte insieme, respingendo però la mano di Meiko.
Si tenne l’arto, scottato dal brillio verde delle crepe, fissando corrucciata e confusa l’entrata ancora chiusa… Zakuro si avvicinò
”Che c’è, Hida?”
”Non riesco…ad entrare” sussurrò, carezzando lo stipite “Significa che all’interno c’è una battaglia in corso, oppure Aoyama ha creato una barriera”
La ragazze trattennero il respiro.
”Quindi, come facciamo?” chiese Retasu sconsolata, mentre Purin annuiva. Minto guardò Meiko, curiosa di vedere come riusciva a cavarsela. L’aliena rimaterializzò la sua arma
”Se c’è uno scontro, possiamo provare a introdurci…” la punta del bastone si illuminò “…con la forza…” spiegò, rivolgendo la sua attenzione alle quattro ragazze.
”E…se Masaya avesse creato una barriera?” ipotizzò Zakuro, scrutando gli occhi della giovane.
Meiko sogghignò
”Useremo lo stesso metodo…”
Le cinque si misero davanti alla porta, le armi sguainate. Minto tese il suo arco, Retasu schioccò le nacchere e Purin strinse i suoi anelli. Zakuro materializzò la frusta, affiancando Meiko. L’aliena le guardò, focalizzandosi poi sulla porta
”Bene, Mew Mew…Imbuchiamoci alla festa!” puntò il bastone contro la serratura “Al mio…Tre!”
Un getto di luce biancastra esplose dall’estremità, seguito dagli attacchi delle altre
”Ribbon Mint Echo!”
”Ribbon Lettuce Rush!”
”Pudding Ring Inferno!”
”Ribbon Zakuro Pure!”
e la porta si frantumò sotto i cinque raggi di potenza concentrata, in un botto che disintegrò tutto l’ingresso della stanza…
*KAAAAABOOOOMMMM!!*
Fecero irruzione, scostando il denso polverone che avevano provocato. Erano entrate…

*
”Tsk…dannato bastardo…”
Una figura arrancava appoggiandosi al muro, tenendosi la spalla sinistra, nella quale si apriva uno squarcio vistoso, fino al pettorale sinistro. Lasciava dietro di sé una scia scarlatta, che gocciolava ininterrottamente e abbondante dalle numerose ferite che aveva sul corpo… I vestiti laceri, il labbro tumefatto, ulteriori conseguenze della lotta contro le sentinelle e…Iwo…
Si fermò, ansimante, le gambe tremanti. Gli girava la testa, conseguenza della copiosa emorragia…Scivolò a terra, contro il muro, macchiando di liquido purpureo il bianco e apatico muro del corridoio. Chiuse gli occhi, cercando di riprendere le forze…
Doveva andare in quella maledetta sala, aiutare Meiko e le altre…riprendere il documento…
Che poteva fare, stando lì fermo? Voleva rendersi utile, certo!
Sei diventato un ribelle, Shin, datti da fare” si disse, cercando di alzarsi in piedi. Ma ricadde, un capogiro lo assalì e lo costrinse a rimanere sul pavimento, in un lago di sangue…

Meiko…
Meiko aspettami, ti prego…


*FlashBack*
La lotta continuava serrata e Iwo si stava dimostrando quell’ottimo combattente che dicevano…
Shin parò una sferzata, il gomito scricchiolò pericolosamente alla pressione della falce.
L’alieno dalla chioma blu sorrise con sufficienza
”Come ha fatto un pivello come te a diventare generale di un esercito?”
Il diciannovenne lo ignorò, respingendolo indietro con l’incrocio delle due spade. I due stettero fermi, Shin respirava pesantemente…Era messo male, non avrebbe potuto continuare ancora per molto… Decise di affidarsi alla fortuna. Avrebbe sfruttato la sua mossa finale…l’ultima occasione.
Si mise in piedi, nel cerchio di soldati, davanti a Iwo. Questo lo fissò divertito
”Che combini adesso, Fukazaki?”
L’alieno chiuse gli occhi viola, alzando le braccia, la lama delle spade rivolta verso il pavimento. Poi, portò le armi lungo i fianchi, roteandole velocemente e fermandole rivolte verso il suo avversario, le gambe piegate pronte al balzo.
Le sentinelle cominciarono ad inquietarsi, impugnando i loro fucili ad impulsi elettrici e lanciando occhiate al generale dell’Est, incerte se intervenire. Iwo, tuttavia, guardava ancora il giovane, rabbuiato…
”Che hai intenzione di fare…?”
”Di chiudere la partita…” sogghignò Shin affannato, mentre sulle affilate lame danzavano scintille rossastre “…una volta per tutte!” esclamò. E piegò ulteriormente le gambe, piantando le sue iridi viola nei bui occhi dell’alieno…
”Addio, generale…”
Si fiondò rapido verso l’avversario, le spade dirette a trafiggere il suo ventre da una parte all’altra, brillanti di rosse stille di luce. Sfortunatamente, Iwo si teletrasportò, evitando l’assalto del ragazzo…Le sue lame si piantarono nel muro, crepandone la superficie.
Fissò con occhi vuoti le spade, fumanti e incastrate nella parete…
…Dannazione…
Sentì almeno una ventina di carichi di fucili alle sue spalle, e subito li avvertì puntarsi sulla sua testa, il minaccioso rombo dell’impulso nascosto nella canna delle armi.
”Portatemelo qua…” intimò Iwo. Tre sentinelle afferrarono Shin bruscamente, che si divincolò con violenza, cercando di liberarsi. Lo inginocchiarono ai piedi dell’alieno, la testa bassa…
Il generale scoppiò a ridere
”Alzati, Shin Fukazaki…” ordinò. L’alieno fu costretto ad obbedire, trovandosi a fissare il volto sorridente e compiaciuto dell’altro.
”Lo vedi, cosa succede a tradire la nostra gente?”
”Sei tu il traditore! Io cerco solo di aiutare…”
”Chi, povero sognatore?! Correre dietro a quella Hida non ti porterà niente di buono…”
”Taci!” sibilò velenoso Shin, in risposta. Ma Iwo non aveva ancora finito…
”Il sangue di quella famiglia è maledetto, ogni persona che ha rapporti con Ikisatashi e sua sorella finisce con il perderci la vita…Sono dannati, ti conviene lasciar perdere…”
”SILENZIO!!” urlò l’alieno dagli occhi viola, strattonando la presa dei soldati con violenza.
Fissava Iwo, con una rabbia mai provata in quel momento… Il razionale generale del Nord era stato sommerso da strati di odio e furore.
L’alieno dalla chioma blu lo guardò, gli occhi ridotti a fessure…
”Mi costringi a estirparti con la forza queste tua sciocca infatuazione…” sussurrò, stringendo la falce e dando ordine alle sentinelle di tenerlo fermò.
Shin si agitò, scalciando e cercando di allontanare i soldati. Questi lo bloccarono, tenendogli ferma la testa e le braccia.
”Vigliacco…SCHIFOSO VIGLIACCO!! NON SEI DEGNO DI POTEGGERE LA NOSTRA GENTE!!” sbraitò, prima che una falce gli togliesse bruscamente il respiro…e prima che un violento, lancinante dolore alla parte sinistra del petto lo colpisse in pieno… costringendolo ad urlare…
…e urlare…
…e urlare…
*Fine FlashBack*

Ripensò a ciò che Iwo gli aveva fatto… Quel pazzo aveva davvero avuto l’intenzione di *estirpare* letteralmente ciò che provava…Come si poteva affidare il futuro della loro stirpe ad un invasato che aveva tentato di strappargli il cuore dal petto?!
Fortunatamente aveva mancato il suo obbiettivo, e la parte maggiormente colpita risultava la spalla. Ma la ferita non accennava a smettere di sanguinare, e se continuava così sarebbe morto prima che l’arma finale venisse innescata, sia da una parte, sia dall’altra… C’era solo una cosa, per la quale valeva continuare a vivere.
Chiuse gli occhi, stremato…
”Perdonatemi, ragazzi…tarderò un po’…”

…Meiko…
…Meiko aspettami, ti prego...


*
”Ragazze!”
Le quattro Mew Mew fissarono chi le aveva appena chiamate… Rimasero a bocca aperta. Poi, Purin cacciò un urletto e si gettò al collo di…
”Ichigo-chan!!” esclamò, stringendola in un abbraccio. La rossa quasi soffocò…Purin non era più una bambina, ed era anche cresciuta parecchio.
”Ciao, Purin” salutò, staccandosela di dosso. La biondina si girò, chiamando le altre
”Non la salutate?”
Minto si avvicinò felice, seguita da Retasu e Zakuro, entrambe sorridenti. La abbracciarono a turno, sollevate che fosse salva.
Meiko, a distanza, le guardava rabbuiata…Dovevano per forza fare queste smancerie dinnanzi a lei? Sentiva ancora quel morso…quel persistente *morso* alla bocca della stomaco…
Passò lo sguardo su Kisshu, ancora impegnato nella strenua lotta contro Aoyama. E il suo cuore saltò un battito…
”Ehi…Hida!” la chiamò bruscamente una voce. Si girò scocciata, trovandosi a fissare le nere iridi del generale Pai. Sbuffò
”Che vuoi?”
”Dov’è Fukazaki?”
Meiko agitò una mano, minimizzando
”E’ rimasto indietro, ha bloccato le sentinelle che ci seguivano…E siamo dovute passare dalle fogne” spiegò Meiko. Pai storse il naso
”Direi che si sente…”
Meiko lo trafisse con un’occhiata glaciale…ma il suo pensiero si posò su Shin. Perché aveva la sgradevole sensazione che gli fosse successo qualcosa? Stava tardando troppo…
”Umane, abbiamo bisogno del vostro Mew Power…” Pai cominciò a spiegare.
Ichigo annuiva alle sue parole, intervenendo nel discorso. Taruto concluse
”Insomma, dovete aiutare Momomiya a trasformarsi, visto che da brava baka qual è…” evitò un pugno della rossa “ha perso il suo ciondolo…”
Le Mew Mew si guardarono, indicando poi dietro le spalle dei due alieni
”Non credo che ce ne sarà bisogno…” disse Zakuro, un sorrisetto divertito sulle labbra “almeno, non subito…”
”Che vuoi dire?” chiese Ichigo, girandosi, imitata dai due alieni.
E un urlo precedette un rombo infernale, seguito da una luce abbagliante, causata da una miriade di fulmini.
”Ma che diamine…” cominciò Pai, riparandosi gli occhi.
Taruto, invece, ridacchiò soddisfatto
”L’ho sempre detto che è degno di essere mio fratello (*)…”

Kisshu stava davvero perdendo la pazienza.
Quell’umano era insopportabile, sembrava che qualunque attacco gli rivolgesse fosse puramente inutile…D’accordo, era un alieno pieno di risorse, ma si stava esagerando! Aveva provato almeno quattro volte a mandarlo al tappeto con il suo attacco speciale, ma niente…
Insomma, doveva sempre ricordarsi che Aoyama era il Blue Knight, contro il quale non era mai riuscito a vincere…ci aveva anche quasi rimesso la pelle… Doveva stare attento, non era un avversario facile da mettere k.o.
Schivò l’ennesimo affondo dell’avversario, smaterializzandosi dietro un albero di ciliegio, per riprendere fiato e riflettere.
Cos’è che può togliere di mezzo quel burattino..?!” chiese a sé stesso, cercando di concentrarsi “Avanti Kisshu, usa la testa, per una volta…” si rimproverò, scotendo il capo e ignorando la voce del Blue Knight che lo chiamava. La sua riflessione fu bruscamente interrotta da una lama, che trapassò lo spesso tronco, a meno di un centimetro dal suo orecchio destro… Si staccò rapidamente, prima che il fusto dell’albero venisse totalmente fatto a pezzi dall’irrazionale furia di Masaya. Quest’ultimo lo fissò, gli occhi vuoti e i denti scoperti in un sorriso
-Ti ho trovato…- sibilò, avvicinandosi, la lama dell’arma illuminata di luce zaffiro –Smettiamola di scappare, Ikisatashi…Affrontami- ordinò, ricominciando a tempestarlo di fendenti.
Kisshu richiamò i suoi affilati tridenti, arretrando e respingendo gli assalti
”Sono stufo…” sibilò, bloccando la spada tra le sue lame e fissando Aoyama negli occhi. La pupilla degli occhi d’ambra divenne felina, annegando nell’iride dorata.
”ADESSO BASTAAAAAA!!!!” urlò, causando una violenta esplosione, che riempì la stanza di fulmini dorati. Masaya venne trafitto in pieno dall’alone elettrico, che lo fece contorcere e poi cadere al suolo. Rimase immobile, un rivolo di sangue che colava dalle labbra, coperto dai rosati petali di ciliegio…
Kisshu calmò la tempesta di lampi, ansimando. Aveva ferite e contusioni, ma…aveva vinto.
Increspò le labbra scarlatte in un ghigno, facendo sparire i tridenti
”Ehi, Kisshu!”
L’alieno si girò, rapido, mettendosi in guardia. Ma si trovò davanti i suoi due amici. Sorrise
”Salve…”
”Sei grandioso, fratello!” esclamò Taruto, tirandogli una pacca sulla schiena.
”Ahio!” si lamentò questo “Fai piano, sono ferito…”
”Non c’è tempo, Kisshu…” intervenne Pai “Dobbiamo subito andare a recuperare il documento…”
”Anch’io sono felice di vederti, Pai…” lo interruppe il moro ironico. Si guardò intorno, notando le Mew Mew…Più in là c’era Meiko, che gli fece un cenno con la testa, sempre la stessa espressione cupa sul volto. E poi, naturalmente…
Fissò il viso dell’umana che aveva sconvolto la sua vita. La sua chioma rossa, le sue labbra rosa e quegli occhi color cioccolato nei quali potevi annegare.
”Konnichiwa, Kisshu…”
”…Micetta” sussurrò dolcemente, avvicinandosi.
Meiko ebbe un sussulto di rabbia, frenò a stento l’istinto di separarli…
”Mi dispiace interrompere questo momento, ma il destino non aspetta” la voce di Pai troncò l’atmosfera tra i due. Kisshu si allontanò, scocciato.
”Ichigo, mettiti nel cerchio delle tue compagne e ricevi tutto il MewPower…” spiegò ancora il più grande, mentre la rossa obbediva.
Le quattro Mew Mew diedero un po’ della loro energia alla diciottenne…Due orecchie nere fecero capolino tra la chioma color mogano, che si tinse di rosa pallido, così come il vestito. La sinuosa coda da gatto sbucò da sotto la corta gonna a palloncino e MewIchigo aprì si scatto gli occhi, che avevano assunto un pigmento più chiaro.
”Nyah! Trasformazione riuscita” osservò la rossa, guardandosi le mani guantate. Poi, richiamò la sua arma e si rivolse con un sorriso deciso agli altri
”Andiamo a prendere quel documento…”

*
Veniva scortato attraverso i corridoi dell’edificio da due sentinelle, il calcio dei temibili fucili poggiato alla spalla della divisa. Aveva le mani in tasca, la sinistra stretta attorno al piccolo dischetto nero…il terrore che qualcuno potesse appropriarsene lo tormentava dal momento in cui aveva messo piede nella base.
Arrivarono davanti alla porta di una grande stanza, che si aprì automaticamente. I due alieni lo fecero entrare e subito dopo se ne andarono. Era solo…
All’interno della lugubre e asettica sala c’era un lungo tavolo, corredato di sedie. A capotavola c’era una poltrona di pelle scura, dall’alto schienale, girata verso uno schermo al plasma che occupava tutta la parete. L’unica fonte d’illuminazione era la pulsante luce dello schermo, raffigurante le posizione degli eserciti e delle basi degli umani.
”Bene, bene…” una voce provenì dalla sedia “Ero ansioso d’incontrarla…”
La poltrona si girò e un alieno dalla lunga chioma corvina fissò gli occhi blu del ragazzo, in piedi all’altro capo del tavolo. La figura seduta sogghignò, indicando poi una sedia alla sua sinistra
”Si sieda, signor Shirogane, e parliamo...di *affari*…”

…to be continued…

 

Nota:
(*)=per fare proprio i pignoli, spieghiamo questo complicato *albero genealogico* degli Ikisatashi^^; Allora, Kisshu era figlio unico, di un alieno il cui nome non mi sovviene^^;; (diciamo che l'hai inventato -.- ndKisshu) (...si, vero U.U; ndBea). Sua madre è disgraziatamente morta quando lui era ancora piccolo, e il padre si è risposato con la signorina Hida^^ Da cui poi ha avuto un'altra figlia, e conseguente sorellastra, ossia... la nostra Meiko ^o^ Tuttavia, e qua si scende nella *vera* storia del manga&anime, Kisshu è stato adottato dalla famiglia di Pai e Taruto Ikisatashi...E da quanto ho dedotto io (e come ha architettato la mia bakata testolina XD), perchè è stato abbandonato dalla famiglia, causa le condizioni in cui versavano...Povero piccolo T.T
Bene, ecco qua^^
Spero vi sia un po' più chiaro ^o^;;

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Capitolo 16
*** Ultimo negoziato ***


Nuova pagina 1

…”Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
teco il prode guerreggia,
di cedere inesperto; e la tiranna
tua destra, allor che vincitrice il grava,
indomito scrollando si pompeggia,
quando nell’altro lato
l’amaro ferro intride,
e maligno alle nere ombre sorride.”…
[da “Bruto Minore”, II-8/15, G.Leopardi]
 

*
Era giunto il momento, per lui, di usare tutta la sua capacità persuasiva…
”Allora, Ryo Shirogane…” cominciò Deep Blue, unendo la punta delle dita davanti a sé “Ha detto che c’era *qualcosa* che poteva interessarmi”
”Esatto” Il biondo frugò nella tasca del nero pastrano, estraendo teatralmente un dischetto di 4 centimetri per lato. Sorrise, con fare sicuro
”Le offro…la parte finale del Progetto…”
L’alieno dalla lunga chioma corvina cercò di rimanere impassibile, ignorando l’ondata di impazienza e trionfo che premeva nella sua testa. A poca distanza da lui, nelle mani di quell’inutile umano, c’era la chiave per la tanto agognata vittoria. Non poteva credere che l’avesse portata proprio a lui, su un piatto d’argento. Evidentemente, gli esseri umani erano ancora più stupidi di quanto si fosse aspettato…
”Ma…” l’americano reintascò il piccolo oggetto “tutto ha un suo prezzo…”
Una nota di rabbia si incise nei sottili lineamenti dell’alieno. Parassiti… Non avevano il diritto di venire a contrattare con *lui*, figurarsi proporre accordi. Sospirò, riacquistando il suo freddo autocontrollo. Increspò leggermente le labbra
”Naturalmente…Cosa vuole in cambio?”
”Oh, di per sé, è semplice…” Ryo lo fissò negli occhi, gelo contro gelo “Voglio delle navicelle. Tutte le navi disponibili, cosi da poter imbarcare la razza umana e fuggire dalla Terra. Potrete purificare quanto volete il vostro” sorrise, scettico a questa parola “pianeta, mentre noi ci troveremo un'altra galassia… Potete anche vederlo come…un’Esodo, anche se dubito che voi creature conosciate questa parola” concluse, acido, incrociando le braccia e appoggiandosi allo schienale della poltrona.
Deep Blue scoppiò a ridere
”Scusa…Non credo di aver capito bene…” sibilò velenoso, gli occhi felini ormai ridotti a fessure. Ma Ryo non si scompose
”Ha capito benissimo. Datemi ciò che vi chiedo, e la Terra sarà finalmente vostra…”
”Forse dimentichi un *piccolo* particolare” lo interruppe l’alieno “Che cosa mi impedisce di prenderti quel dannato dischetto e usarlo all’istante?”
Adesso toccava all’americano ridere…
”Non credo che i vostri ingegneri, per quanto abili possano essere, riescano a costruire l’arma e programmarla così rapidamente…E inoltre” fece una pausa, nella sala silenziosa “avete bisogno del sottoscritto, per completarla”
L’alieno imprecò mentalmente. Questo non l’aveva previsto… Solo il creatore del progetto aveva la capacità di programmarla correttamente, altrimenti si sarebbe ritorta contro di loro. La situazione era più complicata del previsto…
”D’accordo, Shirogane, sei forse l’unico umano di cui mi debba servire veramente…” incurvò le labbra e un bianco e affilato canino carezzò il labbro inferiore “Ma per il resto…”
”Sbagliato di nuovo. Mentre voi alieni lavoravate nell’ombra, infiltrando spie, come Meiko” e Deep Blue sobbalzò, punto sul vivo “Noi cosiddette creature inferiori ci siamo ingegnate…”
”Colpirò la vostra base…Non sopravvivrete, un attacco al vostro alquanto primitivo sistema di difesa farà crollare la resistenza” l’alieno giocò l’ultima carta possibile, cominciando ad inquietarsi. Quello era l’umano più furbo con il quale avesse mai avuto a che fare…
Ma Ryo sogghignò di nuovo
”Peccato, alieno…Perché troverai solo macerie…”
”…Cosa?!”
”L’ho fatta saltare...Tutta la zona. La Fortezza degli esseri umani non esiste più…”
Deep Blue lo fissò, rabbuiato
”Sei un folle, Shirogane…”
”Me l’hanno detto in tanti…Ma io mi reputo più come *genio incompreso*, non so se mi spiego” ironizzò il biondo, ricambiando lo sguardo.
”E così…” riprese l’alieno, cominciando a sogghignare “Eri talmente sicuro di riuscire in questo accordo, perché non avevi più niente da perdere, giusto?”
Ma prima che il biondo americano potesse replicare, una risata crudele sgorgò dalle labbra dell’alieno, lasciandolo senza parole. Cosa diamine…?
”Povero ingenuo…” la voce di Deep Blue era poco più di un ghiacciato sussurro, ma non fu questo a far inquietare il biondo. Aveva la strana, orribile sensazione di essere…
”Alza le mani, Ryo Shirogane” la cupa voce di un altro alieno lo prese alle spalle, subito prima di sentire il freddo metallo di un’arma sulla nuca “E non fare mosse avventate…”
Il giovane obbedì, guardandosi attorno. Solo adesso si rendeva conto di essere finito dritto in una trappola… Dall’ombra uscirono una decina di sentinelle, il fucile ad impulsi puntato verso di lui. E dietro di lui, l’alieno che presumeva essere un generale. Pericolosamente armato con quella che aveva l’aria di essere una falce adoperata di recente: la lama era ancora macchiata di sangue scarlatto…
Deep Blue avanzò verso di lui, quell’odioso ghigno ancora impresso sulle labbra sottili
”Hai sbagliato i tuoi conti, umano…Con chi pensavi di aver a che fare, eh?”
Ryo non rispose, limitandosi a fissare l’avversario, l’odio in quelle iridi di ghiaccio… Strinse i pugni, le mani ancora alzate in segno di resa
”Sei sleale…”
”No, Shirogane…Sono semplicemente più furbo” si avvicinò al suo viso, socchiudendo cattivo gli occhi “Credevi davvero che ti avessi concesso udienza? Appena ho sentito cosa avevi da propormi, mi sono premunito…E ho fatto bene, non trovi?”
Rise di nuovo, spalleggiato dalle risatine contenute dei soldati. L’alieno che teneva Ryo sotto tiro, il ragazzo poteva quasi vederlo, sogghignava trionfante.
”Ora…” l’alieno dalla chioma corvina tese una mano diafana “Consegnami quel dischetto…”
Il biondo pensò velocemente. Aveva poco tempo, e scappare dalla gittata di quei fucili era impossibile…Senza contare il *killer* che aveva alle spalle. Argo, il suo fidato (per la cronaca, vi ricordate di quell’uomo con i capelli neri, cortissimi, del secondo capitolo^^;;? E’ lui ^o^ ndBea), lo aspettava fuori dalla base, pronto a fuggire nelle fogne insieme al resto della popolazione. Aveva ordine di fuggire se non Ryo non fosse tornato entro un’ora… Ma la situazione sembrava senza via d’uscita.
…a meno che…
”Allora?” incalzò Deep Blue “Questo documento?”
…Si, poteva funzionare! Da quel momento, aveva esattamente dieci minuti per fuggire ed escogitare un altro piano. Doveva funzionare…
”Sai, alieno…Ho deciso di scegliere un’altra possibilità…”
Le guardie caricarono i fucili, pronte a far fuoco. Anche la lama della falce grattò la pelle del collo, scendendo a sfiorare minacciosa la giugulare. L’alieno dalla nera chioma digrignò i denti
”Ossia…?!”
”Questo!” esclamò Ryo, sparendo in una luce biancastra ai loro occhi, increduli.
Deep Blue sbarrò le chiare iridi
”Dov’è andato?! Trovatelo, maledizione! Il dischetto deve essere nostro!!” sbottò rabbioso, disperdendo le sentinelle, che si misero a frugare per tutta la stanza.
”Signore…”
”Che c’è, Iwo? Incapace, anche tu mi deludi…” ringhiò l’alieno, sedendosi sulla poltrona e massaggiandosi, stanco, le tempie “Quanto vi ci vuole per trattenere uno stupido essere umano?!”
”Credo che ci sia una cosa, di Shirogane, che ignorate, mio signore…”
L’alieno dalla chioma corvina si bloccò, fissando il generale costernato
”…una cosa?!”
E nessuno, nella confusione della sala, vide una spettinata coda grigia scivolare, silenziosa, fuori dalla porta, allontanandosi con *passo* svelto per il corridoio. Un piccolo oggetto nero stretto in bocca e molta fretta…

*
”Allora…Come ho già detto, la stanza di Deep Blue è una *dimensione* a parte rispetto alla Base, il tutto per motivi di sicurezza”
Indicò, con un’unghia affilata, una piantina della fortezza aliena, pulsante sulla superficie circolare di una piccola sfera. Al momento, c’era un rettangolo contornato di verde, poco più in alto rispetto alla ben nota Stanza degli Esperimenti.
”La nostra unica…”
”…Per non dire disperata…” aggiunse una voce ironica, ma quello la ignorò, riprendendo il discorso, imperturbabile
”…speranza di entrare *lì* dentro, avverrà quando ci sarà il cambio di guardia. Le sentinelle all’interno della sala usciranno e verranno sostituite con altri quattro alieni. Il tutto in meno di tre minuti…”
”Tempo, Pai, tempo…”
L’alieno dagli occhi neri sbuffò, rivolgendo un’occhiata a colui che l’aveva interrotto. Anche gli altri lo fissarono, scettici del commento che stava per proporre.
”Che c’è ancora, Kisshu?”
”Come facciamo a sapere dove si trova la stanza, per entrarci?” chiese questo, dubbioso.
Meiko sospirò
”Non ci arrivi, Ikisatashi? Non mi sorprende…” parlò velenosa, incrociando le braccia. Il moro la fissò, furente. Quanto odiava quell’aliena…
”Calmi, non ha ancora finito” si intromise Zakuro, il suo solito tono freddo e distaccato. Minto annuì, dando manforte all’amica. Retasu guardò il rettangolo spostarsi attraverso la cartina, un veloce movimento…
Purin corrugò le sopracciglia
”Cosa fa…?”
”Sei rimasta una mocciosa ignorante, vedo” commentò in un risolino Taruto, alle spalle della biondina. Questa si girò, rapida, cercando di colpire il giovane, ma questo si smaterializzò all’istante, riapparendo nuovamente alle sue spalle. Sogghignò
”Mancato…”
Ichigo sorrise, fissando i due sedicenni discutere senza rabbia. Taruto, notava la rossa, assomigliava sempre di più a Kisshu alla sua età. Sorprendente, come due fratellastri possano essere legati anche più dei fratelli normali…
Pai riprese a parlare
”Avete visto? Il percorso che segue la stanza sembra casuale, ma in realtà, dopo averlo osservato attentamente…”
”E’… circolare” interruppe timidamente Retasu, ripercorrendo con gli occhi la traiettoria che aveva seguito il rettangolo. L’alieno la fissò, ammirato. Lei ricambiò lo sguardo, un dolce sorriso sulle labbra, che fece tingere leggermente di rosa le guance di Pai, che distolse rapido lo sguardo.
Kisshu e Taruto si guardarono, un sogghigno malizioso sui volti…
”Emh, dicevo…” riprese Pai, schiarendosi la voce e cercando di ignorare i sorrisi provocatori dei fratelli “Midorikawa ha capito perfettamente. La sala segue un movimento prestabilito, ma non è propriamente circolare…” poggiò l’indice sinistro sulla sfera, tracciando una sagoma “E’ un’ellisse, di preciso. Che passa, come credo sappiate, attraverso due fuochi precisi” indicò due punti opposti, posti sullo stesso piano di quell’ellisse immaginaria “Questi…”
”…Dove avviene il cambio della guardia” concluse Meiko. Pai annuì, sorpreso
”Come…?”
”Sono la spia più fidata di Deep Blue, nonché sua sottoposta…Non credi forse che ne sappia più di tutti voi messi insieme?” disse in tono arrogante, trafiggendo gli altri con un’occhiata gelida.
Ichigo sospirò…A questo non avevano pensato…
Kisshu ringhiò, avvicinandosi alla moretta
”Stai al tuo posto, Hida…Ho accettato l’accordo solo perché volevo liberare Ichigo e le sue compagne (vedi cap.12 ^^ ndBea)” un brillio pericoloso passò nelle sue iridi dorate “Ma adesso non abbiamo più nessun vincolo…E non vedo altri vantaggi di essere alleati con una sporca doppiogiochista presuntuosa”
Meiko lo fissò di rimando, un ghigno dipinto sulle labbra scarlatte
”Vedo che buon *sangue* non mente, come dice uno sciocco proverbio umano…”
”Cosa…?!”
Kisshu non era sicuro di aver capito bene le parole dell’aliena… Buon sangue?!
Ma prima che avesse il tempo di realizzare, la voce di Pai lo riportò alla realtà. Sentì una mano di Ichigo sul suo braccio, i suoi occhi tinti di rosa scuro che lo fissavano timorosa. Allora, anche lei aveva sentito il discorso di Meiko…
”Allora, visto che la signorina Hida è più *esperta* di questioni del genere, ci dica in quale fra i due punti avverrà il prossimo cambio di guardia, visto che la stanza si sta muovendo ancora…” disse Pai, il tono forzatamente pacato.
La mora fece il suo sorrisino saccente
”Io ho un’idea migliore…A scanso di equivoci, dividiamoci in due e tappiamo entrambi i fuochi. Chi trova il luogo esatto avverte gli altri” ipotizzò. Minto sbuffò
”Che idea stupida…”
”Per una volta sono d’accordo con Aizawa” intervenne Taruto, fissando Meiko, con diffidenza.
”Scusate…Avete notato che Fukazaki non è ancora tornato?” fece notare Zakuro. Retasu si guardò intorno, ansiosa, imitata da Purin. La biondina si aspettava inconsciamente che sbucasse fuori all’improvviso. Le stava simpatico, quell’alieno dall’aria calma e razionale…Assomigliava leggermente a Pai, ma era molto meno freddo e calcolatore.
”Sentite, chi è Fukazaki?” intervenne Ichigo, che non aveva mai visto colui del quale parlavano. Kisshu sbuffò, incrociando le braccia
”Fattelo spiegare da qualcun altro, io non sarei obbiettivo…”
La rossa era sempre più confusa…
”Shin Fukazaki, ex generale dell’esercito del Nord, nonché mio amico…” spiegò Taruto “Adesso è un ribelle come noi e ci sta aiutando. Anche se, a dirla tutta, credo che la sua motivazione sia di natura leggermente…diversa” ironizzò, fissando Meiko con la coda dell’occhio.
”Allora lo vado a cercare!” sbottò la mora, l’aria superiore che lentamente si ritirava dal suo volto “Vi raggiungerò in seguito…”
”E dove, di grazia?” chiese Pai, scocciato “Non hai detto che non sei sicura del luogo?”
L’aliena cercò di ricordare il percorso che compiva la stanza…e l’ultimo posto dove c’era stato il cambio della guardia…
Guardò la sfera. La sala rettangolare si era spostata nuovamente… Piantò il polpastrello dell’indice destro sopra il fuoco sinistro, decisa
”Qua. Vicino all’armeria…”
”Perfetto…Altro vantaggio per loro” ironizzò cupo Kisshu. Pai fissò Meiko, scettico
”Ne sei sicura…?” L’aliena annuì
”Vi basta un 90%?”
”Ce lo faremo andare bene…” concluse Taruto, materializzando il suo affilato coltello. Purin fissò la lama che impugnava il giovane
”Hai cambiato arma?” chiese divertita. Il moretto arrossì leggermente
”Non sono più un ragazzino…”
”Bene…Ci vedremo lì!” concluse Meiko. Corse via svelta, silenziosa e furtiva lungo i corridoi, sparendo dietro l’angolo. Il rumore attutito della sua corsa scomparve nell’ombra.
”Kisshu…và con lei” la voce di Pai interruppe il momentaneo silenzio, spiazzando l’alieno dagli occhi d’oro.
Che cosa?!
”Hai capito bene…” lo rimproverò il moro “Non è che mi fidi poi tanto di quella Hida…Come ha tradito Deep Blue, potrebbe benissimo tradire anche noi”
”Concordo…” intervenne Taruto “Meiko è astuta… anche troppo…”
”Va bene, va bene!” sbottò Kisshu, materializzando i suoi tridenti “La seguo…”
Prima di andare, si rivolse a Ichigo
”Stai attenta, micetta…Non voglio perderti di nuovo, capito?” sussurrò dolcemente, carezzandole una guancia. La rossa mise la sua mano sopra quella di lui, fissandolo di rimando
”Non permetterle di farti del male, capito?” disse cupa “Non sopporto di vedere le persone a cui voglio bene…morire, una dopo l’altra…”
Il lugubre commento della mewneko aleggiò nel corridoio. Kisshu annuì, la luce sibillina negli occhi ambrati, prima di salutare gli altri con un cenno del capo. Corse via veloce, sulle tracce della mora, inghiottito anch’esso dall’oscurità del corridoio non illuminato.
”Che ne dite? Andiamo?” chiese Purin, impaziente. Tirò Taruto per un braccio, costringendolo a seguirla. Pai, Retasu e Minto li raggiunsero…Ma Zakuro rimas indietro, al fianco di Ichigo. Quest’ultima scrutava il corridoio di fronte, lo sguardo corrucciato, una mano guantata stretta a pugno sopra il cuore.
”Hai avuto anche tu la stessa sensazione, Zakuro-sempai?”
”…che Meiko sapesse qualcosa su Ikisatashi?”
La rossa annuì, stringendo ulteriormente il pugno.
”Già…E quel discorso sul *buon sangue* non mi è piaciuto per niente…”
”Allora l’hai sentito anche tu?”
Zakuro la fissò, mortalmente seria
”Certo… E posso dirti che ho notato anche una certa…somiglianza, fra Kisshu e Hida”
Ichigo rammentò gli occhi dei due alieni.
…stesso taglio, stessa espressione…
Troppo, per essere solo una coincidenza…

*
Un ospite indesiderato *zampettava* veloce attraverso la base. Sapeva che il tempo a sua disposizione stava per esaurirsi…e allora, sarebbe stato fottuto…
Tre minuti, Ryo, corri!” si incitò mentalmente, aumentando l’andatura. Il dischetto che aveva in bocca sembrava molto più grande, ora che era solo un piccolo gatto grigio, senza pollice opponibile…
C’è l’aveva quasi fatta, se ricordava correttamente la strada. Girato quell’angolo, avrebbe imboccato il corridoio per l’uscita principale…Libertà…
Scivolò sul lucido pavimento con i lisci polpastrelli delle zampe, ma non fu un portone, ciò che si trovò davanti. Ichiodò bruscamente, evitando di entrare in una macchia di liquido purpureo, che tracciava un’inquietante scia…
Ma che diamine…?” posò l’oggetto, annusando il sangue sul pavimento. Era ancora fresco…
Mancavano due minuti, non poteva attardarsi ulteriormente. Ma quell’odore…
Sangue alieno nella loro stessa base…?” pensò, scettico. Doveva saperne di più… Riprese in bocca il dischetto, scattando all’inseguimento della rossa traccia. Non andava lontano… Svoltato in un altro corridoio, capì subito da dove veniva.
A terra, accasciato contro il muro, c’era il corpo ferito e sanguinante di un alieno. Era giovane, Ryo lo capiva dal volto, cinereo e graffiato. Aveva folti capelli castano scuro e…Il dischetto cadde di bocca al nekoboy, producendo un sordo suono. Indossava quella che, nonostante fosse lacera e quasi irriconoscibile, era una divisa da militare alieno…  Di grado piuttosto alto, da ciò che poteva capire, vista la presenza di decorazioni sulle spalle. Aveva un profondo squarcio sulla spalla sinistra, che scendeva fino al pettorale. Era una grave emorragia…
Fu tentato di lasciarlo lì, chiedendosi perché mai dovesse aiutare un nemico. Ma c’era qualcosa, in quell’alieno, che gli ispirava fiducia…
Si avvicinò, titubante, poggiando la testolina pelosa sul petto del ragazzo. Batteva…Un fievole ma tenace battito resisteva ancora.
Cosa faccio…?!” Ryo non aveva più tempo per le riflessioni. Doveva agire… che fosse un salvataggio o una fuga. Decise di fidarsi del suo istinto…
Addio, Argo…” fissò con desiderio la porta, a pochi metri di distanza davanti a lui “Guida gli umani alla salvezza, se non dovessi farcela…

…to be continued…

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Capitolo 17
*** Ai shiterou, ani-ue ***


Nuova pagina 1

*Attenzione* Questo capitolo presenta esplicite tematiche incestuose. Se ritenete che ciò possa turbarvi, evitate di leggere^^;;


Dove diamine s’è cacciato?!
Correva ancora, senza fermarsi, l’ansia che cominciava ad assalirle le membra. Come mai Shin non si era più fatto vivo…? Eppure, Meiko era stata chiara. Appena possibile, l’avrebbe dovuta raggiungere nella sala di Aoyama. Insieme agli altri. Vivo…
Era decisamente *troppo* il tempo che ci stava impiegando, anche se l’avversario era Iwo.
”Ehi, Hida!! Rallenta”
La moretta sentì una voce dietro di sé, nel corridoio. In quella parte, l’illuminazione era scarsa, e Meiko non riuscì ad identificare la sagoma che si avvicinava. Strinse il suo bastone, le due estremità s’illuminarono di bianche scintille. Ma non fu necessario…
”Ikisatashi! Che…diamine ci fai qua?” sbottò, vedendo arrivare il giovane trafelato. Kisshu si appoggiò alle ginocchia, tentando di riprendere fiato.
”Perché diamine non ti sei teletrasportato?!” esclamò rabbiosa, sbattendo il bastone sul pavimento. Le era quasi venuto un colpo… Kisshu si rialzò, prendendo un’ultima boccata d’aria, un sorriso malevolo sul volto
”Già, certo…E dove, sentiamo? Non posso riconoscere la presenza di un alieno specifico, in una base aliena…E dopo sarei io l’incapace, vero?”
Meiko si rabbuiò. Non aveva tempo per le buffonate…
”Allora? Che vuoi?”
”Si da il caso che il mio caro “fratellino” mi abbia chiesto di venire con te…” spiegò rapido il giovane, ricominciando a camminare “Niente in contrario?”
La mora non credeva alle parole di Kisshu… Era troppo facile! Evidentemente, ce la stavano mettendo tutta per facilitare la riuscita della sua *impresa*. Le avevano messo su un piatto d’argento la carta vincente per completare il suo piano…Ed era assolutamente certa che questa carta avrebbe retto il suo gioco.
Il salvataggio di Shin poteva attendere…La prima cosa da fare era portare la sua preda nel luogo che lei stessa aveva stabilito. Deep Blue, ormai, non c’entrava più niente…Era una questione tra lei e *lui*, un affare di “famiglia”. Sogghignò, fissando le spalle di Kisshu, giunto alla fine del corridoio. Questo si girò, scocciato
”Allora? Ti muovi o no?”
Meiko lo raggiunse, quell’inquietante sorrisino ancora stampato sulla labbra sottili…

*
…Che strano…
Pensava che morire fosse più facile. Di certo, leggermente *meglio* di ciò che provava adesso. Era sdraiato supino, incastrato in una specie di scatola di metallo, le braccia lungo i fianchi e uno strano rombo nelle orecchie, che credeva provenire da sotto la testa.
D’accordo, sono in una bara, è evidente…” ma, a dirla tutta, era deluso…Aveva espressamente chiesto di essere seppellito nella poca terra rimasta. Voleva sentirsi vicino a quel pianeta del quale aveva tanto sentito narrare nelle storie, quella Terra nella quale avrebbe tanto voluto vivere… Chiaramente, come disertore, non aveva avuto questo privilegio. Peccato…
Però, il rumore proprio non se lo spiegava. Che fosse il tragitto verso un luogo che nemmeno lui sapeva? Che Meiko e gli altri lo stessero portando via dalla base e… Già, “e” cosa? Seppellirlo altrove? Che idiozia…
E c’era un altro fatto che non riusciva a capire…Il dolore. Non si diceva che la morte fa cessare tutti mali? A giudicare dal suo stato, quella teoria era totalmente sbagliata. Innanzitutto, la ferita che Iwo gli aveva procurato alla spalla gli bruciava come se un fuoco ardesse sotto la carne, e sentiva di avere almeno una decina di ossa rotte. Non riusciva a muovere un muscolo…Beh, abbastanza normale. Ma allora…
Perché voleva a tutti i costi *aprire* gli occhi?
Kami-sama, sono uno zombie” imprecò, socchiudendo gli occhi e aspettandosi di trovare un coperchio di solido acciaio sopra di sé. Ma non fu esattamente *quello*…
C’era un basso soffitto di metallo, sfuocato e alquanto buio, ma un *qualcosa* impediva la piena visuale. Un bellissimo qualcosa…
Un paio di occhi azzurri, un azzurro così intenso e brillante da sembrare infinito. Aveva già visto uno sguardo simile… Incredibile, voleva parlare con quelle iridi!
”…M-meiko…”
”Oh, Meiko? Spiacente, tesoro, ma non sono io…” ironizzò la voce proprietaria di quello sguardo. Non era una voce femminile…Non era nemmeno una voce aliena…Che lingua…Giapponese?
…un umano?!
”Che diavolo…AHIA!!”
Il non defunto Shin Fukazaki si alzò di botto, riacquistando tutta la sua energia e…sbattendo la testa sul basso soffitto, procurandosi un’ulteriore contusione. Grandioso…
”Ben svegliato, alieno” lo salutò sogghignando un ragazzo. Shin lo fissò sospettoso, massaggiandosi la parte lesa. Erano suoi, quegli occhi. Che lo avevano fissato per tutto quel tempo… Imprecò mentamente
”Chi saresti tu…?”
”Tu piuttosto” lo interruppe l’altro, strafottente “Che vai in giro moribondo per la tua stessa base, generale…”
Shin sobbalzò
”Come…”
”Come lo so? Semplice” indicò i gradi appuntati sul rimanente tessuto della divisa “Ho imparato a conoscere il mio nemico” concluse, incrociando le braccia.
L’alieno agli occhi viola si guardò intorno. Quella che aveva creduto essere una bara era in realtà il largo tubo del condotto d’aerazione, pienamente funzionante, per spiegare il rumore che aveva sentito. L’umano biondo era seduto, le spalle curve, contro una parete del condotto, fissandolo minaccioso.
”Allora? Non mi hai risposto, alieno…”
”Shin Fukazaki, ternza divisione aliena, ex-generale dell’esercito del Nord… Piacere” si presentò, diffidente. Sfiorò il bendaggio che aveva sulla spalla sinistra, sentendo un dolore lancinante. Non era messo bene…Anche la testa era fasciata, inoltre si sentiva a pezzi. Aveva perso troppo sangue…
”Chi mia ha…”
”Io” lo interruppe nuovamente il ragazzo “E per colpa tua ho riunciato alla mia unica possiblità di fuga da questa maledettissima base aliena…” sibilò, trafiggendolo nuovamente con quell’occhiata glaciale. Shin corrugò le sopracciglia
”Nessuno ti ha chiesto di farlo, umano impertinente…”
”Ryo Shirogane” il giovane lo bloccò “Credo che tu abbia già sentito parlare di me…”
Shin cercò di ricordare. Gli girava leggermente la testa e la sua capacità di memoria era ancora poco lucida…Tuttavia, si, aveva già udito quel nome…
”Shirogane…Non sei quello che ha creato il “Progetto Mew” e anche il “Progetto C.DNA”…?”
Il biondo sorrise, orgoglioso
”Certo. Vedo che sono famoso… Piuttosto” quelle iridi azzurre divennero dure e fredde come una lama “Hai nominato una certa Meiko…Meiko Hida?”
Shin ricambiò lo sguardo, una scinitilla minacciosa negli occhi viola
”Già…La conosci?”
”Era il Giuda che ha portato al collasso la nostra base” riprese Ryo, parlando minaccioso “Come tu di certo saprai…”
”Ovvio” replicò l’alieno,sogghignando “E’ stata davvero brava, non trovi?”
L’aria era tesa. I due si fissavano rabbiosi, il rancore del proprio popolo radicato negli sguardi…E lo spazio del tubo, adesso, era davvero troppo poco…
”Perché mi ha soccorso? Se odi così tanto la mia razza, potevi lasciarmi morire…” sibilò Shin. Ryo lo fissò, costringendosi a trarre un lungo sospiro e calmarsi
”Mi servono alleati…Da quanto mi hai detto, ti sei ribellato alla tirannia di Deep Blue, quindi…”
”Io non ho tradito il mio popolo!” sbottò Shin, seriamente arrabbiato “E non ho intenzione di seguire un umano come te in chissà quali vaneggiamenti e progetti…”
”Sta calmo…” lo freddò Shirogane “Non ho intenzione di fare nulla del genere”
”E allora che vuoi? Perché mia hai salvato?! Sia chiaro…” Shin assunse l’espressione più minacciosa che Ryo avesse mai visto “Non mi sento affatto vincolato al fatto che tu mi abbia fatto vivere…Specialmente se vorrai usare questo *vincolo* contro il mio popolo…”
Il biondo guardò l’alieno sotto una nuova luce. Forse per la prima volta, era sinceramente ammirato dalla tempra e dalla lealtà di quel giovane, diventato ribelle solo per aiutare in modo *diverso* la sua razza. Contrariamente a Kisshu, che, secondo gli alieni stessi, aveva tradito il suo popolo innamorandosi di un essere umano, Shin Fukazaki era l’eccezione che confermava la regola… Ma Ryo non sapeva del piccolo incentivo che lo aveva spinto, oltre a ciò. Un incentivo alquanto persuasivo…
”Perfetto…Era ora che tirassi fuori le unghie!” esclamò soddisfatto Ryo, battendo una pacca sulla spalla di Shin, facendolo urlare di dolore
”Sei scemo, umano?! Sono ferito, ricordi?!” ringhiò il giovane, squadrando, furioso, l’altro. Ryo scosse la mano, minimizzando
”La cosa importante, adesso, è trovare le Mew Mew e proteggere *questo*” gli mostrò il nero dischetto “la chiave per sconfitta degli alieni…Ma se dici che non vuoi tradire il tuo popolo…”
Shin riflettè, rapido.
…la sua razza…
Aveva accettato di diventare un ribelle, in tutto e per tutto. E sapeva ciò che significava…
Chissà se sua madre l’avrebbe mai perdonato… sua madre…
Era stata uccisa dall’esercito di Deep Blue, solo perché si era rifiutata di arruolare Shin, suo unico figlio, nelle forze armate aliene…Sua madre…
un’umana
C’era un motivo ben preciso, per il quale aveva sottratto una copia del documento (vedi cap.12^^ ndBea)…Ma non era ancora il momento delle rivelazioni, di certo non a quello Shirogane… Scosse la testa, tendendo rapido una mano
”Accetto”
Ryo sorrise, mettedo in mostra la sua bianca dentatura e ricambiando la stretta
”Perfetto…”

*
”Insomma, si può sapere dove mi stai portando?!”
Ormai era già mezz’ora che camminavano, apparentemente senza alcuna destinazione, per la fortezza aliena. Avevano passato centinaia di stanza, alcune che perfino Kisshu non aveva mai visto, ma di Shin nessuna traccia…
”E’ inutile, Hida…Fukazaki deve essere stato catturato, o…”
”No, aspetta. Ancora poche camere…” lo interruppe la giovane “Sono sicura si trovi da queste parti, posso sentirlo…”
Kisshu sbuffò, contrariato, ma continuò a camminare, il passo svelto e silenzioso.
Meiko trasse un sospiro di sollievo…C’era mancato poco. Non poteva tardare ancora, suo fratello cominciava ad insospettirsi. Era sicura che avesse capito *qualcosa*, non era uno stupido…Però, stranamente, la seguiva docilmente, quasi aspettando che la ragazza agisse per prima. Non doveva abbassare la guardia…
Arrivarono di fronte ad una stanza dal portone arrugginito. Pur essendo automatica, non veniva più usata da un pezzo, e per questo il meccanismo era inutilizzabile.
La mora sogghignò…
Ancora qualche istante…
Scrutò il giovane con la coda dell’occhio. Questo squadrava la porta, scettico. Si girò verso Meiko, una luce strana negli occhi d’ambra
”Sei davvero sicura che Fukazaki si trovi qui dentro…?”
”Assolutamente” affermò l’aliena, annuendo. Poi materializzò il suo bastone, ma Kisshu lo bloccò con la mano
”Ferma” impugnò i suoi affilati tridenti “faccio io…”
Meiko si fece da parte, mentre il moro si piazzava di fronte alla porta. Roteò le due lame, portandole poi sopra la testa, incrociate. Dal contatto delle due armi scaturì un fulmine bluastro, che si abbattè con violenza contro l’acciaio dell’ingresso, fondendo la serratura.
Kisshu tirò un calcio alla porta, che cadde all’interno della stanza con un tonfo metallico.
Sogghignò, facendo un mezzo inchino e rivolgendosi a Meiko
”Dopo di lei, cheriè…”
La giovane entrò nella stanza, seguita da Kisshu. Si guardarono attorno…
”Sembra essere la vecchia sala controlli…” fece notare Kisshu, avvicinandosi ai quadranti e agli schermi rotti, guardingo “Quand ancora non usavamo le sfere a plasma…”
”Già…” sussurrò la moretta, cominciando ad arretrare. Lentamente, arrivò alla porta, chiudendola di scatto. L’alieno si girò, i tridenti stretti in pugno
”…Ma che diamine…?!” esclamò, notando che la compagna bloccava l’uscita, fondendo i cardini di acciaio con l’ausilio delle scintille bianche che sgorgavano dal suo bastone. A lavoro finito, si girò verso Kisshu, un sorrisino compiaciuto sulle labbra
”Dicevi?”
Il cuore dell’alieno, malgrado la sua capacità di mantenere il sangue freddo in ogni situazione, prese a battere rapidamente. Era finito dritto in una trappola…

”Un…gatto?!”
”Esatto…” annuì l’interlocutore “L’ho scoperto studiando una copia del Progetto Mew”
L’alieno dalla chioma corvina sembrava sconvolto
”E me lo dici solo adesso?! Iwo Nohara, dovrei farti torturare e degradare per questa tua mancanza…” sibilò velenoso, stringendo un pugno.
Il generale non fece una piega
”Sono spiacente, mio signore” si scusò “Ma non sapevo potesse mutare aspetto come e quando volesse…Stavo ancora indagando”
”E mentre indagavi, Shirogane è riuscito a fuggire con il progetto!” sbottò, sbattendo il pugno sul tavolo della sala delle riunioni “Cosa pensi di fare, adesso?”
Un’allarme intermittente precedette la risposta del generale. Deep Blue schiacciò irritato una piccola sfera grigia, impiantata sul bracciolo della poltrona, e apparve l’ologramma di un alieno, il volto preoccupato.
”Si?”
”Signore, abbiamo un’intrusione nella zona Sud”
”Come mai la cosa non mi sorprende…?” sospirò, massaggiandosi le palpebre chiuse.
”Le invio un’immagine della zona” riprese il soldato.
L’alieno dalla chioma corvina studiò l’immagine che era apparsa al posto del viso del militare, perplesso. Corrugò le sopracciglia
”E voi mi disturbate per una semplice porta chiusa?”
”Il problema è che non riusciamo ad accedere all’interno…Troppo campi magnetici, è la vecchia sala dei comandi. Potrebbe essere pericoloso”
”Hanno ragione, signore…” intervenne Iwo “Se riescono ad accedere al nostro sistema difensivo da quei vecchi monitor, saremmo spacciati”
”E allora fate qualcosa, dannazione!” imprecò Deep Blue, facendo sobbalzare il soldato dell’ologramma “Andate a quella dannata stanza!!”
”Sissignore, signore!” l’alieno fece uno spaventato saluto militare e l’immagine sparì, lasciando la stanza silenziosa. L’alieno dalla chioma corvina sospirò nuovamente, alzandosi in piedi. Si rivolse a Iwo
”Abbiamo sei umani che si aggirano indisturbati per la nostra base, tre disertori e, a quanto mi hai detto, il traditore Kisshu che dovrebbe essere morto…Inoltre, non ho più avuto notizie di Meiko dalla morte di Aoyama nella Stanza Inversa…” lo trafisse con un’occhiata glaciale “Tu credi che possa permettere una cosa del genere?!”
”Ma… Mio signore…”
”Niente ma!!” lo interruppe, ormai urlando, l’alieno “Voglio che prendiate e giustiziate quegli intrusi, a tutti i costi! E, inoltre, voglio quel baka-neko di Shirogane con il progetto nella Sala Progettazioni entro un’ora, sono stato chiaro?”
Iwo esitò. Poi, rassegnato, si inchinò leggermente
”Ai suoi ordini, mio signore…”

”Hida…Cosa stai combinando?” sibilò minaccioso Kisshu, avvicinandosi alla giovane, ancora davanti all’ingresso ormai sbarrato della camera. Meiko sorrise
”Ma niente, cosa…”
”E dov’è Fukazaki?”
La mora scacciò il pensiero di Shin, magari prigioniero, torturato da Deep Blue in persona. Abbassò lo sguardo, stringendo i pugni
Non posso!!” pensò, scotendo la testa. Ma Kisshu stava perdendo la pazienza. La afferrò bruscamente per le spalle, stringendola
”Mi hai ingannato, vero? Quindi, dimmi cosa hai in mente!!” sbottò, furioso. Ma accadde una cosa che neppure il ragazzo aveva previsto…
Meiko poggiò il capo sul petto del giovane, abbracciandolo stretto per la vita. Strofinò il naso contro la stoffa, inspirando il suo intenso profumo. Quell’odore che tanto amava, quando era piccola…
”Ehi, che diamine…?!”
”…Ani-ue(*)”
Kisshu si bloccò, smettendo di divincolarsi. Non riusciva a credere a quello che aveva appena udito dalla bocca di Meiko…
Ani-ue…?! Che lei fosse…
”N…Nee-chan(**)?”
La mora alzò il volto verso quello del giovane. Kisshu notò che i freddi occhi dell’imperturbabile Meiko erano lucidi…umidi e tristi. Ma l’ombra di un puro e innocente sorriso solcava le labbra rosse e carnose dell’aliena
”Allora ti ricordi di me, Ki-chan…”
Prima che il ragazzo potesse replicare, sentì qualcosa di tiepido posarsi sulla sua bocca. Sentì il sapore delle labbra di Meiko sulle sue, le braccia della giovane che gli cingevano dolcemente il collo, stringendosi ancora di più a lui. Kisshu cercò di sottrarsi al dolce bacio della sorella… Ma era bloccato. E qualcosa gli tornò in mente…

*FlashBack*
”Ki-chan!! Chichi-ue(***), dove lo porta okaasan(****)?”
Il bimbo non si voltò, ignorando la voce in lacrime della bambina. Stringeva la mano alla sua matrigna, freddamente, come gesto di circostanza… Ma dentro di sé, qualcosa urlava
”Ai shiteru, Ki-chan!!” gridò ancora la bimba, tirando verso il fratellino, trattenuta dal padre.
Lo guardò scomparire in fondo alla strada, le lacrime che le appannavano la vista…
”…Ani-ue, ai shiterou…” sussurrò triste, senza farsi sentire dal padre.

*Fine FlashBack*

Aveva ricordato tutto.
Come aveva potuto dimenticare gli occhi della sorella? Eppure, quante volte li aveva guardati…
E se aveva ricordato il suo passato, dimenticò tutto il presente.
Dimenticò la missione.
Dimenticò Pai e Taruto.
Dimenticò le Mew Mew.
…dimenticò Ichigo. Si, anche lei…
Chiuse gli occhi, stringendo la vita sottile della sorella e ricambiando il bacio, perdendosi nel dolce oblio delle sue labbra…

…to be continued…


Note:
(*)=in giapponese, la parola “Ani” significa “Fratello”; in questo caso il suffisso –ue lo fa diventare “Fratello maggiore” (fratellone ^o^ ndMeiko) (U.U;; ndKisshu) Ani-ue è usato in modo affettuoso, contrariamente a Otouto, che rende la cosa leggermente più *ufficiale* (anche se, teoricamente, significa “fratellino”^^’’)
(**)=questa parola, invece, è la contrazione di “onee-chan” (Jun, nyah XD! ndBea) (non c’entra niente, sai -.-;;? ndKisshu). Letteralmente significa “sorella maggiore”, però può essere usato anche come nome generico…Inoltre, il suffisso –chan fa da vezzeggiativo, quindi “sorellina” ^o^ (ma come sei colta, sta sera °-°;; ndTutti)
(***)=stesso discorso, nomignolo affettuoso che usano i bambini (soprattutto, ma lo fanno anche i ragazzi più grandi XD) per chiamare il proprio padre, ossia “papà”, nyah *^^*!
(****)=è una delle tante parole usate dai bambini per indicare la “madre”, e significa appunto questo. Mentre esistono parole più colloquiali, come “haha” oppure “mama”…Però, ho voluto che Meiko la chiamasse “madre” proprio perché l’ho visto come una forma di…timore verso la mamma, che poi stava portando via il suo ani-ue adorato U.U;; capito XD?

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Capitolo 18
*** Catturati! ***


Nuova pagina 1

Che ci crediate oppure no, la maggior parte di questo capitolo è stato concepito sul treno in viaggio di ritorno Rimini/Milano, grazie al mio fedele computer portatile XD E sto scrivendo proprio adesso l’introduzione, malgrado il dondolio (mi sento quasi ubriaca °-°;;) No, decisamente non sono proprio capace di restare senza scrivere…^^;; spero vi piaccia ^o^
Ringrazio le mie onee-chan Jun e Cris, più tutte le altre commentarici, vi adoro tutte quante  ^*^!! E non temete, sono tornata, perché neanche le vacanze mi fermeranno XD



In un attimo, tutto quanto era scomparso…
Non sapeva più chi era, dove si trovava, aveva smesso di sentire cosa accadeva intorno a sé. Pessimo comportamento, per un soldato del suo calibro. Ma d’altronde, lui non era mai stato un bravo militare…
Continuava ad avvertire le morbide labbra della sorella sulle sue, i piccoli morsi dei suoi canini, le braccia strette attorno al collo e le mani che carezzavano i capelli color muschio scuro. Poi, quelle stesse mani scendevano, cominciando a sbottonare maliziose la chiusura dei pantaloni.
Era letteralmente *stregato* da quell’aliena, non riusciva nemmeno più a ragionare. Come se, con quel bacio, simbolo di peccato, l’avesse incatenato a sé, ottenebrandogli i sensi…


…Ki-chan…
…si ritraeva da lei, da quella piccola aliena dagli occhi chiari, così diversi dai suoi…
Ki-chan, perché sei così cattivo con me?
…No, io…E’ colpa tua, la mia mamma non c’è più perchè tu sei arrivata…


Come poteva baciare la sorellastra? Non solo era un gesto immorale, ma era anche l’indiretta responsabile della morte della sua vera madre.
Si era sentito così…così *solo*…
La famiglia che l’aveva adottato successivamente era gentile. Anche i suoi nuovi fratelli cercavano di conoscerlo, soprattutto il più piccolo. Il maggiore, invece, inizialmente era freddo e scostante, e anche Kisshu lo trovava insopportabile, così diverso dalla sua irruenza. Ma si era dimostrato responsabile, quasi come un vero fratello maggiore.


…Kisshu, sarai sempre il mio fratellone, vero?
Si, Taruto, non chiedermelo ogni volta…
Anche se hai l’altra sorellina…? Quella là, che a volte ti veniva a trovare…
Lascialo in pace, Taruto, dovresti sapere che a Kisshu non piace parlare di questa storia…


E poi…
Il colpo di stato, Deep Blue al potere, le sue idee erano piaciute così tanto alla nuova famiglia di Kisshu. Ne parlavano entusiasti: avevano la possibilità di riprendersi il loro vero pianeta, il Pianeta Azzuro. Terra, come la chiamavano ora gli umani che l’avevano popolata.
Kisshu, all’epoca, era appena adolescente. Era una testa calda, il suo temperamento impetuoso si era accentuato all’età di quindici, sedici anni…


Che cosa?! Ma tu sei completamente pazzo…
Ma Pai, non capisci? Il nostro Pianeta Azzurro, potremmo finalmente andarcene da qua, tornare in superficie, vedere ancora il sole!
Vaneggiamenti, Kisshu. Non farti coinvolgere troppo da questa possibilità…E poi sei troppo giovane!
Parli tu, che ti sei già arruolato…
Si dà il caso che io abbia quasi diciotto anni!
E Taruto, allora…? Un moccioso come lui perché è stato preso?
Io non sono un moccioso, Kisshu!


