You, me and my demon life (Dragneel Brothers Week 2015) di Ellygattina (/viewuser.php?uid=649673)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Birth ***
Capitolo 2: *** Day 2: Family ***
Capitolo 3: *** Day 3: Fall ***
Capitolo 4: *** Day 4: Serenity ***
Capitolo 5: *** Day 5: Sacrifice ***
Capitolo 1 *** Day 1: Birth ***
Day
1: Birth
Era
il primo giorno d'estate
e nel calore del primo pomeriggio un bambino ancora piccolo con i
capelli neri e gli occhi scuri sedeva sull'erba all'ombra di un
grande albero appena fuori da un villaggio. Il piccolo si chiamava
Zeref ed era lì da solo perché casa sua in quel
momento era stata
letteralmente “invasa” dai compaesani in visita,
preoccupati e
trepidanti per l'attesa. Poche ore prima infatti, sua madre aveva
dato le prime avvisaglie del parto imminente, ed era stato subito il
caos. Il piccolo Zeref, curioso e impaziente di conoscere il suo
futuro compagno di giochi, come gli era stato presentato dai
genitori, era rimasto per un po' in un angolino a osservare il via
vai di gente, sempre più spaventato però dalla
confusione e dai
discorsi che sentiva finché qualcuno, accortosi di lui, non
gli
aveva consigliato di andare a giocare fuori.
Il bambino, ormai
terrorizzato, si era affrettato a obbedire... Peccato solo che, data
l'ora decisamente infelice, non ci fosse in giro nessuno.
Con un sonoro sospiro, si
era quindi diretto verso quell'albero da sempre testimone della vita
e dei tormenti degli abitanti del villaggio. Quel giorno non aveva
nessuna voglia di raggiungere gli altri ragazzini al ruscello e di
rientrare in casa non se ne parlava proprio. Tuttavia, voleva
comunque rimanere nei paraggi, visto che, nella sua
ingenuità di
bambino, pensava davvero di potersi rendere utile nel caso in cui si
fossero avverate le strane previsioni che aveva sentito da due
anziane donne poco prima di essere caldamente invitato a uscire.
Ancora non sapeva cosa fosse la morte ma se la mamma gli aveva detto
già da tempo che ormai poteva quasi essere l'uomo di casa,
sarebbe
stato certamente in grado di fare qualcosa al riguardo. Non poteva
però negare di essere comunque un po' spaventato.
Nel tentativo di scacciare
la paura e i pensieri spiacevoli, il piccolo si sdraiò
sull'erba a
osservare le nuvole cercando di tendere nel frattempo le orecchie
verso casa sua per poter intervenire in caso di bisogno. Di tanto in
tanto gli sembrava di sentire delle urla in lontananza ma continuava
a ripetersi che non era possibile, e così alla fine rimase
al suo
posto chiedendosi però come mai nessuno fosse ancora venuto
a dirgli
nulla. Dov'era il fratellino che secondo mamma e papà era
sul punto
di arrivare? Zeref iniziava a essere stanco di aspettare e aveva
già
deciso che appena l'avesse visto, lo avrebbe sgridato per questo. Del
resto, era quello che succedeva a tutti i bambini del villaggio
quando facevano tardi... perché a lui no?
Passò dell'altro tempo in
cui il piccolo fu più volte sul punto di addormentarsi
mentre
osservava le nuvole rincorrersi nel cielo, a suo dire più
interessanti delle domande che pure continuavano ad affollargli la
mente senza tuttavia ricevere attenzione, perché lui ormai
aveva
capito che, se gliel'avesse concessa, sarebbe tornata anche quella
strana sensazione che sembrava stringergli il petto e la gola e
fargli pizzicare gli occhi. Il ricordo delle scene viste in casa
continuava infatti a tormentarlo e la paura, per quanto si sforzasse
di scacciarla, stava ormai prendendo il sopravvento rischiando sempre
più di farlo scoppiare in un pianto disperato visto che a un
certo
punto si accorse addirittura che una nuvola aveva iniziato ad
assomigliare alla sua mamma quando sorrideva.
Prima che la situazione
precipitasse però, suo padre venne finalmente a chiamarlo e
il
piccolo, sentendo la sua voce in lontananza, si tirò su di
scatto
con gli occhi umidi di lacrime e il labbro inferiore già
tremante in
un preludio di pianto. E se gli avesse detto che le signore di prima
avevano ragione? Da come ne parlavano, sembrava essere una cosa
brutta quella che poteva succedere alla sua mamma...
Cercò comunque di darsi un
contegno asciugandosi velocemente le lacrime e affrettandosi a
rimettersi in piedi nella speranza di vedere il prima possibile il
volto del genitore e capire da esso cosa aspettarsi, ma la luce era
troppo intensa e dovette aspettare che si avvicinasse un po' di
più
per fargli la domanda che gli stava più a cuore in quel
momento
nonostante avesse una paura folle della risposta. Una persona grande
però doveva anche mostrarsi forte, e lui voleva esserlo per
dimostrare di essere davvero “l'ometto di casa”.
“La
mamma sta bene?”
chiese quindi con voce malferma raccogliendo tutto il suo coraggio
appena l'uomo gli fu di fronte.
“Sì,
stai tranquillo. E'
andato tutto bene. Dai, vieni. La mamma e il fratellino ti stanno
aspettando a casa” gli disse quello dolcemente allungando una
mano
per fargli una carezza ma il figlio, improvvisamente più
leggero,
era già scattato come una molla correndo impaziente
giù per la
collinetta pronto a fiondarsi sul letto per vedere bene in faccia il
piccolo ritardatario. Avrebbe sicuramente preteso spiegazioni per
quell'attesa, proprio così, si ripeteva felice, senza
minimamente
pensare che fargli la predica sarebbe stato perfettamente inutile. I
bambini però, si sa, hanno le loro idee su tutto e Zeref era
ancora
troppo piccolo per accorgersi dell'assurdità di quei
propositi. Per
lui in quel momento contava solo vedere con i propri occhi che la
mamma stesse davvero bene e conoscere la causa di tanto trambusto e
tanta paura per poi dirgli chiaramente cosa ne pensava del suo modo
di presentarsi.
Suo padre lo raggiunse poco
prima della porta di casa raccomandandogli di fare piano per poi
dargli una leggera spintarella verso la camera che condivideva con la
moglie.
Zeref entrò quindi nella
stanza in silenzio e con il fiato sospeso, timoroso per ciò
che
avrebbe potuto vedere e per l'incontro con il tanto atteso
fratellino, e la prima cosa che vide nella penombra fu sua madre che
riposava con gli occhi chiusi e l'aria stravolta tenendo tra le
braccia qualcosa che da lì non riusciva a vedere.
La donna però era sveglia,
e sentendo i suoi passi, si girò a guardarlo sorridendo
invitandolo
ad avvicinarsi.
“Vieni
Zeref, ti presento
il tuo fratellino Natsu” gli disse dolcemente, spostando
appena un
braccio per fargli vedere il nuovo arrivato.
Il bambino si spostò quindi
accanto a lei osservando incuriosito il piccolo, che accortosi forse
di una nuova presenza, gli puntò addosso i suoi grandi occhi
scuri
voltando appena la testa di lato in una buffa espressione sorpresa e
interrogativa enfatizzata dal versetto che emise nello stesso
momento.
I due fratelli si fissarono
per un attimo come studiandosi a vicenda, poi Natsu decretò
la sua
evidente approvazione con un gridolino iniziando subito ad agitarsi
tendendo le braccia verso il più grande come per invitarlo a
un
contatto più diretto, che l'altro si affrettò a
concedergli
avvicinandogli un dito. Il piccolo lo afferrò prontamente
con una
delle sue manine portandoselo poi trionfante vicino alla bocca mentre
il fratello sorrideva, meravigliato e divertito, ormai dimentico
dello spavento di poco prima.
Tutti i pensieri negativi e
i suoi propositi di “vendetta” erano infatti
svaniti non appena
aveva visto quei vispi occhi neri spalancati sul mondo e quel visetto
curioso incorniciato da capelli rosa come quelli della madre, e
mentre giocava con Natsu, si chiedeva distrattamente come un esserino
così carino potesse aver causato un tale trambusto, ma in
fondo non
gli importava. Adesso era arrivato e la mamma era lì con
loro,
quindi perché mai avrebbe dovuto sgridarlo? Il fratellino
era così
piccolo e fragile che gli ispirava al contrario un senso di
protezione che non aveva mai provato per nessuno e sapeva
già che se
in futuro qualcuno al villaggio avesse cercato di dargli fastidio in
qualsiasi modo, lui sarebbe stato pronto a intervenire facendo anche
a botte per la prima volta in vita sua pur di difenderlo.
