Prenditi cura di lui

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Parte 7 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


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Titolo: Prenditi cura di lui

Autrice: Rinalamisteriosa

Genere: commedia, fantasy

Personaggi: Arthur, Merlin, Morgana, Un po' tutti

Rating: verde

Avvertimenti: What if?

Nota: ispirata a "Baby Merlin" di fioremessaggero (col suo permesso), con la differenza che io parto direttamente dall’idea di Merlin già bambino e che bambino rimarrà fino a tempo indeterminato. Mi sono lasciata prendere la mano, ma ho adorato scrivere questo primo chappy! XD

I personaggi non mi appartengono e la fic non é stata scritta a scopo di lucro.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Parte 1

 

 

 

 

Lady Morgana sedeva comodamente nella poltrona della sua stanza sfarzosa e solitaria, quella mattina.

Pettinava i lunghi e ondulati capelli, osservandosi allo specchio mentre compiva un gesto così naturale per una donna.

Improvvisamente, una vocina dolce e familiare la fece girare piano: nel farlo, depose il pettine sul comodino accanto.

Bella signora!” salutò.

Un corpicino minuto dai capelli scuri e dagli occhioni azzurri e lucidi le si era avvicinato, tendendo le braccia e sperando che lei lo prendesse in braccio.

Morgana, con espressione dolce e materna, si alzò e lo sollevò da terra, abbracciandolo e cullandolo, mentre il piccolo Merlin le piangeva sul petto.

Che cosa c'è, piccolino? Che cos'hai? domandò piano, per non turbarlo ulteriormente.

Lui non le rispose. Si limitò a indicarle la porta, con il musetto imbronciato e le guance bagnate dalle lacrime.

Non dirmi che Arthur ti ha trattato male... ipotizzò, continuando a cullarlo.

Un cenno con la testolina le confermò che aveva pienamente ragione.

Morgana sospirò, senza sorprendersi più di tanto.

C'era da aspettarselo da quello lì! Non ne combina una giustapensò a voce alta la giovane donna.

Oh, se è per questo non sono l'unico! Chi è quello stupido che si è fatto trasformare? fece Arthur ironico, entrando inaspettatamente nella camera della sorellastra.

Lo stupido sei tu, non si parla così davanti a un bambino... lo rimproverò, guardandolo male, mentre Merlin piangeva più forte, tenendola stretta.

Lo difendi perché non sai cosa mi ha fatto! tuonò lui.

“Cosa? - Morgana lo fissò accigliata - Che può aver fatto di male un bambino così piccolo? Eh?”

“Il bambino così piccolo, come lo chiami, l'ha combinata davvero grossa! Ha osato prendere il MIO elmo e farci la pipì all'interno!” protestò disgustato Arthur, ripensando inorridito al suo povero oggetto dorato e regale.

“Ti sta bene! si limitò a rispondere Morgana, mostrando la lingua.

“Ah! Lo difendi pure? constatò.

“Certo! Merlin si è comportato così perché tu, caro il mio fratellastro, lo tratti male, pur trovandosi in queste condizioni” spiegò.

“Io?!”

“Sì, Arthur. Perché invece di aiutarlo, di farlo sentire a proprio agio, tu lo sgridi sempre e lo minacci di morte, come hai fatto ieri, quando ti ha versato il latte nei pantaloni” gli ricordò.

“Non farmici pensare, per poco non mi ustionavo! sbottò.

“Almeno hai capito la motivazione?” sperò Morgana.

Arthur ci rifletté un momento: per quanto lo riguardava, lui aveva provato a trattare bene Merlin - era tornato bambino, dopotutto -, solo che cambiava idea nel momento in cui quel birbante combinava qualcosa ai suoi danni, provocandolo e facendolo imbestialire come mai.

Però, da un lato, Morgana aveva ragione. Un giorno o l'altro Merlin sarebbe ritornato normale, ma per farlo aveva bisogno dell'aiuto di tutti, Arthur compreso.

“Allora? Vuoi rispondere?” gli chiese un'esasperata Morgana, risvegliandolo dal trance.

È possibile che debba vincerla quell'idiota? D'accordo! Sarò bravo con lui, contenta?”

Morgana incurvò le labbra in un lieve sorriso, soddisfatta di aver fatto ragionare Arthur.

Fu allora che le venne un'idea.

“Perché non cominci da ora?” gli domandò, con sguardo eloquentemente furbo.

E senza dare al fratellastro il tempo di rispondere, si avvicinò di soppiatto e gli passò il bambino, che cominciò a divincolarsi e ad urlare, ancora offeso e in lacrime.

“Ehi! Ma non vedi che non vuole stare?" le fece notare Arthur, scocciato.

Morgana, alzando la voce per coprire le urla di Merlin, replicò: “È un tuo problema. Da adesso in poi, sarai tu a prenderti cura di lui. E se dimostrerai di saperlo fare senza contare sul mio aiuto, allora potrò dire che avrai svolto con successo il tuo compito”.

“Mi stai sfidando, per caso?”

“Chi? Io? Non mi permetterei mai” concluse, furba, uscendo dalla stanza e lasciando uno scettico principe in balia di un moccioso di cinque anni, che fino a due giorni prima era un giovane uomo.

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

Note: Ecco la prima parte del mio progetto ispirato alla fic della mia amica Anto: le ho chiesto un parere e, dato che ne era entusiasta, ecco che la rendo pubblica anche a voi!^_^

Naturalmente non ne seguirò la stessa trama… però vi consiglio di leggere anche la sua (se non l’avete ancora fatto) perché a me piace tanto tanto^^ (Adoro il piccolo Merlin! *_* E mi sembra di averlo dimostrato, no? XD)

Prendete questa come una storia “parallela” alla sua.

 

Con questo vi saluto… a presto!

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa

 

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Parte 2

 

 

 

 

Tu adesso rimani qui buono buono, intesi? si raccomandò il giovane principe, serio, puntando il dito contro un imbronciato Merlin, da poco seduto sopra un vecchio baule del castello di Camelot.

Ma trattandosi di un bambino - e di cinque anni, per giunta - non sarebbe stato facile per lui obbedire a quel diretto ordine.

Sentiva dentro di sé un impulso irrefrenabile di alzarsi e correre via, di giocare a nascondino, oppure di fare i dispetti a quell'adulto antipatico, che di bello e gentile non avrebbe mai avuto niente.

Nel preciso momento in cui Arthur si voltò, credendo di aver finalmente risolto il problema, ecco che il dispettoso Merlin attuò un piccolo balzo, e intrufolandosi tra l'apertura delle sue gambe fuggì.

“Acc... MERLIN! È la quarta volta che non ubbidisci! Ne avrai ancora per molto?” sbraitò Arthur, mettendosi una mani tra i capelli e ripensando ai tentativi precedenti, finiti tutti allo stesso modo.

E il bello era che tutti i mezzi per farlo stare buono, che si erano succeduti nel corso di un'ora, non erano serviti a nulla, e se andavano avanti così per tutta la giornata, sarebbe arrivato alla sera senza neanche la forza di reggersi in piedi.

“E adesso? Dove si sarà cacciato...” pensò, rassegnato, andando cauto alla sua ricerca.

