Ghost girl

di Duet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ghost girl

 

 

Capitolo 1

 

 

L'immagine di una bella ragazza sui 20 anni ammiccava sullo schermo, si trattava di un breve video in loop che mostrava una giovane in costume da bagno che posava in modo ridicolmente costruito e riservava sorrisi plastici alla telecamera.

-...si tratta di un lavoro più impegnativo di quel che sembra. Come azienda di spicco nell'ambito televisivo tendere alla perfezione non è abbastanza: i nostri dipendenti sono tutti ottimi lavoratori, ne sanno una più del diavolo. E insomma...è quel che mi aspetto da lei. L'ho scelta per questo colloquio perché il suo curriculum era il migliore fra i mille arrivati in ufficio nei tre giorni richiesti. Anche il testo da allegare obbligatoriamente era eccellente, trovo che abbia rispettato a pieno titolo le tracce. Stile accattivante, idee brillanti, un testo che manifesta cultura e intelligenza, davvero un ottimo lavoro. E' stata la sua carta vincente sa?-

La ragazza del video, dai lunghi e lucenti capelli biondi usciti direttamente dalla pubblicità del balsamo che vedeva ogni giorno negli spot dei video in streaming, si portava un braccio sul fianco, sollevando appena il mento appuntito, socchiudendo gli occhi cerulei e pesantemente truccati; di tanto in tanto sbatteva le lunghe ciglia nere (scommetteva la sua laurea che fossero finte, in natura non esisteva nulla di simile).

-...può considerare il lavoro già suo, d'altronde questo colloquio era una pura formalità. Tutto quel che mi interessava stava nella sua domanda di lavoro: lei come persona reale è...secondaria. Siamo stati un po' vaghi nel bando, non abbiamo specificato in cosa consisteva il lavoro vero e proprio, la voce “dipendente” era molto generica... certo è stata una strategia quella di sottolineare bene lo stipendio...Lei capirà che essendo una grande e importante azienda non possiamo esporci troppo nei nostri sistemi lavorativi. I fogli di non divulgazione riguardo questo colloquio servono a tutelarci: ci aspettiamo la massima riservatezza da parte sua.-

Si concentrò sul fisico della modella ammiccante sullo schermo: seno sodo, tenuto da uno striminzito costume viola e punto vita sottile sottile...i fianchi invece erano più larghi di quel che avrebbe immaginato, eppure non c'era un filo di adipe. E ovviamente le gambe, oh...lunghissime gambe sinuose e di un candore che emozionava. Perlomeno emozionava lei e il suo senso estetico.

-...perciò il suo lavoro è questo...-

“Proprio una bella ragazza. Mah...chissà se sarei così patinata e perfetta anche io se venissi seguita da un'intera equipe di truccatori, dietologi e personal trainer...” Sakura alzò gli occhi dallo schermo, ipnotizzata dalle curve seducenti della ragazza in video, tornò alla realtà. Aveva ascoltato attentamente il discorso del suo futuro capo, almeno lui le aveva detto che il lavoro era già suo (“strano però...”), pur perdendosi ad osservare la modella sullo schermo di tre computer girati verso di lei.

Vide che l'uomo che le stava di fronte le stava indicando proprio la ragazza che aveva fissato per tutto quel tempo. Confusa aggrottò le sopracciglia, guardandolo interrogativa.

-Come scusi?-

-Lei è il suo lavoro.-

-Lei?- incredula indicò lo schermo, per ricevere un'ulteriore conferma.

-Conosce questa ragazza?-

Sakura esitò, temette che fosse importante rispondere affermativamente...ma sfortunatamente non era una grande appassionata di tv e di personaggi “famosi”. Non aveva la minima idea di chi fosse quella tipa, poteva solo affermare che fosse molto bella. Beh ma era inutile mentire di fronte ad un datore di lavoro: le menzogne avevano le gambe cortissime in un ufficio. -No, non la conosco, mi dispiace.-

Con una certa soddisfazione l'uomo assunse un'espressione deliziata, per il semplice motivo che amava dare personalmente spiegazioni di come stessero le cose. -Vede, lei è Ino Yamanaka, la nuova top idol, in poche parole colei che ci farà guadagnare un sacco di soldi: stiamo puntando gran parte delle nostre energie per lanciarla nel mondo mediatico e lei deve risultare perfetta per conquistare il pubblico. Vogliamo costruire un personaggio che tutti possano apprezzare, che arrivi al cuore delle persone che contano qui in Giappone.-

-Stiamo per caso parlando di una sorta di manipolazione “politica”?-

-Ino Yamanaka ha firmato un contratto vincolante con questa televisione, se riusciamo a portarla alle vette più alte ci assicureremo il monopolio mediatico, ed è quello che noi vogliamo. Sto parlando di far andare questa ragazza in programmi televisivi altolocati, non solo di assicurarle il posto in spot pubblicitari importanti. E' già una modella di successo, ha calcato le passerelle di Parigi e New York. Ma noi puntiamo più in alto. Vogliamo che arrivi a presenziare a convegni in Università prestigiose per attirare i politici più influenti di questi tempi.-

“In soldoni 'sto qui vuole instaurare relazioni con uomini importanti per il tornaconto dell'azienda?”

-E vuole usare questa ragazza...senta, mi scusi l'impertinenza ma, cosa deve fare una idol in un convegno?! E come può anche solo immaginare di portarla in ambienti simili...è giovanissima, avrà sì e no vent'anni...non ha una laurea, questo significa che non possiede di certo senso critico, e poi...non vorrei giudicare un libro dalla copertina ma se si è dedicata a sfondare nel mondo della moda e della televisione non credo che sia tutto questo pozzo di cultura...- Sakura espose le sue perplessità al capo, dimenticandosi del perché si trovasse in quell'ufficio e lasciandosi trasportare dalla conversazione. Assurdo, un'idol all'Università! Le veniva da ridere solo a pensarci. Insomma, una ragazza immagine poteva esortarti a comprare spaghetti di riso piuttosto che quelli di soia, oppure poteva prestare la propria voce nel doppiaggio di anime di seconda categoria...al massimo poteva fare l'opinionista in uno di quei programmi assurdi che passavano alle 7 di sera. Ma partecipare a convegni e interviste, interagire con uomini politici! Sakura proprio non capiva di cosa avrebbero dovuto interloquire poi.

-No infatti è come dice lei, signorina Haruno. La nostra cara Yamanaka non brilla certo per la sua intelligenza o per le sue idee. Ci basta vedere questo video per capire che se sta dov'è ora è grazie al suo bel visino e anche ad una buona dose di raccomandazioni, sai appartiene ad una famiglia importante...ma non divaghiamo troppo! Il suo lavoro signorina Haruno si tratta proprio di questo: sarà lei ad assicurare a Ino Yamanaka di arrivare alla vetta e il monopolio alla nostra azienda televisiva!-

-Come scusi?!- forse stava sognando, non poteva credere di aver appena sentito quelle parole...la realtà dei fatti si stava lentamente delineando nella sua mente, tutti i tasselli stavano andando al proprio posto e cominciava a capire.

-In poche parole dietro al personaggio di Ino Yamanaka ci sarà lei, Sakura Haruno. Lavorando alla costruzione intellettuale della nostra top idol avrà il suo stipendio mensile.-

-Ma questo è...questo è...un imbroglio?-

-No...è una cosa molto comune in realtà. Certo non dovrà trasparire la verità. Lei non dovrà mai presenziare negli studi televisivi, alle interviste, alle sfilate di moda, agli spot o quant'altro concerne il lavoro della Yamanaka. Dovrà lavorare nell'ombra, studiando e scrivendo un vero e proprio copione da consegnare alla Yamanaka di volta in volta e perciò vi dovrete incontrare spesso (privatamente è chiaro) per far sì che tutto sia perfetto. Queste sono le linee generali del suo lavoro, sul contratto sono spiegati nel dettaglio tutti i punti e gli obblighi da seguire.- concluse l'uomo, stirando le labbra in un ghigno compiaciuto e mostrando canini ben appuntiti.

Sakura non sapeva bene cosa dire. Avrebbe dovuto lavorare ad un progetto molto ambizioso, forse fin troppo, forse ai limiti della legalità. Se ricoprire un ruolo simile andava contro l'etica e la morale comune...beh era possibile. Era giusto far apparire pensante e colta un'oca senza cervello? Probabilmente non lo era e serviva a rendere più appetibile agli occhi “delle persone che contavano” un'idol. Si trattava di un “prodotto commerciale” in formato essere umano.

Poteva diventare anche uno strumento pericoloso, controllare l'immagine e i pensieri di una persona per portarla ai vertici, per conquistare le folle (in che modo? Che metodi avrebbero usato per farlo? Che consenso avrebbe ricevuto da parte del “pubblico”?). Arrivando a patti con politici (così il capo aveva detto) poteva voler dire usare poi quell'idol per irretire l'opinione pubblica per scopi politici. E in fondo così succedeva già no?

Sakura non aveva mai trovato giusto il tipo di sistema in cui viveva e ora aveva anche la conferma che dietro a tutto le cose funzionavano grazie a personaggi costruiti ad arte, raccomandazioni, corruzioni...

-Va contro la mia morale...- disse a bassa voce la ragazza, tormentata da un mare di pensieri.

-La facevo un po' più ambiziosa. Se non sbaglio lei vuole pubblicare un libro vero? E ha fatto domanda in diversi giornali per lavorare con loro...ma nessuno ha mai risposto positivamente non è così?- con una nota di sadismo l'uomo fece capire che era andato ad informarsi e che la sapeva lunga sul suo conto.

Sakura non rispose, socchiuse appena gli occhi verdi, infastidita e forse anche punta sul vivo.

-E' un vero peccato che una giovane laureata a pieni voti come lei debba accontentarsi di lavorare in un supermercato. Non so quanto potrà dirsi soddisfatta fra vent'anni...col problema di riuscire a sbarcare il lunario ogni mese poi!- la voce del capo si era fatta teatrale, aveva incrociato le dita in modo metodico, appoggiando il mento ad esse e fissando la ragazza intensamente, caricando lo sguardo di sottintesi. Uno sguardo da brivido, occhi violacei e freddi.

-Quanta arroganza racchiusa in una sola persona...- proferì disgustata Sakura, sull'orlo delle lacrime per la rabbia e il nervoso che la situazione e le parole di lui le suscitavano.

Ormai era chiaro che lui avrebbe fatto di tutto per farle accettare quel lavoro, poteva permettersi di essere impertinente, forse...

L'uomo non rispose alla provocazione, la fissò con divertita superiorità: aveva il coltello dalla parte del manico e non gli importava nulla degli improperi che la sua preda gli rivolgeva.

La ragazza si alzò dalla sedia, congedandosi e dirigendosi decisa e delusa verso la porta. Prima che potesse varcare la soglia lui parlò: -Può prendersi del tempo per pensarci, l'aspetterò. E si ricordi che le sto offrendo un'opportunità unica. Lavorare per noi farà guadagnare al suo curriculum vitae un asso vincente: avrà le porte spalancate per qualsiasi cosa decida di fare in futuro.-

 

***

 

 

-Sono 2300 yen.-

Le luci al neon illuminavano a giorno l'ipermercato, rendendo ogni cosa quasi surreale a quell'ora tarda della sera. I prodotti dalle confezioni sgargianti impilati in maniera maniacale sugli scaffali, i pavimenti lucidi e i carrelli pieni che cigolavano prepotenti avanti e indietro per gli ampi corridoi del locale, spinti da persone grigie, tutti questi elementi erano surreali agli occhi di Sakura che stancamente occupava il posto dietro una delle casse di quel luogo che traboccava un opulento sfarzo da globalizzazione spiccia da ogni angolo.

Mancava poco alla mezzanotte. Nella mente ormai annebbiata di Sakura era difficile comprendere perché diamine la gente dovesse fare la spesa a quell'ora. Ma certo, era per via di quelle routine infernali che costringevano tutti a spaccarsi la schiena per buona parte della giornata, tornare a casa e occuparsi dei figli, delle bollette, dei lavori domestici e trovare il tempo di andare al supermercato solo all'alba della notte.

Sarebbe anche stato un interessante fenomeno da studiare questo cambiamento di orari nella vita della gente, se non fosse stato che dall'altra parte c'era lei, Sakura, che non vedeva l'ora di andare a casa.

Era stata una giornata di merda, era cominciata male con quello stupido colloquio per la grande agenzia HidanTv (patetico che avesse lo stesso nome del suo fondatore, ma c'era da aspettarselo da una tv privata).

Sakura aveva 24 anni ed una laurea che sperava di “usare” per entrare a lavorare in un giornale per poter fare la reporter, un giorno. Per il momento si sarebbe accontentata di scrivere articoli noiosi di qualunque genere, le sarebbe bastato scrivere. Era dal suo ottavo compleanno che aveva il pallino della scrittura, anno in cui molto banalmente e romanticamente suo padre le aveva regalato una bellissima penna stilografica che era costata un occhio della testa. Da allora non aveva mai smesso di scrivere, non importava cosa, l'importante era dare forma ai suoi pensieri mettendoli nero su bianco.

Era circa un anno che cercava un lavoro attinente al suo percorso di studi, ma senza successo. Nel frattempo si era dovuta arrangiare e, dal momento che con i tempi che correvano era difficile farsi assumere stabilmente anche in ristoranti e negozi, aveva colto la palla al balzo quando un amico le aveva trovato quel posto come cassiera all'ipermercato. Non era certo il lavoro dei suoi sogni, ma le permetteva di condurre un'esistenza rispettabile e soprattutto di pagare le bollette e mettere qualcosa sotto i denti. Era una ragazza ambiziosa e per quanto rispettasse ogni tipo di lavoro quello non faceva per lei, non per sempre comunque.

Si trattava di un compito molto stressante e a fine giornata desiderava solo fare un bel bagno caldo per dimenticare tutte le richieste assurde dei clienti nelle ore precedenti.

Così, il mese scorso aveva visto l'annuncio di un lavoro alla HidanTv e aveva deciso di mandare il curriculum più un testo scritto di suo pugno che il concorso richiedeva. Ci aveva sperato molto e infine era stata chiamata per il colloquio. Aveva fatto letteralmente i salti di gioia.

Sakura diede lo scontrino ad una donna dagli occhi spenti; con enorme sollievo non c'erano altri clienti in coda.

Sbadigliò, stiracchiandosi e guardando l'ora, mezzanotte meno cinque, mancavano cinque minuti alla fine del suo turno!

Stava per alzarsi dalla sua postazione quando un giovane corse alla sua cassa: aveva degli occhi paurosi e indossava un giaccone grigio. Con gesti nervosi posò sul nastro gli articoli.

Senza battere ciglio, Sakura batté il prezzo di due scatole di preservativi, un gel lubrificante, una bottiglia di champagne in sconto e un tubetto di panna spray. Nemmeno così fantasioso, alla fine dei conti.

-3105 yen. Vuole una busta?- chiese con voce di plastica, la voce che riservava ad ogni cliente: finta e artificiale, né felice né annoiata.

-Sì...sì una busta...- disse a bassa voce l'uomo, che continuava a guardarsi intorno sospettoso, pagando l'importo.

Le gettò un ultimo sguardo, prima di andarsene. Le aveva messo i brividi.

“E d'accordo...magari comprare preservativi non è la cosa più divertente del mondo, però siamo nel 2015...” pensò tra sé la ragazza, potendo finalmente staccare il suo turno.

Si diresse nella zona riservata ai dipendenti. Si tolse il grembiule ripiegandolo con cura e riponendolo nel suo armadietto insieme alle scarpe di gomma che doveva indossare per motivi igienici. Fece una smorfia prendendo le sue scarpe nere col tacco, indossate per il colloquio di quella mattina. Non aveva avuto il tempo di tornare a casa per cambiare il suo abbigliamento ed era andata a lavoro indossando abiti semi-formali.

Non amava particolarmente i tacchi, ma accettava di indossarli per le occasioni importanti. Ora sarebbe stata una rottura tornare a casa con quelle scarpe scomode che la rallentavano.

Si sciolse la coda di cavallo, ravvivando i propri capelli rosa. Infilata la leggera giacca di cotone marrone scuro e presa la borsa uscì fuori, usando la porta sul retro.

Era settembre, l'aria cominciava ad essere fresca ma si stava ancora bene.

Controllò nuovamente l'orologio: mezzanotte e un quarto. Forse avrebbe fatto in tempo per prendere l'ultimo bus che l'avrebbe riportata quasi sotto casa.

Decisa cominciò a camminare, il suono dei tacchi sull'asfalto risuonava in mezzo a tutto quel silenzio notturno; era una seccatura produrre tutto quel rumore.

Fece pochi passi che venne affiancata da un uomo, con la coda dell'occhio vide che si trattava del tipo dei preservativi. “Oh che diamine vuole adesso.”

Si sforzò di mantenere un'espressione stoica, continuando sui suoi passi.

-Sakura...- la chiamò questo, standole dietro. Sussultò per un momento sentendo pronunciare il suo nome, ma si ricordò subito del cartellino col nominativo che indossava a lavoro. -Sakura aspetta un attimo...-

Sospirò con fastidio. -Ho un bus da prendere, mi dispiace.- disse seccamente, senza voltarsi.

-Ma io...- l'uomo cominciò a farfugliare, confuso. -Ti prego aspetta...io ho la macchina!-

-Mi fa molto piacere per te, che tu abbia la macchina.-

Quello era insistente e non cedeva. Giunsero fino alla fermata dell'autobus e lì terminò l'inseguimento disperato.

Sakura teneva le braccia conserte, guardando ostinatamente verso la strada.

-Ti sei fermata finalmente.-

Per tutta risposta lei indicò il cartello dei bus, scocciata da quella situazione.

-Sono settimane che ti guardo...- cominciò lui, mettendosi dietro di lei.

“Oh santa madre...cosa ho fatto di male per meritarmi questo...cosa, dimmelo tu che stai nei cieli!”

Non le piaceva avercelo dietro, perciò si voltò verso l'interessato, guardandolo appena. Aveva un aspetto orribile: sembrava matto da legare.

-Solo oggi ho avuto il coraggio di parlarti...- continuò l'uomo, con occhi tremanti.

“Non lo dire...non lo dire...non lo dire. Non lo dire cazzo, non continuare...”

-...e volevo dirti che...-

“Non dirlo. Non dirlo. Non dirlo.”

-...io mi sono innamorato di te dal primo momento in cui ti ho vista.-

“Oh maledizione, un altro stalker.”

-Senti, stai molto calmo. Non riesco a capire cosa vuoi da me. Capisco solo che è molto tardi per queste dichiarazioni, torna a casa.- gli disse brutalmente, troppo infastidita per moderare i toni e col solo desiderio di tornare a casa e dimenticare quella giornataccia. Ci mancava solo questa, una bella ciliegina sulla torta.

-Ma Sakura...io ti ho comprato dei regali...- alzò la mano che teneva la busta della “spesa”.

Si era dimenticata degli articoli particolari che aveva comprato poco tempo prima, con tutti i clienti che serviva era la normalità cancellare dalla memoria quel tipo di informazioni. Ma le tornò alla mente e inorridì.

-Quelli non sono regali!- sentenziò sdegnata.

-Ho pensato che avremmo potuto passare dei momenti indimenticabili...-

Con gioia Sakura vide il pullman arrivare: in quel momento le apparve con le stesse sembianze di un principe azzurro venuto a salvarla su un impavido destriero. Ringraziò gli dei del cielo.

-Sono davvero spiacente, ora ricordo che hai comprato dei preservativi, gel, champagne e panna spray. Sono allergica al lattice. Ho una brutta malattia che mi impedisce di usare i gel lubrificanti. Sono astemia. E anche intollerante al lattosio. Quindi direi che non siamo fatti per stare insieme!- l'arrivo del bus le aveva messo quel tanto di buonumore che le aveva permesso di fare del sarcasmo in quella situazione fastidiosa. Ovviamente nessuna di quelle informazioni era vera, ma lui non lo sapeva.