Sì, il
piccolo Natsu non avrebbe avuto nulla da temere finché
fossero stati
insieme perché lui l'avrebbe protetto sempre e comunque da
qualsiasi
pericolo. Gli aveva già perdonato tutto e adesso rideva di
gusto ai
suoi versi assurdi, contagiato dalla sua allegria e voglia di vivere,
mai sazio di ascoltare quei buffi gridolini che emetteva ogni volta
che lo toccava.
I genitori intanto li
guardavano felici ancora increduli per come si erano svolte le cose
dal momento che, data la vicinanza di età, si erano
aspettati un
deciso rifiuto da parte di Zeref, che invece giocava già con
il
fratellino come se non avesse mai fatto altro in vita sua.
Evidentemente, era stato amore a prima vista e si augurarono che
niente e nessuno potesse mai separarli. Erano troppo belli insieme
per poterli immaginare uno lontano dall'altro, e la giovane coppia
passò il resto del pomeriggio a osservare i due piccoli
rispondendo
di tanto in tanto alle domande curiose di Zeref, che da parte sua era
già pronto a far conoscere a Natsu le meraviglie del mondo
esterno
pregustando le lunghe giornate di giochi all'aperto finalmente
lontano dagli spettri della noia e della solitudine.
Decisamente le cose non
sarebbero potute andare meglio di così.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui. So che avrei un sacco
di altre storie da aggiornare, ma quando ho saputo di questa week non
ho proprio potuto resistere alla tentazione di parteciparvi divorando
in pochi giorni i capitoli del manga che mi mancavano per arrivare
alla sconvolgente verità (e anche i successivi,
già che c'ero XD).
Questi due sono troppo teneri per non celebrarli! State tranquilli
però che gli altri lavori non li ho abbandonati, ho solo
bisogno di
riprendere un po' la mano (e l'ispirazione) prima di continuarli.
Passando
a questa storia, so che probabilmente non è molto originale,
ma il
prompt non lasciava molte alternative. Spero comunque che vi sia
piaciuta lo stesso e che mi farete sapere cosa ne pensate. Le
recensioni possono essere un buon modo per uscire dai momenti
difficili e ricominciare a scrivere regolarmente! :)
Mi
rendo conto che forse può sembrare un po' strana tanta
ingenuità
per un futuro genietto come Zeref, ma alla nascita di Natsu era
comunque un bambino piccolo e sinceramente ho voluto rendere questo
momento il più tenero possibile. Spero solo di aver reso
bene le
emozioni del futuro mago nero al suo primo incontro con un fratellino
che già sprizza allegria e vitalità da tutti i
pori! Lo ammetto,
quella scena mi frullava in testa da quando ho letto il prompt, e
anche se la storia non mi è venuta come avevo pensato
all'inizio,
sono comunque piuttosto orgogliosa dei momenti dolci e della leggera
comicità che sono riuscita a infilare qua e là.
Il giudizio finale,
però, spetta ovviamente a voi! :)
Mi
piacerebbe riuscire a pubblicare tra un po' anche il secondo prompt
ma non sono sicura di farcela. Se per qualche motivo non potessi,
comincio già ad augurarvi buona settimana e buonanotte per
dopo.
Bacioni
e alla prossima,
Ellygattina
|
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Capitolo 2 *** Day 2: Family ***
Day
2: Family
I
mesi passavano e i
fratelli Dragneel erano sempre più uniti per la gioia dei
loro
genitori che non sapevano più chi ringraziare per la loro
fortuna.
Il piccolo Zeref, contrariamente alle previsioni di tutti infatti, si
era dimostrato un tesoro e fin dall'inizio era stato il primo a
scattare a ogni minimo verso insolito del fratellino, sempre pronto a
giocare con lui riuscendo a fargli tornare subito il sorriso con la
sua sola presenza le poche volte che piangeva. Era davvero un piacere
per gli occhi vederli vicini, uniti come se avessero passato tutta
una vita insieme.
In certi momenti poi, ad
esempio durante i pasti, il maggiore sembrava quasi deciso a
sostituire i genitori nel loro ruolo, ed era incredibile la pazienza
che riusciva ad avere quando Natsu, in piena contestazione, si
divertiva a scagliare la pappa ovunque urlando come un ossesso e
rifiutandosi di mangiare.
Dopo alcuni lanci, vedendo
la disperazione del malcapitato che tentava inutilmente di
ammansirlo, interveniva sempre il fratello, che schivando abilmente
le cucchiaiate di cibo e rimproverandolo affettuosamente come solo un
bambino avrebbe potuto fare, riusciva chissà come a calmare
il più
piccolo sotto gli occhi meravigliati di chiunque si fosse trovato ad
assistere alla scena mentre la madre, con le lacrime agli occhi,
affermava che sarebbe stata persa senza il suo “piccolo
angelo”.
A quelle parole Zeref, pur
fingendo indifferenza mentre continuava a imboccare Natsu come gli
era stato insegnato, si sentiva davvero in grado di toccare il cielo
con un dito e allora gli sarebbe piaciuto correre fuori e gridare al
mondo la sua felicità.
La nascita del rosato,
infatti, aveva avuto un effetto molto positivo anche sul suo
carattere, trasformando un bambino sempre un po' chiuso, solitario e
malinconico in un ragazzino allegro e più incline a cercare
la
compagnia degli altri, e con il passare del tempo, non fu difficile
incontrare per le strade del villaggio i due fratelli, che tenendosi
per mano, andavano a raggiungere i loro compagni di giochi.
Quando Zeref era solo,
infatti, tendeva sempre a isolarsi un po' dagli altri poiché
preferiva passatempi più tranquilli alle corse folli che
invece
divertivano tanto i suoi coetanei. All'inizio li imitava, ma lui era
un tipo comunque più tranquillo e si stufava presto, mentre
invece
Natsu, sempre così pieno di energia che ci si chiedeva
davvero dove
ne trovasse tanta essendo così piccolo, era sempre l'ultimo
a
sedersi esausto sull'erba, e dal momento che scherzi e dispetti
sempre in agguato quando si trattava di giocare tutti insieme magari
lontani dagli adulti, il maggiore era costretto a seguirlo. La cosa
non gli pesava comunque perché prendeva fin troppo sul serio
il suo
ruolo difendendo in qualsiasi momento i diritti del più
piccolo, che
da parte sua lo ricambiava minacciando con i suoi pugnetti chiunque
avesse osato prenderlo in giro per il suo comportamento che mal si
addiceva al suo carattere, in genere così tranquillo e
accomodante.
Quando si trattava di Natsu, però, il ragazzino cambiava
totalmente
tenendo così fede alla silenziosa promessa che gli aveva
fatto ormai
anni addietro in quel primo pomeriggio che avevano passato insieme, e
più di una volta arrivò allo scontro diretto con
i più grandi
sempre sostenuto dall'inconsapevole causa che invece adorava quel
genere di confronti.
Da questo punto di vista, il
rosato era la disperazione della famiglia, visto che il piccolo,
nella foga di quello che lui evidentemente scambiava per un gioco,
tendeva a causare parecchi danni al malcapitato che se l'era trovato
di fronte. Non c'era dubbio però che il più
giovane dei due sapesse
bene come farsi rispettare, e presto non ci fu più nessuno
nel
villaggio disposto a infastidirli di proposito, sebbene Natsu
riuscisse ancora, chissà come, a far scoppiare comunque
risse di una
certa entità quasi ogni giorno costringendo spesso il
maggiore a
separarlo a forza dagli altri per cercare di spiegargli che non si
poteva andare avanti così. Il più piccolo sulle
prime lo ascoltava
come faceva sempre, ma in fondo Zeref sapeva già che era
tutto fiato
sprecato, e che ad andar bene il giorno successivo, sarebbero stati
al punto di partenza. A differenza dei genitori però, non
riusciva
proprio ad arrabbiarsi con lui, perché in realtà
adorava questo suo
modo di fare così spontaneo e diverso dal suo. A volte
pensava anzi
che gli sarebbe piaciuto essere di più come lui anche solo
per
vedere le facce e ascoltare le interminabili prediche di certi
abitanti del villaggio le cui proprietà erano state vittime
della
furia distruttrice dell'incontenibile Natsu, che incurante del
pericolo, non di rado gliene combinava un'altra proprio sotto il naso
costringendoli a una fuga precipitosa praticamente piegati in due
dalle risate.
