Millennium Sailor Moon

di cristal84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Illusioni d'Autunno ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Millennium Sailor Moon








- Prologo -



“Oltre lo spazio, al dì là dell’invalicabile limite del tempo, esiste un universo sconosciuto in cui vi è un sistema planetario dimenticato dove è proibito entrare ,troppo potere vi è custodito all’interno , nemmeno la sua esigua custode la sua Prediletta  ha il permesso da Chronos, suo padre, di oltrepassare quel confine. In quell’ universo  non esiste il tempo, solo una stella spenta parte di quello stesso sistema; stella all’apparenza arida , congelata, priva della sua naturale luce di astro e,  circondato da miriadi di stelle luminosissime e galassie inesplorate  che aspettano ancora di essere scoperte; su quella stella , sei porte sospese a mezz’aria scolpite nel più bianco avorio screziate d’arcobaleno giacciono abbandonate da immemori millenni, dimenticate da tutti; ognuna occupa ergendosi a guardiano silente un preciso quadrante, il nord, il sud, l’ovest, l’est, il sopra, il sotto e, all’interno, nel globo luminoso del nucleo, vi è una settima porta che per nessuna ragione al mondo deve essere aperta…”

Un lampo, seguito subito dopo da sei distinti tuoni, squarcia improvvisamente il velo silenzioso di polvere di diamanti che riveste la superficie del pianeta avvolto da un manto di tenebra sfumato di cobalto, rivelando la sua invisibile presenza. Dei passi si muovono veloci tra quelle langhe inviolate, sollevando ad ogni passo , ad ogni singolo movimento, nubi di pulviscolo sabbioso lasciando dietro di se, solo una strana scia oscura ; tra questi passi, ve ne sono due che appartengono ad un personaggio avvolto da un lungo e nero mantello tirato sul capo a coprirne il viso , lasciando appena intravedere al di sotto, un ciuffo scomposto e ribelle, di capelli color fiamma. Lo strano personaggio separatosi dai suoi compagni , raggiunge  il centro della langa più avversa e deserta sferzata da impetuosi venti in cui solo il soffiare incessante dei turbini spezza il riposo del luogo; nonostante il vento contrario il misterioso personaggio  riesce a raggiungere la porta guardiana di quel quadrante, la quarta per la precisione, quella posta nel quadrante est protetta da colei che comanda il dominio del Vento. Non vi è paura o timore nel suo sguardo mentre con estrema lentezza, rallentato dall’incedere del vento l’essere avanza, metro dopo metro fino a raggiungere quella che sembra una barriera di luce dalle verdi sfumature. Allunga una mano richiamando a se un potere tremendamente oscuro ma, a  quel contatto inopportuno,  ecco che dalla porta chiusa si scatena un incredibile potere, un vorticare tumultuoso di vento impazzito va a scagliarsi contro l’indesiderato ospite allontanandolo di qualche metro dal luogo e, rivelando i suoi lineamenti rendendo visibili i suoi caldi occhi color del grano: “ Maledetta tu sia guerriera protetta dall’implacabile vento ” sogghigna l’ospite a denti stretti estraendo da sotto il mantello un ‘arma, una spada lunga, sottile e molto affilata forgiata nel più oscuro cristallo, sull’elsa riporta una riproduzione di quello che dovrebbe essere un famiglio protettivo dalle fattezze di un drago. Alle parole del giovane, fa eco in risposta, una voce carica di astio sovrastando l’atmosfera attorno all’ignaro ospite scatenando una tempesta di lame sottili come carta e affilate come coltelli , tempesta scossa da gelida aria nella quale al suo interno, prende forma la figura di una giovane donna avvolta in una corta veste verde e gialla , due file di petali di due colori diversi formano quella che vuole essere la gonna , preziose pietre decorano il corpetto risalendone le cuciture, mentre nel centro del petto, un simbolo verde è protetto da sette foglie poste a raggiera simulando un fiocco, una sottile coroncina divisa in due ranghi le adorna la fronte;  le vestigia del suo ordine. I  lunghi capelli biondo rame leggermente mossi sciolti sulle spalle , volteggiano come aura attorno alla sua esile figura , due grandi occhi color muschio d’inverno risplendono sul volto abbronzato, in mano stringe una lunga e sottile spada simile a quella usata dai samurai , nell’elsa decorata con motivi ad ali vi è inserito lo stesso simbolo che porta nel centro del petto, il suo emblema: “Chi sei tu che sei giunto al cospetto di questa porta? A nessuno è concesso di avvicinarsi tanto al luogo in cui nascono i venti ” Dapprima il corpo del giovane viene percorso da un brivido freddo, conosce il potere che la guerriera può  scatenare ne avverte la forza ,con la salda presa stretta attorno all’elsa della sua tenebrosa spada, inizia a pronunciare un’ arcana formula  in un' incomprensibile lingua: “ Cosa sei venuto a fare fin qui straniero? E’ un luogo proibito per chiunque!” Nel mentre , alle parole rivolte dalla giovane, dalla spada dello sconosciuto si scatena un’ insolita fiamma dal colore della pece, una fiamma oscura che ben presto si scaglia contro la ragazza facendola vacillare ma senza scalfirla. “ Sono qui per prendere possesso di questa porta e della sua Chiave!” Risponde il ragazzo scatenando ancor di più il suo potere ma aumentando questa volta la portata del suo colpo. “ Mi stai sfidando? Ebbene la chiave che brami non sarà mai tua! Oltre a me ci sono altre cinque forti guerriere a guardia delle porte!” Una luce di coraggio scintilla negli occhi della guerriera mentre il suo simbolo impresso nella spada si illumina scatenando il potere del vento divino: “ Per loro non c’è da preoccuparsi, i miei …per così dire…amici, se ne stanno già occupando” Nuovamente un colpo, nuovamente una fiamma oscura che sa di tenebra e…morte. “ Questo sarà solo l’inizio della vostra disfatta!” Tra  i due , i colpi si susseguono uno dietro l’altro martoriando con i loro poteri tutto il terreno circostante alla porta senza però che l’intruso riesca a penetrare nella barriera di verde luce. Tra di loro non c’è molta differenza, entrambe i poteri Fuoco di Tenebra e Vento Divino quasi si equivalgono come potenza e forza distruttiva.  