ALONE

di Shori_Vichy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


Anastasia
                                                                                                                                                                         12/04/2015
Caro diario...
Essere una liceale é difficile!
Scuola, compiti, bulli, rompiscatole, problemi, famiglia e amici (qualche volta), e per fortuna che non ho aggiunto altro, se no la lista sarebbe stata infinita!
Insomma non é facile, tutti dicono che saranno gli anni più belli della nostra vita, ma sinceramente non ci trovo niente di bello ad essere presi in giro, fare scuola, rapportarsi con i genitori pretendendo di comportarci da adulti mentre loro ci trattano come dei bambini (anche qui la lista é lunga!)
Non ho decido di scrivere un diario solo per lamentarmi ma per scrivere anche cose belle, esperienze, emozioni e forse qualche cotta...sarebbe davvero bello potersi innamorare della persona giusta, ma non adesso, ne ho di tempo... poi voglio divertirmi almeno fino ai venticinque anni! Ho già programmato una parte del mio futuro e ovviamente sarà bellissimo ma per riuscire a percorre quella strada devo prima finire questa, lo so che è sempre in salita questa via ma non sono una che molla, io combatto, non sono una fifona come quasi la maggior parte delle ragazze della mia classe. 
Ho deciso che mi sono sfogata abbastanza per i miei gusti, quindi passiamo ad argomenti migliori... fammi pensare...
Ah! A parte il fatto che di solito un diario si scrive all'inizio di un anno scolastico, ma vabbè, ho deciso di impegnarmi a scriverlo, lei ha sempre voluto che avessi un ricordo del liceo da poter rivivere, mi aveva promesso che lo avremmo riguardato insieme in futuro, ma ora quel futuro non esiste più.
Forse dovrei descrivermi (così evito di finire in argomenti profondi), allora... intanto mi chiamo Anastasia, per le amiche più care Hana, sono una ragazza di 15 anni e vado in prima superiore (veramente la sto finendo, ma dettagli), sono alta 1,60 circa, ho i capelli castani e gli occhi di un comune e noioso marrone, sono decente (come bellezza intendo), non ho segni molto particolari a parte una voglia sulla schiena e una cicatrice sul viso che neanche si vedono, quindi non le do molta importanza. Sono una ragazza che prova molte emozioni ma le trattiene davanti agli altri e non so per quale motivo, so solo che non riesco ad esprimermi!
Forse dovrei descrivere i miei genitori, ma penso che lo scriverò domani perché ora sono stanca, inoltre domani ho scuola e non vedo l'ora che finisca! Non la sopporto più, una volta amavo andare a scuola, non che adesso non mi piaccia più e che sta diventando noiosa... possiamo dire in modo molto scorretto, dal punto di vista lessicale, che è diventata "logorroica".Tutto per svariati motivi: la maggior parte delle ragazze sono oche che vanno nel pollaio a cercare il gallo della situazione, per poi diventare dei piccoli pulcini indifesi quando vengono cacciate via dallo stesso gallo che le aveva protette solo per il suo piacere personale e la storia ricomincia ogni volta, come un ciclo continuo; i ragazzi non mi filano, soprattutto uno che credo abbia paura di me dopo che ha sentito il suo nome a squarciagola pronunciato dalla mia bocca mentre lui era li vicino, madonna che figuraccia che ho fatto e adesso pensa che lo stalkeri, cosa assolutamente falsa (pero ammetto che so dove abita, che i suoi genitori sono separati e ovviamente nome e cognome, ma tutto questo lo so solo perché prende il mio stesso treno e abita nella mia stessa città), in più ho dei piccoli dubbi sulle mie migliori amiche, penso che loro non mi vogliano lo stesso bene che voglio io a loro, giuro sul cuore che darei la vita per loro...
Insomma sono una persona dubbiosa e, diciamocelo, un po' sfigata!
Madonna che chiacchierona che sono, meglio se vado a dormire...
