You, me and my demon life (Dragneel Brothers Week 2015)

di Ellygattina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day 1: Birth ***
Capitolo 2: *** Day 2: Family ***
Capitolo 3: *** Day 3: Fall ***
Capitolo 4: *** Day 4: Serenity ***
Capitolo 5: *** Day 5: Sacrifice ***



Capitolo 1
*** Day 1: Birth ***


Day 1: Birth

Era il primo giorno d'estate e nel calore del primo pomeriggio un bambino ancora piccolo con i capelli neri e gli occhi scuri sedeva sull'erba all'ombra di un grande albero appena fuori da un villaggio. Il piccolo si chiamava Zeref ed era lì da solo perché casa sua in quel momento era stata letteralmente “invasa” dai compaesani in visita, preoccupati e trepidanti per l'attesa. Poche ore prima infatti, sua madre aveva dato le prime avvisaglie del parto imminente, ed era stato subito il caos. Il piccolo Zeref, curioso e impaziente di conoscere il suo futuro compagno di giochi, come gli era stato presentato dai genitori, era rimasto per un po' in un angolino a osservare il via vai di gente, sempre più spaventato però dalla confusione e dai discorsi che sentiva finché qualcuno, accortosi di lui, non gli aveva consigliato di andare a giocare fuori.
Il bambino, ormai terrorizzato, si era affrettato a obbedire... Peccato solo che, data l'ora decisamente infelice, non ci fosse in giro nessuno.
Con un sonoro sospiro, si era quindi diretto verso quell'albero da sempre testimone della vita e dei tormenti degli abitanti del villaggio. Quel giorno non aveva nessuna voglia di raggiungere gli altri ragazzini al ruscello e di rientrare in casa non se ne parlava proprio. Tuttavia, voleva comunque rimanere nei paraggi, visto che, nella sua ingenuità di bambino, pensava davvero di potersi rendere utile nel caso in cui si fossero avverate le strane previsioni che aveva sentito da due anziane donne poco prima di essere caldamente invitato a uscire. Ancora non sapeva cosa fosse la morte ma se la mamma gli aveva detto già da tempo che ormai poteva quasi essere l'uomo di casa, sarebbe stato certamente in grado di fare qualcosa al riguardo. Non poteva però negare di essere comunque un po' spaventato.
Nel tentativo di scacciare la paura e i pensieri spiacevoli, il piccolo si sdraiò sull'erba a osservare le nuvole cercando di tendere nel frattempo le orecchie verso casa sua per poter intervenire in caso di bisogno. Di tanto in tanto gli sembrava di sentire delle urla in lontananza ma continuava a ripetersi che non era possibile, e così alla fine rimase al suo posto chiedendosi però come mai nessuno fosse ancora venuto a dirgli nulla. Dov'era il fratellino che secondo mamma e papà era sul punto di arrivare? Zeref iniziava a essere stanco di aspettare e aveva già deciso che appena l'avesse visto, lo avrebbe sgridato per questo. Del resto, era quello che succedeva a tutti i bambini del villaggio quando facevano tardi... perché a lui no?
Passò dell'altro tempo in cui il piccolo fu più volte sul punto di addormentarsi mentre osservava le nuvole rincorrersi nel cielo, a suo dire più interessanti delle domande che pure continuavano ad affollargli la mente senza tuttavia ricevere attenzione, perché lui ormai aveva capito che, se gliel'avesse concessa, sarebbe tornata anche quella strana sensazione che sembrava stringergli il petto e la gola e fargli pizzicare gli occhi. Il ricordo delle scene viste in casa continuava infatti a tormentarlo e la paura, per quanto si sforzasse di scacciarla, stava ormai prendendo il sopravvento rischiando sempre più di farlo scoppiare in un pianto disperato visto che a un certo punto si accorse addirittura che una nuvola aveva iniziato ad assomigliare alla sua mamma quando sorrideva.
Prima che la situazione precipitasse però, suo padre venne finalmente a chiamarlo e il piccolo, sentendo la sua voce in lontananza, si tirò su di scatto con gli occhi umidi di lacrime e il labbro inferiore già tremante in un preludio di pianto. E se gli avesse detto che le signore di prima avevano ragione? Da come ne parlavano, sembrava essere una cosa brutta quella che poteva succedere alla sua mamma...
Cercò comunque di darsi un contegno asciugandosi velocemente le lacrime e affrettandosi a rimettersi in piedi nella speranza di vedere il prima possibile il volto del genitore e capire da esso cosa aspettarsi, ma la luce era troppo intensa e dovette aspettare che si avvicinasse un po' di più per fargli la domanda che gli stava più a cuore in quel momento nonostante avesse una paura folle della risposta. Una persona grande però doveva anche mostrarsi forte, e lui voleva esserlo per dimostrare di essere davvero “l'ometto di casa”.

La mamma sta bene?” chiese quindi con voce malferma raccogliendo tutto il suo coraggio appena l'uomo gli fu di fronte.
Sì, stai tranquillo. E' andato tutto bene. Dai, vieni. La mamma e il fratellino ti stanno aspettando a casa” gli disse quello dolcemente allungando una mano per fargli una carezza ma il figlio, improvvisamente più leggero, era già scattato come una molla correndo impaziente giù per la collinetta pronto a fiondarsi sul letto per vedere bene in faccia il piccolo ritardatario. Avrebbe sicuramente preteso spiegazioni per quell'attesa, proprio così, si ripeteva felice, senza minimamente pensare che fargli la predica sarebbe stato perfettamente inutile. I bambini però, si sa, hanno le loro idee su tutto e Zeref era ancora troppo piccolo per accorgersi dell'assurdità di quei propositi. Per lui in quel momento contava solo vedere con i propri occhi che la mamma stesse davvero bene e conoscere la causa di tanto trambusto e tanta paura per poi dirgli chiaramente cosa ne pensava del suo modo di presentarsi.
Suo padre lo raggiunse poco prima della porta di casa raccomandandogli di fare piano per poi dargli una leggera spintarella verso la camera che condivideva con la moglie.
Zeref entrò quindi nella stanza in silenzio e con il fiato sospeso, timoroso per ciò che avrebbe potuto vedere e per l'incontro con il tanto atteso fratellino, e la prima cosa che vide nella penombra fu sua madre che riposava con gli occhi chiusi e l'aria stravolta tenendo tra le braccia qualcosa che da lì non riusciva a vedere.
La donna però era sveglia, e sentendo i suoi passi, si girò a guardarlo sorridendo invitandolo ad avvicinarsi.

Vieni Zeref, ti presento il tuo fratellino Natsu” gli disse dolcemente, spostando appena un braccio per fargli vedere il nuovo arrivato.
Il bambino si spostò quindi accanto a lei osservando incuriosito il piccolo, che accortosi forse di una nuova presenza, gli puntò addosso i suoi grandi occhi scuri voltando appena la testa di lato in una buffa espressione sorpresa e interrogativa enfatizzata dal versetto che emise nello stesso momento.
I due fratelli si fissarono per un attimo come studiandosi a vicenda, poi Natsu decretò la sua evidente approvazione con un gridolino iniziando subito ad agitarsi tendendo le braccia verso il più grande come per invitarlo a un contatto più diretto, che l'altro si affrettò a concedergli avvicinandogli un dito. Il piccolo lo afferrò prontamente con una delle sue manine portandoselo poi trionfante vicino alla bocca mentre il fratello sorrideva, meravigliato e divertito, ormai dimentico dello spavento di poco prima.
Tutti i pensieri negativi e i suoi propositi di “vendetta” erano infatti svaniti non appena aveva visto quei vispi occhi neri spalancati sul mondo e quel visetto curioso incorniciato da capelli rosa come quelli della madre, e mentre giocava con Natsu, si chiedeva distrattamente come un esserino così carino potesse aver causato un tale trambusto, ma in fondo non gli importava. Adesso era arrivato e la mamma era lì con loro, quindi perché mai avrebbe dovuto sgridarlo? Il fratellino era così piccolo e fragile che gli ispirava al contrario un senso di protezione che non aveva mai provato per nessuno e sapeva già che se in futuro qualcuno al villaggio avesse cercato di dargli fastidio in qualsiasi modo, lui sarebbe stato pronto a intervenire facendo anche a botte per la prima volta in vita sua pur di difenderlo. Sì, il piccolo Natsu non avrebbe avuto nulla da temere finché fossero stati insieme perché lui l'avrebbe protetto sempre e comunque da qualsiasi pericolo. Gli aveva già perdonato tutto e adesso rideva di gusto ai suoi versi assurdi, contagiato dalla sua allegria e voglia di vivere, mai sazio di ascoltare quei buffi gridolini che emetteva ogni volta che lo toccava.
I genitori intanto li guardavano felici ancora increduli per come si erano svolte le cose dal momento che, data la vicinanza di età, si erano aspettati un deciso rifiuto da parte di Zeref, che invece giocava già con il fratellino come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Evidentemente, era stato amore a prima vista e si augurarono che niente e nessuno potesse mai separarli. Erano troppo belli insieme per poterli immaginare uno lontano dall'altro, e la giovane coppia passò il resto del pomeriggio a osservare i due piccoli rispondendo di tanto in tanto alle domande curiose di Zeref, che da parte sua era già pronto a far conoscere a Natsu le meraviglie del mondo esterno pregustando le lunghe giornate di giochi all'aperto finalmente lontano dagli spettri della noia e della solitudine.
Decisamente le cose non sarebbero potute andare meglio di così.



Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui. So che avrei un sacco di altre storie da aggiornare, ma quando ho saputo di questa week non ho proprio potuto resistere alla tentazione di parteciparvi divorando in pochi giorni i capitoli del manga che mi mancavano per arrivare alla sconvolgente verità (e anche i successivi, già che c'ero XD). Questi due sono troppo teneri per non celebrarli! State tranquilli però che gli altri lavori non li ho abbandonati, ho solo bisogno di riprendere un po' la mano (e l'ispirazione) prima di continuarli.
Passando a questa storia, so che probabilmente non è molto originale, ma il prompt non lasciava molte alternative. Spero comunque che vi sia piaciuta lo stesso e che mi farete sapere cosa ne pensate. Le recensioni possono essere un buon modo per uscire dai momenti difficili e ricominciare a scrivere regolarmente! :)
Mi rendo conto che forse può sembrare un po' strana tanta ingenuità per un futuro genietto come Zeref, ma alla nascita di Natsu era comunque un bambino piccolo e sinceramente ho voluto rendere questo momento il più tenero possibile. Spero solo di aver reso bene le emozioni del futuro mago nero al suo primo incontro con un fratellino che già sprizza allegria e vitalità da tutti i pori! Lo ammetto, quella scena mi frullava in testa da quando ho letto il prompt, e anche se la storia non mi è venuta come avevo pensato all'inizio, sono comunque piuttosto orgogliosa dei momenti dolci e della leggera comicità che sono riuscita a infilare qua e là. Il giudizio finale, però, spetta ovviamente a voi! :)
Mi piacerebbe riuscire a pubblicare tra un po' anche il secondo prompt ma non sono sicura di farcela. Se per qualche motivo non potessi, comincio già ad augurarvi buona settimana e buonanotte per dopo.
Bacioni e alla prossima,
Ellygattina

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Capitolo 2
*** Day 2: Family ***


Day 2: Family

I mesi passavano e i fratelli Dragneel erano sempre più uniti per la gioia dei loro genitori che non sapevano più chi ringraziare per la loro fortuna. Il piccolo Zeref, contrariamente alle previsioni di tutti infatti, si era dimostrato un tesoro e fin dall'inizio era stato il primo a scattare a ogni minimo verso insolito del fratellino, sempre pronto a giocare con lui riuscendo a fargli tornare subito il sorriso con la sua sola presenza le poche volte che piangeva. Era davvero un piacere per gli occhi vederli vicini, uniti come se avessero passato tutta una vita insieme.
In certi momenti poi, ad esempio durante i pasti, il maggiore sembrava quasi deciso a sostituire i genitori nel loro ruolo, ed era incredibile la pazienza che riusciva ad avere quando Natsu, in piena contestazione, si divertiva a scagliare la pappa ovunque urlando come un ossesso e rifiutandosi di mangiare.
Dopo alcuni lanci, vedendo la disperazione del malcapitato che tentava inutilmente di ammansirlo, interveniva sempre il fratello, che schivando abilmente le cucchiaiate di cibo e rimproverandolo affettuosamente come solo un bambino avrebbe potuto fare, riusciva chissà come a calmare il più piccolo sotto gli occhi meravigliati di chiunque si fosse trovato ad assistere alla scena mentre la madre, con le lacrime agli occhi, affermava che sarebbe stata persa senza il suo “piccolo angelo”.
A quelle parole Zeref, pur fingendo indifferenza mentre continuava a imboccare Natsu come gli era stato insegnato, si sentiva davvero in grado di toccare il cielo con un dito e allora gli sarebbe piaciuto correre fuori e gridare al mondo la sua felicità.
La nascita del rosato, infatti, aveva avuto un effetto molto positivo anche sul suo carattere, trasformando un bambino sempre un po' chiuso, solitario e malinconico in un ragazzino allegro e più incline a cercare la compagnia degli altri, e con il passare del tempo, non fu difficile incontrare per le strade del villaggio i due fratelli, che tenendosi per mano, andavano a raggiungere i loro compagni di giochi.
Quando Zeref era solo, infatti, tendeva sempre a isolarsi un po' dagli altri poiché preferiva passatempi più tranquilli alle corse folli che invece divertivano tanto i suoi coetanei. All'inizio li imitava, ma lui era un tipo comunque più tranquillo e si stufava presto, mentre invece Natsu, sempre così pieno di energia che ci si chiedeva davvero dove ne trovasse tanta essendo così piccolo, era sempre l'ultimo a sedersi esausto sull'erba, e dal momento che scherzi e dispetti sempre in agguato quando si trattava di giocare tutti insieme magari lontani dagli adulti, il maggiore era costretto a seguirlo. La cosa non gli pesava comunque perché prendeva fin troppo sul serio il suo ruolo difendendo in qualsiasi momento i diritti del più piccolo, che da parte sua lo ricambiava minacciando con i suoi pugnetti chiunque avesse osato prenderlo in giro per il suo comportamento che mal si addiceva al suo carattere, in genere così tranquillo e accomodante. Quando si trattava di Natsu, però, il ragazzino cambiava totalmente tenendo così fede alla silenziosa promessa che gli aveva fatto ormai anni addietro in quel primo pomeriggio che avevano passato insieme, e più di una volta arrivò allo scontro diretto con i più grandi sempre sostenuto dall'inconsapevole causa che invece adorava quel genere di confronti.
Da questo punto di vista, il rosato era la disperazione della famiglia, visto che il piccolo, nella foga di quello che lui evidentemente scambiava per un gioco, tendeva a causare parecchi danni al malcapitato che se l'era trovato di fronte. Non c'era dubbio però che il più giovane dei due sapesse bene come farsi rispettare, e presto non ci fu più nessuno nel villaggio disposto a infastidirli di proposito, sebbene Natsu riuscisse ancora, chissà come, a far scoppiare comunque risse di una certa entità quasi ogni giorno costringendo spesso il maggiore a separarlo a forza dagli altri per cercare di spiegargli che non si poteva andare avanti così. Il più piccolo sulle prime lo ascoltava come faceva sempre, ma in fondo Zeref sapeva già che era tutto fiato sprecato, e che ad andar bene il giorno successivo, sarebbero stati al punto di partenza. A differenza dei genitori però, non riusciva proprio ad arrabbiarsi con lui, perché in realtà adorava questo suo modo di fare così spontaneo e diverso dal suo. A volte pensava anzi che gli sarebbe piaciuto essere di più come lui anche solo per vedere le facce e ascoltare le interminabili prediche di certi abitanti del villaggio le cui proprietà erano state vittime della furia distruttrice dell'incontenibile Natsu, che incurante del pericolo, non di rado gliene combinava un'altra proprio sotto il naso costringendoli a una fuga precipitosa praticamente piegati in due dalle risate.
Ebbene sì, la monelleria e vivacità del rosato erano evidentemente contagiose per chiunque gli stesse vicino, amici compresi che spesso si trovavano coinvolti che lo volessero o meno.
Con il passare del tempo, Zeref iniziò anche la scuola dimostrando fin da subito un grande talento di cui cercò di rendere partecipe anche Natsu, che però, pur sforzandosi di stargli dietro, non ce la faceva proprio a concentrarsi finendo così per far perdere il filo del discorso anche al suo “insegnante”, che a quel punto non poteva far altro che seguirlo nella sua prossima avventura sicuramente portatrice di guai per una buona metà del villaggio, ma come era stato ampiamente dimostrato negli anni, era semplicemente impossibile resistere a questa diabolica capacità del rosato, che in fondo il fratello aveva sempre adorato facendosene trascinare più che volentieri.



