A whole new life.

di asyouwishmilady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


                                                                                     
Capitolo Primo

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Faceva più freddo del solito a Storybrooke: l'Autunno era alle porte ma Emma sapeva che, in realtà, quel gelo era principalmente dentro di lei.
Mille quesiti le facevano girare la testa, e riusciva a malapena a trovare la concentrazione per camminare in linea retta. Non aveva idea del perché stesse cercando Mary Margaret: non era un'adolescente, non aveva bisogno che fosse sua madre a dirle cosa stesse accadendo. Eppure, fu la prima - ed unica - persona con cui voleva parlare in quel momento.
Con uno sforzo fuori dal normale, Emma spalancò la porta di Granny's ed il freddo cessò gradualmente. Strinse gli occhi per cercare Mary Margaret, ma questa le si era già piazzata di fronte con un sorriso a trentadue denti.
«Emma!»
Tuttavia, il buonumore della madre andò a scomparire non appena ebbe il tempo di osservare meglio il volto della figlia.
«Emma, stai bene? Sei pallida».
L'altra si strinse le braccia attorno al petto «Sì sì, io... ho solo un po' freddo».
Mary Margaret annuì, perplessa, senza staccare gli occhi da quelli di Emma «Sei qui per un motivo in particolare, o volevi solo bere qualcosa?»
La figlia fece per aprir bocca e rispondere, ma decise di andare dritta al punto: aveva trascorso già troppo tempo a nascondersi dietro ad un muro.
«Come ti sei accorta di essere incinta?»
Mary Margaret rimase basita per un istante, poi un sorriso nostalgico si fece largo sul suo viso «Con te mi sono accorta subito. Ti desideravamo così tanto...».
Allungò le braccia per afferrare le mani della figlia, ma il suo volto si fece più cupo quando ricordò ciò che era accaduto dopo. Il sortilegio, la teca, ed improvvisamente la sua bambina era un'adulta.
Era contenta, però, che Emma volesse sapere qualcosa sulla sua nascita: non era da lei, ma forse le cose stavano iniziando a prendere una piega diversa.
«Mi sembrava di sentirti dentro di me fin da subito, anche se sembra impossibile».
Emma annuì, impassibile «E con Neal?».
La madre inclinò lievemente la testa, stringendo gli occhi «Non che non mi faccia piacere, Emma, ma perché mi stai facendo tutte queste domande?»
La ragazza inspirò profondamente, prima di massaggiarsi le tempie per un istante «Mi sono accorta di aspettare Henry perché ho smesso di avere le mestruazioni. Era stato l'unico campanello di allarme»
Mary Margaret si strinse nelle spalle «Per ogni donna è diverso. Anzi, credo sia perfino diverso per ogni gravidanza. Ma, aspetta...»
La donna sollevò l'indice a mezz'aria, con aria improvvisamente scettica «Perché ti interessa tanto?».
Emma nascose il viso dietro alle mani, sentendosi avvampare le guance «Io potrei essere, beh, sai...»
«Incinta!» quasi strillò Mary Margaret, mentre un sorriso si apriva sul suo volto.
«Abbassa la voce!» la rimproverò la figlia, assicurandosi che nessuno avesse fatto caso a ciò che aveva detto sua madre  «E poi, non dire quella parola».
La donna sembrava confusa «Non sei contenta? Potrai recuperare ciò che hai perso con Henry».
«Contenta? Non so come funzioni nella Foresta Incantata, ma qui normalmente le persone non fanno un figlio col primo che capita. E poi...» strinse i pugni, fino a farsi sbiancare le nocche «Nessuno potrai mai ridarmi ciò che ho perso con Henry».
Sul viso di Mary Margaret andò a disegnarsi un sorriso triste «E pensi che io non lo sappia? Nessuno potrebbe capire meglio di me come ti senti in questo momento, Emma. Ma so anche che Hook non è solo "il primo che capita", e che Henry desidera vederti felice».
La ragazza annuì, lo sguardo fisso sui suoi stivali neri «E' solo che non è quello che mi aspettavo.»
«Il nostro lieto fine non è sempre come ce lo immaginiamo.»
Prima che Emma potesse ribattere, entrambe sobbalzarono alla vista di David che stava entrando, con un braccio avvolto attorno alle spalle di Henry.
«So che non sei la persona giusta a cui chiederlo, ma potresti non dirlo a nessuno per adesso?».
La madre annuì con espressione solenne, mentre i due uomini della famiglia si avvicinarono per salutarle.
Emma abbracciò Henry più forte del solito, cercando in lui la forza ed il coraggio per dire a Killian che aspettava un bambino da lui. Se non l'avesse presa bene, sapeva che sarebbe caduta nuovamente nel baratro.



