Di nuovo, da dove tutto ebbe fine

di binca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


CIAO A TUTTI ^^
DOPO BEN DUE ANNI, HO DECISO DI RIPRENDERE IN MANO QUESTA STORIA E PROMETTO CHE QUESTA VOLTA SARO’ PUNTUALE CON I CAPITOLI E SOPRATTUTTO LA FINIRO’!

BUONA LETTURA


CAPITOLO UNO


 

(PROV  HARRY)

 
Come ogni sera mi trovavo comodamente seduto sulla poltrona di pelle nera che Sirius mi aveva lasciato in eredità. Non che fosse bellissima, Ginny più volte aveva cercato di sbarazzarsene poiché non centrava nulla col resto del salotto, ma stare li, fra quei due braccioli mi dava una sensazione di tranquillità, come se il mio padrino fosse ancora vivo.
Con gli occhi stanchi accarezzai la civetta che proprio in quel momento si era appollaiata alla mia destra e sorseggiando l’ultimo sorso di caffè, aprii la lettera.
Per qualche secondo restai in silenzio. La mentre improvvisamente lucida che lavorava da sola, il battito accelerato.
«Non può essere» mormorai quasi senza rendermene conto, mentre mi passavo una mano incerta sulla cicatrice a forma di saetta che avevo sulla fronte.
Ginny dal canto suo alzò la testa dallo schema di gioco che stava studiando e mi lanciò uno di quegli sguardi fin troppo espressivi di cui mi ero innamorato tanti anni prima..
«Tesoro qualcosa non va?» Domandò incerta, mentre io, con il cuore che batteva a mille, finivo di leggere la lettera che stringevo fra le mani a voce alta.


 
“Caro Harry, come richiesto mi sono subito dato da fare per scoprire se lo studente di cui mi hai parlato studierà ad  Hgwart. Mi preme informarti che la risposta è si.
Non so se questo è un bene o un male dato che non hai voluto dirmi niente, ma se hai bisogno, sai che ci sono anche solo per tenerlo d'occhio.
Cordiali saluti a te e a tutta la famiglia.”
Il tuo amico
Neville Paciock
 
 

«Chiama Teddy» ordinai incapace di dire altro una volta terminata la lettura.
«S... Si. Mando una strilettera anche a Ron ed Hermione?» annuii quasi senza rendermene conto, mentre con il pollice continuavo ad accarezzarmi la cicatrice. Quel ragazzo non poteva essere un mago, non doveva assolutamente essere un mago
Dopo quasi 19 anni di tranquillità, io HARRY POTTER il bambino sopravvissuto, il salvatore del mondo magico, avevo di nuovo paura.
Quello che mi passava per la testa non poteva essere vero, o meglio, non doveva essere vero. C'era decisamente qualcosa che non andava, eppure...
 
 
TRE ANNI PRIMA

 
«Teddy scordatelo» urlai esasperato, osservando quella massa di capelli scuri che da troppo tempo continuava ad inveirmi contro.
«Non sei mio padre Harry» sibilò in cagnesco lasciandomi per qualche secondo in silenzio. Era vero, non ero suo padre, ma nonostante questo da sedici anni mi prendevo cura di lui come se fosse un figlio.
«Su questo hai ragione, ma ciò non toglie che sono il tuo tutore legale» risposi in tono di sfida.
«Mio padre me l'avrebbe lascito fare».
«Sei proprio sicuro che Remus ti avrebbe permesso di dormire con una ragazza a sedici anni appena compiuti?»
«Si, ne sono sicuro».
Sospirai deciso come non mai a chiudere quella conversazione che andava avanti ormai da ore. Probabilmente il mio caro e vecchio amico glie lo avrebbe permesso, ma sapevo che Ginny non avrebbe mai acconsentito ad un cosa del genere e così, stanco, dopo una lunga giornata di lavoro, mi stropicciai gli occhi tornando ad osservare il moro.
«Senti Teddy, domani è il primo giorno di scuola di Lily, tu devi tornare ad Hgwart, non credi che sia meglio andare a dormire?»
«Sai che roba, una scuola di babbani».
«Anche tu ci sei andato» intervenne la mia cara mogliettina parandosi alle mie spalle ed osservando il ragazzo che ormai entrambi ritenevamo un figlio.
«Si certo che ci sono andato, ma adesso non è quello il discorso. Non ho più cinque anni, non potete ordinarmi tutto quello che devo o non devo fare! Mi sono trovato un lavoro, dalla prossima settimana farò il Baby Sitter ad un bambinetto di sei anni, non potete trattarmi così».
Mentre mia moglie mi prendeva la mano per calmarmi, mi avvicinai a quel ragazzo terribilmente disubbidiente come suo padre e lo osservai attentamente negli occhi.
Era esattamente uguale a Lupin.
Le espressioni, i movimenti, tutto mi ricordava il mio amato professore tralasciando i capelli e le ciglia che spesso cambiavano colore senza che lui se ne accorgesse, dono decisamente ereditato dalla madre.
Sbuffai, quando avevo accettato di prendermi cura di lui, avevo immaginato che ci sarebbero state tante litigate, ma mai avrei pensato che durante una di queste potesse accusarmi di non essere veramente imparentato con lui.
Mi rendevo anche conto però, che se quando avevo la sua età, Sirius avesse cercato di dirmi cosa fare, molto probabilmente non l’avrei ascoltato e questo mi metteva in una situazione parecchio difficile.
«Signorino mi hai stancato! Adesso fila a letto che domani è una giornata importante, non mi interessa se lavori o no, finche vivrai sotto il mio tetto non ti puoi permettere di parlarmi così, sono stato chiaro?»
«Harry ti ripeto che non sei mio padre» urlò estraendo la bacchetta, gesto che mi fece arrabbiare più del previsto.
«Cosa vorresti fare ragazzino?» domandai cercando di mostrarmi calmo e divertito.
«Non lo so, ma di sicuro non ascoltarti» sibilò. Annuii e mentre mi preparavo a ricevere un incantesimo, restai sorpreso di vedere la sua bacchetta sfrecciare dalla parte opposta del salotto. Per qualche secondo pensai potesse essere stata Ginny, ma ben presto mi resi conto che la mia cara migliore amica si trovava comodamente appoggiata alla porta d’ingresso.
Scossi la testa pensando fra me e me che io non l’avevo invitata e tornai a concentrarmi sul ragazzo.
«Ora Teddy, dopo essere stato disarmato, penso sia ora che tu vada a letto. Non te lo ripeto più». Detto questo, con un colpo di bacchetta lo spinsi verso camera sua prima di lasciarmi andare ad un lungo e meritato sospiro di sollievo .
«Non lo sopporto quando fa così» sussurrò Ginny prima di baciarmi dolcemente.
«E che ci vuoi fare, sta crescendo amore, non potremo trattarlo come un bambino per l’eternità, comunque Hermione che ci fai qui?» Domandai sorridendo.
«Avevo pensato di farvi un saluto. Questa sera Ron si è offerto di badare da solo ai piccoli così eccomi qui».
Risi al grugno di Ginny e le accarezzai i lunghi capelli rossi. Sapevo che a volte ci pensava a trascorrere una vacanza senza tutta la famiglia, ma poi, ogni volta che doveva partire per una partita di quidditch  ci stava male. Quanto a me, come capo Auror, ero decisamente pieno di lavoro, nonostante dopo la morte di Voldemort non ci fossero più stati problemi enormi.
«Sei sempre la ben venuta lo sai» risposi osservandola accomodarsi sul divano di fronte a me.
Sapevo che se si era seduta c’era sotto qualcosa, ma decisi di aspettare che fosse lei a parlare, versandole intanto un bicchiere di wisky.
«E così domani arriva il grande giorno. Finalmente tutti a scuola» mormorò poco dopo facendomi annuire.
«Già, pensate quando andranno ad Hogwart. Non manca poi molto».
«Solo due anni per James» sussurrò Ginny sognando ad occhi aperti.
«Esatto,  pensando a ciò mi è venuto un dubbio, dovremo raccontare a loro di Lord Voldemort? Nel senso, abbiamo sempre cercato di non dire niente. Nessuno dei nostri figli ha ancora sviluppato un comportamento magico e allora mi chiedo, è giunto il momento di aprire il discorso?» Domandò Hermione con uno sguardo preoccupato.
A quelle parole restammo in silenzio tutti e tre.
Ero stato io a decidere che i bambini non sapessero dell’esistenza del grande mago. Dopo aver preso posizione come capo Auror, mi era stato offerto un posto anche come ministro della magia, ruolo che avevo deciso di rifiutare poiché la vita dietro la scrivania non faceva per me.
Nonostante questo però, ero riuscito a far si che la storia di Voldemort non venisse studiata prima del sesto anno di scuola, così che i miei figli potessero vivere tranquilli almeno fino ad allora. Loro infatti erano convinti che Colui che non deve essere nominato, fosse un semplice ladro di grande portata e a me personalmente, andava bene così. Per lo stesso motivo avevo deciso di mandargli fino al giorno della lettera di ammissione ad una scuola babbana, venendo seguito poi da molti altri miei coetanei.
«Non lo so, non lo so davvero. Manca ancora del tempo, non dobbiamo mica decidere oggi» sussurrai quindi ad un Hermione preoccupata.
«Si Harry, forse hai ragione però ...»
«Però? » Chiese Ginny incerta, forse aveva capito quello che stava pensando .
«Dico solo che anche alla scuola babbana ci sano dei maghi».
«Si questo è vero, ma come abbiamo notato, nessuno ha riconosciuto James, Albus e Rose».
Hermione annui, attorcigliandosi un ciuffo di capelli intorno al dito e dopo averci lanciato un’ultima occhiata, ed averci augurato la buona notte si smaterealizzò lasciando il mio salotto in un baleno per materealizzarsi probabilmente nel suo.
Amore io vado a letto  sussurrò la rossa alla mia destra baciandomi una guancia, mentre io mi ritrovavo completamente solo nella grande stanza.
Era giusto quello che stavo facendo?
Stavo facendo bene il mio lavoro di genitore oppure stavo sbagliando tutto?
Non c’era giorno dove non mi facessi quella domanda. Io una famiglia vera non l’avevo mai avuta e l’unica cosa che davvero mi importava era proteggere quella che mi ero creato con innumerevoli sforzi.
Ma allora perché Teddy era arrivato al punto di sguainare la bacchetta?
Perché mi sentivo un bugiardo?
Perché Hermione era così preoccupata?
Sospirai e mi alzai.
Il giorno dopo sarebbe stato importante, la mia piccolina avrebbe cominciato la scuola e io avevo bisogno di dormire.