Angolo autrice:
Eccomi di nuovo qui! Incredibile ma vero, sono riuscita a pubblicare stasera anche il secondo capitolo di questa raccolta. Mi dispiace che la storia sia più corta della precedente, ma non mi è venuto in mente altro. Dite la verità che però vi ho fatti ridere descrivendo i pasti in casa Dragneel e le gesta dei due fratelli che si difendono a vicenda nonostante siano due piccoletti rischiando di distruggere il villaggio ogni volta che si muovono! XD
Del resto, ci vuole ogni tanto qualcosa di allegro nella storia di questi due, no? E Natsu, non so perché, me lo immagino attaccabrighe e combinaguai già da allora. Come si può resistere a un fratellino così?
Beh, considerazioni mie a parte, spero che abbiate apprezzato questa piccola one-shot e che mi farete sapere le vostre opinioni al riguardo. Mi raccomando, ditemi se ci sono errori troppo grossi in modo che possa correggerli visto che non ho avuto il tempo di ricontrollarla bene!
Appuntamento a domani con il prossimo prompt e buonanotte.
Baci e sogni d'oro a tutti,
Ellygattina

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Capitolo 3
*** Day 3: Fall ***


Day 3: Fall

Sembrava che le cose non potessero andare meglio ma purtroppo il destino aveva in serbo altro e giocò le sue carte in un pomeriggio di fine estate mentre i due fratelli si rincorrevano con alcuni coetanei in un prato vicino a casa.
Improvvisamente Natsu si accasciò a terra tremando e respirando a fatica e fu così che lo trovarono i compagni quando, insospettiti dalla sua assenza e dalla mancanza delle sue grida che sempre accompagnavano quel genere di attività, tornarono indietro a cercarlo.
Appena lo vide in lontananza, Zeref lo raggiunse di corsa inginocchiandosi accanto a lui con il cuore in gola. Subito iniziò a chiamarlo e a scuoterlo con le lacrime agli occhi in preda a un gran brutto presentimento ma il più piccolo non ebbe la minima reazione.
Qualcuno, spaventato, andò a cercare aiuto mentre lui rimase lì con Natsu, che quando finalmente aprì gli occhi, ben lontano dal rassicurarlo, lo inquietò ancora di più. Il suo sguardo infatti era vitreo, e probabilmente non lo vide nemmeno visto che non diede segno di averlo riconosciuto né rispose in alcun modo ai suoi richiami.
Quando il padre li raggiunse, sollevò il rosato tra le braccia portandolo subito verso casa senza dire nulla, serio e preoccupato come Zeref non lo aveva mai visto.
Si accorse a malapena che gli amici gli stavano dicendo qualcosa che comunque non capì, e in silenzio si avviò a fatica verso la sua abitazione con la gola serrata, gli occhi traboccanti di lacrime e la sensazione di avere un macigno che gli schiacciava il petto.
Appena entrato, la sua attenzione fu catturata da sua madre che piangeva a dirotto su una sedia con il viso affondato nel grembiule mentre il padre, in piedi accanto a lei, le cingeva le spalle con un braccio tenendo gli occhi bassi. Il bambino, sia pure impressionato, cercò di non dar loro peso e si diresse invece verso la camera del fratello, ma l'uomo lo trattenne afferrandolo per una spalla e scuotendo leggermente la testa con espressione addolorata facendo aumentare ulteriormente le lacrime che già gli rigavano abbondantemente il volto.
Nessuno rispose alle sue domande, quindi non gli rimase altro da fare che aspettare in silenzio con in mente solo Natsu e le sue risate che fino a poco prima erano risuonate allegre e spensierate nel prato che vedeva ancora dalla finestra accanto a lui.
Non seppe mai quanto tempo fosse passato quando finalmente la guaritrice del villaggio uscì dalla stanza dicendo ai genitori qualcosa che Zeref nemmeno si sforzò di capire mentre sgattaiolava all'interno.
Il bambino si diresse subito vicino al letto dove Natsu sembrava profondamente addormentato, ma era fin troppo chiaro persino a lui che quello non era un sonno normale. Il suo respiro era ancora leggermente affannoso e il suo corpo bollente, ma il ragazzino non vi badò stringendogli invece la mano e cercando di rimproverarlo senza riuscirci finendo poi per sciogliersi in altre lacrime supplicandolo di svegliarsi presto e di non fargli più prendere spaventi del genere. Gli parlò quindi di ciò che avrebbero fatto non appena si fosse ripreso, ma non poteva sapere che il suo fratellino non sarebbe più tornato quello di prima.
I giorni infatti passarono fin troppo lenti e silenziosi ma Natsu non diede segni di ripresa. Presto a Zeref fu vietato di andare a trovarlo ma il piccolo non era tipo da arrendersi facilmente e riuscì comunque a sgattaiolare nella stanza di nascosto almeno una volta al giorno, soprattutto la sera, parlandogli dolcemente a voce bassa sforzandosi di trattenere le lacrime che il rosato fosse sveglio o meno.
Nessuno voleva spiegargli nulla, ma non poteva non accorgersi del fatto che lo sguardo dei genitori fosse sempre più spento e preoccupato, i volti pallidi e smagriti, mentre la guaritrice veniva sempre più spesso passando in quella stanza tempi sempre maggiori senza ottenere risultati apprezzabili.
Ogni volta che riusciva a varcare quella soglia, infatti, le speranze di Zeref di vedere il fratellino in piedi, o per lo meno seduto sul letto, allegro e pimpante come prima, crollavano miseramente. Sprofondato tra le coperte c'era sempre un bambino pallido, magro e sudaticcio che respirava male e parlava con una voce debolissima tranne quando gridava nel sonno in preda alla febbre. Ogni urlo era per tutti una pugnalata al cuore e sia Zeref che sua madre non riuscivano proprio a trattenere fiumi di lacrime domandandosi per quale motivo gli dei avessero deciso di punirli in quel modo supplicandoli tra i singhiozzi di restituire loro il piccolo Natsu, ma le preghiere non servirono a nulla e le cose peggiorarono anzi sempre di più.
Con il passare dei giorni, divenne infatti sempre più raro vederlo sveglio, e se i primi tempi il rosato aveva cercato di sorridere sforzandosi anche di scherzarci sopra per rassicurarli, alla fine non riuscì più nemmeno a riconoscerli.
Fu un duro colpo per Zeref quando una sera si infilò nella stanza e il suo amato fratellino sussurrò un “Chi sei?” a malapena percettibile. A quel punto, non potè trattenere un urlo strozzato correndo subito fuori quasi scontrandosi con la madre che l'aveva visto allontanarsi furtivo in quella direzione. Il bambino pensò che l'avrebbe sgridato visto che gli era stato proibito già da tempo di andare a trovarlo senza poter far nulla per cambiare le cose ma la donna, che poche ore prima aveva ricevuto lo stesso trattamento, si limitò ad abbracciarlo stretto piangendo con lui mentre gli accarezzava i capelli per farlo calmare, portandolo poi a letto quando il figlio maggiore, esausto, le si addormentò tra le braccia.
La situazione precipitò ulteriormente il giorno dopo quando Zeref, di ritorno da una giornata di scuola in cui si era concentrato su tutto tranne che sulle lezioni, trovò una gran folla fuori dalla porta.
In preda a un orribile presentimento, corse in quella direzione con il cuore in gola notando a malapena gli sguardi e le parole della gente che lo faceva passare tristemente elargendogli di tanto in tanto qualche lieve carezza o pacca sulla spalla. Il ragazzino non rispose a nessuno ed entrò in casa individuando subito i genitori che piangevano a dirotto tra le braccia degli amici e dei parenti più stretti che cercavano inutilmente di dare loro un po' di conforto.
Zeref li oltrepassò sempre più in ansia mentre un pensiero orribile si faceva sempre più strada dentro di lui lasciandolo totalmente senza fiato. Si ripetè mille e più volte che no, non era possibile che Natsu... Non riusciva nemmeno a finire la frase.
Si avvicinò al letto prendendogli la mano come aveva fatto tante volte negli ultimi mesi e quando si accorse che quel corpicino era freddo e immobile, chiaramente senza vita... non potè trattenere un terribile urlo che risuonò in tutto il quartiere mentre crollava di fianco a lui piangendo tutte le sue lacrime.
Quello fu l'inizio della fine, perché Zeref non accettò mai la morte del fratellino, isolandosi di nuovo da tutti e cominciando a porsi le domande e a compiere gli studi che un giorno avrebbero portato alla nascita del mago nero, che sia pur cambiato, non avrebbe mai potuto dimenticare quella prima, terribile caduta che gli portò via il suo amato Natsu né la sua voce allegra e il suo sorriso che cercò sempre di riavere al suo fianco sacrificando per questo tutto se stesso e tutto ciò che aveva.
A differenza dei genitori infatti, che dopo un po' scesero a patti con quella perdita e si sforzarono di non crollare per il figlio rimasto che evidentemente soffriva più di tutti, lui non volle rassegnarsi, e dal momento che lo studio era diventato l'unico modo che conosceva per non pensare per qualche ora al terribile silenzio a cui temeva che non si sarebbe più abituato, cominciò a cercare un rimedio addentrandosi in sentieri sempre più pericolosi dai quali nemmeno gli ammonimenti e i rimproveri dei maestri riuscirono ad allontanarlo. Sentieri che avrebbero causato tante altre perdite e cadute, ma nessuna fu dolorosa e terribile quanto la prima, quella che segnò inevitabilmente il suo destino dal momento che fin dall'inizio il piccolo Zeref continuò a vedere di tanto in tanto il fratellino nei luoghi e nei momenti più disparati, sempre allegro e sorridente come amava ricordarlo, finendo per promettergli solennemente, in preda al dolore, che quella separazione sarebbe stata solo temporanea. E lui le promesse fatte a Natsu le aveva sempre mantenute a qualsiasi costo.
Non ne parlò mai con nessun altro, ma queste “visite” del fratello gli diedero sempre la forza di continuare a vivere proseguendo caparbio per la sua strada nonostante i maestri, sia pure colpiti dai suoi risultati, cercassero di dissuaderlo e le sue stesse ricerche a volte lo scoraggiassero a tal punto da fargli quasi abbandonare tutto, ma bastava chiudere gli occhi e rivivere le scene stupende impresse a fuoco nella sua mente e nel suo cuore, ricordi felici di quando l'allegria e vivacità del rosato riempivano le sue giornate ora così vuote, per tornare al lavoro con maggiore energia rinnovando quella promessa. Una promessa che l'avrebbe portato dove non avrebbe mai immaginato né sarebbe mai voluto arrivare, ma lui per il suo pestifero e incontenibile Natsu, si sapeva, avrebbe fatto e sopportato qualsiasi cosa, compresa la maledizione più terribile che si potesse concepire.