Quella piccola peste, oltre a farlo impazzire, avrebbe potuto combinare grossi guai.

E chi ne avrebbe levato la colpa, se non colui che gli faceva da balia?

“Giuro che Morgana me la pagherà” si trovò a pensare, accelerando il passo.

 

 

Re Uther e altri autorevoli uomini del reame erano riuniti attorno ad una grande tavola rettangolare, con un vistoso stemma di Camelot raffigurato al centro di essa.

Con loro stava pure Gaius, medico di corte, invitato a prendere parte alla riunione dallo stesso sovrano.

Si sa che la curiosità è una caratteristica tipica dei bambini piccoli.

Merlin, dopo aver girovagato per i corridoi, vedendo davanti a sé uno spesso tendone blu dalle rifiniture dorate, non poté non avvicinarsi gioioso a questo, afferrarlo con le sue manine e strattonarlo.

Risultato?

Il bel tendone si strappò, rivelando il contenuto della stanza che avrebbe dovuto celare e che - guarda caso - era la stessa della riunione.

“Ops! Fatto guaio” farfugliò allarmato il bambino, vedendo rivolte verso di lui delle facce poco rassicuranti e arrabbiate.

Re Uther si alzò in piedi, scocciato, nel viso un’espressione grave.

“Che ci fa lui qui? Dove si trova Morgana? Non doveva badare a lui?”

Si guardò intorno, sperando di vedere la figliastra e di chiederle spiegazioni in merito.

Anche se non lo aveva rimproverato direttamente, a Merlin fece comunque paura e arretrò di un passo, con un ditino tremante alla bocca e una mano a stringere il tessuto di seta blu del tendone.

Anche Gaius si alzò.

“Probabilmente le è scappato... oh, Merlin!” sospirò il suo mentore, scuotendo il capo.

Al bambino stavano salendo le lacrime agli occhi.

Lui non l'aveva fatto apposta. Non voleva rompere la tenda, ma solo giocarci!

Perché gli adulti non arrivano mai a comprendere le necessità dei bambini?

“Lo porto fuori, sire” aggiunse Gaius, prendendogli il braccio per trascinarlo fuori, mentre i presenti parlottarono a bassa voce tra di loro.

 

 

“Oh, Merlin, allora non è solo il fisico ad essere regredito allo stato infantile...” ipotizzò ad alta voce Gaius.

“Io non volevo... io n-non fatto apposta!” mormorò il piccolo, la vocina sottile e gli occhi lucidi.

“Lo so, Merlin. Lo capisco”.

Gli diede una carezza sulla testolina scura. In fondo sapeva che era vero, che non era realmente colpa sua, bensì di una magia misteriosa.

Ma avrebbe continuato a studiare la strana faccenda, su questo non c'erano dubbi.

Intanto il principe Arthur, stanco e trafelato, li raggiunse correndo.

“Eccoti qui, brutto monello! Spero che non abbia fatto guai...” fece Arthur guardando in tralice Merlin, per poi fermarsi a riprendere fiato, il capo chino e le mani sulle ginocchia.

“Tranquillo. Ha solo rotto un tendone reale” lo informò pazientemente Gaius. “Quello della sala delle riunioni”.

“Cosa?! E mio padre?”

“È arrabbiato, ma gli passerà”.

“Ah! Benissimo! Ecco la prima grana che mi tocca sopportare: dannata Morgana! Mi ha affidato il bambino, quindi se ne laverà le mani!”

“Oh, io invece trovo sia una splendida idea” commentò stranamente divertito il vecchio.

“Che cosa intende?” chiese il giovane, confuso.

“È una splendida idea, Mio Signore, perché se lei un giorno diverrà padre, comincerà a fare pratica già da ora gli disse, guardandolo come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Arthur non era d'accordo.

Se diverrò padre, mio figlio crescerà sicuramente più intelligente di questo... EHI!”

Sentendosi tirato in ballo, il bambino aveva subitamente pestato il piede al giovane, che si piegò a cacciarlo dalla parte lesa.

“Forse non è così stupido come affermate, Sire” proferì Gaius, andandosene via, le mani dietro la schiena e tanta voglia di fischiare un motivetto allegro.

“Stupido vecchio, non capisce... AHI! Ancora?!” sbraitò Arthur, mentre Merlin lo guardava di traverso.

Allora gli diede le spalle, per poi scoppiare a piangere all'improvviso, urlando: “WEEE! Fame... ho fame! Voglio la pappa! WEEE!”.

Arthur era dell'idea che il suo cervello già provato non avrebbe retto, che sarebbe di certo esploso con gli strilli isterici e infantili del piccolo valletto.

“D'accordo! D'ACCORDO!” alzò la voce, quel tanto che bastava per sovrastarlo.

Merlin sembrò capire la sua irritazione: smise di urlare, calmandosi, nonostante gli occhi e le guance fossero ancora umidi di pianto.

Il principe, rassegnato, lo prese in braccio e si avviarono insieme verso le cucine reali.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Ecco il tanto atteso secondo capitolo! ^^

 

Care, spero di non avervi deluso.

 

Fatemi sapere! E se volete darmi anche critiche e consigli, prego ^^ io accetto tutto!

 

Intanto, ringrazio di cuore hay_chan, Sammy Malfoy (Grazie mille! E alla tua domanda rispondo: " Seguimi fino all'epilogo, lì potrei farlo tornare normale!” XD), antote, bacinaru, shurei, Ransi (Non lo so se era bricconcello XD però a me serve così, quindi... Ah, dimenticavo: grazie! ^_^), valerya90 e chi ha messo quest’idea nei preferiti.

 

Un saluto e un bacione a tutti... alla prossima! ^^

 

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Avviso: Ho scritto il seguente capitolo prima del previsto, non è venuto proprio come lo immaginavo all’inizio (ero in vena di dolcezza xD), ma spero piaccia lo stesso ^^

 

 

 

Parte 3

 

 

 

 

Nelle ore di quel pomeriggio inoltrato, nelle ore in cui tutta la servitù si concedeva una pausa dai vari compiti assegnati, risultava difficile trovare qualcuno - o qualcuna - nelle cucine del maniero.

Infatti, Arthur le trovò completamente deserte.

Certo che dovevi trovare proprio un bel momento per avere fame, vero?

Se voleva calmare il piccolo servitore al quale si era rivolto in tono sarcastico, la richiesta doveva essere soddisfatta.

Come se fosse lui il principe! I ruoli si erano decisamente invertiti.

Ascoltami bene, Merlin... cominciò, facendolo sedere su un ripiano alto e armandosi di una pazienza che raramente mostrava,  devo trovare qualcuno che sia disposto a prepararti qualcosa. Purtroppo io non so cucinare. Mi prometti che, durante la mia assenza, non ti muovi da qui e non combini altri pasticci?” domandò.

“Sììì!” esultò il piccolo, battendo le manine.

Wow! Riprendi a ubbidire, come è giusto che sia. Bravo! si finse sorpreso, complimentandosi ironico per poi allontanarsi.