Lo abbandonò sul marciapiede interdetto, salendo vittoriosamente sull'autobus e sedendosi al fondo.

“Per fortuna questo non era così suonato da salire per seguirmi.”

Tirò fuori delle cuffiette dalla borsa, la musica avrebbe accorciato il viaggio di ritorno.

Dopo essersi beata del meraviglioso paesaggio urbano notturno per una ventina di minuti, arrivò a destinazione e tempo altri cinque minuti e si trovava già a casa, spogliata di tutti quei vestiti scomodi che l'avevano accompagnata per l'intera giornata.

Andò in bagno e rimase paralizzata a guardarsi allo specchio: una giovane ventiquattrenne, laureata da un anno, con occhiaie paurose e uno sguardo perso. Era quella la vita che voleva?

La possibilità di dover passare anni e anni a lavorare all'ipermercato e rincasare a quell'ora tre giorni a settimana, seguita sporadicamente da tipi poco raccomandabili, lasciando appassire la propria passione giorno dopo giorno le fece salire l'angoscia.

Un'angoscia totale, una disperazione che le fece mancare il fiato per alcuni secondi, provocandole le vertigini.

Quella decisamente non era la vita che voleva. Non voleva ritrovarsi a trent'anni senza lo straccio di un lavoro per cui aveva sacrificato anni della sua giovinezza china su libri. Aveva rinunciato a molte cose nella sua vita, aveva lottato per garantirsi un futuro, era andata a vivere da sola molto presto per concentrarsi meglio su se stessa e sui suoi obiettivi. Ma non faceva progressi.

Il colloquio appena avuto le tornò alla mente, inevitabilmente. Era davvero una proposta allettante, le faceva una gola pazzesca. Più per lo stipendio e per le porte che le avrebbe aperto che per l'incarico vero e proprio, doveva ammetterlo.

Ed il problema era proprio l'incarico, maledizione. Andava contro tutti i suoi principi. Si ricordava di come, soprattutto da studentessa, aveva condannato quel tipo di sistema corrotto e costruito in cui viveva.

Ed ora...il suo futuro dipendeva proprio da quel sistema! Ironica la vita.

Forse avrebbe dovuto avere semplicemente pazienza e continuare a rispondere alle domande di lavoro che trovava. Però non poteva mentire a se stessa: quella che aveva fra le mani era realmente un'opportunità unica.

Era un essere umano anche lei, fatta di debolezze e in fondo non stava facendo nulla di male, no? Seguiva la propria ambizione.

E poi perché diamine doveva tormentarsi in quel modo, al posto suo chiunque avrebbe accettato il lavoro senza esitazione!

Inoltre l'idea della novità la intrigava: aveva voglia di iniziare una nuova vita, di vedere con i suoi occhi una nuova realtà diversa da quella attuale.

“Al diavolo...io voglio vivere, non sopravvivere.”

Con insolenza afferrò il cellulare e digitò un numero. Uno, due, tre, cinque squilli...-Pronto?-

-Accetto il lavoro.-


 


Angolo Autrici
Eccoci con una nuova fan fiction sul mondo di Naruto! ^-^ (Nonostante abbiamo un'altra long fic in corso...eheh) E' stata un'idea improvvisa e l'abbiamo scritta di getto, quindi speriamo di non aver lasciato eventuali errori!
Non sappiamo bene come si evolverà la storia, abbiamo giusto in mente le linee generali ^^' Per il resto ci lasceremo guidare dall'ispirazione! (Probabilmente inseriremo più avanti più dettagli riguardanti la storia- es il genere, gli avvertimenti, personaggi, ecc.)
Il titolo "Ghost girl" si ispira alla figura del 'ghost writer' (ovvero colui che scrive libri per conto di personaggi famosi, restando nell'ombra), ma in questa storia il compito di Sakura sarà più ampio (come avete letto)!
Speriamo che questo primo capitolo vi sia piaciuto o che vi abbia anche solo incuriosito e che continuerete a leggere per saperne di più ;)
Fateci sapere cosa ne pensate della storia! Un bacio a presto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

 

-Ne ero sicuro che avresti accettato, signorina Haruno. Non ho dubitato nemmeno un istante.-

Erano le 10 del mattino, nemmeno un giorno prima Sakura aveva presenziato a quel colloquio surreale che l'aveva tanto sconvolta e che inizialmente l'aveva fatta fare dietrofront, per poi mandare al diavolo i suoi buoni propositi. “Il mondo è davvero un posto di merda e sono i potenti a controllarlo.” questo pensiero fisso la turbava da quando si era improvvisamente svegliata madida di sudore nel cuore della notte, poche ore prima, in qualche misura shockata dalla scelta di accettare quel posto di lavoro. A cosa era servito aderire a quelle assemblee studentesche che si battevano per una società più giusta che dava maggior peso alla meritocrazia? Beh, non era mai stata una fervida attivista, in quanto aveva preferito dedicare gran parte del suo tempo allo studio, ma ci aveva lo stesso fatto un pensierino durante gli anni universitari: era un dibattito che la interessava da vicino, non era figlia di ricchi imprenditori o di persone influenti e non si era mai venduta, quindi non aveva esattamente la strada spianata.

Svegliatasi alle 4, non era più riuscita a chiudere occhio e aveva seriamente preso in considerazione l'idea di nascondersi e non uscire più di casa per non rischiare di imbattersi nei suoi amici dell'università...cosa avrebbero pensato di lei e della sua “debolezza”?

Voleva maledirsi. O forse voleva maledire il mondo.

Ancora meglio: voleva maledire il suo nuovo capo che le stava cantando una manfrina trita e ritrita da mezz'ora sul fatto che lui otteneva sempre ciò che voleva, fra cui lei, la povera laureata che di sicuro non avrebbe ottenuto mai un lavoro come quello. Maledetto stronzo.

-Suvvia, non essere così rigida. Hai fatto la scelta giusta, brava. Sono già molto fiero...- “ma chi è, mio padre?!” -Ah! E' sempre in ritardo, abituatici...ancora una decina di minuti e potrai conoscere la nostra carissima idol. Sono sicuro che andrete d'amore e d'accordo.- il suo tono di voce era cambiato e sembrava voler sottolineare un ordine: dovevano andare d'accordo, o meglio, non gliene poteva fregar di meno, l'importante era che tutto il lavoro andasse per il verso giusto.

Hidan, un uomo che aveva da poco passato i trenta, molto alto e muscoloso dalla pettinatura impeccabile e argentea e con tratti attraenti e sicuri di sé, guardò ancora una volta l'orologio costoso al polso. -Kakuzu, dove si è cacciata Ino?! Abbiamo una riunione fra poco!- sbraitò.

Kakuzu, era un tipo piuttosto inquietante che aveva instillato inquietudine in Sakura dal primo momento in cui aveva messo piede nell'alto edificio dell'azienda, se ne stava in piedi con le braccia conserte, senza guardare nulla in particolare.

La rosa non aveva ben capito il suo ruolo in quella stanza, dal momento che era stato il capo a conversare con lei per tutto quel tempo, forse doveva intimorirla e basta? O più semplicemente essendo il braccio destro di Hidan lo accompagnava quasi ovunque? Chissà.

Fatto sta che non aveva ancora spiccicato parola e col suo aspetto spaventoso (età indefinita, occhi ciechi e cicatrici e bruciature sparse ovunque) aveva messo in soggezione Sakura.

-35 secondi ed entrerà.-

Sakura e Hidan raggelarono per un istante nel sentir pronunciare quelle parole cariche di autorevole sicurezza con quella voce fredda e distaccata.

Nessuno osò contare ma esattamente 35 secondi più tardi bussarono un attimo alla porta e subito dopo una bellissima ragazza bionda fece il suo ingresso, con un sorriso brillante stampato in volto che scaldò immediatamente l'atmosfera nella stanza.

-Oh la nostra ragazza! Eccola!- trillò Hidan, alzandosi in piedi e invitando Ino Yamanaka a sedere di fronte a Sakura, che un po' intimidita studiava la bellezza mozzafiato della nuova arrivata. -Noi dobbiamo andare, vi lasciamo a conoscervi mie care! Sul tavolo ci sono i termini del contratto, tornerò fra una mezz'ora e voglio vedere tutti i fogli firmati. Auf wiedersehen!-

Dopo che gli uomini lasciarono l'ufficio le due ragazze poterono studiarsi per qualche secondo.

-Ciaaao, mi presento: sono Ino Yamanaka ed è un piacere poter lavorare con te!- la biondina recitò diligentemente il suo pezzo studiato a memoria, sbattendo le ciglia da cerbiatta.

-Piacere mio, sono Sakura Haruno...ma chiamami pure Sakura- la rosa sorrise con semplicità, conscia di quanto la sua presentazione fosse debole rispetto quella della ragazza che le stava di fronte: le mancavano tutta una serie di “doti” metacomunicative che Ino possedeva. Tutto di lei suscitava ammirazione mista a invidia (per non parlare di quanto il suo fascino fosse percepito): il tono sicuro e affabile della voce, gli occhi leggermente socchiusi, i gesti precisi e dolci delle mani.

-Dunque, siamo “colleghe” eh?- Sakura cercò di fare una battuta, sentiva il peso dello sguardo dell'idol su di sé, stava aspettando una sua mossa. -Vorrei che mi dicessi una cosa, Ino.-

-Ti ascolto.- la bionda mostrò un candido sorriso, protendendosi impercettibilmente verso la sua interlocutrice.

-Forse...forse non sono molto professionale in questo momento, ma è il mio primo incarico di questo tipo. Però, volevo sapere le tue sensazioni riguardo questo lavoro che dovremo affrontare insieme.-

Ino fu colta evidentemente di sorpresa, non si aspettava di dover esprimere un giudizio di tal tipo, sebbene fosse una richiesta semplice era assolutamente una novità per lei.

-Le mie sensazioni?-

-Sì, cosa ne pensi di questa storia? Cosa hai provato quando ti hanno esposto il progetto? Mi piacerebbe saperlo.- la rosa cercò di assumere un tono gentile e rassicurante, volendo incoraggiare la giovane ad esprimersi.

Si sentì un po' scoraggiata dal silenzio della ragazza, che sembrava riflettere e soppesare le varie risposte, in ogni caso attese paziente.

Nel momento stesso in cui Ino si fece coraggio e aprì la bocca per dare la sua risposta, vennero interrotte dal rumore della porta che si apriva e da passi che si facevano largo nella stanza.

Erano passi calmi e gelidi, lenti e misurati.

Toc, toc, toc, toc, toc, toc.

Un giovane uomo dai capelli rosso scuro e la pelle di alabastro aveva fatto la sua comparsa, sedendosi accanto ad Ino e fissando il suo sguardo freddo su Sakura.

-Lei deve essere Sakura Haruno.- proferì con una voce molto più calda e seducente di quel che ci si sarebbe aspettato.

-Sì, sono io. Mi scusi ma...lei chi è?-

-Questo è il mio biglietto da visita signorina Haruno.- con un gesto rapido ma composto le porse un bigliettino blu scuro, la filigrana della carta era fine ed eccellente e Sakura poté leggerne il contenuto: quell'uomo era Akasuna No Sasori, direttore dell'agenzia di idol di Ino Yamanaka. -Vedo che i fogli del contratto non sono ancora stati firmati.-

-Noi stavamo parlando di alcuni punti importanti del lav...- cominciò zelante la rosa, cercando di smorzare la tensione che rendeva l'aria satura e irrespirabile.

-Parlando?- la interruppe lui, chiudendo per un istante gli occhi e reprimendo una lievissima nota di fastidio dal suo volto marmoreo. -Non capisco cosa intenda. Sa, noi non abbiamo tutta la mattinata, io non ho tutta la mattinata. E firmare qualche documento non mi sembra un'impresa che richieda l'uso della parola. Le consiglio, signorina Haruno, di cominciare a capire come gira il vento e ad imparare qual è il suo posto.-

Sakura era esterrefatta dalla persona che gli sedeva di fronte, come diavolo era possibile che esistesse gente con un ego così spropositato che si arrogava il diritto di dire senza mezze misure ciò che pensava?

Benvenuta nel mondo del lavoro Sakura Haruno, è un piacere averla qui con noi! D'ora in poi la parola d'ordine è: sottomissione, sottomissione, sottomissione! In cambio di questo semplice mantra da ripetere ogni mattina avrà: soldi, soldi, soldi! E non si dimentichi della tredicesima: successo, successo, successo! E' tutto così meraviglioso e adesso la preghiamo di tornare al suo posto: in cambio della sua dignità potrà vivere in un mondo dorato dove ogni cosa è perfetta se solo si metterà in ginocchio e...

-Mi scusi.- la rosa irrigidita inghiottì il rospo e afferrata la penna poggiata sul tavolino basso cominciò a compilare la pila di fogli che le avrebbero assicurato stabilità economica e “porte aperte”.

Si meravigliò della mole di scartoffie da firmare, scritti da cima a fondo con caratteri minuscoli ed illeggibili. Leggerli tutti era impossibile, ce la mise tutta ma le si incrociavano gli occhi, quindi al terzo foglio si fermò per lanciare una lunga occhiata verso lo stronzo seduto vicino ad Ino.

-Perché questi documenti sono scritti così piccolo?-

-Penso di non essere la persona adeguata a cui chiederlo. Si lamenti col suo capo.-

“Mi dica solo una cosa, ma la sua funzione qui qual è?” pensò, già piena di astio.

Con grande sollievo dal sesto foglio in poi i caratteri cominciavano ad assumere una dimensione umana, un vero sollievo per i suoi occhi.

La sua attenzione aumentò: vi erano scritti i vari punti del contratto...erano moltissimi e alcuni a suo parere ridicoli.

I principali erano questi:

Non presenziare MAI pubblicamente assieme all'idol Ino Yamanaka

Non rilasciare interviste (e in generale mantenere un profilo basso con i media): in breve non divulgazione delle informazioni inerenti al suo lavoro

Priorità assoluta del lavoro su ogni altro aspetto della sua vita privata (eccezioni previste solo da motivazioni gravi quali: malattie degenerative, lutti)

Consegnare sempre il lavoro di persona (senza possibilità di delegare terzi) e mai via e-mail o fax

Reperibilità 24h su 24

La ragazza comunque non si scompose di fronte a quelle regole così severe, trovava piuttosto normale che l'agenzia volesse delle certezze con cui tutelarsi. Non pensava che sarebbe stato un problema rispettare i vari punti del contratto, perciò firmò.

Con la coda dell'occhio notò che anche l'idol aveva preso a siglare alcuni documenti. Nel momento stesso in cui era entrato il suo capo qualcosa del suo atteggiamento era cambiato: si era fatta più passiva e discreta, restando in un totale silenzio. “Povera ragazza”.

-Ho finito.- concluse la rosa, riposando la penna e portandosi le mani alle ginocchia.

-Molto bene. Non dubito che sarà un piacere lavorare con lei. Ino, aspettami pure fuori dalla porta, ti raggiungo subito.- ordinò perentorio il rosso, lanciando uno sguardo alla bionda che pareva quasi di disprezzo; questa si alzò senza fare storie, salutò con un breve inchino Sakura e sparì.

I due rimasero soli, seduti uno di fronte all'altra in reciproco silenzio.

-Lei è una donna così sciatta, non mi piace per niente.-

Di primo acchito la rosa ci rimase male: non era mai piacevole ricevere critiche gratuite specie se da un estraneo; tuttavia dovette riprendersi.

-A cosa devo il piacere?-

-Mi sembrava un po' sperduta in questo luogo che non le si addice per nulla, e così volevo semplicemente darle un consiglio.- a questo punto stirò le labbra in un sorriso privo di emozione ma carico di minacce.

-Sarà un piacere lavorare con lei...- ripeté la ragazza, quasi fra sé e sé.

Lui sbuffò, leggermente divertito. Quella ragazza che gli stava di fronte costituiva un enorme pericolo per tutti, la decisione di Hidan di prenderla come dipendente per quel lavoro lo faceva semplicemente imbestialire: trovava la cosa assurda. Il solo fatto che una sempliciotta del genere, subordinata anche al più misero dei tecnici di quel luogo in cui si facevano veri e propri affari destinati ad avere un grosso impatto sull'opinione pubblica e che assicurava loro ingenti quantità di denaro, avesse tanto potere lo disturbava. Gli provocava immenso fastidio dover dipendere dal silenzio e dalla bravura di una ragazzina.

Non c'era dubbio che l'interessata mantenesse il più assoluto silenzio (a cosa erano serviti altrimenti i mille fogli che le avevano propinato? La sua firma costituiva la dichiarazione di consenso nell'indossare catene a collo e polsi), ma l'idea...la sola fottuta idea del potenziale potere di lei!

Akasuna No Sasori non era abituato ad un compromesso simile; era il tipico uomo che si era costruito il suo impero contando su di sé e sul proprio ascendente che esercitava sugli altri; giocare sporco non l'aveva mai intimorito; e infine giocare al grande marionettista onnipotente che comandava a bacchetta orde di dipendenti e ragazze bramose di fama lo eccitava moltissimo. Ino Yamanaka era la sua miglior idol, sin dall'inizo aveva notato il suo potenziale e non aveva esitato a muovere i fili per usarla a suo piacimento e raggiungere obiettivi ragguardevoli.

Ed ora era spuntata questa Sakura Haruno, di fatto un piccolissimo neo che minava alla sua autorità.

Ad interrompere quel flusso di pensieri furiosi ci pensò Hidan, che entrò di gran carriera. -Avete firmato tutto spero?-

Sasori nel frattempo si era alzato e, raggiunto l'altro, si fermò per un momento al suo fianco per mormorargli qualcosa all'orecchio per poi congedarsi.

-Dunque signorina Haruno...- Hidan le mise una mano sulla spalla, come a voler sottolineare la sua posizione di superiorità che gli “permetteva” (almeno secondo lui stesso) quel contatto ravvicinato. -...spero che i termini le siano abbastanza chiari. Volevo parlarle del compito che dovrà svolgere entro domani. Giovedì sera si terrà un importante ricevimento a cui presenzieranno diversi personaggi dello spettacolo, alcuni giornalisti influenti e ovviamente diverse persone di spicco nell'ambiente politico. Sarà una situazione banale che si concluderà con delle donazioni di beneficenza per la ricerca sulle malattie che deprimono il nostro tempo. Un evento piuttosto noioso, dopotutto. Il punto è che nessuno si aspetta che un'idol partecipi, solitamente evitano di invischiarsi in quelle serate dove non possono stare al centro dell'attenzione e insomma, non ne ricavano nulla... Quello che desideriamo è che Ino presenzi dall'inizo alla fine, che si faccia notare e che rilasci qualche dichiarazione squisitamente “strategica” di modo che agli occhi della gente cominci ad apparire come una persona veramente intelligente e piena di potenziale e di charme. In questa busta ci sono tutte le informazioni che dovrà sapere sul tema della serata di giovedì e su quale punto vogliamo concentrarci...il resto sta a lei, Haruno. Aspetto il frutto del suo lavoro domani mattina alle 9 sulla mia scrivania. Può andare.-

 

***

 

Ino Yamanaka

Invio.

Lo schermo del suo computer caricò la pagina e subito uscirono numerosi risultati sull'oggetto della sua ricerca.

Infatti, appena tornata a casa, Sakura aveva immediatamente acceso il pc portatile, intenzionata a farsi un'idea più chiara della ragazza con cui avrebbe lavorato di lì in avanti. Il suo nuovo capo le aveva dato un portfolio con tutti i dati salienti della giovane idol nel quale erano riportati numerosi dettagli insignificanti come peso, altezza, misure fisiche in generale. Con più attenzione aveva letto i punti riguardanti le abitudini della ragazza: da quelle alimentari a come passava il tempo libero.