Ebbene sì, la monelleria e
vivacità del rosato erano evidentemente contagiose per
chiunque gli
stesse vicino, amici compresi che spesso si trovavano coinvolti che
lo volessero o meno.
Con il passare del tempo,
Zeref iniziò anche la scuola dimostrando fin da subito un
grande
talento di cui cercò di rendere partecipe anche Natsu, che
però,
pur sforzandosi di stargli dietro, non ce la faceva proprio a
concentrarsi finendo così per far perdere il filo del
discorso anche
al suo “insegnante”, che a quel punto non poteva
far altro che
seguirlo nella sua prossima avventura sicuramente portatrice di guai
per una buona metà del villaggio, ma come era stato
ampiamente
dimostrato negli anni, era semplicemente impossibile resistere a
questa diabolica capacità del rosato, che in fondo il
fratello aveva
sempre adorato facendosene trascinare più che volentieri.
Angolo
autrice:
Eccomi di nuovo qui!
Incredibile ma vero, sono riuscita a pubblicare stasera anche il
secondo capitolo di questa raccolta. Mi dispiace che la storia sia
più corta della precedente, ma non mi è venuto in
mente altro. Dite
la verità che però vi ho fatti ridere descrivendo
i pasti in casa
Dragneel e le gesta dei due fratelli che si difendono a vicenda
nonostante siano due piccoletti rischiando di distruggere il
villaggio ogni volta che si muovono! XD
Del resto, ci vuole ogni
tanto qualcosa di allegro nella storia di questi due, no? E Natsu,
non so perché, me lo immagino attaccabrighe e combinaguai
già da
allora. Come si può resistere a un fratellino
così?
Beh, considerazioni mie a
parte, spero che abbiate apprezzato questa piccola one-shot e che mi
farete sapere le vostre opinioni al riguardo. Mi raccomando, ditemi se
ci sono errori troppo grossi in modo che possa correggerli visto che
non ho avuto il tempo di ricontrollarla bene!
Appuntamento a domani con il
prossimo prompt e buonanotte.
Baci e sogni d'oro a tutti,
Ellygattina
|
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Capitolo 3 *** Day 3: Fall ***
Day
3: Fall
Sembrava
che le cose non
potessero andare meglio ma purtroppo il destino aveva in serbo altro
e giocò le sue carte in un pomeriggio di fine estate mentre
i due
fratelli si rincorrevano con alcuni coetanei in un prato vicino a
casa.
Improvvisamente Natsu si
accasciò a terra tremando e respirando a fatica e fu
così che lo
trovarono i compagni quando, insospettiti dalla sua assenza e dalla
mancanza delle sue grida che sempre accompagnavano quel genere di
attività, tornarono indietro a cercarlo.
Appena lo vide in
lontananza, Zeref lo raggiunse di corsa inginocchiandosi accanto a
lui con il cuore in gola. Subito iniziò a chiamarlo e a
scuoterlo
con le lacrime agli occhi in preda a un gran brutto presentimento ma
il più piccolo non ebbe la minima reazione.
Qualcuno, spaventato, andò
a cercare aiuto mentre lui rimase lì con Natsu, che quando
finalmente aprì gli occhi, ben lontano dal rassicurarlo, lo
inquietò
ancora di più. Il suo sguardo infatti era vitreo, e
probabilmente
non lo vide nemmeno visto che non diede segno di averlo riconosciuto
né rispose in alcun modo ai suoi richiami.
Quando il padre li
raggiunse, sollevò il rosato tra le braccia portandolo
subito verso
casa senza dire nulla, serio e preoccupato come Zeref non lo aveva
mai visto.
Si accorse a malapena che
gli amici gli stavano dicendo qualcosa che comunque non
capì, e in
silenzio si avviò a fatica verso la sua abitazione con la
gola
serrata, gli occhi traboccanti di lacrime e la sensazione di avere un
macigno che gli schiacciava il petto.
Appena entrato, la sua
attenzione fu catturata da sua madre che piangeva a dirotto su una
sedia con il viso affondato nel grembiule mentre il padre, in piedi
accanto a lei, le cingeva le spalle con un braccio tenendo gli occhi
bassi. Il bambino, sia pure impressionato, cercò di non dar
loro
peso e si diresse invece verso la camera del fratello, ma l'uomo lo
trattenne afferrandolo per una spalla e scuotendo leggermente la
testa con espressione addolorata facendo aumentare ulteriormente le
lacrime che già gli rigavano abbondantemente il volto.
Nessuno rispose alle sue
domande, quindi non gli rimase altro da fare che aspettare in
silenzio con in mente solo Natsu e le sue risate che fino a poco
prima erano risuonate allegre e spensierate nel prato che vedeva
ancora dalla finestra accanto a lui.
Non seppe mai quanto tempo
fosse passato quando finalmente la guaritrice del villaggio
uscì
dalla stanza dicendo ai genitori qualcosa che Zeref nemmeno si
sforzò
di capire mentre sgattaiolava all'interno.
Il bambino si diresse subito
vicino al letto dove Natsu sembrava profondamente addormentato, ma
era fin troppo chiaro persino a lui che quello non era un sonno
normale. Il suo respiro era ancora leggermente affannoso e il suo
corpo bollente, ma il ragazzino non vi badò stringendogli
invece la
mano e cercando di rimproverarlo senza riuscirci finendo poi per
sciogliersi in altre lacrime supplicandolo di svegliarsi presto e di
non fargli più prendere spaventi del genere. Gli
parlò quindi di
ciò che avrebbero fatto non appena si fosse ripreso, ma non
poteva
sapere che il suo fratellino non sarebbe più tornato quello
di
prima.
I giorni infatti passarono
fin troppo lenti e silenziosi ma Natsu non diede segni di ripresa.
Presto a Zeref fu vietato di andare a trovarlo ma il piccolo non era
tipo da arrendersi facilmente e riuscì comunque a
sgattaiolare nella
stanza di nascosto almeno una volta al giorno, soprattutto la sera,
parlandogli dolcemente a voce bassa sforzandosi di trattenere le
lacrime che il rosato fosse sveglio o meno.
Nessuno voleva spiegargli
nulla, ma non poteva non accorgersi del fatto che lo sguardo dei
genitori fosse sempre più spento e preoccupato, i volti
pallidi e
smagriti, mentre la guaritrice veniva sempre più spesso
passando in
quella stanza tempi sempre maggiori senza ottenere risultati
apprezzabili.
Ogni volta che riusciva a
varcare quella soglia, infatti, le speranze di Zeref di vedere il
fratellino in piedi, o per lo meno seduto sul letto, allegro e
pimpante come prima, crollavano miseramente. Sprofondato tra le
coperte c'era sempre un bambino pallido, magro e sudaticcio che
respirava male e parlava con una voce debolissima tranne quando
gridava nel sonno in preda alla febbre. Ogni urlo era per tutti una
pugnalata al cuore e sia Zeref che sua madre non riuscivano proprio a
trattenere fiumi di lacrime domandandosi per quale motivo gli dei
avessero deciso di punirli in quel modo supplicandoli tra i
singhiozzi di restituire loro il piccolo Natsu, ma le preghiere non
servirono a nulla e le cose peggiorarono anzi sempre di più.
Con il passare dei giorni,
divenne infatti sempre più raro vederlo sveglio, e se i
primi tempi
il rosato aveva cercato di sorridere sforzandosi anche di scherzarci
sopra per rassicurarli, alla fine non riuscì più
nemmeno a
riconoscerli.
Fu un duro colpo per Zeref
quando una sera si infilò nella stanza e il suo amato
fratellino
sussurrò un “Chi sei?” a malapena
percettibile. A quel punto,
non potè trattenere un urlo strozzato correndo subito fuori
quasi
scontrandosi con la madre che l'aveva visto allontanarsi furtivo in
quella direzione. Il bambino pensò che l'avrebbe sgridato
visto che
gli era stato proibito già da tempo di andare a trovarlo
senza poter
far nulla per cambiare le cose ma la donna, che poche ore prima aveva
ricevuto lo stesso trattamento, si limitò ad abbracciarlo
stretto
piangendo con lui mentre gli accarezzava i capelli per farlo calmare,
portandolo poi a letto quando il figlio maggiore, esausto, le si
addormentò tra le braccia.
La situazione precipitò
ulteriormente il giorno dopo quando Zeref, di ritorno da una giornata
di scuola in cui si era concentrato su tutto tranne che sulle
lezioni, trovò una gran folla fuori dalla porta.