Li aveva ignorati, era andato da Deep Blue in persona, per parlare.
Non l’aveva mai visto in volto, tuttavia si fidava delle sue parole, della sua voce così decisa. E anche l’alieno lo aveva arruolato, come suo sottoposto di fiducia. E aveva deciso di mandarlo in ricognizione sulla Terra, ancor prima dei suo fratelli. Non aveva mai più visto la sua sorellastra, da quel momento…
Ma su quel pianeta…Su quel dannato pianeta, erano cominciati tutti i suoi guai…
E fu quello, in quella stanza, proprio in quel momento, che gli fece ripiombare in testa tutta la sua coscienza. La sua dolce trasgressione, l’origine del suo tradimento, della sua redenzione da quelle vedute estreme…
…ICHIGO!!
Il suo nome, limpido e cristallino, risuonò nelle sue orecchie.
Sbarrò gli occhi, riacquistando di botto tutta la sua lucidità. Allontanò bruscamente la sorella, che lo fissò perplessa
”Ki-chan…? Ma che…”
”No, tu piuttosto! Che ti sei messa in testa, eh, Meiko?”
La giovane si strinse nelle spalle, passando un dito sul petto del ragazzo, un sorrisino furbo sulle labbra
”Veramente, anche tu hai ricambiato il mio bacio…A proposito” si leccò le labbra, un gesto che aveva fatto anche Kisshu, a suo tempo “baci bene, sai?”
Il giovane si rabbuiò, afferandole bruscamente la mano
”Ti rendi conto di cosa stavi facendo?”
”Di cosa stavamo facendo, Kisshu, ricorda…” ribattè Meiko, sogghignando “Non posso fare tutto da sola, non credi?”
”Non significa niente!” sbottò il moro, lasciando rapido il braccio della giovane, come se avesse paura di scottarsi “Io…Io non…”
Tu cosa?” lo interruppe, gelida.
Kisshu boccheggiò come un pesce fuor d’acqua, non sapendo come controbattere alla sorella.
Già…*Lui* cosa?
Si passò una mano dietro la nuca, in imbarazzo
”E’ solo che…E’ successo tutto così all’improvviso! Insomma, ho ritrovato la mia nee-chan proprio in questo strano…contesto” cominciò il giovane, evitando di guardarla negli occhi “Senza contare che…due fratelli non dovrebbero fare questo genere di cose…” concluse, ormai ridacchiando e riallacciandosi, nel mentre, i calzoni. Ma Meiko era terribilmente seria, davanti a lui, quello sguardo cristallino piantato nelle sue iridi color del miele.
”E poi…Io ho già una…”
”Lo so benissimo” la mora finì la frase del fratello, stizzita “Momomiya, vero?”
Kisshu annuì, ma Meiko continuò il suo discorso
”Lo sai cosa si dice sul tuo conto? Che sei un traditore, che farsela con un’umana è la cosa peggiore che tu potessi fare…” lo trafisse con un’occhiata furiosa “Ti sei disonorato solamente per quella sciocca creatura…” la sua voce era un sibilo velenoso.
L’alieno non si scompose
”Ognuno ha il suo modo di pensare, Meiko, e dovresti saperlo…” disse piccato Kisshu, allontanandosi da lei e trafficando con gli schermi spenti. Ma la moretta non sembrava intenzionata a desistere tanto facilmente. Lo seguì, prendendogli il braccio sinistro e costringendolo a guardarla negli occhi
”Ma non capisci? Potresti riacquistare tutto il prestigio, lasciar perdere questa sciocca ribellione! Dimentica quell’umana, per il tuo bene, ani-ue…” gli posò una mano sulla guancia, avvicinandosi alle sue labbra “Ci sono io, con te…Non voglio più che qualcuno ti porti via da me…” concluse, la voce seria e, stranamente, dolce.
Kisshu sospirò, togliendo la mano della sorella
”Non m’interessa, Meiko. Forse non capisci…” fece una pausa, il suo tono si fece più duro “Io sono innamorato, di Ichigo”
Il giovane tornò a trafficare con i vecchi pannelli di controllo, cercando di rimetterli in funzione. L’aliena, invece, rimase immobile, lo sguardo vuoto e smarrito, le parole di Kisshu che ancora le rimbalzavano nelle orecchie…
Forse non capisci…Io sono innamorato di Ichigo…
Era inconcepibile! Era certa che quella del fratello fosse solo un’insignificante infatuazione; del resto anche a lei era capitato di pensare che Shirogane fosse *carino*, ma niente di più…
Questo sentimento andava contro a tutto quello che la sua razza le aveva insegnato!
Non poteva restare zitta…Doveva fare qualcosa.
Doveva salvarlo da quell’umana…
”Se riusciamo a rimettere in funzione…questi aggeggi” cominciò Kisshu, affannato, sdraiato sotto il pannello centrale “potremmo introdurci nei loro…schieramenti di difesa…E vedere dove diamine è andato a cacciarsi Shin, visto che…i generali dovrebbero aver addosso…dei localizzatori…o roba simile” concluse, armeggiando con i tridenti sui cavi scollegati.
L’aliena lo ignorò, guardandosi intorno…Le serviva un piano, alla svelta. Se toglieva di mezzo Momomiya, poteva ancora avere qualche possibilità, ma Kisshu non doveva intervenire. Non voleva certo consegnarlo a Deep Blue, che di sicuro non si sarebbe limitato a sbatterlo nelle segrete a vita, ma doveva trovare il modo di farlo stare lì dentro. Non aveva scelto certo a caso, quella stanza, impenetrabile dai computer per i troppi campi magnetici. Ma non era sicura fosse anche a prova di sfondamento diretto… Quanto ci avrebbero messo a scoprire la loro intrusione? E a raggiungere la sala…? Meiko sperava il maggior tempo possibile…
Sfortunatamente, non sempre le cose vanno come si spera. Decisamente, in questo caso, nessuno dei due alieni avrebbe voluto trovarsi in quella stanza…
”Dannazione!!” Kisshu imprecò, tirando un pugno al pannello di controllo “Non capisco niente di questo aggeggio infernale! Ma dov’è Pai, quando serve?”
Meiko lo squadrò da sotto la lunga frangia nera, una fredda rabbia incisa nei sottili lineamenti. Il moro la guardò, corrucciato
”Ascolta, Meiko, smettila di tenermi il broncio! Sei mia sorella, lo vuoi capire?”
”No, io non capis…”
*KAAAAAAAAAAAABOOOOOOOOMMMMMM!!!!!!!*
Per la seconda volta in poco meno di un’ora, ciò che rimaneva della porta della Sala Controllo saltò in aria. Il botto spedì Meiko addosso a Kisshu, sbattendo entrambi contro lo schermo centrale. Il resistente acciaio dell’entrata si accartocciò come una foglia secca, divorato da almeno venti raggi bluastri. Il che poteva significare solo una cosa…
Un plotone di sentinelle fece irruzione nella stanza, seguite da un’altra figura. Caricarono i fucili ad impulsi contro di loro, prendendo la mira.
Kisshu, inconsciamente, tenne stretta a sè la sorella, che aveva perso i sensi. Fissò due occhi grigi e un sorriso saccente sopra di lui.
”Nohara…” mugugnò il moro, cercando di alzarsi. Iwo sogghignò, puntandogli l’affilata falce alla gola
”Proprio io, Ikisatashi…A quanto vedo, le voci della tua morte erano false. Ma guarda” sbuffò, ironico “Dovrò punire anche il maggiore tra voi Ikisatashi, per avere disobbedito agli ordini…”
Iwo rivolse le sue iridi plumbee su Meiko, tra le braccia di Kisshu. E ancora, un ghigno malevolo gli increspò le labbra
”E abbiamo anche la nostra cara Hida…Che piacevole sorpresa, credo che Deep Blue voglia proprio fare quattro chiacchiere con lei…”
”Lasciala stare, Nohara” lo interruppe Kisshu “Lei è forse l’unica ad essere rimasta fedele a Deep Blue. Il suo non era un vero tradimento…”
Il generale dell’ovest scoppiò a ridere, accompagnato dalle altre risatine delle sentinelle
”Commovente…Il ribelle e spietato generale Ikisatashi Kisshu che dimostra l’affetto fraterno! Ma non temere…” mosse la falce, carezzando la gola dell’alieno “Sono sicuro che in una bella cella potrete ricordare fino alla nausea, la vostra infanzia…Sempre se il nostro signore Deep Blue deciderà di tenerti in vita” concluse, la voce dolcemente velenosa.
Fece un cenno alle guardie, che afferrarono bruscamente Meiko, ancora priva di sensi, e trassero in piedi Kisshu, un fucile puntato nella schiena.
”Crepa, Iwo…” ringhiò Kisshu, mentre i soldati lo trascinavano fuori dalla stanza. L’alieno dai lunghi capelli blu inarcò un sopracciglio, i canini scoperti nel solito ghigno
”Credo che questa parola si addica più al tuo destino, Ikisatashi…”
E, ridendo, seguì il plotone di alieni, diretti alle segrete della base.

*
”Ehi, è quella?”
”Secondo te, baka, perché ce ne staremmo nascosti qua dietro?”
”Magari stiamo giocando a nascondino…?”
”Piantatela di dire scemenze!” una voce troncò in un sibilo la discussione sussurrata. I due si fissarono, corrucciati. Colui che li aveva zittiti sospirò
Perché mi dovevo portare dietro anche questi mocciosi?
Ignaro di cosa l’avesse spinto ad un tale gesto di altruismo, tornò a controllare l’ingresso della stanza…
”Perfetto…Tra poco meno di un minuto dovrebbero uscire le sentinelle…La sala rimarrà vuota, come ho già detto, per tre minuti al massimo” si voltò, appoggiato al muro, verso i suoi compagni “Pensate di riuscire a creare un…diversivo?”
Cinque paia di occhi lo fissarono, increduli.
”Diversivo, Pai? Che pretendi, che ci mettiamo a fare un balletto?”
”Non essere stupida, Ichigo…” ribattè una voce altezzosa “Tu, di sicuro, non riusciresti neanche a muovere un piede, correttamente…”
La rossa la trafisse con lo sguardo
”Allora fallo *tu*, Minto, il diversivo…” sibilò, l’aria di voler compiere un omicidio sull’amica. Mentre le due si squadravano, e Retasu cercava di calmarle, Zakuro intervenne
”Nessun problema”
Purin flettè un braccio, nel gesto di mostrare il muscolo
”Oh si, è da tanto che non mi diverto” esclamò entusiasta. Forse con un po’ troppo entusiasmo…
Due alieni, posti a guardia della porta, sentirono il rumore. Imbracciarono i fucili, puntandoli verso l’angolo del corridoio
”Chi va là?”
Dietro il muro, Taruto aveva tappato la bocca della biondina
”Sei cretina, Purin! Lo conosci il termine *furtivamente*?”
”E oltretutto non ci siamo organizzati…” intervenne Retasu, una vena d’ansia nella voce. Ichigo impugnò il suo Strawberry Bell, un sorriso deciso sulle labbra
”Come ai vecchi tempi…Buttiamoci nella mischia!”
Le altre quattro sorrisero, annuendo decise ed uscendo allo scoperto.
Le sentinelle le videro, e cominciarono a sparare i temibili impulsi elettrici. Le cinque Mew Mew si divisero, scattando in direzioni opposte.
”Pudding Ring Inferno!” urlò Purin, dopo una ribaltata. Dai suoi anelli uscì un fascio di luce gialla, che bloccò come scudo i raggi bluastri degli alieni. Minto, in volo, tese il suo arco e prese la mira, un freccia luminonosa già incoccata
”Prendete questo… Ribbon Mint Echo” e il dardo filò rapido verso l’alieno di sinistra, trafiggendolo da parte a parte. Il compagno lo guardò accasciarsi a terra, senza vita. Ringhiò, ricominciando a fare fuoco a ripetizione.
Retasu schivò i colpi, incrociando le braccia sulle spalle, le nacchere strette in pugno
”Ribbon Lettuce Rush!” gridò, e un potente fiume d’acqua travolse l’alieno rimasto.
”Ribbon Zakuro Pure!” Zakuro lo afferrò con la sua frusta per una gamba, prima che questo affogasse sotto il getto della compagna.
Questo cadde a terra, tossendo, proprio ai piedi di Ichigo. Questa sorrise, puntando la sua arma verso il viso dell’alieno
”Allora…Collabori?”
A distanza, Pai e Taruto fissavano la scena, increduli.
”Avevo detto…un *piccolo* diversivo” sussurrò Pai, una mano sulla faccia e il tono alterato “Perché diamine gli esseri umani devono essere così…esibizionisti…?!”
”Beh, almeno due guardie sono fuori gioco…” intervenne Taruto, cercando di contenere l’ira del fratello “Ora ci rimangono le altre due…Se riusciamo a sfruttare quella sopravvissuta, possiamo entrare direttamente, senza problemi”
Il maggiore tornò a guardare le Mew Mew, che stavano tirando in piedi l’alieno, saldamente bloccato dalla frusta di Zakuro.
”Già…così spero…”

*
”…Stai scherzando, vero, Shirogane?”
Il biondino scosse la testa
”Sono terribilmente serio, Fukazaki”
L’alieno continuava a non capire. D’accordo, aveva deciso di aiutarlo, suggellando l’accordo con tanto di formale stretta di mano. Ma ciò che stava proponendo Ryo andava oltre ogni…*comprensione*!
”Fammi capire…Dopo tutta la fatica che hai fatto per difendere il Progetto e la Terra stessa da noi, ti consegni insieme all’ultima parte del documento?!”
”Si”
”Ma…perché?!” chiese ancora Shin, sorpreso e irritato dall’indifferenza che ostentava quell’umano glaciale. Ma il biondino non si scompose
”Non posso fare altrimenti…E’ l’unico modo che abbiamo per togliere definitivamente di mezzo voi alieni…senza offesa” aggiunse rapido, fissando l’alieno dagli occhi viola.
Shin riflettè, confuso. Dalla conoscenza frammentaria che aveva di quel dannato Progetto, poteva intuire la sua potenza distruttiva, se era in grado di sterminare un’intera razza con un solo colpo. Tuttavia…
”Ma…”
”Non devi preoccuparti, Fukazaki. La tua parte nel nostro accordo è limitata, al resto ci penserò io…Tutto quello che devi fare è avvertire le Mew Mew che ho intenzione di costruire l’arma e, naturalmente, di cosa tratta questo Progetto C.DNA…Al resto, ci penserò io…”
”Grandioso, dimentichi solo una cosa…” borbottò Shin, squadrando il biondo, scettico “Per quello che riguarda Iwo e Deep Blue, io sono ufficialmente morto. Come diavolo faccio ad andare in giro per la base, trovare le umane e avvertirle, senza essere visto?”
Ryo sogghignò
”E’ proprio per questo che ti aiuterò, Fukazaki, non temere…Ora” si mise carponi “Cominciamo ad uscire da qua dentro, sto cominciando a soffire di claustrofobia…” si risedette, la mani poggiate contro il soffitto del condotto. Tirò dei calci, a piedi uniti, decisi contro l’apertura del largo tubo, scardinando il pannello, che piombò a terra in un baccano metallico. Balzò a terra, agile, esortando l’alieno a fare lo stesso. Shin lo imitò, tenendosi il braccio sinistro: faceva ancora fatica a muoversi…
”Hai fatto più rumore tu che un branco di elefanti…” sbuffò, ansimando per il dolore che gli attanagliava l’arto. Ryo ridacchiò
”Non ti preoccupare, è proprio quello che avevo intenzione di fare…”
”Che?!”
Shin non fece neanche in tempo a finire la frase che delle voci risuonarono in fondo al corridoio, seguite dal suono dei passi di stivali. Sembrava un intero plotone di sentinelle…
”Siamo fortunati…arrivano” disse il biondino si portò alla centralina della parete, forzando il portello e mettendo mano ai cavi. L’alieno lo fissò, sempre più confuso
”E ora mi spieghi cos’hai intenzione di fare…?” i passi e le voci erano sempre più vicine…
”Non appena gireranno l’angolo, farò saltare l’impianto elettrico. Con l’aiuto del buio ti allontanerai, più in fretta che puoi, e andrai a cercare le Mew Mew. Molto probabilmente, vorranno fare irruzione nella sala di Deep Blue…”
”E…”
”Affari tuoi, come scoprire dove si trova la stanza, momentaneamente, basta che porti a termine ciò che ti ho detto. Da lì in poi, la nostra collaborazione è conclusa…”
Shin si morse il labbro inferiore. Era fattibile…Ma ancora non sapeva di cosa parlava il Progetto… Ryo sembrò leggergli nel pensiero. Sorrise
”Progetto C.DNA…Tieni questo!” gli tirò un rigido dischetto nero, che Shin afferrò con la mano destra. Lo rigirò tra le dita
”E tu…?”
”Ho fatto una copia. Guardate questo, distruggetelo…Posso solo dirvi buona fortuna…”
Le sentinelle girarono l’angolo, e come videro Shin e Ryo, quest’ultimo strappò svelto i fili della corrente, facendo piombare l’intera zona nell’oscurità più totale.
”Che diamine…?!”
”La luce!”
”Quell’umano l’ha fatta saltare!” le voci ringhiarono, indispettite, brancolando nel buio.
Ryo fece un cenno con la testa a Shin, che si allontanò più velocemente che potè, il floppy stretto nella mano destra. Si bloccò, poco prima di imboccare le scale che portavano al piano superiore, guardando l’americano. Alzò una mano, mormorando un
”Grazie” e sparì, la mano avvinghiata alla spalla ferita, il passo felpato come quello di un felino.
Il biondino lo fissò allontanarsi, nel buio, sorridendo leggermente
In bocca al lupo, Fukazaki…

”Silenzio” una voce glaciale bloccò le lamentele degli alieni, illuminando il corridoio con una sfera di luce verdastra, sospesa sull’affilata punta di una lunga falce. Fissò davanti a sé, nel buio, una sagoma a lui famigliare…Socchiuse gli occhi, mettendo a fuoco. E sogghignò
”Che fortunata coincidenza…Shirogane”
”Proprio io, generale…Nohara, giusto?” tese i polsi in avanti, verso il plotone di sentinelle “Sono qua per consegnarmi spontaneamente”
Gli alieno fremettero, entusiasti, ma Iwo rimase impassibile, sospettoso.
Chiamò un alieno, ordinando di bloccare Ryo. Questo obbedì, agguantando duramente il ragazzo, che si lasciò prendere, docile. L’americano fissò le sentinelle, rivolgendo gli occhi su altre due figure nel gruppo degli alieni. Sbarrò gli occhi…
Sostenuta da due giovani c’era una Meiko, priva di sensi, la testa afflosciata debolmente in avanti, la lunga chioma corvina spettinata. Aveva un abbigliamento inequivocabilmente *alieno*, confermando i sospetti che aveva il ragazzo sul suo conto. Ma c’era qualcuno, che lo stava fissando, in silenzio…Due occhi dorati, duri e rabbiosi, lo scrutavano con odio.
”…Ikisatashi?”
Ricambiò lo sguardo, notando che indossava quelli che, una volta, erano stati i suoi vestiti, e aveva i capelli sciolti, che ricadevano a ciocche sul volto, segnato e graffiato da una precedente battaglia. Era tenuto fermo da altri tre alieni, un fucile ad impulsi minacciosamente puntato nella schiena. Kisshu non rispose, limitandosi a fissarlo. E Iwo intervenne, ridacchiando
”Proprio lui…Ma, a quanto mi risulta, non è una sopresa per te vederlo, giusto? Ho sentito dire che siete stati proprio voi umani ad aiutarlo…e, a giudicare dai vestiti, penso che sia esatto…”
Intimò agli alieni che reggevano Kisshu si farsi avanti. Questi lo trascinarono, mentre questo si divincolava, davanti a Ryo. Un sorrisino cattivo si dipinse sulle labbra di Iwo
”Hai visto? Questa è la mia preda più ambita…immagino che vorrai assistere alla sua *esecuzione*…”
”Esecuzione…?” chiese Shirogane, continuando a guardare un silenzioso Kisshu. L’alieno dagli occhi grigi annuì, un brillio scarlatto nelle iridi
”E’ giusto che i traditori come lui vengano…puniti…” sibilò, facendo divincolare ancora di più il giovane alieno prigioniero.
Mentre ringhiava, come una belva in trappola, trascinandolo nel mucchio, Iwo si avvicinò a Ryo, bloccato dalla salda presa di un soldato
”Credo che, dopo aver portato al mio signore Deep Blue, un ribelle traditore, una spia doppiogiochista e un umano con l’ultima parte del progetto, una promozione non me la leva nessuno…”
Il biondo, mentre il plotone ricominciava a muoversi, non potè fare a meno di sorridere, tra sé e sé. Il fatto che tutti, soprattutto Iwo Nohara e Deeo Blue, lo sottovalutassero, non poteva che volgere a suo vantaggio…

*

…”Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento”…
[da “La via ferrata”, 3-7/10; G.Pascoli]


…to be continued…

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Capitolo 19
*** Un buco nell'acqua... ***


Nuova pagina 1

La parte sottostante la base aliena è composta da due strati, la Sala Progettazioni e le segrete, che poggiano direttamente sui cunicoli del sistema fognario, quasi parallelo. Quindi, le celle che si trovano nei sotterranei sono a dir poco inespugnabili. Le celle, progettate con le nuove e rivoluzionarie tecnologie aliene, hanno sbarre di onice, una pietra dura e resistente; inoltre, per la sua composizione chimica, impedisce a qualsiasi alieno ne venga a contatto o si trovi nelle vicinanze, di smaterializzarsi. In altre parole, se ci entri, non ne esci altrimenti che in una cassa da morto, o per grazia di Deep Blue.
Inutile dire che la prima opzione è quella impiegata solitamente…
Ed era lì, che Iwo aveva ricevuto ordine di portare i prigionieri e l’umano con il Progetto. Dopo aver ricevuto ampie lodi da parte dell’alieno dalla chioma corvina, il generale dell’Ovest aveva condotto e chiuso nella Sala Progettazioni Ryo e si era incaricato personalmente di murare Kisshu e Meiko in una delle celle sotterranee.
Sfortuna vuole che la procedura usata con i traditori voglia la tortura e la conseguente condanna a morte, a piacimento e volere di Deep Blue in persona. E a Kisshu non era certo stata risparmiata questa prassi…
Si doveva solo decidere il giorno e il metodo per eseguire la sua alquanto severa…*punizione*…

*
Nessuno, nemmeno loro stessi, avevano mai immaginato una conclusione più drastica di quella alla quale stavano andando incontro…
In quel cupo e buio sotterraneo, si udiva il lento gocciolare dell’acqua fognaria sottostante, che filtrava anche attraverso le crepe del pavimento, impregnando i muri di quell’odore nauseante e tappezzando le pareti di pietra con muschio scuro.
E in quella cella, erano incatenati Kisshu e Meiko, sorvegliati dal boia che avrebbe eseguito la condanna del ex-generale…
Uno dei due prigionieri sospirò, tirando le catene che le bloccavano i polsi
”Mi dispiace, Kisshu…è…è tutta colpa mia se siamo in questa situazione…”
Kisshu, bloccato al muro per le braccia, saldamente legate al soffitto, e per le gambe, sbuffò, una risatina di scherno gli increspò appena le labbra
”E’ un po’ tardi per le scuse, non credi?”
”Ma…io…”
”Taci” la seccò il moro, la voce dura “Non ti sembra di aver già fatto abbastanza?”
Meiko stette in silenzio, squadrando tristemente lo sporco pavimento. Poi, fissò con la coda dell’occhio il suo fratellastro, soffermandosi sulle numerose ferite e bruciature che gli macchiavano la pelle diafana, intraviste negli strappi degli abiti a brandelli.
E sentì un *morso* allo stomaco. Nella sala accanto, lo avevano torturato, per quello che le era sembrato un lasso di tempo interminabile. E lei...
*Lei*, l’aveva sentito urlare, cercando di trattenersi come l’orgoglio di soldato gli imponeva, e imprecare sotto i colpi dell’implacabile frusta…
*Lei*, l’aveva udito gridare come mai avrebbe immaginato, la sua resistenza e il suo orgoglio completamente venuti meno, quando lo avevano marchiato a fuoco, premendo sulla sua carne il ferro incandescente…
E *Lei*, sempre lei, aveva chiuso gli occhi, desiderando poter non sentire ciò che stava accadendo, perché, per lei, era quella la più grande tortura alla quale la potessero sottomettere…
Kisshu si accorse dello sguardo fisso su di sé e, per la seconda volta da quando era tornato della sala della tortura, ridacchiò, senza guardarla
”Hai visto, che bel *lavoro* hanno fatto?”
”Non dire sciocchezze…” lo interruppe Meiko, brusca “Non dovresti essere così ottimista…Ti rendi conto che vogliono…”
”Uccidermi?”
La mora non rispose, si limitò a mordersi il labbro inferiore, tirando nuovamente le catene che le legavano i polsi. Come poteva essere così…rilassato, sapendo che la falce della morte ormai gli carezzava il collo?
Kisshu sospirò, come se non si aspettasse la risposta della sorella. Abbandonò il capo sul petto, lasciandosi sostenere dalle catene. Era così *stanco*…
Non aveva nemmeno la forza di reagire, era come se tutte le energie e la voglia di reagire che aveva gli fossero state sottratte a forza da ogni frustata e bruciatura ricevuta. Gli doleva immensamente l’occhio sinistro, colpito in pieno da un pugno che Iwo aveva voluto donargli personalmente, come piccola soddisfazione personale. E poi…
Prima di morire, avrebbe voluto vedere la sua gattina ancora una volta, solo una volta ancora. Si logorava, in quella prigione, per un suo bacio, per le sue labbra scarlatte, per le sue mani, per il suo corpo, per il suo profumo…Non è forse questo, l’ultimo desiderio di un condannato?
Meiko sbuffò
”Lo so a cosa stai pensando, che credi?” disse acida, attirando la sua attenzione. Il giovane sogghignò, il capo ancora abbassato
”Ah si? E da cosa lo capisci?”
L’aliena scosse le spalle, minimizzando
”Non so lo, si capisce e basta…Anche se non capisco proprio cosa mai ci trovi in quella Momomiya…”
Il moro borbottò
”Fatti miei…E poi, oggettivamente è una bella umana…”
”D’accordo, ma…” Meiko deglutì, tesa “…morire solo perché ti sei innamorato di lei…Non è molto più semplice fare come ti avevo suggerito io?” propose speranzosa, rammentando il bacio, tutt’altro che fraterno, che si erano scambiati.
Il giovane scosse la testa
”Non puoi controllare i sentimenti, nee-chan, questo dovresti saperlo…”
L’aliena non replicò, irritata dalla supponenza del fratello. Però, prese fiato
”Ma perché sei disposto a…morire per lei…?” chiese, seriamente interessata alla risposta.
La domanda rimase sospesa nell’umido silenzio della cella…Poi, Kisshu alzò lo sguardo, piantando le sua iridi ambrate in quelle ghiaccio della ragazza
”Non potrai mai capirlo, Meiko…Solo quando, a tua volta, amerai qualcuno, riuscirai a capire cosa significa davvero…amare…”
La giovane ascoltò le parole in silenzio, scettica. Un rumore nel corridoio le impedì di replicare
”Ehi, Hida…” la voce roca di un alieno dai capelli chiari e un cappuccio nero in testa la riscosse “Il grande capo ti vuole…parlare…”
La mora non rispose, squadrandolo con ira. Il carceriere trafficò con la serratura della pesante porta di ferro, che cigolò lentamente, aprendosi e facendolo entrare. Si fermò davanti a Kisshu, che nel frattempo aveva riabbassato il capo. Il biondo scoppiò a ridere, sguaiatamente
”Ti è piaciuto il giochetto che abbiamo fatto prima, Ikisatashi?”
Il giovane non rispose, incassando ogni parola con apparente indifferenza. Ma il carceriere non si limitava ad offendere solo lui…
”…E quell’umana della quale ti sei innamorato…” cominciò, carezzandosi pensoso il mento “Ammetto che non sarebbe male darle una *ripassatina*…se sai quello che intend…” ma non fece in tempo a finire la frase che un pugno lo raggiunse in pieno volto, spedendolo barcollante all’indietro. Meiko era incredula
”Kisshu…c-che diavolo…”
”Non ti azzardare a nominarla, schifoso bastardo!! Non ti permettere nemmeno!!” ringhiò il moro, tirando verso il carceriere, il polso destro piagato e sanguinante causa lo sforzo di strapparlo dalle catene, per colpire nuovamente l’alieno. Questo si tastò la mascella, asciugando il rivoletto di sangue che colava all’angolo della bocca. Ma sogghignava ancora
”Evidentemente, per un traditore della tua *qualità*, ci vogliono un altro po’ di frustate..vero?” ridacchiò, una scintilla rossastra negli occhi “Mi aveva avvertito, il generale Nohara, che non eri un tipo semplice…”
Kisshu lo guardava, le pupille color miele grondavano odio, mentre, con i canini scoperti in un ringhio, cercava di raggiungere l’alieno, malgrado fosse trattenuto. Quello lo ignorò, liberando Meiko e legandole nuovamente i polsi. Le puntò un sottile pugnale dalla lama curva nella schiena
”Osa solo scappare o smaterializzarti e, parola mia, Deep Blue non vedrà neanche più il tuo cadavere…” sibilò velenoso all’orecchio puntuto della giovane. Meiko non rispose, tenendo la testa alta e fiera dinnanzi a sé.
Ma prima che il carceriere la trascinasse via, si girò verso il fratello
”Spero solo…di rivederti, prima che…” si interruppe, non essendo in grado di continuare. Malgrado si imponesse di non cedere ai sentimentalismi, aveva un groppo in gola, quando incrociò lo sguardo rassegnato del giovane.
Sulle labbra di Kisshu si dipinse un triste sorriso
”No, Meiko…La speranza è un lusso che, adesso…non possiamo più permetterci…”
E mentre l’alieno biondo la portava via, Kisshu rimase a fissarla, in silenzio, oltre le sbarre della sua prigione. E ora, l’unico rumore era il ritmico gocciolio dell’acqua…
…come la lacrima che, lenta e silenziosa, rigava la guancia di Meiko…

*


…Il murmure d’autunno tra gli aceri
implorò: “Muori con me!
Sono ingannato -senti- da una sorte
malvagia, mutevole e scordata”
Risposi: “Caro, caro mio, ingannata,
pur io. Morrò con te”…


Dei passi risuonavano furtivi nell’elegante corridoio, così diverso da tutto il resto della base. Quella che sembrava una semplice stanza rettangolare era, in verità, un vero e proprio *castello* privato, con dedali di intricati corridoi, mentri e metri di tappetto scarlatto e lampadari di cristallo.
”Impressionante…”
”Non so, Purin…Io dico che ha un gusto un po’ megalomane” ribattè una voce “Insomma, tutto questo oro e cristallo, non è un po’ esagerato? Sembra la casa di Minto…”
”Non sei spiritosa, Ichigo” commentò acida la moretta.
”Non volevo esserlo, infatti…” sogghignò l’altra. E prima che la mewbird potesse replicare, una voce paziente le interruppe
”Vi sembra il caso di discutere di questo, adesso?”
Ichigo e Purin ridacchiarono, imbarazzate
”Scusaci, Zakuro-sempai” si scusò la biondina “E’ il nostro modo per alleggerire la tensione…”
”Vado a chiedere a Pai dove siamo” intervenne Retasu, aumentando il passo e raggiungendo Pai e Taruto, mezzo corridoio avanti, che tenevano sotto controllo l’alieno prigioniero.
Mentre la guardavano allontanarsi, le quattro sorrisero complici
”Certo…qualcuno ci crede?” chiese Ichigo.
”No” rispose subito le altre, trattenendo maliziose risatine.
”Piuttosto…” Purin smise di ridere “Chissà che fine hanno fatto Kisshu e Hida…E, soprattutto, chissà se hanno trovato Shin…”
La mewneko, a quelle parole, si irrigidì, perdendo subito il sorriso dalla labbra. Già…
Non aveva più visto né saputo nulla di Kisshu da quando era andato a cercare Shin, ed erano passate almeno quattro ore. Si era concentrata così tanto sulla missione attuale che non aveva più pensato a Kisshu, sapendo che sapeva badare a se stesso…Tuttavia…
”Ichigo…?” la chiamò Minto, poggiandole una mano sul braccio. La rossa si riscosse, accorgendosi di essere fissata da tre paia di occhi, preoccupati.
”Va tutto bene?” chiese Purin, inclinando leggermente la testa verso sinistra. Zakuro sorrise, incoraggiante, sapendo le sue preoccupazioni e volend rassicurarla.
Ichigo annuì, riprendendo un po’ del suo abituale entusiasmo. Continuarono a camminare, pestando il tappeto rosso e guardandosi attorno. Ma Ichigo aveva un brutta sensazione…

”Sei sicuro che questa sia la strada giusta?” chiese Pai, minaccioso, all’alieno prigioniero davanti a Taruto, che gli puntava il suo coltello tra le scapole.
Il soldato annuì, timoroso
”Avanti per questo corridoio, c’è la sala privata di Deep Blue, e all’ingresso di questa ci sono le guardie. Di solito veniamo io e il mio compagno ad avvertirle del cambio…” si interruppe, pungolato dalla fredda lama che impugnava Taruto
”Non mi piacciono quelli che parlano troppo…” sussurrò, irritato. E l’alieno tacque.
”Pai-sama!”
L’alieno si voltò, udendo la voce di qualcuno chiamarlo. Fissò Retasu raggiungerlo di corsa, la lunga coda bassa che le rimbalzava sulla schiena e un’espressione preoccupata sul volto. L’ex generale fece cenno a Taruto di precederlo; questo annuì e, pungolando il prigioniero, aumentò il passo.
Retasu si fermò davanti a Pai, e cominciarono a camminare fianco a fianco.
”Volevo sapere…secondo te manca ancora tanto a questa stanza?” chiese la ragazza dopo un attimo di silenzio. Il giovane scosse la testa
”Teoricamente, tra circa cinquecento metri, a quanto dice il soldato, dovremmo esserci…Del resto, nemmeno io né sapevo nulla” spiegò “Deep Blue non ci ha mai ricevuto qua dentro…L’unica che potrebbe aiutarci è Hida…” si interruppe, non sapendo come continuare il discorso ed evitando di fissare Retasu negli occhi.
Tra i due calò un imbarazzante silenzio. La Mew Mew sentiva gli occhi delle sue quattro compagne puntati nella schiena e avvampò. Pai inarcò le sopracciglia, guardandola dubbiosa
”Ti senti bene…?”
”Ah…C-certo, sto benissimo” si giustificò quella, agitando le mani davanti a lei. E, in sottofondo, le risatine delle sue amiche la fecero arrossire ulteriormente. Abbassò il capo, continuando a camminare e cercando di tornare di un colore *normale*. Dopo un po’, Pai si schiarì la voce
”Posso…farti una domanda, Midorikawa?”
Retasu alzò lo sguardo, dimentica dell’imbarazzo, ricambiando l’occhiata che Pai le stava rivolgendo. Annuì, timorosa. Quello si fermò, distogliendo gli occhi neri dai suoi
”Ecco…mi stavo chiedendo…”
”Pai!!” una voce agitata interruppe il discorso appena cominciato dall’alieno. Retasu ridacchiò, alla vista della faccia furiosa dell’alieno. Questo si girò, scocciato
”Che vuoi Taruto?! Sei inopportuno come al solit…”
”Ci siamo…” lo interruppe Taruto, indicando la lussuosa porta davanti a loro. Le quattro mew mew raggiunsero il gruppetto
”Allora, è quella?” esclamò Purin, rivolta a Taruto. L’alieno annuì, sempre tenendo sotto controllo il prigioniero. Ichigo intervenne
”Non perdiamo tempo, allora! Facciamo irruzione…” disse decisa, materializzando dal grosso fiocco rosso sulla coda felina la sua arma. Zakuro e Minto la imitarono, impugnando le loro. Retasu guardò Pai con fare interrogativo, indecisa sul da farsi…
L’alieno dagli occhi neri si rivolse al soldato
”Come facciamo ad entrare?”
”Beh…Io e il mio compagno, come ho già detto, avvertivamo le sentinelle nella stanza, che uscivano e la sala rimaneva vuota, in attesa dei rimpiazzi…” spiegò, titubante, turbato dalla fredda lama che avvertiva ancora sul dorso.
Taruto sbuffò
”Pai, ti sei reso conto del problema?”
”Certo, e ho già una soluzione…” ribattè pronto, un sorrisino dipinto sulle labbra sottili. Le mew mew lo fissarono, incredule. Il freddo e calcolatore Pai Ikisatashi…sorrideva?
Materializzò i suoi ventagli, puntandoli minaccioso verso l’alieno catturato
”Tu” indicò poi la porta di legno, intarsiata e decorata con ori e stucchi raffinati “Bussa e falli uscire…”
”Ikisatashi” Zakuro si sentì in diritto di intervenire “Non credi che solo una sentinella farà sorgere sospetti?”
L’alieno la ignorò, incitando il soldato. Questo avanzò e mise cauto la mano sul battente. Si girò, incrociando lo sguardo eloquente dei suoi *carcerieri*. Battè quattro colpi sullo scuro legno, attendendo risposta col fiato sospeso…

…nessuna risposta…
”Che scherzo è questo?!” sbottò Minto, corrugando le sopracciglia “Io non sono venuta qua a rischiare la pelle per niente…”
”Minto-chan ha ragione” intervenne accalorata Purin. Ichigo avanzò, rivolgendosi a Pai
”Secondo te…?”
L’alieno scosse la testa
”Non saprei cosa risponderti, Momomiya…”
”C’è l’ho io, la risposta!” Taruto interruppe i due, roteando il pugnale “Usiamo la forza…”
Detto questo, una sfera bluastra gli comparve, fluttuando, sul palmo della mano sinistra. Pai sospirò, incrociando i due ventagli scarlatti davanti a sé
”Se non abbiamo altri modi…”
*KAAAAABOOOOOM!!*
I due micidiali colpi si abbatterono violenti contro il portone, carbonizzando il pregiato legno e inondando il corridoio di aria calda, che serpeggiò sui volti delle mew mew.
”Allora…?” Retasu tolse le braccia dal volto, cercando di intravedere, tra il polverone e le scheggie, l’interno della stanza. Avanzarono tutti, circospetti, pestando i detriti e rigando il parquet con i pezzi di vetro dei lampadari esplosi…

Dannazione…
Non era nelle migliori condizioni, per affrontare una maratona contro il tempo. Gli doleva ancora la spalla sinistra, e la fasciatura che Shirogane gli aveva fatto era ormai completamente imporporata…Evidentemente, la profonda ferita si era riaperta.
Era ormai una mezz’ora buona che correva per i corridoi, cercando di ricordare cosa Meiko gli aveva raccontato sulla stanza segreta di Deep Blue. La voce scocciata della giovane rimbalzò nella sua mente…
…Insomma, ci sono stata solo due volte…Se noi siamo in queste condizioni, il nostro caro Deep Blue si tratta bene, invece…Oro e tappeti rossi d’appertutto…
No, non era questo. Doveva pur aver sentito *qualcosa* che gl facesse intuire dove si trovasse quella maledetta stanza!
Shirogane ha detto ‘in questo momento”…Cosa avrà voluto dire?” si chiese, ripensando alle parole del biondo. Meiko non aveva detto nulla di simile…Un attimo!
…E poi, il fatto che cambi posizione non è una cosa da nulla, non trovi?
Shin inchiodò bruscamente la corsa, anche perché se avesse continuato a quell’andatura, gli sarebbero scoppiati i polmoni. Aveva capito tutto… Ecco perché Deep Blue aveva sempre evitato di ricevere i generali nella sua stanza segreta, per evitare che troppi venissero a conoscenza del segreto di quella sala. La momentanea gioia che l’aveva preso, tuttavia, svanì subito.
Già, la stanza cambiava posizione…e lui non aveva la minima idea di come né di dove fosse ora…un bel guaio…
Ricominciò a camminare, cercando alla svelta un modo per agire. Si rigirava tra le dita della mano destra il nero dischetto, curioso di sapere quale mai fossi la temibile “arma finale” del misterioso Progetto. Doveva trovare le umane alla svelta…
”Dove possono essere?” sospirò, girando nuovamente l’angolo del corridoio. Si guardò attorno, cercando di identificare la sua posizione. La scritta “Armeria” ornava lo stipite del freddo portone d’acciaio rinforzato, stranamente deserto.
Shin corrugò la fronte…Dove era finita la sentinella a guardia di quella stanza? Poi…
*Tlack!* L’alieno dagli occhi viola abbassò rapido lo sguardo, fissando circospetto l’oggetto che aveva sotto la suola dello stivale. Incredulo, lo prese in mano…
”Un fucile ad impulsi? Ed è pure…sporco di sangue…” osservò, notando l’alone scarlatto che macchiava la sottile canna dell’arma. Sapeva di certo che solo i soldati dell’esercito privato di Deep Blue usavano quel genere di fucili.
E nessuno di loro lo lascerebbe per sua volontà…
Annusò l’aria con piglio animalesco, cercando di individuare l’odore di sangue. Superò la porta dell’armeria, seguendo la traccia olfattiva che aveva individuato. E il suo desiderio di sapere venne soddisfatto…
Raggiunse rapido il cadavere di un alieno, steso sul pavimento in un lago di sangue. Dell’altra sentinella, nessuna traccia. Lo osservò con occhio clinico, notando che il torace era stato trapassato da parte a parte da…
Se non sapessi che è impossibile, giurerei che l’abbia ucciso una freccia” pensò, studiando il perfetto foro circolare poco sotto il cuore. Però…
Ma certo!” esclamò tra sé e sé “Aizawa aveva un arco, se non sbaglio…” Quindi non erano lontane…E chissà, dov’erano Meiko e gli altri. Sospirò, scotendo la testa. Non era il momento di lasciarsi prendere dai sentimentalismi…A fatica si rialzò in piedi, carcando qualche traccia che lo potesse portare ad individuare le mew mew. Finchè…
”Attenti là sotto!!”
Una goccia si materializzò sulla fronte di Shin Fukazaki, perplesso dalla frase che una voce aveva urlato, prima che degli strilli isterici gli spaccassero i timpani e un *qualcosa* di non identificato gli piombasse dritto adosso...

Pai entrò per primo, socchiudendo gli occhi per scrutare nella camera. Taruto lo seguì strattonando il prigioniero. Si guardò attorno, impaziente
”E allora? Dov’è Deep Blue?!”
Ichigo si affiancò a Pai, dubbiosa
”Credo che…non sia qui, sai?”
L’alieno dagli occhi neri non rispose, stringendo rabbioso i pugni. Taruto ringhiò, puntando il pugnale alla gola del soldato
”Sporco bugiardo, pagherai…”
”Fermo, Taruto!” la mano di Purin bloccò il braccio del giovane “Penso che nemmeno lui sapesse che Deep Blue non era in questa stanza”
”Sono d’accordo” intervenne Zakuro. Retasu annuì, facendo sparire le sue nacchere. Avevano mancato nuovamente il loro obbiettivo, e il tempo stringeva…
Minto sbuffò
”Lo sapevo, è stata un’enorme perdita di tempo…” incrociò le braccia, mettendo il broncio. Ichigo sospirò, affranta…Minto aveva ragione, questa cosa non le aveva portate a niente…
”Usciamo da qui, dobbiamo studiare un nuovo piano d’azione” Pai intervenne, secco, camminando spedito verso l’uscita della stanza. Retasu lo raggiunse di corsa, seguita da tutti gli altri, delusi e scocciati. Taruto lasciò malamente il braccio dell’alieno
”Vattene…” disse con voce glaciale “Tanto questa base cadrà, che tu dica le nostre intenzioni o meno…” si congedò il giovane, correndo fuori e affiancando il gruppo in marcia.
Il soldato si accasciò terra, sospirando di sollievo, incapace di controllare il tremito delle gambe. Non era fatto per quella vita, decisamente no…Perché aveva avuto l’idea di arruolarsi?
E mentre l’alieno si tormentava, i nostri avanzavano nei lussuosi corridoi, dubbiosi sulla direzione da seguire…
”Secondo me siamo entrati di là…” propose Purin, indicando una via alla sua destra, ma Taruto sbuffò, scettico
”Figurati, dobbiamo andare di là” indicò a sinistra. Si guardarono furiosi, minacciando di esplodere. Retasu si mise in mezzo, cercando nuovamente di dividerli, mentre Zakuro si rivolse a Pai
”Forse è meglio che ci guidi tu, Ikisatashi…”
L’alieno annuì, sospirando, cercando di ignorare le bizze del fratello minore. Ma perchè non aveva preso da lui, il modo di comportarsi, e invece agiva e pensava quasi come Kisshu?
Tuttavia, le lamentele interiori di Pai vennero presto interrotte…
Ichigo sfoderò il suo Strawberry Bell, puntandolo decisa verso la parete. Uno sguardo deciso e un sorriso a quarantaquattro denti sulle labbra. Minto la guardò, preoccupata
”Emh…Ichigo, che ti prende?”
”E’ semplice, Minto! Visto che non sappiamo dove andare, creiamoci la nostra personale…uscita” rispose la rossa, mentre un fascio di energia cristallina cominciava ad accumularsi proprio in centro, sotto il campanello dell’arma.
”Non fare stupidaggini, Momomiya…” cominciò, una nota d’urgenza nella voce “Non sappiamo cosa possa esserci fuori da…”
”RIBBON STRAWBERRY CHECK!!”
Troppo tardi…Il colpo esplose, inondando il muro di quella luce trasparente, facendo tremare l’intero corridoio e facendo saltare tutti i lampadari di cristallo. Buio completo…
”Complimenti, umana, ottimo lavoro…” la voce lugubre di Pai risuonò dietro Ichigo, che fissava delusa il muro. Neanche una crepa…
”Ahia…Purin, staccati!” esclamò Taruto, nel buio, la voce leggermente soffocata, come se *qualcuno* fosse avvinghiato al suo collo. Retasu trattenne brusca il fiato
”Non avete…s-sentito un rumore…?” chiese ansiosa. Gli occupanti del corridoio aguzzarono le orecchie. Effettivamente c’era uno strano…crepitio, proveniente direttamente dal pavimento, sotto il tappetto rosso. Minto emise un urletto stridulo
”C-che cos’è?!” chiese poi. Poterono sentire il leggero passo di Zakuro andare verso il punto dove Ichigo aveva lanciato il suo attacco e poggiare l’orecchio su di esso
”Sentite…Sembra quas…”
Non fece in tempo a finire la frase che la terra del corridoio mancò sotto i loro piedi, aprendosi in un’immensa voragine e accecandoli di luce.
”KYAAAAAAHHHHHHHH!!!” le mew mew urlarono, mentre cadevano nella grossa crepa.
”Minto, Minto, Minto usa le ali!!!” strillò Ichigo, aggrappandosi all’amica. Ma questa continuava a gridare, in preda ad una crisi di nervi, ignorando le parole della rossa. Zakuro teneva stretta Purin e Retasu aveva perso i sensi dallo shock.
Gli alieni, invece, scedevano fluttuando lentamente, squadrando sotto di loro.
”Emh…Pai, non dovremmo aiutarle? Se si sfracellano le avrò sulla coscienza…” provò Taruto, non particolarmente convinto. Pai sogghignò, ignorando la richiesta
”Mi duole ammetterlo, ma grazie a Momomiya, almeno…siamo usciti”
Il corridoio della base aliena era cento metri più in basso; e, in mezzo ad esso, una figura a loro ben nota…Taruto la fissò, non potendo fare a meno di sorridere
”Attenti là sotto!!” urlò all’alieno sotto di loro, prima che una svenuta Retasu gli piombasse addosso, facendolo cadere. Le labbra di Pai si incresparono e un’espressione divertita aleggiò sul suo volto
”Sai, non credo ti abbia sentito…”

…to be continued…


 

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Capitolo 20
*** L'arma finale ***


Nuova pagina 1

Ecco, la cosa che mi fa imbestialire è questa…-.- questa fanfiction è stata vittima di un plagio, esatto, avete capito bene…Ringrazio immensamente la mia nee-chan Chris a.k.a. Dafne che mi informato e difeso…Non farò nomi né dirò come l’ho scoperto, visto che non è che mi piaccia particolarmente mettere le persone alla gogna, anche se la *suddetta* in questione se lo meriterebbe -.-* Cerchiamo di dimenticare, d’accordo? Ma andiamo, devo mettere ogni volta il copyright °-°? E’ ridicolo, io mi fido (forse troppo ._.) delle persone…Beh, sappiate che l’impegno che metto in questa fanfic è sincero, e non accetto che venga plagiata U.U Non è una cosa piacevole… Inoltre, questo 20° capitolo è stato parecchio sofferto, mi ero totalmente bloccata ^^;; Spero che la crisi sia passata…
Buona lettura

 



Non poteva crederci…
L’aveva lasciato da solo, in quella squallida cella, a vivere con amara rassegnazione quel poco che gli restava, attendendo con il suo spropositato orgoglio la sentenza di Deep Blue.
Si maledisse, mentalmente, mentre il boia la conduceva attraverso i corridoi della base, il pugnale sempre puntato nella schiena.
Avrebbe dovuto impuntarsi, pretendere di essere lasciata crepare in pace, accanto al suo adorato ani-ue. Insieme. Fino alla morte.
Ma quando l’alieno biondo era venuto a prenderla per portarla al cospetto di Deep Blue…c’era stato *qualcosa* che le aveva impedito di reagire. La lacrima che aveva versato era sincera, certo, ma in fondo alla sua coscienza fredda e calcolatrice, un altro sentimento l’aveva scossa, mordendole lo stomaco…
egoista
In cuor suo, si era sentita sollevata di andarsene da quella prigione…forse poteva anche trovare una via d’uscita. Era brava, a parlare, poteva perfino pensare di convincere l’alieno dalla chioma corvina che esisteva un’altra soluzione.
Sbuffò, mentre giravano in un lungo corridoio, che portava ad una spessa porta di ferro che non aveva mai visto. Insomma, lei era Meiko Hida, la spia migliore in quel branco di smidollati della sua razza… Faceva i suoi interessi, prima di tutto.
Annuì, decisa. Si, decisamente *lei* era più importante di chiunque altro…e Kisshu l’avrebbe ringraziata, un giorno. Un piano, infatti, cominciava a delinearsi nella sua testa, sempre più nitido…e non potè reprimere un sorrisetto divertito.
”Cos’hai da ridere, Hida?” chiese bruscamente l’alieno. Il ghigno di Meiko diventò più ampio
”Niente che ti interessi, soldato…”
Quello ingoiò l’acida risposta, trafficando con le corde che legavano i polsi della giovane. Non era stato arruolato per conversare con i prigionieri, si rammentò.
Le slegò i polsi, continuando a tenerla sotto la lama del coltello, mentre bussava deciso tre colpi brevi sul metallo del portone.
Meiko osservò perplessa l’ingresso…
Cercò di riportare alla mente la piantina della fortezza, ma quella stanza, misteriosamente, sfuggiva ai suoi ricordi. Sapeva di essere ancora nei sotterranei, vedeva le pareti di grossi mattoni color ocra e, inoltre, un odore penetrante aleggiava nell’aria. Storse il naso, infastidita. Si era dimenticata che, poco più in basso, passavano le fogne…
Una finestra si aprì sul lato destro della porta e due occhi color smeraldo li fissarono circospetti
”Chi va là?”
”Soldato semplice Toris, porto la prigioniera Meiko Hida al cospetto del nostro Signore Deep Blue” spiegò rispettoso il boia, indicando l’aliena con un cenno della testa.
Lo spiraglio si chiuse di scatto, e il grande portone si aprì di poco, cigolando. La guardia fece cenno di entrare
”Svelti, siete in ritardo…”
L’alieno biondo si scusò piegando il capo, spingendo contrariato Meiko. Tutta colpa del fratellastro di quella sgualdrina, se era stato rimproverato. L’ultima cosa che voleva era tornare a pattugliare i corridoi…
L’aliena, suo malgrado, osservò affascinata la famosa Stanza Progettazioni.
Era divisa in parecchie aree, le pareti di freddo acciaio e il pavimento di marmo di un bianco così abbagliante da ferire gli occhi, insieme alle numerose luci al neon. Almeno una decina di alieni in camice bianco si affaccendavano attorno ad una figura che Meiko non riuscì ad identificare, che spiegava con voce seria ma svogliata un complicato schema, proiettato su un gigantesco schermo al plasma. Si guardò attorno, studiando interessata i complessi macchinari che affollavano le diverse aree, riconoscendo gli inquietanti tubi di perspex nei quali venivano rinchiusi gli “esperimenti”…
La sua attenzione, venne attirata da un alieno dalla lunga chioma corvina, seduto mollemente su una poltrona fluttuante dietro la folla di scienziati. Fissava con espressione concentrata le scritte pulsanti sullo schermo, un lampo di pura e crudele soddisfazione negli occhi azzurro ghiaccio. Quindi era lì, che la aspettava…
Il boia la condusse proprio da quell’alieno, profondendosi in un inchino teatrale, costringendo anche lei a fare altrettanto.
”Mio Signore, le ho portato la signorina Hida…” parlò con la sua voce roca, senza sollevare la testa. L’alieno sembrò uscire da un trans, e soddisfatto squadrò la giovane
”Ottimo, Toris, puoi tornare ad occuparti di Ikisatashi…Non sono ancora soddisfatto della sofferenza che ha provato quel piccolo verme…” sibilò velenoso, il brillio nelle pupille ancora più intenso “Prima che tiri le cuoia, voglio che implori la mia clemenza…”
Il soldato si rialzò, lasciando finalmente libera Meiko.
”Come desiderate, mio Signore…ai suoi ordini…” rispose mellifluo, e si diresse verso l’uscita, che venne subito richiusa dalle sue sentinelle poste a guardia di essa.
L’aliena concentrò la sua attenzione sull’occupante della poltrona, che ora si stava poggiando sul pavimento marmoreo, al suo livello. Ignorò il brusio degli scienziati, compreso il penetrante sguardo blu che sentiva trafiggerle il volto, ricambiando invece quello glaciale di Deep Blue.
Sogghignò, rivolgendo una fuggevole occhiata allo schermo e riportandolo subito sull’alieno
”Vedo che, finalmente, le cose cominciano ad andare come desideri, mio Signore…” fece notare, ironica, soffermandosi sulle ultime parole, quasi fossero un insulto.
Ma Deep Blue scoppiò a ridere, alzandosi
”Noto con piacere, mia cara Meiko, che, in qualsiasi circostanza, la tua lingua resta velenosa e sibillina, vero?”
”Non sarà certo uno sciocco boia a piegarmi…” sussurrò, prepotente, zittendo il chiacchiericcio degli scienziati. Quegli occhi blu scintillarono, cercando di intercettare i suoi. Ma lei si rifiutò…
L’alieno dalla chioma corvina non si scompose, il sorriso supponente ben dipinto sulle labbra sottili. Indicò con un ampio gesto del braccio lo schermo e gli scienziati, orgoglioso
”Hai visto…? Manca davvero poco alla distruzione di questa inutile razza inferiore, ora che il signor Shirogane ha accettato di…collaborare…”
Meiko sobbalzò, mentre quella sagoma dagli occhi azzurro cupo avanzava tra gli scienziati alieni, portandosi di fronte a lei. Lo fissò, i biondi capelli raccolti in una piccola coda sulla nuca, il camice bianco sopra vestiti laceri e un paio di occhiali sulla punta del naso.
La guardava ancora, penetrante, cercando di *parlarle* con il solo ausilio dello sguardo…
”Shirogane ci ha gentilmente fornito l’ultima parte del Progetto C.DNA, offrendosi…” sogghignò “spontaneamente per costruire lui stesso l’arma finale…Un gesto nobile, non trovi?”
Ryo strinse i pugni, mordendosi la lingua. La giovane potè notare la furia incisa nei lineamenti sottili, vagare sulla pelle bronzea e infuocare gli occhi chiari.
Si voltò, fissando Deep Blue
”Posso sapere…di cosa parla questo Progetto?” chiese, cercando di controllare il tono della voce.
Gli scienziati sbottarono, increduli
”Impossibile, Signore, non possiamo permettere che ne venga a conoscenza una traditrice come Hida…”
”…senza contare che potrebbe benissimo raccontare ciò che ha saputo agli essere umani…”
”…oppure sabotare la riuscita del suo infallibile piano, mio Signore…”
”Silenzio” la voce gelida di Deep Blue zittì i presenti, scocciata.
Poi, sorrise, rivolgendosi a Meiko
”Che racconti qualcosa lo escludo, dato che la signorina Hida non si allontanerà dal sottoscritto neanche per un istante…Sabotare un piano così *perfetto* sarebbe impossibile, quindi non vedo il problema…” attirò l’attenzione di Ryo “di mostrarle la verità…”
Ryo inarcò un sopracciglio
”Devo spiegarle il Progetto?” chiese, scettico.
”Si, Shirogane, adesso…” sibilò, rabbioso dal tono del biondo.
Il ragazzo buttò un’ultimo sguardo a Meiko, prima di tornare rapido alla tastiera e ticchettare rapido sui tasti. Le sue dita volarono sui pulsanti, materializzando sul grosso schermo un altro grafico, capeggiato da un titolo in neretto.
Deep Blue sogghignò, gustando ogni parola della scheda come una succosa caramella
”Leggi” intimò, ridacchiando.
Le pupille di Meiko corsero al titolo, interpretando le tre inquietanti e minacciose parole da cui era composto, pulsanti in nero in alto alla pagina.
Sbarrò gli occhi, spaventata e incredula per ciò che aveva appena letto…Fu solo capace di trattenere bruscamente il respiro
”Oh…no…”


***


Shin Fukazaki, in quel momento, si sentì esattamente come se gli fosse caduto il cielo addosso.
Molto violentemente, anche.
Si rialzò, titubante, saggiando la resistenza delle gambe. Aveva ancora lancinanti fitte alla spalla sinistra, la benda era ormai rosso purpureo e, di certo, l’aggraziato volo ad angelo di MewRetasu non aveva giovato alla sua condizione…
Le Mew Mew si spolveravano gli abitini, controllando la situazione. Vide MewIchigo trafiggere il maggiore dei generali Ikisatashi con un’occhiata al vetriolo, mentre quest’ultimo si posava delicatamente, con la punta del piede destro, al suolo, seguito da Taruto.
”Spero tanto che non l’abbiate fatto apposta…” sibilò Minto, sorreggendosi a Zakuro “Mi è quasi venuto un colpo…”
Purin era inginocchiata vicino ad una svenuta Retasu, malamente spostata da Shin dopo che gli era precipitata addosso. Pai rivolse un fugace sguardo alla ragazza, controllando che non fosse niente di serio, ma quando vide che riprendeva i sensi, sospirò di sollievo.
Taruto si avvicinò a Shin, sorridente
”Dove eri sparito, Shin? Credevamo che…”
”Lunga storia” lo interruppe quello, massaggiandosi la spalla “E, inoltre, abbiamo altro a cui pensare, al momento…”
La biondina aiutò Retasu a rialzarsi, mentre le altre chiedevano spiegazioni all’alieno dagli occhi viola sugli ultimi avvenimenti. Ma il giovane scosse la testa
”La situazione non è messa bene…Tanto per cominciare, hanno preso Shirogane…” disse tutto d’un fiato, studiando le rispettive reazioni. Le Mew Mew sobbalzarono, a sentire il nome di Ryo, mentre Ichigo inarcò le sopracciglia
”Ryo? Da quando è qua nella base…?”
”Questo non conta, Momomiya” la seccò Pai, rivolgendosi a Shin “E Hida e mio fratello dove sono finiti?”
Il diciannovenne aggrottò la fronte, con educata sorpresa
”Veramente questa domanda volevo farvela io stesso…dato che non vedo più né Meiko né Ikisatashi da parecchio, ormai…”
Taruto strinse i pugni, in un gesto di stizza. Cercò di mascherare la sua preoccupazione, mentre Purin gli sfiorava la spalla, ansiosa. Zakuro incrociò le braccia
”Questo può significare solo una cosa…lo sapete, vero?” chiese, sussurrando, facendo scattare leggermente su e giù le sue orecchie da lupo grigio. Era nervosa, questo era innegabile…
Minto rivolse un’occhiata in tralice alla rossa, che ascoltava quelle deduzioni con occhi vacui, non del tutto sicura di ciò che aveva appena sentito.
Pai annuì, con il suo senso pratico da militare
”Quindi diamo per dispersi entrambe…Possiamo sol…”
”Un momento!” sbottò Ichigo, all’improvviso, i pugni stretti e l’espressione indignata. Scrutava i tre alieni e le sue compagne con aria di rimprovero
”Alzi la mano, qua dentro, chi si è mai fidato di quella vipera di Meiko Hida…” sibilò, gli occhi socchiusi che passavano su ognuno di loro. Ma nessuno, nemmeno lo stesso Shin, diede cenno di difendere la *fedeltà* dell’aliena… Ichigo sbuffò, furiosa
”E’ chiaro che non sono stati catturati…Kisshu è stato consegnato a Deep Blue da Meiko in persona, non ci sono altre spiegazioni” dedusse, ma la voce fredda dell’alieno dagli occhi viola la fece sussultare
”Adesso non esagerare, Momomiya…Solo perché sei affezionata a Ikisatashi, questo non ti da il diritto di dubitare una cosa simile” disse, calmo e controllato, fissandola con quelle pupille di ametista “Per quanto ne sappiamo, possono benissimo essere stati sorpresi dalle sentinelle…”
Silenzio, mentre riflettevano su quella affermazione.
Shin si morse il labbro inferiore, titubante.
Nemmeno lui era del tutto sicuro di quello che aveva appena detto…
Retasu intervenne nel discorso
”Generale Fukazaki, Meiko era venuto a cercarla, insieme a Kisshu” spiegò, evitando di guardare l’alieno negli occhi. Pai annuì, imitato da Taruto
”Avevamo appuntamento nella sala di Deep Blue, insieme a te, ovviamente, quando ti avrebbero trovato…”
”Ma qualcosa deve essere andato storto” concluse il sedicenne per il fratello, con voce scocciata. Odiava gli imprevisti…
Ichigo evitò di esprimere la sua opinione, anche se era facilmente intuibile dall’espressione di puro disappunto che inalberava, senza fare il minimo sforzo per nasconderla. Continuava a pensare che ci fosse qualcosa che accumunava Kisshu e Meiko, in un modo o nell’altro, ma non riusciva a capire cosa… Rifiutava di credere a qualche imprevisto.
Casomai, era stata quell’aliena a provocarlo…
Shin interruppe il silenzio pieno di pensieri in cui erano sprofondati, cavano di tasca un floppy nero pece, tenendolo tra le dita della mano destra
”Piuttosto, vi stavo cercando per un motivo ben preciso…Shirogane vi manda questo”
Purin fissò il dischetto interessata, la curiosità che danzava nelle iridi color cioccolato.
”Cos’è?” chiese Minto, brusca, avvicinandosi maggiormente all’alieno. Retasu trattenne il respiro, imitata da Ichigo, mentre Zakuro sbatteva le palpebre, cercando di rimanere impassibile. Ma i due alieni avevano già capito, e sfoggiavano entrambe un’espressione di profondo rispetto e timore verso quel piccolo oggetto.
”Signore e Signori…” cominciò teatrale Shin, recandosi ad un quadro di controllo sulla parete e spalancando il portello “Ho il piacere di presentarvi l’unico, il solo…” inserì il floppy in una sottile fessura, e il suo contenuto si materializzò, rapidissimo, su una sfera al plasma, pulsante di luce verdina “…Progetto C.DNA”


***

 

Si sentiva a pezzi…
Non era riuscito a reggere un’altra di quelle sedute di *tortura*, che tanto divertivano Deep Blue e il boia, ma che tanto lo facevano urlare.
…grida, disperati, bestemmia…
Ma ciò che più era uscito malconcio da quella situazione, era il suo orgoglio.
Quello per cui aveva gettato al vento ogni sua possibilità di redimersi, di obbedire, di combattere per qualcuno che non fosse sé stesso.
Si, lo aveva sempre saputo. Era malato, d’orgoglio, non si piegava, non si spezzava.
…fino ad ora.
Dimentico di tutto, aveva urlato più di prima, ora che non c’era nemmeno Meiko ad udirlo, poteva gettare la maschera di fierezza che indossava compiaciuto ogni giorno.
Imprecando, desiderando che ogni colpo infertogli dalla frusta fosse l’ultimo, che ogni ustione, che ogni calcio o pugno gli fossero fatali.
Sarebbe morto lì dentro, una cinica fine senza nessuno che pianga per lui.
Meglio così, si ritrovò a pensare, mentre chiudeva gli occhi, crollando il capo sul petto, ancora appeso alle catene sul muro, i polsi ormai erano carne viva sotto le catene arrugginite.
”Non hai niente di meglio da fare che fissarmi, generale?” sibilò, all’improvviso, sentendo quegli occhi grigio peltro, al di là delle sbarre, trafiggergli il capo abbassato.
”No” rispose quello, in tono zuccherino “è divertente guardarti schiattare come un cane rognoso, lentamente…” ridacchiò, di gusto “Penso che la sentenza non servirà, se vai avanti in questo modo…”
Evitò di ribattere, disgustato dal constatare che le parole di Iwo Nohara, suo malgrado, corrispondevano a verità. Non sarebbe uscito da quelle segrete, era quello, il suo destino.
”In questo preciso momento…” Iwo si appoggiò alla grata, soddisfatto “Quello sciocco umano starà costruendo l’arma, ovviamente sotto gli occhi della tua cara *sorellina*”
Lo ignorò, nuovamente, ma le sue parole gli avevano fatto contrarre bruscamente lo stomaco.
Meiko era uscita, da quell’incubo, era “salva”.
…Lui stava ancora marcendo in quella cella…
”E così, tutti gli sforzi del grande generale Kisshu Ikisatashi, dei suoi fratelli e delle sue amichette umane saranno stati inutili…” sussurrò, ironico, un brillio malvagio nelle pupille grigio ferro “Ma che peccato…”
Scoppiò a ridere, sguaiato, mentre Kisshu ascoltava impotente, il fuoco dell’odio che, fiamma dopo fiamma, scintilla dopo scintilla, gli divorava l’anima.
Se dovrò crepare, generale Iwo, mi seguirai all’inferno, in un modo o nell’altro…” giurò a sé stesso, fissando con sguardo annebbiato quest’ultimo allontanarsi, prima di perdere conoscenza
E’ una promessa…


***


Lo fissarono, increduli.
”Vuoi dire che…è proprio quel Progetto C.DNA?” domandò Purin in un soffio, fissando bramosa la cartella del documento, apparsa sulla sferica superficie del globo luminoso.
Shin annuì, indicando un’altra cartella, sotto quella più grande
”Questo è un video, credo…Penso che Shirogane voglia spiegarci direttamente di cosa si tratta”
”Come spiegarci…?” chiese Zakuro, scettica “Significa che nemmeno tu sai cosa sia?”
Il giovane scosse la testa.
”Bene, mostracelo, allora” sbottò Pai, brusco, incitando l’alieno. Retasu osservava di sfuggita la sfera, quasi spaventata da cosa avrebbe visto e sentito, mentre Minto e Ichigo stavano in silenzio, quest’ultima aveva stampata sul volto l’espressione più cupa che l’amica avesse mai visto. Taruto incalzò
”Aprì quel video, Shin, siamo pronti…”
L’alieno dagli occhi viola toccò lo schermo, leggermente, aprendo il file. Subito, il viso di Ryo riempì la sfera, gli occhi blu seri e impassibili, come la voce che uscì dallo schermo.
-Buongiorno, ragazze. Se state vedendo questo video, è probabile che la situazione sia del tutto degenerata, se non addirittura senza più speranza- cominciò, il tono metallico della scarsa registrazione, alla quale perfino l’alta tecnologia aliena non poteva supplire.
-Vi dirò soltanto, in breve, di cosa parla questo Progetto, al quale abbiamo lavorato io e Keiichiro. Speravamo di non servircene mai, vista la sua potenza distruttiva- continuò il biondo, seduto ad un tavolo, fissando direttamente negli occhi i suoi interlocutori. Il suo doppio olografico unì le dita davanti a sé, sospirando
-Abbiamo inventato l’arma più potente che esista, superando statisticamente e *realmente* le tecnologie aliene, malgrado sia ancora imperfetta in alcuni aspetti-
Trattennero il respiro, temendo ciò che sarebbe uscito dalle labbra del giovane scienziato…
-Ciò che segnerà le sorti di una o dell’altra fazione, non è nient’altro che il Progetto Cannone DNA- concluse quello, le pupille erano ormai una lama di ghiaccio che, inesorabile, trafiggeva il silenzio e lo sgomento nel quale erano piombati tutti i presenti.