 
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Ciao, ragazzi! Come state? Finalmente ho avuto l'ispirazione per una nuova fanfic sui i nostri Captain Swan! E' nato tutto da un sogno che ho fatto stanotte, ed ho voluto subito mettere tutto nero su bianco.
Spero che l'idea vi sia piaciuta, perché ho già scritto il secondo capitolo ed ho già bene in mente anche i prossimi. Non sarà una storia lunghissima, ma spero comunque che non vi lascerà delusi.
Che dire, adesso?
Come la prenderà Killian? E' vero che ama Emma, ma sarà pronto ad accettare l'arrivo di un neonato? In fondo, è da poco che ha messo la testa a posto: un conto è cambiare in meglio per la sua Swan, un conto è ritrovarsi con un impegno a vita che gli precluderà la possibiltà di godersi appieno l'amore con Emma. Una cosa è certa: lei non riuscirebbe a sopportare un rifiuto.
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! Un bacio
 
Claudia

 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo. ***


Capitolo Secondo
 
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Emma si trascinò a fatica fino al molo: sapeva che l'avrebbe trovato lì. Quando poteva, Killian, trascorreva ore ad osservare l'oceano, e solo Dio sapeva cosa gli frullasse per la testa durante tutto quel tempo. 
Normalmente, il suo passo svelto e le sue gambe allenate l'avrebbero portata lì in meno di dieci minuti ma, con quel senso di malessere e debolezza addosso, era sorpresa perfino di essere riuscita ad arrivare al porto senza svenire o doversi fermare per riprendere fiato.
«Ho bisogno di parlarti» ringhiò, andandosi a piazzare di fronte ad Hook, con le braccia incrociate sul petto e con il suo solito atteggiamento provocante.
Lui la scrutò per un attimo, poi posò lo sguardo su un punto indefinito alle spalle di Emma «Quando vuoi, tesoro» rispose con la stessa aria di sfida di lei «Ma sappi che ho la coscienza pulita, stavolta».
Emma voleva dirglielo subito, voleva scrollarsi di dosso quell'enorme masso che si era trascinata dietro per più di un mese.
E se si sarebbe arrabbiato, se l'avesse lasciata? Non era una novità per lei, ma si chiedeva se sarebbe riuscita ad uscirne intera anche questa volta. Aveva fatto molta fatica ad aprirsi con Killian ma, passo dopo passo, era riuscita a consegnargli il suo cuore, sapendo che non l'avrebbe spezzato. Tuttavia, adesso che le sembrava di star rivivendo quello che era capitato con Neal, non era più tanto certa che il vero amore esistesse anche nel mondo senza magia in cui era cresciuta.
«S-Sono...» annaspò, come se non riuscisse più a far affluire l'aria ai polmoni.
Killian si avvicinò di un passo, preoccupato, e le avvolse la vita con la mano buona. Teneva il viso contratto in un'espressione tesa, come se avesse già fiutato una cattiva notizia nell'aria.
Il contatto fisico con lui la intontì lievemente e le diede la forza necessaria a pronuciare quelle difficili parole.
«Sono incinta» disse, sottovoce, prima di coprirsi le mani con il volto e scoppiare in un pianto violento. Aveva accumulato troppa tensione. La posta in palio era più alta di quanto non potesse sopportare: la serenità di Henry e l'amore di Hook. Non poteva tornare indietro: la solitudine non faceva più per lei.
«Emma» la chiamò, in tono neutro.
Lei non poteva scorgere la sua espressione perché aveva ancora il volto coperto dalle mani ma, si rese conto, la sua voce le sembrava solo un po' più piatta del solito.
«Emma» lui alzò leggermente il tono di voce, e le scostò delicatamente le mani dal viso.
Quando la ragazza aprì gli occhi, ne incontrò un paio blu, pensierosi: avrebbe pagato oro per sapere cosa stava passando per la testa di Killian.
Lui non aveva mai interrotto il contatto fisico, e questo era sicuramente un segno positivo, ma voleva sentirlo parlare, voleva la prova concreta che la sua vita non stesse per scivolarle tra le dita.
«Quindi? Cosa ne pensi?» gli domandò, apprensiva.