In preda a un orribile
presentimento, corse in quella direzione con il cuore in gola notando
a malapena gli sguardi e le parole della gente che lo faceva passare
tristemente elargendogli di tanto in tanto qualche lieve carezza o
pacca sulla spalla. Il ragazzino non rispose a nessuno ed
entrò in
casa individuando subito i genitori che piangevano a dirotto tra le
braccia degli amici e dei parenti più stretti che cercavano
inutilmente di dare loro un po' di conforto.
Zeref li oltrepassò sempre
più in ansia mentre un pensiero orribile si faceva sempre
più
strada dentro di lui lasciandolo totalmente senza fiato. Si
ripetè
mille e più volte che no, non era possibile che Natsu... Non
riusciva nemmeno a finire la frase.
Si avvicinò al letto
prendendogli la mano come aveva fatto tante volte negli ultimi mesi e
quando si accorse che quel corpicino era freddo e immobile,
chiaramente senza vita... non potè trattenere un terribile
urlo che
risuonò in tutto il quartiere mentre crollava di fianco a
lui
piangendo tutte le sue lacrime.
Quello fu l'inizio della
fine, perché Zeref non accettò mai la morte del
fratellino,
isolandosi di nuovo da tutti e cominciando a porsi le domande e a
compiere gli studi che un giorno avrebbero portato alla nascita del
mago nero, che sia pur cambiato, non avrebbe mai potuto dimenticare
quella prima, terribile caduta che gli portò via il suo
amato Natsu
né la sua voce allegra e il suo sorriso che cercò
sempre di riavere
al suo fianco sacrificando per questo tutto se stesso e tutto
ciò
che aveva.
A differenza dei genitori
infatti, che dopo un po' scesero a patti con quella perdita e si
sforzarono di non crollare per il figlio rimasto che evidentemente
soffriva più di tutti, lui non volle rassegnarsi, e dal
momento che
lo studio era diventato l'unico modo che conosceva per non pensare
per qualche ora al terribile silenzio a cui temeva che non si sarebbe
più abituato, cominciò a cercare un rimedio
addentrandosi in
sentieri sempre più pericolosi dai quali nemmeno gli
ammonimenti e i
rimproveri dei maestri riuscirono ad allontanarlo. Sentieri che
avrebbero causato tante altre perdite e cadute, ma nessuna fu
dolorosa e terribile quanto la prima, quella che segnò
inevitabilmente il suo destino dal momento che fin dall'inizio il
piccolo Zeref continuò a vedere di tanto in tanto il
fratellino nei
luoghi e nei momenti più disparati, sempre allegro e
sorridente come
amava ricordarlo, finendo per promettergli solennemente, in preda al
dolore, che quella
separazione sarebbe stata solo temporanea. E lui le promesse fatte a
Natsu le aveva sempre mantenute a qualsiasi costo.
Non ne parlò mai con nessun
altro, ma queste “visite” del fratello gli diedero
sempre la
forza di continuare a vivere proseguendo caparbio per la sua strada
nonostante i maestri, sia pure colpiti dai suoi risultati, cercassero
di dissuaderlo e le sue stesse ricerche a volte lo scoraggiassero a
tal punto da fargli quasi abbandonare tutto, ma bastava chiudere gli
occhi e rivivere le scene stupende impresse a fuoco nella sua mente e
nel suo cuore, ricordi felici di quando l'allegria e
vivacità del
rosato riempivano le sue giornate ora così vuote, per
tornare al
lavoro con maggiore energia rinnovando quella promessa. Una promessa
che l'avrebbe portato dove non avrebbe mai immaginato né
sarebbe mai
voluto arrivare, ma lui per il suo pestifero e incontenibile Natsu,
si sapeva, avrebbe fatto e sopportato qualsiasi cosa, compresa la
maledizione più terribile che si potesse concepire.
Angolo
autrice:
Okay, so che mi odierete per
quello che ho scritto e che starete nuotando in un mare di lacrime
degno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Se vi può
consolare,
anch'io. Mentre scrivevo ho letteralmente inzuppato letto e computer!
Per fortuna nessuno è venuto a disturbarmi o sarebbe stato
davvero
difficile spiegare la situazione... -_-'
Passando ad altro, spero che
la storia vi sia comunque piaciuta e di non aver causato troppi
danni. Vi assicuro che non era mia intenzione fare un racconto
così
strappalacrime, ma scrivendolo di getto mi è venuto
così. Non
pensavo che sarei riuscita a immedesimarmi tanto nel piccolo Zeref,
ma credo/spero di aver reso bene i suoi sentimenti, povero cucciolo.
:'(
Riguardo a ciò che potrebbe
essersi beccato Natsu, non ne ho proprio idea, ma ho sempre pensato
che fosse stata qualche brutta malattia a portarlo via così
presto
dall'affetto della sua famiglia e mi sono limitata a immaginarmi le
scene cercando di descriverle al meglio.
Come ieri, mi sarebbe
piaciuto riuscire a pubblicare il prossimo prompt prima di andare a
letto (anche perché non avevo il coraggio di abbandonare sia
me che
voi nei rispettivi mari di lacrime) ma tra problemi di connessione e
distruzione quasi totale dei feels dell'autrice che si è
messa KO da
sola con le sue stesse mani, non ce l'ho proprio fatta. :(
Se ci riuscite, fatemi
sapere cosa ne pensate di questa storia e se ci sono errori
perché
dubito fortemente della mia capacità di giudizio in questo
momento.
Prima che me ne dimentichi
un'altra volta, ringrazio tutti coloro che hanno dato un'occhiata a
questa raccolta (ammesso che ce ne siano :P) e vi prego di lasciarmi
almeno un commentino piccolo piccolo, tanto per sapere se sto facendo
una grandiosa schifezza o no. Grazie comunque per avermi dedicato un
po' del vostro tempo, lo apprezzo davvero tanto. :)
Appuntamento a domani per i
temerari che avranno ancora il coraggio di seguirmi. Prometto che la
prossima storia cercherò di farla meno strappalacrime
(potrei morire
anch'io altrimenti, cavolo!).
Baci & abbracci di
consolazione e alla prossima!
Sogni d'oro per dopo e buona
giornata per domani,
Ellygattina
|
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Capitolo 4 *** Day 4: Serenity ***
Day
4: Serenity
Erano
già passati molti
anni da quando la maledizione di Ankheseramun aveva colpito per la
prima volta nell'Accademia di Magia di Mildian uccidendo chiunque si
trovasse all'interno dell'edificio e Zeref, convivendo in qualche
modo con il rimorso per tutte le vite che aveva accidentalmente
spezzato sul suo cammino, aveva proseguito i suoi studi arrivando
adesso vicinissimo al suo obiettivo.
Il ragazzo si trovava ora
nel suo laboratorio segreto, situato in un luogo isolato dove sperava
di poter limitare al massimo i danni per chiunque, in attesa di
vedere finalmente il frutto del suo lavoro.
Tanto per occupare in
qualche modo il tempo che ancora lo separava da quell'importante
traguardo, controllò di nuovo i suoi appunti con aria sempre
più
soddisfatta preparandosi mentalmente per ciò che sarebbe
avvenuto di
lì a poco, poi si voltò con una strana
espressione verso il
particolare più insolito di quella stanza: una specie di
enorme uovo
pieno di un liquido trasparente al cui interno fluttuava il corpo di
un bambino di pochi anni con dei buffi capelli rosa sparati in tutte
le direzioni che sembrava profondamente addormentato. Il piccolo,
immobile nella sua strana prigione sopraelevata rispetto al pavimento
e circondata da quelli che avrebbero potuto essere i tentacoli di una
creatura mostruosa, non era altri che Natsu Dragneel, il fratellino
del mago morto tanti anni prima che questi avrebbe voluto riportare
in vita.
