Del colore dell'ametista

di Nyssa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New generation ***
Capitolo 2: *** Unghie rosse ***
Capitolo 3: *** In fondo al corridoio ***
Capitolo 4: *** Megamix ***
Capitolo 5: *** Discorrendo di morte e di amore ***
Capitolo 6: *** Halloween nightmare ***
Capitolo 7: *** Cenerentola di sangue ***
Capitolo 8: *** Il gioco degli equivoci - Parte I ***
Capitolo 9: *** Il gioco degli equivoci - Parte II ***
Capitolo 10: *** L'ombra dei sentimenti ***
Capitolo 11: *** Una cura per l'età cretina ***
Capitolo 12: *** Lezioni di teoria ***
Capitolo 13: *** Mistery tale and other stories ***
Capitolo 14: *** Istituto di Magie e Arti Orientali MahoRa ***
Capitolo 15: *** Amori impossibili ***
Capitolo 16: *** Essere o non essere ***
Capitolo 17: *** Moonlight shadow ***
Capitolo 18: *** Black Moon ***
Capitolo 19: *** Merry Christmas ***
Capitolo 20: *** Peter Pan, Capitan Uncino, Wendy e Trilly ***
Capitolo 21: *** Rago e Dresda ***
Capitolo 22: *** P.S. I love you ***
Capitolo 23: *** Agitare con cura ***
Capitolo 24: *** Il bagno dei Prefetti ***
Capitolo 25: *** Capitolo della confusione ***
Capitolo 26: *** Orgoglio e Pregiudizio ***
Capitolo 27: *** Voldemort? ***
Capitolo 28: *** Lord & Lady ***
Capitolo 29: *** Game Over ***
Capitolo 30: *** Big Big World ***
Capitolo 31: *** Vanilla Rouge ***



Capitolo 1
*** New generation ***


La stazione di Londra era affollata come tutti i giorni

Ciao a tutti e bentornati!

O meglio, bentornata a me perché sono io che sono stata assente per un po’ e non voi…

Comunque sia, praticamente terminata la stagione degli esami, ho deciso di rimettermi a pubblicare perché ho scoperto che è tremendamente difficile passare il tempo senza scrivere e, soprattutto, senza avere la pressante scadenza del capitolo da postare, evidentemente ho dei preoccupanti sintomi di masochismo acuto.

 

Come promesso in tutte le salse e in ogni fic, ho finalmente dato il via ad una nuova storia, anche se nuova è per modo di dire visto che si tratta del sequel delle famose (spero) Relazioni Pericolose che avevo finito quest’inverno.

Protagonista della vicenda è la nuova generazione di Hogwarts composta dai figli dei personaggi che avevano popolato la mia prima storia. E ovviamente ritroveremo tutti quelli passati, dal primo all’ultimo con qualche new entry.

Mi auguro davvero che questa storia vi piaccia e vi ringrazio per avermi spronata a cominciarla, non credo che da sola avrei avuto sufficiente coraggio per postarla visto che, in genere, non sono una a cui piace fare i seguiti, ma in questo caso ci stava, ci sarebbero ancora un paio di misteri che è il caso di svelare e che avevo deliberatamente lasciato in sospeso.

 

A questo punto, dopo una lunghissima prefazione, vi lascio al primo capitolo, il “Prologo”, ricordandovi che questo è solo l’inizio e che la storia vera e propria, dal prossimo aggiornamento, si sposterà di sei anni avanti.

Buona lettura a tutti e, mi raccomando, lasciatemi un commentino! Ogni cosa è ben gradita ^_^

 

Nyssa

 

Del colore dell’ametista

 

La stazione di Londra era affollata come tutti i giorni.

Passeggeri che andavano e venivano si accalcavano sulle lunghe pensiline creando una cacofonia stridente con l’armonia delle forme che avevano dato vita a quel prodigio architettonico un po’ in stile liberty, un po’ in stile art déco.

Lingue di tutto il mondo erano riconoscibili in capannelli di viaggiatori appartati per discutere, nei gruppetti di turisti con lo zaino in spalla e le scarpe da ginnastica, tra gli uomini d’affari che si apprestavano a salire sulla prima classe di qualche lussuoso treno.

I colori potevano facilmente formare la tavolozza disordinata di qualche pittore impressionista, così come le scene che si sarebbero potute dipingere con una macchia di colore: una valigia, un’altra per l’elegante cappello di una signora e l’ultima per la lucidissima locomotiva del treno in partenza.

L’altoparlante emetteva a getto continuo informazioni in varie lingue sui convogli in partenza dal binario 17, 15, 3 e altri, invitando i passeggeri ad affrettarsi e a non sostare nell’apposita zona gialla vicino ai binari.

I capotreno, nella consueta divisa rossa e nera, si muovevano come attori d’esperienza su di un palcoscenico multietnico, sventolando ora una bandierina ora un cartellino, dispensando informazioni ai passanti, chiacchierando o fumando una sigaretta sotto la cupola di vetro che sovrastava la grande hall.

I venditori ambulanti percorrevano con i loro carretti colmi di cibarie i marciapiedi e urlavano le prelibatezze da acquistare; qualche inventore pazzo aveva messo a disposizione degli avventori strampalate forme a due ruote più manubrio che si muovevano rapide tra la gente come monopattini.

 

Harry Potter ne scansò uno per miracolo prima che investisse il carico di bagagli che stava spingendo come un facchino lungo il binario 9 guardandosi attorno.

Inveì mentalmente ricordandosi di non dire parolacce di fronte alla sua prole e si voltò a guardarla: cinque bambini di età assortita lo seguivano come gli anatroccoli seguono la loro mamma, i carrelli di uno legati a quello del seguente nel vano tentativo di non perdere pezzi per strada; Ginny, in fondo alla fila e con l’ultima nata per mano, gli sorrise solidale, comprendendo quanto doveva essere complicato per lui fare il serio capofamiglia, Harry annuì e proseguì con stoica invidiabilità.

 

Di fronte a lui si prospettò il muro che separava il binario 10 dal 9 e fu come se il tempo cominciasse a scorrere a ritroso, ricordandogli i sette anni che anche lui, come i suoi figli, aveva attraversato quel pilone con un misto di timore e orgoglio, un anno lui e Ron ci erano pure andati a sbattere contro. Oltre si apriva il meraviglioso mondo magico.

La prima volta che vi aveva messo piede era stato con Ron, anche quella volta, e nessuno sapeva ancora chi fosse o cosa succedesse dall’altra parte, Hagrid aveva pensato bene di tagliare la corda prima di spiegargli come raggiungere l’Hogwarts Express e così era stato costretto a chiedere informazioni alla mamma di Ronald.

A quel tempo era il suo primo anno e Ginny, invece, doveva ancora cominciare la scuola, ricordava che gli aveva augurato “buona fortuna”, due parole che, lì per lì, non si era neppure accorto di aver sentito, ma che erano tornate con i ricordi di allora come, forse, un piccolo segno del destino.

Adesso toccava ai suoi figli attraversare per la prima volta quel varco e, senza dubbio, l’avrebbero fatto con un timore decisamente diverso dal suo: non c’erano pericoli oltre e neppure a Hogwarts, non avevano necessità di lasciare una famiglia e una vita di maltrattamenti e, senza dubbio, avevano più dimestichezza col mondo magico di quanto l’avesse avuta lui.

Prese un profondo respiro, come faceva sempre in onore dei vecchi tempi, e tirò la carovana oltre la barriera di mattoni rossi.

 

Quando riaprì gli occhi il meraviglioso binario 9 e ¾ si apriva di fronte a lui in tutto il suo splendore, illuminato dalla luce del mattino e dai grossi lampadari appesi sopra le loro teste.

L’antico treno a vapore nero e rosso con lo stemma della scuola dipinto sulla locomotiva stazionava sui binari, inondando l’aria di candido fumo e rendendo l’atmosfera magica, esattamente com’era.

Il carrello di sua figlia andò a collidere violentemente con il suo polpaccio, si morse le labbra e cercò di contare fino a cento prima di esplodere in una qualche imprecazione scelta a caso tra il repertorio che aveva collezionato proprio a Hogwarts.

Si voltò per dire alla sua primogenita di fare attenzione e la trovò a battibeccare con un rosso di sua conoscenza

-          Mi hai fatto male, Jeff! – stava protestando la piccola Potter rossa come un pomodoro

-          Dai, Scricciolo, non sei contenta di rivedermi? – stava invece chiedendo quello che, senza ombra di dubbio, era il primogenito di Ronald Weasley e Pansy (ex)Parkinson

Jeffrey dimenticò momentaneamente la cugina per stringere amichevolmente la mano a Jack, l’altro figlio di Harry.

L’ormai ex bambino sopravvissuto scrollò sconsolato la testa a vedere quella scena quotidiana, i gemelli veri e i gemelli finti.

Chi erano i gemelli veri e i gemelli finti?

Beh, i “gemelli veri” erano i suoi figli, Jacob ed Hestia Potter, mentre i “gemelli finti” erano Jacob e Jeffrey.

Era una dicitura che aveva inventato Ginny quando i bambini avevano cominciato a diventare amici e i due maschietti avevano dimostrato di avere molti più punti in comune di quanto ne avessero i due Potter.

Alla fine, Jack e Hestia si assomigliavano solo esteriormente, entrambi con i suoi capelli scuri e gli occhi verdi, ciascuno, però, aveva ereditato il carattere di uno dei genitori, quindi, se Jack gli assomigliava come se fosse suo fratello, Hestia era la copia sputata di sua madre quando aveva la sua età.

In compenso, nulla si poteva ancora dire degli altri tre marmocchi che seguivano i fratelli maggiori al loro primo ingresso a scuola: Tristan, William e Grace.

I tre non erano ancora né carne né pesce e non si sapeva che cosa sarebbero diventati in futuro, Grace, poi, aveva solo tre anni.

 

Sbucando a stento dalla calca, il padre di Jeff andò ad abbracciare quello che era ancora il suo migliore amico, non senza che la scena di amicizia non venisse interrotta da due bambini che gli tiravano i pantaloni chiedendogli dove fosse la mamma e cosa facesse la mamma e anche perché la mamma…

Rinunciando a chiedere a Harry le novità, come se non si fossero visti solo il giorno prima, si guardò intorno, riconoscendo il caschetto nero sbarazzino di Pansy e chiamandola a gran voce, occupandosi poi delle due piccole pesti che erano i suoi ultimi nati.

Pansy arrivò e li prese entrambi per mano, salutando Ginny e guardando suo figlio che stava casualmente litigando con Hestia, addio tranquillità!

-          Dove eri finita? – gli chiese Ron scostandola appena in tempo da uno studente impazzito che guidava il suo portabagagli come se si trovasse a Indianapolis

-          C’erano Neville e Daphne là dietro, un giornalista li stava intervistando – spiegò la mora voltando la testa, non sufficientemente coraggiosa da mollare di nuovo la presa su uno dei suoi figli che, con ogni probabilità, avrebbe fatto in tempo a ritrovarsi in Cina mentre spostava appena lo sguardo.

-          Ci sono anche loro? – domandò il marito

-          Credo che la seconda cominci la scuola quest’anno – spiegò Harry che, giusto la sera precedente, si era dovuto sorbire la lista dei nuovi studenti che sua moglie aveva stilato

-          Infatti! – intervenne la mora – Karen ha compiuto undici anni e inizierà assieme ai nostri

-          Ma non ne avevano già una? – s’intromise Ron

-          Guarda che Ciel ha cominciato l’anno scorso – fece notare severa la ex Slytherin tirando una gomitata significativa al marito

-          Già

Una voce attirò l’attenzione del gruppetto e Paciock con la sua sposa casualmente incinta si presentarono al gruppo sfoggiando un raggiante sorriso.

Neville era quello che veniva chiamato “Ministro della magia” e quello era il motivo per cui la gente si scostava al suo passaggio e lo guardava strano e i giornalisti avrebbero voluto rapirlo e metterlo sotto interrogatorio.

L’aria un po’ paffuta di un tempo non era cambiata, neppure come l’aspetto leggermente infantile del viso, in compenso il bellissimo gessato grigio concorreva efficacemente a dargli quell’aria dignitosa di cui necessitava un personaggio del suo calibro.

Daphne invece era una signora bellissima, i capelli biondi erano ora raccolti in una coda, ma più spesso, alle feste del Ministero, fermati sul capo.

Al momento aveva messo al mondo sei figli, o meglio, sei figlie, tutte femmine, e sembrava non aver intenzione di smettere.

-          Hai visto Hermione? – le chiese Ginny

La bionda annuì e indicò una delle carrozze

-          Probabilmente sta salutando Leonard prima di lasciar partire la piccola – le tre mamme annuirono, sapendo cosa significava doversi liberare di uno dei propri “pulcini”.

-          Forse è meglio che la raggiungiamo noi – propose Harry avviandosi al treno

Passo dopo passo persone, bauli, carrelli e animali urlanti vennero spostati, non senza una notevole difficoltà da parte dei rispettivi proprietari e il sempre meno ferreo autocontrollo di Potter rischiava davvero di volarsene via in un battito d’ali.

 

Come precisato da Daphne, la ex brillante Grifondoro era accanto al treno e stava sorridendo solare a quello che era il suo primogenito, Leonard.

Quello stesso Leonard che era arrivato un po’ troppo presto quando stava ancora frequentando l’ultimo anno di scuola e che assomigliava un po’ troppo a Malfoy.

Tra tutta la uova generazione, era senz’altro quello che aveva subito di meno il passaggio da casa a scuola, anche perché lui Hogwarts la conosceva già da prima di venire al mondo.

Ovviamente era stata tutta colpa di Malfoy, come al solito.

In compenso, il suddetto, se ne stava accanto alla moglie con la solita aria strafottente stampata sul viso, la mano incrociata a quella che una volta si chiamava “Granger”, privilegio che aveva ormai perso da più di una decina d’anni.

 

Gli occhi dorati di Leonard, identici a quelli della mamma, si alzarono mentre saliva la scaletta del vagone e scorsero la marmaglia che si avvicinava con sguardi luccicanti: papà non ne sarebbe stato felice.

Parlò alla ex Gryffindor e le indicò il gruppetto, sua madre esultò e la felicità era perfettamente riconoscibile tra le iridi, suo padre, invece, probabilmente avrebbe voluto potersi smaterializzare e tornare a casa prima di incontrare il resto della “plebe”.

Troppo tardi perché Potty aveva alzato la mano attirando l’attenzione della sua migliore amica, lasciandosi in un abbraccio felice. Draco si premurò di incenerirlo con lo sguardo per la troppa confidenza che si prendeva con sua moglie e si rifiutò di lasciarle la mano.

-          Hai finito? – gli domandò quando, finalmente, le braccia si allontanarono dalle spalle della donna

Harry sollevò gli occhi, come se la cosa non si ripetesse ogni volta che si incontravano, comportamento curioso visto che le loro due sezioni di Auror lavoravano spesso a stretto contatto.

-          Leonard, vieni a salutare lo zio Harry! – urlò Hermione al figlio che stava già per scomparire oltre la porta d’ingresso

Il ragazzo, ormai al secondo anno, confabulò con uno dei suoi compagni e scese nuovamente, andando a piazzarsi accanto al padre e sfoggiando un affascinante sorriso, falso quanto quelli che era costretto a fargli anche Draco quando andavano a trovarlo.

La cravatta verde e argento, simbolo distintivo dei Serpeverde, risaltava sul nero della divisa, un poco allentata sulla camicia bianca.

Se qualcuno aveva detto che non si poteva migliorare Draco Malfoy, ebbene, non aveva mai conosciuto Leonard.

Peccato solo che dal padre, oltre ad una consistente dose di bell’aspetto, avesse ereditato il proverbiale carattere di merda.

I capelli erano biondi dell’esatto colore del grano, più scuri di quelli di suo padre, e gli occhi dorati, il corpo longilineo era perfettamente vestito dal nero degli abiti della divisa che, addosso a lui, parevano usciti dalla più prestigiosa maison di Diagon Alley.

-          Zio Harry – disse l’oggetto de suo esame con un tono assai discutibile

Lo zio in questione comprese quanto dovesse aborrire quell’inesistente parentela e si accontentò di quelle due parole stringate.

-          Quale dei tuoi figli parte, quest’anno? – chiese Ron alla sua amica

-          La seconda – puntualizzò Hermione orgogliosa come ogni mamma – vieni Gardis, saluta gli zii

Una bambina di undici anni dai capelli dello stesso colore di Draco Malfoy sbucò da dietro la gonna della madre e si posizionò tra i due genitori.

La guardò: inconfondibilmente Malfoy, il suo viso era tutto un programma e, per sottolineare la cosa, le sopracciglia della ragazzina si sollevarono in un gesto fin troppo famoso ereditato da uno a caso dei suoi genitori.

Harry si sentì un tantino insignificante sotto quello sguardo che percorreva ad uno ad uno tutti i presenti, catalogandoli come si fa con una collezione di farfalle in disordine; già, perché se era l’espressione a incutere timore, i suoi occhi stavano addirittura terrorizzando qualcuno.

Gli occhi… uno dorato, quello di sinistra, che brillava come l’ambra sotto il sole, e uno argentato, quello di destra, che lanciava bagliori come un cristallo.

E lei pareva perfettamente a suo agio in quella sua piccola diversità.

 

Harry deglutì.

Nonostante la conoscesse praticamente da quando era nata, ogni volta guardarla negli occhi si era rivelata un’impresa piuttosto complessa, soprattutto perché l’aria di superiorità che era stampata tra i lineamenti fini riusciva a distruggere la fiducia in se stesso che, in genere, una persona adulta possiede.

-          Ciao – disse lei come se lo sconcerto di tutta quella gente la divertisse, non c’era trasporto nella sua voce, ormai troppo avvezza a scene analoghe.

Da dietro il cumulo di valigie dei Paciock comparve una testolina coi capelli color del miele e gli occhi celesti, sorrise al riconoscere la sua amica, casualmente al centro della scena

-          Gardis! – urlò lanciandosi in avanti e abbracciandola

-          Karen!

Le due si strinsero in un abbraccio e mostrarono l’un l’altra un braccialetto con tre pendagli: una luna, una stella e una saetta

-          Dov’è Hestia? – chiese Gardis sollevando gli occhi su Harry Potter

Meccanicamente il bambino sopravvissuto allungò un braccio fino ad indicare sua moglie che si scostò rivelando la figlia intenta a litigare con Jeff Weasley.

Accorgendosi improvvisamente del varco che si era creato verso di lei, la ragazza dimenticò momentaneamente gli insulti del rosso e si guardò attorno senza capire: in fondo al piccolo corridoio di persone stavano altre due ragazze della sua età, la più alta sfoggiava la classica espressione di chi la sa lunga sulla questione e quel siparietto l’aveva già visto almeno un migliaio di volte, l’altra, invece, era semplicemente contenta.

Gardis e Karen.

Fece per correre incontro alle due quando Jeff la fermò per un polso

-          Non dimentichi qualcosa? – le chiese il cugino sventolandole davanti al naso una sottile catenella con tre ciondoli; la bocca di lei si allargò per mandarlo a quel paese, ma poi decise semplicemente di strappargli dalle mani il monile e corse con quello verso le sue amiche mentre Jack affiancava finalmente Jeff e i due ridevano insieme della stupidità un po’ congenita dell’altra sorella.

 

Hermione controllò l’ora sull’orologio da polso e poi il treno che sbuffava

-          Sarà il caso che vi sbrighiate o non troverete più di posto – informò

Sua figlia annuì, la donna si abbassò piegando le ginocchia e aspettò che Gardis le desse un bacio, poi, cercando di non ridere troppo dell’espressione schifata dell’altro figlio, posò un bacio sulla fronte e pregò che non combinasse qualche pasticcio.

Tirando le altre due ragazze per le maniche dei rispettivi vestiti, l’ultimogenita dei Malfoy cominciò a salire la scaletta per andare ad accaparrarsi uno scompartimento.

-          Tu aspetta – disse Draco serissimo acciuffando il figlio per il bordo della camicia che sbucava dal mantello nero

Leonard chiuse un occhio e aspettò; Draco si abbassò finché le labbra non furono all’altezza dell’altra orecchia

-          Se le succede qualcosa poi facciamo i conti, chiaro? – lo informò dandogli poi una pacca sulla schiena e rimandandolo per la sua strada: non c’era bisogno di risposta, era semplicemente un ordine.

Hermione scosse la testa, come se la loro piccola Gardis non sapesse sufficientemente badare a se stessa…

Jeff e Jack seguirono le ragazze e, l’attimo dopo, la porta si chiuse dietro le loro spalle.

Maghi e streghe si allontanarono dal vagone aspettando che partisse, Hogwarts sarebbe stata una grandissima avventura anche per i loro figli, per quanto li riguardava, loro si erano divertiti molto e, forse, ci sarebbero quasi ritornati volentieri.

-          Vieni Malfoy, brindiamo ai figli che partono per la Scuola – inneggiò Potter

-          Ma non ce l’hai mai qualcos’altro da fare che scassare le palle? – lo informò il biondo che nel tempo non aveva perso il consueto modo di fare e, ormai, non doveva più trattenersi di fronte ai suoi bambini

-          E tu non ce l’hai un maledetto giorno con la luna dritta, stupida serpe?

Hermione avrebbe giurato che quei due si divertissero ad insultarsi e non osava pensare alle parole che dovevano lanciarsi quando erano al lavoro, incontrandosi almeno una mezza dozzina di volte per i corridoi del Ministero, ancora un po’ e avrebbe quasi potuto affermare che suo marito la tradisse con il suo migliore amico.

E a proposito di migliori amici, che fine aveva fatto Blaise?

-          Draco, Zabini che fine ha fatto? – chiese lei guardandosi intorno e indicando la folla che sciamava verso l’uscita

-          Andrà a salutarli a Hogwarts alla prima occasione, l’hanno trattenuto in Francia più a lungo del previsto – rispose con un’alzata di spalle il marito

-          Bene, allora brindiamo anche a Blaise e alle sue sottane! – gridò Harry, contento

-          Se è come quello che mi hai offerto a scuola l’ultimo anno, preferisco bere uno degli schifosissimi intrugli di Piton

-          Ancora grazie che sono stato gentile, quella volta – si lamentò Potty

E tutti insieme si diressero verso uno dei molti pub della strada dei maghi.

 

*          *          *

 

Gardis si sedette in uno degli scompartimenti ancora liberi e appoggiò la borsa accanto a sé, guardando la città che scompariva veloce oltre il finestrino con le sue case e i suoi palazzi, i grattacieli della City, i parchi verdi, i quartieri alla moda e quelli signorili, le casette allineate con il giardinetto curato, sempre più rade finché fuori non si riconobbe che una distesa verde di prati e campi.

-          Hai rischiato di nuovo di perdere il braccialetto, eh? – chiese all’amica che era seduta sul sedile di fronte a lei, Hestia fece sbucare la lingua dalle belle labbra

-          Non lo faccio apposta – protestò – ma la chiusura si slaccia sempre e mi cade

Beata pazienza…

Quel braccialetto aveva un significato particolare, c’era un simbolo per ciascuna di loro: avevano deciso di scegliere una metafora di ciascuna e portare quel piccolo segno di amicizia sempre con loro; Hestia non lo dimenticava di proposito, ma era un po’ distratta e loro questo lo sapevano, perciò la perdonavano ogni volta.

Il suo simbolo era la saetta, come la cicatrice che suo padre aveva ancora sulla fronte, un po’ coperta dai capelli, ormai, ma che aveva suscitato l’ammirazione e lo sconcerto del mondo magico, ai tempi dei tempi.

Karen era la stella, piccola e brillante come quell’astro nel cielo.

E lei era la falce di luna, perché? Beh, era un piccolo segreto…

 

Una testa con capelli scuri sparati in ogni direzione s’insinuò nel vano della porta, subito seguita da una altrettanto disordinata di ciuffi rossi

-          Possiamo stare con voi? – chiese il primo – il treno è tutto pieno

Hestia annuì, come se dire di sì le costasse un grande sacrificio, più che altro per il gemello di suo fratello che per Jack in particolare.

-          Avete visto Leonard da qualche parte? – s’informò la piccola Malfoy, chiedendosi dove fosse finito

-          È in cima al treno assieme a Lillis e a sua cugina

Lillis Weasley era la figlia di Charlie Weasley e Morgana Zabini, quindi parente sia dei Potter che dei Weasley, mentre la “cugina” era quella che tutti scambiavano per sua sorella, ovvero Blaze Landor, entrambe di Serpeverde.

Le rispettive mamme erano gemelle e, chissà come, per qualche strampalata minestra genetica, le due figlie erano risultate decisamente più simili di quanto avrebbe concesso loro qualche formula statistica, riuscendo perfino a nascondere i proverbiali capelli rossi dei Weasley che Lillis, a tutti gli effetti, non aveva.

Con ogni probabilità era la prima e l’ultima di quella famiglia, in compenso nessuno l’aveva salvata dal portare orgogliosa un paio di occhi azzurri di tutto rispetto, mentre quelli della “cugina” erano blu cobalto, il colore per eccellenza degli Zabini.

 

Gardis annuì, come se fosse stata stupida anche solo a domandare una cosa del genere, in compenso, se Leonard era in compagnia, non sarebbe venuto a stressare lei.

 

Jack, felice di potersi finalmente sedere dopo aver percorso avanti e indietro tutto il treno, si apprestò a spostare la borsa della Malfoy per farsi posto sul sedile

-          Un giorno devi dirmi cosa c’è di così pesante qui dentro – protestò riuscendo a fatica a sollevarla

-          Un libro di Astronomia – precisò la bionda

-          Cosa te ne fai di un libro di Astronomia? – intervenne Hestia

-          Lo leggo…

Il gruppetto sorrise, loro non lo sapevano, ma se ci fossero stati i relativi genitori avrebbero detto che quel comportamento era “proprio da Hermione”.

Estraendo la bacchetta dalla borsa, la agitò appena e fece volare la sacca sul portaborse sopra la testa senza affaticare nessuno.

 

*          *          *

 

Leonard aprì la porta controllando cosa stava facendo la sorellina e trovò lo scompartimento invaso dai bagagli e i suoi abitanti malamente seduti su valigie, tomi e borse che giocavano a UNO sopra un baule, sorrise alla scena, riconoscendo la sorella alla finestra, pronta per lanciare una carta, che si era bloccata nel vederlo entrare e ora lo stava fulminando con gli occhi bicolori

-          Ciao Impiastro, come va il viaggio? – le chiese cercando di scavalcare il percorso di guerra che si era venuto a creare

Gardis calò una carta “+4” dalla rabbia e costrinse Jack a pescare

-          Bene… almeno finché non sei arrivato – lo rimbrottò ignorando i rimproveri del ragazzo moro che le chiedeva di essere più pietosa la prossima volta che avesse lanciato un’altra carta del genere perché ormai in mano aveva quasi dieci carte.

-          Non manca moltissimo – annunciò il biondo, studiò i partecipanti: capelli rossi, inconfondibilmente figli dei Weasley, i due gemelli Potter e la sorellina di Ciel, la Corvonero che era entrata l’anno prima insieme a lui, anche se Karen aveva i capelli biondi e l’altra scuri, le due si assomigliavano parecchio come lineamenti del viso.

-          Beh, se non hai bisogno di me, io me ne andrei – confermò rialzandosi e rassettando gli abiti neri – se dovete cambiarvi fatelo adesso, poi i bagni saranno presi d’assalto.

Karen e Hestia annuirono affascinate mentre la serpe usciva e chiudeva la porta alle spalle.

-          Tuo fratello è così attraente… - mormorò la ragazza dai capelli chiari

-          Tu dici? – chiese Gardis pescando una carta

-          Io non ci trovo niente di affascinante – rispose Jeff

-          Cosa vuoi capirne tu! – lo mise a tacere Hestia – sei un maschio!

Jeff ghignò

-          Ecco la signorina “sogno una storia con un ragazzo più grande”

-          Stagli alla larga – le intimò la sorella di Leonard – è un autentico bastardo

-          Oh, ma una persona così bella non può essere tanto cattiva… - la interruppe Karen rimanendo con una sola carta e gridando “uno!”

Su quell’affermazione avrebbe avuto molto da obiettare, ma probabilmente il problema di fondo nasceva dal fatto che, essendo cresciuta con uno come Leonard, non lo trovava poi così irresistibile.

-          Prendi Jack – stava dicendo Hestia – se qualcuno dovesse scegliere tra lui e Leonard sceglierebbe Leonard – confermò cinica; Jacob finse di offendersi e le fece pescare altre due carte

-          Io ci terrei alla mia sanità mentale – sottolineò ancora la bionda

-          Gardis ha capito tutto della vita – ammise Jeff pescando a sua volta dal mazzo e lanciando un 4

La bionda sorrise e scosse la testa, come se fosse una stupidaggine, poi vide qualcosa che attirò l’attenzione: la spilla di Serpeverde di suo fratello caduta mezza nascosta tra le pieghe dei sedili del treno.

Sospirò tristemente e si alzò gettando l’ultima carta, raccolse il piccolo distintivo e lo strinse tra le mani mormorandogli insulti perché la stava costringendo ad andare direttamente tra le spire della serpe, strano che lui non l’avesse fatto apposta.

Si scusò con gli altri e andò a riportargliela.

 

Chiuse la porta a vetri e respirò l’aria pulita del corridoio che proveniva senz’altro da qualche finestrino aperto e che sapeva di erba e di rugiada e pioggia.

Fece una corsa fino al locomotore, trovando suo fratello assieme alle “cugine” anche loro intenti in una partita che pregò non essere qualcosa di osceno come lo streap-poker.

Lillis e Blaze l’accolsero contente rimproverando il fratello maggiore di non prendersi più cura della sorellina.

Ironicamente, con ogni probabilità, era l’esatto contrario.

Gli porse la spilla, sperando di poter scappare al più presto.

 

*          *          *

 

E di nuovo fu nel corridoio.

Con calma passeggiò fino a metà treno godendosi quegli attimi di libertà, poi vide qualcuno appoggiato con i gomiti al finestrino che guardava rapito il paesaggio mentre l’aria, ormai fresca, gli scompigliava i capelli neri.

Se avesse dovuto dare un aggettivo a se stessa, “socievole” non sarebbe stato il primo a cui avrebbe pensato, era una persona piuttosto riservata e non le piacevano le confidenze eccessive. E quindi non era il tipo da parlare con un emerito sconosciuto in mezzo al treno per Hogwarts.

Per questo si stupì moltissimo quando si sentì pronunciare

-          Che cosa fai? – con una voce che non pareva neppure sua

Il ragazzo ritrasse il capo e guardò la bionda che aveva appena parlato, gli occhi spalancati, come se fosse sorpresa di qualcosa, lo fecero sorridere.

Ci fu un minuto di silenzio tra loro mentre i capelli di lei si ingarbugliavano e le coprivano il viso, allentando i due fiocchetti neri con cui erano fermati.

-          Ti piace volare? – le chiese

Gardis annuì anche se ciò non rispondeva alla sua domanda, salire su una scopa ed entrare nella squadra di quidditch della sua Casa, qualunque fosse stata, era un obiettivo che avrebbe sicuramente raggiunto, ogni Malfoy amava volare e, nonostante sua madre non fosse proprio una appassionata di questo sport, non era riuscita ad estirpare la cattiva abitudine della famiglia.

-          Anche a me – rispose il ragazzo e lei notò che aveva gli occhi blu, ma non celeste scuro come Blaze o sua madre Monica, proprio blu, un blu che sembrava quello della notte, scuro e profondo e simile al nero se non fosse stato per quelle screziature; se non avesse avuto ancora un briciolo di autocontrollo probabilmente sarebbe rimasta a bocca aperta.

Quella persona aveva senz’altro qualcosa di particolare.

E il modo in cui aveva risposto, se di una risposta si trattava quella che le aveva riferito, beh, era innegabilmente singolare.

Ad ogni modo era riuscita a scoprire perché se ne stesse a quel modo con la testa fuori dal treno: gli piaceva la sensazione dell’aria sulla faccia e, in effetti, piaceva anche a lei, però non era mai arrivata a considerare l’idea di aprire un finestrino e fare quello che stava facendo lui.

Altro silenzio, evidentemente lo sconosciuto non era uno di molte parole e, in verità, neppure lei.

-          Sei di serpeverde? – chiese lui all’improvviso

Da dove veniva quella domanda? Dal fatto che assomigliava a Leonard?

Perché doveva essere di serpeverde? A lei le serpi non piacevano neppure troppo…

Sollevò lo sguardo su di lui cercando una qualsiasi motivazione per quell’affermazione.

Il ragazzo sorrise e le indicò con il mento la divisa, lei abbassò gli occhi e vide il nastro nero e verde legato intorno al colletto della camicia, riconoscendo il piccolo regalo di Lillis e Blaze.

Slacciò il fiocco e lo nascose in tasca

-          No – rispose – io entro quest’anno a Hogwarts – spiegò, poi tese la divisa nel punto dove sarebbe dovuto andare lo stemma della Casa: tra poche ore anche il suo completo grigio avrebbe avuto le colorate tonalità di una delle Famiglie della scuola. – Il nastro me lo hanno dato le amiche di mio fratello

-          Chi è tuo fratello, magari lo conosco – domandò ancora il ragazzo.

 

All’inizio era rimasto stupito che qualcuno rivolgesse la parola proprio a lui, ma poi quella biondina aveva fatto qualcosa per cui gli pareva stranamente normale chiacchierare in mezzo al corridoio, proprio LUI!

-          Leonard Alphard Malfoy – dichiarò lei con una punta d’orgoglio al momento di pronunciare il cognome

Lui rise e annuì

-          Il cercatore delle serpi, vero? – annuì – allora sei una Malfoy anche tu, come ti chiami?

-          Gardis Derzhena Malfoy – e fu orgogliosa del nome che i suoi genitori le avevano imposto, non credeva sarebbe riuscita a portare qualcosa di più comune come Mary o Kate o Rose, Gardis invece era un nome singolare, strano come lei

-          Un nome insolito – ammise il ragazzo

-          È per via dei miei occhi - specificò

Non avrebbe saputo dire per quale motivo, ma fu come se sentisse che lui si era accorto dei due colori e della singolarità della cosa solo in quel momento, eppure non aveva smesso un attimo di guardarla in faccia.

Anche quando prese nota della loro stravaganza non parve particolarmente allarmato, questo la rallegrò, ogni tanto non faceva molto piacere che la gente ti scrutasse come se fossi una specie rara, figlia unica di madre vedova.

Lui invece, quel “qualcuno” di cui non aveva ancora saputo il nome, era stato spontaneo, sorpreso, certo, ma non schifato.

-          Tu come ti chiami? – si fece coraggio e lo chiese; non pesava di averlo fatto bene come accadeva nei libri, probabilmente le “Regole della presentazione ai ragazzi” che Hestia le aveva fatto leggere avrebbero approvato qualche scena differente e, con ogni probabilità, doveva essere risultata un po’ patetica, ma in quel momento le importava solo conoscere il nome di quel ragazzo

-          Christopher Justin Black – rispose lui sempre sorridendole – sono di Corvonero

Annuì.

Nonostante avesse sempre pensato che la sua vita sarebbe stata o a Grifondoro o a Serpeverde, per un momento desiderò essergli vicino, forse diventare una Ravenclaw anche lei.

-          Se ti smisteranno nella nostra Casa – continuò il ragazzo – spero che entrerai nel club di quidditch

Regalandogli un sorriso dolce e sincero, lei annuì

-          Lo farò senz’altro – confermò

-          Da quando tuo fratello è entrato nelle serpi abbiamo qualche problema – ammise lui grattandosi la testa imbarazzato.

Gardis sapeva che suo fratello era molto bravo, lo erano tutti i Malfoy.

Negli ultimi dieci anni tutte le Coppe delle Case erano state date o a Serpeverde o a Corvonero, i Grifoni avevano perso la loro bravura dopo che Harry Potter aveva terminato gli studi e Ginny da sola non era riuscita a portare avanti la squadra più di molto.

-          Se invece non sarò una Ravenclaw – aggiunse ancora – spero che potremo giocare uno contro l’altro

Il ragazzo annuì e lei fece per andarsene sventolando la mano.

Si fermò un attimo e voltò di nuovo verso di lui che era tornato con le braccia appoggiate al finestrino, rivedendola alzò la testa e aspettò

-          Posso chiamarti Kitt? – domandò

Se non fosse stata una Malfoy si sarebbe presa a schiaffi, sì, non c’era altra soluzione per un comportamento così stupido e avventato.

Lui parve divertito, come prima.

-          Perché?

Era una domanda strana, in genere ad una cosa del genere si risponde sì o no, quella richiesta, invece, la sorprese un poco.

-          Beh… - arrossì a confidargli il vero motivo per cui volerlo chiamare così – penso che ti si addica…  - una tonalità vermiglia si diffuse sulle guance, lui ne rise, lasciandosi andare davvero, no, non aveva ancora sufficiente coraggio per dirgli che era il diminutivo di Kitten, gattino, cioè quello che al momento le ricordava: un cucciolo di gatto stranamente singolare

-          Sei una persona divertente, la gente in genere mi chiama Chris, ma se ti fa piacere… d’accordo, puoi chiamarmi così

Gardis gli regalò il suo più bel sorriso, il primo sincero di quella giornata.

Silenzio

-          Beh, allora dovrò trovare il nome giusto anche per te

-          Se ti fa piacere…

Risero insieme in mezzo al corridoio, la loro conversazione aveva dell’assurdo.

-          Levami una curiosità – la interrogò lui, la ragazza arrossì ma si voltò e aspettò la domanda – mi hai detto che ti hanno chiamato Gardis per via dei tuoi occhi

Era vero

-          Come mai? Cosa c’entra

Lei sorrise

-          Gardis significa “del colore dell’ametista” ed è un nome usato per chiamare un fiore molto raro di questo colore. Se si mescolano i colori dei miei occhi si ottiene proprio quello.

-          È un bel nome, non so se riuscirò mai a trovartene uno più calzante…

-          Sei una persona strana, lo sai “Kitt”

Kitt annuì stentando a riconoscersi in quel soprannome, ma poi sorrise e lo accettò.

-          Ti conviene tornare al tuo scompartimento, i tuoi amici saranno preoccupati.

Annuì e si allontanò di un passo mentre lui la guardava andarsene, poi si fermò e tornò indietro per la seconda volta: sollevandosi sulla punta delle scarpe nuove, nere, gli posò un bacio sulla guancia e poi scappò verso lo scompartimento dove erano Karen, Hestia, Jack e Jeff, rossa in viso come se avesse corso per miglia e miglia.

 

E Kitt, dietro di lei, rise gaiamente, finalmente sereno dopo la partenza.

Non sarebbe durato per molto, in verità era stato solo per un attimo, ma quella ragazza, chiunque fosse, Malfoy o non Malfoy, era riuscita a fargli dimenticare tutte le preoccupazioni senza fare nulla. Era come se avesse risvegliato qualcosa di dimenticato dentro di lui.

Era nata un’amicizia e, forse, sarebbe durata perché voleva ancora ridere con una persona come lei.

 

Né Christopher né Gardis lo sapevano, ma il loro legame appena nato sarebbe durato molto, molto a lungo.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti e ben ritrovati alla fine di questo prologo della storia che spiega qualcosa sui principali protagonisti, chiaramente non crediate che i miei personaggi siano terminati qui visto che ho in programma di aggiungerne un certo numero.

 

Do qualche informazione di servizio sulla storia (no, non so ancora quanto sarà lunga), progetto di aggiornarla con una certa regolarità, salvo impegni improrogabili, una volta alla settimana, pressappoco, al max ogni 15 giorni.

A differenza di Amore Selvatico non mi sono messa un limite di capitoli, quindi pensate pure il peggio, questo perché la vicenda che sto elaborando è piuttosto intricata e merita uno spazio adeguato senza essere compressa.

 

Vi ricordo che dal prossimo capitolo ci vedremo sei anni nel futuro, quindi sappiate che i personaggi appena conosciuti saranno un po’ cresciuti; ho scelto di mettere questo prologo, cosa che in genere non faccio, perché mi pareva un’idea carina dare un’introduzione ad una vicenda legata a doppio filo con quella delle Relazioni Pericolose.

 

Vi ringrazio tutti per i meravigliosi commenti che mi avete lasciato alle Relazioni e ad Amore Selvatico, sono davvero commossa di avere tanti lettori e spero che anche questa storia riscuota successo.

 

Annuncio già da ora che, come accaduto nella sua “predecessora”, ci sarà qualche minimo crossover con i personaggi di Ken Akamatsu di Negima.

 

Ci vediamo presto, un bacio grandissimo a tutti e mi raccomando, commentate!!

 

Nyssa

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Capitolo 2
*** Unghie rosse ***


Era ottobre alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, gli alberi del giardino perdevano le foglie, coprendo le acque scure del Lago Nero di una sottile coltre marrone

Premessa: ciao a tutti! Sono ben sei anni che non ci vediamo… eh già, nella mia storia il tempo passa in fretta, ma non bisogna dimenticare che anche i cattivi ogni tanto hanno bisogno di organizzarsi e dopo la batosta che Harry, Draco & co. Hanno inflitto a mangiamorte e simili, beh, credo che occorrerà loro moooooolto tempo per rimpinguare le loro fila.

Sono davvero felice di vedere quante persone hanno recensito il primo capitolo e intanto ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi hanno fatto gli auguri per passare un buon esame, grazie davvero di cuore ♥

Adesso vi lascio alla lettura di questo capitolo, ci vediamo in fondo per tutte le considerazioni del caso, ciao!

Nyssa

 

*          *          *

 

Era ottobre alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, gli alberi del giardino perdevano le foglie, coprendo le acque scure del Lago Nero di una sottile coltre marrone.

Il cielo era nascosto e nuvole grigie trapuntate di bianco veleggiavano nell’azzurro annunciando un temporale per i prossimi giorni, esattamente come aveva profetizzato la Gazzetta nell’edizione della domenica precedente.

Le mura della scuola erano esattamente come diciotto anni prima: alte e imponenti nella loro struttura gotica a guglie; i tetti appuntiti svettavano e sembrava quasi che le banderuole delle torri riuscissero a lambire appena le sagome più chiare del cielo.

 

I passi cadenzati della studentessa scandirono il suo passaggio per i corridoi di Hogwarts mentre i ragazzi, più grandi e più piccoli, si spostavano dai lati, appiattendosi contro le pareti, sapendo perfettamente cosa quegli occhi volevano dire.

-          Gardis!

Karen la rincorse svoltando appena l’angolo che dalle scale del Grifondoro immetteva al secondo piano, dove erano gli uffici dei professori e alcune aule.

Allungò un braccio e chiamò di nuovo il nome della ragazza, finendo, però, per inciampare nei suoi piedi e far cadere i quaderni che teneva tra le braccia.

Si rialzò in fretta, spolverando la gonna della divisa rosso-oro e raccattando dal pavimento i tomi, guardando la figura bionda che si stava allontanando sempre di più lungo il passaggio di pietra. Senza darsi per vinta si rimise all’inseguimento della sua compagna nel tentativo di raggiungerla.

 

Jacob Potter e Jeffrey Weasley svoltarono in quel momento nel corridoio principale e si videro sfrecciare davanti Gardis Malfoy; seppero che era lei, non c’erano dubbi.

Karen si era data all’inseguimento o, meglio, alla maratona, visto che il passo della bionda era tutt’altro che tranquillo.

La ragazza, ansimante e affaticata, riconobbe i suoi compagni e, cogliendo la palla al balzo, rifilò a Jack i propri libri mentre accelerava più che poteva, sapendo che difficilmente sarebbe riuscita a tenere il passo dell’altra.

 

-          Unghie rosse! – scandì Jack con un sorriso divertito sulle labbra, scompigliandosi i capelli scuri

Una risata accompagnò la battuta e vide Jeff sorridere a sua volta

-          Chissà che cosa le ha fatto, questa volta – si domandò il rosso che, come suo padre, aveva il viso costellato di efelidi

-          Ehi, Karen, dov’è mia sorella? – urlò poi il nuovo Potter alla ragazza che gli aveva mollato i libri in mano

Karen Longbottom, secondogenita di Neville e Daphne Longbottom, si voltò appena cercando di non perdere il ritmo dell’atleta e allungò il braccio nella direzione opposta

-          In Sala Grande con McMillan! – urlò sentendo già il fiato mancare

Jack scosse la testa sconsolato pensando alla sua gemella che era casualmente in compagnia di un ragazzo.

-          Che facciamo, le inseguiamo? – domandò al rosso che aveva affianco e indicando con la testa il corridoio di gente atterrita

Senza dire una parola in più, i due imboccarono la direzione.

Si poteva dire che lui e Jeffry Weasley fossero più gemelli di quanto lo fosse con Hestia, Gardis, invece, era un mondo tutto a parte, lei era gemella solo con se stessa e con il suo orgoglio, rigorosamente Malfoy, chiaro.

 

*          *          *

 

-          Mi vuoi dire che cosa succede? – chiese mezza morta Karen riuscendo a raggiungere la bionda Gryffindor dalle unghie laccate di rosso

La risposta che ottenne fu un sommesso “maledetto” mormorato mordendo le labbra e accelerando ancora di più.

Decise di rallentare, rendendosi finalmente conto che difficilmente sarebbe riuscita a fare tre cose contemporaneamente: camminare come se avessero i Dissennatori alle calcagna, parlare e non morire.

Aspettò che anche gli altri due la raggiungessero e decisero di seguire con calma l’ultimogenita dei Malfoy.

-          Che le hanno fatto? – chiese Jack sentendosi cavaliere e continuando a reggere i quaderni

-          Credo che c’entri Leonard – ammise Karen interpretando il maschile di “maledetto”, facendo ondeggiare i boccoli color caramello e aggiustandosi il cerchietto scomposto – come facciano a detestarsi tanto, poi, non lo capisco – ammise ancora la ragazzina

-          Questo perché tu non hai fratelli – le fece notare Jeff, l’atro confermò

Jacob aveva una sorella gemella, due fratellini e una più piccola che non erano ancora entrati a Hogwarts, Jeff, invece, aveva due sorelline al secondo anno, entrambe al Grifondoro, come tutti nella storia dei Weasley, tutti tranne una: Lillis.

-          Le mie sorelle non mi hanno mai fatta dannare così tanto – ammise con aria sconsolata

-          Sì e vorrei averle anche io le tue sei sorelle – confermò con aria sognante il rosso, arruffandole i capelli.

Nonostante Karen fosse ormai al sesto anno di Hogwarts, dimostrava l’aspetto di una ragazzina di dodici o tredici anni e tutti, nel gruppo, la chiamavano “sorellina”.

Sette sorelle non erano poche: due, lei e Ciel, erano già agli ultimi anni scuola, le altre invece, erano disseminate nei corsi successivi e, qualcuna, doveva ancora entrare.

Sospirò sconsolata guardando la massa di capelli biondissimi che ondeggiava aritmicamente sulla schiena di quella che poteva essere chiamata “la sua migliore amica”.

 

*          *          *

 

Gardis mosse un passo dietro l’altro, imbufalita come raramente le era accaduto di essere.

Lui, ancora lui, maledetto, maledettissimo!

-          Leonard! – berciò aprendo con un solo gesto la porta che dava accesso alla stanza riservata alle riunioni dei capitani di quidditch e ai Caposcuola

Una copia siglata della Gazzetta del Profeta si abbassò circospetta rivelando l’affascinante sagoma di Leonard, altrimenti detto suo fratello.

-          Bastardo, questo non me lo dovevi fare, maledetto! – strillò mettendosi all’altro capo del tavolo e lanciando solo parzialmente un’occhiata alla colazione faraonica

-          Impiastro! – l’apostrofò tranquillo e sorridente sollevando la tazza di fine porcellana, che conteneva una generosa dose di caffè nero e bollente, e usando il nomignolo che lei detestava.

Gardis strinse i denti quando gli occhi le caddero sulla cravatta allentata con i colori di Serpeverde: lei e suo fratello non potevano avere legami di sangue, non era logicamente possibile! E neppure probabilisticamente!

Sua madre doveva aver tradito papà col postino! O con chiunque altro, aveva fornicato con qualcuno, ma non potevano essere fratelli!

-          Volevi parlarmi di qualcosa? – le chiese mellifluo il biondo concentrando lo sguardo sulla scritta ad inchiostro piuttosto che sulla silhouette della sorellina

Ancora!

Glielo faceva apposta!

Quanto lo odiava, maledetta serpe bastarda!

-          Come ti sei permesso di cambiare le partite a quel modo? Non sono assolutamente d’accordo!

Leonard Alphard Malfoy sollevò prima gli occhi e poi le sopracciglia, regalandole uno sguardo di superiorità che avrebbe intimato il rispetto perfino alla Regina d’Inghilterra

-          Se voi grifoni volete discutere della cosa, ne parlerò personalmente col Caposcuola

-          Non provare a usare questa scusa! – sbraitò la bionda GardisCartrett si è preso il morbillo e la Chips l’ha confinato in quarantena, sono io la delegata

-          Ma davvero? – soffiò lui spostando, solo per un istante, gli occhi dal nero del caffè a quelli bicolori della sorella.

Già, gli occhi.

Il piccolo neo e il grande orgoglio: gli occhi.

Se lui aveva ereditato gli occhi dorati di sua madre, sua sorella aveva deciso di non fare torto a nessuno dei genitori e si era ritrovata con un occhio nocciola e uno celeste.

Uno d’oro e uno d’argento.

Era quella che veniva chiamata eterochromia iridium ovvero una formazione anomala dell’iride.

Sua sorella ne andava molto fiera, anche se, con quei due colori, riusciva a mettere a disagio anche le persone più decise e i professori stessi a volte avevano dei problemi a guardarla semplicemente in faccia.

Se non fosse stata una sporca Gryffindor, allora sarebbe diventata una Slytherin, la bastardaggine non le mancava.

Ma ogni Malfoy, in fondo all’anima, è un po’ bastardo e senz’altro la mite influenza dell’onore della mamma non era riuscita a sradicare del tutto quella sadica tendenza che veniva trasmessa assieme al secolare cognome.

 

Sorrise alla sorella, ghignando come solo i Malfoy sapevano fare, un po’ il loro segno di riconoscimento, il biglietto da visita.

Lo sguardo gli cadde su una delle mani le cui unghie erano laccate di un acceso rosso sangue in maniera assai vistosa.

Tutti a Hogwarts sapevano cosa succedeva quando Gardis Malfoy si smaltava le unghie di rosso e cioè: guai! E pessimo umore…

L’aveva dunque fatta arrabbiare fino a quel punto?

Sì!

E ne gioì perché nessuno era in grado di irritare sua sorella come lui e gli piaceva anche moltissimo farlo.

L’aria da angioletto si dipinse sul suo volto e, grazie ai capelli biondo scuro e agli occhi dorati, pareva davvero un cherubino.

Falso. Nessuno era come lui, che, per come diceva la mamma, assomigliava fin troppo a suo padre quando aveva la sua età.

-          Noi Grifondoro non giocheremo con gli Hufflepuff, domenica – scandì la ragazza, perentoria – avevamo una partita con i corvi!

-          Non sono problemi miei – rispose forte di essere il capitano delle serpi, oltre che il loro stimato Caposcuola

-          Non permetterti mai più! – sbraitò – chi credi di essere? È OVVIO che sono problemi tuoi!

Beh, era davvero arrabbiata…!

Qui la metteva sul personale.

 

*          *          *

 

Tre facce sbucarono dalla porta e guardarono all’interno i due fratelli che litigavano.

Jeff, Jack e Karen sbirciarono quello che poteva essere il preludio all’Apocalisse biblica, sintetizzata in Leonard e Gardis Malfoy.

-          Non vorrei mai trovarmi in mezzo a quei due – disse il moro asciutto

-          Sarebbero capaci di strapparti il cuore dal petto e cucinarselo, se osassi interromperli quando stanno litigando – gli fece eco il cugino

-          Non siate sciocchi – li blandì Karen scuotendo il capo da vera signorina – Gardis è una persona dolce e intelligente e Leonard…

-          Leonard cosa? – la riprese Jack

-          Beh, Leonard è così affascinante… - concluse con aria sognante, mentre le guance le si arrossavano un poco

-          Non capisco questo cosa c’entri, “sorellina” – puntualizzò Jeff – è un bastardo come tutte le serpi

-          Sono sicura che sia una brava persona, dopotutto è sempre galante con le ragazze

-          Io direi che è “accondiscendente” – frecciò Potter – le colleziona come si collezionano francobolli

-          Dicono che se ne sia portate a letto un sacco – s’intromise Jeffrey – un po’ lo invidio – ammise

-          Sono tutte stupidaggini – bofonchiò lei, sapendo che, invece, corrispondevano a realtà.

Ogni ragazza a scuola aveva avuto, nel corso dei suoi anni di studio, almeno una mezza infatuazione per Leonard. Era il sogno proibito, lo adoravano e lo bramavano e per lui facevano follie.

Leonard però era un ragazzo a cui i legami non piacevano tanto e così saliva il numero di quelle che passavano la notte nel suo letto, mentre stabile era quello delle fortunate che potevano dichiarare di essere state le sue “fidanzate”: 0.

 

*          *          *

 

-          Se hai voglia di litigare, dimmelo subito! – frecciò ancora la grifoncina, urlando a squarciagola

Leonard sorrise, mettendo in mostra i denti perfetti e i canini acuminati che facevano di lui un vampiro.

Cosa ci faceva un vampiro tra i Malfoy? Beh, era successo tutto quando i suoi genitori erano ancora a scuola e si erano cacciati nei guai al seguito di Potter senior e compagnia; con la conclusione della battaglia finale, sua madre aveva rischiato la pelle e solo con l’intervento della “zia” Evangeline era sopravvissuta, peccato solo che il morso che le aveva dato per salvarla avesse avuto qualche effetto collaterale sulla formazione del bambino che Hermione (a quel tempo) Granger aveva nel grembo.

Ecco spiegato il mistero.

Non tutti erano a conoscenza di quel segreto, in verità soltanto pochissimi e quei fortunati, o sfortunati che fossero, avevano un certo timore delle conseguenze della vicinanza di Leonard. Sua sorella, invece, faceva fuoco e fiamme, vampiro oppure no e, senz’altro, non perdeva occasione per iniziare una discussione.

Lui e Gardis, alla fine, ma molto fine, si volevano anche bene. Avevano storie strane e, probabilmente, erano più simili di quanto avrebbero ammesso, per questo litigavano in quel modo. Voleva bene alla sua sorellina minuta e fragile all’apparenza, ma col temperamento di un autentico drago.

-          Non ho voglia di litigare – rispose con noncuranza, sapendo che questo l’avrebbe fatta infuriare ancora di più, ovviamente questo non c’entrava col volerle bene

-          A me sembra tutto il contrario - sbuffò spazientita

-          Potresti sempre accettare la cosa tranquillamente… - propose

-          Neppure per idea! Hai cambiato le carte senza che avessimo cominciato a giocare. Non manderò i grifoni contro gli Hufflepuff

-          Non intendo tornare sulle mie decisioni – ribadì, sentendo una certa tensione nell’aria

-          Lo farai eccome! Piuttosto contro di te! – scandì lei

-          Non voglio scendere a patti con voi!

-          Lo farai!

-          No!

-          Sì!

-          No!

 

-          Adesso basta… - una voce tranquilla comparve tra i due che, nel frattempo, si erano alzati in piedi e stavano abbaiando come i cani al canile.

Una figura maschile era stranamente apparsa tra di loro senza che riuscissero ad accorgersene e capelli neri e occhi blu erano arrivati assieme a due mani tranquille che si erano appoggiate sulle spalle dei fratelli, rimettendoli a sedere

-          Kitt? – chiamò lei voltandosi e incontrando il sorriso rassicurante del suo migliore amico

-          Dovresti farti i cazzi tuoi, Chris, era un questione tra me e mia sorella – sbuffò Leonard addentando un cornetto alla marmellata di ciliegie

-          Credevo che dovessimo decidere tutti insieme – propose col solito fare diplomatico il Corvonero, allungando un braccio per servirsi di succo d’arancia

-          Ma Kitt, dovevamo giocare contro di voi! – protestò la ragazza

-          Stai zitta! – bofonchiò Leonard – piuttosto, dove è finita quella tarda di Tassorosso? Credevo che dovessero esserci tutti i Caposcuola – borbottò contrariato senza notare la figura rotondetta e tranquilla della responsabile della casata dei Tassi.

-          Henrietta è in infermeria col morbillo – dichiarò il moro servendosi di una fetta di pane spalmata di marmellata senza preoccuparsi troppo del tono bellicoso della serpe

-          Già… e questo è anche il motivo per cui l’Impiastro è venuto a perseguitarci… - generalmente erano riunioni maschili dove si parlava di cose da maschio e Henrietta fuggiva dopo i primi tre minuti.

Gardis gli rifilò un’occhiata al vetriolo insultandolo tra i denti.

-          Anche Cartrett? – s’informò Christopher volgendo su di lei gli occhi di un blu limpido e screziato; Gardis non poté risparmiarsi di arrossire. Suo fratello nascose un sorrisetto sotto il bordo della tazza.

-          Già… - balbettò leggermente confusa

Christopher o, come lo chiamava lei e lei soltanto, Kitt, era uno dei suoi più cari amici. La loro amicizia, però, era diversa da quella che la legava a Jeff, Jack, Karen o Hestia, forse perché Kitt, ammettendolo, un poco le piaceva.

Si erano conosciuti il suo primo giorno di scuola, sull’Espresso per Hogwarts, ed era come se avessero deciso di essere amici dal nulla, senza neppure conoscersi, probabilmente perché, a pelle, si trovavano stranamente simpatici come difficilmente accade alle persone.

Eppure era successo.

Il secondo giorno di lezione lo aveva incrociato per i corridoi e, come era accaduto la prima volta, non era riuscita a impedirsi di essere felice e salutarlo raggiante, lui aveva ricambiato il saluto e si era fermato a parlare con lei, poi si era offerto di farle da guida e le aveva fatto fare il giro della scuola, l’aveva portata alla torre dei gufi e le aveva mostrato i postini del mondo magico tra cui c’era anche Edwige, ormai un po’ invecchiata ma ancora al servizio dei Potter, e un barbagianni rossiccio che accompagnava Jeff.

 

Kitt si era sempre dimostrato gentile e disponibile come se stare con lei gli facesse davvero piacere, una volta gli aveva addirittura chiesto il perché e lui aveva risposto che era perché lei era l’unica che riuscisse a farlo sentire se stesso e divertire anche senza fare niente di particolare. Ogni tanto era un po’ scanzonato, ma fondamentalmente una brava persona.

Non ricordava come il loro rapporto si fosse infittito fino ad arrivare allo stadio attuale, ma poteva dire senza ombra di dubbio che, da quel mattino sul treno, quella infatuazione un po’ infantile per lui non era ancora scemata.

E nonostante nessuno lo sapesse e fosse il suo piccolo segreto, si sentiva sempre troppo esposta quando erano insieme.

 

Hestia, la sorella di Jack, diceva che, se lui fosse stato una persona meno solitaria, probabilmente avrebbe riscosso un successo analogo a quello di Leonard, ma a lui non piacevano la ressa e la folla e trascorreva piuttosto in disparte il suo tempo.

Per questo andava fiera ed era orgogliosa del fatto che la considerasse davvero sua amica e non permettesse a nessuno di chiamarlo “Kitt”.

Lui aveva avuto un paio di ragazze, al terzo anno, roba da poco che l’avevano spazientito prima ancora di aver detto “ok” alle loro proposte; una si era molto arrabbiata quando aveva saputo che la piccola Malfoy lo chiamava in un modo diverso da tutti gli altri, così aveva provato a fare altrettanto e a prendere il suo posto.

Hogwarts quell’anno non aveva conosciuto scenata più memorabile di quella che il giovane Ravenclaw, generalmente tranquillo e pacato, aveva fatto alla sua compagna, mollandola poi sola, piangente e quasi terrorizzata, in mezzo al corridoio, spaventata dalla reazione incontrollata che aveva avuto lui.

Così “Kitt” era solo per lei e quei piccoli episodi la aiutavano nella sua storia quotidiana, sapendo che, nonostante fosse una Malfoy e figlia di una Granger e il coraggio non le mancasse, i suoi sentimenti verso di lui non avrebbero visto la luce.

 

-          Chris, vedi un po’ di spiegarmi perché dobbiamo stare qui a romperci la mattina del sabato – borbottò Leonard abbassando il quotidiano e aspettando una risposta soddisfacente.

Il rapporto tra Leonard e Christopher era controverso, più che altro perchè la serpe ne diceva peste e corna, ma alla fine erano grandi amici e questo lui lo sapeva, così come lo sapevano Chris e Gardis.

-          Guarda il lato positivo, hai un banchetto luculliano di fronte a te, non devi stare ammassato in Sala Grande per accaparrarti una fetta di pane e…

-          E tu sei quello che vedi sempre il bicchiere mezzo pieno

Chris sorrise.

-          Ad ogni modo, perché siamo qui?

-          Bisogna discutere della partita di domenica – rispose il corvo – eppoi c’è una questione nuova

-          Che cosa? – esclamarono in coro i due fratelli, l’altro sorrise

Senza mettersi fretta, addentò il suo pane imburrato lasciando sulle spine i due litigiosi Malfoy che cominciarono chi a picchiettare nervoso le unghie sulla tovaglia e chi a passare ritmicamente l’indice sul bordo sottile del bicchiere, producendo il caratteristico suono vibrante.

Era divertente metterli alle strette perché si spazientivano di nulla, Gardis una volta gli aveva detto che sotto quell’aspetto le ricordava lo zio Blaise, avrebbe voluto conoscerlo.

-          Dunque – incominciò un attimo prima che la Grifondoro e lo Slytherin l’assalissero di male parole – a quanto pare per le festività natalizie la scuola ospiterà in via del tutto eccezionale una delegazione di studenti stranieri

-          Interessante… - concesse Leonard pregustando già la sfilata di studentesse

-          Ad ogni modo, ai Caposcuola è stato affidato il compito di approntare tutto il necessario: trasporto, alloggio, lezioni, orario, feste…

-          Feste? – chiese allarmata la piccola Gardis

-          Sì, la festicciola di Natale, sai, quella schifezza a cui Silente tiene tanto… - da orgogliosa Gryffindor si premurò di disintegrare l’altro Malfoy nella stanza con lo sguardo

-          No no – corresse invece Kitt – hanno intenzione di celebrare una grande festa di Capodanno

-          Come quella ai tempi di mamma e papà! – esultò la giovane che sognava da una vita una festa a Hogwarts

-          Già, peccato che l’ultima volta ci sia stato un… uh… piccolo incidente di percorso – sottolineò il biondo riferendosi alla sua nascita

-          Già – borbottò l’altra

-          Ad ogni modo tocca a noi – terminò Chris

-          Se la Chips ha messo in quarantena Cartrett, difficilmente potrà incominciare la cosa… ci toccherà sorbirci la piccola peste per tutto il tempo – si lamentò il verde-argento

-          Tua sorella invece è un acquisto prezioso – lo rimbeccò Chris – ci aiuterà col lavoro

-          Bene, sorellina, fai anche il mio e liberaci da tutta questa faccenda

-          Un corno! – sibilò pericolosa lei

-          La McGranitt vuole che ci incontriamo qui ogni domenica per discuterne – annuì ancora il Ravenclaw

-          Solo perché lei soffre d’insonnia non è detto che anche noi dobbiamo essere in piedi alle sei del mattino… - rispose appoggiando i fogli di carta e terminando di mangiare

Leonard soffriva stranamente di pressione bassa e tirarlo giù dal letto era senza ombra di dubbio un compito a cui nessuno aspirava. Le ragazze che rimanevano con lui per la notte se la filavano sempre prima dell’alba nel timore di quello che lui avrebbe potuto fare loro se al mattino avessero osato disturbare il suo adorato riposo.

-          Prima di dileguarti – precisò la sorella – vedi almeno di decidere della partita di domenica

-          Perché? Non giocate con gli Hufflepuff? – indagò ghignante Leonard ripiegando il giornale con un gesto molto simile a quello di suo padre, Gardis si morse il labbro, doveva ammazzarlo.

-          Hai detto o Hufflepuff o Slytherin? – chiese, il fratello annuì

-          Bene, scelgo gli Slytherin

-          Cheeee??? – esclamò incredulo l’altro

Kitt sorseggiò il suo tè tranquillamente, sorridendo e sapendo che lei non avrebbe potuto agire in maniera diversa, si pulì appena la bocca col tovagliolo, come se non avvertisse le vibrazioni omicide che passavano nello stretto spazio tra i due fratelli.

-          Ho detto che giochiamo insieme, fratellino

E il ghigno made-in-malfoy si dipinse anche sulle sue labbra con un gesto di superiorità che fece sbuffare sonoramente l’altro Malfoy

-          Non approverò mai! – sputò infine il ragazzo arrabbiato

-          Credimi, farò tutto il possibile per romperti le uova nel paniere. Proprio come hai fatto tu. – non era una minaccia da prendere alla leggera, quantomeno dai troppo inesperti, per quanto lo riguardava, però, diciassette anni di convivenza col tornado biondo che aveva davanti erano stati sufficienti a insegnarli che, testardo lui e testarda lei, non c’era modo di decidere chi avesse la testa più dura.

-          Te la stai andando a cercare, sorellina, ricordati che siamo comunque delle serpi… - Gardis gli rivolse appena un’occhiata

-          E noi siamo dei Gryffindor, credi che ci faremo mettere i piedi in testa?

No.

Negli ultimi sei anni, e cioè da quando sua sorella era stata ammessa in via del tutto eccezionale nella squadra dei grifoni, non c’era stata una partita che le loro due squadre fossero riuscite a terminare in maniera diversa dal pareggio.

Poteva acchiappare quel santo boccino cento volte che sua sorella avrebbe fatto altrettanti goal nei dieci secondi che lo avrebbe inseguito.

Casualmente, nonostante tutti avrebbero detto che sarebbe diventata una cercatrice anche lei, alla fine aveva scelto di fare la cacciatrice e pareva stranamente soddisfatta e orgogliosa del proprio compito.

Sbuffò.

-          Ci vediamo in Sala Grande – disse malamente alzandosi e uscendo dalla porta, rivolgendo solo un’occhiata ai tre ragazzi seduti fuori che stavano aspettando che la sorella uscisse.

-          Giochiamo assieme? – gli chiese Jeff Weasley, incauto come sempre. Con l’umore nero che si ritrovava come minimo quella domenica avrebbe ordinato ai suoi battitori di ammazzarlo

-          Pessimi come siete, mia sorella ha scelto male a farvi giocare con noi – annunciò regalandogli un’occhiata di superiorità

Jeff non si spaventò più di tanto, potevano fare schifo quanto volevano, ma se Gardis giocava contro Leonard, allora non c’era da preoccuparsi, riusciva sempre a dare il meglio di sé quando grifoni e serpi si scontravano, nell’ultima partita aveva segnato da sola 3 goal da 50 punti ciascuno!

 

Scosse la testa vedendo il biondo che si allontanava incazzoso e lanciò un’occhiata ai due che stavano ancora dentro: la cosa rischiava di andare per le lunghe.

Gardis era una persona che non prendeva mai niente con calma, il suo motto era finire tutto il prima possibile col minimo sforzo e col massimo rendimento; non poteva negare che fosse un’ottima filosofia, peccato che lei fosse l’unica seguace di suddetta dottrina che riuscisse a portarla a termine come esigeva la regola.

Ma c’era una cosa che, invece, la faceva rilassare ed era Christopher Black.

Non sapeva come quei due si fossero conosciuti, ma ricordava che al primo anno parlavano già e trascorrevano un sacco di tempo assieme, discorrendo di questo e quello. E adesso pareva proprio uno di quei momenti destinati a durare più di quanto lui avrebbe voluto.

Guardò gli altri seduti sul pavimento: Karen stava dondolando le gambe e giocando col filo del maglioncino, Jack, invece, lo fissava come se sapesse a cosa stava pensando.

-          Andiamo anche noi, verrà notte prima che Gardis esca da qui.

Prontamente Potter si rialzò e spolverò i pantaloni scuri che facevano da calamita per i pelucchi del tappeto. Karen li guardò, poi dovette ammettere a se stessa che avevano ragione e li seguì mentre si allontanavano.

 

*          *          *

 

-          Un giorno o l’altro Leonard mi farà ammattire – sentenziò la bionda addentando una fetta di torta ai pinoli e pulendosi subito dopo col tovagliolo bianco che le stava accanto, Kitt le rivolse un sorriso fraterno sorseggiando il tè scuro dalla tazza.

Per quella volta si astenne dal parlare. In genere aveva la tendenza a comportarsi troppo da fratello maggiore in quelle situazioni, ma se, per esempio, le avesse detto che Leonard non l’aveva fatto apposta a girare il calendario delle partite, beh, la piccola Malfoy avrebbe impiegato mezzo secondo a dimostrargli che, invece, era proprio quello che voleva e con ogni probabilità Leonard, in quella circostanza, l’avrebbe anche aiutata.

E se le avesse proposto che, magari, lo faceva per il suo bene, con ogni probabilità avrebbe arricciato le labbra decretando che l’unica cosa che suo fratello aveva fatto per il suo bene da quando era nata era entrare in una Casa diversa dalla sua.

Alla fine anche Leonard era una “brava” persona, certo, era una serpe, quindi era brava nel senso che si intende per una serpe, ma non era bastardo come certi suoi compagni. E voleva davvero molto bene alla dolce Gardis.

Pure lei, a ben riflettere, era un fiore irto di spine!

Ma così erano i Malfoy e sapeva che nessuno dei due sarebbe voluto cambiare di tanto così.

La guardò mentre si versava dell’altro tè, era teina dipendente, beveva sempre quando era nervosa. E ovviamente non poteva non notare quel color sangue che risaltava sulle unghie… doveva essere davvero furiosa quando aveva lasciato  i dormitori, stavolta il Caposcuola di Serpeverde aveva davvero superato se stesso, probabilmente perché era a conoscenza di quanto lei, e i grifoni in generale, ci tenessero a battersi contro loro Corvi.

A ben rifletterci, anche la prima volta che lui e Gardis avevano parlato l’argomento era stato il quidditch, adoravano entrambi volare e lei era una cacciatrice nata. Per quanto lo riguardava, preferiva starsene tra i suoi anelli e parare pluffe varie che scorrazzavano nella sua linea di campo: era un portiere e ne andava fiero.

Gli piaceva giocare contro i grifoni perché significava battersi seriamente contro Gardis e lei dava sempre il massimo in partita.

Facevano allenamento rispettivamente quattro giorni a settimana, e ogni tanto si allenavano insieme, però gli pareva sempre che lei si trattenesse prima di lanciare, se lanciava con tutta se stessa significava che c’era un pubblico multicolore a guardarla, professori schierati, Canon al microfono e il tabellone che girava come una trottola: insomma, erano in partita.

 

-          Kitt, mi ascolti? – scandì lei sbuffando, vedendolo immerso nei suoi pensieri, le sorrise e lei arrossì

-          Ero soprappensiero – si giustificò

-          Appunto, allora non hai sentito nulla di quello che ho detto, vero? – il ragazzo scosse il capo

-          Puoi ripetere?

-          Ti ho chiesto se giochi con me, questa sera. Voglio allenarmi per domani.

-          Sei proprio decisa a sbaragliare tuo fratello, eh? – un energico assenso mosse i capelli chiari della grifondoro – mi spiace, non posso

Gli occhi colorati s’incupirono mentre metteva il broncio, assomigliava davvero ad una di quelle bambole da ragazze che si vendono nei negozi di lusso, le mancava solamente il vestitino d’organza e il cappello a tesa larga e poteva essere scambiata per una creatura di porcellana.

-          Perché? – borbottò lei, lui sorrise

-          I miei compagni mia ammazzerebbero. Giocherai contro Leonard, certo, ma la domenica dopo giocheremo assieme, che diranno se mi vedranno mentre svolazzo per il campo con te? E con quel tempo, poi… - in effetti la Gazzetta aveva previsto pioggia per quella sera

-          Ma vedrai che Trott e gli altri non faranno storie – protestò la bionda riferendosi ad uno dei compagni di squadra di Kitt

-          Tu lo dici, ma io già mi immagino una bella secchiata d’acqua fredda domattina come sveglia del buongiorno…

Era un’usanza che c’era dai corvi. A differenza dei grifoni e delle serpi che si malmenavano a sangue, da loro utilizzavano metodi molto più sottili, anche se altamente pericolosi visto che una bella strigliata mattutina con l’acqua gelida a ottobre rischiava di mandarti in paradiso almeno la metà dei neuroni appena svegli…

-          Vedrai che non ti faranno niente – insisté lei – voi Ravenclaw siete sempre così bravi – Kitt sorrise sardonico, non era proprio vero, ma se si paragonavano alle spedizioni punitive di Leonard, beh, TUTTI erano degli angioletti.

-          No

-          Eddai

Gardis sapeva essere testarda e irresistibile, quando ci si metteva, e lui, da bravo fratello maggiore, non era capace di dirle di no.

Per quell’anno, però, si era fermamente imposto di riuscire a spuntarla almeno su metà delle loro discussioni o avrebbe cominciato a viziarla più di quanto il burbero fratello maggiore Malfoy facesse da solo.

-          Non voglio prendermi una doccia fredda per causa tua e sono molto stanco

-          Allora stanotte vieni a dormire al Grifondoro, i tuoi compagni non ti tormenteranno domani, saranno troppo sfiniti dal “giorno libero”…

Chris si fermò con la tazza a mezz’aria e la guardò sorpreso e confuso per poi scoppiare a ridere sonoramente e attirarsi un’occhiata imbestialita e una scettica.

 

C’era una cosa, una particolarità di Gardis che la rendeva un po’ strana ed era la sua totale ingenuità su certe cose. No, si era espresso male, in realtà sapeva perfettamente quello che succedeva tra uomini e donne, essendo una Malfoy era impossibile non saperlo, però non se ne curava.

Viveva come se a nessuno importasse che lei ospitasse un ragazzo in camera sua.

Ma soprattutto, al di là di quello che potevano pensare gli altri, a lei non interessava.

Certo, i grifoni non avrebbero fatto una piega visto che la conoscevano e con ogni probabilità sarebbero venuti in processione a ringraziarlo per aver allenato a loro capitana, così come lo avrebbero protetto contro le eventuali rappresaglie, ma ciò non toglieva che qualcuno avrebbe comunque potuto pensare che sarebbe potuto succedere qualcosa in una camera, di notte, al buio.

Lei non prendeva minimamente in considerazione la cosa e questo era il buffo, soprattutto se si andava anche solo a contare il numero di ragazze che, invece, erano finire nel letto di Leonard e non certo per dormire.

Sotto certi aspetti i due fratelli non si somigliavano molto.

-          Sei troppo ingenua, signorina… - la prese in giro toccandole la punta del naso perfetto ereditato dalla mamma

-          Perché? – ecco, appunto

-          Perché potrei pensare di approfittarne…

 

Che non si credesse che Christopher Black fosse sempre mite e gentile come quando era insieme a Leonard, in realtà aveva un carattere un po’ pazzerello, era Leonard stesso a tirare fuori la sua parte buona perché la bastardaggine del nuovo Principe delle Serpi era sufficiente per entrambi. Lui era gentile con chi non conosceva per potersene rimanere sulle sue, ma con lei, con Gardis Malfoy, beh, diciamo che si lasciava andare. Era davvero se stesso se erano insieme.

Perché? Boh, chissà, se Leonard aiutava la sua tranquillità mentale, Gardis riusciva a contagiarlo con la sua sicurezza e lo provocava con quella sua ingenuità. Ed era l’unica con cui si sentisse davvero a suo agio, anche a dire certe cose.

-          Pfff, so che non lo faresti – borbottò lei levando il tovagliolo dalle ginocchia

-          Ah sì?

La ragazza arrossì.

Se lui stava credendo che lei non avesse preso in considerazione l’idea di rimanersene un po’ insieme e potersi poi vantare con se stessa di aver trascorso la notte con un ragazzo (poco importava che fosse a dormire), beh, si sbagliava.

Ma aveva il sacrosanto terrore che se solo avesse provato a dirgli quello che sentiva davvero lui sarebbe fuggito e aveva molti motivi di crederlo.

Prese un bel respiro, guardarlo negli occhi dopo aver detto una cosa del genere equivaleva a fare karakiri, ma doveva dimostrargli che non lo stava attirando in una trappola e non lo stava facendo.

Gli occhi, uno azzurro e uno nocciola, si sollevarono in quelli blu oltremare del Ravenclaw di fronte a lei e vi rimasero. Non sarebbe servito simulare lacrime, gioia, tristezza, tradimento, quelle stupidaggini che usano le ragazze, insomma, Kitt era il suo migliore amico e gli voleva bene: se non potevano stare insieme, ebbene, si sarebbe accontentata di averlo sempre con sé ed essere la sua confidente e un po’ la sua mamma.

Certo era che con lui era sempre sincera. Tranne su una cosa.

 

-          D’accordo, ma voglio andare nel bagno dei Prefetti del Grifondoro

-          Che, scherzi? Ma occorre la parola d’ordine! Perché proprio da noi?

-          Il nostro è in ristrutturazione

-          E quello dei Tassi? – inutile provare con quello delle serpi, era territorio privato di Leonard e neppure i suoi Prefetti ormai avevano il permesso di accedervi

-          Vuoi allenarti sì o no?

-          Certo!

-          Bene, allora TU mi porterai al bagno dei Prefetti del Grifondoro

-          Traditore – mormorò sommessamente, lui rise e le scompigliò i capelli – d’accordo. – e poi rise anche lei; la guardò.

 

Forse Gardis non era proprio e solo la sua sorellina o la sua migliore amica. Forse c’era qualcosa di più.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Eccomi tornata col capitolo promesso.

Allora, facciamo un bel po’ di precisazioni, soprattutto sui personaggi, anche perché mi piacerebbe dire qualcosa anche io su di loro…

Gardis è un peperino, di sicuro, a differenza di sua madre che era tutta composta e a modino, lei si lascia parecchio andare su certe cose e questo credo che l’abbia ereditato dal papà. Grazie al cielo sua lei che Leonard si sono lasciati alle spalle quelle panzane sulla purezza del sangue e altre cretinaggini. In compenso lei è un autentica furia, le piace il quidditch e in genere fa mille cose contemporaneamente, ma questi sono aspetti che si vedranno presto nella storia.

Era da molto che sognavo di creare un personaggio con gli occhi di colore differente, ma ho sempre creduto che sarebbe stata una caratteristica sprecata per un personaggio di contorno e di certo nella storia precedente non potevo dire che Draco aveva gli occhi di colore diverso dall’azzurro, è uno di quei dettagli che rendono affascinante il personaggio. Gardis, grazie al cielo, porta questi occhi con un orgoglio tutto suo e tutto Malfoy, di quelli che non si vergognano di niente. È un personaggio che amo molto perché ha molta forza di carattere, a differenza di sua madre, e le idee piuttosto chiare.

Leonard è il mio piccolo cammeo adorato, una specie di neoDraco con le dovute modifiche, a cominciare da occhi e capelli. Dal papà, in compenso, è riuscito ad ereditare tutte le pessime abitudini che fanno di lui un bel cattivo di quelli affascinanti. Sì, è un vampiro, come il conte Dracula, ma sul perché non muoia di sete tornerò in futuro perché le idee non mi mancano.

Kitt: ho dovuto trovargli un soprannome diverso da Chris perché bisognava diversificare il rapporto che Gardis ha con lui da quello degli altri. Il loro legame è molto particolare, ma per il momento non posso scendere nei dettagli più di tanto perché è un personaggio che si scopre via via, sennò rovino tutto.

 

Faccio qualche chiarimento anche sulle parentele, credo che siano un poco confuse, perché…

Hestia e Jack sono fratelli gemelli e hanno tanto come Gardis, esattamente come Karen e Jeff, frequentano il 6° anno.

Leonard, Kitt, Ciel, Lillis e Blaze sono al 7° anno e sono i grandi della storia. A differenza dell’altra ho differenziato un po’ di più gli anni di corso.

Compariranno poi gli altri fratelli e sorelle, soprattutto di Karen e Ciel e qualche parente qua e là.

E non dimenticate Blaise! Anche lui tornerà, gli sono troppo affezionata per non riproporlo…

Per quanto riguarda Seraphin e Aisley, si parlerà di loro in futuro, ma posso confermare che sono ancora fidanzati.

 

Adesso passo ai ringraziamenti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto come il precedente e mi auguro che mi lascerete una nuova recensione! Ciao e un bacione grande a tutti quanti!

Nyssa

 

_Nana­_: sono contenta che il primo capitolo sia risultato intrigante, gli inizi delle fic sono sempre problematici, me la cavo meglio nella fase centrale della storia, in genere XD

Per quanto riguarda le parentele, invece, spero di essere stata più chiara ora perché so che sono un po’ complicate…

Ehehe, sì, questa volta ho proprio intenzione di scrivere tutto quello che voglio e di usare tutti i cappy che mi servono, ho una storia in mente che è un po’ complicata e non voglio rovinarla :)

Spero che ti piaccia anche questo cappy, a presto e un bacio, Nyssa

 

Lord Martiya: già, Neville ha fatto faville! Presto rientrerà in scena Eva-sensei e ho in programma di inserire anche qualche altro personaggio del maestro Akamatsu, si prestano bene alla storia che ho in mente… spero che anche questo cappy ti piaccia, anche se i primi in genere sono quasi sempre introduttivi e quindi succede sempre poco… ciao e a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: mi dispiace di essere un po’ cattiva con i personaggi che ti stanno simpatici, scusami davvero, però, se può consolarti, in questa storia non li tratterò troppo male, tutt’altro! Per il momento è comparso solo Jeff dei figli di Ron e Pansy, però chissà che non arrivino anche le sue due sorelline…

Gardis è un personaggio che amo moltissimo anche io, esattamente come amo le coppie che fanno scintille, adoro anche le persone come lei. Mi auguro che ti piaccia anche questo nuovo capitolo e spero di leggere una tua nuova recensione! Ciao e un bacione, Nyssa

 

Killkenny: rispondo alle tue domande e ne pongo una anche io:

1)      Evangeline è ancora a Hogwarts, anche se si parlerà di lei più avanti, fa ancora l’insegnante di Difesa e, purtroppo per Piton, non può spodestarla così facilmente

2)      Sì, ho sentito parlare di certi allievi, anche se vorrei chiedere a te e a Lord se mi rimandate le loro schede perché credo di averle perse per sbaglio, davvero scusa. Ad ogni modo progetto una loro apparizione, anche se non tra i personaggi principali, spero che questo non vi offenda…

Ecco la mia domanda (che casualmente non c’entra nulla): il tuo nick è ispirato al nome della città e della birra irlandese?

Ciao e a presto e grazie per il voto stratosferico ^^

Nyssa

 

Maky91: ciao e benvenuta! Mi fa sempre piacere conoscere gli appassionati delle Relazioni e non importa se non hai mai recensito né quella né Amore Selvatico, in compenso mi fa molto piacere trovare il tuo nome tra le rec di questa mia nuova fic!

La piccola Gardis, che però ormai non è più tanto piccola, è un autentica piccola peste e Kitt, beh, Kitt è Kitt e di lui si scoprirà più avanti. Sul fatto che gliene farò vedere delle belle… credo che tu stia sottovalutando la storia che ho in mente perché sarà un autentico girone dantesco, ihihihih

Mi fa piacere sapere che seguirai la storia fino alla fine e spero di leggere presto una tua nuova recensione! Ciao e un bacio, Nyssa

 

Akiko: ciao! chebellochebello sei tornata anche tu! Se tu sei contenta di aver ritrovato un’autrice io sono contenta di aver ritrovato una lettrice! Neville è proprio una chicca, ma penso che ci stia bene a fare il ministro, tutt’al più, se non dovesse andare, posso sempre deporlo, ma vedrai che col tempo s’è fatto assennato a sufficienza per quel ruolo.

Ehehe, è un po’ presto per dire che i personaggi non te la contano giusta, aspetta di conoscere quelli nuovi…

Spero che ti piaccia anche questo cappy, ciao e un bacione grandissimo alla mia ritrovata! Nyssa

 

Semplicementeme: ehehe, credo che di quel prospetto ne avrai bisogno perché il bello deve ancora arrivare, anche se prometto di andarci più leggera con le parentele, questa volta… o almeno credo XP

Sì, confermo, la storia girerà sui figli di Draco, Herm, Harry, Ron ecc, però ciò non vuol dire che non vedremo mai più i loro genitori, tutt’altro! Progetto di farli apparire ogni tanto anche perché mi serviranno in determinate occasioni.

Su Kitt non posso dire niente, al momento è uno studente come tutti gli altri, anonimo (per modo di dire).

Per quanto riguarda Pitone  Rowena, torneranno anche loro, più avanti e si scoprirà cosa ne è stato di loro, al momento non svelo niente. Che Sirius e Piton si vogliano bene forse è un po’ eccessivo, certo è che i rapporti si sono un po’ allentati, non cercano di ammazzarsi ogni volta che si vedono, soprattutto perché la loro vita è stata costellata di molti lutti di cui si sentono responsabili.

Leonard è un vampiro e su tutti i perché che possano venirti su di lui arriverò a tempo debito, ci sono delle risposte a tutto, non intendo lasciare altri interrogativi in sospeso.

Aisley e Fin sono fidanzati, mentre di Eva e Zach si parlerà ancora, purtroppo al primo e al secondo cappy non posso fare troppi spoiler sennò la storia mi si sgretola tutta…

Ciao carissima a presto e spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, un bacione grande! Nyssa

 

Queensol: ciao e benvenuta! Mi fa piacere conoscere una fan delle Relazioni, non credevo che avesse tutte queste persone che la seguivano, ma tanto meglio! Eh già, a dispetto di quello che mi sono sempre detta alla fine sono caduta anche io nel vortice delle saghe familiari ed eccoci qui alle prese coi figli dei vecchi protagonisti.

Mi fa piacere sapere che rileggendo la fic venga trasmesso ancora qualcosa, io purtroppo come autrice (e avendola riletta troppe volte, soprattutto spezzettata), non sono un giudice sufficientemente obiettivo.

In effetti ho dato quel titolo per il fatto che Gardis è al centro della vicenda, è lei che tesse le fila e il mezzo che uso per far agire e parlare gli altri e poi… per qualcosa che accadrà in futuro.

Leonard, come ho detto, è un autentico principe azzurro, solo che non è bravo come i personaggi delle favole, anzi! A dirla senza giri di parole è uno che si approfitta sempre delle situazioni e che non ha paura di agire come crede.

Il fatto che sia bello era scontato,c one due genitori come Draco ed Herm difficilmente sarebbe uscito un ciospo… anche io adoro i vampiri, anche se non voglio fare di Hogwarts il nuovo castello di Dracula, però ci sarà qualche riferimento e qualche flash su di loro.

Spero che la fic continui a piacerti esattamente come i miei personaggi e mi auguro che sia lo stesso per questo mio nuovo capitolo, aspetto quindi di conoscere la tua opinione, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

Jennybrava: ciao e bentornata anche a te! Quanta gente si incontra pubblicando di nuovo… ovvio che mi ricordo di te!

Alla fine ho ceduto alla tentazione e ho scritto questo seguito, innanzi tutto perché la vicenda aveva bisogno di alcuni chiarimenti e quindi, quale scusa migliore per crearci intorno una nuova avventura? Certo i personaggi non saranno proprio tutti più quelli della zia Rowling, però prometto di impegnarmi per creare qualcosa all’altezza!

Ehehe, Gardis è la mia bambolina, un po’ quello che vorrei essere, un po’ quello che sono e un po’ il risultato naturale che si ottiene mescolando Draco ed Herm versione nervi a fior di pelle.

Cristopher invece è una delle new entry e tornerà parecchio assieme a qualche altro che deve ancora apparire (tutto al suo momento).

Mi fa piacere che la fic abbia la tua approvazione fin dall’inizio, come sai incominciare una nuova storia è sempre il mio cruccio ^_^

Non preoccuparti se non potrai recensire sempre, il tuo viaggio è molto importante e anche in un posto bellissimo e pieno di storia! Ti auguro di divertirti e magari quando tornerai, e immagino che la storia sarà ancora in corso, potrai continuare a recensire ^^

Ciao e auguri di buon viaggio e buone vacanze! Nyssa

 

 

 

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Capitolo 3
*** In fondo al corridoio ***


Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore

Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore.

-          Mi vergogno – sbottò alla fine arrossendo e incrociando le braccia

Una testa di capelli neri si voltò verso di lei e le sorrise con aria vittoriosa tornando poi a concentrarsi sull’arredamento di ceramica e la grande vasca

-          Uno scambio equo, no? Dopotutto puzziamo come due capre dopo l’allenamento… - si giustificò appoggiando l’asciugamano sul bordo della vasca nel pavimento e scomparendo dietro un separé

-          Non potevi semplicemente entrare tu dopo che avevo detto la parola d’ordine?

Gli occhi di due colori diversi videro un paio di pantaloni che venivano appesi al bordo alto del divisorio, sollevò lo sguardo al cielo e sbuffò, guarda te cos’erano costretti a fare, pure mettersi il costume da bagno per rilassarsi un po’!

Kitt stava prendendo decisamente delle pessime influenze da Leonard in quanto ad approfittarsi di lei.

-          Ma dai, eppoi così almeno nessuno sa che sono qui… - si giustificò lui mentre un maglioncino blu veniva lanciato con l’intento di raggiungere le brache e, mancando clamorosamente il bordo, andava a precipitare oltre, sul pavimento.

Muovendosi la ragazza andò a raccoglierlo e lo prese tra le mani facendo per posarlo sulla sedia: aveva il caratteristico odore di lago di Kitt. Cos’era l’odore di lago? Beh, in verità non avrebbe saputo descriverlo, ma il suo amico profumava della stessa fragranza particolare che si respira alle rive di un laghetto tranquillo, rigorosamente profondo come i suoi occhi.

Rigirò tra le mani il tessuto pungente e si appuntò mentalmente di regalargli un maglione per Natale, quello era bello, ma decisamente un po’ usato.

-          Hai finito?

Christopher ritirò i panni che aveva appoggiato e, mollandoli in bilico sul primo appoggio, si diresse svelto verso l’acqua calda ed effervescente della vasca dei Prefetti.

Da brava mammina, Gardis andò a sistemargli i vestiti, li ripiegò e storse il naso sentendo l’odore di sudore. Non che lei fosse in condizioni migliori visto che si era allenata tutto il pomeriggio e, al momento, poteva far concorrenza a Thor o a Grop.

-          Non fai un bagno, tu? – le domandò lui rilassandosi tranquillo tra le bollicine

-          Scherzi?! Non mi cambio davanti ad un ragazzo! – questo era un problema che le aveva passato sua madre. Papà diceva sempre che, da giovane, mamma era stata una persona eccessivamente pudica… chiaramente era un’affermazione da prendere con le molle, soprattutto se si considerava lo strampalato rapporto dei suoi genitori al tempo di scuola e la persona che papà era al tempo

-          Non ti ho chiesto di farmi uno spogliarello – era troppo tranquillo e rilassato per riuscire a scandalizzarsi delle sue stesse parole – c’è il separé per questo

-          Mi vergogno lo stesso

-          Se non vieni subito a farti un bagno, oltre al fatto che ne hai bisogno, questa è la volta che vengo lì e te li tolgo davvero i vestiti - rispose lui con noncuranza stupendo addirittura se stesso con quell’ardire

Gardis s’irrigidì sapendo che Kitt non era tipo da fare certe cose, ma quando erano da soli aveva anche delle preoccupanti tendenze maliziose.

-          Non provarci, sai Kitt?! – chiaramente lui non l’avrebbe mai fatto, ma anche stare al gioco aveva i suoi vantaggi, come vederlo ridere felice. In pubblico Chirstopher regalava alle persone solo il suo sorriso dolce e gentile, ma lei l’aveva visto ridere davvero e di gusto, per la precisione il primo giorno che l’aveva incontrato, e sapeva distinguere quando quella smorfia sulle sue labbra era sincera oppure no, dopotutto aveva anche una certa esperienza…

Sbuffando e borbottando scomparve oltre il paravento e ne ricomparve subito dopo con una pila di abiti in mano che andò a raggiungere quella del suo migliore amico sulla sedia: la torre di Pisa che si stava andando a creare aveva un’aria molto instabile.

Continuando a parlottare di stupidaggini e rossa in viso, la ragazza si accinse al fine di entrare nella vasca e, nonostante avesse usato una scusa meschina, ringraziò che lui l’avesse spronata ad entrarvi perché in quel momento si sentiva in paradiso.

 

Non c’era infatti, in tutta la scuola, un bagno come quello dei Prefetti di Grifondoro.

Nonostante i quattro bagni delle Case fossero gemelli, ciascuno aveva le sue caratteristiche e non si sbagliava se si diceva che Grifondoro deteneva il primato.

Innanzi tutto a Serpeverde c’era umidità. I vetri erano sempre appannati e un persistente e a volte un po’ troppo aggressivo odore di bagnoschiuma al sandalo impregnava l’aria e i vecchi mobili. E negli sportelli, al posto dei prodotti da bagno c’era una scorta di merendine del figlio di Goyle.

Nonostante quello dovesse essere il bagno dei Prefetti di Serpeverde, era il regno incontrastato di Leonard dove dettava legge più che in qualunque altro posto (il che la diceva lunga). L’orario per lavarsi, deciso da lui stesso, prevedeva una maratona da caserma con doccia al fischietto, due minuti per insaponarsi, due minuti per risciacquarsi, cinque minuti per asciugarsi e poi tutti fuori dai piedi per il bagno del loro Principe.

La vita dei Prefetti Slytherin era molto dura, non li invidiava per niente.

 

A Tassorosso era come essere al mercato. Un viavai continuo di persone affollava il bagno mentre la gente cercava di rilassarsi, qualcuno chiedeva sempre l’attenzione di qualcun altro e il chiacchiericcio continuo delle ragazze era l’ideale per un bel mal di testa, avrebbero dovuto usarle come arma di distruzione di massa.

 

Corvonero, signora della pulizia, se la giocava coi grifoni, ma al momento era in ristrutturazione a causa di un tubo che perdeva e aveva allagato la camera di uno dei Prefetti, costringendolo a dormire in una branda nella Sala Comune. Kitt si era lamentato per settimane dell’impossibilità di farsi un “bagno decente” e ogni volta che si entrava in argomento cominciava delle filippiche che non terminavano più, soprattutto se era appena stato costretto a fare la coda per il bagno comune degli studenti, senz’altro il posto che più di tutti detestava a Corvonero.

 

Grifondoro, invece, era la patria della tranquillità.

Giocatori, Prefetti e Caposcuola della Casa erano tutti maschi, pertanto andavano a farsi un bel bagno collettivo prima di andarsene a letto, oppure poco prima di cenare, a seconda, quindi rimaneva tutto il resto del tempo per l’unica ragazza tra i ranghi di comando della Casa.

 

E già il fatto di essere abituata alla solitudine e l’intimità del suo bagno contrastava col fatto che, al momento, avesse un ospite sospetto crogiolato nella beatitudine e, come aggravante, il fatto che fosse maschio.

Conosceva Kitt a sufficienza da poter dire che non si sarebbe risvegliato dalla sua pace dei sensi prima di un’ora, il che presupponeva altri quarantacinque minuti di nervosismo totale mentre i suoi capelli cominciavano ad arricciarsi.

Perché lo facessero era uno dei tanti misteri dell’albo d’oro della scuola, stava di fatto che ogni volta che si agitava particolarmente quelli cominciavano ad assomigliare più ai boccoli di mamma che ai bei capelli lisci di papà.

Beh, ciascuno aveva le sue: c’era chi si mangiava le unghie, chi si scarnificava le pellicine e chi dondolava i piedi, lei aveva un riflesso incondizionato che le faceva arricciare i capelli, qualche problema?

Sapeva anche altrettanto bene che, nonostante ogni tanto lui si lasciasse scappare qualche battuta a sfondo sessuale, e non poteva volergliene visto che lo facevano anche Jack e Jeff, non avrebbe mai alzato un dito su di lei perché teneva davvero molto alla sua piccola e rompiscatole amica.

 

Beh, tanto valeva godersi il momento.

L’acqua era alla temperatura giusta e dopo essere andata avanti e indietro su una scopa per quattro ore consecutive sembrava che le sue membra riconoscessero di colpo la vita.

Se fosse stata sola come lo era di solito avrebbe riempito la gigantesca vasca di un aroma alla vaniglia, ma dubitava che Kitt riuscisse a passare inosservato con il profumo da donna, di sicuro non avrebbe apprezzato.

C’erano due vezzi che si concedeva come richiamo della sua mortificata vanità femminile: lo smalto alle unghie e il profumo alla vaniglia.

Ma, mentre il primo era una distorsione che vedeva il suo apice solo quando Leonard dava il meglio di sé, la seconda era davvero la prova che, sotto la gonna, non si nascondeva qualche sorpresa inaspettata.

Suo fratello diceva che era l’essere meno seducente di tutto il pianeta Terra, ma i ragazzi non la pensavano proprio allo stesso modo e avevano la malsana, e quantomai tendente all’autodistruzione, abitudine di appuntare un po’ troppo spesso gli occhi sul suo seno.

Altro problema che le derivava dalla mamma. Se fosse stata Malfoy al 100% sarebbe stata piatta come una tavola da surf, un po’ come Hestia che, comunque, compensava le sue grazie mancanti con dei buoni reggiseni push-up, ma anche qui i Granger ci avevano messo lo zampino e si era ritrovata con una misura a suo avviso troppo appariscente.

Mamma diceva la stessa cosa e se ne lamentava ogni volta. Papà con ogni probabilità avrebbe voluto prenderla a sberle per ogni insulto che lanciava al suo decolleté.

 

Poco invece sapeva della famiglia di Kitt e ancora meno era quello che le aveva detto lui.

Sapeva che era orfano di padre da un bel po’ di tempo e che sua madre viveva in un castello nell’Europa dell’Est ma che, visto che era inglese, la lettera che gli era arrivata proveniva da Hogwarts anziché da Drumstrang.

In effetti Christopher non era proprio il tipo di persona che sarebbe stata a suo agio tra gli omaccioni corpulenti dell’altra scuola, da loro, invece, pareva esserci nato.

Quello che, però, più di tutto la affascinava era il suo cognome, Black. La nonna era una Black.

Una volta, testardamente, si erano messi lì e avevano buttato giù il loro albero genealogico tentando di trovare qualche parentela, ma, se tutti i Black alla fine erano parenti, ecco l’eccezione che confermava la regola, non erano riusciti a cavare un ragno dal buco.

Sapeva inoltre che Kitt aveva un fratello.

Quando gliel’aveva detto quasi non riusciva a crederlo perché avrebbe giurato che quel ragazzo fosse figlio unico e, invece, l’apparizione a Hogwarts del piccolo Lachlan gli aveva dato ragione.

Lachlan era entrato proprio quell’anno. Non assomigliava molto a suo fratello, aveva i capelli di un marrone molto scuro e gli occhi verdi ed era un ragazzino decisamente più socievole, così al fratello maggiore erano rimaste tutte le libertà di quando il piccolino non stava ancora in Inghilterra.

-          Che cosa staresti facendo?

Alzò un sopracciglio e lo guardò mentre lui si rigirava tra le dita una ciocca di capelli biondi che le era sfuggita al fermaglio con cui li aveva legati sopra la testa

-          Mi piacciono i tuoi capelli

Se qualcuno li avesse visti avrebbe potuto credere che fossero fidanzati o che, almeno, lui ci stesse provando. Tristemente la realtà era completamente diversa: Kitt le diceva sempre ciò che pensava e aveva sempre manifestato un apprezzamento particolare per i suoi capelli.

Era inutile illudersi di piacergli come donna perché, come diceva suo fratello, non possedeva un minimo di sex-appeal, era una specie di maschiaccio, eppoi Kitt non voleva ragazze piagnucolone o sdolcinate tra i piedi, non gli piaceva avere degli impedimenti a parte suo fratello.

Meglio accontentarsi della fortuna di poter comunque essere sua amica, era un raro privilegio che riusciva a renderla davvero felice perché la compagnia di Kitt era meravigliosa.

-          Hanno un colore molto particolare – aggiunse il ragazzo arrotolandosi la punta sul dito indice e sorridendole – Gardis arrossì, un conto era tenere a freno i pensieri in un momento normale e un conto era farlo quando lui si comportava come un fidanzatino

-          Anche il mio papà ha lo stesso colore – precisò ricordando di quanto ne andava fiero

-          Tuo fratello però no – fece notare lui

-          Siamo Malfoy impuri – scherzò su – mamma è una mezzosangue.

-          Non credo che sia una cosa così grave – rifletté il ragazzo

-          Neppure io, ma papà una volta aveva delle strane idee in testa sulla questione. Ad ogni modo Leonard ha preso tanto dalla mamma: gli occhi e i ricci e il colore misto.

Se suo fratello fosse stato con loro si sarebbe dilungato in una inutile precisazione sul fatto che lui non aveva i capelli ricci, semplicemente mossi il che era anche vero, peccato che fosse molto più spiccio dire ricci…

-          Anche io sono una Malfoy a metà – annunciò lei – ho i capelli di papà, un occhio di mamma e uno di papà

-          Papà sembra avere il predominio

-          Ci sarebbero un paio di altre cosette di mamma che non è il caso che tu veda

Kitt rise e seppe di essere riuscita a tirargli su il morale. Le riusciva senza fare niente di particolare, pareva che lui trovasse divertente qualunque cosa facesse, quando erano insieme aveva sempre un bel sorriso sulle labbra. Adorava quel sorriso e andava orgogliosa di riuscire a farglielo spuntare dal nulla senza un gesto particolare.

Voleva bene a Kitt, più di un amico e più di un fratello.

 

Qualcuno bussò alla porta sentendola chiusa

-          Ci sono io! – sbuffò la ragazza senza mentire veramente

Un mormorio al di fuori prese nota della presenza della pseudo-Caposcuola, udì qualcuno dire di tornare più tardi perché Gardis era a fare il bagno, sentì Jeff ridacchiare e poi uno scalpiccio di suole che si allontanavano

-          Parliamo di cose serie – intervenne poi rivolgendosi al ragazzo, ancora intento a giocherellare coi suoi capelli

-          Tipo?

-          Tipo il fatto che dobbiamo organizzare una festa di Capodanno per questa gente che viene da chissà dove e trovare il posto dove sistemarli

-          Uhm…

-          Chi sono Kitt? Guarda che lo so che tu lo sai – sbuffò levandogli la ciocca dalle mani, per tutta risposta lui ne prese un’altra facendola spazientire

-          Ospitiamo la Scuola di Magia e Arti Magiche Orientali Mahora e qualche delegato di altre scuole

-          Cosa intendi con qualche delegato? Venti? Trenta? Cinquanta? Quattro?

-          Due

La ragazza sbuffò ancora

-          Perché queste cose importanti non me le dici mai?

-          Dovresti rilassarti, ti verranno le rughe

-          Non rubare le battute a mio fratello!

-          Se diventi brutta poi come faccio a sposarti

-          Smettila con queste scemenze – era una storia che andava avanti da anni: Kitt le diceva che, quando fosse diventata grande a sufficienza, si sarebbero sposati, così sarebbero riusciti, per una volta, a far davvero rimanere senza parole Leonard. Chiaramente era tutto uno scherzo, perfino lei non era capace di credere a quella storia. In compenso Kitt la ripeteva ogni volta, rigirando il coltello nella piaga

-          Non è una scemenza. Ad ogni modo ho fatto una lista delle cose da preparare – i Corvonero erano sempre efficienti quando si parlava di doveri…

-          Dove li mettiamo?

-          La Torre Nord è occupata, ma non credo che ci starebbero tutti

-          La Torre Sud?

-          Occupata dalla prof – era vero, col fatto che i professori alloggiavano quasi tutti nell’ala Ovest dimenticava troppo spesso che la “zia”, invece, si era accaparrata il posto più bello della scuola…

-          Splendido. C’è un angolo libero in tutta la scuola?

-          Nello stanzino delle scope hanno appena dato il bianco, quindi non so se riusciremo a farceli stare… – il sarcasmo era il suo forte quando ci si metteva

-          Cos’è, dobbiamo farli accampare in Sala Grande? – soffiò lei allontanando la testa, maledizione a quando aveva deciso di farsi crescere quella specie di criniera selvaggia…

-          Non sarebbe una cattiva idea, lo proporrò alla McGranitt

-          Un accidente! Non abbiamo proprio posto?

-          Corvonero è in ristrutturazione – sentenziò lui ricordando tristemente quanto era difficile trovare un attimo di silenzio

-          A serpeverde non ce li mando neppure se mi pregano – puntualizzò lei - Tassorosso?

-          Sovraffollato. Trovato!

-          Dove? – chiese eccitata

-          Il dormitorio sopra la serra della Sprite!

-          Ma quel posto è disabitato da anni! Ci saranno ratti e ragni a bizzeffe!

-          Meglio che niente, sennò puoi occupartene tu – col carico di lavoro che le avevano assegnato da quando Cartrett era in infermeria non aveva certo bisogno di mansioni extra…

-          Vada per il dormitorio sopra la serra

Lo ricordava bene.

Ogni tanto ci andava a studiare assieme a Karen e a Hestia e con Jeff e Jack, la notte di Halloween, andavano a raccontarsi truculente storie del terrore.

Ogni tanto, quando Hogwarts aveva molti ospiti, qualcuno veniva smistato lì, ma perfino all’ultimo Torneo Tremaghi, quello a cui aveva partecipato Harry Potter, per intendersi, Drumstrang e Beauxbatons erano riusciti ad occupare solo la Torre Nord.

-          Potrei prendere i Prefetti e metterli a pulire i pavimenti – rifletté lei avendo una scusa per rompere le scatole a quei lavativi degli Slytherin

Kitt rise: se Gardis avesse fatto come aveva appena detto, con ogni probabilità sarebbe andata a svegliare i poveretti alle otto di mattina a suon di strilli e urla, mettendoli in riga e distribuendo secchi e spazzoloni.

 

Scivolando ancora un po’, la grifondoro si ritrovò con l’acqua fin sugli occhi, riflettendo immersa in quel calore confortevole e rilassante.

-          Ah, dimenticavo, il club di giornalismo vuole far uscire un’edizione speciale in lingua originale per gli ospiti durante il loro soggiorno. – annunciò lui. Perfetto, ci mancavano quegli invasati dello scoop – e poi il club di arte desidererebbe creare qualcosa in loro onore – un altro casino da sistemare, come la convinceva Hestia ad accantonare l’idea? Sì perché era lei la presidentessa del club… - poi ci sarebbero quelli della sezione storica e geografica che vogliono delle idee per il loro lavoro – Hogwarts era la tana degli scansafatiche, perché quegli stupidi, al posto che impiegarsi in certe diavolerie inutili, non si davano da fare a mettere a punto norme di sicurezza, biancheria per i letti, camere per i prof e quant’altro? Ci mancava solo che le dicessero che c’era la mucca pazza a scuola e allora sì che l’avrebbero sentita! - e anche che il club teatrale ha chiesto di mettere in scena uno spettacolo per gli ospiti – aggiunse lui sorridendole dolce e spostandosi tatticamente visto che ormai dalle orecchie della ragazza stava uscendo un preoccupante fumo bianco di rabbia

-          Fanculo – fu il borbottio confuso che rispose formando una miriade di bollicine. E chi la conosceva sapeva che le parolacce arrivavano solo quando ormai era al limite della sopportazione.

Altro che spedizioni punitive.

Il club teatrale, tanto per cambiare, era un’emanazione del Consiglio Studentesco, l’organismo più inutile in tutta la scuola dopo Divinazione, un’organizzazione atta alla tortura degli ingenui studenti che deteneva parte del potere decisionale per quanto riguardava gli “eventi ludici e ricreativi”, una buffonata se si considerava che il miglior evento ricreativo era costituito da suo fratello e dalla sua scorta di firewhiskey… ad ogni modo ne facevano parte, obbligatoriamente, i quattro Caposcuola e alcuni ragazzi con preoccupanti istinti suicidi.

La sintesi del Consiglio era la sua presidentessa: Vanessa Vermyl.

Se all’apparenza poteva sembrare una qualsiasi ragazza poteva significare solo che non aveva ancora aperto bocca. Già perché se ciò fosse successo, e sfortunatamente era una cosa piuttosto frequente, non si sarebbe più riusciti a farla smettere.

Tassorosso come la maggior parte dei membri, Vanessa era, alla fine, una brava persona che, tuttavia, nella sua infinita ingenuità, creava più problemi di un lupo mannaro lasciato libero.

Come si diceva, il Comitato Studentesco, come Vanessa, era costituito da una serie infinita di lagne e ciarle che non finivano più.

Kitt la accompagnava rassegnato condividendo la sua sottomissione a tale perpetuo supplizio.

Per dare un’idea, nell’ultimo ritrovo si era andati a discutere di quale fantasia ornare le tende della sede del Comitato durante la festa di Halloween.

Cioè, loro stavano lì a parlottare di cretinate e invece i poveri Caposcuola (si includeva momentaneamente nella lista) erano costretti a scervellarsi dietro alla sistemazione degli ospiti che, con ogni probabilità, credevano arrivassero dall’Australia anziché dall’Oriente.

-          Metteremo gli studenti del Mahora nelle aule della Sprite e gli ospiti delle altre scuole nella Torre Nord, dopotutto non dovrebbero essere tanti… - decise lei infine

-          Dovresti pensare a rilassarti

Si voltò a guardarlo sorpresa, ma sapeva che aveva ragione.

Se però non trovava una scusa per distrarre la sua mente avrebbe rischiato davvero di fare qualcosa che avrebbe compromesso la loro amicizia.

Meglio cambiare argomento e prendere due piccioni con una fava

-          Kitt, farai il tifo per me domani, vero? – Christopher sorrise sereno

-          Certo, come sempre, d’altronde

-          Meno male, credevo che questa volta mi avresti tradito

-          Se non fossi così spudoratamente Gryffindor avrei voluto che finissi in Casa con me – ammise lui

-          Beh, ammetto che per un certo periodo mi sarebbe piaciuto, ma al Grifondoro ho tanti amici

-          Sono tutte brave persone

-          Infatti

-          Allora domani Leonard ci rimarrà di sasso dopo che vedrà i prodigi che puoi fare! – era la prima partita, quell’anno, che le Serpi e i Grifoni combattevano e si preannunciava uno scontro davvero entusiasmante

-          Se quell’idiota di Montague prova a lanciarmi addosso un bolide ti assicuro che è la volta che lo massacro

La scena aveva del comico, soprattutto se si immaginava la minuta Gardis che le suonava a quell’armadio a tre ante di Montague jr.

Forse c’era un altro motivo per cui la piccola Malfoy non era finita tra le serpi e doveva essere il disprezzo totale che provava nei confronti della maggior parte degli esponenti della casa del fratello.

-          Se stai ancora in ammollo ti lesserai come un pesce – disse poi al ragazzo uscendo dalla vasca dove l’acqua, ormai, si era intiepidita, Kitt rise

Se voleva poteva fare davvero concorrenza a suo fratello, in tutti i sensi.

Innanzi tutto era affascinante, a modo suo, anche se molte ragazze credevano che fosse un po’ troppo ombroso, poi era gentile e disponibile e se lo si riusciva a prendere per il verso giusto, un ottimo amico, un aiuto prezioso e una fonte inesauribile di risate. Era molto intelligente e lo dimostrava il suo impeccabile rendimento scolastico e cosa altrettanto importante, era un ottimo portiere.

Per quanto la riguardava, se avesse dovuto dire qual era il suo tipo ideale avrebbe fatto, inconsciamente, una sua descrizione fotocopia.

-          Non si potrebbe anche proporre una amichevole di quidditch? – dichiarò in preda al genio del momento la piccola grifoncina

-          Ma al Mahora non si gioca a quidditch – lei parve riflettere: qual era lo sport ufficiale nelle scuole orientali?

-          E cosa fanno allora?

-          Kendo e combattimento di spada. Poi arti marziali cinesi e giapponesi.

No, meglio evitare un torneo di scherma, avrebbero rischiato di vedere metà degli studenti di Hogwarts infilzati come spiedini.

Bastava solo dire che il massimo livello che la loro scuola aveva raggiunto nel tiro di spada era ancora detenuto dal secondo anno dei suoi genitori, quando le lezioni le teneva l’emerito professor Gilderoy Allock.

-          Vada per lo spettacolo teatrale – concesse come se stesse scegliendo tra lo squartamento e la cottura da viva – ma con Vanessa ci parli tu!

-          No no, io mi devo occupare già del menu

-          Scusa, fammi capire, ma quante sono effettivamente le persone che sono invischiate nell’organizzazione di questa faccenda? Per quanto riguarda le cretinate mi sembrano fin troppe…

L’indice del ragazzo si spostò alternativamente tra loro due.

Sospirò mesta, le solite belle notizie.

-          Se serve posso chiedere a Lachlan di darci una mano…

Certo, su Leonard non aveva fatto affidamento e forse era meglio che non ci si intrigasse proprio nella questione, ma Henrietta!

Era mai possibile che in occasione del più grande ritrovo di scuole di magia orientale e occidentale il loro istituto fosse stato decimato da un’epidemia di morbillo?

Ovviamente non era cosa da prendere alla leggera, soprattutto perché il morbillo magico era una forma molto più pericolosa e acuta di quella che generalmente colpisce i babbani, ma tutti quell’anno? Perché non un anno prima…

-          D’accordo, Kitt, sono davvero indisposta. Da domani metto al lavoro mezza scuola perché così non va proprio! Non intendo sbattermi come uno strofinaccio e correre avanti e indietro solo perché qui va tutto a puttane! Questa è la volta che quei lavativi di Prefetti faranno qualcosa!

Quanto le mancavano i tempi della guerra con Lord Voldemort, all’epoca non ci si annoiava così tanto…

 

Una mano si posò sui suoi capelli e li scompigliò amichevolmente, girò gli occhi per riconoscere il corvonero che le sorrideva comprensivo

-          Su col morale, principessa, almeno faremo le cose a modo nostro

-          Come no!

Aveva ragione Leonard, Kitt vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.

Ma forse questo era un bene.

 

*          *          *

 

La camera di Prefetto di Grifondoro era ampia e spaziosa se paragonata a quelle di Tassorosso, dove lo spazio mancava sempre. Gardis vi era molto legata, soprattutto perché anche sua madre aveva occupato la stessa stanza

In verità lo smistamento l’aveva assegnata a quella in fondo alla scala, ma aveva preso di peso Thunder, che era anche il loro miglior battitore, e a cui era sfortunatamente toccata in sorte la stanza che voleva lei, e l’aveva cacciato in malo modo piazzando la sua roba nell’armadio prima che Cartrett potesse obiettare qualcosa.

-          Puoi scegliere – annunciò al suo amico, miracolosamente arrivato senza farsi scoprire dagli altri grifoni – o il letto sotto il davanzale, con lo spiffero della finestra, oppure il letto accanto all’armadio, con lo spiffero della porta.

Kitt spostò alternativamente lo sguardo dall’uno all’altro cercando di scegliere il male minore; dato che i Grifoni stavano in una torre era normale che ci fossero spifferi da tutte le parti…

-          Consolati – aggiunse poi lei – ti sei risparmiato l’umidità dei sotterranei

-          Tranquilla, l’ho già sperimentata… - rispose il Corvonero dirigendosi verso la porta – e non è stato un bene per il mio mal di testa – la ragazza rise

-          Parli come mia nonna Granger – affermò

-          Perché, l’altra come parla?

-          Beh, l’altra parla col marito e si fa comprare una nuova pelliccia di visone immacolato, possibilmente con la fibbia in oro e la chiusura in zaffiri che la tenga al caldo – rispose riferendosi a Narcissa

-          Molto animalista – commentò Christopher

Prendendo atto della decisione di sistemarsi nel letto affianco alla porta, Gardis agitò la bacchetta e pronunciò le parole che fecero materializzare il mobile.

-          Se facesse freddo ti lascio un paio di coperte – aggiunse poi rovistando nell’armadio e tirando fuori due plaid a quadri

-          Se non fossi la sorella dell’essere più pericoloso di Hogwarts potrei proporti di scaldarmi tu stessa – frecciò il moro appoggiando i suoi bagagli sul materasso

-          Non vivresti abbastanza a lungo da potermelo chiedere – celiò lei fintamente disinteressata, ma con le guance rosse

Leonard non avrebbe mai permesso una cosa del genere, più che altro perché poi suo padre gliele avrebbe cantate se si fosse venuto a sapere che la sua amata “bambina” aveva passato la notte assieme ad un ragazzo.

Il fatto che Leonard passasse OGNI notte con una ragazza, per di più sempre diversa, non influiva sulla collera paterna, tantomeno il fatto che lo stesso genitore fosse stato dedito alla stessa pratica.

Mamma aveva dato il cattivo esempio rimanendo vergine fin quando non aveva incontrato papà. Casualmente, poi, si erano conosciuti e tanti saluti.

 

Christopher si guardò attorno ammirato, non era molto pratico di stanze femminili, ma quella della sua migliore amica era senza dubbio singolare: le pareti, dall’altezza umana fin quasi al soffitto erano coperte di scaffali che sorreggevano una non indifferente mole di libri e piante e sul comodino affianco al letto, oltre al consueto tomo e alla bacchetta, era posta in bella mostra una serie di fotografie che ritraevano la proprietaria della camera assieme ai suoi migliori amici.

A sinistra c’era una foto delle tre grazie, alias Gardis, Hestia e Karen, sorridenti e felici che facevano il gesto della vittoria sventolando il diploma dei G.U.F.O. subito dopo averlo conseguito. A destra c’era una foto della squadra di quidditch del Grifondoro, scattata in occasione della sua nomina a capitano.

Cartrett, infatti, aveva ceduto la carica proprio quell’anno quando da Prefetto era stato promosso Caposcuola; li conosceva tutti: al centro l’unico membro femminile del gruppo, la biondissima Malfoy, circondata dai suoi due migliori amici, Jeff e Jack, il primo era battitore insieme al famoso Thunder, spodestato al tempo dell’arrivo della biondina tra le fila di comando dei grifoni, il secondo, invece, era il loro cercatore, esattamente come suo padre.

Tra gli anelli capeggiava la figura massiccia di Cartrett e insieme a Gardis erano anche gli altri due cacciatori: Penworthy e Merritt.

Andava orgoglioso di quella fotografia perché l’aveva scattata lui stesso alla squadra.

Dietro c’era una foto di famiglia ritraente il biondissimo papà di Gardis, la sua bella e sorridente mamma e il fratello, tutti e quattro in posa davanti allo stemma argentato della spada con su arrotolata una serpe che era l’emblema della casata.

C’era poi una foto scattata in onore dell’ultimo compleanno e altre cosucce e ancora, piccina tra le tante cornici, una di loro due.

Rammentava ogni dettaglio di quell’immagine ed era un po’ il suo ricordo, se lei la mostrava nella sua cornice tra le molte fotografie care, lui la conservava nel portafoglio, fiero ed orgoglioso.

L’avevano fatta alla festa di fine anno del corso precedente e lo sfondo era rimasto un po’ sfuocato, anche se si potevano facilmente riconoscere i capelli di Weasley nella massa rossiccia e indefinita alle loro spalle mentre si serviva di tè freddo al buffet all’aperto.

L’aveva scattata Leonard, un po’ riluttante, intimandole di non farla vedere né alla mamma né al papà (sennò avrebbe passato dei guai) e si era prestato a quella sevizia solo perché, una settimana prima, aveva dimenticato il fare per primo gli auguri di compleanno alla sua sorellina.

Dietro ogni piccolo gesto c’è un’avventura e quella era stata la vicenda della loro fotografia, l’unica che avessero insieme e dove ci fossero da soli.

Sorridevano gai, dietro il vetro, mentre lui le passava il braccio dietro le spalle e lei salutava con la mano aperta e le unghie tinte di un azzurro metallizzato assai strambo, era la loro amicizia, particolare quanto le differenze che avevano l’uno dall’altra: tantissime.

 

Sapeva che nella stanza c’era ancora una cornice, Gardis gliene aveva parlato, e li spiava dall’alto della mensola, come a vegliare sulla giovane abitante di quel luogo.

La cercò con lo sguardo tra i molti tomi e tra i tanti ninnoli che li circondavano e, alla fine, la ritrovò, proprio di fronte al letto.

Due figure erano in piedi su uno sfondo verde, erano i genitori della sua amica, ma la foto era molto vecchia, ripresa ai tempi che entrambi stavano ancora frequentando la scuola: sotto un albero a fiori bianchi le due persone ritratte si stavano baciando dolcemente, dopodiché il ragazzo si accorgeva della presenza del fotografo molesto (ed era il papà di Jack l’autore di quel piccolo cammeo di vita quotidiana a scuola, la sua firma era apposta proprio dietro la carta), cominciava a insultarlo e a cercare di mandarlo via mentre la sua compagna ridacchiava. Un accenno di pancione era già visibile sotto la camicia bianca estiva della divisa, la bionda gli aveva parlato del fatto che sua madre aspettava già Leonard quando aveva terminato la scuola e la cosa lo faceva sentire un po’ strano.

-          Guardi mamma e papà? – gli chiese lei riemergendo da un baule e accorgendosi degli occhi blu puntati sulla fotografia, lui annuì – sai, quando la guardo non posso credere che siano cambiati così tanto… sembravano così… così… così come noi – sospirò – chissà come doveva essere frequentare le lezioni assieme alla mamma e al papà.

Hermione diceva sempre che Draco era stato insopportabile, faceva continuamente rumore e stuzzicava tutti quelli che aveva a tiro, zio Harry per primo, ma quella non era una novità visto che papà e lo zio erano continuamente a battibeccare; papà invece sosteneva che la mamma fosse stata in assoluto la persona più “rompipalle” dell’universo e quando si riferiva a quella particolare circostanza non censurava la parola “rompiballe”, ma anzi la scandiva forte e chiara, attirandosi l’ira della consorte.

I suoi genitori erano ancora molto giovani, entrambi non avevano compiuto neppure quarant’anni e la cosa li rendeva un po’più vicini a dei fratelli, alle volte.

Voleva loro molto bene.

 

-          Guarda – le disse Kitt richiamando il portafoglio di pelle scura – questa è la mia mamma e questi siamo io e Lachlan

Aprì la custodia a metà ed estrasse due fotografie un po’ più piccole della norma: nella prima stavano due persone, una donna piuttosto giovane e un bambino di sei anni, inequivocabilmente madre e figlio. La mamma teneva per la mano il bambino e con l’altra si accarezzava un pancione, era una donna molto bella, con i capelli e gli occhi dello stesso colore di Kitt e l’espressione dolcissima sul viso che pareva di porcellana. Vestiva un abito blu e argentato, lungo fino ai piedi di fattura piuttosto severa, ma che non nascondeva due o tre dettagli molto femminili come il lungo pizzo che ricadeva dai polsi e di cui era circondato il colletto ampio. E poi un lungo e sottile filo di perle che raccoglieva i capelli corvini della donna e contrastava con il colore nero e profondo. E per finire, si poteva intravedere una catenella argentata scendere sulla pelle candida della donna fino a nascondere il finale nel colletto.

Il bambino accanto a lei guardava nella macchina fotografica con aria un po’ truce, ma poi spostava appena le iridi screziate verso la genitrice in un’occhiata indecifrabile e poi le riportava all’obiettivo, sorridendogli.

-          Mamma aspettava Lachlan – spiegò per giustificare il pancione prominente

-          Tu invece sembravi pronto ad un bel capriccio – commentò lei rigirando il cartoncino tra le mani e passando l’indice sul bordo dentellato, prerogativa delle foto di pregio

-          Questi invece siamo io e Lachlan – e gli mostrò un’altra immagine dove il giovane Christopher, ormai al primo anno di Corvonero, teneva per mano il fratellino che sorrideva con la bocca sdentata alla macchinetta.

Pareva che in quella famiglia avessero quasi paura di separarsi, in ogni foto si tenevano per mano e stringevano la presa, quasi per paura che scappasse qualcuno.

Era una sensazione strana che trasmettevano, ma gli piacevano molto i membri del clan Black, la madre di Chris, in particolare, era un’autentica bellezza, anche se il sorriso sulle sue labbra era appena accennato, non rideva gaia, ma stirava appena la bocca in una smorfia dolcissima eppure quasi triste.

Ridiede all’amico le due immagini e lui le ripose al loro posto.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao e a tutti e benvenuti al terzo capitolo di questa fanfic!

Allora, innanzi tutto devo dire una piccola cosuccia sui personaggi: dato che si tratta di persone che non sono mai apparse prima si scopriranno come sono o cosa fanno via via, quindi state tranquilli, soprattutto su Chris che presto mostrerà chi è veramente, non preoccupatevi, è solo una mera coincidenza se l’ho chiamato Black, c’è un motivo, ma lo scoprirete più avanti, inoltre vi faccio notare che, se fosse figlio di Ransie, non si chiamerebbe Black, bensì DeLaci, come suo padre, no?

A quanto pare Ransie vi è rimasta impressa parecchio…

Per quanto riguarda i personaggi di Gardis e Leonard, invece, la prima assomiglia molto a sua madre, ma, come si nota dalla parlantina, ha preso parecchio anche da papà, Leonard invece è la copia sputata di suo padre con la differenza che è molto più riflessivo.

Passando invece a quello che accade in questo capitolo: siamo in pieno boom organizzativo perché si scopre che Hogwarts, ormai tranquilla, ha deciso di movimentare la storia dei nostri protagonisti con qualche bizzarro personaggio mai visto prima.

In realtà non c’è molto da dire perché è un capitolo di passaggio, ma io speso che vi piaccia ugualmente e che mi lascerete qualche commentino anche questa volta!

Ciao a tutti e grazie per continuare a leggere le mie storie, un bacione,

Nyssa

 

Arwen_90:, Leonard è proprio un vampiro, ha i denti appuntiti e le stesse loro manie, con qualche piccola differenza che si scoprirà in seguito. Sì, Leonard m’è uscito un po’ bello e dannato, sarà che io i personaggi così li adoro, esattamente come Draco.

Spero che la fic continui a piacerti e che sia lo stesso anche per questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio, Nyssa

 

Killkenny: ho letto tutta la scheda e credo che utilizzerò qualche dettaglio. Eh, Leonard e Gardis non fanno altro che litigare perché somigliano molto, caratterialmente, ai loro genitori.

Spero che ti piaccia anche questo cappy, ciao!

 

Queensol: io ce la vedo molto bene Gardis con le unghie pitturate di rosso perché è un colore che su di lei si trova poco (carnagione chiara, capelli biondi, occhi celeste e marrone…), direi che quasi un po’ stona, ma allo stesso tempo, mi piace metterle lo smalto rosso. Anche io dovrei essere sempre lì a pitturarmi le unghie, ma immagino che con la magia sia più veloce cambiare colore, anche se non credo che cederà il piacere di darsi lo smalto (rosso in particolare) così facilmente… la ragazza, dopotutto, ha un certo caratterino…

Eh, ma il bello di Gardis e Leo è proprio che sono fratelli e quindi non si possono innamorare, una storia di litigate e amore l’avevo fatta già con i genitori ed è proprio perché sono degni figli di Draco ed Herm che passano il loro tempo a insultarsi XP

Il rapporto tra Kitt e Gardis arriverà in seguito, diciamo che l’unica che pensa seriamente alla cosa è lei e lui… come dice lei, lui non vuole rogne e avere una ragazza per lui sarebbe una rogna, più avanti spiegherò perché anche perché detto così è un ragionamento campato per aria, anche se sarebbe proprio da lui…

Mi auguro che questo capitolo ti sia piaciuto e spero che anche la storia continui ad essere interessante, ne frattempo ti mando un bacione grande, Nyssa

 

Lord Martiya: riferendomi a mite come aggettivo di Hermione era per intendere quella che ho creato io nella precedente fic che a dispetto dell’originale era moooooolto più tranquilla, eppoi in confronto a lei, anche alla VERA Hermione creata dalla zia Row, Gardis risulterebbe un bel peperino.

Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo terzo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa

 

Semplicementeme: hai colto nel segno, brava! Sì, volevo proprio sottolineare la somiglianza di Hestia con sua mamma, come lei  è una ragazza un po’ svagata e lo si capiva anche dal fatto che, nel primo capitolo, dicevo che perde sempre il braccialetto che ha gemello di Gardis e Karen.

Sì, alla fine tutti i ragazzi sono finiti al Grifondoro, a parte qualcuno che scopriremo più avanti.

Come ho detto all’inizio, è una coincidenza che lui si chiami Black, dopotutto è un cognome piuttosto diffuso, quanta gente c’è in Italia che si chiama Rossi o Bianchi? E comunque, io non ho mai detto di chi è figlio, ma da questo capitolo si dovrebbe capire che non è Rosleen perché Rosleen aveva i capelli rossi, non come Ron che li ha color carota, ma proprio rosso fuoco! Invece nella foto la madre di Kitt è bruna.

Mi fa piacere sapere che non sentirai troppo la mancanza di Draco ed Herm e co. Mi sarebbe spiaciuto fare una fic dove i protagonisti non hanno sufficiente carattere da combattere alla pari coi genitori (in quanto a carisma, intendo).

Solo per caso dici? Beh… io direi che invece è una cosa non troppo per caso perché ce l’ha per davvero… sì, Karen è mezza presa da Leonard, anche se non si può dire che sia innamorata, però devo ammettere che anche io sarei come lei se avessi un compagno come lui…

Beh, aspetto allora i tuoi commenti su questo terzo capitolo. Ciao e a presto, un bacione grande, Nyssa

 

Hollina: eh, la parentela di Kitt io non l’ho detta, per questo non la si capisce. Ad ogni modo sono felice che i miei protagonisti rendano bene insieme, non c’è niente di peggio di una storia dove i protagonisti, quando sono assieme, stanno malissimo.

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa

 

Maky91: sì, Gardis è una forza della natura, anche se in certe circostanze questo potrebbe rivelarsi un difetto, ma per il momento è la mia beniamina, ha preso tanto da Herm, ma anche suo padre mica scherza!

Leonard è un po’ la contraddizione di questa storia, per il momento, perché ha sangue di demone (essendo vampiro), eppure l’aspetto angelico (i suoi genitori hanno fatto proprio un capolavoro! Complimenti a loro!).

Sì, Gardis e Kitt sono più che amici, anche se non innamorati, troppo presto e, al momento, troppo inopportuni.

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un commentino ^^

Ciao e a prestissimo, un bacio, Nyssa

 

Lisanna Baston: ci sono tanti motivi per cui Gardis è finita al Grifondoro e la maggior parte verranno alla luce dopo, tuttavia, per quelli che restano, credo siano sotto gli occhi di tutti.

A dispetto del fatto che quando ci si mette fa concorrenza ad uno scaricatore di porto perché con le parole non ci va mai per il sottile, ha un grande onore e alla fine è sempre alla ricerca della giustizia, proprio come la mamma.

Diciamo che la parte peggiore di lei fa capolino quando è insieme a suo fratello, lì sì che fanno scintille!

Eh, per quanto riguarda i nuovi personaggi, ne compariranno parecchio, anche se diluiti nella storia, quindi ti darò tutto il tempo per memorizzarli bene, nel frattempo spero che ti piaccia anche questo capitolo di passaggio, ciao e a presto, un bacio, Nyssa

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Capitolo 4
*** Megamix ***


-          Siamo quasi alla fine dell’incontro! – urlò il giovane Philip Canon nel microfono dal palco adibito ai professori – la situazione è di 0 a 100, ma Leonard Malfoy ha quasi raggiunto il boccino e potrebbe ancora assicurare la vittoria alla sua squadra,  una cosa mai vista!

-          Guarda che è successo così anche l’anno scorso! – sbraitò una voce femminile in lontananza e, amplificata dal microfono, si propagò per tutti gli spalti, qualcuno ridacchiò conoscendo già l’andamento delle partite tra Grifondoro e Serpeverde

-          Ecco che avanza: Gardis Malfoy scarta Rudiger Greengrass e prosegue verso gli anelli, ma… cos’è quello? Un bolide!

Gardis spostò appena lo sguardo verso la palla che si dirigeva rapida verso di lei, proseguì ancora qualche metro, poi, proprio all’ultimo, virò il manico di scopa in una manovra improvvisa spiazzando il tiro che volteggiò per l’aria spaesato, tornò appena in picchiata su di esso per rispedirlo al mittente con un colpo della scopa

-          Questa è la volta che me la paghi, maledetto Montague! – probabilmente quello fu tutto ciò che il ragazzo comprese poco prima che la palla che lui stesso aveva lanciato gli ritornasse dritta in faccia

-          Che cazzo staresti facendo?! – chiese un’altra voce appartenente al capitano degli Slytherin all’inseguimento del boccino d’oro al suo compagno di squadra (o forse alla sua sorellina?)

-          Cazzo Leonard, prenditi quell’idiota e portalo al manicomio – urlò la sorella al ragazzo, qualche metro sopra di lei

-          Mancano pochi minuti! – la voce di Philip percorse rapidamente gli spalti con gli studenti schierati e i genitori

 

 

-          Ho come un deja-vu – commentò una bella signora dai capelli castani raccolti sulla nuca e gli occhi dorati

-          Già… aspetta che prenda il padre di quel mentecatto ed è la volta che gli leggo la vita – borbottò un uomo affianco a lei con vistosi capelli chiari che spiccavano nel mare di anonimità

-          Però credo che dovremmo fare qualcosa per il linguaggio di nostra figlia – Hermione sorrise portandosi la mano alla bocca mentre ridacchiava degli insulti che i suoi due figli si stavano ancora lanciando a mezz’aria

-          Leonard dovrebbe fare più attenzione – commentò Draco incrociando le braccia

-          Ma smettila, quando giocavi te era un tripudio di pluffe truccate e ingiustizie e non ti degnavi certamente di controllare cosa facessero i tuoi compagni, preso com’eri dall’inseguire Harry

-          Io veramente inseguivo il boccino – puntualizzò l’uomo sentendosi di nuovo un diciottenne alle prese con la solita Granger rompiballe

-          No no, te inseguivi proprio Harry! Ci fosse stata una volta che l’avessi preso quel benedetto boccino…

-          Cosa fai, sfotti pure?

-          Sei permaloso?

-          Mi dà fastidio cosa quell’idiota di Montague stava facendo a nostra figlia – borbottò incassando la testa nelle spalle

-          Ma Gardis sa badare a se stessa, stai tranquillo che nessuno riesce a prenderla se sta su una scopa

-          Beh, questo non l’ha preso da te

-          Decisamente no – lo rimbrottò lei storcendo le labbra stizzita, perché ogni volta doveva ricordarle che sapeva a malapena stare in equilibrio su un manico di scopa? Dopotutto esistevano metodi più rapidi ed efficaci come la metropolvere e la smaterializzazione che stare appesi ad un legnetto instabile sospeso

Seguirono gli spostamenti dei bolidi su e giù per il campo

-          I nostri figli sono proprio bravi, eh Draco? – disse poi ritrovando il buonumore scorgendo la chioma biondissima della sua piccola al vento mentre sfrecciava appena sopra le loro teste

-          Mi domando se si divertano… ogni volta è la stessa storia e finisce in parità

-          Forse questa ne è la prova

-          Un minuto! – strillò Canon al microfono

Gardis si appropriò della palla che le aveva passato Merritt, doveva sbrigarsi, erano in parità, ma tra qualche attimo Leonard avrebbe acchiappato il boccino volante, non poteva certo permettersi di farlo vincere!

Avevano fatto dei passi avanti rispetto agli anni passati, generalmente capitava che le partite finissero in dieci minuti, invece adesso Jack riusciva a dare quasi del filo da torcere allo Slytherin, meno male che Jeff e Thunder erano riusciti ad impedire che i cacciatori delle serpi si avvicinassero alla porta… dato che Cartrett era assente avevano dovuto rimpiazzare il portiere con uno da panchina e, benché l’avesse personalmente allenato fino alla morte tutta la settimana, non aveva certo raggiunto il livello del loro titolare e di sicuro non sarebbe riuscito a bloccare i tiri micidiali che le serpi di Leonard, che disgraziatamente erano pure brave, gli avrebbero lanciato.

Ma quello non era il tempo delle riflessioni, bisognava mandare in buca quella maledetta palla e fare più punti possibili, ciò voleva dire anello centrale e il portiere lo sapeva.

D’accordo, gioco d’astuzia: si guardò indietro mentre i suoi compagni si azzuffavano con i verde-argento per darle modo di tirare, controllò che non ci fossero giocatori pronti a piombarle alle spalle e con tutta la forza che aveva in corpo lanciò la palla più in alto che poteva, doveva farcela.

Non appena la palla cominciò a salire puntò la scopa verso il cielo e quando la sfera si arrestò un attimo prima di ridiscendere, carica di energia potenziale, la colpì con il bastone della Icarus 333 spedendola come un razzo completamente dall’altra parte della porta, sfrecciandole poi dietro alla velocità della luce.

Troppo tardi il portiere si accorse delle sue reali intenzioni, non aveva certo sbagliato un tiro, non in quella circostanza, non LEI!

Lui si mosse, ma forse sarebbe stato meglio se si fosse piazzato, pronto a prendere al volo la pluffa che, dall’altra parte del campo, venne rilanciata dalla capitana dei grifoni alla porta

-          Fine del Match!

Gridò Philip Canon segnando il momento in cui Leonard aveva acchiappato quella pallina malefica e, proprio sulla F di “fine del match”, prima che suonasse il fischietto di Madama Bumb, si udì il tintinnio dei campanelli della porta che aveva accolto l’ultimo goal, sullo scoccare della fine del tempo.

 

Un silenzio si tomba invase i presenti, speranzosi, mentre il tabellone di legno posto sopra l’ingresso dei giocatori si aggiornava automaticamente facendo ruotare le piastre di ottone con sopra incisi i numeri.

150 a 150

-          Parità! – urlò – anche quest’anno la partita del girone d’andata tra Serpeverde e Grifondoro si conclude con una situazione di parità di 150 a 150! Leonard Malfoy ha conquistato il boccino d’oro regalando 150 punti alla sua squadra ma non è riuscito a contrastare la graffiante offensiva della rappresentante Gryffindor Gardis Malfoy che ha segnato due tiri da 50 punti e tre da 30 punti con un bonus di 10 punti per via del bolide impazzito.

Dagli spalti si alzarono grida e coriandoli colorati alle squadre che rientravano ansanti e insoddisfatte verso il centrocampo, scannandosi minacciosamente con gli occhi, ancora una volta il solito risultato.

-          Prendi quel deficiente di Montague e mettilo a pane e acqua per un mese! – disse Gardis affiancando il fratello, era sempre un po’ drastica quando si trattava di punizioni

-          E tu proprio all’ultimo dovevi segnare quel benedetto centro?

-          Ovvio, non potevo certo lasciarti vincere… - rispose con falsa modestia citando le parole preferite di papà

-          Sei una maledetta, sorellina

-          Ti avevo detto che ti avremmo fatto mangiare la polvere, fratellino, dopotutto ho chiesto io questa partita, non potevo lasciartela passare liscia

-          Se papà non mi stesse guardando, credimi che ti torcerei quel collo che ti ritrovi – lei ghignò alla maniera dei Malfoy e lo sfilò rapida, andando ad abbracciare Jeff, Jack, Penworthy, Merrit e Thunder che erano stati fenomenali e anche il piccoletto che avevano in porta e che la guardava con reverenza.

-          Stai su Roderick, diventerai un ottimo portiere quando Cartrett lascerà Hogwarts, ti serve solo un po’ più di allenamento

Roderick annuì perché non poteva fare altro, ma avrebbe preferito arruolarsi nell’esercito piuttosto che subire ancora una settimana come quella che il suo Prefetto gli aveva fatto passare e non stava certo esagerando!

 

Kitt corse incontro alla bionda Gardis e le strinse la mano facendo il gesto della vittoria, sapendo cosa significasse per lei quella partita, poi lei si diresse verso la splendida coppia che stazionava un poco in disparte: la mamma era deliziosa in quell’abito rosso e nero, le stava davvero d’incanto e papà, beh, lui stava sempre bene, non era certo una novità.

Probabilmente soffriva di un forte complesso di inferiorità nei confronti dei suoi genitori, ma bastava il loro sorriso per rimetterla di buonumore

-          Scusa se non ti abbraccio, papà, ma sono sudata marcia – annunciò al genitore

-          Non preoccuparti tesoro, devo comunque andare a dire due paroline al padre di Montague, ho giusto un paio di teorie da esporgli – Hermione rise sotto i baffi

-          Lascia stare, ci penserà Leonard quando tornano – lo rassicurò la figlia – e comunque devo farci un discorsetto anche io

Leonard scese dalla scopa ancora in movimento e atterrò morbidamente sul prato verde del campo, sorridendo orgoglioso ai genitori: non c’era studente a Hogwarts i cui genitori potessero entrare in competizione con i propri, era bello guardare gli altri dall’alto in basso scortato da tre figure come mamma, papà e… sì, anche la sua sorellina

-          A proposito di Montague – annunciò ancora Draco, per niente incline a lasciar cadere la questione. L’ultima volta che aveva visto un bolide lanciato a quel modo Potter era diventato una gelatina e non ci teneva a vedere sua figlia ridotta ad un budino

-          Quando lo acchiappo gli faccio un culo come una casa! Brutto idiota, gli avevo detto solo di marcare stretto di cacciatori, ma ci fosse una volta che quello stronzo mi dà retta! Figuriamoci, mi ha detto che “pensava che sarebbe stata una bella idea”! La conferma vivente che anche senza cervello si può parlare e, soprattutto, dire cretinate… pensare, puah, come se quell’idiota ne fosse capace…

-          Tesoro! – lo rabbonì la mamma, sospirando a quella sequenza di parolacce che comparivano fin troppo spesso tra le belle labbra di suo marito – eppoi si è risolto tutto per il meglio…

-          Mamma, ma non capisci! – scandì il figlio – è una questione d’onore e di principio! – ah, gli uomini (e ormai anche il suo ragazzo), sempre con le questioni d’onore in bocca… quante volte lo ripeteva Draco al giorno? Dopo un po’ perdeva il conto e suo figlio stava dirigendosi proprio sulla stessa strada

-          Ad ogni modo vedete di fare qualcosa – commentò ancora il genitore – comincio quasi ad annoiarmi a vedere le vostre partite – i due figli sorrisero in sincrono con il miglior sguardo innocente che riuscissero a pescare dal loro repertorio

-          Papà, senti, non avevi detto che lo zio Blaise sarebbe venuto a trovarci?

-          Lo vedrete presto – confermò il biondo – credo che si occuperà del ritrovo di magia che avrete a scuola tra un po’

Leonard sorrise contento di riabbracciare lo zio e lo stesso fece la sorella, rabbuiandosi subito dopo pensando alle devastanti conseguenze di avere come gestore dell’arrivo degli stranieri uno come Blaise.

Ci mancava solo lui…

-          Scusatemi un attimo, devo fare una piccola comunicazione di servizio agli altri studenti, già che siamo tutto riuniti – e senza aspettare risposta risalì sulla scopa, raggiunta poi da Christopher che l’aveva vista risalire in cielo, senz’altro il posto dove preferiva stare

-          Dove vai?

-          Ho appena saputo che il responsabile della gestione del Mahora sarà mio zio – annunciò lugubre

-          E con questo?

-          Zio Blaise non è proprio come te – sottolineò – anzi, direi che la gestione non è il suo punto di forza

-          E quindi?

-          Dovremo organizzare tutto alla perfezione, non ci devono essere errori o andrà tutto a puttane

-          Evviva…

Lei scese dalla scopa al palco dei prof, confabulò un attimo con la McGranitt e poi si avvicinò al microfono scostando Philip che vi era abbarbicato come una scimmia ad un casco di banane

-          Attenzione a tutti i Prefetti delle Case! – gridò nel piccolo disco elettronico che emise un fischio assordante attirando l’attenzione dei presenti verso la piccola Gryffindor che vi parlava – domani si terrà una riunione preliminare per l’organizzazione degli ospiti del Mahora, l’appuntamento è alle due e mezza nell’Aula di Aritmanzia al terzo piano. Sono pregati di prendervi parte TUTTI e sottolineo TUTTI i Prefetti, tutti i rappresentanti dei club scolastici e tutti coloro che collaborano al Giornale Studentesco e al Comitato.

I ragazzi dabbasso si guardarono sconcertati l’un l’altro

-          Avvisate chi non è presente. Ricordo ancora che i Caposcuola presenti saranno solo quelli di Serpeverde e CorvoneroKitt accanto a lei rise divertito – io sostituirò Cartrett, Caposcuola di Grifondoro costretto in infermeria, Christopher Black, invece – e indicò il ragazzo accanto a lei – rappresenterà Henrietta Hammond di Tassorosso.

Dopodiché, senza aspettare altri commenti, circondata dal divertimento dei professori, tornò al prato verso i suoi genitori.

-          Ehi, sorellina, dovresti smetterla di prendermi impegni di questo genere senza consultarmi! – si lamentò il Caposcuola verde-argento sbuffando – non ti passa proprio per l’anticamera del cervello che io potrei avere di meglio da fare

Sapeva che Leonard si sarebbe lamentato, quando mai non lo faceva? Assomigliava così tanto a papà…

-          Taci, scansafatiche, se sei un Caposcuola fai il tuo lavoro altrimenti puoi lasciare il posto a Rudiger Greengrass che è lì che non aspetta altro

-          Come no, così te lo mangi in un sol boccone alla prima occasione

-          Paura?

-          Sì, aspetta e spera – ghignarono con aria minacciosa

-          Su ragazzi, smettetela di bisticciare – s’intromise Chris, pacificatore come sempre, piuttosto divertito dal loro continuo battibeccare

I due terminarono il litigio con una occhiata al vetriolo voltandosi le spalle e facendo sorridere i genitori, ormai abituati a scene analoghe

-          Tesoro – intervenne la mamma tutta contenta – chi è questo ragazzo

-          Il Caposcuola di Corvonero, Christopher Black – le rispose la figlia

-          E un maledetto impiccione – puntualizzò il maggiore sbuffando

-          Non è vero, sei tu che sei un lavativo! – s’intromise di nuovo la ragazza

-          Guarda che sei fai così ricominciamo da capo!

-          Dai, un bello scontro fra titani con tanto di Trombe del Giudizio – la punzecchiò l’erede Malfoy

-          Piacere di conoscerti – interrompendo l’ennesima zuffa, Hermione passò in mezzo ai suoi due figli allungando la mano per stringerla allo studente dai capelli neri e gli occhi di un affascinante blu cobalto; gli regalò un bel sorriso sereno e materno – mi pare di capire che tu sei quello che impedisce a questi due di scatenare un conflitto mondiale – Kitt arrossì mentre i due Malfoy sospiravano conoscendo che tipo fosse la mamma – ti ringrazio per quello che fai, anche da parte del mondo – e rise – prenditi cura di loro… sono sicura di potermi fidare di te

-          Mamma! – esclamarono all’unisono i due

La mamma si ritrasse tra le braccia del marito continuando a sorridere al ragazzo.

-          Piuttosto, vi fermate a mangiare a scuola? – domandò il figlio maggiore ai genitori, il padre scosse la testa

-          Ci chiama il Ministero per un ricevimento all’ambasciata – precisò, il biondo annuì

-          Verrete per il Natale? – intervenne la più piccola

-          Certo tesoro! – esclamò quasi offesa la mamma

-          Beh, allora ci vediamo

-          Ciao tesoro, comportati bene – e si abbassò per baciarle la fronte e stringerle le spalle

Dopodiché si voltò verso Leonard, salutarlo era un’impresa non da poco

-          Ciao amore, ci vediamo presto – e si alzò appena in punta di piedi per baciare anche a lui la fronte, Leonard arrossì completamente

-          Fagli il saluto romano, mamma, sono certa che lo apprezzerebbe di più… - Draco, dietro di loro, ghignò mentre Hermione prendeva effettivamente coscienza di essere un fallimento come genitrice

-          Smettila te, Impiastro!

-          Cafone!

Nel frattempo Hermione si diresse verso il terzo ragazzo, vestito con la casacca blu e argento dei corvi

-          Arrivederci Christopher, è stato un piacere conoscerti! Spero che di incontrarti ancora – e sorrise, quel ragazzo le ispirava davvero fiducia

Kitt abbozzò un sorriso e le baciò la mano con la quale gli aveva preso le sue.

-          I miei amici mi chiamano Chris, vorrei pregarla di fare altrettanto…

Un rossore diffuso imporporò le guance della giovane donna poco prima che il trio se ne andasse con le proprie scope al seguito.

-          Stai pensando di fare concorrenza a tua figlia? – le chiese il marito

-          Neppure per sogno, Draco, che ti salta in mente?

-          Ammettilo che quel tipo ti piace

-          Ha qualcosa di rassicurante, a differenza di te quando avevi la sua età

-          Ah sì?

-          Eri l’imprevisto fatto persona

-          Non mi pare che ti facesse così schifo

-          La nostra vita è fatta di imprevisti

-          Già e uno su tutti…

Due teste si girarono a guardare la schiena del figlio maggiore, il più alto del gruppetto, che camminava verso l’uscita con la Nimbus 3001 in mano.

-          Altro che imprevisti… - commentò il marito scuotendo la testa, quello era stato un autentico colpo basso, sia in senso letterale che non

Dopodiché le tre sagome svanirono oltre l’uscita e i due genitori si voltarono per andare a salutare il collegio docenti, che non era cambiato così tanto da quando loro stessi avevano frequentato la scuola: Silente, la McGranitt, Piton, la Sprite, Vitius, Ruf, Raymond ed Evangeline, già, alla fine anche lei era rimasta ad insegnare.

 

*          *          *

 

-          Bene, siamo qui oggi per organizzare l’evento che si terrà quest’anno nella nostra Scuola, parlo dello scambio interculturale con l’Istituto di Magie e Arti Orientali Mahora

Uno sguardo alla platea le disse che le venti persone che aveva davanti avrebbero preferito di gran lunga essere da altre parti a fare altro piuttosto che stare lì ad ascoltarla mentre cercava di limitare i danni che la gestione malsana dello zio Blaise, sommata al consueto casino di Hogwarts, avrebbero potuto arrecare agli ospiti.

-          Dopo una consultazione – parola che avrebbe potuto essere sostituta con colluttazione, - con Leonard, si è deciso di sistemare queste persone nelle aule disabitate sopra la serra n°3 della Sprite

-          Ma sono piene di polvere e ragnatele – protestò una ragazza dai capelli tinti di rosso proveniente dagli Hufflepuff alzando la mano a molla

-          Di questo ci occuperemo più tardi. Ci sono pareri contrari

Due decine di persona scossero la testa all’unisono, probabilmente non avevano neppure sentito ciò che aveva da dire.

-          I professori saranno sistemati nella Torre Nord

Ancora uno scuotere del capo unico prima che lei dicesse se c’erano obiezioni. Detestava fare quel genere di riunioni, la gente non partecipava, i Caposcuola passavano il loro tempo a limarsi le unghie dietro di lei e quelli delle file in fondo all’aula probabilmente stavano impiegando quel tempo per leggere una rivista.

Beata pazienza.

-          Molto bene, se non ci sono domande passerò a controllare i punti dell’Ordine del Giorno – assenso totale e incondizionato, avrebbe potuto dire “Da domani saremo giudicati dalla corte marziale” che non avrebbe fatto molta differenza – per quanto riguarda il club artistico… - Hestia tra i tanti sorrise sentendo il nome “club artistico” e si rizzò sulla sedia trascurando momentaneamente il giornalino che aveva sulle ginocchia – avete il permesso di creare un’opera in onore degli ospiti che verrà poi regalata loro prima della partenza

-          E per il soggetto? – domandò la piccola Potter, presidentessa del circolo

-          Discutine con i membri del tuo club, ma ti consiglio di sbrigarti – aggiunse acida che lei fosse l’unica a farsi un mazzo tanto e gli altri se ne stessero beatamente ad imbrattare le tele

-          Dobbiamo mostrare l’idea ai Caposcuola? – s’informò

-          Sarebbe preferibile.

-          Cos’è, hai paura che creino un poster pornografico? – le sussurrò da dietro suo fratello ridacchiando, sempre a intervenire a sproposito

-          Stai zitto, idiota. – non era proprio dell’umore migliore per assecondare il suo umorismo fuori luogo, se fosse stato un altro al posto di suo fratello avrebbe fatto meglio a tacere perché non sarebbe tornato a casa con tutte le ossa integre - Per il club di giornalismo – aggiunse a voce più alta – sono scettica sull’idea che riusciate a creare in linea con le scadenze un’edizione in lingua originale per i nostri ospiti, però sarebbe carina un’intervista agli studenti o almeno ai professori

-          Pensi che la concederebbero? – s’interessò Albert Canon del terzo anno con un blocco prendiappunti in mano

-          Potete sempre intervistare il responsabile che il Ministero ha assegnato al progetto – spiegò, ricordando tristemente che lo zio non si sarebbe certo tirato indietro per un’iniziativa del genere

-          Chi è?

-          Blaise Zabini

Albert scrisse qualcosa sulla carta e annuì.

-          Gradirei che il vostro interessamento fosse poco invadente – puntualizzò la bionda – e toglietevi dalla testa di fare degli scoop su quei poveretti. Per carità, lasciateli in pace!

Il ragazzino biondo annuì e tornò a sedersi.

-          Per il club di geografia e storia geografica, credo sia buona cosa distribuire prima della venuta del Mahora un opuscolo agli studenti di Hogwarts per informarli di chi sono e cosa fanno i nostri ospiti, sono certa che ci siano persone che credono ancora che questi arrivino dalla Nuova Zelanda…

Come a conferma della cosa vide due paia d’occhi che si guardavano interrogativamente, ci avrebbe messo la mano sul fuoco che uno dei due proprietari stava chiedendo all’altro dove fosse la Nuova Zelanda.

Tatiana Preston di Corvonero annuì come presidentessa del circolo.

-          I quattro club di quidditch avevano proposto una amichevole con gli stranieri, ma temo sia impossibile visto che in Oriente non si praticano i nostri stessi sport

Hetty Logden, capitana della squadra di Tassorosso confermò.

 

Ringraziò che, diligente come al solito, Kitt le avesse scritto tutti i punti di cui doveva discutere altrimenti se ne sarebbe sicuramente dimenticata mezzi per strada, soprattutto con la relazione di Storia della Magia che le frullava in testa.

Lanciò un’occhiata a Chris e a Leonard dietro di lei, il primo seduto sulla sedia che seguiva divertito tutto quel discorso, il secondo svaccato e tristemente disinteressato.

Ogni attimo in più cominciava a pensare che lei e il Caposcuola di Serpeverde non potessero essere parenti. Neppure se le avessero detto che lui era il figlio di secondo letto della sorella del cugino di quarto grado di papà.

Era comunque una parentela troppo vicina per spiegare le loro differenze.

Dal canto suo, al posto che darle una mano, Leonard stava sfruttando il suo fascino con una ingenua ragazza Ravenclaw in prima fila, ammaliata dai canini appena aguzzi che stavano mordicchiando in maniera provocante il labbro.

Se solo avesse avuto una minima voglia di lavorare… se a parlare fosse stato lui nella platea ci sarebbe stato un silenzio di tomba e non dubitava che il pubblico misto sarebbe stato anche totalmente femminile.

Gli lanciò un’occhiata ammonitrice che venne disintegrata da un ghigno sadico così, involontariamente, gli pestò un piede e la smorfia di dolore che si dipinse sul volto del fratello non aveva prezzo. Christopher rise sotto i baffi.

-          Inoltre – continuò la bionda – per quanto riguarda il club di arte drammatica e teatrale, avete il permesso del Consiglio – Vanessa, dall’alto del palchetto dei Caposcuola sorrise ai rappresentati – per la messa in scena di un’opera appartenente alla letteratura anglosassone, ma di questo dovrete discutere con i professori, responsabili del progetto saranno la McGranitt, Vitius e Ruf.

-          Uno spasso – commentò acido Leonard

Le proteste dello Slytherin sarebbero state anche interessanti se lui non le esprimesse esclusivamente per fare il bastian contrario. Nessuno odiava il teatro più di lui, NESSUNO!

-          E per i provini? – s’informò uno dei membri del club

-          Potete affiggere un avviso in bacheca e uno per ogni Casa, vi verrà affidata l’aula 5 di Babbanologia per le prove

-          Non è un po’ piccola? – indagò scettico Rufus, altro membro del club

-          Non l’ho scelta io quindi vedete di farvela andare bene oppure rivolgetevi ai prof, credo di avere problemi più urgenti

Tristemente i due annuirono, il loro circolo era così bistrattato…

-          E per finire – aggiunse ancora il Prefetto Grifondoro cercando di attirare l’attenzione del disattento pubblico – vi aspetto domenica prossima alle otto e mezza di fronte all’ingresso delle aule sopra la serra della Sprite per dare una riordinata approssimativa

-          Cheeee??? – urlarono i presenti

-          Ma è assurdo! – protestò uno – è troppo presto!

-          È il giorno dopo Halloween! – continuò un altro

-          Dobbiamo festeggiare quella notte!

-          Dobbiamo dormire!

-          Dobbiamo riposare!

-          DOVETE LAVORARE! – urlò sopra gli altri la ragazza – avete delle responsabilità a cui non potete sottrarvi. Metterò a rapporto chi non si presenterà quindi vedete di essere presenti e numerosi

-          Ma quel posto è un porcile!

-          Non dovresti sfruttarci così…

-          Non permetterò alle mie serpi di lavorare come elfi domestici! – s’indignò Leonard

-          Fa’ come ti pare, ma sono 100 punti in meno alla tua casa – il ragazzo fu costretto a tacere, se c’era una cosa che riusciva bene a sua sorella era di circuire i prof con una facilità inimmaginabile e di certo la McGranitt non aspettava altro che una scusa decente per mandare in vantaggio la sua Casa protetta.

Mogi mogi i ragazzi cominciarono a uscire dall’aula, già escogitando stratagemmi convincenti per esentarsi dal lavoro di ammodernamento dei loro futuri ospiti

-          Perché non usi la servitù? – indagò il biondo rappresentante delle serpi alla sorella

-          Gli elfi hanno già il loro bel da fare a mettere a posto quella discarica che chiami “camera”

-          Non sarà mai peggio di quella che dividono Potter e Weasley – borbottò contrariato

-          Non entro nel merito. Però non possiamo appioppare loro altri lavori supplementari solo perché nella tua Casa non sapete neppure tenere in mano una ramazza

-          Sappiamo fare qualcosa di più utile – bofonchiò il ragazzo dagli occhi dorati

-          Sì, come rompere le scatole a chi lavora davvero

-          Che saresti tu?

-          Che saremmo tutti – rispose a tono la sorellina alterata

Eccoli pronti ad un ennesimo scontro.

Gardis era la degna figlia di sua madre, sempre con quelle idee balzane sugli elfi domestici da salvare e liberare… a casa loro, con uno stratagemma o con l’altro, la mamma era riuscita a liberarli praticamente tutti e quelli che ancora lavoravano da loro erano regolarmente pagati con uno stipendio mensile.

Papà si sarebbe messo le mani nei capelli ogni volta che trovava un nuovo elfo con la spilla in serie che Hermione aveva creato per loro, sventolando il suo contratto di assunzione, e doveva ancora fare attenzione a quando sua madre e suo padre andavano a trovarli perché i due altolocati Malfoy non erano certo abituati a personale di servizio regolarmente retribuito che minacciava il licenziamento…

 

Guardandolo allontanarsi con la luna di traverso, e lei completamente storta, Gardis sospirò malinconicamente

-          Vieni Kitt, il menu… - disse con l’aria del condannato che si avviava alle cucine, aveva una lista lunga due metri di cose ancora da fare, ospitare degli stranieri era una bella seccatura, perché poi non se ne occupavano i prof?

Beh, poteva immaginare la risposta che avevano dato i docenti: “testare le capacità organizzative dei nostri allievi”, peccato solo che non sapeva cosa avrebbero risposto alla polizia del Ministero nel caso la scuola fosse saltata in aria per “mancanza di organizzazione”, ovvero se a fare tutto quello ci fosse stato, tanto per dirne uno, Leonard, ma Rudiger andava bene.

 

*          *          *

 

Pochi lo sapevano, ma, oltre ad un’orda di elfetti tuttofare, Hogwarts vantava anche un cuoco di grido che dirigeva il lavoro là sotto: monsieur Dishman, nato inglese e naturalizzato francese, era la personificazione di Polifemo con tanto di occhio mancante. Aveva perso l’uso del sinistro ai tempi che era solamente un’apprendista e un altro aiuto-chef lo aveva quasi infilzato con un girarrosto, ma con l’ultimo che gli era rimasto vedeva assai meglio della maggior parte degli sguatteri che aveva avuto sotto di lui dopo aver fatto carriera.

 

Christopher, accanto a le, le posò dolcemente una mano sulla spalla facendole coraggio, dopotutto era normale che avesse i nervi a fior di pelle: quel pomeriggio aveva già cercato di spiegare a Vanessa che un torneo di volano sarebbe stato da escludere, ma, ogni due parole che diceva, la presidentessa del Consiglio scolastico la interrompeva chiedendole se voleva assaggiare i suoi nuovi pasticcini o se aveva letto quell’articoletto molto carino sull’ultimo numero di Strega 3000.

Dopo una prova del genere era pronta per andare a lavorare al manicomio, nessun matto sarebbe stato peggiore di quella gabbia di assatanati che erano le autorità dirigenziali scolastiche alias Caposcuola, Prefetti, Presidenti dei Club studenteschi e Vanessa Vermyl.

E non era tutto perché per quella sera le mancavano ancora:

1)      un discorsetto ad Hagrid sulle norme di sicurezza da tenere quando fossero arrivati gli ospiti, no, Grop non sarebbe stato lasciato a gironzolare per la scuola in completa libertà…

2)      un predicozzo della McGranitt su quello che sarebbe stato consentito per la festa di Halloween (tipo roba analcolica e tramezzini al prosciutto)

3)      due paroline con Piton su quel set di provette che erano miracolosamente esplose durante la sua lezione con grifondoro e serpeverde (e lì ci sarebbe stato pure Leonard, come rappresentante della sua Casa, quindi razione doppia)

4)      e per finire, dulcis in fundo, una bella letterina a mamma e papà adeguatamente purgata dei fatti più violenti e una relazione di sette pagine per lo strisciante prof di Pozioni sul Filtro d’Amore.

Altro?

 

*          *          *

 

Hestia e Karen stavano camminando per i corridoi della scuola con il loro pacco di libri sottobraccio, erano state in biblioteca per cercare di trovare qualche informazione per la ricerca di Piton, ma erano solo riuscite a respirarsi un bel po’ di polvere centenaria e a scoprire che il Filtro d’Amore era usato addirittura nell’antico Egitto.

 

La primogenita dei Potter, già perché era maggiore di Jack di ben 2 minuti e 57 secondi, sospirò malinconicamente, Pozioni era una materia che non le piaceva per niente e sembrava che il suo amato professore (sì perché a differenza del suo aspetto un po’ disordinato lo trovava abbastanza affascinante) si divertisse un mondo a distruggere i suoi miti come l’Elisir di Lunga Vita e il Filtro d’Amore. Era cresciuta con le favole che le raccontava la zia Fleur e la Pozione d’Amore, le filtre de l'amour, come lo chiamava lei, era senz’altro al centro della metà di queste quindi era normale che si sentisse scoraggiata quando uno come Severus Piton gridava allo scandalo paragonando suddetta Pozione ad un bidone da fattucchiere alle prime armi.

 

Karen, invece, sembrava meno sconvolta di lei e camminava con la testa sempre tra le nuvole, questo era il principale motivo per cui cadeva in continuazione. Non lo faceva apposta e non soffriva neppure di disturbi della vista, era semplicemente distratta. In tutto.

Per esempio, quando era venuta l’ora di uscire dalla biblioteca aveva raccolto i suoi libri e, prima di riuscire a metterli tutti sottobraccio le erano scivolati sui pavimento almeno due volte. Ma Karen era una brava ragazza, un autentico tesoro che aiutava tutti con un altruismo che difficilmente si riesce a scovare nelle persone.

Era per questo che si trovava bene con lei ed era per lo stesso motivo che lei, Gardis e Karen erano così amiche e così unite, ciascuna era aveva una parte mancante e il loro gruppo era perfetto: la dolce e gentile Karen, l’intelligente e fiera Gardis e l’allegra e vivace Hestia.

Diciassette anni passati insieme che erano stati meravigliosi. E non avevano solo giocato alle bambole…

 

Poi c’era Jack. Non avrebbe saputo spiegare come ci si sentisse ad avere un fratello gemello, sapeva solo che era fantastico perché, qualunque cosa succedesse, anche dopo il peggior litigio che potessero avere, poteva tornare da lui, chiedergli scusa e rimettere tutto a posto senza sentire quella sensazione di acidità che si prova a chiedere scusa ad uno sconosciuto. Si conoscevano, si capivano senza essere la stessa persona come accadeva per i gemelli omozigoti.

Ma nella loro famiglia i gemelli non erano una rarità, bastava pensare allo zio Fred e allo zio George, rispettivamente i loro padrini, e poi loro.

 

Il gemello omozigote di Jack non era lei, ma Jeff.

Al di là del nome orribile che aveva scelto la zia Pansy, suo cugino era un autentico diavolo rosso. Lui e Jack erano inseparabili fin dalla culla e, dalla culla, lei e Jeff si punzecchiavano in continuazione. I libri di psicologia avrebbero detto che era una reazione incondizionata al fatto che lui fosse così vicino al suo fratello più intimo e, quindi, lei avrebbe voluto preservarlo e tenerlo sempre con sé, ma lei ne sapeva certo di più di uno stupido libercolo da quattro soldi e sapeva che c’era dell’altro se lei e Weasley passavano il tempo in un tripudio di malizie.

 

Ognuno a Hogwarts aveva la sua storia e la nuova generazione, piuttosto numerosa, aveva le sue grane alle prese con fratelli e sorelle più grandi e più piccoli.

Gardis e Leonard erano sicuramente l’esempio più conosciuto della scuola. Il loro rapporto era ancora differente: due autentici geni e due attaccabrighe di prim’ordine quando si trovavano insieme. Forse era attraverso le male parole che esprimevano il loro affetto, un po’ come lei e Jeff, ma bisognava dire che lei e il cuginetto oltre un certo limite non si spingevano mai mentre la sua migliore amica e il fratello di lei erano continuamente ad oltrepassarlo, quel benedetto limite, quasi a voler provare cosa si scatenasse dopo, pareva che volessero testare ciò che non sapevano, che volessero davvero arrivare al punto di non ritorno.

Gardis e Leonard non si risparmiavano in niente, abbaiavano su tutto e la minima sciocchezza poteva scatenare una guerra. Di certo avevano contribuito ad acuire l’odio che intercorreva tra le rispettive Case di appartenenza e, bisognava ammetterlo, ci si divertiva un mondo, anche se c’era parecchio da aver paura a girare da soli la notte per la scuola.

 

Poi c’erano Karen e le sue sorelle.

Sette sorelle non erano poche.

Loro, per fortuna, andavano tutte d’accordissimo e il loro motto era “non far preoccupare papà”; era una frase che la loro bella mamma doveva aver istillato loro fin dalla culla perché nascevano con quella filosofia già incorporata nel loro DNA, tutto purchè papà non dovesse preoccuparsi perché “papà è così buono e gentile che sarebbe davvero un peccato terribile dargli delle preoccupazioni” e tutte e sette seguivano rigidamente la regola Greengrass-Longbottom.

Il loro bel cuginetto Serpeverde, in compenso, era un autentico spasso, Rudiger Greengrass sapeva davvero come far ridere una ragazza, se si stava insieme non si poteva fare altro in continuazione per gli aneddoti che raccontava, per le battute che faceva e, ovviamente, per il bellissimo sorriso da fotoromanzo che sfoggiava nelle occasioni, con tanto di capelli biondi ed occhi verdissimi impertinenti come quelli di ogni serpeverde.

Era la pecora nera della Casa perché socializzava fin troppo volentieri con gli altri, e questo non faceva tanto piacere al Caposcuola degli Slytherin, ma assieme a Leonard e Christopher Black di Corvonero faceva parte dell’albo d’oro dei ragazzi più belli del loro corso di studi nonostante la disapprovazione del bel rinato Principe dei Serpeverde.