Il combattimento si sussegue senza sosta,  solo quando i due contendenti si trovano quasi allo stremo delle loro forze, dalla superficie del pianeta , dalla lontana porta dell’ovest nel quadrante delle azzurre lagune si leva verso l’oscuro cielo una colonna di luce arancio e , un’aura sparisce, mentre il cuore della ragazza prende a martellare fortemente nel petto: “ Sailor Gaerys …cosa…?” Mormora la fanciulla stupita, rendendosi conto solo dopo cosa le possa essere  accaduto. Dopo di essa si susseguono quasi a ruota varie colonne di luce provenienti dagli altri quattro punti ben distinti della superficie , una rossa, una gialla, una azzurra, infine una indaco…la giovane sa già a chi appartengono. “ NOOOOOO!” Urla con gli occhi sbarrati ed increduli  riversando la sua rabbia nella sua spada e fissando i suoi occhi in quelli color grano del giovane dai capelli rossi mentre lui dal canto suo si fa beffe di lei , calde lacrime prendono a sgorgare dal cuore verso gli occhi rigandole il dolce viso. “ Perchè!!!” La voce della disperazione si scatena in tutto il suo astio. “ A quanto pare tu sei l’unica rimasta a difendere i tuoi domini Sailor Menelhiriel, devo fare i complimenti a te e alle altre guerriere, siete davvero in gamba, ma il vostro potere non vi salverà dalla distruzione!” Detto ciò una nuova forza proveniente da chissà dove discendendo dal cielo, si unisce a quella del guerriero che le sta di fronte, ma questa volta nonostante la rabbia, il dolore della perdita di amiche fidate non riesce a respingere i suoi colpi, la disperazione è il sentimento che la domina e viene travolta in pieno dalla nera fiamma andando a sbattere contro la sua stessa barriera facendola crollare su se stessa come un castello di sabbia. Si ritrova quindi a terra, il corpo livido di ferite,  tra le mani  la sua arma spezzata in due tronconi …  stretta nella sua presa le resta solo quella che prima era l’impugnatura di quella che un tempo fu la sua potentissima spada. I suoi occhi si fissano sul emblema incastonato nell’elsa, il disco verde con dodici petali a fare da corolla  con iscritto al suo interno, il simbolo di una stella a sei punte; mentre il guerriero che ha affrontato uscendone sconfitta, si è ora inginocchiato per estrarlo senza troppa fatica dalla sua millenaria sede tramite una nuova ed ancor più incomprensibile formula che solo una persona avrebbe potuto conoscere e pronunciare.. “ La Chiave…Sailor Lothiriel…” Sono le uniche parole che la guerriera riesce a pronunciare tentando un ultimo tentativo di resistenza prima di perdere i sensi e scivolare in un sonno senza risveglio. Il misterioso guerriero rimane li per qualche minuto , fermo ed immobile ad osservare il corpo riverso a terra apparentemente senza vita della bella guerriera, la guardiana della quarta porta. I suoi occhi si posano sul suo profilo mentre si china a raccogliere quel corpo tra le braccia e , deporlo poco lontano dalla sua dimora  per poi tornare al suo compito. Tra le mani stringe ora il simbolo del potere, la chiave della quarta porta, l’unica che ancora non è stata posta nella serratura ad essa abbinata . Si avvicina risalendo la scala a chiocciola alla porta serrata dove ora non c’è più la barriera a proteggerla,  si ferma ad osservare i meravigliosi glifi intarsiati nel più bianco avorio: gli stipiti fatti a colonna greca sono decorati da bassorilievi recanti l’immagine dell’investitura di un guerriero, forse l’investitura stessa della guerriera sconfitta ; ad opera di una bella donna avvolta in lunghe vesti dai lunghi capelli raccolti in due codini con sulla fronte il simbolo di una mezza luna. Il guerriero padrone della oscura fiamma,  rimane basito ad osservare con quanta maestria tali disegni sono stati impressi nel liscio avorio, poi sfiorando ad una ad una quelle figure con la mano, ne percorre i bordi raggiungendo un bassorilievo  che converge nel centro esatto della porta, bassorilievo  che rappresenta un vortice di vento stilizzato, ne segue  il verso e giunge con le dita ad un incavo circolare color verde decorato nel bordo con dodici petali al cui interno inscritta v’è presente una stella a sei punte. Lo stesso simbolo della guerriera. Senza troppo indugio l’ invasore prende quindi l’emblema estratto dalla spada della Sailor e lo inserisce nella sua sede, questo al contatto si anima scatenando attorno al simbolo, un vorticare di energia e infine si  tramuta in una pietra; una Tormalina verde splendente che fuoriuscita dalla serratura  , fluttua ora nell’aria a pochi centimetri dal suo volto, la tocca e con un rapido gesto la spinge contro la porta. Non appena lo fa, una nuova colonna di luce , va ad unirsi alle altre che già solcano il firmamento disperdendosi nel muto cielo adorno ora, di nuove stelle…un ultimo sguardo al corpo della guerriera inerme…è un frangente , la porta si apre e ne scaturisce dall’interno una fortissima energia che investe in pieno l’intruso…