Zeref gli si avvicinò
lentamente appoggiandosi per qualche istante all'uovo con gli occhi
chiusi e l'espressione addolorata al ricordo dei tempi felici che
avevano passato insieme. Combattuto poi tra sentimenti
contrastanti
riguardo a ciò che stava per fare, il mago vi
posò sopra anche una
mano accarezzandone la superficie liscia in un gesto che voleva
essere affettuoso ma che nascondeva anche tanto dolore,
perché
sapeva bene che oltre al motivo originale di quell'esperimento,
ovvero il disperato tentativo di riunire finalmente due fratelli
legatissimi tra loro separati troppo presto, ve n'era anche un altro
a guidare le sue azioni: creare un essere demoniaco talmente potente
da essere in grado di ucciderlo ponendo così fine alla
maledizione
che da troppo tempo lo lacerava dentro con le sue eterne
contraddizioni e i suoi castighi senza fine. E questo non era
certamente un bel pensiero, tanto che ancora adesso, nonostante
conoscesse benissimo la risposta, continuava a interrogarsi su come
avesse potuto arrivare a tanto e, soprattutto, dove avesse trovato il
coraggio di caricare sulle spalle del suo povero e innocente
fratellino un fardello così grande. Purtroppo
però l'aveva fatto
eccome, e a breve avrebbe visto se le sue ricerche erano corrette,
togliendosi almeno la soddisfazione di aver raggiunto se non altro
l'obiettivo principale dei suoi lunghi studi.
Mentre era perso in quei
pensieri, ancora appoggiato all'uovo, Zeref avvertì
improvvisamente
un leggero fremito sotto le dita che lo portò ad aprire gli
occhi
umidi di lacrime di rimorso trattenute a fatica e fare un passo
indietro mantenendo però la mano lì dove si
trovava.
Il ragazzo restò in
trepidante attesa per pochi secondi lunghi un'eternità con
la
sensazione di avere qualcosa in gola, poi finalmente il piccolo Natsu
aprì lentamente gli occhi sbattendo un paio di volte le
palpebre
come l'aveva visto fare tante volte appena sveglio, e a quel punto
gli sembrò che il suo cuore fosse sul punto di scoppiare per
la
gioia.
Ogni preoccupazione e
pensiero molesto svanì improvvisamente come semplici ombre
davanti
alla luce e in qualche modo il mago riuscì a pronunciare,
con la
voce tremante dall'emozione, le parole che da tanti, troppi anni
aspettava di poter dire: “Il mio nome è Zeref
Dragneel. Sono tuo
fratello... Natsu”.
Il piccolo, ancora
semi-addormentato, lo guardò con espressione vacua mentre il
mago
abbassava una leva alla base dell'uovo per farlo finalmente uscire
quasi fuori di sé dalla felicità. Gli sembrava un
sogno, non
riusciva ancora a credere di aver davvero riportato in vita il suo
amato fratellino e di poterlo finalmente riabbracciare!
Non appena fu libero, il
bambino mosse qualche passo esitante uscendo dal suo contenitore e
guardandosi intorno con gli occhi spalancati, sempre più
simile a
ciò che era stato mentre le ultime tracce di sonno svanivano
velocemente alla vista dell'enorme ambiente in cui si trovavano con
tutti gli strani oggetti che conteneva.
Zeref rimase a guardarlo per
qualche altro istante con il fiato sospeso, ancora incredulo e quasi
stordito dalla gioia per quella situazione così surreale,
poi la
voce del piccolo si fece finalmente sentire, allegra e squillante
come la ricordava, provocandogli un tuffo al cuore: “Dove
siamo, fratellone?”.
A quel punto il mago crollò
sulle ginocchia e piangendo lo abbracciò forte ripetendo il
suo nome
all'infinito e stringendolo sempre di più a sé
come per convincersi
che fosse davvero lì, mentre il piccolo, confuso e
leggermente
spaventato, gli circondava il collo con le esili braccine nel
tentativo di consolarlo.
“Perché
piangi,
fratellone?” gli chiedeva preoccupato. “Stai forse
male?”
domandò poi cercando di ritrarsi per guardarlo meglio.
“Ti aiuterò
io” aggiunse quindi con la voce che gli tremava e gli occhi
un po'
lucidi, facendo capire a Zeref che stava esagerando. Non doveva
spaventarlo...
“No,
stai tranquillo. Va
tutto bene, stavo solo... ricordando una cosa” disse piano
sforzandosi di sorridere e di inghiottire il nodo che gli serrava la
gola.
“Sicuro?”
insistette il
piccolo poco convinto, studiandolo con espressione dubbiosa come era
solito fare un tempo in questi casi. Riusciva ancora a leggergli
dentro allora?
“Evidentemente
sì”
pensò il mago con un sorriso che sembrò
rassicurare il rosato prima
di dargli un ultimo, fugace abbraccio per poi tirarsi su, non senza
avergli prima sussurrato un impercettibile “Mi sei mancato,
fratellino. Scusami se ci ho messo tanto a trovare una
soluzione”.
Quando si staccarono, il
piccolo Natsu, più tranquillo adesso che l'altro aveva
cominciato a
comportarsi in modo più normale, cominciò a
girare per tutto il
laboratorio cercando di infilarsi ovunque, curioso come sempre,
facendo domande a raffica su qualsiasi cosa avesse catturato la sua
attenzione per più di mezzo secondo, e mentre lo seguiva a
distanza
molto ravvicinata pregando che non facesse danni e non si cacciasse
nei guai, Zeref pensò che era valsa la pena di affrontare la
maledizione solo per vedere quel momento. Il momento in cui il suo
fratelllino era tornato a vivere grazie a lui, allegro, curioso e
vivace come prima della malattia, e per la prima volta dopo tanto
tempo, un sorriso di vera felicità gli illuminò
finalmente il volto
in genere sempre malinconico e tormentato, mentre ringraziava gli dei
di avergli fatto un simile regalo. Niente infatti avrebbe potuto
essere paragonabile alle sensazioni stupende che gli stavano
scaldando il cuore mentre lo guardava correre fuori e giocare come
facevano insieme nel giardino di casa gridandogli di sbrigarsi e
Zeref, ancora incredulo e felice come non ricordava di essere mai
stato, cominciò a correre a sua volta con le lacrime agli
occhi e il
più bello dei suoi sorrisi mentre riassaporava finalmente,
ridendo,
ciò che non aveva mai potuto dimenticare.
Angolo
autrice:
Ciao a tutti e grazie per
aver letto anche questa storia nonostante il ritardo (ieri purtroppo
ho avuto poco tempo per scrivere e non sono riuscita a finirla).
Spero che vi sia piaciuta, anche se nei miei pensieri avrebbe dovuto
essere molto più serena, ma tra la maledizione sempre
presente e il
fatto che Natsu è comunque rinato come demone con tutto
ciò che ne
consegue, non credo che il “vero Zeref”, quello
più simile al
bambino che era stato, fosse proprio del tutto felice, soprattutto
sapendo quale compito il fratello sarà costretto un giorno a
eseguire. Mi auguro comunque di avervi trasmesso anche un po' della
felicità che il nostro povero mago deve per forza aver
provato
rivedendo Natsu vivo e di non aver causato altre lacrime. Non voglio
nessuno sulla coscienza, io!
Per passare a cose più
allegre, ringrazio tutti coloro che hanno letto questa raccolta
(siete davvero tantissimi! O.O) e chi l'ha inserita tra le
preferite/seguite/ricordate. Un grazie speciale va naturalmente anche
ad HatsuneNMiku che per prima ha recensito. Spero di essermi fatta
perdonare per la fic precedente e che questa raccolta continui ad
appassionare sia te che tutti gli altri. Mi raccomando, fatemi sapere
cosa ne pensate se vi va, non mordo mica! XD
Appuntamento a domani con il
prossimo prompt e sogni d'oro a tutti.
Bacioni,
Ellygattina
P.S:
La prima frase che dice
Zeref quando Natsu si risveglia, come forse avrete notato, l'ho presa
direttamente dal manga. Tranquilli comunque che adesso mi dileguo. A
domani e grazie ancora per tutto! :)
|
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Capitolo 5 *** Day 5: Sacrifice ***
Day
5: Sacrifice
I
due fratelli giocarono a
lungo nel bosco vicino al laboratorio dove poi, esausti per le troppe
corse, si sdraiarono sull'erba a riposare uno accanto all'altro
osservando le nuvole che si rincorrevano nel cielo.
Anche se l'ambiente era
molto diverso da quello dei suoi ricordi, Zeref non potè che
tornare
indietro nel tempo a quando erano soliti fare le stesse cose nel
giardino di casa e nei prati vicini al villaggio, da soli o in
compagnia, ma con la medesima allegria e vivacità.
Il ragazzo sorrise per un
attimo a quelle dolci e nostalgiche immagini che gli parlavano di
casa e affetto, entrambe cose che da tempo non facevano più
parte
della sua vita, poi si girò verso il fratellino intento a
seguire
con attenzione i movimenti delle nuvole sopra di loro.