***


”Cannoni DNA…? Shirogane, sei un pazzo…” rantolò Meiko, realizzando a tempo record ciò che era scritto sulla pagina del Progetto.
Ryo sostenne lo sguardo, dietro le lenti degli occhiali, un’ombra bluastra che gli contornava gli occhi, mentre Deep Blue scoppiava a ridere
”Dici, Meiko?” chiese, sogghignando “Io tovo che sia un genio, invece…Quale volgare umano sarebbe in grado di architettare un sistema tanto rapido ed efficace per togliere di mezzo tutto un popolo con un solo colpo di appena cinque cannoni?”
Gli scienziati alieni confabularono tra loro, soddisfatti, apprezzando il lavoro del biondino. Ma questo stette in silenzio, i pugni serrati, abbandonati al fianco.
”Pazzo o genio non fa differenza…” sibilò l’aliena, questa volta rivolta all’alieno dalla chioma corvina “Visto che non avrai la possibilità di usar…” ma quello scosse un dito, interrompendola, un’espressione divertita nei sottili lineamenti
”No, no mia cara Hida…Non hai ancora capito?” mostrò, in un cenno, un complicato schema di calcoli e rette, le *istruzioni* per costruire il cannone “Basta solo finire di costruirli, piazzarli in ognuno dei cinque continenti, e…Bum!” ridacchiò “Questi stupidi, piccoli esseri finiranno di esistere per sempre…”
Meiko riflettè, rapida.
America, Africa, Asia, Europa e Oceania…Tutta la popolazione del pianeta sarebbe scomparsa in un attimo, liberando tutta la Terra dalla presenza umana. Devastante…
Ma come?
”DNA…Significa che userete…?” si interruppe, non osando pronunciare i suoi pensieri. Era troppo inverosimile, perfino il più intelligente tra gli essere umani non sarebbe riuscito a concepire un’arma così terribile, per qualsiasi specie.
Ma dimenticava di chi stava parlando: per Ryo Shirogane, uno dei precedenti fautori del Progetto Red Code, un ragazzo che gioca con il dna come farebbe in una partita a carte, nulla, sul piano della genetica, è impossibile.
E l’asso vicente della partita, in questo caso, l’aveva ceduto al suo peggior nemico…
Deep Blue sorrise, una luce folle che ardeva negli occhi glaciali
”Esatto, Meiko…” spiegò, la voce salita di un tono, quasi isterica “Programmando la gittata del cannone su un carattere comune nel dna di tutti gli umani, è possibile eliminare in blocco tutta la loro stirpe, senza recare danno ad altre “specie”, né alla Terra stessa” rise nuovamente “Come vedi, quest’arma è tutto tranne che un follia…”
Ryo fissò l’aliena, insistentemente, senza parlare.
Non le aveva detto una parola, neanche una sillaba. Ma c’era qualcosa, in quegli occhi oltremare…*qualcosa* che non le aveva fatto perdere del tutto la speranza…
Lei aggrottò le sopracciglia, dubbiosa, mentre Deep Blue faceva cenno di rimettersi al lavoro. Ryo rimase fermo, davanti a lei. Controllò prudente che l’alieno non li guardasse, poi sillabò alcune parole sulle labbra, senza emettere suono.
Le gote dell’aliena riacquistarono un po’ di colore, mentre il biondo si allontanava, e un sorriso sornione si faceva lentamente strada sul suo volto.
Ho un piano, aveva detto.
E dopo aver visto che cosa era stato in grado di inventare, non aveva dubbi che potesse davvero funzionare.


…to be continued…

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Capitolo 21
*** Of Aliens and Humans ***


Nuova pagina 1

Ed eccomi nuovamente qua ^o^
Capitolo nuovo e, spero, coinvolgente…Non ho mai scritto nulla di simile, è molto denso di avvenimenti, nyah °°;; Diciamo che tutti i nodi, alla fine, stanno giungendo al pettine…xD Anche se, don’t worry, per la conclusione di questa fanfic manca ancora un po’ U_U; (dovrete sopportarmi ancora xD! ndBea) (Oddio… -.-; ndTutti) Dipende da ciò che mi gira, magari potrei condensare alcuni fatti, non so…^^; Vedremo!
A proposito di un fatto che accade qua, posso consigliare di andarvi a rileggere il capitolo #11 “Secrets”, dove si accenna ad una cosuccia riguardante il travagliato passato di Shin…così capirete meglio il flashback di questo cap xD Vediamo la prima che ci arriva, kyah ^^!
Ringrazio tutte le mie adorate commentarici ^*^
E per ora è tutto ^o^
*°Buona lettura°*


***


C’era ancora silenzio in quel corridoio. Il pigro guizzo di una lampada al neon che minacciava di spegnersi illuminava i volti cinerei e sconvolti dei presenti, gli occhi fissamente immobili sulla superficie della sfera ormai spenta.
Nessuno voleva credere a ciò che era appena uscito dalle labbra dell’ologramma di Ryo Shirogane, era impossibile che il tanto temuto Progetto C.DNA nascondesse un’arma così terribile…
Cannoni DNA…
Quella parole appena sussurrate da Taruto piombarono bruscamente nelle orecchie di tutti, rendendoli consapevoli di ciò a cui andavano incontro.
”E’…è una cosa…”
”E’ un folle! Io l’ho sempre detto che quel ragazzo non ha tutte le rotelle a posto…”
”Non dire sciocchezze, Ichigo”
”Non dirmi quello che devo fare, Minto, non ti permettere…”
”Ragazze…” Retasu intervenne “Cerchiamo di stare calme”
”Retasu ha ragione, finitela” le troncò brusca Zakuro, mettendo eloquentemente una mano sulla spalla di Minto, trattenendola.
Ichigo respirò forte, fissando gli alieni, ancora silenziosi.
”Voi non dite niente?” domandò, quasi urlando, avvicinandosi a Pai e fissandolo negli occhi, i pugni piantati lungo i fianchi.
Questo la fissò, lo sguardo vacuo, l’ombra del turbamento che ancora danzava nelle sue iridi scure quanto una notte senza luna. Poi fece scorrere lo sguardo su Taruto, che stringeva ripetutamente i pugni delle braccia incrociate, e infine si soffermò su Shin. Quest’ultimo era letteralmente ammutolito, si era poggiato con la schiena al muro e si teneva la fronte con una mano, l’altra abbandonata lungo il fianco, un leggero tremito che correva saltuariamente lungo la schiena.
Era finito…tutto ciò per cui aveva sempre lottato, ciò che aveva sempre cercato di tenere nascosto, come una macchia di sporco sullo specchio della sua anima, era in pericolo. E lui non poteva nemmeno salvarla…
”Fukazaki…?”
La voce di Pai gli giunse da lontano, stordendolo e facendolo sobbalzare. Alzò lo sguardo, a fatica, fissando i volti delle umane e dei suoi compagni alieni.
Così impotenti, tutti così maledettamente inutili
All’improvviso si sentì perso, come una naufrago alla deriva tra le onde della tempesta, senza speranza di salvarsi, ramingo in quel mare dell’oblio senza inizio e senza fine.
”Mi…dispiace…” disse in un soffio.
Fu l’unica cosa che riuscì a pronunciare, due insignificanti paroline.
Ma questa volta, nemmeno tutto l’esercito alieno sarebbe riuscito a fermare Deep Blue.


***


…Un segreto
conta quanto coloro
da cui dobbiamo proteggerlo…


…luce…
Bianca, luminosa, abbagliante, feriva gli occhi color ametista di quella dolce creaturina, così piccola, debole, fragile nelle amorevoli braccia di una donna.
Correva, correva, stringendosi al seno quel bimbo, il respiro affannoso che vorticava davanti a lei, umida condensa nella fredda aria di quella notte invernale.
Incespicava, affondando nella neve, la gonna stracciata di una sottoveste copriva a stento fino alle ginocchia, le gambe congelate, ma ancora in corsa.
”Ti salverò, bambino mio, non ci avranno…” rantolò la donna al piccolo orecchio appuntito del bimbo, gli occhietti spalancati e curiosi, mentre si aggrappava alla schiena della donna, nascondendo il volto nell’incavo tra il collo e la spalla, scrutando spaventato dietro la madre.
Ma gli inseguitori non mollavano le loro prede, sempre dietro, quattro esseri di poco sospesi dal suolo, le punte delle scarpe che sfioravano la candida neve come fosse spuma del mare, quattro fucili stretti in pugno.
”Mammina…” sussurrò, stringendo gli occhi e aggrappandosi meglio alla donna, stringendole le gambe magre attorno alla vita.
La donna svoltò bruscamente, scivolando sulla fitta distesa bianca, evitando le numerosi radici che sbucavano dal suolo e fermandosi dietro un albero, a riprendere fiato, una mano posata sulla nuca del figlioletto, i due cuori che battevano come impazziti in entrambi i petti, l’uno per la corsa, l’altro per la paura.
Carezzò i fini capelli castani del bimbo, sistemandoselo meglio tra le braccia. Trovò anche lo spirito per abbozzare un leggero sorriso
”Sei pesante, Shin-chan, stai diventando un ometto…” bisbigliò dolcemente, posandolo a terra.
Il piccolo la abbracciò, strofinando la fronte nel suo grembo, incapace di rispondere. La paura gli aveva paralizzato la lingua.
La donna si inginocchiò, ricambiando l’abbraccio della propria creatura, stringendolo forte a sé, avvolgendolo nel suo profumo caldo e fiorito, come tanti gelsomini in boccio.
”Promettimi una cosa, Shin” lo guardò negli occhi viola, sistemandogli una ciocca castana scivolata sulla fronte “Che qualunque cosa succeda ti ricorderai di me…capito?”
Il bimbo annuì fermamente, sempre più angosciato
”Cosa dici, mammina? Come posso dimenticarti?” chiese, l’innegabile e ingenua verità di un bambino di cinque anni. La donna sorrise, un sorriso triste e colmo d’amarezza, gli occhi lucidi
”Lo so, piccolo mio…” gli carezzò la testa, ancora, lentamente “Lo so…”


***


”Shin…?” lo chiamò Taruto “Che diamine ti prende?”
L’alieno dagli occhi viola era ancora appoggiato al muro, le palpebre serrate, solo un passeggero sussulto scoteva le sua spalle. Una striscia scarlatta aveva cominciato a gocciolare lungo il suo braccio sinistro, ritmico ticchettare di sangue purpureo sul pavimento. La fasciatura era ridotta a brandelli, completamente impregnata del liquido vermiglio che aveva ripreso a sgorgare dalla ferita.
Ichigo lo fissò, indecisa sul da farsi
”Stai…stai sanguinando” cominciò la rossa, indicando debolmente la spalla dell’alieno.
Pai sbottò, brusco
”Insomma, che significa ‘Mi dispiace’?”
Retasu si portò una mano alla bocca, mentre Shin si accasciava lentamente a terra, gli occhi ancora fermamente chiusi sulle iridi violacee.
Sentì le voci confuse di Taruto e Pai che si affannavano intorno a lui, cercando di rimetterlo in piedi, le parole incomprensibili delle Mew Mew, solo un insignificante cicaleccio nel suo cervello, mentre riscivolava nel buio…


***


La donna si sporse leggermente oltre il tronco, valutando la situazione e cercando di capire se li avevano seminati. Il bimbo le teneva una mano, stretta tra le sue manine fredde, mentre il cuoricino martellava ancora all’impazzata.
Il verso di un animale notturno riecheggiò tra gli alberi, seguito da un lungo ululato a quella grande luna, che bagnava con la sua luce la distesa innevata.
”Non ci sono più, Shin, tranquillo…” lo rassicurò la madre, riappoggiandosi al grande fusto e tirando un lungo sospiro, caldo nell’aria davanti a lei.
Il bimbo annuì, abbracciando ancora la madre alle ginocchia e cercando di calmarsi. Lenti fiocchi avevano cominciato a scendere sopra la foresta, rendendo l’atmosfera ancora più ovattata e silenziosa.
La donna si tolse la giacca leggera che aveva indosso, rimanendo in sottoveste, mettendola sulle spalle del bambino e avvolgendolo meglio nella grossa sciarpa
”Copriti, non vorrai prendere freddo?” domandò apprensiva, prendendolo in braccio e cullandolo dolcemente. Il bimbo chiuse gli occhi, i pugni stretti nascosti dalle lunghe maniche della giacca della madre, sentendo il suo profumo sempre più persistente.
La donna cominciò a canticchiare a bocca chiusa, una dolce nenia, mentre la sua piccola creaturina si addormentava nell’abbraccio rassicurante della sua adorata mammina…

…riaprì bruscamente gli occhi, mentre qualcuno lo strappava dalle braccia della madre, le urla disperate della donna nelle orecchie erano come graffi nel petto, come se qualcuno gli stesse straziando l’anima.
”Lasciatemi, quello è il mio bambino! Non potete portarmelo via!!” urlava, tra le lacrime, scalciando e strattonando la presa dell’alieno che l’aveva immobilizzata verso il soldato che aveva in braccio il piccolo. Questo si rese conto della situazione e cercò di scendere, colpendo con i pugnetti le spalle dell’alieno
”Lasciami, lasciami, voglio la mia mamma!” gridava, furioso, mentre le lacrime cominciavano a rigargli le guance, stille salate della dolorosa rabbia che provava.
L’alieno lo ignorò, facendo un cenno a quello che tratteneva la donna. Questo annuì e la schiaffeggiò violentemente, facendola cadere a terra, nella fredda neve.
”Mamma!!” strillò ancora il bimbo, tirando più bruscamente verso l’alieno che l’aveva colpita.
Ma il capo della spedizione ordinò agli altri alieni di andare, mentre la donna cercava di rialzarsi, una mano sulla guancia in fiamme, le lacrime che sgorgavano copiose dai suoi occhi limpidi, ma lo sguardo fiero verso il soldato.
Quest’ultimo teneva ancora in braccio Shin, che guardava la madre smarrito, tirando su col naso, implorandola con quelle iridi d’ametista di salvarlo.
La madre si alzò, la gota scarlatta e gonfia, un rivoletto di sangue a lato delle belle labbra, leggermente blu per il freddo. Fissò l’alieno
”Ridammi mio figlio” intimò, la voce ferma malgrado stesse piangendo.
Quello sogghignò, una scintilla di sufficienza in quegli occhi felini
”Le umane come te non hanno il diritto di allevare uno della nostra stirpe…” ridacchiò, stringendo il bimbo, che adesso era nuovamente silenzioso. Guardava la donna, non riuscendo a capire le parole di quello strano uomo dalle grandi orecchie a punta. Le fissò. Assomigliavano leggermente alle sue, solo che erano più grandi…
”Se mio marito era innamorato di me, ci deve pur essere stato un motivo” ribattè lei, per niente intimorita dal tono offensivo dell’alieno. Fece un passo avanti “Quindi, ho tutto il diritto di crescere *mio* figlio…E’ ciò che avrebbe voluto anche…” ma la risata sguaiata del soldato la interruppe, mentre si sollevava in volo, Shin sempre tra le sua braccia
”Quanto sei sciocca…Quel bastardo traditore è morto, proprio per la sua sciocca *infatuazione* per una creatura inferiore come te” fluttuò sopra di lei “Non dimenticare che è stato ucciso per colpa tua…” sibilò, prima di sparire con Shin nel freddo vento notturno.
La donna cadde in ginocchio, svuotata, dimentica del freddo che le asserragliava il corpo, vestita solo di una sottoveste strappata. Non aveva nemmeno la forza di urlare…
I bianchi fiocchi si posavano ancora su di lei, mentre ritrovava la voce e gridava contro il cielo, nel cupo silenzio del bosco.
…e urlava…
…e urlava…


***


Per la prima volta dopo parecchio tempo, Deep Blue era estremamente soddisfatto. La situazione era sotto controllo, tutti i possibili *guai* erano stati adeguatamente scovati e fermati a dovere.
Non aveva più notizie delle Mew Mew da qualche ora, da quando Fukazaki e Hida le avevano liberate dalla Sala degli Esperimenti, e non poteva nemmeno sapere dove si trovassero ora, visto che aveva staccato tutte le telecamere nell’edificio, per economizzare al massimo l’energia da utilizzare. Serviva anche la più piccola scintilla di elettricità rimasta per poter costruire i cinque cannoni DNA.
Quanto al fu generale Kisshu Ikisatashi, marciva nei sotterranei della base tre piani più in basso, vicino alle fogne, il posto che meritava.
Un ghigno di pura malignità gli increspò le labbra sottili. Aveva ancora due cose da fare, prima di ritirarsi ad ammirare lo spettacolo dello sterminio della razza umana…
Si alzò dalla sontuosa poltrona dove era mollemente adagiato, pestando il folto tappeto scarlatto della stanza tutta stucchi e dorature. Si recò ad un quadro comandi, finemente incastonato in un mobile antico; schiacciò un pulsante verde con il dito affusolato e subito il volto di un alieno comparve sullo schermo al plasma, appena materializzatosi sulla parete.
Questo si inchinò, in segno di rispetto
Desiderate, mio signore?
”Chiamatemi il generale Nohara” cominciò con un sorrisetto “Devo parlargli…”
L’ologramma dell’alieno scomparve, mentre una luce azzurrina pulsava sullo schermo. L’alieno dalla chioma corvina lo fissava compiaciuto, lodandosi mentalmente di quanto fosse geniale il suo piano, praticamente perfetto.
Il giovane soldato riapparve, leggermente imbarazzato
Signore, abbiamo un piccolo…problema” esordì, il tono di voce incerto. Il sorriso si gelò sulle labbra di Deep Blue, soppiantato da una smorfia quasi nauseata.
”Sarebbe?” sibilò velenoso.
Non…non riusciamo a trovare il generale Nohara, deve essere uscito dalla base…” si giustificò quello, evitando di guardare quegli occhi azzurro chiaro, minacciosi anche attraverso uno schermo.
L’alieno inarcò un sopracciglio, tamburellando le lunghe unghie sul quadro comandi
”Trovatelo”
”Ma…”
”Subito!!” urlò, sbattendo un pugno sul mobile. Il giovane all’altro capo dello schermo sobbalzò, inchinandosi e affermando che avrebbe fatto il possibile, prima di chiudere la comunicazione.
Deep Blue sospirò, massaggiandosi le tempie.
Appunto per me, pensò, Non immischiarsi mai più nelle faccende degli esseri umani…
Rischiacciò un pulsante giallo e l’immagine di un’aliena sorridente comparve sul già citato schermo luminoso.
Ha bisogno, mio signore?
”Ho bisogno di un massaggio, fate venire qualcuno…” ordinò “Questa storia mi sta facendo venire un gran mal di testa” si lamentò, rivolto alla giovane aliena.
Questa si inchinò
Naturalmente, le manderemo la nostra migliore massaggiatrice in un momento” e sparì in un *bip* dalla visuale.
Deep Blue richiuse il quadro comandi, alzandosi dalla poltrona, continuando a massaggiarsi le tempie, ad occhi chiusi.
Altro appunto, si disse nuovamente, Ricordarsi di togliere quell’irritante *bip* dallo schermo…

 


***


Si guardò attorno, con studiata indifferenza, assicurandosi che ogni scienziato fosse impegnato e ben concentrato su… qualsiasi-cosa-stessero-facendo. Individuò la sagoma del giovane biondo, intento a studiare alcune carte, chino su un tavolo ingombro di progetti.
Si avvicinò a lui, rapida, poggiando una mano sopra il foglio che il ragazzo stava leggendo. Questo alzò lo sguardo, perplesso. Lei gli sorrise, forzatamente
”Shirogane, possiamo parlare un attimo…?”
”Parla” la seccò questo, togliendo il pezzo di carta da sotto il palmo della giovane. Questa reprimette uno sbuffo d’impazienza, accentuando il sorriso
”In privato, se non ti dispiace”
Ryo la squadrò attentamente, gli occhi blu imperscrutabili. Poi, si alzò dal tavolo, sospirando e rivolgendosi agli alieni presenti
”Ci potreste scusare?” chiese con cortesia. Quelli annuirono, parlottando tra loro mentre uscivano da quel settore della Sala Progettazioni, la porta scorrevole che si richiudeva dietro di loro.
Meiko aspettò il silenzio, per abbandonare il suo finto sorriso e sbottare, furiosa
”A che gioco stai giocando, umano?!” esclamò, la rabbia chiaramente percepibile nel suo tono. Sbattè i palmi delle mani aperte sul succitato tavolo, facendo cadere alcuni progetti sul pavimento. Ryo la fissò, impassibile.
”Insomma, hai fra le mani la sorte della tua razza e l’unica cosa che riesci a fare è costruire ciò che distruggerà anche te stesso?” incalzò, trafiggendo con le sue iridi glaciali quelle del biondo.
Poi incrociò le braccia, sempre più irritata
”Se vuoi suicidarti, non hai che da dirlo, ti potrei facilitare il compito…Ma non trovo giust…”
”Perché ti interessa?” la voce calma e misurata di Ryo la interruppe. Lei stette in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
Già, si disse, perché mi interessa…?
Lui si tolse gli occhiali, riponendoli nella tasca del camice bianco, passandosi i polpastrelli sulle palpebre degli occhi stanchi. Poi ritornò a fissarla
”Ti ho già detto che ho un piano, no?”
”Si, ma…”
”Dunque, di cosa hai paura?”
Ancora una volta, Meiko non seppe come replicare. Si strinse nelle spalle, fissando Ryo raccogliere le carte da terra, rialzandosi lentamente. Era parecchio più alto di Meiko e lei dovette alzare il capo per poterlo guardare negli occhi. Lui la studiava, quegli occhi blu così ardenti e penetranti, una luce risoluta nella pupilla di zaffiro. Questo sogghignò
”Non credevo ti interessasse così tanto la sorte di noi esseri umani…” sussurrò, avvicinandosi di un passo. L’aliena poteva sentire il respiro regolare del biondo, il suo profumo persistente.
Scosse la testa, riprendendosi. Si concesse un sorrisetto
”Diciamo che non siete così male come pensavo…” si giustificò, stringendosi nelle spalle e allontanandosi dal giovane. Questo seguì i suoi movimenti, come un felino che studia la sua preda, quelle iridi blu oltremare leggermente rabbuiate.
Meiko lo ignorò, riprendendo a parlare
”Quale sarebbe questo *brillante* piano?” chiese, sarcastica, battendo ritmicamente un piede a terra. Ryo fece un cenno di diniego
”Meno sai, meno rischi di rimanere coinvolta…Ti chiedo una cosa soltanto” cominciò, serio, abbassando la voce di mezzo tono. La giovane annuì, concentrata
”Ti ascolto”
”Voglio che distrai Deep Blue il più possibile…Non deve nemmeno intuire quello che ho mente” spiegò il ragazzo. Ma Meiko aggrottò le sopracciglia, scocciata
”In che modo? Ti sei dimenticato che sono ufficialmente *prigioniera*?”
Sulle labbra di Ryo si dipinse un sorrisetto compiaciuto, mentre la scrutava da capo a piedi
”Hai altri metodi persuasivi, ugualmente efficaci…” celiò in tono eloquente, una punta di malizia latente in quelle parole.
La diciannovenne si irrigidì, scoccando un’occhiata al vetriolo verso il biondo
”Mi hai preso per una puttana, Shirogane?” sputò queste parole, velenosa, oltraggiata dalle insinuazioni del giovane. Questo si limitò a scrollare le spalle
”Allora non mi servi, dimentica ciò che ti ho detto…”
Si girò, deciso a richiamare gli scienziati, quando la mano gelata di Meiko lo bloccò per il polso. Sogghignò, alzando gli occhi verso le iridi glaciali dell’aliena
”Ebbene?”
”Accetto” sibilò lei, l’espressione tesa e la voce affaticata, come se quella semplice affermazione le costasse enorme fatica. Ryo chinò il capo, educato, dimostrando di apprezzare il gesto della ragazza.
”Ma…voglio una cosa un cambio” continuò Meiko, stringendo maggiormente il polso di Shirogane. Questo inarcò un sopracciglio, dubbioso
”E cosa, di grazia?”
”Voglio liberare mio fratello Kisshu…” disse, decisa, mentre le sopracciglia di Ryo scomparivano sotto il biondo ciuffo spettinato
”Ikisatashi è tuo…fratello?!” esclamò, sinceramente sorpreso. Meiko annuì
”In parte…Quindi? Mi aiuterai?”
Il biondo sospirò, passandosi una mano nei capelli, cercando di prendere tempo
”Posso tentare… Se riesco a mettermi in contatto con le Mew Mew, potrei avvertirle, ma…”
”Non c’è tempo per i ma, Shirogane” borbottò, troncando bruscamente la spiegazione del giovane “E’ stato condannato a morte, Deep Blue potrebbe mandarlo al creatore anche in questo stesso istante…”
Ryo annuì, sospirando
”D’accordo, ci proverò…Solo perché Ikisatashi sa essere *utile*, a modo suo” si giustificò, strattonando la presa dell’aliena del suo polso. Questa strinse gli occhi, esimendosi dal fare quei commenti acidi che le stavano sorgendo sulle labbra.
”Sia chiaro” esordì il biondo, fissandola ancora negli occhi “Non sopporto nessuno di voi alieni, semplici assassini e nient’altro…Sarò contento quando quest’arma sarà finalmente finita…”
Meiko ricambiò lo sguardo, senza tentennare. Si concesse un sorrisetto supponente
”Lo stesso vale per me, Shirogane…”


***


Walking through life unnoticed
Knowing that no one cares
Too consumed in their masquerade…
[Ben Moody feat. Anastacia, “Everything burns”]



Adorava il buio.
Come un animale notturno, sentiva l’adrenalina salire, i sensi acuirsi maggiormente, la pupilla felina che si assottigliava, permettendogli di vedere anche nell’oscurità più completa, il cacciatore e carnefice perfetto.
Anche in quella notte senza luna, le strade della Tokyo ormai deserta e in rovina apparivano così invitanti a quegli occhi grigio chiaro, cupi e minacciosi quanto un mare in tempesta.
Era uscito dalla base aliena, non avrebbe dovuto in un momento di crisi come quello. Ma non aveva resistito…
Si guardò attorno, sotto la lunga frangia blu, smaterializzandosi subito dopo. Riapparve sopra il tetto di un palazzo mezzo crollato, scrutando le due figure che correvano sotto di lui, i passi che rimbombavano sull’asfalto crepato, nell’oscuro silenzio della notte.
Strinse gli occhi, la bocca piegata in una smorfia di disgusto, acquattandosi nell’ombra.
Umani…
Erano un ragazzo e una ragazza, quest’ultima correva trascinata dal giovane, il respiro affannoso e i piedi che incespicavano sulla strada.
”Rallenta, non c’è la faccio più…”
”Manca poco, andiamo! Questa è la zona di quei fottuti alieni, se ci beccano siamo morti” spiegò il ragazzo, non accennando a diminuire l’andatura.
Iwo decise di muoversi. Materializzò la sua minacciosa falce, che luccicò nel buio del tetto, mentre si smaterializzava nuovamente, comparendo davanti ai due che correvano.
Questi inchiodarono rapidi, boccheggiando per riprendere fiato.
L’alieno sorrise maligno, accennando un inchino
”Buonasera, umani…”
Il ragazzo emise una specie di ringhio gutturale, spingendo la ragazza dietro di sé e facendole da scudo, una mano che era corsa rapida dietro la cinta. Estrasse un coltello sbeccato, stringendolo davanti a sé.
”Cosa diavolo vuoi, alieno?”
”Voi, piuttosto…” ribattè Iwo, inarcando un sopracciglio sottile, il sorrisetto che non accennava a scomparire dalle labbra “Non sapete che è pericoloso andare in giro a quest’ora?”
La ragazza emise un mugugnio spaventato, nascosta dietro l’ampia schiena del giovane. L’alieno dalla chioma cobalto la fissò, ridacchiando
”Non vedi che la tua ragazza ha paura…?”
”Vattene, prima che decida di usare quello che ho in mano…” avvertì il ragazzo, fissando le iridi plumbee dell’avversario.
Quel ghigno di supponenza scomparve finalmente dalla bocca di Iwo Nohara. Li scrutò, la lunga chioma blu che si muoveva leggermente sotto il soffio del vento di quella notte buia.
”Hai osato…minacciare me, umano?” sibilò, alzando la falce.
La ragazza urlò, mentre il giovane la spingeva via malamente, facendola cadere a terra, e l’alieno si avventava su di lui, trafiggendogli il petto in un ampio gesto dell’arma. Il ragazzo si accasciò a terra, in un rantolo, un fiotto di sangue scarlatto che zampillava dal polmone che gli aveva bucato.
La giovane si coprì la bocca, le lacrime che rigavano il suo volto, singhiozzando violentemente.
Iwo si voltò verso di lei, che arretrò scombinata, ancora a terra sull’asfalto ruvido, piangendo disperata.
”L-la prego…N-non mi ucc…ida” gemette, spaventata, chinando il capo verso l’alieno e rannicchiandosi ai suoi piedi. Lui la fissò con aria di sufficienza, così tremante e singhiozzante, limitandosi ad alzare nuovamente la falce. Sogghignò
”E’ solo questo, ciò che dovete fare voi disgustosi esseri umani…” mormorò, mentre la ragazza lo fissava in lacrime, alzando il capo atterrita. Iwo calò la falce, macchiando per la seconda volta, in quella sera, il grigio asfalto di quel vicolo buio
”…Strisciare ai nostri piedi…”



…to be continued…

 

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Capitolo 22
*** Apocalypse...? Now! ***


Nuova pagina 1

Rieccomi a voi ^o^
Sapete, sono ufficialmente “sconvolta” dalla velocità con la quale aggiorno la fanfic, nyah °°;; Non è da me,
proprio no…Però, la mia ispirazione è particolarmente recalcitrante, quindi…Ci rimettete e dovete sorbirmi xD
Dunque, passiamo ai ringraziamenti…
Darkangelodette92: Ma ghassie mille ^//^
Francesca Akira89: Eccoti accontentata^^ Già, anche a me è costato scrivere quelle cose su Shin-chan…ç_ç
Ma vedrai, mai disperare xD!
Mewby: Dici che è un po’ strano oO;;? Shi, credo…Succedono troppo cose insieme ^-^; Grazie ancora!
Strega91: Salve xD! Kisshu non è comparso, mi spiace^^;; Ma credo che in questo sarai soddisfatta…^o^
Meiko ha una parte leggera, eh…^^;? Si, ma credimi, se la conosco bene, lei è un’altra che agirà a modo suo…xD
Arigatou, io faccio del mio meglio ^//^ Alla prossima!
Cris: Nee-chan, non piangere…çç *Bea porge fazzolettino* Shin Fukazaki non è tipo da darsi pervinto ^o^ Credimi!
E poi, beh…Il generale Iwo Nohara è davvero “irrecuperabile” -.-; Non sei l’unica che gli augura una brutta fine,
come puoi notare, kyah xD! Smakk =**
Jessica Bellelli: Oh, thanx °-°; Non vi assicuro niente, ma terrò in considerazione il vostro consiglio ^o^;;
Anche per voi, accontentate ^.^ Sayonara!
JunJun: L’hai sognato davvero Oo;;?! Cavolo, non credevo ti avesse colpito così tanto…xD E anche il seguito…?
Beh, non so, magari hai ragione…^-^;; Non voglio fare spoiler, ma l’arma finale non è propriamente una “bazzecola”…
Dici che i caratteri si esasperano…? Beh, direi che è vero…^o^;; Ma solo perché, man mano che
si continua, ho la possibilità di approfondire le loro personalità *.* Personalmente, adoro il Ryo
della mia fanfic…quel suo essere così “bastardo dentro”, come immagino diventi un genio che
ha in mano le sorti della terra a soli 20 anni, con un passato come il suo…(Del genere, gettiamo
alle ortiche la modestia -.-;? ndRen) (U_U; insomma…ndBea)
Un bacio nee-chan, grazie ^*^!
*°Buona lettura°*


***


Quanto dura, lo sai
la notte quando cerchi in quello che sei
l’amaro torna un po’, prima o poi…


Non ricordava più cosa significasse “vivere”.
Ormai, tutto aveva perso il suo senso, se mai per lui ne avesse avuto uno, uno soltanto. Adesso, chiedeva unicamente qualcosa alla quale attaccarsi, un barlume di speranza che gli facesse da guida nel buio che lo avviluppava stretto…
Non aveva nemmeno la forza di aprire gli occhi, il respiro sempre più debole, come una fiamma che minaccia di spegnersi sotto il fischio crudele del vento.
Aveva perso il conto di quanti giorni erano passati. Potevano anche essere ore, minuti, anni… Il tempo si era misteriosamente dilatato, perdendo la sua dimensione, altra crudeltà verso i condannati a morte.
Se avesse potuto rivederla ancora una volta…
…un’ultima volta…
Non poteva morire sapendo che le ultime labbra che aveva sentito posarsi sulle sue, l’ultimo bacio, l’aveva dato alla sorella ritrovata. Era un ridicolo scherzo, gli veniva quasi da ridere.
Quell’aliena dai capelli corvini e il carattere impossibile era stata la sua *rovina*, in qualunque circostanza. Ogni volta che l’aveva incontrata, qualcuno di importante era uscito bruscamente dalla sua vita, senza voltarsi indietro…
Peccato che, questa volta, sarebbe toccato a lui uscire di scena.
Un rumore brusco lo fece leggermente sussultare, il capo tuttavia restò chino sul petto, abbandonato contro il muro, le braccia che ormai non sentiva più da un pezzo.
”Insomma, che modi!”
”Zitto, non hai la facoltà di parlare…”
”Ma se mi lasciate spiegare, forse…”
”Taci”
Una porta, la porta della sua cella, che si apriva cigolando, qualcuno che veniva gettato malamente all’interno, la serratura che si richiudeva grattando. Infine, dei passi rapidi che si allontanavano e uscivano dai sotterranei.
Percepì chiaramente una presenza in quella prigione, che si alzava in piedi e borbottava irritata
”Bah, questi giovani…”
Poi silenzio, un silenzio educato e curioso, rivolto verso lui. Lo sentì avvicinarsi, piano, quasi temendo che potesse scattare come un felino per aggredirlo. Ma non fece niente…
”Ehi, giovanotto” cominciò una voce profonda e misurata “Ti senti bene…?”
L’alieno avrebbe voluto rispondere con un commento acido, quelli che una volta gli riuscivano così bene, magari sdrammatizzare quella situazione. Ma non ne fu capace…
Emise un lamento gutturale, muovendosi di poco e facendo tintinnare le catene ai suoi polsi, mentre quella voce calda scoppiava a ridere, senza cattiveria.
”Hanno preso anche te, quindi…” celiò allegro “Mi dispiace, sai? Ma guarda come ti hanno ridotto…” sussurrò, alterato. Gli prese un polso, la sua mano era tiepida e rassicurante, gli parve quasi che un liquido bollente avesse preso a scorrergli nelle vene, rianimando di poco il battito del cuore affievolito.
”Barbari” esclamò, armeggiando con la chiusura delle catene “Gli alieni di oggi non conoscono più le buone maniere…”
E, finalmente, sentì che la serratura scattava, liberando i suoi polsi piagati e martoriati. Non riuscì a reggersi in piedi e scivolò a terra, ansimando, stringendosi le ferite sanguinanti, poggiando la schiena bruciata al muro dietro di lui, lenendo il dolore grazie all’umido del muschio incrostato sulle pietre.
Finalmente, riaprì gli occhi, cercando di identificare la sagoma sfuocata che si trovava d’innanzi. Aveva le palpebre pesanti, un occhio era pesto e non riuscì nel suo intento, tuttavia mise lentamente a fuoco il corpulento alieno che lo fissava, le mani sui fianchi e un sorriso amichevole sulle labbra.
”Va meglio così, vero?”
Cercò di rispondere, ma non aveva usato la parola per parecchio. Ciò che uscì dalle sue labbra fu un mugugnio indistinto, mentre si passava le nocche sulla fronte, con l’intenzione di schiarirsi le idee. Sentiva che la testa gli si sarebbe spaccata in due…
Un’altra risata, ricca e cordiale, mentre lo tirava in piedi, dopo averli afferrato la mano
”Non ti preoccupare, era un sì, presumo…”
Poi quell’alieno sussultò, guardandolo in quelle iridi dorate.
Oh no, si disse, adesso ha una crisi isterica…
Ma, inaspettatamente, sorrise, stringendogli la mano caldamente
”Generale Kisshu Ikisatashi, sono onorato di conoscerla!” parlò emozionato l’alieno, senza smettere di stringere la mano a Kisshu “Non ho mai avuto il piacere, ho sempre trattato solo con il suo collega Nohara, ma…” ridacchiò, imbarazzato “Sa com’è, non che sia proprio un tipo simpatico…”
Kisshu era certo che, se quell’alieno sarebbe andato avanti così, gli si sarebbe staccata la mano di netto. Già faceva fatica a rimanere in piedi…
”G-grazie…Lei…c-chi sarebbe?” sussurrò l’alieno dagli occhi d’oro, schiarendosi la voce.
L’altro accentuò il sorriso, lasciandogli la mano e frugandosi nella tasca della giacca del raffinato abito gessato che indossava. Ne estrasse un biglietto olografico, porgendolo a Kisshu.
”Sono Mirai Buki(*), mi occupo della fornitura delle armi e mi trovo qui perché…beh” si spolverò la spalla destra dell’abito, impacciato “…diciamo che ho avuto qualche questione con il vostro armatore, in assenza del generale Nohara”
Nohara…
Kisshu sussultò, reprimendo un ringhio furioso. Aveva un corto aperto, con quell’alieno…
Si rivolse all’altro alieno, dalla distinta presenza, sembrava avere circa una cinquantina d’anni, con una folta barba rossastra e due occhi amichevoli.
”Signor…”
”Buki”
”Signor Buki” ricominciò il giovane, intascando nella tasca dei logori jeans quel bigliettino “Ho bisogno del suo aiuto”
Quello sembrò elettrizzato. Sorrise, l’ingenua speranza di poter aiutare un generale dell’esercito.
L’alieno dagli occhi d’oro si morse un labbro, fissando l’esaltazione del signor Buki. Forse era meglio non dire tutta la verità sulla faccenda…
”Mi dica, signor Ikisatashi, sono a sua disposizione”
Kisshu si staccò dal muro ove era appoggiato, reggendosi in piedi a stento ma con un sogghigno ben dipinto sulle labbra scarlatte, la pallida eco della sua solita arroganza.
”Mi ascolti attentamente…”
Il giovane ventenne espose il suo piano, sussurrando.
Mentre le parole scorrevano fluide nel discorso, ad ogni sillaba le sopracciglia color rame di Mirai Buki si corrucciavano sempre di più, rischiando seriamente di fondersi in un’unica riga sopra la fronte. Cominciava a capire il perché un generale della risma di Kisshu Ikisatashi si trovasse in quella cella…


***


Era appoggiata al muro della Sala Progettazioni, fissando concentrata la figura del giovane scienziato impegnato a tracciare un complicato schema sopra un foglio.
…Crea un diversivo, cosicché io possa riattaccare le telecamere e contattare le Mew Mew…
Storse il naso in una smorfia.
…Un minuto, umano, posso concederti solo questo…
Diceva facile, Shirogane. Come poi potesse riuscire a fare tutto questo in un minuto scarso, era un mistero…
Rivolse un’occhiata fugace alle due sentinelle poste a guardia della porta: stavano in piedi, rigide, il calcio delle minacciose armi ad impulsi poggiato sulla spalla destra. Meiko fece schioccare la lingua in segno di disapprovazione.
Altro problema: anche se agiva d’istinto, non in modo cioè molto consono agli usi militari stretti, c’era sempre quel grande…difetto. Non ci teneva a beccarsi una scarica in piena schiena, considerato che lasciava fuori combattimento per parecchie ore. E le procurava un biglietto di sola andata per la cella da dove era riuscita ad uscire.
Si dondolò sui talloni, le mani incrociate dietro le reni, cercando di guadagnare tempo.
Quella volta, la mente di Meiko Hida era completamente senza idee. Solitamente era la maga dei diversivi, tutta la sua vita era stata un espediente unico, se voleva vivere.
Tuttavia, in un laboratorio sterile, senza armi né possibilità di smaterializzarsi, cosa mai poteva inventarsi…? Considerato il fatto che doveva anche fuggire, per trovare Deep Blue…
”Signorina Hida, mi vuole dare una mano?”
Si voltò, annoiata, verso la voce cortese che l’aveva chiamata. Inarcò un sopracciglio verso l’alieno dai corti capelli rosso scuro, che la fissava. Aveva tra le braccia una pila di tubi trasparenti, che minacciavano di cadere da un momento all’altro.
”Mi hai forse preso per un facchino…?” domandò, acida.
Quello scosse vigorosamente la testa
”No, signorina, ma mi sembra che si stia annoiando parecchio, per cui…”
”D’accordo, dammi” tese una mano, scocciata, appropriandosi di quattro tubi. Dannazione, erano pesantissimi…
”Mi segua”
Il giovane alieno la precedette, oltrepassando l’area ove si trovava Ryo, conducendola in una stanza piena di attrezzatura e componenti base. Poggiò delicatamente i tubi sopra un tavolo d’acciaio, subito imitato da Meiko.
Si massaggiò le braccia indolenzite, guardandosi attorno. Impressionante la quantità di oggetti strani che era presente in quel magazzino…
”Che posto è, questo?” chiese, suo malgrado affascinata.
L’alieno si recò ad un alto scaffale lungo tutta la parete, salendo su una pedana, che subito si sollevò, per permettere di accedere ai ripiani più elevati
”E’ il deposito della Base, tutte le armi dei soldati e tutte le apparecchiature sono state costruite grazie a questi componenti” ridacchiò, dando una leggera pacca a quella che sembrava una grande vite bluastra “Ovviamente, anche i fucili del corpo scelto di Deep Blue…” aggiunse, orgoglioso del suo operato.
Meiko fremette, un tremito d’eccitazione che le scosse le orecchie puntute. Aveva capito bene…? Quel sempliciotto le stava forse consegnando la possibilità di neutralizzare le guardie su un piatto d’argento?
”E…come funzionano esattamente quelle pistole?” si finse interessata, arretrando lentamente verso il tavolo dove c’erano ancora i tubi trasparenti. L’alieno non la notò, intento ad analizzare, su quella piattaforma sospesa, una grossa batteria.
”Oh, il loro funzionamento è davvero elementare in realtà…” cominciò, inalberando un cipiglio dignitoso “Si basano solo su alcuni impulsi elettrici che vengono provocati, una volta premuto il grilletto, da una speciale batteria posta all’interno dell’arma, che fa da conduttore elettrico attraverso la canna del fucile” prese una serie di cacciaviti contorti dallo scaffale, dando comando alla pedana di scendere.
Meiko si appoggiò, di spalle, al tavolo, cercando dietro di sé una di quelle sbarre di perpex
”E immagino che non abbiano alcun punto debole…” ipotizzò, stringendo le mani attorno al tubo “Sembrano decisamente delle armi temibili”
Lo scienziato sorrise, compiaciuto dai complimenti dell’aliena, non rendendosi così conto del guaio in cui era appena andato a cacciarsi. Mai rivelare a Meiko Hida i difetti di qualcosa: stai certo che riesce ad ordire un piano in meno di cinque secondi.
”Solamente un impulso elettrico della stessa portata potrebbe neutralizzarle…” l’aliena sembrò scoraggiata e lasciò andare il tubo “Oppure un semplice black-out, visto che sono collegate al sistema centr…”
Evidentemente, l’ingenuo scienziato si era appena reso conto di aver parlato troppo. Non fece in tempo a girarsi che un grosso tubo di perpex che lo colpì dritto sulla testa, facendolo accasciare al suolo, svenuto.
Meiko sostenne la sbarra, il gomito che scricchiolava ma un ghigno soddisfatto sul volto
”Grazie mille” ridacchiò “Sei stato molto istruttivo…”


***


Occhi d’ametista, socchiusi sulle sagome sfuocate che intravedeva davanti a sé. Sembravano affannarsi intorno a lui, cercando di sollevarlo, mani gentili sulla sua fasciatura, dolore sordo alla sua ferita.
Ancora stordito, venne sorretto in piedi, che gli sembravano imbottiti di piombo talmente erano pesanti e radicati al suolo.
Non ricordava bene cosa fosse successo…La scioccante rivelazione del Progetto di Shirogane, il buio, l’acuto dolore allo squarcio che aveva nel pettorale sinistro.
Mia madre…
”Ehi, Shin” una voce conosciuta rimbombò nelle sue orecchie, mentre identificava il timbro e i volti tesi davanti a lui, nella fredda luce del corridoio “Va tutto bene…?”
Riformulò la domanda mentalmente, cercando di comprendere il suo significato, mentre Pai attendeva, quasi speranzoso, una risposta affermativa.
”Bene…Si” sussurrò, portandosi una mano alla testa, racchiudendo la guancia e la tempia nel palmo gelido, la gota e la fronte in fiamme.
”Generale Fukazaki…” la timida voce di Retasu intervenne “Potrebbe spiegarci…la sua frase ‘Mi dispiace’…?”
Shin fissò quella giovane donna davanti a lui, immaginando che il gesto di rivolgergli la parola fosse stato molto audace per una come lei. Scorse i visi della altre Mew Mew, Momomiya corrucciata, Aizawa ancora leggermente scossa, la sedicenne Fon fiduciosa e l’imperturbabile Fujiwara in piedi, le braccia conserte sul seno.
Si accorse di essere sostenuto da Taruto, silenzioso e discreto, come se lo considerasse ancora il suo diretto superiore, e non il compagno di sventura.
…Mi dispiace…
”No…No” disse, prima incerto, poi sempre più sicuro, staccandosi dal sostegno che offriva Taruto, reggendosi orgogliosamente in piedi “Non è niente…Ero solo…solo *sorpreso* da quello notizia, nulla di più” si giustificò, abbozzando un amaro sorriso.
Pai strinse gli occhi in una muta domanda, sospettoso, decidendo che, per il momento, era meglio lasciar cadere la questione.
”Comunque, il nostro problema non cambia” la voce pratica e sbrigativa di Zakuro li interruppe. Fissò tutti i presenti con i suoi occhi chiari, le orecchie di lupo grigio si mossero leggermente, nervose “Come fermiamo Deep Blue?”


***


”E’ semplice, pratico ed efficace” parole divertite, quasi scherzose “Che ne dice?”
Mirai Buki si carezzò la barba rossastra. Si prese tutto il tempo per asciugarsi il sudore che gli imperlava la fronte con un bianco fazzoletto, mentre Kisshu lo fissava, impaziente.
Poi sospirò
”Non so, generale…” cominciò “E se venissi coinvolto anch’io? Come mi può assicurare che non salterà fuori il mio nome…?” si torse le mani, nervoso.
Ma l’alieno dagli occhi d’oro sogghignò, arrogante
”Questo non lo posso promettere…Però le garantisco” e gli si avvicinò di un passo, mentre di rimando questo arretrava “che quando toglieremo di mezzo quell’alieno, anche ciò che ha fatto per me verrà dimenticato, e addio problemi”
Porse la mano all’altro, fissandolo dritto negli occhi
”Allora?”
Mirai si passò nuovamente il fazzoletto sulla fronte, sotto l’elegante bombetta, scrutando la mano di Kisshu come fosse uno squalo pronto a sbranarlo. Poi, tuttavia, la afferrò, deciso, ricambiando la stretta
”Parola di Mirai Buki, generale” declamò in tono ufficiale.
Il giovane alieno sorrise, dopo tanto tempo, sinceramente soddisfatto. Lasciò la mano del nuovo alleato, facendogli cenno di cominciare.
Si va in scena…” sussurrò, facendogli l’occhiolino.
L’alieno più anziano annuì, attaccandosi alle sbarre della cella e cominciando ad urlare
”Guardia!! Guardia!!”
I passi concitati di una sentinella percorsero il corridoio, raggiungendo rapidamente la cella dalla quale provenivano le urla. Guardò all’interno, ansimando leggermente, puntando il fucile contro il generale Ikisatashi, che esibiva la sua migliore espressione da carcerato
”Che succede qua dentro? E perché lui è libero…?” aggiunse, indicando con la canna del fucile il prigioniero, che sogghignò in risposta.
Mirai aveva il volto trasfigurato dalla paura, mentre sporgeva un braccio dalle sbarre, cercando di abbrancare il soldato. Quest’ultimo si spostò indietro, leggermente intimorito.
”Mi aiuti, dopo che si è liberato ha cercato di aggredirmi!” esclamò, mentre Kisshu scoppiava a ridere sguaiato, la migliore imitazione di una sadica ilarità.
La guardia sembrò alquanto perplessa da quell’improvviso comportamento del prigioniero.
Ma d’altronde, si disse, non è Kisshu Ikisatashi per niente…
”D’accordo, le cambio cella” disse, brusco, staccando dalla cinta il folto mazzo di chiavi e individuando quella giusta.
Se solo avesse osservato meglio, avrebbe potuto scorgere il luccichio di malizioso trionfo negli occhi dorati del generale, mentre girava l’arrugginita chiave nella toppa.
”Adesso, signor Buki” si limitò a dire Kisshu, calmo e rilassato, incrociando le braccia, piantato davanti alla sentinella entrata nella cella.
Quest’ultima si bloccò guardinga, avvertendo alle sue spalle un’ombra. Un attimo…
Dov’è il vecchio?!
”Mi perdoni…” si scusò Mirai, sinceramente dispiaciuto, mentre calava sulla testa dell’alieno la prima cosa che si era trovato tra le mani: l’estremità di una delle catene. Il soldato si accasciò a terra, tramortito, senza un suono.
Kisshu lo guardò, inarcando un sopracciglio; poi si rivolse al signor Buki
”Con una catena…?”
”E’ l’unica cosa che ho trovato” si giustificò quello, lasciandola cadere e stringendosi, colpevole, nelle spalle.
L’alieno dagli occhi d’oro fece un gesto con la mano, minimizzando, chinandosi poi verso la guardia svenuta e trafficandoci sopra. Rivolse un’occhiata impaziente all’altro alieno
”Dunque? Si ricordi che non abbiamo ancora finito…”
Mirai sospirò, inginocchiandosi.
Maledizione a me, perché non sono stato zitto…?


***


Meiko Hida si sentiva pronta.
Aveva calcolato esattamente il momento esatto per agire…Un ovvio problema era il dire a Shirogane ciò che stava per fare, cosa a cui lui sarebbe stato senza dubbio contrario. Per cui, optò per la soluzione più ragionevole: non farne parola se non ad azione compiuta.
Altro piccolo “intoppo” della questione…Ciò che aveva intenzione di fare impediva tecnicamente a Shirogane di contattare le Mew Mew, per cui doveva fare anche questo a modo suo. Come aveva sempre fatto, del resto.
Prima di chiudere la porta del deposito della Base, con lo scienziato alieno ancora svenuto all’interno, si era appropriata di un certo oggetto, molto utile nella riuscita del suo piano.
Ed ora, si dirigeva con accurata indifferenza verso il pannello elettrico della Sala Progettazioni, posto strategicamente in un angolo, dietro alcuni scaffali ingombri di progetti arrotolati come pergamene.
Due occhi blu seguirono attenti e guardinghi quell’operazione, stringendosi di sospetto e diffidenza, mentre uno scienziato alieno continuava a parlargli, imperterrito.
Che diamine ha intenzione di…?
Meiko si inginocchiò dietro gli scaffali, accertandosi di non essere vista e che le sentinelle fossero ferme ai lati dello spesso portone d’acciaio.
Scardinò, silenziosa, la sottile lamina di metallo che copriva la moltitudine di fili colorati facenti parte dell’impianto d’illuminazione. Quando li vide, sogghignò, soddisfatta.
Tuttavia…
”Hida, cosa stai combinando?”
Una voce minacciosa arrivò alle sue spalle, poco prima che una fredda canna di fucile si posasse sulla sua nuca, la sfera d’energia pulsante in un crepitio sulla pelle.
Oh, merda…
Sospirò, lentamente
”Niente, soldato, stavo semplicemente controllando che l’impianto funzionasse a dovere” si giustificò Meiko, le mani ferme ai lati del quadro di fili, ancora spalancato.
La sua mente ragionò velocemente e valutò di avere solo due opzioni disponibili.
La prima era lasciare perdere quella strategia e pensarne un’altra, alle svelta; ma la scartò immediatamente, considerando che mai avrebbe potuto avere un tale colpo di fortuna.
La seconda, invece…
Strinse gli occhi, risoluta. Decisamente, la seconda era quella che preferiva.
In un lampo, si puntellò con le mani dietro di sé e si diede lo slancio, ritrovandosi a testa in giù e spendendo entrambe i piedi in verticale sopra di sé, colpendo l’alieno dritto sul mento, con violenza, facendolo cadere a terra malamente.
Subito l’altra sentinella accorse e un brusio di spavento si scatenò tra gli scienziati, mentre Shirogane restava impassibile, leggermente sgomento. Quella pazza stava mandando all’aria tutta la sua scrupolosa tattica con le sue pagliacciate da combattente…
Si accorse troppo tardi di ciò che l’aliena aveva intenzione di fare.
Sbarrò gli occhi, mentre Meiko, in un ghigno vittorioso, collegava i cavi di una grossa batteria, comparsa misteriosa nelle sue mani, all’imbocco principale dell’impianto.
Un lampo dorato fulminò tutte le lampade al neon della Sala e serpeggiò sugli scaffali e sui numerosi schermi, spaccando tutto ciò che incontrava.
Quell’incosciente non aveva solo provocato un black-out completo, ma aveva mandato in tilt, con un’impulso elettrico potentissimo, ogni sistema funzionante ad energia presente nella Base aliena.
E poi, qualcosa, esplose con un botto fragoroso, sfondando la porta d’acciaio rinforzato, nel buio totale che era sceso. Gli scienziati urlarono, spaventati, mentre una figura correva fuori, con passo felpato, ridacchiando leggermente, venendo poi inghiottita dalle ombre del lungo corridoio.
Ryo chiuse gli occhi, sospirando scocciato.
Per colpa di quell’invasata, era scoppiata l’apocalisse

…to be continued…


 

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Capitolo 23
*** Ritrovarsi ***


Nuova pagina 1

Salve a tutte ^o^!
I miei “kilometrici” ringraziamenti sono in fondo al capitolo xD
*°Buona Lettura°*


***


”Come sto?”
Mirai Buki scrutò attentamente la figura del generale Kisshu Ikisatashi davanti a sé pavoneggiarsi orgoglioso nella sua nuova tenuta.
Si carezzò il mento, pensoso
”Non crede che…la riconosceranno subito?”
Kisshu scosse la testa, minimizzando e sistemandosi meglio l’elmetto sugli occhi. Con l’aiuto di Mirai, si era impossessato della divisa della sentinella, che ora giaceva seminuda e svenuta nella cella, mascherandosi così da soldato semplice.
Imbracciò il fucile ad impulsi, facendo cenno all’altro alieno di uscire dalla cella.
Questo sospirò, avviandosi, subito seguito da Kisshu, che si chiuse la pesante porta di ferro alle spalle, lasciando l’alieno privo di sensi sul pavimento.
Il giovane dagli occhi d’oro si concesse un sogghigno soddisfatto, mentre finalmente imboccavano la via che conduceva ai piani alti della base.
Sfido chiunque a fermarmi, adesso…


***


Correva ancora, senza fermarsi, malgrado la fitta oscurità che lei stessa aveva volontariamente procurato. Conosceva la Base come le sue tasche, non bastava certo qualche lampadina rotta per disorientarla.
Sentì sotto le suole delle ballerine verde scuro le ruvide piastrelle della parte Sud della Base, mancava davvero poco.
Ridacchiò, soddisfatta, mentre imboccava uno stretto corridoio laterale, bilanciando la svolta con il ginocchio destro e riprendendo la sua veloce andatura.
Dopo aver fatto saltare il portone della Sala Progettazioni, era scappata fuori in tutta fretta, incurante di ciò che si lasciava alle spalle.
E forse, si disse, è meglio rivedere Shirogane il più tardi possibile…
Facendo saltare tutta la corrente elettrica della Base, si erano giocati la possibilità di usare qualsiasi mezzo tecnologico per comunicare e, nel loro caso, contattare le Mew Mew, ovunque si trovassero. Solamente un altro impulso elettrico della stessa portata poteva ripristinare la corrente, in minima parte.
Di certo Shirogane sarà già all’opera.
Si fermò, appoggiandosi alle ginocchia e boccheggiando per riprendere fiato. Un pensiero le balzò alla mente.
La parte sottostante di tutta la struttura non funzionava ad elettricità, poiché le carceri venivano illuminate costantemente con torce alogene, indipendenti dal sistema centrale. Ragion per cui, il black out non aveva interessato la zona ove, presumeva, si trovasse Kisshu.
Esclusa la Sala Progettazioni, un piano più su.
Riprese a correre, rassicurata da quel pensiero. Almeno, suo fratello non sapeva niente dell’accaduto, una preoccupazione in meno.
Se non è già troppo tardi…
Cercò di accantonare quel dubbio assillante, mentre ormai davanti a lei s’intravedeva la sagoma del portone d’accesso alla Stanza dov’era diretta.
Schioccò le dita e, subito, una fiammella biancastra scintillò sull’indice, illuminando la scritta rovinata, in alfabeto alieno, presente sullo stipite d’acciaio.
Infermeria
Sogghignò, soddisfatta.
”Sono arrivata…”

 

***


”Ahia!”
”Ma che…?!”
Kisshu tirò in piedi il povero Mirai, che era malamente incespicato nei suoi stessi piedi, finendo con la faccia a terra, sul freddo pavimento.
Gli spolverò la giacca gessata.
”Mi spiace, signor Buki…Ma come ha fatto a cadere?”
L’alieno strappò il cappello dalle mani di Kisshu, che glielo stava porgendo, rimettendoselo con un gesto brusco in testa.
”Non si vede niente, generale, mi spiega come facevo a sapere che c’era un gradino?” borbottò, passandosi nuovamente il fazzoletto sulla fronte.
Kisshu inarcò un sopracciglio, reprimendo una risata
”Non c’è nessun gradino, infatti..”
Mirai boccheggiò, in cerca di una scusa plausibile. Poi ridacchiò, imbarazzato.
”Mi scusi, è che sono nervoso…”
L’alieno dagli occhi d’oro sospirò, mettendosi il fucile a tracolla e materializzando i suoi tridenti. Le lame affilate s’illuminarono di luce gialla e mille scintille danzarono sul taglio dell’arma, rischiarando debolmente l’ambiente circostante.
L’alieno più anziano sembrò soddisfatto.
”Ora sì che si ragiona” esclamò, battendo un’amichevole pacca sulla spalla di Kisshu “Ben fatto, generale!”
Quest’ultimo trattenne un gemito di dolore. Malgrado la compagnia di Mirai fosse quantomeno piacevole, a suo modo, aveva sempre la capacità di procurargli ingenti danni *fisici*: proprio ora, ad esempio, aveva colpito una delle innumerevoli ferite inflitte dalla frusta, non ancora cicatrizzate del tutto.
”Piuttosto, lei sa come mai la vostra Base è senza corrente?” l’alieno interruppe la sequela di imprecazioni mentali di Kisshu, ancora dolorante. Aggrottò le sopracciglia.
Già, ora che ci pensava, era da quando avevano superato la zona delle Prigioni che non c’era più illuminazione, ed era così d’appertutto, a quanto notava.
Che cosa può essere successo…?
”Non so lei, ma io penso che sia opera di interni” disse il signor Buki con tono eloquente “Non so se mi spiego…”
Kisshu annì, distratto, alzando i tridenti e illuminando il soffitto, dove tutte le lampadine erano spaccate, probabilmente erano andate in corto circuito.
”Insomma, quel Nohara…” Mirai strose il naso, seccato “Non mi è mai piaciuto”
”Per quanto quella carogna di Iwo Nohara possa essere scorretto, non credo sia interessato ad agire contro la sua stessa fazione, signor Buki..” intervenne l’altro alieno, in tono neutro, cercando di controllare il fiotto d’ira che gli bruciava lo stomaco “Non crede?”
Quello si strofinò la barba rossastra sul mento, pensieroso
”Oh, immagino che abbia ragione, si…”
Kisshu trasse un profondo respiro, ricominciando a camminare, seguito da un trotterellante Buki. Di questo passo, a sceneggiata di “sentinella&prigioniero” non sarebbe servita, visto che non c’era nessuno che potesse vederla, nel vero senso della parola.
Dopo alcuni minuti che incedevano nel buio, la fievole luminosità offerta dalle armi di Kisshu intercettò la sagoma di una curva nel corridoio, che si perdeva a destra.
Si fermò, cercando di identificare la zona. Potevano essere vicino all’Armeria, se non andava errato.
”Che c’è…? Perché ci siamo fer…”
”Shhtt!”
Mirai guardò offeso il giovane alieno che l’aveva appena tacitato.
”Mi scusi, volevo solo…”
”Non sente anche lei?”
Il signor Buki tese le orecchie, nel pesante silenzio dell’oscurità.
”Beh…effettivamente c’è un mormorio, più avanti” fece notare, con aria saputa. Kisshu annuì, concorde. Poi imboccò la via a destra, venendo fermato per un braccio dall’altro alieno.
”Aspetti, guardi là!”
L’alieno dagli occhi d’oro si nascose dietro il muro, osservando una tenue luce rossastra ballonzolare nel buio, il sommesso cicaleccio che si era interrotto. Sentì delle voci attutite, prima di un’esclamazione che gli suonava famigliare..
Pai!
”Signor Buki, corra! Ho idea che abbiamo trovato una delle cose che cercavo” e scattò, senza attendere oltre, seguito da un confuso Mirai.
Una scintilla color ciclamino brillò nel buio, seguita da un delicato tintinnio.
Sorrise, mentre *la* raggiungeva.
Ichigo…


***


Buio. Stessa scena, da qualche parte nella Base Aliena.
”Ehi, che diamine succede, adesso?!”
”Ahia! Minto, quello era il mio piede…”
”Il mio di chi?”
”Retasu..”
”Scusa, Retasu-chan”
”Piantala di fare la vocina dispiaciuta, scommetto che se ero io non t’importava niente..”
”Ragazze, smettetela…”
”Zakuro onee-sama, dove sei?”
”Silenzio, umane!”
La voce perentoria di Pai interruppe l’agitato cicaleccio che aveva appena invaso il corridoio, piombato improvvisamente nell’oscurità più completa.
Un sussurro nell’ombra e due luci rossastre si accesero sulle lame delle spade di Shin, mentre le reggeva d’innanzi a sé. La luce scarlatta gettava iquietanti ombre sui volti dei presenti, accentuando il pallore degli alieni, rendendolo quasi spettrale.
Taruto si avvicinò al quadro comandi, fuso, nel quale avevano inserito il floppy ora distrutto, come da ordine di Ryo.
”Inutile, non funziona…”
”Sembra quasi che sia parito tutto” ponderò Shin, alzando gli occhi e notando le lunghe e sottili lampade al neon completamente fulminate.
”Avete idee di cosa possa essere successo?” la voce leggermente ansiosa di Ichigo si intromise nei pensieri dell’alieno dagli occhi viola. Quest’ultimo scosse la testa.
Pai rivolse un’occhiata dietro di sé, scrutando la fine del passaggio ove si trovavano. Tese le orecchie, cercando di ignorare il chiacchiericcio che ora era ripreso. Sbarrò gli occhi.
”Correte, via di qua!”
Scattò in avanti, afferrando Retasu per un gomito e trascinandola via nel buio. Taruto e Shin si guardarono, facendosi un cenno d’intesa e seguendolo rapidamente.
”Muoviti, Purin” incitò l’alieno più giovane, dando una spintarella alla biondina. Ichigo, Minto e Zakuro corsero dietro a Purin, non senza prima aver buttato un’occhiata a cosa aveva tanto impensierito Pai.
Mew Ichigo inchiodò bruscamente nel buio, fissando incredula nel fondo del corridoio.
Materializzò la sua arma, ottenendo una fievole scintilla rosata, sufficiente per accertarsi che, colui che aveva visto, era davvero *lui*…
Trattenne il respiro, sentendo il battito del cuore rimbombare nella cassa toracica.
”Ichigo, andiamo!”
Non udì la voce lontana di Minto che la chiamava. Non li raggiunse, rimase ferma ad attendere, quella luce dorata che avanzava veloce.
Strinse l’arma al seno, inconscio movimento per impedire al cuore di schizzarle fuori dal petto.
Kisshu…


***


Aveva appena aperto la porta, quello spazio sufficiente per entrare, che uno strillo penetrante le ferì i timpani. Si portò le mani alle orecchie, in una smorfia.
E adesso che succede…?
Numerose sagome correvano nell’ombra, affaccendandosi da una parte all’altra, dando segno di non averla nemmeno notata talmente erano impagnate.
Ancora lo strillo penetrante, seguito da una voce ansiosa.
”Infermiera, quanto ci vuole ancora?”
Una sagoma corpulenta sfrecciò di fianco a Meiko, che si sbrigò a levarsi di torno.
Attenta a non farsi vedere, anche se in quel buio era impossibile intravedere qualsiasi cosa, scivolò dietro un paravento di tela, afferrando un camice da infermiera e una mascherina, infilandosele in tutta fretta. Fece sparire i suoi abiti in uno schiocco di dita ed uscì allo scoperto.
”Basta, basta!” una voce imperiosa sovrastò il baccano generale. Si udì un leggero borbottio e immediatamente alcune luci biancastre fluttuarono nell’aria, rischiarando l’ambiente circostante.
L’aliena si guardò attorno, quasi rassicurata dal riconoscere le sagome dell’Infermeria. Annusò l’aria, un leggero, famigliare odore di disinfettante e medicinali si insinuò nelle narici, stordendole i sensi. I letti, occupati da feriti, malati e convalescenti, costeggiavano le due pareti, in lunghe file, nelle quali si muovevano affaccendate infermiere.
”Ah, infermiera!”
La giovane si bloccò, seriamente preoccupata da ciò che presumeva stesse per accadere. Si girò lentamente, quasi in un gesto meccanico, controllando di aver ben calcata sulla bocca la mascherina. Troppa gente lì conosceva il volto di Meiko Hida..
Abbozzò un sorriso tirato sotto la stoffa sintetica.
”S-si?”
Un’alieno piuttosto alto la fissava con aria truce, le mani sui fianchi. Alle spalle, un altro alieno, steso sul letto, si lamentava sommessamente.
”A che gioco state giocando, qui in questa Base di pazzi?” sbottò, rabbioso.
Meiko sbattè le ciglia, perplessa. Si trattenne dall’estrarre il suo bastone e dare una lezione a quella specie di gigante.
”Non capisco a cosa si riferisce, signore…”
”Sto dicendo che non è normale un simile black out” la interruppe quello “Per non parlare del fatto che il mio amico sta molto male, e nessuna di voi ha fatto niente”
Questo era il colmo! Lei non era nemmeno una *vera* infermiera e doveva persino subirsi i rimproveri di un “non-so-chi” senza fiatare? No, non era da Meiko Hida non rispondere alle palesi provocazioni…
Rabbuiata, alzò la mano destra, colma di luminose scintille, ma venne fermata per il gomito da un’aliena, che guardò il suo interlocutore.
”Modera i toni, giovanotto” disse, brusca “Stiamo facendo del nostro meglio e il black out non è certo colpa nostra..”. Poi sorrise, accogliente “Il tuo amico starà bene, deve solo smaltire la febbre. La medicina che gli abbiamo somministrato sta facendo effetto…”.
Detto questo se ne andò, trascinando via una recalcitrante Meiko e conducendola dietro il succitato paravento. La scrutò, minacciosa.
”Cosa avevi intenzione di fare, eh?”
L’aliena dalla chioma corvina abbassò lo sguardo. Quella non ci voleva…
Hana Kangohu, capo infermiera, l’aliena che innumerevoli volte aveva curato le sue ferite, dopo una missione. Qualsiasi genere di traumi, la cara e amorevole Hana c’era sempre, pronta a medicarla ed ad ascoltare le sue remore.
Colei che, forse, la conosceva meglio di tutti…
Infatti, mentre la diciannovenne teneva gli occhi bassi, l’aliena inarcò un sopracciglio.
”Non ci conosciamo, forse?”
L’altra scosse la testa, evitando di rispondere. Passò il peso da una gamba all’altra, nervosamente, sperando che Hana la lasciasse andare.
Ovviamente no… si disse Meiko in una smorfia, mentre l’infermiera continuava la sua ramanzina sull’autocontrollo e sul codice che una brava Infermiera doveva rispettare.
”Hana-san!”
Qualcuno, lassù, doveva volerle bene, evidentemente. Un giovane infermiere, particolaremente preoccupato, indicava un malato coperto di pustole blu, che ad ogni singhiozzo sputava bolle verdine dalla bocca.
L’infermiera sospirò pesantemente.
”Quel poveretto s’è beccato la Varicella, forse è meglio che vada..” la guardò, mentre ancora Meiko rifuggiva il suo sguardo sospettoso “E non ho ancora trovato nessuna Massaggiatrice libera per Deep Blue” concluse, mentre trafficava con alcune siringhe.
Meiko sogghignò, l’antico tremito entusiasta le correva lungo la schiena.
Proprio quello che stavo aspettando..
Si schiarì la voce, cercando d’ignorare la, ormai, *marea* di bolle verdi che vagavano per l’infermeria. Inoltre, quell’alieno irritabile che l’aveva interpellata prima aveva ricominciato a borbottare.
”Se vuole posso occuparmene io” ipotizzò, con voce falsamente timida.
Hana si girò, fissandola, questa volta, dritta negli occhi.
”Te la sentiresti..?” chiese, prudente “Deep Blue non è propriamente…di gusti facili” ironizzò in tono acido, prelevando con la siringa 20 ml di uno strano liquido violetto.
Meiko avrebbe voluto sbuffare con la solita aria arrogante, ma si trattenne. Si limitò a chinare il capo, in un cenno rispettoso, attendendo conferma.
L’altra aliena si concesse un sorrisetto saputo, controllando il liquido in controluce.
”Allora conviene che ti sbrighi” cominciò “Come dovresti sapere bene, il nostro *Signore*” Meiko notò il tono ironico, chiedendosi da quando Hana aveva cominciato ad avere quella considerazione di Deep Blue “…non ama nemmeno i ritardi…”
La diciannovenne annuì, docile, sparendo rapidamente dalla vista e imboccando la porta scorrevole. Il corridoio era ancora immerso in un fitto buio, segno che il diversivo che aveva provocato si era dimostrato più efficace del previsto.
”Un’ultima cosa, ragazza mia..” la bloccò Hana, ignorando i singhiozzi ripetuti del povero alieno malato. Meiko la fissò, la mascherina ancorata saldamente a coprire parte dei suoi lineamenti.
L’infermiera le sorrise caldamente, il primo vero sorriso che la giovane ricordò di aver visto negli ultimi mesi.
”Fai attenzione, Mei-chan…”
L’aliena dalla chioma corvina rimase immobile, gli occhi spalancati, fissando le sagome di Hana Kangohu e dell’infemeria sparire dietro la porta, facendola ripiombare così nell’oscurità.
Sentì qualcosa pizzicarle gli occhi, mentre correva rapida verso la Sala della Servitù, un piano più su.
Non riuscì a capire cosa fosse quel groppo in gola, mentre le ballerine verde scuro battevano ritimicamente sulle piastrelle del pavimento, nel triste silenzio della Base.