 
- Presente -

Notte di luna piena, una luna rossa, diversa dal solito dominava il cielo trapunto di stelle e in quella notte qualcosa stava per accadere. Nel cuore di quella inusuale notte,  una ragazza si svegliò di soprassalto accaldata e in preda all’agitazione dopo aver fatto un incubo. “ Un incubo!” urlò qualcuno spalancando gli occhi alla notte in cui erano ancora ben impresse le immagini di quel terribile incubo, incubo in cui lei abbigliata in strane vesti verdi ne era protagonista e stava combattendo contro qualcuno. Portandosi a sedere sul morbido letto la fanciulla accese quasi per rincuorarsi, una lampada da pavimento; in un angolo questa si accese con un leggero bliz investendola con la sua fioca luce: “ La mia testa…cosa mi sta succedendo?” continuò la voce di donna portandosi le mani alle tempie , voce che apparteneva ad una fanciulla dai lunghi capelli biondo rame, gli occhi verdi sembravano fessure nel bel volto abbronzato, il dolore alla testa era lancinante e il timido bagliore della lampada accesa le creava un fastidioso bruciore agli occhi. Il suo nome era Shiori e da poco era ritornata in città dopo un periodo di studi all’estero, da alcuni giorni però le sue notti erano disturbate da un incubo, sempre e solo lo stesso incubo che con regolare cadenza giungeva da chissà che antro della sua mente a tormentarla. Che senso aveva tutto ciò? Magia, spade porte e luci, forse aveva letto troppi libri fantasy , una delle sue passioni , oppure aveva visto troppi film , eppure ogni notte che passava l’incubo era sempre più chiaro e più nitido e, in quella notte come non mai era persino riuscita  a vedersi benissimo, quella ragazza avvolta da una verde divisa per altro suo color preferito, era proprio lei. Non poteva sbagliarsi. Si alzò dal letto , la finestra semi aperta coperta da una tenda di tessuto trasparente simile al lino svolazzava libera e leggera e lasciava entrare folate di fresca brezza, brezza che insinuandosi sotto le vesti color menta del pigiama a palloncino senza maniche di raso,  la fece rabbrividire; con passo claudicante dopo una veloce occhiata alla finestra dalla quale si scorgeva da dietro i drappi la figura della luna piena striata di rosso, si diresse a piedi nudi al bagno dove teneva l’armadietto dei medicinali per prendere un analgesico. Raggiunse il corridoio che fungeva da passaggio tra la camera e il bagno, ma ogni passo le sembrava sempre più pesante mentre tutt’attorno il mondo le si confondeva dinanzi agli occhi e nella sua  testa oltre al forte dolore, iniziò a sentire voci e suoni di un tempo dimenticato, ricordi di un qualcosa che la sua coscienza aveva rimosso ma che la sua mentre voleva a forza riportare a galla. Fu un attimo, nuovamente un ondata di dolore, questa volta in tutto il corpo, poi un bagliore e qualcosa prese a pulsare ritmicamente sulla sua fronte mentre un simbolo prese forma, lei d’istinto chiuse gli occhi mentre sentiva le gambe cedergli e la fronte bruciare , fece appena in tempo ad appoggiarsi ad una colonna decorativa del corridoio prima di cadere a peso morto a terra, poi venne inconsapevolmente avvolta da un turbine di vento venuto da chissà dove che le impedì il violento impatto col freddo pavimento ; sopraffatta dal nulla si ritrovò quindi proiettata in un mondo che non conosceva, un luogo indefinito che non gli apparteneva, eppure …era un luogo che le era appartenuto nel passato, tanti e tanti anni prima…







- Nota dell'autrice - Questo è il prologo di una storia cheda molto ho in mente, ma che solo ora ho deciso di mettere per iscritto. Non so come sarà, non so come verrà, spero comunque che sia gradita.< E' una sorta di ipotetica sesta serie basata principalmente sul manga di Sailor moon che tanto ho adorato e, tutt'oggi adoro. Ci saranno i personaggi conosciuti ed altri tutti nuovi. Spero di riuscire a caratterizzarli bene e a farveli apprezzare come li apprezzo io. Ogni tanto se riesco, causa scarsità di tempo, inserirò qualche disegno ( altra mia passione) per mostrarvi le idee di base che ho su queste nuove guerriere e sul loro mondo, un mondo che sconfina tra reale e fantasy....ed ora....quanto prima vi posto il primo capitolo. Intanto vi ho messo il prologo. Qualcuno ha già idea sul chi saranno le nuove Sailor ? XD Grazie a coloro che leggeranno, che passeranno oppure ...che dimenticheranno. Un bacio. Cristal

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Illusioni d'Autunno ***


Capitolo 1: Illusioni d'Autunno


Notte d’autunno , nel cielo sereno punteggiato da miriadi di stelle, una bianca luna splendeva nel fulgore del suo primo quarto; in lontananza solo il lento scorrere di un fiume e il fruscio del mare poco distante spezzavano il silenzio che quella notte era assoluto, assolutamente perfetto.
 
Un lampo, seguito da un tuono,
Ombre che camminano nello Spazio Tempo;
Una porta sprangata da possenti catene con un lucchetto a forma di rosa.
Una rosa bianca recisa e abbandonata.
 
“Cosa succede!” una voce spaventata si destò dal sonno scossa da improvvisi tremiti. I bellissimi occhi color del granato si schiusero mentre le braccia si chiusero involontariamente attorno alle spalle nude della giovane come in segno di protezione.
“ Lo spazio tempo….qualcuno ha violato le difese!”
 Senza nemmeno dare al suo corpo il tempo di reagire , la sua mente era già proiettata in un altro luogo, in un altro parallelo universo, universo dove l’unico colore dominante era il grigiore delle nebbie perenni, la dimensione dello spazio tempo di cui lei era custode.
Avvolta nella sottoveste in seta nera bordata di pizzo scattò dal letto raggiungendo il centro della stanza, poi al grido di “ Pluto Crystal power Make Up!”si ritrovò avvolta dalle vestigia nere e granate del suo potere allo stadio Eternal, tra le mani il suo fedele scettro a forma di chiave il Garnet Rod sulla cui sommità era incastonata la preziosa Garnet Orb.
Alzando lo scettro al cielo chiamò a raduno il potere di Chronos, suo padre e poi sparì in una colonna di luce diretta al suo luogo d’origine, al ruolo per cui era stata insignita delle vestigia di Plutone , la difesa dello spazio tempo per impedire che qualcuno potesse modificare il passato, il presente e il futuro.
Giunta nella sua dimensione un impetuoso vento la investì scuotendo i suoi lunghi e meravigliosi capelli corvini screziati di smeraldo, con un gesto il vorticare dell’aria attorno a lei si placò. Osservò per un lungo istante la sommità del suo scettro in attesa di un qualche segnale d’allarme per un possibile pericolo, vedendo però che nulla sembrava minare la tranquillità del luogo, si diresse a passo sicuro inoltrandosi nella nebbia perenne in cerca di quella strana porta mentre attorno a lei un’invisibile barriera di vento le dava protezione.
Non aveva mai visto da vicino quella porta, infatti nel sognarla si era stupita di ciò che le stava accadendo. Solo una volta l’aveva vista da lontano in compagnia di suo padre Chronos , all’epoca del Silver Millennium, mentre lui le stava illustrando all’epoca della sua investitura da parte della regina Selene , quali porte dello Spazio tempo dovevano restare chiuse e quali invece per necessità potevano essere aperte senza creare troppi danni. Ripensando a quei momenti rubati all’infinità del tempo stesso, non poté fare a meno di essere investita da un ondata di malinconia, malinconia di quel padre che mai più aveva rivisto nei suoi innumerevoli anni nella solitudine dello spazio tempo, sentendo di tanto in tanto solo la sua possente voce, senza nemmeno rendersene conto, chiuse gli occhi e lasciò che quell’antico bagliore di passato la investisse con i suoi ricordi:
 
