Com'è difficile crescere! di LadyFel (/viewuser.php?uid=42731)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo compagno ***
Capitolo 2: *** Primi giorni, primi guai e primi sguardi! ***
Capitolo 3: *** Lacrime ***
Capitolo 1 *** Nuovo compagno ***
Com'è difficile crescere! - Nuovo compagno
Com'è difficile crescere!
Caro D,
Avere tredici anni...è un periodo un po' triste...problemi,
ragazzi, cambiamenti...si piange spesso e volentieri, ci si arrabbia
troppo spesso, ci si innamora...Quello che è successo a
me...Innamorata del ragazzo più bello della scuola, e cosa
più importante...ricambiata.
Perchè te lo racconto?
Perchè lo trovo strano anche io: il ragazzo più carino e
la ragazza più anonima della scuola. Se non sapessi che è
successo davvero, direi che non è possibile.
Eppure è così, Danilo amava proprio me! Se ci ripenso, sorrido e piango.
Un anno, un magico ultimo anno di scuola media. Un anno breve, brevissimo, e intenso.
Capitolo 1. Nuovo compagno
Settembre '99
Che barba! Il mio ultimo "primo giorno di scuola", era cominciato come
al solito. Sveglia alle 6, colazione di corsa, e via in macchina verso
la scuola media.
La macchina di mamma era una vecchissima Renault 4 rossa. Un mostro di
macchina: ci potevi tranquillamente andare in montagna. Un vero
portento. Problema: piccolo (mica tanto) buco nella carrozzeria. In
pratica un sistema di ventilazione supplementare. Un freddo!!
Ancora intontita dal sonno, ascolto svogliata le solite tiritere di mia
madre sull'andare bene a scuola, studiare, fare la brava...Che noia!! A
tredici anni ancora a sorbirsi ste storie...
Per fortuna, a scuola i genitori non posso entrare. Meno male!
"Ciao ma!"
"Fai la brava!"
Solita mattina, soliti giri. Il cancello grigio si apre per farci
entrare. Aspettando che aprisse, becco le mie compagne e amiche. Terza
media, ossia ultimo anno, ossia i più grandi, in tutti i sensi.
"Ciao Ila! Ciao Ste"
"Ciao Ste!" in coro, salutandomi con la mano.
"Oh ma avete visto che microbi i primini, quest'anno?" -Ila-
"Oh ma vero, che roba! Non mi ricordo che noi alla loro età fossimo così piccini..." -Ste-
"Ragionissima..."
Ci raggiungono anche alcuni nostri compagni.
"Ciao Alby, ciao Andre, ciao Lu!" salutandoli.
Solita mattina: in chiesa a pregare. Bah, che noia...
Perchè se vai alla scuola privata, che nove su dieci è
gestita da religiosi, la mattina alle 7-50 devi essere in chiesa per la
preghiera.
Finita la preghiera, in fila fuori nel cortile, in ordine di altezza,
per vedere se ci sono tutti. Io, come sempre, sono la prima. Sono
bassa, che ci posso fare? Ho preso tutto da papà. Quasi tutto:
gli occhi sono del nonno materno, occhi color nocciola. Ma il resto
è di papà....anche il fisico, ahimè...Come si
dice, "piccola e tracagnotta" (NdA: credo sia piemontese, ma non ci giurerei...). Ahimè perchè sto ingrassando, accidenti!
Finita la conta, sempre in fila, ci portiamo in classe. Portiamo
è il termine giusto, perchè la voglia sta proprio sotto i
piedi.
Prima ora, Italiano. Doh!!
Il professore è un prete, è severo e pretende molto, però perlomeno ti prepara come si deve.
Entra con tutta la calma dei suoi, credo, settant'anni. Altra
preghiera. Ma basta!!! Fa l'appello. Ci siamo tutti. Interroga. Scorre
la punta della sua penna (notate: la penna ha due punte, uno blu e una
rossa, per risparmiare. Ha un astuccio pienissimo di penne blu e rosse,
cui toglie l'anima e sostituisce quella della sua amata penna stramba
quando finisce l'inchiostro) e chiama. Quando c'è
interrogazione, tremiamo. È severissimo: se sai, bene. Se non
sai, so cazzi amari!
"Numeri 3 e 11, venite un po'.."