Angolo autrice:
Okay, so che mi odierete per quello che ho scritto e che starete nuotando in un mare di lacrime degno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Se vi può consolare, anch'io. Mentre scrivevo ho letteralmente inzuppato letto e computer! Per fortuna nessuno è venuto a disturbarmi o sarebbe stato davvero difficile spiegare la situazione... -_-'
Passando ad altro, spero che la storia vi sia comunque piaciuta e di non aver causato troppi danni. Vi assicuro che non era mia intenzione fare un racconto così strappalacrime, ma scrivendolo di getto mi è venuto così. Non pensavo che sarei riuscita a immedesimarmi tanto nel piccolo Zeref, ma credo/spero di aver reso bene i suoi sentimenti, povero cucciolo. :'(
Riguardo a ciò che potrebbe essersi beccato Natsu, non ne ho proprio idea, ma ho sempre pensato che fosse stata qualche brutta malattia a portarlo via così presto dall'affetto della sua famiglia e mi sono limitata a immaginarmi le scene cercando di descriverle al meglio.
Come ieri, mi sarebbe piaciuto riuscire a pubblicare il prossimo prompt prima di andare a letto (anche perché non avevo il coraggio di abbandonare sia me che voi nei rispettivi mari di lacrime) ma tra problemi di connessione e distruzione quasi totale dei feels dell'autrice che si è messa KO da sola con le sue stesse mani, non ce l'ho proprio fatta. :(
Se ci riuscite, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia e se ci sono errori perché dubito fortemente della mia capacità di giudizio in questo momento.
Prima che me ne dimentichi un'altra volta, ringrazio tutti coloro che hanno dato un'occhiata a questa raccolta (ammesso che ce ne siano :P) e vi prego di lasciarmi almeno un commentino piccolo piccolo, tanto per sapere se sto facendo una grandiosa schifezza o no. Grazie comunque per avermi dedicato un po' del vostro tempo, lo apprezzo davvero tanto. :)
Appuntamento a domani per i temerari che avranno ancora il coraggio di seguirmi. Prometto che la prossima storia cercherò di farla meno strappalacrime (potrei morire anch'io altrimenti, cavolo!).
Baci & abbracci di consolazione e alla prossima!
Sogni d'oro per dopo e buona giornata per domani,
Ellygattina

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Capitolo 4
*** Day 4: Serenity ***


