Bulbasaur di Vincy25 (/viewuser.php?uid=699204)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il superstite ***
Capitolo 2: *** La vita a Querciavalle ***
Capitolo 3: *** In fuga dal destino ***
Capitolo 4: *** Un raduno oltre gli alberi ***
Capitolo 5: *** Il Pokémon corrotto ***
Capitolo 6: *** L'ordine degli Oscuri ***
Capitolo 7: *** L'inizio dell'addestramento ***
Capitolo 1 *** Il superstite ***
E
rieccomi di nuovo, per la prima volta
dal lontano 1873, a scrivere su EFP... sì, lo so, non
è molto normale
ripresentarsi dopo un periodo di assenza così lungo, ma che
ci volete fare. Un
po' di tempo fa mi è venuta in mente questa storiella che
avevo provato a
scrivere quand'ero piccolo e mi sembrava carino provare a postarla.
Ovviamente
questo non è il documento originale, ma la versione
sistemata, eh! Innanzitutto
volevo specificare delle cose: è ambientata in un universo
dove i Pokémon sono
umanizzati, tipo quello di Pokémon Mystery Dungeon, per
intenderci, quindi non
criticatemi se vedete i Pokémon maneggiare oggetti umani.
Poi voglio fare una
premessa: non so quanto tempo riuscirò a dedicare a questa
fanfiction,
soprattutto perché io non riesco mai a concludere una fic
molto lunga, quindi
non arrabbiatevi se vedete che non aggiorno per molto tempo.
Vabbè... Credo di
aver detto tutto. Questo capitolo sarà molto molto molto
breve, doveva essere
una sorta di introduzione, ma dal prossimo li farò
più lunghi. Spero che vi
incuriosisca! Il primo capitolo è quasi finito e dunque lo
posterò al più
presto. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando... Naturalmente
accetto le
critiche, purché siano costruttive! Ok. Ho finito.
Prologo
• Il superstite
Un
lampo si abbatté con violenza nella
radura verdeggiante. Nel punto in cui aveva toccato il suolo sorse una
colonna
di fuoco che divampò rapidamente attraverso la foresta,
arrossando lo sfondo
notturno e riempiendolo di scintille luminose. Si levarono delle grida
e gli
abitanti del bosco fuggirono in preda al terrore, mentre alcuni colossi
raggiungevano frettolosamente il torrente e trasportavano enormi
carichi
d'acqua nel vano tentativo di spegnere le fiamme.
Ci
volle molto tempo e molti Pokémon
dovettero accorrere per aiutare a placare l'incendio. In gran parte era
stato
grazie alla pioggia che il piccolo villaggio di Querciavalle aveva
evitato una
catastrofe... ma a che prezzo?
In
lontananza, da qualche parte in mezzo
all'immensa radura, un Pokémon si faceva strada affrontando
la tempesta. Era un
umanoide il cui corpo assomigliava all'abbigliamento del clown di un
circo
qualsiasi e il cui volto, in un'altra situazione, sarebbe stato molto
buffo.
Tra le mani guantate reggeva un Pokémon molto piccolo,
profondamente
addormentato nonostante il frastuono dei tuoni, e accuratamente avvolto
in un
velo di ciuffi d'erba. Il Pokémon agitò la mano e
a un suo gesto uno scudo
circolare semitrasparente lo rivestì completamente.
Rinnovando di tanto in
tanto la barriera magica, riuscì a tenersi al sicuro dalla
tormenta finché non
raggiunse un'umida caverna. Buttò un occhio: era disabitata.
Decise che era il
luogo perfetto per ripararsi e non appena ci fu entrato un manto di
foglie
coprì l'ingresso su suo segnale. Un altro movimento della
mano avvicinò tra
loro alcuni ramoscelli e un altro ancora accese un bel focolare.
Il
Pokémon si scaldò le mani con sollievo
e avvicinò al fuoco il cucciolo che portava con
sé. Non ci voleva un occhio
esperto a dire che quello non poteva essere suo figlio: era un
quadrupede che
per certi versi ricordava un rospetto, la cui pelle andava dal verde
acqua al
blu, con un'espressione ancora traumatizzata dipinta sul faccino
addormentato,
e un bizzarro bulbo di cipolla impiantato sul dorso come uno zainetto
sulle
spalle di un bambino. Il bulbo era molto bagnato, come se fosse stato
esposto
alla pioggia per troppo tempo.
Il
Pokémon pagliaccio agì ancora e creò
un piccolo sole che illuminò il cucciolo. Gli
tornò in mente la scena a cui
aveva assistito pochi minuti prima: ai primi accenni dell'incendio e
del
conseguente temporale, la famiglia di rispettabili Venusaur che da
sempre
abitava la radura aveva radunato i piccoli e aveva cercato di scappare,
ma un
muro di fiamme stava ormai recintando la loro casa... e non c'era stato
nulla
da fare. I Venusaur erano morti, e i loro figli dispersi
chissà dove. Era quasi
sicuro di aver visto alcuni fagotti farsi trasportare via dalla
corrente del
fiume, ma era riuscito a salvarne soltanto uno. Si chiese se gli altri
fossero
riusciti a salvarsi, e rispondersi di sì gli sarebbe
sembrato azzardato.
Incrociò
le dita. Se i parenti di quel
cucciolo erano vivi, un giorno l'avrebbero trovato. Ora sorgeva un
nuovo
problema... Il piccolo aveva bisogno di cure e non poteva abbandonarlo
lì
facendo finta di niente. No... Lo avrebbe cresciuto lui. Gli avrebbe
raccontato
la triste verità sulle sue origini e lui avrebbe capito.
Meritava di conoscere
la fine onorevole dei suoi genitori che si erano preoccupati solo di
mettere in
salvo i loro figli e che erano caduti in quel terribile incendio.
Di
sicuro entro il giorno dopo la tempesta si sarebbe placata. Lo avrebbe
portato
a Querciavalle e avrebbero iniziato insieme la loro nuova vita. E
chissà che un
giorno, quel cuccioletto non sarebbe diventato qualcuno d'importante.
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Capitolo 2 *** La vita a Querciavalle ***
Ehilà!
Ho notato che chi ha letto il
prologo non ha commentato. Vabbè, me ne farò una
ragione... Ecco il capitolo
che avevo promesso, spero sia meglio del precedente! Stavolta
recensite, mi
raccomando! Così mi rendo conto degli errori che faccio e
cose così. :3
Capitolo
1 • La vita a
Querciavalle
Una
piacevole brezza primaverile si fece
spazio fra le fronde degli alberi e raggiunse rapidamente il villaggio,
diffondendosi attraverso le strade già piene di vita. C'era
un'atmosfera
particolarmente frizzante quel giorno, e Bulbasaur se la sentiva
addosso.
Era
il giorno del rituale. Una volta
all'anno i Pokémon del villaggio si radunavano intorno al
tempio del protettore
per dedicargli danze e tributi. Era uno spettacolo imperdibile e quella
sera
un'eclissi stupefacente avrebbe fatto da sfondo al rito. Bulbasaur si
era già
messo d'accordo con Oddish, il suo grande amico, per trovarsi
lì qualche minuto
prima del rituale e prendersi così i posti migliori.
Il
Pokémon allevato da quello speranzoso
Mr. Mime cresceva forte e sano. Aveva imparato ad accettare il proprio
passato
e si era integrato alla perfezione in mezzo agli abitanti della
cittadina.
Aiutava "zio Mime" con la sua bottega di alimentari consegnando latte,
frutta e bacche di casa in casa. Il suo lavoro, ma soprattutto il suo
carattere
solare, gentile e generoso avevano fatto sì che diventasse
una delle persone
più nobili e riconosciute di Querciavalle.
Un'innaturale
serenità regnava incontrastata
nel piccolo villaggio. Una pace, certo, gradita da tutti, ma Bulbasaur
non
negava che un po' di azione non gli avrebbe fatto male. Anzi, a dirla
tutta gli
sarebbe piaciuto vivere qualcosa di simile a un vero pericolo, di tanto
in
tanto. Naturalmente Oddish era in totale disaccordo con questa sua
visione dei
fatti: «Ma cosa dici? Dovremmo ringraziare il cielo per la
tranquillità che c'è
da queste parti, e tu non lo apprezzi?» e come lui la
pensavano tutti gli altri
abitanti del villaggio.
Eccetto
uno. Il suo nome era Alakazam e
gestiva una biblioteca che si trovava ai margini estremi del paese. Era
un
Pokémon a volte un po' sinistro, ma estremamente benevolo.
Si diceva che la sua
conoscenza non avesse confini e Bulbasaur adorava ascoltare le sue
storie sui
Venusaur. Alakazam sembrava l'unico i cui pensieri concordavano sempre
con
quelli di Bulbasaur, e la faccenda della pace eccessiva era un esempio.
Quel
giorno scivolò via rapidamente come
uno qualsiasi nella sua vita. Zio Mime aveva insistito per sospenderlo
dal
lavoro e Bulbasaur aveva trascorso la giornata a giocare con i suoi
amici alla
grande quercia, l'immenso albero che dava il nome al villaggio. Fu solo
quando
i primi albori del tramonto apparvero all'orizzonte che Oddish e
Bulbasaur
raggiunsero il tempio del protettore.
Le
lunghe tribune di pietra circondavano
l'ampia distesa erbosa circolare dove si sarebbe tenuta la cerimonia,
il tutto
sovrastato dall'ombra imponente del tempio. C'erano alcuni Sunflora,
Pokémon
vagamente somiglianti a dei girasoli giganti, che posizionavano delle
candele
tutt'intorno alla platea, e delle Lilligant, simili a grosse piante
umanoidi
dai tratti femminili, ripassavano i passi della coreografia preparata
per
l'evento. In poco tempo la piazza si popolò come non mai, e
un vociare
emozionato si sparse in mezzo agli spettatori.
Il
mormorio di eccitazione si interruppe
solo quando la figura massiccia di Conkeldurr – l'attuale
regnante di
Querciavalle, un Pokémon alto e muscoloso, il torso
leggermente ricurvo e le
mani giganti che poggiavano su due enormi travi di roccia scura
– apparve al
centro dell'arena. Si schiarì la voce e quando si
assicurò di avere
l'attenzione di tutti parlò con un tono possente degno del
suo aspetto
intimidatorio.
«Fratelli
e sorelle! Inizio
ringraziandovi della vostra presenza anche a quest'edizione del nostro
consueto
festival. Anche quest'anno siamo qui riuniti per celebrare il nostro
protettore... Dunque, prima di iniziare, chiedo che vengano consegnati
i
tributi!»
Schioccò
le dita, e un gruppo di Pokémon
simili a lui prese a salire la scalinata che conduceva al tempio.
Trasportavano
un enorme cesta all'interno di cui, pensò Bulbasaur,
dovevano trovarsi il cibo
e i tesori che la cittadinanza aveva dato come tributo. Quando
raggiunsero
l'accesso al santuario, si inchinarono in segno di rispetto di fronte
alla
statua raffigurante il protettore e poi s'infilarono all'interno
dell'edificio.
Superati i pilastri che delimitavano l'entrata, i Pokémon
depositarono la cesta
al centro della grande sala che costituiva il tempio, si inchinarono
nuovamente
e tornarono velocemente di sotto. Ci fu un grande applauso: la prima
fase della
festa si era conclusa e adesso cominciava la parte divertente.
«Dunque,
miei cari concittadini!»
annunciò Conkeldurr solenne. «Inizieremo i
festeggiamenti con lo spettacolo di
danza preparato per noi dalle nostre Lilligant, quindi vi prego di
restare
comodi e di godervi la loro esibizione!»
Un
altro applauso introdusse
l'incantevole ballo delle Lilligant, e quella sera sembrò
volare via come una
dolce vacanza per Bulbasaur. Durante la danza fu allestito un grande
buffet e
ancora dopo fu la volta dei Farfetch'd, Pokémon dall'aspetto
di curiose anatre,
che misero in atto una piccola scenetta comica. I festeggiamenti
durarono fino
a notte fonda, con l'eclissi che oscurava il villaggio e le sole
candele ad
illuminare la platea, rendendo l'ambiente accogliente e confortevole.
La festa
era stata una delle più belle degli ultimi anni.
Fu
poco prima che Conkeldurr comunicasse
la fine della celebrazione che un evento tremendamente singolare
sconvolse la
piazza.
