Separati per amore

di cristalskies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One ***
Capitolo 2: *** Two ***
Capitolo 3: *** Three ***
Capitolo 4: *** Four ***
Capitolo 5: *** Five ***
Capitolo 6: *** Six ***



Capitolo 1
*** One ***


Lo aveva lasciato.
E ora non sapeva nemmeno dove andare.
Avevano passato di tutto insieme, e da quando si era lasciata andare, confessandogli i suoi sentimenti, non si erano mai divisi, non intenzionalmente, almeno.
Ora doveva essere forte, tornare a vivere la sua vita con il cinismo che l'aveva sempre contraddistinta prima di innamorarsi di Castle, solo così avrebbe potuto chiudere quell'ennesimo caso e, sperava, tornare tra le sue braccia.
Lasciato il loft decise di prendere un taxi e si diresse verso un motel vicino alla centrale; si decise fosse la sistemazione migliore visto che nei prossimi tempi la sua vita sarebbe stata dedicata solo al lavoro.
Il tragitto fu più lungo del previsto a causa del traffico e le diede modo di pensare alla sua scelta e al timore che Castle le aveva espresso prima che lei se ne andasse.
Si chiese se non fosse, forse, ricaduta nell'ossessione che l'aveva intrappolata dopo la morte della madre e da cui solo Castle l'aveva saputa tirare fuori e si convinse che, seppur aggravato dal fatto di essere legato a Bracken, non era quello il motivo per cui sentiva di dover chiudere questa nuova indagine.
Con che coraggio avrebbe potuto continuare a essere il capitano del suo distretto e moglie di Rick se avesse lasciato impunito il colpevole di tutti quegli omicidi, tra cui quelli dei suoi colleghi e amici?
Semplicemente non poteva.
Oltre a Rita, lei era l'unica a conoscenza del caso e il suo compito era e sarebbe sempre stato quello di portare giustizia alle vittime e alle loro famiglie.

Una volta arrivata in hotel prese una stanza e si trovò a guardare tristemente il borsone con le poche cose che si era portata via da casa. Continuava a sentire in testa la voce di Rick e quella sua paura che aveva espresso, quel suo timore di non essere abbastanza e di non conoscerla fino in fondo.
Non capiva che lui, per lei, era ormai diventato il centro di tutto? 
Se non era al suo fianco in quel momento era perché non sarebbe stata degna di se stessa e tantomeno di lui se avesse lasciato cadere il caso nel dimenticatoio. Una volta presa questa decisione aveva dovuto poi lasciarlo per proteggerlo.
Come aveva detto anche Rita, chiunque morisse da quel momento in poi sarebbe stato una sua responsabilità.
Si chiese se, quando fosse tutto finito, lui sarebbe stato ancora là ad aspettarla. Lei lo aveva lasciato senza tante spiegazioni e a tempo indefinito, non avrebbe potuto lamentarsi neanche se lui avesse iniziato a uscire con altre donne.
Quel pensiero le fece provare profonde fitte di gelosia , come se le avessero nuovamente sparato al cuore, e le lacrime cominciarono a sgorgarle nuovamente.

Il giorno successivo fu una giornata eternamente lunga, oltre ai normali casi da risolvere, Kate si trovava ora a interrogarsi su come risolvere il prima possibile quella indagine senza mettere a rischio altre persone.
Quello che rese così lunga la giornata, però, fu che non ci fu nessun tentativo di contatto da quello che era ancora, a tutti gli effetti, suo marito Richard Castle.

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Castle aveva intuito subito che Kate nascondeva qualcosa. Nonostante tutto il dolore nel sentirsi abbandonare dalla donna che amava, era riuscito, in quei brevi istanti, a sentire anche tutto l'amore che lei provava per lui.
Forte del suo nuovo lavoro e delle fonti di informazione in suo possesso aveva immediatamente deciso di andare in fondo alla questione e, volente o nolente, lui l'avrebbe aiutata e, sopratutto, l'avrebbe riconquistata e legata così forte a lui che non avrebbe più potuto nemmeno valutare di distaccarsi da lui!





Ciao a tutte, questa è la prima volta che scrivo qualcosa... Se vi piace fatemelo sapere e cercherò di aggiornare il prima possibile.
Aspetto i vostri commenti, anche negativi, saranno costruttivi per eventuali nuove storie!

Grazie,
Cristalskies

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Capitolo 2
*** Two ***


Era un'assolato mercoledì mattina ed era passata più di una settimana da quella sera in cui Beckett aveva deciso di uscire dal loft per qualche ragione a lui sconosciuta.
Naturalmente, una volta accantonate le spiegazioni irrazionali (beckett poteva essere stata rapita dagli alieni e essere stata sostituita da un suo clone alieno che programmava la conquista della terra?), Castle aveva collegato la sua uscita di scena al caso della sua sparizione con Vikram di poco tempo prima.
Se già una volta aveva deciso di non metterlo al corrente e seguire il caso da sola per non metterlo in pericolo era altamente probabile che ora stesse facendo lo stesso. 
O questo almeno era ciò che sperava.
Sicuramente non stava vivendo bene la separazione forzata dalla moglie, tanto più che ora il loft era vuoto, sia Martha che Alexis si erano trasferite e lui la sera si trovava solo ad elaborare le più elaborate strategie di riconquista. O forse più che elaborare strategie sognava ad occhi aperti il ritorno della sua bella Kate.
Quel giorno, ricevute le informazioni che gli servivano dalle sue "spie" interne al distretto aveva invece deciso di mettersi in moto.
Era venuto a conoscenza di un caso all'università di NY dove Ryan e Espo si erano infiltrati sotto copertura ma le sue fonti lo avevano anche informato che quella stessa copertura era saltata il primo giorno, in quanto erano stati immediatamente identificati come poliziotti.
Quale migliore scelta, allora, per una giovane capitana attraente e abituata ad agire sotto copertura se non andare lei stessa direttamente sul luogo del misfatto fingendosi una giovane matricola? 
Archiviate le fitte di gelosia provocate al pensiero di tutti quei giovani studentelli, per non parlare dei professori, che ci avrebbero provato con sua moglie, Castle era pronto ad andare anche lui in avanscoperta per indagare sul caso, così da avere informazioni utili e poter indagare assieme a Beckett.
Aveva deciso che la sua linea d'azione sarebbe stata molto semplice. Sapeva bene che Beckett lo amava, solo che lei ancora non si rendeva conto di non poter stare senza di lui e soprattutto non si era resa conto di quanto lui fosse effettivamente maturato in tutti quegli anni da quando si erano conosciuti
Da quando aveva iniziato a seguirla per i suoi casi aveva imparato moltissime cose, la prima delle quali era come difendere se stesso e, di ancora maggiore importanza, come difendere lei.
Si era reso conto già molti anni prima che non era in grado di difendere se stesso e men che meno la persona che amava. La cosa era risultata lampante quando un cecchino e poi una serie di assassini avevano preso di mira proprio lei, la persona che gli stava più a cuore.
Quello che lei non aveva valutato correttamente, secondo lui, era che lui aveva fatto un bel po' di addestramento prima di diventare un investigatore privato. 
Come aveva dimostrato solo una settimana prima, aveva ora un'ottima mira con le armi da fuoco, non se ne era resa conto anche lei stessa quando aveva centrato in pieno il pazzo che avevano mandato a farli fuori prendendo una pistola al volo?
E non era stata l'unica occasione... Già negli anni precedenti le aveva salvato quel bel culetto in diverse occasioni.
Effettivamente c'era da precisare che in altre occasioni lei aveva fatto lo stesso con lui, ma non era forse questo a renderli così affiatati come partner? 
Lui adorava il fatto che lavorando assieme ci fosse una fiducia reciproca tale da coprirsi le spalle a vicenda.
Era probabile che i cambiamenti che c'erano stati nelle loro vite nell'ultimo periodo, non per ultimo la promozione di Kate, le avessero fatto momentaneamente scordare come mai lui era diventato il suo partner.
Lei era sempre stata una dura, una tipa tosta che lavorava da sola, ma nonostante tutto lui era il suo partner, e non aveva nessuna intenzione di accettare il cambiamento che lei voleva fare.