«Cosa ne penso?» Hook sollevò le sopracciglia e sorrise, divertito «Ti ho visto affrontare a testa alta maledizioni, mostri, i maghi più potenti di tutti i reami, la morte di Neal, il rapimento di tuo figlio, e non mi sei mai apparsa così turbata.»
Emma annuì, accennando un debole sorriso: era la Salvatrice, dopotutto.
Hook proseguì, scandendo bene le parole «Credi sul serio che avere un bambino con me possa essere più spaventoso di tutto questo?»
Lei spostò altrove lo sguardo e si lasciò andare ad una risatina nervosa «Forse ho solo paura che nasca con un uncino al posto della mano. O che la prima parola che dirà sia "aye".»
Killian tese le braccia e la strinse in un caldo abbraccio, che sigillava una promessa silenziosa.
"Qualunque cosa accadrà, l'affronteremo insieme. Sempre."
Le posò un bacio sui capelli biondi e le accarezzò la schiena attraverso la giacca di pelle rossa «Non mi piace quando dubiti di me».
«Avevo solo paura che ti saresti arrabbiato» mormorò Emma, ora improvvisamente imbarazzata, sciogliendo l'abbraccio.
«Arrabbiato? Per una cosa che ho fatto io stesso?» 
Ad un tratto, sollevò un sopracciglio, con fare indagatore «Perché sono stato io. Vero?»
Emma sollevò gli occhi al cielo «Farò finta di non averti sentito. Poi sarei io quella che dubita di te?»
Lui si lasciò andare ad una sonora risata liberatoria, e si avvolse attorno all'indice una ciocca di capelli della ragazza.
Il sollievo di Emma, tuttavia, durò ben poco: il quesito su come avrebbe raccontato tutto ad Henry restava ancora irrisolto. Come diamine avrebbe fatto? Lui era nato qui, e probabilmente non avrebbe trovato normale il fatto che aspettasse un bambino da un uomo che non era suo marito.
E poi, loro due avevano praticamente vissuto in simbiosi da quando lui si era presentato alla sua porta, a Boston. Henry era stata la sua prima ed unica preoccupazione per tre lunghi anni. Temeva che adesso si sarebbe sentito messo da parte. Come se non l'avesse fatto soffrire abbastanza abbandonandolo...
«Mamma?» Emma ed Hook si voltarono di scatto, trovandosi di fronte proprio ad un Henry piuttosto turbato.
«Henry» gli sorrise lei, avvicinandosi di un passo. 
Il ragazzino indietreggiò immediatamente, senza staccare gli occhi da quelli della madre. Quello sguardo era esattamente ciò che temeva: d'un tratto, era come se tutte le sue paure fossero diventate realtà. Non sarebbe dovuta andare così.
Gli occhi marroni di suo figlio trasudavano dolore ed accusa.
«Cosa stai facendo, Henry? Da quanto tempo sei qui?» gli domandò, Emma, con un filo di voce, pur conoscendo già la risposta.
«Sono qui da abbastanza per sapere cosa sta succendo» sbottò il ragazzino, lanciandosi alle spalle uno dei lembi della sciarpa «E vuoi sapere perché ti ho seguita? Perché ti voglio bene e mi sei sembrata strana da Granny's. Volevo solo aiutarti»
Emma sentì le lacrime salirle agli occhi «Grazie, Henry».
«Grazie a te, mamma!» lui scosse la testa, cercando di sciogliere il groppo che gli si era formato in gola «Grazie per volermi tagliare fuori».
Detto questo, il ragazzino corse via, lasciandosi dietro una scia di dolore ed abbandono.
Emma si lasciò cadere in ginocchio, sentendosi venire meno le forze. Cosa diamine era successo? 
Killian accorse immediatamente da lei, per assicurarsi che stesse bene. Ma come poteva stare bene? Aveva ferito suo figlio, di nuovo.
E la cosa peggiore era che sapeva esattamete come si sentisse Henry: quando Mary Margaret, nella Caverna dell'Eco, aveva detto di volere un altro figlio, si era sentita tradita e non voluta. Nonostante desiderasse il meglio per i suoi genitori, nonostante comprendesse la situazione, aveva avuto l'impressione che volessero sostuirla, che fosse inadeguata, che non fosse la figlia che desiderassero.
Aveva solo sperato che Henry, con la suà bontà d'animo e la sua pazienza, avrebbe reagito meglio di quanto non avesse fatto lei.
Che senso aveva mettere al mondo un altro bambino, se a malapena riusciva ad essere una buona madre per uno?
Non poteva fare questo ad Henry: non avrebbe avuto quel bambino. 