Buonanotte diario.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


ANASTASIA Oggi sarà un giorno straziante! Mi ero dimenticata della verifica dell'ultima ora di inglese, ovviamente non ho studiato ed io e l'inglese non abbiamo molta affinità quindi ne verrà fuori un pasticcio. Non posso prendere altri voti bassi se no verrò bocciata o rimandata, sarebbe una vergogna cadere così in basso. Solo i tizi strani, gli sfigati quelli seri o i casinisti possono fare questa fine, non io, io sono una ragazza raffinata e gentile, sono sempre stata brava a scuola. Però le mie migliori amiche di più e questo mi rode siccome ho un forte senso di competitività, soprattutto se si tratta di sport, ma non riesco a superarle perché sono una persona abbastanza pigra nello studio, caratteristiche che loro, invece, non hanno. -Posso?- Davanti mi ritrovo una ragazza sulla trentina, probabilmente va all'università. -Veramente ci sarebbe una persona che sto aspettando- Le parole uscirono con una tale freddezza che se qualcuno avesse udito la conversazione avrebbe pensato che io fossi di ghiaccio. -Scusa, grazie comunque!- Riuscì a dire rivolgendomi un sorriso caloroso, quasi mi dispiaceva averla scacciata in quel modo senza essere sicura che lei sarebbe venuta. Infatti non si presentò, così dovetti farmi la strada da sola con le mie cuffiette come ogni mattina. Ormai non viene da mesi in treno ma io continuo ad aspettarla, potrebbe tornare da un momento all'altro. Sarà sicuramente arrabbiata con me o troppo presa con altre persone per degnarmi della sua presenza, ma infondo è sempre stato così. Diceva di essere tanto mia amica e poi andava da un'altra a dire la stessa cosa poi quando le spezzavano il cuore o si stufava di loro tornava da me. Che patetica che sono, sembro un giochino sempre al suo servizio che però maneggia con molta cura. Infondo a me la situazione va bene anche così, a me basta che mi degni di uno sguardo perché comunque anche se a volte mi lascia da sola dopo ritorna ed è per quello le voglio bene, significa che occupo comunque un posto nel suo cuore. Le scale della scuola oggi sembravano più imponenti del solito e stranamente c'era un gran afflusso di gente. Appena uscii un orda di persone incominciarono a fissarmi, molti spettegolavano; incominciai a guardare se avevo qualcosa fuori posto, ma niente. Mentre avanzavo mi sentivo sempre più in imbarazzo e accelerai,ma la gente continuava a guardarmi. Abbassai la testa, per non guardarli mentre ridevano di me per chissà quale motivo. Qualcosa di morbido urtò la mia testa. -Hey...- Disse Amanda, una mia amica delle elementari. È una ragazza molto carina, alta e magra ma è molto fifona e timida. -Hey, come stai?- Chiesi, anche se sapevo già la risposta. Lo feci solo per educazione. -Bene... e te come ti senti?- Mi rispose con tenerezza e un po' di paura, era una cosa un po' strana. -Bene- Il silenzio piombò tra di noi mentre la gente mi guardava stupita, sembravano quasi, come dire, provare pietà per me. Per fortuna questa "lunga" chiacchierata fu interrotta dal suono della campanella. Ci scambiammo un saluto e camminai il più veloce possibile in classe. C'era un vago odore di patatine misto a tè verde in bottiglietta delle macchinette nell'aula, inoltre quando entrai scese un silenzio di tomba. Decisi di sedermi al mio posto come faccio di solito ignorando gli altri, oggi sembrano tutti strani o sono io che sono ottusa? Natalie insieme alle sue amiche oche si avvicinarono con cautela, sembravano dispiaciute. -Cosa c'é?