Aveva deciso di lasciarle il tempo di rifletterci su per qualche giorno e il loro unico contatto era avvenuto con lei che lo avvisava che era passata al loft a prendere un po' di cose sue.
Tutto si poteva dire tranne che Beckett non fosse coraggiosa, invece la vigliacca si era presentata a casa dopo averlo fatto attirare fuori da Esposito con una scusa.
Questo, al posto di abbatterlo, gli aveva dato ulteriore conferma in merito al fatto che aveva la coda di paglia e che non avrebbe resistito se se lo fosse trovato davanti di persona.
Aveva quindi provato a chiamarla e aveva scoperto che, oltre a risultare sempre irreperibile al distretto, non gli rispondeva nemmeno ai messaggi che le aveva lasciato in segreteria.

Il pensiero di rivederla quella mattina lo fece sorridere tra sè e sè, salì sul taxi che aveva chiamato e, armato di una borsa a tracolla per i documenti e di tutta la sua buona volontà, si dirise verso l'università per il suo primo giorno di lavoro come professore.

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Beckett si stava preparando per affrontare il primo giorno sotto copertura. Dopo il fallimento di Ryan e Esposito, che erano stati subito identificati come poliziotti, ci aveva subito preso dentro e aveva deciso di andare direttamente lei in azione anche se questo non era solitamente consono per il capitano del distretto.
Aveva già deciso quando aveva accettato la promozione che come capitano sarebbe stata atipica, lei era una che agiva e non una che impartiva solo ordini dall'alto.
A questa sua pregressa decisione si era aggiunto il fatto che stava evitando Castle da una settimana e aveva bisogno di fare qualcosa per non impazzire.
Inoltre, nonostante stesse lavorando segretamente all'altro caso, c'erano pochissime cose che poteva fare in quel momento e l'unica persona di cui si fidasse in quel momento, Vikram, stava allestendo il caso usando le sue competenze informatiche per recuperare informazioni. Cose in cui lei non sarebbe stata di nessun aiuto.
Fino a due giorni prima, quindi, lei si era sentita completamente inutile e per non stare con le mani in mano aveva deciso di cercare di far qualcosa personalmente per chiudere almeno quel caso di omicidio.
Si era fatta iscrivere a tutti i corsi della vittima e del principale sospettato e si accingeva quindi a tornare al college per la sua "prima" lezione di letteratura.
Archiviati i tailleur che metteva da quando era stata promossa e i tacchi vertiginosi a cui era abituata, aveva rispolverato il guardaroba e indossava dei jeans molto sexi e attillati e una maglietta scollata che, abbinati assieme, le davano l'aspetto di una ventenne.
Era seduta in aula da 10 minuti e osservava il via vai di studenti e i rapporti tra il sospettato e glia altri ragazzi per individuare esattamente le sue compagnie quando finalmente il professore si decise ad entrare in aula.
Fu un attimo e rischiò quasi di far saltare la sua copertura con il singulto che ebbe quando vide suo marito entrare in aula, vestito a mo' di giovane professorino inglese.
Fortunatemente, o forse no, visto il moto di gelosia che le crebbe dentro, non era stata l'unica a reagire con un gridolino, praticamente l'intera popolazione femminile dell'aula aveva avuto la sua stessa reazione nel riconoscere il bel professore attraente appena entrato.
Una volta che il chiacchierio femminile si fu placato, quello sfrontato di Castle inizio la sua lezione.
"Sono Rick Castle, e da oggi seguirò questo corso in sostituzione del prof. Coulson che ha avuto dei problemi di salute. Vedo che alcuni di voi mi hanno già riconosciuto" 
Disse l'ultima frase guardando direttamente lei negli occhi, come se non ci fossero almeno altre quaranta persone nella stessa stanza.
Fu solo grazie al momento di eccitazione generale che nessuno si accorse che lui aveva occhi solo per lei e che, beh... Lei era diventata più rossa in viso di una scolaretta alla prima cotta! 
Distolse poi l'attenzione da lei e tenne una lezione davvero interessante. O almeno è quello che credeva avesse fatto perchè quando fu il momento di uscire dall'aula Kate si rese conto di non aver ascoltato una sola parola e di non avere nemmeno la più pallida idea di dove fosse o di cosa avesse fatto il suo sospettato nell'ultima ora.
Si diresse verso l'uscita più distante dalla cattedra e si senti quei due meravigliosi occhi occhi azzurri piantati sulla schiena per tutto il tragitto. 
Contenevano promesse che lei al momento non poteva lasciare avverare e si senti davvero una studente ventenne nello scappare a gambe levate dall'aula. Una giovane e eccitata stundetessa con una cotta impressionante per il suo professore...