CIAO A TUTTI!
SPERO CHE IL PRIMO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO :D
TRANQUILLI :)
CAPIRETE LE PERPLESSITA' DI HARRY ALLA LETTERA RICEVUTA MOLTO PRESTO!
UN BACIONE

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


CIAO A TUTTI ^^
ECCOCI CON IL SECONDO CAPITOLO!
HO VISTO CHE CI SONO TANTI LETTORI QUINDI CHE DITE DI FARMI SAPERE CHE NE PENSATE?
ANCHE SOLO PER DIRMI CHE LA STORIA FA SCHIFO SIA CHIARO ^^
UN BACIONE E BUONA LETTURA!



 
 
CAPITOLO DUE
 
(PROV  HARRY )
 

«James, Albus  smettetela di scappare!» Urlò Ginny esasperata tentando inutilmente di acchiappare i nostri figli.
Sorrisi ed osservai i bambini correre per il cortile della scuola babbana che pian piano si riempiva di gente, mentre con una mano accarezzavo i capelli della mia principessa che in quel momento se ne stava accoccolata fra le mie braccia. Da come si stringeva a me, era ovvio che fosse terrorizzata alla sola idea di entrare in quell'edificio. Scossi la testa e feci un incantesimo silenzioso al suo zaino di Doremì così da far in modo che pesasse meno, sorridendo poi al fatto che avesse tanto insistito per avere lo zaino di quel famigerato cartone.
«Harry» mi chiamò Teddy all’improvviso. Fortunatamente si era calmato dalla sera precedente.
«Si?»
«Quello è il bambino che devo tenere prima di andare ad Hogwarts e durante le feste» disse indicando un bimbo dai capelli castani in tinta con gli occhi che se ne stava isolato, mentre una signora dai capelli grigi cercava di fargli qualche domanda senza tanto successo.
«Bene, come si chiama?» Risposi un po' dubbioso. Non mi sembrava un bambino molto socievole e comunque quel viso aveva qualcosa di troppo famigliare.
«Orfin da quel che ho capito» grugnii a quel nome cercando di non far scorgere a Teddy il mio disgusto. Come odiavo il nome Tom anche Orfin non prometteva niente di bene, eppure non riuscivo a capire dove l'avevo già sentito. Non che fossi una di quelle persone che odia la gente senza conoscerla, ma se già avevo scorto nel bambino qualcosa di sinistro, ora cominciavo a trovarlo inquietante anche dal nome. Probabilmente infatti uno dei maghi che avevo dovuto catturare durante i miei anni di lavoro si chiamava così, ma dato che non riuscivo a ricordare chi, decidi di lasciar perdere e con un mezzo sorriso poggiai una mano sulla spalla del ragazzo.
«Buona fortuna allora!»
Detto questo mi incamminai verso una massa di capelli rossi che si faceva strada verso di me. Ron mi guardava con i suoi soliti occhi scintillanti mentre moglie e figli si incamminavano Ginny.
«James Albus Rose!» Chiamai con un finto tono arrabbiato, mentre i tre bambini mi osservavano incuriositi.
«Si papà che succede?» Domandò Al passandosi la mano sui capelli cosa che facevo anch’io da giovane, mentre la madre lo rimbeccava esasperata borbottando che non era possibile vederlo sempre spettinato.
Risi.
Era esattamente uguale a me e nonostante non dovessi neanche pensarlo, non potevo nascondere che fosse anche quello a cui ero più affezionato o se non altro quello di cui mi preoccupavo di più.
«Affidiamo a voi i due primini sono stato chiaro?» Continuai, mentre tutti annuivano e prendevano per mano i due rossi che con gli occhi lucidi ci pregavano di non lasciarli andare.
«Papà io non voglio andare via, voglio venire a lavoro con te» singhiozzò la mia piccolina, mentre tutti scoppiavamo a ridere .
«O su Lily, vedrai che andrà tutto bene e poi hai Ugo con te» detto questo la baciai sulla guancia e le intimai di seguire fratelli e cugini all’interno del grande edificio.
Non ero felice di lasciarla andare.
Odiavo dovermi separare dai miei figli, ma tutto sommato quando James tre anni prima aveva fatto il suo ingresso a scuola, mi ero subito reso conto che quella di mandargli ad una scuola babbana invece che istruirli a casa, era stata la scelta giusta.
«Venite a prendere un The da noi? » Chiesi poco dopo Hermione prendendo la mano di Ron. Conoscendola mi resi conto che pure lei era visibilmente scocciata e preoccupata di aver lasciato entrambi i suoi piccoli con delle signore che non conosceva. Dopo tutto quello che avevamo dovuto affrontare durante gli anni di scuola, fidarci del mondo ci era difficile.
«Certo! Tanto oggi non ho allenamenti» rispose Ginny precedendomi.
 
 
 
( ALBUS )
 
«Albus Severus Potter» mi chiamò la maestra, mentre io alzavo la mano e cercavo in cuor mio di riuscire a formulare un discorso decente per spiegarle che nessuno mi chiamava Severus.
«Rose Weasley» sentii pronunciare dopo un po' , mentre la mia compagna di banco, nonché mia cugina, cadeva quasi dalla sedia per farsi vedere.
Da quel che avevo capito ascoltando i discorsi di papà, aveva preso tutto da sua mamma, infatti era la secchiona della classe!
Risi e le mostrai l’ovetto kinder che Teddy mi aveva dato prima di entrare in classe, stando attento a non farmi vedere dalle maestre quando la voce di una di queste, mi costrinse a concentrarmi.
«Bene bambini, oggi, alla nostra classe si aggiungerà un altro studente. Vieni avanti Orfin» Ordinò, mentre la porta della classe si apriva e un bambino davvero strano faceva il suo ingresso nella stanza.
Non era ne bello ne brutto però non riuscivo ad abbassare lo sguardo dai suoi occhi scuri e accesi che si muovevano avanti e indietro per tutta la classe.
Indossava un maglione tutto nero troppo grande per lui, un paio di pantaloni anche essi neri e delle scarpe tutte piene di fango.
Stavo ancora osservando il suo strano modo di vestire ed i suoi capelli neri quando d’improvviso fui riportato alla realtà.
«Orfin, siediti in quel banco vuoto vicino ad Albus che cominciamo la lezione» riprese la maestra indicandomi.
Rabbrividii e lo osservai strisciare lentamente verso di me. Non mi piaceva che uno sconosciuto occupasse la mia privacy, ma non potevo neanche mandarlo via eppure, dopo averlo guardato bene, ne dedussi che non mi piaceva proprio, proprio, per niente.
 
( TEDDY )
 
Mi trovavo in macchina con l'uomo che ormai consideravo mio padre da parecchi anni.
Non avevo mai avuto davvero il coraggio di chiamarlo così, pronunciare la parola Papà, era un insieme di lettere che uscivano dalla mie labbra solo quando osservavo quella foto sbiadita che mi ritraeva in braccio ai miei genitori naturali : Ninfadora Tonks, donna pazza dal carattere solare e Remus John Lupin anche lui abbastanza pazzo, lo dimostrava il fatto che avesse sposato mia madre o almeno così diceva Harry...
Sospirai.
Solo quei due erano mamma e papà, io non centravo niente con la famiglia Potter. Da quando ero finito ad Hogwarts la gente aveva cominciato ad eticchettarmi come il figlioccio dei Potter e quando finalmente mi ero reso conto di chi fosse davvero Harry, tutta la mia autostima era finita sotto i piedi.
Non mi sentivo alla sua altezza, ne all’altezza di qualsiasi altro membro della famiglia se proprio dovevo dirla tutta, ma sapevo anche che tutti loro mi volevano un bene immenso.
«Teddy ti senti bene?»
Sorrisi in direzione del guidatore e guardai fuori dal finestrino.
Fra pochi giorni sarei tornato ad Hogwarts e a dirla tutta, non ne avevo molta voglia..
Tutti che mi guardavano, tutti che sussurravano alle mie spalle, ma daltro canto quello era il destino che mi avevano lasciato i miei e quelle frasi sussurrate alle mie spalle erano l'unica cosa che mi facesse pensare a loro.
«Mi dispiace per ieri» sussurrai dopo un po' in direzione del mio padrino che per tutta risposta, mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise comprensivo.
«Non ti preoccupare. Sono stato ragazzo anche io e so cosa significa. Scordiamoci tutto che ne dici?»
«Sicuro?»
«Certo, e poi, se non ricordo male oggi è il tuo primo giorno di lavoro. Pensi di portare Orfin da noi?»
«Non lo so.Voglio prima chiederlo a lui».
«Certo fa come vuoi» e con quelle parole mi fece segno di scendere dall’auto. Dopo un pomeriggio trascorso alla tana, io e lui ci eravamo affrettati a prendere l’auto per andare a recuperare i bambini ed ora ci trovavamo nel grande cortile.
Ero un po’ spaventato, non avevo mai lavorato, ma pensavo fosse giunto il momento di mettermi al lavoro.
 
