groupie

di Fiore_di_loto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cieli umidi ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** Cieli umidi ***


1.

Billie mi accarezza dolcemente le mani, e tra le dita tiene la solita sigaretta accesa a metà che si trasforma in cenere e poi di nuovo in fumo. -Mi prenderai per pazza- gli dico, avvertendo già quello sguardo strano sotto i suoi capelli, - ma Billie, io ti amo. Ti amo adesso e ti ho sempre amato, Billie, anche se non ci sai credere. Anche se pensi che io sia una bambina qualsiasi, molto bella, forse, e molto intelligente, ma pur sempre una bambina.- Faccio un respiro profondo e lo guardo con un mezzo sorriso che sa di provocazione, mentre inizio a ballare su questo terrazzo freddo e umido, e avvicinandomi alla ringhiera gli grido, imitando la sua voce forte e fingendomi grande: - Mi toccherà suicidarmi, Billie Joe Armstrong, se lei non si decide a credere alle mie parole, ad ammettere che pensa a me mentre canta, mentre suona su quel palco e mentre bacia sua moglie. Credo che mi suiciderò, Billie Joe!- faccio finta di buttarmi e lui corre subito dietro di me, bianco in volto per la preoccupazione e mi chiede se sono impazzita. - Sono impazzita per te, Billie Joe. E da quando sei così prudente, figlio di Edgar Allan Poe, comandante della rivolta?- Sorride e risponde stando al gioco, -Sono io che dovrei suicidarmi, Liv, perché so che tu mi ami, bambina impazzita!- Stiamo ancora ridendo quando mi ritornano alla mente i ricordi dei miei pomeriggi di novembre, senza di lui. Chiusa in una stanza, ad ascoltare il ticchettio della pioggia battere sulla finestra, a leggere libri immensi e ascoltare la sua musica, la sua voce, sempre. C'erano momenti in cui iniziavo ad accarezzarmi i capelli, il volto, il corpo, immaginando che le mani fossero le sue; e una macchia di rosso mi colora improvvisamente le guance. -A che pensi?- mi chiede lui con quegli occhi che ti ipnotizzano, abbozzando un sorriso che crede riuscirà a convincermi. -Penso alla mia triste vita senza di te. A Milano, i libri, la scuola, i miei amici, la masturbazione, anche. Cerco di dirlo con un'intonazione seria, ma dopo pochi secondi scoppiamo entrambi a ridere. Sento le sue mani avvolgermi il volto: -Sei piccola, e il tour é lungo, e lì tutti ti staranno cercando. Se non vuoi venire con me, ti capisco.- -Billie, ti prego, é l'esperienza più bella della mia vita. Il rock, le nottate infinite, e soprattutto un amore che credevo impossibile, semi realizzato!- si allontana e torna alla ringhiera, improvvisamente serio. -Non potremo mai realizzarlo completamente. Non potrò mai farti del tutto felice.- lancia la sigaretta lontano con una forza arrabbiata, e sbuffa, mentre con una mano si tocca la fronte. -Non voglio parlarne, Billie, non ora, ti prego. Non è un argomento felice, e abbiamo ancora tantissimo tempo!- -Due mesi non sono tantissimo tempo.- -Quando siamo qui, con le braccia intrecciate e i volti pallidi che si sfiorano, nessun tempo è tantissimo.- E lo bacio, cacciando la tristezza dai suoi occhi, e scoprendo un lato immensamente dolce di me che nessun uomo prima era riuscito a tirar fuori dalle mie labbra gelide. -Tengo tanto a te, Liv.-
 
 