Quello che doveva fare era “entrare nella pelle di Ino”, in quanto suo nuovo cervello pensante e critico aveva bisogno di conoscere tutte le informazioni di quel bel corpo da sogno in cui avrebbe abitato.

Esaurite le informazioni raccolte dal portfolio aveva optato per una ricerca su internet.

Ciò che maggiormente le interessava era di capire che lavori aveva fatto precedentemente la bella biondina, in che tipo di ambienti bazzicava e l'opinione che il pubblico aveva di lei.

Ino Yamanaka proveniva da una ricca famiglia cosmopolita: figlia di padre giapponese banchiere e di madre francese attrice e ballerina; fin dalla più tenera età aveva vissuto nei luoghi più disparati: nata a Londra, trasferita a New York, frequentato scuole elementari francesi a Parigi (e di qui i primi lavoretti televisivi, in particolare spot pubblicitari) e gli anni della prima adolescenza in Sud Africa; dai suoi 13 anni la famigliola si era stabilita definitivamente a Tokyo, "patria non del tutto sconosciuta alla bella Ino che ogni anno passava almeno tre mesi in compagnia dei nonni paterni” (così recitava la sua biografia online).
“Non sia mai che questa ragazza non sappia come indossare un kimono o non conosca le nostre tradizioni” pensò ironicamente la rosa.

Perciò dai 14 anni Ino aveva cominciato a muovere i primi passi nell'ambiente patinato delle idol. Era stata notata in un bar... “Ma chi ci crede! Forse sto leggendo la biografia di Kate Moss!”.

A 16 anni vinse il concorso più prestigioso per diventare la nuova top idol: così aveva firmato un contratto con la 'Idolls'.

Sakura aprì un'altra finestra di ricerca per cercare le scuole che Ino aveva frequentato; nel frattempo cliccò sulla pagina di Idolls: una foto di Ino le diede il benvenuto alla pagina...

“'Chi siamo'...bla bla bla...'sti siti dicono tutti la stessa cosa...agenzia fondata nel '90 da Akasuna No Sasori, ti ho trovato rigido bastardo...aspetta ma come è possibile?” la rosa si fermò un momento, accigliandosi: l'uomo che aveva conosciuto un paio d'ore prima era senza ombra di dubbio l'Akasuna...le era sembrato così giovane, dimostrava a malapena 30 anni...e nel 1990 aveva fondato un'agenzia?! Decise di sorvolare, in fondo cosa l'aveva stupita tanto? Doveva essere ricorso al bisturi e a qualche iniezione magica.

Si rallegrò invece nello scoprire gli ottimi istituti scolastici frequentati da Ino Yamanaka: era un buon alibi mascherare la sua nuova intelligenza con l'istruzione ricevuta in passato.

Sui forum e blog che visitò (e furono circa una cinquantina) lesse con minuzia le discussioni riguardanti Ino. Le critiche trovate furono poche e tutte concernenti dettagli irrilevanti; in generale poteva affermare che la dolce idol piaceva proprio a tutti. Non si stupì nel non scorgere il nome della Yamanaka nei siti più 'impegnati' e meno frivoli.

Sakura si stiracchiò un poco e guardò l'ora: erano passate ben quattro ore da quando aveva cominciato quella ricerca; si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi.

Alle 19.30 aveva un appuntamento con le sue amiche, era ancora presto per prepararsi ma si sentiva leggermente stordita dalla giornata: aveva firmato un nuovo contratto di lavoro e aveva conosciuto persone singolari e ora stava passando il suo tempo a leggere gossip.

Effettivamente la sua ricerca non era ancora finita e l'indomani avrebbe dovuto consegnare il primo lavoro...qualcosa le diceva che anche quella notte non sarebbe riuscita a dormire.

Il lato positivo era che non doveva attenersi a rigidi orari: poteva gestirsi il lavoro come meglio preferiva, l'importante era rispettare le scadenze.

Si concesse quindi una piccola pausa. Dopo essersi data una rinfrescata e aver corretto un po' il trucco che portava dal mattino andò a cambiarsi gli abiti, optando per vestiti comodi ma carini. Si rese improvvisamente conto che non aveva neanche pranzato e che stava letteralmente morendo di fame: la sua pancia cominciò a brontolare senza ritegno, esigendo cibo immediatamente; i crampi allo stomaco la fecero piegare e sgranocchiò dei crackers per placare la fame.

Pronta com'era per uscire le era rimasta ancora una mezz'ora e decise che era giunto il momento di visionare la cartella che Hidan le aveva consegnato sull'evento di beneficenza di quel giovedì.

Seduta sul suo piccolo divano cominciò a sfogliare le pagine e di tanto in tanto la sua attenzione veniva catturata dai nomi riportati in neretto che a quanto pareva erano le persone che realmente contavano quella sera. Ad un certo punto credette di sentirsi male nell'apprendere che Ino si sarebbe dovuta sedere affianco ad un noto filosofo e opinionista. Immaginò lo sgomento sul volto dell'uomo e le venne da ridere di una risata isterica.

“Cosa ti aspettavi Sakura? Che sarebbe stato facile far integrare una come lei in mezzo a divoratori di enciclopedie?”.

Stranamente sentiva di metterci la faccia in quella faccenda, provava imbarazzo nel doversi 'virtualmente' sedere fianco a fianco a gente simile; sarebbe stato un sogno ma si sarebbe sentita in soggezione. Però Ino era una ragazza di spettacolo, faceva teatro e quella sarebbe stata solo una recita per lei.

 

***

 

Quello che Sakura vide dopo essere entrata nel locale dell'appuntamento furono un paio di perfetti chignon: si diresse in quella direzione.

-Ciao Ten Ten, Hinata!- la rosa posò la borsa e si tolse la giacca, accomodandosi poi al tavolo.

Le due amiche le sorrisero di rimando, stampandole due baci sulle guance. -Sei in ritardo.- disse poi Ten Ten.

-Scusate, ho avuto da fare.- cercò di concludere la rosa; non aveva intenzione di finire in discorsi proibitivi che avrebbero potuto costringerla a inventare bugie, non le sembrava proprio il caso con le sue amiche di una vita.

-Facciamo qualcosa dopo cena?- chiese Hinata, una ragazza dai lunghi e lisci capelli neri e due occhi chiari come il cristallo.

La rosa aveva conosciuto Ten Ten e Hinata alle scuole elementari, erano cresciute assieme e avevano condiviso molti avvenimenti; adesso le ragazze avevano tutte trovato il loro “posto” nella società: Ten Ten era un'atleta e nel tempo libero le piaceva lavorare in uno studio di tatuaggi, era una tipa un po' stramba e risoluta, una che sapeva cosa voleva; Hinata, dai modi più convenzionali dell'amica bruna, finita l'università era entrata a lavorare nello studio di avvocati di suo padre. Da quando aveva iniziato a lavorare aveva dato una svolta alla sua vita: usciva e si comportartava come una ragazza “normale” di 24 anni e Sakura si chiedeva come lei invece, con un carattere più spigoloso e autorevole, non riuscisse a sciogliersi dall'ansia che la attanagliava quando doveva presenziare a situazioni di vita sociale, non riusciva mai a sentirsi veramente a suo agio. Le amiche cercavano sempre di coinvolgerla in qualcosa che non fosse bere un cocktail in un pub e poi tornare a casa, ma lei si agitava non appena le situazioni diventavano più leggere e meno impostate, quando le norme comportamentali passavano in secondo piano, le barriere crollavano e le persone si scioglievano in conversazioni esistenziali.

-Stasera non voglio fare tardi...quindi passo.- a questa affermazione della rosa seguirono dei versi scocciati delle amiche, stufe della sua ritrosia.

-Ma dai! Ma non esci mai Saku-chan! Almeno per una volta...- Hinata la guardò con occhi imploranti ma la rosa era risoluta nella sua decisione, doveva anche finire il lavoro per il giorno dopo, ma di questo era ovvio che non potesse parlare. Cercò di cambiare discorso pilontandolo su argomenti meno importanti.

-Allora, Ten Ten, l'hai finito quel tatuaggio su tutta la schiena di quel tipo? E' venuto bene? Ne hai parlato per una settimana intera.-

Ten Ten si rianimò per un momento, lanciandosi in racconti mirabolanti del suo lavoro in studio e per un quarto d'ora buono non smise un attimo di parlare.

Nel frattempo i piatti che avevano ordinato arrivarono e le tre amiche cominciarono a mangiare.

-Non ti scoccia non essere sempre pagata per i tatuaggi che fai?- domandò ad un tratto Sakura, sovrappensiero.

-Maaa io non ho bisogno di soldi...e poi mi piace quello che faccio lì, è un po' come se fosse un gioco. E inoltre posso tatuarmi gratis quando voglio!- la bruna le fece l'occhiolino.

“Dev'essere bello essere pagata profumatamente per allenarsi tutti i giorni...in effetti le mie amiche stanno molto meglio di me” pensò sconsolata la ragazza, ricacciando subito indietro quei pensieri carichi di invidia verso persone a cui voleva un bene sincero.

-Tu piuttosto...ci avevi accennato di un nuovo lavoro! Ti hanno risposto al curriculum che avevi lasciato il mese scorso...siamo rimaste che dovevi fare il colloquio! Non ci hai raccontato più nulla Sakura.-

-Sì, è vero...- rincarò la dose Hinata, tirando una sorsata dal suo succo alla mela e guardando la rosa con occhi curiosi e incoraggianti.

-Ah! Beh...- come avrebbe fatto? Cosa avrebbe potuto dire? -A dire il vero non mi hanno assunta, continuo a lavorare al supermarket per ora.- assunse un'aria triste che non era in tutto e per tutto falsa, non era moralmente soddisfatta del suo nuovo lavoro così come non lo era a livello personale. -Mi dispiace non avervi più detto nulla...ero così emozionata è vero! Però adesso non ho voglia di parlarne, per favore...sapete, è un altro buco nell'acqua.- sperò che giocando la carta del fallimento questa fosse l'ultima volta, almeno per la serata, in cui affrontassero l'argomento lavoro.

-Mi dispiace Sakura!- Hinata aveva assunto un'espressione mortificata che fece rivoltare lo stomaco alla rosa per i sensi di colpa di aver mentito; non le piaceva aver agito in quel modo, ma non le era venuta un'idea migliore sul momento. E comunque non poteva rivelare i dettagli salienti del suo nuovo lavoro e questo la portava a celare la verità. Pensava che per il momento sarebbe stato meglio far credere di aver mantenuto il posto al supermercato; poteva rimediare più avanti, si disse, dopo aver pensato a qualche scusa migliore.

-Allora dovresti uscire con noi stasera, ti distrai un po'!-

-Domani ho il turno di mattina, Ten Ten.-

-Se sono nei paraggi vengo a trovarti.- affermò questa, battendo un pugno sul tavolo e facendo voltare i commensali accanto a loro.

-No.- Sakura trasalì. -Per un po' non venite al market, sono troppo giù per farmi vedere a lavoro da voi.- Si tranquillizzò quasi subito, spesso l'amica le diceva che le avrebbe fatto visita ma alla fine non lo faceva quasi mai.

-Sakura...non ce la faccio proprio a vederti in questo modo.- Hinata le afferrò la mano con dolcezza, con un'espressione sempre più grave sul dolce visetto dai bei tratti.

-Secondo me dovresti fare qualcos'altro...intendo oltre il lavoro. Devi trovarti uno sfogo...e poi devi pensare più a te stessa. Non posso credere che le tue energie le impieghi tutte nel tuo lavoro...insomma, ci sono mille altre cose che puoi fare.-

-Ma Ten Ten che dici...io esco anche con voi, leggo un sacco e...beh ho anche altri amici! Non mi dipingere come una suora di clausura perché lo sai che non è vero.- ribatté leggermente offesa la rosa.

-Quello che sto cercando di dirti è...beh, non ti sei mai divertita in vita tua! Anche quando andavamo a scuola tu eri l'unica che pensava solo a studiare.-

-Lo sai che per me era importante.-

-Sì ma c'è altro oltre lo studio...e ora hai finito l'università e guarda dove ti trovi! Sì, sai chi è Shakespeare, ma chi è che non lo sa?-

-Ma tu neanche l'hai fatta l'università! Cosa vuoi da me...- ribatté con irritazione.

-Voglio solo dire che devi cominciare a uscire dal tuo guscio. Perché non esci con un ragazzo ad esempio?-

-Cosa c'entra adesso!- fece esasperata la ragazza, portandosi una mano al viso per non mostrare il suo imbarazzo.

-C'entra! Sakura non ti ho mai visto con un fidanzato o con una cotta o col cuore spezzato...non va bene! Sai, l'amore potrebbe darti molte soddisfazioni.-

-Stiamo esagerando adesso.- Sakura era seccata e offesa; non che quello che la bruna le stava dicendo non fosse vero, ma si sentiva attaccata e non era certo piacevole. Cosa volevano saperne loro?

-Sakura noi vorremmo solo la tua felicità.- intervenne Hinata facendo come al solito da mediatrice. -Ten Ten ha ragione, forse ha usato solo un tono sbagliato...però ti sei negata molti svaghi in questi anni.-

-Sciogliti un po'!-

-Va bene, ora possiamo parlar d'altro per favore?.-

La serata passò abbastanza tranquillamente anche se nell'aria aleggiavano ancora gli aliti della discussione e nessuno riuscì a rilassarsi, prima che giungesse la mezza Sakura tornò a casa e nessuno osò opporre resistenza o dire qualcosa al riguardo.

 

Si sedette sul divano, portandosi il pc sulle ginocchia. Aveva già iniziato il lavoro e si avviava verso la conclusione ma non ne era pienamente soddisfatta. Aprì un nuovo documento e lo ricominciò da capo, cercò di incanalare tutto lo stress della giornata nella scrittura per riservarsi una gran quantità di energia, necessaria per la stesura di un lavoro che facesse apparire Ino brillante, naturale e carica di grinta.

Finalmente verso le 4 del mattino terminò e, dopo aver stampato il file e averlo ordinatamente riposto in una busta, si lanciò sul letto addormentandosi non appena la sua testa toccò il morbido cuscino.

Dopo sole tre ore di sonno il suo aspetto era orribile ma Sakura si aspettava sarebbe stato anche peggio di così. Si lavò il viso e i denti e cercò di vestirsi in una maniera adeguata, professionale, in linea col lavoro su cui aveva passato la notte e di cui era molto soddisfatta.

Dopo un lungo tragitto in metropolitana arrivò finalmente alla sua destinazione e si diresse nell'ufficiò di Hidan all'ultimo piano dell'edificio; questi con pochi preamboli si fece consegnare il lavoro e, dopo averlo scorso velocemente alzò lo sguardò su di lei, aveva una faccia stanca, probabilmente anche lui aveva fatto tardi la notte prima, ma per motivazioni differenti. -Copriti quelle occhiaie... e magari fatti un giro in una boutique, è sospetto che una con uno stile così sciatto si aggiri per i nostri uffici.-

-Sono venuta qui per consegnare il lavoro, nulla di più nulla di meno.-

Il capo annuì brevemente, come se fosse scocciato dalla rigida serietà della sua nuova dipendente. -Ascolta ciò che ti dico, diamine.-

-Era scritto nel contratto, signore?- fece ironica la rosa, un po' spazientita e nervosa; seduta sulla sua sediolina di fronte all'imponente uomo si stava torturando le dita.

-Qui comando io e anche se devi mantenere un profilo basso resti pur sempre una mia dipendente e non voglio quest'abbigliamento 'casual'...imparalo anche per il futuro, la classe conta moltissimo, più di quel che credi.- lievemente seccato si lasciò andare sullo schienale della poltrona, sbuffando e lanciandole un'occhiata iraconda. -Il lavoro sembra ben fatto; più tardi lo leggerò da cima a fondo. In ogni caso mi aspetto un maggior impegno da parte tua. E' una faccenda seria.-

“Lo prenderò come un complimento”. La ragazza diede segno di aver capito con un cenno del capo e restò in attesa.

Per qualche minuto Hidan fu preso dalle vibrazioni che il suo cellulare emetteva in continuazione, concentrato in un serrato botta e risposta; la rosa lo osservò (non avendo nient'altro di meglio da fare) e notò la sua espressione corrucciata e sempre più furente, le belle sopracciglia sembravano tremare dallo sdegno e le labbra a tratti scoprivano i denti bianchi, le narici fremevano. “Dev'essere un uomo molto impegnato...chissà quale affare non sta andando come aveva desiderato. Pare decisamente incazzato.”

Ad un tratto l'uomo si rianimò e la fissò come se avesse visto una miraggio. -Mi ero scordato di te.-

-Uhm...non si preoccupi, avrà avuto affari urgenti immaginavo.- disse lei indicando il cellulare.

Inizialmente l'altro parve non capire, ma poi si illuminò: -Ah! No è solo mia moglie che fa i capricci...maledizione.- digrignò fra sé e sé. -Ma non capisco tutte queste confidenze fra noi. Sono nervoso, vai e portami un caffè.-

Con un cenno della mano le fece segno di lasciarlo solo.

-Scusi?!-

-Il caffé, signorina Haruno. Quella bevanda scura e preziosa senza la quale la giornata non può né cominciare né continuare. Da brava non fare storie, va a prendermi del caffé! E non quello delle macchinette Santo Dio. Deve andare al bar di fronte al mio edificio. Lo faccia mettere sul mio conto.-

-Anche questo era scritto nel contratto?- Sakura si alzò, incerta sul da farsi, infastidita dalle sue pretese che di certo non la riguardavano.

Lui impallidì e stette in silenzio per un momento, come a voler prendere fiato. -Lavoreremo assieme per molto tempo pare, perché diamine non vuoi sforzarti di farmi questo piacere?! In ogni caso finché non avrò letto questo documento non potrai andartene a casa e non ho certo intenzione di lasciarti bazzicare per l'edificio, dopo avermi portato il caffé andrai buona buona a sederti nell'altra stanza e aspetterai che io ti chiami!-

Perciò, non volendo sentire altre sfuriate del suo nuovo capo, Sakura fece come richiesto, cercando di non lasciarsi abbattere dalle libertà che Hidan si prendeva con lei. Non doveva pensare che il suo fosse un lavoro di serie b; aveva una dignità e non poteva dire che non fosse interessante il suo nuovo ruolo. Doveva solo ambientarsi.

Reggendo un bicchiere di carta colmo di caffè nero bollente stava dirigendosi nuovamente nell'ufficio del suo irascibile capo. Stava aspettando l'ascensore e guardava i numerini luminosi sullo schermo, ticchettando col tacco sul pavimento.

Diverse persone uscirono dalle porte automatiche e lei fu l'unica a salire, stava per premere il bottone dell'ultimo piano quando un giovane uomo l'affiancò, dopo aver fatto una corsa per non perdere l'ascensore.

-Uff...preso!- fece lui, riprendendo fiato e sistemandosi i capelli in disordine; sfoggiò un brillante sorriso soddisfatto anche se un po' ebete e posò il suo sguardo su Sakura, che era rimasta in silenzio.

-Ehi, ciao...non ti ho mai vista prima qui!- nel frattempo premette un pulsante e le porte si richiusero; erano soli in quel grande ascensore.

La ragazza cercò di ignorarlo, non avrebbe saputo cosa dirgli.

-Non parli, cara?- insistette quello, senza smettere un momento di guardarla con ammirazione. -Ma che stupido...non mi sono neanche presentato! Sono Kiba Inuzuka.- le porse la mano.

Finalmente Sakura posò i suoi occhi verdi su quelli castani di lui: era un ragazzo alto e dal fisico atletico, non era né brutto né particolarmente bello, probabilmente poteva dirsi piacente e di certo era espansivo e rilassato. -Mi chiamo Sakura.-

-Sakura...un bel nome...- sembrò riflettere lui. -Ascolta, non è che ti va qualcosa da bere una sera?-

-Cosa?- lei arrossì, non se l'aspettava. La stava invitando a uscire? Così di botto? Non si conoscevano nemmeno...