***


Scrutava, letteralmente furioso, la porta sbarrata d’innanzi a sé. L’acciaio temprato, acquisizione degli alieni dagli umani, l’unico materiale compatibile con la loro concezione di architettura, era graffiato, pesantemente ammaccato, ma tuttavia intatto.
Dannatamente intatto.
Strinse le iridi plumbee, un lampo di fastidio guizzò in quegli specchi tempestosi. Qualcuno, lì dentro, aveva avuto la brillante idea di chiuderlo fuori. Tuttavia, non era certo un’ingenuo.
Là dentro, era chiaro, avevano mandato a farsi fottere l’intero sistema centrale. E senza corrente elettrica, impulsi energetici, *forza* di qualunque genere, quel maledetto portone non si sarebbe aperto neanche sotto attacco nucleare.
Se la situazione, all’interno, era buia come si prospettava, –ridacchiò fra sé per la veritiera battuta che gli era appena sfuggita- potevano essere accadute solamente due cose concepibili.
O Shirogane aveva accidentalmente sfruttato tutta la rimanente energia per completare l’Arma Finale, e quello era anche accettabile.
Ma altrimenti…
Ringhiò, materializzando la sua micidiale falce, brandendola minaccioso.
Quei bastardi dei Ribelli hanno fatto saltare la corrente…
Non poteva neanche tollerare che simile feccia strisciasse indisturbata nei corridoi della Base, macchiando l’onore della loro nobile razza.
Alzò la lama al cielo, adesso tinto di viola e rosa cupo, segno che le dita delicate dell’Aurora cominciavano ad allungarsi sul cielo della Tokyo invasa. Presto, sarebbe sorto l’ultimo sole della Terra.
Chiuse gli occhi, mentre subito un’inquietante luce verdastra illuminava il taglio della falce, smeraldine scintille che danzavano rapide, formando una sfera pulsante d’energia.
Aprì di scattò gli occhi grigi, il globo che si fiondava rapido nel centro della porta, indebolendo le sue difese. Scattò in avanti, prima che consumasse tutta la sua potenza distruttiva, infliggendo il colpo di grazia: un fendente, netto e preciso, nel centro della sfera…
Un immensa esplosione riecheggiò rimbombando nei vicoli della città, mentre il portone si accartocciava violentemente su sé stesso, scardinato, crollando tra le macerie sul pavimento del corridoio d’ingresso.
La sagoma trionfante di Iwo Nohara scavalcò ciò che rimaneva dell’acciaio, la coda di capelli color zaffiro ondeggiante fin sotto la cintura della divisa da generale.
Sogghignò, stringendo il manico finemente decorato della sua falce.
Dovrò dire due paroline a Deep Blue sulla reale resistenza dell’acciaio di questi umani…
Si avviò, deciso, inghiottito subito dal buio dell’ampio corridoio.

…to be continued…


***


E rieccoci qua, Anno Nuovo, Vita Nuova xD Chissà cosa mai vorrà dire…oO;;
Un nuovo capitolo per festeggiare il 2006, che possa essere felice e sereno ^o^ E sperando che non succedano guai come quelli descritti nella fanfic ^o^;;
Sono ben…*Bea fa conticini* beh, circa due anni che porto avanti questa fanfiction, comprese crisi e blocchi, ma non mi stanco mai di continuarla xD Ormai fa parte di me, è la più lunga che abbia mai scritto (batte anche il record di “Amicizia” °°;; che era di 25 capitoli…tempi lontani xD) ed è ancora piuttosto lontana dalla sua conclusione ^o^;; mi spiace per voi, nyah xD E poi, 106 recensioni *.*!! Ragazze, vi ringrazio immensamente >**<’’!! Siete così tante e i ringraziamenti sono così lunghi che ho dovuto “spostarvi” dopo l’effettivo capitolo, altrimenti guastava troppo l’inizio xD Shono felicissima, sapete *.*?!
Francesca Akira89: infatti, non le può contattare xD Meiko ha combinato un bel casino, shi U_U; Dici che è strano che Mirai venga messo nella stessa cella di Kisshu °°;? No, non direi, dopotutto il nostro Ikisatashi era praticamente “inoffensivo” ^o^;; o meglio, così pensavano ^^;; Thanx ancora =*
Cris: *Bea viene spedita via da urlo di Cris, nessuna novità xD* Argh, C-cris…^o^;; Shono contenta che ti coinvolga tanto, significa che ciò che scrivo va dritto allo scopo ^^ Shin, già, povero tesoro ç_ç Però, vedrai cosa ti combina… a presto, nee-chan, smakkk ^*^
Mewby: eccoti accontentata xD penso che il meccanismo sia semplice da capire, l’accordo non era nulla di speciale ^o^;; Ma efficace, non credi? Sayonara!
Kumiko Shirogane: Sensei a me °//°? *Bea lusingata* Ghassie mille, nyah xD Sei troppo gentile, non mi merito tutti questi complimenti U.U Prometto che passo a vedere la tua ficcy al più presto, giuro è.é *Bea si lega fascetta in fronte* E ti faccio sapere, ovvio ^-^ Smakkkete!
Elly: sai, penso che Kisshu sia il “my love” di parecchie persone ^.^;; (sottoscritta compresa, nyah xD Anche se il mio amore va a Ren Tao, sempre e cmq U_U) Ormai, Ichigo dovrà lottare per tenerselo, shi xD Mi dispiace per internet, ora tutto sistemato °°;? E a quando new chappy della tua fanfic xD? Hola ^*^
Strega 91: ma non devi certo scusarti, non siete obbligate a recensire ^o^;; Certo, a me fa *mucho* piacere *-* però non devi “timbrare il cartellino”, soprattutto se sei molto impegnata! Come ti capisco…ç.ç *Bea piagnucola* Dunque! Yes, Kisshu è finalmente tornato…Perché dici che Mirai dovrebbe temerlo xD? Io penso che ne sia…umh, inspiegabilmente attratto, anche se il nostro alienucolo dagli occhi d’oro ha davvero una vena di follia ^o^;; però, ammettiamolo, era un buon generale U_U a modo suo ^^; Meiko, Meiko, non ha mica finito di cacciarsi nei guai, sai? Grazie mille anche a te =**
JunJun: nee-chan, mi sorprendi °°; Davvero non hai capito chi è scappata dalla Sala Progettazioni xD? Vedrai, adesso, e vedrai cos’ha intenzione di fare *.* Quell’aliena mi sorprende, sfugge al mio controllo oO;; ogni volta che tento di farle fare qualcosa che voglio io, va a finire che combina quello che vuole lei -.- Vabbè… I capitoli d’azione mi risultano più difficili da scrivere, perché ho in testa così tante idee che rischio di metterle giù in modo disordinato ^^;; quindi devo controllarmi, nyah U.U E si, Mirai è stato “utile”, diciamo…e per Shin, beh…no, niente spoiler xP Però ho in mente tante belle cosucce, shi *-*! Penso che questo capitolo soddisfi, in parte, la tua domanda, non trovi ^o^?
Dea delle fic °//°?! Accidenti, dea degli AMV, grazie mille del complimento, ma non me lo merito, davvero ^//^ Smakkk =**, sayonara a te!
MewSisters: buongiorno a voi ^o^! Ma che bel nick che avete, kawaii *-* Neko Ichy-chan&MewLeemoon, giusto xD? E di che vi scusate xD? Siete sempre le benvenute in questa compagnia, nyah ^o^ Vi piacciono le citazioni, cioè i pezzi di poesie o canzoni che inserisco °°;? Sapete, io credo diano “respiro” alla storia, servono a spezzare un po’ il ritmo… e credo anche che andremo molto d’accordo, MewLeemoon, se anche tu sostieni la coppia KisshuXIchigo *ò* E poi, permettetemi di concedervi una standing ovation *.* In quasi tutte le fanfic, Ryo Shirogane ha il ruolo di povero-innamorato-dannato-e/o-irrecuperabile -.-; che fine facciamo fare all’acido ragazzo geniale che conosciamo è.é? Così ho tentato di cambiare un po’ le cose ^^;; Vedo con piacere che ci sono riuscita…xD E Meiko, come ho già detto, sfugge al mio controllo ^o^;; però si, credo che sia la degna nee-chan di Kisshu, o Ki-chan come lo chiama lei…anche se, per certi versi, la ritengo molto diversa da lui U_U; Cmq, sapete che avete ragione °_°;? Ho riletto i primi capitoli, e fanno davvero…=.=; non-dico-cosa…Forse dovrei riscriverli ^^;; Solo che li ho scritti tanto tempo fa, ho cambiato molto stile&modo di scrivere, e penso che si veda xD! Ghassie ancora ^//^ eccovi accontentate!
Neko Ichy-chan: addirittura un tuo personale commento °-°;? Me sinceramente onorata, shi U.U *Bea fa leggero inchino* Shin ti ringrazia dell’apprezzamento e ricambia! …come dici °°;? Ah, ingrato è.é!! Il qua presente Fukazaki mi sta dicendo che ti dà ragione per quanto riguarda “quello che gli ho fatto” e insinua che sono perfida.. -.-; ma tu guarda.. Devi capirmi, non sono stata io oO;;! E’ stato Iwo U.U Ma ti assicuro che Shin sta già sommariamente bene ^-^; vedrai che si riprenderà presto, anche se le sue cicatrici, sia fisiche che mentali, sono più difficili da far guarire… Meiko&Shin, dici xD? Beh, io dico che rimarrai piacevolmente sorpresa, nyah *^^*! Arigatou, a presto =*
Darkangelodette92: *Bea porge catino per pozzetta di bava* Ecco fatto, meglio xD Ghassie ^*^!

Ah, sono proprio sbadata ^^;; nello scorso capitolo mi sono scordata di mettere la Nota (*) al nome “Buki”, perché ha un significato preciso in relazione alla sua professione! Se ricordate, l’alieno si occupa del rifornimento di armi alla Base Aliena…Perciò, il suo cognome significa “arma” *^^* Capito, no xD?

 

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Capitolo 24
*** Equivoci e accordi ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti xD!! Un nuovo capitolo, appena sfornato dalla mia testolina…
Vi dirò, mi è venuto parecchio “strano”, cioè è piuttosto esilarante in alcuni punti xD sarà il risultato dello studio ininterrotto di greco classico (poesia&prosa -.-) per la verifica, deve avermi bruciato gli ultimi neuroni disponibili ^o^;;
Però sono soddisfatta, l’ho scritto tutto d’un fiato ^-^
Ringraziamenti in fondo, nyah xD
*°Buona lettura°*


***


I’m ready to go,
Are you are ready to see?
Don’t you know that it’s impossible to stop me…


Da quando si era lasciata alle spalle la porta dell’Infermeria e l’amorevole espressione di Hana, una strana euforia aveva soppiantato il repentino tentennamento e aveva cominciato a farsi lentamente strada nelle sue vene.
Mentre correva per raggiungere il secondo piano, l’unica traballante luce bianca del suo bastone a farle strada, la sua mente continuava a galoppare entusiasta, un passo dopo l’altro, imboccando scorciatoie e passaggi secondari per giungere più rapidamente alla sua meta.
Aveva sempre avuto l’animo della cacciatrice.
Svoltò, sdrucciolando leggermente sulle piastrelle, in un corridoio di destra, provando piacere nel sentire il cuore batterle forte nella cassa toracica, tamburo di una guerra ormai giunta al suo culmine.
Aveva ancora in dosso i vestiti da infermiera, momentaneamente senza mascherina, la lunga chioma corvina sobbalzava ritmicamente sulla schiena.
Si bloccò, inchiodando contro il muro di una curva ad angolo retto ed acquattandosi dietro di esso. Aveva appena sentito delle voci…
Si arrischiò in un’occhiata veloce, sporgendosi leggermente dalla parete, il bastone, ora buio, saldamente fermo nella mano destra.
Sogghignò divertita, mettendo a fuoco nella scarsa luce bluastra che aleggiava in quel corridoio, le figure d’innanzi a lei. Si rimise la maschera di tessuto sintetico, compiaciuta, afferrando poi l’arma con entrambe le mani.
Scommettiamo che riesco a stenderli in meno di un minuto…?
Aveva sempre avuto il *vizio* di scommettere, soprattutto con sé stessa, sulle proprie capacità.
Arroganza, supponenza, ambizione…
Qualcuno una volta disse che, in ogni azzardo o scommessa, il banco vince sempre.
Per Meiko Hida, quella stupida frase era solamente un ridicolo paradosso.


***


La mente umana fa strani scherzi.
Più intensamente si pensa e si figura una cosa agognata nei propri pensieri, dipingendo particolari e sensazioni sempre nuove e numerose sulla tela del sogno, più si rimane immobili, incapaci di reagire quando il tal *fatto* decide di scivolare via dal quadro e prendere dolcemente vita davanti ai tuoi occhi.
Adorabile, angosciante sensazione di smarrimento…
Ancora i suoi occhi d’oro fissi nei suoi, incatenati per sempre alle *sue* iridi, ora rosa cupo, crudele ed eterna subordinazione di un’anima all’altra.
Mentre camminava verso di lei, lentamente, tutto il paesaggio circostante si sfuocò, facendole credere di essere sospesa in una dimensione senza spazio e senza tempo, senza inizio e senza fine.
Quelle iridi dorate, quel sorriso aperto, senza ombra di malizia, solo l’espressione serena della felicità nel rivederla, finalmente.
E quando se lo ritrovò proprio davanti, leggermente più alto di lei, ancora sorridente, mille bollicine di soddisfazione le svolazzarono liete nello stomaco, imporporandole le guance di rosso e velandole gli occhi.
”Kisshu…” si ritrovò a ripetere, stupidamente, l’unica cosa che riusciva a venirle in mente dopo tanto tempo.
Sempre lui, sempre il suo nome. Da quando aveva soppiantato tutto il resto…?
”Ichigo”
Constatazione, pure sillabe così semplici da pronunciare, mentre osservava di rimando quegli occhi lucidi di pianto, la bocca delicata contratta in una smorfia, le mani quasi aggrappate attorno alla sua arma, ancora saldamente stretta al petto.
La avviluppò in un abbraccio impulsivo, stringendosela addosso, come fosse l’unica cosa che ancora lo tenesse in vita, una mano nei suoi capelli, il capo nascosto nell’incavo tra il collo e la spalla.
”Mi sei mancata, micetta..” sussurrò, la voce incrinata, la presa sempre più salda che costrinse Ichigo ad alzarsi in punta di piedi, ella che non desiderava altro che assecondarlo.
La giovane passò le braccia sulla sua schiena, con delicatezza, facendolo sussultare leggermente per le ferite che si snodavano sinuose su tutto il dorso. Tuttavia egli non si ritrasse, inspirando profondamente il suo profumo, calda e fruttata fragranza che temeva di dimenticare…
”Sei uno stupido” singhiozzò Ichigo, affondando le dita nella schiena e facendolo gemere “Solo uno stupido..” continuò a sussurrare parole sconnesse, mentre finalmente scoppiava in pianto liberatorio contro la sua spalla.
Kisshu la cullò dolcemente, mormorando parole di conforto che la fecero ridacchiare.
”Che scenetta commovente…” sospirò, estasiato, Mirai Buki, rimasto discretamente indietro, fissando i due giovani ancora abbracciati nel mezzo del corridoio.
Poi strinse gli occhi, scrutando alcune figure correre verso di loro, chiamando un nome…
”Ichigo!”
”Ichigo, andiamo, dove ti sei cacciata?”
”Quella Momomiya è davvero una cosa impossibile…adesso capisco perché piace tanto a quello zuccone di Kisshu”
Mirai inarcò le sopracciglia. Cercò di contare le voci e le ombre, valutando rapidamente che erano circa sei o sette figure. Inoltre…
Trasse un lungo respiro, avanzando nel corridoio fino a raggiungere Kisshu ed Ichigo, ancora impegnati in varie effusioni da nostalgici amanti. Imbarazzato, si schiarì nervosamente la voce, cercando di non guardare.
”Generale Ikisatashi, credo che…emh” s’era interrotto quando quest’ultimo aveva poggiato un leggero bacio a fior di labbra sulla bocca di quell’umana di nome Ichigo.
E un altro.
E un altro ancora
Mirai avvertì chiaramente un inquietate rosa acceso diffondersi sulle guance sotto la barba color rame, mentre distolse lo sguardo, mostrandosi particolarmente interessato alla pavimentazione.
”G-generale, insomma” riprovò, inutilmente. Adesso, quella strana donna dalle orecchie feline aveva passato le braccia attorno al collo di Kisshu e stava ricambiando il suo affetto.
E le voci erano sempre più vicine, ormai l’alieno poteva anche sentire i passi dei proprietari.
C-credochelastianocercando!” sbottò tutto d’un fiato, afferrando il giovane dagli occhi d’oro per una manica, ormai in preda al panico e all’imbarazzo generale.
Kisshu scelse proprio quel momento per accorgersi che quello strillo indistinto proveniva dall’alieno letteralmente appeso al suo braccio sinistro.
Anche Ichigo rivolse la sua attenzione al buffo “terzo incomodo” della situazione, sorridendo leggermente, la nera coda che s’agitava impercettibilmente su e giù, le mani ancora sulle spalle dell’alieno d’innanzi a lei.
”Kisshu, chi è questo…*signore*?” chiese, divertita, mentre Ikisatashi faceva appello dall’Alto dei Cieli a tutta la sua scarsissima pazienza, trattenendosi dal trucidare colui che li aveva tanto gentilmente interrotti.
Mirai sembrò compiaciuto dall’attenzione della giovane. Ancora saldamente aggrappato alla manica della divisa di Kisshu, si raddrizzò la bombetta verde sul capo con la mano libera.
”Mirai Buki, signorina…”
”Momomiya”
”Signorina Momomiya, incantato” le fece un elegante baciamano su quella libera ch’ella aveva tolto dalla spalla dell’alieno dagli occhi dorati, ora imbronciato.
”Si, stupendo..” masticò Kisshu, acido, domandandosi perché l’alieno non l’avesse ancora lasciato andare “C’è qualche problema, signor Buki?”
”Beh, veramente..”
”Oh…mio…Dio…”
Il rantolo che provenne dalla figura giunta davanti alla situazione era paragonabile solo all’espressione totalmente sconvolta degli altri sei partecipanti all’allegro quadretto, tutti con seri problemi a tenere chiusa la bocca.
Kisshu, Ichigo e Mirai si girarono in sincrono, identificando il gruppo di persone che affollava quel corridoio, prima deserto, ora con un grado d’affollamento pari alla mensa della Base Aliena nei giorni in cui c’era il gelato *umano* come dessert.
Taruto Ikisatashi, l’autore di quella frase scioccata che aveva incrinato l’atmosfera, si portò una mano alla bocca, ancora scosso. D’altro canto, il maggiore degli Ikisatashi si esibì in un sibilo spaventato e infuriato insieme.
”Non solo mio fratello se la fa con le umane…” dal tono usato, sembrava che già quella fosse un’onta imperdonabile ma che, alla fine, non era poi così grave “Ma anche con gli alieni” calcò la lettera maschile finale, la voce ormai quasi isterica, mentre fissava un Kisshu assolutamente perplesso.
Shin, d’altro canto, sull’orlo del collasso, le spade illuminate di rosse scintille ancora strette in pugno, pensava con sguardo vacuo se ci fosse la possibilità che anche la sorellastra avrebbe potuto acquisire strane inclinazioni. Rabbrividì, sperando ardentemente che quella parte di sangue non fosse in comune…
Ichigo fissò le sue compagne, mezzo sorriso sulle labbra e un’espressione curiosa, mentre ancora teneva una mano saldamente piantata sulla spalla destra di Kisshu e l’altra… sinceramente, l’altra non ricordava dove fosse finita.
Minto la fissava, Purin la guardava, Retasu sembrava stesse per scoppiare a ridere, Zakuro la scrutava decisamente divertita.
In poche parole, la mew neko si sentì un tantino osservata…
Minto sogghignò, compiaciuta.
”Ichigo..”
”..da quando..”
”..oltre Kisshu, s’intende..”
”..frequenti altri alieni?”
Se l’affiatamento di un gruppo si misura sulla capacità di completare degnamente le frasi dell’altro, allora le Mew Mew, in quel preciso momento, erano il quartetto più collaborativo del pianeta. Esclusa la loro leader, ovviamente, che per adesso era oggetto di quell’interrogatorio improvvisato.
Ichigo s’indignò, realizzando poi la situazione a tempo record: la destra, quella dispersa, era ancora nella mano dell’alieno che le si era appena presentato, mentre la sinistra riposava leggera sulla spalla di Kisshu che, personalmente, teneva la destra attorno alla vita della giovane, mentre la sinistra pendeva dal braccio che Mirai stringeva ancora con tanto ardore.
Insomma, tutti e tre s’accorsero che, vista da qualcuno che non conosca la dinamica dei fatti, il contesto poteva sembrare parecchio bizzarro, visto che parevano intenti in un lieto girotondo.
O peggio, per i più maliziosi, che lì sembravano abbondare, in una perversa cosa a tre…
Si staccarono rapidamente, arretrando.
Kisshu diede un leggero colpo di tosse, incrociando le braccia.
”Bella accoglienza ad uno che è appena scampato alla morte…” disse in tono leggero, il solito sorrisetto supponente sulla labbra.
Taruto sorrise, imitato da un riluttante Pai.
Le Mew Mew si fecero avanti, curiose di sapere gli ultimi avvenimenti, compreso se Kisshu conosceva la causa di quell’improvviso black-out.
Shin e Mirai rimasero in disparte, scambiandosi un cenno d’intesa. Quello era un momento speciale, che nessuno dei due si sentiva in diritto di interrompere.
L’alieno dagli occhi viola sospirò, appoggiandosi di spalle al muro, guardando sereno Purin saltare al collo di Kisshu, in uno dei soliti slanci d’affetto che nemmeno gli anni erano riusciti a smorzare del tutto.
Un ombra passò in quelle iridi d’ametista, nel silenzio che gli era piombato nelle orecchie, isolandosi dal chiacchiericcio circostante.
Stava ormai giungendo l’alba, le piccole finestre squadrate parlavano chiaro. E loro non erano ancora giunti a niente.
C’era decisamente qualcosa di strano, qualcosa che non poteva essere accantonato nemmeno per un istante. Qualcosa che perfino Pai e Taruto sembravano aver dimenticato…
Chi aveva mandato in tilt tutto il sistema centrale?
Il generale Fukazaki sperò vivamente che Ryo Shirogane non avesse *succhiato* tutta l’energia della Base per completare l’Arma Finale.
Perché, pensò tetro il giovane alieno, se così fosse, significa che siamo davvero alla resa dei conti…


***


I could be mean
I could be angry
You know, I could be just like you


Iwo Nohara era livido.
Anzi, rispetto a *ciò* che gli divorava incessantemente le viscere da almeno un quarto d’ora, mentre si aggirava come un lupo in cerca della preda, il termine “livido” era solo un gentile eufemismo.
Tutta la Base Aliena sembrava piombata nel caos più completo.
Ogni soldato presente nell’edificio era misteriosamente scomparso dalla circolazione, probabilmente tutti rintanati come topi in trappola nei dormitori o nella Sala Mensa, usata come ritrovo comunitario. E, nei Sotterranei, poteva quasi sentire il frenetico lavoro degli scienziati, Shirogane compreso, per riportare la corrente nella Base.
Ma la cosa che minava le fondamenta del suo autocontrollo era il fatto che, così facendo, avevano lasciato l’intera struttura in mano ai ribelli e alle umane che avevano portato zizzania fra l’unità che una volta esisteva fra i quattro generali.
O meglio, tre generali…
Questo pensiero continuava a tormentarlo, mentre faceva saltare una porta dopo l’altra, lasciandosi alle spalle una scia di calcinacci e detriti pari ad un incursione nemica.
Kisshu Ikisatashi era sempre stato la mela marcia del cesto, l’erba cattiva in un’aiuola rigorosamente coltivata, la serpe nell’Eden.
Iwo riteneva Deep Blue un incapace ed uno stolto, se si era fidato di un alieno come Ikisatashi, capace solo di portarsi a letto la maggior esponente della fazione nemica, la leader delle Mew Mew.
Digrignò i denti, gli appuntiti canini ferirono il labbro inferiore. Falciò di netto l’ennesima lastra di metallo, aprendosi un varco nella parete e creando una scorciatoia per i Sotterranei.
Se Ikisatashi non è già crepato, lo uccido con le mie mani.
Imboccò svelto il passaggio appena spalancato a viva forza, correndo svelto all’imboccatura delle tortuose scale che conducevano al primo piano interrato.
Il buio era sempre più fitto, ma non accese nessuna luce. Troppo impegnato a riflettere, elucubrazioni crudeli distillate negli alambicchi dell’inconscio che, ora, s’imponevano con prepotenza nella consapevolezza.
Che il *male*, secondo la concezione di Nohara, era sempre stato tra loro.
Attraversò tutto il primo piano del Sotterraneo con premura, un orrendo, inquietante sospetto che aveva cominciato a rodere ulteriormente la sua coscienza.
Possibile che…?
Era certo che ci fosse l’operato dei ribelli dietro quel black-out, però ancora una cosa non gli era chiara. Se volevano liberare Kisshu, avrebbero dovuto scendere nelle carceri, visto che, conciato come lo ricordava, non poteva certo andare lontano senza aiuto.
Tuttavia, mentre scendeva a precipizio gli scalini di pietra grezza, caratteristica del sottoterra della Base, si disse che c’era decisamente un silenzio sospetto.
Troppo silenzio.
Le torce fissamente saldate al muro scintillavano inquiete, unica fonte di luce nell’oscurità generale che incombeva sull’edificio. Iwo sapeva che il giorno si avvicinava, ben presto quello sciocco trucchetto sarebbe servito a poco.
Sulla soglia dello stretto corridoio, ove si affacciavano le porte delle cinque celle delle segrete, l’alieno si guardò intorno, le iridi grigio peltro strette in una piega minacciosa, sotto il lungo ciuffo blu cobalto.
Camminò con passo felpato degli stivali neri fino alla quarta alcova, nella quale si trovava Kisshu. O meglio, avrebbe dovuto.
Il respiro accellerò, l’ira che aveva cominciato a scorrere più rapida nelle sottili vene azzurrine che trasparivano dalla pelle chiara, avvelenando ulteriormente l’animo dell’alieno.
Vuota.
La prigione che aveva contenuto il capo dei ribelli era desolatamente vuota.
O meglio, *qualcuno* c’era…
Afferrò le sbarre d’onice, poggiando la fronte sopra di esse, cercando di darsi il contegno che la sua carica di generale imponeva.
”Lyarko!” sbraitò, il capo ancora premuto contro la nera grata.
Una porta sbattuta, dei passi frettolosi e un alieno biondo vestito di nero, un cappuccio abbassato e una frusta in mano, corse da Iwo d’innanzi alla porta della cella.
Ansimò, riprendendo fiato e arrotolando la frusta sul braccio.
”Mi ha chiamato, generale Nohara?” chiese, chinando leggermente il capo in segno di rispetto.
L’alieno dalla chioma zaffiro si rialzò, sovrastando in altezza il boia e squadrandolo furioso.
”Mi sembrava di averti chiesto di sorvegliare Ikisatashi al meglio, o sbaglio?” sibilò velenoso, una mano dalle unghie affilate che ancora artigliava la sbarra.
Lyarko sembrò perplesso.
”M-ma certo…ed è quello che..”
”Stolto carceriere che non riesce a sorvegliare nemmeno i moribondi..” il soffio rabbioso di Iwo venne seguito dalla sua falce che si posò, implacabile, sul collo dell’alieno davanti a lui.
Questo deglutì, terrorizzato, e cadde in ginocchio.
”Non…n-non capisco cosa…”
”Guarda la cella, Lyarko, guardala!
Nessuno poteva trasgredire a quell’imperativo che tanto aveva sapore di condanna. Il biondo voltò lentamente la testa, avvertendo il taglio dell’affilata lama premere sulla vena pulsante della carotide.
Sbarrò gli occhi scuri, consapevole che quella era l’ultima volta in cui poteva respirare.
Sdraiato riverso e senza vestiti sul pavimento umido della prigione c’era un alieno che, decisamente, non era Kisshu. Una sentinella incappata nell’ennesima strategia del generale per cavarsi dagli impicci.
L’aveva sottovalutato.
Riportò lo sguardo supplicante sull’alieno che troneggiava d’innanzi a lui, squadrandolo minaccioso.
”Non so…come s-sia potuto…”
”Lo so io, viscido verme” gli occhi color ferro erano malevoli, accesi di recondita follia “Non sprecare il tuo ultimo fiato in scuse inutili..”
La falce calò implacabile, il muro di pietra scabrosa si macchiò di sangue scarlatto, mentre la sagoma mutilata di Lyarko si accasciava senza vita sul pavimento.
Iwo posò il manico elaborato della sua arma a terra, in un tintinnio nel silenzio della prigione. Si appoggiò indolentemente ad esso, fissando in un sogghigno il cadavere.
”Ecco ciò che succede a chi trasgredisce i miei ordini…”
Scoppiò a ridere, mentre entrava nella cella ove giaceva il corpo della sentinella svenuta.
La squadrò, un sopracciglio inarcato, girandola con la punta dello stivale supina. Gli piantò un pestone dritto nello stomaco, facendola rianimare di colpo, urlando dal dolore.
Questa si massaggiò il ventre, ansimando e guardandosi intorno circospetto e leggermente scosso. Alzò gli occhi sul generale Nohara.
”Signore, è lei…Io ero..”
”Dov’è andato?”
Il soldato s’interruppe, faticando a ricucire gli ultimi avvenimenti. Si massaggiò la testa, indolenzito dal gran colpo ricevuto da…chi era stato?
”Ikisatashi, intende? Non lo so, è stato..”
”Chi l’ha aiutato a fuggire?” incalzò Iwo, stringendo la falce, sempre più nervoso. L’alieno probabilmente se ne accorse, infatti rimase prudentemente seduto, evitando lo sguardo indagatore del generale.
”So solo che c’era un altro prigioniero, in questa cella…Non so come si chiami, ma credo di ricordare che sia stato quest’ultimo a tramortirmi” osservò la sentinella, cercando di ricordarsi il volto dell’alieno che l’aveva chiamato per cambiare cella.
Barba rossastra, piuttosto vecchio, sulla cinquantina, forse…
”Ricordo solo che era un alieno abbastanza basso, una bombetta verde, mi sembra..” disse il soldato, facendo leva sulla gambe per sollevarsi, sempre rimanendo a distanza dalla falce.
Iwo sussultò leggermente. Un cappello verde…?
Mirai Buki, quell’idiota che ci rifornisce di armi… imprecò, imboccando rapidamente la porta della cella e schizzando fuori, diretto in superficie.
”Generale, cosa…” l’alieno s’interruppe, notando adesso il corpo senza testa, in un lago di sangue, del boia Lyarko. Sbiancò, barcollando ed appoggiandosi alle sbarre per non cadere.
Qualunque cosa si dicesse di lui, Iwo Nohara era un folle sanguinario che niente e nessuno avrebbe potuto fermare…


***


La quinta sentinella cadde a terra, priva di sensi, sopra la sagoma ammaccata di un altro alieno, insieme ad altri tre soldati nel corridoio.
Meiko Hida roteò il bastone nella mano sinistra, soddisfatta, facendolo poi sparire in mille lucciole biancastre.
Meiko uno, soldati zero… sogghignò, levandosi la mascherina.
Scosse i capelli, rimettendosi in sesto e guardandosi intorno. Il cielo fuori dalla piccola apertura rettangolare si era tinto di blu chiaro ed ella scorse striature rosa e violette che un pittore aveva artisticamente tracciato sull’orizzonte.
Doveva sbrigarsi, il tempo rimasto non era poi molto.
Si rimise a correre, ora il buio era meno fitto e il morso della consapevolezza cominciava ad infierire sullo stomaco dell’aliena: che, se era vero che Shirogane aveva un piano, gli conveniva metterlo in atto al più presto.
In fondo ad un corridoio strombato scorse la porta a doppio battente della Sala della Servitù. Accellerò l’andatura e, giunta d’innanzi ad essa, slittò sul pavimento, evitando di sbatterci addosso. Solo che accadde una cosa che non aveva previsto…
Il battente destro del portone si aprì di scatto e Meiko, senza volerlo, piombò all’interno della stanza senza potersi fermare, imprecando mentalmente e non solo.
Si bloccò al centro dell’atrio di quella stanza calda ed invasa dal profumo delle spezie e dell’incenso, dallo stile vagamente orientale.
Una ventina di alieni ed aliene la squadrarono sorpresi, una sagoma in vestiti da infermiera piuttosto indecenti, visto che ella aveva accorciato la gonna per facilitare i movimenti della colluttazione precedente.
Meiko deglutì, passando lo sguardo azzurro da un viso all’altro. Alzò una mano, nervosamente.
”Emh…salve” buttò lì, distendendo le rosse labbra in un sorriso stentato.
Tre piccole aliene, che Hida valutò essere di circa dodici, tredici anni al massimo, si misero ad urlare, affollandosi attorno alla gonna di un’aliena più adulta, mentre due alieni piuttosto massicci avanzavano minacciosi verso di lei.
Meiko si bloccò, agghiacciata.
Non intendevo proprio questo, per entrata discreta…
Saltò all’indietro con balzo, poco prima che due paia di mani la bloccassero fermamente. Materializzò rapida il bastone, puntando l’estremità contro il torace dell’alieno.
Questo ansimò, alzando le mani, mentre faceva cenno all’altro di non intervenire. In poco tempo, Meiko venne circondata da una folla di servitori vestiti con abiti colorati di foggia arabeggiante.
Strinse gli occhi, leggermente preoccupata. Le cose non si stavano mettendo bene…
L’alieno che teneva sotto tiro parlò.
”Meiko Hida, portatrice di sventura, il nostro Signore Deep Blue ti aveva incarcerato per un motivo…Non dovresti essere qui” disse duramente, trafiggendo l’aliena con il suo sguardo verde acqua. Mormorii d’assenso nell’assiepamento di alieni intorno a loro.
”Cosa ti porta da queste parti?”
A pronunciare quella frase era stato l’altro alieno che aveva cercato di placcarla, posto a fianco di colui che aveva parlato per primo. La scrutava indagatorio, le braccia conserte sopra il gilet di damasco rosso, aperto sul torace.
L’aliena dalla chioma corvina trasse un respiro profondo, ritirando l’arma e facendola nuovamente scomparire in uno schiocco delle affusolate dita.
Decise di essere breve e concisa.
”Ho saputo che Deep Blue ha richiesto un massaggio…” cominciò, scegliendo con cura le parole da usare “Chi se ne dovrebbe incaricare?”
Si fece avanti, nel parlottare dei servitori, una giovane aliena dagli occhi e dalla lunga chioma color lilla, trattenuta da un intarsiato diadema d’argento e vestita come un’odalisca, la stoffa di velo trasparente di un pigmento più scuro dei suoi capelli.
”Io” disse semplicemente, fissandola attentamente.
Meiko la guardò, poi si fece avanti, fronteggiandola. Quella strana aliena dimostrava venticinque anni circa, era più grande dell’aliena dalla chioma corvina, questo riusciva a comprenderlo grazie alla nota di rimprovero nello sguardo che le rivolgeva.
Ma Meiko non s’intimidì.
”Ho bisogno di vedere Deep Blue e questa è la strada più rapida…” disse, imperiosa “Per cui, mi sostituirò a te, senza che nessuno possa fermarmi” concluse, un sogghigno indisponente le aleggiava sulla bocca.
Gli alieni si guardarono l’un l’altro, analizzando la parole categoriche che Meiko aveva appena pronunciato, sembrava desiderare nessun’altra risposta che non fosse un sì. Tutti i presenti conoscevano bene le doti di quell’aliena.
Spia dagli umani, combattente. Portatrice di sventura, come in molti la chiamavano, sussurrandolo quando passava a testa alta per i corridoi.
L’aliena vestita da odalisca soppesò bene la richiesta, prima di rispondere pacata.
”D’accordo..”
L’alieno dal gilet di damasco la fissò, incredulo.
”Ma Salima, hai pensato alle conseguenze che può…” l’aliena lo ignorò, rivolgendosi a Meiko ed interrompendo le sue parole.
”Kissy ed Arda ti indicheranno le vesti da indossare, Hida, poi io stessa ti condurrò nelle stanze di Deep Blue” fece un gesto verso una tenda laterale.
L’aliena dalla chioma corvina sbattè le palpebre, leggermente sgomenta, mentre le due bambine le facevano timidamente segno di seguirle in un’altra stanza. Meiko le seguì, dubbiosa, rivolgendo un’ultima occhiata a Salima. Era decisamente stato troppo facile…
Appena entrò dietro la tenda, il clima esplose.
”Insomma, Salima-sama!” un’aliena vestita più o meno allo stesso modo sbottò rabbiosa “Cosa ti è venuto in mente?”
”Già, se succede qualcosa, e accadrà di sicuro, la colpa sarà solo nostra…”
”Finiremo tutti in catene!”
”Come se già non lo fossimo..”
”Io non sono d’accordo”
Le chiacchiere e le opinioni erano le più disparate, ma Salima restava in silenzio. I due alieni accanto a lei la fissavano.
”Fai sul serio..?” le chiese quello dalle chiare iridi.
Ella lo fissò, sorridendo leggermente. Poi distolse lo sguardo, stropicciando nervosamente la delicata stoffa violetta.
”Non potresti capire…” disse in tono amaro, rifiutando di ricambiare il suo sguardo “Non potresti mai capirlo” e con questa malinconica asserzione, gli voltò le spalle, lasciandolo solo a riflettere.
L’inquietudine e l’insoddisfazione, volente o nolente, stava serpeggiando tra tutti gli alieni, dopo la notizia dell’invasione delle Mew Mew nella Base, fiancheggiate dai generali dell’esercito che si erano ribellati.
Difficile dire se Deep Blue sarebbe riuscito a mantenere ancora a lungo il controllo sul suo popolo.



…to be continued…



***

Siete sopravvissuti tutti °_°;? *Bea si guarda intorno e nota cadaveri sparsi, come se fosse passato un allegro Iwo Nohara accompagnato dalla sua amata falce* Ohoho…^o^;;
Beh, direi che posso passare a rispondere alle recensioni ^-^;


Francesca Akira89: un tizio di un videogioco, dici °°;? Chi xD? Pardon la mia ignoranza, mia perspicace amica, ma non sono molto esperta in questo settore ^o^;; Già, le cose stanno tornando a posto…per poi precipitare di nuovo xD …Odo voci scontente dal retro, non è un buon segno °-°; Kisshu, emh..metti via quei tridenti ^o^;; *Bea arretra* Meiko, povera, così sottovalutata..U_U; Credo che non sarebbe contenta di sentirsi definita la “mia” pupilla, quell’aliena è una testa dura e non ammetterebbe mai di essere la mia allieva, è troppo orgogliosa è.é Tsk, degna sorellastra dell’altro…^o^;; Ghassie ancora, smakkete =**

JunJun: tesoro, mia nee-chan di poca fede, ti confesserò un piccolo segreto: ho avuto sul serio la tentazione di smettere di scriverla, sai ^o^;;? …*Bea ode grida di gaudio da dietro le quinte* E’ bello sapere che ci sono persone che ti sostengono e ti apprezzano -.-; Cmq, l’idea di fondo mi era piuttosto chiara, ma molte (moltissime xD) cose mi vengono in mente man mano, e ora posso dire di avere già *quasi* pronta la conclusione ^o^ La storia, semmai, sarà l’arrivarci…=.=; Troppa roba da dire…Oh, basta spoilerare >.<’! Meiko mi informa che le dispiace deluderti, ma lei si ritiene più dura di una roccia, se non dell’acciaio…*Bea abbassa voce* Io dico che hai ragione, cmq, fa la ritrosa su queste cose “sentimentali”, come le chiama lei xD Pai ha dovuto tirar via Retasu, questione di forza maggiore U_U; Però…nyah ^o^! Shin ringrazia anche te, sta arrossendo °°; Il generale Fukazaki non è più quello di una volta…xD Jun, non è scappato niente dal cilindro, semplicemente per il fatto che nella Sala Progettazioni ci sono solo alcuni cilindri, contenenti esperimenti in corso, successivamente spostati nella Sala Esperimenti. Masaya…Bah ^o^;; Era semplicemente la signorina Hida che sgattaiolava fuori dal laboratorio, dopo tutto quel baccano xD E per Kisshu&Ichigo…goditi il capitolo ^-^ Smakkkkkk ^*^!! Ah, Iwo ti sta rivolgendo un ghigno decisamente allarmante °°

Jessica: ma grazie mille ^o^! Eccoti accontentata, era ora che quei due tornassero insieme…xD facevo fatica a tenerli divisi, non prendetemi per cattiva U_U; Bacioni!

Elly: xD Kisshu si sta pavoneggiando in questo stesso istante…Ho idea che, se si monta un altro po’ la testa, tra poco prenderà il volo =.=;; E sta contestando aspramente le tue parole, dicendo che “la micetta è solo sua, certo che lo merita” ^-^;; Mah, avrei dei dubbi in proposito…Arigatou, sei troppo gentile ^//^ Io faccio del mio meglio! Sayonara xD

DarkPhoenix: ma che bello, abbiamo una nuova lettrice *-* O sbaglio ^^;;? Gomen, la mia memoria non è un granchè…Se hai mai commentato, bentornata, se invece sei fresca-fresca, welcome ^o^ Ehhh, per la tua richiesta sarebbe vietato fare spoiler, shi U_U Però, diciamo che…neanche a me dispiace come coppia xD Quindi, aspettati buone nuove ^o^ Anche perché un Taruto sedicenne è decisamente più maturo, così come Purin…combineranno mai qualcosa, quei due =.=? Staremo a vedere…xD Besos!

Ria: amoruccio mio, che fine avevi fatto ç_ç?! Me preoccupata, sai, anche perché non hai più aggiornato la tua fanfic…xD diciamocelo, mi avevi viziato con i tuoi ritmi supersonici, quasi due capitoli a settimana! E poi…°°; Mi spiace per il blocco, è l’eterna dannazione di noi fanwriter U.U; Adios e mille grazie ^*^

Cris: nee-chan maligna, non sono contenta perché tu abbia il mal di gola…shono felicissima, però, dal che mi risparmi la tortura di finire ogni volta contro il muro per gli urli, nyah *ò* Piccole, grandi soddisfazioni…xD Pai e Retasu stanno seriamente avendo una crisi isterica ciascuno, ogni persona insinua che ci sia *qualcosa* tra loro due…naaaah, e chi lo penserebbe xD? *Bea si rotola dal ridere* Deep Blue…kyahahaha x°°DD!! Non l’avevo considerato sotto questo punto di vista…chissà, lui nega fermamente di far uso di cerette, afferma di essere un gran fiqo di sua dote naturale U.U; E molto modesto, aggiungerei -.-;; Però possiamo sempre indagare, no? Potrei provare ad informarmi dalla sua attuale massaggiatrice, estetista e annessa sventolatrice di ventaglio…Pai, mettilo giù, non sei tu è.é! Mirai mi sta informando di ringraziare “quella simpatica signorinella che sta apprezzando la sua performance” ^-^ e thanx anche da parte mia =**! Alla prossima XD

Mewby: salve xD! Non li ho interrotti, come potrei °°;? Sono loro, gli eterni indecisi…penso che abbiamo combinato più Taruto e Purin, a questo punto =.=; …Kisshu, lascia in pace tuo fratello è.é! Insomma, non si può nemmeno fare le cose decentemente, qua ^^;;? Oh, di che ti scusi °°? Era una domanda come un’altra, anzi, grazie per i complimenti, ma se ci pensi bene la trama non è poi così intricata…credo xD Anche se…No, silenzio ^o^;; *Bea si morde lingua* posso solo dire che ci sono alcuni *fatti* che non sono ancora venuti a galla…^-^ *Bea sibillina* Oh, Iwo si sente molto considerato ^.^;; Però, come sappiamo, quell’alieno ha una visione piuttosto distorta di ciò che è un complimento…-.- Un bacio anche a te ^*^!!

Strega 91: o mia amabile fattucchiera, sono lieta della tua gioia…ma come parlo xD? Cmq, Meiko si sta dando proprio da fare, hai ragione…e ormai penso che abbiate capito cos’ha in mente, no ^^? Non so, penso che il fatto di cacciarsi nei guai sia un fattore genetico…°°; Dovrei fare degli studi in merito…potrei portare lei e il qui presente Kisshu nella Sala Esperimenti *.* Ghghg… A titolo informativo, Hana-sama ti informa che quell’alieno aveva una banale…varicella xD! Anche se, sull’organismo alieno, agisce diversamente, sia nei sintomi che negli effetti collaterali, tra i quali le bolle verdi…Anche se aggiunge che, non essendo un’esperta della medicina applicata agli esseri umani, pensava fosse uguale…°°; kami-sama, grazie a Dio no xD! Meiko&Shin…^o^;; care ragazze, dovreste saperlo che gli spoiler non sono permessi…*Bea cerca di nascondere appunti* Però, insomma…U_U se il nostro timidone Fukazaki si desse una mossa non sarebbe male…Ma sapete come sono questi alieni, mille seghe mentali per niente xD! Ci vuole coraggio, su è.é! Anche se, Dio me ne scampi e liberi, non alloggio nella Torre di Gryffindor U.U…io striscio negli ambiziosi sotterranei Slytherin, nyah *-* Anche se non c’entra assolutamente niente con la fanfiction, però andava detto…^-^; Baciotti, carissima ^**^!

E per ora è davvero tutto xD
Per il prossimo capitolo direi che ci saranno svolte, sta a voi giudicare se in bene o in male ^-^ Ma sappiatelo, io so essere mooooooolto cattiva con i miei personaggi, shi *-* Bastard inside, che volete farci xD
*Sayonara*

 

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Capitolo 25
*** New Game ***


Nuova pagina 1

Buonasera a tutte (o tutti, scegliete xD) voi ^o^
Vi lascio subito alla lettura, come al solito ci vediamo in fondo xD
°*Buona lettura*°


***


Si guardò allo specchio, sogghignando soddisfatta.
Indossava una veste da odalisca, simile a quella che indossavano le altre serve. Un paio di pantaloni di morbido tulle trasparente, larghi ma stretti in fondo, legati con grazia alle caviglie sottili; un velo sotto gli occhi, a coprire la bocca carnosa, ricadeva con leggerezza poco sopra la cintura, schermando il ventre piatto e nudo, una lista di stoffa più stretta a fasciarle il seno, lasciando le spalle e buona parte della schiena scoperte.
Si voltò per studiare il risultato da ogni angolatura, i lunghi e lisci capelli corvini sciolti sulla schiena, i piedi scalzi pestarono con leggiadria il tappeto persiano in quella giravolta involontaria.
Poco dopo entrò Salima, accompagnata dalla terza bambina che aveva urlato, spaventata, dopo la sua irruzione.
Meiko la fissò, attraverso lo specchio, dandole le spalle.
”Ti ringrazio ancora, prometto che non dimenticherò il tuo contributo…” parlò la diciannovenne, in tono sostenuto.
L’aliena dalla chioma lilla fece un rispettoso inchino con il capo, ricambiando in un muto gesto. Poi, fece cenno alle tre bambine di uscire e queste obbedirono, sparendo dietro la tenda, curiosità infantile nello sguardo.
Kissy rivolse un’occhiata di striscio a Meiko, prima di seguire fuori le amiche.
Salima concentrò tutta la sua attenzione sull’aliena ancora d’innanzi allo specchio, mentre cercava di guardarsi dietro, torcendo il collo.
Ci rinunciò, scrollando le spalle con indifferenze e girandosi verso la serva.
”Mi piace il blu…” affermò con convinzione, abbozzando un sorriso.
Salima sbatté le palpebre, perplessa.
”C-come..?”
”Ho detto che mi piace il colore blu” ripeté Meiko, indicando il tessuto dell’abito “E’ uno dei miei…colori preferiti” aggiunse, distogliendo lo sguardo.
Non era sua abitudine parlare di sé stessa, ma quell’aliena aveva la strana capacità di sbloccarle *qualcosa* nell’animo.
Deliziosa sensazione di leggerezza e fiducia.
La serva sorrise con accondiscendenza.
”Direi che è perfetto per i tuoi occhi, quasi lo stesso colore” fece notare “Forse i tuoi sono un poco più azzurri…”
Meiko ridacchiò, volgendosi nuovamente allo specchio. Era tornata seria, lo sguardo era ghiaccio incandescente sotto il lungo ciuffo color inchiostro mentre fissava le iridi viola chiaro dell’aliena dietro di lei.
”Voglio che mi rispondi seriamente..” mormorò con aria imperiosa.
Salima sobbalzò leggermente, avvertendo un brivido correre rapido su per la schiena.
Lei aveva già visto quell’espressione…
”Perché mi hai aiutato?” incalzò la giovane, senza voltarsi “Nessuno fa niente per niente, checché se ne dica…”
La serva abbozzò un riso sulle labbra truccate di rosso, mentre distoglieva gli occhi dal riflesso di quelli della diciannovenne. Ancora quella spossata amarezza nella sua voce…
”Hai ragione, ho il mio tornaconto personale…” cominciò, fissando rassegnata qualcosa con gli occhi della mente, ricordi nello specchio stanco della mente “Ma non te lo dirò, Hida, non sono fatti che ti possano riguardare” concluse, piccata.
Meiko inarcò un sopracciglio, un sorrisino storto dipinto in viso sotto il velo.
”D’accordo, tranquilla…” disse, sarcastica “E poi dicono che io sono intrattabile..”
Salima annuì, suggellando il tacito accordo che si era creato.
Meiko Hida, tramite per una vendetta che da tempo bramava nell’intima fibra del suo essere…
”Piuttosto, devi sbrigarti” riprese l’aliena dalla chioma lilla “Sei già in ritardo, teoricamente Deep Blue aveva fissato il massaggio mezz’ora fa…”
Hida sogghignò nuovamente, i canini messi ben in vista sulle labbra lucide.
”Ma certo, non bisogna farlo aspettare ancora”
Raggiunse una tenda di damasco rosso in fondo alla stanza e la scostò. Indugiò, prima di attraversarla.
Si voltò verso Salima, intercettando il suo sguardo.
La scrutò attentamente, cercando di capire cosa si agitasse in fondo a quelle iridi che la fissavano, imperscrutabili.
Strinse gli occhi, sospettosa, varcando infine la tenda e avviandosi lungo il corridoio, pestando le mattonelle di marmo che conducevano alla stanza per i massaggi, ove l’attendeva Deep Blue.
Salima sospirò di sollievo, chiudendo gli occhi per un istante.
Non voleva ancora ricordare cosa era successo un anno fa. Faceva *troppo* male…
Anche se lo riviveva ogni giorno, ogni ora…ogni respiro.
Si morse un labbro, affondando i denti nella carne rossa e ricacciando indietro le lacrime.
Verrà il tempo della mia rivalsa… pensò, fissando il suo doppio nello specchio.
Uno sguardo fiero e risoluto ricambiò la sua occhiata, nel profumo dell’incenso che, lentamente, fluttuava nell’aria della camera.