 
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Ciao, cari shipmates! Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto e che non siate rimasti troppo male per quello che è successo: le cose sono sempre più complicate del normale, a Storybrooke. Proprio quando sembrava che Emma si fosse finalmente liberata di un peso, ecco che ne arriva immediatamente un altro. La Salvatrice riuscirà a salvare la situazione anche stavolta, o sarà costretta a compiere una dolorosa scelta? Capisco che, al momento, Henry possa apparire un po' OOC, ma c'è un motivo preciso se ha reagito così male: un motivo che va aldilà della gelosia o del puro egoismo.
Volevo ringraziarvi tantissimo per le recensioni: mi fa sempre piacere ricerverne, e riuscite a darmi degli spunti interessantissimi! 

E grazie anche a chi ha semplicemente letto! Vi aspetto per il prossimo capitolo.
Claudia
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo Terzo

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Quella sera, chiese a Killian di lasciarla sola. Aveva bisogno di riflettere. Come durante il lungo mese precedente, il pensiero malato di prenotare segretamente un aborto non la lasciava mai. Avrebbe semplicemente detto che aveva perso il bambino: sono cose che possono capitare. Ma, per una ragione che perfino Emma faticava a comprendere, non voleva uccidere quella creaturina che stava crescendo dentro di lei. Sua madre aveva ragione: le sembrava di sentirlo, di non essere più sola. Ma, al contempo, non voleva che Henry soffrisse nuovamente a causa sua. Non voleva che si sentisse un estraneo in quella nuova famiglia: lei conosceva troppo bene quella sensazione, troppo bene per permettere che suo figlio provasse la stessa cosa.
«Emma!» quando sollevò gli occhi, scorse suo padre qualche metro di fronte a lei.
«Cosa ci fai qui?» domandò lui, posando a terra i due sacchi dell'immondizia che teneva tra le mani. 
Lei si strinse nelle spalle e si avvicinò di qualche passo: cosa ci faceva lì? Non lo sapeva nemmeno lei. Se il suo cuore si era già abituato all'idea che fosse circondata da persone che l'amavano, il cervello faticava ancora a comprendere il meccanismo che la portava da suoi genitori ogni qualvolta si sentisse sola o in difficoltà.
«Mi chiedevo se potessi unirmi a voi per cena. E' sabato, ed Henry è da Regina»
«Ma certo!» rispose immediatamente David «Questa è casa tua, Emma, non voglio che lo dimentichi».
Quelle parole riuscirono a strapparle un sorriso sincero: dopotutto, non si era mai sentita così amata. E, magari, sarebbe anche riuscita a sistemare tutto, ed avere una piccola persona in più nella sua vita.
«Entra pure. Tua madre sta apparecchiando. Potremmo ordinare la pizza, se vi va...» propose, David, fin troppo entusiasta, strappando un altro sorriso a sua figlia.
«D'accordo»
«Killian si unisce a noi?» 
David vide Emma sbiancare, come se avesse visto uno spettro.
«A questo proposito...» esordì lei, in cerca della scusa più plausibile.
«Avete litigato?» chiese il padre, stringendo gli occhi con fare minaccioso, come a sottindere che gli avrebbe tagliato l'altra mano, se avesse fatto soffrire sua figlia.
«Papà...» abbassò gli occhi e trascorse qualche istante prima che proseguisse a parlare. David, nel frattempo, si torturava le mani, in attesa di una brutta notizia.
«Non ho litigato con Killian. Adesso ti spiego tutto quanto».
Emma si decise a parlare solo dopo che il ragazzo delle pizze se ne fu andato. Non aveva molta fame, in realtà, ma si sforzò di mandare giù almeno qualche boccone per non far preoccupare troppo i suoi genitori.
«Sono incinta» disse d'un tratto, rischiando di far soffocare il pover David, che dovette tossire ripetute volte per riprendersi.
«Tu cosa?!» strillò, scioccato. Mary Margaret gli diede una gomitata sulle costole «David, non è il momento di fare il padre protettivo».
Il volto di David nel giro di pochi istanti divenne rosso fuoco «E'... E' solo che noi abbiamo aspettato il matrimonio, e pensavo che anche Emma volesse...»
Mary Margaret alzò gli occhi al cielo «Nostra figlia è un'adulta, David! Sembra che te ne dimentichi, tante volte. E poi, ti ricordo che ha già avuto Henry».
Lui cercò di ricomporsi in fretta «E' vero... Beh, ehm, come stai?»
