Bulbasaur

di Vincy25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il superstite ***
Capitolo 2: *** La vita a Querciavalle ***
Capitolo 3: *** In fuga dal destino ***
Capitolo 4: *** Un raduno oltre gli alberi ***
Capitolo 5: *** Il Pokémon corrotto ***
Capitolo 6: *** L'ordine degli Oscuri ***
Capitolo 7: *** L'inizio dell'addestramento ***



Capitolo 1
*** Il superstite ***


E rieccomi di nuovo, per la prima volta dal lontano 1873, a scrivere su EFP... sì, lo so, non è molto normale ripresentarsi dopo un periodo di assenza così lungo, ma che ci volete fare. Un po' di tempo fa mi è venuta in mente questa storiella che avevo provato a scrivere quand'ero piccolo e mi sembrava carino provare a postarla. Ovviamente questo non è il documento originale, ma la versione sistemata, eh! Innanzitutto volevo specificare delle cose: è ambientata in un universo dove i Pokémon sono umanizzati, tipo quello di Pokémon Mystery Dungeon, per intenderci, quindi non criticatemi se vedete i Pokémon maneggiare oggetti umani. Poi voglio fare una premessa: non so quanto tempo riuscirò a dedicare a questa fanfiction, soprattutto perché io non riesco mai a concludere una fic molto lunga, quindi non arrabbiatevi se vedete che non aggiorno per molto tempo. Vabbè... Credo di aver detto tutto. Questo capitolo sarà molto molto molto breve, doveva essere una sorta di introduzione, ma dal prossimo li farò più lunghi. Spero che vi incuriosisca! Il primo capitolo è quasi finito e dunque lo posterò al più presto. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando... Naturalmente accetto le critiche, purché siano costruttive! Ok. Ho finito.

Prologo • Il superstite

Un lampo si abbatté con violenza nella radura verdeggiante. Nel punto in cui aveva toccato il suolo sorse una colonna di fuoco che divampò rapidamente attraverso la foresta, arrossando lo sfondo notturno e riempiendolo di scintille luminose. Si levarono delle grida e gli abitanti del bosco fuggirono in preda al terrore, mentre alcuni colossi raggiungevano frettolosamente il torrente e trasportavano enormi carichi d'acqua nel vano tentativo di spegnere le fiamme.

Ci volle molto tempo e molti Pokémon dovettero accorrere per aiutare a placare l'incendio. In gran parte era stato grazie alla pioggia che il piccolo villaggio di Querciavalle aveva evitato una catastrofe... ma a che prezzo?

In lontananza, da qualche parte in mezzo all'immensa radura, un Pokémon si faceva strada affrontando la tempesta. Era un umanoide il cui corpo assomigliava all'abbigliamento del clown di un circo qualsiasi e il cui volto, in un'altra situazione, sarebbe stato molto buffo. Tra le mani guantate reggeva un Pokémon molto piccolo, profondamente addormentato nonostante il frastuono dei tuoni, e accuratamente avvolto in un velo di ciuffi d'erba. Il Pokémon agitò la mano e a un suo gesto uno scudo circolare semitrasparente lo rivestì completamente. Rinnovando di tanto in tanto la barriera magica, riuscì a tenersi al sicuro dalla tormenta finché non raggiunse un'umida caverna. Buttò un occhio: era disabitata. Decise che era il luogo perfetto per ripararsi e non appena ci fu entrato un manto di foglie coprì l'ingresso su suo segnale. Un altro movimento della mano avvicinò tra loro alcuni ramoscelli e un altro ancora accese un bel focolare.

Il Pokémon si scaldò le mani con sollievo e avvicinò al fuoco il cucciolo che portava con sé. Non ci voleva un occhio esperto a dire che quello non poteva essere suo figlio: era un quadrupede che per certi versi ricordava un rospetto, la cui pelle andava dal verde acqua al blu, con un'espressione ancora traumatizzata dipinta sul faccino addormentato, e un bizzarro bulbo di cipolla impiantato sul dorso come uno zainetto sulle spalle di un bambino. Il bulbo era molto bagnato, come se fosse stato esposto alla pioggia per troppo tempo.

Il Pokémon pagliaccio agì ancora e creò un piccolo sole che illuminò il cucciolo. Gli tornò in mente la scena a cui aveva assistito pochi minuti prima: ai primi accenni dell'incendio e del conseguente temporale, la famiglia di rispettabili Venusaur che da sempre abitava la radura aveva radunato i piccoli e aveva cercato di scappare, ma un muro di fiamme stava ormai recintando la loro casa... e non c'era stato nulla da fare. I Venusaur erano morti, e i loro figli dispersi chissà dove. Era quasi sicuro di aver visto alcuni fagotti farsi trasportare via dalla corrente del fiume, ma era riuscito a salvarne soltanto uno. Si chiese se gli altri fossero riusciti a salvarsi, e rispondersi di sì gli sarebbe sembrato azzardato.

Incrociò le dita. Se i parenti di quel cucciolo erano vivi, un giorno l'avrebbero trovato. Ora sorgeva un nuovo problema... Il piccolo aveva bisogno di cure e non poteva abbandonarlo lì facendo finta di niente. No... Lo avrebbe cresciuto lui. Gli avrebbe raccontato la triste verità sulle sue origini e lui avrebbe capito. Meritava di conoscere la fine onorevole dei suoi genitori che si erano preoccupati solo di mettere in salvo i loro figli e che erano caduti in quel terribile incendio.

Di sicuro entro il giorno dopo la tempesta si sarebbe placata. Lo avrebbe portato a Querciavalle e avrebbero iniziato insieme la loro nuova vita. E chissà che un giorno, quel cuccioletto non sarebbe diventato qualcuno d'importante.

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Capitolo 2
*** La vita a Querciavalle ***


Ehilà! Ho notato che chi ha letto il prologo non ha commentato. Vabbè, me ne farò una ragione... Ecco il capitolo che avevo promesso, spero sia meglio del precedente! Stavolta recensite, mi raccomando! Così mi rendo conto degli errori che faccio e cose così. :3

Capitolo 1 • La vita a Querciavalle

Una piacevole brezza primaverile si fece spazio fra le fronde degli alberi e raggiunse rapidamente il villaggio, diffondendosi attraverso le strade già piene di vita. C'era un'atmosfera particolarmente frizzante quel giorno, e Bulbasaur se la sentiva addosso.

Era il giorno del rituale. Una volta all'anno i Pokémon del villaggio si radunavano intorno al tempio del protettore per dedicargli danze e tributi. Era uno spettacolo imperdibile e quella sera un'eclissi stupefacente avrebbe fatto da sfondo al rito. Bulbasaur si era già messo d'accordo con Oddish, il suo grande amico, per trovarsi lì qualche minuto prima del rituale e prendersi così i posti migliori.

Il Pokémon allevato da quello speranzoso Mr. Mime cresceva forte e sano. Aveva imparato ad accettare il proprio passato e si era integrato alla perfezione in mezzo agli abitanti della cittadina. Aiutava "zio Mime" con la sua bottega di alimentari consegnando latte, frutta e bacche di casa in casa. Il suo lavoro, ma soprattutto il suo carattere solare, gentile e generoso avevano fatto sì che diventasse una delle persone più nobili e riconosciute di Querciavalle.

Un'innaturale serenità regnava incontrastata nel piccolo villaggio. Una pace, certo, gradita da tutti, ma Bulbasaur non negava che un po' di azione non gli avrebbe fatto male. Anzi, a dirla tutta gli sarebbe piaciuto vivere qualcosa di simile a un vero pericolo, di tanto in tanto. Naturalmente Oddish era in totale disaccordo con questa sua visione dei fatti: «Ma cosa dici? Dovremmo ringraziare il cielo per la tranquillità che c'è da queste parti, e tu non lo apprezzi?» e come lui la pensavano tutti gli altri abitanti del villaggio.

Eccetto uno. Il suo nome era Alakazam e gestiva una biblioteca che si trovava ai margini estremi del paese. Era un Pokémon a volte un po' sinistro, ma estremamente benevolo. Si diceva che la sua conoscenza non avesse confini e Bulbasaur adorava ascoltare le sue storie sui Venusaur. Alakazam sembrava l'unico i cui pensieri concordavano sempre con quelli di Bulbasaur, e la faccenda della pace eccessiva era un esempio.

Quel giorno scivolò via rapidamente come uno qualsiasi nella sua vita. Zio Mime aveva insistito per sospenderlo dal lavoro e Bulbasaur aveva trascorso la giornata a giocare con i suoi amici alla grande quercia, l'immenso albero che dava il nome al villaggio. Fu solo quando i primi albori del tramonto apparvero all'orizzonte che Oddish e Bulbasaur raggiunsero il tempio del protettore.

Le lunghe tribune di pietra circondavano l'ampia distesa erbosa circolare dove si sarebbe tenuta la cerimonia, il tutto sovrastato dall'ombra imponente del tempio. C'erano alcuni Sunflora, Pokémon vagamente somiglianti a dei girasoli giganti, che posizionavano delle candele tutt'intorno alla platea, e delle Lilligant, simili a grosse piante umanoidi dai tratti femminili, ripassavano i passi della coreografia preparata per l'evento. In poco tempo la piazza si popolò come non mai, e un vociare emozionato si sparse in mezzo agli spettatori.

Il mormorio di eccitazione si interruppe solo quando la figura massiccia di Conkeldurr – l'attuale regnante di Querciavalle, un Pokémon alto e muscoloso, il torso leggermente ricurvo e le mani giganti che poggiavano su due enormi travi di roccia scura – apparve al centro dell'arena. Si schiarì la voce e quando si assicurò di avere l'attenzione di tutti parlò con un tono possente degno del suo aspetto intimidatorio.

«Fratelli e sorelle! Inizio ringraziandovi della vostra presenza anche a quest'edizione del nostro consueto festival. Anche quest'anno siamo qui riuniti per celebrare il nostro protettore... Dunque, prima di iniziare, chiedo che vengano consegnati i tributi!»

Schioccò le dita, e un gruppo di Pokémon simili a lui prese a salire la scalinata che conduceva al tempio. Trasportavano un enorme cesta all'interno di cui, pensò Bulbasaur, dovevano trovarsi il cibo e i tesori che la cittadinanza aveva dato come tributo. Quando raggiunsero l'accesso al santuario, si inchinarono in segno di rispetto di fronte alla statua raffigurante il protettore e poi s'infilarono all'interno dell'edificio. Superati i pilastri che delimitavano l'entrata, i Pokémon depositarono la cesta al centro della grande sala che costituiva il tempio, si inchinarono nuovamente e tornarono velocemente di sotto. Ci fu un grande applauso: la prima fase della festa si era conclusa e adesso cominciava la parte divertente.

«Dunque, miei cari concittadini!» annunciò Conkeldurr solenne. «Inizieremo i festeggiamenti con lo spettacolo di danza preparato per noi dalle nostre Lilligant, quindi vi prego di restare comodi e di godervi la loro esibizione!»

Un altro applauso introdusse l'incantevole ballo delle Lilligant, e quella sera sembrò volare via come una dolce vacanza per Bulbasaur. Durante la danza fu allestito un grande buffet e ancora dopo fu la volta dei Farfetch'd, Pokémon dall'aspetto di curiose anatre, che misero in atto una piccola scenetta comica. I festeggiamenti durarono fino a notte fonda, con l'eclissi che oscurava il villaggio e le sole candele ad illuminare la platea, rendendo l'ambiente accogliente e confortevole. La festa era stata una delle più belle degli ultimi anni.

Fu poco prima che Conkeldurr comunicasse la fine della celebrazione che un evento tremendamente singolare sconvolse la piazza.