( HARRY )
 

Impacciato di trovarmi alla guida di una macchina babbana per niente truccata come le solite auto del signor Wisley, feci un rapido calcolo dei bimbi che dovevo recuperare quel pomeriggio, perché appunto, oltre ai miei tre mostriciattoli, dovevo portare con me anche Rose ed Hugo. Sbuffai e dopo aver parcheggiato, urlai a Teddy di prendere con se anche Albus e Rose dato che sarebbero usciti con Orfin.
Fatto ciò mi incamminai incerto verso la porta a vetri perdendomi nei ricordi di quei tempi che per fortuna erano completamente eclissati dalla mia vita.
Odiavo la scuola babbana. A ripensarci mi rendevo conto che era stato uno dei momenti più brutti della mia vita. Fra mio cugino che mi maltrattava e le insegnanti che non si spiegavano come mai usassi vestiti smessi e di minimo tre tagli più grandi di quelli che avrei dovuto indossare.
«Papà!» Sentii urlare all'improvviso, mentre un tornado di capelli rossi mi investiva. Sorrisi e presi al volo Lily, mentre Hugo ci guardava ancora sulle scale tenuto fermo dalla maestra.
Sempre con la mia piccola in braccio mi incamminai verso di loro, speravo ardentemente che la signora non mi riconoscesse dato che era stata la mia maestra per cinque anni di seguito.
«Signor Potter è proprio lei?» Domandò con occhi sgranati, mentre io sbuffavo e mandavo a quel paese la preghiera che stavo facendo fino ad un attimo prima.
«Mi sa di si signorina Smit».
«O su via, credo che gli anni dove mi chiamava signorina siano passati. Mi chiami Alessandra».
«Come desidera signorina Smit»  dissi marcando il più possibile sul cognome. Quella donna aveva tentato di rovinarmi la vita e io dovevo pure chiamarla per nome? Ma proprio no.
«Beh, la vedo bene, in gran forma direi. Ha addirittura iniziato a vestirsi elegantemente, sta proprio bene signor Potter». Disse osservandomi dall’alto in basso almeno cinque volte nel giro di cinque secondi. Sbuffai, quel giorno indossavo una semplice maglia nera ed un paio di pantaloni bianchi, non mi sembrava di essere vestito così bene, ma ripensando al passato, forse aveva ragione lei.
«Adesso parla un po' di più o se ne sta sempre sulle sue?» Continuò facendomi arrossire.
Trovavo più facile abbattere un trol che continuare quel discorso. Fortunatamente James ci interruppe di colpo avvicinandosi a noi.
«Papà…»  mormorò tenendo lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
«Hey campione, che succede?»
«Io.. Ecco...»
Lo guardai incerto, aveva una faccia strana che non prometteva niente di buono.
James aveva preso tutto da mio padre e dagli zii Fred e George, non c’era giorno dove non combinasse qualche disastro quindi non riuscivo a spiegarmi quella faccia triste e preoccupata.
«Allora?»
«Io...io… Ho rotto tutti i bicchieri del mio tavolo …»
«In che senso?»
«Non l'ho fatto apposta! Non so neanche come è successo, erano solo davanti a me, io stavo litigando con un mio compagno di classe e all’improvviso al posto dei bicchieri c’erano solo pezzi di vetro. Però papà te lo giuro, non l’ho fatto a posta, anzi non so neanche come ho fatto. Ora però la maestra vuole che tu e la mamma ricompriate tutto».
Per qualche secondo restammo tutti in silenzio fin quando, in concomitanza con le lacrime di mio figlio, un sorrisetto complice complice apparse sulle mie labbra. Decisi però che era meglio mascherare la felicità e tirare fuori la finta rabbia. Non che fosse semplice sia chiaro, ma avevo la strana sensazione che il mio ometto avesse appena compiuto il suo primo incantesimo.
«James in macchina forza» dissi pacato, mentre il bambino mi osservava con i lacrimoni che scendevano dagli occhi prima di girarsi e scappare.
Sbuffai, sapevo di averlo ferito, ma di sicuro non potevo rivelare la verità davanti ad una babbana che mi osservava ad occhi sgranati. James probabilmente pensava che non mi fidassi di lui o che peggio, fossi arrabbiato. Stavo per seguirlo così da calmarlo e abbracciarlo, quando la voce della maestra mi distrasse.
«E così Harry il solitario ha due figli».
«Pare di si».
«Non siamo in due, siamo in tre. Io, Albus e James!» Saltò fuori Lily prima che potessi terminare la frase.
La signorina Smit ci guardava decisamente ad occhi aperti, era così sorpresa che ne approfittai per prendere la mano di Ugo e allontanarmi velocemente.
 
 
( TEDDY )
 
«Vattene via!» Urlò il bambino guardandomi negli occhi.
Sospirai e cercai per l'ennesima volta di afferrarlo per un braccio. Forse Harry aveva ragione. Non avrei mai dovuto cominciare da un marmocchio che viveva in un orfanatrofio, eppure volevo qualcuno che fosse senza genitori come m .e l'orfanatrofio mi era sembrato il posto ideale.
«Orfin per favore, fidati di me! Sono il tuo Babysitter. Passerai il Natale e tutte le festività con me».
«Io non voglio nessun baby sitter! Non ho bisogno di nessuno nella mia vita, lasciami in pace».
«Ascolta, non ti posso mica lasciare qui».
«Invece si» urlò il piccolo guardandomi fisso negli occhi .
«Orfin se non vuoi proprio stare con me, almeno lascia che ti riporti a casa va bene?»
«No».
Sbuffai, ero decisamente stufo di stare a discutere con lui, così, dopo avergli lanciato un’occhiataccia, lo sollevai di peso e mi diressi arrabbiato verso l’orfanatrofio.
Sapevo che sarebbe stato difficile conquistare la sua fiducia, ma tutto sommato, dovevo riuscirci.
Quella figura di soli sette anni, ne aveva passate tante, fin troppe e a pensarci su, anche io alla sua età non volevo parlare con nessuno tranne con Harry.
Lo stavo ancora trasportando quando un male  improvviso al braccio mi fece sussultare. I denti di Orfin infatti erano stretti salamente intorno al mio polso.
«Lasciami andare» sibilò, mentre io lo adagiavo a terra sempre tenendolo fermo.
«Io non ho bisogno di nessuno, se vuoi stare con me devi fare esattamente come dico io è chiaro? Non ho bisogno di amici» Continuò, prima di voltarsi e incamminarsi verso casa sua.
 
CIAO!
SO CHE QUESTI CAPITOLI SONO ANCORA UN PO’ NOIOSI, MA CREDETEMI! PRESTO ENTREREMO NEL VERO DELLA STORIA!
Un bacione!
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***


CIAO A TUTTI ^^
VOLEVO INNANZITUTTO RINGRAZIARE LE PERSONE CHE HANNO RECENSITO LA MIA STORIA 
MI AVETE RESA MOLTO FELICE!

Detto ciò, abbiate ancora un po’ di pazienza!
Presto tutto diventerà molto più interessante lo prometto!







CAPITOLO TRE

 

( TEDDY )
 
«Siamo arrivati adesso puoi anche andartene» urlò Orfin, salendo con foga le scale del grande edificio marrone.
«Direi di no, io vengo dentro con te».
Lo vidi sbuffare, ma feci finta di niente, ero più che intenzionato a conquistarmi la sua fiducia e quello era l'unico modo.
Sfortunatamente però quello che mi attendeva era peggio di quello che immaginavo.
Per mia fortuna non avevo mai vissuto in un orfanatrofio anche se, lo sapevo, avrei potuto finirci.
Stavo per guardarmi intorno, quando la voce del bambino mi riscosse dai miei pensieri.
«Mi hai accompagnato dentro, ora te ne puoi andare».
Sbuffai nuovamente e feci segno di no con la testa, seguendo quella figura così sicura di se, su per le scale. Non che fosse un brutto posto, ma le luci poco luminose davano una sensazione di malinconia fin troppo forte. Quadri di paesaggi autunnali erano attaccati a tutte le parete e decine e decine di porte di legno erano situate a poco più di un metro le une dalle altre.  Di tanto in tanto, come se non bastasse, notavo lo sguardo spaventato dei bambini al nostro passaggio. I più svelti addirittura si affrettavano a nascondere i giocattoli dietro la schiena con la paura, forse, che Orfin glie li potesse rubare. Subito mi resi conto che non doveva avere una bella reputazione e di questo cominciavo ad esserne sicuro.
«Si può sapere perché sei ancora qua?» Chiese, fermandosi d’improvviso davanti ad una delle tante porte. Decisi di continuare a non rispondere. Non aveva assolutamente senso mettermi a litigare con lui, così semplicemente aspettai che aprisse la porta, cosa che come immaginavo fece poco dopo. Non che amassi invadere il suo spazio, ma io ero pagato per trascorrere quel pomeriggio in sua compagnia e se lui voleva stare li, chi ero io per impedirlo?
Silenziosamente mi guardai in torno. La camera di Orfin era arredata solo con un armadio a due ante, un letto ed una scrivania niente di più. Feci mentalmente conto di doverlo portare a fare spese, magari da Ikea, e mi accomodai sulla misera sedia osservando una bimba di circa cinque anni che se ne stava immobile incerta se entrare o restare in corridoio.
«Orfin.. » Farfugliò impacciata.
«Che vuoi?»
«Io.. Io .. vorrei riavere la mia bambola .. » disse in un sussurro mentre sul volto del maschietto si dipingeva un sorrisetto che non prometteva niente di buono. Stavo per intervenire quando la porta si chiuse di colpo lasciando la piccola in lacrime e i miei occhi esterrefatti.
Non c’era stato nessun colpo di vento ne ero sicuro.
Rabbrividii a quel pensiero e mi feci più piccolo possibile sulla sedia.
Qualcosa di quel teppistello mi metteva paura e forse sapevo anche di che cosa si trattava, ma per esserne sicuro dovevo parlarne con Harry .