Il cuore le iniziò a battere forte dalla sorpresa; non si sentiva particolarmente emozionata in realtà, quel tipo non le diceva granché e se avesse potuto rifletterci probabilmente non avrebbe mai scelto lui...ma lei non sapeva bene come reagire a quell'improvvisa proposta.

Fosse stato il giorno prima non ci avrebbe pensato due volte nel rifiutarlo, eppure le parole delle sue amiche le riecheggiavano nella testa...era stata accusata di non pensare a se stessa e di essersi privata dei piaceri della vita per dedicarsi allo studio. Forse doveva seguire i consigli di Hinata e Ten Ten per una volta?

-Usciamo insieme, Sakura!- lui sorrise.

-Mmm...e va bene!- accettò la rosa, scappando via non appena le porte si aprirono, non rispondendo più delle sue azioni.

Non la mandava troppo sù di giri l'idea di concedere il suo tempo ad un ragazzo appena conosciuto come Kiba, ma forse era giunto il momento di cambiare prospettiva di vita? Lavoro nuovo vita nuova?

 

 

Angolo Autrici

Rieccoci! Vi dobbiamo delle spiegazioni cari lettori: innanzitutto scusate la lunghissima assenza...il fatto è che abbiamo postato il primo capitolo colte da un'ispirazione improvvisa e scrivendo di getto non avevamo bene in mente dove ci avrebbe portate questa storia. Era tutta da pensare insomma...in più stiamo già lavorando ad un'altra long fiction e poi ci sono stati gli esami. Un disastro! Scusateci!

Non siamo nemmeno certe se mantenere questo titolo, ma ci penseremo :3

Ricapitolando, Sakura accetta il lavoro e entra in un mondo per lei nuovo dove ci sono rigide regole e gerarchie; incontriamo le sue migliori amiche a cui subito è costretta a mentire dalle circostanze e ciliegina sulla torta l'apparizione di Kiba che le chiede di uscire!

Sasuke non è ancora comparso ma non temete...nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresa ;)

Beh, speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e che ci seguirete nei prossimi aggiornamenti! Ringraziamo tutti i nostri lettori e chi ha aggiunto la storia c: 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

-Perciò dove andiamo?- Imbarazzatissima, ritta ritta sui suoi nuovi tacchi a spillo neri come la notte (comprati apposta per l'occasione, un frivolo capriccio di un attimo) e scomoda nel suo vestitino corto che le stringeva fin troppo seno e fianchi, Sakura guardava con sguardo incerto il suo cavaliere per una sera: Kiba, il ragazzo conosciuto all'HidanTv Building.

Erano le nove di sera e si erano appena incontrati, dopo un casto e frettoloso bacio sulla guancia erano rimasti a guardarsi senza saper cosa dire, come colti da un improvviso disagio. In fondo non erano che due estranei.

Kiba si scosse dal suo torpore, pareva incantato da lei e sembrava perso nelle sue fantasticherie (fantasticherie che Sakura non era sicura di voler conoscere). -Volevo portarti a cena in un posticino niente male, è a due passi da qui. E' un ristorante italiano, avevo voglia di qualcosa di diverso dalla solita cucina giapponese!- le fece un sorriso a trentadue denti e poi aspettò una risposta qualsiasi dalla rosa, giusto per capire se la proposta la allettava o meno.

-Oh! Ti piace la cucina italiana?- non riuscì a trattenersi lei, battendo le lunghe ciglia fresche di mascara.

Nel frattempo i due avevano cominciato ad avviarsi, per giungere poco dopo in un locale non molto ampio e piuttosto affollato: con sospetto la rosa si rese conto che era sì pieno di gente, ma si trattava per lo più di ragazzi molto giovani, attirati probabilmente dai prezzi bassi più che dalla qualità del cibo. Sperò di sbagliarsi, sperò che per una volta le sue congetture fossero solo il prodotto del suo cervellino diffidente e instancabile.

Doveva ammettere che l'arredamento non era malaccio, i toni scuri e pseudo raffinati davano una parvenza di ordine e tranquillità al locale, che tutto sommato era lindo e pulito. Bene, segno che Kiba non l'aveva trascinata nel primo locale di cucina etnica che gli era venuto in mente col solo scopo di suscitare una reazione di stupore in lei, ma aveva speso una decina di minuti a cercare col suo smartphone un posto decente in cui portare una ragazza al primo appuntamento.

Si sedettero ad un tavolo relativamente appartato e sfogliarono per un po' il menù per poi ordinare alla cameriera e attendere.

Era giunto il momento più imbarazzante: quello in cui la coppietta avrebbe dovuto chiacchierare e far domande per conoscersi meglio l'un l'altro. Sakura sentiva di non essere pronta e anzi di non desiderare un confronto del genere con Kiba; malediceva l'attimo in cui aveva accettato di uscire con lui e malediceva le lunghe lingue delle sue amiche, soprattutto quella di Ten Ten. Cosa avrebbe dovuto fare? Fingere interesse? Rilassarsi e ascoltare con molta semplicità ciò che l'altro aveva da dire sperando in un tête à tête interessante? Ogni persona con un po' di sale in zucca, anzi, ogni persona a posto con se stessa e con il mondo, avrebbe messo in atto la seconda opzione. Ma ovviamente Sakura non era del giusto umore per rilassarsi veramente e comportarsi come se fosse capitata là per caso, facendo passare amabilmente il tempo ascoltando le chiacchiere di un potenziale nuovo amico.

Fu lui a rompere il ghiaccio. -Allora Sakura, che fai nella vita?-

Brivido lungo la schiena. Ma allora le persone erano così schiette ad un primo appuntamento?!

-Ehm...io...- maledizione non poteva mica dirgli la verità, e come avrebbe giustificato il fatto di trovarsi in quegli uffici il giorno in cui si erano conosciuti? -...sono laureata, ho 24 anni e...lavoro.- disse rigidamente. -Tu invece cosa fai?-

-Sono un tecnico, mi occupo delle luci sai...in tv c'è molto da fare. Ehi, ma abbiamo la stessa età! E' il destino vero?-

Lei rise forzatamente e ringraziò il cielo dell'arrivo delle portate e del vino. Problema. Non era mai stata una gran bevitrice. Cercò una bottiglia d'acqua sul tavolo, non era arrivata, non l'avevano portata, non l'avevano ordinata! Perché non l'avevano ordinata? Era stata poco attenta...e ora c'era solo vino...

Guardò con occhio assente Kiba che le riempiva il bicchiere e attirava la sua attenzione su un brindisi improvvisato. -Al giorno in cui ci siamo conosciuti!-

Eh?!

La situazione stava diventando sempre più imbarazzante.

-Sei single, vero Sakura?-

Per poco non le andò il vino di traverso. -Che domanda è?-

-Ahh, ho capito sei una ragazza timida vero? Ok, ok.- le fece l'occhiolino come a voler dire “ho capito, sei single, eh eh eh”.

-Kiba forse ti stai facendo un'idea sbagliata...- provò a dire, ma fu ignorata brutalmente.

Dovette sorbirsi una mezz'ora di chiacchiere inutili sugli argomenti più disparati. Il ragazzo le raccontò tutta la sua vita dalle scuole elementari fino ad ora. Apprese come Kiba fosse un tipo “amato da tutti i suoi amici”, solare, testardo e amante dei cani. Sì, Kiba era un tecnico delle luci, ma nel tempo libero faceva l'addestratore di cani (attività che a suo dire gli dava molta più soddisfazione), per la verità aiutava la sua famiglia in quest'attività, ma il desiderio di indipendenza l'aveva spinto a cercare un altro lavoro; sosteneva che prima o poi comunque avrebbe ereditato l'attività familiare. Seguì quindi uno spiegone sulle abitudini canine, sulle malattie più frequenti e sulla lucentezza del pelo del cane.

Sakura ascoltava in silenzio, annuendo di tanto in tanto, portandosi alla bocca forchettate di spaghetti (classico). Mentre fingeva di seguire, per educazione, il suo interlocutore, i suoi pensieri vagavano sulla qualità del cibo che stava mangiando: il verdetto era quasi positivo, la pasta non era malaccio, ma sentiva anche lei (una rispettabile giapponese) che non era cotta a puntino.

-Ma perché non mi parli un po' più di te, prima sei stata così frettolosa...per caso nascondi qualcosa?-

-No! E' che...non so proprio cosa dirti.- ammise franca.

Insoddisfatto il ragazzo la studiò per un attimo. -Dimmi quello che vuoi, non ti conosco per nulla! Dai, sono curioso!-

-Uhm...allora, mi piace leggere...sono un amante dei classici, non solo giapponesi, un po' di tutto...e...ma anche gli scrittori contemporanei non mi dispiacciono, anzi, forse li prediligo perché dicono qualcosa di attuale ma di nuovo, più interessante ecco. I classici non muoiono mai, ma...come dire, li leggo per rilassarmi...portano la mente altrove...- cominciò a dire, senza però riuscire a sbilanciarsi troppo.

-E poi?-

“E poi? Cosa? Mi interrompe proprio mentre gli stavo parlando? Forse non lo trova un argomento molto interessante.”

Delusa Sakura provò a parlare dei suoi studi passati, ma la verità era che non riusciva a trovare punti di contatto con Kiba e non aveva dettagli più succosi da dargli. Stava cominciando a stancarsi davvero di quell'appuntamento, non si sentiva a suo agio, si sentiva oppressa dalle parole vuote di lui e anche dal suo vestitino troppo stretto. Era semplicemente una serata scomoda.

E il vino iniziava a darle alla testa. E a quanto pareva non solo a lei.

-Sakura tu sei davvero una ragazza bellissima, te l'hanno mai detto?-

-Veramente no. Beh, tranne mia madre in effetti...- la ragazza si sentiva depressa, voleva andarsene, barcollare fino a casa sua, troppo alticcia per stare in piedi.

-Ma come no! Sì, te lo dico io.-

Kiba cominciò a diventare insopportabilmente appiccicoso e pressante; quando fu il momento di saldare il conto insisté per pagare lui per entrambi, cosa che irritò la rosa, sentiva di essere una pentola a pressione pronta ad esplodere.

Ubriaca e incazzata, usciti dal locale, trovò il coraggio perso a inizio appuntamento. -Ma come ti viene in mente di pagarmi il conto! Ascoltami bene: prima cosa, io lavoro, sono indipendente; seconda cosa, ti conosco appena, perché mai dovresti pagarmi una cena?!-

-Ehi, ehi, sta calma! Com'è che sei cambiata all'improvviso?- Kiba la guardava stupito, non sapendo bene che cosa dire, trovandosi una Sakura completamente differente da poco prima. -E' il vino che ti fa svalvolare in questo modo? Sei una tipa buffa, ah ah ah!-

-Ma che cazzo dici. Vino o no volevo mettere bene in chiaro che pagarmi la cena non era necessario e che se volevi farmi sentire in debito nei tuoi confronti non ci sei riuscito. Non ti darò niente, sappilo. E...ah, mi sono dimenticata che volevo dire!- sbraitò la rosa, gesticolando animatamente e puntandogli il dito di tanto in tanto. Tutti i passanti si voltavano per guardarli; qualcuno rise anche.

-Ma io volevo solo essere gentile...-

-Mmm...non ci credo.-

-Ho capito sei una di quelle femministe militanti, ho ragione?-

-Eh?! Perché lo dici con disprezzo? O il tuo è sarcasmo? Kiba non farmi parlare, non su questo argomento...ho studiato troppo per stare al tuo gioco, ridere della tua battutina sulle femministe...-

Capendo di essere finito su una mina vagante il ragazzo fece dietrofront, e si scusò per qualcosa che comunque non riuscì a capire. Troppo per lui, evidentemente.

-Allora, direi che è arrivato il momento di andarmene.- disse seccamente lei, ancora rabbiosa.

-Ma...di già? Sono solo le 23...Dai andiamo da qualche altra parte, magari... al karaoke!-

 

 

Sakura stava finalmente marciando verso casa; sentiva la forte tentazione di togliersi quelle scarpe malefiche e camminare scalza per le strade affollate di Tokyo. Si trattenne facendo ricorso a tutta la sua forza interiore. Barcollò poco elegantemente fino alla metropolitana e scoprì con somma gioia di aver perso il treno e che avrebbe dovuto aspettare una mezzoretta quello successivo.

Le capitò di pensare agli avvenimenti trascorsi nemmeno dieci minuti prima: Kiba, troppo sicuro di sé per rendersi conto di un avvenuto e palese rifiuto, aveva provato a baciarla manco fosse la sua fidanzata storica imbronciata per una scaramuccia, Sakura si era ritratta. Ripensandoci in quel momento, mentre bighellonava tra gli scaffali di una libreria che c'era lì vicino, le dispiacque quasi non avere anche lei una tale naturalezza nei modi con le persone. Il loro appuntamento si concluse quando decise di allontanarsi da lui a passo svelto dopo un sommesso “ciao”, quasi colpevole, si rese conto che alla fine della fiera era stata lei a comportarsi peggio, per la sua timidezza e scontrosità.

Improvvisamente si rese conto della sua mise e si vergognò, forse anche a causa dei suoi sensi alterati dall'alcol, perciò decise di uscire dal negozio e guardare i libri esposti in vetrina.

Ma evidentemente fu un po' troppo decisa nel suo intento perché non riuscì a calibrare bene la velocità dei suoi passi e neanche il suo equilibrio e andò a finire disastrosamente: rovinò addosso ad un passante.

Non riuscì a rimediare e venne sbalzata all'indietro, cadendo a terra sull'asfalto. Una bella botta di culo, come si suol dire.

Le lacrime agli occhi le erano salite istintivamente e aveva guardato con aria sconsolata il giovane uomo che si era chinato a soccorrerla.

-Stai bene?- le disse quello; il suo tono di voce era particolarmente calmo e per niente preoccupato, una nota metodica di fondo.

-Si, si...- rispose Sakura, accettando il braccio dello sconosciuto coperto da un giubbotto blu scuro; con un movimento deciso la tirò su, rimettendola sui suoi piedini non esattamente stabili, infatti subito dopo fu costretta a barcollare ancora e aggrapparsi a lui. -Mi scusi...-

Osservò il viso di lui e scoprì che era bello, anzi, bello era dire poco. Mai aveva visto tratti più fini e delicati in un uomo, tratti che gli conferivano un aspetto “nobile” e stranamente virile; e le labbra...labbra squisitamente piene e piccole, perfette. Ma la cosa che la colpì maggiormente furono gli occhi...non riusciva a distinguere il colore, probabilmente erano scuri e brillavano di una luce intrigante, ne fu ammaliata. In breve poteva affermare di trovarsi di fronte ad un modello. Alto, bello, fisico apparentemente atletico, galante. Forse stava sognando. Forse aveva bevuto troppo quella sera.

-Dovrebbe bere di meno, signorina.- disse lui, divertito, svincolandosi delicatamente dalla stretta di lei e assicurandosi che stesse in piedi. -Allora buona serata.-

Senza darle il tempo di rispondere il bel giovane si dileguò, confondendosi abilmente tra la folla e scomparendo definitivamente dagli occhi umidi della ragazza, che ancora lo cercavano invano.

Fugace ed etereo. Questi termini ben descrivevano l'incontro appena avuto. Si sentiva terribilmente leggera e anche un po' triste perché sarebbe stata pronta ad affermare che quello era l'uomo dei suoi sogni, lei che di incontri ravvicinati con l'altro sesso ne aveva avuti così pochi. Ma chi non avrebbe voluto un uomo del genere a fianco?!

Scosse la testa e puntò gli occhi delusi sulla vetrina della libreria e pensò di star sognando di nuovo: ebbe un colpo di sorpresa, strabuzzò più e più volte la vista senza credere a ciò che vedeva. Lì in bella mostra sul retro di un libro c'era lo sconosciuto di prima! Beh, la fotografia del suo volto. Era lui. Non poteva sbagliarsi.

Istintivamente si voltò indietro come volendolo ritrovare, mossa del tutto inutile. Presa da un istinto incontrollabile entrò nella libreria e comprò il volume, che scoprì essere un saggio sull'immagine di sé nella società contemporanea.

Seduta nell'ultimo scomparto del treno della metro ebbe tutto il tempo per studiare il nuovo acquisto.

Guardò a lungo la foto dell'autore, quel viso così particolare poteva appartenere solo al tizio di prima. Eppure era così giovane, come poteva aver già pubblicato un libro?

Il tema era decisamente interessante e sicuramente l'avrebbe letto per il suo contenuto.

Lesse la breve nota sulla biografia dell'autore: “Sasuke Uchiha (“Perciò così ti chiami...”) nato nel 1990 (“Cosa?!”) a Osaka. Laureato in Lettere con un master in Comunicazione. Figura geniale in ambito accademico, giornalista e scrittore. Nel 2011 scrive...”

Sakura stava per avere un ictus, se lo sentiva. Stava per cadere vittima di un attacco cerebrale, di cuore, epilettico e di panico, tutti in un colpo solo.

Che cosa diavolo aveva appena letto? Che brutto gioco le stava tirando la vita? Cosa significava che un uomo di 26 anni aveva già pubblicato tre libri, il primo appena ventunenne?!

D'improvviso la voglia di leggere quel libro era scomparsa e un senso di nausea e impotenza la stava cullando crudelmente.

Colta da un violento raptus fece una ricerca su internet su Sasuke Uchiha e scoprì che era tutto maledettamente vero.

Come se non bastasse il web la informava che proveniva da una ricca e potente famiglia, conosciuti sia nel mondo economico, che politico, che accademico, qualcos'altro?! Una famiglia di ricchi geni bastardi a quanto pareva. Tutte le fortune insomma.

Sakura era caduta in uno stato di depressione, sopra di lei aleggiava una nuvoletta nera che l'accompagnò fino a casa, fin nel suo letto freddo e solitario.

 

Il giorno seguente dovette correre a lavoro, chiamata da Hidan all'improvviso. Era uno di quei classici momenti in cui stai facendo il sogno più bello della tua vita, le coperte sono calde al punto giusto e sono morbide da impazzire...e il cellulare inizia a squillare come un ossesso; quante volte sarà capitato nella vita di un essere umano?

Dunque era per Sakura uno di quei momenti di estasi, forse a causa del vino bevuto la sera precedente, comunque il suo riposo fu interrotto dal fastidioso squillo del telefono. Sembrava un suono lontano, basso e di poca importanza, ma si insinuava fra le sue membra, nella sua testa addormentata...

Intorpidita aprì gli occhi, realizzando la situazione. Svogliata allungò un braccio per recuperare il cellulare sul comodino.

-Sakura devi venire subito qui, assolutamente! Capito? Fra mezz'ora qui.-

In un pietoso stato la ragazza aveva obbedito alle istruzioni del suo capo, si era trascinata sull'autobus, con delle occhiaia da spaventapasseri e dei vestiti molto più trascurati del solito. Sapendo di avere un'aspetto più che orribile aveva avuto la decenza di fare un salto al bagno dell'edificio televisivo; prima di uscire di casa aveva afferrato velocemente il suo beauty case e perciò si fece alcuni sciacqui col colluttorio e si passò sul viso una crema idratante miracolosa, che donò subito lucentezza alla sua pelle fattasi troppo sottile per la stanchezza. Con le dita si pettinò i capelli lisci che le arrivavano alle spalle. “Devo proprio tagliarli mi sa.”

Si presentò quindi nell'ufficio del suo capo, bussando un paio di volte.

Erano le 8 del mattino, insolitamente presto, Hidan se ne stava stravaccato sulla sua sedia in maniche di camicia: niente giacca o cravatta, anzi addirittura i primi due bottoni sbottonati; aveva i capelli un po' in disordine e delle occhiaie violacee che ben si accompagnavano ai suoi occhi ametista. Era comunque decisamente affascinante in quello stato, Sakura dovette riconoscerlo e si sentì intimorita da ciò.