I Pokémon volsero lo sguardo al cielo e una pioggia di fiamme si stava abbattendo su di loro.

I dardi incandescenti colpirono il suolo uno dopo l'altro fra lo stupore generale della folla. La maggioranza dei Pokémon scappò con sgomento, altri rimasero lì, forti e sicuri, a tentare di spegnere il fuoco ardente. Alcuni Pokémon d'Acqua sfoderarono i propri getti d'acqua cristallina ed enormi nubi di fumo si alzarono in cielo. I Gurdurr, le guardie reali al servizio di Conkeldurr, aiutarono i cuccioli e i Pokémon più indifesi ad abbandonare l'arena.

Mr. Mime rivide per un attimo i momenti terrificanti che aveva vissuto quella notte, quando i genitori di Bulbasaur avevano lottato e perso contro l'incendio... Il suo animo nobile gli impedì di fuggire. Si sentì in dovere di dare una mano, e protesse i Pokémon intenti a calmare le fiamme con le sue barriere invisibili.

«Mamma! Dove sei, mamma? Ti prego!»

Bulbasaur riconobbe le grida di Oddish e rabbrividì. Era convinto che fosse dietro di lui, ma evidentemente non era così.

Oddish era lì. In mezzo alle fiamme.

Si sporse leggermente per cercare il suo amico all'interno dell'arena. «Oddish! Dove sei?! Rispondi!»

Un Gurdurr gli coprì la vista e gli sbarrò la strada con sguardo amareggiato. «Spiacente, piccoletto... Non puoi passare, è troppo pericoloso...»

«Ma il mio amico è là dentro!» ribatté Bulbasaur tentando di apparire convincente.

«Allora lo troveranno! Ma non posso lasciarti...»

«Il mio amico è là dentro!» ripeté lui interrompendolo. «Chiedo perdono, ma io devo salvarlo!»

Con una carica insospettabile, Bulbasaur raggirò il Gurdurr e si tuffò a capofitto nell'inferno di fuoco. Ignorò le grida sbigottite dei Gurdurr e dello zio e volse lo sguardo ovunque con disperazione. La voce di Oddish non si sentiva più e l'ardere delle fiamme diventava sempre più forte.

Due occhi familiari apparvero all'improvviso. Oddish tremava, fissando il fuoco che si avvicinava sempre di più, e non sembrò neanche accorgersi della presenza di Bulbasaur.

«Eccoti finalmente!» sospirò Bulbasaur, sollevando Oddish ancora sconvolto con le liane che vennero fuori dal suo bulbo. Notò con dispiacere che Oddish aveva una guancia piuttosto bruciacchiata. «Presto, andiamocene via da questo...»

Ebbe come una fitta al cuore. Il sentiero da dov'era venuto non c'era più. Ora c'era solo il fuoco.

Si voltò di scatto. Come immaginava: le fiamme lo avevano raggiunto su entrambi i fronti...

Si accasciò al suolo, sentendo le energie abbandonarlo lentamente. Sperò che fosse tutto un incubo. La cosa che più lo turbava era il non essere riuscito a salvare Oddish. Era accorso per portarlo via, e adesso le fiamme stavano per portare via entrambi.

La sua visione si offuscò rapidamente, ma prima di perdere i sensi avvertì la presenza di un gelido zampillo d'acqua.

L'incendio si era calmato. Per fortuna non c'erano state vittime, sebbene l'arena fosse gravemente rovinata e pressoché inutilizzabile. I pochi feriti erano stati guariti in fretta, e gli unici danni riportati da Bulbasaur ed Oddish erano state delle ustioni che, per quanto ostiche, sarebbero scomparse presto.

Dopo il disastro di fine festa, erano giunti al villaggio due Pokémon sconosciuti. Il primo dei due era quello che nel nostro mondo sarebbe stato uno pterodattilo, il dinosauro alato che un tempo sorvolava i cieli preistorici, e il secondo un umanoide dalle fattezze femminee che sembrava muoversi al ritmo di qualcosa. Avevano detto di essere messaggeri del re.

Conkeldurr li aveva invitati a parlare all'interno della tenda in cui Blissey la guaritrice riceveva le sue visite. Era il posto più sicuro e tranquillo dell'intera Querciavalle.

Oddish e Bulbasaur erano sdraiati su due letti e la loro ustione era evidente. La ferita di Oddish sembrava già in via di guarigione, mentre quella di Bulbasaur più dolorosa. Ce l'aveva sulla fronte e al contrario di quella dell'amico era piuttosto estesa.

Quando Bulbasaur aprì gli occhi percepì alcuni Pokémon sconosciuti che parlavano con Conkeldurr, Blissey e zio Mime. «Capisco... è terribile...» aveva commentato lo zio dopo aver ascoltato il racconto dei due messaggeri.

«Comprendiamo perfettamente che non si tratta di una scelta facile...» rispose il Pokémon danzante. «Ma c'è bisogno di tutto l'aiuto possibile per contrastare un pericolo così consistente.»

«Noi stessi prenderemo parte alla battaglia» proseguì il dinosauro volante. Conkeldurr annuì con riluttanza, come se ciò lo infastidisse particolarmente. Di cosa diamine stavano parlando?

Bulbasaur cercò di capire, ma si sentiva ancora troppo stordito e gli sfuggì l'ultima parte della conversazione. Riuscì a cogliere soltanto la voce dei tre Pokémon che salutavano cortesemente "Medicham" e "Aerodactyl".

«Perbacco! Chi avrebbe ma detto che dopo una pace durata così tanto sarebbe arrivata una notizia simile?» mormorò Blissey stupefatta e visibilmente impaurita. Zio Mime concordò pienamente, e Conkeldurr evitò persino di rispondere.

«Il re non ha bisogno di Querciavalle. Ci sono Pokémon ben più potenti in tutt'altre parti del mondo. No, questa cosa non si farà. Dopo ciò che è successo ieri, il villaggio non ha bisogno di altre preoccupazioni» disse infine, prima di abbandonare la tenda.

«Mi chiedo se sia davvero la scelta giusta» continuò zio Mime, e Blissey acconsentì.

«Non ci resta che avere fede, Mime. Sono certa che si risolverà tutto» disse. «... Oh, caro, se non ti dispiace io tornerei a Bulbasaur e ad Oddish. Dovrebbero rimettersi presto.»

«Ma certo... Ti ringrazio, Blissey» concluse zio Mime prima di uscire. Bulbasaur richiuse gli occhi e finse di essere ancora addormentato mentre Blissey curava le loro ferite.

L'indomani avrebbe chiesto a zio Mime qual era il messaggio dei due stranieri.

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Capitolo 3
*** In fuga dal destino ***


Continuate a leggere senza commentare, e io continuo a postare. XD

 

Eccoci con il secondo capitolo, il mio preferito finora. È un po' più corto, scusate. Stavolta non mi dilungo in futili chiacchiere (?). Fatemi sapere. <3

Capitolo 2 • In fuga dal destino

Il mattino seguente Bulbasaur si svegliò di buonumore. Oddish dormiva ancora, ma l'ustione era sparita, e anche la sua ormai era solo un segno lieve. Blissey cercò di convincerlo a restare ancora un po', ma lui la rassicurò dicendo che si sentiva in perfetta forma.

Querciavalle era silenziosa quel giorno. I Pokémon passeggiavano per le vie del villaggio chiacchierando a bassa voce e Bulbasaur era convinto che c'entrasse qualcosa l'arrivo di quei Pokémon stranieri.

Dopo essere riuscito a liberarsi della marea di persone che gli chiedevano come stesse, se si era ripreso del tutto e roba simile, Bulbasaur raggiunse la bottega. Lo zio lo accolse caloroso e gli preparò in fretta un latte bollente che Bulbasaur trangugiò senza proferir parola.

«Nel caso non fosse già chiaro, oggi non lavori» aggiunse zio Mime mentre preparava la consegna di uno dei clienti.

«Su, posso ancora svolgere qualche lavoretto, dopotutto è solo un'ustione...»

«Non m'interessa, così ho deciso e tu obbedisci» rispose lo zio con un sorriso. «Prenditi un giorno di riposo. Ti farà bene.»

Bulbasaur annuì. Era in momenti come questi che si rendeva conto di che persona amorevole fosse zio Mime.

«Senti, zio Mime...» esordì, ricordandosi di ciò che aveva sentito la sera prima nella tenda di Blissey. «Ho notato che la gente in città sembra come... non so, tesa... Per caso è successo qualcosa? Sì, beh, voglio dire... oltre all'assurda pioggia di fuoco di ieri sera...»

Zio Mime non rispose subito e si incupì. Bulbasaur comprese che doveva trattarsi di un argomento veramente serio.

Immediatamente lo zio mollò quello che stava facendo e si sedette accanto al nipote osservandolo dritto negli occhi. «Sì, Bulbasaur. È successo qualcosa... o meglio, sta succedendo

Bulbasaur assunse un'aria interrogativa, ma oltre alla curiosità fu certo di provare un accenno di paura. «Ehm... D'accordo, ti ascolto. Spiegati meglio.»

Zio Mime accarezzò la fronte ancora arrossata di Bulbasaur e cominciò a raccontare. «Ieri, quando tu e Oddish siete stati portati dalla guaritrice... la pioggia di fuoco era cessata, e le fiamme erano state spente... Per pochi minuti sembrava essere finita, ma a quanto pare non era così. Sono arrivati due Pokémon, Aerodactyl e Medicham, messaggeri del sovrano.»

Bulbasaur lo guardò sbalordito. «Cosa? Il re? Cos'ha da chiedere il re a Querciavalle?»

Zio Mime continuò. «Sì, è quello che ci siamo chiesti anche noi. E abbiamo ricevuto la risposta... Pare che da qualche parte, a nord, un Pokémon malvagio stia assemblando un esercito intenzionato ad invadere le terre meridionali. Se quanto affermano è vero, puoi capire anche tu che ci troviamo in un bel guaio, visto che Querciavalle non è armata come lo sono altri paesi del nostro regno...»

Bulbasaur ascoltava la storia con interesse e timore crescente. Quasi si pentì d'aver sempre desiderato una vita avventurosa se il destino gli stava riservando quel genere di avventura...

«Il re vuole che un Pokémon da ogni villaggio prenda posto nell'esercito da lui fondato. Un esercito che combatterà contro quello oscuro creato dal Pokémon misterioso.»

«Davvero?» chiese Bulbasaur. «E Conkeldurr ha fatto una selezione?»

Zio Mime esitò. «No. In realtà, Conkeldurr non desidera prendere parte all'iniziativa.»

«Cosa? E per quale motivo?» domandò ancora Bulbasaur, sempre più coinvolto e preoccupato.

«Querciavalle è debole, Bulbasaur. Conkeldurr non crede che un Pokémon della nostra città possa fare la differenza... e così non manderà nessuno in guerra.»

Bulbasaur scosse la testa. «Ah! Che logica insensata! Se tutti quanti ragionassero così, l'esercito non prenderebbe mai forma!»

Zio Mime annuì, ma batté le mani rassegnato. «Che ci vuoi fare? Sappiamo com'è fatto il nostro Conkeldurr... Possiamo solo essere fiduciosi. Vedrai che andrà tutto bene. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare alle mie consegne...»

Bulbasaur salutò lo zio e rimuginò a lungo sul racconto appena ascoltato. Sebbene non avesse intenzione di mettersi a giocare con i suoi coetanei com'era loro solito, decise di andare a trovare Alakazam. Chissà... Magari lui avrebbe trovato il modo di confortarlo, così come faceva sempre.