 ( HERMIONE )

Impaziente aspettavo i miei figli nel salotto di casa Potter, mentre una cognata a dir poco agitata si aggirava per la casa pulendo tutto quello che trovava a portata di mano. Il numero 12 di Grimmauld Place una volta sporco e pieno di cianfrusaglie, ora risplendeva tanto quanto una casa babbana. Dopo la morte di Sirius e la fine della scuola, avevo pensato che Harry desiderasse lasciarsi alle spalle quel luogo, ma così non era stato. Attaccato come non mai al suo padrino aveva fatto di tutto per convincere Ginny a vivere li, nonostante il quadro urlante e gli spifferi e così, ora, a distanza di anni, l’ex quartier generale del’ordine della fenice era abitato da quelli che erano i miei migliori amici.
«Ginny per la mor del cielo vieni a sederti».
«Hermione per favore ho bisogno di distrarmi non di sedermi» sbuffai e mi incamminai verso di lei.
Ormai avevo capito come prendere sia lei sia tutta la famiglia Weasley. Essere sposata con Ron aveva fatto si che entrassi del tutto nel loro nucleo. Certo, ogni volta che incontravo Artur per casa speravo non mi domandasse di spiegargli il meccanismo di un oggetto babbano, ma oltre quello non ero mai stata più felice di così.
Ero ancora concentrata sulle parole da formulare quando la porta si spalancò facendo entrare un James in lacrime e un Harry mortificato.
Lo sguardo di Ginny era decisamente assatanato così feci finta di niente incamminandomi verso gli altri quattro bambini che stavano ancora uscendo dalla macchina, ma prima di abbandonare il salotto, venni fermata dal  mio caro cognatino.
«Hermione chiama Ron» disse tutto sorridente, ricevendo un’occhiataccia sia da me sia dalla moglia. Hugo nel frattempo mi corse incontro e mi abbracciò forte forte, mentre io gli baciavo i capelli rossi uguali al padre.



( TEDDY )

Incerto aprii la porta di casa ritrovandomi coinvolto in una riunione di famiglia. Da pochi minuti avevo lasciato Orfin, e da quel momento la mia mente non aveva smesso di galoppare.
«Teddy!» esclamò Lily alzando le braccia al cielo per essere presa in braccio, cosa che feci molto volentieri, amavo quella bimba. Subito ricevetti un’occhiata da Harry, così decisi di porgli subito la mia domanda. «Ho bisogno di parlarti..»
«Aspetta un attimo Ted, devo prima fare un annuncio importante».
A quelle parole tutti si girarono verso di lui. Erano poche le volte che il mio caro padrino diceva una cosa del genere e quando succedeva, significava che era davvero successo qualcosa di importante. Silenziosamente, l’uomo davanti a me fece apparire diversi boccali di burro birra, qualche bibita direttamente dal negozio di Tiri Vispi Weasley e diversi pacchetti di patatine.
«Innanzitutto, volevo fare le congratulazioni a James che se non ho capito male, oggi ha compiuto il suo primo incantesimo».
Risi, la bocca di tutti gli adulti all’interno della stanca era spalancata, mentre un sorriso complice e allo stesso tempo fiero, appariva sulle labbra di Harry.
«Davvero?»
«Certo».
Guardai Ginny che osservava incredula figlio e marito, per poi fare segno a James di andare verso di lei per stringerlo forte forte. Rabbrividii a quella vista e ripensai a quando ero stato io a compiere il mio primo incantesimo. Quanto avrei voluto che mia mamma fosse li. Comunque fiero del mio fratellino, se così potevo chiamarlo, ascoltai l’intero racconto. Ridendo di tanto in tanto immaginandomi poi la faccia della maestra babbana che si era vista esplodere davanti tutti i bicchieri.
Stavamo ancora cantando e scherzando felici quando mi resi conto che Harry mi stava osservando.
«Che succede?»
«Possiamo andare fuori a parlarne?» Domandai, mentre lui acconsentiva e mi faceva strada verso il giardino.
«Allora?»
«Harry ecco vedi, può sembrare una domanda stupida ma, Tu.. Tu sai chi..»
«Voldemort» mi corresse quasi senza rendersene conto.
«Giusto. Dunque, mi chiedevo: Voldemort aveva parenti?»

 
CIAO!
DAI ANCORA POCO E POI LA STORIA PRENDERA' UNA PIEGA MOOOOLTO PIU' INTERESSANTE!
ABBIATE PAZIENZA!

iNTANTO FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE :)
UN BACIONE CIAOOO

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


CIAO ^^
CHE NE DITE DELLA DOMANDA DI TEDDY?

SECONDO VOI CHI E’ ORFIN IN REALTA? :P
DAI CHE SONO CURIOSA DELLE VOSTRE SUPPOSIZIONI ^^
FATEMI SAPERE E BUONA LETTURA!
CIAOOO





 

CAPITOLO QUATTRO


 
 
( HARRY )
 
A bocca aperta osservai Ted che mi guardava a sua volta mordendosi il labbro, mentre istintivamente le mie mani andavano a toccare la cicatrice che si trovava sulla mia fronte. Non riuscivo a capire perché, proprio quel giorno, se ne saltasse fuori con una domanda del genere. James aveva appena compiuto il suo primo incantesimo e io venivo trascinato fuori di casa da un ragazzino per sentirmi fare una domanda così scema.
«Direi di no».
«Ne sei sicuro Harry? Vedi, Orfin, il ragazzino dell'orfanatrofio mi ricorda tanto Voldemort e mi chiedevo se, si insomma, se non fossero parenti».
«Ma insomma Teddy, che domande ti vengono in mente? Se Voldemort avesse avuto un figlio avrebbe minimo la tua età, quindi escluderei la possibilità che Orfin centri qualcosa con lui.  Ora se non ti dispiace, andiamo di la a festeggiare il primo incantesimo di James» risposi sorridente e molto più tranquillo, pensavo fosse successo qualcosa di peggio data l’espressione con cui Teddy era entrato nella stanza. Quando rientrammo, i bambini stavano aspettando impazienti la torta. Sorrisi in direzione di Ron ed Hermione che mi avevano appena mandato un occhiataccia che significava senza ombra di dubbio "E' successo qualcosa di grave?" E gli feci segno di no con la testa accomodandomi poi a capotavola del grande tavolo rotondo che si trovava nel bel mezzo del salotto, seguito dopo pochi secondi da tutti gli altri.
«Allora cosa avete fatto oggi di bello a scuola?» Chiese Ginny
all'improvviso, sedendosi sulle mie gambe e baciandomi dolcemente.
«Mmm niente di importante vero Rose?»
«Già Al, però non gli abbiamo detto del tuo nuovo compagno di banco» rispose la piccola, mentre il mio ometto grugniva e le lanciava un occhiataccia che non passò inosservata a nessuno.
«Ci devi raccontare qualcosa Albus?»
«No. C'è solo questo tipo nuovo che da ordini a tutti emi fa anche paura, non mi piace. Per di più penso mi abbia rubato l’ovetto kinder che Teddy mi aveva regalato questa mattina. Sicuramente ha rubato la matita di Matteo, un bambino di pochi banchi davanti al nostro» sussurrò moro abbassando lo sguardo, mentre io gli andavo incontro.
«E allora chiedi alla maestra se puoi fare cambio con un tuo compagno che ne dici?»
«Nessuno vuole stare vicino a lui..»
Sorpreso guardai Rose che di solito non si faceva nessun problema ed accogliere i nuovi arrivati, fin dall'asilo infatti passava gran parte del tempo con i primini, ma ricevetti un’alzata di spalle.
Quella risposta era strana, ma decisi di lasciar perdere. Se pure Rose non si voleva sedere vicino al bimbo in questione, non mi restava altro che credere ad Albus. Quel bimbo non era simpatico e non trovavo assolutamente giusto che fosse proprio mio figlio a doverlo sopportare. Ne avevo già avuto abbastanza di bulli, così mi decisi che il giorno dopo avrei chiesto alla maestra di spostarlo.
«Albus, come si chiama?» Domandò Teddy dopo un attimo di esitazione.
«Orfin se non ricordo male».
 

( TEDDY )

Come immaginavo stavano parlando del mio orfanello. Compiaciuto e spaventato dalla risposta, guardai Harry rendendomi conto che nel momento esatto in cui suo figlio aveva pronunciato quel nome, la sua attenzione era ritornata a focalizzarsi si di me, incerto, ma allo stesso tempo deciso di convincere il mio padrino a credermi, mi incamminai verso Albus e mi abbassai all'altezza del suo viso.
«Cosa fa di tanto cattivo questo bambino?»
«Risponde male, ruba le cose ai compagni, se ne sta sempre da solo nell’ombra e non sembra per niente interessato agli altri bambini, in più può sembrare stupido, ma oggi credo di aver visto la sua penna volare».
Sbiancai improvvisamente e mi alzai di colpo. Quello era molto più di quanto mi aspettassi di sentire, come se non bastasse un altro strano pensiero si stava impossessando della mia mente. Così, cercando di dare il meno possibile nell’occhio, uscii dalla stanza dirigendomi verso la biblioteca.
Volevo vedere una cosa e se il mio ragionamento era giusto avrei trovato in Storia antica della stregoneria i primi incantesimi di Voldemort...
Stavo appunto per aprire il libro, quando una mano afferrò la mia spalla costringendomi a girarmi.
Harry era in piedi davanti a me e sul suo viso era decisamente disegnata un'espressione preoccupata, non l'avevo mai visto in quello stato, sembrava invecchiato tutto dun colpo e questo sfortunatamente sembrò confermare le mie paure.
«Domani vengo con te in orfanatrofio. Ho bisogno di controllare delle cose e ti sarei grato se non indagassi oltre».
«Ma…»
«Niente ma Teddy. Magari è solo un bambino e noi ci stiamo facendo mille paranoie, magari è un maghetto che non ha niente a che fare con Voldemort e se anche fosse, è compito mio occuparmene non tuo. Non voglio che indaghi. Metti via questo libro e torna a goderti la festa oppure prendi dei soldi dal mio portafoglio e porta la tua ragazza al cinema, ma per piacere non cercare informazioni che potrebbero spaventarti».
«Va bene» mormorai incerto, uscendo di casa ancora più confuso di quando c'ero entrato.
Erano poche le volte dove davvero ascoltavo Harry, ma sapevo che quella volta avrei dovuto farlo. Il suo sguardo ed il suo viso erano stati irremovibili, mi chiedevo solo… che cosa l’aveva spinto a cambiare idea?
Cosa sapeva che io ignoravo?
 