***


”E questo è tutto…”
Sospiri frustrati fecero eco alle sue parole, nel silenzio ovattato delle ore precedenti l’alba.
Il cielo, fuori dalle finestre, si era tinto di rame e perla, le dita rosate dell’Aurora sempre più vicine carezzavano ormai le sagome dei grattacieli in rovina.
”Non sapevamo che fossi stato catturato, Kisshu” si giustificò Taruto, torcendosi le mani ed evitando lo sguardo dorato del fratello.
”Stavamo cercando di stanare Deep Blue, secondo gli ultimi piani” aggiunse Pai, molto più asciutto “Ma avresti dovuto farci sapere qualcosa, idiota…”
”Ah si?” ribattè, ironico, Kisshu “E come, di grazia?”
”Non è il momento di discutere” li interruppe Shin. Aveva rinfoderato le spade, la luce presente era più che sufficiente per vedere e ciò significava che il loro temporaneo vantaggio era finito.
L’alieno dagli occhi viola passò lo sguardo sui presenti, studiandoli uno per uno.
”Se qualcuno, per caso, se ne fosse dimenticato, Meiko è ancora nelle loro mani…” fece notare, uno spasmo involontario contrasse il pugno lungo il suo fianco.
”Il generale Fukazaki ha ragione..” intervenne Ichigo, a fianco di Kisshu “E inoltre, non abbiamo ancora trovato Deep Blue”
Zakuro sbuffò, inquieta.
Mirai si schiarì la voce, deciso a dare il suo contributo.
”Scusate, ma io avrei un’idea…” iniziò pacato, rigirandosi la bombetta verde tra le mani.
Minto e Retasu lo fissarono scettiche, mentre Purin sbatté le palpebre, curiosa.
Kisshu proruppe in una risatina, scotendo la testa.
”Che sciocco, non vi ho ancora presentato il signor Buki..” ridacchiò, mentre quest’ultimo faceva un inchino galante alle fanciulle.
Pai, Taruto e Shin ricambiarono con un educato cenno del capo.
”Mirai si occupa di rifornirci di armi” illustrò Kisshu, poi fece una smorfia “Trattava con Nohara, ma evidentemente il suo ultimo servizio non è stato gradito…”
”E perché?” chiese Purin, perplessa.
”Vi basti sapere che l’ho conosciuto nei sotterranei..” disse l’alieno dagli occhi d’oro, scrollando con indifferenza le spalle.
Pai schioccò la lingua, impaziente.
”Tutto ciò è molto interessante, ma quale sarebbe la sua idea, signor Buki?”
Gli sguardi di tutti si concentrarono sul sorriso sibillino che faceva capolino tra la barba rossastra dell’alieno.
”Diciamo che..” prese fiato, osservando le varie reazioni “Posso trovare un modo per condurvi direttamente nel laboratorio ove questo Shirogane sta costruendo quest’arma di cui parlate tanto…” dichiarò, controllandosi con nonchalanche le unghie.
Tutti lo guardarono, stupefatti; sembravano pietrificati sul posto, come tante statue di cera.
Poi, a sorpresa, i quattro alieni scoppiarono a ridere sguaiati, turbando la quiete del corridoio.
Le ragazze sobbalzarono e li fissarono, incredule del loro comportamento.
Mirai invece li guardò, indignato e sorpreso: decisamente, non era questa la reazione che si era aspettato.
”E’…è impossibile…” cercò di dire Taruto, tra le lacrime per il troppo sghignazzare. Pai era appoggiato al muro, una mano sugli occhi e tentava, *malamente* a dirla tutta, in tutti i modi di contenere la risata che sorgeva incipiente, stessa cosa per Shin, che sembrava concentrato a mordersi l’interno della guancia per non singhiozzare dalle risate.
”Nessuno è mai riuscito ad entrare o uscire di sua volontà dalla Sala Progettazioni…” ridacchiò Kisshu, battendo amichevolmente su una spalla dell’alieno “Nemmeno gli scienziati stessi che ci lavorano…”
Ovviamente, loro non sapevano ancora che Meiko Hida aveva allegramente sovvertito questo primato, ma questa è un’altra faccenda…
”Io non sono d’accordo!”
Kisshu, Shin e Pai si voltarono vero la voce infervorata che aveva appena parlato, mentre Taruto finiva di ridacchiare in un sobbalzo.
Ichigo si era fatta avanti, i pugni stretti sui fianchi, piantata a gambe larghe per il corridoio, lo sguardo risoluto e fiero. Dietro di lei, Minto e Purin annuirono, concordi, così come Retasu e Zakuro.
L’alieno dagli occhi d’oro squadrò la mew neko ignorando gli sguardi di Pai e Shin, dai quali si poteva chiaramente interpretare la frase “ferma-la-tua-ragazza-prima-che-faccia-un-casino-immane-e-tiri-in-mezzo-anche-noi”.
”C-come…?” domandò infine Kisshu, incredulo.
”Hai capito, Kisshu, io non sono d’accordo con voi” spiegò, raggiungendo Mirai e mettendosi al suo fianco “Secondo me, l’idea del signor Buki è possibile..”
”Se non l’unica” aggiunse Minto, affiancando la compagna.
Retasu rivolse un’occhiata fugace a Pai, che scosse la testa, facendole un chiaro gesto di non fare stupidaggini. Tuttavia lo ignorò, seguendo Ichigo e Minto vicino all’alieno, che adesso sembrava commosso.
Purin sorrise.
”Sembra interessante…!” esclamò, correndo da loro, non prestando la minima attenzione allo sguardo furioso di Taruto.
Zakuro abbozzò un sorriso, fissando i quattro alieni negli occhi.
”Avevamo pensato che fosse inverosimile anche fare irruzione nella Stanza Privata di Deep Blue..” disse, dirigendosi a fianco delle compagne “Ma non mi sembra che abbiamo incontrato chissà quale difficoltà”
Kisshu scosse la testa, mentre Shin sbottava in un ringhio frustrato.
”Siete dei pazzi!” esclamò, perdendo il suo autocontrollo “Lo capite che non è assolutamente la stessa cosa?!”
”Calmati, Shin…” cercò di dire Taruto, posando una mano sul braccio del giovane, ma questo si liberò con uno strattone, senza distogliere lo sguardo da Ichigo.
”So benissimo che non t’interessa..” sbottò, caustico “Ma Meiko è chissà dove nella Base, averla portata fuori dalle segrete non assicura la sua incolumità, per quel che ne sappiamo potrebbe anche essere morta!” concluse, facendo piombare il corridoio nel silenzio.
Ichigo si morse il labbro, distogliendo lo sguardo.
”Questo non è vero…”
”Ho visto come la guardi, Momomiya” Shin ridacchiò, amaro “Non ti fidi di lei, l’ho capito…E abbiamo già fatto questo discorso”
La ragazza fece un passo avanti, serrando i pugni. Lo guardò, furiosa.
”Come potrei, visto che è stata lei a tradire e mandare in rovina la nostra Base?”
”Ma adesso sta dalla nostra parte!” ribattè l’alieno dalle iridi d’ametista “Perché gli esseri umani non riescono a fidarsi di nessuno…?!”
”Non farti influenzare dall’interesse che provi per lei, Fukazaki!” esplose Ichigo, puntando un dito accusatore in volto all’alieno “Anch’io ho visto come la guardi…”
Shin sussultò, un inquietante rossore che cominciava ad imporporargli gli zigomi pallidi.
Distolse lo sguardo, letteralmente furibondo.
”Perfetto..” sibilò, con voce velenosa “Visto che sembrate cavarvela benissimo senza di me, il sottoscritto leva le tende…”
Si smaterializzò, senza che nessuno potesse far niente per fermarlo.
Un silenzio imbarazzato scese sugli occupanti del corridoio.
”Ecco, stupendo!” esclamò Pai in un ringhio, alzando al cielo le mani come a chiedere Grazia “Come al solito, Momomiya, tu e la tua testa vuota avete combinato una catastrofe!”
Taruto guardava ancora, con occhi vacui, il punto ove Shin Fukazaki era appena sparito.
Scoppiò un acceso dibattito sulla questione, le Mew Mew cercavano di difendere la reazione, totalmente ragionevole, che aveva avuto la loro leader, mentre Mirai scuoteva la testa, affranto.
Kisshu stette in disparte, riflettendo sulle parole di Ichigo.
…Anch’io ho visto come la guardi…
Shin Fukazaki guardava Meiko Hida in modo *particolare*?
Ancora peggio, si disse tetro.
Si toccò le labbra, il sapore della bocca di Meiko lo colpì come una martellata, proprio in mezzo alla fronte. Non aveva nemmeno detto a nessuno che era la sua sorellastra…
Sospirò, rabbuiandosi.
”Va bene” borbottò, togliendosi dalla tracolla il fucile ad impulsi.
Pai e Taruto lo fissarono, sempre più sgomenti.
”Adesso ti ci metti anche tu?” masticò Pai, rabbioso.
”Se non tentiamo, non potremmo mai scoprire se Buki aveva ragione oppure no…” spiegò Kisshu, schioccando le dita e rimaterializzandosi addosso i suoi vecchi abiti. Si toccò, soddisfatto, facendo sparire anche l’arma.
Mirai annuì, concorde.
”Sapevo che sarebbe stato d’accordo, generale..”
”Già, ma adesso abbiamo un altro problema” fece notare Zakuro, con la solita flemma “Fukazaki s’è ne andato, e inoltre ha ragione anche lui, Hida sembra ancora essere nelle grinfie di Deep Blue”
Ichigo sbuffò, irritata.
Shin sapeva essere un alieno estremamente ragionevole, ma così testardo e indisponente alle volte da buttare alle ortiche tutta la sua razionalità.
Kisshu le carezzò una guancia con le nocche, dolcemente, facendole l’occhiolino.
”Non ti preoccupare, Fukazaki sa badare a sé stesso…”
La mew neko sorrise, cercando di credere alle sue parole.
”Signor Mirai, ci spieghi il suo piano!” esclamò Purin, impaziente.
Minto e Retasu annuirono, curiose anch’esse, mentre Pai incrociò le braccia, appoggiandosi stancamente al muro.
Qualsiasi cosa dovessero fare, dovevano muoversi: il tempo a disposizione non era più tanto…
Sfortunatamente, gli imprevisti non erano certo terminati e non sospettavano che qualcuno fosse sulle loro tracce.
Qualcuno che nessuno avrebbe voluto trovarsi davanti…


***


Svaccato in una poltrona di chintz, molto sontuosa, tamburellò sul bracciolo, irritato, le lunghe unghie, un suono soffocato che ormai si ripeteva da mezz’ora abbondante.
Una cosa che Deep Blue proprio non riusciva a sopportare era chi si faceva desiderare.
Solamente lui, secondo il suo *modestissimo* parere, aveva la facoltà e il sacrosanto diritto di farsi attendere da qualcuno; in caso contrario, il ritardatario necessitava di un corso accelerato di educazione.
A frustate… pensò in un ringhio, ricominciando a battere sulla stoffa.
Si trovava nella zona adibita allo svago personale della sua Sala Privata, completa di idromassaggio e lettino. Il succitato “lettino” serviva per i massaggi, unica pratica capace di distendergli i nervi come si deve.
Inutile dire che, a forza di attendere, il mal di testa si era oltremodo intensificato.
Sbuffando, si alzò dalla poltrona, calpestando il prezioso tappeto persiano. Tutta la zona era arredata in stile orientale, riprendendo lo stile della Sala della Servitù, quasi confinante.
Aveva quasi deciso di ingannare il tempo facendosi l’ennesimo bagno nella vasca incassata nel marmo, quando una serva vestita di blu scostò la tenda d’ingresso ed entrò.
Deep Blue la fissò, corrugando le sopracciglia.
”Alla buon ora, la puntualità noto che è molto diffusa in questa Base…” sibilò, sarcastico.
La serva, che altri non era che Meiko Hida, s’inchinò in segno di rispetto, stando muta. Il velo mascherava in parte i suoi lineamenti, ma la voce non poteva mutarla. E Deep Blue, per quanto narcisista ed eccessivamente sicuro di sé stesso, non era certo uno stupido…
”Si, si, d’accordo..” minimizzò l’alieno, scotendo indolentemente una mano “Va’ a prendere l’olio, io mi metto sul lettino” ordinò, dandole le spalle.
Meiko s’inchinò nuovamente, le mani intrecciate in grembo, sparendo dietro una tenda.
Una volta davanti ad un tavolo ingombro di oli profumati ed incensi, non poté trattenere un sogghigno soddisfatto.
Scommessa: scoprirà chi sono prima che lo uccida oppure no? Pensò, scegliendo una boccetta verde scuro. La stappò, annusò l’essenza e la rimise a posto con una smorfia. Se doveva proprio fargli i massaggi, almeno che scegliesse un profumo piacevole…
Optò per un olio alla lavanda, che le fece ricordare un odore già sentito. Prese un respiro e nascose un pugnale nella cintura delle veste, controllando che non si vedesse.
La sfortuna di quell’abito, per quanto fosse affascinante, era che si notavano perfettamente tutte le forme dell’aliena, sotto il tulle, comprese quindi quelle estranee.
Appurato che l’arma era perfettamente nascosta, scostò la tenda ed uscì, raggiungendo il lettino ove Deep Blue era già sdraiato.
”Mi fa male dappertutto, fa un buon lavoro…” mugolò questo a pancia in giù, la testa poggiata tra le braccia incrociate, nudo tranne che per un asciugamano che gli cingeva i fianchi.
Meiko non poté non notare, tuttavia, che aveva un fisico niente male… tonico, dai muscoli appena accennati sotto la pelle diafana. I lunghi capelli corvini erano sparsi sulla schiena, lucidi e sinuosi come onde.
Scostò la chioma dal dorso e stappò la boccetta con l’olio. Se ne versò una generosa dose sulle mani e posò i palmi aperti sulle scapole dell’alieno, facendo una leggere pressione.
Era giunto il momento di mettere in pratica qualcosina che aveva imparato.


***


You say I'm a sentimental fool,

But all I tried to do is go with you,

Not gonna look around

I'm just gonna look away.


Shin Fukazaki era sicuro di essere un alieno alquanto tollerante.
Contrariamente alla maggioranza dei componenti della sua razza, sempliciotti dal sangue caldo e dalla testa imbottita di impulsività repressa, – vedere sotto la voce Kisshu Ikisatashi – poteva vantare un sangue freddo invidiabile in parecchie situazioni.
Solamente altri due alieni usufruivano di quella cosa chiamata *cervello*: uno era Pai Ikisatashi, ma anch’egli era noto per gettare tranquillamente al vento ogni parvenza di razionalità al cospetto di umane, unica vera piaga, fisica e sentimentale, della loro razza; l’altro era Iwo Nohara, ma Shin aveva forti perplessità, ultimamente, su come il generale dell’esercito dell’Est avesse deciso di usare la sua materia grigia.
Certo, perchè diventare una “macchina assassina” non era l’opzione migliore, secondo il suo modesto punto di vista.
Ma tornando alla Tolleranza.
Non gli era stato possibile, per quanto si fosse messo d’impegno, sopportare ulteriormente i commenti saccenti e diffamatori di Ichigo Momomiya sul conto di Meiko.
D’accordo, la signorina Hida non era certamente un tipo leale&fedele, questo era stato ampiamente dimostrato in vari campi – Shin preferì non ricordare i vari episodi di tradimento nel campo *sentimentale* che parecchi alieni della Base avevano dovuto subire – tuttavia, sembrava si stesse impegnando a collaborare, in minima parte.
Molto minima.
Ok, quasi inesistente…
Ma insomma, si dovrà pur partire da piccoli passi.
E Ichigo non riusciva a far altro che borbottare (o urlare, indicandolo con l’indice spianato in una perfetta e consapevole imitazione di una Inquisitrice Suprema, nell’ultima discussione avuta) il suo disappunto su ogni cosa riguardasse Meiko, anche in misura limitata, invece che cercare di ingoiare il suo ego e il suo eccessivo sospetto per dargli un’altra possibilità.
Così, Shin, dopo essere fuggito – molto vigliaccamente, a dirla tutta - si ritrovò a tempestare di calci e pugni il muro di chissà-quale corridoio, come un adolescente in piena crisi adolescenziale, sproloquiando tra sé e sé insulti verso la ragazza di Ikisatashi Kisshu e verso quest’ultimo, fratello e, come si accorse con orrore, suo potenziale cognato.
Formulato questo pensiero, si accorso che era davvero caduto in basso.
Un ultimo pugno alla parete rimbombò nel silenzio del corridoio. Si fermò, ansimando leggermente, poggiando poi la fronte al muro.
Pezza gelata per la febbre che ardeva nel suo animo. Chi l’avrebbe mai pensato che Shin Fukazaki potesse sciogliere l’austero ghiaccio del suo essere?
La situazione stava decisamente sfuggendo al suo controllo.
Si era ripromesso di soffocare quella cosa non ben identificata che sentiva per Meiko, almeno di tenerla fuori dall’ambito professionale, soprattutto considerato che una cosa da nulla come “Salvare il Mondo” richiedeva tutta la concentrazione che possedeva.
No, impossibile…
Assurdo dimenticare ciò che si brama disperatamente.
Si appoggiò di schiena alla parete del corridoio, sospirando e passandosi una mano negli spettinati capelli castani.
Non era più riuscito a parlarle da quando avevano incontrato Iwo e le sentinelle della Base nel corridoio, dopo aver liberato le Mew Mew dalla Sala degli Esperimenti. Gli sembrava un’eternità…
Nera notte senza luna, silenziose ombre di quella cosa chiamata Destino a strisciare nei corridoi.
Sì, perché poteva essere stato solo il Destino ad ordire una trama così intricata, ove passato e presente s’aggrovigliano in matasse disordinate.
Shin non sapeva che, quella notte, il tempo aveva scandito piani, omicidi e confessioni, baci rubati a labbra assetate ed ignare, lacrime ed abbracci di una rinata speranza.
Crudele paradosso dell’esistenza che proprio lui tra tutti non avesse dato il suo contributo.
Un rumore attutito alla sua sinistra lo fece sobbalzare.
I riflessi allenati lo misero in allerta, un crepitare elettrico gli corse rapido su per la schiena, mentre si staccava dal muro e, cautamente, sbirciava dietro l’angolo.
I passi – perché il ritmico suono che udiva poteva solo essere una rapida corsa di stivali – si stavano avvicinando, sempre più veloci.
Appena la figura di colui che correva fu visibile, Shin sbarrò gli occhi e si appiattì contro la parete, nell’unica ombra sottile che offriva l’Aurora incipiente.
Attese che il suono si spegnesse in lontananza, serrando i pugni lungo i fianchi, attento a non emettere neanche un rumore.
Perché egli aveva anche udito da esperto cacciatore.
Emise un tremulo respiro di sollievo, rilasciando l’aria che aveva nei polmoni.
La rabbia per ciò che era appena accaduto con Momomiya sparì, soppiantata da quel nuovo senso di consapevolezza: la certezza di essere l’unica preda scampata alla *sua* caccia.
Ombre cupe in viso, iridi d’ametista screziate di nero, nella luce che ormai filtrava dalla finestra, illuminando un triste quadrato sul pavimento.
Ed ecco che il Fato beffardo gli giocava un altro scherzo: se la notte precedente era stato fuori dal “gioco” per parecchie mance, ora era il suo turno.
Solo spettatore del preludio alla “tragedia”, suo onere era informare che il generale Iwo Nohara stava battendo tutta la Base cercando i Ribelli.
Deglutì, passandosi una mano in volto. Poi sospirò, calmandosi.
Si raddrizzò, sistemandosi la divisa lacera e annuendo soddisfatto.
Piano: cercare Meiko e fermare Nohara, prima di tutto.
Si concesse un leggero sogghigno, decisamente espressione *non* da Shin Fukazaki.
Ma gli imprevisti, dopotutto, erano sempre stati il tuono nel cielo della sua esistenza.


Now ya just gotta know,

That I can't let it go,

And it's time that ya knew,

I can't stop loving you.



…to be continued…


***

Rieccoci tutti qua, nyah xD
Pubblico questo capitolo come mio regalo, sapete perché ^o^? Perché domani, 10 febbraio, è il mio compleanno *^^*!! E già, la qua presente Bea compie diciassette anni…shono vecchia ç_ç *Bea fa cerchietti* Però domani festeggerò alle grande, tanti vostri commentino sarebbero un perfetto e graditissimo regalo di compleanno, shi ^//^
E ora, torniamo a noi ^o^

Francesca Akira89: salve xD! Oh, davvero hai gradito la scena tra Ichigo e gli altri due ^o^? Penso che loro non siano dello stesso parere, Kisshu continua a sbraitare che è stato solo un malinteso…gli crediamo xD? Shin, invece, sta arrossendo di nuovo, se andate avanti a lodarlo penso che diventerà di un colore rosso permanente ^-^ Tranquilla, notizie verranno, anche perché l’accenno al suo passato è solo la punta dell’Iceberg…argh, devo star zitta °°;; *Bea si tappa bocca* Iwo s’inchina, ringraziando dei “complimenti”…^.^;; mah! Mentre Deep Blue si è depresso…xD ma che peccato! Grazie mille per la spiegazione, nyah =**

Elly: ghassie mille ^//^ io faccio del mio meglio, non volevo venisse una cosa troppo forzata -.- Non sono tanto per il miele, mi si cariano i denti xD Però, un po’ fa sempre bene, soprattutto considerato il fatto che era tantissimo che non si vedevano…°°; Kisshu sta borbottando qualcosa del genere “perché non mi fai ripetere la scena del cap. 8?”…bah, questi uomini, che siano alieni o meno, hanno sempre in mente quello U_U; Si, si sta pavoneggiando, dunque credo che fonderà il suo fan club a momenti °°; ovviamente, lui è il presidente…xD Ichigo sta vomitando, le allusioni a Masaya, dopo quello che le ha fatto, non sono molto apprezzate…^.^;; Smakkk ^*^

DarkPhoenix: beh, allora benvenuta xD *Bea lancia stelle filanti e coriandoli* Moi °°? Perfida °°;? Maaannnoooo xD!! *Bea ridacchia* O forse si, ih *-* Però mi spiace, nemmeno un piccolo spoiler uscirà dalla mia boccuccia U.U Altrimenti che gusto ci sarebbe ^^? Cmq, ho ancora alcune cose da “sistemare”, prima di affrontare la loro *relazione*, ma verrà piuttosto…oh no, ma sto parlando è.é?! Argh, dannata la mia boccaccia =.=;; Grazie ancora, baciotti :**!

Mewby: la spiegazione è presto detta xD Se ti ricordi, Shin teneva ancora in mano le spade “accese”, quindi una minima luce c’era…senza contare che, ormai, sta albeggiando, quindi l’oscurità non è più completa ^o^ Nuovi personaggi, eh già…attenzione, nyah xD Il piano di Ryo…°°; ah già! Quel dannato scienziato non l’ha voluto dire nemmeno a me, tsk è.é Dice che sarei capace di rovinare tutto…U_U; ingrato…Kisshu sta nuovamente pavoneggiandosi, se non la pianta gli arriva un’incudine dritta in testa -.-* mentre Ichigo ridacchia…Ti assicuro che, d’ora in poi, non riuscirò più a tenerli separati, questo capitolo penso lo mostri ^o^;; anche se…insomma, io sono mucho cattiva, shi xD non si sa mai… Iwo non lo vedo, probabilmente è in bagno °°; per quanto riguarda le “svolte”…hai visto da te, no xD? Grazie, besos ^**^!

Cris: ho consegnato la vostra missiva, MyLady, al generale Nohara…°_°; ma la risposta non è stata delle più incoraggianti…è scoppiato a ridere, quelle simpatiche risatine sadiche che caratterizzano personaggi tali ^o^;; quindi, meglio sorvolare… Dici che Salima è interessante, shi xD? Beh, io invece ti dico di starci molto attenta, yes *-* …acc, altro spoiler involontario -.-;; sono davvero un caso patologico…ç_ç! Nee-chan maliziosa, anche tu hai pensato ad una cosa a tre xD? Allora dovrò modificare, non solo tra gli alieni e le mew mew, ma anche tra le lettrici abbondano coloro che pensano sempre “male”, nyah xD (me è una di queste ^o^;;) Arigatou, smakkete =**!

ShiLalla: uh…pardon, avevi mai commentato xD?! Scegli, bentornata o benvenuta, ciò che ti aggrada di più ^.- Altra vittima per quanto riguarda il menagè a trois (oggi vanno i “francesismi” ^-^;), Mirai, Ichigo e Kisshu negano fermamente, credo che gli stiate facendo venire una crisi isterica °-°; Poveri…xP Mercì beaocoup, kiss ^*^

Kumiko Shirogane: mia kohai preferita, tu mi lusinghi tutte le volte U//U io non mi merito tutti questi complimenti, sono solo una povera fanwriter che avvelena il sito con storielle perché non sa cosa fare dopo lo studio xD…e i risultati “sconvolgenti” si vedono, nyah ^o^;; Leggerò volentieri il cap, appena trovo il tempo è.é! Bacioni =**

Strega 91: oh, altra fan delle “cose a tre”, noto xD Benissimo, siamo in buona compagnia…xDD (guarda che la gente potrebbe equivocare, se non l’ha già fatto oO;; ndRen) Davvero ti piace Meiko ^^? Sono contenta, è bello sapere che chi legge apprezza i personaggi *inventati*, anche se io non riesco a non considerarli reali, mi ci affeziono troppo ç_ç …Mi stanno guardando in uno strano modo °°; irriconoscenti, tsk è.é! Cmq, la cara signorina Hida ha un lato parecchio arrogante (spavaldo, bella definizione *-*) e si, forse come farsi mooolto male è uno dei suoi pensieri primari ^o^;; e si mette d’impegno, già °.°; e non sono ancora saltate fuori alcune “cosucce” molto interessanti, shi xD Uh…°°; Meiko mi sta puntando il suo bastone alla testa, ohoh ^o^;; Ma io scherzo, mia cara… aiut T.T povera me! Già, rivelazioni all’orizzonte, dritto a babordo, miei marinai xD e le lacrime…mah, intanto una qualsiasi fine è piuttosto lontana, però…Non so, ho la tendenza a far finire tragicamente le mie fanfic, tuttavia potrei fare un’eccezione, shi U_U; dipende da come riesco ad aggiustare una faccenda *-* Iwo è ancora in bagno, ma penso che gli staranno fischiando le orecchie xD Ma cavolo, ha messo le radici è.é?! Ora ti saluto, baciotti carissima ^*^ (Ps: Ravenclaw e Slytherin vanno parecchio d’accordo, yah xD Ho un sacco di amici Ravenclaw ^o^)

Ed è tutto ^-^
Ultima cosuccia, i due pezzettini sono della stupenda canzone “Jealousy”, di Brian Adams *-*
Alla prossima, mie care xD
*Sayonara*

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Capitolo 26
*** Peccati ***


Nuova pagina 1

Scusate davvero l’alquanto vergognoso ritardo con il quale aggiorno ç_ç
Intanto, godetevi questo capitolo “adrenalina&stranezze”, ci vediamo in fondo xD
*°Buona lettura°*


***


Mani veloci e morbide, tocchi decisi ma delicati su quella pelle di seta. Curiose, lambivano picchi e discese, seguivano con i polpastrelli ogni tracciato e piega di quella liscia carnagione, lasciando una scia di lavanda e piacere.
Dita affusolate, unghie lunghe a graffiare appena il bianco della schiena flessuosa, petali di rosa e piume sui muscoli del dorso.
Sospirò, soddisfatto.
”Devo ammettere che sei brava…” sussurrò egli con voce voluttuosa.
La massaggiatrice, la nostra infiltrata Meiko Hida, sorrise appena, sapendo di non esser vista poiché Deep Blue era sdraiato a pancia sotto sul lettino. In risposta, premette con entrambe i palmi sulla pelle tra le scapole, frizionando leggermente in lenti cerchi ipnotici.
Ed era proprio questo, il suo scopo.
Detto vuole che per sconfiggere il proprio nemico bisogna prima indebolirlo.
Ipnotizzarlo, ammaliarlo, sedurlo…
Shirogane aveva ragione, si ritrovò ad ammettere l’aliena, mentre passava le mani su tutta la gelida pelle della schiena di Deep Blue.
Lo udì mugugnare, appagato, e il sorrisino maligno s’allargò.
Di quel passo, sarebbe crollato immediatamente…
Salì sulle spalle, massaggiando la parte bassa della nuca con tocchi esperti. Poteva avvertire la fredda lama del pugnale premerle sulla coscia, nascosto nella cintura delle veste da odalisca blu.
”Posso farti una domanda..?”
Quella richiesta suonava umile e alquanto bizzarra in bocca ad un alieno come Deep Blue, abituato a trattare gli altri con supponenza e bravo solo a dare ordini.
Meiko lo fissò, ancora pigramente poggiato alle braccia incrociate, gli occhi chiari, adesso, erano ben aperti e fissavano attentamente un punto indefinito.
La giovane fu scossa da un brivido.
Scintilla maliziosa, puramente crudele nella semplicità con la quale danzava in quelle iridi di ghiaccio.
”…Si, mio Signore…” mormorò, cercando di alterare il timbro della voce.
Deep Blue fu scosso da un risata divertita, mentre si alzava, sistemandosi l’asciugamano sui fianchi. In un attimo fu in piedi, d’innanzi a lei, i neri capelli lunghi e leggermente spettinati sul davanti, il lungo ciuffo corvino copriva a stento l’espressione furiosa e insieme ammirata con la quale la fissava.
”Come hai fatto ad arrivare a me, Meiko Hida?” sibilò con voce velenosa ad un palmo dal suo viso, mentre le sfilava dolcemente il velo che le copriva la bocca e rivelava i suoi lineamenti.
Meiko ricambiò lo sguardo con aria spavalda, come l’orgogliosa fiera caduta suo malgrado in trappola, mentre fissava il volto di Deep Blue, ora senza alcun velo.
Atavico detto vuol che chi è preda abbia sempre un asso nella manica…
L’aliena sogghignò nuovamente.
”Lei mi sottovaluta, Signore..” portò una mano dietro la schiena, posandola sull’elsa dello stiletto.
In un gesto fulmineo estrasse il pugnale e si gettò contro l’alieno, che cadde all’indietro, sorpreso da quell’attacco improvviso.
Meiko ansimò, affannata, portandogli la lama alla gola, seduta a cavalcioni sopra di lui, la mano sinistra saldamente ancorata al braccio destro dell’alieno. Lo fissò, un lampo dispettoso e trionfante nelle iridi azzurre.
”Dammi solo un motivo per non ucciderti adesso…” sibilò, spingendogli la lama contro la carotide pulsante e piantandogli le unghie nel braccio.
Deep Blue ricambiò freddo lo sguardo. Osservava il petto dell’aliena fasciato di sottile stoffa blu, sollevarsi e abbassarsi velocemente al ritmo del respiro e del battito del cuore, la sua chioma corvina gli solleticava il torace, gli occhi stretti in una morsa decisa.
Perché Meiko Hida aveva ucciso, in passato, e non avrebbe esitato a rifarlo…
”Per chi lo fai?”
”Non sono cose che ti riguardino…”
”Per il tuo fratello bastardo?” sogghignò “Per i Ribelli?” usò tutto il sarcasmo e il disprezzo possibile in quelle parole, sputandole in un soffio come fossero ciò che di più orrendo si potesse pronunciare.
Scoppiò a ridere, ma s’interruppe quando avvertì la fredda lama del coltello premere più forte sulla delicata pelle del collo. La scrutò, nuovamente.
”Hida, tu non credi alla loro patetica causa…” sibilò “Tu odi gli esseri umani, come o forse più di me…Sei sempre stata la mia più fidata collaboratrice..”
“Se sono sempre stata la sua spia più fidata ci sarà un motivo…” lo interruppe secca “Io faccio solo i miei interessi, Signore, e lei è un folle se pensa di sfruttare l’arma di Shirogane per il suo progetto” sbottò, avvicinandosi al suo volto “Ci trascinerà tutti all’inferno ed io non ho ancora voglia di andarci..”
Deep Blue deglutì, abbozzando un sorrisetto.
”Shirogane ha in mente qualcosa, lo so..” sussurrò “Ma non pensavo che ti saresti lasciata coinvolgere da un disgustoso umano, mia cara Meiko…”
L’aliena non fece in tempo a scansarsi che Deep Blue, richiamando a sé tutta l’energia possibile, la scaraventò via da sé, dritta contro il muro della stanza.
Meiko si schiantò sul muro con un lamento soffocato, rimettendosi in piedi a fatica. Ma l’alieno s’era già alzato e, tendendo un braccio nell’aria, spinse a palmo aperto contro di lei, rimandandola contro la parete, schiacciata da un’energia invisibile.
Ella imprecò, sentendo i polmoni premere contro la gabbia toracica e la testa compressa in una dolorosa morsa.
L’alieno sogghignò e strinse la mano ancora tesa, mentre Meiko urlava: la stava letteralmente strangolando, osservandola compiaciuto dibattersi per tentare di contrastare la sua forza psichica.
”Povera piccola stupida, non vale la pena di ucciderti in questo modo…”
Allentò la morsa e l’aliena si accasciò contro il muro, tossendo e ansimando, tenendosi tremante la gola e cercando con gli occhi il pugnale che aveva perso.
Deep Blue emise versi di diniego, schioccando la lingua e avvicinandosi lentamente a lei, passo fluido e felpato di un felino.
”Così non va, Hida” le calpestò la mano che aveva poggiato a terra, facendola gemere nuovamente “Credevi davvero, piccola sgualdrina, di riuscire ad eliminare *me*? Il vostro supremo Signore e padrone, sciocca aliena?”
Meiko non rispose, mordendosi la lingua per non urlare: le aveva di certo rotto qualche dito e aveva la schiena a pezzi; inoltre, non poteva smaterializzarsi e non aveva ancora visto il pugnale.
Se in futuro, se mai l’avesse avuto, avesse voluto ricordare il momento più disperato della sua vita, quello era almeno da tenere nella classifica dei primi tre…
”Inchinati, Meiko Hida, ed io potrei anche perdonarti..” sibilò l’alieno “Sei fin troppo preziosa perché ti tolga di mezzo in questo modo”
L’aliena, in tutta risposta, sputò per terra, fissandolo poi con tutta l’arroganza che aveva.
”Allora meglio l’inferno, mio Signore” ringhiò con disprezzo “E dovresti sapere che io riesco sempre ad ottenere quello che voglio…”
Deep Blue si rabbuiò e premette nuovamente sulla mano di Meiko, facendola questa volta urlare.
”Hai emesso il tuo ultimo fiato, Hida, Portatrice di Sventura”
Le puntò la mano dritta sulla fronte, mentre azzurre scintille si raggruppavano rapide nel palmo, riflettendosi nelle iridi ancora strafottenti dell’aliena.
”Ti condanno a morte per tradimento…”
Meiko sogghignò, alzando il capo, fiera.
Deep Blue sussultò leggermente, notando sul suo volto la stessa, identica espressione del fratellastro, la stessa insolenza e irriverenza.
Kisshu Ikisatashi e Meiko Hida, sangue maledetto, sorte dannata, le erbacce da estirpare, i peccati ramificati nella razza aliena, la lussuria e l’orgoglio.
E quest’ultimo era ciò che ella incarnava, ora manifesto nelle sue ultime, velenose parole.
”Onorata di ciò, mio Signore…”


***


Ryo Shirogane era accovacciato d’innanzi al pannello che regolava l’illuminazione elettrica, trafficando furioso con i fili scoperti e fusi in più parti, alla scarsa luce di una torcia alogena sorretta da un alieno.
Contrariamente alla superficie, la Sala Progettazioni era nei Sotterranei, ove la luce dell’Alba incipiente non riusciva ad arrivare.
Il ragazzo masticava imprecazioni a denti stretti, facendo allibire anche i giovani scienziati che gli passavano complicati attrezzi per sistemare il piccolo problema che si era andato a creare.
O meglio, che Meiko Hida la pazza ha bellamente combinato… pensò cupo, mentre sbatteva un pugno contro il pannello scardinato
”Signor Shirogane, permette una parola?”
La timida voce di un alieno dagli spessi occhiali e dai capelli tagliati a caschetto interruppe la sequela di bestemmie che stava formulando all’indirizzo della giovane.
Si voltò, fissando sopra gli occhiali dalla montatura trasparente lo scienziato che aveva appena parlato, attorniato da colleghi eccitati quanto lui.
”Si?”
”Ecco..” quello si schiarì la voce, spintonato leggermente dagli altri, che sembravano preda di un attacco convulso di ridarella.
Ryo corrugò le sopracciglia, perplesso.
E adesso perché stava arrossendo…?
No, non sarà mica…
Il biondo americano sbiancò letteralmente, trattenendo con molta fatica l’impulso di alzarsi e scappare fuori da quella Base di matti, incurante delle sentinelle, adesso di nuovo al loro posto e più scocciate che mai, dell’impossibilità di raggiungere l’uscita, del paesaggio desolante fuori e dall’imminenza della quanto mai probabile fine del mondo.
Forse faceva ancora in tempo a chiedere asilo politico alle comunità che si nascondevano nelle fogne…
Deglutì, fissando ancora l’alieno.
”Emh, ebbene?” mormorò, disgustato.
Non avrebbe sopportato una dichiarazione d’amore, proprio no…
Oh, perché il Fato crudele gli negava i più *elementari* piaceri della vita? Cosa aveva fatto di male un modesto genio come lui per meritarsi le attenzioni di uno scienziato alieno e, soprattutto, maschio?
”Volevo chiederle…” adesso il piccoletto era arrossito e le spesse lenti erano leggermente appannate, mentre gli altri dietro di lui ridacchiavano a più non posso “Visto che sembra conoscere bene la signorina Hida…” il rosso che imporporava le guance acquisì una sfumatura più scura “Potrebbe presentarmela?”
Ryo Shirogane non aveva mai nemmeno immaginato di potersi trovare un giorno in quello stato di estremo… disorientamento.

Neanche a scuola gli era mai successo un fatto del genere: lingua bloccata, ogni terminazione neuronale partita completamente, zero assoluto, tabula rasa.
Non sapeva se sentirsi stupido oppure pazzo…
Entrambe le opzioni erano assai possibili, visto che aveva appena creduto che un povero alieno gli stesse per dichiarare il suo folle amore per lui.
No, un momento…
Gli aveva appena chiesto di presentargli Meiko Hida?!
Ma per chi lo avevano preso, insomma, per un gigolò o per un’agenzia matrimoniale?
Dall’ultima volta che si era guardato allo specchio, non ricordava nemmeno quando, non gli sembrava di avere scritto in fronte a grandi lettere: “Per incontri galanti rivolgersi al sottoscritto” corredato dall’imbarazzante sottotitolo “e se ti va buca, ci sono sempre io”.
Pensò ad uno scherzo, certamente.
L’alieno color peperone davanti a lui era uno scienziato, un individuo dedito alla ragione e alla cultura, fidanzato con la scienza, la chimica e la fisica applicata. Non poteva interessarsi a…tali frivolezze.
Naturalmente, il fatto che Ryo stesso fantasticasse su una *certa* fanciulla venne completamente ignorato, nella sua profonda ed egoistica riflessione.
Lo guardò, abbozzando un sorrisino comprensivo.

“Davvero?” domandò cauto, convinto che adesso avrebbero urlato “Ci sei cascato!” e l’avrebbero lasciato tornare ai suoi numerosi problemi, primo dei quali come uccidere Meiko appena l’avrebbe avuto sotto mano.

L’alieno annuì, una luce entusiasta negli occhi.

“Vede, signore, la signorina Hida è così…bella
“E forte…”
”E combattiva…”
”E ha anche due tet…”
”Va bene, va bene, afferrato il concetto!” sbottò Ryo, richiudendo di scatto lo sportello, stoppando con un tonfo metallico la cascata di affermazioni che ogni scienziato presente aveva preso ad elencare in aggiunta alla frase del primo “Se mai arriveremo in fondo a questa faccenda, forse…”
I cinque alieni emisero urletti eccitati, ringraziandolo calorosamente e lasciandolo ai suoi lavori.
Quello sbuffò, mentre abbassava le numerose levette rosse e verdi sul pannello adesso in sommario ordine.
Tu guarda se doveva anche badare agli ormoni alieni di un branco di scienziati in erba…
Si rialzò, spolverandosi il bianco camice sopra i jeans laceri. Si guardò intorno, grattandosi pigramente il mento ruvido di barba non fatta, scarna ricrescita bionda ad ombreggiare le guance bronzee.
Decise, per il momento, di ignorare le chiacchiere degli alieni che erano riprese, concentrandosi sulla ricerca dell’interruttore della luce centrale. Alla scarsa luce delle torce d’emergenza nel Laboratorio era piuttosto arduo…
Lo adocchiò in fondo alla Sezione dedicata alle ricerche nel campo chimico. Si diresse a passo svelto verso di esso, rodendosi il fegato, lo stomaco e ogni organo avesse nel basso ventre.
Afferrò la leva della corrente e l’abbassò bruscamente, illuminando tutta la Sala.
Un mormorio soddisfatto serpeggiò tra gli scienziati, mentre tutti si affrettavano a recuperare le loro mansioni precedenti.
Ryo sospirò, volgendo lo sguardo blu verso lo schermo al plasma appena acceso, ancora pulsante, ove linee scure s’intersecavano e s’univano, formando un chiaro disegno.
Cannone DNA…
Si era fatto autore dell’arma che avrebbe deciso l’esito della Guerra ed ora giovani alieni gli chiedevano di presentare loro una fanciulla.
Aveva davvero il diritto di diventare il loro assassino…?


***


La Sala Comandi della Base, ove si trovavano tutti gli schermi collegati alle telecamere presenti nei corridoi, brulicava d’attività: appena ripristinata la corrente elettrica, i tecnici si affannavano a recuperare ogni visuale, visto che c’erano ancora alcune telecamere cieche o distrutte.
Nessun alieno presente si sarebbe immaginato una così brusca interruzione
La porta d’acciaio a doppio battente si spalancò di botto, sbattendo contro le pareti e rivelando la sagoma ansimante di un alieno di divisa da generale.
Piantato a gambe larghe sulla soglia, la falce brillante di verde stretta in pugno, Iwo Nohara passò lo sguardo plumbeo su tutti gli occupanti, pietrificati sulle loro posizioni e sconvolti dalla sua entrata furiosa.
”Dove sono i Ribelli?” sbottò, smaterializzando la falce e avanzando nella Sala con passo deciso.
Un alieno dalla folta capigliatura verde chiaro si fece avanti, cauto.
”Generale Nohara, come potremmo sapere dove…”
”Controllate ogni telecamera della Base, sono qua” sibilò, puntando il dito sull’immenso pannello tappezzato di sfere pulsanti “Ikisatashi è riuscito a fuggire”
Borbottii increduli e sguardi perplessi alla notizia che un prigioniero fosse riuscito ad evadere dai Sotterranei ed ora se ne andasse tranquillamente a zonzo per l’edificio.
”Sguinzagliate ogni soldato presente, bisogna trovarli a qualunque costo…” ringhiò ancora Iwo, spintonando l’alieno di prima e andando dritto d’innanzi alle sfere illuminate.
”Ma…” protestò debolmente quello, ma il generale si girò, fissandolo minaccioso.
Quello deglutì, spaventato. Annuì e corse fuori dalla Sala, diretto verso i dormitori militari.
Nohara tornò a concentrarsi sul pannello.
La sua espressione di profondo disappunto si riflette su ogni superficie curva degli schermi, in ogni corridoio o stanza della Base, frugata con occhi attenti da cacciatore.
Pur essendo l’intera struttura costruita a modello di un labirinto, piena di vicoli ciechi e stanze segrete, nessuno poteva fuggire per sempre, non ora che la luce del sole ormai sorto filtrava attraverso le strette finestre.
Dove sono… pensò, stringendo i pugni furibondo.
Si erano tutti presi gioco di lui, ma quella volta sarebbe stata l’ultima.
”Signore, venga a vedere!” esclamò un tecnico, osservando trionfante una piccola sfera posta in alto a sinistra di tutto il complesso.
Iwo rivolse gli occhi ove il tecnico stava indicando con entusiasmo.
Un ghigno di pura soddisfazione gli increspò le labbra sottili, una scintilla d’argento brunito oscurò l’iride grigia da felino.
”Guarda, guarda…” mormorò, spostandosi proprio davanti al globo luminescente, che riportava la nitida visione di un corridoio del Secondo Piano, compreso chi lo stava attraversando con una certa fretta.
”Shin Fukazaki ha la pelle più dura di ciò che pensassi…” valutò, schioccando la lingua soddisfatto e incrociando le braccia. Poi scoppio a ridere sommesso, una risata tintinnante e fredda, senza una scintilla di calore.
Un brivido si insinuò sulla pelle di tutti gli alieni presenti.
Non era mai un buon segno quando Iwo Nohara si divertiva in quel modo…
Poi smise bruscamente, lasciando la Sala avvolta in un pesante silenzio.
”Continuate a cercare i Ribelli” ordinò, girandosi verso di loro. Era illuminato alle spalle da una fredda luce opalescente che tingeva la sua liscia chioma blu scuro di riflessi zaffiro.
Ancora una volta, un sogghigno impertinente aleggiava indolente sulla bocca.
”Quanto al generale Fukazaki…me ne occupo io” decretò con voce sibillina, prima di scoppiare nuovamente a ridere.
Si avviò alla porta della Sala Comandi, la lunga coda azzurro cupo che ondeggiava sulla schiena. Prima di uscire, si bloccò sulla porta.
”Quasi dimenticavo…” esordì professionalmente, scrutando un alieno “Contattate Gin (*) e ditegli che è giunto il momento di usare quello che sa…” sussurrò compiaciuto, mettendo in mostra gli acuminati canini con un ampio sorriso malevolo.
I tecnici sbottarono in una protesta unanime. Uno di essi si fece avanti.
”Generale, non è possibile, se solo nostro Signore Deep Blue…”
”Deep Blue non sarà più il nostro Signore e non avrà più un popolo su cui regnare se non fate come vi dico” sibilò velenoso, scrutandoli minaccioso “Ditegli di sguinzagliarlo dietro ai Ribelli, vediamo se saranno ancora così fortunati da restare in vita…”
Un alieno trattenne bruscamente il respiro, mentre il tecnico dai capelli verde chiaro parlava ancora.
”Che succede se non riusciamo a controllare?”
Non può essere controllato, infatti” Iwo sogghignò, andandosene dalla Sala in un fluido movimento “E non ce ne sarà bisogno…”


***


…Quante la sera, e quante,
abbandonando all’alba il corpo stanco,
se beato chiamò s’indi giammai
non rilevasse il fianco,
né tornasse a veder l’amara luce!...

…Tanto alla morte inclina
d’amor la disciplina. Ancor sovente,
a tal venuto il gran travaglio interno
che sostener nol può forza mortale,
o cede il corpo frale
ai terribili moti, e in questa forma
pel fraterno poter Morte prevale…

[da “Amore e Morte”, G. Leopardi]


...to be continued…


***

Rieccoci, siete tutti vivi ^o^;;?
Lo so, è più di un mese che non torno da queste parti e se ci siete ancora scusatemi immensamente ^^;; Ma sono stata parecchio impegnata, la mia mania di cominciare fanfic a raffica e non riuscire a distribuire bene gli impegni ^o^;
*Bea ridacchia nervosamente*
Sto partecipando ad un contest DracoXHermione, la cosa mi ha assorbito completamente °°; non mi sono quasi resa conto della situazione, ogni volta che aprivo la cartella “Fanfiction” mi dicevo “Eppure c’è qualcos’altro che devo scrivere…oO;;
Emh, sono un tantino smemorata, mi lascio prendere dall’ispirazione del momento ^o^;;
Se vi ho fatto soffrire e stare in pena, perdonatemi T.T
Now, ringraziamenti xD

Elly: ok, allora partiamo con le tessere d’iscrizione ^o^ E’ richiesta anche una donazione di sangue, sai, per precauzione nel caso dovessimo verificare l’autenticità della tessera U_U spero non sia un problema, ih *-* *Bea estrae motosega* Sea, cara figliola, tuo padre borbotta contrariato, non ha gradito il consiglio °°; chissà come mai, nyah xD Non ti preoccupare, lo farò obbedire, con le buone o con le cattive -.-; *Bea minacciosa* anche perché mi servirà in seg…argh, zitta è.é *Bea prende a testate schermo* Ahia…X.x Oh, hai gradito la frase di Pai xD? Beh, era particolarmente esasperato, povero, gli è scappata U_U; Smakkete, a presto =**!

Francesca Akira89: hai paura, eh xD? Beh, deduco che da questo capitolo tu abbia avuto ragione ad essere inquieta, si U_U; aaah, quell’aliena mi farà impazzire è.é! Perché, dico io, non riesco mai a controllare i MIEI personaggi °°;?! C’è qualcosa che non va…-.- La riflessione di Shin, ti dirò, mi è venuta molto spontanea, anche perché anch’io, in quel particolare momento, ero parecchio alterata (evitiamo di fare nomi, ma sul mio blog c’è tutta la storia -.-; ah, ho fatto pubblicità per niente occulta xD) e quindi mi sono sentita molto partecipe dei suoi pensieri ^o^ E poi, cos’è un ragionamento senza un minimo d’ironia ^-^? Dici che era fuori luogo la descrizione oO;? Mah, io l’ho trovata piuttosto necessaria per spiegare l’abbigliamento, punto chiave per non essere riconosciuta, e mi è anche servita per introdurre il capitolo, già ^o^;; Forse hai ragione, magari era un po’ troppo…approfondita °°; Mi sono lasciata prendere la mano, era tanto che non facevo una descrizione così dettagliata, nyah XD Venia U_U; *Bea s’inginocchia sui ceci* E infine, per quanto riguarda Salima…no, bocca cucita è.é! Questa volta non dirò niente, curiosone che non siete altro, tutte voi xD Bacioni ^**^!

Strega’91: mio pasticcino della casa di Ravenclaw, grazie mille per gli auguri ^*^! Che dire, Salima, per il momento, resterà avvolta nel mistero, si U.U *Bea decisa* Ohoh, il modo per entrare xD? Lo vedrai, lo vedrai ^o^! Mirai è molto sveglio, pur essendo un alieno relativamente “pacifico” sa farsi valere ^-^ Beh, anche Pai è capace di provare emozioni, raramente, ma le prova U_U *Bea si abbassa e schiva fulmine da ventagli dell’alieno* Nyah, mancata xD E per la recensione alla tua fanfic, ma di niente! Anzi, anche la seconda che hai scritto, è stato un onore commentarla ^-^ tuttavia, credo tu l’abbia capito xD, preferisco le DracoHerm U_U; ma con la tua bravura, sei sprecata per le HarryHerm, passa nel partito “Leather Librarians”, shi *-* *Bea fa proselitismo* Mah, de gustibus…^-^ Besos =**

DarkPhoenix: ghassie, ghassie ^//^! *Bea versa champagne in bicchiere e trinca* Oh, ottima bevuta U_U HIC! Oh, pardon…°//°;; *Bea ha singhiozzi* Beh, che dire, hai ragione! L’unico fatto positivo è che manca solo un anno per la patente = solo un anno alla macchina = solo un anno alla libertà *ò* Shi, pregusto… Già sono un pericolo ambulante in bici, le povere vecchiette che investo ne sanno qualcosa…xD credo stiano fondando un Partito contro di me, nyah °°; quando passo per il corso mi guardano male! Vabbè, meglio sorvolare…^o^;; Lo so, la perfidia credo sia un fattore genetico, si U_U; Massì, prendi anche i miei lati positivi xD (e dove sono -.-? ndRen) Smakkkk ^*^!

Mewby: dici che Shin è permaloso xD?!? Kyahahaha X°°DD!! *Bea si rotola dal ridere* Non l’avevo visto sotto questo punto di vista ma sì, credo proprio che sia un permalosone ^o^;; …oh, smettila di tenere il broncio, su è.é! Il generale Fukazaki sta facendo i capricci, mah U_U; E meno male che dovrebbe essere uno dei più “seri” in questa compagnia… Però, sul fatto dell’essere innamorato pazzo, questo credo di si ^^; anche se non l’ha mai dichiarato apertamente, diciamo che non ha mai dato un nome a quella cosa che prova verso Meiko…xD Oh, questi alieni! Ti è piaciuto il dibattito tra lui&Ichigo ^-^? Beh, diciamo che hanno chiarito alcuni punti che non andavano giù a nessuno dei due, ossia che Ichigo non si fida di Meiko e Shin è indispettito da questo…^.^;; Oh, Salima ha scosso le spalle, indifferente…°°; credo che non sia molto propensa a dire cosa le è successo circa un anno fa…non temete, ve lo spiegherò io, tra qualche capitolo ^o^! …Salima, che c’è °°;? *Bea fugge* Ps: arigatou per gli auguri, baciotti ^**^!!

Cris: nee-chan, credo che tu abbia dimenticato di mettere, dopo questo segno “<’” l’apostrofo, e ti si è cancellato il resto del commento xD! Già, il caro Fukazaki è proprio partito per la tangente U_U *Bea annuisce* però, Ichigo non credo sia cattiva °°; Semplicemente, direi che non ha tutti i torti…^.^;; insomma, la Base degli umani è caduta perché Meiko, da infiltrata, ha passato informazioni vitali per indebolire gli esseri umani e appropriarsi del Progetto C.DNA…U_U; quindi, è normale che non si fidi di lei, non credi ^^? E se sapesse che è la sorellastra di Kisshu e cos’ha fatto con lo stesso…^o^;; *Bea ignora occhiata indagatrice di Ichigo* ohoh, ma gli altarini si scopriranno presto, nyah xD Bacio, a presto =** (Ps: grazie mille per l’AMV regalo, era stupendo *ò*!)

JunJun: oh, nee-chan, Shin sta arrossendo ancora ^-^;; però sta ridacchiando, credo che la tua proposta, se con Meiko andrà male…°°; Shin-chan è svenuto…Ohoh ^o^;; *Bea copre il corpo svenuto* Dunque! Ma di che ti scusi, tesorino, siamo tutte impegnatissime, shi U_U; se poi hai impiegato il tempo per fare quegl’ultimi AMV assolutamente stupendi, allora attendi ancora *ò* *Bea in estasi* Comunque, davvero hai riso xD? Me lieta, era proprio ciò che volevo ^^ Come mi sono divertita io a scrivere, vorrei che anche voi scoppiaste a ridere, soprattutto per quelle situazioni parecchio imbarazzanti, nyah xD! Davvero li avevi visti in un girotondo ^o^? Beh, credo tu sia stata una delle poche (se non l’unica, ehe ^-^;; ma che ci vuoi fare…xD) E per quella di Kisshu e Ichigo, beh, diciamo che un po’ di romanticismo non guasta mai, no U_U Ma non vi abituate, non sono tipo da lasciarli tranquilli ancora per molto…*-* *Bea minacciosa* Arigatou, mi imbarazzi, si ^//^ diciamo che diventare scrittrice non sarebbe male, se riuscissi a sfondare, shi ç_ç avrei così tante idee, basta solo trovare il modo giusto per metterle giù è.é Bea, Fight >.<’! *Bea s’infiamma* E ovviamente ti farò trecento copie autografate, certo U.U; Salima, Salima, sei molto richiesta ^o^ diciamo che hai ragione, in un certo senso, la sua parte non è certo finita qua U_U; …°°; acci, è lo spoiler più grande che abbia mai fatto *Bea si morde lingua* Vabbè, pazienza… Povero Fukazaki, concedetegli un piccolo sfogo, solitamente è così controllato, non è certo un automa ^-^;; Il monologo sulla tolleranza xD? Oh, quello è stato davvero esilarante, non c’è la faceva davvero più…e, ammettiamolo, le cose che ha detto sono la pura verità U_U;; Iwo…mah, non credo sia semplice da neutralizzare…^o^; ma sai, le sorprese non sono finite, nyah xD Te quero, besos ^**^!!

Kumiko Shirogane: grazie mille, mia Kohai, avrò il piacere di leggere il seguito appena possibile xD Ah, dunque Ryo sarebbe tuo marito **? Umh, ottimo partito: ricco, affascinante, un po’ bastardo…Si, decisamente appetibile ^o^ Anche se, come ben sai, io preferisco un altro genere… ^.- Però direi che in questo capitolo fa delle riflessioni particolarmente profonde, si U_U; anche se, povero, prima gigolò e poi agenzia matrimoniale xD Compatiamo il povero Shirogane…xP
Smakkete =**

Ok, now impegni improrogabili richiedono la mia preziosa presenza U_U; ergo, la fisica Aristotelica mi reclama a gran voce -.-; vi prego, datemi tregua, buhuh ç_ç *Bea piagnucola*
Oh, quasi dimenticavo °°;

(*)= se vi ricordate, Gin è quel povero alieno che abbiamo incontrato nel cap. 13, responsabile della Stanza degli Esperimenti situata dell’Ala Sud della Base, che Meiko e Shin avevano obbligato a liberare le Mew Mew ^-^ rammentate?

Ora è davvero tutto! Alla prossima ^o^
*Sayonara*

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Capitolo 27
*** Un grosso problema ***


Nuova pagina 1

Salve a tutti ^o^!
Dopo varie peripezie, EFP è finalmente ritornato, gioia e gaudio *-*
Posso finalmente postare questo nuovo capitolo, tutto azione e combattimenti xD
Gustatevelo, ci si vede in fondo ^^
*°Buona lettura°*


***


“Ma…” scosse la testa, incredulo “Non è prudente, è ancora in fase di sperimentazione!”
”Ordini del generale Nohara, Gin…”
La sagoma del tecnico pulsava sulla sfera luminosa, lo sguardo che stava rivolgendo all’altro alieno era di pura impotenza.
”Se te la senti di poter ignorare un suo ordine, fa pure…”
Gin deglutì, incerto.
Poi si raddrizzò, dandosi un tono e accennando un saluto militare.
”D’accordo”
L’alieno sul globo luminescente annuì, teso, sparendo subito dopo e lasciando la Sala degli Esperimenti immersa in un pesante silenzio.
Gin sospirò, avviandosi verso il fondo della stanza, zigzagando tra i tanti cilindri contenenti gli Esperimenti.
Fissava di striscio ogni creatura addormentata nel liquido verde fosforescente, leggermente intimorito. Aveva sempre l’inquietante sensazione che, da un momento all’altro, uno di quei mutanti potesse uscire dalla sua prigione di vetro e aggredirlo alle spalle.
Rabbrividì e accelerò il passo.
Chi diamine l’aveva costretto a fare quel lavoro…?!
Giunse davanti ad un’imponente saracinesca di ferro, sigillata.
Là dentro, nel buio più fondo, si nascondeva il frutto dei più efferati esperimenti di Deep Blue.
Gli alieni della Base lo chiamavano “Kaibutu”, una parola che usavano gli umani di Tokyo per identificare le cose mostruose.
E quell’essere incarnava esattamente gli ideali di un vero e proprio mostro.
Gin sapeva che non avrebbe dovuto risvegliare Kaibutu: non era nei progetti del suo Signore usarlo come un’arma.
Si trattava semplicemente di un giocattolo, una volgare cavia di laboratorio degenerata in qualcosa d’inconcepibile, talmente orrendo che lo stesso Deep Blue aveva dato disposizione di rinchiuderlo nel profondo della Sala e gettare via la chiave.
Fino a quel momento.
L’alieno posò il palmo della mano destra sull’apposito pannello di riconoscimento per le impronte digitali, ulteriore precauzione.
Con un pigolio digitale, l’impronta s’illuminò di verde e la saracinesca si alzò, cigolando.
Gin prese un sospiro profondo ed entrò con cautela.
Alzò la mano sinistra e, subito, tante scintille viola danzarono sulle sue dita, illuminando il buio ambiente circostante: una stanza circolare, al centro un immenso cilindro trasparente pieno di liquido blu elettrico e al suo interno…
L’alieno cercò d’ignorare il brivido che corse lungo tutta la sua schiena.
L’essere che riposava dentro il contenitore era cosparso di miriadi di tubicini colorati, collegati ad una grande macchina che registrava i suoi parametri vitali.
Sì, perché quel mostro era vivo
I folli test di Deep Blue prevedevano la creazione di un alieno che fosse superiore a tutti gli altri, con caratteristiche animali molto più sviluppate di quelle che già possedevano le Mew Mew.
Aveva fuso e manipolato i DNA di parecchi animali in un unico essere, uno sfortunato scelto da Nohara in persona, uno dei pochi a conoscenza di quest’esperimento.
E il risultato era sfuggito a qualsiasi controllo.
Kaibutu era un alieno come struttura di base, con alcune caratteristiche animali parecchio evidenti: gli arti inferiori erano quelli di un leopardo, dalla muscolatura potente e veloce; una criniera da leone cresceva folta intorno al viso e lungo metà della schiena, dalla quale sbucavano due grandi ali da pipistrello. I lunghi canini tipici della razza aliena erano cresciuti ulteriormente, come quelli di un predatore; una coda nera prolungava la colonna vertebrale e i polsi erano stretti in due anelli d’acciaio, ciò che rimaneva delle catene che avevano tentato di tenerlo fermo, senza esito.
Una macchina per uccidere che niente e nessuno avrebbe saputo controllare…
Gin si avvicinò al complesso macchinario e guardò un pulsante rosso. Avvicinò la mano ad esso, in procinto di premerlo, tuttavia…
Se avesse premuto quel piccolo bottone, la situazione sarebbe degenerata in pochi secondi.
Certo, il generale Iwo Nohara aveva ordinato di sguinzagliare Kaibutu dietro ai Ribelli, ma a che prezzo…?
Rivide lo sguardo strafottente di Meiko Hida che gli intimava di liberare le Mew Mew e l’espressione seria e controllata del generale Fukazaki.
Digrignò i denti, furioso.
I Ribelli andavano fermati, a qualunque costo.
Premette il pulsante scarlatto con l’indice destro, come gesto definitivo.
E fu in quel momento che accadde l’irreparabile
Subito, un pigolio elettronico provenne dal macchinario, mentre, con un inquietante sciabordio, il livello del liquido blu elettrico cominciava ad abbassarsi inesorabilmente.
Gin arretrò, spaventato.
Non era certo suo desiderio assistere al risveglio di quel mostro.
Tuttavia…
Kaibutu, inaspettatamente, aprì gli occhi di scatto, rivelando due sottili pupille feline, verde intenso, vuote ma ardenti di una spietata follia.
Con un ruggito furioso, spalancò le ali di cuoio nero e, contemporaneamente, le braccia muscolose, spaccando le pareti di vetro del cilindro, facendo strabordare il liquido rimanente, che invase la stanza.
Gin volò all’indietro contro il muro causa l’esplosione e si riparò il volto con le braccia, le mille schegge di vetro gli graffiarono gli arti superiori; si ritrovò poi a mollo, seduto nel liquido.
La creatura balzò fuori dalla sua prigione di vetro, poggiando in un pesante tonfo le zampe di leopardo sul pavimento invaso dall’acqua.
Gin indietreggiò nuovamente fino al muro, strisciando per terra, ritenendo saggio togliersi dal suo “raggio d’azione”.
Kaibutu si scrollò l’acqua di dosso, togliendo anche i numerosi tubicini e ventose dai pettorali e dalla fronte. Poi, alzò il capo e si concesse uno sguardo attraverso la stanza, fiutando l’aria ad occhi socchiusi e agitando debolmente la lunga coda nera, le ali adesso ripiegate sulla schiena. Era alto almeno due metri, imponente ma slanciato.
Intercettò la sagoma di Gin che cercava di svignarsela.
In un ringhio, gli balzò addosso, afferrandolo rudemente per il collo e sollevandolo in piedi e dal pavimento di dieci centimetri buoni.
L’alieno rantolò, aggrappandosi al braccio muscoloso dell’essere e tentando di respirare.
”L-lasciami…Kaibutu…”
Quello sembrò comprendere le sue parole e allentò la presa, lasciandolo cadere malamente a terra. Gin prese fiato, massaggiandosi il collo.
Alzò gli occhi, fissando la creatura frustare con impazienza la coda. Spianò l’indice contro la saracinesca abbassata.
”Trova i Ribelli e uccidili…” spiegò in un sussurro dolorante “Non deve sopravviverne nemmeno uno…”
Kaibutu fissò il ferro della porta e diede in un profondo ringhio di gola.
Si acquattò e spiccò un balzo contro la saracinesca.
Gin sbarrò gli occhi, osservando il resistente materiale della porta accartocciarsi su sé stesso causa l’impeto della corsa del mostro, che sparì rapidamente lungo il corridoio della Sala degli Esperimenti, i passi pesanti di un’avanzata su quattro zampe.
L’alieno si alzò, tenendosi una spalla ammaccata.
Ora che Kaibutu era entrato in gioco, la partita si faceva decisamente più movimentata…


***


In quello stesso istante, Meiko Hida vide tutta la sua vita scorrerle d’innanzi agli occhi, come se stesse assistendo ad un film e non potesse far niente per cambiare il tragico finale al quale stava inesorabilmente andando incontro.
Aveva l’impressione che ogni fotogramma fosse un pezzetto della sua esistenza che se andava, ricordi strappati con violenza dalla pellicola del filmato, brandelli della sua anima tormentata che fluttuavano via dal suo corpo.
Le azzurre scintille che danzavano sulla mano di Deep Blue si riflettevano nel suo sguardo, gelo infuocato di quelle iridi, cupa disperazione del condannato a morte.
Sorridi alla tua morte.
Si era ripromessa di non chiudere mai gli occhi davanti al pericolo, sarebbe morta così, orgogliosamente strafottente fino all’ultimo respiro.
”Muori”
Il roco sussurro dell’alieno si perse nell’immensa esplosione che seguì poco dopo, tutta l’acqua della vasca incassata uscì da essa e si riversò sul marmo e sui tappeti pregiati sul pavimento, mentre la parete dietro i tendaggi scarlatti si sgretolava e il fumo dei detriti e del botto invadevano la stanza.
Meiko si sentì sollevare di peso da qualcuno e venne caricata bruscamente sulla spalla come un sacco di patate.
Era leggermente intontita, ma delle voci concitate le ferirono ulteriormente i timpani.
”Gornar, sbrigati!”
L’aliena corrugò le sopracciglia, perplessa.
Aveva giù udito quella voce…
Vide una sagoma raggiungere di corsa il suo *salvatore* e affiancarlo, facendogli cenno di andare. Quello annuì e, tenendo stretta la giovane, corse dietro all’alieno attraverso il passaggio dietro le tende che si erano aperti a forza.
Poi, Meiko comprese.
”Tu sei il servo di prima!” esclamò, ballonzolando dietro l’ampia schiena di quest’ultimo.
Quello sorrise, sconsolato, un’ombra di tristezza oscurò per un attimo quelle iridi verde acqua.
”Proprio io, Hida…”
”Andiamo Jared” lo rimproverò in un sibilo l’altro alieno dal gilet di damasco rosso “Avrai tempo dopo per le conversazioni”
Quello annuì e aumentò l’andatura.
Deep Blue, frattanto, era rimasto nella stanza.
Con un urlo furibondo si liberò dalle macerie, l’energia della telecinesi aveva raggiunto vette incredibili, piccole scariche blu saettavano ancora attorno alle sue mani e alle braccia, spalancate dal precedente gesto per disfarsi degli “ostacoli”.
Ansimò, fissando lo squarcio nella parete.
Non era riuscito a vedere chi fosse stato a fare irruzione ma sapeva solo che Hida era sparita con loro.
Per l’ennesima volta…
Un urlo frustrato risuonò nella Sala, rimbalzando sulle pareti, seguito da cerulei fulmini brillanti.
Poi, tutto cessò.
Deep Blue prese un respiro profondo e strinse i pugni.
Si smaterializzò rapidamente, sparendo nel fitto fumo della stanza.
”Questo significa guerra…per tutti voi…”


***


Il sole era ormai sorto e caldi spicchi dorati baciavano le piastrelle rovinate di uno dei tanti corridoi della Base aliena. In quell’atmosfera che tanto aveva dell’ovattato, quasi irreale, un gruppo di nove persone discuteva di affari importanti.
Molto importanti.
Così fondamentali che se solo fossero giunti alle orecchie sbagliate, avrebbero compromesso la riuscita dell’intero piano.
Kisshu Ikisatashi sbattè la testa contro il muro in un impeto di puro sconforto. Per quanto riguarda il fratello maggiore, era preda di un ripetuto tic al sopracciglio destro e il minore, dal canto suo, era stravaccato per terra, reggendosi il capo con le mani.
”Avete capito, dunque?”
Evidentemente, l’arguto pianificatore di quell’azzardato progetto non si era accorto del clima generale che aleggiava in quel corridoio.
Le mew mew lo fissarono, sinceramente affrante.
”Ecco…signor Buki…”
”Lei capisce che…beh…”
”Insomma, il suo piano…”
”Il suo piano è un suicidio dichiarato”
Come al solito, la voce secca e perentoria di MewZakuro aveva troncato i balbettii della leader, della mewbird e di Retasu, arrivando dritta al punto.
Kisshu alzò gli occhi e fissò ammirato Zakuro.
Dio, l’avrebbe baciata…
Non fraintendiamo, però quando ci vuole polso Fujiwara era la persona più indicata.
Mirai Buki guardò, profondamente offeso, la ragazza che aveva appena parlato. Poi si strinse nelle spalle.
”E’ l’unico modo, signorina” si giustificò con voce lieve “E poi, almeno una speranza c’è…”
”Io ci sto!”
La voce squillante di Purin aveva in parte dissipato l’aria tesa che si poteva avvertire, palpabile, tra di loro. La sedicenne poggiò una mano sulla spalla dell’alieno, fissandolo sorridente.
”Mi piace il tuo piano, Mirai-san” rise “E’ da tanto che non ci possiamo divertire in questo modo…”
Se gli altri erano increduli, Taruto era letteralmente esterrefatto.
Perché quella ragazza non prendeva mai niente sul serio?!
Balzò in piedi come una molla, avvicinandosi a Purin.
”Andiamo Fon” cominciò, con un tono che era quasi compassionevole, canzonatorio come se si stesse rivolgendo ad una bambina capricciosa “Stai scherzando, vero?”
La biondina si girò, fissandolo negli occhi.
Si puntò le mani sui fianchi e lo fronteggiò. Era leggermente più alto di lei e dovette alzare di poco lo sguardo.
”Per niente…”
”Cosa?!”
”Sono serissima, Taruto” ripose fermamente lei, annuendo “Possiamo farcela…”
”Purin” Ichigo prese parola, facendo un passo verso l’amica “Ascolta, anch’io lo pensavo, ma…”
”Emh, ragazzi…”
La voce di Pai s’aggiunse in sottofondo al dibattito che era scoppiato.
”Perché non possiamo nemmeno provare?!”
”Lo capisci che non è possibile…?”
”Signorina Aizawa, mi permetto di contraddirla…”
”Ehi, ragazzi!”
”Signor Buki, forse non ha considerato l’urgenza del caso…”
”Retasu ha ragione, è impossibile”
”Ragazzi!!”
”Zakuro onee-sama, come puoi dire questo?!”
”Fon, smettila di fare la bambina…”
Il fischio acuto di Kisshu, che si era stufato dei metodi calmi e pacifici di Pai, riuscì finalmente a richiamare l’attenzione di tutti.
Ichigo si girò a guardalo, scocciata.
”Che c’è, Kisshu?”
L’alieno ricambiò lo sguardo, le labbra incurvate un sogghigno velato di una strana inquietudine.
”Mi duole interrompere la vostra amabile discussione, micetta, ma abbiamo un problema…”
”Un grosso problema” aggiunse Pai.
Detto ciò, indicarono entrambi con il pollice alle loro spalle, verso il fondo del corridoio, ove un’immensa figura si stagliava nella luce delicata dell’alba inoltrata.
Sbuffava e ringhiava come una belva feroce e si esibì in un ruggito che niente aveva del delicato.
Le Mew Mew sbiancarono, mentre Mirai era sull’orlo di una crisi isterica.
Ichigo prese fiato, materializzando la sua arma e stringendola con ardore.
”Ecco…Questo *problema* ha zanne affilate…”
”Ali da pipistrello…”
”Sguardo assassino…”
”E sembra essere particolarmente affamato?” chiesero a turno le ragazze con voce sottile.
Il loro problema ruggì nuovamente, alzandosi sulle possenti zampe di leopardo e squadrandoli tutti minacciosamente.
”Cavolo!” esclamò Purin, spaventata ma esaltata insieme.
Mirai cacciò un urletto e cadde all’indietro rigido come un legno, svenuto.
Taruto lo fissò scettico, inarcando un sopracciglio.
”E osa parlare di piani suicidi…” borbottò.
Pai fece apparire i suoi ventagli.
”Sembra che ai Piani Alti si siano dati una mossa…”
”Già” ridacchiò Kisshu, roteando con malizia i suoi tridenti “Hanno sfoderato l’artiglieria pesante…”
”E adesso che facciamo?!” chiese Ichigo, aggrappata al braccio dell’alieno.
Quello fissò Pai e Taruto con la coda dell’occhio e sogghignò, imitato da entrambi.
Poi tornò a guardare dritto d’innanzi a sé, verso la creatura.
”Mi sembra ovvio” declamò in tono insolente “Ci buttiamo nella mischia…”
Forse fu un bene che, in quel momento, Mirai si trovasse già privo di sensi.
Altrimenti, sarebbe svenuto di nuovo…