 

Ciel, la sorella maggiore di Karen, attraversò il corridoio di fronte a loro e sollevò la mano in segno di saluto verso le due. Karen fece altrettanto e i libri sottobraccio scivolarono sul pavimento.

Le tre ragazze si abbassarono sul pavimento per raccoglierli, Ciel era la più grande delle Longbottom ed era una ragazza paziente e dolce, anche se un po’ meno svampita della sorellina; fisicamente non si somigliavano molto perché Ciel era alta e dai capelli scuri tagliati corti e con gli occhi celesti mentre la piccola (piccola per modo di dire visto che era più grande di lei) Karen aveva i capelli color del miele e gli occhi castani come quelli del cartone animato di Bambi.

-          Dovresti fare più attenzione, sorellina – le disse la maggiore raccattando una penna che era finita lontano e porgendola alla piccola di casa, Hestia sorrise desiderando avere anche lei una sorella maggiore, cosa impossibile visto che era lei la più grande della progenie dell’ormai ex Bambino Sopravvissuto.

-          Sì – rispose piano e senza alterarsi Karen

 

Qualcuno fece svolazzare la gonna della piccola Potter, Hestia se ne accorse lasciando andare il suo carico di tomi e affrettandosi a coprire le mutandine con l’orsetto che non era certo il caso di mettere in mostra in mezzo al corridoio di Hogwarts.

Si voltò appena in tempo per scorgere Jeff e Jack che arrivavano tranquilli. Beh, ammetteva che ogni tanto comprendeva cosa spingesse Gardis a rispondere a tono a suo fratello.

-          Ciao Hestia! - la salutò cordiale il rosso rinfoderando l’arma del delitto, ovvero nascondendo la bacchetta tra le tasche dei pantaloni

-          Sei proprio un cafone, Jeff, è mai possibile che devi farmi arrabbiare a questo modo?

Il rosso non rispose e le fece pat-pat sulla testa come ad un cagnolino; lei sbuffò stizzita risistemandosi i vestiti e recuperando i volumi sulla passiera del corridoio, beh, almeno se gli spettatori erano stati solo i presenti non c’erano problemi… Karen sapeva perfettamente che biancheria aveva, suo fratello non era un problema e, almeno da quando era nata, lei e Jeff erano sempre stati costretti a bere dallo stesso bicchiere.

-          Avete visto Gardis? – domandò Jacob facendosi largo tra gli altri e rivolgendosi alle tre ragazze

Ciel parve rifletterci un attimo

-          Ho visto Vanessa e Chris parlare poco fa quindi Gardis dovrebbe essere al dormitorio del Grifondoro

Potter2, come lo chiamava Leonard, annuì e ringraziò

-          Starà come al solito sui libri – bofonchiò Jeff

-          Non è una novità – confermò Hestia, stranamente d’accordo col cugino

-          Beh, così potrebbe aiutarci con i compiti – rispose diplomatica Karen

-          Avete da preparare una relazione? – s’interessò la sorella maggiore

-          Piton vuole un pacco così di fogli sul Filtro d’Amore – esagerò Potter1, alias Hestia, segnando la pila di pergamene con la mano, la maggiore delle sorelle Longbottom rise e annuì

-          In bocca al lupo allora – e scomparve verso la Torre di Corvonero

-          Che donna! – esclamò Jeffrey fischiando – Karen, vedi di diventare come tua sorella che poi ci sposiamo! – Karen arrossì

-          Non dovresti dire certe stupidaggini, Jeff, Karen è bellissima così com’è

-          Cioè, ma l’ha vista sua sorella?

-          Tanto è territorio di caccia di Leonard – ribattè sempre sorridente Jack aggiustandosi gli occhiali sul naso

-          Cosa intendi? – s’informò Hestia

-          Pare che stia frequentando lui, ultimamente – precisò

-          Leonard Malfoy frequenta le ragazze solo per una notte – puntualizzò sbuffando il rosso

-          Sì, ma sembra che l’abbiano vista chiacchierare con lui più di una volta… e c’è da dire che Ciel non ha un ragazzo da almeno un paio d’anni…

-          Per non dire che quei due si conoscono da un pezzo e lui ha sempre sostenuto che erano amici…

-          Chissà che il lupo non cominci a perdere il vizio – celiò diplomaticamente Jack

-          Chi, Leonard? – lo canzonò Hestia – gelerà l’Inferno prima che questo accada

-          Sì, e lui è il re di tutto l’Infermò – rincarò la dose il figlio di Ron e Pansy

-          Oh, andiamo, non dovreste dire sempre così male di lui, deve per forza essere una brava persona

-          Sei troppo buona Karen – scosse la testa il rosso – è come dire che Hestia è intelligente!

-          Ehi, modera i termini!

-          Ma è la verità! – si difese come se fosse un’ovvietà completa

-          Beh, allora è come dire che sei un bravo battitore a quidditch

-          Io SONO un bravo battitore a quidditch – sottolineò acido

-          Se se e io sono la Regina d’Inghilterra… - gli lanciò un’occhiata allusiva e come al solito erano a battibeccare

-          Su su, smettetela, andiamo a cercare Gardis – cercò di intromettersi Jack, gelato da occhiatacce da ogni parte, ma alla fine tutti gli diedero retta e, rimettendo in ordine il proprio carico di materiale, si avviarono verso le scale che conducevano al Corridoio dei Ritratti e poi al loro piano.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ed eccoci al quarto capitolo… confesso che fino ad un paio di giorni fa ero piuttosto preoccupata perché ho avuto dei problemi col pc e quindi rischiavo di far slittare tutte le pubblicazioni dei capitoli, ma grazie al Cielo si è risolto tutto ed ho potuto aggiornare la storia regolarmente.

 

Facendo un po’ di storia dei titoli della fic (sceglierli è la parte che mi piace di più, anche se ogni tanto sto a pensarci dei giorni), l’ho dato ispirandomi all’aggeggio elettronico che fa un bel mix di tante canzoni diverse e lo stesso vale per questo capitolo dove si vedono tante storie differenti di tanti personaggi differenti, girando tra punti di vista diversi.

Abbiamo iniziato con qualche scorcio di vita sportiva a Hogwarts, si sono rincontrati Draco ed Hermione, vivi, vegeti e felici, si è scoperto qualcosa sul collegio docenti della scuola (che comunque io avevo già abbondantemente spoilerato) e poi si è fatto qualche accenno sugli ospiti e sui personaggi.

Parlando dei ragazzi che sono seriamente apparsi da questo capitolo, e mi riferisco ai Potter, a Karene e a Jeff, volevo fare alcune precisazioni che, comunque, credo siano abbastanza evidenti anche dalla storia.

Hestia assomiglia molto a sua madre, ma a differenza sua è più tranquilla e sotto certi aspetti meno, attiva, come suo padre, Harry infatti era un autentico pigrone, gli unici momenti in cui si svegliava era quando stava nel bel mezzo di un guaio, per il resto era anche un po’ svampito… o almeno nelle mie storie…

Jack è la sua copia sputata

Jeff invece è un caso a parte, ho deciso di differenziarlo un pochettino dai genitori sennò potevo fare una Relazioni pericolose II: i figli uguali ai genitori. A differenza di Ron lo giudico più attivo ed intelligente, probabilmente merito dell’influsso di Pansy, ha meno lentiggini del genitore, ma i caratteristici capelli rossi e gli occhi azzurri, quindi gli assomiglia fisicamente.

Karen: tanto mi domandano di Karen, ma è un personaggio che si mostra via via con la storia, anche se, fondamentalmente, è proprio come la si vede, dolce, tranquilla e gentile, sempre sulle nuvole, come il suo papà.

 

A questo punto passo ai ringraziamenti per quelli che mi hanno lasciato una recensione al terzo cappy e ne approfitto anche per ringraziare quelli che hanno aggiunto la fic ai preferiti o che la seguono abitualmente, thank you very much!

 

Arwen_90: sì, concordo, anche secondo me Gardis e Kitt stanno bene insieme. Per quanto riguarda la parentela, come specificato nel terzo cappy, no, non sono parenti, eppure Gardis voleva davvero trovare il ramo da cui discendevano tutti e due, ma nada de nada.

Sono contenta di incuriosire chi legge, fa piacere sapere di non scrivere una fic che è una noia assurda, credo che sia la cosa che temo di più quando butto giù qualcosa…

Ehehe, Leonard lo si vede col contagocce perché è un personaggio che ubriaca fin troppo con le sue piccole apparizioni, ad ogni modo in questo nuovo aggiornamento compare fin troppo! Aspetto di sapere che cosa ne pensi, ciao e a presto, un bacio, Nyssa

 

Killkenny: beh, non credo che ci saranno puristi a leggere la mia fic, soprattutto dopo che nella precedente ho infilato Evangeline a fare la professoressa (ogni tanto faccio paura a me stessa), ad ogni modo non ho ancora deciso che classe far comparire, se solo qualche personaggio della classe di Negi oppure tutta oppure solo un paio, si vedrà in futuro, le cose sono ancora tutte da scrivere…

Spero che ti piaccia anche il quarto capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

Hollina: per quanto riguarda Kitt sono contenta che sia un personaggio che ti piace, è difficile scrivere una storia di Hogwarts dove il protagonista non ha il carattere di Draco e il suo modo di ragionare, quindi fa piacere di non aver creato una ciofeca senza personalità ^^

Aspetto allora i commenti a questo nuovo aggiornamento, ciao e a prestissimo, Nyssa

 

Queensol: ehehe, come accennato all’inizio, mi sono fatta un voto di aggiornare abbastanza regolarmente, questo perché ne ho davvero piene le tasche di autori che aggiornano ad ogni morte di papa e io sono qui a deprimermi dietro a storie infinite di cui non conoscerò mai la conclusione…

Comunque, tornando alla storia: che il legame tra Kitt e Gardis ci sia è evidente, solo che entrambi lo vivono in maniera differente, o meglio, uno ammette qualcosa e l’altro non ci pensa neppure, in questo sono molto differenti da D/Hr perché quei due, invece, non facevano che negare l’evidenza totale.

Per quanto riguarda Draco sex-symbol geloso della sua figlioletta, ci rido sopra anche io, soprattutto perché i genitori cambiano parecchio quando passano dall’altra parte della barricata e Draco lo prenderò un po’ in giro in questa storia, se lo merita con il personaggio così serioso che vuole apparire.

Il motivo per cui arrivano quelli del Mahora è che si vuole fare uno scambio interculturale tra Magia Orientale e Magia Occidentale, nelle scuole normali è una cosa che succede ogni tanto, quindi perché non anche tra le scuole di magia?

Per quanto riguarda Kitt, non posso dire più di quello che spiego nella storia, è ovvio che su di lui ci sia qualcosa da dire, quello su tutti, ma arriverà col tempo, al momento adatto.

Mi fa piacerissimo sapere che il precedente chappy ti sia piaciuto e spero che sia lo stesso anche con questo quindi a presto! Aspettando la tua recensione ti mando un bacione grande, ciao, Nyssa

 

DragonSlave: beh, per essere sinceri, neppure io pensavo di ricominciare così presto e, soprattutto, non con una storia così impegnativa (perché oltre alla trama ci sono da creare mille nuovi personaggi di contorno che, invece, nella precedente aveva provveduto a fornirmi la zia Row), però evidentemente sono masochista e non so stare senza scrivere e avere la scadenza della pubblicazione, quindi eccomi qui!

Che gli ingredienti aumenteranno… ehm… io spero solo che tu non faccia indigestione, per quanto mi riguarda faccio solo della gran confusione e mescolo veramente di tutto, confermo però che ci sarà ancora mooooooolto da aggiungere.

Non ci credo, anche tu conosci i personaggi di Negima? Wow, questa storia sta diventando un ricettacolo di appassionati non puristi… beh, è sempre bello conoscere della gente con gli stessi gusti.

Beh, il mio l’ho fatto, ecco sfornato il quarto, confusionario capitolo della storia, spero che lascerai un commentino anche a questo… e non preoccuparti per scrivere Nissa o Nyssa, non mi offendo di certo per così poco, soprattutto dopo la splendida recensione che mi hai lasciato… beh, allora aspetto, ciao e un bacione grande grande, Nyssa

 

Lord Martiya: come mai ho deciso di decidere Hogwarts? Beh, ma mi sembra una cosa inevitabile, già assodata nella precedente storia… a Sailor Saturn non avevo pensato perché si tratta di magia differente (Nyssa sta cercando di spiegare i suoi contorti meccanismi mentali) e poi finirei in un crossover impossibile invischiato con Sailor Moon e, anche se non si nota da come scrivo di Negima, di SM sono davvero una purista!

Grazie del complimento, spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento e aspetto, nel frattempo credo che dovrò seriamente mettermi a scrivere di questa fantomatica classe del Mahora, non posso sfornare una banalità, non con tutti quelli che ormai conoscono Negima & co.

Ciao e a presto, Nyssa

 

Maky91: se ci fosse una ship GardisxKitt, credimi, sarei la prima a fiondar mici, ma sfortunatamente EFP non mi fornisce tutta questa libertà di creazione, però li adoro anche io e sono contenta che il mio amore per loro sia passato tra le righe e arrivato a chi legge…

Beh, però Leonard ha il suo fascino, i belli e dannati sono la mia mania, non credo di aver mai scritto una storia dove non ce ne fosse uno, anche se, generalmente, è un ruolo che riservo a Draco (lo calza a pennello).

Spero che ti piaccia anche il nuovo quarto capitolo, a presto e un bacio! Nyssa

 

Zukkyna: beh, anche se non ti ho conosciuta nelle Relazioni, fa piacere sapere che c’è tanta gente che ha letto la mia storia ed è altrettanto bello ritrovarla a commentare le avventure dei figli degli ex protagonisti.

Per quanto riguarda il titolo, è una cosa su cui sto rimuginando parecchio e che, in verità, con la vicenda in sé c’entra poco (almeno per il momento), però anche io adoro quella pietra e poi calzava con gli occhi di Gardis.

Anche io sono sempre scettica quando leggo le storie con la nuova generazione di Hogwarts, o meglio, a volte mi rifiuto addirittura, però mi fa piacere sapere che la mia nuova vicenda ti ha incuriosita a tal punto da andare oltre il primo capitolo di prologo; in effetti creare tanti personaggi nuovi prende un bel po’ di tempo e probabilmente la fic si allungherà soprattutto per quello, bisogna introdurli tutti con i complicati rapporti che legano ciascuno all’altro, però spero che ciò non la appesantisca troppo, conto di usare parecchio anche quelli che avevo già nella storia precedente così da aiutarmi un pochettino.

Credimi che tutto quello che mi hai detto su Chris e Leo mi ha fatto molto piacere, io chiaramente non sono imparziale, so molte più cose sulla storia, però preferisco la sicurezza che può dare uno come Kitt al fascino di Leonard che, comunque, credo mi stregherebbe parecchio (pure l’autrice è ancora indecisa…).

Chris ha ovviamente un carattere complesso che si svilupperà nella storia, per il momento posso dire solo che gli è toccato crescere fin troppo presto, anche se i motivi li vedremo in seguito.

Entrambi, come dici tu, sanno che il loro legame è molto più che amicizia, ma mentre lei ammette quello che prova, lui cerca di nasconderlo e di negarlo. In compenso diventa un piccolo demonio quando sono da soli, ma Gardis tira fuori un po’ della sua vera personalità.

Spero che ti piaccia anche il quarto capitolo e mi auguro che continuerai a seguire e commentare la fic! Nel frattempo ti mando un bacio grande, ciao e a  presto! Nyssa

 

Akiko: sì, in effetti Leonard assomiglia a Draco in maniera piuttosto vistosa, ma più avanti si scoprirà la parte di Hermione che c’è in lui.

Mon dieu, amore a senso unico? Non credo di essere capace di scrivere qualcosa di così triste, lo ammetto, le “sad love story” non sono il mio forte, non riesco a commuovere la gente, preferisco farla divertire con qualche avventura sopra le righe XP

È bello sapere che continuerai a seguire la fic, spero quindi che lascerai una rec anche a questo quarto cappy, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

Semplicementeme: io direi che il vero capitolo di transizione è questo perché compaiono la maggior parte dei personaggi centrali della vicenda, ne mancano ancora tre, ma uno di questi arriverà solo mooooolto più avanti, quindi calma e sangue freddo.

Sono d’accordo con te, creare una storia dove i personaggi sono tutti da inventare è molto più complicato e, probabilmente, è il motivo per cui la fic si allungherà un poco, probabilmente ci sarà da caratterizzare le varie relazioni via via e i personaggi che ho creato non hanno caratteristiche viste prima, anche se ammetto di averli mandati piuttosto OC nelle Relazioni XP

Il rapporto tra Leonard e Kitt sarà esplicitato meglio nel prossimo capitolo, ma fondamentalmente credo che Chris sia l’unico a cui Leonard concederebbe la sua amata sorellina, lo dimostra il fatto che abbia acconsentito a scattare loro una fotografia insieme.

Sono contenta che le domande comincino ad arrivare, anche se mi spiace frustrare chi legge senza potergli dare delle risposte agli interrogativi, so che ci sono mille domande in ballo e, credimi, siamo solo all’inizio.

No, spiacente, il tempo dell’affetto fraterno non è ancora arrivato, ma si vedrà, nel frattempo eccoci di nuovo alla solita routine col ritorno di Draco ed Herm in versione adulta. Ammetto che fa un certo effetto leggere e scrivere di personaggi ormai grandi quando li si è letti e conosciuti ragazzi, spero di non aver fatto un pasticcio con loro…

Aspetto un tuo commento su questo nuovo aggiornamento, nel frattempo ti mando un bacione grandissimo, ciao e a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: ammetto che Kitt non è un personaggio da poco, ma arriverà anche il suo momento,a  tempo debito, quando anche qualcun altro comincerà a sospettare una cosuccia che si vedrà in seguito.

Mi fa piacere che ti sia piaciuto anche il precedente capitolo di passaggio, spero che sia lo stesso anche con questo, ciao e a presto! Nyssa

 

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Capitolo 5
*** Discorrendo di morte e di amore ***


Come c’era da aspettarsi Gardis era a studiare.

La sala di studio del Grifondoro, la più spaziosa della torre con quattro finestre a rombi che davano sulla brughiera, era il posto che le piaceva di più frequentare nel dormitorio, secondo solo alla sua stanza e alla poltrona della Sala Comune dove si metteva a leggere qualche bel romanzo non scolastico il sabato sera.

A tal proposito doveva anche ricordarsi di mandarne a casa un po’ altrimenti nella sua stanza non ci sarebbe stato posto neppure per lei.

 

Karen, Hestia, Jack e Jeff entrarono dalla porta principale stupendosi del silenzio che regnava lì dentro, una cosa strana tra i Gryffindor che erano sempre a far rumore e a divertirsi.

Gardis alzò gli occhi bicolori, agitò la mano in segno di saluto e tornò a scrivere con la lunga penna ricurva che stringeva tra le dita della mano destra, regalo di compleanno di suo fratello. Era uno di quei regali che si tengono sempre con sé per un motivo speciale che non ci si riesce a spiegare perché, di certo, non era stato l’unico dono che il suo fratellino le avesse fatto, ma era stato un po’ come se l’avesse finalmente accettata: la penna da scrittura era qualcosa che concerneva ciò che le piaceva e che Leonard detestava.

Era bella, colorata di rosso con una piuma un po’ voluttuosa che si sfrangiava ai lati di bianco e oro e che si arricciava in fondo in un ricciolo civettuolo. La punta era d’argento finissimo, incisa con lo stemma fin troppo famoso dei Malfoy, tagliata al punto giusto. Piton non l’aveva approvata molto per via del colore vistoso e irrimediabilmente Gryffindor, ma con ogni probabilità Leonard doveva avergli detto un paio di paroline visto che il “caro” prof si era limitato a guardare il nuovo set da scrittura con aria di disapprovazione e aveva ricominciato la sua spiegazione.

 

-          Studi? – chiese Hestia sedendosi accanto all’amica e scorgendo esterrefatta quattro pergamene piene di scrittura fine destinate al Filtro d’Amore di Pozioni

Era un’ovvietà domandare a Gardis se stesse studiando.

Gli altri si sedettero a loro volta

-          Com’è andato in cucina? – s’interessò Jeff che, come suo padre, avrebbe mangiato giorno e notte

-          Bene – rispose senza enfasi continuando a tenere gli occhi bassi

-          Avete discusso del menu con Dishman? – domandò Jacob aggiustandosi gli occhiali sugli occhi verdi

Alzò le iridi, una ambrata e una celeste, e le fissò sui suoi spettatori, poi posò la penna sul tavolo e sospirò sistemandosi una ciocca di capelli biondissimi e ribelli dietro l’orecchio.

Discutere non era proprio il termine più adatto da utilizzare.

Se a gestire la cosa fosse stata lei, di sicuro la scena non sarebbe stata così tranquilla, o meglio, si sarebbe traformata in un massacro sanguinolento, invece, grazie al Cielo, era Kitt incaricato di interessarsi delle balzane idee culinarie dello chef di Hogwarts e quindi la “discussione” aveva limitato i danni violenti.

Dishman aveva avanzato la sua proposta di menu (terrificante) e Christopher aveva scosso paziente il capo; il cuoco aveva poi avanzato un’altra proposta, Chris aveva scosso nuovamente la testa e così per un numero imprecisato di volte finchè Dishman non era stato pi ragionevole e Kitt aveva finalmente annuito.

-          Sì, più o meno – rispose seria trovando quella scena assai divertente, ma molto frustrante

-          E ci propinerete qualcosa di buono, vero? – indagò scettico il rosso

-          “buono” è un giudizio e i giudizi sono sempre relativi

-          Oh, su, dai, smettila di fare filosofia e dimmi che cosa avete scelto, sono curioso!

-          Sorpresa… - rispose mostrandogli la lingua e un’espressione impertinente: fare la Prefetto/Caposcuola-sostitutivo aveva i suoi risvolti positivi

-          Lo sai che sei cattiva? – Jeffrey tentò la sua ultima tattica che prevedeva una vivace espressione da cane appena bastonato; in genere ogni persona cedeva quando le si diceva che era “cattiva”, peccato che Gardis fosse un tantino diversa…

-          Sì lo so, sono una Malfoy, è normale… - nessuno avrebbe risposto normale all’affermazione che lo condannava come un carnefice, ma anche essere una Malfoy aveva i suoi lati belli, non solo un carattere di merda e i capelli biondi

-          Dunque sei proprio decisa a mandarmi nella tomba senza sapere che cosa mangerò queste feste?

La bionda alzò le sopracciglia e lo studiò in uno sguardo che aveva usato anche la McGranitt quando ascoltava le improbabili scuse di Harry Potter per non aver terminato i compiti assegnati e le relazioni.

-          Basterà che tu sopravviva fino a Natale e poi non ci saranno più problemi…

-          Potrei morire prima

-          Sì, soprattutto se non mi lasci studiare…

-          Solo se poi me la lasci copiare

Uno sguardo e un sospiro mesto di chi conosce quella battuta a memoria

-          Solo se mi promettete di non farla proprio uguale

-          Ma certo! – si affrettarono a rispondere in coro dal piccolo gruppo

E finalmente la lasciarono studiare.

-          Ah, a proposito – intervenne Hestia – cosa facciamo ad Halloween?

Gardis ghignò

-          Quello che facciamo tutti gli anni – rispose con noncuranza, no, non voleva conquistare il mondo

-          Ma scusa, se l’indomani dobbiamo andare a pulire…

-          Appunto – sottolineò l’altra – non a caso ho scelto di cominciare DOPO Halloween

-          L’hai fatto deliberatamente? – Jack rimase ammutolito

-         

-          Questo si chiama abuso di potere

-          Lo so – rispose continuando a far scorrere la punta della penna velocemente sulla carta ruvida della pergamena

-          E se facessi rapporto alla McGranitt?

-          Non lo faresti

-          Se lo facessi?

-          Non vivresti abbastanza a lungo per farlo – macabra consolazione

-          Potresti portare anche Chris e suo fratello – disse convinta la mora tagliando sui morti, non era il caso di tirarli fuori della tomba prima del 31 ottobre

-          Sì, io volevo chiedere a Rudiger se voleva venire – la bionda fece cenno di

-          Serve un gruppo sostanzioso per dire addio a questa tradizione, i racconti dell’orrore di quest’anno devono essere i più spaventosi che Hogwarts abbia mai ascoltato in tutta la sua storia millenaria

-          Concordo!

E finalmente gli altri Gryffindor oltrepassarono la soglia e scomparvero nei corridoi e su per le scale.

Sì, sarebbe davvero stato un ottimo modo per trascorrere l’ultima notte di Halloween nelle stanze sopra la serra n°3 perché ben presto non sarebbero più state a loro disposizione per le gitarelle notturne del sabato sera.

Bando alle ciance, doveva lavorare!

 

*          *          *

 

-          Oh, Leonard, Rudiger, cosa fate qua? – chiese Chris uscendo dal portone principale per andare a sistemare la cassa dove tenevano gli attrezzi da quidditch

 

Il fatto che i due serpeverde avessero entrambi la sigaretta in mano non era sufficiente per lui a spiegare la loro presenza?

Povero Black, passava il suo tempo ad essere schiavizzato da qualcuno, prima fra tutte la sua sorellina.

-          Fermati con noi, Chris, facciamoci compagnia – Leonard lo chiamò a sé in un gesto amichevole che tradiva una punta di ringraziamento per avergli spostato il turno di ronda e averlo affidato ad un imprecisato ragazzo Hufflepuff e per aver calmato per l’ennesima volta sua sorella

-          Vuoi una sigaretta? – gentile come al solito, Rudiger gli aprì la scatola davanti, ma Kitt declinò cortesemente l’offerta

-          Non fumo – dichiarò sedendosi sul muretto, accanto a lui, appoggiato alla colonna, Leonard stava facendo un tiro mentre in piedi dall’altra parte il giovane Greengrass si stava gustando la sua dose di relax prima di avventurarsi tra i compiti catastrofici di Divinazione

-          Voi Ravenclaw siete sempre troppo bravi – commentò scuotendo la testa Leonard

-          Beh, non puoi certo fargliene una colpa se non sono dei teppisti come noi Slytherin – lo prese in giro l’altra serpe, il primogenito Malfoy bofonchiò qualcosa sulla parola “teppista” che non si confaceva ai suoi modi eleganti e incassò la testa sulle spalle, incrociando le braccia

-          Dov’è mia sorella?

-          L’ho lasciata che tornava al Grifondoro per studiare – il fratello sbuffò – e a proposito, Vanessa e il presidente del club teatrale, Jonas FitzOsbert, mi hanno detto di consegnarti questa

Infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrasse una lettera, un po’ spiegazzata, dopodiché la porse a Leonard

-          Cos’è, hai combinato qualche marachella, piccolo Leonard? – Rudiger non aveva ancora imparato bene quando tacere e quando parlare e questo stava drasticamente accorciando le sue aspettative di vita.

-          Spero solo che non mi invitino ad un altro tè pomeridiano perché è la volta che li sopprimo – Chris ghignò conoscendo fin troppo bene che genere di ritrovi fossero, avendovi partecipato per forza in qualche circostanza e non desiderando ripetere l’esperienza

A dispetto della curiosità dell’altro serpeverde, però, Malfoy si limitò a infilare la lettera sotto il maglione grigio della divisa e a continuare la sua sigaretta.

-          Mia sorella mi preoccupa – annunciò come se non fosse una novità, era bello ritrovarsi a chiacchierare tra uomini, Chris, anche se era un irrimediabile Corvonero affetto da buonismo acuto e sentimenti puri, era più o meno il suo migliore amico e Rudiger, se non fosse morto prima, era quanto di più vicino ad un amico conoscesse.

-          Trovale un bravo ragazzo e falla divertire, non è giusto che tu cambi compagna ogni dieci minuti e lei non possa avere un fidanzato solo perché rischierebbe di essere defenestrato da te

-          Non ho mai detto che l’avrei defenestrato – si difese il biondo – e comunque c’è un motivo se io cambio sempre ragazza.

-          Sarei proprio curioso di sapere quale – continuò Greengrass; Leonard gli lanciò un’occhiataccia e fece un tiro nervoso – Chris, perché non le chiedi di uscire con te, dopotutto siete amici?

-          Te l’ho già detto che parli troppo? – sottolineò il Caposcuola delle serpi interrompendo quella conversazione

-          Sì, almeno sei volte, oggi

-          Beh, è colpa tua che non impari e mi fai ripetere le cose – borbottò spegnendo il mozzicone con la scarpa nera

-          Ah sì? E scommetto che il tuo bel carattere del cazzo, che oltretutto è stranamente protettivo nei confronti della tua sorellina, non c’entri, vero?

-          Gardis sa badare a se stessa senza che lo faccia io – rispose caustico il serpeverde

-          Su questo non ci sono dubbi

-          Beh, di sicuro non ha bisogno di una balia – celiò Kitt

E l’immagine zoppicante di un poveretto della casa di Leonard che camminava per i corridoi con una stampella apparve nella mente dei tre. Nonostante il tipo avesse sempre sostenuto di essere ruzzolato giù per tutte le scale del Grifondoro da solo, sapevano TUTTI, anche chi non doveva, che, povero lui, aveva addirittura osato palpare il sedere alla bella Prefetto dei grifoni che l’aveva “accidentalmente” spinto giù dalle scale dopo avergli assestato due ceffoni e un pugno nella pancia rendendolo in grado di mangiare solo budino per un mese.

Chiaramente il fatto che poi Leonard gli avesse mangiato il muso era un altro discorso.

A Gardis non piacevano quel genere di ragazzi e lui non poteva che approvarla per essere tanto assennata. Se c’era una cosa di cui sua sorella era certamente dotata, beh, era la capacità di giudizio e discernimento.

Ma non ci voleva molto, per lui che la conosceva da una vita, scoprire che le piaceva Christopher.

Il problema era: a Chris piaceva Gardis? E se sì, sarebbe stato un bravo ragazzo per lei?

Considerando che non aveva mai lanciato segni a proposito, non sapeva cosa pensare, soprattutto perché Kitt, come lo chiamava lei, ragionava un maniera completamente diversa dalla sua.

Era diviso tra due fronti: uno dei suoi migliori amici e sua sorella.

Sbuffò, la cosa lo innervosiva e così si accese un’altra sigaretta.

Il fumo era senz’altro una delle caratteristiche ereditate assieme al cognome: suo padre fumava sempre mentre lavorava e ogni tanto anche la sera quando tutta la casa era in silenzio e lui e la mamma avevano appena terminato di… come dirla in maniera carina? Ecco, sì, di rinnovare la reciproca conoscenza. Intima conoscenza…

 

Anche suo nonno fumava e aveva fumato almeno metà della sua scorta di sigari d’occasione quando lui e sua sorella erano venuti al mondo, troppo preoccupato che una mezzosangue non fosse in grado di partorire gli eredi di una famiglia come la loro.

Beh, avrebbe fatto meglio a non agitarsi tanto perché la mamma se l’era cavata egregiamente in entrambe le occasioni, soprattutto coi due mostri che aveva messo al mondo.

 

Salutandosi con un cenno della mano i tre ragazzi presero strade differenti dirigendosi chi in Sala Comune, chi in biblioteca e chi allo spogliatoio di quidditch.

 

*          *          *

 

I sofà di fronte al caminetto erano certamente il luogo preferito da tutte le serpi dopo aver cenato.

Dei due divanetti di un delicato verde bosco non rimaneva molto spazio, tutti e due occupati da Slytherin ansiosi di chiacchierare e condividere qualche esperienza spassosa ai danni di altri studenti, gustando del buon firewhiskey d’occasione dal seducente colore ambrato.

Anche le tre poltrone erano affollate e alcune ragazze erano tranquillamente sdraiate sul tappeto persiano ai loro piedi a leggere riviste e a scambiarsi pettegolassi, qualcuna sedeva invece sui braccioli della poltrona, solo una delle tre, però, vantava l’onore di avere una ragazza per ogni bracciolo e di ospitare il regale fondoschiena del Caposcuola delle serpi intento a sorseggiare il liquore da un bicchiere old style.

Uno dei suoi compagni si avvicinò con in mano qualcosa che pareva una scaletta di domande: non volevano fargli un’intervista, sperò.

Il ragazzo si rigirò il foglio tra le dita

-          Leonard – disse questi alzando il mento e un naso particolarmente pronunciato

Intento a discutere di un possibile incontro con una delle due ragazze, il biondo sollevò gli occhi seccato e con questi guardò il nuovo venuto con schifo assai malcelato nonostante avessero in comune la Casa di appartenenza

-          Malfoy, per te – aggiunse ironico scimmiottando il tono che sfruttava con le ragazze, sempre troppo smielate, che lo chiamavano cerimoniosamente col cognome che adorava portare

-          Ehm… sì, Malfoy… - ogni minuto di più Leonard trovava che quel tipo fosse assai noioso e lo stava distraendo da qualcosa di decisamente più interessante come quel mandarino che le lunghe e curatissime unghie di una delle sue due ospiti del bracciolo stavano sbucciando con grazia

-          Cosa vuoi?

-          Sì, ecco… io volevo chiederti che tipo era tua sorella

Pregò che quel disgraziato non volesse provarci con lei perché era la volta che sua sorella avrebbe commesso un omicidio. Cioè, ma lui l’aveva guardata bene? Complessivamente quel pezzente non poteva neppure pulirle le scarpe! E che Rudiger non gli dicesse che era troppo esigente coi suoi ragazzi, era la pura verità.

Probabilmente, aggiunse la sua mente, lo sconosciuto non si era accorto del carattere di Gardis e che aveva gli occhi bicolori o sarebbe scappato in un soffio di Eolo, quasi quasi glielo chiedeva

-          E’ un tipo… - ammise senza dire una bugia e senza aggiungere che era una rompiscatole di prima categoria

Greengrass comparve in quel momento scendendo le scale e guardandosi attorno, notò la scena e si fermò sull’ultimo gradino a seguirla divertito

-          E per gli occhi? – domandò ancora Leonard, curioso di metterlo alla prova

-          Le farò togliere quelle stupide lenti a contatto colorate – sbuffò il serpeverde con l’aria del padrone del mondo – posso provarci con lei?

Se la situazione non fosse stata da piangere, per il ragazzo, gli avrebbe riso in faccia. Gli lanciò un’occhiata eloquente, traducibile con un “se fossi in te ne starei alla larga, lo dico per il tuo bene”, ma evidentemente il suo interlocutore non era sufficientemente intelligente. Quello fu anche il pensiero di Rudiger che, invece, aveva interpretato correttamente gli occhi dorati del suo compagno di Casa.

Continuando a fraintendere le intenzioni del Caposcuola e tronfio di quel colloquio, il ragazzo rimboccò la camicia nei pantaloni e uscì dalla porta principale seguito dai risolini di scherno di Lillis e Blaze intente in una conversazione sul tappeto e che non avevano potuto fare a meno di seguire la scena con un certo divertimento e compatimento.

Gardis era in grado di mettere in fuga con un’occhiata tutta la Sala Comune delle serpi, figuriamoci se avrebbe concesso ad un tipo come quello anche solo di sfiorarla…

Quando la porta si fu chiusa mezza Sala Comune rise. Leonard scosse le spalle e Rudiger si avviò a sua volta verso il corridoio

-          Dove staresti andando, Greengrass? – domandò caustico Malfoy senza guardarlo, dovendo nuovamente abbandonare il suo mandarino

-          Vado a cercare Chris – si giustificò il ragazzo senza degnarsi della sottile minaccia sottintesa e continuando con la sua idea – ho sentito che c’è uno spettacolo divertente questa sera…

Leonard, provato da quei due rompiscatole che erano i suoi migliori amici e da sua sorella, sbuffò sonoramente, dopodiché, dopo aver tamburellato nervosamente le dita sulla stoffa damascata della poltrona, si alzò in piedi e si mise all’inseguimento dei suoi due compagni di Casa.

Addio tranquillità, addio mandarino e addio alle due belle ragazze dalle unghie curate… a proposito, non ricordava come si chiamavano, avrebbe dovuto chiedere a qualcuno di rammentargli i loro nomi quando fosse tornato.

Involontariamente sua sorella stava causando sempre casini.

 

Quando si guardò intorno, all’incrocio del secondo piano, Rudiger e Christopher stavano salendo le scale per raggiungere il Grifondoro, il primo ridacchiava divertito e il secondo stava lanciando occhiate stralunate al suo compagno, come se fosse stato ubriaco.

 

In cima alle due rampe, il Serpeverde si stava di nuovo aggiustando la camicia nei pantaloni dopo aver chiesto ad un grifone di passaggio di mandargli fuori LA Malfoy.

 

Rudiger notò la presenza di Leonard e ghignò come se non si aspettasse niente di differente, dopodiché si nascose dietro una colonna e trascinò con sé gli altri due

-          Vi va di andare a vedere una commedia, questa sera? – domandò profetizzando l’esito della proposta amorosa

La stizza di Leonard passò e si avvicinò dietro al loro rifugio per sbirciare la sua sorellina all’opera.

Beh, se Rudiger aveva davvero intenzione di far mettere insieme Chris e Gardis, cosa a cui peraltro non era contrario, quello non era lo spettacolo più adatto da mostrargli.

Pazienza, non erano affari suoi, dopotutto lui aveva la parte del cattivo…

 

*          *          *

 

Dalla cima delle scale si spostò il ritratto della Signora Grassa, il passaggio che conduceva al dormitorio dei rosso-oro, e la biondissima Malfoy fece capolino scrutando e sbuffando al ragazzo appena arrivato.

-          Cosa c’è? – chiese con poca diplomazia sistemandosi la maglia e guardandolo torvo, l’altro annuì tronfio

-          Ho parlato con tuo fratello Leonard e ha detto che non ha nulla in contrario se io e te ci frequentiamo – incominciò

-          Ah sì? – fu la candida e sibilata risposta di lei

 

-          Hai detto davvero questo? A quel tipo? – s’interesso Chris – la cosa mi stupisce dopo ciò che ci hai detto oggi pomeriggio… - Leonard sapeva che Kitt non era stupido, semplicemente il più delle volte faceva finta di non ricordarsi certe cose, ma se c’entrava Gardis diventava suscettibile come se fosse stato anche lui suo fratello

-          Io non ho mai detto nulla del genere – si difese sentendo il pressante bisogno di accendersi l’ennesima sigaretta – è quel maledetto che ha capito cazzi per cozze

-          Proprio…. – ghignò Rudiger dandogli uno spintone per guardare meglio

 

-          …e quindi è praticamente come se fossimo già fidanzati – stava continuando la sfortunata serpe dalle scale

-          Ma davvero? – Gardis, a differenza del suo “già fidanzato” non pareva di umore così eccellente da assecondare una palla del genere

-          Chiaramente – aggiunse ancora lo Slytherin – devi levarti quelle stupide lenti colorate che porti, sappi che non ti si addicono e non voglio che tutta la scuola mi parli dietro

-          Lenti colorate? – indagò perplessa con un principio di irritazione il Prefetto Grifondoro

-          Sì. E direi che dovresti anche smettere di giocare a quidditch, non sta bene che una ragazza stia appesa ad una scopa tutto il tempo mettendosi in mostra in quel modo

-          Mettendosi in mostra?! – tuonò poco angelicamente la bionda

 

Dal loro nascondiglio i tre ridacchiarono e perfino Leonard si fece scappare un risolino. Non aveva mica la coscienza sporca, dopotutto lo aveva detto a quel tipo che non aveva speranza, sua sorella non sarebbe mai uscita con un perdente del genere e il semplice fatto che avesse insultato i suoi occhi, il suo grande orgoglio, e il quidditch, una delle sue più grandi passioni, bastava e avanzava per condannare il poveretto ad una esistenza da perseguitato.

ERAGSTOLO, insomma.

 

Gardis sospirò.

Essere una Malfoy aveva anche i suoi difetti, tipo il fatto che il cognome attirava bellimbusti attratti solo dalla purezza del sangue come la carta moschicida attira le mosche.

Non era il primo che le veniva a chiedere qualcosa del genere (e l’ultimo aveva fatto una brutta fine), ma di certo nessuno dei precedenti si era permesso tanta strafottenza con lei! Avrebbero dovuto stare al loro posto, lei non era la mamma che era sempre conciliante con tutti, lei non li sopportava i damerini come quello.

Gli rivolse un sorriso compassionevole, povero illuso, e la sua espressione mutò piano piano in una maschera d’odio che avrebbe fatto paura a Lord Voldemort in persona, se fosse stato vivo. Nessuno, e badate bene, NESSUNO, poteva permettersi di trattarla a quel modo. MAI!

-          Ascoltami bene – incominciò prendendo fiato – non ho nessuna intenzione di uscire con uno schifoso verme strisciante come te! Non sei degno di essere chiamato uomo e senz’altro non vali più delle mie calze! Non permetterti mai più di parlarmi a questo modo! Non sono la tua serva e so prendere le mie decisioni da sola, quindi, se vuoi uscire con me, lo chiedi A ME e non a mio fratello, è chiaro? O forse il concetto è troppo difficile per un essere inferiore quale tu, a tutti gli effetti, sei… e per quanto riguarda Leonard… - fece una pausa e prese di nuovo fiato - non osare pronunciare il suo nome, per te è Malfoy, chiaro? E dubito fortemente che ti abbia davvero detto di venire a farmi una sparata del genere su quello che devo o non devo fare! Una Malfoy non prende ordini da nessuno, tantomeno da un pomposo damerino arricchito!

-          Bada a come parli, bimba – disse indignato l’altro, piuttosto sconvolto da quella presa di posizione – il fatto che tu sia una sudicia Grifondoro non gioca a tuo favore, dovresti essermi grata se sono venuto a chiederti di uscire come!

-          Esserti grata? ESSERTI GRATA?! – sbraitò lei, furente

 

Leonard scosse la testa, non credeva che esistesse una persona talmente cretina da riuscire a insultare TUTTE, nessuna esclusa, le cose che lei adorava

 

-          Sì! – ribatté il serpeverde – e per quanto riguarda quel ragazzetto stupido che è sempre con te, quel Corvonero tutto perfettinoRudiger e Leonard guardarono assieme Christopher riconoscendo la descrizione fin troppo famosa che i ragazzi invidiosi di Serpeverde facevano del giovane Black – faresti meglio a lasciarlo perdere

Si udì un suono improvviso e un ceffone violento piombò sulla guancia impreparata del verde-argento che si tenne la faccia come se quel gesto fosse inaspettato quanto impossibile

-          Non permetterti di parlare male dei miei amici – sibilò pericolosa la grifoncina e gli tirò uno schiaffo sull’altra guancia col dorso della mano – non sei degno neppure di pronunciare il loro nome. Bada a come parli, razza di mentecatto – e qui il sangue Malfoy non mentiva mai – non sono una ragazzetta latte e miele

-          Ti insegno io! – sbuffò il suo aspirante spasimante afferrandola goffamente per un polso e strattonandola – non sei che una puttanella qualunque…

-          Puttanella a me! – gridò isterica Gardis – puttanella sarà tua madre o tua sorella! – e gli pestò un piede – non mi toccare sottospecie decerebrato! – e gli assestò un pugnò sotto il mento poi, estraendo la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni, gliela piantò sul pomo d’adamo, il polso stranamente fermo e gli occhi decisi come non mai

-          E per inciso – gli disse sadica – questo è il mio vero colore degli occhi. Stupeficium.

Il ragazzo volò finchè non incontrò la balaustra delle scale che, con un suono di cocci infranti, arrestò il suo lancio e lo fece piombare a terra come un sacco di patate.

-          Vedi di non ricomparirmi davanti se non vuoi che ti ripaghi per tutte le cose che mi hai detto. Considerati fortunato che te la sei cavata a buon mercato.

Visto ciò che aveva osato dire, era già qualcosa che non lo avesse ucciso con una Avada Kedavra

 

*          *          *

 

-          Questa volta ci è andata giù pesante – commentò Rudiger prendendo le sigarette e accendendosene una dopo lo spettacolo, come al cinema. Ne offrì gentilmente una a Kitt che rifiutò con cortesia, un’altra volta

-          Adesso capite perché mi preoccupa… - sbuffò Leonard scuotendo il capo sconsolato

-          Non la biasimare, - cercò di calmarlo Kitt - se ti avessero detto qualcosa di analogo prima saresti morto e poi tornato a perseguitarlo – Chris conosceva bene i suoi polli

-          Sì, ma chi se la prende una furia del genere…

I tre si sedettero sul pavimento contro la colonna

-          Beh, è molto carina – concesse Greengrass

-          E’ intelligente e orgogliosa, fiera, decisa e determinata – continuò Black

-          Non sono certo che siano tutti punti a suo favore – il Principe degli Slytherin lo guardò in maniera significativa

-          Personalmente sono tutte cose che ammiro – si affrettò ad aggiungere Kitt

-          Sono cose molto pericolose – gli spiegò Rudiger che di donne ne sapeva quanto Leonard

-          Già e in quanto a te… - aggiunse una nuova voce, decisamente più acuto e moooolto arrabbiata

Gardis, in piedi appoggiata all’asta marmorea li stava fissando truce

-          Non permetterti mai più di mandarmi certa feccia, sai fratellino?

-          Io avevo cercato in tutti i modi di dissuaderlo, Impiastro – bofonchiò la serpe

-          Kitt, ma tu cosa ci fai con questi due teppisti?

-          Ehi, teppista sarà lui – borbottò Malfoy jr. – io sono un uomo di classe

-          Uomo per modo di dire… - celiò la sorella

-          Ci avevano detto che questa sera c’era uno spettacolo divertente – lei chinò la testa sconsolata, discutere di certe cose con Rudiger era impossibile, esattamente come lo era quando papà e lo zio Blaise erano insieme

-          Dovresti essere meno violenta, sai? – continuò il fratello

-          Al di là che mi sono anche trattenuta… - Chris le rivolse un sorriso angelico di chi la sa lunga – cioè, ma ti rendi conto di quello che mi ha detto? Se fossi la Caposcuola di serpeverde quello pulirebbe bagni per tutta la vita!

Leonard fece volare gli occhi al cielo, beh, era un’idea…

-          I miei occhi! – stava continuando l’unica ragazza gesticolando – ma come si permette! Lenti a contatto! Ha detto lenti a contatto!!!

-          Non agitarti principessa, i tuoi occhi sono bellissimi così come sono, anche se non giocano alla pari con i capelli – le disse dolcemente il Ravenclaw per calmarla, scompigliandole appena le ciocche bionde raccolte in una molletta

-          Se hai finito con le smielatezze potremmo anche andarcene – borbottò Leonard alzandosi in piedi e levando la polvere del pavimento dai pantaloni, Rudiger gli lanciò un pugno in mezzo alle spalle sorrise trascinandolo via, Kitt si grattò imbarazzato la testa e Gardis arrossì

-          Aspettate! – chiamò poi la giovane Gryffindor, i due già in partenza si fermarono e tornarono indietro – per la festa di Halloween avevamo intenzione di organizzare un ritrovo per raccontarci le storie dell’orrore, tanto per rendere un po’ l’atmosfera… - spiegò – verreste?

-          Karen mi aveva accennato qualcosa del genere – ammise il Prefetto delle serpi nonché suo cugino – ma se me lo chiede una ragazza così bella non posso che accettare… - rispose fissando il fratello di lei negli occhi anziché quelli di due colori differenti: stava deliberatamente rigirando il coltello nella piaga della gelosia di Leonard, Chris rise

-          Kitt, tu vieni, vero? Puoi portare anche Lachlan se vuoi…

-          Glielo chiederò

-          Bene. Tu fratellino?

-          Avrei di meglio da fare…

-          Sì, come no. Immagino che sia troppo chiederti di passare una serata intera con noi…

-          Siete degli sporchi grifoni! – si indignò lui

-          Porta anche Lillis e Blaze, loro verranno certo più volentieri

-          Per sentirmi dire tutta la sera che sono un fratello degenere? – era la loro battuta standard

-          Avrebbero anche ragione. Comunque le inviterò io o Jeff

-          Ci mancava Pel-di-Carota – lei lo fulminò con gli occhi

-          Beh, per chi vuole venire, ci vediamo alle dieci davanti all’ingresso del dormitorio disabitato di Tassorosso

-          Ma se l’indomani dobbiamo pulirlo… - incominciò Rudiger

-          Appunto, è un posto fantastico

Lo Slytherin le diede un buffetto sulla guancia in un gesto fraterno

-          Quella tua testolina malefica ragiona in maniera piuttosto pericolosa… - commentò strappandole un ghigno soddisfatto – rimpiango tanto che tu non sia una serpe

-          Io no. Ci vediamo in giro – e baciò la guancia del compagno di suo fratello e del suo migliore amico. Poi lanciò un’occhiata di superiorità a Leonard, quello era più o meno il loro modo di salutarsi, lui si limitò ad uno sguardo accondiscendente

 

I tre ragazzi si allontanarono per il corridoio mentre la Gryffindor ritornava al suo dormitorio, o meglio, alla sua relazione chilometrica per Piton che non aveva ancora conosciuto la parola FINE.

 

*          *          *

 

-          Leonard, dovresti smetterla di metterti in mezzo – borbottò Rudiger prendendolo per le spalle e trascinandosi dietro Christopher, imbarazzato – se continui a fare così come puoi pretendere che Chris si confessi a lei?

-          Stai dicendo cose senza senso – fu la risposta dello Slytherin dopo aver lanciato un’occhiata al Ravenclaw

-          Leonard ha ragione… - s’intromise il moro cercando di nascondere un certo disagio dietro al fazzoletto con cui si soffiava il naso – io e Gardis siamo solo amici…

-          E io sono la Fata Madrina. Vabbè, noi torniamo a Serpeverde, ciao Chris!

E condusse l’altro biondo verso il passaggio al piano inferiore mentre il Caposcuola dei corvi svoltava per prendere le scale della torre.

 

-          Parliamo seriamente – stava dicendo ancora Rudiger non appena l’altro loro amico fu fuori portata d’orecchi – tra Chris e uno qualsiasi di quei bambocci che ci provano con lei io sceglierei lui…

-          Ma Chris e Gardis sono amici – cercò di cambiare il soggetto del discorso, ma Rudiger sembrava stranamente intenzionato ad accasare la sua sorellina.

Certo, Kitt era meglio di tutti gli altri, ma non voleva neppure distruggergli la vita appioppandogli sua sorella! Eppoi come l’avrebbe presa lui? Senza contare papà! Gli avrebbe mangiato la testa se avesse saputo che si era reso complice di un piano per fidanzare la sua bambina.

Gardis non era proprio una ragazza da sposare… e comunque era troppo presto.

-          Dove stai andando? – Greengrass si voltò verso il Caposcuola che, al posto che prendere le scale per i sotterranei, si stava dirigendo vero il terrazzo aperto del primo piano.

-          Mi stai innervosendo e ho bisogno di prendere dell’aria

Rudiger rise e gli sventolò la mano proseguendo per la sua strada.

 

Quel maledetto Greengrass doveva smetterla di infilargli in testa strane idee sulla sua sorellina!

Aveva solo 17 anni!

Beh, per la verità la maggior parte delle ragazze di Hogwarts a quell’età aveva già una certa esperienza in materia, ma Gardis non aveva mai mostrato una propensione a certe cose, si limitava alla sua cerchia di amici fidatissimi e al suo celestiale amore per quella specie di Corvonero.

A dire la verità, Kitt era anche il suo migliore amico, doveva fare attenzione.

 

Però doveva riconoscerle che era stato per merito suo se lui e Black erano entrati così in confidenza, a furia di averlo tra i piedi, e dopo essere stati nominati Prefetti e poi Caposcuola assieme, beh, era quasi normale, anche se non era avvenuta la stessa cosa con Cartrett, il vero responsabile dei Grifoni.

 

Udì un tonfo sordo mentre stava appoggiato alla ringhiera del poggiolo e si voltò a guardare.

In mezzo al corridoio c’era una sagoma strana sul pavimento.

Riconobbe la sua compagna del Corvonero Ciel che stava battendosi contro la tenda svolazzante che l’aveva assalita e, a quanto poteva vedere, stava perdendo.

Si affrettò ad andarla ad aiutare.

 

Conosceva Ciel Longbottom molto bene, il primo anno, sull’Espresso per Hogwarts, si erano ritrovati nello stesso scompartimento e avevano chiacchierato, era una persona simpatica.

Chiuse la portafinestra che faceva corrente e la tenda si acquietò, poi si chinò a raccogliere i libri che lei aveva fatto cadere

-          Tempo ideale per una passeggiata – l’altra sbuffò

-          Non dovresti lasciare le finestre aperte – precisina come tutti i Corvonero

-          Cosa fai in giro a quest’ora? – lo disse senza sapere che ore fossero per davvero, ma dopo aver controllato il quadrante argentato del suo orologio da polso riconobbe che le lancette stavano quasi per segnare le undici di sera. E a scuola c’era il coprifuoco dalle dieci in poi… peggio che in prigione.

-          E tu?

-          Prendevo una boccata d’aria.

Ciel lo guardò storto, come tutte le Ravenclaw era scettica nei confronti delle serpi che passavano il loro tempo a fare esclusivamente ciò che piaceva loro non curandosi molto né delle regole e né degli altri, ma tantomeno dello studio.

-          Ti accompagno – si offrì cavaliere senza voglia di tornare di sotto a farsi fare una testa così da Rudiger che pareva aver appena scoperto come fosse fatta Gardis e quanto fosse carina, perfetta per Chris (appunto mentale: suggerire a Gardis di schiavizzarlo un po’ meno).

-          Non c’è bisogno, grazie… - Ciel, dopo sei anni, pareva non avergli ancora perdonato di essere diventato un serpeverde dopo essere stato così simpatico sul treno

-          È tardi e non dovresti essere in giro, se ti trovano ti metteranno in punizione – era una buona scusa per fare due passi e due chiacchiere con lei, tutti i corvi erano terrorizzati dal prendere una punizione, forse più dei grifoni che, invece, grazie al suo aiuto, ne collezionavano parecchie

-          Neppure tu dovresti girovagare a quest’ora

-          Ma io sono un Malfoy

-          Ma questo non ti esonera da una punizione, nel caso…

-          Sono anche un Caposcuola…

Ciel soffiò e acconsentì sapendo che lui non avrebbe mollato la presa, eppoi le serviva qualcuno che le desse una mano con i libri, da sola sarebbe caduta forse più di Karen!

-          E sia, ma ti proibisco di guardarmi sotto la gonna

Era stato un innocente scherzetto del secondo anno, ma pareva che la ragazza non l’avesse digerito ancora.

-          Promesso.

E rinunciando ad una dose di nicotina, si concesse una chiacchierata con quella che doveva essere la sua unica amica femmina, anche se dubitava fortemente che Ciel avesse la stessa alta opinione di lui…

 

*          *          *

 

Spazio autrice: trascurando il macabro titolo che ho dato, finalmente compaiono altri due dei personaggi che popoleranno questa serie, Ciel e Rudiger.

Ora che ci rifletto, è curioso come i due cugini siano arrivati insieme in questo capitolo, ma pazienza.

Ciel tornerà in futuro nella storia, Rudiger invece sarà un personaggio piuttosto presente.

Per il personaggio di Rudiger mi sono ispirata parecchio a Blaise, anche se i due sono piuttosto diversi, Greengrass è molto più attivo e sibillino, mentre Blaise era come un ragno che aspettava nella ragnatela.

Ciel invece è un personaggio anomalo che caratterizzerò più avanti, le sono molto affezionata perché, dopo Gardis, è stato il primo che ho creato per questa storia, prima ancora di Leonard! E ammetto che inizialmente il nome Ciel doveva essere di Gardis, ma poi ho cambiato idea, anche perché una Malfoy che si chiama Ciel è un ossimoro totale…

 

Ad ogni modo io spero comunque che il cappy vi sia piaciuto e mi auguro che continuiate a leggere la mia storia, a presto! Nyssa

 

Hollina: mi fa piacere sapere che i due genitori ormai grandi facciano un po’ sorridere anche perché quando lo sono diventati erano tutti e due giovanissimi ^^

Gardis e Kitt stanno bene insieme e si trovano bene tra di loro, ma mi sa che siamo ancora parecchio in alto mare prima che succeda qualcosa…

Aspetto di leggere la tua opinione sul quinto cappy, ciao! Nyssa

 

Nikki Potter: beh, sono contenta che ti piaccia anche il seguito delle Relazioni, in genere quando ci si affezione ai personaggi è difficile poi vederli sotto un’altra luce, soprattutto quando sono più adulti…

Sono contenta di averci preso abbastanza con il rapporto tra Gardis e Leonard, col fatto che sono figlia unica non sapevo più dove sbattere la testa, così mi sono ispirata a quello tra me e mio cugino (che è come un fratello), ma non ero sicura che tra veri fratelli succedesse proprio così (scusa il gioco di parole XP).

Kitt incuriosisce senz’altro perché è quello dove si dice di meno, ma si saprà anche di lui, seppure ci sia poco, effettivamente, da dire.

Sul serio hai una sorella gemella? Wow, spero non ti offenderai se ti dico che ti invidio da matti… e mi fa piacere sapere di essere stata in grado di rendere anche quel rapporto, qui proprio non sapevo a chi ispirarmi, beh, se mi serviranno consigli posso chiedere?

Beh, spero di non deludere le tue aspettative in futuro e mi auguro che la storia continui a piacerti! Spero che sia lo stesso anche per questo quinti capitolo, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Arwen_90: beh, le partite non so come mi riescono, ne so poco sul quidditch e probabilmente avrò fatto degli errori madornali; non importa se tifavi per Leonard, già il semplice fatto che io sia riuscita a far tifare qualcuno per un personaggio mi riempie di gioia, eppoi sono sicura che Gardis non piace a tutti, è un po’ saccente e un po’ suscettibile a dire tutta la verità…

Draco ed Hermione da grandi sono strani, ma mi piacciono ugualmente. Spero che la storia continui a piacerti, ci vediamo al prossimo chappy, un bacio! Nyssa

 

Dragonslave: non mi dirai che anche tu leggevi Yatta! Perché allora abbiamo scoperto Negima allo stesso modo…

Beh, se per te gli intrecci labirintici non sono un problema non avresti dovuto dirmelo perché sennò adesso comincerò a liberare tutto quello che mi sta in testa e manderò nel caos il mondo intero!

A parte gli scherzi… direi che Karen assomiglia molto a Neville, ma è moooolto più bella, anche se io non sono mai riuscita a vedere Neville in maniera così insignificante come la zia Row e i film ci presentavano, sarà che mi stava tremendamente simpatico…

Jack, a differenza del suo papà, non è così ansioso di cacciarsi nei guai, direi che in questo personaggio si vede molto l’influenza di Lily Evans, Hestia invece è un mix perfetto tra Ginny e James Potter.

Su Jeff c’hai preso alla grande, invece, compliments!

Beh, i personaggi della old generation torneranno anche dopo, c’è ancora bisogno di loro, ma non subito, lasciamo la vita scolastica agli studenti che mi pare che di casini ne abbiano a sufficienza ^:^

No no, no problem per il nome, non me la prendo per così poco, la mia migliore amica si ostina a chiamarmi Monix e mi sembra così tanto un nome da detersivo che ormai gli altri nick non mi danno così tanto fastidio…

 

Semplicementeme: credo che ci sia stato un grosso equivoco e vorrei scusarmi con te e con gli autori che scrivono e leggono la mia storia. Per quanto io sia un’autrice a volte mi esprimo male con le parole, credimi, capisco perfettamente come ci si sente quando si hanno impegni pressanti e capitoli da postare, io stessa ho dato gli esami mentre stavo proprio alla fine della mia storia precedente, quindi capisco; con la mia frase io non mi riferivo a coloro che postano una volta al mese o una volta ogni due, ma pur sempre con una certa regolarità, io mi riferivo a quelli che cominciano una storia e poi la mollano lì per sei e passa mesi senza dire niente e senza farsi vivi, poi postano un paio di capitoli e puff, spariscono di nuovo in una nuvola.

Ecco, questa è una cosa che mi dà fastidio, non tanto il post aperiodico che posso ancora comprendere, quanto il fatto che non lascino indicazioni e semplicemente continuino a scrivere storie senza finirne alcuna.

Sarà che quando mi appassiono ad una vicenda poi me la trascino dietro e sono molto curiosa di scoprire come si evolve, forse sarà che ho una pazienza abbastanza limitata, però quando mi troncano una vicenda a metà, specie sul più bello, ecco, quello mi irrita un pochettino. Avvisa, almeno mi metto il cuore in pace, questo è quello che intendo.

E mi scuso tantissimo con te per tutto il fraintendimento che c’è stato, credimi se dico che non era mia intenzione offendere quelli che postano come te regolarmente, io sono un caso a parte.

Davvero mi dispiace  =”_”=

Torniamo alla recensione vera e propria: Draco ed Herm sono strani nella parte di genitori, ma non fuori luogo, dopotutto sono così giovani…

Gardis e Leonard avranno il loro momento idilliaco, ma non credo sia il caso di aspettarsi pubbliche dimostrazioni di affetto, sono piuttosto riservati in questo; perché papà Draco non si ingelosisce? Uhm, bella domanda, probabilmente trovava l’imbarazzo del giovane nei confronti dell’affetto di Herm una cosa divertente più che un pericolo al suo consolidato rapporto con la consorte, eppoi Kitt e Gardis non fanno niente di sospetto in questo capitolo, quantomeno davanti ai genitori di lei

Sì, confermo, la parentela tra i gemelli Potter e Jeff è contorta, si vogliono molto bene perché sono cresciuti insieme fin dalla culla e questo li ha aiutati a sviluppare un rapporto più fraterno quando invece la parentela è leggermente più blanda.

Rudiger, come si intuisce da questo cappy, comincerà ad avere un ruolo fisso, mi serve sempre qualcuno a sdrammatizzare le situazioni e lui mi pareva perfetto, un altro personaggio tutto da creare.

Beh, gli occhi di Gardis sono un mistero non mistero che tornerà in parte in futuro, quindi pazienta ancora un po’ e poi vedrai che si scoprono tutti i segreti nascosti, sviscererò ogni domanda!

Adesso vado e scusa per il post chilometrico, ciao e un bacione! Nyssa

 

Killkenny: credo che idiota sia un complimento verso quel disgraziato, ma credo che se ci si mettesse in mezzo Gardis si farebbe molto più male…

Grazie per il bellissimo voto, continuo a non meritarlo, ma fai felice una autrice ^^

Ciao e a presto! Nyssa

 

Queensol: personalmente non sono d’accordo con la zia Row che dice che Draco è un brutto personaggio, io l’adoro! Eppoi c’è anche da dire che è sempre visto sotto una luce drammatica, ora che non è più il personaggio farà bene ad alleggerirla un po’ perché in questa storia c’è bisogno di gente che sorrida.

Ma io non ho mai detto che Leonard frequenta assiduamente Ciel, è una voce di corridoio! Come si spiega in questo capitolo, i due sono buoni amici, si punzecchiano, si evitano e poi insieme stanno bene, ma non ho mai aggiunto nient’altro, quindi non preoccuparti, non credo che sia ancora arrivato il momento di invidiare qualcuno. Ad ogni modo mi fa piacere che qualcuno apprezzi Leonard come si faceva col caro vecchio Draco, vuol dire che il mio lavoro di caratterizzazione dei personaggi è abbastanza buono ^^

In realtà devo ammettere che non ho messo un limite ai capitoli, penso che come la sua genitrice avrà una trentina di cappy, capitolo più, capitolo meno… spero di non dover andare oltre i 40 (aiuto, credo che mi ucciderei e mi uccideresti) e spero di non finire sotto i 25… ma davvero l’idea precisa non so perché al momento sto scrivendo quattro capitoli avanti a questo.

Bene, spero che il capitolo ti piaccia, come vedi ricompaiono sia Ciel che il “caro” Leonard… a presto e un bacione grande! Spero di leggere presto la tua recensione, Nyssa

 

Lord Martiya: in effetti devo confessare una grande ignoranza a proposito del quidditch e ammetto di non aver letto l’opera omnia di Harry Potter dalle creature magiche ecc, però sul quidditch in Giappone avevo sentito, ad ogni modo devo fare una piccola precisazione: io ho detto che al Mahora non giocano a quidditch… comunque bisogna anche tenere conto che chi parlava erano studenti che avevano a malapena sentito parlare di una scuola Mahora, è naturale che non sappiano niente dell’oriente e delle sue abitudini… (l’autrice si sta arrampicando sugli specchi).

Perdonami per tutti gli errori di cui infarcisco la storia, meno male che me li fai notare… grazie davvero =^_^=

Spero che il capito ti piaccia, a presto! Nyssa

 

Lisanna Baston: credimi che il riferimento alla psicologia era solo scritto perché molta gente pensa così! Io tengo in grandissima considerazione questa scienza, sono la prima che, se avessi fatto l’università, avrei voluto scegliere quella facoltà (sfortunatamente è andata diversamente, ma vabbè), ad ogni modo, io volevo solo citare quello che le persone pensano di solito, ovvero si dicono che un libriccino non potrebbe mai saperne più di loro sui rapporti con i loro cari (cito un po’ Zeno della “Coscienza di Zeno”), non so se mi sono spiegata.

Devi credermi, amo moltissimo la psicologia e che sia affascinante è un dato di fatto!

Blaise tornerà col Mahora nelle vite dei nostri protagonisti e si scoprirà cosa ha fatto nel frattempo perché è l’unico a non essere sposato e che non ha figli a scuola ^^

Spero che il cappy ti piaccia ugualmente, ciao e a presto! Un bacione, Nyssa

 

Akiko: credo che con un marito come Draco e due figli come Leonard e Gardis la parola giusta per descrivere Hermione sia “rassegnata”, ma anche “felice” perché lo è innegabilmente, o almeno nella mia idea di Hermione, chiaro.

Sono contenta di avere qualcuno che apprezza Kitt quanto me, mi fa felice sapere di averlo reso bene a sufficienza da suscitare certe simpatie, grazie!

Non preoccuparti della storia e delle recensioni, vai in vacanza e divertiti! E quando tornerai magari ci sarà qualche sviluppo e qualche sorpresa e allora sarò davvero curiosa di vedere le tue recensioni sbigottite.

Grazie per la magnifica rec, a presto e un bacione grande e un augurio di buone vacanze! Nyssa

 

Maky91: sono contenta che la partita a quidditch sia stata rea bene, sfortunatamente a descrivere gli sport non me la cavo moltissimo… ma fa sempre piacere sapere di aver reso un risultato accettabile.

Mi fai felice a dirmi che era il più bel capitolo scritto, spero solo di non peggiorare d’ora in avanti, ma con tutte le belle recensioni rischio di montarmi un po’ la testa…

Ehehe, Chris è una persona che piace ad Hermione perché a differenza dei suoi figli iperattivi lui è tranquillo e calmo, un po’ come lei.

In questo cappy arrivano altri due personaggi: Ciel e Rudiger, spero che ti piaceranno anche loro, ciao! Un bacione grande, Nyssa

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Halloween nightmare ***


Era il 31 ottobre ed era il giorno di Halloween.

 

La scuola di Magia e Stregoneria aveva due scuole di pensiero a proposito di questa festa: da una parte c’erano quelli che trovavano divertente la festività babbana e si mascheravano da maghi-babbani, indossavano i mantelli neri e le maschere e cucivano complicate ragnatele di fili e costumi da scheletro. Dall’altra la raffinata elite di maghi purosangue snobbava questa usanza rintanandosi nelle proprie stanze come se fosse stata una serata qualsiasi.

 

I professori e la maggior parte degli studenti, però, si divertivano ad emulare i maghi e le streghe immaginate dalle persone senza potere e si prodigavano per rendere una pessima immagine di sé, ecco perché le scale e la Sala Grande erano invase di studentesse con la bacchetta e la stella in cima, i capelli scompigliati e la gonna viola; qualcun’altra, invece, ridacchiando sinistramente, cercava di vendere per finta intrugli dell’amore e della longevità come nelle più classiche favole.

 

I ragazzi vagavano per i corridoi avvolti in bende chilometriche oppure agghindati da Jack O’Lantern reggendo in mano sinistre lumiere in ferro che emanavano una luce verdastra; tutta la scuola era disseminata di zucche scolpite a forma di testa mentre nell’aria aleggiavano spaventevoli fuochi fatui dalla stramba tonalità azzurrina.

 

Evangeline, la professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, aveva ripescato dal suo baule il costume da Doll Master e si era avviata a cena coperta da un misero straccetto nero che finiva fin troppo presto per la serenità di studenti e qualche professore.

In testa, anche se non era sua abitudine, aveva posto un cappello da strega dalla tesa larghissima con miniature di zucche sinistre a fermare la fascia di raso arancione alta tre dita che girava tutt’intorno alla coda a punta del copricapo, rigorosamente nero.

 

Piton non sembrava approvare più di tanto quell’esibizionismo babbano e la faccia di zucca davanti a lui nel tavolo pareva illuminarsi dello stesso tono tetro del suo umore.

 

La professoressa Sprite, presa da un ghuizzo creativo, si era travestita da pipistrello, ma vista la sua mole pareva un pipistrello piuttosto obeso… in compenso il vero re della serata sembrava essere l’ALTRO vampiro presente, legittimo proprietario del pipistrello grassoccio che stava al tavolo dei professori: Leonard.

 

*          *          *

 

-          Gardis, faremo tardi, vedi di sbrigarti! – urlò Jack dabbasso aspettando la sua amica travestito da finto conte Dracula

-          Arrivo!

Sistemandosi un’ultima volta la parrucca sulla testa, la bionda strinse la cintura del suo vestito e sistemò la spada al suo fianco. Un’altra occhiata e decise di scendere nel suo aspetto più terrificante possibile.

 

Jacob battè insistentemente il piede sul pavimento guardando l’orologio al polso e aspettando che quella benedetta Malfoy si decidesse ad arrivare.

 

Voltò appena gli occhi nella direzione delle scale e tirò un gridolino stridulo, decisamente poco virile, quando davanti a lei comparve una donna mai vista.

La testa china e pallidissima, un lungo kimono bianco da cerimonia che le scendeva fin sul pavimento mentre le maniche spropositatamente ampie cadevano mollemente con la grazia che solo il pregiato tessuto di seta riusciva a conferirgli.  Un obi di seta rossa girava tutt’intorno alla vita sottile legato in modo che la figura rampante del dragone ricamato fosse in bella vista sul davanti.

Al collo, lasciato scoperto dalla scollatura decisamente abbondante, una collana di magatama come gli antichi rosari scintoisti mentre le spalle erano coperte da lunghi capelli neri sciolti e disordinati che si muovevano come una tenda assieme alla proprietaria la quale, dal canto suo, incuteva davvero terrore.

Ai piedi della donna strani sandali rialzati, i geta.

-          Faccio paura? – gli chiese sorridendo il mostro, perdendo la sua vena drammatica

Riaprendo gli occhi terrorizzato, Jack incontrò quelli di due colori della sua amica e tirò un sospiro di sollievo: si poteva davvero morire la notte di Halloween a Hogwarts perché tutti avrebbero creduto che tu stessi facendo finta.

-          G…Gardis? – tentò e subito dopo si avvide del vivace smalto rosso alle unghie delle mani che uscivano dalle maniche

-          No, guarda, sono la Regina d’Inghilterra… - lei pareva stranamente stizzita

-          Scusa, mi hai fatto paura…

-          Andiamo, era solo uno scherzetto innocente…

-          Faceva ugualmente paura

-          Sei un uomo! – protestò lei – piuttosto, dove sono gli altri?

-          Karen e mia sorella stavano finendo di mummificare Jeff

-          Splendido, allora perché tanta fretta?

-          Voglio solo vedere come sono vestiti tutti gli altri.

E si incamminarono insieme verso la cena.

Attraversando i corridoi passarono di fronte alla sala del Consiglio Studentesco, curiosa Gardis vi si affacciò per vedere su quale tipo di tenda la presidentessa e gli altri si erano concentrati quest’anno: un tessuto arancione, fosforescente quanto un evidenziatore era attorcigliato intorno al bastone delle tende mettendo in mostra babbanissime stampe con la testa della zucca in nero che ghignava, peccato che più che un ghigno malefico sembrasse un po’ sdentata…

Scosse la testa, pessima scelta come al solito… pregò che non avessero costretto i prof ad esporre quella mostruosità anche in giro per la scuola, di sicuro sarebbe stata la cosa più brutta che avesse mai visto nella sua amata Hogwarts.

 

Quando entrò in Sala Grande tutto sembrava più grande e diverso, ciascuno mascherato in maniera differente. Riconobbe Kitt appoggiato al muro che chiacchierava con suo fratello e, assieme a Jack, si avviò verso di loro.

Camuffato da dio della morte, Chris faceva la sua figura, soprattutto anche grazie alla inquietante falce lunghissima che reggeva con sé e al pesante mantello nero con cappuccio che lo copriva da capo a piedi.

Anche Lachlan era travestito da zombie e doveva aver usato tutta la gelatina di menta della scuola per fare quel costume, poco male, era stata lei stessa a suggerirglielo…

Una ragazzina del primo anno con un abito da suora trucidata passò tranquilla salutando il ragazzino con la mano e andò a sedersi al suo posto a tavola.

-          Mi sembri un vampiro un po’ poco spaventoso… - celiò Leonard vedendo il travestimento dell’amico della sorella

-          Hai sempre da ridire su tutto? – indagò l’interessato delle lamentele, Jack

-          Sai, quando le cose mi riguardano da vicino… - soffiò sottilmente lo Slytherin avvicinando appena la bocca all’orecchio del giovane Potter che ebbe un brivido, facendo ghignare il suo molestatore.

-          E immagino che tu saresti un vampiro migliore… - sbuffò Jacob, Leonard sollevò entrambe le sopracciglia, un istante stupito, poi scambiò un’occhiata con sua sorella per continuare con il suo ghigno made-in-malfoy; evidentemente Potty non sapeva che lui era davvero un vampiro

-          Prestami il vestito, Potter, poi vediamo. E non fare quella faccia, prometto di non bruciarlo solo perché l’hai indossato tu

Jack e Leonard scomparvero oltre l’ingresso lasciando soli il Caposcuola di Corvonero e la bella Prefetto dei grifoni

-          Leonard mi preoccupa… - soffiò la ragazza sistemandosi la manica bianca, Christopher, per tutta risposta, rise sonoramente attirando lo sguardo stupito del fratello seduto affianco alla ragazza mascherata da suora di poco prima che, a sua volta, alzò gli occhi e lo guardò come se le avessero appena detto che tra dieci minuti sarebbe cominciata l’Apocalisse. – cos’hai da ridere? – indagò poi lei, seccata da quella risata per cui non ne capiva il motivo

-          Niente, è solo che lui ha detto la stessa cosa, l’altra sera…

-          Leonard si preoccupa di se stesso? – ripeté scettica

-          Ma no, sciocchina, si preoccupa per te

-          No, si preoccupa del modo migliore per sfruttare la mia camera una volta che mi avrà cacciato di casa…

-          Non essere permalosa, principessa, lui lo fa perché ti vuole bene…

-          Sì e i maiali volano a frotte intorno ai comignoli…

-          Beh, se vuoi metterla così posso sempre chiedergli di provarci – dimenticava troppo spesso che i modi di dire babbani nel mondo magico non avevano senso, era piuttosto facile, in verità, far volare qualche maiale intorno a Hogwarts, anche se dubitava che Hagrid e gli altri professori avrebbero approvato quel tour zoologico volante

-          Oh, ma guarda che bella coppia! – Rudiger apparve all’improvviso sbucando da un gruppo di ragazze tutte travestite da streghe, lui invece indossava un costume da folletto malizioso e si stava trascinando dietro una pentola piena di galeoni d’oro: era un leprechaun con tanto di quadrifoglio sull’alto cappello a cilindro

-          Mi ricordi il Cappellaio Matto – ghignò Gardis salutandolo

-          Sì, gli manca solo il Leprotto Bisestile e con la nostra bionda Alice possiamo mettere in scena una avventura nel Paese delle Meraviglie… - aggiunse Kitt provandosi il copricapo

Gardis prese un foglietto dal tavolo e con un lapis scrisse sopra 10/6, il numero attaccato alla tesa del cappello del personaggio di Alice, poi lo appuntò sulla benda verdissima che correva intorno al feltro del berretto

-          Ora sei perfetto… - e rimirò la sua opera mentre Rudiger la guardava male – e a proposito, che bei capelli!

Ridacchiò notando il color carota di cui si era tinto la chioma bionda e glieli scompigliò

-          Ammetto che sarebbe stato un travestimento più idoneo a Weasley – concesse lo Slytherin – ma che tu sappia, da cosa si maschera mia cugina?

Prima che la bionda potesse rispondere, Karen arrivò nella sala vestendo un abito estivo tutto macchiato di sangue e con una pesante mannaia tra le mani, anch’essa impiastricciata di rosso, quando si voltò gli altri notarono che il lavoro era stato fatto proprio bene visto che Hestia si era preoccupata di farle qualche schizzo vermiglio anche sulle guance rosate: la classica bambina assassina.

E per finire l’opera, accompagnata dalla mummia con cui stava litigando, la maggiore dei Potter arrivò con il viso coperto da una maschera e il lungo abito di velluto blu

-          Ridete gente! – esclamò gaia al gruppetto – sono la Sposa Rapita, colei di cui il marito non conoscerà mai il volto! – e fece ondeggiare la parrucca di boccoli biondi

Più che una festa dell’orrore pareva una parata comica; i babbani avevano uno strano senso interpretativo per quanto riguardava la magia e i morti e si lanciavano in sperticate fantasie macabre circa il loro ritorno e le loro vendette.

Nick-quasi-senza-testa, mascherato da Re Luigi XVI con la testa mozzata, volteggiava per la sala inveendo contro madame guillotine e la sua bella e alquanto fredda moglie.

I vari studenti, salutandosi e rincontrandosi dopo un pomeriggio di preparativi, presero i loro posti ai tavoli delle rispettive Case, scorse con l’occhio suo fratello che andava a sedersi con il costume di Jack e, a dirla tutta, faceva anche la sua figura, soprattutto con quella mania che aveva di stare sempre a tormentarsi i denti. Un autentico erede del Conte Dracula.

-          Un po’ di attenzione! – cercò di gridare la McGranitt sovrastando il baccano, ma pareva che nessuno le prestasse orecchio

-          Posso suggerire un metodo più efficace? – intervenne Evangeline parlando sottovoce alla professoressa di Trasfigurazione; Minerva annuì preparandosi al peggio, dopo quasi vent’anni d’insegnamento in quella scuola, Evangeline aveva scoperto tutti i trucchi necessari a mantenere un po’ d’ordine tra i suoi indisciplinati studenti

Si alzò in piedi con tutta la calma possibile e salì sulla sedia con i vertiginosi tacchi delle scarpe di vernice nera, a quel punto la metà dei presenti era zitta e guardava nella sua direzione, sorrise e sollevò le braccia che, per effetto collaterale, alzarono di mezzo centimetro la gonna dell’abito: a quel punto non stava volando una mosca, gli studenti basiti erano ammutoliti di colpo e stavano fissando il tavolo professori come se di lì a poco questi avrebbero cominciato ad ammazzarli.

-          Molto bene – ottenuto il suo risultato, la prof di Difesa si risedette e coprì le gambe col tovagliolo nero, non aveva certo intenzione di dare spettacolo ai suoi studenti con scene alla Basic Instinct…

La vicepreside in quel momento avrebbe voluto prendere direttamente la finestra dietro di lei e lanciarsi nelle acque del Lago Nero, Ruf, all’altro lato di Evangeline, invece, pareva avere una paresi e se ne stava con la bocca spalancata come gli uccellini che aspettano la mamma.

-          Ehm, stavamo dicendo – decidendo che il suicidio era da rimandare, Minerva tossicchiò significativamente e parlò – tra una settimana e mezza circa avremo l’onore di ospitare presso la nostra scuola l’Istituto di Magia ed Arti Magiche Orientali Mahora, proveniente dall’Estremo Oriente.

Alloggerà presso di noi una delle classi della loro scuola e questo sarà un ottimo punto d’inizio per cominciare una condivisione delle nostre capacità magiche e delle nostre teorie.

Sapeva che qualcuno avrebbe cercato di condividere “dell’altro”, ma confidava che gli allievi, ma soprattutto le allieve, dell’altra scuola fossero sufficientemente assennate da non lasciarsi coinvolgere in determinati scambi culturali.

Se lo augurava davvero.

-          Vi informo inoltre che avremo con noi anche due rappresentanti delle scuole europee, so che inizialmente dovevano essere tre, ma per permettere ad una terza scuola di aggregarsi al progetto abbiamo dovuto ridimensionare il numero.

-          Che scuole parteciperanno? – domandò uno studente del quarto anno di Corvonero

-          Drumstrang, Beauxbatons e Cantarena

-          Ohhhh….

-          Permette una parola, Minerva?

Silente si alzò in piedi nel suo consueto fare tranquillo e giunse le mani, sorridendo ai suoi alunni

-          Vi ricordo che domani mattina ci sarà una seduta di pulizia presso le aule dell’ex Tassorosso. Vi pregherei di partecipare numerosi e di affidarvi all’ottima gestione dei nostri Prefetti e Caposcuola che si stanno dando tanto da fare per questo progetto che è arrivato tanto improvviso quanto gradito. E adesso, buon appetito!

E allargando le braccia, sui tavoli comparirono vivande e ogni bendiddio, il tutto guarnito con i colori tipici di Halloween, ovvero arancione, nero e verde. Il succo di zucca si sprecava in una notte del genere e ce n’era anche d’avanzo viste tutte quelle che erano state sventrate per l’occasione e che facevano bella mostra di loro sopra le teste degli allievi, intralciando le consuete passeggiatine dei fantasmi che stavano conversando di questo o quell’abito e dei nuovi ospiti.

 

*          *          *

 

Alle ventidue in punto, quando la pendola dell’ingresso batté i 10 rintocchi, una piccola folla di non morti, vampiri, streghe e similari era riunita fuori del vecchio dormitorio degli Hufflepuff con lumini e candele in mano che proiettavano tetre figure allungate sulle pareti.

Uno dei presenti fece apparire da una tasca la lunga chiave che avrebbe sbloccato la serratura, terminante con lo stemma dei tassi in ferro battuto.

Una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi bicolori, dopo aver scambiato un’occhiata con gli altri, la fece girare nella toppa.

L’acuto cigolio che produsse l’uscio girando sui cardini vecchi e arrugginiti avrebbe ridestato molto più dei morti di Halloween, poi, di fronte a loro, si aprì la vecchia Sala Comune.

-          Non ricordavo che avessero questi osceni gusti fetish… - commentò Rudger mettendo piede dentro e toccando appena una catena che pendeva dal soffitto

-          Evidentemente hanno dei lati nascosti – aggiunse Potter tastando una bara appoggiata alla parete e contornata da ceri cimiteriali

-          Lasciate stare i tassi – grugnì Gardis accendendo ogni stoppino con un colpo di bacchetta e facendo quasi prendere fuoco alle bende di Jeff – ho solo addobbato un po’ la stanza per l’occasione…

-          Beh, direi che hai fatto un lavoro migliore del Comitato – puntualizzò Kitt avvicinandosi ai tendaggi di ragnatele che oscuravano i vetri e contribuivano all’aspetto macabro del luogo

-          Oserei dire che non ci voleva molto – fu il commento di Jeff mente spegneva le fiammelle sui suoi bendaggi

Il gruppetto scelse ciascuno un posto: chi le poltrone rivestite di teli bianchi per preservarle dalla polvere, chi i sofà morbidi e accoglienti, qualcuno si sedette sui tre gradini del camino che scoppiettava grazie ad un bel fuoco acceso.

-          Prima di cominciare facciamo una foto! – ordinò la piccola Malfoy mettendosi in posa e, dalla porta socchiusa, comparve l’occhialuta sagoma di Albert Canon con macchina fotografica incorporata

-          Ok gete! – strillò il ragazzino – fate la faccia migliore che preferite… o la peggiore, s’intende. Voi siete la sintesi di Halloween!

E l’attimo successivo un flash a luce d’argento invase la stanza; quando tutti riaprirono gli occhi la figuretta del giovane reporter era già scomparsa per immortalare altri momenti clou della serata,

-          Come lo hai convinto? – s’interessò Karen brandendo la pesante mannaia insanguinata

-          L’avrà pagato in natura… - propose Jeff guadagnandosi un’occhiataccia di Hestia e una complice da parte di Rudiger

-          Non affannarti, Scricciolo – aggiunse poi all’indirizzo della Potter – tu non avresti nulla da offrire…

-          Taci, sei solo un ciarlatano! – sbottò la piccola Hestia, alterata

-          Perché litigano sempre? – domandò Lachlan a Gardis con cui, ormai, aveva una certa confidenza

-          Va’ a saperlo… è da quando erano piccoli che stanno sempre a punzecchiarsi

-          Chissà perché ma mi ricorda qualcuno – ghignò il maggiore dei due fratelli Ravenclaw

-          Smettila Kitt, io e Leonard non ci punzecchiamo, è lui che mi provoca in continuazione!

-          Penso che lui lo ritenga il suo sport quotidiano – intervenne lo Slytherin presente, Rudiger

-          Beh, dovrà accontentarsi del quidditch

-          Oh, ma è impossibile dire a Malfoy di non attaccar briga con qualcuno, non ne è capace – soffiò Potter jr.

-          Tu invece non sai mai quando sarebbe il momento migliore per tacere – si premurò di precisare una voce

Dalla finestra aperta arrivò la figura nera del primogenito Malfoy, accompagnato da una bella ragazza dai capelli scuri e gli occhi celesti

-          Sono sempre invitato, vero sorellina?

Gardis si pentì di avergli proposto di venire, ma era inutile piangere sul latte versato

-          Sì, ma solo se la smetti di irritare i miei amici

-          Sarò irrimediabilmente tentato… - ammise il biondo

-          Beh, resisti alla tentazione – rispose lei con noncuranza

-          Dove siete stati? – indagò Karen – e perché siete insieme?

-          Lui mi ha invitato l’altra sera – spiegò Ciel

-          E poi abbiamo fatto un giro sulla scopa

-          Sì, vorrei proprio sapere QUALE… - fu l’innocente commento di Rudiger rivolto alla cugina maggiore

-          Perché? Quale scopa intendono? – Karen lo domandò in assoluta tranquillità, ma come si voltò verso la sorella per ottenere risposta, questa arrossì, allora spostò gli occhi in una muta domanda verso Greengrass che le mise una mano in testa e le scompigliò i capelli

-          Te lo spiego quando diventerai più grande – rispose Rudiger, imbarazzato di dover dire qualcosa di così sconcio ad un essere candido e puro come la sua cuginetta preferita.

-          Bando alle ciance – a Gardis non andava che qualche malefica serpe smaliziata andasse a rovinare l’innocenza di Karen – già che avete tanta aria da buttar fuori, cominciate voi a raccontare…

-          Io veramente non sono molto brava – si scusò la piccola Longbottom spostando la mannaia insanguinata e rischiando di tagliare la testa a Jack

Rudiger di certo non aveva di questi problemi, si poteva dire che fosse un attore nato e qualsiasi scusa avesse per trovarsi di fronte ad un pubblico, andava bene per incominciare una rappresentazione; poco importava che fosse da raccontare una storia, l’avrebbe infarcita di rumori di sottofondo e avrebbe mimato le scene clou.

Si sistemò la giacca, allentò la cravatta al collo e poi si posizionò al centro del piccolo auditorio.

 

C’era una volta in Russia un palazzo antico e bellissimo dove da secoli zar e principi avevano ammassato i loro tesori e i loro bottini e anche dove venivano conservati i segreti più macabri e impronunciabili di quelle persone che non potevano far sapere a nessuno delle loro azioni. Così, se ai piani alti erano ammassati vasi magnifici, quadri splendidi, gioielli e orologi antichi di pregevole fattura e piccoli capolavori della meccanica orafa, al piano sottoterra, nelle segrete, giacevano i corpi di tante persone a marcire tra le umide pareti delle celle, divorati dai ratti e sventrati dai corvi.

 

Un’occhiata alla platea gli disse che Hestia, prima della fine della serata, non avrebbe avuto più unghie da rosicchiarsi e suo fratello accanto a lei, se non l’avesse smessa di tormentare il filo del vestito, sarebbe tornato al dormitorio in mutande.

Sarebbe stato meglio se al posto di essere un maschio fosse stato una bella ragazza desiderosa di essere protetta da spiriti maligni e mummie risorte.

Un autentico peccato che il pubblico femminile fosse così scarso… di certo non poteva provarci con le sue cuginette e Gardis non era tipo da spaventarsi per una descrizione raccapricciante, soprattutto visto che il libro che gli aveva prestato due settimane prima, Morte in biblioteca prevedeva scene decisamente più crude.

Si schiarì la gola notando il sorrisetto divertito del suo Caposcuola che, nel frattempo, stava abbracciando la bella Prefetto dei corvi. La solita fortuna. Fosse stato in una spiaggia di gay, Leonard sarebbe riuscito a trovarsi una ragazza da compiacere. O meglio, con cui compiacersi.

Sbuffò.

 

Un giorno il principe reale portò al palazzo il bottino della sua ultima razzia: nella sala dei monili vennero depositati gioielli antichi di fattura orientale, pregiati lapislazzuli incastonati in lamine d’oro e d’argento, tessuti finissimi, damaschi dai ricami perfetti.

Assieme a tutto questo portò con sé anche un dipinto.

Il quadro raffigurava quattro generali con turbanti e piume, i pantaloni larghi e le sciabole appese al vestito.

Due di quelli erano stati uccisi dal suo esercito, uno aveva tradito i suoi e l’ultimo era stato infilzato dalla sua spada mentre gli giurava eterna vendetta.

Nonostante rappresentasse quattro uomini, il principe adorava quel quadro, considerandolo un autentico capolavoro e insistette per appenderlo nella vasta collezione assieme alle opere di artisti famosi come Leonardo e Raffaello.

Ciò che non sapeva, però, era che il quadro era maledetto.

La sorella dei quattro principi, infatti, Sherazade, dopo aver saputo della tragica fine dei suoi fratelli, aveva lanciato sull’invasore straniero un incantesimo potentissimo che lo perseguitasse per il resto dei suoi giorni.

Da quel giorno, tutte le notti, il custode cominciò ad udire strani passi e urla lamentose provenire dal corridoio della galleria principale: ogni volta andava a controllare timoroso con la sua lanterna, ma trovava sempre il luogo deserto tranne che per una finestra aperta.

Si lamentò spesso di questo col principe, sostenendo che c’era bisogno di altre guardie perché il palazzo era grande e il tesoro faceva gola a molti, ma il principe non acconsentì.

La mattina seguente i guardiani che andavano ad aprire il cancello trovarono il corpo del guardiano notturno seduto sulla sua solita seggiola a dondolo, inizialmente cedettero che si fosse addormentato, ma quando si avvicinarono videro sotto il legno antico una pozza di sangue e quando gli toccarono la faccia, fredda come marmo, la testa cadde sul pavimento, rotolando qualche metro e offrendo un macabro e raccapricciante spettacolo di come l’uomo era stato decapitato.

Sul muro, dietro di lui, la scritta col sangue: VERRA’ ANCHE IL TUO TURNO.

 

Un’altra occhiata. Da come aggrottava le sopracciglia la piccola Malfoy doveva trovare la sua avventura piuttosto interessante. Karen invece era letteralmente abbarbicata alla gamba della sorella che, a sua volta, stava abbarbicata al torace di Leonard, non senza che questo si lasciasse sfuggire l’occasione.

Hestia Potter, dall’altra parte, stava tenendo stretta la mano del fratello e quella del cugino che le aveva intimato più di una volta di tacere quando Rudiger arrivava ad un momento cruciale e lei si metteva a singhiozzare di paura.

Kitt, dal canto suo, pareva semplicemente godersi quella storia e suo fratello, seppur piuttosto nervoso, aveva lasciato la sua postazione accanto alla bara per sedersi sul tappeto ai piedi del giovane Black.

 

Piuttosto preoccupato dell’accaduto, il principe mise due guardie al palazzo che facessero la ronda notturna. Era probabile che il primo custode fosse stato ucciso da qualche brigante con cui aveva dei conti in sospeso.

Seppur riluttanti, le due guardie acconsentirono all’incarico, ma la mattina dopo, quando si andò a controllare, di loro non rimanevano che pezzetti grossi come quelli dello spezzatino. Erano state brutalmente massacrate e tagliate a cubetti e il loro sangue era sparpagliato per tutto il corridoio principale, mentre i vari pezzi erano stati raccolti in una preziosa insalatiera d’oro e pietre preziose.

A quel punto la gente del paese vicino cominciò a mormorare qualcosa circa la terribile maledizione che gravava sul palazzo e si cominciò ad avere paura di avvicinarci al luogo.

Nonostante lo stipendio promesso fosse molto alto per gli standard, nessuno voleva più andare a fare la ronda notturna e gli abitanti cominciarono pian piano ad andarsene e abbandonare la terra maledetta.

L’unico che resisteva era il principe che, testardo, sosteneva che fosse tutta una messinscena e di non credere a spiriti soprannaturali che tornavano la notte per uccidere i suoi soldati.

Ma nonostante questo, nessuno voleva più avere a che fare con lui: sua madre e sua sorella si erano trasferite in un altro palazzo molto lontano e quel poco di servitù che non avevano portato con sé era fuggita prima che la carrozza reale lasciasse l’abitazione.

Alla fine il principe si era ritrovato solo nel grande palazzo dei tesori, rinchiuso in quel mondo di freddo oro.

E quella sera non c’era nessuno con lui, se avesse voluto, avrebbe dovuto fare da solo la guardia al palazzo.

 

Quando arrivò la notte, armato di tutto punto, il giovane decise di cominciare il suo giro nei corridoi.

Tutto pareva quieto e tranquillo, esattamente come doveva essere il palazzo di notte.

Poi arrivò nella galleria principale e, guardandosi attorno, vide tutti i dipinti bellissimi che aveva collezionato negli anni. Nostalgicamente si mise a rimirarli uno ad uno: grandi capolavori creati con maestria, spesso rubati ai loro legittimi proprietari e ai loro creatori.

Madonne con bambini, nature morte e paesaggi bucolici, figure mitologiche, scene di battaglie.

Ritratti.

Un ritratto tra tutti lo colpì mentre li scorreva con attenzione: era quello dei quattro sultani che aveva ucciso assieme al suo esercito nell’ultima campagna militare.

C’era anche una sorella, la ricordava. Era stata lei a fare la fine peggiore di tutti e si poteva ben immaginare cosa fosse stato fatto del suo povero corpicino illibato. Bastava dire che lui era stato il primo e non sapeva chi fosse stato  l’ultimo.

Aveva sentito dire all’accampamento che poi lei si era tolta la vita come una vera regina lanciandosi da una rupe, i soldati avevano trovato tracce di sangue sul precipizio.

Una delle quattro facce, però, gli incuteva davvero terrore, stava ghignando. E nonostante, con ogni probabilità, si trattasse di una smorfia naturale della faccia di quell’uomo, riusciva a farlo sentire a disagio, lui! Un principe!

Ad ogni modo se ne discostò e guardò attorno, il nulla intorno a lui, non c’era nessuno di cui avere paura, quindi inutile preoccuparsi

-          Hai paura? – gli domandò una voce proveniente dal buio della galleria

Il principe strizzò gli occhi cercando di mettere a fuoco l’immagine di colui che aveva parlato e quando finalmente una delle fiaccole illuminò il viso, si accorse che si trattava di uno dei quattro principi che aveva appena terminato di vedere ritratti.

Impossibile, erano morti tutti!

LA MALEDIZIONE!

All’improvviso il ricordo delle parole della sorella Sherazade, pronunciate in una lingua sconosciuta, gli tornarono alla mente! Quella donna era una strega che lo aveva dannato per aver distrutto il suo paese!

Si allontanò un poco e notò che il sorriso del principe del ritratto ora era di scherno nei suoi confronti e pareva che gli occhi cupi lo seguissero nei suoi spostamenti.

Nel frattempo il fantasma si stava avvicinando sempre di più, la figura impalpabile, vestito di tutto punto con le sue stoffe regali, il turbante piumato, la sciabola legata al fianco.

-          Ti senti come un topo preso nella trappola? – chiese ancora il baffuto fantasma procedendo verso di lui, la cui ritirata era bloccata dalla parete di fondo

L’uomo estrasse la spada e la tese di fronte a sé

-          Cosa pensi che ne farò di te? – gli domandò? – ti squarterò e getterò i pezzi in un vaso o ti taglierò la testa?

Il principe russo deglutì e si gettò ai suoi piedi implorando la sua pietà, ma quel fantasma era stato richiamato per vendetta e difficilmente avrebbe potuto essere impietosito dalle lagne di un ragazzo viziato.

-          Un vero principe non dovrebbe mai implorare la pietà per se stesso – gli rispose duro lo spetto – solo per il suo popolo. Voi invece non avete conosciuto neppure quella. Avete straziato la mia gente, distrutto le mie città, bruciato i miei campi e violentato mia sorella… - quale morte crudele sarà sufficiente per ripagare il sangue che avete versato? Un sangue d’innocente!

Intimorito il ricco erede si appiattì contro la parete e vide calare la lama su di sé, credendo che gli avrebbe affettato il cranio in un unico colpo: la ricordava, sapeva essere molto affilata e quell’uomo la maneggiava con estrema destrezza.

Ma non percepì il dolore terribile, neppure di passaggio

-          Hai paura di morire, principe? – chiese – perché? Perché hai la coscienza sporca? Perché hai paura di essere punito per i tuoi meschini peccati? Oppure perché non vuoi lasciare la tua vita di agi e ricchezza?

Il giovane fece per rispondergli, ma avvertì il freddo della lama che gli trapassò l’intestino e un fiotto di sangue gli uscì dalle labbra.

-          E’ l’unica morte che posso concederti che rasenta quello che davvero meriti. Morirai dissanguato e il taglio degli intestini è senz’altro la pratica più dolorosa che si conosca. Nessuno può sopravvivere.

Poi il principe straniero pulì la lama nel mantello dell’altro e rinfoderò la sciabola.

-          Ci pensi che la maggior parte dei tuoi pranzi sono fatti in questo modo? Si prende un maiale, lo si sgozza e poi gli vengono estratti gli intestini per farne prelibati insaccati e cene regali per il nostro principe morente.

L’altro non disse niente, straziato dal dolore che stava provando.

Un principe meritava una morte dignitosa, dipartita che, tuttavia, non aveva riservato ai suoi avversari e per questo era stato punito.

-          Se credi nella reincarnazione – aggiunse ancora l’altra principe sogghignando – nella prossima vita rinascerai uomo perché nascere uomo è la peggior reincarnazione visto che si è costretti a rinascere in un essere stupido e malvagio.

Detto questo dalla tunica estrasse un pennello e lo intinse nella piccola pozzanghera di sangue che si era formata ai piedi dell’altro, poi si accinse a scrivere sulla parete bianca della galleria, quella che doveva ancora essere riempita.

 

ANCHE IL SANGUE è STATO RIPAGATO

 

Dopodiché uscì dal palazzo.

Quando il principe straniero uscì fuori gettò nel lago il pennello e si tolse i baffi finti. Poi slacciò la blusa e le fasce di seta che fermavano il seno e, levandosi il pesante turbante, una cascata di riccioli ramati ricadde sulla schiena esile.

Aveva ripagato tutto il sangue che aveva versato: dei suoi fratelli, del tradimento di uno di loro, della sua gente e il proprio.

Aveva recuperato il suo sari, ora non doveva fare altro che tornare nel suo paese e governare con giustizia la sua gente. La Russia, per un po’, sarebbe stata sconvolta dalle lotte di successione dei diciassette figli illegittimi del principe.

 

Il suo pubblico atterrito gli tributò un applauso per la storia appena inventata nonostante la maggior parte delle ragazze avesse le mani che tremavano leggermente.

Jeffrey Weasley era senz’altro quello che aveva apprezzato di più l’esotica avventura del principe russo e stava battendo con foga le mani fasciate dalle bende.

 

Gardis sorrise e applaudì a sua volta.

-          Sono io il prossimo? – chiese suo fratello

Ma dopo avergli lanciato un’occhiata e aver visto come sia Karen che Ciel riposassero tranquille appese alle sue braccia, decise che non era il caso di affollare i loro già tormentati incubi con le storie truculente di Leonard.

Già il semplice fatto che fosse un vampiro gli permetteva di avere una dimestichezza con sangue e morti particolare, oltre che un distacco tutto suo. Quando era piccolo aveva sviluppato una cultura dell’orrore molto vasta e, di certo, le terribili storie che Evangeline gli raccontava, e che poi lui narrava a lei per farle paura, l’avevano reso un autentico esperto nel settore. Se ci si fosse messo sarebbe riuscito a far più paura di Poe o Steven King e Karen le aveva più volte riferito che Hestia aveva già il sonno agitato di suo.

Rischiava di finire in un macello, ma certo era da considerare che i racconti sarebbero stati adatti alla festività…

 

Allora… c’era una volta, non molto tempo fa, un castello in rovina tra le cui mura abitava un vampiro.

 

Eccolo! Sapeva perfettamente dove voleva andare a parare, quel pallone gonfiato!

Non solo era senza modestia, ma adesso si metteva pure a romanzare e infiorettare la sua storia! Razza di burlone senza speranza… e tutti avrebbero anche creduto che fosse una favoletta paurosa…

 

Il vampiro abitava si era appena trasferito lì dopo un’esistenza di viaggi in giro per il mondo. In passato la sua famiglia era stata famosa per la crudeltà con cui, da signori feudali, governavano quelle terre aspre e selvagge e per la strana mortalità che affliggeva le povere giovani del luogo, tutte sofferenti di una grave forma di anemia che le portava, appena sbocciate nella giovinezza, ad una prematura morte.

 

-          Perché i vampiri mordono solo donne? – chiese scettico Jack puntandosi un dito al mento – darebbero meno nell’occhio se facessero lo stesso anche con gli uomini…

-          Il sangue degli uomini fa schifo per un vampiro maschio – borbottò Leonard, seccato che qualcuno avesse interrotto la sua avvincente narrazione

-          Se lo dici tu… - Potty junior non pareva troppo convinto, ma che provasse pure ad assaggiare un po’ di sangue maschile, se fosse stato un vampiro, e gli si sarebbero contorte le budella fino allo spasimo!

-           

Dunque… il castello era rimasto fatiscente e semi abbandonato per molto tempo e adesso non era più che un rudere, ma il nuovo proprietario aveva deciso che le cose dovevano cambiare. Raffinato esteta e grande collezionista, dotato di buon gusto e fiuto per gli affari, il vampiro aveva deciso che era venuto il momento di trattare i propri “affari di sangue” in una maniera decisamente meno vistosa, anche perché ormai cominciavano davvero a scarseggiare le belle donne vergini come esigeva la tradizione…

 

Vide il rossore diffondersi sulle guance della giovane Potter, di Ciel e della sorellina di lei, Karen. Gardis invece sembrava pronta per tuffarsi in una baruffa tra gatti e stava alzando il pelo, lo dimostravano quei riccioletti che si erano creati al termine delle sue ciocche bionde.

Che si fosse accorta della sua splendida idea?

 

Una cosa aveva però imparato questo vampiro nei suoi viaggi per il mondo, prima di trasferirsi definitivamente nel suo castello, ed era che non era lui a doversi recare dalle sue prede, ma dovevano essere loro ad andare a lui come mosche nella ragnatela. E anche se avessero mai scoperto chi fosse per davvero, di sicuro, con quello che aveva in mente, non avrebbero potuto fare a meno di tornare ancora e ancora.

 

-          Questo vampiro mi sembra un dandy senza personalità e ha molta stima di sé – sbottò Jeff che, comunque, era curioso di conoscere il prosieguo della storia

-          Chissà che non possa insegnarti qualcosa, Weasel.

 

Ad ogni modo, sfruttando il suo vasto giro di conoscenze, trasformò in breve la sua millenaria dimora in una piccola corte sfarzosa. Lentamente cominciò a farsi vedere per le strade della città senza far sì che le persone lo riconoscessero. Presentandosi come un gentiluomo nobile, sfruttava il fascino che contraddistingue chiunque della specie dei vampiri per fare colpo sulle giovani dame del luogo, attratte da quell’esemplare maschile particolarmente avvenente, comparso per caso in una zona dove l’unico rappresentante del sesso forte era il rozzo contadino o il viscido mercante.

 

-          Che ci vuoi fare, il mondo è pieno di stupidi… - questa era Gardis, più la storia andava avanti e più non le piaceva. Leonard sapeva perfettamente cosa ne pensava del suo comportamento e anche dei suoi mezzi e, nonostante non potesse biasimarlo del tutto, aveva parecchio da ridire in proposito.

-          Ma come, sorellina, non vorresti conoscere anche tu un vampiro o avere una storia con lui? – le domandò ghignando

-          Sai com’è, mi bastano quelli che già conosco… anzi, potendo sfoltirei anche un po’ il numero…

-          Conosci un vampiro? – chieste Hestia ridestando dall’estasi mistica che la stava prendendo all’ascoltare quelle favole horror

-          Più d’uno

-          Che fortuna…

-          Non troppo, sono degli insopportabili boriosi pieni di sé che credono di essere superiori a tutti

-          Ohhhh

-          Sorellina, ti spiace? Io stavo raccontando la mia storia… - s’intromise Leonard tossicchiando significativamente, poco lusingato dalle parole della piccola Malfoy

-          Prego, chi te lo impedisce…

 

Stavamo dicendo. La notizia che un giovane rampollo nobile si fosse stabilito nella zona fece ben presto il giro del circondario e le affettate madri delle giovani cominciarono ad escogitare qualche metodo per riuscire ad accalappiarlo per le loro figlie, iniziarono così a farsi invitare al suo castello con prole al seguito e, ben presto, cominciarono addirittura a mandare le loro figlie da sole. L’idea era quella di presentarle belle e fiorenti in modo che il ragazzo non potesse resistere al loro fascino e decidesse di indulgere nella tentazione, dando quindi la scusa alle famiglie di intrappolarlo in un matrimonio piuttosto frettoloso per “riparare” al danno subito.

 

-          Che danno? – indagò Karen

-          Quello di aver rubato la loro preziosa verginità, a quel tempo era molto importante che una sposa lo fosse e se questa era stata strappata in giovinezza il responsabile in questione doveva pagare somme enormi di indennizzo o, nel peggiore dei casi, sposare la ragazza…

-          Peggiore dei casi, puah! Ma se era stato proprio lui a causare il danno, mi sembra giusto che paghi il fio!

-          Discuteremo di questo più approfonditamente in privato, sorellina.

 

Comunque, tra quelle campagne vivevano anche molte persone di umili origini e, per la precisione, il locandiere. Rimasto prematuramente vedovo della moglie, si era ritrovato con sette figli maschi e un’unica bambina, l’ottava.

A dispetto di quello che si credeva, avere molti figli maschi era un’ottima cosa, ma bisogna capire che in una locanda sarebbe stato più produttivo avere con sé molte figlie femmine che attirassero i clienti

 

-          Potevano attirarli con la buona cucina, non svendendo un’innocente – borbottò sua sorella, moralista come sempre

La bambina – continuò imperterrito il maggiore – era la più piccola dei fratelli e con tante bocche da sfamare, spesso il cibo mancava così il locandiere aveva preso con sé le mogli dei maggiori e le aveva messe a servire ai tavoli mentre la più piccola si occupava soltanto di portare il vino in tavola. Poi, un giorno, un’idea lo colse: la piccola sarebbe stata una buona governante. Le governanti non dovevano essere belle o avvenenti, bastava che si limitassero a tenere le case pulite e facessero i mestieri. E chi poteva mai assumere una governante nelle vicinanze? Certo il giovane nobile zeppo di soldi che viveva nel castello sulla montagna. Si diceva che abitasse tutto solo e che ricevesse delle ospiti importanti senza l’adeguata presenza di una donna al castello.

Così, quella domenica, dopo la messa, si recò col carro fino all’ingresso del maniero e presentò la propria piccola al nobile rampollo, spiegandogli tutte le ragioni per cui avrebbe dovuto assumerla e i vantaggi che avrebbero potuto derivarne.

Il vampiro studiò brevemente la figuretta gracile della ragazza e propose un patto: avrebbe comprato sua figlia, ma a quel punto lei non gli sarebbe più appartenuta. Restio a dare via l’unica femmina che avesse e anche colei per cui la sua buona moglie aveva dato la vita, il locandiere si trovava in una situazione difficile, ma il ricordo dei suoi altri figli, delle loro mogli e dei bambini appena nati era sufficiente a rendergli le idee più chiare. Almeno la piccola sarebbe stata bene, a differenza di loro.

Ricacciando le lacrime per la partenza del padre, la piccola cominciò ad assumere servizio presso la bella casa del suo nuovo signore. Prevalentemente si trattava di tenere pulite le stanze degli ospiti, preparare i pasti e servire il tè alle signore che venivano in visita e, alcune volte, accompagnarle fino a casa col calesse e quello strano figuro che lo guidava e che serviva fedelmente il vampiro.

E se anche all’inizio non era il massimo della raffinatezza, il suo signore le aveva insegnato come migliorarsi, troppo perfezionista e aristocratico per tollerare qualcosa di grossolano.

Alla fine era un lavoro divertente, c’erano un sacco di cose da fare e poteva conoscere molto stando ad ascoltare dietro le porte le conversazioni delle giovani donne che spettegolavano o discutevano dell’ultima moda, del cappellino di questa e quella e del regalo che Tizio aveva fatto a Genoveffa per…

La cosa che, però, la stupiva senz’altro di più erano le ragazze… entravano carine e deliziose, colorite e allegre e ne uscivano spossate ed esauste, pallide come cenci e con quell’espressione ebete sul viso.

E il suo signore, dopo essere venuto a conoscenza dei suoi dubbi amletici, l’aveva pregata di rassettarle meglio che poteva prima di rispedirle a casa in modo che non sembrassero appena tornate da una cavalcata.

Ma perché tutto questo? Come mai? Cosa faceva loro il suo signore?

Ficcanasare non era la sua specialità, ma la curiosità l’aveva sempre presa più che i suoi fratelli e aveva un sacco di dubbi e domande.

Il suo signore pareva, invece, non preoccuparsi troppo della cosa, le sorrideva, alzava le spalle e andava a fumare quelle sigarette che teneva sulla scrivania con tanta cura.

Crescendo, però, cominciò a mettere seriamente insieme le idee. La gente pareva più serena del solito perché, nonostante le ragazze soffrissero di quella strana anemia delle loro antenate, non morivano come mosche, anzi, erano in salute e serene dopo qualche giorno dalla crisi.

Un giorno una delle tante ospiti arrivò al castello senza preavviso con una carrozza senza insegne e lei fu costretta a lasciare perdere i suoi lavori per dedicarsi anche a lei che, senza neppure aspettare di essere annunciata, si era lanciata a rotta di collo verso lo studio del padrone.

Passa un’ora e l’orologio del soggiorno battè l’ora del tè quindi la piccola sguattera decise che era giunto il momento per occuparsi di questi ospiti insistenti e tornare alle sue pulizie. Sistemò le stoviglie e i pasticcini sul vassoio e si diresse lungo il corridoio deserto, eppure più il si avvicinava e più sentiva qualcosa che non andava, lo percepiva nell’aria e il buonsenso le diceva di stare alla larga.

Fece qualche altro passo e l’atmosfera pareva farsi sempre più pesante, fuori il tempo era peggiorato di colpo e grossi nuvolosi neri si erano addensati sul castello mentre in lontananza i lupi ululavano e grossi uccelli neri si erano alzati in volo dal folto del bosco lì sotto.

Cercando di non fare troppo caso alle figure marmoree di gargoyle e streghe che adornavano la facciata e l’interno, proseguì il suo percorso.

Non le era mai sembrato che la strada che conduceva dai suoi appartamenti a quelli del signore fosse così lunga e tantomeno aveva sentito quelle fitte di terrore, come se al posto che in una stanza si stesse dirigendo al patibolo.

Ancora un passo, ancora uno e poi si ritrovò di fronte alla porta chiusa del grande salone del padrone.

Fece per bussare e portare il tè quando udì qualche strano suono concitato provenire dall’interno, suoni che non riusciva a distinguere nitidamente. Rimase qualche istante con l’orecchio teso contro il legno spesso chiedendosi cosa stesse accadendo dentro.

Poi, all’improvviso, un urlo terribile squarciò l’aria echeggiando tra le antiche pareti del maniero.

Senza pensarci due volte e facendo dissolvere la paura di poco prima, col cuore a mille spalancò l’uscio e si fermò sulla soglia allo spettacolo che aveva davanti.

Il vassoio sfuggì dalle mani e atterrò sul pavimento di legno mandando in frantumi il servizio.

Era… era qualcosa di indescrivibile… era qualcosa di mai visto.

Era qualcosa di TERRIBILE.

Era qualcosa che nessun umano dovrebbe vedere e forse neppure nessun essere magico.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ed eccoci al nostro sesto capitolo della storia.

So che le storie del terrore non sono proprio il mio forte e dubito anche che quelle che ho citato possano far paura a qualcuno più grande che un bambino… prendetelo come un racconto simbolico…

 

Dato che sono piuttosto di fretta, non posso soffermarvi a salutare uno per uno e ringraziarvi per le tantissime e bellissime recensioni che mi avete lasciato, siamo solo al quinto capitolo e ho già raggiunto quota 50! Non posso crederci, sono davvero lusingata di avere tanti lettori, spero che la mia storia non vi deluda… me lo auguro davvero.

 

Poi, per quanto riguarda Blaise: molti mi hanno chiesto quando comparirà, beh, lui arriverà assieme al Mahora e alle altre scuole, quindi ci vorrà ancora un po’, non è proprio un avvenimento prossimo, come ho detto questa storia rischia di finire un po’ più per le lunghe delle altre perché i personaggi che devo trattare sono tanti e nuovi e quindi mi servono un po’ di capitoli per parlare di loro…

 

Spero davvero che il chappy vi sia gradito, intanto vi ringrazio davvero tantissimo, siete un pubblico meraviglioso,

Grazie!!!

Nyssa

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Capitolo 7
*** Cenerentola di sangue ***


Leonard si guardò soddisfatto attorno mentre la sua platea stava col fiato sospeso in attesa di scoprire cosa aveva sconvolto tanto la piccola protagonista della sua storiella mezza inventata.

L’unica che, al momento, non era soggiogata dal fascino della sua prosa era sua sorella che tra uno sguardo seccato e un’occhiata alle sue unghie lo stava seriamente maledicendo nel modo più efficace possibile.

La vide che gli sillabava tre parole: stupido, idiota e razza di cretino.

Beh, che poteva farci se era un narratore nato?

Vide Karen deglutire a fatica abbracciata alla sorella maggiore, cosa avesse da spaventarsi tanto visto che non erano ancora arrivate le scene di sangue? Non gli pareva di aver fatto una storia così truculenta, di certo lo era stata di più quella di Rudiger

D’accorso, era arrivato seriamente il momento di entrare nel vivo della narrazione

Quello che vide la pietrificò all’istante mentre la figura del suo padrone, mezzo svestito come la sua ospite, stava mordendo il collo di lei, cosparso di sangue rosso e vivo.

Il suo signore si fermò un attimo vedendola entrare, la bocca ancora sporca dal rosso del sangue, la sua ospite tra le braccia, pallida come un cencio il cui petto si sollevava appena

-          Voi l’avete… l’avete uccisa?

Chiese impaurita facendosi due volte il segno di croce e baciando il piccolo rosario che aveva al collo.

Con la nonchalance che distingue i grandi, come gli stolti, il suo padrone la guardò sorridendole, mettendo in mostra i denti acuminati su cui lei non aveva fatto troppo caso durante la sua lunga permanenza al castello. Lui si leccò il sangue che gli era rimasto sul contorno della bocca e poi si riabbottonò la camicia piena di trine, lasciando senza cura il corpo dell’altra donna sul sofà rosso.

Il ragazza non aveva il coraggio di avvicinarsi a controllare le sue condizioni, ma riusciva a riconoscere due forellini rossi sul lato del collo.

-          Non morirà.

Disse il vampiro risistemandosi, poi le fece un cenno di accomodarsi alla sedia della sua scrivania.

-          Guarda con attenzione aggiunse mentre lei si muoveva timorosa.

E la ragazza vide che i segni del morso, lentamente, si stavano rimarginando rapidamente finchè non scomparvero del tutto dal collo di lei. Spostò preoccupata gli occhi sul suo signore.

-          Siedi.

-          Avete intenzione di uccidermi, adesso che so? Indagò preoccupata

-          No. Dopotutto ho ancora bisogno di te…

-          Che cosa le avete fatto? Domandò preoccupata continuando a sbirciare di nascosto l’ospite svenuta.

-          Non biasimare un essere perché deve nutrirsi, non sono uscito dalle fiamme dell’inferno.

-          Ma come si poteva credere a qualcosa del genere quando prima l’aveva visto mordere la ragazza e poi trattare tanto liberamente col sangue? Quando aveva visto la ferita rimarginarsi a tempo di record?

-          Sono due i morsi che un vampiro può dare. Spiegò paziente l’uomo. Uno è un morso piuttosto innocente, ci serve solo per sopravvivere e bere il sangue che ci nutre. L’altro… l’altro è più pericoloso e deve essere utilizzato esclusivamente nel caso in cui si voglia seriamente uccidere o trasformare qualcuno in un altro vampiro.

-          Ma allora perché tutte quelle ragazze in passato morivano?

-          I miei antenati desideravano a tutti i costi una compagna per la vita, i vampiri sono molto longevi, ma a quanto pare nessuna di quelle fanciulle era sufficientemente robusta per sopravvivere ad un morso del genere. È molto pericoloso.

-          E voi invece non volete una compagna per la vita?

-          No. La schiettezza della risposta la colpì. Voglio solo vivere tranquillo.

-           

Gardis, dall’altra parte della sala, mandò gli occhi al cielo e strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie rosse nelle mani.

Maledetto fratello, mai a stare zitto, eh?

 

-          E perché sta così male? volle sapere testardamente la giovane.

-          Beh perché io e la signorina ci siamo dilettati in una attività… spossante.

Lei lo guardò senza capire.

-          Il sangue di una donna diventa più buono quando questa è felice dichiarò lui. Capiscimi…

Ma pareva che lei non avesse la minima idea di ciò che lui stava dicendo.

 

Tra i presenti, qualcuno continuava a non aver capito il perché la donna fosse così spossata e mentre qualcuna si affrettava ad arrossire, avendo colto alla perfezione il doppio senso, qualcun altro, leggi Karen, se ne stava tra le nuvole sperando in qualche spiegazione extra.

Sospirò, ecco, erano quelle come lei e sua sorella che alzavano drasticamente la media dell’età della loro “prima volta”. Quella si sua sorella, poi, sarebbe stata meglio se non arrivasse mai.

Sospirò e continuò a raccontare.

 

-          Se scapperò mi ucciderete? – domandò la governante sistemandosi i capelli e sentendosi sciatta nei confronti della bella e ricca signora profondamente addormentata sul divanetto

-          No – lei annuì

-          E se invece dovessi raccontarlo a qualcuno?

-          Beh, in quel caso sì, diventerai una delle mie cene – l’altra annuì ancora

-          Va bene, rimarrò al castello – e senza una parola in più, lasciando il vampiro alquanto sorpreso, raccattò il vassoio d’argento e lo riempì dei cocci del servizio che aveva lasciato precipitare sul pavimento.

Lei rimase al castello e continuò con quello che aveva sempre fatto senza preoccuparsi eccessivamente di ciò che avveniva nella grande camera del signore.

Non fuggì e non raccontò a nessuno la cosa e questo sorprese molto il vampiro che si sarebbe aspettato di farsi uno spuntino piuttosto sostanzioso nei giorni seguenti e invece era stato lasciato “a bocca asciutta”.

Sembrava quasi che quella ragazzina campagnola si trovasse bene lì, che volesse davvero restarvi.

 

Passò del tempo, molto tempo, e perfino il nobile essere demoniaco del castello, dopo tanto tempo abituato a stare solo, cominciò ad apprezzare la presenza di qualcuno che sbrigasse le faccende e chiacchierasse ogni tanto, era affezionato alla voce della ragazza che ormai era una donna e che al villaggio chiamavano zitella, ogni mattina, mentre rassettava le stanze, canticchiava qualche motivetto popolare, un po’ stonata, certo, ma… familiare e tranquillo.

E fu da quel momento che lui pregò che lei non volesse mai andare a raccontare quanto visto quel pomeriggio perché ne avrebbe sentito la mancanza. Un vampiro! Un essere il cui cuore non batte!

 

Poi accadde che una notte, una notte di tempesta, quando lui tornò alla sua stanza la trovò occupata da qualcuno.

L’oscurità che era il suo elemento gli fece distinguere la sagoma piccolina della sua governante seduta sul materasso di piume che non aveva mai conosciuto occupanti (i vampiri non dormono), vestita con l’abito più bello del suo guardaroba, anche se piuttosto slavato.

Vedendolo la donna lo guardò per un istante e sollevò la folta massa di capelli lunghi che al momento le copriva le spalle, mise in mostra il collo bianco.

-          Stai cercando di ammazzarti? – le domandò divertito il suo padrone chiedendosi cosa avesse in mente

-          Più o meno. – rispose quella, rigida – ho riflettuto molto sulle vostre parole e ho preso la mia decisione: forse voi non avrete bisogno di una compagna per la vita, e mi avete spiegato che quella dei vampiri è piuttosto lunga, ma… avete senz’altro bisogno di una governante. Non siete neppure capace di allacciarvi le scarpe!

Da dove veniva tutto quel coraggio da quell’esserino così piccolo?

 

Riflettendoci, quelle erano state le esatte parole di papà al momento della nascita di sua sorella…

 

Il vampiro scosse la testa, ci sono vampiri che non vogliono uccidere, stranamente…

-          Moriresti

-          Sono una ragazza di campagna, sono molto più robusta delle giovani e pallide aristocratiche che prendono l’arsenico e si debilitano per essere più belle. Sopravvivrò.

Lui alzò le sopracciglia.

-          Mi rifiuto – rispose gelido

Il ghigno terribile che si dipinse sulle labbra della ragazza doveva assolutamente averlo imparato da lui perché, raccattando un pugnale d’argento dal cassettone, si tagliò mentre il sangue schizzava ovunque e macchiava anche le cortine bianche del letto.

E percependo l’odore forte del sangue, il vampiro non riuscì a trattenersi e la morsicò sul collo, poco sotto l’orecchio.

L’aveva incastrato, una smilza ragazzetta umana era riuscita a trovare un modo per incastrarlo, ridicolo! E senza usare il suo segreto contro di lui! O meglio… usandolo, ma non nel modo che avrebbe creduto.

 

Sei  mesi dopo, a diversi chilometri di distanza, si venne a sapere che l’erede dell’antico signore della zona, assieme alla sua governante, erano venuti a reclamare l’eredità.

Parevano usciti da un libro con quella carnagione pallida e quello sguardo un po’ altero, ma come non cadere vittima del loro fascino?

 

 

*          *          *

 

Per la maggior parte degli studenti della scuola, Halloween era terminato da meno di quattro ore, trascorso tra baldorie e bevute di spirito alla faccia degli “stupidi” babbani che erano riusciti a dare loro un pretesto per divertirsi.

Ciò che però non avevano rammentato a sufficienza prima di coricarsi era che da loro, quella stessa mattina, sarebbe stato richiesto un lavoro piuttosto particolare, motivo principe del perché una studentessa biondissima stesse salendo su uno dei comodini del corridoio del dormitorio di Serpeverde

-          Giù dai letti, branco di sfaticati, in piedi che è mattina!

Nonostante anche lei non fosse molto che aveva toccato il proprio giaciglio, si era fatta un appunto di andare personalmente a svegliare “alla maniera militare” quei lavativi delle serpi che, con ogni probabilità, si erano dimenticati di doverle un servizio di pulizie completo al vecchio dormitorio dei tassi.

 

Battendo con forza un mestolo prelevato dalla grande cucina contro il coperchio del paiolo preferito di monsieur Dishman, la studentessa del Grifondoro stava dando il meglio di sé nel rendere “i sogni realtà” dei poveri e sfortunati verde-argento.

-          Chi è strilla a quest’ora? Voglio dormire – sbuffò contrariato uno dei giocatori della squadra stropicciandosi gli occhi con l’intenzione di guardare bene in faccia il casinaro e fargli vedere le stelle, ma bastò una sola occhiata del Prefetto rosso-oro per rimetterlo al suo posto, allineato alla parete.

Leonard, vestito di tutto punto, comparve dalla sua camera, a giudicare dal buonumore non doveva essersi addormentato perché, se questo fosse accaduto, avrebbe avuto non un diavolo per capello, ma l’inferno che gli usciva dalla bocca. Tuttavia non era disposto a farsi tirare giù dalla branda in malo modo dalla sua sorellina che, con ogni probabilità, pregustava quella levataccia già da una settimana.

Lei e quel maledetto Corvonero di Chris la dovevano smettere di essere così perfettini e ligi, non ci si divertiva!

-          Allora ragazzi, vi do tre minuti per ripresentarvi qui da me vestiti, lavati e presentabili e per distribuirvi scope e secchi, tutto chiaro?

-          Cosa vorresti dire? – domandò allarmata una ragazza controllando lo smalto violetto che aveva terminato di stendere solo il pomeriggio prima proprio in occasione della festa

-          Credo proprio che per questa volta dovrai lavorare – celiò sadica Blaze Landor dandole una gomitata – e rovinare il tuo prezioso smalto

-          Lavorare? – ripetè l’altra serpe come se non avesse mai sentito quella parola in tutta la sua vita

-          Sì Ashley, lavorare… e a giudicare dal malumore della piccola Malfoy, direi che avrai poco da obiettare e moooolto da fare – aggiunse Lillis Weasley

-          Tre minuti dal fischio! – sbraitò la bionda capitana dei Gryffindor facendo comparire un fischietto mentre nel corridoio, prima ancora che vi soffiasse dentro, era scoppiato il pandemonio.

Benchè fosse stato un episodio per pochi spettatori, la storia dello sfortunato Slytherin che era stato umiliato da lei fino allo svenimento per le scale aveva fatto il giro del dormitorio e non solo! Soprattutto grazie al valido contributo della parlantina fin troppo sciolta di Rudiger che si era premurato di informare dell’accaduto chiunque gli capitasse a tiro.

E a proposito del diavolo, il bel Greengrass new generation si degnò finalmente di mostrare la sua presenza con un bel sorriso e una camicia a quadri nuova.

 

Gardis controllò l’ora al polso dove l’orologio con la luna capovolta, il simbolo che adorava, faceva bella mostra di sé in oro bianco e giallo.

Cinque… quattro… tre… due… uno…

Un fischio assordante rimbombò per le pareti millenarie dei sotterranei mentre spintonandosi e calpestandosi a vicenda, terrorizzati a morte, i giovani studenti della Casa di Salazar riprendevano le loro postazioni, spalle alla parete, schiena diritta e sguardo fisso; Draco una volta aveva detto che la scuola era assoggettata alla dittatura Granger, ebbene, non aveva ancora conosciuto la “dittatura Malfoy alla maniera di Gardis”.

-          Se hai finito possiamo anche cominciare – sbuffò scocciato Leonard scuotendo il capo dell’inettitudine dei suoi compagni che non erano capaci neppure a tenere testa a sua sorella.

In verità era l’ultimo che poteva lamentarsi, visto che a sua volta aveva discreti problemi, ma non si sarebbe certo aspettato dalle sue temprate serpi un comportamento così umile e remissivo! Quelli erano la vergogna della sua Casa dai tempi che l’aveva frequentata zio Blaise!

Senza preoccuparsi troppo del cipiglio incazzoso del fratello, Gardis agitò la bacchetta e fece comparire per ciascun ragazzo secchio e spazzolone e per ogni ragazza spolverino e straccio per la polvere.

 E qui cominciava il divertimento.

 

*          *          *

 

Guidando la sua piccola combriccola di Grifoni su per le scale dell’ex dormitorio sopra le serre, Gardis si compiacque nel trovarle già occupate da un cospicuo numero di Slytherin, Hufflepuff e Ravenclaw.

E per quelli che erano assenti… sarebbe andata a ripescarli personalmente.

-          Questo è l’ordine del giorno – urlò Kitt dall’alto della sua postazione privilegiata srotolando una pergamena che lui e la piccola Malfoy avevano creato qualche giorno addietro e che continuò ad allungarsi fino ai suoi piedi – divideremo gli studenti in gruppi e ciascuno si occuperà delle mansioni assegnate e a fine giornata riceverà una valutazione

-          Chi darà la valutazione? – volle sapere Vanessa alzando la mano

-          Vorrei poterla dare io, ma invece lo farà la McGranitt… - rispose il Prefetto rosso-oro

Sospiri disperati si alzarono dal gruppo di studenti, quasi avrebbero preferito che fosse lei, almeno si sarebbero risparmiati mezz’ora di predica della vicepreside che avrebbe colto qualsiasi scusa per incominciare uno dei suoi discorsetti.

 

Fortunatamente, si concesse Gardis, era riuscita a liberare in tempo il dormitorio dei gingilli orrorifici di cui l’aveva riempito la sera prima per l’occasione, peccato che la loro festicciola privata fosse terminata ben oltre l’orario previsto, tra un racconto truculento e l’altro e qualche risata in compagnia e, quindi, non era riuscita a fare il suo lavoro con cura e adesso tutti quegli aggeggi stavano ad ostruire la circolazione in camera sua, come se libri e cianfrusaglie non combattessero con lei una battaglia quotidiana per il poco spazio rimasto, doveva davvero spedire a casa un po’ di roba, anche se papà non sarebbe stato contento di vedere riempito dai suoi tomi un altro degli scaffali della grande libreria.

Al momento però la priorità assoluta l’aveva il dormitorio, c’era da

-          Ramazzare i pavimenti

-          Togliere la cenere dal camino

-          Pulire il camino

-          Pulire la canna fumaria

-          Sbattere i cuscini e le poltrone

-          Sbattere i tappeti

-          Spolverare le librerie e gli appendiabiti

-          Togliere i teli

-          Lavare le scale

-          Ripulire quadri e pareti

-          Sbattere i materassi di piume e le cortine dei letti

-          Aprire gli armadi e togliere la naftalina

-          Levare le ragnatele dal soffitto

-          Ripulire i mobili

-          Lavare i vetri delle finestre e gli infissi

-          Far sloggiare tutti gli uccelli che negli anni avevano fatto il nido sul cornicione

-          Chiaramente arieggiare l’ambiente

-          Oliare le porte e i cardini

-          Appendere nuove tende

-          Rimuovere tutte le decorazioni bianche e rosse della Casa che vi aveva alloggiato per anni

-          Rifare tutti i letti con biancheria pulita

-          Ripulire le lumiere dei lampadari

-          Sostituire le candele

-          Controllare che ratti e similari non avessero fatto il nido da qualche parte e, soprattutto, non usassero le varie stanze come parco giochi

-          Verificare che i ragni non infestassero le stanze

-          Portare nuove coperte

 

E molto altro ancora.

La lista con ciascun gruppetto di tre persone assegnato ad un compito specifico era appesa dietro le spalle del Caposcuola di Corvonero che stava indicando le varie mansioni e spiegando ai più ignoranti come si facesse questa o quella cosa.

Era incredibile come dei ragazzi del genere non fossero neppure in grado di compiere le più elementari delle faccende domestiche, certo la magia era un valido aiuto rispetto alla difficoltà che avevano i babbani, ma addirittura non essere capace a raccogliere con la paletta la polvere accumulata sul pavimento!

 

In capo a dieci minuti, comunque, il dormitorio pareva preso da una frenesia insolita che non vedeva ormai da mezzo secolo e che l’aveva trasformato nel distorto e caotico set di Cenerentola e Biancaneve, ci mancavano solo i topolini e tutti gli animaletti che facevano le pulizie e poi stava davvero fresca…

 

*          *          *

 

-          No, no, non devi fare così… - Rudiger si avvicinò con fare protettivo ad una ragazza che stava sfregando le pietre della scala che conduceva al piano dove erano disposti i letti; le prese le mani tra le sue con un sorriso rassicurante e le mostrò come dovesse muovere l’arnese – ecco, hai capito ora?

Lei annuì, avvinta più dal suo sorriso sgargiante che dalle sue doti da massaia

-          Sei così intelligente, Rudy… - balbettò confusa

Tutti a scuola sapevano che lui detestava che lo chiamassero Rudy perché sosteneva che fosse un nomignolo da femminuccia e lui non era certo una femminuccia, ma la ragazza, al momento, doveva esserselo dimenticato e, probabilmente, doveva anche essersi dimenticata anche il proprio nome visto come sorrideva ebete con lo spazzolone in mano, fissando il vuoto di fronte a lei.

-          Come mai tutta questa cultura? – celiò ghignando Leonard passando affianco al compagno e battendogli una mano sulla spalla

-          Zia Daphne l’hanno scorso mi ha fatto fare la “settimana babbana

Era un’usanza dei maghi, come le vacanze studio, i ragazzi venivano mandati in una famiglia di maganò dove era loro vietato usare qualsiasi potere magico per il periodo di soggiorno in modo che imparassero cosa significava vivere come loro, potevano solo spedire la posta con gufi e civette ma nulla di più

-          E brava la zia…

 

Kitt si avvicinò a Gardis con la lista in mano, lei a sua volta intenta a controllarne una seconda altrettanto lunga ed impegnativa

-          “zia Daphne” sarebbe la moglie del Ministro della Magia?

-          Sì – rispose lei annuendo

-          Non sapevo che fossero parenti

-          La madre di Rudiger e Daphne Longbottom sono sorelle, erano entrambe due Greengrass infatti Karen e Rudiger sono cugini…

-          Ma scusa, allora lui non dovrebbe portare un altro cognome? – indagò il giovane Black arrotolando in parte il papiro e guardandola curioso

La Gryffindor lo scrutò un istante con serietà, poi sbirciò gli altri che lavoravano e, trascinandolo per la manica del maglione, lo portò fuori del dormitorio.

Il corridoio era quasi deserto, a parte per coloro che stavano cominciando a portare i materiali di supporto come le lenzuola pulite e le nuove tende, i tappeti eccetera, li studiò un attimo e poi, sempre trascinandolo, si diresse verso destra, aprì la porta dello stanzino, lo spinse all’interno e chiuse l’uscio dietro di sé.

Poi accese la luce.

 

Il ripostiglio non era proprio un posto confortevole, ma ciò che stava per dire non era cosa che dovesse ascoltare il mondo intero. E se la diceva a Christopher era solo perché di lui si fidava ciecamente.

-          Prometti che ciò che dirò non andrai a dirlo a mezzo mondo – lui rimase sorpreso, ma annuì e incrociò gli indici delle mani a suggellare il patto – bene

-          È una cosa così scabrosa? – volle sapere, l’altra annuì

-          Ascoltami, nella famiglia Greengrass a quel tempo c’erano due sorelle maggiori e un fratello più piccolo: Daphne Greengrass, Astoria Greengrass e Gordon Greengrass – lui annuì – nelle famiglie purosangue da generazione come la loro era usanza che le figlie femmine venissero promesse spose ad un’altra famiglia di pari livello, se non superiore, in cambio di una dote cospicua, più la ragazza era bella, vergine e compiacente e più il prezzo saliva

-          Sembra di stare al mercato dei cavalli ungheresi

-          È la stessa cosa. Daphne fu promessa solo quando fu abbastanza grande perché il mondo vedesse la sua bellezza, venne scelto prima un certo Flitt, poi Neville Longbottom solo che sia lui che zia Daphne erano contrari a quell’unione, anche se si piacevano. Rimasero fidanzati un paio di mesi, poi però la famiglia di lei annullò l’accordo

-          Come mai?

-          Va’ a saperlo. Ad ogni modo Daphne e Neville che, nonostante tutto, erano innamorati, decisero di non sottostare all’imposizione e si sposarono appena terminata la scuola mentre lei aveva appena scoperto di essere incinta di Ciel

-          Cavoli

-          Appunto. Oserei dire che ai Greengrass è andata bene così perché sono diventati parenti di un uomo importante, purosangue e non hanno pagato di dote, ma Daphne ha completamente tagliato i ponti con la famiglia. A quel punto è toccato alla seconda. Astoria, sua sorella, era promessa ad un vecchio barone con il doppio dei suoi anni da quando aveva compiuto il quindicesimo compleanno e chiaramente la cosa non le andava giù. Quando vide quello che aveva avuto il coraggio di fare sua sorella scappò da scuola con borsa e bagaglio e si rifugiò da lei scatenando quasi un caso di stato, quando finalmente riapparve si scoprì che l’aveva fatto perché era incinta

-          Anche lei?

-          Sì.  Annullò il matrimonio, litigò con la famiglia e si rifece una vita senza sposarsi, mise al mondo un bambino e gli diede il suo cognome, una cosa abominevole nel mondo magico…

-          Credo di sapere poco di queste cose

-          Forse in Ungheria succede dell’altro

-          Non sono pratico di purosangue

-          È una cosa curiosa visto che qui in Inghilterra i Black sono tutti parenti e tutti purosangue da generazioni

-          Uno spettacolo di albero genealogico

-          Puoi scommetterci.

-          Comunque i Greengrass non l’hanno presa bene

-          Immagino

-          Rudiger patisce molto per le malelingue che sparlano di sua madre e a Serpeverde è facile dire male di altri

-          Capisco.

-          Bene, adesso possiamo uscire, questa storia però deve rimanere tra me, te e queste quattro pareti, chiaro?

-          Sì, ma tu come la sai? – lei gli rivolse un’occhiata di superiorità

-          La mamma è la migliore amica di Daphne Longbottom e… beh, è stata una vicenda che ha fatto scandalo, Rudiger, poi, è nato a Malfoy Manor

-          Sul serio?

-         

Beh, adesso si conosceva un po’ della storia della giovane serpe.

 

*          *          *

 

A dispetto del campo di battaglia che era lo stato del dormitorio in quei cinque minuti, Gardis riprese in mano la situazione con fermezza.

 

Dall’altra parte Leonard sorrise comprensivo e aprì la busta che aveva trovato nella tasca dei pantaloni, a giudicare dalla carta stropicciata doveva averla lasciata lì da un po’.

Lesse le righe di intestazione e proseguì scettico, strabuzzando poi gli occhi un paio di volte quando giunse circa a metà della missiva, alzò gli occhi sull’altra Malfoy… era stata lei?

Si alzò in piedi e con incedere altero le arrivò di fronte che stava scherzando con Weasley e Potter e le srotolò di fronte alla faccia la lettera

-          Che roba è questa?

-          Che cosa vuoi che ne sappia io? – si difese lei non riuscendo a distinguere neppure i caratteri da tanto che glieli teneva incollati agli occhi

-          Non mi presterò mai a qualcosa del genere, io ODIO il teatro

-          Ma di che parli?

-          Di questa cretinata che ti sei inventata questa volta!

-          Io non ho fatto proprio niente

-          Non scherzare, non posso credere che tu non ne sappia niente… - ribadì

Lei gli strappò il foglio di mano e scorse rapidamente lo scritto, a occhio le pareva la grafia di Vanessa, e comunque lei non faceva le “q” a quel modo

-          Guarda che qui c’è scritto che tu devi dirlo a me, cosa vuoi che ne sappia di una cosa che tu devi dire a me?

-          Chris, tu riconosci la lettera?

Mollando la ramazza, Kitt si avvicinò e studiò la busta

-          E’ la lettera che ti ho dato qualche giorno fa, no?

-          Allora tu sai che cos’è?

-          Me l’ha data Vanessa da dare a te, perché?

Disperazione, ma che cosa si erano messi, d’accordo? Maledetti…

-          Bene, tanto perché lo sappiate tutti e due, siamo stati reclutati per la recita di Natale

-          Scherzi?

-          Proprio… facciamo temporaneamente parte del club teatrale per la realizzazione dello spettacolo di beneficienza o quel che cazzo è

-          Ma non ci penso neppure! – gridò la bionda

-          E senti il bello che c’è scritto: Metteremo in scena una avvincente opera teatrale babbana intitolata Peter Pan, allego in seguito i ruoli assegnati, per i copioni fate riferimento al presidente del club

-          Mi rifiuto di mettere qualsiasi calzamaglia – sbottò Christopher che già si immaginava costretto a fare la parte di Giulietta

-          No no, ascolta qui: Leonard Malfoy => Capitan Uncino

-          Un ruolo che ti calza… - ghignò la sorella

-          Ah sì? Senti te… Gardis Malfoy => Trilly – lei sgranò gli occhi

-          Se si aspettano che mi metta una insulsa gonnellina di foglie e faccia la smorfiosa cascano male…

-          E per finire… Christopher Black => Peter Pan Chris caro, da oggi sei sulla barca con noi come interprete principale.

Gardis continuò a leggere i ruoli: Karen Longbottom era Wendy e Lachlan Black faceva uno dei due fratelli di Wendy

-          Mi rifiuto! – sbottò lei

-          Non solo tu… - Chris lesse a sua volta – Ma temo sia inutile, è siglato dalla McGranitt

-          Perfetto… pure la vecchia megera… - Leonard l’avrebbe volentieri defenestrata dalla Torre dei Gufi

-          Bene fratellino, credo che Capitan Uncino sia un ruolo adatto a te

-          Oh, senti la signorina sono-la-puttanella-Trilly

-          Puttanella lo vai a dire alle tue compagne

-          Siamo permalosi, eh? – ghignò lui

-          Ho fatto la mia ultima recita a cinque anni travestita da pastorella e quella è stata la prima ed ultima volta.

-          Temo che a questo punto sarà la penultima

-          Consolati – la calmò il CorvoneroTrilly non parla

-          Non dovresti accettare così passivamente la cosa – le fece notare lei, ma non si seppe mai se per il suo temperamento Gryffindor o per il suo orgoglio Malfoy

 

-          Ho sentito di una bella recita in famiglia – Rudiger annunciò la sua presenza prendendo per le spalle i due ragazzi come se fossero amiconi – ragguagliatemi

-          Neppure per sogno

-          Piuttosto la morte.

-          ODIO il teatro – Gardis fece volare gli occhi al cielo, suo fratello stava diventando un disco rotto

-          Peccato che diano Peter Pan, mi sarebbe piaciuto vedere un po’ di passione…

-          Cuciti quella ciabatta “Rudy” – Leonard non la stava prendendo bene e il tic significativo al sopracciglio sinistro la diceva lunga oltre al voluto utilizzo del nomignolo che Greengrass detestava tanto

-          Spero almeno che non ci priverete della scena del bacio… - continuò invece l’altra serpe come se non l’avesse udito

-          Scena del bacio? – indagò la bionda non ricordandola nel libro

-          Sì, quella quando Trilly fa una magia ed appare a Peter in sogno come una donna

-          Se sicuro di non starti inventando tutto? Io non ricordo niente del genere – sbuffò rossa in viso

-          Questo perché hai letto la versione censurata, provvederò a far recapitare a Vanessa l’originale

-          Preferisco di no

-          Ma la cultura innanzi tutto! – declamò alzando la mano come i grandi oratori romani

Peccato che in quel momento Leonard si stesse dirigendo verso la presidentessa del Comitato Scolastico, intenta a chiacchierare del lavoro con una sua adepta, lo sguardo minaccioso del nuovo Principe degli Slytherin non prevedeva nulla di buono, una ragazza in coda che aspettava fuggì sparpagliando fogli, foglini e foglietti dietro di sé come le briciole di pane di Hansel e Gretel.

-          Vanessa, una parola

Avvertendo un tono strano, la Tassorosso abbandonò la sua amica per dedicare la sua totale attenzione a lui

-          Dimmi pure, Malfoy

-          Spiegami che cazzo sarebbe questa stronzata

Begli eufemismi, Leonard poteva scrivere un libro su “Come parlare da vero gentiluomo”, la ragazza spostò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio

-          Vedi, è per via degli attori… non ce ne sono a sufficienza…

-          E cosa significherebbe? Lo sai che è contro la legge costringere le persone a fare qualcosa che non vogliono?

-          Ma non sto costringendo nessuno, è per il bene della Scuola!

-          Sì, un accidente!

-          Ma devi capire, Leonard caro – e azzardò a mettergli una mano sul braccio – che ci sono pochissimi attori a Hogwarts e quei pochi che partecipavano al club stanno studiando per gli esami, la maggior parte darà quest’anno i GUFO e devono prepararsi, tu capisci, vero?

-          No, e comunque per te sono ancora Malfoy

-          Avresti dovuto avvertirci prima – bofonchiò Gardis raggiungendoli nel tentativo di evitare un omicidio

-          Ma vi ho fatto recapitare la lettera giorni fa! Eppoi c’è il consenso della prof e di Ruf

-          E cos’hai fatto per racimolarlo? Gli hai parlato in privato?

Vanessa lo guardò senza capire

-          Devo dire che la scelta del titolo ci ha spiazzato molto – convenne Rudiger

-          Sì, ma dopotutto si era deciso di scegliere qualcosa di babbano e anglosassone e… Peter Pan è meraviglioso

-          Avreste fatto meglio a decidere per la Piccola Fiammiferaia

-          Ma, caro Leonard, è una fiaba danese – si difese la presidentessa, ostinata ad usare l’appellativo familiare di “caro” che il giovane Malfoy concedeva solo a sua madre

-          Non me ne frega un cazzo, non reciterò in una stupida commediola in calzamaglia! Piuttosto la morte!

-          Non essere drastico…

-          Questa me la paghi, Vanessa, ti assicuro che questa me la paghi!

E si allontanò di malumore spiegazzando il foglio e gettandolo in terra.

-          Non sembra entusiasta della cosa – ammise la rossa

Però, che perspicacia!

Vedendo che lì non si cavava un ragno dal buco anche il Caposcuola dei Corvi e il Prefetto dei Grifoni si allontanarono, Rudiger sorrise tutto soddisfatto e circondò le spalle della ragazza di Tassorosso

-          Cara Vanessa, avrei da sottoporti una questione a proposito dell’edizione della storia… che ne dici se la modifichiamo leggermente?

 

*          *          *

 

Alla fine della giornata il dormitorio sembrava quasi presentabile, anche se lo stesso non si poteva dire dei suoi fautori, distesi come morti sul pavimento pulito.

I capelli dei più erano aggrovigliati e disordinati, i vestiti macchiati di sporco e di tinta per pareti e i letti erano stati rifatti almeno tre volte ciascuno prima che le ragazze addette imparassero come si infilava una federa e ripiegava un piumone…

La situazione prevedeva una Waterloo distrutta dalla pulizia.

 

Karen, Jeff, Hestia e Jack erano riusciti ad accaparrarsi il divanetto della Sala Comune del Grifondoro e se ne stavano a riposare da almeno mezz’ora in attesa di trovare il coraggio di rialzarsi e andare a farsi un bel bagno rilassante.

-          In fondo è stato divertente – ammise la piccola Longbottom sistemando il collettino bianco da brava ragazza

-          Sei sicura di non aver respirato troppo i vapori dei detersivi? – a quanto pare Jeff non pareva dello stesso parere

-          Io mi sento la schiena a pezzi – confermò Hestia massaggiandosi il collo

-          Penso che a questo punto potrei fare domanda d’assunzione all’Hilton

-          L’Hilton? – s’informò la ragazzina coi capelli color del miele – che cos’è?

-          È un albergo, sciocchina… un albergo babbano

-          Ohhh

-          Sentite, ma voi l’avete saputo? – Hestia pareva presa dalla frenesia di raccontare l’ultima cosa appresa

-          Che cosa? – chiese suo fratello

-          Gardis, suo fratello, Chris e qualcun altro parteciperanno alla recita di Capodanno!

-          No! Sul serio? – esclamarono in coro gli altri, increduli

-          Parola mia, l’ho sentito dalle sue labbra! Non pensate che siano troppo fortunati?

-          Sinceramente non ci tengo a salire su un palcoscenico vestito da donna… - alla fine i pregiudizi sul teatro erano sempre gli stessi

-          E che cosa rappresentano? Amleto o Romeo e Giulietta? – questo era Jack che, sotto sotto, condivideva la stessa passione di sua sorella per i pettegolezzi succulenti

-          No no, mi hanno detto che rappresenteranno Peter Pan!

-          Ma come, non era un libro? – Jeff faceva sfoggio di cultura a sproposito, come sempre.

-          Quanto si vede che sei ignorante… - sottolineò sua cugina – il libro è tratto dall’opera teatrale!

-          Scusa eh… ad ogni modo dov’è Gardis? Voglio proprio farle le congratulazioni, sono sicuro che sarà furiosa!

-          Probabilmente in camera sua… - confermò una delle sue migliori amiche, Hestia

-          A tingersi le unghie di qualche colore impossibile – aggiunse l’altra, Karen

-          Per una volta, allora, non c’entra Leonard – era una rarità che la piccola Malfoy fosse arrabbiata per un motivo differente da suo fratello

-          Lui invece starà a spaccare tutto e tutti – in effetti…

 

Ridacchiarono insieme di fronte al caminetto, stanchi e contenti, il loro meraviglioso Gruppo dei Miracoli, quando la porta del dormitorio si aprì facendo scorrere il quadro guardiano e facendo entrare il Caposcuola dei Ravenclaw, arrabbiato nero con tanto di nuvoletta con fulmini e saette che gli ronzava sopra la testa, quattro teste si voltarono a fissarlo mentre proseguiva per i gradini fino alla porta della stanza di Gardis, bussando, ma non ebbero il coraggio di salutarlo vista la sua aria pesta.

Era meglio aspettare che la loro amica lo calmasse, si sarebbero preoccupati più tardi di scusarsi con lui per la loro maleducazione.

 

La testolina bionda della cacciatrice della squadra rosso-oro sbucò dalla fessura della porta assieme ad una mano con le unghie tinte di un intenso azzurro metallizzato che faceva pandan con uno dei due occhi, per l’altro bisognava accontentarsi.

Le sopracciglia sottili si sollevarono stupite a vedere, innanzi tutto, la figura del suo migliore amico e, subito dopo, il suo umore pericoloso.

Come terza cosa sospetta c’era quel guanciale sottobraccio

-          Kitt? – domandò temendo che gli rispondesse dicendo “Io sono Alan”

-          A Corvonero si è rotto un altro tubo dell’acqua – incominciò lui mentre i fulmini sopra la sua testa si acquietavano – e ha allagato la mia stanza. Mi ospiteresti per la notte?

Le bocche dei quattro spettatori caddero in rotta libera sul pavimento e poco ci mancò che quella di Gardis non prendesse la stessa traiettoria, ma, frenando gli scompensi ormonali che la stavano assalendo, aprì l’uscio e fece segno di entrare

-          C-certo – biascicò imbarazzata – vieni, entra

Un’occhiata agli altri le disse che sembravano intenti a seguire la puntata 2987 di una soap-opera quella dove Tizio tradiva Caia con Tiziana e la sorella del cugino di primo letto della sorella del fratello di Sempronio era incinta di Tizio.

Insomma, aspettavano gli sviluppi.

-          Chiudete la bocca, ci entrano le mosche – disse al loro indirizzo richiudendo la porta dietro di sé

In quel momento il sofà si ribaltò sotto il peso di quattro persone appoggiate al suo schienale

-          Gardis con un ragazzo?! – quasi gridò Hestia – Gardis con un ragazzo?????!!!!

-          Sorellina, calmati, non è la fine del mondo – Jack, evidentemente, doveva essere andato su internet a leggere come proseguiva la telenovela, non c’erano altri motivi per giustificare la sua tranquillità ben simulata, anche se si stava sistemando nervosamente gli occhiali sul naso

-          Pensi che andranno a letto insieme? – chiese invece Jeff, la finezza fatta persona

-          Non essere volgare, Christopher è un gentiluomo, non alzerebbe mai le mani su di lei… - si finse offesa

-          Mi stupisce allora che sia amico di Leonard

Karen arrossì.

E i quattro si rimisero a parlottare della situazione tra loro: Gardis l’avrebbe detto a suo fratello?

 

*          *          *

 

Spazio autrice: mi dispiace moltissimo per il ritardo, spero che non mi abbiate dato per dispersa, ma ieri ero talmente innamorata della cerimonia di apertura delle olimpiadi che non ho neppure acceso il pc e oggi ho talmente tante cose da fare che credo sarò un po’ troppo affrettata nei ringraziamenti a tutti voi che siete così numerosi e mi sostenete sempre con calore, sono molto felice di aver cominciato questa storia e mi auguro che voi continuate a seguirla ^_^

 

Hollina: beh, per i vestiti ci ho pensato molto, non volevo fare molti doppioni, dopo un po’ vengono a noia, eppoi mi sono ispirata a qualche film, anche se ammetto che mi piacerebbe terribilmente partecipare ad una festa di Halloween come questa… XP A presto, ciao e un bacio! Nyssa

 

DragonSlave: anche io ho riflettuto spesso, anche se non sono mai riuscita a figurarmi una scuola di magia italiana, non so perché… però mi serviva per un motivo e allora ho creato un piccolo espediente che si vedrà più avanti…

Beh, più o meno, certo non volevo deliziare il pubblico delle mie pessime doti orrori fiche, l’horror non è proprio il mio forte, però mi serviva, che Halloween sarebbe stato senza racconti del terrore? Eppoi mi sembrava di cattivo gusto andare a ricopiare una storiella alla piccoli brividi…

Spero di sapere presto cosa ne dici del capitolo, io aspetto, sono curiosa! Un bacione grande e grazie dei complimenti, Nyssa

 

Maky91: Rudiger è il più piccolino del gruppo, ma ha la testa abbastanza sulle spalle, all’inizio doveva essere solo una comparsa, ma poi mi serviva un personaggio così e allora eccolo qui…

A differenza di Blaise è molto più allegro e sempre col sorriso sulle labbra e non riveste per Leonard lo stesso ruolo che aveva Blaise, diciamo che è suddiviso equamente tra lui e Kitt.

Sono felice che sia il tuo mito ufficiale perché l’ho creata a immagine e somiglianza del MIO mito ufficiale, quindi mi fa molto molto molto piacere!

Come dicevo prima Rudiger si diverte a prendere in giro tutti, nessuno escluso e quando c’è di mezzo Leonard tutto è lecito, anche coinvolgere la sorellina e il suo migliore amico.

Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, ciao e al prossimo aggiornamento! Un bacio, Nyssa

 

Arwen_90: beh, diciamo che ci stava travestire un vero vampiro da se stesso, eppoi il travestimento a Jack non calzava moltissimo…  Anche io adoro i kimono, trovo che siano bellissimi e affascinanti, quando ho visto Memorie di una Geisha per la prima volta sono rimasta almeno mezz’ora ad analizzare tutti i vestiti, sono veramente splendidi, anche quelli un po’ più modesti, ma visto lo status della ragazza non credo che il suo lo fosse, anzi! Mi stupirei se non l’avesse indossato un fantasma o qualche assassina >_>

No, direi che carino è più appropriato, come horror non lo era molto, non sono un granchè con le storie del terrore…

Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo capito, io aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa

 

Killkenny: già, immagino! Ma so anche di non essere un granchè nel genere quindi penso che un qualsiasi bambino di sette anni avrebbe fatto meglio…

Immagino che anche Haruna non sarebbe stata da meno…

Spero che il cappy ti piaccia, ci vediamo al prossimo! Nyssa

 

Vavva: vedo che Leonard riscuote sempre più successo! Bene bene… ad ogni modo ho riflettuto molto sui costumi per non fare dei doppioni, non volevo che sembrassero troppo banali eppoi bisogna pensare che streghe e maghi veri si stavano mascherando da streghe e maghi come li vedono i babbani… doveva essere assurdo.

Beh, Evangeline è un personaggio che non riesco a tenerlo troppo nell’ombra, anche se è il suo elemento, prima o poi salta sempre fuori…

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e mi auguro di leggere presto una tua recensione! Ciao e un bacione, Nyssa

 

_Nana_: credo che dopo aver letto la conclusione della precedente storiella pseudo-paurosa dovrai rivedere il giudizio, sono completamente e totalmente negata per far paura!

Ad ogni modo spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo chappy, ciao e a presto! Nyssa

 

Nikki Potter: beh, c’è da considerare che Hestia e Jeff si vedono un po’come fratelli, un po’ battibeccano, un po’ si fanno le linguacce e un po’ si vogliono bene, infatti ho detto che stringeva la mano sia a Jack che a Jeff.

Sono contenta che i costumi ti siano piaciuti, ci ho lavorato un bel po’ perché altrimenti non avrebbero reso bene l’idea che avevo in mente. Ho letto la fic che mi hai consigliato, o meglio, lo sto facendo visto che non ho mai tempo, e mi sta piacendo un sacco, grazie mille del link!

Spero che ci risentiremo al prox capitolo, ciao e un bacio! Nyssa

 

Lisanna Baston: non si dovrebbe mentire per far contenta l’autrice, meno male che non ho mai preso in considerazione di scriverne seriamente, non sarebbero un granchè… come avrai capito preferisco finire sull’ironia.

Ad ogni modo spero che, storie horror a parte, il capitolo ti sia piaciuto e spero che lo sia anche questo, a presto! Nyssa

 

Lord Martiya: sì, saranno loro (anche se è il caso che tu mi rimandi la scheda, Killkenny l’ha fatto, ma da te non ho ricevuto nulla…), però confesso che non saranno personaggi centrali, devo concentrarmi su altri e forse non avrò neppure tanto tempo per il Mahora.

Beh, non potevo certo far girare un altro fantasma a Hogwarts, eppoi Gardis preferisce vederlo pulire i gabinetti di Serpeverde per tutta la vita che ucciderlo subito privandosi di quel piacere.

Spero che il capito ti sia piaciuto, a presto! Nyssa

 

Queensol: mi sa che esageri un po’, non sono così brava con le storie dell’orrore, anzi! Cmq anche io sono come te, la prima volta che ho letto uno dei libri della Reichs, che tra l’altro è un thriller e neppure un horror, mi è presa una paura…

Sono contenta che i vestiti ti siano piaciuti, quello di Gardis l’adoro, ma penso che fossero belli sia quello di Hestia (la sposa senza volto) che quello di Karen (la bambina assassina), tra l’altro molto calzante con lei…

Su Leonard si scoprirà qualcosa più avanti, ma di sicuro non beve da un cartone a tavola, sarebbe troppo poco chic per lui, dopotutto è il degno figlio di Draco!

Su dai, questa volta non è molto sulle spine… vabbè, spero che il cappy ti sia piaciuto, aspetto di sapere! Un bacione enorme, Nyssa.

 

Whateverappened: non proprio, però prende parecchio spunto dalla sua storia che si vedrà più avanti.

Sono contenta che come personaggio ti ispiri, io lo trovo simpatico, anche se credo che lui non sarebbe d’accordo con l’aggettivo… Certo, su Ransie come su tutti gli altri si scoprirà più avanti, non lascerò dettagli trascurati. Grazie anche per la bellissima recensione che hai lasciato alla storia madre, sono davvero lusingata! Spero che anche la “figlia” ti piaccia e quindi aspetto un tuo commento su questo capitolo, ciao! Un bacio, Nyssa

 

 

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Capitolo 8
*** Il gioco degli equivoci - Parte I ***


Gardis chiuse la porta dietro di sé e guardò Kitt che si passava una mano tra i capelli corvini, evidentemente a disagio

-         Mi dispiace, sono davvero invadente a chiederti questo… - incominciò – ma quando questo pomeriggio sono tornato in camera, in terra c’erano almeno tre dita d’acqua perché il tubo proprio sopra l’armadio si è spaccato

-         Accidenti, ma l’hai detto a Ruf o a qualcuno?

-         Certo… all’inizio ho pensato di sistemarmi in Sala Comune, abbiamo un divano, solo che mi ero dimenticato che era già occupato da uno dei miei Prefetti che ormai è una settimana che dorme praticamente sul tappeto… ho chiesto anche a mio fratello se poteva tenermi nel suo dormitorio comune, ma i letti che si sono liberati per l’epidemia di morbillo sono stati occupati dagli altri corvi rimasti senza giaciglio dopo che il tubo che ha allagato il bagno ha danneggiato anche la loro stanza

-         Santo Cielo, ma che cosa è successo a Hogwart? Un’epidemia di morbillo, tubi dell’acqua che saltano a destra e a manca e pure l’arrivo dei cinesi

-         Non sono cinesi.

-         Non fare il pignolo.

-         Così non sapevo dove andare e visto che già una volta avevo dormito qui… beh, ho pensato che se non era troppo disturbo avrei potuto…

-         Non pensarci neppure, Kitt, che disturbo puoi darmi…

-         Prometto che mi farò perdonare, mi sistemerò dalla porta come l’altra volta e non darò fastidio a nessuno… e ti restituirò il favore!

-         Non è questo il punto

-         Eh?

-         Guarda?

Con l’indice gli fece cenno di girare e guardare dietro le spalle

-         Dato che non ho avuto il tempo di sbaraccare tutto mi è toccato mettere qui la roba di Halloween

Effettivamente sotto la finestra era accatastato lo steccato di fil di ferro e la bara in miniatura, mentre sul davanzale una testa di zucca era ancora a far mostra di sé. In compenso lo spazio tra la porta, il muro con l’armadio e il caminetto era invaso tra tendaggi-ragnatela, grosse candele e un altro paio di gingilli

-         Io ti ospiterei anche, peccato che non abbia posto…

-         Che stupido, è vero… e dire che sono stato proprio io ad aiutarti a metterli qui… Vabbè, non preoccuparti, troverò qualcuno che mi ospiterà per la notte, forse i prof non mi lasceranno dormire in Sala Grande, ma se necessario andrò alla ricerca della Stanza delle Necessità

Rispose facendo dietro front e procedendo di un passo verso la porta chiusa

-          Se la cosa non ti scandalizza, puoi anche rimanere – disse con noncuranza lei

-          E dove pensi di farmi dormire? Tra la cenere del camino o sul baldacchino?

-          Il letto è abbastanza grande per entrambi. – fu la sua candida replica, espressa senza esitazione

Il cuscino che il Caposcuola teneva sottobraccio cadde sul pavimento di legno, doveva aver capito male, senz’altro. Probabilmente i detersivi facevano strani effetti anche su di lui, nessuno al mondo si sarebbe mai sognato di dire una cosa del genere così a cuor leggero!

E lui aveva il dovere di fare in modo che la sua migliore amica non fosse la prima a compiere una tale sconsideratezza!

No no, a dispetto di quanto la proposta potesse essere perfetta per risolvere i suoi problemi, doveva inventarsi qualcosa.

 

Dal canto suo, la piccola Malfoy non sembrava eccessivamente turbata dalle sue stesse parole, ma se ne rimaneva in piedi accanto al comodino puntellandosi la bacchetta magica, crine di unicorno e betulla della Scandinavia, sul mento, aspettando una riposta.

Come se fosse facile rispondere ad una cosa del genere!

Come se la risposta la si dovesse aspettare allo stesso modo della replica alla domanda “C’è Gigi?”.

-          Gardis, non potrei mai…

-          Perché?

Perché? Perché! Ma si era rintronata del tutto quel pomeriggio?

-          Gardis, cerca di metterti nei miei panni…

-          Già fatto…, continuo a non trovarci niente di strano

-          Senti, tu sei la mia migliore amica e ti voglio più bene di tutta la mia famiglia messa insieme, ma devi capire che non abbiamo dieci anni

-          Parla chiaro, Christopher, non mi piacciono i giri di parole – quando usava il suo nome di battesimo anziché il diminutivo a cui era così affezionata, marcava male; il Ravenclaw prese un bel respiro: si poteva dire alla propria migliore amica, la quale aveva completa fiducia nelle tue capacità di autocontrollo, che tu, invece, non ne eri poi così convinto? Che avresti potuto fare qualche follia?

-          Gardis, abbiamo passato la culla da un pezzo e purtroppo anche la maturità, io non vorrei mai che succedesse qualcosa, che dovessi perdere la testa… sono il tuo migliore amico, è vero, ma sono un ragazzo ugualmente

La piccola Malfoy non lo diede a vedere, ma una punta di felicità le scalfì il cuore, lui stava dicendo senza volere che avrebbe potuto perdere la testa per lei, per una notte… e anche se gli voleva bene e, comunque, non lo avrebbe lasciato andare oltre un certo limite (sennò la mattina dopo avrebbe sancito la fine totale della loro amicizia), beh, c’era una piccola gioia nascosta nel credere che lui potesse desiderarla e volerle bene, c’era…

 

Calma e sangue freddo, l’obiettivo era dargli una mano, non partire per Saturno facendosi castelli mentali che sarebbero crollati come costruzioni di sabbia… tantopiù che, per quanto ne dicesse lui, Kitt era una brava persona e sarebbe stato in grado di frenare se stesso a sufficienza da non provocare danni irreparabili.

-          Oh, andiamo Chris, sono una Malfoy, conosco le cose della vita meglio di molti altri… - borbottò lei raccogliendogli il guanciale, - non è il caso che racconti queste cose a me…

-          Sì, lo so, però…

-          Non fare storie, il tuo problema è che sei troppo buono e hai paura di approfittare della mia ospitalità, ammettilo…

Non era vero, ma serviva per sviare il discorso. Non era il caso di confermargli che, in effetti, con la famiglia che si ritrovava era piuttosto facile essere a conoscenza di determinati dettagli.

-          Eppoi non sono stupida fino a questo punto, so perfettamente che ti butteresti dalla finestra piuttosto che combinare qualche pasticcio e, ad ogni modo, se anche non lo facessi, so badare a me stessa…

-          Questo lo so, ma tu hai troppa fiducia nelle persone

Lei si strinse nelle spalle, che ci si voleva fare? Per gli amici si facevano follie, lei stava momentaneamente sacrificando un pezzetto del suo amore per poterlo avere sempre affianco.

 

*          *          *

 

Gardis guardò l’orologio che aveva al polso: le unidici e quarantacinque di sera… calò un tre e lo attaccò ad una sfilza di quattro, cinque e sei, poi  prese un pezzo della scala che Kitt aveva creato giusto qualche minuto prima e ci infilò in mezzo un bel sette.

Finito.

Rivolse al suo avversario uno sguardo disperato mentre la penna prendi appunti accanto a lei segnava il risultato del gioco sul piccolo notes.

La bionda si stiracchiò sulla poltroncina davanti al camino, che Chris fosse a disagio era evidente, generalmente era un bravo giocatore a carte e a Machiavelli non lo batteva nessuno, quella sera, però, sembrava davvero essere da un’altra parte con la testa, aveva vinto contro di lui tre partite di Machiavelli, due di ramino e quattro di poker e al momento il moro le doveva certamente più soldi di tutti quelli che aveva portato con sé.

Povero Kitt, doveva davvero averlo sconvolto con quella richiesta inutile, ma che non le chiedesse un’altra partita perché stava davvero per morire di sonno sulla poltrona, non poteva pretendere che fosse ancora lucida all’alba delle undici di sera quando aveva sgobbato tutta la giornata a pulire, lavare e dirigere studenti inetti che avrebbero potuto far concorrenza a Mr Bean…

-          Che ne dici di una partita a bridge?

-          Innanzi tutto credo che se tu perdessi ancora qualcosa dovrei cominciare a chiederti un pagamento in natura – dichiarò usando la strafottenza tipica dei Malfoy quando giocavano d’azzardo – eppoi, francamente, sto morendo di sonno, voglio andare a coricarmi.

-          Sì, ehm, effettivamente è molto tardi – che il Cielo lo salvasse, quella era la prima volta che si sentiva balbettare in vita sua!

-          Sai Kitt, non dovresti farti tutte queste turpe mentali… cosa vuoi che succeda?

-          Ma figurati, io sto benissimo – mentì lui grattandosi nervosamente una mano

-          Come bugiardo non vali granchè… - concesse dirigendosi verso il giaciglio a baldacchino e tirando lenzuola e coperte e scostando le cortine rosse, ricamate con fiori dorati nei tipici colori Gryffindor

-          Non stavo mentendo

-          Come no… vai a nanna, bel bambino, che tra poco è già mattino…

-          Che cos’era? – domandò lui

-          Una filastrocca che ripeteva la mamma a mio fratello quando eravamo piccini, Leonard ha sempre fatto le ore piccole , ma nel suo caso è normale…

-          Come mai? – lei lo guardò; ancora adesso, dopo sei anni, si domandava come mai non gli avesse mai parlato della particolarità di suo fratello o come mai non l’avesse fatto lui stesso, dopotutto, nonostante le apparenze, erano grandi amici

-          Te lo racconto un’altra volta, non ho più la forza di raccontare e ora credo proprio che sia giunto il momento di fare la nanna

-          Peccato per il bridge

-          Non sei un giocatore di bridge, smettila di trovare scuse per rimandare l’inevitabile

-          Ma non era una scusa!