Ancora non gli sembrava vero
di averlo di nuovo lì con lui ma già pregustava
le ore felici che
avrebbero passato insieme pensando che la maledizione non sarebbe
più
stata un problema. I demoni infatti, l'aveva già visto, ne
erano
immuni, quindi non avrebbe potuto mettere in pericolo la vita del
fratello con la sua presenza. Certo sarebbe stato difficile
spiegargli come stavano le cose al primo attacco che avrebbe avuto,
ma in quel momento non aveva voglia di pensarci e confidava
nell'affetto che il piccolo aveva sempre avuto nei suoi confronti.
Non era possibile che proprio Natsu arrivasse a odiarlo per quello,
no?
“Fratellone?”
La vocina del rosato e il
suo sguardo interrogativo apparso improvvisamente nel suo campo
visivo lo distolsero bruscamente da quei pensieri facendogli fare un
salto.
“Sì?”
chiese subito,
cercando di capire cosa si era perso.
“Torniamo
a giocare? Mi
annoio a stare qui fermo” rispose il piccolo con un lieve
broncio
che avrebbe fatto capitolare chiunque.
Il ragazzo annuì con un
sorriso molto dolce e Natsu, improvvisamente rianimatosi, gli
tirò
un ciuffo d'erba correndo subito via e gridando a pieni polmoni un
“Non mi prendi!” che probabilmente si
sentì in tutta la foresta.
“Vedrai
se non ti
acchiappo, piccola peste!” gridò Zeref in risposta
alla
provocazione alzandosi di scatto e correndogli dietro fingendosi
arrabbiato quando in realtà stava ridendo come un matto
mentre
cercava di acciuffare il più piccolo, che si muoveva
velocissimo
zigzagando tra gli alberi e nascondendosi dietro i cespugli da cui
poi lo sbeffeggiava in un allegro e chiassoso
déjà vu.
Quanto gli erano mancati
quei giochi matti in cui solo suo fratello riusciva a coinvolgerlo?
La tragedia però era dietro
l'angolo e accadde in un attimo: il ragazzo stava correndo felice e
spensierato quando una fitta lancinante alla testa lo
inchiodò
dov'era costringendolo ad appoggiarsi a un albero per sostenersi
premendosi al contempo una mano sulla fronte nel vano tentativo di
alleviare il dolore. Con il cuore in gola e il campo visivo che si
stringeva e si dilatava, mise poi più o meno a fuoco la
figura del
fratello, che ignaro del pericolo, continuava giocare tranquillo.
“E'
vicino... troppo
vicino!” pensò, inaspettatamente in preda al
panico, in testa solo
il nome del fratello mentre sentiva avvicinarsi il momento in cui il
suo potere mortifero si sarebbe liberato. Non ne capiva il motivo ma
avrebbe voluto gridargli di spostarsi, di correre via, ma dalla bocca
non gli uscì alcun suono, e improvvisamente il colpo esplose
con la
forza di un ciclone, potente e distruttivo come poche volte era
stato.
Il corpo di Zeref ondeggiò
pericolosamente ancora appoggiato con una mano a ciò che
restava
dell'albero, mentre il ragazzo, debole e sudato come accadeva sempre
dopo i suoi attacchi, cercava di prepararsi all'orribile immagine
della natura distrutta a cui non si era ancora abituato.
A fargli capire che c'era
decisamente qualcosa che non andava ci pensò l'improvviso
silenzio
che in realtà seguiva sempre queste esplosioni di potere
magico, ma
con Natsu nelle vicinanze era troppo strano. Possibile che ne fosse
rimasto talmente scioccato da non avere nemmeno la forza di aprir
bocca ed emettere anche un suono qualsiasi?
Disperato e spaventato per
quel che avrebbe potuto vedere, il mago si girò nella sua
direzione
pensando che lo stesse guardando in lacrime e con espressione
sconvolta, pronto magari a fuggire via, ma ciò che vide gli
mozzò
il fiato strappandogli uno strano verso strozzato mentre realizzava
che il fratello giaceva invece a terra immobile.
Respirando a fatica e
cercando di negare la terribile verità che gli si presentava
prepotente davanti agli occhi, avanzò sulle ginocchia verso
di lui
tremando come una foglia per poi girarlo e scuoterlo dolcemente,
chiamandolo con una voce che non sembrava nemmeno la sua mentre le
lacrime gli inondavano le guance.
“Non
è possibile che
l'abbia ucciso. Natsu è un demone adesso, non avrebbe dovuto
risentirne... Perché è a terra e non si muove?
Che cosa gli ho
fatto?” continuò a ripetersi per qualche minuto in
preda allo
shock prima di realizzare che in realtà il piccolo era solo
svenuto.
Se il primo attacco aveva avuto questo effetto però, quanti
avrebbe
potuto sopportarne di così forti prima di tornare davvero
all'altro
mondo, e questa volta per colpa sua?
Una maledizione che più
si ama la vita, più la si toglie... E lui amava
Natsu più di
quanto avesse mai amato se stesso o chiunque altro. Era per questo
che la maledizione aveva colpito anche il fratello rinato come
demone, allora?
Terrorizzato da quel
pensiero, Zeref si tirò su di scatto, e dopo avergli
lanciato
un'ultima occhiata, fuggì via in lacrime senza badare ai
rami che lo
graffiavano, desideroso solo di allontanarsi da lì il
più in fretta
possibile. Come aveva potuto essere tanto stupido da pensare che la
maledizione gli avrebbe permesso di vivere in pace con la persona a
cui era più legato al mondo? Avrebbe dovuto saperlo che
così
facendo l'avrebbe messo in pericolo! Aveva rischiato di uccidere il
suo stesso fratello...
Quasi accecato dalle
lacrime, non badò a dove metteva i piedi e
inciampò in un sasso
cadendo a terra di schianto. Ormai senza fiato e dolorante per la
caduta, rimase inginocchiato lì a sfogarsi maledicendosi per
la sua
stupidità e gridando al mondo il suo dolore, in testa le
immagini di
poco prima e la voce del fratellino che chissà se si era
ripreso e
come avrebbe reagito trovandosi solo in mezzo a quello sfacelo. Gli
sembrò quasi di sentirlo chiamare in lacrime il suo nome e
fu
tentato di tornare indietro, ma la paura lo bloccò dov'era.
Non
avrebbe sopportato di essere proprio lui il suo assassino, e suo
fratello sarebbe stato molto meglio senza averlo al fianco. Era
terribile pensare di essersi spinto così in là
per riportarlo
indietro e dover vivere comunque separati, ma teneva troppo a quella
piccola peste per esporla a un rischio del genere. Era già
andata
bene una volta, sarebbe stato troppo sperare che continuasse
così, e
se la maledizione colpiva più duramente le persone a cui lui
teneva,
prima o poi lo avrebbe ucciso davvero. Dopotutto Natsu, nonostante
fosse ormai un demone, non era immortale. Gli dispiaceva enormemente
per lui e anche per se stesso, ma non poteva permettersi di
avvicinarglisi ancora.
Una cosa era certa: se non
avesse saputo che sarebbe stato perfettamente inutile, in quel
momento avrebbe fatto di tutto per uccidersi ponendo così
fine al
suo dolore. Ci sarebbe riuscito un giorno a chiudere finalmente gli
occhi una volta per tutte?
Zeref continuò a piangere
disperatamente per un tempo che gli parve lunghissimo,
finché a un
certo punto non avvertì una strana presenza accanto a
sé.
Sorpreso, si girò di scatto
puntando gli occhi rossi e gonfi ma ancora pieni di lacrime che
lottavano per uscire su un grosso drago rosso che lo guardava
preoccupato e incuriosito.
“Perché
piangi,
ragazzino?” gli domandò gentilmente.
“Perché
sono un mostro e
non merito di vivere” rispose lui dopo un attimo di silenzio
distogliendo lo sguardo.
“Non
mi sembra proprio, e
qualunque cosa tu abbia fatto, sono certo che non meriti un tale
castigo” fece tranquillo l'animale con la sua voce profonda e
rassicurante che a Zeref, per qualche strano motivo, non
potè che
ricordare suo padre.
“Sì
invece” insistette
il ragazzo cominciando a raccontare di getto l'accaduto con grande
abbondanza di lacrime.
Il drago rosso lo ascoltò
senza interromperlo permettendogli di sfogarsi accrescendo
enormemente l'istintiva fiducia che Zeref aveva subito provato nei
suoi confronti.
“Dov'è
adesso tuo
fratello?” gli chiese infine l'animale guardandosi intorno e
annusando l'aria.
“Il
più distante
possibile da qui, spero” fece il mago con voce cupa tenendo
gli
occhi bassi. “E forse, dovresti esserlo anche tu”
continuò piano
dopo qualche secondo.