I
Pokémon volsero lo sguardo al cielo e una
pioggia di fiamme si stava abbattendo su di loro.
I
dardi incandescenti colpirono il suolo
uno dopo l'altro fra lo stupore generale della folla. La maggioranza
dei
Pokémon scappò con sgomento, altri rimasero
lì, forti e sicuri, a tentare di
spegnere il fuoco ardente. Alcuni Pokémon d'Acqua
sfoderarono i propri getti
d'acqua cristallina ed enormi nubi di fumo si alzarono in cielo. I
Gurdurr, le
guardie reali al servizio di Conkeldurr, aiutarono i cuccioli e i
Pokémon più
indifesi ad abbandonare l'arena.
Mr.
Mime rivide per un attimo i momenti
terrificanti che aveva vissuto quella notte, quando i genitori di
Bulbasaur
avevano lottato e perso contro l'incendio... Il suo animo nobile gli
impedì di
fuggire. Si sentì in dovere di dare una mano, e protesse i
Pokémon intenti a
calmare le fiamme con le sue barriere invisibili.
«Mamma!
Dove sei, mamma? Ti prego!»
Bulbasaur
riconobbe le grida di Oddish e
rabbrividì. Era convinto che fosse dietro di lui, ma
evidentemente non era
così.
Oddish
era lì. In mezzo alle fiamme.
Si
sporse leggermente per cercare il suo
amico all'interno dell'arena. «Oddish! Dove sei?!
Rispondi!»
Un
Gurdurr gli coprì la vista e gli
sbarrò la strada con sguardo amareggiato.
«Spiacente, piccoletto... Non puoi
passare, è troppo pericoloso...»
«Ma
il mio amico è là dentro!»
ribatté
Bulbasaur tentando di apparire convincente.
«Allora
lo troveranno! Ma non posso
lasciarti...»
«Il
mio amico è là dentro!»
ripeté lui interrompendolo. «Chiedo perdono, ma io
devo salvarlo!»
Con
una carica insospettabile, Bulbasaur
raggirò il Gurdurr e si tuffò a capofitto
nell'inferno di fuoco. Ignorò le
grida sbigottite dei Gurdurr e dello zio e volse lo sguardo ovunque con
disperazione. La voce di Oddish non si sentiva più e
l'ardere delle fiamme
diventava sempre più forte.
Due
occhi familiari apparvero
all'improvviso. Oddish tremava, fissando il fuoco che si avvicinava
sempre di
più, e non sembrò neanche accorgersi della
presenza di Bulbasaur.
«Eccoti
finalmente!» sospirò Bulbasaur,
sollevando Oddish ancora sconvolto con le liane che vennero fuori dal
suo
bulbo. Notò con dispiacere che Oddish aveva una guancia
piuttosto
bruciacchiata. «Presto, andiamocene via da
questo...»
Ebbe
come una fitta al cuore. Il sentiero
da dov'era venuto non c'era più. Ora c'era solo il fuoco.
Si
voltò di scatto. Come immaginava: le
fiamme lo avevano raggiunto su entrambi i fronti...
Si
accasciò al suolo, sentendo le energie
abbandonarlo lentamente. Sperò che fosse tutto un incubo. La
cosa che più lo
turbava era il non essere riuscito a salvare Oddish. Era accorso per
portarlo
via, e adesso le fiamme stavano per portare via entrambi.
La
sua visione si offuscò rapidamente, ma
prima di perdere i sensi avvertì la presenza di un gelido
zampillo d'acqua.
∼
L'incendio
si era calmato. Per fortuna
non c'erano state vittime, sebbene l'arena fosse gravemente rovinata e
pressoché inutilizzabile. I pochi feriti erano stati guariti
in fretta, e gli
unici danni riportati da Bulbasaur ed Oddish erano state delle ustioni
che, per
quanto ostiche, sarebbero scomparse presto.
Dopo
il disastro di fine festa, erano giunti
al villaggio due Pokémon sconosciuti. Il primo dei due era
quello che nel
nostro mondo sarebbe stato uno pterodattilo, il dinosauro alato che un
tempo
sorvolava i cieli preistorici, e il secondo un umanoide dalle fattezze
femminee
che sembrava muoversi al ritmo di qualcosa. Avevano detto di essere
messaggeri
del re.
Conkeldurr
li aveva invitati a parlare
all'interno della tenda in cui Blissey la guaritrice riceveva le sue
visite.
Era il posto più sicuro e tranquillo dell'intera
Querciavalle.
Oddish
e Bulbasaur erano sdraiati su due
letti e la loro ustione era evidente. La ferita di Oddish sembrava
già in via
di guarigione, mentre quella di Bulbasaur più dolorosa. Ce
l'aveva sulla fronte
e al contrario di quella dell'amico era piuttosto estesa.
Quando
Bulbasaur aprì gli occhi percepì
alcuni Pokémon sconosciuti che parlavano con Conkeldurr,
Blissey e zio Mime.
«Capisco... è terribile...» aveva
commentato lo zio dopo aver ascoltato il
racconto dei due messaggeri.
«Comprendiamo
perfettamente che non si
tratta di una scelta facile...» rispose il Pokémon
danzante. «Ma c'è bisogno di
tutto l'aiuto possibile per contrastare un pericolo così
consistente.»
«Noi
stessi prenderemo parte alla
battaglia» proseguì il dinosauro volante.
Conkeldurr annuì con riluttanza, come
se ciò lo infastidisse particolarmente. Di cosa diamine
stavano parlando?
Bulbasaur
cercò di capire, ma si sentiva
ancora troppo stordito e gli sfuggì l'ultima parte della
conversazione. Riuscì
a cogliere soltanto la voce dei tre Pokémon che salutavano
cortesemente "Medicham"
e "Aerodactyl".
«Perbacco!
Chi avrebbe ma detto che dopo
una pace durata così tanto sarebbe arrivata una notizia
simile?» mormorò
Blissey stupefatta e visibilmente impaurita. Zio Mime
concordò pienamente, e
Conkeldurr evitò persino di rispondere.
«Il
re non ha bisogno di Querciavalle. Ci
sono Pokémon ben più potenti in tutt'altre parti
del mondo. No, questa cosa non
si farà. Dopo ciò che è successo ieri,
il villaggio non ha bisogno di altre
preoccupazioni» disse infine, prima di abbandonare la tenda.
«Mi
chiedo se sia davvero la scelta giusta»
continuò zio Mime, e Blissey acconsentì.
«Non
ci resta che avere fede, Mime. Sono
certa che si risolverà tutto» disse.
«... Oh, caro, se non ti dispiace io
tornerei a Bulbasaur e ad Oddish. Dovrebbero rimettersi
presto.»
«Ma
certo... Ti ringrazio, Blissey»
concluse zio Mime prima di uscire. Bulbasaur richiuse gli occhi e finse
di
essere ancora addormentato mentre Blissey curava le loro ferite.
L'indomani
avrebbe chiesto a zio Mime qual era il messaggio dei due stranieri.
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Capitolo 3 *** In fuga dal destino ***
Continuate
a leggere senza commentare, e
io continuo a postare. XD
Eccoci
con il secondo capitolo, il mio
preferito finora. È un po' più corto, scusate.
Stavolta non mi dilungo in
futili chiacchiere (?). Fatemi sapere. <3
Capitolo
2 • In fuga dal destino
Il
mattino seguente Bulbasaur si svegliò di buonumore. Oddish
dormiva
ancora, ma l'ustione era sparita, e anche la sua ormai era solo un
segno lieve.
Blissey cercò di convincerlo a restare ancora un po', ma lui
la rassicurò
dicendo che si sentiva in perfetta forma.
Querciavalle
era silenziosa quel giorno. I Pokémon passeggiavano per
le vie del villaggio chiacchierando a bassa voce e Bulbasaur era
convinto che
c'entrasse qualcosa l'arrivo di quei Pokémon stranieri.
Dopo
essere riuscito a liberarsi della marea di persone che gli
chiedevano come stesse, se si era ripreso del tutto e roba simile,
Bulbasaur
raggiunse la bottega. Lo zio lo accolse caloroso e gli
preparò in fretta un
latte bollente che Bulbasaur trangugiò senza proferir parola.
«Nel
caso non fosse già chiaro, oggi non lavori»
aggiunse zio Mime
mentre preparava la consegna di uno dei clienti.
«Su,
posso ancora svolgere qualche lavoretto, dopotutto è solo
un'ustione...»
«Non
m'interessa, così ho deciso e tu obbedisci»
rispose lo zio con un
sorriso. «Prenditi un giorno di riposo. Ti farà
bene.»
Bulbasaur
annuì. Era in momenti come questi che si rendeva conto di
che persona amorevole fosse zio Mime.
«Senti,
zio Mime...» esordì, ricordandosi di
ciò che aveva sentito la
sera prima nella tenda di Blissey. «Ho notato che la gente in
città sembra
come... non so, tesa... Per caso è successo qualcosa?
Sì, beh, voglio dire...
oltre all'assurda pioggia di fuoco di ieri sera...»
Zio
Mime non rispose subito e si incupì. Bulbasaur comprese che
doveva
trattarsi di un argomento veramente serio.
Immediatamente
lo zio mollò quello che stava facendo e si sedette
accanto al nipote osservandolo dritto negli occhi.
«Sì, Bulbasaur. È successo
qualcosa... o meglio, sta succedendo.»
Bulbasaur
assunse un'aria interrogativa, ma oltre alla curiosità fu
certo di provare un accenno di paura. «Ehm... D'accordo, ti
ascolto. Spiegati
meglio.»
Zio
Mime accarezzò la fronte ancora arrossata di Bulbasaur e
cominciò
a raccontare. «Ieri, quando tu e Oddish siete stati portati
dalla guaritrice...
la pioggia di fuoco era cessata, e le fiamme erano state spente... Per
pochi
minuti sembrava essere finita, ma a quanto pare non era
così. Sono arrivati due
Pokémon, Aerodactyl e Medicham, messaggeri del
sovrano.»
Bulbasaur
lo guardò sbalordito. «Cosa? Il re? Cos'ha da
chiedere il re
a Querciavalle?»
Zio
Mime continuò. «Sì, è quello
che ci siamo chiesti anche noi. E
abbiamo ricevuto la risposta... Pare che da qualche parte, a nord, un
Pokémon
malvagio stia assemblando un esercito intenzionato ad invadere le terre
meridionali.
Se quanto affermano è vero, puoi capire anche tu che ci
troviamo in un bel
guaio, visto che Querciavalle non è armata come lo sono
altri paesi del nostro regno...»
Bulbasaur
ascoltava la storia con interesse e timore crescente. Quasi
si pentì d'aver sempre desiderato una vita avventurosa se il
destino gli stava
riservando quel genere di avventura...
«Il
re vuole che un Pokémon da ogni villaggio prenda posto
nell'esercito da lui fondato. Un esercito che combatterà
contro quello oscuro
creato dal Pokémon misterioso.»
«Davvero?»
chiese Bulbasaur. «E Conkeldurr ha fatto una
selezione?»
Zio
Mime esitò. «No. In realtà, Conkeldurr
non desidera prendere parte
all'iniziativa.»
«Cosa?
E per quale motivo?» domandò ancora Bulbasaur,
sempre più
coinvolto e preoccupato.
«Querciavalle
è debole, Bulbasaur. Conkeldurr non crede che un
Pokémon
della nostra città possa fare la differenza... e
così non manderà nessuno in
guerra.»
Bulbasaur
scosse la testa. «Ah! Che logica insensata! Se tutti quanti
ragionassero così, l'esercito non prenderebbe mai
forma!»
Zio
Mime annuì, ma batté le mani rassegnato.
«Che ci vuoi fare?
Sappiamo com'è fatto il nostro Conkeldurr... Possiamo solo
essere fiduciosi.
Vedrai che andrà tutto bene. Ora, se vuoi scusarmi, devo
tornare alle mie
consegne...»
Bulbasaur
salutò lo zio e rimuginò a lungo sul racconto
appena ascoltato.
Sebbene non avesse intenzione di mettersi a giocare con i suoi coetanei
com'era
loro solito, decise di andare a trovare Alakazam. Chissà...
Magari lui avrebbe
trovato il modo di confortarlo, così come faceva sempre.