Ciao a tutte, oggi ho avuto una giornata davvero moooolto libera e così, dopo aver scritto di getto la prima parte, ho messo giù anche una seconda più allegra... Come tutte sono presa dallo sconforto del finale della 8x02 ma non ne sono affatto triste, anzi... Ci vedo grandi promesse per momenti super caskett! D'altronde il mio episodio preferito è la 4x23, indovinate quali scene? ;P
Non vedo l'ora di vedere cosa inventeranno gli sceneggiatori per riavvicinarli e dopo aver visto il promo della prossima puntata ho sentito il bisogno di ricamarci un po' sopra...
A presto,
Cristalskies



 

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Capitolo 3
*** Three ***


Appena fu uscita dall'aula Beckett individuò immediatamente quello che sembrava essere uno dei migliori amici del suo sospettato, un ragazzo allampanato e dall'aria non tanto sveglia che condivideva col suo uomo solo l'appartenenza alla stessa confraternita.
Appena lo vide separarsi dagli altri e imboccare una laterale che si dirigeva verso la parte Nord del campus, decise di mettersi in azione.
Accellerò il passo e appena furono entrambi fuori dal viale più trafficato di studenti si scontrò "sbadatamente" con il ragazzo.
-Ouch! Scusami davvero tantissimo! Sono davvero un'imbranata e nell'agitazione del primo giorno al campus non mi rendo nemmeno conto di dove cammino!- disse lei dopo essergli andata addosso rovesciando tutti i loro libri a terra.
-Ma che cav... Stai più attenta a dov.... Oh... Ciao! Wow! Non ti avevo mai vista qui, dicevi che sei nuova? Io sono John Evans, se ti serve una mano potrei farti fare un bel giretto del campus, che dici?- 
Beckett si accorse subito di aver fatto colpo, sarebbe stato un gioco da ragazzi estrapolare le informazioni che le servivano al ragazzo...
-Io sono Katherine, ma puoi chiamarmi Kate- gli disse con un sorriso -sai ho dovuto trasferirmi qui da poco per problemi familiari... Mi faresti davvero un grande favore se... -

-Ma chi abbiamo qui? Il Sig..... Evans, se non sbaglio, giusto? È stato un piacere averla alla mia lezione ma se non le dispiace devo rubarle la compagnia della nostra graziosa Miss Beckett, sembra che mi debba compilare un po' di scartoffie per poter completare la pratica di trasferimento. Le dispiace? 
Ah, dimenticavo, appena le è possibile la aspetto nel mio ufficio per vedere la sua scheda personale. Il prof. Coulson mi ha avvisato che lei era risultato indietro con alcune delle sue lezioni e come ben sa vige l'obbligo di frequenza in questo corso.-

Il ragazzo, senza ormai nessuna chance per approfondire la conoscenza della nuova arrivata, decise bene di tagliare la corda per non dover rendere conto immediatamente al nuovo professore e sperando di ingraziarselo nelle lezioni a venire.
Poi, dall'occhiata che gli aveva lanciato, sembrava proprio che lui non fosse l'unico in quel posto a voler far colpo sulla biondina. Che poi, non aveva letto da qualche parte che lo scrittore era già sposato? In fondo non erano cavoli suoi e pure la ragazza sembrava abbastanza presa da come lo guardava...
Beata fama........

Beckett stentava a crederci... Castle era apparso dal nulla ed era piombato su di loro come a voler difendere la sua mercanzia e con nonchalance le stava facendo sfumare quella opportunità di inserimento così ben iniziata!!
Ma chi si credeva di essere e soprattutto: che ci faceva li?
-Castle si può sapere che diavolo pensi di fare??- lo apostrofò appena il ragazzino fu fuori portata. -Perchè sei venuto a intrometterti nella mia indagine??-
-Non ti avrebbe detto nulla comunque, cara mia- le rispose subito lui trascinandola al riparo di un edificio e fuori dalla visuale della strada principale -hai sbagliato amico, quello con cui parlavi è l'ultimo arrivato della confraternita, non era assolutamente legato ne alla tua vittima ne al tuo sospettato... Avresti solo perso il tuo tempo e le tue armi di seduzione per nulla... A meno che non ti piacesse sul serio. Dimmi Kate, hai deciso di mollarmi per prenderti un toy boy?-
Nonostante fosse decisamente incazzata con lui per averla interrotta Beckett capì subito che quello che diceva era vero e che era probabile che lui si fosse già studiato i fascicoli degli studenti interessati nel caso. D'altronde se era li in quel momento era solo per immischiarsi nella sua indagine.
E poi si rese conto di trovarsi davanti una versione alquanto nuova di suo marito. Da quando la aveva afferrata per un braccio per tirarla al riparo dalla visuale non l'aveva ancora lasciata e nei suoi occhi limpidi vibrava la fiamma della gelosia.
-Rick, sei davvero geloso di un ragazzino di vent'anni o poco più che avvicino, e a quanto pare lo sai bene, per una indagine?-
Lui non interruppe la presa e senza dire nulla le passo l'altro braccio dietro la schiena, stringendola in un abbraccio tra lui e il muro, si avvicinò di più al suo viso e, guardandola fissa negli occhi, le chiese - Non lo so Kate, in fondo sono appena stato mollato, potrei avere le idee ancora confuse a riguardo, quindi ti piacciono ancora uomini più... Maturi?-
Disse le ultime parole avvicinandosi sempre di più e Kate si sentí mancare il fiato.
Si trovava sola e nella disperazione da piú di una settimana, lo aveva pensato continuamente chiedendosi quanto lo avesse ferito e se avesse fatto la scelta giusta, e ora Rick era a pochi centimetri da lei che la stringeva e le faceva sentire il calore del suo corpo, inchiodandola poi con quel suo sguardo magnetico.
-Richard, io non ti ho mollato. Ti ho detto che mi serve del tempo e soprattutto spazio, cose che in questo momento tu non mi stai assolutamente dando.-
-Sai, tesoro, tu hai chiesto, ma io oltre a dirti che mi fidavo di te non ti ho promesso altro. Coglierò ogni occasione per avvicinarti, in fondo ormai conosco bene i tuoi punti deboli...- 
Mentre le diceva  questo, inizio ad accarezzarle sensualmente la parte più bassa della schiena e, dopo averla fatta inarcare leggermente contro di lui le rapì le labbra in un bacio lento e focoso.
Kate era completamente presa da quel bacio sensuale, le labbra di lui stavano giocando pigramente con le sue e le sue mani viaggiavano sul suo corpo snello come se lei fosse la cosa più preziosa che avesse mai visto.
In ogni caso, anche se fosse stata più in se, non avrebbe comunque potuto sfuggire da tutti quei kili di maschio eccitato che la stavano tenendo inchiodata al muro.
Non seppe nemmeno quanto tempo passò, seppe solo che era troppo poco, e Castle si staccò da lei.
Aveva sentito delle voci avvicinarsi nella loro direzione e finse quindi un atteggiamento rilassato e professionale completamente contrario a quello che teneva prima, mentre un gruppetto di studenti gli passava di fianco attraversando quel vicolo parallelo alla principale.
Cercò di ricomporsi nel migliore dei modi e appena gli studenti furono passati lui le disse:
-Sai, non dovresti preoccuparti tanto per questo caso... Io e la mia assistente lo risolveremo per conto nostro in men che non si dica!- 
Era completamente senza parole, che significava che avrebbe subito risolto il caso? Era più avanti della polizia di NY? E sopratutto... Assistente? Che assistente?? Assistente femmina??
-Suvvia, Beckett, cerca di non restarci troppo male se risolvo il caso prima di te, se vuoi puoi sempre chiedermi di collaborare con te, magari potrei darti alcune dritte se me lo chiedi cortesemente...pensaci su, okay? Tanto ci vedremo presto...-
Detto questo la piantò la da sola e tornò nella direzione da cui era arrivato, lasciandola spaesata e confusa da quel brusco cambio di scena.
Sicuramente non si era aspettata niente del genere come loro primo incontro dopo quella sera di una settimana prima.