Stava per dire qualcos'altro
ma uno strano peso sulle spalle gli bloccò le parole in
gola.
Stupito, si girò piano scoprendo di avere intorno la coda
squamosa
dell'animale, che incredibile ma vero, sembrava quasi che lo stesse
abbracciando.
“Noi
draghi abbiamo la
pelle dura. Non ho motivo di fuggire davanti a te” disse
tranquillo.
A quelle parole, Zeref
trattenne il respiro e si girò di scatto fissandolo
incredulo e
stupito con gli occhi pieni di lacrime. Non poteva davvero credere
alle sue orecchie, e qualcosa gli diceva che presto avrebbe rischiato
di uccidere anche lui se non se ne fosse andato alla svelta, ma in
quel momento il mago aveva troppo bisogno di un po' di affetto per
curarsi del pericolo e si appoggiò piano al corpo squamoso
del drago
che sorrise intenerito senza essere visto.
Rimasero così per un po'
ciascuno perso nei propri pensieri, e il mago era quasi sul punto di
addormentarsi quando l'animale parlò ancora una volta
facendogli
alzare lo sguardo su di lui.
“Sei
davvero deciso ad
abbandonare tuo fratello al suo destino?” chiese.
Il ragazzo chiuse gli occhi
per un attimo cercando di trovare il coraggio di pronunciare la frase
che, lo sapeva, sarebbe stata la condanna sua e di Natsu, ma
purtroppo, come sempre, non aveva scelta.
“Sì.
Non posso metterlo
in pericolo più di quanto ho già fatto”
disse con la voce
incrinata e il volto che lasciava trasparire un dolore troppo grande
per una persona all'apparenza tanto giovane.
“Non
pensi a quanto ne
soffrirebbe?” insistette il drago.
“Ci
penso sì e credimi se
ti dico che farei qualsiasi cosa per evitarlo ma prima ho avuto la
conferma che non potrò comunque tenerlo con me a lungo e so
che non
sopporterei di vederlo morire un'altra volta sapendo oltretutto di
essere io la causa. Mi è già bastata una volta, e
piuttosto che
ripetere l'esperienza, preferisco rimanere ancora solo e non vederlo
più finché non sarà il momento di far
cessare tutto” riprese il
ragazzo tremando di dolore al pensiero di dover attuare tutto questo.
“Sei
proprio sicuro
allora” constatò il drago pensieroso.
“Devo
esserlo” fu la
dolorosa risposta del mago, il cui volto, a dispetto del tono di voce
forzatamente indifferente, la diceva lunga su quanto in
realtà
soffrisse.
“Quel
povero bambino
continuerà a cercarti per tutta la vita finchè
non ti avrà
ritrovato... questo lo sai, vero?” insistette l'animale nel
tentativo di fargli cambiare idea. Per qualche motivo che non
riusciva nemmeno a spiegarsi, gli dispiaceva che quel ragazzo e suo
fratello fossero condannati a una così crudele separazione.
Gli
sembravano così uniti che era davvero un peccato
costringerli a
vivere lontani l'uno dall'altro.
“Nascosto
tra gli alberi,
gli farò un incantesimo perché si dimentichi di
me... in questo
modo almeno lui potrà vivere felice. Sarà
l'ultima volta che lo
vedrò per molto tempo, ma in fondo è meglio
così. Farei qualsiasi
cosa per mio fratello, e se stargli lontano gli permetterà
di vivere
la vita lunga e felice che merita, sono pronto a farmi da parte.
Tanto io sono abituato a stare solo, mi passerà”
sussurrò con gli
occhi bassi e uno strano sorriso sul volto.
Per un po' regnò il
silenzio mentre Zeref ripensava a ciò che aveva appena detto
cercando perlomeno di abituarsi all'idea e il drago rifletteva su
cosa potesse fare lui per quei due fratelli sfortunati. Sapeva che
con ogni probabilità si sarebbe pentito di essersi
immischiato in
quella brutta faccenda, ma il ragazzo che aveva di fianco gli faceva
troppa pena, e non poteva sopportare il fatto che da qualche parte in
quell'immensa foresta ci fosse un bambino piccolo che vagava da solo
in cerca del fratello maggiore che non sarebbe mai tornato a
occuparsi di lui, abbandonandolo di fatto in pasto al mondo freddo e
crudele. Quante probabilità di sopravvivenza aveva quel
cucciolo
innocente da solo? Decisamente molto poche, e questo non poteva
permetterlo. Aveva tentato in ogni modo di far cambiare idea al
ragazzo, ma in fondo capiva le sue ragioni e non poteva forzarlo a
compiere quello che, a conti fatti, srebbe stato solo un gesto
egoista più che d'amore.
“Portami
da tuo fratello.
Mi occuperò io di lui” ordinò a un
certo punto il drago stupendo
Zeref che lo guardò incredulo con le lacrime che gli
rigavano
silenziosamente le guance.
“Come?”
sussurrò quasi
senza fiato, certo di non aver sentito bene. Quel drago voleva
davvero...
“Hai
sentito quello che ho
detto... Portami da lui. Ti prometto che non gli accadrà
nulla di
male e che baderò a lui come se fosse mio figlio
finché non sarà
in grado di cavarsela da solo” ribadì l'animale
guardandolo
deciso.
“Perché
fai questo? Mio
fratello è un demone e io sono un mostro, entrambi potremmo
essere
un pericolo per te. Per quale motivo ci aiuti?” chiese il
ragazzo
sorpreso ma già più calmo. La sua più
grande preoccupazione una
volta abbandonato il fratello sarebbe stata infatti come questo
avrebbe vissuto da solo in una grande foresta così lontano
da
qualsiasi centro abitato senza però osare condurlo altrove
per
timore delle possibili conseguenze su di lui e sugli altri, e ora
quel drago così buono e gentile gli proponeva di
affidarglielo
promettendogliene l'incolumità. Cosa poteva chiedere di
più?
Qualcosa in quel drago, a dispetto delle leggende su quelle antiche e
per certi versi mostruose creature, gli ispirava la più
completa
fiducia e Zeref sapeva in cuor suo che quelle non erano certo parole
dette tanto per dire. Se gli aveva promesso una cosa simile, poteva
essere sicuro che l'avrebbe fatto. Il “problema
Natsu” aveva
dunque una soluzione così facile?
“Non
condivido le tue
scelte ma sento che in fondo sei un ragazzo speciale che ha fatto
tutto per una buona causa, quindi ho deciso di venirti incontro. Non
mi sembra giusto che dopo tante sofferenze la storia debba
concludersi così e provo una gran pena per quel bambino che
da solo
non potrebbe mai sopravvivere in questa foresta. Voglio che tu sappia
che non potrò tenerlo per sempre con me, ma mi
assicurerò almeno
che affronti il vostro mondo quando sarà in grado di
camminare sulle
sue gambe. Prima di allora, posso assicurarti che me ne
occuperò
come se fosse mio figlio senza mai fargli mancare nulla e magari un
giorno, chissà, può essere che possiate
ricongiungervi per motivi
pacifici e senza rischi per nessuno. Ora andiamo da lui”
disse il
drago guardandolo intensamente negli occhi e riscandandogli l'anima
ad ogni parola.
“Come
potrò mai
ringraziarti, drago?” chiese Zeref commosso.
“Non
ce n'è bisogno ma
apprezzo questa tua riconoscenza. E' un'ulteriore conferma del fatto
che non sei per niente un mostro” gli rispose l'animale con
quello
che avrebbe potuto essere un sorriso che venne subito ricambiato dal
ragazzo, ora più tranquillo e sereno. In realtà
non era sicuro che
l'altro ci avesse visto giusto su di lui, ma non era certo il momento
più adatto per farglielo notare, e sotto sotto era contento
che
glielo avesse detto. Era da troppo tempo che la gente fuggiva davanti
a lui rabbrividendo al solo sentirlo nominare e gli faceva piacere
aver incontrato qualcuno che non solo non lo temeva, ma era
addirittura gentile nei suoi confronti aiutandolo inoltre a risolvere
un problema che altrimenti gli avrebbe tolto il sonno impedendogli di
vivere tranquillo e di stare lontano da suo fratello per timore che
gli accadesse qualcosa.
I due si avviarono poi in
uno spiazzo erboso più ampio da cui il drago avrebbe potuto
decollare senza problemi.
Arrivati nel luogo
desiderato, l'animale si chinò per permettergli di salire, e
insieme
sorvolarono la foresta in cerca di Natsu.