-Sakura, avvicinati, siediti.- il suo tono di voce era particolarmente esaltato e i suoi modi avevano un che di febbrile. Girò lo schermo di uno dei computer posti sulla sua scrivania e fece partire un video.

-E' la registrazione di ieri sera, devi vederlo!-

***

Sasuke Uchiha aveva appena terminato le sue due ore mattutine di esercizio fisico; temprare il suo fisico e il suo spirito a lunghe ed estenuanti serie di flessioni, addominali e trazioni lo facevano sentire bene, sentiva le endorfine liberarsi nel suo sistema nervoso.

Aveva preso questa abitudine dall'università, dopo aver notato che un sano allenamento migliorava le sue performance e la sua concentrazione durante la giornata; anche dopo essere andato a vivere per conto proprio non aveva mollato e anzi, aveva buttato giù qualche muro della sua nuova casa costruendo una palestra personale.

Noncurante delle sue azioni non esitò a spogliarsi sul posto, conscio dell'arrivo della domestica di lì a qualche ora.

Rinvigorito da una doccia calda si avvolse un asciugamano alla vita e andò in cucina.. Aprì il frigorifero e scoprì di non aver fame, così si concesse solamente del succo di mela: il suo preferito.

Si fermò alla vetrata per bearsi della vista mozzafiato: viveva letteralmente una vita da sogno, godeva di tutte le comodità che quel mondo poteva offrire, possedeva bellezza, ricchezza, intelligenza, un lavoro che gli piaceva e la lista poteva continuare, eppure...eppure si era svegliato di cattivo umore quella mattina. E tanto bastava per fargli passare l'appetito e fissare con sdegno il bel paesaggio visibile dal suo attico lussuoso.

I suoi pensieri tornavano alla serata precedente e qualcosa non gli tornava e ciò gli dava particolarmente fastidio.

Aveva dovuto presenziare ad una serata di beneficenza, un fastidio necessario dove ricchi e detentori del potere e della cultura si incontravano per discutere amabilmente delle sorti di chi stava peggio. Sasuke detestava quelle messe in scena, trovarsi tutti elegantemente vestiti con bei sorrisi stampati sui volti stuccati dal trucco e chirurgo plastico: pareva un grande cenone di Natale. Eppure non era possibile sottrarsi a quel giogo, bisognava mantenere le apparenze e soprattutto i contatti per continuare a lavorare in scena. L'opinione pubblica contava, era in grado di distruggerti.

Sasuke avrebbe preferito trovarsi in qualche altro posto, l'ipocrisia lo irritava, il falso buonismo gli faceva venire la nausea, ma si era costretto a presenziare; aveva tirato troppo a lungo la corda e non sarebbe stato saggio sottrarsene ancora, aveva giocato da “free rider”, la sua famiglia era ricca e potente, ma lui non poteva vivere per sempre dell'immagine riflessa del suo cognome, c'erano degli equilibri da mantenere nel mondo in cui viveva.

Dunque aveva preso posto fra gli invitati, si era fatto fotografare, ma aveva evitato come la peste i giornalisti pronti a scrivere un pezzo su qualsiasi sua dichiarazione.

Era stata una serata piuttosto noiosa, ma la sua attenzione era stata catturata da una nuova figura apparsa in quel grottesco teatro.

Non gli sfuggiva mai niente e l'aveva notata subito quella bella ragazza vestita in modo sobrio ma ricercato, il suo corpicino mozzafiato era superbamente fasciato da quel tessuto blu scuro. Si era subito domandato chi fosse, non l'aveva mai vista prima, e in un primo momento pensò si trattasse della figlia di qualcuno dei presenti. Eppure era sola e questo lo colpì. Chi era dunque?

I suoi modi erano delicatissimi e moderati, per tutto il tempo aveva ascoltato con diligenza i presentatori della serata, senza battere ciglio. Ad un certo punto l'aveva persino vista scambiare qualche parola col suo vicino, un noto e anziano filosofo e docente universitario, l'uomo pareva interessato dalle cose che lei diceva e Sasuke rimase interdetto.

Chi poteva essere quella dolce ragazza apparsa come un angelo?

Doveva saperne di più, era diventata questa la sua missione sacra del momento, un buon modo per sopperire alla noia.

Quando tutti si erano alzati, pronti a spostarsi nella sala del rinfresco, Sasuke era rimasto un po' in disparte, un calice di ottimo vino in mano e aveva guardato la giovane che, stranamente, veniva assaltata dai giornalisti. Lei stette ferma a rilasciare interviste e sorrisi per i fotografi; il suo sorriso era dolce come il miele, quelle perfette labbra incantavano tutti, sia nel loro aspetto seducente che in ciò che pronunciavano.

Congedandosi dai giornali la giovanissima donna lanciò dritto dritto uno sguardo verso di lui e Sasuke, impassibile, colse quella scintilla che celava. Era un invito.

Il moro non aveva battuto ciglio, non si era mosso e aveva mantenuto uno dei suoi soliti sguardi enigmatici, aveva seguito le belle gambe di lei allontanarsi.

-Sasuke, finalmente ti fai vedere a questi eventi...pensavo mi avresti lasciato solo come al solito!- un suo vecchio amico, Suigetsu, gli si era affiancato.

-Mh.-

-Come sei loquace...diventi sempre un orso quando si tratta di far buon viso a cattivo gioco. Ma dimmi un po', l'hai vista?-

A quel punto Sasuke lo guardò con interesse, sapendo a chi si riferiva e aspettando che continuasse.

-Sai chi è?- Suigetsu sembrava divertito dalla faccenda.

-Mai vista prima.-

-Non ti interessi mai a queste cose eh?- lo punzecchiò. -Quella è l'idol più famosa del Giappone, Ino Yamanaka.-

-Mi prendi in giro?- Sasuke si voltò a fissare l'amico, aggrottando le sopracciglia con un certo fastidio.

-E' tutto vero te lo garantisco. Un vero zuccherino...guarda qua, eh eh eh.- smartphone alla mano cominciò a mostrare al moro fotografie della modella, prediligendo quelle in costume da bagno.

Sasuke si sentiva confuso, guardava quelle immagini e non si capacitava della situazione. Cosa ci faceva un'idol in mezzo a loro?

-E perché si trova qui, invece che su un palcoscenico a cantare e ballare?-

-Bella domanda, Sasuke, proprio una bella domanda. Chi lo sa...- Suigetsu gli fece l'occhiolino e, vedendo qualcos'altro di interessante di cui occuparsi, si congedò per allontanarsi.

-Buonasera.- una nuova vocina l'aveva scosso dai suoi pensieri e notò l'idol in carne e ossa appoggiata alla parete vicino a lui, con un bicchiere di prosecco in mano. Lo stava guardando, non spostava di un millimetro i suoi occhioni azzurro cielo da lui.

Era proprio stupenda, un piacere per lo sguardo.

-Ho notato che mi guardavi.- continuò la ragazza, ignorando il silenzio di lui e prendendosi tutta la scena per sé; sembrava non temere nulla, si sentiva perfettamente a suo agio e l'impassibilità del giovane non la sfiorava.

La presenza di lei in qualche modo lo turbava; c'era qualcosa che gli sfuggiva e sentirsi all'oscuro lo infastidiva terribilmente. E ora lei era andata fin lì per cercarlo, era ovvio. Gli stava concedendo un secondo invito.

Fu così che, con la massima discrezione, sgattaiolarono via dagli occhi degli altri invitati, ritrovandosi in uno stanzino buio e abbandonato per dare sfogo ai loro impulsi carnali che li avevano attratti l'un l'altra per tutta la sera. Sasuke era stato duro e prepotente, le aveva alzato i lembi del bel vestito, arrotolandoglielo alla vita e l'aveva schiacciata contro la fredda parete, slacciandosi i pantaloni e non spendendo tempo in convenevoli. Lei l'aveva “invitato” e lui aveva scelto di accettare.

Non era il posto adatto per una sveltina e non c'era spazio per baci roventi e corpi che si cercavano febbrilmente.

Aveva posseduto il corpo di Ino Yamanaka senza dirle una parola, stringendola da dietro e coprendo con una mano quella bocca deliziosa che non riusciva a smettere di gemere sotto le sue spinte.

Non era stato difficile convincersi ad andare con lei, anzi era stato qualcosa di quasi naturale e scontato; ciò che veramente lo infastidiva era sentirsi confuso, non riuscire a comprendere chi fosse davvero la ragazza.

Aveva voluto avvicinarsi a lei in senso biblico, sperando di schiarirsi le idee in qualche modo.

Arrivato al culmine del piacere si strinse un po' più al corpo di lei, premendo il naso contro la nuca di Ino.

L'aveva poi guardata sistemarsi l'abito e i capelli un po' scompigliati, aveva compiuto quei gesti con naturalezza e in poco tempo gli aveva di nuovo rivolto uno di quei sorrisi al miele.

-Non credo sia saggio farci vedere assieme adesso.- disse lui, sbirciando fuori dallo stanzino.

-Sì, non è il caso di fomentare il gossip.- annuì la bionda, poi ricordandosi di una cosa importante gli porse la piccola mano. -Mi chiamo Ino.-

Sasuke ricambiò la stretta ma non si presentò; si sentiva in una posizione di disparità e non voleva rivelare nulla di sé senza prima aver conosciuto la controparte.

Mezz'ora dopo Sasuke si trovava per strada, alla ricerca della sua auto e una passante gli era finita letteralmente addosso, cadendo a terra. Le aveva lanciato uno sguardo veloce e aveva provato una sorta di tenerezza verso quella minuta figura sull'asfalto, chiaramente ubriaca e confusa.

Dopo averla aiutata a rialzarsi l'aveva già dimenticata, i suoi pensieri erano volati altrove, su questioni che riteneva più insidiose e meritevoli della sua attenzione. Ma non sapeva che il ricordo di quei capelli rosati e quegli occhi verdi si era insinuato indelebilmente nella sua mente, silenziosamente.


 

Angolo Autrici

Ciao a tutti! Eccoci col terzo capitolo...i tempi di aggiornamento ci rendiamo conto che ancora sono lunghi, ma stiamo progressivamente diminuendo (è un grosso progresso passare da mesi a settimane XD)! E contiamo di raggiungere tempi decenti...ci stiamo lavorando :) E' che non vogliamo scrivere male i capitoli e postare tanto per postare! Cerchiamo di tirar fuori qualcosa di non banale e non sempre riusciamo a farlo in tempi brevi. Scusateci ^^'

Sasuke è entrato in scena! L'abbiamo praticamente descritto come l'uomo dei sogni e Sakura ne è rimasta decisamente colpita! Anche se è stato un duro colpo per lei scoprire le agiatezze del moro! Colpo di scena: Sasuke e Ino finiscono a letto assieme...questo costituirà un problema? Sasuke sembra parecchio sospettoso per il momento...cosa succederà dunque? Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Ah! Importante! Siamo ancora all'inizio della storia, che si forma pian piano, le idee ci si schiariscono riga dopo riga. Volevamo domandare se ci fossero lettori “under 18”...perché potremmo alzare il raiting al rosso volendo; ma se chi già ci sta seguendo può fermarsi solo al raiting arancione allora lo manterremo tale! Diteci voi e noi agiremo di conseguenza  dal prossimo capitolo :) anche solo se secondo voi non c'è bisogno di troppo lemon e la storia può funzionare bene anche così!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Nuvole di cipria avorio danzanti impregnavano l'aria del pungente odore vanigliato, classico della cosmesi, e la luce bianca attorno al grande specchio ovale faceva sembrare l'intera scena onirica e vacua.

Le morbide setole del pennello accarezzavano le narici di Ino, che stava seduta da una mezz'ora sulla sedia nera del camerino: inerme come una bambola si lasciava maneggiare dalla make up artist, Kin.

Quel giorno però Ino non si sentiva bene, la sera prima aveva bevuto decisamente troppo e ora i segni della sbornia erano visibili sulla sua pelle: Kin si stava prodigando con eccessiva irruenza per coprire le sue profonde occhiaie violacee.

Kin non parlava, mai, la truccava in silenzio, mugugnando a tratti qualcosa per farle inclinare il viso o aprire la bocca, ma nulla di più. Ino ci era abituata, e in quella specifica situazione, in cui il mal di testa era troppo assillante e la voglia di parlare meno di zero, riusciva ad apprezzare con sollievo la scarsa loquacità della sua truccatrice.

La monotonia di quel mantra, quasi ritualizzata, la stava rilassando, ci mancava ancora poco e la piccola idol sarebbe caduta sicuramente in uno stato intermedio tra il sonno e la veglia...le palpebre abbassate per permettere all'ombretto di essere steso.

Il silenzio le circondava, si udiva solo il soffio dell'aria condizionata e qualche voce lontana lontana...

Lo scenario onirico fu brutalmente riportato alla cruda realtà: la porta venne aperta con forza e Ino sentì un tuffo al cuore, svegliandosi dal suo torpore, preda di una breve e fastidiosa tachicardia.

-Tu! Vai fuori, subito!- era Sasori, il suo capo, entrato nel camerino come una furia, rivolgendosi seccamente a Kin l'aveva mandata bruscamente fuori. Questa aveva ubbidito silenziosamente, senza ribattere o far valere i suoi diritti di essere trattata dignitosamente, aveva lasciato marionettista e marionetta da soli nel bianco camerino.

Erano poche le volte in cui quell'uomo perdeva la sua facciata impassibile e ora era decisamente fuori di sé dalla rabbia. Sasori non riuscì a controllarsi e proseguendo a passo spedito afferrò Ino per un polso, scuotendola poi con forza. -Mi spieghi che hai fatto ieri sera?-

-Sasori...- gli occhi di lui fremevano di una rara rabbia e la ragazza avrebbe voluto essere ovunque tranne che in quella situazione.

-Ino, porca puttana! Hai scopato con Sasuke Uchiha ieri sera?! Ma cosa ti dice la testa!- ogni investimento che aveva fatto, anche il più piccolo, era estremamente importante e non poteva permettersi di deviare dal piano prestabilito...e adesso cosa aveva combinato quella sciocca?

La bionda riuscì solo a emettere un flebile “oh”: quindi era quello il motivo di tanta ira da parte di lui. -Sì, è successo.-

A quel punto, come colto da un indicibile disgusto, l'uomo le mollò il braccio e non la guardò più, voltandole le spalle.

-Dio, quanto sei imbecille.- si portò due dita alla fronte, come a voler fare mente locale, cercando di calmarsi. -Tu lo sai quanto è importante questo progetto? E quanto sia stato sconsiderato agire così? Eh? E' così semplice Ino, così semplice...devi sembrare una cazzo di donna che ha passato la sua vita a studiare a Oxford, non una qualsiasi sciacquetta pronta a...- non terminò la frase, reputandolo una perdita di tempo. -Al diavolo.-

Farfugliò qualcosa sul fatto che stesse arrivando Hidan, chiamato precipitosamente dieci minuti prima appena aveva saputo del misfatto da uno dei suoi occhi presenti al ricevimento di beneficienza; non era un completo idiota, non avrebbe mai lasciato Ino completamente sola, ma non avrebbe mai immaginato che lei avrebbe osato tanto. Che insolenza poi!

Bisognava rimediare e subito. La mente di Sasori lavorava febbrilmente, immaginando tutti i peggiori scenari possibili; avrebbe voluto chiedere tutti i dettagli dell'incontro proibito e soprattutto conoscere ogni parola che si erano scambiati quei due. Erano per caso stati visti da qualcuno?

Si sentiva troppo furioso per porre quelle semplici domande inquisitorie alla sua sottoposta: non era abituato a non avere ogni singola cosa sotto il suo controllo...come sarebbe stato bello poter controllare direttamente quel minuscolo cervellino di idol! Non ci sarebbero sicuramente stati questi inconvenienti.

Hidan arrivò poco dopo, il volto rilassato e i movimenti scattanti; lanciò uno sguardo colmo di sarcasmo verso Sasori e uno di biasimo alla ragazza; non palesava la sua rabbia in maniera esplicita, la sua espressione era seria e anche un po' arrogante.

-E adesso risolviamo questo casino.-

 

***

 

L'ultima volta che Sakura aveva visto il suo migliore amico risaliva a diverse settimane addietro, stava svolgendo uno dei suoi turni massacranti al supermercato, uno di quelli notturni che la sfiancavano sempre. Improvvisamente era apparso quell'uragano sotto spoglie umane: Naruto. Le aveva posto un paio di birre sul nastro trasportatore della cassa, riservandole un sorriso furbo. Era vestito da capo a piedi con indumenti da viaggio, uno zaino immenso caricato sulle spalle.

“-Ehi Naruto-” aveva detto lei.

“-Tesoro, parto per Goa stasera!-” aveva replicato lui con esaltata noncuranza.

Era andata proprio così e lui era sparito come suo solito, cellulare staccato, indirizzo sconosciuto...tipico di Naruto. Ormai la rosa ci aveva fatto l'abitudine e aveva perso le speranze; aspettava che lui si facesse vivo.

Lui l'aveva perciò chiamata la sera prima, dopo il suo disastroso appuntamento con Kiba, l'uomo dei cani. Così come se n'era andato era tornato, come se non avesse mai lasciato la città.

Ed eccoci qui: un bel ragazzo biondo dal fisico atletico e la carnagione abbronzata guardava Sakura con occhi più azzurri del mare. -Ehilà Sakura, vuoi un po' di gelato?- I due si erano dati appuntamento ad uno dei tanti moletti che si susseguivano nel porto.

-Allora, Goa?!- si sedette accanto a lui, declinando l'offerta con un cenno del capo.

Per un attimo il ragazzo si accigliò. -Ahh! Meraviglioso...ho così tante storie da raccontarti...ma in realtà sono stato solo due settimane, poi ho preso un volo per Helsinki. Sai un giorno ho incontrato un tizio e facendoci amicizia ho scoperto che gestiva un locale finlandese eee...niente mi ha chiesto di partire con lui per fare una serata!-

-Non ci posso credere!- la rosa rise forte: dall'India alla Finlandia con furore. -Tu sei matto Naruto! Ma come ti viene in mente...almeno ti ha pagato bene?!-

-Il giusto! Sono state settimane esilaranti; però andando a suonare ad Helsinki ho dovuto lasciare in sospeso il mio allenamento di Kalaripayattu...quindi dovrò tornare in India al più presto, mio dolce tesoro! Stavolta mi accompagni eh!-

Lui glielo chiedeva sempre: “Vieni con me Sakura! Per favore!” e lei ogni volta, come seguendo il copione di un gioco, rifiutava.

-Naruto...lo sai che io lavoro.- la ragazza fece un sorriso colpevole, abbassando per un momento lo sguardo. -Non sono libera come te.-

-Che idiozie. Sei tu che decidi il tuo destino!- il biondo incrociò le braccia al petto, leccandosi uno sbafo di crema dal labbro.

“In questo momento il mio destino è nelle mani di un uomo con le manie di grandezza...il mio capo. Se solo sapessi Naruto.” pensò.

-Tu dici così ma...vogliamo parlare dell'università, eh?- la ragazza inarcò un sopracciglio, punzecchiandolo come avrebbe fatto un parente ad una cena di Natale...se lui avesse avuto parenti ovviamente. Il destino però aveva deciso di non concedergli questo calore e un giorno qualunque era comparso Naruto: venuto al mondo non si sa dove era stato gettato poco dopo in mezzo ad un'autostrada, come un cane abbandonato in un'estate assolata. Il neonato si era salvato per miracolo e il caso di Naruto Uzumaki aveva fatto il giro della nazione: su tutti i giornali si leggevano titoli indignati sul caso e ci si domandava come nessuno se ne fosse accorto se non diverse ore dopo. Ma questa è un'altra storia, bisogna tornare al presente, dove Sakura e Naruto se ne stavano seduti al molo.