Eccomi qui, pomeriggio libero e nuovo capitolo, sperando esca presto la nuova puntata per vedere gli sviluppi! In ogni caso io vedrò di concludere questa mia storia cercando di sviluppare l'idea che ho in testa...
Buona giornata a tutte!

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Capitolo 4
*** Four ***


Dopo aver lasciato Beckett nel vicolo Castle non perse tempo e, non avendo altre lezioni da fare per l’intera mattinata, raggiunse subito il suo nuovo ufficio in centro, dove ad aspettarlo c’era la sua nuova assistente.
-Allora papà, hai avuto sviluppi nel caso?- Gli chiese subito sua figlia, che si era già messa comoda nella sua sedia dietro alla scrivania.
Nonostante l’occhiataccia che le mandò Alexis si mise comoda comoda e distese le gambe sulla scrivania… Vista la loro media di casi risolti e visto il buonumore che aveva intorno Castle si arrese e gliela diede vinta, sedendosi in una delle comode poltroncine destinate ai clienti.
-Niente di nuovo, tranne quello che abbiamo scoperto prima della mia lezione e che già  sapevamo.-
-Abbiamo?- Le fece subito eco, lei -No, perchè mi sembrava di esser stata l’unica ad aver ottenuto informazioni stamattina…-
-Non essere pignola, tesoro- le rispose -in fondo essendo uno scrittore famoso posso permettermi queste “licenze poetiche” nell’uso delle coniugazioni verbali!-
-In ogni caso- continuò lui -ho appena avuto conferma che Beckett sta indagando sulla persona sbagliata! Mi sarà molto riconoscente quando le porterò il vero colpevole!-
-Sai, papà... Se continueremo a indagare gratuitamente per la polizia di New York e con la tua stupefacente media di zero pagine scritte al giorno credo proprio che tra poco tempo potrete sentirvi tutti i mesi... in quanto ti toccherà chiederle gli alimenti…-
-Eddai, Alexis! Mi sembra di sentire parlare Gina… E poi che riccone eccentrico sarei se non sperperassi i miei soldi e il mio tempo libero difendendo la città dai crimini? Detta così potrei quasi sembrare Batman!!- E detto questo si mise a sghignazzare immaginandosi in costume e con costosi gadget che difendeva la città di notte.
-Sei riuscito a incontrare Beckett alla tua lezione?-Gli chiese un po’ timorosa Alexis, cambiando argomento.
-Ho fatto di meglio! L’ho seguita dopo la lezione a mo’ di stalker e l’ho messa letteralmente all’angolo! Sul caso di omicidio sono sicuramente più indietro di noi mentre per il resto… Non sono dettagli che dovrei discutere con mia figlia!-
-Bene, visto che mi sembra tu sia un po’ troppo su di giri è meglio che io vada a cercare di concludere anche questa indagine… Ho appuntamento tra un’ora con uno dei ragazzi del terzo anno alla confraternità.-
Castle perse immediatamente l’espressione gongolante che aveva fino ad un attimo prima e, tra il serio e il preoccupato, precisò: -Non voglio tu vada senza nessuno, sarò all’appuntamento e vi seguirò per tenervi d’occhio. Cerca di rimanere in luoghi pubblici, ok?-
La rossa aveva ormai già la giacca e la borsa sotto braccio e gli rispose molto serenamente
-Papà, sai benissimo che sono adulta e preparata ad affrontare la situazione. Non c’è nessun bisogno che tu mi segua. Se servisse per attingere informazione potrei circuire almeno metà di quei ragazzi alla confraternita senza problemi! E loro non si accorgerebbero nemmeno di avermi detto tutto quello che sanno…In più stasera ci sarà una festa ad invito e quindi ho bisogno di procurarmene uno, poi magari ti lascerò essere il mio accompagnatore…- Gli strizzò l’occhio e così dicendo fece la sua uscita di scena.

Castle si trovò immerso nel silenzio, come spesso gli accadeva in quei giorni e si trovò a ripensare a quanto era appena accaduto all’università. 
Aveva provato a provocare Beckett e decisamente era riuscito nel suo intento. Lei era sembrata quasi sperduta, era stata come argilla nelle sue mani, allora perchè aveva deciso di lasciarlo e di trasferirsi lontano da lu? 
Intuiva ormai che doveva essersi cacciata in qualcosa di molto pericoloso e doveva quindi riuscire a convincerla di avere bisogno di lui nel più breve tempo possibile.

Pur sapendo che sua figlia se la sarebbe cavata alla grande anche da sola decise di uscire anche lui per vedere come si svolgeva “l’appuntamento” di Alexis e torno quindi verso il campus universitario.
Alexis sapeva bene di essere seguita dal padre e decise quindi di spingere un po’ la sua fortuna per provare ad acquisire maggiori indizi.
Dopo aver incontrato il compagno di stanza della vittima vicino alla mensa e averlo abilmente manovrato era venuta a conoscenza del fatto che, prima di morire, l’ex compagno di stanza aveva avuto comportamenti strani, in particolare per diverse notti non era tornato in stanza e quando i confratelli avevano chiesto qualcosa si era rifiutato di dire con chi fosse. Riuscì quindi a scoprire che alcuni di loro, sperando di fargli uno scherzo, lo avevano seguito fino agli appartamenti di alcune ragazze e che sembrava che passasse il suo tempo con una delle “secchione”.
Una volta ottenuto l'invito e le info sulla location della festa di quella sera trovò una scusa e si avviò verso la sua auto, appena lasciato il bar il padre si affiancò a lei immediatamente e lo aggiornò sulle info che aveva appena ricevuto.