Raggiunse
il cancello che si trovava alla fine del villaggio e che
segnava il confine con le terre esterne. Leggermente isolata dagli
altri
edifici, si erigeva la biblioteca. Bulbasaur vi entrò come
ormai faceva quasi
tutti i giorni e raggiunse, in silenzio, il bancone dove Alakazam
sedeva di
solito. Notò da subito che la biblioteca non era affollata
come al solito e ideò
che anche questo doveva essere collegato all'annuncio di Medicham ed
Aerodactyl.
«'Giorno,
ragazzo...» disse in fretta Alakazam spostandosi operoso fra
uno scaffale e l'altro nonostante l'età considerevole.
«Hai saputo, immagino, a
giudicare dalla tua cera.»
Bulbasaur
non rispose e inclinò il capo. Il Pokémon
psichico sembrò
capirlo, e non lo forzò. Continuò a mettere in
ordine i libri che si trovavano
sulle mensole circostanti.
«Credi
che Conkeldurr faccia bene a non mandare nessuno?» chiese
Bulbasaur tutt'a un tratto, quasi sorprendendo l'anziano bibliotecario.
Alakazam sembrò fermarsi a riflettere, come per cercare le
parole.
«Per
niente, Bulbasaur» affermò. «Non so
cos'abbia in testa
Conkeldurr, ma mi fido ciecamente di quei messaggeri e sono sicuro che
si
tratti di una cosa davvero delicata. Conkeldurr non capisce che ogni
singolo
Pokémon è importante all'esercito del re. Anche
un Pokémon di Querciavalle.»
Nella
biblioteca sorse un nuovo silenzio, interrotto solo dal rumore
sordo prodotto dai libri che venivano posizionati uno ad uno sugli
scaffali. Fu
nuovamente Bulbasaur a romperlo.
«E...
quindi? Hai intenzione di parlargli?»
Ancora
una volta Alakazam dubitò prima di rispondere e quando lo
fece
la sua voce si era ridotta a un sussurro. «No.
Andrò io a combattere
nell'esercito.»
Fu
come se il mondo gli fosse appena cascato addosso. Bulbasaur
deglutì e pur sicuro di ciò che aveva sentito
chiese: «C-cosa? P-puoi
ripetere?»
Nessun
cambiamento. «Bulbasaur, ci andrò io»
ripeté Alakazam. E
stavolta il mondo crollò davvero.
Come
poteva? Per quale assurda ragione sarebbe dovuto andare,
Alakazam, in guerra? Non solo era uno dei suoi migliori amici: Alakazam
era anziano. E per quanto potesse
essere
esperto nei combattimenti psichici, quante speranze aveva di uscire
vittorioso
da un conflitto epocale come quello che stava per verificarsi?
«Alakazam,
si impazzito? Ti rendi conto che il re ha chiesto aiuto al
nostro villaggio, tanto che è pericoloso l'esercito
oscuro?» fece Bulbasaur
sperando in cuor suo di dissuaderlo da quella folle impresa.
«Abbassa
la voce, ti prego...» rispose Alakazam. «Non dirlo
in giro.
Io devo farlo per forza, sono l'unico che sembra capire la
gravità della
situazione... e nel caso la mia vita dovesse abbandonarmi, non
sarà una grave
perdita per questo mondo.»
«Come
puoi anche solo pensarlo?!» ribatté Bulbasaur
ignorando i suoi shhh.
«Per favore, dammi retta, lascia
perdere...»
Alakazam
negò con la testa. «Mi rincresce, ragazzo...
Niente da fare.
Ho fatto la mia scelta.»
Per
la prima volta, Bulbasaur quel giorno abbandonò la
biblioteca in
lacrime. Quel pensiero lo tormentò per tutto il resto della
giornata: non
riuscì a distrarsi neanche quando andò a trovare
Oddish, ed era talmente scosso
che non riuscì a parlarne con nessuno. In ogni caso non
poteva: Alakazam gli
aveva chiesto di mantenere il segreto, e nonostante tutto, si sentiva
costretto
a rispettare la sua scelta...
Quella
notte non chiuse occhio. Continuava a sognare la morte di
Alakazam e incubi del genere non conciliavano certo il sogno. Fu quando
l'orologio annunciò la mezzanotte che Bulbasaur si
alzò dal suo letto con un sospiro
profondo.
No.
Non se ne parlava. Alakazam non poteva andare in guerra.
Lui
sì.
∼
Aveva
sentito dire in giro che, secondo le indicazioni di Medicham e
Aerodactyl, il prescelto doveva recarsi alla grande quercia intorno
alla
mezzanotte. Lì, un altro Pokémon gli avrebbe
fornito maggiori istruzioni.
Il
bello di avere un bulbo sulla schiena è che hai un
rifornimento
quasi illimitato di cibo e acqua sempre a portata di mano.
Perciò Bulbasaur non
dovette preoccuparsi di preparare i bagagli, e ad ogni modo era quasi
certo che
nel posto in cui stava andando gli avrebbero fornito comunque del
nutrimento.
Allontanò
a stento le lacrime quando fu il momento di uscire di casa.
Era la prima volta che usciva senza dire nulla allo zio e il fatto che
stesse
andando in guerra non rendeva le cose facili. Passò senza
far rumore davanti
alla biblioteca e pregò che Alakazam non fosse ancora
uscito, poi sbarrò
l'ingresso all'edificio con dei rampicanti. Sapeva che qualche liana
non era in
grado di fermare Alakazam, ma forse gli avrebbe fatto recuperare tempo.
Corse
più in fretta che poteva. Il sentiero che conduceva alla
grande
quercia era breve, ma parve infinito. Era consapevole di stare
abbandonando la
civiltà e la vita di tutti i giorni. Non sapeva come sarebbe
stato lo scontro
con l'esercito oscuro, e soprattutto non aveva idea di cos'avrebbe
affrontato
prima.
Ebbe
un tuffo al cuore quando si accorse di essere arrivato. La grande
quercia si poneva davanti a lui in tutta la sua maestosità.
Uno sbuffo di vento
gli accarezzò il volto e fece ondeggiare lentamente le
foglie dell'albero.
Bulbasaur idealizzò che, se Alakazam lo aveva preceduto, il
Pokémon che doveva
guidarlo non si sarebbe presentato... ma tutti i suoi pensieri si
rivolsero
agli occhi azzurri comparsi all'improvviso sulla corteccia della
quercia.
Balzò
all'indietro. L'apparizione così brusca di un paio d'occhi
all'interno di un albero non era una cosa che accadeva tutti i giorni,
ma si
tranquillizzò quando capì che quello doveva
essere la sua guida e al disopra di
tutto che Alakazam non era arrivato prima di lui.
Lo
sguardo celeste si staccò lentamente dal tronco della grande
quercia e un corpicino esile, retto in aria da due alucce e verde come
la
vegetazione di Querciavalle, apparve dinanzi agli occhi increduli di
Bulbasaur.
«Cosa
c'è? Ti ho preso alla sprovvista?» fece il
folletto con un
sorrisino divertito.
Bulbasaur
realizzò solo adesso. Di fronte a lui c'era
Celebi, il sacro protettore della foresta.
|
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Capitolo 4 *** Un raduno oltre gli alberi ***
Ragazzi...
perché non mi commentate? ç_ç
Mi sto impegnando a scrivere questa storia, ma so che c'è
qualcosa che non va,
e se mi aiutate a capire cos'è posso migliorarmi! Dai! :)
Ecco
il nuovo capitolo, spero che lo
gradiate e questa volta, me la lasciate una recensione piccina piccina?
^-^
Capitolo
3 •
Un raduno oltre gli alberi
Esiste
una sensazione molto difficile da spiegare, ed è quella che
Bulbasaur provava in quel momento. La sua indomabile paura si era ad un
tratto
trasformata in indomabile emozione.
Era
incredibile, assurdo, ridicolo pensare che il protettore a cui era
stata dedicata la tragica festa del giorno prima ora si trovasse
davanti ai
suoi occhi con assoluta semplicità. Mai avrebbe immaginato
di poter incrociare
lo sguardo di Celebi in persona...
Eppure,
lui era lì.
«Su,
coraggio, non fare quella faccia...» mormorò il
Pokémon leggendario,
sbattendo serenamente le piccoli ali. «So che può
sembrare assurdo, ma io sono
colui che ti condurrà in guerra!»
proseguì, assumendo un divertente tono
melodrammatico. «Ascolta, tu fa' finta che io sia un
Pokémon come tutti gli
altri, e vedrai che ti troverai benissimo.»
"Facile
a dirsi!" pensò Bulbasaur. "Come faccio a non
notare la presenza di un'entità semidivina?"
«Sei
sicuro di voler partire? Sappi che non potrai più tornare
indietro finché la guerra non si sarà
conclusa» parlò Celebi con un'espressione
più seria. Stavolta Bulbasaur non riuscì a
trattenere un singhiozzo.
«C-credo
di sì...» rispose con timidezza, ma convinto di
stare facendo
un bel gesto.
«Bene»
dichiarò Celebi. «Qua la zampa.»
Bulbasaur
porse la zampa destra, ed ebbe l'impressione che tutto
intorno a lui si deformasse. La grande quercia scomparve lentamente,
insieme
allo scenario circostante; e prima di svanire del tutto, Bulbasaur
udì le voci
di Alakazam, di zio Mime di vari Pokémon che gridavano
qualcosa.
∼
Bulbasaur
si ritrovò improvvisamente in un'ampia radura costellata da
altissimi alberi. C'era un sentiero che si inoltrava nel bosco, e
riuscì a
scorgere un limpido fiumicello alla fine di esso. Notò
inoltre che la sua
ustione sulla fronte era completamente scomparsa, e che la flebile luce
penetrante attraverso le fitte chiome degli alberi apparteneva
chiaramente al
sole – il che risultava curioso se si pensava che fino a
pochi attimi prima era
passata la mezzanotte.
«Ehm...
Celebi?» chiamò, guardandosi attorno alla ricerca
del Pokémon
fatato. «Sei ancora qui?»
La
voce della sua guida tardò un po', ma rispose.
«Eccomi! Non posso
esserti accanto in questo momento. Questa è... una prova che
dovrai superare
per entrare a far parte dell'esercito reale.»
«Prova?»
chiese Bulbasaur ad alta voce. «In cosa consiste,
nell'attraversare questo percorso pieno di alberi? Oh, beh, non per
offendere,
ma non mi sembra una cosa da...»
«Ovviamente
no!» lo interruppe Celebi. «Non prenderti gioco di
me,
sai, la prova è piuttosto difficile! Vedi quel torrente?
È pieno di
Feraligatr.»
Sembrava
che Celebi avesse pronunciato quelle parole come fossero le
più comuni del suo linguaggio. Feraligatr? Nel fiume?
Bulbasaur
lanciò uno sguardo al torrente, e in effetti una miriade di
inquietanti occhi gialli brillanti lo stavano fissando imperterriti
mentre il
resto del corpo era nascosto sott'acqua.
«Ho
paura a chiedertelo, ma cos'è che devo fare?»
domandò Bulbasaur.
«Superarli!
Nel fiume ci sono degli scogli che puoi usare per
raggiungere l'altra sponda.»
«Eh?
Ma è impossibile! Se mi avvicino, quei cosi schizzeranno
fuori
dall'acqua e mi divoreranno!» ribatté Bulbasaur
sapendo di dire un'ovvietà.
«Ma
certo!» replicò Celebi allegro. «Loro
devono seguire delle regole,
infatti! Possono attaccarti solo quando sei su quegli scogli o se cadi
in
acqua. Chiaro?»
Bulbasaur
annuì deglutendo. «Suppongo di sì...
Un'ultima cosa,
Celebi...» s'interruppe, incerto sul fare o meno quella
domanda. «L'esercito
oscuro è davvero così pericoloso?»
Anche
questa volta, Celebi si prese una pausa, che Bulbasaur
considerò
come un sì. «Abbastanza, direi. Pensa che la
pioggia vulcanica di ieri l'hanno
provocata loro.»
«Cosa?
Dici davvero?» chiese ancora Bulbasaur impressionato.
«E per
quale motivo lo avrebbero fatto?»
«Loro
volevano dare il via alla loro invasione seminando il panico fra
i vari villaggi... In numerosi luoghi del mondo si è
verificata una catastrofe
come quella a cui hai assistito tu. Ad ogni modo... Oh, Bulbasaur, il
mio tempo
è scaduto! Non posso più parlarti. Ci vediamo
alla fine del...»