-          La mamma non ti ha mai detto che non si dicono le bugie?

-          Mia mamma la vedo di rado – ammise il giovane Black raccogliendo le carte da gioco e sistemandole su un tavolino dove una pila pericolante di volumi minacciava confermare l’esistenza della forza di gravità

-          Bene, allora fai finta che sia io tua mamma

Per la prima volta, quella sera, lui le rivolse un sorriso divertito

-          Non è che le assomigli molto, anzi, proprio per niente…

-          Non badare troppo all’apparenza…

-          Anche come carattere – aggiunse lui – lei è sempre rigida e composta

-          Va bene, se stai cercando di tenermi sveglia chiacchierando sappi che non ho la forza di continuare, ora vieni a dormire, è un ORDINE.

Malinconicamente, con lo sguardo da cane bastonato, Christopher sistemò il guanciale e piegò appena copriletto e lenzuola; le lanciò un’occhiata da bambino costretto ad andare a dormire, ma in quel momento lei pareva la reincarnazione della signorina Rottenmeier, con tanto di pugni puntellati sui fianchi e la boccuccia storta in una smorfia di disappunto nei confronti del pupillo dispettoso.

Non restava che fare come voleva.

Infilò i piedi sotto e coperte e con sé anche il pigiama celeste, dopodiché si coprì fin sul mento.

Soddisfatta, Gardis si sedette sul bordo del materasso, sistemò le babbucce affianco al letto, sprimacciò il cuscino, dopodiché si coricò, agitò la bacchetta per spegnere le luci e si coprì fin sotto gli occhi.

-          Buonanotte, Kitten – disse sottovoce mentre già gli occhi le si chiudevano e riusciva ad avvertire un calore poco familiare, ma confortevole, vicino alla sua schiena.

 

Chris la guardò, altro che buonanotte, avrebbe fatto meglio a sistemarsi sulle scale di Corvonero, di sicuro avrebbe riposato meglio.

 

*          *          *

 

Un raggio di sole birichino filtrò dalle pesanti tende di velluto alle finestre che erano state chiuse male, andando a posarsi dolcemente sul naso del ragazzo che riposava tranquillo nel letto.

Christopher storse le labbra e si toccò appena il naso cercando di sottrarsi all’attenzione non richiesta dell’astro mattutino. Dopo cinque minuti di spostamenti inutili, comunque, decise che era una battaglia persa in partenza ed aprì gli occhi.

 

La prima cosa di cui prese nota quando si svegliò fu un grosso lampadario che pendeva dal soffitto, lampadario decisamente differente da quello che troneggiava nella camera del Caposcuola di Corvonero.

La seconda cosa fu che qualcosa di caldo e morbido si stava agitando al suo fianco.

 

Con dita tremanti tastò ciò che, al momento, pareva stesse abbracciando, e anche con un certo trasporto a giudicare da come la stringeva.

Stoffa, stoffa, stoffa… pelle.

 

Sbarrando gli occhi si concesse di muovere appena l’indice per capire dove stesse l’errore di sistema del suo cervello, ma quello che registrò fu, effettivamente, altra pelle.

Ancora più sorpreso, con l’altra mano alzò appena lo spesso strato di lenzuoli invernali e guardò oltre il corpo della bionda che gli era praticamente addormentata sopra: angeli del Cielo, aveva la mano sotto la sua camicia!

Pregò solamente che la sera prima Gardis non si fosse tolta la biancheria o quella era davvero la volta che avrebbe perso il controllo…

 

Senza curarsi dello smarrimento in cui lui versava, Gardis si agitò nel sonno, stringendo ancora nei pugni chiusi la stoffa a righe azzurre del pigiama di lui e avvicinandosi ulteriormente, premendo il petto contro il fianco del ragazzo.

Cominciava a sospettare quali fossero le altre “due cosette” che la bionda aveva ereditato dalla sua graziosa mamma… e il fatto che la scollatura del pigiama fosse così profonda da mostrare appena un accenno della curva del seno, di cui, tristemente, stava anche sperimentando il calore e la morbidezza, non lo aiutava per niente.

 

Ok, poteva concedersi una crisi di panico mattutina?

 

Nonostante si fosse fatto piste mentali a non finire, a mezzanotte sia lui che la bionda Prefetto dei grifoni stavano ronfando della grossa nel letto di lei senza che nulla di irreversibile fosse accaduto, tristemente, però, il peggio stava per scatenarsi di mattina.

 

Gli aveva detto che non gli avrebbe mai permesso certo comportamenti, ma se era proprio lei che lo stava seducendo nel sonno?!

 

Mormorando qualcosa di inintelligibile nel dormiveglia, la piccola Malfoy strofinò appena il capo contro il torace e spostò una gamba tra le sue.

D’accordo, cominciava a non stare troppo bene, soprattutto dato che aveva una mano sotto la camicia del pigiama di lei che pareva pronta a concedersi anima e, soprattutto, corpo nel sonno.

Deglutì a vuoto, iniziaava a fare stranamente caldo in quella stanza, non è che si poteva aprire una finestra?

Se Gardis non la smetteva di muoversi a quel modo che gli stava mandando il cervello all’altro mondo e il sangue in ebollizione avrebbe rischiato di possederla nel sonno senza che lei neppure si svegliasse.

 

Con la mano libera accarezzò appena i capelli chiari sparsi sulle spalle esili, era così dolce e tranquilla mentre dormiva… però aveva anche un non so che di sensuale e peccaminoso, Gardis era una bomba ad orologeria pronta a farlo scoppiare e questo era molto male.

E ancora peggio era che sentiva di desiderarla ad ogni momento di più che lei si accoccolava al suo corpo; seppure a fatica decise che era giusto interrompere quella follia, per lei e, soprattutto, per lui.

Aveva ragione quando gli diceva che si sarebbe buttato dalla finestra prima di combinare qualche pasticcio… quello era l’esempio più lampante.

 

-          Gardis, sveglia, è mattina – cercò di richiamarla con la voce più limpida possibile, peccato che sembrasse comunque un po’ roca… poco male, l’avrebbe fatta passare per un po’ di raffreddore

La bionda mugugnò qualcosa tra le labbra, spostò appena il peso, ma non accennò ad aprire gli occhi, né a dare segni di vita.

-          Gardis? Guarda che il sole è già alto e ci sono un sacco di cose da fare

Inutile, pareva non vedersi il fondo della cosa e ogni minuto in più che passava Chris si sentiva sempre più vicino al punto di non ritorno.

D’accordo, a mali estremi…

-          Gardis, c’è la McGrannit! – annunciò a voce abbastanza forte da riuscire a subentrare nell’inconscio addormentato di lei

Gli occhi di due colori diversi si spalancarono di terrore immaginandosi la vicepreside, nonché responsabile della sua Casa, che entrava dalla porta e la trovava a dormire quando aveva mille cose da fare.

La testa scattò verso l’alto per scusarsi repentinamente con la prof per il suo comportamento pigro e sconsiderato, ma la sequenza di inchini venne prontamente arrestata da una sonora risata che si propagò tra le quattro pareti della stanza.

Con il disappunto sul viso, lei si voltò a guardare l’amico che ridacchiava, alzò le sopracciglia seccata e lanciò uno sguardo al suo orologio da tavolo sulla scrivania: le 7:35

-          Perché mi hai svegliata così presto? – ribatté piccata e di malumore; anche lei, come suo padre e sua madre, adorava poltrire in letto fino a tarda mattinata, era un vizio di famiglia

-          Beh, se non l’avessi fatto con ogni probabilità ti avrei violentata

Il viso di lei si atteggiò ad una smorfia, quella era in assoluto la cosa più impossibile che avesse sentito in diciannove anni di vita, seconda solo all’annuncio di fidanzamento ufficiale tra Seraphin e Aisley.

Ghignando appena, piuttosto divertito dalle sue reazioni, Kitt puntò l’indice e le fece segno di guardare in basso

-          Prima di parlare vorrei che prendessi momentaneamente nota della posizione in cui ti trovi…

Gli occhi di lei, rigorosamente eterocromici,  si abbassarono fino al materasso puntandosi sulla mano sinistra che stava ancora stringendo il pigiama di lui, scesero più giù dove la scollatura del pigiama stava rivelando più della sua anatomia di quanto avrebbe fatto una radiografia e si spostarono ancora a prendere nota che l’elastico dei pantaloni del pigiama era sceso fino a mostrate decisamente troppo dei suoi slip infantili con le farfalle e i fiorellini, regalo di Karen; e per finire le gambe, intrecciate in maniera poco innocente, per non dire vergognosa, con quelle dell’altro abitante del letto, nuovamente preso da una crisi di risate dopo aver visto il colorito rosso che saliva dal mento fino alla radice dei capelli.

Improvvisamente la gravità di quello che, poveretto, gli stava facendo nel sonno affiorò tra i ricordi del suo dormiveglia con impellente priorità e con altrettanta velocità lei si affrettò a scendere dal letto e a inchinarsi appena, giungendo le mani poco sopra le ginocchia

-          Mi…mi dispiace – balbettò rossa e imbarazzata – scusami, quando dormo con Leonard non succede mai…

La prima volta che Christopher aveva dormito in camera con lei, si era detta che non ci sarebbero stati problemi se al posto della branda avessero diviso il letto, tanto non sarebbe successo niente, ma ora si rendeva conto di non essere tanto pronta neppure per quello, il DOPO era piuttosto imbarazzante, per non dire umiliante e non osava neppure immaginare come ci si sentisse “dopo quello”, ormai si chiedeva con che faccia suo fratello si presentasse a scuola ogni mattina.

Eppure la reazione maschile era decisamente diversa da quella che aveva avuto lei perché Leonard viveva tranquillamente la sua vita e Kitt sembrava scosso da un eccesso di risa più lungo del solito e aveva preso tutta la faccenda con un sorriso; poco male, le risparmiava metà dell’imbarazzo perché era assolutamente certa, e la posizione in cui erano lo provava, di essersi avvicinata lei per prima e di essersi comportata in quella maniera indegna.

Con che coraggio lo avrebbe guardato in faccia?

Rammentava una volta che papà era stato via parecchio per lavoro e la mattina seguente, a colazione, si era lasciato scappare che la mamma era più… attiva del solito perché da tanto non lo aveva più con sé.

Evidentemente a lei doveva succedere la stessa cosa, soprattutto perché la sua attesa non era mai finita, era tutta la vita che aspettava l’uomo che voleva.

 

-          Credo di aver bisogno di un po’ d’acqua fredda – si giustificò lui, imbarazzato quanto lei

-          Perché? – ma era tornata a 3 anni e alla fase dei “perché”?

-          Non credo di essere un bello spettacolo e ti proibisco di guardare in basso, non sono certo che sia tutto normale…

-          Perché? – e rieccola, ma che razza di vizio, quando l’aveva preso?

-          Perché, checché tu sia una Malfoy oppure no, sei una “brava bambina innocente” – probabilmente OGNI Malfoy sulla terra si sarebbe sentito offeso da una affermazione del genere e lo era anche lei, nonostante fosse  sì innocente, ma senz’altro non brava e, assolutamente, non era più una bambina da parecchio tempo. – ora passami i pantaloni.

Voltandosi dall’altra parte, agguantò quelli che stavano sulla poltrona e glieli passò dandogli le spalle e sistemandosi le brache del pigiama prima che scoprissero altra biancheria.

Vide sfrecciare l’amico verso il piccolo bagno composto da lavandino e gabinetto che stava proprio dietro l’armadio, i Caposcuola e i Prefetti potevano vantare una piccola toeletta privata vista la mole di impegni a cui dovevano adempiere che non permetteva certo loro di fare la coda al bagno comune sul pianerottolo, rigorosamente preso d’assalto con urla alla Tarzan.

 

Essere innocenti non era una colpa, ma si stava rivelando un handicap insormontabile, cosa doveva capire?

Aveva freddo? La tavoletta del water era troppo dura? Non arrivava a guardarsi nello specchio?

La sua mente cominciò ad arrovellarsi: oh Cielo, non era che… no, non era possibile… l’acqua fredda e il non guardare… per tutti gli dei dell’Olimpo, che non le dicessero che si era spinta tanto in là da e… ecci

Accidenti, non riusciva neppure a pronunciare quella parola, era davvero una Malfoy mezzosangue, tutta colpa della mamma!

Si affrettò ad accostarsi alla porta e bussò leggermente

-          Kitt, mi dispiace tantissimo – si scusò dall’altra parte del legno inchinandosi all’uscio, finalmente conscia di quello che era successo a lei, ma soprattutto a lui – perdonami, non volevo… non so cosa abbia fatto mentre dormivo, ma qualsiasi cosa sia mi dispiace…

 

Se solo sapesse… rispose la mente del ragazzo mentre tuffava la faccia e le mani nel lavandino colmo di acqua gelida, probabilmente proveniente nientemeno che dalle profondità del Lago Nero

-          Ti prego… spero… spero che non sia successo niente…

 

Gardis era troppo innocente come al solito, tutto l’opposto di suo fratello. Chiaramente era anche troppo ingenua per capire cosa gli aveva davvero fatto, anche se, a giudicare dalle scuse in cui si stava producendo alla porta, doveva aver intuito qualcosa.

Cielo, e lei la sera prima si era offerta di ospitarlo per tre giorni… poteva addurre come scusa quello che era successo e darsela a gambe prima di rivoltarle quel sederino tondo sul letto e compiere il peggiore atto che riuscisse ad immaginare?

Poteva essere così avventato da andare anche a inimicarsi il pericolo più grande di Hogwarts, nientemeno che il fratello della suddetta ragazza?

Non era assolutamente da lui, ma era arrivato a tanto così dal farlo. E non solo per colpa sua, aveva una attenuante.

 

Diamine, doveva fare attenzione perché quando riusciva a tenere a freno se stesso ci si metteva lei a provocarlo mentre dormiva e le riusciva anche dannatamente bene! Buon sangue non mente, certo, ma forse cominciava a sperare che lei fosse una bastarda… bastarda di madre sarebbe stata meglio, ma era inconfondibilmente Malfoy.

Prese un bel respiro: aveva diciotto anni e i suoi ormoni momentaneamente impazziti dovevano diventare l’ultimo dei suoi problemi, non era il caso che scalassero la classifica delle rogne per arrivare in testa già di prima mattina!

Aveva un intero tour guidato della scuola da organizzare in tre lingue differenti, alunni scalmanati da gestire per un mese e mezzo, la scuola appestata dal morbillo, Corvonero allagato dai tubi dell’impianto, doveva rifare le ronde notturne e cominciare seriamente a pensare agli imminenti M.A.G.O. che lo aspettavano a giugno.

Le ragazze erano decisamente il meno grave dei suoi problemi.

E Gardis, in cui aveva la più completa fiducia e di cui necessitava dell’appoggio per tutte le attività che la sua mente aveva elencato prima, non doveva diventare la sua “ragazza problematica” perché era l’ultima che doveva esserlo, gli occorreva per dell’altro che mandargli all’altro mondo gli ormoni.

Aveva chiuso con le ragazze-piaga-rompiscatole, quelle che aveva avuto avevano ampiamente dimostrato che erano solo una seccatura.

Certo la piccola Malfoy non sarebbe stata come loro, ma era da idioti mettersi a pensare a lei in quei termini, soprattutto se non si desiderava finire in infermeria con i tre quarti delle ossa rotte e lui non poteva proprio permetterselo…

Beh, se non altro avrebbe fatto delle ottime partite di ramino e poker con Cartrett

 

Prese un bel respiro prima di aprire la porta.

Mi raccomando, Christopher, come se niente fosse stato.

 

…come no…

 

-          Non preoccuparti, Gardis, non è il caso che ti scusi… - le disse dolcemente accarezzandole la testa china – è colpa mia

-          Sì, ma a me dispiace da matti… ti avevo detto che non ti avrei permesso di fare nulla, ma poi sono stata io a combinare il pasticcio

-          Non ci sono stati pasticci, eppoi stavi dormendo

-          Ciò non mi giustifica, non più di tanto, almeno…

-          Sta’ serena, ci sono mille cose da fare

-          Non ce l’hai con me, vero?

-          No

-          Non ti ho fatto male, vero?

Era tentato di risponderle “Più di quanto immagini”, ma si trattenne

-          No… - una breve incertezza, l’acqua fredda di prima mattina, soprattutto in pieno inverno, non era di certo un’esperienza piacevole

-          Io… io… sono tremendamente mortificata. Per farmi perdonare mi occuperò io di ispezionare la Torre Nord

Fosse solo quello… ma Gardis non ne sapeva a sufficienza di uomini per capire quello che scatenava in loro, soprattutto dopo il modo in cui si era comportata.

-          Credo che sia il caso che torniamo ai nostri doveri – Kitt, per fortuna, non pareva particolarmente arrabbiato con lei, anzi, sembrava quello di sempre, anche se aveva le guance tutte rosse e le mani gelate – prendilo come un modo per svegliarci prima e lavorare di più…

Proprio la punizione che le mancava.

 

*          *          *

 

Leonard era alla scrivania del suo studio che finiva di controllare la corrispondenza. Essere un Malfoy lo costringeva a stare dietro ad un tavolo per almeno un terzo della giornata a smistare lettere e a supportare la raccolta differenziata della carta.

Quella che stava leggendo adesso, poi, non vedeva l’ora di gettarla nel camino.

 

Una nuvoletta verdastra si propagò proprio dal focolare mentre stava aprendo col tagliacarte un’altra busta, alzò gli occhi e guardò la polverina che si depositava tra la cenere e la figuretta di sua sorella, con un foglio in mano, che era comparsa al centro del caminetto.

Tossicchiando appena, la ragazza si sventolò una mano di fronte al viso e scacciò la polvere pestilenziale per poi spostare i piedi oltre la cenere ed entrare, finalmente, nella stanza di suo fratello.

-          Ciao Impiastro – la salutò senza trasporto il fratello

Lei non raccolse la provocazione e si limitò a rispondere un “ciao” sommesso mentre si guardava attorno spaesata.

-          Che cosa fai? – gli chiese lei

-          Cerco di rispondere a tutte le lettere che arrivano – anche suo fratello sembrava più tranquillo del solito

-          Sono tutte importanti? – domandò, il semplice motivo per cui era lì non la aiutava ad avere una conversazione brillante con il suo fratellino

Leonard toccò appena tre buste alla sua sinistra

-          E le altre? – indagò indicando la pila di scartoffie sul bordo

-          Questa è solo carta da buttare

Gironzolando, lei si avvicinò allo scrittoio e prese la prima busta

A Leonard Malfoy, con tutto il mio affetto…  

Recitava la prima busta in una calligrafia innegabilmente femminile, ne prese un’altra e lesse nuovamente l’intestazione:

Ti amo con tutta me stessa, scappiamo insieme e sposiamoci!

Non credeva che mamma e papà avrebbero approvato una fuga d’amore a Gretna Green come nei suoi romanzi d’amore.

Cominciava a capire che razza di corrispondenza fosse quella, ma per confermare prese il terzo foglio e lesse anche quello, incoraggiata dal fatto che l’altro Malfoy non la stesse fermando in qualche modo e non si mostrasse irritato da quel suo curiosare

Se non mi vorrai più mi getterò dalla Torre dei Gufi!

Oh mammina, qui erano messi proprio male… povero Leonard, c’era da compatirlo, chissà cosa avrebbe risposta a quella che voleva suicidarsi.

Si stupiva che qualcuna non gli avesse detto di stenderla su un tavolo e far l’amore con lei come un cavallo…

-          Cosa sei venuta a fare? – le chiese il biondo fermando la penna vezzosa, bianchissima, con cui stava rispondendo a quelli della Gringott circa i tassi di interesse del suo patrimonio

-          Ah… ecco… - non era da lei stare a disagio con suo fratello, ma sperava che lui avrebbe capito; forse potevano battibeccare in continuazione, ma se aveva un problema e non poteva parlarne con nessuno, neppure con Kitt o con Karen o con tutti i suoi amici, Leonard ci sarebbe sempre stato perché lui conosceva delle cose di lei che nessuno a scuola sapeva e, ovviamente, valeva anche il viceversa. – credo di aver scoperto chi accompagnerà gli studenti di Drumstrang e Beauxbatons

Il ragazzo alzò le sopracciglia stupito, poco convinto di quello che aveva detto e decisamente poco convinto che quello fosse il vero motivo per cui lei era lì, sua sorella non era tipo da andarlo ad informare di certi dettagli insignificanti

-          Spara

-          Per Beauxbatons li accompagnerà una studentessa diplomata da poco tempo, è la sorellina di Fleur Delacour Weasley, Gabrielle Delacour

Come ogni Malfoy, anche Leonard era in grado di rimandare a memoria l’intero suo albero genealogico con una velocità impressionante e, quindi, il nome dei Delacour, come lontani parenti di mezzi Black, Weasley, per la precisione, nonché zietta di Lillis Weasley, saltava subito all’occhio.

-          Per Drumstrang, invece – continuò la sorella, avremo Viktor Krum, professore di Volo e…

-          Quel krumiro che usciva con la mamma ai tempi di Hogwarts? – scattò su Leonard allontanando in un gesto la sedia

-          Ti sconsiglio di dirlo a papà se non vuoi provocargli una scenata di gelosia… - puntualizzò la piccola bionda

Papà era sempre stato piuttosto possessivo nei confronti della mamma e il fatto che lei gli avesse detto di non essere mai uscita ufficialmente con Krum, seppure si fossero frequentati ai tempi del Ballo del Ceppo, aveva acuito il suo già smisurato ego maschile, oltre che un odio atavico nei confronti di tutti coloro che avevano avuto un posto speciale nel suo cuore, maschi, s’intende.

Con Harry non poteva farci niente, Potter era stato ed era tutt’ora il suo migliore amico, quindi era inutile cercare di depennarlo; Paciock non aveva rappresentato una minaccia vera e propria e, comunque, era felicemente sposato con Daphne e non c’erano pericoli.

Ma gli inesistenti ex della mamma, cioè coloro per cui aveva provato qualcosa prima di uscire definitivamente con lui (cioè prima di combinare quel disastro che rispondeva al nome di Leonard Alphard Malfoy) erano un argomento tabù.

Weasley era stato troppo presente nel cuore di Hermione per i sette anni di Hogwarts (era stato Draco stesso a consolarla una volta che piangeva per lui) e Draco questo non lo sopportava. E la favoletta di Krum e della Granger aveva fatto il giro dei decenni visto lo scandalo che aveva provocato.

In casa era assolutamente vietato parlare del krumiro, come loro tristi figli di due esseri come Draco ed Hermione Malfoy lo chiamavano.

-          Quando si incontreranno al pranzo di Natale ci sarà un bel casino – fu lo stringatissimo commento di uno dei figli in questione immaginando le occhiatacce di papà all’ex idolo della squadra di quidditch

 

Il silenzio cadde inesorabilmente tra loro mentre lei guardava i tendaggi del letto accanto alla finestra e sbirciava dalle feritoie nel muro.

Leonard tornò alla sua scrittura, ma la costante presenza lì di sua sorella lo distraeva già a sufficienza

-          Hai altro da dirmi? – indagò

-          Ehm… no, niente – e la bionda prese la via della porta, rigorosamente chiusa a chiave

Il Caposcuola verde-argento scosse la testa, maledetto orgoglio Malfoy…

-          Non eri venuta per la storia di Krum, vero? – le chiese prima che la mano bianca di lei toccasse l’ottone della maniglia della porta per scomparire nel corridoio, probabilmente a farsi mentalmente del male in qualche imprecisato posto o a farne a qualcuno che rispondeva al nome di Chris, detto anche “schiavo privato”

Gardis si fermò e lo guardò stupita.

Beh, dopotutto era suo fratello, se non la capiva lui…

Lasciò i fogli sul comodino e si sedette con le gambe a penzoloni sul letto, Leonard mollò la piuma nel calamaio e si alzò dalla scrivania, andando ad appoggiarvisi dal davanti e guardandola fisso negli occhi.

Tre occhi dorati, in quella stanza, si stavano scrutando e quello celeste era ciò che più di tutto distingueva Gardis da lui, almeno al momento.

 

Lei lo scrutò, era strano guardare il proprio colore di occhi in quello di un altro, anche se era normale perché quell’altro era il proprio fratello.

Prese un bel respiro e intrecciò le dita in grembo

 

-          Leonard, cosa si prova quando si va a letto con qualcuno?

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!

Siamo arrivati all’ottavo capitolo e piano piano entriamo nel vivo della vicenda (chiaramente questo non è il vivo della vicenda, si capisce).

Io che sto scrivendo di qualche cappy più avanti ho cominciato a dire dell’arrivo del Mahora e di tutti gli altri, ma spero nel frattempo che vi sia piaciuto anche questo capitolo.

Qui cominciamo a vedere un pochino quanto complesso sia il rapporto tra Leonard e Gardis, figuriamoci, nessuno avrebbe mai creduto che quei due litigassero soltanto.

Mi auguro che vi piaccia e spero che mi lascerete un commento, ci rivediamo al prossimo aggiornamento e scusate se sono così frettolosa, un bacio! Nyssa

 

Whateverhappened: Gardis travestita da sailor moon ammetto di non vederla molto, più che a Usagi assomiglia ad un incrocio tra il brutto carattere di Rei e quello intellettualmente insopportabile di Ami. Ma la luna c’entra, quantomeno parzialmente perché, ti sarai accorta, è sempre capovolta.

Ovviamente Gardis non lo sa, ma tra tutti credo che Kitt sia l’unico che Leonard approverebbe anche perché è suo amico… Rudy è un mito, anche se in questo capitolo non compare, ma avrà il suo momento di gloria molto presto.

Beh, mi auguro che il chappy ti sia piaciuto e se hai voglia di discutere di cose fuori di testa, sappi che io ci sono!

Beh, alla prossima, un bacio! Nyssa

 

Hollina: spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo aggiornamento! E anche che la storia continui a piacerti, a presto! Nyssa

 

Nikki Potter: direi che se la situazione era un codice rosso è diventata qualcosa come un codice molto pericoloso e potenzialmente distruttivo.

Sono contenta che la storiella quasi-horror ti sia piaciuta anche se non era proprio spaventosa… Ehehe, alla fine sono riuscita a ripopolare Hogwarts di bei ragazzi, dopo la partenza di Draco, Blaise, Harry & co non era rimasto più nessuno…

A Karen interessa Leonard? Ehm… qual è la domanda di riserva? Cmq sì, ne è proprio cotta a puntino.

Sono contenta che Jeff ed Hestia siano personaggi simpatici, ho sempre troppa paura che il loro ruolo sia un po’ marginale e che si vedano poco quando in realtà sono piuttosto importanti…

Eheeh, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, mi raccomandi, fammi sapere! A presto e un bacione grande grande, Nyssa

 

Killkenny: come dicevano nel film di Hercules “Se lo saprà… se, se mi piace…”

Ad ogni modo non vedo l’ora di scrivere delle possibili modifiche, sono sicura che succederà qualcosa di terribile in quella scuola e non si tratterà di mangiamorte

Beh, mi auguro che ti piaccia anche questo cappy, tra poco arriveranno tutte le altre scuole, a presto! Nyssa

 

DragonSlave: beh, per la governante non sapevo cosa inventarmi e così ho preso ispirazione da una storia che sto leggendo…

Ehehe, la maggior parte dei genitori dei personaggi è avvolta nel mistero, di Kitt si sa poco e niente, di Rudiger ci sono misteri a non finire…  ma dopotutto se la storia fosse lineare diventerebbe di una banalità cosmica…

Per quanto riguarda la frase, ce lo vedo proprio Draco a dire una cosa del genere, soprattutto di una creaturina che è pure sua figlia, probabilmente era il suo modo galante di dire che strillava come un ossesso =P

Ahhhhh sono contenta di non essere l’unica innamorata della cerimonia d’apertura, io l’ho registrata e riguardata con calma e la trovo decisamente magnifica!

A presto e un bacio grande! Nyssa

 

_Nana_: praticamente sei mesi dopo si vedono loro due, entrambi vampiri, bellissimi come tutti i vampiri, che si sono trasferiti in una nuova città e hanno continuato a fare quello di prima. E lei gli è rimasta affianco come governante anche dopo essere diventata vampira.

La spiegazione era un po’ confusionaria, quindi immagino che fosse difficile capire per bene…

Beh, conoscendo Rudiger sono certa che ci riuscirà, ha un forte ascendente sulle ragazze e Vanessa è facilmente influenzabile, quindi…

Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, un bacio e al prossimo aggiornamento! Nyssa

 

Lord Martiya: ora che ho la scheda mi sono messa seriamente a lavorare al personaggio, ti offendi se apporto qualche modifica? Più che modifica intendo non dire diverse cose perché altrimenti la storia si allungherebbe troppo e già il Mahora occuperà un sacco di posto nella vicenda, rischio di trasformare questa fic in una drabble da 100 capitoli anziché 100 parole…

No no, la scena non c’è assolutamente, anche se c’è Wendy che tenta di dargli un bacio sulla guancia per ringraziarlo, ma assolutamente no, è una mera invenzione di Rudiger per attuare il suo piano da sensale di matrimoni.

Ti ringrazio per il complimento, spero che ti piaccia anche questo capitolo, a presto! Nyssa

 

Arwen_90: anche te vai al mare e non ti abbronzi? Pure io… vado lì, divento rossa come un gambero e poi torno una mozzarella, sono un caso disperato, presto andrò dal dottor House.

Beh, i personaggi della recita mi sono usciti così, all’inizio volevo che Gardis facesse Wendy, ma poi ho cambiato idea… no no, nel libro non si vedono baci, neppure di striscio, è una invenzione di Rudy che si sta costruendo la sua agenzia da match maker.

Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo cappy e aspetto il tuo commento, a presto e un bacione grande grande! Nyssa

 

Vavva: sì, concordo, sarà un Capitan Uncino che cerca di uccidere Peter per essere il più bello dell’Isola che non c’è, un po’ come nella favola di Biancaneve, eppoi i maghi non conoscono bene le fiabe…

Ammetto che all’inizio doveva essere Gardis a fare Wendy, ma poi ci ho pensato seriamente e Trilly è molto meglio anche perché i caratteri nei confronti di Peter si assomigliano. Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, sono curiosa di vedere la tua opinione, a presto e un bacio! Nyssa

 

Akiko: sono contenta che uno dei miei personaggi sia diventato uno dei tuoi preferiti, credimi, la cosa mi fa felice come una mammina orgogliosa!

Per quanto riguarda la discussione è accaduto tutto per via di una mia frase avventata (a volte non penso troppo prima di scrivere) nel senso che ne avevo piene le tasche di quelli che aggiornano ogni morte di papa. Sfortunatamente detta così poteva sembrava che intendessi anche quelli che aggiornano una volta al mese perché hanno impegni tra scuola e uni, ma in verità intendevo coloro che aggiornano le fic ogni sei mesi o giù di lì e penso che sia insopportabile… una volta al mese è un aggiornamento giusto…

Ehehe, mi piacerebbe chiacchierare con te, anche del perché non ho fatto l’uni, ti va se ci sentiamo via mail, altrimenti qui la cosa diventa un po’ lunga, ho molte motivazioni (che strano, sono un casino ambulante… >:>)

Spero che il chappy ti scrivo via mp così ti lascio la mia mail, spero che non ti dispiaccia, a presto e un bacione grandissimo! Nyssa

 

 

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Capitolo 9
*** Il gioco degli equivoci - Parte II ***


Se Leonard non si fosse tenuto alla scrivania, probabilmente sarebbe caduto sul tappeto come un salame, ammutolito ed esterrefatto.

 

Boccheggiò cercando di riprendere abbastanza fiato per porre a sua sorella la domanda “perché”, ma si sentiva come se al mondo non ci fosse sufficiente ossigeno per mantenerlo in vita.

Guardò la piccola Gardis seduta sul letto che si tormentava le mani aspettando una sua reazione, stranamente imbarazzata in un modo che non era da lei.

 

Lui scosse la testa, se almeno avesse avuto gli occhiali probabilmente si sarebbe tormentato le lenti come faceva Potty2, sempre ad aggiustarseli sul naso, ma non gli era stato concesso neppure quello e stava tristemente prendendo coscienza che il suo corpo soffriva di un principio di Parkinson.

Incredibile, mai visto un vampiro che trema…

 

Quelle non erano certo cose che doveva spiegare lui a lei, semmai sarebbe dovuta essere la mamma… no, meglio che la mamma non sapesse niente di queste sue curiosità o era la volta che papà lo avrebbe davvero ucciso con le sue mani.

 

-          Gardis… - disse piano – perché?

Il rossore si diffuse sulla pelle chiara della ragazza, poi le alzò gli occhi con determinazione

-          Tu dimmelo e basta

Belle consolazioni… stava rischiando la vita, lo sapeva?

D’accordo, se quello era l’unico modo per uscirne indenni… che cosa le era saltato in mente, poi?

Prese una sedia, la posizionò con lo schienale rivolto verso il letto e vi si sedette con le braccia appoggiate allo spesso arco di legno di mogano, appena incrociate e il viso sopra di esse.

-          D’accordo, cosa vuoi sapere?

-          Cosa si prova quando si va a letto con una persona. – mamma e papà gli avevano reso davvero un pessimo servizio a insegnarle a parlare senza peli sulla lingua, riusciva a capire che era leggermente imbarazzante discutere di certe cose con la propria sorella, vergine per di più? – dall’altra parte – aggiunse piano lei

-          Dall’altra parte? – indagò

-          Sì, cosa prova un maschio? – “oh cacchio” era un’espressione che rendeva perfettamente la situazione, anche se non tanto quanto “merda”.

-          Gardis – incominciò serio mentre la sua mente lavorava a velocità inaudita – tu non avrai… tu non sarai stata a letto con qualcuno, voglio sperare… - la professione di detective non era quella che gli riusciva più congeniale, lei comunque arrossì violentemente e scosse la testa e i capelli biondissimi mentre lui sospirava di sollievo: almeno finchè sua sorella non avesse deciso di compiere qualche follia, sarebbe sopravvissuto.

-          È solo per quello che è successo al Grifondoro ed ero curiosa di sapere… com’è… - al momento lui ignorava cosa fosse accaduto al Grifondoro (anche perché, stando alla cronaca, non era successo proprio niente), ma era meglio che sua sorella sfogasse le sue curiosità con lui piuttosto che andare a chiedere a casa oppure decidesse di sperimentare di persona la cosa. Appunto mentale, chiedere alla pettegola di Serpeverde, cioè a Rudiger, cosa fosse accaduto alla Torre.

-          Bene – si notava che la conversazione era un po’ stentata?

-          È bello? – ma che razza di domanda era? Mica era una persona che era bella o brutta!

-          Beh, sì, a volte… diciamo che è piacevole…

-          Perché a volte? Non sempre?

-          Dipende con chi sei, sciocchina – eh certo, sognarsi di farlo con la Sprite non avrebbe fatto felice nessuno

-          Ma ci sono tappe da seguire? – tappe da seguire? C’era da mettersi le mani nei capelli, che avevano insegnato alla sua povera, traviata sorella tra quei pazzi rosso-oro? Tappe? Che cazzo sono le “tappe”?

-          Che cosa sono le tappe? – domandò con più diplomazia

-          Beh, A, B e C

-          A, B e C?

-          Sì, il bacio, il... – ma chi le aveva detto tutta questa caterva di boiate? Tappe? Non aveva mai seguito uno schema in vita sua, ma delle “tappe”?!

-          No

-          No?

-          No, si fa quel che si ha voglia…

-          E tu l’hai mai seguite? Anche per caso – a memoria d’uomo, non rammentava di essersi mai attenuto ad una “linea guida” e di certo non si comportava con le ragazze come se fossero fidanzati, magari quando si esce insieme le cose sono diverse…

-          No, cioè, forse ho baciato una ragazza, prima, ma non con l’intenzione di seguire una tappa… - perché si stava imbarazzando? Era sua sorella! Eppoi perché continuava a ripete la parola “tappa”?

-          E ti è mai capitato di non… farlo? – se stavano giocando a Gira la Ruota doveva avvertirlo, però… compro una vocale!

-          Certo

-          Nel senso, ti è mai capitato di rimanere con una ragazza senza andarci necessariamente a letto?

 

Ok, sua sorella leggeva troppo e, senz’altro, leggeva delle cretinate. Chi le aveva messo in testa ‘sta roba?

Erano tutte quelle stronzate che i grifoni perbenisti si dicevano tra loro, salvo poi sperimentare che era tutto il contrario e dimenticarsi di rivedere la regolina.

Se scopriva che era stato uno dei suoi amici malati a raccontarle queste cose lo avrebbe linciato, Potty? Weasel? Di certo non Rudiger… e a pensarci, neppure Chris.

 

D’accordo, riflessione profonda: scavare nella memoria alla ricerca di un episodio analogo a quello richiesto, doveva essere successo almeno una volta, perché non lo rammentava?

 

-         

-          Ti è piaciuto? – sembrava che parlasse di un filetto al sangue…

-          Beh, avrei preferito fare dell’altro…

-          In che senso?

-          Che lei non voleva e allora ho lasciato perdere

Non credeva di poter udire qualcosa del genere da suo fratello, voleva assolutamente conoscere quella ragazza

-          Ma tu stavi male? – stavi male? Ma che domande faceva?

-          In che senso?

-          Ti dava fastidio averla lì e non farlo? – Leonard sbattè le palpebre senza capire troppo della domanda

-          Beh, no, sennò l’avrei mandata via o avrei preso qualcun altro – la modestia prima di tutto…

-          Ma se una ragazza ti provocasse, tu andresti a letto con lei?

-          Dipende chi è lei, se lei vuole, se io posso

-          Posso?

-          Se nel farlo ci rimetto la testa o mi costringono a sposarla, magari no, non trovi?

-          Sì. Va bene, ora ho capito

Infatti, perché quello che non aveva capito era lui…

 

-          Gardis – lei si voltò verso suo fratello – non leggere più queste stronzate di Strega 3000, chiaro?

Lei annuì, divertita che credesse che si trattasse di una rivista da ragazzine cerebrolese.

-          Leonard – aggiunse poi – è bello abbracciare una ragazza?

Per la seconda volta, quel giorno, si sentiva prossimo a cadere sul pavimento per lo sconcerto, meno male che era seduto.

-          Non nel senso di un abbraccio tra amici, intendo, tipo con quella ragazza con cui non hai fatto niente…

Che non avesse fatto niente era un discorso, non era ancora ridotto così male…

-          Sì, è bello, perché?

-          Beh, perché non lo so…

Come mai non avevano ancora tirato una bomba sul Grifondoro? Stavano distruggendo la sua povera sorella con quelle chiacchiere!

-          E che cosa si prova?

Qui si andava sul difficile, certo non poteva mettersi a raccontarle la cosa, anche perché, a ben riflettere, conosceva solo la parte maschile del “bello”, non aveva idea se e cosa si provasse dall’altra parte della barricata, anche se doveva essere indubbiamente piacevole…

Avrebbe pagato per rispondere qualcosa, ma pareva che non ci fosse soluzione… cosa avrebbe dovuto fare? Di sicuro era fuori discussione abbracciare sua sorella come faceva con le altre, insomma, lei era una Malfoy, era la sua bella sorellina (forse anche amata, a ben pensarci…) e l’incesto era vietato, oltre al fatto che sarebbe stato un po’ come abbracciare se stessi e la cosa, francamente lo ripugnava.

Dove stava la soluzione del problema? Perché gli faceva tutte quelle domande? Caffè!

Che qualcuno gli desse del caffè, anzi, no, meglio, della cioccolata per darsi una calmata e tornare lucido; e sarebbe stato meglio se ne avessero data un po’ anche a lei perché non sembrava troppo in forma… era troppo più strana del normale e in genere nessuno Malfoy è molto normale…

 

Gardis guardò suo fratello riflettere serio, doveva giudicarla proprio strana con tutti quei quesiti che gli aveva posto, ma aveva bisogno di sapere cosa si prova dall’altra parte, come si era dovuto sentire quel poveretto che aveva torturato quella stessa mattina senza neppure accorgersene!

Di sicuro non aveva passato un bel quarto d’ora, ma almeno non era prossimo alla morte; certo, Kitt ragionava in maniera differente da Leonard, ma aveva come il sospetto di essersi spinta un pochettino troppo oltre.

Beh, ad ogni modo Kitt non era stato troppo male e questo era quello che le interessava sapere, lui era il suo migliore amico e l’unica cosa che desiderava era non vederlo soffrire e chiunque avrebbe pagato per quello, anche se fosse stata lei stessa.

 

-          Stai lì un minuto – Leonard si alzò dalla sedia e andò alla porta, aprendola e mettendo il naso signorile fuori a sbirciare per il corridoio in attività.

Il passaggio era invaso di gente. Con l’arrivo dell’inverno le temperature si erano parecchio abbassate e quella notte era arrivata una ventata gelida sulla scuola che aveva ulteriormente fatto abbassare la colonnina di mercurio quindi la maggior parte delle ragazze Slytherin, proprio come delle vere serpi che pativano il freddo, avevano cominciato a tirare fuori piumoni e coperte per scaldarsi e c’era un viavai di studentesse con teli patchwork tra le braccia e imponenti coperte di piume che pareva avessero spennato il pollaio di Hogwarts.

Possibile che non ci fosse nessuno al caso suo?

In realtà aveva pensato di prendere qualcuno di cui si fidava e fargli mimare la scena, ma al momento dubitava che Gardis avrebbe consentito a Montague di arrivarle a meno di un metro e mezzo di distanza.

Vide passare Greengrass con un quaderno in mano, il Prefetto lo salutò e lui fece altrettanto con finta noncuranza: Rudiger era una specie di suo amico, ma rischiava di farsi prendere troppo la mano, aveva troppa esperienza in materia per seguire alla lettera ciò che lui gli avrebbe chiesto di fare.

Certo non poteva aspettarsi un ragazzo senza esperienza, dopotutto erano a Serpeverde, ma…

Tombola!

 

*          *          *

 

Chris stava vagando per il corridoio dei sotterranei ad assegnare i nuovi turni di ronda che Piton e la McGranitt gli avevano chiesto una settimana prima.

Non era un compito facile perché le serpi, come diceva Gardis, “erano dei maledetti lavativi che non avrebbero fatto un pattugliamento neppure sotto tortura”. Grazie al Cielo gli Hufflepuff erano più condiscendenti e si sarebbero prestati ad alzarsi alle due di notte per fare un giretto per la scuola, salvo poi riaddormentarsi, beh, quello era lo scotto da pagare.

Di Corvonero poteva fidarsi, ma ne avevano già delle loro con la stanza del Caposcuola e quella del Prefetto allagata, lo stesso valeva per il bagno dei Prefetti e la stanza dormitorio n°2. C’erano persone che dormivano sul divano da una settimana, poveretti.

-          Questo è il vostro nuovo orario di ronda – disse sventolando una tabella e appendendola nella bacheca in corridoio – mi raccomando la puntualità

Due ragazze si affacciarono, lo consultarono e annuirono, che soddisfazione! Il battitore di serpeverde sbuffò, lo guardò male e tornò in camera.

Rudiger gli passò accanto, battè una mano sulla spalla con compassione e tornò al suo compito o qualsiasi cosa fosse quello che aveva in mano.

C’era un motivo se era finito a Corvonero?

Vide la faccia di Leonard alla porta, poi il biondo gli sorrise

-          Chris, puoi venire un minuto?

Felice di sottrarsi agli sguardi degli altri verde-argento che lo scrutavano come se avesse avuto la lebbra, fu felice di mollare la sua tabella e di andare verso di lui.

 

*          *          *

 

Gardis guardò il fratello che si alzava e andava alla porta per poi chiamare qualcuno: non capiva.

Poi vide Kitt entrare dalla e suo fratello chiudere  e la cosa non le piacque per niente.

 

Leonard rimirò compiaciuto l’idea che si stava formando nel suo sadico cervellino, poteva prendere non due, ma tre piccioni con una fava! Innanzi tutto avrebbe risposto a tutte le domande di sua sorella senza essere direttamente interessato e poi avrebbe potuto mettere un po’ alla prova questo benedetto Ravenclaw decisamente troppo santo e decidere più o meno cosa provava nei confronti della piccola Malfoy; e per finire, che era la cosa che gli interessava di più, sarebbe finalmente riuscito a conquistare un punto nei confronti della sua vispa sorellina e vederla un po’ alle strette.

Era stato davvero un colpo di fortuna, non si fidava a lasciarla tra le braccia di Rudiger, ci prendeva sempre troppo gusto e ultimamente pareva improvvisamente essersi accorto che la bella Malfoy era una donna.

 

-          Ciao! – salutò allegro il moro entrando dalla porta e chiedendosi cosa stesse accadendo e perché l’altro Caposcuola lo volesse lì, pregò che non avesse saputo di quello che era successo quella mattina, ma dalla reazione di Gardis, che arrossì e accennò un gesto col capo, dedusse che di certo lei non era andata a raccontarglielo.

-          Siediti lì, per favore – sentire quelle parole da uno come Malfoy era un caso più unico che raro

Christopher si accomodò sul letto e aspettò mentre un grosso punto di domanda gli ronzava in testa e il sorriso di Leonard si propagava da orecchio ad orecchio, soprattutto quando Gardis si affrettò ad alzarsi e a camminare per la stanza sopra il prezioso tappeto del fratello

-          Tu dove vai… - la riprese afferrandola per un gomito e affiancandola.

 

Chissà perché ma sentiva che c’era qualcosa che puzzava di bruciato…

Leonard si puntò un indice al mento, pensò e poi la spostò con un po’ di malgarbo di fronte all’altro ragazzo che seguiva quei movimenti quasi stordito.

-          Kitt, potresti andare un po’ più indietro? – l’altro obbedì sistemandosi sulle calde trapunte e continuando a non capire

-          Bene, tu siediti lì – e con noncuranza, Leonard le indicò il piccolo pezzo di materasso che era rimasto libero tra le ginocchia dell’altro

La sorella fece tanto d’occhi e scosse la testa

-          Tu sei pazzo! – quasi urlò contro il biondo

-          Non fare storie – bofonchiò invece questo e, dandole un colpetto sulla spalla la spinse proprio dove voleva, lei pestò un piede al giovane Black per sbaglio

-          Mi dispiace – disse imbarazzata trovandosi in una posizione decisamente equivoca

-          Non importa – Kitt cominciava ad essere seriamente preoccupato

Leonard scrutò la scena e scosse la testa incrociando le braccia sul petto

-          E’ come vede due funghi attaccati ad un tronco… su sorellina, non essere così amorfa

-          Amorfo lo sarai tu – sbuffò lei imbarazzata, cominciando ad intuire quali fossero le reali intenzioni del fratello

Sospirando come se fosse stato alle prese con una equipe poco professionale, il Principe delle Serpi si spostò dalla sua postazione, prese un braccio dell’altro Caposcuola e con quello cinse la vita della sorella.

La sua regola aurea avrebbe voluto che l’altra mano fosse audacemente impegnata su una gamba, ma dubitava che sua sorella avrebbe permesso tanto perfino al suo migliore amico, e, ad ogni modo, doveva anche ricordarsi che non era lì per vendere la sua virtù, oltre al fatto che quei due non erano minimamente così arditi, quantomeno lui, lei era troppo presto per dirne…

Dunque, dove poteva mettere l’altra mano? Beh, in mancanza di meglio circondò anche con quella la vita sottile della bionda che stava andando direttamente in iperventilazione, presto il suo cervello avrebbe cominciato a mandare messaggi di errore per temperature eccessivamente elevate.

 

Chris si lasciò guidare dal biondo alzando circospetto le sopracciglia e arrossendo ogni volta che una parte del suo corpo entrava in contatto con quello della piccola Gryffindor

-          Che costa staresti facendo? – domandò alla serpe, sempre più teso

-          Gardis deve fare pratica – rispose asciutto l’altro continuando a sistemargli la camicia e la posizione delle gambe e dei piedi, come un sarto che aggiusta l’abito sulle modelle, ovviamente si astenne accuratamente dal dire su “cosa” lei dovesse fare pratica e Kitt non ebbe il coraggio di chiederlo, ormai certo che la sua morte sarebbe stata prossima, soprattutto dopo quanto avvenuto quella mattina e, a questo punto, era seriamente indeciso se a causarla sarebbe stato l’augusto fratello di lei, lei stessa oppure il suo autocontrollo.

 

Malfoy si allontanò un attimo e contemplò la sua opera

-          Gardis, rilassati, mica ti mangia… manda indietro quella schiena, sembri un manico di scopa!

-          Vorrei vedere te – borbottò risentita quella muovendo appena il muscolo della spalla come risposta alla richiesta del fratello che, a sua volta, sospirò in maniera melodrammatica scuotendo il capo

Lui le rivolse un ghigno made-in-malfoy e ignorò le sue proteste

-          Dovresti tirare su i capelli – annunciò scuotendo nuovamente il capo – il collo è una parte sensuale da mostrare

Kitt implorò che non lo facesse, i capelli di Gardis avevano sempre un brutto effetto su di lui e non era il caso che il fratello di lei peggiorasse lo stato mentale di confusione in cui si trovava al momento, più che mai incerto su dove mettere le mani che gli parevano sempre troppo vicine a qualche punto poco indicato.

-          Siete la coppia meno sensuale che abbia visto in tutta la mia vita – annunciò infine il capo della Casa verde-argento – ma non è colpa tua, Chris, è mia sorella che assomiglia più a una ramazza che ad un essere femminile

Chris pregò che lo fosse davvero: ma cosa volevano da lui? Che la violentasse? Perché erano pericolosamente vicini…

 

*          *          *

 

Qualcuno bussò alla porta tre volte e subito dopo i capelli color caramello di Rudiger, accompagnati da due occhi divertiti fecero capolino dalla porta senza aspettare la risposta del proprietario della camera

-          Senti Leonard, io… - si fermò interdetto e divertito di fronte alla scena con Christopher che teneva rigidamente tra le braccia la sorellina del loro Caposcuola, questa che pareva seduta su un materasso di chiodi e il fratello di lei che scuoteva la testa come Michelangelo di fronte al David: la cosa aveva del ridicolo e dell’assurdo, ma in quel momento si sentì leggermente più vicino al suo obiettivo: pareva che Leonard collaborasse – cosa state facendo? – chiese poi, dimenticando il motivo della sua venuta

-          Un esperimento scientifico – bofonchiò lo Slytherin - cosa c’è? – s’informò poi, distraendosi dalle migliorie che poteva apportare ai due seduti

-          Ah, sì, beh, ecco, era per i turni di ronda, volevo che venissi a darci un’occhiata e ne discutessimo perché…

-          Arrivo

-          Ehi, no aspetta! – sua sorella tentò di alzarsi e fermarlo

-          Tu resta lì – la ammonì severamente come ogni tanto faceva la mamma, con lo stesso tono autorevole tanto che a lei non rimase che starsene ferma nella sua bara di spine – io vado a controllare gli orari, voi due vedete di fare pratica e, Gardis, vedi di non alzarti! – tuonò

E senza curarsi di eventuali conseguenze, più che certo che Chris non le avrebbe fatto del male, chiuse la porta dietro di sé e s’incamminò per il corridoio assieme al suo Prefetto

-          Un esperimento scientifico? – domandò riluttante il Ravenclaw

-          Non chiedere a me, è una delle malsane idee di mio fratello – alquanto malsane, si premurò di sottolineare la mente di lui

-          Lo trovo alquanto imbarazzante – aggiunse poi lui, spostando una mano e non sapendosi decidere su dove posarla, lei sbuffò e se la riposò su una gamba, tanto peggio di così… - com’è che a tuo fratello è venuta quest’idea? Gli hai raccontato di quello che è successo stamattina?

-          Che scherzi? Certo che NO! – gli strillò in un orecchio lei – io ero venuta solo per gli accompagnatori dei gruppi di studenti! – ok, era una mezza verità, ma Kitt non doveva assolutamente sapere che era stato l’involontario protagonista di una imbarazzante discussione tra fratelli, protagonista che, peraltro, ignorava anche uno dei due partecipanti al dibattito

A quel punto l’unica risposta era che Leonard dovesse essere impazzito, completamente.

-          Dì un po’, per cosa staresti facendo pratica? Su come perdere la tua verginità onorevolmente?

-          Finiscila, stupido, mi dà fastidio quando parli così – soprattutto perché stonava leggermente con l’idea di bravo ragazzo che generalmente dava

-          E allora? – era saggio dirglielo? Poteva rimanere il segreto del secolo, ma se ne avesse fatto parola con lui come minimo le avrebbe riso dietro ogni volta che l’avrebbe guardata in faccia… Kitt era stranamente sadico nei suoi confronti. E politicamente scorretto. – d’accordo, per abbracciare un ragazzo – sputò infine

Oh Cielo, che suo fratello avesse deciso di venderla alle aste?

-          Perché?

-          Come perché, sei tu il primo che mi dice che sono ingenua, figurati cosa devo sembrare ai suoi occhi!

-          E perché devo essere io a tenerti in braccio, allora? – indagò schiarendosi la gola

-          Peso?

-          No, certo

-          E allora?

-          Beh, sai, non mi fa tanto bene dopo quello che è successo stamattina…

Lei avvampò e fece per divincolarsi, peccato che Kitt alla fine si stesse divertendo alle sue spalle e il risultato fu che lei gli infilò per sbaglio un gomito tra le costole e finì per scusarsi un’altra volta, rimanendosene al suo posto.

Lui spostò una gamba e la risistemò sulle sue ginocchia, felice che non fosse scappata, e cercò un argomento di conversazione neutrale che non portasse la sua mente a rivivere ciò che era accaduto al risveglio

-          Sai, mi sembra di tornare piccolo, quando ero bambino facevo sempre giocare mio fratello a cavallino…

-          Ah sì? – lei parve un tantino risentita da quelle parole: assomigliava a Lachlan da piccolo? Forse suo fratello aveva ragione a preoccuparsi per lei

-          Vuoi giocare?

-          No, mi verrebbe il mal di mare – lui rise e con le braccia ancora intorno alla vita l’attirò di più verso di sé

-          Immagino che tu mi stia odiando – decisamente troppo perspicace, accidenti all’intelligenza dei corvi

-          Perché? – e rieccola la fase dei perché… piuttosto fuori luogo, se poteva anche permettersi un’opinione nei confronti di se stessa

-          Beh, perché non si dovrebbe tenere una ragazza come il proprio fratellino neonato, possibile che tu non sappia neppure questo? – colpita e affondata. Si cercava di salvare almeno le apparenze…

Sbuffò

-          E cosa ci sarebbe di diverso? – lui ridacchiò e spostò una mano più in alto e una più in basso

-          Innanzi tutto – cominciò – le mani vanno tenuto almeno così perché non si sta afferrando un sacco di patate – però, che acume… perché non ci avevano pensato prima? – poi dovresti disincrociare questi piedi – e muovendo appena la gamba fece scendere quelle di lei lungo le coperte pendenti del letto – e per finire… - esercitando una leggera pressione sullo stomaco, lei rilassò la schiena finchè con avvertì sulla propria spina dorsale, oltre la stoffa, la riga di bottoni della camicia di lui

-          Come sai tutte queste cose? – Chris ridacchiò ancora trovando la cosa molto divertente

-          Sono un Corvonero, la teoria è il mio forte

-          Mh… - beh, avrebbe potuto aggiungere anche la “pratica”…

 

Rimasero così un po’ mentre lui chiudeva gli occhi e appoggiava la testa alla sua spalla, rilassandosi tranquillo.

Dal canto suo, lei vide la sua espressione e decise che non era il caso di agitarsi, dopotutto, cosa poteva succedere?

Fissò la porta che era ancora chiusa, poi voltò lo sguardo alla sua destra studiando appena il viso del suo amico appoggiato con innocenza sulla sua spalla

-          Kitt? – domandò piano temendo che dormisse e, quindi, di svegliarlo

La risposta fu un brontolio sommesso mentre lui non aprì neppure gli occhi e Gardis ringraziò, averlo ad una distanza così ravvicinata poteva essere un bel problema…

-          Kitt, che facciamo adesso? Leonard non torna…

Il ragazzo non parve particolarmente interessato alla cosa, ma aprì un occhio e lei intravide un sorriso distendergli le labbra.

-          Stai tranquilla, si sta così bene…

Gardis avvertì il fiato caldo dietro l’orecchio e rabbrividì nonostante avesse deciso di non muoversi per non strapparlo alla sua meditazione, o qualsiasi cosa fosse.

-          Perché tremi? – le domandò lui

-          Mi hai fatto il solletico – si giustificò rabbrividendo nuovamente dopo che lui aveva parlato

-          Sul serio? – lei arrossì appena e annuì

-          Beh, in quel caso…

Senza aspettare altro, lui spostò la bocca dietro l’orecchio e posò appena le labbra all’arcata, lei avvampò totalmente, rimanendo immobile come si fa quando si viene puntati dagli orsi grizzly

-          E ora – domandò di nuovo il Corvonero spostando lentamente le labbra fino al lobo, lei avvertì di nuovo il calore dietro la nuca, non era il caso di rispondere perché di certo Christopher aveva avvertito i suoi brividi

-          Che cosa stai facendo? – indagò poco tranquilla la bionda cercando di divincolarsi senza successo

-          Gratifico il mio io maschile – lei alzò scettica un sopracciglio – beh, non sta mica bene che tu mi abbia fatto quel che hai fatto questa mattina e io non ti punisca…

Oh cielo, sembrava di essere in qualche filmino porno! Che non le dicessero che era così perché prendeva suo fratello e il suo migliore amico e li scaraventava entrambi giù dalla Torre di Astronomia!

-          Kitt, non sono affatto tranquilla – si premurò di fargli notare con aria severa, lui non se ne curò e la bocca si spostò ancora sulla curva del collo mentre una mano stava giocherellando con i suoi capelli

-          Ah sì? – che risposta soddisfacente…

-          Sì e smettila di farmi venire i brividi – si stizzì levandogli la ciocca dalle dita. Poco danno perché lui, come al solito, se ne prese un’altra

Promemoria: raparsi a zero.

-          Cosa vuoi che siano un po’ di brividi rispetto all’acqua fredda di questa mattina…

Rammentando quello che era accaduto, non ebbe il coraggio di fermarlo, anche se le labbra calde erano arrivate ad incontrare il bordo ripiegato del colletto della camicia, eppoi non era così male, le pareva così naturale…

Mammina, non era che l’indole pervertita di suo padre e suo fratello stesse prendendo il sopravvento anche su di lei?

Ma dopotutto, sarebbe stata davvero stupida se avesse fermato proprio l’unica persona che le piacesse, chissà poi cosa aveva in mente questa, sembrava stare su un altro mondo.

Istintivamente alzò il mento quando lui le baciò la pelle sotto il collo e la clavicola e pregò di non gemere, non sarebbe stato né fine né appropriato, non erano in uno di quei romanzetti rosa che lei ed Hestia leggevano quando erano tristi.

 

Kitt era fine come suo solito, anche se le stava baciando il collo nella maniera più peccaminosa che riuscisse ad immaginare non aveva spostato di un millimetro le mani, non le aveva alzato la gonna né palpato il sedere; era anche per questi dettagli che le piaceva più di tutti gli altri, perché era tranquillo e non si agitava e faceva il suo lavoro senza parlare troppo, agiva.

E adesso stava agendo fin troppo.

 

Una mano si mosse e slacciò il terzo bottone della camicia della divisa, a lei parve strano e, in effetti, forse si stavano definitivamente spingendo troppo oltre: cosa sarebbe successo se Leonard fosse entrato proprio in quel momento?

Suo fratello la trattava peggio di uno straccio da pavimenti, ma diventava stranamente aggressivo quando una persona si avvicinava emotivamente troppo, tollerava Potter e Weasley perché si conoscevano da una vita (e il padre di Jacob era stato il padrino di Leonard), ma con tutti gli altri si comportava come se gli stessero trattando male qualcosa che gli apparteneva e alla fine fuggivano tutti disperati.

 

Con Chris le cose erano andate diverse, non l’aveva mai percepito come una minaccia e quindi gli aveva consentito di stare vicino alla sorella, soprattutto perché, lo sapeva, Leonard se n’era accorto, quella che voleva avvicinarsi era lei, non lui.

All’inizio suo fratello e Kitt avevano comunicato poco, ma con l’arrivo di Rudiger, terzo membro del trio più bello della scuola, e la loro nomina a Prefetti erano cambiate diverse cose: spesso Chris era il mediatore tra loro due Malfoy e riusciva a mettere pace con la sua tranquillità tra quei due uragani, poi era sempre allegro e contento.

E lui e Leonard e Rudiger avevano stretto un’amicizia piuttosto stabile.

Ma nonostante tutto questo, suo fratello non avrebbe esitato un attimo a depennarlo e infilarlo nella lista nera se avesse avuto anche solo il sospetto che l’interesse del Black nei confronti della giovane Gryffindor fosse diverso dalla semplice amicizia.

 

Quello che Gardis però non sapeva era che, sotto sotto, tra tutti quelli che aveva visto, Christopher era l’unico per cui Leonard parteggiasse davvero e, forse, gli avrebbe anche concesso di diventare il ragazzo i sua sorella, con le dovute clausole, certo.

 

La bocca del Ravenclaw si posò affianco allo sterno e lì rimase: non era un po’ troppo in basso? Suggerì una vocina dentro di lei?

Ma non era ancora sufficientemente sveglia dai suoi pensieri per curarsi di spiritelli curiosi che le svolazzavano nella mente assieme alla miriade di pensieri che già aveva… e continuava ad essere così bello… attraverso quei gesti, così poco da lui, Kitt riusciva a trasmetterle la sua tranquillità, dopotutto ne sapeva davvero troppo poco sul sesso e sull’amore per essere una Malfoy.

 

Al’improvviso sentì il rumore della maniglia della porta che veniva girata e si riscosse dallo stato di sonnambulismo, anzi, no, di assuefazione in cui si era calata per tutto quel tempo.

Avvertendo lo stesso suono, Kitt alzò la testa e la riportò dritta mentre lei si avvide di un segnetto rosso tra la clavicola e l’attaccatura del seno; rapidamente cercò di coprirsi con la camicia e di spostare la mano che ora teneva appoggiata alla spalla del Corvonero, quando ci era finita lì? E perché  adesso si trovava tutta voltata verso di lui?

Non ricordava di aver fatto tutto quello…

 

*          *          *

 

Leonard entrò nella sua camera e si guardò attorno: che avesse visto o sentito qualcosa di strano? Dopo essersi resa conto che lei e Kitt erano andati “piuttosto in là” cominciava a temere che tutti si accorgessero di quello che era successo.

Ma a Leonard pareva tutto come l’aveva lasciato, sua sorella stava ancora sulle ginocchia del Prefetto dei corvi, forse un po’ più rilassata, ma nulla.

Anche se pareva stranamente rossa…

Glielo chiese

-          Perché tieni la stufa accesa, non senti che c’è un caldo che si muore?

Come al solito acida come un limone, eh, non era proprio cambiato nulla… l’aveva lasciata lì sperando che si addolcisse un poco, magari che Christopher, influenzato dall’ambiente in cui si trovava, mettesse finalmente a tacere quella sua boccuccia saccente a forma di cuore nel modo più antico del mondo (e no, non intendeva uccidendola), ma evidentemente quei due erano davvero troppo controllati.

Insomma, ci aveva solo guadagnato di aver sfruttato il suo presunto migliore amico come seggiolino per sua sorella, forse avrebbe dovuto scusarsi con lui.

 

Insomma, con quella specie di banshee non c’era proprio niente da fare, e dire che credeva che fosse pure la giornata giusta, soprattutto dopo le strambe domande che gli aveva rifilato come colazione!

Povero Chris… se mai fosse uscito con lei sarebbe stato costretto ad una perpetua astinenza.

 

-          Come va l’”esperimento scientifico”? – chiese giulivo come sempre Greengrass

-          Una merda – fu il candido commento dell’ex Slytherin accendendosi nervoso una sigaretta – sorellina, tornatene in quella Torre di malati di mente frigidi e vedi di restarci – borbottò facendo un tiro – sei la disperazione di ogni essere maschile

Gardis, offesa, si alzò in piedi, risistemò la gonna e uscì impettita e irritata

-          Aspettami – le gridò dietro il moro andandole dietro

-          Chris, perdonala, è un blocco di marmo, mi rendo conto che per te deve essere stato terribile…

Black si limitò a lanciargli un sorriso ambiguo e a correre all’inseguimento della ragazza che, di sicuro, sarebbe stata capace di fare due volte il giro del mondo visto l’umore che aveva e non poteva biasimarla perché Leonard era arrivato proprio sul più bello.

Quantomeno per lui.

 

Il Caposcuola delle serpi scosse la testa mentre l’altro si serviva di una sigaretta e sistemava sul bracciolo della poltrona, divertito.

Che strano, ricordava che sua sorella abbottonasse tutti i pomelli tranne gli ultimi due, come mai ne aveva tre slacciati?

Dettagli…

 

*          *          *

 

Christopher la rincorse per le scale che dal sotterraneo salivano verso i piani superiori, non poteva negare che avesse un buon passo, poi, finalmente, la raggiunse, afferrandola appena per la mano: doveva essere furiosa.

Ma quando la bionda voltò la testa verso di lui si stupì di quel che lesse sul suo viso, rosso e imbarazzato, con le lacrime agli occhi che minacciavano di sgorgarle ad ogni istante.

Lei alzò appena gli occhi di due colori differenti su di lui e poi riabbassò lo sguardo mentre la prima, furtiva lacrima rigava la sua guancia e scendeva fino al mento che poco prima lui aveva baciato.

Si sentì un verme

-          Io… mi…

-          Mio fratello è così cretino – biascicò singhiozzando – lui… lui dice tante cose cattive – tirò appena su col naso – ma mi umilia così tanto di fronte alle persone a cui voglio bene… lui non capisce! Lui pensa che io sia solo una stupidissima bambola!

Verme non era la parola più adatta a definirsi e, nonostante la sua buona educazione, gli vennero in mente una sfilza di epiteti che raramente gli erano usciti dalla bocca, se non mai.

Si sentì terribilmente in colpa per lei, in fondo era anche colpa sua se piangeva.

Allungò un braccio e attirò la testa più vicino finchè lei non l’appoggiò sul suo petto, a quel punto le circondò le spalle e aspettò che si sfogasse, era l’unica cosa che poteva fare.

 

Singhiozzava, la piccola Malfoy, bagnandogli la camicia candida e stringendo tra i pugni la tela bianca di cotone costoso, muovendo appena la fronte, cercando di avvicinarsi sempre più a quella luce, l’unica che vedesse in quel momento, l’unico appiglio a cui potesse aggrapparsi per non sprofondare nel baratro della disperazione.

 

Non era frigida e non voleva che Kitt lo pensasse, perché suo fratello era così insensibile? Dopotutto se n’era accorto anche lui che le piaceva…

E allora perché diventava così scostante, perché faceva quell’umorismo nero su di lei in sua presenza, perché? Leonard sapeva controllarsi, perché diceva quelle cattiverie?

Kitt era l’unico che la capisse, l’unica persona che riuscisse a vedere il suo lato positivo tra i tanti oscuri, a lui non importava degli altri, cercava il meglio delle persone e lo tirava fuori, per questo stava così bene con lui.

Voleva che a Kitt piacesse quella piccola parte di lei chiara e luminosa, ma si rendeva conto che difficilmente sarebbe riuscita a scorgerla tutta tra le ombre e le cattiverie.

Povero Chris, lo coinvolgeva su una barca che colava a picco per averlo vicino, questo non poteva essere innamorati perché quando lo si è si vuole il bene dell’altro anche a costo del proprio.

Eppure non aveva il coraggio di lasciarlo.

Stava distruggendo un innocente.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: rieccoci! Passato ferragosto (perdonatemi, mi ero completamente svanita di aver aggiornato proprio il 15) torniamo con una nuova parte della storia.

Ammetto che su qualche punto l’ho buttata volutamente un po’ sul ridere: Leonard che è un bravo vampiro serio e composto aveva bisogno di una sufficiente dose di ironia o mi sarebbe diventato davvero insopportabile, affettato come è, era giusto che anche lui avesse la sua situazione di disagio.

Rudiger invece è quello che non si scompone mai, potrebbe entrare in una camera senza bussare e non rimanere assolutamente traumatizzato da quello che troverebbe all’interno, questo è il suo lato migliore (oltre ad una generosa dose di desiderio di accasare quelli che lui ritiene perfetti).

Beh, mi rendo conto che non compaiono molti personaggi, ma io spero che il capitolo vi sia ugualmente piaciuto quindi aspetto di leggere i vostri commenti! Ciao e a presto, Nyssa

 

Whateverhappened: sì, direi che ultimamente l’affetto di Kitt è piuttosto palese.

E ci vedrei benissimo anche io Gardis a usare gli incantesimi di fuoco di Sailor Mars, anche se forse si rifiuterebbe di mettere delle gonnelline così striminzite.

Beh, ogni tanto mi piace vedere come reagisco Leonard a situazioni strambe e questa sembrava calzargli a pennello, così ho provato e direi che ci sta proprio a fare l’altero professore, anche se, poveretto, non stava capendo molto, però poi si è rifatto nella seconda parte.

Spero che il cappy ti sia piaciuto, a presto e un bacio! Nyssa

 

Hollina: beh, allora più chiare di questo capitolo è un po’ difficile perché le ho messe veramente a nudo ^_^

Spero che ti sia piaciuto e aspetto il tuo commento, ciao e a presto! Nyssa

 

Arwen_90: sì, in effetti Gardis e Kitt sono una strana coppia. Lei è moooooooolto ingenua e lui, poverino, è una vittima delle circostanze che sta cercando di scongiurare il peggio, sfortunatamente, però, sia il destino che l’autrice stanno considerando solo parzialmente i suoi tentativi di salvezza mentale e, come era accaduto nell’altra storia, i miei personaggi cominciano ad avere seriamente bisogno di un bravo psicanalista.

Sono contenta che tu riesca a seguire gli intrecci, a volte mi pare sempre di ingarbugliare un po’ troppo le vicende, ma sapendo così posso lasciarmi andare…

Beh, spero che questo capitolo ti sia piaciuto quindi aspetto ansiosa la tua recensione, a presto e un bacio! Nyssa

 

DragonSlave: come ho detto volevo un po’ levare a Leonard quell’espressione imperturbabile, ogni tanto diventa troppo serio, proprio come Draco, quindi bisogna condirlo con un po’ di umorismo.

Sì, direi che il rapporto tra Gardis e Leonard è il più classico dei classici: litigano e si vogliono un bene dell’anima, ma non potrebbe essere diversamente, non so se sarei mai riuscita a scrivere una fic dove i figli di Draco ed Herm non vanno seriamente d’accordo… penso che sia impossibile con due genitori del genere ^_^

Beh, in che senso piccoli indizi? Kitt è un enigma umano, io che scrivo sto ancora cercando di risolverlo nel migliore dei modi, quindi non credo che sarei molto brava a spiegare di lui, probabilmente si capisce di più con il prosieguo della storia, ma se hai qualche domanda falla pure, cercherò di rispondere tentando di non spoilerare troppo.

Beh, mi auguro che anche il nono aggiornamento ti sia piaciuto e aspetto la tua recensione, sono molto curiosa! Un bacione grande, Nyssa

 

Killkenny: Love Hina è meraviglioso, non ho letto il manga, ma ho guardato per un po’ l’anime e mi piaceva parecchio, era molto divertente, anche se alla fine Negima rimane il mio preferito tra le opere di Akamatsu

Beh, Leonard metterà senz’altro in atto i suoi propositi, se riuscirà a decidere se uccidere Kitt o farlo diventare il ragazzo della sorella, trovo che sia ancora parecchio indeciso, eppoi non è detto che debba necessariamente sapere di quanto accaduto ^^

Spero che ti piaccia anche questo capitolo, a presto! Nyssa

 

Vavva: mi fai felicissima a dirmi che è il capitolo più bello, sono contenta, in effetti ci sono parecchio affezionata (l’autrice si affeziona ai capitolo… >_>). Se hai trovato esilarante il precedente, allora sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo, qui sì che era volutamente ironico (sempre per cercare di sgelare un po’ Leonard e fargli perdere la calma).

Che Gardis sia ingenua è un dato di fatto e che Kitt non sappia più come comportarsi con lei è l’altra verità fondamentale, ma alla fine credo che lui le sarebbe sempre amico, la loro amicizia è molto più salda del loro appena accennato amore, quella certo non crollerà con poco, anche se Gardis lo pensa ad ogni momento perché ha sempre paura di perderlo.

Ehehe, spero che anche la reazione di Leonard sia stata abbastanza divertente e mi auguro che il capitolo ti sia piaciuto quindi aspetto trepidante di sapere! A presto e un grandissimo bacio, Nyssa

 

Nikki Potter: nessuno è immune al fascino Malfoy, neppure un Black. Forse dovevo intitolarlo così il chappy

Beh, sì. Gardis assomiglia tanto a sua madre, ma caratterialmente è completamente diversa e parla decisamente più colorito (questa è colpa di Draco).

Spero che la reazione di Leonard non ti abbia deluso, come ho spiegato prima, ho cercato di fargli un po’ perdere quell’alterigia che ha sempre, dopotutto con sua sorella non è il caso che faccia tanto lo spavaldo, si conoscono da una vita e con ogni probabilità lei ricorda ancora quando gli hanno cambiato l’ultimo pannolino…

Sì, il rapporto di Leonard e Gardis è molto classico, il solito litigo perché ti voglio bene, ma credo che nel loro caso sia abbastanza calzante, dopotutto assomigliano talmente ai loro genitori che non sarei riuscita a vederne uno differente.

Grazie dei bellissimi complimenti che mi hai fatto, spero che anche il nono sia interessante e divertente come il primo, fammi sapere presto! Sono curiosa di conoscere le tue opinioni al proposito ^_^

Beh, a presto e un bacione grande grande, Nyssa

 

Lord Martiya: ti ringrazio di tutte le licenze che mi hai dato sul tuo personaggio, in effetti sarebbe diventato un po’ difficile farlo parlare del suo passato quando a Hogwarts, in quel periodo, ci sarà parecchio altro di cui discutere, specie tra i protagonisti della storia.

Vedrò di trovare un modo per sottolineare le sue origini come mi hai chiesto, spero di riuscirci bene, non ho mai utilizzato personaggi di autori che non conosco assolutamente =P

Mi sa che il tuo consiglio a Kitt non verrà preso molto in esame, Kitt sa perfettamente cosa prova (ora), ma sa anche perfettamente cosa deve e vuole fare e se non lo fa c’è un motivo…

Spero che ti piaccia lo stesso anche questo capitolo, ciao e a presto! Nyssa

 

_Nana_:beh, l’enigma Leonard è presto svelato. Kitt e Gardis come Harry ed Herm? Beh, forse per il momento, ma non lo sono affatto, però bisogna ammettere che c’è ancora un bel pezzo di storia da sviluppare e i personaggi cambiano, anche se ammetto che Chris non diventerà mai un Draco2 o qualcosa del genere, per quello basta e avanza Leonard ^^

Spero che ti piaccia anche questo capitolo, aspetto di sapere, ciao e a presto, Nyssa

 

Lorelei_88: innanzi tutto benvenuta! Eppoi volevo ringraziarti per tutti i complimenti che mi hai fatto, mi hai resa davvero contenta ^^ sono molto felice che le storie di stiano piacendo, certo, ormai il finale delle Relazioni è scontato, ma credo che lo fosse già dal principio, quantomeno per la coppia protagonista =P

Sono contenta che il mio sforzo di rendere adeguatamente i personaggi non sia stato vano e spero che la vicenda continui a interessarti così come anche questo nuovo aggiornamento! A presto e grazie mille ancora! Nyssa

 

Akiko:, puoi usare l’indirizzo come contatto, è uguale.

Allora, passiamo al capitolo: capolavoro forse è un po’ eccessivo, ma mi fa davvero tanto tanto piacere sapere che ti è piaciuto e grazie infinite per tutti i bei complimenti che gli hai fatto, tu gonfi di boria l’autrice!

Sì, Kitt era davvero disperato, ma lui lo faceva perché le voleva bene e lei… beh, lei voleva solo andarsene a dormire, troppo stanca per pensare alle serie conseguenze che abbiamo avuto.

L’idea di Heidi non sarebbe male, ma credo che come rappresentazione teatrale Peter Pan sia più indicata, non credo che i protagonisti collaborerebbero… di certo Leonard rifiuterà di fare nonno Tobias e Kitt è già sufficientemente scandalizzato dal vestito che gli hanno fatto per acconsentire a mascherarsi da femminuccia e a cantare per un palco…

Gli altri Potter e Weasley e le altre Longbottom non so se li farò entrare, la mole dei personaggi rischia di salire un po’ troppo per le mie capacità di gestione e quando ne aggiungo di nuovi non sono mai capace di lasciarli a fare il contorno, devo trovare una storia anche per loro, solo che al momento non me ne vengono…

Vabbè, sto divagando, torniamo al capitolo, io spero davvero che ti sia piaciuto e non vedo l’ora di leggere il tuo commento, sono molto curiosa in proposito ^-^

Aspetto di sapere, un bacione grande grande grande! Nyssa

 

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Capitolo 10
*** L'ombra dei sentimenti ***


Più la teneva tra le braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza

Più la teneva tra le braccia e più sentiva di essersi approfittato di lei e della sua innocenza.

Cosa ne sapeva lei degli uomini e delle donne per preoccuparsi di quello che stava avvenendo tra loro in quella camera del sotterraneo? Lui aveva sfruttato la sua ingenuità e per questo si sentiva uno schifo.

E il problema era che Gardis, invece, al posto che gridargli addosso di tutto per come si era comportato, al posto di prenderlo a schiaffi e sberle, al posto che mandarlo a quel paese gli stava piangendo tra le braccia senza l’intenzione di lasciarlo andare, senza voler mollare la presa al suo braccio e sulla sua camicia e più i minuti passavano più lui sentiva di averla tradita una volta in più.

 

Ogni volta che la vedeva, sapeva che stringere il rapporto tra di loro era uno sbaglio, ma gli riusciva inevitabile sorriderle, scherzare con lei ed essere davvero se stesso. Gardis l’attirava come una calamita a cui non poteva resistere.

E le aveva taciuto troppe cose di sé per sentirsi l’anima veramente in pace.

C’erano piccoli segreti anche tra amici, ma ci sono cose che, se si è davvero amici, bisognerebbe dire.

E il problema di un’amicizia è che, quando t’innamori, rischia di frantumarsi.

 

Nonostante lui fosse il nero del mondo, lei lo vedeva come la sua luce e questo era sbagliato, per lui che si illudeva e per lei che ci credeva. Ma non aveva il coraggio di dirle la verità perché era terribile e dolorosa e lei non doveva soffrire, quindi, le mentiva.

Ma non aveva neppure il fegato di confessarle quanto per lui lei era speciale, quando riuscisse a farlo sentire come gli altri, quanto affetto gli trasmettesse, un sentimento che nessuno gli aveva mai mostrato per davvero, non era capace di dichiararle tutto questo per paura che lei fuggisse e lo rifiutasse come aveva fatto con tutti i ragazzi che le avevano chiesto di uscire con lei.

E quindi le mentiva due volte.

Tutte e due per paura di vederla andare via e di non poterle correre dietro come adesso.

 

C’erano momenti in cui si malediceva e si imponeva di non pensare a lei come ad una sorella. C’erano altri che cercava di auto convincersi che l’affetto che li legava era puramente amichevole o, tutt’al più, fraterno.

Ma c’erano anche momenti che non poteva negare i suoi sentimenti.

 

La cosa migliore sarebbe stata allontanarla, ma loro due si cercavano in continuazione, volendo oppure no, si ritrovavano sempre alla ricerca l’uno dell’altro.

Ma lui sbagliava a cercarla perché il momento di dirle addio sarebbe stato molto più doloroso e lei sbagliava a cercarlo perché cercava una persona che non era solo ciò che appariva. E sbagliava perché, quando lui non fosse più riuscito a nascondere il suo vero affetto, quando esso si sarebbe manifestato nitidamente, la loro amicizia sarebbe andata in pezzi e il dolore sarebbe stato maggiore.

 

Ma come si fa a sopprimere i sentimenti? Neppure i malvagi ci riuscivano, come poteva lui, piccolo e insignificante essere umano?

 

Avrebbe dovuto allontanarla, scacciarla, forse in malo modo, in maniera che il processo di distacco si facesse meno doloroso, ma non ci riusciva, no, e lei continuava a stringerlo e l’unica cosa che lui riusciva a fare era la più sbagliata di tutte perché, con mano dolce e gentile le stava scompigliando i capelli e accarezzando la testa come una bambina, come tante volte aveva fatto col suo fratellino.

Si era lasciato parecchio andare quella mattina e anche poco prima, non avrebbe dovuto, ma Gardis lo liberava di tutto ciò che era la facciata di rispettabilità che si era posto davanti, essa crollava inesorabilmente e lei era l’unica che vedesse anche quello che c’era dietro, eppure era cieca.

 

Si diceva che nel Mondo Magico ognuno avesse un segreto da custodire gelosamente, anche lui aveva i suoi ed erano quelli che gli avrebbero rovinato la vita perché avrebbe dovuto porre al di sopra di ciò che amava qualcosa che disprezzava. Si sarebbe dovuto occupare di qualcosa che, per quanto lo riguardava, non contava quanto lei e quanto quel sogno impossibile di un futuro insieme.

 

Soffriva in questa duplice realtà che da una parte vedeva un mondo idilliaco e dall’altra una tetraggine spaventosa.

E l’unico collegamento tra le due era quel muro che la sua piccola amica faceva crollare di tanto in tanto e che le metteva finalmente in comunicazione, ma che, allo stesso tempo, lo faceva riflettere su quanto tenesse a lei e su come sarebbe stata straziante la sua vita.

 

Se anche Gardis avesse ricambiato i suoi sentimenti, se anche lei avesse provato ciò che sentiva lui, non le avrebbe comunque permesso di imbarcarsi in quel mondo in cui lui era cresciuto ed era per questo, anche per questo che non le confessava ciò che gli stringeva il cuore. Anche se lei l’avesse amato, l’avrebbe perduta per sempre: se le avesse detto tutto sarebbe scappata via, se invece fosse stata lei a confessarsi, non le avrebbe permesso di seguirlo; era una vita, quella futura, che non poteva vederli assieme.

Per questo era sbagliato che il loro rapporto continuasse ad infittirsi, per questo era sbagliato che solo a lui lei avesse permesso di vederla piangere, era sbagliato che si fosse fermata solo quando l’aveva toccata lui ed era sbagliato che lei si fosse lasciata andare solo quando era stato lui a baciarla.

 

Ma lei lo cercava e lo stringeva, come poteva lasciarla andare?

In un Ravenclaw la mente conta molto più del cuore, ma il suo cuore si stava ribellando e non gli permetteva di mandarla via, ma anzi la tratteneva, la coccolava.

E la sua mente diceva che era sbagliato, ma lo viveva come un sogno troppo bello.

Proprio la mente di un Corvonero che di sogni non sono capaci a farne.

 

*          *          *

 

Gardis si asciugò una lacrima.

Era stato così umiliante, così imbarazzante quello che suo fratello le aveva detto con tutto quel disprezzo nella voce…

Ma ciò che era appena successo e ciò che sentiva per Kitt l’avevano fatta fuggire, come poteva guardare in faccia il suo migliore amico quando Leonard stesso era il primo a dire tante cattiverie? E stranamente non su un suo possibile ragazzo, ma su di lei! Doveva essere il suo ultimo metodo, ferire lei perché mandasse via gli altri.

 

Kitt però le era corso dietro e quando l’aveva raggiunta non era riuscita a trattenersi ed era scoppiata a piangere come una bambina.

 

Chris l’aveva consolata, anche se aveva avvertito un cenno di esitazione prima di posarle la mano sulla testa a scompigliarle i capelli che diceva tanto di amare.

Ah, come avrebbe voluto che la parola amore fosse pronunciata nei suoi confronti e non in quelli dei suoi capelli!

 

Ancora singhiozzante aveva stretto la camicia di lui, i polsini fermati dai gemelli con lo stemma della sua Casa, e poi la mano, quella che lui teneva lunga sul fianco; era così strano tenere per mano un ragazzo… la sua mano era grande e forte confronto alla sua che spiccava, bianca e piccina.

Ogni tanto aveva desiderato nascere maschio, almeno nessuno le avrebbe detto che non era femminile, che non si camminava a quel modo, che non si parlava a quel modo e che non ci si comportava a quel modo, ma il Cielo l’aveva voluta donna e ne pagava le conseguenze, prima fra tutte un amore impossibile e irrealizzabile che avrebbe portato dolore ad entrambi.

A lei che non lo avrebbe mai visto ricambiato e a lui, che sarebbe stato costretto a rifiutarlo.

Non sapeva perché Kitt non volesse ragazze tra i piedi, ma di certo non voleva scoprirlo sulla sua pelle: se non lo avesse potuto avere come innamorato, allora sarebbe stata con lui come amico.

 

Perché a differenza di quello che tutti dicevano, a differenza di quello che tutti pensavano, Christopher aveva davvero bisogno di un vero amico.

La maggior parte delle persone credeva che lui fosse l’amico ideale, sempre pronto ad ascoltare e a consolare, ma c’erano dei dettagli che lei aveva visto e che dicevano che, anche se lui non parlava di sé, anche se non raccontava i fatti suoi, aveva bisogno davvero di qualcuno che stesse con lui e lo distraesse.

Non sapeva di quali pensieri era invasa la sua mente, ma erano tanti ed erano poco felici perché la sua espressione, quando gli altri non guardavano, era cupa e distante, lontana e triste.

La prima volta aveva visto questi suoi punti neri per caso, con ogni probabilità lui non avrebbe voluto mostrarglieli, ma da allora, forse proprio a causa di quanto avvenuto, non era più stato capace di nasconderli a sufficienza con lei.

I sentimenti aiutano senz’altro a capire coloro a cui si vuole bene perché si desidera la loro felicità e per fare questo si tenta di comprenderli.

 

Chi di loro due aveva più bisogno l’uno dell’altro?

 

-          Coraggio, ci sono io… - le stava dicendo Kitt, ma il problema era proprio che lui era lì, che lui esisteva! E come poteva spiegarglielo? Non avrebbe mai voluto… ah se si potessero nascondere i sentimenti, se si potesse vivere allo stesso modo per sempre… ma non aveva neppure molto tempo per riflettere su tutto ciò perché era ormai passato Halloween e tra un po’ di mesi lui si sarebbe diplomato e avrebbe lasciato la scuola.

Come sarebbe stata Hogwarts senza Kitt e senza Leonard?

Le rimanevano ancora i suoi amici di sempre, certo, ma

Era quasi curiosa di capire come si fosse sentito suo fratello il primo anno, prima che anche lei fosse ammessa a scuola. Chissà cosa aveva pensato quando aveva lasciato la casa dove era nato e cresciuto e la sua sorellina con cui era sempre insieme.

Per un anno intero erano rimasti separati e quando si erano incontrati di nuovo, a giugno, avevano sentito entrambi che qualcosa era cambiato.

 

-          Kitt, non mi lasciare, hai capito? – cercò di dirlo con un tono autoritario che suonasse come uno degli ordini che impartiva di solito con tanta foga, ma la voce incrinata, gli occhi rossi e il viso bagnato dal pianto lo resero un gracidio quasi ridicolo.

-          Tranquilla…

Era questo che la spaventava di Christopher, che non diceva di sì, che non rispondeva alle sue domande sul futuro: non aveva detto “sì”, aveva semplicemente detto qualcosa di adatto alla circostanza, come doveva interpretare quelle risposte, erano evasive? Perché non diceva di sì e poi fare come tutti, andare per la propria strada? Non la aiutava di certo facendo così…

-          Vieni, ti porto a vedere un posto fantastico! – le disse spiazzandola, prendendola per mano e, guardandosi furtivamente attorno nel corridoio, le fece imboccare delle scalette dietro un arazzo.

Asciugandosi gli occhi con la manica della camicia, piuttosto divertita, lo seguì mentre proseguivano per quel passaggio segreto.

La porticina in fondo si apriva in una sezione circolare da cui partiva una ripida scala di pietra che saliva a tornanti molto in alto

-          La vecchia Torre di Astronomia? – chiese sorridendo di nuovo mentre salivano

-          Ma allora lo conosci già! – lui fece una faccia delusa e arrabbiata, sospirando e arrivarono all’ultimo piano dove si aprivano le due porte – beh, tanto vale… godiamoci il panorama…

Aggiunse tirando fuori dalla tasca il mazzo di chiavi che portava sempre con sé e infilandone una nella toppa, spalancando poi con una certa difficoltà l’uscio invecchiato.

Come la porta fu aperta un venticello fresco invase l’aria roteando per la stanza rotonda e sollevando la polvere che da tempo era depositata sullo scrittoio, sui cuscini e sulle tende antiche.

-          Come conosci il mio rifugio segreto? – indagò il moro sbattendo un paio di teli per posarli sul pavimento e sedercisi

Lei, che era alla finestra, si voltò sorridente e felice; poteva non essere la prima volta che sentiva parlare della Torre di Atronomia, ma le aveva fatto un regalo bellissimo, non credeva che a scuola ci fosse un posto dove preferisse stare di quello.

Si inginocchiò di fianco a lui e, dalla tasca dei pantaloni neri di lui, estrasse il cerchio di ottone dove erano appese tutte le chiavi: i ripostigli, le aule chiuse di Babbanologia, Erbologia, quella del dormitorio sopra la serra, la Torre Nord… e anche qualcuna che non doveva stare lì, proprio come quella della Torre, lui come l’aveva avuta?

Poco male, la prese subito nel mucchio, si assomigliavano tutte, ma l’avrebbe riconosciuta tra mille altre, era la più malpresa e ossidata, era vero, ma non era per quello.

Rimanendo sempre in ginocchio sul pavimento duro e freddo, prese l’asta d’ottone lunga e spessa un dito, la rigirò tra le mani e affusolate e sorrise tra sé per poi voltare l’oggetto verso Kitt che la guardava senza capire; reggendo la chiave con la mano destra gli indicò una sottile incisione sul cilindro centrale con l’indice sinistro e continuò a sorridere, non il ghigno made-in-malfoy, ma un bel sorriso sereno

Draco ed Hermione

C’era scritto.

L’avevano fatto mamma e papà.

-          E’ il nome dei tuoi genitori, vero? – chiese stupito lui accorgendosi solo ora di quel dettaglio

-          Già

Lasciando il mazzo nelle sue mani, si alzò e andò alla finestra, era rotta proprio come ricordava dal pensatoio che sua madre aveva nascosto, ma evidentemente con non sufficiente accuratezza da mimetizzarlo agli occhi indagatori della figlia. Non aveva mai avuto il coraggio di guardare quell’avventura fino in fondo, ma conosceva un paio di cosette sui suoi genitori che loro non sapevano che sapesse.

-          Sai, mio fratello è stato concepito qui… - ammise senza imbarazzo percorrendo con l’indice destro il bordo frastagliato della vetrata in frantumi, era da lì che entrava l’aria fresca e pulita.

-          Leonard?

-          Già…

Gardis guardò fuori il bel panorama con qualche accenno bianco, presto sarebbe iniziato l’inverno e allora sarebbe stato tutto coperto dalla neve candida.

Distratta com’era, il vetro le tagliò appena il polpastrello della mano, Kitt, che era dietro di lei a guardare a sua volta, se ne accorse e prima che lei potesse tamponarsi il sangue con il fazzoletto, prese il dito di lei e se lo portò alla bocca; lei arrossì più del colore vermiglio che le usciva dalla pelle.

-          Gardis… io non posso prometterti che staremo insieme per sempre – ammise lui continuando a tenere la punta del dito tra le labbra, lei parve delusa da quelle parole e guardò altrove – ma

Lasciandole appena la mano, passò a sua volta il dito sulla superficie tagliente del vetro procurandosi un piccolo taglio da cui sgorgò del sangue, piuttosto scuro

-          Ma… ti faccio una promessa, ora: avrai sempre un posto speciale nel mio cuore. Io e te saremo amici per sempre…

Lei sorrise e lui le prese la mano e poggiò il taglio di lei sul suo mentre il sangue si mescolava

-          Nessuno può imbrogliare una promessa di sangue – aggiunse lui – volevo che ci unisse il legame indissolubile e questo vale fino alla morte, non importa quel che accade

-          Fino alla morteripetè lei, poi, scostando la mano, gli  prese il dito e leccò via il sangue.

E che non le dicessero che era un gesto strano, dopotutto era la sorella di un vampiro!

 

*          *          *

 

-          Ti va di chiacchierare un po’? – Gardis, seduta sul letto con il pigiama (e la biancheria) lo chiese con naturalezza.

Era quasi mezzanotte e sia lei che l’altro abitante della sua stanza, Kitt, stavano cercando di procrastinare il più possibile l’ora di coricarsi per paura che si ripetesse qualcosa come quella mattina.

 

Christopher abbassò gli occhi dal volume di Erbologia e la guardò.

Beh, tanto non poteva leggere tutta la notte… generalmente non aveva problemi a studiare le lezioni, ma quella sera gli si stavano davvero chiudendo gli occhi e la materia non era certo delle più avvincenti, magari era colpa della luce fioca e del calore del caminetto.

Ma sì, tanto cosa aveva da perdere?

Sorrise come assenso e, felice, lei battè un paio di volte la mano sul materasso per indicargli dove sedersi, dopotutto glielo doveva, era colpa sua se quel giorno lei si era sentita mortificata e poi messa a piangere.

 

Era stato davvero un verme ad approfittarsi così di lei, non ricordava di essere stato così maleducato con nessuna delle sue ex ragazze ufficiali, ma quella piccola strega, in tutti i sensi, gli faceva ribollire in sangue nelle vene in una maniera decisamente pericolosa.

Pregò che lei non cominciasse a pensare male di lui, dopotutto era stato un lapsus momentaneo. E sperò anche che non iniziasse ad avere dubbi circa il loro rapporto, non era il caso che venisse a chiedergli spiegazioni circa i sentimenti che aveva nei suoi confronti, non avrebbe saputo, potuto e dovuto risponderle.

 

Lasciando il tomo vetusto sul tavolino assieme a molti altri che non gli appartenevano, si sedette sul letto, appoggiò la schiena al cuscino della testiera e allungò i piedi, rilassandosi.

Gardis si mise nella stessa posizione, ma appoggiata al supporto in fondo, in modo che potessero guardarsi tranquillamente negli occhi come era usanza durante i loro discorsi.

 

-          Mi dispiace per oggi pomeriggio – si scusò lei – sono scoppiata a piangere come una bambina… sono davvero piagnucolona…

-          Nessuno si aspetta che le ragazze siano forzute e senza paura, vanno protette e coccolate – rispose con filosofia lui, lei sorrise, si vedeva che non aveva mai avuto una sorellina in casa o avrebbe cambiato idea facilmente

-          Sì, ma non è da me essere così stupida…

-          Coraggio principessa, non c’è niente di che preoccuparsi

 

Si sentiva strana quando lui la chiamava “principessa”, generalmente le persone non usavano simili vezzeggiativi con lei, anzi, ci andavano giù a muso duro, bastava ricordare i gentili appellativi che le aveva rivolto il compagno di Leonard, aveva detto “puttanella”! Al solo pensiero gli avrebbe spaccato la faccia… aveva fatto bene a studiare un po’ di karate quando era bambina, la aiutava nelle situazioni difficili e sperava che le avrebbe fornito un elemento di conversazione con gli orientali del Mahora, dopotutto era una dei tanti tipi di arti marziali e, chiunque abbia visto un cartone animato lo sa, le arti marziali sono nate in Oriente.

 

-          Gardis – chiese poi lui – raccontami la storia dei tuoi genitori

-          La storia dei miei genitori? – indagò scettica lei

-          Sì, come si sono conosciuti… oggi pomeriggio mi hai incuriosita

 

Lei sorrise perché non la conosceva tutta neppure lei e c’erano delle cose che non poteva andare a dire in giro, ma qualche dettaglio poteva, dopotutto la maggior parte delle informazioni su di loro era contenuta anche tra gli annuari della scuola e tra le medaglie.

 

-          I miei erano due tipi strani – ammise franca piegando le braccia dietro la testa – papà era… beh, era identico a Leonard, ma con delle malsane idee sulla purezza del sangue e altre cretinaggini del genere. Pensava davvero di essere un dio in terra. Era borioso e pieno di sé, sempre con quell’aria strafottente dipinta sulla faccia

Kitt alzò le sopracciglia divertito

-          La mamma era un topo da biblioteca. Il suo ruolo nella società era principalmente quello di far copiare i compiti ai compagni (se le girava) e salvare la pelle allo zio Harry ogni volta che si cacciava nei guai

-          E da quel che ho sentito era spesso – ammise il corvonero

-          Fin troppo – sbuffò lei levandosi un ciuffo biondo dagli occhi – Inutile dire che si detestavano. La mamma rispettava tutte le regole e papà non faceva altro che infrangerle, una dopo l’altra. C’è da domandarsi come abbia fatto a diventare Caposcuola.

-          Beh, avrà avuto i suoi lati positivi…

-          Certo, un ottimo voto di Pozioni, come tutte le serpi.

-          A parte quello…

-          Comunque si sono detestati per sei anni di scuola e al settimo hanno imparato ad andare oltre le apparenze.

-          In che senso?

-          Che papà aveva casini, e non pochi, a casa che lo costrinsero a scappare, c’era la guerra di Voldemort a quel tempo e i miei nonni erano considerati dei mangiamorte. Mamma lo accudì per un po’ e, proprio come succederà a Leonard, lui troverà l’unica ragazza che non desidera andare a letto con lui e se ne innamorerà, forse proprio per quello

-          In che senso

-          Sono due ragazzi viziati, mio padre e mio fratello, le ragazze li hanno sempre coccolati troppo e non imparano a camminare sulle loro gambe. Poi accade l’inevitabile e si iscrivono alla maratona quando stanno ancora gattonando.

-          E tuo fratello mi hai detto che…

-          Sappi che non approvo gli alcolici alle feste, - lo interruppe - ma sono più che certa che mia madre quella sera non abbia bevuto e dato che papà non era proprio un mentecatto, anzi, era proprio un bell’uomo, si è lasciata andare un po’ troppo ed è successo il danno. Avrebbero dovuto fare attenzione, hanno davvero rischiato di rovinarsi la vita – aggiunse col tono della matriarca di famiglia

-          E tu quando sei arrivata?

-          Troppo presto come Leonard, avevano a malapena diciannove anni con un bambino in braccio e uno in arrivo… ma credo che nessuno possa aver voluto così bene a due bambini… - lui sorrise

-          E quelle storie sul sangue a cui tuo padre credeva? Mi avevi detto che tua mamma era una mezzosangue

-          Mezzosangue orgogliosa – puntualizzò – beh Draco si è accorto che il suo sangue non era proprio puro, ma putrido, come dice la mamma. – aggiunse usando il nome di suo padre come se si trattasse di un perfetto estraneo. – Anche se tutt’oggi ogni tanto si lascia scappare delle battutine razziste che sarebbe meglio evitare. E i tuoi genitori?

 

Vide Chris esitare un istante prima di passarsi una mano nei capelli, era un gesto strano perché in genere significava che era nervoso, ma che nervosismo poteva avere a parlare della sua famiglia?

 

-          I mie si sono conosciuti a scuola, si sono sposati e si sono trasferiti in Ungheria. Prima hanno avuto me e poi mio fratello, dopodiché mio padre è morto e la mamma si è ritirata nel suo castello assieme ai miei zii. Direi che la storia dei miei è molto meno romantica di quella dei tuoi

“E anche molto meno vera” aggiunse lei nella sua testa accorgendosi che c’era qualche dettaglio che aveva trascurato di riferirle, ma Kitt era sempre piuttosto riservato sulle sue questioni familiari e non era il caso di fare la rompiscatole e dirgli che non doveva raccontare bugie.

 

-          Senti Kitt, ma tu pensi mai al futuro? – lui rimase spiazzato e la guardò sorpreso

-          In che senso? – domandò

-          Beh, cosa fare, che carriera intraprendere, sposarsi… quella roba

-          Sì, ogni tanto…

-          Io invece lo faccio lo spesso – ammise facendo una pausa – sai, quando hai dei genitori come i miei che più che mamma e papà potrebbero essere tuo fratello e tua sorella, beh… dopotutto ci sono solo diciannove anni tra noi…

-          In effetti in genere ne passano un po’ di più

-          Infatti. Pensa che mio cugino Seraphin ha una sorella più grande che ha diciannove anni più di lui…

-          Seraphin? – chiese lui

-          Sì, lo conosci?

-          No, non mi pare, ma ha un nome curioso

-          Lo dicono tutti, ma non gli calza molto, più che Seraphin dovevano chiamarlo Lucifer

-          Come mai?

-          Da piccolo era una peste intrattabile, è scorbutico e quando ha la luna storta, cioè sempre, diventa davvero intrattabile! L’unica che riesce a tenergli testa è Aisley

-          Aisley?

-          È la sorella dello zio Blaise, è la fidanzata di mio cugino

-          Ma se sono parenti…

-          No, non fare confusione, aspetta, fammi riordinare le idee… Aisley e Blaise non sono veramente miei parenti, semplicemente li chiamo così… è una brutta abitudine di quando i tuoi sono entrambi figli unici.

-          Capisco, però sembri volere bene a tutti loro

-          Infatti, Blaise e le sue sorelle, Monica e Morgana, sono stati i miei padrini e Seraphin è come se fosse il mio fratellone. Ha un caratteraccio, ma con me è sempre buono e gentile, lui e Leonard si vogliono molto bene.

 

Silenzio.

 

-          Kitt, cosa farai quando terminerai la scuola?

-          Boh, probabilmente tornerò in Ungheria

-          Lascerai l’Inghilterra?

-          È probabile, ma tornerò, questo è sicuro.

-          Mi mancherai – lui sorrise e, allungandosi sul materasso, le sorrise e accarezzò i capelli.

Ancora silenzio.

-          Gardis…

-          Sì?

-          Levami una curiosità, chi erano i padrini di Leonard? – lei ghignò

-          La prof Evangeline, Harry Potter e Sirius Black

Perfetto… se anche avesse deciso di confessarsi a lei, non solo sarebbe incorso nelle ire di Leonard per tutta la vita, ma quella serpe malefica avrebbe potuto aizzargli contro dei padrini che di sicuro gli avrebbero creato parecchi problemi.

La prof!

Harry Potter il salvatore del mondo magico!

E il famoso Sirius Black!

Si vedeva che i Malfoy erano persone altolocate… era maledettamente evidente…

 

*          *          *

 

Gardis si crogiolò nel tepore che la circondava, non aveva il coraggio di aprire gli occhi, stava troppo bene; quel plaid che sua mamma le aveva mandato da casa era una favola, avrebbe dovuto ricordarle di comprarne almeno un’altra mezza dozzina, pareva di essere in paradiso!

 

Fece per spostare una mano, ma di fronte a lei avvertì un ostacolo inaspettato.

Perché c’era della stoffa di fronte al suo viso? Doveva essersi di nuovo rotolata nel sonno ed essere finita a dormire con la testa ai piedi del letto, era una cosa che le capitava spesso quando era nervosa e in quel periodo lo era proprio tanto!

 

Però

 

Aprì un occhio ancora mezza addormentata e mise a fuoco un bottone.

Un bottone?!

Che ci faceva un bottone?

Eppoi la coperta della mamma era gialla a tulipani rossi, perché invece di fronte c’era della stoffa azzurra a righe? Non rammentava di avere lenzuola di quel colore…

Spostò l’occhio e aprì anche l’altro: che cos’era quella striscia di stoffa che la circondava?

Aveva un terribile sospetto, veramente terribile

 

Prendendo coraggio girò la testa all’insù, aveva bisogno di una conferma a quello che il suo cervello aveva elaborato.

Il viso di Kitt dalla pelle chiara era appoggiato dolcemente sul suo capo, gli occhi chiusi e l’espressione beata di chi sta dormendo davvero di cuore, beato lui…

Già perché mentre quello riposava bello sereno lei era invece presa nel suo abbraccio e la sua psiche stava dando evidenti segni di squilibrio. Ecco pronta in arrivo per lei un’altra bella crisi ormonale tipica della sua età.

Ma com’era che per sei anni non era accaduto niente e d’improvviso non facevano altro che trovarsi in situazioni ambigue?

Si stava così bene… ma non poteva permettersi di farsi trovare in quella posizione, non voleva che lui stesse male come la mattina prima, ok che questa volta non era colpa sua, non del tutto almeno, ma lui si sarebbe sentito imbarazzato e addio giornata tranquilla perché avrebbe passato il suo tempo a sentirsi da schifo e a ricordare la sua immagine sofferente e se anche non l’avesse mostrata di nuovo, quella del giorno prima sarebbe stata più che sufficiente.

 

Cercò di spostarsi dal suo abbraccio, ma, aggrottando le sopracciglia, lui emise un brontolio e rafforzò la stretta, avvicinandola pericolosamente al suo torace, per poi sorridere nuovamente soddisfatto.

Beh… che poteva fare?

 

Ecco, quella era un’ottima occasione per prendere lo smalto blu e darselo.

 

-          Kitt?

Un suono sommesso, accipicchia se dormiva!

-          Kitt è mattina!

Si stava facendo del male da sola, ma non poteva fare altro.

-          Sì…

Eccone un altro che per tirarlo giù dal letto occorrono le cannonate, non bastava Rudiger, non bastava suo fratello che invece aveva sempre qualche problema, adesso anche lui!

-          Kitt!! – lo pungolò con l’unghia del dito, piantandogliela al centro del petto.

Gli occhi blu con i riflessi celesti si spalancarono tranquilli come se avesse appena terminato di fare un sogno bellissimo e volesse raccontarglielo

-          Sai Gardis…

Aperti gli occhi, però, si accorse che Gardis non stava di fronte a lui, avvertì qualcosa di strano e abbassò lo sguardo; la bionda alzò il mento e lo guardò sorridendo.

Lui percorse prima l’espressione divertita della ragazza e poi le sue braccia che la stavano circondando… Perfetto! Che non gli dicessero che aveva appena fatto ciò che temeva…

-          Buongiorno! – esclamò lei come a risvegliarlo del tutto, il tono di voce leggermente ironico e piuttosto alto – se hai bisogno del bagno, è da quella parte…

E solo allora lui accennò ad assumere un colorito stranamente rossastro e a togliere le braccia.

Chinò la testa mortificato, scuotendo il capo, ok che sbagliare era umano, ma perseverare era DIABOLICO! Oltre che controproducente e altamente pericoloso…

-          Scusami, l’ho fatto di nuovo, vero?

-          Una volta per uno – ammise lei.

-          Mi dispiace

-          Perché? Si stava bene – e sorrise serena. Aveva detto la verità e non stava poi così male

Lui arrossì fino alla radice dei capelli.

-          Kitt, guarda che se devi sposarmi dovrai fare di peggio… - aggiunse lei mettendosi a carponi sul letto in modo che lui vedesse la sua espressione serena nonostante lo sguardo basso

Quando aveva inventato quella stupidaggine?

Da una parte c’era il Christopher Black che non la doveva toccare neppure con un dito, non si sapeva se era puritano o semplicemente troppo trattenuto dalla sua mente, dall’altra c’era un Christopher Black decisamente più pericoloso che si faceva del male da solo portando la sua mente ad indugiare sui possibili piaceri del talamo nuziale, come se il fatto che si trovasse in un letto ad abbracciare una ragazza non fosse sufficiente.

Ringraziava solo che la sua parte razionale aveva avuto il sopravvento o nel giro di mezzo secondo l’avrebbe baciata.

E non solo sulla bocca!

E dannazione, due amici non si baciano sulla bocca!

Chiuse gli occhi quasi con sofferenza mentre lei si avvicinava, vista dalla prospettiva che lui aveva davanti sembrava una pinup delle copertine di playwizard.

Deglutì a fatica, allungò la mano, afferrò il colletto del pigiama e lo spostò finchè le sue dita non entrarono in contatto con la pelle del collo e la stoffa non coprì la curva del seno che spuntava dalla scollatura che era sempre troppo audace.

Rimettendosi a sedere, lei si strinse i lembi ed arrossì colpevole.

Tutta colpa di mamma, sarebbe stato meglio portare una prima di reggiseno e non avere di quei problemi, ma il vero motivo per cui stava assumendo la colorazione del roastbeef non erano le sue grazie esposte con un po’ troppa nonchalance, era lo strano effetto che le aveva fatto la mano di Kitt quando le dita dalla forma maschile avevano incontrato la pelle delicata del collo.

Chi era che chiamava l’adolescenza “l’età cretina”? Appena se lo fosse ricordata gli avrebbe innalzato un monumento.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!

Allora, visto che sono di super fretta come al solito non ho tempo di ringraziare tutti ad uno ad uno, ma visto che il capitolo precedente ha portato con sé alcune domande, credo che sia il caso di rispondervi, per quanto possibile.

Innanzi tutto, sul capitolo 10 dico: non preoccupatevi se non ci capite niente, il fatto è che ciascuno dei due protagonisti pensa ad una cosa diversa di cui non si sono ancora perlati l’un con l’altra e quindi, anche chi legge non ne sa nulla.

È però evidente che, soprattutto Gardis, sospetta qualcosa, voi che ne dite?

 

Per quanto riguarda una bella consolazione con tanto di bacio, temo che dovrete aspettare, non è ancora giunto il loro momento, sono tutt’ora troppo trattenuti da QUALCOSA, sia lui che lei e, credetemi, fanno bene…

 

Passando al Mahora e a Blaise, arriveranno tra un paio di capitoli, non ve la tirerò troppo per le lunghe, ma prima deve succedere un’altra cosuccia, ihihih Blaise avrà un certo ruolo più avanti mentre quelli delle altre scuole faranno un po’ da contorno e all’inizio avranno un certo ruolo particolare.

 

Detto questo non mi viene altro in mente a cui rispondere, ma se avete delle domande non esitate a porle! Vi risponderò volentieri.

Ciao a tutti e un bacione grande grande! Nyssa

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Capitolo 11
*** Una cura per l'età cretina ***


L’aula adibita alle prove di teatro era tranquilla e soleggiata e, a differenza di molte altre, non vantava un clima da spedizione polare e non bisognava munirsi di spargisale e scarpe chiodate per visitarla.

 

Il gruppo teatrale comprendeva al momento:

due membri riluttanti (L. Malfoy & G. Malfoy),

un membro rassegnato (C. Black)

un membro entusiasta (K. Longbottom)

un membro che stava morendo dal ridere (R. Greengrass)

il capo del gruppo (FitzOsbert)

e uno stuolo di apprendisti sarti che avrebbero dovuto cominciare a cucire i costumi.

 

Nonostante la storia prevedesse Peter Pan con la calzamaglia verde, il Caposcuola dei corvi si era categoricamente rifiutato di indossare collant colorate per farsi ridere dietro da mezza scuola.

Vedere Chris così fermamente convinto di una decisione aveva spiazzato FitzOsbert che continuava a scuotere la testa cercando una soluzione.

 

Esisteva anche qualche problema tecnico perché Capitan Uncino, alias il Caposcuola delle serpi, si rifiutava di fare finta di essersi fatto amputare una mano e adesso teneva il broncio con le braccia incrociate e lo sguardo torvo davanti alla finestra.

 

L’unico a non fare storie era Montague che sarebbe stato travestito da coccodrillo e Gardis già pregustava il momento di legargli in testa una bella sveglia, ma di quelle grosse! E poi magari di fare un po’ di tiro a segno come Ivanhoe…

 

Karen era invece contenta perché a lei sarebbe toccata la parte di Wendy, insomma la più facile e la meno imbarazzante, a detta di tutti.

 

Gardis invece sembrava pronta per dare fuoco al mondo; bastava dire che per evitare che mettesse le mani addosso a quel poveretto di FitzOsbert erano dovuti intervenire Leonard e Christopher insieme e l’unico motivo per cui Rudiger non si era prodigato a calmarla era che si stava rotolando sul pavimento dal ridere.

 

-          Gardis, per piacere, non farmi questa faccia – FitzOsbert pareva seriamente dispiaciuto vista l’espressione truce che la bionda stava sfoggiando e avere due Malfoy arrabbiati in un’unica stanza non era mai una cosa consigliabile.

Lei emise uno sbuffo offeso e sprezzante e gli voltò le spalle.

-          Gardis… Chris, parlale tu… io

Kitt però non era dell’umore, soprattutto visto che aveva appena scoperto che uno dei bauli che avevano portato conteneva un’infinità di oggetti di tortura e cappelli con pennacchi che si sarebbe perentoriamente rifiutato di indossare.

Alzò gli occhi esterrefatto e pianificò il modo per scappare senza provarseli.

Niente, pareva che chiunque lì dentro volesse vederlo morto (anche se in realtà tutti stavano pensando agli affari loro).

 

FitzOsbert gemette, tanto per concludere in bellezza, poi, la McGranitt, poco prima che cominciasse quella riunione ridicola, gli si era avvicinato e, battendogli una mano sulla spalla aveva detto lugubre

-          Faccia del suo meglio, signor FitzOsbert – con un tono che gli ricordava tremendamente quello usato per chiedere l’ultimo desiderio ai condannati a morte, evidentemente doveva sapere cosa significasse mettere d’accordo quella cerchia di persone.

Sospirò drammaticamente e si fece passare da uno degli altri l’abito da Capitan Uncino, sull’uncino si sarebbe discusso in seguito, potevano fare anche una variante senza uncino…

-          Leonard, ti prego, almeno prova l’abito…

Lo stava supplicando, ci mancava solo che si prostrasse in ginocchio a baciargli le scarpe, per’altro di pelle conciata e dal caratteristico odore costoso.

Malfoy alzò gli occhi dorati, guardò il costume seicentesco di damasco rosso con la camicia bianca e ammise che non era poi così male.

Alzò le spalle e pronunciò l’incantesimo mentre l’abito gli si sistemava addosso.

-          Ah, perfetto! – aggiunse il presidente del club giungendo le mani soddisfatto – Francis, fagli l’orlo e accorcialo di qualche centimetro o la casacca sembrerà una rendigote più che una giacca…

Francis, l’interpellato, si avvicinò al serpeverde col cuscinetto degli spilli tra le mani e cominciò a segnare dei punti sul bordo inferiore dell’abito mentre il Caposcuola continuava a contorcersi su se stesso per giudicare da sé la fattura delle calze bianche e il materiale della fibbia delle scarpe.

-          Non si potrebbero avere scarpe di pelle di drago? – domandò decidendo che il cuoio nero non era proprio di qualità superiore

-          Temo di no, dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento – sospirò FitzOsbert mentre udiva il biondo pronunciare la parola “mentecatti”, poi si voltò verso il corvonero – Chris? – chiamò sperando di non vederlo mutato in Wolverine nel frattempo

-          Non metterò la calzamaglia – si affrettò subito a precisare lui salendo sul cubo per le prove

-          Beh, dovremo inventarci qualcosa, non ho mai visto Peter Pan senza calzamaglia verde

-          Beh, ne vedremo presto uno – Kitt pareva più restio del solito a concedere il suo permesso a fargli del male e Leonard se ne sentì fiero ed orgoglioso, le sue lezioni forse erano servite a qualcosa, dopotutto gli ripeteva in continuazione di non farsi schiavizzare, specie da sua sorella che stava battendo il piedino furibonda sull’altro trespolo per le prove

-          Che ne pensi di questo?

Uno degli aiutanti del club sollevò una palandrana verde

-          Piuttosto la morte

E Gardis, nonostante sfoggiasse ancora il suo broncio incazzoso, non potè trattenere un risolino.

-          Perché non gli mettiamo pantaloncini corti verdi e la casacca fatta di foglie e rampicanti? Non è il caso che assomigli a quello della Disney

Propose un volenteroso Francis che continuava a fissare l’orlo scarlatto dell’abito di Leonard e che, evidentemente, conosceva abbastanza il mondo babbano da aver visto il Peter Pan Disney

-          Sì, potrebbe essere un’idea – concesse FitzOsbert disperato

-          Non voglio avere pelle in mostra – aggiunse ancora il corvo, poco convinto

Così il presidente gli fece provare gli abiti. Si sentiva più ridicolo che altro, specie con quel cappellino alla Robin Hood guarnito di una esagerata piuma di pavone.

-          La piuma non ci dice – si affrettò a far notare Rudiger scrutando con aria scettica l’amico e scuotendo il capo, cercando di non tornare a ridere allo scorgere della sua faccia perplessa e da vittima sacrificale.

-          E poi manca il pugnale – aggiunse Karen porgendogli un pugnale orribile di plastica, Leonard si affrettò a sfoggiare la sua faccia schifata all’oggetto

-          Se proprio devi mettere qualcosa di così brutto dillo che ti presto uno di quelli di Malfoy Manor! – protestò

-          Per te, invece, Gardis, il vestito lo sappiamo già

-          Non mi vestirò da puttana – fu il candido commento della bionda

-          Ma Trilly ha solo un vestito, sempre e comunque

-          Spiacente ma non esporrò alla scuola più gambe di quelle che vedete adesso. – fu la sua risposta adamantina

-          Ma Gardis… è più lungo di quello che credi

-          No

-          Gardis…

-          Perché loro devono avere dei vestiti decenti e io invece sembro appena uscita da un bordello?

-          Parla per te – l’apostrofò Kitt prendendo tra le dita un pezzo del rampicante che a stento gli copriva l’ombelico

-          Sarà sempre meglio che andare in giro con le mutande di fuori!

-          Le ragazze in genere lo fanno – fu il commento di suo fratello

-          E non saresti un brutto spettacolo – si affrettò a precisare Rudiger mentre i due Caposcuola lo fulminavano con lo sguardo

-          Ho detto di no. Non sono una puttanella da quattro soldi che si mette in mostra con tanta gonna così e le autoreggenti

-          Beh, se non altro lo spettacolo non sarebbe male e si vedrebbe “qualcosa” – fu il candido commento del Prefetto degli Slytherin – immagino che i biglietti venduti decuplicherebbero se si sapesse che vai in giro con le autoreggenti e che si potrebbe vedere un centimetro più su della tua bella divisa a quadri

-          No

-          Se ti concedo le calze pesanti di lana te lo metti?

-          Voglio almeno le mutandine come la giacca di Christopher oltre alle calze – sembrava di contrattare per una casa

-          Va bene, ma le calze devono essere autoreggenti – fu il commento di FitzOsbert

-          Come minimo mi cadranno a metà della rappresentazione… e niente scarpette col ponpon, ridicola sì, ma fino ad un certo punto…

-          Ma che scarpe vuoi metterti?

-          Ti dirò, non vorrei mettere alcuno di questi abiti indecenti

-          Guarda che le ragazze vanno tutte in giro vestite così

-          Beh, io non sono “tutte le ragazze”, fratellino

Aggiunse lei voltandosi verso sinistra e lanciandogli un’occhiataccia al vetriolo, lui sollevò le sopracciglia con aria di superiorità e i due continuarono a guardarsi in cagnesco mentre una volenterosa ragazza stava infilando alla Prefetto dei grifoni il vestito,  anche se Gardis non collaborava niente.

 

*          *          *

 

Philip Canon entrò nella sala prove del club teatrale di corsa, affannato e agitatissimo, gesticolando come se stessero arrivando i pirati.

Si fermò sulla soglia mentre una dozzina di persone lo fissavano attonite e perplesse, quattro delle quali su dei cubi di legno mentre altri stavano sistemando velluti, pizzi e trine, abiti, accostamenti cromatici e acconciature.

-          Philip? – domandò qualcuno mentre questi non riusciva a parlare per mancanza di fiato, il ragazzo fece un gesto ad indicare di aspettare, poi si rimise in posizione eretta e, sbuffando sonoramente ancora un paio di volte, guardò finalmente il suo raccolto pubblico

-          Avete sentito? – domandò a nessuno in particolare

-          Che cosa? – indagò una ragazza che si stava occupando dei bottoni del vestito di Christopher e che, fino a cinque minuti prima, era la diretta interessata dell’odio della piccola Gryffindor Malfoy.

-          Della strana figura che vaga per le torri di Hogwarts! – esclamò il giovane reporter

-          Strana figura? – ripeté Gardis levandosi le mani di un sarto dal vestito e ascoltando attentamente il racconto del biondino

-          Sì, pare che l’altra sera uno dei ragazzi si ronda si sia affacciato alla finestra che dà a sud e abbia guardato fuori attirato da un’ombra fugace e quando si è sporto ha visto una sagoma scura appoggiata all’asta in cima alla torre! Nessun essere umano potrebbe fare una cosa del genere!

 

I due Malfoy si guardarono preoccupati e Leonard accennò appena alla finestra accanto a loro con le iridi dorate: doveva dirle qualcosa.

Mentre quasi tutti gli studenti facevano capannello intorno al portatore di tale stramba novella, Leonard e Gardis si appoggiarono con apparente noncuranza al supporto di legno e metallo, ma il loro sguardo era tutt’altro che sereno e rilassato, due paia di sopracciglia erano infatti aggrottate in maniera assai preoccupata.

-          Gardis, tu non… - cominciò il fratello maggiore, lei scosse rapida la testa facendo ondeggiare i capelli biondissimi, lui annuì stirando le labbra sottili in una smorfia seria

-          E tu? – la domanda questa volta era diretta allo Slytherin – non è che sei uscito a farti un giro? Ultimamente hai “mangiato” così poco… sei piuttosto pallido e quelle occhiaie non sono da te

-          Non sono stato io, ma sabato e domenica vado a caccia, in effetti trovo molto difficile rimanermene ad ascoltare la Sprite senza dormire… - aggiunse con una vena di sarcasmo

-          Non essere stupido, questa è una cosa seria. Se io non so chi sia stato e te neppure…

-          Potrebbe essere stata Evangeline – aggiunse ancora il biondo, riflettendoci e chiamando stranamente la prof per nome. L’affinità che legava Leonard e l’insegnante di Difesa era qualcosa che andava oltre il comune rapporto insegnante-studente. Evangeline era stata la sua madrina ed anche la principale responsabile del fatto che fosse nato vampiro. Certo la colpa era della mamma che si era cacciata casualmente nei guai fino a richiedere l’intervento della strega, ma… Eva gli aveva insegnato tutto quello che sapeva sui vampiri ed era forse una delle poche persone a cui avesse effettivamente raccontato la storia del suo amato Edward. Se mai fosse stato in grado di avere un figlio, cosa difficile per un vampiro, l’avrebbe chiamato così, non c’era nome più calzante per un vampiro, perché sarebbe nato ovviamente vampiro.

-          Dici che è andata a farsi un giretto?

L’altro si strinse nelle spalle ad indicare la sua mancanza di informazioni a proposito, lei annuì, dopodiché ritornarono al gruppo e si risistemarono sui piedistalli di prova, ma questa volta con l’espressione più cupa e seria.

Il fatto che ci fossero sconosciuti che girovagavano per la scuola volteggiando di qua e di là sulla punta dei tetti a guglia non era rassicurante: bisognava indagare.

Gardis guardò Kitt un minuto, poi scosse la testa, no, non era il caso di coinvolgerlo in una storia così pericolosa, lei e Leonard potevano anche detestarsi come tutti i fratelli, ma almeno non correvano rischi.

 

*          *          *

 

Era sera ed era tardi.

Tecnicamente quello sarebbe dovuto essere il terzo giorno che Chris avrebbe alloggiato dalla piccola Malfoy, ma il fatto che fosse improvvisamente comparso il suo nome tra la lista degli studenti destinati alla ronda notturna l’aveva fatta insospettire, soprattutto perché l’aveva scritta proprio lui e fingeva di non ricordarsene.

Pazienza, non poteva biasimarlo per aver adottato una scusa del genere, ogni volta che si erano addormentati insieme erano finiti in una posizione equivoca e piena di complicazioni, capiva perché avesse cercato una scusa e se la fosse filata a gambe levate…

Poco male anche perché al momento voleva giusto finire di leggere un meraviglioso libro che la mamma le aveva mandato direttamente da casa con la posta del mattino e non poteva averlo cominciato a colazione e non averlo ancora finito il giorno successivo…

La poltrona accanto al caminetto, di fronte alla scacchiera, era calda e morbida e conciliava terribilmente il sonno; guardò sopra la sua testa cinque ripiani colmi di volumi allineati alla perfezione secondo titolo, autore e genere, detestava mischiare cose che non avevano nulla in comune tra loro, era pignola oltre ogni misura e detestava che qualcuno andasse a mettere le mani nella sua roba.

Lo scaffale alla sua desta era dedicato ai fantasy e soprannaturali babbani, completo di tre versioni del conte Dracula e della vampira Camilla, era l’unico dal quale suo fratello non si ritraesse schifato dopo aver letto un paio di titoli.

Sopra di lei c’era la sezione storica: biografie di grandi personaggi, soprattutto le grandi donne che avevano fatto la storia, accuratamente suddivise tra personaggi babbani come la regina Maria Teresa, Elizabetta I, Caterina la Grande ecc e, invece, streghe e maghe potenti del mondo magico.

Poi, accanto al letto, il meglio del meglio della letteratura babbana. Narrativa a tutto spiano tra gialli più o meno truculenti, qualche horror, un numero sostanzioso di thriller e un’infinità di romanzi d’amore.

 

Li aveva letti tutti negli anni di scuola e la maggior parte erano anche stati spediti a casa per mancanza di spazio nell’arco di quegli anni che aveva preso possesso della stanza.

I libri che non le piacevano li portava a vendere in modo da poterne avere altri gratuitamente; papà non approvava questo suo comportamento, diceva che si sarebbero potuti permettere di comprare tutti i libri che voleva senza andare ad umiliarsi come quei pezzenti Weasley e a rivendere i già letti, ma lei era sempre irremovibile, sostenendo che i titoli che non le piacevano non dovevano più comparire nella fornitissa biblioteca di Malfoy Manor.

E papà doveva cedere, sbuffando come faceva Leonard.

 

Sbadigliò e si stiracchiò sul comodo tessuto della poltrona, i piedi fasciati in una copertina di pile, guardò fuori della finestra la neve che scendeva tranquilla e pensò a suo fratello che quel weekend sarebbe andato a “caccia”.

Un po’ lo invidiava, i vampiri si nutrono molto più raramente dei comuni esseri umani e di certo non pativano il freddo, quindi, anche se avesse nevicato, non ci sarebbe stato problema.

Leonard riusciva a tenere bene a bada la sua sete, probabilmente perché, a differenza degli esseri umani che erano stati trasformati, lui era nato vampiro. Aveva anche scelto di non nutrirsi di sangue umano e così usciva nei boschi una volta a settimana per procacciarsi qualche animale, dopotutto anche gli esseri umani uccidono le bestie per mangiarsele.

Il fatto che fosse un vampiro non era evidente, anzi! Il pallore che li contraddistingueva era anche tipico di tutti i Malfoy, quindi non ci si faceva granchè caso, e per le occhiaie… beh, con tutta la sua intensa attività notturna…

L’unico problema era legato al fatto che la sua pelle fosse fredda come quella di un cadavere e il suo cuore non battesse, ma… le ragazze in genere non ci facevano molto caso e lui non era tipo da troppo contatto fisico…

 

Qualcuno bussò discretamente alla porta, lei voltò la testa all’indietro gridando “Avanti” e tenendo d’occhio l’uscio che si apriva il minimo indispensabile per far passare una figura piccola e delicata che richiudeva subito dopo la porta dietro di sé.

Gardis sorrise agli occhi bassi di Karen mentre si sistemava i boccoli dietro le orecchie, appena acconciati col suo cerchietto preferito.

Rimase un po’ stupida di vederla in piedi, ma le fece ugualmente cenno di andare a sedersi nell’altro sedile, l’altra annuì e si avvicinò senza dire una parola.

Il Prefetto chiuse il suo libro e lo appoggiò sul tavolino ingombro dedicando all’amica tutta la sua attenzione.

-          Gardis – pronunciò piano, quasi in un sussurro la piccola Longbottom – so che quello che sto per fare non ti piacerà, ma… cerca di capirmi…

Sospettosa l’altra alzò un sopracciglio e la studiò

-          Che cosa vuoi fare? – le domandò altrettanto piano – perché non dovrei approvare?

-          Gardis, io… non ce la faccio più. Io non voglio più essere la solita ragazzetta ingenua, stupidina e senza spina dorsale che deve sempre essere sostenuta da qualcuno. E’ vero, sono così, ma voglio cambiare! – fece una pausa e prese fiato, seriamente – Gardis, io voglio perdere la verginità.

La bionda sgranò tanto d’occhi e poco ci mancò che le partisse la bocca dritta sul pavimento. Cosa aveva detto la sua piccola e dolcissima Karen? Chi le aveva messo in testa certe boiate?

-          Karen… non credi che sia un po’… come dire, eccessivo? – eccessivo era un volgare eufemismo, quella era follia! Ma l’altra scosse la testa, chi le aveva detto che se fosse andata a letto con qualcuno sarebbe diventata meno naive? Eppoi era tremendamente da Karen essere naive

Se pescava quello che aveva sparato quella cretinata lo impiccava!

-          No, me ne sono resa conto già da un po’. – era come essere sull’orlo di un precipizio e voler fare un passo avanti: AIUTO! Non è che l’altra fosse molto collaborativa verso i suoi tentativi di preservarla…

-          Karen, io… io credo che non sia proprio una cosa da fare, insomma…

-          No, ormai ho deciso.

-          Ma come puoi pensare di fare una cosa del genere senza essere innamorata? Tu che hai sempre creduto che l’amore fosse la cosa più bella del mondo!

-          Non credo più all’amore. Evidentemente non esiste

-          Non dire stupidaggini, i tuoi genitori sono innamorati e lo sono stati…

-          Evidentemente non esiste l’amore per me. E comunque ci sono un sacco di persone che lo fanno senza essere innamorate…

-          Ma…

-          Ho intenzione di chiederlo a tuoi fratello. – Aggiunse poi, serissima

-          Leonard?! – strillò l’altra incredula e l’esclamazione le uscì con una vocetta stridula e apprensiva

-          Sì. Ragazze ne cambia come i calzini, almeno non farà storie e non mi guarderà male – come minimo Leonard sarebbe rimasto basito, ma erano particolari da non divulgare

-          Karen, io non posso permettertelo, non con Leonard! Lui è…

-          Non dire senza sentimenti! Non è vero! – strillò piano la Longbottom

-          Non l’avrei mai detto – Gardis si alzò in piedi, si sentiva strana ad avere quella specie di litigio con la sua migliore amica.

-          E allora cosa c’è che non va? Andiamo, non è mistero per nessuno che Leonard mi piaccia, almeno lo farò con qualcuno che ho sempre sognato. So di non essere una femme fatale, ma intanto…

-          Ma Karen, è mio fratello, io non posso lasciarti…

-          Promettimi che non andrai a parlare con lui perché non mi tocchi – alzandosi a sua volta, lei le tese una mano stretta a pugno con il mignolo alzato, era il loro modo di scambiarsi le promesse. Ma che doveva fare? Perché all’improvviso Karen era cambiata così? Era la sua migliore amica e si erano sempre sostenute a vicenda, non poteva essere impazzita tutta di colpo

-          D’accordo – rimase seria. D’accordo cosa? Un accidente! Non avrebbe dovuto, non avrebbe ASSOLUTAMENTE dovuto dare il suo consenso, anche se quello era ciò che Karen voleva.

Beh, ma alla fine erano affari suoi, no? Glielo avrebbe lasciato fare. Anche se aveva l’aspetto da bambina era grande a sufficienza da poter prendere le sue decisioni da sola. Lei aveva cercato di fermarla, ma aveva scelto di continuare per la sua strada. Con il mignolo teso lo incrociò all’altro. – Hestia lo sa? – indagò

-          No

-          E perché, tutto d’improvviso? – per un momento Karen parve tornare la ragazza impacciata ed insicura di sempre

-          Ho scoperto che sono molto gelosa di mia sorella – ammise

-          Di Ciel?

-          L’altra sera li ho visti assieme. Mi dà fastidio che abbia per lei tutta quella considerazione e sappia a malapena come mi chiamo io.

Annuì.

Karen fece altrettanto.

Tutte e due con gli occhi fissi e duri, una sapeva che l’altra non approvava e l’altra sapeva che Karen era a conoscenza della sua disapprovazione.

 

Ma non la fermò quando, preso un altro bel respiro, uscì dalla porta, probabilmente diretta ai sotterranei.

 

E adesso era sola con le sue riflessioni.

Molto spesso le piaceva, ma in quel momento aveva bisogno anche lei di un appoggio.

La sua opposizione era stata troppo blanda solo perché non voleva litigare con Karen, perché sapeva che Karen sarebbe rimasta schiacciata dalle sue parole, ferita e mortificata e si sarebbe chiusa da qualche parte a piangere da sola, leccandosi le ferite.

Era sempre troppo aggressiva quando parlava e i continui battibecchi con suo fratello acuivano questo suo comportamento, non le faceva bene… Karen però non avrebbe retto ad un litigio con lei che sarebbe finito una pace fasulla. Lo sapeva.

Eppoi… si sentiva come a lanciare una agnello nelle fauci del leone, non solo Leonard era un mangiatore di donne, ma col malumore che lo prendeva vista la recente scoperta della recita teatrale e il fatto che non mangiasse da più di una settimana, rischiava di essere troppo rude e violento con lei che era giovane, inesperta e, soprattutto, vergine.

 

Dannazione, si sentiva uno schifo.

Un Malfoy in genere se ne lava le mani di quello che dicono, pensano o fanno gli altri, ma lei non ne era tanto capace, non con tutti, almeno.

… beh… le aveva promesso che non avrebbe parlato con Leonard, però…

Prese di corsa la coperta dalla sedia e se la arrotolò sulle spalle mentre stava uscendo dalla porta, correndo a rotta di collo e coi piedi scalzi per le scale fredde del dormitorio.

Non sapeva bene cosa fare, ma aveva un piano, aveva un’idea.

Era la sua migliore amica ed era una decisione sua, ma… si sentiva troppo una traditrice a lasciarglielo fare.

Soprattutto dopo che lei glielo aveva detto.

Se avesse scelto di compiere un gesto così folle, probabilmente non l’avrebbe comunicato ad anima viva, dopotutto c’erano segreti anche con Kitt, da entrambe le parti e lo sapevano… sempre che Kitt non fosse la vittima ignara e designata del SUO piano folle ispirato a quello di Karen.

 

Maledizione, Karen si sarebbe arrabbiata a morte se avesse saputo che le avrebbe messo i bastoni tra le ruote, ma aveva solo promesso di non parlare con Leonard e i Malfoy erano maestri nell’arte di raggirare gli altri, soprattutto le promesse, perché non sfruttare questa dote, per una volta, a vantaggio di qualcuno che si era imbarcato da solo in una folle promessa con un Malfoy?

 

Correndo più che poteva percorse i corridoi e gli scalini uno dopo l’altro, guardandosi furtivamente attorno alla ricerca della presenza di altre persone.

Le lampade accese alle pareti erano quietanti e arancioni e proiettavano ombre scure e allungate su muri e pavimenti, pareva di essere nel libro di Dracula…

Girò la testa prima da una parte e poi dall’altra, aprì una porticina e cominciò a proseguire per la ripida scala a chiocciola.

Ci scommetteva che stava lassù, ci avrebbe giocato almeno duecento galeoni!

Anche la sua di verginità, tanto per rimanere in tema…

 

Con un gesto fulmineo aprì la vecchia porta di legno della ex aula di Astronomia all’ultimo piano della vecchia torre abbandonata; il vento gelido della notte le scompigliò i capelli e s’infiltrò tra la lana del suo riparo improvvisato.

Gli occhi bicolori scrutarono l’ambiente apparentemente vuoto.

No, non lo vedeva, ma lo percepiva, lo sentiva e c’era il suo odore nell’aria

-          Kitt? – chiamò sicura che lui fosse lassù

Da oltre la cortina di velluto blu e rosso con le stelle comparve la testa stupita del Caposcuola dei Ravenclaw che spalancò gli occhi sorpreso di vederla lì e ancora di più quando si accorse di ciò che stava indossando.

La mano che reggeva il rigiro improvvisato della coperta tremava come il labbro inferiore e una lacrima le scivolò veloce sulla guancia bianca, arrossata dal freddo, si affrettò ad asciugarla con un pezzo della coperta

-          Kitt – gemette – ho bisogno di un favore…

 

*          *          *

 

Leonard stava controllando le ultime carte che doveva firmare e gli mancavano ancora le lettere da casa… l’aveva sempre detto che sua madre scriveva decisamente troppo…

 

Guardò fuori della finestra, la notte era scura e buia, gli piaceva, come ad ogni vampiro.

I vampiri non dormono mai, ma quando sono pensierosi finiscono in una specie di stato di catalessi, a lui piaceva pensare al mattino, per questo tutti credevano che si alzasse tardi e sua sorella lo prendeva in giro pur sapendo la verità.

 

La notte era fatta per essere vissuta, quantomeno per lui.

Pochi giorni ancora e poi avrebbe potuto andare a caccia, aveva lasciato passare troppo tempo dall’ultima volta e adesso ne portava le conseguenze come quelle occhiaie che Gardis non aveva tardato a notare e un carattere piuttosto suscettibile.

Quando era affamato non cercava delle ragazze o avrebbe rischiato di fare loro davvero troppo male perché l’energia del vampiro si libera quando questi ha necessità di cacciare, in modo da colpire la preda in poco tempo. La sua forza aumentava parecchio e con quella avrebbe rischiato di far del male a qualcuno e non poteva permettersi di spaccare un braccio ad una poveretta o di lasciarsi trasportare troppo e finire per ucciderla…

Sapeva di essere pericoloso nonostante non cacciasse esseri umani.

Evangeline una volta lo faceva ed era temutissima, ma adesso, dovendo vivere in un mondo civile, non poteva massacrare le persone solo perché rappresentavano la sua dieta, così si era dovuto convertire agli animali del bosco, non era proprio la stessa cosa, ma era sufficiente a non farlo uscire di testa e teneva la Foresta Nera libera da orsi pericolosi e altre specie aggressive.

 

Probabilmente quella notte sarebbe uscito, voleva controllare chi fosse lo sconosciuto che girovagava per le torri quando faceva buio e anche prendere un po’ d’aria.

Invidiava sua sorella, almeno lei sapeva dormire… lui invece aveva in comune con un essere umano solo l’aspetto, ma per il resto il suo cuore non batteva e il sangue non scorreva nelle sue vene, avrebbe anche potuto smettere di respirare, se questa non fosse stata un’abitudine…

 

Qualcuno bussò discretamente alla porta, stupito si alzò ed andò a controllare.

Nel vano della porta si fermò la figuretta bionda di una delle amiche di sua sorella: Karen, nonché sorella minore della SUA migliore amica, Ciel.

 

-          Ciao Karen – la salutò senza trasporto – cosa fai qui? Sei scappata dal Grifondoro? – le chiese usando quel minimo di riguardo dettatogli dalle prediche della maggiore delle Longbottom

Karen lo guardò seria con gli occhi di un colore indistinguibile tra il celeste e il verde

-          Leonard – disse lei alzando finalmente lo sguardo – fa’ l’amore con me

Lo Slytherin tossicchiò appena per non riderle in faccia: da quando alla torre dei grifoni si spacciava droga pesante?

Con un gesto della mano spalancò del tutto l’uscio e le fece segno di entrare, poi lo chiuse e le indicò una poltroncina, la ragazza vi si sedette, rigida e composta, rifiutò una sigaretta che lui le stava porgendo e attese speranzosa.

-          Come mai questa richiesta quantomeno… - pericolosa non era un bel termine, che poteva usare? - …inconsueta? Hai litigato coi bravi Grifoni?

-          No – risposta telegrafica, dunque non voleva parlare delle motivazioni, interessante…

Lui rimase a guardarla, era assolutamente fuori questione che combinasse qualcosa con una ragazza del genere, innanzi tutto era vergine e le vergini andavano evitate come la peste, l’ultima era stata un bel grattacapo e a ben pensarci lo era ancora. Poi era troppo rigida, a quello si poteva rimediare, certo, ma non doveva certo indurla a tanto.

E per finire né Ciel né Gardis lo avrebbero perdonato se mai avesse deciso di prendere in considerazione l’idea, per’altro lontanissima dalla sua mente.

-          Esaudirai la mia richiesta? – chiese dolcemente lei

-          Forse – era una menzogna bella e buona, ma i serpeverde non si erano mai preoccupati troppo delle bugie. Non poteva lasciarsi trasportare nello stato in cui si trovava, avrebbe rischiato di farle del male visto che lei era fragile e delicata, oltre che innocente; non sarebbe stata una bella prima volta e, soprattutto, lui non era quello giusto.

Che non venissero a raccontare palle proprio a lui, sapeva accorgersi di quando c’era puzza di bruciato e doveva capire cosa diavolo passasse per quella testolina angelica e senza malizie. Eppoi glielo avrebbe letto in faccia che credeva all’amore e a quella stupida storia del cavaliere sul baldo destriero.

Lui non era il cavaliere, lui era il cattivo e voleva restarlo.

Che fosse venuta lì con l’idea di purificarlo con la sua virtù intatta? Non se ne sarebbe stupito più di tanto, al Grifondoro c’erano dei pazzi con queste idee, anche se non credeva che la sorellina di Ciel fosse tra questi.

Che fosse una vendetta di Gardis? Ci riflettè, ma la cosa era poco probabile, sua sorella si sarebbe esposta di persona e avrebbe usato altri metodi, senz’altro non avrebbe rischiato di sacrificare una sua amica, a lei piaceva vincere gli scacchi con la maggior parte delle pedine ancora in campo, non le andava di perderne mezze per strada.

Se non altro sua sorella, a differenza di questa tipetta, era completamente disillusa sull’amore. Ma era naturale. Ci credeva, certo, probabilmente lo sognava, ma non lo sperava più di tanto.

Beh, quanto avrebbe dovuto aspettare?

Decise che si poteva ingannare il tempo parlando…

-          D’accordo Karen, come vorresti farlo?

Lo sguardo costernato di lei era una conquista seconda solo alla furia del Prefetto dei Grifoni e al disappunto di sua sorella maggiore.

-          C…c-come? – chiese preoccupata

-          Beh, davanti, dietro… sul letto, sul pavimento… fuori?

Lei guardò fuori nel buio e sbarrò le iridi: fuori?

 

Era lecito ridere? Nel senso, ridere di una persona che viene a chiederti di fare l’amore e non sa neppure come?

Gardis aveva nella sua sterminata biblioteca una copia del Kamasutra? Ne dubitava… ad ogni modo, qualcuno avrebbe dovuto prestargliela per spiegarle un paio di cosette; nonostante il Ministro della Magia e la sua bella moglie non facessero altro che sfornare figlie a ripetizione, rigorosamente femmine, forse si erano dimenticati di raccontare qualche cosuccia a quelle che ormai aveva passato l’età della culla.

 

-          Penso… beh, credo… sul letto – tentò lei dando una risposta a caso come se fossero ad un gioco a premi

 

A quel punto non potevano chiedergli di non ridere perché non ci sarebbe riuscito.

Per quanto lo riguardava sarebbero andate bene anche le altre proposte.

Perché le vergini diventavano dei grattacapi così difficili? Prima o poi avrebbe dovuto chiedere a sua sorella quali fossero i suoi sogni proibiti almeno si sarebbe fatto un’idea nel caso un giorno avesse dovuto “seriamente” prendere in considerazione l’idea di portarsene a letto una. Non era detto che la sua unica esperienza con loro rappresentasse la totalità…

 

Karen giunse le mani in grembo e arrossì colpevole, poi si portò la mano sinistra alla bocca e cominciò a mordicchiarsi nervosamente le unghie dell’indice e del pollice: a giudicare dalle manine curate, non era una pratica abituale.

 

Lui si alzò in piedi un attimo per guardare fuori e decidere il da farsi, ovvero il modo migliore per liberarsi di lei.

Poi qualcosa lo colse e la sua testa girò di scatto verso la bionda che si guardava appena il dorso della mano.

Accanto all’unghia dell’indice stava una minuscola macchiolina di sangue, probabilmente era stata così nervosa da farsi addirittura del male, ma… Leonard avvertì nitidamente l’odore salino e rugginoso e le iridi si dilatarono all’improvviso mentre la pupilla da nera diventava rossa e in un balzo improvviso, si lanciò sul letto afferrandola per il polso e leccando la ferita appena accennata.

 

Non avrebbe dovuto, ma ormai la sua razionalità stava scomparendo.

Non doveva, non doveva fare niente di ciò che faceva di solito, no!

Ma come poteva resistere? Era praticamente digiuno, era solo in una stanza e aveva sentito distintamente l’odore del sangue.

Era la cosa peggiore che quella sciocca e avventata ragazzina avesse potuto fare, seppure involontariamente aveva scatenato la furia che era in lui.

 

Sfruttando il peso del suo corpo la stese sulle coltri bianche e verdi e cominciò a leccarle piano un orecchio e poi più giù, sempre più giù finchè non arrivò alla curva del collo, morbida e calda come quella di tutti gli esseri umani: era irresistibile.

Passò appena le labbra sulla pelle eburnea e si crogiolò nel pensiero di poter finalmente soddisfare la sete di giorni, mentre la sua mente ormai impotente protestava che non era ciò che doveva fare.

Karen si mise a singhiozzare dibattendosi mentre le lacrime rigavano le sue guance e cadevano sulle lenzuola, notò il petto che si alzava ed abbassava aritmicamente mentre lei muoveva le gambe per divincolarsi.

 

Leonard aprì la bocca, pronto per morderla, pronto per fare ciò che la natura lo obbligava a fare, per saziare la sua sete, per vivere.

Con la testa voltata dall’altra parte, Karen stava ancora piangendo non sapendo che tutto quello non era il preludio al tanto chiacchierato atto sessuale, ma a qualcosa di ben più grave e, senz’altro, di più terribile.

 

Se avesse guardato dall’altra parte avrebbe notato di canini appuntiti che facevano mostra di sé, bianchissimi e perfetti, armi di tortura e di morte.

La testa si abbassò, un millimetro dopo l’altro del cacciatore che gioca con la preda ormai catturata prima di finirla quando, all’improvviso, dietro di lui si spalancò la porta della stanza, essa sbattè con un tonfo sulla parete segnando addirittura la tappezzeria del muro e la sagoma alta e severa del Caposcuola dei Ravenclaw si stagliò nella fievole luce del corridoio con lo sguardo serio e imperturbabile, apparentemente non troppo scosso dalla scena che aveva di fronte.

-          Leonard! – quasi gridò mentre entrava nella stanza

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Finalmente abbiamo spostato un po’ la scena della storia e tornano Leonard, Rudiger e Karen.

Qui l’attenzione l’ho focalizzata su Karen che, come la maggior parte dei protagonisti di questa storia, soffre di un bel complesso di inferiorità, solo che nel suo caso, oltre ai genitori, deve contare anche una bella e perfetta sorella maggiore… non so come mi sentirei ad avere una sorella del genere, ma avere come genitori alcuni dei salvatori del mondo magico deve essere molto frustrante, soprattutto se sei una persona comune perché ti senti sempre non all’altezza di loro.

E’ un sentimento che credo normale e, come ho specificato, ne soffrono un po’ tutti, anche Gardis, solo che lei lo dà a vedere meno degli altri.

 

Parliamo anche un po’ di Leonard che, per la prima volta, rivela qualcosa di sé.

Karen è andata da lui con una richiesta stupida uscita da chissà quale pensiero distorto e malato e lui era pronto a fare la cosa giusta, peccato che non tutto segua sempre la linea corretta e lei abbia fatto il grande e involontario errore di ferirsi.

Mi piaceva mettere un po’ alla prova Leonard, sempre così composto. Ed è anche per quello che nei chappy precedenti l’ho strapazzato un po’: in questo momento è un personaggio altamente drammatico che non riesce a controllare come vorrebbe il suo istinto di sopravvivenza.

 

Bene, a questo punto saluto tutti e, mi raccomando, ritroviamoci al prox capitolo!

Commentate numerosi! A presto un bacio,

Nyssa

 

Whateverhappened: beh, più o meno tutti hanno un segreto… quello di Kitt però è particolare, particolarissimo.

La scena della chiave mi è venuta per caso rileggendo gli incontri di Draco ed Herm alla torre, mentre per quanto riguarda i sentimenti, ormai è davvero lampante.

In questo capitolo Kitt e Gardis passano un po’ in secondo piano perché entrano in scena altri personaggi con ruoli un po’ più densi, spero che ti piaccia ugualmente e aspetto di sapere che cosa ne pensi! A presto e un bacione grande, Nyssa

PS: pensandoci Gardis ha davvero molto del carattere di Rei… forse potrei farle usare qualche saetta di fuoco…

 

Hollina: beh, Leonard non è una persona qualunque e ha bisogno di padrini fuori dell’ordinario, chiaro… mi fa piacere che cappy ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche con questo! A presto, ciao! Nyssa

 

Arwen_90: per il segreto di Gardis bisogna pazientare ancora un pochino, per quello di Kitt… lo si scoprirà via via durante la storia, ma certo non lo lascerò in sospeso. Sono felice che si veda il mio impegno e mi fanno molto piacere i complimenti che mi fai ^^ Spero che apprezzerai anche questo nuovo aggiornamento, un kiss gigante! Nyssa

 

Nikki Potter: finalmente c’è la conferma di tutto, Kitt e Gardis hanno sentimenti ben più che fraterni l’uno per l’altra, ma il vero motivo per cui Kitt non dice tutta la verità a lei è che pensa ancora che sia più facile troncare un’amicizia che un amore e il suo segreto lo porterà proprio a doverla abbandonare (o così crede lui).

Gardis invece non glielo vuole dire per un altro motivo…

Non posso svelare nient’altro a proposito del segreto sennò poi mancherà tutta la suspance ed è una cosa a cui tengo.

Il mitico Blaise arriverà a momenti, quindi aspettalo che lui arriva! A presto e un bacio! Spero davvero che il capitolo ti si piaciuto,

Nyssa

 

Vavva: no no, troppo presto per il bacio. Ad ogni modo, dato che tutti nascondono un segreto in loro nella storia, bisogna approfondirli tutti e adesso è il momento di Karen e Leonard (per gli altri dovrete pazientare, dico solo che l’ultimo segreto svelato probabilmente sarà quello di Rudiger).

Come ho già detto, ho le labbra cucite sull’argomento “segreti”, quindi pazienta che tanto si scoprirà tutto.

Nel frattempo spero che ti sia piaciuto questo nuovo aggiornamento dove viene fuori il lato vampiresco e decisamente più spaventoso di Leonard.

A presto e un bacione gigante, Nyssa

 

Lord Martiya: sì, in molti potrebbero chiedere qualche consulenza, solo che ho apportato qualche modifica ai professori del Mahora, quindi non so se la cosa vale ugualmente… Ad ogni modo tornano i mostri ed i vampiri e anche Leonard sta facendo la sua parte, dopo Evangeline (ora che ci penso ci sono poche persone davvero brave in questa storia…).

Spero che il capitolo ti piaccia, aspetto il tuo commento, ciao! Nyssa

 

Killkenny: wow, addirittura un 10! Ma io non lo merito… ad ogni modo lo accetto volentieri, tu fai felice quella pazza dell’autrice della storia (ehm, la rima è orribile ma sono momentaneamente a corto di parole…).

Cosa succede adesso non riguarda più quei due, ma il fratello di lei che si rivela per quello che è per davvero…

Spero che ti piaccia il capitolo, ci sentiamo al prossimo post! Nyssa

 

DragonSlave: beh, prima o poi doveva uscire la mia analisi psicologica… dopotutto se non si facessero delle eterne piste mentali, soprattutto lei, non potrei dire che è davvero figlia di Draco ed Herm.

Comunque sono curiosa di sapere che cosa hai scoperto sull’Ungheria, mi affascinano le teorie dei lettori, a volte prendo addirittura spunto quindi vorrei che me la raccontassi, ti va?

Ehehe, se nel precedente abbiamo puntato i riflettori su Gardis e Kitt, questa volta tocca a Leonard e Karen, anche se, soprattutto Karen, è una tipetta che ritornerà parecchio, dopotutto la determinazione è quella di Neville…

Spero che ti piaccia il nuovo aggiornamento, sono curiosissima di sapere cosa ne pensi e credo che aspetterò trepidante la tua recensione. A presto e un bacione grande, Nyssa

 

Lisanna Baston: innanzi tutto ben tornata dalle vacanze! Ti invidio molto, io sfortunatamente sono dovuta rimanere a casa, ma non importa, come vedi ne ho approfittato per scrivere ^^

Ehehe, come poteva mancare una bella analisi psicologica dei miei personaggi? Mi è scappata quando avevo detto che non ce ne avrei messe, figurati se non ne infilavo qualcuna quando invece ne avevo tutta l’intenzione…

Ad ogni modo temo che anche tu, come Rudiger, dovrai pazientare un poco prima di vedere quei due darsi una mossa, ma è normale, sono entrambi frenati da segreti ben al di là delle solite cosucce, per la precisione è roba che scotta davvero.

Seraphin e Blaise torneranno presto sulla scena, cresciuti e cambiati rispetto al passato, ma torneranno.

Spero che anche questo cappy dedicato a Leonard e a Karen ti sia piaciuto, aspetto di sapere cosa ne pensi a proposito! Un bacione grande e ancora ben tornata!

Nyssa

 

_Nana_: se lo dicevi nel decimo, voglio proprio sapere cosa mi dici di Leonard in questo, anche se qui ha una scusante perché Karen l’ha involontariamente provocato col suo sangue…

Ehehe, la torre doveva tornare dopo che era stata il centro delle vicende della precedente storia, invece per quanto riguarda gli scontri… ci saranno un po’ più avanti, quando la situazione si farà decisamente più scottante.

Dimmi cosa ne pensi di questo undicesimo post, mi raccomando! A presto e un bacio, Nyssa

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Capitolo 12
*** Lezioni di teoria ***


Richiamato alla realtà da quella voce tanto familiare, dalla voce del suo migliore amico, l’unico che potesse seriamente influenzarlo in qualche modo, il vampiro si voltò di scatto e, riconoscendo il fisico, i suoi occhi piano piano tornarono normali, le

E’ da molto che non scrivo più una premessa ad un capitolo, lo faccio perché voglio ringraziare la mia migliore amica di esistere, di essere sempre al mio fianco e di darmi sostegno, supporto e comprensione anche quando, forse, non me lo merito…

E’ vero, hanno ragione quelli che dicono che faccio le cose più grandi di quel che sono, ma questa è la mia natura e il passato, forse sono io che l’ho esagerato, ma è stato molto doloroso e non posso semplicemente saltarlo a piè pari, non è stato una passeggiata, mi ha segnato profondamente e ormai fa parte della mia vita.

Quando ho bisogno di te, tu sei qui e mi stai a sentire, ora che ho avuto bisogno di te, tu c’eri.

Grazie.

Tu non leggerai mai questa storia, ma…

 

ti ringrazio, Lilli, per essere con me.

Saremo amiche per sempre, vero?

Ti voglio un mondo di bene, tua…

Monica

 

Ok, a questo punto credo che non avrete capito niente, ma devo lasciare un merito alla mia Lilli perché come lei non se ne trovano; tutti abbiamo dei difetti, io poi una marea e lei pure, però sono fortunata ad avere un’amica come lei e, anche se siamo tanto diverse, ci vogliamo un mondo di bene.

Scusate per la digressione…

 

*          *          *

Richiamato alla realtà da quella voce tanto familiare, dalla voce del suo migliore amico, l’unico che potesse seriamente influenzarlo in qualche modo, il vampiro si voltò di scatto e, riconoscendo il fisico, i suoi occhi piano piano tornarono normali, le pupille si scurirono fino al nero mentre lui chiudeva la bocca, consapevole che il proprio segreto doveva rimanere tale anche col suo migliore amico.

 

-          Christopher? – chiese dopo un attimo di silenzio che gli era occorso per richiamare a sé tutta la sua personalità reale

-          C’è una cosa importante che dobbiamo discutere su… i turni di domattina – sparò alla fine

Non si era aspettato di interrompere qualcosa quindi la sua scusa doveva sembrare penosa, forse Karen non se ne sarebbe accorta, ma Leonard di sicuro gliene avrebbe dette quattro.

Anche se la sua espressione pareva molto differente da quella di ora quando aveva varcato la soglia.

 

Allontanandosi rapidamente dal letto, Leonard lasciò la sua ospite e uscì con Kitt dalla stanza.

Senza fermarsi nel corridoio dove generalmente si poteva chiacchierare anche a notte fonda, il corvonero lo condusse al piano superiore e poi aprì la porta finestra e lo fece uscire sull’ampio terrazzo di marmo spazzato da una brezza gelida e sferzante.

Il moro si appoggiò alla balaustra con gli avambracci, guardando lontano oltre l’orizzonte e oltre la luna; Leonard si sistemò di schiena, poco incline a guardare la foresta verdeggiante che presto sarebbe diventata la sua tavola per la cena.

-          Ho interrotto qualcosa? – volle sapere il giovane Black, l’altro scosse la testa

-          È stato meglio così, avrei fatto un macello… - Kitt annuì sorridendo, grazie al cielo, proprio come aveva sospettato Gardis, Leonard non era eccessivamente arrabbiato della cosa

-          Tua sorella però mi aveva detto che non l’avresti toccata neppure con un dito – aggiunse riferendosi alla piccola Longbottom, l’altro alzò un sopracciglio stralunato

-          Gardis lo sa? – Chris annuì – e perché diamine non è venuta a riprendersela?

-          Karen le aveva fatto promettere che, nel caso, non ti avrebbe fermato…

-          Stupido orgoglio Gryffindor – borbottò Leonard – nessun Malfoy si è mai curato delle promesse!

-          Lei è estremamente leale

-          Anche troppo

-          Però era preoccupata e ha mandato me

-          Sai che ti dico? Per una volta ha fatto bene! – era una rarità sentire il maggiore dei Malfoy elogiare seppure indirettamente la sorellina, ma Gardis aveva la testa sulle spalle e lo sapevano tutti e tre, Gardis sapeva sempre qual era la cosa giusta da fare e sapeva che gli altri ne erano a conoscenza.

-          Credevo che avessi più confidenza con le ragazze – lo schernì Kitt

-          Ragazze non significa stupide vergini, eppoi… non avrei dovuto toccarla, Gardis lo sapeva, ma… lei ha fatto una cosa che mi ha fatto perdere la ragione

-          Sembravi posseduto quando ti ho visto, credimi, ero davvero preoccupato, ancora un attimo e ti avrei pietrificato con la bacchetta

-          Beh, non sarebbe stata una cattiva idea

-          Vuoi tornare da lei? – domandò incerto il moro sentendo la brezza sulla pelle e assaporando l’odore di abete che proveniva dalla radura verdeggiante poco distante

-          No. Dov’è Gardis?

-          Alla vecchia torre, l’ho lasciata lì dopo che è venuta a cercarmi

-          Andrò di sotto a raccontare qualcosa a quella piccola sconsiderata e poi devo parlare con lei

-          Sappi che non tradirà quella promessa neppure sotto tortura, quindi non aspettarti che ti dica di non farle niente

-          Lo so, è una dannatissima testarda!

-          Come te? – chiese Chris che era sempre in vena di farsi del ridere

-          No, di più… - borbottò seccato lo Slytherin

 

*          *          *

 

La camera era illuminata e tutto era come l’aveva lasciato.

Facendo uno sforzo per resistere temporaneamente alla tentazione di morderla, l’odore del sangue era ancora vivido nella sua mente e nella stanza, aprì la porta e guardò la bionda seduta sul letto, ormai non più singhiozzante

-          Mi dispiace – pronunciò appena lei – non avrei dovuto, so che è così che si fa, ma… - Leonard prese un respiro e la interruppe prima che il suo autocontrollo vacillasse di nuovo per l’essere stato troppo a contatto con lei

-          Devo andare, ci sono delle questioni urgenti di cui devo occuparmi – Karen annuì, troppo ingenua per riconoscere una bugia ben detta da una mezza verità

-          Sì. Gardis ti ha parlato?

-          Cosa c’entra mia sorella? – ora non mentiva, Gardis non l’aveva ANCORA incontrata. La Gryffindor parve sollevata

-          Apri la finestra – le ordinò prima di uscire – e poi tornatene in camera, non so per che ora terminerò

E senza aggiungere altro tornò di sopra.

 

Karen si guardò, Leonard doveva considerarla una stupida. Ma anche se in molti le avevano spiegato come andavano le cose tra uomini e donne, si era sentita un po’ spaesata dall’aggressività con cui Leonard le si era lanciato addosso e anche dalla velocità con cui sembrava che stesse accadendo il tutto.

E quando aveva avvertito le labbra di lui sulla pelle non era riuscita a non rabbrividire e aveva chiuso gli occhi come se la stessero violentando quando invece era stata tutta un’idea sua. Ma le labbra di Leonard l’avevano spaventata, le erano sembrate così fredde… quasi una paura ancestrale che veniva a galla.

 

*          *          *

 

La torre dove Kitt lo stava conducendo era gelida e una corrente birichina si insinuava all’interno della sezione circolare spolverando i gradini antichi e roteando a spirale nella tromba delle scale.

Salirono fino all’ultimo piano e quando la porta si spalancò videro la bionda intenta a scrutare la luna.

Gardis guardò prima Christopher e poi suo fratello.

Non dissero niente, ma lei capì dal suo sguardo quello che era accaduto e annuì riportando la sua attenzione sull’astro in lontananza.

Un attimo dopo si alzò in piedi e, stringendosi la copertina sulle spalle rivolse uno sguardo serio al suo migliore amico

-          Potresti scusarci un istante? Vorrei discutere di una cosa con mio fratello

Sapendo di essere di troppo, il moro uscì e si chiuse la porta alle spalle, sedendosi poi nel pianerottolo e attendendo paziente.

 

Leonard e Gardis si fissarono per un attimo: tre occhi color dell’oro e uno color del cielo; lei sospirò e poi fece per far scorrere il tessuto ruvido della coperta sulla spalla destra; abbassò appena il colletto della camicia, quel tanto che bastasse perché suo fratello non intravvedesse quel segnetto rosso che ancora aveva sotto la clavicola, poi gli porse il collo

-          Avanti, ne avrai bisogno

C’era una serietà che si sarebbe potuta tagliare a fette con un coltello e l’aria era pregna e greve.

Con più autocontrollo di prima e senza una parola, il biondo si avvicinò, scostò un lembo con una mano mentre, meno repentinamente, gli occhi diventavano nuovamente rossi e i canini di nuovo in mostra, grazie al cielo Leonard non era irruento come era accaduto nei minuti precedenti.

Un attimo e poi, senza tutta la foga di quando aveva visto Karen, i denti si conficcarono nella carne pallida e leggera di lei.

 

Trattenendo un gemito di dolore, Gardis si morse le labbra e attese continuando a guardare in lontananza.

La bocca di suo fratello si allontanò e gli occhi tornarono normali senza traumi.

-          Si rimargineranno in dieci minuti – disse suo fratello indicando i due buchetti, quasi a scusarsi, lei annuì: non era la prima volta.

-          Leonard – aggiunse a sua volta – non fare pazzie, d’accordo?

La testa annuì impercettibilmente poi il primogenito aprì la porta e uscì facendo semplicemente un segno di saluto al suo amico e aggiungendo, senza che la bionda nell’altro vano lo sentisse

-          Stai un po’ con lei e riportala in camera, mi pare un po’ scossa

Kitt si affrettò ad annuire senza sapere che il pallore non era dovuto allo shock, ma a dell’altro.

 

Con gesti molto più lenti e delicati dello Slytherin, Christopher rientrò nell’aula e la vide mentre si risistemava un bottone alla luce della luna.

Gardis gli sorrise dolcemente e fu allora che, percorrendo la linea delle spalle, lui notò una chiazza rossa proprio sotto la clavicola. La gryffindor si affrettò a coprire con le mani i due forellini appena creati sul collo e alzò il colletto del pigiama.

-          Che cos’è quello? – chiese imperterrito il corvo

-          Niente – rispose evasiva, temendo che si fosse accorto del morso

A quel punto gli occhi blu del Black si fecero cupi e profondi

-          Te l’ho lasciato io quel segno, vero? – indagò

Seguendo il suo sguardo si accorse che non era puntato sotto l’orecchio, ma appena sopra il petto, arrossì colpevole, dopodiché annuì imbarazzata e l’altro si sentì tremendamente a disagio.

L’aveva notato subito perché ricordava perfettamente quanta cura avesse messo nella follia del pomeriggio precedente e, soprattutto, quanta ne avesse messa in QUEL punto per lasciare QUEL segno.

E dire che era quasi riuscito a relegare quei ricordi senza che saltassero fuori ogni volta che la vedeva, ma appena c’era riuscito, ecco che comparivano le prove schiaccianti

-          Mi dispiace – le sussurrò, lei scosse la testa, ancora rossa in volto – vuoi tornare al Grifondoro? – le chiese vedendo i piedi nudi sulla pietra fredda, un'altra negazione

-          No, voglio rimanere qui. Questo posto e mio fratello sono legati in maniera indissolubile e in questo momento più che mai. E io sono legata a mio fratello.

L’altro annuì senza aver capito davvero molto di ciò che aveva detto, ma se lei voleva restare non poteva impedirglielo, glielo doveva.

 

E senza accorgersene, l’attimo successivo, si avvicinò a lei e con dita tremanti scostò appena i lembi dello scollo a V della camicia mentre il marchio rosso risaltava sulla pelle candida come la luna nel cielo.

Con un gesto gentile e fluido, abbassò la testa e baciò quel punto trasformando il colorito della pelle di lei da chiaro ad una tavolozza di rosso imbarazzato

-          Considerala una scusa per quanto accaduto, devo essere impazzito più del solito

Senza indagare su quel “più del solito”, accettò quel gesto e si affrettò a riabbottonare la camicia, dopodiché lui le infilò dalla testa il suo gilet grigio con lo stemma dei Corvonero bene in vista sul petto per ripararla dal freddo della notte.

-          Il blu ti dona – le disse scherzoso – saresti stata un ottimo Prefetto anche da noi – lei gli sorrise grata e inspirò dalla lana costosa, grigia e ben cardata, il profumo che lo caratterizzava.

L’attimo dopo si era addormentata come una bambina vinta da tanti shock che aveva ricevuto. Lui la prese in braccio e la riaccompagnò alla Torre.

Doveva davvero darci un taglio con lei, ma non ne era capace e nonostante quello fosse il suo dovere, non era così certo di volerlo fare.

Se lei sarebbe stata bene anche tra i Corvi, lui stava nascondendo una insospettabile repulsione alle regole che ne avrebbe fatto un degno allievo di Salazar e un intraprendente grifone.

 

 

*          *          *

 

Leonard riaprì la porta della sua stanza sperando ardentemente che Karen avesse accantonato la sua idea balzana e, spaventata dalla sua reazione (assai poco legittima), fosse corsa piangente dai suoi compagni a farsi consolare.

Qualunque cosa avesse scelto, comunque, ora era pronto ad affrontarla, il sangue che sua sorella gli aveva donato era più che sufficiente per tenere a bada il suo aspetto mezzo demoniaco fino a sabato.

Sfortunatamente, però, la bionda era ancora nella stanza, addormentata sul letto con una mano sotto la testa. La finestra era spalancata e alcune delle candele che illuminavano l’ambiente si erano spente per via della brezza.

La guardò raggomitolata come una bambina, le spuntavano le mutandine dalla gonna, ma non avrebbe ceduto per così poco, aveva altro per la testa.

La piccola Longbottom mormorò qualcosa nel sonno e lui le sorrise, dopodiché uscì di nuovo, andò alla Torre di Corvonero ed entrò nella camera del Prefetto di soppiatto: Ciel Longbottom.

A quel punto era l’unica persona che potesse rimettere le cose a posto.

 

*          *          *

 

Ciel dormiva beata nel suo letto, ma non appena udì il cigolio sinistro della porta si svegliò, seccata che qualcuno fosse venuta a disturbarla, la bacchetta pronta in mano e il caschetto di capelli scuri un po’ spettinato.

Guardò il suo ospite con odio mentre si risistemava l’acconciatura e posava il legno sul comodino chiedendosi cosa fosse venuto a fare in camera sua a quell’ora di notte, pregò solo che non si trattasse di uno dei soliti scherzetti di cattivo gusto che piacevano tanto alle serpi.