-Sai, papà?- le disse lei appena furono a casa -non credo che stasera verrò alla festa... Dovresti andarci tu, così io potrò cercare di parlare con le amiche della ragazza che frequentava la vittima.-
-Non sono sicuro che tu possa andare da sola, potrebbe essere pericoloso e...-
-Papà, dovrò cercare di parlare con una ragazza più giovane di me in un luogo pubblico, non vedo dove sia il problema! Tu invece vedi di scoprire se può esserci qualche altra pista utile andando al party!-

-Una pista utile, huh?- mormorò lui -si, credo proprio che creerò una pista utile, stasera...-

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Capitolo 5
*** Five ***


Dopo quell’inizio di mattinata Beckett decise, nonostante lo scombussolamento emotivo, di rendersi comunque utile al caso e riuscì a parlare con alcuni degli amici della vittima e a raccogliere quel minimo di informazioni che le servivano.

Dopo un paio d’ore passate in uno dei locali più gettonati del campus a intrattenere alcuni dei ragazzi più giovani della confraternita della vittima, si sentiva ad un passo dall’avere qualche indizio interessante ed era venuta a conoscenza della festa di halloween che si sarebbe tenuta quella sera.

-Allora, Andrew- disse al ragazzo che le sedeva vicino, spostando la conversazione su quello che le interessava veramente -possibile che a questa fantasmagorica festa non ci sia qualche invito in più per l’ultima arrivata?-

Il ragazzo fu preso in contropiede, ci teneva davvero tanto a impressionare la donna super sexy che si trovava di fronte -Ecco… Noi essendo al primo anno possiamo entrare ma non possiamo dare inviti. Non ne abbiamo nessuno… Ma che ne diresti se andassimo nel pub di cui parlavamo prima, invece che alla festa? Ti giuro che è un posto fantastico!-

"Fantastico" Pensò Beckett "sono riuscita a beccare le uniche matricole senza inviti del campus..."

-Beh, in realtà…- Fortuna volle che in quel momento le iniziasse a suonare il cellulare

-Scusatemi ma ora devo proprio scappare- Disse, dopo aver visto che era il numero della centrale. Detto questo riprese la sua borsa e i suoi libri e riuscì ad andare via.

 

Aveva passato il resto della giornata al distretto, ora che era capitano non poteva più dedicarsi ad un singolo caso ma le spettava dirigere l’intera squadra del distretto e in quel momento era necessaria la sua presenza in sede per coordinare il lavoro di tutti.

Era conscia di aver concluso poco o nulla fino a quel momento e sentiva il bisogno impellente di fare qualcosa.

In aggiunta Castle aveva provato a chiamarla più volte nel pomeriggio, sia al cellulare che al suo diretto di lavoro. Non gli aveva mai risposto.

Era arrivata sera in un attimo ed era rimasta quasi sola al distretto, decise quindi di staccare e di provare a imbucarsi alla festa. Ai tempi in cui frequentava davvero il college non avrebbero mai lasciato fuori una bella ragazza e lei era abbastanza sicura dei suoi mezzi.

Passò all’hotel a cambiarsi, e poco dopo raggiunse gli alloggi della compagnia che organizzava il party a tema halloween.

Il posto era molto kitsch, completamente addobbato con zucche e scheletri e l’intera area era piena di ragazzini sbronzi impegnati ad ubriacarsi ancora di più.

Si accorse subito che difficilmente sarebbe riuscita ad apprendere qualcosa di interessante, era ancora presto ma la maggior parte degli invitati era già in uno stato in cui non erano nemmeno in grado di camminare su una linea retta, figurarsi collegare il cervello per parlare di cose serie...

Decise comunque di fare un giro attorno all'edificio. Il grosso del party si teneva in giardino, viste le temperature più che permissive di quella settimana, mentre gli spazi interni erano destinati a musica più calma e alle coppie che avrebbero poi probabilmente occupato alcune delle camere da letto a disposizione ai piani superiori.

Quando arrivò nella zona esterna principale si rese conto che forse la festa non era ancora degradata completamente nell'alcool, c'era una atmosfera di spensieratezza e ragazzi e ragazze ballavano e ridevano vicini al ritmo della musica sparata dal DJ piazzato sul piccolo palco centrale.

Si perse a guardarsi attorno e invidiò quei momenti gioviali che lei non si era voluta concedere alla loro età. Certo, era andata a molte feste, aveva frequentato le compagnie "giuste" e fatto tutto quello che ci si sarebbe aspettati da una ragazza del college ma sotto sotto non si era mai concessa di lasciarsi andare, sempre troppo cinica e ossessionata dalla morte della madre. Sempre troppo controllata.

-Castle, si, si sarebbe divertito un sacco a una festa come questa- Si ritrovò a pensare. E mentre lo pensava l'immagine di lui apparve davanti ai suoi occhi ai bordi della folla, salvo poi accorgersi che si trattava soltanto di uno sconosciuto che non gli assomigliava per nulla.

Eppure per un momento era stato così reale!

Si rese conto che in mezzo a quella confusione non avrebbe concluso nulla e virò verso l'interno della grande casa decisa a fare un ultimo giro per poi tornarsene subito a casa.

Non era da lei abbandonare la missione a metà, ma si sentiva incredibilmente stanca e sentiva che non c’era nulla che potesse fare in quel momento. Decise che all'indomani sarebbe tornata ai classici metodi di investigazione e sarebbe ripartita facendo convocare nuovamente la famiglia della vittima per vedere se avevano pensato a qualche dettaglio strano degli ultimi giorni del ragazzo ucciso.

 

Stava girando per uno dei due corridoi del primo piano quando all'improvviso un braccio la strattonò all'interno di una stanza vuota e semibuia. Accadde tutto in un attimo. Un momento prima stava girando tranquillamente e quello dopo aveva sferrato un calcio alle parti basse dello sconosciuto che stava cercando di abbracciarla.

Peccato che lo sconosciuto fosse suo marito e che nel colpirlo lui le si accasciò addosso.

Risultato? Ora erano entrambi a terra. Con lei praticamente bloccata sotto di lui.

-Auch... Speravo in un momento di riavvicinamento più pacifico ma se vuoi passare subito a cose più sadomaso lo sai che mi trovi sempre pronto- Ironizzò Castle riprendendo fiato dopo il colpo ricevuto.