-C'è sempre tempo per finire l'università, in fondo sono solo due anni fuori corso...non mi sembra così grave!- il biondo si grattò la testa, accantonò le preoccupazioni accademiche e cambiò prontamente discorso. -Ma tornando alle cose serie: sabato prossimo suono, vieni a sentirmi?-

-Per forza!-

-Non è che poi mi dai buca all'ultimo...?-

-Prometto di venire.- la ragazza gli porse il mignolo e lo strinse a quello di lui: la promessa era stata suggellata, un giochino che facevano spesso.

-Ahh sei sempre così bella quando mi dai il mignolo...ti brillano gli occhi! Ecco perché mi piaci.- Sì, Naruto era follemente innamorato di Sakura, non si era mai fatto problemi ad ammetterlo e non perdeva occasione per rimembrarglielo. Il suo amore non era uno di quelli logoranti e asfissianti però, era intimo e puro e il fatto che lei non contraccambiasse non creava disagi fra di loro. Ormai ci avevano fatto l'abitudine.

La rosa, dal canto suo, non sapeva se al posto dell'amico ce l'avrebbe fatta a sopportare un amore non corrisposto e nonostante ciò continuare ad alimentare quel rapporto con la sua presenza. Ma c'era da dire che Naruto era l'opposto di Sakura in ogni piccolo aspetto dell'esistenza e riusciva a prendere la vita con molta più leggerezza di lei, nonostante portasse sulle spalle un fardello ben più pesante. Lui era una di quelle persone che riuscivano a tirare fuori il lato migliore della vita e non si arrendeva mai nel farlo. Anche a scuola i due avevano mostrato comportamenti diametralmente opposti: mentre la rosa aveva diligentemente seguito il suo percorso scolastico, lui aveva continuato a svolazzare libero come una farfalla, interessandosi prima ad una cosa poi ad un'altra...aveva sempre energie per partire alla ricerca di nuove esperienze. Nonostante avesse solo 24 anni la sua vita era stata ricca di avvenimenti e conoscenze interessanti.

In un certo senso Naruto era a Sakura complementare.

La ragazza lo considerava il suo migliore amico perché ovunque se ne andasse poi tornava sempre da lei, per raccontarle le sue scoperte: lui era i suoi occhi posati sul mondo, che perseguivano scenari eterogenei rispetto ai suoi. Entrambi erano alla ricerca di qualcosa, ma cercavano in luoghi differenti, per poi ricongiungersi sempre.

I due amici osservavano le barche scivolare sull'acqua aranciata del tramonto. Naruto aveva preso a giocare con il ciondolo che portava al collo, narrando nel frattempo le sue avventure più recenti, prima in India e poi in Finlandia. Sakura sarebbe rimasta ad ascoltarlo per ore, ma cominciava a percepire la pressione del lavoro che la aspettava sulla sua scrivania, da consegnare per il mattino seguente; guardò ansiosa l'orologio, ancora dieci minuti e poi sarebbe dovuta andare.

Le dispiaceva non poter rimanere, in quelle due ore passate in sua compagnia si era sorprendentemente rilassata, riuscendo ad estraniarsi dai pensieri che la assalivano e dalle insoddisfazioni che troppo spesso facevano capolino nella sua mente.

Odiava interromperlo, ma con fermezza allungò l'indice verso di lui, posandolo sulla sua guancia dorata. Bastò quel semplice gesto per far capire a Naruto che il loro tempo era finito.

-Ti voglio bene.- lo abbracciò con affetto. Lui rimase interdetto per un secondo, riprendendosi presto e contraccambiando la stretta, riempiendosi le narici del dolce odore di Sakura...ovunque andasse non era ancora riuscito a sentire profumo migliore di quello.

-Anche io Sakura-chan.-

 

***

 

Il lavoro che Hidan esigeva sulla sua scrivania alle nove del mattino era stato terminato e rincontrollato alle tre di notte: ancora una volta Sakura era riuscita a comporre un testo che la soddisfaceva e che le aveva permesso di concedersi una breve dormita.

La notte non era stata clemente, portando con sé sogni strani e che parevano prendersi gioco di lei: Naruto la rapiva e la chiudeva in una valigia, spedendola a Parigi, San Paolo e Boston. Ma sfortunatamente veniva trattenuta all'aeroporto da una pattuglia di polizia composta da tanti Hidan ridenti e arroganti che le strappavano il passaporto in minuscoli pezzettini, gettandoli giù da una torre altissima e scacciando Sakura con la mano: mentre cadeva giù insieme al suo passaporto in formato coriandoli vedeva se stessa dormire ai piedi dei molteplici Hidan...
Sakura si svegliò turbata e perse la cognizione del tempo dilungandosi eccessivamente nella scelta dei vestiti e nella colazione.

Uscì di casa alle otto e trenta, precipitandosi dentro al primo pullman utile, per poi fiondarsi giù per la strada: camminava a passo svelto tra le vie affollate del centro, cercando di evitare i vari passanti che ostacolavano la sua missione. Mancavano ormai pochi isolati, doveva mantenere quel ritmo e forse ce l'avrebbe fatta. Non voleva consegnare il lavoro in ritardo, le sembrava qualcosa di molto sbagliato e in più non voleva dare motivi di insoddisfazioni al suo capo, già insopportabile così.

Sakura aveva il fiato corto e sentì di star cominciando a sudare leggermente sotto la camicetta...nel momento in cui si accorse di quel fastidioso dettaglio perse la concentrazione e non si fermò in tempo al semaforo, divenuto irrimediabilmente rosso. I suoi piedi continuarono a muoversi decisi...come se si fosse staccata dal corpo la sua mente si accorse di essere la sola sulle strisce pedonali fresche di verniciatura, così bianche da far male agli occhi. Tutti gli altri pedoni erano rimasti lì, fermi al marciapiede, al sicuro e titubanti avevano smesso di respirare e l'avevano guardata con sorpresa: i loro occhi sembravano voler dire “Cosa sta per spezzare la routine delle nostre noiose giornate?”.

Aveva sbagliato tutto, ma se n'era accorta troppo tardi, maledizione.

Fu un attimo: Sakura venne sbalzata un metro più avanti, cadendo sull'asfalto grigio cupo...la sua borsa schizzò lontanissima, la busta della consegna si aprì e tutto il suo duro lavoro di una notte si adagiò caoticamente qua e là.

Una macchina l'aveva investita. Ma questo lo comprese sempre un momento in ritardo, il colpo non era stato poi così terribile, le era quasi parso di trovarsi ancora nel bizzarro sogno fatto poche ore prima. La fitta dolorosa al fianco e alla spalla destra erano venuti poco dopo. Improvvisamente si sentì spaventata; i suoi occhi vacui si accorsero della calca che la stava circondando. Si sentiva ancora cosciente eppure terribilmente arrabbiata e incredula. Come aveva fatto ad essere così stupida da non riuscire più a controllare il suo corpo? Semaforo verde: puoi andare Sakura! Semaforo rosso: alt! Erano cose così banali e basilari...

Ormai sarebbe stata in ritardo per consegnare il lavoro, questo era certo.

Sentì la propria voce farfugliare frasi confuse e concitate e altrettanto confusamente percepì una figura stagliarsi contro tutte le altre...Sì, probabilmente stava cominciando a perdere colpi.

-Di nuovo tu! Non ce la fai a non agire sconsideratamente...- vide solo una bocca, quella bocca... Qualcuno la caricò in una macchina e presto perse i sensi.

Quando riaprì gli occhi Sakura si trovava in ospedale, stesa su una brandina di tela. Per essere stata investita si sentiva bene, aveva solo male alla testa e a qualche parte del corpo.

-Sei svenuta per lo shock.- disse una voce calda accanto a lei.

-Cosa ci fai qui?- sussurrò lei, sentendo mano a mano di riprendere il controllo sulla propria mente, vide Sasuke Uchiha, il misterioso giovane che ironia della sorta l'aveva fatta cadere a terra due sere addietro.

-Ti sei lanciata sotto alla mia macchina...Sakura Haruno.- lui lesse il nome sulla carta d'identità che teneva fra le mani. -Penso che stavolta non mi scorderò di te.- borbottò poi, guardandola un po' torvo.

-Mi dispiace...mi hai portato tu qui?-

-Certo.-

-Sono sicura di non aver battuto la testa, ma allora perché mi fa così male?-

-Nelle situazioni traumatiche si stringe fortissimo i denti istintivamente, questo causa il dolore.-

Sakura annuì e non disse niente, guardando l'uomo nella stanza assieme a lei; non sembrava per niente turbato dalla vicenda, come se si fosse trovato lì per caso. Si ricordò chi fosse, scrittore, giornalista, ricco bastardo, uomo impegnato. E se ne stava lì.

-Ho letto il tuo libro...in una notte.- le parole uscirono da sole, attirando l'attenzione del moro.

-Forse avrei dovuto scriverlo più lungo così perlomeno stamattina saresti stata impegnata a finirlo e non ti saresti lanciata sul mio paraurti.-

Colpita da tanta acidità fu riportata alla realtà: se quella mattina era così di fretta il motivo era da ricondurre solo al lavoro per Hidan...e dove diavolo era andato a finire dopo l'urto?!

-La mia cartella!- Sakura si agitò, guardandosi istintivamente intorno alla ricerca del prezioso oggetto. La sua mente tornò al contratto che aveva firmato poco tempo prima...la segretezza...la massima segretezza stava andandosene in frantumi perché i suoi preziosi fogli si trovavano chissà dove, alla mercé di passanti curiosi. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, quello era lo scenario peggiore.

-Non agitarti di nuovo. Ce l'ho io. L'ho raccolto da terra.- lui sventolò l'agognata busta di carta.

Sakura sbiancò, non sapendo se fosse positiva la piega che la situazione aveva preso: i fogli erano stati sì, salvati dal dominio pubblico della strada, ma ora erano fra le mani di Sasuke Uchiha. 

La sua menzogna fra le sue dita affusolate.




Angolo Autrici
Buongiorno cari lettori, come andiamo?
Abbiamo passato due settimane piene di impegni ma finalmente ce l'abbiamo fatta a postare! 
La bravata di Ino ha avuto vita corta...e chissà Sasori e Hidan che avranno escogitato! Un nuovo personaggio fa la sua comparsa: Naruto. E anche il secondo incontro fra Sakura e Sasuke è andato: lui la investe, poteva andare peggio di così? Sì perché è proprio il nostro moro ad aver raccolto il lavoro di Sakura da terra! Ci stiamo facendo tutti la stessa domanda...avrà letto o no? E vi lasciamo con questi interrogativi.
Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto! :)
Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto Ghost girl fra le storie preferite/seguite/ricordate 
Dopo che una lettrice ci ha scritto un messaggio privato abbiamo deciso di non alzare il raiting, è giusto che anche gli under 18 possano leggere la storia che hanno cominciato. Non per questo ci saranno meno colpi di scena, anzi speriamo di renderla ancora più interessante! Sono molti i temi che si possono affrontare, stay tuned ;)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Aveva letto...o non aveva letto?

Non aveva letto...o diamine, aveva letto quei maledettissimi fogli?!

Qual era la verità? Come avrebbe fatto a scoprirla? Come agire?

Scenari caleidoscopici inondavano la sua mente confusa, facendole salire un leggero senso di nausea.

-Devo vomitare.- proruppe Sakura qualche minuto dopo aver sentito la risposta di Sasuke sulla sua cartella.

Sasuke Uchiha fu colto alla sprovvista, si irrigidì d'un tratto, tutto impettito sulla sua sedia, guardandola con allarmato disgusto.

-Prego?- sperò di averci sentito male.

No, aveva capito benissimo. -Devo vomitare, adess...- la rosa si piegò (ebbe la decenza di farlo dal lato opposto dell'uomo) e rovesciò la sua misera colazione in poltiglia sul pavimento lucido dell'ospedale. Emettendo rumori imbarazzanti per giunta.

Lui sentì il peso dell'impotenza incombergli addosso: che importanza aveva essere ricco e famoso se dinnanzi ad una ragazza che vomitava si sentiva paralizzato?!

E lei invece sentiva sulle spalle il peso del male di vivere. Poteva essere più sfigata di così?!

Evitando la pozza di vomito Sasuke si sporse nel corridoio per chiamare un infermiere, incapace e impossibilitato nel rendersi utile in qualche altro modo. Questo fatto riuscì a turbarlo e iniziò a sentirsi davvero in colpa per averla investita e ridotta in quello stato confusionale.

Il nervoso per aver dovuto cancellare un importante meeting dalla sua agenda svanì completamente, e si sentì in dovere di fare qualcosa. Eppure desiderava ardentemente fuggire via da lì, fermarsi in un bar accogliente per mettere qualcosa di dolce nello stomaco, pensare ai suoi impegni giornalieri, rispondere alle mail...tutte cose che avevano il potere di tranquillizzarlo.

-Ti prego dimmi se hai letto o non hai letto...- biascicò Sakura, rivolgendogli uno sguardo implorante e ai limiti della disperazione.

-Eh?- aveva già dimenticato la cartella che teneva in mano.

-La cartella!-

-Ah! Non ho letto un bel niente...non capisco perché ti agiti tanto.- innervosito non riusciva ad essere gentile con lei, ma vide improvvisamente che le spalle della rosa si rilassavano.

Una seconda infermiera fece capolino, entrò con decisione, e spinse via la barella su cui era adagiata Sakura. -Ora andiamo a fare degli accertamenti!- aveva una voce squillante ed allegra.

Nessuno badò a Sasuke, venne lasciato solo in quella stanzetta.

-Stia tranquilla cara, stia tranquilla! Faremo veloce così potrà tornare dal suo ragazzo!-

-Non è il mio ragazzo...mi ha investita!-

Il moro sbuffò nel sentire quegli stralci di conversazione che si allontanavano nel corridoio. Ora sarebbe stato libero di andarsene, aveva ancora in mano la cartella.

La rigirò fra le mani, un porta documenti totalmente insospettabile, eppure la ragazza sembrava tenerci particolarmente. Non sarebbe stato corretto scoprirne il contenuto eppure la curiosità era troppa, non sapeva cosa fare, quella Sakura aveva il potere di metterlo continuamente in crisi e nemmeno la conosceva!

 

***

 

Rilasciarono Sakura nel pomeriggio, non aveva riscontrato alcun trauma; quando racimolò le sue cose trovò la cartella sul letto e sopra attaccato un biglietto firmato da Sasuke: “Avevo un impegno e non ho potuto aspettare che finissi gli esami, spero non ti sia fatta niente, in caso contrario ti lascio il mio numero per contattarmi, buona giornata. Sasuke”.

Dopo aver letto quelle scarne righe sentì il battito cardiaco farsi più vivace; per qualche secondo studiò la calligrafia, era bella e elegante, sfregò il polpastrello dove erano segnate le poche cifre del numero telefonico dell'uomo e in quel momento avvampò leggermente. Aveva...il suo numero di telefono?! Quindi, avrebbe potuto chiamarlo?

Le pupille di Sakura si muovevano frettolosamente, tremando appena, incerte sul da farsi. Nel frattempo uscita dall'ospedale salì sul primo autobus utile per recarsi al lavoro. Era ormai in ritardo di parecchie ore e non c'era più bisogno di andare di fretta.

Quando tirò fuori il cellulare per registrare il numero di Sasuke notò le diverse chiamate del suo capo. Ma la sua mente vagava altrove e si stava domandando cosa farne di quel recapito telefonico, l'avrebbe dovuto avvisare? Però aveva scritto di avere un impegno...forse chiamarlo non era la mossa giusta, avrebbe potuto disturbarlo. Chissà quali mirabolanti impegni di lavoro avrebbe interrotto con la sua stupida chiamata.

Si immaginò perfino la scena: “Ehi Sasuke, sono io...io, cioè sono Sakura...volevo dirti che è tutto a posto, mi hanno rimessa dall'ospedale...” “Ah! Stavo rilasciando un'intervista per l'uscita del mio prossimo libro...ti devo lasciare, stammi bene!”

Fine della storia. Che scenario triste e desolato.

Non avrebbe mai voluto incappare in una situazione telefonica del genere.

Gli avrebbe mandato un sms! Cominciò goffamente a digitare qualche carattere sul display del cellulare, cancellando e riscrivendo almeno una ventina di volte.

“Eh no, così non va...così è troppo formale? Però se scrivo in questo modo sembriamo amiconi...forse così...”

Nessuna forma la convinceva e arrendendosi mise via il cellulare, prenotando la fermata e preparandosi a scendere.

Attraversando la grande hall dell'edificio gli balenò in testa un pensiero poco piacevole. E se le avesse dato un numero falso? Se il bigliettino era solo una scusa e semplicemente voleva sloggiare alla svelta dall'ospedale?

Dentro di sé sentiva che quella era l'opzione più plausibile. Perché mai avrebbe dovuto lasciarle il numero privato? In fondo era piuttosto chiaro che non aveva subito danni fisici...

Sorprendentemente sentì un bruciante sentimento di delusione crescerle nello stomaco e invaderle il resto del corpo, provocando una sensazione di disagio e debolezza.

Ancora più sorprendentemente capì che quell'estraneo, piombato dal nulla nella sua vita, le piaceva. Non aveva mai provato qualcosa del genere ed era perciò un sentimento nuovo.

Ehi, ehi, ora non esageriamo. Si sentiva incuriosita, ecco. Scopriva, dopo 24 anni di vita, di non essere una frigida bacchettona asessuata e che, per la prima volta, un essere umano la interessava su diversi fronti. A questo pensiero le sue guance si arrossarono. Si sentì stupida nel fare questi vaneggiamenti mentali, ma scoprì quanto piacevole fosse fantasticare e costruire scenari immaginari...improvvisamente capiva le sue amiche che la riempivano di chiacchiere e chiacchiere che riguardavano le loro fiamme, capiva i desideri di ognuna, le battutacce libidinose e scherzose di Ten Ten e le timide ammissioni di Hinata quando diceva che il suo uomo ideale avrebbe dovuto portarle la colazione a letto.

Il punto era che Sasuke Uchiha si era presentato come un uomo così perfetto che le era sembrato troppo bello per essere vero. E la cosa che più la stimolava era il suo retroscena intellettuale, nonostante provasse anche una cocente invidia nel pensare quanta fatica faceva lei nel muoversi nel mondo dell'editoria e come ogni porta fosse già spalancata per “Mr Uchiha-sonoriccoebello”.

Doveva ricordarsi di tenere i piedi per terra. La sera gli avrebbe scritto un sms, giusto per togliersi la curiosità se il numero fosse vero o falso. E poi...

Bussò alla porta dell'ufficio di Hidan e dopo qualche minuto venne fatta entrare da Kakuzu, inquietante come al solito.

-Ma prego! Chi non muore si rivede...!- il capo sembrava parecchio euforico, se ne stava in maniche di camicia stravaccato sulla sua poltrona, fumando senza sosta.

-Mi scusi, sono stata investita stamattina...-

-Oh, ma pensa un po'. Non mandare nemmeno un messaggio, eh?- borbottò un “incompetente” e continuò a divertirsi nel prenderla in giro. -Te lo sei fatta lasciare un fogliettino dall'ospedale, eh?-

-Certo! E' qui...- stava già cominciando a frugare nella borsa a tracolla quando venne interrotta.

-Nah, non mi interessa. E il lavoro che dovevi consegnarmi stamattina?-

-...eccolo.- esitante Sakura consegnò la cartella, posandola sulla scrivania, sentendosi eccessivamente vessata.