Raggiunse il cancello che si trovava alla fine del villaggio e che segnava il confine con le terre esterne. Leggermente isolata dagli altri edifici, si erigeva la biblioteca. Bulbasaur vi entrò come ormai faceva quasi tutti i giorni e raggiunse, in silenzio, il bancone dove Alakazam sedeva di solito. Notò da subito che la biblioteca non era affollata come al solito e ideò che anche questo doveva essere collegato all'annuncio di Medicham ed Aerodactyl.

«'Giorno, ragazzo...» disse in fretta Alakazam spostandosi operoso fra uno scaffale e l'altro nonostante l'età considerevole. «Hai saputo, immagino, a giudicare dalla tua cera.»

Bulbasaur non rispose e inclinò il capo. Il Pokémon psichico sembrò capirlo, e non lo forzò. Continuò a mettere in ordine i libri che si trovavano sulle mensole circostanti.

«Credi che Conkeldurr faccia bene a non mandare nessuno?» chiese Bulbasaur tutt'a un tratto, quasi sorprendendo l'anziano bibliotecario. Alakazam sembrò fermarsi a riflettere, come per cercare le parole.

«Per niente, Bulbasaur» affermò. «Non so cos'abbia in testa Conkeldurr, ma mi fido ciecamente di quei messaggeri e sono sicuro che si tratti di una cosa davvero delicata. Conkeldurr non capisce che ogni singolo Pokémon è importante all'esercito del re. Anche un Pokémon di Querciavalle.»

Nella biblioteca sorse un nuovo silenzio, interrotto solo dal rumore sordo prodotto dai libri che venivano posizionati uno ad uno sugli scaffali. Fu nuovamente Bulbasaur a romperlo.

«E... quindi? Hai intenzione di parlargli?»

Ancora una volta Alakazam dubitò prima di rispondere e quando lo fece la sua voce si era ridotta a un sussurro. «No. Andrò io a combattere nell'esercito.»

Fu come se il mondo gli fosse appena cascato addosso. Bulbasaur deglutì e pur sicuro di ciò che aveva sentito chiese: «C-cosa? P-puoi ripetere?»

Nessun cambiamento. «Bulbasaur, ci andrò io» ripeté Alakazam. E stavolta il mondo crollò davvero.

Come poteva? Per quale assurda ragione sarebbe dovuto andare, Alakazam, in guerra? Non solo era uno dei suoi migliori amici: Alakazam era anziano. E per quanto potesse essere esperto nei combattimenti psichici, quante speranze aveva di uscire vittorioso da un conflitto epocale come quello che stava per verificarsi?

«Alakazam, si impazzito? Ti rendi conto che il re ha chiesto aiuto al nostro villaggio, tanto che è pericoloso l'esercito oscuro?» fece Bulbasaur sperando in cuor suo di dissuaderlo da quella folle impresa.

«Abbassa la voce, ti prego...» rispose Alakazam. «Non dirlo in giro. Io devo farlo per forza, sono l'unico che sembra capire la gravità della situazione... e nel caso la mia vita dovesse abbandonarmi, non sarà una grave perdita per questo mondo.»

«Come puoi anche solo pensarlo?!» ribatté Bulbasaur ignorando i suoi shhh. «Per favore, dammi retta, lascia perdere...»

Alakazam negò con la testa. «Mi rincresce, ragazzo... Niente da fare. Ho fatto la mia scelta.»

Per la prima volta, Bulbasaur quel giorno abbandonò la biblioteca in lacrime. Quel pensiero lo tormentò per tutto il resto della giornata: non riuscì a distrarsi neanche quando andò a trovare Oddish, ed era talmente scosso che non riuscì a parlarne con nessuno. In ogni caso non poteva: Alakazam gli aveva chiesto di mantenere il segreto, e nonostante tutto, si sentiva costretto a rispettare la sua scelta...

Quella notte non chiuse occhio. Continuava a sognare la morte di Alakazam e incubi del genere non conciliavano certo il sogno. Fu quando l'orologio annunciò la mezzanotte che Bulbasaur si alzò dal suo letto con un sospiro profondo.

No. Non se ne parlava. Alakazam non poteva andare in guerra.

Lui sì.

Aveva sentito dire in giro che, secondo le indicazioni di Medicham e Aerodactyl, il prescelto doveva recarsi alla grande quercia intorno alla mezzanotte. Lì, un altro Pokémon gli avrebbe fornito maggiori istruzioni.

Il bello di avere un bulbo sulla schiena è che hai un rifornimento quasi illimitato di cibo e acqua sempre a portata di mano. Perciò Bulbasaur non dovette preoccuparsi di preparare i bagagli, e ad ogni modo era quasi certo che nel posto in cui stava andando gli avrebbero fornito comunque del nutrimento.

Allontanò a stento le lacrime quando fu il momento di uscire di casa. Era la prima volta che usciva senza dire nulla allo zio e il fatto che stesse andando in guerra non rendeva le cose facili. Passò senza far rumore davanti alla biblioteca e pregò che Alakazam non fosse ancora uscito, poi sbarrò l'ingresso all'edificio con dei rampicanti. Sapeva che qualche liana non era in grado di fermare Alakazam, ma forse gli avrebbe fatto recuperare tempo.

Corse più in fretta che poteva. Il sentiero che conduceva alla grande quercia era breve, ma parve infinito. Era consapevole di stare abbandonando la civiltà e la vita di tutti i giorni. Non sapeva come sarebbe stato lo scontro con l'esercito oscuro, e soprattutto non aveva idea di cos'avrebbe affrontato prima.

Ebbe un tuffo al cuore quando si accorse di essere arrivato. La grande quercia si poneva davanti a lui in tutta la sua maestosità. Uno sbuffo di vento gli accarezzò il volto e fece ondeggiare lentamente le foglie dell'albero. Bulbasaur idealizzò che, se Alakazam lo aveva preceduto, il Pokémon che doveva guidarlo non si sarebbe presentato... ma tutti i suoi pensieri si rivolsero agli occhi azzurri comparsi all'improvviso sulla corteccia della quercia.

Balzò all'indietro. L'apparizione così brusca di un paio d'occhi all'interno di un albero non era una cosa che accadeva tutti i giorni, ma si tranquillizzò quando capì che quello doveva essere la sua guida e al disopra di tutto che Alakazam non era arrivato prima di lui.

Lo sguardo celeste si staccò lentamente dal tronco della grande quercia e un corpicino esile, retto in aria da due alucce e verde come la vegetazione di Querciavalle, apparve dinanzi agli occhi increduli di Bulbasaur.

«Cosa c'è? Ti ho preso alla sprovvista?» fece il folletto con un sorrisino divertito.

Bulbasaur realizzò solo adesso. Di fronte a lui c'era Celebi, il sacro protettore della foresta.

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Capitolo 4
*** Un raduno oltre gli alberi ***


Ragazzi... perché non mi commentate? ç_ç Mi sto impegnando a scrivere questa storia, ma so che c'è qualcosa che non va, e se mi aiutate a capire cos'è posso migliorarmi! Dai! :)

Ecco il nuovo capitolo, spero che lo gradiate e questa volta, me la lasciate una recensione piccina piccina? ^-^

Capitolo 3 • Un raduno oltre gli alberi

Esiste una sensazione molto difficile da spiegare, ed è quella che Bulbasaur provava in quel momento. La sua indomabile paura si era ad un tratto trasformata in indomabile emozione.

Era incredibile, assurdo, ridicolo pensare che il protettore a cui era stata dedicata la tragica festa del giorno prima ora si trovasse davanti ai suoi occhi con assoluta semplicità. Mai avrebbe immaginato di poter incrociare lo sguardo di Celebi in persona...

Eppure, lui era lì.

«Su, coraggio, non fare quella faccia...» mormorò il Pokémon leggendario, sbattendo serenamente le piccoli ali. «So che può sembrare assurdo, ma io sono colui che ti condurrà in guerra!» proseguì, assumendo un divertente tono melodrammatico. «Ascolta, tu fa' finta che io sia un Pokémon come tutti gli altri, e vedrai che ti troverai benissimo.»

"Facile a dirsi!" pensò Bulbasaur. "Come faccio a non notare la presenza di un'entità semidivina?"

«Sei sicuro di voler partire? Sappi che non potrai più tornare indietro finché la guerra non si sarà conclusa» parlò Celebi con un'espressione più seria. Stavolta Bulbasaur non riuscì a trattenere un singhiozzo.

«C-credo di sì...» rispose con timidezza, ma convinto di stare facendo un bel gesto.

«Bene» dichiarò Celebi. «Qua la zampa.»

Bulbasaur porse la zampa destra, ed ebbe l'impressione che tutto intorno a lui si deformasse. La grande quercia scomparve lentamente, insieme allo scenario circostante; e prima di svanire del tutto, Bulbasaur udì le voci di Alakazam, di zio Mime di vari Pokémon che gridavano qualcosa.

Bulbasaur si ritrovò improvvisamente in un'ampia radura costellata da altissimi alberi. C'era un sentiero che si inoltrava nel bosco, e riuscì a scorgere un limpido fiumicello alla fine di esso. Notò inoltre che la sua ustione sulla fronte era completamente scomparsa, e che la flebile luce penetrante attraverso le fitte chiome degli alberi apparteneva chiaramente al sole – il che risultava curioso se si pensava che fino a pochi attimi prima era passata la mezzanotte.

«Ehm... Celebi?» chiamò, guardandosi attorno alla ricerca del Pokémon fatato. «Sei ancora qui?»

La voce della sua guida tardò un po', ma rispose. «Eccomi! Non posso esserti accanto in questo momento. Questa è... una prova che dovrai superare per entrare a far parte dell'esercito reale.»

«Prova?» chiese Bulbasaur ad alta voce. «In cosa consiste, nell'attraversare questo percorso pieno di alberi? Oh, beh, non per offendere, ma non mi sembra una cosa da...»

«Ovviamente no!» lo interruppe Celebi. «Non prenderti gioco di me, sai, la prova è piuttosto difficile! Vedi quel torrente? È pieno di Feraligatr.»

Sembrava che Celebi avesse pronunciato quelle parole come fossero le più comuni del suo linguaggio. Feraligatr? Nel fiume?

Bulbasaur lanciò uno sguardo al torrente, e in effetti una miriade di inquietanti occhi gialli brillanti lo stavano fissando imperterriti mentre il resto del corpo era nascosto sott'acqua.

«Ho paura a chiedertelo, ma cos'è che devo fare?» domandò Bulbasaur.

«Superarli! Nel fiume ci sono degli scogli che puoi usare per raggiungere l'altra sponda.»

«Eh? Ma è impossibile! Se mi avvicino, quei cosi schizzeranno fuori dall'acqua e mi divoreranno!» ribatté Bulbasaur sapendo di dire un'ovvietà.

«Ma certo!» replicò Celebi allegro. «Loro devono seguire delle regole, infatti! Possono attaccarti solo quando sei su quegli scogli o se cadi in acqua. Chiaro?»

Bulbasaur annuì deglutendo. «Suppongo di sì... Un'ultima cosa, Celebi...» s'interruppe, incerto sul fare o meno quella domanda. «L'esercito oscuro è davvero così pericoloso?»

Anche questa volta, Celebi si prese una pausa, che Bulbasaur considerò come un sì. «Abbastanza, direi. Pensa che la pioggia vulcanica di ieri l'hanno provocata loro.»

«Cosa? Dici davvero?» chiese ancora Bulbasaur impressionato. «E per quale motivo lo avrebbero fatto?»

«Loro volevano dare il via alla loro invasione seminando il panico fra i vari villaggi... In numerosi luoghi del mondo si è verificata una catastrofe come quella a cui hai assistito tu. Ad ogni modo... Oh, Bulbasaur, il mio tempo è scaduto! Non posso più parlarti. Ci vediamo alla fine del...»

