I Guardiani accolgono l'Oracolo

di Gremilde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avviso ***
Capitolo 2: *** Luci nella notte ***
Capitolo 3: *** La nuova insegnante ***
Capitolo 4: *** Echi dal passato ***
Capitolo 5: *** Attacco al Royal Garden ***
Capitolo 6: *** Custode e Oracolo ***
Capitolo 7: *** Amore ritrovato ***
Capitolo 8: *** L'allenamento ***
Capitolo 9: *** Amu è in pericolo ***
Capitolo 10: *** Lotta contro il seme nero ***
Capitolo 11: *** La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 12: *** Ikuto ***
Capitolo 13: *** Momenti in famiglia ***
Capitolo 14: *** Scuse ***
Capitolo 15: *** Frammenti ***
Capitolo 16: *** La verità ***



Capitolo 1
*** Avviso ***


Questo credo sia il messaggio più difficile che mi sia mai trovata a scrivere. Non è facile mettere nero su bianco determinati sentimenti, momenti, emozioni. Soprattutto quando non sei pronta ad affrontare grandi cambiamenti. Beh, è ciò che sta succedendo a me. Come se, nella mia vita, non ne avessi già passate tante. Il destino beffardo ha deciso di giocare un altro po’ con noi che avevano, dopo tanto, trovato un pizzico di stabilità. La mia famiglia subirà l’ennesimo trasloco ed un probabile distacco per poi, forse, riformarsi più in là. Ancora non sappiamo né dove né quando. Ma questo fatto ha essiccato la mia vena artistica e la mia fantasia è affogata in un mare di lacrime. Non proseguirò nessuna delle storie che ho iniziato. Non me la sento. Non ce la faccio. Non ho né cuore, né cervello né voglia per farlo. Ho chiesto alla preziosa e onnipresente Fata_Morgana 78 di prendere e proseguire le mie storie. Se non tutte, solo quelle che se la sente di prendere e fare sue. Lei ha accettato. Ed io le ho concesso carta bianca. Mi ha detto che inizierà da “I Gemelli Potter”, tempo e famiglia permettendo. Mi ha già informato che la storia subirà dei cambiamenti. Non impressionatevi né inviate segnalazioni per plagio o altro. Fata_Morgana 78 ha tutta la mia stima e completa fiducia. Le affido le mie storie sperando che lei riesca a finirle. Continuerò a leggere e commentare. Ma non ho proprio nessuna voglia di scrivere altro. Grazie a chi è stato vicino a me finora. A chi mi ha supportata, recensita o aggiunta in una delle categorie. Grazie a Fata_Morgana 78 per tutto, anche per ascoltare i miei sfoghi come la più dolce e disponibile delle mamme/sorelle maggiori!

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Capitolo 2
*** Luci nella notte ***


Luci nella notte


Amu si svegliò di soprassalto dall’incubo che stava facendo, l’ennesimo di quella settimana, un boato al centro della città l’aveva strappata dai suoi sogni.
Rabbrividendo, la ragazzina abbracciò le ginocchia con le braccia e guardò verso la finestra. Davanti agli occhi, aveva ancora il volto furibondo di Ikuto che, pieno di disprezzo, le diceva di lasciarlo in pace che lei era solo una ragazzina.
- Ehi, Amu… - sbadigliò Ran, una delle sue shugo chara – Tutto bene?
- Ran… - le sorrise Amu riscuotendosi dai suoi brutti pensieri – Sì, stai tranquilla. Sto bene.
- Secondo me non stai così bene. – borbottò uscendo dall’uovo il secondo shugo chara di Amu, Miki – Tu ci dici così per non farci preoccupare.
- Ma ottieni l’esatto contrario. – concluse Suu sospirando.
- Ragazze… - sorrise triste Amu non aveva raccontato loro tutto quello che era successo; ma le tre piccole shugo chara erano parte vitale del suo cuore e non poteva nascondere tutto troppo a lungo.
- È successo qualcosa con Ikuto, vero? – parlò Dia uscendo dall’uovo.
- Dia… - le lacrime caddero calde dagli occhi ambrati di Amu, in quel momento avrebbe tanto voluto correre da sua mamma, raccontarle del ragazzo del quale si era innamorata e che le aveva spezzato il cuore; ma non poteva, perché per tutti era l’algida e forte Amu Himamori.

Le quattro shugo chara volarono verso il letto della loro portatrice e si strinsero attorno a lei, consolandola e facendola piangere, capendo che era di quello che aveva bisogno.
- Amu… - le asciugò gli occhi Suu – Sai che con noi puoi parlare. Noi siamo parte di te.
- Sì… lo so… - annuì lentamente facendo ondeggiare la chioma rosa confetto – E’ che…
- Senti tanto dolore nel cuore. – concluse Dia osservandola.
- Sì. – ammise – Ma nessuna di voi ha la colpa di questo mio malessere. – le prese tra le mani a coppa cullandole dolcemente contro la propria guancia – E’ che non so che fare.
- Se ci escludi, Amu, è complicato consigliarti. – disse Miki saggiamente.
- Dia vi ha detto che sto così per colpa di Ikuto. – ammise a denti stretti lasciandole andare – Lui… - un altro boato le fece sobbalzare, interrompendo il discorso di Amu.
- Ma cosa sta succedendo laggiù? – domandò Ran volando verso la finestra.
- Allora non era un sogno! – Amu la raggiunse osservando il punto dov’era avvenuta l’esplosione.
- Non è il parco? – domandò Suu che aveva un pessimo senso dell’orientamento.
- Sembrerebbe. – annuì Miki, portando ad Amu il cellulare che stava vibrando.
Amu ringraziò la piccola shugo chara con un sorriso, prese il cellulare e guardò l’ID prima di rispondere: rabbrividì pregustando guai era Utau.
Amu! – le gridò infatti nell’orecchio dopo il suo timido pronto – Ma si può sapere dove diavolo sei? I tuoi amici imbranati non ti hanno ancora chiamato?
- Chiamato? Amici imbranati? – balbettò diventando rossa Amu – Utau, mi piacerebbe capire una parola di quello che dici.
Non ho tempo di spiegarti. – tagliò corto la ragazza – Hai sentito quei boati?
- Sì. – sospirò guardando nuovamente fuori dalla finestra.
E allora cosa aspetti a chara trasformarti? Un invito scritto?
- Utau. – sibilò lei iniziando a perdere la pazienza – Quei boati sono causati dalla Easter? È uno dei loro attacchi?
Sì, perché, non te l’avevo detto?
- Forse no. – le urlò contro con rabbia, Utau era la sorella minore di Ikuto e solo parlare con lei la faceva sentire male – Ma io non verrò. Per questo i miei amici non mi hanno chiamato.
Come non verrai! – tentò di informarsi; ma Amu non le dette il tempo di chiedere che replicò:
- Durante l’ultimo scontro con tuo fratello, ho subito una brutta ferita. – era vero e non solo al cuore – Ikuto, sotto l’influsso della Easter, mi ha quasi ucciso. Sono in convalescenza.
Amu… - borbottò Utau, tutta la rabbia nella sua voce era scemata – Scusa… Io…
- Tranquilla Utau. Ho chiesto io a tutti di non dire niente. – fece un sorriso triste appoggiando la testa contro il vetro – Buona fortuna. – e chiuse la conversazione, troppo stanca per continuare.
Amu si trascinò stancamente fino al letto, le ferite pulsavano dolorosamente; ma quello che più faceva male era il cuore spezzato a metà.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, vedeva lo sguardo carico d’odio di Ikuto e si sentiva persa e sola. Tadase faceva del suo meglio per consolarla, le ripeteva costantemente quanto l’amasse e quanto fosse importante per lui; ma nessuno dei suoi teneri gesti riusciva a rasserenarla. Anzi... Tutt'altro...
Dentro al cuore di Amu, Ikuto aveva piantato un seme nero e nessuno sembrava rendersene conto. Sospirando la ragazzina si stese nuovamente nel letto e sprofondò sotto il piumone sperando di riuscire a dormire senza incubi.

Il sonno di Amu fu tutt’altro che tranquillo, i ricordi della battaglia erano ancora troppo vividi, le ferite e i lividi che portava addosso facevano male non solo fisicamente ma anche psicologicamente.
Smettila di guardarmi così! Vuoi capirlo che ti io ti odio ragazzina? Non ti ho mai amato, mai!"
Urlando un disperato “no Ikuto”, Amu si trovò seduta sul letto in un bagno di sudore.
Di nuovo quell’incubo, di nuovo quello sguardo e quelle parole cariche d’odio.
Di nuovo lacrime a bagnare il volto della ragazzina, lacrime di dolore che non riusciva più a trattenere.
La porta della sua camera si aprì, lasciando entrare sua madre preoccupata.
- Amu, tesoro, stai male?
- Mamma… - arrossì lei cercando di cancellare i segni del pianto.
- Amore… - la donna sedette al fianco della figlia e le accarezzò dolcemente i capelli – Non devi fingere con me. Sono la tua mamma.
Amu le sorrise tra le lacrime, poi si buttò tra le sue braccia, piangendo fino a che ne sentì la necessità.
- Lo ami molto, vero? – domandò mentre le accarezzava i capelli rosa.
- Io… - Amu arrossì irrigidendosi.
- Quasi ogni notte, urli il suo nome. Papà dorme pesantemente; ma, a volte, capita che io sia sveglia a lavorare su un pezzo e ti sento.
- Sono incubi mamma. – mentì con un mezzo sorriso Amu, da quando era diventata un Guardiano mentiva spesso ai genitori, soprattutto quando doveva giustificare ferite gravi come quelle riportate nell’ultimo scontro con la Easter.
- Sogni il giorno dell’incidente. – mormorò la donna, la sua era un’affermazione e la figlia annuì lentamente, i suoi shugo chara osservavano la scena in preda all’angoscia – Puoi dirmi cosa è successo?
- Te l’ho detto mamma… - sospirò con la voce soffocata dal pigiama della madre – Siamo andati a fare una gita in montagna con gli altri Guardiani. – chiuse gli occhi, era una mezza verità la gita c’era stata ma lei non era caduta in una scarpata, lei era stata ferita in battaglia.
- Ma come hai fatto a cadere? – le domandò la madre.
- Stavo scherzando con Rima, - mormorò – parlavamo di uno spettacolo in TV. Non ho visto la radice della pianta, sono inciampata e precipitata.
- E il tuo fidanzato dov’era?
- Mamma! – arrossì fino alla radice dei capelli Amu, solo l'idea di considerare Tadase il “suo fidanzato”  le faceva male allo stomaco – Ta… - era imbarazzata – Tadase e gli altri hanno cercato di prendermi, ma il terreno era troppo scivoloso e non sono riusciti a trattenere la mia caduta. – spiegò tutto d’un fiato.
- Tadase? – ripeté la donna osservando attentamente la figlia – Quindi è lui il tuo fidanzatino? – sospirò – Ed io che speravo fosse l’altro.
- Chi mamma…
- Beh… - la donna si sistemò gli occhiali sul naso e sorrise – Secondo me, Tadase non ha il carattere adatto per renderti felice tesoro. Ma è solo una sensazione.
- Mamma… - scosse la testa Amu pentendosi subito del gesto, il suo corpo fu attraversato da fitte dolorose.
- È il tuo primo fidanzatino, - la baciò sulla fronte sistemandola per dormire – forse ti aiuterà a vincere la timidezza che nascondi dietro la tua maschera di ice-girl. – Amu arrossì di nuovo, tentò di aprire la bocca ma non riuscì a dire niente – Amore… - le sorrise la donna – Ricorda che sono tua madre, ed io ti osservo non solo con gli occhi…
- Grazie mamma… - mormorò lei tirandosi le coperte fino al naso, era imbarazzata ma doveva ammettere che la madre aveva ragione, i suoi pensieri non erano mai rivolti a Tadase ma ad Ikuto.
- Vedrai che troverai il modo di aiutarlo. – le sorrise la donna dalla porta – Ho visto come ti guarda.
- Non credo mamma. – ammise Amu con la voce incrinata – Ikuto ha detto che mi odia.
- Si dicono strane cose per proteggere le persone che si amano. - sorrise la madre, sapeva che il cuore della figlia non batteva per Tadase.
- Mamma ti prego… - sprofondò sotto il piumone, rossa come un semaforo.
- Buonanotte piccola mia. – le sorrise nuovamente.
- Notte mamma… - biascicò con uno sbadiglio Amu – Mamma…?
- Sì Amu?
- Grazie…
La donna uscì dalla stanza della figlia sorridendo, non appena fu sola, Amu si girò a guardare verso la finestra dove le luci della battaglia continuavano a brillare.

Le sue quattro shugo chara la raggiunsero per vedere come stava, a loro si unì Yoru lo shugo chara gatto che la Easter aveva separato da Ikuto.
- Amu… - miagolò Yoru – Come stai?
- Meglio Yoru. – gli sorrise, quel musino triste e preoccupato la intenerì – Sto guarendo.
- Aiuterai Ikuto? – le domandò facendo gli occhioni teneri.
- Sì. – annuì lentamente – Ma ho bisogno anche del vostro aiuto.
- Conta su di noi. – ridacchiò Ran – Siamo una squadra.
- Sì, e ci aiutiamo a vicenda. – continuò Suu.
- Quando gli amici hanno bisogno di noi… - iniziò Dia.
- Noi non voltiamo loro le spalle. – sorrise Miki guardando Yoru.
- Grazie ragazze. – sospirò stancamente il piccolo shugo chara gatto – Ikuto mi manca terribilmente. Sento la sua confusione, la battaglia che sta affrontando per liberarsi di loro che l’hanno soggiogato.
- Lo so Yoru. – Amu lo prese con dolcezza tra le mani a coppa – Vedrai che lo aiuteremo.
- Sei una ragazza speciale Amu, grazie. – mormorò il gattino grato.
- È innamorata. – mormorò Ran – Il suo giovane cuore batte per il cuore del tuo portatore.
- Ma smettila Ran! – sbottò Amu arrossendo.
- Non ci trovo niente di male. – disse Dia osservando la scena.
- Dia ha ragione. – annuì Yoru – E poi, il mio Ikuto è così affascinante. Con quell’aria da bello e dannato. Tante ragazzine hanno perso la testa per lui.
- Ah. – replicò Amu – Tante ragazzine, eh? – il suo sguardo fece tremare di paura gli shugo chara.
- Perché fai la gelosa? – borbottò Miki – Non ne hai diritto. – la guardò incrociando le braccia sul petto – Tu non stai con il “piccolo re”?
- Ecco io… - la ragazzina si guardò imbarazzata le mani fasciate, poi scosse la testa e mormorò – Sono molto stanca, non mi sembra il caso di parlarne adesso. Buona notte a tutti. – si girò su un fianco e finse di cadere subito addormentata.

Il resto della notte passò tranquillo, i Guardiani aiutati da Utau riuscirono a bloccare l’attacco della Easter ma l’embrione fuggì nuovamente dileguandosi nella notte.

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Capitolo 3
*** La nuova insegnante ***


La nuova insegnante


Amu impiegò due settimane per guarire. Ogni giorno i suoi amici andavano a trovarla; le raccontavano le novità della scuola e passavano i pomeriggi in sua compagnia facendo i compiti.
La ragazzina era grata di tanto affetto e, con loro vicino, riprendersi fu piacevole e veloce.
Una domenica mattina, fu Tadase ad andare a casa Himamori da solo senza il resto del gruppo e senza Kiseki che era rimasto a casa a riposare.
- Buongiorno signor Himamori. – salutò con il suo sorriso smagliante quando il padre di Amu aprì la porta.
Noooooooooooooooooo! – scoppiò a piangere teatralmente l’uomo – Sei tu allora! Tu il fidanzato di mia figliaaaaa!!!
- Beh… Ecco… Vede io… - balbettò Tadase imbarazzato.
- Basta papà, ti prego! – lo supplicò Amu scendendo le scale – Abbiamo affrontato già questo argomento. Tadase è un compagno di scuola, un caro amico. Ma non è il mio fidanzato. – borbottò a denti stretti la ragazzina.
- Ma Amucciaaaaaaaa!!! – singhiozzò più forte.
- Tadase, - sorrise lei – accomodati e non far caso a mio padre è sempre così melodrammatico.
- Grazie Amu… - il ragazzo la seguì in soggiorno, le sue parole l’avevano ferito sperava di essere ormai qualcosa di più di un “buon amico ed un compagno di scuola”; ma, forse, ancora Amu non si sentiva pronta per una storia con lui.
Forse, il cuore della ragazzina era ossessionato dal ricordo di Ikuto. A quel pensiero, gli occhi di Tadase si incupirono, decise di scacciare quei brutti pensieri e tornò ad osservarla con attenzione: Amu era finalmente guarita e poteva rientrare a scuola, quel giorno indossava una tuta nera con inseriti rosa e un teschio applicato sul cuore, era graziosa.
- Come mai sei passato Tadase? – chiese dopo aver servito del succo d’arancia e dei biscotti fatti da Suu la mattina.
- Avevo voglia di passare un po’ di tempo con te. – ammise arrossendo un po’, anche Amu era imbarazzata – Mi sei mancata molto.
- Oh… - fu tutto ciò che riuscì a dire lei.
- C’è qualcosa che non va, Amu? Ti ho offeso in qualche modo.
- No… - mormorò – Nessuna offesa, Tadase è che… - sorrise senza guardarlo negli occhi – Non sono più abituata a stare in compagnia. Questa lunga convalescenza mi ha fatto tornare un po’ quella di prima.
- Cool and icy. – sorrise Tadase prima di addentare un biscotto.
- Già… - sospirò Amu, non le piaceva mentire al King’s Chair, ma non voleva dirgli che era confusa e che non era più sicura dei propri sentimenti.
- Non temere Amu. – lui le prese una mano stringendola con dolcezza, la ragazzina restò rigidamente ferma, imbarazzata – Sai che ti amo, ti ho promesso di dirtelo ogni giorno per recuperare il tempo perduto. Ti darò il tempo che vuoi, e sarò sempre al tuo fianco.
- Io… - Amu ritirò la mano che Tadase teneva stretta nella sua, incapace di aggiungere qualcos’altro.
- Non devi per forza ricambiare i miei sentimenti con la stessa profondità dei miei. Ti chiedo solo una possibilità Amu. Dammi la possibilità di starti accanto e di imparare a conoscerti. Di farmi conoscere da te.
- Tadase… Sei troppo gentile… Io…
- Accetti? – gli occhi di Tadase brillarono, facendo arrossire Amu fino alla radice dei capelli che avrebbe voluto dire “no”, ma non poté perché interrotta dall’arrivo della sua sorellina Ami.
- Sorellonaaaaaaa! – piangeva – Sorellonaaaaa il gattino non vuole giocare con me!
- Gattino? – domandò Tadase guardando duramente Amu – Ospiti qualcuno, Amu?
- Sì Tadase. – annuì lei consolando la sorellina – Sai perfettamente che Yoru non ha un posto dove stare. Non mi hai concesso di lasciarlo vivere al Royal Garden, così l’ho portato con me.
- Ma lui è un nemico. – sibilò indurendo lo sguardo.
- No. – replicò Amu alzando la voce, un po’ troppo magari, infatti la sorella riprese a piangere spaventata – Oh… Scusami Ami… Non volevo farti paura.
- Perché… Perché hai urlato, Amu? – singhiozzò la bambina stringendosi alla sorella maggiore.
- Tadase vorrebbe che mandassimo via il gattino.
- Nnoooo… - gemette la bambina – Il gattino è tanto solo e triste. – spiegò girandosi a guardare Tadase – Ha perso il suo padrone e lui non ha un posto dove andare. Un re non deve essere cattivo. – singhiozzò.
- Hai ragione piccola Ami. – sospirò Tadase capendo il suo errore, Yoru non era un nemico ma una creatura in difficoltà molto spaventata – Scusami Ami. E scusami anche tu Amu. Sono stato egoista e insensibile. – il ragazzo si fissò le mani strette a pugno – Spero che Yoru non ti dia troppo fastidio.
- È uno shugo chara indipendente, come tutti i gatti. – sorrise Amu accarezzando i capelli della sorella – E va molto d’accordo con Miki ed Ami.
- È vero! Shugo gattino è così carino! – scoppiò a ridere – Ama giocare con i gomitoli di lana. È buffo! – spiegò ritrovando la sua gioia.
- Ami, tesoro, vai a lavarti il viso.
- Sì sorellona. Grazie… - Ami lasciò la sala e tra i due ragazzi calò un imbarazzato silenzio.

Restarono seduti rigidamente per alcuni minuti, poi Tadase cercò di stabilire nuovamente un contatto con Amu, ma lei si spostò.
- Tadase… - parlò – Io ti chiedo scusa. – la sua voce era molto bassa e il viso era segnato da calde lacrime – Tu mi hai aperto il tuo cuore ed io… Io riesco solo a pensare…
- Che Ikuto sta male. – concluse con voce dura il King’s chair.
- Sì. – annuì Amu.
- Piccola Amu… - sospirò Tadase – So che dentro di te sta imperversando una dura battaglia. Anch’io voglio aiutare Ikuto. – le sorrise – Quello che fa non è opera sua. È un burattino nelle mani del nostro nemico.
- Sì. – ripeté il Jolly singhiozzando – Vorrei riuscire a liberarlo dal nero che opprime il suo cuore.
- Il suo cuore non è completamente perso. – cercò di consolarla Tadase – Yoru ne è la prova. Se avesse completamente smarrito la strada, anche il suo shugo chara non sarebbe più qui. Ormai sarebbe diventato un uovo X, come Dia prima che vi ritrovaste, oppure sarebbe sparito chiudendosi per sempre nel proprio uovo.
- L’ho pensato anch’io. – si asciugò gli occhi Amu – E questo mi dà una speranza di poterlo aiutare.
- Da soli non riusciremo. – scosse la testa bionda Tadase – Abbiamo bisogno di aiuto.
- Aiuto? – sospirò la ragazzina – E chi potrebbe aiutarci?
- Ho parlato molto con il Preside della Scuola, il Re Fondatore. Lui ci ha consigliato di chiamare in aiuto un ex Guardiano, Amu.
- Un ex Guardiano? – balbettò stringendo con forza i pugni – E chi è, Tadase?
- Si chiama Sakura Miraboshi. – sorrise il King’s Chair – E, come te, lei ricoprì il ruolo di Jolly.
- C’è un ex Jolly? – sobbalzò Amu alzando di scatto la testa.
- Sì. – annuì Tadase – Da quello che ho letto nelle ricerche fatte da Kairi, Sakura è stato un Jolly molto potente. Possiede, come te, tre shugo chara e poteva interagire con il Lucchetto.
- E’ stata più potente di me e delle mie shugo chara? – domandò gelosa, gonfiando le guance.
- Non ho mai detto questo. – le sorrise con affetto ed Amu arrossì – Sei più carina quando fai la gelosa.
- Tadase! – balbettò arrossendo nuovamente.
- Sono felice che sei gelosa. – le disse dopo averle sfiorato la guancia con un bacio – Pensavo di esserti completamente indifferente.
- No! No! No! – squittì balzando in piedi – Ma cosa dici Tadase… Sai che tu…
- Sì. Ti piaccio. – ridacchiò – Non posso dimenticare la tua dichiarazione.
- Oooh ti prego! – borbottò imbronciandosi – Ran mi ha fatto fare una figuraccia epica! – sospirò – Dimmi Tadase, Sakura è già arrivata? Quanti anni ha? Combatterà al nostro fianco?
- No. – scosse nuovamente la testa bionda ed i capelli catturarono i raggi del sole – Lei arriverà dall’Inghilterra questo pomeriggio. La sua famiglia si era trasferita a Londra per lavoro.
- Oh… - Amu registrò l’informazione domandandosi che tipo fosse Sakura, se somigliasse ad Utau oppure se fosse chiusa in se stessa come Rima o ancora una snob in stile Lulù.
- Grazie all’intervento del nostro Preside, - stava spiegando il ragazzino – Sakura è entrata nella nostra scuola. Essendo un’ex-Guardiana, lei è più grande di noi. Dovrebbe avere circa una trentina d’anni. La Easter, quando ha saputo della sua esistenza, voleva plagiarla per mutare il suo potere della Luce ed unirlo a quello oscuro di Ikuto.
La Guardiana non aveva ascoltato nemmeno una parola di Tadase, era persa nei propri pensieri e tornò coi piedi per terra solo dopo aver sentito “quel nome”, così, per evitare scenate di gelosia, domandò la prima cosa che attirò la sua attenzione:
- Potere della Luce?
- Oooh Amu! – sospirò il King’s Chair – Non mi stavi ascoltando vero?
- No… - ammise abbassando lo sguardo, colpevole.
- Tieni… - le porse un fascicolo – Qua c’è tutto quello che devi sapere su Sakura.
- Ooooh… - sorrise Amu – Grazie…
- Amu adesso devo tornare a casa. – disse alzandosi – Ho abusato troppo della tua ospitalità. Non voglio farti stancare più del necessario.
- Sei molto premuroso Tadase, grazie… - mormorò lei.
- Ti chiedo solo di pensarci bene.
- Hm? – lo guardò mandando la testa di lato.
- Al fatto di considerarci una coppia. Ne sarei molto felice.
- Ma… Ma… Ma… - balbettò improvvisamente a corto di parole.
- Lo so. – le sorrise brillando – Sono troppo impulsivo a volte, ma sento che devo agire prima che qualcuno lo faccia al posto mio. Vorrei avere una possibilità, Amu.
- Io… Ci penserò Tadase. – annuì lei accompagnandolo alla porta.
- Ciao Tadase. – lo salutò con un bel sorriso la madre di Amu entrando con alcune buste della spesa – Resti a pranzo con noi?
- Buongiorno signora Himamori. – ricambiò il saluto prodigandosi ad aiutarla – Ne sarei onorato, ma ho già un altro impegno. Oggi arriva una nuova insegnante della Seiyo Academy dall’Inghilterra. Lei qui non ha nessuno parente in vita qua. Il Preside mi ha chiesto di andare in aeroporto. E’ uno dei miei compiti come King’s Chair. – sorrise facendo illuminare la stanza – Vi chiedo scusa, ma ora devo proprio andare.
- Amu. – la chiamò la madre mentre Tadase stava uscendo – Perché non vai anche tu con lui?
- Mamma… - arrossì ancora Amu.
- Tu sei una Guardiana. – si strinse nelle spalle la donna – Non ci trovo niente di male. – sorrise ai ragazzi, anche Tadase era arrossito – Siete compagni di classe ed amici. Sarà meno imbarazzante per una ragazza trovare due persone, tra cui una del suo stesso sesso, ad accoglierla piuttosto che non un ragazzo da solo.
- Se Amu ha voglia di accompagnarmi ne sarei onorato. – sorrise Tadase.
- Oh. – si imbronciò Amu per un attimo – Non avrei molta voglia di uscire. Perché non vai a prenderla da solo?
- Amu! – la rimbrottò sua madre – Chiedi subito scusa a Tadase e vai a cambiarti. Andrai con lui a prendere Sakura e farai di tutto per farla sentire a suo agio. Sarà una delle tue nuove insegnanti, capito?
- Ma mamma…
- Niente “ma”. Sono settimane che ti trascini in casa. – le sorrise – Uscire un po’ potrà farti solo bene amore.
- Va bene… - annuì – Grazie mamma…
- Vai a cambiarti. Io vi preparo qualcosa per pranzo.
- Ok… - annuì Amu.
- Grazie signora Himamori. – sorrise Tadase, grato di tanta premura.

Amu salì le scale un po’ controvoglia, da una parte era felice di poter uscire di casa dopo tanto tempo, anche se in compagnia di Tadase; dall’altra il suo unico desiderio era scappare per andare in cerca di Ikuto perché sentiva che si stava perdendo e voleva aiutarlo a ritrovare la strada. A ritrovare lei.
Quel pensiero inaspettato la fece arrossire e si bloccò ad osservarsi allo specchio: cosa desiderava realmente? Desiderava essere la ragazza di Tadase, la più invidiata della scuola la “fidanzata” del King’s Chair; oppure desiderava lasciarli ammaliare da Ikuto e dalla sua maliziosa ironia? Erano così diversi: luce ed ombra.
- Amu? – la chiamò Miki che aveva sentito la sua lotta interiore prima delle altre.
- Piccola Miki… - le sorrise dolcemente – Tutto bene? Qualcosa non va?
- Mh, mh… - scosse la testa con il basco da pittore – Sei sicura di stare bene? – le domandò – Sei strana.
- Sono confusa. – ammise Amu – Sono preoccupata per Ikuto. E anche per il fatto che sta per arrivare un nuovo insegnate, l’ex Jolly.
- Non un “nuovo”, - la corresse il piccolo Re Kiseki – ma una professoressa. A quello che ho sentito, insegnerà a voi Guardiani difesa personale. Sarà un rinforzo alla squadra.
- Non capisco il perché. – sospirò la ragazza osservando Kiseki – E poi, scusa, tu cosa ci fai in camera mia? Non dovresti essere a casa a riposare?
- In realtà ero rimasto a casa, poi mi sono ricordato dell’arrivo di Sakura. Non posso mandare Tadase da solo ad accoglierla.
- Già. – sbuffò Ami – Adesso, però, tu e Yoru siete pregati di uscire. Devo cambiarmi.
- Yoru? – sibilò stringendo gli occhi Kiseki – Lui è qui?
- Sì. – parlò lo shugo chara gatto uscendo dall’uovo – Ami è stata così gentile da darmi una casa finché Ikuto sarà un burattino della Easter.
- Basta bisticciare! – li bloccò Suu – Uscite che la ragazza deve vestirsi.

Amu sorrise grata alla piccola Suu, aspettò che tutti gli shugo chara uscissero dalla stanza ed aprì l’armadio controvoglia. Guardava senza vederli gli abiti appesi alle grucce.
Il gothic punk con il quale l’aveva cresciuta sua madre, ormai era diventato il suo stile ma quel giorno la sua mente era altrove e non trovava niente di particolare che le andava di indossare.
Sospirando, spostò una gruccia e trovò una minigonna di tessuto nuova che non aveva mai visto nell’armadio.
Gli occhi di Amu brillarono, la gonna era bellissima: in tessuto elasticizzato nero corta sul ginocchio, aveva sul davanti degli inserti viola messi in risalto da una serie di stringe rotonde.
Alla gonna abbinò un paio di leggins viola scuro, dello stesso colore degli inserti nella gonna, lunghi a metà polpaccio; un lupetto nero ed una felpa con cappuccio nera con le bande viola con un teschio ricamato sulla schiena.
Soddisfatta del risultato, pettinò i capelli lasciandoli sciolti, prese la borsa porta uova e scese al piano di sotto.

Tadase, che stava parlando con sua madre, restò per un attimo senza parole: Amu era veramente bellissima. Peccato che i suoi occhi ambra non brillassero più come qualche mese prima; prima che, gli costava dirlo, Ikuto sparisse e diventasse realmente un loro nemico.
- Non arrenderti alla prima difficoltà, Tadase. – gli mormorò all’orecchio la signora Himamori – Sei un ragazzo ingamba. Non so cosa sente Amu. E’ molto confusa e dal giorno dell’incidente è cambiata parecchio. Dalle tempo.
- Ha rischiato di morire per colpa mia. – sorrise triste – E’ normale che qualcosa sia cambiato.
- Troverete nuovamente il vostro centro. – annuì la donna convinta.
- Io ci sto provando. – confessò lui – Spero che per sua figlia sia lo stesso.
Amu li raggiunse, interrompendo i loro discorsi.
- Eccomi pronta. – disse – Ci ho messo troppo?
- No. Affatto. – sorrise emozionato Tadase – Sei bellissima.
- Grazie… - arrossì Amu – Mamma… Noi andiamo…
- Andate ragazzi. – li baciò entrambi sulla guancia – Passate un bel pomeriggio. Tadase, questo è il pranzo.
- Grazie signora.
- Ah, un momento… - si bloccò Amu – Il fascicolo… Vorrei dargli un’occhiata.
- Certo. – annuì Tadase – Abbiamo un po’ di strada da fare. Avrai tempo per leggerlo.
Salutando, i due ragazzi indossarono le scarpe prima di uscire; poi lasciarono casa Himamori seguiti dai rispettivi shugo chara più Yoru che non voleva stare in casa da solo.

Il viaggio fino all’aeroporto, lo fecero in silenzio ascoltando musica classica sull’auto di famiglia di Tadase. Erano entrambi troppo imbarazzati per dire qualcosa.
Fu Suu a rompere il silenzio dicendo:
- Scusate, ma io ho molta fame. Voi no?
- In effetti. – ridacchiò Tadase – Inizio ad avere un certo languirono, tu Amu?
- Eh? – la ragazzina si riscosse dalla lettura del fascicolo di Sakura con un sobbalzo – Scusate, ero intenta a leggere… - guardò le facce dei suoi accompagnatori e capì – Fame, eh?
- Sììììì! – urlarono ridendo gli shugo chara, tutti tranne Kiseki che guardava i suoi “sudditi” con un misto di pietà e benvelonza.
- Kiseki mi fa impazzire. – disse Amu aprendo il cestino per il pranzo – E’ sempre così altezzoso. Ma ha un gran cuore.
- Già… - annuì Tadase osservandoli mangiare – Da quando il suo uovo si è schiuso, è diventato il mio miglior amico. Non sempre è facile da gestire.
- Oh beh… - ridacchiò Amu passando un panino al Guardiano – Nessuno di loro lo è.
Mangiarono osservando il panorama scorrere, la Jolly aveva la mente affollata di domande.
Il fascicolo di Sakura aveva dipinto un quadro interessante: la giovane donna aveva frequentato per cinque anni la Seiyo Academy; era stata una promessa dello sport e della musica.
Aveva completato gli studi a Londra dove aveva studiato con passione il pianoforte e dove, oltre ad una Laurea in Psicologia, aveva conseguito la cintura nera di Judo, arrivando seconda alle Olimpiadi; amava leggere ed era una pittrice notevole.
Alcuni sui quadri erano stati esposti durante le feste di Natale in un’importante galleria d’arte londinese.
Sakura aveva circa una trentina d’anni ed Amu scoprì, leggendo il file, che i due si conoscevano visto che avevano frequentato per alcuni anni la stessa scuola di musica.
- Amu, qualcosa ti turba? – domandò Tadase sorridendole.
- No, no… Niente… - arrossì lei a disagio.
- Bugia! – ridacchiò Suu – Sta pensando che teme il confronto con il l’ex Jolly.
- Suu! – gemette Amu a disagio.
- E chi non teme un confronto con lei! – sospirò il ragazzo guardando fuori dal finestrino – So che tra lei e il Re Fondatore c’è stato qualcosa in passato. - le sorrise –Il Preside mi ha parlato molto bene di lei. Da come gli brillavano gli occhi, non vorrei che provasse dell’affetto sincero nei confronti della nuova insegnante. – mandò la testa di lato, osservandola – Di lei, mi ha detto che è molto forte e determinata e con un gran senso della giustizia. Quando si sono sentiti e le ha spiegato la situazione, si è offerta di venire per aiutarci.
- Oh beh… - fece un mezzo sorriso la ragazzina per niente tranquilla, aveva paura di non piacerle; temeva di non riuscire ad essere né alla sua altezza né in grado di seguire le sue strane lezioni.
- Amu… - la riscosse Miki – Secondo me, ti stai fasciando la testa.
- Sì, - annuì Ran – Miki ha ragione. Non puoi sapere cosa succederà finché non vi conoscete.
- Devi avere fiducia in te stessa. – concluse Dia volandole sulla spalla – Altrimenti che Jolly sei?
- Avete ragione… - sospirò – Come sempre…

Tadase, senza dire niente, la prese per mano e si avvicinò a lei, annullando la distanza tra i loro corpi.
Amu, imbarazzata come non mai, restò il più ferma possibile fino a che si rese conto che il ragazzo aveva chiuso gli occhi e si era appisolato.
- Tadase è molto stanco. – spiegò Kiseki – Durante la tua lunga assenza, i Guardiani non si sono risparmiati.
- Mi dispiace… - mormorò Amu osservando il viso da bambino del suo compagno di classe – Avrei voluto aiutarvi, ma le ferite non mi permettevano di combattere.
- Sciocca! – la rimproverò Kiseki – Nessuno di noi ti avrebbe permesso di combattere. Ti vogliamo molto bene, Amu. Teniamo alla tua vita ed alla sua salute.
- Grazie… - balbettò abbassando lo sguardo.
Nell’auto calò nuovamente il silenzio, e la ragazza tornò ad osservare il fascicolo di Sakura.
In fondo ad esso trovò delle foto e, con il cuore che batteva forte, le guardò: Sakura era alta e slanciata, aveva un fisico molto femminile che sapeva valorizzare con classe ed eleganza; aveva lunghi boccoli biondi che le arrivavano a metà schiena; occhi grandi e profondi di una tonalità d’azzurro molto chiara, screziata d’oro.
La sua carnagione era diafana; il pallore della pelle risaltava con indosso l’uniforme scolastica nera, che ad Amu ricordò quella di Ikuto.
Tra le foto, Amu trovò anche alcuni scatti di Sakura bambina e giovane studentessa della Seiyo Academy, anche in compagnia del Re Fondatore e degli altri Guardiani che li avevano preceduti. Curiosa, la Jolly osservò con attenzione le foto ed un dolce sorriso le si stampò sul volto: sembrava veramente che il Re Fondatore avesse un debole per quella bella Jolly. Sembrava che quell’affetto non fosse corrisposto, perché la Jolly aveva molti scatti con un ombroso Jack's Chair, un bel ragazzo alto, con i capelli neri come le ali dei corvi ed occhi simili a smeraldi.

Più serena, Amu chiuse il fascicolo di Sakura, stava per metterlo nella cartellina quando caddero delle foto che non aveva visto. Borbottando contro la propria sbadataggine, la ragazzina le prese e le girò curiosa, erano foto di quadri di shugo chara.
- Mmmhh… - si lamentò Tadase – Amu perdonami! Io… mi sono addormentato.
- Non ti scusare. – gli sorrise – Io ne ho approfittato per finire di leggere questo. – gli mostrò il fascicolo – E scusami, ho fatto cadere delle foto.
- Tranquilla. – sorrise amorevole lui – Sono le foto degli shugo chara di Sakura. – spiegò – Ha fatto dei dipinti, perché temeva che non tutti potessero vedere i suoi Guardiani.
- Già… - annuì Amu.
- Le hai guardate? – chiese curioso.
- Non ancora. – scosse la testa sobbalzando – Ti sei svegliato quando stavo per farlo.
- Oooh… allora non ti dirò niente… io conosco gli shugo chara di Sakura…
- Mi devo preoccupare?
- Eheheheheheh… - ridacchiò Tadase, ma non aggiunse altro, lasciando ad Amu la possibilità di giudicare senza essere influenzata da opinioni altrui.
Ancora più curiosa, la ragazza abbassò la testa sulle foto che aveva appoggiato in grembo, ne prese una e la studiò attentamente.
Nel quadro era riprodotto uno shugo chara “Maneki Neko”, una gattina con grandi occhi gialli dall’espressione buona e serena; aveva le orecchie; la testolina; le quattro zampe e la lunga coda bianche con delle macchie color caramello. Indossava un kimono rosso e arancio, con ricamati dei fiori di ciliegio sulla gonna. Al collo portava un collarino rosso con il campanello; e sulla schiena, a mo’ di scudo, aveva il koban la moneta d'oro che, generalmente, i Maneki Neko trattengono con una zampa.
- Il suo nome è Chobi. – spiegò Tadase guardando la foto che Amu aveva in mano – Non farti ingannare dalla sua espressione serena e pacata. Quel Maneki Neko è molto potente. Per fortuna sta dalla parte del bene.
- Wwwwwwwooooooooooowwwwww!!! – miagolò Yoru mettendosi tra i due ragazzi – Ma questa gattina è stupendaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
- Amu, la fai vedere anche a noi? – domandò gelosa Miki.
- Certo… - annuì la Guardiana – Yoru, puoi portarla tu dagli altri?
- Con piacere Amu! – scattò sull’attenti il gattino facendo ridere i presenti.
- Signorino… - parlò l’autista – Siamo quasi arrivati.
- Grazie mille. – sorrise Tadase riconoscente.
- Sarà bene che mi sbrighi… - mormorò Amu curiosa di vedere gli altri due shugo chara.
- Se preferisci aspettare, potrai vederli di persona.
- Mmmh… sono molto sconvolgenti? Ci… Cioè… Quel Maneki è molto grazio… grazioso ma…
- Oh già… Che sbadato! – sospirò Tadase – Del fascicolo dell’insegnante, manca il perché sono nati i suoi shugo chara ed il loro significato. Te lo spiego io, se vuoi. – Amu annuì ed il King’s Chair continuò – Chobi, è nata dal desiderio di Sakura di poter donare a tutti serenità. Serenità economica e spirituale. La sua famiglia non ha attraversato proprio un periodo piacevole, fino a quando suo padre si è trasferito in Inghilterra, sembrava che dovesse lasciare la nostra scuola. – Tadase si portò un dito sulla bocca – Non ricordo se è stata la famiglia di mia madre e mio zio ad istituire una borsa di studio, lei e il Jack’s Chair l’hanno vinta, potendo terminare gli studi alla Seiyo Academy.
- Ooh capisco… - arrossì Amu che non ricordava tutta la storia legata ai Maneki Neko.

L’auto si fermò davanti all’ingresso dell’aeroporto, l’autista scese ed aprì la portiera al padroncino ed alla sua accompagnatrice.
- Vi aspetterò qui, signore. – disse con un breve inchino – Ma se dovessero farmi storie, sarò costretto a fare il giro.
- Grazie Chojiro, faremo il più presto possibile. – ringraziò Tadase prendendo Amu per mano e trascinandola all’interno dell’aeroporto.
- Tadase piano! – si lamentò lei che aveva ancora quella mano indolenzita – Mi stai facendo fare male.
- Scusami Amu… - si bloccò di colpo lui colpevole – Non ho pensato che…
- Tranquillo… - fece un passo indietro lei, imbarazzata dal suo sguardo – Non è niente… - poi si guardò attorno cercando il gate degli arrivi.
Una voce metallica annunciò che gli arrivi internazionali erano dai Gate 30 al 40, e che si trovavano nella zona più ad Est dell’aeroporto.
I due ragazzini si guardarono intorno con la faccia a punto interrogativo; delle spiegazioni frettolose della voce non avevano capito granché avrebbero dovuto chiedere aiuto ad un box per le informazioni.
Prima che si mettessero a cercare aiuto, Miki li raggiunse dicendo:
- Amu, aspetta, ho fatto questo… - le porse un foglio A4 – Credo che potrebbe aiutarti.
- Vediamo… - Amu lo aprì con un sorriso e la sua bocca formò una “o” di sorpresa davanti al disegno di Miki che, non solo aveva fatto un ritratto di Sakura ma aveva scritto il nome della ragazza con gli ideogrammi ed in lingua inglese.
- Wwwoooowwww! – mormorò Tadase – Miki, sei veramente brava.
- Grazie Tadase. – arrossì lo spirito distogliendo lo sguardo – Adesso andiamo.
- Sì, ma dove? – domandò Amu sospirando.
- Da questa parte, sudditi! – li chiamò altezzoso Kiseki – Gli arrivi sono laggiù in fondo.
- Grazie maestà. – lo canzonò bonariamente Amu, ma Kiseki lo prese per un complimento e volò davanti a loro gongolando felice.
Mentre camminavano con difficoltà tra la folla, udirono una voce gridare:
- Tadaseeeee!!! – a chiamare era stata Yaya che, seguita dal resto dei Guardiani, stava andando loro intorno – Tadaseee siamo quaaa!!!
- Yaya! – il King’s Chair si fermò in uno spazio libero, trascinando Amu accanto a sé.
- Salve ragazzi… - sorrise Amu – Non sapevo che vi sareste uniti al comitato di accoglienza.
- Tadase ci aveva chiesto se potevamo venire; ma tutti avevamo risposto di “no”. – spiegò arrossendo Rima – Poi…
- Vi siete sentiti in colpa e siete venuti. – concluse Yoru sbadigliando.
- Già… - annuirono gli altri. Amu sorrise, poi si girò verso il corridoio e vide alcune persone uscire dal tunnel degli sbarchi.
Mettendosi in testa al gruppo dei Guardiani, Amu aprì il foglio che aveva in mano alzandolo sopra la testa.
Molte persone le passarono accanto senza degnarla di uno sguardo. Qualche curioso gettava un’occhiata all’A4 per leggere il nome riportato su; altri si fermavano a distanza per ammirare il disegno; ma sembrava che della signorina Miraboshi.
- Uffa che noia aspettare! – bofonchiò Yaya annoiata – Andiamo a mangiare qualcosa al fast food? – propose.
- Non è una cattiva idea. – annuì Rima – Vorrei passare in quella grande edicola che abbiamo visto laggiù, quando siamo entrati. Forse troverò il fumetto che sto cercando.
- Ok… - annuì Yaya ma, prima che potessero allontanarsi dal gruppo, un nuovo ingresso di persone provenienti dai voli in arrivo, invase i tunnel, bloccandole.

Finalmente, dopo quella che a tutti parve un’eternità, dal Gate uscì una giovane donna che scartando alcune persone che si muovevano lentamente e, trascinando un grosso trolley, raggiunse il gruppo a passo spedito.
Amu la osservò avvicinarsi, non aveva dubbi, quella era senz’altro Sakura Miraboshi.
Se possibile, era ancora più bella dal vivo: aveva i capelli lunghi, sciolti in morbide onde sulla schiena; gli occhi azzurri messi in risalto da un paio di occhiali con la montatura rotonda neri con punti luce di Swaroscky, si era finemente truccata, era bella come una principessa.
Indossava dei blue jeans aderenti ai quali aveva abbinato un dolcevita viola che fasciava morbidamente le sue forme procaci ed una felpa con cappuccio di una tonalità di viola più scura, imbottita di pelliccia bianca. Ai piedi, come Amu, aveva indossato degli anfibi.
- Finalmente sono riuscita a sbarcare! Buon pomeriggio a tutti. – salutò fermandosi davanti ai Guardiani – Sakura Miraboshi sono io.  – concluse mostrando con un cenno del capo il disegno che Amu teneva ancora aperto sopra la testa.
- Ben… Ben arrivata signorina Miraboshi! – si inchinò arrossendo Amu, ricordandosi in quel momento sia le buone maniere sia che la stava fissando – Ha fatto buon viaggio?
- Poteva andare meglio. – si stiracchiò i muscoli indolenziti – Ma sono felice di essere qui.
- Anche noi siamo felici di averla nella nostra squadra. -  parlò il King’s Chair, un po’ imbarazzato
- Ne sono felice anch’io. – si guardò attorno, appuntando mentalmente le facce dei presenti all’interno del suo cervello; poi notò che erano soli, senza l’adulto che lei sperava di vedere dopo circa vent’anni di separazione – Scusate… - disse facendo frusciare i capelli – Ma… Tsukasa Amakawa, non è venuto con voi?
- No signorina. – parlò Nagihiko, impressionato dall’algida bellezza della giovane donna – Ha chiesto a noi di venirla a prendere.
- Giusto. – sorrise con calore Yaya – Ai Guardiani della Seyo Academy.
- Oh capisco… - scosse la testa – Certe cose non cambiano mai… - poi osservò attentamente Tadase e, sgranando gli occhi, continuò – Tu sei il figlio di Amakawa? Sei identico a lui da giovane.
- Ecco no… - arrossì il King’s Chair, non gli piaceva che si parlasse della sua parentela con il preside della scuola e Re Fondatore – Vede Tsukasa è… mio zio, signorina.
Gli occhi di Sakura brillarono, molti ricordi le affiorarono alla mente, conosceva molto bene la madre di Tadase, non che sorella di Tsukasa.
- Ho giocato a lungo con tua madre, Tadase. – spiegò infatti – Ma questo non è il luogo adatto per parlare del passato… - osservò attentamente i presenti, e si fissò su Amu e Tadase, sembrava che tra loro ci fosse qualcosa di sospeso, infatti chiese – Dimmi, King’s Chair… Questa bella signorina con i capelli rosa è la tua fida…
- Jolly! – la interruppe Tadase al colmo dell’imbarazzo – Lei è Amu Himamori. – Amu alzò la testa di scatto, trovandosi ad affogare negli occhi azzurri di Sakura – E loro sono il Jack’s Chair Nagihiko Fujisaki; la Queen’s Chair Rima Mashiro; l’Ace’s Chair Yaya Yuiki. E l’ex Jack’s Chair Kukai Soma.
- Onorata di fare la vostra conoscenza. – sorrise a tutti Sakura facendo un inchino veloce – Io sono Sakura Miraboshi, e sarò la nuova psicologa della scuola. Il mio compito sarà quello di parlare con voi studenti, dando la precedenza a voi Guardiani e di insegnarvi le arti marziali per rinforzare i vostri poteri.
- Pia… Pia… Piacere di conoscerla… - balbettò Amu arrossendo fino alla radice dei capelli, subito seguita dagli altri Guardiani.
Sakura sentì di avere molto in comune con Amu, la osservava attentamente notando i mille sentimenti che contrastavano dentro al suo cuore, le sembrò di tornare indietro di molti anni.
- Amu, se la fidanzatina di Tadase? - mormorò piano, in modo che nessun altro sentisse.
- Io… - arrossì lei fissandosi le scarpe – Tadase me l’ha chiesto, ma io…
- Non ti senti pronta. – la interruppe, voleva scoprire cos’aveva nel cuore quella ragazzina e doveva scoprirlo lentamente – Ne parleremo quando hai voglia. Ok?
- Grazie… - sorrise riconoscente la ragazzina – E grazie per essere venuta.
- È mio dovere di ex-Guardiana. – sorrise – Adesso andiamo, sono stanca è stato un lungo, lunghissimo viaggio. E sono molto curiosa di conoscere i vostri shugo chara. – sorrise.
- Signorina Sakura… - si guardò intorno Amu – Lei può vederli?
- Oooooohhhh… - il sorriso di Sakura si accentuò, facendole formare due adorabili fossette sulle guance – Certo che riesco a vederli. Ancora ne possiedo io tre. Vorreste vedere i miei shugo chara?
Amu diventò scarlatta, abbassò la testa e poi annuì timidamente: quella ragazza sapeva come metterla in imbarazzo con un semplice sguardo.
- Sono dentro la mia borsa, in valigia. Non avrebbero mai passato i controlli. Sapete… dopo quello che è successo l’undici settembre, volare è diventato più complicato.
Continuando a chiacchierare, il gruppo uscì dal terminal e si diresse verso l’auto di famiglia Hotori.
- Lo immagino. – annuì comprensivo Tadase ma lui, come Amu, non aveva pensato alla possibilità di problemi durante i controlli al check-in in aeroporto.
Sakura, una volta fuori dal terminal, si stiracchiò sfinita ed osservò il panorama con un velo di malinconia sul volto.
- Sono passati secoli dall’ultima volta che ho visto questo cielo. – esclamò sovrappensiero.
- Sistemo il bagaglio in macchina, signorino Tadase? – domandò una voce maschile facendoli sobbalzare tutti.
- Sì, Chojiro, grazie. – sorrise di rimando Tadase.
- Un attimo per favore. – lo bloccò la giovane donna – Ho la necessità di prendere un oggetto dalla valigia. Intanto voi salite in macchina.
La macchina di Tadase era una grossa limousine che ospitò in tranquillità tutti i Guardiani.
Sakura aprì la propria valigia con un sospiro, poi si voltò verso il King’s Chair chiedendo:
- Amu sa che uno dei miei shugo chara assomiglia ad una persona per lei speciale?
- No. – la interruppe lui, un po’ troppo bruscamente – Ha visto solo la foto di Chibi, per le altre due non abbiamo avuto tempo.
- Oh… - mormorò arricciando le labbra – Sembri quasi geloso di lei, Tadase. – lo osservò.
- No, ecco… - arrossì – Non è vero.
- Forse non sei sicuro che Amu ricambi i tuoi sentimenti. – parlava da psicologa in quel momento – Sono qui per aiutarvi. Parlate con me. – lo osservò mandando la testa di lato, ma lui non aggiunse altro e lei si zittì continuando a cercare dentro la valigia la sua borsa porta uova.
Rincorrendo i propri pensieri, Sakura chiuse il porta bagagli dell’auto, facendo sobbalzare Tadase che non ti aspettava un simile rumore.
- Scusa, mi dispiace… io…
- Non è successo niente signorina Miraboshi, - arrossì abbassando la testa lui – ero sovrappensiero, tutto qua.
- Possiamo andare. – gli sorrise mostrando la borsa – sono pronta.
- Perfetto… - Tadase aprì la portiera e trovò i Guardiani comodamente seduti nei sedili dell’auto intenti a mangiare e giocare con i rispettivi spiriti.
- Finalmente!!! – esclamò Sakura dopo essersi accomodata – Yoru; Ran, Suu; Miki; Kiseki; Kusukusu; Ritmo; Temari; Daichi; Pepe; e la formidabile Dia… - gli occhi azzurri brillavano – Che bello potervi conoscere! – con un sospiro, la giovane donna aprì la propria borsa dicendo – Le mie piccoline vorranno uscire…
- Come fai a conoscere i nomi di tutti i nostri shugo chara? – domandò Yaya con la bocca piena di patatine e gli occhi sgranati.
- Perché è mio compito di Custode ed ex Guardiana, Yaya. – spiegò – Ma adesso sono molto stanca, vorrei rispondere alle vostre domande domani. Ora continuiamo con le presentazioni… - sorrise e tutti annuirono.

Amu notò che Sakura aveva una borsa simile alla propria, cambiava solo il colore. Quella di Sakura aveva una base color avorio con stampato un pentagramma e delle note musicali.
All’interno della borsetta, riposavano tre uova. Sakura girò la borsa verso i ragazzi, mostrando loro le proprie uova.
- Svegliatevi ragazze… - mormorò dolcemente – Siamo arrivate e qua… Mmmhh… Ci sono degli shugo chara molto curiosi di conoscervi…
Risvegliate dalla voce gentile di Sakura, le uova iniziarono a muoversi; Amu le osserva curiosa: c’era un uovo bianco con macchie marroni, il simbolo al centro era una moneta d’oro, il koban; il secondo uovo era molto colorato, la base era rosso-arancio ed era decorato da motivi batik, il simbolo al centro era uno stetoscopio; il terzo ed ultimo uovo ricordava molto la borsa di Sakura era avorio ed era decorato con note musicali, il simbolo al centro era una chiave di violino dello stesso colore degli occhi di Ikuto.
Le uova si aprirono ed uscirono le tre shugo chara ancora mezze addormentate.
Amu le osservò a bocca aperta, erano bellissime! La Maneki Neko era deliziosa, il dipinto non le rendeva granché giustizia; quella uscita dall’uovo batik aveva lunghi capelli castano ramato legati in una treccia laterale impreziositi da minuscole piume di pappagalli; indossava un paio di pantaloni lunghi ed una camicia, i piedini erano protetti dalle scarpe usate dai medici in ospedale, sopra aveva un camice lilla su cui spiccava lo stetoscopio color argento; la terza guardiana era meravigliosa, indossava un abito da sera blu scuro, aveva i lunghi capelli biondi acconciati in un severo chignon ai piedi indossava scarpine di cristallo come Cenerentola ed in mano aveva un violino; i suoi occhi avevano lo stesso colore di quelli di Ikuto.
- Oooohhhh… Wooooowww… - mormorarono i Guardiani ed i loro shugo chara in macchina osservando le nuove arrivate.
- Ben svegliate! – sorrise loro Sakura.
- Mmmh… - si stiracchiò Chobi – Perché ci guardano così?
- Perché non vi conoscono. – spiegò Tadase – E’ un piacere rivedervi.
- Tsukasa!!! – squittì la dottoressa arrossendo – Non sei cambiato per niente! Com’è possibile? – volò verso di lui per salutarlo.
- Piccola dottoressa. – la fece posare sulla propria mano sorridendo – Ben tornata in Giappone. Ma io non sono Tsukasa; ma suo nipote Tadase.
- Ooohhh… - mormorò lo spirito guardiano osservando curiosamente gli altri – Adesso ho capito… Comunque… Sei gentile, grazie…
- Miaaaaoowww… - sbuffò fingendosi annoiata Chobi – Forse è meglio che ci presentiamo… Qua non conosciamo nessuno.
- Hai ragione Chobi. – parlò la shugo chara vestita da sera, la sua voce era musica – Io sono Maki, la guardiana che rappresenta lo spirito musicale di Sakura ed il suo desiderio di diventare una brava musicista come il signor Aruto Tsukiyomi. - sorrise.
- Maki, fai la brava… - le sorrise con dolcezza quella che sembrava una dottoressa – Al momento opportuno, Sakura racconterà tutto… Piacere di conoscervi, io sono Aya e rappresento il sogno di Sakura di diventare veterinaria.
- Ed io sono lo shugo chara Maneki Neko, Chobi. Uno shugo chara molto raro… - sorrise e Yoru svolazzò verso di lei con gli occhi a cuore.
- Ooooh Chibi, sei bellissima!
- Miaow… - lo salutò lo spirito muovendo la coda – Ciao Yoru.

Il resto del viaggio lo fecero chiacchierando, Sakura sapeva molte cose sugli shugo chara e sulle uova del cuore; era interessante sentirla parlare, la sua voce sapeva rasserenare gli animi e ben presto anche Amu si rilassò contro lo schienale della macchina.
Arrivarono in città nel pomeriggio inoltrato, Sakura domandò all’autista di accompagnarla in un albergo; l’indomani si sarebbe messa in cerca di un appartamento tutto suo.
- Perché non viene a casa mia, signorina Miraboshi? – domandò Nagihiko con un sorriso.
- La sua proposta è interessante, signor Fujisaki. – sorrise sistemandosi gli occhiali sul naso –Ma sarò la vostra insegnante e non mi sembra etico che sia sua ospite.
- Forse ha ragione signorina. – annuì passandosi una mano sui capelli lunghi.
- Amu ha una stanza degli ospiti. – parlò Yaya portandosi un dito alla bocca – Sarebbe poco eti… eti.., uffa come si dice, etico, anche se andasse da una ragazza?
- In effetti no, signorina. – annuì la psicologa – Ma non vorrei approfittare né della signorina Himamori né di alcuno di voi.
L’autista fermò la macchina davanti ad un albergo nei pressi della scuola, si fermò e aiutò la signorina Miraboshi a scendere dall’auto.
- Arrivederci ragazzi. – li salutò muovendo la mano – Domani ci troveremo a scuola per le nostre prima lezioni.
Con un mormorio sommesso, i Guardiani salutarono Sakura e la osservarono salire in albergo: avevano molte domande da porle, chi era veramente; cosa significava essere una Custode. Ma fino all’indomani, non avrebbero ottenuto risposte.

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Capitolo 4
*** Echi dal passato ***


Echi dal passato


La prima notte in hotel, fu molto tranquilla; Sakura e le sue tre shugo chara dormirono serenamente.
La giovane donna era preoccupata per l’incontro che si sarebbe tenuto l’indomani a scuola sia con il Preside, sia con il resto del corpo insegnanti.
Il suo ruolo di Psicologa, per lo meno all’inizio, era visto da tutti in modo strano.
Le era successo spesso di essere guardata di traverso perché in molti, temevano che volesse psicanalizzarli, donare loro consigli non richiesti su come vivere al meglio le proprie vite.
La realtà era molto diversa da ciò che studenti e colleghi pensavano: lei era tornata in quella scuola solo per aiutare Amu ad accettare in pieno sia il suo ruolo di Jolly sia quello di portatrice del Lucchetto Magico.
L’alba tinse presto il cielo con i suoi colori rosa arancio, Sakura si svegliò con la testa confusa e il jet lag a tormentare le sue tempie; però era felice, dopo anni passati all’estero finalmente poteva dire di essere tornata a casa, doveva solo trovare un appartamento possibilmente vicino alla scuola dove poter vivere.
Massaggiandosi i capelli all’attaccatura del collo per mandare via i brutti sogni, si diresse verso il bagno e si concesse una lunga doccia bollente.
Anche i suoi spiriti guardiani si svegliarono e, dopo essere uscite dalle uova, la raggiunsero parlottando tra sé.

Sakura sorrise alle sue piccole amiche con affetto, poi si girò verso lo specchio a figura intera che stava davanti alla doccia ed iniziò ad idratarsi la pelle con l’olio di mandorle; sentiva Maki; Chobi e Aya chiacchierare ma lei, con la mente persa nei ricordi tra passato, presente e futuro, non stava ascoltando una parola di ciò che dicevano.
- Sakura… - la chiamò Chobi facendola sobbalzare – Va tutto bene? Sei più strana del solito questa mattina.
- Chobi, sei gentile come sempre. – le sorrise, ma non c’era calore nelle sue parole, sembrava in trance – Non sono completamente sicura di aver compiuto la scelta giusta. Ho seguito ciò che l’istinto mi diceva di fare. Appena il senpai mi ha chiamata e mi raccontato ciò che era successo, ho deciso di intraprendere questo lungo viaggio… - le mani si muovevano veloci sulla sua pelle liscia distendendo i muscoli contratti; rispondeva alle domande che le venivano poste; ma in realtà era distante in quel momento persa in chissà quali ricordi. All’ennesima domanda di Aya, rispose con una frase a metà: le sue mani avevano raggiunto la cicatrice all’altezza del cuore e la voce era rimasta incastrata da un singhiozzo.
- Sakura… - la chiamò la shugo violinista – Perché piangi?
- Maki… - tornò al presente sbattendo più volte gli occhi azzurri velati di lacrime - Ho molti dubbi. Forse non ero ancora pronta a tornare qui. – ammise guardandole dal riflesso nello specchio.
- Secondo me eri pronta da molto tempo. – la smentì Aya andandole vicino – Secondo me è stato il medaglione a condurti qui. Per molto tempo hai trascurato i tuoi doveri di Custode, per paura di affrontare l’Oracolo. Adesso che sei tornata, devi parlare con la portatrice del Lucchetto. Devi aiutarla a tirare fuori la propria grinta.  – parlò portandole il medaglione – E’ il tuo destino aiutare Amu a compiere la scelta giusta.
- A non fare come me. – mormorò piano prendendo in mano il ciondolo a forma di quadrifoglio che Aya le porgeva – La storia non deve ripetersi. – concluse mettendosi il ciondolo attorno al collo, il medaglione si posizionò sulla cicatrice nascondendola: era stato lui a crearla molti anni prima.
- Esatto… - annuirono i tre spiriti, Sakura le ringraziò con un sorriso poi si vestì in fretta iniziava a sentire freddo.
- Vieni andiamo a fare colazione. – la invitò Chobi – Ho una fame.
- Sì, ho molta fame anch’io. - annuì Sakura – Sto arrivando.

In quel momento, qualcuno bussò alla porta della sua camera interrompendo il filo illogico dei suoi pensieri.
Sospirando, Sakura aprì la porta pensando che, mentre lei era sotto la doccia, una delle sue tre shugo chara avesse chiamato il servizio in camera; ma restò senza parole quando le si parò davanti il Re Fondatore, accompagnato dal nipote Tadase e da un’imbarazzatissima Amu.
- Ciao… - la salutò Tsukasa e la sua voce graffiò l’anima di Sakura come un pugnale.
- Senpai Amakawa. – ricambiò il saluto freddamente lei – Cosa ti porta qui a quest’ora?
- Un’offerta di pace… - sorrise mostrandole un sacchetto con le paste per fare colazione.
- Grazie, ma non c’era bisogno. Non basteranno dei dolci e un sorriso per cancellare il nostro passato, senpai. – rispose, la tentazione di chiudergli la porta in faccia era altissima; ma non lo fece solo per rispetto degli ignari studenti che l’accompagnavano - Senpai… Vedo che le brutte abitudini sono dure a morire, ti fai ancora accompagnare per ottenere ciò che vuoi. Accomodati, ma sappi che non sei gradito qua. – sibilò a voce così bassa che solo Tsukasa riuscì a sentirla; poi sorrise ai ragazzi concludendo – Entrate, così parleremo un po’.
- Gra… Gra… Grazie professoressa… - mormorò Amu sgusciando all’interno della stanza d’albergo, non sapeva se era più imbarazzata di dover aspettare in corridoio, o per lo scambio di battute acide intercorso tra il Preside e la nuova insegnante.
- Buongiorno e grazie… - fece un rapido inchino Tadase.
- Lo so che la mia presenza non è gradita. – sospirò l’uomo entrando - Lo capisco dal fatto che mi chiami “senpai” e non Tsukasa.
- Preside Amakawa, benvenuto. – si inchinarono le tre shugo chara rispettose.
- Che strano vedervi dopo tanto tempo. – sorrise benevolo.
- Sono passati molti anni dall’ultima volta che ci siamo visti. – annuì Maki – Sei cambiato molto, Tsukasa.
- Tu sei sempre molto graziosa Maki, mi sorprende sempre la tua presenza al fianco di Sakura. – sorrise, poi si guardò intorno e continuò - Si cresce, si invecchia... – lasciò volutamente la frase in sospeso, ma non ottenne nessuna risposta: la giovane donna parlava amabilmente con gli shugo chara degli studenti, ignorandolo completamente. Sakura aveva la dote innata di saper interagire con gli spiriti guardiani, e lui ne era da sempre affiscanto.
- Si ammettono anche i propri errori? – domandò Chobi sistemando la colazione che avevano portato sul tavolo della stanza.
- Per quello ci vuole più tempo. – ammise il Preside – E per perdonare?
- Il tempo necessario. – rispose Sakura stringendosi nelle spalle, non le piaceva avere quell’uomo in camera sua.
- Zio… signorina Miraboshi… - parlò Tadase dopo essersi schiarito la gola – Mi sembra che tra voi ci sia un po’ di tensione. – li guardò pendendosi di averlo detto, lo sguardo glaciale di Sakura lo zittì.
- Hai ragione, piccolo re. – sorrise la donna – Tra me e tuo zio ci sono moltissime cose da chiarire. Ma se lui è qui, con voi, non è per parlare del passato. Sbaglio?
- Non sbagli, Sakura. – scosse la testa biondo scuro l’uomo – Ho letto i tarocchi e…
- I tuoi stupidi tarocchi. – sibilò lei senza riuscire a trattenersi – Se credi che ancora mi lasci impressionare dalle tue doti di indovino, ti sbagli. – lo guardò – Ho imparato ad usare i miei poteri.
I ragazzi li guardavano con aria interrogativa, quei discorsi a metà quelle frasi lasciate in sospeso e quelle frecciatine sul passato, stavano confondendo loro le idee. Chi era Sakura in realtà, e che tipo di poteri aveva imparato ad usare?
L’unico che sembrava divertirsi in quella situazione era Yoru che, guardando lo scambio di battute, si era messo a fare tranquillamente colazione.