Day 4: Serenity

Erano già passati molti anni da quando la maledizione di Ankheseramun aveva colpito per la prima volta nell'Accademia di Magia di Mildian uccidendo chiunque si trovasse all'interno dell'edificio e Zeref, convivendo in qualche modo con il rimorso per tutte le vite che aveva accidentalmente spezzato sul suo cammino, aveva proseguito i suoi studi arrivando adesso vicinissimo al suo obiettivo.
Il ragazzo si trovava ora nel suo laboratorio segreto, situato in un luogo isolato dove sperava di poter limitare al massimo i danni per chiunque, in attesa di vedere finalmente il frutto del suo lavoro.
Tanto per occupare in qualche modo il tempo che ancora lo separava da quell'importante traguardo, controllò di nuovo i suoi appunti con aria sempre più soddisfatta preparandosi mentalmente per ciò che sarebbe avvenuto di lì a poco, poi si voltò con una strana espressione verso il particolare più insolito di quella stanza: una specie di enorme uovo pieno di un liquido trasparente al cui interno fluttuava il corpo di un bambino di pochi anni con dei buffi capelli rosa sparati in tutte le direzioni che sembrava profondamente addormentato. Il piccolo, immobile nella sua strana prigione sopraelevata rispetto al pavimento e circondata da quelli che avrebbero potuto essere i tentacoli di una creatura mostruosa, non era altri che Natsu Dragneel, il fratellino del mago morto tanti anni prima che questi avrebbe voluto riportare in vita.
Zeref gli si avvicinò lentamente appoggiandosi per qualche istante all'uovo con gli occhi chiusi e l'espressione addolorata al ricordo dei tempi felici che avevano passato insieme. Combattuto poi tra sentimenti contrastanti riguardo a ciò che stava per fare, il mago vi posò sopra anche una mano accarezzandone la superficie liscia in un gesto che voleva essere affettuoso ma che nascondeva anche tanto dolore, perché sapeva bene che oltre al motivo originale di quell'esperimento, ovvero il disperato tentativo di riunire finalmente due fratelli legatissimi tra loro separati troppo presto, ve n'era anche un altro a guidare le sue azioni: creare un essere demoniaco talmente potente da essere in grado di ucciderlo ponendo così fine alla maledizione che da troppo tempo lo lacerava dentro con le sue eterne contraddizioni e i suoi castighi senza fine. E questo non era certamente un bel pensiero, tanto che ancora adesso, nonostante conoscesse benissimo la risposta, continuava a interrogarsi su come avesse potuto arrivare a tanto e, soprattutto, dove avesse trovato il coraggio di caricare sulle spalle del suo povero e innocente fratellino un fardello così grande. Purtroppo però l'aveva fatto eccome, e a breve avrebbe visto se le sue ricerche erano corrette, togliendosi almeno la soddisfazione di aver raggiunto se non altro l'obiettivo principale dei suoi lunghi studi.
Mentre era perso in quei pensieri, ancora appoggiato all'uovo, Zeref avvertì improvvisamente un leggero fremito sotto le dita che lo portò ad aprire gli occhi umidi di lacrime di rimorso trattenute a fatica e fare un passo indietro mantenendo però la mano lì dove si trovava.
Il ragazzo restò in trepidante attesa per pochi secondi lunghi un'eternità con la sensazione di avere qualcosa in gola, poi finalmente il piccolo Natsu aprì lentamente gli occhi sbattendo un paio di volte le palpebre come l'aveva visto fare tante volte appena sveglio, e a quel punto gli sembrò che il suo cuore fosse sul punto di scoppiare per la gioia.
Ogni preoccupazione e pensiero molesto svanì improvvisamente come semplici ombre davanti alla luce e in qualche modo il mago riuscì a pronunciare, con la voce tremante dall'emozione, le parole che da tanti, troppi anni aspettava di poter dire: “Il mio nome è Zeref Dragneel. Sono tuo fratello... Natsu”.
Il piccolo, ancora semi-addormentato, lo guardò con espressione vacua mentre il mago abbassava una leva alla base dell'uovo per farlo finalmente uscire quasi fuori di sé dalla felicità. Gli sembrava un sogno, non riusciva ancora a credere di aver davvero riportato in vita il suo amato fratellino e di poterlo finalmente riabbracciare!
Non appena fu libero, il bambino mosse qualche passo esitante uscendo dal suo contenitore e guardandosi intorno con gli occhi spalancati, sempre più simile a ciò che era stato mentre le ultime tracce di sonno svanivano velocemente alla vista dell'enorme ambiente in cui si trovavano con tutti gli strani oggetti che conteneva.
Zeref rimase a guardarlo per qualche altro istante con il fiato sospeso, ancora incredulo e quasi stordito dalla gioia per quella situazione così surreale, poi la voce del piccolo si fece finalmente sentire, allegra e squillante come la ricordava, provocandogli un tuffo al cuore:
Dove siamo, fratellone?”.
A quel punto il mago crollò sulle ginocchia e piangendo lo abbracciò forte ripetendo il suo nome all'infinito e stringendolo sempre di più a sé come per convincersi che fosse davvero lì, mentre il piccolo, confuso e leggermente spaventato, gli circondava il collo con le esili braccine nel tentativo di consolarlo.

Perché piangi, fratellone?” gli chiedeva preoccupato. “Stai forse male?” domandò poi cercando di ritrarsi per guardarlo meglio. “Ti aiuterò io” aggiunse quindi con la voce che gli tremava e gli occhi un po' lucidi, facendo capire a Zeref che stava esagerando. Non doveva spaventarlo...
No, stai tranquillo. Va tutto bene, stavo solo... ricordando una cosa” disse piano sforzandosi di sorridere e di inghiottire il nodo che gli serrava la gola.
Sicuro?” insistette il piccolo poco convinto, studiandolo con espressione dubbiosa come era solito fare un tempo in questi casi. Riusciva ancora a leggergli dentro allora?
Evidentemente sì” pensò il mago con un sorriso che sembrò rassicurare il rosato prima di dargli un ultimo, fugace abbraccio per poi tirarsi su, non senza avergli prima sussurrato un impercettibile “Mi sei mancato, fratellino. Scusami se ci ho messo tanto a trovare una soluzione”.
Quando si staccarono, il piccolo Natsu, più tranquillo adesso che l'altro aveva cominciato a comportarsi in modo più normale, cominciò a girare per tutto il laboratorio cercando di infilarsi ovunque, curioso come sempre, facendo domande a raffica su qualsiasi cosa avesse catturato la sua attenzione per più di mezzo secondo, e mentre lo seguiva a distanza molto ravvicinata pregando che non facesse danni e non si cacciasse nei guai, Zeref pensò che era valsa la pena di affrontare la maledizione solo per vedere quel momento. Il momento in cui il suo fratelllino era tornato a vivere grazie a lui, allegro, curioso e vivace come prima della malattia, e per la prima volta dopo tanto tempo, un sorriso di vera felicità gli illuminò finalmente il volto in genere sempre malinconico e tormentato, mentre ringraziava gli dei di avergli fatto un simile regalo. Niente infatti avrebbe potuto essere paragonabile alle sensazioni stupende che gli stavano scaldando il cuore mentre lo guardava correre fuori e giocare come facevano insieme nel giardino di casa gridandogli di sbrigarsi e Zeref, ancora incredulo e felice come non ricordava di essere mai stato, cominciò a correre a sua volta con le lacrime agli occhi e il più bello dei suoi sorrisi mentre riassaporava finalmente, ridendo, ciò che non aveva mai potuto dimenticare.



Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per aver letto anche questa storia nonostante il ritardo (ieri purtroppo ho avuto poco tempo per scrivere e non sono riuscita a finirla). Spero che vi sia piaciuta, anche se nei miei pensieri avrebbe dovuto essere molto più serena, ma tra la maledizione sempre presente e il fatto che Natsu è comunque rinato come demone con tutto ciò che ne consegue, non credo che il “vero Zeref”, quello più simile al bambino che era stato, fosse proprio del tutto felice, soprattutto sapendo quale compito il fratello sarà costretto un giorno a eseguire. Mi auguro comunque di avervi trasmesso anche un po' della felicità che il nostro povero mago deve per forza aver provato rivedendo Natsu vivo e di non aver causato altre lacrime. Non voglio nessuno sulla coscienza, io!
Per passare a cose più allegre, ringrazio tutti coloro che hanno letto questa raccolta (siete davvero tantissimi! O.O) e chi l'ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate. Un grazie speciale va naturalmente anche ad HatsuneNMiku che per prima ha recensito. Spero di essermi fatta perdonare per la fic precedente e che questa raccolta continui ad appassionare sia te che tutti gli altri. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va, non mordo mica! XD
Appuntamento a domani con il prossimo prompt e sogni d'oro a tutti.
Bacioni,
Ellygattina


P.S: La prima frase che dice Zeref quando Natsu si risveglia, come forse avrete notato, l'ho presa direttamente dal manga. Tranquilli comunque che adesso mi dileguo. A domani e grazie ancora per tutto! :)

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Capitolo 5
*** Day 5: Sacrifice ***


Day 5: Sacrifice

I due fratelli giocarono a lungo nel bosco vicino al laboratorio dove poi, esausti per le troppe corse, si sdraiarono sull'erba a riposare uno accanto all'altro osservando le nuvole che si rincorrevano nel cielo.
Anche se l'ambiente era molto diverso da quello dei suoi ricordi, Zeref non potè che tornare indietro nel tempo a quando erano soliti fare le stesse cose nel giardino di casa e nei prati vicini al villaggio, da soli o in compagnia, ma con la medesima allegria e vivacità.
Il ragazzo sorrise per un attimo a quelle dolci e nostalgiche immagini che gli parlavano di casa e affetto, entrambe cose che da tempo non facevano più parte della sua vita, poi si girò verso il fratellino intento a seguire con attenzione i movimenti delle nuvole sopra di loro.
Ancora non gli sembrava vero di averlo di nuovo lì con lui ma già pregustava le ore felici che avrebbero passato insieme pensando che la maledizione non sarebbe più stata un problema. I demoni infatti, l'aveva già visto, ne erano immuni, quindi non avrebbe potuto mettere in pericolo la vita del fratello con la sua presenza. Certo sarebbe stato difficile spiegargli come stavano le cose al primo attacco che avrebbe avuto, ma in quel momento non aveva voglia di pensarci e confidava nell'affetto che il piccolo aveva sempre avuto nei suoi confronti. Non era possibile che proprio Natsu arrivasse a odiarlo per quello, no?