- Memorie di Pluto –
 
Padre e Figlia camminavano per mano tra le nebbie del Tempo:
Papà…come mai quella porta a differenza delle altre che abbiamo visto è chiusa da pesanti catene?”
Il padre guardò nella direzione indicatagli dalla piccola mano della figlioletta e nel voltare il suo viso incorniciato dalla lunga barba, sussultò.
“ Vedi figlia mia, qui ci sono tante porte quanti sono i mondi conosciuti, porte che solo tu potrai aprire oppure serrare…anche per l’eternità. Ebbene, quella porta è una di quelle che devono restare chiuse per sempre, troppo potere è confinato al dì là di quella porta, un potere immenso pari solo al Cristallo d’argento della Regina Selene , mai nessuno dovrà varcare quella soglia e ricorda queste mie parole:
 Ci sarà un momento nel lontano futuro che quella porta verrà varcata e quella soglia verrà violata… solo allora avrai la conoscenza necessaria affinché tu ne capisca l’importanza e il suo reale valore, non mi è permesso rivelare di più, nemmeno a te che sei la mia figlia primogenita, perdonami Sailor Pluto”
 
Con questi pensieri in testa Sailor Pluto ritornò al presente mentre una calda lacrima sfuggita dagli occhi color granato scorse lenta ed inesorabile sul suo viso. Raggiunse quindi il luogo che quel giorno di tanti anni prima aveva raggiunto con una mano stretta nella calda presa del padre. Questa volta però era sola, sola in contro al suo triste destino di Guardiana Solitaria.
Il luogo non era mutato, ricordava perfettamente la geologia e l’intricato intreccio di rovi reso più scenografico dalle splendide rose bianche che sbocciavano regolarmente qua e la su tutta la lunghezza mentre la pianta si inerpicava su per le bianche colonne avorio andando a fondersi quasi con la catena dorata che suo padre aveva fatto forgiare da Vulcano, il fabbro degli dei;  proprio per impedire a chiunque l’ingresso a quella porta; la struttura non sembrava fosse stata violata eppure l’atmosfera attorno al luogo si era fatta più fredda e tagliente, Sailor Pluto si avvicinò cautamente a quella porta e posò la mano sul lucchetto a forma di rosa, omaggio di Vulcano alla bellezza della sua consorte, Afrodite, la madre originaria di Sailor Venus di cui la figlia aveva ereditato tutta la bellezza; il lucchetto non sembrava essere stato aperto o forzato, anzi, appariva sempre integro e lucido come all’epoca del Silver Millennium.
“ Che strano, sembra tutto perfettamente normale , eppure non sono tranquilla, quel sogno fatto mi ha allarmato, ma possibile che sia stato solo un falso allarme?” si disse a bassa voce Pluto volgendo lo sguardo dapprima alla porta e poi al cielo prima di voltare le spalle alla porta e ritornare sui suoi passi. Nel mentre però nell’oscurità di quell’intreccio di rovi due occhi granato, simili ai suoi splendettero seguiti poi da un leggero frusciare di vesti:
“ Non è stato solo un sogno Guerriera protetta da Plutone…” una voce sibilò sinistra nell’aria giungendo percettibile alle orecchie di Sailor Pluto quasi come fosse un alito di caldo vento, poi un ‘ombra tremula si staccò dai rovi e con un balzo si dissolse nello spazio tempo. In contemporanea a quella frattura il Garnet Orb di Pluto si illuminò e un raggio di luce porpora partì dalla sfera e andò a colpire il punto in cui poco prima giaceva l’ombra della misteriosa figura di donna. Pluto si voltò pronta a combattere aveva percepito qualcosa, un qualcosa che attimi prima non aveva percepito,  come se quella sfuggente - cosa - si fosse materializzata e poi subito smaterializzata in un istante; si avvicinò nuovamente alla porta; da essa si levò quindi un piccolo improvviso vortice che andò a scuotere i giovani petali delle rose bianche sbocciate sui rovi della catena,  facendoli cadere a terra.
“ Cos’è stato? Chi va là?” Si chiese la Guerriera pronta a scatenare il suo potere, ma non fu necessario ormai , chiunque  fosse presente in quel luogo poco prima se ne era già andato senza lasciare traccia, se non quel delicato tappeto di bianchi petali.
 