Amu, che si sentiva fuori posto, spostò il peso del corpo da un piede all’altro, poi si fece coraggio e disse:
- Il Preside ci ha chiesto di accompagnarlo perché voleva che avessimo con lei un colloquio privato, signorina Miraboshi. Ci ha detto che lei è in grado di aiutarci a salvare I… Ikuto… - trovò la forza di alzare gli occhi e li piantò in quelli azzurri di lei – E’… E’ la verità?
- Amu… Tadase… - provò a parlare Tsukasa, ma Sakura lo interruppe con un cenno della testa.
- Signorina Himamori, - le sorrise ed Amu sentì la propria anima incendiarsi di benessere – Sono felice che hai trovato il coraggio di rivolgerti a me senza nessun filtro. Sì. – le si parò davanti e le mise una mano sulla spalla, un gesto gentile che ebbe il potere di infrangere le barriere di Amu – Posso aiutarti a salvare il giovane Tsukiyomi. Ma non posso raccontare una storia dalla fine. – guardò l’orologio sulla parete – Senpai, tra poco inizieranno le lezioni, ho il permesso di riunire i Guardiani per raccontare loro chi sono io e come posso aiutarli?
- Beh, Sakura… - ci pensò un attimo il Preside – Avresti dovuto chiederlo almeno qualche giorno prima, in modo da far passare una circolare e…
- Beh senpai, - lo scimmiottò mostrando il suo vero carattere – se non si fosse presentato in camera mia il giorno dopo il mio arrivo; forse avrei potuto fare le cose con più calma. Scrivere la richiesta ed aspettare la sua approvazione. Ma… - e sorrise – visto che le tue carte hanno voluto bruciare le tappe… - e lo guardò, sfidandolo a dire il contrario.
- Non sei cambiata molto. – scosse la testa lui, poi alzò le mani, dichiarandosi sconfitto – Avviserò la scuola. I Guardiani avranno la sospensione giornaliera delle lezioni.
- Grazie senpai. – fece un breve inchino Sakura.
- Ti prego smettila di chiamarmi “senpai”. Mi fai sentire così vecchio. – la pregò, sperando di riconquistare la sua fiducia e, perché no, magari il suo cuore.
- Non lo farò. – scosse la testa, poi si diresse verso il tavolo e sedette iniziando a fare colazione, subito imitata dagli altri: - Come sapete, sono stata un’allieva della vostra scuola. Da quando ero studente sono passati anni… - sorrise mescolando il suo tea.
- Sei stata la prima Jolly del gruppo dei Guardiani. Dopo di te non c’è stato nessun altro.
- Ora avete Amu, senpai. – rispose stringendosi nelle spalle – E lei ha quattro shugo chara e il Lucchetto. – concluse indicando con la testa il ciondolo della ragazzina.
- Tu non hai mai usato il Lucchetto? – domandò Amu dandole del tu.
- Himamori. – la richiamò Tsukasa – Non è buona educazione dare del “tu” ai propri insegnanti.
- Mi scusi signor Preside. – arrossì – Io…
- Senpai, non occorre riprendere la signorina Himamori, non mi ha mancato di rispetto. – la difese Sakura – Anzi, sono felice che mi consideri degna di fiducia. – le sorrise – Dammi pure del tu, Amu. – la ragazzina arrossì ed abbasso la testa mormorando un timido “grazie”.
- Signorina Miraboshi, - intervenne Tadase – abbiamo molte domande per lei. Ma sarà meglio andare a scuola e parlare tutti insieme.
- Trovo che l’idea di Tadase non sia da scartare. – annuì dopo un breve silenzio Tsukasa.
- Sì, ci sono delle cose che potrò condividere solo con il Jolly però. – disse alzandosi con un movimento fluido dalla sedia – Segreti che potrò tramandare solo alla portatrice del Lucchetto.
- Signorina… - la chiamò timidamente la Jolly – Perché lei è in possesso di un ciondolo simile al mio Lucchetto?
- Ottima domanda. – si aprì in un sorriso sincero Sakura e Tsukasa arrossì nel vedere gli occhi di lei brillare come un tempo.
- È uno dei “segreti”? – domandò il Re Fondatore osservandola.
- Potrebbe. – si strinse nelle spalle e non aggiunse altro, andando verso l’armadio per prendere la borsa con il judogi e alcuni libri da commentare in compagnia dei Guardiani.

Sakura si guardò allo specchio, aveva indossato un paio di jeans aderenti che fasciavano sensualmente le sue lunghe gambe ai quali aveva abbinato una camicetta rosa ed un gilet bianco con le cuciture rosa come la camicetta. Ai piedi aveva indossato un paio di stivali che le arrivavano appena sotto il ginocchio, neri con il tacco quadrato. Prese la giacca e, voltandosi verso gli ospiti, disse:
- Sono pronta, possiamo andare.
- Non avrai freddo vestita così, Sakura? – domandò Tsukasa, la ragazza rabbrividì sotto il suo sguardo indagatore.
- No senpai. – lo gelò con un’occhiata dura – Sono sufficientemente vestita. – aprì la porta – Andiamo che stiamo facendo tardi.
In silenzio, lasciarono la stanza di Sakura. La giovane donna consegnò le chiavi al bancone della reception e raggiunse gli altri sulla strada.
Come se avessero deciso precedentemente come muoversi, si incamminarono verso la scuola stando a coppie sul marciapiede, gli studenti davanti e gli adulti a pochi passi di distanza.
Camminavano in silenzio, ognuno perso ad inseguire i propri pensieri.
Sakura si guardava intorno, per lei era tutto nuovo e familiare al tempo stesso. A distanza di anni si rese conto di quanto la sua città le fosse mancata, di quanto fosse cambiata ma rimasta uguale.
Un sorriso le spuntò agli angoli della bocca, ma gli occhi non brillarono, avrebbe voluto un’altra persona al suo fianco per riscoprire la città non certo Tsukasa.
Tadase provò a prendere la mano di Amu con la sua; ma la ragazza la ritrasse con un movimento impercettibile, ficcandola dentro la tasca. Il King’ Chair avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma si scambiarono con una coppia di anziane signore che stava andando al mercato, ed il loro mormorio “Ma che bella famiglia”, fece alzare di scatto la testa a Sakura che replicò:
- Grazie signore… Siete molto gentili… Ma prima di fare dei figli con lui, - indicò Tsukasa con la testa – mi faccio suora. – ed affrettò il passo, lasciandoli lì con un palmo di naso.

Inaspettatamente, Amu scoppiò a ridere e raggiunse di corsa Sakura, più felice e sollevata.
- Himamori… - le sorrise – Ti senti meglio adesso?
- Grazie signorina Miraboshi. – annuì arrossendo – Adesso mi sento molto meglio. Non mi aspettavo la sua risposta…
- Non ero a mio agio. Non mi piace camminare a fianco di una persona di cui non mi fido. – le sorrise e continuò – Anche tu hai i tuoi problemi con il piccolo re… - Amu non disse niente, si limitò ad arrossire ed abbassare lo sguardo, Sakura non aggiunse altro e la prese sotto braccio con naturalezza, facendola sentire protetta.
Chiacchierando amabilmente, Sakura ed Amu raggiunsero l’ingresso della Seyio Academy; ma la professoressa lasciò la presa al braccio della ragazzina prima di entrare.
Amu, la guardò con i suoi grandi occhi ambra, ma si rilassò quando Sakura le strizzò l’occhio dicendo:
- Non vorrei farti passare dei guai…
- Io… - arrossì – Grazie… Raggiungo la mia classe, ci vediamo al Royal Garden.
- Senz’altro e grazie per la camminata. – la congedò Sakura che avrebbe voluto aggiungere altro, ma fu distratta da un movimento alle spalle di Amu.
Salutando distrattamente la ragazzina, Sakura corse verso il punto che aveva attirato la sua attenzione. Il cuore le batteva forte contro le costole, ne sentiva il rumore dentro le orecchie che copriva persino le voci dei suoi tre spiriti molto preoccupate per il suo strano comportamento.

Correndo veloce e leggera, la giovane donna raggiunse il corridoio buio dove aveva notato un movimento prima quando parlava con Amu.
Lasciando cadere la borsa a terra e mettendosi in posizione di attacco, si lanciò dentro il vicolo dicendo a voce alta:
- Non ho paura di te. Lasciati riconoscere.
La persona che stava fuggendo, si fermò oltre la metà del vicolo, era vestito di nero dalla testa ai piedi e sulle spalle aveva una katana.
Il cuore di Sakura perse alcuni colpi, avrebbe riconosciuto il fodero di quella katana tra mille: l’aveva fatto lei per Takuumi Fuyutssuki, con gli ideogrammi in oro a comporre il suo nome.
- Takuumi! – gridò Sakura e la sua voce risuonò incrinata e rimbalzò sulle pareti del vicolo.
Il giovane uomo si bloccò e si girò lentamente, era realmente il Jack’s Chair di cui si era innamorata da adolescente, il suo primo amore.
Era diventato un bell’uomo, più alto e muscoloso del ragazzino che ricordava, portava i capelli lunghi sulle spalle neri come le ali dei corvi; emanava forza e mascolinità era la creatura più bella che Sakura avesse mai visto.
Era completamente vestito di nero, quel completo metteva in risalto il suo fisico palestrato rendendolo misterioso ed affascinante.
Takuumi alzò lo sguardo a fissare quello della giovane donna e lei sobbalzò notando la cicatrice che gli attraversava il volto, così simile a quella che lei aveva sul cuore.
- Sakura… - la salutò lui, la voce era profonda e roca, come fusa di un gatto.
- Fuyutssuki… - scoppiò a piangere – Sei realmente tu…
- In persona… - le sorrise, ma fece un passo indietro quando lei ne fece uno avanti – Non avvicinarti Miraboshi. – scosse il capo.
- Ti prego Takuumi… - si lasciò scivolare in ginocchio – Non andare via…
Il giovane uomo restò per alcuni attimi fermo nel buio, la tentazione di scappare era tanta ma lei sembrava sincera le sue lacrime erano vere.
Takuumi si girò lentamente verso il suo shugo chara Arashi; parlarono a bassa voce per alcuni istanti e poi l’uomo la raggiunse e l’aiutò ad alzarsi.
- Sakura, smetti di piangere per cortesia. Sai che non sono il tipo di persona che resta impressionata dalle lacrime, anche se sono quelle di una donna.
- Lo so… - annuì – E’ solo che… Non riesco… Takuumi… - provò ad abbracciarlo, ma lui la tenne saldamente per le spalle non permettendole di avvicinarsi – Arashi… - sobbalzò notando lo spirito guardiano alle spalle del giovane che la guardava con un misto di odio e pietà – Siete vivi… - lasciò andare le braccia lungo il corpo e piegò la testa in avanti, continuando a piangere.
- Siamo vivi per miracolo. – annuì Arashi con le braccia incrociate sul petto – Maki, Chobi; Aya… - salutò con un cenno del capo.
- Arashi… - arrossì Maki che aveva un debole per lui – Takuumi che bello rivedervi…
Arashi si tolse la maschera che gli copriva il viso, lui era uno shugo chara ninja, completamente vestito di nero; era uno degli spiriti guardiani più forti che Sakura avesse visto combattere. In lui, si incarnavano le caratteristiche del perfetto combattente: lealtà; forza; sicurezza il tutto accompagnato dalla sua affilata katana e dalle stellette ninja affilate come rasoi.
- Credevo che non ti avrei più rivisto. – parlò il giovane uomo osservandola, avrebbe tanto voluto stringerla contro il proprio petto per farla smettere di piangere, ma non poteva: aveva una missione da compiere e non doveva lasciarsi distrarre da Sakura, la Custode, e dai sentimenti che imperversano all’interno del proprio cuore dopo tanto tempo – Sei diventata una donna molto bella. – ammise arrossendo un po’, erano discorsi strani da fare per lui che era l’Oracolo.
- Ooh Takuumi… - sorrise senza allegria lei facendo un passo indietro, allontanandosi dalle mani di lui che bruciavano sulle spalle – Sono anni che non ci vediamo e ancora ti prendi gioco di me… - lo guardò in volto per alcuni secondi, imprimendo i tratti adulti di lui nella memoria - La mia famiglia è caduta in disgrazia. – confessò – Papà ha accettato un lavoro a Londra poco dopo la nostra ultima battaglia. – Sakura si asciugò il viso e sistemò sul naso gli occhiali.
- Pensavo che fossi diventata la signora Amakawa. – disse apprendendo la notizia – Dopo che ci ha pagato gli studi, avevo capito che…
- Non dirlo neanche per scherzo! – lo zittì - Prima di sposarmi con lui, faccio harakiri. - replicò indurendo lo sguardo.
- Che strano… - mandò la testa di lato Takuumi arricciando mezza bocca in un sorriso accattivante – Eravate così carini insieme.
- Non siamo mai stati insieme. – sbottò irritata, avrebbe voluto aggiungere altro, fargli mille domande ma il suono della campanella li fece trasalire.
Sakura ebbe solo il tempo di fissare i suoi occhi azzurri in quelli smeraldo di lui che arrivò il Re Fondatore accompagnato dai Guardiani al gran completo.
- Sakura! Tutto bene? Amu ci ha detto che ti ha vista correre qua, e…  – parlò Tsukasa poi lo vide e continuò – Fuyutssuki, Arashi. Maledetti, siete ancora vivi?
- Amakawa. – sibilò Takuumi – Vivi e vegeti! – concluse facendo un inchino beffardo.
- Oh mio Dio! – mormorò Rima – Ma quello è parente di Ikuto?
- Sono il fratellastro di suo padre. – annuì colpito dalla perspicacia della ragazzina – Quello sgradito perché bastardo. Quello cresciuto lontano dal resto della famiglia. Quello con il cognome diverso. – sorrise – Complimenti Queen’s Chair, hai colto nel segno.
Amu non riusciva a staccare i propri occhi da quel giovane uomo. Assomigliava davvero tanto al suo Ikuto, stesso taglio di occhi, stesso modo di fare strafottente, stessa tristezza nello sguardo.
- Zio! – miagolò felice Yoru – Nya!
- Toh. Lo shugo chara di mio nipote. – ridacchiò osservandolo – Non potevi che essere un gatto. Mio nipote assomiglia molto ad un gatto. Come suo padre. – incrociò le braccia sul petto ed osservò i presenti che continuavano a fissarlo.
- Sei un amico o un nemico? – domandò Nagihiko osservandolo con attenzione.
- Né l’uno né l’altro. – si strinse nelle spalle Takuumi – Tu sei il nuovo Jack’s Chair, io ricoprivo il tuo stesso ruolo in una vita fa. – e mostrò la cicatrice che teneva nascosta da una ciocca di capelli.
- Tu e la signorina Miraboshi facevate parte della stessa squadra? – domandò Yaya portandosi un dito sulle labbra.
- Sì, l’ultimo anno del nostro caro Re Fondatore siamo entrati io e lei a far parte dei Guardiani. Abbiamo affrontato un duro nemico, che ha ucciso quasi tutti i nostri compagni. – i suoi occhi smeraldo si fissarono in quelli azzurri di Sakura che si limitò ad annuire lentamente.
- Entrambi portiamo una ferita. – mormorò Sakura, i ragazzi sobbalzarono la sua voce era strana – Ma la mia non posso mostrarla con la tua stessa disinvoltura.
- È un vero peccato… - rispose con un sorriso sornione lui – L’avrei rivista con piacere.
- Fuyutssuki! – ringhiò Tsukasa rosso in viso sia per la gelosia sia per la rabbia – Secondo me tu sei invischiato con il nemico. Forse qui vicino c’è Ikuto che sta aspettando il momento adatto per attaccare.
- Sei solo un coglione Re Fondatore! – sbottò l’uomo stringendo i pugni – Che non hai mai voluto vedere le cose nella sua interezza.
- Ne ho abbastanza di te e della tua strafottenza! – rispose duramente il Preside, nessuno dei presenti aveva mai visto tanta rabbia nel suo sguardo.
- Smettetela! – urlò esasperata Sakura – Non siete cambiati per niente! – ma loro stavano continuando a prendersi a parole e gli animi stavano iniziando a scaldarsi pericolosamente – Ho capito… Non ho altra scelta! – gemette – Ragazzi… Fate un passo indietro… Chobi sei pronta?
- Sono nata pronta. – sorrise lo shugo chara Maneki Neko.
- Bene… E adesso cuore mio… Schiuditi! – la giovane donna fece con le mani il simbolo di un lucchetto che si apre, Chobi giocando con il suo soldo dorato, si chiuse dentro l’uovo e fece con la sua guardiana la Chara Trasformation.
Alla fine della trasformazione, Sakura assomigliava al suo shugo chara Maneki Neko, indossava un abitino bianco a macchie marroni, le era spuntata una lunga coda e due morbide orecchie da gatto le erano spuntate sulla testa; tra le mani stringeva la moneta d’oro ed un campanellino tintinnava dal collare rosso attorno al suo collo.
- Chara Trasformation Maneki Neko… - dissero in coro portatrice e spirito.

Nel vicolo calò uno strano silenzio. I due uomini avevano smesso di punzecchiarsi ed osservavano la Chara Trasformation di Sakura ad occhi sgranati.
La giovane donna non perse tempo, suonò il suo koban come se fosse un gong e tutta la rabbia accumulata all’interno del vicolo svanì in pochi istanti.
- Miaaaaaooow! – sospirò dopo che tutti furono caduti a terra – Finalmente fate silenzio. – la sua coda si muoveva rabbiosa da una parte e dall’altra – Sapete che questa Chara Trasformation non so gestirla ancora bene… Chobi è molto indipendente e non posso assicurarvi che si limiterà a mandare via la rabbia… - sorrise senza mai staccare i propri occhi da quelli di Takuumi – Mi sei mancato immensamente, Jack’s Chair! – mormorò quasi facendo le fusa, camminava sinuosa, proprio come una gatta facendo tintinnare il suo campanello.
- Sakura… - cercò di fermarla lui, ma non ci riuscì, perché se la trovò tra le braccia e ogni suo tentativo di protesta fu bloccato dal lungo bacio che lei gli dette. Baciò che decretò la fine della trasformazione.
Non appena Sakura si rese conto di ciò che Chobi le aveva fatto fare, si staccò dall’abbraccio di Takuumi e toccandosi le labbra mormorò:
- Non sarei dovuta ricorrere a Chobi… Ma voi non volevate ascoltarmi. – sorrise triste.
- Scusami Sakura. – abbassò la testa Takuumi – Non sono un vostro nemico. Nessuno ha plagiato il mio spirito. Io sono l’Oracolo. – fece un breve inchino – E le nostre strade si intrecceranno spesso.
- L’Oracolo? Il Custode? L’Indovino? – Tadase guardava gli adulti con gli occhi stretti – Ma si può sapere voi realmente chi siete, e come siete legati l’uno all’altro?
- Ogni cosa a suo tempo, King’s Chair. – sorrise a mezza bocca Takuumi – Sakura vi racconterà tutto e risponderà alle vostre domande.
- Fermati con noi per quest’oggi Takuumi. – lo pregò la professoressa, poi guardò Arashi e notò che la stava guardando con occhi diversi – Arashi, sarete molto stanchi. E anche voi fate parte della storia.
- Non puoi permettere a Tsukasa di raccontare la sua verità. – mormorò a denti stretti il ninja.
- Giusta osservazione. – annuì Maki sorridendo – Vi prego, fermatevi.
- Accettiamo il vostro invito. – capitolò il giovane uomo – Siamo stanchi, torniamo da un lungo viaggio ai confini del Giappone.
- Wow… - mormorò con gli occhi accesi di mille stelline Yaya – Eravate andati a trovare un tesoro? Oppure a salvare qualche principessa in difficoltà? O magari entrambe…
- Ahahahahah… - ridacchiò Takuumi – Ne hai di fantasia ragazzina! – si passò una mano sul viso stanco e fissò per la prima volta Amu – Allora sei tu! – chiuse gli occhi scuotendo la testa – Sto davvero invecchiando! Ho permesso che falsi indizi mi allontanassero.
- Accomodiamoci al Royal Garden. – propose Amu – Staremo più comodi e… lontano da occhi indiscreti… - e fece notare che si era creata una folla di curiosi attorno a loro.
- Ragazzi. – parlò il Preside – Cosa ci fate tutti fuori dalle vostre aule? Non dovreste essere a lezione adesso?
- Buongiorno senpai. – si inchinò un gruppo di studentesse del secondo anno – Abbiamo lezione all’aperto oggi.
- Giusto, - annuì Tadase – la lezione di pittura creativa.
- Esatto… - arrossì una sorridendogli.
- Abbiamo sentito delle voci alterate e siamo venute a vedere. – spiegò un’altra stringendo la cartella da disegno contro il petto – Non volevamo ficcanasare.
- Avete visto qualcosa di interessante? – domandò Sakura sistemando gli occhiali da vista sul naso.
- Sol… - distolsero lo sguardo – Solo un ba…
- Solo un bacio? – disse per loro Takuumi avvicinandosi a Sakura, le studentesse annuirono e loro sorrisero – Era il bacio di… - e la guardò sfidandola a terminare, esattamente come faceva da adolescente mettendola in difficoltà.
- Di due fidanzati che si sono ritrovati dopo un litigio. – concluse lasciando tutti, Tsukasa compreso, a bocca aperta.
- Hai imparato il gioco finalmente! – le mormorò all’orecchio Takuumi prima di baciarle audacemente il collo.

Le studentesse si allontanarono dal gruppo al colmo dell’imbarazzo, Tadase con un seccato colpo di tosse chiese ai presenti di seguirlo che dentro al Royal Garden sarebbero stati più comodi e nessuno avrebbe più osato disturbarli.

 


Angolo dell’Autrice:

Rimette la penna nel calamaio, si pulisce le mani imbrattate di inchiostro e, dopo aver posizionato gli occhiali sul naso, sorride dicendo:
“Un sentito grazie a chi passa a leggere la mia storia… A chi ha avuto la pazienza di recensire e, soprattutto, un enorme immenso GRAZIE a Blue_Passion che mi ha spronato a provare a pubblicare questa fanfiction ancora da finire…”

My dear Blue Passion, thank’s a lot. It’s for you!
Kiss, Kiss…
Gremilde

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Capitolo 5
*** Attacco al Royal Garden ***


Attacco al Royal Garden

I Guardiani accompagnarono gli adulti al Royal Garden, aspettarono che prendessero posto al tavolo rotondo e poi chiusero a chiave le porte, in modo tale che nessuno potesse disturbarli.
Sakura guardandosi intorno sorrise, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo: quel posto non era cambiato granché da quando lei era adolescente.
- Qua dentro il tempo si è fermato. – borbottò Takuumi muovendosi a disagio sulla sedia – Mi sento fuori posto esattamente come anni fa.
- È tuo diritto stare qua. – lo contraddisse Sakura – Sei un ex-Guardiano. – lo fissò – Sei l’Oracolo.
- Già. – bofonchiò appoggiando le braccia sul tavolo, era stanco e avrebbe voluto andare a riposare.
- Siamo tutti presenti. – disse il Jack’s Chair portando un vassoio con del tea e della cioccolata calda – Possiamo iniziare la riunione.
- Manca un ex-Guardiano. – lo contraddisse Sakura prendendo una tazza di tea con un sorriso gentile.
- Latte e zucchero? – le domandò Takuumi cambiando discorso.
- No grazie. – si girò a guardarlo - Non mi piace il tea all’inglese. – scosse la testa.
Ascoltando il rumore della fontana del Royal Garden, i Guardiani e gli adulti sorbirono le bevande calde. I ragazzi avevano molte domande da porre, ma sapevano che affrettare i tempi non sarebbe stato produttivo: a tempo debito, avrebbero saputo tutto.

Sakura fu la prima a finire il suo tea, il suo sguardo era perso all’interno del giardino, osservava i fiori e le farfalle che si muovevano leggere tra essi e ricordava quanto fosse stata felice lì dentro con i suoi amici e con Takuumi al suo fianco. Dei tempi in cui erano una “coppia”, prima che l’arrivo del nemico e del seme del dubbio, alimentato dalla gelosia di Tsukasa, cambiasse le cose.
- Miraboshi. – la chiamò lui intuendo i suoi pensieri – Torna nel presente. Il passato ormai è andato.
- Sei antipatico. – gli sorrise alzandosi – E non ho voglia di ascoltarti… Per adesso non sono la Custode, sono semplicemente una donna, giovane, che ha voglia di godersi questo splendido giardino. – e, facendogli la linguaccia, corse tra i percorsi del giardino alla ricerca del suo posto segreto.
- Sakura! – la richiamò Tsukasa, ma lei finse di non sentirlo e continuò il suo peregrinare fino a che trovò lo stradello che cercava, quello nascosto dalle rose canine.
Attorno al tavolo, si levò un leggero mormorio; il Preside si alzò e chiedendo ai due ragazzi dei Guardiani di aiutarlo, andò a prendere dei documenti per iniziare la riunione.
Amu osservava pensierosa Takuumi, si chiedeva se avesse mai conosciuto Ikuto e sul perché nel cortile avesse esclamato una cosa tipo “sei tu che cercavo”.
Takuumi, si girò ad osservare l’Ace’s Chair e la Queen’s Chair che stavano leggendo un fumetto e ridevano sommessamente alle battute dei protagonisti; poi il suo sguardo si posò su Amu e si sentì trafitto dai suoi occhi di ambra liquida.
- Sei triste, Jolly. – le disse appoggiando il viso sulle braccia conserte sul tavolo.
- Servirebbe a qualcosa dirti no? – domandò distogliendo lo sguardo.
- In effetti no. – le sorrise sollevando solo l’angolo sinistro della bocca, Amu lo trovò affascinante anche con quella cicatrice a segnare il suo volto.
- Sto pensando troppo. – ammise prendendosi la testa tra le mani – E più penso più mi sento inutile.
- Non scoppiare a piangere, confettino. – scosse la testa nera – Con me le lacrime non attaccano.
- Sei davvero suo zio. – sorrise senza calore – Anche Ikuto mi chiama “confettino”.
- Pensavo avesse più fantasia mio nipote. – disse mandando la testa di lato e chiudendo gli occhi – Con quei capelli rosa confetto, viene naturale soprannominarti così. – la guardò aprendo un solo occhio, era così simile ad Ikuto che Amu arrossì bruscamente.
- Tuo nipote è un ragazzo in gamba. – balbettò stringendo con forza le nocche sopra la gonna – E’ un bravo musicista e…
- Possiede la Chiave Magica. – concluse per lei Takuumi – Conosco la storia. – sospirò cambiando nuovamente posizione – Ti ricordo che sono un ex-Guardiano.
- E sei l’Oracolo. – mormorò Amu gonfiando le guance – Cosa vuol dire?
- CI vuole tempo per ogni cosa ed ogni cosa a suo tempo. – rispose enigmatico lui, aveva sentito arrivare gli altri, non erano discorsi da fare in presenza di tutti i Guardiani. Lui era lì per salvare Ikuto dai nemici che avevano intrappolato il suo cuore con la magia negativa. Avrebbe dato tutto, anche la vita per salvarlo. Amu era la chiave da usare per raggiungere il cuore del giovane, ma Sakura avrebbe dovuto addestrarla e farle comprendere la potenza dei sentimenti che nascondeva nel cuore. Era fondamentale che ammettesse a se stessa che lo amava, che glielo urlasse anche davanti ad uno stadio gremito di persone, altrimenti lui si sarebbe perso per sempre. Inghiottito dall’oscurità della magia X.
- Takuumi. – lo riscosse Tsukasa dai propri pensieri – Potresti andare a chiamare Sakura? Vorrei cominciare.
- Vado. – annuì l’uomo alzandosi – Ma tu inizia pure. La prima parte, dal nostro arrivo alla nostra investutira, è tutta scritta nei registri.
- Giusto… allora ragazzi… sedetevi, sarà una lunga riunione.
I Guardiani, sospirando sconsolati perché si prospettava una lunga giornata di noiose chiacchiere, presero posto a sedere ed aprirono sul tavolo uno dei primi tomi che il Re Fondatore aveva preso dall'archivio.

Ignara che la riunione stava per cominciare, Sakura raggiunse la parte del Royal Garden che preferiva e, liberandosi delle scarpe e dagli occhiali da vista, si stese sull’erba e chiuse gli occhi.
Le sue shugo chara l’avevano seguita durante la passeggiata; quel giardino era ricco di bei ricordi anche per loro e si erano guardate intorno piene di meraviglie, poi si erano sdraiate sulle corolle dei fiori, godendosi il calore del sole filtrato dai vetri.
- Quindi questo è il tuo posto segreto, Custode. – parlò Arashi facendola sobbalzare.
- Arashi! – si portò una mano sul petto lei – Mi hai spaventata a morte.
- Non era mia intenzione. – sorrise lo spirito stendendosi sull’erba.
- Hanno iniziato a parlare? – chiese dopo qualche minuto di silenzio.
- Sì, Tsukasa ha tirato fuori i vecchi album fotografici ed i registri. Sta raccontando del vostro arrivo a scuola.
- E lo fa mescolando le carte dei tarocchi. – concluse Takuumi che, guidato dalle voci, era riuscito a raggiungerli prima di lasciarsi cadere pesantemente a terra.
- Hm… il mio posto segreto è troppo affollato oggi. – borbottò lei togliendosi gli occhiali dai capelli per rimetterli sul naso dove dovevano stare.
- Sakura… - la chiamò lui.
- Sì Takuumi, dimmi. – si girò sul fianco a guardarlo, il suo cuore iniziò a battere velocemente, lo amava così tanto che sentiva onde di energia propagarsi dal suo chakra del cuore e tutt’intorno a lei.
- Se non tieni a bada il tuo potere, ci farai scoprire dal nemico. – le disse duramente.
- Sono vent’anni che non ci vediamo. – bisbigliò stringendo gli occhi – Nemmeno mezz’ora fa ci siamo baciati e tu… L’unica cosa che hai da dirmi è che devo tenere a bada il mio po… - non terminò la frase, Takuumi l’aveva stretta contro il suo petto e le aveva chiuso la bocca con un bacio.
Takuumi chiuse gli occhi e strinse il corpo della giovane donna contro il proprio; le sue labbra si schiusero dolcemente forzando Sakura a fare altrettanto, per rendere il bacio meno casto e più sensuale.

Takuumi le infilò una mano tra i capelli, violando la bocca di lei con la lingua. Sakura si aggrappò con entrambe le mani alla sua maglietta e rispose al bacio chiudendo gli occhi.
Da loro, si scatenò un turbine di energia che animò i fiori dell’intero Royal Garden, increspando persino l'acqua del laghetto davanti al gazebo dei Guardiani.
L’aria si caricò di elettricità, facendo pizzicare il naso dei Guardiani e rendendo gli shugo chara più felici e gioviali, facendoli volare in cerchio ridendo, spinti dall’energia ascendente, nutrendosi di essa.
- Che strano… - mormorò Rima guardandosi intorno – Che sta succedendo?
- Oracolo e Custode. – spiegò con un sorriso mesto il Preside.
- E’ la loro energia questa?
- Sì. – annuì Tsukasa – Probabilmente si stanno baciando ed hanno abbassato le loro difese.
- Si stanno… - iniziò Yaya arrossendo.
- Baciando? – concluse Amu fissando l’orlo della gonna dell’uniforme scolastica.
Tsukasa avrebbe voluto rispondere e spiegare il perché di quello strano fenomeno, ma il fragoroso boato dei vetri della cupola del Royal Garden che andava in frantumi, glielo impedì.
I Guardiani si nascosero sotto al tavolo urlando spaventati, ognuno chiamava a gran voce il proprio spirito per assicurarsi che fosse al sicuro.
- Questa energia è tutt’altro che positiva! – urlò Nagihiko il Jack’s Chair proteggendo con il proprio corpo Rima.
- Questo è un attacco della Easter! –rispose alzando la voce Tadase per sovrastare il frastuono – Amu, stai bene?
- Ho paura. – balbettò la Jolly – Sembra un incubo.

Dalla cupola aperta, entrò Ikuto più bello e più pericoloso che mai. Indossava dei pantaloni in pelle aderenti neri, una camicia blu scuro con le maniche arrotolate sui gomiti ed un gilet in pelle come i pantaloni. Ai piedi aveva degli anfibi con la punta rinforzata; i capelli erano spettinati sulla nuca, i suoi incredibili occhi blu erano vacui senza nessun tipo di emozione o segno vitale ad animarli.
La sua bocca era piegata in un sorriso amaro, sprezzante. In mano stringeva il violino e la chiave magica brillava di luce nera, la stessa emessa dalle uova X.
- Ikuto! – lo chiamò uscendo dal proprio nascondiglio Amu – Ikuto smettila!
- Confettino… - la chiamò sprezzante, la voce gelida e incolore, la guardò senza vederla – Sei tu che mi hai condotto qui… - le sorrise e altre onde di energia negativa attraversarono il Royal Garden distruggendo tutto ciò che incontravano sul loro cammino, facendo cadere a terra Amu che si ferì le mani sui vetri della cupola.
- Nessuno ti ha condotto qui. – replicò Tadase – Men che meno Amu.
- Reuccio. – gli sorrise passandosi la lingua appuntita sulle labbra – Ancora a provare a conquistare il cuore di confettino?
- La cosa non ti riguarda. – sbottò Tadase frapponendosi tra lui e Amu.
Ikuto non rispose, inclinò la testa di lato e seguì il flusso di energia positiva che continuava ad alleggiare nell’aria, con un ghigno cattivo spiccò un salto urlando:
- Non sono qui per giocare con voi, ragazzini! – si guardò attorno e continuò - Trovata! – e raggiunse Sakura e Takuumi distruggendo tutto al suo passaggio.
- Presto. – mormorò Amu tremando – Facciamo tutti la Chara Trasformation! Dia, sei pronta?
- Sì, Amu. – annuì lo spirito guardiano.
- E adesso… - iniziò Amu.
- Cuore mio… - le fecero eco gli altri.
- Schiuditi! – terminarono in coro, in lampi di luce colorata, i Guardiani si fusero con i loro spiriti guida e corsero all’inseguimento di Ikuto, pronti a combattere.

Ikuto, continuando a distruggere tutto con la sua energia nera, raggiunse il nascondiglio di Sakura e Takuumi attaccandoli con uno dei suoi potenti colpi, rompendo la sfera protettiva che il loro bacio aveva creato.
L’onda d’urto li fece rotolare sul pendio dove si erano "nascosti", Sakura arrestò la propria caduta contro delle rocce sporgenti che delimitavo un laghetto artificiale e si ruppe il labbro inferiore; Takuumi fu sbalzato più lontano da lei, dalla parte opposta alla sua e sbatté la testa contro il tronco di un albero perdendo i sensi.
- Sei tu!!! – le disse Ikuto atterrando a pochi passi da lei – Tu che vogliono. – la guardò con i suoi occhi vuoti dal basso verso l’alto ed un sorriso malvagio si dipinse sul suo volto.
- Hai osato ferire la mia bellissima bocca, ragazzino. – rispose la donna alzandosi, per niente spaventata dall’attacco di Ikuto, sentiva che non era il ragazzo ad attaccarla di sua spontanea volontà.
- Non sono un ragazzino! – ringhiò Ikuto ferito nell’orgoglio, per un attimo Sakura vide brillare una scintilla all’interno dei suoi occhi e percepì la dura lotta che il vero Ikuto stava combattendo contro l’Ikuto X creato ad hoc dalla Easter.
- In confronto a me sei un moccioso. – replicò tentando di farlo arrabbiare per aprire nuovamente una breccia nell’energia X.
“Ikuto!” una voce profonda, cupa, rimbalzò all’interno della testa del ragazzo che, reggendosi le tempie, si inginocchiò a terra “Smettila di giocare con quella stupida donna! E’ lei il nostro obbiettivo, prendila e portala da noi. Ma, ricorda, ci serve viva!”.
- Sì capo… - biascicò Ikuto dopo che il dolore alle tempie era scemato.
- Come pensavo. – sorrise senza calore Sakura, il labbro aveva smesso di sanguinare ma era indolenzito, si sarebbe presto gonfiato.
- Tu non sai niente di me! – urlò Ikuto e le lanciò contro onde di energia X così potenti che tutti i vetri alle spalle di Sakura andarono in pezzi.
Un normale avversario, dopo un simile attacco sarebbe svenuto; ma lei no. Era ancora in piedi e lo guardava beffardamente, con la stessa espressione gentile e compassionevole che aveva visto di tanto in tanto negli occhi di Amu, soprattutto quand’era stato male.
- Così non combattiamo alla pari, però… - scosse la testa bionda Sakura – Se permetti…
- Ikuto fermo dove sei! – urlarono i Guardiani circondandolo e ingaggaindolo in una dura battaglia.
Sakura, sospirando, pregò Tsukasa di andare a controllare i segni vitali di Takuumi poi fece la Chara Trasformation con Maki:
- E adesso… cuore mio… Schiuditi! – recitò la formula, Maki suonando il suo violino si chiuse all’interno del suo uovo ed entrò nel cuore di Sakura dando vita alla Chara Trasformation “Violinist Mystical”.
I lunghi capelli di Sakura si raccolsero in una complicata acconciatura sulla nuca, impreziositi da punti luce in cristallo di molti colori; indossava un lungo abito di raso blu scuro a sirena che metteva in risalto il suo fisico da modella ed ai piedi aveva le scarpe di cristallo come quelle di Maki.
Tra le mani, fasciate in lunghi guanti di raso blu notte, stringeva un violino.
- Adesso Ikuto combatteremo alla pari. – disse puntando i suoi occhi azzurri in quelli spenti di lui.
- Davvero pensi di impressionarmi così? – fece un sorriso malizioso lui – Ho ricevuto ordini precisi. Tu viva, alla Easter. Di loro i miei capi non sanno cosa farne. - guardò i Guardiani che giacevano a terra senza fiato dopo i ripetuti scontri.
- Peccato che non ti permetterò di fare loro del male. – scosse la testa lei.
- Ah no…?
- No, perché Amu combatterà con me.
- Chi? Quella piagnucolosa ragazzina con i capelli rosa? – rise Ikuto sprezzante – Lei non potrebbe sconfiggermi neanche se lo volesse.

Un singhiozzo proruppe dal petto di Amu, Ikuto aveva ragione: lei non riusciva a combatterlo aveva troppa paura di ferirlo.
- Amu, - la chiamò Sakura raggiungendola – ora non è il momento di piangere né di avere paura. – le tese la mano e la aiutò ad alzarsi – Ascoltami.
- Io… - singhiozzava ancora trasformata con Dia – Io sono inutile… Non so cosa fare.
- Lasciati guidare da me. – la consigliò Sakura.
- Tu vuoi uccidere Ikuto! – si spaventò Amu togliendo la mano da quella della donna.
- Assolutamente no. – scosse la testa la Custode, poi si rese conto che era Ikuto a manipolare le paure di Amu.
- Invece è così! – gridò ponendo fine alla sua trasformazione con Dia – Io non ti aiuterò mai, sei un mostro! – e scappò via piangendo disperatamente.
- Adesso sei sola, signora. – sorrise senza calore Ikuto facendo un beffardo inchino.
- Ho commesso un grave errore. – sospirò lei – Ho sottovalutato il mio nemico.
- Mossa stupida.
- Non parlavo di te, ragazzino. – rise sprezzante lei osservandolo; poi iniziò a suonare il suo violino e l’energia negativa portata da Ikuto, svanì come nebbia al sole, lasciando il posto ad una potente energia positiva che riportò la serra del Royal Garden a vita nuova.
Ikuto, attraversato dalle note del violino di Sakura, cadde a terra ed iniziò a contorcersi dal dolore.
Sakura suonava ad occhi chiusi, stringendo i denti. L’energia delle uova X accumolata dentro il giovane era tantissima; ma lei sapeva di poterlo salvare.
- Doppia spirale del cuoreeeee!!! – l’attacco musicale di Sakura fu bruscamente interrotto dall’accatto dei bastoni del cuore di Amu che si era chara trasformata in Cuore Amuleto con Ran.
- Amu! – urlò Tadase colpito dallo strano comportamento della Jolly.
- Ikuto sta soffrendo troppo! – singhiozzò – La colpa è sua.
- Amu… - scosse la testa Sakura, ormai il suo attacco aveva perso potenza ed Ikuto aveva riconquistato le sue forze.
- Confettino… - la derise alzandosi – Brava piccola… - guardò i presenti dicendo – Adesso tocca a me suonare!
- No Ikuto. – lo supplicò Amu – Ti prego non farlo!
Ma lui non l’ascoltò ed iniziò a suonare il suo violino X, finendo di distruggere tutto quello che era ancora vivo nella serra.
I Guardiani iniziarono a contorcersi per terra in preda a lancinanti dolori. Amu restò in piedi e continuò a pregare Ikuto di smetterla di suonare; ma lui fu sordo a qualunque preghiera: il suo attacco stava avendo la meglio sulla stessa Sakura che, in ginocchio, stava cercando la giusta soluzione per fermarlo.
Amu cadde al suolo svenuta, di nuovo quella luce negli occhi di Ikuto, la sua volontà prese per un attimo il sopravvento e la mano che muoveva l’archetto smise di suonare.
- A… - mormorò e la sua voce era diversa, carica di dolore – Amu…
- i… Ikuto… - rispose lei prima di svenire.
Ikuto provò a fare un passo verso di lei; ma il suo burattinaio riprese il controllo e gli ordinò di rientrare immediatamente alla base: il suo violino aveva bisogno di essere ricaricato di energia X.
Sakura osservò il ragazzo scomparire avvolto da una nuvola di energia negativa, poi si accasciò al suolo e svenne, il suo ultimo pensiero fu che nonostante la battaglia cruenta, in quel punto l’erba era tenera e fresca.

I Guardiani e gli adulti, si risvegliarono alcune ore dopo nell’infermiera della scuola.
Erano sporchi di fango e fuliggine; le mani fasciate e ricordavano a stento ciò che era successo.
Gli unici con i ricordi ancora vivi nella mente erano il Custode, l’Oracolo, l’Indovino ed Amu Himamori che, sentendosi responsabile di ciò era successo, non aveva più lacrime da versare.
Sakura, anche se la testa le pulsava e sentiva che stava per vomitare, si voltò verso il Jolly dicendo:
- Piangere non ti porterà indietro Ikuto.
- Lo so. Ma per colpa mia, siete quasi morti.
- Tu hai qualcosa dentro al cuore confettino. – mormorò aprendo gli occhi Takuumi – Ikuto deve averte lasciato un seme nero.
- Cos’è un seme nero? – domandò Tadase reggendosi la testa.
- Un maleficio. – spiegò Rima riassumendo – Ne ho sentito parlare da Kairi. – spiegò arrossendo.
- Rima ha ragione. – annuì il Re Fondatore – Un seme nero è un maleficio che permette a Ikuto, in questo caso, di controllare Amu in caso di bisogno.
- Ikuto stesso è controllato da qualcuno di molto potente e spietato. – sospirò Sakura poggiandosi una mano di traverso sugli occhi – Mentre suonavo, ho toccato per un attimo l’IO profondo di Ikuto. Al momento la magia nera non l’ha scalfito. Ma sta diventando debole.
- Dobbiamo salvarlo. – mormorò a denti stretti Yaya – Lo dobbiamo ad Utau. – guardò i suoi compagni che annuirono lentamente.
- Utau? – chiese Sakura senza capire.
- Sua sorella minore. – spiegò Tsukasa – Una famosa idol.
- Oh… - mormorò la Custode perdendo subito interesse per la ragazzina, non era lei la chiave per liberare Ikuto.
- La storia si ripete. – biascicò Takuumi – Un triangolo lui – lei – l’altro. – guardò Tadase e Amu – Una ragazzina che ancora non comprende i propri sentimenti. Un tipo che ne approfitta, - e guardò Tadase – e il bello e dannato. – concluse con un sorriso.
- L’epilogo della prima storia non è stato dei migliori. – rispose dopo un breve silenzio Sakura – I nostri amici sono morti, noi siamo sopravvissuti per miracolo.
- Perché abbiamo unito i poteri. – si strinse nelle spalle Arashi – Però niente è stato come prima dopo quella battaglia.
- Già… - la donna distolse lo sguardo dai presenti, persa nei propri pensieri.
Voleva salvare quel ragazzo ad ogni costo, era una vittima come lo era stato Takuumi anni prima, ma adesso lei era più forte, matura e saggia. Avrebbe consigliato Amu e le avrebbe insegnato ad usare i suoi poteri per raggiungere il fulcro, il cuore, di Ikuto senza menzogne com’era successo a lei da ragazzina.
Un sorriso le increspò le labbra e si accentuò quando sentì la mano di Takuumi stringere piano la sua.
- Ci riuscirai. – le disse, in quanto Oracolo spesso aveva delle visioni.
- Ci riusciremo insieme. – gli sorrise guardandolo – Da sola non potrei mai.
- Non sei sola. – le disse Tsukasa – Hai noi.
- Grazie senpai. – annuì grata – Grazie anche a voi ragazzi…
- Il Royal Garden è distrutto. – annunciò Rima – Dove ci incontreremo domani?
- A casa mia. – si offrì subito Nagihiko – La mia casa è molto grande, potremmo allenarci in completa libertà, senza che nessuno ci disturbi.
- Ottimo Jack’s Chair. – annuì Sakura.
Chiacchierando, organizzarono un piano serrato di allenamenti per migliorare le proprie capacità di difesa ed aiutare Amu a non essere più vittima della magia subdola di Ikuto.

Il ragazzo, tornato nel quartier generale della Easter, fu preso dagli scienziati che lo usavano come cavia da laboratorio e fu trascinato in malo modo fino all’ambulatorio dove lo sottoponevano agli esperimenti.
- Maledetto Ikuto! – parlò la voce maschile dura, cattiva, questa volta non dentro la testa del giovane ma davanti ai suoi occhi vacui – Hai ancora una scintilla di energia vitale dentro te. – gli sorrise e l’IO di Ikuto si chiuse a riccio spaventato – Tranquillo… Durerà poco… - guardò gli scienziati dicendo – Cosa aspettate? Iniziate il trattamento.
- Ma… capo… - provò a dire uno.
- “Ma”, cosa? – fece lui stringendo gli occhi.
- Niente capo… niente… - a testa bassa, sistemarono Ikuto sul lettino, gli legarono mani e piedi e poi applicarono gli aghi nei punti vitali del suo corpo.
Ikuto urlò di dolore finché non svenne, poi si rifugiò nella bolla dei suoi ricordi felici mentre l’energia X si mescolava al suo sangue.

 

Angolo dell’autrice:
Non mi inseguite con lance e forconi… Giuro solennemente di salvare Ikuto dalla Easter e da questo capo tremendo.
So che avrei dovuto spiegare di più in questo capitolo, ma è venuto così… Mi impegno a mettere in chiaro i punti dubbi della mia storia, spiegando chi sono l’Oracolo e il Custode.

Blue_Passion, dinamitica scrittrice, non mi odiare… Sarà una Amuto, ma prima di arrivarci soffriranno un pochino tutti…

XOXO Gremilde.

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Capitolo 6
*** Custode e Oracolo ***


Capitolo Quinto:
Custode e Oracolo

L’infermiera della scuola, permise ai pazienti di lasciare l’infermeria solo a pomeriggio inoltrato.
Durante lo scontro, i Guardiani avevano respirato del fumo e l’infermiera voleva essere sicura che i livelli di anidrite carbonica e monossido di carbonio nel sangue, fossero entro i livelli di guardia.
I genitori dei Guardiani, passarono a prendere i rispettivi figli alcune ore dopo l’ultima uscita e li trovarono in giardino a parlare con il Preside e due persone che non avevano mai visto.
- Amu! – la chiamò la madre correndole incontro – Amu, tesoro, stai bene?
- Mamma… - balbettò lei con un sobbalzo – Sì… Sto bene… - guardò i compagni – Stiamo tutti bene.
- Cos’è successo? – domandò il padre di Rima abbracciando la figlia.
- Una fuga di gas all’interno del Royal Garden. – spiegò Takuumi prontamente – Fortunatamente i ragazzi erano vicini all’uscita e sono riusciti a scappare.
- Qualcuno ha manomesso il sistema di riscaldamento. – spiegò Tsukasa ringraziando Takuumi per la pronta spiegazione.
- Ma che gente strana! – borbottò la madre di Yaya – Sembra quasi che vogliano far chiudere la scuola.
- È la stessa impressione che abbiamo noi. – annuì lentamente Tadase – Ma il signor Fuyutssuki si è offerto di aiutarci, lui è un esperto nel campo. Vero senpai Takuumi? – sorrise incastrandolo magistralmente.
- E bravo piccolo re. – rispose al sorriso Sakura – Hai preso nel sacco l’inafferrabile Takuumi.
L’uomo si grattò i capelli neri, scompigliandoli sulla fronte, poi prese Sakura per mano ed annuì.
- È vero signori, io sono un tecnico specializzato in simili guasti.
- E la signorina…? – domandò osservandola il padre di Amu.
- Sono l’insegnante di arti marziali. – si presentò con un inchino Sakura – Affiancherò l’insegnante di educazione fisica durante quest’anno scolastico.
- Ooh giusto! – annuì la madre di Nagi, elegante nel suo kimono – Avevamo ricevuto una lettera di convocazione a scuola per conoscerla.
- Mi dispiace che ci siamo incontrati in questo modo. – sospirò Sakura mestamente.
I genitori degli alunni chiacchierarono amabilmente per alcuni minuti con i rispettivi figli e con il Preside, escludendo dalla conversazione l’insegnante di ginnastica ed il tecnico.
- Perché non hai detto loro chi sei? – le domandò Takuumi giocando con un ricciolo.
- Perché non mi andava. – si strinse nelle spalle Sakura, che rabbrividì al tocco di Takuumi – Ti prego smettila. – si allontanò – Sono ancora scossa e non riesco a tenere a freno la mia energia.
- Scusa… - fece un passo indietro lui che, guardandosi intorno, disse – Ma i nostri shugo chara che fine hanno fatto?
Sul volto di Sakura si dipinse un’espressione colpevole, distogliendo lo sguardo da quello di Takuumi replicò:
- Non lo indovini, Oracolo?
- Non ci credo! – scosse la testa lui – Io non indovino, ragazzina – le mormorò nell’orecchio – Io prevedo, sono un Oracolo.
- Takuumi, Sakura. – li richiamò all’ordine Tsukasa – Potreste prestare attenzione alla conversazione invece di fare i piccioncini?
- Cos’è Tsukasa, - rise l’Oracolo – sei geloso?
- Uomini! – scosse la testa bionda la Custode – Senpai, ho messo in chiaro tempo fa ciò che provo. – lo guardò – E’ grazie alla mia dichiarazione che… - si chetò, rendendosi conto che il Preside aveva continuato a parlare amabilmente con i genitori e che quello che aveva vissuto era solo un illusione creata da Takuumi per prenderla in giro.
- Finalmente hai capito! – rise forte lui facendo girare Tsukasa verso di loro – E’ sempre stato troppo facile prenderti in giro.
- Ti odio e ti detesto, Fuyutssuki. – rispose con il sorriso più dolce che riuscì a fare, sbattendo civettuola le lunghe ciglia.
- Lo so. – continuò a ridere lui passandosi una mano sul viso – E sai che ricambio i sentimenti.
- Signori. – li richiamò duramente Tsukasa – Volete renderci partecipi della vostra ilarità?
- Un vecchio trucco, che funziona sempre.
- Ma non parliamo delle sue tecniche da illusionista adesso. – sbadigliò Sakura – E’ un argomento noioso. – sorrise ai genitori ed affiancò Amu – Domani vorrei iniziare un percorso di formazione spirituale con i vostri ragazzi.
- Mi sembra un’ottima idea. – annuì la madre di Nagi, affascinata dai modi di fare della donna.
- Ma non abbiamo più un posto dove stare. – sospirò teatralmente.
- Potremmo ospitarli noi, mamma. – le sorrise affabile il Jack’s Chair – Sono certo che prendere parti a simili lezioni mi sarà di aiuto.
- Sì caro. – annuì – Questa sera predisporremo la palestra per domani mattina. – sorrise – Oppure volete fermarvi tutti a dormire da noi?
- Ottima idea, signora! – annuì Takuumi – Io e Sakura siamo nuovi della città e non abbiamo ancora un posto fisso dove vivere.
- Io ho una camera in albergo. – si strinse nelle spalle la giovane donna – Ma accetto volentieri la sua ospitalità signora. Il percorso che dobbiamo fare con i Guardiani è lungo, avere un posto sicuro dove esercitarsi è fondamentale.
- Ne sono felice signorina Miraboshi. – le sorrise la madre di Nagi arrossendo deliziosamente.
- Nagi, potresti darmi l’indirizzo di casa tua. Passerò in hotel e verrò da voi.

Il Jack’s Chair scrisse su un taccuino l’indirizzo di casa Fujisaki, lo porse all’insegnante e si allontanò dal gruppo in silenzio salutando con un cenno della testa.
Sakura tornò verso il Royal Garden e recuperò la sua borsa dalle macerie, per fortuna non c’erano né studenti né inservienti in giro, dopo una rapida occhiata, vide che nessuno aveva frugato all’interno della sacca.
Accarezzando il libro ed il contenitore in legno con mano gentile, Sakura richiuse la borsa e si apprestò a lasciare la Seiyo Academy.
- Non pensavo che il tuo albergo fosse tanto vicino alla scuola. – la bloccò Tsukasa con un sorriso sghembo.
- Ancora tu. – lo guardò – Ma non stavi organizzando le cose con il resto dei genitori?
- Mi sono liberato. Stavo andando al Planetario e ti ho vista.
- Potrei denunciarti per stalking. – replicò senza allegria.
- Sakura. – la bloccò mettendole una mano sul braccio.
- Lasciami. – mormorò piano, quasi soffiando come i gatti quando sono spaventati e stanno per attaccare.
- Ti prego io.
- Senpai. – strattonò il braccio lontano dalla mano – Ho detto la-scia-mi. – e senza aspettare che lui dicesse o facesse altro, si allontanò raggiugendo velocemente l’hotel dove aveva soggiornato.
Al bancone, prese la chiave della sua stanza e salì le scale sorridendo, adesso che era più vicina sentiva distintamente l’energia degli shugo chara che aveva trasportato in quella stanza per salvarli dall’esplosione.
- Finalmente! – la investirono appena aprì la porta.
- Scusatemi! – mormorò entrando e chiudendosi dentro – Ho agito per voi.
- Sei la Custode. – annuì Arashi saggiamente – Ma potevi almeno liberarci prima.
- Arashi. – si sedette pesantemente sul letto – Erano anni che non usavo un simile incantesimo. – sorrise – Non ricordavo come rendervi nuovamente liberi a distanza.
- Invece di essere così cattivi con lei, - iniziò Suu – dovreste ringraziarla. Se non fosse stato per lei, saremmo tutti schiacciati.
- Grazie piccola Suu! – le sorrise riconoscente Sakura – E’ stata una battaglia molto dura.
- Perché Amu non ti ha aiutato? – domandò Dia delusa.
- A causa di un seme nero. – spiegò la Custode.
- Cos’è un seme nero? – domandò Kiseki mettendosi davanti agli occhi di Sakura.
- E’ un maleficio usato per controllare Amu attraverso Ikuto. – sospirò – Durante la battaglia, io stavo tentando di purificare Ikuto dalla magia X. Lui ha fatto credere ad Amu che lo stessi uccidendo.
- Ikuto non è così. – scosse il capino Yoru – Lui non farebbe mai male ad Amu.
- Lo so gattino! – lo prese tra le mani a coppa e lo cullò – Non perdere fiducia nel tuo portatore. Dentro il corpo di Ikuto, splende una scintilla di forza vitale. L’ho sentita.
- Anche noi. – annuì Kusukusu seria per la prima volta.
- È grazie a quella scintilla che non ha ucciso nessuno di noi. – terminò Miki disegnando.
- Già… - annuì la donna – Adesso vado a lavarmi, poi andremo tutti a casa Fujisaki. Saremo loro ospiti.
- Sakura? – la chiamò la shugo chara di Nagihiko – Io e Temari possiamo andare da Nagi?
- Per me siete tutti liberi di tornare dai vostri portatori. – annuì dirigendosi verso il bagno – Ho sciolto l’incantesimo nell’istante in cui sono entrata in camera.

Gli spiriti guardiani salutarono Sakura con gratitudine, poi uscirono dalla stanza volando dai propri portatori.
Yoru scelse di restare con lei, non voleva tornare a casa Himamori e con le shugo chara di Sakura aveva legato, soprattutto con Chobi.

 

Intanto alla Easter…

Mentre i Guardiani e i rispettivi genitori, rientravano a casa; alla Easter, Ikuto, era ancora sottoposto al trattamento per riempire i suoi punti vitali di energia negativa e farlo diventare un soldato ai comandi del capo della società.
- Dottoressa Otsune… - parlò uno dei medici leggendo sul monitor le funzioni vitali del ragazzo – Se continuiamo Ikuto morirà.
- Lo so Satoshi, - annuì alzandosi dalla scrivania – Non ho intenzione di terminare il trattamento. – guardò la cartella – Inizia a spegnere le macchine. Non voglio perdere il nostro soggetto migliore.
- Sì dottoressa. – Satoshi iniziò a riprogrammare il computer che iniettava il fluido X all’interno del corpo di Ikuto; lentamente i tubi delle flebo tornarono trasparenti ed i parametri vitali del soggetto si stabilizzarono.
- Questa roba è veleno. – scosse la testa Otsune.
- Perché non si ribella e smette di sottoporlo al trattamento? – domandò sfilando gli aghi il giovane medico.
- Perché se lo facessi morirebbe. – spiegò aiutandolo – Ikuto è come un drogato. Ha bisogno delle iniezioni di energia X, esse creano una specie di dipendenza.
- Oh. – borbottò l’altro ripulendo il petto del giovane dal sangue raffermo – Non ho studiato per uccidere innocenti.
- Non lo stai facendo. – gli sorrise la donna – Ikuto ha iniziato il percorso di disintossicazione.
- Come? – domandò Satoshi guardando la donna con gli occhi sgranati.
- Ad ogni somministrazione, gli stiamo iniettando meno veleno X. – rispose dura – Odio quello che il capo ci obbliga a fare. Purtroppo i colleghi che si occupano del violino non sono d’accordo con me e stanno continuando a potenziarlo.
- Ma non teme per la sua vita dottoressa?
- Il capo è un uomo senza scrupoli. – sorrise triste somministrando ad Ikuto dei liquidi – Appena avrà ottenuto ciò che vuole da questo ragazzo, ci ucciderà. Morire per morire, preferisco farlo tentando di aiutarlo.
Satoshi ingollò a vuoto alcune volte, riflettendo sulle parole saggie della donna a capo della squadra di medici.
Otsune aveva pienamente ragione: la Easter raramente lasciava testimoni. Loro avevano visto cose indicibili in quel laboratorio, non sarebbero mai tornati a casa con le proprie gambe se non dentro una cassa di legno.
- Ha ragione dottoressa. – annuì pulendo gli aghi – La aiuterò falsando i valori al computer. – le sorrise – Aiutiamo questo povero ragazzo.
- Ti sono riconoscente Satoshi. Grazie.

Ikuto aprì lentamente gli occhi, sentiva il corpo bruciare e aveva dolore ovunque. Era pieno di escoriazioni e tagli, ma la sua mente era vuota non ricordava niente di ciò che gli era successo.
- Ben tornato tra noi. – lo accolse Otsune.
- Hhm. – mormorò senza rispondere, si guardava spaesato intorno, non capiva dove si trovasse.
- Sei nel laboratorio della Easter. – spiegò Satoshi intuendo i suoi pensieri – Non riesci a parlare perché ti abbiamo dovuto intubare durante il trattamento. Adesso ti libero… pronto? Al mio tre, quando tiro il tubo tu tossisci, ok? – Ikuto annuì, aspettò il segnale della dottoressa e poi tossì per liberarsi dal tubo endotracheale.
- Voi chi siete? – domandò quando riacquistò la voce.
- I tuoi medici. – spiegò Satoshi – Sei molto malato. Noi ti stiamo curando.
- Oh… - chiuse gli occhi e sospirò, sentendo una sensazione di benessere spandersi per il suo corpo.
- Ti ho dato un rilassante blando. – spiegò la dottoressa – Sei seriamente ferito, devi riposare sereno.
- Grazie dottoressa. – mormorò prima di cadere in un sonno profondo.
La dottoressa controllò per un’ultima volta le sue funzioni vitali; poi prese dalla scrivania il suo cellulare e, dopo aver scattato una foto al ragazzo addormentato, la inviò al vecchio numero di Takuumi, che pregò essere sempre attivo.

Grazie all’intervento della dottoressa Otsune, Ikuto dormì per alcune ore.
Si sentiva sfibrato, privo di ogni energia vitale, solo il ricordo degli occhi ambra di Amu riusciva a risollevarlo e farlo sentire meno solo.
Nella sua testa c’era molta confusione. Non capiva dove iniziava la fantasia e dove la realtà. Ricordava di aver quasi ucciso la sua Amu e di aver combattuto contro una donna molto forte che suonava il violino con la stessa classe e tecnica del padre.
La dottoressa controllava le sue condizioni vitali, appuntandole su un file criptato, che usava per verificare che la sua cura disintossicante avesse effetto.
Mentre gli stava misurando la febbre, Ikuto aprì gli occhi, non erano vacui come prima stava lentamente tornando in sé.
Otsune gli deterse la fronte con un panno umido e gli sorrise dicendo:
- Ben svegliato, gattino.
- Ch… - provò, ma faceva fatica a parlare – Chi sei?
- Sono la dottoressa Otsune Kunami, ex Ace’s Chair. – si presentò.
- Dottoressa? – ripeté dopo aver bevuto un lungo sorso d’acqua – Questo non è un ospedale.
- No. – scosse la testa – Sei alla Easter.
- È colpa tua se sto così? – domandò chiudendo gli occhi.
- No ragazzino. – gli sorrise controllando i segni vitali – E’ il capo.
- Silenzio! – gemette l’assistente della dottoressa – Stanno arrivando.
- Fingi di dormire. O uccideranno entrambi. – gli disse Otsune all’orecchio mettendogli la maschera per l’ossigeno sul viso.

Ikuto non chiese niente, chiuse gli occhi e fece ciò che la donna gli aveva chiesto; era molto debole e non avrebbe potuto combattere contro nessuno.