 
( HARRY )
 
Orfin.
Perchè quel nome mi risultava così famigliare?
Perchè sentirlo pronunciare mi metteva i brividi e soprattutto, perchè avevo acconsentito ad accompagnare Teddy in orfanatrofio il giorno seguente?
Sconsolato mi presi la testa fra le mani bevendo un bicchiere di Scotch.
Avevo davvero paura che si potesse trattare di un bambino oscuro, oppure avevo semplicemente nostalgia dei vecchi tempi?
Da quando Voldemort era stato ucciso, l’unico vero impegno che avevo avuto come capo auror, era stato quello di catturare tutti i mangiamorte e rinchiuderli ad Azkaban, con la certezza di farli rimanere al suo interno.
Scossi la testa a quel pensiero e mi accarezzai la cicatrice. Ero confuso e su questo non c'erano dubbi, ma allora perchè il mio cuore continuava a battere all'impazzata e perchè la mia testa mi consigliava di andare ad Hogwarts ad usare uno degli ultimi regali di Silente?
Uno di quei regali che non erano stati scritti nel testamento. ma che solo io sapevo come far funzionare e che quindi mi aspettavano di conseguenza?
«Amore ti senti bene» mi domandò Ginny entrando in biblioteca all'improvviso e abbracciandomi da dietro.
«S... si, ma ho bisogno di andare ad Hogwarts. Non aspettarmi, cerco di fare il prima possibile» e con queste parole, mi smaterealizzai nel grande ufficio.
Tutto sommato essere il capo degli Auror aveva i suoi vantaggi, infatti nessun incantesimo di protezione poteva impedirmi di comparire all’improvviso ovunque desiderassi.
Non che la materealizzazione fosse una delle mie specialità, odiavo sentirmi soffocare, ma negli anni avevo appurato che fosse indispensabile.
«Signor Potter che piacere vederla, non mi aspettavo una sua visita» esclamò la professoressa Mc Granit, calcando molto sull’umorismo.
Subito le regalai un mezzo sorriso per avvicinarmi e stringerle la mano. Non lo avrei mai ammesso a voce alta, ma avevo nutrivo decisamente molto rispetto nei suoi confronti, soprattutto ricordando come, durate la grande battaglia, avesse risvegliato tutte le statue del castello.
«Professoressa, mi dispiace averla disturbata».
«Ha bisogno di qualcosa signor Potter? »
«Avrei bisogno di usare una cosa del professor Silente se non le dispiace».
«No certo che no, faccia come se fosse casa sua, non si preoccupi».
Contento della risposta mi incamminai verso un armadio pieno di polvere. Erano anni che non toccavo quell’armadio, ma mi rendevo conto che quel giorno fosse necessario e così, con un colpo di bacchetta lo aprii  trovandomi a contemplare una specie di vasca ornata interamente di antiche rune.
«Signor Potter é forse successo qualcosa di male?» domandò la McGranitt osservandomi preoccupata.
«Non si preoccupi, ho solo bisogno di tranquillità per contemplare un vecchio ricordo».
«Certo certo…»
Sorrisi e mi concentrai nuovamente su quella giornata di tanti anni prima per poi, con grazia ed eleganza estrarre il ricordo di cui avevo bisogno.
Sorrisi alla vista della nuvoletta blu sulla punta della mia bacchetta che svolazzava in giro, ma non mi concentrai molto su quello, velocizzandomi ad analizzare il ricordo.
 
 
"«Vedi Harry, Tom era un ragazzo speciale. Ha esercitato la magia fin dall'inizio senza sapere neanche di essere un mago. Lui poteva spostare gli oggetti senza toccarli, poteva far accadere cose brutte a chi voleva, riusciva a fare tutto quello che gli passava per la mente» mormorò Silente, accarezzandosi la barba con una mano.
«Signore ma... Tom aveva amici?»
«No., direi di no. Aveva sempre fatto paura a tutti, nessuno insisteva per stargli vicino, anzi, cercavano addirittura di evitarlo»."

 


 
CIAO!
DAI, ANCORA VERAMENTE POCO E  SI TORNERA’ ALLA LETTERA CHE HARRY HA RICEVUTO DA NEVILLE!
UN BACIONE E FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DEL CAPITOLO!
CIAOOO

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


CIAO A TUTTI ^^
OGGI COMINCIAMO AD ENTRARE NEL BELLO DELLA STORIA :p
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI PIACCIA!

A PROPOSITO, DITEMI VOI SE PREFERITE CAPITOLI CORTI COME QUELLI SCORSI O LUNGHI COME QUESTO!
UN BACIO ^^


 
 

 
CAPITOLO CINQUE
 
( HARRY )
 
Con il cuore in gola salivo la strada che portava all'orfanatrofio, mentre Ted mi seguiva silenzioso.
La nebbia nascondeva gran parte del paesaggio, ma il grande edificio grigio e decadente si riusciva a scorgere senza troppi problemi. Rabbrividii pensando che avrei potuto passare i miei primi undici anni in quel luogo e mi accarezzai la cicatrice, senza un motivo apparente.
Non sapevo perché alla fine avevo accettato di far venire anche il mio figlioccio, fino a qualche ora prima, avevo pensato fosse meglio farlo rimanere a casa, ma alla fine ero giunto alla conclusione che fingere di accompagnarlo, avrebbe portato a meno sospetti
Così, quando finalmente arrivammo all'altezza del cancello arrugginito, un brivido mi oltrepassò la schiena. Impacciato aspettai che il ragazzo al mio fianco suonasse il campanello, per poi osservare incerto una cameiera o forse una bidella, farsi strada verso di noi.
«Teddy che piacere vederti, sei venuto per Orfin?»
Il ragazzo scosse la testa e abbassò lo sguardo, mentre la ragazza mi scrutava con fare interrogativo.
«Buona sera, io sono Harry, Harry Potter il padrino di Teddy. Avrei piacere a parlare con la direttrice se è possibile».
«Certo certo accomodatevi, io vado a chiamarla».
Entrambi in silenzio ci accomodammo nel grande atrio, tutto sommato mi immaginavo qualcosa di peggio. Le pareti all’interno erano tutte colorate, disegni fatti sicuramente dai bambini dell’istituto erano appesi più o meno ovunque ed una graziosa sala d’attesa mi fece rilassare un pochino.
«Harry ma secondo te...»
«Sta tranquillo Ted, non c'è niente di anormale. Almeno pero ora…»
«Se lo dici tu» era ovvio che stesse per aggiungere qualcosa, quando la porta alla nostra destra si aprì ed una signora con i capelli grigi raccolti in una coda di cavallo ci riservò un mezzo sorriso. Incerto mi alzai dalla poltroncina appiccicosa dove mi ero seduto e mi incamminai per stringerle la mano, seguito a ruota dal ragazzo.
«Piacere. Voi siete i Potter vero?»
«Veramente lui si chiama…» provai a controbattere, ma fui interrotto da un’occhiataccia che mi convinse a far finta di niente, mentre il mio cuore perdeva dei battiti.
Mi sentivo strano, fin troppo strano!
«Quando mi ha chiamato l'altro giorno al telefono non ho capito molto bene che cosa vuole...» continuò la direttrice facendoci strada su per delle piccole scale.
«Beh ecco, volevo sapere qualcosa di più su Orfin. Chi sono i genitori, perchè non è con loro? Sa, questo è il primo lavoro di Teddy, non vorrei che due drogati saltassero fuori dal nulla» dissi inventando sul momento.
«Non so se sia giusto parlarne, lei non è un parente e la legge mi impedisce di rilasciare queste informazioni, se ha paura che Orfin sia pericoloso, posso offrire a Teddy un altro bambino».
Sbuffai.
Mi ero aspettato una risposta del genere motivo per cui estrassi dalla tasca il distintivo da Auror che con un semplice incantesimo trasformai in un cartellino di quei poliziotti babbani che Ron tanto pendeva in giro».
«Oh  mi scusi, non sapevo che lei era un poliziotto... »
Sorrisi e la incitai a continuare.
«Se è così credo di poterle raccontare quel poco che so. Sa, non ricordo molto bene. Ero una semplice donna delle pulizie a quel tempo. Quando ho visto per la prima volta Orfin, stavo pulendo le scale all'esterno quando ho visto arrivare un uomo tutto vestito di nero. Aveva un cappuccio in testa, ricordo che il bambino era incantato alla vista del volto di quello che molto probabilmente era il padre. Sfortunatamente io non sono riuscita a vedere nulla. Sa, quel mantello nascondeva davvero tutto. Ha detto semplicemente che la mamma del bambino era morta anni prima, cosa impossibile dato che Orfin aveva all'incirca dieci giorni».
«Per caso si ricorda com'era fatto il mantello?»  Domandai d'impulso, mentre la donna mi scrutava con fare interrogativo.
«Era un tantino largo, ma non troppo, un po' come quello che usano nei film per fra vestire la morte, non so se ha presente» feci segno di si e la lasciai continuare.
«Bene allora stavo dicendo che per i miei gusti era un pochettino ubriaco, forse anche drogato, diceva cose senza senso, continuava a ripetere che sarebbe diventato tale e quale al padre e che però a lui sarebbe andata meglio…»
«Ha per caso detto il nome del padre?»
«No ma immagino fosse lui. Era così spaventato, continuava a guardare il cielo come se si aspettasse che da un momento all'altro scendesse qualcosa. Mi ha dato in braccio il piccolo e mi ha detto che si doveva chiamare Orfin, poi se ne è andato o meglio, è restato li impalato per qualche secondo, poi ha preso un bastoncino di legno dalla tasca, mi ha fatto un segno di saluto ed io, dopo un attimo di smarrimento sono entrata per portare il bambino al caldo».
Sospirai e guardai di sottocchio Teddy che continuava quasi come fosse un tic a muovere su e giù il piede.
Quel racconto non aveva senso.
Era ovvio che l’uomo incappucciato fosse un mago, o almeno dato il racconto del pezzettino di legno che sicuramente era una bacchetta, sospettavo fosse così, ma chi era quell’uomo?
«Si ricorda qualcos’altro per caso?»
«No che mi risulti no. Avrei voluto restare a fare un po' di domande al signore, ma era così tanto freddo che ho pensato fosse meglio per il piccolo essere portato al calduccio. Penso quella sia stata la giornata più fredda della mia vita».
 