אּאּאּ
 
Mentre Setsuna se ne stava nello spazio tempo a Tokio, sulla bianca spiaggia in riva al mare della baia, le ignare figure delle due giovani donne che condividevano con lei e con Hotaru l’appartamento in pieno centro, passeggiavano silenti in quella notte in cui non riuscivano entrambe a prendere sonno. Una era più alta dell’altra e indossava un paio di pantaloncini corti e una lunga camicia bianca sbottonata a metà , capelli corti color bronzo e occhi color delle tempeste  mentre l’altra,  più bassa della precedente, indossava un abito corto bianco a pois blu e aveva capelli screziati di turchese nella quale spiccava un bellissimo fiore bianco,  due occhi blu come il mare e un dolcissimo viso; entrambe camminavano scalze l’una accanto all’altra e in contemporanea osservavano il cielo scuro e il mare calmo che quella sera vegliavano sui sogni dell’intera città.
Raggiunti gli scogli più lontani vicino ad uno sperone di roccia sulla quale giaceva un faro semi abbandonato , le due si avvicinarono al margine per osservare meglio quella sconfinata distesa d’acqua che congiungendosi all’orizzonte con il cielo, sanciva una millenaria e platonica unione, mare e cielo, Nettuno e Urano, due anime apparentemente distanti che nonostante tutto, sapevano essere integre solo vicine, in quel frangente le mani delle due si sfiorarono inconsapevolmente per poi stringersi in una salda presa come a dire l’una all’altra di non avere paura , di non preoccuparsi del domani che nel passato nel presente e nel futuro, si sarebbero sempre sorrette ed aiutate a vicenda.
Mentre i loro sguardi si spingevano in direzione dell’orizzonte, vicino al faro, non molto distante dalla loro posizione,  sulla punta estrema dello scoglio sulla quale questo era stato edificato, videro un’ insolita figura di donna,  capelli un poco più lunghi dell’altezza delle spalle dalle sfumature bluastre sciolti in lievi onde scomposte, due nastri ai lati a legare due ciocche  e il corpo fasciato in lunghe vesti color dell’alba in un colore che sembrava arancio striato di rosa , quasi bianco, mosse dalla brezza di quella notte ;  in mano stringeva un qualcosa, forse un bastone; le due si guardarono incuriosite e a tratti allarmate:
Chi era quella ragazza?
Cosa ci faceva li sullo sperone di roccia in bilico tra la terra e il vuoto?
Cosa stringeva tra le mani?
 Bastò uno sguardo tra di loro ed entrambe si diressero in sua direzione attirate da un invisibile forza, volevano capire chi era e cosa stava facendo lì in piena notte , quella ragazza sola e abbigliata in vesti che non sembravano nemmeno di questa epoca; salvo poi però fermarsi a pochi metri dalla fanciulla; una forza sconosciuta, quasi un' attrazione gravitazionale inversa le stava respingendo bloccando i loro movimenti, entrambe rimasero basite, cos’era quella forza che le bloccava?
Come era potuta originarsi così in fretta tanto da intuire ciò che loro stavano per fare?
Era una forza strana, sconosciuta ma a tratti similare alla loro, era una forza difensiva, quasi uno scudo generato apposta per tenere lontano qualsivoglia avventuriero notturno. La giovane dal canto suo si accorse dell’avvicinarsi di qualcuno ma non si scompose, volse il viso in direzione delle due,scosse lievemente la testa come a dire loro- no, non intervenite - e poi facendo loro un debole sorriso si gettò dalla roccia nel vuoto sottostante.
“ NOOOOOOOOO” urlò Haruka in direzione di quella figura, sbattendo pesantemente i pugni al niente, un niente che non accennava a cedere. Lo scudo quasi fosse animato di vita propria, respinse i colpi della giovane, rispedendole indietro la sua stessa forza. Haruka  sbilanciandosi per il contraccolpo, si ritrovò  pochi secondi dopo il salto nel vuoto della sconosciuta , distesa a terra su un qualcosa di morbido dal profumo conosciuto, era il corpo di Michiru, intervenuta in suo soccorso. Haruka grata di quel piacevole contatto alzò il suo sguardo cercando gli occhi di Michiru, occhi che non trovò poiché cupi e fissi sulla placida distesa del mare
“ Tutto bene Michiru ?” chiese dolcemente la guerriera di Urano scusandosi con l’amica per poi alzarsi dalla sconveniente posizione. Michiru annuì cercando Haruka che intanto protese la mano per aiutarla. Entrambe si rialzarono e non appena non avvertirono più quell’invisibile muro, in preda ad una strana ansia, presero a correre in direzione di quello sperone di roccia dove poco prima stava la figura della giovane donna. Non appena raggiunsero il luogo, la guerriera di Urano riuscì a percepire una presenza,  presenza che non sembrava a loro ostile . Si avvicinò sicura al ciglio della roccia e guardò giù verso il blu del mare in cui quella sera la luna si specchiava bianca e splendente nel suo quarto, poco dopo la raggiunse anche la guerriera di Nettuno che però giunta sul posto ebbe quasi un mancamento, come se il suo potere in un attimo fosse stato risucchiata dal mare sottostante e poi ridato. Si avvicinò ad Haruka evitando di riferirle ciò che le era appena accaduto, quando si affacciò a sua volta nel mare dove la figura era sparita, sulla scia del chiarore lunare, si scatenò una strana energia che venne ben percepita da entrambe e, una colonna d’acqua si alzò dall'acqua verso il cielo, salvo poi sparire e rivelare al suo interno la figura che sembrava quella della ragazza vista poco prima , l’unica cosa che pareva diversa era la lunghezza della veste, più corta, ancora più insolita,  ma la figura apparve solo come un’ ombra sullo sfondo della luna, e poi, così come apparsa sparì in un vorticare di bolle.
 