- Dissi facendo finta di essere sorpresa della loro visita. Ci misero un po' prima di parlare. -Volevamo dirti a nome di tutta la classe... che ci dispiace molto per te...- Sembravano sincere. -Non vi preoccupate, io sto bene- Feci un sorriso talmente perfetto e naturale che solo chi mi conosceva sapeva distinguere dal mio vero sorriso. Sembravano abbastanza confuse, così decisi di rompere un po' il ghiaccio e rovinare quel poco di reputazione che avevo. -Sono felice che vi siate preoccupate per me, ma seriamente non c'è ne bisogno... È tutto passato!- Dissi con una serenità che loro non compresero. Adesso erano ancora più confuse di prima e senza parole tornarono al loro gruppetto per spettegolare di me, ovviamente. Sara e Kate rientrarono in classe dopo esser state a fare il giro mattutino del bagno. Anche loro erano rimaste senza parole vedendomi al mio banco a disegnare, come facevo di solito per affievolire la tensione. -Ciao, come stai?- Sara sì che era veramente dispiaciuta, in fondo era la mia migliore amica per qualcosa. -Perché oggi tutti hanno deciso di farmi così tante domande?- Dissi seccata senza neanche salutarle. -Forse perché sono preoccupati per te?- Ribatté Kate. -Ma non dire stronzate!- Dissi abbastanza arrabbiata. In questo periodo il mio vocabolario di parolacce era aumentato. Loro sanno che non volevo essere offensiva ma mi seccava il fatto che mi prestassero tutte queste attenzioni. La seconda campanella suonò puntuale come sempre e la professoressa entrò subito, non mi diede il tempo di sentire la risposta delle mie amiche. Durante la ricreazione decisi di rimanere in classe, non volevo diventare una vip sfigata di cui tutti parlano, mi da molto fastidio stare al centro dell'attenzione. Ovviamente Sara e Kate rimasero con me, mi parlarono di tutti quei scoop sui VIP che mi ero persa la scorsa settimana. Si sono stata assente una settimana, tutti penserebbero che bello se non sapessero la verità. -Hana mi accompagni in bagno?- Mi chiese Sara. -Ancora?... Comunque no non ho voglia di mostrarmi alla gente.- Almeno non oggi. Non voglio continuare a rimanere sulla bocca di tutti. -Lo sai che ho la vescica debole- Sembrava un cucciolo bastonato, stavo quasi per cedere. -Dai, vengo io con te- Disse Kate. Mi fece l'occhiolino prima di uscire, mi salva sempre da situazioni sgradevoli come queste. Appena uscirono incominciai a concentrarmi sul silenzio nell'aula, era così autentico e nostalgico ma delle flebili voci interruppero la dolce melodia. Dalla porta sbucò Jack, un mio compagno di classe di cui Sara aveva segretamente una cotta. Penso abbia dimenticato la merenda. Purtroppo mi notò, non ero ancora invisibile. -Hey, come stai? Ho sentito quello che è successo e volevo dirti che mi dispiace- Attaccò discorso. -Uff... Sto bene, sapete chiedermi solo questo?- Lo ammetto ho risposto un po' male ma questo fatto di "preoccuparsi" per me sta diventando pesante ed è solo il primo giorno di scuola da quando sono tornata. Lo avevo messo alle strette ed ora il silenzio ha cambiato melodia, è diventata più tesa e irraggiungibile. -Non ti mancano?- La domanda mi sconvolse, nessuno me lo aveva ancora chiesto. -Potrò sembrare cattiva e insensibile... ma non mi mancano, perché so che loro mi vogliono un bene dell'anima anche se non ci sono più. Sono riuscita a superarlo- Si, solo dopo una settimana di pianto continuo, farmaci psicotici e antidepressivi. In quei giorni mi sentivo sola come un cane, per modo di dire. -Scusa se te lo chiedo... Ma quando sono morti?