 
( TEDDY )
 

Mantelli neri.
Pezzi di legno
Freddo.
Avevo un mio filo conduttore in testa, un filo che costruiva la storia passo dopo passo senza saltare neanche un momento.
Quel signore poteva essere un mangiamorte?
Il freddo poteva dipendere dai Dissennatori?
Era per quello che l'uomo incappucciato continuava a guardare il cielo?
Immobile non avevo neanche il coraggio di alzare lo sguardo per osservare Harry, che sicuramente si stava ponendo le mie stesse domande. Era strano, fortunatamente ero riuscito a convincerlo a portarmi con se, probabilmente se non l’avesse fatto, non gli avrei più parlato, ma alla fine anche lui si era reso conto che fosse giusto andassi anche io.
«O aspettate» mormorò all'improvviso la direttrice guardandoci incerta. «Ricordo che quando me l'ha dato in braccio ho scorto una miriade di cicatrici sul suo braccio, quasi come se avesse combattuto una guerra..».
Rabbrividii e continuai ad osservare il pavimento con occhi di ghiaccio.
Quel bambino mi ricordava fin troppo il signore oscuro eppure come cosa era una follia. Se proprio fosse stato un suo parente avrebbe dovuto avere minimo minimo la mia età eppure quel bambino aveva esattamente sette anni, o meglio otto anni di differenza da me. In più ero sicuro che se si fosse trattato di Voldemort o della sua reincarnazione, mai avrebbe accettato di tornare ad avere a che fare con dei babbani.
«Grazie mile signora, ora sono più sicuro. Se in tutti questi anni nessuno si è fatto vivo, sono sicuro che Teddy potrà continuare a prendersi cura di lui senza ritrovarsi coinvolto in qualche problema» mormorò Harry con una voce che indicava l’esatto contrario.
«Sono lieta di averla tranquillizzata».
«Un’ultima cosa se non le dispiace. Orfin come si comporta con gli altri bambini?»
«E' buffo che mi faccia questa domanda. Orfin non ha mai avuto molti amici, ne aveva uno, ma deve essere successo qualcosa in camera loro, da quella notte Joe così si chiamava il piccolo, non ha mai voluto più stargli neanche vicino».
«Capisco» continuò Harry sempre più interessato.
«Sa, non mi risulta che abbia mai avuto comportamenti strani. Oddio, non gioca, parla il minimo indispensabile e odia quando la gente gli sta intorno. ma tralasciando ciò, non ha fatto assolutamente niente di male».
«Grazie molte. Sono sicuro che ci rivedremo presto» e con queste parole il mio padrino mi fece segno di seguirlo fuori dallo studio dell'anziana signora, non prima di averle stretto la mano.
Una volta fuori, restammo in silenzio per qualche secondo, incapaci di mettere insieme una frase con un inizio e una fine decente, ma poi Harry parlò con una voce forse fin troppo calma.
«Teddy, ti senti bene? »
Scossi la testa in segno di rinnego. Non mi sentivo assolutamente bene. Avevo una strana, stranissima, sensazione.
«Pensi anche tu quello che penso io?»
«Intendi dire che l'uomo incappucciato era un mangiamorte?»
«Si. Harry secondo te ...»
«Stai tranquillo Teddy, me ne occupo io. E’ il mio lavoro dopotutto…»
«Come faccio a stare tranquillo in questa situazione?»
«Fidati di me. Vedrai che andrà tutto bene».
Sbuffai e acconsentii salendo in macchina, mentre mille pensieri mi brullicavano per la mente.
 

 
PRESENTE


TRE ANNI DOPO…


( HARRY )
 
Dopo aver riguardato per l'ennesima volta quei ricordi nel pensatoio in attesa dei miei due migliori amici, sentivo il cuore che mi batteva all'impazzata.
C'era qualcosa che non andava, ricordavo così bene il senso di vuoto che avevo provato tre anni prima uscendo dall'orfanatrofio insieme a Ted ed ora che il mio cuore batteva all'impazzata, non riuscivo a capacitarmi del perchè in quei 36 lunghi mesi, detti anche tre lunghi anni, quel stramaledetto bambino non avesse commesso più nessun reato, niente di niente, tranne il fatto di isolarsi più tempo possibile.
Non avevo mai raccontato niente ai miei amici, sia io che Teddy avevamo deciso di tenere tutti all'oscuro a meno che quella cavolo di lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria non fosse arrivata anche ad Orfin e così, dopo le mie mille preghiere, il mio incubo peggiore era diventato realtà.
Ginny naturalmente aveva intuito qualcosa, ma conoscendomi, era arrivata alla conclusione che se davvero avessi voluto parlargliene, l’avrei fatto.
«Tesoro sono arrivati...» sentii sussurrare alle mie spalle, mentre le mie gambe si muovevano da sole in direzione del salotto.
Ero spaventato e mi si leggeva chiaro in faccia.
Non sapevo se era giusto o no preoccupare Ron ed Hermione, ma sentivo dentro me che era la cosa giusta da fare. Noi tre avevamo sempre affrontato tutto insieme, dalle cose brutte, a quelle strane a quelle belle, senza mai smettere di contare l’uno sull’altro.
Con la voce tremante raccontai velocemente tutto quello che mi passava per la testa sulla vita di Orfin e quando finii, come immaginavo, nella stanza si era creato un gelo micidiale. Fu Ginny la prima a rompere il ghiaccio, stringendosi forte forte a me.
«Amore, tu credi che…»
«Credo solo che l'uomo incappucciato che ha portato li Orfin sia un mangiamorte. Sia io che Ted l'abbiamo sospettato fin da subito ed adesso penso di non avere più dubbi».
«Si ma questo cosa significa, nel senso perchè siamo così preoccupati? Non può semplicemente trattarsi di un maghetto alle prime armi?» Continuò lei con una voce quasi isterica.
La capivo.
Quell’anno Albus, il nostro figlio più dolce, quello più timido e riservato sarebbe andato al castello, e probabilmente nella sua testa stavano passando i ricordi di quando lei stessa si era trovata faccia a faccia con Tom Riddle.
«Potrebbe...» sussurrai, spostando lo sguardo su Ron che continuava a guardarmi incerto.
«Sorellina, ti stai agitando un po' troppo. Forse è meglio se vai a farti una bella dormita» disse lui, mentre la mia cara mogliettina lo fulminava con lo sguardo.
«Ma come ti permetti? Non ho più dieci anni Ron! Ho combattuto al tuo fianco durate la guerra contro Voldemort, ero con te, con tutti voi al ministero quando la profezia si è rotta, e oggi, che sono madre e che voglio difendere i miei figli, perché sai, io ne ho due che frequenteranno Hogwarts, tu mi dici di andarmene a dormire?»
«Oh  miseriaccia, non intendevo questo…»
«Invece si che intendevi questo! Non siete più il trio delle meraviglie Ron, io sono la moglie di Harry, la madre dei suoi figli, tu sei solo il suo migliore amico!»
Sbuffai a sentire quelle parole e la presi per i fianchi, baciandola dolcemente in tentativo di calmarla almeno un po'.
Sapevo che Ron si era offeso, avrei riconosciuto quell’espressione da un chilometro di distanza. Odiava essere messo al secondo posto. Che poi, a dirla tutta io lo consideravo come un fratello e se fosse successo qualcosa, la prima persona che avrei avvertito sarebbe stata lui, motivo per cui non ero propriamente d’accordo con le parole di Ginny. Io volevo proteggerla, non metterla nei guai.
«Amore ascolta, forse Ron ha ragione… Abbiamo affrontato Voldemort più volte di te e soprattutto, sappiamo lavorare come trio. Ne parliamo domani mattina, non voglio che ti preoccupi, prometto di raccontarti tutto».
Con uno sbuffo fin troppo rumoroso, acconsentì dileguandosi in camera da letto, mentre io puntavo lo sguardo su quelle due persone che per tanto tempo avevano combattuto la mia battaglia al mio fianco.
«Cosa pensi Harry?»
«Non lo so, io e Teddy ne abbiamo parlato ma...»
«Ma cosa?»
«Ma non siamo arrivati a nessuna conclusione».
«Si, però le somiglianze con qualcuno che conosciamo fin troppo bene ci sono tutte».
«Lo so Herm, lo so. Per questo vi ho chiamati questa sera. Vedo tutti i tasselli tornare al loro posto. Ho paura e non so come muovermi».
«Harry ti siamo sempre stati accanto, ma questa situazione mi sembra assurda. Non voglio che i nostri figli debbano affrontare ciò che abbiamo affrontato noi» esclamò lei aggrappandosi con forza al braccio di Ron, mentre io annuivo quasi potesse servire a qualcosa.
«Credi che non lo sappia? Credi che io sia felice che James e Albus debbano affrontare qualcosa, sempre se c’è davvero qualcosa da affrontare? Da quando sono nati ho cercato di fargli vivere la vita più normale possibile. Volevo che fossero dei bambini normali! Non hanno neanche mai apparecchiato la tavola nonostante tutte le proteste di Ginny! Sono tre anni che pregavo quella lettera non fosse inviata eppure è successo, ma non lo volevo Hermione, ok?».
«Si ma…»
«Niente ma! Mantelli neri, pezzi di legno, freddo! Sai cosa significa? Per me rappresentano solo una cosa. Mangiamorte, bacchette e dissennatori nient'altro». Urlai con il cuore che batteva all'impazzata.
«Harry calmati…» mormorò Ron, poggiando una mano sul mio braccio. Immediatamente rilassai le braccia. Fino a quel momento neanche mi ero accorto di star stringendo la poltrona.
 