אּאּאּ
 
Rei stava dormendo tranquillamente nel suo comodo letto dalle coperte rosse, il suo colore preferito, il suo colore distintivo. Il suo sonno era agitato così come i suoi due fedeli corvi, Phobos e Deimos, Paura e Terrore, i due satelliti di Marte, i due figli di Ares, il dio della guerra suo sconosciuto padre. I due corvi svolazzavano nel cielo plumbeo volando in circolo sopra la stanza del fuoco sacro, non appena videro che la fiamma mistica si era misteriosamente accesa, volarono subito alla finestra della loro signora, la loro principessa. Picchiettarono col lungo becco sul vetro  per svegliarla ma lei era già sveglia.
 Rei nel sentire che anche i suoi fedeli corvi avevano avvertito qualcosa di strano in quella notte, indossò sopra il rosso pigiama, una vestaglia di fortuna abbandonata su una sedia, poi uscì in tutta fretta nell’umida sera per raggiungere la sala della divinazione dove il fuoco sacro si era misteriosamente animato da solo. Non appena mise piede nella stanza avvertì subito un qualcosa di strano, altre volte il fuoco sacro si era animato da solo e, ogni volta si era sempre verificato un qualcosa di spiacevole un avvenimento minaccioso per loro,  per Serenity e per l’intera umanità.
 Rei si sedette a gambe incrociate dinanzi al fuoco e iniziò a recitare la sua formula divinatoria per cercare di capire cosa stesse accadendo visto che dall’ultima battaglia contro Galaxya, la più dura che avessero mai combattuto rischiando la loro stessa esistenza, erano già trascorsi due anni; due anni di pace e tranquillità in cui loro stavano finendo l’ultimo anno di studi alle scuole secondarie e avevano compiuto i 18 anni e,  il Regno di Serenity che salirà al trono all’età di 22 anni  non era ancora giunto. Due anni in cui non erano arrivate minacce ne dal passato, ne dal presente, ne dal futuro visto che con regolare scadenza Chibiusa dal 30esimo secolo mandava a Usagi, la sua futura mamma nonché Neo incoronata regina Serenity, notizie per quel che riguardava il 30esimo secolo ed eventuali stravolgimenti temporali.
Non appena terminò di formulare la sua divinazione il fuoco si animò rivelando al suo interno sette ombre, di cui una molto affine a lei come elemento, il fuoco; sette ombre distinte senza però una chiara visione del loro viso se non sette colonne di diversi colori che dalle stesse si innalzavano verso il cielo, una rossa, una arancio, una gialla, una verde, una azzurra, una indaco e una bianca screziata di viola…poi una nuova e più potente luce e la visione di una porta simile a quella che aveva varcato assieme a Sailor Moon e alle altre quando dal futuro dopo essere stata fatta prigioniera dalla famiglia di Black moon, era tornata nel presente.
Sette ombre, sette colonne, ma qual’era il significato di tale visione?
 
אּאּאּ
 
Hotaru si svegliò, consapevole di essere sola in casa. Fino a poco prima con lei nelle altre camere c’erano Haruka e Michiru , ma poi le aveva sentite uscire chiudendo la porta dietro di se, poi era stata la volta di Setsuna, aveva avvertito lo scatenarsi del suo potere Sailor e sparire, probabilmente era stata richiamata per qualcosa a guardia delle porte dello spazio tempo. Senza un apparente motivo si portò alla finestra aperta, dove una splendida luna si specchiava sul mare poco distante gettando sulla città un alone di mistica luce, subito il suo pensiero corse alla sua regina, Sailor Moon, la principessa Serenity, la futura regina di Crystal Tokio oppure semplicemente Usagi. Quel pallore lunare era uguale a lei al suo immenso coraggio e altruismo, senza sapere il perché il suo ricordo si perse all’ultima battaglia combattuta in cui l’altruismo di Sailor Moon con il suo consapevole sacrificio,  aveva salvato l’intera umanità e le Sailor stesse riportandole in vita e, aveva quindi risparmiato a lei che si era dissolta nella luce del Chauldron come le altre Sailor ,di ruotare il suo Silence Glaive, la falce del Silenzio…la sua arma, l’arma di Sailor Saturn la guerriera della distruzione. Hotaru finalmente dopo quella battaglia era ritornata in vita come guerriera e come persona raggiungendo l’età delle Inner Senshi, 18 anni. Nel mentre la sua mente era persa in quei ricordi, una visione la colse d’improvviso e lei cadde come raramente ormai le accadeva in uno stato di semi incoscienza:
 
“Il regno della bianca luna è in pericolo,
Il regno della terra sta per essere ricostruito ma non sarà Crystal Tokio l’alba di un nuovo inizio.
Terremoti si scateneranno al suo richiamo;
il mare verrà attraversato da maremoti ed incessanti piogge;
il fuoco della saggezza spazzerà montagne e pianure;
il cielo sarà scosso da fulmini e venti di tempesta;
dalle profondità delle stelle si desteranno gli eroi.
Lo spazio tempo sta per essere squarciato;
il sigillo verrà spezzato e tutti sapranno la verità.
I cuori del mondo saranno pervasi dall’odio e a quel punto la Silence Glaive dovrà essere ruotata ancora…ancora per la terza volta il tempo dovrà riavvolgersi.”
 
Sancito ciò Hotaru cadde a peso morto per terra mentre dentro di lei lo spirito di Sailor Saturn le stava urlando di ritornare in se , di essere vigile, una nuova minaccia stava per abbattersi sul pianeta mettendolo in pericolo, ma cosa avevano nuovamente da rischiare loro?
Prima all’epoca del Silver Millennium la regina Selene con il cristallo d’argento in un unico grande sforzo che le costò la sua stessa vita , riportò l’equilibrio sul pianeta Terra facendo rinascere li sua figlia e le sue guardiane Inner senshi mentre le Outer Senshi avevano dovuto stare solo ad osservarne la distruzione ad opera sua, di lei, di Sailor Saturn. Poi era stata la volta dell’assalto della famiglia di Black moon al futuro  per  invadere il passato , convinti di riuscire a cambiare quel futuro in cui solo il provvidenziale intervento di Sailor Moon ma prima ancora di Sailor Pluto che perse la vita arrestando il tempo, riuscirono a fermare; poi era stato il suo momento, lei vista come unica nemica da distruggere, li il mondo era stato sul punto di collassare su di se e solo il potere di rinascita di Sailor Moon era riuscito a ricreare il tutto nel momento in cui quel tutto aveva avuto fine ed inizio, estirpando il male dalla Terra; era stata quindi la vota di Nehellenia,  colei che voleva governare la Luna servendosi del potere di Helios e del Regno d’oro del Principe Endymion, infine era giunta Galaxya posseduta da Chaos la madre di tutti i mali che si erano abbattuti sin dalla notte dei tempi su Silver Millennium e ora…avevano già rischiato il tutto, perdendo persino la vita e la loro essenza, cosa avrebbe potuto accadere ancora?
 Questa volta il tragico finale della falce del silenzio avrebbe avuto un risvolto negativo?
 Quando erano nel Chauldron e furono chiamate ad una nuova scelta, Guardian Cosmos, l’essenza protettrice degli Star seeds , i cristalli che contraddistinguevano una guerriera sailor, si era rivelata a loro dicendo che il male si era dissolto nel Chauldron ed era stato ridotto se non eliminato in piccoli frammenti innocui, da dove derivava allora questa nuova minaccia?
 