Fiu. Io sono il numero 1...Siccome in classe siamo in 24, e molti con nomi uguali, ci chiama per numeri.
I due malcapitati, Giuseppe e Alberto, salgono alla cattedra.
Probabilmente li torturerà tutta l'ora, risparmiando agli altri
lo stesso trattamento.
Io sono seduta al terzo posto della quarta colonna. Venticinque banchi,
cinque per cinque. Accanto a me, Alberto (un altro), un mio compagno
delle elementari. Non è l'unico. Ci sono anche Valentina e
Andrea. Lei è in prima fila, sapete facendo la cretina la
mettono sempre lì. Lui è seduto in terza colonna, quarta
fila. Era dalla prima elementare che mi veniva dietro, e crescendo non
è migliorata la cosa, anzi è diventata sempre peggio.
L'anno prima, un pomeriggio che ero da lui per aiutarlo in geografia
(sì, anche io andavo bene in qualcosa..), ci mancò un
pelo che non mi saltasse addosso. Da allora, i nostri rapporti sono
rimasti sul vago/freddo.
"Bene, allora signor..." ma non riesce nemmeno a finire di parlare.
Bussano alla porta. E' il vice preside. Ci leviamo tutti in piedi quasi
contemporaneamente. Non sembra, ma ci tengono in riga peggio che in
caserma. Per lo meno in classe. Poi fuori...No comment.
"Seduti ragazzi. Professore, mi duole interrompere la sua lezione, ma
è arrivato un nuovo alunno. Vieni avanti" diretto a qualcuno
fuori dalla porta.
Vedo Valentina già tirarsi su. Nuovo compagno vuol dire nuova
carne fresca. Anche se eravamo state amiche per parecchio tempo, era
cambiata moltissimo negli ultimi due anni, e io avevo rotto la nostra
amicizia. Ora non riuscivo proprio a sopportare il suo modo di fare.
Tredici anni e sembrare una di quelle signorine che passeggiano sui
viali la sera. Insomma, mi avete capito.
Quel qualcuno fuori dalla porta entrò e io rimasi a bocca
aperta, così come anche Ila e Ste. Ci guardammo tutte e tre
per un momento. Intuivo che pensavano la stessa cosa mia.
Che figo!!! Ebbene sì, a tredici anni si può essere già fighi da paura!
Alto, slanciato, occhi chiari, bel viso.
"Bene, vi lascio a conoscervi. Buona lezione!" disse il vicepreside, andandosene.
"Benvenuto in questa classe. Tu, spostati un banco indietro. Si sieda
lì, nel banco vuoto. Presto, presto. E ora torniamo alla nostra
interrogazione. Allora..." ma poi persi interesse per le domande. Ero
più interessata al mio nuovo vicino di banco.
Alberto mi sarebbe mancato: ci facevamo certe risate insieme. Ma
dopotutto era solo un banco indietro. Mi voltai, e lui mi sorrise,
dispiaciuto. Io feci spallucce, non si potevano discutere le decisioni
dei professori, men che meno quelle di quello di Italiano.
Per un po' fissai nel vuoto, non osando girarmi verso la mia sinistra.
Non ne ebbi bisogno.
"Ciao!" Incredibile, mi sta salutando!! Cuore mio, rallenta!!
"Ciao..." bisbigliai, timida. Sicuramente ero diventata rossa come un peperone.
"Io sono Danilo, e tu?"
"Stefania, ma tutti mi chiamano Ste..." risposi sottovoce.
"Piacere di conoscerti, Ste" rispose gentile. Notai meglio i suoi occhi.
Mio Dio! Erano di un azzurro scuro, quasi blu. Bellissimi.
"Cosa state facendo?"
"Siamo a Leopardi..."
"Oh...lo già fatto...ma non mi ricordo niente..."
"Già fatto?"
"Ho quattordici anni, sono stato bocciato.." rispose semplice, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Annuii.
"Vuoi dare un'occhiata?" Come mi era venuto in mente di proporre io qualcosa! Oddio!!
"Grazie, sei gentile..." prendendo il mio libro di letteratura dal banco.
"Signorina, lì al terzo banco, che stiamo facendo?!" mi richiamò il professore. Doh!!! Cacchio!!