***

 

Il respiro solo leggermente affannato della corsa allenata, compromessa dalla profonda ferita sul pettorale sinistro, sotto la stoffa lacera della divisa da, ormai, ex generale.
Scivolò sulla lucida superficie del corridoio con le suole degli stivali neri, aggrappandosi alla parete per non cadere e fermandosi un attimo a riprendere fiato.
Gli sembrava quasi che qualcosa gli stesse comprimendo la cassa toracica, il taglio doleva terribilmente e, inoltre, aveva la sgradevole sensazione che si fosse riaperto.
”Dannazione…”
Incurante di ciò, riprese a correre, diretto verso l’unica Sala ove credeva che avrebbe trovato Meiko.
L’Infermeria.
Scartata l’ipotesi, di fermare Iwo, convinto che per il momento gli altri se la sarebbero degnamente cavata senza di lui, aveva deciso di ritrovare quell’aliena pestifera.
Parevano passati anni dall’ultima volta che l’aveva vista.
Doveva trovarla, assolutamente.
Ovviamente, nessuno si era degnato di avvertirlo che un mostro geneticamente modificato e senza controllo era appena stato sguinzagliato alle calcagna dei ribelli e che Nohara, in quello stesso istante, fosse sulle sue tracce.
Troppo tardi…
Sentì un sibilo metallico dietro di sé e fece appena in tempo ad abbassarsi rapidamente prima che una lama affilata affondasse implacabile nella sua schiena.
Si smaterializzò, apparendo poco più in là, fissando affannato il suo aggressore.
Lunga chioma color zaffiro, occhi grigio vetro, una falce in mano e un bieco sorriso sulle labbra sottili.
”Attaccare alle spalle, Nohara” sbuffò, cercando di riprende fiato alla svelta. Avvertì un rivolo di sangue scorrere dalla ferita, impregnando la fasciatura “Ma a questo punto non mi stupisco più del tuo comportamento…”
Iwo scoppiò a ridere, poggiando a terra l’elaborato manico dell’arma.
”Shin Fukazaki, non accetto stupide prediche da un perdente del tuo calibro…”
”Ti conviene ascoltarmi, invece” ribattè Shin, materializzando la corta spada nella mano destra “Perché finiti i convenevoli, non credo tu sia venuto qua con l’intento di farti quattro chiacchiere con il sottoscritto…”
”Visto e considerato che dovresti essere morto, non direi proprio” rispose in un sibilo velenoso l’altro alieno, alzando la falce; sulla lama ricurva danzavano tante scintille verdastre.
Shin imprecò mentalmente.
Il braccio sinistro gli tremava visibilmente, era ancora troppo debole e non poteva impugnare la seconda spada. Un altro punto a suo sfavore…
Non poteva certo contare sulla lealtà di Iwo Nohara, alieno crudele e senza scrupoli.
Senza nessun preavviso, Iwo scattò in avanti, smaterializzandosi poco prima che Shin calasse la spada sul suo collo, riapparendo al fianco sinistro, la parte della ferita.
La più vulnerabile.
Bastardo.
Shin si scansò lateralmente, la falce si piantò nel muro, faville verdi e dorate per l’attrito con l’acciaio delle pareti. Iwo ripartì all’attacco, incalzando gli affondi, roteando l’arma con scioltezza e perizia; l’alieno dagli occhi viola poteva solo incassare e schivare, arretrando.
Si ricordò degli incontri che aveva avuto con lui in Sala d’Allenamento.
Iwo Nohara era entrato giovanissimo in Accademia Militare, ancor prima che Deep Blue prendesse il potere con il colpo di Stato.
Shin aveva sentito dire che quell’alieno era stato fatto generale all’età di soli sedici anni, dimostrando una grande bravura in ogni disciplina militare e, inoltre, sfoggiando un’obbedienza e un contegno invidiabilmente rispettato, colui che incarna lo spirito della condotta marziale.
Che poi avesse una vena di folle fanatismo, quello era un altro discorso…
Ed ora dieci anni dopo, a ventisei anni, era il temutissimo generale dell’esercito dell’Ovest, spregiudicato e senza scrupoli, colui che odiava gli essere umani come nemmeno Deep Blue sapeva fare.
Il motivo per cui fosse diventato un soldato, non lo sapeva nessuno…
Shin ebbe una fitta lancinante al pettorale sinistro e si accasciò per terra, la vista annebbiata.
Parò a fatica la falce di Iwo, adesso proprio davanti al suo volto.
L’alieno dalla chioma blu sogghignò con insolenza, facendo pressione sulla lama.
”L’ho già detto agli esseri umani, voi creature inferiori dovete inginocchiarvi al mio cospetto…”
”Io non sono…un umano” ansimò l’altro, contenendo la forza dell’avversario “Né tanto meno inferiore ad uno come te” sbottò, trattenendo un gemito di dolore.
Iwo ridacchiò piano.
”Ma non sei totalmente alieno, Fukazaki…” si avvicinò al suo volto, scrutandolo con quelle iridi plumbee “O mi sbaglio?”
Shin sobbalzò e perse l’energia che gli rimaneva. La sua spada venne spazzata via e si ritrovò la lama della falce di Iwo puntata alla gola.
Come faceva a sapere…?!
”Hai lo stesso odore degli umani e non solo perché bazzichi alla loro tavola…” sputò Nohara con tono velenoso e disgustato. Poi alzò la falce, mentre Shin se ne stava a terra, svuotato.
Non poteva davvero conoscere il suo segreto
”Addio, Fukazaki, questa volta per sempre” sussurrò l’alieno, calando la falce verso il suo collo.
Quando…
Una freccia circondata da un alone lilla intenso cozzò contro la lama e si piantò nel muro, poco sopra la testa di Shin.
La salda presa di Iwo tentennò e, per il contraccolpo, fu costretto ad allontanarsi per tenere l’equilibrio.
Si girò, infuriato, nella direzione da cui era arrivato il dardo luminoso.
”Chi…” ma perse la voce e si azzittì di colpo, inebetito.
Ricambiò uno sguardo limpido e determinato, due occhi color dei ciclamini in fiore, lunghi capelli dello stesso pigmento lilla delle scintille che danzavano sulla corda dell’arco che ancora impugnava, la postura elegante e fiera di un’arciere esperto.
Un’aliena vestita da odalisca, i piedi, solitamente scalzi, calzati in bassi sandali legati alla schiava, ciò che in fondo era ella stessa.
”…Tazawa…” rantolò Iwo, arretrando.
Quella sorrise appena, abbassando l’arco.
”Era da tanto che non usavano il mio cognome…” disse in tono pensieroso “Adesso mi chiamano solamente Salima…”


…to be continued…


***


Bene, rieccoci xD
Siete sopravvissuti alla frenesia di questo capitolo oppure no ^^;? Spero di sì, io mi sono divertita un mondo a scriverlo ^o^ soprattutto le parti del loro incontro con Kaibutu (Cris nee-chan ha detto che lo trova puccio °°;; voi che ne pensate xD?)
Dunque, mi scuso per il ritardo, ma sono stata parecchio impegnata con la scuola ^^;;
Le idee le avevo tutte in mente, il problema era trovare il tempo materiale per metterle giù a dovere…-.-; Alla fine ce l’ho fatta, anf anf X.x *Bea sviene vittoriosa*
Dunque! *balza in piedi* Sto attendo ancora il responso del contest di HP su questo sito, aiuto ç_ç L’attesa mi sta consumando, speriamo che escano presto è.é!
Rispondiamo alle vostre stupende recensioni, mie care ^o^! Il mio momento preferito, nyah xD
 

Mewby: oO;; *Bea guarda Mewby che si allontana correndo dopo aver tagliato il traguardo* non abbiamo bisogno di un photofinish, sei la prima ^o^;; grazie per questo affiatamento nel commentare, sono commossa ç_ç Ti meriti un premio, tieni *-* *Bea porge un mega cocomero* Nyah, io adoro l’anguria *çç* Un po’ fuori stagione, ma pazienza U_U No, no, Deep Blue è furbo xD Insomma, se è riuscito a salire al potere, qualche qualità ce la deve pur avere U_U; dimentichiamo che s’annidava nel corpo di quella sottospecie di ameba di Masaya, si ^^; Meiko non apprezza i rimproveri °°; Sta chiaramente sbraitando che il discorsetto lo doveva pur fare, non è del genere “macchina per uccidere” alla Iwo,  anche se è abbastanza spaccona -.- e quindi non resiste quando può ridicolizzare qualcuno ^-^;; Meiko, smettila è.é *Bea ferma Meiko* Tsk, sta cercando di uccidere adesso Deep Blue, che le fa le linguacce ^^; troppo tardi… Emh, era mezzo nudo, aveva l’asciugamano ^o^;; cmq sì, era decisamente un bel vedere *-* Meiko i commenti li ha fatti, eccome…ma sono stati censurati, non siamo in una NC17 U_U; e deduco che i commenti li abbia fatti anche tu, shi xD? Lascio troppo mistero, dici °°;? Maaannnnòòòò xD solo che io non ho assolutamente il dono della sintesi, adoro dilungarmi *-* Non ho fatto comparire Kisshu, ma credo di aver ampiamente rimediato qua, no U_U? E piccole informazioni…umh, no xD Del resto, sono perfida, no xP? Smakkete =** a presto ^o^!

Francesca Akira89: Iwo ha sempre di quelle idee meravigliose, non trovi ^o^;;? Sguinzagliare un mostro geneticamente modificato dietro ai Ribelli mi sembra un’ottima trovata se vogliamo toglierli di mezzo nel minor tempo possibile xD certo, c’è l’handicap del sangue U_U; sporca troppo il corridoio…xD scherzo, hai visto che (più o meno °°;;) se la stanno cavando, no ^-^;? Vedrai che ce la faranno, non disperare…Esatto, vi sfido a trovare un alieno o un umano più lussurioso di Kisshu Ikisatashi U.U Ma è questo il suo tratto principale, lasciamoglielo pure…^^; che poi, povero cucciolo, sta andando in bianco da troppo xD sono cattiva, adesso che ha finalmente Ichigo non lo faccio…ohoh ^o^;; censuriamo, stesso motivo di prima, non vorrei dover alzare il rating…Ryo, poverino, sempre a pensar male xD Shin caro, stai riscuotendo numerosi successi ^-^ …Sta arrossendo di nuovo °-°; dobbiamo fare il funclub anche per te xD? Ah, è svenuto di nuovo oO; …tsk, troppo timido questo alieno -.- Baciotti, mia cara ^*^!

ShiLalla: bentornata nei remoti lidi di questa fanfic, xD! Stiamo tutti affogando nella tua bava, gradiresti un catino per reprimere i tuoi ormoni ^o^;;? *Bea porge bacinella* Beh, ecco…Iwo e Shin hanno un conto in sospeso, penso che sia destino: se vive uno deve morire l’altro ^o^; no, niente Perfettino Potty e profezia, grazie U_U Zio Voldy potrebbe avere un attacco di cuore, lui non ne è a conoscenza…Ssssht °°;! *Bea si mette dito su bocca* Meiko…hai visto tu stessa xD! La “fatidica domanda” resterà negli incubi di monsieur Shirogane ancora per molto, picci ^^;; Kiss =**

Elly
: Kisshu era imboscato con Ichigo xD? No, non direi…hai visto, no? Non preoccuparti Sea, il tuo paparino sta ancora bene…Ihih *-* Ma certo, visto che l’ho fatto tornare subitissimo? E in grande stile, anche ^o^; No, il sangue non serve più, Kisshu ha detto che non vuole nessun funclub visto che lui da solo si ama già a sufficienza…mah, poco montato, direi U_U; Nu, niente spoiler, mi spiace xP Dici che sono cattiva °°;? Ma mi state dipingendo come se fossi Mefistofele in persona, accidenti ^o^;; Ha fatto tutto Deep Blue, io non c’entro xD Besos, mi amor ^**^!

Cris: nee-chan carissima, quel segno “<’” è tremendo, devi starci moooolto attenta U_U; Ti ha fatto venire i brividi ^-^? Benissimo, direi, era proprio quello che volevo…creare un’atmosfera dinamica ma che nel contempo trasmettesse tutta l’angoscia che in quel momento Meiko doveva provare al cospetto di Deep Blue, che uno stupido non lo è di certo U_U; La mano, già..ç_ç non volevo che finisse così, ma quando comincio a scrivere certe scene non mi fermo più xD (cosa ridi, assassina °°;;?! ndMeiko) Kyahahaha X°°DD!! *Bea si rotola dal ridere* Io dico che ci è sì rimasto male!! Era così spaesato, povero, che si aspettava una dichiarazione XDD …oh, aiut oO;; *Bea fugge da Shirogane infuriato* A Shin servirebbe una protezione, sì U_U; ma hai visto da chi è arrivata, no xD? E per quanto riguarda la tua domanda…^o^;; *Bea suda freddo* direi che la storia con Salima è un po’ diversa e molto più complicata, ma c’hai quasi azzeccato xD Vedrai, vedrete… La fisica aristotelica mi ha fatto guadagnare un bel voto, shi *-* quindi, grazie, mi hai portato fortuna xD Smakkete mia nee-chan, alla prox =**

DarkPhoenix: oh, chiedo umilmente venia, lo so ç_ç *Bea s’inginocchia sui ceci* l’ho fatto così tante volte che adesso avrò le ginocchia a buchi oO;; Cmq, non mi era scordata, l’avevo semplicemente…rimandata ^o^;; comprendimi, tesoro, e perdonami T.T *Bea occhi da cucciolo implorante* Le signore vecchiette si stanno organizzando, adesso quando passo per il corso si muovono in branco, così è più complicato metterle sotto, perché dovrei colpire nel mucchio U_U; umh, difficile, non sono brava a bowling…xD scherzo, ovviamente, povere nonnine ^^; Grazie mille per i complimenti, immeritati, ma grazie ^//^ e poi, hai usato ben 7 volte il “MOLTO” nel definirmi perfida °°; …grazie mille, shi *-* adesso finirò per diventarlo davvero, sai xD? Ma dopotutto, chi è causa del suo mal, pianga sé stesso xD …ehi, che fai °°;;? *Bea fugge inseguita da Dark armata di randello* Tsk, e io che volevo regalarti una scenetta TarutoXPurin U_U;… XD Kisses, a presto ^*^!

JunJun
: ecco a voi Shin Fukazaki, il novello Rubacuori ^o^ *musichetta e squilli di trombe trionfanti* …su, insomma vuoi uscire o no è.é?! *Bea sbircia da dietro tenda* L’ho vestito di tutto punto per le sue fan, ma si vergogna U_U; capitelo, è terribilmente insicuro…xD La prima scena, zi zi U_U; Amo descrivere queste situazioni: ho visto il ruolo di Meiko per “sedurre” Deep Blue inusuale, in un certo senso, e anche l’alieno ha fatto finta di niente per gustarsi appieno la situazione ^^; ne è venuta fuori questa sensualità, malizia e lussuria, il peccato per eccellenza xD Perché, diciamocelo, il desiderio c’era eccome, da parte di Deep Blue e anche di Meiko, meno però c’era…te lo assicuro ^o^;; No, sta tranquilla, hai visto, no xD? Meiko se l’è cavata abbastanza bene ^-^;; e Salima…hai visto xD? Cominci a capire qualcosina del suo passato? Ma le spiegazioni verranno, tranquille U_U Shin, già ^o^;; sarà piuttosto preso dalla questione “sfuggire ai graziosi progetti omicidi di Iwo Nohara” per cercare Meiko, ma si rincontreranno, si U_U; …no, ho fatto spoiler, argh è.é! *Bea prende a testate il pc* Cmq, per capire il piano di Ryo ho dato un graaaaande indizio, sì U.U se solo si legge tra le righe e si ha un po’ d’immaginazione, si riesce ad intuire almeno una cosa xP Sai che il sogno che hai fatto non è che si allontani poi tanto °°;? Hai doti veggenti xD? Tsk, le cose non sono così facili, cmq, anche il piano avrà…aaaarrgh, basta >.<’!! *Bea si pinza la bocca* … *si accorge che così non può parlare, allora si strappa i punti* Ahiaaa, dolore X.x… infine, tu sappi solo che io adoro le tragedie in generale e Giulietta&Romeo in particolare *-* Regolati, mia nee-chan adorata xD Te quero =**

Strega 91: onoratissima, mio pasticcino alla crema di mirtilli (essendo il colore di Ravenclaw il blu xD), dei tuoi apprezzamenti U_U Davvero, mi scalda il cuoricino sapere che i personaggi originali piacciono anche a chi legge, io detesto le Mary Sue è.é Ho il terrore che uno dei miei diventi tale, davvero oO; non lo sopporterei…ma sembra di no, quindi mi ritengo soddisfatta, proprio perché anch’io sono molto affezionata a loro ^-^ Certo, mi fanno disperare, ma in fondo gli voglio bene U_U anche ad Iwo, sì ^-^;; …Ehi è.é *Bea ignora conati di vomito di personaggi* che maleducati -.- Cmq, l’avevo detto che era adrenalina pura ^o^; e Ryo, poverino, lui era della categoria “stranezze” xD Altra vittima dei brividi provocati da Iwo, ti aggiungo alla (lunghissimaaaaaa xD) lista U_U *Bea scrive nome* Ma guardate che è pure un bell’alieno, si °°; magari è un tantino sklerato e invasato, e non andrebbe mai con un’umana U_U; però, tralasciando queste cosucce, è un buon partito ^o^;; *Ignora occhiata assassina di generale Nohara* Quel pezzo della poesia di Leopardi mi sembrava starci bene nel contesto, io adoro Leo *ò* e anche Pascoli *-* molto spesso, cmq, ho il vizio di inserire pezzi di canzoni o poesie ^^; che ci vuoi fare…xD Ma certo, è stato davvero un piacere e un onore U_U scrivi bene, anche se il pairing…beh ^o^;; non mi piace poi tanto, però non sono così schizzinosa ^-^ se una cosa è scritta bene e merita, passo sopra al pairing e penso che, ad esempio, Harry sia Malfoy polisuccato xD Tutte le tue amiche sono Side ^o^;? Mi spiace…xD A me non dispiacciono né gli Auror né i Side, ma una cosa che proprio non sopporto sono le DracoXGinny U_U, che non so nemmeno a che categoria appartenga °°; Davvero scriverai una one-shot DracoHerm *-*? Fallo per la tua sempai Slytherin che ti vuole tanto bene, shi *ò* Smakkete, ci si vede ^**^!

Darkangelodette92: xDD certo, rende benissimo! E la bava qua sta raggiungendo livelli preoccupanti, allertata la protezione civile °-°;; *Bea si rifugia su sedia* Alla prox, Meiko ringrazia xD Besos, sayonara =*

 

E per ora è tutto ^o^
Ci vediamo alla prossima, ove si scoprirà qualcosa sul passato di Salima...che sembra aver qualcosa in comune con il nostro Iwo, vero xD?
Smakkkkk =**
*Sayonara*

 

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Capitolo 28
*** L'ultimo respiro ***


Nuova pagina 1

Sono qua, di nuovo, solamente per voi xD
Tra il caldo soffocante di queste vacanze, la mia bacata testolina non smette certo di delirare per voi ^o^
Anche se in tremendo ritardo, chiedo umilmente perdono T.T, vi lascio a questo capitolo…
Il titolo è inquietante, ma non temete xD
Leggendo, capirete…ho anche fatto la rima, un applauso oO;
Ci si rivede in fondo *-*
*°Buona Lettura°*


***


Lo sguardo che le stava rivolgendo, incantato, avrebbe potuto paragonarsi ad un temporale, medesimo plumbeo pigmento di quelle iridi tempestose.
Ataviche memorie di momenti passati insieme, di qualcosa che avevano condiviso, volente o nolente, e che successivamente si era crudelmente lacerato sotto i loro occhi.
Mani insanguinate che non riuscivano a trattenere quei ricordi, belli e taglienti come bicchieri di cristallo scheggiati, luccicanti del purpureo liquido che imbrattava loro le dita.
Troppo deboli per poterci pensare ancora…
Paradossale sensazione di quanto posso sembrare eterno un misero anno.
L’aria del corridoio pareva essere gelata, nel tenue crepuscolo rosato delle prime ore del mattino, sole appena nato su Tokyo.
Egli poteva udire il di lei respiro, percepire con ogni terminazione nervosa l’aura di nobiltà e bellezza emanata da quella serva, schiava dal regale portamento.
Poiché ella, in principio, non era una serva.
”…Salima…?”
Il nome suonava, tra le labbra sottili dell’alieno, quasi disgustato.
”Mi rifiuto di chiamarti in questo modo…”
”Ma devi, Iwo” la voce perentoria di Salima lo incalzò, mentre stava ritta innanzi a lui, l’arco abbandonato tra le sue mani eleganti “Una schiava non può usare il suo cognome…”
”Schiava?”
L’eloquenza che Iwo Nohara aveva sempre sfoggiato sembrava essere scomparsa, da qualche parte in quell’incontro bizzarro a cui un ignaro Shin stava assistendo.
Il generale Fukazaki spostava lo sguardo dall’uno all’altra, interessato e, contemporaneamente, piuttosto sconvolto dalla situazione.
Chi era quell’aliena che l’aveva salvato?
Soffermandosi a fissarla, sembrava una schiava: il vestito da odalisca, i sandali bassi, i bracciali dorati ai polsi e alle caviglie. Ma possedeva un arco…
Impossibile, si disse Shin, le serve non possono avere armi…
Una risata frustrata e incredibilmente amara risuonò tra le pareti. Indi, Salima ricambiò lo sguardo argenteo di Iwo, squadrandolo con disprezzo.
”Esatto, Nohara, una schiava…” fece un pausa, velenosa “Credevi forse che, dopo tutto quello che hai fatto, la situazione sarebbe rimasta come prima?”
”Non accusarmi, aliena”
Soffice tuonare prima una tempesta, fulmini brillanti dietro i nembi grigi delle sue iridi.
”Sai benissimo che non ho avuto scelta…”
”Invece sì, una scelta l’avevi…” il tono di Salima si abbassò di un tono, divenendo cupo e minaccioso “Ma evidentemente, hai preferito seguire il tuo sciocco fanatismo”
”Non pronunciare cose che non puoi comprendere!”
Shin si era perso più o meno all’inizio del rapido scambio di battute che, momentaneamente, sembrava esseri concluso.
Corrugò le sopracciglia, perplesso: quei due sembravano conoscersi e anche bene…
L’alieno dagli occhi viola si rialzò lentamente, sentendo un lancinante dolore alla spalla ferita; fece perno sul muro e si trovò esattamente in mezzo ai due, che si erano avvicinati di parecchio.
Salima si concesse un sorrisetto malinconico.
”Dunque sono io, Iwo, a non capire…”
”Tazawa…”
”No, stai zitto!” sbottò poi, impugnando nuovamente l’arco. Una freccia piumata apparve nella sua mano destra, prima che la incoccasse e tendesse la corda fino al gomito, prendendo la mira verso l’alieno con la falce.
Questo non arretrò, sostenendo furioso il suo sguardo.
”Tu non sai quello che stai facendo…”
”Invece lo so benissimo, Nohara” sibilò ella, la mano mancina che tremava visibilmente, aggrappata al legno dell’impugnatura dell’arma “Sei tu che hai perso la ragione, un anno fa…”
Ancora echi dolorosi di antiche reminescenze.
Quando la Guerra pareva lontana e “lui” e “lei” erano un semplice “noi”…
Iwo sospirò, stringendo la falce.
Rivolse uno sguardo caustico a Shin, prima di smaterializzarsi.
”Non abbiamo finito, Fukazaki…” sibilò, prima di sparire.
Salima abbassò l’arco, ansante.
Gli occhi color dei ciclamini erano stretti in una morsa collerica, lontani e persi in pensieri; le dita affusolate ancora serrate attorno all’arco, artigliavano il legno con rabbia sorda, sicuramente rivolta all’oggetto delle sue riflessioni.
Shin si schiarì discretamente la voce.
”Emh…grazie”
L’aliena sembrò accorgersi in quel momento della presenza di qualcun altro, oltre a lei. Posò gli occhi leggermente a mandorla sul viso graffiato del giovane alieno e, inevitabilmente, si schiuse in un sorriso.
”Era il minimo, generale Fukazaki…” rispose in tono sommesso, facendo sparire l’arco e accennando un inchino.
Egli parve perplesso: dov’era tutta la tempra combattiva di prima…?
”Qual è il tuo nome?” domandò, educato.
Lei sbattè le palpebre, educatamente perplessa.
”Salima”
”E basta?”
”Sì” annuì, il tono conteneva una voce dura e autoritaria “Solo Salima…”
Shin sospirò.
Era evidente che quell’aliena non avrebbe parlato di nulla che riguardasse Iwo Nohara e la loro discussione precedente. E non voleva nemmeno obbligarla, era in debito con lei, dopo tutto…
Eppure, aveva udito chiaramente il suo cognome.
Tazawa.
Suonava familiare…
L’aliena si avvicinò cautamente al giovane, posandogli con delicatezza una mano sulla spalla sinistra e facendolo gemere dal male.
”Siete ferito, signore…permette che vi aiuti”
”Non è necessario…”
”Invece sì” annuì l’aliena, poi continuò in tono gentile “Negli alloggi della Servitù sarete al sicuro”
Shin la fissò, dubbioso.
Doveva trovare Meiko, avvertire gli altri del pericolo imminente…non c’era più molto tempo.
Tuttavia, la ferita si era riaperta e, se non si riposava un attimo, dubitava di riuscire a combinare qualcosa di concreto.
Dunque, annuì, docile.
”D’accordo…”


***


All I need is you
Come please I'm callin'
And oh, I scream for you
Hurry I'm fallin', I'm fallin'…

Nickelback, Savin’ me


Quante volte ci aveva pensato…
Infiniti momenti di vuoto, soffocante ricordo di quelle strazianti parole che egli non aveva saputo pronunciare d’innanzi a lei, fissandola serio negli occhi.
Ed ella aveva pianto.
Orgogliose lacrime di un’austerità ormai perduta, dopo che lui aveva decretato la sua personale condanna.
Sprazzi di luce in quel buio, accecante bagliore della verità.
Cruda, amara, spietata.


”Principessa Salima, dove siete…?”
Risate allegre e soffocate, nascoste dietro il grosso tronco di un albero del vasto giardino regale.
Giovane aliena di bellezza squisita, nel fiore dell’adolescenza, poco più di quindici anni.
E lui, il giovane accanto a lei, nascosto anch’egli dalle voci che li cercavano.
”Vostra altezza, forse dovreste andare…”
Mano affusolata a coprire la bocca dell’alieno e interromperne le parole.
Sguardo sibillino, viola chiaro.
”Iwo, vuoi farti scoprire? Non voglio andare ad una di quelle barbose riunioni…” lo fissò ancora, mettendo un leggero broncio “E ti ho detto di chiamarmi Salima”
Il giovanotto la guardò, scotendo la testa.
”Non posso…non ci riesco, Tazawa”
Ella sospirò.
”Mi accontento anche solo del cognome…”


Un amore sbocciato in segreto, fondamentalmente sbagliato.
Non come l’infatuazione estrema che, saltuariamente, gli alieni avevano per le umane, creature inferiori, ma comunque incompatibile.
Lui, sedicenne di condizione modesta, giovane soldato e servitore della razza aliena, disposto anche a sacrificare la vita se necessario.
Lei, principessa della nobile famiglia reale Tazawa, coloro che regnarono sugli alieni per intere generazioni.
I ricordi di quel periodo erano come dolorose pugnalate su piaghe mai rimarginate, pulsanti d’amore rimpianto e odio, amarezza per quello che si considera un tradimento.
Il colpo di Stato ad opera di Deep Blue, avvenuto quando Salima aveva solo vent’anni appena compiuti, non aveva mutato di molto la loro condizione.
Ospiti appena tollerati, venivano tuttavia trattati con il rispetto che sorge spontaneo al cospetto di nobili e saggi che avevano governato rettamente.
E, in fondo, c’era ancora lui.
Egli non l’aveva lasciata…


Baci frenetici e mormorii voluttuosi, l’eccitante sensazione di poter essere scoperti da un momento all’altro.
Ancora e per sempre nascosti, in un deserto vicolo della città, poco lontano dall’Accademia Militare ove lui avrebbe dovuto essere.
”Tazawa…” bacio “Tazawa, devo andare…”
La bocca assetata d’ella non permetteva di pronunciare verbo.
Lui emise un roco gemito di gola, schiacciandola contro il muro di mattoni di quel vicolo, sollevandole una gamba e piegandola, mettendosela contro il fianco e spingendo il bacino contro di lei.
”Iwo, smettila di parlare sempre quando non devi…”
Dolce il di lei rimprovero, mormoratogli sulla bocca, le mani affusolate immerse dei suoi capelli color zaffiro, lunghi poco sopra le spalle.
Lui ridacchiò appena, prima di baciarla nuovamente, con ardente passione.
Occhi grigi e screziati d’argento, sotto il lungo ciuffo blu scuro, così vivi e così innamorati…


Ma ciò che accadde quattro anni dopo, Salima non riusciva ancora a concepirlo.
Ogni volta che quel nitido fotogramma si riaffacciava nella sua mente, avrebbe tanto voluto poter non rammentarlo mai più.
Occhi grigi, vuoti e spenti, uno sguardo che non le diceva più niente.
Perché…?
Sciocco burattino, che il di lei amore non era riuscito a salvare.
Perché?
Passione fugace, un semplice capriccio della percezione...

Si dice che tutti i ricordi vadano conservati, indifferentemente dalla loro natura.
Ella non era d’accordo…
Frustrazione, tristezza, cieco furore nel veder quell’alieno che aveva tanto amato divenire uno spietata marionetta agli ordini di colui che le aveva rovinato la vita.
E che, evidentemente, non aveva ancora finito il lavoro…


Calda notte d’estate, mentre ella dorme.
Urla.
Pianti.
Fiamme e sangue.
La residenza dei Tazawa, piuttosto modesta rispetta alla reggia regale precedente, completamente rasa al suolo dai soldati di Deep Blue.
Ella non capisce.
Non comprende.
Ma soprattutto, non vuole vedere…
Non vuole vedere Iwo, l’alieno che aveva tanto amato, decapitare con la sua falce spietata suo padre.
I suoi fratelli, le sue sorelle, sua madre.
…Demone insanguinato in mezzo alle fiamme…
Che fine avevano fatto i suoi occhi placidamente grigi…?
Ella lo fronteggia, lacrime nelle iridi color ciclamino, ventiquattro anni e il cuore ormai a pezzi…
Lui incrocia il di lei sguardo, incapace di distoglierlo.
La chioma blu è raccolta in una lunga coda, sangue scarlatto gli macchia lo zigomo sinistro, stringe ancora la falce in mano.
Ai suoi piedi, il cadavere dell’ultimo Tazawa rimasto in vita.
O meglio, non l’ultimo…
”Tazawa…”
Solo quello fu capace di dirle, in un sussurro, tra le grida e le fiamme.
Ed ella non rispose.
Iwo ignorò gli ordini dei soldati di uccidere anche lei; non riuscì a muoversi.
Infine distolse lo sguardo e la lasciò lì, da sola, nella casa in fiamme, tra i corpi dei suoi genitori e fratelli, andandosene insieme agli altri soldati.
Ella pianse, in silenzio.
E maledisse colui che aveva amato


Era divenuta una schiava.
Se voleva sopravvivere, doveva dimenticare chi era, gettarsi il passato alle spalle.
Il suo cognome, il suo pianeta…
Partì per la Terra, divenne la responsabile della Servitù della Base che gli alieni avevano impiantato sul Pianeta Azzurro.
Ma non perse il ricordo del generale Iwo Nohara, anch’egli di base sulla Terra.
Impossibile, quando ogni giorno respiri il suo profumo nella sua stanza che ti è stato ordinato di pulire, quando vedi, senza farti riconoscere, la sua figura avanzare per la Base.
Dimenticarlo…
Mai.
Egli era suo.
Dannatamente suo per sempre, perché ella si era fatta una promessa.
Una vendetta.
Tramata con la paziente perizia di un ragno che tesse la sua tela…
L’ultimo respiro che avrebbe fatto esalare al giovane alieno sarebbe dovuto essere sulle sue labbra.


***


”Ma por…”
KISSHU!!
Nessuno seppe con certezza se il nome dell’alieno fosse stato pronunciato per paura che la lunga coda di Kaibutu lo spedisse contro il muro o se per interrompere l’imprecazione non propriamente raffinata ch’egli stava per pronunciare.
”Controllati, per favore…”
Decisamente, la seconda ipotesi.
Il capo dei Ribelli si chiese, mentre si smaterializzava più in là e riprendeva momentaneamente fiato, chi avesse insegnato ad Ichigo a temere più l’uso improprio della lingua che la morte di colui che, teoricamente, amava.
Borbottò, asciugandosi il sangue che colava dal labbro.
”Quell’umana dovrebbe rivedere le sue priorità…”
Poco distante, Pai, Taruto e le altre Mew Mew erano impegnati in una lotta senza esclusione di colpi con il delizioso mostro genetico, Kaibutu.
Questo ruggì, spalancando le ali da pipistrello e provocando un’onda d’urto che spedì i suoi avversari contro le pareti, compressi dall’aria che aveva sollevato.
”Ahia!” Purin andò dritta dritta a sbattere contro Taruto, a sua volta spiaccicato contro il muro di acciaio. Già, faceva parecchio male
Il sedicenne riprese fiato, respiro affannoso, tenendo stretta la biondina, mentre Momomiya tentava un attacco verso Kaibutu, senza risultato.
”Ehi, mi stai rompendo le costole” mugugnò Purin, praticamente placcata da dietro da Taruto “E ci tengo ancora, grazie..”
”Non sai cosa mi ha rotto quello schifoso bestione…” ringhiò l’altro, fissando il mostro liberarsi senza apparente sforzo della frusta di Zakuro e scacciando Minto, in volo, come fosse una mosca molesta.
La Mew Mew ridacchiò.
”Voi alieni non siete molto educati…”
CAZZO!
I due sedicenni sobbalzarono bruscamente.
Ecco, appunto.
Pai, dopo questa colorita espressione tipicamente umana –si sa che la prima cosa che si apprende di una lingua straniera sono le imprecazioni- si era appena abbarbicato alla schiena di Kaibutu, tra le due imponenti ali, evitando la coda frustante e circondando la vita del mostro con le gambe.
Aveva un sorrisetto folle sulle labbra, dov’era finito tutto il contegno di Pai Ikisatashi?
”Dannato scherzo genetico…”
”Pai, fa attenzione!”
La voce di Retasu suonava preoccupata per la sorte dell’alieno, mentre ogni attacco si fermava per timore di colpire anche il generale.
Ichigo raggiunse Kisshu, mentre Minto poggiava i piedini a terra, prima punta poi tallone, e Zakuro schioccava impaziente la frusta.
La leader delle Mew Mew corrugò le sopracciglia, dubbiosa.
”Cosa fa Pai…?”
”Non siamo ad un rodeo” considerò, caustica, la MewWolf, incrociando le braccia e scatenando le risatine di Minto.
Retasu fissava la scena pietrificata, Kaibutu si agitava e ruggiva come un forsennato, tentando di staccarsi dalla schiena Pai, saldamente aggrappato anche alla folta criniera dell’alieno.
Kisshu si limitò ad inarcare un sopracciglio, perplesso.
”Rodeo?”
”E’ quella cosa con i cavalli..”
Anche Taruto diede il suo contributo, ancora poggiato al muro aggrappato a Purin; sembrava che entrambi ci stessero prendendo gusto, in quella posizione.
L’alieno dagli occhi d’oro si voltò a fissare il fratello, pronto a ribattere, incredulo che conoscesse quella parola, ma la vista delle mani del sedicenne attorno alla vita della biondina bloccò ogni parola.
Sogghignò, parecchio malizioso.
”Scusate se ho interrotto qualcosa…”
Purin arrossì leggermente, divincolandosi, ma Taruto si strinse nelle spalle, senza lasciarla.
”Figurati, si sa che oltre che maniaco sei anche un guardone
Le Mew Mew, senza potersi trattenere, scoppiarono a ridere senza ritegno, sorprese dall’incredibile faccia tosta dell’alieno.
Pai era ancora sulle spalle del mostro, deciso a fare l’eroe, e ovviamente non potè sentire.
Una vena a forma di x si materializzò sulla fronte di Kisshu, pulsando pericolosamente, corredata da un inquietante tic al sopracciglio sinistro. Sulle lame dei tridenti danzarono fulmini e scintille.
”C-cosa…?!” rantolò, fissandolo minaccioso “Io ti uccido, nanerottolo!!”
Vi decidete a fare qualcosa?!
Il maggiore degli Ikisatashi, ora aggrappato solo alle ali di Kaibutu, probabilmente gli stava procurando parecchio dolore, si decise a chiedere aiuto.
Ignorando momentaneamente i propositi omicidi, Kisshu obbedì quasi istintivamente.
Scagliò un tridente verso il mostro, tentando di trafiggerlo, ma questo, inaspettatamente, afferrò senza fatica la lama tra i denti.
Si scrollò di dosso Pai, che cadde malamente a terra e si smaterializzò presso gli altri, appena in tempo, prima che Kaibutu si acquattasse a quattro zampe. Ringhiò, un basso ruggito a fondo gola, la lama del tridente ancora tra i possenti canini, occhi felini verde inteso fissi sulle sue prede.
”Non gli hai fatto niente…” rantolò Ichigo, mentre le sue compagne annuirono.
Pai si massaggiò la guancia sinistra, ove spiccavano tre graffi profondi, segno dell’unghiata del mostro.
”Io ci ho provato..” mugugnò, tetro.
”Emh, ragazzi…” Taruto aveva lasciato Purin, per impugnare nuovamente il suo pugnale “C-cosa sta facendo…?” concluse, la voce che si abbassava di tono in tono, sembrava atterrito.
Kaibutu aveva impugnato il tridente di Kisshu e sogghignava maligno, mentre fulmini giallastri saettavano sul filo della lama, minacciosi.
Inconsapevolmente, l’avevano anche dotato di un’arma.
Dalla padella alla brace.
”Merda, il mio tridente…”
Tutti i presenti, escluso Mirai, ovviamente, che era ancora svenuto e portato al sicuro dalla furia di Kaibutu poco più in là, si girarono a fissare il *colpevole*, infuriati.
Kisshu mise le mani avanti, come a volersi difendere.
”Ehi, non era mia intenzione, cavolo!”
Quando un fulmine s’infranse poco sopra il capo di Purin, vicino alla parete, capirono di dover fare qualcosa, alla svelta.
Pai, che aveva preso il comando di quella spinosa questione, passò gli occhi scuri su tutti, fissandolo attentamente.
”Qualche idea..?”
Altro fulmine, altro ruggito, la saetta dorata respinta solo grazie allo scudo d’acqua creato rapidamente da Retasu, che tuttavia non poteva reggere poi molto.
Kisshu alzò la mano, con urgenza.
”Io ne ho una…”
”E sarebbe?”
Quando la liquida protezione offerta dalla Mew Mew s’infranse sotto l’ennesimo fulmine del mostro, ora vicinissimo e assai affamato, Kisshu prese sulle spalle Mirai, ancora svenuto, e squadrò gli altri.
Scappiamo!!
Nessuno osò opporsi.
Le urla alquanto vigliacche dei Ribelli si spensero lungo il corridoio, inseguiti da Kaibutu ora anche armato grazie a Kisshu, diretti alla cieca nella tortuosa Base Aliena.
Inutile dire che, se Iwo Nohara voleva agire senza che Deep Blue lo sapesse, aveva decisamente sbagliato tattica…


***


La Sala Progettazioni, giù nei sotterranei, era relativamente tranquilla, lontana dal putiferio che era scoppiato da quando Kaibutu era stato sguinzagliato alle calcagne dei Ribelli.
Gli scienziati erano tornati alle loro attività, dopo che Ryo aveva prontamente ripristinato la corrente elettrica, e il prototipo del temibile Cannone DNA stava giungendo a rapida conclusione.
Insomma, le solite cose, da qualche giorno a questa parte.
Fino a quel momento…
Le porte di acciaio temprato si spalancarono bruscamente, sbattendo indignate contro le pareti, traballando sui cardini e facendo venire un mezzo infarto alle sentinelle di guardia.
”Shirogane!”
Una sottospecie di ruggito echeggiò nella Sala, serpeggiando tra gli scienziati presenti e giungendo imponente sino alle orecchie dell’interessato.
Ryo, sentendosi giustamente chiamato in causa, alzò indolente la mano destra, senza tuttavia staccare lo sguardo da una sfera pulsante d’innanzi a lui, ove torrenti di calcoli complessi e grafici sfrecciavano sulla curvilinea superficie.
Deep Blue, perché altri non era che lui, avanzò a grandi falcate verso l’umano, mentre giovani scienziati si scostavano rapidamente lasciandogli spazio.
Era decisamente furioso
Si bloccò al fianco di Shirogane, che finalmente si decise a fissarlo negli occhi.
Abbozzò un sorrisetto.
”Ma tu guarda…” ridacchiò ironico il biondino “A cosa devo l’onore di una tale visita?”
L’alieno corrugò le sopracciglia, mentre con un rapido gesto della mano spediva la sfera lontano, servendosi della telecinesi.
”A quanto pare, Shirogane, sei un genio particolarmente stupido..” sibilò, incontrando le iridi blu dell’americano.
Questo inarcò blandamente un sopracciglio, senza scomporsi particolarmente.
”Come?”
”Non ti avevo forse avvertito che, in questo gioco, le regole le posso dettare solamente io?”
Ryo annuì, a fatica.
”E quindi?”
”Quindi sulla scacchiera di questa partita, una pedina si è mossa come non dovrebbe…” velenoso sussurro, sogghigno gelido sulle labbra sottili “Una sciocca ed insignificante pedina che ha osato sfidare il sottoscritto”
Il biondo sbarrò gli occhi, mordendosi la lingua per non proferire ciò che gli balenava in mente.
Meiko.
Che le fosse successo qualcosa…?
”Oh, non temere umano” la voce tetra dell’alieno lo riscosse dai suoi pensieri “Una mossa improvvisa del mio avversario ha salvato quella ragazzina…” si avvicinò di un palmo al volto di Shirogane, fissandolo dritto negli occhi.
Gelo contro gelo.
”Azzardati ancora a mettermi i bastoni tra le ruote e io giuro sulla mia Stirpe che il Cannone lo finirò da solo…pur di non avere un’irritante umano come te tra i piedi”
Ryo sostenne l’occhiata, impassibile.
”Non so di cosa stia parlando..”
”Non mentire con me, Shirogane” sbottò l’alieno “Nemmeno questo ti è concesso…”
”Mi permetta d’insistere” l’americano ci stava prendendo gusto a tirare la corda “Ma non sono io il problema, qua…”.
Gli scienziati presenti, con estrema non curanza, seguivano attentamente il discorso tra i due, aguzzando le puntute orecchie per cogliere ogni sillaba di quell’interessante discussione.
L’alieno dalla chioma corvina rise, freddo e sarcastico.
”Tu non sei il capo dei Ribelli, questo è palese…” fece una pausa, scrutandolo caustico “Ma ogni avversario che si rispetti ha più facce e, se mi permetti, Ikisatashi non è di certo la mente di questo complotto…”
Se la frase di Deep Blue aveva centrato il suo obbiettivo, il biondino non lo diede a vedere.
”Kisshu è libero di fare come crede” disse, pacato “Ma non sono a conoscenza dei suoi piani, spiacente…” si girò, dando le spalle all’alieno e facendo per andarsene.
”E Hida?”
Questa volta, Ryo si bloccò, senza riuscire a fare un altro passo.
Poteva avvertire gli sguardi degli altri scienziati e le iridi ghiacciate di Deep Blue perforargli la schiena. Si voltò, lentamente, di tre quarti.
”Meiko Hida, intende? La sua fidata spia che ha mandato a puttane l’intera Basa Umana?”
”Sto parlando di Meiko Hida, l’aliena che fa solamente i suoi interessi e che, evidentemente, ha ritenuto conveniente passare alla vostra causa…”
Il biondino non riuscì più ad ignorare il discorso.
Se le carte sono in tavola, non puoi più rilanciare.
”Quella che ha fatto Hida, l’ha deciso da sola…” commentò, tenendo un tono di voce relativamente basso “Io mi sono limitato ad approvare, visto che stranamente i nostri interessi combaciavano”
Deep Blue ridacchiò, scettico.
”Va bene, Shirogane…” si avvicinò al giovane, che ora si era nuovamente girato nella sua direzione “Diciamo che, per questa volta, accetterò queste patetiche giustificazioni”
Lo fissò, attentamente, un repentino luccichio nelle iridi quasi trasparenti.
”Ma ti avverto” corrugò le sopracciglia, sotto il lungo ciuffo color inchiostro “Ikisatashi e la sua combriccola hanno già raso al suolo mezza Base, non ti lascerò completare l’opera…né a te, né tanto meno a Hida”
Si allontanò, rimettendosi in posizione eretta e sistemandosi la casacca di velluto blu scuro.
”Sono stato chiaro?”
Ryo si concesse un sorriso tranquillo, strafottente.
”Trasparente…”
Con un diavolo per capello, Deep Blue si smaterializzò fuori dalla Sala Progettazioni, lasciando gli scienziati attoniti per ciò che si erano appena detti.
Shirogane, in tutta calma, si limitò ad annusare attentamente l’aria.
”Mmh…” sorrise, pigramente, spingendosi gli occhiali dalla montatura trasparente sul naso “Lavanda…Meiko ha buon gusto…”
Chissà, forse un giorno le avrebbe chiesto un massaggio anche lui…


…to be continued…


***
Mie care, carissime lettrici, eccoci qua ^-^
Mi sembrano passati secoli dall’ultima volta…tutta colpa mia ç__ç non so neanche come chiedervi scusa per il mio vergognosissimo ritardo…
Non vi dico, gli ultimi giorni di scuola sono stati un vero inferno =.=;; Se volete sapere i particolari scabrosi della vicenda, recarsi sul mio blogghino *°Never Give Up*° (trovate l’ulr nel mio Profilo ^^) ove è tutto dettagliatamente spiegato…mi viene il rigetto a parlarne ancora xP
Ma a parte questo, spero che con questo capitolo mi sia fatta perdonare dell’assenza, almeno un pochino ^.-
Allora, che dire xD?
Passiamo ai sentiti ringraziamenti ^.^

Francesca Akira89: Iwo sta esprimendo *vivamente* il suo disappunto sulla tua contestazione riguardo la sua, come ribadisce lui, Idea Geniale °°; *Bea mostra l’alieno in preda ad attacco isterico roteare senza controllo la falce* Fermatelo, di grazia -.-;; *SBADABAM!!* ..ecco, tutto fatto ^o^;; Dicevamo? Ah, Salima…xD Sai, sinceramente avevo da sempre in mente un ruolo del genere per la cara Salima, mi ispirava…** che dire, ti piace? Non si può dire che era una cosa...prevedibile, anche se qualcuno aveva intuito che tra i due c’era *qualcosa*…anche se avevo detto che la storia era assai più contorta xD! E poi, sì sì ^^ Shin è per metà umano, l’avevo anche spiegato in un capitolo precedente…°°; quando c’era l’inseguimento e veniva strappato alla sua mamma, umana xD Fratellastro, sorellastra…ti posso solo dire di aspettare XD i colpi di scena non sono finiti ^.- Smakkk =**

Cris: …nee-chan °_°;; *Bea guarda sconvolta Pai inseguito da Kaibuto, Iwo e Salima con misteriose motoseghe sbucate da chissà dove inseguire a loro volta Cris* Mettiamo un po’ d’ordine qua…*si schiarisce la voce* SILEEEENZIOOO!!! >o<’!!! …Oh, così va meglio U.U; Dunque…Sì, ci hai proprio azzeccato ^-^; era così evidente oO;;? Tsk, e io che avevo fatto di tutto per distogliere l’attenzione da quei due…U.U E poi, come hai letto in *anteprima*, la storia è un tantino più complicata ^^;; diciamo che…no, no, niente di niente uscirà dalla mia bocca è.é! Baciotti nee-chan ^**^!

DarkPhoenix: Filo spinato…*_* *prende appunti* non è male come idea, anche se andare in giro con una bici+bastone con filo spinato non è molto pratico…U.U ci vorrebbe un bel carro armato, shi shi *.*!! *follia* Anzi…oO; vedo che ne hai appena gettato via uno tu..*osserva inquieta la pila di oggetti minacciosi accatastati alle spalle di Dark* Ohoh ^o^;; questa risata “babbonatalosa” serve a rabbonirti un pochino ^^;; visto che la scenetta romantico-cavalleresca, per il momento, c’è stata ma era piccina piccina…Voldemort…umh…con chi lo potrei mettere *-*? *pensieri maligni per altra fic in corso* Nah, cambiamo argomento U.U; Spero ti risparmierai dal mugugnare o prendermi a randellate^-^; Visto che una scenetta caruccia tra “Quei Due” l’ho fatta, non trovi ^.-? Ah, abito vicino alla capitale della moda, Milano xD! Ho 17 anni, quasi 18, capelli castano/rossicci, lentiggini *_* altre domande? (fatela tacere =.=; ndTutti) Bacioni, carissima Veronica ^*^!

Darkangelodette92: *osserva interessata il balletto con i pon pon* Nyah, non male…oO; Sì, Meiko è viva, anche se Deep Blue è furibondo ^-^;; e il mostro, a.k.a. Kaibutu, è bello vivace, come puoi notare dal capitolo xD Smakk =*!

MewLeemon: giustissimo, parole sante U.U Le fanfiction danno dipendenza, dovremmo dire ad Erika di scrivere un avviso sull’home page del sito…xD! Scherzi a parte, io non scrivo per ricevere recensioni °° Certo, fa immensamente piacere sapere che i deliri di una 17enne vengono apprezzati ^//^ ma non si deve per forza lasciare una recensione xD Dunque, che dire ^^? Mi lusinghi, mà chère U//U io non scrivo divinamente, assolutamente no ^^; non so come faccio, sinceramente mi viene in mente “Se io fossi in una situazione del genere, di certo non resterei con le mani in mano…” e mi vengono fuori tutte quelle frasettine che piacciono tanto a James Bond xD della serie “Se siamo in gioco, tanto vale giocare”, quindi mi immedesimo a tal punto che le scene mi vengono dinamiche..xD pensa che, a volte, faccio anche gli stessi movimenti o espressioni…^^;; (preoccupante…°° ndTutti) Mirai ti ringrazia, Ryo no ^-^; c’è rimasto parecchio male, povero, gli avrò procurato un trauma…Sono anche i miei peccati preferiti, sai *_*? Anche perché richiamano due pg di un’altra e ben nota saga…xD di chi parlo? Ma ovviamente di Draco Malfoy (lussuria e vanità) e di Hermione Granger (orgoglio e fierezza) *__* insomma, di come vedo io la loro relazione…xD Ah, ma questo non c’entra ^^; Kisshu è il tuo uomo ideale…xD Diciamo che, intanto, è cresciuto U.U non è più un *ragazzino*, ha fatto le sue esperienze (sì, anche in quel campo xD cosa credevate, che aspettasse la neko baka in eterno -.-?) E poi, ho condensato un po’ il “come vorrei che fosse”, ossia più lucido e determinato, più letale, tetro…insomma, un gran pezzo di fig…liolo *ç* Meiko è presuntuosa, questo è innegabile U.U Risvolti interessanti…che dici, sono risultati abbastanza interessanti xD? Baciottoli ^**^! Ps: domanda spinosa…sai, ho ben in testa cosa voglio scrivere, ma purtroppo per voi, non ho il dono della sintesi e mi vengono in mente sempre nuove aggiunte ^^;; indi per cui, teoricamente siamo circa a 2/3, ma non so proprio…xD

Strega 91: una sfinge, dici…? Umh…*Bea ci pensa attentamente* Beh, non è propriamente così…E’ più *scattante* e tonico di una sfinge, diciamo che è una sorta di alieno muscoloso però mischiato ad animali…ma il corpo immaginatevelo come quello di Kisshu, o Pai, e aggiungeteci ali, coda, zampe da leopardo, criniera, un istinto animale e muscoli in abbondanza…e sbavazzate pure *__* Kisshu ti fa un inchino, assolutamente compiaciuto, si sta montando la testa…xD E Mirai ringrazia anche te, mi sa che gli sto facendo fare la figura del *buffone*, povero ciccino…Vi posso solo dire, non lasciatevi tanto ingannare, mi raccomando U.U In questa fan, ormai avreste dovuto capirlo, niente è come sembra…xP Quel pezzo che hai riportato a fatto ridere anche la sottoscritta mentre lo scriveva xD…Non so, le scene comico-demeziali-ironiche mi risultano facili da scrivere ^^; Anche perché mi vien da pensare “Sdrammatizziamo un pochino…” e il gioco è fatto ^^ Salima è entrata in scena, direi che proprio l’ha sfondata la scena °°; e si cominciano anche a scoprire i primi risvolti del passato di Iwo Nohara…ma le sorprese non sono finite xD Inoltre…ti rinnovo i miei ringraziamenti per avermi regalato una così bella fanfic DracoXHerm, anche se tu sostieni un altro “partito” sei stata assolutamente Divina *_* e te lo dice una convinta e accanita Leather&Library, fidati ** Anzi, se vi capita, dateci un’occhiatina ^.- “E tutto il mio sangue se ne andrà, se ne andrà in cerca di te” di Stega91, perché merita davvero! Bacioni mielosi, mio biscottino xD (sono contenta ti piaccia il soprannome, non mi ricordo come te l’ho dato…xD ma pace) alla prossima ^*^!

Neko Ichy-chan: anche una tua recensione **? Sono davvero…commossa ç__ç *partono applausi* *Bea sale sul palco, con mazzo di rose e flash delle macchine fotografiche, ringraziando per gli applausi e lanciando baci al pubblico* Kaibutu, povero car…emh, povero mostro ^-^;; mai nessuno che lo apprezzi in tutto il suo orripilante potere xD Volevi la battaglia, eh xD? Già adesso non si scherza, in questo capitolo xD Ma vedrai, vedrai, tra non molto scoppierà l’inferno U.U un minimo di relax ci vuole…Deep Blue = Incredibile Hulk xDD Ho proprio pensato a quello, sai? Quell’alieno lo vedo molto…teatrale, diciamo, uno a cui piace mostrare di aver potere e saperlo usare a piacimento…shi shi U.U I nove…xD Del genere “La Compagnia dei Ribelli”, molto sul genere “Scemo&+Scemo” xDD ok, la smetto…sì, il fischio mi è sembrato degno di Kisshu, volevi il pezzo più lungo…xD Beh, dico che in questo capitolo dovresti essere stata accontentata…^.- E Iwo, togli quella falce è.é *l’alieno abbassa l’arma, sbuffando* credo che se fondiamo un Shin Fan Club lo facciamo morire d’imbarazzo ^^;; povero caro, non è abituato a tutte queste fans, non è come quel montato di Kisshu..U.U (ehi è.é ndKisshu) Salima…beh, parentele non ne ha (momentaneamente, ma chi lo sa xD?”, ma ne aveva e anche di parecchio importanti…xP Smakkete mia cara ^**^!

Kumiko Shirogane: nyah, così mi metti davvero in imbarazzo ^//^ *Bea arrossisce* Io sono solo un’umile fan-writer senza pretese…^^; dopo tanti complimenti rischio di montarmi la testa…xD Dunque! Ryo eccotelo qua, in questo capitolo, appena ripresosi dallo sconvolgimento precedente e più in forma che mai xDD Commenterò appena possibile, non è che non lo faccio apposta, mia cara T.T Non ho materialmente il tempo…prometto, prometto, lo faccio è.é! Bacioni =**!

MewBy-chan: sapessi quante stranezze hanno questi alienucoli, non lo immagini neanche U.U Secondo te, come ha fatto Kisshu a rimediare quel Catalogo da cui ha ordinato la Macchina del Tempo e il Profumo Cambia Identità…xD? Ok, queste sono altre mie fanfic e io ho fatto pubblicità occulta…xP Cosa faranno…eeeeh, hai visto, no xD? Salima con Shin non c’entra poi tanto…^^; E Iwo, per una volta, è andato a *scassare* la persona sbagliata…U.U Baciottoli ^*^!

Ok, per adesso è tutto ^^
Io vi saluto qui, ma siccome oggi mi sento particolarmente buona, e siamo in vacanza, quindi non sono nemmeno stressata (credetemi, io vivo con lo stress appeso al collo -.-) vi accennerò qualcosina del prossimo capitolo xD
Che è praticamente finito, il mare m’ispira xD devo solo rivedere alcune cosette, ma penso lo posterò presto…restate sintonizzate ^.-
Vediamo, qualche indizio…
Chi non è comparso nel capitolo appena passato xD? E, soprattutto, Salima dove ha detto che sta portando Shin ^^?
Insomma, fate due più due, che non si vedono da parecchio, aggiungeteci molti tappeti orientali, incenso, un letto pieno di cuscini e una vasca con molta schiuma…e già comincerete ad intuire qualcosa ^.-
Baciottoli, mie care ^**^!!
E buona Estate XD
*°Sayonara°*

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Capitolo 29
*** Nient'altro chiedo più... ***


Nuova pagina 1

Salve a tutte ^-^
Non ho molto tempo per rispondere ai commenti, questa volta, chiedo venia T__T
Me impegnatissima in ficcy per contest e in greco =.=;
Devo centellinare il mio tempo...
Ringrazio tantisshimisshimo MewBy-chan, Francesca Akira89, la new entry Skiblue, il biscottino Strega 91 e Nichy-chan XD
Capitolo praticamente dedicato a Meiko e Shin, altresì detti la lussuriosa e il timidone XD
Spero sia di vostro gradimento ^.-
Alla prossima e...
*°Buona Lettura*°


***


Non era mai stato nella Sala della Servitù.
Aveva saltuariamente intravisto graziose odalische uscire o entrare dalla Stanza Privata di Deep Blue, accompagnate a volte da alieni vestiti con colorati abiti dalla foggia arabeggiante.
Ed ora, appena varcata la pesante tenda di velluto rosso, Shin Fukazaki si ritrovò ad ammettere che, tutto sommato, era davvero bella.
L’opulenza di pregiati tappeti sul pavimento, cuscini e specchiere ovunque, il gradevole odore d’incenso e spezie che si diffondeva nell’aria.
Forse fare lo schiavo non sarebbe poi così male…
L’alieno scoccò uno sguardo discreto a Salima, che si muoveva con delicata perizia tra i vari pouff e giacigli, facendogli strada tra le varie “sezioni” degli alloggi.
Quell’aliena aveva un cipiglio regale, altero quasi, la grazia con cui portava il diadema d’argento intrecciato nella lunga chioma lilla aveva qualcosa che andava al di là dell’essere una semplice serva.
Si trattenne a stento dal fare altre domande, alle quali sapeva benissimo ella non avrebbe risposto.
Paradossolmente, si ritrovò a considerare, quella semplice schiava gli incuteva soggezione…
”Siamo arrivati, generale”
La voce di Salima interruppe i pensieri di Shin, che sobbalzò brevemente.
Si ritrovò davanti all’ennesima tenda di velluto porpora, su cui l’aliena aveva poggiato un’affusolata mano dalla pallida carnagione.
Poteva udire delle voci oltre la tenda, piuttosto concitate, in verità.
Inarcò un sopracciglio, perplesso; non poteva indicare, visto che si reggeva la spalla ferita con la destra, ma rivolse uno sguardo scettico all’aliena.
”Che succede, là dentro?”
Salima sembrava a disagio, forse più sorpresa del giovane.
”Non lo so, generale, sono spiacente…” accennò un inchino con il capo “Vuole che vada prima io a controllare?”
”No, non è necessario…” tono ora divertito, il cicaleccio era davvero assordante, una voce quasi isterica sovrastava le altre “Non sapevo che voi servi foste così…vivaci
L’aliena abbozzò un sorrisetto, mentre scostava la tenda.
”Da questa parte, prego..” si scostò di lato, reggendo la tenda, per farlo passare per primo.
Ma, appena varcata il telo scarlatto, un qualcosa di non ben identificato lo costrinse ad abbassarsi rapidamente, per evitare di prenderlo giusto in fronte.
”Ma che diam…”
Me ne infischio, chiaro?!
Una voce femminile, alquanto infuriata, seguì il lancio di quello che si rivelò un porta incenso.
”Hida, adesso calmati…”
”No che non mi calmo, dannazione! Avete rovinato tutto, voi e il vostro inutile salvataggio!”
”Stava per ucciderti, lo capisci?”
”Ci ero quasi riuscita, mi mancava tanto così…e che racconto a Shirogane, adesso?!”
”Era palese che ti servisse aiuto, insom…”
”Sapete dove potete ficcarvelo il vostro stramaledetto aiuto?!”
La discussione continuava sullo stesso tono, era chiaro che Meiko Hida non aveva apprezzato fino in fondo il volenteroso tentativo di salvarle la pelle operato da Jared e Gornar, due schiavi.
Salima affiancò Shin, assolutamente sconvolto, fissando la scena: i due alieni tentavano in tutti i modi di calmare Meiko, in piedi in mezzo alla stanza: graffiata e spettinata, la veste da odalisca mezza disfatta e la mano sinistra fuori uso; attorno a loro, tutta la corte dei servi che non si perdeva nemmeno una sillaba dell’impetuoso sfogo dell’aliena.
Tazawa sospirò, scotendo il capo.
”Hida non cambierà mai…”
Shin avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa, probabilmente sputare una sequela d’insulti all’indirizzo di Meiko, che aveva rischiato di ucciderlo con quel porta incenso.
Ma niente, lingua pietrificata…
”Salima-sama”
La vocetta di una ragazzina attirò l’attezione dell’aliena. Abbassò di poco lo sguardo, le stava tirando delicatamente la stoffa di velo dei larghi pantaloni da odalisca, per attirare la sua attenzione.
Sorrise.
”Dimmi Kissy…”
”Dove siete stata? E…” fissò curiosa il generale del Nord, rifugiandosi inconsciamente dietro l’aliena “Perché il generale Fukazaki è qua?”
Shin non sentì neppure, intento a fissare Meiko, che non si era ancora accorta dei nuovi spettatori giunti al suo spettacolo e continuava imperterrita a fare il diavolo a quattro.
Salima carezzò la chioma della ragazzina.
”E’ ferito e ha bisogno del nostro aiuto…” sorrise, rassicurante “Non temere…”
Poco più in là, la sfuriata dell’aliena, che evidentemente aveva bisogno di scaricare i nervi, continuava a gran voce.
”…E inoltre, se vi avesse visto?! Adesso potrebbe benissimo essere fuori da quella porta con l’intero corpo scelto e radere al suolo l’intera Sala se…”
”Meiko”
Nota chiara e perentoria, suono morbido e profondo del suo nome sulle sue labbra.
L’aliena riconobbe quella voce, udita l’ultima volta nel cuore della notte, in un corridoio buio invaso dai soldati.
Si bloccò, voltandosi poi di scatto verso colui che l’aveva chiamata.
A fianco dell’aliena che l’aveva aiutata, Salima, oltre la schiera degli altri schiavi, c’era lui.
Spettinato, ferito ad una spalla, che la fissava intensamente, rimanendo in silenzio.
Meiko ci mise un po’ a realizzare la situazione…
Tra tutte le persone che si aspettava di ritrovare, Shin Fukazaki non era fra quelle, per lo meno non in futuro tanto prossimo.
Spalancò poco elegantemente la bocca, il velo blu da odalisca l’aveva sfilato Deep Blue, dunque si potè perfettamente notare l’espressione di puro stupore sul suo volto.
Spianò l’indice della destra, indicandolo platealmente.
”Fukazaki…?!”