-          Cosa vuoi, Leonard? – chiese sgarbata, dopotutto a nessuno andava di farsi svegliare a quell’ora senza un motivo preciso

-          Beh, immagino che visto che sei tu questo sia il massimo dell’accoglienza che puoi riservarmi… - pigolò con falsa innocenza

-          Ho detto “cosa vuoi”, vedi i sbrigarti, ho sonno e certo non il tempo di passare la notte con te

-          Tua sorella evidentemente ne aveva parecchio, allora

-          Mia sorella? – chiese scettica

-          Tua sorella Karen, questa sera, era molto intenzionata a perdere la verginità con me – la voce si era fatta grave e bassa

-          Karen?!

-         

-          Che le hai fatto? Dov’è adesso?

Fedele alla regola “mai far preoccupare papà”, Ciel aveva ereditato gran parte della personalità della mamma ed era sempre pronta a correre in aiuto dei membri della famiglia prima che il genitore si accorgesse di ciò che stava accadendo.

L’apprensione, però, era una caratteristica particolare e visto che Karen, anche se era la secondogenita, veniva considerata la piccola di casa, era normale che le sorelle più grandi e più piccole avessero tutto questo riguardo verso di lei.

-          Al momento sta bene, anche se è addormentata nella mia stanza

-          Perché sta nella tua stanza?

-          Perché è venuta ad espormi la sua teoria su come perdere la verginità

-          Karen non ha teorie del genere – sbuffò la maggiore

-          Appunto

-          E allora?

-          Voleva perdere la verginità senza neppure sapere come – la mora si lasciò scappare un risolino, Karen aveva preso molto da papà…

-          E tu che le hai fatto?

-          Beh, l’ho spaventata a morte e poi sono dovuto andare a occuparmi di alcune cose

-          Immagino urgentissime – celiò lei, lui si fece serio

-          Assolutamente

-          Bene, che vuoi da me?

-          Riprenditi quella peste prima che cambi idea, riportala in camera e se domani è ancora dell’idea di questa sera, credo che dovrai insegnarle un paio di cosette

-          Va bene

Scendendo dal letto, Ciel andò all’attaccapanni e ne prese la vestaglia azzurra che vi stava appoggiata, dopodiché nascose la bacchetta nella tasca, chiuse l’abito con la cintura e insieme al suo divertito ospite si diresse verso i sotterranei.

 

Esattamente come lui aveva affermato, Karen era addormentata sul suo letto, illesa. Niente macchie di sangue, grida di terrore che echeggiavano per le mura e nessun segno di costrizioni varie.

Agitando la bacchetta, Ciel fece levitare il corpo della sorella e lo condusse verso il grande camino bianco alla parete, l’attimo dopo scomparve e si ritrovò nella stanza al Grifondoro, la svestì e la mise a letto, poi tornò di sotto.

 

-          E adesso vedi di spiegarmi tutto per bene – con la bacchetta in mano e lo sguardo che minacciava fuoco e fiamme, Ciel pareva pronta per l’interrogatorio

-          Non volevi tornare a dormire? – le domandò lui sedendosi sul letto e, finalmente libero da ogni peso, si accese una sigaretta e la guardò

-          Sono molto preoccupata

-          Da cosa?

-          Da quello che mia sorella potrebbe fare – iniziò – e da quello che tu potresti fare a lei

-          Non ti fidi di me? – le chiese con innocenza

-          No – se non altro era sincera

-          Cosa vuoi sapere? – concesse con un sospiro

-          Cosa farai se lei tornerà, non hai mai rifiutato una ragazza nel tuo letto, perché con lei è diverso?

-          Punto primo – cominciò come se stesse insegnando un’ovvietà ad un bambino tardo – è vergine e le vergini portano guai. – Ciel arrossì, ma non si scompose più di tanto – Punto secondo: è tua sorella e la migliore amica di Gardis: se dovessi toccarla con un dito mi lincereste senza farvi troppi scrupoli

-          Puoi scommetterci

-          Appunto – la conferma di tutto – se lo facessi perderei l’uso di qualche braccio e un’amica… interessante – aggiunse – preferisco tenermi l’amica e rinunciare ad una notte con lei, ci sono ragazze meno pericolose e più semplici da trattare che posso fare felici col braccio che mi mancherebbe

-          Sempre per quella storia delle vergini, immagino – aggiunse caustica

-          Precisamente. Portano guai. – sottolineò come sempre

Lei storse le labbra in una smorfia e annuì, poi fece per andarsene, offesa.

 

Afferrandola per un braccio lui la tirò indietro finchè non si ritrovarono entrambi distesi sulle coperte

-          …e, punto terzo, avevo promesso ad una vergine di mia conoscenza piuttosto permalosa – aggiunse sfiorandole l’orecchio – che dopo di lei non avrei toccato nessun’altra

-          Nessun’altra vergine – puntualizzò la Ravenclaw

-          Cerchi sempre il pelo nell’uovo – le sorrise e baciò piano il lobo

-          Chissà invece quante “non vergini” ti sei passato da allora – fingendosi oltraggiata cercò di sottrarsi alle sue coccole, ma si accorse che stava decisamente sopravvalutando le sue capacità di resistergli…

-          Sei gelosa? – le chiese con un ghigno

-          No

-          Mh… io dico di sì

-          E io dico di no - sbuffò lei

Beh, che doveva fare? Aveva rifiutato una ragazza quasi compiacente e stava cercando di sedurne una che invece non voleva avere niente a che fare con lui, strano il mondo, specie se si considerava che queste due erano sorelle…

Ad ogni modo quella che teneva tra le braccia era l’esatta prova vivente che le vergini portano solo guai, lo diceva anche papà, perché da allora non era più riuscito a toccare nessun’altra ragazza senza sentirsi stranamente in colpa: tutto merito della mamma e del suo buonismo congenito…

-          Dimmi una cosa, Ciel, qual era il tuo sogno proibito prima…

-          Prima di che? – chiese lei

-          Prima che decidessi di diventare una cattiva ragazza che si concede ad uno sporco Slytherin, come tua sorella, dopotutto…

-          Ho anche sangue Serpeverde – si difese ricordando che sua mamma era stata nella Casa di Salazar – eppoi dovresti accontentarti di me e lasciare in pace mia sorella

-          Veramente è lei che è venuta qui

-          Fa lo stesso

-          Cioè vorresti che io ignorassi tua sorella e poi mi sfogassi i miei bassi istinti da lei provocati su di te

-          Detta così sembra una cosa orribile – lo rimbrottò

-          Però il concetto è quello. Anche se non credo che la tua piccola Karen mi potrebbe spingere così in là…

-         

-          Beh, se non altro non sei più vergine… almeno tu

-          Già e indovina un po’ di chi è il merito

-          Tutto tuo – lei sbuffò – ricordati che se tu non avessi ceduto io non avrei fatto niente

-          Sì e io sono la Fata Turchina

-          Stai diventando acida

-          Sei tu che mi fai quest’effetto, mi irriti terribilmente

-          Ma davvero… in genere non è così

-          Amen

-          Ad ogni modo qual era quel sogno?

-          Prima che decidessi di compiere una delle più grandi follie della mia vita? – domandò con le sopracciglia sollevate mentre lui ridacchiava – perdere la verginità, ovvio

-          Siete un po’ scontate

-          Non ti ho chiesto un parere.

-          D’accordo. E il sogno di adesso?

-          Non sono affari tuoi

-          Ti ricordo che tua sorella è ancora disponibile – sussurrò complice

-          Mi stai ricattando? – pareva costernata

-          Più o meno, ma rammenta che sei stata tu a mettere giù il patto

-          Sì, ma così è sleale!

-          Sono una serpe! Nessuna serpe è leale… - che novità

-          Così è troppo, non sono una sgualdrinella da una botta e via – bofonchiò fingendosi offesa, anche Ciel cominciava ad usare le parolacce quando si irritava

-          Ci stiamo arrabbiando, eh? E tu che mi hai ignorato per un sacco di anni? Cosa dovrei dire io?

-          Tu mi hai trattato come una stupida e mi facevi quegli scherzi irritanti, al secondo anno

-          Ciel, avevamo dodici anni…

-          Non cambia la sostanza – lui sbuffò e la strinse e lei si accorse che dopo aver sentito il proprio nome uscire dalle sue labbra con quel suono caldo e sensuale non sarebbe riuscita a resistergli molto a lungo.

 

*          *          *

 

L’aula conferenze di Hogwarts ospitava al momento le persone destinate all’accoglienza e alla gestione delle scuole che sarebbero presto state ospiti.

Il Comitato d’Accoglienza era disposto in prima fila con la testa ciondoloni che dondolava stancamente le gambe domandandosi come mai fossero stati coinvolti quando nessuno di loro aveva mai chiesto di fare parte di suddetto comitato.

Il Consiglio Studentesco faceva bella presenza nella fila dietro con tutte le stravaganze del caso.

Il club teatrale, il club di giornalismo e il club di artistica erano disposti con poco ordine nelle tre bancate, c’erano poi i due Caposcuola e il Prefetto dei Grifoni nell’ultima fila, lontani da tutti, che si facevano i beneamati fatti loro, ciascuno con la luna storta a modo suo.

Leonard, nel posto di sinistra, subiva quella tortura solo perché la McGranitt glielo aveva imposto. Ne veniva da una nottata “agitata” (lui avrebbe preferito “bollente”, ma Ciel l’aveva minacciato che se solo provava a pensare una cosa del genere durante la giornata l’avrebbe ucciso e a poco erano servite le sue dichiarazioni che era un ottimo occlumante) e quella mattina, anziché potersene rimanere per conto proprio aveva dovuto accantonare tutti i suoi affari e andare ad ascoltare quella lagna.

 

Gardis, dall’altra parte, era stanca e mezza addormentata e certo non aveva voglia di rimanersene due ore ad assistere le prediche di Ruf; donare del sangue a suo fratello era un gesto estremamente altruistico, ma molto spossante e se fosse stato per lei, avrebbe finto un’anemia e se ne sarebbe rimasta a letto per l’intera giornata a finire quel libro che, dalla sera prima, non era ancora riuscita a concludere.

E Kitt, al mezzo dei due, era inevitabilmente coinvolto dal loro cattivo umore.

 

Dalla postazione del club di teatro, Karen si voltò verso la sua amica e, arrossendo, la salutò piano con la mano.

Quella mattina era tutta giuliva perché si era ritrovata nel suo letto, cambiata e tranquilla e l’unico che poteva averle fatto quello era il suo caro Leonard. Chiaramente non aveva tenuto in considerazione la realtà dei fatti.

Appena alzata, comunque, era andata a bussare alla porta del Prefetto chinandosi e scusandosi per la promessa che le aveva strappato e per tutte le preoccupazioni che doveva averle dato; fingendo indifferenza, Gardis tentò di non ammazzarla per averla svegliata alle sole otto di mattina quando avrebbe poltrito altre due ore, ma si trattenne per amore della loro amicizia e finse anche di non sapere nulla a proposito di quanto accaduto tra lei e suo fratello. La biondina, allora, le aveva raccontato che si era lasciata un po’ spaventare e Leonard era poi stato chiamato per qualcosa di urgente e lei aveva finito per addormentarsi. E lui l’aveva riportata in camera!

Stupita da quel comportamento cavalleresco da parte di una persona che voleva continuare a rimanere il cattivo della storia, la Malfoy aveva alzato un sopracciglio scettica e annuito con poca convinzione per poi sentirsi dire che, comunque, non era disposta a lasciar cadere così la cosa. Avrebbe fatto quanto aveva deciso, se non era successo era solo colpa sua perché lui l’aveva “presa di sorpresa”. E se n’era andata lasciando una delle sue migliori amiche a scuotere la testa come se fosse stata sua nonna di fronte ai giovani d’oggi.

Poco convinta, quando aveva dovuto presenziare la riunione aveva indagato un po’ con suo fratello, ottenendo un resoconto decisamente diverso e un misterioso trasportatore di giovani addormentate di sesso femminile, non vampiro, Ravenclaw e rispondente al nome di Ciel, altrimenti conosciuta come “sorella maggiore”.

Leonard non si era preoccupato di realizzare i sogni principeschi della piccola Karen…

 

Kitt invece aveva avuto una giornata piena. Alle sette del mattino aveva ceduto un altro tubo alla loro Torre di Corvonero e la Sala Studio era allagata da almeno mezzo metro d’acqua.

Dopo che qualcuno era riuscito a trovarlo, con la Casa nel panico, era dovuto correre alla ricerca di Vitius.

Credendo di poter finalmente dedicarsi ai suoi compiti, si era accorto che sulla sua scrivania facevano spettacolo tre missive: una di Dishman che lo richiamava per discutere nuovamente del menu, una del Comitato Studentesco con le sue folli idee e una della Chips con gli aggiornamenti sulle condizioni dei malati di morbillo perché non si era più fatto vedere in infermeria.

La conversazione con il cuoco era stata spossante. Il Consiglio aveva tirato fuori due o tre pazzie irrealizzabili e il numero di appestati cresceva a ritmo esponenziale, perfetto! E mancava una settimana all’arrivo del Mahora!

Si poteva quindi intuire con quanto entusiasmo si fosse presentato all’orientamento della McGranitt+Ruf per spiegare agli studenti ignoranti qualcosa sui loro ospiti.

Beh, se non altro non era il solo che non ne aveva voglia perché, accanto a lui, Leonard si dondolava sulla sedia in posizione pericolante sognando di farsi un giro con la Nimbus 3001 e Gardis sognava di massacrare Montague con la Icarus 333.

Ah, dimenticava che era anche arrivata posta da casa, il massimo!

 

-          Un po’ di attenzione! – stava intanto blaterando il prof di Storia della Magia – l’Istituto di Magia ed Arti Orientali Mahora è una scuola importante e molto frequentata che raccoglie la maggior parte dei giovani maghi dell’Oriente – spiegava – il complesso scolastico occupa un’intera isola e ricopre un ciclo di studi completo. Si contano migliaia di studenti che partecipano alle lezioni di età compresa dai sei anni ai diciotto.

Qualcuno annuì svogliato in modo che il baffuto fantasma non li deliziasse con la frase “Capito?” come era suo uso

-          Al Mahora si studiano magie orientali e occidentali, hanno materie differenti e utilizzano metodi diversi da nostri, molto spesso sfruttano la persona stessa quale amplificatore del proprio potere magico anziché la bacchetta. In molti casi i maghi lavorano a coppia, in quel caso si hanno due livelli: se il mago e il suo aiutante sono entrambi dotati dello stesso potenziale magico il rapporto viene detto di familiar. Altrimenti vengono chiamati partner ed esiste l’entità dominante, il mago, il master, e il suo minister.

Un’onda di assenso percorse la svogliata platea.

-          Le scuole di magia europee con cui avrete a che fare si somigliano quasi tutte come corso di studi e materie di apprendimento, tuttavia sia Drumstrang che Beauxbatons, a differenza di Hogwarts, non hanno la possibilità di diversificare i loro studi dopo il terzo anno. Gli studenti posso quindi sceglie di frequentare le cosiddette Sedi Separate, ovvero scuole dove si approfondisce una ed una sola determinata materia. Cantarena, la scuola italiana di cui ospiteremo alcuni allievi, è proprio un istituto di questo tipo specializzato nel controllo dei fenomeni atmosferici e terrestri: cambiamenti meteorologici, terremoti ecc.

-          E se qualcuno non vuole frequentare una scuola da previsioni del tempo? – domandò candida Vanessa

-          Ne esistono molte altre in giro per il mondo – spiegò la McGranitt fulminandola da oltre le lenti – una delle più rinomate è quella che si occupa delle formule e approfondisce gli incantesimi, si chiama Santa Sofia e sta a Istanbul. Da lì sono usciti alcuni dei più rinomati studiosi di incantesimi della storia del Mondo Magico

-          E se uno studente di Hogwarts volesse frequentare queste scuole? – chiese Gardis con un minimo di interesse

-          Per loro non è necessario frequentarle perché le nozioni che gli studenti apprendono dal terzo anno trasferendosi lì è possibile assimilarle anche alla nostra scuola. Per conseguire il diploma specifico è necessario solo passare l’esame finale, una specie di M.A.G.O. molto specialistico – la bionda annuì e tornò a farsi gli affari suoi

-          Domande?

Il silenzio di tomba percorse la platea distratta e svogliata strappando un sospiro disperato ai due professori presenti

-          Fate del vostro meglio, mi raccomando – aggiunse la vicepreside con carisma, ma senza troppa convinzione.

Tutti annuirono e i professori cominciarono a distribuire le divise decorate appositamente dal Comitato Studentesco; sia la McGranitt che la maggior parte dei destinatari di quei preziosi doni guardarono schifati la camicia e l’abbinamento pantaloni o gonna.

 

Gardis, salutando appena fratello e amico, si lanciò giù dalle scale di malumore più che decisa a tornarsene nella sua stanza e rimanerci per il resto della giornata.

John Johnson, l’essere più insignificante della scuola, era sul gradino del palco con una pila di indumenti in mano, in pratica stava facendo da mobile agli studenti che provvedevano gli altri dei vestiti

-          Gardis! – urlò senza muoversi, continuando a reggere camicie e pantaloni – hai dimenticato di ritirare la tua divisa

Voltandosi seccata, alzò un sopracciglio e si fermò un istante a fulminare con lo sguardo l’essere immondo che aveva osato interrompere la sequenza di epiteti mentali che aveva lanciato a Vanessa Vermyl mentre scendeva le scale.

Si voltò e disse aspra

-          Io non indosso vestiti di seconda mano

E senza aggiungere altro, continuò per la sua strada lasciandolo impietrito. La presidentessa del Comitato, con i suoi capelli tinti di un rosso poco naturale, gli si fece accanto e gli posò una mano sulla spalla scuotendo la testa, probabilmente spiegandogli che Gardis era uno di quei pochi e fortunati esseri che non erano soggetti alla loro autorità e, quindi, era anche esentata dall’indossare l’indumento.

 

Leonard, che stava scendendo assieme a Kitt, sorrise compiaciuto e dando le spalle alla presidentessa, la sfilò senza degnarla di uno sguardo, con un bel ghigno trionfante sulla bocca.

Christopher le accennò un saluto con il capo. Tutti e due evitando di raccogliere il necessaire di accoglienza, era bello quando Gardis si ribellava alle regole.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!

Sì, lo so, sono in ritardo… mi dispiace moltissimo, davvero davvero molto, scusatemi! Sono desolata, ma tra un colloquio di lavoro e l’altro e le mie migliori amiche che cominciano l’università sono un po’ sotto pressione, infatti non riesco a scrivere molto, grazie al cielo il capitolo era pronto da una settimana…

Come ho detto, è quasi mezzanotte e non voglio che venga domani perché sennò sembrerebbe che ho tardato ancora di più con la consegna, tra l’altro sono terribilmente di fretta (ma va?), spero che mi perdonerete se non saluto tutti ad uno ad uno, ma mio cugino che ha 5 anni e che a quest’ora dovrebbe essere nel mondo dei sogni da almeno un paio di ore, mi sta strattonando la manica intimandomi di andare a dormire perché lui, che ha sonno, non dormirà finchè non vado anche io (e se i miei scoprono che l’ho fatto stare alzato fino a quest’ora mi posso anche seppellire da qualche parte…).

Mi perdonate, vero?

Pazientate, ancora un capitolo e poi arriva il Mahora!

Mi raccomando, commentate in tanti che aspetto il vostro giudizio, ciao!

 

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Capitolo 13
*** Mistery tale and other stories ***


Hestia era nell’aula dedicata al club di arte

Hestia era nell’aula dedicata al club di arte.

Di fronte a lei gli altri membri del club stavano terminando le loro opere, tutte con il tema principale di Hogwarts.

Il cavalletto che aveva di fronte raffigurava la loro scuola in una bella prospettiva autunnale, contornata dagli alberi con le foglie ingiallite e i gonfaloni che sventolavano in cima alle torri.

La sua compagna nel tavolo poco distante, una ragazza del terzo anno dei tassi, stava lavorando accuratamente con le mani un cubo di creta e con le dita abili era riuscita a far emergere la sagoma del castello; lavorando poi con un coltellino arrotondato aveva scavato le finestre e le porte e, al momento, stava dipingendo il tutto con colori acrilici dopo aver segnato i mattoncini dei muri, un lavoro certosino…

Due ragazze di Corvonero erano state messe all’opera dalla McGranitt che aveva assegnato al loro club il compito di ridipingere tutti gli stemmi a muro e adesso, di fronte alle due, una pila di cerchi con in bassorilievo l’insegna di Hogwarts rivaleggiava con quella accanto che conteneva quelli già terminati.

 

Ciascuno si era dato da fare a creare qualcosa di particolare che ricordasse la scuola, ecco allora che sopra le loro teste erano raffigurate quattro statuette ritraenti i fondatori: Salazar Serpeverde, Rowena Ravenvclaw, Tosca Tassorosso e Godric Grifondoro; padre Royal era stato il loro grande acquisto: il sacerdote, infatti, aveva frequentato la scuola ai tempi della sua fondazione e quindi ricordava abbastanza bene, nonostante il tempo passato, i tratti delle quattro persone e aveva dato un valido contributo.

Inutile dire che la metà delle ragazze del club, però, smetteva di lavorare ogni volta che lui varcava la soglia per dare il suo aiuto.

Tutti erano stati ispirati ed ecco quindi riproduzioni in terracotta e creta del Calice di Fuoco e del boccino d’oro e, per l’occasione, la scuola aveva anche fatto stampare un’apposita carta da lettere filigranata con l’emblema sulla sinistra.

 

Mancava poco ormai all’arrivo degli ospiti, poco meno di una settimana e tutti erano in agitazione, c’erano lavori da terminare e preparativi da ultimare.

Gardis, poveretta, era la più impegnata di tutti tra le prove della recita, gli allenamenti di quidditch e il suo lavoro da sostituto Caposcuola, senza contare che era continuamente assillata da imbecilli incompetenti che le chiedevano una cretinata dopo l’altra.

Non l’aveva mai vista bere tanto caffè come in quei giorni e gli effetti erano piuttosto evidenti visto che l’intera squadra del Grifondoro aveva ottenuto notevoli risultati nello sport, la vittoria di domenica per 270 a 50 ne era una prova, ma anche una serie interminabile di lividi e strigliate che la loro capitana rifilava a causa del suo nervosismo; ma niente rivaleggiava coi suoi neonati tic quasi isterici.

 

Kitt non se la passava certo meglio visto che doveva anche occuparsi del suo dormitorio mezzo allagato, divenuto ormai una novella Atlantide, e della sfilza di malati che affollava le stanze della Chips, sempre più nevrotica.

 

La McGranitt aveva riaperto le sedute serali per insegnare ballo ai suoi poveri studenti e li costringeva ad ore di prove nel grande salone mentre Evangeline li guardava ridacchiando dalla sua postazione: se a dare lezioni fosse stata lei, di sicuro i partecipanti non sarebbero stati contenuti neppure in Sala Grande.

 

Guardò le sue compagne alle prese con gli stemmi e, visto che il quadro era terminato, decise di dare loro una mano, si diresse quindi verso il primo bagno disponibile per scrostarsi dalle dita il residuo di acquerello e tempera che aveva impiegato e per lavare i pennelli, ormai rigidi per la pittura.

L’antro di Mirtilla faceva proprio al caso suo, non c’erano rompiscatole e poteva trascorrere lì tutto il tempo che voleva.

-          Che cosa fai? – le chiese il fantasma con a solita vocetta strascicata dopo che la piccola Potter aveva aperto l’acqua e l’aveva fatta scorrere per il lavabo

-          Sciacquo i pennelli – rispose tranquilla

Mirtilla era delusa dalla risposta, dopo due generazioni di Malfoy a Hogwarts non aspettava altro che qualche fanciulla dal cuore infranto da consolare.

Hestia comunque era un’ottima fonte di informazione per la sua rete di pettegolezzi, la conosceva fin dal primo anno ed era contenta di rivederla ogni tanto, seppure non come se avesse avuto di fronte il genitore di lei, Harry Potter.

-          Hai qualche novità da raccontarmi? – chiese tutta melliflua Mirtilla, già pregustando il momento che avrebbe annunciato la sua

-          No – in effetti con tutta l’agitazione che c’era nell’aria c’era poco tempo perfino per dedicarsi al gossip

-          Allora te ne racconterò una io…

L’altra ridacchio e mentre la grifoncina asciugava le setole, dispose i pennelli sul lavabo e si sedette su quello vicino, aspettando di conoscere le intriganti notizie che Mirtilla spacciava

-          Ho sentito una cosa che forse potrebbe interessarti – annunciò – sai, l’altro giorno ero molto sola e nessuno viene mai a trovarmi… poi con tutto questo ancora meno – si lagnò – allora sono andata io a farmi un giro per la scuola…

Era una cosa più unica che rara, Mirtilla era legata al suo bagno come se da esso dipendesse la sua esistenza.

-          E mentre passavo per i corridoi ho sentito parlare i fratelli Canon

-          Philip ed Albert? – chiese Hestia che cominciava a subodorare qualcosa di importante

-          Già, parlavano tutto sottovoce, come se nessuno dovesse sentirli e quindi mi sono nascosta nel muro per sapere di cosa chiacchierassero così fitto fitto… - l’altra annuì, Mirtilla impiegava sempre un’ora prima di arrivare al dunque della cosa

-          E cosa hai scoperto

-          Pare che sia successo qualcosa di molto strano qui a Hogwarts ultimamente… - sussurrò svolazzandole attorno – qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato, qualcosa che non sarebbe dovuto succedere

-          Che cosa?

-          Non lo so! – sbuffò contrariata – ho provato ad ascoltare, ma quei due non hanno detto assolutamente niente, solo che Silente e la McGranitt lo sapevano e quindi bisognava tacere come gli avevano chiesto

-          Ooohhh

-          Già e non è tutto, pare che c’entri qualcuno qui dentro

-          Qualcuno qui dentro? – ripetè interessata

-         

-          Mh, la cosa si fa interessante… beh, ti ringrazio per la storia, credo che andrò a indagare

-          Un favore per un favore – celiò Mirtilla con sguardo sadico – voglio sapere TUTTO quello che scoprirai in proposito, capito?

-          Tutto – disse Hestia

-          È questo che mi piace di te, anche se non vieni mai a trovarmi

-          Vedrai che tornerò presto – sogghignò e si allontanò coi suoi pennelli salutandola con la mano.

 

*          *          *

 

Hestia adocchiò Jeff e suo fratello a metà del tavolo dei grifoni che chiacchieravano e ridacchiavano. Doveva parlare con loro, ma allo stesso tempo era un segreto che doveva restare tra pochi, c’era la possibilità di trovare un’avventura succulenta come quella di sua madre e suo padre quando erano giovani.

Il fatto però che Albert fosse seduto accanto a loro non l’aiutava, doveva aspettare e così si sistemò la gonna sulla panca e sedette con Karen lì a fianco, attendendo il momento propizio

-          Dove è Gardis? – domandò cercando l’ultima componente del loro gruppo, Jeff alzò le spalle

-          A fare del male a qualcuno, suppongo – rispose – oggi mi ha ucciso, e dire che dovrei essere io il battitore…

-          Dicono che anche la sorella di Henrietta si sia presa il morbillo magico – Karen s’intromise nella conversazione sventolando la forchetta

-          Io mi chiedo solo chi è stato a portalo a scuola – si lamentò Jack – noi l’abbiamo fatto tutti, ma c’è mezza scuola in infermeria che…

-          Non metterti a parlare anche tu come Gardis! – si lagnò il rosso grattandosi il naso, potrei seriamente non poterne più, potrei addirittura ripudiarti come fratello!

-          Non prendertela con lei! E’ nervosa con tutto quello che le fanno fare – la difese Jack

-          Mh… ti metti anche dalla sua parte? Eppure ricordavo che il boccino di oggi ti si fosse piantato proprio qui

E con l’indice gli segnò il cavallo dei pantaloni, il moro sbuffò sistemandosi gli occhiali un poco ammaccati e arrossendo vistosamente

-          …oppure – aggiunse imperterrito Weasley – devo credere che tu la difendi perché ti piace…

Malizioso come sempre, Jeff lo vide imporporarsi di colpo e scuotere la testa furibondo

-          Non è vero – stava gridando Potty2 attirando l’attenzione seccata del tavolo di Serpeverde – non è assolutamente così

-          Sul serio? – chissà come, ma Jeff non ne sembrava convinto

-         

-          Mh… mi sa che con quel Corvonero non hai molte possibilità – e la forchetta andò ad infilzare una fetta di tacchino affumicato

-          Ho detto che Gardis non ti interessa

Sua sorella, accanto a lui, si sistemò i capelli dietro l’orecchio e fece un sorriso saputello: da quando non poteva più gli occhiali ma le lenti a contatto, le mancava non poterseli sistemare continuamente sul naso come faceva Jack, ma doveva ammettere che non le donavano molto…

-          Forse a Jack non interessa Gardis perché gli piace un’altra – suggerì al cugino, loro due erano fatti della stessa pasta (quando volevano) e sorrise cominciando a elencare nella sua mente le possibili candidate al ruolo di cognate

-          È vero? – Jeff sembrava stupito, era raro che Hestia ci prendesse più di lui in queste cose, ma leggere tutte quelle stupide riviste ogni tanto le dava dei punti a vantaggio

-          Certo che no! – sbuffò Jack

-          È vero – commentarono in coro con un’alzata di spalle la sorella e Weasley.

-          Ehi Hestia, hai sentito la novità? – le disse poi la biondissima Malfoy che era arrivata in quel momento con un certo ritardo (la pendola dell’ingresso si era fermata quel pomeriggio e c’erano gli studenti che non sapevano come dirlo ai prof, anche se non era stata colpa loro, poi si era dovuta occupare di una ragazza Slytherin che era svenuta in mezzo al corridoio) si sistemò vicino all’amica nel posto che Karen le aveva lasciato libero

-          Che cosa? – era strano che la piccola Potter non fosse la prima a conoscenza di queste cose

-          Oh, beh, a questo punto credo che lo saprai direttamente da loro – e con un gesto noncurante della mano si servì di abbondante arrosto, riempiendosi la bocca affamata

La mora la fissò senza capire, poi la vicepreside fece tintinnare la posata contro il calice di cristallo tentando di racimolare l’attenzione. Hogwarts non era proprio come i ristoranti di lusso calmi e silenziosi dove bastava schioccare le dita e il più servile cameriere accorreva scusandosi per il ritardo, lì era molto sentire un ruggito di drago nel baccano generale.

 

-          Ragazzi, insomma, un po’ di silenzio!

La calma invase la sala mentre Silente si alzava in piedi e, col solito movimento automatico, si metteva a parlare

-          Ragazzi, abbiamo ricevuto qualche giorno fa una proposta interessante da una delle scuole nostre ospiti. Poiché si tratta di una cosa inconsueta, abbiamo scelto di discuterne prima con le altre e visto che abbiamo ottenuto l’approvazione, ci apprestiamo a comunicarvi quanto. L’idea all’inizio era di dirvelo solo poco prima, ma visto il tempo necessario ad approntare tutto nel migliore dei modi, e io so quanto ci teniate a fare bella figura, abbiamo scelto di dirvelo con un certo anticipo?

-          La scuola finirà a febbraio? – domandò qualcuno sogghignando

-          No signor Peters, la notizia riguarda il tema portante della festa di Capodanno di quest’anno. Venuti a sapere della nostra intenzione di preparare un piccolo spettacolo, la scuola di Drumstrang ha proposto come tema del abiti storici

-          Oooohhhhh

L’esclamazione si levò come un coro da stadio tra stupore ed eccitazione, specie tra le ragazze.

-          Sarete liberi di dilettarvi in qualsiasi cosa vi aggrada purchè rientri nei limiti della decenza e dell’educazione

Le teste degli studenti si mossero all’unisono mentre ciascuna cercava di ripescare nei meandri della memoria ciò che ricordava di moda russa, cinese, africana, francese e quant’altro

-          Speriamo che la proposta sia di vostro gradimento, per quanto ci riguarda è così, siamo quindi molto ansiosi di vedere i risultati che saprete ottenere. Adesso torniamo pure a mangiare

E si riaccomodò

 

-          Una festa in costume?! – strillò Hestia esaltata – ma è il sogno della mia vita!

-          Credevo che fosse quello di sposare un ragazzo più grande, bello, ricco, affascinante, innamoratissimo e, ovviamente…

-          Taci, Jeff, parli troppo! – ribattè seccata – questa notizia è troppo bella perché tu riesca a rovinare il mio buon’umore! Gardis, come hai potuto non dirmelo! Una festa in costume!

-          Anche io l’ho saputo solo oggi… - si scusò la bionda col bicchiere in mano – e c’era talmente tanto da fare che è da stamattina che non metto piede al dormitorio…

-          Non è giusto, però, che tu abbia sempre l’anteprima

-          Ma se non ho avuto neppure il tempo di pensarci! Lo sapevi che l’orologio dell’ingresso si era rotto? Mi è toccato andare da Vitius e cercare di spiegargli cos’era successo!

-          Non vedo l’ora! – inutile dire che Hestia era partita per la tangente e non la stava più ascoltando – questa sera vi voglio tutte e due in camera sua – e indicò la bionda – a parlare dei vestiti. Avete già qualche idea?

Gardis guardò un istante Karen, da quando era stata a trovare Leonard e non era successo niente, andava a trovarlo tutte le sere, solo che suo fratello, con una scusa o con l’altra, riusciva sempre a eludere le sue richieste e finiva che la piccola Longbottom si addormentava e Ciel era costretta a riportarla in camera.

-          Va bene, ma non dobbiamo finire troppo tardi, domattina devo alzarmi presto, ci sono….

-          , lo so, sei oberata dagli impegni come sempre

-          Infatti

-          Beh, comunque ne discuteremo meglio domani quando andremo a Hogsmead per compere

-          Accidenti, mi ero dimenticata che sabato andavamo al villaggio! – Gardis scosse la testa, doveva prendere qualche integratore, se continuava così si sarebbe scordata di tutte le cose importanti che doveva fare, e non erano poche…

-          Beh, cercheremo una sarta e il negozio di scarpe…

-          Ma io volevo andare a comprare qualche libro – la Malfoy, come sua madre, nutriva un pressante (e ingombrante) amore per la lettura

-          Come se non ne avessi abbastanza di quelli che hai… a proposito, devi prestarmi ancora quello che ti avevo detto

-          Sì, mi ricordo – in verità non si ricordava, ma nei momenti di follia era sempre meglio assecondarla

-          Dai Gardis, andiamo tutte insieme – la implorò Karen – ho in mente un paio di cose che sono certa ti staranno benissimo…

-          Solo perché sei la nipote di una famosa stilista non è che devi metterti anche tu a torturare la gente. – la sua voce risultava un po’ acida, ma aveva paura a farsi mettere le mani addosso da quelle due, era una cosa estremamente pericolosa. E solo perché Karen era la nipote di Astoria Greengrass, nota stilista, ciò non la autorizzava a trasformarla in una bambolina.

Quanto invidiava Leonard che se ne sarebbe andato tranquillamente nei boschi senza rompiscatole alle calcagna…

 

*          *          *

 

Alle undici di quel venerdì sera la Sala del grifondoro vantava ancora degli studenti svegli.

Hestia uscì dalla stanza di Gardis con una pila di riviste di moda in mano e il libro di storia russa che la bionda le aveva prestato.

Karen si era defilata quasi un’ora prima con una scusa poco credibile, ma non gliene voleva.

 

Si guardò attorno notando il camino scoppiettante e le candele ancora tutte accese.

Bene, almeno quei due erano rimasti svegli come aveva chiesto.

Jack e Jeff erano infatti davanti al focolare a giocare agli scacchi dei maghi e suo fratello si stava pensosamente grattando la testa alla ricerca della mossa migliore per distruggere l’arroccamento del rosso senza farsi mangiare qualche pedina importante.

Bisognava dire che Jeff era molto bravo in quel gioco.

La mora sorrise e lasciando i libri sul divano si avvicinò: era proprio il momento che aspettava per poter parlare da sola con quei due.

Potty2 azzardò ad avanzare un alfiere che scomparve subito dopo nelle mani di Weasley strappandogli un’imprecazione sommessa, Hestia guardò la scacchiera e, prima che Jack muovesse di nuovo qualcosa di insensato, spostò una pedina; Jeff le regalò un’occhiata vittoriosa mangiando il re nero del moro e sorridendo

-          Sorellina, perché non t’intrighi degli affari tuoi? Potevo ancora vincere

-          Forse tra cento anni – rispose con noncuranza indicando i cuscini sul pavimento – sedetevi, devo parlarvi di una cosa importante.

Stupiti e scettici i due, piuttosto dinoccolati, si accomodarono accanto a lei sul caldo tappeto orientale di lana e gesticolando, la ragazza riferì loro della sua conversazione con Mirtilla, quel pomeriggio.

Da quando Voldemort era morto, quasi vent’anni prima, e da quando i mangiamorte avevano smesso di occupare le prime pagine della Gazzetta del Profeta e di assassinare suo padre, la vita a scuola era diventata tranquilla, anzi, MONOTONA.

Non c’era niente che smuovesse un po’ il trantran quotidiano, sempre le solite cose senza un minimo di adrenalina: quella era l’occasione ideale!

E conoscendo quei due, sapeva che la pensavano come lei.

Tutti loro, la nuova generazione, erano vissuti all’ombra dei loro genitori, grandi salvatori del mondo magico, acclamati eroi, studenti quasi modello, auror di successo.

Perfino Gardis che aveva l’orgoglio smisurato di tutti i Malfoy e l’intelligenza di sua madre sentiva di non essere al loro livello.

E Karen, che non riusciva mai a distinguersi dal mucchio delle sue belle e vispe sorelle sarebbe stata dei loro senza problemi.

La notizia sparsa da Mirtilla rischiava di diventare un’avventura fantastica per quelli che non avevano potuto vedere lo Specchio delle Brame o la Camera dei Segreti e non avevano partecipato al Torneo TreMaghi.

-          Gardis è dei nostri? – domandò sospettoso Jeff, era meglio averla con loro che contro di loro

-          Non gliene ho ancora parlato – ammise Hestia – si è addormentata prima ancora che terminassi il discorso sui cappelli

-          E Karen? – domandò Jack

-          È uscita, non so dove sia, forse stanotte aveva una ronda, anche se credo che Gardis abbia chiesto a Christopher Black di non fargliene mai fare

-          Capisco.

-          Beh, allora come ci battezziamo?

-          Battezziamo?

-          Sì, come chiamiamo il nostro gruppo di investigatori?

-          I “Giovani investigatori”? – propose sarcastico Jeff

-          Tu hai visto troppa televisione, la devi smettere con i cartoni animati di Conan!

-          Non possiamo semplicemente indagare senza nome?

-          No, dobbiamo trovarne uno! – testarda come sempre Hestia s’impuntò sulla faccenda – ad ogni modo credevo che tutto questo potesse essere collegato alla persona misteriosa che vola sui tetti della scuola di notte

-          Intendi quella di cui ha parlato Philip?

-         

-          Mh, potresti avere ragione, ma ci servono delle informazioni. Credi di poterne avere da qualcuno?

-          Lasciate fare a me! – e la mora si battè un pugno sul petto – so a chi chiedere. Che voi sappiate c’è ancora qualcuno sveglio?

Sia suo fratello che il rosso si scambiarono occhiate preoccupate e poi indicarono la Sala Studio, alla loro destra

-          Philip ed Albert sono ancora alzati, credo che domenica escano con un’edizione del giornale… poi dovrebbe esserci Merrick con la sua ragazza nella stanza e forse Thunder, ma non so se…

Lei lanciò un’occhiata di superiorità ai suoi “fratelli” e si sistemò la maglietta nera di lana, aggiustò lo scollò a V e tirò fuori la camicia color borgogna che spuntava da sotto.

Poi fece comparire una spazzola e si mise in ordine i capelli di fronte allo specchio dell’ingresso del dormitorio continuando ad attirare occhiate da parte degli altri due che, ormai, l’avevano data per pazza.

Stirò la gonna a piegoline e controllò che le calze fossero in ordine, sapeva come fare

-          Secondo voi è meglio se chiedo a Philip o ad Albert?

-          Che cosa, di grazia? – suo fratello lo domandò senza enfasi, ma troppo tardi la sua mente si accorge della macchinosa pensata della sua gemella: quella sconsiderata voleva andare addirittura a domandarlo a loro?!

-          Meglio saperlo da chi ne sa di più, no? – la sua logica non faceva una piega

-          Albert – rispose militarmente Jack

Albert e Philip erano i due figli di Colin Canon e Hannah Abbott, Albert era nato a gennaio e Philip a dicembre, nonostante non fossero gemelli, il caso aveva voluto che fossero dello stesso anno e frequentassero gli stessi corsi: entrambi erano stati smistati al Grifondoro.

-          Non mi piace quello che stai facendo – si premurò di aggiungere Jeff – non è corretto!

-          È forse corretto che tu mi alzi la gonna in mezzo al corridoio di Hogwarts? – lo prese in giro lei

-          Oh, sì! – Jeff non aveva remore per quello che le faceva, maledetto bastardo! Quello l’aveva preso da sua madre

-          Beh, allora tieni i tuoi commenti per te

E con un’ultima sistemata al reggiseno push-up che aveva sotto i vestiti, guardò i due aspettando che si alzassero

-          Distraete Philip – ordinò – ci rivediamo qui a mezzanotte

-          Guarda che non siamo in missione segreta – francamente, Jeff ne aveva davvero piene le tasche di gente che gli desse ordini, non solo sua madre era tremendamente dispotica, ma c’era la McGranitt che continuava a dargli compiti extra e Gardis ad ammazzarlo durante gli allenamenti, ok, da loro poteva tollerarlo, ma non da Hestia!

La mora non lo degnò di altri sguardi e si diresse verso la porta, nascondendosi dietro la tenda in attesa che Philip lasciasse la stanza.

Qualche minuto dopo, con la scusa che volevano discutere dell’articolo sulla partita di quidditch della prossima domenica, Jack e Jeff riuscirono a tirare fuori dalla camera il minore dei due fratelli e, poco dopo, lei fece la sua apparizione al meglio della sua forma.

 

Visto che sia Gardis non si curava della sua fama di bella ragazza e Karen girava tra le lolita, era particolarmente facile per lei calamitare l’attenzione maschile, specie se non c’erano delle odiose serpeverde in giro. Forse non era una donna fatale, ma sapeva giocare le sue carte e non le importava di quello che diceva Jeff!

 

-          Albert! – lo salutò come se lo incontrasse per caso

-          Oh, ciao Hestia! – Albert era a controllare alcuni negativi in controluce, le sorrise e lei si sedette nella sedia lasciata libera da Philip – cosa fai qui?

-          Stavo chiacchierando con Gardis fino a poco fa… - si giustificò – e tu?

-          Devo preparare le foto per l’edizione i domenica, quando arriveranno gli ospiti

-          Hai fatto tu tutte queste belle foto? – ne prese in mano qualcuna che raffigurava dei dettagli dei corridoi che ormai le erano familiari alla nausea

-          Mh, sì – anche se non la guardava, Hestia vide che era arrossito al complimento, splendido! Non era da tutti essere oggetto dell’attenzione di una ragazza più grande e moderatamente carina (quantomeno non inguardabile).

-          Tu e tuo fratello siete proprio bravi, mi piace quando andate a caccia di misteri… - il ragazzo biondo sorrise imbarazzato sistemandosi un paio di occhiali con la montatura rettangolare a giorno sul nasetto – se non avessi deciso di entrare ad Arte sarei venuta con voi… - qualche moina non stava mai male, mamma le usava spesso quando cercava di strappare delle promesse a papà e funzionavano fin troppo bene, quello era il principale motivo per cui c’erano a casa altri quattro Potter: Tristan, William, Grace e Madseline.

-          Sul serio…

-          Sì. Avete sempre delle informazioni interessanti. Anche se ultimamente non è successo nulla di che – aggiunse facendo in modo che il braccio di lei sfiorasse quello di lui; se voleva capirla la capiva, lei l’amo l’aveva lanciato, altrimenti si sarebbe passati alle maniere drastiche

-          Non è del tutto vero – evviva, aveva abboccato! – l’altro giorno ho saputo delle cose piuttosto curiose… - certo che quel ragazzetto era proprio stupido a rivelare ad una qualsiasi che gli faceva due scene un segreto che aveva promesso a preside e vicepreside di tenere per

-          Sul serio, che cosa? – lui parve valutare se fosse una persona affidabile e lei si sforzò più che potè di copiare gli occhi da cerbiatto della piccola Longbottom

-          Beh… c’è stata quella storia del figuro che svolazza sulle torri

-         

-          Eppoi… ho udito Piton parlare con la McGranitt che a scuola c’è odore di qualcosa di grave… e i fantasmi dire che… pare che… abbiano riaperto la Camera!

-          La… Camera? Intendi forse QUELLA Camera?

-          Sì, proprio quella

-          Caspita! – e ora il suo stupore era genuino, neppure lei si sarebbe aspettata di imbattersi in qualcosa di così grave – ma come fanno a saperlo? Sanno dove si trova?

-          No – e scosse la testa bionda – io non ne ho idea e nessuno pare ricordarlo, o meglio, lo tengono tutti segreto…

Annuì, avrebbe dovuto scrivere a casa e, con le dovute cautele, chiedere a sua madre o a suo padre dove si entrasse nella Camera dei Segreti, loro dovevano saperlo senz’altro perché ci erano stati… però non doveva farli insospettire troppo

-          Beh, se ti interessa il nostro club, non è che ti andrebbe di vedere anche queste foto?

Ritornato alla normalità, il ragazzino biondo estrasse una grossa scatola da scarpe ricolma di album fotografici formato 10x15.

Hestia sospirò, guarda cos’era costretta a fare… anche guardarsi delle stupide fotografie delle ultime partite di quidditch solo perché doveva scoprire quale fosse il mistero… ah, come le mancavano i tempi dei suoi genitori, allora era tutto più semplice perché il mistero era conosciuto fin dall’inizio, lei invece doveva guadagnarselo mentre i suoi “fratelli” stavano a conversare di qualcosa che gli interessava con l’altro Canon.

Beata pazienza… accipicchia, cominciava a parlare come sua nonna!

Sorridendo ad Albert che la guardava preoccupato, prese il primo raccoglitore e comincio a sfogliarlo svogliata.

 

*          *          *

 

Congedandosi dal biondo subito dopo il ritorno di Philip, Hestia lasciò Albert e tornò dai suoi compagni richiudendo la porta dietro di sé, in modo che i due non potessero ascoltare le loro conversazioni.

I tre nuovi investigatori si sistemarono sul sofà e guardarono crepitare il fuoco

-          Ho scoperto di che si tratta – annunciò a bassa voce

-          Sì? – lei annuì

-          I professori sono preoccupati di qualcosa e… pare che abbiamo riaperto la Camera…

-          Che cosa?! – Jeff quasi strillò quella parola e solo l’intervento di Jack che lo rimise a sedere permise che mezzo dormitorio si svegliasse dietro ai suoi strilli – questa è roba che scotta – aggiunse scrutando sospettoso intorno a se e cominciando già ad assaporare il gusto del mistero che sognava da anni

-          Puoi dirlo! – Jack voleva seriamente apparire entusiasta, ma la frase gli uscì poco prima di uno sbadiglio, era stanco morto, Gardis l’aveva costretto ad acchiappare il boccino undici volte, roba dell’altro mondo! – beh, io me ne vado a dormire, sto schiattando dal sonno – e si diresse salutando verso la stanza nel sottotetto, la più piccola, infatti la abitavano solo lui e Weasley

Rimasti soli, Hestia e Jeff continuarono a guardare il fuoco e a pensare alle possibili implicazioni di tutto quello.

L’ultima persona rimasta a parlare serpentese sul globo era Harry Potter, quindi, se non era stato lui, chi aveva riaperto i battenti del luogo più pericoloso della scuola?

-          Brindiamo? – chiese Jeff contento

-          Con cosa?

-          Cartrett tiene una scorta segreta di firewhiskey

-          E immagino che tu sappia dove

-          Mi sembra ovvio

Anche Jeff era un grifone, un grifone orgoglioso, per la precisione, esattamente come tutti i figli di un grifondoro e di un serpeverde, alias Gardis e Karen; sua mamma gli aveva lasciato brutti strascichi nel sangue e anche qualche brutta abitudine. Hestia non poteva capire cosa significasse.

-          Credo che sia il caso di prenderne in prestito – e nonostante Hestia fosse una brava ragazza, ogni tanto le piaceva fare la bad girl, specie con Jeff che la prendeva sempre in giro, voleva dimostrargli quanto valeva

Lui le porse un bicchiere pieno fino a metà

-          Ti sei sprecato…

-          Le ragazze non dovrebbero bere alcolici

Per tutta risposta lei ne buttò giù un sorso. Le bruciò la gola, abituata com’era a mandarne giù piccoli sorsetti a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro: Jeff sorrise dei suoi boccheggiamenti e mise in mostra una fila di denti bianchissimi che facevano contrasto con il color carota dei capelli tenuti un po’ lunghi.

Poi si versò mezzo bicchiere anche lui e tornò a sedersi sul divano

-          Cosa ci avrà trovato in tè Canon per dirti tutte queste cose – le disse scherzosamente col solito tono malizioso

-          Non sono poi così male, sai? – per tutta risposta lui alzò le sopracciglia e la guardò con le iridi azzurre, ingoiando il liquore senza fare tante scene

-          Avrei qualcosa da dire in proposito

-          Ah sì?

-          Sei piatta come una tavola da surf – precisò il rosso

-          E tu hai le costole che sporgono e le gambe a parentesi – lui alzò gli occhi al cielo

-          Porti le lenti a contatto

-          Hai i capelli troppo lunghi

-          E il tuo naso è pieno di lentiggini – le disse toccandole la punta con l’indice

-          Anche il tuo

La bocca di lui si stirò in un sorriso un po’ sbilenco, ma affascinante

-          Hai idea che sembriamo una coppia di fidanzati che litiga? – gli fece notare lei

-          I fratelli non fanno queste cose – le sussurrò piano nell’orecchio

-          Non siamo fratelli – precisò

-          Neppure i cugini – sottolineò lui

Un risatina le uscì involontaria dalle labbra mentre lasciava che lui le ricordasse la loro fin troppo stretta parentela

-          Sei ubriaco che mi stai palpano una gamba? – chiese divertita

-          Chissà

-          Uh, allora devo preoccuparmi…

-          Chissà

-          Sei un pervertito, Jeffrey Weasley, lo sai? – gli chiese tirandogli una ciocca di capelli del colore improbabile – da quando hai rotto con quella tassorosso?

-          Chissà. Eppoi parla la “signorina cambio un ragazzo a settimana”

-          Io non cambio un ragazzo a settimana – sbuffò risentita tirando fino a fargli male

-          Sei una piccola svergognata

-          E tu sei un maniaco

-          Beh, allora ci siamo proprio trovati… anche se considero più probabile che si tratti di un gene della mia famiglia che vaga…

-          Jeff, perché continui a farmi arrabbiare?

-          Che domande… lo sai benissimo, no?

-          Fingerò di non ricordare – borbottò lei – non doveva succedere

-          Che vuoi farci, cose che capitano

-          Fai il cavaliere e accompagnami in camera

-          Potrei pensare di approfittarne, dopotutto ho anche sangue Slytherin e tu hai detto che sono un pervertito

Lei sbuffò e si alzò in piedi voltandogli le spalle e dirigendosi verso il dormitorio delle ragazze senza degnarlo di un altro sguardo.

E lui si sollevò di scatto e, senza darle tempo di gridare, la prese in braccio e la portò su per le scale, fino alla porta che voleva raggiungere

-          Buona notte, cuginetta – le posò un bacio sulla fronte e si diresse in fondo al corridoio alla sua camera.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: allora allora allora, finalmente quasi ci siamo: arriva il Mahora!

Vabbè, a parte la rima patetica, non perdiamoci troppo perché anche in questo capitolo vengono dette delle cose importanti, occhio a i dettagli, mi raccomando!

Per una volta che non sono di fretta spiegherò le cose per bene.

Partiamo dai misteri, ovviamente ce ne sono per i beati, quindi aguzzate la vista, sono lì che aspettano di essere scoperti, anche se forse per il momento gli indizi sono ancora troppo pochi per capire davvero di che cosa si tratta.

Passiamo poi alla parte che mi preme davvero: Hestia e Jeffrey. Una volta qualcuno mi ha chiesto perché non stavano insieme, ebbene, la cosa è molto più complessa perché hanno una parentela di sangue piuttosto stretta che, chiaramente, gli impedisce sia il matrimonio che la procreazione (beh, non è un impedimento, ma sarebbe comunque meglio che non succedesse niente), eppure la storia del fatto che si comportano come fratello e sorella, come è evidente, regge poco, specie quando sono soli.

Come tutti i personaggi della mia fic, sia lui che lei hanno un segreto e tra tutti sono di certo i più normali, anche perché Gardis sta diventando un personaggio un po’ sclerato e Kitt ha seriamente bisogno di una vacanza al mare per rimettere ordine nella sua vita privata e in quella lavorativa, non so come avrei fatto se non fosse stato un bravo studente…

Beh, più di così non posso dire, ma ribadisco l’avvertimento: tenete d’occhio Hestia e Jeff perché loro sono la chiave di molti misteri.

A questo punto, dopo tante volte che il tempo mi sfugge di mano, posso tornare a ringraziarvi uno per uno per tutto quello che mi scrivete di bello (dico bello perché nessuno mi ha mai fatto una critica =[  mah).

Ringrazio le tantissime persone che hanno aggiunto Del colore dell’ametista tra i preferiti e anche quelle che hanno aggiunto ME tra questi, siete davvero fantastici, grazie mille!

Eppoi, ovviamente, tutti quelli che seguono la mia storia un po’ fulminata come me, spero che continui a piacervi, ciao e al prossimo capitolo! Mi raccomando, commentate in tanti!

Nyssa

 

PS: so che qualcuno non approverà, ma ho preso un po’ spunto dal libro Twilight e dal film Underworld per orizzontarmi correttamente nel mondo dei vampiri, anche se ho aggiunto qualcosa di mio, chiaro… non vogliatemene, ok? Anche gli autori hanno bisogno di suggerimenti =P

 

Hollina: so cosa significa collegarsi in segreto, ma ti ringrazio comunque per aver lasciato un commento nonostante la fretta, spero che il capitolo precedente ti sia piaciuto e che sia lo stesso anche per questo dove, stranamente, non compaiono i protagonisti della vicenda.

Aspetto di sapere cosa ne pensi, ciao e alla prossima! Un bacio, Nyssa

 

Nikki Potter: come avevo detto all’inizio, il rapporto tra Leonard e Gardis non è fatto solo di litigate, ma ci tengono parecchio alla loro privacy, se non si fosse notato, e certo questo genere di favori non è il caso che vengano divulgati.

Kitt continua ad essere un mistero, di lui scriverò più avanti, ma dico solo che ha le sue buone ragioni, fidati.

Karen invece è un’ingenuotta di prima categoria, ma Leonard e Ciel non hanno una relazione solo di sesso, c’è qualcosa di più sotto e Ciel è molto preoccupata di quello che sta nascondendo alla sua sorellina.

Spero che ti piaccia anche questo tredicesimo capitolo, mi raccomando, sappimi dire la tua opinione che sono curiosa! Nel frattempo ci rivedremo al prossimo post, ciao! Un bacione grande, Nyssa

 

Killkenny: è ufficiale: arriva il Mahora! Chiaramente non prendere troppo alla lettere l’originale, ho dovuto apportare parecchie modifiche ai personaggi e alle loro caratteristiche, quindi non scandalizzarti ok?

Spero che ti piaccia anche questo capitolo, come vedi i misteri continuano ad arrivare a frotte… sappimi dire presto la tua opinione, ciao e al prossimo post! Nyssa

 

Arwen_90: come ho già detto, Leonard e Gardis sono legati da molto più che un po’ di sangue e qualche litigata, il loro rapporto è molto profondo, ma lo mostrano di rado, anche perché non credo sia il caso che si sappia della vera natura di lui.

Sono contenta che i dialoghi tra Leonard e Ciel ti siano sembrati ben scritti, se si legge tra le righe si vede che c’è un bel po’ di storia dietro di loro, non si tratta di una avventura passeggera, ma qualcosa che comincia molto prima.

Karen deve ancora scrivere la sua storia, invece, ma arriverà anche il suo turno, quindi non disperare, troverà la sua strada… spero che anche il 13° capitolo ti sia piaciuto, aspetto di sapere! Un bacione grande grande, Nyssa

 

Lisanna Baston: se il precedente capitolo era un’introduzione alle scuole, questo finisce di dire qualcosa sui personaggi di contorno che, però, non sono affatto secondari. Qui si chiude la parte introduttiva della storia, ora entriamo nel vivo della vicenda, mi spiace solo di aver impiegato così tanti capitoli solo di introduzione, ma credo che far nascere una storia dal nulla lo richieda, specie se i protagonisti non sono già conosciuti come accadeva per le comuni Draco/Herm ecc.

Spero che il capitolo ti piaccia, mi raccomando, sappimi dire! A presto e un bacio! Nyssa

 

Lord Martiya: Kitt ha poca fiducia in Gardis per quanto lo riguarda, ma lei ha dei segreti niente male e certo sa come parlare delle cose di suo fratello senza che la gente si insospettisca troppo. Karen poi si è lasciata davvero andare ad una idea balzana al momento sbagliato, ci è mancato poco che non succedesse un disastro…

Come ho già detto, dal prox capitolo faremo finalmente la conoscenza della mia personalissima e rivisitata versione del Mahora, spero di non distruggere troppi miti, anche se qualcuno immagino che sarà inevitabile…

Sappimi dire a proposito di questo capitolo 13, nel frattempo ti saluto, ci risentiamo al prossimo aggiornamento, ciao! Nyssa

 

DragonSlave: sai che ce lo vedo un bel mostro-stress a forma di gelatina che ti si appiccica nei momenti meno opportuni? Dovrebbero insegnare anche ad esorcizzarlo, però, io per esempio ne avrei moltissimo bisogno (se non si notasse =P), le sveglie e i tacchi poi sono la mia tortura, Expecto te! Ho cambiato la camomilla perché io sono teina dipendente al 101%...

Passiamo alle cose serie: mi spiace ma non è ancora arrivato il momento di rendere noto il segretuccio di Malfoy jr, troppo presto, ci sarà senz’altro un momento più adatto poco avanti. Chiaramente i protagonisti si stanno augurando che nessuno dei loro scheletri veda mai la luce, ma piano piano toccherà a tutti, quindi aspetta e spera, vedrai che, con calma riuscirò a mettere ordine nella testa e nella fic =)

Ad ogni modo, non credo di essere un genio e la mia idea può tranquillamente essere riutilizzata anche perché c’è un motivo se Gardis lo fa, solo che chi legge ancora non lo conosce mentre io sì!

Vabbè, mi sto lasciando prendere la mano. Spero che ti piaccia anche questo capitolo dedicato ai nuovi misteri di Hogwarts, a Hestia, Jeff, Jack e ai due Canon (karen ha già avuto la sua gloria), tra un po’ sarà il momento di far tornare Rudiger! Dimmi assolutamente cosa ne pensi, eh? Sono moooooolto curiosa! Ciao e un bacione grande grande, Nyssa

 

Whateverhappenede: beh, ogni tanto una battuta velenosa alla Malfoy ci sta e Gardis ha preso decisamente troppo dal suo papà per non lasciarsi sfuggire qualcosa di scorretto…

Sì, la storia dei morsi che Leonard ha raccontato c’entra qualcosa, ma c’entra anche un’altra cosetta che deve ancora vedere la luce e per la quale bisogna attendere ancora diversi capitoli perché è molto molto importante e, soprattutto, complicata.

Ehehe, abbandonando momentaneamente il mistero vampiri ci catapultiamo in uno altrettanto grave legato alla Camera riaperta… spero che il capitolo ti sia piaciuto anche se non compaiono molto né Gardis, né Kitt né Leonard perché loro hanno già spazio a sufficienza e ogni tanto tocca anche agli altri. Mi raccomando, sappimi dire la tua opinione! Aspetto trepidante, ciao e un bacione! Nyssa

 

_Nana_: innanzi tutto condoglianze per aver rincominciato la scuola, io ho finito quest’estate e sto benissimo, ma ricordo perfettamente la sofferenza di verifiche, compiti e quant’altro, quindi sappi che il tuo ritardo è giustificato da mesi, hai bisogno del giusto ordine psicologico per buttarti nella “grande avventura”.

La storia di Leonard e Ciel avrà a seguire dell’altro, ma Karen deve trovare la sua strada e lo farà, anche se più avanti…

Spero che ti piaccia il nuovo aggiornamento, scrivimi presto e sappimi dire, ciao! Un bacio, Nyssa

 

 

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Capitolo 14
*** Istituto di Magie e Arti Orientali MahoRa ***


-          Svelto, svelto, vieni a sederti! – Hestia fece rapidamente segno a Jack di andare a sistemarsi poco prima che le classi facessero il loro ingresso.

Tutti gli studenti di Hogwarts riuniti anticipatamente in Sala Grande per la cena erano in piedi ai loro posti, le mani lungo i fianchi e lo sguardo alto e curioso per cercare di sbirciare i nuovi arrivati che presto avrebbero fatto il loro ingresso.

Sotto la pedana dei professori, messo per orizzontale, era comparso un nuovo tavolo con sedie e piatti in ordine, tutto perfetto.

A capotavola di ciascuna delle tavolate delle Case, invece, i Caposcuola facevano bella mostra di loro nella divisa pulita e appena stirata.

Gardis era stata chiamata a sostituire Cartrett anche in quella occasione mentre una timida Prefetto di Tassorosso, l’unica che al momento non fosse affetta da peste bubbonica, aviaria, SARS e qualsiasi altra malattia che aveva decimato la scuola, era a tormentarsi il bottone della camicia in attesa dell’ingresso degli stranieri.

Ai due lati del nuovo tavolo erano sistemati dei tavolini più piccoli, quadrati, che avrebbero ospitato i ragazzi delle altre scuole europee.

-          So che state aspettando questo momento da molto – iniziò Silente cerimonioso in un vestito di velluto color caramello e cappello a punta in tinta.

La McGranitt, in un damasco verde bosco si aggiustò la gonna a pieghe ed Evangeline sistemò il grosso fiocco, rigorosamente nero, che spiccava tra i suoi capelli biondi e ondulati strappando un sospiro a qualcuno degli studenti.

-          Anche per loro deve essere stato così, quindi cominciamo subito – aggiunse il preside con un sorrisetto. – Prego, un applauso agli studenti della scuola di magia di Beauxbatons: Bérenger Richard e France Dupont… accompagnati dalla professoressa di Incantesimi, mademoiselle Gabrielle Delacour

Un applauso di circostanza accolse i due studenti nella perfetta blusa color cielo, gonna per la ragazza e pantaloni per lui, il tutto rigorosamente blu. I due marciarono alla perfezione fino alla pedana dei prof, Gabrielle salutò appena con un’occhiata Jeff, Hestia, Jack e Lillis nei rispettivi tavoli e poi andò a stringere la mano al preside e, via via, a tutti i professori.

-          E’ da molto che non vieni più a Hogwarts – le disse Silente cordiale sorridendole

-          L’ultima volta è bastata per un bel po’… - ricordò lei rammentando il Torneo TreMaghi e quando Harry l’aveva praticamente salvata

-          Spero che vi troverete bene qui – aggiunse la McGranitt da brava padrona di casa

I due studenti le rivolsero un sorriso di circostanza e s’inchinarono appena con la testa, poi presero posto nel tavolo a sinistra.

-          Passiamo ora alla scuola di magia di Drunstrang e i suoi studenti: Margaretha Zeller e Fjodor Andreevič accompagnati dal professore di Volo, Herr Viktor Krum

Un altro applauso mentre una ragazza dai capelli chiari raccolti in trecce e un ragazzo dai lineamenti finissimi come quelli di una bambola facevano il loro ingresso accompagnati dal corpulento professore.

Pesci piccoli rispetto a ciò che volevano davvero vedere.

Si ripeté la scena di poco prima dei francesi mentre i prof si prodigavano in benvenuti e bentornati ai nuovi giunti.

-          Continuiamo con la Sede Separata di Cantarena – aggiunse l’anziano mago: l’esimio professore Cornelio DeMagistris e i due studenti: Damiano Nirano-Meyer e Daniele Baccino.

Altri applausi, altri saluti ed altre strette di mano.

-          Ed ora – continuò con un sorriso il professore – permettete di presentarvi gli ospiti d’onore della nostra scuola: la classe 3A del corso superiore dell’Istituto di Magie ed Arti Orientali MahoRa accompagnati dal professore responsabile del progetto, Takamichi Takahata, insegnante di Teoria della Magia, dall’insegnante di Magia Orientale Albireo Imma, dall’insegnante di spada, la signorina Sunako Nakahara, dal professore di educazione fisica Kotaro Inugami e dal professore di Magia Occidentale Negi Springfield… il professor Negi ha anche avuto la fortuna di diplomarsi proprio nel nostro istituto qualche anno fa

Aggiunse a beneficio degli studenti mentre, dalla porta, facevano il loro ingresso trenta studentesse in ordine compatto con gonna a quadri, camicia bianca e giacchetta bordeaux. Le ragazze, di aspetto assortito e altezza altrettanto varia, si sistemarono in un’unica fila con la schiena rivolta alle tavolate

-          Inchino! – urlò una bella donna in kimono con lunghi capelli neri e il viso ovale perfetto, una autentica yamato nadeshiko, la perfetta donna giapponese che reggeva tra le mani una katana rinfoderata. Quando la punta dell’arma colpi appena il pavimento trenta teste e schiene si abbassarono, dopodiché, quando questa si sollevò, le ragazze si voltarono dall’altra parte, verso gli studenti e fecero altrettanto.

-          Quante sono… commentò Jeff scorrendo una ad una

-          Noi non sapremmo mai fare una cosa del genere… - aggiunse Hestia che sospirava, mettere ordine a Hogwarts era come portare ordine all’inferno: un’opera impossibile.

-          Sembra che la prof Evangeline conosca il professore responsabile – fece notare Jack indicando appena la bionda e l’insegnante che si scrutavano, l’una un po’ accigliata, l’altro sorridente.

-          Negi, da quanto tempo! – Silente e la McGranitt si protesero verso il giovane mago, all’apparenza ventenne che stava di fronte a loro in un completo giacca e cravatta che sembrava appena uscito di sartoria, il classico tweed costoso che ogni inglese sogna di portare, almeno una volta nella vita – chi l’avrebbe mai detto che saresti diventato il più giovane professore della storia della magia?

-          È merito del MahoRa dove sono andato a insegnare – aggiunse il giovane

-          Il professore sembra carino – fece notare Karen, - doveva essere proprio un secchione

-          Mi sembrano tutti carini – sottolineò la piccola Potter – hai visto il prof di ginnastica? Secondo te quelle orecchie sono vere?

Kotaro Inugami, professore di educazione fisica sfoggiava, infatti, un paio di orecchie da lupo sulla testa particolarmente vistose; a occhio doveva avere pressappoco la stessa età del professor Negi.

-          Anche la professoressa non è da buttare – questo era Jack che indicava la bella donna col kimono bianco ornato da disegni a glicini e la complicata acconciatura.

-          Vorresti che la Cooman o la Sprite fossero come lei! – celiò il rosso dandogli un pizzicotto

-          E adesso… il responsabile del progetto che ha permesso tutto questo, il signor Blaise Zabini della sezione rapporti diplomatici

Blaise si guardò attorno prima di entrare: i suoi due pupilli schierati come caposcuola ai capi dei loro tavoli, due teste bionde due caratteri attaccabrighe… Leonard era l’esatta fotocopia di Draco e Gardis… Gardis assomigliava fin troppo ad entrambi i genitori per la pace di quel pianeta…

Fece il suo ingresso trionfale, erano passati anni da quando le studentesse di Hogwarts svenivano alla sua presenza, ma era il caso di rinfocolare un pochino quella leggenda e infatti quando gli occhi blu saettarono da Serpeverde a Tassorosso a Corvonero e a Grifondoro ci fu un tripudio di cuori infranti e giovani donzelle che si dissero incondizionatamente innamorate dell’affascinante membro del Ministero, di certo il corso di Auror dei prossimi anni avrebbe avuto un’impennata di iscrizioni.

Silente gli sorrise e strinse la mano; Blaise salutò Piton e la Sprite e poi si rivolse alle due professoresse straniere baciando a sua volta la mano a ciascuna. Gabrielle Delacour arrossì di colpo tenendosi le guance in fiamme, la giovane giapponese, invece, parve quanto mai stupita da quell’usanza occidentale e lo guardò senza capire mentre Negi le si faceva accanto e le spiegava qualcosa in una lingua complicata. Dopodichè lei sorrise.

Gardis scosse la testa disperata puntandosi due dita alla fronte: bang!

Leonard pareva a disagio quanto lei, Blaise riusciva sempre a tirare fuori il suo lato da dongiovanni, che cos’era in confronto Suoh Tamaki?

-          Pensi che ci sia una storia tra il professor Imma e la professoressa Nakahara? – sussurrò piano Hestia a Karen

-          Boh…

Ad un cenno della prof, comunque, le studentesse presero posto al loro tavolo.

-          Che il banchetto cominci! – dichiarò il preside mentre tutti i professori, anche quelli stranieri, si accomodavano al tavolo rialzato e polli e tacchini, manzo e sufflè facevano la loro comparsa assieme a quiche e polpettoni, gulash e tante altre portate assortite.

E mentre tutti mangiavano gli studenti dei vari paesi si scambiavano occhiate stralunate, curiosi a vedere come mangiassero.

Le studentesse giapponesi si davano da fare con lunghi bacchettini di bambù tra le dita e riuscivano anche ad acchiappare gli sfuggenti spaghettini che Dishman aveva inserito nel menu a tradimento.

Kitt era diventato matto quando li aveva scorti in mezzo a tutte le altre pietanze e Gardis, dal suo tavolo del Grifondoro era dovuta correre a calmarlo prima che cominciasse a urlare invettive contro quel cuoco rivoluzionario.

Grazie al cielo gli altri ospiti provenivano da cucine più umane e non mangiavano con cucchiai attorcigliati o cose del genere, l’unica cosa era che i ragazzi francesi si ostinavano ad acchiappare i piselli con il dorso dei rebbi della forchetta, il che doveva risultare due volte più difficile, ma contenti loro…

Gardis li guardò, quando era piccola lei e suo fratello erano stati costretti ad imparare anche quello, papà era il solito fissato con le buone maniere, ma non era il caso di mettersi a dare lezioni di galateo in mezzo a Hogwarts e Leonard pareva pensarla allo stesso modo, scartando rigorosamente la verdura dal suo piatto ricolmo di carne al sangue che piluccava appena dopo due giorni di caccia nei boschi.

Lei invece ne veniva da due giorni estenuanti di lavori che si ammassavano uno dietro l’altro e dell’assillante presenza di Hestia e Karen che si davano da fare per sceglierle il look migliore per la festa quando, al momento, pareva solo una che aveva infilato due dita nella presa di corrente.

E Jeff e Jack, come se non fosse a sufficienza, la incontravano per i corridoi e la compativano pure! Le battevano amichevolmente pacche sulle spalle chiedendole di arrivare viva al ballo o, quantomeno, di non farsi rinchiudere in un ospedale psichiatrico prima di Capodanno.

Rudiger, invece, era addirittura riuscito a far approvare da Vanessa quella stupida modifica al copione e per la prossima prova di teatro, cioè dopodomani, lei e Kitt dovevano assolutamente levare la scena del bacio!

Era proprio vero che quando c’era stata la distribuzione dei cervelli non era stata equa… come si poteva creare un essere così idiota come Vanessa Vermyl e uno così subdolo come Rudiger Greengrass? Se poi li si metteva assieme era il colmo e il peggio era che Leonard ancora non ne sapeva niente… non aveva avuto il coraggio di dirglielo… ma avrebbe trovato a ridire su tutto, sul bacio, su come lo avrebbero fatto e, certamente sul suo inesistente modo di baciare.

Considerando che la sua unica esperienza nel campo l’aveva avuta al quarto anno quando era rovinata sopra Jack dal settimo piano della biblioteca della scuola, non si poteva dire che avesse quelle chissà che arti di seduzione.

Leonard non doveva aspettarsi un bacio da pornodiva, su questo non c’erano dubbi, su, era un ragazzo abbastanza intelligente da arrivarci da solo.

E con l’umore che si ritrovava era già qualcosa se lei e Kitt non avevano ancora pianificato l’omicidio della presidentessa del Comitato Studentesco… tanto nessuno ne avrebbe sentito la mancanza.

Ora che ci pensava… in quel caso non ci sarebbero dovuti essere copioni imbarazzanti e lagne varie… poteva essere un’idea…

 

*          *          *

 

-          Da questa parte, prego, - Gardis era stata retrocessa a guida turistica - vedete di prestare attenzione al percorso e, soprattutto, alle scale. Le rampe si spostano a loro piacimento, con o senza voi sopra, quindi procedete con cautela.

-         

A rispondere era stata la responsabile della classe 3A che procedeva insieme a lei e al suo gruppo, era una ragazza alta e bionda con modi raffinati che, quando i club di artistica si erano confrontati, si era presentata come la presidentessa del Club di Belle Arti.

 

Era stata una scena a dir poco esilarante: fermi in centro alla Sala Grande, il club di Artistica di Hogwarts, con in testa la bruna primogenita di Harry Potter, Hestia, e, di fronte, un nutrito gruppo di studentesse orientali del Club di Belle Arti tra cui spiccava la presidentessa e una ragazza dai capelli rossicci trattenuti da strani legacci a campanelli.

Lo scambio dei doni era stata come un’epica battaglia del ciclo arturiano, mancava solo lo squillo delle trombe e poi il valoroso re del Seggio Periglioso avrebbe potuto gettarsi nella mischia, lancia in resta accompagnato dai suoi prodi Galvano, Parsifal e Lancillotto.

 

Hestia e i suoi compagni avevano allungato alle giovani ospiti il dipinto gigante che ritraeva Hogwarts e il modellino in creata a cui la sua amica stava lavorando qualche giorno or sono.

A quel punto le straniere si erano avvicinate reggendo un parallelepipedo rifasciato che, apertolo, si era rivelato un modello in scala perfetta dell’Istituto di Magie e Arti Orientali MahoRa che sembrava imponente perfino in un innocuo plastico in sughero.

Dopo di quello la presidentessa stessa si era avvicinata al tavolo dei professori e aveva posto davanti al preside una sua raffigurazione in pregiato marmo grigio; Silente era rimasto interdetto di fronte al monumento che lo ritraeva senz’altro con cinquant’anni di meno e un sorriso da divo del cinema che avrebbe fatto invidia perfino a Blaise.

Negi e qualcuna delle ragazze si erano scambiati occhiate divertite, come se non fosse una novità che quella regalasse busti a grandezza naturale.

 

Hestia, non da meno, aveva allora porto ai professori delle altre scuole, uno per ogni istituto, gli stemmi e al responsabile della classe più numerosa, Takamichi Takahata, addirittura le quattro statuette con i fondatori.

 

Inutile dire che la guerra era seriamente aperta, nessuno dei due club avrebbe ceduto finchè non avesse dimostrato che le proprie doti artistiche erano indubbiamente migliori rispetto a quelle dell’altro. Per la verità in quel momento si trattava più di una guerra personale tra Ayaka, la rappresentate di classe dei giapponesi, ed Hestia, che sembrava presa dal demonio in persona.

Alla fine la ragazza coi codini, che si chiamava Asuna Qualcosa, aveva trascinato via la bionda di peso mentre Gardis si era prodigata affinché Jeff e Jack si riprendessero quell’invasata di loro sorella.

 

E tutto era rimasto tranquillo per il resto della serata mentre gli studenti si scambiavano vicendevolmente i regali preparati e i due Canon facevano amicizia con la rappresentate del club di giornalismo dell’altra scuola, Asakura, anche lei in simbiosi mutualistica con la sua macchina fotografica che, però, a differenza di quelle dei due biondini, era un modello giapponese digitale che scattava foto da favola senza la necessità di tutte quelle boiate della camera oscura che i due avevano allestito alla torre loro dedicata.

 

Ora, stanchi dopo il viaggio e la cena sostanziosa, gli ospiti stavano finalmente per conoscere le loro stanze.

Il bagaglio, esattamente come accadeva agli studenti che cominciavano l’anno a Hogwarts, si trovava già lassù, sistemato negli armadi e nei bauli grazie al solerte aiuto di una squadra di elfi domestici.

 

Poiché il dormitorio era stato, però, costruito in tempi differenti rispetto agli altri quattro, quando gli studenti erano meno numerosi, la sua struttura era decisamente differente e ogni studente aveva addirittura a disposizione una camera per sé con tanto di gabinetto e lavandino, la porta che si poteva chiudere a chiave e un cassettone apposito per riporre i propri averi.

 

Lei, Kitt e Leonard stavano camminando per accompagnarli mentre il Comitato di Accoglienza faceva strada a Beauxbatons, Drumstrang e Cantarena su per le scale della Torre Nord e la sostituta di Henrietta, più nervosa che mai, smistava i professori nelle stanze a loro adibite.

 

-          La colazione è servita in Sala Grande dalle sette di mattina alle dieci – cominciò Black leggendo l’elenco di informazioni di servizio di cui le straniere avevano bisogno – dopo potrete seguire alcune lezioni in comune con le classi, a seconda della vostra preparazione vi verrà assegnato un anno scolastico preciso in modo che le informazioni siano pressappoco le stesse. Poiché le aule sono relativamente piccole vi consigliamo di dividervi in gruppetti, ciascuno accompagnato da un professore

Le ragazze annuirono nella loro divisa bordeaux perfetta progettando già con chi mettersi in combriccola, dopotutto la scuola era scuola e nonostante alcune differenze, era la stessa in tutte le parti del mondo.

-          Alle dodici e trenta si pranza e poi ci sono alcune lezioni pomeridiane, i corsi di recupero e l’attività dei club. Alle sedici e trenta comincia l’allenamento delle squadre di quidditch per due ore a squadra, due squadre al giorno. Alle otto si cena. Alle undici si spengono le luci

Le studentesse annuirono come se il coprifuoco prima della mezzanotte non fosse una novità per loro.

-          Poiché non prevedevamo di avere solo studentesse, abbiamo allestito due bagni agli opposti del corridoio, coloro che occuperanno le camere più a destra dovranno usare il bagno a sud, le altre quello a nord

Assenso totale in sincrono perfetto.

 

-          I turni di ronda saranno svolti solo da studenti di Hogwarts quindi di notte potrete dormire sonni tranquilli

-          Turni di ronda? – domandò una ragazzina

-          Non ne avete al Mahora? – tutte le trentuno ragazze scossero la testa

-          Beh, qui si vede necessario. Non preoccupatevi, gli studenti non faranno rumori… - qualcuno sogghignò.

-          Per qualsiasi cosa – aggiunse Leonard che, per parlare, aveva ricevuto come compenso l’esonero di un mese dalle stupide lezioni della Cooman – potrete rivolgervi ai Caposcuola o ai Prefetti. Io sono il Caposcuola di Serpeverde, lui – e indicò il moro che sorrise – è il Caposcuola di Corvonero  e quel nanerottolo che vedete lì – Gardis si premurò di lanciargli un’occhiata che avrebbe distrutto un iceberg in un istante – è il Sostituto Caposcuola di Grifondoro

-          Scusate – intervenne una ragazza che portava il numero 14 e poco prima si era presentata come Saotome Haruna – che cosa sono grifondoro, serpeverde e corvonero?

I tre di Hogwarts si guardarono un istante e poi Gardis si fece avanti sorridente a spiegare la cosa

-          Quando si entra a scuola il primo anno, a seconda delle proprie abilità e del proprio carattere si viene smistati in una delle quattro Case: Grifondoro patria dei coraggiosi, Corvonero signori dell’intelligenza, i buoni e gentili Tassorosso e le subdole e infide Serpi...

E quello bastava per pagare l’offesa di poco prima, non era una “nanerottola”, non era colpa sua se non era una stanga da un metro e novanta!

-          Io veramente devo ancora capire l’utilità di Tassorosso – commentò poco gentilmente Leonard

-          beh, considera che sennò non sapremmo a chi far fare tutte le ronde aggiuntive – gli rispose pratico Chris

-          Oooh… e come venite divisi? Scegliete voi? – chiese un’altra ragazza di nome Kuu Fei che sembrava affascinata da quel processo

-          No, questo è un lavoro del Cappello Parlante, un artefatto magico molto antico

-          Ci farete fare un giro? – domandò a sua volta un’altra studentessa, molto sorridente, Qiao Ling Xien

-          Certo, ma nei prossimi giorni, temo che le Sale Comuni siano poco presentabili ora… – ammise la bionda e uno sguardo di Kitt le disse che Corvonero sarebbe stato meglio tenerlo fuori dal tour, non era un bello spettacolo l’intera sala dove gli studenti si spostavano in gondola cantando Oh Sole Mio.

-          Credo che prima dovremmo capire un po’ meglio come funziona questa scuola – intervenne la numero 24, Satomi Hakase – spero che il professor Negi ci dia qualche spiegazione…

-          Ma voi lo sapevate che aveva studiato qui? – domandò qualcuna mentre il gruppetto si disperdeva nelle varie stanze

-          E chi lo sapeva…

Gardis tirò un sospiro di sollievo e una gomitata al fratello, poi i tre se ne andarono: non era stata una giornata facile e doveva ancora impedire a Chris di andare a litigarsi col cuoco.

 

*          *          *

 

Nei giorni seguenti le cose andarono meglio.

Il Comitato di Accoglienza, nella sua divisa orribile creata da Vanessa Vermyl, stilista fallita, vagava per la Scuola portando con sé gruppetti di studenti curiosi e professori e Negi Springfield stesso aveva fatto un piccolo tour alle sue narrando loro alcuni aneddoti dei tempi che studiava lì e fu molto felice di sapere che al grande banchetto natalizio sarebbero intervenute diverse sue conoscenze, tra cui Seraphin Black e relativa fidanzata.

 

I vari club similari erano entrati in contatto e il club di Cheerleading del MahorRa, per ogni allenamento di quidditch, faceva il tifo alle varie squadre che si rincorrevano da una parte all’altra del campo, era uno sport che affascinava molto gli orientali e alcune delle ragazze parevano particolarmente attirate dall’abilità delle atlete femmine insieme a certi armadi a tre ante come Montague.

La partita di domenica tra Corvonero e Grifondoro fu un tripudio di festa per tutti, Gardis si stava divertendo un mondo a combattere contro la sua squadra preferita e dall’alto degli spalti Leonard non sapeva per chi fare il tifo, così si era limitato a tenere il broncio tutto il tempo lamentandosi con Rudiger, sedutogli accanto, e dicendogli di tacere ogni due minuti mentre questo incitava ora un giocatore e ora un altro.

Jack, che si era allenato molto, riuscì ad acchiappare il boccino d’oro, ma i cacciatori dei corvi erano bravi e Roderick non era ancora un asso, nonostante quella settimana avesse rischiato parecchie volte la vita a causa dei tiri omicidi di Gardis, casualmente di cattivo umore.

E Kitt non era certo un portiere tanto scadente da non lanciarsi dalla parte giusta quando lei o qualcun altro della squadra decideva di tirare.

Il risultato finale di 200 a 100 con vittoria del Grifondoro fu accolto con gioia da tutti, anche dagli sconfitti perché era stata davvero una bella partita e loro aveva senz’altro più spirito sportivo delle suscettibili serpi.

 

Quando finalmente le due squadre atterrarono furono accolte da abbracci ed applausi degli altri rosso-oro e blu-argento e quasi portati a spalla negli spogliatoi.

Defilandosi un po’ dalla calca, Gardis si guardò attorno, scorse suo fratello immusonito sugli spalti, gli sorrise e salutò Rudiger con trasporto, poi si avviò verso il palco dei professori che la stavano applaudendo.

-          Posso? – chiese la bionda al collegio docenti riunito negli abiti della festa

Silente, la McGranitt, Piton e Vitius si scambiarono un’occhiata, poi il preside annuì e lei scese dabbasso per le scalette ripide, sempre con la Icarus 333 in mano, quasi la usasse per bilanciarsi.

-          Possiamo Kitt, possiamo! – urlò all’amico abbracciandolo sotto lo sguardo severo di suo fratello maggiore

-          Gardis senti… - cominciò il Greengrass  mentre gli occhi verdi gli scintillavano di malizia e soddisfazione

Ma prima ancora di terminare la frase la biondissima secondogenita dei Malfoy stava già correndo per il campo e, raggiunta una certa velocità, salì al volo sulla scopa e sparì verso l’orizzonte seguita a ruota dal moro.

 

Non era una vittoria qualunque quella; Gardis adorava giocare contro i corvi perché erano avversari leali e temibili, giocavano molto bene e si riusciva facilmente a intuire come negli anni passati avessero fatto a vincere tante Coppe delle Case.

Ma quella… quella era la prima partita che vinceva seriamente con Kitt e, soprattutto, da CAPITANO!

Lei e il giovane Black avevano un rituale quando terminava la loro partita, prendevano le scope e volavano oltre la Foresta Proibita, al centro c’era un laghetto piccolino con una radura altrettanto minuscola tutt’intorno, adoravano quel posto, ma avevano il permesso di andarci solo in rare occasioni.

Per quanto la riguardava non aveva paura e di certo non sarebbe stato qualche centauro con l’umore sotto gli zoccoli a spaventarla e Kitt diventava abbastanza poco assennato, in sua presenza, da assecondare anche quel capriccio.

 

Quando scese dalla scopa che ancora era in movimento, atterrò sull’erba fresca, lì filtrava il sole e la neve che invece si accumulava era stata sciolta dai raggi invernali lasciando l’erba fresca e profumata.

Gridò, esultate e facendo scappare diversi uccelli dai rami circostanti mentre lui la raggiungeva, poteva comprendere la sua soddisfazione ed era contento per lei, anche se si trattava di una sua sconfitta.

 

Si sedettero entrambi sul prato a guardare le sponde del laghetto scintillante nel sole del pomeriggio, l’acqua era gelida quanto quella del Lago Nero. Respirò a pieni polmoni l’aria pulita e fresca mentre la brezza invernale le scompigliava la chioma biondissima e l’argento dell’acqua faceva scintillare i suoi occhi bicolori.

 

Poi qualcosa attirò la sua attenzione e un fruscio sospetto catturò il suo sguardo mentre, dal folto del bosco, si muovevano i rami dei cespugli

-          Vieni fuori, Leonard – disse seccata risistemandosi i capelli – non mi piace quando fai così e non dovresti dare retta a quelle cretinate di Rudiger, mi hai sentita?

Dalla boscaglia emerse la figuretta tranquilla di una volpe dal mantello dorato che si avvicinò all’acqua, apparentemente senza darle confidenza.

Kitt sorrise mentre vedeva uno strato tic prendere la sua compagna di fuga, lei si alzò all’improvviso e acchiappò la bestia per la collottola, sollevandola finchè i suoi occhi così strani non guardarono fissamente in quelli dell’animaletto selvatico

-          Ho detto fuori dai piedi, Leonard, mi hai sentito?

Stava impazzendo?

-          Gardis forse quello non…

Ma dopo un sibilo strano gli occhi della volpe si fecero seccati e scomparve in una nuvoletta, lasciando stupefatto l’altro Caposcuola che vedeva apparire dal fumo la testa bionda del Principe delle Serpi che si spolverava la giacca

-          Va bene, me ne vado… - borbottò secco per essere stato trattato a quel modo

E sua sorella aspettò finché non fu scomparso, battendo nervosa il piede sull’erba.

Quando il rumore fu scomparso lei si rimise a sedere

-          Tuo fratello è… un… animagus? – chiese alquanto stupito lei lo fissò interdetta, non lo sapeva?

-          Certo, tutti i Malfoy, noi… - si puntò una mano alla bocca prima che un’altra parola le uscisse, accidenti, si era dimenticata che aveva detto di non dirlo… ecco perché lui non lo sapeva. Kitt le sorrise, comprendendo il motivo di quel gesto

-          Va bene, è un animagus – ammise

-          Ogni Malfoy? Anche tu? – indagò lui, lei si morse la lingua, accipicchia, si era lasciata sfuggire un po’ troppo…

-          Sì – annuì tristemente

-          E cosa sei?

Lo guardò un istante.

E quello successivo nel mucchietto dei suoi abiti comparve il musetto di un animaletto bianco. Christopher rise prendendolo con delicatezza sotto la pancia e guardandolo, accarezzandogli la testa

-          Una donnola? – chiese stupito di vedere il pelo bianchissimo e la coda con il pennacchio nero. Gli occhi erano rimasti uguali di due colori differenti. – femmina – oserei dire – aggiunse mentre le faceva il solletico come usava anche in Ungheria con i cani di sua madre; il piccolo animaletto, però, si stava decisamente contorcendo dal ridere mentre col dito tracciava qualche piccolo cerchio sulla pancia coperta dalla pelliccia bianca.

Quando smise l’animale lo fissò con odio.

Sapeva che se fosse stata un’umana sarebbe stata rossa come un pomodoro, in effetti si era preso un po’ di familiarità.

Quella specie di scoiattolo squittì qualcosa che lui chiaramente non capì, aspettò finchè dal nulla apparve una nuvoletta e, qualche attimo dopo, ne emerse la testa bionda, subito seguita da un paio di mani che reggevano la blusa della divisa da quidditch dei grifondi di fronte al petto e al pube

-          Ti avevo detto di voltarti, screanzato! – gli gridò mentre lui rideva, la sua risata però era contagiosa e per poco non si dimenticò che doveva tenere quella giacca bella alta se non voleva collezionare una bella umiliazione, come se le ultime con lui non fossero state sufficientemente cocenti.

-          D’accordo…

Lui si voltò di spalle con le gambe incrociate aspettando che lei si rivestisse del tutto: doveva avere un bel freddo con la temperatura polare che c’era…

-          Carine le mutandine con la violette – aggiunse, sapendo che si sarebbe infuriata, ma le venivano le guance rosse quando era imbarazzata e, trovava, le stavano davvero bene.

-          Spiritoso… - sibilò pericolosa quanto un serpente a sonagli, o meglio, pericoloso quanto lo stesso sibilo emesso da suo fratello – e, per inciso, non sono una donnola, sono una faina delle nevi, o ermellino, se preferisci…

-          Ah sì?

-         

-          Hai da ridire anche sul sesso oppure lo hai cambiato mentre sei diventata quella specie di topolino bianco?

-          Non è un topolino bianco! – sbuffò contrariata mentre si rinfilava i pantaloni rossi

-          Innegabilmente femmina – aggiunse lui – hai un pelo molto morbido, come i tuoi capelli

-          Grazie – la cortesia era appena percettibile, soprattutto visto che lui se la stava ridendo e la stava anche prendendo in giro

-          E dimmi un po’, qual è il tuo patronus?

-          Cosa ti fa credere che io sappia invocarne uno? – esclamò lei esterrefatta

-          Beh, il fatto che ti piacerebbe davvero tanto, che sai maneggiare quella bacchetta a sufficienza da infilarla negli occhi a qualcuno e

-          D’accordo, va bene, so invocare un patronus, e allora?

-          Quale

-          Non te lo dico

-          Dimmelo

-          No

-          Perché?

-          Non sono affari tuoi. E non dovevi farmi il solletico quando non potevo difendermi

-          Ce l’hai con me per quello

-         

-          Siamo permalosetti, eh?

-          Puoi evitare quegli orribili modi di dire di mio fratello?

-          D’accordo, quale? – lei sbuffò

-          La tigre siberiana bianca

-          Ti accontenti di poco – scherzò lui

-          Non ti concedo commenti in proposito

-          D’accordo, starò zitto

-          Bene.

Silezio.

-          Come procede quella questione tra Leonard e Karen? – domandò lui cambiando argomento

-          Come se non te ne parlasse – Gardis era ancora arrabbiata e tutta rossa in volto

-          Voglio la tua opinione.

-          Karen è una piccola sconsiderata, continua ad andare da lui e lui ci gioca come il gatto col topo e, grazie al cielo, evita di farle qualcosa. Sua sorella la riporta in camera tutte le sere

-          Ciel?

-          Già. Credo che ci sia qualcosa tra lei e Leonard

-          Ah sì?

-          Probabile…

-          Come mai?

-          Intuito

-          Il tuo deve funzionare proprio bene vista quella finta che mi hai fatto all’ultimo centro – un ghigno soddisfatto storpiò le belle labbra: Kitt sapeva farla arrabbiare e quietarla nell’arco dello stesso minuto, chissà come conosceva così bene i suoi punti deboli…

-          Mi stai lisciando? Guarda che non cedo per così poco…

-          D’accordo, che devo fare?

-          Non ho voglia di fare la ronda con Colfer

-          Mh, e vorresti che venissi io?

-          Fate cambio, domani toccherebbe a te.

-          Mi stai sfruttando, lo sai?

-          Leonard dice che ti fai TROPPO sfruttare da me.

-          Allora forse rifiuterò – disse lui come se valutasse un’offerta

-          Vorresti forse che andassi in giro a dire che hai perso tre partite di Machiavelli con me?

-          Addirittura tre? Quando è successo? – domandò con falsa amnesia

-          Indovina…

-          Questo si chiama ricatto…

-          E allora? – che problema c’era a ricattare una persona? Sua madre e suo padre lo facevano in continuazione e non c’erano mai stati danni gravi, erano addirittura ancora sposati!

-          D’accordo, farò la ronda, ma tu mi darai la rivincita

-          Tutte quelle che vuoi

-          A cosa giochiamo? Biscotti? Figurine?

Per una volta fu tentata di proporgli di giocare a streap-poker, ma si trattenne, non era il caso di distruggerlo in quel modo, povero ragazzo, era poco abituato ad avere a che fare coi Malfoy.

-          I biscotti andranno bene.

-          Ok.

-          Ora sarà il caso che rientriamo, quelle nuvole nere non promettono niente di buono

Lei alzò la testa e vide il cielo farsi scuro. Aveva ragione, come sempre.

 

Corvonero patria dell’intelligenza era decisamente riduttivo…

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Come promesso questo era il capitolo del grande arrivo del Mahora. E come promesso c’erano un po’ di modifiche tecniche alla scuola originale.

Innanzi tutto, la più evidente: Negi non è un bambino di 10 anni ma un adulto ventenne diplomatosi proprio a Hogwarts.

Secondo punto: Imma è un professore della scuola (praticamente impossibile).

E terzo punto ho aggiunto un nuovo personaggio: Sunako Nakahara che, forse qualcuno saprà, è la protagonista del manga Perfect Girl Evolution (in uscita in Italia a ottobre, l’horror più divertente della storia).

 

Bene, vorrei dire qualcosa a proposito di uno dei nuovi personaggi ma non posso, rischierei di fare degli spoiler che non devo, ad ogni modo sappiate che uno dei “nuovi” ha un legame particolare con la storia.

 

Vi ringrazio nuovamente tutti per i commenti che mi lasciate e per la lettura della mia storiella pazza, credetemi se vi dico che peggiorerà col tempo ^_^

Grazie a tutti quelli che la aggiungono nei preferiti o che mi lasciano un commento spronandomi a continuare la mia avventura. Thank you! Al prossimo aggiornamento!

Nyssa

 

PS: nell’altra fic facevo spesso riferimento alla numerologia e oggi mi è tornato in mente che con questa non l’avevo ancora fatto…

Pensa che ti ripensa, questo capitolo è l’ideale per cominciare con il 14: l’uomo e le bestie, vi ricorda niente? Un branco di persone per i fatti loro all’esplorazione di Hogwarts con il povero comitato e Gardis e Kitt che devono tenerli a bada… francamente ho idea che il Mahora sia piuttosto scatenato, gli altri magari no perché sono pochi e hanno un professore sempre alle calcagna.

 

PS2: per chi volesse avere una panoramica delle studentesse del Mahora, vi posto il link, ma leggetelo solo se non avete già un’idea di come sono fatte, io personalmente è difficile che segua l’idea di personaggio che ha l’autore, in genere me ne faccio sempre una mia, questo è solo un dovuto a Ken Akamatsu, creatore della scuola, delle ragazze, di Negi, dei prof e anche di Evangeline che è comparsa già dalla storia precedente.

http://www.freewebs.com/negima_poll/negima_trip.jpg

 

Arwen_90:  anche in questo quattordicesimo chappy Leonard fa solo brevi comparse, questo perché c’è qualcosa che lo riguarda che verrà alla luce tra un paio di capitoli, quindi non è il caso di renderlo all’improvviso il protagonista indiscusso della storia, ma avrà un ampio spazio in cui manifestarsi, prometto!

Gardis è una povera vittima delle circostanze come tutte le altre, ma soprattutto è vittima dell’incompetenza dei suoi compagni, per questo è così acida e intrattabile, a volte mi dispiace descriverla sempre così prossima alla crisi isterica, ma per esperienza personale so che è così.

Ehehe, immagino che alcuni personaggi passino un po’ in secondo piano, ma benché la protagonista sia Gardis, in genere succedere che tutto arriva da qualche secondario; Jack, Jeff ed Hestia non lo sono così tanto, ma hanno qualcosa da dire e prima o poi lo faranno, come si vede sono alle prese con un’indagine niente facile.

Ti mando un bacione anche io e, se tu aspetti il prox cappy, io aspetto il prox commento! Ciao ciao, Nyssa

 

DragonSlave: la Camera è un problema per ciò che rappresenta in sé: qualcuno deve averla aperta, chissà chi, chissà perché, chissà come. No no, la Camera per me è sempre e solo la Camera dei Segreti, senz’altro un posto che mi ha affascinata moltissimo (un po’ meno il lucertolone, ma questo è un altro discorso).

Non posso fare accenni al mistero che portano, dico solo di non fermarsi all’apparenza, è molto diverso da quello che si pensa.

Per quanto riguarda gli scheletri, invece, vedi giusto, ce ne sono a bizzeffe e non aspettano altro che l’occasione propizia per venire alla luce, basta solo attendere, ma tutti avranno i loro perché e i loro percome.

Ehehe, come già detto Leonard diventerà un personaggio di rilievo più avanti, salvo poi tornare un poco nell’ombra, che alla fine è il suo vero elemento. Il suo segreto non so quando verrà alla luce, forse mai? Boh, non l’ho deciso, credimi, è ancora il minore dei problemi…

La matassa, prima di scioglierla, deve però essere ingarbugliata ancora un pochettino, mancano un paio di avvenimenti e poi potrà dichiarare il punto di metà fic, pressappoco dove termina la parte di rimescolamento e comincia quella di sciolta dei fili.

Spero che il capitolo ti piaccia, una veloce carrellata di quello che succederà in futuro e dei nuovi personaggi. Aspetto con ansia il tuo prossimo commento, mi raccomando! Nel frattempo ti mando un bacione grandissimo, ciao! Nyssa

 

Hollina: Mirtilla fa sempre pena, ma è anche colpa sua se nessuno la va a trovare, personalmente penso che sia una lagna, ma anche un’ottima informatrice.

Gardis è prossima al suicidio, ma non posso lasciarla morire così presto sennò la fic va a buttarsi con lei e non saprei come continuarla, ad ogni modo dopo di ora c’è ancora un brutto periodo per lei e poi, finalmente, la sospirata tranquillità.

Ti lascio ai tuoi studi, mi raccomando, aspetto il tuo commento, un bacio! Nyssa

 

_Nana_: so cosa significa essere di fretta per un sacco di impegni, quindi non hai di che scusarti, piuttosto sono io che ormai sono un po’ poco puntuale con gli aggiornamenti…

Mi fa piacere il precedente capitolo ti sia piaciuto, spero che sarà lo stesso anche con questo, ciao e a presto! Nyssa

 

Vavva: momento di crisi e di delirio a Hogwarts e aspetta di vedere che cosa succederà quando queste del Mahora saranno davvero in giro!

Beh, io penso che con genitori come Draco, Herm e Harry sia inevitabile sentirsi molto orgogliosi di loro, ma allo stesso tempo inferiori, nessuno si sente in grado di uguagliarli! E non c’è neppure la possibilità di mettersi alla prova visto che ormai Hogwarts è un posto tranquillo.

Ecco pronto per te il capitolo, spero che non ne rimarrai delusa, io continuerò ad aspettare il tuo commento, ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Lord Martiya: no, niente Buffy o roba del genere, ma per il tizio notturno c’è tempo… nel mentre è arrivato il Mahora con la sua schiera di guai mica da poco (e parlò soprattutto dell’organizzazione).

Spero che il capitolo ti piaccia, aspetto di sapere, ciao! Nyssa

 

Lisanna Baston: no no, dimmele subito queste idee, sono curiosa! Come i lettori sono appassionati alla storia e cercano di capire ciò che vuole svelare l’autore, in genere quest’ultimo cerca di scoprire cosa si aspettano i lettori, quindi devi assolutamente dirmelo!

Spero che ti piaccia questo cappy al pari del precedente, ciao e un bacio! Nyssa

 

Whateverhappened: tutti hanno il loro ruolo nella storia, quindi è giusto dare a ciascuno il proprio spazio, è brutto avere personaggi di cui si dice troppo poco, mentre io voglio parlare di tutti perché tutti sono frutto della mia mente malata e determinanti per lo svolgimento della storia e la risoluzione di misteri &co.

La coppia Hestia-Jeff è da prendere con le pinze perché loro non sono una coppia eppoi ci sono vari problemi…

Per quanto riguarda il morbillo magico, no, non è un mistero, solo un’epidemia scolastica come ogni tanto capita e quando gli studenti vivono tutti insieme è anche peggio!

Per la Camera, invece, non è stato Kitt ad aprirla. Ma di più non posso dire!

Ehehe, la storia del morso non c’entra granchè perché non prevedo di creare nuovi vampiri, ce ne sono già a sufficienza! Il troppo fascino acceca.

Bene, spero che anche questo capitolo ti piaccia, seppure sia un po’ di transizione, aspetto il tuo commento, ciao! Un bacione, Nyssa

 

Killkenny: come vedi ci assomiglia parecchio, ho dato un ritocchino all’anno sennò erano troppo piccole e un paio ai prof, sempre perché sennò sarebbero stati troppo piccoli.

Per lo stanzino del basilisco, sì, la Camera è riaperta, ma ufficialmente non lo sa nessuno…

Grazie per il voto altissimo, spero che ti piaccia anche questo quattordicesimo aggiornamento, ciao! Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Amori impossibili ***


Il rombo di un tuono squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire

Il rombo di un tuono squarciò il silenzio della notte, seguito a breve distanza da un fulmine che schiarì il cielo illuminandolo a giorno per poi scomparire.

-          Merda – il delicato commento veniva nientemeno che da una ragazza, ragazza che al momento stava girando per i corridoi con una lanterna da minatore

Lo studente  accanto a lei, che reggeva l’oggetto in mano, le sorrise compassionevole mentre un’altra serie di epiteti poco carini, anzi molto volgari, uscivano dalle belle labbra di lei

-          Coraggio

-          Un corno coraggio! Chi ha permesso a Vanessa di lasciare aperte TUTTE e dico TUTTE le finestre dei corridoi? Si allagherà mezza scuola! come se Corvonero non bastasse

-          Magari aveva buone intenzioni

-          Un cazzo!

-          Gardis… non dovresti parlare così, non è fine

-          Me ne frego del fine, sai che me ne faccio?

-          Non voglio saperlo

-          Meglio! Quanti corridoi ha Hogwarts?

-          Il totale complessivo non me lo ricordo, ma noi ne dobbiamo fare ancora quattro

Lei sbuffò. Fino ad ora erano a quota diciassette…

Perché quella ragazza non sfogava la sua perversione su qualcun altro? La costringeva a recitare vestita come l’attrazione di un postribolo, obbligava i suoi compagni a vestirsi come pinguini e poi le lasciava le finestre aperte!

Chiaramente col temporale che si era scatenato, tutte le fiaccole della scuola si erano quasi spente e così avevano dovuto piantare a metà una avvincente partita di scacchi dei maghi solo perché lei voleva far prendere aria ai corridoi!

Maledetta… quando l’avrebbe avuta tra le mani l’avrebbe uccisa! Tutti gli studenti avrebbero testimoniato che si era trattato di un incidente. O di legittima difesa, difesa alla propria incolumità.

 

Accese l’ennesima fiaccola con la lanterna, si sentiva come un pellegrino irlandese e non era proprio una sensazione comune tra i Malfoy, soprattutto se si pensava che Leonard si stava senz’altro trastullando da qualche parte in compagnia, che i suoi genitori si stavano reciprocamente trastullando e che tutta la scuola dormiva beata.

Lei voleva solo finire la partita! Non le sembrava di chiedere la luna…

 

-          Dimmi che non ha aperto anche quelle del corridoio delle ragazze giapponesi – implorò verso il compagno di sventure che la seguiva facendo luce nel corridoio

La voce tranquilla di Kitt non giunse, segno evidente che si sarebbero dovute chiudere anche quelle.

A fatica si arrampicò per le scale e avvicinò ai balconi per serrare i vetri e riaccendere le fiaccole.

Quando anche l’ultima si fu chiusa, si appoggiò contro il davanzale bagnato e aspettò, sperando che un meteorite impazzito colpisse direttamente il letto della Presidentessa del Consiglio Studentesco.

Vana speranza, il meteorite non giunse.

 

-          Andiamo, torniamo al… - attese un attimo percependo uno scricchiolio familiare, voltò la testa e, coprendo a lanterna con un panno, si avviò verso il passaggio del dormitorio. Avvertì la serratura di una porta che scattava e intravide un’ombra che si muoveva furtiva tra le antiche mura della scuola.

-          C’è qualcuno – decretò senza mezzi termini Christopher scrutando con aria seria il passaggio. Lei annuì

-          Chi va là? – urlò appena alzando di colpo la lanterna e illuminando lo spazio

Qualcuno non meglio identificato si coprì il viso con la mano mentre la luce lo accecava e, a giudicare dall’abbigliamento, o il malcapitato aveva tendenze gay o si trattava di una ragazza.

-          Chi è? – chiese ancora la bionda avvicinandosi

A differenza di quanto avrebbero fatto gli studenti di Hogwarts, cioè si sarebbero dati alla fuga, questi rimase impalato in mezzo al corridoio fissandoli come un cerbiatto davanti agli abbaglianti dell’auto, chiaro sintomo che era uno straniero, e quando furono abbastanza vicini riconobbero una delle studentesse straniere giapponesi, Asuna Qualcosa.

-          Immagino che tu non stessi andando in bagno – le chiese il corvonero abbassando la luce e aspettando, il tono era gentile, ma duro, la lei scosse la testa

-          Chi sei? – domandò il Prefetto dei Grifoni

-          Mi chiamo Asuna Kagurazaka – ammise e solo allora anche la bionda abbassò la lanterna, la ricordava perfettamente, era quella che aveva scongiurato una sfida all’arma bianca in mezzo alla Sala Grande da parte di Hestia e della rappresentante Ayaka. Le doveva un favore e non aveva mentito, ricordava il nome, anche se non il cognome

A differenza di quanto era parsa nel pomeriggio di qualche giorno prima, però, ora lei sembrava terrorizzata, colpa del temporale? Anche Hestia li detestava…

-          Cosa facevi in giro? – chiesero i due, lei pareva riluttante a parlarne

-          Siete quelli delle ronde notturne – annuirono – e dopo che mi farete?

-          Ti rispediremo a dormire e facciamo rapporto

-          Oh, ma io devo incontrare una persona!

-          Qui da noi abbiamo il coprifuoco alle undici – spiegò piano Gardis, che il coprifuoco non sapeva neppure cosa fosse

-          Anche al Mahora, ma speravo almeno qui di riuscire…

-          Che cos’è quello?

Kitt illuminò qualcosa nella sua mano che brillò e la luce mise a fuoco un anello che lei portava all’anulare, era un’usanza comune anche da loro tra i fidanzati, sebbene la ragazza in questione non avesse il ragazzo a Hogwarts, era ancora troppo presto. Istintivamente la mano destra andò a coprire la sinistra

Oh cielo, non si sarà trattato di uno di quegli scambi culturali che la McGranitt voleva tanto evitare?!

-          Sei fidanzata? Porti l’anello… – le domandò Christopher

-          Non proprio

Lei se lo tolse dal dito e lo mostrò ai due, era d’oro, non era un anello di fidanzamento,

-          E’ una vera nuziale – spiegò

-          Scusa, quanti anni hai? – indagò perplessa la bionda girando il cerchietto tra le dita

-          Diciassette

-          Non è un po’ presto – l’altra scosse la testa

-          In Giappone ci si può sposare dopo i sedici anni, purchè si abbia il consenso della famiglia

-          Come a Gretna Green – aggiunse rammentando anni di libri d’amore e matrimoni alla chetichella

-          E la tua famiglia era d’accordo? – fu la nuova domanda del moro

-          Io non ho famiglia – ammise lei abbastanza sorridente – sto andando a incontrare la persona dell’anello

-          Intendi dire che sei sposata con uno studente della nostra scuola? – scosse il capo

-          Guadate – ruotò la fede in modo che l’interno fosse illuminato, si potevano leggere due nomi, come nelle vere di tutto il mondo

Asuna Kagurazaka ~ Negi Springfield

-          Il professor Negi?! – disse Gardis imbarazzata e basita, l’altra arrossì e annuì, sapendo che se quell’informazione fosse stata resa pubblica si sarebbe visto un macello

-          Ve ne posso parlare, se non lo direte alle mie compagne…

Scrutando il corridoio la grifoncina annuì e la condusse per quelli più in basso dove nessuno sarebbe venuto a disturbarli. La scacchiera era ancora dove l’aveva lasciata, esattamente come i lumi e la loro roba

-          Siediti – le disse brevemente Kitt e le porse una coperta, stando in camicia doveva avere parecchio freddo.

Gardis spense la lanterna e accese i candelabri, aspettando: queste giapponesi erano imprevedibili e un po’ ingenue se andavano a raccontare a due sconosciuti di un’altra scuola un fatto che non doveva essere divulgato… forse avevano troppa fiducia nel mondo… che sarebbe successo se a fare la ronda ci fosse stata Hestia o, peggio ancora, Rudiger?

-          Negi ed io ci siamo sposati da pochi mesi – ammise lei – lui insegna da noi da quando frequentavamo la 3a del corso inferiore, tre anni e mezzo fa. Forse siamo un po’ giovani… ma ne abbiamo passate tante insieme e io sono la sua ministra magica

Il ragazzo annuì cupo, Gardis non disse niente, dopotutto sua madre non era poi molto più vecchia quando aveva deciso di buttare dalla finestra l’abitino monacale.

-          Il fatto è che a scuola tutti più o meno stravedono per il professor Negi e quando ci siamo sposati non abbiamo avuto il coraggio di infrangere così tanti sogni. Non l’abbiamo detto a nessuno

-          Un matrimonio segreto – dissero in coro i due studenti inglesi, la ragazza annuì

-          Il dormitorio delle ragazze al MahoRa è differente, si vive in due o tre per stanza, a seconda, e se sgattaiolassi fuori nel cuore della notte per vederlo ci sarebbero dei problemi e se ne accorgerebbero tutti

-          Beh, in realtà anche i nostri dormitori sono così - confessò la Gryffindor

-          Quando ho visto le stanze ho pensato che finalmente… io e Negi non siamo mai stati tutta una notte insieme. Tutto il tempo, intendo…

Come la maggior parte delle persone che mostrava un carattere forte, era una che si imbarazzava delle piccole cose, come Gardis, per questo la bionda sentì verso quella studentessa straniera una vicinanza che non ricordava di aver mai provato con molti altri.

Scommetteva mille galeoni che si contavano sulla punta delle dita quelli che l’avevano vista piangere. Come lei. Comprendeva anche tutto quello che le stava dicendo.

 

Incredibile, sposati a diciassette anni!

-          Volevo solo andare da lui… - confessò lei – non se ne sarebbe accorto nessuno… non volevo causare dei problemi…

 

Kitt scambiò un’occhiata con Gardis, per quanto lo riguardava potevano rimandarla per la sua strada senza fare accenni, di amore per il mondo ce n’era già così poco che non era il casto di ostacolarlo pure. Chi erano loro per mettersi in mezzo alle questioni matrimoniali di due alle prese coi problemi di una coppia un po’ strana?

Lei colse a volo l’opportunità, era bello vedere Christopher mettere da parte le regole in quel modo.

-          Beh, ti accompagniamo da questo Negi Springfield – le disse

-          Volete che vi confermi la cosa?

-          No

-          E allora perché?

-          Così abbiamo la coscienza pulita…

Asuna non capì, ma fu grata a quei due.

-          Seguici, ci sono delle scorciatoie per la Torre Nord…

Un assenso e, in fila indiana, si incamminarono verso il passaggio segreto, lanterne alla mano.

 

Le porte dei professori parevano tutte uguali se non fosse che una targhetta d’ottone inchiodata all’uscio informava i visitatori del loro abitante.

Asuna si piazzò di fronte a quella che indicava il professor Spiringfield, docente di magia occidentale, e diede tre colpetti ritmati all’uscio.

Questi si aprì rivelando un giovanissimo professore alquanto addormentato con la vestaglia annodata male e degli orribili pantaloni del pigiama con soli e lunette

-          Asuna? – chiese riconoscendo il viso familiare

Subito dopo si accorse che non era sola, ma i due lì dietro sorrisero, strinsero le spalle, alzarono la lanterna e indietreggiarono di un passo.

Videro un anello all’anulare sinistro mentre l’uomo l’abbracciava: o le studentesse del MahoRa erano un po’ addormentate, o pensavano che fosse una moda occidentale oppure facevano deliberatamente finta di non sapere. Era una vera identica a quella di Asuna.

-          Buona notte… - Gardis illuminò un’ultima volta i due amanti e sorrise. Era bello vedere l’amore sul volto delle persone, anche gli sconosciuti.

Negi ringraziò con la testa, annuì e chiuse la porta sollevando in braccio la sua fin troppo giovane sposa.

-          Che storia… - mormorò il moro

Una porta lì affianco si aprì rivelando il professor Takahata che stava uscendo a fumarsi una sigaretta. Sorrise comprensivo ai due

-          Così avete conosciuto la nostra Asuna… - ammiccò – beh, spero che capiate

-          Lei sa, professore? – domandò titubante lei, questi scoppiò in una risata, fece un tiro ed annuì

-          Sono stato il loro testimone di nozze – ammise a bassa voce, poi se ne andò.

 

*          *          *

 

-          Tu non pensi che sia un po’ presto? – chiese Chris dopo aver spostato una torre della scacchiera, la sua avversaria si strinse nelle spalle e mosse l’alfiere

-          Mia madre non era molto più vecchia… - ammise

-          Ok, ma questa è più giovane di me e perfino di te! – la triste verità: a sedici anni quella ragazza si era sposata, probabilmente innamorata persa quanto lo era suo marito, glielo aveva letto negli occhi. E lei all’alba dei diciassette passati stava a girarsi i pollici in attesa che quel dannato corvonero che aveva davanti capisse che non lo considerava solo un amichetto del giovedì.

-          Se è amore è amore – la filosofia zen aiutava sempre – eppoi una volta era normale. Nella mia famiglia tutte le ragazze venivano istruite a dovere, alla tua età eri una vecchia zitella – precisò riferendosi alla rigida educazione che veniva impartita ai purosangue

-          Intendi per il matrimonio?

-          Non solo

-          Che cosa vi insegnavano?

-          Beh, qualcuna la insegnano ancora, ma la maggior parte non serve più, eppoi non nasceva una femmina tra i Malfoy da almeno cento cinquanta anni!

-          Così tanto?

-          Già, siamo piuttosto rare. – e sorrise - Le ragazze Malfoy, venendo da un’ottima famiglia erano ottima merce di scambio

-          Non hai molti riguardi verso la tua famiglia

-          No, non ne ho. Erano merce. Insegnavano loro come mandare avanti una reggia, come trattate la servitù, come ricevere gli ospiti e come far servire il tè. Come farsi piacere.

-          Tutte cose molto utili – aggiunse con sarcasmo lui

-          E il matrimonio d’interesse incombeva sulle loro teste come la spada di Damocle: dovevano essere ricche, belle, educate, dovevano saper parlare quando occorreva e dire le cose giuste. Dovevano avere stile e classe. Dovevano soddisfare un uomo a letto e tacere se non lo erano a loro volta

-          Belle cose che insegnavano

-          Beh, per un po’ ho rischiato anche io

-          Tu? Non ci credo

-          Mia madre era contraria e papà stravede per me. Fosse stato per i miei nonni sarei un’affettata Malfoy snob che beve il succo di frutta col mignolo all’insù, la sposa perfetta di tutti quei damerini che spediscono proposte di matrimonio ai miei e che si riferiscono cerimoniosamente alla luna di miele con “gli obblighi coniugali” e “le gioie del talamo”

Kitt si trattenne dal dirle che, per esperienza personale, lei ne sapeva davvero troppo poco di gioie e dolori del talamo, ma quello più che altro gli sembrava la “noia del talamo”!

Come si potevano trattare le persone a quel modo?

-          Funzionava davvero così nelle famiglie inglesi?

-          Funziona, ce ne sono di quelle dove è una pratica molto in auge periziare la sposa per vedere che sia vergine

Con lei senz’altro non correvano rischi.

-          Questo è uno dei motivi per cui non credo all’amore – aggiunse lui, quasi con risentimento spostando a caso una pedina che, per quanto gliene importava, poteva anche cadere in qualche tranello tattico

-          Se non vedessi i miei genitori così spesso, non ci crederei neppure io. – ammise lei. Mangiò la pedina e dichiarò scacco matto.

 

*          *          *

 

Un lampo in lontananza riflettè la propria luce sulla superficie del Lago Nero, subito seguito da un rombo assordante e accompagnato da acqua a catinelle. Era strano che piovesse in quella stagione, ma purtroppo era così.

 

Hestia, si tirò le coperte del letto fin sulla fronte e attese: uno, due, tre… un’altra saetta e un altro tuono, era così da dieci minuti, pareva che stesse venendo il Diluvio Universale.

 

Odiava i temporali, ne aveva una sacrosanta paura e che non le venissero a dire che era roba da bambinette, lei aveva paura e basta!

All’ennesimo boato si nascose di nuovo sotto le lenzuola, ma non poteva andare avanti così e lo sapeva. Non resisteva neppure cinque minuti e se quella volta era sopravvissuta così tanto era solo perché aveva deciso di farsela passare, ma non bastava la buona volontà.

Sua madre le diceva che era una stupidina, ma la mamma non capiva, lei era implacabile, probabilmente non aveva paura di niente, sempre così bella e determinata, era diventata davvero una bella donna dalle fotografie di scuola dove era all’inizio un po’ timidina e poi un po’ seccata.

Quando aveva terminato gli studi le avevano offerto di intraprendere la carriera di indossatrice, ma lei aveva rifiutato, si era sposata subito e aveva cominciato a sfornare bambini, lei era la prima. La mamma era un portento, una forza della natura, l’avrebbe vista benissimo a fare la Trinity di Matrix.

Mamma però non capiva.

 

Scese dal letto e s’infilò le babbucce pelose che le aveva regalato Gardis per il suo compleanno dell’anno scorso, rimase impietrita per un secondo quando il cielo parve aprirsi e tuoni e lampi guizzarono nel cielo, poi, aprendo la porta e richiudendola, scappò per il corridoio, sapeva dove doveva andare.

Non avrebbe dovuto, ma ciò non significava che non l’avrebbe fatto.

 

Guardò le porte numerate e le passò in rassegna tutte fino a quella nel sottotetto. Jeff e Jack dividevano quasi la stessa camera. In realtà i due ambienti erano divisi, messi in comunicazione da una porta, dalla camera di suo cugino si entrava in quella di suo fratello.

Aprì l’uscio e si fermò richiudendolo quando in cielo si vide un'altra folgore.

-          Jeff? – chiamò piano

Il rosso stava dormendo come se niente fosse, lui tuoni e lampi neppure li sentiva. E, chiaramente, non si svegliava con il baccano del temporale, figuriamoci con la vocetta impaurita di Hestia

-          Jeffrey! – Potty1 decise di alzare un po’ la voce, quel tanto che le bastava per essere sentita, nel frattempo si avvicinò al letto e cominciò a scuotere il suo abitante con una certa violenza.

Weasley aprì gli occhi e la mise a fuoco con una certa difficoltà, sbattè un paio di volte le palpebre e, grattandosi la testa, decise di mettersi a sedere.

Hestia pareva piuttosto seccata.

Poi vide un lampo e capì

-          Un altro temporale?

La cugina accennò un assenso

-          D’accordo, vieni… - si spostò da una parte del letto a colonnine e ripiegò il piumone perché lei potesse entrarci. A differenza del suo carattere scanzonato, Jeff sarebbe stato un ottimo padre, sempre pronto ad assecondare questo genere di paure dei suoi figli.

Senza farselo ripetere e conoscendo la procedura, la mora mise una gamba dietro l’altra e si ricoprì con le coperte calde e pesanti a patchwork scozzese che aveva cucito la nonna Molly. Molly era anche la nonna di Jeff, per questo era sbagliato che lei fosse lì, solo per quello.

-          Vuoi che stia sveglio? – annuì mentre lui sbadigliava e se la tirava praticamente in braccio, conosceva il seguito, era così da molto tempo.

Da quando avevano sei anni, per la precisione.

-          Ti ricordi la prima volta che è successo? – Hestia fece cenno di sì

Erano andati a fare un campeggio ed era scoppiato il temporale. Chiaramente le tende, equipaggiate con la magia come erano, non avrebbero avuto danni, così tutti erano rimasti a dormire e lei si era spaventata per i tuoni.

Suo fratello conosceva la sua paura, a casa dividevano la stessa stanza, così aveva deciso di andare da lui, ma aveva sbagliato tenda ed era finita in quella di suo cugino. Jeff era appena tornato da una visitina ai cespugli e se l’era ritrovata piangente lì in mezzo alla tenda. Le aveva chiesto cosa succedeva e lei non aveva risposto.

A sette anni non si pensa molto a quello che si fa, così le aveva detto di andare a dormire da lui, dopotutto, dove stava il problema? Hestia e Jack dormivano assieme… il problema era solo convincerla ad arrivarci perché se ne stava impietrita lì in mezzo ad asciugarsi gli occhi.

Aveva cominciato a chiederle perché facesse così e cosa ci facesse lì e lei aveva mormorato un timido “temporale”, a quel punto gli era scappata una risata e col tatto tipico di tutti i bambini pestiferi, e lui lo era parecchio, l’aveva presa in giro.

E lei si era messa a piangere. E piangeva talmente che neppure riusciva a rispondere alle sue parole, piangeva e si contorceva dalla paura.

E lui si era sentito di schifo, terribilmente in imbarazzo e dispiaciuto: lei era come una sorella… ma non era capace di farla smettere di piangere.

Poi si era ricordato una cosa: quando la mamma era triste, papà le dava un bacio e lei tornava felice. Anche la mamma di Hestia… quindi doveva essere un processo che valeva per tutte.

Quando ci ripensava arrossiva, era una cosa imbarazzante pensare che a sette anni era andato a dare un bacio sulla bocca a sua cugina per riuscire a farla dormire, ma era successo.

Non sempre i genitori danno il buon esempio.

Beh, certo, era stato un bacetto a stampo ridicolo, ma era come se fosse rimasto il segno ad entrambi. Se non altro lei era rimasta tanto stupita che aveva smesso per un po’ di frignare e, tirandola per i piedi, l’aveva infilata in malo modo nel sacco a pelo.

Quando chiacchierava tra amiche, lo sapeva, Hestia non diceva mai il nome del ragazzo a cui aveva dato il suo primo bacio, o meglio, che glielo aveva rubato il primo bacio.

E se lui passava accanto non c’era volta che non gli rivolgesse un’occhiata complice di nascosto.

 

Il problema era che ci ricascavano ogni volta.

Crescendo avevano imparato che ciò era sbagliato, due cugini non dovevano baciarsi e non dovevano provare più dell’affetto da cugini l’uno per l’altra, ma nel loro caso era diverso.

Nonostante entrambi avessero avuto più di un ragazzo, ad ogni temporale Hestia veniva da lui e lui le faceva posto. Ad ogni temporale si baciavano nonostante fosse sbagliato, nonostante tutte le volte si dicessero che non dovevano, che avrebbero dovuto smettere. Ma non era solo un’abitudine.

 

Tutti li avrebbero condannati, nessuno sapeva di loro, neanche il fratello di lei, che era un po’ fratello anche di lui. Non avrebbero capito.

Si litigavano, si prendevano in giro, si facevano i dispetti come bambini… possibile che nessuno si accorgesse di quello che c’era sotto? Di quello che tutto ciò nascondeva?

Come facevano tutti a non notare quello sguardo dolcissimo che si scambiavano tra i tanti di simulato odio?

Un giorno o l’altro avrebbero fatto qualche follia, come far l’amore, e forse sarebbe venuta loro voglia di sposarsi; lì sarebbero cominciati i problemi, dirlo ad altri, ai genitori e agli amici, cercare di ottenere l’autorizzazione.

La gente di loro avrebbe visto solo la parola incesto, dimenticando che fino a cinquant’anni fa era normale un matrimonio del genere.

Se fosse, sarebbe stato difficile, ma non tanto quanto tenerle le mani lontane.

-          Dimmi che non stiamo confondendo l’affetto fraterno per qualcos’altro – dichiarò lui accarezzandole i capelli scuri guardando il soffitto

-          So cosa provo – annunciò risoluta lei, del tutto dimentica del temporale

-          Era ciò che temevo… se solo fossi solo io

-          Siamo in due

-          È sbagliato.

-          Chi decide chi è giusto o sbagliato?

-          Gli altri… - la verità

-          E gli altri non sanno niente di noi. Cosa ne possono capire?

-          Nulla. A volte penso che al mondo ci siamo solo io e te e un mare di estranei

-          Sono contenta di saperlo

-          Perché?

-          Per me è lo stesso

-          La cosa diventa ogni momento più complicata – aggiunse lui baciandole la fronte – ma non ti lascerò

-          Anche se tu non provassi più qualcosa verso di me?

-          Impossibile

Lei gli baciò la guancia

-          Hestia

-          Sì?

-          Se mai dovesse succedere che non ci accettino per quello che siamo… rimane un’unica strada…

-          Non importa, pur di stare insieme andremo anche per quella

-          Sarai felice?

-          Chissà…

-          Non mi sembra il momento di dire “chissà”…

-          Nessuno può saperlo, Jeff…

-          Dormi, Hestia

-          Buona notte… chiunque tu sia: mio fratello, mio cugino o

 

*          *          *

 

Ciel, rannicchiata sotto le lenzuola, si strinse al ragazzo che aveva accanto e fissò il soffitto: era freddo come il ghiaccio, sembrava che fosse rimasto nella bufera tutto il tempo, invece si erano seduti davanti al caminetto a chiacchierare dopo che aveva riportato Karen in camera.

Ormai era da un po’ che andava avanti quella storia e ogni giorni si sentiva sempre più colpevole nei confronti della sua sorellina, non le aveva detto niente.

Karen non sapeva che lei e Leonard stavano assieme, che si vedevano tutte le sere, che era lei a riportarla in camera e non lui. E che il più delle volte lei e l’affascinante serpe terminavano la notte assieme.

 

Al momento, però, quello era solo un pensiero fugace: stava cercando di capire cosa fosse Leonard.

La prima volta che erano andati a letto insieme non ci aveva fatto molto caso, aveva creduto di essere lei un po’ troppo agitata, ma dopo di allora c’erano diversi dettagli che la insospettivano e più ci pensava e più le pareva che Leonard non fosse un umano.

Ma se anche non lo fosse stato, perché non lo diceva? Non avrebbe avuto problemi lo stesso, non di lui che era addirittura arrivato a buttare dalla finestra i suoi pregiudizi sulle vergini per lei.

-          Leonard, con tutte le ragazze che hai avuto… - cominciò fingendo una piccola scenata di gelosia – cosa succederebbe se qualcuna ti venisse a dire che aspetta un bambino da te?

Lui, che se ne stava a sua volta a guardare fuori della finestra, voltò gli occhi ambrati e la fissò sbalordito, poi il suo sguardo si spostò repentinamente al camino, come se non riuscisse a fissarla in faccia

-          E’ praticamente impossibile – rispose duro

Lui non lo sapeva, ma le stava dando la conferma di qualcosa di molto, molto importante.

Lei prese un respiro profondo e intrecciò le dita con le sue, era come toccare della pietra, erano fredde al tatto, anche se completamente uguali a quelle di qualsiasi altra persona.

-          Leonard… - iniziò piano appoggiandogli la testa sul torace, quasi volesse ascoltare il cuore che batteva. Ma nessun rumore proveniva dalla cassa toracica, nessun battito, nessun sussulto – tu non sei umano, vero?

Si morse la lingua velocemente, e dire che si era ripromessa di non andare a esporgli i suoi stupidi pensieri incoerenti.

Lui si mise a sedere e la guardò quasi con odio

-          Cosa dici? Perché me lo chiedi?

E abbandonando il letto, senza curarsi della sua nudità, andò alla poltrona, ne prese la vestaglia, se la infilò e accese una sigaretta.

Lei si sedette sul materasso, trattenendosi il lenzuolo bianchissimo sul seno, gli occhi erano bassi e i capelli neri un po’ scompigliati.

-          Non è il caso che tu abbia paura di dirlo… io non lo dirò ad anima viva!

-          Tu sei fuori di testa – dal tono di voce, Malfoy doveva essere parecchio arrabbiato

-          Non trattarmi come una stupida! – s’infuriò lei – non sono una delle tante ragazzette che ti sei portato a letto! Ho anche del cervello!

-          In questo momento mi pare di no! – sbraitò lui lanciando il mozzicone nelle fiamme del camino

-          Perché non me lo dici e basta?

-          Stai vagheggiando!

-          No, non è vero, ormai lo so!

-          Cosa sai? Cosa ne vuoi sapere di me!

-          Come faccio a sapere qualcosa finchè tu non me la dici? Ma tu sei come una scatola di pelati, si tiene tutto dentro e se nessuno la apre ammuffisce ugualmente!

-          Oh, ma a cosa devo tutta questa filosofia?! – la voce era aspra e tagliente

-          A niente, ma almeno a me potresti dirlo!

-          E perché proprio a te, di grazia?

Ciel spalancò gli occhi, ferita da quelle parole: allora per lui non era come per lei…? Lui la considerava solo un giocattolino come tutte le altre?

Trattenne le lacrime, avrebbe dovuto saperlo, cercava solo una ragazza con cui sfogarsi, anche se c’era stato un momento che aveva creduto tutto il contrario

-          Faculo, Leonard! – gli gridò e, strappando il lenzuolo dal letto, se lo avvolse intorno alle spalle e fece per dirigersi verso la porta, però le lacrime le uscirono ugualmente dagli occhi.

Fu quando era quasi arrivata alla sua mente che avvertì intorno al polso delle dita forti che la stringevano, ma fredde quanto il marmo

-          No, non te ne andare – biascicò il biondo che era comparso subito dietro di lei. I suoi movimenti erano stati molto veloci, molto più di quanto riuscisse a credere perché fino all’attimo prima l’aveva visto nella poltrona davanti alle fiamme

-          Me ne vado eccome! – sbraitò cercando di liberarsi della presa, senza successo

-          No

-          Sì. Mi dai della stupida, della sgualdrina, della malata di mente. Mi dici che per te non importa niente. Che io non conto niente. E allora ciao!

-          Non è vero!

-          Smettila! Non sono scema fino al punto da restare a farmi del male! – urlò tra le lacrime e la mano libera, anziché posarsi sul pomello della porta per uscire, si avventò sulla faccia del primogenito dei Malfoy. Le cinque dita colpirono violentemente il viso di lui che piegò appena la testa, ma nessun colorito si diffuse sotto il tocco, mentre la mano si abbassava lungo i fianchi della mora e Ciel abbassava gli occhi senza opporre nessuna resistenza, piangendo, mentre le lacrime cadevano sul pavimento.

Per diversi minuti rimasero così, in silenzio, mentre lui continuava a stringerle il polso e lei se ne stava impalata a piangere, ferita da quelle parole terribili che lui le aveva rivolto.

-          E’ vero – disse alla fine lui, chinando la testa e lasciandola – non sono un essere umano.

 

Stava impazzendo, rivelare a qualcuno cosa fosse davvero era una follia, ma avrebbe fatto di tutto pur di non lasciare uscire Ciel da quella stanza. Perché?

Come poteva innamorarsi un essere con un cuore che non batte?

E come poteva una graziosa e ingenua ragazza umana essere innamorata di un tale mostro?

Era un amore impossibile quanto quello dei libri che leggeva Gardis, eppure era lì, non sulle pagine di carta, ma nella realtà.

 

Ciel sentì le parole e alzò di colpo la testa stupita mentre lui la abbassava; le lacrime le stavano ancora scivolando per le guance.

Perché aveva ceduto? Perché?

Non aveva il coraggio di illudersi, Leonard era pericoloso anche senza essere un mostro, sapeva meglio di altri come ferire le persone e con lei c’era riuscito molto bene, ma… nonostante ora fosse libera e lo fosse da diversi minuti, non se n’era andata.

Era come se la sua rabbia si fosse sfogata dopo averlo schiaffeggiato e aver sentito il viso freddo sotto di sé. In quel momento aveva provato tanto dolore per i suoi sentimenti infranti e altrettanto per lui. Le persone non capivano, erano razziste, lo avrebbero condannato.

Che cos’era davvero?

-          Non te ne andare… - Leonard lo ripetè di nuovo allungando una mano, questa volta non la trattenne, se avesse voluto, avrebbe potuto prendere la porta e andarsene e, forse, quella sarebbe stata la decisione migliore per andare a rimettere insieme i cocci taglienti del suo cuore.

Ma quando lui le aveva detto che non era umano, era accaduta una magia che l’aveva rimesso improvvisamente insieme e le aveva ridato il coraggio di farlo battere.

 

Allungò a sua volta la mano posandola in quella di lui e la vide scomparire in quella più grande e più forte. Lui la strinse appena conducendola verso le poltrone del caminetto e lei si lasciò portare, dimenticandosi che quello che avrebbe dovuto fare era uscire da quella stanza, piangere e poi cercare di riguardare il mondo come se niente fosse.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: siamo giunti al quindicesimo capitolo, evviva!

Un capitolo un po’ deprimente, lo ammetto, ma la mia vena drammatica, che peraltro sfogo in storie anche peggio di questa, ogni tanto ha bisogno di vedere la luce e qui è stato così. Ecco a voi quattro amori impossibili.

Amore1: è evidente che Asuna e Negi, opportunamente rielaborati da me, non vivono tranquilli sapendo che ci sono 29 studentesse che smaniano dietro al professore che è sposato con l’unica che non ha dato segni di apprezzarlo più delle altre. E non le vogliono ferire. Si costringono a vedersi di nascosto, coprono i loro anelli e non fanno gesti di affetto particolare. Insomma, un matrimonio riuscito!

Amore2: questo forse ve lo siete perso, ma è l’amore di due che nell’amore non ci credono per varie ragioni, Kitt e Gardis hanno i loro motivi per negare anche l’evidenza e, credetemi, fanno benissimo. Su questo non mi dilungo troppo, se ne parlerà più avanti.

Amore3: e qui veniamo ai casini veri, l’amore tra parenti consanguinei è proibito per legge tranne in casi eccezionali. Personalmente non approvo l’amore tra fratelli, ma tra cugini sono già disposta a tollerarlo di più, anche perché da bambina ero assolutamente strasicura che da grande mi sarei sposata con mio cugino (grazie al cielo poi ho messo la testa a posto…). So che qualcuno non approva neppure questo, in Italia non so come funzioni, ma secondo la legge inglese è possibile se si presentano motivazioni, tesi, papiri e quant’altro.

Amore4: evviva, l’amore impossibile tra un umano e un non umano! Poi non ditemi che alle volte non sono deprimente… qui ho proprio toccato il fondo, non so che mi è preso quando ho scritto sta roba, ma dovevo aver finito qualche libro terribile…

 

Bene, vi dico solo un’altra cosa: fate attenzione, c’è un’informazione molto molto importante nascosta tra i pensieri e i discorsi di queste otto persone, quindi aguzzate la vista!

Ora vi saluto, scappo davvero, mi raccomando leggete e lasciate un commentino, ciao!

Nyssa

 

Vavva: credo che siamo tutti un po’ di fretta, guarda me!

Ad ogni modo mi fa piacere che il precedente cappy ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo, quindi aspetto i commenti! Per quanto riguarda CHI è che ha legami con la storia… beh… guarda bene che si nota, è piuttosto evidente. Dico solo che Hestia sarà la chiave di volta assieme ad un personaggio che non è ancora comparso, ihihihihi e come vedi la mia manina è bella in vista e sporca di marmellata…

Ora è più chiaro? Ne dubito, ma se dicessi di più che storia sarebbe?

Ci sentiamo al prox post, ciao, un bacione! Nyssa

PS: la fic che mi avevi consigliato è bellissima, ho anche lasciato un commento, mi è piaciuto davvero moltissimo!

 

Lord Martiya: no, Kamo non l’ho voluto mettere, troppi problemi…

Per quanto riguarda Chachamaru, penso che se anche qualcuno se ne accorgerà, nessuno farà storie, gli occidentali sono abituati a vedere i giapponesi come esseri simbionti con la tecnologia, probabilmente si inventeranno strane storie, ma poco altro.

Sayo è un fantasma, confermo.

So che forse non approverai del tutto la modifica della storia di Akamatsu che ho fatto, ma credimi, è necessaria, eppoi da quando mi hanno sospeso Negima in edicola devo rifarmi di mesi e mesi di aspettative… bah…

Spero comunque che il capitolo ti piaccia, ciao e a presto! Nyssa

 

Killkenny: temo che Asuna sia finita un po’ OC da questo capitolo, ma è solo una cosa relegata al capitolo perché di giorno si comporta come sempre… per la classifica, sai, ho fatto che la classe è la 3 del corso superiore, non delle medie, quindi magari la classifica nel frattempo è cambiata…

Spero che il capitolo ti piaccia ugualmente, aspetto di sapere!

PS: Danny è per caso ligure? Perché il suo cognome lo è e molto…

Vabbè, a presto e ciao!

 

DragonSlave: per il confronto dei club ho preso spunto da un avvenimento di quando ero alle medie, il mio ruolo era quello di Asuna, dovevo trascinare via la  mia prof invasa che, assieme ad un’altra, cercava di dimostrare che noi eravamo il club di arte migliore del mondo o quasi.

Purtroppo le ragazze IC che hai visto l’altra volta forse lo sono un po’ meno in questo capitolo, Asuna in particolare che l’ho proprio rifatta perché mi serviva per introdurre il capitolo sugli amori impossibili (e perché volevo coronare il sogno di quando leggevo Negima).

Blaise mi sa che non si definirebbe paladino dei cuori infranti, lui è anche disposto a curarli ^_^

Infatti, anche io penso che Tamaki sia un ingenuo per questo ho definito Blaise anche peggio di lui, purtroppo Zabini lo fa con assoluta convinzione.

Credo che tu stia cercando di farti del male, sei così contenta di vedere la storia infittirsi? Io personalmente mi spaventerei (cioè, già lo faccio, ma va bene), per quanto riguarda la mezzaluna, non la dimenticare, quello è un segno importante, l’ho riportato spesso proprio quel quello.

Rudiger ha fatto la sua comparsa nel cappy precedente e qui scompare perché, come tutti sappiamo, non è affetto da amore incurabile, almeno lui…

In compenso devo contraddirti su una cosa: Gardis non si sta aprendo più del solito, solo delle informazioni che non possono farle male, dopotutto sa già della lealtà di Kitt, quindi di lui si fida anche su certe cose, ma su altre assolutamente no e, torno a ripetere, c’è un motivo!

Ehehe, se gli indizi ti fanno contenta quello che c’è in questo capitolo ti riempirà di gioia! Spero comunque che il 15° chappy ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prox commento, un bacione gigante, ciao! Nyssa

 

Arwen_90: Leonard non è il protagonista della storia, ma quasi e, come dimostra l’ultima parte di questo capitolo, presto si parlerà anche di lui. Il suo segreto sta davvero per essere svelato a qualcuno, chi dovete ancora scoprirlo, ma ci sarà un periodo dove comparirà più spesso del solito.

Sono contenta che il quadretto con Gardis e Kitt fosse tenero, personalmente adoravo quelle storie dove Draco si trasformava in un furetto, ma dato che io l’ho fatto gatto dovevo farmi perdonare…

Bene, spero che il quindicesimo capitolo degli Amori Impossibili ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e un bacione, Nyssa

 

Hollina: tranquilla, Gardis non morirà, non tanto presto almeno e non in questa fic, spero, quindi, animo!

Ehehe, il capitolo precedente è abbastanza scanzonato e, sì, si scopre che i Malfoy, come aveva detto Draco stesso nelle Relazioni, sono TUTTI animagus.

Spero che ti sia piaciuto anche questo nuovo aggiornamento, aspetto di sapere! Ciao, Nyssa

 

Akiko: ciao carissima! Da quanto! Non preoccuparti per la scuola, l’anno scorso che ho cominciato l’ultimo anno non avevo mai tempo di postare dietro a lezioni, compiti e quant’altro, quindi ti capisco benissimo e, infatti, sono contentissima di essermi levata questo peso…

Anche tu leggevi Yatta? Wow, quanta gente! Purtroppo non lo fanno più perché la PlayPress ha deciso di chiudere il reparto fumetti manga e quindi addio… dire che anche io adoravo Power, era strepitoso!

Spero che anche questo capitolo ti piaccia, mi raccomando, se riesci commenta, io aspetto, ciao! Un bacione gigante e un in bocca al lupo x la scuola! Nyssa

 

Lisanna Baston: wow, sul serio ti è uscita la tigre bianca? Beata… Gardis di mio da questo punto di vista ha solo la bacchetta, anche perché per quella non sono molto brava ad inventare =P

Come ho già detto, la scena dei club artistici è simile ad una che mi è capitata diversi anni fa e, ti assicuro, se non fossi stata mezza morta dalla vergogna probabilmente mi sarei rotolata dal ridere…

Blaise ha fatto la sua ufficiale ricomparsa e tornerà presto con la sua ingombrante presenza e il suo corteo di belle ragazze. Rudiger anche, ma a tempo debito, meglio non mischiarlo con gli amori impossibili, non è roba per lui.

Bene, spero che approverai anche questo nuovo capitolo, sono curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e al prox post! Un bacio, Nyssa

 

­_Nana_: eh, ne sappiamo qualcosa di tempo che manca, io è solo per fortuna (o sfortuna) che al momento ho più spazio per scrivere e recensire con calma.

Mhh, penso che anche io come ambientazione vedrei bene la radura di Twilight, dopotutto adoro tutto di quel libro, secondo me è davvero molto molto molto bello.

Per quanto riguarda i club di arte, ehehe, ti sei persa la scena reale, solo che lì più che da ridere c’era da piangere e la mia prof penso che fosse decisamente più invasa di Ayaka o di Hestia… dopotutto il mondo è pieno di pazzi e io mi unisco alla categoria.

Spero che ti piaccia il mio nuovo quindicesimo capitolo, quindi aspetto di leggere il tuo commento e conoscere la tua opinione, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

Whaterverhappened: muoio dalla voglia di dire cosa e chi è veramente legato alla storia principale ma non posso, quindi non posso neppure dirti se è quello che dici tu, ad ogni modo posso dire acqua.

Leonard avrà il suo momento di qui a poco, mentre per Ransie… con calma si scioglierà il suo pasticcio che è più intricato di quello che sembra perché niente è quello che sembra e, a volte, è quello che non crediamo possibile.

Ok, ho fatto indigestione di filosofia.

Spero comunque che il capitolo ti piaccia, sono curiosa di leggere la tua impressione, ciao e un bacione grandissimo! Nyssa

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Essere o non essere ***


-

-          Che cosa sei per davvero?

La voce rotta di Ciel percorse ad una ad una tutte le quattro mura della stanza; non era sicura che il tremito che aveva udito nelle proprie parole fosse stato provocato dalla recente crisi di pianto oppure dalla sana paura che le saliva dal ventre.

Leonard alzò gli occhi quasi con imbarazzo mostrando le sue iridi perfette, baluginanti di riflessi dorati e ambrati come quelli di sua madre e respirò a fondo, come se questo gesto potesse confortarlo nonostante lui non respirasse per sopravvivere.

Si alzò in piedi:

-          Sono un vampiro – rispose con tranquillità, ma se qualcuno fosse stato sufficientemente temerario da fissarlo in volto mentre parlava, si sarebbe accorto di un’ombra scura che attraversò gli occhi

-          Un… vampiro? – domandò lei titubante

-         

Ciel deglutì, allora ci aveva preso? Le sue ipotesi erano fondate?

-          Perchè? Cioè, volevo dire, quanti anni hai?

-          Diciotto

-          Sicuro

-          Senz’altro.

-          Eppure io ti ho visto crescere e invece abbiamo studiato che i vampiri…

-          Sono un vampiro un po’ speciale, appartengo ad una categoria diversa dai vampiri mezzo e mezzo che studiamo a scuola. Sono anche un vampiro diverso dalla prof Evangeline

Per un attimo Ciel parve stupita da quell’affermazione, salvo poi ricordarsi che l’insegnante di Difesa si era presentata ella stessa come una vampira e non aveva mai fatto mistero del suo passato e delle sue abitudini.

-          Ma allora, cosa sei davvero?

-          Sono un vampiro di stirpe, nelle mie vene non scorre sangue e il mio cuore non batte. Sono nato quando mia madre era incinta ed è stata morsa da uno di loro

-          Che cosa?

-          A differenza dei vampiri mezzo e mezzo o di quelli soggetti a metamorfosi temporale, come i mannari, noi vampiri di stirpe la cui metamorfosi è avvenuta prima della nascita cresciamo fino all’età ideale per la caccia, un’età compresa tra i venti e i trent’anni che ci conferisce la forza maggiore e le qualità migliori. Il nostro corpo smette allora di crescere mentre i nostri capelli si schiariscono piano piano, fino a diventare completamente bianchi e i nostri occhi diventano rossi. È un processo che richiede qualche secolo – aggiunse con un sorriso del tutto fuori luogo. La sua ospite era basita

-          Che cos’è un vampiro? – domandò cauta toccandogli appena la mano, come ricordava era gelida

-          Ma come, credevo che lo avessi studiato…

-          Tu che lo sei, dimmelo. Che cos’è un vampiro? Che cosa ha di diverso da un essere umano?

-          Perché lo vuoi sapere?

-          Tu dimmelo e basta

-          Un vampiro è una creatura che possiede un quarto di potere demoniaco. Si dice che nasca e viva nelle tenebre e infatti non sopporta a lungo la luce del sole. Non ha sangue nel corpo, non respira e il suo cuore non batte. Non dorme e non piange. I suoi riflessi sono molto più acuti di quelli dei comuni esseri umani, esattamente come i suoi muscoli e la sua forza, è un essere veloce, non ha odore, quindi non può essere rintracciato seguendo una pista. E si nutre di sangue, prevalentemente umano. Appartiene alla categoria dei predatori. È caratterizzato da bell’aspetto e fascino e quando sta per attaccare qualcuno i suoi occhi diventano completamente rossi e sfodera i canini

-          Anche tu hai i denti aguzzi come il conte Dracula?

Ciel non pareva più così spaventata e così Leonard si concesse di mostrare appena le zanne acuminate.

Mettevano i brividi anche solo a vederle e infatti la ragazza si strinse il lenzuolo sulle spalle.

L’altro ghignò

-          Tranquilla, è una reazione comune ad una paura ancestrale

-          Tu… fai come il vampiro del tuo racconto di Halloween? Ti nutri di sangue umano senza uccidere?

-          No. Io non mordo esseri umani – aggiunse più piano, come se si trattasse di un motivo di vergogna

-          Ma allora come sopravvivi?

-          Il sangue degli animali non è molto differente, mi basta per vivere, anche se non a saziarmi

-          È per quello che tutti i weekend sei praticamente introvabile a scuola?

-         

-          Perché non cacci esseri umani?

-          Rischierei di perdere il controllo. Voi umani siete deboli ed è moderatamente facile sopraffarvi con la forza, se dovessi davvero andare troppo oltre non ci sarebbe speranza.

-          Anche tua sorella è un vampiro? – chiese timorosa

-          Gardis? No, lei no… - e gli parve che un’espressione triste incurvasse le sue labbra – ora vai, non dovresti stare qui…

-          Hai paura che lo dica a qualcuno?

-          No

-          Allora posso rimanere?

-          No

-          Perché?

-          È pericoloso. Mi hai fatto arrabbiare, non sempre rispondo di me in quelle circostanze. Ho già rischiato una volta

-          Quando?

-          Con tua sorella, quando si è tagliata un dito qui dentro… - ammise come se fosse una confessione difficile

-          Karen ha rischiato di diventare la tua cena?

-          Sì, la prima volta che è stata qui si è accidentalmente fatta uscire del sangue. Io ero praticamente digiuno e lei non sapeva cosa aveva davanti, se Gardis non fosse intervenuta subito avrei rischiato di ucciderla davvero…

Ciel rabbrividì nuovamente all’immagine della sua sorellina.

Sangue: quello era il suo cibo.

Poi le venne in mente un’altra cosa…

-          Leonard, quando… quando noi siamo stati insieme la prima volta io ho sanguinato, eppure non mi hai fatto nulla…

-          Ero preparato e sazio. Karen l’ha fatto involontariamente quando io non ero psicologicamente pronto ad affrontare l’odore dopo giorni di astinenza

-          Capisco…

-          Ora vattene, ogni minuto che passa sei sempre più in pericolo

-          Se non ti avessi detto niente mi avresti fatto restare… - protestò lei

-          Beh, ora invece vai. Credo che da questo momento io e te non dovremmo avere più niente a che vedere l’uno con l’altra

-          Perché?

-          Come, non vuoi scappare via piangendo? Non ti avevo chiamata puttana? Non hai appena saputo che c’è un mostro pericoloso a scuola? Non vuoi andarti a rifugiare al sicuro?

-          Evangeline è in questa scuola da vent’anni e non è mai successo niente per colpa sua, perché dovrei avere paura di te?

-          Io non sono Evangeline! – sbraitò

-          Io non me ne vado!

-          Vattene!

-          No! Hai bisogno di qualcuno che ti supporti

-          Mia sorella basta e avanza

-          Tua sorella ha la sua vita a cui pensare

-          E tu vuoi proprio sprecare la tua? – un altro brivido le passò lungo la schiena, si morse la lingua, non era certa di quello che avrebbe potuto dire

-          Tu sei la mia vita, se anche la perdo per te non importa! – Leonard rimase in silenzio un istante, prima che la collera lo prendesse. Non era rabbia, era solo che lui avrebbe voluto proteggerla e aveva cercato di farlo nell’unico modo che sapeva: nascondendo la verità. Ma adesso lei sapeva e lui sapeva che lei sapeva, era pericoloso, doveva continuare a proteggerla e l’unico modo era che se ne andasse, allontanarla, anche se era doloroso. Lei era stata la sua unica amica, una ragazza non solo per passare il tempo. Le voleva davvero bene.

Ma quella piccola peste era radicata nel pavimento come se avesse messo le radici

-          Non dire stupidaggini, Ciel, non mi sembra proprio il caso!

-          Io non dico stupidaggini!

-          Quella era la cavolata più grande che io abbia mai sentito! – avrebbe voluto accettare con gioia tutto ciò, ma era meglio ferirsi e non far del male a lei, non fisico quantomeno

-          Cos’è, non mi credi?

-          Non devo crederti e non dovresti credere a una cosa del genere neppure tu!

-          Fai come vuoi, ma è quella la verità e io adesso non me ne vado da qui. È quando si ha bisogno che si vedono gli amici, non sarei tua amica se te ne andassi adesso che so. E non cederò quando ho ragione!

-          Che idiozie, tornatene a Corvonero e per carità, evitami per tutta la vita! La TUA vita!

-          No!

-          Sei una testarda!

-          Beh, forse non quanto te

-          Ringrazia, ne va della tua vita se io lo sono così tanto da mandarti via!

-          Ah sì? – il suo tono era volutamente sarcastico mentre, con le mani a pugno sui fianchi, si sporgeva verso di lui nella tipica posa da zia zitella

-          Sì, se fosse davvero per me non ti lascerei andare, ma non commetterò l’errore di prima!

-          Non è stato un errore! - gridò furiosa lei con gli occhi bagnati di lacrime – è stato il gesto più bello che potessi fare per me. Perché non capisci? Perché mi tratti così?

-          Non avrei dovuto e tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi!

-          Non lo farò

-          Ciel, per favore, vattene – ordinò imperioso.

Lei rimase ferma.

Lui emise un ringhio bestiale, all’improvviso sentì freddo tutt’intorno, aveva paura, quel suono metteva terrore, ma non l’avrebbe lasciato solo in quel momento. Anche se aveva paura.

Sua madre e suo padre avevano affrontato un sacco di difficoltà prima di riuscire ad amarsi, perché per lei la strada sarebbe dovuta essere tutta in discesa?

Aveva saputo che c’era qualcosa di strano in quella persona fin dal primo giorno, quando aveva incontrato Leonard sull’espresso di Hogwarts assieme a Lillis e Blaze.

I primi due anni erano stati molto amici, anche se aveva cominciato a sospettare che lui la usasse per un po’ per divertirsi, mettendola in imbarazzo di fronte alle sue compagne con battutine, prese in giro e allusioni poco fini.

Aveva creduto che fosse fidanzato con una delle due “sorelle serpeverde”, Weasley+Landor, ma Leonard non lo era ed era un concetto che aveva ribadito più di una volta e quelle due piccole streghe erano decisamente troppo assennate per accettare una cosa del genere, gli facevano un po’ da sorelle maggiori.

Poi era cominciata la parte difficile quando lui aveva iniziato a collezionare ragazze e lei ci aveva patito senza capire perché. E poi erano ritornati.

E quando erano stati a letto insieme per la prima volta lui le aveva promesso che non avrebbe mai toccato nessun’altra vergine. Una promessa che non aveva mai fatto a nessuno, ma ciò che non sapeva era che lei era la prima vergine che lui aveva voluto con sé, rompendo una delle regole fondamentali della sua vita. E la seconda era che, dopo di lei, non c’erano davvero state altre ragazze, vergini e no.

Fin dall’inizio era stata affascinata da lui, ma era una bambina, non capiva.

Ora era abbastanza grande e sapeva cosa provava, avrebbe affrontato molte difficoltà, l’avrebbe fatto.

Cosa importava se lui era un vampiro?

Niente…

 

S’inumidì le labbra che erano diventate secche, Leonard pareva stranamente contrariato dal fatto che tremasse di paura e se ne rimanesse lì a congelare nel freddo dell’inverno.

 

La guardò, Ciel sollevò coraggiosamente gli occhi celesti di suo padre e lo affrontò

-          Uccidimi, se puoi… - sillabò mentre le belle labbra si muovevano a formare le parole

L’attimo dopo, preso dalla collera, Leonard si mosse verso di lei con una velocità inaudita e, quello dopo ancora, la stava baciando con foga.

 

La battaglia era finita, anche se ce ne sarebbe voluto per convincere quel vampiro testardo che stare con lui era l’unica cosa che le importasse, che non aveva paura di lui, che desiderava solo amarlo per tutto il tempo che le restava e aiutarlo perché, anche senza un cuore che batteva, doveva soffrire moltissimo per quella sua condizione di diverso. Ora capiva perché lui ed Evangeline fossero così amici… e dire che una volta aveva anche pensato che ci fosse una storia tra loro due, quanto era stata pazza… forse anche lui, come lei, aveva cercato solo un mezzo per attirare la sua attenzione, per esempio collezionando ragazze.

Erano stati un po’ ciechi, eh?

 

Aprendo gli occhi la ragazza si ritrovò seduta su una poltrona davanti al camino, sulle sue ginocchia; si domandò per un istante come ci fosse arrivata e poi decise di lasciare perdere, che importava?

-          Continuo a pensare che stai sbagliando. E io con te. – la informò serio, lei invece non riuscì a impedirsi di sorridere, accarezzargli i capelli e stringerselo al petto come un bambino imbronciato

-          È tutta una questione di punti di vista – sottolineò la ragazza scuotendo il caschetto di capelli corti con la filosofia della classica Corvonero che sapeva come far valere le sue ragioni.

-          Dal MIO è assolutamente folle e dal TUO dovrebbe essere anche peggio – bofonchiò contrariato che una donna fosse, alla fine, riuscito a metterlo nel sacco.

Beh, ma Ciel non era una donna qualunque…

 

*          *          *

 

Gardis udì i colpi alla porta e sbuffò: era mai possibile che in quella stramaledettissima scuola non la lasciassero mai dormire? Lei non era Leonard che non dormiva mai…

Buttò le gambe giù dal letto e calzò le pantofole lisciandosi il pigiama e stiracchiandosi.

Merda, aveva fatto scendere prima il sinistro… ottimo, i cattivi auspici di prima mattina erano proprio quello che le serviva se si considerava che tra una settimana e mezzo sarebbe stato Natale e c’era il cenone da organizzare per un esercito di affamati.

-          Arrivo! – gridò infuriata alla porta levandosi i capelli dal colletto e andando ad aprire.

Se avesse scoperto che era Jack, Jeff, Hestia o Karen li avrebbe ammazzati.

Kitt era poco probabile, si erano salutati la sera precedente finita la ronda notturna e se ne erano andati entrambi a dormire, era probabile che, conoscendo i suoi risvegli in prima persona, le stesse alla larga.

 

La porta aperta rivelò una bella ragazza dai capelli scuri, gli occhi celesti con una gonna invernale, le parigine e una maglia di lana cardata a collo alto di un bel colore corvino come le calze e i capelli.

-          Ciel? – chiese preoccupata, era raro che la sorella maggiore di Karen venisse a fare visita da lei: era per caso successo qualcosa tra Leonard e Karen? Oppure veniva a parlarle per Chris?

-          Posso parlarti? – domandò incerta l’altra

La bionda si affrettò a spalancare la porta e farla entrare, dal suo tono di voce capì che si trattava di qualcosa di serio così richiuse dietro di sé l’uscio e lo fissò col chiavistello magico. La corvonero se ne stava in piedi al centro della camera

-          Vuoi sedere? – le indicò le poltrone, ma la ragazza preferì accomodarsi sul letto, si tolse le scarpe e incrociò le gambe in un gesto che aveva visto fare spessissimo anche a Karen

Si affrettò a raggiungerla accomodandosi sulle coltri spesse e calde

-          E’ qualcosa di grave? – indagò prima, cercando di prepararsi psicologicamente, Ciel fece un attimo di silenzio, poi alzò gli occhi

-          Leonard mi ha detto che è un vampiro

L’espressione di sconcerto iniziale della bionda venne presto sostituito da una di riso forzatamente nascosto.

Beh, se Leonard glielo aveva detto allora l’aveva davvero catturato, stava certa che avrebbe smesso di correre la cavallina così liberamente… Leonard avrebbe ammesso una cosa del genere solo ad una persona di cui si fidava ciecamente e, in generale, si fidava poco delle ragazze, quindi era proprio cotto a puntino.

E brava Ciel…

-          Non sei sconvolta? – le chiese preoccupata la mora

-          No, perché dovrei? – Gardis sembrava tranquilla, solo molto divertita e ogni tanto si lasciava scappare qualche risolino

-          Credevo che teneste tremendamente a quel segreto da come me ne parlava lui – ammise lei

-          Leonard non l’avrebbe mai detto ad una persona di cui non si fida ciecamente. Eppoi tende sempre a fare le cose più grosse di quel che sono, ci sono segreti peggiori nella nostra famiglia

Era difficile prendere quella piccola faina alla sprovvista.

-          Quindi a te va bene se…

-          Tu e Leonard state insieme, vero? – chiese con l’aria della vecchia comare di paese la biondina

-          Beh, non saprei, cioè, Leonard non me l’ha chiesto, però mi ha promesso che non avrebbe toccato altre ragazze

La piccola Malfoy sbuffò

-          E’ il suo modo di dirlo perché non l’ha mai detto prima – Ciel arrossì a ripensare a tutte le storie che gli aveva attribuito – ma lui è abituato a esprimere i suoi sentimenti in maniera sempre traversa…

-          Sì, me n’ero accorta – borbottò la mora

-          Comunque sono molto contenta per te. Non credo che avrebbe potuto trovare di meglio…

-          Ma se avrebbe potuto avere tutte le ragazze del mondo!

-          Tutte le ragazze del mondo non sempre fanno una brava ragazza – ammiccò la bionda con l’aria di chi la sa mooooolto lunga. Forse non solo Corvonero era la patria dell’intelligenza.

-          Ad ogni modo, se non ce l’hai con me vorrei chiederti un paio di cose

-          Tutto quello che vuoi

-          Beh, vorrei che mi spiegassi una cosa su un foglio che mi ha dato e tutto quello che sai sui vampiri. Eppoi vorrei che mi aiutassi a trovare una soluzione con Karen, immagino che ne rimarrà molto ferita

Annuì meccanicamente, era un argomento spinoso.

-          Fammi vedere quel foglio – Ciel lo tolse da una tasca e glielo porse, Gardis lo srotolò e lesse via via lo scritto scoppiando poi a ridere

-          Che cos’è? – domandò la Ravenclaw

-          Beh, immagino che nella tua famiglia non usi molto – ammise asciugandosi una lacrima dall’occhio – ma nella mia c’è ancora la tradizione pfffff, questo – e le sventolò la carta pregiata sotto il naso – è un contratto ufficiale di fidanzamento

-          CHE COSA?

-          Beh, hai sentito, no?

-          Ma ma ma ma… che ci dovrei fare?

-          Che sciocchina che sei. Devi firmarlo e mandarlo ai tuoi perché lo sottoscrivano, è un documento ufficiale.

-          Intendi qualcosa con valore legale?

-          Sì. Noi Malfoy ne abbiamo uno a testa con la promessa di usarlo solo quando ci sentiremo assolutamente certi. Lo si compila e se ne fanno quattro copie, una per ogni fidanzato e una per ogni famiglia; a volte cinque, una va al Ministero. Conoscendo Leonard ne avrà fatte senz’altro cinque… direi che a questo punto il vostro legame sia davvero molto ufficiale

-          Ma a cosa serve?

-          Si tutelano le parti in caso di pericolo, si mettono giù tutte quelle inezie burocratiche. Immagino che l’abbia fatto per la posizione della tua famiglia e della nostra, certo. Si scrivono le cretinate tipo i nomi che darete ai vostri figli divisi per sesso, i testimoni del contratto, coloro che vi faranno da testimoni di nozze.

-          È un prematrimoniale? – volle sapere sconcertata

-          Pressappoco

-          Cavoli

-          Lo puoi dire, è roba seria, sai?

-          Immagino. Ma dobbiamo sposarci subito? – adesso Ciel era tutta rossa in viso

-          No, certo… guarda, ne ho una copia anche io… - e dal cassetto ultimo della scrivania tirò fuori un analogo pezzo di carta dove, però, al posto del nome “Leonard” era scritto il suo e subito dopo non c’era segnato “Ciel Sharisse Longbottom”, ma uno spazio bianco. - Ora passiamo alle cose serie, cosa vuoi sapere sui vampiri?

-          Beh, quello che sai

-          Ne so parecchio, sai? Immagino che qualcosa te lo abbia già detto lui…

-         

-          Beh, d’accordo. I vampiri sono esseri semidemoniaci, hanno un quarto del potere di un demone e sono molto forti. Sono divisi in tre categorie: vampiri di stirpe, vampiri mezzosangue e vampiri a metamorfosi temporale. I primi nascono solo quando un vampiro di stirpe nella sua forma base morde un essere umano in una notte di luna piena. Esiste anche un’altra casualità: se un vampiro di stirpe morde una donna incinta potrebbe nascere un vampiro di stirpe, ma dipende dal tipo di luna in cielo…

-          Che luna c’era quando Leonard è… nato?

-          Nessuna

-          Nessuna?

-          Né quando è stato concepito né quando è “nato” come vampiro. C’era l’eclissi entrambe le volte… comunque… nel caso il vampiro non sia di stirpe, la luna non sia piena o non sia alla forma base, si può generare un vampiro mezzosangue o un vampiro a metamorfosi temporale. i vampiri mezzosangue nascono anche quando un vampiro e un’umana hanno un figlio, ma è il caso più raro, le coppie di vampiri sono quasi sterili. I vampiri non possono avere figli tra loro.

-          Capisco

-          Gli ultimi si trasformano solo nelle notte di luna piena e sono i meno pericolosi, come comportamento ricordano quello dei mannari.

-          Ohhh

-          I vampiri di stirpe non hanno sangue, non respirano, non piangono e il cuore non batte, anche se fisicamente sono uguali ad un qualsiasi essere umano. I loro sensi sono molto acuti e possono muoversi ad una rapidità portentosa, anche per questo mio fratello è così bravo a quidditch

-         

-          Non hanno necessità di nutrirsi giornalmente, in genere sopravvivono con un pasto a settimana. Leonard poi cerca di sopprimere la fame anche con le bistecche al sangue, pare che gli piacciano, ma non fargli mangiare della verdura o diventa davvero insopportabile, dice che è spazzatura

E fece una linguaccia

-          I vampiri sono, di norma, piuttosto solitari. Non amano il baccano e tendono ad essere molto introversi, non parlano di loro né della loro natura. Però hanno fascino e carisma e questo gli attira un sacco di persone attorno. Leonard, poi, è peggiore degli altri in questo. Hanno poteri magici potenti e compiono magie complesse. Conoscono la magia antica per via della loro discendenza demoniaca.

-          Ma succede come nelle storie che si trasformano in pipistrelli o dormono in una bara?

-          No, possono essere animagus e, nel maggior numero di casi, lo sono. Ma non dormono, mai!

-          Ho capito.

-          Beh, non c’è molto altro di cui parlare su di loro.

-          Allora parliamo di Karen

-          Questo è un argomento difficile…

-          Lo so – ammise la sorella maggiore

-          Hai intenzione di dirglielo?

-          Credo che sia inevitabile

-          Penso che soffrirà molto, era molto presa da mio fratello. Quando mi ha detto quello che aveva in mente sono rimasta di sasso, non me lo aspettavo da lei…

-          All’inizio credevo che Leonard scherzasse. Ah, mi ha anche detto che l’hai salvata quando lei si è tagliata, ti devo profondamente ringraziare…

-          Non è nulla. Karen è una mia carissima amica, l’ho fatto per lei.

-          Grazie lo stesso.

-          Prego.

-          Ora credo di dover andare. Se ne avrò il coraggio glielo dirò prima di Natale.

-          Sì. E spedisci subito quel foglio ai tuoi genitori. E vai a discutere con mio fratello di tutte le cretinate che dovete scriverci, quello è capace di chiamare il primo figlio Valdimir Dracul

-          Lo farò. Grazie.

-          Ciao Ciel, stammi bene.

-          Sì.

 

*          *          *

 

La porta si chiuse dietro la mora. Gardis la guardò seria, non le piaceva ciò che girava nella sua piccola testolina.

Si vestì in fretta e si posizionò al centro del grande camino della stanza.

 

Leonard era alla finestra a fumare

-          Il signorino “io non credo assolutamente all’amore” – lo canzonò uscendo dal focolare della stanza di Caposcuola di serpeverde e andando a sistemarsi su una poltrona, quella di sinistra che, sapeva, suo fratello non usava mai.

-          Non credo sia il momento

-          Sì, sono d’accordo

Lanciando la sigaretta oltre l’apertura, rientrò e si sedette di fronte a lei, fissandola

-          Non so cosa m’è preso… - ammise – devo essere impazzito

-          Dicono che l’amore fa questo effetto… - rispose con filosofia

-          Pensi che sia innamorato?

-          Penso di sì, ma non sono io a doverlo dire – c’era una sottile nota di rimprovero nella voce di lei

-          E tu, Gardis? Tu sei innamorata?

-          Io non credo all’amore, Leonard, per me è diverso

-          Sei innamorata o no? – lei ci riflettè, pensò a Kitt che le sorrideva e, istintivamente, i muscoli induriti si rilassarono

-          No – mentì clamorosamente – ma se anche lo fossi non cambierebbe nulla

-          Dovresti pensare un po’ a te stessa

-          Non sono affari tuoi.