"Mi scusi professore, colpa mia. Le chiedevo un momento cosa stavate
studiando. Mi perdoni, non capiterà più" rispose lui, al
posto mio.
"Uhmf..." replicò sbuffando il professore, tornando alla sua interrogazione.
"Grazie..." gli sussurrai pianissimo.
"E di che, è la verità...Grazie a te, per il libro" restituendomelo.
Arrossii e sorrisi leggermente.
Per fortuna la campanella suonò poco dopo. Anche quella volta
l'avevamo scampata. Mi tirai indietro, svaccandomi sulla seggiola.
Danilo si alzò, andando verso il professore.
"Ste...cavolo che culo, ce l'hai proprio accanto....Com'è?" venni subissata di domande a raffica da Ila e Ste.
"E' gentile...e ha due occhi blu da panico! Hai presente gli zaffiri, ecco uguali..." risposi, sorridendo di più.
"E come si chiama?"
Ripensando al modo in cui aveva detto il proprio nome, sorrisi ancora di più. Tenerissimo.
"Danilo....si chiama Danilo.."
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Capitolo 2 *** Primi giorni, primi guai e primi sguardi! ***
Com'è difficile crescere! - Primi giorni...e primi guai!
Com'è difficile crescere!
Caro D,
Primo giorno nient'affatto male, anzi! Nuovo compagno, un figo da paura!
Vediamo come va...
Capitolo 2. Primi giorni, primi guai e primi sguardi!
fine settembre '99
I primi giorni erano andati abbastanza bene. Danilo era sempre il mio
vicino di banco. Aveva già fatto amicizia con tutti i compagni,
e ora giocavano a pallone assieme come se si conoscessero da secoli, e
non solo da qualche giorno...
Certo, aveva subito mostrato il suo lato irrascibile, a ragione. Uno
dell'altra classe lo aveva colpito in pieno con una pallonata e lui si
era arrabbiato di brutto. Per poco non facevano a botte, meno male che i miei compagni lo avevano trattenuto.
E non solo. Il primo compito non era andato molto bene, e lui se l'era
presa moltissimo, tanto che era finito dal preside per insulti alla
prof di matematica, che gli aveva dato un'insufficenza per mancanza di
passaggi indice, secondo lei, che aveva copiato. Cosa assolutamente non
vera. Ero seduta accanto a lui, lo avrei visto copiare! Ma nonostante
la mia testimonianza a suo favore, la prof non tornò sui suoi
passi, mandandolo dal preside.
Perciò erano stati giorni abbastanza burrascosi per lui.
Nonostante questo, era diventato in pochissimi giorni il più in
vista della scuola, e il più corteggiato anche. Nessuna tuttavia
sembrava incontrare i suoi gusti, così abbiamo pensato che
avesse già la tipa, fuori dalla scuola.
Avevo comunque notato che a volte si imbambolava a fissarci, a pranzo,
a lezione, in cortile. Ogni tanto lo beccavamo, e ne ridevamo,
chiedendoci cosa avesse mai da guardare. Presto lo scoprii e
soprattutto scoprii chi guardava così insistentemente.
Come sempre, noi ragazze passavamo i pomeriggi e gli intervalli sedute
sui gradini, guardandoli giocare. Sempre noi tre, io Ila e Ste. A volte
si univano a noi alcuni delle altre terze, A e C. Noi siamo nella B. Ma
il più delle volte eravamo solo noi tre. Siamo sempre andate
piuttosto daccordo, fin dal primo anno.
Un pomeriggio eravamo rimasti i soliti quattro gatti, perchè
buona parte degli studenti, specialmente i primini, erano tornati a
casa. Le terze invece avevano il rientro pomeridiano, due ore. Come
ogni giorno, i nostri compagni di classe, non tutti ma quasi, giocavano
a calcio sul campetto di cemento/cortile grande.
E noi tre come al solito stavamo sedute sulle scale, chiacchierando e
spettegolando. Un bel sole caldo ci avvolgeva, regalandoci una delle
ultime tintarelle dell'estate.
"Che caldo oggi, oh!" -Ila-
"Hai ragione, però si sta bene..." -Ste-
"Che pacchia...non c'è nessuno..c'è il sole...si sta
bene, io quasi quasi mi tolgo la maglia..." -io, sfilandomi la felpa-
Subito seguita anche dalle altre due, poggiammo le maglie accanto a noi
e ci sdraiammo meglio per prendere il sole, occhi chiusi. Ad un certo
punto, una serie di fischi ci arrivano.