Incredibile, non si smentiva mai! Sempre con la risposta pronta!

-Castle!!- lo richiamò appena si rese conto di quello che stava accadendo - Ma si può sapere che diavolo credevi di fare??-

-Io? Mah... Giravo da queste parti e ho pensato bene di tirare dentro la prima che passava...-

-Ma sei ubriaco?- Gli chiese lei -Spero vivamente tu non sia qui per interferire con il mio caso, Castle! Stamattina non ho potuto mettere in chiaro le cose ma tu non puoi immischiarti in un caso di...-

-Non ho bevuto!- Si indignò lui, interrompendola -A dirla tutta se sono qui stasera non è sicuramente per il caso, non c’è nulla di utile a questa festa. Speravo più che altro di trovare la donna più bella del mondo e di poterla riportare a casa sua-

-Castle,io non… O mio Dio, mi stavi seguendo?- lo interrogò lei, stupita di non essersi accorta di essere pedinata e cercando di non dare troppo retta a quello che diceva.

-Più che seguirti ho tirato a indovinare che ti saresti presentata qui e così ti ho aspettato. Sappi però che mi dovresti essere riconoscente. Il mio fascino avventuroso mi ha attirato un sacco di studentesse in cerca di una notte di passione con il loro nuovo professore preferito e io sono riuscito a schivarle tutte e a sequestrarti prima che te ne andassi via-

Non ci poteva credere, prima la stalkerava e poi si permetteva pure di provocarla raccontandogli delle ragazze che gli si gettavano addosso!

-Sai, ti ho chiesto tempo e spazio per riflettere e mi trovo invece sbattuta a terra sotto di te in uno stanzino sconosciuto! E secondo te ti dovrei pure essere riconoscente? Perchè non puoi lasciarmi stare come ti ho chiesto?-

-Perchè tu hai bisogno di me, anche se non lo vuoi ammettere-

Ecco, era riuscito ad aprire la voragine su cui era riuscita a tenersi in bilico.

Una sola frase di lui, così istintiva e naturale, e lei aveva sentito rompersi quel delicato filo che la stava tenendo in equilibrio da quando aveva fatto la scelta di andarsene.

Non ebbe il tempo di fare mente locale e nemmeno la possibilità di fare quello che le veniva più naturale e che nella sua ottica era la cosa più giusta, cioè andarsene da li prima di fare una sciocchezza.

 

-Castle, ti prego, mi stai schiacciando- Provò a liberarsi lei, evitando il suo sguardo, senza successo.

Lui era praticamente steso sopra di lei, si sollevò un po' per paura di stare davvero soffocandola ma senza lasciarle libertà d'azione per andarsene.

Si sentiva un po' cacciatore e aveva finalmente preso la sua cerbiatta. Non aveva intenzione di lasciarsela fuggire.

Sollevò il braccio e le accarezzò piano il viso, spostandole delicatamente i capelli e proseguendo poi con la carezza fino al suo collo.

Era un gesto così intimo e dolce che Beckett si trovò a guardarlo e a perdersi nel suo sguardo cristallino.

Quante promesse e quanta dolcezza in quello sguardo, lui la guardava come se fosse la persona più importante al mondo e la faceva sentire completa, integra, dopo giornate infinite in cui sembrava che il suo cuore si fosse lacerato.

Stava per dirgli qualcosa ma lui la anticipò, guardandola deciso a mettere in chiaro alcune cose.

-Ti ho detto che mi fido di te ma ci ho pensato e sono arrivato alla conclusione che in realtà su questa cosa non lo posso fare, Kate. Già una volta hai deciso di seguire la tua ossessione. Hai rischiato la vita e ti sei resa poi conto che la tua ancora di salvezza sono io. Non sono stupido. Ho capito che c'è qualcosa che non mi hai ancora detto e non posso lasciarti fare questa cosa, qualunque essa sia, da sola.-

Eccolo li, il suo scrittore... Come sempre pronto a convincerla che poteva risolvere tutti i suoi problemi. Ma questa volta era diverso, giusto? Il ricordo al caso Bracken le stava facendo tornare in mente tutto quello che lui aveva fatto per riscattarla e metterla in salvo quando l'avevano incastrata e volevano ucciderla facendo sembrare la sua morte un suicidio.

Doveva tenere bene a mente gli avvertimenti di Rita e ricordare perchè lo stava facendo.

 

Beckett lo guardava confusa, sapeva che non era ancora convinta delle sue parole.

Quindi continuò -Ci siamo fatti delle promesse, Kate.- continuò lui, dopo un attimo di pausa -Non devi dimenticare mai chi è il tuo partner. Nella vita ma anche nel crimine, avevamo detto.-

 

Castle abbassò le labbra sulle sue e la baciò, prima piano e dolcemente, facendole schiudere lentamente le labbra e tentandola sempre di più, poi scendendo con una scia di baci umidi a tracciare una linea sul suo collo fino a sfilarle poi in giù la spalla del morbido abito che indossava.

Com’era già accaduto quel mattino lei non sapeva resistergli, stare con lui era come essere nuovamente completi e integri, averlo vicino le trasmetteva una sensazione di euforia e gioia, senza contare quella fitta che sentiva al basso ventre e che chiedeva immediata soddisfazione.

In mezzo a tutta l'ansia e allo stress vissuto in quei giorni caotici si accorse che in quel momento stava... Bene! Non avrebbe saputo in quali altri termini definire quella sensazione.

Dopo pochi minuti Castle si fermò e la tenne semplicemente stretta nel suo abbraccio.

-Ti prego, Kate- La scongiurò sussurrandole all'orecchio -torna a casa con me stasera-

In quel momento lei si rese conto della situazione in cui erano. Stesi sul pavimento in moquette di una stanza in una casa sconosciuta e con una festa universitaria in corso, fu come se qualcuno avesse riacceso improvvisamente l'audio della scena e prese nuovamente coscienza della musica e degli schiamazzi che provenivano dall'esterno.

-Castle, io...-

Non sapeva bene cosa rispondergli, una grossa parte di lei chiedeva a gran voce che tornasse immediatamente nella loro casa, nel loro letto, con il suo uomo. Quella piccola e fastidiosa parte di lei che ancora era concentrata sulla realtà esigeva però che lei se ne andasse. Sola. E il prima possibile.

Lui però le aveva ricordato una cosa, "partner nella vita e nel risolvere il crimine", si erano giurati. Era giusto quello che stava facendo? O stava andando contro le cose più importanti che su cui avesse fatto giuramento?