Fratellone?”
La vocina del rosato e il suo sguardo interrogativo apparso improvvisamente nel suo campo visivo lo distolsero bruscamente da quei pensieri facendogli fare un salto.

Sì?” chiese subito, cercando di capire cosa si era perso.
Torniamo a giocare? Mi annoio a stare qui fermo” rispose il piccolo con un lieve broncio che avrebbe fatto capitolare chiunque.
Il ragazzo annuì con un sorriso molto dolce e Natsu, improvvisamente rianimatosi, gli tirò un ciuffo d'erba correndo subito via e gridando a pieni polmoni un “Non mi prendi!” che probabilmente si sentì in tutta la foresta.

Vedrai se non ti acchiappo, piccola peste!” gridò Zeref in risposta alla provocazione alzandosi di scatto e correndogli dietro fingendosi arrabbiato quando in realtà stava ridendo come un matto mentre cercava di acciuffare il più piccolo, che si muoveva velocissimo zigzagando tra gli alberi e nascondendosi dietro i cespugli da cui poi lo sbeffeggiava in un allegro e chiassoso déjà vu.
Quanto gli erano mancati quei giochi matti in cui solo suo fratello riusciva a coinvolgerlo?
La tragedia però era dietro l'angolo e accadde in un attimo: il ragazzo stava correndo felice e spensierato quando una fitta lancinante alla testa lo inchiodò dov'era costringendolo ad appoggiarsi a un albero per sostenersi premendosi al contempo una mano sulla fronte nel vano tentativo di alleviare il dolore. Con il cuore in gola e il campo visivo che si stringeva e si dilatava, mise poi più o meno a fuoco la figura del fratello, che ignaro del pericolo, continuava giocare tranquillo.

E' vicino... troppo vicino!” pensò, inaspettatamente in preda al panico, in testa solo il nome del fratello mentre sentiva avvicinarsi il momento in cui il suo potere mortifero si sarebbe liberato. Non ne capiva il motivo ma avrebbe voluto gridargli di spostarsi, di correre via, ma dalla bocca non gli uscì alcun suono, e improvvisamente il colpo esplose con la forza di un ciclone, potente e distruttivo come poche volte era stato.
Il corpo di Zeref ondeggiò pericolosamente ancora appoggiato con una mano a ciò che restava dell'albero, mentre il ragazzo, debole e sudato come accadeva sempre dopo i suoi attacchi, cercava di prepararsi all'orribile immagine della natura distrutta a cui non si era ancora abituato.
A fargli capire che c'era decisamente qualcosa che non andava ci pensò l'improvviso silenzio che in realtà seguiva sempre queste esplosioni di potere magico, ma con Natsu nelle vicinanze era troppo strano. Possibile che ne fosse rimasto talmente scioccato da non avere nemmeno la forza di aprir bocca ed emettere anche un suono qualsiasi?
Disperato e spaventato per quel che avrebbe potuto vedere, il mago si girò nella sua direzione pensando che lo stesse guardando in lacrime e con espressione sconvolta, pronto magari a fuggire via, ma ciò che vide gli mozzò il fiato strappandogli uno strano verso strozzato mentre realizzava che il fratello giaceva invece a terra immobile.
Respirando a fatica e cercando di negare la terribile verità che gli si presentava prepotente davanti agli occhi, avanzò sulle ginocchia verso di lui tremando come una foglia per poi girarlo e scuoterlo dolcemente, chiamandolo con una voce che non sembrava nemmeno la sua mentre le lacrime gli inondavano le guance.

Non è possibile che l'abbia ucciso. Natsu è un demone adesso, non avrebbe dovuto risentirne... Perché è a terra e non si muove? Che cosa gli ho fatto?” continuò a ripetersi per qualche minuto in preda allo shock prima di realizzare che in realtà il piccolo era solo svenuto. Se il primo attacco aveva avuto questo effetto però, quanti avrebbe potuto sopportarne di così forti prima di tornare davvero all'altro mondo, e questa volta per colpa sua?
Una maledizione che più si ama la vita, più la si toglie... E lui amava Natsu più di quanto avesse mai amato se stesso o chiunque altro. Era per questo che la maledizione aveva colpito anche il fratello rinato come demone, allora?
Terrorizzato da quel pensiero, Zeref si tirò su di scatto, e dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, fuggì via in lacrime senza badare ai rami che lo graffiavano, desideroso solo di allontanarsi da lì il più in fretta possibile. Come aveva potuto essere tanto stupido da pensare che la maledizione gli avrebbe permesso di vivere in pace con la persona a cui era più legato al mondo? Avrebbe dovuto saperlo che così facendo l'avrebbe messo in pericolo! Aveva rischiato di uccidere il suo stesso fratello...
Quasi accecato dalle lacrime, non badò a dove metteva i piedi e inciampò in un sasso cadendo a terra di schianto. Ormai senza fiato e dolorante per la caduta, rimase inginocchiato lì a sfogarsi maledicendosi per la sua stupidità e gridando al mondo il suo dolore, in testa le immagini di poco prima e la voce del fratellino che chissà se si era ripreso e come avrebbe reagito trovandosi solo in mezzo a quello sfacelo. Gli sembrò quasi di sentirlo chiamare in lacrime il suo nome e fu tentato di tornare indietro, ma la paura lo bloccò dov'era. Non avrebbe sopportato di essere proprio lui il suo assassino, e suo fratello sarebbe stato molto meglio senza averlo al fianco. Era terribile pensare di essersi spinto così in là per riportarlo indietro e dover vivere comunque separati, ma teneva troppo a quella piccola peste per esporla a un rischio del genere. Era già andata bene una volta, sarebbe stato troppo sperare che continuasse così, e se la maledizione colpiva più duramente le persone a cui lui teneva, prima o poi lo avrebbe ucciso davvero. Dopotutto Natsu, nonostante fosse ormai un demone, non era immortale. Gli dispiaceva enormemente per lui e anche per se stesso, ma non poteva permettersi di avvicinarglisi ancora.
Una cosa era certa: se non avesse saputo che sarebbe stato perfettamente inutile, in quel momento avrebbe fatto di tutto per uccidersi ponendo così fine al suo dolore. Ci sarebbe riuscito un giorno a chiudere finalmente gli occhi una volta per tutte?
Zeref continuò a piangere disperatamente per un tempo che gli parve lunghissimo, finché a un certo punto non avvertì una strana presenza accanto a sé.
Sorpreso, si girò di scatto puntando gli occhi rossi e gonfi ma ancora pieni di lacrime che lottavano per uscire su un grosso drago rosso che lo guardava preoccupato e incuriosito.

Perché piangi, ragazzino?” gli domandò gentilmente.
Perché sono un mostro e non merito di vivere” rispose lui dopo un attimo di silenzio distogliendo lo sguardo.
Non mi sembra proprio, e qualunque cosa tu abbia fatto, sono certo che non meriti un tale castigo” fece tranquillo l'animale con la sua voce profonda e rassicurante che a Zeref, per qualche strano motivo, non potè che ricordare suo padre.
Sì invece” insistette il ragazzo cominciando a raccontare di getto l'accaduto con grande abbondanza di lacrime.
Il drago rosso lo ascoltò senza interromperlo permettendogli di sfogarsi accrescendo enormemente l'istintiva fiducia che Zeref aveva subito provato nei suoi confronti.