Celebi aveva accelerato verso la fine del discorso, ma non era comunque riuscito a concluderlo. La sua voce si disperse come una folata di vento e Bulbasaur capì di essere solo. Gli sguardi famelici dei Feraligatr lo scrutavano con attenzione, e le loro zanne fuoriuscivano minacciose dalla superficie del fiume.

D'accordo, era sottinteso che non c'era modo di oltrepassare il torrente con un salto, per cui doveva per forza utilizzare gli scogli. Ora sorgeva un nuovo problema: gli ostacoli. Non c'era alcun modo di allontanarli con un attacco e in ogni caso loro erano in troppi.

"Dev'essere uno scherzo del destino... Ad Alakazam basterebbe alzarsi in aria e fluttuare fino all'altra riva..." pensò Bulbasaur quasi rimproverandosi. "Beh, nulla da fare. L'unica soluzione è raggirarli. O magari... perché no..."

Un'idea gli balenò nella mente e gli strappò un sorriso. Come aveva fatto a non pensarci?

Si avvicinò al fiume e si tese il più possibile, forte del fatto che i Feraligatr non potevano toccarlo finché non entrava in acqua, e studiò i dettagli del suo stratagemma. Quando fu certo di essere pronto prese un lungo respiro, e un paio di fruste vennero fuori dal suo bulbo, reggendo una sinistra sfera violetta... che deposero rapidamente in acqua, diffondendo il veleno in mezzo ai Feraligatr! Bulbasaur approfittò dell'attimo di distrazione e balzò su uno ad uno dei massicci scogli. Sentiva gli alligatori contorcersi dal dolore, ma non se ne preoccupò; il veleno che aveva immesso nell'acqua era molto leggero e per quanto fastidioso si sarebbe dissolto in fretta.

Improvvisamente qualcosa catturò i suoi pensieri. La mano artigliata di un Feraligatr gli aveva afferrato una delle zampe posteriori, e dal suo sguardo non sembrava intenzionato a lasciarlo andare.

«Potrai anche aver abbindolato i mei compari, ma le tue tossine non attaccano con me!» ruggì il Pokémon acquatico. Il panico aveva già preso il controllo del corpo di Bulbasaur, che non riusciva a muovere un solo muscolo. Per di più aveva sperato di poter superare quella prova, che invece sarebbe stata uno scherzo per Alakazam, e di poter entrare nell'esercito del re...

La sua rabbia sembrò quasi materializzarsi. La luce solare si intensificò in maniera straordinaria e si concentrò all'interno del suo bulbo, per poi esserne gettata fuori alla velocità del suono con un raggio eccezionale che sballottò il Feraligatr a metri e metri di distanza e che illuminò per un attimo la radura scura. Gli altri Feraligatr, che ormai si erano ripresi dal breve avvelenamento, arretrarono con ammirazione nel vedere il loro capo sconfitto tanto facilmente da quel Pokémon così apparentemente insignificante.

Il raggio di luce si spense e Bulbasaur iniziò a respirare affannosamente. In qualche modo, era riuscito a liberarsi dalla stretta del suo nemico... e con un ultimo salto, a raggiungere l'altra riva del fiume.

Un vortice scintillante annunciò l'arrivo di Celebi sprizzante gioia da tutti i pori. «Sei grande, Bulbasaur! Ci sei riuscito! Dopotutto, io lo sapevo... Me l'aveva detto il me stesso del futuro...»

Bulbasaur ridacchiò. Ricordò di aver letto in alcuni libri che una delle più singolari abilità del protettore consisteva nel viaggiare fra passato, presente e futuro.

«In ogni caso!» proseguì Celebi, sempre più eccitato. «Giusto perché tu lo sappia, quei Feraligatr erano attori... Non ti avrebbero mai mangiato...»

Bulbasaur si girò sorpreso verso di loro, e ricevette una serie di sorrisi e di pollici alzati.

«E tornando alla faccenda della prova superata... Adesso fai quasi ufficialmente parte dell'esercito!»

«Quasi?» domandò lui.

«Beh... sì...» disse Celebi imbarazzato grattandosi la nuca. «Il fatto è che devi iscriverti... Ma a questo ci penserò io. Ora tutto ciò che devi fare è seguirmi.»

Bulbasaur si chiese cosa c'era da seguirlo. Il sentiero finiva lì: c'era solo un enorme cespuglio.

«A te l'onore!» parlò ancora Celebi, indicandogli una foglia leggermente più scura delle altre. Bulbasaur la sfiorò con una zampa senza capire, ma prima che potesse aggiungere qualcosa la foglia si era ritirata all'interno del cespuglio, prima che il fogliame prendesse a muoversi da solo e formasse un grazioso arco di foglie in sostituzione del groviglio. Ora, oltre l'arcata, si estendeva una rigogliosa prateria vivacizzata da bancarelle, edifici intagliati negli alberi, acque pulite, prati fioriti e un meraviglioso viavai di Pokémon che si scambiavano oggetti ed informazioni. C'erano cose che Bulbasaur non aveva mai visto prima, tra Pokémon e bacche tropicali; oltre a gruppi ben nutriti di lottatori che mettevano alla prova le loro capacità in un apposito campo di battaglia circondato da quello che sembrava uno scudo magico il quale, probabilmente, serviva ad evitare che i colpi ferissero i Pokémon vicini.

«Torno subito...» disse Celebi, svolazzando verso un albero in lontananza. Prima che Bulbasaur potesse guardarsi meglio attorno, uno spruzzo d'acqua lo prese in pieno seguito dal suo proprietario e da una sequenza di pentite scuse.

«Mi dispiace tanto!» esclamò il Pokémon in questione, somigliante ad uno scoiattolo azzurro dalle fattezze di una tartarughina, con un solido guscio intorno alla pancia e alla schiena e una coda arrotolata dello stesso colore della pelle. «Sono desolato... Mi stavo allenando per conto mio, e ho perso il controllo...»

«Tranquillo» rispose Bulbasaur con gentilezza, «non è niente e poi l'acqua non può che farmi bene.»

«Ti ringrazio per la comprensione...» sorrise l'altro Pokémon. «Sei nuovo? Da dove vieni?»

Bulbasaur annuì. «Querciavalle. Mi chiamo Bulbasaur.»

«Oh, io sono Squirtle.» rispose quello. «Da Fontefresca. Sei venuto qui di tua spontanea volontà?»

«Beh, quasi...» disse Bulbasaur. «Un mio caro conoscente aveva intenzione di arruolarsi... Ovviamente io non ero d'accordo, e ho pensato che l'unico modo di impedirglielo era anticiparlo.»

Squirtle lo osservava con grande riguardo. «Wow... Da non credere... Un gesto molto eroico, da parte tua!» esclamò. «Vorrei poter dire lo stesso di me... Sono stato scelto dal capo del mio villaggio perché "non sarebbe una grave perdita". Ti rendi conto?»

Bulbasaur sorrise, in pena. «Già. Che gente!»

Una voce sconosciuta richiamò l'attenzione di Squirtle, che si affrettò a rispondere. «Scusa, Bulbasaur. La mia guida mi sta chiamando. Magari ci becchiamo in giro!»

«Ma certo! Ci si vede!» rispose Bulbasaur. Niente male: era riuscito a farsi un amico il primo minuto del primo giorno. Proprio un bell'inizio.

Mentre Bulbasaur osservava il combattimento di due Pokémon fiammeggianti, Celebi aveva raggiunto il suddetto albero, il cui tronco cavo ospitava la figura imponente di un Pokémon piuttosto pasciuto dalle sembianze di uno scimmione.

«'Giorno, Slaking... Vedo che oggi sei particolarmente contento...» fece Celebi con la sua solita allegria. Slaking, questo il nome del Pokémon, non rispose, e si limitò a fissare l'altro con l'espressione neutra che già aveva prima.

«Capisco...» ironizzò Celebi, per nulla stupito dall'assenza di loquacità. «Dunque, sono venuto per registrare Bulbasaur, il prescelto di Querciavalle.»

Senza battere ciglio il Pokémon nell'albero afferrò una piuma d'uccello e la immerse in un barattolo di quello che doveva essere inchiostro, poi afferrò una lunga, strana foglia rettangolare e vi scarabocchiò sopra qualcosa, il tutto tenendo lo sguardo fisso su Celebi come se sapesse già quali movimenti fare con le mani. Infine, gli porse la piuma.

«Ti ringrazio, Slaking...» aggiunse Celebi, firmando sul documento. «Ci vediamo più tardi. Buona giornata!» e volò via. In tutta risposta, Slaking emise un profondo e ritardato sospiro.

Celebi giunse pimpante da Bulbasaur dicendogli di come da quel momento fosse ufficialmente membro dell'esercito reale grazie all'iscrizione effettuata da Slaking.

«Il tizio lì dentro?» domandò Bulbasaur con curiosità. «Non è finto?»

«Affatto, ma può dare quest'impressione» ammise Celebi con un risolino. «Comunque! Vieni, ora ti mostro la tua capanna. E ho una buona notizia: pare che la condividerai con due Pokémon della tua stessa età.»

«Bene... Un altro punto a favore...» si disse Bulbasaur. «Devo ammetterlo, credevo seriamente che sarebbe stato un inferno... A quanto pare le cose stanno andando piuttosto bene.»

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Capitolo 5
*** Il Pokémon corrotto ***


Eccomi tornato, dopo un'assenza un poco poco poco più lunga del solito. Senza recensioni. T_T

Meh, fa niente, io posto lo stesso, e se mi recensite vedrò di scrivere più in fretta il prossimo capitolo. Nel caso non fosse stato chiaro, vi sto chiedendo umilmente e disperatamente di lasciarmi un commentino. *w*

Piccola nota personale: mi sono accorto che i nomi che sto dando ai luoghi di provenienza dei Pokémon (ad esempio Fontefresca nel capitolo scorso e Roccardente in questo) assomigliano sempre di più ai nomi dei luoghi di World of Warcraft. Beh, niente, ci tenevo a precisare che sono solo coincidenze, non sono mica un copione, eh. ^w^

Capitolo 4 • Il Pokémon corrotto

Celebi guidò Bulbasaur fino al suo capanno, un accogliente casotto di legno e paglia costruito nelle vicinanze dell'ingresso al campo, la cui porta riusciva in qualche modo ad identificare Bulbasaur e a permettergli di entrare imitando le porte scorrevoli di un centro commerciale ma impedendo l'accesso a chiunque non vivesse lì.

«Ti aspetto qui fuori!» esclamò Celebi invitandolo a farsi avanti. Bulbasaur si avvicinò alla porta e questa si aprì magicamente, facendogli spazio... e consentendogli di notare con sorpresa che era capitato proprio con Squirtle, il Pokémon un po' distratto che aveva conosciuto prima.

«Non dirmi che siamo finiti insieme!» fece Squirtle stupefatto al vedere la sua faccia.

«Credo proprio di sì...» rispose Bulbasaur sorridente. «Una bella fortuna, eh?»

«Puoi dirlo forte! Sono in camera con un eroe!» scherzò Squirtle. «Ma... ho sentito che saremo in tre! Sai qualcosa del nostro compagno?»

Bulbasaur scrollò le spalle. Con tutto ciò che era successo quel giorno, chiedere a Celebi informazioni sui suoi compagni di stanza era stato l'ultimo dei suoi pensieri. Il folletto non aveva fatto altro che discutere per tutto il tempo della straordinaria sorte che Bulbasaur aveva avuto recandosi lì al posto di Alakazam.

«Credo di potervi rispondere!»

I due sentirono una voce piuttosto entusiasmata avvicinarsi sempre di più alla casupola. Sulla soglia della porta apparve una sagoma poco più alta di Squirtle e non poco simile anche di aspetto; le differenze sostanziali erano l'arancio della sua pelle e l'assenza di corazze di alcun tipo. Inoltre, la sua coda ribolliva di una fiamma accesa come quella di una torcia. Sul suo viso era dipinta un'espressione particolarmente allegra, come se offrendosi all'esercito avesse realizzato il sogno di una vita.