"Quanto siete idioti!" dice Ila all'indirizzo dei nostri compagni.
"Vieni qui che ti faccio cambiare idea!" le risponde a tono Alessandro, fissandola malizioso.
Tra quei due non ho mai capito se c'era stato qualcosa però era
evidente che lei gli piaceva.
"Che maiale!!" lo rimbecca Ilaria, facendogli una smorfia e risedendosi tranquilla come se niente fosse.
"Ila, ma tra te e Ale è successo qualcosa?" le chiesi, curiosa.
Lei arrossì violentemente e mi rispose con un mezzo cenno.
"Allora, che è successo?" sempre più curiosa.
"Niente di che in realtà...ci siamo baciati, niente di più...un bacio così, tanto per..."
Io e Ste sogghignamo, tempestandola di domande su Alessandro, alle
quali rispose titubante. Intanto però lui continuava a
guardarla, giocando distrattamente.
Non era l'unico.
Mi sentivo osservata, come braccata. Alzai la testa e scrutai un po' in
giro. Nessuno mi stava fissando, così tornai a prendere il sole
tranquilla, scambiando qualche parola con Ila e Ste.
Di nuovo quella fastidiosa sensazione. Mi alzai di scatto.
"Ste che succede?"
"Niente...vado a sgranchirmi un momento le gambe e in bagno...torno subito..."
scendendo le scale e dirigendomi tranquilla verso l'altro lato del
cortile, attraversando il campo come se niente fosse.
"Ste!!!!Passi in qua la palla?" mi ululò Alberto, dalla porta.
Per fortuna ero più avanti rispetto al pallone così
calciai di sinistro, il piede che preferivo. Mi è sempre
piaciuto il calcio, ma non ci ho mai giocato veramente, anche se
qualcosa ho imparato. Ripresi il cammino, ma fui subito richiamata
dalle urla meravigliate dei miei compagni. Alessandro mi venne incontro
e mi riportò il pallone, mettendolo giù a terra
esattamente dove era prima.
"Ritira!"
Lo guardai strana, e lui fece gli occhioni da gatto che faceva sempre
quando voleva un favore. Ogni volta riusciva a convincerci.
Guardai la porta mezzo secondo, mezzo passo indietro, caricai appena la
gamba e calciai. Il pallone fece una stranissima parabola e andò
a spiaccicarsi sulla colonna dietro la porta, dentro la porta!
Alessandro mi fissò a bocca aperta.
"Ma come cavolo fai?"
Feci spallucce, proseguendo per la mia strada, entrando dentro la
scuola. Di nuovo quello sguardo indagatore adosso! Grrr che nervoso!
Cinque minuti dopo riuscii e mi diressi di nuovo verso le scale. Sotto
il portico mi bloccai. Ecco di chi era quello sguardo braccante. Danilo
era appoggiato alla colonna, davanti a me, e mi fissava. Il suo sguardo
mi attraversava come se fossi fatta di carta o lui fosse Superman.
"Bel tiro."
"Grazie."
"Giochi da qualche parte?"
"No."
"Hai giocato?"
"No, mai..."
Tacque, restando in silenzio a guardarmi, esplorando con gli occhi ogni
singolo centimetro del mio viso, chissà cosa cercando.
Mi mossi e lo superai, dirigendomi verso le scale. Uscì da
dietro la colonna, come per seguirmi, ma poi si fermò,
rinunciando.
Ero sicurissima che mi stesse ancora guardando quando arrivai dalle miei amiche, mi risedetti come se niente fosse successo.
In realtà qualcosa era successo. Quello sguardo stava diventando
una persecuzione, ma in fondo in fondo, non mi dispiaceva, anzi!
Ecco il secondo capitolo! Leggete, leggete!! ;)
@gingi__devishina: eccoti accontentata! Spero ti piaccia. Grazie per il commento! :))
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Capitolo 3 *** Lacrime ***
Com'è difficile crescere! - Lacrime
Com'è difficile crescere!
Caro D,
sembra che nessuna di noi sia di suo gradimento...però il modo
con cui mi guarda mi fa sorgere un mezzo dubbio...Staremo a vedere.