Rimasto solo, Merlin si guardò intorno: c'erano delle credenze, tante credenze e un lungo tavolo rettangolare al centro della stanza. A tratti era infarinato, poiché recava i segni del duro lavoro delle cuoche.

Si incuriosì molto quando, nella sua esplorazione visiva, notò un recipiente arancione situato in alto.

Vieni a me… sussurrò inconsciamente nell'antica lingua, a labbra strette, tendendo una manina nell'aria e in direzione dell'oggetto tanto bramato.

Se fosse stato un bambino come tutti gli altri, quel gesto non sarebbe servito a nulla.

Ma lui non era come tutti gli altri.

Lui era un mago e quindi, in un batter d'occhio, il recipiente levitò leggero, fermandosi solo al tocco delle manine su di esso.

Emise un sussulto di gioia quando si accorse che vi erano degli invitanti biscotti all'interno.

Ne assaggiò uno, per poi passare al prossimo, masticando avidamente.

 

 

 

Dove hai preso quei biscotti, Merlin? domandò con perplessità il giovane principe, entrando.

Erano qui! rispose lui, ingenuamente e a bocca piena.

Adorava quei biscotti.

Li adorava così tanto che aveva già consumato mezzo recipiente.

Il principe diede per buona la risposta, anche se non lo convinceva pienamente.

Il ripiano su cui aveva lasciato Merlin era alto circa un metro, e prima gli era sembrato che, intorno, non vi fossero oggetti, tantomeno un recipiente così vistoso.

Strano.

Allora... non ho trovato la cuoca, così sono andato da Gaius. Lui mi ha dato questo brodino e ha detto chiaramente che ti sarebbe piaciuto”, fece Arthur, indicandogli la ciotola in questione, che teneva in mano.

Merlin annuì.

Mise da parte il recipiente e atterrò sul pavimento con un balzo.

Si fece dare la sua pappa, ma dopo averla fissata schifato la lanciò sul pavimento senza tanti complimenti, riversandola tutta.

Merlin! Avevamo detto niente pasticci, ricordi? lo rimproverò Arthur.

Ma che schifezza! Preferisco biscotti, io! chiarì con una noticina di irritazione.

Adesso pulisci tutto! ordinò, categorico.

Perché?

Perché è tuo dovere pulire”.

Perché? ripeté, questa volta battendo un piede per terra.

Arthur sospirò pesantemente: comportandosi così, Merlin sembrava davvero un idiota.

A questo punto lo preferiva da grande, quando non faceva così tante storie per un ordine impartitogli.

Il bambino incrociò le braccia, serio. Attendeva qualcosa.

“Ho ancora fame!” sbuffò, dopo un po'.

Non si vive di soli biscotti, Merlin. Ci sarà qualcos'altro, qui dentro, che ti piace...ipotizzò Arthur, avvicinandosi a una credenza e aprendo le ante.

Il miele ti piace? chiese.

Ehm... non ricordo... ammise in un sussurro.

“Cosa non ricordi? Va bene, vieni qui”, lo invitò ad avvicinarsi con un cenno.

Il principe, preso il barattolo contenente il frutto del lavoro delle api e un cucchiaino, si sedette su uno sgabello a caso.

Riempì il cucchiaino e lo diede in mano al bambino, che dapprima lo fissò stupito da quel giallo così denso, poi lo mise in bocca.

È buono!

Pronunciò l'esclamazione in modo talmente adorabile che fece sorridere persino un duro come Arthur.

Lui si riprese il cucchiaino, per dargliene ancora e ancora, finché il piccolo lo avesse richiesto.

Per un attimo, avevano dimenticato chi fossero.

Per un attimo, loro due sembravano davvero padre e figlio.

Quello che aveva detto Gaius, poche ore prima, pareva essersi concretizzato.

E da dietro la porta socchiusa, la figura silenziosa che li stava spiando provò tenerezza.

 

 

 

***

 

 

 

“Insomma! Si può sapere dov’è finito Arthur?”

Conclusa la riunione che stava tenendo, re Uther camminava nervoso per i corridoi, domandandosi dove diavolo si fosse cacciato suo figlio.

Erano ore che non si faceva vedere, e al campo d'addestramento non c'era, perché altrimenti le guardie con cui aveva appena parlato lo avrebbero visto di sicuro.

Non era neanche andato a cavallo, perché l'animale in questione si trovava nelle stalle.

Decise quindi di cercare Morgana. Magari lei sapeva qualcosa che lui ignorava.

E poi doveva parlarle di Merlin, di tenerlo buono invece di farlo aggirare tranquillamente per il castello a far danni.

Nello stato in cui si trovava, andava tenuto costantemente d'occhio.

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

Note:

Sono andata a rivedere il telefilm e mi sono resa conto che non potrò essere sempre coerente con la caratterizzazione dei personaggi.

Spero che per voi non sia un problema… chiedo scusa! >.<

Cercherò di rimediare nei prossimi…

 

Anche io posso sbagliare: nessuno è perfetto, siamo tutti qui per migliorare ^^

 

Ringrazio tutti quelli che mi seguono, nessuno escluso.

Davvero, non me l'aspettavo!

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa

 

PS: Un grazie speciale alla madrina della fic, Anto! Il fatto che le piaccia mi sprona a continuarla e a portarla a termine, anche se ho così tante idee che metterle tutte in ordine sarà difficile! XD

 

 

 

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Capitolo 4
*** Parte 4 ***


Parte 4

 

 

 

 

Re Uther si aggirava nervoso e irritabile per gli ampi corridoi del castello: persino il mantello che portava pareva agitarsi dietro a ogni suo passo.

Il fatto di non aver ancora incontrato nessuno dei due che cercava, poi, lo fece esasperare più del solito.

Questo finché non incrociò per caso la serva di Lady Morgana, Gwen.

Non era la sua figliastra in persona, ma di certo doveva sapere qualcosa, dato che le due donne erano spesso insieme.

“Sire, sto tornando a casa” esordì, fermandosi e facendo un lieve inchino.

“Aspetta... sai dirmi dove si trova Morgana?” domandò lui, con cipiglio severo e autoritario.

“Non so… Forse...” tentennò.

“Sono qui!”

La risposta era arrivata chiara e cristallina dal fondo del corridoio, dove si vedeva la giovane donna che avanzava a passo sicuro ed elegante verso il proprio tutore.

Gwen la fissò, grata per averla tirata d'impaccio; dopo aver augurato la buona notte a entrambi i nobili con un inchino, la popolana se ne andò.

“Morgana...” cominciò Uther, “dobbiamo parlare! Quel... moccioso di un servitore, dove l'hai lasciato?”

“Quel moccioso ha un nome, padre! Adesso è con Arthur. Sai, gli sto impartendo una lezione di responsabilità che non dimenticherà facilmente”.

Detto questo, Morgana sorrise dolcemente.

Sorrise perché le tornò alla mente il suo fratellastro che dava il miele al bambino, il quale sembrava finalmente felice di stare con lui, senza che litigassero ogni cinque minuti.

Sì, doveva ammetterlo, quella di affidargli il bambino era stata un'idea a dir poco geniale e furba.

Peccato che il suo tutore non fosse molto d'accordo.

Infatti...