 

 

Residenza Fujisaki

I Guardiani, accompagnati dai rispettivi genitori, raggiunsero la casa di Nagihiko in tempo per la cena e si sistemarono nella palestra dove l’anziana tata di famiglia aveva fatto preparare i futon per tutti.
- Il vostro arrivo ci ha colto di sorpresa, - spiegò la donna inchinandosi – spero che possiate perdonare l’alloggio di fortuna di questa sera.
- La famiglia Fujisaki è molto gentile ad ospitarci. – sorrise rispondendo all’inchino Sakura – Grazie.
- Sì, grazie. – le fece eco Tsukasa andandole a fianco – E’ importante che i ragazzi stiano insieme a parlino di ciò che è successo oggi.
- Signorina Miraboshi. – la chiamò la madre di Nagihiko – Lei è psicologa vero?
- Esatto signora. – annuì con un sorriso gentile la giovane donna – E’ per questo che mi sono permessa di unirmi al gruppo di studenti.
- La sua presenza mi rassicura molto. – annuì il padre di Yaya, preoccupato per la figlia.
- Grazie signor Yuiki, lei è molto gentile; questi ragazzi mi hanno salvato la vita oggi e mi sembra giusto stare con loro per parlare.
- La professoressa Miraboshi si prenderà egregiamente cura di noi. – sorrise Tadase per tranquillizzare i presenti – Adesso tornate a casa, state approfittando dell’ospitalità dei signori Fujisaki.
Mormorando saluti e distribuendo abbracci, i genitori dei Guardiani lasciarono i rispettivi figli alle cure amorevoli della signora Fujisaki.
- Nagi, - lo chiamò la madre – accompagna i ragazzi alla palestra, porta i bagagli della signorina Miraboshi, così che lei possa venire con me a bere una tazza di tea.
- La ringrazio signora, ma sono stanca e vorrei stendermi un po’ in palestra con i ragazzi.
- Signorina Miraboshi, perché non occupa la mia camera? Non mi sembra giusto lasciarla dormire con gli altri in palestra.
- Nagihiko, tu sei molto premuroso nei miei confronti. Forse temi che possa dire qualcosa di strano; ma non potrai mentire ancora per molto ai tuoi amici. – gli sorrise – Come ti ho già detto, non voglio trattamenti di favore. Ma vorrei un posto dove lasciare la mia borsa e rilassarmi.
Il Jack’s Chair sobbalzò, borbottando qualche parola di scusa, accompagnò gli amici e la nuova insegnante alla palestra dove già li stavano aspettando il Preside e Takuumi.
- Miraboshi. – la chiamò l’Oracolo – Avrei bisogno di parlare con te. – e le mostrò un vecchio blocco dove disegnava le sue visioni.
- L’ho intuito dal tuo sguardo. – fece un mezzo sorriso – Ma possiamo rimandare a dopo? Adesso vorrei parlare io con i ragazzi.
- Trovo che sia un’ottima idea. – annuì Tsukasa, durante la riunione della mattina non erano riusciti a dire molto, l’attacco di Ikuto li aveva interrotti quando la storia stava per diventare interessante.
- Farò portare del tea e qualcosa da mangiare. – si offrì Nagihiko.
- Bravo ragazzo! – annuì Takuumi prendendo la borsa dalle mani di Sakura – Intanto ci sistemiamo.
In silenzio, entrarono nella palestra, si diressero verso i futon e lasciarono cadere le borse pesantemente a terra. Sakura, sospirando, si sistemò nel futon accanto a quello di Takuumi, gli shugo chara li avevano raggiunti e stavano tranquillamente riposando su un morbido cuscino.
- Che fine avevi fatto Pepe? – domandò Yaya.
- Scusa Yaya… - borbottò facendo muovere il ciuccio – Siamo stati intrappolati per tutto il tempo nella stanza di Sakura.
Coooooosssaaaaaaaaaaa? – urlò l’Ace’s Chair girandosi verso la giovane donna.
Sakura abbassò la testa con espressione colpevole, chiese ai ragazzi di sedersi in cerchio vicino a lei e, dopo che Nagihiko tornò con il cibo ed il tea, iniziò a raccontare.
- E’ giunto il momento di dirvi tutta la verità. – iniziò Sakura che, aprendo il suo zaino, estrasse un grosso libro ed un porta uovo in legno finemente scolpito – Sono Sakura Miraboshi, ex Jolly dei Guardiani della Seiyo Academy. Nelle stelle del mio destino, - continuò estraendo un ciondolo dalla camicetta – era scritto che sarei diventata la Custode degli Shugo Chara.
- Cosa significa? – domandò Rima che sedeva comodamente appoggiata a Nagi, erano una bella coppia e si volevano molto bene.
- Significa che io, grazie a questo libro, conosco tutti gli shugo chara passati presenti e futuri. – un mormorio eccitato si levò dal gruppo e la giovane donna prima di riprendere a parlare, aspettò che si calmassero – Con i miei poteri di divinazione, riesco ad avvertire la presenza di un uovo del cuore.
- Soprattutto se quello è in difficoltà. – aggiunse Takuumi sfiorando la copertina del libro con devozione – A salvato la mia vita. – sorrise.
- E tu la mia. – arrossì Sakura.
- È per questo motivi che già conoscevi tutti i nostri shugo chara? – chiese Amu appoggiando la testa sulle ginocchia.
- Sì. Il Libro degli Shugo Chara è stato per un lunghissimo periodo di tempo in silenzio. Lo consultavo quasi ogni giorno durante il mio trasferimento in Inghilterra; ma, a parte i miei spiriti e quello di Takuumi, non ho mai ricevuto altre segnalazioni. – un sorriso triste le aleggiò sul viso – Ho pensato che fosse la mia punizione. Per colpa della mia stupidità e della gelosia del senpai Tsukasa, durante un attacco del nemico molti nostri amici hanno perso la vita. Credevo di non essere più degna di essere la Custode. – e mostrò loro la scatola.
- Ragazzi, siete lì dentro? – domandò una voce maschile nuova, aprendo la porta della palestra.
- Kukai Soma. – sorrise Sakura – Finalmente ci degni della tua presenza e di quella di Daichi.
- Mi stavate aspettando? – rise un po’ in imbarazzo prendendo posto vicino a Tadase – Lei sa il mio nome, ma io non la conosco.
- Ma io sì. – annuì Daichi andandole incontro – Tu sei la Custode. – le volò attorno – Avevo sentito la tua presenza.
- Daichi, è con molto piacere che faccio la tua conoscenza. – sorrise di nuovo la giovane donna – Sono Sakura Miraboshi, Kukai. Sono un supporto alla squadra dei Guardiani. Grazie per esserti unito a noi.
- Sei la Custode? – chiese il giovane – Cosa vuol dire?
- Ce lo stava appunto spiegando Kukai. – rispose Amu guardandolo.
- Amu. Come stai? Ragazzi… scusate… ho dimenticato le buone maniere a casa. – arrossì in imbarazzo – Come state?
- In preda al panico. – rispose onestamente Rima – Ma ora meglio.
- Abbiamo bisogno di diventare più forti, la Easter sta usando Ikuto contro di noi.
- E non solo Ikuto. – aggiunse aspramente Tadase – Ma anche Amu preferisce non aiutarci.
- Tadase. – lo riprese con durezza Sakura – Sei ingiusto con lei. Amu è vittima di un maleficio.
- Sì. – annuì sprezzante alzandosi in piedi, non si era mai comportato così – Il suo maleficio si chiama Ikuto!
- Takuumi. – la giovane donna si girò a guardare l’Oracolo, lui stava osservando attentamente il King’s Chair sbalordito dal suo comportamento.
- Temo che l’energia negativa abbia sporcato i cuori di tutti. – disse dopo un lungo silenzio l’uomo – Abbiamo bisogno di te, Sakura-Chobi.
- Di Chobi? – inarcò le sopracciglia disperata – Perché?
- Con chi vuoi fare un rituale di purificazione?
- Con me. – si offrì Suu – So che non posso contare sul cuore di Amu in questo momento.
- Piccola Suu, davvero mi offri il tuo aiuto?
- La mia girandola di miele potrebbe spazzare via l’energia negativa dei loro cuori.
- Ma non restarci male se non aiuterai Amu. – le disse Arashi saggiamente.
- Lo so. Ma se posso rallentare il ritmo di crescita del suo seme nero per me è già una conquista.
- Accetto piccola Suu. – Sakura si alzò in piedi lentamente, poi disse – Guardiani, la battaglia di oggi ha sporcato i vostri cuori. L’energia negativa alla quale siete stati sottoposti è rimasta intrappolata dentro di voi.
- La signorina Miraboshi non sa più a cosa raccontarci per farci stare qui? – chiese sprezzante Tadase.
- Tadase! – lo rimproverò Kukai – Non è da te un simile comportamento.
- Chissà… - rise – Forse questo è il mio vero IO. Forse così, Amu mi amerà di nuovo.
- Tadase… - ingollò a vuoto la Jolly, spaventata dallo strano comportamento del suo amico e compagno di classe – Smettila, se è uno scherzo non è divertente.
- Non è uno scherzo. – le spiegò il Preside – Purtroppo l’energia negativa rimasta intrappolata dentro di loro, sta facendo mutare in peggio il carattere dei tuoi amici.
- Un po’ come ho fatto io durante la battaglia. – sospirò osservando gli altri in palestra.
- Non sentirti in colpa Amu. – le sorrise Yaya – Sei stregata. – e l’abbracciò stritolandola con il suo affetto.
- Permettetemi di aiutarvi. – intervenne Sakura – E’ solo un tentativo il mio.

I Guardiani annuirono, solo Tadase la osservò beffardamente e scetticamente, ma sedette a terra vicino a Kukai certo che la nuova arrivata avrebbe fatto un buco nell’acqua.
Sakura sospirò, si portò al centro del cerchio e disse:
- Adesso cuore mio… Schiuditi! – Suu con la dolcezza e la serenità che la distingueva, si chiuse all’interno del suo uovo con il seme di fiori e si chara trasformò con Sakura.
Dalla loro unione uscì una cuoca, con la gonna corta sul ginocchio color verde pistacchio; camicetta bianca aderente e sbottonata a mostrare il seno della giovane donna; décolleté con il tacco quadrato nere e capelli legati in una coda alta sulla nuca, dove spiccava il simbolo del seme di fiori.
Il viso di Sakura era finemente truccato e dai suoi luminosi occhi azzurri, sembrava, brillassero centinaia di stelline.
- Chara Trasformation… Mistycal Flower… - dissero insieme lei e Suu sorridendo.
I Guardiani, dopo l’apparizione di Mistycal Flower cessarono di discutere e battibeccare; gli adulti sorrisero certi che Sakura avesse fatto la scelta giusta.
- Quanta rabbia… Quanta energia negativa qua dentro… - parlò la Custode, e la sua voce risuonò dolcissima – I sentimenti che provate, sono oscurati dall’energia X… - li guardò con affetto – Adesso manderemo via questa rabbia che avvelena i vostri cuori… - così dicendo, tra le sue mani comparve una frusta da dolci color bronzo e verde, Sakura mimò il gesto di sbattere le uova e disse – Zucchero… Miele… Energia del Custode… Gli ingredienti sono pronti… - Girandola di Miele Mistica… - facendo una serie di piroette dalla frusta iniziò ad uscire una polvere color miele che invase la palestra, spazzando via l’energia negativa.
I Guardiani caddero a terra, investiti dalla potenza dell’energia di Sakura: non avevano mai sperimentato i poteri di un Custode e non immaginavano potessero essere così forti.
Quando la polvere di miele si dissolse, Sakura e Suu si erano separate e sorridevano osservando i presenti finalmente tornati in sé.
- Ottimo lavoro Custode! – si complimentò Takuumi dandole un colpetto affettuoso sul sedere.
- Grazie Oracolo. – arrossì lei sorridendo – Vi sentite meglio ragazzi?
- Molto. - annuì Rima sistemandosi i capelli – Grazie signorina…
- Per favore, facciamo parte della stessa squadra. Questo signorina mi sta infastidendo. Sono Sakura.
- Grazie Sakura. – le sorrise riconoscente Tadase – Chiedo scusa a tutti, ricordo vagamente di essere stato maleducato.
- Un comportamento del genere non si addice al futuro Re del Mondo. – lo rimproverò Kiseki.
- Kiseki. – lo richiamò la Custode – Non mi sembra il caso che tu faccia il saccente. – lo spirito arrossì ed abbassò lo sguardo con espressione colpevole, a lui era piaciuto Tadase iroso e attaccabrighe.
- Custode, ti chiedo di perdonarmi. – mormorò.
- Adesso che gli animi si sono calmati. – parlò Tsukasa – Potremmo terminare questa riunione, è già la terza volta che la interrompiamo e siamo solamente a metà del racconto.

Sakura aspettò che i ragazzi scegliessero una posizione comoda, poi parlò loro di come avesse trovato il Libro degli Shugo Chara ed il Ciondolo nella biblioteca del Royal Garden; e di come fosse subito entrata in sintonia con entrambi.
Lei non era mai riuscita a far funzionare il Lucchetto Magico, nonostante la predizione di Tsukasa che una portatrice di tre uova avrebbe fatto funzionare il Lucchetto, quella persona si era rivelata non essere lei. Ci erano voluto anni prima di trovare la persona giusta: Amu per l’appunto.
Da quel momento, Sakura era diventata la Custode del Libro: grazie ad esso ed ai suoi poteri di divinazione, era in grado di stabilire dove e quando un uovo del cuore si sarebbe schiuso o dove avrebbe attaccato il nemico di allora per cercare di catturare il magico e mai schiuso “Egg Amber”, l’uovo di ambra, il primissimo uovo del cuore apparso sulla terra.
Dopo anni di ricerche e battaglie, i Guardiani erano riusciti a trovare l’Egg Amber e, durante il difficile percorso del ritrovamento, al gruppo si erano uniti Takuumi, rivelatosi poi l’Oracolo colui che attraverso visioni era in grado di vedere il prossimo futuro per cercare di cambiarlo e l’Ace’s Chair che durante gli anni aveva cambiato idea e si era spostata a fianco del nemico.
Sakura e Takuumi avevano il compito di proteggere l’Egg Amber, attorno a lui, avevano creato una barriera di energia positiva; nel corso degli anni avevano cercato di farlo schiudere ma Takuumi aveva avuto una visione nella quale aveva visto che né lui né Sakura sarebbero riusciti nell’intento, perché l’Egg Amber era destinato ad un’altra coppia di portatori.
I ragazzi chiesero chi fosse la coppia; Takuumi scosse il capo e rispose:
- Questo non mi stato ancora rivelato. Durante le mie visioni, molti dettagli sono avvolti nella nebbia. Sapevo però che avrei incontrato nuovamente Sakura, - le sorrise – ed avrei trovato un Jolly molto potente sul mio cammino. – e indicò Amu con la testa – Un Jolly legato al ragazzo che sto tentando disperatamente di salvare.
Amu non replicò, si strinse con più forza le ginocchia al petto e lasciò che le lacrime le calassero lungo le guance. Kukai la abbracciò e la fece piangere in silenzio, cullandola con affetto.
Sakura sospirando, disse:
- Ho bisogno di fare due passi fuori…
- Ti accompagno. – si alzò Takuumi – Così parliamo io e te.
- Va bene…
Custode ed Oracolo uscirono in giardino, camminarono in silenzio osservando i fiori notturni e le stelle in Cielo; presero posto su una panchina vicino al laghetto delle carpe e si presero per mano.
- Cosa devi dirmi, Takuumi?
- Tanto e niente. – ammiccò verso il firmamento.
- Fuyutssuki, sai che non ti sopporto quando parli per enigmi! – scosse la testa bionda lei, poi chiuse gli occhi appoggiandosi allo schienale della panchina.
- Lo so. Fa parte del mio fascino parlare per enigmi.
- Fascino! – borbottò lei gonfiando le guance, Takuumi scoppiò a ridere divertito, sembrava tornata adolescente.
- Sei cambiata, ma sei sempre la stessa.
- Ahahaha… - rise aprendo gli occhi – Grazie, è un bellissimo complimento!
Takuumi le prese il mento con le dita ed inchiodò i suoi occhi in quelli di lei per un lungo momento, prima di piegarsi a baciarla. Fu un bacio tenero, uno sfiorarsi di labbra delicato e morbido che durò pochi secondi, ma che lasciò entrambi senza fiato.
- Ho ricevuto un messaggio da Otsune. – le disse contro la sua bocca.
- Prima mi baci. – si irrigidì – Poi mi parli di Otsune?
- Lei ha Ikuto. – le mostrò il cellulare con la foto.
- Oooh… - fu tutto quello che disse Sakura osservando la foto.
- Leggi il messaggio, sta cercando di salvarlo.
- Ti fidi?
- No. – rispose sincero – Otsune ci ha già tradito.
- Infatti. – annuì Sakura – Hai avuto una visione, vero?
- Più di una in realtà. – rispose e la guardò con uno sguardo carico di malizia.
- Takuumi… - rabbrividì sentendosi nuda.
- Ho visto anche quello. – rise intuendo i pensieri della giovane donna.
- Comeeee? – scattò in piedi – Mi hai vista n… nuda? – arrossì.
- Sì. – rispose semplicemente prendendola per mano e tirandola verso di sé, Sakura si ritrovò in braccio a Takuumi, il viso nascosto contro l’incavo del suo collo; le mani di lui che la stringevano con ferma dolcezza, la sua bocca sfrontata sopra la sua fronte.
- Ti diverti tanto a prendermi in giro?
- No. – mormorò aggiustandola per poterla abbracciare meglio – Siamo io e te, Sakura. Niente giochetti.
- Mi fido di te. – rispose ed iniziò a baciargli il collo, a mordicchiarlo dolcemente facendolo gemere di piacere.
- Sei tremenda ragazzina… - sorrise prima di baciarla ancora, stavolta il bacio fu tutt’altro che dolce e tenero: Takuumi le mordicchiò le labbra e poi ci passò sopra la punta della sua lingua prima di catturarle la bocca con la propria.
Sakura boccheggiava in cerca di ossigeno, gli attacchi della bocca di Takuumi la lasciavano stordita e senza fiato, cercava di reagire al meglio, ma ogni volta che le loro lingue si toccavano, il suo cervello andava in tilt, concentrata soltanto sul piacere che quei baci e quelle carezze erano in grado di darle.
- Sakura… - le disse lui ansimando – Dobbiamo fermarci…
- Takuumi… - lo guardò – Non dobbiamo fermarci…
- Sì… - la liberò dal suo abbraccio – Non sappiamo controllare la nostra energia.
- La Easter.
- Già, immagina se prendessero l’Egg Amber e l’Embrione.
- Non oso immaginarlo. – mormorò, scese dalle gambe di Takuumi e si chinò a baciarlo – Non credo che riuscirò a smettere di farlo.
- Non smettere. – sorrise e lei sentì il cuore battere forte – Ma non perdere di vista il tuo obbiettivo. - e le mostrò il blocco: nel disegno della sua visione, Takuumi aveva ritratto la Custode ed il Jolly mentre si allenavano duramente.
- Sarà dura strappare il germoglio dal suo cuore. – borbottò.
- Ma non impossibile. – le prese una mano – Ti aiuteremo tutti.
- Mmh… - lo guardò – Tsukasa no.
- E chi se ne frega di lui! – scoppiò a ridere alzandosi in piedi, l’abbracciò e continuò – Non abbiamo bisogno della sua gelosia. Dobbiamo salvare Ikuto ed Amu.
- Non possiamo permettere che la storia si ripeta.
- Esatto! – annuì – Tu pensa ad Amu, io cercherò mio nipote.
- Takuumi…
- Hm?
- Ho conosciuto tuo fratello maggiore. – lo guardò e vide la mascella di Takuumi irrigidirsi.
- Ah sì? – chiese con voce incolore.
- Ho seguito un corso di violino diretto da lui. – ingollò a vuoto, ma l’uomo si rilassò ricordando che Sakura amava la musica – Gli assomigli molto, sai?
- Mah… non credo. – scosse la testa.
- Suona il violino divinamente, la sua carriera all’Estero è all’apice. Ma i suoi occhi sono molto tristi, sente la mancanza della propria famiglia.
- Nessuno l’ha obbligato ad andare via. – scosse la testa – Sua moglie e i suoi figli e… me…
- Non è vero che non ha mai voluto conoscerti. – spiegò – Lui ignora la tua esistenza. Il padre, la famiglia di vostro padre, ha fatto in modo di tenerti sempre nell’ombra. Il vecchio avrebbe voluto rendere ufficiale la tua presenza ma, purtroppo, è morto prima di poterlo fare. I parenti, vergognandosi delle umili origini di tua madre, hanno fatto in modo di insabbiare tutto.
- Ci sono riusciti molto bene. – annuì – Sono cresciuto odiando il mio fratellastro e nostro padre. Dando a lui la colpa di tutto. Mia madre è morta di crepacuore. Io sono cresciuto tra orfanatrofio e famiglie affidatarie. Fino a trovare quella giusta, che ha saputo accettarmi e darmi un cognome.
Sakura lo abbracciò e lo baciò a lungo, staccandosi dalle labbra di Takuumi solo quando sentì l’impellente bisogno di respirare.

In silenzio, raggiunsero la palestra, entrarono tenendosi per mano: Custode e Oracolo si erano ritrovati.

 

 

Angolo dell’Autrice:

Chiedo umilmente scusa per il ritardo… Ho avuto alcuni giorni di blocco… Non sapevo come continuare la storia… Per non parlare dei compiti a casa che mi stanno schiacciando…
Abbiate pietà di me…
Grazie a chi passa a leggere… a chi mi dedica tempo recensendo…
Grazie a Blue Passion per la pazienza ed i preziosi spunti…
Grazie a TimeStrangerRey, also called Bebe, per le belle parole…
E… Grazie a LolitaGirl per avermi messa tra i preferiti…

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Capitolo 7
*** Amore ritrovato ***


Capitolo Sesto:

Amore ritrovato


Dopo essersi rinfrescati e rifocillati, i Guardiani e gli adulti tornarono in palestra, stanchi dalle emozioni della lunga giornata.
Rima, Yaya ed Amu, si stesero vicine nella parte destra della palestra, erano stanche ma avevano bisogno di parlare e stavano chiacchierando sommessamente; Tadase, Kukai e Nagihiko si stesero nei futon liberi in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Tsukasa portò il suo futon vicino alla finestra, lontano dal resto del gruppo, non aveva voglia di stare vicino ai suoi studenti; né di vedere Custode e Oracolo che amoreggiavano senza sosta.
Era geloso, la storia si stava ripetendo e lui doveva stare attento a non lasciarsi trascinare nel buio come era successo anni fa.
Osservando la luna alta in Cielo, prese dalla tasca i suoi tarocchi ed iniziò ad interrogare le carte.
Sakura stava sistemando le sue cose all’interno della borsa, doveva tenere al sicuro la teca con l’uovo ed il libro, era il suo principale dovere di Custode.
Takuumi la osservava pensieroso, sentiva che stava per succedere qualcosa. Ma non capiva se era una cosa positiva o negativa.
La giovane donna, sentendosi osservata, si girò verso l’Oracolo e gli sorrise dolcemente.
- Ho la tuta fuori posto? – domandò inarcando un sopracciglio.
- No sciocchina. – sorrise suo malgrado.
- “Sciocchina”?! – ripeté incrociando le braccia – Non ho più quattordici anni.
- Oh lo so. – ridacchiò raggiungendola – Sei… inve…
- Se dici quella parola, sei un Oracolo morto! – lo minacciò.
- Ti amo. – concluse invece facendola restare senza fiato per lo stupore.
- Takuumi? – lo chiamò pensando che lui avesse creato un’altra illusione per prenderla in giro.
- Nessuna illusione. – capì il pensiero di lei – Sono solo vent’anni che devo dirtelo. – si strinse nelle spalle, poi si chinò e la baciò dolcemente sulle labbra.
- Ti amo anch’io… - mormorò rossa in viso Sakura alla fine del bacio, poi baciò con devozione la cicatrice del suo viso, espandendo il suo chakra del cuore fino a toccare quello di lui.
Oracolo e Custode ritrovarono la sintonia che li aveva contraddistinti un tempo: quando erano una coppia di giovani Guardiani con tanti sogni nel cassetto.
- Ragazzi. – li chiamò sotto voce Tsukasa – I tarocchi non hanno portato belle notizie.
- Indovino… - sospirò Sakura – Temi un attacco? – domandò poi guardò Takuumi che scosse la testa in senso di diniego.
- No. – rispose infatti il Preside – Al momento la situazione è tranquilla, ma ho avvertito l’arrivo di un altro ex-Guardiano.
- Otsune. – disse Sakura stringendo gli occhi.
- Esatto, l’ex-Ace’s Chair. – annuì lentamente l’Indovino – Voi già lo sapevate?
- Otsune si è fatta sentire alcune ore fa. – mostrò il cellulare Takuumi.
- Lei è la responsabile del cambiamento di Ikuto? – chiese Tsukasa.
- Sì. – annuì lentamente Takuumi – E’ stata assoldata come medico dalla Easter, ormai sono alcuni anni che lavora per loro.
- Ma non era più in Giappone. – spiegò Tsukasa – Avevo perso le sue tracce anni fa.
- Sì, - rispose pensierosa Sakura – ricordo che era andata in America per completare gli studi. Lei ci tradì poco prima della battaglia finale.
- Già, ricordo che disse al nostro nemico il nostro piano d’accatto e poi partì. – annuì il Preside.
- Potrebbe essersi pentita del gesto. – mormorò la giovane donna – Sa che per colpa sua molti nostri amici non ci sono più.
- Sì, ne hanno parlato a lungo i giornali. – assentì Takuumi – E’ stata una bella battaglia.
- Conclusa a nostro vantaggio, per fortuna.
- Adesso mettiamoci a dormire. – disse Tsukasa – Domani sarà una lunga giornata. Tu ed Amu dovrete lavorare sodo. E tu, Takuumi, dovrai metterti sulle tracce di Otsune per aiutare Ikuto.
- È vero… - annuì Sakura – Buona notte, senpai. – gli sorrise e raggiunse il proprio futon sciogliendosi i capelli.
- Stai attento a lei. – lo pregò Tsukasa.
- Lo farò. – annuì stringendogli la mano – Abbiamo una seconda possibilità, perché sprecarla?
- Buona notte. – lo salutò con un sorriso mesto l’uomo, ancora innamorato di Sakura.

Takuumi stese il futon di fianco a quello di Sakura, si sistemò per la notte e poi l’abbracciò, stringendola con ferma dolcezza contro il proprio petto.
Amu, che non riusciva a prendere sonno, li osservava pensierosa: i gesti di quell’uomo le ricordavano così tanto quelli del suo pervertito Ikuto.
La malizia, il modo di sorridere ed il brillio nello sguardo, lo stesso che aveva visto negli occhi del ragazzo quando le stava accanto.
Con il cuore pesante, si girò verso il muro e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi quanto prima.

 

Alla Easter…

Ikuto, grazie alle cure della dottoressa Otsune, si stava rimettendo lentamente in forza.
Era ancora molto debole e non riusciva a stare sveglio a lungo, ma i momenti di lucidità stavano diventando sempre più frequenti.
La dottoressa lo alimentava tramite flebo, non poteva ancora mangiare era troppo debole.
Durante un controllo sulle sue funzioni vitali, la porta della stanza di Ikuto si aprì di colpo, lasciando entrare il capo seguito da alcuni dei suoi scagnozzi.
- Dottoressa Otsune, - le parlò con voce fredda – sa dirmi perché il mio burattino non si è ancora ripreso del tutto?
- Lo scontro gli ha fatto perdere più energia del previsto. – rispose sobbalzando.
- Perché temo che lei mi stia dicendo solo bugie? – e, con un cenno della testa, fece entrare l’assistente di Otsune in stanza, ridotto in fin di vita.
- Cosa…? – domandò ma uno schiaffo di una delle guardie del corpo del capo, la fece volare al centro della stanza.
- Lei non ha il diritto di chiedermi niente. – sibilò l’uomo – Voi siete al mio servizio! Il suo assistente, dopo un paio di fiale di siero della verità e una bella dose di botte, ha cantato come un cardellino.
- Lei è un bastardo! – sputò la donna alzandosi – Sta uccidendo questo ragazzino per il suo desiderio.
- Di lui non mi importa niente. – si strinse nelle spalle – E’ una pedina come voi. – le sorrise crudele – Adesso lei farà in modo che si rimetta in piedi per domani.
- Ma… - tentò di dire, ma l’uomo scosse la testa.
- Domani, ho detto. – ripeté duramente.
- Va bene signore. – abbassò la testa Otsune, dispiaciuta di non essere riuscita nel suo intento di salvare Ikuto.

Il capo e uno degli agenti di scorta, uscirono chiudendo la porta a chiave, lasciando dentro la stanza Otsune Ikuto ed una guardia.
- Oltre ad essere un agente armato, dottoressa, sono un ex-medico militare. – parlò con voce piatta – So esattamente cosa deve fare e come funzionano le macchine.
- Grazie per avermelo detto. – bofonchiò lei sterilizzandosi le mani – Ho intenzione di somministrare l’energia X ad Ikuto per via endovenosa questa volta. Il suo corpo è molto debole ancora.
- Ha bisogno di aiuto, dottoressa?
- No, grazie. – la donna fece un mezzo sorriso all’uomo completamente vestito di nero, erano entrambi manovrati dalla crudeltà del capo della Easter, almeno era gentile ed era un medico, avrebbe potuto aiutarla in caso di bisogno.
- Le prendo una fiala di energia X. – le disse la guardia muovendosi verso il frigorifero.
Otsune annuì e sospirò, prese dalle mani della guardia la fiala di energia X, caricò la siringa e ne trasferì il contenuto all’interno della sacca che stava somministrando ad Ikuto.
Il ragazzo, appena l’energia X toccò il suo corpo, si svegliò urlando di dolore. Si girò a guardare la dottoressa con gli occhi sgranati ma, quando vide che era tenuta lei stessa in ostaggio, capì che il piano per salvarlo era fallito e che erano stati scoperti.
- Mi dispiace Ikuto. – singhiozzò lei.
- Non è colpa sua. – le sorrise prima di perdere coscienza – Almeno ci ha provato. – poi chiuse gli occhi, stordito dall’energia concentrata delle uova X.
- Perché vuole salvarlo? – domandò l’uomo osservando lo sgomento negli occhi della dottoressa.
- Perché è solo un ragazzino di diciassette anni. Se continua così, morirà. – si strinse nelle spalle e distolse gli occhi – Perché ho già causato troppe morti in passato.
- In che modo?
- Non sono cose che riguardano il mio aguzzino. – replicò asciugandosi gli occhi stizzita – Adesso devo seguire Ikuto. La prego di non importunarmi più.

Ikuto, che era riuscito a rafforzare la bolla protettiva attorno al suo vero IO, sorbiva ad occhi chiusi la flebo di energia X. Non riusciva a reagire, la purificazione subita dalla donna con il violino, aveva esaurito quasi completamente la sua energia.
Mentre il capo della Easter riprendeva il controllo sulla sua coscienza, il ragazzo raggiunse il seme nero di Amu, attivandolo nonostante non fosse una sua volontà.
Nel limbo del sogno, i due ragazzi si ritrovarono dopo tanto tempo.
- Confettino! – la chiamò lui facendola sobbalzare, erano in una specie di parco ma i contorni erano sfumati dal sogno.
- I… Ikuto! – balbettò Amu agitandosi nel sonno – Sei tu? Sei veramente tu?
- Certo che sono io. – le sorrise, quel sorriso malizioso che riservava solo a lei.
- Come… Come stai? – mormorò abbassando lo sguardo, imbarazzata.
- Mai stato meglio. – con un balzo la raggiunse, mostrando la lunga coda nera e le orecchie da gatto che le piacevano tanto.
- Perché ci hai attaccato? – domandò osservandolo, non fidandosi.
- Perché sono stato costretto. – rispose a denti stretti, aveva avvicinato il suo viso a quello di lei, osservando i suoi occhi ambra spenti – Ti manco tanto, confettino? – le domandò sfiorando le sue labbra con il suo fiato caldo.
- Ma cosa dici? – urlò facendo un passo indietro lei.
- Hai gli occhi tristi. – le disse beffardo – Questo vuol dire che ti manco! – senza darle tempo di replicare, la strinse contro il proprio petto e le fece appoggiare la testa sul proprio cuore – Anche tu mi sei mancata! – le disse con un sospiro.
- Iku… Ikuto… - balbettò emozionata Amu, ma non ebbe tempo di aggiungere altro, lui le aveva alzato il viso per incontrare il suo sguardo triste e malinconico.
- Tra poco dovremmo salutarci. – le disse.
- No. Ti prego. – strinse le dita sulla stoffa scura della sua camicia.
Lui non rispose, fece un mezzo sorriso e la baciò: un bacio dolcemente sensuale, che lasciò entrambi senza fiato. Il Lucchetto e la Chiave entrarono in risonanza, facendoli allontanare e svegliare entrambi.
- Domani al parco davanti alla fontana. – le urlò Ikuto prima di uscire dalla sua coscienza definitamente.
- A domani. – annuì Amu svegliandosi.

Il capo della Easter sorrise soddisfatto: aveva guidato lui la mente di Ikuto da Amu, doveva assolutamente riuscire ad impadronirsi del Lucchetto, con o senza la sua portatrice.
Però, se fosse riuscito ad aprirlo per incanalare l’energia in esso contenuta, missione fallita miseramente da chi lo aveva preceduto in passato, avrebbe potuto sconfiggere una volta per tutte quegli inutili Guardiani e tutta l’energia positiva che difendevano a costo della propria vita.
Con un sorriso malvagio, versò del vino in due calici e ne porse uno a Satoshi dicendo:
- Bravo, sono orgoglioso di te, figliolo.
- Grazie padre. – sorrise il medico che aveva solo finto di essere stato brutalmente malmenato dagli “uomini in nero” – Quella Otsune è una credulona.
- Anche se la sua anima è stata sporcata molti anni fa ed il suo shugo chara è scomparso, lei ha ancora un pizzico di coscienza e di bontà. – si girò a guardare suo figlio – Cerca di guidarla verso l’oscurità.
- Farò del mio meglio, padre. – annuì l’altro alzando il bicchiere a mo’ di brindisi verso il padre e la sua geniale malvagità.

 

Residenza Fujisaki

Gli occupanti della palestra, furono svegliati dall’urlo sovrumano di Amu che si era svegliata di soprassalto dal suo incubo.
- Amu! – la chiamò Sakura andandole vicino – Amu guardami… torna in te…
- Sa… Sakura! – balbettò spaventata – Ho sognato Ikuto.
- Che ti ha detto? – le chiese Takuumi avvicinandosi – Ti ha parlato? Ha cercato di ucciderti?
- No. – scosse la testa – Mi ha chiesto aiuto. – mentì ma nessuno sembrò farci caso – Come possiamo fare per aiutarlo?
- L’anima di Ikuto ha bisogno di essere purificata. – spiegò Tsukasa osservandola da lontano.
- Anche la mia. – rifletté lei.
- Già. – annuì Tadase con uno sbadiglio – Vedrai che riusciremo a salvare quel maledetto gatto nero.
- Ehi signorino. – lo guardò Takuumi – Non mi piace che parli così di mio nipote. Lui è sangue del mio sangue.
- Chiedo scusa. – si strinse nelle spalle, poi voltò la schiena e ricominciò a dormire.
- È ferito. – spiegò Rima – Ha il cuore spezzato ma presto tornerà il Tadase che conosciamo tutti.
- Ne siamo consapevoli. – le sorrise grata Sakura – Adesso torniamo a dormire.
- Ottima idea. – sbadigliò Yaya.
- Takuumi? – lo chiamò Amu.
- Sì, Amu, dimmi.
- Io… vorrei parlare con te.
- Adesso? – le domandò alzando un sopraccilgio.
- Non ho sonno. Ti prego. – lo supplicò.
- Va bene. – si strinse nelle spalle avviandosi alla porta – Ma usciamo, i tuoi amici vorrebbero riposare.
- Arrivo… - Amu si alzò dal futon, prese la giacca e raggiunse l’uomo fuori dalla porta.
Sakura li osservò pensierosa, quella ragazzina non le stava dicendo proprio tutta la verità, aspettò qualche secondo poi si vestì e li seguì in giardino.

Li raggiunse che stavano passeggiando lentamente lungo il porticato della casa, stavano in silenzio, Amu qualche passo avanti e Takuumi che la seguiva fumandosi una sigaretta.
- Ikuto mi ha contattata nel sonno. – disse d’un fiato.
- Questo l’avevo capito. – le sorrise – Non mi sono bevuto la storiella che hai raccontato.
- L’ho capito da come mi hai guardato. – annuì stringendosi nella giacca – Sai, tu assomigli molto ad Ikuto. Anche di carattere intendo.
- Sul serio? – sorrise – Non conosco mio nipote. Non so che dire. – spense la sigaretta e la gettò oltre il muro di cinta.
- Vorrei salvarlo dal controllo. – disse, dentro al suo cuore il seme stava germogliando, suggerendole le cose giuste da dire – Ma, per farlo, dovrei conoscerlo meglio. – guardò l’uomo, ma solo per un attimo.
- In questo come posso aiutarti io, ragazzina? – le chiese con uno sbuffo annoiato.
- Parlandomi di te. – si strinse nelle spalle – La tua infanzia è stata difficile come quella di Ikuto, entrambi avete desiderato essere invisibili ed indipendenti. Ikuto come un gatto. Tu come un ninjia.
- Vuoi che ti parli di me, confettino? – la guardò – Non vedo come questo possa aiutarti, ma se vuoi lo farò.
I due, seguiti da Sakura che non si stava perdendo una sola parola, presero posto nella sala da tea, fuori faceva freddo c’era molta umidità e quella stanza era abbastanza lontano da orecchie indiscrete per parlare liberamente.
- Sono nato a metà dicembre, da una madre giovane e scema. – la voce di Takuumi era fredda come il ghiaccio mentre raccontava – Lei era molto bella, aveva capelli color del grano e grandi occhi color cioccolato. – sorrise – Era la più bella ragazza del suo villaggio. Un piccolo villaggio di pescatori sulla costa. Molto lontano dal lusso e dalle comodità della città alle quali tu sei abituata.
- Immagino che la vita fosse molto dura per la sua famiglia.
- Sì, soprattutto nei periodi di magra. – annuì pensieroso – Sai, i miei nonni speravano che la loro unica figlia contraesse un buon matrimonio, con un uomo ricco magari, in modo da smettere di lavorare 16 ore al giorno tutti i giorni.
- Oh… - balbettò Amu che non pensava esistessero persone che dovevano lavorare tanto per mantenere la famiglia.
- Confettino. – ridacchiò – Non è tutto rose e fiori come pensi. Tu vivi bene, in una bella casa, con una famiglia che ti ama e che non ti fa mancare niente. Anzi si… dei vestiti un po’ meno ridicoli.
- Cos’hai da dire contro il mio stile? Amo il gotich punk ecco! – si arrabbiò gonfiando le guance.
- Va bene. – rise – Va bene.
- E poi… - lo incalzò – che altro?
- Abbiamo un visitatore. – sorrise – Sakura, entra, starai gelando.
Sakura entrò con un’espressione colpevole sul viso, prese posto vicino a Takuumi dicendo:
- Scusatemi, vi ho visti uscire e non ho resistito.
- Non preoccuparti. – la baciò sulla tempia lui – Puoi ascoltare. Sto parlando di me.
- La tua storia completa? – lo osservò.
- Il bignami. – le sorrise – Non voglio annoiarvi troppo, donne.
Amu non disse niente, si limitò a sorridere al Custode e all’Oracolo; ma nei suoi occhi brillava una luce strana, non presagiva niente di buono il suo sguardo.
- Comunque, mia madre crebbe e diventò una bella donna. Da sempre, aveva aiutato in famiglia, studiando e lavorando. Il suo sogno era quello di diventare cantante. – sorrise – Un giorno, le arrivò per posta un volantino pubblicitario: una casa discografica stava facendo delle audizioni. Lei si disse “perché non provare”?
- Già, era la sua occasione per avere successo e far stare meglio la sua famiglia. – annuì Amu con un sorriso.
- Esatto. Così, indossando il suo vestito migliore, andò in città e si presentò all’audizione. Uno dei soci della casa discografica altri non era che il mio caro nonnino che, quel giorno, aveva costretto il figlio, mio padre, a seguirlo. Mio padre e mia madre si sono conosciuti nei corridoi del posto dove si tenevano le audizioni e, per mia madre, fu amore a prima vista. – fece una piccola pausa e Sakura intervenne, conosceva bene quella parte di storia:
- La voce della madre di Takuumi era incantevole, soave e dolcissima. Capace di placare gli animi. Vince l’audizione pur avendo un vestito rattoppato e una semplice coda di cavallo.
- Già. – rise Takuumi – Mia madre aveva la voce di un angelo. A mio padre, venne affidato il compito di renderla presentabile per il pubblico e per la conferenza stampa. Così, iniziò a portarla in giro a fare compere. Lei non voleva che spendesse tanti soldi, ma lui la rassicurava dicendo che era il loro fruttuoso investimento e che, quei soldi, erano ben spesi.
- Che uomo gelido. – borbottò Amu.
- Molto. Ma non voleva farsi coinvolgere dalla giovane donna. – spiegò – Sai, mio padre a quel tempo era già sposato ed era diventato padre del piccolo Aruto. L’onta di un divorzio avrebbe pesato sul nome della famiglia.
- Oh beh, lo credo. – bofonchiò Sakura rabbiosa.
- Ormai è passato Sakura. – le sorrise – Ed il passato non può più tornare indietro a ferirmi.
- Hai ragione. – annuì – Ma io ci sto ancora male.
- E allora torna a letto.
- No. Voglio restare. – scosse la testa.
- E allora fa silenzio. – ridacchiò lui che continuò la sua storia – Alla fine, però, mio padre passava più tempo con la nuova stellina della casa discografica che non con sua moglie e loro figlio. Era sempre in giro per concerti e promozioni, sottraendo tempo alla famiglia che tanto diceva di amare. Fu così che, una sera, alla fine di un concerto a bordo di una nave di lusso, mia madre lo sedusse definitivamente diventando la sua amante. – Takuumi fece un sorriso amaro – Lei era veramente innamorata di mio padre, si concesse anima e corpo dicendosi pronta ad aspettare che lo avrebbe amato per sempre.
- E poi? – domandò Amu.
- Poi mia madre restò incinta e la casa discografica la licenziò in tronco. Lei andò da mio nonno dicendo che il figlio che portava in grembo era uno Tsukiyomi; ma lui non volle crederle dicendo che le ragazze che diventavano famose troppo presto, erano inclini a donarsi a più uomini e che suo figlio aveva già una famiglia che lo stava aspettando.
- A quel punto, - intervenne Sakura dopo avergli preso la mano – il cuore della mamma di Takuumi si spezzò. Lei non sapeva che l’uomo che amava in realtà era sposato. Lui le aveva raccontato che…
- Che non era pronto a sposarsi e che prima voleva dimostrare al padre di essere in grado di farla brillare come la più fulgida delle stelle. – sorrise amaro – Mia madre lasciò la città e tornò a rifugiarsi nel suo piccolo villaggio di pescatori. Ma, anche lì, la sua vita fu tutt’altro che facile. I genitori non l’accolsero a casa, una figlia nubile e gravida era un’onta al loro onore. Così lei, andò ad abitare in una stanza in affitto, vivendo la sua gravidanza con vergogna.
- Poi Takuumi è nato. E sua madre non ha più avuto notizie né della casa discografica né del padre del bambino.
- Però continuavano ad arrivare degli assegni, i diritti delle canzoni che aveva inciso e che dovevano pagarle. – un lampo di rabbia brillò nei suoi occhi – Per il villaggio, ero l’invisibile. Per anni nessuno si è rivolto a me chiamandomi per nome. Ero il figlio del disonore. Una cosa ridicola. Così, visto che ero invisibile, ho imparato presto a sopravvivere da solo. Mantenevo mia madre pescando e cacciando. Non volevo i soldi che l’avevano resa tanto triste e sola. Erano sporchi ai miei occhi di bambino.
- Sei cresciuto da solo? – domandò Amu.
- Sì. Ho frequentato le scuole, come tutti. Eccellevo in tutte le materie. A scuola mi sentivo una persona, forse perché gli insegnanti mi chiamavano per nome. – sorrise – Erano marito e moglie, una coppia sempre gentile con me, e con tutti i bambini problematici. – mandò la testa di lato – Un giorno, mentre crescevo selvatico come un gatto, ho desiderato imparare ad essere silenzioso e invincibile come un ninja. È da lì che è nato Arashi. Mia madre è morta di tubercolosi che io avevo appena otto anni. – guardò il giardino – Sono andato dai nonni dicendo “vostra figlia è morta, io me ne vado”. Il nonno, avrebbe voluto trattenermi perché ero figlio di sua figlia, ma era tardi. La coppia di insegnanti mi aveva adottato, dandomi finalmente quel cognome che agognavo. Da quel giorno, non sarei più stato un Rokudenashi*, un bastardo, ma un Fuyutssuki. Per anni ho evitato di cercare chi fosse mio padre, vivendo nella tranquillità della mia nuova famiglia.
- Per anni Takuumi ha fatto il ramingo. – intervenne Sakura accarezzandogli il braccio – Ha viaggiato molto, sia in compagnia dei suoi genitori sia da solo. La strada è stata la sua principale scuola.
- Già, solo negli ultimi due anni i miei genitori adottivi si sono stabiliti in città. – annuì – Ma io ero diverso da tutti gli altri studenti. Studiavo molto. Soprattutto arti marziali. Durante i miei viaggi, non ho mai trovato nessuno in grado di battermi.
- Ehm, ehm. – tossì la giovane donna – Io ti ho battuto. – sorrise.
- Già. Durante un allenamento, non volevo impegnarmi al massimo contro una ragazzina tutt’ossi e occhiali.
- Ed io ti ho fatto il culo. – rise forte – Non sopportavo quell’aria di superiorità che distribuiva a destra e a manca.
- La mia era una maschera, signorina. – le sorrise con dolcezza – Ero arrabbiato, avevo da poco scoperto la verità su mia madre e mio padre. Ho provato a rintracciare quel vigliacco di mio padre, ma la sua famiglia non me l’ha permesso. È lì che ho scoperto di avere un fratellastro, Aruto.
Takuumi spiegò dettagliatamente di com’era stata la sua vita, i genitori viaggiavano molto per lavoro e lui aveva visto mezzo Mondo grazie a loro.
Aveva vissuto all’orientale e all’occidentale. Ma il suo paese d’origine gli era sempre mancato molto.
Quando i genitori avevano accettato, finalmente, un posto di lavoro fisso in città lui era stato felice. Aveva scoperto per caso chi fosse il suo vero padre, ma tutti i tentativi di entrare in contatto con l’uomo erano miseramente falliti e lui aveva un grande rimpianto: non avergli potuto dire addio prima di morire.

Amu, con le lacrime agli occhi, ringraziò Takuumi per averle raccontato così approfonditamente la sua vita. Adesso, dopo aver ascoltato il dolore dalla voce del protagonista, forse riusciva a capire meglio Ikuto ed aiutarlo a scacciare l’energia X che gli stava lentamente mangiando l’anima.
La Jolly, più serena, augurò al Custode e all’Oracolo la buona notte, uscì dalla sala del tea chiudendo lentamente la porta scorrevole.
Sakura abbracciò strettamente Takuumi contro il seno, sapeva che il dolore che aveva raccontato ad Amu era solo la punta dell’iceberg.
Lei lo conosceva da molto tempo e una volta era riuscita a farlo parlare, a tirare fuori tutta la rabbia, la frustrazione ed il dolore che gli opprimevano il cuore.
- Erano anni che non parlavo tanto di me. – disse strusciando il viso contro il seno florido di lei.
- Lo so. – lo baciò sulla nuca – Sei stato molto coraggioso.
- O molto stupido.
- Non stupido. – gli sorrise sui capelli – Ma furbo, perché hai raccontato solo quello che hai voluto, senza dare troppi dolorosi dettagli di te.
- Quelli li conosce solo la mia Custode. – ammise stringendola a sé con dolce fermezza.
Sakura e Takuumi si baciarono, un bacio tenero e salato dalle lacrime di lui. Non gli piaceva ammetterlo, ma parlare del proprio passato e dell’odio che aveva subito lo face stare male.
Lentamente, la giovane donna, lo fece stendere sul pavimento della sala da tea e continuò a baciarlo ed accarezzarlo con dolcezza per scacciare via la rabbia e il dolore dalla sua anima.
Takuumi, ad occhi chiusi, subiva i baci e le carezze di Sakura. Era bello sentirsi amati e coccolati in quel modo, si sentiva compreso e protetto.
- Sak… Sakura… - pigolò con voce roca.
Lei lo baciò sulle labbra per poi morderle e scendere a tormentare il suo zigomo e il suo mento ricoperto da un sottile velo di barba.
Takuumi tremò e si inarcò verso di lei. Sakura continuò il suo dolce supplizio, gli aprì la zip della tuta che indossava, esponendo il suo petto muscoloso ai suoi baci ed alle sue carezze; lui strinse con forza i pugni facendo sbiancare le nocche, la bocca di Sakura sopra il suo petto a tormentare i suoi muscoli e le sue cicatrici lo stava facendo letteralmente impazzire.
Mugolando il suo nome con voce strozzata, la costrinse a fermarsi. Sakura piantò i suoi languidi occhi azzurri, scuri di desiderio, in quelli smeraldo di lui che perse completamente la testa e, senza darle il tempo di dire niente, ribaltò le posizioni facendola stendere a terra.
Rapidamente, le mani di Takuumi la denudarono degli abiti superflui, lasciandola in intimo per baciarla ed idolatrarla come un sacerdote avrebbe fatto alla sua Dea.
Sakura gemeva e si agitava sul pavimento freddo, riscaldandolo con il calore della sua pelle arroventata dai baci e dalle carezze di lui.
Takuumi, senza smettere di baciarla, si tolse la tuta che intralciava i suoi movimenti e poi la strinse pelle contro pelle.
- Sakura… - ansimò facendole sentire contro la gamba la propria voglia – Fermami adesso o…
- Takuumi, - borbottò rossa in viso per l’eccitazione – se ti fermi adesso ti uccido.
Il giovane uomo ridacchiò piano contro il collo morbido di lei, le slacciò il reggiseno e si avventò contro i suoi seni sodi come frutti maturi.
Le dita di Takuumi si muovevano sulla pelle calda di Sakura suonando melodie, lei era in preda alla passione e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Quando lui sfiorò la sua femminilità attraverso il tessuto sottile degli slip, lei lo morse con forza sulla spalle per contenere il grido di piacere che le sgorgò dalla gola. Incapace di aspettare ancora, lui si finì di spogliare lasciando nuda anche lei.
- Non posso più aspettare…  - mormorò dopo l’ennesimo bacio che li lasciò senza fiato.
- Nemmeno io. – ansimò lei accogliendolo contro il suo corpo.

Takuumi guidò la propria virilità all’interno del corpo di Sakura, spingendo lentamente la fece sua.
Sakura lo abbracciò e, guardandolo negli occhi, donò il suo corpo e la propria verginità a colui che aveva sempre amato.
Il Custode e l’Oracolo si amarono con calma, gemendo e mormorandosi dolci parole a fior di labbra. Lui fu tenero ed attento a non farle troppo male, la sensazione di stare dentro al suo corpo morbido ed accogliente sconvolgeva i suoi sensi fino a fargli perdere completamente la testa.
Il ritmo dolce dell’inizio, fu ben presto sostituito dalla sfrenata passione che faceva battere forte i loro cuori e scorrere rapido il loro sangue nelle vene.
Dopo baci… morsi… abbracci… Sakura accavallò le gambe sui glutei di Takuumi lasciandogli libero accesso al suo corpo… donandosi completamente a quell’uomo che aveva perso e ritrovato, all’unico in grado di farla sentire amata e completa.
Takuumi, a quel gesto, perse completamente la testa ed iniziò a muoversi dentro di lei con sempre maggiore urgenza. Urlando i rispettivi nomi, l’uno nella bocca dell’altra, arrivarono all’apice del piacere.

Mentre Sakura e Takuumi si univano fisicamente, le loro energie si intrecciarono, formando dei vortici di energia positiva che armonizzarono completamente l’atmosfera di casa Fujisaki.
Ansimando, Takuumi rubò un ultimo bacio alle labbra di Sakura, poi si stese al suo fianco abbracciandola dolcemente.
- Ti amo Takuumi. – mormorò annusando il suo collo profumato.
- Sakura… - ansimò lui ancora senza fiato – Io ti amo e…
- Ssshhh… - lo baciò – Non rovinare questo momento…
- Sei mia. – la strinse e poi la baciò di nuovo, facendo scintillare le rispettive auree energetiche.
Gli spiriti guardiani, che erano stati investiti dal turbine di energia, erano imbarazzati perché avevano intuito cos’era successo tra Custode e Oracolo.
Lo stesso Indovino aveva smesso di divinare i tarocchi, lasciandosi trasportare dall’energia positiva che aveva invaso la palestra quando i due erano diventati un’unica persona.

Sakura e Takuumi, raccolsero gli indumenti da terra, andarono verso il bagno e si rinfrescarono.
Non potevano tornare dagli altri sporchi e sudati.
Per mano, varcarono la porta della palestra dove trovarono tutti addormentati; baciandosi un’ultima volta, si stesero nei futon e si addormentarono abbracciati.

 

 


Angolo dell’Autrice:
Spaventata dai forconi di Bebe, la presente strega ha già terminato il sesto capitolo.
Pant… Pant… Ho ancora il fiatone per quanto ho corso…
Sto scherzando ovviamente! ^_^

Grazie alle mie preziose Bebe e Blue Passion, che mi seguono… mi consigliano e mi minacciano…
Siete uniche e molto, molto preziose. Adoro le vostre storie e sapere che mi seguite mi rende orgogliosa.

Buona lettura e… al prossimo capitolo incentrato su Amuto…

XOXO Gremilde

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Capitolo 8
*** L'allenamento ***


Capitolo Settimo:
L’allenamento


Il Sole fece capolino nel Cielo dissipando le nubi notturne, le stelle lentamente si spensero e la luna sparì nascondendo il suo mezzo cerchio bianco agli esseri umani.
Tsukasa fu tra i primi a svegliarsi quella mattina, un raggio di sole lo aveva colpito in pieno viso; lui si girò su un fianco per scacciare la luce dal viso ed aprì lentamente gli occhi quando sentì delle voci provenire dal cortile.
- Buongiorno senpai. – lo salutò Suu volando verso di lui.
- Buongiorno a te piccola Suu. – le sorrise svegliandosi del tutto – Già in piedi?
- Ooh sì… - annuì facendo una giravolta – Ci ha svegliato Arashi, ci ha invitati ad assistere al “Saluto al Sole”.
- Dev’essere bello. – si alzò lentamente il Preside – Posso venire anch’io?
- Ma certo… - Suu svolazzò con gli altri spiriti verso la porta di uscita della palestra, Tsukasa li seguì sbadigliando, la sua notte era stata costellata di strani sogni e cattivi presagi, sperava di poter intervenire prima che succedesse il peggio.
- Oooohhhhh… - si bloccò sentendo mormorare le shugo chara in estasi.
Curioso, alzò lo sguardo e restò senza fiato ad osservare Custode e Oracolo impegnati in quello che Suu aveva definito “Saluto al Sole”.

Sakura, Takuumi ed Arashi erano al centro del giardino e si stavano muovendo sinuosi, salutando il sorgere del Sole con le tecniche apprese durante il loro addestramento in arti marziali.
Le loro auree erano al massimo della loro potenza, si mescolavano alla forza vitale della natura che li circondava, rendendo tutto più vivo e, agli occhi dell’Indovino, molte cose mostravano la loro vera natura.
Sakura, ad esempio, sembrava l’incarnazione di un’antica Dea Guerriera. La sua aurea era di un rosso brillante che modellava il suo corpo rendendola ancora più bella e sensuale.
Takuumi, incarnava lo spirito di un guerriero, la sua aurea era verde scuro e ricopriva il suo corpo muscoloso come un’armatura antica.
Si muovevano in sincronia perfetta, fendendo l’aria con movimenti precisi di mani e gambe; disegnando figure atte a difendersi ed attaccare un eventuale nemico.
Il tutto, riverendo il Sole, fonte di calore e vita.
Alla fine dell’esercizio, Custode, Oracolo e shugo chara si inchinarono; salutarono il Sole e sobbalzarono quando sentirono applaudire.
- Buongiorno… - salutò Sakura con un ampio sorriso.
- Wooowww Sakura.... – mosse i suoi pon-pon rosa Ran – E’ stato uno spettacolo bellissimo.
- Grazie piccola Ran. – si inchinò la Custode – Mi sento piena di energia.
- Come tutti. – le porse un asciugamano Takuumi – Il “Saluto al Sole” è energizzante.
- Sì. – annuì – Erano mesi che rimandavo questo esercizio, un po’ per pigrizia un po’ perché da sola è noioso… - porse le labbra per ricevere un bacio che non tardò ad arrivare – Adesso siamo un bel gruppo, sarà bello salutare il Sole insieme.
- Questa mattina non avete svegliato i ragazzi. – notò Tsukasa.
- No, - si aggiustò i capelli Takuumi – abbiamo provato l’effetto del Saluto al Sole tra noi. Era da un po’ che non lavoravamo insieme.
- Le stelle parlano chiaro. – sorrise – Custode e Oracolo, insieme.
- Sì. – annuì Sakura – Insieme. – sorrise a Tsukasa – Mi dispiace Indovino.
- Ho sempre saputo che il tuo cuore non era destinato a me, Custode.
- Ti ho voluto sinceramente bene. – ammise – Ma il sentimento che provo per Takuumi è tutt’altra cosa.
- È amore. – trillò felice Maki, i punte luce sul suo abito brillarono.
- Maki, - le sorrise il Preside – sei più raggiante del solito.
- Ooh grazie… E dovresti vedere Chobi. – sorrise arrossendo.
- I poteri della Custode stanno crescendo. – annuì Arashi – E questo comporta che noi spiriti diventiamo più forti.
- Non ti farà male questo dispiego di energia? – domandò Tsukasa preoccupato.
- Mi sento in forma. – rispose felice Sakura – Finalmente posso liberare la mia aurea. – fece un mezzo sorriso – Non è stato facile tenere a bada tanta energia così a lungo.
- Lo immagino. – annuì il Preside.
- È ora di svegliare i Guardiani. – annunciò Chobi arrivando, lei era diventata ancora più bella se possibile, le erano spuntati dei fiocchetti rossi ai polsi e la sua chioma risplendeva di vita, persino il suo koban sembrava diventato più brillante.
- Sì Chobi. – le sorrise Sakura facendola posare sulla propria mano – Non ha senso aspettare ancora.
- Facciamo la chara change?
- Trovo che sia un’idea magnifica! – annuì Sakura.
Chobi si passò una zampina sul viso a musetto, gli occhi le scintillarono di giocosa malizia e dicendo “Lucky. Invitation. Cat.” fece la chara change con la Custode.
A Sakura, spuntarono delle adorabili orecchie da gatto sulla testa; una lunga coda che ondeggiava sensualmente; un collarino rosso con campanellino coloro oro; un fiore di hibiscus tra i capelli, dei fiocchetti rossi su polsi e caviglie ed un koban dorato con dei lacci da poter legare all’avambraccio come uno scudo.
- Miiaaaoooowww! – rise felice Chobi – Sei bellissima Sakura-san!
- Miaaaaoowww! – rispose mimando il gesto dei gatti che si lavano il viso – Sei sempre così carina con me, Chobi. Il fiore è un tocco di classe. – ringraziò.
- Che bella gattina… - le sorrise Takuumi con un brillio negli occhi.
- Takuumi! – squittì arrossendo Sakura – Smettila… - poi scappò in palestra correndo veloce e leggera come un felino.
- Ti ama molto. – gli disse Chobi con un sorriso – Le sei mancato terribilmente.
- Anche lei a me. – ammise – Grazie piccola Chobi.
- Ehm ehm… - tossì Yoru – C… Chobi…? – la chiamò.
- Sì, Yoru?
- Ti va di bere del latte con… con me?
Chobi arrossì deliziosamente, baciò lo shugo chara sulla guancia e scappò dicendo:
- Certo che sì… Vieni a prendermi!
- Gattine! – borbottò Yoru felice – Che triste sarebbe il mondo senza di loro. – e si lanciò all’inseguimento del Maneki Neko ridendo.
I due uomini, osservando lo strano comportamento degli shugo chara, entrarono in palestra ridendo sommessamente.
- E’ strano cosa può fare sprigionare energia del cuore. – disse tra se e se Tsukasa.
- È la stessa energia che ci ha salvato anni fa. – si strinse nelle spalle Takuumi.
- Già… - annuì – Ti devo chiedere scusa, Takuumi.
- Tranquillo senpai. – gli dette una pacca sulla spalla – Ho avuto tempo per dimenticare e perdonare.
- Grazie… - annuì sincero il Preside.
Raggiunsero Sakura al centro della palestra, i ragazzi dormivano sereni ma furono destati dal suono del koban che la giovane donna aveva in mano e dalla sua voce soffice, come le fusa di un gatto.
- Svegliaaaaa!!! Il sole è alto, Guardiani. Oggi sarete nelle mie grinfie!
Urlando per lo spavento si svegliarono tutti, Rima finse di mettersi a piangere, ma Sakura la guardò dicendo:
- Signorina, sei bella ma le tue lacrime non attaccano. In piedi tutti.
Borbottando parole senza senso, i Guardiani si alzarono sbadigliando.
- Ogni mattina sarete svegliati al sorgere del sole. – spiegò Sakura Maneki Neko – E’ importante lavorare duramente affinché diveniate forti.
- E buttarci già dal letto con questa crudeltà fa parte del trattamento? – sbadigliò Amu.
- Sì, fino a quando non sarete consapevoli dei vostri reali poteri. Di quanto sia pericoloso il nostro nemico e di quanto sia vitale ed importante proteggere l’Amber Egg. – rispose tornando se stessa Sakura, quell’atteggiamento non le piaceva, doveva intervenire prima che l’oscurità prendesse il sopravvento su Amu.
- Bene, visto che siete svegli. – intervenne Takuumi intuendo i pensieri di Sakura – Avete ben cinque minuti per andare in bagno e lavarvi la faccia.
- E la colazione? – piagnucolò Yaya.
- Dopo. – risposero in coro Custode e Oracolo.
- Buaaaaaahhhhhh!!! – si mise a piangere infantilmente l’Ace’s Chair – Siete cattiviiiiii.
- Sì, ed ora avete quattro minuti. – rispose senza battere ciglio Takuumi.
Borbottando parole incomprensibili, i ragazzi corsero verso le stanze da bagno per essere pronti ad iniziare l’allenamento. Sakura, interruppe il chara change con Chobi e si stirò dolcemente, facendo sospirare Takuumi.
- Se fai così… - le disse mordicchiando l’orecchio – I ragazzi non si alleneranno…
La giovane donna non ebbe il tempo di rispondere alla provocazione dell’Oracolo, perché i Guardiani, ancora assonnati e svogliati, li raggiunsero nel giardino interno.
- Bravi soldatini! – rise Takuumi – Come ci dividiamo, mia Custode?
- Generalmente io prendo i maschietti e tu le femminucce. – rispose sporgendo il labbro inferiore, Takuumi non resistette e la baciò strappandole un gemito.
- Vuoi le ragazze? – le chiese sulle labbra.
- Mmmh no… Ragazzi. Con me.
- Sì Sakura. – scattarono i ragazzi del gruppo.
- Sbagliato. – scosse la testa – In allenamento, sia io che Takuumi saremo “sensei”.
- Sì, sensei! – dissero in coro, poi la seguirono ed iniziarono una dura sessione di allenamento mattutino.
Dei ragazzi, quello a dimostrarsi più preparato fisicamente fu Kukai che, grazie agli allenamenti sportivi che faceva a scuola, riusciva a seguire senza fatica il percorso creato da Sakura.
Tadase si arrese al secondo esercizio, cadendo a terra completamente senza fiato; mentre Nagihiko riuscì a terminare il percorso, cadendo sulle ginocchia alla fine di esso.
Sakura li osservava mentre riprendevano fiato, era preoccupata per Tadase: era veramente un bamboccio, sarebbe stato l’obbiettivo ideale per il nemico.
Meditabonda, si girò ad osservare le ragazze e, non appena vide lo sgomento negli occhi di Takuumi, scoppiò a ridere divertita.
- Non è affatto divertente. – le disse con un sorriso sghembo lui.
- Dai… - cantilenò lei – Un pochino…
- Siamo così scadenti? – domandò Kukai.
- Pensavamo che il vostro addestramento come Guardiani fosse più avanzato. Ma, probabilmente, in questi anni alla Seyio Academy sono cambiate molte cose.
- Erano anni che non c’era un simile pericolo. – ansimò Tadase che aveva letto i registri di suo zio – Forse è per questo che ci siamo rammolliti.
- Non volevo offendervi. – scosse la testa Sakura – Ma avremo molto lavoro da fare.
- E lo faremo. – annuì propositivo Nagihiko.
- Ottimo. – gli sorrise la giovane donna – Adesso andate a rinfrescarvi e fare colazione. Amu, vorrei che tu restassi per favore. Con voi, parleremo dopo. – li congedò.
Amu, stringendosi la felpa della tuta sul torace, osservò gli altri allontanarsi. Sembrava un agnello sacrificale, gli occhi sgranati e impauriti osservava sfuggente prima lui poi lei senza osare dire nulla.
Takuumi salutò Sakura con il saluto del judo, poi si allontanò con un sorriso.