Zeref, in groppa al suo
nuovo amico, osservò per la prima volta il mondo dall'alto
con gli
occhi spalancati, sempre più sorpreso dalla bellezza del
paesaggio e
dalla distanza che era stato in grado di percorrere in poco tempo
mentre fuggiva da se stesso e da ciò che aveva fatto, ma non
potè
goderselo fino in fondo per il pensiero di quel che sarebbe accaduto
di lì a poco. Nonostante l'enorme fiducia che riponeva nel
drago e
la consapevolezza che lo stava facendo per il suo bene infatti, era
difficile per lui separarsi dal piccolo Natsu. Sapeva che col suo
incantesimo non avrebbe sofferto per quella dolorosa decisione, e ora
ringraziava che il fratellino al risveglio non ricordasse nulla della
sua vita passata tranne l'affetto che provava per lui, ma era dura
rinunciare così presto al sogno di poter vivere felicemente
insieme
facendosi compagnia l'un l'altro. Adesso sarebbe stato ancora
più
difficile rimanere solo...
“E'
quello il posto?”
chiese il drago, riscuotendolo da quei pensieri così poco
piacevoli.
“Sì”
gridò poi in
risposta sentendosi stringere il cuore alla vista di ciò che
aveva
provocato e cercando intanto il fratellino in mezzo a quella
devastazione.
Quando lo ebbe individuato,
l'animale atterrò in una radura lì vicino e lo
guardò avanzare
velocemente verso il piccolo.
Zeref in realtà non aveva
avuto l'intenzione di avvicinarglisi troppo, ma alla fine non aveva
resistito alla tentazione. Dopotutto, quella sarebbe stata l'ultima
volta che l'avrebbe visto per molto tempo, e nonostante la prudenza
consigliasse di non farlo, sapeva che non sarebbe riuscito a
separarsi da lui senza salutarlo come si deve.
Con gli occhi lucidi e la
gola stretta in una morsa d'acciaio, il mago si chinò quindi
di
fianco al piccolo controllando che il suo cuoricino battesse ancora e
osservando bene il suo viso. Lo guardò a lungo senza trovare
il
coraggio di muoversi, la mente confusa da mille pensieri e una mano
appoggiata sulla sua spalla, finchè non sentì su
di sé lo sguardo
del drago. A quel punto, di nuovo conscio del pericolo a cui esponeva
il fratellino restandogli vicino, finalmente si riscosse.
“Addio,
Natsu” pronunciò
con voce rotta e il volto inondato di lacrime eseguendo infine
l'incantesimo e allontanandosi di un passo.
L'animale, che aveva seguito
tutto con tristezza crescente, gli appoggiò ancora la coda
sulle
spalle in una specie di abbraccio consolatorio cercando invano le
parole giuste per tentare di placare quel pianto sommesso e
disperato, ma sapeva che in fondo non ce n'erano.
“Questo
non è un addio”
gli ricordò infine dopo qualche minuto e finalmente il
ragazzo alzò
lo sguardo asciugandosi gli occhi e tirando su col naso. Doveva
sbrigarsi se non voleva che il piccolo si svegliasse nel momento
sbagliato trovandolo ancora lì e rendendo quindi le cose
ancora più
difficili per entrambi...
Tremando, lo prese in
braccio stringendolo dolcemente a sé mentre lo portava dal
drago
sentendo altre lacrime premere per uscire, ma si sforzò di
non
piangere di nuovo.
Arrivatogli vicino, lo
appoggiò sulle zampe anteriori dell'animale salutandolo con
una
carezza per poi alzare lo sguardo incontrando quello dell'altro.
“Grazie”
disse solo con
voce rotta.
“Figurati.
Lo faccio
volentieri” rispose lui abbracciandolo un'ultima volta con la
coda
strappandogli un sorriso triste e lacrimoso.
“Come
ti chiami?”
sussurrò il ragazzo dopo un attimo di silenzio accorgendosi
di non
sapere nemmeno il suo nome.
“Sono
Igneel, re dei
draghi di fuoco” si presentò la maestosa creatura.
“E tu?”.
“Il
mio nome è Zeref
Dragneel” pronunciò piano con la voce che tremava.
“Non
temere, Zeref, andrà
tutto bene. Stai facendo la cosa giusta. Non preoccuparti per Natsu.
Con me sarà al sicuro”.
Il ragazzo annuì e salutò
entrambi con una carezza ringraziando un'ultima volta il drago e
raccomandando al fratello di crescere sano e forte vivendo anche per
lui seguendoli poi con lo sguardo mentre si allontanavano insieme tra
le nuvole rosa del tramonto diretti a una radura dall'altra parte
della foresta dove non ci sarebbe stato il rischio di incontrarsi per
caso. Il petto gli faceva un male terribile guardandoli ma in fondo
era contento di essere riuscito ad affrontare quella separazione,
soprattutto perché sapeva che il piccolo sarebbe stato al
sicuro.
Igneel aveva promesso di prendersene cura come se fosse suo figlio
insegnandogli a camminare sulle proprie gambe prima di farlo tornare
tra la gente e il mago non aveva motivo di dubitare che sarebbe stato
così. Per quanto lo riguardava, poi, piuttosto che rischiare
di
fargli del male, era pronto a sacrificarsi allontanandosene, cosa che
probabilmente avrebbe fatto anche se non avesse trovato nessuno a cui
affidarlo soffrendo però molto di più, quindi nel
male era stato
anche fortunato. Per come stavano le cose, infatti, non poteva
chiedere di meglio, dunque non aveva motivo di essere triste. Il
fratellino, in fondo, avrebbe avuto compagnia e sarebbe cresciuto
amato, difeso e protetto, mentre lui, pur restando da solo, avrebbe
avuto se non altro la consolazione di aver fatto la cosa giusta per
salvaguardare almeno la sua vita. L'unica cosa da fare adesso quindi
era attendere con fiducia il momento giusto per rivedere suo fratello
cercando di non pensare a ciò che aveva perso. Solo
così sarebbe
stato in grado di andare avanti senza pentirsi della difficile
decisione che aveva preso e dell'enorme sacrificio compiuto.
“Grazie
di tutto, Natsu.
Anche se è durato così poco, sono contento del
tempo che abbiamo
trascorso insieme prima e di essere finalmente riuscito a riportarti
indietro. Vivi anche per me, mi raccomando, e goditi ogni singolo
istante. Per quanto riguarda te, Igneel, grande re dei draghi di
fuoco, non ti ringrazierò mai abbastanza per aver accettato
di
prenderti cura di lui. Non hai proprio idea del regalo che mi hai
fatto oggi” sussurrò con lo sguardo perso nel
punto in cui erano
spariti, fermo immobile sulla roccia su cui era salito per vederli
meglio con le lacrime che gli rigavano silenziosamente le guance e un
sorriso triste ma carico di gratitudine mentre il vento, incurante di
tutto, gli faceva danzare intorno capelli e vestiti.
Angolo
autrice:
Ciao a tutti e scusatemi per
questo nuovo ritardo. Purtroppo ci ho messo un po' a tradurre in
parole le scene che avevo in mente trasformandole in questa
lunghissima storia. Spero che ne sia valsa la pena e di non avervi
annoiato.
Per mia (e temo anche
vostra) disgrazia, mi è venuta un po' strappalacrime anche
questa,
ma mi auguro di aver fatto comunque meno danni dell'altra volta. Non
odiatemi, vi prego! Vi assicuro che non l'ho fatto apposta!
Che ne pensate comunque
dell'entrata in scena di Igneel? Mi sono sempre chiesta in che
occasione avesse incontrato Natsu e quale fosse l'eventuale legame
con Zeref, e questa è la mia personale risposta. Adesso sono
ancora
più curiosa di scoprire quella di Mashima però! :)
Ero tentata di inserire
anche qualche accenno alla Zevis dal momento che, pur non avendone la
certezza, mi è sembrato di aver capito che quella storia sia
avvenuta prima della rinascita di Natsu, ma per i feels di tutti
(oltre che per non incasinarmi ulteriormente con la storia), ho
preferito evitare. Ho fatto bene?
Considerazioni mie a parte,
vi invito come sempre a recensire facendomi sapere cosa ne pensate
della storia, ma niente insulti e lanci di oggetti pesanti, okay?
Declino ogni responsabilità per eventuali allagamenti dovuti
ai
fiumi di lacrime da me provocati!
Appuntamento a domani,
spero, e buona settimana.
Buonanotte e sogni d'oro per
dopo,
Ellygattina
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