Celebi
aveva accelerato verso la fine del discorso, ma non era
comunque riuscito a concluderlo. La sua voce si disperse come una
folata di
vento e Bulbasaur capì di essere solo. Gli sguardi famelici
dei Feraligatr lo
scrutavano con attenzione, e le loro zanne fuoriuscivano minacciose
dalla
superficie del fiume.
D'accordo,
era sottinteso che non c'era modo di oltrepassare il
torrente con un salto, per cui doveva per forza utilizzare gli scogli.
Ora
sorgeva un nuovo problema: gli ostacoli. Non c'era alcun modo di
allontanarli
con un attacco e in ogni caso loro erano in troppi.
"Dev'essere
uno scherzo del destino... Ad Alakazam basterebbe
alzarsi in aria e fluttuare fino all'altra riva..." pensò
Bulbasaur quasi
rimproverandosi. "Beh, nulla da fare. L'unica soluzione è
raggirarli. O
magari... perché no..."
Un'idea
gli balenò nella mente e gli strappò un sorriso.
Come aveva
fatto a non pensarci?
Si
avvicinò al fiume e si tese il più possibile,
forte del fatto che i
Feraligatr non potevano toccarlo finché non entrava in
acqua, e studiò i
dettagli del suo stratagemma. Quando fu certo di essere pronto prese un
lungo
respiro, e un paio di fruste vennero fuori dal suo bulbo, reggendo una
sinistra
sfera violetta... che deposero rapidamente in acqua, diffondendo il
veleno in
mezzo ai Feraligatr! Bulbasaur approfittò dell'attimo di
distrazione e balzò su
uno ad uno dei massicci scogli. Sentiva gli alligatori contorcersi dal
dolore,
ma non se ne preoccupò; il veleno che aveva immesso
nell'acqua era molto
leggero e per quanto fastidioso si sarebbe dissolto in fretta.
Improvvisamente
qualcosa catturò i suoi pensieri. La mano artigliata
di un Feraligatr gli aveva afferrato una delle zampe posteriori, e dal
suo
sguardo non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.
«Potrai
anche aver abbindolato i mei compari, ma le tue tossine non
attaccano con me!» ruggì il Pokémon
acquatico. Il panico aveva già preso il
controllo del corpo di Bulbasaur, che non riusciva a muovere un solo
muscolo.
Per di più aveva sperato di poter superare quella prova, che
invece sarebbe
stata uno scherzo per Alakazam, e di poter entrare nell'esercito del
re...
La
sua rabbia sembrò quasi materializzarsi. La luce solare si
intensificò in maniera straordinaria e si
concentrò all'interno del suo bulbo,
per poi esserne gettata fuori alla velocità del suono con un
raggio eccezionale
che sballottò il Feraligatr a metri e metri di distanza e
che illuminò per un
attimo la radura scura. Gli altri Feraligatr, che ormai si erano
ripresi dal
breve avvelenamento, arretrarono con ammirazione nel vedere il loro
capo
sconfitto tanto facilmente da quel Pokémon così
apparentemente insignificante.
Il
raggio di luce si spense e Bulbasaur iniziò a respirare
affannosamente. In qualche modo, era riuscito a liberarsi dalla stretta
del suo
nemico... e con un ultimo salto, a raggiungere l'altra riva del fiume.
Un
vortice scintillante annunciò l'arrivo di Celebi sprizzante
gioia
da tutti i pori. «Sei grande, Bulbasaur! Ci sei riuscito!
Dopotutto, io lo
sapevo... Me l'aveva detto il me stesso del futuro...»
Bulbasaur
ridacchiò. Ricordò di aver letto in alcuni libri
che una
delle più singolari abilità del protettore
consisteva nel viaggiare fra passato,
presente e futuro.
«In
ogni caso!» proseguì Celebi, sempre più
eccitato. «Giusto perché
tu lo sappia, quei Feraligatr erano attori... Non ti avrebbero mai
mangiato...»
Bulbasaur
si girò sorpreso verso di loro, e ricevette una serie di
sorrisi e di pollici alzati.
«E
tornando alla faccenda della prova superata... Adesso fai quasi
ufficialmente parte dell'esercito!»
«Quasi?» domandò lui.
«Beh...
sì...» disse Celebi imbarazzato grattandosi la
nuca. «Il fatto
è che devi iscriverti... Ma a questo ci penserò
io. Ora tutto ciò che devi fare
è seguirmi.»
Bulbasaur
si chiese cosa c'era da seguirlo. Il sentiero finiva lì:
c'era solo un enorme cespuglio.
«A
te l'onore!» parlò ancora Celebi, indicandogli una
foglia
leggermente più scura delle altre. Bulbasaur la
sfiorò con una zampa senza
capire, ma prima che potesse aggiungere qualcosa la foglia si era
ritirata
all'interno del cespuglio, prima che il fogliame prendesse a muoversi
da solo e
formasse un grazioso arco di foglie in sostituzione del groviglio. Ora,
oltre
l'arcata, si estendeva una rigogliosa prateria vivacizzata da
bancarelle,
edifici intagliati negli alberi, acque pulite, prati fioriti e un
meraviglioso
viavai di Pokémon che si scambiavano oggetti ed
informazioni. C'erano cose che
Bulbasaur non aveva mai visto prima, tra Pokémon e bacche
tropicali; oltre a
gruppi ben nutriti di lottatori che mettevano alla prova le loro
capacità in un
apposito campo di battaglia circondato da quello che sembrava uno scudo
magico
il quale, probabilmente, serviva ad evitare che i colpi ferissero i
Pokémon
vicini.
«Torno
subito...» disse Celebi, svolazzando verso un albero in
lontananza. Prima che Bulbasaur potesse guardarsi meglio attorno, uno
spruzzo
d'acqua lo prese in pieno seguito dal suo proprietario e da una
sequenza di
pentite scuse.
«Mi
dispiace tanto!» esclamò il Pokémon in
questione, somigliante ad
uno scoiattolo azzurro dalle fattezze di una tartarughina, con un
solido guscio
intorno alla pancia e alla schiena e una coda arrotolata dello stesso
colore
della pelle. «Sono desolato... Mi stavo allenando per conto
mio, e ho perso il
controllo...»
«Tranquillo»
rispose Bulbasaur con gentilezza, «non è niente e
poi
l'acqua non può che farmi bene.»
«Ti
ringrazio per la comprensione...» sorrise l'altro
Pokémon. «Sei
nuovo? Da dove vieni?»
Bulbasaur
annuì. «Querciavalle. Mi chiamo
Bulbasaur.»
«Oh,
io sono Squirtle.» rispose quello. «Da Fontefresca.
Sei venuto
qui di tua spontanea volontà?»
«Beh,
quasi...» disse Bulbasaur. «Un mio caro conoscente
aveva
intenzione di arruolarsi... Ovviamente io non ero d'accordo, e ho
pensato che
l'unico modo di impedirglielo era anticiparlo.»
Squirtle
lo osservava con grande riguardo. «Wow... Da non credere...
Un gesto molto eroico, da parte tua!» esclamò.
«Vorrei poter dire lo stesso di
me... Sono stato scelto dal capo del mio villaggio perché
"non sarebbe una
grave perdita". Ti rendi conto?»
Bulbasaur
sorrise, in pena. «Già. Che gente!»
Una
voce sconosciuta richiamò l'attenzione di Squirtle, che si
affrettò a rispondere. «Scusa, Bulbasaur. La mia
guida mi sta chiamando. Magari
ci becchiamo in giro!»
«Ma
certo! Ci si vede!» rispose Bulbasaur. Niente male: era
riuscito a
farsi un amico il primo minuto del primo giorno. Proprio un bell'inizio.
Mentre
Bulbasaur osservava il combattimento di due Pokémon
fiammeggianti, Celebi aveva raggiunto il suddetto albero, il cui tronco
cavo
ospitava la figura imponente di un Pokémon piuttosto
pasciuto dalle sembianze
di uno scimmione.
«'Giorno,
Slaking... Vedo che oggi sei particolarmente contento...»
fece
Celebi con la sua solita allegria. Slaking, questo il nome del
Pokémon, non
rispose, e si limitò a fissare l'altro con l'espressione
neutra che già aveva
prima.
«Capisco...»
ironizzò Celebi, per nulla stupito dall'assenza di
loquacità.
«Dunque, sono venuto per registrare Bulbasaur, il prescelto
di Querciavalle.»
Senza
battere ciglio il Pokémon nell'albero afferrò una
piuma
d'uccello e la immerse in un barattolo di quello che doveva essere
inchiostro,
poi afferrò una lunga, strana foglia rettangolare e vi
scarabocchiò sopra
qualcosa, il tutto tenendo lo sguardo fisso su Celebi come se sapesse
già quali
movimenti fare con le mani. Infine, gli porse la piuma.
«Ti
ringrazio, Slaking...» aggiunse Celebi, firmando sul
documento.
«Ci vediamo più tardi. Buona giornata!»
e volò via. In tutta risposta, Slaking
emise un profondo e ritardato sospiro.
Celebi
giunse pimpante da Bulbasaur dicendogli di come da quel momento
fosse ufficialmente membro dell'esercito reale grazie all'iscrizione
effettuata
da Slaking.
«Il
tizio lì dentro?» domandò Bulbasaur con
curiosità. «Non è finto?»
«Affatto,
ma può dare quest'impressione» ammise Celebi con
un
risolino. «Comunque! Vieni, ora ti mostro la tua capanna. E
ho una buona
notizia: pare che la condividerai con due Pokémon della tua
stessa età.»
«Bene...
Un altro punto a favore...» si disse
Bulbasaur. «Devo ammetterlo, credevo seriamente che sarebbe
stato un inferno...
A quanto pare le cose stanno andando piuttosto bene.»
|
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Capitolo 5 *** Il Pokémon corrotto ***
Eccomi
tornato, dopo un'assenza un poco
poco poco più lunga del solito. Senza recensioni. T_T
Meh,
fa niente, io posto lo stesso, e se
mi recensite vedrò di scrivere più in fretta il
prossimo capitolo. Nel caso non
fosse stato chiaro, vi sto chiedendo umilmente e disperatamente di
lasciarmi un
commentino. *w*
Piccola
nota personale: mi sono accorto
che i nomi che sto dando ai luoghi di provenienza dei
Pokémon (ad esempio
Fontefresca nel capitolo scorso e Roccardente in questo) assomigliano
sempre di
più ai nomi dei luoghi di World of Warcraft. Beh, niente, ci
tenevo a precisare
che sono solo coincidenze, non sono mica un copione, eh. ^w^
Capitolo
4 • Il Pokémon corrotto
Celebi
guidò Bulbasaur fino al suo capanno, un accogliente casotto
di
legno e paglia costruito nelle vicinanze dell'ingresso al campo, la cui
porta
riusciva in qualche modo ad identificare Bulbasaur e a permettergli di
entrare
imitando le porte scorrevoli di un centro commerciale ma impedendo
l'accesso a
chiunque non vivesse lì.
«Ti
aspetto qui fuori!» esclamò Celebi invitandolo a
farsi avanti.
Bulbasaur si avvicinò alla porta e questa si aprì
magicamente, facendogli
spazio... e consentendogli di notare con sorpresa che era capitato
proprio con
Squirtle, il Pokémon un po' distratto che aveva conosciuto
prima.
«Non
dirmi che siamo finiti insieme!» fece Squirtle stupefatto al
vedere la sua faccia.
«Credo
proprio di sì...» rispose Bulbasaur sorridente.
«Una bella
fortuna, eh?»
«Puoi
dirlo forte! Sono in camera con un eroe!»
scherzò Squirtle. «Ma... ho sentito che saremo in
tre! Sai
qualcosa del nostro compagno?»
Bulbasaur
scrollò le spalle. Con tutto ciò che era successo
quel
giorno, chiedere a Celebi informazioni sui suoi compagni di stanza era
stato
l'ultimo dei suoi pensieri. Il folletto non aveva fatto altro che
discutere per
tutto il tempo della straordinaria sorte che Bulbasaur aveva avuto
recandosi lì
al posto di Alakazam.
«Credo
di potervi rispondere!»
I
due sentirono una voce piuttosto entusiasmata avvicinarsi sempre di
più alla casupola. Sulla soglia della porta apparve una
sagoma poco più alta di
Squirtle e non poco simile anche di aspetto; le differenze sostanziali
erano
l'arancio della sua pelle e l'assenza di corazze di alcun tipo.