אּאּאּ
 
Amy se ne stava assopita  dopo ore di studio sulla scrivania della sua stanza con la testa poggiata ad un braccio mentre nella mano libera stringeva un’ insolita cartolina; chiaramente era stata dipinta dal padre, ne riconosceva la pennellata, questa volta non era arrivata nel giorno del suo compleanno come suo solito, ma era arrivata così per posta come un ordinaria cartolina, sul retro c’era scritta una frase:
-Ho visto in un frangente questo mare e questa figura che mi ricordava di te, mi pareva una veduta bellissima e ho deciso di immortalarla così come la ricordavo per fartela avere. Non è la solita cartolina di compleanno quella arriverà a suo tempo ma questa è un mio personale dono per te, per te che sei la mia bellissima figlia.-
Sul davanti vi era rappresentato uno splendido mare al tramonto, i colori erano meravigliosi e in un angolo in piedi irta su uno scoglio c’era una figura di spalle dal corto caschetto violaceo , era avvolta in vesti lunghe e azzurre screziate di turchese , sembrava una ninfa ma come lei ben sapeva vista la sua razionale mente , le ninfe non esistevano se non nella fantasia di chi anni prima aveva scritto incantevoli fiabe; Amy nel dormiveglia del momento ,sentì la porta aprirsi, poco dopo alla porta della sua camera probabilmente attirata dalla luce della abajure ancora accesa,  apparve sua madre come al solito elegantissima nel suo tailleur di ordinanza e con gli occhi cerchiati di scuro, aveva fatto nuovamente tardi per effettuare un operazione d’urgenza salvando la vita ad un uomo colpito da malore.
“ Amy tesoro, sei ancora sveglia?” chiese mentre la figlia si stava alzando dalla scomoda posizione stropicciandosi gli occhi, solo in un secondo momento si accorse della cartolina che la figlia adorata stringeva tra le mani.
“ Si…ho finito di studiare e devo essermi appisolata” le rispose la giovane con dolcezza
“ Scusa se ho fatto tardi, ma ultimamente sempre più persone giungono in corsia quasi alla fine del mio turno e non posso ignorarle…” controbatté con un sorriso, poi si fermò e cambiò il filo del discorso:
“ Ma che bella cartolina? Te la manda papà? Ma non mi pare sia il tuo compleanno! Che giorno è oggi?” fece lei allarmata
“ Mamma non preoccuparti, non è il mio compleanno, si me la manda papà” disse Amy porgendole l’immagine
“ Che bel tramonto, tuo padre è proprio un artista…” detto ciò il suo viso stanco e sereno di poco prima divenne triste e gli occhi le si fecero lucidi “ Meglio che vada a dormire, sono un po’ stanca. Buonanotte figlia mia.” Concluse la madre.
“ Buona notte a te ” Detto ciò la ragazza si alzò dalla scrivania dirigendosi a letto spegnendo la luce.
 
אּאּאּ
 
Makoto avvolta in una lunga maglia color muschio di almeno due taglie più grandi della sua, se ne stava comodamente seduta sul divano a tinte floreali  guardando una replica della sua soap opera preferita, quella notte non riusciva a dormire, faticava a prendere sonno, eppure non aveva mangiato pesante ne bevuto caffè. Niente non c’era verso di addormentarsi.
Dalla porta finestra leggermente aperta filtrava un filo d’aria, portando con se gli sprazzi dei profumi dell’autunno che ormai era quasi giunto. Una brezza leggera danzando si insinuò dietro il suo collo scivolandole lungo la schiena procurandole un brivido. A quella lieve carezza si irrigidì e si alzò di malavoglia dal divano,  mettendo in pausa il programma per andare a chiudere la portafinestra che dava sul balcone dove teneva una parte dei suoi meravigliosi fiori.
Adorava la natura, la adorava in ogni sua sfaccettatura; nonostante il suo animo ribelle, Makoto in realtà possedeva un cuore molto sensibile.
Raggiunto il balcone , la ragazza uscì fuori a controllare che la sua serra fosse apposto , quel vento non le piaceva e si sentiva stranamente inquieta. Risistemato il telo per coprire le sue pianticelle, fece per rientrare, ma nel muoversi con un movimento molto naturale, si ritrovò con il viso a guardare un qualcosa di insolito. Un qualcosa che la incuriosì parecchio.
Nell’appartamento accanto  al suo che lei aveva sempre saputo essere disabitato, ora vi era accesa una luce. Al momento pensò fosse solo un’ illusione dei suoi occhi stanchi nonostante l’insonnia invece poi, restando ad osservare quel bagliore si rese conto che era costante quindi per forza di cose vi era una luce che brillava
“ Che strano…” si disse più per circostanza che per altro, restando a fissare per un tempo indefinito, quel timido bagliore che si intravedeva creando un  alone sul pavimento piastrellato del balcone. Un rumore improvviso , una porta si aprì con un cigolio e, un ticchettio di passi  la fece sussultare.
La porta finestra dell’appartamento che stava osservando si spalancò e da essa ne uscì sul balcone una ragazza dai lunghi capelli biondi e lisci portati all’indietro, con un timido e singolo ricciolo a ricaderle solitario sulla fronte in modo piuttosto sbarazzino ma sensuale. Era fasciata in un aderente abito a maniche lunghe color fragola che le arrivava al ginocchio, una cintura argentata segnava il punto vita. Makoto resto per un tempo che le parve un’eternità a capire chi fosse quella donna sconosciuta, se fosse un qualcuno di già visto, ma nulla che le ricordasse quel profilo greco. La ragazza in questione sentendosi probabilmente osservata, si voltò verso di lei fissandola a sua volta intensamente negli occhi color muschio con i suoi, color smeraldo. Le sorrise amabile prima di rivolgerle la parola:
“ Scusami…ti ho forse svegliata? Non mi sono resa conto dell’orario e non ho l’abitudine di togliere i tacchi quando entro in caso, ero abituata a stare in una casa singola, ma ora credo che debba rivedere le mie abitudini.”
L’espressione del suo viso sembrò molto dispiaciuta per l’accaduto.
“ No, non preoccuparti, non è colpa tua, ero sveglia. Questa notte non riesco a prendere sonno.” Rispose Makoto gentile , nonostante avesse una strana sensazione a proposito di quello strano quanto insolito incontro.
“ Prova con una tisana alla melissa e malva, è un rilassante naturale… ma credo tu lo sappia già”
Detto ciò così come venuta, con un sorriso sparì rientrando in casa.
Makoto dal canto suo era sempre più sorpresa.
Che sia stata solo un coincidenza che quella sconosciuta avesse nominato proprio la sua tisana preferita?
 