La Custode, invitò la Jolly a seguirla. Non era quello il luogo ideale dove fare un pochina di meditazione. Camminando, raggiunsero il laghetto delle carpe.
- Vieni… - le disse facendola sobbalzare – Questo posto è perfetto per noi due…
- S… Si… Sen… - ingollò a vuoto – Sensei.
- Non devi avere paura di me, Amu. Io sono tua amica non tua nemica. Non sono arrabbiata con te perché hai fermato il mio attacco. Anzi, ammiro il coraggio che hai avuto. – le sorrise notando gentile – Io come te ho fatto una cosa simile, istigata dalla gelosia assurda di Tsukasa.
- Non mi piace sentirmi così. – ammise mentre una lacrima rotolava dispettosa lungo la sua guancia – Ma non so che fare… - la guardò e Sakura si sentì come affogare in quegli occhi d’ambra – Ho paura di perdermi nuovamente.
- Non lo permetterò. – la abbracciò, lasciando che la propria energia confluisse dentro il corpo della ragazzina, per darle calore e coraggio.
Amu accettò l’abbraccio e lo contraccambiò timidamente, il calore di Sakura era piacevole e per un momento si sentì nuovamente libera e serena. Poi la mancanza di Ikuto riprese con prepotenza il sopravvento, facendole fare un passo indietro.
- Promettimi che parlerai con me liberamente. – le disse invitandola a mettersi in ginocchio – Perché io farò lo stesso con te.
- Te lo prometto Sak… o scusa…
- No, Sakura va benissimo. – le sorrise ed Amu si rilassò nuovamente.
Le due, restarono in silenzio a contemplare la natura per alcuni minuti, alla fine Sakura estrasse dalla felpa che indossava il proprio ciondolo dicendo:
- Il ciondolo che porti, Amu, è un potente amuleto che da secoli protegge l’umanità e gli shugo chara dall’oscurità perenne.
Amu sobbalzò, lei pensava che servisse solo per aiutarla a fare le chara trasformation con i propri shugo chara.
- La leggenda narra che questo Lucchetto, e la chiave che lo può aprire, sia nata dall’amore profondo di due spiriti guardiani. – le sorrise – Lo spirito della Luce e lo spirito dell’Ombra. Purtroppo, a quel tempo non c’era tolleranza e i due popoli erano in guerra per la conquista della supremazia sul genere umano.
Amu ingollò a vuoto estraendo a sua volta il ciondolo, lo guardò vedendolo per la prima volta e lo posizionò accanto a quello di Sakura.
Lucchetto e ciondolo entrarono in sintonia, iniziando a brillare.
- Sono vecchi amici. – sorrise Sakura – Erano anni che non si vedevano…
- Parli di loro come se fossero persone.
- Non persone. – la corresse – Ma entità. Sai, la leggenda di cui ti parlavo, continua dicendo che furono i due giovani innamorati a fermare la guerra secoli e secoli fa. Sacrificandosi per l’amore in cui credevano, i loro cuori sono stati trasformati in Lucchetto e Chiave per proteggere, in caso di necessità, la stessa umanità che avevano salvato secoli fa.
- Oooh… - gemette Amu stupita – Perché nessuno mi ha mai detto questo?
- Perché nessuno, tranne la Custode, è a conoscenza di questa storia. – le sorrise – Solo io, grazie all’aiuto dello shugo chara che si è mutato in Medaglione posso accedere al Libro degli Shugo Chara.
- Io posso leggere il libro? – domandò.
- Sì, se il Lucchetto ti riterrà degna di aprirlo. – annuì – Il mio compito, è quello di aiutarti ad entrare in sintonia con la magia contenuta all’interno del Lucchetto. Per aiutarti ad aumentare i tuoi poteri innati.
- Non credo di… - iniziò a dire, ma Sakura la zittì scuotendo la testa.
- Non accetterò un “no” come risposta. – la minacciò con dolcezza – Soprattutto se non provi nemmeno.
- Hai ragione! – annuì arrossendo – A volte, arrendersi è la scelta più facile.
- E quella più errata. – concluse Sakura – Per oggi, faremo solo una piccola meditazione. Così imparerai ad entrare in sintonia con il Lucchetto.
Amu annuì, prese una posizione più comoda e poi ascoltò attentamente la voce di Sakura che la guidava lungo il cammino della meditazione.

Sakura, giudò Amu lungo un sentiero di montagna; le fece sentire le sensazioni del sole sulla pelle, dell’erba sotto i piedi nudi e dell’aria fresca ad accarezzarle la pelle.
Amu era serena, aveva un bel sorriso dipinto sul volto, segno che le immagini evocate erano di suo gradimento.
Grazie a Sakura, quella passeggiata in montagna era molto bella e rilassante. Piena di fiori e farfalle, piena di pace e serenità, cose che mancavano al suo cuore tormentato.
La Custode, muovendosi in circolo attorno alla Jolly, la fece arrivare fino ad un lago dove la pregò di immergersi.
Titubante, Amu fece ciò che Sakura le aveva chiesto e si immerse completamente nelle acque scure del lago, nuotando e respirando sott’acqua, come una sirena.
Nuotando e riempiendosi gli occhi delle meraviglie sottomarine, la ragazzina giunse fino ad una grotta. Sakura le disse di entrare, che lì c’era una persona che la stava aspettando. Le mormorò di non avere paura, che non era sola perché lei era al suo fianco e sarebbe intervenuta alla prima difficoltà.
Annuendo, la Jolly entrò nella grotta lentamente; uscì dall’acqua e raggiunse l’abitazione che vedeva sullo sfondo.
All’interno della casetta, c’era la luce accesa ed un filo di fumo profumato usciva dal camino. Amu, con un brivido, si accorse di avere freddo fuori dall’acqua ed affrettò il passo per entrare a scaldarsi.
Appena fu a metà percorso, qualcosa ostacolò il suo cammino.
Dei tentacoli neri si avvolsero attorno alle sue caviglie; Amu iniziò a gridare di paura. Più gridava e più le spire prendevano forza e sostanza.
Sakura, dicendo un’antica preghiera, raggiunse Amu nella sua visione ed usando il suo Potere della Luce, la liberò dai tentacoli di energia X.
Pregando e cullandola dolcemente, la riportò alla realtà.
- Ti senti bene, piccola? – le chiese.
- Sì… - annuì – Cos’è successo?
- Una difesa del tuo seme nero. – spiegò accarezzandole i capelli – Ma noi lo sconfiggeremo. – la baciò sulla fronte – Andiamo a fare colazione…
- La trovo un’ottima idea! – ridacchiò Amu ancora un po’ scossa.
Chiacchierando, Custode e Jolly, raggiunsero gli studenti in sala da pranzo, dov’era stata servita un’abbondante colazione.
La madre di Nagihiko, molto elegante nel suo kimono dai toni dell’alba, accolse gli ospiti con un sorriso cordiale e, non appena tutti furono al loro posto, chiese di servire la colazione.
- Prima di iniziare a mangiare. – parlò Takuumi – Vorrei condividere con voi una preghiera. – un mormorio curioso si levò dai presenti – Prendetevi le mani. – l’Oracolo aspettò che i presenti facessero ciò che aveva chiesto poi iniziò a recitare un’antica preghiera in Sanscrito.
Dal centro del tavolo si levò una lenta spirale di energia, che solleticò la pelle dei presenti rinvigorendo il loro spirito.
- Grazie Takuumi. – lo baciò Sakura quando sciolsero il contatto – E’ bellissima.
- Felice di avervi energizzato. – sorrise lui – Mi è stata insegnata da un vecchio Bonzo. Ho passato alcuni anni nel suo monastero per affinare le mie tecniche di combattimento.
- È stato bello. – annuì Tsukasa – Un gesto splendido da parte tua.
- Adesso mangiamo. – arrossì – Ho molta fame.
Chiacchierando futilmente, i Guardiani e gli adulti consumarono la loro colazione. La preghiera aveva disteso i loro nervi, aiutandoli a sentirsi parte integrante della squadra.
Dopo colazione, Tsukasa chiese che i Guardiani lo accompagnassero a visionare il Royal Garden per iniziare i lavori di restauro necessari.
Annuendo, i ragazzi corsero ad indossare le rispettive divise, salutarono la famiglia che li stava ospitando e seguirono parlando il Preside verso la scuola.
Sakura e Takuumi sistemarono la palestra per la sessione di allenamento pomeridiana; poi uscirono a fare una passeggiata, non volevano stare in casa a oziare.

Passeggiavano mano nella mano, parlando di niente. Invece che custodi di un grande destino, sembravano una coppia di fidanzati che andava bighellonando per le vie della città.
- Non ho mai visto così bella la nostra città. – disse lei osservando le chiome degli alberi.
- Tu sei bella. – replicò donandole un fiore rubato da un vaso.
Sakura prese il fiore e se lo appuntò tra i capelli, gli shugo chara dei ragazzi svolazzavano allegramente attorno a loro; al gruppo si era unito Yoru, sembrava innamorato di Chobi e passava molto tempo con lei.
- Come sono bellini quei due gattini insieme. – sorrise Takuumi.
- Già, peccato che Yoru non abbia capito che Miki è innamorata di lui. – sospirò Sakura osservandoli – Spero che questo non comporti disastri nel cuore di Amu.
Yoru, capendo di essere oggetto della conversazione, volò fino alla spalla della giovane donna e vi si appollaiò sospirando.
- Cosa ti turba, gattino? – gli chiese Sakura coccolandolo, quello spirito era indipendente e ribelle, ma aveva anche un gran bisogno di coccole.
- Secondo te Miki mi vuole bene veramente? – la guardò.
- Secondo me sì. – lo accarezzò dietro le orecchie con dolcezza – Miki è timida, ma ti vuole bene.
- È che… - sospirò guardando Chobi – Quella Neko…
- Chobi è uno spirito libero. Tu devi ascoltare il tuo cuore. – gli toccò il petto con il dito.
- Aaarrrrrhhhhh! – si alzò in volo grattandosi la testa – Tu sei la mia Custode.
- Sì gatto. – annuì – Lo sono di tutti voi spiriti.
- Io non ci capisco niente. Ikuto è così lontano e confuso. Mi sento terribilmente solo.
- Yoru mi dispiace tanto. – si avvicinò Chobi che aveva sentito il discorso – Tu mi piaci. Sei il primo shugo chara simile a me che ho trovato. – sorrise – Ma se il tuo cuore è di Miki, io non mi metterò in mezzo… - si posò sulla spalla di Takuumi fissando il Cielo – Sento che sta per arrivare una tempesta. – annunciò.
- Chobi ha ragione. – annuì pensieroso l’Oracolo – E non solo di pioggia…
- Un nuovo attacco Oracolo? – chiese Maki.
- Sì mia piccola violinista… - la guardò ma i suoi occhi erano vacui, segno che una visione era in arrivo.

Sakura osservò attentamente Takuumi, l’Oracolo era lì fisicamente, ma il suo spirito era stato risucchiato dall’annunciata visione che aveva avuto anche Chobi.

Takuumi si ritrovò al centro di un grande parco giochi. Molte giostre erano state smantellate ed altre ero in piedi per metà.
Il luogo era tetro e triste, ma c’erano due ragazzi su una tazza matta che ridevano ignari della distruzione che li circondava.
- Ooh Ikuto… - rideva Amu – E’ stato così facile tradire i Guardiani.
- Finalmente siamo insieme. – rispose con la sua voce profonda il ragazzo – Abbiamo vinto Amu.
- Sì. Io ho rubato l’Amber Egg. Tu hai preso l’embrione. Adesso nessuno potrà separarci.
I ragazzi, ridendo senza allegria, presero dalle rispettive borse le uova rubate e le appoggiarono sulla giostra.
Takuumi vide le uova dondolare pericolosamente, non emanavano la luce pura che avevano in realtà. La loro aurea era sporca, annerita dall’energia delle uova X.
Amu e Ikuto si sorrisero, estrassero dalle loro uniformi scolastiche il Lucchetto e la Chiave, l’Oracolo sobbalzò: erano entrambi viola, avevo perso completamente la loro energia del cuore, ed Ikuto aprì il Lucchetto senza difficoltà scatenando l’energia negativa in esso contenuta.
La magia sprigionata dal Lucchetto a quadrifoglio, spogliò gli alberi dalle poche foglie che erano loro rimaste, poi attaccò le uova costringendole a schiudersi.
Takuumi vide che i due ragazzini stavano soffrendo e sprecando molta energia vitale per reggere una tale magia e d’improvviso capì: era questo il piano della Easter, usare la forza vitale di Amu ed Ikuto per generare una potente magia e prendere possesso delle uova magiche.

Takuumi si risvegliò dalla trance sbattendo più volte gli occhi, aveva iniziato a piovere e la pioggia l’aveva strappato dalla visione.
- Oracolo! – lo chiamarono gli shugo chara.
- Spiriti… - borbottò lui – Sakura dov’è?
- Sono qui… - parlò lei, aveva la voce stanca, aveva condiviso la propria energia con lui.
- Piccola… - la accolse nel proprio abbraccio – Cosa hai fatto?
- Ho creato un campo neutro di energia. – spiegò – La tua visione era molto potente.
- Scusate… - parlò Yoru – Piove sempre più forte, possiamo andare via da qui?
- Sì ma dove?
- Dietro la curva, c’è una casa abbandonata. Io e Ikuto la usavamo spesso come nascondiglio. – spiegò facendo strada.
Correndo Sakura, Takuumi e gli shugo chara raggiunsero la villetta disabitata ed entrarono dall’ingresso posteriore senza alcuna difficoltà.
- Brrh… - rabbrividì lei – Sono bagnata fino all’osso!
- Eeetttcciiiù! – starnutì Aya – Anche noi…
- Tcciùùù! – fece Yoru – Venire, nel salone abbiamo portato una vecchia stufa a petrolio. Takuumi se l’accendi potremmo scaldarci.
- Fammi strada. – annuì.
Infreddoliti, seguirono Yoru nel salotto, Takuumi riuscì ad accendere la stufa dopo il terzo tentativo.
Gli shugo chara si misero davanti alla fiammella per asciugare i vestiti, e Custode e Oracolo si sedettero poco lontano dalla stufa.
- Ho i vestiti zuppi. – si lamentò Sakura iniziando a spogliarsi – Yoru, avete delle coperte?
- Sì sì… - annuì lo shugo chara gatto – Sono da qualche parte lì sul divano…
Nel giro di pochi minuti, gli Spiriti Guardiani furono asciutti e Yoru li portò ad esplorare la casa.
Non era molto grande, ma lui ed Ikuto amavano stare in soffitta: sia perché c’era un bellissimo panorama sia perché avevano trovato un angolo dedicato alla musica.
Maki, non appena arrivò vicino al pianoforte orizzontale si inebriò di energia. Prese il suo violino ed iniziò a suonare una nuova melodia che non aveva mai suonato.

Sakuura e Takuumi, si erano tolti gli abiti bagnati ed avevano avvolto i rispettivi corpi in spesse coperte di lana; erano stretti l’uno all’altra per cercare di scaldarsi il più in fretta possibile.
Takuumi, eccitato dalla vicinanza del corpo nudo di Sakura, le prese il mento tra le mani e baciò.
Sakura appoggiò i palmi delle mani gelate contro il petto muscoloso di lui e, sospirando, schiuse piano le labbra per andare a cercare con la lingua quella dispettosa e sfuggente di lui.
Le mani di Takuumi scesero ai fianchi di lei, tirandola più vicina, approfondendo il bacio.
Lei gemette di piacere quando sentì le dita agili risalire lungo la schiena armeggiare con la chiusura del reggiseno ed aprirlo con un gesto impacciato.
Si scostarono giusto per riprendere fiato. Fronte contro fronte. Gli occhi di lei accesi di piacere esattamente come quelli seri di lui.
Takuumi le sfilò lentamente il reggiseno umido, lasciando il suo seno finalmente nudo.
- Sei bellissima. – le disse baciandole il collo niveo.
- Dici così solo perché mi ami… - si inarcò contro la sua bocca vorace lei.
- Hhhhmmmm… - mugolò in risposta lui senza aggiungere altro troppo concentrato a baciare e mordicchiare la pelle bianca della giovane donna che adesso tremava di passione e non di freddo.
L’Oracolo stese la Custode a terra davanti alla stufa, le coperte si aprirono facendo brillare la pelle bianca di lei e olivastra di lui.
Takuumi baciò le labbra di Sakura con rinnovata passione, le mordicchiò e poi ci passò sopra la lingua.
La giovane donna ansimò di piacere, gli passò le mani tra i capelli e si inarcò contro il suo petto schiacciando i seni contro il petto di lui.
L’uomo continuò a baciare e mordere la pelle di lei lasciando una scia di segni rossi sul biancore latteo dell’epidermide di Sakura.
Baciò e leccò con devozione la ferita che aveva sul torace, strappandole piccoli gemiti di piacere e brividi. Takuumi stava impazzendo, aveva avuto delle amanti ma con nessuna aveva provato le sensazioni che gli trasmetteva la sua Sakura.
Ad occhi chiusi, la giovane donna disegnava figure astratte sulle spalle nude dell’uomo. La sua testa si muoveva da una parte e dall’altra lentamente, tutto il suo corpo era attraversato da scariche di piacere. Mai, nemmeno una volta, aveva provato un simile piacere.
Takuumi prese tra le mani i seni di Sakura, li accarezzò, li strizzò con ferma dolcezza, li unì e li baciò con devozione.
La pelle di lei aveva un sapore stupendo, con un gemito animale, lui si avventò sui seni della donna baciandoli… succhiandoli… mordendoli… lasciandoci sopra segni rossi di possesso.
Sakura urlò di sorpresa quando la bocca di Takuumi si avventò con prepotenza sul suo capezzolo. Era una sensazione nuova e per trattenere le urla si morse le labbra gemendo più forte.
Takuumi represse un sorriso felino contro il seno di lei e continuò a baciarla fino a quando Sakura, con urgenza, non lo staccò dal capezzolo che stava torturando per baciarlo piena di voglia sulle labbra.

Senza rendersi conto di com’era accaduto, Takuumi si trovò schiena a terra con Sakura di fianco che gli sorrideva maliziosa.
Le mani di lei, presero ad accarezzare ogni centimetro del suo corpo trovando zone erogene che lui stesso ignorava di possedere.
- Sei mio. – gli disse dopo un bacio violento, avido – Mio e basta. – concluse scendendo a baciargli il mento e la curva mascolina della gola.
- Tuo… - ansimò roco lui stringendo gli occhi – Ti amo Sakura…
- Ti amo Takuumi… - mugolò piano contro il suo collo.
La bocca di Sakura tracciò una scia di baci dalla spalla al centro del petto, la giovane donna morse e leccò i capezzoli piatti di lui, poi proseguì la propria esplorazione mordicchiando e baciando il ventre teso fino ad arrivare all’elastico dei boxer che ancora indossava.
Con uno sguardo carico di malizia e passandosi la lingua avida sulle labbra, iniziò a sfilargli i boxer lasciando così uscire la svettante virilità di Takuumi.
Con un gesto dolce, iniziò ad accarezzarlo strappandogli un gemito di piacere dalle labbra.
- Sa… - borbottò senza fiato – Sa… Sakura…
La giovane donna, affascinata dalla virilità dell’uomo che cresceva per merito delle sue carezze, fissò i suoi occhi in quelli di lui domandando:
- Va tutto bene, amore?
- Fa piano amore… - la pregò mettendo la propria mano su quella di lei, dandole il giusto ritmo.
Le guance di Sakura si imporporarono ma lasciò che Takuumi le insegnasse la tecnica migliore per procurargli piacere.
L’Oracolo, chiuse gli occhi gemendo di piacere alle carezze della sua compagna, stava acquisendo sicurezza nel movimento e stava procurandogli un delizioso piacere.
D’un tratto, la mano di lui fermò quella di lei. Davanti allo sguardo confuso di Sakura, lui la stese sulla schiena dicendo:
- Adesso è il mio turno amore… - e le sfilò gli slip che indossava osservando rapito la sua femminilità già pronta ad accoglierlo.
Takuumi, tenendo ben ferme le gambe di Sakura, si piegò prima a baciarle il ventre piatto; poi il Monte di Venere fino ad arrivare al centro della sua femminilità per assaggiarla.
- Takuuuuumiiiii! – urlò lei imbarazzata, nessuno l’aveva mai toccata così intimamente.
- Sssshhh… - le sorrise – Non ti farò del male…
- Io… - si irrigidì – Ti prego no…
Davanti allo sguardo perso nel vuoto di Sakura, Takuumi si allontanò; si stese al suo fianco e riprese a baciarla dolcemente.
- Scusami io…
- Non scusarti… - la baciò ancora e riprese ad accarezzarla con maestra, facendole dimenticare il momento di panico avuto un attimo prima – Non devi provare vergogna… - e per dimostrarle quanto la amasse, lasciò scivolare la mano tra le sue gambe stimolandola abilmente.
- Ooooohhhhhhhhhh… - mugolò sorpresa – Sei un demonio… - ansimò aprendo piano le gambe per farsi toccare meglio.
- Sì… - rise mordendole il collo – E tu la mia succube! – fece scivolare un dito dentro la sua femminilità, a cui seguì presto un secondo.
Sakura si aggrappò con forza alle ruvide coperte, chiuse gli occhi e lasciò che il piacere trattenuto fluisse in lei.
Takuumi sorrise sfiorandole il clitoride, era molto eccitato e sentiva il bisogno di possederla completamente.
Senza aspettare che Sakura si riprendesse dall’orgasmo, si sistemò tra le sue gambe aperte e scivolò con un solo colpo di reni dentro di lei.

La giovane donna urlò di piacere; spalancò gli occhi e li fissò in quelli di lui. Gli circondò il collo con le braccia ed i glutei con le gambe, legandolo a se.
Takuumi affondò il viso contro il suo collo latteo e scivolò più che poté dentro di lei; si muoveva con un ritmo dolce e profondo; fatto di gemiti mugolii e baci.
Takuumi non era mai sazio del sapore dolce e salato della bocca di lei… i suoi gemiti ed il suo respiro spezzato erano musica per le sue orecchie.
Voleva di più, voleva farla impazzire di piacere. Voleva farle perdere completamente il controllo.
Così, dopo un altro bacio avido, si allontanò dalla sua bocca e, facendo leva sulle braccia, la costrinse a sciogliere il “nodo” che aveva fatto con le caviglie sui suoi glutei.
Senza darle il tempo di parlare o pensare, Takuumi le prese le caviglie e le appoggiò sulle sue spalle, scivolando profondamente dentro di lei.
Sakura strabuzzò gli occhi per la sorpresa, si sentiva strana in quella posizione; Takuumi toccava parti del suo corpo e della sua anima che erano state sfiorate prima, e quando iniziò a muoversi con spinte profonde e forti, non riuscì a trattenere le grida.
- Lasciati andare amore… - le mormorò osservando i suoi azzurri incupirsi di passione – Non trattenerti… - i gemiti spezzavano le frasi.
Sakura annuì, piantò le unghie negli avambracci muscolosi di Takuumi ed iniziò ad ondeggiare il bacino andando incontro ai movimenti di lui così lenti e cadenzati.
Ben presto, il piacere prese il sopravvento sulla ragione; i movimenti di Takuumi diventarono più rapidi e profondi frantumando le ultime difese di lei che raggiunse il piacere urlando fino a che restò senza fiato.
Takuumi assorbì l’orgasmo di lei e, non riuscendo a resistere un minuto di più, la seguì lasciandosi trasportare nell’oblio.

Abbracciati e senza fiato, i due restarono uniti, fino a quando il freddo prese il sopravvento.
- Sarà sempre così? – ansimò lei coprendosi.
- Ogni volta meglio. – la baciò.
- Penserai che sono una sciocca, eh… - si girò su un fianco, imbarazzata.
- No. – le baciò la spalla – Mi hai donato tutta te stessa.
- Già… - borbottò, improvvisamente gelosa del passato di Takuumi.
- Ho avuto altre donne, Custode. – disse avvertendo i suoi pensieri – Ma nessuna mi ha dato ciò che mi hai dato tu.
- Io non ho sentito la necessità di andare con nessuno. – ammise – Ho avuto brevi relazioni, ma… - nascose il viso sotto la coperta.
- Ma…
- Nessuno di quei ragazzi eri tu. – era rossa, come la fiamma della stufa.
- Non hai mai smesso di amarmi.
- Mai. – si girò a guardarlo da sopra la spalla – Anche quando hai tentato di uccidermi perché pensavi fossi stata contaminata. Ricordi? È stato il mio dirti “ti amo”, a far rompere quel maledetto sortilegio.
- Non posso scordarlo. – sorrise amaramente.
In silenzio, aspettarono che fuori smettesse di piovere. La casa era allietata dalla musica di Maki e Sakura disse:
- Veniamo noi ad abitare in questa casa.
- Noi?
- Sì. – annuì – Io e te. Sakura e Takuumi.
- Mi stai chiedendo di sposarti signorina Miraboshi?
- No scemo! – si alzò e cominciò a vestirsi – Vuoi continuare a stare a casa di Nagi, oppure da Tsukasa?
- No, grazie. – rise alzandosi a sua volta – Trovo che sia una bellissima idea. – annuì – Domani cerchiamo i proprietari della villetta.
- Perché? – gli chiese.
- Non possiamo fare come Ikuto, piccola. – le sorrise.
- Ma è casa mia. È la casa dei miei nonni. – si strinse nelle spalle, aveva riconosciuto l’ambiente dalle foto sulle pareti che la ritraevano da piccola in giardino.
- Dai… - la baciò – Non lo sapevo…
- Erano secoli che non mettevo piede qua… - sospirò lei malinconica, il suo cellulare suonò, strappandola dai ricordi, era Tsukasa – Senpai. – rispose.
- Ragazzi, dove siete? – domandò – Siete feriti a causa del temporale?
- No, abbiamo trovato un riparo grazie a Yoru. – spiegò – Fuori ha smesso di piovere?
- Sì. Tornate a casa, vi stiamo aspettando.
- Arriviamo subito, senpai.
Custode e Oracolo chiamarono gli shugo chara e, uscendo dalla porta sul retro, fecero la strada di ritorno verso casa Fujisaki parlando amabilmente.

Dal loro rientro a casa di Nagihiko, la Custode e l'Oracolo, allenarono i Guardiani duramente, spremendoli come limoni.
Lavorare con Sakura e Takuumi era stancante ed interessante, l'unica che non partecipò alla lezione pomeridiana fu Amu che, con una scusa, lasciò la palestra per correre all'appuntamento al parco con Ikuto.

 

 

Angolo dell’Autrice:
Mimando il saluto di Kung Fu Panda, chiedo scusa per il ritardo prodotto nel postare questo nuovo capitolo. Tra compiti e casini vari non ho potuto fare prima di così.

Ringrazio chi segue la mia storia in silenzio. Chi si prende la briga di lasciare un commento e chi ha inserito la FF tra i preferiti o da ricordare.

Ringrazio di cuore Bebe e Blue_Passion, perché mi spronano e mi consigliano (a volte mi minacciano, ma è bello perché mi fanno sentire viva).
Grazie ragazze, senza di voi e i vostri consigli preziosi davvero non so come farei!
Grazie anche a Morgana, mia signora le tue parole mi hanno lusingata. Presto eliminerò gli orrori commessi…

Al prossimo capitolo che, spero, sia incentrato su Amuto.

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Capitolo 9
*** Amu è in pericolo ***


Capitolo Ottavo:
Amu è in pericolo


Sakura e Takuumi, dopo pranzo, riunirono i Guardiani nella palestra e chiacchierarono amabilmente con loro per alcuni momenti. Volevano imparare a conoscerli meglio; non volevano essere visti come dei “carnefici”, in fin dei conti erano stati ragazzi anche loro ed avevano rivestito ruoli importanti nei Guardiani.
Nagihiko, che non si allontanava mai troppo dalla sua Rima, osservava Sakura preoccupato ed incuriosito. Sentiva che la donna aveva scoperto qualcosa che ancora lui teneva nascosto ai propri amici. Sospirando, sfiorò con le dita l’uovo di Temari che teneva in tasca e decise che era giunto il momento diparlare apertamente.
- Sensei… - si alzò in piedi infatti – Prima dell’inizio della meditazione, potrei… parlare?
- Certo Nagi. – lo incoraggio Sakura con un sorriso, stava servendo il tea a tutti, compresa Rima che lo accettò bofonchiando “io preferisco la cioccolata calda”.
- Ecco… Ho bisogno di parlare con voi, amici miei liberamente. – guardò Rima con un misto d’amore e tristezza, la ragazzina lo fissò sgranando gli occhi, non le piaceva quello sguardo.
- Nagi, - parlò con voce tremante – se vuoi lasciarmi… Ti prego di non farlo qui, davanti a tutti.
- No… - si mise in ginocchio di fronte a lei – Non voglio lasciarti… - le prese il mento tra le mani e, prima di baciarla dolcemente, disse – Quando avrò detto la verità, forse tu vorrai farlo…
Il bacio tra Jack’s Chair e Queen’s Chair durò pochi secondi, Rima alla fine del bacio nascose il viso rosso come un peperone tra le mani e Nagihico si alzò nuovamente in piedi dicendo:
- Guardiani… Senpai… Sensei… - il discorso era facile nella sua testa; ma dirlo a parole era più complicato del previsto – Come sapete, la mia è una famiglia di origini molto antiche. Da generazioni, gli uomini della mia famiglia si dedicano all’arte dell’antica danza giapponese ed io, come mio padre, sogno di diventare un grande ballerino.
- Questo lo sapevamo tutti, Nagi. – gli sorrise Yaya mangiando una manciata di biscotti – Non ci stai raccontando niente di nuovo.
- Già… - annuì il ragazzo grattandosi la tempia – Quello che nessuno di voi sa, a parte il King’s Chair e l’ex-Jack’s Chair è che… - prese un profondo respiro e, guardando Sakura negli occhi per trovare il coraggio che sembrava scemare dal suo cuore, confessò - è tradizione della famiglia Fujisaki che i maschi si debbano travestire da ragazze come parte del loro allenamento per interpretare ruoli femminili nella danza tradizionale giapponese. Nadeshiko non è mai esistita. Sono sempre stato solo, anche in vesti femminili. – abbassò la testa davanti al silenzio che si era creato nella palestra, nessuno osava parlare.
Nel silenzio incredulo, dalla tasca del ragazzo provenne uno strano rumore; un “crack” che annunciò l’uscita di Temari dall’uomo.
- Finalmente il mio ragazzo ha trovato il coraggio! – parlò la shugo chara nel suo delizioso kimono viola – Salve a tutti… - salutò – Custode… Indovino… Oracolo… - si inchinò.
Sakura e Takuumi si alzarono in piedi ed applaudirono a lungo il coraggio dimostrato da Nagihiko.
- Finalmente hai trovato il coraggio di aprire il tuo cuore, Nagi. – gli sorrise con affetto la giovane donna – E’ per questo che mi guardavi strano, temevi che potessi rivelare il tuo segreto.
- Sapevo che ne eri a conoscenza.
- E senza che nessuno mi avesse detto niente. – annuì, poi lo raggiunse e lo abbracciò con l’affetto di una sorella maggiore – Temari… - la fece posare sulla propria mano – Sei meravigliosa! Il libro non ti rende omaggio.
- Ooohhh… - arrossì gongolando lo spirito – Mia Custode… Tu sì che sai come farmi sentire bene.
- È mio dovere. – si girò ad osservare Ritmo – Vieni qua, fratellino! – lo chiamò e lo shugo chara non se lo fece ripetere due volte, posandosi comodo sulla spalla di Sakura – Siete l’uomo parte dell’altro. Come lo Yin e lo Yan. – li guardò – Nessuna gelosia. Nessuna prevaricazione. Altrimenti, sarò costretta a punirvi.
- Sì, Custode. – annuirono i due spiriti spaventati dal tono severo di lei – E’ raro avere uno spirito maschio ed una femmina come shugo chara. – li baciò entrambi sulla nuca – Sei una creatura speciale, Nagi.
- Io… - il ragazzo arrossì, abbassando la testa.
- Woooooooooowwwwwwwww… la nostra Queen’s Chair in realtà è il Jack’s Chair… - saltellò Yaya smorzando la tensione – Che bello… Che strano averlo scoperto così… - lo abbracciò stritolandolo – Mi piaci in versione maschio, però sappi che Nadeshiko mi manca un sacco!
- Soprattutto i suoi dolci. – concluse per lei Nagi.
- Esatto! – rise Yaya – Come l’hai capito? – e lo baciò sulla guancia.
- Smettila! – urlò Rima – Smettila subito di fare così! – era gelosa ed Amu la osservò spaventata – Non ci trovo niente di divertente, sai? Proprio niente. Il mio ragazzo si è finto una femmina fino a qualche mese fa. Indossava gonne e simili, solo perché è tradizione di famiglia. – piangeva – Io… Io non mi posso fidare di te, Nagi. Cos’altro mi hai nascosto?
- Che era innamorato di Amu. – rispose stringendosi nelle spalle Ritmo, pentendosi subito di ciò che aveva detto.
- Ritmo! – lo rimproverò aspramente il Jolly – Ma ti sembrano cose da dire?!
- Scusa… - si calò il cappello sugli occhi – Mi è scappato.
L’atmosfera si surriscaldò in breve tempo. Erano tutti delusi dal comportamento di Nagihiko, volevano sapere perché non era stato sincero con i propri amici; perché si era nascosto ed aveva deciso di dire la verità solamente adesso, dopo quasi cinque anni.
Il Jack’s Chair parlò loro con il cuore in mano, raccontando di quanto era stato complicato non dire loro tutta la verità. Di quanto avere un rapporto sincero con i suoi amici gli fosse mancato. Di quanto, a volte, avrebbe voluto togliersi l’uniforme femminile e tornare a fare il ragazzo… giocare a pallone… a basket… Tutte cose che, per la disciplina della danza, aveva dovuto accantonare.
I Guardiani capirono che la vita di Nagi non doveva essere stata per niente facile. Una vita fatta di rinunce e duro allenamento; ma era molto bravo e suo padre era molto fiero di lui.
Amu si alzò dal suo futon, andò incontro al suo amico e lo abbracciò con dolcezza mormorandogli:
- Non mi piace che mi hai mentito… Però sono felice che ti sei finalmente confidato con noi. Parlare liberamente con te, mi è mancato!
- Gra… Grazie Amu…. – borbottò arrossendo lui, felice che l’amica gli avesse perdonato l’inganno.
Dopo Amu, tutti si avvicinarono a Nagihiko, lo abbracciarono e lo presero bonariamente in giro. Kukai gli dette un pugno sulla spalla borbottando “femminuccia”, e il Jack’s Chair scoppiò a ridere, facendo brillare la sua aurea di viola e oro.
Takuumi osservò il ragazzo annuendo: non si rendeva conto della sua potenza spirituale, sarebbe stato un ottimo Custode se avesse accettato la responsabilità dei poteri del Libro e del medaglione.
Alla fine, anche Rima e Nagi fecero pace, l’atmosfera nella palestra tornò serena così Takuumi e Sakura presero la parola:
- Questo pomeriggio, - iniziò lui – farete delle meditazioni. Questo, ci permetterà di capire a che livello energetico siete. Vi guiderò in un percorso rilassante e piacevole.
- Mentre voi sarete intrattenuti dall’Oracolo, - sorrise Sakura – io continuerò ad allenarmi con Amu.
- Ecco… - balbettò lei arrossendo – Io av… avrei bisogno del pomeriggio libero…
- Problemi tesoro? – le domandò la Custode.
- Hm hm… - scosse la testa – I miei mi hanno chiesto di badare ad Ami fino all’ora di cena.
- Va bene… - le dissero insieme Sakura e Takuumi.
- Vista l’impossibilità di lavorare con il Jolly, io mi prenderei un pomeriggio per me. Per meditare e preparare gli esercizi da fare con Amu. – propose.
- Ottima idea. – sorrise il giovane uomo – Venire ragazzi, da questa parte. – con un cenno della mano, Takuumi, salutò Amu e Sakura guidando i Guardiani nel cerchio di pietre che aveva creato per la meditazione.

Amu, imbarazzata dalla bugia che aveva detto, evitava di guardare gli altri in viso; temeva di tradirsi e non voleva che si preoccupassero. Quel giorno, avrebbe dovuto incontrare Ikuto al parco, voleva andare da sola perché era convinta di poterlo aiutare, di strapparlo dall’energia X che lo teneva prigioniero. La ragazzina, aspettò che Takuumi iniziasse la sua meditazione, poi lasciò la palestra e corse verso l’ingresso di casa correndo come se qualcuno la inseguisse.
Sakura, notando il suo strano comportamento, decise di fare una meditazione mirata a seguirla.
Takuumi, che aspettava che i ragazzi si mettessero comodi per la meditazione, raggiunse la Custode dicendo:
- Sei preoccupata.
- Molto. – annuì – Amu non ci ha detto la verità.
- Cosa vuoi fare? Hai intenzione di seguirla? – chiese Aya.
- Temo che mi scoprirebbe. – scosse la testa – Preferisco usare…
- La visione? – domandò Takuumi.
- La meditazione relativa alla visione… - gli sorrise – Sei perspicace amore.
- È la stessa tecnica che ho sempre usato io per trovare te. – ammise accarezzandole la guancia.
- Ecco perché eri sempre tra i piedi. – un brillio le illuminò gli occhi.
- Sentivo che eri importante. Non solo per la squadra, ma per me. A quei tempi ero troppo piccolo, troppo ferito per capire che era amore.
- Ti amo, Takuumi. – lo baciò – Adesso torna dai tuoi ragazzi, hanno bisogno di te.
- Faremo la meditazione delle terme, - le strizzò l’occhio – se hai bisogno chiama.
- Senz’altro amore… - si scambiarono un altro bacio; poi Sakura uscì dalla palestra e raggiunse il laghetto delle carpe dove aveva fatto la meditazione con Amu.

La Jolly si fermò prima a casa sua, non voleva andare al suo appuntamento con Ikuto vestita in tuta da ginnastica; voleva essere carina per lui, voleva trovare il coraggio di dirgli quant’era importante per lei.
Al pensiero di confessare il proprio amore a quel ragazzo bello, perverso e tenebroso, la fece arrossire tanto che ebbe la sensazione che del fumo le uscisse dalle orecchie.
Pensando al modo giusto di parlare con lui, raggiunse la sua abitazione e sospirò di sollievo: in casa non c’era nessuno quel giorno, avrebbe potuto cambiarsi con tutta la calma del mondo.
Amu aprì la porta lentamente, poi sgattaiolo su per le scale ed entrò in camera sua. Pensando intensamente ad Ikuto, aprì l’armadio ed estrasse un vestito con il corpetto aderente a maniche lunghe nero; corto sul ginocchio con la gonna plissettata a quadri rossi e neri.
Il punto vita era messo in risalto da una cintura a formata da tre fili di catena in metallo argentato con perle nere e dei teschi come ciondoli.
La cintura era fermata sul fianco destro da un teschio più grande con tanto di tibie, in stile piratesco.
Amu, fasciò le gambe in un paio di collant neri coprenti; poi raggiunse il tavolo da toeletta per sistemare i lunghi capelli color confetto.
Osservandosi con occhio critico, decise di lasciare i capelli sciolti pettinati in morbide onde sulle spalle, che fermò con due mollette nere a forma di X.
Facendo un profondo sospiro, si alzò dal tavolo da trucco, prese la giacca dall’armadio e scese al piano di sotto.
Dalla scarpiera prese gli anfibi, li indossò e, dopo aver ben chiuso il giacchetto uscì dirigendosi al parco.

Per strada, tenne gli occhi bassi, non aveva voglia di incontrare lo sguardo di nessuno.
Sapeva di essere in ritardo e temeva che Ikuto fosse andato via senza aspettarla.
Maledicendo il contrattempo a casa di Nagi, affrettò il passo e, in poco, raggiunse il parco dove l’aspettava il suo gatto perverso.
Guardandosi intorno, alla sua mente si affacciarono moltissimi ricordi.
Sembravano, però, appartenere ad un’altra vita. Era lì che, mesi prima, era andata con Tadase per il loro primo appuntamento.
Sempre in quel parco era caduta in braccio ad Ikuto che, come sempre, l’aveva fatta arrabbiare con il suo modo di fare strafottente.
E lì, sotto al gazebo, aveva cantato sulle note della canzone suonata dal suo meraviglioso violino.
Una lacrima le rigò il volto, lei la cancellò con un gesto rabbioso.
Era sempre in quel parco che Ikuto l’aveva quasi uccisa durante uno scontro e sempre lì, aveva combattuto duramente contro i Guardiani ed Utau spinto dalla Easter.
Guardandosi intorno, notò sugli alberi e nelle aiuole i segni dei combattimenti che c’erano stati. Una morsa strinse il suo cuore; ma scacciò quelle brutte sensazioni: doveva correre in cerca di Ikuto. Era lì per passare un pomeriggio con lui, per parlargli e fargli capire che stava agendo in maniera sbagliata.
Sperava davvero che il potere contenuto nel Lucchetto lo potesse aiutare; però non sapeva ancora come usarlo e temeva di peggiorare la situazione.
Immersa nei propri pensieri, Amu passò davanti al gazebo e non notò che c’era lui sulle scale ad aspettarla.
- Confettino. – la chiamò facendola fermare di botto.
- I… Ikuto!!! – gemette lei voltandosi, il ragazzo era più bello che mai-
Indossava un paio di pantaloni di jeans aderenti strappati sulle ginocchia, ai quali aveva abbinato una felpa con il cappuccio blue notte, dello stesso colore dei suoi capelli.
- Non dovevamo vederci qui? – le domandò scendendo dalle scale con un unico balzo.
Amu arrossì fino alla radice dei capelli, cattivi pensieri le avevano attraversato il cervello che era diventato gelatina nel momento stesso in cui aveva sentito tanto vicino il corpo di lui.
- Il gatto ti ha mangiato la lingua, confettino? – le domandò con un soffio nell’orecchio lui.
- No! – scosse la testa facendo un passo indietro, imbarazzata da quel fugace contatto.
- Non sei felice di vedermi, Amu? – le domandò, era una delle prime volte che la chiamava per nome e lei alzò gli occhi, annegando in quelli ametista di lui.
- Sì, sono felice di vederti è che… - borbottò qualcosa senza senso, non sapeva esattamente cosa dire, non sapeva esprimere a parole ciò che sentiva, ciò che le si agitava dentro quando sentiva il suo profumo.
- Togliamoci da qui… - le disse prendendola per mano – Non mi piace dare spettacolo. Con te così imbambolata, mi sembra di essere il lupo di Cappuccetto Rosso.
- Ma cosa… - iniziò lei godendosi la sensazione meravigliosa della mano di Ikuto stretta alla propria – Cosa dici! Brutto maniaco!
- Io? – rise lui, una risata bassa e roca, come le fusa di un grosso felino – Io sono il maniaco e tu sei quella che non ha il coraggio di guardarmi negli occhi perché temi che possa leggervi che desideri baciarmi.
- Non è vero Ikuto! – sbottò togliendo la mano dalla sua – Sei sempre il solito strafottente menefreghista imbe… - il resto della frase le morì in gola, Ikuto le aveva preso il mento tra le dita ed aveva azzerato la distanza tra le loro labbra.
Fu un bacio rapido, a stampo, che servì solamente per zittire la ragazzina.
- Sei più calma adesso? – le domandò sorridendo malizioso.
- Sei… - urlò lei – Sei… - non riusciva a dire altro, la rabbia l’aveva fatta diventare rossa come gli scacchi della sua gonna.
- Sono cosa, Himamori? – le domandò bloccandola contro il tronco di un albero con il proprio corpo.
- Sei un cretino! – riuscì a dire senza guardarlo negli occhi.
- Era il tuo primo bacio, confettino? – le domandò e, non ottenendo che un mugugnio come risposta, si mise a ridere dicendo – Scusa, non pensavo che stessi conservando le tue belle labbra per quel reuccio da strapazzo. Se fossi in lui, non mi staccherei volentieri da loro baciandole e ribaciandole più volte in un giorno… - e, per farle capire che non stava esagerando, posò nuovamente le sue labbra su quelle di lei, baciandola con una dolcezza inaudita.
Amu chiuse gli occhi e si lasciò guidare da Ikuto, non aveva esperienza in merito ai baci e non sapeva bene come doversi comportare. Le sue amiche, le avevano detto che doveva lasciarsi andare e seguire l’istinti. Che doveva evitare di restare troppo rigida e lasciare le labbra morbide, così sarebbe stato più piacevole il bacio per entrambi.
Sospirando, abbracciò Ikuto che approfondì il bacio sfiorando con la punta della lingua le labbra morbide di lei.
Si separarono senza fiato, lui appoggiò la fronte contro quella della ragazza dicendo:
- Così va meglio, confettino?
Amu annuì, ancora troppo sconvolta per parlare coerentemente; Ikuto la prese per mano e la guidò per i sentieri del parco.

Nessuno dei due aveva voglia di parlare. Ad entrambi bastava essere lì, in quel momento a godersi quegli attimi rubati alla Easter ed ai Guardiani.
Si stesero su un prato in collina, nascosti da occhi indiscreti e lì iniziarono a parlare.
- Amu… - iniziò lui, ma lei lo bloccò dicendo:
- Ikuto, ti prego… Fa parlare prima me.
- Va bene… - annuì lui stendendosi sul prato – Parla…
- Come hai fatto a venire qui oggi? Perché non hai tentato di uccidermi o cose simili?
- Ho trovato una persona disposta ad aiutarmi. – rispose, era una mezza verità ma lei non poteva saperlo – Sta invertendo il processo dell’energia X. Ma, forse, avrò bisogno del tuo aiuto Jolly.
- Sono qui per questo! – annuì lei seria – So che sei comandato dal capo della Easter. Che è lui che ti tiene in suo potere.
- Sono plagiato. – annuì lentamente osservando le nuvole muoversi in Cielo – Mi ha fatto credere che niente e nessuno verrà a salvarmi.
- Io non sono nessuno! – si arrabbiò dandogli un pugno sul petto.
Ikuto girò la testa di scatto verso Amu e, per la prima volta dopo mesi, si accorse di quanto fosse bella e che le sue parole l’avevano ferita.
- Non piangere per me, confettino! – le sorrise con quella malizia che le confondeva le idee – Io so cavarmela. Ho sette vite, sai?
- Ooh gattaccio maniaco! – sorrise facendo brillare i suoi occhi ambra lei.
Il ragazzo, a quel punto, perse la testa con uno scatto fulmineo fece stendere Amu sull’erba e la bloccò con il proprio corpo.
Iniziò a baciarla, prima con dolcezza e poi, visto che lei rispondeva sempre di più ai suoi baci, sempre con maggiore intensità.
Violò la bocca della ragazzina con la propria lingua, il sapore di lei gli mandò in fumo il sangue e, gemendo, cercò la lingua di Amu con la propria per ingaggiarla in una lotta sensuale che lasciò entrambi presto senza fiato.

Ikuto si staccò ansimando dalla bocca invitante di Amu ed iniziò a mordicchiarle e baciale il collo che il vestito aveva lasciato scoperto; con le mani si insinuò sotto il suo cappotto raggiungendo i seni acerbi che, a sentire così, presto sarebbero diventati due bei frutti maturi.
Amu era senza fiato e senza forze, gemeva mordendosi il labbro inferiore spaventata ed eccitata dall’ardore di Ikuto che stava facendo vibrare parti del suo corpo che non immaginava essere tanto sensibili.
- Ik… - balbettò quando la bocca di lui si posò sul suo seno coperto dal tessuto del vestito e del reggiseno – Ikuto basta!
Ringhiando, il ragazzo alzò la testa e, vedendo l’espressione spaventata di lei smise immediatamente di toccarla.
- Amu… - ansimò – Scusami io…
Lei scosse la testa, si alzò da terra e lo abbracciò, riprendendo a baciarlo.
- Scusami tu… - era rossa per l’audacia – E’ che…
- Lo so… piccola perdonami… - le accarezzò i capelli ribelli, togliendo qualche filo d’erba.
Restarono per un po’ in silenzio abbracciati, di tanto in tanto, si scambiavano qualche bacio e qualche carezza.
Ikuto era protettivo nei confronti della ragazzina, avrebbe voluto gridarle di fuggire lontano da lui ma non poteva, il sortilegio che gli avevano imposto alla Easter bloccava molte delle sue facoltà mentali.
Temeva di farle del male e pregava che, da qualche parte, qualcuno li stesse spiando per poter intervenire al momento giusto.
Sentiva che il capo stava prendendo il sopravvento sulla sua coscienza, era il momento di farla scappare prima che fosse troppo tardi.
- Amu… - iniziò lui fissando i suoi occhi in quelli di lei.
- Sì, Ikuto?
- Sono pazzo di te. – le disse baciandola con amore.
- Io…
- Ssshhh… - le mise un dito sulla bocca – Non voglio che tu dica niente. Per una volta, ti prego, ascoltami.
- Va bene… - sorrise continuando ad accarezzare i suoi capelli blu, morbidi come velluto.
- Non è facile ciò che sto per dirti, sai?
- So che mi vuoi dire della Easter e del fatto che hanno il controllo su di te. – iniziò lei e, quando lo sentì irrigidirsi, lo abbracciò continuando – Non allontanarmi. Io so che posso aiutarti. So che, con l’aiuto di Sakura, posso farti tornare in te…
- Tsh. – fece amaramente – Sakura. La Custode che tanto spaventa la Easter per i suoi poteri.
- Lei è in gamba. – annuì prendendogli il viso tra le mani – Ti prego, Ikuto io…
- Basta Amu! – gridò allontanandola da sé – Davvero non capisci confettino?!
- Cosa? – gemette lei alzando lo sguardo – Cosa devo capire?
- Amu, non puoi salvarmi. – rispose scuotendo la testa tristemente – Nessuno può salvarmi e tu lo sai. – la guardò, ma i suoi occhi avevano perso la scintilla vitale, non era più Ikuto a parlare – Perché non ti unisci alla Easter? Diventa mia alleata, mia compagna e complice. Così staremo insieme per sempre.
- Ikuto tu vaneggi! – rispose di rimando Amu alzandosi da terra, improvvisamente il Cielo si era oscurato e lei aveva molto freddo – Non sei tu a parlare in questo momento. Io… Io… Sai che non potrei mai tradire Tadase e..
- Tsh! Tadase! – rise sguaiato lui – Cosa pensi che possa darti quella checca isterica più di me? – fece un passo verso di lei, tremando di rabbia.
- Non voglio niente da lui. – cercò di calmarlo, ma senza successo – Sai che non lo amo e che non ho mai accettato la sua corte.
- Però lo preferisci a me. – le prese il mento tra le dita e la baciò di nuovo, più duramente questa volta, lasciandola solo quando il sapore ferroso del sangue gli invase la bocca.
- Sei crudele. – si lamentò toccandosi il labbro rotto – Ikuto non è così.
- E tu cosa ne puoi sapere, sei solo una ragazzina che ha avuto paura di farsi baciare le tette! – la schernì.
Amu arrossì bruscamente ed abbassò la testa piangendo di vergogna e dolore.
- Sei un bastardo ipocrita! – gli urlò – Tu non vuoi essere salvato.
- Mai detto il contrario, confettino! – sorrise, poi si passò la punta della lingua sulle labbra, guardandola come il gatto fa con il topo – Se non vorrai passare alla Easter con le buone… Lo farai con le cattive…
Per un attimo, Amu pensò che Ikuto stesse per scagliarsi su di lei per ucciderla o per plagiare la sua volontà con l’energia delle uova X. Spaventata, chiuse gli occhi ed aspettò l’attacco che non arrivò.
Ikuto, per un breve momento, era tornato lucido e stava combattendo contro l’energia X che lo faceva muovere contro la sua volontà.
- Scappa Amu! – le disse con la voce che lei tanto amava – Non resisterò a lungo!
- Ikuto… - balbettò lei iniziando a fuggire.
- Non c’è tempo! – la incitò – Vai!!!
Amu scappò dalla collina, gli occhi pieni di lacrime le impedivano di vedere dove si stesse dirigendo. Si pentì amaramente di non aver portato le sue shugo chara a quell’incontro. Avrebbe avuto bisogno del loro aiuto e sostegno in quel momento.
Correndo, inciampò in una radice e cadde, slogandosi doloramente una caviglia.
Sentiva l’aura cupa di Ikuto avvicinarsi e capì che la fine era arrivata: non sarebbe riuscita a scappare o combattere completamente da sola.
Il Lucchetto che portava al collo, iniziò a brillare di una luce calda e potentissima; Amu fu avvolta in una spirale di Luce Bianca e la sua caviglia guarì.
“Deve essere opera di Sakura” pensò osservando il Lucchetto che si era spento “Quella donna non finirà mai di stupirmi!” sorrise ringraziandola mentalmente; poi ricominciò a correre sperando di allontanarsi il più possibile dall’Ikuto X della Easter.

Ikuto la raggiunse al gazebo. Saltava con eleganza da un albero all’altro osservando il mondo sottostante con i suoi enormi occhi vacui.
- Confettino! – la chiamò con scherno – Tu sei mia.
- Non sarò mai tua! – urlò di rimando lei – Mi fai schifo!
- Ooh ma quanto ti baciavo e ti accarezzavo poco fa, non dicevi così! – le ricordò con malizia e cattiveria.
- Quello era Ikuto. Il ragazzo che… che amo! – urlò senza vergogna – Tu sei solo la sua brutta copia.
- Ma sono più forte e più… - le fu vicino e concluse dentro il suo orecchio – Resistente di lui…
Amu lo fissò con gli occhi sgranati, in un momento come quello quel pervertito di un Ikuto X pensava davvero al sesso? Resistendo alla tentazione di prenderlo a schiaffi, si allontanò da lui ma fu bloccata da alcuni germogli neri che sbucarono dal terreno.
- Adesso non mi scappi più, confettino! – le disse leccandole l’orecchio.
- Smettila! – gridò, ma nel parco non c’era più nessuno era calata la notte.
- Smetterò quando sarai diventata Amu X. – le sorrise perfidamente – Ed allora Chiave e Lucchetto saranno insieme. E non solo loro.
- Non verrò mai con te. Non starò mai dalla tua parte Ikuto X! – pianse lei mentre il ragazzo le lacerava i vestiti con gesti secchi.
- Non mi interessa ciò che vuoi. – si strinse nelle spalle – Mi interessa ciò che voglio io. Ciò che la Easter vuole… - le prese il viso tra le mani – E loro vogliono te e la tua forza vitale.
Detto questo, Ikuto prese tra le mani il Lucchetto che pendeva tra i seni acerbi di Amu ed iniziò a avvinare la Chiave. Aprendo il Lucchetto con la Chiave Nera per l’energia X, si sarebbero aperte le porte dell’Oscurità ed Amu avrebbe perso se stessa per sempre.
Mancavano pochi centimetri ormai, e tutto sarebbe cambiato. Ikuto cercava di combattere contro gli ordini della Easter ma era debole e poteva solo rallentare l’inevitabile.
Aveva quasi inserito la Chiave nel Lucchetto quando…
- Sonata di Violino in Do minoreeeeeeeeee!!! – una cascata di note musicali lo avvolse allontandolo dal corpo di Amu.
- Holy Crowwww!!! – urlò Tadase rinforzando il colpo di Sakura.
- Paperelle da bagnetto, all’attaccoooo! – si unì Yaya inviando una squadra di paperelle di gomma a rompere i rampicanti.
- Illusi! – rise Ikuto X schivando gli attacchi dei Guardiani – Siete solo dei poveri illusi.
- Davvero ragazzino? – gli sorrise Takuumi – Visto che sei troppo bravo per quelli là, perché non combatti con me?
- Mmm… - borbottò valutando l’offerta – Interessante…
Zio e nipote si affrontarono in uno scontro molto duro. Erano forti entrambi, in più Ikuto era potenziato dall’energia X che adduceva ai suoi colpi, anche i meno potenti, più forza di quella prevista.

Sakura e gli altri, soccorsero Amu e la portarono al riparo. Per fortuna, le sue condizioni erano stabili e non aveva subito contaminazioni da energia X.
- Sciocca ragazzina! – le sorrise Sakura dolcemente – Sei peggio di me… Anch’io per amore ho fatto cavolate!
- Sensei… - scoppiò a piangere la ragazzina – Mi dispiace così tanto!
- Ssshhh… - la strinse – Adesso basta… Per fortuna Ikuto X non ha innescato il tuo seme nero. Altrimenti saresti stata persa per sempre, Amu.
- Io…
- Lo ami, lo so. – annuì – E capisco che vuoi salvarlo. – le accarezzò i capelli – Ma lui ha troppo potere su di te. – le toccò il cuore – Dobbiamo togliere questo seme maledetto.
- Voglio combattere! – disse alzandosi in piedi sulle gambe malferme.
- No. – la fece rimettere seduta – Sei troppo sconvolta.
- Ma… - tentò di replicare, ma Sakura scosse la testa e raggiunse il campo di battaglia dopo averla sigillata in un cerchio di energia.
- Vento musicaleee! – chiamò suonando dolcemente il suo violino, Maki era molto potente come shugo chara ed i suoi colpi musicali raramente non andavano a buon fine.
Il vento musicale, infatti, colpì Ikuto immobilizzandolo contro un albero.
- Prendetelo! – ansimò Sakura – E’ tempo di mettere fine a questa battaglia.
- Questo lo credi tu! – rise con cattiveria lui – Non mi prenderai tanto facilmente!
Una squadra di uova X attaccò i Guardiani che, abbassata la guardia, permisero ad Ikuto X di scappare.
Suonando una ballata con il violino, Sakura riuscì a radunare le uova X al centro del parco e purificarle  una ad una.
Alla fine della purificazione, la giovane donna svenne tra le braccia pronte di Takuumi che la sostenne finché non si riprese.
- Hai usato troppo potere! – la sgridò.
- Non potevo lasciare quelle uova nelle mani della Easter. – bofonchiò lei.
- Giusto… - la baciò Takuumi – Adesso andiamo da Amu e torniamo a casa di Nagi.
La bolla di energia si era disintegrata quando Sakura era svenuta, Amu si ritrovò nuda sotto gli occhi sgranati dei suoi amici ed arrossì abbassando la testa.
Fu Tadase a togliersi la giacca per mettergliela addosso, quando lei si fu coperta, alzò il viso per ringraziare.
- Io… sono stata una sciocca. – ammise – Mi sono fatta influenzare dai miei sentimenti e non ho pensato che… - sospirò – Potesse essere una trappola.
- Non preoccuparti tesoro! – le sorrise la Custode – Tutti facciamo cose pazze per amore.
- Sakura, io sento che Ikuto non è del tutto smarrito. – la guardò negli occhi – Ti prego, aiutami a salvarlo.
- Sono qui per questo, confettino! – si strinse nelle spalle – Ma se tu non sei sincera con noi… Io non so come aiutarti.
Il senso di colpa scurì gli occhi di Amu che, scoppiando a piangere raccontò ai presenti per filo e per segno il suo incontro con Ikuto. Non tralasciò niente, neanche i baci e le carezze ardenti che si erano scambiati.
Tadase, livido per la gelosia, non disse una parola limitandosi a fissare il vuoto all’orizzonte.
Alla fine del racconto, Amu domandò come avessero fatto a sapere dove fosse.
Fu Sakura che, grattandosi imbarazzata la testa, disse:
- Quando sei scappata dalla palestra, ho avuto la sensazione che non mi avessi detto la verità. Così… ho fatto una meditazione speciale, per sapere esattamente dov’eri e cosa stessi facendo. Quando ho capito che Ikuto stava per attivare il tuo seme nero, ho avvisato gli altri e siamo corsi.
- Mi avete salvato la vita. – sorrise triste Amu – Grazie amici… - poi starnutì, il suo corpo era blu di freddo.
- Torniamo a casa. – disse Nagi prendendola in braccio – Sei ferita e non puoi camminare, lascia che ti porti io.
- Nagi ti prego… - arrossì lei – Io…
- È un compito da Oracolo. – si intromise Takuumi che, senza difficoltà, alleggerì Nagihiko del peso del corpo di Amu e, saltando sui tetti in stile ninja, la portò velocemente a casa del Jack’s Chair.


Angolo dell’Autrice:
In ginocchio sui ceci, mi scuso per il ritardo…
Tra compiti… Casini in famiglia… Varie ed eventuali…
La mia povera FF è andata in secondo piano. Confesso che questo ottavo capitolo non mi convince molto... Spero di poterlo migliorare, intanto lo posto così com'è nato...

Ringrazio chi legge silente e chi mi lascia i propri commenti.

Grazie a Bebe e Blue_Passion per la fiducia, la pazienza e l’amicizia.
Siete eccezionali. Una fonte inesauribile di idee, consigli e vivacità.
Grazie… di cuore…

XO XO Gremilde.

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Capitolo 10
*** Lotta contro il seme nero ***


Capitolo Nono:
Lotta contro il seme nero


Al gruppo originario dei Guardiani, compreso Kukai; si aggiunsero dopo un paio di giorni di allenamento Lulù in compagnia della sua shugo chara Nana; l’ex Jack’s Chair Kairi accompagnato dal suo shugo chara Daici; e Utau in compagnia delle shugo chara Iru ed Eru
Il gruppo, ampliato e fortificato dalla presente dei nuovi elementi, con l’Oracolo e la Custode, restò ospite a casa di Nagihiko per circa un mese.
La convivenza in uno spazio ristretto all’inizio non fu affatto facile; soprattutto per Lulu e Utau che, abituate ad essere riverite come principesse, non accettavano il nuovo ruolo di cenerentole. Avevano provato a fare i capricci, non presentandosi agli allentamenti o cercando di interferire con gli insegnamenti sia della Custode sia dell’Oracolo; ma le punizioni esemplari alle quali erano state sottoposte avevano presto fatto cambiare loro idea.

Sakura era molto dura, aveva ricevuto insegnamenti rigidi. Per lei, la disciplina contava molto e mal tollerava che qualcuno, umano o spirito, si prendesse gioco di lei.
Iru, la diavoletta shugo chara di Utau, i primi giorni le aveva tirato degli scherzi di cattivo gusto; Sakura aveva parlato apertamente sia con lo spirito sia con la sua portatrice; ma, in cambio, aveva ricevuto altri scherzi e linguacce, così per la prima volta dopo anni, si era vista costretta ad attingere al potere del il grande libro degli shugo chara, punendo severamente spirito irrispettoso e portatrice.
Per due giorni ad Iru furono tolti i poteri e, per un’intera settimana, Utau rimase senza voce.
La punizione sconvolse profondamente i Guardiani ed i loro shugo chara, non avevamo mai visto Sakura tanto delusa ed arrabbiata.
Utau, infuriata per la punizione che riteneva ingiusta, si chiuse a riccio in se stessa non permettendo a nessuno, nemmeno al suo secondo shugo chara di avvicinarsi troppo.
- Sakura… - le parlò Kukai la terza sera – Io… Sai che non mi piace contraddirti, ma temo che tu abbia esagerato questa volta.
- Non ho esagerato. – gli sorrise – E non dire bugie, contraddirmi è uno dei tuoi sport prediletti ragazzino!
- Aahahah… - ridacchiò arrossendo – In effetti è vero! – annuì – Non credi che Utau in questo modo si allontanerà da te?
- Deve capire da sola il proprio errore, Kukai. Lei ha sempre avuto qualcuno a difenderla. Ha sempre pensato di essere più forte della Easter. Di suo fratello. Di Amu. – sospirò – Lei crede di essere più forte di me. Di potermi battere senza problemi solo usando la sua bella voce. – la guardò con tenerezza – E’ solo una bambina, ed ha un potere immenso. Vorrei tanto che si lasciasse guidare da me, e non solo dai cattivi consigli di quella sfrontata di Iru. – Eru, che stava svolazzando lì vicino provò ad intervenire, ma l’occhiataccia che ricevette da Aya la fece desistere – Grazie Aya, altrimenti avrei punito l’angelo frignone. – sorrise.
- Ascolta Sakura… - Kukai era in imbarazzo – Posso… Che dici… Posso provare a parlare con lei? Magari non servirà a niente, ma tentar non nuoce.
- Prova tranquillamente ragazzo! – annuì dandogli una pacca sulla spalla – Abbiamo tanto lavoro da fare. – sospirò – Anche Lulu sta cercando di integrarsi con noi. Devono capire che non siamo i nemici. E che ciò che proteggiamo è di vitale importanza per la salvezza dell’intera umanità.

Utau aveva ascoltato la conversazione, la Custode e Kukai non avevano fatto caso al suo avvicinamento, la ragazzina non aveva mai visto la cosa sotto il punto di vista della giovane donna. Riteneva quegli allenamenti e quegli stupidi rituali inutili e ripetitivi. Si sbagliava terribilmente: la Custode e l’Oracolo cercavano di trasmettere ai portatori degli shugo chara ciò che avevano appreso durante il loro percorso di crescita spirituale.
Il loro compito, diventato anche suo quando aveva accettato di entrare a far parte di quel gruppo, non era quello di rubare l’Embrione o di strappare Ikuto alle mani della Easter; ma era quello di proteggere l’intera umanità dal pericolo dell’Oscurità Perenne.
Lacrime amare solcarono il viso della giovane idol; lei aveva pensato che la trattassero con freddezza e durezza solo per gelosia o perché non si fidavano di lei abbastanza.
Era tutto il contrario: lei si era costruita un muro tutt’attorno e invece di essere collaborativa era stata distruttiva, facendo il gioco del loro nemico.
Da sola, con i poteri acquisiti dal fratello, non avrebbe mai potuto salvarlo. Non sarebbe riuscita a salvare nessuno, neppure se stessa.
Conscia dell’enormità del suo errore, lasciò che i singhiozzi le squassasero le spalle e, debolmente, mormorò:
- Mi dispiace sensei, sono stata una stupida!
- Utau! – sobbalzò Kukai – Tu parli! – l’aiutò ad alzarsi.
- Certo che può parlare. – le asciugò le lacrime Sakura – La mia punizione era strutturata in modo che...
- Non appena mi fossi resa conto di quanto sono stata cieca, tutto sarebbe tornato come prima.
- Bravissima bambina! – le sorrise con affetto e Utau arrossì deliziosamente – Adesso sei pronta a fare parte di questo gruppo? Abbiamo bisogno del tuo potere.
- Sì, sono pronta e prometto solennemente di collaborare con te e Takuumi, Sakura.
- Sappi che punirò ancora le tue shugo chara se non avranno per noi lo stesso rispetto. – guardò i presenti intensamente – Farò così con tutti i nostri spiriti guardiani.
- Sì sensei! – urlarono i presenti con un’unica voce.
L’aria di distese immediatamente e Takuumi invitò Sakura ed Utau a suonare e cantare qualcosa.
 