Dov'è adesso tuo fratello?” gli chiese infine l'animale guardandosi intorno e annusando l'aria.
Il più distante possibile da qui, spero” fece il mago con voce cupa tenendo gli occhi bassi. “E forse, dovresti esserlo anche tu” continuò piano dopo qualche secondo.
Stava per dire qualcos'altro ma uno strano peso sulle spalle gli bloccò le parole in gola. Stupito, si girò piano scoprendo di avere intorno la coda squamosa dell'animale, che incredibile ma vero, sembrava quasi che lo stesse abbracciando.

Noi draghi abbiamo la pelle dura. Non ho motivo di fuggire davanti a te” disse tranquillo.
A quelle parole, Zeref trattenne il respiro e si girò di scatto fissandolo incredulo e stupito con gli occhi pieni di lacrime. Non poteva davvero credere alle sue orecchie, e qualcosa gli diceva che presto avrebbe rischiato di uccidere anche lui se non se ne fosse andato alla svelta, ma in quel momento il mago aveva troppo bisogno di un po' di affetto per curarsi del pericolo e si appoggiò piano al corpo squamoso del drago che sorrise intenerito senza essere visto.
Rimasero così per un po' ciascuno perso nei propri pensieri, e il mago era quasi sul punto di addormentarsi quando l'animale parlò ancora una volta facendogli alzare lo sguardo su di lui.

Sei davvero deciso ad abbandonare tuo fratello al suo destino?” chiese.
Il ragazzo chiuse gli occhi per un attimo cercando di trovare il coraggio di pronunciare la frase che, lo sapeva, sarebbe stata la condanna sua e di Natsu, ma purtroppo, come sempre, non aveva scelta.

Sì. Non posso metterlo in pericolo più di quanto ho già fatto” disse con la voce incrinata e il volto che lasciava trasparire un dolore troppo grande per una persona all'apparenza tanto giovane.
Non pensi a quanto ne soffrirebbe?” insistette il drago.
Ci penso sì e credimi se ti dico che farei qualsiasi cosa per evitarlo ma prima ho avuto la conferma che non potrò comunque tenerlo con me a lungo e so che non sopporterei di vederlo morire un'altra volta sapendo oltretutto di essere io la causa. Mi è già bastata una volta, e piuttosto che ripetere l'esperienza, preferisco rimanere ancora solo e non vederlo più finché non sarà il momento di far cessare tutto” riprese il ragazzo tremando di dolore al pensiero di dover attuare tutto questo.
Sei proprio sicuro allora” constatò il drago pensieroso.
Devo esserlo” fu la dolorosa risposta del mago, il cui volto, a dispetto del tono di voce forzatamente indifferente, la diceva lunga su quanto in realtà soffrisse.
Quel povero bambino continuerà a cercarti per tutta la vita finchè non ti avrà ritrovato... questo lo sai, vero?” insistette l'animale nel tentativo di fargli cambiare idea. Per qualche motivo che non riusciva nemmeno a spiegarsi, gli dispiaceva che quel ragazzo e suo fratello fossero condannati a una così crudele separazione. Gli sembravano così uniti che era davvero un peccato costringerli a vivere lontani l'uno dall'altro.
Nascosto tra gli alberi, gli farò un incantesimo perché si dimentichi di me... in questo modo almeno lui potrà vivere felice. Sarà l'ultima volta che lo vedrò per molto tempo, ma in fondo è meglio così. Farei qualsiasi cosa per mio fratello, e se stargli lontano gli permetterà di vivere la vita lunga e felice che merita, sono pronto a farmi da parte. Tanto io sono abituato a stare solo, mi passerà” sussurrò con gli occhi bassi e uno strano sorriso sul volto.
Per un po' regnò il silenzio mentre Zeref ripensava a ciò che aveva appena detto cercando perlomeno di abituarsi all'idea e il drago rifletteva su cosa potesse fare lui per quei due fratelli sfortunati. Sapeva che con ogni probabilità si sarebbe pentito di essersi immischiato in quella brutta faccenda, ma il ragazzo che aveva di fianco gli faceva troppa pena, e non poteva sopportare il fatto che da qualche parte in quell'immensa foresta ci fosse un bambino piccolo che vagava da solo in cerca del fratello maggiore che non sarebbe mai tornato a occuparsi di lui, abbandonandolo di fatto in pasto al mondo freddo e crudele. Quante probabilità di sopravvivenza aveva quel cucciolo innocente da solo? Decisamente molto poche, e questo non poteva permetterlo. Aveva tentato in ogni modo di far cambiare idea al ragazzo, ma in fondo capiva le sue ragioni e non poteva forzarlo a compiere quello che, a conti fatti, srebbe stato solo un gesto egoista più che d'amore.

Portami da tuo fratello. Mi occuperò io di lui” ordinò a un certo punto il drago stupendo Zeref che lo guardò incredulo con le lacrime che gli rigavano silenziosamente le guance.
Come?” sussurrò quasi senza fiato, certo di non aver sentito bene. Quel drago voleva davvero...
Hai sentito quello che ho detto... Portami da lui. Ti prometto che non gli accadrà nulla di male e che baderò a lui come se fosse mio figlio finché non sarà in grado di cavarsela da solo” ribadì l'animale guardandolo deciso.
Perché fai questo? Mio fratello è un demone e io sono un mostro, entrambi potremmo essere un pericolo per te. Per quale motivo ci aiuti?” chiese il ragazzo sorpreso ma già più calmo. La sua più grande preoccupazione una volta abbandonato il fratello sarebbe stata infatti come questo avrebbe vissuto da solo in una grande foresta così lontano da qualsiasi centro abitato senza però osare condurlo altrove per timore delle possibili conseguenze su di lui e sugli altri, e ora quel drago così buono e gentile gli proponeva di affidarglielo promettendogliene l'incolumità. Cosa poteva chiedere di più? Qualcosa in quel drago, a dispetto delle leggende su quelle antiche e per certi versi mostruose creature, gli ispirava la più completa fiducia e Zeref sapeva in cuor suo che quelle non erano certo parole dette tanto per dire. Se gli aveva promesso una cosa simile, poteva essere sicuro che l'avrebbe fatto. Il “problema Natsu” aveva dunque una soluzione così facile?
Non condivido le tue scelte ma sento che in fondo sei un ragazzo speciale che ha fatto tutto per una buona causa, quindi ho deciso di venirti incontro. Non mi sembra giusto che dopo tante sofferenze la storia debba concludersi così e provo una gran pena per quel bambino che da solo non potrebbe mai sopravvivere in questa foresta. Voglio che tu sappia che non potrò tenerlo per sempre con me, ma mi assicurerò almeno che affronti il vostro mondo quando sarà in grado di camminare sulle sue gambe. Prima di allora, posso assicurarti che me ne occuperò come se fosse mio figlio senza mai fargli mancare nulla e magari un giorno, chissà, può essere che possiate ricongiungervi per motivi pacifici e senza rischi per nessuno. Ora andiamo da lui” disse il drago guardandolo intensamente negli occhi e riscandandogli l'anima ad ogni parola.
Come potrò mai ringraziarti, drago?” chiese Zeref commosso.
Non ce n'è bisogno ma apprezzo questa tua riconoscenza. E' un'ulteriore conferma del fatto che non sei per niente un mostro” gli rispose l'animale con quello che avrebbe potuto essere un sorriso che venne subito ricambiato dal ragazzo, ora più tranquillo e sereno. In realtà non era sicuro che l'altro ci avesse visto giusto su di lui, ma non era certo il momento più adatto per farglielo notare, e sotto sotto era contento che glielo avesse detto. Era da troppo tempo che la gente fuggiva davanti a lui rabbrividendo al solo sentirlo nominare e gli faceva piacere aver incontrato qualcuno che non solo non lo temeva, ma era addirittura gentile nei suoi confronti aiutandolo inoltre a risolvere un problema che altrimenti gli avrebbe tolto il sonno impedendogli di vivere tranquillo e di stare lontano da suo fratello per timore che gli accadesse qualcosa.
I due si avviarono poi in uno spiazzo erboso più ampio da cui il drago avrebbe potuto decollare senza problemi.
Arrivati nel luogo desiderato, l'animale si chinò per permettergli di salire, e insieme sorvolarono la foresta in cerca di Natsu.
Zeref, in groppa al suo nuovo amico, osservò per la prima volta il mondo dall'alto con gli occhi spalancati, sempre più sorpreso dalla bellezza del paesaggio e dalla distanza che era stato in grado di percorrere in poco tempo mentre fuggiva da se stesso e da ciò che aveva fatto, ma non potè goderselo fino in fondo per il pensiero di quel che sarebbe accaduto di lì a poco. Nonostante l'enorme fiducia che riponeva nel drago e la consapevolezza che lo stava facendo per il suo bene infatti, era difficile per lui separarsi dal piccolo Natsu. Sapeva che col suo incantesimo non avrebbe sofferto per quella dolorosa decisione, e ora ringraziava che il fratellino al risveglio non ricordasse nulla della sua vita passata tranne l'affetto che provava per lui, ma era dura rinunciare così presto al sogno di poter vivere felicemente insieme facendosi compagnia l'un l'altro. Adesso sarebbe stato ancora più difficile rimanere solo...