“Che cosa vuoi dire, Morgana?” sbottò, squadrandola con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

Lei tornò seria e rispose, fronteggiandolo: “Voglio che sia Arthur ad occuparsi di Merlin, finché Gaius non troverà un modo per farlo tornare normale”.

“Stai scherzando, spero! Morgana, tu conosci bene i doveri di Arthur qui a Camelot. Come può fare da balia a un bambino di quattro anni?”

“Cinque anni!” lo corresse lei, imbronciata.

“Beh... che abbia quattro o cinque anni è pur sempre un problema per tutti noi!”

“Ma che fastidio può arrecarci? È così tenero...” mormorò.

Uther sospirò pesantemente.

“Guarda cosa mi tocca sentire! È mai possibile che, quando si tratta di bambini, tu perda il senno? La tua richiesta è inammissibile!” tuonò alla fine, lasciandola basita in mezzo al corridoio.

 

 

 

***

 

 

 

“Basta così, grazie!” esclamò concitato Merlin, consegnando il cucchiaino ad Arthur.

“Va bene... e adesso? Che stai facendo?”

Infatti, egli stava seguendo con la coda dell'occhio il bambino che era corso alla parte opposta delle cucine, per poi ritornare con uno strofinaccio in mano.

Con gli occhi vispi e allegri, si era inginocchiato vicino al punto del pavimento in cui aveva sporcato con quella disgustosa brodaglia e qui aveva iniziato a pulire lentamente.

Arthur ne fu sorpreso: non credeva bastasse così poco per convincerlo a fare qualcosa.

“Mi stupisce sempre, anche da bambino...” si ritrovò a pensare.

Ad un certo punto, nel lento e incessante oscillare delle braccia avanti e indietro, avanti e indietro, Merlin sentì il sonno incalzare, impedendo ai suoi minuti occhi azzurri di restare aperti.

Abbandonò lo straccio sul grigio pavimento, strofinandoseli piano con le manine.

Poi si sdraiò ingenuamente su quella superficie dura e ruvida, sbadigliando e lasciando che il torpore di una nuova dormita lo cullasse.

Tutti i bambini piccoli sono così: prima corrono, si agitano, mangiano e giocano; poi si stancano e si addormentano, recando intorno a loro attimi, minuti e ore di silenzio e di pace. 

Il principe, che aveva assistito immobile alla scena, con le braccia incrociate al petto, la tipica espressione beffarda ed insolente, pensò che forse era il caso di non lasciarlo dormire lì, anche se sarebbe stata la giusta punizione per la pipì all'interno dell'elmo.

Per questa volta, però, poteva metterci una pietra sopra e lasciar perdere.

Dopotutto, non era colpa del suo servitore se si era ritrovato in questa delicata situazione, se era tornato bambino.

 

 

 

***

 

 

 

Il vecchio Gaius, immerso nella lettura di un grosso tomo riguardante le proprietà mediche delle piante, avvertì i passi di qualcuno entrare circospetto nella stanza.

Senza alzare gli occhi dalla pagina - l'aveva riconosciuto comunque - gli parlò.

“A che devo la vostra visita, principe?”

“Gaius, io... non era certo mia intenzione disturbare. Metto Merlin nel suo letto e me ne vado”, si giustificò.

“D'accordo…” affermò con un sorriso compiaciuto, mentre Arthur emetteva un sospiro di rassegnazione.

Dopo aver fatto il suo dovere e aver coperto il bambino, che riposava beato e tranquillo, con un semplice lenzuolo, si apprestò ad uscire, ma prima si ricordò che doveva ancora dire una cosa.

“Ah! Gaius… riguardo al discorso di prima, sappiate sono la persona meno adatta a fare il padre: è troppo complicato!”

E se ne uscì regalmente, senza dare all'anziano il tempo di replicare.

Arrivato nelle sue stanze, si lasciò cadere sul letto: non aveva la benché minima voglia di alzarsi, ma non perché fosse stanco, no!

Figurarsi: ci voleva ben altro per stancare il principe ereditario e il miglior cavaliere di Camelot!

Lui voleva semplicemente fermarsi a pensare, a rilassarsi, a stendere i nervi.

Che cosa gli prendeva ultimamente?

Sebbene la situazione non gli andasse molto a genio, sebbene Merlin era in grado di farlo innervosire come mai prima d'ora, c'erano dei momenti in cui non riusciva né a fargli del male, né a sgridarlo.

C'erano dei momenti in cui stavano bene, in cui l'uno riusciva a calmare l'altro e viceversa.

Gli tornarono persino alla mente le seguenti parole di Morgana:

 

 

“Perché invece di aiutarlo, di farlo sentire a proprio agio, tu lo sgridi sempre e lo minacci di morte!”

 

 

Forse non era più così.

E gli erano bastate poche ore per capirlo, possibile?

Peccato che, proprio in quell'istante, il re aveva deciso di interrompere il corso dei suoi pensieri, senza dargli tempo per trovare una risposta convincente.

Si rizzò a sedere all'ingresso altezzoso dell'uomo.

“Finalmente!” sbottò il re.

“Perché finalmente, padre? È successo qualcosa?” chiese, alzandosi in piedi.

“Non fraintendermi, Arthur, volevo solo sapere come mai oggi hai trascurato i tuoi doveri. Esigo una spiegazione!” si espresse così, come se facesse finta di non sapere nulla.

“Ho avuto... altro a cui pensare oggi...” gli rispose, abbassando lo sguardo incerto.

Non gli piaceva deludere suo padre, infatti quando ciò accadeva, gli veniva difficile guardarlo dritto negli occhi.

“Ah, davvero? Si dà il caso che io sappia già! Ho appena rimproverato Morgana... e non intendo rimproverare anche te, perciò ascolta: domani ho dei compiti da assegnarti”.

“Ma... padre-” tentò.

“Non ci sono ma che tengano! È un ordine… sono stato chiaro?”

“Sì. Chiarissimo”, asserì, anche se non capiva. Non capiva come mai suo padre apparisse così scontroso, così freddo.

“Bene!” terminò Uther, per poi lasciare la stanza.

Arthur si diresse spedito alla finestra chiusa e la spalancò, lasciandosi investire da una leggera folata di vento.

Il sole stava per tramontare su Camelot: molto presto sarebbe sopraggiunta la sera, che si preannunciava serena e pacata.

 

 

“Che cosa succede a tutti quanti?! Gaius è strano, Morgana è strana, mio padre è strano, Merlin è strano, io... IO sono strano!”

Rimuginò inquieto, con le mani strette a pugno sul parapetto della finestra e lo sguardo che cercava di andare oltre ciò che vedeva.

E non era il solo a essere affacciato ad una finestra; anche la bella Morgana, dall'altra parte del castello, quella riservata a lei, rivolgeva il suo sguardo triste al cielo azzurro.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

Note: Ecco il quarto capitolo. Mi auguro che vi sia piaciuto ^^

Non è stato facile scriverlo, lo ammetto!

 

Oggi mi limiterò a ringraziare tutti allo stesso modo: non so proprio che dire xD

 

GRAZIE PER I COMMENTI E I PREFERITI. GRAZIE PER ESSERE SOLO PASSATI DI QUI.