Capitolo 3. Lacrime
Ottobre '99
Settembre cedeva il passo a Ottobre, e
le giornate iniziavano a farsi più fresche. Oramai si girava con
la felpa, e rarissimi erano i pomeriggi in cui si poteva toglierla.
A scuola i giorni erano sempre uguali, noiosi, tra una lezione e l'altra.
Per fortuna che con i primi freddi ci aprirono la sala giochi, altrimenti non avremmo saputo dove andare a passare le giornate.
Un pomeriggio soleggiato era spuntato quel giorno, me lo
ricorderò sempre. Come al solito, partita di pallone e
chiacchierata sulle scale.
"Oh Ste, ma dimmi un po' di Danilo...ieri a pranzo ha passato tutto il tempo a fissarti, mi spieghi?" -Ste-
"Non ne ho la più pallida idea....ogni tanto si perde e mi
fissa....non che mi dispiaccia, anzi...ha due occhi da
panico...però...."
"Oh ma dai dillo che ti piace..." -Ila-
Arrossisco. È vero, mi piace un sacco...
"E lo sapevo...dai racconta, tu che ce l'hai così vicino..."
"In realtà è molto tranquillo...anche se un paio di volte
l'ho beccato appoggiato alla colonnina che mi guardava...."
"Ah ah! Bingo! Dai, è palese che gli piaci..."
"Non dire cavolate...c'ha la tipa...."
"E che ne sai?"
"Uno così? Sicuro come l'oro che c'ha la tipa..."
"Oh eccolo...."
Ci voltiamo tutte e tre verso la direzione indicata da Ste, e lo
vediamo uscire tranquillo, cartella in spalla. Non va a giocare con gli
altri, sebbene Ale e Alby lo chiamino. Li scansa lesto, guardandoli
appena. È scuro in volto, sembra che abbia pianto o che stia per
farlo.
"Dani, che ti prende?" gli chiede Alberto.
"Niente, ma non mi va di giocare oggi...vado a sedermi
laggiù...lasciatemi stare per un po'...." gli risponde
allontanandosi verso le scale più lontane dal campo.
"Ste, perchè non vai a parlarci?"
"Ma sei matta Ila, vacci tu!"
"Ma sogna!"
L'istinto mi guida. Mi alzo, recupero la maglia e me la lego in vita,
poi prendo il porticato superiore, facendo il giro largo per
raggiungerlo, non voglio che mi veda arrivare...
Ila e Ste mi guardano male, poi fanno spallucce e tornano ad interessarsi della partita e dei nostri compagni.
Lo seguo con lo sguardo, semi nascosta dalla rete bianca che ripara i
vetri delle officine dalle pallonate. Se ne sta seduto sui gradini,
testa bassa, in silenzio. Un brillio mi cattura: sta piangendo.
Aumento il passo, e lo raggiungo, da dietro. Intanto la maglia è caduta a terra, ma poco mi importa.
Come se si sentisse osservato, con una lentezza incredibile si volta e mi vede. Sta proprio piangendo!
Restiamo a guardarci per un tempo indefinito, nessuno dei due parla.
Pian piano mi avvicino e, incredibile ma vero, lui si sposta appena per
farmi sedere accanto a lui. Mi sembra impossibile...
Ancora silenzio, ma non servono parole in questi momenti, solo silenzio
e comprensione. Poi, non chiedetemi come o perchè, succede.
Si volta verso di me, mi guarda un momento negli occhi, scoppia a
piangere come un bambino e mi abbraccia, stringendomi dolcemente a
sè.
Potete capire come mi son sentita in quel preciso momento. Spiazzata in
primis. Non sapevo che fare, così ho fatto l'unica cosa
possibile: l'ho abbracciato anche io, una mano sulla schiena e una
sulla testa, sfiorandogli i capelli scuri. Altro tempo infinito.
Dopo un po' si calma, asciugandosi gli occhi con la manica della maglietta. Classico dei maschi, mai che abbiano un fazzoletto!
"Vuoi?" offrendogliene uno. Meno male che noi femmine siamo previdenti...
Annuisce.
"Scusami, temo di averti lavato la maglietta..." pigola appena recupera le sue facoltà verbali.
"Tranquillo è solo acqua..."