«Piacere di conoscervi, io mi chiamo Charmander e sembra che condivideremo la stanza!» annunciò ai due Pokémon. «Vediamo se indovino: tu devi essere Bulbasaur...» si voltò verso il soggetto in questione, «e quindi tu Squirtle...?»

«Indovinato!» ridacchiò Squirtle.

«Da dove vieni?» chiese Bulbasaur curioso.

«Da Roccardente, la fortezza che si estende sulle Alture...»

«Le Alture Laviche?» lo interruppe Squirtle, indicandolo con un dito come se avesse appena concretizzato qualcosa. «Aspetta un attimo... Sì... Tutto combacia, tu sei il mito di Roccardente!»

Bulbasaur si girò intrigato verso l'amico, mentre il nuovo arrivato annuiva con evidente imbarazzo.

«Il Pokémon che ha conseguito una serie di cento vittorie contro bestie ben più grandi di lui, superando in fama persino i leader del suo paese!» concluse il Pokémon tartaruga. «Sei una leggenda dalle tue parti!»

«Beh, sì, insomma... una specie...» disse Charmander sempre più rosso. «Ma sono qui per cambiare le cose che si pensano su di me... In realtà, gran parte di quelle vittorie le ho ottenute combattendo con avversari che sapevo essere indifesi rispetto alle mie capacità... Vorrei che tutti mi ammirassero per qualcosa di veramente mitico, ed è per questo che mi sono offerto volontario.»

Bulbasaur e Squirtle avevano ascoltato con interesse il racconto del Pokémon, rimanendo ancor più meravigliati quando seppero della sua scelta.

«Però... Piuttosto nobile!» approvò Bulbasaur. «Dev'essere bello inseguire un ideale ben preciso come questo... Ora che ci penso, io non ne ho mai avuto uno...»

«Oh, sì, in effetti alle volte è divertente fermarcisi a riflettere!» rispose Charmander. «Ehi, ragazzi, prima che me ne dimentichi... Mi hanno chiesto di avvisarvi: tra poco si terrà un discorso e i servitori del re che hanno organizzato quest'iniziativa ci tengono affinché siano tutti presenti.»

Bulbasaur e Squirtle si scambiarono un'occhiata, poi alzarono le spalle e si affrettarono a raggiungere il centro dell'accampamento.

Nello stesso momento, da qualche parte in un angolo remoto del mondo, sconosciuto a chiunque meno che ai suoi abitanti...

Un'ampia sala di controllo contornata da mostruose capsule in cui ondeggiavano liquidi verdastri e gelatinosi, mura e soffitto colmi di crepe come se fossero stati colpiti ripetutamente da cariche violente, e un gigantesco monitor che copriva completamente una delle quattro pareti. Immediatamente sotto allo schermo vi erano una miriade di tasti che sembravano fluttuare anziché stare fermi su quella che sarebbe stata la tastiera, e le mani di un profilo avvolto in un velo d'ombra che muovevano silenziosamente sui bottoni, sollevandoli e riponendoli psichicamente grazie ad un potere che doveva essere molto elevato... e che in questo modo riuscivano a far cambiare rapidamente le immagini sullo schermo, passando da una scena a un'altra con estrema semplicità. Nel bagliore scuro che penetrava attraverso la stanza si intravide un sorriso sinistro comparire sul viso dell'essere misterioso, che soddisfatto smise di cliccare sui tasti magici e rimase immobile sulla sua sedia – a sua volta fluttuante – a fissare ciò che era apparso sul monitor collegato al marchingegno.

«Mi scusi, capo, è permesso?»

Il capo avvertì la voce di uno dei suoi alleati introdursi nella stanza con un pizzico di timore.

«Entra pure» sussurrò.

Fece il suo ingresso una grossa volpe dalla folta pelliccia scura con una lunga chioma di capelli macchiati di rosso che le scendevano dalla testa e una serie acuminata di zanne e di artigli dall'aria aggressiva.

«Perdoni l'intrusione, capo, ma sono ore che ve ne state rinchiuso qui dentro» disse la volpe con una nota di premura. «Siete riuscito a...»

«Tranquilla, Zoroark...» la interruppe quello, senza distogliere lo sguardo dall'obbiettivo. «Sto bene. E non desidero che i miei servi si preoccupino.»

Il Pokémon chiamato Zoroark deglutì, ma si rassicurò quando capì che il capo non aveva intenzione di punirla.

«Sono riuscito ad individuare la posizione del nostro bersaglio. Ora dobbiamo trovare il modo di mettergli i bastoni fra le ruote...»

Ancora una volta, Zoroark si azzardò. «In che senso?»

Questa volta il capo accusò un certo fastidio nelle sue continue interruzioni, ma riuscì a contenersi. «In tutti i sensi, Zoroark... Dobbiamo fare tutto il possibile per indebolirlo, per fargli perdere lentamente la fiducia in se stesso... E con qualunque mezzo» continuò a dire tenendo basso il tono della voce.

 «Oh, capo, conosco bene questa frase... Sta pensando a qualcosa di veramente perfido, vero?» chiese Zoroark arretrando, visibilmente impaurita. Un sorriso ancora più meschino si dipinse sul viso del capo.

«Indovinato, mia cara» rispose. «Corrompi il prigioniero numero... ventuno, e ciò che che rimane della sua prole, e ordina loro di recarsi all'accampamento dell'esercito reale.»

Zoroark abbandonò lentamente la sala. «Sarà fatto, capo.»

E aspetto che il capo non potesse vederla, per poi abbandonarsi ad un sospiro rassegnato.

"Bruttissime notizie per il prigioniero ventuno..." rimuginò fra sé e sé, mentre si dirigeva nelle segrete per dare vita all'ennesimo Pokémon corrotto.

Contemporaneamente, nel bel mezzo del campo del neo-esercito, una gran folla si era radunata presso un vasto palcoscenico di legno dove alcuni Pokémon stavano sistemando vari amplificatori. Un brusio di curiosità si era diffuso fra i volontari dei vari paesi, ma tutte le attenzioni si rivolsero presto all'ingresso in scena di una personalità particolarmente nota nelle aree circostanti la capitale.

Starmie, una creatura del tutto identica a una grossa stella marina violacea con dieci braccia e un rubino dal bagliore sinistro incastonato al centro del corpo, da tutti conosciuta come una dei più affidabili consiglieri del re, era salita – roteando su se stessa, in realtà – sullo spazioso palco di legno, e aveva rapidamente catturato l'ascolto di tutti i Pokémon presenti. Intorno a lei si stagliarono numerose altre figure dall'aria imponente, tutte familiari agli occhi dei Pokémon più saggi.

«Salve a tutti...» disse Starmie, facendo luccicare la sua gemma ad ogni parola e con un'eco parecchio bizzarro il cui timbro assomigliava a quello di un robot. «È un piacere avervi qui con noi. Il mio nome è Starmie, e sono stata io, sotto ordine reale, a dar vita a questo progetto. Come ormai tutti voi saprete, un grave pericolo incombe su di noi... e per il bene della nostra gente, è nostro dovere combatterlo e mettere fine alla sua avanzata.»

Alcuni cenni d'approvazione si diffusero tra la folla.

«Apprezzo molto vedere come il nostro messaggio abbia coinvolto un numero così cospicuo di guerrieri. Spero vivamente che riusciate a trovarvi a vostro agio, perché in una situazione del genere è una delle cose più importanti... E naturalmente confidiamo che voi possiate riscrivere quello che sembra il destino già scritto del nostro mondo. Ad ogni modo: non sono qui solo per parlare spensieratamente. Voglio mettervi in guardia sul fatto che tutto questo non sarà affatto una passeggiata. L'addestramento a cui verrete sottoposti potrà sembrarvi duro, ma lo facciamo solo per il vostro bene... Credetemi. Prima di continuare, io volevo dirvi che...»

Il discorso di Starmie s'interruppe bruscamente, come se avesse dimenticato cosa dire. Alcuni dei Pokémon che la affiancavano cercarono una risposta... e la trovarono. La consigliera reale aveva visualizzato una minaccia proprio di fronte a loro.

Fra le nuvole che fino a pochi attimi prima erano candidi batuffoli bianchi ma che ora si stavano colorando di un nero arcigno era comparso un enorme falco con il piumaggio fiammante, gli artigli prominenti e una schiera di quelli che sembravano pettirossi di varia altezza tutti sistemati intorno a lui come un vero e proprio battaglione. Una fioca luce azzurra era accesa nello sguardo del Pokémon rapace e a giudicare dalla sua espressione non era per niente un alleato.

«In guardia» mormorò Starmie allarmata. «Percepisco una potente aura psichica di tipo artificiale. È uno dei Pokémon corrotti.»

Un Golem – un possente essere di roccia sferico con delle cavità sufficienti a far passare testa, braccia e gambe, un altro di quelli che presumibilmente erano i responsabili del campo di addestramento – annuì lievemente e si avvicinò con cautela al nemico volante. Mentre alcuni dei guardiani dell'area cercavano di tranquillizzare i Pokémon radunati, il gigante in questione ritirò la testa all'interno del proprio guscio, e una raffica di enormi macigni tondeggianti sfrecciarono fuori dall'interno della corazza percorrendo la traiettoria necessaria a colpire il Pokémon alato. Nonostante la quasi totale sicurezza del Pokémon di pietra, però, il suo avversario riuscì facilmente a ridurre in macerie i pericolosi proiettili, liberando una mostruosa scarica di scintille di fuoco e sciogliendo i massi in pochi attimi. Dopo aver lanciato un'occhiataccia a Golem, il rapace atterrò con un tonfo, seguito dai suoi numerosi simili e squadrando uno ad uno tutti i Pokémon che si erano ammucchiati per confrontarlo.

«Non abbiate paura!» esclamò Golem quando si rese conto del graduale aumento di preoccupazione propagatosi in mezzo ai volontari. «Ne abbiamo affrontati altri come lui, sappiamo bene come...»

Non ebbe il tempo di finire la frase che un'alata sprezzante del falco lo colpì di netto, sollevando sorprendentemente la mole del Pokémon roccioso e lanciandolo diversi metri più lontano. Era chiaro, a questo punto, che quel Pokémon aveva qualcosa di molto singolare.

Si fece avanti un altro degli operanti del re, un serpentone di metallo alto quasi dieci metri che corrispondeva al nome di Steelix; e nemmeno un attacco della sua coda poderosa riuscì a scalfire il Pokémon uccello, che nuovamente neutralizzò il colpo con un muro di scintille scoppiettanti.

«Il livello della corruzione è più alto del solito! È troppo forte anche per noi!» ruggì Steelix mentre cercava di non arretrare di fronte alla carica spietata del rapace.

"Corruzione?" si chiese Bulbasaur. "Di che stanno parlando?"

«Accipicchia... Ho sentito parlare di questi "corrotti"...» affermò in quel momento Charmander, fissando con tensione lo scontro in corso.

«Davvero? E cosa significa?» chiese Bulbasaur, e anche Squirtle ascoltò.

«Si tratta di Pokémon le cui emozioni sono andate perdute nel tentativo di incrementarne le prestazioni... Se non erro, per mezzo di alcuni manufatti dal potere oscuro che vengono usati dall'esercito malvagio di cui tutti parlano...» raccontò Charmander. «E pare che si possa addirittura selezionare il livello di potenza da attribuire al Pokémon bersaglio... Per quel che ne so, è grazie a tale magia che molti Pokémon dell'esercito sono così orribilmente forti. Questo Talonflame non è il primo corrotto che attacca i Pokémon della capitale, per questo sono così certi di poter vincere...!»