Gli allenamenti del pomeriggio furono sostituiti da lunghe sedute di meditazione. Utau aveva molto terreno da recuperare e la sua concentrazione al massimo durava qualche minuto.
Takuumi la seguiva pazientemente, in fin dei conti era la sua nipotina e si sentiva in dovere di aiutarla.
- Tu sei mio zio. – gli disse mentre facevano una breve pausa – Sei così simile al mio fratellone.
- Hai ragione Utau. – annuì – Ma non faccio parte della famiglia. Sono il figlio illegittimo.
- Non m’importa niente. – gli sorrise – Sei mio zio. – lo baciò sulla guancia – E questo mi basta.
- Grazie Utau. – si toccò la guancia arrossendo imbarazzato, poi tornarono al loro allenamento dimenticandosi del resto del mondo.
Sakura osservava gli altri combattere e li correggeva mano a mano che notava i loro errori. Erano diventati tutti molto bravi a fare la chara trasformation; ma erano ancora un po’ impacciati nello scambiarsi gli spiriti.
- Ma perché ci costringi a farlo, sensei! – si lamentò Tadase che aveva fatto la chara trasformation con Pepe diventando un Royal Baby.
- Perché è importante che sappiate gestire ogni situazione. – rispose lei osservando gli shugo chara rimasti liberi, con un sospiro, continuò – Kiseki, mi onori?
- Per me è un onore, Custode! – disse reverente lo shugo chara Re.
- Ottimo… - la Custode sorrise, poi recitò la formula e si trasformò in unaprincipessa guerriera con una gonna di pelle corta sul ginocchio; un corsetto in pelle che metteva in risalto il suo seno florido; tatuaggi blu di draghi su braccia e gambe; capelli racconti in una pesante treccia; corona sulla testa; calzari di cuoio; spada affilata e scudo; alla fine della chara trasformation declamò - Warrior Princess.
Tutti la guardarono a bocca aperta. Amu, che aveva fatto la chara trasformation con Kusukusu smise di giocare con le palline da giocoliere e avvicinandosi alla giovane donna, disse:
- Sensei… metti paura!
- Grazie Amu. – le sorrise appoggiandosi alla spada – Avete capito perché vi obbligo a fare le chara trasformation con gli altri spiriti? – si osservò – Kiseki hai fatto una vera magia! – lo lodò e tutti sentirono lo spirito guardiano racchiuso nel cuore di Sakura ridere felice – Se il vostro guardiano fosse in pericolo, oppure lontano da voi; che fareste?
- Proverei a fare la trasformazione con chi è più vicino a me. – rispose Kairi che aveva fatto la chara trasformation con Chobi diventando uno splendido Maneki Neko.
- Ottima risposta Kairi. – annuì Sakura sciogliendo la trasformazione – Imparate, ragazzi miei, a trasformarvi con tutti gli shugo chara dei vostri amici. Padroneggiatene le armi, gli attacchi. Questo il nostro nemico non se lo aspetta. Lui ci immagina deboli e…
- Prevedibili. – concluse per lei Maki.
- Esatto mia piccola Maki. – annuì la Custode – Sorprendere il proprio nemico è importante in caso di pericolo. – fece un breve inchino a Kiseki – Grazie mio piccolo Re.
- A te per avermi ospitato nel tuo cuore. – rispose all’inchino, poi tornò da Tadase che aveva osservato la scena impressionato.
- Ta… Tadase? – lo chiamò Lulu – Ti dispiace se provo a trasformarmi con Kiseki? Hai visto che meravigliosa guerriera ha creato con Sakura.
- No che non mi dispiace Lulu… - le sorrise lui facendola arrossire – Ed io, posso provare il potere della tua Nana?
- Mais qui… - squittì la shugo chara volandogli incontro.
Il gruppo dei Guardiani continuò ad allenarsi duramente, fino a quando la madre di Nagihiko non si affacciò sulla porta della palestra, annunciando che la cena era pronta.
Sakura e Takuumi ringraziarono la donna, conclusero gli esercizi inizianti con i rispettivi apprendisti poi raggiunsero la stanza da pranzo per mangiare.

Come ogni giorno, prima del pasto serale, Takuumi recitò la preghiera di ringraziamento e, durante la cena che si svolse in assoluto relax, aggiornò tutti sui lavori del Royal Garden.
- La ditta ingaggiata da Tsukasa è veloce e molto brava. – disse – I lavori procedono molto bene. Il Royal Garden tornerà presto il luogo di un tempo. Sto inserendo degli incantesimi di protezione all’interno della struttura; ma non posso esagerare altrimenti rischio di esaurire la mia energia vitale.
- Non dev’essere facile essere l’Oracolo. – disse Kairi sistemandosi gli occhiali sul naso.
- Non è facile essere un adulto in generale. – si strinse nelle spalle Takuumi – Sai molto sull’Oracolo ed il Custode, vero?
- Sì è vero. – annuì – So che raramente sono un maschio ed una femmina. Sakura è la terza Custode di sesso femminile.
- Giusto. – annuì – Fare la Custode è molto impegnativo. Sono stata scelta dal medaglione, anche se io puntavo al Lucchetto. – ammise stringendosi nelle spalle.
- Il Libro, puoi aprirlo solo tu? – chiese Kukai curioso.
- In teoria, potrebbe farlo anche Amu usando il Lucchetto. – spiegò Sakura – Ma non abbiamo provato perché…
- Il seme nero è ancora nel mio cuore. – concluse Amu con una smorfia triste – Toglierlo è più complicato del previsto.
- Non perdere le speranze. – le sorrise Utau – Sono certa che, tutti insieme, ce la faremo.
- U… - sobbalzò Rima – Utau che sorride?
- Ma, - intervenne Yaya – soprattutto, Utau gentile con Amu?
- Non vi siete accorte della cosa più importante: Utau che ha ripreso a parlare. – concluse ridendo Takuumi.
- Zio sei crudele! – arrossì la idol stringendo i pugni sulla gonna.
- Smettetela di prenderla in giro. Io ed Utau abbiamo fatto una lunga chiacchierata ed abbiamo appianato le incomprensioni. – un caldo applauso partì spontaneo dai presenti, lasciando le due piacevolmente stupite.
- Signora Fujisaki, - iniziò Takuumi alla fine dell’applauso – lei è stata gentile e paziente con tutti noi.
- La prego signor Takuumi… - cercò di interromperlo; ma lui non glielo permise.
- È da troppo tempo che siamo vostri ospiti. – continuò sorridendo – Non mi sembra giusto caricarla ancora di un simile peso.
- Ma voi non siete un peso! – parlò Nagihiko posando la ciotola sul tavolo – Noi siamo felici di avervi qua… vero mamma?
- Hai ragione mio caro. – annuì lentamente la donna – Sono felice di potervi ospitare, di potervi dare un luogo sicuro dove riposare e rifocillarvi. – guardò i ragazzi – Ma… Sono una madre e capisco che a tutti voi manchi la vostra famiglia.
Un lieve mormorio si levò dai ragazzi, tutti sentivano la mancanza della mamma e del papà e dei fratelli o sorelle, per chi ne aveva uno.
- Ragazzi. – parlò Sakura – Questi saranno gli ultimi giorni di permanenza a casa Fujisaki; onestamente, non mi sembra giusto approfittare così della gentilezza della famiglia.
- Sono d’accordo con Sakura. – annuì Amu – Anche se la mia famiglia è ai limiti della normalità, sento la mancanza di tutti loro. Soprattutto della mia sorellina Ami.
- Ed io sento la mancanza delle coccole della mia mammina. – tirò su col naso Yaya, anche se era cresciuta molto durante quel duro allenamento la bimba piccola e viziata che sopiva in lei spesso prendeva il sopravvento.
- Allora è deciso. – intervenne Tadase – Da domani ognuno a casa sua?
- Da domani, no. – scosse la testa Sakura – Domani è gran giorno. – annunciò ma non aggiunse altro, perché tutti avevano capito.
- Saremo vostri ospiti fino a fine settimana, signora. – si affrettò a continuare Takuumi – In questi giorni, insegneremo ai ragazzi le ultime tecniche di difesa per aiutarli a conseguire maggior sicurezza.
- È stato bello osservarvi durante le sessioni di allenamento. – arrossì la signora dopo aver bevuto un sorso di sakè – Sentirò la vostra mancanza. – ammise – Senza di voi, questa casa tornerà immensa e silenziosa.
- Sakura, - la guardò Nagi – perché non continuiamo gli allenamenti in questa palestra? Magari non tutti i giorni come abbiamo fatto finora.
- Accetto la proposta. – annuì Sakura – Se tua madre, Nagi, è d’accordo.
- Lo sono! – annuì la donna illuminandosi – Almeno non sarò completamente sola…

Il resto della cena, si svolse in serenità. I ragazzi adesso avevano imparato a stare insieme e sentivano che potevano riuscire a sconfiggere la Easter una volta per tutte.
Amu, vicino alla finestra, girò gli occhi verso il Cielo pieno di stelle e si sentì terribilmente sola. In quella stanza c’erano le persone a cui voleva bene; ma il suo cuore era altrove, ancorato a quello di Ikuto.

 

 

Alla Easter

Dallo scontro con Sakura ed i Guardiani di quasi un mese fa, Ikuto aveva riportato delle gravi lesioni.
Non solo esterne ma anche interne che, a causa di un sovraccarico di energia X, stentavano a guarire.
Otsune, preoccupata per la vita del giovane violinista, chiese un incontro con il capo della Easter decisa ad ottenere un periodo di tempo, abbastanza lungo, per guarirlo al meglio delle sue possibilità.
- Capo. – lo chiamò una delle sue guardie del corpo – Sta arrivando Otsune.
- Lasciala entrare. – bofonchiò l’uomo senza alzare gli occhi dalle carte che stava leggendo.
- Come desidera capo. – annuì l’uomo con la testa completamente pelata.
La dottoressa, arrivata davanti alla porta di mogano, fece un profondo respiro poi bussò.
Il cuore le batteva forte contro le costole, ma non poteva continuare a curare Ikuto a metà: doveva riuscire a salvarlo, il giuramento i Ippocrate glielo imponeva, non tentare il tutto per tutto avrebbe fatto di lei un’ipocrita.
- Dottoressa. – le disse l’uomo armadio aprendo la porta – Il capo la sta aspettando.
- Grazie. – annuì lei fingendo una spavalderia che non possedeva – Avevo avvisato del mio arrivo.
- Da questa parte. – la guidò lui osservandola con attenzione.
- Ok. – si strinse nelle spalle e lo seguì lungo il corridoio fino all’ufficio del capo.
- Signore, - la presentò – la dottoressa Otsune è qua.
- Lasciateci soli. – ordinò l’uomo alzando gli occhi dai documenti.
- Ma… - fece la seconda body guard – E’ sicuro…
- Cosa pensate possa farmi? – rispose con un sorriso crudele mostrando la pistola sul tavolo.
- Niente signore. – borbottarono in coro uscendo.
- Allora, dottoressa… - iniziò accendendosi una sigaretta, la giovane donna si perse a seguire il fumo che saliva verso il soffitto.
- Vorrei interrompere le iniezioni di energia X su Ikuto, signore. – disse dopo un colpo di tosse annoiato di lui.
- Perché? – chiese stringendo gli occhi l’uomo, la guardò per la prima volta trovandola attraente.
- Ikuto è gravemente ferito, capo. – spiegò mostrando la documentazione che si era portata.
- Quanto conta questo inutile ragazzo per te? – domandò lui sbirciando appena i fogli.
- Non capisco il senso della sua domanda, signore. – replicò piccata – Lui è il soggetto più idoneo a contenere l’energia X che abbiamo trovato fino adesso. – spiegò – Forse perché è in possesso di quella strana chiave, ma sta diventando un guerriero potente.
- Se mi dice tutto questo, perché pensa che le dia il permesso di smettere la terapia X? – replicò spegnendo la sigaretta nel posacenere a forma di teschio.
- Perché ha una lesione interna, se non fermo l’emorragia morirà. – si strinse nelle spalle Otsune.
A quella rivelazione il Capo perse completamente ogni interesse sessuale per la giovane donna, la guardò vedendola per la prima volta, sbattendo furioso un pugno sul tavolo urlò:
- Perché nessuno mi aveva messo a conoscenza di questo?
- Lo chieda a suo figlio. – replicò lei incrociando le braccia sul seno – Ho scoperto che quel verme di assistente è figlio suo. Avevo affidato a lui il compito di aggiornarla sulla gravità della vita di Ikuto; ma, forse, ha pensato che fosse una scusa per cercare di disintossicarlo.
- Scommetto che non proverà più a farlo, eh? – sorrise l’uomo passandosi la lingua sulle labbra sottili.
Otsune rabbrividì, ricordando l’umiliante punizione a cui il Capo della Easter l’aveva sottoposta; alla violenza subita ed alle percosse prese per cercare di soddisfare quell’uomo sadico e senza cuore.
- Sono una che impara in fretta. – gli sorrise senza calore – Questa volta, le botte gliele faccia dare sul serio. Se Ikuto morirà, sarà tutta colpa di quel coglione di suo figlio. – concluse con audacia.
Il Capo osservò la determinazione della donna e sorrise, lesse con attenzione i fogli che lei gli aveva posato sulla scrivania e guardò le lastre che aveva allegato.
La situazione del ragazzo era grave, doveva lasciarle fare il suo lavoro, doveva fidarsi di Otsune.
- E sia, dottoressa. – annuì lentamente – Inizi la terapia che ritiene più opportuna, ma cerchi di salvarlo.
- Farò del mio meglio, signore. – Otsune raccolse la documentazione, poi fece un breve inchino e lasciò in tutta fretta quell’ufficio. Lo sguardo dell’uomo la metteva in soggezione.

Raggiunse rapidamente la stanza dov’era Ikuto, tolse le sacche piene di energia X concentrata ed iniziò a curarlo con i medicinali più adatti alla sua situazione precaria.
Era riuscita ad arginare al meglio l’emorragia, il ragazzo aveva bisogno di sangue e plasma fresco. Avvicinandosi al telefono ne ordinò alcune sacche al laboratorio della Easter e urlò frustrata quando le risposero che tutte le sacche erano contaminate con l’energia X.
Spazientita, chiamò il suo ex-fidanzato che lavorava come infermiere in Ospedale e gli chiese di procurarle del sangue e del plasma per un paziente molto grave.
All’inizio lui rifiutò, ma Otsune non si lasciò demoralizzare e lo convinse a farsi aiutare.
- Nurunuru hebi (viscida serpe) – disse rivolgendosi al proprio assistente – Io sto uscendo. Grazie alla tua lingua biforcuta, le sacche di sangue sono inutilizzabili e devo andarle a prendere.
- Meinu (sgualdrina), - bofonchiò Satoshi – è colpa tua se tutte le sacche sono contaminate. Mio padre non si fida più di te.
- Chissà perché… - gli sorrise in modo crudele, controllò per l’ultima volta le funzioni vitali di Ikuto dicendo – Satoshi, se lascerai che questo ragazzo muoia, tuo padre ti userà al suo posto come guerriero X.
Il giovane uomo non replicò, si affrettò al capezzale del ragazzino ed osservò attentamente che tutti i parametri fossero nella norma.
- Tornerò al massimo tra un’ora. – disse la donna uscendo.
Ad aspettarla sulla porta c’era la guardia che era stato medico dell’esercito.
- Ci rivediamo. – gli disse senza nessuna inflessione nella voce.
- A quanto pare. – le sorrise lui – Sappiamo che deve andare a prendere del sangue. La porterò io, signorina.
- Dottoressa, prego. – rispose camminandogli davanti, lui era stato uno dei suoi aguzzini durante i lunghi giorni di prigionia voluti dal Capo.
- Mi dispiace per quello che è successo. – le disse aprendole la porta – Ma sa che…
- Siamo soldati. Eseguiamo ordini. – lo zittì con uno sguardo duro – Ho capito. – si chiuse la giacca – Ikuto sta morendo, non ho tempo per futili chiacchiere.
- Da questa parte dottoressa. – la scortò verso l’auto pronta a partire – Saremo in Ospedale tra breve.
- Ottimo. Grazie. – dopo di che non parlarono più, Otsune era un fascio di nervi e di rabbia, avrebbe voluto prendere a schiaffi quella body guard dagli occhi d’angelo e la faccia da diavolo tentatore. Si era sentita attratta da lui la prima volta che l’aveva visto; ed era ferita dal comportamento che aveva tenuto nei suoi confronti.

Rapidamente raggiunsero l’Ospedale, l’ex-fidanzato di Otsune li stava aspettando vicino all’ingresso del Pronto Soccorso fumandosi una sigaretta.
Ai suoi piedi, c’era il contenitore refrigerato dove aveva sistemato tutto il sangue e il plasma che lei gli aveva chiesto.
- Danjuro. – lo chiamò scendendo dall’auto lei – Quanto tempo! – lo baciò sulle guance mettendolo in imbarazzo – Come stai?
- Non mi lamento Otsune. – sorrise – Tu non sei cambiata di una virgola. Sempre la solita opportunista, eh?
- Così mi offendi. – rise – Ho affinato la tecnica.
- E quello chi è? Il tuo nuovo fidanzato?
- Chi? Godzilla? – lo guardò glaciale – No, è la guardia del corpo del mio capo.
- Oooh giusto! – annuì Danjuro – Lavori per la Easter. – mormorò.
- Sì. Hai avuto problemi a prendere il sangue? – chiese.
- Nessuno in particolare. – fece un mezzo sorriso – La tipa che sta al frigorifero ha un debole per me. Due moine, una cena e…
- Una scopata? – terminò per lui la guardia del corpo.
- Visto il corpo da pin-up che ha, - rise l’uomo – non sarebbe male terminare con una scopata.
- Maschi! – scosse la testa Otsune – Ti ringrazio a nome del mio paziente. – gli tese la mano – Il tuo intervento è stato utile.
- Figurati dottoressa. – le strinse la mano con calore – Corri dal tuo paziente e cerca di fare del tuo meglio per salvarlo.
- Grazie Danjuro. – gli sorrise – Addio… - gli mormorò nell’orecchio dopo averlo baciato sulla guancia – Sii felice.
- Anche tu. – annuì con la strana sensazione che si stessero dicendo “addio per sempre”.
L’infermiere osservò con un peso sul cuore l’auto che spariva all’orizzonte. Sentiva che c’era qualcosa di strano nel comportamento di Otsune; ma non avrebbe saputo che altro fare per aiutarla.
Contro la Easter ne sarebbe uscito morto.

Otsune si sentiva il cuore a pezzi, pensava di aver dimenticato il suo ex-fidanzato; rivederlo aveva aperto vecchie ferite. Sperava di non averlo nei guai, non gli aveva detto niente a parte chiedergli del sangue per un paziente in pericolo.
Aveva dovuto rivelargli che lavorava per la Easter, pensava che fosse stato proprio l’intervento di uno dei tirapiedi del Capo a farlo capitolare, forse avevano minacciato la sua famiglia.
Ricordava vagamente, che lui aveva un paio di sorelle a cui era molto legato.
- Tutto bene, dottoressa? – domandò l’uomo lanciandole una breve occhiata.
- Più o meno. – ammise stringendosi nelle spalle – Mi sono resa conto che sono stata egoista. Ho lasciato tutto per la carriera.
- Ha fatto una scelta. – annuì lentamente – Come facciamo tutti.
- Già. – borbottò guardando fuori dal finestrino – Lei è medico, vero? – chiese d’un tratto.
- Sì. Medico militare, perché?
- Perché mi aiuterà in sala operatoria. – annunciò – Non mi fido del figlio del Capo.
- Secondo me, dopo averli detto che sarà il prossimo guerriero X si guarderà bene di fare cazzate.
- Lei come… - Otsune capì, dopo il suo tentativo di tradimento, avevano messo delle microspie ed ascoltavano tutto ciò che dicevano.
Le guance dell’uomo si imporporarono, aveva appena svelato un segreto che doveva restare tale.
- Ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria. – citò la giovane donna con un sorriso amaro – Mi sta bene.
- Mi dispiace, ho parlato troppo.
- Non le chiederò di uccidersi o di dire al Capo la verità, non mi importa niente. Meglio essere ascoltata che comandata come fa con Ikuto.
- Otsune… io…
- Non mi chiami per nome. – gridò non contenendo la rabbia – Non voglio che il mio nome si appoggi sulle sue luride labbra.
La guardia del corpo non replicò, serrò la bocca in una linea sottile e guidò in silenzio fino alla Easter.

In silenzio, portò le sacche di sangue e plasma fin dentro la sala operatoria poi uscì lasciandola sola.
“Codardo” pensò la donna cambiandosi per l’operazione.
Prima di sterilizzarsi, passò a vedere Ikuto. Le condizioni del giovane erano stabili ed il colore non era più cadaverico come quello di qualche ora prima.
Stava iniziando a smaltire lentamente l’energia X che gli aveva infettato il sangue.
- Sathosi, - chiamò – portalo in sala operatoria. Sono pronta.
- Opererai da sola? – le chiese il traditore alzando un sopracciglio.
- Non vorrei mai mettere a repentaglio la tua vita. – rispose con un sorriso al miele acido.
- Aiuterò io la dottoressa. – parlò entrando la body guard.
- Haru? – scoppiò a ridere Sathosi – Tu cosa vorresti fare?
- Sono un medico militare, ho le competenze per aiutare la dottoressa.
Otsune lo ringraziò con un sorriso sincero, non conosceva il nome dell’uomo e rimase colpita dal fatto che un uomo che svolgeva un lavoro così crudele e spietato per la Easter si chiamasse Haru, primavera.
Haru, senza ascoltare le farneticazioni del figlio del Capo, preparò Ikuto per l’operazione e lo condusse in sala operatoria dove la dottoressa lo stava aspettando.
L’uomo si sterilizzò e la raggiunse dopo alcuni secondi.
- Sono pronto. – disse legandosi la maschera sul viso.
- Ottimo. – annuì lei – Grazie di essere qui, Haru.
- Sono dove dovrei essere. – mormorò distogliendo lo sguardo lui.
In silenzio, si occuparono di Ikuto: lo sedarono e lo collegarono alle macchine per controllare in ogni momento le sue funzioni vitali.
Quando furono certi di non aver scordato nulla, Otsune prese il bisturi ed incise l’addome del ragazzo.
Parlando sottovoce e usando terminologia medica, i due dottori trovarono la lesione interna di Ikuto la bloccarono e cucirono la vena che causava quella grossa fuoriuscita di sangue.
Haru collegò nell’infusore rapido due sacche di plasma ed una di piastrine. Ikuto aveva perso molto sangue, ma le sue funzioni vitali erano ancora stabili.
Otsune annuì e lo ringraziò con un sorriso, che rimase nascosto dalla maschera che indossava. Attenta, aspirò il sangue in eccesso e cauterizzò alcune piccole perdite ematiche, controllò che tutto funzionasse a dovere e iniziò a cucire con attenzione.
Haru controllava i monitor ed il polso di Ikuto, il ragazzo stava reagendo bene anche se nel suo organismo c’era ancora troppa energia X.
- Dottoressa? – la chiamò.
- Sì, dottore? – borbottò senza alzare gli occhi lei.
- È il momento di mettere il sangue. Ha finito?
- Quasi. – approvò – Il grosso è fatto.
- Bene. Ikuto ha bisogno di sangue fresco. Pulito.
- Sono d’accordo. – annuì – Procedi pure Haru.
- Sì, dottoressa.
- Otsune. – lo corresse arrossendo.
Haru annuì emozionato, poi prese la sacca di sangue e la sostituì nell’infusore con quella vuota delle piastrine.
Otsune aveva terminato di ricucire l’addome e stava disinfettando la ferita esterna.
- Ottimo lavoro. – annuì il Capo che aveva seguito tutto tramite schermo LCD.
- Grazie Capo. – risposero in coro entrambi.
- Adesso, datemi una stima, quanto dovrà stare in coma così?
- Almeno un paio di settimane, Capo. – rispose Haru mentendo spudoratamente: in un paio di settimane avrebbe smaltito tutta l’energia X.
- Dottoressa, è d’accordo con il suo collega? – domandò l’uomo storcendo la bocca.
- Sì, signore. – annuì – le avevo detto che le condizioni del giovane erano molto, molto gravi. Se fossi intervenuta in tempo, con due o tre giorni tutto si sarebbe risolto.
- Quando potrà iniziare a fare nuovamente iniezioni di energia X? – chiese dopo aver imprecato tutti i Kami del Paradiso.
- Alla fine del ciclo di terapia. Quando la vena compromessa si sarà saldata. Prima c’è il rischio che tutto il mio lavoro salti, Capo e che Ikuto muoia.
- Dottoressa, mi fido di ciò che mi dice perché Haru è lì al suo fianco. Mio figlio si è rivelato un inetto come membro della Easter e come medico.
- È giovane. – borbottò – Deve imparare.
- Lei è troppo buona. – rise con crudeltà il Capo – Curatelo a dovere.
- Sarà fatto.
- Il paziente, Capo, dovrà stare in camera sterile. – annunciò, la camera sterile era l’unica stanza dove non avevano potuto piazzare microspie.
- E sia Haru. – approvò – Lo voglio vivo. – concluse prima di spengere il collegamento audio video.
- Anch’io signore. – sorrise triste Otsune.
Limitandosi a scambiare poche parole, i due trasferirono Ikuto nella camera sterile.
Prima di entrarvi, gettarono tutti gli abiti che indossavano dentro un grosso contenitore; presero degli abiti usa e getta e li indossarono.
- Grazie. – sorrise lei – Ho capito che l’hai fatto per aiutarmi.
- Non per aiutare te. Ma lui. – disse – E’ un ragazzino.
- Già. – guardò Ikuto – Se la caverà. – annuì.
- Sistemiamolo e prendiamoci cura di lui. – le sorrise – Qua dentro nessuno potrà ascoltarci o vederci. Ma quando siamo fuori, parliamo solo delle sue condizioni vitali usando termini medici.
- Sì. – approvò – Trovo che sia un buon piano. – e, sorprendendo se stessa, prese il bavero della giacca di lui e lo baciò sulle labbra.

 

Residenza Fujisaki

La Custode era soddisfatta dei progressi dei ragazzi, il gruppo era più affiatato di prima; avevano imparato a convivere e sapevano come unire i loro poteri per distruggere l’energia X.
L’unica a destare ancora qualche preoccupazione nel cuore della Custode, era Utau: per certi versi le ricordava Otsune e temeva che, come aveva fatto la dottoressa anni fa, anche la idol potesse tradirli con l’illusione di salvare l’amato fratello.
I ricordi del passato si mescolarono alle immagini del presente: lei e la dottoressa erano innamorate di Takuumi ed avevano combattuto per conquistare il cuore dell’Oracolo a lungo.
Otsune aveva poi tradito passando dalla parte del nemico, lasciandoli soli ad affrontare una dura battaglia. La sua shugo chara, Charity, si era chiusa dentro al suo uovo perdendo completamente i suoi poteri e Takuumi, era quasi morto.
Per fortuna, Sakura era riuscita a fare breccia nel cuore di lui rivelandogli i propri sentimenti ed aveva spezzato la magia nera che gli attanagliava il cuore.
Entrambi erano rimasti feriti dalla magia: Sakura aveva una cicatrice sul seno a forma di quadrifoglio e lui uno sfregio sul viso come segno indelebile del suo mezzo tradimento.
Takuumi aveva odiato Sakura per un lungo periodo, credendola responsabile della sua cicatrice, incolpandola per ciò che era successo.

Ci erano voluti anni e molta meditazione per capire che Sakura non era la carnefice ma una vittima della follia dei nemici che avevano sconfitto. Lei stessa era stata sfregiata durante la battaglia rischiando di perdere la vita visto che era stata colpita direttamente sul cuore.
- Sakura… - il giovane uomo la risvegliò dal torpore nel quale era caduta, sbattendo gli occhi osservò Takuumi con un sorriso – Tutto bene?
- Sì… - annuì esaminando i ragazzi che si allenavano – Mi ero persa nel mio mondo. – lo abbracciò.
- Lo avevo intuito. Ascolta, i ragazzi sono stanchi, perché non concediamo loro una giornata di riposo?
- Trovo che sia una bella idea. – annuì – Ma vorrei lavorare ancora con Amu. Il suo seme nero mi preoccupa molto.
- Va bene. Anch’io resterò in palestra, sento il bisogno di meditare per conto mio.
- Glielo diciamo, sensei? – le sussurrò teneramente all’orecchio Takuumi.
- Che siamo fieri? – si girò a guardarlo.
- Sì. – annuì, Sakura lo baciò dolcemente sulle labbra e, tenendolo per mano, raggiunse il gruppo dei Guardiani.
- Guardiani… Amici… - li chiamò battendo le mani, aveva indossato la sua espressione più severa, ma stava ridendo sotto i baffi seguita dalle sue shugo chara che avevano già capito che era solo uno scherzo – La pausa è finita. Forza.
- Nooooo… - si lamentò Yaya alzandosi – Sensei per oggi basta ti prego! – la guardò con gli occhi pieni di lacrime – Siamo stanchissimi.
- Lo so. – l’espressione di Sakura si addolcì – Sono molto orgogliosa di voi, ragazzi. – li abbracciò tutti con lo sguardo – Da quando vi ho conosciuti ad oggi, avete fatto progressi inaspettati. Molti di voi, mi hanno sorpreso piacevolmente. – Tadase arrossì sentendosi chiamato in causa.
- Per oggi, - continuò Takuumi – siete liberi di tornare alle vostre famiglie.
- O, se preferite, andare al Luna Park per divertirvi e distrarvi.
- Quindi niente più allenamenti massacranti? – domandò Lulu stupita.
- Sì, ma solo per oggi. – annuì l’Oracolo.
- Ma… se preferite restare qui… - fece un ghigno Sakura, i ragazzi si affrettarono a raccogliere le loro cose e scapparono via dalla palestra lasciando solo le loro sagome di fumo.
Takuumi e Sakura scoppiarono a ridere di cuore, Amu era rimasta e stava sistemando con calma i suoi oggetti personali dentro la borsa da viaggio.
- Amu, - la chiamò Sakura – tesoro tu ed io…
- Lo so, sensei. – annuì la ragazzina – Sono pronta! – annuì con coraggio, le sue shugo chara la guardarono mormorando parole di incoraggiamento.
- Bene… Ti lascerò in pace fino a quando il cerchio di contenimento sarà pronto…
- Va bene, Sakura. – fece un sorriso incerto – ho tempo per un bagno?
- Tutto il tempo che ti serve! – le sorrise abbracciandola – Amu, sono orgogliosa di te!
- Io mi vergogno tanto, ma sono felice di avervi al mio fianco. – mormorò nascondendo il viso nel seno di lei, come un bambino fa con sua madre.
Sakura accarezzò i capelli rosa confetto di Amu e lasciò che parte della sua energia positiva confluisse nel corpo della Jolly, per darle la forza di affrontare questa dura prova.
Restarono abbracciate in silenzio per alcuni minuti, poi Amu si staccò e ringraziandola con un sorriso si diresse verso la stanza da bagno.

Sakura e Takuumi prepararono il cerchio di pietre per contenere l’energia della meditazione. Il seme nero era potente, potenziato dall’energia delle uova X e non potevano permettere che tale energia negativa si disperdesse in giro per la città.
- Sei sicura che sia il momento, amore? – le domandò Takuumi preoccupato.
- Mi sento pronta. – annuì la giovane donna – Se aspettiamo ancora, il seme propagherà le sue radici e per Amu…
- Sarà la fine. – concluse Nagihiko portando loro un vassoio con del tea verde.
- Nagi. – gli sorrise Sakura – Qualcosa non va?
- Ho pensato che un tea verde potesse darvi la giusta forza. – rispose.
- Ottima idea! – approvò Takuumi – Sei un bravo ragazzo.
- Ho come la sensazione che sarà un ottimo Custode. – disse Aya volandogli intorno.
- La pensiamo anche noi come te. – annuirono gli altri shugo chara presenti – Sentiamo che di lui ci possiamo fidare.
- Dona serenità. – disse Temari.
- Ma anche forza. – annuì Ritmo.
- Ed è bello. – sospirò Chobi – Il che non guasta per un Custode.
Il ragazzino era rimasto senza parole, era arrossito imbarazzato da quei complimenti inaspettati.
- Avrai tutto il tempo per decidere, Nagi. – gli sorrise Sakura – Il mio cammino non sarà così breve. Se il medaglione ti riterrà degno e tu accetterai tutto ciò che comporta essere un Custode, sarò ben felice di insegnarti ad essere degno del medaglione e del grande libro.
- Le vostre parole mi rendono felice. – parlò a bassa voce Nagihiko – E’ un compito arduo prendere il tuo posto, Custode. Ma se il medaglione, quando sarà il momento, mi riterrà degno di tale compito io accetterò tutto. Senza paura.
- Bravo ragazzo. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Oracolo e Custode hanno visto giusto.
- Adesso, per favore, vai Nagi. Qualunque cosa sentirai, ti prego di non tornare indietro.
- Te lo prometto, sensei.
- Sakura, - parlò Temari – vuoi che io e Ritmo restiamo qua?
- La vostra energia mi aiuterebbe, ma non siete obbligati.
- Lo facciamo volentieri. – annuì Ritmo – Give me five! – disse a Sakura facendola ridere.
- Nagi, posso rapire i tuoi spiriti per questo pomeriggio.
- Sono in ottime mani, sensei. – sorrise illuminandosi.
- Grazie. – Sakura lo baciò sulla guancia, poi lo accompagnò alla porta pregandolo di non entrare una volta iniziato il rito, era molto pericoloso.
Nagihiko annuì, tornò verso camera sua e si preparò per uscire con gli amici: avevano deciso di andare al Luna Park per svagarsi un pomeriggio senza l’ombra della Easter a rendere peggiori i loro giorno.

Sakura e Takuumi finirono di sistemare la palestra per il rito di purificazione. Arashi spiegò agli altri shugo chara cosa sarebbe successo da lì a pochi minuti e li fece sistemare in cerchio sopra il cerchio di pietre sacre.
In quel modo, potevano contenere fughe di energia negativa neutralizzandola con la loro aurea positiva.
Amu rientrò in palestra più distesa e meno spaventata. Immaginava che sarebbe stato doloroso e complicato, ma per salvare il suo amato Ikuto, era disposta a provare tutto.
Mentre Sakura spiegava ad Amu cosa avrebbero fatto durante il rito di purificazione, il cellulare di Takuumi squillò.
Sobbalzarono tutti quando la suoneria rimbombò nella stanza, si erano dimenticati dell’esistenza dei cellulari visto che durante gli allenamenti non potevano usarli.
- Scusate! – disse arrossendo – Mi sono dimenticato di togliere la suoneria.
- Rispondi. – gli sorrise Sakura.
- Sakura… - la chiamò – E’ Otsune.
- Rispondi. – disse nuovamente, senza calore questa volta.
Takuumi annuì, prese il cellulare e rispose alla chiamata.
- Pronto?
Ciao Takuumi. – disse la donna all’altro capo del telefono – Pensavo che Sakura non ti permettesse di rispondermi.
- Non è la mia padrona, Uragirimono (traditrice). Cosa vuoi da me, Otsune?
Ancora siete pieni di rabbia nei miei confronti. – constatò la dottoressa con tristezza – Ed io che speravo che il tempo vi avesse fatto diventare meno presuntuosi.
- Quindi è colpa nostra. – mormorò a denti stretti Takuumi – Per colpa nostra hai tradito, vendendo le nostre vite al nemico, vero? Giusto, scusa. Tu sei solo una povera vittima innocente, con le mani sporche del sangue dei Guardiani che hanno perso la vita per causa della tua stupidità.
Smettila Takuumi! – singhiozzò Otsune – Sono una traditrice ed ho le mani sporche del sangue degli amici e degli innocenti che ho tradito. Ne sono consapevole. Non è passato giorno che il nemico mi ripetesse queste cose, anche all’estero ero seguita dagli uomini della Easter. Ricordi, quando eravamo giovani noi aveva un altro nome. Ma sono sempre loro. Cambiano nome ed obbiettivo nel corso dei secoli.
- Questo l’avevamo immaginato. – annuì, aveva messo in vivavoce e Sakura stava ascoltando.
- Cosa vuoi da noi, Otsune? – le domandò la Custode tremando.
Custode! – singhiozzò – Quanto tempo amica mia.
- Non sono amica tua. – la zittì, le sue parole la ferivano – La mia amica è morta nello scontro. – disse freddamente.
Me lo merito. – mormorò la dottoressa – Ma sto cercando di rimediare ai miei errori.
- Hai Ikuto. – disse Sakura, Amu era tesa in ascolto.
Sì. Durante il combattimento con voi è rimasto ferito abbastanza gravemente. – spiegò – Io ho esagerato volutamente la gravità delle sue ferite, ed ho iniziato a fare su di lui delle trasfusioni di sangue pulito, senza energia X.
- Perché fai questo Otsune? – domandò Takuumi.
Perché le mie mani sono sporche di sangue innocente e perché trovo crudele ciò che stanno facendo a questo ragazzo. – disse d’un fiato – Cercherò il modo di farlo scappare non appena sarà lucido abbastanza da comandare il proprio corpo. – continuò – Ma tu, Sakura, dovrai purificarlo e non dovrai permettergli di suonare il violino.
- Purificherò anche il suo violino. – disse la Custode.
Impossibile. – fece un sorriso amaro la donna.
- Niente è impossibile. – disse Maki – Sono passati molti anni, Otsune e siamo più forti.
Maki? – la voce di Otsune si incrinò – Le tue shugo chara sono sempre lì?
- Certo. – annuì Sakura osservandole con amore – Sono i miei spiriti guida, senza di loro sarei persa.
Io ho perso Charity.
- Lo credo bene. – rispose duro Takuumi – Le hai spezzato il cuore con la tua scelta stupida.
- Lo so. – scoppiò a piangere – Adesso devo andare, il mio tempo è scaduto. Vi manderò un messaggio quando il pacco sarà pronto per la consegna.
- Senza scherzi questa volta o ti strapperò il cuore. – promise Sakura.
- Sì, senza scherzi. – mormorò Otsune e riattaccò.

Amu, che aveva ascoltato la conversazione in silenzio, passò lo sguardo dall’uno all’altra in attesa di una spiegazione.
- A quanto pare la Uragirimono, si è resa conto di aver commesso un grosso errore. – mormorò Takuumi.
- Io spero solo che sia sincera. – annuì Sakura che, guardando Amu, continuò – Quella che hai sentito per telefono, è una ex guardiana. Lei rivestiva il ruolo di Yaya. Era un’Ace’s Chair molto dotata, e la sua shugo chara Charity era molto forte. – sorrise – Peccato che fosse anche tremendamente ambiziosa e quando sia il Lucchetto sia il medagliane la rifiutarono come portatrice, il suo animo iniziò ad annerirsi.
- Già, venne conquistata dalle suadenti parole del nostro nemico di allora. E passò al lato oscuro tradendo tutti noi.
- La sua stupidità, ha causato la morte di molti dei nostri amici. Non solo dei Guardiani, ma anche di innocenti che sono rimasti coinvolti nello scontro.
- Senza contare che Tsukasa cercava di allontamarmi da te con ogni mezzo. – le accarezzò i capelli Takuumi.
- E… Ikuto? – domandò Amu mordendosi il labbro inferiore.
- Ikuto è stabile, lei sta lavando il sangue infetto del ragazzo con trasfusioni di sangue pulito.
- Funzionerà?
- Sarà un bell’aiuto. – annuì Takuumi – Poi la nostra Sakura e le sue tre fenomenali shugo chara, penserà al resto.
- Puoi chara trasformarti con tutte e tre insieme? – domandò Amu sgranando gli occhi.
- Sì, - annuì la Custode – è molto stancante. Ma si può fare. – le sorrise – Imparerai anche tu, vedrai. A suo tempo… - la baciò sulla tempia – Forza ragazzina, dobbiamo strappare quel seme nero dal tuo cuore. Altrimenti non potrai aiutarmi a salvare il tuo ragazzo.
- Hm! – annuì determinata – Sono pronta sensei.

Sakura accompagnò Amu all’interno del cerchio di pietre, accese gli incensi che aveva preparato e poi iniziò a recitare una lunga preghiera nell’antica lingua Birmana.
I suoni gutturali uscendo dalle labbra della giovane donna si trasformavano in onde di energia che attraversavano il corpo di Amu purificando le parti della sua anima che erano state infettate dall’energia X.
Takuumi, colpito dalla scelta della preghiera di Sakura, si allontanò dal cerchio di pietre e, respirando lentamente, cadde in trance.
L’Oracolo, ondeggiando sulla forza della preghiera di Sakura, iniziò ad avere una visione.
Era molto nebbiosa e non capiva bene ciò che stava osservando. Decise di avvicinarsi per riuscire a capire meglio e notò che i protagonisti della visione erano un uomo e una donna.
Takuumi sorrise, era una visione di lui e Sakura che stavano facendo l’amore. Non capiva perché vedesse una cosa simile, forse significava che era giunto il momento per la sua amata di concepire un bambino.
Avvicinandosi ancora, riuscì a diradare la nebbia che circondava i due amanti e quasi urlò quando vide che non erano lui e Sakura. I capelli rosa confetto di Amu erano inconfondibili. Erano lei ed Ikuto che stavano facendo l’amore.
Imbarazzato, Takuumi uscì dalla trance. Avrebbe dovuto parlarne con Sakura, ma non capiva perché aveva visto quelle immagini. Forse, Amu era l’ultimo atto purificatore dell’anima di Ikuto.
Sospirando, pieno di domande, posò gli occhi sul Jolly e sulla Custode.

La preghiera recitata da Sakura stava funzionando: dal corpo di Amu stavano uscendo grosse quantità di energia negativa che, a contatto con l’aurea positiva degli shugo chara si purificavano.
Il seme nero contenuto nel cuore della ragazzina era duro a cedere, Amu sentiva molto dolore ma stringeva i denti e cercava di aiutare Sakura al meglio delle sue possibilità.
Notando la difficoltà dell’operazione, Takuumi si unì al cerchio di contenimento ed iniziò a recitare lui stesso la preghiera in Birmano.
Una doppia scarica energetica avvolse il cuore di Amu che, urlando, svenne lasciando libero accesso a Custode e Oracolo al suo cuore.
Continuando a pregare, i due riuscirono a trovare le radici del seme nero estirpandolo dal cuore della Jolly.
Una volta fuori dal suo cuore, il seme nero produsse un’onda di energia negativa molto potente che avrebbe infettato le uova del cuore per chilometri in città; ma il suo intento fallì miseramente bloccato dal cerchio di contenimento e dall’incenso purificatore. Il seme nero svanì crepitando: era stato sconfitto.
Sakura, ringraziò Takuumi per l’aiuto; e si accasciò lentamente a terra: era stata una battaglia molto dura, aveva bisogno di riposare un po’ prima di alzarsi in piedi; ma era felice di averla vinta.
Takuumi prese in braccio Amu e la portò verso il suo futon, il respiro della ragazzina era calmo e regolare. Adesso stava bene e le sue guance non erano più grigie, erano tornate di un sano rosa pallido.
Baciandola sulla fronte, la lasciò dormire, aveva bisogno di riposare.


Angolo dell’Autrice:
E sono ancora qua… Eeeeh già… (citazione triste, lo so… non mi piace nemmeno Vasco Rossi).
Finalmente il nono capitolo è concluso. E’ stato complicato da scrivere. Non sapevo bene come gestirlo.
Nella prima stesura non c’era Ikuto, poi ho pensato ai forconi di Bebe ed ho deciso che… era bene farlo entrare in scena.
Lo so, poverino non è uscito bene. Blue spero mi perdonerai, ma quella strega di Otsune lo sta guarendo.
O, almeno ci prova.

Cosa significherà la strana visione dello zio Takuumi?! *sorrissino malizioso* non faccio spoiler…
Muahahahahahahaha…

*Si inchina reverente*
Grazie a chi continua a leggere la mia FF.
Grazie a chi segue la mia FF e chi l’ha inserita tra i preferiti.
Un grazie di cuore per la pazienza che dimostrate per i miei aggiornamenti incostanti.
Potrei fare di meglio, ma Blue lo sa… non è un periodo sereno per la mia famiglia…

Grazie a Bebe e Blue_Passion, siete uniche e fantastiche.

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Capitolo 11
*** La quiete prima della tempesta ***


La quiete prima della tempesta


Sakura, concentrandosi sulla propria respirazione, osservò Takuumi prendersi cura di Amu e con un sorriso pensò che sarebbe diventato un ottimo padre.
Il giovane uomo, tornò da lei dopo aver baciato con dolcezza la Jolly sulla fronte, e le portò un succo di frutta per aiutarla a riprendere forza.
- Perché sorridi? – le domandò Takuumi.
- Sarai un ottimo padre. – rispose sottovoce, le faceva male la gola.
- Hm… - arrossì – Spero meglio del mio. – ammise.
- Non sei tuo padre, amore. Lui ti avrebbe amato, sono convinta che a modo suo ti ha amato.
- Forse hai ragione. – la baciò – Ma adesso purifichiamo l’ambiente. Ne ha bisogno.
- Mh mh… - annuì finendo di bere il succo – Aya, - chiamò – mi aiuti?
- Con immenso piacere, Sakura.
- Sicura di volerti trasformare? – le chiese preoccupato Takuumi – Non sarai ancora troppo debole?
- Mi sento in forza. – annuì la Custode alzandosi in piedi – Questi allenamenti, la preghiera e la meditazione, hanno fatto aumentare la mia energia.
- Non scordare il sesso. – le strizzò l’occhio Takuumi mettendola in imbarazzo.
- Cretino! – gli urlò contro tirandogli il contenitore del succo vuoto. Takuumi scoppiò a ridere, coinvolgendola.
- A proposito di sesso… - continuò osservando i fondi del suo bicchiere – Ho avuto una visione.
- Che visione? – domandò la giovane donna.
- Amu… - arrossì lui – Ed Ikuto che… - e distolse lo sguardo, imbarazzato.
Sakura lo guardò per alcuni minuti con la bocca spalancata, anche gli shugo chara presenti restarono senza parole: Takuumi aveva visto la Chiave ed il Lucchetto fare l’amore.
- Ehm… - balbettò Sakura – Certo, capisco perché sei un po’… scombussolato… - gli sorrise.
- Scombussolato è dire poco! – sorrise sarcastico – Ma, adesso, non è il momento di preoccuparci delle mie visioni. Va ciò che devi amore.
- Sì… - annuì Sakura che, portandosi le mani sul petto, disse - E adesso cuore mio… Schiuditi! – il medaglione che portava al collo brillò dei colori dell’aurora, Aya raggiunse il suo uovo batik saltellando felice, salutando con la manina ci sparì dentro ed entrò nel cuore della Custode. Alla fine del processo di trasformazione, Sakura e Aya, dissero - Curator of animals.
Takuumi sorrise osservando la chara trasformation di Sakura ed Aya: la giovane donna indossava un paio di pantaloni color cachi aderenti, una camicia bianca ed un camice lilla da medico.
- Dottoressa. – le porse la mano – E’ un piacere rivederti.
- Adulatore… - sorrise Sakura arrossendo – Mi sento piena di energia… - fece una giravolta su se stessa, sprizzando scintille tutt’attorno.
- Si vede! – ridacchiò lui – Ti lascio campo libero…
- Hm… - annuì – Grazie… - Sakura si portò al centro della palestra evocando il bastone di Asclepio, il Dio della Salute dell’antico Pantheon Greco. Il bastone che, generalmente, si illumina nelle insegne delle farmacie o si trova negli ambulatori medici e veterinari.
La giovane donna si guardò attorno; grazie a quella trasformazione riusciva a sentire l’energia di tutti gli esseri viventi e ad individuare l’energia negativa rimasta intrappolata nella palestra.
Roteando il bastone di Asclepio sopra la testa, tracciò alcuni simboli e scariche di energia positiva si propagarono da esso quando la giovane donna disse:
- Cura e pulizia di tutte le ferite… - la palestra crepitò, facendo strani rumori simili a lamenti di dolore; la Custode aumentò l’intensità dell’energia positiva lasciandola propagare ovunque, ripulendo l’ambiente saturo di energia X.
Alla fine, nella palestra era tornata l’armonia e Sakura sorrise soddisfatta.
- Wow Custode… - le strizzò l’occhio Takuumi – I tuoi poteri sono molto aumentati.
- Grazie Oracolo… - si girò a guardarlo e lo circondò con un lazo di energia che aveva evocato con un gesto della mano – Mi piace la trasformazione con Aya… - disse – Con lei sento la forza vitale di tutti gli esseri viventi…
- Tu ed Aya brillate molto… - Takuumi chiuse gli occhi, mettendo in contatto il suo chackra del cuore con quello di Sakura, dove stava Aya.
- Ti amo Takuumi. – gli disse prima di sciogliere la chara trasformation.
- Anch’io vi amo. – l’abbracciò il giovane uomo prima di baciarla.
- Hmm… - sorrise Aya – La prossima volta, lo voglio anch’io un bacio Oracolo!
Takuumi e Sakura scoppiarono a ridere, coinvolgendo i presenti. La purificazione dell’ambiente, aveva alleggerito anche i loro cuori dalla tristezza generata dall’energia X.
Amu, con quel rumore, si svegliò. Si guardò attorno non capendo dove si trovasse e perché; poi tutto le tornò alla mente e si alzò stirandosi.
- Sakura. – chiamò – E’ andato tutto bene?
- Jolly… - le sorrise – Sì, è andato tutto bene.
La ragazzina si alzò dal suo futon, si stirò e raggiunse Custode ed Oracolo guardandosi intorno.
- Il mondo è tornato a colori? – le chiese dolcemente Takuumi.
- Hm? – sobbalzò impressionata dall’intuizione di lui – Sì…- annuì.
- Era colpa del seme nero, Amu. – le spiegò Sakura – Adesso ti abbiamo purificata e potrai salvare il tuo Ikuto.
- Non sono ancora abbastanza forte.
- Lo sarai. – annuì l’uomo – Hai sentito Otsune, Ikuto è in fase di disintossicazione.
- Spero che quella donna sia sincera. – borbottò tormentandosi le mani la Jolly – Ho paura. – ammise.
- Anche noi. – la strinse Sakura – Ma siete forti.
- Oggi ci alleneremo sensei? – domandò.
- No. Oggi festa. – sorrise Takuumi.
- Allora potrei andare a casa? – li guardò – Ho bisogno del mio letto… - ammise.
- Ma certo tesoro! – annuì la giovane donna – Io e Takuumi andremo a vedere come procedono i lavori al Royal Garden e poi passeremo da casa nostra.
- Andrete a vivere insieme senza sposarvi? – sgranò gli occhi lei.
- Certo che sì. – rise Takuumi – Piccina… Non ti sconvolgere più di tanto.
- È che… ecco…
- Noi siamo cresciuti lontano dalle tradizioni del nostro paese d’origine. – le sorrise – Per noi non è così sconvolgente convivere, oppure fare l’amore…
Amu diventò scarlatta, quella conversazione la metteva terribilmente in imbarazzo: sia per il discorso dell’andare a convivere sia per l’aver saputo che i suoi sensei facevano l’amore.
- Non sono affari che mi riguardano. – balbettò allontanandosi.
- Abbiamo messo in imbarazzo la nostra Jolly. – rise Takuumi abbracciandola.
- È una bambina ancora. – si girò a baciarlo – E sono felice di averla aiutata.
- Hai ancora molto da lavorare con lei. – annuì.
- Lo so, ma non voglio pensarci ora. – sorrise – Oggi voglio pensare a noi, a casa nostra.
- Casa nostra… - la baciò sulla punta del naso – Perché non andiamo a vedere a che punto sono i lavori del giardino dei Guardiani? Sai che Tsukasa ha ingaggiato lo staff per aggiustare casa dei tuoi nonni?
- Non ne sapevo niente. – scosse la testa.
- Opsh. – rise – Forse voleva dirtelo lui. Gli ho detto che abbiamo intenzioni serie, Sakura.
La giovane donna sorrise, gli occhi da Takuumi erano scuri di promesse e tormento, temeva di aver detto qualcosa di sbagliato.
- Ti amo ragazzaccio. – sorrise.
- Sakura Miraboshi. – disse serio – Quando questa storia sarà finita, mi vuoi sposare?
- Takuumi… - arrossì lei – Sì, voglio sposarti. – mormorò a bassa voce, emozionata.
Senza aggiungere altro, l’Oracolo la strinse contro il proprio petto e la baciò, lasciando che le sue lacrime di gioia si mescolassero a quelle di lei.
Aveva visto in una visione quella scena, ma l’Universo non dava mai una sola versione di ciò che poteva accadere e non tutti i finali di quella conversazione terminavano con un “sì” ed un bacio.
Quando si separarono, ormai senza fiato, Takuumi estrasse dallo scollo del suo maglione un ciondolo a forma di fiore di ciliegio.
Sakura lo guardava sorridendo, si sentiva completa ed immensamente felice. Finalmente era insieme all’uomo della sua vita, al suo primo ed unico amore.
- Amore… - la guardò Takuumi trovandola bellissima con quell’aurea rossa che la incorniciava – Questo ciondolo ce l’ho da quando eravamo adolescenti. – sorrise – Doveva essere il mio pegno d’amore per te, ti amo dalla prima volta che ti ho vista. Da quando mi hai sconfitto sui tatami a Judo. – un singhiozzo di Sakura lo fece sobbalzare, la ragazza stava piangendo emozionata – L’ho portato sul cuore per tutti questi anni. – le mise il ciondolo al collo – E’ pieno d’amore per te.
- Ti amo… - lo abbracciò, troppo emozionata per aggiungere altro.
Amu, che aveva assistito alla scena, lasciò la palestra sorridendo Custode ed Oracolo formavano una bellissima coppia, era felice per loro.

Camminando leggera per le vie della città, Amu raggiunse il vecchio parco giochi dove trovò Yoru con la compagnia dei suoi amici gatti randagi.
- Yoru. – lo chiamò – Cosa ci fai qua?
- A… Amu… - sobbalzò, i gatti si voltarono soffiando – Calma… state calmi amici… lei è buona… - randagi si calmarono, accettando la presenza della ragazzina.
- Va tutto bene, Yoru? – chiese mettendosi seduta sulla staccionata.
- Mi manca Ikuto. – mormorò svolazzando in circolo – Ho chiesto ai miei amici se conoscevano Otsune, ma non sono stato molto fortunato.
- Credo che sia normale. – sospirò la ragazzina – La dottoressa ha abitato per molti anni all’estero. Forse nessuno di loro la conosce per nome.
- È che nessuno di noi l’ha mai vista. – rifletté Miki svolazzando sopra i gatti.
- Già… - un brontolio dello stomaco di Ran interruppe i loro discorsi.
- Piccola Ran… - rise Amu – Ho fame anch’io. – guardò i gatti – Yoru, mi aspettate qui che vado a prendere qualcosa da mangiare?!
- Grazie Amu. – miagolò lo shugo chara facendo le fusa con i suoi amici a quattro zampe.
Con un sorriso, la ragazzina si allontanò dal luogo di ritrovo dei gatti randagi e accompagnata dai suoi spiriti guardiani, andò a comprare del cibo per tutti.
Le ci volle un po’ per trovare cosa portare ai randagi del quartiere, alla fine optò per alcuni sacchetti di cibo secco per gatti e per lei e gli shugo chara dei dolcetti appena sfornati.
- Eccomi Yoru! – si annunciò con il fiatone – Scusate l’attesa.
- Amu… Miaaaooowww… - la accolse lo spirito – Il mio amico laggiù ha trovato il mio Ikuto.
Amu guardò il gatto appena arrivato, sembrava stremato come se avesse corso e lottato duramente.
- Sembra ferito. – mormorò – E molto stanco… - guardò Yoru – Dici che posso avvicinarmi?
- Sa che sei dalla nostra parte, Amu. – annuì lo spirito gatto – Io non so come aiutarlo…
Amu si avvicinò al gatto lentamente, lui la guardava con i suoi grandi occhi azzurri; sembrava spaventato e dolorante.
- Bel micino… - gli sorrise inginocchiandosi – Tranquillo… - allungò una mano e il gatto si lasciò toccare.
- Amu, - parlò Suu – sembra molto debole.
- Hai ragione Suu, ma io non so cosa fare.
- Ci vorrebbe Aya. – disse Ran accarezzando il pelo setoso del gatto.
- Giusto. – annuì Yoru – Perché non ci ho pensato. – borbottò battendosi la zampina sulla testa – Non siamo lontano dalla palestra, se vado a chiamarla dite che ci aiuterà?
- È un veterinario. – rispose Miki – Una dottoressa degli animali, verrò con te Yoru. Andiamo a chiamarla.
- Gra… Grazie Miki… - sorrise lo spirito di Ikuto felice.
Mentre i due shugo chara volavano veloci verso la palestra, Amu aprì le confezioni di cibo e lo distribuì ai gatti che la circondarono miagolando grati.
La ragazzina sorrise, anche il gatto ferito mangiava di gusto. Di tanto in tanto la guardava, come a volerle dire qualcosa, peccato non capire il linguaggio dell’animale.
Aya arrivò nel giro di pochi minuti, non era stato un problema lasciare la palestra anzi, quando Sakura aveva saputo del gattino ferito avrebbe voluto seguirla.
- Ciao bel micio… - lo salutò la shugo veterinaria – Sei veramente un gatto affascinante.
Il gatto miagolò in risposta e ad Amu sembrò che ridesse divertito.
Aya appoggiò la sua borsa da medico vicino al gatto e lo visitò accuratamente. Alla fine della visita, disse:
- Ho bisogno di Sakura, io sono troppo piccola per guarirlo.
- Non posso aiutarti io? – domandò Amu – Se preferisci, possiamo chara trasformarci.
- Sei un tesoro Amu, ma sarà sufficiente il chara change. – le sorrise – Non mi sembra niente di grave, ma vorrei toccarlo con mani più… grandi…
- Sicura che il chara change ti basti? – le domandò osservandola, Aya guardò il gatto e poi Amu, alla fine scuotendo la testa, rispose:
- Forse è meglio la chara trasformation, Amu.
- Ma certo… - annuì lei che, alzandosi, posizionò le mani davanti al lucchetto dicendo – E adesso, cuore mio, schiuditi…
Aya sorridendo, si chiuse dentro il suo uovo e si insinuò dolcemente nel cuore di Amu grazie al lucchetto magico.
La ragazzina, dopo la trasformazione, si ritrovò con indosso un paio di pantaloni aderenti color caramello; un maglioncino avorio con disegnati degli animali ed un camice lilla.
I capelli confetto di Amu diventarono castano scuri e furono legati in una treccia impreziosita da piccole piume colorate.
- Chara Trasformation… Animal friendly…
Amu, trasformata con Aya, si avvicinò al gatto ferito e controllò le sue funzioni vitali.
Il gatto puntò i suoi occhi azzurri in quelli miele di lei, ed aprì la bocca per lamentarsi.
- Fa piano… - le disse telepaticamente – Mi hanno dato un calcio…
- Oddio! – squittì Amu – Tu… Tu… I… Io ti capisco…
- Animal Friendly, - rispose il gatto dentro la sua testa – è questo il potere di Aya.
- Amu, non abbiamo tempo per conversare. – le disse Aya dall’uovo – Dobbiamo capire cos’ha che non va.
- Sc… Scusa Aya… - Amu si concentrò, e lasciò fluire il potere dello shugo chara attraverso il suo corpo.
Al gatto, avevano incrinato un paio di costole; ma non aveva né emorragie né era in pericolo di vita.
Aya sciolse la chara trasformation con Amu, volò dal gatto e lo grattò dietro le orecchie.
- Sei stato bravissimo Kuroi (nero), ti prego vieni con me non puoi stare per strada.
- Miaaaaoooowww… - rispose il gatto facendo un segno affermativo ad Aya.
- Kuroi ti ringrazia. – tradusse Yoru – E’ molto grave?
- No Yoru, ma deve ristabilirsi prima di tutto. – guardò Amu – Lo puoi portare in braccio? È debole.
- Sì, l’ho capito mentre lo stavi visitando. Lo porteremo da Sakura.
- Lei ama gli animali. – brillò Aya – Andiamo via da qui.
Amu sistemò il cibo per gli altri gatti e, facendosi aiutare da Suu, creò per loro dei rifugi per la notte caldi e sicuri.
I gatti ringraziarono la ragazza per la gentilezza, poi ripresero a mangiare in tranquillità, lontano dalla strada e dalle auto.

La ragazzina prese dolcemente in braccio il gatto, lui si sistemò tra le sue braccia ed iniziò a fare le fusa piano, dolcemente.
- Mi piacerebbe parlare ancora con te. – lo accarezzò sotto al mento – Mi ricordi molto Ikuto.
- Fffffffrrrrrrrrrr… - rispose il gatto, Yoru intervenne dicendo:
- Ha visto Ikuto.
- Nel tuo “fffrr”, volevi dire questo Kuroi?
- Ffffrrr… Miaaaooowww… - sembrò annuire.
- Amu, e se questo gatto fosse stato mandato dalla Easter? – chiese preoccupata Miki, sembrava tutto troppo semplice.
- Kuroi è un animale intelligente. – ammise la Jolly – Forse è un gatto da laboratorio. Ma ha davvero le costole incrinate, muoviamoci a rientrare.
In silenzio, Amu e gli shugo chara in sua compagnia tornarono a casa di Nagihiko dove trovarono Custode e Oracolo in giardino intenti ad allenarsi.
Aspettarono pazientemente che il loro allenamento fosse finito, poi Aya volò verso di loro annunciando l’arrivo di un ospite felino.
- Amu, Aya… - si asciugò la fronte Sakura – Cosa succede? Siete preoccupate.
- Ho chiesto aiuto ai miei amici mici, sensei. – parlò Yoru – Lui ha trovato delle tracce del mio Ikuto; ma è stato ferito.
- Ooh… - Sakura schiuse le labbra a cuore e guardò per la prima volta il nuovo arrivato, il gatto fissò i suoi occhi azzurri in quelli della giovane donna e sentì di essere al sicuro – Ciao Kuroi. – lo salutò, nessuno le aveva detto il suo nome – Sei vero e non solo il frutto delle mie fantasie.
Takuumi le fu accanto e le sorrise, da qualche tempo Sakura aveva delle strane visioni, dove le appariva un gatto che scappava da un luogo tutto bianco, un laboratorio, dove c’erano strane macchine e troppe voci.
- Così sei tu che disturbi le meditazioni della mia signora. – lo grattò dietro le orecchie con dolcezza l’uomo, il gatto fece le fusa, ma si fermò subito miagolando di dolore.
- Povero Kuroi… - lo prese dalle braccia di Amu – Vieni qua coraggioso gattino. – lo baciò sulla nuca e il gatto si accoccolò contro il suo collo, quasi in posizione fetale – Lui è mio, Takuumi e verrà a casa con me.
- Lui è nostro. – annuì con un sorriso – E non potrei immaginare di non averlo a casa con noi.
Sakura rubò un bacio a Takuumi, poi invocò una preghiera di guarigione ed una luce rossa avvolse il corpo del gattino.
Il tutto durò solo alcuni minuti, alla fine dei quali il gatto dormiva beato, senza più segni di sofferenza sul muso elegante.
- Yoru ed Aya si prenderanno cura di lui. – annunciò perentoria la giovane donna – Kuroi può portarci dal nemico, ma è debole ed è stato usato come cavia. – lo accarezzò – Amu, tu hai stabilito un contatto con lui. Ti farò vedere come aiutarlo a buttare fuori l’energia X dal suo corpo usando il tuo Lucchetto.
- Sì, Sakura. – annuì, quel gattino le aveva toccato il cuore. I suoi occhi gli ricordavano quelli del suo amato gatto perverso, che le mancava sempre di più.
Kuroi dormì serenamente per tutto il resto della giornata, Amu si occupò di lui e dei suoi bisogni, aiutata dagli altri Guardiani che si lasciarono conquistare dalla piccola mascotte che per tutti somigliava ad Ikuto.
Kuroi si ristabilì in fretta grazie alle cure di Amu ed Aya. La ragazzina, istruita da Sakura aveva imparato ad interagire con il suo Lucchetto ed a sprigionare piccole scintille di energia positiva molto potenti che aiutavano il gatto ad eliminare gli ultimi residui di energia X.
Durante la disintossicazione di Kuroi, non subirono attacchi da parte della Easter; ma Takuumi non lasciò che i Guardiani si rilassassero: era importante che continuassero ad allenarsi per far crescere i loro poteri in continua evoluzione.
Gli allenamenti davano ottimi risultati: tutti avevano scoperto e sbloccato poteri nuovi, che li aveva resi ancora più forti.