Inoltre, la sua
coda ribolliva di una fiamma accesa come quella di una torcia. Sul suo
viso era
dipinta un'espressione particolarmente allegra, come se offrendosi
all'esercito
avesse realizzato il sogno di una vita.
«Piacere
di conoscervi, io mi chiamo Charmander e sembra che
condivideremo la stanza!» annunciò ai due
Pokémon. «Vediamo se indovino: tu
devi essere Bulbasaur...» si voltò verso il
soggetto in questione, «e quindi tu
Squirtle...?»
«Indovinato!»
ridacchiò Squirtle.
«Da
dove vieni?» chiese Bulbasaur curioso.
«Da
Roccardente, la fortezza che si estende sulle Alture...»
«Le
Alture Laviche?» lo interruppe Squirtle, indicandolo con un
dito
come se avesse appena concretizzato qualcosa. «Aspetta un
attimo... Sì... Tutto
combacia, tu sei il mito di Roccardente!»
Bulbasaur
si girò intrigato verso l'amico, mentre il nuovo arrivato
annuiva con evidente imbarazzo.
«Il
Pokémon che ha conseguito una serie di cento vittorie contro
bestie ben più grandi di lui, superando in fama persino i
leader del suo
paese!» concluse il Pokémon tartaruga.
«Sei una leggenda dalle tue parti!»
«Beh,
sì, insomma... una specie...» disse Charmander
sempre più rosso.
«Ma sono qui per cambiare le cose che si pensano su di me...
In realtà, gran
parte di quelle vittorie le ho ottenute combattendo con avversari che
sapevo
essere indifesi rispetto alle mie capacità... Vorrei che
tutti mi ammirassero
per qualcosa di veramente mitico, ed è per questo che mi
sono offerto
volontario.»
Bulbasaur
e Squirtle avevano ascoltato con interesse il racconto del
Pokémon, rimanendo ancor più meravigliati quando
seppero della sua scelta.
«Però...
Piuttosto nobile!» approvò Bulbasaur.
«Dev'essere bello
inseguire un ideale ben preciso come questo... Ora che ci penso, io non
ne ho
mai avuto uno...»
«Oh,
sì, in effetti alle volte è divertente fermarcisi
a riflettere!»
rispose Charmander. «Ehi, ragazzi, prima che me ne
dimentichi... Mi hanno
chiesto di avvisarvi: tra poco si terrà un discorso e i
servitori del re che
hanno organizzato quest'iniziativa ci tengono affinché siano
tutti presenti.»
Bulbasaur
e Squirtle si scambiarono un'occhiata, poi alzarono le
spalle e si affrettarono a raggiungere il centro dell'accampamento.
∼
Nello
stesso momento, da qualche parte in un angolo remoto del mondo,
sconosciuto a chiunque meno che ai suoi abitanti...
Un'ampia
sala di controllo contornata da mostruose capsule in cui
ondeggiavano liquidi verdastri e gelatinosi, mura e soffitto colmi di
crepe
come se fossero stati colpiti ripetutamente da cariche violente, e un
gigantesco monitor che copriva completamente una delle quattro pareti.
Immediatamente sotto allo schermo vi erano una miriade di tasti che
sembravano
fluttuare anziché stare fermi su quella che sarebbe stata la
tastiera, e le mani
di un profilo avvolto in un velo d'ombra che muovevano silenziosamente
sui
bottoni, sollevandoli e riponendoli psichicamente grazie ad un potere
che
doveva essere molto elevato... e che in questo modo riuscivano a far
cambiare
rapidamente le immagini sullo schermo, passando da una scena a un'altra
con
estrema semplicità. Nel bagliore scuro che penetrava
attraverso la stanza si
intravide un sorriso sinistro comparire sul viso dell'essere
misterioso, che
soddisfatto smise di cliccare sui tasti magici e rimase immobile sulla
sua
sedia – a sua volta fluttuante – a fissare
ciò che era apparso sul monitor
collegato al marchingegno.
«Mi
scusi, capo, è permesso?»
Il
capo avvertì la voce di uno dei suoi alleati introdursi
nella
stanza con un pizzico di timore.
«Entra
pure» sussurrò.
Fece
il suo ingresso una grossa volpe dalla folta pelliccia scura con
una lunga chioma di capelli macchiati di rosso che le scendevano dalla
testa e
una serie acuminata di zanne e di artigli dall'aria aggressiva.
«Perdoni
l'intrusione, capo, ma sono ore che ve ne state rinchiuso qui
dentro» disse la volpe con una nota di premura.
«Siete riuscito a...»
«Tranquilla,
Zoroark...» la interruppe quello, senza distogliere lo
sguardo dall'obbiettivo. «Sto bene. E non desidero che i miei
servi si
preoccupino.»
Il
Pokémon chiamato Zoroark deglutì, ma si
rassicurò quando capì che
il capo non aveva intenzione di punirla.
«Sono
riuscito ad individuare la posizione del nostro bersaglio. Ora
dobbiamo trovare il modo di mettergli i bastoni fra le
ruote...»
Ancora
una volta, Zoroark si azzardò. «In che
senso?»
Questa
volta il capo accusò un certo fastidio nelle sue continue
interruzioni, ma riuscì a contenersi. «In tutti i
sensi, Zoroark... Dobbiamo
fare tutto il possibile per indebolirlo, per fargli perdere lentamente
la
fiducia in se stesso... E con qualunque mezzo»
continuò a dire tenendo basso il
tono della voce.
«Oh, capo, conosco
bene questa
frase... Sta pensando a qualcosa di veramente perfido, vero?»
chiese Zoroark
arretrando, visibilmente impaurita. Un sorriso ancora più
meschino si dipinse
sul viso del capo.
«Indovinato,
mia cara» rispose. «Corrompi il prigioniero
numero... ventuno, e ciò
che che rimane della sua
prole, e ordina loro di recarsi all'accampamento dell'esercito
reale.»
Zoroark
abbandonò lentamente la sala. «Sarà
fatto, capo.»
E
aspetto che il capo non potesse vederla, per poi abbandonarsi ad un
sospiro rassegnato.
"Bruttissime
notizie per il prigioniero ventuno..." rimuginò
fra sé e sé, mentre si dirigeva nelle segrete per
dare vita all'ennesimo
Pokémon corrotto.
∼
Contemporaneamente,
nel bel mezzo del campo del neo-esercito, una gran
folla si era radunata presso un vasto palcoscenico di legno dove alcuni
Pokémon
stavano sistemando vari amplificatori. Un brusio di
curiosità si era diffuso
fra i volontari dei vari paesi, ma tutte le attenzioni si rivolsero
presto
all'ingresso in scena di una personalità particolarmente
nota nelle aree
circostanti la capitale.
Starmie,
una creatura del tutto identica a una grossa stella marina
violacea con dieci braccia e un rubino dal bagliore sinistro
incastonato al
centro del corpo, da tutti conosciuta come una dei più
affidabili consiglieri
del re, era salita – roteando su se stessa, in
realtà – sullo spazioso palco di
legno, e aveva rapidamente catturato l'ascolto di tutti i
Pokémon presenti.
Intorno a lei si stagliarono numerose altre figure dall'aria imponente,
tutte
familiari agli occhi dei Pokémon più saggi.
«Salve
a tutti...» disse Starmie, facendo luccicare la sua gemma ad
ogni parola e con un'eco parecchio bizzarro il cui timbro assomigliava
a quello
di un robot. «È un piacere avervi qui con noi. Il
mio nome è Starmie, e sono
stata io, sotto ordine reale, a dar vita a questo progetto. Come ormai
tutti
voi saprete, un grave pericolo incombe su di noi... e per il bene della
nostra
gente, è nostro dovere combatterlo e mettere fine alla sua
avanzata.»
Alcuni
cenni d'approvazione si diffusero tra la folla.
«Apprezzo
molto vedere come il nostro messaggio abbia coinvolto un
numero così cospicuo di guerrieri. Spero vivamente che
riusciate a trovarvi a
vostro agio, perché in una situazione del genere
è una delle cose più
importanti... E naturalmente confidiamo che voi possiate riscrivere
quello che
sembra il destino già scritto del nostro mondo. Ad ogni
modo: non sono qui solo
per parlare spensieratamente. Voglio mettervi in guardia sul fatto che
tutto
questo non sarà affatto una passeggiata. L'addestramento a
cui verrete
sottoposti potrà sembrarvi duro, ma lo facciamo solo per il
vostro bene...
Credetemi. Prima di continuare, io volevo dirvi che...»
Il
discorso di Starmie s'interruppe bruscamente, come se avesse
dimenticato cosa dire. Alcuni dei Pokémon che la
affiancavano cercarono una
risposta... e la trovarono. La consigliera reale aveva visualizzato una
minaccia proprio di fronte a loro.
Fra
le nuvole che fino a pochi attimi prima erano candidi batuffoli
bianchi ma che ora si stavano colorando di un nero arcigno era comparso
un
enorme falco con il piumaggio fiammante, gli artigli prominenti e una
schiera
di quelli che sembravano pettirossi di varia altezza tutti sistemati
intorno a
lui come un vero e proprio battaglione. Una fioca luce azzurra era
accesa nello
sguardo del Pokémon rapace e a giudicare dalla sua
espressione non era per
niente un alleato.
«In
guardia» mormorò Starmie allarmata.
«Percepisco una potente aura
psichica di tipo artificiale. È uno dei Pokémon
corrotti.»
Un
Golem – un possente essere di roccia sferico con delle
cavità
sufficienti a far passare testa, braccia e gambe, un altro di quelli
che
presumibilmente erano i responsabili del campo di addestramento
– annuì
lievemente e si avvicinò con cautela al nemico volante.
Mentre alcuni dei guardiani
dell'area cercavano di tranquillizzare i Pokémon radunati,
il gigante in
questione ritirò la testa all'interno del proprio guscio, e
una raffica di
enormi macigni tondeggianti sfrecciarono fuori dall'interno della
corazza
percorrendo la traiettoria necessaria a colpire il Pokémon
alato. Nonostante la
quasi totale sicurezza del Pokémon di pietra,
però, il suo avversario riuscì
facilmente a ridurre in macerie i pericolosi proiettili, liberando una
mostruosa scarica di scintille di fuoco e sciogliendo i massi in pochi
attimi.
Dopo aver lanciato un'occhiataccia a Golem, il rapace
atterrò con un tonfo,
seguito dai suoi numerosi simili e squadrando uno ad uno tutti i
Pokémon che si
erano ammucchiati per confrontarlo.
«Non
abbiate paura!» esclamò Golem quando si rese conto
del graduale
aumento di preoccupazione propagatosi in mezzo ai volontari.
«Ne abbiamo
affrontati altri come lui, sappiamo bene come...»
Non
ebbe il tempo di finire la frase che un'alata sprezzante del falco
lo colpì di netto, sollevando sorprendentemente la mole del
Pokémon roccioso e
lanciandolo diversi metri più lontano. Era chiaro, a questo
punto, che quel
Pokémon aveva qualcosa di molto singolare.
Si
fece avanti un altro degli operanti del re, un serpentone di
metallo alto quasi dieci metri che corrispondeva al nome di Steelix; e
nemmeno
un attacco della sua coda poderosa riuscì a scalfire il
Pokémon uccello, che nuovamente
neutralizzò il colpo con un muro di scintille scoppiettanti.
«Il
livello della corruzione è più alto del solito!
È troppo forte
anche per noi!» ruggì Steelix mentre cercava di
non arretrare di fronte alla
carica spietata del rapace.
"Corruzione?"
si chiese Bulbasaur. "Di che stanno
parlando?"
«Accipicchia...
Ho sentito parlare di questi "corrotti"...»
affermò in quel momento Charmander, fissando con tensione lo
scontro in corso.
«Davvero?
E cosa significa?» chiese Bulbasaur, e anche Squirtle
ascoltò.
«Si
tratta di Pokémon le cui emozioni sono andate perdute nel
tentativo di incrementarne le prestazioni... Se non erro, per mezzo di
alcuni
manufatti dal potere oscuro che vengono usati dall'esercito malvagio di
cui
tutti parlano...» raccontò Charmander.
«E pare che si possa addirittura
selezionare il livello di potenza da attribuire al Pokémon
bersaglio... Per
quel che ne so, è grazie a tale magia che molti
Pokémon dell'esercito sono così
orribilmente forti. Questo Talonflame non è il primo
corrotto che attacca i
Pokémon della capitale, per questo sono così
certi di poter vincere...!»