«Da non credere...» commentò Squirtle esterrefatto. «Allora è a questo che si stava riferendo Steelix! Se è davvero più potente di quelli che affrontano di solito, come faranno a... uh? Bulbasaur?!»

Charmander si voltò. Bulbasaur si era tuffato a capofitto nella mischia e i loro tentativi di incitarlo a tornare furono del tutto vani. Decise in fretta: l'avrebbe raggiunto. Forse quella era l'occasione che stava aspettando per dimostrare finalmente il suo valore.

Inutile dirlo: sentendosi subito escluso, Squirtle seguì l'ultimo arrivato, convinto, con il loro aiuto, di potercela fare. Non erano i soli volontari ad aver accerchiato Talonflame per attaccarlo, ma loro giovane età risultò piuttosto evidente fra i colossi che si erano coalizzati per sconfiggerlo.

«Andate via di qui! Non è posto per voi!» cercò di dire Steelix, ma invano; Bulbasaur stava già dando sfogo alle liane nascoste nel suo bulbo, che ora frustavano con furia le piume del rapace. Con enorme sorpresa di tutti, nel momento in cui Talonflame spiegò le ali per contrattaccare così come aveva fatto con Golem e con Steelix un tizzone ardente gli finì dritto sul volto, e a Bulbasaur non fu difficile intuire che era provenuto dalla bocca di Charmander.

«Grazie dell'aiuto, amico!» urlò Bulbasaur. «Mi serviva proprio una mano!»

Mentre Charmander gli faceva il segno dell'ok e continuava a sferrare fiammate contro il nemico, la maggior parte dei Pokémon responsabili si era gradualmente ritratta. L'impressionante capacità di quei piccoletti di tenere a bada il Talonflame era uno spettacolo sconvolgente.

Alla baruffa si aggiunsero anche Squirtle e gli uccelli che seguivano Talonflame, tutti mettendo in mostra le proprie armi migliori. Nonostante sembrasse che Talonflame facesse di tutto per resistere agli attacchi dei tre nuovi amici, in qualche modo dava l'idea di essere impotente di fronte a loro – ma non dava assolutamente segni di resa, in quanto restò lì, immobile, a subire i bersagliamenti degli avversari. I pettirossi, invece, erano stati sconfitti più facilmente da Golem, Steelix e i loro complici.

Fu allora che qualcosa impedì a Bulbasaur, a Charmander e a Squirtle di continuare l'assalto: una luce paranormale aveva avvolto i corpi di Talonflame e degli altri volatili, alzandoli in aria fino a che non si dissolse del tutto. Il Pokémon rapace e i suoi simili più piccoli piombarono verso terra con rapidità, e la loro caduta fu frenata soltanto dall'intervento della telecinesi di Starmie.

Per il resto della giornata, Bulbasaur, Charmander e Squirtle non fecero altro che rispondere alle domande dei più curiosi e sconcertati. Dovevano ammettere che l'improvvisa presa di potere da parte di Pokémon come loro, quando il loro avversario era riuscito a battere soggetti ben più consistenti, era senza dubbio un evento fuori dal comune.

Soltanto quando fu sera tarda il Talonflame e i pettirossi ripresero conoscenza. Dalla comparsa di quella luce misteriosa, non avevano più aperto occhio. In effetti, era la prima volta che Bulbasaur poteva osservarlo con il suo vero sguardo, e non con quello che aveva avuto durante il combattimento. I tre furono chiamati nell'infermeria del campo per parlare con loro, dopo i fatti un po' scombussolanti che erano avvenuti quel giorno.

Quella sera Talonflame parlò loro della corruzione attuata dal suo padrone ai Pokémon di tutto il mondo.

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Capitolo 6
*** L'ordine degli Oscuri ***


Sì, il capitolo era pronto e deciso di cominciare a postarlo. Però vi prego, commentate. Per me è molto importante imparare a migliorarmi e senza le recensioni questo è un po' difficile. :v

Detto questo, vi presento il capitolo 5.

Capitolo 5 • L'ordine degli Oscuri

«Da dove vieni, Talonflame?» aveva chiesto Audino – la graziosa infermiera del campo, un Pokémon roseo ricordante alla lontana una coniglietta, con due grosse orecchie a forma di stetoscopio – non appena il volatile aveva ripreso conoscenza. Si trovava in quella che assomigliava molto alla tenda di Blissey, si accorse Bulbasaur, quando ci entrò per la prima volta. Talonflame era steso su una barella e la sua espressione mostrava dei chiari segni di confusione.

«Io... Io non ricordo molto bene...» rispose dopo un po', mentre scuoteva la testa come per riordinarsi le idee.

«Sapete, è probabile che la corruzione abbia avuto effetti negativi sulla sua memoria...» sussurrò Audino al gruppo. «Potrebbe recuperarla gradualmente... o niente affatto.»

Squirtle deglutì. Se questa corruzione era così potente, chissà quali danni poteva provocare.

«Dov'è la mia famiglia?» chiese ad un tratto il Pokémon alato, subito rassicurato dal sorriso dell'infermiera.

«Sono al sicuro e in buona salute» disse caldamente. «Ti prego, cerca di rispondere alla mia domanda» continuò in tono più serio. Stavolta Talonflame ebbe una breve illuminazione.

«Ricordo che... Fummo catturati... Portati via... Dalle nostre dimore, sui picchi più alti delle Alture Laviche...» raccontò, fermandosi ogni tanto a causa di un vuoto. «Loro ci hanno tenuti in prigione per diverso tempo... C'erano tanti Pokémon nelle prigioni... Di tanto in tanto, lei arrivava e puntava quell'oggetto verso uno dei prigionieri... Quello si alzava e cominciava ad obbedire ai suoi comandi... L'ultima volta è toccato a noi...»

«Non ricordi di chi si tratta?» domandò Audino. «Se vuoi riposare, dimmelo, e io non insisterò...»

«No, no, un attimo!» intervenne lui. «Io... Io non riesco a mettere a fuoco i dettagli... Ma ricordo quella sensazione... Dopo la "corruzione"... così la chiamavano... io non riuscivo a controllare me stesso... Io non volevo fare del male ai ragazzi che mi hanno sconfitto...» indicò con un'ala Bulbasaur, Charmander e Squirtle, e loro sorrisero amichevolmente, come a dirgli che non importava. «A me dispiace... E chiedo umilmente scusa anche a nome del mio popolo...»

«Stai tranquillo. Il tuo racconto sarà molto prezioso alle indagini. Chi ti ha ridotto così non la passerà liscia» proseguì Audino. «Talonflame, le energie ti stanno abbandonando di nuovo. Cerca di addormentarti: ne hai bisogno.»

Il rapace annuì lievemente, poi rivolse un sorriso ai tre Pokémon. «Oh!» esclamò d'improvviso. «Un'ultima cosa. Ora ricordo... Gli Oscuri! Si facevano chiamare 'gli Oscuri'... Coloro che ci hanno catturati e segregati, usavano sempre questo appellativo...»

E prima che potesse concludere la frase, sprofondò nuovamente nel sonno. Audino fece senno ai ragazzi di allontanarsi, e loro eseguirono. Solo quando abbandonarono la sala medica scambiarono qualche parola con Audino.

«Non c'è dubbio, piccoli. Le segrete di cui ci ha parlato devono trovarsi senz'altro al quartier generale degli Oscuri» annunciò l'infermiera.

«Scusate l'ignoranza, ma... questi Oscuri sono i membri dell'esercito nostro nemico, ho capito bene?» s'intromise Squirtle, ricevendo una serie di cenni d'approvazione.

«Possiamo provare a chiedergli se ricorda la localizzazione della prigione! Magari potremmo risalire alla posizione del quartier generale!» propose Charmander, ma Audino negò, avendo evidentemente delle buone ragioni.

«Quando l'ho visitato ho individuato una strana forma di magia all'interno del suo cervello. In qualche modo, lo strumento utilizzato per la corruzione impedisce alla vittima di ricordare determinati dati. Quando Talonflame è stato corrotto, lo hanno fatto in modo che dimenticasse ogni indicazione sul luogo dell'avvenimento. Se anche solo provasse a ricordare, sarebbe invaso da qualcosa come... una scarica elettrica, o simili. Per il momento è meglio non sforzarlo.»

«E gli altri Pokémon corrotti?» chiese Bulbasaur. «Sappiamo che Talonflame non era il primo Pokémon ad essere corrotto, non è così? Come mai queste informazioni le avete ricavate solo adesso?»

Audino acconsentì. «Sì, beh, si tratta di casi un po' diversi. Ti spiego: Talonflame era molto potente, il suo livello di corruzione era parecchio alto rispetto a quello dei precedenti Pokémon corrotti. Probabilmente, nel renderlo così potente non sono riusciti a bloccare del tutto la sua memoria, ma solo a limitarla.»

Squirtle rabbrividì per l'orrore di quell'atroce strumento. «Vorresti dire che...?»

«Gli altri corrotti non ricordano assolutamente nulla dopo la ripresa. Talonflame è il primo a parlare così tanto» fece Audino con tristezza. «Secondo gli esperti della capitale, più è alto il livello della corruzione e meno potente è il blocco della memoria. Per quanto potente, il manufatto corrosivo non può essere invincibile...»

«Su questo non ci piove» disse Charmander. «Ora io mi chiedo... Come mai hanno mandato un Pokémon con una corruzione così alta ad attaccare un così vasto numero di Pokémon? Erano così certi di vincere?»

Audino scosse la testa. «Non so come risponderti. Ma di sicuro, Starmie e le sue scorte ne sanno qualcosa. Perché non vi rivolgete a loro? Io devo tornare a controllare Talonflame.»

Dopo essersi congedati, i ragazzi discussero parecchio sulla storia dell'alato. Il più grande mistero, dovevano ammetterlo, era il modo in cui tre Pokémon giovani come loro fossero riusciti a domare un avversario del genere che nemmeno le guardie imperiali avevano potuto confrontare. Quando si resero conto di essere a corto di risposte, decisero di incamminarsi verso il centro del campo, dove un alloggiamento particolarmente esteso ospitava i consiglieri del re.

«Maledizione!»

L'attuale comandante di quello che si era scoperto essere "l'ordine degli Oscuri" batté rumorosamente il pugno sulla sua tastiera. «Un mostro tanto potente... messo fuori gioco da tre nanerottoli!»

«Se posso immischiarmi, signore...» intervenne Zoroark prima che la sua rabbia sfociasse in furia incontrollabile. «Non mi aveva ordinato di corromperlo solo per seminare terrore?»

Quello sbuffò con fastidio. «Mmm... Credo che in fin dei conti sia stato utile al suo scopo primario...» ammise. «Ma non possiamo permetterci fallimenti simili. Senza il blocco della memoria, lui e i suoi stupidi frugoletti possono spifferare ai Pokémon del campo alcune delle nostre informazioni.»

«A proposito di questo, capo...»

Zoroark si pentì subito di ciò che propose, ma l'idea di aiutare il capo l'allettava troppo. Il capo premiava sostanziosamente i suoi servitori più devoti.

«Stavo pensando... che potrebbe essere vantaggioso inviare una spia all'accampamento dell'esercito... So che il vostro potere vi permette di visualizzare qualunque scena voi vogliate, ma avere un infiltrato ci permetterebbe di monitorare direttamente le azioni dell'esercito... Cosa ne pensate?»

Il capo fissò Zoroark per alcuni secondi, trasmettendole una paura incontenibile... e infine annuì.

«Non mi sarei mai aspettato una cooperazione del genere. Brava, Zoroark.»

Zoroark arrossì ed indietreggiò. «I-io non ho fatto niente...»