 
 ( HERMIONE )
 
Ero immobile ad osservare mio marito ed il mio migliore amico da circa dieci minuti. Tutti e tre eravamo persi nei nostri pensieri, sperando così di riuscire a trovare una soluzione. Sapevo che aver mandato via Ginny era stata la decisione giusta, ma allo stesso tempo continuavo a domandarmi quando mi sarei arrabbiata io al suo posto.
Dopo la morte del fratello avvenuta anni prima, Ginny non era più stata la stessa. Solo dopo che James era nato, il suo sorriso era tornato quello di una volta.
Ero ancora immersa nei miei pensieri, quando la porta si spalancò facendo entrare un Teddy tutto sudato.
Sorrisi e stupidamente mi domandai cosa ci facesse li, per poi ricordarmi che lui sapeva addirittura più cose di noi.
«Scusate il ritardo, ero al cinema con la mia ragazza quando mi avete chiamato»
«Tranquillo, ho solo raccontato a Ron ed Hermione di Orfin, sai, oggi ha ricevuto la lettera per Hogwarts».
A quelle parole il silenzio si rimpossessò della stanza, poi, come delle macchine ripetemmo quelle poche cose che sapevamo, incapaci di collegarle con il signore oscuro. Sapevamo che ci mancava qualcosa, sapevamo che dovevano esserci altri collegamenti, ma Orfin aveva solo undici anni. Il signore oscuro era morto da diciannove, tutti i suoi mangia morte erano stai catturati e rinchiusi, quindi la domanda spuntava spontanea, chi diavolo era quel bambino?
 «Harry, forse c’è un modo per capire se è imparentato davvero con il signore oscuro» sussurrai incerta abbassando nuovamente la testa.
«Di cosa si tratta?»
«Dobbiamo scoprire se parla serventese. Solo tu e Voldemort possedevate questo dono. Possiamo chiedere a Neville di mettergli davanti un’anguilla d’acqua per vedere come reagisce una volta arrivato a scuola».
«Non penso serva aspettare tanto…» Sussurrò il ragazzo alla mia destra.
Ad occhi sgranati guardai Teddy che continuava a mordersi il labbro, mentre le sue gambe cominciavano a tremare.
«Da un po' di tempo, ogni volta che devo fargli un regalo mi domanda un serpente giocattolo o almeno questo fino all'altro giorno quando me ne ha chiesto uno vero...»
Trasalii alle parole di Teddy ed osservai preoccupata la reazione dei due uomini presenti nella stanza.
Ron muto, continuava a guardare quel ragazzo abbastanza grande da poter assistere alla conversazione, mentre Harry con aria assente fissava la finestra.
«Non so che cosa dire...» sussurrai dopo un attimo.
«A questo punto io qualcosa che mi brulica per la testa ce l'ho…»
Sospirai e strinsi più forte la mano del mio sposo dai capelli rossi .
«Chi è questo bambino...» farfugliò Harry toccandosi la cicatrice.
«Non lo so Harry, ma se parla il serpentese...»
«Può averlo ereditato solo da lui...» concluse Teddy
«O da me» disse il mio migliore amico, mentre tutti e tre ci giravamo a guardarlo.
Era completamente impazzito?
A meno che non avesse tradito Ginny, cosa di cui dubitavo, era impossibile che Orfin fosse sangue del suo sangue.
«Harry, ma che stai dicendo?»
«Beh un po’ mi assomiglia. Ha i capelli neri e ribelli, un viso magro».
«Miseriaccia Harry, quel bambino non ha niente in comune con te! E poi, se tu avessi tradito mia sorella ti avrei già ammazzato».
«Tranquillo Ron, non ho messo le corna a nessuno, ma magari qualcuno è riuscito a drogarmi tanto basta per farmi avere un bambino».
Sbuffai.
Harry era completamente fuori di testa e dopo essermi alzata in piedi ed aver messo le mani sui fianchi, stile signora Wisley, mi decisi ad urlargli in faccia tutto quello che mi passava per la testa.
«Ascoltami bene Harry Potter astag bambino sopravvissuto! Orfin non è tuo figlio! La spiegazione più logica è che il padre o la madre fossero imparentati con i Salazar».
«Si ma chi sono?» Esclamò, quasi seccato dalle mie parole.
«Non lo so. Per quanto mi risulti Voldemort non aveva altri parenti».
«Appunto! Era figlio unico, ma allora da chi ha ereditato il serpentese? Solo tu in tutto il mondo magico hai ancora quel dono e forse i tuoi figli, ma non è neanche sicuro».
«Ron così non migliori la situazione».
«Si scusa hai ragione».
Deglutii e rabbrividii allo stesso tempo. Non avevo mai visto mio cognao, il mio migliore amico, in quello stato, come non lo avevo mai visto confuso e incapace di darsi una risposta.
Orfin non poteva essere imparentato ne con lui ne con Voldemort, su quello non c'erano dubbi.
Non era un Horcrux perche anni prima gli avevamo distrutti tutti, ma allora quel bambino dal nome tanto famigliare cos'era, chi era?
«Mi è venuta in mente una cosa...» sussurrò Ron con un viso talmente terrorizzato che mi guardai intorno in cerca di un ragno.
Tutti e tre ci girammo a guardarlo, mentre i suoi occhi sempre lucidi si abbassavano e le mani che fino ad un secondo prima erano intrecciate alle mie, cercavano qualcosa in tasca, qualcosa che riconobbi subito. La foto di Fred e George, l'ultima scattata ai due gemelli assieme.
«Quando mamma stava per uccidere Bellatrix, si insomma, la Lestrange... Lei gli ha urlato contro che in qualche modo la storia si sarebbe ripetuta. Se vi ricordate, il giorno in cui gran parte dei mangiamorte sono stati catturati, tutti hanno detto la stessa frase: “La storia sta per ripetersi”»
Spaventata, tremante, arrabbiata molto più di prima continuavo a spostare lo sguardo da un uomo all'altro, mentre il mio cuore batteva sempre e sempre più forte.
«Chi è Bellatrix Lestrange?» Domandò dopo un attimo di esitazione Teddy facendomi sbiancare.
Ci mancava solo che quella sera uscisse quella domanda.
Come se le cose non fossero già abbastanza difficili di per se.
Sapevo che Harry e Ginny non gli avevano mai raccontato per filo e per segno come i suoi genitori erano morti.
Sapevo che Teddy era a conoscenza della battaglia contro al male e tutte quelle cose li, ma che adesso chiedesse proprio di Bellatrix, no quello non era assolutamente ne il luogo giusto ne il tempo.
Stavo per intervenire quando Harry dopo un respiro profondo si decise a rispondere.
«Era la cugina di Sirius.. » Sussurrò con una voce strana, osservando il figlioccio con fare quasi protettivo «E' stata lei ad infliggere la maledizione Cruciatus ai genitori di Neville».  
«Quindi lei, Sirius ... »  Scorsi in Harry un attimo di smarrimento totale, cercava di parlare il meno possibile delle persone che aveva perso o almeno era così da quando si era sposato con Ginny. Poi, dopo un attimo di esitazione chiuse gli occhi e riprese a parlare.  iPoi, dopo un attimo di esitazione chiuse gli occhi e riprese a parlare.

 

 
CIAO!
SPERO DAVVERO IL CAPITOLO SIA STATO DI VOSTRO GRADIMENTO ^^
FATEMI SAPERE CIAOOO <3

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


CIAO A TUTTI!
Io Non SO DAVVERO COME SCUSARMI, HO AVUTO DEI PROBLEMI CON INTERNET A CASA, PER ALCUNI GIORNI SONO RESTATA SENZA, QUINDI NON HO POTUTO POSTARE!
PROMETTO CHE PER FARMI PERDONARE, IL PROSSIMO CAPITOLO ARRIVERA’ VELOCISSIMO!
UN BACIONE E BUONA LETTURA




 
 
CAPITOLO SEI
 
( TEDDY )
 