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Capitolo 2
*** 2. ***


È l'ottava volta in un mese, quasi, che ascolto questa scaletta. Che lo guardo ripetere quei gesti apparentemente meccanici, ma ad ogni concerto ricchi di un'energia nuova, più intensa, forse. Siamo ad Oslo, adesso, tra le nostre ultime tappe in Europa. Lo sbircio da dietro le tende rosse, mentre balla col pubblico, pieno di quel carisma mozzafiato. Ancora non ci credo, se ripenso al modo assurdo in cui sono finita qui, a quanto questo viaggio cambierà la mia vita, allo splendore dell'avere il suo corpo per me, e saperlo mio anche mentre si butta tra la folla. Mio, o quasi mio. So che il sogno tra me e Billie è irrealizzabile, troppi casini, troppi casini, ma ancora ci spero, come una bimba frastornata; continuando a scacciare questo pensiero dalla mia mente. Ho ancora due cuori al posto degli occhi e la bocca semiaperta, quando noto che Jas mi sta fissando divertito, mentre continua a montare e rimontare un qualche strano strumento. Mi giro verso di lui e con una strana sicurezza gli chiedo da quanto tempo Billie non aveva una groupie, prima di me. -Uff, saranno 15 anni come minimo, ai tempi di warning, è sempre stato fedele a Adrienne, prima che arrivassi tu, con quel nasino stretto e piccolo, la pelle giovane, e la sfrontatezza con cui dicevi che di certo Billie avrebbe voluto conoscerti. Jas parla svelto e gesticola in modo curioso, tanto da farmi sentire stupida, perché non riesco a capire se stia facendo del sarcasmo. -Io ti sto proprio sul cazzo, vero?- Mormoro sedendomi su quella che doveva essere una cassa e iniziando a giocare con dei fili sotto i miei piedi. -Aah, non mi stai sul cazzo. Sei curiosa, interessante, e mi sembri anche vagamente psicopatica o pazza o qualche cosa del genere. È Billie che mi sta sul cazzo, perché Adrienne non se lo merita, voglio un fottuto bene a quella donna, la conosco da più di 15 anni, insomma.- -Capisco.- Sospiro e mi stendo del tutto sulla cassa, gettando la testa all'indietro e iniziando a mordere i fili. Portando i piedi per aria e cantando sotto la voce di Billie, che pochi secondi dopo saluta il pubblico e torna dentro con noi, sudato e esausto. Si siede su una sedia mentre qualche aiutante gli versa dell'acqua in bocca. -Susenna si sta mangiando i fili della tua BJ- gli dice Jas con tono semi divertito. E ad un tratto vedo spuntare di fronte a me il viso rosso di billie. -Buoni i cavi?- Lo vedo al contrario e per questo non riesco a decifrare la sua espressione, il che rende la scena ancora più divertente e onirica. Con uno slancio degno di una ninja mi tiro su e con fare provocante rispondo -Ah, non quanto te- Faccio appena in tempo a scrutare il suo sorriso che qualcuno gli grida -Billie devi firmare gli autografi! Stanno tutti aspettando- 1,2,6 passi che avverto che sul pavimento di legno, le tende che vengono tirate verso destra e poi il boato della folla.