Per qualche secondo Hidan non mosse un dito, la guardò con un'espressione serafica, facendo dei cerchi con il fumo. I suoi occhi tradivano un chiaro divertimento. Poi, prese la cartella, i fogli contenuti al suo interno e, con la punta accesa della sigaretta cominciò a bruciare il suo duro lavoro. Le fiamme accartocciavano la carta, prima annerendola e poi riducendola in cenere. Prima che il documento potesse bruciare completamente e far espandere una grande quantità di fumo denso nell'ambiente circostante, Hidan ci versò il bicchiere d'acqua che aveva lì affianco.

-Scusa, ma poi parte l'antincendio e una bella doccetta fredda e non è tanto piacevole. Il mio gesto plateale si ferma qui.-

Sakura era allibita, non sapeva cosa dire, pensava che il suo capo fosse un po' matto e non riusciva a comprendere le ragioni di quel gesto.

-I piani sono cambiati, mia cara. Questo ormai è carta straccia, in ogni senso. Tieni, voglio che fumi con me.- le porse una sigaretta dal pacchetto ancora pieno.

-Partirebbe l'antincendio, no?- fece notare la ragazza, sempre più spaesata.

-Si...in effetti non hai tutti i torti, ho già fumato un po' prima...troppo fumo non va bene.- sembrò pensarci un attimo. -Beh, spostiamoci in terrazza. Abbiamo proprio bisogno di un po' d'aria fresca!-

Hidan la costrinse a seguirlo all'esterno e si accese una cicca, poggiando le mani sulla ringhiera e guardando di sotto: un salto e tutto sarebbe potuto finire. Ma com'era magnifica la vista da lì!

-Io non fumo...- la rosa rifiutò l'offerta dell'uomo, ma questo volle insistere e non fu contento finché lei non si mise fra le belle labbra quella maledettissima sigaretta.

Come da copione Sakura tossì, non abituata a fumare.

-Non vali proprio un cazzo se non sai neanche fumare come si deve!-

Quando era troppo era troppo, si tolse immediatamente quell'obbrobrio dalla bocca e lo pestò con veemenza con le scarpe; si sentiva irritata dal comportamento del capo, eccessivamente strafottente e sarcastico, come colto da un'implacabile gioia. E cosa cazzo era a renderlo così felice?

-Ma porca puttana...ha finito di fare il cazzone?- avrebbe voluto dirgli, mentre invece gli disse: -Non capisco proprio il motivo di tanta euforia nei suoi modi di fare, qua ho freddo, se non le dispiace vorrei che mi mettesse velocemente al corrente delle sue decisioni in merito al mio lavoro.-

Aveva usato un tono gelido e intenzionalmente formale, mettendo bene in chiaro la sua poca voglia di confidenze con lui e la necessità di mantenere ben eretti i loro reciproci status: capo e subordinato.

Lui se ne accorse e si sentì deluso da come quella ragazzina volesse rovinargli il gioco. -Che noia. Va bene, va bene...dunque, la nostra principessa ha deciso di piazzarsi sul pisello, l'altra sera.-

-Intende...Ino?- Sakura alzò il sopracciglio. -Sia più chiaro.- Coglione, come se quelle battutine fossero divertenti.

-D'accordo, ci arrivo...La nostra top idol non è riuscita a tenersi le mutande fino alla fine della serata di beneficenza e ha rischiato di mandare tutto a rotoli. Il fatto è che non si è nemmeno scelta un tizio qualsiasi...ma è andata a godere delle grazie di un osso duro, molto duro...-

Sakura ignorò le allusioni, ascoltando attentamente quanto le veniva detto, cercando più che altro di capire cosa sarebbe cambiato nel suo lavoro. -Qualcuno l'ha scoperta?- chiese, giusto per prassi.

-Ma non hai fatto la domanda più importante!-

-E quale sarebbe?-

-Con chi si è divertita.-

-Con chi si è divertita?- ripeté a pappagallo le parole del capo.

-Un giovane che guarda caso sta proprio nell'ambiente dove vogliamo far arrivare Ino. Un uomo molto importante, facente parte di una delle famiglie più potenti del Giappone...è ancora molto giovane, perciò non sta ancora troppo in alto, ma è di certo una grande promessa. Il suo nome è Sasuke Uchiha.-

-Ah!- Sakura incassò la notizia, sentendo le farfalle nello stomaco appesantirsi e aggrapparsi ai suoi tessuti in una morsa ferrea; d'un tratto le parve di avere la mente svuotata.

-Ah? Cos'è, non dirmi che lo conosci!- Hidan scoppiò a ridere, deridendola, sottintendendo una lieve differenza di status fra lei e l'Uchiha.

-Veramente sì.- ribatté, giusto per il piacere di contraddirlo.

-E dove l'avresti conosciuto?- domandò infastidito.

-Non sono affari suoi. Continui quello che mi stava dicendo.-

Sospettoso, credendo che lei gli stesse dicendo una balla, l'accontentò e non indagò oltre. -Dopo aver analizzato un attimo la faccenda io e Sasori siamo giunti ad una conclusione ideale per salvare la faccia e per rivoltare a nostro favore questo 'incidente di percorso'. Abbiamo pensato “perché non sfruttare la cosa?”. Quindi crediamo sia necessario che Ino Yamanaka cominci a uscire con Sasuke Uchiha.-

-Che cosa?! Perché?-

-Come perché? Stiamo parlando di un Uchiha. E gli Uchiha vanno dove vogliono. Immaginati la sua fidanzata come potrebbe essere favorita nell'approdare nei circoli intellettuali...in politica!-

-E' per questo che è tanto entusiasta?- l'idea del capo le sembrava ridicola e non riusciva a mascherare un certo scetticismo dalla sua voce.

-Diavolo sì! Se Ino diventasse la sua fidanzata potremmo raggiungere i nostri scopi molto più facilmente e velocemente di quanto ci siamo prefissati. Quindi, da adesso il tuo compito è rendere seducente la mente di Ino agli occhi dell'Uchiha, dev'essere un tipo che pretende molto. Non credo potrebbe stare stabilmente con un'oca di un'idol! Abbiamo bisogno del tuo cervello, Sakura.-

-Questo non lo posso fare...-

Si sentiva arrabbiata, tremendamente arrabbiata. Sfruttata, svuotata della sua umanità. Presa in giro dal destino e da tutti loro.

Perché mai avrebbe dovuto prestare i suoi pensieri, i suoi ragionamenti critici per far innamorare un uomo di un'altra donna? Una donna che senza il suo aiuto non avrebbe potuto realizzare mezzo proposito di Hidan.

Era avvilente dover spingersi a tanto. Le sembrava eticamente ancora più sbagliato di quello che già era di per sé l'intero lavoro.

-Non dire stronzate. Tu devi farlo.-

-E a Ino non pensate? Dovrebbe fare la prostituta per ammaliare un uomo a caso?-

-Ma che prostituta e prostituta...e poi mica è uno qualunque. Ino non ha avuto nulla in contrario.-

“Ino non ha mai nulla in contrario!” pensò esasperata.

-E cosa dovrei fare?! Immaginare le conversazioni che potrebbero avere a lume di candela?!-

-Ti aumenterò lo stipendio, d'accordo?-

-Oh diamine, non è questo il problema!-

-Senti, non farla tanto difficile. Il lavoro è questo. Il contratto l'hai firmato, non puoi tirarti indietro Sakura. Non capisco la tua improvvisa ritrosia, si tratta solo di mettere un po' di sale in zucca a quella ragazza per assicurarci i privilegi dell'Uchiha.-

-E immagino che lui di tutta questa storia non saprà mai nulla, giusto?-

-Esatto, non c'è motivo per cui dovrebbe saperlo. Non stiamo facendo nulla di male, anche lui godrà del suo premio dopotutto...una ragazza da sballo che gli giura eterno amore...e conversazioni interessanti a letto.- ghignò, arrischiandosi a prendere fra le dita una ciocca di capelli di Sakura.

-Lo prenderemo in giro, dunque.-

-Ma a te che ti frega, cristo santo. Scrivi solo quei cazzo di fogli, ok? Ti daremo noi le direttive, non devi preoccuparti di nulla. Ti aumento anche lo stipendio, ho deciso. Però piantala di mettere sù quella faccia lunga, mi irriti maledizione!-

-Va bene.- si costrinse a dire lei, ritraendosi da lui e seguendolo mentre tornava all'interno dell'ufficio.

Stava già preparandosi per uscire da lì quando venne trattenuta ancora.

-Non ti ho ancora congedata. Volevo dirti che domani tu e Ino partirete per andare a stare in una dimora di campagna.-

-Eh?- pensò di non aver compreso, ormai tutto poteva essere possibile.

-Ho pensato che sarebbe il caso che vi conosceste meglio. Non si può fare un lavoro ben fatto senza aver legato un po'...Ma in città è rischioso, troppe telecamere e paparazzi. La campagna sarà perfetta. Avrete una settimana di tempo, dovrebbe bastare. Dopodiché avrai gli elementi necessari per far sembrare Ino naturale agli occhi di Sasuke Uchiha. Un'autista ti passerà a prendere domani mattina alle 9. Buona giornata.-

Sconcertata Sakura uscì dall'ufficio, scese gli innumerevoli piani a piedi, senza fermarsi mai, senza guardarsi indietro. Voleva uscire, allontanarsi il più possibile, sentire la brezza del vento freddo e riempire i polmoni.

Non aveva voglia di prendere il pullman, voleva camminare, camminare, camminare, camminare...

Non era neanche sicura di come si sentisse in quel momento, una miriade di emozioni percorrevano le sue connessioni neuronali in una danza vorticosa e senza fine, stimolando un bruciante dolore che si propagava rapidamente nel suo corpo.

Scoprì di star tremando e che gli occhi le pizzicavano un po', sorrise amaramente. Aveva già vissuto la sua prima cotta e delusione “amorosa” in meno di un'ora. Che gran fortuna, cazzo.

Si sentì molto stupida ad aver permesso alla sua mente di vaneggiare su lei e Sasuke, un tizio che a conti fatti nemmeno conosceva e che non avrebbe mai potuto conoscere, realisticamente parlando.

Decise di non scrivergli più, nessun messaggio, niente di niente. Tanto non doveva dirgli nulla, non si era nemmeno fatta male.

Deglutì più e più volte per cercare di mandare giù il fatto di dover usare le sue energie per mandare un'altra donna fra le sue braccia. In ogni caso sarebbe stata una sconfitta, per lei. Se in questa storia ci sarebbero stati dei vincitori, di certo non lo sarebbe stata lei. Se le parole suggerite a Ino avrebbero sortito l'effetto desiderato, allora si sarebbe rammaricata di non essere al posto dell'idol, un po' come quando facendo il dottorato all'università ti spacchi il culo per scrivere trattati e fare ricerca e alla fine dei giochi è il nome del docente a troneggiare, prendendosi ogni merito. Se invece Sasuke avesse rifiutato la ragazza, allora, dopotutto, avrebbe significato che non era abbastanza stimolato dal frutto della mente di Sakura.

Ripensò alla sera in cui si era scontrata con Sasuke per la prima volta, era la stessa dell'evento di beneficenza. Una fitta di fastidio l'accecò per un attimo: poco prima il corpo di lui era stato a stretto contatto con quello della bella biondina, l'aveva stretta a sé, le sue labbra avevano toccato la pelle diafana e perfetta di Ino, si era deliziato della sua bellezza stravolgente. Senza troppi convenevoli si era preso ciò che aveva desiderato per un attimo. E chissà cosa aveva pensato di lei, di Sakura, una volta aiutata ad alzarsi dall'asfalto. Probabilmente non aveva pensato proprio un bel niente, ancora troppo inebriato dal tête-à-tête con Ino.

Era inutile amareggiarsi tanto. Aveva semplicemente fatto il passo più lungo della gamba ed era ora di tornare al suo posto. Doveva eccellere nel suo lavoro, a qualsiasi costo, per garantirsi un futuro un po' più roseo.

E il mare era pieno di pesci. Prima o dopo anche lei avrebbe trovato un uomo su cui avrebbe potuto posare gli occhi e che l'avrebbe accettata per ciò che era e non per il suo stato sociale.

-Merda!- esclamò improvvisamente, piantandosi in mezzo al marciapiede e beccandosi alcuni insulti da passanti che andavano di fretta.

Si era appena ricordata della serata in cui Naruto suonava, quel sabato. L'indomani sarebbe dovuta partire per la campagna, dettaglio sul quale non si era soffermata perché troppo occupata a mandar giù la questione Ino-Sasuke. Il suo lavoro a quanto pareva le garantiva anche vacanze forzate!

Hidan era stato perentorio, non c'era stato posto per i se o per i ma. E d'altronde quel contratto l'aveva firmato, i soldi doveva pur guadagnarseli.

Sarebbe dovuta partire il giorno dopo e poi quello stesso sabato aveva promesso di andare a sentire l'amico suonare, cosa del tutto impossibile. Non aveva ancora la facoltà di sdoppiarsi. Come avrebbe fatto a riparare questo danno?



Angolo Autrici
Finalmente tornate! Eravamo in un momento delicato con la nostra long fiction principale, arrivata in un punto importante. Comunque sia, per tutti quelli che ci seguono e che hanno voglia di continuare a seguirci, non temete: abbiamo intenzione di portare a termine anche questa storia! Assolutamente :) Abbiamo calcolato che non sarà troppo lunga, pensiamo massimo 15 capitoli. 
Tornando alla trama, Sakura è venuta a conoscenza di tutti i loschi fatti accaduti e che dovranno accadere! La delusione è stata forte. E, ciliegina sulla torta, non potrà nemmeno andare al concerto di Naruto! Cosa si inventerà? E la convivenza forzata con Ino che frutti darà?
Lo scoprirete nel capitolo 6! Che, facendo un pronostico, dovremmo riuscire a postare entro la fine della settimana prossima :)
Grazie mille a tutti quelli che seguono Ghost girl, che leggono, che commentano e che salvano questa storia!
A presto ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Meraviglioso. Il cielo azzurro, il sole caldo, il paesaggio che mutava: le tristi case cittadine che lasciavano spazio alla natura, al verde che dava respiro al paesaggio. Oh, che lieta vista, che gioia...i chilometri che si susseguivano uno dopo l'altro.

La sua vita che scorreva e veniva lasciata indietro...indietro...troppo indietro, cavolo!

Quel tempo meraviglioso e l'idea di andare in vacanza non allietavano Sakura per niente. Una nube grigia le offuscava la vista e si sentiva peggio che un uomo al patibolo.

La sua piccola valigia era stata caricato nel bagagliaio e lei se ne stava buona buona sul sedile posteriore, il naso incollato al finestrino e gli occhi che seguivano ossessivamente tutti i minimi dettagli del paesaggio che mutavano, metro dopo metro, veloci e inafferrabili. C'erano solo lei e l'autista.

Ino viaggiava su un'altra automobile, ovviamente. Non sia mai che dividessero il viaggio assieme! E se ci fossero stati ficcanaso dietro l'angolo, eh? Ci hai pensato a questa evenienza?!

“Quindi avrò un aumento. Mi domando cosa me ne farò di tutti questi soldi...forse dovrei cominciare a fare dei programmi per il futuro. Anche cambiare casa non sarebbe male, d'altronde sto in un buco di periferia. E poi...potrei mettere da parte dei soldi per finanziarmi la pubblicazione di un romanzo.” questi pensieri ruotavano nella mente di Sakura, concretizzandosi pian piano, prendendo forma e stabilizzandosi.

D'un tratto si sentì soddisfatta, per la prima volta da quando aveva cominciato quel nuovo lavoro sentiva di poter raggiungere, in qualche modo, la felicità. In quel momento i soldi costituivano una garanzia, e bisognava arrangiarsi con quel che veniva, no?

Aveva pensato ancora un po' a Sasuke, e la sua coscienza si sentiva profondamente turbata. A volte, nei suoi progetti, includeva quell'uomo...le sarebbe piaciuto poterci parlare ancora, magari non stesa sull'asfalto freddo della strada o su un letto d'ospedale, magari uno di fronte all'altra, con davanti un caffè fumante e tante discussioni a volteggiare nell'aria. Ma, subito dopo, si rendeva conto di vaneggiare e che la realtà era ben diversa, per quanto assurda fosse.

Le sembrava di vivere in un film, dove le trame dell'inganno e degli interessi si intrecciano agli affari più banali e comuni, dove dietro ogni sorriso e parola c'è un'interesse nascosto, che brama soldi o potere. Lei, in particolari circostanze, aveva preso parte a quel gioco. Doveva farci l'abitudine per sopravvivere, si era ben presto resa conto (la sera prima, per l'esattezza) che così come stava facendo non poteva continuare. Una ragazzina dai freschi e buoni ideali non poteva sopravvivere nel mondo di squali dove si era ficcata. Lei partiva da zero, non aveva conoscenze a cui appigliarsi e avrebbe potuto fare affidamento unicamente sulle sue forze. E ce l'avrebbe fatta, come sempre.

Così come, con tanta fatica e sacrifici, si era laureata e aveva poi sopportato di fare la cassiera, inghiottendo le umiliazioni che i suoi superiori talvolta le riservavano davanti ai clienti al minimo errore, anche ora sarebbe riuscita a restare a galla. Le sfide erano cambiate ed era inutile continuare a star male per i rimorsi di coscienza. Aveva accettato di diventare una sorta di ghost writer, non poteva mollare alle prime difficoltà.

L'unico vero problema che doveva affrontare ora era Naruto. Non sapeva proprio cosa dirgli, aveva formulato migliaia di volte un messaggio di scuse nella sua mente, senza avere mai il coraggio di concretizzarlo.

Avrebbe provato a chiedere a Hidan una sera di permesso, era l'unica soluzione che aveva ideato.

Alle 10.30 l'automobile entrò in un'area privata, sorpassò un antico e imponente cancello di ottone che fece un rumore poco promettente mentre si apriva, pareva doversi bloccare da un momento all'altro. Percorsero un sentiero alberato, tirando sù uno spesso strato di polvere rossastra dal terreno con gli pneumatici. Nascosta alla vista di improbabili passanti si ergeva una fiera anche se molto vecchia magione.

Sakura spalancò la bocca dalla sorpresa: quella sì che era davvero una vista meravigliosa!

A guardarla quella casa doveva essere antica di qualche secolo, eppure erano pur sempre in Giappone, un paese a lungo isolato dalle influenze straniere...lo stile dell'architettura era decisamente europeo e molto poco nipponico.

Comunque sarebbe stata troppo grande per essere abitata solo da lei e Ino e l'eventuale servitù.

-Scusi, ma questa casa di chi è?- domandò all'autista, troppo incuriosita per soffocare le sue domande.

L'uomo, vestito di scuro, che stava trafficando con la sua valigia, le lanciò un breve sguardo. -E' di proprietà del signore.-

Il “signore” era chiaramente Hidan, apostrofato in questo modo diluviano da tutti i suoi subordinati...

-Wow.- dal ghignò dell'autista si rese conto di non essersi mai soffermata a immaginare che tipo di vita conducessero “i ricchi”, “le persone che contavano”. A lei sembrava sorprendente che un solo uomo potesse permettersi una dimora del genere e si sentì molto stupida tutto d'un tratto. Aveva vissuto sempre nel suo piccolo guscio, il suo mondo semplice fatto di “shikata ga nai”, non c'è niente da fare, è così che vanno le cose, mentre, sotto al suo naso, c'era chi viveva nell'agio estremo.

In quel momento arrivò anche l'auto di Ino, che ne uscì fresca come una rosa, truccata e vestita in modo impeccabile.

-Sakura!- esclamò la giovane ragazza venendole incontro, riservandole un sorriso gioviale. Le prese le mani e le strinse fra le sue. -Che bello, non vedevo l'ora che arrivasse oggi! Potremo fare un sacco di cose insieme!-

Sembrava felice come una bambina al parco giochi, si tolse gli occhiali da sole e mostrò come i suoi bei occhioni scintillassero di gioia.

Sakura venne trascinata dalla ragazza dentro all'abitazione, nemmeno fosse stata la proprietaria in persona. Evidentemente c'era qualcuno ad aspettarli, perché i portoni erano spalancati e davano su un atrio.