I lavori al Royal Garden erano terminati e le riunioni dei Guardiani erano tornate alla normalità: tutti insieme attorno al tavolo rotondo, con la merenda al centro, immersi di scartoffie e progetti da seguire e portare a termine.
Alla fine della settimana, anche i lavori di restauro della casa di Sakura e Takuumi giunsero al termine e i due, decisero di inaugurarla con un bella festa.
Non dovevano abbassare la guardia, ma non avrebbero permesso alla Easter di far vivere loro stessi e i loro nuovi amici nella paura e nell’odio.
Il giorno della festa di inaugurazione, Amu e la sua famiglia furono tra i primi ad arrivare.
La ragazzina era molto felice per i suoi sensei, erano una bella coppia ed andare a vivere insieme avrebbe aumentato il loro amore ed i loro poteri. Lo sentiva, era una sensazione che le trasmetteva il Lucchetto Magico.
Sorridendo, Amu curiosò nel salotto della casa e, fermandosi ad osservare delle vecchie foto, sobbalzò quando si sentì toccare da una zampa vellutata.
- Oodio Kuroi! – si portò una mano sul cuore – Mi hai fatto paura! – lo accarezzò – Diventi sempre più bello!
Il gatto iniziò a fare le fusa forte, godendosi le carezze di quella strana ragazza dai capelli rosa che l’aveva salvato. Era in debito con lei ed era arrivato il momento di pagarlo.
- Amu… Amu! – la chiamò Yoru – Kuroi mi ha detto che è pronto. Andiamo alla Easter? Andiamo da Ikuto?
- Yoru. – sobbalzò Amu lasciando una coccola a metà – Io… e te?
- Certo! – annuì lo shugo chara – Io, te ed i tuoi shugo chara.
- Le mie. – lo corresse Amu sbuffando – Sono quattro splendide guardiane.
- Sì sì… - annuì distratto Yoru più interessato ad ascoltare Kuroi che gli spiegava come arrivare alla Easter – Il gatto conosce la strada, ma forse tu sei troppo imbranata per fare le scorciatoie da gatti.
- Farò la chara change con Ran. – rispose Amu annuendo – Lei mi darà l’agilità che non ho.
- Perfetto! – rise Ran felice di essere utile – Allora andiamo, magari con una scusa credibile e prima che arrivino gli altri.
- Giusto! – Amu corse da sua madre e le disse che aveva bisogno di tornare a casa, perché si era dimenticata un libro per Rima molto importante per l’interrogazione del giorno successivo.
La donna baciò la figlia sulla fronte e le sussurrò di stare attenta e di tornare presto, poi tornò alle proprie faccende, sicura che era tutto a posto.

Amu, con il cuore pesante per l’ennesima bugia, corse dietro a Kuroi per le vie della città. Finché riuscì, evitò di fare il chara change con Ran, voleva dimostrare a se stessa di essere diventata più forte grazie ai duri allenamenti fatti con Custode ed Oracolo.
- Kuroi ha detto che c’è da camminare lungo quel cornicione. – spiegò Yoru dopo un consulto con il gatto – E’ la via più breve, altrimenti impiegheremo il doppio.
- Nessun problema. – annuì Amu, la sua voce tremava ma lei non voleva arrendersi.
- Sei coraggiosa. – le sorrise lo spirito gatto – Grazie…
- Lo faccio perché amo Ikuto. – ammise per la prima volta a voce alta, diventando di tutte le sfumature del Cielo quando il Sole cala all’orizzonte.
- È un ragazzo fortunato. – la baciò sulla guancia Suu – Noi siamo con te, Amu.
- Grazie… - gli occhi della Jolly si riempirono di lacrime, che lei ricacciò indietro.
- Pronta Amu? – rise Ran muovendo i suoi pon-pon rosa; ma non aspettò una risposta e fece la chara change con la sua portatrice aiutandola ad oltrepassare l’ostacolo.
Quando giunsero al passaggio nascosto per entrare nella Easter, il cuore di Amu batteva forte contro le costole: aveva paura di essere catturata ed uccisa; ma non si sarebbe fermata per niente al mondo.
- Stai tranquilla. – le fece coraggio Miki – Ci siamo noi qui con te.
- Ricorda sempre che hai un diamante nel cuore. – la incoraggio Dia – Noi siamo il frutto della tua luce. Non devi mai dubitare di te e di noi.
- Ed hai anche me al tuo fianco. – le svolazzò attorno Yoru – Sei la mia famiglia, Amu.
La ragazza annuì era troppo emozionata per parlare, poi seguì Kuroi lungo quel labirinto di corridoi scuri. Respirava affannosamente sentiva l’aria bruciare mentre le entrava nei polmoni ma non voleva arrendersi né lasciarsi vincere dalla paura.
Il gatto, grazie alla sua capacità di vedere al buio, si muoveva sicuro lungo quella strada tortuosa ed aiutò la ragazzina a evitare le trappole e le guardie.
- Kuroi, - lo chiamò piano Amu, la fronte imperlinata di sudore – ti prego fa più piano… Non sono veloce come te che hai quattro zampe. – gli sorrise.
Il gatto la guardò muovendo la coda con rabbia a destra e sinistra, strinse gli occhi e mandò le orecchie indietro ascoltando attentamente i rumori che venivano da un corridoio vicino; erano vicini ad una curva a gomito e, prima di svoltare in un nuovo corridoio, Kuroi si fermò soffiando e gonfiando il pelo.
Sembrava nervoso e guardava Amu e gli shugo chara come a voler dire loro qualcosa; Yoru, che aveva sentito delle voci grazie al suo udito, spiegò che stavano per arrivare delle guardie e che dovevano sbrigarsi ad andare a nascondersi.
Amu sgranò gli occhi, guardò lo shugo chara e poi il gatto; la sua mente era affollata da molti pensieri, alcuni non molto lusinghieri sul fatto che Kuori l’avesse appena venduta al loro più acerrimo nemico.
Ma si sbagliava, perché il gatto lì condusse fino ad un nascondiglio sicuro, in attesa che le guardie andassero via da quella zona che non veniva mai controllata.

I passi si fecero sempre più vicini e più pesanti, Amu Kuori e gli shugo chara si nascosero nel buio del loro nascondiglio respirando appena.
- Che palle. – parlò uno degli uomini armati – Il Capo sta diventando ancora più paranoico.
- Già. – annuì l’altro accendendosi una sigaretta – Come se qualcuno volesse mettere piede in questo posto.
- Beh, - rise il primo – qui non ci sono telecamere. – rispose guardandosi intorno -  Forse è per questo che il nostro capo ci ha chiesto di tenere sotto controllo questa zona. Forse teme che qualcuno tenti di far scappare il suo soldato.
- Oppure perché teme che la bella dottoressina abbia una tresca con qualcuno. – rise sguaiata una terza voce – Comunque, beato chi se la scopa! Io ci ho provato per mesi e mi ha sempre dato buca.
- Mah, mi sembra una frigida. – la quarta voce parlò, con voce nasale.
Amu, Kuroi e gli shugo chara, ascoltavano i discorsi delle guardie armate nascosti in un condotto dell’aereazione; la ragazzina sarebbe voluta uscire per proseguire la ricerca di Ikuto ma, anche se si fosse chara trasformata con uno dei suoi spiriti, difficilmente sarebbe riuscita a sconfiggere i proiettili di quei quattro uomini. Era meglio restare lì, in silenzio cercando di muoversi il meno possibile.
Kuroi sembrava impaziente quanto Amu, osservava nervoso gli uomini che l’avevo quasi ucciso di botte, sarebbe voluto andare a vendicarsi ma aveva una missione e non avrebbe sprecato quell’occasione per il suo stupido orgoglio.
Quando le guardie ripreso a camminare, ridendo e spettegolando come delle comari al mercato, il gatto non uscì dal condotto di areazione ma li invitò a seguirli lungo quel percorso non agevole: là dentro nessuno li avrebbe spiati con le telecamere a circuito chiuso.
“Bravo Kuroi” pensò Amu capendo il suo ragionamento da felino superiore alla norma, quel gatto metteva paura: dopo anni di esperimenti, era diventato fin troppo intelligente.
Un sospetto incupì gli occhi di Amu: e se fosse stata una trappola? Troppo tardi ormai per tornare indietro. Era vicino ad Ikuto e avrebbe fatto tutto il possibile per salvarlo.

Procedendo a gattoni, la Jolly seguì Kuroi lungo i cunicoli dell’aria condizionata. D’un tratto il gatto si fermò e la invitò a guardare nella grata: avevano raggiunto la stanza sterile dove tenevano Ikuto.
Amu trattenne un singhiozzo. Il suo gatto nero preferito era lì, immobile in un letto troppo grande e troppo bianco per contenerlo.
Trovando una forza che ignorava di avere, la ragazzina riuscì a forzare la grata e scendere nella stanza.
Muovendosi quatta, raggiunse il letto e lo chiamò:
- Ikuto… Ikuto svegliati…
- Confettino… - mormorò con voce stanca senza aprire gli occhi – Sono stanco dei vostri trucchi. Ora anche la sua voce mi fate sentire. – e si girò dall’altra parte, stanco di combattere.
- No. – Amu gli posò la mano sul braccio, era troppo magro – Sono io, Ikuto.
- Tu? – il ragazzo si girò ed aprì gli occhi a fatica – Sei vera? – le chiese.
- In carne ed ossa. – gli sorrise sentendo le lacrime pungerle gli occhi – Kuroi mi ha portata da te.
- Quel gatto nero. – sorrise – E’ in gamba.
- Dobbiamo muoverci, Ikuto. – lo spronò – Nessuno sa che sono qui.
- Sbagliato cara. – la corresse una voce di donna entrando – Adesso qualcuno lo sa. Kuroi bravo micio.
Il gatto fissò i suoi freddi occhi in quelli della donna appena entrata, ma continuò a pulirsi il pelo come se non fosse entrato nessuno.
- Sapevo che avresti fatto bene il tuo lavoro. Stai tranquilla ragazzina, non mi interessa riprenderlo.  – gli lanciò un’occhiata rapida, continuando - Non sei più utile alla Easter e non voglio che ti uccidano. – si strinse nelle spalle la donna che, girandosi verso Amu, continuò – Tu devi essere la ragazza che il nostro Ikuto ama tanto. – la Jolly non rispose – Io sono la dottoressa Otsune.
- Tu! – gli occhi di Amu si incupirono di rabbia e piccoli vortici di energia azzurrina iniziarono a muoversi attorno a lei.
- Gli allenamenti con Sakura e Takuumi stanno dando frutti. – le sorrise – Ascolta, non sono una nemica. – davanti all’occhiata scettica di Amu continuò con un sospiro – Ho mandato Kuori a cercarvi, dicendogli di portarvi qua. Ho ammesso i miei errori del passato, non posso più fare niente per riportare in vita gli amici che ho perso; come vedi sto cercando di fare di tutto per salvare la vita a questo ragazzino. Ho fatto il possibile per Ikuto, ho mentito per avere più tempo. Ma il capo non vuole che faccia di più. – lo indicò con la testa – Sta lasciandosi andare e non sopporterebbe un’altra dose di energia X. Purtroppo ha dei semi neri nel cuore. Ed io non ho nessun potere per purificarlo.
- Allora verrà via con me. – disse risoluta Amu – E tu mi aiuterai.
- Lo farò. – annuì Otsune – Ma per farlo muovere dovrai condividere con lui la tua energia. Lui non ne ha.
- Io… - Amu si morse il labbro impacciata – Io… Non so come si fa…
- Davvero? – sorrise la dottoressa, ma non c’era cattiveria nella sua voce o nel suo sorriso – Beata innocenza… - scosse il capo.
- Non è complicato Amu. – spiegò Yoru volandole davanti agli occhi – Otsune sta suggerendo di dargli un bacio.
- Bravo gattino! – squittì la dottoressa – Tu sei lo shugo chara di Ikuto, vero? Sei proprio un bel micetto.
Amu che ormai non ascoltava più la conversazione della dottoressa con gli shugo chara presenti, avvampò all’idea di doverlo baciare, era passato un bel po’ dal suo primo bacio ed aveva paura di fare una figuraccia.
- Nessuno giudicherà il tuo bacio, ragazzina. – rise la dottoressa – Concentra la tua energia sulle labbra. Quei vortici azzurrini di prima, e poi bacialo. Come se gli facessi l’elettro shock.
Amu annuì, chiuse gli occhi e lasciò che la sua energia vitale fluisse libera all’interno del suo corpo. Chiese aiuto ai suoi spiriti guardiani e, ben presto, tutto il suo corpo fu avvolto da un fascio di luce azzurra.

La ragazzina, concentrando l’energia sulle labbra, raggiunse il letto dove dormiva Ikuto si piegò su di lui e lo baciò. All’inizio, il ragazzo si tese e rifiutò il bacio; ma lei non si arrese mescolando lacrime d’amore al bacio, facendogli capire che era Amu e non un trucco del nemico per renderlo un succube.
Ben presto, l’energia azzurra di Amu attivò l’energia vitale di Ikuto di un viola intenso come i suoi occhi. Otsune annuì soddisfatta: per il momento il giovane era fuori pericolo.
Senza fiato, Amu si staccò dalle labbra di Ikuto per incontrare i suoi occhi ametista finalmente aperti e pieni di vita.
- Confettino! Smettila di guardarmi così che mi consumi! – la derise mettendosi un braccio sugli occhi, quella luce gli feriva lo sguardo.
- Stupido gatto randagio! – pianse lei singhiozzando – Ben svegliato.
- Ragazzi, so che siete emozionati ma vorrei ricordarvi che qui non siete al sicuro. – li zittì Otsune – Dovete sbrigarvi ad andare via, le guardie stanno sorvegliando i passaggi senza videosorveglianza. – Spiegò staccando i cavi ad Ikuto, le macchine iniziarono a suonare e lei non esitò ad applicarsi addosso gli elettrodi dicendo – Ikuto, colpiscimi e fammi svenire.
- Io… Per tutto il male che mi hai fatto lo farei. Ma non riesco. -  ammise il ragazzo molto debole.
- Lo farò io. – si offrì Amu con un sorriso.
- Per Sakura e Takuumi. – mormorò Otsune finendo di sistemarsi i cavi addosso.
- Brava. – annuì Amu – Non avrei saputo dirlo meglio. – poi la colpì in pieno viso, la mano sprigionò della luce azzurra ed Otsune cadde a terra, svenuta.
- Confettino combattente. – ridacchiò Ikuto alzandosi – Wow.
- Andiamo Ikuto. – gli sorrise – Abbiamo molta strada da fare.
- Sei vera? – le chiese spaventato, Amu gli prese una mano e gliela fece mettere sul cuore.
- Vera. – annuì emozionata.
- Amu io… - iniziò lui, ma lei lo interruppe.
- Non adesso. – scosse la testa – Forza… andiamo… Kuroi, portaci fuori!

Aiutando Ikuto ad entrare nello stretto passaggio dell’aria condizionata, Amu pregò i Kami di riuscire ad uscire viva dalla Easter; forse, dopo, l’avrebbe uccisa Sakura ma a quello non voleva pensare non in quel momento.
- Amu… - la chiamò Yoru – La grata…
- Bravo Yoru! – annuì lei lentamente mettendo a posto la grata – Forza… Ikuto… Come va?
- Mi gira la testa confettino. – ammise – Sono stato steso per tutto questo tempo.
- Non possiamo fermarci. – lo avviso Suu guardandolo con affetto – Siamo in pericolo.
- Lo so. Voi andate.
- Non se ne parla. – lo rimproverò Amu – Ti ho perso una volta, adesso tu gattoni davanti a me.
- Così puoi goderti la vista del mio sedere, eh? Buongustaia! – ridacchiò facendola arrossire.
- Oooh Ikuto! – gemette lei – Sei impossibile!
- Ma ti amo! – le disse mozzandole il fiato in gola – Non potevo aspettare a dirtelo. – le sorrise gattonando dietro alla coda di Kuroi.
- Ti amo anch’io. – mormorò lei trattenendo a stento le lacrime.
Impiegarono molto tempo a fare la strada a ritroso, si fermarono a riposare spesso per dare il tempo ad Ikuto di riprendere fiato, il ragazzo si stancava facilmente ma avere la sua Amu accanto in quell’occasione gli dava molta forza.
Raggiunto il corridoio dove prima avevano intercettato le guardie, Kuroi sgusciò fuori dal loro nascondiglio fece una veloce perlustrazione e poi tornò indietro a chiamarli.
L’uscita era vicina, potevano sentire l’aria fresca raggiungere la loro pelle accaldata.
- Ultimo sforzo Ikuto. – gli mormorò Amu stringendogli la mano.
- Ci sto. – annuì lui – Poi mi porterai qualcosa da mangiare perchè sono affamato.
- Tutto quello che vuoi. – promise mentre correvano verso l’uscita.
- Tutto? – rise lui facendola arrossire – Anche te?
- Scemo! – gli fece la linguaccia, strappandogli un sorriso sincero, il primo da quando l’aveva ritrovato.
Sentendo dei passi avvicinarsi, affrettarono i loro movimenti, l’uscita era a pochi passi non potevano arrendersi adesso. Ikuto scivolò, facendo perdere l’equilibrio anche ad Amu.
- Sono un peso morto. – scosse la testa lui – Lasciami.
- Mai! – bofonchiò alzandosi – Non adesso, non dopo aver rischiato tutto per salvarti. – lo baciò brevemente sulle labbra, Ikuto si sentì vibrare di energia e riuscì a fare gli ultimi passi verso il varco dal quale erano entrati Amu e gli altri, quando la luce del sole colpì il suo viso, svenne.
Amu cadde sotto il peso del suo corpo e, guardandosi attorno disperata, scoppiò a piangere vedendo Takuumi e Sakura che erano corsi a salvarli.
- Ragazzina… - la abbracciò Sakura mentre Takuumi prendeva in braccio il nipote – Mi vuoi far morire di crepacuore.
- Sakura io… - singhiozzò, ma la giovane donna scosse la testa dicendo:
- Non dire niente, Tsukasa aveva letto i tarocchi. Sapevamo già tutto. La Chiave e il Lucchetto. Ma non pensavamo a niente di così… avventuroso.
- Merito di Kuroi. – sorrise tra le lacrime – Quel gatto è speciale.
- È il gatto di Otsune. – disse Takuumi capendo tutto – E’ per questo che è corso da noi.
- Adesso è il nostro gatto. – disse Sakura risoluta, erano in macchina e stavano fuggendo dalla Easter – Non può tornare da chi l’ha quasi ucciso. – il gatto miagolò, riconoscente.
Raggiunsero casa Miraboshi senza trovare ostacoli, ancora il codice rosso della fuga di Ikuto non era scattato alla Easter grazie all’idea di Otsune di farsi colpire dopo essersi messa addosso gli elettrodi.

Ikuto dormì per alcuni giorni, Takuumi lo alimentava tramite flebo e controllava costantemente le sue condizioni; non voleva portarlo in Ospedale ma nemmeno farlo morire.
Verso il quinto, sesto giorno di libertà, il ragazzino aprì gli occhi trovandosi davanti Sakura.
- Ben svegliato, Ikuto. – gli sorrise lei, lo stava pulendo con una spugna calda – Hai dormito per giorni. Come stai?
- Meglio. – borbottò – Dov… Dove sono?
- Non sei in un’illusione. – spiegò – Sei a casa mia e di tuo zio Takuumi.
- Zio? – sorrise alzandosi a sedere – Non sapevo che mio padre avesse un fratello.
- Nemmeno lui. – rise l’uomo entrando – Andiamo ragazzino, la cena è pronta e Amu muore dalla voglia di vederti.
- Amu? – balbettò Ikuto, un lieve rossore gli colorò le guance ricordando la potenza dei baci che si erano scambiati.
Sakura si alzò lentamente, era stanca perché aveva condiviso molta della sua energia con il ragazzo, per liberarlo dai semi neri che aveva nel cuore avevano molto lavoro da fare.
- Esci amore. – la baciò Takuumi – Aiuto io il giovane a vestirsi.
- Certo… - ridacchiò Sakura scendendo al piano di sotto, in cucina c’era Amu che aspettava l’arrivo di Ikuto emozionata.
- Come sta? – domandò.
- Meglio piccola. – la baciò sulla tempia – Adesso lo vedrai coi tuoi occhi…
Sakura non terminò di dire la frase che Ikuto e Takuumi iniziarono a scendere lentamente le scale.
Ikuto era ancora troppo magro, ma Amu lo trovò bellissimo.
Quando scese l’ultimo gradino, lei gli si strinse contro piangendo disperatamente.
- Ehi, confettino… - mormorò lui imbarazzato.
- Ikuto! Ikuto! Ikuto! – balbettava Amu incapace di aggiungere altro.
Lui, traendo forza dall’amore che sentiva scorrergli dentro, la strinse con vigore contro il suo petto, lasciandola piangere, lasciando che le lacrime del suo adorato confettino gli zuppassero la maglietta; mescolandosi alle sue che, dispettose, avevano iniziato a scendere dagli occhi e lungo le sue guance.
Takuumi e Sakura li osservavano con tenerezza dalla sala, avrebbero voluto parlare con Ikuto, spiegargli il percorso che dovevano fare per completare la fase di salvataggio che ancora poteva essere manovrato dalla Easter; ma… vedendoli così felici di essersi trovati… non vollero rovinare il loro momento magico… Per lavorare con Amu ed Ikuto, avrebbero avuto tempo domani…


Angolo dell’Autrice:

Non ho parole per giustificare questo imperdonabile ritardo.
Ho riscritto e cancellato questo capitolo troppe volte. C’era sempre qualcosa che non mi piaceva o convinceva.

Blue_Passion… Bebe… mi prostro ai vostri piedi… Perdonate la vostra autrice ritardataria…
Tra compiti… Interrogazioni… Sport e… Corvi… I giorni sono volati ed io ho accumulato tutto questo ritardo. Grazie a chi, nonostante tutto, continua a seguirmi e leggermi…

GRAZIE, soprattutto a:
A Blue_Passion e Bebe che adoro e che mi aiutano a trovare l’ispirazione quando mi sento arida.
Ed al mio The_Black_Crow per essere entrato di soppiatto nella mia vita ed averla scossa così…

Al prossimo capitolo…
Un bacio sul cuore,
Gremilde

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Capitolo 12
*** Ikuto ***


Ikuto

Alla Easter….

Alla Easter, si accorsero della fuga di Ikuto solo nel tardo pomeriggio; quando il figlio del Capo raggiunse la stanza sterile per controllare i progressi del loro prigioniero.
Appena l’uomo entrò, trovò la dottoressa Otsune legata strettamente al letto che aveva ospitato il ragazzo e di Ikuto nessuna traccia.
- Parla! – le urlò in faccia togliendole il bavaglio – Che fine ha fatto Ikuto? Parla puttana!
- Cosa vuoi che ti dica, idiota! – girò il viso lei – Sono stata aggredita.
- Da chi? – la prese per i capelli e lei gemette, un livido bluastro le stava lentamente comparendo sulla faccia.
- Non ne ho idea. – mentì – Sono stata colpita dietro al collo e sono caduta sbattendo la faccia sulla sponda del letto.
- Non ti credo!
- Perché dovrei mentirti? – gli sputò in faccia – Non mi fai paura, ma schifo. Adesso scioglimi, devo andare da tuo padre.
- Mio padre non vuole vederti. – fece un ghigno cattivo – Mi ha mandato qui a controllare la situazione.
- La situazione è questa: - disse lei massaggiandosi i polsi – Ikuto è scappato per mano di non so chi. Forse, tra le vostre fila, avete una talpa che ha aspettato che fossi sola per colpirmi. – insinuare il tarlo del dubbio era facile nella Easter, nessuno si fidava di nessuno.
- E da dove sarebbe scappato? – la guardò mentre si alzava.
Otsune, sbuffando, raggiunse la grata facendola cadere con un tonfo secco.
- Altre domande, idiota? – sorrise con cattiveria, la testa le pulsava, Amu aveva colpito forte.
- Vaffanculo! – le disse uscendo dalla stanza sterile.
Otsune andò verso lo specchio che c’era nella stanza, si disinfettò il labbro e controllò l’occhio: non c’era niente fuori posto, solo un bel livido che sarebbe diventato presto nero.
Sorrise alla sua immagine, ma il gesto le costò caro: una fitta di dolore le attraversò tutto il corpo.
Dall’armadietto prese degli analgesici e li ingollò con un sorso d’acqua. Doveva trovare il suo amante e avvisarlo di quanto era successo: dovevano stare attenti perché le loro vite erano in pericolo.

Lo trovò nello sgabuzzino delle guardie, così i medici chiamavano la centrale operativa dove la sicurezza teneva sotto controllo l’intero stabile.
Quando entrò, con il fiatone per aver corso, lui lasciò cadere il giornale che stava leggendo e disse:
- Otsune, ma che diavolo…
- Sono stata aggredita. – spiegò – Qualcuno è entrato dal condotto di aerazione, mi ha colpito alle spalle mentre stavo per iniziare il trattamento ad Ikuto, e l’ha portato via.
- Tu come ti senti? – le domandò alzandosi.
- Non molto bene. – fece un sorriso mesto, aveva le vertigini e le veniva da vomitare – Mi hanno colpito duramente alla testa.
- Andiamo in sala raggi. – la prese in braccio – E’ bene fare un controllo.
- Haru… No dai… - arrossì – Cosa penseranno gli altri…
- Se devo morire, lascia scegliere a me il modo. – ridacchiò camminando veloce verso la sala raggi.
Otsune non replicò, appoggiò la testa contro la spalla di Haru e si lasciò trasportare come se il suo corpo non pesasse niente.
Durante la visita, la dottoressa si addormentò e fece uno strano sogno: si trovò in un giardino dai colori tenui, come un’alba, dove si rincorrevano degli shugo chara che lei non aveva mai visto.
Tra quegli spiriti allegri, riconobbe la sua Charity, ma lei sembrava spenta e senza più energia vitale.

Otsune si mosse in quel giardino timidamente, non voleva disturbare gli spiriti ma sembrava che nessuno di loro riuscisse a vederla.
Quando raggiunse Charity, la chiamò con voce gentile, ma lo spirito continuò a restare ferma e immobile. Triste nella porzione di giardino che le era stata destinata.
- Ohh Charity… - pianse la donna – Cosa mai ti ho fatto?
- Le hai spezzato il cuore. – rispose una voce dentro la sua testa – Per un cuore rotto, non esiste cura.
- Chi sei? – si spaventò la donna sobbalzando – Fatti vedere.
- Il mio nome si è perso nella notte dei tempi… sono conosciuto come il grande spirito o…
- Sei il medaglione! – sobbalzò Otsune.
- Esatto. – sorrise lo spirito mostrandosi, era uno shugo chara maschio, indossava una tunica arancione ed aveva la testa rasata, assomigliava ad un bonzo.
- Perché sono qui? – domandò – Sono morta?
- No, Otsune. – scosse la testa – Sei viva, ma il tuo senso di colpa ti ha condotto fin qui.
- Non ho nessun… - iniziò, ma poi si fermò chi voleva prendere in giro?
- Sei mangiata dal senso di colpa, per questo sei qui. Di solito, - spiegò – agli umani non è concesso di arrivare.
- Allora come ho fatto ad arrivarci io?
- Il grande desiderio di Charity di vederti. – spiegò un’altra voce, femminile e molto gentile che rilassò i muscoli tesi di Otsune.
- Tu saresti…?
- Uno spirito guardiano. – si strinse nelle spalle, indossava un kimono verde smeraldo con ricami in argento, era molto bella – Non ti è concesso sapere altro.
- Scusate… - abbassò la testa – E’ che…
- Sei arrivata qui grazie all’intervento di Amu. – spiegò lo shugo chara maschio – E’ la sua potente energia positiva ad aver aperto le porte tra i nostri due mondi.
- Quindi non sto morendo.
- Morire? – rise lo shugo chara in kimono – Oh, certo che no. Ancora devi compiere delle cose per redimerti dal male fatto.
- Sto facendo del mio meglio. – ingollò a vuoto distogliendo lo sguardo.
- Siamo fieri di te, Otsune. – annuì il bonzo – Avresti potuto fare grandi cose con Charity.
- Ogni giorno mi pento della scelta fatta. – pianse, le sue lacrime cadendo fecero sbocciare dei fiori e Charity sembrò acquistare un po’ di colore.
- Sei sincera. – le sorrise lo spirito del medaglione – Il nostro mondo sente la tua disperazione, le tue lacrime sono pure.
- Ci sono speranze che… - la guardò – Charity torni a brillare e sia serena come voi?
- Secondo noi sì. – rispose il secondo guardiano – Ma tu non smettere di sperare.
- No, non smetterò. – sorrise timida, poi vide che il giardino stava iniziando a dissolversi, i medici la stavano svegliando.
- Completa la tua missione, Otsune. Aiuta i Guardiani e Charity troverà la serenità.
- Lo farò! – promise prima di svegliarsi.

Haru era vicino a lei quando si svegliò sembrava molto preoccupato ma, non appena aprì gli occhi, le sorrise con amore.
- Finalmente ti sei svegliata dottoressa. – la baciò sulla fronte – Ci hai fatto preoccupare un bel po’.
- Mi dispiace immensamente… - sorrise stanca – Ho fatto un sogno stranissimo. – spiegò – Mi piaceva stare in quel giardino…
- Otsune… - le disse facendola zittire, la dottoressa ricordò di essere alla Easter e di non poter parlare liberamente delle sue cose.
- Adesso mi sento meglio. – disse – Vorrei alzarmi. – guardò i colleghi – Cosa è uscito dall’esame? Ho qualche lesione o altro?
- Dottoressa, - le sorrise cordiale uno dei radiologi – per fortuna sta bene. Non ho visto niente di preoccupante nel suo corpo. Il suo cervello per un po’ ha lavorato a velocità doppia.
- Come prego? – domandò la donna, ma forse era dovuto all’energia di Amu.
- Sì, forse il suo aggressore le ha dato una botta in una zona “morta” del suo cervello riattivandola per un breve lasso di tempo.
- Questo ha causato qualche danno permanente? – chiese alzandosi.
- Nessuno. – le sorrise Haru – Sei dannatamente fortunata.
- Certo che lo sono. – rise lei – Adesso vorrei andare…
- A casa. – intervenne il Capo – Visto che è stata aggredita e nessuno sa garantirmi il suo lavoro al cento per cento, preferisco che vada a casa sua. Haru, la accompagni.
- Sì, capo. – dissero i due in coro, poi uscirono senza dare nessuna spiegazione né salutare.
Rimasti soli, il Capo della Easter chiese al medico cosa realmente avesse visto durante l’esame che le aveva fatto.
Il radiologo, mostrando al suo datore di lavoro l’esame, spiegò nel dettaglio le stesse cose che aveva detto alla dottoressa: con quell’esame non aveva riscontrato nessuna anomalia, l’unica cosa più strana che aveva visto era stato il cervello della donna che, per alcuni minuti, aveva lavorato a velocità doppia rispetto al normale.
Ma lei non aveva dato nessun segno di stare male, nessun collasso cardio-respiratorio o spasmo. Niente.  Il Capo lo ascoltò attentamente, passandosi una mano sulla guancia.
Lui aveva capito cosa era capitato alla donna: aveva fatto un viaggio extra-corporeo. Ma una simile cosa richiedeva un grande dispendio di energie e si chiedeva dove la dottoressa, senza più poteri o shugo chara, avesse preso un simile dono.
- Capo… - lo chiamò il medico – Tutto bene?
- Sì sì. – annuì senza voltarsi a guardarlo – Stavo pensando, forse ho capito da chi siamo stati attaccati.
- Questo non posso dirglielo io. – si strinse nelle spalle tornando a studiare i suoi referti l’uomo.
- Ooh, ma io so chi potrebbe dircelo. – sorrise malvagio – Haru e la dottoressa hanno una relazione, basterà costringerlo a parlare.
- Ma lui è un medico militare, padre. – gli ricordò il figlio – Non credo che cederà facilmente.
- Sottovaluti l’energia delle uova X, figliolo. – rise malvagio l’uomo raggiungendo il suo ufficio per organizzare la trappola per Haru.
Haru portò la donna fino al suo appartamento, la aiutò a salire e controllò che stesse realmente bene. Da quando si era svegliata, Otsune si comportava in modo strano, sembrava un’altra.
- Ooh Haru… - gli sorrise – Ho fatto un sogno bellissimo.
- Ti prego, Otsune, non dirmi niente. Sai che…
- Lo so. – annuì – Ho giocato con dei bambini in uno splendido giardino. C’era così tanta pace e serenità in quel luogo. – sospirò – Chissà se avrò mai anch’io dei bambini da portare al parco.
- Saresti una mamma molto sexy. – la prese in giro con affetto Haru – Mi piacerebbe essere il padre di quei bambini…
Otsune, con un sorriso, appoggiò le sue labbra a quelle di Haru e si scambiarono un lungo e profondo bacio sensuale.
Haru strinse contro il proprio corpo quello morbido della dottoressa, la condusse in camera da letto e grazie alla dolcezza del corpo di lei, dimenticò per un attimo gli orrori vissuti al fronte o la crudeltà del Capo della Easter.

 

A casa Miroboshi

Ikuto si stava ristabilendo lentamente, il suo corpo aveva bisogno di tempo per disfarsi di tutta l’energia X che gli era stata iniettata; non era un paziente semplice da gestire era molto indipendente e non riusciva a fidarsi di Sakura e Takuumi.
Takuumi seguiva da vicino i miglioramenti del nipote, aveva parlato a lungo con lui raccontandogli di essere suo zio; fratellastro di suo padre e di aver odiato per anni la sua famiglia perché escluso.
Ad Ikuto piacque molto la sincerità di quell’uomo e scoprì di avere più cose in comune con lui che con gli altri membri “ufficiali” della sua famiglia, sorella minore compresa.

Sakura, dal canto suo, passava molto tempo a cercare la giusta preghiera per riuscire a purificare il corpo del ragazzo dai semi neri, due erano ancora chiusi e quindi più “facili” da estirpare ma il terzo si era aperto ed aveva piantato le radici dentro il cuore del ragazzo.
- Sakura… - la chiamò una mattina scendendo in cucina per la colazione Ikuto, era molto pallido e la fronte era imperlinata di sudore – Sakura io…
- Ikuto! – gli andò incontro e lo sostenne, il ragazzo aveva la vista annebbiata.
- Cosa diavolo mi hai fatto, strega?
- Buongiorno anche a te, ragazzino. – gli sorrise portandolo in cucina – Non ti ho fatto niente, è l’energia X che sta facendo del suo meglio per farti stare male.
- La luce… - chiuse gli occhi – Quella dannata luce è troppo forte! – e fece la chara change con Yoru diventando un gatto.
- Smettila subito ragazzino! -  lo minacciò a denti stretti Sakura, anche lei fece la chara change con Chobi diventando una maneki neko.
- Sei graziosa come gattina. – le sorrise Ikuto aprendo gli occhi – Mi dispiace, ma non riesco ancora a controllarmi come vorrei.
- Oggi i pianeti sono allineati come volevamo noi. – disse Takuumi raggiungendoli – Proveremo a liberarti di due dei tre semi.

Il ragazzo si irrigidì e non rispose, non voleva ammettere di avere paura. Suo zio Takuumi gli aveva spiegato che era un processo molto rischioso e che la sua vita era in pericolo; ma dovevano tentare, o avrebbe completamente perso la sua identità.
- Amu sarà qui? – domandò con voce tesa.
- Sono già qui, Ikuto. – rispose la ragazzina raggiungendoli – Mentre tu e Takuumi eravate impegnati nelle vostre meditazioni, io e la Custode abbiamo lavorato duramente.
- Sono orgogliosa della tua ragazza. – sorrise Sakura facendola arrossire.
- Non è la mia ragazza. – ridacchiò lui – E’ il mio confettino.
- Ooh, scusa… - scosse la testa la Custode – Rettifico: sono orgogliosa del tuo confettino. È migliorata molto e riesce quasi a gestire i poteri del Lucchetto.
- E la mia Chiave? – domandò non sentendone il peso addosso.
- È sotto quella campana di energia. – spiegò Takuumi – E’ piena di energia X, non è facile purificarla
- Lo immagino. – scosse la testa tristemente Ikuto, la Easter era potente e lui era stanco di esserne il burattino senz’anima.
- Sakura sta facendo del suo meglio per pulirla completamente. – spiegò Amu intrecciando le sue dita con quelle di lui.
- Sono aiutata dagli shugo chara. – spiegò Sakura – Guardali, Ikuto. Sono in preghiera attorno alla tua chiave, dandole la loro energia positiva.
- Ma così… - iniziò, ma Amu intervenne dicendo:
- No, non corrono alcun pericolo. Sakura e Takuumi si stanno assicurando che nessuno dei nostri spiriti rischi la vita.
- Perché fate tutto questo? – domandò stizzito lui.
- Perché è il nostro compito. – spiegò Takuumi – Tu ed Amu avete una missione da compiere. I vostri destini sono incrociati con i nostri. Voi dovete combattere, noi difendervi. Aiutarvi. Fortificarvi.
- E dopo tutto questo spreco di energie e non volete niente in cambio? -  fece un ghigno sadico, l’energia X stava avendo la meglio.
- Come no. – stette al gioco Sakura – Berrò il tuo sangue, Ikuto. E userò il tuo cuore per riti satanici. – il ragazzino non replicò, quella risposta lo aveva ammutolito.
- Sa… Sakura? – la osservò Amu, poi quando osservò Ikuto come indicato dalla Custode capì che aveva dato quella risposta dura appositamente, per scuoterlo e far riemergere il vero Ikuto, e non quello sporcato dall’energia X.
- Takuumi, sostieni tu Ikuto per cortesia. Io vado a controllare il cerchio di contenimento, poi vado a cercare i miei shugo chara. Oggi ho bisogno di tutte loro, due semi neri sono duri da estirpare.
- Ti aiuterò io. – annuì Amu – Io sono il Lucchetto, non lascerò la Chiave al suo destino.
- Grazie mille, Jolly. – la baciò sulla tempia Sakura – Vieni con me, per favore. Tu accenderai le candele e gli incensi.
- Sì, sensei. – Amu abbracciò Sakura, in quei mesi avevano legato molto, la ragazzina sentiva che grazie all’arrivo di quella strana donna nella sua vita lei diventata più forte. Le sue shugo chara si erano come evolute, donandole nuovi poteri durante le chara trasformation.

In silenzio, finirono di preparare il cerchio di contenimento per l’energia X di Ikuto. Amu chiamò i suoi amici e chiese loro di poter usare l’energia positiva degli shugo chara per cercare di liberare Ikuto dai semi neri, tutti acconsentirono e in breve la casa di Sakura e Takuumi si riempì del vociare allegro degli spiriti guardiani, più forti e dai colori più brillanti grazie al percorso di crescita spirituale intrapreso dai loro portatori. Sakura quando li vide arrivare in massa, li ringraziò per essere accorsi tanto in fretta ed offrì loro dei biscotti con gocce di cioccolato e ginseng per aiutarli ad essere forti e pieni di energia.
- Oggi faremo una cosa nuova, - spiegò ai presenti Sakura sgranocchiando a sua volta un biscotto – uniremo alla preghiera una canzone.
- Che canzone, Sakura? – domandò Temari curiosa.
- È un artista internazionale. – sorrise la giovane donna – Si tratta di They don’t care about us, di Michael Jackson.
- Cooosaaaa!?! – sgranò gli occhi Amu – Perché usi una canzone di Jackson? – chiese, mormorando timidamente il cognome dell’artista.
- Perché ho avuto il piacere di vederlo dal vivo, - sorrise Sakura – ed ho imparato ad apprezzarlo quando ho vissuto all’estero. Personaggio complicato e chiacchierato. – fece un sorriso triste pensando alla fine tragica dell’uomo – Questa canzone è molto forte, usa percussioni e parole che scuotono profondamente. Il suo ritmo mi servirà per scuotere l’anima di Ikuto e far staccare i semi neri non ancora radicati.
- A me non piace come artista. – borbottò Ikuto dal divano, la presenza di Amu lo aiutava a tenere a freno l’energia X.
- Non deve piacere. – scosse la testa Takuumi – Lo scopo della canzone non è farti stare bene, ma toccare i punti più profondi del tuo essere. Quelle note, suonate in quel modo, sanno andare a fondo.
- Togliere il seme nero farà male, Ikuto. – gli disse Amu tesa – Ma non ti lascerò solo.
- Ti amo, Amu. – le disse a bruciapelo facendola avvampare, non aspettò una risposta, si chinò su di lei e la baciò dolcemente sulle labbra.
- Ti amo a.. anch’io… I… Ikuto… - balbettò lei completamente senza fiato e rossa in viso alla fine del bacio.
- Il vostro amore è importante. – sorrise Maki osservandoli – Sarà come un faro nella notte, per te, Ikuto. La luce dell’amore di Amu, ti guiderà verso la libertà dalla Easter. Non perdere mai la fiducia in lei… In noi… -  poi si girò verso la ragazzina chiedendo - Amu, ti senti pronta?
- Sì. – annuì la ragazzina tenendolo per mano – Sono pronta.
- Bene. – si alzò lui dal divano – Voglio farla pagare a quei bastardi.
- Anch’io. – mormorò Sakura stringendo gli occhi – Ragazzo, fidati di me.
- Sì, sensei. – le dedicò un sorriso sghembo, simile a quello dello zio.
- Ragazzino, sei un rubacuori. – lo baciò sulla guancia Sakura facendolo arrossire, Ikuto non era abituato a simili dimostrazioni di affetto e quel gesto lo colse di sorpresa.
- Sarà tua zia Ikuto. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Tu fai parte della nostra famiglia, ragazzino.
- Thz. – sbuffò – Figurarsi se volete uno come me tra i piedi appena sposati.
- Certo. – annuì Sakura – La stanza della musica, quella in soffitta è perfetta per te, nipote gatto.
Gli occhi di Ikuto brillarono, quella era la sua stanza preferita, la occupava anche ora che non era al massimo della forma.
Mormorando parole di ringraziamento, Ikuto si sistemò al centro del cerchio di contenimento che Takuumi aveva creato nella luminosa cucina.
- Forza ragazzo. – lo incoraggiò lo zio – Vedrai che starai meglio dopo il nostro trattamento.
- Lo so. – annuì – Non voglio ammettere di avere paura, ma è così.
- La Easter ti ha fatto credere ad un mondo che non esiste. Noi faremo del nostro meglio per portarti nuovamente tra noi, Ikuto. – spiegò Sakura finendo di accendere candele ed incensi con Amu – Potresti avere delle visioni, o la sensazione che invece di stare bene… - Ikuto la zittì con un cenno della testa, aveva capito.
- Conosco i rischi, Sakura. – mormorò freddamente – Ma non voglio più aspettare. Voglio combattere con voi. Non possiamo permettere che prendano l’Embrione.
- Esatto! – annuì Tsukasa entrando.
- Ben arrivato senpai. – gli sorrise Sakura.
- Grazie… - rispose al sorriso il Preside, tra le mani stringeva la teca con l’Amber Egg.
- Ti ringrazio per averlo custodito fino adesso. – lo prese Takuumi inchinandosi – Il suo potere ancestrale ci servirà.
- Lo so. – annuì il Re Fondatore – Posso restare?
- Sì. – annuì Sakura – Ma non dovrai intervenire per nessun motivo.
- Croce sul cuore. – promise l’uomo allontanandosi dal cerchio di contenimento.
Sakura posizionò l’uovo al suo fianco, prese la Chiave di Ikuto dal mobile dove era stata sistemata e la sistemò vicino a Takuumi.
- Senpai, - sospirò mettendosi seduta – lo stereo è pronto, la canzone è selezionata ed andrà il loop solo quella. Potresti farla partire con il tasto “play” appena iniziamo a pregare?
- Senz’altro. – annuì, nell’aria c’era un buon odore di incenso, Tsukasa prese il telecomando ed aspettò che i tre iniziassero la preghiera attorno ad Ikuto. Sentiva che stava per assistere a qualcosa di importante e sperava davvero che riuscissero a salvarlo dai semi neri che aveva nel cuore.
La Custode, prima di iniziare il processo di purificazione, portò le mani davanti al Medaglione e, mimando un lucchetto che si apre, fece la chara trasformation con tutte e le tre le shugo chara in suo possesso.
Quando la luce causata dalla trasformazione cessò, Sakura apparve più bella che mai: indossava un abito molto aderente, corto sul ginocchio e legato dietro al collo color bronzo che metteva in risalto il suo fisico ed i suoi bellissimi occhi azzurri; i capelli erano legati in due code laterali ed impreziositi da piccole piume colorate e note musicali; sulla nuca erano comparse le orecchie da gatto ed al collo ; ai polsi ed alle caviglie messe in risalto dalle decolleté con tacco dodici, aveva dei nastrini rossi dotati di campanelli color oro e tra le mani reggeva un bellissimo violino.
- Chara Trasformation… Street musician… -  recitò alla fine della trasformazione.
- Accidenti… - borbottò Amu – Sakura sei bellissima.
- Grazie Amu… - le sorrise – Siete pronti? Volete chara trasformarvi anche voi?
- Meglio di no. – scosse la testa Takuumi – Io resterò così, ma Amu potrebbe trasformarsi con Dia. È la sua shugo chara più potente e musicale.
- Va bene. – annuì la ragazzina – Dia, sei pronta? – le domandò.
- Sono nata pronta. – rise graziosa Dia.
Ridendo, la ragazzina e la sua shugo chara si trasformarono in “Quadri Amuleto”, aumentando l’afflusso di energia positiva generato dalla sola Amu.
- Siamo pronti! – annuì Takuumi dopo aver sorriso alla Custode ed alla Jolly con affetto – Ikuto…
- Pronto. – rispose a denti stretti, non vedeva l’ora di iniziare per liberarsi dei semi neri che gli opprimevano il cuore.
Sakura, Takuumi ed Amu portarono le mani sul cuore in segno di preghiera, poi iniziarono a recitare le parole che avevano imparato a memoria; modulando la voce in modo che sprigionasse la maggiore energia possibile.
Tsukasa, affascinato da ciò che stava osservando, fece partire la musica che rimbombò tra le pareti della casa facendo sobbalzare gli spiriti guardiani.
Dopo le potenti note suonate dai tamburi di Rio, la voce dell’artista, si fece strada tra la musica andando a scuotere le anime sia di chi stava in preghiera sia di Ikuto che “subiva” il trattamento.

Skin head
Dead head
Everybody
Gone bad
Situation
Aggravation
Everybody
Allegation
In the suite
On the news
Everybody
Dog food
Bang bang
Shock dead
Everybody's
Gone mad

La musica, le sue parole e la preghiera recitata in coro da tre voci, colpivano profondamente Ikuto che, rantolando, sentiva l’energia positiva dei presenti entrare a pulire tutta l’energia negative che era rimasta accumulata all’interno del suo giovane corpo.
Tsukasa che aveva il dono di poter vedere l’energia, osservava affascinato come la musica e la preghiera ripulissero l’energia X, facendola andare via sottoforma di energia pulita, utile agli esseri viventi. Lui stesso si sentiva più forte grazie a quella purificazione.

Mentre la preghiera saliva di tono, anche la canzone arrivava al suo culmine, l’inglese di Tsukasa non era buono come quello di Sakura e Takuumi che avevano vissuto all’estero, ma capiva che era una canzone di protesta che l’artista aveva scritto contro un sistema che l’aveva emarginato e che l’aveva usato solo per vendere giornali scandalistici o per fare notizia.
Era una canzone molto dura, sia come parole sia come musica, “They don’t care about us”: loro non si curano di noi, aveva scosso profondamente anche l’animo del Re Fondatore che osservava la scena con gli occhi sbarrati.
Gli shugo chara presenti nella stanza, si erano disposti a cerchio attorno alla Custode, all’Oracolo ed alla Jolly, anche loro conoscevano la preghiera che i portatori stavano recitando e li aiutavano ad aumentarne la potenza energetica mentre si muovevano in spirali d’energia, spinti dalla musica.
Ikuto era scivolato in posizione fetale, il dolore che sentiva era devastante: nemmeno quando la dottoressa Otsune lo usava per i suoi esperimenti aveva sentito tanto male, ma capiva che lo stavano facendo per il suo bene e non innalzava le barriere che aveva imparato ad usare da piccolissimo per non essere ferito dalla cattiveria degli adulti.
Sul crescendo delle note, l’Amber Egg iniziò a brillare, facendo rompere la cupola protettiva dentro cui acvevano chiuso la Chiave.
La voce di Amu e di Sakura salì di tono, spingendo al massimo l’energia positiva all’interno della preghiera; Takuumi le seguì, modulando i suoi toni bassi che sfioravano parti dell’animo di Ikuto che lui credeva perse per sempre.
Dolorosamente, il ragazzo riuscì a sputare il primo seme nero. Non era molto grande ma farlo uscire dalla gola gli costò un enorme sforzo e tracce di sangue nella sua saliva.
“Uno è uscito!” parlò Maki con il fiatone dentro la testa di Sakura “Forza… Un ultimo sforzo”.
Sakura cambiò la posizione delle dita ripetendo le parole della preghiera ancora e ancora, fino a quando l’Amber Egg non li avvolse tutti nella sua luce color ambra, trasportandoli in una realtà parallela.
La voce di Michael Jackson continuava a cantare la stessa canzone senza interrompersi, le parole del ritornello li accompagnarono lungo il viaggio nel Giardino degli Shugo Chara:

All I wanna say is that
They don't really care about us
All I wanna say is that
They don't really care about us

Gli adulti e la Jolly si ritrovarono in un Giardino da favola, Ikuto era svenuto e stava continuando ad espellere energia negativa da ogni poro della propria pelle, gemendo per il dolore.
- Dove siamo? – domandò Amu spaventata.
- Siete al sicuro, piccola Jolly. – parlò una voce celestiale rassicurandola.
- Chi… Chi ha parlato? – si guardò attorno la ragazzina senza rompere il cerchio.
- Il mio nome è Aiko, e sono… - si presentò mostrandosi.
- Lo Spirito del Medaglione. – concluse Sakura con gli occhi che brillavano.
- Esatto. – annuì sorridendo – Felice di vedervi qui.
- Qui dove sarebbe, esattamente? – domandò Takuumi guardandosi intorno.
- Nel Giardino degli Shugo Chara, Oracolo. – rispose una voce femminile – Io sono Miwako, e sono…
- Lo Spirito del Libro. – borbottò Amu sgranando gli occhi.
- Esatto. – annuì con un sorriso la shugo chara.
- È raro che riceviamo tante visite. – sorrise gentile Aiko.
- Perché siamo nel vostro Giardino? – domandò Takuumi.
- Siete qui solo con lo spirito, - spiegò Miwako – i vostri corpi sono ancora sulla Terra, a casa vostra.
- Per fortuna. – borbottò Takuumi alzandosi – Se la mia anima non è legata al corpo, non succede niente se interrompo il cerchio, vero Custode?
- Esatto. – risposero in coro Sakura ed Aiko, entrambi rivestivano il ruolo di Custode.
- È stato l’Amber Egg a condurvi qui. – spiegò Miwako – E’ da molto che noi Antichi Guardiani vi stiamo seguendo.
- E’ da molto che sentiamo i nostri poteri aumentati. – spiegò Takuumi – Anche i giovani Guardiani sono diventati più abili.
- Merito degli allenamenti e degli shugo chara che sono al loro fianco. – sorrise Miwako sedendo sulla spalla dell’Oracolo – E’ da molto che ti seguo, Takuumi.
- Onorato di aver attirato il tuo interesse. – arrossì lievemente l’uomo.
- È la tua aura che mi ha colpito. – brillò lo spirito guardiano – E’ molto potente.

Amu, che fu l’ultima ad alzarsi, con un singhiozzo disse:
- Perché Ikuto non si sveglia?
- Calma bambina… - le volò vicino Aiko – Ikuto sta bene, ma è giunto qua svenuto e non può svegliarsi.
- Mentre voi siete a parlare con noi, sulla Terra state continuando la purificazione della sua anima. – spiegò Miwako – I semi neri sono molto forti in lui, ma state per liberarlo dal secondo.
- Veramente? – sgranò gli occhi Amu, felice di sapere che il suo amato Ikuto stava bene nonostante tutto.
- Sì. – annuì il bonzo – Voi siete qui per la Chiave. Noi possiamo purificarla.
- E non potete fare niente per il terzo seme? – domandò Amu speranzosa.
- Purtroppo no. – scosse la testa Aiko – Non possiamo agire al di fuori di questo luogo.
- All’interno dell’Amber Egg c’è uno shugo chara? – domandò curioso Takuumi osservando l’uovo che continuava a brillare.
- Sì, è uno shugo chara ancestrale. – spiegò Miwako – Il suo uovo non si è mai schiuso. Il suo potere è molto grande.
- Si sente al sicuro con Sakura. Il potere di questa Custode è grande, è la prima volta che troviamo un custode forte e dotato come lei. E sono secoli che tramandiamo il nostro sapere a voi esseri umani.
- Ho letto tutto nel Grande Libro. – sorrise Sakura – Ma non sapevo di questo mio potere.
- Tu hai trovato il gatto, - continuò lo shugo chara bonzo sedendo a mezz’aria – lui è da anni il nostro tramite tra il nostro mondo ed il vostro.
- Il gatto di Otsune? – sgranò gli occhi Amu – Ma com’è possibile che…?
- Piccola Amu, - scosse la testa Miwako – Otsune non è stata sempre cattiva. Per questo lo spirito del gatto ha scelto lei.
- Per aiutarla a redimersi. – annuì pensieroso Takuumi.
- Questo luogo è bellissimo. – disse Sakura dopo un lungo silenzio – Qui ci sono tutti gli spiriti guardiani del passato…
- Ed anche quelli del futuro. – sorrise Miwako – Compresi quelli che non si schiuderanno mai… - e li indicò con un gesto – Ma questo non vuol dire che diventeranno uova X o che queste persone non vivranno i loro sogni.
- Certo, non tutti riescono a far schiudere l’uovo e conoscere il proprio shugo chara. – rifletté Amu guardandosi intorno.
- Brava. – le sorrise Aiko – Oracolo, Custode, volete vedere Charity?
I due annuirono e, senza muovere un passo, raggiunsero la parte di Giardino dove stava lo shugo chara di Otsune.
Sakura, non appena la vide, scoppiò a piangere: vederla così grigia e spenta la fece sentire una pessima Custode.
- Piccola Charity… - singhiozzò andandole incontro – Sono una pessima Custode.
Sentendo la voce di Sakura, Charity si risvegliò dal torpore, si girò a guardarla tornando a brillare come quand’era in vita.
- Custode! – trillò -  Sei viva. Sei qui!
- Charity. – le sorrise tra le lacrime – Che bello vederti.
- Io… - scoppiò a piangere la shugo chara – Io pensavo che Otsune ti avesse ucciso. E tu… - guardò l’uomo alle spalle di Sakura – Tu sei l’Oracolo…
- In persona. – sorrise Takuumi – Anzi… In spirito…
- Ho pregato tanto per voi. – mormorò la shugo chara – Sono felice di vedervi insieme.
- Charity… - le tese la mano Sakura – Mi sei mancata.
- Anche tu, Custode… - annuì.
La Chiave che si trovava vicino ad Ikuto, iniziò a brillare intensamente, Charity le volò incontro attirata da quella strana luce.
- OOh povera Chiave… - mormorò – Cosa le è successo?
- I nemici. – rispose Amu – Hanno catturato Ikuto ed hanno sporcato la sua Chiave con l’energia delle uova X. – spiegò.
- È terribile. – scosse la testa lo spirito – Dobbiamo pulire subito la Chiave. Lei ed il Lucchetto sono cruciali. – borbottò, poi iniziò a cantare con voce soave ed il suo potere purificatore si unì a quello dell’Amber Egg.
I presenti, furono avvolti da una calda luce dorata e provarono la sensazione dei rispettivi shugo chara quando tornavano all’interno del proprio uovo: erano protetti, al caldo e sicuri.
La purificazione della Chiave fu lunga e dolorosa e consumò completamente la piccola e potente Charity. La shugo chara di Otsune, divenne un tutt’uno con la Chiave, scacciando via l’energia X con la quale era stata contaminata dalla Easter.
Amu, Sakura e Takuumi osservarono impotenti il sacrificio dello spirito, avvolti in quella luce color ambra non potevano muoversi, il tempo si era come fermato.
Alla fine del processo di purificazione, Jolly; Custode ed Oracolo tornarono nei rispettivi corpi.
- Noooo! – gemette Sakura – Charity, perché?
- Perché il suo sacrificio era necessario. – spiegò Takuumi abbracciandola – Adesso ha reso più forte la Chiave.
Tsukasa, che era rimasto lontano a guardare, si avvicinò al gruppo per sapere di preciso cosa fosse successo, ferito dal tono di voce addolorato di Sakura.
Anche Ikuto, che aveva eliminato anche il secondo seme nero, si risvegliò lentamente e trovò gli adulti ed Amu in lacrime. Preoccupato, domandò cosa fosse successo e perché fossero tanto tristi.
- I… Ikuto… - singhiozzò Amu abbracciandolo – Come stai?
- Meglio. – annuì – E’ stato doloroso, ma il peggio sembra passato. – la baciò sulla nuca – Perché piangi, confettino?
- Una shugo chara si è sacrificata per la Chiave. – borbottò rossa in viso.
- Per la Chiave? – domandò Tsukasa prendendola da terra – E’ completamente purificata, è tornata come prima. – notò con un sorriso.
- È più potente di prima. – spiegò Sakura sciogliendo la chara trasformation con le sue tre shugo chara – Lì dentro, adesso, c’è lo spirito di Charity.
- Charity? – ripeté sobbalzando il Preside
- Chi è, Charity? – chiese Ikuto curioso abbracciando Amu.
- Una potente shugo chara nostra amica ed alleata. – rispose Takuumi – Lei ha purificato la Chiave usando la sua energia.
- Adesso sto bene? – chiese ancora il ragazzo.
- Siamo a metà del processo. - sorrise Sakura – C’è ancora il terzo seme nero da purificare. Per quello, dobbiamo trovare la giusta preghiera..
Sobbalzarono quando il cellulare di Tsukasa suonò; l’uomo arrossì e si allontanò per rispondere: era la scuola, la sua presenza era richiesta per risolvere una questione urgente.
Dopo aver chiuso la conversazione, il Re Fondatore si scusò e lasciò la casa di Sakura sbuffando: avrebbe voluto restare, ma i suoi impegni come Preside richiedevano altrove la sua presenza.
- Amu potrebbe trovare qualcosa sul Grande Libro? – domandò Takuumi osservando Tsukasa allontanarsi in direzione della scuola.
- Non ci avevo pensato. – annuì Sakura – Adesso il suo cuore è pulito, il Lucchetto potrebbe aprire il Libro.
- Voglio provare. – acconsentì la Jolly con il cuore gonfio di speranza.
- Ma non potremmo farlo davanti a loro. – le sorrise la Custode.
- Non è un problema. – si alzò Takuumi – Ikuto è stanco dopo la lunga meditazione; lo accompagno in camera e resto su anch’io.
- Grazie amore! – lo baciò dolcemente Sakura alzandosi a sua volta.
- Fai attenzione, amore. – le sussurrò sulle labbra.
- Come sempre. – gli sorrise facendo brillare gli occhi.
- Confettino. – mormorò Ikuto imbarazzato dalle effusioni dello zio e della fidanzata – Stai attenta anche tu.
- Non preoccuparti per me. – gli sorrise rossa in viso.
- Se non mi preoccupo per te, per chi dovrei farlo? – le sussurrò dentro l’orecchio, ma lei non poté replicare, perché Ikuto la stava baciando dolcemente.
Alla fine dei saluti, le due coppie si divisero e io e nipote salirono le scale fino alla mansarda, Ikuto si buttò sospirando sul letto: si sentiva sfinito, come se avesse combattuto fino a perdere i sensi.
Takuumi lo osservò con un sorriso, erano talmente simili che potevano essere scambiati per padre e figlio.
- Hai bisogno di qualcosa, Ikuto? – domandò prima di uscire sul terrazzo per fumare.
- No, zio. – scosse la testa – Solo dormire un po’.
- Io sto qua, se non ti disturbo.
- No, resta. – lo pregò, poi si girò sul fianco addormentandosi profondamente.
- Ragazzino… - sorrise Takuumi coprendolo, anche lui era stanco, i viaggi extracorporei bruciavano molte energie.

La giovane donna e la ragazzina, spensero le candele e spostarono gli incensi che ancora stavano bruciando verso la porta di servizio, l’aria in casa era stata purificata dalla Girandola di Miele di Suu e non c’era più traccia di energia negativa legata ai semi neri.
- Ti vedo stanca, Sakura. – le sorrise Amu servendole del tea.
- Lo sono. – ringraziò con un sorriso – Sono triste, per Charity.
- Se non ho capito male, con il gesto che ha compiuto, si è redenta.
- È così. È tornata puro spirito. – annuì Maki, che era stata silenziosa da quando erano tornati dal Giardino degli Shugo Chara.
- Tutti i nostri spiriti sono silenziosi. – notò Amu – Perché?
- Il Giardino degli Shugo Chara è come il nostro Paradiso. Lassù stanno i Kami degli shugo chara. – spiegò Sakura bevendo la tazza di tea verde.
- Ooh… - gemette la ragazzina mangiando un biscotto, anche lei si sentiva stanca, ma era felice perché la Chiave era pulita e Ikuto stava un pochino meglio.
- Passerà presto, piccola. – le sorrise accarezzandole con dolcezza la mano.
- Lo so… - annuì Amu – Mi dispiace vederti così, vorrei aiutarti.
- È che la chara trasformation con le mie tre shugo chara, porta via molte energie.
- Lo credo. – le sorrise, lei si sentiva piena di energie, voleva aiutare Ikuto a guarire lo voleva a tutti i costi.
- Sei impaziente ragazzina. – la prese in giro Sakura.
- Un po’… Scusami sensei.
- Ma figurati… - la giovane donna prese il libro e lo appoggiò sul tavolo, delicatamente lo tolse dalla scatola che lo conteneva, lo salutò reverente e lo lasciò libero di interagire con il Lucchetto ed Amu – Vi lascio soli… - mormorò alzandosi, la Jolly la ringraziò con un sorriso ed annuì, troppo concentrata sul libro che aveva davanti, era bellissimo e lei se ne sentiva attratta come metallo da una calamita.

Sakura, sospirando, lasciò la cucina e chiuse dolcemente la porta; Kuroi la aspettava  nel salotto dormendo placido sul divano.
- Micio… - lo chiamò – Bella vita…
Il gatto aprì gli occhi e sbadigliò, poi cambiò posizione e riprese a dormire come se niente fosse. Aveva fatto il pieno di energia ed era sazio.
- Amore… - la fece sobbalzare Takuumi entrando.
- Takuumi… - sorrise facendo scrocchiare il collo indolenzito – Mi hai spaventata.
- Hai lasciato Amu?
- Mh, - annuì – il Libro mi ha chiesto di farlo.
- Giusto. – la abbracciò guardandola a lungo negli occhi – Ti amo, lo sai?
- Sì. – arrossì lei – Ti amo anch’io.
- Usciamo, piccola. Ho voglia di fare due passi.
- I ragazzi non corrono rischi. Ikuto?
- Riposa. È molto stanco. Amu?
- Con il Libro, è al sicuro.
- Perfetto. Andiamo a fare una passeggiata, ho la necessità di uscire.
- Andiamo. – rise felice Sakura – Kuroi, che vuoi fare?
Il gatto nero sbadigliò, guardò Sakura e Takuumi, poi si acciambellò e riprese a dormire.
Ridendo, Custode ed Oracolo uscirono da casa, lasciandosi baciare dal pallido sole pomeridiano.