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Capitolo 3
*** 3. ***


Una volta rientrati in hotel ho finalmente la possibilità di stare sola con Billie, sdraiato a fianco a me, che mi accarezza i capelli. Sento le sue labbra avvicinarsi ai miei lobi e morderli dolcemente; con l'indice sfiora il pizzo del mio reggiseno e ne disegna la sagoma. Continua questo gioco meraviglioso e avvicina la bocca al mio collo; sento la mia pelle nuda fremere e la mente offuscarsi, fino a che i pensieri non si riducono in frivole pretese, assurde, lancinanti. Ha gli occhi di un angelo, quando non li trucca, ma i lineamenti restano quelli di rage, e persino lo sguardo ha un che di demoniaco e profondamente eccitante. Dio mio, altro che gli stupidi idoli di bellezza comune, Billie è 100 fottute volte più ammaliante. Mi passa in mano il telefono, -scegli tu la musica in sottofondo- È tutto surreale e buffo, perché in questi momenti ascolto solo la sua musica, abitualmente. Appoggio il telefono sul comodino in modo piuttosto brusco e mi siedo sopra di lui; la sua lingua ha l'odore del fumo, dell'alcool, e di una strana dolcezza, paradisiaca. Più veloci scorrono le mani, più lenti diventano i minuti. Più intensamente lo sento farmi sua, più utopico mi sembra questo momento, e quando i respiri si spezzano e diventiamo un drago deforme, un ammasso umano, sento di non esser mai stata così felice. Billie non mi da il tempo di respirare, mi sta già appoggiando una sigaretta tra le labbra. Si sdraia a fianco a me sapendo che ogni attimo di riposo con la propria ragazza è prezioso, se sei una rock star in tour mondiale. Mi stringe la mano con un atto quasi automatico, e le nostra dita iniziano un ballo primordiale che chiede al sole di risorgere, per la prossima ora quanto meno. La pelle che si sfiora è una continua conferma che ciò che sta accadendo non è nella mia testa, che sto realizzando un sogno, che finalmente vivo. Il telefono gli sarà squillato 15 volte come minimo, ma lui è rimasto immobile, con lo sguardo sospeso e il respiro lento, scrutando ogni centimetro del soffitto e delle mie iridi azzurre; prima di rispondere. Ha la premura di andare in bagno mentre parla con la moglie e fare andare il lavandino, non che abbia qualcosa da nascondermi, salendo su quel camioncino ero pronta ad accettare il compromesso e a smussare gli angoli della nostra semi relazione, in un modo arrendevole che non mi è mai appartenuto. Torna 10 minuti dopo, mi guarda come se si aspettasse una domanda, con occhi docili e pronti ad assaporare un rimprovero. Fa quasi tenerezza, in piedi e nudo davanti ai miei occhi, ma non ho intenzione di chiedergli nulla, la risposta mi spaventa e non sono pronta a fare del sarcasmo su questa situazione. La mattina dopo siamo in sala da pranzo per la colazione, in una stanza privata assieme a Tre e Mike, che hanno smesso da qualche giorno di osservarmi con sospetto e hanno iniziato a scherzare con me, proprio oggi che non ho voglia di chiacchierare. Resto con lo sguardo vacuo e una strana malinconia per tutta la mattinata, bevendo una tazza di caffè amaro che mi terrà in piedi fino alle 14, spero. Col freddo che si assapora in questo angolo di mondo, ogni raggio di sole dovrebbe essere gradito, ma io riesco solo ad esserne irritata. Saliamo sul camioncino per l'aereoporto, diretti a Cophenagen. Billie e gli altri matti della band devono discutere di un'entrata nella casa discografica, per questo in aereo siedo vicino Luna, la donna di Trè, che nonostante l'età si porta dietro un'eleganza non trascurabile, e anche un certo snobismo, se vogliamo dirla tutta. Mi è indifferente però, non sento il bisogno di rivolgerle la parola e a quanto pare nemmeno lei, non crede di aver nulla da spartire con una ragazzina di 16 anni; ma anche lei incolpa Billie e non me. Ho dormito per tutto il viaggio, confondendo il vento col mio stesso respiro.