«Da
non credere...» commentò Squirtle esterrefatto.
«Allora è a questo
che si stava riferendo Steelix! Se è davvero più
potente di quelli che
affrontano di solito, come faranno a... uh? Bulbasaur?!»
Charmander
si voltò. Bulbasaur si era tuffato a capofitto nella
mischia e i loro tentativi di incitarlo a tornare furono del tutto
vani. Decise
in fretta: l'avrebbe raggiunto. Forse quella era l'occasione che stava
aspettando per dimostrare finalmente il suo valore.
Inutile
dirlo: sentendosi subito escluso, Squirtle seguì l'ultimo
arrivato, convinto, con il loro aiuto, di potercela fare. Non erano i
soli
volontari ad aver accerchiato Talonflame per attaccarlo, ma loro
giovane età
risultò piuttosto evidente fra i colossi che si erano
coalizzati per
sconfiggerlo.
«Andate
via di qui! Non è posto per voi!» cercò
di dire Steelix, ma
invano; Bulbasaur stava già dando sfogo alle liane nascoste
nel suo bulbo, che
ora frustavano con furia le piume del rapace. Con enorme sorpresa di
tutti, nel
momento in cui Talonflame spiegò le ali per contrattaccare
così come aveva
fatto con Golem e con Steelix un tizzone ardente gli finì
dritto sul volto, e a
Bulbasaur non fu difficile intuire che era provenuto dalla bocca di
Charmander.
«Grazie
dell'aiuto, amico!» urlò Bulbasaur. «Mi
serviva proprio una
mano!»
Mentre
Charmander gli faceva il segno dell'ok e continuava a sferrare
fiammate contro il nemico, la maggior parte dei Pokémon
responsabili si era
gradualmente ritratta. L'impressionante capacità di quei
piccoletti di tenere a
bada il Talonflame era uno spettacolo sconvolgente.
Alla
baruffa si aggiunsero anche Squirtle e gli uccelli che seguivano
Talonflame, tutti mettendo in mostra le proprie armi migliori.
Nonostante
sembrasse che Talonflame facesse di tutto per resistere agli attacchi
dei tre
nuovi amici, in qualche modo dava l'idea di essere impotente di fronte
a loro –
ma non dava assolutamente segni di resa, in quanto restò
lì, immobile, a subire
i bersagliamenti degli avversari. I pettirossi, invece, erano stati
sconfitti
più facilmente da Golem, Steelix e i loro complici.
Fu
allora che qualcosa impedì a Bulbasaur, a Charmander e a
Squirtle
di continuare l'assalto: una luce paranormale aveva avvolto i corpi di
Talonflame e degli altri volatili, alzandoli in aria fino a che non si
dissolse
del tutto. Il Pokémon rapace e i suoi simili più
piccoli piombarono verso terra
con rapidità, e la loro caduta fu frenata soltanto
dall'intervento della
telecinesi di Starmie.
Per
il resto della giornata, Bulbasaur, Charmander e Squirtle non
fecero altro che rispondere alle domande dei più curiosi e
sconcertati.
Dovevano ammettere che l'improvvisa presa di potere da parte di
Pokémon come
loro, quando il loro avversario era riuscito a battere soggetti ben
più
consistenti, era senza dubbio un evento fuori dal comune.
Soltanto
quando fu sera tarda il Talonflame e i pettirossi ripresero
conoscenza. Dalla comparsa di quella luce misteriosa, non avevano
più aperto
occhio. In effetti, era la prima volta che Bulbasaur poteva osservarlo
con il
suo vero sguardo, e non con quello che aveva avuto durante il
combattimento. I
tre furono chiamati nell'infermeria del campo per parlare con loro,
dopo i
fatti un po' scombussolanti che erano avvenuti quel giorno.
Quella
sera Talonflame parlò loro della corruzione attuata dal suo
padrone ai Pokémon di tutto il mondo.
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Capitolo 6 *** L'ordine degli Oscuri ***
Sì,
il capitolo era pronto e deciso di cominciare a postarlo.
Però vi
prego, commentate. Per me è molto importante imparare a
migliorarmi e senza le
recensioni questo è un po' difficile. :v
Detto
questo, vi presento il capitolo 5.
Capitolo
5 • L'ordine degli
Oscuri
«Da
dove vieni, Talonflame?» aveva chiesto Audino – la
graziosa
infermiera del campo, un Pokémon roseo ricordante alla
lontana una coniglietta,
con due grosse orecchie a forma di stetoscopio – non appena
il volatile aveva
ripreso conoscenza. Si trovava in quella che assomigliava molto alla
tenda di
Blissey, si accorse Bulbasaur, quando ci entrò per la prima
volta. Talonflame
era steso su una barella e la sua espressione mostrava dei chiari segni
di
confusione.
«Io...
Io non ricordo molto bene...» rispose dopo un po', mentre
scuoteva la testa come per riordinarsi le idee.
«Sapete,
è probabile che la corruzione abbia avuto effetti negativi
sulla sua memoria...» sussurrò Audino al gruppo.
«Potrebbe recuperarla
gradualmente... o niente affatto.»
Squirtle
deglutì. Se questa corruzione era così potente,
chissà quali
danni poteva provocare.
«Dov'è
la mia famiglia?» chiese ad un tratto il Pokémon
alato, subito
rassicurato dal sorriso dell'infermiera.
«Sono
al sicuro e in buona salute» disse caldamente. «Ti
prego, cerca
di rispondere alla mia domanda» continuò in tono
più serio. Stavolta Talonflame
ebbe una breve illuminazione.
«Ricordo
che... Fummo catturati... Portati via... Dalle nostre dimore,
sui picchi più alti delle Alture Laviche...»
raccontò, fermandosi ogni tanto a
causa di un vuoto. «Loro ci hanno tenuti in prigione per
diverso tempo...
C'erano tanti Pokémon nelle prigioni... Di tanto in tanto,
lei arrivava e
puntava quell'oggetto verso uno dei prigionieri... Quello si alzava e
cominciava ad obbedire ai suoi comandi... L'ultima volta è
toccato a noi...»
«Non
ricordi di chi si tratta?» domandò Audino.
«Se vuoi riposare,
dimmelo, e io non insisterò...»
«No,
no, un attimo!» intervenne lui. «Io... Io non
riesco a mettere a
fuoco i dettagli... Ma ricordo quella sensazione... Dopo la
"corruzione"... così la chiamavano... io non riuscivo a
controllare
me stesso... Io non volevo fare del male ai ragazzi che mi hanno
sconfitto...»
indicò con un'ala Bulbasaur, Charmander e Squirtle, e loro
sorrisero
amichevolmente, come a dirgli che non importava. «A me
dispiace... E chiedo umilmente
scusa anche a nome del mio popolo...»
«Stai
tranquillo. Il tuo racconto sarà molto prezioso alle
indagini.
Chi ti ha ridotto così non la passerà
liscia» proseguì Audino. «Talonflame, le
energie ti stanno abbandonando di nuovo. Cerca di addormentarti: ne hai
bisogno.»
Il
rapace annuì lievemente, poi rivolse un sorriso ai tre
Pokémon.
«Oh!» esclamò d'improvviso.
«Un'ultima cosa. Ora ricordo... Gli Oscuri! Si
facevano chiamare 'gli Oscuri'... Coloro che ci hanno catturati e
segregati,
usavano sempre questo appellativo...»
E
prima che potesse concludere la frase, sprofondò nuovamente
nel
sonno. Audino fece senno ai ragazzi di allontanarsi, e loro eseguirono.
Solo
quando abbandonarono la sala medica scambiarono qualche parola con
Audino.
«Non
c'è dubbio, piccoli. Le segrete di cui ci ha parlato devono
trovarsi senz'altro al quartier generale degli Oscuri»
annunciò l'infermiera.
«Scusate
l'ignoranza, ma... questi Oscuri sono i membri dell'esercito nostro
nemico, ho capito bene?» s'intromise Squirtle, ricevendo una
serie di cenni
d'approvazione.
«Possiamo
provare a chiedergli se ricorda la localizzazione della
prigione! Magari potremmo risalire alla posizione del quartier
generale!»
propose Charmander, ma Audino negò, avendo evidentemente
delle buone ragioni.
«Quando
l'ho visitato ho individuato una strana forma di magia
all'interno del suo cervello. In qualche modo, lo strumento utilizzato
per la
corruzione impedisce alla vittima di ricordare determinati dati. Quando
Talonflame è stato corrotto, lo hanno fatto in modo che
dimenticasse ogni indicazione
sul luogo dell'avvenimento. Se anche solo provasse
a ricordare, sarebbe invaso da qualcosa come... una scarica elettrica,
o
simili. Per il momento è meglio non sforzarlo.»
«E
gli altri Pokémon corrotti?» chiese Bulbasaur.
«Sappiamo che Talonflame
non era il primo Pokémon ad essere corrotto, non
è così? Come mai queste
informazioni le avete ricavate solo adesso?»
Audino
acconsentì. «Sì, beh, si tratta di casi
un po' diversi. Ti
spiego: Talonflame era molto potente, il suo livello di corruzione era
parecchio alto rispetto a quello dei precedenti Pokémon
corrotti.
Probabilmente, nel renderlo così potente non sono riusciti a
bloccare del tutto
la sua memoria, ma solo a limitarla.»
Squirtle
rabbrividì per l'orrore di quell'atroce strumento.
«Vorresti
dire che...?»
«Gli
altri corrotti non ricordano assolutamente nulla dopo la ripresa.
Talonflame è il primo a parlare così
tanto» fece Audino con tristezza. «Secondo
gli esperti della capitale, più è alto il livello
della corruzione e meno potente
è il blocco della memoria. Per quanto potente, il manufatto
corrosivo non può
essere invincibile...»
«Su
questo non ci piove» disse Charmander. «Ora io mi
chiedo... Come
mai hanno mandato un Pokémon con una corruzione
così alta ad attaccare un così
vasto numero di Pokémon? Erano così
certi
di vincere?»
Audino
scosse la testa. «Non so come risponderti. Ma di sicuro,
Starmie e le sue scorte ne sanno qualcosa. Perché non vi
rivolgete a loro? Io
devo tornare a controllare Talonflame.»
Dopo
essersi congedati, i ragazzi discussero parecchio sulla storia
dell'alato. Il più grande mistero, dovevano ammetterlo, era
il modo in cui tre
Pokémon giovani come loro fossero riusciti a domare un
avversario del genere
che nemmeno le guardie imperiali avevano potuto confrontare. Quando si
resero
conto di essere a corto di risposte, decisero di incamminarsi verso il
centro
del campo, dove un alloggiamento particolarmente esteso ospitava i
consiglieri
del re.
∼
«Maledizione!»
L'attuale
comandante di quello che si era scoperto essere
"l'ordine degli Oscuri" batté rumorosamente il pugno sulla
sua
tastiera. «Un mostro tanto potente... messo fuori gioco da
tre nanerottoli!»
«Se
posso immischiarmi, signore...» intervenne Zoroark prima che
la
sua rabbia sfociasse in furia incontrollabile. «Non mi aveva
ordinato di
corromperlo solo per seminare terrore?»
Quello
sbuffò con fastidio. «Mmm... Credo che in fin dei
conti sia
stato utile al suo scopo primario...» ammise. «Ma
non possiamo permetterci
fallimenti simili. Senza il blocco della memoria, lui e i suoi stupidi
frugoletti possono spifferare ai Pokémon del campo alcune
delle nostre
informazioni.»
«A
proposito di questo, capo...»
Zoroark
si pentì subito di ciò che propose, ma l'idea di
aiutare il
capo l'allettava troppo. Il capo premiava sostanziosamente i suoi
servitori più
devoti.
«Stavo
pensando... che potrebbe essere vantaggioso inviare una spia
all'accampamento dell'esercito... So che il vostro potere vi permette
di
visualizzare qualunque scena voi vogliate, ma avere un infiltrato ci
permetterebbe
di monitorare direttamente le azioni dell'esercito... Cosa ne
pensate?»
Il
capo fissò Zoroark per alcuni secondi, trasmettendole una
paura
incontenibile... e infine annuì.
«Non
mi sarei mai aspettato una cooperazione del genere. Brava,
Zoroark.»
Zoroark
arrossì ed indietreggiò. «I-io non ho
fatto niente...»