«L'importante non è come sto io, ma come sta Henry» mormorò Emma, mentre giocherellava con una crosta di pizza: nemmeno i piccoli battibecchi dei suoi genitori riuscirono a tirarle su il morale, in quel momento «Mi ha seguita e l'ha scoperto nel modo sbagliato. Mi ha detto che voglio tagliarlo fuori».
Una fitta di dolore si fece strada nel petto di Emma, e lottò per trattenere le lacrime.
«Tutto si sistemerà, tesoro. Sta attraversando un'età difficile, ha da poco perso suo padre...» fece Mary Margaret, risoluta «Ha solo bisogno di tempo».
"Non mi perdonerà mai. L'ho deluso ancora".
«Vi dispiace se mi sdraio un attimo? Mi sento un po' stanca» domandò, Emma, sentendosi improvvisamente ancora più debole ed angosciata. Più cercava di sistemare le cose, e più queste sembravano diventare ancora più complicate. Aveva cercato conforto nelle due persone che più l'amavano, ma non era riuscita venire a capo di niente. Nonostante volesse loro così tanto bene, si rese conto che i suoi genitori erano troppo diversi da lei per comprendere come si sentisse in quel momento.
Non avere il bambino sembrava l'unica soluzione, eppure, per qualche motivo, non riusciva ad accettare che la cosa giusta potesse provocarle così tanto dolore.
Aveva già commesso questo errore quando aveva lasciato andare Henry, sperando che fosse la cosa migliore per lui. Aveva pianto fino a perdere le lacrime quel giorno, vedendo il suo bambino andare via. Adesso era nella stessa situazione.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo preoccupato, quando si alzò e si trascinò al piano di sopra. 
***
«Mamma?» udì la voce bassa ma ancora immatura di Henry: stava forse sognando?
«Mamma, svegliati!» uno scossone la fece sobbalzare, e si ritovò seduta sul letto, con il cuore che le martellava nel petto.
Henry era seduto accanto a lei, ed i suoi occhioni castani erano calmi e risoluti.
«Henry. Ma che ore sono?»
Era meglio di un sogno svegliarsi e trovarsi accanto a lui. Solo, si domandò perché fosse lì: era successo qualcosa?
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo e scosse la testa «Sono solo le dieci di sera, mamma. Mi sono fatto accompagnare qui da Regina».
Lei sorrise e gli accarezzò la guancia liscia «Mi fa piacere che tu sai qui»
Henry sorrise a sua volta, ed Emma capì che l'aveva perdonata o, perlomeno, che non avrebbe mai smesso di volerle bene, nonostante tutto.
«Sono qui per chiederti scusa. Mi sono comportato da egoista» disse, risoluto, la bocca stretta in una linea dura.
Emma scosse la testa «Non sei tu a doverti scusare»
«Sì, invece» insistette il ragazzino «Ne ho parlato a lungo con Regina, e siamo d'accordo sul fatto che sono stato troppo frettoloso a giungere alle conclusioni. Io mi fido di te, avrei dovuto lasciarti spiegare... Gli eroi non si comportano come mi sono comportato io oggi»
Vedendo l'espressione avvilita del figlio, Emma decise di scrollarsi di dosso tutta questa angoscia e di provare a tornare la Emma di sempre «Sai una cosa, ragazzino? Io avrei fatto la stessa cosa. Anzi, ho fatto la stessa cosa con i tuoi nonni. Ma ti sembra che ci vogliamo meno bene di prima?»
Henry sorrise «no».
«Appunto» fece Emma, con espressione soddisfatta.
Pareva però che il figlio non avesse finito di esporre le sue ragioni «Avrei solo voluto che me l'avessi detto. Insomma, sai che non mi piace quando mi nascondi le cose: è capitato troppo spesso che le persone a cui voglio bene mi nascondessero qualcosa.»
La mente di Emma la riportò involontariamente a New York City, nell'appartamento di Neal, quando Henry aveva scoperto che quello che le aveva raccontato su suo padre era solo una bugia. 
«Lo so. Hai ragione. Avevo solo bisogno di tempo per - sai - accettare i cambiamenti e prepararmi ad affrontare questa nuova situazione. Scusami se ti ho fatto soffrire, Henry, è l'ultima cosa che voglio».
«Non accetto le tue scuse!» ridacchiò il ragazzino, scuotendo la testa «Mi rubi le battute: sono io quello che è venuto fin qui per chiedere scusa».
La madre tese le braccia e lui si buttò a capofitto in un dolce abbraccio, in uno di quelli che valgono più di mille sguardi e di mille parole.
«Quindi avrò un fratello o una sorella?»
«Sì» sorrise Emma, accarezzando i capelli castani del figlio. 
«Fantastico. Ci dovrò fare l'abitudine, ma è comunque fantastico».
«Va' da Regina, adesso» disse, dopo avergli posato un bacio sulla fronte «Ti starà aspettando».
E, per un solo momento, la Salvatrice sentì di essere in pace con il mondo.