«Che cosa vuoi sapere Teddy?»
«Beh ecco, hai detto che Bellatrix era la cugina di Sirius, alcuni a scuola dicono che Sirius fosse cattivo è la verità?» Subito mi resi conto di aver detto qualcosa di sbagliato. Il viso di Harry era diventato improvvisamente teso e le sue mani si erano saldamente attaccate al bracciolo della poltrona.
«Secondo te avrei attribuito questo nome ad Albus se Sirius fosse stato cattivo?» Chiese, mentre io scuotevo la testa.
«No no, certo che no è solo che, tu non parli mai tanto di lui».
«Teddy te l’ho detto tante volte. Sirius era uno dei migliori amici di tuo padre. Loro due erano come fratelli. Sirius è diventato un animagus per aiutare tuo padre durante la luna piena. Il fatto che fosse imparentato con Bellatrix e con la donna del ritratto in corridoio non centra assolutamente nulla! E giuro che se qualcun altro si azzarda a parlare male del mio padrino, ti accordo il permesso di mandarlo al San Mungo con tutte le ossa rotte».
«Harry ...»
«Si ?»
«Non ti ho mai fatto questa domanda perché non ne ho mai avuto il coraggio, ma chi, si insomma, chi ha ucciso i miei genitori?» Domandai incerto, con il cuore in gola.
Vidi chiaramente i tre amici trasalire, ma non ci feci caso aspettando pazientemente una risposta.
«Non so chi ha ucciso tuo padre Ted, forse Antonin Dolohov, era uno dei vecchi mangiamorte, ma nessuno ne ha la certezza».
Annuii e abbassai lo sguardo consapevole dalla sua voce che il peggio non era ancora arrivato.
Odiavo quando gli adulti ci mettevano mille anni a rispondere alle domande, cosa che Harry sembrava saper fare bene in quel momento, bloccandosi a ogni parola.
«E' morto?»
«Si Teddy, è morto».
«E mia madre?»
«Tua madre è stata uccisa dalla stessa persona che ha me ha portato via l'ultima possibilità di famiglia» sussurrò Harry con voce tremante.
«Intendi dire che è stato Voldemort?»
«No Teddy, non è stato Voldemort. Tua madre, come tuo zio è, stata uccisa da Bellatrix».
Tremai, mentre le lacrime mi scendevano una a una.
Avevo sempre sperato di poter avere vendetta uccidendo almeno uno dei due maghi che mi avevano portato via la famiglia e adesso venivo a sapere che non avrei mai avuto giustizia.
Naturalmente non era proprio così, ma comunque dentro di me sapevo che ci sarebbe sempre stata quella voglia matta di lanciare un Avada Kedavra contro un mangiamorte.
A stento trattenni le lacrime.
Non era giusto. Da quando a scuola mi avevano svelato la verità su Voldemort, non avevo fatto altro che sperare almeno in quella piccola vendetta e ora saltava fuori che nonna Molly si era vendicata al posto mio.
«Torniamo a Orfin…» Dissi sperando di distrarmi, mentre le altre tre persone presenti nella stanza annuivano senza far troppo caso alle mie lacrime che ero stato incapace di trattenere.
«Non credo che la storia si stia per ripetersi Ron, ma comunque potrebbe essere una possibilità».
«Sì ma voi credete davvero che sia possibile?».
«Si Herm, credo di sì. Non so se Orfin sia l'erede puro od impuro di Tom Riddle, ma di sicuro è qualcuno».
«Ti abbiamo sempre ascoltato Harry, ma questa volta ho paura. Sarà in classe con i nostri figli e questo, si insomma, questo mi mette un po' a disagio».
«Lo so, ma dobbiamo fidarci di loro. James non sa niente, crede di essere famoso a scuola solo perchè sono un bravo Auror».
«Auror? Secondo me pensa di essere famoso perché la sua mamma è una fantastica giocatrice» dissi con un sorrisetto divertito, seguito a ruota da un paio di battutine dagli altri due.
«Si forse hai ragione comunque c’è solo un modo per scoprire se davvero la storia rischia di ripetersi. Se Orfin finirà nella casata dei Serpeverde... »
«Sì, ma Harry se non ricordo male tu avevi chiesto di essere smistato a grifondoro, anche se il cappello voleva mandarti con le serpi».
«Appunto Ron. Io ho chiesto di andare a Grifondoro. Una delle poche differenze fra me e Tom».
«Forse hai ragione, ma mi chiedevo: Scorpius?»
«Giusto, credo entri anche lui quest'anno».
«Fantastico» sussurrai, dopo aver ragionato un attimo su chi cavolo fosse Scorpius.
«Se saranno entrambi smistati a Serpeverde andrò a parlare con la McGranitt».
Annuimmo tutti, spaventati e stanchi, incerti ed eccitati per gli avvenimenti che sarebbero successi il giorno seguente.
 
( HARRY )

 
 Dopo aver accompagnato Ron e Hermione al camino, così che potessero tornarsene a casa, m’incamminai verso la mia stanza da letto.
Come immaginavo Ginny stava già dormendo. Silenziosamente le baciai la fronte per poi distendermi a fianco di lei, cadendo immediatamente fra le braccia di Morfeo.
 
Ancora quella luce verde.
Ancora quella voce.
Ancora quell’urlo.
“Vendicati, ammazza Harry Potter e la sua dinastia!”
Ero incapace di muovermi. Sentivo il cuore pulsarmi nelle vene, la testa scoppiare come se Voldemort mi avesse appena toccato. Volevo fare qualcosa, volevo reagire, ma sembrava che i miei piedi fossero incollati a terra.
Sentivo delle urla intorno a me.
Urla di terrore, urla di paura e poi, così com’erano iniziate mi svegliai di soprassalto. La testa faceva male, un dolore strano che non sentivo da tanto tempo mi costrinse a portare la mano alla cicatrice, così da permettermi di costatare che era tornata nuovamente gonfia, proprio come succedeva un tempo.
Subito mi guardai intorno rendendomi conto che Ginny non era vicino a me. Arrancai in cerca di un bicchiere d’acqua, avevo la gola secca e la vista annebbiata. Scostai le coperte madide di sudore, mi stropicciai gli occhi e all’improvviso mi resi conto che le urla che avevo sentito, non erano parte del sogno, ma della realtà.
Qualcuno al piano di sopra stava urlando.
Subito mi alzai in piedi e corsi verso quei rumori facendo segno a Teddy, che era uscito dalla sua stanza proprio in quel momento, di andare a rassicurare Lily che sicuramente si era spaventata dato tutta quella confusione.  
Poco dopo, con il fiatone entrai nella vecchia camera di Sirius, dove mia moglie, china sul nostro secondo genito cercava inutilmente di calmarlo.
«Che succede?» Domandai mettendomi al suo fianco.
«Non lo so, mi sono svegliata con le tue urla, poi ho sentito le sue e mi sono catapultata qui, ma non riesco a svegliarlo».
«Ci penso io» sussurrai, afferrando Albus per le spalle in modo da metterlo seduto, mentre le urla continuavano a inondare la stanza in concomitanza con le sue lacrime che continuavano a scendere.
«Albus svegliati, sono papà».
Continuai così per qualche minuto. Sapevo cosa voleva dire avere un incubo.
Avevo sempre dovuto combatterci.
Fortunatamente però, dopo la morte di Voldemort, le mie notti insonni erano andate man mano via svanendo.
«Papà…» mormorò il moro poco dopo, mentre io lo abbracciavo più forte possibile.
«Sono qui, non sei solo c’è anche la mamma. Che cosa è successo?»
«Io, io non lo so bene… c’era una luce verde. Una donna che rideva e che diceva a qualcuno di vendicarsi di te e di noi».
Rabbrividii a quelle parole.
Era esattamente tale e quale al mio sogno, ma com’era possibile che io e Albus avessimo fatto lo stesso incubo?
Cosa ne sapeva lui di Voldemort e dei mangiamorte?
Spaventato, lanciai un’occhiata d’avvertimento a Ginny e cercai di calmare il bambino.
«Non ti preoccupare, era solo un brutto incubo, niente di reale».
«Ma sembrava un ricordo papà, era tutto così vero».
Annuii e presi in braccio il bambino, poggiando la mia bocca sulla sua fronte.
«Ti ho detto che era solo un brutto sogno Al, ora rilassati e torna a dormire. Domani è il grande giorno».
In silenzio mi accoccolai vicino a lui, cosa che poco dopo fece anche Ginny. Sapevo che aveva intuito qualcosa pure lei, ma per fortuna non disse niente. Restammo li, tutti e tre abbracciati fin quando il nostro bambino non si riaddormentò.
Poi, così com’ero arrivato, senza dire nulla, mi smaterializzai alla Tana, l’unico posto che durante la mia adolescenza ero riuscito a chiamare casa. Pensieroso mi sedetti sulla sedia di vimini, stando attento a non fare rumore. Se prima presentarmi lì in piena notte, mi era parsa una buona idea, ora cominciavo ad avere qualche dubbio. Ron dormiva come un sasso a bocca aperta. Quella visione mi fece sorridere. La famiglia Weasley era sempre stata la mia via di fuga. Molly, Arthur, Charlie, Bill, Percy, Ron, George, Fred... mi venne un groppo in gola. L’ultima volta che avevo visto il gemello Weasley era per terra senza vita accanto a una cinquantina di persone che avevano combattuto per la libertà.
Ripensai senza rendermene conto alla sofferenza che aveva provato quella famiglia, alla forza che aveva avuto il gemello di rialzarsi e combattere, creandosi pure una famiglia.
Rabbrividii ragionando su tutte le persone che avevo perso a soli diciassette anni.
Sirius, i miei, Lupin.
Anche questa volta sentii il cuore stringersi per il mio figlioccio e per i genitori che se ne erano andati combattendo fino all’ultimo per permettergli una vita migliore. A dire la verità, se Lupin e Tonks avessero superato la battaglia, ero pronto a chiedergli di accogliermi con loro. Alla fine il mio caro lupo mannaro era stato quasi come un secondo padrino per me, e senza di lui, probabilmente mai avrei sopportato tanta sofferenza. Sbuffai.
Perché mio figlio aveva assistito a quell’ultimo squarcio di battaglia?
Com’era stato possibile che sognasse la distruzione del Signore Oscuro proprio come avevo fatto io?
Scossi la testa e posai questa volta il mio sguardo su Hermione che dormiva accoccolata al marito, quasi avesse bisogno di protezione. Chi sa lei a che conclusione sarebbe arrivata. Tutti quelli che avevo visto morire per causa di Voldemort mi corsero di fronte. Da Cedric, a Silente e a tutti gli altri. Quando avevo ucciso il mago oscuro, mi ero ripromesso che nessuno sarebbe più morto a causa sua.
Non c’era più.
Non ci sarebbe più stato nessuno che soffriva per lui ne per nessun altro.
 
CIAO!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO ^^
UN BACIONE

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