Il capo mosse i tasti della sua strana console ed inquadrò i sotterranei dell'edificio, dove si trovavano i prigionieri, e cominciò a muovere la ripresa, cercando il Pokémon adatto da mandare al campo come infiltrato...

Charmander fece per bussare, ma Bulbasaur gli tirò il braccio e lo invitò a tendere le orecchie. I consiglieri all'interno stavano parlando di qualcosa circa l'attacco di Talonflame.

«Ve lo assicuro: mai vista tanta potenza in un Pokémon volante.» aveva detto la voce che i ragazzi riconobbero essere di Steelix. «Sono certo che potrebbe tenere testa anche ad un Pokémon della leggenda...»

«Pokémon della leggenda?» bisbigliò Squirtle da fuori la tenda. «Addirittura? E noi che siamo riusciti a batterlo come se niente fosse!»

«Il vero interrogativo riguarda quei tre piccoletti che l'hanno messo al tappeto, ragazzi!» rispose Golem. «C'è da stupirsi che sia stato necessario il loro intervento per fermarlo!»

«Bella dimostrazione di gratitudine!» ribatté silenziosamente Squirtle con ironia. Bulbasaur e Charmander lo zittirono.

«Commenteremo dopo, Squirtle, ora cerca di ascoltare!» mormorò Bulbasaur. Squirtle incrociò le braccia con rassegnazione e si fece più vicino per sentire meglio.

«Calma, Golem. Devi riconoscere che i 'piccoletti' si sono dimostrati piuttosto abili, no?»

Questa volta a parlare era stata una voce sconosciuta.

«Credete ciò che volete» proseguì. «Quei tre presentano tutte le caratteristiche per essere gli eroi di cui si parla nella profezia di Arceus... ed io sono convinta che siano proprio loro.»

Nella tenda era caduto un silenzio di tomba. Bulbasaur, Charmander e Squirtle non avevano idea di cosa stessero parlando, eppure doveva essere un argomento molto delicato. Dopo vari secondi di silenzio, fu Starmie a parlare per prima.

«Nella profezia viene citata solo "una serie di eroi". Come puoi essere tanto sicura che si tratti di loro tre?» domandò la stella marina.

«Non posso averne la certezza assoluta, questo è chiaro...» rispose la voce misteriosa. «Ma nella profezia si parla di tre giovani eroi che nonostante la loro mole e la loro età riescono a dare del filo da torcere ad avversari più pericolosi. E poi quel Charmander, pare che nel suo villaggio fosse famoso per aver sconfitto molti Pokémon più grandi e valorosi di lui...»

Charmander soffiò con rabbia una fiammella che andò a dissolversi nel cielo ormai serale. Avrebbe dato il mondo per smentire quelle voci riguardo alle sue formidabili doti di combattente...

«Beh, ragazzi, dobbiamo ammettere che ci sono delle possibilità. Dopotutto, sono in molti a credere alla profezia...» aggiunse un'altra voce, dal tono controllato e sveglio. «Ma nella situazione in cui ci troviamo non dobbiamo dare nulla per scontato. Sappiamo che l'esercito oscuro è disposto a tutto pur di rovinarci... Non c'è modo di sapere quale sarà la loro prossima mossa e dobbiamo essere pronti a tutto.»

Golem sbadigliò con fragore. «Chiedo scusa, ragazzi... Purtroppo io non sono più lucido. Che ne dite di mettere qualcosa sotto i denti e dormirci sopra?»

I presenti ridacchiarono e acconsentirono. Inoltre, l'affermazione di Golem aveva ricordato a Bulbasaur e ai suoi amici che con tutti gli eventi di quel giorno non avevano ancora mangiato nulla. In fretta si allontanarono dalla tenda prima che i suoi proprietari ne uscissero e raggiunsero la mensa del campo.

Si trattava di un edificio abbastanza simile agli altri. C'erano tanti pali di legno conficcati nel terreno e una serie di veli a sovrastarli, come una grande capanna. Vi era un vasto numero di tavoli lunghi e stretti, illuminati da molteplici candele e torce, e uno splendido buffè allestito su una tavola bianca. La maggior parte dei posti erano occupati, così Bulbasaur, Charmander e Squirtle furono costretti a sedersi al primo tavolo che trovarono libero. Cercarono di accaparrare quante più squisitezze potevano dal bancone principale, dove un caloroso Pokémon simile ad un bovino rosa di nome Miltank riempiva i bicchieri degli ospiti con le bevande più disperate, tornarono soddisfatti al loro posto e iniziarono a mangiare con gusto.

La vera sorpresa fu quando una ragazzina più o meno della loro età si fece avanti con aria spaesata e chiese gentilmente di potersi sedere accanto a loro. Era una quadrupede dalla pelle di un verde brillante e una grossa foglia che le partiva dalla fronte.

«Non vi do fastidio, vero? Io sto... avendo delle difficoltà ad ambientarmi» ammise, facendosi piccola piccola. I tre Pokémon furono più che lieti di ospitarla al loro tavolo.

«Ehi, è il primo giorno per tutti» fece notare Squirtle, e gli altri due annuirono.

«Vi ringrazio di cuore!» sorrise quella. Sono Chikorita, piacere di conoscervi!» si presentò, prendendo posto accanto a Bulbasaur. «E voi?»

«Io mi chiamo Charmander, ma...»

«... ma forse lo conosci come il campione di Roccardente» intervenne Squirtle scherzoso, beccandosi sia un'occhiataccia da Charmander che un risolino divertito da Chikorita. «Io sono Squirtle.»

«E io Bulbasaur, da Querciavalle... Tu, da dove vieni?»

«Da Villaspina, un piccolo villaggio nel mezzo delle Pianure Fruttifere» rispose lei. «Anche se a dirla tutta, non ho mai apprezzato interamente la vita laggiù... Certe volte mi sono chiesta se...»

Un richiamo attrasse l'attenzione di tutti. Poco alla volta, tutti i Pokémon abbandonarono la mensa e restarono pietrificati davanti a ciò che avevano di fronte.

C'era un Pokémon dalle sembianze di un grosso dobermann nero, avvolto da sinistre fasce metalliche che ne circondavano le caviglie e il collo come dei collari. Le lunghe e affilate corna ricurve non ammorbidivano certo il ritratto e la coda sottile terminava in una freccia appuntita.

Gli esperti identificarono quel Pokémon come un Houndoom, quello che veniva considerato uno dei più terribili presagi di sciagura... e di morte.

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Capitolo 7
*** L'inizio dell'addestramento ***


Avevo avvisato che avrebbero potuto esserci intervalli di tempo enooormi tra un capitolo e l'altro, ma sono tornato lo stesso. Mi è tornata l'ispirazione, quindi credo che continuerò a scrivere questa storia per un po' (attenzione, ho detto CREDO).

E visto che io sono tornato, magari mi lasciate qualche commento? :3

Capitolo 6 • L'inizio dell'addestramento

«Presentati, straniero!» esclamò Golem, avvicinandosi minaccioso al nuovo arrivato. Tutt'intorno stavano gli altri organizzatori, tutti in posizione di difesa nel caso l'Houndoom si fosse rivelato un nemico.

«... Naturalmente, sergente» rispose il dobermann con falso rispetto, per nulla infastidito dall'atteggiamento per certi versi aggressivo del colosso di roccia. «Il mio nome è Houndoom. Sono un inviato speciale della città di Rovodoro...» a quelle parole, Golem e altri Pokémon si scambiarono un'occhiata stupita – Rovodoro era un paese estremamente ricco ed influente, conosciuto a causa degli abilissimi agenti che di tanto in tanto mandava ad esplorare la situazione quando c'era un'attività che richiedesse la presenza di molti Pokémon... «e come forse saprete, i nostri obiettivi sono semplicemente quelli di dare un'occhiata in giro. Non vi darò noie, ne vi starò tra i piedi... Mi limiterò ad osservare il comportamento dei volontari che si sono presentati.»

Ma il suo discorso non reggeva... e Bulbasaur ebbe l'impressione, per qualche motivo, che stesse mentendo spudoratamente... Tuttavia, Golem annuì, e lo lasciò andare.

Purtroppo non c'era modo di verificare che quanto dicesse fosse vero. Per motivi di sicurezza, Rovodoro non dava mai la conferma di aver mandato un agente in missione, per cui anche mettendosi in contatto con la città non avrebbero potuto chiarire il dubbio. C'era solo da fidarsi ciecamente... e ad ogni modo, Bulbasaur se lo sentiva, i consiglieri reali lo avrebbero tenuto sotto controllo...

La folla fu dispersa e mandata a dormire nei rispettivi alloggi. Houndoom aveva con sé una tenda portatile che gli permise di sistemarsi in solitudine, ai margini del campo di addestramento... e gli altri Pokémon non poterono che apprezzare, considerando il caratteraccio che aveva dimostrato. Bulbasaur, Charmander e Squirtle diedero la buonanotte alla nuova amica e tornarono al loro capanno per prepararsi alla notte, fermandosi solo qualche momento ad ammirare il cielo stellato.

«Sul serio, voi cosa ne pensate?» chiese Starmie mentre lei e gli altri organizzatori si davano da fare per mettere a posto le luci e i tavoli della mensa, con la gemma scintillante che si accendeva a tratti. «Se devo essere sincera, non mi convince del tutto... Ma c'è da dire che il suo aspetto ostile rende impossibile non giudicarne le apparenze...»

Golem, che aveva appena finito di impilare una serie di scodelle, rispose bruscamente mentre passava al prossimo tavolo. «Certo, quello e anche la sua sfrontatezza... Ma bisogna considerare che a Rovodoro vivono molti Pokémon dall'aspetto un po' cattivo, e che eppure non sono propriamente 'crudeli'.»

Umbreon, la creatura felina che Bulbasaur e i suoi amici avevano sentito parlare la sera prima con gli altri consiglieri, si aggiunse alla conversazione. «Non è solo questo. C'era qualcosa nel suo modo di fare. Non trovate che sia stato piuttosto sintetico con le presentazioni?»

«Potrebbe essere semplicemente una questione caratteriale, Umbreon» rispose Starmie, sollevando telepaticamente qualche piatto e trascinandoli in una credenza.

«Non è da escludere, ma in ogni caso credo sia meglio tenerlo d'occhio. Siamo più numerosi: se dovesse decidere di fare qualche follia, noi ci saremo.»

Gli altri Pokémon acconsentirono all'unisono, per poi tornare al lavoro e infine recarsi nella loro tenda.

Il mattino seguente, nei pressi di un torrente piuttosto ampio e di un prato fiorito, Bulbasaur e Chikorita stavano parlando del più e del meno, in attesa di cominciare il loro primissimo addestramento. Avevano ricevuto la notizia quella mattina, poco dopo essersi alzati... e Charmander e Squirtle avevano preferito raggiungere il luogo dove si sarebbe tenuto l'allenamento, per cercare di scoprire qualcosa su cos'avrebbero dovuto affrontare.

«Cosa credi che ci faranno fare?» domandò Chikorita, sdraiata al sole, mentre lanciava un sassolino nell'acqua e ne contava i rimbalzi per gioco.

«Non ne ho assolutamente idea» rispose Bulbasaur con aria distratta. «Sai, non riesco a smettere di pensare a quell'Houndoom... Non me la dà giusta...»

Chikorita annuì. «Insomma. Non si può dire che abbia fatto una bella impressione...» commentò.

«Negli ultimi due giorni, la mia vita ne ha viste di tutti i colori... e pensare che non abbiamo neppure cominciato! A volte sembra di trovarsi nelle situazioni assurde de Il viaggio di Cubone...»