 

Un saluto e un bacione,

Rinalamisteriosa

 

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Capitolo 5
*** Parte 5 ***


Parte 5

 

 

 

 

Quando arrivò il momento di cenare, nessuno dei tre nobili seduti alla grande tavola rettangolare osò proferire parola.

Uther consumava tranquillo il proprio pasto, come se non fosse successo nulla, mentre Morgana spezzava in due un panino e Arthur era intento a rigirare il liquido rossastro presente nel calice che stringeva in mano.

Di tanto in tanto, capitava che si lanciassero occhiate furtive, ma nulla più di questo.

Nessuna conversazione, anche piccola.

Nessun sorriso di circostanza.

Nessun cenno.

Erano così seri e silenziosi che la situazione non sarebbe potuta peggiorare, per quanto era già tesa.

Il primo a finire e ad alzarsi in piedi fu il principe, che lasciò la sala da pranzo a testa alta, così com'era entrato.

Poco dopo, anche Lady Morgana lo imitò.

E Uther Pendragon pensò che non era la prima volta che suo figlio e la figliastra non gli rivolgessero il saluto per qualcosa che aveva detto o fatto, e non sarebbe stata di certo l'ultima.

Per questo motivo, non rimase stupito e svuotò in una sorsata il proprio calice di vino.

 

 

“Arthur?”

La voce ovattata di Morgana che lo chiamava per nome lo costrinse a fermarsi nel corridoio, interrompendone la pesante traversata.

“Non gli darai ascolto, vero?” proseguì la donna dietro di lui, con il tono di voce un po' più alto. “Tu mi conosci. Se io lo avessi ascoltato tutte le volte che sono stata rimproverata, a quest'ora mi sarei impiccata!”

Morgana, io non sono come te. Nostro padre ha ragione, ho trascurato i miei doveri per stare dietro a Merlin... ammise lui.

Ma se non ti avessi sfidato a farlo, lo avresti fatto comunque? lo canzonò lei.

Arthur ci pensò un attimo.

Credo proprio di no”, le rispose.

Ah, davvero? Strano. Non sembravi tanto seccato quando hai preso il barattolo di miele per darlo al bambino...” insinuò.

Lui si girò di colpo: come faceva a saperlo?

Lei lo fissò con sguardo furbo per un attimo, poi tornò seria, anticipandolo.

Non importa come lo so. Ma c'è una cosa importante che tu non devi dimenticare, Arthur... Merlin-”.

Non azzardarti a raccontarlo in giro! esclamò lui, punto nell'orgoglio e facendo finta di non aver ascoltato l'ultima frase, troncandola sul nascere.

“Non lo racconterò, ma adesso ascoltami bene: Merlin avrebbe fatto la stessa cosa per te”.

“Oh, davvero? domandò, sarcastico.

“Sì. Ne sono certa”, ribadì lei, convinta.

“Sarà... ma con tutto quello che gli ordino di fare, dubito che non gli faccia piacere vedermi a cinque anni. Secondo me farebbe i salti di gioia!” affermò.

“Beh... in ogni caso domani passerò a trovarlo. L'hai lasciato da Gaius, vero?

“Sì, è con lui”.

“D'accordo. E se tu possiedi quel briciolo di responsabilità che ho percepito, Arthur Pendragon, farai lo stesso. Non ti sto dicendo di trascurare i tuoi doveri, ma di ritagliare del tempo per il tuo servitore. Ci riuscirai, vero?

Nel fargli questa richiesta, Morgana si era fatta un po' più vicina e aveva abbassato la testa.

Sembrava... triste, più triste del solito.

“Vedrò quello che posso fare...”, le garantì.

Non se la sentiva proprio di deluderla o, peggio ancora, di darle l'illusione di essersi arreso alla prima difficoltà.

Dopo aver sospirato pesantemente, lei gli augurò la buonanotte mentre, sorpassandolo, si allontanava rapida.

Buonanotte”, ricambiò il principe, non udito.

 

 

 

***

 

Merlin si destò nel cuore della notte, quando tutti gli abitanti di Camelot erano immersi in un sonno profondo e ristoratore.

Si era svegliato all'improvviso, così come era crollato nelle cucine: l'ultimo ricordo che aveva, infatti, era quello del pasticcio che stava ripulendo.

Strizzò gli occhietti per poter focalizzare meglio la stanza in cui giaceva, rischiarata dalla luce soffusa della luna piena che penetrava dalla finestrella sopra di lui.

Era un tantino confuso: di sicuro non era nella stanza di Morgana, no, perché la bella signora - come la chiamava spesso - disponeva di una camera stupenda, amplia, spaziosa, dal lettone comodissimo di seta bianca e dalla ricchezza delle decorazioni delle tende e dei mobili.

Quella in cui si trovava adesso, invece, era diversa: una stanzetta umile, povera di arredi e disordinata.

Poi gli venne in mente che poteva essere la sua, quella che gli aveva dato Gaius.

Si scostò le coperte di dosso, e gattonando nel materasso raggiunse il bordo del letto, per poi poggiare i piedini nudi sul pavimento di legno scuro.

Qui si sedette per indossare le scarpette comode che gli aveva comprato Morgana; sentendosi pronto e sveglio, raggiunse la porta chiusa, l'unica uscita disponibile.

Riuscì a girare il pomello per miracolo, la aprì spingendola e scese le scale, piano, per non inciampare e rotolare giù.

Per paura di farsi la bua, si aiutò tastando il muro con le dita: era così basso e leggero che i suoi piccoli passi non facevano molto rumore.

Nemmeno il grande stanzone utilizzato da Gaius come laboratorio e in cui il vecchio aveva persino disposto un letto in un angolo, per dormirci sopra, era molto illuminato e il bambino dovette aguzzare la vista per dare un'occhiata in giro.

Ma quell'atmosfera cupa non gli piaceva per niente, così richiamò a sé una candela e l'accese con il solo bagliore dorato che i suoi occhi sprigionavano istintivamente.

Perché, anche se i suoi poteri erano dimezzati in proporzione allo stato attuale, lui poteva ancora utilizzare la magia, dimostrandosi persino più prudente del Merlin adulto.

Quella tenue e calda fiammella servì a tranquillizzarlo un pochino.

Ma la sua attenzione fu presto catturata da un'ombra nera che si stagliava minacciosa nel muro davanti a lui.

Trasalendo, il bambino si girò rapidamente, scoprendo un innocuo topolino a ridosso delle scale da cui era sceso.

Un topolino...

Quand'era stata l'ultima volta che ne aveva visto uno?

Ah, sì!

 

 

 

*-*-*-*

 

 

 

C'era lui, adulto, che stava facendo le pulizie nella stanza di Arthur, quando vide la bestiola in questione sbucare da uno stivale.

Guarda caso, era la stessa che aveva già danneggiato... vediamo un po'... cinque paia di stivali e una tenda!

Nella sua mente si figurò subito una burla ai danni del principe, uno scherzo che avrebbe avuto per protagonista proprio quell'ignaro ospite.

E gli bastò pronunciare delle parole magiche in una lingua sconosciuta per intrappolarlo e poi scusarsi con quel piccolino mentalmente.