-          Hai ragione – rispose con freddezza – hai parlato con Ciel? – indagò poi, curioso di conoscere l’origine del pettegolezzo

-          Sì, voleva sapere cosa fosse il foglio che le hai dati – il fratello maggiore sbuffò

-          È la figlia maggiore del Ministro della Magia e non le hanno neppure mai mostrato un contratto di fidanzamento… - scosse il capo

-          La sposerai?

-          Se lei vorrà

-          E alla fine? Lei è un’umana… - lui non rispose. Lei sarebbe senz’altro morta molto prima di lui

-          Gardis – disse serio lui – non siamo un po’ troppo grandi per la nostra reale età?

-          Ci sono cose che aiutano a crescere – confessò lei, poi cambiò repentinamente argomento – mamma e papà saranno contenti di vederti compilare il foglio, mamma era molto preoccupata che tu seguissi le orme di papà

-          Legato mani e piedi ad una donna… proprio come lui

-          È bello sentirti dire certe cose

Ci fu silenzio. Entrambi guardarono il fuoco nel caminetto e rimasero a contemplarlo

-          Gardis, seriamente, penso che tu dovresti dirlo a Christopher

-          Che cosa? – il suo tono era sprezzante e sarcastico

-          Puoi non essere innamorata, e francamente non ti credo, ma dovresti farlo lo stesso

-          No, è una cosa che lui non deve sapere.

-          La fiducia è importante – rispose serio col tono da fratello maggiore

-          Kitt non deve essere coinvolto, è un affare più grande di noi, rischierebbe troppo

-          Il problema con voi due è che ragionate allo stesso modo? Sono certo che lui farebbe la stessa identica cosa – sbuffò e si servì da bere da una caraffa, lei alzò un sopracciglio con fare altero

-          Almeno lui non dovrà soffrirne – ribattè e Leonard capì che per lei non era ancora giunto il momento. Forse non sarebbe mai arrivato. Quando lui era stato nelle sue condizioni aveva commesso una follia di cui non si era pentito, ora, ma aveva molta paura che le sue parole potessero far fuggire o mettere in pericolo Ciel. Gardis riteneva che per Kitt fosse un pericolo talmente grande da compensare la sofferenza di entrambi.

Forse faceva bene.

E forse no.

-          Seraphin mi ha scritto che verrà a scuola con Aisley per Natale – lo informò, - rimarrà qui fino a capodanno a far le veci di mamma e papà

-          Non vengono per Natale?

-          Solo una visitina, a Capodanno hanno un ballo all’Ambasciata

-          Beati loro, si divertono mentre io devo apparire in pubblico conciata come una puttana

-          Modera i termini – la rimproverò il fratello

-          È un costume indecente!

Il bello tra loro due era che potevano parlare delle cose più terribili e più serie del mondo e, l’attimo dopo, far tornare tutto normale, come se niente fosse, tutti e due a parlare di stupidaggini senza peso e a punzecchiarsi come loro solito.

-          Beh, non sei contenta di rivedere Fin? Credevo che stravedessi per lui…

Era vero, quando era bambina una volta aveva piantato una crisi isterica perché Seraphin non era suo fratello… lui e Leonard caratterialmente si assomigliavano molto nonostante la mamma avesse detto che da piccolo fosse un po’ dispettoso, ma sempre allegro e scherzoso mentre Leonard era sempre stato un po’ ombroso… da grande Fin era diventato proprio come Sirius BlackBlack… che coincidenza, anche Chris si chiamava Black e si somigliavano pure… probabilmente c’era qualche antenato comune nascosto da qualche parte.

Comunque Fin era cresciuto a Malfoy Manor con loro due, suo padre aveva detto di essere un po’ troppo vecchio per prendersi cura di un bambino ed Evangeline non era proprio il tipo da istinto materno; mamma e papà l’avevano preso con loro. Aveva fatto da fratello maggior a Leonard e questo aveva aiutato il primogenito a far valere il suo orgoglio perché l’orgoglio Black contro l’orgoglio Malfoy era una lotta tra titani…

Comunque rivedeva sempre volentieri Seraphin, specie adesso che si erano persi un pochettino di vista perché lui era andato a vivere da solo assieme ad Aisley, aveva frequentato il corso per Auror e poi aveva scelto di prendere non una ma ben due specializzazioni! Poi suonava anche in una rock band a Londra piena di pazzi, lui si faceva chiamare Lucifer, tanto per rimanere in tema col nome che gli avevano dato…

 

Seraphin, nonostante all’apparenza fosse svagato e poco serio, era una persona decisa, anzi, molto ostinata, fin da bambino voleva ritrovare la sorella che era stata rapita tanto tempo addietro, prima ancora che loro due nascessero.

Eppoi voleva sposare Aisley.

Si erano conosciuti prima di Hogwarts, ma lei era sempre stata scettica ad accettare sostenendo che non stava bene che la moglie fosse più anziana del marito. Lui non si faceva molti problemi e, in genere, la faceva tacere con un bacio, ovviamente seguito da un sonoro ceffone.

Ma l’avrebbe spuntata perché se con l’orgoglio Malfoy e Black potevano gareggiare, nessuno batteva la testardaggine di questi ultimi, neppure gli Zabini.

Il solo pensiero di ritrovarsi con due Zabini tra i piedi era preoccupante… Aisley avrebbe potuto essere d’aiuto, ma Blaise era solo un impiccio, un impiccio ingombrante da gestire, se poteva dire la sua, proprio ora che Leonard aveva deciso di mettere la testa a posto arrivava lo zio a rendere ancora più precaria la situazione delle povere studentesse…

 

*          *          *

 

Spazio autrice: giungiamo ad un capitolo che, so, molti di voi stavano aspettando: il lato più umano di Leonard che, stranamente, si manifesta proprio quando lui confessa di essere un vampiro.

È un capitolo a cui sono affezionata, mi piace la scena di Ciel e Leonard che litigano, ma la mia parte preferita è senz’altro il discorsetto che Leonard e Gardis hanno quasi alla fine del capitolo, fate attenzione agli indizi, sono tutti lì che aspettano di essere scoperti!

Eppoi ritroviamo il caro Seraphin che, dopo molti capitoli di assenza, ritorna protagonista di una storia che l’aveva già visto molto tempo addietro nelle vesti di un bambino.

Spero davvero che il mio nuovo aggiornamento vi piaccia, aspetto di conoscere il vostro punto di vista e mi auguro che anche questa volta mi lascerete dei commenti!

A presto e un bacione a tutti!

 

Whateverhappened: ciao! Allora, per quanto riguarda il numero di capitoli della storia credo che si andrà da un minimo di 25 ad un massimo di 30, non voglio farla troppo lunga… quindi avete ancora una decina di capitoli davanti, il numero preciso non lo so perché non ho ancora scritto la parte finale e quindi devo scegliere quanto approfondire determinate situazioni che non sono del tutto da prendere alla leggera.

Ti do un suggerimento per quanto riguarda Kitt: non stava annuendo cupo perché Asuna aveva detto ministra magica, ma perché Asuna parlava di amore tra le persone e Kitt non crede all’amore, ma… c’è un motivo se non lo fa… più di questo però non posso dire…

Per Ciel e Leonard mi rendo conto scrivendo che assomiglia tremendamente alla storia di Twilight, eppure quando ho cominciato a pianificare la storia non avevo ancora letto il libro (meraviglioso!), spero solo che la Meyer non mi accusi di plagio… comunque la loro storia viene un po’ approfondita in questo nuovo capitolo.

Per Gardis e Kitt: Kitt ha un bel segreto che difficilmente riuscirete ad immaginare, ma fa bene a cercare di proteggere Gardis da quel che custodisce, mentre Gardis… fa bene anche lei. Loro scopriranno le loro carte tra un po’, non manca molto…

Per quanto riguarda Hestia e Jeff, personalmente non ho niente contro i cugini che si innamorano, mi rendo conto che può succedere, non dovrebbero essere così duri con loro, ma purtroppo il mondo è pieno di gente bigotta…

Beh, io spero davvero che questo capitolo ti piaccia, non vedo l’ora di leggere la tua opinione, aspetto di conoscerla presto! Ciao e un bacione, Nyssa

 

Hollina: ehehe, se ti piace il personaggio di Leonard non so come prenderai questo chappy perché, se da una parte ne è l’indiscusso protagonista, dall’altra bisogna dire che si trova finalmente una ragazza, quindi non so come la possano prendere le sue fans… beh, mi auguro comunque che ti piaccia, quindi aspetto di conoscere la tua opinione, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

Killkenny: evviva, finalmente un sostenitore della coppia AsunaxNegi, quando giro per la rete li vedo appaiati con le persone più strane: Nodoka, Kuu Fei, Kaede, Asakura… e ovviamente Takamichi, Nagi ecc quindi ero piuttosto preoccupata di come sarebbe potuto essere accolto il 15° capitolo, sono felice che li approvi assieme! E per quanto riguarda Vanessa, ti do ragione, nessuno farà mai storie, sono le classiche persone che fanno solo casino e chissà come hanno pure il potere di farne di belli grossi…

Terrò d’occhio il personaggio, nel frattempo spero che ti piaccia anche il nuovo capitolo! Mi fa piacere sapere che Danny appartenga alla mia stessa regione…

Ciao e a presto, mi raccomando dimmi che cosa ne pensi, Nyssa

 

Lord Martiya: come ho già spiegato, alla fine tra le tante coppie che si possono creare è quella che mi piace di più e così ho deciso di sfruttarla per i fini della storia, anche se mi rendo conto che in questo modo ho sconvolto diversi lettori di Negima.

Per quanto riguarda invece le altre studentesse non so rispondere con esattezza, forse, dato che si tratta di una cosa così importante, Asuna ha deciso di tenere il tutto nascosto anche a Konoka, oppure tutta la classe sta deliberatamente facendo finta di non sapere, proprio come suggerisce Gardis alla fine del quindicesimo capitolo.

Spero che anche il sedicesimo capitolo ti piaccia, sono curiosa di legger che cosa ne pensi, quindi aspetterò il prox tuo commento, ciao e a presto! Nyssa

 

DragonSlave: già, quando ho fatto arrivare il Mahora ho dovuto rivoluzionare un pochetto l’età del professore, primo perché in caso contrario non si sarebbe potuto essere già diplomato a Hogwarts, dove si entra per forza dopo gli undici anni, e secondo… perché fin dall’inizio volevo vederlo sposato con Asuna, tanto in Italia non sapremo mai come andrà a finire la storia visto che hanno deciso di troncarla a metà perché non rendeva a sufficienza…

La strana strada che Hestia e Jeff vorrebbero percorrere tornerà spesso, ma nessuno ne fa mai riferimento, un po’ come accadeva con il nome di Voldemort perché è una cosa che succede di rado e… non dovrebbe comunque succedere, ma darò una spiegazione anche a questo, quindi tranquilli, si sistemerà tutto in un modo o nell’altro.

Già, alla fine mi sono lasciata vincere dalla tentazione romantica, anche se ammetto che nel primo plot della storia lui la scacciava, poi la andava a trovare, solo che qualcosa andava storto e finiva per ucciderla… poi mi sono detta che era troppo macabro per il rating Arancione.

Per Rudiger invece bisognerà pazientare ancora un bel po’, quindi animo in pace, serve del tempo, come minimo svelerò tutto su di lui all’ultimo cappy o quasi…

Per quanto riguarda Gardis e Kitt, è vero, sembra che il più misterioso sia lui, ma in realtà è lei che è brava a mentire e farsi passare per un personaggio quasi normale, ma come si vede da questo capitolo Gardis possiede un suo segreto completamente differente da quello di Leonard ed è molto più misteriosa di Chris, ormai, il cui segreto potrebbe quasi essere intuito, o almeno entro il prox capitolo, mentre quello di lei… ma anche qui si invertiranno i ruoli e allora consiglio di seguire gli sviluppi.

Ehehe, anche se non consciamente, sono certa che inconsciamente l’indizio è stato percepito e archiviato, spero davvero che il sedicesimo capitolo ti piaccia, aspetto ansiosa il tuo prossimo commento, me molto curiosa! Ciao e un bacione grandissimo! Nyssa

 

Arwen_90: ehehe, Leonard torna in grande stile anche in questo cappy dove la fa praticamente da padrone con le sue stranezze e le sue caratteristiche decisamente fuori del comune.

E come si può vedere, avevi visto giusto, Ciel è molto innamorata di Leonard, peccato che il problema Karen sia ancora latente.

Beh, mi auguro che questo sedicesimo capitolo ti piaccia, sono molto curiosa di conoscere la tua opinione, ciao e a prestissimo! Un bacio, Nyssa

 

Lisanna Baston: scrivere di amori incompresi, impossibili, decisamente difficili e, comunque, fuori del comune, è la cosa che mi piace di più, se non fosse così non sarei un’autrice di Dramione e non mi sarei mai cimentata in questa storia ex novo completamente basata su queste cose perché la premessa c’era fin dall’inizio.

Sono davvero contenta di averti suscitato così tante emozioni con il quindicesimo capitolo, anche se spero davvero di non averti fatta piangere, mi sentirei tremendamente in colpa…

Sono d’accordo con tutto quello che hai scritto circa i vari tipi di amore e anche quello della società moderna che non riesce più a riconoscerlo e ne rimane a volte delusa. Personalmente tra le tante coppie che ho descritto, però, credo di riconoscermi in quella Gardis/Kitt perché come loro sono piuttosto disillusa (però non vado a cercare le storielle, credo di non essere tagliata per quelle), anche se vedo l’amore negli occhi di molti altri, eppure sono ancora alla ricerca, a differenza di quei due che si sono trovati ma non hanno il coraggio (forse a ragione) di ammettere quello che provano perché è molto pericoloso.

Per l’ultimo amore tra creature differente ho fatto in approfondimento questo sedicesimo capitolo che spero ti piaccia, aspetto quindi di conoscere la tua opinione, sono molto molto curiosa! Ciao e un bacione grandissimo e ancora grazie per il bellissimo commento che mi hai lasciato, Nyssa

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Moonlight shadow ***


Gardis chiuse la porta della sua stanza e uscì nel corridoio

Gardis chiuse la porta della sua stanza e uscì nel corridoio.

Non si sentiva affatto bene e ne conosceva anche il motivo: tutta colpa delle chiacchiere di Leonard che le avevano fatto pensare se fosse davvero giusto tenere Kitt all’oscuro di una cosa così importante e che, soprattutto, lo riguardava così da vicino.

 

Lei e Leonard non si erano mai mentiti, quel pomeriggio era stata un’eccezione avallata dal fatto che, comunque, lui non le aveva creduto; nessuno riconosceva le bugie come suo fratello, nella sua carriera scolastica ne aveva sentite e dette troppe, c’era gente a Hogwarts a cui erano morti sette nonni e altri che si erano rotti dall’ultimo metatarso del piede all’infinitesimo frammento del cranio che avrebbero potuto ricavare da una scatola per microcefali.

Oltre, ovviamente, a truppe di ragazze malate di chissà quale morbo non contagioso, ma comunque mortale, che lo avevano assillato chiedendo asilo al maggiore dei Malfoy per passare l’ultima bella notte della loro esistenza che, dopo tre o quattro anni, pareva ancora lunga ed in salute.

 

Quello che Leonard però le aveva detto l’aveva fatta riflettere su una questione che non esaminava da un bel po’. All’inizio le era parso ovvio non dire una cosa del genere, primo perché non era naturale e secondo perché, per quanto la sua fiducia in Christopher fosse illimitata, lui non faceva parte della faccenda.

O quasi.

 

Sapeva di essere innamorata e non avrebbe dovuto, era un sentimento troppo pericoloso per provarlo alla leggera, ma il suo era ormai troppo radicato nel suo cuore per poter essere estirpato facilmente.

E il problema era che lei non credeva a sufficienza all’amore per ammettere di esserlo.

 

Ad ogni modo suo fratello le aveva detto che Kitt ragionava come lei e le nascondeva delle verità solo per il suo bene, urgeva quindi sapere se ciò fosse corretto; non voleva farsi troppo gli affari del suo migliore amico, dopotutto sapeva rispettare la privacy altrui, ma si sarebbe sentita altresì molto lusingata se lui l’avesse informata. Tuttavia doveva sapere.

Se anche lui si fosse comportato come lei, allora non ci sarebbero stati problemi e avrebbe potuto mantenere il suo segreto senza troppe fisime, senza pesi sul cuore.

 

Chris quella sera era libero, la ronda espletata la notte prima gli aveva consentito di godere della notte per le successive due settimane, quindi sapeva dove trovarlo.

Hogwarts di notte le piaceva, la tranquillizzava, anche se sua madre aveva spesso ripetuto che, ai tempi che l’aveva frequentata lei, faceva quasi paura; le mancavano quei tempi, ogni tanto avrebbe voluto provare un po’ della loro adrenalina, la vita era troppo monotona e la sua anche di più.

 

Ancora un corridoio e sarebbe arrivata alla porta designata.

 

*          *          *

 

Leonard stava passeggiando per i corridoi.

Non avendo necessità di dormire, passava la notte a farsi gli affari propri e pensare in completa tranquillità.

Lui e Ciel avevano avuto un battibecco mezz’ora prima che aveva visto la mora pestare i piedi e rifiutarsi con testardaggine di chiamare la sua prima figlia Camille, come “una vampira lesbica”, gli aveva rinfacciato.

Poi lei se n’era andata sbattendo la porta e addio al divertimento di quella notte; erano gli inconvenienti delle unioni formali, quando tutto è ufficializzato, rompere qualcosa diventa pericoloso oltre che complesso.

 

Tirò una boccata dalla sigaretta proprio sotto il cartello “Vietato fumare” e spense il mozzicone. Poi qualcosa captò la sua attenzione e intravide la sagoma bionda di sua sorella che vagava per i corridoi.

Sorrise, come minimo stava ancora rimuginando su quello che le aveva detto quel pomeriggio: decise di seguirla.

 

Si trovava sempre in difficoltà quando si trattava dei sentimenti di sua sorella e la cosa andava ben oltre la punizione che suo padre avrebbe potuto dargli se si fosse presentata a casa al braccio di un emo truccato fino alla nausea con piercing e spuntoni che gli uscivano da occhi e orecchie.

Se da una parte voleva che la piccola Gardis vivesse una vita normale, provasse cosa fosse l’amore, si innamorasse e vivesse felice, dall’altra sapeva perfettamente che tutto non era né facile né realizzabile.

Senza contrare il consolidato cinismo da zitella bacucca di cui quella si circondava per far fronte alle sue domande. Che non credesse all’amore era qualcosa che poteva comprendere, per un po’ l’aveva a sua volta detto e ripetuto.

Che non desiderasse provarlo era normale, ci avrebbe solo sofferto.

Ma ci era cascata come una pera e, questo, la faceva infuriare e patire ancora di più.

 

Chissà cosa stava macchinando questa volta la sua testolina

 

*          *          *

 

Gardis camminò, sorpassò una lumiera in ferro battuto particolarmente pesante e guardò davanti a sé sbalordita: Christopher stava in piedi nello spiazzo, appena illuminato dalla luce delle torce, proprio di fronte alla porta d’ingresso di Corvonero nascosta dalla Dama Grigia.

Spalancò la bocca sbalordita: non era solo e pareva stare parlando fitto fitto con un’altra persona, una ragazza.

-          Non devi assolutamente fare un’altra cosa del genere! – disse il moro gesticolando e passandosi una mano nervosa tra i capelli in un tic che, sapeva, lo prendeva quando era particolarmente agitato per qualcosa – io mi preoccupo per te! – aggiunse spalancando le braccia in un gesto esasperato

-          Non dovresti essere così apprensivo con me, so badare a me stessa – biascicò la ragazza che era con lui

-          Ma io mi preoccupo perché ti voglio bene! – aggiunse con impeto il Caposcuola abbracciandola

Era molto più alto di lei che non sembrava più grande di una del secondo, massimo terzo anno.

Lei rimase rigida e la bionda altrettanto mentre sentiva il calore di una lacrima rigarle la guancia sinistra, fissa in mezzo al corridoio come un palo che guardava quella scena senza neppure la dignità di nascondersi.

Era venuta per parlare con Chris di fiducia e si sentiva tradita da quella che lui NON riponeva in lei.

 

*          *          *

 

Leonard, poco distante, seguì la scena con altrettanta gravità: nonostante il moro non avesse mai dato segno di provare qualcosa di più della semplice amicizia nei confronti di sua sorella, non credeva possibile che nascondesse di avere addirittura una ragazza!

Insomma, era assurdo!

 

Di Gardis distingueva solo la schiena, fermo com’era accanto ad un arazzo, ma poteva quasi percepire il suo cuore un po’ bugiardo che andava in frantumi di fronte a tutto quello.

 

*          *          *

 

La ragazza che era con Chris, che era rimasta ferma mentre lui le cingeva le spalle, si voltò improvvisamente verso il corridoio, subito seguita nei movimenti da quelli del Ravenclaw.

Chris lasciò la presa sulle spalle della compagna e si raddrizzò, se il cuore di Gardis si era frantumato, il suo si era spaccato in due quando aveva visto la sua espressione.

L’aveva ferita un’altra volta e questo gli faceva male, ma che cosa aveva udito davvero Gardis delle loro parole?

Pregò che fosse meno di quello che, in effetti, si erano detti…

Che doveva fare ora?

Il suo bene o quello dei suoi sentimenti?

 

-          Kitt… tu… - sillabò un po’ balbettando la bionda cercando di alzare la mano, le tremò e la riportò distesa lungo il fianco, non aveva neppure la forza di arringarlo a dovere; Chris notò il gesto e fece per parlare, ma le parole chiare e limpide della piccola Malfoy risuonarono nel corridoio, cariche di dolore

-          Chi è quella ragazza? Che cos’è per te? – non aveva il diritto di dire certe cose perché non era la sua fidanzata e lei e Kitt si erano sempre tenuti i propri segreti, ma credeva di avere almeno il diritto di sapere dalle sue labbra che si era trovato una fidanzata! Credeva di saperlo, lui glielo doveva per i sentimenti che lei provava!

Forse non glielo aveva mai comunicato apertamente e, forse, era stata così brava anche da nasconderlo alla maggior parte dei suoi compagni, ma… non poteva credere che in sette anni lui non si fosse neppure accorto di quello che provava per davvero, non poteva crederlo!

Gli occhi blu del giovane Black saettarono dalla ragazzina al suo fianco a quella che stazionava nel corridoio, vide le sue lacrime e seppe che avrebbe pianto di più se avesse saputo la verità su sua sorella.

-          Non sono affari tuoi, Gardis – disse duro alzando gli occhi da vero uomo

-          Non sono affari miei? – strillò quasi isterica Gardis – non lo sono? Non sono affari della tua migliore amica?

Stava piangendo e serrando i pugni, si sentiva ridicola, ben poco fine, assai poco Malfoy.

Poi qualcosa la colse come una puntura nel cuore: forse lei, per Kitt, non era mai stata una “migliore amica”… dava per scontato che ciò che sentiva fosse lo stesso, ma forse si era solo illusa.

-          Gardis, non dovresti ficcare il naso nelle cose che non ti riguardano… - Chris si morse la lingua; quelle cose la riguardavano più da vicino di quel che credeva: se lui fosse stato una persona qualunque la brunetta al suo fianco sarebbe potuta diventare la cognata di Gardis, ma la vita aveva disposto diversamente e le cose avevano una piega differente. Si sentiva uno schifo, la stava ferendo a morte, la stava facendo piangere solo per proteggerla! Ma quanto dolore c’era? Quante cose avrebbe voluto raccontarle…

-          Stupido!

Gardis girò sui tacchi e percorse correndo e piangendo il corridoio, coprendosi gli occhi con il braccio e tentando di asciugare la piccola inondazione di lacrime che le uscivano dagli occhi.

Leonard la vide e si appiattì contro la parete mentre lei lo sorpassava senza neppure accorgesi di lui, nonostante il suo travestimento fosse assai poco mimetizzato.

Provò pena per lei.

Forse era andata addirittura per mettere in pratica il suo consiglio e dire a Christopher tutta la verità, ma… non le era andata bene come a lui e si sentiva a sua in colpa.

La prima cosa da fare era senz’altro prendere quel piccolo ratto schifoso di Kitt, che aveva fatto piangere la sua sorellina, e appenderlo per i piedi alla banderuola del tetto.

Fece per muoversi e dirne quattro a quei due che stava in fondo quando udì le parole della ragazza accanto al Ravenclaw

-          Non avresti dovuto trattarla così – si lagnò una voce femminile dal tono un po’ petulante.

Che avesse un amante? Non riteneva il suo EX migliore amico capace di una cosa del genere, ma aveva imparato a guardare sempre oltre l’apparenza.

Sentì la rabbia montargli dentro, soprattutto al ricordo di come aveva trattato sua sorella e delle parole fredde che le aveva rivolto.

Non aveva il diritto di comportarsi in quel modo quando le aveva sempre mostrato tanto calore!

-          Non importa – stava nel frattempo dicendo il ragazzo, ma si accorse da solo che era come giurare il falso, la stessa sensazione

-          Ma è la tua migliore amica! – protestò ancora la lei e si udì il rumore di una scarpetta battuta energicamente sul pavimento – potevi anche dirglielo che ero tua sorella, anche se bastarda!

-          No! È una cosa che non deve sapere nessuno al di fuori di noi – quasi urlò il moro

-          Ma insomma! È una Malfoy! – dichiarò esasperata – pensi che non abbia tenuto abbastanza segreti nella sua vita?

-          È una cosa che riguarda solo noi, non la deve sapere nessun altro

-          Basta, con te ci rinuncio! – sbottò lei sbuffando sonoramente

Raccattando i suoi avere la sconosciuta si incamminò per il corridoio, poi si voltò d’improvviso facendo ondeggiare la lunga treccia sulla schiena

-          Ma ti dico una cosa, fratello – dichiarò prima di passare davanti all’arazzo – non ti rivolgerò più la parola finchè non sarai andato a scusarti con quella povera ragazza! Credere che siamo fidanzati, bah… che mondo… e lasciarglielo credere! – borbottò fra sé

Leonard si nascose velocemente affianco della parete di stoffa, lei camminò senza fermarsi, ma quando gli fu davanti girò la testa alla sua sinistra e il biondo ebbe finalmente l’occasione di vederla: era molto bella e anche molto inquietante… assomigliava tantissimo a Christopher nei lineamenti fini del viso, la pelle era altrettanto candida e i capelli, neri come l’ebano, erano intrecciati sulla schiena, arrivandole fino al bacino, erano sottili e ondeggiavano ad ogni suo minimo movimento sensualmente.

Ma non era tutto questo che l’aveva lasciato di stucco quanto gli occhi, verdissimi e brillanti come smeraldi nell’oscurità; lo stavano scrutando con freddezza.

Eppure le sue labbra non erano dure o cattive.

Leonard si riprese, ringraziando di non essere rimasto a bocca aperta, la ripagò con la stessa moneta, notando la divisa perfetta dei Ravenclaw su di lei e la piastrina del primo anno appuntata sopra il pullover.

La bocca rosata di lei si storse in un ghigno, dopodiché annuì appena, come se approvasse e proseguì impettita per la sua strada.

 

Il serpeverde si appoggiò alla parete cercando di riprendersi e di decidere il da fare, gli sembrava quasi che quella piccola sconosciuta gli avesse indagato i più profondi recessi dell’anima che non aveva.

D’altra parte, non credeva possibile che la famiglia che aveva educato una persona come il migliore amico di sua sorella fosse in grado di compiere qualcosa di così sordido come mettere al mondo un figlio bastardo, ma, dopotutto, bastava pensare a cosa aveva combinato quel maledetto di Orion, gli effetti delle sue azioni erano ancora sotto i loro occhi nelle persone di Zachariah, Rowena, Sirius e Seraphin.

D’altro canto, per quanto ci si potesse vergognare di una cosa del genere, non credeva che bisognasse avere paura che una come sua sorella  andasse a spifferare qualcosa, tanto più che, lui non lo sapeva, ma era rimasta zitta su questioni decisamente più importanti, altro che uno stupido genitore che si calava le brache con troppa facilità…

Inspirò ed espirò: lui non era certo un fratello esemplare e, in genere, non mischiava troppo i suoi affari con quelli di Gardis, ma non poteva permettere ad uno stupido qualunque di trattarla a quel modo dopo che lei gli aveva dato tanta fiducia. Forse non a sufficienza, ma comunque tanta.

Stupido… sua sorella l’aveva chiamato così. Ma quando era arrabbiata sparava una parolaccia dietro l’altra, secondo l’abitudine di papà, se invece era addolorata o ferita le parole cominciavano a farle difetto, un po’ balbettava, piagnucolava come una qualsiasi ragazzina.

Come non notare tutto questo in ciò che aveva visto pochi minuti prima?

 

Ora sapeva cosa fare e non ne aveva certo paura, la sua natura stessa glielo impediva. Generalmente Gardis sapeva badare a se stessa, ma in quella situazione doveva intervenire.

Chistopher doveva scusarsi con lei.

Non era ciò che voleva lui, che avrebbe preferito ucciderlo con le sue stesse mani, ma era ciò che voleva Gardis e, anche se non lo approvava, l’avrebbe aiutata.

Sua sorella non era mai stata vulnerabile come in quel momento.

Si trattenne un attimo, se non si fosse calmato al mattino dopo in mezzo al corridoio avrebbero trovato una carcassa sventrata…

Poi si incamminò nel corridoio nella direzione opposta a quella dove tutti si erano diretti.

 

Il moro stava con un braccio alla parete, quasi a nascondere la faccia come le sue azioni. Leonard avanzò con lo stesso incedere del film “Casablanca” e procedette ugualmente mentre una corrente proveniente dalla finestra faceva ondeggiare la cravatta allentata intorno al suo collo e i polsini sbottonati della camicia, i gemelli ancora attaccati alle asole.

I suoi occhi erano dorati solo perché stava cercando di trattenerli, troppo facile sarebbe stato farli diventare rossi come il sangue che avrebbe versato e poco importava che detestasse il sangue maschile, avrebbe fatto uno scempio senza troppi problemi, dopotutto era un essere nato per uccidere proprio gli esseri umani. Una volta l’aveva anche fatto…

 

-          Christopher – chiamò con voce incolore mentre l’altro voltava la testa. Per un attimo provò pietà per lui perché leggeva nei suoi occhi che non si sentiva niente bene, ma fu solo questione di un istante, sua sorella aveva tanti difetti, era testarda, ostinata, strafottente, aveva la lingua biforcuta come una serpe e affilata come un rasoio, non capiva mai quando stare zitta e quando farsi gli affari suoi, ma… era sua sorella e le voleva bene. Il primo amore provato era stato per la sua famiglia che l’aveva accettato nonostante fosse un vampiro e non avesse nelle vene il loro sangue. Sua madre e suo padre avrebbero potuto abbandonarlo da qualche parte che sarebbe sopravvissuto e se la sarebbe cavata ugualmente, invece l’avevano tenuto con loro e nessuno gli aveva mi mostrato tanto affetto come loro.

C’era stato un momento, poi, in cui sua sorella aveva rischiato la sua vita per lui nonostante fossero solo due fanciulli.

-          Leonard – disse piano il corvonero, più che certo che il biondo fosse stato presente al momento delle lacrime di Gardis

Gli occhi dorati non manifestavano emozioni, erano freddi più del ghiaccio, facevano paura. Leonard non riuscì a trattenere un ringhio bestiale nonostante si sforzasse e Kitt dovette impedirsi di tremare di paura, quel ragazzo faceva paura e non capiva come mai.

-          Come ti sei permesso! – senza aspettare un attimo Leonard gli sferrò un pugno, l’altro lo schivò con una certa difficoltà e questo lo colpì sulla faccia, andando poi a battere contro il muro e lasciando un alone e qualche piccola crepa.

Il moro si tenne la guancia arrossata e lo fissò con altrettanta freddezza dalle sue iridi blu.

-          Sei soddisfatto adesso? – chiese asciugandosi il sangue che colava dall’angolo sinistro della bocca

-          No – fu la risposta del maggiore dei Malfoy

Con la forza che lo contraddistingueva lo afferrò per il bavero della camicia bianca e lo sollevò con i piedi da terra, tanto che Kitt fu costretto ad abbassare molto gli occhi per riuscire a guardarlo in faccia

-          Valle a chiedere scusa – aggiunse il biondo scuotendolo come un sacco

-          Non sono affari suoi, non doveva mischiarsi in qualcosa che non la riguarda – biascicò sentendo fari la stretta più forte

-          Non mentire a me! – tuonò il vampiro – una volta eravamo amici! E so riconoscere le palle che mi racconti, cosa credi? Che non me ne sia mai accorto? Illuso…

-          Anche te dovresti imparare a farti gli affari tuoi – Chris sentì sulle labbra il sapore del sangue che continuava a sgorgargli dalla ferita

-          Mia sorella e i miei amici sono affare mio. Ma mia sorella sta al primo posto. Voglio darti un avvertimento Christopher Justin Black… - e i suoi occhi divennero di un inusuale colore rossastro mentre mostrava le zanne riuscendo a stento a trattenersi dal farlo diventare carne tritata

Questa volta il moro non si trattenne dal tremare, quella visione gli fece scorrere la paura nelle vene come non gli era mai accaduto in tutta la sua vita, neppure quando…

-          Non farla piangere mai può o quella volta te ne pentirai seriamente

E liberandosi di lui lo lasciò cadere al suolo come un cencio, sovrastandolo dalla sua statura

-          Sei… un vampiro? – chiese quasi esterrefatto

-          Credevi di essere l’unico ad avere un segreto qui dentro? – gli domandò con crudeltà il biondo e un ghigno malvagio – anche gli amici hanno dei segreti per il bene degli altri, ma solo se non li fanno soffrire. Tu hai fatto soffrire mia sorella – pronunciò la parola “sorella” con un sibilo preoccupante

-          Gardis… Gardis è anche lei un vampiro? – Leonard distolse un attimo gli occhi e guardò altrove, poi li abbassò

-          No – disse con fermezza – ma ringrazia lo stesso che ti voglia così tanto bene da non desiderare la tua morte, né quella della tua amica: lo fa solo per la tua felicità.

-          Che cosa vuoi dire? – chiese circospetto il moro

-          Che potrebbe ucciderti per molto meno

-          Uccidermi?

-          Credi che non ne sia capace? – Leonard ghignò di nuovo con aria cattiva – l’ha già fatto, se lo vuoi sapere

-          Gardis ha… ucciso?

-          Per salvarmi la vita, per scongiurare uno dei pochi modi di uccidere un vampiro.

-          Cos…

-          Ti avverto, non farla piangere mai più. E chiedile scusa.

E senza altre parole girò i tacchi e, allentandosi maggiormente la cravatta fino a sciogliere il nodo, sbottonò un altro bottone della camicia bianca continuò a camminare allontanandosi.

Sembrava un film gangster degli anni Quaranta, mentre il vento faceva ondeggiare i lembi verdi e argentati e scompigliava la chioma bionda sulla sua testa.

 

*          *          *

 

Kitt guardò il suo migliore amico allontanarsi e si passò quasi con disperazione una mano trai capelli scuri mentre l’altra chioma chiara si allontanava quasi con alterigia per il passaggio.

Gardis aveva ucciso… Leonard era un vampiro… quanti segreti tutti svelati in una notte. Il suo era ancora salvo, però. Ma sapeva che se Leonard li aveva rivelati era soltanto perché era assolutamente certo che non sarebbe andato a spifferarli in giro e se anche ci avesse provato, con ogni probabilità non sarebbe vissuto abbastanza.

 

Ora comprendeva quegli sguardi distanti dei due fratelli. Non passavano tutto il loro tempo a punzecchiarsi come bambini, c’era dell’altro, altre cose gravi. C’erano attimi di silenzio denso che nessuno osava interrompere, non erano mai loro due a fare il primo rumore. Chissà quante altre cose terribili e impronunciabili custodivano dentro di loro.

Ma come poteva spiegare che, se aveva ferito sua sorella era stato solo per il suo bene… poteva aver ucciso, ma ciò non la faceva immortale.

C’erano cose che Gardis non sapeva e non avrebbe dovuto conoscere. Come poteva dire a Leonard che sua sorella era una ragazza meravigliosa e che, se avesse potuto, l’avrebbe baciata, amata e sposata nei prossimi dieci minuti, ma se così avesse fatto lei sarebbe stata in pericolo?

Conosceva quella piccola peste a sufficienza da sapere che gli sarebbe voluta rimanere al fianco comunque, anche se pure lei non fosse stata innamorata, pur di aiutarlo.

E conosceva se stesso per dire che ci era cascato nonostante avesse deciso di no. Era follemente, perdutamente e irrecuperabilmente innamorato di Gardis Derzhena Malfoy.

Erano diventati amici in un baleno e prima che se ne rendesse conto seriamente, il loro rapporto era diventato speciale.

Alla fine del secondo anno, quando aveva preso coscienza dell’effettivo legame che li univa, si era ripromesso di allontanarla o di allontanarsi da lei, ma l’impresa era miseramente fallita e solo un paio di anni dopo si era accorto del vero motivo. Aveva cercato ancora di tagliare completamente i ponti, ma continuava a fallire; si sentiva come una falena attratta dalla luce, solo che in quel caso sarebbe stata lei a bruciarsi le ali.

Più stavano insieme e più stava bene. Più tempo trascorrevano più si diceva che era sbagliato e che doveva darci un taglio.

Senza riuscirci.

Non era capace di liberarsi di lei, la voleva in continuazione: con sé, per sé. A chiacchierare, a scherzare, a litigare, a giocare a carte e a sognare di volare.

Avrebbe dovuto fare di meglio, se davvero era innamorato come diceva a se stesso di essere e voleva la sua felicità, ma desiderava solo tenerla con sé per sempre.

Come poteva volere allo stesso tempo di avvicinare e allontanare la stessa persona?

Sarebbe stato per il suo bene, ma non ci riusciva ugualmente.

 

E adesso, l’unica volta che avesse fatto qualcosa per il suo bene, lei stava piangendo da qualche parte da sola e lui si sentiva un mostro.

Come doveva sentirsi lei dopo che con poche parole aveva distrutto la loro consolidata e fiduciosa amicizia? Le aveva detto una volta che ci sarebbe sempre stato, se aveva bisogno di piangere e di sfogarsi, ora, invece, era solo causa delle sue lacrime.

Lo faceva per il suo bene!

Lei doveva capirlo!

Ma se era davvero la cosa giusta, perché faceva così male? Perché soffrivano entrambi?

 

Percorse come un sonnambulo i corridoi della scuola svoltando angoli senza una meta precisa e desiderando non essere mai nato, eppure c’era bisogno di lui, Lachlan e Izayoi avevano bisogno soprattutto di lui con l’orrido segreto che si poteva sulle spalle al posto loro.

Giunse alla finestra del secondo piano, quella che dava direttamente a Sud con un magnifico panorama sulla campagna innevata e, poco sotto, le limpide, ma scure, acque del Lago Nero. Notò in lontananza le chiome degli alberi mossi dal vento e provò un senso di soffocamento terribile, agognava ad avvertire il vento sulla faccia fino a fargli male quanto una lama, voleva sentirlo tra i capelli che si scompigliavano e desiderava il suo suono nelle orecchie e…

 

Aprì la grande finestra a vetri e che immetteva sul terrazzo e richiuse l’imposta dietro di sé, poi appoggiò i gomiti alla balconata, percependo finalmente placarsi quel bisogno quasi ossessivo di aria che lo aveva assillato mentre era al chiuso.

 

Scivolando piano verso terra si sedette sul pavimento marmoreo e rimase a godersi quel momento in completa pace dei sensi, ma non senza che il suo cuore martellasse nel petto furiosamente.

 

*          *          *

 

Leonard tornò velocemente in camera, chiuse con un tonfo sordo la porta alle sue spalle, scaraventò i gemelli della camicia nel posacenere sopra il tavolino e si appoggiò all’uscio.

Percepì il freddo della  notte sulla faccia e ne trasse sollievo sentendo il vento e il gelo, poi si ricordò di aver chiuso la finestra e aprì meccanicamente gli occhi, all’erta.

Sul davanzale, con le gambe che pendevano all’interno della stanza era seduta la ragazza di poco prima, le mani appoggiate signorilmente accanto al corpo, il sorriso bieco di qualsiasi cattivo delle favole sulle labbra, gli occhi smeraldini che lampeggiavano come tizzoni nella notte.

La guardò e rimase al suo posto senza scomporsi mentre il vento scompigliava i suoi capelli neri perfetti e faceva ondeggiare la treccia sulle sue spalle sottili: era indubbiamente la sorella di Christopher, vedendoli assieme nessuno avrebbe potuto dire il contrario.

-          Cosa ci fai qui? – chiese con malgarbo, lei sorrise – non è posto da stare per una ragazza come te

Lei rimase immobile, accennando appena un segno con la testa

-          Oh, io sono troppo giovane per perdere quel poco di dignità che mi resta – affermò lei senza rossori, alludendo alla sua verginità – e dopotutto, ho anche io, come te, una persona speciale, quindi non sono qui per quello.

-          Cosa vuoi, allora? – quella tipa non lo convinceva fino in fondo, pareva sempre saperne troppo degli affari degli altri

-          Sai Malfoy – disse piano – io e te alla fine ci assomigliamo – cominciò – tutti e due siamo i cattivi della favola, eppure mostriamo i denti ma parteggiamo per il lieto fine

-          Non ti seguo

-          So che sei un vampiro – aggiunse

-          Ah sì? – lui non parve particolarmente scioccato, sembrava che in quei giorni il suo segreto fosse destinato a diventare di dominio pubblico, poco male.

-          Non mi chiedi come l’ho saputo? – lei pareva sinceramente sorpresa

-          Se vuoi dirmelo…

-          Mh… lo so, tu vuoi sapere chi sono davvero, non è così? – leggermente stupito, lui si voltò a guardarla, poi annuì e lei scese dalla sua postazione

-          Mi chiamo Izayoi Fuyou DeLaci, molto piacere, sono la sorella bastarda di Christopher

-          Era una cosa evidente – lei alzò un sopracciglio a domandare perché – a parte per gli occhi e il sesso siete uguali – spiegò

-          Già, è per quello che non ci facciamo vedere spesso in giro assieme, sarebbe troppo evidente

-          Saggia decisione

-          Sai – incominciò - non mi piace quello che mio fratello ha fatto a tua sorella, è una persona che stimo moltissimo e personalmente vorrei essere come lei, specie con tutto quello che sopporta tacitamente. Vorrei essere come lei. E per quanto mi riguarda, poteva anche dirglielo chi sono davvero, non è un gran segreto – quella tipa cominciava a piacergli parecchio, diceva le cose giuste come andavano dette – anche perché credo che voi due abbiate segreti ben peggiori

-          È vero

-          Tu che sei un vampiro… il tuo fidanzamento con Ciel…

Senza darle tempo di finire la frase Leonard si voltò repentinamente verso di lei e la fissò, lei aspettò con esasperante lentezza, sapendo di aver finalmente catturato la sua attenzione

-          Come lo sai? Lei non te ne avrebbe mai parlato…

La mora ghignò

-          Strana la vita che mi ha dato la possibilità di leggere la mente delle persone

-          La legilimanzia non è un dono di natura

-          Ma saper leggere la mente senza di essa lo è

-          Intendi dire che puoi sapere quello che pensano le persone?

-         

Lui aspettò un attimo riflettendo più su quello che doveva dire su quello che NON doveva pensare.

-          Beh, non la uso sempre – lo tranquillizzò lei, tormentando una ciocca di capelli – ma ogni tanto torna utile

-          Immagino

-          E così tua sorella è innamorata di mio fratello?

-          Così pare

-          Non ne sei felice?

-          Per come l’ha trattata, assolutamente no

-          Chris lo fa per me e Lachlan, anche noi abbiamo i nostri segreti

-          Posso immaginarlo

-          Già… però ciò non toglie che lui avrebbe dovuto spiegarle almeno che non siamo amanti, non sta bene far piangere una donna

-          Tu cosa sei venuta a fare qua? – Leonard non sapeva da che verso prendere quella sconosciuta, piccola saccente

-          Volevo una scusa per conoscerti, come persona mi piaci parecchio, vorrei avere più spesso a che fare con te

-          Sono ufficialmente fidanzato da un giorno – le ricordò

-          Oh, lo so, dopotutto anche io ho qualcuno da rispettare e non lo tradirò certo per il primo bellimbusto che passa, ma… vorrei essere tua amica, accetti la mia amicizia, giovane Malfoy?

Gli tese una mano; non era gesto che una ragazza dovesse fare, visto che era appannaggio maschile per suggellare i patti, ma non c’era via più veloce al momento.

La mano fredda di Leonard strinse quella più piccola della ragazza e lei sorrise soddisfatta, strano il mondo, non c’era che dire.

A quel punto abbozzò un saluto e fece per uscire dalla finestra.

-          Non preoccuparti per quei due, si aggiusterà tutto

E senza aspettare una risposta sparì; inutile dire che aveva scoperto chi fosse la figura che svolazzava sopra Hogwarts di tanto in tanto.

Che tipa strana, davvero imprevedibile e un bel po’ bisbetica, ma c’era qualcosa di sinistro in lei, eppure di molto affascinante.

No, non cercava di rimpiazzare Ciel, ma forse aveva trovato qualcuno che capisse seriamente cosa si provasse ad essere come lui.

 

*          *          *

 

Come era bella la notte, ma come lo era di più quel cielo freddo e distante come un campo immenso…

Se fosse stato per lui, sarebbe rimasto per tutta la vita su una scopa: avrebbe avuto senz’altro meno rogne, niente problemi di famiglia, niente ragazze per cui sapeva fin troppo bene cosa provava, solo l’aria sulla faccia e il cielo tutt’intorno.

Kitt desiderò seriamente andarsene da tutto, ma seppe di non potere.

-          Da quanto tempo, Byakko

Disse una voce dal nulla, calda e sensuale.

Aprì di scatto gli occhi e si guardò intorno: ferma sull’asta che tanti anni prima avrebbe retto una svolazzante bandiera dai colori brillanti, le mani lungo i fianchi, stava una figura femminile in penombra di cui risaltavano solo i lucentissimi occhi azzurri, di un colore quasi irreale.

Non la distingueva con chiarezza, ma vedeva le labbra sottili storpiate in un sorriso ironico mentre gli occhi lo abbagliavano. Guardò d’istinto alla portafinestra per capire da dove fosse venuta: questa era chiusa , esattamente come l’aveva lasciata.

Da dove era arrivata?

Erano molto alti rispetto al suolo…

-          Chi… chi sei? – farfugliò insicuro sbirciandola di soppiatto, lei ghignò ancora e mosse un passo, spostandosi dove potesse colpirla la luce della luna

-          Non ti ricordi proprio di me, eh, Byakko?

Lui la guardò senza riuscire a distogliere lo sguardo; la fanciulla che aveva davanti era una donna di bellezza non comune con i capelli bianchissimi, lunghi e mossi che le scendevano per tutta la schiena, scompigliati dal vento, e gli occhi come zirconi. Ma quello che più lo sconcertava era ciò che aveva tra i capelli: un corno appuntito di colore dorato svettava sui crini chiari proprio sopra la fronte.

Chi era e che cos’era quello?

-          Come ti chiami? – lei mosse un passo sull’asta, perfettamente in equilibrio e lui notò che era coperta soltanto da un lungo lenzuolo bianco drappeggiato sul corpo nudo; i lembi della stoffa si avvolgevano intorno alle forme sensuali mentre uno dei due era trattenuto sopra il seno da una mano perfetta e l’altra falda ondeggiava col vento proprio sotto i suoi fianchi, coprendo a malapena l’attaccatura delle gambe che erano lunghe e slanciate.

-          Il mio nome è Rago, giovane Byakko, e sono la Regina dei Demoni

Chris boccheggiò un istante prima di realizzare che si trattava di uno scherzo, le sorrise col suo fare gentile, anche se quello non era proprio il momento migliore per il suo umore già duramente provato

-          Lieto di conoscervi, Regina dei Demoni, cosa posso fare per voi?

Lei lo schernì con lo sguardo

-          Non mi credi, vero? – chissà come, ma con la sua storia se l’era aspettato

-          Lo trovo assai difficile, credere ai demoni… sono solo favole…

-          Tu dici? – lui annuì – beh, in quel caso inorridiresti parecchio a sapere quanto hai a che fare con me che ne sono la Regina

-          Lasciatemi in pace, signora Regina dei Demoni, non ho tempo da perdere

-          Nel qual caso – ghignò lei – possiamo sempre fermarlo… - schioccò le dita e sorrise ancora – puoi controllare, se vuoi – aggiunse – mio scettico Byakko

-          Non scherzare, Regina dei Demoni, nessuno può farlo

-          Nessuno tranne un demone – puntualizzò lei

-          I demoni non esistono, la cosa più demoniaca che si trova in giro è un vampiro di stirpe

-          E immagino che tu non sia sorpreso dal fatto che uno dei tuoi compagni lo sia

Christopher deglutì, l’aveva saputo solo da poco tempo, ma lei come faceva ad esserne a conoscenza? Forse era implicata negli affari dei Malfoy?

-          Ma io so che credi ai demoni, Christopher Black, non mentire proprio a me

-          Come sai il mio nome? – indagò lui – io non te l’ho detto

-          Sei il Byakko, è naturale che tu sia un Black. Per il tuo nome, invece, è un’altra storia, anche se… tu non sei del tutto Black, vero?

-          No, non lo sono, quindi non sono neppure il tuo Byakko o qualsiasi cosa sia

-          Non cercare di raggirarmi, so ritrovare il Byakko in mezzo a migliaia di persone e forse di più

-          Sorprendente

-          Sei molto scettico, rispetto ai tuoi antenati

-          I miei antenati?

-          Non crederai di essere il primo Byakko della storia, vero?

-          Che cosa dovrei credere? – lei sorrise, questa volta con una dolcezza quasi materna

-          Immagino che il fatto che le Memorie siano andate perdute con l’ultimo capofamiglia ufficiale, nessuno abbia più saputo niente di questa faccenda, dovrò spiegarti tutto io. Incredibile – pareva divertita – io, Rago, Regina dei Demoni che ti insegno che dovresti uccidermi o amarmi…

-          Non ti seguo

-          Già… tu sai cos’è un demone?

-          Più o meno, è una creatura fantastica

-          I demoni sono realmente esistiti – puntualizzò lei scendendo dalla balaustra – molti secoli fa

-          Non è vero

-          Sì invece. Io me lo ricordo

-          Tu? Sei troppo giovane

-          Non sai niente di me, sai cos’è la Sohryu? – lui scosse la testa – che confusione, si toccò con l’indice le labbra rosate – io sono l’ultimo demone della terra e, per certi versi, non sono neppure viva. Io sono la Regina dei Demoni, colei che porta il titolo di Sohryu, la Capofamiglia dell’est e nasco dall’Anima Azzurra, l’ossidiana azzurra che io stessa ho creato qualche migliaia di anni fa

-          Bella favola

-          Ammettilo che mi stai credendo

-          No

-          Testardo come tutti i Black. Ma io so che comincerai a credere presto a questa storia, so che presto comincerai a ricordare più di quello che immagini

-          Mi prendi in giro

-          Non lo farei mai. Ma sono certa che se nominassi il nome del mio amato Dresda qualcosa cambierebbe…

E il suo corpo agile spiccò un salto dalla ringhiera atterrando appena con i piedi scalzi sul pavimento freddo, sembrava che non sentisse il freddo sotto le piante affusolate e candide

-          So che mi cercherai ancora, giovane Byakko, me lo dice il ricordo che ho di te…

E senza aggiungere altro, sempre trattenendo il lenzuolo sul seno aggiunse

-          Addio, Christopher Black, ma so che ci incontreremo ancora

Un altro salto, questa volta all’indietro e fu di nuovo sullo spesso corrimano di marmo, lui si alzò frettolosamente in piedi e quando fu quasi per fermarla questa si lanciò all’indietro nel vuoto, cadendo di schiena senza paura.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: eccoci ad un capitolo importante, il più importante della storia per la verità, il punto critico, da qui cominciamo seriamente ad entrare nella parte complessa. Entra un nuovo personaggio, Rago, fin’ora non avevo mai fatto accenno a lei, vi consiglio però di studiarla parecchio, il suo mistero verrà presto svelato, ma per il momento è al centro dell’attenzione.

Entra anche la sorellina illegittima di Kitt e, tenetela d’occhio perché lei è la chiave per aprire tutta la storia. Izayoi ha qualcosa che potrebbe aiutarvi a capire che cosa ci si aspetta da lei.

Per il resto è l’ennesimo capitolo di sofferenza, solo che questa volta tocca alla povera Gardis. E a Kitt, ma a lui perché è troppo protettivo nei suoi confronti e tende a preoccuparsi troppo, specie del futuro.

Mi rendo conto che i miei suggerimenti debbano sembrare più enigmatici della storia stessa, ma cercate di capirmi, se vi svelo tutta la storia e i segreti adesso che gusto ci sarebbe a leggerla e seguirla?

Vorrei tanto rimanere per ringraziarvi per i bellissimi commenti che mi avete lasciato la volta scorsa, ma purtroppo ho un impegno urgentissimo e ho aggiornato di sfuggita solo per non fare un ritardo più lungo dell’altra volta, quindi spero che mi comprenderete, dopotutto siamo tutti qui alle prese con scuola e lavoro e io ho in più il compleanno della mia migliore amica per cui urge pure comprarle un regale e… beh, una marea di altre cose.

Vi chiedo scusa, prometto che la prossima volta risponderò a tutte le vostre stupende recensioni e comunque sappiate che vi ringrazio e che mi fate davvero un’autrice felice con le vostre parole!

Do un grande benvenuto a tutti quelli che hanno appena terminato di leggere le Relazioni e si sono dati al seguito, sono lusingata che la mia prima fic vi sia piaciuto al punto da lanciarvi nella lettura del suo seguito e spero che questo non vi deluda.

Ringrazio tutti quelli che ogni volta spendono un po’ del loro tempo per me e anche quelli che leggono la mia storia, che la mettono nei preferiti e che la seguono, sono felice di avere così tante persone affezionate a “Del colore dell’ametista”.

Non preoccupatevi se al momento gli indizi possono sembrare un po’ confusi, come è accaduto tutte le altre volte ogni pezzo andrà al suo posto, non preoccupatevi.

Ciao e alla prossima! Un bacione grandissimo

La vostra autrice

Nyssa

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Capitolo 18
*** Black Moon ***


-

-          Aspetta! – urlò allungando la mano, quasi tentasse di poterla acchiappare al volo.

Nel nulla riconobbe i suoi occhi brillare e, dal nulla, lei ricomparve di fronte a lui, fluttuante nell’aria, avvolta dal suo drappo bianco che la circondava quasi animato da vita propria e volontà di proteggerla.

-          Sapevo che l’avesti fatto

Era una constatazione fuori posto, ma Rago lo conosceva meglio di tutti quelli che erano lì.

-          Chi… chi è Dresda? – domandò lui sporgendosi dalla balconata, lei stava qualche metro nell’aria, senza appoggiare da nessuna parte, gli occhi celesti brillarono

-          Te ne sei ricordato?

-          Chi è? – Chris pareva quasi ipnotizzato da quel nome, ogni volta che lo pronunciava, che lo pensava o che lo ripeteva era come se avesse la coscienza di qualcosa che, però, non riusciva ad afferrare. Come un deja-vu di cui non si coglie del tutto il significato

-          Dresda era il quarto principe del Consiglio degli Arcimaghi e l’unico che abbia mai amato – aggiunse

-          Quanto… quanto tempo fa è avvenuto?

-          Molto, più di quanto tu riesca a immaginare.

-          E perché mi fa questo effetto strano? – era certo che lei avesse pronunciato appositamente quel nome, quindi doveva essere a conoscenza delle reazioni che gli scatenava…

-          Perché tu sei lui – fu la candida risposta e per un attimo sembrò che lo sguardo fermo del demone di fronte a lui diventasse improvvisamente vulnerabile e triste

Lui cercò di capire, ma non ci riuscì

La vide e sentì la sua voce rotta mentre una lacrima le rigava la guancia sinistra e, quasi per riflesso incondizionato, sentì il suo corpo triste e avvertì il caldo delle lacrime a sua volta sulla sua faccia.

Lei si avvicinò come una fata, tese una mano e gliene asciugò una, portandosi poi il dito alle labbra, assaporando il gusto salato

-          Io mi ricordo ancora di te, Byakko… - disse con tono sommesso e gli prese il viso tra le mani, a occhio poteva essere scambiata per una ragazza poco più grande di lui, ma la sua bellezza era totalmente fuori dal comune – anche se tu hai dimenticato tutto… e ogni volta è una nuova guerra

Lei gli accarezzò le guance e l’attimo seguente lo baciò.

Avrebbe giurato che in un contatto simile quello strano corno che aveva sulla fronte gli avrebbe fatto male, ma non accadde.

E nonostante avesse compreso le sue reali intenzioni, non si scostò quando lei lo baciò, ma rimase impietrito dalla sua bellezza.

-          Dovresti scusarti con lei

Il moro si riprese e la fissò allibito

-          Dopotutto è il mio destino… e anche il tuo… il Byakko e la Sohryu o si amano o si odiano. Io vedo l’amore per qualcuno, e molta tristezza

Non riusciva a decifrare le emozioni contenute in quel viso perfetto che lo fissavano, gli occhi colmi di lacrime che, tuttavia, non scivolavano via, come se fossero trattenute.

Qual era la storia di questa Rago e della persona che aveva nominato, Dresda? Pareva particolarmente triste di pronunciare il nome di fronte a lui.

E come sapeva di Gardis?

-          Sei uno spettro? – chiese all’improvviso, le mani di lei, così come le sue labbra, erano fredde, assolutamente gelate

-          A volte preferirei esserlo. L’Anima Azzurra mi concede di vivere una volta ogni cento anni nel corpo di chi l’ha ingerita. Questa volta però è tutto diverso e complicato

-          Perché?

Lei si ritrasse e gli fece passare dolcemente un dito sulla bocca

-          Tu non ricordi nulla di noi e la storia che la tua famiglia per mille anni e più ha tramandato è andata perduta con l’ultimo capofamiglia. Nessuno può rammentarla, a parte io. E adesso l’Anima Azzurra è custodita da una persona molto speciale

-          Chi? – lei non rispose

-          Per tanti anni, dopo che qualcuno aveva ingerito l’Anima Azzurra, ho preso il controllo del corpo di quella persona. Se fossi riuscita a farmi amare di nuovo dal Byakko, avremmo rotto la maledizione e io avrei distrutto quella pietra, ma non potevo farlo perché c’erano ancora molte cose da chiarire tra noi, tuttavia…

-          Cosa?

-          Per tanti anni ho tentato, alcune volte la malvagità di coloro che ci hanno solo ricordati ha fatto sì che il Byakko mi uccidesse, lui, l’unica persona che poteva amarmi e uccidermi, altre volte la persona di cui possedevo il corpo aveva un amore talmente grande che mi sono fatta da parte per lei. Altre volte ancora sono stata io ad uccidere il Byakko, per salvarmi la vita. Alcune volte gliel’ho risparmiata

-          Non è mai successo che tu e il… Byakko? – pareva strano dare credito a quella storiella – vi innamoraste

-          Se così fosse successo ora non sarei qui, ma…

-          Ma cosa?

-          Le cose cambiano, la persona che ha il corpo nel quale io vivo è qualcuno davvero fuori dal comune, è stata l’unica di cui non sia riuscita a sopraffare la personalità tanto questa era spiccata, forse perché, tra i molti, era la sola che mi ha accettato non per potere

-          Non ti seguo

-          Non importa, verrà il momento. Nel frattempo… - si spostò nuovamente nel vuoto, fluttuante come un fuoco fatuo – cercami, Byakko, io ti aspetterò. Cercami tra quelli che conosci, tra gli amici e i parenti, tra le persone che senti che mi somigliano…

-          Aspetta, raccontami tutta la storia!

-          Non è ancora giunta l’ora – ammise tristemente lei – ci rivedremo, la notte di Capodanno, un’ora prima della mezzanotte, aspettami qui, allora saprai. Ma dovrai prendere la tua decisione: cosa ne farai di me? Mi ucciderai, mi amerai o mi abbandonerai?

E questa volta scomparve davvero.

 

Christopher si accasciò a terra, più incline a pensare ad un sogno che sfociava in un incubo che ad una realtà veramente accaduta.

I demoni…

Aveva sempre sentito dire che fossero solo creature immaginarie e ne aveva appena incontrato uno, l’ultimo.

E questo demone gli aveva chiesto di cercarlo tra coloro che conosceva, gli aveva detto che la notte di Capodanno avrebbe dovuto scegliere tra lei e qualcun altro e, nel caso, decidere se voleva ucciderla oppure no.

Evidentemente anche lui, come quel famoso Dresda, era l’unico che potesse sia amarla che ucciderla.

Ma l’amore era un sentimento spontaneo come quel masso che si portava dietro, come quella montagna di sensazioni, sentimenti e altro che lo legava alla piccola peste bionda che aveva ferito non più di un’ora prima.

Se non l’avesse amata, Rago la Regina dei Demoni l’avrebbe ucciso? O forse avrebbe ucciso Gardis per avere una nuova chance?

Pareva che ogni suo gesto lo portasse a fare del male a quella povera ragazza.

I demoni erano potenti, per quanto la piccola Malfoy fosse spietata se si trattava della vita di persone care, non sarebbe sopravvissuta, lui era l’unico che potesse uccidere quella donna strana.

Ma che doveva fare?

 

Avrebbe dovuto pensare a cosa dire alla Regina dei Demoni, ma i suoi pensieri erano tutti presi da Gardis: lei che piangeva, che urlava, che impazziva.

L’aveva trattata proprio male… e tutti, anche quelli che non lo conoscevano, gli avevano detto di scusarsi. Anche Rago che diceva di amarlo, che sosteneva di volere il suo amore era quasi cosciente dei suoi sentimenti, forse sapeva già che era innamorato… no, ne era certo, lei SAPEVA, glielo aveva detto chiaramente.

 

Ma se si fosse scusato, Gardis sarebbe stata di nuovo in pericolo… e questa volta ancora di più.

Che casino, che casino e che casino! Perché tutte a lui dovevano succedere?

Poi rammentò gli occhi colmi di lacrime della Sohryu e quel ricordo lo straziò: anche quelli strani, bicolori della sua Gardis erano stati così quando aveva pianto per lui?

Avrebbe dovuto amare Rago per paura di quello che avrebbe fatto a Gardis, ma amava Gardis e non poteva mentire.

Si sarebbe scusato. Sua sorella aveva ragione.

 

La notte parve accettare la sua decisione e, infatti, le nuvole che prima avevano parzialmente coperto la luna si scostarono, rivelando quell’astro brillante nel cielo.

Annuì alla luna tanto cara alla piccola Malfoy, ma anziché alzarsi e tornare in camera, rimase seduto lì fuori nella frescura notturna.

Non voleva più pensare a demoni, arcimaghi, gente del passato, Anima Azzurra e neppure a Izayoi, a Lachlan, a Gardis, a Leonard e a tutti i segreti che gli erano stati rivelati, voleva solo che il vento svuotasse la sua mente e lo lasciasse in completa tranquillità.

 

*          *          *

 

Leonard era alla finestra a fumare, la discussione con quello che era stato il suo migliore amico lo aveva reso particolarmente nervoso ed insicuro, sarebbe andato a cercare Ciel, doveva sfogarsi con qualcuno e lei avrebbe potuto capirlo, anche se non avrebbe apprezzato di essere svegliata nel cuore della notte per starlo a sentire chiacchierare.

 

Tirò una boccata, poi, dal nulla, comparve qualcosa, qualcosa che quasi lo spaventò: il corpo di una donna si materializzò davanti alla sua finestra facendogli cadere la cenere e il mozzicone dalle dita: la riconobbe subito, come non farlo

-          R…Rago? – chiese preoccupato vedendo i suoi occhi chiusi e affaticati; con l’ultimo sforzo la Regina dei Demoni si lanciò verso le imposte aperte, Leonard l’afferrò al volo salendo sul davanzale e la portò dentro, vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi affaticato – cosa ci fai qui? – chiese preoccupato stendendola sulle coperte, il capelli candidi sparsi sul cuscino e lungo il materasso, pareva davvero morente

-          È da molto che non ci vediamo, vero?

-          Finiscila, cosa ci fai qui? Non dovresti essere qui! Non ne saresti stata in grado

-          Ha deciso che fosse la cosa più giusta

-          Quale cosa più giusta?

-          Che io fossi la prima ad incontrare il Byakko

-          Avete trovato il capofamiglia dell’ovest? – un segno di assenso – chi è?

-          Christopher Black

-          Cazzo! Quando l’avete scoperto?

-          Questa sera… era così arrabbiato che ha involontariamente liberato parte del suo potere

-          Merda!

-          Perché? Sarebbe una bella cosa… perdona quel ragazzo, non portargli rancore. Lui vuole solo proteggere tua sorella…

-          Smettila di parlare

-          Sembra che io non riesca proprio a scavalcare la… personalità, - la frase era incompleta perché Rago ansimava come se avesse corso per chilometri, ma Leonard sapeva e non aveva bisogno di ascoltarla di più - eppure è sempre stato così facile… senza il suo consenso io non vado da nessuna parte… - continuò la donna dai capelli bianchi

-          Stai ferma, non avrai ancora molto tempo, sei stravolta

-          Lo so. Sei una brava persona Leonard.

Sollevandola tra le braccia, il biondo la prese in spalla e scomparve oltre la porta.

 

*          *          *

 

Preoccupato per Gardis, Leonard andò alla stanza del Prefetto del Grifondoro che aveva appesa alla porta la targa col nome di sua sorella.

Il letto era divelto e il pavimento era un autentico campo di battaglia. Gardis doveva aver pianto e fatto un bel casino… c’erano vasetti rotti, libri aperti a casaccio ovunque, quadri storti alle pareti e segni di tagli sulla tappezzeria, il tipico esempio di rabbia furiosa. La tappezzeria della stanza della piccola Malfoy a casa andava rimessa a posto dopo ogni sua crisi di nervi, quella ragazza era in grado di fare più danni di un tifone!

 

Scuotendo la testa con ben poca approvazione decise di rimanere a vegliarla mentre, col respiro pesante, Gardis riposava ora nel letto; si mise a raccattare i cocci e riassemblare vasi, ninnoli e le altre stupidaggini che collezionava così volentieri e in quantità decisamente eccessive.

 

*          *          *

 

Era mattina e il sole era già alto nel cielo.

Gardis si svegliò aprendo uno dopo l’altro gli occhi e accorgendosi di trovarsi nella sua stanza.

Roteò lo sguardo lungo le pareti rimesse a nuovo, ben diverse da come le aveva lasciate quando aveva concesso all’anima imprigionata di Rago di prendere momentaneamente il suo corpo. Non era successo spesso. Ma l’aveva voluto lei tutte le volte.

Spostando le iridi di due colori differenti intorno, vide la sagoma di suo fratello seduta su una sedia intento a rileggere per l’ennesima volta uno dei suoi libri di vampiri.

Un accenno all’orologio sulla scrivania le disse che l’ora delle lezioni era passata già da un po’…

-          Cosa ci fai qui? – chiese – le lezioni sono già iniziate…

-          Divinazione è una materia inutile e rischio di uccidere la Cooman soffocandola con uno dei suoi amati cuscini se non la pianta di dirmi che la mia anima è arida come il deserto del Gobi. Come se i vampiri avessero l’anima… – l’altra sorrise

-          Me la sarei potuta cavare da sola

-          Avevi bisogno di riposare. Ho detto ai tuoi amici che avrai bisogno di un po’ di giorni e che eri sotto stress per tutto il lavoro. Sono stati molto inclini a credermi vista la mia stravagante presenza in questo nido d’uccelli – gli rivolse un’occhiataccia, non doveva permettersi di chiamare la Torre del Grifondoro “nido d’uccelli” anche se era un po’ debilitata. - Penso che più tardi verranno a trovarti e anche una ragazza degli ospiti, sembrava parecchio preoccupata quando non ti ha visto a colazione

-          Di chi si tratta?

-          Boh, una tipa strana coi codini e i campanelli

-          Ah, è Asuna

-          Hai già fatto amicizia?

-          Sei qui per irritarmi o aiutarmi? – lui si trattenne. – Leonard – disse poi lei con tono serio – ho scoperto chi è il Byakko

-          Rago me l’ha detto – annuì – cosa ne pensi?

-          Lei soffrirà. Non c’è speranza.

-          Tu no?

-          No.

-          Come vuoi. - Era solo la sua opinione.

Silenzio.

-          Che ne è di Christopher?

-          L’ho visto a colazione

-          Era arrabbiato?

-          No, era solo sulle nuvole. Ora ti lascio dormire. Riposati in questi giorni, zio Blaise era preoccupato di non vederti di sotto. Penso che anche Rudiger verrà a trovarti, con tutti i visitatori che avrai dormirai ben poco

-          D’accordo

-          Vado, Erbologia non la voglio saltare

-          Perché?

-          Abbiamo lezione coi Corvonero – e senza aggiungere altro le scompigliò i capelli biondissimi e uscì dalla porta. Gardis ancora non sapeva che lui era a conoscenza della sua piccola e dolorosa zuffa con Kitt. E non sapeva neppure della “amichevole” chiacchierata che suo fratello e il suo (forse) ancora migliore amico avevano avuto quella stessa notte.

E chissà che disastri aveva combinato Rago questa volta…

Era orribile che potesse vedere e sapere tutto quello che pensava e lei non riuscisse a fare altrettanto quando lasciava che Rago prendesse il sopravvento.

 

*          *          *

 

Chris si era detto che quella mattina stessa si sarebbe scusato con Gardis per il suo comportamento inaccettabile, per le sue maniere terribilmente brusche e per le male parole che aveva usato.

Ma soprattutto perché era stato intollerante con un’amica che, alla fine, cercava solo di proteggerlo e proteggere il proprio orgoglio.

Questo glielo aveva insegnato Rago.

 

Gardis, però, non si presentò a colazione quel giorno e neppure quello successivo.

Per tre giorni di lei non si vide ombra tra i corridoi.

I suoi amici erano stranamente preoccupati, sostenendo che era davvero raro che si ammalasse e avevano fatto una piccola processione fino alla sua stanza.

Aveva pensato di andare anche lui e scusarsi in privato cogliendo l’occasione, ma era arrivato fino alla sua porta, poi aveva scorto gli occhi di Leonard ed era tornato indietro senza combinare niente, pieno di vergogna.

 

In quei tre giorni sentì su di se gli occhi del vampiro in ogni momento e ogni volta che li incrociava e questi erano dorati e caldi come loro solito, non poteva impedirsi di ricordare come fossero quando la sua parte demoniaca prendeva il sopravvento: rossi e terribili.

Forse stava solo diventando paranoico pensando che il fratello di lei lo seguisse e lo pedinasse perché, ovunque si voltava, lui c’era, ma magari era solo una sua impressione e dava troppa importanza a quegli incontri casuali.

 

Lui sapeva perché Gardis non era a lezione e sapeva che Leonard sapeva.  Si sentiva colpevole come un bambino colto con le mani nella marmellata.

Questa volta l’aveva davvero fatta grossa… chissà se lei l’avrebbe perdonato… pregava di sì, ma se così non fosse stato l’avrebbe capita; lui comunque avrebbe dato il meglio di sé per scusarsi e farsi nuovamente accettare.

Anche se ciò era male per lei, ma se ne sarebbe curato dopo e, soprattutto, preoccupato.

 

In quei giorni neppure una volta il pensiero di Rago la Regina dei Demoni gli sfiorò la mente, tanto questa era oppressa dall’idea della piccola bionda.

 

Vide passare della gente che usciva dal dormitorio del grifondoro, evidentemente andati a trovare la malata. Li sentì discutere di quanto fosse strano e, per l’ennesima volta, si sentì un verme schifoso, strisciante, lurido essere senz’anima.

-          Problemi con lei? – un paio di occhi a mandorla spuntarono da oltre la copertina del libro: codardo com’era non era riuscito a fare altro che rimanersene seduto sulle scale fingendo di leggere proprio davanti al quadro della Signora Grassa.

Lo sguardo di Asuna, la ragazza che aveva incontrato quella notte di tempesta comparve e gli sorrise nel suo fare gentile e la divisa, immacolata e perfetta come al solito.

Era dunque così facile leggergli dentro? Come faceva una emerita sconosciuta ad accorgersi con un’occhiata di quello che sentiva?

Inconsciamente annuì e lei fece altrettanto, come se se lo fosse aspettato.

-          Ti va di parlarne?

Beh, mica male la cosa! Lui che aveva trattato da schifo la ragazza che amava andava a parlare dei suoi problemi d’amore con una perfetta sconosciuta segretamente sposata con il professore più conteso della storia del MahoRa.

Non seppe come, ma si ritrovò in giardino con la giapponese che aspettava la sua confessione, pareva che ne avesse viste davvero tante, forse non aveva mentito a proposito di quello che lei e il suo amato professore avevano passato assieme.

Le raccontò brevemente di come si era comportato male con Gardis per un motivo stupido e dell’orgoglio di troppo quando avrebbe potuto fare altrettanto con molta più educazione e senza creare danni.

Asuna annuì, poi parve stupita

-          Credevo che voi due steste già insieme – si scusò imbarazzata – siete così affiatati che è difficile credere che ci sia solo amicizia, ma dopotutto so cosa si prova. Una volta Negi, per proteggermi, decise di cavarsela da solo e io mi arrabbiai; essere la sua ministra magica è d’impiccio ogni tanto. Passai quasi quindici giorni nel resort privato di Evangeline senza volergli rivolgere la parola mentre gli altri si divertivano al mare e in piscina

-          Sul serio? - Asuna annuì mentre lui si chiedeva come facesse a conoscere la prof – e poi com’è finita?

-          L’ultimo giorno, quando erano tutti ormai morti di stanchezza, sono andata a cercarlo, lui mi ha spiegato e sai che ho fatto? Al posto che dirgli che volevo davvero stare con lui gli dissi che non avevamo giocato assieme! Cioè, ma mi ci vedi? Eppoi dicono che sono una persona coraggiosa… datemi un mostro e te lo faccio a fette, ma quando si tratta di queste cose… - arrossì – sono proprio stupida. Un po’ come Gardis

-          Gardis?

-          Se lei ti piace diglielo chiaramente, non capirà le vie traverse

-          È così evidente? – lei fece spallucce

-          Forse solo per chi ne ha viste tante…

 

*          *          *

 

In quei giorni Gardis era stata proprio bene.

Un sacco di persone erano venute a trovarla, chi per farle compagnia e chi per chiederle informazioni.

I suoi amici avevano deciso che, vista l’occasione, i compiti potevano essere rimandati e avevano passato gran parte del loro tempo seduti sul suo letto o sulle poltrone a raccontarle quello che avveniva in classe, non trascurando, ovviamente, gli immancabili commenti.

 

Rudiger era venuto a farle visita come aveva profetizzato Leonard che, pur avendo un’anima arida come il deserto del Gobi, citando la Cooman, con le predizioni se la cavava niente male.

In regalo per l’ammalata aveva portato una scatola di cioccolatini ed era arrossito imbarazzato quando lei aveva scartato il pacco e aveva visto la confezione tutta cuori e nastrini e un biglietto di pergamena su cui era scritto “Sei dolce come questi cioccolatini. Con amore da Emmeline”, al che lui aveva confessato che aveva attinto alla sua scorta di dolci che le ragazze gli mandavano ogni tanto, tutto perché i professori, con così pochi Caposcuola disponibili, avevano spostato la gita a Hogsmead, sennò avrebbe fatto un salto da Madama Piediburro o a Mielandia.

 

Asuna Kagurazaka, la ragazza che aveva conosciuto la notte di tempesta che aveva fatto la ronda, era venuta a trovarla e aveva trascorso con lei un po’ del suo pomeriggio oberato da lezioni di ikebana e pittura.

 

Zio Blaise la prima mattina aveva salito i gradini come una furia controllando come stesse la “sua bambina” e, dentro di sé, pregando che non fosse niente di grave o Draco gli avrebbe staccato la testa a morsi.

 

Leonard tornò a trovarla una volta al giorno mettendo in fuga con uno sguardo tutti gli invasori dello spazio privato di sua sorella e sedendosi sulle poltrone rosse di velluto. Chiacchieravano di cose di famiglia, di storie della loro infanzia, di professori e di argomenti tranquilli senza risollevare ragionamenti spinosi.

 

Poi era arrivata Ciel che il secondo giorno: dopo che Christopher, suo compagno di lavoro, aveva passato il suo tempo in laboratorio a guardare nel vuoto e miscelare provette a caso, lei aveva deciso di marinare le lezioni della mattinata lasciandolo solo a districarsi nei rimproveri di Piton ed era andata a trovare la quasi cognata.

Avevano riso e scherzato tutto il tempo su Leonard, sulle serpi e sui ragazzi stupidi gustandosi i cioccolatini di Rudiger.

 

Anche la McGranitt era venuta, aveva controllato la situazione, le aveva prescritto tanto riposo e l’aveva anche pregata di ristabilirsi presto perché la scuola stava andando a catafascio senza di lei e, a quanto pare, gli altri Caposcuola non riuscivano a gestire la situazione come si sarebbe voluto.

 

Christopher però non venne.

E questo a Gardis fece male.

Non sapeva cosa aspettarsi da lui, soprattutto vista la sua reazione: avrebbe troncato la loro amicizia? Avrebbe fatto finta di niente?

Il fatto che non fosse salito a salutarla lasciava propendere per la prima ipotesi, eppure pregava che, invece, fosse la seconda quella vera.

Quando era sola pensava molto a lui e anche alla ragazza con i capelli neri e gli occhi smeraldini che aveva scorto nel corridoio e si rodeva dalla gelosia. Quelli erano i momenti più terribili della giornata.

 

*          *          *

 

Il quarto giorno decise che aveva poltrito abbastanza.

E non ne poteva più né di fare la vittima in quel letto né di tormentarsi con pensieri stupidi quando, ripresentandosi alle lezioni, avrebbe finalmente scoperto il vero piano del Ravenclaw.

E ancora una volta pregò il Cielo che lui non avesse deciso di mettere una pietra sopra tutto: erano stati insieme sei anni e lei mentiva a suo fratello, mentiva ai suoi amici e forse anche a se stessa pur di non dire che era innamorata di lui.

 

La colazione in Sala Grande era la prova del nove, ma decise di arrivarci preparata a dovere e l’idea di avere un pubblico ad assistere ai suoi pianti sarebbe stato senz’altro un ottimo deterrente perché non iniziassero, quindi scese assieme a Jack, Jeff ed Hestia, felici di riaverla con loro.

 

Chris stava uscendo proprio in quel momento dalla porta alla ricerca della Chips visto che un ragazzo di Serpeverde pareva essere stato colto da un attacco di sangue al naso e stava impiastrando la tovaglia di rosso.

Leonard, tanto per non cadere in tentazione, era uscito e rimaneva assieme a Rudiger e a Blaze e Lillis nell’angolo accanto al portone d’ingresso in modo che il fumo della sua sigaretta venisse tirato fuori dalle correnti invernali.

 

Percorrendo gli ultimi gradini Gardis si guardò circospetta attorno distogliendo momentaneamente l’attenzione dai risultati dell’ultima partita di quidditch che Jack le stava sciorinando.

Vide Kitt e decise che, se avesse voluto rimettere le cose a posto sarebbe stato lui a dover fare il primo passo, dopotutto non era ancora così priva d’orgoglio da andare ad implorarlo di perdonarla, lei non aveva fatto niente di male! Era stato lui il cafone.

Lo fissò un lungo istante, poi alzò il mento e proseguì senza rivolgergli ulteriori occhiate, il messaggio le sembrava più evidente di quanto avrebbe dovuto, era infuriata come un aspide, gli amici non ti aggrediscono!.

 

Il Corvonero mosse un passo nella sua direzione, ma poi ci ripensò, non era il caso che mezza scuola venisse a sapere delle loro litigate, si fermò ed abbassò il braccio che prima aveva sollevato.

 

Leonard, dalla sua postazione, scosse la testa, i soliti ragazzetti privi di un po’ di amor proprio… le ragazze con lui lo fissarono un istante e si sorrisero.

Kitt vide il suo gesto e si diede dell’imbecille da solo, poi scomparve per la commissione di cui era incaricato.

Discostandosi dal gruppetto il biondo raggiunse la sorella

-          Me la lasciate un attimo? – domandò con un tono che non ammetteva negazioni ai tre accompagnatori, Hestia, affascinata, si affrettò a tirare via gli altri due, poco inclini

Gardis lo guardò

-          Arruffi le penne, sorellina? – chiese

-          Cosa intendi?

-          Le espressioni altezzose sono rare a vedersi su questo bel faccino. Cosa è successo tra te e Chris?

-          Non sono affari tuoi

 

-          Gardis! Gardis!

La voce preoccupata della sostituta di Henrietta la raggiunse mentre stava per mandare a quel paese suo fratello; la ragazza, ansimante e trafelata si appoggiò alle stipite prima di parlare nel tentativo di riprendere fiato

-          Gardis! Ti… ti prego, vai a parlare con la Chips!

-          Che succede? – era un po’ seccata, neppure il tempo di rientrare in servizio e c’erano già casini

-          Il ragazzo di serpeverde col sangue al naso è appena svenuto! – lei sbuffò poco felice e spostò lo sguardo sui possibili prescelti alla missione: un’asmatica e un vampiro, fantastico!

-          D’accordo, vado io. Leonard…

-          Sì, lo so, io me ne sto da qualche altra parte

-          Florette, torna dentro, dì a Hestia che arrivo fra poco e finisci la tua colazione, l’infermiera arriverà a breve

Senza porre altre domande sull’enigmatica affermazione del giovane Malfoy, Florette tornò al suo tavolo di Tassorosso.

Voltando la direzione della sua marcia la bionda si avventurò verso l’infermeria, il regno della Chips, ignara del fatto che era la meta designata di Kitt proprio quando si erano incontrati.

Aprì la porta bianca e mise dentro il naso, Chris stava confabulando con la donna che, al momento, riteneva un po’ di sangue al naso il minore dei mali, soprattutto visto che i suoi letti erano pieni di appestati di morbillo magico.

-          Scusate – disse, se avesse saputo che anche Kitt era dentro non ci sarebbe andata lei; due teste si voltarono nella sua direzione – temo che le condizioni del malato siano peggiorato, mi hanno mandato a dire che è svenuto in Sala Grande

-          Che cosa?! – la medimaga pareva un po’ sorpresa, prese dallo scaffale un bottiglino dall’aria sinistra a cui mancava solamente il teschio con le ossa incrociate per diventare l’incubo di qualche storia horror e, alzandosi la gonna azzurrina, volò verso il corridoio.

Gardis lanciò un’altra occhiataccia al suo (forse) ex migliore amico e si apprestò a raggiungerla

-          Tu aspetta – Kitt le mise imperiosamente la mano sulla spalla e la trattenne, animato da una risoluzione che solo raramente riusciva a sopprimere il suo istinto remissivo

-          Cosa c’è? - se lui voleva scusarsi, bene, ma che non si aspettasse che fosse collaborativa. Aveva addirittura liberato Rago per perdere conoscenza qualche ora, pur di non pensare a lui.

Lui si guardò intorno nelle brande con la tenda bianca tirata: non poteva sapere se ci fosse qualcuno in ascolto degli affari suoi ed era prudente di natura.

-          Vieni – il suo tono assomigliava a quello di Leonard, non era una proposta né una domanda. Lei comunque di pendere ordini non ne aveva neppure per l’anima e fece per rimbrottarlo a dovere quando il ragazzo si voltò verso di lei, quasi seccato che non lo seguisse da sola, e, mentre gli occhi blu fugavano ogni pensiero di ritirata, la prese per mano e la trascinò via.

 

Il corridoio era deserto, lui si fermò appena, poi parve ripensarci e la trascinò, sempre tenendola per il polso, su per le scale della vecchia aula di astronomia, chiuse la porta dietro di sé e spalancò la finestra col vetro rotto, inspirando l’aria invernale che portava con sé il pungente odore di aghi di abete.

-          Io e te dobbiamo parlare – chiarì voltandosi verso di lei

-          Io non ho niente da dirti! – rispose acida e rimpianse quel tono da zitella, dopotutto voleva anche lei che chiarissero quella questione, ma il suo maledetto orgoglio Malfoy ci si metteva sempre in mezzo

-          Beh, io sì! – sbottò il Black – siediti

-          No – rimase in piedi con gli occhi sottili per l’irritazione, più che altro causata da se stessa, e le braccia incrociate sul petto

-          Senti, mi dispiace – cominciò a disagio – mi sono comportato da stupido e non avrei dovuto – lei fu rincuorata da quelle parole: allora lui non voleva darci un taglio con lei!

-          Siamo ancora amici? – il moro annuì – bene, allora ti dirò cosa ne penso della faccenda perché gli amici dovrebbero essere sinceri. – fece una pausa e prese fiato – Kitt – lui si sentì sollevato che lei avesse deciso di adottare ancora il nomignolo affettuoso che usava spesso – ti sei comportato da emerito cafone. Stupido, lurido, idiota e maledettamente cretino cafone!

Si morse le labbra mentre una lacrima scendeva dalla guancia a testimonianza di quanto aveva sofferto. Dolore che lui non stentava a credere che avesse provato, si era comportato davvero molto male con una persona che considerava una grande, grandissima amica, al di là degli altri sentimenti che li univano.

-          Sì, lo so – rispose in imbarazzo. – dimmi cosa devo fare per avere il tuo perdono

-          D’accordo: spiegami chi è quella ragazza

-          Non è la mia fidanzata – chiarì categorico – avrei dovuto dirtelo quella notte, ma… beh, ero così spaventato che qualcuno sentisse ciò che avevamo detto… – si morse le labbra, in realtà avrebbe dovuto confessarle che Izayoi era sua sorella, ma non ci riusciva – che me la sono presa con te, se ti avessi fatto arrabbiare te ne saresti andata e tu sei sempre stata forte, avresti vissuto bene anche senza di me…

-          Non capisco? Cosa dovevo equivocare? Volevi darci un taglio con me?

-          Ammetto di averci pensato – confessò – non sono un tipo granchè raccomandabile…

-          Finiscila di dire stupidaggini

-          No, è così. Ci sono cose che tu non sai e che non devi sapere. Volevo solo proteggerti

-          È un bel gesto, ma penso di poter sopravvivere

-          Beh, io ho paura per te!

-          Non dovresti, so badare a me stessa – e almeno finchè lei e Rago fossero state una cosa sola, solo Kitt sarebbe stato in grado di ucciderla, quindi non doveva neppure temere che qualcuno le facesse la pelle

-          Beh, qui le cose sono difficili. Vorrei che tu mi stessi alla larga, ma siamo… - come non dire “perfetti”? – così uniti…

-          Spero che tu ci abbia ripensato perché francamente mi sembra una scusa che non regge… - lei ovviamente non vedeva la situazione nera quanto lui

-          L’ho fatto. Ho deciso di fare un po’ l’egoista.

-          Come fanno tutti i Black, dopotutto.

-          Mi perdoni?

-          D’accordo

-          Come se niente fosse stato?

-          Pace

-          Pace. Siediti, si sta bene qui la mattina

-          Già…

-          Gardis

-          Uhm?

-          Beh… non posso dirti chi è quella ragazza, ma la conosco da quando è nata e… - arrossì in imbarazzo – non siamo fidanzati, lei è un po’ come una sorella… - sapeva che Gardis capiva questi sentimenti, lei aveva un fratello vero e un sacco di parenti fasulli e fratelli non di sangue.

-          D’accordo. Ti credo sulla parola, ma non mentirmi più, ok?

-          Va bene – già il solo fatto che non le avesse detto tutta la verità gli faceva male, ma si trattenne dallo sentirsi in colpa, continuava a farlo per il suo bene

-          E, Kitt?

-          Sì?

-          Non preoccuparti per me… a me non può succedere niente…

-          Va bene… Rago… - lei si allontanò spiazzata

-          Rago? – domandò cauta, che avesse scoperto così facilmente il suo segreto?

-          Scusami… ma ti ricordi quando al primo anno mi dicesti che tu mi avresti chiamato con un nomignolo e io avrei potuto fare lo stesso se ne avessi trovato uno che ti calzasse?

-          Sì e allora?

-          Beh, penso che ti si addica, mi ricordi tanto la persona che porta quel nome

-          Persona? – lui alzò gli occhi, in effetti non lo era proprio…

-          Sì.

-          Trovi che mi si addica?

-          Molto

-          Io non ne sono sicura

Era un po’ offesa.

E di certo la vera Rago, dentro di lei, si stava facendo delle grasse risate.

 

Kitt sorrise, ci rifletteva solo ora, ma conosceva solo due persone che avrebbero potuto avere una personalità tanto forte da frenare quella impetuosa della Regina dei Demoni: una era sua sorella e l’altra… beh, Gardis, ovvio.

Chissà… dubitava che fosse possibile, ma Gardis e Rago si assomigliavano e… sarebbe stato un sogno se fossero state la stessa persona.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: da questo momento, con l’entrata in scena di Rago e Izayoi, le mie labbra sono cucite, non posso più fare spoiler altrimenti la storia perderebbe un bel po’ del loro fascino e della sua suspance.

Per tutti quelli che me l’hanno chiesto, ho utilizzano i nomi e gli appellativi del manga “Il sigillo azzurro” di Chie Shinohara, anche se, come al solito, ho rivisitato un bel po’ la storia. Anche se continuo ad adorare l’originale.

Per quanto riguarda le vicende, ormai mi sembrano piuttosto lineari =P

Sono quindi molto curiosa di scoprire che cosa ne pensate di questo capitolo, aspetto i vostri commenti, me molto curiosa!

Ciao e a presto! Un bacio, Nyssa

 

Hollina: Kitt sotto certi punti di vista ricorda un po’ Harry, ma senz’altro Harry era un ragazzo molto più bravo di lui!

Il vero segreto di Gardis eccolo qui, sconcertante non è vero? E lei non sapeva fino a questo chappy che Chris era la persona che stava cercando quale Byakko, quindi immaginate che terrore dovesse avere di innamorarsi di un altro per non far dispetto a Rago, oppure anche solo di ucciderlo, per lei sarebbe estremamente facile…

Per finire Ciel, Ciel chiaramente è entrata da poco nella cerchia dei misteri e non sa che il motivo per cui Leonard voleva chiamare una sua eventuale figlia Camille è solo per rispetto al personaggio letterario di LeFanu, forse la prima vampira della storia della letteratura. Quindi non sa neppure perché anche Leo s’impunti così tanto.

Uff, ho finito, che fatica, forse per la prossima storia devo ridurre il numero dei misteri… Beh, mi auguro che il capitolo ti piaccia comunque, quindi sono curiosa di ricevere una tua recensione, a presto e alla prossima! Un bacio, Nyssa

 

Arwen_90: anche se alla fine non sono stata in grado di protrarre il mistero per più di qualche pagina, il fatto di trovare Kitt con un’altra doveva creare proprio dello sconcerto perché noi lo conosciamo per il momento solo attraverso lo sguardo di Gardis che lo vede sempre buono, calmo, riservato e, ovviamente, mille miglia distante dal gentil sesso.

Che effetto farebbe se all’improvviso fosse visto in una situazione equivoca con una bella ragazza molto affascinante (perché Izayoi è proprio bella e affascinante, date retta a me!)?

Kitt, ovviamente, ch è una testa di legno, coglie l’occasione per allontanare Gardis, sempre per il suo bene senza sapere che i comuni mortali a lei possono fare ben poco, ma, come si vede in questo 18° chappy, alla fine non è tanto capace di portare avanti la sua menzogna e dieci minuti dopo è già lì a domandarsi quanto sta piangendo e ad un modo per scusarsi, dopotutto anche gli lo vede per la prima volta (e tuttavia Rago lo conosce bene), si accorge subito di quel che è accaduto…

Faccio un piccolo appunto: Izayoi non è andata in camera di Leonard per sedurlo, come lei stessa ribadisce più di una volta, è solo che Izayoi ha lo stesso carattere di Leo, le piace fare la parte della cattiva, ma, come suggerisce, alla fine è tutta una facciata e parteggia per il lieto fine. In realtà voleva solo conoscere una persona come lei e farci amicizia.

Bene, spero che anche questo capitolo ti piaccia, aspetto la tua prossima recensione, ciao e a presto! Nyssa

 

Killkenny:la notte dei misteri non è ancora terminata, ad ogni modo, come mai vedi un fungo atomico nel futuro? Non vale avere suggerimenti dalla Cooman!

Vabbè, spero che ti piaccia anche questo diciottesimo aggiornamento, aspetto curiosa di sapere, ciao e alla prossima! Nyssa

 

Vavva: sì, i nomi li ho presi proprio dal Sigillo Azzurro, una storia che adoro, ma in comune con quelli hanno ben poco, ho rivisitato completamente la storia, quindi c’è poco da ispirarsi al manga originale.

Spero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, sono molto curiosa di avere la tua opinione e leggere la tua recensione! Ciao e un bacio, Nyssa

 

Whateverhappened: allora, cominciamo con le domande a cui posso rispondere, ehehe, non sono poche e ciascuna merita il suo tempo…

-          Beh, analizzando la frase come la dice Leonard, si direbbe proprio di sì, quindi mettiamo per iscritto che Leonard ha già fatto la pelle a qualcuno. Chi, cosa, come, quando e perché ovviamente sono top secret. Ma dopotutto non mi sembra una cosa così strana per un vampiro, anche se è un vampiro che non morde gli esseri umani… potrebbe essere sempre stato un errore di gioventù…

-          Anche Gardis ha ucciso, come afferma Leonard e quindi qui c’è un succulento mistero da sgranocchiare. Vale quello di sopra, tutti i dettagli arriveranno più avanti.

-          Allora… domanda spinosa perché non devo fare spoiler, però dico solo che ci sono stati due momenti nella vita di Kitt, uno conseguente all’altro, che gli hanno davvero fatto parecchio paura. Per inciso uno quando era bambino e uno quando era già più grandicello. Non cercare di indagare troppo, ne parlerà lui stesso, prima o poi…

-          Sì, DeLaci era il cognome da sposata di Ransie e Izayoi si chiama DeLaci, e allora? È un cognome così comune… no, vabbè, a parte gli scherzi, è un collegamento.

-          Assolutamente no per quanto riguarda Izayoi, invece, l’unico demone rimasto è Rago e anche lei è più di là che di qua visto la vita che le tocca fare…

Per Rago arriva una piccola soluzione in questo capitolo, ma non crediate che i misteri su di lei siano spariti così nel nulla perché ovviamente Gardis non andrò a braccia aperte da Kitt a dirgli “Tesoro! Sono un demone!”, quello le schiatta in un nanosecondo!”

Vabbè, ho cercato di rispondere a tutte le domande che potevo, spero di averti un po’ aiutata, ma stai tranquilla, darò una risposta a tutto.

Ciao e alla prossima, spero davvero che il capitolo ti sia piaciuto, aspetto con ansia una tua recensione, un bacione grandissimo! Nyssa

 

Baby93: ehhh, Izayoi, come Gardis, ha la brutta abitudine di avere spesso ragione, il fare da maestrina saccente ce l’ha proprio… ciò non toglie che Kitt non abbia fatto piangere Gardis per cattiveria, quanto per un eccessivo buonismo, visto che vuole solo proteggerla, peccato che non riesca a tenere la stessa idea per più di dieci minuti…

Eheh, sono felice che Rago sia risultata un personaggio piuttosto intrigante… anche se in questo capitolo ci viene detto che dimora nel corpo di Gardis, le due hanno caratteri molto diversi, quindi le reazioni dell’una e dell’altra sono differenti, Gardis non si sarebbe mai sognata di dare un bacio all’improvviso a qualcuno, Rago l’ha fatto senza troppi problemi…

Beh, spero che il capitolo ti piaccia comunque, aspetto di sapere, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

Ginny28: ehehe, ecco qui il nuovo capitolo altrettanto ricco di misteri, spero davvero che ti piaccia anche questo come il precedente, aspetto quindi di sapere, sono molto curiosa!

Un bacio e alla prossima! Nyssa

 

DragonSlave: la testa non mi gira molto, il Sigillo Azzurro l’ho letto ed è a quello che mi sono ispirata per certe cose (poche), mentre l’altro l’ho solo sentito nominare, ma se mi dici che è bello vado a guardarmelo!

Scherzi a parte, Rago E’ Gardis, come ci viene suggerito piuttosto esplicitamente in questo nuovo aggiornamento.

Sì, lo so, in certe situazioni bisognerebbe dire ciò che si pensa, ma Gardis è una persona molto forte in apparenza e con sentimenti di vetro, ci vuole poco a distruggerglieli e, proprio come la sua natura, quando dovrebbe non riesce a spiccicare parola.

Rispondiamo alle domande (si fa quel che si può):

1)      ehehe, il mistero sul perché Gardis abbia ucciso è molto importante, ma non è ancora giunto il momento di scioglierlo, dovrà aspettare

2)      faccio un appunto che fa anche Leonard nel suo discorso, non è che Gardis abbia dei superpoteri o cosa, ma a quanto pare questa persona che voleva far del male a Leonard stava usando “uno dei pochi metodi per uccidere un vampiro”, quindi sono pochi, ma esistono e dato che sono così pericolosi mi sembra naturale che lei abbia fatto il possibile.

Draco ed Herm sono tranquillissimi, sono i loro bambini, dopotutto, eppoi… sono anche molto protettivi ^:^

Izayoi è il nome della madre di Inuyasha, sono innamorata di quel nome e volevo usarlo a tutti i costi, così l’ho messo ad una persona che con l’originale non c’entra una mazza, ma spero che il personaggio cominci a emanare il suo fascino.

A questo punto però mi devi dire che teorie ti ronzano per la mente, io sono moooooolto curiosa!

Ti prego…

Vabbè, ora scappo, risentiamo al prossimo aggiornamento, ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Lisanna Baston: in realtà nel plot originale avevo intenzione di prolungare un pochino di più la sofferenza di Gardis, tipo fino alla fine, ma poi amo tanto Gardis anche io che non sono stata capace di farle più male di quel che ha già avuto da me e sono stata quasi buona…

Ehehe, sono felice che la storia stia prendendo una bella piega e diventi più interessante, il terrore di scrivere una banalità, adesso come al tempo delle Relazioni, mi accompagna ogni volta che pubblico un nuovo aggiornamento.

Spero davvero che i nuovi personaggi che sono entrati in scena ti piacciano, Izayoi in realtà aveva fatto una comparsa durante la festa di Halloween (era quella vestita da suorina), mentre Rago è naturale che compaia solo adesso, prima Gardis non glielo avrebbe permesso assolutamente, ma, come dice lei stessa, aveva bisogno di perdere i sensi per un po’, anche se questo significa liberare il grande spirito di un demone e non uno comune, ma la Regina!

Mi auguro che anche il capitolo ti piaccia, aspetto trepidante la tua recensione, ti ringrazio anche moltissimo per tutti i bellissimi complimenti che mi hai fatto, ciao ciao, un bacione grande e alla prossima! Nyssa

 

Akiko; wow, quanto tempo che non ti vedevo, bentornata! È bello ritrovare le tue recensioni!

No no, per carità, non morire per la mia storia, soprattutto perché non siamo ancora arrivati alle rivelazioni succulente, se mi muori adesso poi come faccio? Mi condanneranno per omicidio doloso?

Cominciamo dall’inizio: a Leonard piace fare il fratello protettivo, un po’ perché suo padre gli farebbe la pelle alla maniera babbana se succedesse qualcosa alla sua bambina e un po’ perché è orgoglioso di essere uno dei pochi a conoscenza del vero segreto di Gardis e della sua implicazione nella storia di Rago.

Che Kitt sia uno stupido… beh, non va d’accordo con la sua indole Corvonero, lo è meno di quel che si crede e non lo sarebbe del tutto se sapesse che Gardis è Rago e viceversa, ma gli pare così facile che, ovviamente, si rifiuta di crederci. Kitt deve proteggere un segreto anche lui che ci metterà qualche capitolo a tornare a galla, per il momento devo fare un piccolo stacco o se ne accumuleranno troppi e districare la matassa diventerà troppo difficile.

Per quanto riguarda Hestia e Jeff, il problema non è tanto la legge, che in certi casi può essere raggirata e, come tutti sappiamo, nel passato di Harry Potter c’è pieno così di cugini che si sposano, però è il giudizio degli altri, alcune persone giudicano male due cugini che s’innamorano, dicono che è snaturato e un sacco di altre porcherie. Io credo che l’amore sia amore, c’è quando c’è e se c’è è una fortuna, non importa tanto con chi. Certo ci sarebbero dei problemi se fossero fratelli, ma non lo sono… ad ogni modo Hestia e Jeff hanno il loro Calvario già da un bel po’, ho già deciso cosa farne con loro, quindi dovrai aspettare ancora un pochetto per scoprirlo.

Beh, se continuo a scrivere ancora un po’ il ringraziamento viene più lungo della storia… vabbè, spero davvero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto, aspetto molto curiosa di conoscere la tua opinione e leggere la tua recensione, ciao un bacione e a prestissimo! Nyssa

 

_Nana_: non dirmi niente, so cosa significa aspettare per una vita l’aggiornamento di qualche storia, controllare tutti i giorno e poi… pofff, all’improvviso tutte insieme… solo che si dedichi mezz’oretta a ciascuna ti ci parte una giornata…

Ad ogni modo sono contentissima che il capitolo 17 ti sia piaciuto, spero che sarà lo stesso anche per questo diciottesimo!

Spero che non ti deluda e mi auguro che mi lascerai una recensione! A presto e un bacione, Nyssa

 

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Capitolo 19
*** Merry Christmas ***


Per un Prefetto quasi Caposcuola scoprire chi era qualcuno era il lavoro più facile del mondo

Buon Natale!

Era la frase del giorno…

 

Non c’era giorno a Hogwarts più frenetico della mattina di Natale, neppure il giorno prima dei M.A.G.O. dei o G.U.F.O., niente concorreva al caos generale come quel tanto atteso 25 dicembre e quell’anno sembrava proprio destinato a portare l’Apocalisse nell’austera Scuola di Magia e Stregoneria.

 

I ragazzi delle scuole europee, essendo pochi e sentendo la mancanza dei compagni e della famiglia in quel giorno, avevano avuto il permesso di ritornare ai rispettivi istituti o alle famiglie, mentre il Mahora sembrava felice di studiare il comportamento occidentale di fronte a quella festività.

 

*          *          *

 

La Sala Comune del Grifondoro era quasi completamente invasa dal gigantesco albero di Natale che Gardis aveva fatto sistemare poco distante dal camino; qualcuno aveva cercato di dissuaderla e prenderne uno più piccolo, ma lei era stata irremovibile. Così l’angolo dalla finestra rappresentava una macchia verde ricoperta da fili colorati e palline di cristallo che contenevano magie brillanti come lucciole. Sotto, in bella mostra, facevano figura un’orda di pacchetti di ogni misura e forma, con carte colorate a strisce, a quadretti, a rombi, a fiori e a motivi natalizi, fiocchi di neve e pupazzi, ghirlande di agrifoglio e bouquet di stelle di Natale. I fiocchi, altrettanto colorati e voluttuosi nei loro riccioli e nelle loro gasse, corredavano ogni forma della loro festosa allegria.

 

Davanti al caminetto stava un muro di stelle di Natale gialle e rosse a riprendere i colori della loro Casa, mentre sopra la canna fumaria, al posto del quadro dei Gryffindor, era ora appesa una ghirlanda di dimensioni un metro per uno che Hestia stessa aveva confezionato durante le ore del suo club assieme all’aiuto di qualche esponente orientale, certo più capace di lei con ikebana e confezioni floreali.

 

Il retro della porta era un tripudio di biglietti e ogni volta che la Signora Grassa lasciava passare qualcuno questi scomparivano contro il muro, per tornare poi subito dopo. Ce n’erano per tutti i gusti e tutte le fogge, spesso con le classiche immagini di Babbo Natale sulla slitta, oppure di case felici illuminate da candele e luci calde, coperte dalla neve bianchissima e a cui arrivavano come ospiti nobili ottocenteschi in slitta.

 

Dalla ringhiera del piano superiore, cinque ragazzi stavano ammirando la loro Sala Comune con trasporto e con altrettanto entusiasmo la montagna di pacchi che spettava a ciascuno di diritto e che, vista la mancanza di posto, erano stati addirittura sistemati su una delle poltrone.

 

Gardis, Karen, Hestia, Jeff e Jack si prepararono all’assalto mentre i più piccoli stavano già rovistando alla ricerca dei propri regali.

-          Pronti? – chiese la maggiore dei gemelli Potter indicando l’obiettivo

-          Quando vuoi! – fu il commento di Jeff, curioso di vedere che cosa ci fosse nascosto nelle scatolette e scatoloni che erano arrivati da casa sua.

-          Ci aspetta un altro maglione – commentò depresso Jack immaginando che nonna Molly, anche quell’anno, avesse distribuito lana ispida a tutti i nipoti, piuttosto numerosi. Se si faceva un rapido conto, doveva aver cominciato a prepararli l’inverno prima! I Weasley non erano pochi…

Zio Bill e zia Fleur avevano due figli: Victoire e Dominique; zio Charlie e zia Morgana una figlia: Lillis; zio Percy e sua moglie Penelope due; zio Ron e zia Pansy erano in quattro e loro davano il tocco finale con la bellezza di sei figli! Per un totale di… 13? La matematica non era il suo forte…

Senza contare che la nonna era così buona che perseguitava anche gli amici dei loro nipotini con il medesimo regalo: Blaze, la cugina di Lillis, aveva un maglioncino per ogni anno della sua vita, Gardis e Karen pure. Ted, il fidanzato di Victoire, era l’unico che riuscisse anche ad indossarlo e Laurentia, la ragazza di Dominique, probabilmente aveva accarezzato l’idea di sfruttare quella lana per il suo amatissimo gatto siamese a cui aveva dato l’impossibile nome di: Horace.

 

-          Muoviti Jack! Ti perderai tutto!

Lanciandosi all’inseguimento, il secondogenito Potter si tuffò nella mischia per cercare di salvare il salvabile e afferrò al volo due pacchi il cui biglietto era indirizzato a lui.

 

Dopo una strenua lotta di quasi un’ora, ciascuno se ne stava seduto con i suoi pacchetti accanto. Non c’era poltrona libera, in compenso il pavimento era il posto ideale. Si susseguivano commenti entusiastici, gridolini felici ed espressioni interdette di fronte all’ennesima coperta che, ormai, aveva fatto il giro della famiglia da tanto era stata riciclata.

 

Gardis, con la bellezza di 27 regali, si accingeva a guardare cosa le avessero spedito tutti gli amici di mamma e papà.

Non le piacevano catenelle d’oro e orecchini, soprattutto quando non portava i buchi; non era una patita dei braccialetti e il suo orologio era più che sufficiente. Ma era una questione di formalità e papà sarebbe stato estremamente offeso se uno degli alti esponenti della società bene del mondo magico, quell’anno, non avesse dato il contributo alla felicità della famiglia, esattamente come loro ricambiavano il favore.

L’ennesimo anello in scatola vide la luce dopo che la carta della più famosa gioielleria di Diagon Alley venne messa da parte

-          Un’altra patacca? – le chiese Hestia accanto a lei, Gardis annuì. Non era bigiotteria, per carità, ma era comunque grosso come una castagna… - sii felice – la mora le sorrise e alzò il suo dono – a me è andata peggio

-          Una candela da morto? – chiese Karen guardando il grosso cero cilindrico

-          Va’ a saperlo

-          Chi te lo manda?

-          Zia Ermintrude

-          E chi è?

-          Boh, ma l’ultima volta mi è arrivato un cactus… questo è un passo avanti…

-          Lo useremo l’anno prossimo per la festa di Halloween – convenne suo fratello, la cui candela aveva una forma molto più equivoca

Jeff scartò il maglione tanto temuto con la “J” ricamata sul petto: una variazione sul tema no?

-          Facciamo cambio? – chiese a suo cugino vedendo il delicato verde che colorava la sua lana anziché l’arancione carota del suo. Il bello era che, avendo entrambi un nome che inizia per J potevano scambiarsi le maglie

-          Non so, l’arancione non mi dona… - commentò il moro sistemando le lenti con tono affettato

-          Vuoi provare il mio? – chiese la sorella alzando il viola che le era toccato

-          Quello di Karen è chiaramente il più bello – aggiunse il rosso vedendo il colore dorato della Longbottom

-          Gardis?

-          Bianco – rispose rimestando e trovando il suo, seppellito sotto una pila di carte

-          E che altro ti hanno mandato?

-          Un mazzo di tarocchi, tre ciondoli, quattro anelli, libri… carta da lettere

-          Che ti ha regalato Chris? – domandò maliziosa Potty1

-          Non l’ho ancora aperto

-          E che aspetti? Dovevi scartarlo per primo!

La sua amica glielo porse, trovandolo a occhio nella mischia, come se avesse avuto il radar, mentre suo cugino le lanciava, per l’ennesima volta, il braccialetto che aveva dimenticato.

-          Apriapriapriapri – cominciò incalzante

Dalla scatola apparve un grosso peluche a forma di ermellino dal pelo candido; quasi commossa per quel pensiero gentile, la bionda se lo strinse al petto felice

-          Cosa c’è qui? – chiese Karen notando uno sbrilluccichio

La piccola Malfoy allontanò il giocattolo notando che al collo c’era una collanina con un ciondolo a forma di lucchetto, era proprio un minuscolo lucchetto tutto elaborato, intarsiato finemente

-          Strano ciondolo – dichiarò rigirandolo tra le mani – ma non serve a niente senza la chiave

-          Ma tu non capisci proprio niente! – sbottò Hestia mettendosi le mani suo fianchi anche se era seduta

-          Perché?

-          Ingenua! Significa che lui ha la chiave! Che vuole aprire il ciondolo, metafora del tuo cuore!

-          Ecco la maestrina – commentò Jeff che, segretamente, gliene aveva anche regalato uno l’anno prima

-          Non credo… è più probabile che l’abbia preso perché era grazioso

-          Bah! – Hestia fece un gesto disperato – comunque non c’è la chiave…

-          Beh, magari non era compresa nella confezione…

-          Tu non vuoi vedere la realtà – sbuffò la mora impaziente – è così lampante!

-          Guarda, anche Asuna mi ha fatto un regalo – Gardis trovava più giusto cambiare argomento alla svelta, non sarebbe stato saggio arrossire di fronte a tutti i suoi amici schierati. Eppoi era contenta di aver rimesso a posto quel pasticcio del corridoio con Kitt, non sembrava avere secondi fini quel gioiello. Comunque prese la catenella in oro bianco e la allacciò al collo.

Curioso, non credeva che lui fosse così tanto ricco, poco male, allora non si sarebbe scandalizzato di fronte ai gemelli in oro bianco e lapislazzuli che Leonard gli aveva regalato, quel benedetto ragazzo non era capace di trattenersi.

-          E quello chi te lo manda?

Jack trovò l’ultimo pacchetto di Gardis quasi dimenticato

-          Non c’è il biglietto – annunciò Jeff rigirandolo tra le mani – solo il destinatario

La bionda lo prese scettica e scartò il bellissimo nastro di stoffa, poi svolse la carta e aprì la scatola, all’interno c’era un carillon che cominciò a girare e suonare.

Di forma cilindrica, rappresentava una piccola giostra a due piani, coloratissima, con una musichetta dolce mentre cavalli e carrozze, tazze e zucche s’inseguivano in moto perpetuo uno dietro l’altro

-          Seraphin è a scuola! – gridò esultante

Lasciò il dono in mano a Jack e corse via per la porta.

 

Era felice felice felice! Credeva che sarebbe tornato solo nel pomeriggio, Leonard le aveva detto che forse sarebbe dovuto rimanere in Irlanda per la festa degli gnomi, ma Fin era a scuola!

 

Percorse di volata le scale, travolse dei primini entusiasti, tutti le facevano posto, perfino la McGranitt passò oltre il fatto che non si potesse correre nei corridoi e, quando finalmente arrivò nell’atrio lo vide!

Il suo amato, bellissimo cugino!

Gli lanciò le braccia al collo gridando la gioia nel suo nome e Seraphin, con un bel sorriso da divo del cinema sul viso, la afferrò al volo e la fece roteare due volte intorno a sé mentre Leonard li guardava a metà tra il divertito e lo scettico.

-          Ciao Principessa! – la salutò il moro stampandole un bacio sulla fronte; metà delle ragazze del corridoio entrarono in iperventilazione

Che strano, chi altri la chiamava “principessa”?

-          Fin, sei arrivato? Quando? Ho visto il tuo regalo e…

-          Stanotte – rispose – ogni tanto le Giratempo sono utili

-          Hai il permesso del Ministero, vero?

-          Ma certo! – esclamò scandalizzato lui, come se avesse sempre rispettato dalla prima all’ultima regola – era per loro che ero rimasto in Irlanda!

-          E Asiley? Dov’è Aisley?

-          A salutare Lillis e Blaze

-          Saranno contente!

-          Già

-          Buon Natale, Seraphin! – gli disse gioiosa

-          Buon Natale, Principessa

-          Buon Natale, Leonard! – si rivolse al fratello che incontrava solo ora e che, ai piedi del letto, insieme ai doni di mamma e papà, le aveva fatto trovare un bellissimo fermacapelli e un portagioie rifinito in legno di rosa.

-          Buon Natale…

Leonard era sempre più conciliante del solito il giorno di Natale al punto da farle addirittura gli auguri

-          Avete visto Kitt da qualche parte? – indagò poi – non gli ho ancora fatto gli auguri…

-          Su per le scale, Dishman ha di nuovo fatto qualche variazione senza preavviso al menu – commentò il biondo

Gardis non se lo fece ripetere e augurando un Buon Natale di sfuggita a Rudiger che stava arrivando, scomparve alla ricerca del suo amico.

-          Chi è Kitt? – sentì domandare da Seraphin

-          Aspetta che ti spiego – fu la risposta del maggiore Malfoy.

 

Benedetta famiglia… Seraphin si era presentato a scuola conciato come un rockettaro di Londra con tanto di jeans sbiaditi e strappati, giaccone di pelle bordato di pelo, probabilmente finto, e capelli un tantino troppo lunghi per la moda: insomma, il degno nipote di Sirius Black e quel mezzogiorno sarebbero successi i macelli. Non bastava Blaise a mandare in deliquio le studentesse, pure lui! Grazie al cielo c’era Asiley… lei sì che l’avrebbe fatto rigare dritto.

 

*          *          *

 

La cucina era avvolta in una nube densa di vapore che sapeva di ravioli e vitello al sangue, il clima tropicale poco si conciliava con una nebbia da brughiera scozzese e la biondissima Gryffindor avanzò a tentoni rischiando di travolgere elfi carichi di pietanze o che trasportavano tegami e pentoloni.

Vide nel camino un gigantesco paiolo e udì la voce di Chistopher

-          Non lascerò assolutamente uscire da questa cucina una torta di noci, banane e formiche dell’Amazzonia! – stava protestando il Caposcuola allo stremo delle forze già a quell’ora del mattino

-          Sii ragionevole – spiegava nel frattempo Dishman gesticolando col grosso mestolone di legno in mano – è una ricetta sublime, un capolavoro di culinaria!

-          Ci sono ospiti importanti e non sono certo che le formiche siano l’ingrediente principale della cucina inglese…

-          Ma questo piatto è delizioso!

-          No!

-          Almeno concedimi la torta di champagne e gorgonzola…

Gardis si portò una mano allo stomaco, non erano le sue ovaie a darle problemi, tutt’al più la colazione di quel mattino che minacciava di rivedere la luce…

-          No, la McGranitt ha già deciso

Lo chef tornò a sedersi scontento sibilando un “vecchia megera” a bassa voce, lo slogan dei Serpeverde

-          Allora siamo d’accordo? – indagò ancora il moro

-          , va bene, niente torte di formiche e niente gorgonzola

-          Spero di non trovarmi altre sorprese nel piatto, quelle di Halloween sono più che sufficienti – borbottò

-          D’accordo

A quel punto, certo di non vedersi spuntare una coda di lucertola dal pasticcio di carote, Kitt si decise ad uscire, vide Gardis nel fumo bianco della cucina e la trascinò fuori con sé

-          Un’altra litigata? – domandò lei toccandogli appena il braccio e accorgendosi che indossava il suo maglione blu, l’altro annuì

-          Vuoi una mano?

-          Mi piacerebbe

-          Cosa dobbiamo fare?

-          Vieni con me… - e se ne andarono per i corridoi

 

*          *          *

 

Tutto orgoglioso degli illustri ospiti al suo pranzo, Silente li stava presentando alla scuola; alcuni dei suoi allievi avevano conosciuto Seraphin di sfuggita visto che lui aveva sei anni più di loro, mentre la maggior parte delle studentesse stava ora sognando un altro tipo di incontro.

Aisley, dal canto suo, sembrava una bambola di porcellana, presa direttamente dai film dell’orrore con i capelli raccolti in tanti morbidi boccoli scuri e il vestito blu e bianco di pizzo: faceva paura.

 

Gardis, in piedi di fronte alla sua tavolata di grifoni, guardò orgogliosa il cugino con una maglia a maniche lunghe molto babbana che recitava “I’ll not protect your virginity” e sorrideva esultate alla scuola; si stava prendendo il suo momento di gloria perché Aisley quella sera gliele avrebbe cantate: lei quella maglia la detestava.

Tornare da vincitore dopo essere stato annoverato come una delle piaghe di quell’edificio era qualcosa di impagabile, esattamente come la faccia disgustata che Piton gli rivolgeva da bravo Grifondoro che, a sua volta, era stato.

Voleva bene a Seraphin quanto un fratello e lo dimostrava il fatto che alla fine avesse approvato anche la sua scelta di suonare in uno strano gruppo chiamato Evil Grin, dove il diavolo in questione era nientemeno che Aisley, la fidanzata del vocalist. Asiley si limitava a stare seduta sul palco con espressione accigliata in un abitino nero di pizzo molto gotico durante i concerti del gruppo e alla fine dell’esibizione concedeva al suo fidanzato di baciarle la mano sinistra.

Suo padre aveva avuto un colpo a saperlo, ma non era stato in grado di rifiutarglielo, soprattutto visto che il ragazzo se la cavava comunque egregiamente ai corsi che frequentava nella capitale senza che la sua passione per la “musica”, e a questo punto le sarebbe cascata la lingua perché non era del tutto certa che lo fosse, influenzasse il suo rendimento.

 

Guardò i suoi amici contenta per quel Natale, speranzosa che fosse l’ultimo che avrebbe trascorso senza la sua famiglia accanto perché mamma e papà le mancavano moltissimo.

Voltò la testa verso Kitt, a sua volta con le braccia incrociate che aspettava il segnale della vicepreside per rimettere tutti a sedere e rimase interdetta.

Si girò verso suo cugino e poi di nuovo verso il suo migliore amico: erano uguali.

Ma non simili, proprio UGUALI come gocce d’acqua!

Beh, a occhio i lineamenti di Chris erano un po’ meno marcati di quelli di Seraphin, decisamente più dolci a dirla tutta, e l’espressione era molto meno maliziosa, ma… i capelli e gli occhi… e le mani.

Tutto era identico. Tutto sembrava appartenere a due gemelli.

 

Boccheggiò un istante dando il segnale di sedersi al suo tavolo mentre rifletteva sulla questione con il raviolo a mezz’aria.

Conosceva a memoria la parentela che la univa a Fin, ma era anche a conoscenza che quella di Chris non era minimamente legata alla sua, una volta avevano tirato giù l’albero, lo ricordava!

Eppure le sfuggiva qualcosa, ma cosa?

Uguali, assolutamente uguali…

Seraphin non aveva figli ed era troppo giovane per averne uno dell’età di Kitt, ma allora da dove diavolo veniva quella benedetta somiglianza strabiliante?

Eppoi, era mai possibile che fosse l’unica ad accorgersi di una simile cosa? Era sotto gli occhi di tutti, era lampante!

Silente e la McGranitt non facevano una piega.

Possibile che fosse solo il millenario sangue Black che aveva portato due persone magari legate da parentele lontanissime e secolari ad avere una somiglianza tanto incredibile?

Non riusciva a crederlo, era contro tutti i principi della genetica!

Black, Black, Black e ancora Black.

Tutte e due si chiamavano Black, ma allora dove stava l’inghippo? Perché non capiva?

-          Sembri pensierosa – le disse Hestia toccandole il braccio – non stai bene?

-          Tutto a posto

-          Ti fanno lavorare troppo – la rassicurò Karen fregandole una mano

E la piccola Malfoy non riuscì a non pensare a quanto dolore Karen avrebbe provato a sapere che suo fratello e sua sorella si frequentavano, anzi, molto di più! Non solo avevano mandato quel benedetto foglio alle famiglie, ma avevano anche una conoscenza molto più intima l’uno dell’altra…

Povera Karen.

 

Hestia invece era in un periodo sereno, come se tutti i ragazzetti che passava fino a due mesi prima ormai non le interessassero più.

 

Gardis però non era tranquilla, proprio per niente.

Mangiò lentamente, riflettendo su quale potesse essere l’analogia e il suo piatto di arrosto durò quasi il triplo di quello di Jack.

Poi decise: avrebbe parlato con qualcuno che l’avrebbe potuta aiutare.

Un’ultima occhiata a Kitt, poi una a Lachlan, suo fratello, quest’ultimo non assomigliava per niente né a suo cugino né tanto a Kitt.

Cercò con gli occhi un’altra testa piena di capelli neri e rintracciò la ragazzina del primo anno che aveva incontrato quella notte in corridoio: aveva scoperto da Alyeka, la sorella di Ciel e Karen che frequentava il primo anno a Corvonero, che quella tipetta si chiamava Izayoi DeLaci, che era una brava ragazza, molto studiosa e che l’avevano impietosamente soprannominata “bambolina di cera” per il colorito della sua pelle.

Stranamente anche il nome DeLaci le ricordava qualcosa a che fare con Fin, chissà dove diavolo l’aveva sentito…

Paradossalmente, se non fosse stato per gli occhi verdi brillanti come smeraldi, perfino lei assomigliava più a Kitt di suo fratello Lachlan…

 

Si scusò con gli altri dicendo che aveva bisogno di sgranchirsi le gambe e si diresse al tavolo delle serpi mentre i suoi compagni delle altre case la salutavano e le auguravano buon Natale entusiasticamente.

 

Lillis Weasley e Blaze Landor, inseparabili praticamente dalla nascita, stavano giusto discutendo delle novità sulla festa di capodanno e sullo spettacolo e come riconobbero la chioma biondissima di Gardis costrinsero un loro compagno seduto accanto a sloggiare per farla accomodare.

Si scambiarono qualche battuta di convenevoli, qualche “come va” e cosa se ne pensava del menu, per altro impeccabile, poi Gardis arrivò al sodo

-          Lillis – disse seria – ho bisogno di un favore piuttosto grande

-          Che ti serve?

Da brave serpi, quelle due non avevano problemi coi favori e, se si fosse trattato di qualcun altro, si sarebbero anche fatte ricompensare profumatamente, ma anche le serpi avevano un senso dell’amicizia e loro tre si conoscevano da troppo per badare a quanti favori si dovevano uno all’altro

-          Ho bisogno di un archivio della sezione di tua madre

La ragazza la fissò un attimo contemplando la sua porzione di pansotti come se fosse stata avvelenata

-          Che vuoi farci? Spulciare qualche scheletro da qualche armadio?

-          Più o meno – confermò lei

Le due quasi-sorelle si scambiarono uno sguardo d’intesa

-          Leonard ne ha combinata un’altra delle sue? – indagarono

-          No, questa volta lui non c’entra

-          Va bene, allora te lo faccio mandare

-          Sempre che non sia qualcosa di terribile – si affrettò a precisare la bionda

-          Beh, è solo contro le regole – replicò Blaze

-          Quindi fattibile – continuò Lillis

-          Grazie dell’aiuto

-          E di che? A proposito, sei stata tu a spostare il mio turno di ronda dalle quattro di notte? – Gardis ghignò col suo solito fare made-in-malfoy – bene, allora considera il tuo favore già fatto. Che archivio ti serve?

-          Quello sulla famiglia Black

Blaze fischio piano ricordando quel librone gigantesco quando da piccole Riri le portava al lavoro e le faceva scorrazzare tra gli scaffali d’archivio; non era un topo da biblioteca, per lei quel posto era solo il luogo ideale per giocare a nascondino e alla caccia al tesoro, ciò non toglieva che ci fossero dei dettagli che le erano rimasti particolarmente impressi.

E l’albero genealogico dei Black, antichissimo e sterminato, era senz’altro uno di quelli.

-          Vieni a fare una partita a poker con noi, una delle prossime sere – la incalzò ancora la figlia di Monica e Axel Landor – spiumare le serpi sta diventando troppo facile

-          È solo che sei troppo bella e li distrai – rispose la piccola Malfoy – perché non giochi con mio fratello o con Rudiger?

-          Greengrass sta impazzendo, è tutta la settimana che è fissato con questa storia della recita teatrale – la Gryffindor emise un suono pericoloso simile ad un ringhio – e tuo fratello è troppo preso da… altre ragazze

E le strizzò l’occhio con fare allusivo.

Quelle erano le altre sorelle d’acquisto.

Ne aveva a bizzeffe.

Lillis e Blaze erano senz’altro le prime a scoprire qualcosa di interessante nella Casa di Serpeverde e se si fosse organizzato un innocente tè in un gazebo, magari all’ora canonica delle 5, sarebbero venuti fuori tanti di quei segreti e di quei dettagli che, probabilmente, perfino Rudiger ne era all’oscuro.

-          A proposito, il maglione di Natale? – indagò la Weasley

-          Bianco. E tu, Blaze?

-          Sto cercando di decifrare il colore, ma a occhio dovrebbe essere una specie di verde pisello

-          Molto Slytherin

-          No, molto…

-          Non dirlo Blaze!

-          Scusa…  - le due quasi-sorelle si scambiarono una linguaccia.

-          Ti recapito quel mattone quando lo ottengo, ma non ci vorrà più di una settimana, dipende da come hanno distribuito le ferie al Ministero

-          Non c’è fretta

E salutandole ritornò al suo posto continuando a riflettere sulle stranezze di quella scuola.

 

Il tavolo dei grifoni era zeppo di gente festosa, si avvicinò a Jacob e gli mise una mano sulla spalla mentre questo si serviva di tacchino

-          Mi serve il mantello – dichiarò all’amico con la bocca piena. Il moro la guardò, poi le porse una chiave senza fare domande: a lui il mantello e a sua sorella la Mappa dei Malandrini

-          Primo cassetto – precisò – e lascia stare la mia collezione di figurine delle ciocco rane

La ragazza gli sorrise stampandogli un bacio sulla guancia che lo fece arrossire, poi se ne tornò a posto e lasciò Potty a rimpinzarsi.

 

*          *          *

 

A volte ci si chiede perché le proprie feste preferite finiscano così presto dopo che le si aspettano per mesi.

Per quanto riguardava la classifica della sua favorita era dominata ex aequo dal suo compleanno e da Natale e quello non aveva fatto differenza.

Il Natale era un festa allegra, anche se la faceva riflettere su quanto fosse più fortunata di molte altre persone. Quello era stato il primo che la mamma e il papà non le erano accanto, ma c’era comunque il lato positivo di averlo trascorso assieme ai suoi amici a scuola.

Si era divertita moltissimo, il pranzo era stato ottimo, Dishman doveva aver schiavizzato terribilmente quei poveri elfi, ma i risultati erano stati eccezionali, merito anche della costanza con cui Chris andava a controllare che nella cucina nessuno venisse passato per le armi.

 

C’era stato di bello anche la presenza dei tanti amici stranieri che si era fatta, Asuna era una ragazza meravigliosa e anche molte delle sue compagne.

 

Poi c’era Seraphin. E per finire Kitt.

Kitt rappresentava forse l’unico neo di quella giornata perché si erano visti assai poco ed erano entrambi impegnatissimi. E poi c’era quella faccenda della somiglianza che non aveva ancora risolto. Seraphin in compenso era stato una sorpresa attesa, ma comunque apprezzata e anche quella di Aisley, peccato solo che metà degli studenti, terminato il banchetto, si fosse diretta con il CD dal vocalist degli Evil Grin, per farsi autografare la loro copia. Se continuava così suo cugino avrebbe sfondato più come cantante che come Auror

 

Ad ogni modo doveva smetterla di distrarsi.

Fuori della porta si sentivano le canzoni di Natale completamente stonate di quelli che avevano esagerato con le scorte segrete di firewhiskey e ora intonavano un “Tu scendi dalle stelle” piuttosto discutibile.

Guardò il foglio di pergamena sulla sua scrivania e si mise le mani a coppa sotto il mento cercando di capire, poi afferrò dal poco spazio libero una pinza per capelli e raccolse i crini biondi sulla nuca continuando a riflettere sui segni tracciati; volteggianti nell’aria e aperti a caso c’erano scritte fitte, parole evidenziate in inchiostro rosso e ritratti a china piuttosto inquietanti; su alcuni cappeggiava anche la banda azzurra di bastardaggine, ma c’erano molte caselle vuote e, probabilmente, ne mancavano altrettante, l’unico modo per arrivare a capo di tutto quel casino era aspettare con calma che Lillis le procurasse quel benedetto tomo di cui avevano discusso l’ultima volta.

 

Qualcuno bussò tre volte alla porta; Gardis si affrettò ad appallottolare la pergamena e a gettarla nel fuoco prima di gridare avanti e aver impilato i tomi dentro l’armadio, ne lasciò solo un paio a vista che non creassero eccessivi dubbi.

La chioma nera di Christopher fece capolino dall’uscio con i suoi bellissimi occhi blu sorridenti e la bionda si sentì stringere il cuore per dover dubitare di lui così tanto, a occhio Kitt non sembrava in grado di mentire, ma troppe volte l’aveva visto combattere con un altro se stesso per fare o non fare qualcosa, sapeva che le aveva tenuto nascosto qualcosa di molto importante e, per la miseria, era più che decisa a scoprirlo!

-          Ciao Kitt – lo salutò mentre lui scuoteva la testa a vedere un volume della Sezione Proibita della biblioteca volteggiare intorno alla scrivania

-          Non ti hanno detto che non dovresti prendere in prestito certi titoli? – le chiese afferrandolo e sistemandolo sul pavimento mentre ne spostava un altro e si aggiustava sulla sedia

-          Il fine giustifica i mezzi – rispose filosofia senza accennare a quale fine si riferisse – cosa fai qua?

-          Il ragazzo che doveva fare la ronda questa notte si è sentito male e così devo farla io

Lei allungò una mano e gli accarezzò una guancia dove non si sentiva traccia della barba, gli sorrise dolcemente spostandogli una ciocca nera dagli occhi, se fosse stato per lei li avrebbe esposti in un museo

-          E a te non l’hanno mai detto che non dovresti farti schiavizzare in questo modo? Anche da me, sai?

Il Ravenclaw evitò accuratamente di indulgere su quale tipo di schiavitù lo tenesse legato a lei e le baciò il palmo della mano in un gesto molto cavalleresco che la fece arrossire

-          Che dovevo fare? – domandò con un’alzata di spalle

-          Beh, potevi prendere mio fratello e sbatterlo a piantonare un corridoio con una torcia in mano

-          Ho paura che quella torcia la userebbe per darmi fuoco

-          Vero, ma fatti rispettare – si lamentò lei

-          Ad ogni modo ero venuto a trovarti, il mio coprifuoco non comincia prima di domattina e oggi ci siamo visti poco

Lei si impose di non arrossire, dopotutto era solo l’apparenza che lo rendeva simile al comportamento di un fidanzatino, ciò che davvero animava Chris era una sincera amicizia messa a dura prova, ma comunque fortissima.

-          Mi fa piacere – rispose dolcemente – anche io ho pensato la stessa cosa…

-          Spero che il regalo ti sia piaciuto – incominciò toccandosi i capelli come faceva sempre quando era nervoso

Per tutta risposta lei scostò il colletto del pigiama e ne tirò fuori la collanina col lucchetto sorridendo tanto felice che, probabilmente stava illuminando la stanza

-          Dovresti levarla per andare a dormire – le disse lui stringendo un attimo nel pugno il ciondolo chiuso

-          Mai, questa non la leverò mai!

-          Tu mi lusinghi, lo sai?

-          Io però spero che tu non faccia la stessa cosa con il mio dono… - e fece saettare birichina la lingua tra le labbra, gli posò una mano sul braccio dove la lana calda del maglione blu che gli aveva regalato risaltava sulla pelle chiara e sulla camicia bianca a spigato, rigorosamente di sartoria, che indossava sotto, i pantaloni invece erano casualmente neri - Sai, progettavo di regalartela da quando abbiamo fatto il bagno insieme – ammise scherzosa

-          Sono contento di avere un’amica come te… anche se mi comporto da stupido, tu non mi abbandonare, d’accordo?

Accipicchia, l’aveva detto!

Ma che cos’era, impazzito?

Era proprio l’ultima cosa di cui doveva pregarla… che avesse bevuto troppo? Eppure era certo di aver toccato solo succo d’arancia…

-          D’accordo…

Ecco il peggio, lei l’avrebbe fatto. Doveva dirle di lasciarlo perdere e aveva fatto il contrario e il problema era che lei si sarebbe cacciata senz’altro nei guai per lui, doveva imparare a stare zitto, e dire che gli riusciva sempre così bene, perché con lei parlava troppo?

Per la stanza si diffuse un silenzio alquanto imbarazzato mentre lui guardava insistentemente il quadrante dell’orologio, c’erano volte che faceva più follie del solito quando erano insieme, questa volta aveva parlato troppo e pregava che Gardis avesse una pessima memoria, cosa di cui non era per niente convinto, ma… era già successo di peggio, aveva rischiato di baciarla almeno una mezza dozzina di volte, di cui alcune pericolosamente vicino, e una volta, se Leonard non fosse tornato al momento giusto (o sbagliato, a seconda dei punti di vista) era arrivato a tanto così dal sedurla. Gardis tirava fuori il suo vero se stesso e non era un bene.

-          Beh, sarà il caso che vada… - disse alzandosi, lei gli si avvicinò e lo abbracciò

-          Sono contenta di avere un amico come te… - mormorò piano all’orecchio, peccato che dovesse alzarsi sulle punte dei piedi per raggiungerlo; lui le sorrise e le scompigliò i capelli come avrebbe voluto fare con la sua sorellina, Izayoi, però, era decisamente più rigida di Gardis e non avrebbe tollerato facilmente certe manifestazioni di affetto.

Guardò il suo visetto vispo, il naso perfetto, la pelle candida, gli occhi di colori differenti, le labbra… erano rosee e invitanti, appena socchiuse… ah, quanto avrebbe voluto essere uno qualunque e poterla baciare senza fisime, avrebbe rischiato volentieri di prendersi un ceffone pur di fare qualcosa del genere.

Si morse le proprie, chissà che il dolore non lo aiutasse.

-          Ciao Gardis, ci vediamo domattina…

-          Pensa a dormire, me ne occupo io del resto, d’accordo?

-          Ma ci sono…

-          Niente ma! Da questo momento comando io!

-          Come vuoi principessa… - lei arrossì, ecco l’altro che la chiamava “principessa”… ma sulle labbra di Kitt sembrava molto più dolce che lo scherzoso appellativo con cui le si rivolgeva a volte Seraphin

Ancora silenzio; se fosse stato per lui, sarebbe già fuggito, ma lei lo stava ancora abbracciando e sarebbe stato scortese…

-          Tu mi nascondi qualcosa, vero? Un giorno mi dirai di che cosa si tratta?

Lui la fissò costernato e fece per replicare che, assolutamente, non le nascondeva niente, pregustando già il sapore amaro delle menzogne, quando lei lo spinse oltre la porta e chiuse l’uscio.

Aveva detto la sua senza parlare, lei sapeva che c’era qualcosa che non andava, chissà come l’aveva scoperto… e VOLEVA che lui gliene parlasse, quando si fosse sentito.

Era un attore così scadente, allora? Non poteva neppure nascondere alla sua migliore amica il più piccolo dei segreti?

Sospirando mesto si diresse verso i corridoi, da una parte era felice che lei fosse in grado di vedere oltre la sua maschera di bravo ragazzo, e di certo contribuiva parecchio il suo incessante combattimento tra ciò che era e ciò che doveva essere, ma… dall’altro era pericoloso, sarebbe stato meglio se fosse stata una normalissima ragazza superficiale che non distingue una cosa dall’altra, sarebbe stato meglio per il suo bene.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti!! Allora, come sta passando quest’autunno? Il mio tra il facchinaggio e l’esaurimento nervoso visto che ho cominciato a lavorare da poco, a proposito, volevo anche dire che da questo momento in poi gli aggiornamenti saranno quasi sempre fatti durante il weekend perché in settimana ci vuole tutta che arrivi sveglia a casa. Potrebbe esserci qualche piccolo ritardo, visto che mi manca anche il tempo per scrivere, ma la storia penso proprio che prima di Natale sarà completa  *(^_^)/*

In questo capitolo si nota qualcosa di interessante, ovviamente voi avrete già capito a cosa mi sto riferendo, quindi non lo ripeterò, però tenete a mente che è una cosa F_O_N_D_A_M_E_N_T_A_L_E.

Bene, a questo punto, come promesso, è tornato Seraphin, accompagnato dalla fedele e glaciale Aisley, alla fine il caro Blaise è riuscito a farli mettere assieme dopo tanto penare, ad ogni modo la storia di Fin e della minore degli Zabini avrà un suo piccolo spazio perché c’è altro oltre l’apparenza.

Spero davvero che il capitolo vi piaccia, vorrei davvero ringraziare tutti quanti per i tantissimi commenti che mi avete mandato, sono davvero commossa e lusingata!

Da questo momento, comunque, sono aperte le scommesse, il problema credo sarà decidere quale sarà la scommessa.

Ricordate una cosa importante, che potrebbe essere il sottotitolo della storia: l’apparenza inganna.

Esattamente come gli occhi di Gardis che solo ad un esame attento e ad una riflessione profonda possono effettivamente essere assimilati al colore “dell’ametista”, mentre ad un esame superficiale sono semplicemente uno azzurro e uno marrone.

Bene, noi spero che ci risentiremo la settimana prossima, mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne pensate di questo diciannovesimo capitolo natalizio (eh già, sembra sempre che il Natale compaia in tutte le mie store).

Un bacione grandissimo a tutti, aspetto i vostri commenti

Nyssa

 

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Capitolo 20
*** Peter Pan, Capitan Uncino, Wendy e Trilly ***


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-          Gardis, andiamo, svegliati!

Karen scosse la testa come se fosse impossibile tirare giù dal letto la bionda, al momento scomposta e con le coperte di traverso

-          Hestia! – gridò spaccando i timpani a Jeff che passava per caso di lì – non si vuole svegliare! Che faccio?

-          Reazione di rifiuto – citò lei ed entrò facendo svolazzare i capelli scuri – dai Gardis, svegliati! Devi cominciare a prepararti!

Per tutta risposta la Malfoy abbracciò il cuscino e si girò dall’altra parte dando loro le spalle

-          FitzOsbert mi aveva raccomandato di fare presto – mormorò colpevole la piccola Longbottom tormentandosi una ciocca dorata

-          Quel viscido topo di fogna! – sbraitò Potty1 ricordando che erano pure usciti insieme per la bellezza di una settimana e tre giorni – se aspetta non cascherà il mondo, deve smetterla di credersi chissà chi! Eppoi il pubblico aspetterà se saprà che lei entrerà in scena comunque, non c’è fretta…

-          Ma che facciamo?

Uscirono dalla stanza e si avviarono di sotto rimuginando su una soluzione; Leonard, che non si era ancora degnato di presentarsi all’appello del regista del club teatrale, passò davanti a loro

-          Malfoy, ferma un attimo! – gli urlò dietro la mora alzando la mano, quello si fermò e attese salutando con un cenno Karen che, grazie al cielo, la sera prima non era andata a tormentarlo e così lui aveva potuto trascorrere una notte tranquilla insieme alla sorella di lei.

-          Cosa volete? – chiese lui che, più si avvicinava l’ora della rappresentazione e più non aveva voglia di farsi vedere agghindato da Capitan Uncino

-          Tua sorella non vuole svegliarsi, dorme come un sasso

-          Non sappiamo più che fare! – protestò Karen

-          Lasciatela dormire – rispose tranquillo lui

-          Ma deve cominciare a prepararsi! – lo interruppe la piccola Potter – dacci una mano

-          Andate a cercare Christopher, è l’unico a cui darebbe retta, certo non si degnerà di alzarsi dal letto solo perché glielo chiedo io…

Le due si incamminarono alla ricerca del moro

-          E quando lo vedrete, ditegli che devo parlargli!

Annuirono, poi la bionda chiese all’altra di aspettarla un secondo e andò a confabulare con il fratello maggiore della loro migliore amica, pareva impacciata mentre parlava e gli chiedeva con chi andasse al ballo di quella sera

-          Gli attori non devono avere dame – rispose lui. In realtà non riusciva ancora a confessarle che lui e sua sorella avevano una storia piuttosto seria nonostante lei lo andasse a trovare ogni notte.

Gardis l’aveva messo in guardia che sarebbe stato difficile e non perché la verità fa sempre male, quanto perché si sentiva come se stesse pugnalando qualcuno alle spalle perché gliela facevano proprio sotto il naso senza che sospettasse nulla e in più lei era così dolce e innocente che non si riusciva ad essere giusti, cioè brutali, con lei.

 

Era stata Ciel a chiedergli di aspettare perché non si sentiva ancora pronta, ma… se non gliene avesse parlato, quella sera lei avrebbe provato sulla sua pelle cosa si prova ad essere traditi dalla propria sorella maggiore.

 

Imbarazzata la Longbottom chiese scusa e si allontanò nuovamente.

 

*          *          *

 

Christopher, come appresero da un volenteroso Corvonero che aveva parlato col fratello Lachlan, era ancora nella sua stanza e non ne era uscito, gli chiesero di chiamarlo, ma sembrava che neppure lui avesse molta voglia di addentrarsi nei corridoi della scuola.

 

Sembrava ieri che aveva incontrato Rago per la prima volta, eppure era già passata più di una settimana… e non ci aveva riflettuto molto nonostante fosse un problema di proporzioni ciclopiche.

La sua mente gli suggeriva, come al solito, di allontanare Gardis e di dedicarsi a Rago, un demone, almeno, non avrebbe potuto soffrire per le angherie che le sarebbero toccate, ma… la Regina dei Demoni si era rivelata un tipo niente affatto babbeo e sapeva leggergli dentro come credeva riuscissero a fare solo la biondissima Gryffindor e sua sorella Izayoi: avrebbe accettato di stare con lui sapendo che era innamorato di un’altra?

Pareva troppo fiera ed orgogliosa, come una vera regina, per acconsentire a questo.

 

Per tanto che riflettesse, non riusciva a trovare una soluzione: chi diamine possedeva l’anima dannata di quella femmina di demone? All’apparenza solo due persone, Gardis e Izayoi, ma se era vero che la personalità di Rago prendeva il sopravvento, quella che si manifestava era della regina, non della persona che conosceva, quindi, ipoteticamente, poteva ancora essere chiunque, dalla più subdola serpe alla più remissiva tassorosso.

E non lo aiutava pensarci all’ultimo momento.

Certo, Rago gli aveva detto che la persona che custodiva l’Anima Azzurra aveva un potere e una personalità così forti da oscurare addirittura la sua e lui sapeva che non poteva essere Izayoi: era dunque Gardis?

Più che una conclusione sembrava la risposta a tutti i suoi problemi che il cuore gli suggeriva. E la meno probabile perché quella sera che l’aveva vista la prima e unica volta Gardis era sconvolta ed era fuggita nella sua Torre, dove era rimasta tre giorni, a piangere per colpa sua.

Rago, stranamente però, conosceva più pasticci di quella scuola di quanto osasse immaginare: sapeva di Leonard, sapeva che era un bastardo, sapeva che aveva litigato con Gardis, sapeva che ne era innamorato senza che dicesse una parola. Come faceva?

 

-          Christopher, ti prego, sono Hestia! – urlò qualcuno da dietro la porta – tu e Gardis dovreste essere già in sala prove, ma non c’è nessuno degli attori principali, Malfoy… - e con quello si riferiva a Leonard, nonostante la sua migliore amica si chiamasse così – è a farsi un giro per la scuola e Gardis sta ancora dormendo! Ti prego aiutaci e tirala giù dal letto, non si sveglia neppure con le cannonate!

Sorrise, Gardis era proprio un bel problema, sotto molteplici punti di vista.

Scese dal letto e si preparò per andare da lei

 

*          *          *

 

-          Chi ha disegnato le copertine?

In prima fila di fronte al palcoscenico, assieme ad alcuni altri professori, Blaise stava chiacchierando con Seraphin e il professor Springfield, ex compagno di scuola di Fin.

-          Non lo so – rispose il secondo - Credevo che il protagonista di “Peter Pan” fosse Peter Pan, ma evidentemente mi sbagliavo…

-          Non preoccupatevi, è solo una trovata pubblicitaria – intervenne Rudiger che stava sistemando gli ultimi ospiti prima di andarsi ad occupare del suggerimento delle battute

-          Sarà… ma perché Gardis e Karen devono stare in copertina conciate in questo modo?

Il moro gli porse uno dei volantini di pergamena la cui parte superiore, come si rispettava per ogni libretto d’opera, era occupata dalla locandina che ritraeva una Wendy in camicia da notte piuttosto deshabillé nell’angolo inferiore, una Trilly svolazzante per la carta a cui spuntavano le mutandine dalla gonna corta e le calze autoreggenti in quello superiore e, al centro, un affascinante Capitan Uncino biondo e un Peter Pan moro

-          Mi stupisce che Gardis si sia prestata a farsi ritrarre così – commentò ancora Seraphin

-          Che ci vuoi fare – rispose pacato il Prefetto di Serpeverde – la grafica fa miracoli…

Era evidente, soprattutto visto che nessuno dei quattro protagonisti approvava quell’illustrazione. Karen diceva che era troppo formale, Gardis che era oscena, Leonard che non metteva in risalto i protagonisti (e che suo padre non avrebbe mai dovuto vederla) e Kitt che lo avevano disegnato troppo grande.

 

Dietro le quinte i protagonisti della vicenda erano alle prese con gli ultimi preparativi: FitzOsbert aveva deciso all’ultimo momento che la sua Trilly dovesse portare una coda di cavallo alta e, chiaramente, il Prefetto del Grifondoro ne aveva per l’anima di farsi tirare i capelli fino a morire di dolore, tantomeno poi di piantarsi nel cranio quel fermaglio a forma di farfalla. Al momento stavano ancora litigando accanto ad una scala dalla quale, probabilmente, il presidente del club teatrale sarebbe presto caduto giù in maniera più o meno casuale.

Leonard, assieme ad alcuni suoi compagni, si stava sistemando il pizzo dei polsini sostenendo che la fattura era decisamente pessima e che avrebbero dovuto sostituirlo, gli altri lo guardavano perplessi, soprattutto perché a loro erano capitate maglie a righe e pantaloni sbrindellati, per saltare vistosamente su bende e gambe di legno della patetica ciurma del capitano

-          Siamo fortunati, almeno non ci è toccato fare gli indiani – borbottò qualcuno grattandosi dove le cuciture prudevano

-          Infatti. Chi ha creato questa nave? È un portento! – ribattè l’altro – ne voglio una anche in casa mia! E cos’è quella sirena là davanti?

-          È una polena, idiota, una POLENA – rispose acido il Caposcuola verde argento

-          Figo!

-          La voglio anche io!

-          È una scultura da navi, cretino, non una bambola – gli disse Blaze sistemandosi le perle nei capelli, a lei era toccato il ruolo di una delle sirene

-          Hestia ha fatto proprio un bel lavoro con la Jolly Roger, vero? – chiese una delle sorelle Longbottom, anche lei alle prese con conchiglie e altri fermagli

-          La Jolly Roger? Credevo che si chiamasse GoingMerry! – protestò una delle serpi all’indirizzo della sprovveduta ragazza

-          Ma no, scemo, si chiama Merryweather!

-          Ma non l’hai mai letto il libro? – s’informò un altro – è Jolly Roger!

-          No! È Going Merry!

-          Ma va’! Lo sanno tutti che la nave di Capitan Uncino è l’Olandese Volante!

-          Ma sì, allora perché non la Perla Nera – rise alle loro spalle Lillis mentre questi cominciavano una discussione sul nome della nave del pirata

 

Christopher continuò a grattarsi la schiena visto che l’edera rampicante che ricopriva la sua maglia gli prudeva terribilmente, pazienza, c’era a chi era andata peggio, Montague, travestito da coccodrillo, aveva provato la parte mille e una volta, ma non era ancora riuscito a spaventare a dovere Capitan Uncino e, ogni volta, se ne andava con la coda tra le gambe (più o meno metaforicamente) ad una occhiata seccata del giovane Malfoy; il suo costume ingombrante da coccodrillo gli calzava a pennello, specie per la taglia, sfortunatamente la sveglia che gli avevano legato sulla testa aveva terminato l’opera del suo rincitrullimento completo visto che, con molta nonchalance, Gardis gliela aveva fatta suonare in testa almeno una dozzina di volte.

 

-          Longbottom! – disse FitzOsbert mollando momentaneamente Gardis che ne approfittò per tirarsi su le calze per l’ennesima volta – sei Wendy o la nonna di Cappuccetto Rosso? Levati immediatamente quello scialle dalle spalle!

-          Ma ho freddo! – protestò Karen stringendo la lana violetta intorno alle spalline della camicia, ovviamente il colore lasciava intuire la provenienza della lana – dopotutto siamo a dicembre!

-          Ma rovini tutto l’effetto! Lachlan! – gridò poi vedendo passare il fratellino di Chris – cosa fai con quella bombetta in testa? Doveva essere un cilindro! Hai capito? CILINDRO!

-          Datti una calmata FitzOsbert, ne ho piene le tasche delle tue urla – la faccina seccata di Gardis si adattava perfettamente alla scena di gelosia dello spettacolo, peccato che al momento stesse stritolando la spalla dell’altro

-          Gardis, dove l’hanno pescato quel completino? Rischi di diventare il sogno proibito di metà della scuola – le sorrise Kitt vedendola per la prima volta con gli indumenti addosso e cercando di posticipare il linciaggio del presidente

-          Chiudi il becco Kitt, ho la luna storta, è chiaro? Al momento sono più irritabile di un lupo mannaro…

-          Gardis Gardis… - Rudiger scosse la testa comparendo dal nulla dietro di loro – perché non leggi mai il messaggio subliminale?

-          Ma tu non eri ad occuparti degli ospiti?

-          Beh, c’è bisogno di me anche qui… eppoi lo può fare benissimo qualcun altro. – aggiunse con menefreghismo e un’alzata di spalle - Ad ogni modo, ciò che Chris voleva dirti è che conciata così sei il SUO sogno proibito – il biondo battè una mano sulla spalla del compagno, la piccola Malfoy si affrettò ad arrossire borbottando un “smettila di dire cretinate”

-          Veramente io volevo dire ciò che ho detto – fu la risposta del Corvonero

-          Tu vieni con me che facciamo un discorso tra maschi… scusaci un momento – e se lo portò via

-          Ok, dieci minuti e si va in scena! Dov’è quello che fa il cane?

 

Il povero studente travestito da cane tuttofare apparve e si affrettò ad infilarsi la maschera con la testa e il grosso fiocco che gli girava intorno alle orecchie.

 

-          Spero solo che non muoia nessuno – fu l’ultima frase della giovane Gardis prima di scomparire al suo posto, mentre il sipario rosso si sollevava lentamente

 

Presentandosi al pubblico, FitzOsbert abbozzò un inchino e spiegò brevemente e con enfasi i motivi che li avevano spinti a scegliere quella determinata opera anziché qualcos’altro. La platea lo applaudì svogliatamente gridandogli di levarsi dai piedi e di mandare in scena lo spettacolo: il pubblico era equamente diviso tra chi voleva vedere Leonard, chi non aspettava altro che l’entrata in scena di Karen e la sua camicia e quelli che, invece, attendevano da mesi l’ingresso della bionda Malfoy nei panni succinti di Trilly. La sala era gremita.

 

La camera da letto dei tre ragazzi: Wendy, John e Michael prese magicamente forma dietro le spalle del presidente del club mentre Nana faceva il suo ingresso portando sulla testa con pacco di lenzuola.

 

Karen, poco adatta al ruolo di sorella maggiore, ma perfetta nella sua camicia azzurrina, fece la sua comparsa dopo che il cane ebbe lasciato la scena, mise a letto i fratellini e si sedette sul letto di Michael rimboccandogli le coperte e levandogli da sotto il braccio un libro di favole, posandolo poi sul comodino.

Cominciò il suo monologo dove il pubblico venne proiettato nei dubbi di una ragazza che sta per diventare signorina e che non vuole crescere, che vorrebbe raccontare favole di Peter Pan per sempre.

 

La finestra prima chiusa dietro di lei si spalancò di colpo lasciando entrare, volteggiando con una magia, Christopher travestito da ragazzo che non vuole crescere.

Sfoggiando il sorriso più birircchino che ricordasse, il moro fece due o tre giri per il palco e si fermò accanto all’altra attrice cominciando con la sua sfilza di battute e narrandole delle favolose avventure che potrebbe vivere sull’Isola Che Non C’è, il posto incantato dove lui abita assieme agli altri Bimbi Sperduti.

-          Ma tutto questo è impossibile senza l’aiuto della mia preziosa fata: Trilly!

Si trattenne il respiro.

Dal fondo della platea, Gardis fece la sua comparsa spolverando i presenti di brillantini luccicanti che le davano quel tocco magico, sorrise gioiosa, anche se, come aveva temuto, la gonna era troppo corta.

Con un gesto fluido e leggero, si andò a posare accanto a Peter e a Karen sfoggiando la sua aria altezzosa circa l’usare la Polvere di Fata così alla leggera.

L’ingresso della bionda fu accompagnato da fischi e grida di approvazione mentre la Vicepreside, in prima fila, aveva uno strano tic alla guancia che non lasciava presagire nulla di buono per le verifiche al rientro dalle vacanze.

 

-          Siamo sicuri che quella sia Gardis? – domandò Seraphin sorridendo sorpreso

-          Spero solo che suo padre non debba mai vederla conciata così o è la volta che la nostra amicizia si dissolverà assieme alla mia morte – fece notare Blaise

-          Immagino che anche Leonard sia piuttosto nervoso…

-          Lo spero per lui, voglio proprio sapere cosa gli è saltato in mente di mettere in scena uno spettacolo porno!

-          Non fare tanto il santarellino, non voglio sapere cosa avresti messo in scena tu quando frequentavi ancora Hogwarts! – lo rimbeccò Aisley

-          Io e Draco ci facevamo gli affari nostri

-          Ma davvero? Perché allora mi giungono strane voci a proposito di varie ragazze… Clothilde, Martha Spencer… - intervenne la fidanzata del moro

-          Buona Aisley, - la rabbonì Seraphin come si fa con un cane che ringhia - Gardis sa badare a se stessa, penso che se ne occuperà da sola di uccidere qualcuno

-          Quello che mi dispiace è che non sarò presente – bofonchiò lei levandosi un boccolo dalla guancia – tutte le ragazze dovrebbero essere come lei

Seraphin le accarezzò appena la testa e l’abbracciò

-          Segui lo spettacolo – aggiunse

Nel frattempo metà del cast era svolazzante per il palco compresi i due attori che facevano la parte dei fratelli Darling e si stavano dirigendo verso la seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino; le coordinate specifiche dell’Isola Che Non C’è erano invece chiare nella mente di quei ragazzini.

 

Con una magia la visibilità del palco venne oscurata mentre si spostava l’ingombrante scenografia e, alle loro spalle, compariva la nave di Capitan Uncino, qualunque fosse il suo nome, assieme al capitano e alla sua ciurma di bucanieri intenti ad affilare spade e a oliare moschetti

-          Direi che i serpeverde ci stanno alla grande a fare i pirati babbioni – celiò Fin che era ancora un orgoglioso Grifondoro

-          Ti voglio ricordare che anche IO sono stata una serpeverde – fu l’algido commento della ragazza Zabini accanto a lui

-          Sì, me n’ero accorto – le sorrise alzando un sopracciglio e Aisley lo fulminò con gli occhi blu mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso piuttosto sadico – ora segui lo spettacolo – per la seconda volta.

 

Che Leonard fosse un attore nato era implicito nella sua natura di Malfoy, di vampiro e di serpeverde, solo che, più che un rozzo lupo di mare assomigliava ad un affettato cortigiano elisabettiano… confrontato con la sua ciurma poi…

Iniziò con la sua sfilza di battute vagando per il ponte dell’imbarcazione e facendo attenzione ai piedi dei suoi uomini allungati in maniera svaccata sul palco, uno si beccò anche un calcio, ma il comportamento rude si confaceva alla perfezione con il suo ruolo.

Il suo ingresso sul palco nei suoi abiti settecenteschi e tutto il suo charme fu accompagnato da grida disumane da parte delle ragazze della scuola che lo salutavano con le lacrime agli occhi, alcune, dal fondo, sollevarono uno striscione recitante “Sei il Capitano del nostro cuore” e incominciarono a cantare “I honestly love you” di Olivia Newton John, Hagrid fu costretto ad intervenire e farle tacere per fare in modo che lo spettacolo andasse avanti.

Il biondo rivolse a quelle pazze invasate un’occhiata sprezzante mentre ricominciava da capo la battuta con aria seccata

-          Che tu ricordi, tu e zio Draco avete mai avuto tanto successo? – chiese maligno Seraphin al suo vicino; Blaise si affrettò a tossicchiare

-          Non sono cose di cui si può palare in pubblico – si scusò rammentando i bei vecchi tempi

 

Dalle quinte arrivò il suono del tanto famoso orologio che il coccodrillo aveva ingoiato molto tempo prima e, quando Montague fece la sua comparsa travestito da rettile obeso, strisciando a fatica sul pavimento, la platea proruppe in una risata collettiva alla quale tutti, anche i prof, si lasciarono andare.

Il ragazzo si affrettò ad arrossire e, alzando gli occhi al cielo all’idiozia del suo compagno, Leonard cercò di fare la faccia più impaurita che potesse, anche se era un po’ difficile spaventare un vampiro, visto che sarebbe bastato semplicemente mostrare i denti alla folla che tutti si sarebbero gelati nei loro posti per poi lanciarsi in una reazione di panico collettivo.

 

Fu allora che, volteggiando, i tre fratelli Darling e Peter, accompagnati dalla fedele e gelosa Trilly, ritornarono in scena scatenando il putiferio sulla nave mentre i pirati si preparavano al contrattacco, un cannone di cartapesta, opera del club artistico, apparve alle loro spalle e due serpeverde lanciarono addirittura una palla che esplose poi in mezzo alla sala, mancando clamorosamente il bersaglio e riversando sugli spettatori una pioggia di coriandoli bianchi e neri; in verità avrebbero dovuto mirare molto più in alto, ma erano stati terribilmente tentati di beccare in faccia la McGranitt o la Sprite e, all’ultimo momento, era troppo tardi per cambiare la traiettoria.

A Zabini scappò un sorriso che la ex prof di Trasfigurazione si affrettò a gelare con un’occhiata che lo fece sedere ritto e composto nella prima riga di poltrone.

 

Fu poi la volta della scena delle sirene, Trilly, gelosa di Wendy, era andata ad istigare le figlie di Nettuno alla baia, così, quando Peter portò lì la sua nuova amica, queste le si accanirono contro tentando di strapparle la veste.

L’arrivo in scena delle sette sirene, appositamente pagate e cercate nel catalogo delle sette ragazze più belle della scuola, scatenò fischi, commenti più o meno volgari sulla loro nudità nascosta e fraseggi osceni. C’era chi, dalle ultime file, strillava di levare quei capelli davanti, altri che avrebbero preferito che si levassero anche quel misero pezzetto di stoffa a forma di conchiglia che FitzOsbert aveva concesso loro di indossare, tanto per non offendere troppo il comune senso del pudore, a cui Gardis stessa aveva inflitto una memorabile batosta.

 

Ma niente eguagliò  le urla che raggiunsero l’apice quando in scena comparve la tanto attesa Giglio Tigrato e fu quindi con altrettanto stupore che gli attori si accorsero che a interpretarla era nientemeno che Rudiger! Munito di parrucca con le trecce e accuratamente abbigliato.

Ci fu un attimo di silenzio totale mentre si prendeva atto del vero attore e poi grida, strilli, risate e molta confusione, grazie al cielo presa più sul ridere che sull’offensivo per aver messo un ragazzo a fare la principessa indiana.

-          Questa non me l’aspettavo – mormorò il Caposcuola dei Corvi mente levitava insieme a Trilly, ora capisco cosa ci faceva sempre alle prove con noi. Ma che non si aspetti che faccia l’idiota con LUI – perché in effetti Rudiger era un lui e metà della platea femminile poteva confermarlo e provarlo.

-          E anche perché FitzOsbert non volesse mai provare la scena…

-          Già…

Come da copione Capitan Uncino rapisce la bella Giglio Tigrato per attirare Peter Pan in una trappola, peccato che il ragazzo non sia poi così stupido e, con uno stratagemma, riesca a rivoltare la frittata a suo favore sotto gli occhi affascinati di Wendy che tenta di dargli un bacio, ovviamente interrotto dalla gelosa Trilly, per niente incline a lasciare Peter ad un'altra che non riesce a capire il suo desiderio di rimanere per sempre fanciullo.

 

La festa al campo indiano, con tanto di bambini sperduti che ballano intorno al falò attirò molti applausi, dopodiché il tendone si chiuse per cedere il passo al secondo atto.

 

Nei dieci minuti che servivano per l’allestimento dell’altra parte dello spettacolo il pubblico si scambiò commenti più o meno entusiasti sull’opera e sui personaggi.

Dalle file di mezzo Hestia guardò soddisfatta le sue scenografie annuendo a se stessa per l’ottimo lavoro svolto. Accanto a lei Jeff e Jack sembravano presi da un eccesso di risa più lungo del solito.

I suoi due, meravigliosi fratelli.

 

Al sollevarsi delle scene tutti tornarono a sedersi mentre le luci si sfumavano nel buio riportando prima la cabina di Capitan Uncino dove aveva catturato Trilly, al momento stazionante seccatissima in una gabbia alle sue spalle, poco serviva dire che il broncio sul musetto della piccola Malfoy era assolutamente reale visto che le battutine scorrete di suo fratello durante l’intervallo l’avevano fatta davvero infuriare. Ora, con le braccia conserte e la schiena al pubblico era nel suo.

 

Nel frattempo il capitano ciarlava di piani su come catturare Peter Pan e dell’ultimo che aveva messo in atto: regalargli una bomba.

Recitando divinamente, la bionda si voltò verso il fratello riversandogli tutto il suo odio e cominciando a dimenarsi nella gabbietta cercando di romperne i vetri mentre il bucaniere usciva accompagnato dai suoi scagnozzi.

 

Un nuovo cambio di scena e ci si ritrovò nell’albero cavo, tana del bambino che non vuole crescere e degli altri bimbi sperduti, arredato sommariamente e piuttosto rozzamente.

Karen, al meglio di sé, canticchiò una ninna nanna per parlare a quei ragazzi della mamma che non avevano mai conosciuto o che non ricordavano e tutti quanti si commossero, chi più e chi meno; la giovane Longbottom aveva proprio il modo di fare di una mammina se non fosse stato per la sua bellezza molto fanciullesca.

Leonard, da dietro la scenografia la spiò per qualche attimo con aria grave, ma quando lei gli rivolse la sua occhiata entusiasta si sentì davvero un verme.

Ciel, lì accanto, gli strinse appena la mano, sapendo che non doveva provare niente di piacevole mentre sua sorella riponeva in lui tutta la sua fiducia e loro due la stavano facendo a pezzi.

Avevano sbagliato entrambi e fin dall’inizio. Lei avrebbe dovuto dire a Karen che si stavano frequentando e lui… avrebbe dovuto disilluderla subito, ora era tutto più doloroso.

 

I pirati di Capitan Uncino fecero una sortita all’interno del nascondiglio prendendo alla sprovvista i ragazzi e facendoli prigionieri, lasciando per Peter un pacchetto tutto infiocchettato, dopodiché se ne andarono.

 

Nel frattempo si vide la scena di Trilly che, finalmente, riusciva a liberarsi dalla sua prigione e, alla velocità maggiore che le sue deboli ali le permettevano, si diresse svelta verso Peter per metterlo in guardia dal piano del suo nemico.

 

Gli occhi del pubblico saettavano rapidi dal libretto che avevano in grembo, su cui erano segnate le battute e la storia, e il palcoscenico dove si susseguivano rapide le scene: Trilly, informata del piano subdolo del Capitano, si lanciò in una corsa forsennata verso l’albero nel tentativo di arrivare in tempo; Peter stava già dimenando il pacco regalo, tutto eccitato, quando la fatina lo raggiunse e cercò di strappare carta e nastri per mostrargli il contenuto ticchettante che il bambino che non vuole crescere non riusciva a riconoscere.

-          Potevano scegliere uno di più ingenuo per la parte di Peter – commentò qualcuno dalla platea, era infatti universalmente noto che Christopher Black fosse uno studente modello e di sicuro non si sarebbe lasciato prendere alla sprovvista; oltretutto aveva un comportamento decisamente più maturo della sua età anagrafica e questo era in contrasto con le caratteristiche peculiari del personaggi di Barrie. Ma da bravo Corvonero, quando faceva qualcosa la faceva bene e anche la sua recitazione era lodevole e credibile.

Trilly, disperata e con sentimenti sinceri, riuscì a strappare dalle mani dell’amato Peter il dono distruggendo mezzo nascondiglio e rimanendo coinvolta nell’esplosione. Peter Pan, sconvolto, spostò rami ed alberi, brande e teli alla ricerca della sua preziosa fatina che gli aveva salvato la vita

-          Tu sei l’unica fata che conta per me – recitò con enfasi stringendola al petto e in quel momento metà del pubblico aveva gli occhi umidi, ciò che non sentiva, però, erano le parole che i due attori si stavano sussurrando mentre Gardis fingeva di non riuscire a respirare tra le braccia del ragazzo

-          Mi stanno cadendo sia le calze che le mutandine – borbottò e per poco la sua espressione da moribonda divenne seccata

-          Non aspettarti che te le metta a posto

-          Dovrei obbligare a FitzOsbert a farlo con i denti! – ribattè piccata

-          Io te lo sconsiglio

-          Perché?

-          A volte sei troppo ingenua, Gardis…

-          Questa quando finiamo me la spieghi, chiaro?

-          Fattela spiegare da tuo marito – la prese in giro lui

Si voltarono verso le file di poltroncine scorgendo negli occhi dei presenti uno sguardo di anticipazione: perché? In quel momento loro dovevano lasciare il palco

-          Dov’è il bacio? – domandò qualcuno dalle prime file

-          Già, vogliamo vedere il bacio noi! – strillò qualcun altro

BACIO! BACIO! BACIO!

Gridarono in coro gli studenti inneggiando

-          C’è scritto sul libretto

-          Ma scusate, se noi stiamo qui a baciarci chi va a salvare gli altri prigionieri? – chiese la bionda alzandosi a sedere e simulando una certa fatica

-          Non ce ne frega niente degli altri, vogliamo un bacio in questa pantomina! – protestò un ragazzo dalla terza serie di posti

-          Ma è fuori copione – fu la risposta del moro che fissò il pubblico, a sua volta in attesa

Dal piccolo buco del suggerito Rudiger, levatosi la parrucca nera, sillabò di baciarsi e di farli felici, Kitt scosse la testa come se gli avessero chiesto di baciare un appestato, allora il biondo afferrò una delle assistenti di passaggio e gli fece vedere dal vivo come doveva fare

-          Ora fallo tu! – esclamò con gli occhi stellanti mentre la poveretta avvertiva seri problemi di equilibro, prossimo alla riuscita del suo subdolo piano, più subdolo di quello di Capitan Uncino

-          Non bacio una ragazza di fronte a questa folla – replicò risentito il Ravenclaw, sentendosi tradito

-          Finiscila di fare il santo, dalle un bacio! È un ordine di FitzOsbert e della Vermyl

-          Ehi Greengrass, io non prendo ordini da Vanessa, chiaro? – puntualizzò la bionda sistemando le foglie del suo striminzito abitino

-          Però da FitzOsbert al momento sì – fece notare lo Slytherin con sagacia

-          Non ci resta che accontentarli – mormorò il Caposcuola stringendola tra le braccia, lei emise un sospiro profondo, segno che non era d’accordo

-          Con o senza la lingua? – chiese, ovviamente era una presa in giro

-          Stai scherzando? Spero vivamente che tu non voglia farlo per davvero!