-Non posso venire a casa con te...- Sussurrò poi.

La paura per la sua incolumità era cosi forte e viscerale che la risposta le era uscita di netto, pur se non del tutto convinta e con le sue parole che le continuavano a ronzare in testa.

Castle si alzò e tirò su anche lei aiutandola per le braccia e tenedola sempre stretta a lui, non che lei desse cenno di volersi staccare, in ogni modo.

-Kate, torna con me, e domani con calma ne discuteremo. Dentro di te sai di avere bisogno di me. Pensa a come funzioniamo bene quando lavoriamo insieme- Tentò lui.

-Castle ci sono dei motivi se me ne sono andata, non posso accettare che la mia famiglia sia in pericolo per colpa mia-

-Se una cosa mette in pericolo me, solo perchè sono collegato a te, come pensi che io possa permetterti di restare come unico bersaglio al centro del poligono di tiro? Come credi possa stare a guardare senza poter fare nulla?-

-Rick, io...-

-No, non dire nulla. Ti avviso, volente o nolente, io sarò al tuo fianco-





Eccomi qui di nuovo. Finalmente Castle e Beckett iniziano a parlarsi un po' più seriamente... Scusatemi se non ho aggiornato subito ma ora che la storia si sta sviluppando avevo bisogno di capire io per prima dove volevo andare a parare!
Grazie a chi vorrà leggere!

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Capitolo 6
*** Six ***


L’aveva presa per mano senza aggiungere altro e accompagnata all’auto. Lei non aveva obiettato e, senza dir nulla, erano saliti entrambi. Ora Castle guidava, presumibilmente verso il loft.

La città illuminata sfrecciava sotto i loro occhi che, timidi e silenziosi, godevano di quella vicinanza che era mancata per giorni. Sottili note armoniose arrivavano dall’impianto stereo della ferrari rossa fiammante di Rick, e Kate pensò che, a non avere quell’ultima parte di storia alle loro spalle, questo avrebbe potuto essere uno di quei loro momenti perfetti.

La calda serata autunnale, l’atmosfera luminosa e ipnotica tipica delle prime festività e… Ma chi voleva prendere in giro? A rendere perfetti i loro incontri era lui, col suo solo esserci. Erano loro, insieme.

Da quando era entrato nella sua vita, molti anni prima, poco alla volta aveva iniziato a credere alla magia anche lei. Una magia che accadeva tutti i giorni, che si avverava nelle piccole cose.

Da quando c’era lui al suo fianco, anche la giornata più nera aveva un raggio di sole.

La pervase un senso di gratitudine verso qualsiasi divinità avesse deciso di farli conoscere, o forse semplicemente verso il destino, che li aveva fatti incontrare per poi non staccarsi più. Fino a poco tempo prima, quantomeno…

A spezzare quel momento magico, ora, c’erano mille pensieri vorticosi che le giravano in testa, tutto quello che nei giorni precedenti aveva cercato di analizzare in modo analitico e affrontato un po’ per volta, era ora centrifugato in un uragano che rischiava di farla affogare.

Avere Castle al suo fianco non le permetteva di raggiungere le stesse conclusioni che aveva raggiunto da sola, nella quiete solitaria che si era ritagliata in mezzo alle lacrime e alla disperazione, convinta dell’obbligatorietà della decisione che aveva preso.

La sua sola presenza era quasi tossica per lei che, come un drogato non ancora uscito dal giro, si trovava con la sua droga preferita a portata di mano. Addirittura incentivata ad assumerla.

 

Sembrò un attimo e Rick stava parcheggiando l’auto nella strada attigua a casa.

-Vieni- Le disse andando ad aprirle lo sportello e tendendole una mano.

-Si…- Gli rispose lei, come inebetita.

Salirono le scale mani nella mano e, una volta dentro, come fosse la cosa più naturale del mondo, le prese la giacca e l’appese al muro.

Poi si girò verso di lei e la abbracciò.

Si godette quella stretta affettuosa per qualche secondo, stringendolo a se come se non ci fosse nulla di meglio al mondo, prima di spostare leggermente il capo per vederlo meglio.

Guardandolo vedeva la sua decisione nel seguirla fino in capo al mondo. Una fede incrollabile in lei, o meglio, in loro.

E lei? Aveva forse ragione lui? Doveva avere maggiore fiducia in loro?

Quello che le aveva rimarcato solo poche ore prima aveva avuto un grande effetto su di lei, anche se non glielo aveva dato a vedere.

Su quello aveva ragione lui, gli aveva fatto delle promesse, aveva giurato che sarebbero stati uniti, sia nella vita che nella ricerca della giustizia.

Senza contare che nel giro di poche settimane era passata dal dire -Mai più segreti- al nascondergli una delle cose più importanti che avesse affrontato.

Gli sembrava passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui erano stati assieme al loft… e in quel momento, nonostante tutto, era come se nulla fosse mai successo. Era li, tra le sue braccia, tutto era naturale, intimo, perfetto.

Poteva davvero rischiare di perdere quello che avevano per perseguire la sua idea di giustizia?

E poi? Quale sarebbe stato il prossimo obiettivo? La beatificazione?

 

Ancora oggi, nonostante tutte le peripezie affrontate assieme, Castle non riusciva a capirla appieno. Quando stava andando tutto bene e la loro vita aveva finalmente acquistato un barlume di regolarità, come un fulmine a ciel sereno ecco che lei lo aveva tagliato fuori.

Pur nella paura che questo gli aveva fatto, era nata subito in lui la consapevolezza.

Lui sapeva chi era lei.

Tante, troppe cose, erano ancora un mistero. Gli andava bene così, ogni giorno era un’avventura alla scoperta di quelle sfaccettature caratteriali che lo facevano innamorare sempre più profondamente di quella Kate Beckett che tanti anni prima aveva fatto irruzione nella sua vita.

In questa sua continua ricerca aveva però imparato cose di cui poteva dirsi assolutamente certo, e una di queste era che il suo amore incondizionato era ricambiato appieno.

Arrivati dove erano non gli sarebbe mai venuto il dubbio del contrario.

Il problema ora era far capire a lei il suo punto di vista sull’intera situazione.

 

Castle mormorò appena il suo nome prima di baciarla.

Pochi baci, allo stesso tempo leggeri ma pieni di desiderio, e si stacco leggermente per osservarla meglio, le mani a stringerle le spalle, lo sguardo fisso nei suoi occhi.