***


…Mi perdo nel presente
ma scavando nel passato
un solo rimpianto come un verdetto sbagliato…


Stracci di nubi scure si affollavano nel cielo sopra Tokyo, oscurando il timido sole appena sorto, promettendo tempesta.
In quelle ore poco dopo l’Aurora, ove l’eterea luce sembra sfumare ogni cosa, onirica sensazione.
Iwo Nohara era seduto sulla scarna brandina della sua stanza, nel Dormitorio.
Mani intrecciate a sostener la fronte, gomiti puntellati sulle ginocchia, gambe leggermente divaricate, capo chino e busto in avanti.
Non riusciva a crederci…
Lei.
Come mai, dopo tanto tempo, era misteriosamente ricomparsa?
Lei, peccato e dannazione.
Come aveva fatto a non accorgersi di nulla…
Lei, dolce e rimpianto passato.
Strinse le mani intrecciate sulla fronte, digrignando i denti, gli affilati canini ferirono leggermente il labbro inferiore.
Muta preghiera di fermar il tempo, tornare indietro anche se impossibile.
”Tazawa…”
Sibilo velenoso, frustrato, come se il nome fosse esso stesso una constatazione dell’intera di lei essenza.
Si alzò di scatto, la brandina cigolò leggermente sotto il suo peso. Si recò davanti ad uno specchio sbeccato, posto sul muro di cemento sopra un semplice lavandino.
Poggiò le mani sul bordo del lavabo, sporgendosi leggermente in avanti e fissando la sua immagine nella lucida superficie.
Il riflesso di un giovane alieno, ventisei inverni passati, ricambiò il suo sguardo corrucciato, la lunga chioma zaffiro sciolta dalla solita coda, liscia e sinuosa lungo la schiena, sopra l’impeccabile divisa da generale.
Occhi grigi, tetri e freddi quanto l’inverno che perennemente regnava nell’animo di quell’alieno, quasi fosse solamente un vuoto involucro.
Senza volontà alcuna che non fosse l’eseguir ordini.
Si riassettò meccanicamente la divisa, sistemando una coccarda dorata appuntata sul petto.
Era sempre stato così e mai sarebbe cambiato…
Irritante perfezione in qualsiasi cosa egli facesse.
Si concesse una risatina, mentre ancora le iridi erano rivolte al suo riflesso.
”Me lo facevi sempre notare, ricordi?” strinse le mani, artigliando la fredda ceramica del lavandino “Ma non sei mai riuscita a cambiarmi…”
Si concesse un’occhiata attenta alla sua immagine: occhiaie violacee marcavano i tratti delicata della diafana carnagione, labbra pallide e sottili, pupilla felina quasi persa nel plumbeo dell’iride.
Lucida follia in quello sguardo febbrile.
Posò la mano sulla guancia sinistra, perplesso.
Da quando era diventato così…?
Sei tu che hai perso la ragione, un anno fa…
La voce affranta, delusa e rabbiosa di Salima s’insinuò prepotentemente nella sua mente, esprimendo a parole ciò che la sopita coscienza considerava già da parecchio.
Già…un anno fa.
Dodici mesi ch’egli l’aveva lasciata, barbaramente tradita.
E mai una sola ora che non annegasse nel di lei ricordo.
Ubriacarsi in memorie perdute, velenosa ebbrezza che non chiedeva altro che esser rimembrata per poter ferire ancora. E ancora.
Le unghie quasi si spezzarono, mani talmente serrate al bordo che le nocche divennero bianche per lo sforzo, mentre abbassava il capo, rassegnato.
”Tazawa…”
Il pugno che inconsciamente veniva tirato contro lo specchio, spaccando in mille pezzi il vetro e ferendo la mano destra, che infieriva.
Un altro pugno. E un altro ancora.
Scarlatto sulla mano, sui cocci di un immagine che, dentro di sé, sa già di essere distrutta.
Il ringhio di Iwo, basso e furioso, incurante del dolore, si diffuse per tutta la stanza, accompagnato dal cupo brontolio di un tuono, fuori dalla stretta finestra a picco sui vicoli di Tokyo.
Scivolò in ginocchio, d’innanzi al lavello, poggiando la fronte contro la fredda ceramica.
Mano destra ferita e distrutta, ancora vetri dello specchio conficcati nelle nocche a brandelli.
E mentre le prima gocce di pioggia cadevano sulla città, il generale Nohara si disperava, nel tetro silenzio della sua stanza.
Maledizioni sputate tra i denti, stilla agrodolce che, forse per la prima volta, rigò la gota del viso scarno dell’alieno.


Non ti è concesso versar lacrime, generale.
Non hai cuore, hai corpo freddo e sguardo spento, poiché l’Amor, che tu rinnegasti un tempo per una folle convinzione, non scalderà mai più il tuo Animo.
Qualsiasi cosa tu faccia, sei destinato a dannarti in silenzio.
In eterno…


”E così sia…”
Non sia mai detto che Iwo Nohara non rispetta una sua decisione, qualunque sia il prezzo da pagare.


***


Amo come ti piace
indicarmi la via,
dimostrarti capace
di portarmi fino alla follia…


Erano rimasti in silenzio per almeno una ventina di minuti, rivolgendosi muti sguardi di piacevole incredulità, ignorando i bisbigli dei servi attorno a loro.
Lei, troppo orgogliosa per esprimer a parole il sollievo che le aveva invaso lo stomaco, come dolce miele dorato, e lui, semplicemente pago di poterla rivedere da ritenere superflui discorsi che sarebbero suonati sciocchi e insignificanti rispetto a ciò che provava in quell’istante.
Ove il Tempo e lo Spazio sembravano una ridicola e labile costrizione per sensi.
Ma adesso, dopo che Salima li aveva condotti in una stanza appartata, raccomandando di riposarsi un po’ prima di riprender la loro battaglia, il silenzio suonava pesante.
Denso di dubbi e di risposte, forse amare.
Meiko, immersa fino al collo in una grande vasca di marmo, incassata del pavimento, si limitava a giocherellare svogliata con la schiuma, scoppiando con i polpastrelli le mille bolle opalescenti che danzavano sulla superficie dell’acqua.
Piacevole odore d’incenso, mischiato a spezie e cera delle candele, nella camera dallo stile orientale, come del resto lo erano tutti gli alloggi della servitù, piuttosto sfarzosi, in verità. Deep Blue amava chiamarlo il suo “Harem”, non era difficile intuire il perché di tale ironico vezzeggiativo.
Le luci soffuse, gentile tremolar delle candele color miele, ogni finestra coperta da spessi tendaggi color porpora, si udiva appena lo scroscio della pioggia contro i vetri, oltre le sbarre.
Per non scordar di essere, in fondo, solamente uno schiavo.
L’aliena poggiò pigramente la nuca sul bordo della vasca, abbandonando il capo all’indietro.
”Sono così stanca…”
Quelle poche parole erano state appena sospirate, stanche e pesanti sulle spalle della giovane in tutti i loro significati.
L’altro occupante della stanza, dal canto suo, si limitò a ridacchiare sarcastico, senza aggiungere altro. Sdraiato mollemente sul letto basso, il materasso di piume, invaso da colorati cuscini, poggiato direttamente sul pregiato tappeto persiano; un impalpabile velo fissato al soffitto ricadeva attorno al giaciglio, occultandone in parte la vista.
Ma Meiko non avrebbe guardato comunque.
Si davano le spalle, senza per questo sentirsi lontani.
”Ti diverte la mia debolezza, Fukazaki?” la voce era giocosa, dolcemente velenosa.
”No, anche perché so benissimo che tu non sei mai debole, Meiko…” il sapore di un sorriso nelle sue parole, anche se non poteva vederlo, era evidente.
Ella sospirò ancora, tirando fuori la mano sinistra dall’acqua e fissandola. Provò a muovere le dita, ma scoprì che quell’operazione le procurava un immenso dolore.
Ringhiò, digrignando gli affilati canini.
”Sia maledetto Deep Blue e l’intera sua stirpe…”
Shin udì l’imprecazione dell’aliena, ma non replicò.
Inutile spiegarle che la stirpe di colui che le aveva praticamente rotto la mano era, anche se indirettamente, la loro…
Chissà, conoscendola, Meiko sarebbe anche stata capace di uccidersi, dopo aver realizzato quella sconvolgente ma inequivocabile verità.
Sorrise di nuovo, divertito da questi pensieri leggeri, libero di rilassarsi dopo un lasso di tempo che gli sembrava interminabile.
Chiuse gli occhi, accomodando meglio il capo sprofondato tre due cuscini e mugugnando di dolore per la ferita sulla spalla, fasciata di fresco dai servi.
Ora che ci pensava bene, era passata solamente una settimana da quando Momomiya, volendo salvare le sue compagne, accompagnata dai due Ikisatashi e da Meiko, aveva fatto irruzione nella Base Aliena.
Senza più uscirne.
In quei sette giorni, erano accadute così tante cose che Shin aveva totalmente perso la cognizione di cosa gli stesse succedendo intorno, limitandosi ad incassare ogni colpo che gli veniva inferto.
Tentando di difendersi, ovviamente.
Posò la mano sulla spalla sinistra, carezzando piano le bende, pensieroso.
Nohara era tornato per finire il lavoro, come da lui solennemente annunciato, ma qualcuno l’aveva impedito.
Ed ecco l’ennesima pedina in quella partita senza fine.
Che cosa nascondesse in realtà la silenziosa e pacata Salima, nessuno lo sapeva…
”Che hai fatto alla spalla?”
Egli sussultò, riscotendosi dalla fitta trama dei pensieri nella quale era sprofondato, udendo l’apparentemente disinteressata domanda dell’aliena.
Un sorriso amaro gli incurvò appena le labbra.
”Diciamo che Nohara non apprezzava…una mia infatuazione”
Il sangue di quella famiglia è maledetto, ogni persona che ha rapporti con Ikisatashi e sua sorella finisce con il perderci la vita…Sono dannati, ti conviene lasciar perdere…
”Infatuazione?”
”…E ha cercato di farmi cambiare idea, a modo suo” continuò, sembrava stesse quasi parlando con sé stesso, senza ascoltare le parole di Meiko.
Si passò le dita, lungo la ferita sotto la fasciatura, seguendo il corso dell’intero squarcio, che si apriva sul pettorale sinistro per risalire sulla spalla, terminando poco sopra la clavicola.
…Mi costringi a estirparti con la forza questa tua sciocca infatuazione…
La contorta, cruda affermazione che Iwo Nohara aveva sibilato, infuriato, al giovane Fukazaki, prima di mettere in pratica alla lettera i suoi propositi.
Una falce sul cuore, per chi crede che l’amore viva in questo semplice muscolo pulsante.
”Ma non ci è riuscito…” sorrise, desiderando guardare la giovane ma non potendo alzarsi, il dolore era ancora piuttosto intenso “Nemmeno a scalfirla”
Conservato gelosamente da quasi due anni, il dirompente sentimento che legava Shin a Meiko era riuscito a sopravvivere, alimentato costantemente da un fuoco che, volente o nolente, ardeva perpetuo.
Passione violenta, paradosso nell’animo pacato di quell’alieno timido e silenzioso, soffocata e trattenuta a viva forza, ma maturata nei tortuosi alambicchi della mente e divenuta ormai incontenibile.
L’aliena si limitò ad ascoltare le enigmatiche e sibilline spiegazioni di Shin, senza approfondire, poiché il silenzio che era nuovamente sceso sui due era denso e vischioso.
E lei non era sicura di voler sapere cosa si agitasse nell’animo del giovane, non voleva fissare quegli occhi d’ametista nei quali, l’ultima volta, aveva rischiato di naufragare.
Si morse piano il labbro inferiore, incerta, grata di non poterlo vedere in volto.
Cosa le stava succedendo…?
Si alzò dalla vasca di marmo, pelle appena più candida della schiuma profumata; si avvolse rapida in una vestaglia di seta rosso scuro, corta sopra le ginocchia, avendo l’accortezza di chiudere bene i lembi della stoffa ricamata, sul davanti.
Piedi scalzi sui tappeti, mentre raggiungeva Shin.
Si fermò di fianco al letto, in piedi, soffermandosi a fissare la sua figura: muscoli ben delineati sul torace ampio, la pelle chiara come la razza aliena comanda, capelli castani spettinati e sparsi sul cuscino, più lunghi dietro e sfilati sul davanti, a coprir due iridi viola intenso, ora serrate.
Egli aveva gli occhi chiusi, sembrava pigramente assorto nei suoi pensieri, ma quando sembrò accorgersi dell’occhiata della giovane, aprì di poco l’occhio destro.
Il sottile filo che intercorreva tra i loro sguardi sembrò bruciare, mentre un’impetuosa sensazione colpiva Meiko in pieno ventre.
Spilli sulla punta delle dita, piacevole e doloroso senso di smarrimento.
Aprì le labbra per dire qualcosa, rompere quel silenzio che si era creato.
Parole per occultarne altre non dette, ma chiaramente tangibili da entrambi.
”E…c-chi ti ha fatto la fasciatura?” mormorò, distogliendo lo sguardo e dando un’ulteriore stretta alla fascia della vestaglia, guardandosi attorno per cercare un posto ove sedersi.
Shin non rispose subito, mentre ancora la fissava insistente.
C’era qualcosa di diverso in lui, dall’ultima volta che Meiko l’aveva visto: ella poteva avvertire a pelle un sorta di desiderio, qualcosa che stonava completamente con il solito comportamento pacato dell’alieno.
E questa cosa, non sapeva perché, ma la spaventava.
”Una ragazzina..” la voce del giovane suonò indifferente, come se il discorso non gli interessasse “Mi sembra si chiamasse Arda”
Ecco, finiti gli argomenti di conversazione.
Accidenti…
Ancora quel silenzio, il respiro leggero di Shin e quello solo di poco alterato di Meiko, mentre riportava a fatica gli occhi in quelli dell’altro alieno.
Ella si era imposta di pensare solo a Kisshu, suo fratello, certo, ma comunque il primo che aveva amato, nella sua interezza.
Lacrime di bambina, pienamente consapevole che quello che provava per il fratellastro non era affetto, ma *qualcosa* di più grande.
…Ai shiterou, ani-ue…
Chi ha detto che si è troppo piccoli per amare?
Ma adesso, non era più tanto sicura di questi propositi.
Gli occhi di Shin, lucenti ametiste, cupe e tetre, avevano il potere di sondarle l’animo, ogni volta che le scopriva fisse su di sé, per poi fuggire il suo sguardo.
Ma non adesso.
Arretrò impercettibilmente, distogliendo bruscamente gli occhi e scotendo il capo.
”V-vado un att…”
”Meiko”
Ancora, l’aveva chiamata nuovamente con quel tono che sembrava usasse solo per lei.
Senza accorgersene, egli aveva afferrato un lembo della vestaglia, trattenendola con gentilezza e continuando a fissarla. Lei si rese conto che alzarsi, per lui, sarebbe stato uno sforzo momentaneamente troppo grande.
Shin sorrise dolcemente, facendosi di poco da parte.
”Siediti qui, per favore”
”Perché…?” domandò a bruciapelo, mentre tuttavia eseguiva la richiesta.
”Perché non voglio che te ne vai…” egli fece una pausa, la mano destra adesso serrava il polso della giovane, deciso ma delicato “Non questa volta”
Quelle parole suonavano dolci, definitive, quasi dolorose in tutto il loro significato.
Meiko si riavviò una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro, ciuffo sfuggito al morbido chignon in cui aveva raccolto la chioma durante il bagno.
Sembrava a disagio…
Il giovane sospirò.
”Succede sempre così, ogni volta che voglio fare un discorso serio con te, scappi via”
Le dita eleganti dell’alieno persistevano attorno al suo polso, come l’anello di una catena; poteva udire il battito accelerato del cuore della giovane, sotto la pelle tiepida e sottile, intrico di vene azzurrine.
”Eppure, oramai dovresti averlo capito…”
”Cosa?”
Non si potè trattenere dal pronunciare quella domanda a bruciapelo, per poi mordersi la lingua subito dopo. Distolse nuovamente lo sguardo, voltando il capo verso sinistra e concentrandosi su una guizzante fiammella di una candela.
”Ti amo Meiko”
L’aliena sbarrò gli occhi nell’udir quelle semplici parole, il tono placido e dolce, come fossero caramelle da succhiare piano tra le labbra.
Shin aveva ancora la mano attorno al suo polso, mentre si sollevava a sedere a fatica e posava la destra sulla guancia di Meiko, carezzandola con il dorso.
L’aliena aveva ancora lo sguardo sulla fiammella, ipnotizzata, senza dare cenni di volersi sottrarre al tocco gentile dell’altro.
Il fuoco guizzava placido, il silenzio tra i due era rotto dallo scrosciare della pioggia fuori dalla finestra, borbottii lontani dei tuoni, soffocati tra le nubi scure.
”Guardami…”
Ella obbedì, senza nemmeno rendersene conto.
La mano di Shin si allargò sullo zigomo, racchiudendo l’intera gota, mentre la mancina lasciava il polso e si posava sul fianco, delicatamente.
La stoffa purpurea della vestaglia era solo un vago ricordo, mentre ella sentiva la leggera pressione delle di lui dita direttamente sulla pelle.
Eccitante.
Rabbrividì appena, facendo guizzare le iridi celesti dagli occhi alle labbra dell’alieno, abbastanza vicino al suo volto, ma senza eccedere, come se si stesse imponendo una sorta di contegno.
”Chiedo solo questo, Meiko…”
Ancora la sua voce, dolce e bassa, quasi avesse paura che la giovane sarebbe scappata se solo avesse alzato il tono delle parole.
”Chiedo solo di amarti in silenzio, finchè anche tu non imparerai a volermi bene, almeno un po’…” concluse, rassegnato, sospirando leggermente prima di staccare, riluttante, la mano dalla gota dell’aliena.
Questa sbattè le palpebre, quasi riscotendosi da una sorta di torpore, appena la mano tiepida di Shin si allontanò dal suo volto.
E questo, adesso, non poteva permetterlo…
Senza che niente potesse fermarla, ancora prima che l’alieno aprisse bocca per dire qualcosa, Meiko sigillò le di lui labbra con un bacio rovente.
Un semplice gesto, a volte, vale più di mille parole.
L’aliena colse il gemito di sorpresa e piacere sulla sua bocca, e accennò un sorriso, prima che anch’egli chiudesse gli occhi e ricambiasse quell’avventato gesto, inclinando leggermente il capo per modellare le labbra sulle sue.
Ella lo spinse leggermente all’indietro, stando attenta alla ferita, facendolo risdraiare contro i cuscini e continuando a baciarlo, dolcemente.
Carezze quasi dolorose, chiodi di tenerezza nella carne, sentire il suo sapore sulla bocca.
Le sue labbra sapevano di ciliegia, si ritrovò a considerare Shin, mentre con la mano destra scioglieva il nodo sulla nuca della fanciulla, ed erano morbide e ben disegnate.
Una cascata di capelli corvini, come un velo di seta, ricadde sul suo torace, mentre la poteva avvertire, da dietro le palpebre serrate, salire gentilmente a cavalcioni su di lui e chinarsi in avanti, per baciarlo ancora.
E ancora, quasi voler annullarsi in lui.
E fu quando la corta vestaglia di seta rossa, in un delicato fruscio, cadde afflosciandosi sul pavimento, quando sentì la sua pelle nuda e piacevolmente fresca su quella di lui, ardente di passione, quando i baci divennero affamati e le carezze insistenti, che ella capì, finalmente.
Non potrai mai capirlo, Meiko…Solo quando, a tua volta, amerai qualcuno, riuscirai a capire cosa significa davvero…amare…
Almeno per quegli istanti, brevi ma infiniti, Meiko Hida comprese di essersi davvero innamorata.


Amo come sorridi
e ti muovi da te,
quando spezzi respiri,
suono al mondo più bello non c’è…



…to be continued…

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Capitolo 30
*** Irruzione! ***


Nuova pagina 1

Non ci sono scuse.
Sono tremendamente, schifosamente, terribilmente in Ritardo.
Chissà se c’è ancora qualcuno che la legge…
Vi chiedo perdono, venia, tantissime scuse a voi, mie care.
Spero mi possiate perdonare e che l’attesa sia valsa questo capitolo.
Ringrazio tantissimo per i commenti, quando riprenderò il ritmo tornerò a rispondervi alle recensioni ^^
Per il momento, mi limito a lasciarvi alla lettura e…
Se andate qua e qua, potete vedere due bellissimi disegni di Shin Fukazaki e Meiko Hida *_*
Fatti dalla bravissima Nichy-chan, se volete sapere come sono (vi giuro, questa ragazza mi legge nel pensiero xD)!
Grazie mille, Nichy ^**^!
E ora, vi lascio veramente alla lettura xD!
A presto (spero..)
Buona Lettura°*

***


Largooooooo!!
Quei due alieni, forse le ultime sentinelle rimaste a compiere il loro dovere di ronda a zonzo per i corridoi della Base, se l’erano sentito che quella sarebbe stata una pessima giornata.
Anzi, da una settimana a questa parte, non ce n’era stata nemmeno una di giornata che si potesse considerare accettabile…
Così, senza che nemmeno potessero opporsi o capire cosa stesse accadendo, vennero investiti da una folla di circa otto o nove persone, per poi essere malamente calpestati da una sottospecie di mostro a quattro zampe armato di tridenti.
Le urla e i passi dell’animale si spensero dietro l’angolo, ove il corridoio curvava, spegnendosi in un cupo rimbombo tra le pareti di metallo; si arrischiarono ad alzare la testa.
”Ahi…ma che accidenti è stato?”
L’altro scosse il capo, tentando di rimettersi in sesto e fermare il pavimento intento a girare.
”Non ne ho idea..sembrava un terremoto”
”A me, in realtà, sembravano i generali Ikisatashi e quelle umane inseguite da qualcosa…”
La sentinella fissò il compagno, inarcando appena un sopracciglio.
”Ti senti bene?”
Quello si strinse nelle spalle, sospirando.
”No, credo di aver bisogno di una vacanza…”


***


In quello stesso istante, nella Sala Comandi, dieci paia di occhi stavano seguendo con sommo interesse lo svolgersi degli eventi. Inutile dire che a nessuno degli alieni presenti era passato per l’anticamera del cervello di fare qualcosa di utile, ad esempio bloccare le telecamere a circuiti chiusi per impedire che Deep Blue venisse a conoscenza del putiferio che si era scatenato nella sua Base.
Perché perdersi un simile spettacolo?
”Ehi, dieci a uno che Ikisatashi perde il suo carico…”
”Nah…” uno dei tecnici ridacchiò, zumando sulla sagoma svenuta di Mirai Buki, sostenuta in spalla dal succitato Kisshu Ikisatashi “Venti a uno che il grassone si sveglia e lo fa cadere…”
Lo scoppio di risa coprì a stento il risucchio d’aria che annunciava l’arrivo di *qualcuno* in quella stanza.
Qualcuno che, in quel momento, nessuno avrebbe voluto incontrare.
Simultaneamente, i dieci alieni presenti si voltarono, distogliendo lo sguardo dalle sfere al plasma, sbarrando gli occhi alla vista dell’imponente figura del loro Sommo Padrone.
Deep Blue.
”Signore, quale onore..” dichiarò con aria umile il tecnico dalla chioma verde chiaro, inchinandosi, un ginocchio poggiato a terra e la mano destra sul cuore; dietro di lui, gli altri alieni si affrettarono ad imitarlo.
Deep Blue li fissò con aria di sufficienza.
”Risparmiati la scena, Milos..” sibilò, velenoso “Sono già di *pessimo* umore”
Milos rialzò lo sguardo, sollevandosi in piedi e fissando discretamente l’alieno. Con la coda dell’occhio, fece cenno ai tecnici di interrompere la proiezione delle telecamere.
Il Generale Nohara era stata chiaro in proposito…ciò che aveva sguinzagliato alle calcagna dei Ribelli era proibito.
”Come mai, se posso chiederlo, Signore?”
L’alieno dalla chioma corvina fece saettare le iridi glaciali direttamente in quelle del tecnico.
”Mi chiedi anche il perché?” la voce era poco più di un fruscio, acido e sarcastico “Abbiamo una combriccola di Ribelli a zonzo per la Base e tu mi chiedi…come mai?”
L’interlocutore rabbrividì, sperando che gli altri si sbrigassero a troncare la proiezione.
Non sarebbe stato…piacevole, se avesse scoperto cosa avevano fatto.
”O..ovviamente, mio Signore, chiedo perdono…” chinò umilmente il capo, scusandosi.
Deep Blue sbuffò appena, agitando una mano per minimizzare.
”Sì, certo…come se servis…” si bloccò di colpo.
Notò proprio in quell’istante uno dei tecnici che si affannava, silenziosamente, a ticchettare rapido sui tasti così da spegnere il flusso di immagini di Kaibutu che inseguiva i Ribelli.
”Che combini, alieno?” sibilò, stendendo un braccio in avanti.
Le dita della mano si piegarono appena, bloccando così ogni possibile movimento del tecnico, che emise un gemito di dolore.
Spostò il braccio verso destra, spazzando via l’alieno dagli schermi e facendolo piombare addosso agli altri alieni presenti, che lo sostennero a fatica.
Milos agghiacciò.
Siamo spacciati…
Deep Blue si mosse lento, giungendo d’innanzi alle pulsanti sfere al plasma. Lo sguardo cristallino si riflettè sulla curva superficie di ogni schermo, rimandandogli l’immagine dell’ormai famigerato gruppetto di Ribelli, inseguito da quello che pareva…
Le affusolate mani si strinsero a pugno, rapidamente, mentre le sfere cominciavano a scricchiolare, sprizzando scintille, e il segnale andava e veniva.
”Milos…cosa ci fa Kaibutu a spasso per la mia Base?”
Chiara e cruda domanda appena sibilata, il preludio della Fine.
L’alieno tentò di trovare le parole adatte, una spiegazione logica a quella che, fondamentalmente, era stata solamente l’ennesima follia di Iwo Nohara.
”Ecco…mio Signore, è stato il Generale Nohara a…”
Silenzio!” sbottò allora l’alieno dalla chioma corvina, facendo così esplodere una delle sfere.
I tecnici rabbrividirono visibilmente, trattenendo il fiato.
Deep Blue si voltò verso di loro, la cascata di inchiostro, lucida chioma sulla veste blu scuro, riluceva nel riflesso intermittetente degli schermi al plasma.
Maschera di cera, sulla pelle diafana, espressione di pura furia nello sguardo e nei lineamenti.
”Nohara pagherà per questo…ma voi per primi…”
Milos chiuse gli occhi, sconfitto.
Poco prima che una violenta esplosione di fuoco azzurrino facesse saltare in aria l’intera Sala Comandi, scotendo fin giù nelle viscere l’intera Base Aliena, ormai sventrata.
Deep Blue uscì dalle fiamme, da ciò che rimaneva della porta della fu Sala, fusa del tutto, calpestando il suolo bruciato del corridoio d’innanzi ad essa.
Ancora scintille cristalline danzavano indolenti sulle dita affusolate, poco prima che un sorriso si dipingesse sulle labbra sottili e ben disegnate dell’alieno.
”Forse è arrivato il momento di licenziare l’ultimo dei Generali…una volta per tutte…”
Una risatina sottile e crudele fu l’ultima cosa a sparire, prima che Deep Blue si smaterializzasse via da quel corridoio, lasciandolo buio e crepitante di fiamme.


***


La pioggia cadeva ancora fitta, scrosciando contro i vetri della Sala della Servitù.
Sottili graffi sul vetro opaco, oltre le solide sbarre poste ad ogni apertura.
Lo sguardo color ciclamino dell’aliena era fisso oltre il vetro, perso e smarrito tra le gocce di pioggia che, inesorabili, bagnavano la terra smossa del piccolo cortile della Base Aliena.
Ma in realtà, era parecchio pensierosa.
Lo si poteva dedurre dalla sottile ruga tra le sopracciglia, la fronte leggermente aggrottata, la mano sinistra a sostenere il mento, gomito puntellato sul davanzale della stretta finestra.
In quella Saletta appartata, tende di pesante velluto rosso a velarne l’ingresso, Salima Tazawa stava facendo l’unica cosa sensata che si potesse compiere in una situazione come quella: stava architettando un piano.
Pur essendo una Serva, la mente era rimasta regale ed autoritaria, spirito indomabile.
Non era da lei lasciarsi scappare un’occasione come quella…
Si scostò dalla finestra, in un sospiro, la veste da odalisca frusciò delicatamente, sensuale sulla pelle diafana, lunga chioma lilla libera dall’intreccio del diadema, segno di riconoscimento anche in quella condizione di Schiava.
Anche se quelli se portano guai, si ritrovò a considerare, possono davvero dare una svolta a questo vicolo cieco..
Prese un pettine da un comodino di foggia arabeggiante, cominciando a spazzolarsi i capelli.
Polvere di chiara ametista sulla mossa chioma.
E poi, pensò nuovamente, l’aver incontrato nuovamente Lui
Un freddo brivido s’inerpicò rapidamente lungo la schiena dell’aliena, serpentino tremito al pensiero di quello sguardo plumbeo, rivisto faccia a faccia dopo tanto tempo.
Ma ferita mai cicatrizzata.
Strinse la spazzola nel pugno, luccichio nelle iridi attente.
Avrò la mia vendetta, Iwo, puoi contarci…
Mai deludere e tradire un’aliena innamorata.
Soprattutto se si chiama Salima Tazawa.
Stava giusto giusto per rimettersi ad orchestrare una strategia valida, quando qualcosa interruppe le sue elucubrazioni.
Un *qualcosa* di molto, molto rumoroso e teatrale.
Un botto assordante assordante, come se il muro si fosse sgretolato su sé stesso, rombò in tutta la Saletta, facendo sussultare e tintinnare il lampadario di cristallo appeso al soffitto.
Salima incespicò appena al violento sussultare dell’ambiente, la spazzola cadde a terra sul pregiato tappeto, mentre le urla degli Schiavi si levavano tutte assieme, confusionarie, assieme ad altre voci sconosciute.
Decisamente, c’era stato un imprevisto.
Inarcò un sopracciglio, mentre stava giusto per andare a controllare la mezza catastrofe che pareva essere capitata, quando qualcuno si precipitò da lei.
”Salima-sama, Salima-sama!”
Kissy corse dentro la stanza, buttandosi a capofitto oltre il tendone e rischiando di strapparlo tanta era la foga e l’impeto di entrata.
Andò dritta dritta nel grembo della Serva, testolina arruffata bassa e sguardo spaventato.
L’aliena la fissò, abbassandosi alla sua altezza e posandole rassicurante una mano sul capo.
”Che succede, Kissy?”
”C’è…c’è un Mostro, di là, che tenta di entrare!”
”Un Mostro..?”
La piccola aliena annuì con vigore, ripetutamente, per poi prendere un lembo della veste dell’altra e tirarla verso l’uscita della Stanza.
”Vieni a vedere, Salima-sama, ci sono anche altri alieni, che lo tengono fuori!”
”C..cosa?”
Ma che diavolo sta succedendo?!
”Vieni a vedere”
Kissy non disse più nulla, limitandosi a correre fuori dalla Saletta, perennemente aggrappata alla veste da odalisca dell’aliena.
Salima si lasciò trascinare fuori, sempre più perplessa.
Pensò ad uno scherzo di pessimo gusto di Jared, o forse qualche inconveniente, qualche soldato ubriaco che tentava di entrare nell’Harem di Deep Blue.
Ma addirittura definirlo un Mostro
Tuttavia, quando giunse in ciò che rimaneva dell’Ingresso della Sala della Servitù, decisamente non era preparata a quello che vide.
Tutto il suo regale contegno, tutta la sua indomita fierezza crollarono miseramente alla vista di una scena che rasentava l’Apocalisse.
”Te l’avevo detto!” affermò Kissy, orgogliosa, la vocetta eccitata e spaventata allo stesso tempo.
Sulla “soglia”, allargata di almeno due metri ai lati del portone, il muro frastagliato e mezzo crollato per qualcosa che l’aveva frantumato, stava un gruppetto di nove fra alieni e umani, che davano le spalle alla folla di schiavi e concubine che li fissavano, spaventati, facendo un chiasso assordante.
Alcuni degli intrusi, considerò ella, avevano un’aria decisamente familiare
E oltre quella strana scenetta, incastrato tra le rovine della parete ormai distrutta, stava una sorta di…Mostro, decisamente.
Kissy aveva ragione…
Era l’accozzaglia di esseri più strana che Salima avesse mai visto.
Un incrocio mal riuscito tra un alieno e una serie non ben identificata di animali.
Raccapricciante.
”Che cosa accid…”
Il ruggito assordante della creatura, alta almeno due metri, interruppe l’indignata frase dell’aliena. E forse fu meglio così..
Immediatamente, Jared raggiunse Salima, un sorrisetto piuttosto divertito sulle labbra nel vedere l’espressione praticamente sconvolta dell’aliena.
”Emozionante, non credi?” cominciò “Le Mew Mew e i tre fratelli Ikisatashi al completo, col gentile accompagnamento di un Mostro in piena regola..”
Gornar si accodò a loro, subito Kissy si staccò da Salima e si aggrappò all’alieno dal gilet di damasco rosso, che la prese in braccio con fare protettivo.
Gentile da parte loro venire a farci visita” considerò, pacatamente.
Salima decise che era meglio non continuare oltre quella discussione e passare ai fatti, visto e considerato che, oltre ad aver praticamente distrutto mezza Sala della Servitù, gli irruenti ospiti li stavano caldamente ignorando.
Forse, troppo impegnati a tenere a bada quella specie di pipistrello gigante.
Salima corrugò le sopracciglia.
”Generale Ikisatashi, posso sapere che cosa…succede?”
Era pur sempre una Schiava.
Avrebbe sfogato dopo il suo disappunto al riguardo.
Pai si voltò, il Ventaglio stretto in pugno e tre profondi graffi sulla guancia sinistra, ormai irriconoscibile. Sporco, spettinato e insanguinato, la sua impeccabile divisa blu aveva conosciuto momenti decisamente migliori.
Kisshu nemmeno si voltò, forse non si considerava più un Generale.
O, molto probabilmente, era troppo impegnato a non farsi staccare la testa da Kaibuto e a non far cadere Mirai Buki, ancora svenuto sulle sue spalle.
Pai accennò appena un cenno di saluto.
”Schiava…vorresti scusarci un secondo?”
Jared e Gornar soffocarono, malamente, una risatina, mentre Pai tornava a tenere a bada la creatura, aiutato dalle Mew Mew e dagli altri.
Salima, decisamente, non poteva più tollerare una simile situazione…
”Oh, insomma!” sbottò, il contegno ormai era andato allegramente a quel paese.
Corse scalza fuori dall’ingresso, dirigendosi verso la sua Saletta privata e sparendo, inghiottita dal pesante tendone rosso.
Jared e Gornar si guardarono, perplessi.
”Che cosa credi che sia andata a fare?”
L’alieno dagli occhi color acquamarina si strinse nelle spalle.
”Forse a chiamare Deep Blue?” fu l’ironica risposta.
Dannata..bestiaccia!!
L’urlo animalesco di Kisshu Ikisatashi non si seppe mai se fosse riferito a Kaibuto o al loro Sommo Signore appena nominato dai due Schiavi.
Ragazze, tutte insieme adesso!
La voce di Ichigo si levò alta sul baccano generale, mentre Kaibuto tentava con tutte le sue forze di liberare le grandi ali da pipistrello dalle macerie in cui era incastrato, ruggendo con violenza.
Gli attacchi delle Mew Mew si concentrarono tutti assieme, un arcobaleno rapido e veloce contro il Mostro, correlato da quelli di Pai e Taruto.
Kisshu, ovviamente, si sentì esente dal collaborare, avendo già combinato abbastanza guai, ergo, aver fornito all’avversario uno dei suoi tridenti.
Kaibuto latrò di dolore, bersagliato da ogni lato, ma ancora non accennava a desistere.
”Fate largo, sciocchi
Il velenoso sibilo di Salima giunse dalle spalle dei due alieni, intenti a godersi la scenetta, in mezzo al baccano generale assieme agli altri Schiavi.
Questi di voltarono, fissandola sorpresi.
”Salima, ma cosa…?”
L’aliena dalla chioma lilla reggeva un arco, incordato e pronto ad essere usato.
Si piantò poco lontano dalla folla, d’innanzi al Mostro, poco più in là.
Incoccò una freccia, tendendo la corda lungo tutto il braccio, teso, prendendo bene la mira.
Repentinamente, lasciò la presa e la freccia filò rapida, un alone viola chiaro sulla punta, conficcandosi dritta nella fronte di Kaibuto.
”Centro.”
”Sei bravissima, Salima-sama!”
Kissy, ancora in braccio a Gornar, battè entusiasta le manine.
Il Mostro, questa volta, ululò talmente forte che i vetri e i cristalli di tutta la Sala andarono in frantumi.
Ogni persona presente si tappò le orecchie, i timpani doloranti per le urla del Mostro che, bersagliato con un attacco combinato di tutte le Mew Mew, gli alieni e trafitto dalla freccia di Salima, crollò a terra, privo di sensi, in un tonfo assordante.
Il silenzio, finalmente, scese sulla Sala, interrotto solo dai respiri rapidi e affannosi dei presenti.
Non fu l’unico a cadere a terra, in verità.
Incurante di tutto, Kisshu lasciò cadere anche Mirai, con estremo tatto, massaggiandosi le spalle doloranti.
”Uff, era ora..” borbottò l’alieno dagli occhi d’oro, trafitto dalle occhiate di disappunto di Pai, Taruto e tutte le Mew Mew; alzò le mani, giustificandosi “Ehi, ehi, pesava non poco!”
Raggiunge il Kaibuto, chinandosi e riappropriandosi del tridente mancante, facendoli poi sparire soddisfatto. Si riassettò la sua veste ordinaria, ormai lacera, una mano a sgrovigliare la massa di capelli in disordine e si asciugò il sangue che colava da un lungo taglio sul sopracciglio.
Solo dopo rivolse il suo sguardo ambrato sugli occupanti della Sala, sconvolti.
”Emh…giorno!” salutò con aria canzonatoria.
La sua faccia tosta, considerarono praticamente tutti, era davvero invidiabile.
Ichigo fissò le sue compagne, che annuirono a loro volta, e fecero tutte un passo avanti, superando Kisshu, Pai e Taruto e fissando gli schiavi.
Salima, d’innanzi a tutti, le fissò impassibile, sguardo lilla attento e guardingo; Kissy, alle sue spalle, si strinse in braccio a Gornar, spaventata, che le posò una mano sulla testolina.
”Umane...” cominciò “Posso chiedere cosa…”
La Leader s’inchinò appena, imitata dalle altre.
”Perdonate l’intrusione, veniamo in pace…Anzi, in realtà..”
Sei il solito cretino!
La scenetta sullo sfondo era davvero degna di nota.
Litigi tra fratelli: Pai aveva colpito con ben poca gentilezza il fratello adottivo sulla zucca, mentre Taruto lo insultava con tutto l’affetto possibile.
Purin soffocò una risatina, Retasu sorrise appena, così come Zakuro, mentre Minto sbuffò.
Ichigo si limitò a schiarirsi la voce, ignorandoli.
”Stavamo cercando il Generale Fukazaki..”
Ma che ho fatto, questa volta?!
”...Che abbiamo perso la notte scorsa..”
Sei talmente stupido che non lo capisci nemmeno?!
”...E ci chiedevamo se per caso...”
Pai, senza offesa, ma tu mi sembri la persona meno adatta per questa predica…
”...L’aveste visto o almeno...”
Non ti permettere, sai?
”…Fosse passato da queste parti.”
Mi permetto eccome!
Zakuro, molto diplomaticamente, prese la parola.
”Stiamo cercando anche Meiko Hida” concluse, laconica e spiccia come al solito.
Alle sue spalle, Mirai stava riprendendo i sensi, mentre il bisticcio tra i tre Ikisatashi continuava imperterrito.
Salima trovava estremamente difficile concentrarsi sul discorso, visto e considerato che il tono della discussione nelle retrovie era decisamente alto.
Jared e Gornar, poi, come la maggioranza degli altri schiavi, fissavano direttamente la disputa.
L’aliena ricambiò lo sguardo di Ichigo, accennando un sorriso educato.
”Siete fortunate, umane…”
Ohi, ohi…dove mi trovo?
”Entrambi si trovano qua, nella Sala della Servitù, sani e salvi”
Kisshu Ikisatashi, ti degrado dal grado di mio fratello!
Le Mew Mew sorrisero, sollevate, scambiandosi sguardi soddisfatti; Ichigo preferì soprassedere sul commento acido che le sorgeva nei riguardi di Meiko, per amor della Pace.
”Quindi” Salima riprese la parola, indicando in un ampio gesto del braccio “Se volete seguirmi…”
E chi ti vuole?!
”Emh…Credo che prima dovremmo recuperare gli altri…” accennò timidamente Ichigo, a disagio, indicando con il pollice alle sue spalle.
Le Mew Mew annuirono, sinceramente partecipi.
Pai stava, ormai, praticamente strangolando Kisshu, che a sua volta gli stringeva la gola, mentre Taruto era balzato sulle spalle dell’alieno dagli occhi d’oro, aggrappato saldamente alla sua schiena; Mirai, dal canto suo, appena ripresosi, tentava di capire dove accidenti fosse finito.
Prima di vedere Kaibuto, incosciente, e svenire di nuovo in un gridolino spaventato.
A Salima sfuggì un sospiro affranto, senza che potesse reprimerlo.
Bene, erano arrivati, questo sì.
Decisamente di gran carriera.
Ma…
Sono questi i famosi Ribelli che dovrebbero liberarci…?
L’aliena sperò vivamente che il detto “Mai giudicare dalle apparenze” fosse vero.


***


Non si può stare in piedi qui non ci si può sdraiare né sedere
Non c'è neppure silenzio fra i monti
Ma secco sterile tuono senza pioggia
Non c'è neppure solitudine fra i monti
Ma volti rossi arcigni che ringhiano e sogghignano

T. S. Eliot, La Terra Desolata

Il Contrattacco arriverà presto.
…Join The Revolution…


…to be continued…

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Capitolo 31
*** "Quella è mia Sorella!" ***


Nuova pagina 1

Ebbene sì, sono io.
No, tranquille, non è un’allucinazione.. O, se volete che lo sia, potete chiudere questa pagina e far finta che io non abbia aggiornato, dopo così tanto tempo.
Ma, se ancora le mie lettrici vorranno, c’è un capitolo fresco fresco e tutto per voi.
Benvenute alle nuove e Bentornate alle "vecchie" ^.-
Arrivate in fondo, le spiegazioni verranno.
Buona Lettura°*



A Kysa.
Perché con le sue Storie, soprattutto T.M.R., mi ha fatto Sognare.
Ad Axia.
Perché con la sua Alchimia del Sangue m’ha davvero rubato l’anima.
Grazie a voi, per avermi ridato la Scintilla dell’Ispirazione.

Semper Fidelis


***


Senza pietà
sto uccidendo qualcosa di me…

Marco Masini, Voglio Volare


Se c’era qualcosa che Iwo Nohara sapeva fare alla perfezione, quella era eseguire gli ordini.
Implacabile, spietato. Crudele persino.
Chinare il capo e obbedire.
Per quello era nato, per quello era stato cresciuto e per quello era diventato Generale.
Educato secondo una ferrea disciplina, giovanissimo cadetto dell’Accademia Militare, aveva già il Destino segnato.
E’ qualcosa nel sangue.
Qualcosa che, volente o nolente, era nella sua Natura, nel suo Dna.
Allora perché?
In quella Camera deserta, d’innanzi allo specchio scheggiato e rotto al centro, ancora sporco di sangue rappreso, sopra il lavello, l’alieno si riassettò con gesti meccanici la divisa blu da Generale, leggermente macchiata di rosso scuro sulla manica destra.
Perché sento le viscere contorcersi?
La mano destra, fasciata piuttosto rozzamente, tremava visibilmente, mentre raddrizzava per l’ennesima volta i gradi appuntati sul petto e strisciava repentina a chiudere il colletto alto sotto la gola sudata.
Perché i polmoni mi chiedono aria?
Tenersi occupato, in qualsiasi maniera, quasi una nevrosi pur di non pensare e di far tacere quella dannata vocina.
Perché mi sento…
Gli stivali bassi, neri, fin sotto il ginocchio, calpestarono senza cura i cocci dello specchio spaccato caduti a terra, mentre i passi dell’alieno si dirigevano verso la porta della stanza.
morire?
La mano sinistra salì svogliatamente a scostare il lungo ciuffo color zaffiro dagli occhi, due profondi segni violacei marcavano lo sguardo plumbeo del Generale Nohara, ora diretto probabilmente verso la Sala Comandi.
E, anche se continuava ad ignorare quell’insistente vocetta che si faceva strada dentro di lui, Iwo proprio non riusciva a spiegarsi quella sensazione.
Lui era una macchina.
Lucido e distaccato, uccideva e basta.
Lui si limitava a fare ciò che gli si veniva ordinato.
E le macchine, si sa, non hanno un cuore.
Non hanno spirito, né mente né coscienza.
Da quando aveva ricominciato a provare quella sensazione…?
Salima.
Occhi color dei ciclamini in fiore e chioma lilla, nella quale annegare.
Corpo da stringere, morbido e voluttuoso, ancora e ancora.
Portamento fiero e sguardo orgoglioso, da Regina.
Non era cambiata granchè, con gli anni.
Stessa bocca dal piglio arrogante da tormentare di baci.
In un vicolo dietro l’Accademia.
La mano destra, le nocche praticamente ridotte a brandelli, tremò nuovamente, subito calcata a fondo nella tasca della divisa.
Rantolarle contro il seno un ultimo respiro.
Iwo scoprì i canini in un ringhio soffocato, svoltando a destra nei corridoi praticamente deserti.
Era lei, la causa di tutto.
Era lei, che aveva tentato di cambiarlo, senza riuscirci, ma che così facendo aveva instillato in quella corazza il seme del dubbio.
Era lei.
Sempre Lei, l’eterna Lei.
Era lei che l’aveva rovinato
Il corridoio curvava a sinistra, per poi diramarsi sempre dritto verso la porta della Sala Comandi.
Che, a quanto pareva, non c’era più.
Iwo si bloccò a metà strada, mentre svoltava, sbattendo le palpebre per intravedere nello spesso fumo nero che fluttuava tra le pareti.
Annusò appena l’aria, pesante.
Odorava di zolfo. Di fiamme e qualcosa che assomigliava vagamente alla plastica bruciata.
S’affrettò nel corridoio, la falce materializzatasi nella mano sinistra in una luce verdastra.
Non si era mai abbastanza prudenti.
”Se i Ribelli hanno fatto saltare qualcos’altro, rotoleranno delle teste…” sibilò, velenoso.
Per poi, inchiodare successivamente sul pavimento lucido, puntando i talloni degli stivali a terra.
Sbarrò gli occhi alla vista di quella che, fino a non più di un’ora fa, era stata la Sala Comandi.
Ora, al posto della discreta porta a doppio battente, in fondo al rettilineo c’era uno squarcio nel muro intonacato, ormai quasi completamente nero di fumo e fuliggine.
Sembrava l’ingresso per l’Inferno.
Le fiamme erano ancora alte e s’allungavano fuori dalla voragine, ghermendo le pareti del corridoio e tentando di spandersi il più possibile.
”Merda!”
Iwo imprecò poco finemente, almeno qualcosa dagli umani l’aveva appreso.
Si guardò attorno, per poi alzare le iridi d’argento al soffitto.
Perché diamine l’Allarme Antincendio non era scattato?
Imprecando nuovamente, corse in avanti, riparandosi il volto dalle fiamme e pensando al modo di spegnerle.
Se quel fuoco raggiungeva i Sotterranei, erano tutti fottuti…
Individuò rapido un estintore affisso sulla parete destra, ancora intoccato dalle fiamme.
Lo strappò senza grazia alcuna dal muro, ignorando il dolore lancinante alla mano destra, e dirigendo immediatamente il potente getto sull’incendio.
Molti sibili e minuti dopo, riuscì a soffocare le fiamme, ottenendone la giacca della divisa mezza bruciata e gli zigomi candidi più neri del carbone.
Col fiato grosso, gettò a terra l’estintore vuoto, con un tonfo metallico sul pavimento annerito.
Gli essere umani avevano fabbricato una cosa utile…
Rivoltanti creature, pensò schioccando la lingua disgustato e ripulendosi le mani.
Prudentemente, mosse un passo in avanti, all’interno della stanza divorata dalle fiamme.
L’immenso quadro comandi, posto proprio sotto la serie di sfere che fungevano da schermi per le telecamere sparse per tutta la Base, era completamente fuso: c’erano fili scoperti ovunque, scintille e scosse elettriche residue serpeggiavano lungo i cavi che pendevano dal metallo accartocciato.
”Chi diamine…” sussurrò appena l’alieno, guardandosi attorno sempre più perplesso.

Si chinò, evitando una lastra di metallo e una cascata di scintille che sgorgava da un ammasso di fili scoperti e tranciati di netto da qualcosa.
O qualcuno.
Là dentro, sembrava passata la furia del Demonio.
”Ikisatashi ha finito di vivere…” sibilò, facendo per andarsene, voltando le spalle all’intero ambiente, ormai totalmente compromesso.
Tuttavia…
La suola dello stivale dell’alieno non toccò terra, quando notò con la coda dell’occhio un ammasso nero rovesciato sul pavimento, in un angolo.
Dubbioso, corrugò appena le sopracciglia, avvicinandosi prudentemente.
Sembravano…cadaveri.
Cadaveri carbonizzati, tutti ammassati l’uno sull’altro.
Almeno una dozzina.
Iwo ebbe appena un tic al sopracciglio e una smorfia leggermente nauseata.
Le mani nere, le unghie spezzate nel tentativo di aprirsi un varco nel metallo, cosa impossibile ovviamente. Rannicchiati nell’angolo estremo della stanza, fin quando il fuoco non li aveva raggiunti.
E bruciati vivi.
Alcuni non avevano nemmeno più arti, il volto carbonizzato, la carne raggrinzita sul teschio in vista, sotto muscoli e tendini non ancora bruciati del tutto.
Le labbra spaccate, insanguinate, parole non dette e morte su quelle bocche arse in una smorfia di dolore.
Lì dentro, molto probabilmente, era avvenuta un’esplosione, si disse Nohara.
C’era un cratere, dove prima c’era una delle Sfere Schermo.
E il fuoco, probabilmente, si era poi propagato in tutta la Stanza.
Schioccò la lingua, sospettoso.
Non potevano essere stati i Ribelli.
Loro non uccidono, se non per necessità. Non fanno vittime gratuite.
Non in modo così crudele…
Iwo chiuse gli occhi, assorto.


”Non posso.”
”Devi, Nohara.”
I pugni stretti con forza, lungo i fianchi.
Lo sguardo chino, labbro inferiore morso con violenza.
”Ho detto che non posso. Non io. Non a Lei.”
Viscido sorriso dell’alieno dagli occhi glaciali.
Tono ipnotico, ammaliante.
”Non puoi rifiutarti. Non è nella tua Natura…”
Un guizzo negli occhi grigi.
”Del resto, sei addestrato per eseguire gli ordini… e i miei sono questi.”
”Ma, Signore…”
”Bruciali. Tutti quanti.”
Silenzio.
Deglutire a vuoto, la gola secca.
Salima
”E’ un Ordine.”
Sibilo imperioso, impossibile negare.
”…Obbedisco.”


Riaprì gli occhi, di scatto.
Scosse la testa, scocciato da quegli irritanti pensieri, una staffilata che infieriva ancora.
Pensava di aver dimenticato quel Passato, di aver sepolto per sempre i ricordi sgradevoli di ciò che aveva fatto a Lei.
Ma la situazione, purtroppo, era tristemente simile.
Rivide il volto delle sorelle e dei fratelli di Salima, in quelli sfigurati e irriconoscibili degli alieni carbonizzati.
Risentì le urla della donna che implorava lui e gli altri soldati di non ucciderla.
Aspirò nuovamente il penetrante odore del sangue, quando aveva decapitato quell’alieno, il Re.
Si sentì nuovamente trafitto dallo sguardo di colei che aveva amato.
E le sue lacrime, sale su una ferita infetta.
Si costrinse a tornare alla realtà, scotendo nuovamente il capo, in un gesto di stizza.
Se non erano stati i Ribelli, allora chi…
”Buona sera, Generale Nohara.”
Voce da serpente, ipnotica e ammaliatrice.
L’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
E infatti, mentre Iwo Nohara si girava lentamente, quasi pietrificato, Deep Blue sogghignava con indolenza, sulla soglia della Sala Comandi.
Un brivido corse rapido lungo la schiena del Generale.
Il suo Istinto di Sopravvivenza gli urlava di andarsene, e in fretta anche.
E Iwo avrebbe fatto meglio a dargli retta…


***


And I can’t believe
that I’m your man
and I get to kiss you, baby,
just because I can.

Michael Bublé, Everything


La fissava dormire placidamente da almeno un’ora.
Sguardo d’ametista scorreva con cura ogni più piccolo particolare, estasiato.
Le lunghe gambe snelle che scivolavano giù dal bordo del letto basso, di poco sovrapposte.
Le braccia tornite ripiegate sotto il busto, allungata voluttuosamente sul fianco destro.
Schiena flessuosa, l’incarnato di poco più roseo del candido lenzuolo di seta attorcigliato attorno ai suoi fianchi morbidi, braccio sinistro a coprire inconsciamente il seno nudo.
Bocca rossa, ciliegia matura, socchiusa e corrucciata in un adorabile broncio, guancia affondata nel cuscino di seta porpora con mille ricami e perline.
Chioma corvina sparsa sul guanciale, ciuffi sinuosi sulla pelle.
L’osservatore si concesse un sospiro appagato, silenzioso.
Ditemi che non è un Sogno.
Shin Fukazaki non riusciva a credere che la pallida e meravigliosa venere che riposava accanto a lui, in quel basso letto orientale, nella Stanza della Servitù, fosse proprio lei.
Meiko Hida.
Si sistemò meglio sul materasso, supino, le braccia incrociate dietro la nuca.
E quel sorrisetto soddisfatto che non voleva saperne di sparire.
Un basso mugugnio alla sua destra lo fece sussultare di poco.
La ferita sul pettorale sinistro doleva ancora in modo insistente e non gli permetteva di compiere grandi movimenti, ma facendo perno sui gomiti riuscì ad alzare il capo giusto in tempo per incrociare il suo sguardo.
Iridi cristalline, appena velate dal sonno, languide e irresistibili.
”Buon giorno” salutò Shin, sorridendole dolcemente “O buona sera, non ne sono molto sicuro…”
Meiko sbattè le palpebre un paio di volte, tentando di mettere a fuoco.
Soprattutto la situazione.
”Fu…Fukazaki.” Mormorò, assonnata.
Bene, almeno non era una domanda ma un’affermazione.
Ed era già sufficiente, per lui.
Sorrise nuovamente, chinandosi verso le di lei labbra e sfiorandole appena, casto e innocente.
”Esatto, ma direi che… Emh, dopo questo” e fece un accenno al letto dove erano sdraiati “Puoi anche chiamarmi col mio nome…” mugugnò, la voce che andava abbassandosi di parola in parola e arrossendo appena, evitando di guardare l’aliena.
Non dava cenno di averlo udito, in nessun modo.
Si era alzata seduta e non era propriamente…vestita.
Ciuffi della chioma nero inchiostro scivolavano sul davanti a coprire pudicamente il seno nudo, ma lei non pareva nella condizione di coprirsi ulteriormente.
Era ancora mezza addormentata…
Borbottava qualcosa di non ben definito, passandosi con indolenza le dita affusolate nei lunghi capelli spettinati.
”Meiko” Shin si schiarì appena la voce, rosso sulle gote.
”Mn? Che c’è?”
”Ecco…” deglutì, non sapendo bene come cominciare “Non che mi dia fastidio, anzi tutt’altro, ma…” breve pausa, mentre tornava a fissarla “Forse è meglio che…ti copri” pigolò poi, assumendo una tonalità di rosso più scuro.
L’aliena parve svegliarsi del tutto solo in quel momento.
Sogghignò divertita, inclinando leggermente il capo verso sinistra e incrociando le gambe, mani che scesero ad afferrare le caviglie incrociate, seduta come una gatta.
”E perché dovrei?” luccichio malizioso nello sguardo azzurro.
Palese provocazione.
L’alieno trattenne un sospiro, ritornando a sdraiarsi sui cuscini con un gemito di dolore.
”Perché se non la smetti, ricomincio.”
Chiaro e conciso.
Il sogghigno di Meiko, se è possibile, s’allargo maggiormente, mentre sinuosa si accomodava sul torace del giovane, poggiando il mento sulle mani che riposavano sui di lui pettorali, stando attenta a non pesare sulla ferita.
Gambe piegate e dondolanti, caviglie incrociate, sguardo pigro e sereno negli occhi del ragazzo.
”E così, il Generale Fukazaki sa anche essere un lussurioso…”
Ex Generale.”
”Fa lo stesso…” si strinse appena nelle spalle, minimizzando, e tornando a sogghignare sibillina “Torniamo all’argomento principale.”
Shin sorrise, sarcastico, mentre passava con fare ozioso la mano sulla schiena nuda dell’aliena, percorrendo con le dita tutta la colonna e scendendo fino al lembo del lenzuolo, appena sopra le natiche.
”La mia bravura a letto?”
”No, il tuo essere porco come tutti gli essere di sesso maschile.” masticò l’aliena, inacidita, inarcando un sopracciglio, che sparì sotto il lungo ciuffo nero.
L’accusato inalberò un cipiglio da offeso, togliendo la mano dalla sua schiena e arrossendo leggermente.
Incredibile come Shin Fukazaki avesse la capacità di arrossire come una vergine oltraggiata anche dopo aver fatto simili affermazioni.
”Io non sono un porco..”
”Certo, e io non ho fatto saltare metà Sala Progettazioni per uscire.”
Shin rimase un attimo in silenzio per assimilare la notizia.
La reazione, tuttavia, non si fece attendere molto.
”Tu COSA?!” sbottò, balzando a sedere e facendo rotolare via l’aliena dal suo petto.
”Ehi, ehi…” mugugnò lei, assordata “Non agitarti, la ferita potrebbe riaprirsi.”
”Se non l’ha fatto mentre io e te… beh…”
”Ci rotolavamo allegramente tra le lenzuola?”
”Oh, al Diavolo Meiko! Non sei capace di usare un minimo di tatto?”
”Scusami tanto Mr. Bravura a Letto, tu puoi fare battute e io no?”
Shin borbottò qualcosa di molto simile a “Io non ho detto niente…”, mentre gli zigomi pallidi ridiventavano rosa per l’imbarazzo.
E intanto aveva nuovamente perso il filo del discorso.
Ella ridacchiò, sdraiata sul ventre, guardando Fukazaki risdraiarsi sul materasso.
”Sei uno stupido.”
Quanto possono essere dolci tre parole appena mormorate per gioco?
L’alieno sospirò, concedendosi un sorriso e fissandola.
Meiko ricambiò lo sguardo, il mento puntellato sui gomiti e lo stesso sorriso complice sulle labbra rosse.
”Grazie.”
”Per averti chiamato stupido? Tranquillo, lo rifarò spesso…”
Il luccichio divertito che passò repentino nelle iridi dell’aliena non sfuggì allo sguardo di Shin, che scoppiò a ridere sommessamente.
Sprofondò la nuca nel cuscino, divincolandosi.
”Accidenti però, queste perline fanno male..”
”Io penso di essermi sfigurata la guancia a vita.” concluse la ragazza in tono lugubre, massaggiandosi appena la gota destra e tornando a guardalo.
Aveva chiuso gli occhi, pigro come un gatto assonnato.
Lei fece vagare la mente, rilassata.
Era stato… bello.
Dolce e pieno di sospiri, sussurri di una dolorosa tenerezza che non era abituata a provare.
Aveva avuto numerosi amanti, ma mai nessuno era stato capace di piegarla con un bacio.
La lussuria l’aveva divorata, l’amore che aveva consumato era sempre un regolamento di conti, una battaglia, senza esclusione di colpi.
E quello, dopo tutto, era il suo mondo.
La Guerra.
Che sia contro gli umani o tra le lenzuola, conta poco.
E invece con lui…
Era stato come fare l’amore per la prima volta.
La violenza per mascherare quella dolcezza che era il suo vero punto debole.
E Shin l’aveva colpita in pieno.
Da dominatrice a ragazzetta infatuata.
Si concesse un risolino sorpreso, mentre si allungava a posargli un bacio vicino alla piega delle labbra, delicata come una piuma.
Lui nemmeno aprì gli occhi, stirando un sorriso irresistibile ed emettendo un vibrante suono gutturale.
Stava facendo le fusa…?
”Meiko, dimmi che oltre quella porta non c’è ancora quella dannata Guerra” mugugnò in tono capriccioso l’alieno, rigirandosi di poco tra le lenzuola di seta.
L’aliena si rabbuiò di poco, alzandosi nuovamente a sedere e rivolgendo uno sguardo tetro alla piccola porta in fondo alla stanza.
”Purtroppo sì, Shin… Purtroppo sì.” sibilò, velenosa.
Il Generale sorriso ugualmente, senza aggiungere null’altro.
L’aveva chiamato per nome.
Sfortunatamente, oltre quella porta non c’era solamente la Guerra.
C’era un ammasso di persone che non conoscevano il significato della parola Privacy.
E mentre i due novelli piccioncini stavano tranquillamente facendosi gli amabili affari loro, due alieni pensarono bene di entrare di mala grazia, senza nemmeno bussare.
Ignorando le pacate e titubanti richieste di Salima, che li aveva condotti lì, mentre il resto del gruppo era stravaccato nel salotto in stile orientale qualche corridoio più in là.
”…E figurati, non staranno facendo niente.”
”Conoscendo Fukazaki, starà facendo la maglia, o giù di lì.”
”Già, che poi…”
Kisshu Ikisatashi s’interruppe bruscamente, strozzando le sue ultime parole, che praticamente gli andarono di traverso.
La mano destra ancora sulla maniglia, lo sguardo fisso sui due giovani alieni nel basso letto, in fondo alla stanza, e l’espressione pietrificata.
L’altro alieno, di poco dietro di lui, si sporse di lato per vedere meglio la scenetta.
Decisamente interessante
Sbarrò gli occhi e, incredibilmente, un sorriso a metà tra l’esasperato e lo shokkato si dipinse prepotentemente sulle labbra di Pai Ikisatashi.
Meiko Hida, seduta a gambe incrociate su un letto sfatto, scarsamente coperta da uno striminzito lenzuolo, nuda e dall’aria scocciata per l’interruzione, e Shin Fukazaki, non più vestito dell’aliena, semi sdraiato sul medesimo letto, che li fissava mortalmente imbarazzato.
Una scena che, se non fosse stata da suicidi, si sarebbe anche potuta definire Epica.
”Ah, beh… Fukazaki, Hida.” Pai tossicchiò, mascherando una risatina “Sono lieto di vedere che state entrambi… più che bene, direi.”
Meiko sbattè le palpebre, educatamente perplessa.
”Molto bene, grazie.”
Shin non rispose nemmeno, troppo impegnato a non incontrare lo sguardo omicida di Kisshu.
Quella è mia Sorella!
L’aliena e Pai fissarono Ikisatashi, decisamente stupiti.
Da dove saltava fuori tutto quell’istinto da Fratello Maggiore?
Fukazaki si spiattellò una mano in faccia, disperato, mentre la giovane fissava l’alieno dagli occhi d’oro con il medesimo sguardo assassino.
Del resto, gli occhi, pigmentazione a parte, erano gli stessi.
”Non credo di aver capito…” sibilò velenosa.
Kisshu la ignorò palesemente, avvicinandosi minaccioso al letto.
”Quella è… mia Sorella…”
Stava praticamente ringhiando.
”Emh...” Shin cominciò, timidamente, tirandosi faticosamente a sedere e schiacciandosi contro i cuscini, desiderando ardentemente che il velo che scendeva come un baldacchino fosse fatto di pietra e assomigliasse ad un muro “Ikisatashi, non è come sembra…”
Frase sbagliata.
Quante volte lo stesso Kisshu, scapestrato libertino, l’aveva usata a sua volta per cavarsi dagli impicci…
Senza risultato, ovviamente.
”Sì, ma quella è mia Sorella!”
”Kisshu, la vuoi piantare?!”
Nemmeno Meiko, che sembrava sempre più minacciosa man mano che il fratello, ora completamente calato nel suo ruolo, si avvicinava, riusciva a farlo tacere.
Valli a capire, gli uomini…
”Quella… è mia Sorella!”
E quattro.
Niente, sembrava un disco rotto.
L’aveva palesemente ignorata, relegata ad essere La Sorella violata da Shin Fukazaki.
Poveretto, già non è che stesso poi tanto bene.
Pai sospirò, affranto.
Ci sarebbe voluto più tempo del previsto…


…to be continued…


***

Non sono in Ritardo; chiamarlo così sarebbe un gentile eufemismo.
E mi spiace, immensamente.
Sono affezionata a questa Fanfic, è la mia Opera più lunga (fin’ora..) e non voglio assolutamente lasciarla incompleta.
Non me lo perdonerei mai, visto e considerato che so benissimo ogni particolare e ogni sfaccettatura, compresa la fine :P
Ma, proprio per questo, non voglio scrivere cose affrettate.
Ossia ?
Ve lo spiego subito.
Ultimamente, ho avuto quel dannato “blocco dello scrittore”, e anche parecchio resistente.
Mi duole ammetterlo, ma non riuscivo a scrivere più nulla che non fossero Temi d’Italiano o Relazioni di Storia, per non parlare del resto.
La scuola mi aveva assorbito completamente e, nel frattempo, ho cominciato a giocare ad un Gioco di Ruolo Online. E’ stato anche lui a distogliermi dalla scrittura, visto che quello che tentavo di scrivere sembrava dannatamente simile ad un’azione per la ruolata. Fredda, senza spirito, così… morta.
E non volevo questo.
Non volevo che il frutto della mia testolina bacata, così sapientemente orchestrato, diventasse una di quelle storie senza spirito, storie scritte da ragazzine che non hanno niente di meglio da fare che appestare il Sito con Storielle senza senso e dalla trama senza senso.
Nessun riferimento, parlo semplicemente in generale…
Voglio che questa Fanfic, modesta e senza pretese, sia comunque qualcosa di Bello.
Qualcosa che coinvolga voi quanto e di più coinvolge me.
Vorrei che vi affezionaste ai Personaggi e che soffriste, rideste e vi emozionaste come loro.
Pretese eccessive, dite ?
Non lo so, forse. Ma, tentare ancora, non nuoce.
Almeno, c’ho provato.
Spero di essere riuscita a riallacciare quel filo di Magia che avevo interrotto.
Ringrazio tutte quelle che hanno commentato e che, spero, lo continuino a fare.
Noto che anche la mia Onee-chan Jun è tornata dopo tanto tempo *__*
Che sia un buon segno ?
A presto (lo spero davvero.)
Vi voglio bene.