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Ho sempre apprezzato la solitudine, ho sempre avuto un ottimo rapporto con me stessa e un approccio pessimo con le altre persone. Tutti restano folgorati, all'inizio, dall'unico miscuglio di carisma e intelligenza, ribellione e giovinezza, vuoto e consapevolezza. Ma io, io Liv, Olivia, non sono mai rimasta impressionata da praticamente nessuna delle tante ombre senza volto che si accalcavano alle mie spalle, incapaci di pensare e solo in grado di pretendere. Pretendere la storia che chiunque avrebbe voluto sentire, pretendere che io mi alzassi e gridassi di nuovo alla professoressa di religione che lei aveva 'un'enorme bolla in testa che le impediva di ragionare lucidamente e la rinchiudeva nel suo sporco angolo con Gesù Cristo e gli apostoli della vergogna'. Pretendere che io scappassi ancora di casa, che infrangessi le regole senza aver paura, che li salutassi dall'alto della mia presunzione per avere altre storie da raccontare agli amici, ai genitori, della pazza Liv che li faceva ridere e li difendeva. Nessuno mi è mai piaciuto davvero. Solo, Billie. So che mi assomiglia, so che assomiglia all'idea che ho di me, e che tutti hanno di me. So che assomiglia, però, anche alle parti di me che tutti si rifiutano di comprendere. Lo so quando ad un tratto non ha più voglia di spaccare chitarre e raccontare inni sulla ribellione, e ha solo bisogno di chiudersi nel bagno di qualche metro sporca e umana, sedersi per terra, tremare, fumare, graffiarsi il volto e il collo e stracciarsi la pelle. É per questo, in realtà, che credo di amarlo. Perché é una persona, e non un'idea ammaliante, e perché io, sono esattamente identica a lui. Assaporare questo pensiero, mi calma improvvisamente e mi fa sentire non abbandonata, ma di nuovo viva, mentre il freddo di Cophenagen ci punge la pelle. Con un balzo salgo sul furgoncino e mi siedo sulle ginocchia di Billie, fingendo di non averlo visto e afferrando il cappuccino al posto suo, -grazie, grazie- dico amichevolmente all'aiutante che me l'ha offerto. O meglio, che l'ha offerto a Billie. Lui mi morde un orecchio e mi chiede a cosa sia dovuto questo improvviso scatto di allegria. -Ora che me l'hai chiesto mi hai fatta tornare triste.- e facendo finta di piangere mi sdraio totalmente su di lui. Inizia una specie di lotta, di quelle che si fanno da piccoli coi propri fratelli. Lui mi blocca e inizia a farmi il solletico, io strepito e scalcio finché non mi molla, mi siedo di nuovo sopra di lui e gli stampo un bacio sulle labbra. Qualcuno dai sedili posteriori imita il rumore delle nostre labbra e scoppiamo tutti a ridere, allegri, nonostante il tempo triste che novembre porta con sè. Passo tutto il viaggio fino all'hotel e il pranzo presso questo in preda ad un'inarrestabile felicità, e mi sento quasi lunatica, o bipolare. Le vie che attraversiamo sembrano medievali, antiche, ma belle. Il verde inonda ogni angolo di questa sperduta città che mai avrei immaginato di visitare, e mi riporta alla mente un cartone animato che vedevo da bambina. Prendo in giro Billie mentre messaggia con Adrienne, imitando le risposte che dovrebbe dare davvero, e se mi aspettavo che la sua aria diventasse cupa di fronte alle mie risate, sbagliavo. Non sembra più avvolto dai sensi di colpa, anzi, ride con me come non aveva mai fatto. L'aria della Danimarca è magica e tra me e Billie si sta creando una complicità meravigliosa, e non so spiegarlo, ma le espressioni degli altri di fronte al nostro scherzare come bambini incazzati e satirici, cambiano, e sembrano divenire un po' meno accusatorie, e un po' più allegre per il rinnovato spirito di Billie. Quando scendiamo dal furgoncino tenendoci per mano, un funzionario di qualche strambo partito politico ci porge in mano dei volantini, che hanno tutta l'aria di portare un messaggio sull'omofobia. Billie, forse contagiato dal mio umore, gli grida 'stai seriamente dando un volantino omofobo al cantante dei green day?' Così inizia a strapparlo davanti agli occhi del povero neopolitico che lo guarda stravolto. Io ammiro Billie orgogliosa di come lo sto facendo ringiovanire, e per sostenerlo inizio a strappare tutti gli altri volantini che porta sotto il braccio il funzionario, e come Billie inizia a morderli e a lanciarli in aria gridando 'coriandoli di ignorantissima merda piovono sulle nostre teste fottute!' 'Yeaa' io lo imito. La scena si prolunga per un paio di minuti e quando mi giro noto che l'intero cast del furgoncino è piegato in due per le risate, Mike compreso, che ultimamente aveva l'aria stanca. Continuando a camminare, mi si avvicina addirittura e mi sussurra -Sai, sta molto meglio con te che con Adrienne, sta ritornando quello che era 15 anni fa-.