 
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Ciao, ragazzi! Come state? Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto! 
Finalmente, le cose sembrano prendere una piega leggermente migliore, anche se Emma fa ancora fatica ad accettare l'idea che la sua vita stia cambiando irrimediabilmente. Sappiamo tutti che ha sempre avuto paura di amare perché ciò la rende vulnerabile, ed anche che fatica a parlare dei suoi sentimenti perché teme che parlarne possa, in qualche modo, cambiare le cose.
Spero che vi sia piaciuto questo piccolo confronto padre-figlia, perché credo che Emma tragga sempre una gran positività dal modo di pensare di David (più che con Mary Margaret).
Ma, adesso, se Emma decidesse di tenere il bambino, riuscirebbe a continuare ad essere la Salvatrice e lo sceriffo? 
"itsyouemma" mi ha dato un bello spunto, ovvero di raccontare come Emma ha scoperto di essere incinta: il prossimo capitolo si soffermerà anche su questo, ma non voglio anticiparvi troppo, se non che ci sposteremo un po' più in là con il tempo!
Fatemi sapere cosa pensate del nuovo capitolo, se vi va.

PS: avete visto la 5x01? Vi è piaciuta? **
Claudia

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Capitolo Quarto

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Precedentemente, a Camelot...


Il Signore Oscuro non aveva la necessità di riposare: questo era qualcosa che Emma faticava ancora ad accettare. Killian era sdraiato accanto a lei, addormentato, e coperto solo da un lenzuolo di seta color porpora. Lo aveva osservato per ore, beandosi della sua bellezza e dell'incredibile innocenza che trasudava mentre dormiva. Forse, lo avrebbe fatto anche se non fosse stata il Signore Oscuro, anche se avesse avuto la possibilità di dormire.
Ancora non riusciva a capacitarsi di avere qualcuno al suo fianco, qualcuno che l'amasse in quel modo. 
La notte prima, avevano fatto l'amore per la prima volta, e le sembrava ancora di sentire un caldo formicolio in ogni punto in cui lui l'aveva toccata, baciata, accarezzata: nemmeno la sua prima volta era stata tanto intensa e carica d'emozione.
Era proprio bizzarro, pensò, che avessero aspettato che lei diventasse il Signore Oscuro per fare sesso, ma sapeva bene anche nulla era capitato per caso. La disperazione ed il bisogno d'amore che provava in quel momento l'avevano spinta a cercare un contatto ancora più intimo con lui: aveva avuto bisogno del suo amore più che mai. 
Quella notte, infatti, lui era riuscito a farle scordare tutto - perfino dove si trovasse - ed a farla sentire semplicemente Emma: nessuna Salvatrice, nessun Signore Oscuro.
Ma ora, ora Emma era tornata a domandarsi come avrebbe fatto a liberarsi dell'oscurità che le si era annidata dentro.
Abbassò nuovamente lo sguardo su Killian: le sembrava così debole, così terribilmente indifeso. Si era raggomolato su se stesso, ed Emma sapeva che aveva freddo perché era completamente nudo e la temperatura si era abbassata parecchio, col passare delle ore.
Senza pensarci e - soprattutto - senza potersi controllare, sollevò la mano destra e, grazie alla magia oscura, degli abiti comparvero sul corpo di lui. Era sbalordita e spaventata allo stesso tempo.
«Ma che...?» mormorò, osservandosi le mani, prima di assicurarsi di non aver svegliato Hook.
«Non è fantastico?» l'iconica risata di Rumpelstiltskin risuonò nella testa di Emma «Ora puoi proteggerlo. Puoi proteggere tutte le persone che ami»
Poteva vederlo con la coda dell'occhio, ma lo ignorò fino a farlo scomparire. Ma l'idea che le aveva messo in testa non scomparve altrettanto facilmente.