Amu, entrò in contatto con il Libro. Riuscì ad aprirlo usando il suo Lucchetto magico e lesse attentamente tutte le pagine che lui le mostrava.
Capì come riuscire ad aiutare Ikuto: doveva compiere un gesto d’amore, fargli capire quanto fosse importante per lei la loro relazione, sapere che il suo cuore stava bene la aiutava a vivere meglio.
Quando finì di leggere le gesta compiute dai Jolly e dai Custodi del passato, ringraziò il libro e lo osservò chiudersi come per magia.
Quando il Libro si chiuse, Amu uscì dalla trance nella quale era caduta; sbatté gli occhi varie volte e si rese conto di essere sola in cucina.
- Sakura? – chiamò alzandosi da tavola – Sakura, Takuumi? – mormorò muovendosi leggera per casa, ma non c’erano, trovò un biglietto sul mobile di sala: erano usciti a fare due passi.
Sospirando più tranquilla, la ragazzina salì in mansarda dove trovò Ikuto sveglio, intento a guardare il paesaggio fuori.
- Confettino! – la accolse ancor prima che lei aprisse bocca – Stai bene?
- Sì. – annuì Amu – Come hai capito che…? – iniziò e lui la interruppe con una risata piena di vita, poi rispose:
- Due cose: il modo inconfondibile che hai di camminare, sembri una papera. E il tuo odore. Non il profumo che usi, ma l’odore della tua pelle. – fissò i suoi occhi viola in quelli ambra di lei – Adoro il tuo odore.
Amu ingollò a vuoto, entrò dentro la mansarda e chiuse la porta a chiave dietro di sé. Ikuto la guardò arcuando un sopracciglio, con un balzo scese dalla scrivania sopra cui si era seduto e la raggiunse.
- Vuoi sedurmi, confettino? – le domandò arrochendo la voce sensuale.
- No. – scosse la testa Amu, i suoi occhi brillavano di una luce nuova, che lui non aveva mai visto – So come posso liberarti dal terzo seme, Ikuto. – spiegò – Ma dovrai fidarti di me.
- Va bene… - annuì lui alzando le spalle – Hai imparato da Sakura? – le chiese.
- No. È stato il Grande Libro a darmi l’idea, ti prego… - era rossa e faceva fatica a parlare, era spinta da una forza a lei sconosciuta ma sapeva che se si fosse fermata tutto sarebbe andato perso, Ikuto per primo.
In silenzio, Amu chiuse le tende per gettare la stanza in penombra, poi si avvicinò ad Ikuto mormorando parole in una lingua che il ragazzo non aveva mai sentito e che pensava non potesse esistere.

La guardò con un sorriso a mezza bocca, avrebbe voluto dirle qualcosa di strafottente e spiritoso, per farle capire che si fidava di lei ma che quel suo strano comportamento lo metteva in imbarazzo, ma la preghiera che stava recitando Amu gli aveva come “paralizzato” la lingua. Non poteva parlare, ma solamente ascoltare quel canto d’amore antico come il mondo che la ragazzina stava recitando.
Più la preghiera entrava nel vivo, più il sangue dei due giovani prendeva vita e ribolliva.
Amu, con le guance rosse per l’imbarazzo, si fermò davanti ad Ikuto e, alzandosi sulle punte, incollò le sue labbra a quelle di lui.
Fu come gettare benzina sul fuoco. Non appena le labbra di Amu toccarono quelle di Ikuto, lui si risvegliò dallo strano torpore nel quale era caduto, i suoi occhi si animarono di una luce intensa e strinse contro il proprio corpo quello della Jolly intensificando il bacio.
Quando le loro lingue si allacciarono in una danza sensuale, i loro corpi furono avvolti da una luce rossa, una spirale di passione che fece perdere loro completamente il controllo.
La preghiera che Amu aveva recitato, serviva sì per purificare un cuore nero ma usava come contro-incantesimo l’amore fisico, non solo quello spirituale.

I due ragazzi, incapaci di trattenere la potente energia scatenata dalla preghiera di Amu, furono sommersi dalla spirale rossa e lasciarono che la passione prendesse il sopravvento sul loro buonsenso.
Gli abiti finirono velocemente a terra: la camicia di Ikuto… quella di Amu… i pantaloni di lui… quelli di lei… a cui si aggiunsero rapidamente gli indumenti intimi.
Restarono nudi, in piedi, intenti a baciarsi e toccarsi mentre l’energia si alimentava con il loro amore ed il Lucchetto brillava, sprigionando scintille di vita che andavano ad infrangere il seme nero che Ikuto aveva ancora nel cuore.
- Amu… - tentò di dire lui, in un barlume di lucidità.
- Ikuto… - gli sorrise lei, prima di baciarlo sul petto nudo – Non trattenerti… Io ti amo!
- Ti amo anch’io… - rispose accarezzandole i capelli, il collo fino a scendere alla pelle nuda del giovane seno.
Amu tremò quando le mani di Ikuto iniziarono a giocare sul suo giovane corpo, per paura di non trovare la forza di andare avanti, ricominciò a recitare l’antica preghiera trovata nel Libro ed un nuovo vortice di passione li investì, mandando in brandelli l’ultima parte di razionalità che era rimasta loro.
Con gentilezza, Ikuto stese Amu sul letto, continuarono a baciarsi ed accarezzarsi fino a quando il bisogno di appartenersi non prese il sopravvento, fino a quando diventarono una cosa sola.
Amu gridò di dolore quando Ikuto entrò dentro di lei, ma presto la sensazione di bruciore e fastidio passò, lasciando spazio a qualcosa che mai aveva sperimentato nella sua breve vita.
Ikuto, guidato dall’amore che sentiva esplodergli dentro, sigillò le labbra di Amu con un bacio pieno di passione e continuò a muoversi in lei fino a quando sentì che non solo erano diventati una cosa sola con il corpo; ma anche con il cuore e con la mente.
Mormorando frasi d’amore senza senso, i due ragazzi si lasciarono andare alla passione che li stava divorando: il Lucchetto di Amu esplose in un arcobaleno di luce che avvolse i loro corpi nudi, nutrì le loro anime e curò i loro cuori feriti, fino a quando raggiunsero il culmine del piacere insieme e svennero esausti e felici, abbracciati sul letto.

Lo spirito di Charity, che era nella Chiave, sorrise di gioia: finalmente il cuore di Ikuto era stato purificato dai semi neri che la Easter aveva messo dentro di lui.
Adesso il ragazzo non doveva temere di essere manovrato contro la sua volontà, ora poteva essere libero di amare e di essere se stesso.
Usando il suo potere, Charity fece in modo che Chiave e Lucchetto “dimenticassero” di aver fatto l’amore; voleva che quel ricordo non turbasse il loro rapporto ma che lo fortificasse; la shugo chara sentiva che se lo avessero ricordato troppo presto, poi sarebbero stati imbarazzati e non felici di essersi uniti corpo e cuore, erano ancora molto giovani.
Così, come riavvolgendo il nastro del tempo, Ikuto si ritrovò addormentato nel letto con Amu al suo fianco che gli teneva la mano.
Di un ricordo Charity non li privò: quello di essere riusciti a sconfiggere, grazie al Lucchetto, il terzo seme nero.


Angolo dell’Autrice:

Ho corretto alcune piccole cavolate che avevo scritto in questo capitolo, grazie a chi ha recensito e non me le ha fatte notare; ma… ad un certo punto… il Re Fondatore, che era presente nella stanza, sparisce… e non dico dove va… Abbiate pazienza, ma avevo la testa e il cuore altrove, problemi di salute in famiglia mi hanno tenuta concentrata in modo diverso.

Comunque, a tutti quelli che leggono la mia FF, a chi lascia un commento a chi passa e basta, vorrei dire solo due cose:
GRAZIE, perché siete pazienti e troppo gentili.
SCUSATE, perché ho impiegato un’eternità ad aggiornare.
Grazie a MissManga99; Niki_Neko; silverhawk, per aver inserito la mia storia tra i “seguiti” e a Lolitagirl e Fata_Morgana 78 per averla inserita nei preferiti.

Blue_Passion, sorellina mia, perdonami se ti ho fatto preoccupare.
Come sai, in questi giorni la mia vita è stata un vero tornato.
Ora, e faccio gli scongiuri, sembra tornato finalmente il sereno.

Bebe, you’re my other sister… Thank you for all…
E’ bello leggerti e sapere che ci sei!
*Saluto Carly forcone facendo “ciao-ciao” con la manina*

SimoSimona, benvenuta come nuovo recensione, grazie per i suggerimenti e i complimenti che mi ha fatto. Ho notato che hai anche tu un bell’arsenale di armi…
*Faccio “ciao-ciao” anche alle tue armi*

Adesso ho quasi paura… chiedo aiuto al mio amato Corvo ed alla mia sorellina Blue…

Se volete, mia mamma è una sua grande fan quindi sono cresciuta ascoltando le sue canzone, vi lascio il link dove poter ascoltare la canzone “They don’t care about us”:
https://www.youtube.com/watch?v=QNJL6nfu__Q

XOXO Gremilde

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Capitolo 13
*** Momenti in famiglia ***


Momenti in famiglia


Ikuto si risvegliò dal suo lungo sonno, aveva avuto strani incubi durante il suo riposo e si sentiva più stanco adesso, di quando aveva chiuso gli occhi per dormire.
Aveva come la sensazione che il suo cuore fosse più leggero e che respirare fosse meno faticoso, forse, la purificazione aveva portato via più energia negativa di quanta pensassero suo zio e Sakura.
Il ragazzo si mosse per rilassare i muscoli che sentiva intorpiditi e, così facendo, si rese conto che la sua piccola Amu era lì vicino a lui a tenergli dolcemente la mano.
Un sorriso gli increspò le labbra sensuali, Amu era così bella quando dormiva. Nel sonno, perdeva quell’aria corrucciata e da “dura” che mostrava sempre, sembrava una bambina era molto tenera.
- Confettino. – la chiamò sussurrandole piano dentro l’orecchio – Ehi, confettino… Svegliati.
- Ikuto! – si svegliò di scatto lei mettendosi seduta – Io… - si portò una mano alla testa – Ahio… Che cosa… Che cosa ci faccio qui?
- Ma come? – non riuscì a resistere e la prese in giro – Non ricordi? Sei venuta qua, nella mia stanza e hai tentato in tutti i modi di sedurmi e…
Eeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhh?! – urlò lei alzandosi di scatto dallo sgabello nel quale si era seduta – Ma cosa dici?! – era rossa, ma così rossa che sulla sua faccia avrebbe potuto cuocere una bella bistecca.
- Ma guardati! – scoppiò a ridere Ikuto alzandosi dal letto – Accidenti, ma sei proprio una credulona!
- Sei crudele. – si offese lei smettendo di camminare avanti e indietro per la stanza – Perché mi prendi sempre in giro?
- Perché tu credi sempre ai miei scherzi? – le chiese di rimando, abbracciandola – E’ divertente prenderti in giro. Perché tu prendi fuoco subito.
- Oh. – mormorò semplicemente, colpita dalle sue parole.
- Perché non ribatti? – le domandò.
- Mi hai appena detto che sono un’infantile credulona. – si strinse nelle spalle, tenendo a bada le lacrime che volevano uscire dai suoi occhi ambra – Non ho niente da replicare.
- Non ho detto questo. – rispose Ikuto prendendole il mento tra le dita – Amu, scusami. Non volevo farti del male. Mi piace giocare con te. Perché sei vera. Sei genuina. Sei l’unica ragazza di cui io mi sia mai innamorato e fidato.
Un singhiozzo uscì dalla gola di Amu, le parole di Ikuto l’avevano scossa profondamente. Era quasi una dichiarazione d’amore.
- Ti prego, Amu, smettila di piangere! – gemette lui, triste per aver ferito nuovamente il suo tenero confettino.
- Ikuto, io ti amo. – sorrise tra le lacrime – Le cose che mi hai detto sono bellissime. Tu sei entrato nel mio cuore, hai scosso profondamente la mia anima. Mi fai sentire viva.
- Quindi sono lacrime di gioia. – le sorrise, ed Amu sentì il cuore perdere qualche colpo.
- Sì… - mormorò distogliendo lo sguardo.
- Amu, - le prese il mento tra le dita – non sarà facile stare con me. I tuoi amici…
- Loro non mi preoccupano. – sorrise – E’ tua sorella che mi fa paura.
- Utau? – domandò inarcando un sopracciglio poi, ricordando le scenate che aveva fatto quando aveva baciato Amu sulla guancia una volta, scoppiò a ridere.
- Non è divertente! – finse di essersi offesa lei, ma la risata di Ikuto era contagiosa e rise anche lei.
- Un pochino sì, confettino. – replicò lui con un brillio nuovo negli occhi.
- È molto divertente… - annuì con gli occhi lucidi dal troppo ridere.
Aprirono la porta e scesero al piano di sotto chiacchierando e ridendo serenamente.
Kuroi, sentendo le loro voci, si alzò dal divano miagolando felice.
- Gattaccio! – si piegò a coccolarlo Ikuto – Cosa ci fai qui?
Il gatto miagolò facendosi coccolare, da quando stava con Sakura e Takuumi il suo pelo era diventato più lucido e i suoi occhi più sereni.
Sakura lo aveva purificato dall’energia X che gli avevano dato in fase sperimentale e Takuumi aveva creato per lui un collarino con amuleto per renderlo irrintracciabile alla Easter.
- Ikuto! Ikutoooooo! – lo raggiunse piangendo di gioia Yoru – Che bello vederti!!!
- Yoru. – gli sorrise senza smettere di accarezzare Kuroi – Perché piangi? Sono giorni che mi vedi.
- Ma non così. – scosse la testa felice – Guarito!!! – spiegò davanti all’espressione attonita dei ragazzi – Ma non vi siete accorti di niente?
- No… - scosse la testa Amu.
- Ikuto è purificato. – spiegò Miki volandogli attorno.
I ragazzi sedettero sul divano un po’ sconcertati, non fecero in tempo a dire niente che la porta di casa si aprì: Sakura e Takuumi erano tornati.

Kuroi corse loro incontro, Sakura lo prese in braccio e lo coccolò con dolcezza facendogli fare le fusa.
Takuumi baciò Sakura sulla fronte, poi strofinò il viso contro il pelo morbido del gatto, prima di dirigersi verso la cucina con le buste della spesa in mano.
- Ikuto. – lo chiamò lui – Mi daresti una mano? La zia ha esagerato con le provviste.
- Arrivo zio. – si alzò lui ancora scombussolato dal fatto di essere stato purificato anche dal terzo seme.
- C’è qualcosa di strano in voi, ragazzi. – parlò Sakura osservandoli attentamente – Siete stati attaccati durante la nostra assenza? È successo qualcosa che dovete dirci?
- Io… - arrossì Amu – Ho dei ricordi confusi… - ammise.
- Devo preoccuparmi? – sorrise la giovane donna osservando i ragazzini a disagio.
- Ricordo solo che Takuumi mi ha portato in camera, - biascicò Ikuto – mi sono addormentato sul letto e quando mi sono svegliato Amu era lì, che mi teneva la mano.
- Io ricordo che stavo leggendo il Grande Libro. – annuì lentamente lei, le guance rosse come fragole mature – Grazie al Lucchetto, ho trovato una preghiera che poteva aiutare Ikuto e… Ho iniziato a leggerla…
- E poi? – domandò sollecito Takuumi, sperava che la sua visione non si fosse già avverata.
- Ricordo di aver trovato la preghiera corretta, - rispose Amu dopo aver pensato in silenzio per qualche secondo – Libro e Lucchetto sono entrati in sintonia. Mi sono sentita piena di energia, una sensazione difficile da spiegare. Poi… - e si zittì, come a rincorrere dei ricordi che le stavano sfuggendo dalla memoria.
- Poi devi essere salita in camera di Ikuto. – la incitò a parlare Sakura, sentiva che era successo qualcosa di importante, ma non voleva essere lei a dirlo.
- Sì. – mormorò la ragazzina, Ikuto mandò la testa di lato ed osservò la scena sentendo il cuore leggero, libero di amare completamente quella strana ragazza con i capelli rosa confetto.
- Ricordo che quando sei entrata in camera, stavi recitando una preghiera molto antica.
- Hm. – annuì ancora Amu – Sì, ricordo una spirale di energia potentissima e molto colorata che ci ha avvolto.
- La spirale è nata dal tuo Lucchetto? – chiese Takuumi con un sorriso.
- Sì, Takuumi. – sorrise di rimando Amu – Aveva i colori dell’arcobaleno ed era calda come l’abbraccio della mamma. – arrossì davanti a quella descrizione un po’ infantile, ma Sakura sorrise e l’abbracciò dicendo:
- Hai trovato la preghiera della rinascita, la purificazione di Ikuto è completa tesoro!
Eeeehhhh?! – gemette Amu – Io… - lacrime di gioia le rigarono le guance rosse – Davvero ho estirpato il terzo seme?
- Sì, confettino! – rise Takuumi – Ed io che pensavo che avresti impiegato più tempo!
- Ho vinto la scommessa, amore! – sorrise Sakura continuando a coccolare Amu – Stasera cucini tu.
- Hai ragione. – sospirò teatralmente, felice che il nipote fosse finalmente libero dal controllo della Easter – Stasera mangerete il mio piatto preferito.
- Ramen? – domandò Ikuto alzando un sopracciglio.
- Sì, nipote! – gli dette una pacca sulla spalla – Ramen, qualcosa in contrario?
- Niente! – scosse i capelli blu sorridendo – E’ che mi sento strano.
- La Easter ti controllava da anni, Ikuto. – spiegò Sakura osservandolo attentamente – Adesso sei libero ed il tuo potere è senza controllo.
- E questo ti preoccupa? – le domandò.
- Affatto. – sorrise la Custode – Adesso potrai imparare ad usare appieno i poteri di Yoru, sei molto forte ragazzino.
- Non vedo l’ora, Sakura. – sorrise – E… Il mio violino?
- Per quello non possiamo fare più niente, Ikuto. – scosse la testa Maki, il ragazzo sobbalzò quella shugo chara assomigliava moltissimo a suo padre.
- Lo capisco. – abbassò lo sguardo – E’ un ricordo di mio padre, ma non voglio tornare un burattino.
- Potremmo provarlo a purificare dopo che la battaglia si sarà conclusa. – propose Sakura pensierosa – Ora è troppo rischioso.
- Ti ringrazio… - la guardò – Zia…
- Come? – rise Amu – Finalmente ti sei deciso a chiamarla “zia”? – lo stava prendendo in giro e la cosa piaceva molto ad Ikuto, gli dava un senso di serenità che aveva provato raramente da bambino.
- Mi sembra stupido continuare a chiamarla Sakura oppure sensei. – rispose con un ghigno seducente – E’ la compagna del fratello di mio padre.
- Hai dimenticato basta… - iniziò Takuumi, ma l’occhiata gelida della sua compagna lo zittì.
- Non tollero quel termine. – disse infatti lei – Ti ho già chiesto di smetterla di definirti così.
- Ti chiedo scusa, Sakura. – abbassò la testa l’uomo – Sono abituato a scherzarci sopra, ma non penso mai che potrei ferire qualcuno con le mie battute di pessimo gusto.
Oracolo e Custode, si scambiarono un bacio in segno di pace. Entrambi erano molto orgogliosi, ma sapevano che discutere era una perdita di tempo ed energia.

Ikuto ed Amu, presero le buste della spesa e le portarono in cucina; si sentivano di troppo in quella stanza e pensavano che avrebbe fatto loro piacere stare un po’ da soli.
- Sono una strana coppia quei due. – rise Ikuto svuotando le borse sul tavolo.
- Sì. – annuì Amu osservando la spesa – Però si vogliono bene.
- Lo so. – la osservò da sotto le lunghe ciglia blu – Sono la cosa più simile ad una famiglia che ho da anni.
- Non sei più solo, Ikuto. – borbottò la ragazzina abbassando lo sguardo – Hai me, tuo zio e tua zia.
- Non mi sento più solo. – le prese la mano e l’attirò a sé – Sei la mia ragazza, Amu. E lo sarei per sempre.
- Per sempre. – mormorò Amu, rossa come il pomodoro che era sul tavolo.
In silenzio, si scambiarono un tenero bacio ma furono interrotti dall’ingresso fischiettante di Takuumi.
- Ragazzi, scusate! – rise alzando le mani lui.
- Zio. – lo accolse Ikuto – Siamo a casa vostra, non devi chiedere scusa tu.
- Giusto… - Amu sobbalzò osservando l’ora – Sarà bene che vada a casa, altrimenti mia madre mi metterà in punizione finché diventerò maggiorenne.
- Vuoi che ti accompagni a casa? – chiese sollecito il ragazzino.
- Non pensarci nemmeno. – lo prese per il colletto Takuumi – Tu mi devi aiutare a preparare la cena.
- Ma zio! – gemette Ikuto.
- Tranquillo… - alzò le mani ridendo Amu – Posso andare da sola. – si scambiarono un bacio e la ragazzina salutò gli altri con un sorriso felice ed un inchino.
- Mi dispiace di averti trattenuto Ikuto; ma... – iniziò l’uomo.
- Credo di capire perché lo hai fatto. – borbottò lavandosi le mani Ikuto – Temi che la mia energia possa essere rintracciata.
- Già. – annuì lui – Sakura mi ha chiesto di non farti uscire, almeno per oggi. Dobbiamo vedere come i tuoi livelli energetici reagiscono alla purificazione.
- Capisco. – annuì Ikuto – Ma sappi che odio il ramen. – sorrise.
- Anch’io. – entrò in cucina Sakura, si era cambiata, indossando una comoda tuta da casa – Però è il suo piatto preferito… - si strinse nelle spalle.
- Sì, ma tu hai vinto la scommessa. Dovresti mangiare ciò che ti piace. – le fece notare Ikuto con un sorriso malizioso.
- Ragazzino! – sbottò Takuumi fingendosi contrariato, ma durò poco perché scoppiò a ridere di cuore.
Sakura ed Ikuto si unirono alla risata dell’Oracolo, poi iniziarono a cucinare chiacchierando, come una vera famiglia.
- Ikuto, vorresti chiamare Utau a cena?
- Hm. – sbuffò facendo ondeggiare la frangetta – Devo proprio, zia?
- È tua sorella. – gli dette un pugno amichevole sull’avambraccio.
- Sakura ha ragione. – annuì Takuumi pulendo le verdure – Sarebbe carino se la invitassi a cena e le dicessi tu che sei finalmente libero.
- Non credo siano affari che la riguardano. – si strinse nelle spalle, temeva di coinvolgerla.
- Non devi essere così duro con lei. Utau è tua sorella. – gli disse duramente Sakura – Non devi escluderla dalla tua vita, per quanto essa pericolosa sia.
- Tu non sai niente della mia vita, Sakura! – sbottò sbattendo il pugno sul tavolo – Non ti permetto di dirmi cosa devo o non devo fare. Utau si è fatta fregare dalla Easter, ha rischiato la sua vita con l’illusione di salvarmi. Tra poco moriva. – la rabbia lo faceva tremare – Non mi sembra il caso di dirle di venire. Di raccontarle tutto. Potrebbe raccontarlo a chissà chi. Potrebbe morire. – concluse tremando.
- Io… - Sakura abbassò la testa di scatto, non aveva pensato ad una simile eventualità. Utau era solo una ragazzina, una idol molto conosciuta; la sua vita poteva essere in pericolo se presa nuovamente di mira dalla Easter – Scusami Ikuto. – fece un sorriso triste – Odio quando i membri di una famiglia sono lontani o non si parlano. Sarà che la mia famiglia mi manca molto e mi manca la presenza di un fratello o una sorella al mio fianco.
- Non lo faccio per capriccio. – si strinse nelle spalle – Ma perché temo per la sua vita.
- Ma dovrai parlare con lei e con gli altri Guardiani. – spiegò Takuumi pulendosi le mani su uno strofinaccio – Altrimenti nessuno si fiderà di te. E non vorranno averti nella “squadra”.
- Potremmo, almeno per i primi tempi, fingere che il terzo seme sia ancora dentro di me? – domandò osservandoli.
- Dovrai comportarti da stronzo egoista. – rise lo zio.
- Non sarà un problema. – si unì alla sua risata Ikuto – Comportarmi da egoista è una mia specialità. – li guardò – E, tanto per non smentirmi, me ne vado nella stanza della musica mi sono stufato di fingere di cucinare.
Senza dare il tempo agli adulti di replicare, Ikuto lasciò la cucina e si chiuse nella mansarda. Aveva la testa piena di mille pensieri, aveva bisogno di stare un po’ da solo. Non era abituato a tutta quella compagnia e quella conversazione.
- Yoru. – chiamò – Dove sei?
- Sono qua Ikuto. – sbadigliò lo shugo chara gatto stropicciandosi gli occhi – Hai bisogno di me?
- Sì. – annuì – Chara change. – borbottò senza aggiungere altro.
- Mh mh. – si passò la zampina sul muso – Ti sei già stancato della famiglia tutto miele?
- No. – scosse la testa – Ho solo voglia di cambiare aria per un po’. Sono finalmente libero.
- Ikuto… - lo chiamò Maki volando verso di loro – Non pensi che possa essere rischioso uscire?
- Ma perché tutti mi dite la stessa cosa?
- Perché ci preoccupiamo per te, gatto selvatico! – soffiò Chobi andandogli davanti al naso – E Sakura e Takuumi temono che se esci dal campo energetico di questa casa, la Easter possa catturarti e ucciderti.
- Credete che non sia abbastanza forte per… - Aya lo schiaffeggiò, per quanto lo schiaffo di uno shugo chara non avesse lo stesso impatto di uno umano, ma ebbe il potere di zittire Ikuto che guardò i quattro spiriti nella sua stanza con occhi sgranati, come quelli di un gatto spaventato.
- Sei un cretino, Ikuto! – gli disse Aya dimenticando di essere gentile – Non pensano che tu non sia abbastanza forte, anzi, è il contrario. Dentro di te, Ikuto, risiede un’energia vitale potentissima. Tu sei la Chiave, e non riesco a comprendere il perché sei così scemo da non capire che si preoccupano per te. Perché se la Easter dovesse catturarti nuovamente, ti sottoporrebbe di nuovo al trattamento per farti diventare Ikuto X come se non fossi mai scappato, causando la tua morte. – lo guardò negli occhi, quelli di Aya erano pieni di lacrime -  E della tua forza resterebbe… - mimò il gesto di soffiare via della polvere dalle manine – Niente!
Le parole di Aya e degli altri shugo chara, lo colpirono profondamente, non aveva pensato all’eventualità di poter essere catturato e di poter morire. Ancora non riusciva a credere alla possibilità che ci fossero persone che lo amavano così profondamente da mettere a repentaglio la propria vita pur di proteggerlo. Il suo cuore era sconvolto da nuove emozioni, ma non voleva darlo a vedere; non voleva che gli spiriti lo ritenessero un “debole”.
Sbuffando, Ikuto si gettò sul letto e lasciò che le lacrime che per anni aveva tenuto chiuse nel cuore, uscissero lasciandolo sfinito e senza forza.
Gli shugo chara lo osservarono  con un sorriso dolce sul viso, erano dispiaciuti di avergli parlato tanto duramente; ma non volevano perderlo nuovamente dopo la fatica fatta per liberarlo dal controllo del nemico.
Quando notarono che il ragazzo si era addormentato, lasciarono la mansarda per raggiungere l’Oracolo e la Custode in cucina.

Ikuto si svegliò che il Cielo era pieno di stelle, non si era reso conto di aver dormito tanto. Forse ne aveva bisogno.
- Ti senti meglio, Ikuto? – domandò Yoru con un sorriso.
- Sì. – annuì lui – Non sono abituato ad avere delle persone che tengono a me. Sono abituato a vivere da solo, di espedienti. – lo guardò – Tu lo sai Yoru.
- È dura scoprire di poter contare su qualcuno. – sorrise Sakura entrando, aveva bussato, ma non ci avevano fatto caso – Non avrei voluto intromettermi nei vostri discorsi; ma la cena è pronta ed io muoio di fame.
- Ora che mi ci fai pensare, zia, ho fame anch’io.
- Spero che quello che abbiamo cucinato ti piaccia, Ikuto. – Sakura era deliziosamente arrossita – Non ricordo più i piatti tradizionali del nostro paese. Sono anni che mangio da “straniera”.
- Amo mangiare, zia. – scoppiò a ridere, divertito dall’imbarazzo della giovane donna.
- Ottimo. – annuì – Però devo avvisarti, stasera ci sono tutti i Guardiani a cena. Dobbiamo mettere a punto un piano.
- Non mi va di vedere quei bambocci stasera.
- Non sei obbligato a vederli. – spiegò comprensiva – Chiederò a Takuumi di portarti un vassoio in camera.
- Ma così non potrò vedere Amu. – sbuffò.
- La scelta è tua. – si strinse nelle spalle Sakura uscendo dalla camera del nipote acquisito – Io non sono tua madre, e nemmeno uno dei tuoi torturatori della Easter. – si chiuse la porta alle spalle e scese le scale.
- Aspetta! – la fermò un secondo prima che lei raggiungesse metà pianerottolo.
- Sì, dimmi. – gli sorrise girandosi a guardarlo.
- Ho cambiato idea. – sospirò – Parteciperò alla cena. Starò vicino ad Amu ma parlerò il necessario.
- Nessuno si aspetta da te zucchero e miele. – annuì la giovane donna – Devi essere te stesso. – lo guardò e si strinse nelle spalle – Anche se dai tuoi occhi si capisce che qualcosa in te è cambiato.
Zia e nipote scesero le scale ridendo; nel salone erano già presenti Amu, Utau, Lulu, Rima e Yaya che stavano pensando ad apparecchiare.
Fratelloneeee!!! – lo raggiunse Utau con gli occhi pieni di lacrime – Come stai!!??
- Se mi lasci respirare, - si scollò la sorella di dosso – potrei stare anche meglio.
- Perché sei sempre così cattivo con me? – piagnucolò nascondendo il viso nel petto del fratello.
- Perché sei noiosa. – sospirò toccandole la testa con le codine.
- Sono noiosa perché ti voglio bene? – si staccò dal petto del fratello per guardarlo negli occhi; Ikuto, per non tradirsi, distolse lo sguardo sbuffando.
- Sai che tutte queste effusioni non mi piacciono. – le sorrise beffardo – Almeno non da te, sorellina.
- Sei il solito idiota! – gli urlò contro staccandosi completamente dal suo abbraccio – Tu non mi vuoi bene.
- Pensa quello che ti pare! – si strinse nelle spalle lui che, girandosi verso il resto del gruppo, continuò – Confettino… E tu, non dici niente?
- I… Io?! – arrossì Amu fino alla radice dei capelli – Co… Cosa dovrei dire io?!
- Non difendi il tuo ragazzo dalle accuse di sua sorella?
Il… Tuo… Ragazzo?! – urlarono in coro Yaya, Rima, Lulu ed Utau.
- Non avevi detto ancora niente? Volevi tenere nascosta la nostra relazione?! – sorrise malizioso Ikuto raggiungendola, Amu era al colmo dell’imbarazzo, chissà adesso cosa avrebbero pensato le sue amiche; chissà cosa le avrebbe fatto Utau soprattutto.
- Amiche… - balbettò senza alzare lo sguardo – Io…
- Ci domandavamo quanto vi sareste messi insieme. – rispose Rima stringendosi nelle spalle, non averlo saputo direttamente da lei l’aveva ferita; ma non voleva darlo troppo a vedere – Abbiamo capito benissimo che ne sei follemente innamorata.
- Ooh sì! – rise Yaya – L’unico che non voleva accettarlo era Tadase.
- Già. – ruotò in aria gli occhi Utau – Quel noioso ragazzino viziato. Credeva davvero di essere meglio di mio fratello?
- Non ti permetto di parlare così di Tadase! – si arrabbiò arrossendo Lulu – Lui è un ragazzo gentile, dal cuore d’oro… ed io… - ed abbassò lo sguardo, imbarazzata.
- Lo sappiamo Lulu! – rise Yaya dandole un colpetto sulla spalla – Tu e Tadase siete una bellissima coppia.
- Lulu e Tadase? – sgranò gli occhi Amu che continuò - Non… Non siete arrabbiate?
- Sei felice? – le chiese Rima piegando l’ultimo tovagliolo.
- Sì… - mormorò con voce flebile.
- Per noi questo è sufficiente. – la abbracciò con affetto Yaya – Tu sei la nostra amica, la nostra Jolly. Ciò che ti fa stare bene, rende anche noi felici.
- Ma sappi… - la minacciò Utau con le fiamme al posto delle pupille – Se spezzerai il cuore di Ikuto o non farai tutto ciò che è in tuo potere per renderlo felice o per salvarlo in caso di bisogno, ti ucciderò con le mie stesse mani.
Amu sobbalzò davanti alla minaccia di Utau, capiva che la ragazzina parlava così perché era affezionata al fratello e non voleva che gli succedesse niente di male; ma era imbarazzante subire simili minacce.
- Stai tranquilla Utau… - mormorò Amu – Io… A… Amo Ikuto… - disse arrossendo come un semaforo.
- Questo volevo sentirti dire, cognata! – scoppiò a ridere la idol, smorzando la tensione.
Ikuto osservava la scena con espressione distaccata; ma gli shugo chara presenti in stanza si resero subito conto che in lui qualcosa era cambiato. Ed era cambiato in meglio. La sua energia, il suo potere erano più forti, come liberati dalle tenebre della Easter.
- Lo zio dov’è? – domandò lui interrompendo il chiacchiericcio delle ragazze.
- In cucina. – rispose Utau distrattamente, stavano parlando di gossip ed erano molto prese dal discorso su un qualche attoruncolo che aveva dichiarato di essere gay.
Sbuffando, il ragazzo si diresse verso la cucina lasciando le ragazze ai loro strampalati discorsi.

Il resto del gruppo, raggiunse casa Miraboshi alle venti in punto per partecipare alla cena organizzata da Sakura e Takuumi.
- Buonasera Sakura. – si presentò Tadase con un inchino – Grazie per l’invito.
- Buonasera a tutti. – li accolse lei con un ampio sorriso - Grazie per essere venuti.
- Grazie per l’invito! – rise Kukai raggiungendo Utau – E’ bello stare insieme. – concluse dandole un bacio a fior di labbra.
- Ehi amico. Non esagerare. – rise Ikuto sgranocchiando un pezzo di carota – Non per tutti è bello stare insieme. – e fissò i suoi occhi in quelli di Tadase.
- Gattaccio. – ringhiò il ragazzino serrando i pugni – Ancora qui a disturbare il nostro Oracolo e la nostra Custode?
- L’Oracolo è suo zio, ragazzino. – rispose entrando Takuumi con alcuni vassoi – E sono molto felice di averlo con me. – sorrise a sua nipote – Come sono felice di vedere Utau ogni volta che può liberarsi dai propri impegni.
- Zio… - arrossì la ragazzina, felice dell’affetto che l’uomo dimostrava loro nonostante si fossero conosciuti da poco tempo.
- Forza ragazzi. – batté le mani Yaya energica come sempre – Entrate e mettiamoci a tavola, io muoio di fame.
- Brava Yaya! – rise Sakura – Hai detto bene. Forza. Smettiamola di essere così formali. Accomodatevi e iniziamo a mangiare.
- In casa c’è un profumo buonissimo. – si complimentò Suu osservando le pietanze sul tavolo.
- Abbiamo preparato alcuni dei nostri piatti preferiti. Un assaggio del nostro mondo. – spiegò Takuumi.
- Non resisto più… - piagnucolò Nana, la shugo chara di Lulu – Ho una fame da lupo!
- Per voi, miei piccoli ospiti, - sorrise la Custode – ho preparato il tavolo là sopra… avete tutto adatto alle vostre mani… servitevi pure…
- Non ci credo! – esclamò lo shugo chara di Kukai – Avete preparato tutto per noi?
- Certo! – rise felice Takuumi – E’ uno dei compiti che ci piacciono di più.
- Proteggervi e nutrirvi. Curarvi e rassicurarvi. – spiegò la giovane donna – Sono solo alcuni dei nostri compiti.
- E li svolgete con tanto amore… - sorrise Dia prendendo posto al tavolo preparato per loro – Questo tavolo è perfetto.
- Grazie. – arrossì Takuumi – Ho scoperto l’hobby di costruire oggetti.
- Cucini… Costruisci oggetti… - sbuffò Yoru irriverente come sempre – Che strano essere umano che sei.
- Gattino, - gli sorrise lui – hai ragione. Ma devo tenermi occupato, e costruire è realmente il mio lavoro.
- Sappiamo molto poco di voi. – parlò Nagihiko passando l’insalata al suo vicino – Cosa fate nella vita, oltre allenarci e renderci le giornate impossibili?
- Bella domanda! – rise Sakura facendo scintillare le luci – Vi diremo tutto, ragazzi. Ma, prima di rispondere alle vostre curiosità, abbiamo un annuncio da farvi.
- Diventaremo zii? – chiese Lulu con un sorriso.
- Non ancora! – arrossì Sakura.
- C’è tempo, - annuì Takuumi – prima pensiamo al modo di sconfiggere la Easter in modo definitivo. Poi, metteremo su famiglia. – baciò Sakura sulla tempia.
- Ha ragione Takuumi. – parlò a disagio Tadase – Sarebbe rischioso per Sakura avere un bambino ora.
- Tengo alla mia vita. – sorrise la giovane donna – E non voglio deludere il Grande Libro né voi. – li abbracciò con lo sguardo – Volevo dirvi che siamo riusciti a purificare Ikuto.
- Veramente?! – alzò di scatto gli occhi Kairi – E’ una straordinaria notizia. – sorrise.
- Hm, hm. – annuì il suo shugo chara Musashi – Avevo intuito che c’era qualcosa di nuovo.
- L’energia di Ikuto è cambiata. – annuì Pepe facendo muovere il suo ciuccio – Ma lui è sempre il solito ombroso.
- Essere purificati non cambia il tuo carattere, Pepe. – sbuffò annoiato Yoru – Ma sono contento che il mio Ikuto stia finalmente bene.
- È sempre in pericolo, zia? – domandò Utau.
- Fino a che starà in casa sarà al sicuro. – spiegò Sakura – L’Amber Egg lo protegge. Come protegge tutti noi.
- L’uovo ancestrale… - mormorò Ran con occhi sognanti – Ha poteri incredibili.
- È il primo uovo.
- Ed è destinato a proteggere la Chiave. – concluse Takuumi sovrappensiero, i suoi occhi si erano scuriti, aveva avuto una visione, nessuno sapeva di preciso a chi o cosa fosse destinato l’Amber Egg.
- Oracolo. – lo chiamò Sakura prima che si destasse dalla sua visione – Parlaci ancora, ti prego. Il possessore della Chiave è destinato a far schiudere l’uovo?
- No, Custode. – rispose scuotendo piano la testa l’uomo – Sai che l’Amber Egg non potrà mai schiudersi. Se dovesse succedere, la sua energia causerebbe morte e distruzione.
- Hai ragione Oracolo. – annuì lei – E’ troppo potente l’energia contenuta in esso. – sorrise – Però può aiutare la Chiave a…
- Interagire con il Lucchetto. A renderlo più forte. – gli occhi vacui di Takuumi si puntarono su Amu ed Ikuto – Tra Chiave e Lucchetto c’è una forte attrazione. Un sentimento d’amore molto potente. L’Amber Egg lo sente, per questo ha scelto di aiutare la Chiave.
- Io sono la Custode dell’uovo. – annuì lentamente Sakura – E aiuterò la Chiave ad imparare a gestire i nuovi poteri.
- Custode, - sorrise Takuumi – confidiamo in te.
- Grazie Oracolo. – rispose al sorriso lei.

La visione scemò e Takuumi tornò in sé. Come ogni volta, non ricordava precisamente cosa avesse predetto; ma sapeva che c’entrava l’uovo di ambra ed Ikuto, in quanto possessore della Chiave.
- Succede sempre così? – domandò Kairi.
- Le visioni? – chiese Takuumi dopo aver bevuto un sorso di birra.
- Sì, ti lasciano sempre così… - e si zittì, cercando la parola adatta.
- Stordito. – concluse per lui Sakura con un sorriso – In effetti dipende da quanto sono forti le visioni che ha. – spiegò – Una volta, è svenuto tant’era forte.
- Già. – annuì lui – E’ successo quando abbiamo trovato questa casa. Ho visto una cosa orribile.
- Cos’era, zio? – chiese Utau mandando la testa di lato.
- Amu ed Ikuto X. – rispose osservando un punto all’orizzonte senza vedere niente – Ikuto aveva attivato i semi neri di Amu, e l’aveva spinta a tradire e rubare l’uovo d’ambra.
- Per fortuna non è successo. – borbottò Tadase pulendosi le labbra sul tovagliolo.
- Già… - annuì Lulu osservando i presenti, per lei era tutto così nuovo che si sentiva a disagio circondata da tante persone e tanto affetto.
- Ma non vogliamo parlare di cose tristi, e nemmeno del nostro passato. – rise Takuumi per alleggerire la tensione che si era creata – Dobbiamo festeggiare il nostro successo. Il fatto di essere qui, tutti insieme. Forti.
- Amici. – lo prese per mano Sakura sorridendo – Il vostro gruppo di Guardiani si è ampliato, avete accettato la nostra presenza e quella di Utau e Lulu. Ci siamo fortificati.
- Non è stato facile convivere con voi. – annuì l’Oracolo – Abbiamo incontrato molti ostacoli; ma voi non vi siete arrese.
- Siamo onorati di essere il vostro Custode e il vostro Oracolo. – concluse Sakura con la voce incrinata dall’emozione.
- La battaglia finale non sarà facile. – prese la parola Takuumi – La Easter è la nostra nemica da secoli.
- Da sempre lei cambia nome, ma il capo è un concentrato di malvagità. – continuò Sakura – Dobbiamo continuare a combattere uniti e, per farlo, dovete accettare la presenza di Ikuto.
Cooossaaaaaa?! – urlò Tadase sbattendo i pugni sul tavolo – Come puoi chiederci una cosa del genere?
- Quel mostro, - continuò Kairi – ha quasi ucciso tutti noi. Ha quasi ucciso Amu.
- Ikuto non è un mostro! – si arrabbiò Utau alzandosi di scatto, rovesciando la sedia dov’era seduta.
- Utau ha ragione. – annuì Nagi stupendo tutti – Ikuto non è mai stato il massimo della gentilezza con noi nel corso degli anni, - continuò sorridendo al ragazzo seduto al fianco di Amu – ma non hai cercato di farci del male.
- Grazie Nagi. – gli sorrise Ikuto – Avete ragione. Mi sono comportato come un mostro. La mia missione era quella di uccidervi tutti. Dovevo portare alla Easter Amu e Sakura. Voi eravate come polvere su un mobile per il Capo. – si strinse nelle spalle – Io non ho ricordi di quello che vi ho fatto mentre ero sotto il loro controllo.
- Questo ce lo aspettavamo. – gli sorrise Rima, non si fidava ancora di Ikuto ma non voleva essere prevenuta nei suoi confronti.
- Vi chiedo scusa per avervi quasi uccisi. – mormorò a voce bassa guardando il piatto – Sakura, Takuumi ed Amu hanno tolto due tre semi neri. Adesso il mio cuore è libero.
- Date una possibilità ad Ikuto. – li pregò Amu dopo averlo guardato, non capiva il perché di quella bugia, ma lui le strinse la mano come a chiederle di reggergli il gioco, era certa che dopo le avrebbe raccontato tutto.
Borbottando, il resto del gruppo accettò la presenza di Ikuto. Indubbiamente, il ragazzo era dotato di un potere molto forte.
Era il portatore della Chiave magica, l’unico in grado di aprire il Lucchetto di Amu ed interagire con il potere dell’Easter Egg; forse la Easter lo aveva preso di mira per quello.
La cena trascorse il più serenamente possibile; la presenza di Sakura e Takuumi aiutò a rilassare gli animi e ben presto, sia Tadase sia Kairi furono costretti a rassegnarsi e ad accettare il fatto che il cuore di Amu bruciasse d’amore per Ikuto e, a giudicare da come le stava vicino, il sentimento era contraccambiato con forza.

Al termine della cena, mentre tutti ridevano per un racconto di Utau su uno dei suoi fan, Yaya stirandosi, esclamò:
- Ragazzi. Che mangiata!!!
- Spero che sia stato tutto di vostro gradimento. – rise Sakura mettendo in tavola il dolce.
- Erano tutte cose squisite, sensei. – le sorrise Rima.
- Abbiamo cucinato io e Takuumi. Vi abbiamo fatto assaggiare i piatti del nostro mondo.
- Il cibo occidentale è squisito. – annuì Yaya accarezzandosi la pancia – A me piace molto la nostra cucina tradizionale; ma…
- Adori il cibo! – concluse per lei Kairi dandole un buffetto sul naso.
- È vero! – rise coinvolgendo i presenti.
Takuumi, che stava tagliando la crostata alla frutta fatta da Suu e Sakura, alzò gli occhi per osservare la scena e sentì il cuore scoppiargli di gioia: lui aveva da sempre immaginato di avere una famiglia così… piena di armonia e amore… adesso l’aveva trovata.
- Amore! – lo chiamò Sakura – Va tutto bene?
- Sì. – mormorò lui chinandosi a baciarla – Tutto bene. Sono emozionato. – ammise.
- È bello vero? – gli domandò lei abbracciandolo – Finalmente abbiamo una famiglia. – e li indicò con la testa.
- Già… - Takuumi non aggiunse altro, troppo emozionato per parlare.
Ikuto, che era seduto vicino a loro e li aveva sentiti, ingollò a vuoto un paio di volte, poi si alzò dalla sedia dicendo:
- Ragazzi… scusate… vorrei dire alcune cose. – tutti gli occhi furono puntati su di lui, che, ancora più emozionato continuò – Vorrei ringraziare tutti voi per aver rischiato la vita per salvarmi… Mia sorella Utau per non aver mai perso fiducia in me e per essere stata vicino ai guardiani quando ho quasi ucciso Amu… - sorrise alla sua ragazza che lo fissava con occhi sgranati – E poi… Vorrei ringraziare Takuumi e Sakura per la “magia” che hanno compiuto. Per averci riuniti qui e averci reso più forti.
- Ikuto… - Sakura lo abbracciò e il ragazzino si mosse a disagio – Tu fai parte di questa famiglia. Non solo perché sei il fratello maggiore di Utau e il fidanzato di Amu. Ma perché è tuo diritto stare con noi. Ci hai dato del filo da torcere durante i combattimenti. Ci hai aiutato a vedere dove erano i nostri difetti.
- Ma, - continuò Takuumi – ogni volta che hai avuto la possibilità di ucciderci, non l’hai fatto.
- Hai combattuto contro il controllo dell’energia X e ci hai dato modo di metterci in salvo. – concluse emozionata Amu.
- È bello sapere che sei dalla nostra parte, amico! – gli sorrise Kukai.

Ikuto ringraziò tutti con un sorriso, non era stato facile parlare a cuore aperto, ma doveva dimostrare loro che era cambiato e quella era una dimostrazione: ringraziare e chiedere scusa.
Prima, il “vecchio” Ikuto non avrebbe mai né ringraziato né chiesto scusa a nessun’altro all’infuori del suo adorato confettino; ma… il “nuovo” Ikuto… aveva bisogno dell’aiuto dei Guardiani e dei loro amici per sconfiggere una volta per tutte la Easter che minacciava di riportare sulla Terra l’Oscurità Perenne.
Per quella sera, i discorsi sulla difesa della Luce e sugli allenamenti, furono accantonati.
Avevano bisogno di distrarsi tutti, di passare una serata diversa. Lontano dalle lotte di ogni giorno.
A parlare… Ridere… Giocare… Dimenticandosi per un po’ della battaglia contro la Easter… degli allenamenti con l’Oracolo e la Custode e della scuola…

I genitori, arrivarono a prenderli a sera inoltrata, ringraziando Takuumi e Sakura per l’ospitalità.
I due, salutarono tutti con un abbraccio ed il bacio della buona notte, poi li osservarono rientrare nelle rispettive case sentendo un po’ di vuoto nel cuore.
Quei ragazzini erano la cosa più simile ad una “famiglia” che entrambi avessero mai avuto.
Ikuto, osservandoli sulla porta, li abbracciò dicendo:
- Siete una coppia straordinaria. Sarete genitori fantastici! – poi, senza dare loro la possibilità di replicare, sparì nella sua stanza.
Takuumi e Sakura scoppiarono a ridere felici: era stata una bella serata, era servita a tutti per ricaricarsi e rilassarsi.

Chiudendo a chiave le porte, il giovane uomo osservò la sua compagna togliere i piatti sporchi dalla tavola. Sakura canticchiava una vecchia sigla di un cartone animato a mezza bocca, era concentrata sul compito che stava svolgendo, era bellissima.
Takuumi la raggiunse in alcune rapide mosse, la abbracciò da dietro ed iniziò a tormentarle il collo con piccoli e languidi baci.
- Sei sensualissima… - le disse facendo salire le mani a stringerle il seno – Sei così bella che mi togli il fiato!
Un gemito strozzato sfuggì dalla bocca di Sakura che, appoggiandosi addosso al corpo di Takuumi, avvertì la sua erezione che stava iniziando a svegliarsi.
- Takuumi… - ridacchiò – Hai uno shugo chara nella tasca, o sei felice di vedermi?
- Sono felice di vederti, amore! – le soffiò dentro l’orecchio prima di mordicchiarle il lobo – E credo che non sarò né gentile né premuroso stasera.
- Non ti ho chiesto di esserlo! – sobbalzò lei sentendo i capezzoli diventare duri come sassolini.
Takuumi continuò a tormentarle il collo, baciarla e morderla, finché la sentì gemere più forte e sentì il peso del corpo di Sakura contrò il proprio in segno di resa totale.

Ringhiando, il giovane uomo la prese in braccio e la portò sul divano divorandole le labbra di baci.
Non parlarono, rapidamente, si tolsero gli indumenti che indossavano e lui la penetrò senza aspettare né chiedere permesso. Aveva bisogno di lei e lei aveva bisogno di lui.
Quando diventarono una cosa sola, entrambi urlarono di piacere e Takuumi, baciandole le labbra carnose, si rese conto che Sakura era pronta ad accoglierlo così come lui era pronto a darle piacere.
Si amarono in silenzio, baciati dalla luce della Luna che entrava dalla finestra con la tenda aperta.
La sala era piena del calore prodotto dai loro corpi, dalle loro energie che si amalgamavano e ampliavano in un crescendo di colori e forme riempiendo gli spazi tra gli oggetti; facendo brillare il pelo nero di Kuroi che era rimasto ad osservarli dalla sua cuccia, felice per loro.
Raggiunsero il culmine del piacere urlando i rispettivi nomi l’uno dentro la bocca dell’altro e, senza fiato, restarono abbracciati per alcuni minuti.
Ridendo come due ragazzini, raccolsero gli abiti sparsi sul pavimento, Takuumi osservandola disse:
- Sei bellissima, amore mio, non vedo l’ora di poter avere un figlio da te.
- Ed io uno da te. – lo baciò – Ma adesso sbrighiamoci, non vorrei che Ikuto ci trovasse così… - e scappò via avvolgendo il corpo nudo in una coperta.
Takuumi la raggiunse nel bagno della loro camera da letto, lei era sotto la doccia e lo stava aspettando canticchiando a mezza voce.
Ringraziando i Kami per avergliela fatta incontrare nuovamente, il giovane uomo la raggiunse sotto la doccia dove, dopo aver giocato con il sapone, si amarono nuovamente mai sazi di appartenersi, toccarsi, baciarsi…

Si addormentarono stremati, abbracciati strettamente l’uno all’altro, felici di appartenersi ed amarsi.


Angolo dell’Autrice:

Non ho parole sufficienti (né in italiano né in inglese) per chiedere scusa a tutti per questo incredibile ritardo; ma la mia famiglia è stata attraversata da un uragano (problemi di salute molto seri) e ci stiano lentamente riprendendo ora…

Ringrazio con il cuore tutti quelli che si fermano a leggere la mia FF… A chi mi dedica del tempo sia scrivendomi delle recensioni sia scrivendomi dei messaggi privati…

Ringrazio chi ha messo questa FF tra i preferiti e tra i da seguire…
E grazie a… RenVsIkuto che, pazientemente, ha commentato quasi tutti i capitoli della FF.

Soprattutto grazie alle splendide: Blue, Bebe e Simo che hanno raccolto il mio cuore ed hanno impedito che si rompesse definitivamente. Grazie a per la sferzata di energia positiva che mi avete dato con i vostri messaggi.

Non so quando potrò pubblicare il tredicesimo capitolo… Al momento non so nemmeno come iniziarlo… Si accettano suggerimenti…

Mi scuso se questo non sarà all’altezza degli altri capitoli, ma quando testa e cuore sono contrati su altri problemi… la scrittura ne risente…

A questo punto (e concludo) faccio a voi tutti ed alle vostre famiglie, i miei più sinceri auguri di Buon Natale…

XOXO Gremilde

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Capitolo 14
*** Scuse ***


Chiedo scusa a tutti coloro che seguono e leggono la mia storia. Sono imperdonabile. Sono successe alcune cose spiacevoli nella mia vita che mi hanno tenuto lontano dalla FF che sto scrivendo. Ho riletto gli ultimi capitoli, spero di riuscire a continuare quanto prima. Di cuore, grazie a tutti per la comprensione.

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Capitolo 15
*** Frammenti ***


Frammenti
 

Dopo la purificazione del cuore di Ikuto dai semi neri, erano trascorse alcune settimane di “silenzio” da parte della Easter; nell’aria non si avvertiva più la presenza dell’Energia X ed i Guardiani non avevano più subito attacchi.
Takuumi e Sakura erano molto preoccupati per questo: immaginavano che i loro nemici di sempre stessero preparando una specie di “attacco finale”, temevano per la vita dei loro giovani amici ed avevano deciso di intensificare le sessioni di allenamento dopo scuola per prepararli al meglio delle loro possibilità.

Dopo le riunioni al Royal Garden e dopo aver terminato i loro compiti, i Guardiani ed il resto del gruppo, si riuniva a casa dell’Oracolo per continuare gli allenamenti.
- Bastaaaaaaaaaaaa!!! – urlò Yaya dopo l’ennesima caduta – Io sono stanca… - ed iniziò a battere i piedi, in modalità “bimba capricciosa” – Sono stanca! Sono stanca! Sono stanca!
- Siamo tutti stanchi. – la zittì Utau, glaciale come sempre – Ma l’unica che spreca energie preziose sei tu, poppante!
- Non sono una poppante! – si offese la Guardiana gonfiando le guance.
- Sì che lo sei. – continuò a punzecchiarla la Shugo Chara di Lulu – Ti comporti come una bimbetta.
- Adesso smettetela. – li interruppe Tadase osservandoli severo – Non ci porterà da nessuna parte fare i bambini capricciosi.
- Siete tutti cattivi con me… Buaaaaahhhhh!!! – scoppiò a piangere disperatamente Yaya, imitata dalla sua Chara.
- Ragazzi… - li richiamò Sakura portando la merenda – Perché state litigando? – li osservò – Perché Yaya e Pepe stanno piangendo?
- Perché sono cattiviiiiiii… - si lamentò Yaya tirando su con il naso – Mi hanno detto che sono una poppante. Ed hanno offeso Pepe.
Takuumi alzò gli occhi al cielo e sospirò: quando erano stanchi, tutti si comportavano da poppanti. L’unico che non si lamentava mai, era suo nipote Ikuto.

Sakura, dopo aver posato il vassoio a terra, prese posto al fianco di Yaya e, con voce dolce e gentile fece calmare sia lei che Pepe.
- Non mi piace vederti piangere, piccolina… - le disse accarezzandole i capelli – Tu e Pepe siete molto forti ed il vostro aiuto nella squadra è prezioso. – le sorrise – Però… a volte è vero… Sei capricciosa, nessuno qui si diverte. Siamo tutti stanchi e spaventati, sai?
- Io…  - mormorò colpevole.
- Non è divertente per me farvi stancare in questo modo. – continuò zittendola – Ma sono in gioco le nostre vite e quelle delle persone che amiamo.
Le lacrime scomparvero subito dai volti di Yaya e Pepe, la ragazzina arrossì rendendosi conto di quanto il suo comportamento infantile avesse messo in pericolo i suoi amici e, a testa bassa, chiese scusa per le bizze fatte a causa della stanchezza.
Takuumi sorrise e, per smorzare la tensione che si era creata, disse:
- È umano avere momenti di debolezza. Tutti ne abbiamo.
- Parla per te, zio. – sogghignò Ikuto guardandoli.
- Non fare il superuomo. – lo derise con dolcezza la sorella – Anche tu hai momenti di debolezza – e girò la testa ad indicare Amu seduta con la schiena appoggiata al muro.
- Confettino? – fece un sorriso sarcastico Ikuto raggiungendola – Nooo… Lei non è una debolezza… - osservò le sue labbra morbide – Più che altro è una tentazione. – e si chinò a baciarla brevemente.
Amu appoggiò le sue mani sul torace di Ikuto e lo allontanò con forza, era diventata rossa come un pomodoro maturo.

Balbettando parole senza senso, si alzò e si allontanò dal “fidanzato” raggiungendo le sue amiche che stavano bevendo il succo di frutta fresco portato da Sakura.
- Amu, perché sei arrabbiata? – le domandò Rima dopo averla osservata in silenzio per alcuni minuti.
- Cosa ti fa credere che sia arrabbiata? – sbuffò la Jolly ruotando gli occhi al cielo.
- Perché sei rigida, non sorridi e non guardi negli occhi nessuno. – rispose elencando le risposte sulle dita Nagihiko.
- Ufh! – si strinse nelle spalle lei – Forse sono solo stanca. – cercò di mentire, ma l’arrivo di Ikuto le impedì di continuare.
Il ragazzo si era seduto alle sue spalle e, dopo aver fatto scorrere le sue gambe ai lati del corpo di lei, l’aveva abbracciata dicendo:
- Sei arrabbiata con me ed Utau, vero? – le chiese con le labbra contro il suo collo.
Gli occhi di Amu si chiusero lentamente e le sue labbra si schiusero in modo naturalmente sensuale, quella carezza sul collo era eccitante, e il suo giovane corpo fu percorso da una cascata di piccoli brividi di piacere.
Amu, sospirando beatamente, si appoggiò contro il petto di Ikuto, e rispose:
- Sì. Non mi piace essere considerata né una tentazione né una debolezza.
- Era solo uno scherzo, cognatina. – le sorrise Utau con dolcezza, da quando frequentava Kukai si era addolcita ed aveva accettato il fatto che Amu e suo fratello formassero una bella coppia.
- Di pessimo gusto però. – intervenne Takuumi – Non dovete perdere tempo a punzecchiarvi o prendervi gioco l’uno dell’altro ragazzi. – spiegò loro con pazienza – La Easter è molto brava ad insinuare il tarlo del dubbio nelle vostre menti. Dovete imparare a proteggervi.
- E come possiamo fare? – domandò interessato Tadase.
- Non è semplice come sembra Tadase. – rispose incrociando le piccole braccia sul petto Maki – Alcune persone impiegano anni per riuscire a distinguere menzogna e verità.
- Ed altre non imparano mai. – concluse Sakura osservando Kuroi che dormiva al sole.
- Non pensiamo ad Otsune proprio in questo momento. – le sorrise Takuumi – Non abbiamo tempo per lei.
- Non mi sembra giusto però. – miagolò la Maneki Neko – Anche lei ha bisogno di essere aiutata.
- Sono d’accordo con Chobi, - annuì Yoru – non è stata così cattiva con il mio Ikuto.
- Sappiamo che può essere salvata. – sorrise agli Shugo Chara presenti la Custode – Ma non è il momento questo. Dobbiamo prima insegnare ai vostri portatori molte cose, poi faremo di tutto per strapparla dalle grinfie della Easter.
- Potremmo avere un alleato, sai zia? – mormorò dopo qualche minuto di silenzio Ikuto.
- Chi? – domandò curiosa Ran.
- C’era una guardia gentile. – raccontò Ikuto ad occhi chiusi, ricordare gli procurava rabbia e dolore; ma abbracciato al suo Lucchetto riusciva a parlare – Ricordo che era un medico militare. Ho notato, nei rari momenti di veglia, che tra loro c’era qualcosa.
- Ottimo Ikuto. – sorrise Sakura – Sapresti descriverlo?
- Mmh… - scosse la testa.
- Però potrei aiutarlo io. – si fece avanti Miki – Potrebbe disegnarlo.
- Mi sembra un’ottima idea Miki. – annuì Takuumi – Vediamo mio nipote trasformato con te.
- Ma neanche per idea. – scosse la testa blu Ikuto – Non se ne parla.
- Cos’hai paura, gattaccio? – lo sfidò Tadase – Tutti noi abbiamo imparato a fare la trasformazione con gli altri Shugo Chara. Forse tu non sei abbastanza bravo.
- Maledetto principino! – soffiò Ikuto a mo’ di gatto.
- Ragazzi! – urlò Suu che non sopportava tutta quella tensione – Basta per favore… Chobi…
- Miaaaooowwww… - svolazzò la Shugo gattina – Sakura, portiamo un po’ di serenità?
- Sì, Chobi, ma facciamo un chara change. Non abbiamo tempo per una trasformazione.
- Ufffffhhh… - sbuffò la Maneki Neco che, nonostante non fosse d’accordo, fece la chara change con la sua portatrice, riuscendo così a ristabilire la serenità che era andata smarrita.

I Guardiani e gli Alleati sorrisero riconoscenti, Chobi e Sakura avevano alleggerito i loro cuori dal nervoso causato dalla stanchezza.
- Grazie sensei. – sorrise Yaya abbracciandola.
- Prego piccolina. – la baciò sulla nuca Sakura – Adesso… Ikuto, per favore, fai la chara trasformation con Miki. È importante.
- Lo trovo umiliante. – sbuffò il ragazzino alzandosi poi, puntando i suoi occhi su Miki, continuò – Spero tu non mi faccia vestire in modo ridicolo, altrimenti me la pagherai piccola pittrice.
- I miei abiti non sono mai ridicoli! – si arrabbiò Miki perdendo la sua proverbiale calma – Anche se sei il portatore dello shugo chara che mi piace, non hai nessun diritto di parlarmi così sai Ikuto?
- Mi… Miki? – balbettò Yoru diventando rosso come un pomodoro maturo – Da… Davvero ti piaccio? – chiese incerto.
- Sì… - annuì lei abbassando il viso, imbarazzata dalla situazione.
- Mmmmiiiaaaaoooowwww… - singhiozzò Chobi – Lo sapevo che sarebbe finita così…
- Ma come siamo melodrammatici oggi. – sospirò Takuumi, aveva notato che Ritmo guardava con occhi dolci la piccola Chobi, ma lei si era fissata con lo shugo gattino senza guardarsi intorno.
- Ok… - si alzò Sakura sospirando – Adesso basta perdere tempo, il mio intervento non è stato sufficiente; abbiamo bisogno di qualcosa di più… - gesticolando con le mani, lasciò la frase in sospeso, poi continuò - Amu, Suu occorre il vostro intervento per favore.
- Sì, sensei! – risposero in coro trasformandosi in Fiore Amuleto.
- Ma quanto malcontento che c’è in questa stanza… Amori incompresi… Gelosia… - la Jolly scosse la testa in segno di disapprovazione; poi si guardò intorno usando il potere di Suu – Diamo una bella pulita… - facendo comparire tra le sue mani la frusta per i dolci, Fiore Amuleto, iniziò a girare su se stessa dicendo – Girandola di Miele… - e la stanza si riempì di energia positiva, scacciando il malcontento che si era creato in un attimo.
Amu e Suu sciolsero la chara trasformation sorridendosi, poi Suu tornò dagli altri shugo chara felice di aver reso l’atmosfera meno tesa.