 

 

 

Che carne è questa? Ha una consistenza molto strana..." constatò Arthur, dopo essere stato costretto da Merlino a mettere qualcosa sotto i denti, anche se era tremendamente dispiaciuto per il suo popolo che moriva di fame.

“È maiale”, rispose prontamente Merlino, dicendo il primo animale che gli venne in mente.

“Non è maiale. È troppo fibroso, che cos'è? È...”

Ci arrivò da solo. “È ratto, vero?”

Il servitore annuì, per poi aggiungere: “ Cercate di non pensarci”.

 

 

 

Ma le cose non andarono affatto come aveva previsto da Merlin: a dimostrazione di ciò, subito dopo, il principe lo fece sedere al proprio posto, gli ordinò categoricamente di mangiare e rimase a guardarlo, facendogli persino il verso di chi trovava tutto delizioso.

Altro che detto chi la fa, l'aspetti: nel suo caso, questo gli si era decisamente rivoltato contro.

Se non fosse entrata Morgana, proprio quando era arrivato al terzo cucchiaio - di questo ne era certo - avrebbe passato l'ora successiva in bagno, a cercare di rimettere tutto quello schifo!

 

 

 

*-*-*-*

 

 

 

“Sciò!” sibilò il bambino, scacciando via il topolino.

E il senso di nausea scemò, segno che, anche se in Merlin prevaleva la parte fanciullesca, la sua parte adulta era perfettamente nascosta in lui, pronta ad uscire nei momenti più inaspettati.

Poi si volse verso il tavolo da lavoro del vecchio, si issò in piedi sullo sgabello e ripose la candela sulla superficie legnosa davanti a lui.

Poté così notare che c'erano parecchie ampolle di cristallo, di varie dimensioni, alcune vuote, altre contenenti strani intrugli; recipienti per erbe e materiale vario, che non poteva conoscere nella sua ingenuità.

E non sapeva dare nome a tutti gli oggetti dalla forma strana, particolare, che stavano nella stanza.

Un po' per gioco, un po' per passatempo, il bambino decise di mettersi a miscelare spensierato tutte quelle cose, senza rendersi conto del guaio che stava combinando.

 

Ma i bambini sono così imprevedibili: una ne pensano, cento ne fanno.

 

 

 

La mattina dopo, quando Gaius si levò dal letto, per un attimo restò sconcertato di fronte a quel pandemonio.

Sapeva chi era stato e avrebbe voluto sgridarlo, ma vedendo il piccolo Merlin rannicchiato su se stesso, con la testolina scura poggiata sulle braccia incrociate e gli occhi chiusi, si trattenne.

E dicendosi che non era colpa sua - come facevano tutti, del resto - cercò di rimediare da solo al danno provocato dal suo piccolo protetto.

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

Note: Ed ecco a voi la quinta parte di questa meravigliosa fic, che io continuo a definire assurda, ma che mi piace davvero tanto! *__*

Ho persino fatto riferimento a una scena che mi fa scompisciare dalle risate, ossia quella del “ratto” riferita alla puntata 1x11.

Non so se farò altri riferimenti nel corso della storia, ma per adesso accontentatevi di questo! xD

 

Al solito, ringrazio di vero cuore i gentilissimi commentatori dello scorso capitolo, e rispondo a due di loro, Grinpow e Arwen Woodbane:

sono contenta che abbiate trovato i due protagonisti (ormai si capisce che sono loro due xD) adorabili, pucciosi e chi più ne ha, più ne metta.

La scena che mi avete proposto - devo ammetterlo - è allettante, perciò potrei farci un pensierino più avanti visto che, come avete letto in questo capitolo, le cose dovevano andare come le ha pensate la sottoscritta ^^

E la storia durerà ancora parecchio, visto che ho tante idee a riguardo *_*: preparatevi!

 

Spero solo di non aver deluso le aspettative di tutti quelli che mi seguono.

 

E ho notato (con sommo piacere, aggiungerei) che tutti odiamo Uther: potremo formare una lega anti-Uther, che ne dite? xD

 

Ok, la smetto con questi sproloqui e vi saluto.

 

Bacioni,

Rinalamisteriosa

 

 

 

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Capitolo 6
*** Parte 6 ***


Parte 6

 

 

 

Una mandria di cavalli imbizzarriti, sfuggiti al controllo dei contadini, liberi di dedicarsi a una corsa folle ed estrema fra i campi estesi.

Un bambino piccolo e indifeso, dalla zazzera corvina, inginocchiato a cogliere fiorellini bianchi, così felice e spensierato da non accorgersi dell'imminente pericolo dietro di lui...

 

 

Con un verso strozzato dal terrore, la bella Morgana si svegliò di soprassalto, l'espressione impaurita e confusa contornata da minuscole gocce di freddo sudore.

Si portò a sedere, appoggiando una mano all'altezza del cuore mentre cercava di regolarizzare il proprio respiro reso irregolare e ansimante dall'incubo.

 

 

Ma ne era sicura? Si trattava davvero di un incubo?

 

 

Negli ultimi tempi, le sue visioni oniriche si erano spesso realizzate, quindi c'erano delle buone probabilità che Merlin rischiasse seriamente di venire travolto da quelle bestie impazzite e indomabili così numerose.

 

 

Una premonizione?

 

 

No, non doveva pensarci!

Basta!

Perché, anche se fosse vero, lei avrebbe impedito che il bambino rimanesse da solo un momento, anche a costo di controllarlo personalmente, di portarselo sempre appresso.

Si stese di nuovo e chiuse gli occhi.

Quando sopraggiunse la mattina e fu costretta a riaprirli per l’abbagliante luce del sole, che prepotente penetrava dalle finestre e le arrivava fino al viso, trovò Gwen accanto al letto con un cesto di vimini in mano.

“Ha dormito bene, mia signora?” esordì, con un lieve sorriso.

“Sì. Benissimo”, mentì. “Vorrei andare dal bambino”, aggiunse poi, con fermezza.

“D’accordo! La aiuto a prepararsi, ma prima pensi a fare colazione… questo me l’ha dato la cuoca”, rispose gentile, porgendole l’oggetto imbandito di biscotti ancora caldi e dal profumo invitante a risalire fino alle narici.

Morgana sbuffò e prese un biscotto, solo uno, per assaggiarlo e poi aggiungere deliziata: “Penso che al piccolo Merlin piaceranno. Sarà affamato, poverino”.

Gwen sospirò teatralmente, intuendo che nulla avrebbe cancellato dalla mente della figliastra del re quel nuovo senso materno che si era impadronito improvvisamente di lei.

“Allora che aspettiamo a portarglieli?”

Grata, Morgana accennò un sorriso.

 

 

 

***

 

 

 

“Ma-mamma...”

Così aveva mugugnato nel sonno, con il capo ancora adagiato sulle braccia incrociate.

“Mamma... mamma!” quasi strillò.

“Ehi, Merlino, che cos’hai?” lo richiamò qualcuno, nella stanza. “Era solo un sogno, la tua mamma non è qui, ma per quanto ne so sta benone”.