Gardis sembrava un po’ costernata; un po’ tanto. Ma se si pensava che la sua esperienza in materia era ANCORA limitata a quando era rovinata addosso a Jack, ormai più di tre anni prima, beh, non ci si poteva aspettare che prendesse di buon gradi di baciare il ragazzo che le piaceva per una recita teatrale, di fronte a centinaia di persone, era assurdo! E lui lo faceva solo per la rappresentazione, era anche peggio…

-          Senti Kitt, ma non li hai mai visti i film? – incominciò con la sua solita aria saputella – devi baciare il naso

-          Ah sì? E dove? – chiese lui, il sorrisetto malizioso che gli si dipinse sul viso però non le piacque per niente, glielo aveva già visto quella volta che avevano dato di matto nella stanza di suo fratello; con il dito indicò la piccola scanalatura sopra le labbra; pregò che non volesse impazzire improvvisamente proprio nel mezzo della recita

Lui avvicinò la bocca e la baciò. Non c’era possibilità di errore, non stava baciandole la pelle soprastante, ma proprio la bocca!

Si sentì piena di vergogna, grazie al cielo erano parzialmente coperti.

-          Ti avevo detto qua! – balbettò confusa e rossa lei, continuando a indicare il punto di prima

-          Mi sarò sbagliato – si giustificò lui con un’alzata di spalle, i suoi occhi blu, però, dicevano chiaramente che non aveva commesso errori.

Lei si toccò le guance, probabilmente erano così calde che ci si poteva cuocere un uovo… il suo primo bacio serio di fronte a tutta quella gente e poco importava che loro non sapessero cosa lui le avesse baciato o se quella era la prima volta. Implorò che Leonard non sapesse mai di tutto quello.

Poi perché diamine era rimasta scritta la scena del bacio? Vanessa e il presidente avevano acconsentito a toglierla tre giorni prima… qui c’era lo zampino di Rudiger.

Non volle guardare alle prime file dove Seraphin e zio Blaise erano seduti, aveva paura di leggere le loro espressioni di terrore.

-          Soddisfatto? – domandò con una vocina stridula il Corvonero al suggeritore, ancora al suo posto; ovviamente lui aveva avuto una panoramica perfetta e sapeva esattamente cosa era accaduto

-          Potevate fare di meglio – si lamentò dall’alto della sua sterminata esperienza

Kitt sbuffò spazientito, prese in braccio la fatina e si alzò in volo mentre cambiavano la scenografia e il pubblico applaudiva; anche quello non era nel copione, ma Gardis aveva le gambe così molli che difficilmente sarebbe riuscita ad andarsene per conto suo.

 

A dieci metri d’altezza, appostati sull’impalcatura sopra il tendone del palco, la depositò e si fermò in attesa che fosse di nuovo il suo turno di scena.

La bionda strinse convulsamente la ringhiera lì accanto per poi crollare sulle ginocchia.

-          Devo parlarti di Jeff ed Hestia Potter – incominciò lui dopo aver lanciato un’occhiata furtiva alla platea che non poteva scorgerli – è una cosa importante

-          Che strano – lo rimbrottò lei arrabbiata – anche lei mi ha detto la stessa cosa di te… - se fosse riuscita a stare in piedi si sarebbe puntata le mani sui fianchi, ma al momento le riusciva difficoltoso perfino muovere i muscoli facciali!

-          Non scherzare – lui non pareva in vena di umorismo

-          Non scherzo – lei neppure.

Strano, eppure non ricordava a malapena la piccola Potter…

-          Ad ogni modo, dopo quello che hai fatto l’unica che sai dirmi è che devi parlarmi di Hestia? – perché era così risentita? Non capiva…

-          Dove sta il problema?

-          Dove sta il problema?! Chris, ma che ti prende tutt’a un tratto, BACIARE ME?! – cosa ti ha fatto fumare quell’imbecille di Rudiger?

-          Niente, ma dopotutto non è successo niente

-          Ah, scusami tanto se per te non è successo niente! Per me invece succede qualcosa di più!

-          Ce l’hai con me?

-          Sì, ce l’ho con te. Non avresti dovuto, ti avevo detto di non farlo

-          È stato solo un bacio… - veramente no, ma era un altro paio di maniche. Non ci credeva neppure lui alle sue stesse parole, non era stato solo perché gli avevano ordinato di farlo, aveva solo colto l’occasione per esaudire un suo desiderio, altrimenti irrealizzabile senza incorrere in punizioni corporali degenerative.

-          Non me ne frega niente! Per me puoi andare a baciare tutte le ragazze che trovi per i corridoi – l’amaro in bocca della menzogna la rendeva furibonda e malinconica allo stesso tempo e le lacrime che le si stavano formando agli occhi le bruciavano come se fossero state il simbolo stesso della bugia che pronunciava – ma non farlo con me, Kitt, non trattarmi come tutte le altre!

Che cos’era? Una supplica?

Perché lui non capiva niente anche quando gli sbatteva la verità in faccia?

-          In scena!

Qualcuno lo gridò dal basso, lei si asciugò le iridi in malo modo e si lanciò giù dal parapetto senza degnarlo di un’altra occhiata.

 

Christopher la guardò un attimo mentre si immedesimava nel ruolo e cominciava a svolazzare giuliva.

Avrebbe voluto sentirsi dire qualcosa di più dolce perché Gardis era molto di più di “tutte le ragazze del corridoio”, ma dopotutto se lo sarebbe dovuto aspettare, sapeva come la pensava a proposito dei ragazzi e del loro modo di fare.

Ed era anche un bene perché questo suo comportamento lo aiutava a starle alla larga.

 

No, balla colossale, più lei faceva l’indifferente trattandolo come un caro amico che ogni tanto osa troppo e più lui desiderava che non fossero solo amici, che lei volesse un suo bacio, una sua carezza. Più desiderava che lei sapesse, quando invece non avrebbe dovuto.

Aveva ragione Rago, si finisce sempre per amare la persona sbagliata.

Un’ultima occhiata di sotto: come era bella alla luce delle candele e dei riflettore, una piccola ninfa con lo spirito di una regina e l’orgoglio smisurato della Regina dei Demoni, ci avrebbe scommesso.

Più la guardava e più gliela ricordava, la vista cominciava a fargli strani effetti.

Ma desiderava Gardis accanto a sé con tutto se stesso. Voleva amarla e proteggerla e onorarla con qualcosa di più di un’amicizia che si sarebbe dissolta troppo in fretta.

Era un pazzo a sognarlo e a sperarlo, lei non l’avrebbe mai voluto. E lui non avrebbe dovuto essere così folle da andarglielo a dire come aveva desiderato fino all’attimo prima.

 

Prese un bel respiro e si lanciò di sotto al suo seguito.

Finchè le cose non fossero cambiate, sarebbe rimasto al suo posto. Per il bene di entrambi.

 

*          *          *

 

Dopo aver salvato i bimbi sperduti e i fratelli Darling, soprattutto prima che un Capitan Uncino particolarmente galante attentasse troppo alla giovane e illibata Wendy, Peter requisì la Jolly Roger e, grazie al contributo di Trilly, con cui ormai era in pace, la condusse fino a Londra per riportare a casa coloro che non erano disposti a vivere un’esistenza da fanciulli per sempre.

Per quanto lo riguardava, lui stava bene così com’era, il mondo normale era noioso e triste e non aveva conosciuto amore nella sua vita. Salutò con la mano i tre fratellini e ripartì alla volta dell’Isola Che Non C’è dove uno stuolo di bimbi sperduti lo attendeva per fantastiche avventure assieme alle sirene, agli indiani e ai pirati.

E all’immancabile coccodrillo Montague che salutò il pubblico con la zampa cicciotta.

Quando il sipario si chiuse definitivamente sulla vicenda, ormai giunta alla sua conclusione, FitzOsbert tornò sul palco, il pubblicò guardò scettico il suo vestito da sera (si era cambiato nel frattempo) di colore violetto, in tema Luigi XV per il ballo in costume storico. Il presidente del club teatrale s’inchinò varie volte e raccolse gli applausi per gli attori, poi li fece chiamare ad uno ad uno.

Alla fine l’intera compagnia, schierata per la lunghezza del palco, s’inchinò agli spettatori crogiolandosi nella gloria e salutando amici e conoscenti sparpagliati per vari punti del teatro.

 

Gardis guardò Seraphin in prima fila accanto a Blaise e rivolse ad entrambi un sorriso. Era contenta di avere così tanti amici e più o meno parenti, non le sarebbe piaciuto essere come Kitt che fissava a vuoto le poltrone dove nessuno dei suoi genitori o parenti l’aveva guardato. Chissà come ma c’era qualcosa che quadrava sempre meno nella storia che le aveva raccontato, era quasi certa che le nascondesse delle cose fondamentali, soprattutto per la sua pace mentale.

 

Percorse le tante file di posti e, poco indietro rispetto allo zio e a Fin e Aisley scorse la ragazza che aveva incontrato quella notte di dicembre assieme a Chris, quella che aveva scambiato per la sua fidanzata segreta e che lui le aveva detto che non era.

Stava applaudendo allo spettacolo con aria serena, ma i suoi occhi verdi sembravano vitrei da tanto erano fissi sulla figura del moro Black.

Kitt aveva baciato anche lei? Quale era il loro vero rapporto? Che cosa li univa? Perché si conoscevano? Perché si incontravano la notte nei corridoi di Hogwarts?

 

Tante domande, ma presto lei avrebbe dato una risposta a tutte.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Eccoci giunti al ventesimo capitolo… fiu, che fatica, non credevo che sarei riuscita a finirlo in tempo, tra le cose da fare, quelle che dovrei e quelle che certo non posso non fare il tempo per scrivere diminuisce sempre più… e dire che credevo di aver toccato il fondo mentre ero sotto esami…

Ad ogni modo al lavoro non posso scrivere, il mio capo è terribilmente impiccione e la sera quando arrivo sono più cotta di prosciutto, così mi devo dedicare alla fic solo nel weekend e anche lì, come potrete immaginare, non ho solo quello da fare…

Ma bando alle ciance e agli sfoghi, che tra l’altro sono la mia specialità, passiamo alla storia vera e propria. Ho letto le vostre recensioni al chap 19… uhm, forse mi sono sbagliata, ma mi sa che avete colto il messaggio sbagliato: che cosa vi ho detto? Non fermatevi solo all’apparenza, non c’è solo una stupefacente somiglianza tra Kitt e Seraphin

In questo capitolo invece i messaggi sono ben pochi, ho solo fatto progredire un pochetto la vicenda e si vede finalmente il tanto atteso e sospirato bacio tra Christopher e Gardis! Yuhuuuu! Quasi non ci credo neppure io che l’ho scritto… e come si nota, la nostra protagonista non ha preso tanto bene la cosa (casualmente, ha la testa a cubetti proprio come Hermione).

Beh, io spero davvero che comunque il capitolo sia bello e che la storia continui a piacervi… mi auguro davvero di ritrovarvi tutti e tutte al prossimo aggiornamento, nel frattempo grazie mille per le recensioni e per seguire la mia storia.

Ciao e alla prossima!

Nyssa

 

Arwen_90: ehhhh, non solo te sei una fanatica del Natale, ma anche la sottoscritta! Infatti è quasi sempre parte delle mie storie e, in genere, lo spartiacque tra la vicenda introduttiva e quella più intensa e introspettiva.

In realtà credo che sia Gardis che Kitt vorrebbero darci un taglio con questa storia degli amici, il problema è se questo taglio bisogna farlo in modo che non lo siano più o che si passi ad un rapporto decisamente più intenso e, francamente, non sono ancora sicura che siano pronti per così tanto… di sicuro lo vorrebbero, ma entrambi pensano che sarebbe meglio chiudere lì tutti i loro sentimenti e fare come se niente fosse stato.

Insomma, soffrire per non far soffrire di più.

Beh, il Natale ha poco da mancarti perché manca meno di un mesetto! Fatto l’albero? Hai cominciato a pensare ai regali?

Vabbè, ora vado, ciao e al prossimo capitolo! Spero davvero che questo ti sia piaciuto, a presto! Nyssa

 

DragonSlave: frena frena tutto! Mmhhh tu certo non ti sei fermata all’apparenza, ma forse sei andata un po’ troppo in là… al momento Edmund non c’entra molto, lascialo pure fuori dal giro, anche se farà la sua comparsa in un piccolo cammeo. Per quanto riguarda Zach e Ed si chiariranno tutti i dubbi più avanti, ma di sicuro Kitt non è la reincarnazione di Edmund e c’è anche un motivo ^_-

Dai tempo al tempo, i misteri io li creo e io li risolvo (lalalala… Un delirio di onnipotenza da tutti i giorni…), alla fine si dipanerà tutta la matassa, il finale della storia, al momento, è davvero l’unica cosa chiara che ho in mente, oltre al fatto che doma mi tocca tornare al mio lavoretto.

Il mistero di Fin e Aisley, che poi non è un gran mistero come gli altri, è qualcosa di più psicologico, una cosa che mettono in piedi proprio loro due, e con un po’ di sforzo riesumando la precedente storia probabilmente riesci anche a capire di che si tratta, specie se mettiamo in campo l’ultimogenita Zabini!

Bene, sto delirando più di te, quindi ti lascio prima di far ricoverare entrambe alla neurodeliri, o forse ne abbiamo davvero bisogno, chissà… aspetto trepidante il tuo commento, sono molto curiosa! Ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Hollina: per la prossima fic… poiché ho poco tempo e le idee molto confuse non riesco a decidermi sul tema principale, in compenso ho in mente una storiella più corta da pubblicare terminata questa, in modo da rimanere in esercizio ^_^

Non preoccuparti per la fine, ho detto che ci avviciniamo, ma mancano ancora quasi una decina di capitoli e non ho ancora scritto la vera ending!

Mi auguro che il capitolo ti sia piaciuto, aspetto molto il tuo commento, ciao e alla prossima! Nyssa

 

Killkenny: non ho esperienza di caserme, ma ho fatto una settimana bianca organizzata dove non ero del tutto certa di quello che ci servivano per cena, penso che anche a Hogwarts sia così, con l’aggravante che gli ingredienti magici probabilmente alcuni sono commestibili, ma il resto?

Al di là delle prelibatezze culinarie partorite da Dishman, che non voglio dire, magari saranno anche buone, i suoi modi sono davvero terribili, degni di chi schiavizza giornalmente una truppa di elfi.

Grazie per il voto altissimo! Spero davvero che anche questo nuovo ventesimo capitolo ti piaccia! Aspetto di sapere, ciao e al prossimo aggiornamento! Nyssa

 

Lord Martiya: mi perdonerai se non li chiamo così, ma quella del Mostro di Firenze è una storia che mi aveva un po’ shockata e questo suo sminuirsi non mi piace per niente. Non ho idea di quando ricompariranno, essendo personaggi un po’ di contorno certo faranno altre apparizioni, magari assieme ad Asuna e a quelli delle altre scuole, ma tieni d’occhio soprattutto Drumstrang che ha qualcosa da raccontare ^:^

Spero che il capitolo ti piaccia ugualmente. Per Lachlan non posso dire o fare niente, ho la bocca cucita. Al prossimo post, ciao! Nyssa

 

_Nana_: ma ciao! Ma non che non ti lascio senza una storia, come ho già detto la mia mente fabbrica parecchio! Magari non sarà una fic lunga come questa o le altre, forse solo un paio di capitoli, ma ho un’ideuzza che mi gironzola per la mente e voglio metterla per iscritto, quindi tranquilla che avrai ancora da leggere, mica è così facile sbarazzarsi di me dopo che mi hai viziata in questo modo con le tue assidue recensioni e le tue belle parole!

No no, Gardis non rimarrà troppo su quel libro, il mistero sarà presto risolto.

Grazie per la comprensione, cercherò di mantenermi in salute in modo da poter continuare a scrivere senza che le mie storie assomiglino troppo a qualche delirio…

Aspetto il tuo commento, sono molto curiosa! Ciao e a presto, un bacio, Nyssa

 

Whateverhappened: cerca bene cerca bene… mi sa che non hai focalizzato il punto cruciale, non basarti sulla somiglianza, non c’è qualcosa di moooolto più chiaro da dire? Ma certo che c’è, che diamine, l’ho scritta io ‘sta storia, lo saprò bene! E allora guarda con attenzione e ricorda, mai detto che Kitt non è il figlio di Ransie, ho detto solo che il cognome era irrilevante perché non c’entrava, rammenti?

Seraphin l’ho fatto davvero volutamente figo, Gardis è davvero contornata da bellissimi ragazzi a cui vuole un bene dell’anima, ma principalmente Fin è bello perché è la versione giovane e graffiante di Sirius Black quindi…

Ma quale recensione orribile, sei stata così carina a scrivermi e dirmi tutte queste belle cose sulla mia storia, come farei senza di te e tutti quelli che commentano? Probabilmente avrei mollato lì le Relazioni al secondo capitolo e invece sono qui a scriverne il seguito!

Vabbè, ora devo scappare davvero, ciao carissima, un bacione grande grande, Nyssa

 

Lisanna Baston: se nel gruppetto delle tre amiche Gardis è quella che ha sempre ragione, la regoletta non vale quando ci si mette di mezzo il cuore perché la poverina non ha grande esperienza in materia, mentre Hestia è decisamente più acculturata e di patemi d’amore credo se ne sia fatti non pochi, non solo per Jeff, anzi…

La storia ha finito di essere intricata con lo scorso capitolo, c’è ancora un misteruccio piccino picciò che comparirà tra qualche paginetta, ma tutta roba piccola, quindi animo! Comincia la fase di risoluzione dei misteri!

Bene, ora ti devo salutare davvero, a prestissimo e un bacio! Spero davvero che il capitolo ti piaccia, aspetto presto il tuo commento. Ciao! Nyssa

 

Akiko: sul serio dovevi nascere a Natale? Wow, sono quasi invidiosa se non fosse che sono felice della mia data di nascita, ad ogni modo credo allora che ti farà piacere sapere che Rudiger è nato la bellezza del 12 dicembre e che Ciel è nata invece il 28 ^_^ sono quelle informazioni che raramente metto nelle fic, ma sulle quali mi soffermo sempre un pochetto quando creo il personaggio, Gardis, ad esempio, è nata il mio stesso giorno.

Ehehe, Natale è sempre una piccola Apocalisse, qui sta il bello, sennò sarebbe una noia terribile. Io adoro il Natale, stare tutti insieme, la famiglia, gli amici, i regali, l’albero, le luci, l’attesa… ok ci do un taglio.

Eh sì, non pochi i Weasley, come sempre, ma nonna Molly ha dalla sua i ferri da lana magici, ne compra dieci scatole e voilà! Fanno tutto loro (ok, sto dando di matto completamente).

Ammetto di non essere ferrata né sui filosofi né sul latino e tantomeno sul greco visto che non ho mai fatto nessuna di queste tre materie, pensa che non so coniugare neppure quella tabella di declinazioni di rosa: rosa rosa rose… per me sono tutte rose… ma spero davvero che non chiamerai tua figlia Cidippe e neppure Abrotomo, mi ricorda un pompelmo… Antigone invece è un nome bellissimo, non sarò ferrata in filosofia ma la mitologia greca la cito quasi a menadito e il mito dell’Edipo Re è molto bello, anche se triste (per carità non chiamarla Giocasta, sembra una mucca!).

Haorist è un bel nome alla fine, confesso di aver creduto che fosse egizio, ma vabbè, dopotutto una che chiama la sua protagonista Gardis deve solo tacere e l’altra Hestia

Ma figurati, mi fa piacerissimo leggere i tuoi scleri, dopo una giornata di lavoro serve sempre qualcosa che tiri su il morale, sclera fin che vuoi e se EFP ti manda una denuncia per aver occupato il suo server sclerami pure una mail che intano è sempre bello leggerne!

Certo che Fin è bel pezzo di figliolo, che ti dovevi aspettare dopo essere cresciuto a Malfoy Manor sotto l’ala protettrice di Draco e con sangue Black delel vene? Qualcosa tipo Bartemius Crouch? (io me lo immagino come Uriah Heap del David Copperfield di Dickens). No, Kitt e i suoi vestiti bianchi neri e blu non c’entrano con i miei gusti calcistici, so a malapena distinguere un giocatore da un altro ^_^

A prestissimo allora! Sono molto curiosa di leggere il tuo prossimo sclero (ehm, recensione volevo dire), spero davvero che questo capitolo ti piaccia, ho cercato di rivisitare un po’ la storia di Peter Pan che mi fa sempre venire le lacrime agli occhi, almeno qui non corro il rischio! Un bacione grande grande grande! Ciao! Nyssa

 

Cicci92: ciao! Sono molto contenta che tu abbia scoperto questa fic e che ti stia piacendo! E sono felice anche del fatto che tu abbia apprezzato la sua “mamma”, le Relazioni Pericolose! Mi fa felice sapere che i miei personaggi maschili ti piacciano, essendo una ragazza è sempre un po’ problematico immedesimarsi in loro… Dominique è un ragazzo, come si nota dal nome della sorella (Victoire), la mamma Fleur ha deciso di dare ad entrambi un nome francofono e quindi il Dominick inglese è diventato Dominique francese (lì è maschili, tranquilla) e il ragazzo, a dispetto del suo nome strampalato, ha anche una ragazza che si chiama Laurentia ed è fissata con i gatti.

Grazie mille dei complimenti, spero davvero di leggere presto un’altra tua recensione! Ciao e un bacio! Nyssa

 

 

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Capitolo 21
*** Rago e Dresda ***


-

-          Abbiamo finito più tardi del previsto – commentò la bionda assieme agli altri tre membri del trio maschile più bello della scuola – sono quasi le undici…

Kitt parve tornare alla realtà tutto d’un colpo, sollevò la manica del costume da Peter Pan e guardò l’orologio dal quale, come Gardis, si era rifiutato di separarsi; a denti stretti si lasciò sfuggire un’imprecazione

-          Devo andare – commentò stringato, prese da un suo compagno i vestiti che gli stava porgendo e scomparve oltre le scale

-          Dove va? – chiese il biondo primogenito dei Malfoy studiando il passo agitato del suo amico e lo sguardo della sorella che lo seguiva un poco in ansia; lei abbassò le iridi di colori differenti e sorrise a Leonard

-          A incontrare Rago – rispose brevemente

-          È questa sera? – fu la nuova domanda dello Slytherin, in risposta ottenne un assenso – sei agitata?

-          Non molto – confessò la bionda. Fece una pausa piuttosto lunga, ma suo fratello seppe che doveva dire ancora qualcosa

-          Senti, Leonard – cominciò con lentezza – a te non sembra che… Kitt… e Seraphin… si somiglino molto?

Il sopracciglio biondo di lui si sollevò mentre, rimettendosi in piedi, andava a studiare il cosiddetto “fratellone” da uno spiraglio nel sipario, Fin era proprio in posizione propizia e, in effetti, i tratti in comune non mancavano

-          Sì, è vero – rispose il vampiro

-          Più di quanto dovrebbe essere lecito… - ovviamente lui si astenne dal dirle che Christopher aveva una sorella bastarda di cui lei ignorava l’esistenza; se lei doveva saperlo, l’avrebbe fatto per conto suo, non certo perché lui avrebbe fatto a spia, dopotutto erano affari di quei due. Quindi era possibilissimo che non fosse il suo unico segreto…

-          Si chiamano tutti e due Black – lasciò cadere con noncuranza; ora che ci pensava la somiglianza era molto più che lampante: che cosa li legava davvero? Cominciava a capire quale fosse la pulce nell’orecchio di sua sorella. E Izayoi era legata a Seraphin? E Lachlan? Quante domande, ci scommetteva che lei era da un po’ che se le poneva.

Avrebbe voluto che lui fosse una persona un po’ più ordinaria.

Poteva sembrarlo, ma era quanto di meno comune si trovasse in giro.

Solo che se lo fosse stato lei non se ne sarebbe mai innamorata e che Gardis fosse innamorata era evidente.

Ma lui lo era? Qualcosa gli faceva dire di sì: l’esperienza? Forse… ma era un bravo lettore di persone. Avrebbe dovuto chiede a Izayoi di leggere nella mente di Chris.

Che razza di pasticcio… eppoi perché lui non voleva dirle di avere una sorella illegittima? Non era una cosa così grave e Gardis avrebbe capito.

Certo, stupidi come erano quei due potevano perfino credere che nessuno dei due fosse innamorato. Anzi, quasi quasi ci avrebbe fatto una scommessa con Rudiger.

-          Lui però non ha parentele con noi – la voce sottile della Gryffindor lo riportò con i piedi per terra – dice di venire dall’Ungheria e di non avere molti parenti. Abbiamo anche provato a tirare giù un suo albero…

Il biondo sospirò disperato, conosceva bene la passione di sua sorella per le genealogie.

-          Non è uscito fuori niente – aggiunse con aria grave. Lui se lo aspettava, soprattutto sapendo che non le aveva neppure parlato dei parenti molto prossimi come una ipotetica sorella, figuriamoci se aveva tirato fuori dall’armadio la montagna di scheletri che ci aveva ammonticchiati, aveva il sentore che fossero parecchi. E puzzassero di marcio.

-          È evidente – lei lo fissò un attimo, poi annuì. Anche per loro sarebbe stata la stessa cosa. La loro parentela era sterminata, ma i segreti erano panni che si lavavano in casa propria perché spesso erano macchiati di sangue.

-          Ho chiesto a Lillis di portarmi il libro della parentela dei Black – confessò al fratello, lui si lasciò sfuggire un suono piuttosto sprezzante

-          Ecco cosa avevate da confabulare così fitto

-          Verrò a capo di questa faccenda. Voglio giudicare da sola se è vero quello che lui dice

-          E cosa dice?

-          Ogni tanto si lascia sfuggire un messaggio subliminale che sottintende “Stai attenta, sono pericoloso”

-          Ohhnon sarà che leggi troppe stupidaggini? L’ultima volta te ne sei uscita con quelle cretinate sul sesso che guarda, in tanti anni io…

-          Taci fratellino! Qui la cosa è diversa

-          Fai come vuoi, ma usagli rispetto.

-          Come sempre

Non gli piaceva, se Gardis aveva sentore di misteri, quelli c’erano ed erano anche prossimi alla loro fine.

-          Senti un po’, Gardis, ma tu sei innamorata di lui?

Due occhi sgranati si fissarono nelle iridi color caramello del Caposcuola verde-argento. Era una domanda retorica. Lui lo sapeva e lei sapeva che lui sapeva.

-          Sai già la risposta – bofonchiò, comunque in imbarazzo; lei e Leonard non erano mai stati tipi da confidenze intime sui problemi di cuore.

-          Adesso dove vai? – un sorriso bieco le si dipinse sulle labbra

-          È scortese fare aspettare le persone…

-          Non fare pazzie

-          Non rubarmi le battute – e con una linguaccia raccolse il vestito da ballo che Hestia le aveva portato per cambiarsi e scomparve a sua volta in direzione del corridoio liquidando la richiesta di un colloquio dell’amica con un “dopo, quando siamo alla festa”.

 

*          *          *

 

-          Guarda guarda chi si vede… - levandosi una maschera bianca e nera dal volto la Regina dei Demoni, sommariamente abbigliata in uno strano vestito di pizzo nero decisamente troppo trasparente sorrise al malcapitato ragazzo a cui era toccato il destino di Byakko – è stato uno spettacolo interessante – aggiunse

-          L’hai visto?

-         

-          Dal pubblico o dal palco?

Silenzio.

-          Sei in ritardo – le fece notare lui, inseparabile dal suo orologio anche con l’abito confezionato stile primi dell’800

-          Una donna deve farsi sempre aspettare – commentò lei accavallando le gambe, lui guardò da un’altra parte finchè non ebbe finito di sistemarsi, lo spacco nell’abito lasciava chiaramente intendere che non portava biancheria, per chi non se ne fosse ancora accorto.

-          Raccontami la storia

-          Immagino che sia troppo sperare che tu sia venuto per me

-          La storia

-          Già… un po’ capisco la tua amica, se la tratti a questo modo c’è ben poco per cui volerti bene

-          Lasciala fuori, sono cose tra noi

-          Galante e gentile… perfino quell’idiota di Malter sapeva fare di meglio

-          Signora Regina dei Demoni…

-          D’accordo d’accordo… Così vuoi sapere come sono andate veramente le cose? – gli occhi della grande regina erano velati di lacrime nonostante il suo tono fosse ironico e tagliente, le lacrime però le rendevano un’immagine quasi materna nei

Rago prese fiato, era strano che fosse proprio lei a raccontare quella storia dopo che, per generazioni, essa era stata tramandata al Byakko dal proprio predecessore. Beh, c’è una prima volta per tutto.

Christopher annuì serio

-          E’ un ricordo che porta dolore visto che né io né te esistiamo per quello che eravamo un tempo… dammi la mano, giovane Byakko

 

Il moro allungò il braccio destro verso di lei, lei lo strinse con il sinistro mentre il dito indice e medio dell’altra mano sfioravano appena la fronte: nella sua mente, prima vuota, si formò un’immagine nitidissima di un giovane uomo dalla pelle chiara, indossava una tunica scura orlata d’oro e al fianco pendeva una spada d’argento con l’impugnatura a forma di dragone che sormontava una falce di luna; quando questi voltò la testa verso di lui, Chris ne distinse i lineamenti del viso, del tutto simili ai propri, aveva gli occhi blu e i capelli bianchissimi, albini come quelli di Rago.

Il suo nome era Dresda annunciò una voce esterna ed era il Quarto Principe degli Arcimaghi: la gente si riferiva a lui come BYAKKO, ovvero Colui che può uccidere un immortale terminò con tono narrativo.

 

-          Aveva i capelli bianchi – commentò il Ravenclaw

-          Tutti noi li avevamo – rispose la regina – era una nostra caratteristica

 

Vivevamo in una pianura alle pendici di un vulcano, eravamo quattro specie diverse originate da uno stesso antenato comune, per questo avevamo i capelli bianchi… tutti.

 

-          Che cos’erano queste specie? – indagò lui

 

Noi le chiamavamo Stirpi ed erano i Demoni, i Vampiri, gli Arcimaghi e i Licantropi. È per questo che i vampiri, dopo molto tempo della loro vita, cambiano il colore dei capelli che diventa chiaro. Ed è per questo motivo che i vampiri purosangue vengono detti di Stirpe.

Ciascuna viveva per conto suo, avevamo governi e re differenti, tutte e quattro eravamo rette dalla monarchia.

Benchè erroneamente si creda il contrario, nessuno è immortale, gli stessi demoni di cui tanto si parla erano mortali come gli altri. Il disguido è nato quando siamo nati sia io che Byakko.

La particolarità delle nostre Stirpi era legata al sangue e ai figli; nel caso il matrimonio fosse misto il bambino nasceva con le caratteristiche della Stirpe del genitore con il potere magico più forte al momento dell’unione. Ciò causò molti problemi, alla famiglia del Byakko e alla mia.

 

Dresda infatti aveva sangue misto perché le quattro case reali si sposavano spesso tra loro, lui però possedeva le qualità di due specie insieme: Arcimaghi e Demoni era una cosa mai vista, evidenziata dal fatto che tu fossi l’unico Arcimago con gli occhi blu, caratteristica tipica dei demoni: non si era mai avuto un Arcimago con gli occhi di quel colore, solo noi demoni lo possedevamo. La cosa non faceva granchè differenza, visto che tra noi ci eravamo sempre ammazzati, ma il problema sorse quando nacqui anche io: lo stesso suo giorno.

 

Mio padre, re prima di me, era intrappolato in un matrimonio senza amore con una cugina che, tuttavia, si era rivelata sterile.

Lui la tradì molte volte, ma solo due di queste ebbero conseguenze gravi: la prima fu quando nacque mio fratello e la seconda quando venni al mondo io.

Mio fratello si chiamava Lark, era nato da una relazione tra mio padre e la Regina dei Vampiri, Theanu, era un vampiro ed era destinato a salire al trono dopo di lei. Anche io ero figlia di Theanu, ma nacqui demone e divenni l’erede al trono di mio padre, Sohryu era il mio onorifico, la regina.

Ciò che venne alla luce fu che, con il continuo rimescolio di sangue tra le diverse stirpi, il mio era diventato come quello del nostro antenato comune, in pratica non potevo essere uccisa da nessuno di noi, come scoprii più tardi, solo dal Byakko che aveva sangue misto.

Non ti ricorda qualcosa di più vicino a te? Purosangue e Mezzosangue? L’uno è la rovina dell’altro. Io avevo il sangue puro, ma, a dispetto di ciò, un mezzosangue poteva uccidermi: eravamo gli unici casi simili della storia. Ma profetizzati dalla leggenda.

 

Ma torniamo alla narrazione…

A quel tempo la situazione era pacifica, l’unica tensione era al nostro palazzo dove la mia matrigna, la regina consorte, aveva sotto gli occhi la prova stessa dell’infedeltà del marito e della sua inettitudine come sposa e quella prova sarebbe salita al trono che bramava. Inutile dire che mi odiasse.

 

Io e te ci incontrammo una volta per caso quando io ero ancora una principessa e tu eri venuto a palazzo assieme a tuo padre e ad una delegazione di Arcimaghi; non sapevo che proprio tu fossi il Byakko, colui che poteva uccidermi, era un’informazione strettamente riservata, esattamente come il fatto che io non potessi morire per mano di qualsiasi altra persona. Tu però lo sapevi eccome.

Il tuo carattere era, allo stesso tempo, simile e diverso a quello di adesso, simile perché, come allora, non sapevi come comportarti con me, diverso invece perché il tuo modo di trattare le persone era molto differente, eri spavaldo e malizioso e forse lo sei ancora, semplicemente lo nascondi meglio.

Rimanesti diversi mesi a palazzo, inutile dire che, nonostante tutto, finimmo per innamorarci.

Una volta, molto tempo dopo, mi dicesti che tu eri innamorato dell’unica persona di cui non avresti dovuto e io stessa persi la testa per l’unico che potesse uccidermi.

Ma non ho rimpianti sul passato, sui baci che ci siamo scambiati, sulle risate, sul nostro affetto. Amare non è mai sbagliato.

 

L’evento scatenante dell’Apocalisse, però, fu tuo fratello maggiore Malter, il Secondo Principe; egli si era innamorato di una umana che viveva al di fuori della nostra pianura, un misero essere senza magia.

Si decise di discutere del destino della coppia riunendo i quattro re senza contare che mio padre era appena morto e che i Demoni erano ancora in lutto. Il motivo principale era che Malter desiderava condurre con sé la sua sposa, ma questa rappresentava la cena per i tre quarti di noi… tutti a parte gli Arcidraghi eravamo affamati di carne, i vampiri e i licantropi ancora oggi, noi ci nutrivamo della loro energia, ma, essendo demoni, se perdevamo il controllo potevamo arrivare a cibarci della loro carne.

La mia matrigna mi tenne nascosta la seduta, sostenendo che era stata spostata per rispetto al defunto re; si presentò al mio posto e propose in mio nome la cacciata di tuo fratello, della sua sposa e del bambino che portava in grembo.

Ti ometto i dettagli che per te sono irrilevanti: si scatenò una guerra violentissima, la mia famiglia chiese l’aiuto dei vampiri in nome della parentela di sangue che ci legava e, anche se di malavoglia perché era tutta colpa della mia matrigna, Theanu fu costretta ad accordargliela.

Io conobbi la verità su quella riunione solo per bocca di mio fratello, allora tutto fu chiaro.

La regina consorte, ormai vedova consorte, fu condannata a morte, ma la guerra era ormai cominciata.

 

Il Concilio degli Arcimaghi fece la scelta più logica: decise di uccidere il leader avversario a qualunque costo e quel  costo era l’amore che legava me e Dresda, avvelenato da una guerra piena di odio che nessuno avrebbe voluto.

Pieno di rancore verso di me che dicevo di amare un mezzosangue unico nella storia,  ma che non ero stata in grado di comprendere l’amore di suo fratello per quell’umana, Dresda approvò il piano per uccidermi.

 

Fu in quegli anni terribili che nacquero le leggende sulla crudeltà dei demoni, in realtà eravamo un popolo molto forte che facilmente aveva il sopravvento ed eravamo determinati a sopravvivere per vedere nuovamente la pace.

È vero, noi ci nutriamo dell’energia degli altri esseri spesso conducendoli alla morte, ma come i vampiri sappiamo tenere a freno l’appetito, eppoi, non fanno forse così tutti gli esseri viventi?

Gli umani uccidono animali e vegetali per nutrirsi, perché dovrebbe essere diverso per noi, Stirpi della Pianura, che ci nutrivamo di esseri umani?

 

Ricordo quando tu venisti a me, più che determinato a porre fine alla mia vita. Solo il Byakko, come dice il suo nome, può uccidere quella particolare Sohryu, membro di sangue puro della famiglia reale dei demoni. Proprio tu, l’essere di cui ero innamorata avevi quella facoltà, rappresentavi il mio sogno e il mio incubo.

Ed io per te.

Perché nonostante l’odio, tu non volevi davvero uccidermi, così decidesti di prendere per buona una leggenda delle nostre parti secondo cui, mescolando il sangue del Byakko e della Sohryu, essi perderebbero ogni loro potere per sempre. A differenza dei nostri cugini vampiri, noi demoni possedevamo sangue.

Avremmo messo a repentaglio tutto ciò che sapevamo, conoscevamo e possedevamo per avere una vita insieme come poco più che semplici esseri umani che per un bel po’ avevamo disprezzato.

Ma almeno la guerra sarebbe finita.

 

Non ci fu però il tempo per tutto questo. Il vulcano sulle cui pendici sorgeva la nostra pianura si era riattivato a causa del grande potere magico sprigionatosi con l’infuriare della guerra.

Io e il Primo Principe, con l’intercessione di Dresda, stipulammo rapidamente un trattato di pace nella speranza di placare l’ira della natura, ma fu tutto inutile.

Allora decisi il da farsi: io e il mio popolo ci saremmo addormentati nel cono principale, in modo da placare la magia con quella del nostro sonno mentre le altre Stirpi si sarebbero disperse salvo poi ritrovarci, un giorno, nuovamente insieme per quietare il tutto.

Dresda non era d’accordo, ma era l’unico, eppoi c’erano troppe vite in palio, troppe erano tate spazzate via dalla mia stoltezza, da colei che viene celebrata come una Grande Regina.

Con uno stratagemma riuscii a distrarlo mentre accompagnavo la mia gente, poi, poco prima di addormentarmi a mia volta, affidai a Lark la mia anima, racchiusa in una sfera blu come gli occhi dei demoni, per tornare nel mondo molto presto al fianco del mio amato e per fare in modo che il mio popolo si risvegliasse.

 

Dresda però, folle per l’inganno e non a conoscenza della mia risoluzione e dell’Anime Azzurra, si ubriacò e mise incinta un’umana; il bambino che ella partorì è quello che voi chiamate “mago”, esattamente come i figli di Malter, ha pochi poteri rispetto a quello che potevamo fare noi e, in onestà, assomigliava poco a suo padre con quei capelli così scuri, ma aveva i suoi stessi occhi blu, gli occhi dei demoni che si erano estinti.

Oppresso dal suo tradimento nei miei confronti e ancora all’oscuro dell’Anima Azzurra, Dresda si scaraventò nel vulcano e morì tragicamente.

Quando nacque suo figlio, il Secondo Principe Malter lo prese con , sapendo che altri non era se non la reincarnazione del fratello.

Nonostante non possedesse i poteri da Arcimago del genitore, era comunque in grado di uccidere la Sohryu che sarebbe tornata, e qui ti lascio ai misteri della genetica.

Il Secondo Principe, però, che era fuggito ben prima del trattato di pace e della vera spiegazione dei fatti, istillò nel nipote il suo odio per la Regina dei Demoni. Quel bambino mi odiò fin dalla culla, ignorando che sarei potuta essere sua madre.

 

Da lui, a cui venne fatta sposare la primogenita di Malter, nacque la famiglia Black, un gioco di parole tra l’anagramma di Byakko e Black come il colore dei suoi capelli.

Dal primo figlio maschio del Secondo Principe, invece, nacque la famiglia Malfoy, che significa “malafede” ma anche “senza fiducia”, come Malter che non ne possedeva in me. Ironicamente sono stata proprio io ad appioppare loro quel cognome divertente diverso tempo dopo.

 

Quando tornai sulla terra, molto dopo, appresi tutto questo, ma ormai l’Anima Azzurra era stata creata e finchè il Byakko non avesse amato nuovamente la Sohryu, io sarei stata costretta a tornare e tornare ancora.

E nel sangue di ogni Byakko, di quelli che mi uccisero e di quelli che uccisi, scorre quello del mio amato Dresda che vive in loro come io abito il corpo che ingerisce e custodisce la mia anima dannata.

 

-          E’ una storia molto triste – ammise lui

-          Lo è – confermò lei

-          E fa riflettere su cosa sia l’amore e quanto dolore possa provocare. Tu e Dresda vi siete amati

-         

-          E il vostro amore è andato oltre le avversità… all’inizio avevo pensato di amarti, lo confesso. Se non puoi morire che per mano mia, saresti la moglie ideale per la vita che dovrò condurre

-          È così pericolosa?

-          Lo è. Ma… forse tu te ne sarai accorta, io sono innamorato di una ragazza

-          Sì, lo sapevo dal primo momento che ti ho visto

-          È più forte di me, non riesco a levarmela dalla testa – ammise mettendosi le mani nei capelli come se ciò lo rendesse pazzo – è sempre nei miei pensieri e, Qualcuno mi perdoni, ho addirittura sperato di trascorrere l’intera vita MORTALE con lei…

-          È una cosa grave? – Rago non ne sembrava convinta

-          Moltissimo

-          Anche che il Byakko e la Sohryu si amassero, ma è successo lo stesso nonostante fosse… “sbagliato”? – non pareva soddisfatta del termine

-          Però avete sofferto entrambi e moltissimo e le conseguenze sono state gravissime. Io non voglio che lei soffra per colpa mia o addirittura che rischi la vita

-          Anche io avevo scelto di andarmene e ritornare in un altro momento per non far soffrire Dresda in modo che potessimo rivederci, ma le cose sono andate diversamente. Ciò che tu credi giusto o doloroso non è uguale è quel che è per lei… soprattutto se si è innamorati

-          Gardis non è innamorata di me! – quasi urlò lui

-          Gardis? – chiese la donna alzano un sopracciglio cesellato

-          È il suo nome

-          E tu, che ti metti contro di me per lei non hai il coraggio di combattere per ottenere il suo amore?! Lasciatelo dire, Byakko, sei caduto in basso… avevi ragazze, demoni, vampiri, arcimaghe, che ti uscivano dalle tasche!

-          Penso che qualunque persona dovrebbe vivere felice – rispose con filosofia, dimostrando più anni della sua età e, contemporaneamente un certo senso infantile, ma ignorando la sottile allusione del demone

-          La vita senza amore non è felice – ribattè lei, che poteva combattere la filosofia con l’esperienza

-          Ma almeno sei vivo!

-          È come essere morto. È come me, non esiste che un’ombra che cerca invano

-          Mi dispiace, è colpa mia… dovrei amarti perché così è giusto, perché dopo molto tempo di odio le cose sono cambiate e tu avresti finalmente la tua pace, ma non ci riesco. Non riesco a smettere di amare lei, anche senza amare un’altra. E ci ho provato, credimi. Mi dispiace, sbaglio sempre…

-          Chissà… - disse Rago mettendogli una mano sulla testa. A differenza del bacio della volta scorsa, questo era un gesto più fraterno che da amante

-          Non la ucciderai, vero? – domandò il moro, apprensivo

-          Chi?

-          Gardis

-          No, non lo farò. Rispetto il tuo amore e la tua decisione più di quella di molti che ti hanno preceduto e hanno ucciso me solo perché hanno insegnato loro così. Però non approvo il modo in cui lo vivi, sappilo! Prendi esempio dalla storia che hai dimenticato. Io non ti porto rancore per amare un’umana, come non lo portavo a Malter che mi odiava.

-          Come mai? È come se Dresda amasse un’altra

Lei non rispose, tentata di dirgli che “Dresda amava solo lei”.

-          Cosa farai adesso?

-          Aspetterò

-          Chi e perché?

-          Magari il prossimo Black s’innamorerà di me… potrebbe essere tuo figlio o tuo nipote quindi vedi di sbrigarti. – fece una pausa, poi sorrise – sai cosa piace alle ragazze? – domandò con un sorriso malizioso

-          Che cosa?

-          Quando gli uomini fanno gli uomini e non le pecore – ribattè con tono tagliente – quando le cercano, le corteggiano, le baciano…

-          E allora?

-          Smettila di fare la pecora, Christopher Black, corri da lei, dalle un bacio e dille che l’ami. Il futuro lo si costruisce poco per volta… non fasciarti la testa troppo presto

-          Ma ci siamo già baciati! – protestò lui

-          Cosa, quel bacetto ridicolo sul palco? E tu quello lo chiami bacio? Dresda ti ucciderebbe…

Poi tacque e ghignò.

 

-          Ci rivedremo mai, Rago? – la interrogò

-          Probabile, io senz’altro tornerò. E insegna ai tuoi figli la vera storia, non quella distorta di Malter.

-          Mi dispiace di non essere stato io quello giusto, vorrei che questo amore non fosse mai nato perché fa soffrire te, mette in pericolo lei e fa sentire in colpa me.

-          Prendi esempio dai Black prima di te, tira fuori quel dannato coraggio e fai l’egoista per una volta!

-          Non è una bella cosa da dire…

-          Fidati, in questo caso è meglio di quel che pensi, ci sono cose che tu non sai, ma io vedo più avanti. Ti ho osservato molto in questi giorni e mi sono spesso chiesta come tu, così bravo ragazzo sempre attento a quello che fai, sia potuto nascere in una famiglia simile del tutto priva di onore

-          Me lo dice spesso anche lei…

-          Chi?

-          Gardis – ammise – è una Malfoy e conosce bene i Black – aggiunse a suo beneficio vedendo l’aria interrogativa della Regina dei Demoni

Rago ghignò ancora.

-          Era da tanto che non avevo più a che fare con un Malfoy, sono ancora così potenti?

-          Oh sì… e anche molto dispotici – confessò – aspetta, non vorrai ucciderla ora che ti ho detto questo, vero?

-          Questo non cambia le cose che ti ho detto prima, anche se…

-          Non la toccare – minacciò il ragazzo con un ringhio pericoloso – quello sarebbe l’unico caso in cui desidererei ucciderti

-          Allora ce l’hai un po’ di fegato in quel corpicino – mormorò la Sohryu compiaciuta – metti su un po’ di carne, ne hai troppo poca per farla felice – gli rivolse un’occhiata di superiorità notando la sua completamente dispersa – oh, non fare quella faccia – aggiunse poi a suo beneficio – sai a cosa mi riferisco – e gli strizzò l’occhio.

 

Ricordati, combatti sempre per ottenere l’amore della persona che ami.

 

E Rago scomparve.

Stranamente, agli occhi di Kitt, pareva soddisfatta di quel colloquio nonostante non avesse ottenuto ciò che voleva.

Disfaceva le sue esatte parole, lei che era innamorata del “Byakko” non aveva però combattuto per averlo, ma l’aveva lasciato ad un’altra. Bah…

 

Gardis, Gardis, Gardis… quella piccola strega lo rendeva davvero folle per minacciare di morte un demone solo per lei, che incantesimo gli aveva mai fatto?

Stava impazzendo e più Rago parlava, più si convinceva che poteva sperare di amarla. Follia!

Ma… se poteva uccidere un essere potente quanto un demone, doveva avere poteri diversi dalla norma, forse sarebbe stato in grado di proteggerla.

Ma come dirlo a LEI? Come spiegarle quello che era, la vera natura di se stesso, sua sorella, suo fratello, la sua famiglia… che incubo quella vita…

 

Si mise improvvisamente in piedi.

D’accordo: aveva deciso.

 

*          *          *

 

Molti piani più in basso, tre persone erano riunite sul terrazzo della Sala Grande adibita a salone da ballo.

Leonard, Ciel e Karen.

Il biondo chinò gli occhi, quasi colpevole, Ciel si morse il labbro, allungando un braccio candido verso la chioma dorata della sorella più piccola, questa però la scostò con un gesto isterico mostrando il viso pieno di lacrime, il trucco sbavato che rovinava la stoffa del vestito colando col nero sul merletto e sulla seta.

-          Ti odio, sorellina! – strillò fuori di sé – non voglio parlarti mai più

E si voltò, correndo con le mani sul volto per tutta la sala fino all’uscita, scomparendo oltre le scale dei piani alti.

 

-          Dov’è Gardis? – chiese il moro dei Potter sedendosi accanto alla sorella e servendosi di polpo marinato

-          E’ tornata poco fa dal cambiarsi e pare che ci siano stati dei casini, quindi ha tardato un po’ – la sua spiegazione poco dettagliata circa le coordinate geografiche della bionda non soddisfaceva Jack che sollecitò maggiori delucidazioni – sta parlando di Eva-qualcosa con uno dei ragazzi di Cantarena – rispose lei, sorseggiando sdegnosa  allo spettacolo di abbuffata di Jeff e Jack, l’aranciata: l’ultima sua esperienza con l’alcol, come ricordava spesso il rosso, era stata tragicomica.

-          Evangelion, Hestia, Evangelion – la corresse puntiglioso e con la bocca piena il cugino

-          Quello che è

-          Non quello che è! È un must! Rei Ayanami, Asuka Langley! Shinji Ikari! Non puoi non conoscerlo, è la psicanalisi pura

-          Ho chiuso con la psicanalisi da quando mi hanno detto che potrei essere innamorata di te – frecciatina allusiva

-          Ah sì? – ovviamente Jeffrey l’aveva colta al volo, Jack evidentemente no

 

Hestia vide sfrecciare di fronte a sé una persona mentre chiacchierava coi suoi “fratelli”, strabuzzò gli occhi un attimo riconoscendo la chioma a boccoli della sua amica Karen e, prima che riuscisse a riprendere contatto con la realtà udì un

-          Kareeeeennn!!! – gridato accanto a lei e suo fratello la inseguì a rotta di collo.

Sbattè ancora una volta le palpebre osservando stupita Jeff, accanto a lei, che era rimasto immobile col piatto di insalata di pollo sulle ginocchia.

-          Tu hai capito qualcosa? – gli chiese, questi scosse vigorosamente la testa

-          A parte che abbiamo trovato la principessina di Jack – annuì meccanicamente

-          Che cosa è successo? – Gardis, tutta trafelata li raggiunse alzandosi di un po’ la gonna – ho visto Karen scappare dalla sala, che le è accaduto?

-          Boh, però Jack le è andato dietro, dovremmo andare anche noi – fece notare scuotendo il tintinnante braccialetto con la stella, la luna e la saetta.

-          Hai ragione

-          No, ferme, vado… - Ciel le afferrò per una spalla e i suoi occhi azzurri erano un deterrente sufficiente. Hestia la fissò spaesata, Gardis immaginò che dovessero aver rivelato alla sorellina la verità della sua relazione con Leonard – rimanete alla festa, tu soprattutto, senza di te va tutto a rotoli, specie da quando è scomparso quello stupido Black… - si rivolse alla Malfoy che seppe di essere decisamente di troppo

-          Jeff, portala a ballare – ordinò Gardis all’amico d’infanzia alludendo a Hestia

-          Perché io? – un’occhiata e il rosso, seppur di malavoglia ma con un sorriso sgargiante, invitava la mora Potty1 ad un vorticoso giro di danze.

Con un sospiro esasperato il Prefetto dei grifoni si lasciò cadere sulla poltrona dove, fino a poco prima stava seduta l’altra sua migliore amica, quella che probabilmente non era alle prese con un pianto disperato.

Vide Rudiger scappare oltre la porta e affiancare Ciel, poi salire con lei.

Ancora un sospiro… troppe cose tutte insieme facevano male alla salute.

 

-          Posso sedermi? – una voce vellutata e melodiosa le fece girare di scatto il capo mettendo a fuoco la sagoma di un bel ragazzo sui diciotto anni accanto a lei nel costume dei cosacchi, a giudicare dall’accento e dalla presenza doveva trattarsi di uno di quei tipi di Drumstrang, com’è che si chiamavano? Margaretha qualcosa… ah, sì, Zeller… e…Andreevicqual’era il nome? Perché non lo rammentava? Un altro nome glielo levava dalla bocca…

-          Fjodor – si presentò lui

-          Ehm… Gardis

-          Posso sedermi?

-          Certo, scusa, che maleducata…

-          Mi sembri un po’ stanca – gli rivolse un sorriso compassionevole, come si vedeva che non era di Hogwarts

Quando lui si sedette lì accanto, però, avvertì un odore strano, forse era un profumo, una fragranza, qualcosa che la mise parecchio in allarme. Il ragazzo trangugiò dello champagne mentre lei lo fissava ammutolita: no, impossibile!

-          Ti va una passeggiata in giardino? Un po’ d’aria fresca potrebbe farti bene… hai un colorito strano…

Annuì quasi involontariamente, tremendamente insospettita.

Quel tipo non la convinceva, c’era qualcosa di strano e perché aveva stretto gli occhi a quel modo quando le aveva sottolineato il colorito poco salutare?

 

Gli concesse di prenderla a braccetto mentre uscivano.

 

Hestia, dal centro della pista da ballo, la vide allontanarsi per le scale del giardino

-          O Gardis ha deciso di mettere una pietra sul passato e dimenticarsi di Christopher oppure quel tipo vuole morire giovane – disse al suo cavaliere

-          Perdonami ma non regge il confronto con Chris – le disse il rosso legato da una sana rivalità e molto rispetto per il portiere dei Ravenclaw

-          Allora è solo uno con manie autolesioniste. Spero che sia Chris a ucciderlo. - desiderò

-          Sarà una malattia di famiglia – la fissò lui mentre lei arricciava la bocca, incerta su cosa rispondere – anche sua madre ha avuto una storia con uno di Drumstrang – le disse per spiegare – me lo ha detto la mamma, dice che era molto invidiosa al tempo

-          Ah sì?

-          Già… il professor Krum

-          Il professor KRUM?! – strillò Hestia a metà della sala mentre la musica si fermava e qualcuno la guardava spaesato. L’insegnante di Volo della scuola estera arrossì e tornò a concentrarsi al suo calice. Lei riprese a ballare come se niente fosse.

-          Questo fa le cose molto interessanti – aggiunse ancora Weasley

Lei implorò pietà.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti e ben ritrovati!!! Lo so, sono in ritardo di un giorno sulla consegna (fischietta come se fosse sempre stata puntualissima), ma questa volta non è colpa mia! C’era il sito in ristrutturazione, dovete credermi!

Ad ogni modo inizia la fase: “svela il mistero”, chi offre di più? Forse in questa storia mi sono lasciata un po’ trasportare, ogni tanto perfino io perdo il conto delle cose da dire, mi sa che devo cominciare a farmi una bella scaletta scritta perché quella mentale si volatilizza ogni volta che vado a nanna… eh, la vecchiaia, brutta cosa…

Scherzi a parte, vi avevo detto di tenere d’occhio gli studenti di Drumstrang, no? Tra un po’ scoprirete anche perché.

 

Dato che in molti mi hanno chiesto quanto verrà lunga la storia, rispondo qui per tutti, suppergiù credo che verranno una trentina di capitoli, o così vorrei, in modo che assomigli tanto alle Relazioni, poi non so, magari saranno ventinove e magari trentuno, ma il numero dovrebbe essere quello, quindi penso di dover rivedere il fatto che sarà finita prima di Natale, non credo, calcolando una media di un capitolo a settimana, o dicembre s’è inventato dei giorni nuovi oppure mi sa che finiremo un po’ più avanti  =^_^= chissà, forse riuscirò a finirla per l’anno nuovo, proprio come era successo per la “mamma”… però devo ancora vedere, sto ancora scrivendo e quindi non ho la certezza per quanto ne avrò ancora. Voi tenete per buono 30 chappy, che sarebbe anche il mio obiettivo, poi chissà…

 

Questo capitolo vede come protagonista Rago che, finalmente, dopo molto penare, specie da parte di Kitt, rivela finalmente la sua drammatica storia dei tempi andati.

Cosa mi piace del capitolo è proprio lei, descriverla nelle sue movenze è stato divertente perché chiaramente lei è cresciuta in una cultura differente e ha un modo di porsi agli altri guardandoli sempre dall’alto in basso, dopotutto era una Regina e venne celebrata come una “grande” (che dite, si nota troppo che adoro le grandi regine?)… però vi consiglio di dare una sbirciata tra i suoi gesti, Rago non la racconta giusta su una cosa e qui bisogna lavorarci su, se fosse tutto semplice come lo dice lei la fic potrebbe terminare dopodomani e non avrei da massacrarmi per scrivere gli ultimi capitoli che mi stanno letteralmente mandando in pappa il cervello (i finali sono sempre difficili, penso sempre che siano troppo scontati, quindi non me ne va mai bene uno, sono così rompiscatole…).

 

Beh, dopo questa lunghissima postfazione vi saluto, ci vediamo al prossimo capitolo e scusatemi davvero se non vi saluto tutti, ma la pausa pranzo è terminata… ciao! Nyssa

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Capitolo 22
*** P.S. I love you ***


Il ragazzo di Drumstrang che era venuto a parlare con lei aveva i lineamenti fini come quelli di una bambola di porcellana della sua terra, la Russia

Il ragazzo di Drumstrang che era venuto a parlare con lei aveva i lineamenti fini come quelli di una bambola di porcellana della sua terra, la Russia, e molto femminili.

Indossava la divisa dei Cosacchi dello Zar, segno che fosse filo zarista, come la maggior parte dei maghi di quel paese. I suoi capelli erano piuttosto chiari, ma ciò che lasciava spiazzati erano gli occhi che la fissavano, riuscivano a ipnotizzarla quasi quanto quelli di Kitt.

Lui le porse un braccio per uscire nel portico del giardino e lei l’accettò, dirigendosi poi insieme a lui verso la porta finestra.

 

L’aria della notte era gelida, ma lei si trattenne dal rabbrividire, si sarebbero create complicazioni inutili tipo lui che le prestava il mantello o, peggio, decideva di fare la conoscenza della Chips tentando di scaldarla direttamente col suo corpo. Non era il caso di rendersi artefici della scusa e accelerare il genocidio degli stranieri.

Il modo di fare dello studente di Drumstrang era pacato e tranquillo, ma c’era qualcosa in lui che non la convinceva fino in fondo: l’odore.

Lui le indicò una panchina in pietra, si tolse il mantello e la fece sedere in modo che non si sporcasse il vestito con il muschio e la brina serale, dall’interno veniva il vociare della festa e il ritmo della musica.

Che fosse galante era una cosa piacevole.

E inoltre parlava la sua lingua con proprietà, senza quell’accento ruvido che aveva invece la sua compagna made in Germany.

-          Chi sei veramente? – gli chiese senza mezzi termini quando questi le si accomodò accanto, lui le rivolse un sorriso da irretire anche la meno interessata delle ragazze - Merda – quello fu il delicato commento che lei emise dopo averlo fissato per due minuti buoni.

 

*          *          *

 

Christopher scese le scale dal piano dove aveva avuto quella edificante conversazione con Rago fino alla Sala Grande e sbucò nella stanza invasa da ballerini e gente che si divertiva e abbuffava.

Accanto alla porta c’era la finestra con il grande terrazzo e si diede alla fuga dirigendosi da quella parte, odiava essere formale. Di Gardis non c’era traccia.

 

Anche Leonard era sul poggiolo con una sigaretta in mano e un bicchiere di firewhiskey nell’altra e stava guardando lontano come la rappresentazione dei peggiori vizi capitali: lussuria, accidia, superbia e invidia… no, quest’ultimo era per chi guardava.

Kitt si diresse verso di lui senza che nessuno dicesse niente o osasse rivolgergli parola visto il suo cipiglio per niente amichevole, raro a vedersi ma pericoloso a provarsi; gli altri presenti si affrettarono a togliere le tende, lui appoggiò i gomiti alla balaustra accanto al biondo, guardò un attimo la luna e poi levò allo Slytherin la sigaretta dalle dita, facendo un tiro

-          Tu non fumi – gli fece notare Malfoy, il cui sorriso stranamente compiaciuto era però difficilmente occultabile

-          Infatti – una risposta che era tutto un programma: interessante!

-          E allora? – indagò da bravo amico ficcanaso, quale, in effetti, era

-          Ho bisogno di qualcosa di forte – rispose il moro

Leonard gli allungò il suo bicchiere e Christopher lo mandò giù tutto d’un sorso, il Caposcuola verde-argento inarcò le sopracciglia: finalmente poteva vedere l’uomo che Kitt era davvero.

-          Come mai sei qua fuori anziché con Ciel? – chiese il Ravenclaw, a quanto pare erano tutti e due in preda ad una situazione di crisi totale, Leonard decise di assecondare la sua curiosità, tanto per sapere cosa passasse nella testa di quell’altro per portarlo ad un comportamento tanto inaudito

-          Avevamo deciso di dire a Karen tutta la verità, ma… non l’ha presa molto bene… - il biondo afferrò un elfo di passaggio e prese un altro bicchiere, buttando giù tutto il liquore incendiario, Kitt annuì e spense la sigaretta in un mucchietto di neve raccolto nella fioriera accanto a lui

-          Leonard – disse poi rimettendosi in piedi, trovando la forza per fare ciò che aveva deciso, lo fissò negli occhi dorati mentre questo era ancora appoggiato al corrimano di marmo – sto per fare una follia

-          Ah sì? – si trattenne dal dirgli che vederlo fumare e bere da autentico cattivo ragazzo era già una follia

-          Sì, ho intenzione di attraversare questa dannata sala e baciare tua sorella. Come si deve

-          Davvero? – Leonard sembrava divertito da tutta quella faccenda, di sicuro non preoccupato e tantomeno arrabbiato. Forse Rago aveva esagerato un pochino, come al solito, rimuginava la sua testa bionda.

-          Credevo che me lo avresti impedito a costo della vita – il Black non sembrava sicuro della buona fede del rampollo Malfoy

-          Sai com’è… meglio una padellata in testa che una sulle palle… - vide il suo sguardo perso a quella frase non molto nobile - ehm, evita, è uno dei modi di dire di Rudiger – aggiunse. Certo però non si sarebbe abbassato a dirgli che lui era l’unico che approvasse. – come mai così all’improvviso? – gli chiese ancora

-          Tu conosci una certa Rago?

Gli occhi dello Slytherin si fecero due fessure: allora era vero, Christopher Black era davvero il Byakko che stava tanto cercando…

Non disse niente.

-          Pare che lei ti conosca – aggiunse il Corvonero prendendo un altro bicchiere e passando svogliatamente il dito sul bordo di cristallo, appoggiandosi alla ringhiera

-          Sì, la conosco – sputò infine Leonard – questo cosa c’entra?

-          Non posso dirti tutto – in verità sospettava che il suo amico sapesse di Rago più di quanto era a conoscenza lui stesso – ma questa sera ho sentito una storia che mi ha fatto accapponare la pelle. E riflettere. E anche se è sbagliato nei confronti di tua sorella perché la metto in pericolo, ho deciso di essere egoista e di fare come voglio io.

-          Niente di più saggio, volevo un po’ vedere quale Black, alla fine, non fosse del tutto egoista

-          Non sei preoccupato che possa accadere qualcosa a Gardis?

-          Naaa… - Semmai il contrario. La tranquillità del vampiro lo faceva sentire strano, Leonard avrebbe dovuto preoccuparsi eccome – però vale quello che ti ho detto l’altra volta: se le farai del male TU, non altri, ma soprattutto, se la farai piangere… - Kitt annuì

-          Quando ci rivedremo avrò dieci dita stampate in faccia e qualche osso rotto

-          Forse no

Leonard bevve, ghignando da oltre il bordo del suo bicchiere, poi lo sollevò alla salute di Chris

-          Alla libertà perduta – annunciò

L’altro rise alzando il proprio

-          Sì, alla libertà perduta…

Finì il liquore, si voltò e fece un respiro prima di andarsene alla ricerca del Prefetto dei Grifoni; ora che ci pensava non era stato neppure così tanto carino da chiederle come si sarebbe vestita e adesso voleva a tutti i costi sapere come l’avevano conciata le sue amiche, di sicuro sarebbe stata bellissima.

Una mano si posò sulla sua spalla e lo trattenne

-          Sappi che ti ammiro per quello che stai facendo – gli disse piano Leonard in un orecchio – il coraggio certo non ti manca  e non fraintendermi, non di dirle ciò che senti, ma di voler davvero passare del tempo con quella furia!

Kitt sorrise, poi se ne andò.

 

*          *          *

 

All’opposto della sala, appoggiata alla tappezzeria assieme a Jeff, Hestia stava sorseggiando l’ennesimo succo d’arancia, stanca, accaldata e con i piedi come due frittate dopo mezz’ora di volteggiamenti e piroette forsennate.

 

Chris si diresse dritto nella sua direzione, senz’altro era la persona che meglio di altre poteva darle le coordinate di dove fosse la bionda.

Sollevò appena le sopracciglia alla vista del suo cavaliere dai capelli rossi, come se la cosa lo stupisse minimamente.

Inclinò brevemente la testa e parlò

-          Sai dove posso trovare Gardis?

Hestia lo studiò un attimo, era come se lui non fosse troppo sorpreso di vederla insieme a suo cugino, il che non andava per niente.

Poi però decise di lasciare starei lambiccamenti inutili per quella sera, si stava divertendo e non voleva rovinarsi l’ultimo dell’anno senza motivo

-          Se la stai cercando perché qualcuno s’è slogato una caviglia, ha ceduto il tetto, il Comitato di Accoglienza ha una crisi isterica, sono finiti i rinfreschi o c’è da lavare i piatti in cucina, sappi che non te lo dirò

Il moro sorrise, in effetti Gardis era sempre con lui in caso dei succitati eventi catastrofici e Hestia non approvava questo, come se si aspettasse che, almeno una volta, lui la rapisse per un motivo più serio. Beh, forse era arrivato il momento.

-          Te lo potrei dire se mi dicessi che Vanessa ha avuto una conversione mistica sulla via di Damasco, sta chiedendo perdono per la sua idiozia congenita oppure ha deciso di liberare il mondo della sua chiassosa presenza

Hestia era molto acida con lui, era sempre più chiaro che non approvava, soprattutto, la sua mancanza di galanteria.

-          Allora, perché la cerchi?

-          Volevo chiederle un ballo – la Gryffindor annuì, finalmente la faceva una cosa giusta, benedetto Corvonero

-          In giardino – sillabò – ma forse sei arrivato tardi… - aggiunse con aria maliziosa, Jeff le tirò un pizzicotto dietro la schiena, non doveva essere così malefica – perché sai, era in compagnia di un ragazzo… - un altro pizzicotto, ma che importava? Scorgere l’espressione attonita di Chris all’udire quelle parole era il degno compenso per i tanti anni di dolore di Gardis e per i pizzicotti di Jeff.

Kitt sfrecciò verso il giardino

-          Era una vita che volevo vederti quell’espressione in faccia, Black! – gli urlò dietro la piccola Potty, ma Christopher la udì appena, mentre nella mente gli ronzava uno strano sentimento di gelosia: non quella sera.

 

*          *          *

 

Alla Torre del Grifondoro era riunita una piccola combriccola di ragazzi di fronte ad una porta chiusa

-          Karen, ti prego, apri la porta! – Ciel, implorante di fronte all’uscio sbarrato, stava supplicando la sua sorellina di uscire, il suo istinto materno le imponeva di accertarsi che non si stesse tagliando i polsi, buttando dalla finestra o compiendo qualsivoglia altra opera di lesione alla sua persona.

-          Karen, sono Rudiger! Ti prego, aprici

-          No!

Il biondo sospirò e scosse la testa: Ciel gli aveva volutamente tenuto nascosto della sua relazione con Leonard mentre Leonard gli aveva detto delle visite notturne della piccola Longbottom, tutti e tre, però, l’avevano presa come una cosa poco seria e il più piccolo aveva affettuosamente battuto una mano sulla spalla al Caposcuola dicendogli “Tratta bene la mia cuginetta”. Insomma, nessuno era stato troppo preoccupato e nessuno credeva che per Karen la cosa fosse così seria e così profonda.

Pensavano che si trattasse di una cotta e via, qualcosa di leggero, ma… forse si erano sbagliati.

Ciel si sentiva tremendamente in colpa e fuori, alle sue spalle, stavano altre due delle sue sorelle in attesa che Karen aprisse finalmente quella dannata porta e mostrasse il suo solito sorriso ingenuo.

Era colpa sua, era colpa sua! Se non avesse mentito, se Karen non si fosse attaccata così tanto a Leonard, se le avesse detto subito la verità a quest’ora tutto sarebbe stato più semplice.

-          Andate via, non voglio né parlarvi né vedervi!

Urlò da dentro la Gryffindor.

Arrivò anche una terza sorella Longbottom, le altre le spiegarono la situazione, ma da fuori non potevano fare assolutamente niente perché Karen aveva avuto la brillante idea di chiudersi nella stanza di Gardis e tutti sapevano che gli incantesimi di sigillo della Malfoy non si sarebbero spezzati per una banale alohomora… avrebbero fatto meglio a far saltare la porta con una buona quantità di esplosivo, ma rischiavano di distruggere i muri mentre l’uscio rimaneva in piedi e intatto al suo posto.

 

Jack, che era arrivato per primo e che fino a quel momento non aveva detto una parola, si alzò in piedi, spolverò le mani sulle ginocchia e se ne andò.

 

Karen era stesa sul tappeto a pelo alto di Gardis e probabilmente glielo stava anche macchiando di mascara e lacrime, era una fortuna che nel mondo magico esistesse il gratta e netta o era la volta che la bionda avrebbe rotto l’amicizia con lei, voleva bene a quel tappeto come se fosse stata una persona vera e più di una volta l’aveva vista lì distesa, di fronte al camino, a leggere o studiare.

 

Si sentì una codarda a rifugiarsi in camera sua, pregando che lei non arrivasse… Gardis era stata una buona amica, le aveva chiesto di rimanere fuori della faccenda e lei l’aveva fatto. Era innegabile che doveva essere a conoscenza dei sentimenti di suo fratello e della relazione con Ciel, Leonard, a differenza di sua sorella, le aveva parlato, ma fedele alla promessa, non aveva più detto una parola a proposito della sua decisione, non ne aveva fatto parola con Hestia e si era limitata a dirle che non approvava ogni volta che i loro sguardi s’incontravano.

E non era venuta a piangere con lei o consolarla, perché le aveva detto fin dall’inizio che non andava bene quel che faceva, Gardis sapeva cosa era giusto, aveva fatto la sua parte e la sua coscienza era pulita. Gardis aveva SEMPRE ragione, questo era stato il profondo insegnamento che aveva appreso durante la sua infanzia, per qualche strana ragione la piccola Malfoy aveva diciassette anni e ne dimostrava centodiciassette se non di più, innegabilmente c’erano momenti che era decisamente più grande della sua reale età.

E questa volta aveva ragione come sempre, era sbagliato cercare di forzare i sentimenti di qualcuno senza amore, lei aveva forzato se stessa autoconvincendosi di provare amore per Leonard e aveva cercato di forzare Leonard ad amarla, scambiandolo per il suo reale destino. Ma ciò che le dava fastidio non era che la sua preziosa e amata sorella maggiore stesse col ragazzo che le piaceva ben più di “un bel po’”, ma che Ciel glielo avesse tenuto nascosto quando, invece, loro due si dicevano tutto.

Era stata davvero crudele da parte di sua sorella, da lei non se lo sarebbe aspettato.

Leonard alla fine si era comportato come suo solito, fregandosene altamente, ma sua sorella… sua sorella doveva dirglielo! E molto tempo fa.

 

Afferrò tra le dita tremanti il tagliacarte noce e argento che la sua amica teneva nel primo cassetto della scrivania, sapeva essere molto affilato, come al solito Gardis teneva con cura i suoi averi.

 

Prese fiato, piano lo sollevò davanti al viso, poi vibrò un colpo secco senza rimpianti.

 

*          *          *

 

Christopher vagò spaesato per il giardino di Hogwarts coperto dalla soffice neve che era caduta quel pomeriggio.

Le grandi vetrate gotiche proiettavano luci gialle e rosse all’aperto, illuminando cespugli, piante e panchine in un clima molto natalizio.

 

Scorse due figure e si sentì stringere il cuore al pensiero che la sua migliore amica, nonché ragazza di cui era innamorato, si fosse appartata assieme ad un altro.

Non poteva fargliene una colpa, specie se aveva trovato la persona giusta, ma… se avesse fatto qualcosa prima, forse sarebbe stato lui la persona giusta, dopotutto lei non l’aveva mai disprezzato come aveva fatto con tutti gli altri ragazzi e si era sempre mostrata gentile e affettuosa e

 

No, alt, lui non era e mai sarebbe stato la persona giusta.

 

Però… gli aveva permesso di abbracciarla e baciarla, privilegio che non era stato concesso a nessun altro salvo i suoi amici più stretti, ma certo non nel modo in cui l’avevano fatto loro.

Ovviamente non aveva gradito il bacetto che le aveva dato alla recita (perché Rago aveva ragione, era solo un bacetto), le parole ferite che aveva pronunciato subito dopo erano riuscite a fargli male, ma… a differenza di quanto accaduto con altri che si erano spinti molto meno in là, doveva ammettere che riusciva ancora a camminare, aveva tutti gli arti e non vedeva i diavoletti dell’inferno saltellargli addosso.

 

Non aveva risposte, solo domande, ma in quel momento voleva solo trovarla e, a costo di combinare il casino più grande che ricordasse, avrebbe mandato via quel bellimbusto che l’aveva portata fuori e avrebbe mantenuto la parola che aveva dato poco prima a Leonard.

Non voleva ammettere di essere arrivato troppo tardi. Il momento giusto è sempre quando arriva un Black, questo era uno dei cardini della sua storica famiglia, perché non cominciare a prendere in prestito proprio ora il loro proverbiale vademecum?

 

Mosse qualche passo verso le due sagome ed entrambe si voltarono.

Lei parve solo un po’ stupita di vederlo lì fuori, poi gli sorrise come suo solito facendolo sentire un cretino per i pensieri poco gentili.

Il ragazzo accanto a lei si voltò verso di lui: era lo studente di Drumstrang, quello che aveva il viso da ragazza, indossava una divisa da Cosacco con il colletto contornato di pelliccia scura e il cappello sottobraccio e gli stava sorridendo.

Deglutì sentendosi stranamente a disagio e riconobbe gli occhi baluginanti: sapeva che Gardis possedeva una vera e propria venerazione per il colore degli occhi delle persone, che avesse deciso di concedere la sua amicizia al giovane russo per via del suo sguardo magnetico?

 

A dispetto di quanto si sarebbe aspettato, il ragazzo si alzò in piedi, Kitt si fermò vedendo che scambiava qualche parola con la giovane Malfoy.

Non pareva che ci stesse provando con lei. Non troppo, almeno.

 

Un’occhiata di quelle iridi strane lo fecero irrigidire, il suo egoismo appena nato, però, mischiato all’orgoglio che ogni Black beve col latte, gli fecero muovere un passo dietro l’altro nella direzione della panca, il russo ghignava, come se fosse soddisfatto di quel gesto e s’incamminò nella sua direzione con passo sicuro e le mani nelle tasche dei pantaloni.

Ricordava la scena di qualche western, mentre il bandito e il giustiziere si incontrano in mezzo al paese deserto e, di fronte al saloon, fanno un bel duello di pistole dove uno dei due ne esce morto. Il becchino in genere è il protagonista del film.

Forse l’avrebbe ucciso se avesse saputo che aveva osato fare qualcosa alla SUA Gardis.

Quando s’incrociarono Kitt si fermò, quasi che dovesse dirgli qualcosa, lo studente straniero però non rallentò l’andatura

-          Salutami Rago, quando la vedrai… - disse piano mentre si allontanava con un ghigno diabolico sul viso da bambola; Chris si voltò di scatto nella sua direzione, preso alla sprovvista da quella frase, più che intenzionato a chiedergli cosa ne sapesse lui della Regina dei Demoni, dimentico dei suoi pensieri omicidi. Lei gli aveva detto che la sua esistenza, quella dell’Anima Azzurra e della sua continua rinascita erano uno dei segreti meglio custoditi della storia, ma conosceva già troppe persone che sapevano chi fosse e cosa facesse al mondo.

Sentì qualcosa di strano nella tasca della giacca esterna del suo abito da principe ungherese e, infilandovi la mano, vi trovò un biglietto da visita, lo rigirò tra le dita più volte: accanto ad uno stemma con un cigno era impresso un nome a caratteri cirillici

 

 Принц Фйодор Андрээвич

 

Quando era bambino, vista la solitudine del luogo dove si trovava, aveva letto molti dei libri del castello dove abitava con sua madre e i suoi zii e aveva imparato diverse lingue dell’est europeo e il loro strano alfabeto, quindi sapeva che quei caratteri, apparentemente strani, altro non erano che il nome del ragazzo:

 

Fjodor Andreevič… principe Fjodor Andreevič

 

… era curioso che un russo, e un principe soprattutto, non vi avesse impresso anche il suo (molto probabilmente altisonante) cognome, ma solo il patronimico… e quello stemma gli sembrava davvero strano e, contemporaneamente, familiare.

Sul retro del cartoncino bordato di blu e d’oro era vergata una frase in caratteri latini, segno che il ragazzo conosceva il loro alfabeto e, con ogni probabilità, anche la loro lingua visto che, altrimenti, non avrebbe potuto parlare molto con Gardis, soprattutto considerando che lei non era proprio una maga della conversazione…

 

So che vuoi sapere la verita, cerca le risposte prima delle domande e risolverai i tuoi misteri.

F.A. A.

*          *          *

 

Qualcuno bussò alla finestra della stanza di Gardis.

Preoccupata, Karen si accasciò sul pavimento; Jack, a cavallo della sua scopa, stava picchiettando nei riquadri, cercando di identificare la sua figura nella fievole luce delle tre candele accese e del camino

-          Karen! Per l’amor del Cielo!

Esclamò quando la vide riversa al suolo con il tagliacarte affilato in mano.

La bionda si voltò verso di lui e il ragazzo riconobbe i suoi occhi azzurro-verdi sotto il nero colato del trucco, le mani rosse per lo sforzo e… per terra un mucchietto disordinato di boccoli color caramello.

 

Lasciò all’istante il manico di scopa e si inginocchiò accanto a lei, levandole subito l’oggetto dalle mani, una lacrima sporca di mascara si posò sopra i riccioli tagliati in malo modo.

La strinse a sé protettivo, incurante che potesse macchiargli la camicia dell’abito, Karen singhiozzò inerme qualche minuto, come una bambola senza vita, poi, d’improvviso, gli gettò le braccia al collo e lo strinse piangendo calde lacrime piuttosto rumorosamente.

…e Jacob Potter non poté fare altro che consolarla con piccoli colpetti affettuosi sulla schiena, come faceva da bambino con sua sorella o con Mattie, la sorellina più piccola di Jeff che, vittima delle loro bravate, scoppiava sempre in un pianto disperato.

-          Mi… dispiace… Jack… - piagnucolò Karen tirando su col naso – sono… una stupida! – aggiunse mentre lui le accarezzava i capelli, mezzi lunghi e mezzi corti visto che erano stati tagliati alla bell’e meglio in un raptus di follia con un attrezzo improprio.

-          No che non sei una stupida – mormorò paziente lui

-          No… io sono una stupida! – ribatté testarda

-          Vuoi dirmi che cosa è successo? – la bionda scosse la testa – d’accordo, lascia che io vada a tranquillizzare gli altri, ne parleremo con calma…

Lei lo trattenne per la coda della giacca

-          Dì a mio cugino che… quando ha tempo… mi porti Gardis…

-          D’accordo

-          Devo scusarmi con lei – un altro assenso

La manina delicata e pallida lasciò la stoffa; il moro si sistemò gli occhiali e andò all’uscio: sbloccarlo dall’interno era semplicissimo.

Un coro sorpreso si levò quando apparve il suo viso piuttosto preoccupato

-          Karen sta bene, ma non vuole farvi entrare – la gente annuì e comprese, le sorelle Longbottom si guardarono aspettandosi qualcosa di diverso, ma niente era terribile come l’espressione di terrore dipinta sul volto della maggiore – Rudiger, per piacere, potresti cercare Gardis?

-          Certo

Dopodiché richiuse la porta e tornò dalla sua protetta.

-          Sono stata veramente una stupida – biascicò lei – ho cercato di forzarlo e inconsapevolmente li ho messi io nei guai, non è colpa loro…

-          Chi? – Jack la prese in braccio e la depositò sul letto – raccontami tutto

-          Volevo che Leonard mi vedesse come una ragazza e non come una… bambina… - cominciò – ma in realtà era proprio quello che ero… volevo essere dolce e carina, ma ho scelto la persona sbagliata, lui… vuole altro da una ragazza, qualcosa che non potevo dargli… non… non sapevo che a lui piacesse mia sorella e… lei… non ha avuto il coraggio di dirmelo, per non farmi soffrire… e io non ho voluto vedere la realtà, era così evidente!

-          Coraggio… - la rincuorò  - so cosa si prova, più o meno l’ho sperimentato anche io…

-          Sul serio?

-          Pensi davvero che avrei avuto qualche possibilità con Christopher Black?

-          Ti… ti piaceva Gardis?

-          Da quando avevamo nove anni

-          È molto tempo

-          Ora non più. Ma posso dire di essere stato il primo ragazzo a darle un bacio – ah, le gioie della vita… per una settimana aveva perso il sonno dalla gioia, solo lui ne era capace

-          Sul serio?

-          In realtà lei è caduta da una scala… non è stato molto romantico… - Jack arrossì di colpo e il colore si accordò con la tonalità dei suoi occhi, nascosti dietro le lenti.

-          E poi?

-          Poi è passata – aggiunse con un’alzata di spalle – è evidente che non ero io quello giusto. Tu eri quella giusta?

La bionda scosse la testa

-          Su, facciamoci forza a vicenda. Ogni tanto, dopo tutto quello che ho passato, vorrei davvero che Gardis stesse con quel maledetto ragazzo dei Corvonero! Penso che abbiano troppo orgoglio

-          O troppa paura – specificò l’altra

-          Forse. Ma di che cosa?

-          No no, basta! Voglio buttarmi da una finestra!

Alzandosi all’improvviso Karen si diresse verso il balcone, Jack la riacchiappò al volo

-          Tu sta’ seduta che ti sistemo i capelli, ma con cosa li hai tagliati, con un machete?

-          Non so dove Gardis tenga le forbici… - si giustificò lei

Il ragazzo si alzò in piedi, aprì il terzo cassetto, sollevò un paio di righelli e afferrò al volo le forbici, poi andò alla finestra e la chiuse per precauzione, fece sedere la bionda sul tappeto e si preparò a pareggiarglieli come meglio poteva, ovviamente Hestia non gli aveva mai permesso di avvicinarla con un paio di forbici in mano, andava piuttosto fiera dei suoi capelli, quindi non doveva aspettarsi un taglio degno delle sfilate parigine, o forse sì? Karen ubbidì docile e una ciocca dopo l’altra queste caddero assieme al mucchietto che già era sul tappeto.

-          Valle a bruciare – le ordinò dopo aver terminato, rimettendo a posto l’arnese – così sarà come mettere una pietra sul passato, anno nuovo, vita nuova e nuovo taglio – spiegò di fronte alla sua aria confusa

La Longbottom gli regalò un sorriso che scaldò il cuore e, inchinandosi appena di gratitudine, afferrò i suoi boccoli biondi e li lanciò tra le fiamme crepitanti del caminetto, rimase un istante lì di fronte con gli occhi chiusi e le mani giunte, come se stesse seriamente cercando di dimenticare tutto quello che era accaduto, pregando per un futuro migliore

-          Grazie – mormorò infine voltandosi verso di lui, gli occhi colmi di pianto, ma il sorriso di nuovo sulle labbra

Jack arrossì e annuì sistemandosi gli occhiali sulle iridi verdi, poi afferrò lo specchietto della piccola Malfoy e glielo porse in modo che potesse vedere il suo nuovo look decisamente più birichino. Mamma e papà ci sarebbero rimasti di sale, ma non importava.

 

*          *          *

 

Kitt si era seduto sulla panchina lasciata libera dallo studente di Drumstrang da almeno cinque minuti, ma la conversazione languiva.

All’inizio era stato facile pensare di arrivare lì e darle un bacio, ma a ben pensarci, oltre al fatto che era poco saggio, voleva davvero spiegarle qualcosa di sé. Solo che non ci riusciva e Gardis era tutta rapita dalla luna in cielo e la musica in lontananza

-          Conosci quel ragazzo che era qui prima? – indagò sentendosi ancora un po’ geloso dell’attenzione che generalmente rivolgeva a lui e che, in quella circostanza, era stata destinata ad un altro ragazzo, probabilmente più intelligente visto che aveva fatto subito la sua mossa

-          Sì – che risposta articolata… o non voleva parlarne o non voleva metterlo in difficoltà.

-          Da molto? – lei si puntò un dito alle labbra, come se ci stesse pensando

-          Sì, si potrebbe dire di sì – annuì e lui notò che la sua manina era fasciata da un guanto di pizzo

-          Sei molto graziosa stasera – lei gli sorrise riconoscente, ma non fece nient’altro, era anche comprensibile visto il livello di apprezzamento che le stava mostrando con le mani intrecciate tra le gambe e la schiena curva, quando lei era tutta carina nel corpetto dell’abito che le stava d’incanto, chiaramente con la schiena dritta e le mani giunte come si conveniva ad una ragazza beneducata.

Avrebbe dovuto dirle che era “superlativa” e anche “sensuale” ed “eterea”, non c’entravano niente l’uno con l’altro, ma era quello che avrebbe dovuto dirle perché lei era proprio così.

Invece le rivolgeva infantili complimenti che neppure una bambina dell’asilo si sarebbe sentita lusingata.

Izayoi lo avrebbe preso a schiaffi, detestava i ragazzi poco decisi.

E anche Gardis, era naturale che avesse concesso a quello studente straniero più familiarità, lui in sette anni non era stato capace di niente del genere.

 

Nonostante la disprezzasse, l’etichetta aveva lasciato segni evidenti su di lei, camminava con la testa alta e la postura fiera di chi per anni ha dovuto reggere libri e mele sulla testa, quando stava seduta non tendeva mai ad allargare le ginocchia, ma intrecciava finemente i piedi sotto la seggiola, se stava discorrendo guardava la gente negli occhi e se non lo faceva era perché non li riteneva degni della sua attenzione.

Aveva un concetto piuttosto alto di se stessa, come tutti i Malfoy, non l’aveva mai vista abbassare gli occhi per paura di confrontarsi con qualcuno. Era la degna discendente di un Principe degli Arcimaghi, come gli aveva insegnato Rago.

Per questo poteva dire che le piacevano le persone che sapevano quel che facevano e lui non lo era granchè

Però l’aveva vista piangere.

 

-          Come mai sei venuto fuori? Non si è sentito male qualcuno, spero…

-          No, Hestia non mi avrebbe mai detto dov’eri – la bionda emise uno sbuffo sonoro, quelle due non si approvavano a vicenda su certe cose.

-          E allora?

-          Volevo chiederti un ballo…

-          A me? – Gardis sembrava incredula

-          Perché? Non vuoi…

-          No.. cioè, non è che non voglio… io sì che voglio, però… ecco è strano… - era dunque stato così falsamente disinteressato in quegli anni? Il lavoro gli era riuscito bene, peccato che adesso lei pensasse che fosse impazzito tutto d’un colpo

-          Però non voglio rientrare – precisò lui – quindi… ti andrebbe di ballare qua fuori?

-          Sì. Anche perché non credo che qualcuno riuscirà a farmi esibire come un orso ammaestrato in mezzo alla pista da ballo…

-          Il ragazzo di poco prima però stava per riuscirci… - puntualizzò suscettibile

-          No, As…Fjodor non ci sarebbe mai riuscito. Lui è… praticamente un altro fratello per me

-          Ci sono parecchi ragazzi che per te sono come fratelli – commentò lui – e sono anche tutti stranamente affascinanti

-          Vero? – pareva contenta di quelle parole, certe cose non le capiva proprio al volo – ma… - spiegò – lui… era da molto che non ci incontravamo

-          Mi dispiace allora, sono stato sgarbato a interrompervi

-          Non preoccuparti, possiamo parlare quando vogliamo, ma tu che mi vieni a cercare per chiedermi un ballo è qualcosa che succede di rado

-          Sei in vena di farmela pagare per prima?

-          Non pestarmi i piedi – il suo tono si fece appena più aspro

-          Scusa, in Ungheria non ho mai ballato molto

-          La McGranitt dava lezioni di ballo

-          Mia madre ci ha provato, ma i risultati sono stati disastrosi. Eppoi non avevo tempo.

-          Lachlan invece è un ballerino provetto

-          Sì, ma qualsiasi cosa dove c’è da muoversi fa per lui, stavo seriamente pensando di farlo entrare l’anno prossimo nella squadra di quidditch, a differenza mia lui è piuttosto portato con gli sport

-          Ma se non c’è portiere migliore di te!

-          Roderick e Cartrett sono molto bravi

-          Roderick è rigido come un palo della cuccagna e Cartrett… sarebbe un ottimo portiere se solo non fosse confinato in infermeria da mesi. Il mondo magico è l’unico dove c’è ancora l’usanza della quarantena

-          La Chips ha detto che a metà gennaio li libererà tutti, li tiene lì per evitare il contagio

-          Fa bene, ma per la squadra un po’ meno

-          Merrick e Thunder non se lo sono preso

-          Anche per la scuola, Henrietta e sua sorella sono vegetanti da settimane

-          Ti sto facendo male

-          No, balli bene alla fine, devi solo prendere il ritmo

-          Ora fai guidare me? – Gardis arrossì

-          L’ho fatto di nuovo?

-          Che cosa?

-          Di impormi… stavo guidando io?

-         

-          Dovrebbe essere il cavaliere

-          Lo so

-          Non sono tanto brava a lasciare che una persona mi faccia fare qualcosa

-          Me n’ero accorto, se vuoi che faccia io la dama però dobbiamo scambiarci i vestiti

-          Ringrazia di essere nato maschio, Kitt

-          Perché?

-          Non hai idea di quello che ho dovuto passare per mettermi questo affare, è come morire

-          Lasciatelo dire, non sembra proprio che tu stia per lasciarci, stai molto bene invece

-          Non scherzare, - evidentemente non si era accorta che si riferiva al suo aspetto e non alla sua salute - i tacchi mi fanno male, le scarpe stringono, il corsetto mi sta levando l’aria, la camiciola mi sta scendendo e non dico dove, le calze cadono e non posso neppure alzarmi due strati di gonna per rimetterle a posto perché la sottogonna si sposterebbe assieme alla crinolina

-          Altro?

-          Sì, i capelli mi stanno tirando da morire e mi prude un fianco

-          Lamentarti è il tuo sport preferito, confessa – Kitt era stranamente galante quella sera e non era certa che la cosa le dispiacesse, anzi, la lusingava molto, anche se lui ascoltava sempre le sue tirate sui dolori dell’essere nata femmina; ma quella sera sorrideva dolce e i suoi occhi la stavano portando a fantasticare un po’ troppo. Certo non l’aveva ancora perdonato per averla baciata senza una ragione dettata dai sentimenti, ma… non gliene voleva più di tanto, Christopher la influenzava troppo.

-          È lo sport della famiglia, non hai mai sentito mio padre che razza di brontolone che è

-          E tua madre come fa? Mia zia è sempre poco incline a tollerare le lamentele e la nostra governante dice che se abbiamo il tempo per lamentarci allora vuol dire che non abbiamo lavorato a sufficienza

-          La tua governante era una Corvonero?

-          No, viene direttamente dal terzo Reich

-          Mamma invece fa finta di starlo a sentire e poi gli chiude la bocca, metodo Granger fatto in casa

-          Ah sì?

-          Ma anche lei quando ci si mette è una di quelle che non la smette più

-          E tuo padre fa come lei?

-          No! A mio padre piace far vedere chi comanda

-          Ah sì?

-         

-          Non mi dirai che la picchia, spero

-          Certo che no! ti pare che potrei permetterglielo? – no, decisamente impossibile

-          E allora?

-          In genere le dà un bacio, ma non è una cosa che approvi del tutto e non è l’unica cosa, casa nostra di notte è off limits, è sconsigliato girovagare per i corridoi, ci sono spettacoli poco edificanti in giro, senza contare poi tutti quei quadri parlanti di cui ci siamo riempiti le stanze, francamente non li sopporto granchè, quando sarò più grande casa mia sarà piena di nature morte e…

La sua sequela di lamentele venne interrotta.

Da un bacio.

Mentre lei chiacchierava distratta di tutto quello che non sopportava lui si era avvicinato piano piano e quando lei aveva finalmente percepito il pericolo la bocca stava già sfiorando la sua mentre gli occhi erano chiusi, i suoi invece erano spalancati dallo stupore e poco ci mancava che non si mettesse a piangere. Avrebbe potuto impedirglielo se avesse voluto, ma… Kitt la influenzava troppo lo diceva sempre

E parlava di piangere dalla gioia, anche se era sbagliato.

-          Così? – così cosa? Al momento non ricordava neppure come si chiamava!

-          Eh? – un commento molto arguto

-          Non è un metodo troppo spiacevole… - stava ridendo di lei? Maledetto, aveva un’anima bastarda quello stupido Ravenclaw

Una lacrima le rigò la guancia, non voleva piangere, non DOVEVA, ma non ci riusciva. Come poteva piacerle qualcosa del genere fatto assolutamente senza sentimenti di amore? Poteva capire la casualità, tipo quella che l’aveva colpita quando aveva baciato Jack, ma… qui le cose erano completamente diverse! Questo era un atto premeditato!

-          Ti odio Christopher! – gli gridò in faccia, lui parve stupito, ma dentro di sé se l’era aspettato, niente di diverso, magari solo qualche ceffone in più, ma quelli potevano arrivare – ti detesto! Come ti permetti di baciarmi senza provare niente per me?! Stupido, stupido, stupidissimo Kitt!

E lo schiaffo arrivò per davvero, forte e bruciante sulla sua guancia, ma quasi non lo avvertì perché c’era qualcosa che l’aveva pietrificato: aveva visto l’ombra di un sentimento nei suoi occhi, tra le sue lacrime.

E delusione, molta delusione.

Cosa aveva detto? Che non provava niente per lei?

E lei?

Che cosa era implicito in quelle parole? Che gli voleva bene più che ad un amico?

… che stupido, non si era preoccupato molto di quello che poteva provare o pensare lei, non era stato un comportamento molto diplomatico, non le aveva neppure detto che l’amava…

Ma dove aveva avuto la testa in quei sette anni? Dove per non vedere quello che al momento gli sembrava così semplice ed evidente?

Cosa diceva il saggio?

L’ovvio è quel che non si vede mai, finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità.

Gardis non era stata così evidente, ma… in effetti in qualche modo avrebbe dovuto capirlo già da tempo… che cosa? Beh, la cosa che allo stesso tempo era la più bella e la peggiore dell’intero Creato.

 

Vide la sua figuretta sfrecciare via dal luogo dove erano poco prima nascondendo gli occhi nella manica mentre lui stava ancora a riflettere.

Oh, al diavolo tutto!

Afferrò il suo braccio al volo e, prima che lei si voltasse e l’aggredisse, l’abbracciò stretta.

-          Ti amo, Gardis Derzhena Malfoy – disse semplicemente, qualsiasi altra cosa sarebbe stata fuori luogo

La bionda spalancò gli occhi finché non brillarono come la luna in cielo.

Ma più ancora della sua inaspettata dichiarazione la stupì sentire una lacrima, fredda come ghiaccio, scorrerle sulla schiena scoperta dalla scollatura dove lui stava posando le sue labbra.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Eh sì, finalmente ci siamo arrivati al tanto sospirato e temuto momento della confessione! Spero di non aver deluso troppe aspettative, so che ciascuno lo immagina in maniera differente , io personalmente trovo molto romantico mischiare l’amore con le lacrime nelle mie storie e purtroppo è maledettamente evidente.

Ciò che mi piace di questo capitolo è che finalmente Kitt comincia a mostrare un po’ di se stesso, ma non la parte prettamente istintiva che ha visto la luce nelle due occasioni in cui ha osato alzare le mani sulla pupilla Malfoy, peraltro neppure troppo ritrosa, ma anche perché l’istinto che lo prende in questo capitolo è quello che chiamo “istinto di sopravvivenza”, insomma, diciamocelo, il poveretto è arrivato al suo limite di sopportazione e mi piace affermare che si è costruito la forca da solo perché sì che Gardis ci mette del suo, ma prima la va a baciare, poi se la coccola perbene per tutta la storia e viene a dirmi che non riesce a starle lontano, vorrei ben vedere! Quale persona normale sa stare alla larga da un/una Malfoy?

Appunto, nessuno…

Ci sono poi altre storie che s’intrecciano: scrivere di Hestia che fa quella ramanzina sottintesa al nostro protagonista Black è stato divertente, mentre ho cercato di rendere le scene di Karen il più drammatiche possibili, tanto per separare un po’ queste tre tanto amiche, ma così diverse.

Alla fine ognuna ha le sue grane e non da poco.

Per finire, la scena che preferisco è quella dove Kitt parla con Leonard, la chiave di lettura, piuttosto facile, è la seguente: “se fossi stata una ragazza di Hogwarts che passa per caso di lì, sarei rimasta abbagliata”, perché si sa che i cattivi ragazzi hanno il loro fascino e io ho tanta voglia di vedere questo Christopher come un cattivo ragazzo.

Ok, ho scritto un poema più o meno senza senso, sono molto curiosa di leggere i vostri commenti, quindi spero davvero che me ne lascerete e farete contenta questa autrice un po’ pazza! ^^ oggi che ho tempo passo a salutarvi uno per volta, grazie mille! Siete tutti meravigliosi, anche quelli che non mi lasciano una recensione ma che seguono la mia storia, grazie davvero!

Ciao e un bacione,

Nyssa

 

PS: chiedo scusa per il mio russo penoso, se ci fosse qualche errore vi prego di farmelo notare che provvederò a cambiare il testo, purtroppo la mia consulente (e amica), ha deciso di partire per un viaggetto, quindi mi manca un po’ di materia prima.

PS2: avet notato che strano? Il capitolo della dichiarazione di Kitt è caduto come 22=2+2=amore+amore, curioso, questa volta non l’ho fatto apposta! Ne sono davvero felice! Ora scappo davvero.

 

Giulia Malfoy: ciao! Ah, se ti prudono le mani ti capisco, non sai a me! A volte è orribile essere un’autrice così cattiva con i propri personaggi e seriamente mi domando: “perché non gli faccio fare questo o quello?”, beh, non ho ancora avuto risposta, niente segni divini, continuerò a chiedermelo usando la stessa scusa di sempre esigenze di copione.

Kitt poi è un personaggio che si trattiene sempre, quindi scrivere di lui è doppiamente difficile…

Spero davvero che questo capitolo ti piaccia e mi auguro che mi lascerai anche una recensione, al prossimo aggiornamento, ciao e un bacio! Nyssa

 

Hollina: eh… ci sono persone che non imparano mai, Kitt almeno una mossa se l’è data, peccato che avrebbe dovuto dire moooooolto di più che quelle stupide tre parole, ma almeno è stato romantico, se c’è una cosa di Kitt è che, a differenza di Leonard che non lo è minimamente, è romantico e questo mi piace in un ragazzo.

Lui sa come mandare in deliquio una ragazza… ah, ne esistessero di più di ragazzi così…

Già, la storia di Rago è molto triste, io penso che sia per questo e per il fatto che sia una principessa che il suo sarcasmo è così tagliente. Ad ogni modo è servito a dare una smossa a quel benedetto Black.

Spero davvero che il capitolo ti piaccia, ormai la storia sta davvero nel vivo! Mi raccomando, lasciami una recensione! Ciao un bacione e alla prossima! Nyssa

 

Killkenny: era un dettaglio che mi aveva colpito molto del curriculum che avevi mandato e così ho deciso di usarla, dopotutto tutte le mie fic sono disseminati di citazioni più o meno evidenti a Eva.

Ti ringrazio di nuovo per il voto, spero che anche questo capitolo riscuota la tua approvazione, anche se è decisamente più sdolcinato ^:^

Noi ci rivediamo al prossimo aggiornamento, spero davvero che ti piaccia e che mi lascerei una recensioni, ciao e a presto!

 

Ginny28: eh, sono contenta che Fjodor abbia suscitato il dovuto stupore, è un personaggio che serve parecchio, in questo capitolo si vede che pure lui nasconde la sua bella dose di verità, come tutti d’altronde, sembra quasi che nelle mie storie i personaggi vivano di pane, psicologia e segreti. Una dieta variegata, non c’è che dire…

Mi dispiace che la tua curiosità non sia soddisfatta anche in questo ventiduesimo capitolo, però prometto che presto comincerò a risolvere tutti i misteri =P

Mi auguro che ti piaccia anche questo aggiornamento, aspetto di sapere, sono curiosa di ricevere una tua nuova recensione! Ciao, un bacio e alla prossima! Nyssa

 

Lord Martiya: uhm, potrei farci un pensierino, è sempre un’idea interessante mettere una guardia del corpo a Gardis, il problema è che credo che lei sia capace di badare a se stessa, non penso che qualcuno riuscirebbe a farle qualcosa senza il suo completo consenso ^_^

Mi auguro che il capitolo ti piaccia ugualmente, anche se non è molto avvincente… ciao e a presto!

Nyssa

 

DragonSlave: ehm, è così evidente che mi piacciono le parentele? Chi l’avrebbe mai detto…lalalalala… (fa finta di niente). Ad ogni modo penso che uno schemino torni sempre utile, io lo faccio sempre prima, salvo poi ampliarlo del doppio durante la storia, i personaggi iniziali generalmente raddoppiano durante la narrazione perché mi dico: , serve anche questo personaggio. E quest’altro. E questo non lo volevo usare, però… ecco come nascono i casini ^_^

No no, tranquilla, il fatto che ci siano poche ragazze Malfoy non c’entra con la storia di Rago, è solo una casualità, sarà che i maschi Malfoy hanno decisamente più successo…

Che vampiri e licantropi si detestino è un dato di fatto, è così da sempre, però non ho mai detto che vampiri e arcimaghi si odino, in effetti erano pacifici finchè quella p****** della matrigna di Rago non ha combinato il solito pasticcio diplomatico. Ho sempre sostenuto che le donne fanno la storia e la distruggono, che dici, sono un po’ troppo femminista?

Sul mistero di Fjodor si scoprirà tutto, tranquilla, anche se ci vorrà un po’ perché il caro ragazzo non ha certo voglia di vuotare il sacco così velocemente, eh che cavolo, sennò che razza di personaggio sarebbe? Non mi serve una persona senza misteri ^_^

Diciamo che Rago la si può vedere in modo differente, da una parte è vinta da un sentimento di amore eterno verso Dresda e dall’altro tratta Kitt quasi in maniera materna, non è una cosa strana?

Ad ogni modo siamo finalmente arrivati al momento della dichiarazione che è un bel po’ più romantica di quella che Draco fece ad Hermione, questo perché Draco, come Leonard, trasuda fascino, ma pecca di romanticismo, direi che è l’abitudine ad avere troppe ragazze…

Ora ti lascio, ho scritto un poema, spero davvero che il chappy ti piaccia, sono davvero molto molto curiosa di leggere la tua recensione a proposito, mi raccomando scrivimi presto! Ciao e un bacione grandissimissimo! Nyssa

 

Vavva: non dirmi che hai già sviscerato tutti i misteri che ho creato… che autrice inetta che sono, uffa, non dovrei essere così tanto prevedibile. Ma migliorerò, lo prometto!

Fjodor ha la sua buona parte di mistero, non posso dire nulla a proposito perché la soluzione dei misteri è ormai vicina, però spero davvero che questo capitolo ti piaccia ugualmente anche se non si scopre davvero chi è. In compenso ci ho messo la tanto attesa dichiarazione di Chris che ha deciso di dare credito alla storia di Rago e di darsi una mossa, esprimendo finalmente i suoi sentimenti (ed era ora, c’è proprio da dirlo…).

Mi auguro che ti piaccia quindi spero di leggere presto la tua recensione, ciao e un bacione grande! Nyssa

 

_Nana_: ciao cara! Come te la passi? Io continuerò a scrivere, non preoccuparti, da quando ho scoperto che pubblicare fanfic mi piace così tanto, non intendo certo lasciar perdere, è troppo rilassante buttare giù una bella avventura complessa.

Sono molto felice che la storia di Rago ti sia piaciuta, in effetti è piuttosto triste… in effetti Gardis è andata all’appuntamento come Rago, ma Kitt non ha mai menzionato sua sorella con loro dure e c’è anche da dire che, come spiega Gardis qualche capito indietro, Rago più leggere tutti i pensieri della nostra protagonista, le emozioni e vedere le sue stesse cose, ma non esiste il contrario, quindi o è Rago stessa a comunicarle qualcosa in un certo modo (che non ho ancora spiegato), oppure Gardis è assolutamente all’oscuro di quanto si dicono Rago e Kitt, infatti non sa di piacere a lui anche se Chris ne ha fatto parola a Rago.

Forse mi sono lasciata trasportare dalle complicazioni del personaggio, ma questo passaggio è molto importante, quindi ho voluto spiegarlo bene, spero di essere stata chiara, nel caso non lo fossi riscrivimi che lo spiego meglio ancora.

Ad ogni modo spero davvero che questo ventiduesimo capitolo ti piaccia, aspetto trepidante la tua prossima recensione, ciao e a prestissimo! Nyssa

 

Kri87: innanzi tutto ciao e benvenuta! Sono sempre felice di conoscere nuovi lettori delle mie storie e premetto già che questa risposta sarà lunga come la tua Recensione (con la R maiuscola come hai precisato) perché sono una a cui scrivere e parlare piace un sacco e tu mi hai dato un sacco di elementi di conversazione ghiottissimi!

Se ti può consolare anche io ero piuttosto indecisa se pubblicare oppure no il seguito delle Relazioni perché, come te, penso sempre che i seguiti siano sempre una forzatura della storia originale, qui però alla fine ho deciso di fare il primo passo perché, lo devo ammettere, la storia originale che creai era proprio quella di Gardis e Kitt e quella di Draco ed Herm è venuta di conseguenza perché sarebbe stato stupido scrivere una storia della new generation senza avere una old, no?

Sono molto felice di non dovermi pentire della mia scelta, sono molto legata ai personaggi di questa storia perché, a differenza di quelli delle Relazioni, li ho creati proprio a mia immagine, come li volevo io, mentre gli altri avevano già un’impostazione data dalla zia Row nei suoi libri, anche se forse mi sono ispirata più ai film che ad altro…

Spero davvero che la storia continui a piacerti e sono contenta che riesca addirittura ad oscurare la sua “mamma” a cui sarò eternamente legata (sai, è la prima che ho scritto, la considero un po’ la mia pupilla), anche io leggo e scrivo solo di Draco ed Herm, quindi mi è sempre difficile avere personaggi diversi tra le mani.

Per quanto riguarda i difetti, invece, ti ringrazio moltissimo per avermeli fatti notare, penso seriamente che le critiche, se sono costruttive, possono tornare utili. Una persona alla fine delle Relazioni, mi aveva detto ti fare attenzione a non usare troppi abbreviativi e ho cercato di seguire il consiglio, per quanto possibile, là però la cosa era voluta perché mi serviva per la questione del nome Ransie e Temperance.

In effetti ho un po’ di problemi tra il te e il tu, purtroppo mi rendo conto di usare a dismisura il primo quando invece sarebbe corretto il secondo, a volte però sono così abituata che rileggendo non me ne accorgo neppure, chiedo davvero scusa per tutti gli errori, mi rendo conto che devono davvero essere a bizzeffe e veramente fastidiosi quando si legge per la prima volta, o almeno per me è così. A volte non me ne accorgo neppure, rileggo la storia tante di quelle volte che ormai conosco le frasi praticamente a memoria, sorry =P cercherò di essere più attenta, lo prometto. Lo stesso vale per le dimenticanze di soggetti e verbi, so a memoria quello che volevo dire che non me ne accorgo neppure ^_^

Per quanto riguarda la storia, invece, tranquilla, dormo benissimo la notte, forse anche più di quello che dovrei, il dormiveglia prima di prendere sonno penso davvero che sia il miglior periodo per inventare situazioni nuove o nuove storie… che siano complicate, ehm, quella è un’altra faccenda, il fatto è che mi piace dare il proprio spazio a tutti i personaggi e quindi mi viene naturale creare una storia per ciascuno, solo che poi s’incrociano e allora… si finisce così…

Mi fa piacere che gli occhi bicolori di Gardis le diano spessore, Gardis è un personaggio che amo moltissimo, il mio ideale di persona, nonostante tutti i suoi difetti, ed ero molto legata al fatto che avesse gli occhi di colori differenti, doveva essere la degna figlia di Draco ed Herm, mentre Leonard presenta una fusione differente, ma comunque evidente soprattutto nel carattere.

Jack sembrava davvero innamorato di Gardis? Beh, questo capitolo insegna che… era proprio così! Non ti eri sbagliata, è solo di recente che ha aperto gli occhi e in effetti ha ragione, non avrebbe mai avuto chance contro Kitt, mi spiace, lui era il protagonista fin dall’inizio e non era difficile da intuire, Gardis ha letteralmente perso la testa. Chissà che non riesca a stare vicino a Karen proprio per questa loro affinità di sentimenti nei confronti di due persone che non li corrispondono.

Poi c’è Leonard, creato a immagine di Draco, ma senza i suoi problemi di personalità e decisamente diverso per quanto riguarda la psicologia, insomma, un’apparenza tutta esteriore, in realtà Leo ha preso molto dalla sua mamma.

Seraphin tornerà, promesso, avrà il suo spazio, deve solo arrivare il suo momento.

Ok, l’avevo detto che avrei scritto la Divina Commedia come risposta, vero? Bene, ora scappo davvero. Seguendo il consiglio di Rago Kitt ha finalmente deciso di mollare i panni del bravo ragazzo e di fare quel che gli gira (mica male, no?), mentre comincia a comparire il personaggio di Fjodor, ehehe, anche lui ha qualcosa da raccontare (ma che strano).

Mi auguro che il capitolo ti piaccia come il resto della storia, aspetto trepidante la tua recensione, spero di riceverla presto, mi raccomando, non distruggere la tastiera! Se poi vuoi fare due chiacchiere con un’autrice pazzoide e parlare della storia o di qualsiasi altra cosa, scrivimi pure! Sono davvero curiosa di conoscere nuove persone! Ciao ciao e a presto, un bacione grandissimo! Nyssa

 

Lisanna Baston: è curioso di Rago il fatto che passi continuamente da un atteggiamento prettamente da amante a qualcosa di molto simile all’istinto materno. In effetti la sua storia è molto triste, ma ciò che vuole davvero fare è insegnare qualcosa a Kitt, insomma, ad avere fiducia in se stesso e nella ragazza che ama.

A combattere per il suo amore, cosa che lui non stava facendo, ma che finalmente s’è deciso a fare.

Eh, Kitt ha ragione a pensare che Rago non gliela racconta giusta, c’è ancora qualcosina da dire su di lei, ma non è ancora giunto il momento, anche se non sarà troppo in là.

Bene, spero davvero che questo nuovo capitolo con la tanto fatidica dichiarazione di Kitt ti piaccia. Aspetto la tua recensione, sono curiosissima di sapere che cosa ne pensi, ciao e un bacio! A presto, Nyssa

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Capitolo 23
*** Agitare con cura ***


-

-          K-K-Kitt… - mormorò lei spiazzata

Avvertì la stretta intorno alle sue spalle farsi più energica e un vago senso di solitudine. Era il sogno della sua vita, era lui che le stava dicendo qualcosa che desiderava da sempre, ma perché così all’improvviso?

-          Ti prego, non mi lasciare anche tu… almeno per il momento, resta con me

Provò tante cose in quell’attimo e poi si sentì involontariamente sorridere mentre la mano accarezzava appena quella che la stringeva

-          Sì, resterò – sussurrò piano come il battito d’ali di una farfalla

-          Sul serio? – Chris sembrava incredulo, si voltò verso di lui scorgendo i suoi occhi brillare, lui la afferrò per la vita e la fece volteggiare lì attorno mentre lei, ridendo felice gli posava appena le mani sulle spalle; quando la lasciò andare l’afferrò al volo, stringendole la vita e posando la testa nell’incavo del collo, lasciando che lei gli cingesse il capo visto che i suoi piedini ancora toccavano a malapena terra.

 

-          Gardis – mormorò lui contro i suoi capelli – dovrebbero proibire a due persone di mettere al mondo qualcuno speciale come te, lo sai? Sei in grado di capire quanto sei pericolosa per le persone? Mi hai reso così felice che se il cuore non mi scoppierò nel petto vivrò altri cent’anni!

 

E d’impulso la baciò e lei non ebbe neppure il tempo di chiudere gli occhi come aveva visto fare così tante volte nei vecchi film, ma solo concentrarsi sulla miriade di sensazioni che lui stava scatenando dentro di lei.

-          Perché? – chiese all’improvviso lei avvicinandogli le labbra all’orecchio – perché così all’improvviso?

Lui chinò il capo, quasi con imbarazzo

-          Ho ascoltato una storia, questa sera, una storia molto triste di un amore infelice. Beh, non voglio fare la fine di quelle due persone, voglio che almeno tu sappia cosa sei davvero per me, dentro di me. Voglio che tu sappia che, anche quando non sei con me, anche quando non ci sarai, anche quando io dovrò partire e andare via, il mio cuore ti apparterrà per sempre. Abbine buona cura.

-          Partirai? Che significa? – Gardis era preoccupata

-          Alla fine dell’anno scolastico tornerò in Ungheria, ci sono delle faccende molto importanti di cui devo occuparmi e… mia madre non sta bene, devo pensare a lei.

Gli occhi le si riempirono di lacrime.

-          Non ti chiederò di venire, devi pensare a studiare, studia e divertiti, vivi una bella vita. Ma fino ad allora… ti prego, resta con me. – lei lo strinse dolcemente

-          Tu non capisci proprio niente. Dopo tutti questi anni passati con te, dopo tutto il tempo che siamo rimasti assieme, che io ti guardavo e mi mandavi in deliquio con un’occhiata, mi scioglievo con un tuo gesto e arrossivo ogni volta che mi sorridevi, è mai possibile che tu non ti sia mai accorto di quello che provo per te? Era così difficile vedere che ero innamorata di te?

-          Tu?

-          Già, io… e per quanto riguarda il futuro… - fece una pausa, prima o poi i segreti sarebbero venuti a galla. Ora più che mai voleva indagare sulla sua famiglia, sapeva che era quella la risposta a tutti i suoi problemi e alle sue domande. Ma ancora più difficile sarebbe stato confessargli che, effettivamente, lei era la Sohryu con cui aveva parlato, colei che gli aveva raccontato la storia lacrimevole dell’amore impossibile tra Rago e Dresda. Certo Rago non si era preoccupata di informarla della decisione di lui se amarla, odiarla o ignorarla, avrebbe dovuto aspettare di andare a dormire, ma… non credeva che sarebbe arrivato a tanto e… non aveva il coraggio di dirgli la verità, lui non era pronto era troppo presto. – vedremo quando non sarà più futuro, ma ormai un presente, d’accordo?

-          D’accordo. Fino a giugno.

-          Fino a giugno. – e senza più trattenersi gli lanciò le braccia al collo esultante. Aveva cinque mesi per convincerlo, cinque mesi per dirgli la verità, indagare e scoprire le sue, di verità. Per una volta proprio lei che era sempre stata fatalista si ritrovava fiduciosa verso il futuro.

E, anche se rossa di vergogna, anche se ingenua, gli posò le labbra sulle sue e lo baciò.

 

*          *          *

-          Gardis! Gardis!

 

Rudiger arrivò correndo

 

-          Ehm, scusate… - divenne tutto rosso quando vide che la sorella di Leonard e Chris erano abbracciati romanticamente sulla panchina. Si trovava al bivio della sua vita: l’amore o i soldi? No, molto peggio… interrompere o meno il quadretto che per due anni aveva sognato di creare?

-          Cosa c’è?

 

Beh, qualcuno aveva pensato a risolvere il problema per lui, questa si chiamava fortuna. Al momento due paia di occhi lo stavano fissando, avrebbe fatto meglio a trovare una via di fuga nel caso il suo racconto sulle disperazioni di Karen non avesse riscosso molto successo. Non aveva mai visto la collera di Kitt e non ci teneva a scoprirla quel giorno, quella di Gardis però lo preoccupava molto di più.

 

-          Ehm… - si toccò un ricciolo biondo – K-Karen sta avendo una specie di crisi isterica e Potter è l’unico che riesce a farla ragionare…

-          UnicA – precisò la bionda

-          No, non Hestia, Jacob!

-          Jacob?! Che c’entra Jacob?

-          Senti non ne ho idea, ma Karen minaccia di gettarsi da una finestra e anche se lui mi ha assicurato che non glielo lascerà fare io non mi fido. Ha chiesto di te, quindi per piacere vai su e impedisci che si getti dalla Torre

Gardis e Kitt si scambiarono un’occhiata, non le andava di rovinare l’unico momento di romanticismo che fosse riuscita a strappare a Christopher solo perché Karen aveva le paturnie, ma… beh, una vita valeva quanto un incontro sotto la luna?

 

-          Va’ da lei… - Chris le diede una pacca sulle spalle e le sorrise

Lei gli annuì, grata che comprendesse l’affetto che la legava a Karen così come a tutti i suoi amici, poi si incamminò verso la portafinestra.

Rudiger si fermò un istante di più, s’inchinò appena con riconoscenza e poi corse verso di lei che lo stava aspettando.

 

Rimase sulla panchina a inspirare l’aria fredda della sera, sorridendo alla luna così cara alla piccola Malfoy.

 

*          *          *

 

Percorrendo le scale a velocità sostenuta la bionda puntò dritta verso la sua stanza dove fuori era ancora accampato un capannello di gente preoccupata che si guardava stranita. In un angolo del corridoio, accanto alla pendola, stavano Ciel e suo fratello, lui sfoggiava un’aria seria e le braccia conserte mentre la mora si stava nervosamente tormentando i cordoncini del vestito e aveva già distrutto un foglietto di carta; lanciò loro un’occhiata e si diresse verso l’uscio.

 

Se avesse detto chi era, probabilmente Karen avrebbe aperto la porta, ma Karen si era presa la libertà di nascondersi nella sua stanza ed era giusto che lei mostrasse che lì dentro comandava ancora lei, così estrasse la bacchetta e con un incantesimo sbloccò la serratura davanti agli occhi sbigottiti di un paio di sorelle Longbottom, mentre l’espressione imbronciata dello Slytherin si trasformava in un tirato ghigno orgoglioso.

Difesa del territorio, poi dicevano dei leoni di Super Quark… le femmine sono sempre possessive nei confronti delle proprie cose care, citò a menadito Leonard.

La porta comunque venne subito richiusa alle sue spalle senza che nessuno riuscisse a sbirciare all’interno. Rudiger sospirò e andò a sistemarsi accanto alla cugina maggiore e ad uno dei suoi migliori amici.

-          Gardis era con Chris? – gli domandò Leonard, un assenso e a quel punto, senza un’altra parola, lasciò il gruppetto e se ne tornò di sotto: Black aveva mantenuto la sua promessa, non gli dispiaceva quel suo nuovo modo da padrone del mondo. Magari potevano andare a farsi una bevuta insieme a quel punto, era curioso di vedere fino a che punto si sarebbe spinto “Kitt”.

 

*          *          *

 

-          Ora spiegatemi cosa sta succedendo qui – il suo tono era più bellicoso di quel che si sarebbe aspettata a vedere due dei suoi migliori amici abbracciati sul letto davanti ad un romantico caminetto acceso.

-          Noi ci vediamo domani – si affrettò a dire Jack allontanandosi, risistemando le lenti rettangolari e uscire – ciao Gardis – aggiunse poi portandosi via il manico di scopa con cui era entrato dalla finestra.

 

Karen ristette con gli occhi bassi e il volto arrossato sulle morbide coperte della padrona della stanza che, nel frattempo, aspettava una spiegazioni degna di questo nome circa la sua presenza in camera sua, ma soprattutto a proposito dei suoi capelli.

 

-          Ho capito il mio sbaglio – annunciò risoluta la ragazza seduta, un tic istintivo la portò a cercare uno dei suoi boccoli biondi, ma non lo trovò: ormai i suoi capelli erano troppo corti per quel genere di trastulli: abbassò le mani, doveva proseguire da sola adesso.

-          Bene, sono felice per te

-          E ho deciso di darci un taglio con il passato, per questo mi sono tagliata i capelli – Gardis annuì – Jacob mi ha aiutata – aggiunse

-          Non si può certo dire che Jack abbia un futuro come coiffeur, ma ha fatto un lavoro abbastanza ben fatto, ad ogni modo quando andremo ad Hogsmead ti poterò da un parrucchiere serio

-          Oh, non è il caso

-          Karen… - il suo tono era intransigente

-          D’accordo – e sospirò sconfitta.

-          Come è successo?

-          Beh… Leonard… e Ciel mi hanno detto tutto. All’inizio sono scappata piangente, ho fatto preoccupare così tanta gente… ma vedevo solo il tradimento di mia sorella, quando sono stata io a fare le cose senza curarmi di quello che c’era intorno. Probabilmente se avessi fatto attenzione mi sarei accorta già da allora di quello che c’era tra loro, ma o ero troppo cieca o non volevo vedere

-          Sì, è vero

-          Tu lo sapevi?

-          No, l’ho saputo dopo, ma Leonard ha sempre avuto un debole per tua sorella… - gli occhi della Longbottom si abbassarono

-          Lo so, ero gelosa proprio di questa preferenza che le accordava tra le tante, anche perché sapevo che Ciel non era mai stata… con lui… a letto intendo – aggiunse imbarazzata – inconsciamente sapevo che lei era particolare per lui… avrei dovuto darti retta

-          Come al solito

-          Già, come al solito. Ma sbagliare per una cosa che si è scelto di fare è diverso, questa è stata la mia prima decisione importante.

Gardis non poté che invidiarla, la sua prima decisione importante risaliva a più di dieci anni prima ed era decisamente più drastica di qualche lacrimuccia. Ovviamente Karen ci stava male proprio perché si trattava di sua sorella e non una delle tante, ma addirittura la sua preferita, però… ciò non toglieva che ciò tra cui era stata costretta a scegliere lei andasse ben al di là dei problemi di cuore e avesse ripercussioni su tutta la sua vita.

 

*          *          *

 

Christopher rimase seduto sulla panca di pietra del giardino guardando il cielo trapuntato di blu e di nero che sembrava una coltre di velluto disseminata di piccoli brillanti, sospirò senza sapere neppure lui perché, ma non desiderò di tornare all’interno dove, di sicuro, sarebbe stato assillato dai pressanti problemi degli studenti, da gente che aveva fatto indigestione e altri che si erano ubriacati, da qualcuno che aveva ben pensato che l’occasione fosse adatta per gli scherzi, dalla mancanza di asparagi e ripieni sul tavolo dei buffet, da una miriade di piccolezze che per quella sera voleva davvero scrollarsi di dosso, egoisticamente.

 

Dal folto dei cespugli dietro di lui udì un fruscio e dei passi e quando si voltò la figura dello studente russo, quello con il viso da bambola che gli aveva lasciato il suo biglietto da visita in tasca senza che se ne accorgesse, lo fissò, si domandò cosa ci facesse lì dietro, soprattutto visto che l’aveva visto dirigersi direttamente nella direzione opposta.

Lo sconosciuto si avvicinò facendogli un gesto con la mano, poi si sedette accanto a lui e allentò il nodo che stringeva la camicia del suo costume tipico; Kitt lo guardò con solidarietà visto che, dopo la partenza di Gardis, si era completamente allentato il cravattino.

Ci fu un attimo di silenzio denso e teso, il ragazzo di Drumstrang se ne rimase sulle sue a guardare le luci della sala da ballo, Christopher quelle del cielo.

Aveva paura a domandargli chi fosse per davvero perché aveva imparato che tutto quello che aveva a che fare con qualcosa di sconosciuto portava guai e al momento lui non ne aveva bisogno, si accontentava di quelli che aveva già.

-          Chi sei veramente? – sputò alla fine piuttosto controvoglia per rompere il silenzio, l’altro gli sorrise allungandogli la mano

-          Fjodor Andreevic – disse con semplicità, come se fosse davvero una persona normale – o Astaro, se preferisci

Il moro gliela strinse piuttosto scettico

-          Astaro?

-          È il mio vero nome

-          E l’altro?

-          Una copertura come un’altra

-          E come mai conosci Rago? – quella, rifletté il Ravenclaw, era la prima volta che parlava seriamente della Regina dei Demoni.

-          Non avrai seriamente creduto che Lark fosse il suo unico fratello – sghignazzò come se fosse un’ovvietà senza dare peso alle proprie parole, come se avesse detto “il mio gelato preferito è cocco e malaga”.

-          Tu sei… suo… fratello?

-          Credo che sia così che voi lo chiamate, no? Brat da noi, fratello… vero?

-          Sì – rispose lui rispolverando il suo russo. - Allora tu eri “fratello” di Rago?

-          Eravamo quattro fratelli, Rago era l’unica femmina e l’unica demone

-          Quattro?! – esclamò stupito - E tu?

-          Vampiro – rispose con nonchalance, come probabilmente avrebbe fatto anche Leonard – come Lark

-          Allora c’era un altro fratello, incontrerò anche lui?

-          Eskale è morto diversi secoli fa.

-          Mi dispiace

-          Sì, dovrebbe, è stato un tuo antenato ad ucciderlo – Kitt si sentì mortificato – ad ogni modo eravamo tutti e quattro figli importanti. Nostro padre era Andrekasi, re dei demoni, - raccontò parlando del suo passato senza motivo - nostra madre Theanu, regina dei vampiri. La nostra discendenza ci conferiva poteri enormi, ma solo Rago era dotata della quasi immortalità

-          Per questo sul biglietto è scritto Andreevic?

-          Sì. Lei probabilmente non ti ha parlato di loro, Rago ne parla poco perché quella puttana della sua matrigna non ne ha mai tollerato il nome nel palazzo e Rago, quale futura regina, è stata costretta a vivere in quel posto orribile.

-          Di chi, scusa?

-          Di nostra madre e nostro padre. Andrekasi tradì più e più volte sua moglie, ma credo che fosse cosa normale visto il tipo che era. Fu Rago stessa a mandarla a morte. Andrekasi amava molto sua cugina Theanu e aveva la coscienza pulita perché non c’era sangue a dividerli, lei non ne possedeva; il loro primo figlio, Lark, nacque vampiro, esattamente come i tre seguenti: Eskale ed io, poi finalmente mia madre si rese conto di quanto davvero Andrekasi fosse innamorato di lei: nacque Rago.

-          Le eri molto affezionato?

-          Moltissimo.

-          Mi dispiace

-          No, per questo non è colpa tua. Rago ha deciso della sua vita, ha fatto le sue scelte e io le rispetto. Ha fatto soffrire anche te. Rago era una persona forte, sono solo orgoglioso di essere nato dai suoi stessi genitori, di avere qualcosa che mi leghi ancora a lei. All’inizio non approvavo ciò che aveva fatto, diede a Lark l’Anima Azzurra e quando Lark morì e mi pregò di prenderla io perché ero stato quello a lei più vicino, la sbolognai ad Eskale e gli rovinai la vita. Per molti secoli me ne sono disinteressato, poi, quando mi dissero che la persona che aveva ingerito l’Anima Azzurra era riuscita a dominare lo spirito della mia sorellina, partii per vedere con i miei occhi, non riuscivo davvero a crederci.

-          Hai incontrato questa persona?

-         

-          Chi è? – Astaro lo guardò con superiorità, possibile che non avesse il minimo sospetto? O quel tipo era incredibilmente imbecille o non voleva vedere. O…

-          Non sta a me dirlo, lo devi scoprire da solo… ma mi è stato detto quello che Rago davvero sente per me e per te

-          Per me?

-          Non sei forse il Byakko?

-          Così dice lei

-          Bene, te lo confermo anche io.

Gli occhi dello sconosciuto si posarono nei suoi, blu come la notte sopra di loro e Chirstopher si accorse che erano rossi come il sangue e i suoi capelli erano diventati improvvisamente bianchi

-          Questo è il mio vero aspetto, ma non avere paura, i miei occhi sono rossi anche se non sono a caccia

-          Cosa intendi?

-          Sono vampiro da molto più tempo di quelli che tu conosci, come Evangeline… la mia mutazione è realizzata del tutto

-          Conosci la prof?

-          Era l’amante di mio fratello Eskale; lei non lo sa, ma lui non fu ucciso per una guerra territoriale, era un Black quello che lo ammazzò, era un Byakko, per questo ci riuscì facilmente, e voleva distruggere l’ossidiana azzurra di mia sorella. Evangeline conosceva mio fratello come “Edmund”.

-          Non ne sapevo niente

-          Neppure lei, ma la storia si sta perdendo e qualcuno deve mantenerne memoria

 

-          Senti, ma tu… hai conosciuto… Dresda? – un’altra fitta, ogni volta quel nome gli faceva un effetto strano

-          Sì – la risposta pareva piuttosto vaga – eri un tipo che mi dava davvero sui nervi, ma probabilmente perché eri così legato a mia sorella e avevi troppe ragazze intorno… vampire, demoni, arcimaghe, capisci? Lei ci pativa e a me non stava bene – spiegò con un tono che gli ricordò Leonard - Stavi sempre a fare qualcosa che non dovevi. Come tutti i Black. Ma so che tu non lo sei. – sì, aveva le stesse movenze, forse era una caratteristica dei vampiri…

 

Kitt fece una faccia indignata: com’era possibile che due emeriti sconosciuti riuscissero a dire su due piedi che non era un Black a dispetto del cognome che portava?

 

-          E ho un debito nei tuoi confronti. – aggiunse poi

-          Un… debito?

Astaro mise una mano in tasca e quando la estrasse nel palmo aveva un ciondolo. Aveva una forma piuttosto semplice e rappresentava una luna capovolta.

-          Quando mia sorella elaborò quel piano maledetto che distrusse il suo popolo, tenne alla larga Dresda; pensava che se lo avesse visto le sue motivazioni avrebbero vacillato e non sarebbe riuscita a portarlo a termine. Lui non riusciva a farsene una ragione, così un giorno venisti da me e mi chiesi come favore di darle questo; - nella mano gli mise un medaglione con il ciondolo - devi sapere che la luna era il simbolo della Casata dell’Ovest, della Stirpe degli Arcimaghi, Dresda però, essendosi sempre sentito differente dagli altri suoi simili per i suoi occhi e i suoi poteri, lo cambiò e fece in modo che le punte della mezzaluna fossero rivolte verso il basso, quasi come se fosse stato un bastardo, un diverso, forse perché lo era davvero. Era l’oggetto più caro che avesse. Io però tradii la sua fiducia, Rago non ebbe mai questo ciondolo e la storia sappiamo entrambi che è finita in maniera molto più tragica, tanto che le conseguenze sono ancora sotto i nostri occhi.

Credo sia giunto il momento di rendertelo, apparteneva ad un Byakko e a lui tornerà, io non incontrerò di nuovo Rago, quindi dallo alla persona che ami, che sia lei o un’altra ragazza non importa più.

Kitt lo prese tra le dita e lo fissò qualche istante, aveva un’aria stranamente familiare, come se avesse sempre avuto qualcosa del genere sotto gli occhi.

Lo legò al collo e ringraziò Astaro, lui gli rivolse un sorriso che, però, gli mise i brividi visto che le zanne acuminate erano spuntate agli angoli della bocca, la stessa sensazione di quando aveva scoperto che anche Leonard lo era.

Un momento…

Si voltò verso di lui

-          Tu… io conosco un altro vampiro, si chiama Leonard e… lo… conosci?- Astaro ghignò

-          Bravo ragazzo, cattivo vampiro – rispose semplicemente

-          Perché?

-          Se Gardis fosse stata mia sorella… stai sicuro che non saresti vissuto fino all’indomani mattina – Chris arrossì, evidentemente era a conoscenza dell’episodio del corridoio

-          Immagino che tu non ti nutra di animali come lui

-          Già, io appartengo alla vecchia scuola, sono nato vampiro al tempo che esistevano ancora i demoni e che nutrirsi di esseri umani non era peccato. Uccidere non mi fa grande effetto, è la mia natura, sono un predatore.

-          Capisco

-          Hai paura? – gli domandò con un sussurro il ragazzo dai capelli bianchi

Il moro mosse la testa senza sapere se stava annuendo o negando, sentì solo un risolino.

-          Sai, dopo tanto tempo mi stupisce che tu non mi abbia ancora riconosciuto…

-          Se intendi per i ricordi di Dresda, Rago mi ha detto che…

-          Non mi riferisco a storia così passata. Parlo di quando ho abitato a casa tua.

-          Tu eri… quella persona?

-          Non mi avevi riconosciuto?

-          No… cioè…

-          Un bambino solo nella vita e due fagotti, due pesi sulle spalle. E un vampiro che gli risparmia la vita pur sapendo già da allora chi tu fossi

-          Tu sapevi che ero il… Byakko?

-         

-          E perché non mi hai ucciso? Io avrei potuto ammazzare di nuovo Rago e farla soffrire

-          Chi lo sa, forse anche io sono un cattivo vampiro. Ma ho provato pietà per te e per quei bambini…

Chris distolse lo sguardo

-          Perché Rago non è venuta a cercarmi allora? Dopotutto se tu lo sapevi…

-          Rago non era ancora nata – rispose

-          Come sarebbe?

Ma Astaro si stava già avviando lontano senza guardarsi indietro e, stranamente, riuscì a leggere uno strano senso di solitudine in quelle spalle. Doveva essere difficile vivere tutto quel tempo senza il conforto di una persona cara, dopo aver visto morire la propria famiglia, i propri fratelli e aver seguito con disperazione le decisioni della propria sorella, quasi folle per amore, e la sua condanna ad una esistenza di perpetua rinascita finchè il Byakko non l’avesse di nuovo accettata.

 

Sospirò e, quando riaprì gli occhi la sagoma era scomparsa, vide Leonard appoggiato alla ringhiera del portico e lo raggiunse.

-          Leonard, tu sai che a scuola ci sono altri vampiri oltre a te? – il maggiore dei Malfoy gli rivolse un sorriso di superiorità e un ghigno made-in-malfoy

-          Certo, c’è la prof Evangeline e…

-          Conosci un certo Astaro? – il biondo smise un secondo di bere

-          Astaro come il fratello di Rago? – chiese allusivo, il nome di Rago faceva un effetto buffo sulla tranquillità mentale del Caposcuola dei corvi, mandava letteralmente a rotoli il suo equilibrio e questo gli piaceva

-          Astaro IL fratello di Rago

-          Toh, è a scuola anche lui? – aggiunse come se fosse una cosa normale

-          Lo conosci?

-         

-          E Gardis? – il biondo fece un secondo di silenzio

-          Sì, si può dire di sì. Da molto tempo – e sorrise. – Chris – aggiunse poi – domani te la porterò via tutto il pomeriggio, vorrei che venisse a Malfoy Manor come testimone del contratto di fidanzamento. Non ti offendi, vero?

-          Perché dovrei?

-          Lasciatelo dire, dovresti… - gli occhi dorati di Leonard gli dicevano che sapeva cosa era successo là fuori con sua sorella, o che almeno lo intuisse.

-          Adesso cosa fa?

-          Credo che stia di sopra a mettere a posto il solito casino…

 

*          *          *

 

Era il primo pomeriggio e Malfoy Manor era avvolto nella quiete dell’inverno, infagottato in una spessa e morbida coltre di neve candida e riscaldato da una batteria di camini che andava a pieno regime.

 

In uno dei salotti cinque persone si stavano fissando con diffidenza.

Nel divano di sinistra i coniugi Longbottom stavano passando con aria spaesata lo sguardo sui dipinti alle pareti, come se li vedessero per la prima volta.

Nel divano di destra i coniugi Malfoy stavano avendo invece un alterco telepatico su cosa farne del figlio maggiore.

Per finire nella poltrona a capotavola del grazioso tavolino da tè, Gardis stava attaccando un pasticcino glassato con apparente indifferenza nella speranza di allentare la tensione.

Mission impossibile… uffa, almeno ci fosse stato Tom Cruise…

I suoi genitori erano piuttosto a disagio, lo si capiva subito, soprattutto perché quella era stata un’idea di Leonard; i genitori di Ciel parevano esserlo ancora di più perché non si sarebbero mai aspettati un’unione del genere e avevano appena ricordato che il loto futuro genero era nientemeno che un vampiro di stirpe; c’erano inoltre una valanga di informazioni secondarie su cui i quattro genitori si stavano soffermando da circa mezz’ora. Irrilevanti dettagli per perdere tempo e fare della burocrazia i fondamenti della vita: incredibile, si reggevano su colonne di autentica carta straccia!

-          Allora il primo figlio si chiamerà… ehm… Edward?

Il Ministro della Magia Neville Longbottom lo disse quasi sottovoce, inutile aggiungere che era arrossito e che il sudore gli colava copioso dalla fronte.

Non immaginava di certo che la sua primogenita e amatissima figlia Ciel alla fine della scuola sarebbe volata tra le braccia spalancate di un altro uomo (o vampiro), che aveva già programmato i nomi per i figli e che il futuro marito era nientemeno che il figlio di Draco ed Hermione.

Ottimi rapporti, certissimo, brave persone, lui era un Auror della sezione speciale addirittura, ma COSI’ PRESTO?!

Anche lui faticava a vedere le sue bambine come delle signorine, ormai, forse stava davvero invecchiando…

-          Uhm… già…

Questo era Draco che stava pensando non solo alla chiacchierata con gli ospiti, ma anche a quella che avrebbe fatto il prima possibile con il suo primogenito che, dall’oggi al domani, si era presentato a casa con una fidanzata ufficiale e un contratto firmato; lui ed Hermione non ne avevano avuto bisogno, il pancione di lei era più che sufficiente, a quel tempo, e intanto i coniugi Granger non avrebbero neppure saputo cos’era un simile foglio. Insomma, si erano sposati in quattro e quattr’otto senza troppi problemi. Leonard però era estremamente fiscale su certe cose… non era un male, ma a volte neppure un bene. Insomma, aveva preso troppo da sua moglie.

Tra sé e sé non capiva di che avesse da lamentarsi col figlio… era stato così fiscale e preciso, nessun problema… che diamine gli dava così fastidio?

-          Voi però certo sapete che sarà estremamente difficile per loro due avere dei bambini… - intervenne Hermione che si sentì in dovere di ricordare il fatto che le coppie miste a volte fossero sterili

-          Se non avremo dei nipoti noi, con sette figlie… - rispose Daphne ridacchiando. Lei e la “signora Malfoy” erano grandi amiche fin dai tempi di scuola, quindi pareva un po’ strano che non ci fosse la solita atmosfera dei tè pomeridiani assieme a Ginny e, alle volte, anche Pansy.

-          Sì, ehm, certo…  - Hermione nascose il suo imbarazzo dietro una tazza di limoges con bucaneve azzurrini

 

Gardis controllò l’orologio con la mezzaluna, le avevano detto di venire a testimoniare che Leonard non aveva violentato, minacciato costretto o quant’altro Ciel, ma l’unica cosa che stava facendo era rimpinzarsi di dolci, come minimo tornata a scuola non sarebbe più entrata nei suoi abiti.

Se riusciva a finire presto poteva anche godersi il pomeriggio coi suoi amici, ma se i genitori di Ciel decidevano di andare avanti a leggere quelle note con una lentezza esasperante avrebbero fatto notte e addio divertimento!

A che diamine serviva che ci fosse anche lei? Aveva apposto la sua svolazzante firma Malfoy su tutti i fogli necessari, la sua presenza era oltremodo noiosa.

Un elfo arrivò e sostituì il cabaret quasi vuoto con un altro colmo di leccornie, così non andava proprio, si appuntò mentalmente di farsi pagare da Leonard un guardaroba nuovo per rimpiazzare quello che non avrebbe più potuto mettere.

 

Daphne si coccolò il pancione di sette mesi, un’altra femmina, quando finalmente sarebbe riuscita a fare un maschio? C’erano già troppe Longbottom in giro…

 

Hermione non aveva avuto figli dopo di lei, le avevano detto che sarebbe stato molto pericoloso: a giudicare dai primi due risultati, forse era da considerarsi un bene.

 

Di certo il nonno e la nonna avrebbero gioito e stappato champagne per una settimana a sentire che Leonard era ufficialmente fidanzato con la figlia del ministro della magia. Purosangue. Dettaglio irrilevante per i genitori di lei o di lui, ma fondamentale per i futuri nonni visto che con una nuora mezzosangue non volevano rimescolare troppo il sangue dei Malfoy.

Agitare con cura.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti! Eccoci al ventitreesimo capitolo, wow, non mi pare vero che siamo così avanti, devo sbrigarmi a scrivere il finale o non farò in tempo e arriverò con l’acqua alla gola agli ultimi capitoli.

Dunque dunque dunque… protagonista di questo chappy è Astaro, il fratellino di Rago.

Avete colto i dettagli significativi? Su, ho dato anche l’aiutino, ve ne sarete senz’altro accorti, c’è una cosa che è evidentissima, non credo sia il caso di andare a spulciare cosa.

Beh, non è che ci sia molto da dire, credo di aver esaurito i commenti qui, non c’è necessità di particolari spiegazioni, vi ringrazio tantissimo per tutte le belle mail e recensioni che mi mandate, mi fa davvero molto piacere quindi scrivetemi presto e, mi raccomando: COMMENTATE!!!

Ciao ciao e un bacione! Nyssa

 

Giulia Malfoy: ciao! Sono contenta che le tue manie omicide nei confronti di Kitt siano passate, che farei sennò senza il mio protagonista? Beh, mi auguro che anche questo capitolo 23 ti piaccia, aspetto di sapere quindi lasciami una tua recensione, ciao! Nyssa

 

Kri87: ma certo che ti aspettavo! Oh mamma, divinità forse è un po’ eccessivo… eleggimi tra gli autori pazzoidi e vedrai che io sarò felice senza andare a disturbare gli abitanti del Cielo...

Ad ogni modo, anche una mia amica una volta mi aveva detto che il soprannome Kitt dà un’idea differente di quello che dà Chris e di questo sono molto contenta, accentua un po’ questo duplice modo di fare del nostro ravenclaw, quindi sono felice che trasmetta ciò, rende bene, grazie per avermelo detto!

Ehehe, per quanto riguarda lo schiaffo, che razza di amore è se non c’è un po’ di furia in mezzo? Kitt e Gardis non fanno le scintille di Draco ed Herm, ma l’amore è l’amore e brucia, in senso letterale e non.

Sulla politica di casa Longbottom ci ho pensato parecchio perché alla fine “papà” è il cucciolo di casa, lui che è così svampito è coccolato da tutti, esattamente come Karen, solo che poi si scopre essere meno idiota di quel che si crede (eh già), mi fa piacere che approvi, la coppia Neville/Daphne non è molto famosa né supportata, ma a me piace, sta bene quando una persona bella come Daphne si innamora di qualcuno apparentemente insignificante come Neville, è bello scrivere di un amore che non è tutto: “lui, bellissimo, affascinante, prestante, lei slanciata, bionda, da paura!”, Neville non è certo un adone…è un po’ più umano e mi piace giocare con l’umanità dei personaggi.

Se mai deciderai di fare un calendario con i personaggi di HP avvertimi che sarò la tua prima cliente! Lo voglio anche io! (l’autrice è un po’ pazza, vuole un calendario con i suoi stessi personaggi, come se non fosse stata lei a descriverli così =P).

Ad ogni modo ogni tanto è bello vedere Kitt non solo come uno schiavo degli incidenti di hogwarts, ma con le sue idee e la sua virilità.

In verità la storia delle Relazioni e di questa è molto intrecciata, nel senso che questa storia doveva essere vissuta da Draco ed Herm, ma poi ci ho ripensato, non mi ci piacevano in questi ruoli, così ho cambiato e l’ho fatta fare ai loro figli, non sono pentita, in effetti rende molto di più, anche se i sequel sono sempre i sequel e perdono rispetto ai genitori, io non riesco mai a leggerli, mi fanno troppa nostalgia!

Mi farebbe piacerissimo scrivere qualche mail con te e leggere la tua storia, quindi ti manderò un mp o, se mi dimentico perché sono cotta come un prosciutto, mandamelo tu! Noi ci risentiamo al prossimo capitolo, spero di leggere presto una tua recensione, sono curiosa di sapere che cosa ne pensi di questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacione grandissimo! Nyssa

 

Killkenny: non dirmi che anche tu sei un fan della Black Lady! Ti prego, scrivi quella storia che vengo subito a leggerla! Adoro la Black Lady (e chi l’avrebbe detto dopo aver letto il mio profilo =P), sì , senz’altro sarà bellissima, felice di averti dato l’ispirazione! Non bedo l’ora di leggere quel tuo capolavoro, nel frattempo sono curiosa di leggere che cosa ne dici di questo nuovo aggiornamento quindi aspetto la tua recensione! Ciao, a prestissimo, Nyssa

 

Lord Martiya: come si dice “è come sentirsi dire da Satana che si è un po’ troppo peccatori”…

Sono felice che il capitolo 22 ti sia piaciuto, in effetti era davvero l’ora che quel benedetto ragazzo si desse una mossa, ad ogni modo non sai la fatica per aspettare a scrivere quella scena, praticamente la pensavo già dal primo capitolo! Beh, spero davvero che approverai anche questo chappy 23, io aspetto il tuo commento, ciao e a presto! Nyssa

 

DragonSlave: il mio trucco è costruire una storia e ricamarci sopra, nel senso, fare un albero schematico bello chiaro e poi cominciare a tracciare linee a caso, le parentele vengono fuori come funghi, parola mia! Beh, non è proprio così, ma alla fine i miei alberi lo sembrano davvero!

Per quanto riguarda la mia idea femminista (e io lo sono convintamente), penso che la miglior idea la renda la canzone di Rex Harrison del film “My fair lady”, quando si domanda perché Eliza è scappata di casa, ecco, penso che una donna sia proprio così, solo che gli uomini non sono poi i santi che dipinge lui. Insomma, il musical è il vademecum della vita societaria.

Mi ha fatto contenta sapere che Fjodor ispira sentimenti diversi, in effetti è un personaggio che avevo delineato poco, anche se in questo capitolo parla di più e spiega chi è, senz’altro non dice tutto e si fa gli affari suoi nell’ombra, è uno che non c’entra col gruppo grosso, vive per conto suo. Però si scopre qualcosa su di lui e sulla sua vita. In effetti ci avevi preso, non era proprio Lark, ma quasi…

Ammetto che scrivere quella scena è stato difficilissimo, mi ero imposta così a lungo di non lasciar trapelare i sentimenti di Kitt che scriverli è stato difficile quanto per lui esprimerli (e qui è tutto dire), in effetti è così introverso che non sapevo bene cosa fargli dire, qualsiasi cosa sarebbe stata troppo, per fortuna il compromesso è andato bene e alla fine non ha svelato troppo alla nostra scettica Gardis che non sa mai che pesci pigliare, poveretta.

Sono contenta che il capitolo 22 abbia riscosso la tua approvazione, spero che sarà lo stesso anche con questo e, ovviamente, mi auguro che anche la storia continui a piacerti quindi aspetto curiosa e trepidante la tua prossima recensione! Ciao e un bacione grandissimo, Nyssa

 

Lisanna Baston: in effetti mi sembrava davvero che Hesta e Karen stessero passando un po’ troppo in secondo piano quando poi mi serviranno decisamente di più… e poi sempre Gardis non va bene, ok che lei è un personaggio dalle mille problematiche, ma niente rende bene le sfaccettature come tre persone come loro, Hestia l’adoro letteralmente, Karen è un po’ piagnucolona, ma sta crescendo, l’avevo detto che doveva trovare la sua strada nella vita e decidere che fare di se stessa, non poteva rimanersene a fare la bambina in eterno è l’avrei ammazzata con le mie mani ^_^

Sono felice che il romanticismo della dichiarazione di Kitt ti sia piaciuto e mi ha fatto piacere sapere che il personaggio di Fjodor ti abbia incuriosito, come vedi in questo chappy 23 si risolvono anche alcuni misteri su di lui.

Spero davvero che ti piaccia, aspetto di sapere! Ciao e a prestissimo, un bacio! Nyssa

 

Vavva: mi sa che le fan del calendari ode “Del colore dell’ametista” stanno aumentando, se mi decido a farne uno prometto di metterlo a disposizione ^:^

In effetti il titolo l’ho preso da là, non ho letto quel libro, cerco di farmi meno male possibile con le letture che mi intristiscono, però era riferito al fatto che Kitt ci ha messo davvero una vita e si è deciso solo alla fine del capitolo, come se si fosse ricordato all’improvviso che doveva farlo… Gardis gli manda a rotoli l’orologio biologico, ammettiamolo, comincia a pensare non con la testa ma con un’altra parte del suo corpo ^_^

Ehehe, alcuni dei problemi su Astaro (o Fjodor) si risolvono in questo capitolo dove finalmente si scopre chi è e che cosa ci fa in giro per Hogwarts.

Per quanto riguarda i capelli di Karen, è dispiaciuto anche a me perché erano davvero bellissimi, però era da fare (come dicono nei Promessi Sposi). Anche io avevo i capelli lunghi e tagliarli è stata una vera prova di coraggio, ma in effetti è come cambiare un po’ anche della propria anima e Karen aveva bisogno di cambiare molto di sé stessa.

Hehe, il triangolo Jack=>Gardis=>Kitt era facilmente intuibile dal fatto che Jack fosse parecchio geloso e che arrossisse sempre, però Jack è proprio il tipo che si innamorerebbe di una come Gardis, ammettiamolo, anche se Karen è la sua controparte ideale…

Sono felice che l’atmosfera dolce-amara abbia reso bene e mi fa piacere di essere riuscita a riprendere l’idea che ti eri fatta della scena, è bello soddisfare le aspettative, specie senza conoscerle… Kitt si è deciso a fare il Black e Gardis la RAGAZZA e non il maschiaccio, in effetti Leonard ha ragione a dire che non ha lo charme femminile, è piuttosto svagata.

Spero che gli elementi ci mettano ancora un po’ a quadrare sennò la storia diventerà una vera noia! Nel frattempo mi auguro davvero che anche questo capitolo 23 con il mistero di Astaro ti piaccia, aspetto di leggere presto la tua recensione, ciao e un bacione! Nyssa

 

_Nana_: sono felicissima di essere riuscita a rendere bene l’idea di come ti eri immaginata una dichiarazione tra Gardis e Kitt, è brutto quando ci si fa un’idea e poi l’autore la realizzi in maniera completamente differente, ci si sente un po’ delusi e traditi… sono contenta che non sia stato così!

Eh, Karen aveva davvero bisogno di darci un taglio con quello che era stata fin’ora, fondamentalmente una bambina viziata, adesso è finalmente se stessa e se dovevo sacrificare i suoi capelli, beh… tanto ricrescono, no?

Mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione, spero che anche questo nuovo aggiornamento con i misteri legati a Fjodor riscuota successo, anche se forse è troppo sperare come il precedente perché non è altrettanto toccante e profondo… nel frattempo ti mando un bacio e aspetto la tua recensione! Ciao e a presto, Nyssa

 

Ginny 28: eh, ogni tanto ci vuole qualche battuta fuori luogo per lasciare un po’ andare la tensione, in genere è un compito che tocca a Rudiger o a Gardis, però sono contenta che abbia calzato anche la scena di Leonard e Kitt. Mi auguro che ti piaccia anche questo 23° capitolo, ciao e a prestissimo! Io aspetto la tua recensione, Nyssa

 

Whateverhappened: non ho letto il dottor Zivago, ma se mi dici che c’entra allora ti prendo in parola! Non sono molto ferrata di storia e letteratura russa, è mia mamma la vera esperta…

Eh… Fjodor non è proprio il discendente di Lark, ma quasi perché in realtà è suo fratello… e il fatte che Gardis imprechi è perché non si aspettava di vederlo lì, lei lo ha riconosciuto subito tramite i ricordi di Rago, ma lui non sa bene come trattare quella ragazza, dopotutto è riuscita a soggiogare l’anima di Rago!

In effetti Gardis potrebbe anche dirglielo, ma dato che non si fida allora non glielo vuole dire, inoltre pensa che sia meglio per lui non coinvolgerlo. Inoltre quella simpaticona di Rago, sempre lei, ovviamente se l’è sognato di dirle che Kitt l’ama profondamente, per questo è cascata così dalle nuvole e gli ha detto che non doveva baciarla senza sentimenti… lo so, ho fatto il mio solito polpettone di misteri e sentimenti, tra un po’ vado a fare concorrenza a Via col vento.

, anche io penso che Jack sia perfetto con Karen, sono due persone che caratterialmente si potrebbero trovare meravigliosamente insieme mentre Hestia e Jeff… beh, su di loro parlerò ancora, non ho certo esaurito l’argomento lì!

Spero davvero che il nuovo capitolo ti sia piaciuto lo stesso, aspetto curiosa la tua recensione a proposito della storia di Fjodor e degli sviluppi che abbiamo avuto.

Ciao a presto e un bacione grandissimo! Nyssa

 

Akiko: evviva! Tra le mie e le tue conoscenze di russo non facciamo mezza frase! Yeah! Io credo che senza il traduttore automatico di Google morirei, non conosco neppure l’alfabeto!

Ehm… buongiooooorno. Riprendiamoci, non è il caso che cominci a dare di matto già all’inizio della risposta (che si prospetta lunghetta, ehehehe).

Eh… mi sa che tu vedi Kitt troppo bravo ragazzo, non lasciarti condizionare dalla facciata, Kitt sa bere e fumare come si richiede da un vero Black e… beh, c’è dell’altro, ma se lo dico adesso che fine fa la mia storia?

Comunque è risaputo che i personaggi delle mie storie hanno sempre vita breve, guarda Draco, sarà morto per overdose di nicotina tra le Relazioni e Amore selvatico, ‘sto ragazzo sta sempre a fumare! Poi pensa un po’ che c’aveva pure le crisi di astinenza dallo stare con una dona… non ho ancora capitolo se la colpa è mia o dei personaggi che mi condizionano, e dire che io sono pure astemia…

Una volta mi ricordavo dove avevo preso spunto per le sorelle Longbottom, peccato che tra una cosa e l’altra me lo sia dimenticato =P in effetti possono assomigliare alle sorelle sirenette, belle e ficcanaso proprio come loro ^_^

…e comunque non volevo dire “Gardis ha sempre ragione”, ma “L’AUTRICE ha sempre ragione” mhahahahaha, dopotutto sono io che faccio la legge nelle mie fic, no? (ora mi arriva uno schiantesimo da qualcuno dei miei personaggi).

Per il film western il titolo è “mezzogiorno e mezzo di fuoco”, sono una fan di Mel Brooks, mi piacciono i suoi film, muoio sempre dalle risate… tranquilla, reggo bene l’umorismo macabro del genere, il mio prof di informatica mi diceva sempre “E’ importante trovare un buon lavoro in una città dove l’unica industria che tira è quella delle pompe funebri”, so che ogni volta si spargeva una freddura per la classe da rimanerci ghiacciati., non è che anche te sei un’informatica, vero?

Kitt e Gardis sono veramente due stupidi, come dicono jack e Karen (che non sono da meno), hanno troppo orgoglio e/o troppa paura… hanno ragione. I loro film mentali però mi riescono bene, che fic sarebbe senza qualche bella pista? Mo io che scrivo allora? Quelle sono le uniche cose che mi riescono alla perfezione…

Ad ogni modo, sono lusingata dalla tua recensione, spero davvero che ti piaccia anche questo nuovo aggiornamento, ciao ciao e un bacione grandissimissimo! Nyssa

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Capitolo 24
*** Il bagno dei Prefetti ***


Kitt si rilassò nella grande vasca dei Prefetti di Corvonero in modo che l’acqua gli arrivasse fino al mento e lui potesse riassaporare dopo tanto tempo il potere benefico di un bagno caldo; quel pomeriggio, infatti, gli operai avevano terminato di aggiu

Kitt si rilassò nella grande vasca dei Prefetti di Corvonero in modo che l’acqua gli arrivasse fino al mento e lui potesse riassaporare dopo tanto tempo il potere benefico di un bagno caldo; quel pomeriggio, infatti, gli operai avevano terminato di aggiustare le tubature e lui voleva essere il primo ad usufruire della ritrovata comodità.

Era sbagliato utilizzare la propria influenza di Caposcuola per fare ciò che piace, ma dopotutto non aveva fatto del male a nessuno, voleva solo rilassarsi, se lo meritava dopo tutti i problemi, i grattacapi e i lavori supplementari che gli erano capitato in quel periodo di Natale…

Questo era il risultato dell’influenza di due pessimi Malfoy come amici.

Non bastava la scuola invasa dagli stranieri, non bastava la Sala Comune e metà del suo dormitorio allagati, dovevano mettercisi anche una affascinante e misteriosa Regina dei Demoni di nome Rago, la scoperta piuttosto sconcertante che uno dei suoi migliori amici era un vampiro, che la sorella di lui, oltre ad essere la ragazza di cui era innamorato, aveva addirittura ucciso quando era più giovane e aveva uno stuolo di ragazzi affascinanti che lei chiamava “fratelli” che sarebbero stati in grado di risvegliare la gelosia dell’uomo sposato alla donna più fedele del mondo.

Non solo aveva scoperto che uno degli studenti di Drumstrang non era un comune essere umano, ma un vampiro (ultimamente erano parecchio di moda, ne incontrava per ogni dove), ma era addirittura il millenario fratello di Rago venuto a cercarla. E poi aveva anche uno strano legame con Gardis.

Poi, a complicare la vita, c’erano Lachlan e Izayoi e una serie di missive da casa decisamente poco ottimiste.

A completare il quadretto una lettera di sua madre: o il mondo sarebbe terminato quel giorno o sarebbe andato avanti ancora mille anni, al di là di quello che dicesse il calendario Maya o la profezia di Nostradamus.

 

La nebbiolina di vapore che usciva dalla temperatura alta dell’acqua era un calmante naturale, ora capiva perché i romani costruissero bagni e terme dovunque, l’avrebbe fatto anche lui, di certo era il modo migliore per sciogliere la tensione e dimenticare le preoccupazioni, scacciando per un po’ i pensieri e abbandonandosi completamente alla pace dei sensi che il dolce cullare dell’acqua, l’odore dell’inverno e il calore riuscivano a risvegliare.

Chiuse gli occhi crogiolandosi nel tepore e avvertì un paio di mani che gli massaggiavano la schiena: mica male quella magia aggiuntiva, poteva quasi credere che fosse vera…

Le mani si spostarono sul collo, probabilmente era un fascio di nervi, sembravano così tiepide e delicate… poi una gli accarezzò dolcemente i capelli, scompigliandoli

-          Ciao – sussurrò una voce piano al suo orecchio con tono caldo e melodioso dalla sfumatura sensuale. Sbarrò le iridi costernato riconoscendo tra mille il tono camuffato del Prefetto dei Grifoni

-          Per la miseria! – urlò afferrando l’asciugamano che stava poco distante e affrettandosi a coprirsi l’inguine prima che il delicato pudore della piccola Malfoy venisse colpito da una visuale della quale aveva deciso di fare a meno ancora per un po’. Gardis era pudica oltre ogni misura e, se possibile, altrettanto svampita da andarsi a cercare l’imbarazzo entrando di soppiatto in bagno mentre un ragazzo si stava lavando: secondo lei stava indossando il completo da ballo?

Una risata cristallina si sparse per la stanza calmano i suoi muscoli tesi

-          Che cosa ci fai qua? – domandò lui vedendo sfumare la possibilità di continuare il suo bagno rilassante a base di riflessioni profonde, visto che sua sorella sapeva leggere la mente altri senza legilimanzia era piuttosto cauto nel pensare troppo in presenza di altri, chissà che quello non fosse un dono solo di Izayoi.

-          Mi hanno detto che hanno finito di riparare i tubi e così sono venuta a provare il nuovo bagno

-          Dovevi proprio farlo mentre c’ero io? Non potevi aspettare che avessi finito? - chiese con aria un po’ petulante

-          Un favore per un favore, no? Dopotutto tu sei stato in quello del Grifondoroeppoi mica posso venire da sola…

-          Quella volta era perché mi avevi chiesto di allenarti per la partita – si giustificò lui dalla memoria improbabilmente minuziosa

-          Già è vero. Pazienza, ormai sono qui… - non sembrava intenzionata ad andarsene

-          Da dove sbuchi fuori?

-          Segreto – sibilò mettendo un dito di fronte alle labbra

-          Credevo che fossi a casa a testimoniare che tuo fratello non avesse violentato o costretto quella povera Ciel Longbottom a firmare il contratto di matrimonio

-          Già, c’ero… fino a dieci minuti fa

-          Non avevi proprio nient’altro da fare? Ehi, aspetta, che fai?

-          Mi sembra ovvio – la testolina bionda sbucò da dietro il paravento con la sua cascata di capelli chiari – mi metto il costume – la frase fu accompagnata da un sospiro disperato da parte di lui

-          Si bagneranno tutti i vestiti se li lasci lì – cercò di dissuaderla con una motivazione razionale, ma un braccio nudo comparve dal separé mostrando una chiave con appeso un numero: era il 19

-          Come fai ad avere la chiave dell’armadietto di Ciel?

-          Un favore per un favore. – quel giorno doveva essere la sua frase preferita - Io testimonio per loro e loro fanno tutto quello che dico – ovviamente si stava ancora riferendo al contratto di matrimonio.

La vide comparire col costume dell’altra volta, prese i suoi abiti e li chiuse dentro lo stipetto che i Prefetti avevano su una delle pareti, spingendo per farci entrare tutto.

Poi si avvicinò al bordo della vasca e percorse i tre gradini bassi che si immergevano piano nel liquido fino a sistemarsi accanto a lui.

Un suono soddisfatto uscì dalle labbra sottili di lei mentre il calore l’avvolgeva, quasi come le fusa di un gatto.

Un altro sospiro, questa volta di lui, pareva quello di un condannato a morte.

-          Gardis, forse non te ne sei accorta, ma io sarei nudo, quindi potresti… stare un po’ più lontano?

 

Le mani di lei, che fino a quel momento stavano armeggiando con pinze e ciuffi di capelli per salvarli dall’acqua si abbassarono istantaneamente e lei rimase immobile, le iridi sbarrate.

Un colorito rosso cominciò a imporporarle le guance finchè il suo viso non fu completamente vermiglio. Gli occhi, uno azzurro ed uno ambrato, si spostarono velocemente da un’altra parte, fissando con un interesse particolare il puntino nero sul soffitto.

 

-          Gardis

-          Sì? – rispose ancora imbarazzata

-          Cosa succederebbe se entrasse qualcuno? – saggia osservazione da parte di uno che in genere si occupa perfino dei minimi dettagli e, come si dice, deve prevedere l’imprevedibile

La mano sinistra di lei si sollevò dall’acqua andando a coprire la bocca “ops” fu tutto quello che riuscì a dire.

Kitt scosse la testa, senz’altro non sarebbe rimasto un bagno tranquillo.

-          Mi dispiace, me n’ero dimenticata

 

Facendo violenza su se stesso si costrinse ad uscire dall’acqua, preoccupandosi di coprirsi prima che lei fosse troppo turbata, poi si diresse verso la porta.

 

Il comportamento esageratamente pudico di Gardis faceva a pugni con la sua dote innata di cacciarsi in situazioni decisamente equivoche. A volte c’era da chiedersi come avesse fatto ad arrivare vergine alla sua età.

 

Un altro respiro profondo. Aprì l’uscio

-          Sto controllando le tubature, quando avrò finito il bagno sarà agibile, potete dirlo ai Prefetti?

Gridò nel corridoio all’indirizzo di un paio dei suoi compagni seduti nelle poltrone della Sala Comune che sporsero la testa e annuirono non troppo sconcertati da quella richiesta.

Rudiger comparve dal nulla facendo cucù e spaventandolo a morte, tanto che rischiò di cadere sul pavimento scivoloso del bagno; il biondo gli fece sorridente ciao ciao con la manina, l’espressione maliziosa del suo volto, però, non gli piacque per nulla, quella pettegola serpeverde aveva qualcosa in mente

-          Tu da dove salti fuori? – gli chiese con poca diplomazia, desiderando solo liberarsi di tutti i rompiscatole e tornarsene al suo bagno tranquillo

-          Faccio la guardia alla porta – rispose con innocenza lo Slytherin mentre i suoi occhi verdi mandavano barbagli

-          La guardia alla porta? – ripetè come se il Prefetto delle Serpi fosse impazzito tutto d’un colpo

-          Sì, ora torna pure ad occuparti delle tubature – e gli sorrise mettendo in mostra una fila di denti perfetti, qualcosa suggerì al moro che Rudiger fosse a conoscenza della presenza lì di Gardis – anzi, se posso darti un consiglio ti direi di occuparti di un paio di “tubature” in particolare, una ha bisogno di essere messa in uso e l’altra ha bisogno di veder scorrere un po’ d’acqua.

Greengrass rise dell’espressione stordita del giovane Black

-          Mi occupo io di insonorizzare la stanza, dopotutto ti devo un favore – e gli strizzò l’occhio - E levati questo coso! – aggiunse afferrando l’asciugamano dai fianchi e strappandoglielo via – non ne avrai certo bisogno!

Senza aspettare che Chris cominciasse a minacciarlo, l’altro gli sbatté la porta in faccia e il moro udì perfino i giri di chiave.

Cominciava ad avere chiaro che cosa avesse in mente quello stupido serpeverde e non era una cosa su cui indugiare visto che Gardis l’aveva implorato con tanto di lacrime agli occhi di aspettare ancora un po’ prima di passare ad uno stadio più intimo della loro relazione…

…già, Gardis… bel problema, come ci arrivava alla vasca adesso? Non poteva certo girarsi bello bello e andare a rituffarsi nell’acqua, come minimo lei avrebbe perso i sensi sconvolta…

Si guardò attorno perplesso alla ricerca di una via di fuga da quella situazione imbarazzante: il primo asciugamano stava impilato sul sedile di una sedia a diversi metri di distanza, se avesse camminato voltandole la schiena forse l’avrebbe salvata da uno spettacolo decisamente più imbarazzante del suo fondoschiena.

 

Mosse un passo di lato con lentezza e udì una risata alle sue spalle: Gardis stava ridendo di lui, bel ringraziamento!.

-          Lo sai che hai proprio un bel sederino? – gli disse sfoderando il tono preferito di papà al mattino, specie quando la mamma si alzava per prima

Bell’affare, lui cercava di risparmiarle la vergogna e lei lo prendeva in giro, ad ogni modo c’erano momenti che la natura tipicamente Malfoy di lei era in netto contrasto con il fatto che fosse candida come un giglio.

-          Non scherzare, Gardis, non sono in vena

Un’altra risata, lei metteva a dura prova il suo contegno da bravo ragazzo, ah, come avrebbe voluto poterlo buttare e farle seriamente vedere che era un autentico Black, altrettanto bastardo…

-          Sei sicuro di non prendere freddo? – continuò impietosa la bionda, sapendo che lui avrebbe fatto tutto il possibile per non scandalizzarla troppo e, chiaramente, lei se la stava ridendo

-          Non approfittartene solo perché sono in questo stato quando sai che lo sto facendo per te, potrei seriamente pensare di dimenticarmene e fare come mi gira… – bofonchiò contrariato

-          Andiamo Kitt, lo so benissimo che non lo faresti mai – scherzò lei mentre le sue risate si propagavano leggere per la stanza

-          Ah sì?

Il tono con cui lo disse non le piacque molto, sembrava quello di un’altra persona.

Pareva decisamente più cattivo e avrebbe avuto notevoli motivi di preoccuparsene se avesse visto le labbra di lui, prima piegate in una smorfia preoccupata e adesso curvate all’insù in un sorriso dal retrogusto sadico.