Il
capo mosse i tasti della sua strana console ed inquadrò i
sotterranei dell'edificio, dove si trovavano i prigionieri, e
cominciò a
muovere la ripresa, cercando il Pokémon adatto da mandare al
campo come
infiltrato...
∼
Charmander
fece per bussare, ma Bulbasaur gli tirò il braccio e lo
invitò a tendere le orecchie. I consiglieri all'interno
stavano parlando di
qualcosa circa l'attacco di Talonflame.
«Ve
lo assicuro: mai vista tanta potenza in un Pokémon
volante.» aveva
detto la voce che i ragazzi riconobbero essere di Steelix.
«Sono certo che
potrebbe tenere testa anche ad un Pokémon della
leggenda...»
«Pokémon
della leggenda?» bisbigliò Squirtle da fuori la
tenda.
«Addirittura? E noi che siamo riusciti a batterlo come se
niente fosse!»
«Il
vero interrogativo riguarda quei tre piccoletti che l'hanno messo
al tappeto, ragazzi!» rispose Golem.
«C'è da stupirsi che sia stato necessario
il loro intervento per fermarlo!»
«Bella
dimostrazione di gratitudine!» ribatté
silenziosamente Squirtle
con ironia. Bulbasaur e Charmander lo zittirono.
«Commenteremo
dopo, Squirtle, ora cerca di ascoltare!» mormorò
Bulbasaur. Squirtle incrociò le braccia con rassegnazione e
si fece più vicino
per sentire meglio.
«Calma,
Golem. Devi riconoscere che i 'piccoletti' si sono dimostrati
piuttosto abili, no?»
Questa
volta a parlare era stata una voce sconosciuta.
«Credete
ciò che volete» proseguì.
«Quei tre presentano tutte le
caratteristiche per essere gli eroi di cui si parla nella profezia di
Arceus...
ed io sono convinta che siano proprio loro.»
Nella
tenda era caduto un silenzio di tomba. Bulbasaur, Charmander e
Squirtle non avevano idea di cosa stessero parlando, eppure doveva
essere un
argomento molto delicato. Dopo vari secondi di silenzio, fu Starmie a
parlare
per prima.
«Nella
profezia viene citata solo "una serie di eroi". Come
puoi essere tanto sicura che si tratti di loro tre?»
domandò la stella marina.
«Non
posso averne la certezza assoluta, questo è
chiaro...» rispose la
voce misteriosa. «Ma nella profezia si parla di tre giovani
eroi che nonostante
la loro mole e la loro età riescono a dare del filo da
torcere ad avversari più
pericolosi. E poi quel Charmander, pare che nel suo villaggio fosse
famoso per
aver sconfitto molti Pokémon più grandi e
valorosi di lui...»
Charmander
soffiò con rabbia una fiammella che andò a
dissolversi nel
cielo ormai serale. Avrebbe dato il mondo per smentire quelle voci
riguardo
alle sue formidabili doti di combattente...
«Beh,
ragazzi, dobbiamo ammettere che ci sono delle possibilità.
Dopotutto, sono in molti a credere alla profezia...» aggiunse
un'altra voce,
dal tono controllato e sveglio. «Ma nella situazione in cui
ci troviamo non
dobbiamo dare nulla per scontato. Sappiamo che l'esercito oscuro
è disposto a
tutto pur di rovinarci... Non c'è modo di sapere quale
sarà la loro prossima
mossa e dobbiamo essere pronti a tutto.»
Golem
sbadigliò con fragore. «Chiedo scusa, ragazzi...
Purtroppo io
non sono più lucido. Che ne dite di mettere qualcosa sotto i
denti e dormirci
sopra?»
I
presenti ridacchiarono e acconsentirono. Inoltre, l'affermazione di
Golem aveva ricordato a Bulbasaur e ai suoi amici che con tutti gli
eventi di
quel giorno non avevano ancora mangiato nulla. In fretta si
allontanarono dalla
tenda prima che i suoi proprietari ne uscissero e raggiunsero la mensa
del
campo.
Si
trattava di un edificio abbastanza simile agli altri. C'erano tanti
pali di legno conficcati nel terreno e una serie di veli a sovrastarli,
come
una grande capanna. Vi era un vasto numero di tavoli lunghi e stretti,
illuminati da molteplici candele e torce, e uno splendido
buffè allestito su
una tavola bianca. La maggior parte dei posti erano occupati,
così Bulbasaur,
Charmander e Squirtle furono costretti a sedersi al primo tavolo che
trovarono
libero. Cercarono di accaparrare quante più squisitezze
potevano dal bancone
principale, dove un caloroso Pokémon simile ad un bovino
rosa di nome Miltank
riempiva i bicchieri degli ospiti con le bevande più
disperate, tornarono
soddisfatti al loro posto e iniziarono a mangiare con gusto.
La
vera sorpresa fu quando una ragazzina più o meno della loro
età si
fece avanti con aria spaesata e chiese gentilmente di potersi sedere
accanto a
loro. Era una quadrupede dalla pelle di un verde brillante e una grossa
foglia
che le partiva dalla fronte.
«Non
vi do fastidio, vero? Io sto... avendo delle difficoltà ad
ambientarmi» ammise, facendosi piccola piccola. I tre
Pokémon furono più che
lieti di ospitarla al loro tavolo.
«Ehi,
è il primo giorno per tutti» fece notare Squirtle,
e gli altri
due annuirono.
«Vi
ringrazio di cuore!» sorrise quella. Sono Chikorita, piacere
di
conoscervi!» si presentò, prendendo posto accanto
a Bulbasaur. «E voi?»
«Io
mi chiamo Charmander, ma...»
«...
ma forse lo conosci come il
campione di Roccardente» intervenne Squirtle
scherzoso, beccandosi sia
un'occhiataccia da Charmander che un risolino divertito da Chikorita.
«Io sono Squirtle.»
«E
io Bulbasaur, da Querciavalle... Tu, da dove vieni?»
«Da
Villaspina, un piccolo villaggio nel mezzo delle Pianure
Fruttifere»
rispose lei. «Anche se a dirla tutta, non ho mai apprezzato
interamente la vita
laggiù... Certe volte mi sono chiesta se...»
Un
richiamo attrasse l'attenzione di tutti. Poco alla volta, tutti i
Pokémon abbandonarono la mensa e restarono pietrificati
davanti a ciò che
avevano di fronte.
C'era
un Pokémon dalle sembianze di un grosso dobermann nero,
avvolto
da sinistre fasce metalliche che ne circondavano le caviglie e il collo
come
dei collari. Le lunghe e affilate corna ricurve non ammorbidivano certo
il
ritratto e la coda sottile terminava in una freccia appuntita.
Gli
esperti identificarono quel Pokémon come un Houndoom, quello
che
veniva considerato uno dei più terribili presagi di
sciagura... e di morte.
|
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Capitolo 7 *** L'inizio dell'addestramento ***
Avevo
avvisato che avrebbero
potuto esserci intervalli di tempo enooormi tra un capitolo e l'altro,
ma sono
tornato lo stesso. Mi è tornata l'ispirazione, quindi credo
che continuerò a scrivere
questa storia per un po' (attenzione, ho detto CREDO).
E
visto che io sono tornato,
magari mi lasciate qualche commento? :3
Capitolo
6 • L'inizio
dell'addestramento
«Presentati,
straniero!» esclamò Golem, avvicinandosi
minaccioso al
nuovo arrivato. Tutt'intorno stavano gli altri organizzatori, tutti in
posizione di difesa nel caso l'Houndoom si fosse rivelato un nemico.
«...
Naturalmente, sergente»
rispose il dobermann con falso rispetto, per nulla infastidito
dall'atteggiamento per certi versi aggressivo del colosso di roccia.
«Il mio
nome è Houndoom. Sono un inviato speciale della
città di Rovodoro...» a quelle
parole, Golem e altri Pokémon si scambiarono un'occhiata
stupita – Rovodoro era
un paese estremamente ricco ed influente, conosciuto a causa degli
abilissimi
agenti che di tanto in tanto mandava ad esplorare la situazione quando
c'era
un'attività che richiedesse la presenza di molti
Pokémon... «e come forse
saprete, i nostri obiettivi sono semplicemente quelli di dare
un'occhiata in
giro. Non vi darò noie, ne vi starò tra i
piedi... Mi limiterò ad osservare il
comportamento dei volontari che si sono presentati.»
Ma
il suo discorso non reggeva... e Bulbasaur ebbe l'impressione, per
qualche motivo, che stesse mentendo spudoratamente... Tuttavia, Golem
annuì, e
lo lasciò andare.
Purtroppo
non c'era modo di verificare che quanto dicesse fosse vero.
Per motivi di sicurezza, Rovodoro non dava mai la conferma di aver
mandato un
agente in missione, per cui anche mettendosi in contatto con la
città non
avrebbero potuto chiarire il dubbio. C'era solo da fidarsi
ciecamente... e ad ogni
modo, Bulbasaur se lo sentiva, i consiglieri reali lo avrebbero tenuto
sotto
controllo...
La
folla fu dispersa e mandata a dormire nei rispettivi alloggi. Houndoom
aveva con sé una tenda portatile che gli permise di
sistemarsi in solitudine,
ai margini del campo di addestramento... e gli altri Pokémon
non poterono che
apprezzare, considerando il caratteraccio che aveva dimostrato.
Bulbasaur,
Charmander e Squirtle diedero la buonanotte alla nuova amica e
tornarono al
loro capanno per prepararsi alla notte, fermandosi solo qualche momento
ad
ammirare il cielo stellato.
∼
«Sul
serio, voi cosa ne pensate?» chiese Starmie mentre lei e gli
altri organizzatori si davano da fare per mettere a posto le luci e i
tavoli
della mensa, con la gemma scintillante che si accendeva a tratti.
«Se devo
essere sincera, non mi convince del tutto... Ma c'è da dire
che il suo aspetto
ostile rende impossibile non giudicarne le apparenze...»
Golem,
che aveva appena finito di impilare una serie di scodelle,
rispose bruscamente mentre passava al prossimo tavolo.
«Certo, quello e anche
la sua sfrontatezza... Ma bisogna considerare che a Rovodoro vivono
molti
Pokémon dall'aspetto un po' cattivo, e che eppure non sono
propriamente
'crudeli'.»
Umbreon,
la creatura felina che Bulbasaur e i suoi amici avevano
sentito parlare la sera prima con gli altri consiglieri, si aggiunse
alla
conversazione. «Non è solo questo. C'era qualcosa
nel suo modo di fare. Non
trovate che sia stato piuttosto sintetico con le
presentazioni?»
«Potrebbe
essere semplicemente una questione caratteriale, Umbreon»
rispose Starmie, sollevando telepaticamente qualche piatto e
trascinandoli in
una credenza.
«Non
è da escludere, ma in ogni caso credo sia meglio tenerlo
d'occhio. Siamo più numerosi: se dovesse decidere di fare
qualche follia, noi
ci saremo.»
Gli
altri Pokémon acconsentirono all'unisono, per poi tornare al
lavoro e infine recarsi nella loro tenda.
∼
Il
mattino seguente, nei pressi di un torrente piuttosto ampio e di un
prato fiorito, Bulbasaur e Chikorita stavano parlando del
più e del meno, in
attesa di cominciare il loro primissimo addestramento. Avevano ricevuto
la
notizia quella mattina, poco dopo essersi alzati... e Charmander e
Squirtle
avevano preferito raggiungere il luogo dove si sarebbe tenuto
l'allenamento,
per cercare di scoprire qualcosa su cos'avrebbero dovuto affrontare.
«Cosa
credi che ci faranno fare?» domandò Chikorita,
sdraiata al sole,
mentre lanciava un sassolino nell'acqua e ne contava i rimbalzi per
gioco.
«Non
ne ho assolutamente idea» rispose Bulbasaur con aria
distratta.
«Sai, non riesco a smettere di pensare a quell'Houndoom...
Non me la dà
giusta...»
Chikorita
annuì. «Insomma. Non si può dire che
abbia fatto una bella
impressione...» commentò.
«Negli
ultimi due giorni, la mia vita ne ha viste di tutti i colori...
e pensare che non abbiamo neppure cominciato! A volte sembra di
trovarsi nelle
situazioni assurde de Il viaggio di
Cubone...»