- Mi disse, era evidente che era imbarazzato, poverino. -La notte tra sabato 13 e domenica 14 di questo mese- In un incidente stradale, i miei genitori sono morti per colpa di un ubriaco deficiente. Stavano guidando per tornare dalla loro cenetta romantica che desideravano da tempo, mentre correvano in autostrada si ritrovarono tutto d'un tratto un tir contromano. Non riuscirono a schivarlo e l'impatto fu micidiale. Morti sul colpo e nessuna speranza di poterli salvare. Nessuna per farli sopravvivere. Io ero a casa a studiare quando alle 11:30 suonò il campanello. Inizialmente presi paura, pensavo fosse un malintenzionato. Guardai meglio e vidi una macchina della polizia, i miei sensi erano già in allerta, ho pensato subito a mamma e papà. Il poliziotto entrò e mi riferì ciò che era accaduto, ebbi un crollo emotivo così mi portarono in ospedale e mi imbottirono di anti depressivi per tre giorni. Per fortuna mi dimisero dopo quattro giorni. Quando tornai a casa mi sentivo sola e vuota, avevo un sacco di problemi per la testa: dove sarei stata a vivere? Cosa avrei fatto senza di loro? Sarei riuscita a pagarmi la scuola, le tasse, da mangiare, ecc...? Per il momento vivo da sola finché non trovano un mio famigliare disponibile ad occuparsi di me. In questa situazione stando a casa non avrei concluso niente e decisi di tornare a scuola, dovevo voltare pagina. In fondo però devo ammetterlo, mi mancano moltissimo. -Sei una ragazza forte. Ma puoi anche piangere, non c'é niente di male nel mostrarsi feriti qualche volta- La sua risposta fu così rassicurante, che mi ricordò mio padre, le lacrime stavano per scendere e mostrare la vera me. Riuscii a resistere. Ormai lui se n'era già andato. Qualcuno mi aveva capito senza neanche conoscermi bene, mi sentii sollevata. -Ma perché continuano ancora con questa storia?- Dissi molto irritata. -Be forse sono preoccupati... In fondo non capita tutti i giorni di perdere i propri genitori- Rispose Sara. Ovviamente eravamo in bagno, io a chiacchierare mentre lei faceva i suoi bisogni. Nella mia classe ero famosa come accompagnatrice ufficiale per i bagni. -Ok.. Ma loro non sono preoccupati per me, provano solo pietà!... Ed io non ne ho bisogno.- Mi fanno schifo, avrei voluto dire. Le parole che mi disse Jack però mi fermarono, lui non provava pietà era seriamente preoccupato e stranamente gentile. -A cosa pensi?- Mi chiese lei mentre si lavava le mani. -Sai pensavo che ti sei innamorata della persona giusta... Intendo... mi sembra simpatico e abbastanza intelligente per non mettersi nei guai- Stavo facendo confusione. Lei si bloccò all'istante. -Da cosa lo hai capito?- Sembrava turbata ma soprattutto preoccupata. -Sai... Il mio istinto non mi tradisce mai, fidati- Dissi le parole più false del mondo. Mi sentii subito in colpa, dovevo dirgli che oggi è stato più premuroso del solito, il che non era normale, soltanto che non volevo farla preoccupare. -Se lo dici tu... Mi fido!- Disse sfoggiandomi il suo bellissimo sorriso che formava un opera d'arte con i suoi occhi azzurri e con il suo incarnato chiaro. Mi venne un nodo alla gola al solo pensiero di vederla triste perché non le avevo raccontato quello che è successo oggi in classe. L'ultima campanella suonò in anticipo, oggi si usciva prima. Incominciammo a camminare facendoci strada tra la folla, peggio di andare a un concerto, lo giuro! Ovviamente gli sguardi non erano diminuiti, il che mi fece incazzare veramente. Mi mancò poco che gridassi di smetterla e che stavo bene, ma il mio buonsenso ebbe la meglio. Dovevo calmarmi. Presi le cuffiette e le attaccai al telefono, oggi era una giornata degna di una canzone depressa come "Gravity" di Sara Bells.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