Il vecchio Gaius gli fece sapere questo, quando lo intravide sobbalzare sullo sgabello e guardarsi freneticamente intorno.

“Quindi la mia mamma non c'è”.

Non era una domanda, bensì una frase di auto-convincimento, pronunciata da una voce sottile e malinconica.

“Già…” confermò l'altro con sottile dispiacere, mentre ordinava le ampolle a seconda del contenuto: è vero che erano state dimezzate a causa dei giochi notturni del maghetto, ma almeno adesso il salvabile era al sicuro. Aveva quasi finito.

“Ho fame!” esclamò all'improvviso il bambino, balzando in piedi per raggiungerlo, deciso a ottenere qualcosa.

“Se aspetti due minuti preparo la colazione”, dichiarò, laconico e paziente, l'adulto senza guardarlo: quando però si sentì tirare il pastrano, dovette abbassare lo sguardo calmo per incrociare quello imbronciato di Merlin.

“Io ho fame adesso! Voglio mangiare subito!” insisté testardamente, parendo quasi isterico e petulante come un vero marmocchio.

“Uhm... potrei darti un pezzo di pane, nel frattempo!” decise Gaius, mollando per un attimo le ampolle e dirigendosi verso una vecchia credenza da dove estrasse ciò che aveva menzionato: lo diede in mano al bambino, il quale squadrò il suo nuovo pasto con espressione assorta.

“Per caso qui dentro c'è miele?” domandò ingenuamente, illuminandosi al pensiero di poter gustare nuovamente quel liquido ambrato, denso e dolciastro che si era goduto il giorno prima.

“No”, negò Gaius senza capire quello strano desiderio, “però è buono e ti riempirà momentaneamente lo stomaco: scommetto che è da ieri che mangi pochissimo, oggi rimediamo”.

“Se lo mangio, poi posso avere il miele?” s’informò, sperando in un sì.

“Certamente”.

“Evviva!” esultò il piccolo, per poi dare finalmente un morso e masticare lentamente il suo primo pasto mattutino.

Gaius gli lanciò una veloce occhiata apprensiva e tornò ad ultimare le sue faccende.

Come faceva a dirgli che non ne aveva?

 

 

Nel frattempo, Morgana e Gwen stavano risalendo gli scalini che le avrebbero portate nella residenza del vecchio medico di corte, la prima era oltremodo impaziente e ansiosa di vedere Merlin a causa del terribile incubo notturno.

Sì, si sarebbe calmata del tutto solo sapendolo al sicuro, o con lei o con il fratellastro che, poco prima, avevano incrociato mentre si dirigeva serio e silenzioso verso la sala delle udienze.

 

 

“Buongiorno”, salutò cordialmente Morgana al suo arrivo. Cercò con lo sguardo il bambino e lo trovò seduto per terra, a gambe incrociate.

Sollevata, sorrise. Adesso che lo vedeva e che poteva stare con lui, nulla l'avrebbe spaventata.

“Merlin, non si saluta?” domandò gioviale, andandogli incontro e inchinandosi accanto a lui.

“Bella signora!” la riconobbe.

Merlin si slanciò in tutta la sua minuta ed esile figura e la abbracciò, come se questo gesto gli ricordasse in qualche modo la vicinanza della madre che aveva appena sognato.

Morgana ricambiò l'abbraccio, facendo cenno con la testa a Gwen di avvicinarsi con il cestino di vimini.

“Ti ho portato dei biscotti, li mangiamo insieme?" chiese dolcemente al suo orecchio, prendendone uno con il fazzoletto e mostrandoglielo. “Sono molto buoni”.

“Sì! Ma sono al miele, vero?” sperò.

“Certo! Non tutti, però dovrebbero essercene tre farciti con il miele”, rispose, intervenendo, Gwen. “Aspetta che controllo...”.

E mentre la buona e remissiva Gwen smistava il contenuto della cesta, Morgana avrebbe voluto che si andasse avanti così, con questi momenti di spensierata e fanciullesca felicità...

 

 

...all'infinito.

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

AUGURI SORELLINA!!! ^O^

 

Ti avevo assicurato che non mi sarei dimenticata di riprendere in mano questa long in occasione del tuo compleanno.

Ed eccomi qui, sto poco bene ma l'importante è che riesca a reggermi in piedi xD

Mi scuso umilmente con te e con tutti i lettori di Merlin, se volete mi prostro persino ai vostri piedi ç_ç sono imperdonabile, lo so, ma ho avuto altri pensieri e ho dovuto sospenderla ^^''

A questo proposito ringrazio Grinpow, Arwen Woodbane, bacinaru, antote, valerya90, Sloth e Shurei per i commenti allo scorso capitolo e spero che non si siano dimenticati del piccolo Merlin! *_*

Lo so che questo capitolo non è lungo, ma prometto di rifarmi con il prossimo che - vi anticipo - sarà incentrato su Arthur (qui ha fatto solo una mini comparsa xD)

A proposito dell'attore di Arthur: sorellina, siete nati lo stesso giorno, lo sapevi? ^O^

 

Al prossimo aggiornamento, in data da stabilirsi!

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa   

 

 

 

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Capitolo 7
*** Parte 7 ***


Parte 7

 

 

 

Nonostante tutti i pensieri, tutti i problemi e tutte le perplessità che seguirono il cambiamento inaspettato di quell'idiota del suo servitore, Arthur quella notte non aveva faticato a prendere sonno.

Quando poi si era destato all'alba, richiamato dallo squillo sonante delle trombe che preannunciavano l'udienza mattutina e disturbato da un raggio di sole proveniente dalla finestra di lato dritto negli occhi cerulei, s'impose d'alzarsi e prepararsi adeguatamente per una nuova giornata e per i doveri che l'attendevano fuori dalla porta della propria camera.

E chissà se suo padre, il re, era ancora nervoso per quell'assurda faccenda, anche se in verità ad essere contrariato e furente dovrebbe essere proprio lui, il principe, che non poteva certo pretendere da un bambino piccolo, vivace ed inefficiente gli stessi servigi di prima.

Anzi, beato Merlin!

Senza volerlo aveva trovato la scusa per essere esonerato da tutto e - fatto ancora più incredibile! - per stravolgere le cose, per farsi coccolare da Morgana e poi venire imboccato come un poppante da chi?

Ma dal futuro erede al trono, naturalmente!

Dopo aver scosso il capo, essersi vestito con capi apparentemente puliti prelevati a caso dall'armadio e aver calzato i soliti stivali larghi posti all'angolo del letto, dirigendosi verso la porta chiusa notò che la tavola era stata comunque imbandita per la colazione; afferrò una pagnotta ancora calda, la divorò in tre bocconi accompagnandola con del formaggio, prese la brocca dell'acqua e se la versò in una coppa vuota, dalla quale bevve prima di uscire rapidamente dalle sue stanze.

Se voleva evitare un'altra ramanzina paterna, doveva quantomeno presentarsi in tempo.

In uno dei mille corridoi di pietra del castello incrociò Morgana e Gwen, ma era troppo... troppo serio e concentrato per rivolgere loro un qualsiasi cenno di saluto e qualche parola o battutina ironica, così proseguì finché non giunse a destinazione.