אּאּאּ
 
Minako si girava e rigirava nel letto, era un sonno travagliato e confuso.
Artemis più volte venne sbalzato giù dal letto per i bruschi movimenti della sua padrona,chiedendosi se Minako stesse sognando oppure stesse vivendo un incubo.
Con un salto le si avvicinò, posando il suo musetto bianco e peloso contro la guancia della ragazza, quel gesto semplice ma gentile sembrò calmarla almeno per un po’.
 
La mente di Minako quella notte era percorsa da sentieri strani e oscuri, sentieri inesplorati che nemmeno lei sapeva di conoscere. Vedeva davanti a se una strada in salita, una scalinata in pietra , ai lati di essa vi erano dei fiori bianchi a costeggiarla, Rose. Rose che si inerpicavano su colonne in fragile cristallo andando a formare in altezza intrecciandosi tra di loro, suggestivi archi. In cima alla scalinata, vi era un’ ombra, un’ ombra che non riconobbe, troppa era la distanza e da li le apparve solo come una sagoma scura….fissò intensamente quella figura cercando di capire chi fosse ma non ottenne nulla, un attimo prima vi era  la figura, un attimo dopo essa stessa era sparita e, le rose prima bianche si stavano colorando di cremisi.
 
Un urlo, Minako si svegliò di soprassalto piuttosto spaventata. Artemis le fu subito accanto.
“ Minako cosa è successo?”
“ Non lo so Artemis…un incubo, solo un incubo ma sembrava così reale…” pronunciò queste parole con titubanza mentre prese ad asciugarsi la fronte. Se davvero era stato solo un incubo , doveva averla spaventata molto visto che aveva la maglia del pigiama completamente bagnata sulla schiena. Doveva cambiarsi e, non appena mise piede fuori dal letto, sentì attorno a lei uno strano profumo, un delicato profumo di rose.
 
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Usagi era da poco tornata da casa di Mamoru. Ormai erano una coppia a tutti gli effetti e, anche i suoi genitori e suo fratello lo sapevano, quindi non facevano più strane scenate quando li vedevano assieme oppure si tenevano per mano, soprattutto suo padre.
Raggiunse la porta della sua camera togliendosi le scarpe e, gettandosi letteralmente sul letto ancora vestita, con i pantaloni beige e l’ampia maglia arancio sopra la canotta nera, era tardi e l’indomani aveva scuola. L’ultimo anno di scuole secondarie superiori , l’anno in cui avrebbe dovuto scegliere il suo futuro pur sapendo che esso era già stato scritto mille  anni prima.
Chiuse gli occhi abbandonandosi sulla morbida consistenza del piumone lilla mentre i pensieri l’accompagnavano nel suo sonno verso il mondo di Helios.
Era ancora sopita , serena e, sembrava che niente più potesse distrarla dal sonno eppure una strana e lontana melodia prese a riecheggiare nelle orecchie, una melodia dolce ed arcana, antica quanto il mondo . Usagi disturbata da quel suono che pareva d’arpa, sbatté gli occhi blu stiracchiandosi pigramente cercando con gli occhi Luna che, dal canto suo, dormiva placidamente sul cuscino della sedia vicino alla scrivania.
 Si girò su un fianco rannicchiando le gambe, pensando che quel suono fosse stato solo frutto della sua immaginazione volgendo però d’istinto uno sguardo assonnato verso la finestra. Le tende erano ferme immobili, ma i vetri della finestra tremarono lievemente dopo una folata di vento improvvisa, forse quel suono che aveva sentito era solo la voce dell’elemento che soffiava tra le strette vie cittadine, generando il delicato suono, ma la finestra era chiusa, non vi erano spifferi, non avrebbe potuto udire così chiaramente la melodia.
Incuriosita dalla cosa, ma consapevole che probabilmente era solo frutto della sua mente, Usagi si tirò a sedere stropicciandosi gli occhi portandosi accanto alla finestra.
Fuori il cielo era scuro, blu , ma in lontananza si potevano vedere dei nuvoloni addensarsi. Nulla di strano, nulla comunque a che vedere con la melodia percepita. Tutto relativamente normale.
Fece per ritornare a dormire, ma scorgendo il suo riflesso nella trasparenza della finestra, oltre alla sua figura ancora abbigliata, scorse dell’altro. Non molto distante da casa sua, seduta sul bordo di un balcone illuminata dalla luce proveniente dall’interno dell’appartamento, vide la figura di una ragazza dai lunghi capelli rossi, almeno così sembrava vista la distanza, in mano stringeva qualcosa, forse uno strumento a corde, alcuni riflessi ingannavano sulla reale forma dell’oggetto.
Incuriosita da ciò vista l’ora tarda ma, essendo comunque ancora vestita, uscì sul balcone che si affacciava sulla strada davanti all’ingresso di casa sua, posò entrambe le mani sulla parte alta della balconata e, rimase a fissare quasi ipnotizzata quella figura. Più la fissava concentrandosi su di lei, più chiara percepiva la melodia, a quanto pare era proprio quella ragazza ad emetterla con lo strumento che stringeva tra le mani.
“ Che bella melodia..” sussurrò Usagi d’istinto; come se la ragazza dai capelli rossi avesse percepito il suo pensiero, alzò lo sguardo e le due si ritrovarono a guardarsi seppur da lontano
La bionda si sorprese mentre la rossa si alzò dalla sua posizione e, ritornò in casa.
La melodia sparì con lo sparire della ragazza, mentre le ultime note riecheggiavano lente disperdendosi nel vento.




 

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