ANASTASIA Un altro noioso giorno comincia. Tutto si ripete: scuola, casa, scuola, casa... Tutto è monotono, nessuna emozione particolare si risveglia in me, a parte la depressione che provo per la perdita dei miei cari. Io e mia sorella gli volevamo un bene dell'anima e adesso sono spariti così, da un giorno all'altro... anzi da una notte all'altra. Mia sorella è una mamma in miniatura che cammina allegra per casa e mi saluta dandomi un bacino sulla guancia ogni mattina. -Buongiorno sorellona- Mi disse facendomi quel bellissimo sorriso che solo lei sapeva fare. -Buongiorno Lena- Risposi scompigliandole i capelli che da lisci diventarono arruffati. Sbuffò fragorosamente facendo una faccia esilarante, così incominciai a ridere quasi di gusto. Lei era l'unica che riusciva a farmi ridere veramente. Lei mi capiva. -Hey, piccola! Oggi ti vengo a prendere alle 14:30 perché mi tocca mangiare fuori, quindi te mangia in mensa. Ecco, tieni i soldi.- Che scocciatura, un altro pranzo in compagnia. L'ultimo desiderio che avevo. -Ok, ai suoi ordini comandante!- Disse scherzando. Le presi la giacca e gliela misi su, poi la accompagnai fino alla fermata dell'autobus, dopo io avrei preso il treno. Mi salutò con la mano e vidi la mia gioia seguire lei, mentre il mio corpo si svuotava di essa. Lo sguardo si spense e le labbra assunsero una forma tendente all in giù, ma non ero triste, ero solo vuota. I pettegolezzi giravano ancora in giro per le classi e andare a scuola sta diventando sempre più faticoso. È solo la seconda settimana e mi sto già lamentando, per fortuna che fra poco incominciano le vacanze. Lezione. Lezione. E ancora lezione. Oggi esco prima perché salto ginnastica per via di una fobia. Quando ero piccola la mia materia preferita era la ginnastica ma ebbi una maestra che maltrattava i bambini e purtroppo un giorno toccò a me, non riuscii a picchiarmi perché scappai. Da quel giorno lei non insegnò più ed io non riuscii più a fare lezione, mi venivano degli attacchi d'ansia così i miei genitori decisero di non farmi fare più quella materia. Lo so è assurdo, ma ne sono rimasta traumatizzata. Il treno era più pieno del solito e feci fatica a trovare posto: era stretto ed era l'ultimo rimasto, su quel vagone, per due persone. In stazione la gente correva per non perdere il treno, altri aspettavano da soli o in compagnia; una coppia rideva serenamente per poi conciliarsi in un bacio appassionato che mi diede il volta stomaco. -Scusa... Posso sedermi?- Chiese una voce maschile che avevo già sentito. -Si... Certo?- Dissi mentre mi giravo. Oh cavoli, era lui!Non lo avevo riconosciuto con gli occhiali, pensavo non li portasse. I suoi occhi si sbarrarono ma decise di sedersi lo stesso, tanto non avrebbe trovato altro posto. Mentre spostavo lo zaino per fargli posto gli toccai la spalla. -Oh, scusa!- Dissi. -Non mi hai fatto niente, tranquilla.- Rispose sorridendo. Calò il silenzio e nonostante lo conoscessi a malapena mi sentii a disagio. -Come ti chiami?- Mi chiese. -Dici a me?- Dissi. -Certo dico a te stupida!- Mi rispose con un sorriso malizioso. -Grazie per il complimento! Comunque mi chiamo Anastasia e te?- -Sai già il mio nome- Disse serio. Nella mia mente girava in continuazione la parola:IMBARAZZO. Sinceramente non aveva tutti i torti, io sapevo benissimo il suo nome ma feci finta di niente. -Jason... Giusto?