Chikorita
interruppe il suo gioco e fissò Bulbasaur sbalordita. Per
qualche secondo rimase interdetta, poi parlò. «Hai
letto Il viaggio di Cubone?»
Bulbasaur
si voltò interrogativo verso di lei.
«È... il mio libro
preferito...»
«Anche
il mio!» esclamò Chikorita con un gran sorriso
dipinto in
volto. «L'avrò preso in prestito un migliaio di
volte dalla...»
«Biblioteca
della mia città...» finirono la frase all'unisono,
rendendosi conto di quando piccolo può essere il mondo.
«Chi
l'avrebbe mai detto...» sorrise Bulbasaur, tornando ad
osservare
il ruscello e a lanciarci qualche sasso. «Almeno
avrò qualcuno con cui parlare
di libri durante il soggiorno qui... Charmander e Squirtle non sanno
nemmeno
cosa siano...»
Chikorita
rise e riprese anche lei a raccogliere pietre. «Accidenti!
Laggiù ce n'è una della misura perfetta!
Scommetto che riesco a farla
rimbalzare almeno dieci volte!»
«Non
esagerare!» la derise Bulbasaur.
«Ah
sì? Non mi credi? Adesso ti faccio vedere...»
Scese
verso la riva del fiume e allungò le liane che partivano dal
suo
collo, cercando di afferrare la pietra che aveva individuato... ma
prese uno
scivolone, e rischiò di cadere in acqua – se non
fosse stato per le liane di
Bulbasaur, che riuscirono a raggiungerla prima del disastro... e quel
momento
fu magicamente strano: mentre Bulbasaur richiamava a sé le
liane per
depositarla a terra, i loro volti si trovarono improvvisamente vicini,
e una
breve scossa attraversò entrambi... Si sentirono subito
imbarazzati, e
Bulbasaur si affrettò a farla scendere.
«Beh,
dovrebbe mancare poco... Credo sia meglio sbrigarci...» disse
Chikorita per rompere il silenzio, chinando il capo e allontanandosi a
passo
deciso.
Non
era sicura di ciò che aveva provato in quel momento, ma era
ancora
meno sicura di ciò che aveva provato lui – sempre se aveva provato qualcosa – e
in ogni caso era meglio non farsi troppi
pensieri per qualcosa che era durato così poco.
Bulbasaur
rimase lì, in silenzio, ad ascoltare lo scorrere tranquillo
delle acque. Abbandonandosi ad esso riuscì a togliersi dalla
testa
quell'attimo, convinto che fosse stata solo un'impressione.
Attese
qualche minuto, e quando fu certo che l'addestramento stesse
per iniziare si avviò verso l'arena dove avrebbero
cominciato ad imparare come
contrastare l'esercito oscuro.
Stava
per iniziare la vera avventura,
disse a se stesso, e sperò che tutto andasse bene.
∼
Nella
solita sala di controllo, l'attuale capo dell'ordine degli
Oscuri stava assistendo soddisfatto alle immagini che si facevano
velocemente
spazio sullo schermo gigante. Tutto come calcolato: la spia aveva fatto
il suo
ingresso. Non riusciva a capire, però, se ci fossero dei
sospetti o meno
riguardo la sua provenienza... anche se, almeno per il momento, non
sembrava ci
fossero dubbi molto evidenti.
«Noto
dalla vostra espressione che il piano procede alla
perfezione.»
Un
gigantesco mostro spinato, ricoperto da una ruvida corazza squamata
e smeraldina, con spuntoni di ogni tipo che gli crescevano sul corpo,
un paio
di strisce nere sotto il collo e sulle gambe robuste e, all'altezza
dello
stomaco, un rivestimento azzurro, segno indelebile del Pupitar ch'era
un
tempo... un Tyranitar, uno dei Pokémon più
pericolosi in assoluto, si resse
nella sua grandezza mostruosa, proprio alle spalle del capo, che
comunque non
sembrò farci caso più di tanto.
«Direi
di sì, Tyranitar. Per una volta Zoroark ha contribuito,
anziché
star qui solo fisicamente come altre persone.»
Tyranitar
digrignò fra i denti. Era palese che si stesse riferendo a
lui. «Ovviamente, mio signore, ma se posso intromettermi...
Credo di essere lievemente più
efficiente di Zoroark per
quanto riguarda il combattimento... Mi risulta di essere stato messo
alla prova
prima di entrare nel vostro team, e di non aver affatto deluso le
vostre
aspettative, mi sbaglio?»
Il
capo ridacchiò divertito. «Sì,
Tyranitar, d'accordo... In ogni
caso, so perché sei qui... Vuoi entrare in azione, ma non
è ancora il tuo
momento. Arriverà. Te l'ho già detto.»
Tyranitar
sbuffò con rabbia. «Capo! Voglio rendermi utile...
Affidatemi un compito! Anche poco importante...»
Il
capo ebbe un'illuminazione. Ora che ci faceva caso... Aveva appena
sbloccato un ulteriore livello dell'Istigatore. Era proprio il caso di
provarlo...
«Va
bene. Corrompi un prigioniero a tuo piacimento... Assicurati che
l'Istigatore
sia impostato sul terzo livello. Abbiamo già provato con
quelli di livello uno,
e li hanno sconfitti troppo facilmente... Mentre quello di livello due
è stato
messo fuori gioco da tre microbi...»
«Devo
indirizzarlo verso il campo di addestramento?»
domandò
Tyranitar, pronto a svolgere la richiesta.
«Non
ancora. Ho intenzione di farci due chiacchiere.»
E
detto questo tornò alla sua postazione, curioso di vedere
come
sarebbe andata a finire...
∼
«Dunque
dunque, giovani apprendisti!»
Il
compito di addestrare i più piccoli era stato affidato ad un
Pokémon vagamente buffo; di statura piuttosto bassa,
ricordava la versione
stilizzata di un breakdancer, il cui corpo andava dal marrone al blu
oceano,
con un paio di occhi tondeggianti e mani sferiche, le gambe sempre in
movimento
come se non potesse smettere di ballare. Di tanto in tanto faceva
qualche
piroetta e roteava sulla testa con estrema destrezza. «Il mio
nome è Hitmontop
e, come avrete saputo, sarò il vostro insegnante per quanto
riguarda le
tecniche difensive. Iniziamo dicendo che da quel poco che ne sappiamo,
l'esercito oscuro è composto da una gran varietà
di Pokémon... motivo per cui
non possiamo soffermarci su un tipo specifico di strategia, ma dovremo
cercare
di ampliare il più possibile le nostre conoscenze.»
I
vari Pokémon presenti all'allenamento, tutti all'incirca
dell'età di
Bulbasaur e dei suoi amici, ascoltavano con attenzione il discorso di
Hitmontop, senza perdersene una parola.
«Per
prima cosa, è necessario testare le vostre prestazioni
fisiche.
Perciò... CORRETE!»
In
una frazione di secondo Hitmontop aveva eseguito un balzo
straordinario, posandosi su un albero non molto distante, e indicando
loro il
lungo tracciato che stava ai loro piedi. Tutti i Pokémon si
guardarono con aria
interrogativa, incerti sul svolgere o meno l'ordine ricevuto.
«Cosa
state aspettando? Su! Correte!» ripeté Hitmontop
agitando le
braccia. Scrollando le spalle, Charmander prese una bella rincorsa e
cominciò a
sfrecciare lungo la pista, ben presto seguito da altri volontari.
Bulbasaur,
insieme a Squirtle, fu uno degli ultimi a partire, ma non per questo
uno degli
ultimi a concludere il giro; Charmander arrivò per primo,
seguito da alcuni
Pokémon che abitavano nell'alloggio vicino al loro, e subito
dopo fu la volta
di Bulbasaur, di Chikorita e di Squirtle. Quando anche gli ultimi
partecipanti
ebbero terminato la corsa, Hitmontop applaudì con
festosità e scese dall'albero
su cui si era appollaiato, continuando ad esibirsi in strani passi di
danza.
«Molto
bene, molto bene! Per chi è arrivato alla fine, non si
scoraggi; ci saranno altre occasioni di provare il vostro
valore!»
«Uff...
Spero che questa sia stata la prima e l'ultima corsa che
faremo qui» ansimò Squirtle a chi gli stava vicino.
«Adesso,
miei cari...»
Hitmontop
gli fece segno di mettersi in fila davanti a lui, e cominciò
a percorrere la linea immaginaria davanti a loro con aria misteriosa,
mani
dietro la schiena, scrutandoli attentamente. «Mi servirebbero
dei volontari...
Ma chi potrei scegliere? Siete tutti così
promettenti...»
Quando
Hitmontop smise di camminare, Charmander deglutì.
«Tu. Sembri
in gamba. Vieni qui. Vediamo come te la cavi.»
Charmander
si fece timidamente avanti, fino ad affiancarlo. Hitmontop
fece qualche passo indietro.
«Come
ti chiami?»
«Charmander,
signore» rispose.
«Dimmi,
Charmander» iniziò Hitmontop, «sai qual
è la tua mossa più
potente?»
Charmander
esitò un attimo e rifletté, ma la risposta
arrivò lampante.
«Me la cavo bene con il mio Lanciafiamme, signore! Ma so che
esistono mosse ben
più potenti» aggiunse, compiacendo il maestro.
«Molto
bene, molto bene!» disse Hitmontop. «Sì,
è vero. Marchiatura,
per esempio, è una mossa che ben pochi sanno
gestire.»
Charmander
s'illuminò.
«Ma
quei pochi che ci riescono, sono quasi imbattibili» concluse
Hitmontop.
«Mio
padre!» esclamò Charmander. «Mio
padre... sa usare Marchiatura. È... una delle
mosse di cui va più fiero...»
A
Bulbasaur e a Squirtle sembrò che Charmander s'incupisse
molto
mentre parlava. Ma, per fortuna, se ne accorse anche Hitmontop, e lo
riportò al
buonumore.
«Allora
ci daremo da fare per rendere orgoglioso tuo padre. Ti
prometto che prima l'inizio della guerra, tu brandirai alla perfezione
il
potere di Marchiatura.»
Charmander
tornò ad essere solare come al solito. «Grazie
infinite,
signore! Ed io prometto che darò il massimo»
giurò, più a se stesso che ad
Hitmontop.
«Inizieremo
subito. Fammi vedere di cosa sei capace.»
Hitmontop
portò le mani davanti al volto e aspettò che
Charmander
agisse. Del canto suo, Charmander non capì subito: il
maestro voleva che lo attaccasse?
«Non
indugiare! Colpiscimi! Dà sfogo al tuo
Lanciafiamme!» lo incitò
Hitmontop.
«Ehm...
D'accordo... Ci proverò!»
Charmander
prese un bel fiato e soffiò una fiammata contro il
Pokémon.
Hitmontop innalzò una guardia magica davanti a
sé, e arretrò leggermente, ma dissolto
lo scudo sembrava non aver subito alcun danno.
«Ha
usato Bodyguard?» si chiese Squirtle, sottovoce, e accanto a
lui
Bulbasaur annuì.
«Ha
assorbito tutte le fiamme. Pazzesco» affermò.
«Bel
colpo, ma scommetto che puoi fare di meglio» urlò
Hitmontop di
rimando.
Charmander
realizzò di doverci mettere più forza.
Sospirò
profondamente, poi si concentrò al massimo...
E
poco dopo, dalla sua bocca uscì il Lanciafiamme
più grande che tutti
i presenti avessero mai visto.
Hitmontop
creò di nuovo la barriera del Bodyguard, ma stavolta
l'attacco lo fece indietreggiare visibilmente, spostandolo di quasi un
metro.
Anche se non aveva riportato lesioni, l'eccentrico insegnante aveva
un'espressione molto più soddisfatta.
«SEMPLICEMENTE
GRANDIOSO!»
Il
suo entusiasmo era quasi inappropriato. Sembrava letteralmente in
preda alla felicità quando commentò l'attacco di
Charmander. «Questa, ragazzo,
è la giusta energia! Farai grandi cose, giovane Charmander,
te l'assicuro!»
Charmander
si sentì in subbuglio. Non aveva mai ricevuto dei
complimenti così sinceri e appaganti! Sentiva che si sarebbe
trovato molto bene
con il maestro Hitmontop, e che forse sarebbe davvero riuscito ad
imparare
Marchiatura.
«Puoi
tornare al tuo posto» disse Hitmontop cordialmente, e
Charmander
obbedì. «Allora. Chi vuol essere il
prossimo?»
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