Una donna sull'attenti diede loro il benvenuto, indossava un abito bianco, probabilmente una sorta di uniforme.

Disse che “i signori erano nel giardino interno e che non appena le ospiti si sarebbero sistemate nelle loro stanze le avrebbero ricevute”.

Quindi non avrebbero passato quella settimana in solitudine, ma avrebbero condiviso le giornate con altre persone... “i signori”...la famiglia di Hidan, forse?

Le camere delle due ragazze erano al secondo piano, vicine e comunicanti fra loro tramite una piccola porticina dipinta di azzurro pallido, lo stesso colore della tappezzeria delle pareti.

Sakura entrò nella sua stanza, le finestre erano aperte e la ragazza respirò a pieni polmoni quell'aria che sapeva di primavera e di antiquariato allo stesso tempo, un mix interessante. Tutto era irradiato dalla prorompente luce del sole, Sakura era esterrefatta dalla bellezza dell'arredamento, nonostante i mobili fossero visibilmente antichi, erano svecchiati da quel clima così leggero e giovanile.

La rosa si stese sul letto, abbandonando la valigia a metà della stanza, per un momento immaginò di essere la proprietaria di quell'enorme villa, di essere lì per riposare e di disporre di quel che voleva nel momento in cui lo voleva. Sorrise compiaciuta, le lunghe ciglia le adombravano gli zigomi rosei; in fondo era davvero così, gli inservienti erano lì per lei e per Ino, avrebbe potuto fingere di essere in vacanza con una sua cara amica, avrebbero sorseggiato succo di arancia in sottili calici di cristallo, osservando il sole al tramonto...solo una piccola e flebile voce le avrebbe potuto ricordare che tutto quello sarebbe stato temporaneo e relativo, ma lei sarebbe riuscita a zittirla, almeno per un po'.

Il sonno la colse, da sola in quella stanza, a fare tutto quello che voleva, che bell...

-Sakura!-

La soave voce di Ino suonò acuta e fastidiosa in quel momento di intimità e torpore, rotolò sul letto risvegliandosi.

-Oh scusa, stavi dormendo?-

-No...arrivo, dobbiamo scendere vero?-

Le due si avviarono verso il cortile interno. Inutile soffermarsi su quanto fosse bello.

Una bellissima donna dai capelli biondo scuro se ne stava placidamente distesa su una sdraio. Indossava un abitino nero molto attillato, che lasciava ben intravedere le sue curve formose. Accanto a lei, seduto ad un tavolino rotondo, c'era un ragazzo pallido dai capelli rosso fuoco.

-Siete arrivate, quindi.- disse la donna, continuando a tenere gli occhi chiusi, senza preoccuparsi minimamente di dar loro un benvenuto degno di tal nome.

-Buongiorno signora...noi siamo Sakura Haruno e Ino Yamanaka, staremo qui per...-

-Si, si...lo so. E' casa mia questa. Ti sembro una signora comunque?!- alzò il busto, finalmente degnandosi di squadrarle coi suoi occhi verdi. -Mhh...beh, sedetevi.- indicò due sedie accanto a sé.

Non appena le due ospiti si furono accomodate, la donna porse la mano ad ognuna. -Io sono Temari, la moglie di Hidan, ma non fatevi premure nel parlare male di lui...so che è un coglione.-

Sakura strabuzzò gli occhi, trattenendo a stento una risata.

-Questo è Gaara, il mio fratellino...Kankuro è di sopra, ve lo presenterò più tardi.-

-Molto piacere.-

Ino dopo aver salutato si attaccò subito al cellulare, cominciando a messaggiare furiosamente, evidentemente a suo agio.

-Fate come foste a casa vostra e se avete bisogno chiedete alla cameriera...se proprio necessario a me.- Temari si accese una sigaretta con noncuranza, riprendendo l'abitudine di suo marito.

Illuminata dalla situazione, Sakura pensò di poter chiedere alla padrona di casa il permesso per uscire quel sabato, doveva assolutamente risolvere quel guaio e lei le sembrava “dalla sua parte”.

-Temari...volevo chiederti una cosa...-

-Uh? Ma sei sorda? Ho detto: “se proprio necessario” chiedete a me, che vuoi?-

In quel momento il telefono della rosa cominciò a squillare: era Hidan, probabilmente voleva accertarsi che tutto fosse al suo posto.

-Pronto?-

-Quella strega di mia moglie ha voluto a tutti i costi stare alla villa, maledizione...gliel'ho detto “No, cazzo, Temari, la uso per lavoro, non puoi portarci tutta l'allegra famigliola, porca puttana”. Ma figurati se mi ascolta...- Hidan aveva cominciato a strillare dall'altra parte della cornetta, furente come una bestia.

-Non importa...sembra simpatica.- Sakura rise nervosamente.

-Simpatica? Ah, ma che diavolo parlo a fare con te. Comunque, fai il tuo lavoro, va bene? Lo so che Ino starà sicuramente connessa con quel dannato cellulare, beh tu buttaglielo dalla finestra. Facci due chiacchiere...devi entrare nella sua testa, va bene? Eh?!-

-Sì, sì...ho capito, ho capito. Senta, volevo chiederle se fosse possibile tornare in città sabato sera...insomma un salto veloce...-

-No, permesso negato. Addio.- chiuse la chiamata.

La ragazza guardò per una manciata di secondi il telefono, gli occhi che tremavano dall'incredulità, sospirò sonoramente per il fallimento. Decise di non pensarci per un po', sperando che l'illuminazione sarebbe giunta da sé, prima o dopo.

Osservò i presenti e notò quanto fosse eterogeneo il gruppetto: ognuno stava chiuso in sé, assorto nei propri pensieri, nella propria vita. Sembrava non ci fossero punti di contatto.

Improvvisamente sentì qualche gocciolina bagnarle il viso, una, due, tre...stava piovendo! Vide Temari lanciare uno sguardo torvo al cielo, che si era annuvolato in tempo zero.

-Maledizione, proprio ora doveva fare brutto! Forza, tutti dentro.- ordinò imperiosa alzandosi dalla sdraio e mostrando meglio il suo bel corpo e il suo portamento fiero; la seguirono all'interno della villa, fino ad un ampio salone.

La rosa restò folgorata dalle librerie che occupavano tre quarti delle pareti: provò il forte desiderio di andare a curiosare, accarezzare quei volumi dall'aria così rara e antica e scoprire quali meraviglie celassero le sottili pagine ingiallite dal tempo; probabilmente l'avrebbe potuto anche fare, ma effettivamente non si trovava lì per quello, doveva assolutamente sciogliere il ghiaccio iniziale e lavorare.

Con la coda dell'occhio vide che Temari, seduta di fronte ad un davanzale adibito a scrivania, aveva tirato fuori un portatile; mentre Gaara, senza alcuna remore, aveva preso un volume da uno scaffale e dopo averlo aperto apparentemente a casaccio aveva cominciato a fissare in modo assente le pagine. Strano ragazzo quello, pensò Sakura, notando come non le avesse degnate di un solo sguardo.

Si avvicinò piano a Ino, imbronciata su un divanetto.

-Che sfortuna...arrivare in un posto così bello ed essere costrette a restare in casa.- disse, accennando un flebile sorriso.

La bionda scrollò le spalle e le mostrò il cellulare. -Non prende più.-

-Uh...sarà la pioggia?-

-Che noia, Sakura...! Il cellulare è tutta la mia vita.-

-Deve essere una vita triste allora, non credi?- la rosa cercò di dirlo con gentilezza, come se stesse assolvendo ad un compito salvifico cercando di mostrare “l'illuminazione” ad un cieco.

-Mi dà sicurezza...- rispose l'altra, abbassando lo sguardo e mordendosi un labbro. In quel momento sembrò una semplice ragazzina della sua età, resa bruttina dalle sue fragilità e noiosa dai cliché in cui cadeva; Sakura si sentì “vecchia” e mentalmente distante da lei e ringraziò il cielo di non avere più vent'anni.

-Parla con me, sono qui per questo.- Sakura sorrise incoraggiante.

-Sembri sempre così gentile Sakura...ma...-

-Ma?-

-Dovresti mostrare i denti.-

La rosa sussultò dalla sorpresa: era così evidente?

-Beh, nemmeno tu ti sei mostrata un leone di fronte al tuo manager.- ribatté.

-E' vero, hai ragione. Ma si vede subito che tu non ci sai fare in questo mondo...non so come spiegarti, forse è solo una sensazione.-

-Dammi tempo, Ino, devo ancora orientarmi. Vorrei capire solo cosa ne pensi tu...ad esempio, dell'ultima trovata di Hidan...-

-Intendi con Sasuke? Oh...sarebbe meraviglioso!- cinguettò, lisciandosi i capelli.

-Mentire ad una persona lo trovi “meraviglioso”?!- non riuscì a trattenersi dall'aggredirla, pentendosi subito dopo; cercò di distendere nuovamente i muscoli del suo volto.

-Trovo lui meraviglioso. Devo solo essere la sua ragazza, no? E lui è così perfetto...-

“Sì, lo so anche io.” -Non ti sembra moralmente sbagliato?-

-No. Perché?-

-Beh...ti piacerebbe se qualcuno si mettesse con te solo per doppi fini?-

Ino pareva non capire, ci pensò un po' sù, sforzandosi in modo evidente. -Ma il mondo va proprio così, Sakura. E se c'è anche il piacere tanto meglio, no?-

-Mi vuoi dire che tutte le tue relazioni sono state improntate sull'interesse?!-

-Certo. Le persone vogliono stare con me perché sono bella e famosa, per che cos'altro altrimenti? Quando incontri un ragazzo ad una festa non ti si avvicinerà certo perché gli sei simpatica, ma perché sei affascinante! Perché vuole portarti a letto. Il resto viene col tempo. Quindi sostanzialmente l'amore è questo. Sasuke è il mio uomo ideale: è bello, ricco, famoso in un certo senso...ed è anche intelligente. Penso che un tipo come lui dovrebbe avere accanto una come me: le telecamere ci adoreranno.-

-Io...non so davvero cosa dire. Ino, hai detto troppe cose assurde tutte assieme. Ti assicuro che il mondo là fuori non va come dici tu, almeno non per la gente comune. Posso cominciare col dirti di non ripetere un discorso simile di fronte a Sasuke, perché non penso che lui sarebbe d'accordo con te...- la ragazza aveva soffocato una risatina isterica, avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli e cedere il proprio lavoro a qualcun'altro; ma quelle conversazioni le erano utili, nonostante pullulassero di pensieri contorti e “sbagliati”, rappresentavano il modo di vedere le cose di Ino.

-Tu che ne sai di cosa pensa Sasuke? Non l'hai nemmeno mai visto, io invece sì...e...- abbassò la voce in tono confidenziale, le brillarono gli occhi dall'emozione. -...ci sono anche andata a letto!-

La rosa deglutì, bloccò con forza il flusso di emozioni che stava per travolgerla. -Raccontami di lui, dimmi cos'hai pensato, cos'hai provato...forse riusciremo a cavarne qualcosa e trovare indizi utili per potervi avvicinare.- non era molto sicura di ciò, che cercare “indizi” fosse una mossa intelligente, ma non poteva fare altrimenti e doveva pur iniziare in un modo o nell'altro.

Ino provò a raccontare l'accaduto, sottolineando come lui la guardasse e come lei raccogliesse sicurezza da ciò; raccontò ogni cosa, i particolari del loro amplesso, l'eccitazione che aveva provato, i gesti dell'uomo... -Prima mi hai chiesto cosa ne penso di questa storia. Beh, ecco, penso che, senza offesa, tu sia inutile in questa faccenda...posso benissimo cavarmela da sola, sedurre un uomo è facile come bere un bicchier d'acqua.-

-E di cosa parleresti con Sasuke se ti invitasse fuori a cena? Dall'alto dei tuoi vent'anni, delle tue esperienze di vita su un palcoscenico...cosa diamine gli diresti? Dopo averci fatto sesso, cosa gli diresti? Non ho dubbi che tu possa sedurlo un'altra volta, sembri fatta proprio per questo, ma quello che mi chiedo, che ci chiediamo tutti, è come pensi di non farlo fuggire a gambe levate parlandogli solo di...moda e bevande dietetiche o che diavolo ne so...penso che tu stia peccando di arroganza, hai a malapena vent'anni, non comportarti come se avessi la verità in tasca. E non insultarmi in questo modo, mi pagano diamine!-

Sakura non riuscì a trattenersi dal dirle tutte quelle cose, e volendo avrebbe continuato. Fumava di rabbia e nervoso, sentiva le lacrime pizzicarle i lati degli occhi e il naso. Aveva sputato quelle parole dal profondo del suo animo, togliendo ogni filtro; Ino non era riuscita a rispondere in alcun modo, aveva spalancato gli occhi e la bocca, assumendo un'espressione grave e mortificata, guardando poi la rosa alzarsi e uscire dalla stanza.

 

***

 

L'incontro con l'editore era andato decisamente bene, si era parlato di stampare altre copie del suo libro e di firmare alcune pratiche per consentire la traduzione in altri paesi, in questo modo sarebbe di certo aumentata la diffusione del saggio e la fama dell'autore. A Sasuke non sarebbe dispiaciuto essere invitato a convegni esteri.

Il giovane uomo allentò il nodo della cravatta: la giornata di lavoro era finalmente finita e si sarebbe potuto rilassare a cena insieme a Suigetsu. Doveva raggiungerlo in un ristorante del centro, stava per mettere in moto la sua automobile quando sentì il cellulare trillare. Svogliatamente guardò il display: un numero sconosciuto.

Aprì l'sms appena ricevuto: “Ciao Sasuke, spero di poterti vedere sabato sera...”. Lesse il nome di un luogo.

Non c'era nessuna firma, ma doveva trattarsi senza dubbio di una donna, lo capiva dal tono del messaggio.

Studiò per qualche minuto il numero, non riusciva proprio a capire di chi potesse trattarsi. Forse...l'unica persona che gli venne in mente fu Sakura Haruno.

Le aveva lasciato il numero qualche giorno addietro, dopo averla investita e portata all'ospedale. Lei non si era più fatta viva e la cosa aveva decisamente infastidito il moro: che diavolo, voleva essere sicuro di non dover avere nessuno sulla coscienza e quella non si degnava nemmeno di scrivergli due righe! Non l'aveva mica invitata a cena, non le aveva chiesto chissà quale impegno da portare a termine...solo un cenno.

Alla fine aveva risolto chiamando lui stesso l'ospedale per ricevere qualche notizia, dopo non poche difficoltà era riuscito a farsi dire ciò che voleva sentire: Sakura Haruno stava bene e non era stata ricoverata.

Ed ora era arrivato quell'sms. Doveva essere decisamente Sakura e chissà cosa voleva...

La mente di Sasuke vagò un po' troppo: si sentì incuriosito. Quella era proprio una strana ragazza, diversa da tutte le donne che aveva conosciuto, e gli aveva lanciato un invito per quel sabato sera.

“Non mi costa nulla sentire cos'ha da dire, al massimo risolviamo la faccenda con un drink e poi ognuno per la sua strada. Ma ho l'impressione che Sakura sia piena di misteri...e non vedo l'ora di scoprirli.” il moro ghignò.

 

***

 

Quel posto restava sempre lo stesso, non importava quanto tempo passasse da una visita all'altra, si poteva star certi che ogni piccolo dettaglio sarebbe stato al suo posto. Le luci fredde e taglienti che illuminavano artificialmente ogni cosa, le persone che spingevano pigramente carrelli di metallo, le cassiere che si davano da fare come se fossero parte di una catena di montaggio: il solito supermercato, aperto giorno e notte, ora dopo ora, minuto dopo minuto.

Naruto si guardò un po' attorno, stringendo una spallina dello zaino, constatò che lei, Sakura, non c'era. Eppure era piuttosto sicuro che in quel turno lei lavorasse.

Si grattò il mento, pensando alla prossima mossa. Ormai era arrivato lì, forse sarebbe stato saggio chiedere: proprio in quel momento una delle responsabili gli passò di fronte, noncurante della sua presenza nonostante avessero chiacchierato assieme un centinaio di volte.

Quella freddezza lo infastidì molto, non riusciva proprio a capire come le persone spesso e volentieri facessero finta di non vederne altre per evitare di salutarle: si trattava solo di dirsi “ciao”!

Deciso afferrò la donna per un braccio, lasciandola non appena questa si fu girata.

-Posso esserle utile? Ah...Uzumaki!- si sistemò gli occhiali sul naso e modulò la voce per non risultare acida.

-Te l'ho detto un milione di volte che devi chiamarmi Naruto! Non ho mica settant'anni! Comunque, Kyo, volevo chiederti dove fosse Sakura. Non la vedo alle casse! È per caso in pausa?- il biondo aggrottò le sopracciglia, mimando il gesto di guardare qualcosa all'orizzonte di piccolo e poco visibile, poi sfoderò uno dei suoi scintillanti sorrisi, di quelli che riuscivano sempre a far colpo per la spontaneità.

-Sakura Haruno non lavora più qui da almeno un mese.- disse seccamente la donna, rivolgendo la sua attenzione verso una delle cassiere per assicurarsi che stesse svolgendo bene il proprio lavoro. -Ora scusami, ho da fare.-

-Ma...come non lavora qui?! Da un mese? Ma è uno scherzo?- Naruto scoppiò in una fragorosa risata, bloccando la responsabile per una spalla, incredulo della risposta ricevuta.

-Ho la faccia di una che scherza?! Lasciami andare, Naruto, non vedi che sto lavorando? Sei in mezzo ai piedi. O fai la spesa o te ne devi andare!-

Il biondo mollò la presa e a bocca aperta guardò la donna allontanarsi.

Uscì dal supermercato e cominciò a camminare.

Quella mattina aveva pensato di passare a salutare l'amica prima di andare all'università. Voleva ricordarle del concerto e offrirle una brioche. Proprio non riusciva a capire.

Cosa significava che non lavorava lì? Da un mese poi!

Non ricordava che lei gli avesse detto nulla al riguardo. Si domandò se fosse una cosa importante o meno...non era sicuro della risposta.

Ora che ci rifletteva gli era sembrato che Sakura si fosse comportata in modo un po' “strano” quando si erano visti l'ultima volta. Sembrava come dominata dall'ansia. Si sentì molto stupido per essersene accorto solo ora...e si sentì in colpa per non essere mai stato molto presente a causa dei suoi numerosi vagabondaggi in giro per il mondo. Forse lei non riusciva ad aprirsi con lui? Non gli succedeva spesso, ma in quel momento si sentì depresso.

Troppo preso dai propri pensieri diede una spallata ad un uomo. Senza nemmeno accorgersene era arrivato ai cancelli universitari, alzando lo sguardo tornò alla realtà. L'urto avvenuto fra i due aveva fatto cadere a terra la borsa dell'altro.

-Scusa amico, non l'ho fatto apposta.- disse subito, senza riuscire a togliersi di dosso l'aria funerea che l'aveva colto. Naruto si chinò a raccogliere uno dei libri che era precipitato. -Tieni.- i suoi occhi azzurri si scontrarono in delle pozze nere e piuttosto fredde.

-Fa' più attenzione, la prossima volta.- gli disse soltanto.

-Professor Uchiha!- una docente si precipitò tra loro, strappando il libro dalle mani di Naruto e stringendolo a sé. -Ma ti sembra il modo?! Guarda cos'hai combinato!- sgridò il biondo.

“Tutto sto casino per questo qui? E chi è? Dev'essere un tipo importante se la prof si scalda tanto...ma è così giovane! Uchiha, uh??” pensò il ragazzo, bofonchiando qualche scusa.

-Non importa, sono cose che capitano. A presto.- l'Uchiha si allontanò insieme alla docente.

“Ma oggi mi capitano solo stranezze?”.

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