Sorride. Incredibile, sono riuscita a farlo sorridere!!!
"Danilo...."
"Dani, ti prego..." esplica, guardandomi con quei suoi occhi blu cobalto.
Oddei, si può essere più belli? Io credo di no!
"Okay...Dani...a loro non l'hai voluto dire...a me lo dici, che ti è successo?"
Annuisce di nuovo, sospirando. Ragazzi, sto per svenire!
"Problemi a casa...i miei..."
"Vogliono divorziare?" lo brucio sul tempo.
"Come lo sai?"
"Litigano in continuazione e se le lanciano di santa ragione? Anche i
miei ci sono passati...ma per fortuna stanno ancora insieme..."
"Vero...ho paura che prima o poi divorzieranno...me lo sento..."
"Ehi...non puoi saperlo per certo...non ti buttare giù
così...lo so che è difficile, è una cosa terribile
per un figlio vedere i suoi genitori che litigano come pazzi..."
"Hai ragione...io a casa ci passo meno tempo possibile in questo
periodo, vederli litigare anche per le cavolate mi irrita
terribilmente..."
Annuisco. So come ci si sente. Preferisco cambiare argomento, non voglio vederlo piangere di nuovo, è bruttissimo.
"Dimmi una cosa....le ragazze...ehm...noi...ci chiedevamo perchè nessuna qui dentro incontri il tuo interesse..."
"In che senso?"
"Ecco...pensano....pensiamo...che tu abbia la tipa fuori di qui...."
Ride, con la bocca e con gli occhi. Mi sciolgo.
"No...nessuna tipa....e poi, non è vero che nessuna incontra il mio interesse...bel modo di esprimersi, è tuo?"
"Cosa te lo fa pensare?" sarcastica.
"Ila e Ste non mi sembrano adatte a questa eleganza...tu
sì invece...". Le guance gli si imporporano appena, è
ancora più bello!
"E comunque, dicevo che non è vero che nessuna qui dentro incontra il mio interesse...una c'è...ma..."
"Ma?" Già penso a Vale, chissà perchè non mi stupisco!
"Ma sono troppo timido per farmi avanti...lei è sempre
così pensierosa....guardarla scrivere è un piacere
unico....testa bassa, i capelli lunghi che le coprono il viso. Ho
buttato lo sguardo sul suo quaderno una volta: ha un calligrafia
bellissima, niente svolazzi, niente stranezze. Linea pulita, semplice,
quasi stile "Uni" direi..."
Il cuore mi perde un colpo. Oddei....
Vedendomi attenta, continua.
"Sta sempre insieme con le sue amiche, sempre seduta. Quando sta in
piedi è sempre per poco tempo, come se in un certo senso si
vergognasse del suo corpo. Se solo sapesse che quel corpo è
qualcosa di armonioso e musicale, speciale per una persona, non farebbe
così..."
"Cosa guardi in una ragazza?" gli chiedo a bruciapelo. Ma perchè l'ho detto! STUPIDA STUPIDA STUPIDA!!!
Alza gli occhi, guardandomi.
"Tante cose...le cose classiche diciamo...".
Io rido: ci avrei scommesso!
"Con lei invece è diverso. Gli occhi. Mi hanno colpito come un
fulmine a ciel sereno. Profondi, color nocciola, da cerbiatta. Mai
visto occhi così...c'è una...passione, come un fuoco, che
brucia in fondo a quegli occhi. Sono diventati un'ossessione, fin dalla
prima volta che li ho visti. Curiosi, attenti, eppure capaci di
perdersi nell'osservare il cielo..."
Mi sento come la neve al sole.
Dani nota il mio turbamento e si fa più vicino.
"Ehi...tutto bene? Hai una faccia strana...."
"Si si...tutto bene...E dimmi un po', lei lo sa che ti piace?"
"No...e non so come dirglielo...ho paura di non interessarle
affatto....quando la guardo e per caso lei lo nota, mi fissa come se mi
chiedesse di smetterla di fissarla. Ma è impossibile...è
troppo...sono troppo preso...non mi ricordo di essermi mai preso
così prima..."
"Cuore mio riparti! Avanti, non fare i capricci!"
Mi faccio coraggio..
"E se lei ti facesse sapere che l'interesse è ricambiato?"