Un altro prigioniero... l'ennesimo! Insomma, che cosa devo fare? Quanti altri stregoni dovrò condannare a morte prima che la magia si estingua da ogni porzione di terra del mio regno?” udì.

Il tono di Uther era alto, severo e grave, tanto grave che rimbombò tra le pareti di marmo e arrivò sino alle fini orecchie di Arthur, che proprio in quel momento si apprestava a varcare la soglia della sala del trono. Al suo passaggio, le due guardie di lato alzarono le lance che tenevano incrociate per non far passare nessun altro senza il diretto comando dei superiori, infatti le abbassarono meccanicamente subito dopo.

Che succede qui? Avete già iniziato?” s’informò, attirando l’attenzione dei presenti su di sé.

No”, negò seccato il re. E proseguì: I testimoni non sono ancora arrivati: ne ho convocati tre, giacché pare che dispongano di informazioni utili per condurci alla cattura di uno o forse più druidi”.

“E... ehm, volete che sia io a interrogarli?” domandò Arthur, cauto.

“Non serve. Ma rimani al tuo posto, potrebbe essere interessante...” rispose rigido, prima di puntare lo sguardo su una pergamena che gli aveva appena passato un cavaliere.

“Come desiderate, Padre”.

Senza aggiungere altro, si posizionò accanto a una colonna portante della sala e attese l’inizio dell’udienza, incrociando le braccia al petto e immergendosi nuovamente nei suoi pensieri, che purtroppo erano ancora rivolti al guaio in cui si era cacciato Merlin.

Guaio.

Decisamente non c’era parola più calzante e inerente a quell'assurda situazione. Perché altrimenti come si spiegava che da un giorno all'altro un uomo tornasse bambino in tutti i sensi, con inclusa quella vivacità spensierata, esplosiva e a basso livello di tolleranza che in seguito alla crescita, alla maturazione e all'avvento delle responsabilità dovrebbe scomparire? Oppure, se proprio non dovesse scomparire, almeno venire sminuita o compensata da altri e fondamentali valori etici?

E poi, bastava ripensare a quel giorno... precisamente alla mattina di quel giorno.

Al suo atteggiamento distratto, distaccato e meno insolente del solito.

Ai suoi continui sospiri ansiosi, e al fatto che si ostinasse con ambiguo fervore a sostenere che invece andava tutto bene.

Merlin in questi casi non era affatto ciò che si poteva definire un libro aperto, tutt’altro. 

E Arthur era rimasto con un vago dubbio sul suo comportamento fino a fatto compiuto, quando a tardo pomeriggio l'aveva trovato in quello stato, con Gaius pieno di interrogativi quanto lui e quell'idiota che strillava contro il tutore, in modo capriccioso e infantile, di lasciarlo alzare dallo sgabello in cui era costretto a sedere, mentre il medico di corte lo scrutava ed esaminava attentamente per capire di quale arcana magia potesse trattarsi.

Allora si dimenava e scalciava come mai l'aveva visto fare, e il principe si chiedeva sconcertato se quello fosse davvero Merlin in carne e ossa oppure un suo piccolo sosia, somigliante in tutto e per tutto all'originale.

O un furbo diavoletto, giunto da chissà dove per tormentargli la vita. E che occorreva dargli un po’ di miele per renderlo docile come un agnellino e buono come un angelo.

Non ricordava quasi più com'era lui, da bambino, però era certo di una cosa: non s'era mai comportato così, in modo incontrollabile e ribelle e… strano.

Sforzandosi forse avrebbe potuto ricordare di più, ripescare alcuni momenti della sua infanzia, ma l'arrivo dei tre testimoni interruppe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà.

Scortati da tre cavalieri, due donne e un anziano avevano appena varcato la soglia e si erano fermati al centro della sala, puntando i loro sguardi sulla figura del re, che li fissava impassibile.

Arthur, non potendo fare altro che osservare la scena davanti a sé, notò subito qualcosa di strano: una delle due donne era molto giovane, oltretutto era anche la più intimidita e agitata tra di loro.

Cespugliosi capelli neri retti a malapena da una consunta bandana verde le contornavano un volto pallido e arrossato, mentre indossava una veste troppo larga e sporca, logora al livello delle maniche - così lunghe da celare le mani - e dei fianchi.

Si stava torturando con i denti il labbro inferiore, in un chiaro segno di ansietà e nervosismo.

Al contrario, la donna bruna che le stava accanto era perfettamente calma, seria e indossava un vestito rosso un po’ più dignitoso. Se c’era una cosa che le accomunava però, era che entrambe erano decisamente bruttine per i suoi gusti.

Nemmeno l’uomo anziano dal sorrisino sdentato, sicuramente un contadino, pareva avere nulla di sospetto da nascondere.

Quindi che fosse proprio la ragazza, a conoscenza del nascondiglio dei druidi?

Al momento era soltanto un’ipotesi, ma avendo assistito a tante altre udienze, interrogatori e condanne Arthur ci aveva fatto l’abitudine; inoltre lo sapeva bene, che era meglio non indugiare sulla prima impressione: l’apparenza talvolta inganna.

Allora perché quella fanciulla era così tesa?

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

Ehm… buonasera!

Vi ha sorpreso enormemente questo aggiornamento, vero?

In effetti sorprende anche me. Pensavo di non riuscire più a riprendere in mano questa longfic puramente sperimentale; invece in questi giorni l’altalenante ispirazione ha bussato alla mia porta e oggi - dopo un anno - ho concluso la parte 7 di Prenditi cura di lui ^^’ lo so, mi rendo conto che è passato parecchio e spero possiate perdonarmi. Lo farete?

Il capitolo fortunatamente conta 1100 parole ed è più lungo del precedente, comunque devo riabituarmi a trattare questi personaggi, quindi nel prossimo vi garantisco che inserirò più scene, naturalmente tornando anche al piccolo Merlin che qui è stato spesso citato, ma non è comparso.

E povero Arthur, secondo me il suo cervello invoca pietà... l'ho fatto ragionare troppo per i suoi standard ^^'

E no, se ve lo state chiedendo lui non è preoccupato per la ragazza, pensa solo che quell'evidente agitazione sia sospetta.

 

Grazie a:

- Anto (*_*)

- Hermi_chan

- Grinpow

- shurei

- _Valux_

- tutti i lettori silenziosi e a chi l'ha inserita tra preferiti/ricordate/seguite.

 

Un ringraziamento speciale a Claudia, per il suo incoraggiamento.

 

Ogni vostro complimento, consiglio o critica sarà per me uno stimolo a fare sempre meglio =)

 

Alla prossima!

 

Un bacione,

Rinalamisteriosa *che spera di non far passare un altro anno*

 

 

 

PS: Nelle prime sei parti ho corretto il nome Merlino in “Merlin”. Era necessario, altrimenti avrei dovuto cambiare Arthur in “Artù” e mi sono resa conto di preferire i nomi originali XD

Al momento segnalo solo questa modifica.

 

 

 

EDIT del 26/08/2013: La revisione formale di tutti i capitoli è stata portata a termine.

Grazie mille a tutte/tutti! *__*

 

 

 

 

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