Molto bene.

Lasciando andare le mani lungo i fianchi, non più a coprirsi, Kitt si voltò tranquillamente verso di lei e fece per raggiungere senza troppi la vasca, dopotutto era lei quella che aveva dei problemi, lui non se ne faceva poi molti a farsi vedere nudo.

 

Gardis cacciò un urletto che le si bloccò in gola uscendole come un gracidio sommesso mentre le mani andavano a coprire la faccia, completamente cremisi e lei si raggomitolava su se stessa.

Appunto, l’immagine dell’innocenza.

 

-          Rivestiti immediatamente! – strillò imbarazzata aprendo un occhio e costatando che la situazione non era migliorata di molto

-          Sei stata tu a volertelo, non dovresti approfittare delle persone e delle loro buone intenzioni – le fece notare rilassandosi nell’acqua senza troppi problemi

-          Sei cattivo

-          Solo ogni tanto… - ammise lui sorridendole mentre, ormai tranquillo e senza fisime, allargava le braccia sul bordo, rimmergendosi nel calore tiepido dell’acqua.

La bionda sibilò qualcosa di inintelligibile prima di levarsi le mani dalla faccia incontrando il sorriso dolce di Kitt: alla faccia dei problemi di personalità! Vide il braccio sinistro disteso sul bordo e fasciato con una benda di cotone piuttosto spessa che lo avvolgeva dal gomito al polso.

-          Che hai fatto al braccio? – domandò perplessa non ricordando incidenti disastrosi

-          Mi è arrivato un bolide questa mattina - si giustificò svelto lui

-          Doveva essere uno di quelli truccati dimenticati dalle serpi – constatò con uno scuotimento del capo lei

-          Come faceva Rudiger a sapere che eri qua? – indagò il moro continuando a tenere gli occhi chiusi, perso nella sia beatitudine, il suo tono però era uguale a quello di sua madre quando scopriva qualche marachella

-          Avevo chiesto a lui quando sono arrivata

-          Che cosa?

-          Dove fossi

-          Come se lo conoscessi da cinque minuti, non aspettava altro che un’occasione ghiotta per ficcare quel suo nasino francese… 

Lei sollevò le spalle incurante della ramanzina, Chris teneva decisamente alla sua privacy.

 

-          Chris, senti… vuoi che mi spogli anche io?

La saliva che il ragazzo stava deglutendo gli andò di traverso e cominciò a tossire, lei sorrise battendogli affettuosamente dei colpetti sulla schiena, era decisamente comico

-          Ma sei impazzita? – le gridò con gli occhi ancora pieni di lacrime – perché mai dovresti fare una cosa del genere?!

-          Beh, così non dovresti sentirti in colpa visto che io ho visto te…

Lui le battè la mano sulla testa come si fa con i cuccioli

-          Gardis, per un ragazzo è diverso che per una ragazza…

-          Sul serio? – la bocca della verità

-          Gardis – cominciò serio – se mai dovessi levarti quei due striminziti pezzi di stoffa che hai addosso, credimi, non penso che potrai ritardare più di tanto l’inevitabile – lei arrossì – oppure devo credere che vuoi provare il bagno dei Prefetti per qualcos’altro? – rimasta senza parole, lei scosse la testa

-          Preferirei qualcosa di più ortodosso – perché la sua mente stava prendendo in considerazione quella cosa?

-          Già, perché nel caso dovrei anche inventarmi qualcosa…

-          No no, non è il caso! – biascicò confusa mentre lui rideva giocando con le goccioline sulle piastrelle

 

Ci fu un momento di silenzio mentre lui sospirava soddisfatto e lei cominciava di nuovo ad armeggiare con i capelli per far sì che non si bagnassero troppo.

 

-          Posso baciarti? – domandò lui all’improvviso spalancando le iridi blu screziate

I capelli di lei si sciolsero completamente, finendo per metà nell’acqua

-          Perché me lo chiedi?

-          Secondo te siamo fidanzati? – indagò lui a sua volta

-          Questa è una domanda a cui non so rispondere – si giustificò lei – forse…

Prima che potesse continuare la frase la bocca di lui andò a posarsi su quella di lei con gentilezza, ma piano piano il bacio si fece più profondo e appassionato e perfino lei, le cui esperienze erano paragonabili a zero, si sentì come trasportare una forza strana e uno strano languore le salì dal ventre mentre il punto dove lui le stava tenendo le mani bruciava come se si fosse scottata.

Impercettibilmente arricciò le dita dei piedi come credeva fosse possibile solo nei libri che lei ed Hestia divoravano.

 

Quando lui scostò il viso aveva il volto tutto arrossato e accaldato e respirava con fatica

 

-          Mi dispiace – si scusò lui – mi sono lasciato trasportare… - aggiunse voltandole la schiena a disagio.

Lei si spostò nell’acqua e gli allacciò le braccia intorno al collo, era un gesto fraterno che aveva fatto parecchie volte e con tante persone, ma questa le sembrava diverso, forse perché, inconsciamente, aveva registrato tutte le differenze dalla volta precedente e, rispetto a quando abbracciava suo fratello, sotto di sé sentiva la schiena di un ragazzo, ma non la pelle gelida e distante di un vampiro che lo contraddistingueva.

-          Dobbiamo imparare tutti e due – rispose con filosofia - … non mi è dispiaciuto.

Lui si voltò tra le sue braccia e la strinse con forza contro di

-          Sei così fragile e indifesa – mormorò quasi che tra le mani stringesse una bambola di porcellana.

Lei rabbrividì impercettibilmente a quelle parole. Era la persona meno indifesa del pianeta…

 

Gardis si sciolse dall’abbraccio e lo guardò con aria seria, le sopracciglia si abbassarono

-          C’è una cosa che devo dirti – per un momento fu tentata davvero di confessargli di essere lei la portatrice dello spirito di Rago, ma si trattenne – forse dopo di questo non vorrai avere più a che fare con me, non è una cosa bella. Ha a che fare col mio essere indifesa. Non sono debole, so proteggere me stessa da sola, hai capito?

La testa scura fece impercettibilmente segno di sì senza capire davvero molto di quel discorso.

-          Kitt – prese un respiro e spalancò gli occhi – una volta, quando ero più piccola, io ho ucciso una persona

A differenza di quanto si sarebbe aspettata, lui non ebbe reazioni particolari né esagerate, eppure ne aveva tutte le ragioni visto che era più o meno fidanzato ad un’assassina

-          Lo sapevo – ammise lui rendendosi conto che non riusciva a respingere gli occhi bicolori di lei che gli leggevano l’anima – tuo fratello me l’ha detto…

Beh, se non altro capiva perché non fosse così tanto stupito

-          Non preoccuparti, non mi ha detto perché, ma sono certo che non l’hai fatto apposta

-          Invece sì – gli occhi blu di lui si spalancarono – non l’ho fatto per cattiveria, ma… ecco… ho perso il controllo. Lui stava per uccidere una persona a cui voglio molto bene

-          Avrai avuto le tue motivazioni – Kitt cercava sempre di trovare il lato buono delle cose, ma senza le altre informazioni che gli aveva precluso, e con quello che stava per dirgli, non è che se ne potessero vedere molti…

-          Non sono pentita di quello che ho fatto. – mormorò – Tu mi hai detto che non vuoi farmi del male tenendomi con te, ma quando verrà il momento di dirci addio, e so che ci stai pensando anche tu nonostante manchino parecchi mesi, tieni conto che so come si bada a se stessi più di quanto tu possa credere. Anche io ho dei segreti che non ti ho detto.

-          Mi vuoi dire come è andata?

-          Lui ed altre persone si erano infiltrate in casa nostra, avevano un piano

-          Ladri?

-          No. Mangiamorte.

Christopher rabbrividì a sentire quella parola. Così familiare e, allo stesso tempo, così… distante e proibita.

-          Non mi vuoi più vedere adesso?

-          Ma che cosa dici… - la strinse per le spalle e la attirò contro di sé appoggiandole la testa sulla sua. Traditori e assassini andavano sempre d’accordo. Gardis non sembrava troppo sconvolta da quello che gli aveva rivelato, piuttosto dalla sua vicinanza svestito ,visto che era di nuovo arrossita e che tastava il suo petto come se fosse cosparso di mine pronte a tagliarle le mani.

-          Non mi vuoi cacciare via?

-          No

-          Però non pensare più che io sia una piccola bambolina indifesa, chiaro? – il suo tono era perentorio, ma la sua espressione decisamente più adatta ad un esserino col vestito d’organza e il viso di porcellana.

-          Ma se sei così piccola e graziosa

-          Non scherzare

-          E anche stupidina. Non ti hanno insegnato a non fare certe faccette buffe quando sei in una vasca con un ragazzo nudo? – alla parola nudo una nuova ondata di rossore le colorò le guance. Ancora! Doveva smetterla di arrossire peggio di sua madre

-          Sei magro, Kitt – constatò mentre, timidamente, lo abbracciava avvertendo il contatto della sua pelle contro la propria e la forma delle ossa sotto le sue mani incerte – dovrò dire a Dishman di nutrirti meglio

-          Io invece dovrò dimezzarti la razione del pranzo – commentò lui scostandosi con un bel sorriso sulle labbra – qua davanti sei anche troppo in carne – e il polpastrello si fermò sulla punta del seno che si intravvedeva dalla stoffa del costume. Il colorito vermiglio si propagò dalla radice dei capelli fino al collo rendendola letteralmente fumante. – e smettila di arrossire come una verginella, come se non avessimo combinato di peggio…

-          Ah, sentitelo! – bofonchiò arrabbiata – come se io vergine non lo fossi più…

Lui si strinse nelle spalle e fece per alzarsi in piedi, poi ci ripensò e tornò nell’acqua

-          Prima le signore, non vorrei mai offendere il tuo pudore da verginella

-          Smettila di parlare come mio fratello!

-          Sbrigati ad uscire – e le diede una pacca sul sedere

-          Ma sei sicuro di essere la stessa persona di una settimana fa? – chiese costernata dal suo gesto, decisamente da Black, ma ben poco da lui…

Afferrando un telo dal supporto, si andò a nascondere dietro il paravento mentre lui ridacchiava del suo imbarazzo e, uscendo a sua volta, si asciugava in un altro asciugamano che aveva posato non molto distante dalla sua divisa di Corvonero con il bordo della camicia rifinito di blu e argento.

 

Passò rapidamente una mano su uno dei vetri appannati della finestra e, dopo essersi infilato la biancheria e i pantaloni si lasciò cadere sopra una delle sedie a torso nudo continuando a passarsi il telo di spugna tra i capelli per asciugarsi; emise un sospiro soddisfatto mentre il silenzio calava finalmente nella stanza e Gardis si cambiava, il tramonto ne tracciava la sagoma minuta sulla parete opaca del divisorio in controluce.

-          Gardis – disse all’improvviso rompendo l’atmosfera – credo di doverti parlare di Hestia – annunciò riflettendo se rivelare alla bionda che una delle sue migliori amiche aveva una relazione ben più che fraterna con un parente di sangue piuttosto stretto.

-          Hestia? – ripetè lei affacciandosi e lasciando spuntare un po’ della stoffa a fiorellini del reggiseno

-          Sì – lei riflettè che anche la maggiore dei gemelli Potter le aveva accennato riguardo qualcosa su Kitt, forse era il caso che si mettesse a sciogliere quella matassa

-          Dimmi pure

-          Riguarda lei e Jeff  - la testa bionda tornò a scrutarlo dal bordo del paravento e parve farsi seria per un po’, poi annuì e attese che ricominciasse – l’altra sera erano tutti e due di ronda

-          Ma non c’era Maller? – chiese ricordando a menadito le ronde delle ultime tre settimane

-          Ho scambiato il suo turno con Weasley perché Hestia mi aveva pregato di non lasciarla sola assieme con lui dopo il modo in cui si erano lasciati.

-          Non ne sapevo niente dello scambio, però non si sono lasciati bene, Maller era un porco, Hestia ha fatto bene a dargli dei giri e a mandarlo per la sua strada

-          Ad ogni modo gli ho cambiato il turno, poi, verso l’una, stavo facendo un giro per i corridoi…

-          E cosa ci facevi a quell’ora per la scuola? Il coprifuoco è alle undici

-          Parla quella che sta alzata con me fino alle due di mattina

-          Dacci un taglio che è accaduto?

-          Ho visto la tua amica Hestia e Jeff. Si stavano baciando

-          CHE COSA?!? Non avrai visto male?

-          Assolutamente. E loro hanno visto me

-          Hestia? E Jeff? Ma è assurdamente impossibile! Si beccano come galline, quasi come me e Leonard! E poi sono cugini!

-          Appunto

-          In che senso appunto?

-          Quello è l’unico problema. Per loro quello è l’unico problema.

-          Cazzo…

-          Gardis… - la rimproverò per il vocabolo poco adatto alle sue labbra

-          Merda?

-          Smettila.

-          Sono cugini! Nel senso… nel senso che la madre di Hestai e il padre di Jeff sono fratelli! Certo anche io so cosa significa, beh, veramente no perché cugini non ne ho, sai papà non ha fratelli e la mamma è già una fortuna che i nonni hanno deciso di farla nascere, però, beh, insomma, ecco, sì, ho molti fratelli acquisiti! Ad ogni modo, se si sono innamorati a me non importa… certo, è strano, sono come fratelli, però… cribbio sono cugini! Nessuno li approverà mai! Non possono sposarsi! Non possono fare figli! Ronald ammazzerà suo figlio, piuttosto, e zia Ginny vorrà la pelle di Hestia, sembra Terminator quando è arrabbiata!

-          Magari è una cosa passeggera

Davanti agli occhi di Gardis passarono le immagini di Hestia e Jeff assieme degli ultimi dieci anni. Il 90% delle volte stavano gridandosi qualcosa di poco carino e politicamente scorretto con tutta la voce che avevano in corpo, però… c’era quel 10% che, ora che lo rammentava, pareva essere costellato da gesti di affetto un po’ sospetti e sguardi e sorrisi decisamente fuori luogo.

No, non c’era alcuna possibilità che fosse una cosa temporanea, se erano arrivati a tanto avevano fatto entrambi i loro conti, non erano così imbecilli da baciarsi in un corridoio se non fosse stata una cosa di cui non erano convinti al 1000 per 1000, non avrebbero rischiato, soprattutto riflettendo sul fatto che erano parenti.

-          No… ne sono sicura

-          Che farai?

-          Che devo fare? Ne parlerò ad Hestia

-          Credo si aspetti che tu le chieda qualcosa in proposito – Gardis annuì

-          Non posso volere male a due miei amici, se vogliono amarsi possono farlo, non sono bigotta

-          Bene. Ma non sarà facilissimo

-          No, sarà una merda!

-          Gardis… ma se volessero… se decidessero di…?

-          Sono stata zitta quando Karen voleva farsi mio fratello, credi che farò qualcosa di diverso? Come minimo li aiuterò pure, mi conosco, sono una Malfoy snaturata!

-          Beh, l’importante è che siano convinto loro

La bionda annuì e tornò ad infilarsi i vestiti.

 

-          Sai dovresti cambiare biancheria – se ne uscì all’improvviso lui abbottonandosi con lentezza i pomelli della camicia

-          Biancheria? – Gardis credeva di aver capito male, aveva sentito quella parola in bocca a lui a malapena una volta all’anno e sempre in contesti molto meno espliciti di ora (ovvero riferendosi alla biancheria del letto) – perché mai?

-          La tua è un po’ infantile…

-          Hai qualcosa contro le mie mutandine? – chiese accigliata

-          Per carità, le conchigliette sono molto graziose, ma quale ragazza le indosserebbe dopo essere stata un’ora in una vasca con un ragazzo nudo? – il suo fare allusivo non le piaceva

-          Non è successo niente di drastico. Non dovrei preoccuparmi

-          Trovo che il nero ti donerebbe di più, ma il mio preferito è il color caffè  - ammiccò con un sorriso

-          Non siamo ancora arrivati al punto da dettarmi le tue preferenze circa cosa devo indossare sotto i vestiti, non dovresti neppure vederla!

-          Allora evita di venire a trovarmi mentre faccio il bagno. E di mostrarmela.

-          Io non ho fatto niente! – protestò sconcertata ricordando di essersi curata ben poco di coprirsi, forse aveva ragione… male, non andava bene quando era lui ad avere ragione.

 

Irritata lei gli voltò le spalle mentre lui rideva e si diresse alla porta, dopo essersi rivestita

-          Greengrass, sto uscendo! – sbraitò contro l’uscio con la bacchetta in pugno – se non muovi il culo da lì buttò giù la porta, sono stata chiara?

Udì le mandate della porta scattare e la faccia del serpeverde comparve nello spiraglio

-          Francamente speravo di trovarti di umore più conciliante

-          Perché, che favore ti serve?

-          Ho bisogno di un favore per vederti felice?

-         

-          D’accordo, sai quei compiti della Sprite del quarto anno…

Il Prefetto del Grifondoro lo oltrepassò con sdegno, Kitt mise all’amico una mano sulla spalla e scosse la testa

-          Strano, non c’è traccia di sangue

-          Volevi che l’ammazzassi? – domandò perplesso

-          Ve la giocate in quanto a ingenuità, io e te dobbiamo fare due chiacchiere… da uomini – aggiunse vedendo la sua aria perplessa e lo trascinò via

 

*          *          *

 

Gardis arrivò di pessimo umore nella Torre dei grifoni, sbatté l’uscio, fece sussultare i suoi compagni seduti in Sala Comune che sapevano che il suo cattivo umore poteva portare ad un regime totalitario stile Ceausescu, poi si diresse su per le scale a passo marziale mentre i tre ragazzi tiravano un sospiro di momentaneo sollievo: la loro ora non era ancora giunta.

 

Un conto era tuo fratello che ti dà della bambina e un conto è che il ragazzo che ti piace e con cui “forse” sei fidanzata critica la tua biancheria. Urgevano misure drastiche.

 

-          Hestia! – gridò spalancando la porta della sua stanza. La mora abbassò il suo libro e la fissò – ho bisogno di un favore

Senza un’altra parola la maggiore dei gemelli chiuse di scatto il volume e le dedicò tutta la sua attenzione, Gardis e i favori andavano d’accordo solo in ordine inverso.

-          Che ti serve?

-          Devo andare a fare shopping – mormorò sedendosi sul letto accanto a lei sulla coperta coi fiorellini tipo tappezzeria

-          E che ti serve? – domandò la ragazza dagli occhi verdi mentre questi sbrilluccicavano: era estremamente raro che Gardis decidesse ad andare a fare del comune shopping e soprattutto che esigesse la sua compagnia, in genere i suoi acquisti si limitavano a capi piuttosto semplici che comprava da sola perché i loro gusti non andavano molto d’accordo

-          Voglio comprare della biancheria, il mio cassetto necessita di un restyling… e ho bisogno di te.

-          Magnifico… - la vena sadica di Hestia stava prendendo il sopravvento sulla sua parte pensante – è bello vedere che stai diventando una donna…

Gardis arrossì e inveì contro le brutte abitudini di sua madre, suo padre non aveva mai imparato ad arrossire.

-          Hai bisogno di una consulenza? – le sopracciglia scure si sollevarono, era chiaro che la risposta era SI

-          Qualcosa del genere. Ma ho qualcosa in mente

-          Foggia?

-          No

-          Modello?

-          Neppure

-          E cosa?

-          Colore

-          Che colore?

-          Caffè

Il sorriso si allargò sulle belle labbra della Potter

-          Tu mi sorprendi. Ma ce la farò… - e le battè melodrammaticamente la mano sulla spalla, poi la sua espressione cambiò – Black ti ha detto niente su di me?

-          Sì – i suoi occhi s’incupirono e lo stesso fecero quelli di Gardis – ma questo non è il momento di parlarne – e le accarezzò la testa – questa sera alle dieci, in camera mia.

-          Pro o contro? – indagò ancora la mora, la bionda si strinse nelle spalle

-          Non puoi chiedermelo stasera? Non ho avuto neppure mezz’ora per abituarmi all’idea…

-          Adesso!

-          Facciamo pro

-          Alle dieci, eh? Ci sarò – sorrise e la salutò tornando al suo libro come se niente fosse stato – ora dove vai?

-          Ho comprato uno smalto color rame e voglio provarlo

-          In tinta con le tue idee?

-          Come sempre – Hestia sorrise con fare materno; molti dicevano che fosse la copia sputata di sua madre, ma… forse no, in quell’ultimo periodo si sentiva come suo padre.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: eccoci e ben ritrovati! È un po’ che non ci sentiamo, vero? Mi dispiace moltissimo per il ritardo, ma non ho assolutamente avuto il tempo di aggiornare la fic domenica scorsa, tra un po’ tanto valeva che mi lanciassi direttamente al prox weekend, dopotutto mancano solo un paio di giorni…

In realtà questo capitolo non necessita di grandi cose da dire, dovevo solo districare un pochettino la situazione di Hestia e Jeff e spiegare perché lei fosse così sulle spine la notte di Capodanno quando era assieme a Kitt.

Con questo vi saluto, spero davvero che il chappy vi piaccia e aspetto le vostre recensioni e le vostre opinioni! Un bacio a tutti e scusatemi se anche questa volta devo saltare la fase dei ringraziamenti, sono certa che molti di voi capiscono… non c’è mai tempo sufficiente per niente, una cosa dietro l’altra che si rincorrono, questo fine settimana, se ho tempo e la luna girata dritta, spero di riuscire a scrivere il finale della storia.

Ad ogni modo sappiate che siete stati davvero meravigliosi, tutti! E grazie infinite per le recensioni, sono stupende, quando le leggo non riesco davvero a smettere di scrivere fanfic e spero che, se a me piace scriverne, a voi piaccia leggerne.

Ciao e a prestissimo, questa volta cercherò di non fare ritardi… ma ci pensate che il prossimo aggiornamento cadrebbe proprio dopo Natale? Wow, non mi sembra quasi che lo sia già… beh, gli auguri alla prossima, ancora bye!

Nyssa

 

PS: un saluto particolare a Kri che parte per una delle sue follie ^_^ non preoccuparti, tutte ne facciamo.

 

PS2: un appunto per Akiko: mi daresti ripetizioni di latino?

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Capitolo 25
*** Capitolo della confusione ***


Aveva cercato di rimandare il più possibile, ma ormai era inevitabile

Gardis sospirò guardando il pacchettino ancora fasciato che stava sul letto, gli lanciò un’occhiata furtiva, come se contenesse droga.

Il sigillo era ancora integro visto che dopo aver pagato si era affrettata a nascondere il sacchetto di carta lucida nella borsa e a farlo sparire da occhiate indiscrete.

Hestia aveva sorriso tutto il pomeriggio e così, per non rovinare il suo buonumore, si era lasciata convincere a continuare la loro passeggiata per negozi e addirittura a comprarsi un nuovo paio di stivali di cui, stando alla mora, aveva assolutamente bisogno…

Ora, a spese fatte, gli stivali facevano bella figura insieme alle altre calzature, mentre il pacchetto era ancora sigillato lì assieme al suo contenuto proibito. Forse si faceva troppi complessi, dopotutto cosa c’era di sbagliato in un reggiseno e un paio di mutandine?

Il fatto era che raramente si era lasciata condizionare al punto da cambiare i propri pensieri… ovviamente con Kitt questo era all’ordine del giorno, ma lui non si era mai preoccupato di intervenire su questioni strettamente personali. Doveva però ammettere che il completo che aveva comprato, come colore, le donava proprio, perfino Hestia era rimasta entusiasta, battendo le mani.

La parte più difficile era indossarlo, certo era da considerarsi un problema se non riusciva neppure a toccarlo

 

Si distese e guardò il baldacchino del letto, aprì le braccia ai lati e rimase a fissare i disegni della tela, poi i suoi occhi caddero su un grosso volume sulla scrivania.

Non era il suo nuovo completo intimo il problema più grande, ma qualcosa di ben peggiore.

 

Aveva cercato di rimandare il più possibile, ma ormai era inevitabile.

Gardis, sigillata in camera, guardò con apprensione la pila di tomi di parentele che erano appoggiati allo scrittoio e i foglietti che spuntavano da ciascuno: i suoi immancabili post-it che appiccicava dappertutto.

Al centro, proprio sopra il set da scrittura, stava la risposta delle risposte, il libro che conteneva tutto quello che stava cercando.

La genealogia della Molto Antica e Sempre Rispettata Famiglia Black.

Come recitava la copertina con tanto di stemma serigrafato.

Fece un respiro profondo e si apprestò a spostare gli altri sul pavimento per avere un po’ di spazio, poi dalla cartellina di cuoio, estrasse un foglio di carta ruvida, in cima era una bordatura e sotto questa era impresso lo stemma dei Malfoy in rilievo, se si passava il dito lentamente sul foglio se ne potevano avvertire le forme marcate con un antico metodo: era la carta da scrittura privata della famiglia e di certo non sarebbe dovuta essere usata per i bigliettini di Storia della Magia o il prof si sarebbe subito accorto della provenienza.

Automaticamente seguì con l’indice la linea della spada su cui si attorcigliava il serpente, a occhi chiusi, era un gesto che compiva sempre prima di usare qualcuno di quei fogli, era curioso che sua madre detestasse le serpi visceralmente e una di queste fosse lo stemma della sua famiglia di adozione, di sicuro prima di sposarsi suo padre l’aveva presa in giro a non finire sulla faccenda…

Posizionò il foglio alla sua destra, in modo da poter annotare tutto ciò di cui riteneva necessario ricordarsi, poi afferrò la penna con la voluttuosa piuma rossa e dorata e la intinse nel calamaio con l’inchiostro nero, il terzo più a sinistra, aprì la copertina e si trovò di fronte una pagina bianca.

 

Il libri di parentele erano spessi e complicati, le copertine erano pesanti e chiuse con serrature di ottone, Lillis aveva provveduto a recapitarglielo già forzato, grazie al cielo, le pagine poi erano spesse il doppio del normale, ingiallite dal tempo, specie quelle delle famiglie più antiche e numerose, proprio come quello che aveva di fronte, i bordi di ogni pagina riportavano il range temporale entro cui erano vissuti i personaggi della pagina; trovare qualcuno lì in mezzo era un autentico macello e serviva concentrazione, acume e un’ottima vista, senza contare che bisognava memorizzare almeno una dozzina di simboli essenziali per decifrare le parentele e il grado magico senza invece contare quelli superflui… ad esempio, se il riquadro sopra cui stava il ritratto era attraversato da una fascia blu significava che quella persona era un figlio illegittimo; se accanto al ritratto si aveva una croce puntuta, simile a quella della repubblica marinara di Amalfi, allora la persona era stata diseredata dalla famiglia, come era accaduto per Sirius Black.

Il fiore rosso indicava che la persona era di stirpe vampira, se il fiore era mezzo rosso e mezzo bianco allora si trattava di un vampiro mezzo e mezzo, se era tutto nero era a metamorfosi temporale.

Esisteva poi un simbolo speciale per i licantropi, per i giganti, per le veela, ovviamente simboli derivati per i mezzosangue delle ultime due specie, per le mogli ripudiate, per i mudblood, per i babbani, per coloro insigniti di onorificenze particolari e, chiaramente, erano indicati anni di nascita e morte e dati salienti. Per questioni di archivio le persone cacciate dalle varie famiglie non venivano cancellate, in modo che si avesse sempre memoria del loro passato.

Grazie al cielo quelli del Ministero avevano disposto una magia perché fosse più facile rintracciare le persone senza dover stare chini sui singoli volumi almeno due settimane.

 

Fece gocciolare l’inchiostro sulla pagina e poi scrisse il nome: Christopher Justin Black, l’inchiostro venne assorbito dalla pergamena.

 

Dal libro non si ottenne nessuna risposta. Poi, all’improvviso, una scritta deturpò il candore del foglio

Nessun risultato per la ricerca effettuata.

Ricerche simili:  Christopher Justin Black – DeLaci

Scrisse la magia del libro.

 

Gardis sottolineò il nome di quella persona che si chiamava più o meno come Kitt, aveva come il sospetto che i casini di Chris fossero tutti incentrati sulla sua famiglia, quindi era possibile che Black non fosse il suo vero cognome, o forse…

Il tomo si aprì automaticamente ad una pagina imprecisata e davanti agli occhi bicolori del Prefetto dei grifoni si snodò un intrico di parentele che avrebbe fatto invidia ad un cestino del cucito.

In fondo alla pagina, la casella della persona cercata era contornata da una raggiera dorata in modo che fosse facilmente identificabile. Gardis ne rimirò il ritratto e si accorse che si trattava proprio del suo migliore amico:

Christopher Justin BlackDeLaci.

Con l’indice tremante accarezzò la miniatura fedele, accanto non c’erano simboli particolari, solo quello della sua Casa di appartenenza: Ravenclaw.

Un momento, ma DeLaci non era anche il cognome di quella tipa? Quella del primo anno che aveva incontrato con lui nel corridoio?

Con la punta della penna percorse la linea che lo collegava alle due caselle sovrastanti, i suoi genitori, evidentemente. Alla destra stava un ritratto di sua madre, era una donna molto bella e piuttosto somigliante alla fotografia che le aveva mostrato una volta, aveva i capelli corvini e i gli occhi blu come lui. Le sorrise istintivamente, lei non pareva stesse sorridendo, però.

Lesse il suo nome: Temperance Averil Black.

Le ricordava qualcosa, era come se lo conoscesse, anche se al momento le sfuggiva…

Forse Kitt aveva avuto dei dissidi con il padre mentre questi era ancora in vita e aveva deciso di usare solo il cognome materno? Era un’ipotesi, ma sapeva che il padre di Christopher era morto quando lui aveva, boh, 7 anni? Un po’ troppo presto per i primi conflitti generazionali…

 

Spostò lo sguardo alla casella di sinistra, vide un ritratto molto familiare e lesse la didascalia: Alerei Habren DeLaci.

Conosceva Alerei piuttosto bene, era un grande amico di famiglia ed era legatissimo a Seraphin.

Perché Kitt le aveva detto che suo padre era morto? Alerei era vivo e vegeto, o almeno lo era a Natale quando le aveva spedito i suoi più sentiti auguri di Natale e il solito regalo simbolico… che Chris fosse un figlio illegittimo? Ricontrollò, ma non c’era banda di bastardaggine sul suo quadrato, in compenso ce n’era una proprio su un ritratto alla stessa altezza che pendeva dalla foto di Alerei. E a notare bene, ce n’era anche un’altra sotto Temperance

Tre erano le miniature: quella centrale era di Christopher, quella di destra, che veniva da sua madre, ritraeva suo fratello Lachlan Tom Black, e aveva cognome Black, non DeLaci, quindi era bastardo di madre, mentre sotto Alerei c’era l’immagine di quella ragazza: Izayoi Fuyou DeLaci, recitava la sua didascalia.

Le ultime due foto avevano chiaramente il segno di illegittimità: che i genitori di Kitt fossero divorziati? Alerei non ne aveva mai parlato in sua presenza…

Entrambi i suoi genitori, però, avevano figli illegittimi, la cosa aveva del sospetto, forse cominciava a capire di che genere di segreti intendesse quel ragazzo.

 

Poi un’altra cosa la colpì: Temperance Black. Aveva molto più del familiare, era assurdo che non se ne fosse ricordata prima! Black! Black come Seraphin!

Infatti accanto a lei, proveniente dagli stessi genitori, stava un’altra casella: Seraphin Lynwood Black, quello era Fin!

Allora… allora… significava che Temperance era la Ransie che lui stava cercando?

Seraphin aveva una vera e propria ossessione per lei, fin da bambino diceva che avrebbe ritrovato sua sorella scomparsa, rapita dai mangiamorte, ma allora… cazzo, non ci capiva più niente! Ransie stava bene e aveva dei figli, però Seraphin non lo sapeva… che diamine stava succedendo?

Perché lui non lo sapeva?

Perché diceva di essere stata rapita?

Chi era davvero Christopher Black?

E i suoi fratelli, anzi, fratellastri, di chi erano figli?

Era strano, in genere anche degli illegittimi venivano scritti i genitori, nonostante fosse gente importante, ma in quel caso no… perché? L’unica spiegazione era che neppure Ransie e Alerei li conoscessero… poco probabile, però, sì, insomma, in genere ci si ricorda delle persone con cui si è andati a letto, solo suo padre faceva finta di aver rimosso tutte le altre dalla sua memoria da elefante.

 

Guardò ancora l’albero, in effetti sopra Ransie e Fin erano scritti i nomi di Zachariah Black e Bryanna Simmons… e sotto la madre il simbolo di morte, perché era mancata molti anni prima.

Accanto a Zachariah un altro viso familiare, e le sembrava che ce ne fossero già troppi per la sua tranquillità: quello di Rowena Amariah Black sposata Piton.

Incuriosita salì ancora, non aveva mai saputo da dove venisse quel ramo dei Black e quel che lesse la inchiodò alla sedia: Orion Black, il padre legittimo di Sirius, era anche il padre di Zachariah e… la sua amante, la madre di Zach e Rowena, era una certa Lachesi Gaunt, cognome insolito, ma non se ci si spostava poco accanto dove una linea la collegava nientemeno che con una casella vuota: Tom Marvolo Riddle. Al Ministero era proibito far vedere la sua foto, per questo era vuota. Praticamente tutta quella gente erano i bis bis nipoti della sorella gemella di… Voldemort?

Cazzo!

Merda!

Qual era l’esclamazione più appropriata?

Forse non avrebbe dovuto guardare quel libro… si mise istintivamente le mani nei capelli.

Il dilemma era ancora lì.

Ma se anche i genitori di Kitt fossero stati due fedifraghi, che pericoli potevano correre gli amici di quel ragazzo? Che pericoli erano quelli di cui lui parlava sempre?

La colse un’illuminazione: e se Temperance fosse stata trattenuta contro la sua forza? Se lo fosse ancora? Poteva anche esserlo e suo figlio Lachlan… beh, poteva essere stata violentata… erano cose che capitavano piuttosto spesso, purtroppo, anche nel mondo normale, ma quello magico non era molto diverso e i mangiamorte non erano degli stinchi di santi…

Mangiamorte… quella parola non veniva più pronunciata tanto spesso. Ma il nome di Voldemort ancora meno e non per paura come accadeva vent’anni prima.

 

Ricontrollò tutte le informazioni che combaciavano, poi la colpì ancora una cosa: la data di nascita di Lachlan e Izayoi.

Entrambi erano nati il 31 dicembre, curioso… ma era solo una casualità?

Aspetta, non era che… che Lachlan e Izayoi potevano essere figli degli stessi genitori, gemelli per la precisione, solo che lei, Temperance, magari per paura, non aveva avuto il coraggio di scappare, o forse era stata ricatturata, forse si erano incontrati solo una volta… poteva esserlo? Certo! Beh, allora si spiegava perché accidenti Kitt dovesse proteggere tanto la sua famiglia e sua sorella in particolare.

E magari i genitori avevano tenuto un figlio ciascuno… Temperance poteva aver fatto credere ai mangiamorte che Lachlan era figlio loro quando invece lei aveva incontrato il marito…

Ma che diamine ne sapeva lei?

 

Hestia bussò tre volte alla porta come faceva di solito e attese che Gardis la chiamasse, la bionda chiuse di scatto il libro e la fece entrare e sedere sul letto.

 

-          L’altra sera quando abbiamo parlato ero così presa dal raccontarti la storia mia e di Jeff che mi ero dimenticata di parlarti di un’altra faccenda

-          Fammi indovinare, c’entrano per caso Christopher e qualcuno dei suoi fratelli? – la mora la guardò sconcertata, era un risultato notevole se si considerava che Gardis aveva quasi ucciso la Cooman con una sfera di cristallo che la prof non aveva previsto che arrivasse dritta in testa.

-          Come lo sai?

-          Tu dimmi e basta, poi io e te facciamo due chiacchiere

-          Sai che Chris ti aveva detto di avermi visto nel corridoio con Jeff?

-         

-          Ebbene, lui non era di ronda quella notte ed è strano, insomma, nessuno ci tiene a fare ronde supplementari – spiegò praticamente la piccola Potter

-          Me lo aveva detto

-          Beh, qualsiasi cosa ti abbia detto spero sia stata convincente perché di sicuro non lo è trovarsi in un vecchio bagno semi abbandonato con due ragazzini alle calcagna e una lanterna in mano

-          Vecchio bagno? Credevo che foste nel corridoio

-          Ma figurati se rimaniamo in un posto così in vista… - si lamentò la mora – siamo andati al bagno di Mirtilla, il venerdì va sempre a fare una partita a dama assieme a qualche altro fantasma oppure a stuzzicare Mrs Purr

-          E allora? – Gardis cominciava ad essere sospettosa, ma voleva sapere dove Hestia voleva arrivare

-          Beh, sai, con la Camera dei Segreti riaperta, gente che vola sui tetti della scuola, i prof in subbuglio, non mi dirai che è normale che uno gironzoli a quel modo… e poi che ci faceva in quel posto quasi abbandonato? Gardis, hai detto “fratelli” al plurale? – la piccola Potter cominciava a macinare le informazioni e a fare 2+2 con quel che sapeva a sua volta

-          Ho detto fratelli

-          Non mi dirai che quella ragazzina è sua sorella! – le mani bianche della ragazza si posarono sul viso e scosse la testa – in effetti non è poi così strano… sono uguali…

-          Sì, lo so, ma che faccenda è questa della Camera?

-          L’ho saputo da Mirtilla che l’ha saputo dai fratelli Canon che l’hanno scoperto dai prof… - un sopracciglio biondo si alzò al sentire la trafila del pettegolezzo – beh, insomma, per farla breve qualcuno l’ha riaperta

Le iridi della Malfoy si dilatarono in maniera impressionante e Hestia ne fu quasi spaventata temendo che le stesse venendo un accidente lì in quel momento

-          Siamo nei casini, Hestia, casini grossi – esclamò – giganti!

-          , certo che siamo nei casini – ridacchiò contenta la mora, felice di avere finalmente la sua avventura, si era momentaneamente dimenticata di dire a Gardis della Camera e la sua reazione era piuttosto esagerata visto che lei lo sapeva da prima di Natale e non era ancora successo nulla di grave. E il morbillo magico non era una conseguenza della Camera – aspetta Gardis, non ti agitare, la Camera è aperta da prima di Natale, non succederà niente, insomma…

-          Hestia, tu sai da dove si accede alla Camera? – chiese con le sopracciglia alzate in segno allusivo la Malfoy

-          No, certo, mamma e papà non ne parlano mai e non ce lo hanno mai detto. Però ho cercato di scoprirlo, solo che non mi hanno ancora detto niente…

-          Hestia, - disse seria l’altra - forse te puoi non sapere da dove si entra nella Camera, ma stai sicura che a me l’hanno detto. L’ingresso è nel bagno di Mirtilla Malcontenta

-          Cazzo! – Hestia si lasciò sfuggire una parolaccia, cosa a cui in genere faceva attenzione – però avrei dovuto intuire che tu sapessi da dove si entrava…

-          Bando alle stupidaggini, lo sai che cosa significa?

-          No, cosa?

-          Significa che Kitt e quei due hanno qualcosa a che fare con la Camera

-          Non mi dirai che è stato lui ad aprirlo! Insomma… solo mio padre parla serpentese ormai… - si difese la mora scuotendo la testa, la sua avventura stava prendendo dimensioni preoccupanti

-          Da quanto è aperto quel posto?

-          Boh, direi un mese, perché?

-          Non è la prima volta che qualcuno mi viene a dire che Kitt gironzola per i corridoi. Ovviamente non ci ho mai fatto caso, sono la prima che non rispetta il coprifuoco, eppoi era sempre impegnato in ronde supplementari, però… ora che ci rifletto, sempre di venerdì. Perché venerdì?

-          Perché?

-          Che ne so!

-          Ma allora non ci sto capendo nulla – esclamò Potty1

-          Vieni con me, voglio chiarire questa faccenda, quando avremo finito ti spiegherò che cosa ho scoperto invece io, ma ho un sospetto

-          Me lo racconterai?

-          Che giorno è oggi, Hestia?

-          Mercoledì, perché?

-          Il mio sospetto rischi di vederlo in faccia venerdì prossimo

-          Gardis, devo preoccuparmi?

La bionda, che la stava precedendo per un corridoio, si voltò verso di lei, la squadrò dall’alto in basso con un po’ di sufficienza, Hestia si sentì una nullità

-          Sì, Hestia, hai parecchio da preoccuparti

-          E gli altri?

-          Altri chi? L’hai detto a qualcuno?

-          Beh, Jack e Jeff mi hanno dato una mano… credo che Jack l’abbia detto a Karen

-          Merda. Beh, chiariremo questo casino tutti insieme.

E continuò a camminare per il corridoio mentre a stento la mora le stava dietro con l’andatura marziale che stava tenendo.

 

*          *          *

 

Gardis percorse il corridoio del terzo piano senza la minima esitazione, diretta alla porta in fondo a sinistra.

Hestia, dietro di lei, la seguiva con una certa difficoltà senza sapere dove la bionda la stesse conducendo e piuttosto incerta a girovagare per un corridoio proibito agli studenti.

Quando arrivarono circa a metà del pianerottolo una melodia dolce e malinconica dal sapore nostalgico si diffuse nell’aria rendendo l’atmosfera estremamente quieta.

 

Gardis si fermò di fronte ad una porta chiusa da cui, presumibilmente, proveniva il suono delicato del pianoforte

-          Sembra un po’ inquietante – ammise la mora studiando la piccola Malfoy per niente scomposta – è come la musica che hanno suonato al funerale della zia Radagund

-          Chi è Radagund? – domandò il Prefetto stupita di non ricordarsela

-          È la sorellastra della zia Ermintrude, è morta un paio di anni fa…

-          Ad ogni modo è solo uno dei Notturni di Chopin, certo non la Messa Sacra di Mozart…

-          Sarà, ma mi fa uno strano effetto… come una dolcezza strana

-          È normale – sentenziò la capitana della squadra di quidditch – è un pezzo volutamente nostalgico

 

E senza aspettare altro bussò tre volte e girò la maniglia mentre la musica continuava ad uscire lenta e cadenzata.

Quando l’uscio fu completamente spalancato, Hestia mise la testa dentro e rimase sorpresa di percepire il tremulo sole invernale dopo il buio cupo del corridoio; la stanzetta era deliziosa, c’era un tavolino rotondo con un centrino ricamato e, sopra questo, un piatto bianco decorato con fiori di pisello odoroso colmo di biscotti al burro e guarniti di cioccolato.

Proprio lì accanto era sistemato un servizio da tè e una caraffa d’acqua riempita con un mazzo di trifogli invernali coi loro fiori a pignetta bianchi.

 

La finestra, che dava sul giardino interno di Hogwarts, era adorna di tendine di pizzo ed era proprio da lì che proveniva la luce che Hestia aveva percepito.

Per finire, lì vicino era posizionato un piccolo pianoforte da camera, come quelli dell’800, dipinto con vernice lucida ai deboli raggi del sole.

Seduta sulle sgabello era una donna in un abito di velluto bordeaux, i capelli castani raccolti con una retina e fermati da un fiocco rosso e nero; la sua faccia era ancora nascosta mentre le sue mani scorrevano veloci sulla tastiera bianca e nera dai colori invertiti come si usava nei secoli passati.

-          Rowena… - chiamò piano la bionda, come se l’altra stesse dormendo

 

Quando la donna voltò il viso, Hestia finalmente la vide, una persona molto graziosa, peccato che i suoi occhi fossero chiusi: Rowena non poteva vedere.

 

-          Gardis? – chiamò all’indirizzò della bionda con voce sottile

-          Sì, sono io – Rowena sorrise felice

-          E chi è lì con te?

-          Una mia amica – spiegò – è la figlia di Harry Potter

-          Oh, una dei gemelli? – domandò mentre il sorriso si allargava sulle sue labbra

-          Sì, Hestia Potter

-          Oh… mio marito mi ha parlato molto di voi – annuì

-          Suo marito? – indagò perplessa Potty1

-          Rowena è la moglie di Pitonsottolineò brevemente Gardis

-          Allora suppongo che non avrà avuto molte impressioni favorevoli – sospirò con trasporto visto che in Pozioni era impedita quanto suo padre.

La signora Piton sorrise ancora con fare materno.

-          Ho sempre trovato i suoi racconti piuttosto divertenti – ammise - Sedetevi con me – invitò la donna – è giusto ora del tè, dirò a Polly di portare due tazze in più

 

E battendo le mani arrivò un’elfa domestica vestita con una tunichetta a quadri, Rowena impartì i suoi ordini e, dopo un assenso, sparì.

 

-          Sedetevi, ditemi perché siete qua. Gardis, perché non suoni qualcosa? Sei sempre stata brava al pianoforte

-          Ci vorrebbe Karen – ammise domandandosi dove fosse sparita quel pomeriggio e pregando che non le venissero altre idee balzane.

 

Karen infatti, a dispetto della sua totale ingenuità, era un’ottima musicista, suonava quasi tutti gli strumenti a corda in maniera sublime e da bambina era spesso stata chiamata enfant prodige.

Sistemando la gonna della divisa sotto di sé, Gardis si accomodò alla tastiera cercando di rimandare a memoria uno degli spartiti più facili e dieci anni di lezioni provate della signora Hampstead.

Un allegretto cominciò a uscire dalle sue dita un po’ indurite dalla molta inattività e dal troppo tempo senza suonare, visto che a scuola era un po’ difficile trovare un pianoforte.

 

Polly tornò con le tazze e servì il tè, Hestia rimase immobile di fronte alla sua mentre Gardis era lentamente rapita dalla melodia che suonava.

 

-          Allora, cosa siete venute a fare qui? – indagò la donna sorseggiando la bevanda bollente

-          Abbiamo bisogno di qualche informazione su una persona – cominciò la bionda terminando il brano; Rowena sollevò stupita le sopracciglia, non si poteva certo dire che fosse in contatto con molta gente…

-          Chi?

-          Temperance Averil Black DeLaciRowena si immobilizzò – chi era? E che cosa fa adesso? Ma soprattutto, che legame aveva coi mangia morte? Seraphin una volta mi ha detto che furono rapiti…

 

Rowena deglutì a vuoto e posò la tazza con mani tremanti. Poteva anche non dirglielo, ma i Malfoy sapevano dove trovare le loro informazioni e, purtroppo tendevano sempre a usare delle vie traverse.

 

-          E’ successo quando i tuoi genitori andavano ancora a scuola… - incominciò – a quel tempo vivevamo tutti insieme: Temperance, Seraphin che aveva solo pochi anni, Alerei, il marito di Ransie, ed io. I mangiamorte credo che avessero un piano su di noi a causa della nostra discendenza

Gardis annuì avendola letta meno di un’ora prima.

-          Qual era la loro idea? – chiese Hestia agitata

-          Non lo so, ormai sono in pochi a mantenere memoria di quello e io non l’ho mai saputo. Per questo dovreste chiedere a Seraphin, ma lui non ne parla volentieri – fece una pausa – però so che aveva qualcosa a che fare con un medaglione che Zach mi aveva affidato molo tempo prima.

-          Che è accaduto dopo? I seguaci di Voldemort sono riusciti a fare qualcosa? Hanno compiuto il loro progetto? – indagò la bionda facendo roteare il dito indice sul bordo di porcellana della razza

-          No. Tua nonna Narcissa fece fuggire Ransie e affidò Seraphin alle cure di tuo padre che lo portò a scuola. Ransie arrivò ad Hogwarts e partorì un bambino lo stesso giorno in cui tua madre venne morsa da Evangeline, si può quasi dire che mio nipote e tuo fratello nacquero lo stesso giorno…

-          Che ne è stato di loro? Dove sono adesso?

 

Rowena chinò la testa

 

-          Non ne ho idea. Ma se vuoi sapere qualcosa di più devi chiedere a Seraphin, lui e mio fratello mi hanno tenuta all’oscuro di tutto per non farmi soffrire… e Fin sta ancora facendo delle ricerche

Si trattenne dal menzionare la vicenda in cui i mangiamorte le avevano fatto credere di essere Ransie e lei aveva causato non pochi problemi.

 

Gardis annuì, comprendendo alla perfezione le motivazioni che aveva spinto quelle due persone.

-          Sai come si chiamava il bambino? – il viso fece nuovamente segno di no.

 

*          *          *

 

Gardis rimase distesa sul letto a guardare le pesanti cortine del baldacchino, allungò un braccio davanti al viso fissando l’oggetto che stringeva in mano, poi lo riportò accanto a sé e si coprì gli occhi.

Stava tergiversando. Stava rimandando. Stava esitando e non era da lei.

Ma quando in ballo ci sono sentimenti verso una persona che per tutta la vita è stata come un fratello, allora le cose cambiavano…

Istintivamente la mano libera andò a tormentare il ciondolo a forma di lucchetto che aveva al collo, Hestia le aveva spiegato più volte che era quasi un pegno d’amore, ma Gardis cominciava a sospettare che si trattasse di una metafora per quello che Kitt era davvero, un avvertimento, insomma: Christopher non era altro che mistero molto fitto, chiuso ermeticamente da un lucchetto di cui lei non possedeva la chiave.

Ma stava cercando di scassinare. E diamine, ce l’avrebbe fatta!

 

E se prima si era trattato solo di sospetti, via via confermati da svariate fonti, ormai era chiaro che Chris stava nascondendo qualcosa di importante e pericoloso, come le aveva confermato il racconto di Rowena.

Il tutto non era altro che un puzzle a cui mancavano i pezzi fondamentali.

Rowena aveva volutamente taciuto sul perché Ransie e Fin fossero stati rapiti, aveva detto che se voleva saperlo avrebbe dovuto chiedere a Ransie o a Fin, ma non riusciva a trovare il coraggio di parlare con Seraphin perché per lui era un tasto doloroso e una ferita ancora aperta che lo tormentava giorno e notte e che lo spingeva con tutte le sue forze verso una sorella che aveva perso da vent’anni.

Trovare Temperance era stato il chiodo fisso di Seraphin già da quando erano bambini e lui non aveva intenzione di chiudere quel caso, era il motivo che lo spingeva ad andare avanti, ad applicarsi nello studio, a non mollare tutto.

Qualsiasi cosa fosse successa diciotto anni prima nelle celle di Malfoy Manor doveva essere stata terribile, qualunque cosa lui avesse visto, sentito o appreso doveva aver segnato Seraphin Lynwood Black per tutta la vita.

 

E lei avrebbe avuto il coraggio di dirgli che il suo migliore amico era, probabilmente, il figlio perduto di Temperance? E che sua sorella aveva più di un figlio? Che non sapeva se Kitt, figlio perduto, stava coi mangiamorte o coi buoni?

Gli avrebbe rivelato che, magari, Ransie era riuscita a fuggire e per sicurezza si fosse rifugiata all’estero in un posto lontano e sperduto tipo… un castello ungherese al confine rumeno nel mezzo del nulla, nella foresta dei Carpazi?

 

Guardò lo specchio che teneva in mano voltando la testa, quello era l’equivalente magico di un cellulare e permetteva di parlare e vedersi con una persona che ne possedesse un altro. Sapeva che attaccato al portachiavi Seraphin aveva uno specchietto minuscolo, bisognava solo trovare il coraggio sufficiente per mettersi in contatto.

 

Lo specchio Fatal era senz’altro un’invenzione geniale e un’ottima alternativa agli incontri, specie in un luogo come Hogwarts dove le visite erano limitate ai soli fine settimana.

Era una fortuna che fosse giovedì, in questo modo, se anche si fosse lasciata sfuggire qualcosa di compromettente, non correva il rischio di vedersi piombare Seraphin a scuola a farle domande sul come e sul dove aveva scoperto tutto quello.

Sarebbe stato capace di farlo… soprattutto se avesse sentito puzza di bruciato, e come non sentirla se a malapena aveva parlato con lui dei suoi veri genitori e poi, all’improvviso, andava a fargli domande sulla sorella scomparsa?

Da chi poteva averlo saputo? Doveva assolutamente inventare una scusa decente, dopotutto le menzogne erano il pane di ogni Malfoy…

Peccato solo che lui, da bravo Black, e altrettanto bravo bugiardo, fosse anche in grado di smascherarle.

Ma non sia mai che qualcuno riesca a mettere nel sacco una come lei! Nessuno avrebbe mai avuto questa soddisfazione, parola di Malfoy!

 

Prese coraggio, si sedette a gambe incrociate sul letto e guardò fissamente la propria immagine riflessa nel vetro speciale dello specchio, notando giusto in quel momento che le era spuntato un foruncolo accanto alla bocca, storse il naso seccata e col pollice tormentò una sfera di granato rosso posta esattamente sotto l’ovale trasparente; il vetro si animò come se fosse mercurio mentre una serie di onde concentriche si propagava sul vetro.

 

All’improvviso il volto perfetto di Fin, incorniciato dai capelli corvini, comparve con aria annoiata, rasserenandosi subito dopo aver incontrato gli occhi bicolori di Gardis all’altro capo della trasmissione

-          Ti sentivi sola, Principessa? – le domandò scherzoso sfoderando un sorriso a 24 carati da abbagliare. Sapeva che a quell’ora Seraphin terminava le prove della band e, infatti, udì una serie di grida confuse di ragazze urlanti che aspettavano gli Evil Grin fuori dalla sala prove.

-          Ho bisogno di parlarti – incominciò lei

-          Ok, dieci secondi che supero l’arrembaggio – e interruppe la linea mentre, con probabilità, salutava gli altri e andava a cercare un posto tranquillo.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: innanzi tutto

Buon Natale!

♪♫ (con tanto di musichetta Jingle Bells in sottofondo) ♫♪

 

Credo che ci voglia… Natale è stato ieri e mi è spiaciuto molto non aver aggiornato prima, in modo da fare a tutti gli auguri, però quando c’è di mezzo la famiglia va sempre a finire così… quindi cerco di rimediare prostrandomi e scusandomi e facendovi adesso i dovuti auguri!

Natale è la festa che amo di più, per questo volevo davvero farvi gli auguri, so che non è molto ma spero che possiate prendere questo capitolo come un regalo per questo 2008.

Dato che ho alcuni giorni di festa tra oggi e Capodanno, penso che ne approfitterò per scrivere il finale di questa storia, non so quanto spazio mi prenderà, ma a occhio dovrebbero esserci più o meno cinque capitoli ancora.

 

A proposito di questo venticinquesimo, invece, ho cercato di rendere un pochino la confusione mentale di Gardis mentre, piano piano, comincia a sviscerare tutti i misteri legati a Kitt, credo che ormai non ci siano più dubbi sui suoi genitori e le sue parentele, ma, come vi sarete certo accorti, c’è ancora qualche piccolo mistero da sviscerare, ovvero i suoi fratelli.

 

Io mi auguro che vi piaccia ugualmente, nel frattempo rinnovo i miei auguri e passo a salutarvi ad uno ad uno, ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione o che hanno aggiunto me o la mia storia ai preferiti, sono davvero lusingata di avere così tanti lettori, credetemi, è un regalo meraviglioso!

Grazie anche a coloro che la seguono e, spero, la apprezzano.

 

Mi raccomando, lasciatemi un commentino e fatemi pubblicità! Ciao e un bacione a tutti,

Nyssa

 

Killkenny: non credo che riuscirei a imitare le situazioni di Akamatsu così bene, non sono brava come lui…ad ogni modo Love Hina mi piace molto, spero davvero che qualcuno si decida a recuperare le sue opere e magari a ristamparle in Italia, mi è piaciuto moltissimo quando hanno interrotto Negima e ritrovare Love Hina è pressoché impossibile purtroppo…

Ad ogni modo spero che il cervellotico capitolo di confusione di Gardis ti piaccia, aspetto presto una tua recensione e spero che sia positiva, ciao, a presto e buone feste! Nyssa

 

Hollina: sì, in effetti Kitt ogni tanto mostra anche a noi comuni mortali (e non solo a Gardis) quello che è davvero ed è un lato di lui che mi fa morire dal ridere (il che è un po’ stupido visto che sono io che decido come lui deve essere, ma ogni tanto i personaggi prendono il sopravvento sulle mie idee =P).

Spero che ti piaccia, aspetto trepidante il tuo prossimo commento, ciao e un grande augurio di buon Natale! Nyssa

 

Lord Martiya: mettere a disagio le persone è divertente, anche se in genere non gioco così sporco, ma vabbè… spero davvero che tu non decida di copia le mie idee, dove è finita la violazione del copyright? Io chiamo la SIAE! Vabbè, vaneggiamenti post-natalizi dopo essermi abbuffata di ravioli e panettone (gli effetti sono devastanti), spero comunque che il capitolo ti piaccia quindi aspetto di sapere che cosa ne pensi! Per l’altra storia non ho ancora avuto il tempo di leggerla, appena posso ti dico qualcosa, ciao! Nyssa

 

Akiko: sul serio era il tuo comple? WoW, AUGURISSIMI!!!! E auguri anche di buon Natale!

In effetti nessuno lo sa ma il vero motivo per cui ho deciso di far mettere assieme Jeff ed Hestia è per far schiattare Weasley, non male come idea, vero? Questa non l’aveva ancora pensata nessuno, muhahahahaha!!!

Grazie mille per i complimenti e grazie per esserti offerta come dizionario ambulante di latino-greco-italiano, io ci vuole tutta che sappia qualcosa delle ultime lingue, ma figurati che in latino non so coniugare (si dice coniugare?) quelle maledette rose, vado esattamente a caso… non so neppure quante devono essere… vabbè, evito, come ho già detto il panettone in quantità eccessive crea seri danni al mio apparato cerebrale, come se fosse ancora integro…

Tanti baci e tanti auguri di Buon Compleanno (in ritardo), di Buon Natale (in ritardo) e di Buone Feste! (evviva, una in tempo! Miracolo!). Nyssa

 

DragonSlave: se sei una patita della carta da imballo ti consiglio un’invenzione stupidissima dei giapponesi che hanno fatto un portachiavi di quella roba lì e tu puoi stressarti finchè vuoi! Ammetto di averci fatto un pensierino qualche volta…

Ehehe, Rudiger è sempre più ficcanaso, questa volta però non se l’è andata a cercare, ha solo colto la palla al balzo, mica scemo il ragazzo ^_^

Francamente se fossi Kitt darei la mia approvazione a qualsiasi storia d’amore, dopotutto lui non deve parlare visto che è innamorato segretamente di una tipa che non gli ha ancora rivelato di essere un demone… e quando lo saprà approverà lo stesso? Ad ogni modo Chris è sempre stato condiscendente con tutti, non sono queste le cose che lo turbano…

Sono felice che il capitolo ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo venticinquesimo! (in linea col 25=Natale). A presto e un bacione grandissimo e tanti auguri di Buon Natale e buone Feste! Nyssa

 

_Nana_: l’autrice stessa comincia a domandarsi se le stranezze di Kitt siano frutto di come ha impostato il personaggio o se il ragazzo soffra in forma grave di disordini da personalità multiple… spero che sia solo una fase passeggera…

Ad ogni modo spero davvero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo, quindi aspetto di sapere la tua opinione! Ciao Cara e Buone Feste! Nyssa

 

Lisanna Baston: Rudiger ci mette del suo in tutto quello che fa, direi che lo fa anche bene, peccato che i due soggetti che ha scelto per il suo piano siano poco collaborativi quindi i suoi piani rischiano di fallire miseramente…

Su Hestia e Jeff non mi sono dilungata più di tanto altrimenti avrei ripetuto quello che avevo già detto un po’ di capitoli fa, spero comunque che la loro storia ti piaccia e anche questo nuovo capitolo cervellotico incentrato prevalentemente su Gardis; aspetto trepidante la tua recensione, ciao e a prestissimo! Un bacio e tanti auguri di buon Natale e Buone Feste! Nyssa

 

Kri87: innanzi tutto bentornata! Mi spiace che la tua esperienza non ti abbia soddisfatto, ma sono certa che troverai anche tu la tua strada (parla una che la sta ancora cercando ^_^).

Studi all’uni? Che facoltà? E davvero sai il giapponese? WOW, me molto invidiosa! Anche a me piacerebbe studiarlo, purtroppo prima devo approfondire un po’ meglio il mio patetico inglese e vorrei imparare anche molte altre lingue straniere (tedesco, russo, coreano…).

Già, Gardis è la figlia di Malfoy, ma non dimentichiamoci della sua mammina… insomma, Hermione era quella che si scandalizzava di vedere un ragazzo senza camicia! Direi che qualche passo avanti l’abbiamo fatto…

Ad ogni modo spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia, aspetto il tuo prossimo commento (se non partirai per un’altra follia) con molta curiosità! Ciao e a preso! Un bacio e tanti auguri di Buone Feste! Nyssa

 

Watherverhappened: ahahah, non sai quante volte capita anche a me di leggere una storia, recensirla dopo un po’ ed essermi dimenticata di cosa parlava… poi finisce che mi butto sul banale tipo la frase classica “situazioni interessanti!” che non vogliono dire niente… =P

, Gardis vorrebbe svegliarsi, ma non è la sola a fare la brava ragazza, se nell’altra fic c’era almeno Draco a giocare sporco, qui Kitt è fin troppo perbenista!

Per quanto riguarda la biancheria ho scelto un colore che non facesse finire il tutto sul banale, insomma, Kitt deve averci pensato DAVVERO TANTO (e qui non voglio aggiungere) per partorire un simile colore da proporle, no? Eppoi volevo che si abbinasse ai capelli di lei e il bianco non mi ci piaceva, il nero era un po’ scontato e allora ho ripiegato su qualcos’altro ^_^

Lo smalto color rame doveva essere intonato col color caffè… e sono felice di averti dato un’idea su che colore usare, anche a me piace abbastanza, seppure a volte non renda molto…

Tranquilla, tu a differenza di me non ti sei dimenticata la storia.

Adesso scappo, ci sentiamo al prossimo aggiornamento e spero davvero che questo capitolo 25 ti piaccia e che mi lascerai un commentino! Ciao e a presto, un bacio e tanti auguri di trascorrere delle feste Felici! Bye! Nyssa

 

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Capitolo 26
*** Orgoglio e Pregiudizio ***


La bionda si risistemò sul letto, lo specchio appoggiato sulle coperte, aspettando che Seraphin riuscisse a liberarsi delle fans: era il brutto dei ragazzi di famiglia essere continuamente aggrediti da ragazze invasate…

 

Qualche istante dopo un piccolo ologramma di dimensioni mignon del ragazzo comparve mettendosi a sedere sulla superficie rifrangente dello specchio e le fece ciao ciao.

-          Di che volevi parlarmi? – indagò il moro mettendosi comodo

-          È una cosa un po’ strana… però vorrei che mi parlassi della tua vita…

-          Della mia vita? – chiese divertito Fin – ma l’ho passata quasi tutta con te la mia vita! Sono cresciuto a Malfoy Manor e ho frequentato Hogwarts

-          C’è stato un periodo della tua vita in cui non eravamo insieme – puntualizzò lei, Seraphin capì al volo che si stava riferendo a quanto accaduto prima che lei nascesse e, nello specifico, a quanto avvenuto l’ultimo anno di scuola di Draco ed Hermione. Sospirò

-          Chi te lo ha detto?

-          Volontariamente nessuno – si affrettò a dire lei, temendo che lui potesse andare a dire qualcosa a Rowena – però stavo cercando una cosa ed è venuta fuori questa faccenda.

Sullo specchio, il minuscolo mento di Seraphin annuì.

-          Beh, intanto…

-          Se non vuoi parlarne… - incominciò lei, temendo di aver detto troppo

-          No, non fa niente. Se vuoi saperlo te lo dico, non è un segreto di stato. – Seraphin, come Kitt, teneva alle cose sue più di chiunque altro, non ne parlava volentieri. Eppure sminuiva sempre i propri problemi. Sapeva per esperienza che entrambi si sarebbero tagliati una mano piuttosto che andare a sfogarsi con qualcuno…

-          Fin…

-          È successo quando avevo cinque o sei anni, immagino che avrai scoperto di già che noi del ramo cadetto dei Black abbiamo un feeling particolare con Voldemort – la bocca si storse in un ghigno sarcastico che aveva imparato dai Malfoy – a quel tempo la guerra era ancora in atto e c’erano mangiamorte disseminati ovunque. Ad un modo che non conosco, i seguaci del Signore Oscuro vennero a sapere della nostra parentela, nonostante anche noi ne sapessimo ben poco, se non niente. Io, Ransie e Rowena vivevamo con Alerei nel nord dell’Inghilterra ed eravamo preda facile, non temevamo certo un attacco contro di noi.

Rapirono me e mia sorella nella notte, a settembre, e fecero credere a Rowena di essere Ransie inducendole una trance. – non si dilungò a spiegare cosa fosse - Ci portarono a Malfoy Manor e ci tennero prigionieri tre mesi prima che riuscissimo a scappare.

-          Ma perché i mangiamorte volevano rapirvi? Ok, avevate un po’ di sangue del Signore Oscuro, ma non mi sembrava un motivo sufficiente…

-          Il loro piano era più sottile – ammise lui grattandosi il collo – vedi, a quel tempo Voldemort era stato praticamente spazzato via da Harry e mio padre gli aveva dato il colpo di grazia. Ciò che i mangiamorte volevano non era solo il nostro sangue, anzi, io c’entravo poco con la faccenda. Loro volevano Temperance

-          Perché?

-          Non lo immagini? Volevano ricreare Lord Voldemort – disse in un sussurro

-          Ma è impossibile! Insomma, resuscitare qualcuno… non si può fare!

-          Per questo avevano studiato un pianto tanto elaborato quanto geniale e malefico, ispirato direttamente dalla cultura babbana: clonare Voldemort

-          Assurdo!

-          Tu trovi? Passandoci in mezzo lo è un po’ di meno. Avevano scelto Ransie che aveva anche il suo sangue e che poteva ospitare l’embrione clonato, ma qualcosa andò per il verso sbagliato.

-          Che cosa?

-          Rowena non ti ha detto che mia sorella era incinta? – quasi scherzò lui, per sdrammatizzare la situazione e identificando subito la responsabile della fuga di notizie, Gardis si morse la lingua. – lo era ed anche ad uno stadio piuttosto avanzato della gravidanza; cercarono di farla abortire in ogni modo, ma non ci riuscirono, sembrava che quel bambino non volesse assolutamente morire e che avesse poteri decisamente fuori dal comune, allora decisero di tenerci con loro finchè il bambino non fosse nato, ucciderlo e poi continuare con il loro progetto originale

-          Ma è una cosa terribile!

-          Gardis… mia piccola sorellina – e le rivolse un sorriso, se fosse stato presente, lo sapeva, le avrebbe anche scompigliato i capelli – tu sei cresciuta in un mondo di pace, ma a quel tempo episodi di violenza e crudeltà si sprecavano…

-          Hai ragione, scusami

-          No, dopotutto anche te hai la tua croce da portare avanti e non t’invidio.

-          Cosa è successo dopo?

-          A dicembre, poco prima di Natale, tua nonna ci fece scappare. Dato che ero piccolo e non sapevo badare a me stesso fui affidato a tuo padre, Ransie invece andò per conto suo. Entrambi arrivammo a Hogwarts. Io ebbi la fortuna di incontrare Evangeline, che si prese cura di me per un po’. Anche Rowena arrivò. Ci fu un putiferio per decidere chi delle due fosse mia sorella. Poi, quando tutto sembrava stesse risolvendosi al meglio, i mangiamorte attaccarono. Nonostante le strenue lotte di Zachariah – e Gardis sentì una stretta al cuore sentendo suo “fratello” che chiamava per nome suo padre tanto poca era l’abitudine a stare insieme – ed Evangeline, nonostante tutti i morti, alla fine ci furono dei danni. Tua madre rischiò la vita. E mia sorella, che aveva appena messo al mondo suo figlio, venne rapita assieme al bambino.

-          Bambino?

-          Sì, aveva avuto un bambino proprio quel giorno. Maschio

-          Come si chiamava?

-          Non l’abbiamo mai saputo, credo che il neonato avesse poco più di qualche minuto… per anni mio padre se ne è fatto un cruccio, una volta voleva addirittura ammazzarsi e io stesso, che di quegli avvenimenti ricordo ben poco, ho la nitida visione di Rodolphus Lestrange che solleva Ransie dal letto e la porta via con sé assieme al fagotto

-          Ma perché anche l’altro bambino?

-          Vai a saperlo. Di loro non abbiamo saputo altro.

Istintivamente lei allungò un dito verso di lui, dimentica del fatto che fosse solamente un ologramma

-          Ora capisco perché quando eravamo piccoli dicevi sempre che il tuo più grande sogno era salvare tua sorella. Immaginavo che fosse una storia dolorosa, ma non fino a questo punto.

In effetti rimanere prigionieri dei mangiamorte per tre mesi doveva essere un’esperienza che l’aveva segnato più di quanto volesse lasciar trasparire. Non stentava a crederci.

 

Gardis abbassò gli occhi, un gesto che non le si vedeva fare spesso, Seraphin sorrise mesto per poi accorgersi che le dita sottili di lei stavano tormentando un ciondolo a forma di lucchetto attaccato ad una catenina. Fece per chiederle chi glielo aveva regalato, ma lei anticipò la sua frase

-          Descrivimi tua sorella – chiese all’improvviso. Seraphin, che era quasi caduto in trance, si ridestò e annuì

-          Prendi lo specchio – l’ologramma sparì, Gardis sollevò l’oggetto davanti al proprio viso notando la propria immagine riflessa percorsa da ondine concentriche, dopodiché un volto iniziò ad apparire al posto del suo.

Inconfondibile.

Nessuno avrebbe potuto imbrogliare così bene.

Era la madre di Christopher.

Sguardo tranquillo, capelli neri ed occhi blu. La sua espressione, però, era decisamente meno severa di quella della fotografia che Kitt le aveva mostrato. Ma era la stessa persona.

Indubbiamente erano tutti parenti.

Una cosa attirò l’attenzione della bionda, però, una catenina a maglie alternate di oro bianco e giallo scendeva lungo la pelle candida e terminava con un medaglione rotondo che spiccava sul corpetto bianco dell’abito da sposa di Temperance. Un medaglione dall’aria familiare.

-          Che cosa porta al collo? – domandò

-          È il medaglione di Rowena, Zachariah l’aveva dato a sua sorella e mia zia l’aveva prestato a Ransie per il matrimonio

Gardis annuì ancora a disagio per il fatto che lui chiamasse il suo vero padre “Zachariah”.

-          Te lo ricordi?

-          Certo

Nello specchio il volto sorridente della figlia maggiore di Zachariah si confuse con la forma intarsiata di quel monile rotondo su cui erano segnati lo stemma di Hogwarts con tutte le sue quattro case e il motto secolare inciso tutt’attorno.

Inconfondibile anche quello.

Era senz’altro lo stesso oggetto che aveva al collo Temperance nella fotografia mostratale da Kitt, lo stesso medaglione che, inizialmente, aveva creduto fosse di argento, ma che invece era una fantasia molto più raffinata.

 

Dallo specchio provenne la voce di Aisley che chiamava il suo fidanzato, con un saluto frettoloso e un sorriso nel vetro Fin scomparve assieme alla ragazza e la giovane Malfoy poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo. Se Aisley non fosse intervenuta al momento giusto sarebbe cominciata la parte delle domande al contrario: perché lo vuoi sapere, chi te lo ha detto e compagnia.

Un vero colpo di fortuna, c’era davvero da dirlo.

 

Ma ogni minuto che passava le sue idee assumevano il loro ordine nella testa.

Dunque… era vero ciò che temeva? Lachlan, figlio di Ransie, era davvero il clone di Voldemort?

Tremò istintivamente.

Non per paura per se stessa, ma per i suoi amici.

Aveva coinvolto Hestia, Jeff, Jack e Karen in un pasticcio decisamente pericoloso. Se Lachlan era davvero il nuovo Lord Voldemort allora non c’erano dubbi sul fatto che fosse anche in grado di riaprire la Camera dei Segreti e di far del male a qualcuno.

Lachlan… e dire che aveva sempre immaginato Tom Riddle molto, molto diversamente. Eppure, bisognava solo scavare un po’ e i dettagli venivano subito alla luce: Lachlan TOM Black. Tom era il secondo nome di Lachlan, evidentemente avevano preferito non attirare l’attenzione, dargli un nome che non suscitasse sospetti e continuare il loro piano.

Il loro diabolico piano in cui erano riusciti. Avevano rapito Ransie e avevano clonato Voldemort e si eranof atti aiutare da Kitt.

 

Doveva risolvere quel casino da sola.

Troppo tardi per chiamare gli Auror, troppo pericoloso coinvolgere altra gente. Odiava ammetterlo, ma essere la portatrice dell’Anime Azzurra le tornava comodo. Poteva affrontare da sola quelle persone senza sprecare vite innocenti: la sua e quella di Rago non lo erano più da tanto tempo.

Ma avrebbe avuto il coraggio di affrontare i propri amici? IL proprio amico, il più importante che avesse avuto, colui che non era solamente un amico, ma era la persona che amava? Perché Kitt aiutava Lachlan, erano insieme quando erano stati visti gironzolare dalle parti del bagno abbandonato di Mirtilla Malcontenta. Kitt aveva un segreto e lei aveva scoperto quale. E ne aveva paura, temeva che lui potesse stare dalla parte dei mangiamorte, contro di lei.

Avrebbe sofferto, ma doveva farlo.

E ora capiva perché Kitt fosse ancora vivo, probabilmente i mangiamorte aveva anche provato a ucciderlo, ma indubbiamente era piuttosto difficile ammazzare un Byakko con gli stessi incantesimi che si usano per i maghi comuni, visto che lui, invece, era nientmeno che un Arcimago, la Stirpe dalla quale venivano propri i maghi qualunque, ed era anche molto potente, la mosca bianca della sua Stirpe, colui che aveva i poteri degli Arcimaghi e gli occhi di un demone.

Solo lei poteva uccidere Kitt, solo Kitt poteva uccidere lei.

 

E dire che la leggenda voleva che si amassero. Loro sia amavano? Forse, ma anche questa volta erano costretti ad uccidersi, destinati a non stare mai insieme.

E dopo Kitt sarebbe arrivato un altro Byakko che non avrebbe capito, che non avrebbe preso il suo posto nel cuore ormai vuoto che aveva dentro di sé. La storia si sarebbe ripetuta, nessuno poteva prendere il posto nel suo cuore che ora era occupato da Chris.

 

Ma lei doveva uccidere Lachlan, perché Lachlan era Voldemort e Voldemort era la più grande minaccia alla pace del mondo in cui vivevano e se ciò significava uccidere Kitt, per il bene di tutti l’avrebbe fatto. Per troppo tempo non v’era stato altro che terrore e paura tra le mura domestiche, fra le persone di una famiglia, non si doveva tornale a quel punto.

Era disposta a sacrificare una vita, una vita molto importante per lei, per salvarne centomila?

 

Lei era vissuta in un tempo felice, doveva fare in modo che fosse lo stesso anche per altri. Lei poteva farlo. Se fosse morta per quello non ci sarebbero stati problemi, era uno scontro tra lei e Kitt.

Cercavano di capirsi, ma appartenevano a due fazioni differenti. Lui voleva il caos nonostante fosse la persona più ordinata e meticolosa della Terra, o così avesse fatto credere. E lei, che andava a momenti e in uno era impulsiva e nell’altro troppo riflessiva, che non sapeva mai decidersi, che non aveva sufficiente fiducia nel prossimo, doveva sacrificare l’unico prossimo in cui avesse davvero fiducia per la felicità di tutti gli altri in cui non credeva minimamente.

Crudele il mondo.

Ma sapeva come ci si sentiva.

Ci era già passata perché quando lei era Rago erano diventate la stessa persona i sentimenti della prima, i suoi ricordi, la sua storia, i suoi affetti e le sue paure erano state provate anche da lei. E Rago si era sacrificata per il suo popolo di mangiatori di uomini. Aveva rinunciato al suo amore per salvare delle vite, vite di coloro che la disprezzavano e disprezzavano quelli come lei.

E lui non aveva capito e piuttosto che aspettarla, piuttosto che credere in lei e nel loro amore, Dresda si era ucciso e aveva combinato quel bel casino che era successo. Che continuava ancora adesso e che vedeva nuovamente contrapposti allo stesso modo Rago e Dresda. Sohryu e Byakko. Est e Ovest. Gardis e Christopher. Quella era la loro storia e il loro destino.

Il destino era davvero qualcosa di già scritto o che si scriveva con le proprie mani?

 

Doveva usare ciò che le era stato donato proprio per rendere il mondo migliore.

Era la Regina dei Demoni e come una regina avrebbe agito.

 

*          *          *

 

Aisley si coprì appena con il lenzuolo di raso bianco e accoccolò all’uomo che aveva affianco emettendo un sospiro soddisfatto come le fusa di un gatto.

Seraphin, a torso nudo e con le braccia dietro la schiena, stava guardando fissamente il soffitto con una sigaretta tra le dita della mano destra: Aisley sapeva che lui fumava solo quando era nervoso, fumare era un’abitudine di tutti i maschi Malfoy, come diceva Hermione e come approvava suo fratello Blaise, e nonostante Fin si chiamasse Black di cognome, era cresciuto in una famiglia Malfoy.

Lucius, Draco, Seraphin e Leonard, da degni rappresentanti di quel casato, avevano ricevuto l’abitudine piuttosto presto, per la sfortuna dei loro polmoni, si diceva che anche Abraxhas fumasse, ma nessuno lo aveva conosciuto e quindi rimaneva un mistero insoluto.

Seraphin parlava poco della sua famiglia di origine, dopo quanto accaduto all’epoca del loro primo incontro, Zachariah non si era sentito in grado di fare nuovamente da genitore al piccolo Seraphin ed Evangeline neppure, così Draco ed Hermione, che al tempo erano appena diventati genitori, avevano preso con sé il bambino e l’avevano tenuto a Malfoy Manor insieme a loro e al piccolo Leonard che era appena nato.

Seraphin ricordava con gioia quel periodo, era stata un’infanzia felice, ben più di quella precedentemente trascorsa assieme a Ransie e Rowena, questo perché aveva pochi elementi intorno a sé che gli permettessero di rammentare il volto sorridente della sorella, ormai perso per sempre.

 

Blaise, che fin da allora aveva parteggiato spudoratamente perché Aisley e Seraphin diventassero amici, si preoccupava di portare giornalmente la sua sorellina al castello nonostante sia lui che Draco si stessero preparando per entrare al Ministero, l’uno come Auror delle sezioni speciali e l’altro come rappresentante della sezione Rapporti Diplomatici.

Ricordava molte cose belle di quei tempi: la nascita di Leonard e quella di Gardis, poi la nascita di Rudiger Greengrass di cui sapeva un po’ troppo per poterne parlare liberamente.

Ricordava quando i bambini con cui giocavano prendevano in giro Gardis per via dei suoi occhi chiamandola “strana” e lui e Leonard la difendevano. Gardis non aveva passato un bel periodo.

Poi era successo il patatrack, quella volta di quando aveva quattordici anni. Quella volta in cui Gardis era diventata un demone per proteggere lui e Leonard, ricambiare, per così dire, il favore.

 

Da allora sulla faccenda si era messo un segreto inviolabile: non dovevano esserci prove della vera natura di Gardis, salvo forse quelle che avrebbe fornito lei stessa; tutti coloro che sapevano furono messi in silenzio.

Le cose si erano andate via via dimenticando, i figli di Neville, così come quelli di Potter o di Weasley, non sapevano nulla di quanto avvenuto quella notte di Capodanno di undici anni prima.

 

Aisley, affianco a lui, che l’aveva fissato per qualche minuto, gli levò la sigaretta dalle dita prima che la cenere cadesse sulle coperte e le macchiasse, vedendolo perso nei suoi pensieri

-          Forse sto diventando paranoico con Gardis – ammise alla ragazza che aveva spento il mozzicone in un posacenere di cristallo

-          Forse – confermò lei ridacchiando al pensare come era diventato iperprotettivo Blaise dopo aver saputo che uscivano insieme e che insieme avevano fatto ben altro, tipo far l’amore. Proprio lui che aveva parteggiato perché stessero insieme e che sul sesso doveva tenere la sua boccuccia chiusa, era arrossito balbettando alla loro rivelazione. – Ma Gardis sta crescendo e vuole sapere delle cose – ammise ricordandosi alla sua età.

-          Ha voluto sapere di prima… - aggiunse con fare allusivo – non vorrei che stesse sviscerando quella storia che dovrebbe rimanere morta e sepolta. Non avrei dovuto parlarne con Leonard – aggiunse – mi sto preoccupando troppo, è solo che le ragazze in genere chiedono un altro genere di cose.

-          Già

-          Spero che Leonard non si preoccupi, forse sono stato un po’ precipitoso

-          Chi, Leonard? Preoccupato per Gardis?

-          Forse sono io… - Aisley gli accarezzò una mano

-          Ti ricordi? Avevo la stessa età di Gardis quando noi siamo stati insieme per la prima volta… e sono già passati sette anni… tu eri così piccolo…

-          Ne sono successe di cose…

-          L’ultima delle quali era particolarmente gratificante…

-          Te lo dico seriamente, Aisley, dovresti chiuderti quella bocca. Se qualcuno ti sentisse parlare penserebbe che io stia con te solo per il sesso

-          Perché, non è forse così? – Seraphin la guardò storto

-          Sai che non lo è

-          Non dovresti essere così assennato Fin, insomma, in genere è la ragazza quella che vuole il “legame per tutta la vita”, mentre qui andiamo proprio al contrario

-          Non ci posso fare niente

-          Addirittura a volermi dare un anello di fidanzamento…

-          Non vedo dove stia il problema, se non lo volevi bastava dirlo

-          Sono troppo grande – disse gelida

-          Hai solo due anni più di me, non vedo dove stia il problema - ripetè

-          Dovrebbe essere il marito ad essere più grande – Fin sbuffò, aveva sentito quella predica un milione e mezzo di volte, Aisley era ossessionata dal non essere quella giusta e soprattutto da quella cosa dell’età

-          Non credo che sia un problema così rilevante

-          Invece sì! Guarda che cosa è successo la prima volta!

-          La prima volta?

-          Sì, la prima volta! Io potevo anche avere diciassette anni, ma tu, bimbo mio, ne avevi solo quindici!

-          E allora?

-          Troppo piccolo – mugugnò contrariata, il moro lanciò gli occhi al soffitto, ancora con quella faccenda

-          Mi sembrava di averti dimostrato che andava bene ugualmente, non credo di aver fatto così schifo…

-          Eri troppo piccolo!

-          Sì, ma intanto chi di noi due ha preso l’iniziativa?

-          Mi stai accusando? Cioè, io dovevo abusare di un bambinetto? Dovevo sedurti?

-          Sapevi che non mi sarebbe dispiaciuto, dopotutto non ne ho mai fatto mistero… è sempre una battaglia con te, tu e questa faccenda del più grande e più piccolo, se le nostre età fossero invertite non ci sarebbe lo stesso problema?

-          No

-          Ah no? E tu avresti fatto l’amore con un imbecille più grande solo perché era più grande? Avresti avuto quindici anni tu, un po’ pochini…

-          Io non ho mai fatto l’amore con un imbecille più grande solo perché era più grande – finiva sempre così, una sfuriata – ma tra noi due le cose vanno SEMPRE al contrario!

-          Beh, scusa tanto se io ero innamorato e tu no!

-          Io SONO innamorata – gridò esasperata – ma non sta bene che sia stata io a insegnarti come si va a letto con qualcuno

-          Oh, scusa tanto… sai, a quindici anni magari un ragazzo non lo sa ancora – dopo essere cresciuto a Malfoy Manor, certe cose era impossibile ignorarle

-          Appunto per questo! Sono grande per te! E soprattutto lo ero allora e non potevo stare con te perché eri TROPPO piccolo, così tanto da non sapere neppure… – Aisley continuava a non capire e a non capire che a quindici anni lui sapeva benissimo cosa succedesse in un letto, solo che lui aveva fatto di tutto perché la prima fosse lei e, c’era da dirlo, per un Black è estremamente difficile conservare la propria integrità, specie se fisica.

Aisley invece aveva creduto che lui fosse candido e innocente, insomma non voleva vedere la realtà, e aveva tentato ogni strada pur di levarselo dalla testa, con scarsi risultati, era da sottolineare, visto che alla fine più gli stava lontano e più amava Seraphin Black.

-          Sei grande un corno. – biascicò lui

-          Dovrebbe essere il ragazzo che guida

-          Non vedo la differenza, basta essere felici, no?

-          Certe cose proprio non le capisci. Mi sentivo così stupida…

-          Beh, io no! Non mi sentivo stupido a stare con una persona che mi piaceva

-          I tuoi genitori devono vedermi come un mostro che ruba la pubertà al loro figlioletto – e si riferiva a Draco ed Hermione, nessuno parlava mai di Zachariah e della compianta Bryanna come dei “genitori” di Seraphin, ormai lui era legalmente adottato da altri

-          I miei genitori ne sanno abbastanza di pubertà da stare zitti visto che a diciott’anni mia madre aveva già il pancione e stai pur tranquilla che i ragazzi Malfoy la loro innocenza la perdono presto

-          Troppo presto – annuì lei riunendolo ai ragazzi Malfoy

-          Chissà… - a volte non era così sicuro che fosse “troppo” presto - a me non è dispiaciuto – aggiunse allusivo

-          Per un ragazzo è diverso – balbettò lei arrossendo un po’

-          Sì… beh, però c’è da dire che tu non mi hai aspettato, sempre con queste stupidaggini sulle idee

-          Tesoro, sono una Zabini

-          Mi sembrava che Monica fosse… vergine?

-          Monica è mia sorella, non sono io!

-          Ci credi che la figlia di Monica e anche quella di Morgana, ha quasi la nostra età?

-          Già… beh, a quel proposito…

-          Quale proposito? – Aisley lo fissò in cagnesco mentre prese la mano di lui facendola scivolare lentamente sul corpo, fino all’addome

Le iridi blu di Seraphin si dilatarono mentre gli occhi si spalancarono, fissò un attimo il vuoto mentre sentì un movimento strano sotto il suo palmo, che strano, il ventre liscio di Aisley sembrava particolarmente arrotondato, anche se era una cosa che a colpo d’occhio non si sarebbe mai indovinato…

-          Dimmi che sono i cannoli di Capodanno di mia madre… - implorò

I riccioli scuri di Aisley ondeggiarono assieme alla sua testolina mentre un sorrisetto più sadico che dolce si formava sulle sue labbra a forma di cuore

-          Aisley

-          Che dici piccolo Black, hai combinato qualcosa? – disse con tono allusivo riprendendo il modo di dire che usava Silente i primi anni che Seraphin era a scuola, quando lo incontrava durante le punizioni di Piton

-          Mia madre morirà – la risata argentina della ragazza si propagò per la stanza – su, alzati

-          Alzarmi? Perché?

-          Su, in piedi signorina… almeno non lo rimarrai per molto…

-          Seraphin, che sta frullando in quella tua testolina pericolosa?

-          Andiamo a sposarci

-          Sposarci? Ma tu sei pazzo! Neppure per sogno! E tutto quello che ti ho detto prima?

-          Io e te ci sposiamo a costo di trascinarti fino all’altare e giuro che di tutte quelle puttanate di prima non me ne frega un cazzo

-          Che finezza…

-          Alzati

-          No

-          Aisley, alzati immediatamente, non voglio diventare come tuo fratello, non ci penso neppure a…

-          Che c’entra Blaise in questa faccenda?

-          Niente – si affrettò a replicare lui mordendosi le labbra

-          Spiega

-          No. In piedi

-          Spiega

-          Ti sei incantata?

-          Spiega e io mi alzo da qui e ti sposo – la bocca del ragazzo rotolò dritta fin sul pavimento, sì, ne aveva combinate un paio di troppo… tipo mettere incinta una ragazza e farsi sfuggire qualcosa che invece doveva rimanere tabù

-          Non chiedermelo… ho promesso di non dirlo

-          Affari tuoi

-          Strega – il sorriso cattivo di Aisley, quello che aveva sfoggiato direttamente a Charlie Weasley quando aveva sette anni e lui voleva sposare Riri, apparve sulle sue belle labbra rosse

 

*          *          *

 

Con una lanterna in mano la bionda percorse i corridoi assieme ad un piccolo drappello di coraggiosi ragazzi.

Aveva raccontato delle sue scoperte ai suoi amici, trascurando il fatto della vera natura di Kitt. Ora le tremavano le mani al solo pensiero di quello che poteva accadere a coloro a cui voleva bene.

Né la sanguinaria zia Bellatrix, né i suoi tirapiedi potevano farle del male, tantomeno ucciderla, solo Chris, ma… Jeff, Jack, Hestia e Karen non erano immortali, loro rischiavano molto e avevano paura perché le ombre sulle pareti millenarie di Hogwarts erano tremule e sparute mentre le loro mani non riuscivano a rimanere ferme.

 

Sua madre e suo padre dovevano aver vissuto quel sentimento mille e una volta, per loro era normale: la guerra, il terrore, la morte…

Loro volevano emularli, ma non ne avevano la forza né erano avvezzi come lo erano stati loro.

Harry Potter e il suo gruppo erano stati messi di fronte al male della vita addirittura dalla nascita, Lord Voldemort aveva tentato di uccidere lui e molti altri dalla culla.

E addirittura a undici anni erano cominciati i problemi, un anno dopo l’altro di infidi e perfidi segreti, di storie dimenticate dai molti, di leggende che erano invece realtà, che avevano coinvolto Harry, Ron ed Hermione.

E Draco che il male l’aveva visto tra il sangue di coloro che gli avevano dato la vita, che aveva sofferto in silenzio, incompreso da tutti.

Che alla fine si era ribellato, portando ancora sul braccio il Marchio Nero che nessuno era riuscito a togliergli, che bruciava e consumava ogni volta che incontravano dei mangiamorte, che gli faceva male ogni volta che incontrava Zachariah o Rowena che erano suo amici, ma possedevano lo stesso sangue del Signore Oscuro.

La Maledizione Senza Perdono per eccellenza non è quella che non ti uccide, ma ti fa soffrire per tutta la vita.

Per i genitori di nessuno di loro sarebbe possibile dimenticare quello che furono, quello che fecero, tutte le loro imprese. Il dolore della perdita dei propri cari, dei genitori, dei fratelli, delle sorelle… degli amici.

 

Per loro che erano i loro figli, tutto ciò era una brutta e lugubre favola. Vivevano nell’ombra degli adulti sapendo di non poterli emulare.

 

Che coraggio si poteva sfoggiare gettandosi nella mischia e sapendo di non poter morire, avendo anche paura? Si erano detti una volta Gardis e Leonard a proposito dei loro genitori, le cui ferite erano ancora visibili, specie quelle del loro papà che sulla schiena aveva sette profondi tagli, ricordo fin troppo nitido di quando si era ribellato al proprio destino, sapendo di poter morire. E rischiando tutto.

 

Loro due vivevano quasi una vita immortale, per questo non c’era merito per loro ai propri occhi, sebbene esistesse in quelli degli altri che non conoscevano la loro vera natura.

Una famiglia strana: un purosangue, una mezzosangue, un vampiro e un demone. E il nipotino di Voldemort in casa (Seraphin) che giocava con loro dopo che era stato adottato.

Cinque persone con ben poco sangue in comune, ma tanto affetto.

Affetto che gli dava sentimenti di protezione l’uno verso l’altro.

E che le aveva imposto di tacere sulla faccenda con suo fratello, con sua madre, con suo padre. Ma soprattutto con suo cugino Seraphin che aveva tutto il diritto di sapere. Ma che doveva essere protetto come lui aveva fatto con Rowena: nascondendo la verità.

Quello era il peggior modo di proteggere, quello che alla fine fa soffrire, bastava ricordare il ben più facile caso di Karen, suo fratello e Ciel.

Ma se questo ti salva la vita allora il dolore provato è giustificabile? Seraphin avrebbe fatto il diavolo a quattro sia che tornassero vincitori che in una bara, se erano fortunati, ma… almeno lui sarebbe stato vivo ed avrebbe potuto continuare la sua vita e la sua ricerca.

 

Era troppo disillusa. Tanto amore per Kitt, ma poca convinzione nella possibilità di potersi davvero amare, vivere insieme, essere sinceri.

Troppo poco amore aveva visto e non lo imputava ai suoi genitori, che di amore gliene avevano dato ben più di quello che meritasse, ma l’esperienza di Rago segnava come un marchio a fuoco. L’amore non ti salva la vita, il più delle volte ti tradisce, a volte per il tuo bene, o per egoismo. Per troppo amore.

Kitt non le aveva detto di quella faccenda perché ci credeva davvero nel nuovo avvento dei mangiamorte o perché voleva proteggerla?

E lei perché non gli aveva detto di essere Rago? Per non metterlo in difficoltà, per lasciargli amare chi voleva; e aveva poi scoperto che lui voleva lei e adesso non sapeva che proprio lei, Gardis, portatrice dell’Anima di Rago, sarebbe stata la sua gloria o la sua rovina, ovvero la sua vita o la sua morte.

Come si sarebbe sentito trovandosela davanti?

E quando lui avesse scoperto che aveva rifiutato una Regina dei Demoni solo per ritrovarla davanti nelle forme della ragazza che “amava”?

Lei voleva solo che lui fosse felice, almeno nei limiti delle regole, ma non poteva lasciargli mantenere in vita il clone del Signore Oscuro.

 

Era ancora combattuta tra i suoi pensieri di amore, che la rendevano stupida ed esposta, e quelli di dovere, senza essere arrivata a soluzione alcuna quando il piccolo drappello di studenti del Grifondoro arrivò con lentezza alla porta socchiusa del bagno di Mirtilla.

Non un’anima in giro, neppure il ficcanaso muso della gatta di Gazza. E solo il suono del vento che ululava nella notte degno dei migliori film dell’orrore.

Gardis sollevò la lanterna mentre Jeff spalancava la porta. Udì Hestia deglutire e con la coda dell’occhio notò la manina di Karen stringere quella della mora con un gesto malfermo.

Aveva fatto male a portarli con sé, loro avevano troppa paura rispetto a lei che, in quel momento, era innaturalmente rigida e inespressiva, troppo presa dai pensieri di giusto e sbagliato che quello della sua morte.

Jack l’aveva più volte guardata stranito come se fosse diventata un’altra persona: ciò che non sapeva era che lei era davvero così, difficilmente riusciva a provare paura, se non per la vita dei propri cari. Anche ora che ne aveva motivo, perché per la prima volta poteva davvero morire, non sentiva paura. Era calma. Solo offesa e arrabbiata. E confusa.

 

Il bagno era tranquillo quanto il corridoio, ma le vecchie finestre avevano i vetri che facevano rumore sbattendo appena contro le imbracature di legno, colpiti dal vento di gennaio.

 

Mirtilla, precedentemente avvisata della loro missione e di tenere d’occhio il suo rifugio, mise la testa e i codini scuri fuori da un muro controllando di chi si trattasse.

Senza attaccare una delle sue lagne sulla solitudine, si andò appena a sedere su un lavandino e con l’indice prima fece segno di silenzio e poi indicò un grosso buco nel pavimento del diametro di un metro e forse più: l’ingresso della Camera.

Qualcuno era entrato. E sapevano chi, ormai non avevano dubbi al riguardo.

 

-          Vado prima io – disse sottovoce, appena percettibilmente lei, le altre teste annuirono pronte a seguirla subito dopo, la bionda abbassò la lucentezza della lampada, poi, facendola fluttuare con un levicorpi accanto a sé, si calò per la scaletta di metallo che scendeva lungo la botola del nascondiglio segreto di Salazar Serpeverde.

 

Il ferro era umido e scivoloso, ma non vi cresceva del muschio come poco distante, segno che la scaletta era piuttosto utilizzata negli ultimi tempi.

Avrebbe voluto abbandonare la lanterna e usare un metodo di luce più efficace e meno ingombrante, ma i suoi amici si sarebbero insospettiti così sospirò e mise la scarpa sull’ultimo gradino.

 

Nel corridoio dove giunse erano i resti di rettili di vario genere. Odiava i serpenti quasi quanto sua madre e dato che Malfoy Manor era equamente divisa tra Slytherin e Gryffindor, si sprecavano le occasioni di far paura alle donne di casa, Leonard l’aveva presa in giro fino alla morte quando era bambina e lei non sapeva fare altro che piangere.

Di certo sua madre s’era passata un brutto quarto d’ora quando doveva aver visto la testa triangolare del basilisco mentre era al secondo anno. Hermione quasi sveniva con un orbettino, figuriamoci con un serpentone leggendario! Come minimo si era pietrificata dalla paura più che dallo sguardo “magnetico” della bestia, degna figlia di Medusa la Gorgone.

 

La testa di Jeff comparve dall’apertura circolare aspettando che lei desse il nullaosta, agitò la mano e lui cominciò a scendere.

Di sicuro quello non era posto da fanciulle, ma anche se erano molto più che terrorizzate, Hestia e Karen non si sarebbero fatte lasciare troppo indietro.

 

Stretti uno accanto all’altro con la Malfoy in testa, il gruppetto avanzò per il corridoio buio mentre via via accendevano le fiaccole lungo la strada, alcune delle quali erano già infiammate da prima. L’acqua filtrava rumorosamente dalle vecchie pietre, scavate dalle gocce e dai rivoli, ricoperte dal viscido verde del muschio acquatico che di certo s’intonava coi colori della Casa dei Serpeverde e con la natura dei suoi abitanti.

Alle parti del corridoio era una canaletta dove scorrevano i rivoli di scarico, dai racconti dei suoi genitori sapeva che nella stanza centrale c’era un piccolo fossato intorno al girone principale dove ancora era piantata la zanna che Harry aveva staccato al basilisco e che nessuno era stato in grado di levare dal pavimento dove aveva inchiodato e distrutto col suo veleno il diario del cuore di Lord Voldemort.

 

Poteva essere Rago in persona e quel posto non le piaceva. Era sinistro e tetro, entrare lì era come entrare all’Inferno, sentiva scricchiolii sinistri tra le pietre e sperò che non si trattasse di altre serpi, avrebbe potuto commettere un genocidio o svenire all’improvviso per un esserino strisciante, ma Draco una volta aveva detto che Harry aveva adeguatamente ripulito la Camera dei Segreti da tutti i serpentelli superstiti… sperava solo che lo zio avesse fatto un buon lavoro senza dimenticarsi gli angoli bui, anche se là sotto era tutto buio…

Ma non era solo questo ad inquietarla quanto una presenza particolare, come se all’improvviso riuscisse a capire dove andassero tutti i pezzi della storia e lentamente stesse ricostruendo il quadro completo, al momento i pezzi erano quelle strane sensazioni che sentiva mentre era a scuola e il quadro generale il fatto che l’anima dannata del Lord Oscuro fosse di nuovo con loro.

All’inizio non ci aveva fatto caso, dopotutto lei il vero Voldemort non l’aveva mai conosciuto, ma aveva visto Bellatrix e si sarebbe dovuta insospettire. Ora però la questione era diversa, come era tutto più facile quando si potevano confrontare i risultati con le soluzioni…

 

La luce alle pareti tremò quando un filo d’aria s’insinuò tra le crepe della roccia, poi, di fronte a loro, una tenda scura ondeggiò appena all’aria mostrando una luce simile alla loro dall’altra parte.

 

Deglutì sentendo avvicinarsi il momento fatidico di scoprire chi fosse davvero Christopher Justin Black; riusciva a percepire la paura dei suoi amici, meno emotivamente coinvolti di lei, ma comunque coraggiosi (e stupidi) a imbarcarsi in qualcosa del genere.

 

Si inumidì le labbra e scostò gli anelli di ottone che fissavano la tenda sbrindellata al bastone posto sopra il grosso portone con tanto di maniglie a forma di serpente che lei si rifiutò accuratamente di toccare.

 

Guardò oltre e vide finalmente la scena: due persone stavano alla parete in fondo, quella dove stava il grosso trono di Salazar, quello originale sovrastato da un baldacchino a forma di cobra che a sua volta faceva da supporto per una porta chiusa ermeticamente a chiave. Sapeva che era da lì che era uscito il basilisco, Harry glielo aveva narrato quando era stata abbastanza grande per riuscire a capire e voler capire.

Curioso che avesse raccontato tutto ciò a lei e non a sua figlia… forse non voleva ferirla, mentre lei sapeva che sarebbe comunque sopravvissuta ad una storia del genere, specie perché alla fine di quella terribile avventura tutto si era sistemato nel migliore dei modi.

Ginny comunque, aveva precisato, non doveva sapere nulla di quella faccenda perché era presa dal panico ogni volta che le si rammentava come Lord Voldemort l’aveva praticamente trasformata in una marionetta senza volontà grazie ai profondi sentimenti di lei verso Potter e, forse, era proprio per via di tutto ciò che dall’anno successivo aveva accantonato quello che sarebbe diventato il suo futuro marito e si era dedicata ad altre compagnie. Forse per cercare qualcosa di meno pericoloso?

Era quello che le aveva sempre detto di fare Kitt, alla fine, se si leggeva nelle loro conversazioni tutti i consigli e tutti i messaggio più o meno subliminali.

Beh, lei non era Ginny che alla fine con quella persona che doveva dimenticare ci si era pure sposata e aveva messo al mondo una riga di piccoli Potter chiacchieroni!

E dannazione, perché lei non poteva?

 

Due teste scure stavano appiattite contro la parete confabulando piano, una era nera, l’altra castana scura, sembravano tastare i blocchi antichi uno per uno, completamente disinteressati a loro che erano comparsi sulla soglia.

 

All’improvviso il ragazzo più alto si voltò verso il portone d’accesso e sollevò la lanterna per fare luce, i cinque Gryffindor si strinsero tra loro, ancora coperti dall’oscurità: quando si arriva ad un bivio pericoloso si vorrebbe sempre poter tornare indietro, ma se poi ci si riflette davvero si scopre che erano state le nostre scelte e la nostra volontà a portarci lì, a volte l’avevamo davvero voluto.

Fu per questo che, ugualmente intimorita da quello che poteva venire a sapere, Gardis sciolse il braccio dalla presa della sua migliore amica e mollò la mano ossuta di Jeff che la stringeva, forse comprendendo quanto per lei dovesse essere diverso da quanto era per loro.

Era strano, per una qualche ragione, anche se era da molto che non parlavano più assieme e non si confidavano tante cose, anche se non facevano sempre i bastardi del gruppo, sentiva Jeffrey più vicino a sé di quanto le era mai successo… forse era per il segreto che lui ed Hestia avevano deciso di dividere con lei e nessun’altro, forse perché comprendeva il suo sentimento “probito” e, come lei, combatteva per portarlo avanti… dopotutto, se non era proibito innamorarsi di un simpatizzante mangiamorte…

Forse ad accomunarli era il loro sangue misto mezzo Grifondoro e mezzo Serpeverde. Forse, semplicemente, era diventato bravo a capire le persone come i suoi genitori non era mai riusciti a fare.

Povero Jeff, quando scrivevano le sue iniziali sulla biancheria e sugli asciugamani lo prendevano tutti in giro perché entrambe le lettere del suo nome e cognome erano strane: J.W.

Se poi ci mettevano anche il secondo nome assomigliava più ad una stazione televisiva… JBW o magari ad una di quelle squadre di baseball americane così in voga tra i babbani

 

Ad ogni modo, staccandosi dal gruppo mosse un passo, lasciando che la lanterna comparisse nella luce del salone. Vide gli occhi blu di Kitt assottigliarsi cercando di capire di chi si trattasse, ma avrebbe scommesso tutto quello che aveva che lui sapesse già chi era arrivato e pregasse fino alla fine che non si trattasse proprio di LEI.

 

Ed era così. Gardis era stata strana negli ultimi periodi, Gardis aveva scoperto qualcosa e se non l’aveva ancora fatto, sarebbe successo presto.

Se non era lei quella che stava per comparire con un’entrata trionfale degna di Cleopatra, allora quel giorno anche lui avrebbe fatto qualcosa di terribile alla vita altrui.

Sapeva per primo che ciò che faceva era sbagliato, ma aveva i suoi motivi.

Stranamente, pensava che l’unica che potesse fargli cambiare idea, ma ancora di più, che riuscisse a rimettere tutto a posto fosse proprio la piccola Malfoy.

 

-          Chi è là? – chiamò come se si trattasse della sua ronda notturna

 

Con la schiena dritta e il passo cadenzato, la biondissima testa della ragazza prese forma sotto la luce delle torce assieme alla sua divisa di scuola del Grifondoro con la piastrina di prefetto orgogliosamente appuntata sul petto proprio sotto lo stemma della sua Casa di cui era così orgogliosa.

 

-          Non mi riconosci neppure più? – domandò con un sarcasmo fuori luogo

 

Kitt alzò la testa mentre lei arrivava sulla cima delle scale e, guardando dietro di lei, vide spuntare dalla porta altre quattro facce conosciute: i due gemelli Potter, il maggiore dei Weasley e la piccola Longbottom.

Aveva come l’impressione che l’avessero seguita per forza d’inerzia, non per propria iniziativa, dopotutto non aveva lasciato indizi in giro, come diamine aveva fatto Gardis a scoprire che era proprio laggiù? E che altro aveva saputo? Da chi? Come?

Sapeva che Gardis era in grado di far credere a quelle persone che non sarebbe successo loro nulla di terribile, o forse quei quattro pazzi avevano deciso che era venuto il loro momento di gloria, di vivere la loro avventura. Per quanto lo riguardava in un’avventura ci viveva da quando aveva visto la luce del mondo, luce che più che altro era stata buio, solo dolore, solitudine e incomprensione. Poi era arrivata lei e le cose erano peggiorate.

Era triste vedere la luce e non poterla mai raggiungere. Era frustrante averla così vicina, proprio a portata di mano, ma sempre inarrivabile.

Una luce che lei gli avrebbe donato e anche adesso, ma che lui non poteva accettare.

Troppo buio avrebbe oscurato anche la più brillante delle fiammelle che rilucevano come gli occhi indignati e sarcastici di lei.

Il sarcasmo di Gardis era sempre fuori luogo, tagliente come rasoio, riusciva a fare davvero male.

Sembrava che gli dicesse “avanti, sono qui, che aspetti?”, già, ma aspettare cosa? Di ammazzarla o di raggiungerla?

Non poteva fare né l’uno né l’altro.

La sua avventura che lo accompagnava ogni giorno assieme ai suoi segreti l’avrebbe volentieri data indietro per una vita qualsiasi, forse anche senza di lei.

Ma avrebbe fatto di tutto per lei.

La follia dell’amore rendeva la gente davvero pazza e lui non se lo poteva permettere.

Ormai non più, non quella sera, non ora.

Non ora che lei sapeva tutto e voleva sapere di più.

 

Per lei era uguale, altrettanto divisa tra decisioni prese e non prese, tra sentimenti più o meno confusi, tra futuri inesistenti, con l’unica differenza che non aveva ancora scoperto le sue carte.

 

Non erano che due esseri umani con troppi segreti, divisi da un muro trasparente che permetteva loro di confrontarsi, ma mai di toccarsi.

Ed erano pieni di orgoglio, credendo di essere nel giusto e di stare facendo il meglio per ciò in cui credevano.

E pregiudizi, perché il mondo non è mai tutto bianco o tutto nero e la stessa Gardis, che Kitt vedeva come la LUCE, non era altro che un pallido grigio perché la sua ombra, il suo buio, risiedevano dentro di lei e non si chiamavano Rago, ma era la stessa Gardis.

 

Era arrivato il momento che più di tutti avrebbero voluto scongiurare.

 

Il momento della verità.

 

Una pietra dietro di lui, ripetutamente colpita dal martelletto di Lachlan, emise un suono sordo: il tempo delle rivelazioni era arrivato.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: finalmente comincia a muoversi qualcosa, Gardis decide finalmente di prendere l’iniziativa, ma non in campo amoroso, bensì sceglie di lanciarsi in un’avventura che la porterà a scontrarsi con Kitt senza sapere bene lei cosa fare perché lo ama alla follia, ma allo stesso tempo deve badare al mondo in cui vive.

Non è un capitolo con molte pretese, è la classica quiete prima della tempesta dove, subodorando qualcosa, tutti cominciano a pensare e riflettere un po’ troppo.

Mi auguro che vi piaccia, lo spero davvero!

Nel frattempo, dato che siamo entrati nel 2009, vi auguro un Buon Anno. Spero che possiate viverlo serenamente e felicemente.

Nyssa

 

Hollina: non credo che dovresti ringraziarmi, più che una storia questa è una persecuzione! Sono felice che i chappy precedente ti sia piaciuto, spero che sia lo stesso anche per questo! Grazie per gli auguri e Felice 2009! Nyssa

 

Killkenny: ovviamente si risolveranno tutti i misteri, penso che un seguito, per una storia, sia più che sufficiente, non voglio continuare in eterno sempre con la stessa minestra, mi piace cambiare…

Wow, addirittura 10? Mi vergogno quasi di un voto così alto, grazie mille! Spero che anche questo capitolo ti piaccia quindi aspetto un tuo commento, ciao e buon anno! Nyssa

 

Lord Martiya: a Love Hina ci sto dando la caccia, vedrò cosa riesco a recuperare, purtroppo non abito a Milano e dintorni, quindi dubito di riuscire a trovare quel posto, però dalle mie parti le fumetterie sono abbastanza fornite…

Nel frattempo spero che il chappy ti piaccia, sono curiosa di sentire la tua opinione, ciao e buon anno, Nyssa

 

Kri87: sul serio esiste una simile facoltà? Wow, me piena d’invidia!

Anche a me capita di conoscere il risultato finale, ma il percorso a volte è tortuoso, credimi però che è peggio scrivere e non sapere cosa si vuole far succedere dopo, una volta l’ho fatto e spero che sia anche l’ultima…

Ahaha, tranquilla, di notte dormo come un ghiro, fosse per me dormirei in continuazione, non ho certo problemi d’insonnia! In verità non so quando mi vengono in mente, è così e basta, cioè, mi sembra naturale che sia così… difficile da spiegare, sarà che io tra alberi e parentele sono a casa mia, mi piacciono un sacco (non l’avrebbe detto nessuno n.d.Tutti).

Le scene con Kitt e Gardis ci saranno, lo prometto, ma forse saranno un po’ diverse da come le immagini, al momento non è ancora giunto il tempo delle smielatezze ^_^

Spero davvero che questo capitolo 26 ti piaccia e mi auguro che la storia continui a soddisfarti, nel frattempo ti faccio tantissimi auguri di Buon 2009, ciao e un  bacione! Nyssa

 

DragonSlave: ehm, diciamo che la risposta è a metà tra le due, nel senso che io ho deliberatamente depistato tutti quelli che mi domandavano se Chris fosse figlio di Ransie, questo perché, già a causa della somiglianza evidente, se l’avessi detto chiaramente la storia avrebbe perso tutto il suo fascino, mentre il Lettore doveva scoprire le carte nell’ordine di Gardis che non si è mai minimamente preoccupata di qualcosa del genere per il semplice fatto che non se lo ricordava, che non era ancora nata e che i suoi gliel’anno appena accennato. Gardis doveva deliberatamente credere che Kitt fosse uno qualunque, una brava persona, salvo poi scoprire piano piano che in realtà la sua vicenda era intrecciata doppiamente a quella di vent’anni prima.

In realtà io non ho mai detto che lui NON fosse figlio di Temperance, ho semplicemente fatto notare che non era rilevante al momento. Sì, forse questa è cattiveria.

Credo che sia il caso che ti procuri altra carta, allora, perché ci vuole un po’ prima che tutta la vicenda si dipani completamente… nel frattempo spero che anche questo nuovo aggiornamento ti piaccia e che continuerai a seguire la vicenda! Ti auguro un felicissimo 2009, ciao e un grande bacio, Nyssa

 

_Nana_: eh, Gardis è una campionessa di film mentali, basta solo pensare a quelli che i suoi genitori si erano fatti ai tempi dei tempi! Sono felice che tu ti ci riconosca, davvero davvero tanto!

I “nostri” arriveranno col tempo, ormai la vicenda si sta per chiudere e, come su un palcoscenico, entreranno ad uno ad uno, bisogna dare tempo al tempo, l’entrata collettiva rovina le particolarità di ciascuno che ha sempre qualcosa da dire senza essere sopraffatto dagli altri e dalla loro presenza.

Spero davvero il chappy 26 ti piaccia, aspetto curiosa il tuo prossimo commento, ciao, un bacio e tanti auguri di buon anno! Nyssa

 

Vavva: ehehe, che avevo detto? Fate lo schemino che torna utile ^:^ sembro idiota ma parlo per esperienza, se a volte  non me lo fossi rivisto bene mi sarei persa qualche particolare per strada…

Ad ogni modo sono felice che la tua mente frulli tutte queste informazioni aggiuntive, alla fine della storia mi dirai delle tue teorie, anche se erano sbagliate, vero????

Per il nuovo capitolo, eccolo qui, spero davvero che ti soddisfi, aspetto il tuo commento, ciao, buon 2009 e un abbraccio! Nyssa

 

Whaterverhappened: so che temi questo momento perché ho una doppia risposta per te: quella del chappy 25 e quella alla meravigliosa recensione che mi hai lasciato ad Amore Selvatico. Innanzi tutto, grazie.

Allora cominciamo con le spiegazioni: sì, Lachlan e Izayoi sono nati lo stesso giorno dello stesso anno, volutamente imprecisato perché credo che quando si cominciano a mettere le date la vicenda diventi troppo simile ad un libro di storia che ad una avventura, ho vissuto dieci anni nell’ignoranza dell’anno di nascita di Harry Potter ed ero felice, lo sono ancora visto che continuo a confonderlo, quindi vale lo stesso per i personaggi che credo: niente date.

Ehehe, il mistero di Izayoi e Lachlan è ben più fitto, se pazienti ancora fino al 27° chappy si scoprirà tutto quanto senza fretta, prometto che risolverò ogni mistero della storia, così che lettori e personaggi possano vivere felici la loro vita senza ulteriori pesi.

Sul resto della storia devo cucirmi la bocca, sto già parlando troppo, mi dispiace solo che questo capitolo dica poco rispetto a ciò che già si sa, ma mi auguro che ti piaccia ugualmente, prometto che dal prossimo arrivano le rivelazioni shock!

Per quanto riguarda Amore Selvatico, sono felice che la vicenda e la rielaborazione delle Reliquie della Morte ti sia piaciuta, in effetti lo stile con cui l’ho scritta è differente da quello di queste due storie (le Relazioni e Del colore dell’ametista), lì ho cercato di tirare fuori un po’ di drammaticità e di vedere la solitudine dei personaggi; Le Relazioni è stata la mia prima storia, infatti è un po’ semplicistica, e questa, scritta sulla sua falsa riga, anche perché ne riprende il modo di scrivere e di porsi dei personaggi; per Amore Selvatico ho cambiato completamente, volevo renderlo diverso da queste e allo stesso tempo avevo messo assieme delle vicende dei personaggi che erano di per sé piuttosto drammatiche, quindi ci ho dato un taglio con il troppo umorismo e mi sono data all’introspezione, anche se all’inizio non volevo perché sarebbe risultata pesante. Mi piace portare a nudo le debolezze che, secondo me, hanno i caratteri della Rowling, insomma, nessuno è un’armatura, Hermione in particolare l’ho sempre vista un po’ in bilico tra due mondi e Draco è dannato per davvero… Vabbè, se continuo a parlare non finisco più; sono molto felice che la mia storia ti sia piaciuta e ti ringrazio moltissimo per averla letta e recensita, GRAZIE!

Ora scappo davvero, ci risentiamo al prossimo capitolo, ciao! Un bacio e felice 2009! Nyssa

 

Lisanna Baston: mi rendo conto che uno schemino avrebbe aiutato, ma francamente cominciavo a diventare ridicola perché alla fine la parentela dovrebbe essere chiara visto che si gira sempre intorno alle stesse persone… qui comunque ho cercato di dare luce anche ai dettagli che nell’altro chappy non avevano visto la luce, cioè la vicenda secondo Seraphin che, chiaramente, è quello che ne sa più di tutti avendola vista coi suoi occhi e vissuta sulla sua pelle.

Addirittura del genio! Sono oltremodo lusingata, ma credo di non meritare questi complimenti, credo di sentirmi già sopravvalutata quando qualcuno mi chiama scrittrice ^_^ Ad ogni modo mi fa molto piacere sentirlo, scrivere mi piace molto e sapere che altri apprezzano ciò che produco mi rende oltremodo orgogliosa. Grazie davvero.

Spero che ti piaccia anche il chappy 26, aspetterò curiosa il tuo commento, ciao e a presto, un bacione e tanti auguri di un sereno 2009! Nyssa

 

 

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Capitolo 27
*** Voldemort? ***


Ciao, per piacere, cerca di funzionare bene e di lasciarmi il layout di stampa anziché questo schifo di layout web

-          Vai via, Gardis, non sono affari che ti riguardano – non era proprio la risposta da dare ad una domanda

-          Potresti dirlo se non ci fosse in palio così tanto. Ma non ti lascerò far tornare questo mondo al caos e al terrore della gioventù dei miei genitori…

-          Che ne vuoi sapere te di un mondo del genere? – era per questo che aveva sempre cercato di proteggerla. Perché non dovesse mai vedere il buio in cui lui era vissuto; Gardis abitava un’epoca felice, il dolore e la sofferenza non sapeva neppure dove stessero di casa. Eppure, se lui non avesse smesso e di amarla e di supportare suo fratello, presto tutto questo sarebbe accaduto e la felicità della sua Gardis sarebbe diventata dolore e terrore.

-          So più di morte e distruzione di quello che puoi anche solo immaginare – replicò ferrea

-          Non raccontare stupidaggini – il suo commento era davvero poco galante, non c’era che dire, stava tirando fuori il gentiluomo che era in lui… ma doveva mandarla via, rischiava troppo, doveva salvarla almeno per un po’.

-          Ah sì? E che cosa vuoi saperne te di me? Molto meno di quello che credi.

-          Non fare la filosofa

-          Io non faccio filosofia. Io faccio giustizia. Levati da quel muro. Ora so qual è il mio compito in questo mondo

-          Non mi sposterò – dichiarò adamantinamente lui parandosi di fronte a suo fratello che aveva chinato gli occhi

-          Kitt, non ti voglio ammazzare, spostati!

-          No! Lui è mio fratello, se vuoi ucciderlo devi uccidere anche me!

-          Lui è Voldemort!

-          Non è vero!

-          Spostati

-          Non lo farò

 

Gardis prese un respiro e si voltò verso i suoi amici che guardavano increduli quella scena

-          State indietro – ordinò, prontamente obbedita da Jeff che fece arretrare di qualche passo gli altri tre, Jacob abbracciò Karen che piangeva per la sua amica, sapendo cosa significasse rinunciare al proprio amore. Le battè affettuosamente una pacca sulla testa cullandola appena.

Gardis sorrise a quei due, erano la sua motivazione, era per costruire un futuro migliore per loro due che combatteva, anche per loro. E per Jeff ed Hestia, perché potessero avere almeno la possibilità di lottare per il loro amore contrastato. Perché potessero dimostrare ciò che volevano diventare.

Per Albert e Philip Canon, perché potessero realizzare il loro sogno e diventare cronisti e inviati speciali della Gazzetta del Profeta e, chissà, magari anche aprire un loro giornale.

Per Merrick, il suo compagno della squadra di quidditch, che voleva entrare negli Appleby Arrows.

Per FitzOsbert, che, con tutti i suoi difetti, aveva comunque il diritto di coltivare i suoi smisurati sogni di gloria.

Per le sette sorelle Longbottom, sette angeli e l’ottava in arrivo.

Per i fratellini di Jeffrey e per quelli di Hestia e Jacob, ancora troppo innocenti per vedere la crudeltà del mondo.

Per suo fratello, che aveva il suo peso da portare avanti e una relazione con un’umana che da un giorno all’altro poteva trasformarsi nella sua cena.

Per Ciel, che cercava di far funzionare quel rapporto e comprenderlo nelle sue diversità.

Per Astaro, che di sofferenze del mondo ne aveva viste decisamente troppe dalla sua nascita perché ce ne fossero ancora, che aveva visto morire i suoi fratelli preferiti.

Per Seraphin che aveva mille difetti, ma se c’era giustizia a quel mondo, lui non avrebbe più dovuto soffrire.

Per Aisley che gli stava accanto e che lo supportava. Che per fargli piacere l’avrebbe addirittura sposato nonostante pensasse seriamente che come coppia fossero decisamente male assortiti.

Per il papà di Seraphin, perché potesse avere il calore di una famiglia come non gli era mai stato concesso.

Per Rowena, la cui felicità tanto contrastata era cominciata da troppo poco tempo per essere brutalmente rovinata.

Per Ransie, che aveva il diritto alla sua libertà.

Adesso, vedendo lui, sapeva che doveva fare, sapeva qual era il suo posto e il suo compito.

 

Sfoderò la bacchetta.

-          Stai in guardia, Christopher

Lui espirò profondamente

-          Sono pronto, se è una battaglia quello che vuoi

-          Io voglio solo la pace

-          Belle parole, ma la tua bacchetta dice altro. Vuoi la pace anche a costo di sacrificare un innocente?

-          Non ci sono innocenti in questa stanza. – affermò risoluta constatando che, come aveva chiesto, i suoi amici erano oltre il bordo della porta.

Per quanto la riguardava l’innocenza l’aveva persa ben prima. Per Kitt, sapeva che era lo stesso, di pari passo con la vita che aveva vissuto. E Lachlan che era Voldemort non lo si poteva chiamare innocente.

-          Ti sbagli

-          No

-          Ti dico di sì. Mio fratello non è Lord Voldemort!

-          Ma sentiti! Addirittura “Lord” lo chiami… - ribattè con scherno, lui arrossì, ma non abbassò la guardia di fronte a lei

-          Lachlan non è Voldemort!

-          È nato dalle sue cellule, ha il suo stesso sangue. Tu come me lo chiami questo?

-          Non basta quello per fare di una persona un malvagio!

-          Raccontalo a qualcun altro, adesso spostati

-          No. Lui è mio fratello anche se fosse Lord Voldemort. Non ti lascerò fargli del male.

-          Allora era questo quello che proteggevi da così tanto tempo? Quello che era pericoloso?

-          Già. Tu non avresti capito come non stai capendo adesso

-          Cinico

-          No, solo realista.

-          Certo, perché non è realtà che lui è nato secondo un processo di clonazione? Vuoi nascondere la verità? Vuoi negare che tua madre l’ha messo al mondo?

Kitt si morse un labbro mentre la mano con cui teneva la bacchetta gli tremava piuttosto visibilmente

-          Con tutto quello che leggi sei ipocrita come tutti gli altri! – gridò con furore

-          Lascia stare, Chris – Lachlan gli mise una mano sul braccio scuotendo la testa – ha ragione lei

-          Non è vero! – urlò quasi isterico lui – non basta nascere in una stalla per fare di un uomo un cavallo! – protestò contro tutti

-          Sarebbe meglio per tutti se lei mi uccidesse. – continuò l’altro Black - Non mi piacciono le persone che stai aiutando.

-          Neppure a me. Ma tu sei mio fratello e ti voglio bene. Posso aver sbagliato a supportare i mangiamorte per proteggerti, ma nient’altro, nessun’altra mia decisione è degna di biasimo tranne questa e anche se non è la migliore, la porterò a termine fino alla fine – detto questo si voltò verso la bionda che dal bordo estremo della piazzola rotonda lo fissava con la bacchetta pronta; non avrebbe mai saputo dire quale incantesimo volesse lanciargli, ma la luce nei suoi occhi lo spaventava a morte molto più della magia. Non aveva mai ucciso, neppure per ciò in cui credeva. Lei sì, però. Lei sapeva come si faceva. Lei sapeva cosa si provava. Lei era convinta. Lei l’avrebbe fatto, se l’avesse ritenuto necessario, e lui le stava dando la convinzione per ritenere necessarie le loro morti.

 

Ma era lì che sbagliava.

Sbagliava a credere che Lachlan fosse Voldemort, Lachlan era suo fratello, Lachlan non voleva distruggere il mondo. Lachlan avrebbe combattuto solo per proteggere ciò a cui teneva, non aveva mai fratto distinzione tra purosangue e mezzosangue, non gliene importava niente delle prediche di sua zia a proposito della superiorità dei maghi, dell’inettitudine del mondo.

Lachlan non si sarebbe mai unito di sua spontanea volontà a quella setta di pazzi se non ci fosse nato in mezzo.

Lo sapeva!

Era così!

 

Nessuno come lui lo sapeva. Nessuno come lui sapeva che Lachlan non era Voldemort.

Avrebbe difeso quell’idea perché era l’unica cosa in cui credeva e che sapeva essere giusta.

 

E gli dispiaceva disputare una simile battaglia con l’unica persona che fino ad allora l’aveva capito.

Con l’unica ragazza che pur non sapendo nulla gli era stata accanto, che l’aveva sostenuto.

E sostenendo lui aveva sostenuto la loro causa.

Lei era l’unica ragazza che amava, a cui voleva bene.

Ma ciò non la rendeva automaticamente né una santa né in grado di comprenderlo del tutto.

Gardis non stava capendo.

 

Gardis credeva fermamente in ciò che vedeva e lei vedeva Lachlan come la copia di Voldemort.

Ma non era così!

Gardis credeva nella pace che aveva visto fin’ora, desiderava proteggerla, ma non aborriva quella battaglia quanto lui.

 

Chris non lo poteva sapere, ma di battaglie Gardis ne aveva viste molte tramite le proprie memorie e quelle di Rago.

I sentimenti che la Regina dei Demoni aveva provato durante la sua millenaria storia nel mondo, le cose che aveva visto.

Gardis sapeva cos’era la sofferenza anche per il semplice fatto di essere lei stessa un essere quasi immortale.

Gardis credeva nella pace in cui aveva vissuto perché sapeva che nella maggior parte della storia non v’era stata.

Gardis sapeva uccidere e detestava sé stessa per questa sua natura.

Uccidere non la spaventava, ma lo faceva perdere la persona più importante della sua vita.

 

Tenne a freno la collera con se stessa che era andata a sviscerare quel mistero.

Se avesse perso troppo il controllo, Rago sarebbe uscita e allora non avrebbe saputo dire cosa sarebbe accaduto, ma nulla di piacevole.

Chris poteva essere il Byakko, ma non aveva consapevolezza di sé, a differenza di quelli che l’avevano preceduto, mentre Rago aveva dalla sua secoli di esperienza, di sangue negli occhi, soprattutto delle sue prede.

Rago aveva visto la sua città distrutta, il suo amore perso per sempre, era tornata per cercarlo trovando solo un Byakko che la odiava; se avesse ritenuto di dover proteggere, come Gardis, la pace del mondo moderno, allora Kitt sarebbe morto.

Rago aveva ben meno remore di lei a uccidere e senz’altro meno di lui.

Era la sua natura.

Non avrebbe esitato, non avrebbe aspettato.

Era come aveva detto Astaro, erano nati in un mondo e in un tempo dove uccidere era per sopravvivere, era normale, era semplicemente per vivere e sfamarsi, in pochi rinnegano la propria natura, ma coloro che da quel tempo ancora provenivano difficilmente avrebbero abbandonato ciò che erano veramente: predatori di carne umana.

Era per questo che uccidere era la loro natura, perché erano nati per quello. Uccidere per mangiare, che differenza fa tra un umano e un bue? Ben poca. Il bue capisce perché lo si vuole uccidere, conosce le regole della natura, l’umano no perché ci mette in mezzo la morale e si sente sempre una vittima; gli uomini hanno dimenticato da troppo tempo le leggi naturali che regolano il mondo.

 

La bacchetta della bionda si illuminò e quando il bracciò si spalancò, due schiantesimi si abbatterono contro la parete dietro le spalle del moro, due crepe simmetriche si formarono tra le rocce mentre queste si sbriciolavano.

Era bene cominciare con qualcosa di leggero.

Nonostante credesse fermamente che lui fosse nel torto, voleva un combattimento leale.

Lui avrebbe fatto altrettanto? Dopotutto lui appoggiava i mangiamorte, era stato cresciuto da quella gente, sarebbe stato disposto a sacrificare la vittoria totale per una battaglia giusta con la sua amica di sempre?

 

Christopher rimase immobile mentre Lachlan riemergeva dalle sue spalle scrutando triste il campo vuoto di fronte a lui.

Il ragazzino tirò a sua volta fuori la bacchetta, ma il fratello maggiore scosse la testa

-          Se mi uccide scappa via, non combattere con lei.

-          Ma…

-          Fa’ come ti ho detto!

-          D’accordo – Lachlan sembrava riluttante – ma secondo me sbagliate tutti e due

-          Questa è la nostra storia.

-          Non è vero! Tu dovevi stare insieme a lei! Avreste dovuto combattere insieme! Dalla stessa parte! Non scontrarvi qui per colpa mia… lei ci può aiutare!

-          Stai zitto, Lachlan – lo rimproverò il maggiore, - questo non è il momento per mettersi a piangere – sussurrò vedendo gli occhi verdi del fratellino diventare lucidi

-          No che non sto zitto! Ti prego, abbandona tutto e vai da lei, ci aiuterà, me lo sento!

-          No, lei non può fare niente per noi perché pensa che tu sia un mostro! Non è un super eroe!

Il ragazzino urlò fuggendo di fronte a lui

-          Ti prego, non uccidere mio fratello, io non voglio uccidere nessuno! – implorò verso la Gryffindor

-          Non è colpa tua Lachlan – Kitt si spostò di fronte a lui. A Gardis non sarebbe importato in che ordine, Lachlan doveva morire, per quanto la riguardava poteva anche lasciare vivo Kitt

-          Sì che è colpa mia! Mi sarei dovuto uccidere molto tempo prima!

E corse da un lato, lontano dal fratello

-          Uccidimi, Gardis, fai un favore all’umanità e a mio fratello! Non possiamo andare avanti così… almeno lui vivrà felice

-          Lachlan – minacciò con tono duro il moro, domandandosi con che coraggio riuscisse a dire qualcosa del genere, come poteva vivere felice sapendo che suo fratello era morto per mano della donna che amava?

-          È sbagliato ciò che abbiamo fatto fin’ora, Chris, non ti saresti mai dovuto abbassare ad assecondare quella gente solo per salvare me! Non lo merito e non va bene! Non hai sempre ragione! Anche tu sbagli! È vero, non sono altro che un corpo che cammina creato da quello di un altro! Tu ne hai passate troppe per colpa loro! Lasciali perdere, dai retta a me! Tu lo sai meglio di me, non sono quello che sembro! – protestò ancora il ragazzo

-          Lachlan, smettila! È proprio per quello che ciò che fa Gardis non va bene…

-          Qualcuno finalmente dice come stanno davvero le cose – annuì lei che se ne stava in attesa al suo posto con le braccia conserte

-          Tu stai zitta! – il tono di Kitt era furioso

-          Non dirmi cosa devo fare!

-          Invece lo faccio!

-          Cos’è, non ti sei mai preoccupato di quello che pensa davvero tuo fratello? Oppure pensavi davvero di avere sempre ragione? – Kitt aveva imparato poco dalla storia di Rago

-          Stai zitta Gardis!

-          Beh, quando avrete finito la chiacchieratina familiare, fatemelo sapere, così possiamo ricominciare da dove avevamo interrotto

-          Fa’ silenzio!

Kitt lanciò di prepotenza un incantesimo contro di lei che andò a collidere proprio sopra la sua testa facendo un grosso segno sul muro, i capelli della bionda ondeggiarono alla brezza della magia, ma lei rimase impassibile a fissarlo, gli occhi, uno celeste e uno ambrato, lo scrutarono con profonda gravità nella posa scomposta in cui lui si trovava al momento, come se stesse combattendo contro la rabbia.

Probabilmente anche il vero Dresda aveva avuto una situazione del genere.

Rago era stata crudele a dirgli che lui era la sua reincarnazione.

 

Si fronteggiarono mentre lui continuava a nascondere i suoi occhi. Dalla bacchetta di lui, legno di abete rosso con scaglie di Nero delle Ebridi, partì una magia, Gardis mosse appena la mano e questa scomparve nel nulla, senza impatti, come se non fosse mai stata lanciata.

 

Il moro ne rimase un po’ stupito, ma non si scompose attendendo che lei facesse la sua mossa. E il legno di betulla di lei si mosse con tanta velocità che il Ravenclaw non si accorse neppure di un incantesimo dalla scia bluastra che, con una forza inaudita, lo spinse contro la parete, sollevandolo addirittura dal suolo.

Cadendo in ginocchio, lui si decise finalmente a guardarla dalle sue iridi scintillanti mentre col bordo della camicia si asciugava un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca. Mosse un piede cercando di stare in equilibrio, con qualche evidente difficoltà dopo il colpo subito.

 

In realtà lei non stava combattendo, stava pensando alle strane parole di Lachlan. Se avesse combattuto davvero, a quell’ora di lui sarebbe rimasto poco.

 

-          Kitt, perché credi tanto in questa faccenda… Lachlan è Voldemort

-          Tu pensi davvero che lui sia davvero il Signore Oscuro?

Gardis sembrava spiazzata da quella domanda, le sembrava che avesse rinunciato a farla ragionare, perché all’improvviso le poneva un simile quesito?

        Beh, certo, lui è una copia!

-          Sei come tutti gli altri. Non vuoi vedere… - Kitt sorrise quasi con compassione, la sua espressione prima furiosa e scomposta si addolcì improvvisamente mentre la guardava da oltre la coltre di capelli neri che gli copriva gli occhi, le iridi blu che Gardis tanto amava. Il simbolo della grande distanza di idee tra loro era espressa dal fatto che non si guardassero negli occhi.

Detestò non poterlo fissare direttamente. Lui però non ebbe il coraggio di farglieli vedere, gli occhi dei Black, gli occhi di un Byakko.

I mangiamorte non erano riusciti a ucciderlo e così lui aveva usato quello stesso potere per salvare Lachlan.

Per anni, mentre il suo fratellino cresceva, si era preoccupato che potesse diventare davvero come il malvagio Voldemort originale, se fossero riusciti a plagiarlo, ma Lachlan era un bravo bambino e allora aveva fatto tutto il possibile per proteggerlo da quelle menti malvagie.

Non è la propria nascita o il sangue che ci scorre nelle vene a dire ciò che si è veramente, nessuno meglio di lui poteva dirlo.

-          Certo il corpo di Lachlan è stato creato da quello di Lord Voldemort – si morse appena la bocca – ma nel profondo lui non è Tom Riddle! – urlò – lui è mio fratello! Lui è Lachlan! Lachlan Black! Ti sembra che Tom Riddle sia uguale a Lachlan Black? Ho lottato tutta la vita per far sì che Lachlan non diventasse un semplice sinonimo di Tom. E posso dire di esserci riuscito! Lachlan è Lachlan e Tom era Tom. Possono somigliarsi finchè vuoi, ma non saranno mai la stessa persona! Anche io avevo paura! Ma un fratello non può avere paura del proprio fratellino, soprattutto se questi non farebbe male ad una mosca! E se per proteggere lui devo stare dalla parte dei mangiamorte perché non gli facciano del male o non lo facciano a mia madre, ci starò fino alla morte e mi farò marchiare ancora e ancora! Cerca di capire, Gardis… non hai anche tu persone a cui vuoi così bene da sacrificare te stessa? Per cui compiresti addirittura una scelta sbagliata per il loro bene?

Gardis le aveva, quelle persone, e le scelte sbagliate per il loro bene le aveva già compiute, poteva capire bene ciò che lui voleva esprimerle.

-          Chris… - Lachlan sembrava commosso da quelle parole

-          È questa l’unica cosa in cui credo. Non ho certezze nella mia vita. Solo mille domande. Ma se c’è una cosa chiara è che devo proteggere Lachlan, perché anche lui è innocente come i tuoi amici! Perché se loro hanno il diritto di vivere la loro vita come preferiscono, lo stesso diritto ce l’ha anche lui e io devo difendere quel diritto per lui! Perché Lachlan è un innocente, perché temo per lui ogni volta che i mangiamorte gli parlano… perché lui è il mio prezioso fratellino e non ti lascerò ucciderlo senza fare niente! E se lo ucciderai, sappi che avrai un innocente sulla coscienza! E il mio odio con te per tutta la vita!

-          Non fare il moralista, Kitt, non è il momento – bofonchiò lei

-          Sì, è il momento giusto. Prima di usare la forza devo cercare di convincerti! Lui non è Voldemort! Una volta ti fidavi di me, perché adesso per te è tutto così diverso? Io penso ancora che tu possa comprendere la verità! Sei stata tu che hai sempre cercato la verità tra le menzogne, perché questa volta ti fermi alla superficie? Perché non scavi un po’? Perché non mi credi più, Gardis…?

-          Perché tu mi hai mentito, Kitt – rispose lei, sentendosi in colpa per quella mancanza

-          Sapevi che ti mentivo già da prima. Lo so benissimo. A Natale me lo hai detto chiaramente. Non sono così cieco. Probabilmente sapevi delle mie menzogne dalla prima volta che ci siamo incontrati. Ti prego, cerca di guardare oltre l’apparenza… se ci uccidi adesso non saprai mai qual è la vera verità…

 

La bionda parve aggrottare la fronte.

Kitt la stava pungendo sul vivo e sulle sue credenze più forti: la verità e i sentimenti. La verità era la sua vita, lei aveva sempre cercato solamente quella, perché questa volta doveva cambiare?

Ma allo stesso tempo, perché fidarsi di un traditore?

Abbassò di poco la bacchetta e si voltò verso il lato dello spiazzo dove, impaurito, stava Lachlan stesso.

Tremava.

Lord Voldemort tremava davanti alle leggende del mondo: il Byakko e la Sohryu che non si amavano e non si uccidevano. Litigavano.

Rago e Dresda avevano mai litigato come loro in quel momento?

C’erano state incomprensioni?

Sapeva che spesso Rago era risentita con lui perché Dresda aveva l’abitudine di far correre un po’ troppo la cavallina, ma addirittura a quel punto da perdere rispettivamente la fiducia l’uno nell’altra?

Rago non l’aveva mai smarrita, Dresda però sì. Si era ucciso e aveva messo incinta una ragazza umana. Aveva creato una tragedia di mille e passa anni.

Possibile che tra i due fosse sempre lei quella che doveva aver fede? Perché per una volta non lo faceva un po’ lui?

Però… c’era da dire che Dresda aveva tutti i diritti di darla morta. Non sapeva dell’Anima Azzurra, lei non glielo aveva comunicato.

Dresda le aveva mandato un ciondolo, Astaro glielo aveva detto. Forse le cose sarebbero state diverse se Astaro non fosse stato risentito con lui e lo avesse consegnato alla sorella?

Forse anche Rago aveva sbagliato a prendere quella decisione da sola, avrebbe dovuto parlarne con lui perché ormai erano “due” non più “uno”. Forse anche lei aveva poca fiducia in quello che dicevano di essere: una coppia. Loro due come si sarebbero comportati?

 

-          Ti sta bene così, Gardis?

 

Quelle parole le rimbombarono nelle orecchie.

Il destino è qualcosa che ci si costruisce con le proprie mani, è sbagliato lasciare che gli avvenimenti ci scivolino semplicemente sopra.

E decise che doveva tentare. Non costava nulla. Doveva cercare di rimediare all’errore che la stessa Rago, che stimava fino all’inverosimile, aveva commesso non parlando con Dresda.

Fino ad allora non aveva mai pensato che si fosse trattato di un errore suo, ma il racconto di Astaro e le parole di Christopher la stavano facendo riflettere un po’ troppo.

 

-          Lachlan, vieni qui – ordinò al bambino. Lui lanciò un’occhiata a Chris che gli accennò un assenso esitante, rimanendo comunque all’erta.

Kitt aveva spesso saputo che i Malfoy giocavano sporco, ma non poteva credere che Gardis, la SUA Gardis, facesse altrettanto. Non poteva aver chiamato suo fratello solo per fargli un tiro mancino e ucciderlo senza preavviso dopo aver fatto credere una piccola pace.

Gardis diceva di volere la giustizia. Il fine giustificava i mezzi?

 

Con il respiro trattenuto aspettò che suo fratello attraversasse la zona e arrivasse davanti a lei.

La bionda si chinò di fronte a lui con sguardo torvo e serio che tradiva un’età ben superiore a quella che dimostrava.

Gli afferrò il viso sotto il mento e lo guardò fisso negli occhi mentre l’altro non sapeva dove posare i propri, a disagio di fronte alle iridi di colori differenti.

Era già un indizio, Voldemort non avrebbe mai abbassato lo sguardo, non l’aveva fatto con Silente, figuriamoci con una sporca ragazzina con madre mezzosangue come lei, uno scherzo della natura, come la definivano i più.

-          Che vuoi farne della tua vita? – domandò con voce chiara e ferma stringendo di più la presa

-          Io… non lo so. – balbettò confuso Lachlan spostando di continuo le iridi verdi

-          Rispondi, non ce l’hai un sogno? Qualcosa, una speranza da realizzare…

-          Io… non te lo so dire. Non ci ho mai pensato. Non me lo ha chiesto mai nessuno… - provò pietà per lui mentre sentiva i suoi amici alle spalle a loro volta trattenere il respiro

-          Niente di niente? - Indagò ancora, usò la legilimanzia, ma era davvero come se lui non avesse mai riflettuto sulla cosa e al momento nella sua testa stessero turbinando una serie di idee, una dietro l’altra, alla ricerca di quella più giusta da esprimere. Non ce n’era una che potesse essere paragonata a quelle di Lord Voldemort.

I mangiamorte gli avevano insegnato a usare l’occlumanzia, le sue barriere, nonostante avesse appena undici anni, erano alte e solide. Ma lei aveva dalla sua un potere diverso. E sapeva che non aveva idea di cosa dirle.

-          Veramente… una cosa c’è – disse all’improvviso e sottovoce mentre lei stava davvero per non sapere più che cosa decidere

-          Cosa?

-          Io… voglio sposarmi

-          Sposarti? – indagò perplessa alzando un sopracciglio

-          Sì, con Izayoi – la bionda spalancò le iridi

-          Ma è tua sorella!

-          No… - Lachlan abbassò gli occhi. Perché Izayoi non era loro sorella se assomigliava così tanto a Kitt?

Lei si alzò in piedi e fissò gli occhi blu di Christopher, lui non aveva sentito, aspettava il verdetto di lei per ricominciare a combattere.

Lachlan attirò la sua attenzione

-          Tu… quando mi hai chiamato, non hai avuto paura che ti uccidessi? Che fosse una trappola?

Bambino ingenuo…

Lo guardò con compassione e fu tentata di passargli una mano sulla testa in un gesto affettuoso, chiaramente fuori luogo. C’era tristezza nella sua voce quando rispose

-          No. Anche volendo non avresti potuto farlo

E prima che lui dicesse altro, lo fece allontanare, ma Lachlan tornò indietro ancora una volta e le sussurrò piano all’orecchio

-          Mio fratello ti vuole davvero bene, sono sicuro che questo combattimento sta facendo male a lui come a te, posso giurarlo che non crede nelle stupidaggini dei mangiamorte! Io non sono proprio come i mangiamorte vorrebbero…

La bionda sorrise e lo rimandò per la sua strada senza rispondere.

 

I suoi occhi incontrarono quelli finalmente scoperti di Kitt, segno che la loro tanto tormentata fiducia era tornata l’uno nell’altra: era bastato poco.

Veramente poco. E anche a perdonarsi tanto.

Era la dimostrazione che i guai grossi possono succedere per delle piccolezze. Adesso, qualunque cosa avesse deciso, Kitt aveva fiducia in lei perché gli aveva dato una possibilità di dimostrare che cosa pensava e di far valere le sue tesi e le sue idee. E lei aveva fiducia in lui perché aveva perorato la propria causa e quella di Lachlan con ardore e trasporto, come un vero fratello dovrebbe fare, usando l’intelligenza e dimostrandole che stava combattendo per proteggere lui, non per l’ideologia che lo legava ai mangiamorte. A Chris non importava dei purosangue e dei mezzosangue, ma importava di suo fratello e, chiunque egli fosse, faceva bene a proteggerlo.

Lei non faceva lo stesso? Non difendeva sempre Leonard quando la gente lo insultava perché era un demonio che sbrana le persone senza discernimento? Lei stessa non era a consolarlo le volte che lui si sentiva un mostro? Lei che era un demone… lei che era “strana”. Lei poteva capire Lachlan e Christopher perché era entrambi: da bambini Seraphin l’aveva sempre protetta contro le angherie di quelli che la evitavano non solo per la sua natura, nascosta ai più, ma anche perché aveva gli occhi di colori differenti, quel semplice dettaglio irrilevante era bastato a farle odiare se stessa, salvo poi accettarsi per quel che era, come era giusto, e guardare finalmente il mondo dall’alto delle sue iridi, dall’alto della sua heterocrhomia iridium.

 

Le iridi screziate di blu di Kitt sembravano chiederle di dargli una risposta al più presto, finchè lei non avesse parlato il loro combattimento non sarebbe continuato né si sarebbe esaurito. Lei in realtà aveva già deciso, ma non era nella posizione di poter essere l’unica giudice di quella situazione.

 

Hestia le tocco appena una spalla volendole parlare, sfuggendo agli occhi vigili di Jeff che avevano confinato gli altri oltre la soglia della Camera dei Segreti, al di fuori della faccenda, irrimediabilmente tacciati di “innocenza”.

-          Siamo con te – le sussurrò la sua migliore amica stringendole la mano sinistra e abbracciandole le spalle, Gardis annuì quasi commossa di quel supporto

-          Sappiamo che prenderai la decisione giusta – annuì Karen slacciandosi dall’abbraccio dell’altro gemello Potter e andando a prenderla a braccetto, stringendola come faceva spesso con Ciel durante le loro chiacchierate da “sorelle maggiori”

-          Vi voglio bene – ammise imbarazzata da tanto affetto mentre Jeff annuiva contento e il sorriso gli si allargava sulla faccia e Jack arrossiva, sistemandosi le lenti rettangolari sul bel naso Weasley ereditato dalla

-          Ci hai insegnato qual è la verità e a guardare oltre. Noi non possiamo decidere senza di te, abbiamo tutti nascosto qualcosa, chi più, chi meno… - furono le parole di Hestia mentre guardava Karen, Jeff, il suo amato Jeff, suo fratello che per quasi nove anni aveva nascosto a Gardis di essere innamorato di lei, e poi i due ragazzi di Corvonero

-          Sappiamo che hai già preso la tua decisione – affermò sicura Karen con una rinata tranquillità e una nuova fiducia – l’esperienza ci ha insegnato che tu prendi sempre la decisione giusta

-          No, non sempre – si affrettò a dire l’altra bionda

-          Gardis, è la decisione giusta

-          Nessuno avrebbe potuto pensarci più di te – confermò il rosso passandosi un dito sotto il naso – come facevano a sapere che aveva già riflettuto su tutto e scelto? E come facevano a sapere cosa lei avesse deciso?

-          D’accordo

-          Ora vai a dire a quei due poveretti che sistemerai tutti i casini al posto loro – aggiunse dandole un colpetto affettuoso sulle spalle e spronandola verso i ragazzi dell’altra Casa.

Gardis annuì, felice di avere degli amici che la capissero. Metteva da parte la morale bigotta che si insegnava tra persone perbene per loro, per una ragazza che era andata a chiedere a suo fratello “fa’ l’amore con me” senza neppure sapere che cosa significasse far l’amore, e per un’altra che aveva il coraggio di sfidare addirittura il mondo benpensante amando suo cugino.

 

Mosse un passo verso il moro tenendo gli occhi puntati sulla propria bacchetta chiara tra le dita, indecisa su come riferirgli della decisione presa. Lachlan tratteneva il respiro impaurito, Kitt la scrutava truce cercando di anticipare le sue parole, ma era emotivamente troppo coinvolto per essere obiettivo e, come ogni volta, sapere ciò che voleva dire prima ancora che aprisse bocca, come gli altri.

Fece per parlare quando un particolare rumore di passi attirò la sua attenzione verso la porta e, aprendosi a ventaglio i suoi amici mostrarono l’immagine del Caposcuola delle serpi con le consuete scarpe di cuoio martellato: era quello il suono tipico, solo Leonard portava scarpe di pelle di drago a scuola, erano inconfondibili e il loro rumore lo si sarebbe potuto riconoscere addirittura in un intero negozio di calzature.

 

Il biondo studiò la situazione con sguardo truce mentre un caschetto di capelli scuri apparve da dietro la sua schiena dopo l’ingresso trionfale e Ciel palesò la sua presenza quale accompagnatrice del Principe.

Le dita lunghe e affusolate andarono svelte ad allentare maggiormente il nodo della cravatta verde e argento che il rampollo Malfoy portava al collo.

-          Gardis, che staresti facendo? – chiese con malgarbo beccandosi un’occhiata velenosa dalla sorella

-          Che cosa ci fai qui? Nessuno ti ha chiesto di venire – lo rimbeccò acida mentre il moro dall’altra parte della stanza stringeva maggiormente la bacchetta: le cose si stavano facendo sempre più complesse. Leonard non avrebbe MAI capito.

-          Seraphin era preoccupato per qualcosa che gli hai detto

-          Ah sì? E questo cosa c’entra?

-          Ho detto a Rudiger di tenere d’occhio il dormitorio di voi grifoni

-          Che bravo, sai anche far pedinare le persone. – Gardis sembrava infastidita dalle parole del fratello

-          L’ho fatto solo perché rischi di prendere la decisione sbagliata

-          Ah sì? Beh, io e te ne sappiamo parecchio di “sbagliati”, vero fratellino? Quindi di che ti preoccupi?

-          Gardis, sei troppo coinvolta in questa faccenda per fare una scelta lucida e obiettiva

-          Non dirmi quello che devo fare, le mie decisioni so prenderle da sola senza che tu mi aiuti

-          Gardis…

-          No, Leonard, non ti dovevi impicciare

-          Spiacente, è una cosa che mi riguarda da vicino

-          Ciò non ti giustifica – gli occhi dorati di Leonard si posarono freddamente sul Black che aspettava la risoluzione della bionda e seguiva con apprensione quel piccolo litigio tra titani, era diverso da quelli a cui tutti erano abituati, i sottintesi qui la facevano da padroni.

 

Leonard si sentiva particolarmente invischiato in quella storia di mangiamorte che riguardava il ramo cadetto dei Black e che era cominciata con la nascita di Voldemort e della sua perduta sorella gemella Lachesi, questo perché era proprio a causa di tutto ciò se ormai si ritrovava al mondo come un vampiro e non come un comune essere umano.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: so che vi sembrerà strano, ma vi devo dare un indizio per capire una cosuccia, chissà se l’avete già intuita… c’è una frase che ho scritto appositamente e che esprime due concetti, l’avete trovate? Aiutino: la parola “proprio” è il centro di questo piccolo mistero, sono sicura che avrete già capito perché, a differenza mia che sono una lettrice assai tarda, voi capite sempre tutto al volo!

 

Mi piacerebbe davvero mettermi a ringraziarvi tutti, ma questa sera non ho proprio tempo, mi scuserete, vero? Sappiate che comunque devo dare un grazie di cuore a tutti voi che mi lasciate quelle splendide recensioni, possibile che le miste storie vi sembrino sempre così belle? Comincio a pensare che siete dei pessimi bugiardi… anno nuovo e vita nuova, comunque, ormai anche questa storia, come si capisce dall’atmosfera, è agli sgoccioli, stavo pensando a cosa scrivere dopo, ma sono ancora molto confusa e il capitolo finale che sto buttando giù ha ancora bisogno di qualche ritoccatina, quindi penso che prima mi dedicherò ad ultimare questa, poi penserò alla prox fic, certo è che non vi libererete di me così facilmente come qualcuno senz’altro spera, credetemi, ne so qualcosa, per esempio mi capita con autori dei libri che non mi piacciono che continuano a scriverne e scriverne ancora tanto che imploro pietà (ogni riferimento a Moccia è puramente voluto, scusatemi ma lo detesto visceralmente).

Ora vi lascio davvero, scusate per il commento stringatissimo, ma il tempo è quello che è e sono certa che voi lo sapete bene… a presto e un bacione grandissimo, benvenuti in questo 2009!

Nyssa

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Capitolo 28
*** Lord & Lady ***


Quattro persone al centro della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la mente di ciascuno di loro

Quattro persone al centro della pedana circolare si fissarono mentre sentimenti diversi attraversavano la mente di ciascuno di loro.

Altri cinque erano indietro, appena oltre la soglia della porta e stavano guardando con sano terrore tutte quelle scene concitate che scorrevano decisamente troppo veloci di fronte ai loro stralunati occhi.

Ciel, sentitamente preoccupata, si stava tormentando le mani, Karen, impaurita dalla piega che aveva preso la discussione tra Gardis e Leonard, tremava tra le braccia protettive di Jack che, tuttavia, guardava dritto di fronte a sé senza sapere bene cosa pensare.

Appesa al braccio di Jeff, Hestia pregava davvero che tutto quel casino terminasse. Aveva cercato un’avventura, ma adesso vedeva che cosa spingeva davvero i suoi genitori a prodigarsi per la pace, per la tranquillità, perché apprezzassero tanto la monotonia di tutti i giorni.

Tempo di pace e tempo di guerra.

Sembra sempre quello sbagliato.

 

-          Gardis, fatti da parte – disse freddo Leonard facendo un cenno alla sorella e preparando la bacchetta di fronte al viso per un duello, Kitt emise un sospiro e fece altrettanto, se proprio non si poteva evitare… era pronto.

Non che Leonard avesse bisogno di una bacchetta per combattere, i vampiri in genere non ne sentono tutta questa necessità, ma manteneva il suo rispetto per Kitt che aveva portato avanti fino in fondo la sua ideologia, e voleva combattere alla pari e sconfiggerlo ugualmente.

Lo detestava, lo detestava profondamente, se non fosse mai nato la mamma non sarebbe stata morsa e lui ora sarebbe stato un ragazzo normale, ma visto che le cose erano già successe e il passato non si poteva cambiare, o così pensava fosse giusto, un combattimento sleale non sarebbe servito a dargli la vita qualsiasi che aveva sognato per così tanto tempo.

Gardis poteva forse nascondere la sua natura, ma lui? Era troppo lampante, era troppo evidente, eppure a lei era andata peggio, aveva davvero da lamentarsi così tanto?

Forse no, per questo adesso combatteva lealmente. Sì per ciò che aveva perduto, perché nessun altro dovesse avere un’infanzia sentendosi chiamare “mostro” a causa dei mangiamorte, ma soprattutto per lei, per sua sorella, che dai mangiamorte aveva ottenuto una cosa ben peggiore. Per il futuro di pace, per la pace di tutti.

 

Gli dispiaceva che fosse proprio lui, Christopher, il suo avversario, ma forse era meglio così.

Sarebbe riuscito a trattenersi a quel modo se di fronte a lui ci fosse stata Bellatrix, oppure suo marito?

 

Il braccio s’inclinò tendendo il tessuto bianco della camicia all’altezza del gomito e la punta della bacchetta si tinse di un inusuale colore biancastro, il colore degli schiantesimi di alta potenza.

Kitt si preparò sulla difensiva, con qualche incertezza a causa delle ferite già riportate, era da pazzi cercare di respingere un attacco del genere, poteva anche essere un mangiamorte, ma senz’altro era intelligente a sufficienza da valutare obiettivamente rischi e pericoli. Doveva schivare la magia o al primo round sarebbe già stato ko, i vampiri hanno poteri magici ben superiori a quelli dei maghi comuni, lo aveva studiato e Rago glielo aveva confermato, Leonard doveva essere un vampiro piuttosto potente vista la magia che aveva nelle vene e dato che la sua “creatrice” era Evangeline

 

D’accordo. Schivare l’attacco.

 

Con sguardo glaciale Leonard fece per lanciare la magia quando Gardis comparve all’improvviso con le braccia spalancate poco distante da lui, sulla traiettoria dello schiantesimo diretto al moro che stava dietro le sue spalle, a qualche metro di distanza.

La luce saettò contro una barriera invisibile rimbalzandoci sopra e andando a colpire il soffitto, distruggendo un grosso blocco di pietra.

 

Chris rimase stupito di vederne la potenza, ma ancora di più da lei, sempre lei: Gardis.

Perché lo aveva fatto? E che cosa aveva fatto?

Non poteva essere tanto forte da deviare addirittura un colpo simile, eppure non l’aveva neppure sfiorata, la sua barriera protettiva doveva essere un mastodonte.

 

-          Non lo toccare, Leonard – disse risoluta – devo ancora finire con lui – aggiunse come se suo fratello avesse appena cominciato a divertirsi con un suo giocattolo

-          Spostati, sai anche tu che è la cosa giusta

-          No, ha ragione lui

-          Non farti incantare da tante belle parole

-          So quello che faccio

-          No. Ora levati

-          Non lo farò

-          Gardis…

-          Stai in guardia fratello, se ti ostini su questa strada non sarà lui che dovrai affrontare

Nessuno dei due aveva gridato, a differenza delle loro consuete liti: era un sintomo della gravità della situazione.

 

I due si fissarono qualche istante mentre nella sala calava il silenzio pesante dell’attesa, rotto solamente da degli strani picchiettii, probabilmente le tubature o l’acqua che colava da qualche parte.

 

Karen fissò pensierosa quei due, domandando mutamente a sua sorella come mai l’atmosfera fosse così tesa, Ciel però era ancora più in ansia perché, a differenza di Karen, sapeva che Leonard era un vampiro e non capiva come Gardis potesse trattenere gli attacchi di un essere che le era tanto superiore.

 

Leonard mosse due passi incrociati verso destra, Gardis, sempre mantenendo il contatto visivo, si mosse di qualche passo indietro, mantenendosi sulla traiettoria di eventuali magie

-          Spostati – ordinò a Christopher che ancora seguiva tutto quel trambusto senza capire come lei potesse essere tanto forte, ad ogni modo si affrettò ad ubbidire

-          Perché sei così ostinata? – le chiese il fratello

-          Perché ha ragione

-          Ti fidi di una persona che ti ha mentito anche nella menzogna?

-          Di che menzogna stai parlando?

-          Il tuo caro amico Kitt non ti ha detto tutto, vero Chris? – chiese con un ghigno perfido sulle belle labbra

-          Kitt, a che cosa si sta riferendo?

Gardis voltò un attimo la testa verso di lui, distogliendo gli occhi da quelli ambrati di suo fratello, percepì il singhiozzo trattenuto di Lachlan; neppure il tempo di domandare ulteriori spiegazioni che un incantesimo di offesa apparve sulla punta della bacchetta del biondo che si affrettò a scagliarlo contro la sorella.

Stupito da tanta crudeltà, Kitt rimase basito al suo posto, peccato che Gardis, che fino a mezzo secondo prima aveva l’attenzione concentrata nelle sue iridi blu, si fosse inspiegabilmente accorta della magia e fosse addirittura riuscita a deviarla con un gesto secco che aveva fatto vorticare la luce dello schiantesimo, mandandolo a colpire dritto la parete dietro Leonard e facendo ondeggiare i capelli biondi di entrambi.

Incredibilmente e inspiegabilmente. I suoi movimenti erano stati fulminei, lui stesso aveva percepito solo un turbinio indistinto di colori.

-          E dopotutto, neanche tu gli hai raccontato tutta la storia, non è vero sorellina? Cos’è, non ti fidi di lui? – il tono di scherno di Leonard non piacque alla minore dei Malfoy che digrignò i denti pericolosamente. L’aveva volutamente provocata perché Christopher sospettasse della sua vera natura, maledetto Leonard. Dopotutto non tutti deviano lo schiantesimo di un vampiro con una mano e un diavolo per capello, senza graffi né niente.

Assestandogli un’occhiata truce, Gardis gli girò volutamente le spalle e, a braccia distese lungo il corpo, con l’espressione impassibile, si rivolse al suo migliore amico, ignorando l’altro Malfoy: nessuna sua magia, in quel momento, sarebbe riuscita a oltrepassare la sua difesa.

-          Christopher, di che sta parlando Leonard? – gli domandò glaciale

Per qualche istante il Ravenclaw fu in grado di guardarla negli occhi, nonostante le mani gli tremassero visibilmente, poi però fu costretto a interrompere il contatto visivo, non certo di riuscire a reggere alla fermezza con cui lei lo squadrava e analizzava.

Era capace come Izayoi di leggere nella mente senza che la vittima potesse opporsi?

Forse no, ma la sua sicurezza avrebbe senz’altro lasciato dire di sì a chiunque avesse avuto la brutta esperienza di essere sondato da quegli occhi strani. Soprattutto se si stava nascondendo qualcosa.

 

Altro silenzio, la classica quiete prima della tempesta, Gardis stava aspettando come un ragno nella ragnatela, ben conscia del fatto che lui sarebbe capitolato.

Leonard, con le braccia incrociate e il sorriso vittorioso, aspettava che si smuovesse qualcosa.

Nella stanza, una volta ritrovo sacro di Salazar Serpeverde, c’era un silenzio irreale, rotto soltanto dai respiri affannati di paura di cinque persone, ormai oltre la porta, quasi prossime alla fuga dal terrore.

 

Kitt, che stava ancora cercando di resistere, si sentiva preso in una morsa di ferro, non riuscendo a decidersi su cosa fosse meglio tra le tante idee che aveva in mente.

Di una cosa era certo, però: quei due Malfoy gli facevano paura.

Sentiva il martellare del suo cuore nel petto che gli rimbombava a ritmo forsennato nelle orecchie creando ancora più confusione nella sua mente dove vorticavano immagini del passato e del presente e, soprattutto, segreti celati.

Leonard e Gardis, c’era da dirlo, sapevano come ottenere ciò che volevano.

 

Vide il petto del vampiro che non si alzava ed abbassava, sapeva che la maggior parte di loro respirava per pura e semplice abitudine, non perché ne avessero davvero necessità, ciò non lo aiutò.

Il respiro di Gardis, invece, a differenza di suo fratello, era perfettamente visibile mentre tendeva la stoffa del camicia e poi la rilasciava.

Il bottone creava tante piccole pieghe intorno all’asola, sinonimo che presto avrebbe dovuto spostarlo. Ormai percepiva solo dettagli. Dettagli che lo distraevano.

-          Perché non le dici come stanno davvero le cose? – s’insinuò la voce di Leonard in quell’atmosfera irreale – perché non le dici di tua sorella Izayoi?

Chris provò autentico terrore in quel momento, avvertendo il gelo del sudore che dalle tempie e dalla nuca gli scorreva sulla pelle. Non aveva paura per la sua vita, aveva paura per quelle terribili parole

-          Perché non le dici che è LEI Lord Voldemort? O meglio, Lady Voldemort – aggiunse con una smorfia di superiorità il maggiore dei due fratelli

 

Come faceva Leonard a saperlo? COME?

Le iridi gli si dilatarono negli occhi mentre il suo cervello assimilava una volta dopo l’altra il significato di quella frase.

Izayoi, Izayoi!

Era lei, era vero. Aveva mentito, aveva negato. Perfino giurando di dirle la verità aveva raccontato a Gardis una frottola.

Si sentì sprofondare mentre stranamente il braccio cominciò a dolergli. Ma lui voleva che lei accettasse Lachlan anche se fosse stato Voldemort, voleva che credesse nel suo stesso ideale: una persona nasce dall’educazione E dal sangue, non solo una delle due cose.

Si voltò a guardarla aspettando di vedere i loro progressi sgretolarsi come un castello di sabbia.

 

Gardis, di fronte a lui, non aveva il respiro affannato di una rivelazione improvvisa e di simile portata.

Aspettava.

Come facesse ad essere così tranquilla, non lo sapeva.

Forse perché per lei non importava quale dei suoi fratelli fosse davvero il clone di Voldemort, forse sapeva che le aveva mentito ancora una volta?

 

-          Lo sapevo – confermò con la sua voce fredda e lontana, come se provenisse da un altro mondo – sapevo che mi avevi raccontato una menzogna ancora una volta. Non sei mai stato bravo a mentirmi, Kitt – dichiarò gelida e lui provò estrema vergogna che il suo soprannome, sempre accompagnato da un sorriso o dalla sua voce calda, assomigliasse adesso al peggiore degli insulti.

 

Aveva ferito Gardis nella cosa a cui lei teneva di più: la VERITA’.

Gardis viveva per la verità e lei stessa ne era l’emblema. Non c’erano mai state bugie sulla sua bocca, solo cose non dette.

Lui, a differenza sua, aveva sempre detto troppo, mentendo.

 

-          Kitt – ripetè la bionda con una certa impazienza, spronandolo a parlare. Se le avesse raccontato tutto adesso, sarebbe riuscito a farsi perdonare? No, quello senz’altro no, il suo peccato andava al di là del perdono di qualcuno che amava la verità come lei, ma… lei sarebbe stata in grado di… comprenderlo?

 

Sperarlo era inutile.

Per diciotto anni della sua vita aveva visto solo bugie. I mangiamorte non erano riusciti ad ucciderlo né a piegarlo e ne era sempre stato fiero: pensava con la sua testa e ragionava altrettanto, nessuno l’aveva condizionato; se stava ancora con loro era solo per il bene di Izayoi. E di Lachlan.

Ma ora la connivenza di cui si era macchiato per tutto quel tempo gli bruciava sulla pelle, era una macchia di quelle che non si possono cancellare.

Voleva farle sentire questi sentimenti, dirle che se stava coi “cattivi” era solo per salvare i suoi cari, per una buona causa, stava tergiversando per cercare un modo di salvare tutto ciò che aveva amato senza dover rinunciare a qualcosa, era diventato debole, dopo aver incontrato Gardis, l’amava troppo per riuscire a separarsene, anche se AVREBBE DOVUTO.

Voleva troppo che lei capisse e questa sarebbe stata la sua rovina, sua e di tutto ciò in cui credeva.

 

Tirando un sospiro mesto, il moro abbassò la bacchetta, come se non avesse più la forza di rialzarla, puntarla contro qualcuno e continuare come prima.

Un'altra serie di colpi come i precedenti, provenienti chissà da dove.

 

Gardis aspettava e lui sapeva che stava per spifferare tutto.

 

-          Gardis, io… - le iridi blu si sollevarono su di lei cercando qualche indizio di cosa le passasse per la mente, ma l’espressione truce della bionda era impenetrabile, tanto che aveva seri dubbi sul fatto che pure sua sorella riuscisse a leggerle dentro, sembrava pensare ad altro.

 

Le parole gli facevano difetto, non riusciva ad esprimere una cosa così semplice con una frase di senso compiuto e quel martellamento dietro la testa non lo aiutava.

 

Alla fine alzò gli occhi, deciso a vuotare il sacco, raddrizzò la schiena e sollevò il mento: era pronto per la battaglia finale, quella contro sé stesso.

 

-          Io devo dirti una cosa – esordì – io…

-          Levatevi immediatamente di lì! – Leonard lo urlò all’improvviso con tono d’ordine, tanto che, concentrato com’era sul suo discorso, Kitt non capì neppure il motivo di tanta agitazione.

 

Ma vide all’improvviso i capelli biondissimi di Gardis sfrecciare nella sua direzione e, l’attimo seguente, qualcosa lo spinse lontano colpendolo all’addome e provocandogli un dolore allucinante alle costole.

Chiuse gli occhi senza capire, udendo delle grida concitate, poi la vista cominciò ad annebbiarglisi.

 

*          *          *

 

Gardis, ansimante, rimase al suo posto dopo aver spinto lontano Kitt, le calze che portava si erano sdrucite nella furia mentre col ginocchio aveva strisciato per terra, il sangue, infatti, imbrattava la sua pelle candida.

Pregò che suo fratello non fosse tanto affamato da perdere il controllo per un graffio del genere.

Un blocco di pietra andò a schiantarsi contro la sua barriera magica mentre udiva alle spalle il fragore in ritardo dell’esplosione.

Senza perdere tempo alla ricerca dei responsabili di quell’attentato, controllò le condizioni di Leonard, incolume, poi quelle di Chris che, riverso al suolo, si stava tenendo la camicia, mentre il petto si alzava ed abbassava a ritmo scoordinato e il tessuto si imbrattava di rosso.

Non ci pensò due volte e si rialzò, dirigendosi verso di lui, ignorando completamente il danno causato dall’esplosione che si era avuta.

Anche lei, come Leonard, l’aveva percepita prima che accadesse, fatto sta che il tempo risparmiato non era stato sufficiente  mettere Kitt al sicuro.

Lei poteva anche rimanersene dov’era, niente di tutto quello avrebbe potuto scalfirla, ma lui… era un arcimago, certo, ma non aveva coscienza dei suoi poteri e al momento era vulnerabile quanto qualsiasi altro normalissimo mago. Si era ferita per lui.