Sakura chiamò con un gesto Chobi, aspettò che la shugo chara si posasse nel palmo della sua mano e poi le disse mormorando:
- Non ti sei resa conto che c’è uno shugo chara che è innamorato di te, gattina bella?
- Sinceramente no, Sakura. – scosse la testa facendo tintinnare i campanellini – Chi è? – chiese, poi si girò ad osservare i presenti, solo uno aveva alzato la testa al suono dei suoi campanellini – Ritmo? – sorrise mandando la testa di lato.
- Ooh sì… - annuì Sakura sorridendo – Sento il suo cosmo brillare ogni volta che ti è vicino.
- Ed io son stata così sciocca e cieca. – mormorò sconsolata.
- Piccola gattina, va da lui e parlargli. Non è tardi. È l’unico che è stato affascinato dal suono dei tuoi campanelli.
- Già… - sorrise la shugo chara arrossendo deliziosamente – Grazie Sakura.
La Guardiana sorrise, lasciò andare Chobi e raggiunse il gruppo che la stava aspettando.
- Amore, siamo pronti. – la accolse Takuumi tendendole la mano – Ikuto, dopo aver parlato con Miki e Amu, ha deciso di fare la trasformazione.
- Ottimo. – annuì Sakura chinandosi a baciare Takuumi, aveva bisogno del contatto delle sue labbra quasi come aveva bisogno di respirare.
- Facciamolo adesso. – sbuffò Ikuto, fingeva indifferenza però era “emozionato”, era la prima volta che si trasformava con uno shugo chara che non era Yoru.
- Lascia che il mio potere entri in te, Ikuto. – lo rassicurò Miki – Non avere paura, nessuno vuole farti del male.
- Lo so. – annuì il ragazzo – Sei pronta Miki?
- Pronta! – sorrise incerta la piccola artista.
- Bene… - Ikuto tolse dalla scollatura della maglietta la Chiave, si portò le mani sul cuore e, mimando il gesto di un lucchetto che si apre, disse  – E adesso cuore mio… Schiuditi…
Miki, sorridendo in modo gentile, raggiunse il proprio uovo con i simboli del seme di Picche, si chiuse dentro e raggiunse il centro del cuore di Ikuto.
Il corpo del ragazzo, fu avvolto da una luce blu che sfumò dall’azzurro all’indaco, alla fine della trasformazione, Ikuto indossava un abbigliamento da pittore bohemien: pantaloni neri che fasciavano le sue gambe; una maglietta aderente nera con lo scollo tondo ed una camicia nera portata a mo’ di giacca, in tessuto trasparente che gli arrivava fino alle ginocchia dove spiccata il simbolo del picche di Miki.
Le mani erano fasciata da un paio di guanti neri con le dita libere, nella mano destra aveva un blocco per disegnare e nella sinistra una matita.
- Chara trasfmormation… - dissero in coro – Picche Bohemien…
Dal gruppo dei Guardiani si alzarono delle ovazioni, tutti erano stupiti della trasformazione.
- Ikuto… - parlò Amu con un sorriso incerto – Sei ancora più bello chara trasformato con Miki.
- Grazie confettino. – sorrise lui seducente, le ragazze presenti gemettero estasiate.
I ragazzi presenti sbuffarono improvvisamente gelosi dello charme e dell’aspetto di Ikuto/Miki. Anche loro si erano trasformati con l’artista di Picche, ma nessuno aveva ottenuto un aspetto gradevole come il suo.
- Smettetela di fare i bambini. - gemette ruotando gli occhi al Cielo Sakura – Ikuto è la chiave; ha molto potenziale, è solo un pigro. Se si allenasse come fate voi, con costanza e dedizione, sarebbe molto forte.
- Grazie zia… - rispose flemmatico il ragazzo.
L’Oracolo sorrise ai presenti, poi pregò Ikuto di iniziare a fare il disegno. Il ragazzo tracciò sul blocco da disegno un ritratto particolareggiato di Haru; lavorare con Miki era molto bello e lei riusciva ad usare a pieno la spiccata vena artistica del ragazzino.
Quando spirito e portatore si separarono, avevano entrambi il fiatone.
- Grazie Ikuto… - ansimò Miki inchinandosi – Ho sentito la tua vena artistica mescolarsi alla mia.
- È stato bello. – sorrise lui – Ma stancante.
- È normale. – annuì Takuumi – Miki non è il tuo shugo chara, trasformarti con lei è molto faticoso per tutti fuorché Amu.
- Il mio confettino. – le sorrise teneramente lui facendola arrossire.
- Sensei scusate. – parlò Rima – Si sta facendo tardi, dovrei tornare a casa.
- È vero, - annuì Yaya – anche io.
- Ma certo. – sorrise loro Takuumi – Andate pure.
- Sakura, posso chiamare a casa e chiedere di potermi fermare ancora? – domandò Amu.
- Certo tesoro. – le strizzò l’occhio l’Oracolo – Chiedi se puoi fermarti a cena. Come sai, ancora Ikuto non può uscire.
- Ma io… -balbettò salutando gli amici che andavano via – Non vorrei disturbare.
- Non disturbi, nipotina. – rise felice Takuumi – Stasera cucino io.

Una smorfia attraversò il volto di Ikuto, che distogliendo lo sguardo, disse:
- Lo zio non sa cucinare.
- Hai ragione Ikuto. – sospirò Sakura – Lo aiuto io in cucina… Voi riposate… 
- Posso portare Amu nella stanza della musica? – domandò Ikuto – Vorrei farle sentire come suono il pianoforte.
- Certo. – strizzò l’occhio Takuumi – Mi dispiace per il violino di tuo padre, Ikuto.
- Sono certo che riusciremo a salvarlo, zio. – scosse le spalle lui salendo le scale con Amu in braccio.
- Aaaahhh! – strillò lei – Ikuto lasciamiiiii!!!
- Mai! – soffiò come un gatto lui – Mai confettino! – e la baciò voracemente, togliendole il fiato.
Amu chiuse gli occhi e si aggrappò alle spalle di Ikuto, rispondendo al bacio senza timore, cercando la lingua di Ikuto con la propria, famelica di lui quanto lui di lei.
- Mia… Mia! – le mormorò sulle labbra stringendola contro il suo petto – Sei mia Amu.
- Ahia… - si lamentò lei, spaventata dall’ardore del suo fidanzato – Ikuto mi stai stritolando…
Il ragazzo si riscosse, lasciò andare Amu facendola cadere pesantemente a terra, mormorando:
- Io… Scusa Amu. Non so cosa mi sia successo.
La ragazzina stava per rispondere che non era successo niente di grave, ma si zittì notando qualcosa di strano brillare nella tasca dei pantaloni di Ikuto.
- Amu. – la scosse lui – Ehi, ti ho chiesto scusa. Perché non mi parli più?
- Co… - balbettò indicando la tasca – Cosa è quello?
- Forse che sono felice di vederti? – rise lui facendola gridare imbarazzata.
- Sei un cretino! – gli urlò balzando in piedi come se l’avessero punta – Un cretino con la C maiuscola!
- Eddai che stavo scherzando. – sorrise serafico – Cosa hai visto di strano nella mia…? – e non finì la frase, aveva abbassato lo sguardo ed aveva finalmente notato lo strano oggetto che aveva attirato l’attenzione di Amu.
- È quello che sembra? – domandò lei.
- A quanto pare. – rispose laconicamente lui.

I due ragazzi restarono per qualche secondo in silenzio ad osservare l’uovo che era comparso magicamente nella tasca dei pantaloni di Ikuto.
Al piano di sotto, Sakura non si sentiva tranquilla, avvertiva qualcosa di strano in casa e quando l’Amber Egg iniziò a brillare di luce purpurea capì che i Chiave e Lucchetto erano in serio pericolo.
- Amore. – la chiamò Takuumi – Che succede?
- Un uovo nero. – parlò voltandosi a guardarlo, i suoi occhi erano vacui, stava parlando con la voce dell’Amber Egg – Presto, fermatelo prima di farlo schiudere, devo esaminarlo.
- Uovo nero? – ripeté Takuumi smettendo di tagliare le verdure – Ma smettila di prendermi in giro, amore. Sono secoli che un uovo ne…
- Zitto umano! – tuonò in risposta Sakura, la sua voce risuonò dalla profondità dei secoli – Non sono la tua donna, uso la sua voce per farmi capire da te. Va dalla Chiave. Sbrigati!
- Io… - sobbalzò l’Oracolo spaventato – Va… Vado immediatamente.
Takuumi corse verso le scale e le salì a due alla volta, trovando Ikuto ed Amu fermi nel mezzo del corridoio.
- Zio! – lo chiamò Amu sollevata.
- Ehi zio… - gli sorrise Ikuto – Perché quella faccia preoccupata?
- Chi di voi due ha un nuovo uovo?
- Io. – si strinse nelle spalle il ragazzo – Perché?
- Mi è stato chiesto di non fartelo toccare, prima deve essere esaminato.
- Perché? – domandò sbuffando Ikuto – Cosa succedere, la tua Sakura non si fida di me?
- No, anzi, tutt’altro. – scosse la testa Takuumi – Lei è preoccupata per te.
- Hm? – mugolò mandando la testa di lato il ragazzino – Perché?
- Ho capito! – batté il pugno sulla mano aperta Amu – Potrebbe essere un uovo X.
- Un attacco della Easter!? – sobbalzò Ikuto rendendosi conto del pericolo – Ma come, la vostra abitazione non era a prova di magia nera? – chiese sogghignando.
- Forse sei tu ad avere ancora dei canali aperti con loro. – replicò punto sul vivo Takuumi.
- Smettetela! – intervenne nuovamente la Jolly – Siete ridicoli. Andiamo immediatamente da Sakura.
- Ok… - mormorarono in coro zio e nipote.

Sakura stava camminando nervosamente in salotto, era ancora sotto l’influsso dei poteri dell’Amber Egg e non tollerava di non avere libero arbitrio del suo corpo.
- Sensei… - la chiamò Amu – Siamo qui.
- Bene. – sorrise brillando di luce ambrata – Ikuto… Vieni da me, per favore.
- Eccomi. – il ragazzino la raggiunse, la Custode estrasse dalla tasca l’uovo nero e lo osservò a lungo in silenzio.
L’Amber Egg lo scandagliò con i suoi ancestrali poteri, purificandolo dall’energia negativa di cui era stato cibato, mostrando a tutti i disegni di stelle e note musicali che ne abbellivano il guscio.
- Adesso l’uovo è pulito… - parlò dolcemente la Custode passando l’uovo all’Oracolo – E’ vissuto dentro il cuore di Ikuto per tanto, tantissimo tempo. L’Energia X lo aveva imprigionato ed è riuscito a nascere solo ora che la nostra Chiave è stata purificata.
- Perché non mi hai permesso di toccarlo prima? – domandò Ikuto offeso – Non ti fidi di me?
- Certo che sì. – sorrise Sakura – Ma l’uovo era sporco di energia negativa, il povero shugo chara al suo interno stava soffrendo terribilmente. Scusa i miei modi bruschi, Chiave. – mormorò la Custode tornando lentamente in sé.
Sakura si appoggiò alla spalliera del divano ondeggiando, sbattendo più volte gli occhi mise a fuoco i presenti dicendo:
- Cosa è successo?!
- Hai interagito con l’Amber Egg. – sorrise Takuumi portandole del succo di arancia.
- Eeeeeeeeeeehhhhhhhhh! – urlò sgranando gli occhi – Sono anni che provo a farlo!
- Lo hai fatto per Ikuto. – spiegò Amu – Ha un nuovo shugo chara.
- Veramente? – sorrise Sakura stanca – I poteri dell’Uovo Ancestrale sono devastanti, mi sembra di essere stata calpestata da una carica di elefanti.
- Povero amore mio… - la abbracciò con dolcezza Takuumi.
- Dopo cena, un bel bagno caldo non me lo toglie nessuno. – sorrise ancora lei – Ikuto, possiamo vedere il tuo uovo? Si è schiuso?
- Non ancora zia. – scosse la testa – Però l’uovo è molto più bello ora rispetto a prima.
- Già. – annuì Amu – Prima era tutto nero. Sembrava cattivo. – rabbrividì.
- Energia X. Anni di Energia X…  - sospirò affranta Sakura.
- Non essere dispiaciuta… - mormorò una vocina soave – Adesso sto bene. – l’uovo che Ikuto teneva tra le mani si schiuse, mostrando un esserino in tutto e per tutto uguale a lui soltanto vestito di chiaro, con i capelli neri a spazzola e gli occhi azzurri come laghi di montagna.
Lo shugo chara appena nato, si guardò curiosamente intorno, indossava un paio di jeans aderenti ed una camicia celeste che brillava di centinaia di piccole stelle. Aveva un sorriso sincero, ed in mano stringeva uno scudo rotondo con disegnata una costellazione.
- Ben arrivato piccolo. – sorrise Sakura facendo un leggero inchino – Come ti chiami?
- Il mio nome, signora, è Scutum… - rispose con la sua voce soave brillando – E rappresento il desiderio di Ikuto di proteggere e brillare.
- Scutum. – mormorò a bassa voce Takuumi – Porti il nome di una Costellazione nella Via Lattea.
- Esatto, signore. – annuì facendo scintillare la camicia – Sono felice di essere nato dopo la purificazione. Il mio alter ego, Beta Scutum è nero e cattivo.
- Com’è carino! – squittì Amu – Non vedo l’ora di vederti chara trasformato con lui, Ikuto.
- Non succederà confettino. – bofonchiò il ragazzo incupendosi – Io un tipo tutto lustrini e buone maniere?
- Io e te saremo molto forti, caro Ikuto. – gli sorrise – Altro che quel gatto spelacchiato che è sempre a poltrire in giro.
- Ehi, come ti permetti di…? – iniziò Yoru offeso.
- Perché non è vero? Sei sempre in giro a bighellonare. – lo osservò mandando la testa di lato.
- Miaooowww! – soffiò risentito lo shugo chara gattino – Ma chi ti credi di essere?
- Il protettore di Ikuto! – rispose rapido Scudum.
- Mancava un altro shugo chara attacca brighe. – sospirò Maki, elegante nel suo abito blu notte.
- Non disperare Maki, - sorrise Sakura dopo che lei si fu seduta sulla sua spalla – vogliono entrambi essere maschi dominanti; ma non hanno capito che qui l’unica che comanda sono io.
- Oh beh. – rise Arashi – Molto presto impareranno, Custode.
- Arashi… - lo chiamò vicino e lo baciò con dolcezza sulla nuca, il ninja arrossì e si nascose dietro il suo portatore.
- Custode sei tremenda. – squittì Maki – Povero il mio Arashi!
- Tuo?! – rise dolcemente Sakura – Visto che avevo ragione, Takuumi? La mia chara della musica è innamorata del tuo ninja.
- Ed è ricambiata. – mormorò Arashi facendosi coraggio, adesso c’erano troppi shugo chara che svolazzavano attorno alla sua Maki.
I due shugo chara, si presero per mano e volarono in giardino parlottando tra loro a bassa voce.
- Bene. – rise Takuumi – Che ne dite di ordinare una pizza? Con l’arrivo di Scutum abbiamo smesso di cucinare.
- Io… - parlò Amu – E’ molto tardi, e dovrei tornare a casa.
- Confettino… - Ikuto mimò un broncio, ma durò poco perché disse – Posso accompagnarla a casa?
- Sì. – annuì Sakura – Ma non restare da lei. Scutum e Yoru verranno con te.
- Va bene zia.
In silenzio, i due ragazzi lasciarono casa Miraboshi tenendosi per mano, felici di poter passare un po’ di tempo soli.

Ikuto fu di parola, accompagnò Amu a casa e le dette un lungo bacio di commiato, poi facendo la chara change con Yoru, tornò a casa degli zii saltando come un gatto da un tetto all’altro.
Mentre si stava concentrando sul paesaggio circostante, una serie di flashback gli affollarono la mente, facendogli perdere l’equilibrio.
- Cos’è stato Ikuto? – domandò Yoru spaventato.
- Ricordi di qualcosa. – spiegò il ragazzo scuotendo la testa – Mi torneranno in mente a tempo debito. – guardò i due shugo chara – Forza, torniamo a casa ho fame.


Angolo dell'autrice:

Chiedo scusa per l'imperdonabile ritardo e per avervi fatto preoccupare...
Dal cuore ringrazio chi mi è stato vicino, chi ha speso un attimo del suo tempo per me... Per salutarmi, raccontarmi... Farmi sapere che non sono sola e che ho persone meravigliose vicino con le quali parlare e confrontarmi... Grazie a chi legge la mia storia. A chi mi dedica del tempo per commentare... A chi l'ha messa tra i preferiti o da seguire... A tutti GRAZIE per il calore e la vicinanza... Nel prossimo capitolo i frammenti di ricordi che ha avuto Ikuto diventarenno reali e non solo lui ricorderà in che modo Amu in veste di Lucchetto è riuscita a "purificare" il suo cuore dal terzo e più pericoloso seme nero... ^_^

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Capitolo 16
*** La verità ***


La verità:

Ikuto tornò a casa saltando di tetto in tetto, aveva come la sensazione che la Chiave volesse non fargli ricordare qualcosa… Qualcosa che era successo tra lui e la sua Amu.
Anche i suoi due shugo chara avvertivano qualcosa di strano nel loro portatore ma non riuscivano a violare la Chiave per avere da lei delle spiegazioni.
- È inutile. – sbuffò sudando Scutum – La chara che abita la Chiave è una gran testarda, Ikuto.
- Miaaaooowww! – gemette Yoru stremato – Mi dispiace, ma quello lì ha ragione padroncino. Non vuole dirci niente sulla visione che hai avuto.
- Vi ho detto di smetterla! – li sgridò aspramente il ragazzo raggiungendo la casa dell’Oracolo e della Custode – Se la Chiave non vuole che io ricordi, o che voi sappiate qualcosa, non dovete insistere. – guardò per un attimo l’orizzonte, il Cielo rosato gli ricordò i capelli della sua fragolina Amu – Quando sarà il momento ricorderò tutto.
- Perché non chiedi aiuto allo zio? – propose grattandosi dietro un orecchio lo shugo gatto – Lui potrebbe conoscere qualche tecnica per sbloccare i ricordi.
- Non è una cattiva idea, gatto! – approvò Scutum – Cosa ne pensi, Ikuto?
- Mh. – annuì distrattamente lui, la Chiave sembrava pulsare come se fosse spaventata dalla possibilità che Takuumi risvegliasse in lui quei ricordi di cui aveva visto passare solo sbiadite ombre – Mi piace la tua idea, Yoru.
- Eccovi a casa. – li accolse con un sorriso Sakura, era in giardino ad innaffiare le piante – È andato tutto bene?
- Sì, zia, grazie. – le sorrise di rimando Ikuto.
- Grazie a Scutum puoi uscire di casa, non per molte ore. È ancora giovane e la sua potenza è limitata.
- Ah. – annuì il ragazzino – Quindi lui mi fa da scudo contro l’energia negativa della Easter?
- Ora non pretendere che compia atti miracolosi, ragazzino! – rise lo zio raggiungendoli – Scutum impedisce alla Easter di rintracciarti. – spiegò mostrandogli un libro – È scritto qua. Pensa, il Libro di Sakura si è aggiornato.
- Già, la nascita di Scutum non era prevista. Forse, e dico “forse”, doveva restare nel tuo cuore senza schiudersi mai.
- Ed invece sono qua. – si batté il piccolo pugno sul petto – Ho sentito che nascere era la cosa più giusta da fare. Da dentro il cuore, chiuso nel mio uovo, avrei fatto molto poco.
- Soprattutto perché eri Beta Scutum, piccoletto. – concluse Takuumi saggiamente.
- Già. – annuì il piccolo guardiano – Sento già la mancanza di Amu e delle sue shugo chara.
- Immagino che ti manchi molto Dia. – ammiccò Sakura terminando di innaffiare – Ho notato i vostri sguardi languidi.
- Dia è molto bella. Brilla come un diamante.
- Tutti gli shugo chara sono belli. - si strinse nelle spalle la Custode – Io vi amo tutti.
- Il tuo amore è prezioso. – le rispose Chobi svolazzando allegra – Sei la più potente tra le Custodi che il Libro abbia mai insignito. – continuò – L’unica che ha interagito con l’Amber Egg.
- Ancora mi sembra irreale. – scrollò le spalle la giovane donna – Ikuto. Tu hai qualcosa che non va. Ti ho offeso in qualche modo?
- No. – rispose laconicamente, la testa affollata di troppi pensieri – Tornando a casa… - iniziò, ma fu interrotto da Yoru:
- Tornando a casa il mio Ikuto ha avuto una specie di visione.
- Cosa significa? – chiese Takuumi interessato – Ma entriamo in casa, la cena è pronta.
- Alcune strane immagini, mi sono passate nella mente per pochi minuti. – spiegò togliendosi le scarpe Ikuto – Ma non ho visto niente di preciso.
- Erano come ricordi di sogni? – chiese Sakura entrando.
- Sì. – annuì il ragazzo – Come ricordi di sogni. – ripeté meditabondo – È come se…
- Se la Chiave impedisse ad Ikuto di ricordare. – concluse Scutum.
- Mmh. – ridacchiò Takuumi – Potreste avere ragione. – prese dal piano della cucina un vassoio con del takoyaki, delle polpettine di polpo tipiche della cucina di Osaka.
- Takoyaki? – sorrise felice Sakura osservando il piatto fumante.
- Sono un disastro in cucina, ma questo è il mio piatto forte. – rise il giovane uomo – Ne hai mai mangiati nipote?
- No. – li guardò con sospetto – Ignoro cosa siano, zio.
- Sono uno dei piatti tipici della mia infanzia. Come ti ha detto la zia, si chiamano “Takoyaki”, sono delle polpette fatte con il polpo. Come puoi vedere, il polpo è ripieno di una pastella fatta con farina, acqua e dashi (brodo). Alla quale ho aggiunto dei pezzi di tako (polpo) e altri ingredienti a piacere; io ho scelto del porro e dei pezzettini di formaggio. Ti consiglio di mangiarle con la salsa Otafuku per takoyaki ,maionese e aonori (polvere di alga).
- Ma voi, - li guardò – del cibo normale non sapete farne? – ed assaggiò una polpetta scetticamente.
- Dai Ikuto. – sorrise felice Sakura – Queste takoyaki sono fantastiche! Takuumi è bravissimo a cucinarle.
Ikuto assaggiò lentamente la nuova pietanza, il sapore era strano ma gradevole. Seguendo i consigli dello zio aveva intinto la polpetta nella salsa Otafuku e l’esplosione di sapori nella sua bocca su indescrivibile.
- Allora? – chiese lo shugo chara di Takuumi – Che ne pensi scettico?
- Che sono molto buone. – annuì con un sorriso sincero il ragazzino – Non ho mai mangiato niente di così strano e gustoso.
- Grazie. – gli strizzò l’occhio il giovane uomo.
- Mmh amore! – lo baciò sulle labbra Sakura – Sono squisistissime! Ikuto, l’aonori a me non piace. Io preferisco mangiare i takoyaki con la maionese e la salsa.
- Ah. – si batté una mano sulla fronte Takuumi – Mi sono dimenticato di prendere una cosa… Ehi spiriti… Voi non mangiate?
- Stiamo mangiando. – annuì lentamente Aya – Sono deliziose, come sempre.
- Ti ringrazio dolcissima Aya. – arrossì Takuumi abbassando lo sguardo nel piatto.

Continuarono a mangiare in silenzio, ascoltando in sottofondo una stazione radiofonica che trasmetteva musica classica. Durante gli assoli di violino, gli occhi di Ikuto brillavano e poi si riempivano di lampi di rabbia.
Sakura, notando gli stati d’animo contrastanti del nipote, gli posò una mano sul braccio dicendo:
- Ti prometto, in qualità di Custode, di fare tutto ciò che è in mio potere per recuperare il tuo violino.
- Ti ringrazio zia. – le dedicò un sorriso sghembo, in quel giovane viso, la donna rivide il suo compagno. Zio e nipote si assomigliavano molto.
- A tratti mi sembra di guardarmi in uno specchio ringiovanente. – rise Takuumi intuendo il pensiero di Sakura.
- Che brutta vecchiaia. – borbottò Ikuto – Spero di non diventare brutto come te, caro zio!
- Piccolo gatto randagio e impertinente! – Takuumi tirò al nipote una mollica di pane, scatenando in poco una guerra con il cibo e tanta ilarità in cucina.
Sakura li osservava felice, si sentiva bene anche se immaginava che quella quiete non sarebbe durata a lungo.
- Zia. – la chiamò Ikuto – Ehi, tutto ok?
- Hm? – Sakura sbatté le palpebre e si rese conto di essere stesa a terra – Cosa… Cosa è successo?
- Speravamo potessi dircelo tu. – le accarezzò il viso Takuumi – Stavamo giocando, ti sei alzata per mettere i piatti nel lavello, poi…
- Ti sei girata ed hai sorriso. – continuò Ikuto – Un attimo dopo sei diventata bianca…
- E ti sei accasciata al suolo come un lenzuolo senza vento. – concluse per tutti Aya.
- Non mi sono accorta di niente. – scosse la testa – Vi stavo osservando, pensando a quanto è bella questa serenità di famiglia. – sorrise – Poi ho sentito la voce di Ikuto che mi chiamava.
- Forse sei solo molto stanca. – Takuumi l’aiutò ad alzarsi – Lavorare con l’Amber Egg deve averti tolto molte energie.
- Non credo sia quello. – scosse la testa Yoru osservandoli.
- Cosa vuoi dire, gattino? – domandò l’uomo.
- Nessuno si è accorto che il Ki di Sakura è cambiato?
- Cambiato? Il mio KI? – la giovane donna osservò i presenti facendo fatica a capire, aveva notato qualche piccolo cambiamento nel proprio corpo, soprattutto a livello di energia ma non ci aveva fatto molto caso, era sempre oberata di mille impegni.
- Yoru. – mormorò ingollando a vuoto Takuumi – Stai forse dicendo che…
- Che Sakura è incinta. – sbuffò Scutum mettendosi in mezzo – Davvero nessuno di voi l’aveva capito? – il nuovo arrivato si voltò verso Sakura e la osservò utilizzando i proprio ancestrali poteri – L’energia spirituale di Sakura è più potente di prima. – disse – È diventata di un bel blu vivace, segno che alla sua energia si è unita quella di un’altra creatura. Un puntino che sta crescendo dentro al suo ventre.
- Un figlio! – Sakura si portò una mano sulla bocca ed una sul ventre, poi scoppiò a piangere – Non è possibile io… Io non posso aspettare un figlio! Non adesso!
- Ma siamo sempre stati attenti. – scosse la testa Takuumi che, dopo averlo detto, si rese conto che non era proprio così, almeno non sempre. A volte, i loro scatti di passione erano troppo difficili da controllare e non sempre facevano attenzione.
- Vi prego di non entrare nei dettagli. – rise Ikuto alzando le mani al cielo.
- Oooh piantatela! – Sakura li osservò tentando di fare gli occhi “cattivi”, ma era felice desiderava tanto un figlio da Takuumi.
Ridendo, Takuumi abbracciò Sakura e poi la baciò con dolcezza ed a lungo sulle labbra.
- Ti amo immensamente, Custode.
- Ed io amo immensamente te, Oracolo.
- Ma come siete carini. – li derise Ikuto, ma nella sua frase non c’era cattiveria, era veramente felice per lo zio e la sua compagna.
- Ikuto. – Sakura lo abbracciò di slancio – Ti prego, non andare via da questa casa. Tu sei importante per noi. Importante anche per questo bambino che ho in grembo. Tu sei energicamente forte, energeticamente importante.
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte, zia. – le sorrise il ragazzino – Dobbiamo sconfiggere l’Easter e voi avete molte cose da insegnarmi ancora.
- Forza ragazzino. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Aiutami a mettere in ordine la cucina. Lo so che non ti piace fare lavori da “sguattero”; ma tua zia deve riposare. Almeno fino a quando avrà fatto tutte le analisi.
- Sono d’accordo. – annuì Aya – Vi aiuteremo anche noi.
- Siamo una bella squadra. – parlò Chobi – E sappiamo che questo bambino ha un ruolo importante. Per questo sta arrivando adesso.
- Dopo che tu sei riuscita ad entrare in contatto con l’Amber Egg. – concluse Maki.
Sakura sorrise alla sua famiglia, poi raggiunse il salotto dove il gatto dormiva pacificamente sul divano.
Lei gli sedette vicino e chiuse per un attimo gli occhi, improvvisamente stanca.

In cucina, zio e nipote pensarono a rassettare l’ambiente aiutati dagli shugo chara. Gli spiriti erano molto allegri e stavano canticchiando felicemente.
- Come sono chiacchieroni. – disse irritato Ikuto asciugando i piatti.
- Sono felici. – rise Takuumi – Un bambino, per gli shugo chara, è una gran benedizione.
- Non solo per loro. – scosse la testa il ragazzino.
Finirono di sistemare in silenzio e, mentre Ikuto metteva a posto l’asciughino usato per i piatti, disse:
- Ascolta zio. Potresti aiutarmi a recuperare un ricordo?
- Un ricordo? – ci pensò qualche secondo – Non dovrei avere grossi problemi.
- Ho una cosa che mi tormenta. Una cosa che deve essere successa per la purificazione del mio cuore.
- Sì. – borbottò – È Sakura quella più brava di me con le meditazioni e il recupero dei ricordi. Però possiamo provare.
- Non voglio farlo con una donna! – si indignò Ikuto mettendo su il suo ghigno abituale.
- Me lo dirai tra qualche anno, ragazzino! – rise Takuumi uscendo.
- Zio! – rise capendo un attimo dopo a cosa si stesse riferndo.

I due si separarono, Ikuto salì nella stanza della musica dove si era stabilito e, mentre era a metà della scala, ebbe un capogiro ed un ricordo nebuloso gli offuscò la mente.
Scutum e Yoru gli furono subito vicino, aiutandolo con la loro energia a non cadere dalla rampa di scale.
- Ma cosa diavolo mi sta succedendo!? – borbottò arrabbiandosi.
- Non lo so padroncino. – parlò Yoru – Ma sembra quasi che hai dei ricordi che premono per essere recuperati.
- E voi siete due inutili spiriti chiacchieroni. – li osservò duramente – E non sapete come aiutarmi, vero?
- Non siamo inutili. – si offese l’ultimo arrivato – Il nostro compito è quello di aiutarti, sostenerti e proteggerti. Non possiamo fare tutto, ma proprio tutto quello che vorresti.
- Lo so. Scusate. – scosse la testa blu notte – E’ che sono stanco e frustrato. Vorrei tanto che tutta questa storia fosse già finita. Vorrei poter rendere sicuro il mondo per Amu.
- Non puoi fare tutto da solo. – lo sgridò Scutum – Devi farti aiutare da chi ti è vicino.
- Ufh! – sbuffò il ragazzino – Sono abituato a fare le cose per conto mio.
- Come un gatto randagio. – parlò alle sue spalle Sakura, facendolo sobbalzare – Scusa nipote, stavo salendo per andare a dormire ed ho sentito la vostra conversazione.
- Non dovevi ascoltare. – la sgridò aspro Ikuto, non sopportava che qualcuno venisse a conoscenza di cose sue personali.
- Non ho origliato di proposito, nipote. – rispose piccata Sakura – Non volevo impicciarmi degli affari tuoi o provare pena o qualunque altra cosa ti faccia rabbia.
- Io…
- Io stavo passando per andare in camera da letto. Ho sentito le vostre voci e ho osato rispondere ad una tua frase. Ti chiedo scusa, devo imparare a tenere la bocca chiusa. – e, senza dargli il tempo di replicare, lo superò chiudendosi in camera da letto.
- Perdonala Ikuto… - parlò con voce dispiaciuta la piccola Maki – Sakura è spaventata.
- Volevo chiederle scusa. – si strinse nelle spalle la Chiave – Ma lei non me lo ha permesso.
- E tu non permetti a nessuno di avvicinarsi. – lo rimproverò bonariamente Chobi – Forse tutti quanti dovreste imparare ad ascoltarvi. Dite sempre tante belle cose, parlate di sentimenti ma poi… quando si tratta di mettere in pratica i vostri… come li chiamate?
- Buoni propositi? – la aiutò Scutuum.
- Sì, esatto. Quando dovete mettere in pratica i vostri buoni propositi fate degli enormi pasticci.

Il ragazzo sbuffò frustrato. Era tutto più difficile e complicato di prima.
Almeno, quando lavorava per la Easter, poteva muoversi in completa autonomia. Andare e fare ciò che più gli piaceva, senza dover rendere conto a nessuno o chiedere scusa per qualcosa.
- Lo pensi davvero? – chiese il nuovo shugo chara che, al contrario di Yoru era in grado di leggere sia la mente sia il cuore di Ikuto in ogni momento.
- Penso cosa? – domandò il ragazzo continuando a salire le scale.
- Che stavi meglio prima. Prima di conoscere la tua famiglia.
- E tu come…?
- Io sono il tuo scudo, Ikuto. – si strinse nelle spalle – Ti ho sempre protetto dal dolore del mondo esterno. Ti ho donato la mia forza quando nessuno credeva in te. Ho lasciato che a nascere fosse Yoru perché avevi bisogno di lui. Del suo modo di vivere da randagio, perché io non ero ancora pronto. Il tuo spirito non era ancora pronto a stare senza di me. Ed io non ero abbastanza forte.
- Tu hai assorbito anni di energia X per me. – lo guardò bene per la prima volta, notando quando assomigliasse a suo padre e suo zio.
- Già. – sospirò – Devi iniziare a fidarti. Non tutti vogliono farti del male.
- Ma io sono la causa di tutto questo male. – gemette esasperato.
- Ehi… - parlò Takuumi, anche lui stava salendo le scale – Tutto ok? – domandò.
- No zio. – Ikuto fece un sorriso triste – Ti andrebbe di salire in camera, così parliamo un po’?
- Volentieri. – annuì il giovane uomo – Porto questo a tua zia e ti raggiungo.
- Grazie.

I due si separarono, Ikuto salì nella mansarda con la testa affollata di pensieri; Takuumi entrò nella camera da letto dove pochi istanti prima era entrata Sakura.
La giovane donna, era seduta nella poltrona vicino alla finestra. Aveva il viso rigato di lacrime ed era sola. Le sue tre chara erano tornate dentro le proprie uova.
- Amore… - la chiamò tenero Takuumi, notando solo in quel momento quando la sua compagna fosse bella immersa nella luce della luna.
- Odio sentirmi così. – singhiozzò lei – Io… Io che sono sempre stata una razionale. Una che…
- Una che ho sempre amato. – la abbracciò lui – Una che ha sempre messo anima e cuore nelle cose che faceva. Che ha combattuto contro tutto e tutti per me. L’unica che ha sempre creduto che fossi una brava persona.
- Smettila. – scosse la testa – Così non stai riuscendo a consolarmi. Ma a farmi piangere di più.
- E tu piangi. – si strinse nelle spalle – Quanti anni sono che tieni dentro di te tutti questi sentimenti?
- Ho perso il conto. – ridacchiò e puntò i suoi occhi in quelli di lui.
- Nostro figlio vuole avere lo spazio per crescere. – le asciugò le lacrime – Non vuole una mamma brutta e piena di cattivi pensieri.
- E non l’avrà. – sorrise e si posò una mano sul ventre – Lui è una creatura speciale.
- Potrebbe essere una lei. – le baciò la punta del naso.
- Sento che è un lui. – scosse la testa – E avrà molto potere. Perché è te e me, Takuumi.
- E allora basta piangersi addosso. Rimboccati le maniche, amore. Tira fuori il tuo vero potere.
- Sono solo stanca. Ho visto cose che ancora devo capire.
- L’Amber Egg è vecchio come il mondo. È normale che ti abbia mostrato cose che non capisci. Normale che tu ti senta così stanca.
- Sai… - gli sorrise – Pensavo di…
- Iniziare ad addestrare un nuovo Oracolo?
- Custode… - abbassò le ciglia sulle guance rosee – Ma come fai…?
- È perché tu sei il cuore del mio cuore.
Si scambiarono un bacio immersi nella luce della luna, poi Takuumi la fece stendere a letto e, dopo averle rimboccato le coperte, le disse che Ikuto lo stava aspettando per parlare.
Sakura annuì, pregò Takuumi di chiedere scusa al nipote e poi si lasciò trasportare nel sonno. Troppo stanca per restare altro tempo sveglia.

Takuumi la osservò per alcuni minuti, poi raggiunse il nipote in mansarda.
Ikuto era sul piccolo balcone, stava osservando la luna con il mento appoggiato sul ginocchio.
- Cosa darei per suonare… - stava dicendo a Yoru.
- Manca anche a me il suono del tuo violino. – sospirò lo spirito gatto.
- Ikuto. – lo chiamò Scutuum.
- Sì? – il ragazzo si girò verso lo shugo chara e sobbalzò quando vide che tra le mani il piccolo spirito stava reggendo un violino.
- E… - iniziò a chiedere, ma un lieve bussare alla porta lo interruppe.
- Ehi. Sei sveglio? – entrò lo zio con il suo sorriso sereno.
- Vieni zio. Sono sul balconcino.
- Eccomi… - Takuumi raggiunse Ikuto ed i suoi shugo chara, poi si accese una sigaretta e lasciò che il proprio sguardo vagasse sul panorama.
- Zio. Guarda. – Ikuto attirò l’attenzione di Takuumi su Scutum e lo strano dono che aveva per lui.
- Wow! – fischiò lui – Questo non me l’aspettavo. – sorrise.
- Sono uno spirito dotato di molte risorse. – ridacchiò il piccolo chara facendo scintillare la sua camicia.
- Dici che sarà sicuro? – osservò golosamente il violino che Scutum teneva sospeso in aria, poi lo zio, poi di nuovo il violino.
- Non sento provenire da quell’oggetto niente di negativo. – sorrise il giovane uomo – Ma se vuoi essere sicuro, vado a svegliare la zia.
- Lasciala riposare. – scosse la testa – Ricordo la mamma incinta di Utau. Era sempre molto stanca ed irritabile. Diciamo che ci siamo presi e che domani dovremmo fare pace.
- Ok. – annuì lui finendo di fumare la sigaretta.

Lo shugo chara di Takuumi li raggiunse sul balcone, osservò attentamente la scena ed annuì.
- Il violino è sicuro, Ikuto. – parlò – È nato dal tuo desiderio di suonare e dalla voglia di Scutum di renderti felice. È davvero uno chara potente.
Ikuto osservò Scutum e poi il violino. Era semplicemente bellissimo. Perfetto.Era fatto in cristallo, e dentro di esso sembrava rilucessero milioni di stelle.
Il giovane musicista, lo prese con le mani tremanti, era leggero come un sospiro.
- Suona. – sorrise lo zio – Ho voglia di sentirti. Sei molto dotato.
- Ok. – Ikuto appoggiò il violino contro la spalla, appoggiò il mento e, sollevando l’archetto di cristallo, iniziò a suonare.
Le note suonate da Ikuto, si innalzavano nell’aria creando spirali di energia. Takuumi sorrise, sembravano piccole lucciole fluttuanti. Era uno spettacolo bellissimo.

Tutti gli shugo chara della casa, si riunirono sul balcone e, muovendosi a ritmo della musica si lasciarono trasportare dalle note fluttuando in giardino.
Alla fine dell’esibizione, Takuumi sorrise al nipote mentre veniva sommerso dall’affetto e dai minuscoli abbracci degli spiriti.
- Hai suonato benissimo. – si complimento Maki facendo un breve inchino.
- Io… Grazie. – il ragazzo sembrava a disagio, quel violino gli aveva dato sensazioni fortissime. Si sentiva come rigenerato.
- È un’arma molto potente quella che ti ha donato Scutum. – annuì intuendo il suo pensiero Arashi, lo spirito ninja di Takuumi.
- Mai avevo suonato uno strumento così. – mormorò Ikuto senza riuscire a staccare gli occhi dal violino – Grazie Scutum, il tuo è un regalo molto prezioso.
- Tu sei prezioso, Ikuto. Questo regalo è nato dentro di te. Durante gli anni di prigionia della Easter, questo violino è rimasto dentro il mio uovo. Ha fatto parte di me. Si è plasmato stando con te. Per questo è così potente.
- È stato attraversato dall’energia dell’Amber Egg. – annuì pensierosa Chobi – Questo potrebbe essere usato come arma, contro le uova X.
- Potrebbe riuscire a purificarle, esattamente come fa la piccola Amu. – le fece eco Maki capendo il ragionamento della Maneki Neko.
- Esattamente.
- Le note del mio violino non vi fanno male, vero? – chiese curioso Ikuto, non voleva ferire o rendere deboli gli shugo chara.
- Assolutamente no. – scosse la testa Yoru – Anzi, grazie alla musica ci sentiamo più forti. Sei un tipo tosto Scutum, inizi a piacermi.
- Grazie Yoru. – ridacchiò il nuovo arrivato – Sono felice di essere qui. Di essere una creatura di luce.
- Non oso immaginarti creatura di buio. – rabbrividì Aya.
- Non temere Aya. – le prese la mano Arashi – Non ti succederà mai niente di male.
- Lo so Arashi. – sorrise lo spirito.
- Se volete darvi un bacino, noi possiamo andare da un’altra parte. – le derise Yoru rompendo l’incanto che avevano creato.
- Come sei scemo, micino! – gli fece la linguaccia Aya.
- Uno scemo che piace! - svolazzò via il gattino.

Mentre gli shugo chara si allontanavano dal balcone, Ikuto sistemò con cura il violino in camera poi tornò dallo zio che lo stava aspettando.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, alla fine il ragazzo iniziò a parlare. Raccontandogli di quando era solo un bambino, di quando era stato complicato crescere in quella famiglia. Di tutti i soprusi che la Easter gli aveva fatto subire e di come, fin da piccolo, lui si fosse sacrificato per tentare di far star bene la madre e la sorella.
Il giovane Custode lo ascoltò in silenzio, di tanto in tanto annuiva o stringeva le labbra.Non era il solo ad aver avuto un’infanzia tutt’altro che felice.
Alla fine della lunga chiacchierata, zio e nipote si strinsero in un rapido abbraccio. Non erano abituati a simili dimostrazioni di affetto, e si sentivano un po’ imbarazzati.
- Adesso hai una famiglia. Mettitelo nella testa, Ikuto.
- Anche tu, zio Takuumi. Non siamo più soli. – gli sorrise.
- Hai ragione. Tu hai noi. Hai Amu.
- E voi ci avete entrambi. – gli dette una pacca sulla spalla – E tu stai per diventare padre. Sarà divertente vederti cambiare pannolini.
- Tu mi aiuterai! – lo minacciò, poi scoppiarono a ridere, felici di essere riusciti a parlarsi. Felici di aver costruito un rapporto.
- Sarà bello. – mormorò Ikuto pensieroso, poi continuò – Ora andiamo a dormire. I nostri chara sono crollati, deve essere molto tardi e domani sarà una lunga giornata di allenamenti.
- Ottima idea nipote. Notte. – Takuumi lasciò la mansarda e raggiunse la camera da letto sbadigliando, Sakura dormire serena, con un sorriso felice ad incresparle le labbra.
Il mattino arrivò serenamente, Sakura si svegliò con la testa appoggiata sul petto di Takuumi sentendosi felice.
- Buongiorno mia Oracolo.
- Giorno a te, Cusode. – si stiracchiò – Oggi voglio parlare con i Guardiani e…
- Il Preside. – ringhiò Takuumi.
- Voglio che sappia da noi le novità, non che le venga a sapere altrove.
- Come sempre hai ragione.
- Non essere accondiscende con me. – gli dette un pugno sul petto, lui bofonchiò lasciandola andare.
- Ieri sera ho fatto una lunga chiacchierata con mio nipote. Ha molti lati oscuri ancora.
- Come tutti noi. – annuì lentamente lei – Vorrei solo che si fidasse di noi.
- Dagli del tempo. Gli adulti gli hanno spezzato il cuore. Lo hanno usato.
- Giusto. – Sakura si alzò, indossò le ciabatte e la vestaglia, poi aprì la porta – Andiamo a fare colazione, non voglio fare tardi.
- Non avere fretta. – si alzò Takuumi – Devi imparare a prendere il tuo tempo.
- Non abbiamo tempo. – scosse la testa lei – Dobbiamo continuare ad allenare i Guardiani. La battaglia potrebbe avvenire da un giorno all’altro. Ciò che è stato…
- Non deve ripetersi. – concluse lui – Lo so. L’ho capito perfettamente. Ne porto sul viso i segni.
- Ed io sul petto, Takuumi. – gli ricordò – Non voglio che questi ragazzi soffrano ciò che abbiamo sofferto noi. Vorrei tanto…
- Loro hanno noi dalla loro parte, amore. – la baciò sulla punta del naso – Sono più forti e più uniti di noi. Chiave e Lucchetto hanno una sintonia che ai nostri tempi non esisteva. Tutti i Guardiani sono più amici, sono più forti.
- Ma non sono ancora abbastanza forti. – gli occhi di Sakura si incupirono – Vorrei tanto poter strangolare chi ha causato tutto questo dolore.
- Dai tempo al tempo, ragazzina. – la abbracciò – Adesso andiamo a fare colazione. Tu hai delle lezioni da tenere.
- E tu?
- Io devo lavorare con Ikuto oggi. Ricordi?
- Cosa?
- Ah già! – si batté una mano sulla fronte – Ieri sera eri già a dormire. Ikuto mi ha chiesto se posso insegnarli qualche “trucco”…
- Trucco? – inarcò un sopracciglio scetticamente Sakura.
- Uffaaaa! – la prese in giro lui.
- Scusa, ma non capisco… - gli fece la linguaccia.
- Sei tremenda. – scosse la testa, ma si zittì entrando in cucina.
- Takuumi. – lo chiamò lei – Tutto ok?
- Ooh sì. – rise – Guarda che sorpresa. Tuo nipote ha preparato la colazione per tutti.
- Buongiorno zio. Zia. – si pulì le mani su un canovaccio – Vi chiedo scusa per ieri sera. Ecco…
- Ikuto… - Sakura lo accolse nel suo abbraccio, lui la lasciò fare – Grazie di tutto. E scusami. Scusa per ieri sera. Sono stata una scema presuntuosa.
- Zia… - la abbracciò per un momento – Scusami tu. Ho ancora tante cose da imparare.
- A chi lo dici! – ridacchiò lei.
- Ma senti che profumo!!! – mormorò Takuumi – Mangiamo, le frittelle sono calde.
- Sì. Spero vi piacciano. Ho seguito la ricetta di mia mamma.
- Sei stato gentile, grazie.
- Zia. Scutum mi ha donato un violino di cristallo.
- Dal tuo violino escono piccole lucciole di energia. Sono blu ghiaccio, come le stelle… - lo guardò – È così?
- E tu come lo sai?
- Non era un sogno. – rise felice battendo le mani – Ti ho visto suonare. Ma con gli occhi della mente, perché stavo dormendo. Ti ho visto in un giardino, che stavi tenendo un concerto di sera. Un ambiente bellissimo. Hai suonato un pezzo che non avevo mai sentito, una cosa composta da te. Una melodia indescrivibile. Dal violino, trasparente, uscivano piccole lucciole di energia.
- Wow! – mormorò Ikuto colpito.
- Forse è il tuo cuginetto che mi ha permesso di vederlo.
- Dici che vuole che componga qualcosa per lui? – ridacchiò Ikuto sfiorando l’idea di una ninna nanna per il bambino che cresceva nel ventre di Sakura.
- Sarebbe un bellissimo pensiero. E mi renderesti orgogliosamente felice.
- Ci penserò. – promise.
- Ma diamo tempo al tempo. – intervenne Takuumi – Dobbiamo fare altre cose prima
- Sì. Lo zio ha ragione. – annuì il ragazzino.
- Oggi parlerò con i Guardiani e con il Preside della scuola. Dirò loro che aspetto un bambino. Non voglio nascondere una cosa tanto bella.
- Sono d’accordo. – annuì lentamente – Io vorrei provare a fare delle meditazioni con lo zio. – i due si guardarono negli occhi – Tutti abbiamo la sensazione che la Chiave mi tenga nascosti alcuni ricordi. E…
- Sì. Lascerò aperto il Libro per Takuumi. Lui potrà consultarlo se il Libro lo accetta. – approvò Sakura, poi assaggiò una frittella dicendo – E’ squisita. Bravo nipote.
- Grazie zia! – arrossì a disagio Ikuto, non era abituato a tanto affetto e calore umano.

Fecero colazione in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. C’erano ancora molte cose da portare a termine, Custode ed Oracolo dovevano insegnare ai ragazzi come difendersi dagli attacchi anche senza la loro presenza.
Sakura, dopo colazione, salì in camera e si vestì. Indossò un abito corto sul ginocchio color carta zucchero.
Il vestito aveva il collo a lupetto, era senza maniche e sopra aveva abbinata un incrociatino legato sotto il seno, con il colletto impreziosito di pietre azzurre, dello stesso colore del vestito.
In vita, il vestito aveva una fascia di pizzo a mo’ di cintura. Sakura si osservò con occhio critico allo specchio a figura intera, si sorrise ed indossò le scarpe che erano abbinate al vestito.
Si stava pettinando, quando Takuumi entrò in camera.
- Ciao. – lo salutò guardandolo.
- Ehi. – le sorrise – Sei bellissima.
- Grazie. – arrossì lei – Ho esagerato?
- No. – la guardò mandando la testa di lato – Sei splendida amore e non vorrei lasciarti andare a scuola… - una scintilla animò gli occhi di lui.
- No. Non provarci nemmeno. – rise lei trattenendo a stento un brivido – Mi farai fare tardi.
- Oooh. – lui fece un passo avanti passandosi la lingua sulle labbra – Ma stasera mi rifarò, sai?
- È una promessa? – rise lei.
- Certo!
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, divertiti. Sakura si lasciò i capelli sciolti, si alzò e si girò verso di lui per farsi ammirare.
Takuumi la prese tra le braccia e la baciò dolcemente ed a lungo sulle labbra, facendole capire in quel modo quanto fosse fiero di lei e quanto l’amasse.
Un colpo di tosse discreto li fece dividere, era un imbarazzato Arashi che ricordava a Sakura che stava iniziando a fare tardi. Lei ringraziò lo spirito, salutò il compagno con un ultimo bacio ed uscì da casa dopo aver salutato il nipote ed il gatto Kuroi che si godeva il sole in giardino.
Per raggiungere in tempo la scuola, Sakura prese un taxi. Quel giorno non aveva voglia né di correre né di arrivare sudata o troppo stanca a scuola.
Le sue tre guardiane le svolazzavano intorno chiacchierano animatamente tra loro, parlavano del concerto improvvisato da Ikuto ieri sera, del violino di cristallo e di come fosse una continua fonte di sorprese il piccolo e luccicante Scutum.
Lei le ascoltava sorridendo, l’autista del taxi non poteva né vedere né sentire le chara e pensava che quella bella signora sorridesse per le battute che gli speacher facevano alla radio così, senza fare domande, la accompagnò fino alla scuola.
Sakura pagò la corsa, scese dal taxi ed entrò tra il mormorio degli studenti che l’avevo vista arrivare.
- Buongiorno signorina Miraboshi. – la accolse Tadase, dandole del "lei" come faceva abitualmente a scuola con tutti gli insegnanti – È splendida stamattina.
- Grazie Tadase. – gli tese la mano – Potresti accompagnarmi da tuo zio? – domandò – Oppure ti faccio fare tardi a lezione?
- Non abbiamo la prima ora oggi. – la tranquillizzò – L’insegnante di matematica ha avuto un contrattempo ed ha avvisato che è in ritardo. – spiegò.
- Egoisticamente meglio. – apprese la novità Sakura – Dovrei parlare con tutti voi Guardiani. Potresti, cortesemente, riunirli tutti al Royal Garden?
- Questo non posso farlo, signorina. – scosse la testa – Yaya frequenta un’altra sezione. Lei ha regolarmente lezione.
- Ooh giusto. – annuì Sakura camminando sicura lungo i corridoi, mentre passavano gli studenti si spostavano, increspandosi come onde del mare – Non avevo pensato a questo.
- Potremmo trovarci per la pausa pranzo. – propose Tadase chiamando con un cenno Amu e Rima che aveva visto poco lontano.
- Signorina. – la salutarono con un sorriso che lei ricambiò.
- Ragazze, buongiorno. – le accolse – Stavo chiedendo al vostro King’s Chair un incontro. Ho la necessità di parlare con voi.
- Ho proposto il pranzo. Così anche Yaya potrà essere dei nostri.
- Sì, - annuì Rima – trovo che l’idea di Tadase sia ottima. Come può vedere, Nagi non c’è. Sta approfittando di quest’ora di buco per allenarsi a basket. – spiegò – Però per pranzo saremo tutti liberi.
- Ottimo. – annuì Sakura – Grazie per avermi scortata Guardiani. – sorrise loro – Amu, tutto bene?
- Benissimo. – annuì – Stavo raccontando a Rima di uno strano sogno che ho fatto. – arrossì – Dopo posso parlarne anche con lei?
- Ma certo! – le sorrise – Adesso devo parlare con il preside da sola. Dopo vi aggiornerò. – ed entrò nello studio del Preside dopo aver strizzato loro l’occhio.

Sakura raggiunse lo studio del Preside, il giovane uomo la stava aspettando. Sulla scrivania, infatti, c’erano due tazze di tea fumanti ed un piatto con i biscotti preferiti della Custode.
- Indovino. – lo salutò fermandosi sulla porta.
- Custode. – le sorrise lui invitandola ad entrare, l’odore del tea le fece storcere la bocca – Le carte mi avevano avvisato del tuo arrivo.
- Sei molto gentile, grazie. – Sakura prese rigidamente posto nella sedia – Sono venuta per parlarti di una cosa seria.
- Più seria di un attacco della Easter? – il Preside alzò un sopracciglio.
- Senpai. – sbuffò Sakura – Possibile che il tuo voler fare il simpatico esca sempre nei momenti sbagliati? – gli puntò addosso i suoi occhi azzurri e lui arrossì.
- Scusa. È che con te ho come l’impressione di trovarmi sempre in un campo minato.
- Oh beh… scusa tu. Non sapevo di farti questo brutto effetto. – sorrise a disagio – Ascoltami Tsukasa…
- Mi hai chiamato per nome. – la zittì nuovamente dopo aver bevuto un lungo sorso di tea lui – Deve essere qualcosa o di particolarmente bello di tremendamente brutto.
- Per me è particolarmente bello. – strinse i pugni – Aspetto un figlio da Takuumi. Mi sembrava giusto che fossi io a dirtelo e non qualche chara chiacchierone. – si fissarono negli occhi, quelli di Tsukasa erano pieni di dolore.
- La diplomazia. Questa sconosciuta. – le disse mettendo la tazza nel vassoio.
- Non sono mai stata granché come diplomatica. E poi, tra noi è impossibile esserlo. Siamo troppo…
- Simili? – concluse lui, lei annuì – Sono felice per te, Sakura. Posso… - si alzò dalla sedia – Posso abbracciarti?
- Un abbraccio sincero? – domandò lei sulla difensiva.
- Croce sul cuore. – le sorrise Tsukasa.
Custode ed Indovino si strinsero in un rapido abbraccio, Tsukasa si riempì le narici con il profumo dei capelli di Sakura, poi la allontanò dal proprio petto sorridendole dolcemente.
- Ti auguro di essere felice, Custode. Tu e l'Oracolo siete fatti per stare insieme.
- Ti auguro di trovare qualcuno che mi faccia sentire come viva come fa l'Oracolo, Indovino. Ma non cercarla nelle tue carte o nelle stelle. Non sempre dicono il vero. Esci e vivi. – gli dette un bacio sulla guancia e si congedò dicendo che lo aspettava per il pranzo al Royal Garden, doveva parlare con i Guardiani.
Lui annuì e la osservò uscire, poi lasciò che lacrime amare gli solcassero il viso. Amava quella donna testarda, caparbia e bellissima da tutta la vita. Aveva fatto di tutto, anche giocato sporco, pur di legarla al suo fianco; ma era stato tutto vano.
Non erano destinati a stare insieme e la prova finale era quel bambino, quel pezzetto di Cielo, che cresceva nel ventre di Sakura.
Asciugandosi gli occhi, Tsukasa tornò a studiare le carte della scuola, c’erano molte cose da organizzare non poteva perdere tempo a piangersi addosso e doveva smettere di aspettare una donna che non l’avrebbe mai ricambiato.

Sakura, felice di aver parlato personalmente con il Preside, vagò per la scuola ascoltando le chiacchiere allegre degli studenti e degli shugo chara che si godevano il sole nel giardino.
- È una bellissima giornata! – stava dicendo Nagi seduto sull’erba vicino a Rima.
- Ooh sì! – annuì la biondina – Oggi sembra la giornata adatta a ricevere solo belle notizie.
- Speriamo. – borbottò Amu – Visto che oggi ci riportano i compiti di inglese e temo di non aver… “brillato”!
- Ooh Amu! – rise Tadase passandole una lattina – Ti preoccupi sempre troppo.
- E tu? King’s Char? – lo incalzarono gli altri – Hai improvvisamente smesso di preoccuparti… perché?
- Ecco… ehm…
- Ciao. – si presentò Lulù con un cestino di vimini – Posso unirmi a voi?
- Non è presto per il pranzo? – le fece posto Tadase.
- Non ho il pranzo qua. – rise dolcemente – Ma le cose per dipingere.
- Di… Pin… Ge… Re? – sillabò Amu che si era completamente dimenticata della lezione di pittura.
- Sì. – Lulù osservò i presenti – Nessuno di voi, Guardiani, si è ricordato della lezione all’aperto?
- Onestamente no. – rise Nagihiko – Stamattina, con l’assenza della prof di matematica, mi sono dimenticato l’orario.
- Siamo distratti. – sbuffò Rima.
- No, siamo stanchi. – parlò la sua shugo chara Kusukusu – E subiamo un forte stress.
- Pensa allo stress che vivono Oracolo e Custode. – parlò saggiamente Miki incrociando le braccia sul petto.
- È vero. – annuì Ran muovendo i suoi pon-pon – A loro non pensate mai.
- Ci pensiamo in continuazione, invece. – si risentì Kiseki – Grazie a loro abbiamo imparato molte cose.
- E ne dobbiamo imparare ancora tante. – sospirò Dia facendo scintillare la sua chioma dorata – Siamo tesi. Ci vorrebbe l’intervento di Chobi.
- Per carità! – squittì la chara di Lulù – Quella peste di gatto che stia lontana da me.
- Ma è così carina! – rise Rima – E’ dispettosa, ma è molto dotata.
- Tu sei deliziosa quando ti trasformi con lei. – la fece arrossire Nagihiko prima di baciarla.
- Oooohhhh… - mormorarono tutte le chara presenti, attirando l’attenzione di Sakura che passava da lì.
- Ciao ragazzi. – li salutò – Che fate qua?
- Lezione di disegno all’aperto. – rispose Tadase con un sorriso – Tutto bene, signorina? Ha parlato con il Preside?
- Sì, grazie King’s Char. – ricambiò il sorriso – Vi lascio alla vostra lezione.
- A dopo. – si salutarono e la giovane donna raggiunse il Royal Garden.
- Ehi chara. – parlò Kiseki – Avete notato in Sakura qualcosa di strano?
- Più del solito? – chiese Nana facendo ridacchiare i presenti.
- Ma se la seguissimo? – propose Temari – Possiamo Nagi?
- Per me non ci sono problemi. Con lei siete sempre al sicuro. – sorrise il ragazzo.
- Bene. – rise Ritmo – Andiamo ragazziiii!!!
Gli shugo chara si allontanarono vociando dai loro portatori e raggiunsero Sakura all’interno del Royal Garden, dove la trovarono nel suo posto preferito, stesa sull’erba a godersi il profumo dei fiori.
Kiseki si avvicinò con l’intenzione di parlarle, ma Sakura si era appisolata e Aya lo pregò di non disturbarla.
Sospirando, gli shugo chara si stesero sull’erba di fianco all’Oracolo, aspettando in relax che arrivasse l’ora del pranzo.

A casa Miraboshi, intanto, zio e nipote avevano trovato su una vecchia pergamena un’antica meditazione che (per come si agitava la chiave) sembrava essere quella giusta per sbloccare i ricordi di Ikuto.
- Sicuro di volerlo fare? – domandò un’ultima volta Takuumi finendo di sistemare gli incensi in cerchio.
- Zio, - sbuffò lui – me lo hai chiesto già un centinaio di volte. Sì, voglio farlo. Ho bisogno di sapere tutta la verità.
- Hai ragione nipote, scusa. – Takuumi finì di accendere gli incensi mentre Ikuto si occupava delle candele. Avevano preso l’Amber Egg e lo avevano messo all’interno del cerchio di preghiera, esattamente come indicato nella pergamena.
Scutum, Yoru e Arashi, volteggiavano allegramente nella stanza giocando con il gatto che adorava essere coccolato da quelle strane creaturine voltanti.
Non appena tutti i passaggi furono ultimati, Ikuto entrò all’interno del cerchio di preghiera, si mise seduto ed osservò attentamente lo zio che si preparava per cominciare.

Takuumi, recitando l’antica preghiera sulla pergamena, iniziò a muovere le mani tracciando nell’aria antichi simboli, creando correnti di energia che attraversavano Ikuto, l’Amber Egg e la Chiave dove riposava Charity.
La preghiera durò alcuni lunghi minuti, durante i quali Ikuto entrò in contatto con lo spirito della Chiave che faceva molta resistenza e non voleva farlo entrare.
“Ti prego Charity” la supplicò mentalmente “Non lasciarmi pieno di dubbi. Aiutami a capire cosa abbiamo fatto”.
Charity faceva molta resistenza, trasmetteva al giovane Ikuto tantissimi messaggi fasulli nella vana speranza di depistarlo; ma lui si lasciava guidare dall’esperienza dell’Amber Egg che lo stava guidando attraverso i ricordi.
- Ikuto. – lo chiamò lo zio continuando a muovere le mani tracciando i simboli mistici – Ikuto resisti. – un rigolo di sudore gli solcò la guancia – Non demordere. Sento che ci sei vicino.
Un sorriso increspò la bocca del ragazzo che, annuendo, strinse i denti e continuò a cercare di entrare in contatto con Charity.
Restarono in trance per più di un’ora, alla fine Charity si arrese alla potenza dell’Amber Egg e lasciò ad Ikuto libero accesso ai ricordi di come lui ed Amu avessero eliminato l’ultimo frammento dal suo cuore.

Nello stesso momento in cui Ikuto cadde in trance; Amu, a scuola, subì la stessa sorte perché i loro destini erano legati. Durante l’ora di disegno all’aperto, Amu andò in trance ed iniziò a vedere tutto ciò che Charity mostrava ad Ikuto.

“Amu era salita in mansarda recitando un’antica preghiera. La recitava con voce soave e profonda. Erano parole che nessuno dei due aveva mai sentito e che nessuno dei due aveva mai avuto modo di imparare.
Ikuto, che stava dormendo nel suo letto, sentendo la voce di Amu si svegliò.
Si scambiarono alcune parole. Scherzarono.
Ikuto, come al solito, fece piangere la piccola jolly e poi le chiese scusa.
Iniziarono a baciarsi.
Il bacio non fu come quelli che lo avevano preceduto.
Fu più profondo. Più adulto. Un bacio sensuale.”
Ad Ikuto ed Amu mancò per un attimo il respiro. I ricordi continuavano ad accavallarsi furiosi dentro le loro menti facendogli mancare i battiti del cuore.
“Amu, spaventata da quello che sembrava stesse per accadere, ricominciò a recitare la preghiera che l’aveva condotta fin lì e… si tolse gli abiti che caddero sul pavimento seguiti da quelli di Ikuto…
I due ragazzi si stesero sul letto e, continuando a baciarsi ed accarezzarsi, fecero l’amore…
Liberando finalmente il cuore di Ikuto dal terzo frammento…”

Ikuto spalancò gli occhi urlando, nello stesso momento Amu (davanti alla sua classe ed a quella di Yaya) si alzò in piedi gridando a squarciagola.
- Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!! Cosa abbiamo fattooooooooooooooooooooooo!!!!
- Himamori! – tuonò l’insegnante di disegno – Ma si può sapere cosa diavolo ti è preso?
- Cosa abbiamo fatto! – mormorò ancora la Jolly rossa come un pomodoro maturo – Cosa abbiamo fatto! Cosa abbiamo fatto! Cosa abbiamo fatto!
- Signorina… - Tadase preoccupato dallo strano comportamento della sua amica si alzò dicendo – Temo che Amu abbia la febbre, la posso accompagnare in infermeria?
- Sì. – annuì la donna – Guardiani, andate. Tanto so che uno ad uno mi chiederete di raggiungere i vostri amici in infermeria.
- Grazie. – mormorarono in coro alzandosi.
Tadase, Nagi, Rima e Yaya, si chiusero a cerchio attorno ad Amu che continuava a ripetere parole senza senso. Frasi che non avevano né capo né coda.
- Tadase, dove… dove la portiamo? – domandò Yaya, spaventata.
- Da Sakura. – rispose il Re – È al Royal Garden, lei saprà cosa fare.
- Sbrighiamoci. – annuì Rima – Sta sempre peggio. Adesso ha lo sguardo perso nel vuoto. – fece notare.
In silenzio ed il più rapidamente possibile, i ragazzi condussero Amu fino al Royal Garden dove Sakura li stava aspettando.
- Ragazzi. – sorrise servendo del tea – Vi stavo aspettando.
- Ci stavi… - iniziò Nagi, ma scosse la testa mora sorridendo – Tu sai sempre tutto.
- Magari! – ridacchiò – Comunque, ho sentito qualcosa di strano… - spiegò – Takuumi ed Ikuto stavano facendo una meditazione per aiutarlo a recuperare i ricordi.
- I ricordi di Ikuto sono legati a quelli di Amu. – annuì meditabondo Tadase – Ecco spiegato il perché lei è andata in trance.
- È andata in trance? – chiese Sakura – Allora… lasciatela un attimo a me. – sorrise – Amu. Amu. Ascolta la mia voce.
Amu sbatté gli occhi per una decina di volte, sentì le mani di Sakura sulle braccia e sui polsi.
- Amu ascolta la mia voce. Torna tra noi. – la guidò nel presente.
- Sakura… - singhiozzò Amu – Sakura.
- Sono qui. – la ragazzina abbracciò strettamente la Custode mormorando:
- Cosa abbiamo fatto… Sakura… Cosa abbiamo fatto.
- Amu, non avrete mica ucciso nessuno no?
- Io ed Ikuto abbiamo fatto sesso! – gemette e nel Royal Garden calò il silenzio.
Sakura lasciò sfogare Amu, ne raccolse le lacrime ed ascoltò attentamente tutto ciò che la ragazzina stava raccontando.

A casa Miraboshi, Ikuto era rimasto paralizzato mentre Charity continuava a condividere i ricordi di quanto era successo con lui.
La notizia del rapporto sessuale per purificare il cuore di Ikuto, fece andare in secondo piano la notizia della gravidanza di Sakura che, sorridendo, pensò “verrà anche il nostro momento scheggia del Cielo, ma non oggi”.

La giornata trascorse tesa e lenta, la riunione al Royal Garden fu rimandata a data da destinare ed Amu, pregando il resto dei Guardiani di non seguirla, andò a casa di Sakura per avere delle spiegazioni e qualche informazione in più. Come Ikuto, aveva milioni di domande da fare a Charity ed all’Amber Egg.

 

 

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