E' quello il posto?” chiese il drago, riscuotendolo da quei pensieri così poco piacevoli.
Sì” gridò poi in risposta sentendosi stringere il cuore alla vista di ciò che aveva provocato e cercando intanto il fratellino in mezzo a quella devastazione.
Quando lo ebbe individuato, l'animale atterrò in una radura lì vicino e lo guardò avanzare velocemente verso il piccolo.
Zeref in realtà non aveva avuto l'intenzione di avvicinarglisi troppo, ma alla fine non aveva resistito alla tentazione. Dopotutto, quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto per molto tempo, e nonostante la prudenza consigliasse di non farlo, sapeva che non sarebbe riuscito a separarsi da lui senza salutarlo come si deve.
Con gli occhi lucidi e la gola stretta in una morsa d'acciaio, il mago si chinò quindi di fianco al piccolo controllando che il suo cuoricino battesse ancora e osservando bene il suo viso. Lo guardò a lungo senza trovare il coraggio di muoversi, la mente confusa da mille pensieri e una mano appoggiata sulla sua spalla, finchè non sentì su di sé lo sguardo del drago. A quel punto, di nuovo conscio del pericolo a cui esponeva il fratellino restandogli vicino, finalmente si riscosse.

Addio, Natsu” pronunciò con voce rotta e il volto inondato di lacrime eseguendo infine l'incantesimo e allontanandosi di un passo.
L'animale, che aveva seguito tutto con tristezza crescente, gli appoggiò ancora la coda sulle spalle in una specie di abbraccio consolatorio cercando invano le parole giuste per tentare di placare quel pianto sommesso e disperato, ma sapeva che in fondo non ce n'erano.

Questo non è un addio” gli ricordò infine dopo qualche minuto e finalmente il ragazzo alzò lo sguardo asciugandosi gli occhi e tirando su col naso. Doveva sbrigarsi se non voleva che il piccolo si svegliasse nel momento sbagliato trovandolo ancora lì e rendendo quindi le cose ancora più difficili per entrambi...
Tremando, lo prese in braccio stringendolo dolcemente a sé mentre lo portava dal drago sentendo altre lacrime premere per uscire, ma si sforzò di non piangere di nuovo.
Arrivatogli vicino, lo appoggiò sulle zampe anteriori dell'animale salutandolo con una carezza per poi alzare lo sguardo incontrando quello dell'altro.

Grazie” disse solo con voce rotta.
Figurati. Lo faccio volentieri” rispose lui abbracciandolo un'ultima volta con la coda strappandogli un sorriso triste e lacrimoso.
Come ti chiami?” sussurrò il ragazzo dopo un attimo di silenzio accorgendosi di non sapere nemmeno il suo nome.
Sono Igneel, re dei draghi di fuoco” si presentò la maestosa creatura. “E tu?”.
Il mio nome è Zeref Dragneel” pronunciò piano con la voce che tremava.
Non temere, Zeref, andrà tutto bene. Stai facendo la cosa giusta. Non preoccuparti per Natsu. Con me sarà al sicuro”.
Il ragazzo annuì e salutò entrambi con una carezza ringraziando un'ultima volta il drago e raccomandando al fratello di crescere sano e forte vivendo anche per lui seguendoli poi con lo sguardo mentre si allontanavano insieme tra le nuvole rosa del tramonto diretti a una radura dall'altra parte della foresta dove non ci sarebbe stato il rischio di incontrarsi per caso. Il petto gli faceva un male terribile guardandoli ma in fondo era contento di essere riuscito ad affrontare quella separazione, soprattutto perché sapeva che il piccolo sarebbe stato al sicuro. Igneel aveva promesso di prendersene cura come se fosse suo figlio insegnandogli a camminare sulle proprie gambe prima di farlo tornare tra la gente e il mago non aveva motivo di dubitare che sarebbe stato così. Per quanto lo riguardava, poi, piuttosto che rischiare di fargli del male, era pronto a sacrificarsi allontanandosene, cosa che probabilmente avrebbe fatto anche se non avesse trovato nessuno a cui affidarlo soffrendo però molto di più, quindi nel male era stato anche fortunato. Per come stavano le cose, infatti, non poteva chiedere di meglio, dunque non aveva motivo di essere triste. Il fratellino, in fondo, avrebbe avuto compagnia e sarebbe cresciuto amato, difeso e protetto, mentre lui, pur restando da solo, avrebbe avuto se non altro la consolazione di aver fatto la cosa giusta per salvaguardare almeno la sua vita. L'unica cosa da fare adesso quindi era attendere con fiducia il momento giusto per rivedere suo fratello cercando di non pensare a ciò che aveva perso. Solo così sarebbe stato in grado di andare avanti senza pentirsi della difficile decisione che aveva preso e dell'enorme sacrificio compiuto.

Grazie di tutto, Natsu. Anche se è durato così poco, sono contento del tempo che abbiamo trascorso insieme prima e di essere finalmente riuscito a riportarti indietro. Vivi anche per me, mi raccomando, e goditi ogni singolo istante. Per quanto riguarda te, Igneel, grande re dei draghi di fuoco, non ti ringrazierò mai abbastanza per aver accettato di prenderti cura di lui. Non hai proprio idea del regalo che mi hai fatto oggi” sussurrò con lo sguardo perso nel punto in cui erano spariti, fermo immobile sulla roccia su cui era salito per vederli meglio con le lacrime che gli rigavano silenziosamente le guance e un sorriso triste ma carico di gratitudine mentre il vento, incurante di tutto, gli faceva danzare intorno capelli e vestiti.



Angolo autrice:
Ciao a tutti e scusatemi per questo nuovo ritardo. Purtroppo ci ho messo un po' a tradurre in parole le scene che avevo in mente trasformandole in questa lunghissima storia. Spero che ne sia valsa la pena e di non avervi annoiato.
Per mia (e temo anche vostra) disgrazia, mi è venuta un po' strappalacrime anche questa, ma mi auguro di aver fatto comunque meno danni dell'altra volta. Non odiatemi, vi prego! Vi assicuro che non l'ho fatto apposta!
Che ne pensate comunque dell'entrata in scena di Igneel? Mi sono sempre chiesta in che occasione avesse incontrato Natsu e quale fosse l'eventuale legame con Zeref, e questa è la mia personale risposta. Adesso sono ancora più curiosa di scoprire quella di Mashima però! :)
Ero tentata di inserire anche qualche accenno alla Zevis dal momento che, pur non avendone la certezza, mi è sembrato di aver capito che quella storia sia avvenuta prima della rinascita di Natsu, ma per i feels di tutti (oltre che per non incasinarmi ulteriormente con la storia), ho preferito evitare. Ho fatto bene?
Considerazioni mie a parte, vi invito come sempre a recensire facendomi sapere cosa ne pensate della storia, ma niente insulti e lanci di oggetti pesanti, okay? Declino ogni responsabilità per eventuali allagamenti dovuti ai fiumi di lacrime da me provocati!
Appuntamento a domani, spero, e buona settimana.
Buonanotte e sogni d'oro per dopo,
Ellygattina

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