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.Tutti questi posti, queste città, queste immagini. Sono difficili da analizzare, da scomporre e da raccontare. Io lo sto vivendo come un film illogico e irrazionale, che si trascina con noi in questo autobus pieno di pazzi nevrotici e zombie con le ali. Lo adoro. Ma non voglio farlo capire a Billie, nei suoi occhi intravedo l'abitudine, la routine. E lascerei trasparire la mia insulsa normalità, se mi mostrassi davvero meravigliata o entusiasta. Il concerto, comunque, è stato un semi-fiasco, o un semi-successone, dipende dai punti di vista; un semi-fiasco perché c'era meno gente del solito, un semi-successo perché il mio uomo era riuscito a creare una certa intimità col pubblico, ed essendo stata una giornata relativamente tranquilla, stanotte potremo concederci della sana tranquillità. Sta persino firmando degli autografi, adesso, mentre gli operai smontano le casse e tutti quegli strani aggeggi magici. Io bevo dell'acqua, lo guardo da lontano, sorrido. Arriviamo all'hotel in meno di 40 minuti, la notte è fredda e silenziosa, ansiogena, inquietante e allo stesso tempo dolce e melodrammatica, quando un uomo del genere ti si sta per sdraiare di fianco. Nuda, con addosso solo il suo profumo, lo aspetto. Sta facendo una doccia, si sente lo strano rumore delle cicche che si muovono nello zaino, l'acqua che scorre, un bicchiere di plastica stretto troppo forte. Cerco di non farci caso, e anche se volessi rimuginarci sopra non ne avrei il tempo, dato che subito apre la porta e mi guarda piacevolmente sorpreso. Non aspetta e si getta a fianco a me, le sue mani, i suoi occhi, sopra di me. Non c'è modo migliore, penso, per porre fine a quest'altro cortometraggio di vita.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Sono le 4.30 passate, mi giro istericamente nel letto per accendere la luce. Non sento il suo corpo a fianco al mio e si sentono strani rumori provenire dal bagno. Lui che sussurra, parole incomprensibili, incatturabili. Finalmente trovo l'interruttore, mi alzo di scatto ed apro la porta. Billie è a terra, tremante, a sussurrare, gli occhi persi, fissi sulle piastrelle e le mani che inquiete si toccano i capelli. Sembra avere un attacco di panico. Io sono calma e placata, conosco fin troppo bene quella tortura dell'anima, per urlare, chiamare qualcuno o agitarmi. Anche se lui sembra morire quasi, impazzire del tutto. Mi siedo di fronte a lui, accendo una delle sigarette che Billie ha a fianco e fingendo di avere una chitarra sulle gambe incrociate, inizio a cantare: Words get trapped my mind Sorry I don't take The time To feel The way I do La straziante dolcezza di questa canzone, o della mia voce, forse, lo calma. Gli porgo dell'acqua, sta sudando. Ed ecco che scoppia a piangere; nasconde le lacrime, batte la testa contro il muro, soffoca le urla sul mio seno; ma sta piangendo, lo giuro. So di non dovergli mettere fretta, assecondo le sue mosse con un silenzio privo di imbarazzo e ricco di comprensione, nonostante il mio essere tremendamente piccola. Littlegirl. Pian piano è lui a parlare, senza che io gli chieda niente. Il suo sguardo lascia intravedere sensi di colpa, si sta scusando, non ci posso credere. Io continuo a fumare con la schiena appoggiata al muro e le gambe aperte, come una bimba che disegna, disinteressata, con l'aria dei suoi polmoni. -Novocaina, novocaina era novocaina ma erano demoni di novocaina io non posso dormire la notte Liv non posso non posso fare tutto il male non riesco a dormire e tutti dormono e tu dormi io no sono solo io che non dormo- Continuo a fissare il muro, senza rispondergli, con aria indifferente perché è ciò di cui ha bisogno. -La prossima notte, starò sveglia con te- Sussurro con un filo di voce vuota di intonazione. Sembra essersi quasi del tutto calmato anche se trema ancora e ha quello sguardo colpevole. Gli prendo la mano, lo porto sul letto e gliela poggio sul mio seno. Si sfoga col mio corpo con una violenza che appartiene solo agli animi senza pace, e che adoro. Nel frattempo piange, ed è forte e veloce, grida ancora sul mio seno, per non farsi sentire. Vedo in questo gesti una dolcezza disumana, paradossale, assurda. Passiamo la notte l'uno a fianco all'altra, senza dormire, anime irrequiete. 'Con i cuori arresi, i capelli appiccicati alla fronte'.

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