Chikorita interruppe il suo gioco e fissò Bulbasaur sbalordita. Per qualche secondo rimase interdetta, poi parlò. «Hai letto Il viaggio di Cubone

Bulbasaur si voltò interrogativo verso di lei. «È... il mio libro preferito...»

«Anche il mio!» esclamò Chikorita con un gran sorriso dipinto in volto. «L'avrò preso in prestito un migliaio di volte dalla...»

«Biblioteca della mia città...» finirono la frase all'unisono, rendendosi conto di quando piccolo può essere il mondo.

«Chi l'avrebbe mai detto...» sorrise Bulbasaur, tornando ad osservare il ruscello e a lanciarci qualche sasso. «Almeno avrò qualcuno con cui parlare di libri durante il soggiorno qui... Charmander e Squirtle non sanno nemmeno cosa siano...»

Chikorita rise e riprese anche lei a raccogliere pietre. «Accidenti! Laggiù ce n'è una della misura perfetta! Scommetto che riesco a farla rimbalzare almeno dieci volte!»

«Non esagerare!» la derise Bulbasaur.

«Ah sì? Non mi credi? Adesso ti faccio vedere...»

Scese verso la riva del fiume e allungò le liane che partivano dal suo collo, cercando di afferrare la pietra che aveva individuato... ma prese uno scivolone, e rischiò di cadere in acqua – se non fosse stato per le liane di Bulbasaur, che riuscirono a raggiungerla prima del disastro... e quel momento fu magicamente strano: mentre Bulbasaur richiamava a sé le liane per depositarla a terra, i loro volti si trovarono improvvisamente vicini, e una breve scossa attraversò entrambi... Si sentirono subito imbarazzati, e Bulbasaur si affrettò a farla scendere.

«Beh, dovrebbe mancare poco... Credo sia meglio sbrigarci...» disse Chikorita per rompere il silenzio, chinando il capo e allontanandosi a passo deciso.

Non era sicura di ciò che aveva provato in quel momento, ma era ancora meno sicura di ciò che aveva provato lui – sempre se aveva provato qualcosa – e in ogni caso era meglio non farsi troppi pensieri per qualcosa che era durato così poco.

Bulbasaur rimase lì, in silenzio, ad ascoltare lo scorrere tranquillo delle acque. Abbandonandosi ad esso riuscì a togliersi dalla testa quell'attimo, convinto che fosse stata solo un'impressione.

Attese qualche minuto, e quando fu certo che l'addestramento stesse per iniziare si avviò verso l'arena dove avrebbero cominciato ad imparare come contrastare l'esercito oscuro.

Stava per iniziare la vera avventura, disse a se stesso, e sperò che tutto andasse bene.

Nella solita sala di controllo, l'attuale capo dell'ordine degli Oscuri stava assistendo soddisfatto alle immagini che si facevano velocemente spazio sullo schermo gigante. Tutto come calcolato: la spia aveva fatto il suo ingresso. Non riusciva a capire, però, se ci fossero dei sospetti o meno riguardo la sua provenienza... anche se, almeno per il momento, non sembrava ci fossero dubbi molto evidenti.

«Noto dalla vostra espressione che il piano procede alla perfezione.»

Un gigantesco mostro spinato, ricoperto da una ruvida corazza squamata e smeraldina, con spuntoni di ogni tipo che gli crescevano sul corpo, un paio di strisce nere sotto il collo e sulle gambe robuste e, all'altezza dello stomaco, un rivestimento azzurro, segno indelebile del Pupitar ch'era un tempo... un Tyranitar, uno dei Pokémon più pericolosi in assoluto, si resse nella sua grandezza mostruosa, proprio alle spalle del capo, che comunque non sembrò farci caso più di tanto.

«Direi di sì, Tyranitar. Per una volta Zoroark ha contribuito, anziché star qui solo fisicamente come altre persone.»

Tyranitar digrignò fra i denti. Era palese che si stesse riferendo a lui. «Ovviamente, mio signore, ma se posso intromettermi... Credo di essere lievemente più efficiente di Zoroark per quanto riguarda il combattimento... Mi risulta di essere stato messo alla prova prima di entrare nel vostro team, e di non aver affatto deluso le vostre aspettative, mi sbaglio?»

Il capo ridacchiò divertito. «Sì, Tyranitar, d'accordo... In ogni caso, so perché sei qui... Vuoi entrare in azione, ma non è ancora il tuo momento. Arriverà. Te l'ho già detto.»

Tyranitar sbuffò con rabbia. «Capo! Voglio rendermi utile... Affidatemi un compito! Anche poco importante...»

Il capo ebbe un'illuminazione. Ora che ci faceva caso... Aveva appena sbloccato un ulteriore livello dell'Istigatore. Era proprio il caso di provarlo...

«Va bene. Corrompi un prigioniero a tuo piacimento... Assicurati che l'Istigatore sia impostato sul terzo livello. Abbiamo già provato con quelli di livello uno, e li hanno sconfitti troppo facilmente... Mentre quello di livello due è stato messo fuori gioco da tre microbi...»

«Devo indirizzarlo verso il campo di addestramento?» domandò Tyranitar, pronto a svolgere la richiesta.

«Non ancora. Ho intenzione di farci due chiacchiere.»

E detto questo tornò alla sua postazione, curioso di vedere come sarebbe andata a finire...

«Dunque dunque, giovani apprendisti!»

Il compito di addestrare i più piccoli era stato affidato ad un Pokémon vagamente buffo; di statura piuttosto bassa, ricordava la versione stilizzata di un breakdancer, il cui corpo andava dal marrone al blu oceano, con un paio di occhi tondeggianti e mani sferiche, le gambe sempre in movimento come se non potesse smettere di ballare. Di tanto in tanto faceva qualche piroetta e roteava sulla testa con estrema destrezza. «Il mio nome è Hitmontop e, come avrete saputo, sarò il vostro insegnante per quanto riguarda le tecniche difensive. Iniziamo dicendo che da quel poco che ne sappiamo, l'esercito oscuro è composto da una gran varietà di Pokémon... motivo per cui non possiamo soffermarci su un tipo specifico di strategia, ma dovremo cercare di ampliare il più possibile le nostre conoscenze.»

I vari Pokémon presenti all'allenamento, tutti all'incirca dell'età di Bulbasaur e dei suoi amici, ascoltavano con attenzione il discorso di Hitmontop, senza perdersene una parola.

«Per prima cosa, è necessario testare le vostre prestazioni fisiche. Perciò... CORRETE!»

In una frazione di secondo Hitmontop aveva eseguito un balzo straordinario, posandosi su un albero non molto distante, e indicando loro il lungo tracciato che stava ai loro piedi. Tutti i Pokémon si guardarono con aria interrogativa, incerti sul svolgere o meno l'ordine ricevuto.

«Cosa state aspettando? Su! Correte!» ripeté Hitmontop agitando le braccia. Scrollando le spalle, Charmander prese una bella rincorsa e cominciò a sfrecciare lungo la pista, ben presto seguito da altri volontari. Bulbasaur, insieme a Squirtle, fu uno degli ultimi a partire, ma non per questo uno degli ultimi a concludere il giro; Charmander arrivò per primo, seguito da alcuni Pokémon che abitavano nell'alloggio vicino al loro, e subito dopo fu la volta di Bulbasaur, di Chikorita e di Squirtle. Quando anche gli ultimi partecipanti ebbero terminato la corsa, Hitmontop applaudì con festosità e scese dall'albero su cui si era appollaiato, continuando ad esibirsi in strani passi di danza.

«Molto bene, molto bene! Per chi è arrivato alla fine, non si scoraggi; ci saranno altre occasioni di provare il vostro valore!»

«Uff... Spero che questa sia stata la prima e l'ultima corsa che faremo qui» ansimò Squirtle a chi gli stava vicino.

«Adesso, miei cari...»

Hitmontop gli fece segno di mettersi in fila davanti a lui, e cominciò a percorrere la linea immaginaria davanti a loro con aria misteriosa, mani dietro la schiena, scrutandoli attentamente. «Mi servirebbero dei volontari... Ma chi potrei scegliere? Siete tutti così promettenti...»

Quando Hitmontop smise di camminare, Charmander deglutì. «Tu. Sembri in gamba. Vieni qui. Vediamo come te la cavi.»

Charmander si fece timidamente avanti, fino ad affiancarlo. Hitmontop fece qualche passo indietro.

«Come ti chiami?»

«Charmander, signore» rispose.

«Dimmi, Charmander» iniziò Hitmontop, «sai qual è la tua mossa più potente?»

Charmander esitò un attimo e rifletté, ma la risposta arrivò lampante. «Me la cavo bene con il mio Lanciafiamme, signore! Ma so che esistono mosse ben più potenti» aggiunse, compiacendo il maestro.

«Molto bene, molto bene!» disse Hitmontop. «Sì, è vero. Marchiatura, per esempio, è una mossa che ben pochi sanno gestire.»

Charmander s'illuminò.

«Ma quei pochi che ci riescono, sono quasi imbattibili» concluse Hitmontop.

«Mio padre!» esclamò Charmander. «Mio padre... sa usare Marchiatura. È... una delle mosse di cui va più fiero...»

A Bulbasaur e a Squirtle sembrò che Charmander s'incupisse molto mentre parlava. Ma, per fortuna, se ne accorse anche Hitmontop, e lo riportò al buonumore.

«Allora ci daremo da fare per rendere orgoglioso tuo padre. Ti prometto che prima l'inizio della guerra, tu brandirai alla perfezione il potere di Marchiatura.»

Charmander tornò ad essere solare come al solito. «Grazie infinite, signore! Ed io prometto che darò il massimo» giurò, più a se stesso che ad Hitmontop.

«Inizieremo subito. Fammi vedere di cosa sei capace.»

Hitmontop portò le mani davanti al volto e aspettò che Charmander agisse. Del canto suo, Charmander non capì subito: il maestro voleva che lo attaccasse?

«Non indugiare! Colpiscimi! Dà sfogo al tuo Lanciafiamme!» lo incitò Hitmontop.

«Ehm... D'accordo... Ci proverò!»

Charmander prese un bel fiato e soffiò una fiammata contro il Pokémon. Hitmontop innalzò una guardia magica davanti a sé, e arretrò leggermente, ma dissolto lo scudo sembrava non aver subito alcun danno.

«Ha usato Bodyguard?» si chiese Squirtle, sottovoce, e accanto a lui Bulbasaur annuì.

«Ha assorbito tutte le fiamme. Pazzesco» affermò.

«Bel colpo, ma scommetto che puoi fare di meglio» urlò Hitmontop di rimando.

Charmander realizzò di doverci mettere più forza. Sospirò profondamente, poi si concentrò al massimo...

E poco dopo, dalla sua bocca uscì il Lanciafiamme più grande che tutti i presenti avessero mai visto.

Hitmontop creò di nuovo la barriera del Bodyguard, ma stavolta l'attacco lo fece indietreggiare visibilmente, spostandolo di quasi un metro. Anche se non aveva riportato lesioni, l'eccentrico insegnante aveva un'espressione molto più soddisfatta.

«SEMPLICEMENTE GRANDIOSO!»

Il suo entusiasmo era quasi inappropriato. Sembrava letteralmente in preda alla felicità quando commentò l'attacco di Charmander. «Questa, ragazzo, è la giusta energia! Farai grandi cose, giovane Charmander, te l'assicuro!»

Charmander si sentì in subbuglio. Non aveva mai ricevuto dei complimenti così sinceri e appaganti! Sentiva che si sarebbe trovato molto bene con il maestro Hitmontop, e che forse sarebbe davvero riuscito ad imparare Marchiatura.

«Puoi tornare al tuo posto» disse Hitmontop cordialmente, e Charmander obbedì. «Allora. Chi vuol essere il prossimo?»

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