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Capitolo 32
*** Contraddizioni ***


Nuova pagina 1

Il Destino è contro di me.
O forse, chi lo sa, è proprio questo che aveva in serbo.
Appena tornata dalle vacanze in Sardegna, mi piazzo d’innanzi al Pc, decisa a rimettermi in pari con un po’ di affarucci in internet, e… che cosa scopro?
ADSL andata cordialmente a donne allegre.
Un sonoro e profondamente sentito “Vaffanculo!” mi è uscito dalle labbra.
Decisamente, son queste le soddisfazioni…
Ma mi ha permesso di scrivere un altro capitolo, tutto d’un fiato.
Non tutto il male vien per nuocere, no?
Sono soddisfatta di com’è uscito, sì sì *__*
Spero vi piaccia.
Ci si vede in fondo ^.-
Buona Lettura°*


***


Se ai Piani Alti, in quel momento, c’era parecchia confusione, lo stesso si poteva dire dei Sotterranei.
Giù nella Sala Progettazioni serpeggiava un’unica convinzione, sibilata e mormorata di bocca in bocca tra gli scienziati: che la fine, per il genere umano, fosse sempre più vicina.
Ryo Shirogane era chino su uno dei tanti tavoli ingombri di carte, il riflesso del grande schermo al plasma appeso alla parete sulle lenti degli occhialetti posati sul naso, riverbero pulsante che rendeva la sua pelle ambrata di un colorito spettrale.
Le mani artigliavano il Progetto steso sul ripiano, stropicciandolo, mentre le iridi celesti vagavano inquiete avanti e indietro, tra righe e calcoli, ricontrollandoli fino alla nausea.
Era… Perfetto.
Come qualsiasi cosa, del resto, uscita dal geniale cervello del biondo americano.
Sospirò appena, concedendosi di chiudere gli occhi, solo per un momento.
Saresti stato soddisfatto anche tu, Keiichiro.
Un sorriso amaro gli increspò appena le labbra, rimanendo inciso nella piega imbronciata della bocca, quando rialzò lo sguardo per posarlo l’ennesima volta su quello schermo.
Lì, d’innanzi ad un misero essere umano, il Potere.
Il Destino di una Razza su un piatto d’argento.
”Signor Shirogane, mi scusi…”
Questo neanche si girò, limitandosi ad un rapido cenno del capo, segno che lo stava ascoltando.
”Ecco… Io e gli altri ci chiedevamo…” breve pausa, il giovane scienziato alieno deglutì appena “Quando ha intenzione di fornirci il campione necessario per innescare l’Arma.”
Ryo rimase in silenzio, le sottili sopracciglia appena corrucciate sotto il lungo ciuffo biondo.
”Che cosa?”
”Sì, insomma… Il tempo stringe.” incalzò l’alieno “E, dopo la sua discussione con il Sommo Deep Blue, credo che i Ribelli si stiano facendo sempre più pericolosi…”
”Questo l’avevo capito Fidya” lo interruppe il ragazzo, scoccandogli un’occhiata minacciosa da sopra la spalla sinistra, sempre mezzo chino sul tavolo “Ma non comprendo bene il senso della richiesta…”
Lo scienziato di nome Fidya deglutì appena, infilando l’indice nel colletto del camice.
Stava cominciando a far caldo…
”Beh…” passò l’appoggio da un piede all’altro, a disagio “Lei ha contribuito alla progettazione e costruzione del Cannone DNA, praticamente guidando passo a passo le nostre azioni.” guardò Ryo, un luccichio che il biondo non riuscì bene a comprendere passò repentino nello sguardo dell’alieno “Quindi…”
”Finite di assemblare gli ultimi pezzi dei cinque Cannoni” lo interruppe bruscamente l’altro, voltandosi del tutto e poggiando i fianchi al tavolo, le braccia incrociate sul camice “Al resto, penseremo più tardi…”
Fidya rimase in silenzio, fissandolo.
Poi, accennò un inchino con il capo, facendo per voltarsi e tornare dagli altri scienziati.
”Ah, Signor Shirogane…” lo fissò, voltato di tre quarti, ancora quello strano e misterioso fare negli occhi “Volevo dirle…che mi dispiace.”
”Per cosa?” il tono di Ryo era annoiato, mentre volgeva ancora la sua attenzione al Progetto sul tavolo, senza più guardare l’alieno.
”Per i suoi genitori.”
Il biondo sbarrò gli occhi, mentre qualcosa gli mozzava il respiro, comprimendogli i polmoni.
”C-cosa?!” si voltò di scatto.
Inutile, Fidya se n’era già andato, lasciandolo solo a fissare il vuoto.
Iridi celesti fisse su un passato a cui tentava di dare un senso.
Si passò una mano tremante sugli occhi, i piccoli occhialetti dalla montatura trasparente caddero a terra in un suono ovattato, sul pavimento lucido.
Le fiamme, la sua villa arsa, Keiichiro che lo tratteneva.
E quella creatura, dagli occhi di brace.
Ridacchiò appena, amaramente, i polpastrelli premuti sulle palpebre degli occhi chiusi.
”Anni e anni a cercare la risposta…” sibilò velenoso, voltandosi verso lo schermo al plasma, serio e corrucciato “…e scoprire di non essere più così certi di volerla conoscere.”


***


Sono la piaga e il coltello!
Sono lo schiaffo e la guancia!
Sono le membra e la ruota,
la vittima e il carnefice!

C. Baudelaire, I fiori del male, LXXXIII


”La più grande debolezza e imperfezione degli esseri umani è quella cosa chiamata Contraddizione.”
Voce sibilante, difficile comprendere bene quali fossero i sibili e quali le parole, in quell’assordante silenzio, umido e pesante.
”L’anima di qualunque uomo è attraversata da sentimenti contrastanti, dall’odio all’amore, dalla vendetta al perdono, dall’invidia all’ammirazione…”
I passi continuavano già da parecchio, ma quello sguardo grigio piombo non riusciva a sollevarsi dal pavimento di pietra, sporco di rosso e paglia, penetrante odore di muffa e sofferenza.
E la voce, nel frattempo, continuava…
”E’ questo ciò che li rende, fondamentalmente, degni di essere definiti tali: sapere che, nonostante tutto, si possono avere più punti di vista e sfruttarli.”
Le pietre del pavimento cominciavano a diventare sfuocate, per l’ennesima volta, mentre con un pigro gocciolare, un liquido purpureo spillava dalle numerose ferite sul dorso di colui che, inginocchiato, ascoltava quelle parole.
”Possono odiare e, nel frattempo, amare disperatamente una stessa persona; possono decidere di invidiare e ammirare una determinata qualità, ma… non Noi.”
Pausa, anche i passi si erano interrotti, i lucidi stivali neri si fermarono proprio d’innanzi alla macchia rosso scuro che quelle iridi argentee stavano fissando.
Non tu, Iwo.”
L’ennesima staffilata sulla schiena bagnata, acqua non per lenire ma per acuire la sensazione del morso del cuoio sulla pelle.
Un basso ringhio di dolore fu tutto ciò che il Generale Nohara concesse di udire al suo aguzzino, che non parve soddisfatto.
”Noi siamo la razza superiore, Nohara, siamo ciò che gli ogni essere umano dovrebbe bramare di essere…” basso mormorio, mentre con un secco gesto di due dita unite costringeva, tramite telecinesi, l’alieno ad alzare lo sguardo e a guardarlo negli occhi.
Niente, Iwo continuava a fissare serio e concentrato il muro oltre la chioma corvina dell’alieno in piedi d’innanzi a lui.
”E non possiamo avere pensieri contradditori come la feccia che appesta questo Pianeta, feccia che tu stesso hai sempre odiato… Guardami, Nohara!” sbottò ancora l’alieno, sferzando nuovamente la frusta sul dorso dell’altro.
Il Generale s’inarcò appena, facendo perno sui polsi incatenati e sospesi verso l’alto, due lunghe catene appese al soffitto, nel mezzo di quella cella, giù nell’ultimo livello dei Sotterranei.
Neanche un gemito uscì dalle sue labbra, quello inferiore tumefatto e insanguinato.
E, impassibile, seguitò a non guardare negli occhi il suo torturatore.
”Ancora non capisco… la mia colpa…Sommo Deep Blue” ansimò, capo che tornava a crollare sul torace, sinuosa chioma color degli zaffiri sciolta dalla coda, lungo ciuffo sugli occhi, socchiusi.
Deep Blue sogghignò, un luccichio repentino nelle iridi cristalline, mentre riprendeva a camminare attorno all’alieno, come un felino predatore che studia la sua preda.
”Non capisci, dici? Eppure, dovresti saperlo…”
Schioccò le affusolate dita e attese, in silenzio.
Poi, guardò Iwo, sorridendo di una strana dolcezza, inclinando appena il capo verso sinistra.
”Mentre aspettiamo, permettimi di rammentarti un’altra cosa che mi ha irritato parecchio, ma su cui ho preferito passare sopra…”
In piedi, troneggiando sull’alieno, Deep Blue lo costrinse ad alzare il capo, senza che quello, tuttavia, lo fissasse negli occhi.
”Esattamente un anno fa, hai disubbidito ai miei ordini.”
”Mi permetto di dissentire, mio Signore…”
”Taci!” sibilò velenoso, schioccando per l’ennesima volta la frusta sulla schiena di Iwo, che questa volta mugolò a bassa voce.
Deep Blue sorrise ancora, i canini ben in vista.
”Pensaci un attimo, Nohara… Rifletti solo su questo: hai sempre eseguito tutto ciò che ti avevo ordinato di fare, oppure hai, come possiamo dire…” si picchiettò l’indice mancino dall’unghia lunga sul mento, con fare pensoso “…Tralasciato qualche dettaglio?”
Iwo non rispose, il capo abbandonato chino contro il petto.
Non voleva sentire altro…
”Qualche dettaglio che, magari, era per me insignificante ma per te tutt’altro?”
Basta…
”Quel dettaglio che ti ostinavi ad incontrare di nascosto in uno squallido vicolo die…”
BASTA!
Iwo era sbottato all’improvviso, incrociando, per la prima volta dall’inizio della discussione, il freddo sguardo dell’alieno dalla chioma corvina.
Fiato grosso, i canini digrignati sul labbro spaccato, lo sguardo grigio mai così tempestoso sotto il ciuffo blu scuro. La mano destra, quella malamente fasciata di bende sporche di sangue, stretta a pugno, fino allo spasmo.
Deep Blue si concesse un sorrisetto soddisfatto, dolcemente velenoso.
”Oh, sì… Direi che hai capito perfettamente.”
Ad interrompere l’occhiata tra i due alieni, intervennero dei passi concitati sulle scale in fondo al lugubre corridoio delle celle.
”Sembra che sia arrivato il nostro ospite…” ridacchiò in tono cantilenante l’aguzzino, mentre Iwo si ritrovò a fissare, al di là delle sbarre, un alieno che aveva intravisto solo poche volte.
Il nuovo arrivato riprese fiato, per poi chinare rispettosamente il capo, mano destra sul cuore, e tornare a fissare la scena.
”Avevate bisogno di me, Sommo Deep Blue?”
”Sì, Gin, volevo solo una conferma…” informò l’alieno dalla chioma nera, lasciando per un attimo perdere la sua vittima e concentrandosi su Gin, responsabile della Sala Esperimenti.
”Da chi hai ricevuto l’ordine di sguinzagliare dietro ai Ribelli la mia Creatura?”
Gin deglutì, a disagio, facendo saettare lo sguardo dall’uno all’altro alieno, in catene accasciato sul pavimento, che seguitava a fissare le pietre su cui era inginocchiato.
”Beh, mi hanno chiamato dalla Sala Comandi e mi hanno det…”
”Voglio un nome, Gin, nient’altro.” lo interruppe Deep Blue, con aria annoiata.
L’alieno scoccò l’ennesima occhiata a Iwo, sempre fisso a terra, per poi sospirare appena e tornare a fissare l’alieno davanti a lui.
”Era un ordine del Generale Nohara, Signore.”
Condanna.
Deep Blue sorrise, l’aria compiaciuta, un luccichio nelle iridi chiare.
”Grazie Gin, puoi andare…”
L’alieno s’inchinò ancora, scoccando un’ultima occhiata a Iwo, perennemente immobile e silenzioso sul pavimento. Poi, girò sui tacchi e percorse rapido il corridoio, sparendo su per le scale del Sotterraneo.
Il silenzio in quella cella s’era fatto, se possibile, ancora più minaccioso.
La quiete prima della tempesta.
”Sei diventato come l’alieno che tanto disprezzi, Nohara…”
La voce di Deep Blue giunse improvvisa, tanto che Iwo sussultò appena, facendo tintinnare le catene ai polsi, ormai piagati.
Non potè più impedirsi di fissare l’occhiata che l’alieno dalla chioma corvina gli stava rivolgendo, implacabile, dall’alto in basso. Sollevò le iridi plumbee fino a quelle glaciali dell’altro, che appena intrappolò il suo sguardo si concesse un sorriso, freddo.
”Ikisatashi è diventato un Ribelle perché aveva cominciato a provare due sentimenti opposti e la contraddizione avvelenava la sua anima…” sibilò, corrugando appena le sopracciglia, sotto il ciuffo color inchiostro “Hida è sempre stata infetta, quindi me ne stupisco più di tanto, stessa cosa per Fukazaki…” schioccò la lingua, in un moto di disgusto “Solo mezzo alieno, e credeva che non lo sapessi. Ridicolo…” scosse il capo, per poi sospirare appena “Quanto agli altri due Ikisatashi, non aspettavo altro che il loro voltafaccia.”
Girò attorno all’alieno, andandogli alle spalle, così che Iwo fu costretto a voltare il capo e tentare di trattenere quello sguardo ipnotico, dal quale adesso non riusciva a staccarsi.
”Ma tu, Iwo…” fece una pausa, la frusta schioccò sul pavimento, in un suono sordo “Il mio Sicario, La mia Falce, senza un singolo tentennamento nell’eseguire gli ordini…”
Deep Blue s’abbassò, fino a sfiorare con le labbra l’orecchio puntuto dell’alieno inginocchiato.
”Come si chiama quella malattia che trasforma una macchina abituata ad obbedire in qualcuno che si mette a dare ordini senza più eseguire quelli che gli vengono forniti?” sibilò al suo orecchio, quasi fosse un serpente.
Iwo non rispose, affondando i canini perlacei nella carne rosse e tumefatta del labbro inferiore.
La staffilata giunse, inesorabile, sul dorso martoriato.
”Rispondi, Nohara.”
Ancora un’altra, ennesima piaga insanguinata, e l’alieno non riuscì a trattenere un ringhio di dolore.
”Rispondi!”
Contraddizione…”
Il sussurro che Iwo sputò, quasi fosse veleno, risuonò in un’eco sibilante tra le umide pareti della cella, facendo appena rabbrividire Deep Blue.
Questo sorrise, alzando la sferza con aria pericolosamente soddisfatta.
”Esatto… e sai anche, immagino, che la Punizione è d’obbligo” mormorò dolcemente, restandogli alle spalle.
Iwo alzò il capo, fissando la parete d’innanzi a sé, oltre le sbarre, sfocarsi ad ogni frustata, mentre il dolore artigliava la pelle della schiena e annebbiava i sensi, l’odore del sangue sempre più intenso.
Lasciò crollare il mento sul torace, chiudendo gli occhi, i pugni serrati, lasciando il dorso in balia del suo torturatore.
Quella schiena che qualcuno aveva percorso, centimetro dopo centimetro, con lisci polpastrelli e labbra bollenti. Quella schiena in cui qualcuno aveva piantato le unghie, dolci graffi di piacere.
Salima.
Digrignò i denti, prima di sprofondare in una sorta di incoscienza, lucido delirio.
”Obbedisco, mio Signore.”


***


In quello stesso momento, qualche piano più in alto, nella Sala della Servitù, qualcuno sobbalzò bruscamente, facendo tintinnare le delicate tazzine in porcellana sul vassoio d’argento che teneva fra le mani.
Sbattè appena le palpebre, mentre una mano dalla carnagione ambrata si posava sul suo braccio, con fare rassicurante.
”Salima-sama, tutto bene?”
Gli occhi color dei ciclamini dell’aliena si posarono rapidamente, quasi spaventati, sul volto dell’alieno che la guardava, preoccupato.
Subito tornò pacata, sorridendo tranquilla.
”Certo Gornar, solo un capogiro, non temere…”
Cos’era stato quel… brivido?
Cercando di non pensarci, passò oltre il tendone di spesso velluto rosso che Gornar le stava tenendo scostato per recarsi nel Salottino.
Già, al momento aveva ben altro di cui occuparsi…
Seduti su pouff e spessi cuscini di seta grezza, sparsi qua e là attorno ad un basso tavolino su un pregiato tappeto orientale, stavano i Ribelli, come pomposamente amavano definirsi, da un po’ di tempo a questa parte.
Le Mew Mew si limitavano a sorseggiare con gusto il loro thè, non fingendo nemmeno di non stare seguendo l’interessante quanto silenziosa scenetta che si stava svolgendo.
Pai e Taruto, dal canto loro, stavano praticamente soffocando nel tentativo di non scoppiare a ridere, visto e considerato che il maggiore dei due aveva raccontato al minore dell’exploit attuato dal fratellino di mezzo, ed ora era in preda ad una crisi silenziosa di ridarella.
Neanche le gomitate eloquenti di Purin riuscivano a farlo smettere.
Mirai Buki, ora sveglio e pimpante, attendeva la sua tazza di thè, senza curarsi troppo della situazione.
Forse non aveva ben capito cosa fosse successo…
Ichigo sbuffò, poggiando la tazzina in un discreto tintinnio sul tavolino basso e agitando nervosamente la coda da gatta.
”Insomma, Kisshu, la vuoi piantare?”
Quello ignorò il rimbrotto della mew neko, continuando a fissare con sguardo truce l’alieno seduto di fronte a lui, affondato in un pouff color verde scuro e dall’aria particolarmente colpevole.
Si dimenò a disagio, passandosi la mano destra sul pettorale sinistro, fasciato, distogliendo gli occhi viola da quelli dorati dell’alieno.
”Non è colpa mia se in questa stanza c’è un debosciato e pervertito…” mugugnò Kisshu, socchiudendo gli occhi con aria puramente omicida, senza smettere di fissarlo.
”Sai fratellino, la tua autocoscienza è ammirevole.”
L’alieno si voltò bruscamente alla destra di Shin Fukazaki, fissando colei che, seduta compostamente su un cuscino piatto, aveva appena intensificato le risate di Pai e Taruto, ormai sull’orlo del collasso.
”Con te faccio i conti più tardi…”
”Ah, davvero? E quando, precisamente, prima che il Cannone di Shirogane sia stato attivato o dopo lo sterminio globale?”
”Meiko… Dai, non è il caso…”
”Fukazaki, chiudi la bocca.”
Shin serrò le labbra alla richiesta imperiosa dell’aliena, che fissava dritta dritta il fratellastro, entrambi con le braccia incrociate e lo sguardo lampeggiante.
”Quello che faccio sono affari miei” decretò spiccia l’aliena “Quindi, non osare intrometterti…”
Kisshu inarcò un sopracciglio, sarcastico.
”E’ una minaccia?”
”E’ un ordine.” sibilò Meiko “Tanto più che non mi sembri esattamente la prima persona che possa dirmi se quello che faccio…” gli occhi chiari dell’aliena saettarono verso Ichigo, per poi ritornare su Kisshu “…è sbagliato.”
L’alieno si rabbuiò, un’ombra passò veloce in quelle iridi ambrate.
I presenti distolsero lo sguardo, con non curanza, osservando Salima che, discretamente, poggiava il vassoio d’argento sul tavolinetto basso e, in un inchino, si allontanava nuovamente.
”Non giudicarmi, Meiko, non ci provare…”
”Ah sì? Allora tu non farlo con me.”
”Da quando fai certe cose?!”
”Da quando ti senti così tanto *fratello maggiore* da interessarti di quello che faccio?!”
Shin era avvampato al “fai certe cose”, tuffando subito il naso nella tazza da thè per evitare di farsi vedere. Almeno, non eccessivamente, dato che Pai e Taruto stavano già morendo di loro.
”Non è mia la colpa, se tua madre mi ha buttato fuori di casa e non ho potuto restare con te…” borbottò Kisshu, con amarezza.
Meiko non rispose, limitandosi a fissarlo, un misto di rabbia e dispiacere negli occhi.
”Emh, bene… direi di calmarci tutti, ok?”
Kisshu distolse lo sguardo dalla sorella e fissò in tralice, con fare arrogante, colui che aveva appena parlato.
”Non accetto consigli da uno che ha un succhiotto viola sul collo.”
L’ululato di Pai e Taruto, ormai esplosi senza alcun ritegno nelle loro risate, fece imporporare Shin e indignare Meiko, che si rimise a battibeccare con il fratello.
Minto sospirò, poggiando la tazzina sul piattino che aveva ancora tra le mani.
”E pensare che questa dovrebbe essere una riunione seria… Zakuro sempai, tu che ne dici?”
La mew wolf finì il suo thè in un sorso, sorridendo appena, mentre Ichigo rispondeva al suo posto.
”Io dico che se quei due…” indicò Pai e Taruto piegati dal ridere, mentre Retasu e Purin, rispettivamente, tentavano di farli smettere “…vanno avanti per molto, questa riunione sarà inutile. Come se avessimo tempo da perdere…” borbottò, scoccando poi un’occhiataccia a Kisshu, che ancora litigava con Meiko, ora praticamente in braccio ad un imbarazzato Shin per pura provocazione al fratello.
Il tintinnio di un’altra tazzina fece sussultare le tre Mew Mew, che si voltarono a fissare Mirai, placido e sorridente.
”Al contrario, signorine… Questa è la riunione più utile. Sapete perché?” continuò poi, in risposta ai loro sguardi interrogativi “Perché possiamo spiegare il mio piano anche alla signorina Hida e alla signorina Salima, che credo possa dare un grande sostegno…” fissando la serva arrivata per portare via le tazzine vuote.
L’aliena dalla chioma lilla sorrise appena, china sul tavolo a raccattare le tazze di porcellana per posarle sul vassoio.
L’alieno si sporse verso di lei, mentre Ichigo, Minto e Zakuro, distratte da una colorita imprecazione di Kisshu, qualcosa che aveva a che fare con il mestiere più antico del mondo, tornavano a guardare il litigio.
Buki sorrise, di rimando, sussurrandole piano all’orecchio puntuto.
”Conto sul vostro aiuto, vostra Maestà.”
Salima rovesciò goffamente una tazzina, il poco liquido ambrato colò sul legno del tavolinetto, mentre gli occhi viola intercettavano quelli dell’alieno, che continuava a sorridere.
”C-come mi avete chiamata…?”
L’aliena si guardò attorno, nessuno sembrava aver sentito, le risate di Taruto erano assordanti.
Mirai non rispose, limitandosi a fissarla attentamente.
Quella si alzò, a disagio, reggendo il vassoio.
”Mi avrete scambiata per qualcun altro, signore. Ora, se permettete…” s’inchinò appena, educatamente, dandogli poi le spalle per dirigersi rapidamente verso il tendone di velluto, divisorio per quella stanza.
Una volta varcato, si concesse uno sguardo sorpreso e preoccupato.
Chi era, in realtà, Mirai Buki?


…to be continued…


***

Sono clandestina dal Pc di un amico, capitolo preparato in html precedentemente e infilato a forza in un Pen Drive, prima di uscire e sfruttare la sua connessione.
Indi, non posso attardarmi oltre, ci son altre cose che devo fare…
Ringrazio tutte quelle che sono tornate a leggermi e do il benvenuto alla nuova lettrice ^.-
Grazie a tutte, ragazze *___*
Ci si sente nel prossimo capitolo che, se la mia ADSL continua a non funzionare, credo giungerà molto presto…
Devo pur tenermi impegnata, no :P ?
[Voglia di fare i compiti, saltami addosso.]
Baciotti, alla prossima ^**^ !

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Capitolo 33
*** Il Piano ***


Nuova pagina 1

Sono in ritardo.
Ebbene, direte voi, dov’è la novità ?
Mi spiace, ragazze, della mia incostanza nell’aggiornare.
Non è rispettoso né per voi né per questa storia, della quale, personalmente, mi sono innamorata.
Chi si loda s’imbroda, si dice.
Ma non nego di esserci parecchio affezionata.
Spero che chi la legga, la leggeva o la leggerà possa apprezzare i miei incostanti ma sudati e sentiti sforzi.
Ho concepito questo capitolo in un pomeriggio. Tempo record…
Spero lo possiate apprezzare.
Ringrazio Kuroneko, Danya91, Sakurabell, KamisanEly, Iku, Kumiko Shirogane e Rukia.
Ragazze, vi voglio bene (L).
Buona Lettura°*


Al mio Linus.
Che non legge, non sa, ma mi apprezza comunque.
Sempre.



***


Pretty girl is suffering, while he confesses everything
Pretty
soon she'll figure out
You can never get 'em out of your head

Pretty Girl, Sugarcult


Passare ripetutamente l’indice affusolato sul bordo della tazza di porcellana sembrava diventata, al momento, l’occupazione migliore che Salima potesse svolgere.
Occhi color dei ciclamini persi sul tavolo di ebano, riparata dietro una delle tante tende scarlatte della Sala della Servitù, il vassoio con le tazze ormai vuote, appena ritirate dalla Sala accanto, poggiato sul succitato tavolo.
Vostra Maestà.
Una ruga di preoccupazione tra le delicate sopracciglia, delicata sfumatura di lilla sulla pelle diafana.
Non poteva davvero sapere chi in realtà si celasse dietro l’umile schiava.
Umile, certo, ma dal regale portamento…
L’unghia del dito grattò appena l’oro laccato sul bordo, producendo un leggero stridio, che la fece sussultare. Sbatté le palpebre, quasi voler mettere a fuoco la situazione, rialzando lo sguardo dal tavolino e incontrando un paio di occhi color verde acqua.
Sorrise, l’aria leggermente smarrita.
”Jared.”
Quello continuò a fissarla, imperturbabile. Per poi cominciare a parlare.
”Ci siamo occupati come meglio potevamo del bestione…” indicò con il pollice dietro di sé, da qualche parte, mentre ancora i servi si affaccendavano attorno ad un Kaibuto svenuto “Diciamo che, ora, è pronto per essere rispedito al mittente.” Sogghignò appena, concludendo il discorso.
L’aliena annuì, distrattamente, riprendendo in mano il vassoio e dirigendosi verso il lavabo.
Jared la seguì, rapido, scostando in un busco gesto l’ennesimo tendone di velluto.
”Salima, che cosa ti succede ultimamente?”
Quella non era una domanda.
Era un ordine
Salima si fermò, davanti al lavabo, poggiando in un gesto di stizza il vassoio sul mobile ove c’era il lavandino, opulenti rubinetti d’oro e una vasca di ceramica.
”Cosa mi succede, Jared…” il sibilo di chi non ammette repliche “Succede che quello che volevo dimenticare, non ne vuole sapere di sparire.”
Si girò appena, squadrando l’alieno in piedi, poco distante, davanti a lei.
Occhi furiosi sotto il lungo ciuffo della chioma lilla.
”Succede che ciò che avevo così disperatamente tentato di soffocare sta soffocando me… E io mi sto lentamente lasciando morire.”
Jared strinse i pugni, lungo i fianchi, rimanendo in silenzio.
Salima si girò di nuovo, cominciando a riporre bruscamente le tazze nel lavabo.
”Succede che la nostra razza si sta distruggendo con le proprie mani e io non posso… Aiutarla…” la voce le si spezzò in gola, così come la bianca porcellana di una tazzina.
Scarlatto sulle dita, tagliate dall’oro laccato ormai scheggiato, i miseri resti ancora nel lavandino.
Come se fosse solo questa la ferita…
L’alieno le si avvicinò rapidamente, prendendole la mano tagliata e osservando la ferita.
Ella evitò di guardarlo negli occhi, sicura che quelle lacrime, a stento trattenute dalle sue ciglia, avrebbero inesorabilmente reclamato le sue guance.
Jared sorrise appena, rassicurante, portandosi le dita dell’aliena alla bocca e succhiando la ferita, delicatamente.
Salima sussultò appena, trattenendo il respiro.
Il vociare confuso della stanza accanto, ove era riunito il Consiglio dei Ribelli al completo, era solo un ronzio nella sua testa, così come il battito impetuoso del cuore le rimbombava nelle orecchie.
”Jared… cosa…?”


”Tazawa, sei sempre la solita.”
Un sogghigno irriverente, su quella faccia da schiaffi.
Luccichio divertito nelle iridi plumbee, rivolte direttamente in quelle di lei.
”Non ridere, fa male…”
Dito tra le labbra, ferreo il sapore del sangue.
”Non sto ridendo.”
”E invece sì!”
Sopracciglio inarcato, l’aria intransigente.
”Una Principessa non dovrebbe lavare i piatti…”
”E un soldato non dovrebbe dirmi che cosa fare.”
Colpo basso.
Rabbuiarsi di quegli occhi grigi, la mano guantata di nero che, impetuosa, afferrava la mano d’ella, ferita.
Trattenere il respiro, labbra fredde dell’altro sulle sue dita, il velluto della bocca sul taglio.
Sentire lo stesso sapore sulle labbra, poco dopo.
”E una Principessa non dovrebbe andare a letto con un soldato…”


Inutile.
Inutile tentare di non pensarci…
Dalla sua testa, Iwo Nohara, non ne voleva proprio sapere di andarsene.
Staccò seccamente la mano dalla bocca di Jared, lasciandolo interdetto, a fissarla.
Ella strinse il polso dell’arto ferito, a disagio, fissando l’alieno con aria colpevole.
”Scusami Jared… Non…”
”Scusate voi, Salima-sama.” L’interruppe quello, accennando un inchino con il capo, e dandole le spalle “Non pensateci.” Concluse poi, dirigendosi fuori dalla stanza, facendo frusciare il tendone di velluto.
Salima lo fissò uscire dalla stanza.
Senza aggiungere altro, si girò nuovamente verso il lavello, ove la tazza rotta giaceva ancora dentro di esso.
Aprì rapida uno dei rubinetti, da cui l’acqua sgorgò immediata.
E non fu l’unica cosa che bagnò le sue mani…


***

Sometimes I'm in a jam,
I gotta make a plan,
It might be crazy,
I do it anyway.


Mirai Buki si era fatto reperire, da qualche parte, la mappatura completa della Base Aliena. Probabilmente, era una Mappa che risaliva alla notte dei tempi, a giudicare dalle condizioni della carta e dell’inchiostro scolorito, senza tralasciare che gli alieni non impiegavano la cellulosa per conservare i documenti da almeno… beh, da parecchio tempo.
L’intero Consiglio dei Ribelli, come si erano pomposamente nominati, era chino sul foglio giallastro, seguendo il dito tornito dell’alieno che esplicava come meglio poteva il suo piano.
”Se ci pensate bene, non è così arduo da attuarsi…” esponeva, tranquillamente.
I cenni d’assenso erano inesistenti, ma quello continuava, imperterrito.
”Ci sono i vecchi condotti d’aerazione, che partono direttamente dalla Sala Armi…” picchiettò sulla Mappa, indicando il succitato locale “…e arrivano dritti dritti nei Sotterranei, poco lontani dalla Sala Progettazioni.” Fece scorrere l’indice lungo la Mappa, almeno due kilometri di tortuosi condotti fino al Primo Livello dei Sotterranei “Una volta lì, resta solo da menare un po’ le mani, fare scintille, le cose impulsive che fate voi giovanotti teste calde in questi casi…” minimizzò con un gesto della mano.
Kisshu si sentì particolarmente tirato in causa, così come la sorella, ora seduta decentemente da parte a Shin, non più abbarbicata al collo di questo.
”Fatta irruzione, il gioco è fatto! Siamo dentro, no?” sorrise, con aria entusiasta.
Mugugnii sconsolati dal resto della platea.
”Signor Buki, mi faccia ben capire…” cominciò Ichigo, un sorrisetto esasperato, a metà tra l’isterico e il disperato “Dovremmo strisciare nei Condotti d’aerazione fino ai Sotterranei?”
”Ben sapendo che la Sala Armi da cui partono è esattamente due o tre piani più in su?” intervenne Minto, decisamente alterata “Non ho voglia di ripete una performance come quella di strisciare nelle Fogne, grazie.”
Retasu si era limitata a sbiancare, Zakuro ad un tic nervoso dell’orecchio sinistro da lupo, le braccia incrociate al seno, ignorando le risatine di una Purin completamente esaltata.
”Io lo sapevo che ci potevamo fidare del signor Buki!” esclamò infatti questa, balzando in piedi di botto e battendo una pacca sulla spalla dell’alieno “Ben fatto, nonno!”
Questo sorrise, leggermente a disagio, asciugandosi la fronte pelata con un fazzoletto.
”Almeno dalle Mew Mew ho avuto un riscontro abbastanza positivo…” ignorò casualmente le urla indignate di Ichigo e Minto, girandosi verso la parte aliena dei Ribelli “E voi? Terrei particolarmente alla vostra approvazione…” concluse, speranzoso.
Le facce di Pai, Taruto e Kisshu erano tutte un programma: una sorta di aria omicida, condita da un sano e cordiale sconforto generale.
Mirai preferì caldamente non sentire il loro parere, sospettando che tra le imprecazioni ci sarebbero state solo congiunzioni, senza apprezzamenti di sorta.
Fissò Meiko e Shin, la sua ultima speranza.
”Voi che ne pensate?”
Il sogghigno folle di Hida fece riaccendere quella scintilla di aspettativa nello spirito dell’alieno, subito spenta da un brutale “Scordatelo, vecchio pazzo” appena sibilato.
Tragedia.
Inutile dire che le risate si sprecarono…
Se nemmeno l’avventata Meiko, colei che ormai era passata ai posteri come La Bombarola, appoggiava il sua piano, erano tutti destinati a trovarne un altro.
O far baracca e burattini e prepararsi alla distruzione globale, a scelta.
Tuttavia…
Io dico che è fattibilissimo.”
Se Mirai non fosse stato completamente etero, nonché amante delle belle aliene, avrebbe volentieri considerato l’opportunità di baciare con sentita partecipazione il Generale del Nord.
Il silenzio scese in quella Sala, mentre dieci paia di occhi si voltavano a guardare colui che aveva appena pronunciato l’Eresia della giornata.
”Fukazaki, sei già sulla mia Lista Nera per motivi ben più gravi dell’approvazione di un piano suicida.” Ringhiò Kisshu, sarcastico “Se davvero ci tieni così tanto a morire, sarò lieto di facilitarti il trapasso nel modo più doloroso possibile…”
”Vuoi un succhiotto anche tu?”
E gli ululati divertiti si alzarono dalla parte dei fratelli Ikisatashi, alla provocatoria affermazione di Meiko, fulminata da uno sguardo assassino di Ichigo.
”Affronteremo in seguito questo argomento…” sibilò l’alieno dagli occhi d’oro, tentando di ignorare le risatine dei fratelli e continuando a guardare Shin, stranamente serio “Concentriamoci sull’istinto suicida di Fukazaki.”
Questo si alzò, fronteggiando Kisshu, piantando le iridi d’ametista dritte in quelle ambrate dell’alieno in piedi d’innanzi a lui.
”Non penso di aver mai sbagliato le decisioni strategiche, Ikisatashi.” Affermò, pacatamente “Perché mai dovrei farlo adesso?”
La tensione era palpabile. Lo sguardo vivace di Mirai vagava dall’uno all’altro alieno, in attesa che qualcuno parlasse.
Le Mew Mew si sentivano decisamente fuori posto per dare un giudizio in merito. Compito loro era quello di smontare le strategie aliene, intervenire a difenderle sarebbe stato un conflitto d’interessi troppo grande.
”Dieci a uno che Kisshu gli sputa in un occhio.” Mormorò Taruto, chinandosi sull’orecchio puntuto del fratello maggiore, che aveva tuttavia recuperato un minimo di serietà.
Shin Fukazaki era, o comunque era stato, il Generale più giovane tra i quattro.
Non aveva forse l’innato talento omicida di Nohara, o il coraggio spregiudicato di Kisshu, e certamente non aveva l’esperienza tecnologica che possedeva Pai, ma…
Diamine, Shin era senza dubbio lo Stratega più brillante che avesse mai conosciuto.
Pai era sicuro, fissando il fratello, che anche Kisshu stava saggiamente considerando questo aspetto.
Meiko si limitò ad un sospiro, accavallando le lunghe gambe, seduta su un basso pouff imbottito “Malgrado possa risultare di parte, dopo l’ultima affermazione, Fukazaki ha il mio pieno appoggio.” Concluse, facendo esultare Mirai, che si guadagnò uno sguardo al vetriolo dall’aliena “Sia chiaro, se voglio far saltare qualcosa, lo faccio senza i suoi ordini.”
”Non si preoccupi, signorina.” Espose Buki, chinando appena il capo, con gratitudine “Sono solo un umile commerciante con idee balzane, non m’intendo di tattica militare.”
Shin sorrise, l’aria leggermente spavalda, tendendo una mano verso Kisshu.
”Andata?”
L’alieno fissò la mano dell’altro, sospettoso.
Si girò appena verso Pai e Taruto, che si strinsero nelle spalle, quasi a dire “Tanto, peggio di così…”.
Così, sospirò, stringendo con forza la mano di Shin e fissandolo, dritto negli occhi.
”Andato il piano di Buki, prega di non fare errori nell’organizzarlo…” masticò, velenoso “Io mi accontenterò di avere la testa di Deep Blue su un piatto d’argento e i resti di quei Cannoni sotto gli stivali.” Stabilì Kisshu, lasciando la mano dell’alieno.
Mirai sorrise, battendo le mani una volta, entusiasta.
”Bene, a quanto pare abbiamo un piano!”
”Così sembrerebbe…” fu il sussurro generale, ormai consci di non poter fare altrimenti.
”Dichiaro sciolto il Consiglio dei Ribelli. Chiamate Salima, riferiremo anche a lei rapidamente il da farsi e poi ci metteremo all’opera…”
Era fatta.
Ichigo si concesse un sospiro, fissando come gli alieni si organizzavano alla svelta, l’efficienza tipica di chi ha combattuto in un vero esercito.
Gli occhi schiariti dalla trasformazione si abbassarono, a disagio.
Aveva il sospetto che i Cannoni DNA di Ryo, una volta innescati, non si potessero più fermare.
Quale sarebbe stato il loro bersaglio?


***


In quella siringa era contenuta la condanna per il genere umano.
Ryo finì di sistemarsi la manica arrotolata, un batuffolo di ovatta premuto all’interno del gomito, ove l’ago aveva appena prelevato ciò che mancava per attivare il Cannone.
Sguardo blu fattosi buio, dietro le lenti degli occhiali dalla montatura trasparente, mentre lo scienziato alieno lo faceva rialzare dalla poltrona asettica ove era seduto durante il prelievo.
”Come si sente, signor Shirogane?” chiese, accorato.
Come un martire, avrebbe voluto rispondere. No, peggio, come il mattatore della mia razza.
”Come il fiammifero acceso su una miccia di dinamite.” Espose, cupo.
Il paraone rendeva in ugual modo, si ritrovò a considerare.
Lo scienziato annuì, perplesso, trotterellando via con la siringa stretta in mano, quasi fosse la cosa più preziosa che avesse mai tenuto tra le dita.
E, forse, lo era.
Eppure…
E’ giunto il momento di impegnarsi seriamente in questa partita.
Il biondo sospirò, aspirando gli ultimi momenti di apparente tranquillità.
Si grattò il filo di barba sfatta sul mento e sì voltò repentino verso l’equipe che si era appena messa all’opera per ricavare il DNA dal campione di sangue, per poi sintetizzarlo ed estrarre il gene comune all’intero genere umano.
”Chiamatemi Deep Blue.” Ordinò, con il tono di chi non ammette repliche.
Quelli lo fissarono, leggermente spaventati.
”Perché, signore? C’è qualche problema con il Cannone…?”
Shirogane sogghignò appena, un luccichio insano nelle iridi blu scuro.
”Nessuno. Voglio solo guardare negli occhi Colui che farò diventare il mio Assassino.”
Sibilo freddo, inquietante, che fece rabbrividire appena gli alieni.
A giudicare il fare dell’americano, non sembrava quello di un condannato a morte…
Eppure, avrebbero dovuto saperlo.
Nessuno aveva mai fatto scacco a Ryo Shirogane.
E, questa volta, meno che mai…


…to be continued…

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Capitolo 34
*** Su per il tubo ***


Nuova pagina 1

Grazie mille a Danya91, Sakurabell, Kuroneko e Kumiko *-*
Chu a tutte voi * !
Vi lascio con il nuovo capitolo, spero vi piaccia ^.^
Bacioni care.

***

Non è consono per un Generale che si rispetti usare un abbigliamento trasandato. La casacca di velluto blu dev’essere sempre impeccabile, gli stivali lucidi, il collo alto allacciato fino all’ultimo bottone.
E, ovviamente, le coccarde dritte sul petto, segno d’onore e fedeltà alla divisa e al grado di colui che la indossa.
Già, certo…
Come se guardarsi allo specchio servisse a migliorare la situazione.
Iwo Nohara aveva sempre considerato la cura della proprio uniforme come qualcosa di fondamentale: precisione quasi maniacale, i bottoni dorati del doppiopetto brillanti sulla stoffa blu scuro, il cuoio degli stivali lustrato a dovere.
Ma adesso…
Dov’era la precisione, dov’era anche solo la voglia di esserlo, dopo aver subito una seduta di tortura?
Piccoli, meschini particolari che divengono insignificanti.
Com’è fragile la mente, se pensa che attaccarsi a certe manie possa davvero essere di primaria importanza.
Tuttavia, Iwo sentiva che se non si fosse aggrappato strenuamente a questo, almeno a qualcosa, si sarebbe sgretolato su se stesso, inesorabilmente.
La mano destra, le bende sporche di rosso e mezze sfatte, pulì con un tremito la superficie dello specchio, spaccata al centro, in cui l’alieno stava esercitando le sue vecchie abitudini.
Mettersi in ordine.
Razionalizzare, schematizzare, tentare di dare un dannato senso a quello che gli stava capitando.
Dopo avergli malamente ordinato di andarsene, sperando che avesse imparato la lezione, Iwo non bramava altro che rifugiarsi nel posto più lontano possibile da Deep Blue.
Nell’Ala destinata ai Dormitori, la sua camera gli era sembrata il luogo ideale. Dove disperarsi, in silenzio, senza contegno.
Almeno chiuso tra quelle quattro mura.
La superficie infranta di quello specchio che lui stesso aveva rotto gli riflettè la sua immagine, fatta a pezzi, un inquietante puzzle senza espressione.
Oramai, l’alieno si sentiva solo il frammento di quello che era stato un tempo.
Sospiro appena trattenuto, dolore su quella schiena martoriata per la punizione inflitta.
Ma fino a che punto meritata?
Occhi grigi, screziati e dalla pupilla felina, persi su quell’argentea superficie, come un lago increspato, guardando senza riuscire a vedere.
Non era sicuro di volersi soffermare sul labbro spaccato, sugli zigomi tumefatti e sull’occhio pesto. Non voleva la conferma di essere ormai lo spettro di se stesso.
Si riavviò dagli occhi il lungo ciuffo della chioma color zaffiro, sciolta lungo tutta la schiena, arruffata e in disordine.
Tutto il corpo dell’alieno era scosso da un tremito, incessante ma leggero.
Così, le mani tremavano mentre tentavano di rifare la lunga coda bassa, il nastro di raso nero sfuggiva tra le dita, agili ma adesso impacciate nei ciuffi blu.
Tremavano, mentre indossava la camicia lacera, coprendo le piaghe da frusta sulla schiena muscolosa, flessuosa come quella di un felino, con la bianca stoffa strappata.
Emise un ringhio di dolore, soffocato, quasi non avesse nemmeno più la forza di lamentarsi.
”Non ho tempo per passare in Infermeria.” Mugugnò appena, tra sé e sé, mentre allacciava malamente i bottoni.
Già, disse un’irritante ma veritiera vocina nella sua testa, che cosa racconteresti, d’altronde?
I Generali obbediscono.
I Generali si ribellano, continuò quella vocetta.
Iwo strinse gli occhi, ignorando il dolore e afferrando bruscamente la casacca, gettata senza alcun ritegno sulla brandina.
La infilò, furioso, le mani ancora tremanti non riuscirono ad allacciare il collo fino all’ultimo bottone. L’ennesimo errore…
L’urlo frustrato dell’alieno rimbombò tra le mura di quella camera, rimbalzando nei corridoi deserti del Dormitorio.
Si lasciò cadere sulle ginocchia, freddo il pavimento sotto di lui, i palmi aperti sulle mattonelle e il capo chino. Lunghi ciuffi della coda color zaffiro, sfuggiti al nastro legato a malapena, scivolarono dalle spalle di Iwo, ancora in preda a quell’incessante tremore.
Inutile tentare di alzarsi.
Dov’era finita la sua motivazione?
Eppure, Deep Blue gliel’aveva chiesta ripetutamente, durante la tortura. Non una parola era uscita dalla bocca dell’alieno, canini appuntiti a lacerare la rossa carne del labbro inferiore.
Il silenzio dei disperati è profondo come un buco nero e altrettanto insidioso.
Mai.
Mai avrebbe ammesso di aver commesso un errore.
Mai avrebbe ammesso di voler ritornare sui suoi passi…
Una vita per una vita: lui aveva scelto quella da Generale. Senza fiducia, senza amore, senza lei.
Sguardo ancora chino, iridi grigio ferro fisse sulle piastrelle scheggiate.
”Cosa diavolo mi sta succedendo…” sibilò, a metà tra l’incredulo e l’esasperato, guardandosi le mani tremanti, unghie lunghe a grattare la superficie gelata.
Iwo non aveva ancora capito che il passato era arrivato a chiedere il conto.


***


Deep Blue camminava soddisfatto, a passo sostenuto, lungo il largo corridoio che portava dritto dritto alla porta della Sala Progettazioni. Le suole dei lucidi stivali neri battevano ritmicamente a terra, la lunga chioma corvina ondeggiava sulla schiena ad ogni passo.
Tortura, fisica e psicologica, per riportare sotto i fili quell’inutile burattino di Nohara e successivo colloquio con Shirogane per dare finalmente inizio al Progetto C.DNA.
Sospirò, appagato.
Una giornata di normale amministrazione
Le due guardie, in piedi ai due lati del portone di acciaio a doppio battente, scattarono sull’attenti alla vista del Sommo che trotterellava allegramente verso di loro. Il calcio del fucile ad impulsi stretto nella mano sinistra, lungo il fianco, mano destra nel miglior saluto militare possibile.
”Buongiorno, Signore.” Declamarono, decisi, senza guardarlo negli occhi.
Mai fissare quelle iridi di ghiaccio, la prima forma di rispetto verso un tiranno.
Testa china e sguardo basso.
L’alieno sorrise indulgente, agitando una pallida ed affusolata mano, minimizzando il tutto.
”Comodi, comodi…” ridacchiò appena, un luccichio in quello sguardo azzurro, mentre schioccava le dita e il portone si apriva, senza neanche un cigolio.
Deep Blue entrò, senza esitazioni, mentre la porta si richiudeva alle sue spalle.
Le sentinelle fuori dalla Sala Progettazioni rabbrividirono appena.
”Tu lo sai cos’ha fatto al Generale Nohara?” sibilò l’alieno di destra, scrutando il compare con la coda dell’occhio, temendo che li potesse anche solo sentire.
L’altro si rabbuiò appena, stringendo il fucile e socchiudendo gli occhi, scrutando nel lungo corridoio illuminato da flebili lampade al neon, lungo tutto il soffitto.
”Non si parlava d’altro, l’ultima volta che ho cambiato turno… Inoltre…” si voltò appena, ma nessun cenno dalla Sala dietro di loro “Pare che abbia fatto esplodere la Sala Controlli, ma non so per quale motivo.”
Il soldato che aveva posto la domanda rabbrividì al discorso dell’altro, tornando a guardare davanti a sé. Il silenzio del Primo Livello dei Sotterranei era pesante, considerato anche il fatto che la Sala Progettazione era insonorizzata.
”Sai cosa penso?”
L’ultimo alieno che aveva parlato catturò l’attenzione del primo, che si voltò verso di lui, curioso.
”Penso che siano in arrivo guai ancora più grossi di quelli che già sono accaduti…” mormorò, assorto “I Ribelli non se ne staranno tranquilli per molto.” Breve pausa, mentre lo sguardo spaziava in tutto il corridoio, senza finestre “Questa è solo la calma prima della tempesta.”
La sentenza cadde lapidaria, pesante come un macigno nel silenzio del corridoio.
”Inoltre, sono sicuro che Shirogane sta macchinando qualcosa…” continuò quello, velenoso “Non mi fido degli umani, meno che mai di quell’americano con le manie del DNA.”
Il compagno ridacchiò appena, scettico.
”Ah, andiamo… Come se potesse riuscire a fare i suoi giochetti genetici sorvegliato dalla nostra equipe di scienziati.”
L’altro non rispose…
Quel silenzio significava guai.
Bisognava solo aspettare che arrivassero a bussare alla porta di quella Sala.


***


Minto Aizawa era sempre stata una signorina di rispettabile famiglia.
Una vita agiata, un’esistenza dedicata alla danza e allo studio delle buone maniere, il bon ton di cui far sfoggio in società e alle feste ipocrite, ove le figlie di ricchi magnati non facevano altro che criticarsi a vicenda il vestito, sibilando dietro le mani guantate.
Risate che erano come bollicine in un calice di vino, ugualmente fastidiose ma inebrianti.
Aveva sempre pensato che la sua vita si sarebbe fermata lì, in quell’ambiete ristretto luccicante di stoffe ricamate e lezioni di pianoforte.
E invece…
Da quando Ichigo Momiya era prepotentemente entrata nella sua vita, tutto aveva subito una brusca svolta: all’improvviso, si era trovata con un paio di ali tatuate sulla schiena, un potere alquanto bizzarro e una tutina blu elettrico piuttosto succinta, impegnata a combattere strani mostri dai tratti animaleschi e alieni che sembravano tanto degli esseri umani.
Assieme a quella rossina tutto pepe, rozza e volgare secondo il suo modesto parere, aveva conosciuto altre ragazze. Avevano formato un gruppo, erano diventate amiche.
Era una bella sensazione, dopo tutto, per lei che non aveva mai avuto attorno persone che le volessero davvero bene per qualcosa che non fosse il suo patrimonio, la sua posizione sociale, la sua bravura nella danza.
Il mondo ipocrita in cui era cresciuta stava lentamente sparendo, la velenosa bambagia in cui lei stessa si era voluta avvolgere aveva cominciato a soffocarla.
E poi, erano cresciute.
Gli anni dell’adolescenza erano passati, battaglia dopo battaglia, mostro dopo mostro, senza apparente risultato.
Le lotte tutto sommato gestibili che le avevano impegnate in passato erano diventate un conflitto su larga scala, erano arrivati i rinforzi alieni, le armi cambiavano, le battaglie erano sempre più spietate. Era la Guerra.
I Terrestri erano stati costretti a fuggire, a creare barricate, ribellioni intestine e focolai che ancora resistevano nelle Fogne della città di Tokyo, dilaniata dal conflitto tra le forze Aliene e le Mew Mew, affiancate da un manipolo di arruolati volontari per quella Guerra che aveva colto tutti impreparati.
Nessuno poteva prevedere un simile disastro…
L’obiettivo degli Alieni era uno solo, d’altronde: riconquistare il loro Pianeta Azzurro ed epurarlo dalla feccia umana che lo contaminava da secoli e secoli. E sembravano non avere alcuna fretta di farlo.
Si erano impegnate, le Mew Mew, con tenacia e sacrificio.
Avevano sopportato morti e perdite, sconfitte e vittorie, senza mai giungere ad un’effettiva conclusione. Ne avevano passate tante, in quegli anni, erano diventate giovani donne senza neanche rendersene conto.
E adesso…
Chissà, forse l’invertire gli equilibri e allearsi con gli alieni Ribelli poteva davvero servire a qualcosa, ad uscire da quella soffocante situazione di stallo in cui si erano miseramente arenati…
”Minto, ti decidi a riportare la tua vuota testolina su questo pianeta?”
Rozza e volgare, appunto.
Come rozza e volgare era stata l’idea di costringerla a strisciare su per quel tubo polveroso.
Diamine, lei era una signorina di buona famiglia o no?
…Già, era.
La Guerra cambia molte cose, molte priorità.
Minto scrutò d’innanzi a sé, nel buio dello stretto condotto in cui stavano strisciando da almeno mezz’ora accovacciati, rivolgendo un’occhiata di fuoco alla fonte da cui avrebbe dovuto provenire la delicata vocina della Mew Neko.
”La mia testa sarà anche vuota, ma la tua è bacata.” La seccò, lapidaria, alzando il nasetto per aria con fare strafottente e scatenando un ringhio che poco aveva del gatto da parte di Ichigo.
”Come ti permetti, pennuto senza cerv…”
”Silenzio.”
Il sibilo velenoso ed esasperato di Pai giunse da parecchi metri più avanti, nell’oscurità appena rarefatta dalle saltuarie prese d’aria a grate presenti sul lato sinistro di chi ci arrancava dentro.
A vederli così, erano decisamente un quadretto bizzarro: una fila di dieci tra alieni e umane-mezze-animali impegnati a strisciare sul ventre in fila indiana, gomito dopo gomito, ginocchio dopo ginocchio, incastrati in uno stretto e sinuoso condotto d’aerazione, guidati da un tracagnotto alieno, che avevano praticamente dovuto ficcare a forza nel tubo, che reggeva in bocca una torcia e guardava, di tanto in tanto, quella scolorita e vetusta cartina che avevano consultato durante il loro Consiglio dei Ribelli.
Le reazioni erano, ovviamente, le più disparate.
La testa di Deep Blue, la testa di Deep Blue…
La nenia che Kisshu ripeteva ossessivamente tra sé e sé, come un mantra, serviva a tamponare il crescente isterismo che rischiava di fargli perdere il controllo e zompare fuori da quello stramaledetto tubo e irrompere nella Sala Progettazioni a suon di fulmini. Inoltre, sapeva che quel debosciato di Shin Fukazaki, che strisciava proprio davanti a lui, aveva lo sguardo piantato sul grazioso didietro della sorellastra, due posti avanti a lui, impegnata ad imprecare in modo assai fine verso la delicatezza che Pai aveva nell’avanzare.
”Diamine Ikisatashi, mi hai ridotto le mani ad un colabrodo! La vuoi smettere di piantarmi le suole degli stivali sulle nocche?” borbottò furiosa Meiko, rivolta proprio a Pai.
Questo, alzando gli occhi al cielo, o meglio al soffitto del condotto, contò mentalmente fino a trecentosette prima di dire qualsiasi cosa. O di fare qualsiasi cosa, opzione verso cui era vivamente più orientato.
Shin ridacchiò appena, scotendo il capo rassegnato.
”Meiko, non ti conviene urlare…” fece un cenno alla grata posta a qualche metro di distanza “Potrebbero scoprirci.” Mormorò, cauto.
”Io invece ti ho già scoperto, Fukazaki.” Fu il caustico rimprovero di Kisshu, alle spalle di Shin, che si pietrificò “Quindi, togli subito gli occhi da …”
dove?”
”Lo sai benissimo, non costringermi a cavarteli.”
”Kisshu, smettila!” la voce di Ichigo giunse dalle retrovie, indignata.
Meiko sogghignò, infischiandosene delle nuove manie protettive del fratellastro e immaginando il rossore sulle gote del pudico Fukazaki.
Quest’ultimo, in realtà, stava guardando tutt’altro. Anzi, a voler essere veramente precisi, stava ricordando che quel condotto d’aerazione era decisamente familiare.
Occhi blu nel buio, un accordo e una strana alleanza.
Ryo Shirogane.
Doveva la vita a quell’umano, purtroppo, gli doleva ammetterlo. Non amava avere debiti con nessuno, men che meno con uno come quello…
Certo, che l’occhio a volte cadesse era più che comprensibile, che diavolo!
”Ahia! Ma porca…”
C’era qualcun altro che imprecava dalle parti della retroguardia, qualcuno che per la precisione continuava a sbattere la testa contro il soffitto del tubo.
Purin sospirò.
”Taruto-kun, proprio non capisco cosa ci trovi di così divertente nel prendere a craniate il soffitto.” Sembrava seria, come se fosse davvero un passatempo.
Inutile dire che il minore degli Ikisatashi non si prese neanche la briga di risponderle.
Anche perché la risposta sarebbe stata molto vicina ad un insulto.
Zakuro era l’unica, in quella marmaglia, che se ne stava tranquilla e silenziosa, la vista sviluppata da lupo grigio vedeva alla perfezione nel buio, mentre strisciava con grazia dietro Minto.
E l’ultima di quella bizzarra processione era la povera Retasu, sempre piuttosto negata per la fatica fisica, soprattutto di lunga durata.
Prima la corsa, poi la fogna ed ora questo: strisciare in uno stretto tubo.
Un toccasana per chi soffre di claustrofobia e lei non è che andasse a nozze con i posti particolarmente angusti.
Ansimava e sbuffava, tenendo dietro alla comitiva, seguendo la balzellante luce della torcia tenuta un bocca da Mirai Buki, capofila, piuttosto lontana.
Si fermò un attimo, asciugandosi il sudore che le imperlava la fronte e riprendendo fiato.
No, decisamente non era la sua attività preferita.
Poggiò le mani sotto di sì, per issarsi di nuovo quel poco che bastava per avanzare ancora e raggiungere gli altri, quando accadde la catastrofe.
Sfortuna volle che proprio in quel punto ci fosse, guarda caso, una delle botole attraverso cui si accedeva al condotto di aerazione. E sfortuna volle anche che la saldatura di quella lamina di ferro fosse parecchio arrugginita e instabile, inadatta a tenere il peso, seppur leggero, della ragazza, che, senza neanche accorgersene, sparì in un urletto sorpreso dal tubo e capitombolò dritta di fondoschiena sul pavimento di una stanza non ben identificata, in un baccano assordante.
Che tuttavia nessuno udì, proseguendo la loro marcia.
Retasu si guardò attorno, spaesata, tossendo per la polvere che aveva sollevato, mezza sepolta da una quantità non ben precisata di quegli strani fucili ad impulsi che usavano gli alieni.
Scaffali interi traboccanti di armi mai viste, divise, caschetti, stivali.
Sbiancò, sbarrando gli occhi, ancora seduta malamente sulla pila di fucili, nella semi oscurità della camera.
Era piombata dritta dritta nell’Armeria.


…to be continued…

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Capitolo 35
*** Dove eravamo rimasti? ***


Ogni volta che qualcuno mi scrive una recensione, che sia su questa o sull'altra "grande incompiuta" (di tutt'altro fandom, ma non farò pubblicità occulta) che mi sono lasciata dietro - ahimé - mi si stringe qualcosa dalle parti dello stomaco.
Malinconia, forse, per il fatto che non ho rispettato le parole della me stessa di ben otto anni fa; cavolo, davvero sono già passati così tanti anni? Mi sembra ieri.

A parte la sviolinata iniziale, ciao care <3
Sono davvero molto contenta che questa storia susciti ancora qualcosa in chi passa di qua e si ritrova a leggerla, un po' per caso e un po' perché non sa cos'altro fare. Dovete ringraziare l'ultima recensione che mi è arrivata se adesso sono qua, a farvi le mie scuse.
Questo "esperimento" - chiamiamolo così - è nato senza pretese. Che è successo poi? Che si è sviluppato senza il mio controllo, loggiuro. I personaggi sono cresciuti da soli, capitolo dopo capitolo, e quella che avevo concepito essere una storiellina fatta per ingannare il tempo ha preso la forma di un progetto molto più ampio, che sì, lo confermo, ho ancora segnato capitolo dopo capitolo (senza dettagli) in un taccuino che usavo al liceo quando non avevo voglia di seguire la lezione. E io non butto mai, MAI, i miei taccuini.
Ora al liceo non ci sono più, e neppure all'università: la dura realtà del lavoro mi ha risucchiata, ma dalle parti di EFP passo sempre più che volentieri: leggiucchio qualcosina da silenziosa spettatrice, rileggo i miei grandi amori perché in fondo mi sento sempre come a casa da queste parti.
E no, decisamente non vale la pena di lasciare incompiuta questa storia. Neppure l'altra, a dirla tutta, ma questo non c'entra.

Quindi facciamo così: se c'è ancora qualcuno che leggerà queste parole, mi rivolgo a voi; datemi tempo di pensare se davvero sono in grado di tornare a scrivere qualcosa del genere, visto che non lo faccio più da un po' e che lo stile sarebbe molto, molto diverso.
Se non riesco proprio perché chissà, il blocco dello scrittore in me sembra diventato granito, vi prometto che farò un preciso resoconto di come andrà a finire e di che cosa avevo in mente per voi.

Questo, davvero, ve lo garantisco.

La vostra Bea.

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