-Kate, non chiudermi fuori, non farlo…-

-Rick- Mormorò lei con gli occhi velati e la voce tremante, con la paura di stare commettendo il più grosso sbaglio della sua vita. -Ci sono delle cose che non sai su quello che è accaduto due settimane fa.-

-Kate, amore, lo so.- rispose subito lui, stringendola di nuovo al petto -Quando tu hai chiuso la tua indagine io non avevo ancora chiuso la mia… So che c’era qualcosa al di sopra, so di Locksat, solo non so bene cosa questo possa significare.-

Tutto quello che aveva temuto stava già accadendo alle sue spalle. Nella sua convinzione di sacrificarsi aveva omesso di verificare quanto lui fosse già coinvolto.

Onestamente, come aveva potuto credere che non si lasciasse coinvolgere? Lo conosceva da quasi 9 anni, ormai. Sapeva bene come funzionava la sua testolina cocciuta.

Soprattutto se era coinvolta lei.

-Rick, questa cosa è più grande di te e me, più grande anche di Bracken, vista la fine che ha fatto. Io avrei potuto non lasciarmi coinvolgere dopo la morte dell’agente Hyde. Avrei potuto fare finta di nulla e tagliarmene fuori. Ma non potevo chiuderla lì. Capisci?

Con la certezza che il vero colpevole è ancora la fuori, che giustizia a tutti i miei amici e colleghi non è stata fatta. Come avrei potuto guardarmi allo specchio, dopo? Come avrei potuto guardare te?-

Lo guardò implorante, sperando che lui capisse. Che potesse almeno comprendere perchè non si era fermata.

Il periodo delle ossessioni era finito da molto tempo, ormai. Lo dimostrava il fatto che lo aveva tagliato fuori. Nessun senso di giustizia avrebbe potuto farle rischiare di perdere Castle. Il problema era che non era più in grado di stare senza di lui, sapendo quanto lo feriva lasciandolo all’oscuro.

Aveva già mancato fede a molte delle sue promesse, forse era il caso di iniziare a rimediare prima che fosse troppo tardi.

-Chiunque sia implicato in questo caso muore, Castle. Io non posso rischiare che succeda qualcosa a te, capisci?-

-Come credi mi sentirei io, se ti succedesse qualcosa?- Gli rispose lui con la voce alterata da emozioni troppo intense da definire, a metà tra amore e rabbia. -Pensi che possa mettermi da parte e lasciare che rischi addirittura la vita mentre io me ne sto comodo in poltrona ad aspettare che tu finisca?

Il nostro rapporto non funziona così.

Se ci sei dentro tu, ci sono anche io. Questo ti deve essere ben chiaro, Kate.-

-Rick, io...- Provò lei, ma fu subito interrotta.

-E poi come puoi credere che ti giudicherei se anche abbandonassi il caso? Preferisco averti viva che martire. Io so chi sei tu, forse tante cose di te sono ancora un mistero ma so di chi mi sono innamorato, e lo accetto. Se tu non puoi fare a meno di indagare, dovrai accettare di farlo con me. Ci siamo dentro in due. Non esiste che tu faccia questa cosa da sola, e lo sai anche tu.- Interruppe il suo sermone, a cui evidentemente pensava già da un po’, e aggiunse, con un tono più leggero: -Ho tanti punti a favore della nostra riconciliazione, ho perfino fatto una lista. Li ho anche elencati a Lucy, anche se lei mi voleva proporre il miglior avvocato divorzista della città!-

-Rick, questa cosa va definita bene, non voglio che tu sia coinvolto più di quanto lo sia ora e se tu pensi... - Tutto il discorsetto che voleva fargli andò a farsi benedire quando recepì la sua ultima frase. -Chi diavolo sarebbe Lucy? Aspetta… Volevi divorziare? Dopo 2 sole settimane?-

Incredibilmente Castle le sorrise e a lei venne una gran voglia di prenderlo a schiaffi.

Stava quasi per passare dai pensieri all’azione quando Castle si mise ad urlare verso la cucina

-Lucy ci sei? Sei attiva?-

Attiva?? Evidentemente lasciarlo doveva avergli creato qualche problema più serio di quello che pensava. Suo marito era impazzito.

Stava cercando di trovare qualcosa di sensato da dire quando sentì una voce metallica ma dal timbro femminile rispondere -Ciao Ricky, ti stavo aspettando!-

-Castle, che diavolo era?-

-Ricky, sembra tu abbia invitato ospiti!- Sentì di nuovo dire dalla voce metallica.

-Kate, ti presento Lucy. Lucy, questa è Kate Beckett!- rispose lui trascinandola in cucina davanti ad una piramidina nera.

-E’ un piacere conoscerti Kate Beckett, cosa posso fare per te?-

-Io… Veramente… Ma che sono quelle sulla libreria? Frecce?- gli chiese appena si rese conto dello stato in cui volgeva il loft.

In particolare c’era un arco abbandonato sopra il divano e diverse frecce conficcate nei libri della parete divisoria tra lo studio di Rick e il soggiorno.

-Si tratta di una riproduzione casalinga del celebre telefilm Arrow, Kate Beck...- la piramidina non fece in tempo a finire che Rick si affrettò a spegnerla.

-Un... piccolo esperimento balistico, niente di che- tagliò corto lui.

-E così mi avevi già sostituita, eh?- Lo punzecchiò lei.

-Niente e nessuno potrebbe sostituirti. E’ questo il punto.- Era tornato serio ed era di nuovo vicno a lei, col viso chinato su di lei.

-Non ci sarà bisogno di farlo, allora- gli disse posando la fronte sulla sua -non vado più da nessuna parte senza di te.-

 

Non ci fu più bisogno di altre parole per quella sera.




 

Questa storia è nata per caso, per dare sollievo a tutti i pensieri post episodio 8x02.

Un ringraziamento particolare va a Rita, senza di lei probabilmente non avrei scritto un finale, persa com’ero nel cercare qualcosa di più…

Purtroppo per mancanza di tempo l’ho chiusa qui, avrei voluto approfondire di più ma mi sono resa conto che in questo momento non mi era possibile dedicarmici…

Ringrazio moltissimo tutti quelli che hanno letto questa mia prima storia e hanno dedicato un po’ del loro tempo al recensirla, era da moltissimo tempo che non scrivevo e ora tutto sommato sono felice di averlo fatto!

Grazie davvero!

Kristal


P.S. Nel caso ve lo state chiedendo, il caso è stato risolto da Alexis. In questa stagione mi piace molto il suo personaggio e credo lei sia molto in gamba. Purtroppo era una delle cose che avrebbe meritato qualche pagina ma che non sono riuscita a concludere.

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