 

A passo spedito si avviò verso il punto dove il moro giaceva privo di sensi, stava giusto a metà strada quando una risata satanica si diffuse per l’ambiente, echeggiando tra le antiche mura della Camera dei Segreti e disperdendosi verso l’alto.

Era familiare.

L’aveva udita una volta e non l’avrebbe mai più dimenticata.

Era una risata crudele, era perfida.

Era malvagia.

Era la risata che le aveva rovinato la vita, così come l’aveva rovinata a suo fratello e, stando a quanto asseriva, anche a Kitt e ai suoi cari.

Era qualcosa di impossibile da scordare e che al solo sentirla faceva montare la collera dentro o venire i brividi.

Il suo senso di vendetta si risvegliò all’improvviso fermando la sua avanzata.

Conosceva a chi apparteneva.

Una volta era stata molto più che sufficiente.

Era la risata malefica della zia Bellatrix.

 

*          *          *

 

Christopher aprì a fatica gli occhi dopo aver perso conoscenza, non riuscì a mettersi seduto sentendo un dolore lancinante all’addome dove era stato colpito da qualcosa che, guardandosi attorno, riconobbe come un grosso blocco di pietra scaraventato dall’esplosione di poco prima, subito dopo che Gardis l’aveva spinto via: se non l’avesse fatto gli avrebbe distrutto il cranio.

 

Cercando di non pensare alle fitte continue e al segno rosso che gli inzuppava la camicia, si appoggiò al gomito e fissò un po’ più avanti del suo corpo visivo.

Non era difficile scoprire chi aveva innescato la detonazione perché al centro del foro circolare nella parete, che conduceva in un’altra stanza di grosse dimensioni, stavano ferme due persone con sguardo strafottente e arrogante, due persone che conosceva benissimo: zia Bellatrix e zio Rodolphus.

 

Lontano, verso la parete, Leonard li stava fissando con uno sguardo talmente omicida che, se fosse stato nei coniugi Lestrange, al posto che rimanersene fermo lì se la sarebbe data a gambe levate, ma c’era da dire che la fede in Voldemort della zia Bellatrix era incrollabile e, se possibile, lui era ancora riuscito a peggiorare la situazione, ma Gardis e Leonard e tutti gli altri dovevano capirlo, l’aveva fatto per sua madre…

 

Gardis, già… stava in piedi rivolgendo la schiena alla coppia, aveva gli occhi vitrei e fissi come se dentro di lei si stesse agitando un uragano e non sapesse bene come fare, le sue mani sottili erano chiuse in un pugno nervoso e serrato che le aveva reso le nocche bianchissime da tanta forza stava usando, che voleva fare quella piccola pazza?

Rimase stupito di vedere il suo ginocchio destro con le calze strappate e il sangue che colava come se lei neppure se ne accorgesse, la scia di macchioline vermiglie cominciava qualche passo dietro di lei, poco distante dall’enorme blocco che aveva rischiato di colpirlo e… ora non aveva dubbi su chi fosse la responsabile del prolungamento della sua vita e, a farci caso attentamente, c’era un punto non lontano dalla grossa pietra che formava un cerchio di granelli e massi sgretolati sul pavimento: era stata lei, senza dubbio, ma come?

 

La vide chiudere lentamente gli occhi mentre il suono della voce gracchiante della zia era impresso nelle pareti del luogo che per tanti anni aveva sognato di vedere e nel quale stava per entrare vittoriosa perché chi si sarebbe potuto opporre a lei? Gardis era una comune ragazza, seppure il suo spirito fosse indomito e Leonard doveva senz’altro avere qualche punto debole che Bella non si sarebbe risparmiata di utilizzare a suo favore.

 

Gardis prese un respiro profondo, se avesse liberato Rago in quel momento per una mancanza di autocontrollo, probabilmente tutto ciò che esisteva nell’arco di un chilometro si sarebbe trasformato in briciole, anzi, meno, atomi. Rago non doveva venire fuori, non ora, non era il momento.

Si morse la lingua nella speranza che il dolore riuscisse a renderla più cosciente mentre sentiva il pulsare del suo cuore e ancora il riso di quella donna malvagia nelle orecchie.

Non l’avrebbe perdonata.

Se avesse ucciso, non se ne sarebbe pentita.

Che la condannassero pure ad Azkaban, non era una gran cosa, ne valeva la pena.

 

Il moro la vide, sembrava che si stesse trattenendo, poi, d’improvviso, lei spalancò gli occhi che sembravano molto più vividi e brillanti di quanto lo fossero mai stati.

Allargò le palme delle mani e notò che erano segnate da tante piccole mezzelune formate dalle unghie curate che si era conficcata nella carne.

Gli sfuggiva qualcosa, c’era un dettaglio fondamentale che non riusciva ad afferrare.

Perché Gardis era così strana? Tutti conoscevano Bellatrix Lestrange, anche lei senz’altro, perché era così tranquilla? No, era qualcosa di diverso che non sapeva esprimere, ma certo non era terrorizzata e, malgrado tutto, neppure Leonard.

 

La bionda non si voltò a guardare la mangiamorte dal buco nella parete, ma tornando alla sua camminata, procedette nuovamente nella direzione del giovane Black, più che decisa a fare ciò che voleva, la vendetta doveva aspettare se non voleva distruggere la vita di molti innocenti, oltre a quella dei malvagi che erano lì presenti.

 

Si abbassò per afferrarlo per un braccio e rimetterlo in piedi quando, toccata la sua spalla, la mano entrò in contatto con qualcosa di irrealmente freddo e, alzando a sua volta le iridi di colori differenti, vide davanti a sé la figura del più giovane dei fratelli di Rago: Astaro.

Astaro era con loro? Astaro stava dalla loro parte?

 

Il vampiro, seppure non con i capelli albini e gli occhi rossi, sembrava dirle che era pronto per un bel giro di giostre, Astaro aveva voglia di sgranchirsi le gambe e questo le piaceva, doveva solo fare attenzione affinchè quell’odio che aveva dentro non trasformasse la vendetta in un massacro al quale, probabilmente, né Leonard né il millenario fratello di Rago sarebbero stati in grado di resistere.

Senza fare troppo sforzo, il ragazzo rimise in piedi il Caposcuola dei Ravenclaw e lo sorresse con il braccio

-          Sei dei nostri? – gli domandò gelida Gardis e Kitt non potè fare a meno di notare che il fegato non le mancava di certo, lui stava letteralmente tremando di paura, o forse era semplicemente l’emorragia, fatto sta che non si fidava di quel tipo e, in verità, neppure della Malfoy, ormai, la scena sembrava troppo come qualcosa di premeditato.

Come risposta lui sorrise e si passò lentamente la lingua sui canini affilati: ottimo!

Christopher questa volta non si trattenne dal rabbrividire mentre la sua compagna non pareva troppo colpita dalla cosa e, anzi, sfoggiò il suo consueto ghigno made-in-malfoy che, tuttavia, al momento gli appariva ancora più pericoloso del sorriso mortale di Astaro.

 

-          Va’ da lei – ordinò l’antico vampiro indicando un gesto la donna che ancora aspettava, o forse erano passati solo pochi istanti, l’ultimo dei Black non avrebbe saputo dirlo – qui me ne occupo io

Accennando un assenso, Gardis voltò le spalle e mosse qualche passò verso la mangiamorte, formando un triangolo perfetto tra i due vampiri ai suoi lati che attendevano, l’uno all’erta e l’altro che stava curando le ferite di Christopher come se non fossero nel mezzo dei preliminari di una battaglia terribile.

 

Gli occhi di Gardis saettarono verso il fratello, una muta affermazione

-          Ciel! – ordinò subito dopo il primogenito dei Malfoy; la Longbottom, che era rimasta impietrita molto più indietro assieme agli altri, si riebbe di colpo, cogliendo finalmente la gravità di ciò che si stava per scatenare là sotto – porta via gli altri

-          Ma… - tentò di protestare la ragazza, un’occhiata raggelante dei due Malfoy la indusse a tacere e annuire involontariamente, come se fosse mossa da una volontà superiore che si era impadronita del suo corpo.

Gli amici di Gardis, che stavano provando del sano terrore come Kitt, non se ne sarebbero voluti andare, ma sapevano che in quel momento la volontà di Gardis era legge, avrebbe potuto far fare loro quello che voleva e lei, lo sapevano, non voleva coinvolgerli in quel combattimento.

Avrebbero voluto essere al suo fianco, ma sarebbero stati un impiccio, un peso e, soprattutto, non richiesti.

-          Portati via anche Rudiger. – ordinò imperioso lo Slytherin – portali al dormitorio del Grifondoro e non farli uscire di lì

Ciel lo udì appena mentre conduceva oltre le scale tutto il drappello di ragazzi.

-          Lachlan, va’ con loro – furono le parole gelide della Malfoy, Lachlan si impietrì sul posto, indeciso sul da farsi, ma Chris non lo stava aiutando, troppo preso a capire e farsi guarire le ferite al momento con una magia che sembrava presa direttamente dai tomi di incantesimi proibiti.

Vedendo che il bambino non ubbidiva, la ragazza si spazientì

-          Fa’ come ti ho detto o giuro che ti ammazzo qui sul posto!

Il Corvonero, terrorizzato, si affrettò a scappare, più che certo che, viste come si erano messe le cose, quella tipa strana sarebbe stata capacissima di farlo. Era un bene che suo fratello fosse riuscito a convincerla della loro buona fede perché sarebbe stata pura follia battersi con lei.

-          E ora a noi – e si rivolse direttamente a quella che era stata la maggiore delle zie di suoi padre, colei i cui capelli erano stati neri come il carbone, ma che ormai, col tempo e con la vecchiaia, erano diventati striati di bianco sulle tempie, conferendole un’aria particolarmente pericolosa.

-          Ma guarda chi si rivede, la cara nipotina Gardis, non sei contenta di rivedermi, Gardis? – domandò facendo sibilare pericolosamente l’ultima lettera del nome

 

Christopher, che aveva riacquistato un po’ di forza, ma che ancora si teneva il tessuto macchiato contro la pelle, alzò gli occhi stupito: nipote?

Bellatrix era la zia di Gardis? Non capiva… lui l’aveva sempre chiamata zia, ma che legame aveva con la minore dei Malfoy?

-          E’ bello rivedere una famigliola tutta riunita, vero Rodolphus? – chiese al marito che era rimasto in silenzio. – il mio nipotino, la mia nipotina… oh, povera Gardis – aggiunse con fare falsamente dispiaciuto – forse non lo sapevi che quel bel tipo laggiù è il mio nipotino?

Gardis ghignò, lo sapeva benissimo. C’era stato un momento in cui aveva addirittura sospettato che fosse suo figlio, era un bene che non lo fosse, ma dopotutto era anche impossibile, Kitt non sarebbe mai potuto diventare così bello con due genitori del genere.

-          E tu, specie di traditore, pagherai anche per questo! – grugnì nei confronti del ragazzo ancora dolorante

 

Astaro, che ancora lo aiutava a stare in piedi, gli strinse simbolicamente il braccio

-          Non fare caso a lei – gli sussurrò appena – non è che una misera umana – aggiunse – e in questa stanza non lo è nessuno di noi… - fece presente con un sorriso perfido

-          Credo allora che sia il caso di fare tutte le presentazioni, nipote, perché forse ti sei perso qualcosa – blaterò ancora la seguace del Signore Oscuro – lascia che ti presenti i nipoti della mia sorella traditrice Narcissa – e con un gesto della mano indicò i due fratelli Malfoy davanti a lei – il poooovero Leonard, costretto a diventare vampiro per colpa mia – aggiunse - e…

-          …e il mostro che tu stessa hai creato, zia Bella – la prevenne Gardis – vista la tua età dovresti badare a come parli – sottolineò col suo fare affettato da figlia di papà la biondissima Malfoy

 

Christopher passò alternativamente gli occhi su Leonard e sul Prefetto dei Grifoni come se li vedesse per la prima volta, o fossero loro spuntate antenne e orecchie verdi sulla testa tipo Shrek.

 

-          Il mio nipotino acquisito – continuò Bellatrix con un ghigno – Christopher DeLaci. Black.

 

Eccolo finalmente alla luce il mistero. Il segreto che nessuno doveva sapere. Lui non era un Black, esattamente come gli avevano detto sia Rago che Astaro, avevano ragione perché, in effetti, lui era un DeLaci. Era il figlio di un DeLaci e di una Black, una Black speciale, discendente della stirpe di Lord Voldemort che aveva dato i natali al clone del Signore del Male.

Lui era quel bambino perduto che per anni gli Auror avevano cercato.

Lui era l’ultimo.

 

Sentì il peso di quelle parole sulla propria schiena, che gli bruciavano la pelle, ma soprattutto il cuore e le gambe gli cedettero, Astaro non ebbe difficoltà a sorreggerlo, mentre la donna pareva compiaciuta della reazione che aveva suscitato in lui e, infatti, un ghigno perfido si dipinse sulle labbra.

 

-          Non credi di esserti dimenticato qualcuno? – la voce sembrava comparire dal nulla e Bellatrix si guardò attorno alla ricerca del proprietario, l’unico a cui non aveva prestato attenzione era quel tipo alto assieme a suo nipote che al momento la stava fissando non con occhi di sfida, ma piuttosto divertito.

-          Chi sei? Che cosa vuoi?

-          Come sei sgarbata… una volta non eri così aggressiva… facevi finta di essere dolce e arrendevole

-          Non so di cosa tu stia parlando! – gridò

-          Forse non hai detto a tuo marito di aver avuto un amante? Beh, più d’uno, a quanto ne so, ma io sono stato senz’altro il migliore… - la modestia dei vampiri, ma chi era, il gemello di Leonard?

Rodolphus dette segni di nervosismo e infatti sposto la mano, che prima teneva nascosta nell’abbottonatura dell’abito, al suo fianco, facendo intravvedere che non era di carne, ma di legno.

-          Sul serio non ti ricordi? Oh, che vergogna, Bella cara… - la stava nel frattempo prendendo in giro Astaro – Ah, forse ho capito, è perché quando ci siamo conosciuti io non avevo questo aspetto, ma quest’altro!

 

E l’attimo seguente, compiendo in parte la metamorfosi di tutti i vampiri pronti per la caccia, i suoi  biondi da studente di Drumstrang divennero bianchissimi.

Bellatrix trattenne un singulto mentre avvertiva la guancia di suo marito tendersi all’inverosimile. Impossibile non ricordare quel tipo, era rimasto da loro tre anni e poi, puff! Scomparso nel nulla, chissà dove.

-          Hai fatto delle cose molto brutte, vero Bella cara? – continuava nel frattempo il figlio di Theanu e Andrekasi, proprio lui che in quanto a certe cose doveva tenere la bocca chiusa. E continuava a usare quel linguaggio fintamente familiare

 

-          Cosa c’è, zia Bellatrix, qualcosa ti preoccupa? – chiese Gardis con un’innocenza ben simulata

-          Stai zitta, puttanella altezzosa! Sei come quella stupida di mia sorella! Ma intanto niente potrà fermarmi adesso! Il mio piano è completo, uccidetemi pure, Lord Voldemort è tornato

-          Perdonami ma mi considero molto migliore della tua “povera” sorella… e comunque dovresti smetterla con tutta questa boria

-          È qui che ti sbagli, carina, il bambino che hai appena mandato via perché hai il cuore debole non è nient’altro che il Signore Oscuro in persona

-          Permettimi di contraddirti, ma sei tu che stai sbagliando, zia! – gridò Kitt staccandosi dal supporto sicuro del braccio di Astaro e barcollando verso di lei – non te ne sei neppure accorta… - e sorrise quasi con cattiveria - …non ti sei accorta che lui non è Voldemort, ma è LEI!

-          Che cosa? – Bellatrix, incredula, lo ficcò con sguardo d’odio profondo, ma allo stesso tempo senza capire

-          Izayoi! – il nome della sorellina di Christopher riecheggiò nella sala mentre tutti facevano silenzio

Le teste del gruppo si voltarono in sincrono alla sinistra mentre, da una colonna si avvertivano i tacchi delle scarpe di qualcuno e, subito dopo, i capelli neri di lei apparvero raccolti in una lunga treccia fermata da un fiocco blu, la divisa perfetta dei Ravenclaw e gli occhiali rettangolari sul naso.

 

Bellatrix boccheggiò e suo marito diede segni di essere molto, molto stupito. Era la copia sputata di Temperance, ma gli occhi, quegli occhi…

 

-          Non ti eri accorta, zia Bella, che Lachlan non era davvero il Lord Oscuro? Non ti sei accorta – e in quel momento tutti giurarono che avesse la stessa voce piena di sé e di fiducia nelle proprie capacità di ogni Black sulla terra – che io avevo sostituito i bambini nella culla? Ricordi, zia, quella notte dell’ultimo dell’anno? Non era il clone di Voldemort che è nato, ma una bambina, una bambina Black. È vero, metà dei suoi geni appartengono a Tu-Sai-Chi, ma… non si può certo dire che LEI sia come LUI, non trovi? Credo che sia andato storto qualcosa nei tuoi piani – fece presente, alludendo al fatto che ci avesse messo lo zampino - E ti assicuro che lei non condivide di certo le tue idee…

 

Izayoi aveva moltissimo dei Black, a cominciare dall’espressione e dallo sguardo; i suoi occhi potevano anche essere verdi come un prato irlandese, ma non c’era dubbio sul fatto che qualcuno dei suoi genitori fosse un Black, praticamente dal “padre” aveva preso solo il colore degli occhi.

La mangiamorte fissò con odio prima la ragazzina, che sostenne senza problemi la sua sfida, poi il nipote che gli rivolse un sorriso di superiorità molto simile a quello che Sirius Black aveva avuto stampato sul volto ai tempi del suo ultimo anno a Hogwarts.

-          Esperimento Fallito – aggiunse ancora il moro sollevando le spalle e scimmiottando il tono con cui la stessa Bellatrix aveva decretato il termine dell’esperimento di clonazione, ormai 11 anni prima.

No, l’esperimento non era terminato, ma era senz’altro fallito.

Eccola lì davanti a loro Lady Voldemort.

 

Gardis annuì, era questo che aspettava da una vita, di sentire e vedere in Kitt, quello che c’era davvero in lui, la strafottenza, l’arroganza, la sicurezza di chi la possiede ma non la vuole usare. Non erano belle cose da cercare in una persona, ma i pappamolla non erano fatti per stare con i Malfoy.

Era questo che amava: le persone che sanno quello che fanno.

 

Ora capiva molto meglio perché lui fosse così fissato nel dire che Lachlan non fosse Voldemort, in effetti non era lui quello nato dal ventre di Temperance… e forse avrebbe dovuto capirlo prima anche lei, era stata un po’ ottusa, vero?

 

Furiosa con tutti, Bellatrix lanciò contro il nipote una Avada Kedavra per levargli finalmente dal viso l’espressione che era appena comparsa, la stessa che anche Zachariah le aveva sfoggiato quando, sotto i suoi occhi attoniti, aveva distrutto per sempre l’essenza di Lord Voldemort dalla Terra; ma la magia, seguita dalla sua scia verdognola di morte, si infranse contro una barriera invisibile davanti agli occhi fissi di Kitt che aspettava la sua condanna, ormai sereno di essersi tolto un peso dalla coscienza.

 

Stupito da quanto aveva visto il ragazzo si voltò verso il vampiro che era sopraggiunto alle sue spalle, l’incantesimo che aveva visto era assolutamente identico a quello che aveva usato Gardis poco prima.

-          E’ stata lei? – gli chiese stupito, Astaro sollevò gli occhi e guardò da un’altra parte così il Black si voltò versa la bionda, Gardis ghignò, ma negò e con l’indice indicò proprio lui, fu a quel punto che Christopher entrò davvero in confusione: era stato lui? E come?

Manda via tua sorella gli disse lei nella sua mente. Lui si affrettò ad annuire, poi con un cenno indicò ad Izayoi l’uscita e lei si affrettò ad ubbidire scomparendo da dove anche gli altri se n’erano andati poco prima.

 

Gardis, compiaciuta, si guardò attorno: alla sua destra Leonard con i capelli bianchissimi come neve e gli occhi più rossi che gli avesse mai visto, stava aspettando proprio lei, era arrivato il momento di mettere una pietra sul passato e chiudere quella storia una volta per tutte.

Alla sua sinistra Astaro, anche lui con i capelli candidi e gli occhi iniettati di sangue, ma la sua espressione era divertita piuttosto che combattiva, evidentemente doveva trovare la loro rivalsa su Bellatrix una cosa estremamente buffa, beh, era proprio da lui…

E per finire Christopher, con la bacchetta stretta nella mano e lo sguardo da vero Black appuntato sulla zia e su suo marito.

Annuì a quello spettacolo e si voltò finalmente anche lei in quella direzione

-          Game Over, zia – dichiarò

*          *          *

 

Scuse autrice: Scusate scusate, non ho tempo né di salutare né di scrivere a tutti, ci vuole già tutta che compili queste misere parole una dietro l’altra, ma se mi mettessi a salutare non posterei in tempo il capitolo e ho già lasciato passare troppo… sorry… spero che mi perdonerete, alla prossima vedrò di essere un’autrice più calorosa ^_^

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Capitolo 29
*** Game Over ***


Gardis stava mostrando quello che era davvero e questo affascinava Kitt che la guardava come se l’avesse appena scoperta.

Sapeva che Gardis, a differenza sua, non si preoccupava troppo di mostrare ciò che c’era dentro di lei, anche se questo causava dei problemi, ma vedere la sua personalità forte prendere il controllo della situazione, vedere i suoi occhi farsi differenti e il suo sorriso, che probabilmente aveva ereditato da sua madre, diventare freddo e calcolatore come quello dei Malfoy con tanto di ghigno incorporato lo spaventava, lo spiazzava, ma, soprattutto, lo stregava.

Nonostante lui si fosse sempre definito una persona duplice, solo in quel momento vedeva la portata di ciò che significava davvero la parola “duplice”: Gardis aveva ereditato i sentimenti di sua madre e il carattere di suo padre, ma… c’era un ma, in quel momento, come in altri che lui non aveva mai visto, le due cose si sostituivano rendendo il suo carattere attento e meticoloso come quello di Hermione e il suo animo gelido e superiore come esigeva il cognome che portava. Non c’era situazione a cui lei non potesse essere adatta, neppure una.

 

Deglutì e mosse qualche passo nella sua direzione, mentre la bionda ancora gli dava le spalle senza staccare gli occhi dalla zia che, furente, stava letteralmente facendo fuoco e fiamme.

Le prese la mano e la strinse forte.

Gardis voltò la testa verso di lui e, per un attimo, il sorriso dolce di una mamma, lo sguardo comprensivo di qualcuno che ti vuole bene, passò tra i suoi occhi, nelle sue iridi, lo stesso di Hermione.

L’altra si posò sulla sua e, lentamente, sciolse quel contatto mentre il capo veniva scosso da una parte e dall’altra con lentezza.

-          Bellatrix ti ha fatto molte cose crudeli… - disse pacata con un tono appena percettibile, la mano destra scivolò lungo la manica strappata del braccio sinistro di lui, scoprendo una fasciatura che partiva dal polso e arrivava fino al gomito, proseguendo oltre; con l’unghia dell’indice la percorse e, quando arrivò in cima, la stoffa di cotone cadde, come se fosse stata tagliata di netto con un cutter, sotto spiccò un simbolo nero, il marchio nero dei mangiamorte che, con probabilità, si era lasciato fare per proteggere i suoi fratelli, reprimendo sé stesso come il dolore che doveva aver provato.

Udì la risata perfida dell’altra strega.

Le dita bianche e affusolate di lei accarezzarono quello sfregio

-          Non era il caso che tu mi mentissi… sapevo che avevi questa maledizione – disse tranquilla come se stesse toccando la testa di un fanciullo, quasi certamente con lo stesso sguardo di sua madre mentre compiva lo stesso gesto: era un marchio non voluto, un segno imposto, una maledizione in ogni senso del termine. Come già suo padre ne era stato portatore e ancora lo portava, a volte in quelle persone c’era l’orgoglio di chi sa di poter dimostrare che se si crede davvero in qualcosa si va oltre alle belle e filosofiche parole, perché si può scegliere di essere mangiamorte per molti motivi, e non tutti sono cattivi.

Perché loro due, Draco e Christopher, portavano una maledizione che non si sarebbe cancellata, l’avevano accettata per una ragione diversa dal credere nel Signore Oscuro, ma chiunque li conosceva davvero poteva dire che né l’uno né l’altro erano dei VERI mangiamorte.

Christopher cercò di dire qualcosa, ma il dito di lei gli si posò sulle labbra imponendogli il silenzio più con uno sguardo che con quel gesto.

-          So che t’ha fatto Bellatrix – disse ancora spostando la mano destra e allentando la presa con cui lui teneva ancora il suo polso – ora vedrai che cosa ha fatto a me.

 

Mentre una forza strana lo portava indietro intravide sotto il polsino inamidato della camicia bianca l’orologio che lei portava sempre alla sinistra e, all’improvviso, rammentò qualcosa che, per una serie strana di ragioni, fino a quel momento gli era sfuggito: il quadrante.

Il quadrante dell’orologio aveva forma circolare ed era molto sottile, ma all’interno vi era filigranata una mezzaluna, una mezzaluna rivolta all’ingiù in oro giallo il cui bordo correva per tutto il vano circolare, la mezzanotte, segnata dalle lancette appuntite come spilli, era proprio al centro della forma.

 

Emise un sussulto.

Era…

 

In quel preciso momento avvertì una forza magica violentissima, strana, particolare, come pescata dai più recessi ricordi della sua mente, qualcosa di nuovo e allo stesso tempo familiare avvolgere la sottile figura di lei, alcune folate di vento girarono per le pareti circolari.

Spostò alternativamente lo sguardo sugli altri due studenti della sala, stranamente due vampiri, con occhi e sguardo differente stavano entrambi attendendo, all’apparenza non eccessivamente preoccupati. Solo Leonard pareva avere gli occhi stranamente severi, accentuati dal colore innaturalmente rosso, la sua espressione, in genere beffarda, mostrava ciò che era davvero.

 

Kitt si sentì come un bambino dell’asilo messo nella stessa classe degli scolari delle elementari, non era che un ologramma di ciò che doveva apparire, ma non si era accorto che lo stesso era per altre persone all’infuori di lui. Per molte persone. Forse per tutti, anzi, senz’altro per tutti e tutte. Si sentì davvero ingenuo, e lui che aveva creduto di essere l’unico, lui che non vi aveva fatto caso… Gardis, Leonard, molti altri erano senz’altro maschere e attori migliori di lui.

Dicevano che i Ravenclaw erano intelligenti, lui doveva essere il primo Corvonero stupido della storia della Casa…

 

Vide i capelli biondi mossi da un venticello irreale che, notò un cerchio dorato formarsi intorno a lei e poi i capelli cominciarono a schiarire sempre di più, finchè non divennero di un bianco candido come la neve, allungandosi e arricciandosi, sfiorandole appena la schiena. Notò spuntare una parte del corno dorato della Regina dei demoni e immaginò che stessero allungandosi anche le zanne. Si stava trasformando, stava diventando…

 

-          Rago? – domandò piano mentre tutto taceva e gli occhi di sua zia erano quasi spalancati, non dal terrore ma dallo stupore

La ragazza, chiunque fosse, si voltò, poi scosse la testa. Non era Rago. Non era Gardis.

Kitt la fissò ammutolito e con la bocca aperta

-          Non sono Rago – mormorò una voce delicata, ma non quella della Sohryu, bensì quella molto più familiare della sua compagna del Grifondoro – sono Gardis – aggiunse e sorrise.

Era vero, non era Rago.

Assomigliava a Rago terribilmente, aveva i capelli bianchi come lei, aveva i canini prominenti, il corno sulla fronte e il suo stesso potere, lo avvertiva, ma non era lei. Gli occhi azzurri come zaffiri della donna non c’erano su quel corpo ancora adolescente, differente da quello di donna fatta che era l’antica regina, rimpiazzati da due ametiste che brillavano come se fossero state diamanti.

Gardis, del colore dell’ametista.

 

Istintivamente si domandò se fosse nata così e per quel motivo sua madre l’avesse chiamata Gardis.

 

La mano di lei si allungò nella sua direzione, lei non l’aveva scacciato, poco prima, l’aveva semplicemente allontanato perché potesse riflettere su ciò che lei era davvero e prendere la decisione sulla parte da cui schierarsi, se appoggiarla o meno, se spaventarsi e correre via, se evitarla, ripudiarla, averne paura.

Non se lo fece ripetere e si avvicinò, notò che le unghie erano lunghe e a forma di mandorla, ma non v’era smalto sopra. Non c’erano emozioni visibili.

Gardis era stessa e quello era ciò che era davvero.

Mezza demone, mezza umana.

Ma la sua parte umana aveva sempre avuto il sopravvento, come Rago gli aveva insegnato.

Capiva molte cose, ora, e molte altre gli sfuggivano. Gardis sapeva tutto da tanto tempo, perché non glielo aveva detto? E l’orologio a forma di mezzaluna?

 

-          Tu non sei… Rago? – le domandò quando le loro dita si sfiorarono, Gardis negò ancora

-          Rago è solo Rago e io sono solo Gardis, l’unica cosa che abbiamo in comune è il potere… e metà del mio sangue appartiene al mondo dei demoni, non sono umana, non mi possono uccidere, posso manipolare le forme, posso controllare il vento, posso volare. Posso fare tante cose come lei. Ma non sono Rago.

-          Sembri diversa – disse sentendosi un idiota, lei sorrise senza scherno

-          Posso nascondere la mia natura. O meglio, posso fare appello al mio potere quando è necessario, se lo uso in grande quantità, il mio aspetto cambia, come accade per i vampiri, è così per ogni essere che non appartiene totalmente ad una delle Stirpi, Rago te l’ha insegnato.

L’altro annuì

-          Mi spiace che abbia dovuto mentirti

-          Mentirmi? – chiese allarmato

-          Non sei la reincarnazione di Dresda – disse in un soffio – il potere di quella persona viene tramandato in maniera assai curiosa nella tua famiglia, ma nessuno è la reincarnazione di qualcun altro, benché lo si creda, e nessuno è davvero immortale. Neppure la Pietra Filosofale può concedere quel privilegio, è una formula che hanno inventato gli Arcimaghi al mio tempo e sappiamo che cosa hanno creato. Allunga la vita, ma non allontana la morte. Non morire va contro le leggi della natura, per questo è impossibile.

-          Non sono Dresda… - mormorò lui

-          Non ti sei mai chiesto perché non riuscissi a ricordare? Perché la portatrice dell’Anima Azzurra potesse farlo e tu no?

-          Pensavo che fosse normale – si giustificò

-          O forse non volevi indagare troppo in quella faccenda – lui fu costretto ad annuire, probabilmente lei sapeva come si era sentito, lei doveva essere passata in qualcosa di molto simile e… molto peggiore, forse. Era per quello che aveva taciuto sulla sua natura? O forse… aveva paura di quello che lui avrebbe pensato?

-          Rago mi ha detto dell’Anime Azzurra, è una bugia anche quella?

-          No – le sue parole stonavano con la teoria che fosse nata già con quel potere

-          Sei nata così, per questo ti hanno chiamata Gardis? – lei sorrise e negò ancora

-          No, sono nata come mi conosci, con gli occhi di due colori differenti e i capelli biondi

-          Come è successo? – il sorriso di Gardis divenne ironico, forse crudele

-          Chiedilo a lei – e si rivolse verso la parente

 

-          Avete finito con le chiacchiere? – domandò Bellatrix

-          Non farti scrupoli, zietta, potevi anche attaccare nel frattempo… - la derise lei – sai, la giustizia non ti si addice, ti fa pallida, non trovi fratellino? – e si rivolse a Leonard che annuì, era bello vedere che Gardis non cambiava mai, chissà che battaglia interna aveva combattuto da quando era entrata per non perdere il controllo su di stessa e, quindi, liberare di conseguenza Rago. E chissà che sforzo doveva aver fatto per sciogliere il potere dei demoni senza che questo avesse il sopravvento su di lei.

-          Io veramente pensavo che fosse il vestito a stonare col suo colorito cadaverico – scherzò il ragazzo

-          Beh, vi assicuro che senza, se possibile, è ancora più bianca… - commentò Astaro ridacchiando delle battute dei due Malfoy, apparentemente incuranti della battaglia imminente o quantomeno non preoccupati da essa

-          Mocciosi saccenti! – fu il pericoloso sibilo della Black-Lestrange che pestò i piedi sul pavimento e fece illuminare pericolosamente la bacchetta. Anche Rodolphus dava segno di irrequietezza e infatti tolse dall’abbottonatura, in una posa simile a quella di Napoleone, il braccio che si rivelò essere di legno

-          Che carino che sei a conservare ancora quel ricordino, zio – lo canzonò deliberatamente sprezzante del pericolo la mezza demone

Dunque era stata lei a procurargli quella menomazione?

Era accaduto dopo la nascita di Izayoi, Bellatrix e Rodolphus non erano stranamente al castello, sua madre, che aveva visto per l’occasione, aveva scherzato che era proprio per quello che aveva deciso di partorire.

Gli zii non erano al castello, faceva freddo e la notte del 31 dicembre Izayoi era nata e lui aveva scambiato i bambini nella culla, ma quella era un’altra storia; il giorno seguente sia Bella che Rodolphus erano tornati piuttosto malconci assieme ad alcune delle altre persone con cui vivevano tutti insieme nel castello in Ungheria. Rodolphus aveva perso il braccio con cui teneva la bacchetta e per lui era stato un oltraggio terribile: se possibile il suo pessimo carattere era peggiorato ancora.

Erano stati i fratelli Malfoy a creargli quell’handicap? Era stata Gardis?

-          Piccola puttanella – disse pericoloso e con voce cavernosa il mago che, al momento, sembrava più una brutta versione di Wolverine che il ritratto dell’imponenza come era stato da giovane, aveva pure le striature bianche sulle tempie, sconto anzianità, si vede…

-          Oh, non ringraziarmi – continuò lei – per quello il merito è di Leonard – aggiunse come se avesse conosciuto anche i pensieri di Kitt

Rodolphus, vermiglio di rabbia, fece saettare un incantesimo dalla punta della bacchetta di legno che era saldata al moncherino di ebano che fungeva da “braccio sostitutivo”, esattamente come Capitan Uncino portava l’uncino, per i maghi a cui era stato amputato l’arto con cui si tiene la bacchetta è normale fissarla al nuovo supporto di legno.

La magia si infranse con un tonfo sordo contro una barriera invisibile senza che Leonard si scomponesse troppo, anzi, ci sarebbe mancato poco che cominciasse a lucidarsi le unghie come se niente fosse, Astaro, dall’altro capo della sala, ghignò al suo modo di fare: poteva essere vero che gli esseri viventi non si reincarnavano, ma era dato di fatto che nei secoli alcuni tra loro si assomigliassero in maniera decisamente sospetta, come era accaduto ad Eskale e Zachariah, ma soprattutto, come stava accadendo a Lark e Leonard. Entrambi vampiri, entrambi fratelli di un demone molto particolare, entrambi con lo stesso modo di porsi di fronte alle situazioni, entrambi eredi di casati potenti, come la dinastia dei vampiri o dei Malfoy. In realtà potevano anche essere gli eredi di un calzolaio che quel calzolaio, agli occhi di chi li avrebbe incontrati, valeva quanto il re d’Inghilterra. Avevano l’invidiabile dote naturale di scomporsi raramente, ma, soprattutto, di essere dei leader.

 

Gardis si spostò protettivamente di fronte a Kitt, la bacchetta in pugno, nel caso la zia decidesse di colpire lui, un’opzione, purtroppo, molto probabile

-          Puoi anche avere i poteri di un Arcimago, ma non sei immortale – gli ricordò lei quando, imbarazzato, Chris cercò di spostarsi – e noi “quasi” immortali conosciamo bene il significato di una vita mortale, ma soprattutto, quanto questa sia effimera e breve ai nostri occhi.

-          Sono sopravvissuto quasi vent’anni, però – le fece notare lui

-          Sì, ma se ti dovesse capitare qualcosa e Rago dovesse davvero uscire di qui… non rimarrebbe molto né di Hogwarts né di quanto vi sta attorno, tantomeno di quanto vi è dentro.

-          Chi l’avrebbe mai detto che il mio adorato nipotino e la figlia della mia sorella traditrice avessero una storia – disse ironica Bella, ma né Kitt né Gardis si lasciarono scomporre da quelle parole – ma non crediate di aver vinto solo perché il nostro esperimento è andato in fumo – sghignazzò la donna – abbiamo ancora una carta da giocare e, sfortunatamente per voi, è un asso

-          L’asso e una coppia di due non fanno molto di fronte ad una scala reale – fece notare con nonchalance il millenario fratello di Rago, in effetti tra una Regina dei Demoni, il sosia perfetto dell’antico Re dei Vampiri e il discendente del Principe degli Arcimaghi… beh, per una volta si accontentava di fare la carta da poco, ma diamine, erano o no una scala reale?

 

Dalla scollatura la strega estrasse un cerchio d’oro con gli stemmi delle Case di Hogwats e lo lasciò penzolare dalla catenella dopo averla slacciata; il filo d’argento scuro e da lucidare del girocollo non era proprio intonato all’oro lucido e brillante del ciondolo, ma… era questo a renderlo speciale

-          Il medaglione della mamma – sussurrò piano Kitt riconoscendolo al volo

-          Era di tua madre? – domandò con aria preoccupata Gardis

-          Sì, lo portava sempre con sé

-          A che cosa serve?

-          Non ne ho idea, ma la mamma non voleva assolutamente liberarsene. Chi te lo ha dato? – gridò furibondo nei confronti della parente

-          Tua madre, ovviamente – sminuì la mangiamorte

Non era possibile, Temperance non si sarebbe mai separata da quell’oggetto, Bellatrix doveva averglielo strappato con la forza, ciò significava che… o era morta oppure era incosciente.

 

In effetti rammentava una lettera di sua madre giunta poco prima di Natale che lo pregava di stare in guardia, che fosse così tanto tempo che Bella ne era in possesso? E perché lei non gliene aveva parlato chiaramente?

 

-          Mocciosi impertinenti, ora saprete che cos’è davvero quest’oggetto, non è un semplice medaglione, non è un ciondolo qualsiasi, ma è il potere di tutta Hogwarts! È il manufatto che i quattro fondatori hanno creato, QUI è contenuto il potere che fa rimanere in piedi questo ammasso di pietre, che vi sfama e vi illude, è QUESTO!

 

Gardis strinse i denti, sentiva la rabbia montarle dentro, sentiva il sangue scorrerle nelle vene e il potere pulsarle nella testa, ma soprattutto era cosciente di ciò che avrebbe potuto fare. Strinse i pugni, sembrava che ogni volta che incontrava Bellatrix la sua vita fosse destinata ad una svolta, che questa fosse perché era arrivato il momento di lasciare andare la Regina?

No, doveva resistere.

Doveva farcela.

E ce l’avrebbe fatta perché nessun Malfoy, ma ancora di più NESSUNA Malfoy avrebbe fatto un patto con sé stessa e poi non l’avrebbe mantenuto.

 

Avvertì la forma poco familiare dei canini dei demoni premere sul labbro inferiore mentre lo mordeva fino a farsi male, pur di non perdere la padronanza di sé; si guardò attorno nello scempio che con poche magie era stato compiuto là sotto: la grande stanza delle serpi, rifugio di Salazar, era ridotta ad una strage di pietre e polvere mentre il muro posteriore, quello proprio dietro alla grande testa di cobra che sovrastava il tutto, era stato distrutto dall’esplosione che aveva fatto entrare in scena Bellatrix e consorte, mettendo il grande spazio in comunicazione con un altro dalla forma stranamente circolare, sorretto tutt’intorno da colonne dall’aspetto antico e vissuto e aperto sul cielo da cui proveniva nientemeno che la luce che illuminava un grosso cubo di pietra, un’ara, al centro del quale riusciva a intravvedere una sagoma circolare proprio della forma del medaglione che la zia reggeva ancora in mano e, tutt’intorno, ghirigori e riccioli scavati nella roccia.

 

Cominciava a capire,  soprattutto dopo che la donna ebbe voltato loro le spalle e si fu messa a correre in quella direzione.

-          E’ il medaglione di Hogwarts! – gridò agli altri lanciandosi all’inseguimento della donna e oltrepassando le spalle robuste di Rodolphus che stava cercando di dare un po’ di vantaggio alla moglie fedifraga.

 

Si lanciò istintivamente sulla parente cercando di strapparle dalle mani lunghe e ossute il cerchio d’oro prima che quella riuscisse a posizionarlo e poi pronunciasse la formula necessaria ad attivare l’incantesimo.

Avvertì le unghie di lei graffiarle un braccio e non se lo fece ripetere due volte prima di tirarle i capelli, facendola urlare come un’aquila tenendosi il capo con una mano, ma continuando a non mollare la presa.

Era buffo che proprio lei che poteva vantare tanti poteri stesse azzuffandosi con quella megera a mani nude.

 

Kitt si scagliò a sua volta contro la donna, scansando una maledizione senza perdono e lanciandole un petrificus nel tentativo di immobilizzarla.

Stava dando tutto quello che aveva perché ormai non doveva più scegliere tra la ragazza che amava e i suoi adorati fratelli, c’era un modo per proteggere entrambi.

Con foga scagliò un sectumsempra, una magia con cui si era solo esercitato, ma non aveva mai pensato di utilizzare contro qualcuno, specie un altro essere umano; purtroppo l’incantesimo s’infranse poco distante dalla zia che si era spostata rapidamente.

Non gli importava più, voleva solo vivere la sua vita, c’era un modo per farlo e se ciò avesse comportato la vita di colei che aveva distrutto la sua, beh, non lo infastidiva più di tanto.

Con coraggio scagliò per la prima volta una Avada Kedavra che colpì di striscio la mangiamorte ferendola ad un braccio e lasciandola qualche istante paralizzata, a quel punto le si avventò contro, afferrandole il collo con le braccia e impedendole di respirare, ma Bella, che certo di battaglie ne aveva viste parecchie, riuscì in quella frazione di secondo, a posizionare il medaglione nella sezione circolare della pietra, poi la strega estrasse dalla cintura qualcosa di molto babbano: un pugnale, che cominciò ad agitare come una forsennata di fronte al viso, Gardis lo scansò per un pelo, ma Chris, che stava cercando di tenerla ferma per quanto possibile ed evitare che la sua compagna fosse sfregiata, venne ferito al viso dalla lama tagliente e un rivolo di sangue cominciò a scivolargli lungo la guancia come una lacrima, peccato che i suoi occhi fossero tutto meno che pietosi: stavano saettando di rabbia mentre uno strano fuoco blu gli bruciava nelle iridi come Gardis non gli aveva mai visto e se non la smetteva di fissarlo affascinata dalla forza e dal coraggio che dimostrava, la prossima volta lui non avrebbe potuto fare molto per salvarla dalla lama.

 

Gardis diede una rapida occhiata agli altri due vampiri alle prese col marito di Bella e con un terzo mangiamorte che era rimasto nella Stanza della Fondazione mentre gli altri due avevano fatto irruzione della Camera dei Segreti.

Astaro si distrasse un attimo e, sapendo che Gardis era preoccupata per l’odore del sangue che stava impregnando l’aria, si affrettò a metterla tranquilla per sé e per Leonard con uno sguardo, tornando a concentrarsi sul mangiamorte esagitato che pareva posseduto di fronte a lui.

 

Tranquillizzata dall’occhiata di Astaro, Gardis poteva finalmente concentrarsi sull’esito della zuffa, perché di non la si poteva chiamare battaglia quella sequenza di sberle, graffi e tirate di capelli…

Non avrebbe combattuto tranquilla e di certo non sarebbe stata una vittoria se i suoi nemici fossero stati fatti a pezzi e mangiati per colazione dai suoi fratelli, non che si meritassero molto di meglio, però così sia Astaro che Leonard avrebbero avuto dei problemi, specie in un tempo dove si cercava di organizzare la pacifica convivenza tra esseri umani e vampiri e, bisognava dirlo, non era facile, lei lo sapeva bene dopo aver trascorso diciassette anni della sua vita assieme a suo fratello…

Un mangiamorte meritava solo due morti: ad Azkaban, nel neonato Azkaban governato dagli Auror, oppure per un’Avada Kedavra. Anche un crucio non sarebbe stato male, ma poi sarebbe sempre comparso qualche giornalista venduto a dire che non erano stati rispettati i diritti dell’ “uomo” mangiamorte, come se quel branco di assassini boriosi e crudeli si fosse mai fatto problemi delle sue azioni, a dirla tutta non sembravano morire dal dolore per il triste destino a cui avevano condannato la famiglia Black… no, proprio no, per non parlare dei genitori dello zio Harry! Bastava guardare come erano straziati dal ricordo doloroso! E i nonni di Ciel e Karen?

Non doveva pensarci troppo perché altrimenti pure lei avrebbe potuto rendere di loro solo un mucchietto di cenere…

 

Ma ciò che la stupiva di più in quel momento era Kitt che cercava di eludere gli attacchi della zia. Kitt era una persona che non si sentiva coraggiosa, su questo non aveva dubbi, ma lei sapeva che non era così. Il coraggio di un immortale è difficile vederlo, insomma, non si ha niente da rischiare a parte qualche taglio, mentre lui stava dando stesso, stava combattendo rischiando la vita e il dolore.

Lo ammirava molto perché lei non poteva fare altrettanto, ma soprattutto, non sapeva se, se fosse stata una qualsiasi, si sarebbe esposta in quel modo.

Vederlo agitarsi e dimenarsi nel tentativo di bloccare Bellatrix la rese improvvisamente conscia di ciò che voleva davvero da quella battaglia: non vendicarsi, il passato, come diceva Leonard, non lo si poteva cambiare, ma proteggere il presente, proteggere chi amava. Vivere il suo futuro.

 

Un istinto primordiale e molto selvaggio le fece spalancare le fauci e ringhiare minacciosa contro il nemico mentre i canini acuminati venivano illuminati dalla luce della luna, facendo momentaneamente impietrire e poi tremare Bellatrix, semplificando notevolmente il lavoro di Christopher che le si avventò addosso per immobilizzarla e strapparle il ciondolo dalle mani, operazione nella quale rimase ancora ferito, come se i tagli più o meno profondi sulle braccia e sulla gamba destra non fossero sufficienti; dagli strappi della camicia, infatti, si potevano riconoscere tante sottili lineette sanguinanti.

In verità, anche lui aveva tremato vedendo le zanne affilate, aveva paura e non lo nascondeva, ma sapere che LEI stava dalla loro parte, chiunque fosse, Gardis, Rago o un azzeccato mix tra le due, beh, lo confortava. Lo confortava sapere che c’era qualcuno con lui, che c’era qualcuno a dargli una mano, che lo aiutava, che voleva le stesse cose che voleva lui: pace e protezione.

Se anche fosse morto, sarebbe sempre rimasta lei per compiere la giustizia in cui lui credeva.

 

Amava Gardis più di qualsiasi cosa, non lo nascondeva, né avrebbe più cercato di farlo. Lei meritava di vedere chi era davvero e di sicuro, anche se lo sospettava, non aveva idea di cosa si celasse sotto la superficie. Se avesse saputo fin dall’inizio che entrambi erano invischiati in quella storia più di quanto immaginasse, allora avrebbe chiesto subito il suo aiuto, le avrebbe detto tutto, confidato ogni sui segreto, ma… avevano agito allo stesso modo perché, fondamentalmente, erano innamorati e volevano proteggersi l’un l’altro, entrambi allievi di esperienze precedenti e dolorose che avevano insegnato loro che il silenzio era il bene più prezioso: meno sai, meglio è, per me e per te.

Un insegnamento sbagliato, a quanto pare, che aveva complicato le cose fino all’inverosimile, che li aveva fatti camminare a lungo su strade parallele, separate da una sottile parete di vetro attraverso la quale non volevano vedere l’ovvietà delle cose.

Ora era il momento della resa dei conti e non avrebbe dato niente di meno che tutto stesso per lei, perché potesse avere ciò che desiderava, qualsiasi cosa fosse. Perché se era stata Bellatrix a renderla una mezza-demone, e la sua condizione, bisognava dirlo, non era facile, allora meritava forse più di lui di avere vendetta, no: GIUSTIZIA.

E lui gliel’avrebbe data. E avrebbe fatto tutto il possibile perché ciò avvenisse perché si era in parte reso responsabile della sua sofferenza.

Se era vero che Gardis era diventata ciò che era adesso la stessa notte in cui Izayoi era nata, ebbene, allora erano undici anni che portava quel peso sulle spalle, erano troppi anni, perché sei anni sono pochi per cambiare completamente la vita di una bambina.

Perché a sei anni non sai cos’è la morte, se non l’hai vista con i tuoi occhi.

Perché a sei anni non sei pronto per diventare niente e lei era diventata qualcosa che nessuno sapeva che esisteva, qualcosa che nessuno sapeva cosa fosse.

Qualcosa che faceva paura, ma della quale LEI non aveva paura e… lui neppure.

L’amava anche con quello. L’amava ANCHE per quello. Amava qualsiasi cosa di lei, anche ciò che gli altri detestavano: i suoi occhi, il suo coraggio e perfino la sua strafottenza e il suo briciolo di arroganza.

 

La mezza-demone prese tra le mani il monile colorato ed esercitando pressione ai due opposti lo spezzò esattamente a metà con un taglio netto. Poi sorrise a Kitt, come se gli avesse letto nella mente tutto ciò che lui aveva pensato.

Bellatrix gridò e si avventò sopra l’oggetto, come se ne andasse della sua vita, cercando nel frattempo di colpire al cuore la ragazza che scansava le sue mosse e la fissava con superiorità.

La mangiamorte aveva il viso contratto dall’ira e dallo sgomento mentre raccattava le due metà del medaglione e le faceva combaciare, china sul pavimento, pareva una persona qualsiasi se non fosse stato per l’aspetto arruffato e gli occhi iniettati d’odio e di sangue.

 

Gardis, in piedi lì accanto, diede un’occhiata al ragazzo, seduto sul pavimento, che si passava le mani tra i capelli neri, come dovevano essere stati quelli di Bellatrix, le gambe leggermente piegate e il respiro ansante; il sangue che gli usciva da un taglio profondo che macchiava la camicia le fece perdere quel poco di pazienza che ancora possedeva, nonostante lo sguardo di lui la implorasse di rimanere padrona di sé stessa, soprattutto davanti ad una simile sciocchezza di ferita.

 

Ma Gardis era mezza Malfoy e mezza Granger e lo sanno tutti che sia i Malfoy che i Granger vivono le emozioni in maniera forte, TUTTE le emozioni, collera, rabbia e odio incluse, fu per questo che un gesto fulmineo partì all’improvviso, mentre la mano della ragazza andava a stringere per il collo la zia, scaraventandola come se non pesasse niente contro la parete.

Leonard e Astaro, dopo aver sistemato gli altri due maghi, la fissarono preoccupati mentre la inchiodava alla parente contro le rocce del muro, tenendola sollevata sempre per il collo.

La mano stringeva sempre di più, il colorito della strega non era dei più salutari e aveva addirittura perso la sfumatura vermiglia della collera per passare ad una violacea, ma ciò che stava davvero preoccupando Bellatrix Black Lestrange era il gelo delle lunghe unghie di lei che le passavano lentamente sulla carne del collo, fredde come se fossero state lame di coltello e, probabilmente, altrettanto pericolose.

 

-          Sai zietta, chiunque in questa stanza avrebbe una buona ragione per ucciderti, anche i tuoi complici. Non ti sei certo risparmiata, bisogna ammettere che sei stata imparziale nella tua distribuzione di mali e maledizioni, cattiverie e vite dannate, non è vero?

La sorella di Narcissa tentò di sfoggiare un sorriso strafottente e malvagio come aveva fatto all’inizio di quel combattimento, quando ancora non aveva idea di che cosa avesse davvero fatto a sua nipote, ma il suo tentativo fu stroncato da una stretta più decisa che le levò un altro po’ d’aria, Gardis non sembrava provare né pietà né perdita di ragione, era lucida, fredda e calcolatrice, proprio come lei.

 

Kitt si avvicinò alla ragazza cercando di farle mollare la presa

 

-          Tu, Christopher, avresti ottime ragioni per volere la sua morte, possibilmente tra mille sofferenze, esattamente come ogni Black esistente sulla Terra.

Kitt chinò il capo sentendosi colpevole all’udire le cattiverie che aveva pregato per la zia sulle labbra sicure e prive di rimorsi di Gardis.

Si sentiva meschino solo a pensare a quanti incantesimi terribili le aveva lanciato contro, fino a poco fa, era un Black che non sapeva uccidere: non sarebbe stato lui l’assassino di Bellatrix Lestrange.

-          Noi Malfoy non facciamo mistero del desiderio che tu te ne stia in eterno sotto una bella lastra di pietra, io personalmente vorrei per te la morte più atroce che esiste su questo pianeta, sfortunatamente per i miei sogni – aggiunse – quel tipo di morte la posso infliggere solo io, ma non voglio accrescere il numero di omicidi che ho compiuto nella mia vita, vorrai quindi scusarmi se lascio l’onore di pensare a qualcosa di altrettanto crudele a qualcuno che ne ha altrettanto diritto, vero?

-          Ammazzami, Malfoy, ammazzami tu come hai ucciso mio fratello! – strillò Bellatrix col poco fiato che ancora aveva – forza, uccidimi! Torneremo! I mangiamorte non muoiono mai!

-          Nessuno meglio di me sa cos’è la morte – rispose filosofica Gardis – e ti posso assicurare che tutti muoiono, anche i mangiamorte – aggiunse in un soffio crudele

-          No perché la nostra causa è giusta! Perché noi SIAMO LA RAGIONE! Perché il signore Oscuro non morirà mai! Viva Lord Voldemort! – urlò più forte che potè

E a quelle grida disperate di una pazza fecero eco quelle meno sentite, ma ugualmente presenti dei suoi complici; Gardis scambiò un’occhiata con Leonard, ma suo fratello le fece capire che doveva essere lei a chiudere quella questione una volta per tutte.

-          Se sei così testarda nella tua idea, allora meriti solo di morire. – disse Chris serio risollevandosi in piedi – non vedi né la realtà né la verità, i tuoi occhi percepiscono solo un mondo distorto

-          Non montarti la testa, Black – lo riprese la donna – sei stato dei nostri e hai fatto quello che abbiamo fatto tutti, non sei nella posizione di condannarmi

-          Lui più di tutti ne ha il diritto perché la sua causa era giusta e perché ha saputo guardare la VERITA’

-          Verità, puah! – Gardis strinse la mano, un’unghia si conficcò nella carne rugosa e vecchia della strega, facendole un piccolo taglio, ma piuttosto profondo, come la punta di un coltello

-          È giunta la tua ora, Bellatrix… credo che per te commetterò un altro omicidio… non m’importa molto di dove posso finire, se all’Inferno o a Azkaban, so come cavarmela in entrambi i posti, mi hai dato la possibilità di sopravvivere ad entrambi perché tu, cara zia, non hai idea di che cosa mi hai fatto, di cosa mi hai dato.

-          Sarà un onore essere uccisa dalla stessa persona che uccise Uriah

-          No, non lo sarà. Se tu sapessi davvero che cosa hai fatto non lo considereresti tale

-          Sai, non mi dispiace per nulla, Malfoy, né per te né per tuo fratello. Non provo neppure pietà

-          Fai bene, nessun Black dovrebbe provare pietà, dopotutto neppure io ne provo per te

-          Ci assomigliamo, eh, Gardis? Sarebbe felice tuo padre di saperlo? E tua nonna?

-          No, non ci assomigliamo, mi spiace ma non sono una Black, sono una Malfoy e vado fiera di questo. E mi sento molto superiore a te.

-          Il vostro solito orgoglio presuntuoso

-          Abbiamo i nostri motivi, tipo quello di essere in grado di uccidere qualcuno con un solo dito. Ora muori in silenzio, la tua voce è un dolore per le orecchie e un’offesa alla parola Giustizia.

 

-          Ferma! – qualcuno lo gridò alle sue spalle poco prima che la mano aperta di Gardis si appoggiasse senza indugio sul petto della donna

 

La ragazza voltò appena gli occhi mentre gli altri spettatori si voltarono nella direzione da cui era arrivato il suono.

Sulla soglia della Sala della Fondazione stava una figura vestita con abiti babbani, una giacca di pelle scura con pelliccetta sul colletto, i capelli neri scompigliati, jeans sbrindellati che ricadevano sulle scarpe di pelle di drago chiuse da una fibbia e col tacco rinforzato di metallo.

 

-          Seraphin? – sussurrò appena la mezzo-demone riconoscendo la sagoma che si avvicinava svelta

-          Il figlio di Zachariah? – aggiunse altrettanto stupita

-          È da molto che non ci vediamo, vero “zia Trix” – disse volutamente ironico lui – o non era così che volevi che ti chiamassi quando ero bambino?

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao a tutti quanti! Questa volta finalmente riesco a trovare un po’ di tempo per scrivere, aggiungere qualche dettaglio e far sapere a tutti che no, non sono morta e la mia sorella dimenticata e ripudiata dalla famiglia, ma riacquistata da poco che legge nella mia mente le password segrete non sta pubblicando capitoli al mio posto sotto il mio pseudonimo e, no, non si chiama Fernanda Maria Rosalba.

Allora, cerchiamo di ricomporci… se vi paio più fusa del solito sappiate che è solo un eufemismo, ringrazio davvero tanto di aver già finito di scrivere la storia, altrimenti andrebbe molto più a rilento perché sono letteralmente oberata dal lavoro. Ma so che voi mi capite…

 

Per quanto riguarda il capitolo, non credo che ci siano particolari appunti da fare, insomma, è chiaro e lineare… visto che i protagonisti sono dotati di tutti questi grandi poteri, ho deciso di fargliela pagare per la loro fortuna e fare  sì che non li usassero, costringendoli ad una bella zuffa vecchia maniera con tanto di graffi e pugnali (non pensate che i pugnali siano affascinanti in una storia? Rendono la suspance come nessun’altra arma, neppure le pistole di Sergio Leone).

Ad ogni modo, mi auguro davvero che il capitolo vi piaccia e che continuerete a seguire questa storia che si sta ormai avviando alla sua conclusione.

Aspetto i vostri commenti, sono molto curiosa di leggerli! E spero davvero di non aver offeso nessuno con tutte queste mie assenze e toccate e fuga degli ultimi aggiornamenti ^_^

A presto e un bacione grandissimo

Nyssa

 

Hollina: già già, ci sono andata un po’ pesante e mi è capitato che i misteri dovessero crollare quasi tutti in quel capitolo 28, è stato un caso non voluto, forse ho un po’ esagerato, ma in genere la realtà è così, il classico effetto domino, scoperto uno vengono a galla tutti gli altri ^^

Mi auguro che questo chappy ti piaccia e non vedo l’ora di leggere il tuo commento, ciao! Nyssa

 

Killkenny: non si nota vero che Bellatrix mi sta antipaticissima, vero? Le ho fatto fare la parte della cattiva in tutte e tre le mie storie (e nella shottina non l’ho fatto solo perché non avevo abbastanza spazio per altre cose, figuriamoci per quella…).

Ad ogni modo credo sia un po’ presto per cantare vittoria visto che Bella andrà senz’altro a far compagnia al caro Tom da qualche parte, ma non in questo chappy, come si può vedere ^_^

Spero comunque che la storia continui a piacerti anche adesso che siamo ormai alla fine… ciao e non vedo l’ora di leggere la tua recensione! Nyssa

 

DarkViolet92: innanzi tutto devo salutarti, quando hai cominciato a postarmi commenti io ero già nella  mia fase di superlavoro, quindi non ti ho mai ringraziata come si deve, thank you very much!

E anche grazie per i bei complimenti che mi fai ogni volta, spero che continuerai a leggere, ciao! Nyssa

 

_Nana_: probabilmente la tempesta non è stata come te la immaginavi a compi di maledizioni senza perdono, ma davvero, all’inizio ci pensavo e ho riflettuto che ero davvero invidiosa di questa gente piena di poteri magici, così l’ho puniti a modo mio con ruoli da manicomio e una battaglia che assomiglia alla lotta dei cuscini…

Ehehe, credimi che l’odio per Bellatrix non è una cosa solo tua, come si vede dalle mie storie, è lei la vera cattiva, non Voldemort che bene o male finisce sempre per morire…

Ciao carissima, spero di leggere presto un tuo commento! Un bacio e a presto, Nyssa

 

Lisanna Baston: ma ciao! Non ti devi assolutamente scusare, assolutamente! Tu non recensisci ma io non faccio che aggiornare in ritardo, siamo un po’ esasperate dal tempo, eh?

Sono felice che la mia storia riesca a farti emozionare, credimi, è una cosa che fa piacere sentirsi dire dai propri lettori e rende me, autrice pazza e ritardataria, estremamente orgogliosa delle mie piccole creazioni.

Mi fa anche piacere sapere che tu abbia apprezzato l’uscita di Lady Voldemort, in effetti era da un po’ che riflettevo che se lui era Lord Voldemort, prima o poi ci sarebbe dovuta essere una Lady, quindi era il caso di scriverci una storia ed eccola qui…

Non perdere la favella, mi raccomando, che voglio assolutamente leggere la tua recensione! Spero che mi scriverai presto, ciao e un bacione grande, Nyssa

 

DragonSlave: ebbene sì, m’inchino alla regina delle intuizioni (oppure sono io che sono la regina della banalità, a scelta) che ha capito tutto di come sarebbe andata la storia… spero davvero che questo non l’abbia resa troppo insipida, sarà che io non riesco mai ad acchiapparci nelle intuizioni sulle storie, mi faccio dei castelli spettacolari, salvo poi scoprire che era tutto diverso e così ci scrivo sopra una storia io ^_^

Comunque sia, torniamo a noi e al capitolo 28, su Lachlan e Izayoi c’è ancora molto da dire, non lascerò cadere la loro storia così nel nulla perché merita di essere raccontata, per quanto riguarda Gardis, invece, sì, è proprio colpa della CARA Bellatrix se Gardis s’è dovuta abbonare ad uno psichiatra, comunque la sua storia completa la racconterò a sua volta, verrà il tempo della soluzione totale di questi misteri.

Sai che ti dico, non m’interessa se “bellissimamente” esiste come parola (Word non me la dà errore, quindi dovrebbe), cmq anche se non esistesse non m’importerebbe perché mi ha fatto felice ugualmente.

Mi fa piacere di essere riuscita a mantenere almeno un po’ l’aura di mistero, anche se ammetto che è stato difficile col sarcasmo dilagante di Gardis che finiva sempre col rovinare i momenti più cupi, ma Gardis è come me, ogni tanto parla troppo (raro) e dice le cose sbagliate (spesso)… direi che quello che io e Gardis abbiamo più in comune è proprio una disumana dose di ironia fuori luogo, fatto sta che i momenti romantici e quelli tesi non fanno molto per noi.

Tu puoi anche non vedere l’ora di leggere questo ventinovesimo capitolo, ma sappi che io sono stracuriosa (e questo esisterà?) di leggere la tua recensione, quindi spero proprio che me ne lascerai una, io aspetto impaziente! Ciao e un bacione grandissimissimo! Nyssa

 

Lord Martiya: eh, ne so qualcosa di tempo che fugge, fatto sta che coi tempi che sto accumulando non credo ti sarai perso più di tanto… e il vero motivo per cui questa storia è così ingarbugliata è solo perché l’avevo già finita, sennò non sarei mai arrivata al punto dove sono adesso…

Spero davvero che anche questo capitolo ti piaccia e mi auguro che continuerai a seguirla fino alla fine! Ciao e a prestissimo! Nyssa

 

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Capitolo 30
*** Big Big World ***


Seraphin si avvicinò rapidamente, Gardis mollò sul pavimento con malagrazia la zia che ricadde dolorante e senza fiato al suolo.

Gli occhi blu di Fin la scrutarono dall’alto in basso senza pietà.

 

-          Che cosa hai fatto, mia amata sorella? – domandò alludendo al suo aspetto e prendendo tra le dita una ciocca dei capelli bianchi di Gardis, portandosela alle labbra.

-          L’incantesimo è finito, Seraphin, è giunto il momento di mettere fine a questa storia, dura ormai da troppo tempo.

Seraphin voltò la testa fissandosi sul vampiro che non conosceva, qualche attimo in più su Leonard e piuttosto a lungo sul ragazzo dai capelli scuri e gli occhi come la notte che lo fissava duramente, quasi che fosse geloso del gesto fraterno verso Gardis. Sorrise al suo indirizzo.

 

-          Credo che non ci abbiano presentati – annunciò di altro umore al suo indirizzo, avvicinandosi e tendendo la mano, Kitt gliela strinse di riflesso – e così tu sei il fortunato che ha finalmente fatto crescere la mia sorellina…

Christopher spalancò gli occhi e guardò Gardis oltre le sue spalle. Qualcosa gli sfuggiva: chi era quel tipo?

Innanzi tutto il nuovo venuto gli assomigliava come una goccia d’acqua, insomma, erano identici quasi quanto due gemelli omozigoti!

E poi, diamine, come poteva uno che assomigliava così tanto ai Black, a loro Black, essere fratello di Gardis?

Che legame c’era tra loro?

Lui l’aveva chiamata “amata sorella”!

 

Seraphin alzò le sopracciglia stupito

-          Mi chiamo Seraphin Black – aggiunse lo sconosciuto stringendo la presa decisa – e credo di essere tuo zio

-          Mio… zio?

-          Non sapevi di averne uno, vero? – dichiarò contento, come se la situazione circostante non fosse più che critica, ma che problema c’era? Se Bella avesse tentato la fuga Gardis l’avrebbe riacciuffata in mezzo secondo – sono il fratello di tua madre – e Kitt avvertì della tristezza nella sua voce

-          Come… come fai ad essere mio zio e… suo fratello? – domandò Chris sentendosi davvero stupido

-          Due persone possono essere fratello e sorella anche se non c’è sangue tra loro – affermò Black – e tu come ti chiami?

-          Christopher, Christopher… Black

-          Così Ransie ti ha chiamato Christopher… - Seraphin sembrava che stesse parlando da solo più che con lui e non accennava a mollargli la mano

-          Nessuno chiama più mia madre “Ransie” – fece notare Kitt

-          Era il soprannome che usavamo da bambini. Sai, quando me la portarono via io avevo cinque anni. Mi ricordo di te – aggiunse – rammento quando sei venuto al mondo e quando tua madre mi ha mostrato quel fagottino… “Lo chiamerò con un nome che non abbia niente a che fare coi Black” mi disse, sono felice di sapere che ha mantenuto la promessa e contento che non ti abbia chiamato Aiace o con qualche altro nome cretino che voleva darti… bisogna dire che da tuo padre non hai preso granchè… tutto Black a quanto vedo, dovrebbero scriverci sopra un trattato di genetica - Chris arrossì imbarazzato – beh, è molto che non ci vediamo – e finalmente si decise a mollare la presa – mi fa felice sapere che Gardis abbia scelto te. Ma non farla piangere, chiaro?

-          Seraphin – domandò incerto Kitt

-          Sì?

-          Che cosa sei?

-          In che senso – Fin pareva stupito

-          Sei un vampiro? O un licantropo? – l’altro sorrise

-          Io sono un Black – dichiarò orgoglioso – quello che portava avanti la famiglia ormai. I Black non hanno bisogno di essere nient’altro che loro.

A Chris veniva un po’ da ridere, gli amici di Gardis erano tutti strani, oltre che un po’ suonati. Fin parlava di sé come se essere un Black equivalesse a qualcosa come essere un demone o un vampiro. Seraphin gli stava simpatico, lo sentiva in parte vicino a quello che aveva nascosto sotto la pelle, a ciò che di sé nascondeva agli altri. Ovviamente lui non si sarebbe mai agghindato così e non avrebbe mai messo un orecchino all’orecchio sinistro, a Fin doveva proprio piacere fare il duro a dispetto del suo nome angelico.

 

-          E adesso vediamo di darci un taglio con questa storia. Gardis ha ragione, ormai è tempo che finisca.

Il ragazzo si voltò verso Bellatrix e la fissò, Kitt vide che la sua espressione era mutata, cominciava a temere che anche lui si trasformasse in una creatura fantastica, poco ci mancava che arrivassero anche i Power Rangers

 

-          In qualità di Auror del Dipartimento della Giustizia del Ministero della Magia sotto la guida del Ministro della Giustizia Draco Malfoy, io, Seraphin Lynwood Black, dichiaro la qui presente Bellatrix Black Lestrange colpevole dei seguenti crimini: lesioni aggravate nei confronti degli esponenti Auror del Ministero, i coniugi Longbottom, omicidio nei confronti di babbani e mezzosangue, responsabile in prima persona e colpevole di accanimento nelle vicende di sterminio di babbani nella notte dell’uccisione dei coniugi Potter collegate al mangiamorte Peter Minus. Colpevole di complicità nella pianificazione della morte di James e Lily Potter. Colpevole di persecuzione e tentato omicidio nei confronti di Harry Potter e Zachariah Black. Di omicidio della di lui consorte: Bryanna Simmons. Colpevole di raggiro nei confronti di Rowena Black. Colpevole di rapimento, lesioni e perpetrate meschinità nei confronti di Temperance Black DeLaci e di Seraphin Black, cioè io. Colpevole di maltrattamenti nei confronti della succitata Temperance, del figlio legittimo di lei Christopher Black DeLaci e dei figli naturali Izayoi DeLaci e Lachlan Black. Colpevole di tentate lesioni e omicidio aggravati nei confronti dei membri della famiglia Malfoy Leonard e Gardis. Colpevole di crimini contro la legalità nel tentativo di riportare alla vita Tom Riddle. Colpevole di disordini e atti illegali nel mondo della magia. Colpevole di crimini contro la vita e le libertà sancite nella Costituzione Magica del 1561.

Facciamola breve, zietta, ne hai fatte troppe, solo per queste meriteresti il bacio dei Dissennatori, ma dato che Longbottom è un Ministro giusto e zio Draco non sa più dove seppellire cadaveri di famiglia, possiamo sbrigarla per le strade veloci.

-          E quali sarebbero? – Seraphin ghignò, quella parte l’aveva imparata dai Malfoy, i Black erano sempre codardi quando c’era da scegliere, si vedeva che Christopher era figlio di Alerei

-          Sono un uomo, zia Trix, sbaglio anche io… potrei accidentalmente farmi prendere dalla collera e ucciderti – e il papiro su cui una penna prendi appunti aveva segnato tutti i crimini si riarrotolò e scomparve nel nulla. – non credo che si farebbero grandi problemi per la tua morte. Chi ti piangerà?

-          Ben pochi, ma tu, prendere dalla collera? Non credo che qualcuno se la berrebbe

-          Forse nessuno. Ma chi semina vento raccoglie tempesta

-          Te l’ha insegnate quella stupida matrigna mezzosangue queste belle parole? Oppure la tua vera mamma?

-          Mi hai privato dell’affetto di una sorella, non posso perdonarti per questo, anche se grazie a ciò ho ne ho guadagnata un’altra – e abbracciò rigidamente Gardis che rimase impietrita con gli occhi color ametista fissi sulla mangiamorte. – farò ciò che devo, compirò il mio dovere verso questa famiglia. Verso la mia. Verso tutti. Nessuno di loro merita l’onere di ucciderti

-          Ti abbasseresti al nostro livello?

-          Non sono diverso da te – dichiarò senza paura lui – è una vita che aspetto questo momento. Ricordi cosa mi dicesti? Non mostrare pietà verso chi ti farà il minimo sgarro. A quel tempo immaginavi che eri tu la diretta interessata di quelle parole?

-          Avrei dovuto aspettarmelo

-          Avresti.

-          Uccidere non è bello – aggiunse la donna con un sorriso cattivo

-          Non sei tu a dovermelo dire. Tutti coloro che sono qui dimenticheranno ciò che succederà tra poco

-          Le magie ogni tanto sono utili a salvarsi il culo, vero?

-          No, non occorrerà magia. Nessuno vuole ricordare, soprattutto te, non sei un ricordo gradito e possiamo cancellarti dalle nostre vite.

Bellatrix emise un suono sprezzante.

-          Ciò purtroppo non cancellerà il nostro dolore.

 

Gardis si allontanò dalla spalla del cugino e si diresse verso Kitt che stava fissando quella scena

-          Puoi chiudere gli occhi – gli sussurrò intrecciando le dita con le sue – la morte non è mai un bello spettacolo

-          Devo vedere. Devo farlo per tanti motivi. Non lo cancellerà, ma renderà diverso il mio dolore.

-          Ora, finalmente, vedo quello che sei davvero senza finzioni. Non è il passato né il dolore a farti parlare così. Ricorda che la morte è qualcosa che segna e io parlo per esperienza

-          Anche le ferite – aggiunse lui, lei gli sorrise e strinse maggiormente – sai, la gente pensa che tu sia saccente e credi di sapere sempre tutto, ma… mi rendo conto che forse tu sai davvero tutto…

Gardis sorrise e gli posò la testa sulla spalla, serrando le palpebre

-          Ho voglia di piangere, Kitt, sono felice che tu guarderai al mio posto. Questa è stata…

 

Sì udì uno sparo e nello stesso attimo Gardis crollò in terra mentre Chris cercava di sorreggerla, spiazzato da quel cedimento improvviso; vide i suoi capelli tornare normali, biondi e lisci, mentre la teneva tra le braccia.

Leonard gli mise una mano sulla spalla

-          Che le è successo? – domandò preoccupato al fratello prendendola in braccio con una certa fatica

-          Non è un demone completo, attingere ai suoi poteri superiori consuma molte delle sue energie fisiche e le provoca un grande stress mentale, la sua metamorfosi è stata lunga. Ma ciò che l’ha sfinita è non poter liberare ciò che sta dentro di lei, il suo potere sarebbe troppo distruttivo per questo posto

-          Si riprenderà?

-          Dormirà per un po’, questa volta si è dovuta trattenere più del solito e Gardis in genere non è una che lo fa…

-          È già successo?

-          Sì, non preoccuparti. Lascia che la porti io, sei stanco e affaticato, non dovresti sforzarti neppure tu

-          No, la porterò io in infermeria, voi andate ad avvertire Silente

-          Sarà molto contento di vedere che il suo Caposcuola ha messo la testa a posto – ironizzò Leonard

-          Pensi che non la farà più diventare Caposcuola? – domandò perplesso Kitt, preoccupato dell’avvenire della Gryffindor

-          Veramente è proprio quel che serve, Silente fa Caposcuola solo dei pazzi – dichiarò Seraphin avvicinandosi; la sua espressione divenne serena e accarezzò la fronte ciondoloni di Gardis che pareva addormentata, doveva aver compiuto quel gesto molte volte. La amava quanto Ransie se non di più. Ransie era il suo obiettivo, Gardis la sua sorellina che aveva bisogno di protezione, a dispetto della sua natura quasi onnipotente: le parole feriscono ben più delle lame.

Kitt abbassò gli occhi sulla pistola fumante che aveva nella mano, era un’arma particolare, aveva una doppia canna d’argento massiccio tirato a lucido e avvolto nelle ali di un dragone dall’aria minacciosa, era un’arma che non tutti avrebbero avuto il permesso di portare addosso; si chiese se suo “zio” ce l’avesse e per un momento credette di no.

-          Proiettili d’argento con concentrato d’alba – spiegò l’Auror riponendola nel fodero alla cintura, - stenderebbero anche un vampiro – aggiunse. – Ora portala su, avete tutti e due bisogno di riposo

Voltando loro le spalle Kitt si accorse che l’espressione sul viso delle altre tre persone era identica: affetto e apprensione e, lui non lo sapeva, ma serenità perché la loro “sorellina” aveva trovato una persona come si deve. Un autentico Black, di quelli vecchia maniera, ma con un carattere decisamente migliore. Alla fine erano davvero tutti e tre suoi fratelli; Fin aveva ragione, non è solo il sangue a fare di due estranei dei fratelli, dopotutto non l’aveva detto anche lui?

 

*          *          *

 

Gardis si svegliò di soprassalto nel mezzo di un incubo, arrotolando le coperte e guardandosi attorno impaurita. Il sudore le colava dalla fronte e con esso ricadde anche un panno bagnato.

Non era più nel suo sogno tremendo, ma nell’infermeria della scuola, tutta bianca e azzurrina, la fissò qualche istante mentre i ricordi si affollavano nella sua mente.

Voltò la testa da una parte all’altra dell’ambiente e nel buio lampeggiarono un paio di occhi blu, per un attimo sperò che fosse Kitt, ma poi riconobbe Seraphin con la sedia in bilico su due gambe che guardava lontano.

-          Sveglia? – le chiese, lei annuì e poi scoperchiò i lenzuoli e si toccò il ginocchio fasciato che aveva strisciato per terra quando aveva salvato Kitt, scosse la testa seccata dai metri di bendaggio che la Chips le aveva rifilato assieme a chissà quali altre pozioni disgustose

-          Se glielo avessi detto si sarebbero insospettiti – disse con noncuranza riferendosi alle ferite

La bionda annuì, poi cominciò a disfare la benda che ricadde sul pavimento mostrando la carne perfettamente rimarginata, dopodiché iniziò a levarsi i cerotti uno dopo l’altro, procurandosi più dolore di quando le avevano inflitto i tagli.

-          Dov’è Leonard?

-          È andato a riposare

-          Riposare? Leonard? Cos’è, uno scherzo?

-          Aveva bisogno di stare per i fatti suoi

-          E tu che ci fai qua? Da dove sei arrivato? E perché sei comparso a metà del combattimento?

-          Indovina?

-          No, spiega – Seraphin alzò le spalle e si accese una sigaretta senza scomporsi del fatto che si trovasse in infermeria

-          A quanto pare ho visto giusto. Mi hai fatto quelle domande strane e io ho iniziato a pensarci sopra, così il giorno dopo sono andato da Leonard a parlargli e chiedergli se sapeva qualcosa, pareva cascato dalle nuvole, non l’avevi detto neppure a lui?

-          No

-          Beh, credo che lui abbia continuato a rimuginare sulla faccenda e io me ne sono tornato a Londra bello sereno, certo del fatto che non ti saresti mai lanciata in una stupidaggine del genere senza parlargliene e poi…

-          Poi cosa?

-          Poi mi è venuta in mente una conversazione che avevo avuto con lui a Natale: “Chi è Kitt” gli avevo domandato e lui “si chiama Christopher Black ed è il migliore amico di Gardis”. Lì per lì non ci avevo fatto caso, ci saranno migliaia di Black in Inghilterra e non sono sicuro che siano tutti parenti miei, poi però… mi sono ricordato che al pranzo c’era un ragazzo che mi aveva colpito perché mi assomigliava in maniera strana, mi ero detto che doveva essere lui quel Black, solo che, mettendo la strana somiglianza assieme a quel che mi avevi chiesto, ho cominciato a fare 2+2

-          E sei venuto a Hogwarts

-          Mi sono PRECIPITATO – puntualizzò – sperando che fosse tutto frutto della mia immaginazione come diceva Aisley, ma Leonard non era in giro e allora sono venuto direttamente al Grifondoro a cercare te, a proposito, carina la magia per chiudere la porta

-          Non avevi il diritto di entrare

-          Non cominciare, ero preoccupato!

-          E poi?

-          Pensa un po’? quando sono entrato mi sono ritrovato nella foresta dei libri di genealogia e bello bello sulla tua scrivania un tomo della Sezione 7.2 del Ministero e non uno qualsiasi, oh no, troppo facile, ma quello dei Black! Ah, se non mi sono preoccupato allora…

-          E sei venuto a cercarci

-          Diamine, certo! L’ultima volta Bella era entrata dalla Stanza della Fondazione, è l’unico modo per smaterializzarsi qui, così ho pensato che l’avesse fatto anche questa volta e, dì un po’, avevo ragione! E cosa vengo a sapere? Che sono riusciti a mettere in piedi quell’assurdo progetto di quando ero bambino! Che hanno creato un clone di Voldemort!

-          Non è vero, ma lo saprai già

-          Dettagli a parte ho visto il Medaglione, e lì stava per scapparmi da ridere, davvero non te l’avevano detto che era un falso?

-          Un falso?

-          Ma sì, l’originale è andato distrutto ai tempi di Salazar e compagnia, fu Rowena Ravenclaw stessa, non te l’ha raccontato qualcuno? Tua madre?

-          No

-          Beh, evidentemente neppure a zia Trix visto che era così contenta, ma tu hai definitivamente infranto tutte le sue speranze…

-          E poi hai fatto la tua entrata trionfale

-          Ho visto come combattevate e vedevo quel povero essere umano che stava dando l’anima per quello in cui credeva, non mi ha voluto dire perché fosse così pieno di odio verso Bellatrix, ma posso immaginarlo se solo ripenso a ciò che ho vissuto io e lui è stato costretto a rimanere con loro diciotto anni!

-          Kitt mette l’anima in tutto quello che fa

-          Non lo so, però quel tipo mi piace

-          Capirai, è tuo nipote!

-          Capirai, piace anche a te… - lei lo guardò in cagnesco, le iridi nuovamente bicolori, più fiammeggianti che mai - Ad ogni modo deve essere frustrante combattere circondato da semidei come lo siete te, Leonard e quell’altro, volevo levarmi tutti i pesi dalla coscienza, e lui deve essersi sentito insignificante, dannazione, volevo aiutare qualcuno? Probabilmente, mi sono detto, avevo la febbre o qualcosa del genere…

-          Veramente anche lui appartiene ai nostri

-          Ah sì?

-          Indovina chi è?

-          Chi?

-          Il Byakko

-          Cazzo! Proprio uno qualsiasi… ti è andata bene che stesse coi nostri

-          All’inizio no, però poi, quando abbiamo saputo che Lachlan non è Voldemort e Izayoi è un esperimento riuscito davvero male, beh…

-          , avete fatto pace, poi sono arrivato io…

-          …e ti sei preso il divertimento

-          Ho costruito questa pistola per ucciderla, Bella doveva morire per mano mia, mi spiace, ma ciò che vidi io in quei sotterranei a Malfoy Manor non lo immagini neppure, solo il tuo amico poteva davvero fermarmi e mi sarei fermato solo per far sparare lui.

-          So quanto è importante per te… hai parlato con Kitt?

-          Andrò a prendere Ransie appena avrò salutato Leonard e Chris, tra parentesi ho scoperto da tuo fratello che non gli piace quando gli altri lo chiamano “Kitt”, siete già arrivati a questi punti, dunque?

-          È una storia lunga

-          Sei arrossita, Gardis

-          Finiscila

-          Se vuoi incontrarti con lui ti consiglio di sbrigarti perché hai solo questa notte, domani arrivano Draco ed Hermione e se non scuoiano qualcuno non saranno contenti, prega che non sappiano che hai una storia con un ragazzo

-          Io non ho una storia proprio con nessuno! – sbraitò arrabbiata

-          e io sono la Fata Turchina

-          Non faccio certe cose!

-          Gardis, ma cresci un po’! Non dovrei essere io a parlare così, ma diamine, hai diciassette anni e probabilmente non sai neppure come è fatto un uomo nudo. Alla tua età dovresti cominciare a pensare a quello che un uomo tiene nei pantaloni, anzi, avresti già dovuto cominciare! Io vorrei davvero vederti a fare la cattiva ragazza (a parte che non lo sei), ma che senso ha giocare alla dura e poi fare la pappamolle per vergogna?

-          Non sono affari tuoi, e comunque Leonard e mamma e papà non approverebbero

-          Chi vuoi che si faccia dei problemi? Insomma, io devo tacere e Leonard pure e se proprio volessero impuntarsi, anche i tuoi dovrebbero stare zitti, meglio di te non è messo nessuno in quanto a prediche. E tuo padre deve solo ringraziare che su questa Terra ci sia un ragazzo capace di tenere a freno i suoi ormoni tanto da non violentarti per la confidenza che gli hai dato. La mamma che era tanto santa mica gli ha detto di fermarsi quando Draco le ha messo le mani addosso! Oh no, la cara Hermione che di sesso ne sapeva meno di zero che ha fatto? Esperienza! Lei voleva provare e te pure

-          No, eppoi è una questione di principio

-          È una questione che hai paura

-          Io non ho paura

-          E se leggo bene dentro di te, non dipende da Rago

-          Mi stai facendo arrabbiare

-          È la cosa più bella di avere una sorella

-          Fin, sparisci!

-          D’accordo, d’accordo… lui è al terzo piano, alla balconata – aggiunse con un sorriso beffardo sapendo come muovere le sue pedine

-          Fin!

-          Ve bene… - Seraphin si alzò dalla sedia e spense il mozzicone sotto la suola rinforzata, poi si infilò le mani in tasca e si diresse verso la porta

-          Sorellina, secondo te come si chiama la parentela che ha qualcuno col figlio del fratello della moglie

-          Perché?

-          Semplice curiosità

-          Sei suo zio acquisito e lui è tuo nipote

-          Caspita, allora proliferano i nipoti… va bene, ho capito, vuoi scappare dal tuo principe dagli occhi blu

E la porta si chiuse dietro di lui mentre Gardis allentava il broncio.

Guardò il calendario magico posato sul comodino, aveva dormito la bellezza di due giorni e mezzo e a giudicare dal buio fuori della finestra dovevano quasi essere tre perché era notte fonda.

Seraphin aveva ragione, che problemi doveva farsi?

 

Afferrò uno scialle con le frange che stava sulla sedia, probabilmente dimenticato dalla Chips, e scomparve a sua volta dalla stessa porta del cugino, imboccando però la direzione di destra verso le scale anziché l’angolo, le parve quasi di sentir ridacchiare, ma non ci fece caso e proseguì per la sua strada.

Era la prima volta che si lanciava in una follia senza ponderare tutte le possibili scelte e alternative e, soprattutto, senza immaginarsi tutte le situazioni che le si sarebbero presentate.

Ma doveva chiarire le ultime cose, doveva chiarire se Christopher era ancora disposto a stare con lei dopo quanto accaduto.

In un certo senso le piaceva il senso di pericolo che stava provando.

E no, non stava dando peso alle parole di suo fratello.

 

*          *          *

 

Il terzo piano, rigorosamente chiuso all’accesso del pubblico, era freddo e poco illuminato; si guardò attorno, decidendo se suo cugino aveva sufficienti motivi per farle prendere inutilmente una broncopolmonite fulminante, l’ambiente era scuro e vuoto, tutto silenzio e molto freddo.

Vide in lontananza sulla balconata una persona appoggiata alla ringhiera esterna, fece per incamminarsi quando si ricordò che non aveva le scarpe e, in effetti, i suoi piedi erano intirizziti dopo aver camminato sulle antiche e gelide pietre di Hogwarts così a lungo.

Decise che non le importava e proseguì fregandoli gli uni con gli altri.

 

Quando arrivò alla finestra il gancetto che la chiudeva scattò automaticamente per il forte vento che vorticava fuori e Kitt, che si voltò a vedere che cosa fosse quel suono inconsueto, se la ritrovò davanti che, come una bambina, lo guardava stringendo lo scialle della Chips con una mano e l’espressione fanciullesca su quel viso che poteva avere le fattezze un po’ infantili, ma gli occhi di un adulto.

 

Gardis rimase letteralmente a bocca aperta quando lui si girò nella sua direzione: quel ragazzo era figlio della notte!

Se non fosse già stata irrimediabilmente innamorata di lui, quella era una valida occasione per cominciare: gli occhi blu che brillavano dello stesso splendore delle stelle, i capelli scuri come il manto del cielo, mossi dal vento, le spalle che sembravano così sicure e protettive, le mani che più che magie facevano miracoli e… tutto in lui l’affascinava, come aveva fatto a vivere sei anni senza perdere minimamente il controllo e andare a gridargli che l’unica cosa che voleva davvero dalla vita era proprio lui?

-          Gardis? – la sua voce era stupita, evidentemente non si aspettava di vederla comparire lì dal  nulla con quel musetto stupito – c-che ci fai qui? Dovresti rimanere in infermeria…

Gli occhi di lei si riempirono di lacrime e, istintivamente, mollò la lana dello scialle e gli si lanciò incontro con le braccia spalancate; Christopher la prese al volo e lasciò che lo abbracciasse e cominciasse a piangere, non sapeva perché, ma era certo che fosse una cosa giusta. E lui non riusciva a resistere alle sue lacrime.

 

La bionda singhiozzò contro la sua camicia, aumentando la stretta e sfogandosi più che poteva. Era tutto finito, era tutto terminato, ora, a Dio piacendo, potevano finalmente stare insieme.

-          Tanto… tanto tempo – riuscì a sillabare tra un singulto e l’altro, Chris non capì, ma senza troppi problemi, le abbracciò le spalle e rimasero così, in piedi e abbracciati sotto la luna per un’eternità

-          Avrai freddo – le fece notare lui quando i singhiozzi si quietarono

-          Anche tu – aggiunse lei asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, lui la guardò con gli occhi arrossati – era… era così tanto tempo…

Kitt sorrise e si chinò a raccogliere lo scialle, poi glielo drappeggiò sulle spalle e lo legò sul davanti con un nodo

-          Vieni – disse semplicemente conducendola all’esterno e Gardis lo seguì docilmente, sedendosi poi davanti a lui pavimento gelato della terrazza, si stupì di non avvertire lo sferzare del vento che la faceva rabbrividire

-          Bolla di Atlantide – la prevenne lui – fa troppo freddo anche per me

Non si preoccupò di fargli notare che era una magia che difficilmente i prof avrebbero tollerato a scuola, dopotutto a lei cosa importava davvero oltre a poter stare con lui?

Si sistemò tra le sue gambe, avvertì le braccia di lui circondarle la vita e il suo petto dietro la schiena, si lasciò andare all’indietro sentendo la pressione delle cuciture dei vestiti contro il tessuto sottile della camicia da notte che dovevano averle messo a forza.  Continuava a non importarle.

Alzò la testa verso il cielo, il suo amato cielo, e contro la guancia percepì la pelle di lui.

-          Mi hai fatto preoccupare, principessa – disse piano accanto al suo orecchio provocandole un brivido non dettato certo dal freddo, piuttosto dalla sua voce

Non aggiunse altro, ma fece scorrere la mano lungo il braccio sinistro finchè, sotto la manica, percepì la forma dell’orologio, lo accarezzò appena, come se si trattasse di un ricordo doloroso

-          Mi dispiace per tutto quello che non ti ho detto – si scusò la bionda

-          Non importa, non credo che sia io quello che deve essere offeso

-          Io… io voglio davvero dirti tutto

-          Non devi, non è necessario se non vuoi…

-          Ma io voglio! Io voglio che tu sappia tutto di me!

-          Perché non me l’hai detto prima? Per esempio la prima volta che ho parlato con Rago

Gardis chinò gli occhi e li spostò su una macchiolina del pavimento

-          Volevo che non scegliessi me solo per via di Rago

-          Io avrei scelto Rago, non la ragazza che portava la sua Anima, l’avrei fatto solo perché era giusto per gli altri

Lei sollevò una mano all’indietro e gli accarezzò una guancia senza voltarsi

-          Dirtelo non era giusto per te, io non volevo dirti neppure di Rago, volevo vivere per conto mio, ma… quella volta che ti ho visto nel corridoio con tua sorella, beh… mi hai fatto male e con il sangue nel cuore, pur di perdere conoscenza ho liberato Rago, volevo solo andarmene da questo mondo

-          E perché non me lo hai detto dopo? Quando stavamo già insieme?

-          Avevo paura

-          Paura?

-          Avevo paura che tu avessi paura di me. Sono un mezzo demone, una creatura che non esiste e un mostro

-          Tu non sei un mostro! – esclamò lui con enfasi

-          Non sono mai andata tanto fiera di questo, mi ha dato dei privilegi, certo, ma tanti brutti pensieri e quando ho scoperto che proprio tu potevi uccidermi mi è crollato il mondo addosso, soprattutto quando è venuta a galla tutta la storia della tua famiglia e io non avevo ancora scoperto la seconda parte…

-          Mi conosci davvero così poco? Pensavi davvero che potessi ripudiare qualcosa di fantastico come te, al di là di quello che sei?

-          Sì, meriti una brava ragazza, non un mostro assassino con un passato troppo ingombrante e personalità a profusione

-          Gardis…

-          Avevo paura di perderti, ma allo stesso tempo sapevo che sarebbe stata la cosa giusta.

-          Ci credi, per sei anni ho pensato la stessa cosa di te, non volevo coinvolgerti in tutta quella storia di Voldemort e mangiamorte, era troppo pericolosa

-          Siamo due sciocchi, vero Kitt?

-          Sì… - e accarezzò la mezzaluna dorata del quadrante della bionda, l’astro con le punte all’ingiù che simboleggiava il “bastardo” degli Arcimaghi, lei come conosceva quel simbolo? – Mi… mi vuoi dire come è andata?

-          Intendi come sono diventata Rago?

-         

-          D’accordo… - lei prese fiato e intrecciò la mano con quella di lui – Avevo sei anni all’epoca ed era la notte di Capodanno. Eravamo stati tutti ad una festa a casa del Ministro della Magia e poi i miei genitori ci hanno rimandati a Malfoy Manor perché era tardi per dei bambini

-          Chi eravate?

-          Seraphin, Leonard ed io. Fin aveva quattordici anni, è sempre vissuto a Malfoy Manor con noi da quando siamo nati, è un po’ il nostro fratello maggiore, anche se tecnicamente sarebbe nostro cugino di non so quale grado… comunque i mangiamorte avevano colto l’occasione. Odiavano i miei genitori fin dai tempi che frequentavano Hogwarts e c’è stata un’avventura un po’ particolare, un giorno te la racconterò. Più di tutti odiavano visceralmente mio fratello. Erano in quattro, no, cinque! Bellatrix, Rodolphus, Bartemius jr, Nott e un tipo che si chiamava Uriah

-          Era il fratellastro di zia Bella – aggiunse il moro ricordando il tipo

-          Sì, noi l’abbiamo scoperto solo dopo. Devi sapere che dopo la morte di Lark, Astaro ha rifiutato di prendere con sé l’Anima Azzurra, questa è passata ad Eskale, il secondogenito e lì è rimasta finchè un Black, il Byakko che l’uccise, non la rubò nel tentativo di distruggerla, cosa assai difficile. Da lì partono diverse storie: quella di Evangeline che è stata morsa proprio da Eskale, quella dei Black che possedevano l’ossidiana azzurra, e quella della tradizione di raccontare ai futuri capofamiglia Black la storia di come si possa uccidere la Sohryu. Questo fino a Cygnus Black che non ha avuto figli maschi. L’oggetto sarebbe passato all’altro ramo della famiglia, ma Orion era già morto, Sirius diseredato, Regulus ucciso e Zachariah era un illegittimo. Illegittimo per illegittimo, Cygnus scelse il proprio illegittimo, il figlio della cuoca: Uriah; gli raccontò tutto. Bellatrix lo venne a sapere

-          Bellatrix aveva una relazione incestuosa con suo fratello – puntualizzò Kitt con durezza, Gardis si voltò basita verso di lui e lo scrutò negli occhi, questo le mancava.

-          Ho sempre creduto che l’avesse circuito, ma Uriah non era un gran mago, non aveva frequentato Hogwarts e di quella storia che suo padre gli aveva raccontato aveva capito ben poco, quindi, al momento di riferirlo a Bella, aveva storpiato un po’ la verità. Bellatrix capì che quell’oggetto poteva uccidere i vampiri, anche se in verità è la Sohryu che può uccidere i vampiri, non l’Anima Azzurra.

-          Che accadde?

-          Decisero di sperimentare la cosa e tentarono di uccidere Leonard. Videro qualcuno che dormiva con i capelli biondi e credettero che fosse lui. Ero io. Quando videro i miei occhi l’errore fu lampante, qualcuno gridò che avevano sbagliato, Bellatrix urlò che non ero io che dovevano uccidere, ma Leonard. Mi dimenticai di tutto e per mio fratello ingerii quella pietra a costo di morire.

Non ricordo molto altro, ho perso conoscenza per qualche minuto, sentivo che c’era qualcosa dentro di me di nuovo che voleva uscire e io non volevo perché dovevo riprendere conoscenza, sentii che mio fratello stava minacciando Uriah di lasciare in pace Seraphin che era stato catturato, Uriah sbraitò che l’avrebbe ucciso. Arrivarono anche i miei genitori, ma che si poteva fare? Volevo solo aiutarli… In quel momento riaprii gli occhi e persi quasi completamente il controllo di me stessa, attinsi ai poteri del demoni, uccisi Uriah e mio fratello tagliò il braccio a Rodolphus perché mollasse Seraphin, ci fu un autentico macello. Di Uriah non rimase molto, poca cenere, perché mi nutrii della sua energia e da principiante quale ero non sapevo quando fermarmi. Bella e il marito riuscirono a scappare, Bartemius venne catturato e Uriah fu dato per scomparso. Dormii un giorno e mezzo e per la prima volta parlai con Rago e scoprii che cos’era quella cosa che voleva uscire, quella pressione per prendere il sopravvento. A sei anni la gente non capisce molto, sai… decisi che non avrei mai fatto uscire Rago del tutto, altrimenti non sarei più tornata padrona di me stessa. La promessa è ancora in piedi, anche giù di sotto lei non è uscita, anche quella volta che eravate nel corridoio, se io non avessi voluto, Rago non sarebbe comparsa ed è solo perché mantenevo un certo controllo su di lei se sono riuscita a prendere possesso di me stessa.

-          Quindi non ti hanno chiamato Gardis perché quando chiami i tuoi poteri ti vengono gli occhi viola?

-          No, è stato solo un caso molto particolare

-          È una storia molto triste e mi spiace di non riuscire a comprendere fino in fondo la duplicità della vita che ti ha costretto a vivere

-          Non essere così lezioso Kitt, ne abbiamo passate entrambi, la tua storia non è decisamente da giorno di festa

-          Già…

-          Pensi che potresti…

-          Raccontartela? …certo…

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ai miei amati lettori dico: manca poco e ve ne sarete accorti.

Come vi sarete di sicuro resi conto, ci stiamo avvicinando alla fine, ma ci sono ancora molte cose da dire. Come promesso, l’ultimo personaggio ha finalmente fatto la sua comparsa: Uriah Black, il fratellastro di Bellatrix. Si è scoperto che cosa ha spinto Gardis ha uccidere, ma soprattutto, chi ha ucciso, del come non importava a nessuno, francamente neppure a me.

Quello che mi premeva era raccontare come Gardis era diventata la portatrice dell’Anima Azzurra perché avevo sempre fatto molti accenni e dovevo spiegare la storia per bene, visto che odio quei libri dove bisogna ricostruire il passato solo tramite flashback e non viene mai raccontato il tutto in maniera chiara e lineare.

Purtroppo non ho fatto la battaglia epocale come tutti si aspettavano, ma la precedente (e mi riferisco sia a quella delle Relazioni che a quella di Amore Selvatico) mi hanno davvero privata di ogni fantasia sanguinolenta, così vi dovrete accontentare di una bella zuffa alla babbana e un colpo di pistola. La ricordate la pistola? Non è la prima volta che compare, ma se siete stati attenti ai dettagli vi sarete accorti che è la stessa che portava Axel Landor, il marito di Monica, con qualche modifica, infatti tutti si ricordano di sicuro che Ransie e Monica erano migliori amiche, ehehe… ok, sto delirando completamente e ci do un taglio, ma con la giornata di oggi sono suonata come un coperchio.

Al momento mi affligge un graverrimo problema: che titolo dare alla mia prox storia? Vi assicuro che mi sto arrovellando il cervello da giorni, per questo col passare del tempo le mie fic diventano sempre più sclerotiche ^_^

Beh, anche questa volta mi tocca saltare i saluti, ma spero davvero che mi aiuterete a migliorare con le vostre opinioni e i vostri commenti! Sono ansiosa di leggere tutte le vostre recensioni, le aspetto con ansia.

Un bacio a tutti e alla prossima!

Nyssa

 

PS: sicuramente conoscerete la canzone Big big World di Emilia da cui ho preso in prestito il titolo, ebbene, non notate una certa somiglianza tra la canzone e Gardis?

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Capitolo 31
*** Vanilla Rouge ***


-

-          Ti stupirà vedere quanto è collegata alla tua

-          Alla mia?

-          Sì. Era la stessa notte che tu divenni un demone. Bellatrix e compagnia erano partiti due giorni prima per “certe faccende” e mia madre aveva cominciato ad avere le doglie. Per l’occasione potei vederla e parlare con lei; il 31 dicembre nacque Izayoi.

-          Quindi Lachlan non è figlio di tua madre?

-          Aspetta. Mia madre mi disse di aver avuto un sogno strano mentre stava partorendo, qualcosa sul futuro e sul fatto che non avrebbero mai lasciato in vita un Voldemort bambina perché… beh, qualcosa era andato storto, solo che noi non lo sapevamo, pensavamo a dell’altro, solo dopo molti anni, dagli esami del DNA che abbiamo fatto, risulta che mia sorella abbia solo metà del corredo genetico del Signore Oscuro

-          E l’altra?

-          Strano ma vero, appartiene a mia madre, infatti le somiglia molto, non solo nell’aspetto, praticamente è come se fosse figlia loro

-          Che accadde?

-          Presi la bambina per proteggerla, spaventato dalle parole di mia mamma, e uscii all’aperto in cerca di una soluzione, camminai nella neve in qualcosa di simile alla bolla di Atlantide in cui stiamo adesso, è stata la prima magia che ho imparato, una magia di protezione. In Ungheria quando una famiglia ha troppi figli li abbandona, è un paese povero, specie la regione dove viviamo; al villaggio vicino, un posto di maghi, sentivo piangere un neonato, era un maschio e qualcosa mi disse che avrebbe avuto gli occhi verdi, ho rischiato quanto alla roulette russa, specie se non li avesse avuti, ma decisi di fidarmi del mio istinto, all’epoca non ero come adesso, è stato dopo che ho imparato a non agire d’impulso: lo presi con me. A sette anni si è molto stupidi – disse parafrasando ciò che aveva detto lei – sapevo cosa farne di lui, ma non di lei: dovevo abbandonarla? Stanco e infreddolito, si dissolse anche la Bolla, fu allora che incontrai Astaro

-          Astaro?

-          Già, strano vero? Lo implorai di aiutarmi senza sapere cosa fosse lui né cosa fossi io e lui accettò

-          Astaro? Ma lui invece lo sapeva benissimo!

-          Mi disse cosa volevo fare e io gli chiesi se poteva trovare mio padre, ricordo che si mise a ridere. Mi portò in una casetta di taglialegna e mi fece scrivere un biglietto per Alerei, mi rifocillò

-          Hai mai incontrato tuo padre?

-          No, mai, però sapevo di averlo e speravo che mi aiutasse. Gli scrissi chi ero e che la mamma era in pericolo, di prendere quella bambina o qualcuno l’avrebbe uccisa: era figlia di mia madre e avevo paura anche di Voldemort, credevo che i bambini fossero metà come la madre e metà come il padre, a quel tempo. In realtà la lettera era un capolavoro di errori di ortografia e scrittura malferma, qualcosa tipo Caro papà, mi chiamo Christopher Black, la mamma dice che mi chiamo anche DeLaci. Io non ti conosce e tu non conosci me, ma se sei buono come mamma dice allora salva questa bambina, è mia sorella, è figlia della mamma, non so chi sia il padre, non tu… forse Voldemort, ma è colpa di zia Bella; non ti offenderesti vero? Ti prego salvala o almeno tienila lontana dai mangiatori di morte, mamma dice che la ucciderebbero ma lei non deve morire. PS: la mia mamma si chiama Temperance DeLaci. Io credevo Black, ma lei dice DeLaci.

Mia madre è sempre stata legatissima al suo cognome da sposata.

-          E poi che accadde?

-          Astaro andò in Inghilterra e mio padre prese la bimba, Izayoi mi ha detto che la fece passare per figlia sua.

-          E l’altro bambino?

-          Lo riportai al castello appena in tempo, ma zia Bella mi scoprì mentre lo mettevo nella culla di Izayoi. Mi frustò sette volte

-          Ti frustò?

-          Non fu l’unica volta

-          Se… se… se mi capita tra le mani io, io non so se riuscirei a trattenermi!

-          È morta ormai, lascia in pace i morti

-          Non si deve frustare la gente!

-          Passai il resto della mia vita a preoccuparmi per Lachlan, zia Bella era entusiasta, io terrorizzato che scoprisse l’inganno. Temevo che lo plagiassero e diventasse cattivo, ma grazie a Dio non accadde, sapendo che nessuno dei bambini era Voldemort, avevo paura che caratterialmente diventasse come lui, in un mondo come il nostro, purtroppo è estremamente facile. – Gardis strinse le sue mani cercando di trasmettergli quello che sentiva

-          Perché Bella è venuta a Hogwarts? E come avete aperto la Camera?

-          Izayoi parla serpentese, è stato facile, bastava sapere da dove entrare; per Hogwarts… la zia credeva che il Medaglione avrebbe dato a Lachlan più potere e dato che non ci avevano detto come arrivare alla Stanza della Fondazione, decidemmo di passare per la Camera dei Segreti. Zia Bella invece lo sapeva… e sapeva anche ci si poteva smaterializzare lì

-          E tu li hai aiutati

-          Avrebbero ucciso Lachlan e mia sorella, se avessero saputo la verità, io e lui non avremmo saputo dove nasconderci eppoi… avrebbero fatto del male a nostra madre. L’unica cosa che non ho mai capito è come facesse Izayoi a sapere sempre quello che pensava la gente

-          È una brava legilimens?

-          Non so come chiamare il suo potere, lo fa senza usare certe tecniche

-          Io penso di saperlo

-          Sul serio?

-          È per la Maledizione delle Parche

-          Di che si tratta?

-          Una maledizione tramandata ai discendenti femminili della stirpe di Salazar, tu non sai di essere un suo discendente, vero?

-          No

-          Non direttamente, certo, lo erano i Gaunt, la famiglia di Lachesi, la madre di Zachariah e quindi tuo nonno; ogni discendente primogenita la riceve: la aveva Lachesi, l’ha Rowena e, dato che Rowena non ha avuto figli e Temperance era già nata, presumo che sia passata a sua figlia

-          Di che si tratta?

-          Sono tre le Parche: Cloto, Lachesi e Atropo. Lachesi Gaunt aveva la maledizione della Parca Lachesi, vedeva il presente, sai, quella che filava il filo del destino

-         

-          Rowena ha la maledizione di Cloto, lei vede il passato, mentre tua sorella probabilmente ha finito il giro con la terza maledizione: Atropo, colei che vede il futuro ed evidentemente il futuro è rappresentato per lei dai pensieri prossimi di chi le sta di fronte… ovviamente ciascuna vive questa cosa in maniera diversa, quindi se Rowena, la moglie di Piton e la sorella di tuo nonno, lo vive in prima persona, per Izayoi potrebbe essere diverso

-          Non credo di aver capito

-          Non sono io che dovrei spiegartelo, ti porterò da Rowena così che lei possa dare a te e a tua sorella delle spiegazioni

-          La conosci?

-          Sì, molto bene…

Ci fu silenzio per un tempo piuttosto lungo.

-          Vorrei parlarti di una cosa, una cosa che mi sta molto a cuore ed è come la penso su certe faccende

-          Di che si tratta?

-          Abbiamo avuto dei diverbi, nella Camera dei Segreti, qualcosa riguardo a Lachlan. Io non ero così impuntato sulla faccenda solo perché, alla fine, lui non era Voldemort per davvero

-          Che vuoi dire?

-          Nessuno dei miei fratelli è Voldemort, tuttavia, se anche uno lo fosse stato, le cose non sarebbero cambiate, avrei fatto le stesse cose

-          Sì, lo so

-          Io credo fermamente che quello che una persona è davvero venga fuori da due punti: l’educazione e l’essere.

-          Spiegami, mi affascinano le tue teorie

-          Una persona può nascere buona, ma se è male influenzata questa può diventare cattiva, giusto?

-          Ovviamente; vale anche il viceversa

-          Senz’altro. Analogamente, se una persona è cattiva, può diventare buona con l’educazione o rimanere cattiva

-         

-          Non si può giudicare solo per una parte di queste due cose, ad esempio se uno è nato cattivo. Io penso che Tom Riddle non sia diventato malvagio per l’essere che era, qauntopiù per quello che ha dovuto subire. Certo c’era una componente sua, ma… è stato solo quello?

-          Capisco dove vuoi andare a parare.

-          Insomma, Lachlan poteva essere Voldemort e poteva essere buono perché mi sono impegnato perché lo fosse, perché ho rischiato la mia vita per lui centinaia di volte e mi sono preso delle belle punizioni per ciò, perché lui sapeva il giusto e vedeva ciò che facevo, ma non sono pentito. Analogamente, poteva diventare cattivo forse più del vero Signore Oscuro solo per quello che gli avevano insegnato, concordi?

-          Sì, comincio a capire

-          È stato per quello che non ti ho detto subito di Izayoi, là sotto, volevo che tu credessi che lui fosse buono, anche se fosse stato Voldemort

-          Allora perché lui era così fissato che l’uccidessi?

-          È sempre stato convinto che con la sua morte io non avrei rischiato niente per lui e per Izayoi, di cui i mangiamorte ignoravano l’esistenza. Pensava che zia Bella e gli altri avrebbero rinunciato, senza sapere che, invece, avrebbero ripetuto l’esperimento una seconda volta

-          Lachlan sapeva di non essere davvero tuo fratello?

-          Sì, gliel’ho detto fin da quando è stato abbastanza in grado per capire. Sono io che lo consolavo quando Rodolphus o qualcun altro lo faceva piangere, anche se loro non lo sapevano, e lui sentiva di essere inadatto, ma… io e Lachlan siamo fratelli nello stesso modo in cui potete esserlo te e Seraphin e non mi riferisco al vivere insieme, quanto al crescere insieme, al condividere del semplice affetto fraterno anche senza una consistente parentela di sangue e, soprattutto, condividere dei segreti.

-          So che intendi, ho molti fratelli in quel senso

-          E sembrano tutti sul punto di volermi uccidere

-          A volte sono un po’ protettivi

-          Lo sono anche io con lui.

-          E Izayoi? Lei e Lachlan si conoscono?

-          Li ho fatti conoscere il primo giorno di scuola, ma è come se quei due fossero davvero fratelli, come se si conoscessero… probabilmente è stato quel pomeriggio che abbiamo passato tutti e tre nella neve. Lachlan e mia sorella hanno parlato molto, Izayoi soffre d’insonnia e mio fratello è tormentato dagli incubi di quello che ha visto in Ungheria, la notte al posto che dormire la passano a parlare

-          E cos’è questa follia che… - stava per dire che Lachlan voleva sposarla, ma forse Kitt non lo sapeva, dopotutto non aveva sentito che cosa si erano detti nel sotterraneo… - no, niente – lui la guardò interrogativamente mentre lei spostava gli occhi sul cielo e lo studiava per un po’, decidendo cos’altro dire

Ancora un silenzio denso, ma che non era la quiete prima della tempesta, era la quiete DOPO la tempesta.

-          Quando te lo hanno fatto? – domandò all’improvviso la bionda passando la mano sulla camicia

-          Che cosa?

-          Il Marchio

-          Due anni fa – lo sguardo bicolore di lei divenne triste e lontano

-          Ti ha fatto male?

-          Non molto, non più del resto - ne aveva passate tante per la salvezza dei suoi fratelli… aveva sofferto dolori di ogni tipo e molte preoccupazioni perché, se si era occupato di far sì che Lachlan avesse anche una persona “non cattiva” al suo fianco, lo stesso non poteva dire di Izayoi. Kitt non aveva conosciuto suo padre e non sapeva come fosse, magari la cattiveria innata di Voldemort l’aveva soggiogata e lei sarebbe diventata una nuova Lady Nera… non poteva seguire anche lei. Non aveva avuto molto di cui essere felice, ecco perché i suoi sorrisi erano sempre di circostanza.

Si voltò stupita nella sua direzione

-          Bugiardo – sussurrò sfiorandogli le labbra con un dito. Ora capiva le cose molto meglio – non sei mai stato bravo ad ingannarmi

-          Già, ti sei accorta fin da subito che non ero ciò che apparivo – era stato proprio così

-          Forse, inconsciamente, anche se non sapevo che tu fossi il Byakko e neppure tu, siamo stati attratti l’uno dall’altra proprio da quello

-          Spiacente ma quella che provo per te non credo sia semplice attrazione – Kitt liquidò quella conversazione con un’espressione seccata

Gardis sorrise e lo baciò.

-          Ora tornerai a farei il bravo ragazzo?

-          Che vorresti dire?

-          Che i bravi ragazzi non fanno quello che facevi tu là sotto, lanciare maledizioni e tentare di uccidere tua zia… tornerai a fare il “tutto per la salvezza degli altri e mai niente per sé stesso”, come era una volta?

-          No, credo di no. – disse con un sorriso perfido - Non è divertente fare il bravo ragazzo. Da oggi voglio fare quello che mi pare.

-          Ma stai bene? Che cosa ti hanno fatto, un travaso di personalità? Sembri Leonard…

-          Benissimo, e per cominciare, dato che abbiamo finito i convenevoli, voglio baciarti

-          No, tu non stai bene

Ma le sue ulteriori proteste vennero smorzate da un bacio improvviso e per quanto lei cercasse inutilmente di dirsi che non era ciò che sognava ogni volta, due istanti dopo gli aveva allacciato le braccia intorno al collo, mentre le mani di lui le accarezzavano dolcemente i capelli e le spalle con una delicatezza innata.

-          Faresti l’amore con me? – gli domandò piano mentre lui le baciava il collo; lui si ritrasse un attimo e fissò gli occhi blu in quelli di lei, pieno di stupore e sconcerto.

-          Poi sono io quello che ha i problemi, eh?

-          Parlo sul serio. È una cosa a cui penso da tanto… - arrossì

-          Ma Rago non scomparirà?

-          Sì.

-          Credevo che vi voleste bene alla fine

-          È così, ci rispettiamo molto, ma ognuno deve vivere la sua vita. È il momento che lei torni dal suo Dresda e gli faccia una bella predica.

-          Credevo che avresti voluto aspettare, forse per sempre

-          Oh, andiamo, mi conosci, sai che non ne sarei mai capace…

-          Perché sei una Malfoy?

-          Non solo. Lo farai?

-          Non è un po’ presto?

-          Direi che sei anni sono può che sufficienti, non credi? O almeno per determinare che non sei un mascalzone intenzionato solo a distruggere una povera ragazza e la sua innocenza intatta

-          E tuo fratello e Astaro? Non ne vuoi parlare con loro prima?

-          Quello che faccio della mia vita è affar mio e Rago sa come la penso, in verità non è neppure affare suo…

-          Approva?

-          Più di quanto immagini

-          Seraphin mi ucciderà – lei sbuffò visto che, invece, era stato proprio lui a mandarla al macello - Continuo ad essere incerto

-          E se ti seducessi? Dopotutto, non avevi detto che avresti smesso di fare il bravo ragazzo?

-          Non ho detto che avrei smesso, solo che non è divertente – il ghigno made-in-malfoy di Gardis si formò sulle sue labbra mentre gli gettava le braccia al collo: sapeva di poterla vincere, quella battaglia.

 

Kitt la fece distendere sul pavimento di marmo del terrazzo, la Bolla di Atlantide, intorno a loro, formava un nido caldo e invisibile, non si avvertiva il rigore dell’inverno; le tende della portafinestra scivolarono veloci sulla loro guida, oscurando al corridoio la scena.

 

Christopher guardò la ragazza distesa, il petto scoperto dove i nastrini di raso della camicia erano stati sciolti, un segno rosso, dimostrazione del suo ultimo bacio, poco distante. Su di tutto spiccava il ciondolo a forma di lucchetto che le aveva regalato per Natale e che, come gli aveva promesso, non si era mai levata.

Dalla tasca dei pantaloni che ancora indossava estrasse una chiave che combaciava perfettamente con la piccola serratura del ciondolo. Uno scatto e questo si aprì

-          Avevi davvero la chiave – sussurrò piano lei

-          Non credevi che Hestia potesse avere ragione? – in risposte ottenne un cenno del capo; si rimise il ciondolo in tasca e al suo posto fissò quello che gli aveva dato Astaro: “Dallo alla persona che ami”.

Mentre lo teneva in mano si accorse di alcuni segni sul retro e, voltandolo, sospettò che si potesse trattare di parole, lo porse alla ragazza chiedendole se sapeva tradurlo dalla lingua in cui era scritto, dimenticata da secoli

 

Gardis avvertì le parole formarsi normalmente sulle sue labbra, come se quell’idioma dimenticato fosse la sua lingua di nascita

Non sei più sola

                               Dresda

 

Tradusse. Se Rago l’avesse ricevuto, avrebbe continuato col suo piano folle? Nessuno avrebbe mai saputo dirlo, neppure Rago perché stava per scomparire per sempre da quella terra.

Poco importava ormai.

Ciò che contava era che la stessa frase valeva anche per Gardis e… la storia di Rago e Dresda doveva essere per loro due un monito.

Tra poco Rago e Dresda non sarebbero stati soli mai più.

Lui riprese il monile e lo appese alla catenella rimasta vuota, poi lo baciò e lasciò che il metallo freddo toccasse la pelle nuda di lei.

Gardis l’abbracciò, lui avvertì la morbidezza del seno premere contro il petto, lei percepì sotto le dita i tagli sulla schiena che erano state le punizioni di Bellatrix, la carne era appena in rilievo, stranamente liscia al tocco. Chiudendo gli occhi gli accarezzò il bracciò dove bruciava il Marchio Nero, più scuro che mai.

Sciogliendo l’ultimo nastro lei prese la mano di lui e se la posò sul petto

-          Lo senti come batte? – chiese con voce soffocata – credevo che solo la paura facesse battere il cuore così e io non ho mai provato paura… neanche adesso. E allora perché sembra che stia per uscirmi dal petto, che cosa mi fai ogni volta che mi tocchi, Kitt? - lui le intimò il silenzio con un sorriso

-          Ti stupirebbe sentire quanto batte il mio e… batterà ancora più forte – le sussurrò piano all’orecchio, mentre la mano si spostava ancora più in basso, sfiorandole la punta del seno e lei si mordicchiava le labbra.

-          È una fortuna per noi che almeno tu non sia più vergine e sappia cosa fare – lui fece un sorrisetto

-          Non l’ho mai ritenuto un privilegio così grande

-          Torna utile, ogni tanto – concesse lei mentre cercava di frenare l’istinto di infilargli le mani nei pantaloni, non c’era niente di sbagliato, certo, però… il perbenismo di sua madre l’aveva rovinata. E anche la timidezza. Un Malfoy timido era forse uno scherzo di natura peggiore di un Malfoy Grifondoro…

Lui sorrise, come se avesse indovinato i suoi pensieri perversi, e si tolse i pantaloni.

Ovviamente Gardis non si sarebbe dovuta imbarazzare più di tanto, specie dopo quella bella uscita al bagno dei Prefetti di Corvonero, però l’abitudine è dura a morire, chissà quanto ci aveva messo papà ad estirpare quella della mamma… anzi, le era mai passata?

-          Decisa? Sicura? – le domandò per l’ennesima volta; anche per lui perdere il suo modo di fare da brava persona era difficile, ma le piaceva anche quel suo lato dolce e preoccupato, non le dispiaceva, per una volta, essere lei quella che prende l’iniziativa, insomma, almeno se papà o Leonard avessero deciso di dire qualcosa poteva sempre addossarsi tutta la colpa, no?

Se se, come se Kitt glielo avrebbe lasciato fare, come minimo si sarebbe immolato giurando di averla violentata.

-          Kitt, ti insegno una cosa sui Malfoy: non ci si guarda mai indietro. Che senso ha stare a piangere sul latte versato? Quando ripensi a certe cose ti fai solo del nervoso, ci stai molto male e ti tormenti dicendoti che hai fatto la scelta sbagliata. Cancelliamo il problema alla radice: se non ci pensi non puoi sentirti eccessivamente colpevole.

-          Sì, credo che Seraphin mi abbia detto qualcosa del genere

-          Fin è venuto su col metodo Malfoy, gli manca una sola cosa per diventarlo completamente

-          Che cosa?

-          I capelli biondi – l’altro rise – beh, di certo non puoi dirmi che gli manca il proverbiale carattere di…

-          Non lo dire, Gardis, non dire “merda” o te ne farei pentire

-          Non lo faresti! – replicò indignata, ma più che altro era stupita che lui sapesse pronunciare una parolaccia

-          Chi te lo dice? Posso farti implorare pietà, se lo voglio – involontariamente Gardis pensò che quella frase aveva un che si affascinante, oltre che di deterrente

-          D’accordo, carattere di schifo, va bene carattere di schifo?  - non era però tanto sicura di voler sperimentare la sua pietà, ma soprattutto il motivo per cui avrebbe dovuto chiederla

-          Molto meglio. – approvò

-          Aspetta, c’è un problema

-          Quale? – domandò lui incerto

-          Devo cambiarmi

-          Cambiarti?

-          Sì – Gardis si alzò a sedere e controllò dentro la camicia da notte – non sono presentabile

-          Mi spieghi che c’è da essere presentabile? Hai solo una camicia!

-          Non indosso la biancheria giusta

-          E quale sarebbe? – chiese esasperato

-          Per tua informazione sul mio reggiseno ci sono disegnati dei forellini e probabilmente qualche altra amenità e tu mi hai detto che non ti piace

-          Ma era così per prenderti in giro

-          Avevo comprato della biancheria color caffè… - ammise imbarazzata

-          Ma lo sai che sei proprio una sciocca?

-          Beh, scusa tanto se quando sono andata nella Camera dei Segreti non ho pensato che fosse l’occasione ideale per mettersi i nuovi acquisti, non pensavo certo che sarebbe finita così! Sai, pensavo di combattere, non di andare a letto con qualcuno e ti assicuro che sedurre i mangiamorte non era nelle mie idee, se invece pensavi che volessi farti cambiare idea facendomi compiacente allora…

-          Non mi riferisco a questo. Perché l’hai comprata?

-          Perché mi avevi detto che ti piaceva e io volevo piacerti – confessò con le guance in fiamme

-          Ma che senso vuoi che abbia il colore della biancheria?

-          Ma se sei stato tu a fare quel discorso!

-          Ti proibisco di andartene. Non m’importa cosa indossi né cosa indosserai perché quello che voglio in questo momento, se non te ne fossi accorta, è solo levartelo. Chiaro signorina? – lei accennò un assenso tirato - Ora smettila di parlare

-          Io non sto parlando, sto semplicemente replicando a quello che mi dici, mi devo occupare delle cose serie!

-          Stai parlando a vanvera

-          Io non parlo a vanvera, piuttosto eri tu quello che voleva giocare a bridge per non venire a letto con me – ricordò malefica

-          Io non dovevo “venire a letto con te”, io dovevo dormire con te che ti strusciavi contro, è un po’ diverso. E se adesso sei offesa perché non m’interessa il colore delle tue mutandine, fattene una ragione perché ho una priorità nei pantaloni che è più pressante

Lei sbuffò fingendo di non aver sentito l’ultima parte

-          Sei agitata? – il tono era cambiato, lui la abbracciò, faceva tanto la dura, ma poi non sapeva che fare. Tra le sue braccia, però, sembrava che non dovesse capitare niente di terribile.

Annuì meccanicamente.

Lui la trascinò sul pavimento con sé, stringendola forte, come se volesse scappare e, da una parte, aveva anche paura che succedesse. Non si accorse come, ma poco dopo vide sfilarsi il reggiseno e comparire accanto a lei: come ci era riuscito? Aveva anche la chiusura sul retro! E le mutandine le aveva ancora addosso?

 

Beh, ma alla fine che importava? Si accoccolò di più: pace e tranquillità, era in paradiso; il solo stare tra le sue braccia la mandava in estasi.

 

Al’improvviso e altrettanto inaspettatamente, sentì qualcosa di strano scorrere tra le sue gambe e l’attimo dopo avvertì un dolore lancinante al bassoventre che la percorse dalla testa ai piedi, netto come il taglio di un coltello molto, molto affilato.

Si morse le labbra, faceva male, malissimo! Una lacrima le rigò la guancia, nascose il viso nell’incavo del collo di lui, protetta dai suoi capelli, singhiozzò come una bambina

-          Grida se fa male – le ordinò lui all’orecchio

-          No, mi sentiranno

-          Non lo faranno, urla più che puoi!

La voce le rimbombò nelle orecchie, acuta e stridente dal dolore. Sentì il sapore del sangue sulle labbra dove le aveva morse prima, Kitt avvicinò la bocca all’orecchio

-          Brava – le disse sottovoce e poi la baciò

Ma brava per cosa? Non capiva molto, aveva gli occhi annebbiati dalle lacrime represse, non credeva che sarebbe stato così doloroso… sì, insomma, aveva messo in conto tutto, però… forse era per via di Rago, forse cancellare per sempre quella presenza doveva richiedere un sacrificio particolare…

Da quel momento, stranamente, non ricordò molto, come se all’improvviso avesse perso i sensi, ma in realtà, a parte la vista, ricordava tante cose, come la loro pelle che sfregava, i capelli, il sudore e i baci di lui.

 

*          *          *

 

Quando riaprì gli occhi si sentì come quando ci si sveglia da un brutto incubo, li spalancò e cominciò a riprendere coscienza di sé.

Era ancora tutto scuro, era ancora notte, e la terrazza era dove l’avevano lasciata; sentì della stoffa sulle spalle e si accorse di indossare il maglione di Kitt proprio sulla pelle, automaticamente ne inspirò l’odore caratteristico, come se questo potesse placare il tumulto che aveva dentro, oppure valutando se ci si poteva nascondere a sufficienza per mimetizzare il rossore che le saliva alle guance.

 

Quando voltò la testa alla sua ricerca trovò il Ravenclaw al suo fianco che le sorrideva, non c’era compiacimento, non c’era niente tranne della dolcezza e si disse che era stata proprio fortunata a dare la sua verginità ad un ragazzo del genere, non tutte erano così fortunate da avere una persona che ti rispetta e ti tratta con tutto l’amore del mondo, specie se, come lei, provavano tanto dolore in un momento dove, sapeva, gli uomini erano sempre un po’ di fretta; lui aveva aspettato lei e i suoi tempi, questo almeno lo ricordava con chiarezza perché non aveva fatto un singolo gesto finchè lei non gli aveva confermato che cominciava a passarle il male.

Non si pentiva di quanto accaduto, non se ne sarebbe pentita neppure se le cose tra loro due non fossero durate, ma visto come la pensava, dubitava fortemente che si sarebbero lasciati perdere facilmente, soprattutto dopo essersi TROVATI dopo così tanto…

 

-          Ti riporto al Grifondoro – annunciò lui prendendola senza sforzo in braccio, lei gli si aggrappò al collo, non aveva più tanta vergogna di toccarlo in maniera così familiare, soprattutto dopo quanto successo, almeno se si escludeva quel color peperone che aveva in faccia e che le tingeva anche le orecchie.

-          Mi sono addormentata? – chiese imbarazzata di aver fatto una cosa così poco fine

-          Qualcosa del genere, ma te lo sei meritato

Lei abbassò gli occhi e notò che in terra, sotto di lei, sul pavimento, c’erano delle piccole macchie vermiglie come lamponi, si tirò il maglione fin sulla testa nascondendosi

-          Dimmi che non le ho fatte io – implorò, lui rise forte e la sua risata la fece tremare mentre la reggeva ancora tra le sue braccia

-          È normale

-          Non mi piace che tu ti sia rivestito e io sia ancora così… deshabillé…

-          Laverai la camicia un’altra volta, ora devi riposare – lei prese l’indumento che lui le passava, lo dispiegò davanti, ehm… fece tanto d’occhi

-          Temo che un gratta e netta non sarà sufficiente – annunciò lei riferendosi alla macchia rossa grossa come una ciambella che deturpava la stoffa chiara

-          Volevo levare anche quelle sul pavimento, ma poi ho deciso che potevamo tenerle come ricordo

-          Sì, di un’umiliazione

-          Benvenuta nel mondo dei grandi

 

Kitt la riportò in camera nonostante lei fosse partita dall’infermeria, poi fece per andarsene

-          Rimani a parlare?

-          Adesso? Credevo volessi dormire

-          Sono tre giorni che dormo

-          Beh, te ne meriti altri due e anche io…

-          Tu cosa?

-          Ho passato due giorni a rispondere a domande su domande, il Ministro ha voluto sapere tutto di tutto

-          Non volevo parlare di quello

-          Ah no?

-          No, volevo discutere, per esempio, del quando tu hai perso la verginità e di come è stato

-          Meglio sorvolare

-          Quando

-          Gardis…

-          Quando?

-          D’accordo, avevo sedici anni, contenta?

-          No – lui sospirò

-          Stavo di nuovo pensando che io e te dovevamo darci un taglio, all’ultima partita di quidditch che avevo vinto coi Serpeverde mi avevi abbracciato per mezz’ora e io non ero molto a mio agio, insomma, me l’ero filata in bagno e non voglio dirti a fare cosa, per farla breve, pensavo di essere decisamente troppo coinvolto da te.

-          Non lo davi a vedere, anche se mi avrebbe fatto piacere accorgermene

-          Benché abbia provato a nasconderlo, credevo che quelle cose fossero lampanti. Ad ogni modo, mio zio insisteva che cominciassi a darmi da fare e al castello c’era una ragazza che aveva bisogno di soldi. Ho preso tre piccioni con una fava: ho fatto contento lo zio, mi sono detto che non potevo più guardarti in faccia perché ero andato a letto con un’altra e vabbè, c’era anche altro, e ho dato dei soldi ad una poveretta

-          Belle scuse, potrei accusarti di favorire la prostituzione

-          Cominci a non credermi?

-          E le altre?

-          Le altre cosa?

-          Le altre volte, non è stata l’unica, ci scommetto dieci galeoni – lui arrossì

-          La zia l’ha assunta al castello come sguattera

-          E tu ci hai preso la mano

-          No, diamine, aveva cinque fratelli da mantenere

-          E…

-          Mi mandava in bestia il fatto che non riuscissi a dimenticarmi di te, pensavo che “tradendo” la tua fiducia tu non mi avresti più parlato, Leonard e Rudiger lo scoprirono alla svelta, ma tu hai palesemente ignorato la faccenda che era piuttosto risaputa, anche se non come te la sto raccontando io.

-          Certo, l’immagine è tutto per un uomo – celiò - quanto è andata avanti?

-          Fino alla scorsa estate, poi se n’è andata

-          Sono invidiosa, potevi anche dirmelo però…

-          Non è stato bello, vedevo la tua faccia mentre ero con lei a… e tu eri troppo piccola. Per quanto mi riguarda lo sei anche adesso, ma sono un essere umano e ho dei limiti

-          Non parlare come mio fratello, sono grande a sufficienza per prendere le mie decisioni e a diciassette anni mi sento pronta

-          Va bene

-          Resti a farmi compagnia? Prometto che non ti chiederò altro, puoi dormire con me, tanto non ci sono più problemi, credo…

-          Fammi posto, io ho voglia di riposarmi, mi hai distrutto lo sai?

-          In verità non mi ricordo molto

-          Meglio così

-          La prossima volta sarò più cosciente – lui alzò gli occhi al cielo – però prima dimmi com’è stato

-          Imbarazzante – mormorò lui prima di piombare nel sonno del guerriero

 

*          *          *

 

Gardis non capiva cosa l’avesse chiamata a fare Leonard. Voleva solo starsene per i fatti suoi e riflettere su quanto successo, perché suo fratello doveva stressare?

Comparve nel camino della stanza del serpeverde e spolverò via la polvere magica in eccesso guardandosi intorno. Voleva solo sedersi, credeva di avere qualche problema di equilibrio…

 

La sedia c’era, era in mezzo alla camera, più che una sedia normale sembrava una sedia di tortura, purtroppo c’era anche Leonard alla finestra e con lo sguardo truce… e che diamine ci faceva Seraphin appoggiato alla colonnina del letto?

 

Il moro la salutò con la mano come se se l’aspettasse

-          Siediti – intimò invece il biondo indicando la sedia, il posacenere stracolmo non l’aiutava, perché Leonard era nervoso? Non è che aveva scoperto qualcosa, qualcosa tipo quello che era successo la sera prima?

Prese posto

-          Che ci fai a scuola Fin? Non dovevi andartene?

-          Piccola bugia – ammise lui facendo una linguaccia

-          E si può sapere che cosa volete da me?

-          Beh, premesso che non approvo, non del tutto chiaro, se papà lo scopre mi fa la pelle all’istante e poco cambia che sia suo figlio o un vampiro, capisci? Oltre al fatto che forse era un po’ precipitoso…

-          Ciò che vuole dirti è: siamo molto contenti per te E vogliamo sapere tutto. TUTTO.

-          Tutto? – chiese preoccupata lei, non capiva molto

-         

-          Non è che con tutto intendi quel tutto, vero?

I due ragazzi le si posizionarono davanti

-          Beh, mi sembra ovvio, Rago è scomparsa – dichiarò sperando di sviare il discorso

-          Di quello non c’importa – sentenziò il primogenito Malfoy

-          Infatti, noi vogliamo i dettagli

-          I dettagli? Che diamine di dettagli volete da me? Mica so come se n’è volata in Cielo o all’Inferno!

-          Gardis: ti è piaciuto? – chiese spudoratamente sincero Fin. Cominciava a capire che razza di dettagli volessero

-          Come lo sapete?

I due si scambiarono un’occhiata complice

-          Se ometti il fatto che ti ho dovuto addirittura mandare da lui a calci in culo, e credimi l’espressione non è volgare… eravamo qui a farci una bevuta e abbiamo percepito sparire l’aura demoniaca. Ma non c’importa di quello. Dì, ti è piaciuto?

-          Ma queste sono cose personali! – scandì categorica

-          E non lo diresti ai tuoi amorevoli fratelli?

-          Ovviamente no

-          Sputa il rospo Gardis, non lo diremo a mamma e papà, ma tu devi riferire ogni singolo gesto – figuriamoci se si umiliava fino a dire che l’aveva fermato a metà per disquisire sul colore della biancheria o che aveva fatto una macchia di sangue grossa come una ciambella: NEPPURE MORTA!

 

Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare che il proprietario desse una risposta Rudiger mise dentro la testa

-          Ciao Leonard, senti devo proprio dirti che la formazione… oh, ciao Gardis, tutto bene? Che ci fai seduta su quella sedia? Sembri ad un interrogatorio della scientifica

-          Rudiger, portami qui il caro Christopher – scandì lapidario Leonard

-          Non ci provare fratello, non farlo!

-          Chris? A che ti serve Chris? – domandò l’altro biondo levandosi un ricciolo dall’orecchio, Malfoy fece un sorriso a metà tra il sadico e il soddisfatto

-          Informazioni

-          Informazioni? – chiese stupito Greengrass, poi spostò gli occhi verdi da Gardis, rossa e furiosa, al fratello e alla faccia ghignante di Seraphin

-          Non mi dirai che… no, non è possibile… oh… - giunse le mani e gli brillarono gli occhi, nessuno capiva le cose al volo come lui – datemi un altarino, devo ringraziare gli dei, credevo che sarei diventato vecchio prima di vedere questo giorno!

-          Ringrazierai dopo che avrai portato giù quel bravo Corvonero che mi serve QUI

-          Aspetta che arrivo

Gardis sospirò, come minimo Rudiger avrebbe trascinato giù Kitt tipo maialino sacrificale con tanto di mela in bocca ed erbetta pronta. Ma che aveva fatto di male?

-          Adesso finalmente sapremo come sono andate le cose

-          Non con me presente! – esclamò scandalizzata di dover addirittura presenziare alla messa in scena delle sue umiliazioni

-          Stai tranquilla, siamo stati tutti vergini una volta nella vita – la incoraggiò Seraphin, come se questo l’aiutasse

-          Sì, ma siete anche tutti maschi! – era un dettaglio non da poco

-          Ad ogni modo, a giudicare da come ti comporti, non sembra che ti sia dispiaciuto così tanto, sai sorellina? – la presero in giro i suoi fratelli, ci mancava solo Astaro ed era a posto, ma per fortuna il fratello di Rago era sufficientemente sensato da non mettere becco in quella faccenda, della serie, la saggezza dei secoli.

Kitt entrò nella stanza a spintoni con Rudiger dietro tutto giulivo

-          Oh, il nostro pollo – esclamò contento Leonard, Chris arrossì mentre Fin rideva di lui, ci si sarebbe abituato a certe cose se fosse entrato nella famiglia, accipicchia, cominciava a parlare come quei dannati Weasley!

-          Gardis, che gli sei andata a dire? – domandò implorante

-          Io niente, non prendertela con me e non intendo restare, come minimo devi assegnare qualche ronda supplementare, VERO Kitt?

-          Meglio, così si può parlare senza peli sulla lingua. Sii sincero “Kitt” – chiese il maggiore dei Malfoy – cosa ne pensi di Gardis senza vestiti? E voglio la verità, di qui non ti alzerai finchè non ci avrai detto tutto quello che lei non ha voluto dire, tipo cosa le hai fatto, detto e…

Fu quello che lei udì prima di scomparire nel camino e andarsi a seppellire sotto il Platano Picchiatore. Non invidiava Kitt, ma ogni tanto una ritirata strategica era d’obbligo, non poteva parlare di certe cose con una platea maschile schierata che voleva solo i dettagli più piccanti. Almeno tra loro avrebbero parlato la stessa lingua. Immaginare i pensieri di Chris era fin troppo facile: “Gardis, dannazione a te, che mi stai facendo fare?” non occorreva certo una laurea, ma dopotutto lei aveva dato la sua parte, ora toccava a lui soffrire. Sorrise e s’incamminò per il corridoio, aveva proprio voglia di tingersi le unghie di rosso e non certo perché fosse arrabbiata, oh no!

 

Era bello tornare sé stessi, umani, ma… era il caso di confessare a Leonard che era ancora capace di richiamare le fiammelle azzurre di Rago, anche se non avvertiva più i poteri della Regina dei Demoni?

 

Blaise la travolse mentre tornava felicemente alla Torre dopo una puntatina in Sala Grande

-          Hai visto mio figlio?

-          Zio, tu non hai figli – fece notare lei

-          Come no, certo che ce l’ho!

-          Zio, CHI è tuo figlio? Non c’è nessun Zabini a scuola e i figli di zia Moni e di Morgana si chiamano Landor e Weasley

-          Draco non te l’ha detto? – Zabini pareva stupito e divertito

-          Cosa doveva dirmi esattamente papà? – Gardis aveva la stessa espressione di Hermione quando non capiva qualcosa

Vide suo padre in fondo al corridoio, pregò che non avesse la vista acuta di suo fratello su certe cose e si lanciò contro di lui. Sua madre fece una faccia strana quando le comparve davanti, lei arrossì solo un attimo

-          Papà, zio Blaise ha un figlio? – perché papà era a disagio, che diamine non stava sapendo?

-          Sai piccola, è una storia complicata

-          Dimmi che non è lui, no, non ci credo

-          Ascolta Gardis…

Blaise, a debita distanza, cominciò a tossire a disagio, la sua storia sembrava sbandierata a voce troppo alta. Mica poteva perdere la faccia a quel modo! Che ne sarebbe stato della sua reputazione da sciupa femmine?.

-           Astoria pensava di non dirlo in giro – ammise l’ex Principe delle Serpi

-          Perché? Lo zio non voleva sposarla?

-          Veramente era lei – bofonchiò l’uomo

-          Come scusa? – era il caso di confidare alla propria figlia che c’erano donne al mondo che preferivano non sposarsi? Donne degeneri che volevano vivere libere esattamente come il padre del bambino che avevano messo al mondo? E che improvvisamente non sarebbe più stato figlio unico perché i suoi genitori ci erano ricascati? Per di più insieme! Sempre loro! Cretini che non imparano dai propri errori… Forse non era un buon esempio per la sua bambina… certe cose sconce Gardis non le poteva ancora capire, magari quando fosse cresciuta ancora un po’…

-          Ne riparliamo tesoro… - le disse la mamma

-          E a proposito, dov’è Leonard?

-          Dietro un interrogatorio – le sopracciglia bionde del genitore si sollevarono, vivamente colpito

-          Vieni Draco, andiamo a salvare un poveretto

Lei si astenne dal dire che il “poveretto” aveva giusto portato la loro innocente figliola nel mondo della perversione. No, dopotutto Kitt forse aveva bisogno di qualcuno con cui parlare…

-          No, voi mi spiegate – s’impuntò – ora e adesso – e ai suoi genitori non rimase che sospirare e assecondarla perché ci sono molti genitori malvagi al mondo, ma forse niente a peggio dei genitori che amano troppo i loro figli…

 

*          *          *

 

Epilogo

-          Che cos’hai, sei arrabbiato?

-          No – borbottò un uomo biondo con le mani piegate dietro la testa e l’espressione corrucciata

-          E mi tieni il broncio? Non è molto da Malfoy

-          Finiscila Hermione

-          Oh, insomma! Era solo un sogno! Eppoi io non sono mai stata brava in Divinazione – ammise la donna accoccolandosi contro il petto di lui e strofinando piano la guancia

-          Avrei preferito che sognassi dell’altro, cosa succederebbe se si avverasse?

-          Preferiresti che tua figlia rimanesse una zitella tutta la vita? Sei proprio un padre degenere

-          Forse lo preferirei

-          Non succederà. Potrà non andare come nel mio sogno, ma Gardis non farà mai la zitella, ho visto i suoi occhi

-          Perché devi avere sempre dannatamente ragione? E quel Corvonero poi? Che ne sappiamo che è una brava persona? Stava coi mangiamorte!

-          Anche tu

-          Questa è un’altra faccenda

-          No

-          Sì. Io non volevo, lui sì

-          Lo faceva per proteggere delle persone come facesti tu

-          Perché lo devi difendere? Gardis è anche tua figlia!

-          Innanzi tutto devi spiegarmi perché Leonard sì e Gardis no, eppoi se devo essere sincera la mia vita matrimoniale non ha fatto così schifo da non augurarla a qualcun altro, sai?

-          Cosa? Non ha fatto così schifo? Potrei quasi offendermi sai, “mezzosangue” – aggiunse offeso – e Leonard è un maschio

-          Certo, perché un maschio sì e una ragazza no

-          La finisci di cambiare discorso! Gardis è troppo piccola per sposarsi, non ha ancora finito la scuola!

-          Non ho detto che succederà domani

-          Hermione, questo presuppone che quel… quel… quel Black andrà a letto con mia figlia!

-          E dove sta il problema? – l’uomo bofonchiò qualcosa e le voltò le spalle

-          Tu sì e lui no? Vuoi forse negare i diritti coniugali di un marito? Perché nel caso

-          Certo che no! Ma Gardis è la mia bambina!

-          La tua bambina ha quasi diciott’anni, ti ricordi com’ero io a diciott’anni? Con una pancia gonfia come un melone, le voglie da donna incinta e l’umore di un bufalo

-          Quello non è cambiato molto…

-          Draco Malfoy! – esclamò lei indignata – io ero incinta! Perché io posso subire questa vergogna e lei no? Non che glielo preghi, ma tu mi dicevi di crescere, lei no? Solo perché è tua figlia? Non devi necessariamente augurarle una vita miserabile da derelitta… eppoi quel ragazzo mi sta simpatico

-          Due begli occhi ti mandano in deliquio, signora Malfoy

-          Sai che non è così

-          Negalo!

Lei disse qualcosa sottovoce.

-          Suppongo che sia normale, insomma, alla sua età mi sembrava normale avere ragazze e amici e andare a letto con qualcuno, ma diamine per lei non deve essere così!

-          Ma se non mi sopportavi proprio per quello! Mi chiamavi “santarellina”, ti ricordi?

-          Sì e anche quando hai smesso di esserlo

-          Quindi se non andava bene per me non lo è neppure per lei. Punto. Non tirare fuori argomentazioni stupide, ti stai arrampicando sugli specchi… - non era proprio il momento di comunicargli che Gardis aveva già indugiato tra le braccia di uomo, proprio come lei, solo che a differenza sua lei stava per finire la scuola senza gravidanze indesiderate

-          Mi sembra ancora così piccola… Leonard che non abita più qui e lei che cresce…

-          Sì, sembra ieri che erano bambini…

-          Hermione, perché non facciamo un altro figlio?

-          Ma  ti sei ammattito tutto d’un colpo? Cos’è questa crisi della mezza età?

-          Non siamo troppo vecchi e nel mondo magico si vive molto più a lungo… non ti piacerebbe avere fasce da cambiare e giocattoli da comprare? Come hai fatto ai tempi…

-          Certo, ma ti voglio ricordare che non è cosa che succede dall’oggi al domani, eppoi non posso avere più figli

-          Pensi ancora a quella storia che ti hanno detto quando è nata Gardis? Sei proprio ottusa!

-          Scusa tanto se quella povera creatura rischia di morire! Non voglio innocenti sulla coscienza

-          Solo tuo marito

-          Mio marito non è innocente.

-          Ma possibile che non hai capito niente? Te lo avevano detto relativamente al momento! Insomma, Leonard era nato prematuro e tre mesi dopo tu eri già incinta, due gravidanze ti hanno quasi distrutta… ma sono passati vent’anni! Tu non pensi di esserti ripresa?

-          Stai cercando solo una scusa per rifarlo

-          Lasciva… sei stata te a pensarci… io parlavo di concetti astratti

-          Non io!

-          Ah no?

-          No.

-          Ne riparliamo. Potremmo fare una vacanza, quel che accadrà dopo si vedrà

-          Stiamo correndo troppo

-          È da un po’ che ci penso

-          Tu hai sempre pensato poco, specie ai bambini, non mi hai fatto mezza piega quando ti dissi di essere incinta

-          Avanti, ammettiamolo, me lo aspettavo

-          Ma se era successo solo una volta!

-          Troppo coinvolti. Eravamo troppo coinvolti.

-          Se se…

-          Come lo chiameremo?

-          Hai già deciso anche il sesso? E se fossero due?

-          Non ci sono gemelli tra i Malfoy, noi siamo unici e inimitabili, sono i Black quelli che combinano i disastri

-          Chissà, forse potrei pensarci un po’… sai, magari se perorassi la tua causa con efficacia magari un altro bambino in casa…

-          Cos’è, hai davvero voglia di rifarlo o di cambiare altre fasce?

-          Prova a indovinare, se ci riesci ricominciamo tutto da capo. Di nuovo come a vent’anni.

Draco ghignò. Un bel sorriso e poi una smorfia distorta della bocca fin troppo famosa.

Indovinare lui?

Era bravo in quelle cose… e non solo in quelle…tipo a fare dei bei figli che, anche se crescevano troppo in fretta, davano davvero delle soddisfazioni, delle gioie e dell’affetto da riempire tutta la loro fredda e antica casa.

-          Solo una cosa, come si chiamo quei bambini che avresti visto nel tuo sogno?

-          Erano quattro: Hoel, Antares, Jubilade e Inanna.

-          Perfetto… Gardis non si smentisce quanto a nomi strani… è una bella tradizione – Hermione sorrise, gli cinse il collo e lo baciò.

 

Cornovaglia, 3 anni dopo

 

-          Gardis, rallenta!!! Vuoi rallentare

Hestia, raggomitolata sul sedile del passeggero di una decapottabile rossa fiammante, si coprì gli occhi con l’approssimarsi della prossima curva.

-          Ti scongiuro, Gardis, stiamo andando al doppio del limite di velocità!

-          Calmati, non succederà niente

-          Ho paura! Se l’avessi saputo non sarei venuta a prenderti!

La bionda sbuffò premendo ancora un po’ l’acceleratore della Mustang finchè non giunsero di fronte ad un pittoresco cottage contornato da fiori e con un delizioso giardinetto sul davanti, sgommò e s’infilò nel vialetto d’accesso

-          Ecco, siamo arrivati, hai visto, non è successo niente…

-          Ti prego, dammi un posto dove sentirmi male – si lamentò la mora tenendosi il petto ansimante, l’altra scosse la testa, quante storie…

Piuttosto barcollante, Hestia si diresse verso la porta, inciampando sulle piastrelle del vialetto e infilando con difficoltà la chiave nella serratura

-          Una volta devi spiegarmi perché guidi come una matta

-          Mi annoio – dichiarò l’altra senza una reale spiegazioni – e se mi annoio poi non presto attenzione e faccio incidenti; la guida babbana non è come volare su una scopa, è così lenta…

-          E perché diamine ti sei comprata una macchina con la guida all’incontrario?

-          Le Mustang sono tutte così – dichiarò offesa per conto della casa produttrice della sua vettura che, all’occorrenza, sapeva anche volare, ma che aveva il difetto di avere il volante a sinistra

-          Già perché macchine normali te no, vero? – Gardis alzò le spalle e mise piede nella casetta, i tacchi delle scarpe ticchettarono sulle assi del pavimento deliziosamente country

-          È mai possibile che non ci vediamo da un sacco di tempo e tu sai dirmi solo che guido come una pazza?

-          Scusa se ne va della mia vita. Siediti, ti preparo del tè

La casa era una copia sputata della Tana, solo più graziosa, con tanto di ferri sulla poltrona e pignatte al fuoco, peccato che fosse tutto immobile, niente che si muoveva da solo; Hestia mise il bollitore sul fuoco e accese la cucina babbana

-          E’ davvero così tanto che non ci vediamo? – domandò come se fosse stupita

-          Sì – la mora annuì e si sedette lì di fronte aspettando che l’acqua fosse calda, una lacrima le rigò la guancia – non sembrava così tanto – ammise asciugandola con la manica come faceva a scuola – non pensavo che fosse da così a lungo che io e Jack non ci parliamo più

-          Se Jack vuole fare l’idiota faccia pure, ma sbaglia

-          Jack è come la mamma, anche se tutti dicono che assomiglia a papà – la bionda sbuffò mentre Hestia andava a spegnere sotto l’acqua

-          Ginny non ha capito, vero?

-          No, assolutamente… - confermò la ex Gryffiondor

-          Toglimi una curiosità, chi vi ha fatto arrivare fin qui? Sì, insomma, mi hai mandato quella lettera e io l’avrei anche fatto, cioè, non che volessi vedere i miei migliori amici abiurare, però… ecco, poi puff, spariti – l’altra sorrise forzatamente

-          Non ci crederesti, ma è stato mio padre…

-          Zio Harry?! Non ci credo!

-          Già… quando siamo usciti da Hogwarts e siamo tornati a casa abbiamo deciso di dire tutto ai nostri genitori. Né i miei né i suoi hanno capito. Mi hanno chiusa in camera per un mese e lui credo che ne abbia viste di peggio, suo padre era sconvolto o almeno lo sembrava mentre parlava per camino con mia madre… poi una sera mio papà è venuto su e… beh, mi ha chiesto cosa provavo davvero perché lui voleva solo la mia felicità ed era giusto che dicessi la mia. Non l’aveva fatto nessuno dei miei parenti. Credo che non abbia capito molto, piangevo come una fontana, però io e papà ci siamo sempre capiti senza parole.

È stato lui a farci scappare, ci ha dato dei soldi e abbiamo cominciato questa vita…

-          Come si vive senza magia? – indagò la biondissima Malfoy – sei la prima persona che conosco che ha deciso di abiurare – Hestia arrossì mettendo in tavola le tazze e i biscotti

-          È un po’ strano. In realtà non abbiamo perso del tutto i nostri poteri, stranamente ce ne sono rimasti ancora – confessò come se fosse un tabù, l’altra annuì, anche lei quando aveva fatto l’amore con Kitt aveva lasciato per sempre l’anima di Rago, ma… le erano rimasti dei poteri residui davvero strani e non che si lamentasse, oh no! Tornavano sempre utili…

-          Beh, se non usate i poteri al Ministero non scopriranno mai dove siete finiti e non potranno dirvi niente…

-          In verità sospetto che il Ministro e un po’ di persone sappiano benissimo dove sono, stento a credere che papà non l’abbia detto, ma Neville Longbottom sa quand’è il caso di tacere

-          Mamma dice che l’ha imparato a Hogwarts e comunque ci sono reati peggiori dell’incesto tra cugini che, per appunto, non è neppure condannabile penalmente…

-          Può essere. Quello che mi manca davvero, però, è Jack

-          Beh, dopotutto siete gemelli… non parlarvi per tre anni e mezzo deve essere terribile

-          L’avevamo invitato al matrimonio e io gli avevo mandato una lettera, ma mi ha completamente ignorata. Jack non capisce proprio come la mamma, per questo papà non ha detto loro dove vivevamo io e Jeff

-          La Cornovaglia è un bel posto e il commercio di fiori è buono

-          La Sprite ci ha insegnato bene, ma è mio marito il mago, non certo io

-          Cavoli, lo sai che mi fa senso sentire che chiami Jeffrey “mio marito”? Avete intenzione di allargare la famiglia?

-          Ci stavamo pensando

-          Jack e Karen hanno avuto una figlia, deve essere stata concepita in luna di miele visto quando è nata! L’hanno chiamata Campaspe…

-          Che stupido nome da dare ad una bambina – borbottò Hestia contro il bordo della tazza – e tu, Gardis? Tu e Black?

L’altra arrossì

-          NO! Non dirmi che sei incinta! – un timido assenso – oh ma è fantastico! Felicitazioni!

-          Sì, beh…

-          L’hai detto a Chris, vero?

-          Certo, è anche piuttosto evidente, solo che non l’ho detto ai miei… - aggiunse mordendosi le labbra

-          Capisco, paura?

-          Paura di quello che possono fargli, come minimo mio padre pensa che io sia ancora vergine… sarebbe capace di castrarlo con le sue mani - aggiunse mentre Hestia ridacchiava, visto che lei era stata la prima persona a sapere dalle sue labbra come erano andate le cose

-          Beh, allora in bocca al lupo! Sai già se è maschio o femmina?

-          No, troppo presto

-          E i nomi? Li hai scelti?

-          Abbiamo qualcosa in mente… se sarà maschio lo vorremmo chiamare Antares, se è femmina Cassiopea – Hestia storse la bocca, non le piacevano i nomi troppo strani, Gardis invece stravedeva proprio per quelli

-          Tutti e due nomi di costellazioni

-          Ci piacerebbe continuare la tradizione ora che il ramo principale dei Black è estinto, però anche Seraphin ci ha pensato e l’altro giorno pensavano che sarebbe stato carino chiamarlo Hoel…

-          E degli altri che erano a scuola con noi che ne è stato?

-          Vanessa spero che sia scomparsa nel nulla, FitzOsbert è entrato all’università di recitazione

-          Patetico

-          Rudiger vuole studiare da stilista

-          Impossibile, gli stilisti sono tutti gay e lui è fin troppo evidente che non lo è… E i tuoi fratelli?

-          Leonard è al Ministero, Pari Opportunità, difende i diritti di vampiri, licantropi e quant’altro, Seraphin fa l’Auror e il papà a tempo pieno.

-          È bello rivederti, tu sei l’unica a cui abbiamo detto dove abitavamo a parte papà, se lui non ci avesse aiutati ti avremmo costretta a qualcosa di ben poco legale…

-          Ne sono fiera, tanto tra i Malfoy la legalità è solo un accessorio, come le borse… non sono come tuo fratello, proverò a farlo ragionare, vedrai che cambierà idea, devi dargli tempo… dopotutto ha perso tutte e due le persone più care che aveva in una volta sola

-          E Karen?

-          Non erano ancora così uniti… tu e Jeff siete stati i suoi “fratelli speciali”…

-          Grazie… sai mi dispiace perché io e lui siamo molto più che solo fratelli, ma penso che ce l’abbia più che altro con Jeff…

-          Fidati, lo farò ragionare, Karen mi darà una mano

Hestia sorrise e fece tintinnare il braccialetto con la luna, la stella e la saetta, ormai non lo perdeva più.

-          Sappimi dire del bambino

-          In verità vorrei che venissi a Malfoy Manor per Natale

-          Una abiurante come me?

-          E cosa cambia? Invito chi mi pare a casa mia!

-          Mi piacerebbe, ma forse…

-          Parlane con Jeff, tanto conosco già la risposta – aggiunse la bionda con un sorriso complice – eppoi ricordati che sono io che faccio le regole del gioco.

Gardis fece una pausa

-          Saremo sempre amiche, vero Hestia?

-          Sempre, qualsiasi cosa accada e anche se non ci vedessimo per secoli! Eppoi devo lasciarti i miei romanzi d’amore nel testamento! Almeno nella bara mi vedrai senz’altro! – Gardis rise

-          Io ti lascerò la mia collezione

-          Vai a casa, credo che i tuoi debbano sapere qualcosa

-          Perfida – ma nessuno sapeva meglio di Hestia cosa significa rivelare un segreto d’amore ai genitori.

 

*          *          *

 

-          Prego, siediti – disse Draco indicando all’ospite la poltrona di fronte alla sua scrivania. Christopher e Gardis erano fidanzati ormai da due anni ufficialmente e poteva esserne felice, giravano certi brutti ceffi… Gardis aveva ereditato da sua madre il fascino del malvagio ed era finita con una specie di mangiamorte rinnegato, come lui. Andava bene, sempre meglio che un mangiamorte vero… o del figlio idiota di Montague.

Dieci minuti prima sua figlia aveva annunciato che si sarebbe sposata e quel povero ragazzo non aveva fatto una piega, sempre seduto composto sul divano che scrutava i due genitori, invece basiti.

In verità la mancanza di parole nei due coniugi Malfoy era determinata da sentimenti diversi: una grande gioia da parte di Hermione e un sano calcolo del tempo da parte di Draco che cominciava a riflettere se la sua bambina non fosse effettivamente troppo giovane per prendere marito.

Il pianto di suo figlio dalla culla aveva messo a tacere le sue battute con un colpo di tosse.

Il ragazzo, comunque, che conosceva bene e di cui conosceva altrettanto i genitori, aveva detto di essere disposto a firmare tutte le carte, i prematrimoniali e le doti di necessarie e questo l’aveva messo tranquillo per un po’ e l’aveva addirittura convinto a scambiare con lui quattro chiacchiere in privato

-          Il matrimonio è una cosa seria – annunciò il capofamiglia estraendo da uno dei cassetti una cartella di cuoio morbidissimo e prendendo i fogli che vi erano all’interno

-          Me ne rendo conto

-          Confesso di essere rimasto piuttosto stupito da questo annuncio direi… improvviso! – confermò come se fosse alla ricerca della parola giusta

-          In effetti era da un po’ che io e Gardis parlavamo della cosa

Il biondo annuì, felice che non si dovesse ripetere il fuggi fuggi che c’era stato ai tempi del matrimonio suo e di Hermione visto che… beh, ma non era il caso di rinvangare il passato. Il ragazzo voleva la sua Gardis con tutti i crismi e non poteva che essere bene. Certo Gardis era piccola, però…

Porse di fronte agli occhi indagatori del ragazzo una serie di scartoffie, su una campeggiava a lettere marroni la scritta Prematrimoniale; Kitt sapeva che i genitori di lei tenevano molto alla cosa, oltre al fatto che il suo stesso padre avrebbe insistito perché ne firmasse uno, soprattutto viste le fortune che entrambe le famiglie possedevano e non era cosa da dimenticare in una unione ufficiale.

-          Avrei voluto chiedere ufficialmente la mano alla famiglia – ammise lui prendendo la lunga piuma dal calamaio e firmando, - ma Gardis non me ne ha dato il tempo

L’altro rimase favorevolmente colpito

-          I primi tempi saranno piuttosto… confusionari – confermò – e parlo per esperienza – Kitt annuì prendendo il secondo foglio

-          Posso immaginarlo – aggiunse arrossendo

-          Pensare di allargare la famiglia è senz’altro uno dei doveri di ogni buon marito e della sua consorte – non sapeva se stare dalla parte di un povero sposo legato mani e piedi ad una moglie dispotica, come lui, oppure se continuare a credere alla virtù intatta della sua bambina e desiderare la morte di colui che gliel’avrebbe strappata. Beh, però se Gardis era innamorata ci sarebbe stata male… – ma tra tutti i consigli che posso dare sul matrimonio direi che il più importante sia non far scoprire troppo presto ai vostri figli cosa succede in un letto per due – tossicchiò appena, alla fine aveva vinto il suo senso di compassione. Povero ragazzo, Gardis aveva così tanto di Hermione… gli serviva un po’ di solidarietà – posso dire per esperienza che è una situazione decisamente imbarazzante e posso solo ringraziare che Gardis la prima volta fosse troppo piccola per capire

Chris gli rivolse un sorriso comprensivo.

-          Sì, beh, credo che per quattro o cinque anni non correremo il rischio

-          Cert… - Draco si bloccò mentre rispondeva, perché quattro o cinque anni di preciso?

-          Non credo che prima di allora il bambino capirebbe – aggiunse Kitt vedendo sbiancare improvvisamente il futuro suocero

-          Bambino?

-          Gardis non vi ha detto di essere incinta? – ops…

-          Gardis… incinta? Mia figlia, la mia bambina… incinta? Tu…

Alzandosi di scatto dalla poltrona il biondo si diresse a velocità sostenuta nel soggiorno spalancando poi la porta con un colpo e facendo arretrare allarmati gli elfi (regolarmente assunti) con la merenda, che si appiattirono alle pareti

-          Hermione! – gridò

-          Draco, ti prego, non urlare, ci sento benissimo!E svegli il bimbo! – la signora Malfoy si stava rimpinzando di pasticcini del tè, non troppo certa che non ce ne fosse un altro in arrivo e non da sua figlia, di figli, s’intende. Draco invece sbiancò alla parola “bambino”.

-          Gardis è incinta! – strillò di nuovo ignorando l’implorazione della moglie

-          Mi sembrava evidente

-          Evidente? Evidente! – guardò sua figlia che gli rivolse un sorriso per niente scomposto e posò gli occhi sulla pancia al momento non troppo arrotondata, Hermione doveva averlo capito subito

-          Ditemi dov’è! – sbraitò ancora – dov’è quel… quel… profanatore di donne! Violentatore di innocenti!

-          Draco ti prego! – si scandalizzò la ex Gryffindor – trattieniti! – sentire Malfoy chiamare un altro uomo “profanatore di donne” dopo essere stato chiamato “dio del sesso” per anni a scuola era addirittura grottesco, doveva solo dirlo ad Harry!

-          Papà! – fece eco sua figlia sorseggiando il tè – stai diventando ridicolo

-          Ah, eccolo! – urlò puntando il dito sulla porta dove Kitt era appena comparso con circospezione e i fogli di prima in mano dopo che il padre di Gardis li aveva fatti volare sul pavimento – tu, come hai potuto! Mia figlia, la mia bambina! Innocente bambina!

-          Papà, ho ventidue anni ormai! – fece presente la bionda

-          Sei troppo piccola! Lo ucciderò con le mie mani!

-          Draco, per carità, fermati! – strillò Hermione vedendolo puntare dritto sul futuro sposo

-          Papà, fermati immediatamente e smettila di dire stupidaggini o non ti parlerò mai più!

Il biondastro si immobilizzò all’istante, tossendo imbarazzato e arrossendo appena.

-          Kitt, siediti – annunciò la ragazza alla povera vittima che era rimasta sulla porta mentre il genitore puntava verso di lui – e anche tu, papà, non te la devi prendere con lui, non è stata colpa sua, è successo… - almeno ebbe la decenza di arrossire

Il genitore borbottò qualcosa sul COME poteva essere successo, ma tutto sottovoce mentre la moglie lo trascinava sul divano per una manica parlottando sul “come” invece era successo a loro due.

-          Vedi, futuro genero, questa è l’ingratitudine dei figli – gli disse – li cresci meglio che puoi e quando cerchi di fare il loro bene questi ti ricattano vilmente

Gardis sorrise del suo ghigno made-in-malfoy e bevve un altro poco di tè, da qualcuno aveva imparato

-          Come lo chiamerete? – chiese Hermione tormentando i gemelli della camicia del marito;

-          Hoel – rispose pronta. Al diavolo le regole e le tradizioni, la sua tradizione l’aveva già decisa – Hoel Zlato Black

-          Non gli metterete DeLaci?

-          No.

Gardis sorrise compiaciuta del piccolo capolavoro che le cresceva dentro, capiva sua madre molto meglio ora…

E papà era l’ultimo che doveva parlare… prima aveva accelerato i tempi diventando genitore appena diplomato, due figli uno dietro l’altro, e poi aveva addirittura deciso di volerne un altro dopo il capolavoro che erano stati lei e Leonard, due diavoli!

E questo era tutto dire.

 

*          *          *

 

Fine

 

E così siamo giunti al termine anche di questa storia.

31 capitoli, quasi non mi sembra vero! Per scrivere l’ultimo ci ho messo una vita, volevo lasciare qualche indizio sul futuro, ma ovviamente non dire tutto perché penso che sennò rovinerei tutti i castelli che la gente si era fatta sulla progenie.

 

Non so se scriverò più il seguito di una delle mie fic, sono affezionata a loro, ma così come sono, penso che ciascuna abbia la giusta dose di misteri insoluti e, a proposito di misteri, l’ultimo svelato, come promesso all’inizio, è proprio quello sul papà di Rudiger che, come avevate giustamente intuito, era proprio il caro zio Blaise. Ma più che dagli indizi credo che si vedesse dal carattere, Astoria in questa fic mi è servita da personaggio invisibile, ma da quando mi hanno detto che in HP7 sarebbe diventata la moglie di Malfoy la detesto con tutte le mie forze. Povera Herm, Draco mica può diventare poligamo!

Ad ogni modo, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta.

Sono stata molto combattuta se scriverla oppure no perché, come ho spiegato in diversi commenti, non sono una amante sfegatata dei sequel, inoltre qui bisognava fare molti collegamenti con la storia precedente e creare da zero un nuovo cast di personaggi che fossero particolari come i genitori, ma non le loro esatte copie sputate.

 

Il personaggio a cui sono più affezionata è Gardis, anche se non è stata la prima a nascere. Quello che mi piace di lei è il mix che ne è uscito unendo due genitori in maniera un po’ strana.

Il personaggio che amerei se fossi una protagonista della storia sarebbe Kitt e, guarda caso, Gardis stessa ha molto di me.

 

Leonard era un personaggio creato già dalla precedente storia (doveva chiamarsi Leonard, punto e basta), ma fino alla fine delle Relazioni sono stata combattuta se farlo diventare un vampiro oppure no perché mi sembrava una scopiazzatura di Twilight, anche se il libro l’ho letto solo un anno dopo aver scritto le Relazioni, quindi vedete che non volevo assolutamente fare un plagio.

 

Poi c’è Rudiger, lui sì che all’inizio non doveva esistere! Doveva essere solo una comparsa, ma poi mi ci sono affezionata e senza un ficcanaso nella storia, che razza di fic di HP sarebbe?

 

Per finire sono arrivati Izayoi e Lachlan. Pensate che nel plot originario era Kitt che doveva fare Voldemort! Ma poi ci ho ripensato e ho ingarbugliato ancora un po’ la storia.

 

I vecchi personaggi compaiono, ma poco, perché mi sembrava di rovinare la magia di quando sono stati creati, insomma, saranno cambiati e io non volevo vedere tutti questi cambiamenti…

 

La storia d’amore più bella di tutte, quella per cui stravedrei per leggerla e che mi fa sognare, è quella di Jeff ed Hestia e non è detto che non scriva ancora qualcosa su di loro, tipo un breve spin-off (ma non contateci troppo).

La storia che però mi piace alla follia è quella di Aisley e Seraphin perché quei due sono perfetti.

 

Non ho molto da dire, spero davvero che a tutti voi la storia sia piaciuta.

Qualsiasi commento sappiate che è graditissimo, sia esso una critica o un complimento.

 

Vi ringrazio per tutte le splendide recensioni che mi avete lasciato e per aver coronato il mio sogno di quando ho cominciato a scrivere fanfic di raggiungere le sospirate 300 recensioni, grazie mille, sono davvero felice di aver raggiunto il mio traguardo. Grazie a tutti davvero che hanno letto e commentato.

 

Grazie per aver anche solo seguito la mia storia, per averla aggiunta ai preferiti, per aver aggiunto me, sono davvero lusingata da questi privilegi che mi date, sarà che io sono molto schizzinosa su queste cose…

 

E per finire, se la storia vi è piaciuta e volete consigliarla o pubblicizzarla o dirlo ad un amico, ho fatto dei bannerini per ciascuna che stanno nella home del mio profilo.

 

Grazie a tutti davvero, di cuore e per tutto

Nyssa

 

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