"Non ci metterei più di due secondi a chiederle di mettersi con me...."
"Oh mamma!! Che colpo!! Stefy, reagisci!!"
"Almeno il suo nome lo sai?" facendo la gnorri, tanto per vedere la sua
reazione. Ora mi guarda ancora più intensamente, credo che negli
ultimi minuti abbia raccolto tutto il coraggio di cui dispone. I suoi
occhi blu cobalto sono decisi e sinceri.
"Si lo so...si chiama Amore....si chiama....si chiama....Tu..." risponde allungando la mano a spostarmi una ciocca dal viso.
"Co...come...?" completamente spiazzata.
"Ste....sei tu....sei tu quella ragazza...sei tu...non respingermi..." ripete, avvicinando il suo viso al mio.
"Non volevo farlo..." avvicinando il mio viso al suo.
Nell'istante in cui le nostre labbra si sfiorano, le nostre mani si
intrecciano, in una stretta indissolubile. E sono tremiti e brividi.
È adrenalina pura, quella che ci scorre dentro come lava,
bruciandoci l'anima.
Il bacio, prima timido e impacciato, si fa più deciso, ma sempre tenero e tranquillo, senza troppe pretese.
Lo sento che mi abbraccia, stringendomi a lui con più decisione,
racchiudendomi nel suo abbraccio. La sue lingua bussa alla porta della
mie labbra, chiedendo il permesso di entrare. Ho paura ma la sua
stretta tranquilla e protettiva mi rassicura. Lo lascio entrare.
Pianissimo, senza fretta, raggiunge la mia lingua, svegliandola come da
un lungo sonno. Mi sento decisamente più sicura e comincio ad
esplorare la sua bocca, mentre lui esplora la mia.
Momenti di totale comunione di intenti e di pensieri.
A malincuore ci stacchiamo, abbiamo bisogno di respirare.
Sorride. Le lacrime sono sparite, hanno lasciato il posto a un
sentimento diverso. Non più tristezza e tensione, ma gioia e
felicità.
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia di nuovo, senza andare oltre.
Solo così, a stampo. Non che non abbia mai baciato...ma quello è stato il mio primo vero bacio, e le sue labbra
sono le più dolci e morbide che abbia mai baciato.
Mi stringe ancora, sembra terrorizzato all'idea di lasciarmi andare.
Mi giro di schiena e mi stendo, appoggiandomi delicatamente sulle sue gambe. E mi perdo nei suoi occhi.
"Non sai quanto è stato difficile per me fare questo oggi..."
"In che senso Dani?"
"Di solito sono più diretto....ma questa è la prima volta
che mi sento così...così strano, così disarmato.
Non volevo rovinare tutto..."
"Sei stato perfetto...la dichiarazione più bella e più dolce che abbia mai ricevuto..."
Mi sorride e un altro bacio va ad aggiungersi ai due di poco prima.
"Il giorno che sono arrivato qui ero un po' spaventato. Mi dicevo: non
conosci nessuno, non riscirai mai a farti delle amicizie. Nell'altra
scuola erano tutti compagni delle elementari...Poi sono entrato in
Terza B e ti ho visto. E tutte le preoccupazione e le paure sono
sparite in un secondo. Non riuscivo a smettere di guardarti, ero
rapito, completamente assoggettato. Quando poi il professore mi ha
messo accanto a te ho avuto un colpo al cuore. Dovevo assolutamente
presentarmi, conoscerti. E l'ho fatto...."
"Già...pensa che cercavo in tutti i modi di non guardarti..."
"Come mai?"
"Non volevo che mi vedessi sbavare..."
"Ahahaha dai non ci credo!" rispose ridendo, mentre mi sfiorava la guancia con l'indice.
"È vero...ma poi mi salutasti e allora dovetti nascondere la
bava....Ero persa nei tuoi occhi, non riuscivo quasi a spiccicare
parola..."
"Davvero eri persa nei miei occhi?" mi chiede lui, perso nei miei occhi.
"Dani ma ti rendi conto di quello che dici? Chiunque sarebbe
perso....con occhi blu cobalto come i tuoi...." risposi dolcemente
carezzandogli il viso, persa a mia volta.
Mi allacciò al suo collo, e le nostre bocche si cercarono nuovamente, ora rapaci.
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