- Dissi. -Esatto- Rispose. Per un breve periodo il silenzio calò di nuovo. Che imbarazzo lui era il ragazzo che avevo chiamato l'anno scorso in corridoio, prima di sapere che fosse un donnaiolo di prima classe. -Ti sarai sentita in imbarazzo quel giorno...- -Quale giorno?- Ti prego non rispondermi, non voglio ricordarlo! -Si, quel giorno che il treno era stato soppresso e tua madre mi chiese se avevo bisogno di un passaggio- Rispose guardandomi negli occhi. Mia madre ebbe la grande idea di chiederli se aveva bisogno di un passaggio perché siccome conosce sua mamma pensava avrebbe accettato, per fortuna lui rifiutò. Per tutta la giornata non uscii dalla classe per evitare di incontrarlo. -Ah, quel giorno... Mi spiace se ti ho messo a disagio ma mia mamma a volte è un po'... Strana!- Dissi facendo finta di sorridere. -Non importa, nessun problema. Inoltre quel giorno non sono neanche venuto a scuola perché non mi sentivo tanto bene- COSA? -Quindi quel giorno non c'eri?!- Quindi mi sono nascosta per niente? -Esatto- Rispose. Una risatina strozzata partii dalla sua bocca. -Cos'hai da ridere?- Dissi seccata. -Hai fatto un espressione divertente, ahahahaha- Disse continuando a ridere. Perché si sta allargando, io non voglio fare amicizia con lui! La vocina degli annunci del treno disse la mia fermata, che era anche la sua, quindi mi alzai e presi lo zaino. -Dove vai?- Mi chiese. La sua mano stava stringendo il mio braccio e diventai tutta rossa in faccia per l'imbarazzo. -Vado davanti all'uscita, fra poco devo scendere- Risposi in modo sgarbato. -Ok- Lasciò la presa e guardò fuori dal finestrino ed io potei finalmente uscire dalla sua presa imbarazzante. -Hana stai bene?- Mi chiese preoccupata Kate. -Si, si stavo pensando a una cosa- Risposi. Stavo ripensando a quel giorno e a ciò che era successo, chissà perché si era seduto? Quando mi ha preso il braccio sono diventata tutta rossa... Che cosa mi era successo quel giorno? Oggi è il 20 Maggio ed è quasi passato un mese da quel giorno, strano che non sia più venuto in treno... O forse io non ho prestato abbastanza attenzione. Forse non sono poi così male se uno come lui mi ha rivolto la parola... No! Impossibile... Probabilmente non aveva niente da fare e ha deciso di divertirsi a mettermi in imbarazzo davanti a tutti. Jason Kress è un donnaiolo, non se le porta a letto (credo), ma cambia ragazza quasi ogni settimana. La relazione più lunga che ha avuto è stata con Natalie, una mia compagna di classe, infatti è durata due settimane dopo lui l'ha lasciata, come fa di solito. Dicono che basti una battuta per ammaliare le ragazze, come se le ipnotizzasse, e loro vanno da lui a chiedergli di mettersi insieme sapendo che lui le avrebbe lasciate dopo una settimana. I miei pensieri furono interrotti dalla campanella che indicava la fine della penultima ora, per fortuna c'erano cinque minuti di pausa che io sfruttai per disegnare un po' visto che non ero molto in vena di socializzare. -Bel disegno- Alzai la testa e vidi Jason. Di istinto chiusi il quaderno e di scatto mi alzai in piedi. -Tu cosa ci fai qui?- Dissi rossa in faccia perché tutti ci guardavano incuriositi. -Si saluta sai!- Mi disse rivolgendomi un sorriso malizioso. -Ma se neanche te mi hai salutato!- Risposi a tono. Mi fece una breve linguaccia. -Comunque, devo chiederti un favore- -Spara, ma muoviti tutti ci guardano e non voglio finire ancora nei pettegolezzi fino alla fine della scuola- Già ero famosa per altri motivi, in più ci si metteva anche lui. -È imbarazzante da chiedere...- Fece una breve pausa. -... potresti essere la mia fidanzata per l'ultima settimana di scuola?-

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