***



                                                     Image and video hosting by TinyPic


Storybrooke, quattro mesi e mezzo dopo.


«Quanto manca?» domandò Killian, impaziente, senza smettere di camminare avanti e indietro nel loro nuovo soggiorno. Alla fine, Emma aveva venduto l'appartamento che aveva comprato dopo essersi liberata dei poteri del Signore Oscuro. Attualmente, viveva con Killian in una villetta famgliare con giardino, dove Henry aveva la sua stanza per studiare e giocare ai videogames, e dove c'era abbastanza spazio da accogliere tutto ciò di cui un neonato aveva bisogno.
In realtà, Henry preferiva ancora dormire da Regina, ma Emma era sicura che piano piano si sarebbe abituato anche a quella nuova sistemazione.
«L'appuntamento è alle quattro, Killian!» Emma alzò gli occhi al cielo: era la terza volta nell'ultima mezz'ora che glielo domandava, .
Lui sorrise e si lasciò cadere accanto a lei, sul divano di pelle bianca «Non vedo l'ora».
La donna sorrise ed afferrò la mano buona di lui, portandosela sul pancione di diciotto settimane «L'avevo intuito. Io spero solo che vada tutto bene».
Killian scosse la testa, rassegnato «E' possibile che tu sia sempre così pessimista in tutto?»
Emma si strinse nelle spalle ed accennò un sorriso colpevole «Non sono pessimista. Sono solo scaramantica».
«E paranoica» aggiunse lui, chinandosi per posarle un bacio sulle labbra.
Quel pomeriggio avrebbero finalmente scoperto il sesso del bambino. Hook aveva sperato sin dall'inizio che fosse un maschietto, mentre per Emma non faceva poi molta differenza: quello che le importava era che stesse bene, e che finalmente tutti avrebbero smesso di fare pronostici. Anche Henry, in realtà, avrebbe preferito un fratello ad una sorella ma, più di tutto, desiderava aiutare sua madre a scegliere un nome che si adattasse perfettamente a lui o lei.
La verità però era che, ogni volta che si sottoponeva ad una visita, era terrorizzata all'idea che ci fosse qualcosa che non andasse: trascorreva qualche secondo, prima che il battito del bambino risuonasse nella stanza e, durante quegli istanti, era il cuore di Emma a fermarsi.
Stava cercando di godersi ogni momento della gravidanza, ma era difficile con la paura costante che qualcosa potesse accadere al suo piccolo. Grazie a Dio, Killian, con il suo umorismo da pirata, le teneva alto il morale.
 «Le cose hanno preso una piega inaspettata, no?» disse Emma, tra sé e sé, tenendo entrambe le mani in grembo. Killian non rispose perché sapeva che non stava parlando con lui.
Dopo qualche istante di silenzio, lei cercò gli occhi di Killian «Credi che David e Mary Margaret riusciranno ad occuparsi da soli della città?»
Lui fece spallucce «Immagino di sì. In ogni caso, faresti meglio a dimenticarti del lavoro di sceriffo per un po': non è il ruolo adatto ad una donna incinta.»
Emma strinse gli occhi, lanciando un'occhiataccia a Killian «L'unico lato positivo dell'essere stata dimessa dal ruolo di sceriffo è che avrò tutto il tempo per prepare la camera ed i vestiti del bambino».
Non le piaceva molto l'idea di doversi fermare: essere la Salvatrice le era mancato, e non apprezzava affatto di bloccarsi dopo solo qualche mese. Ma, del resto, la sua famiglia aveva insistito, ed aveva ragione. Le sue priorità erano diverse adesso e, inoltre, Regina le aveva assicurato che avrebbe pensato lei a tener sotto controllo la situazione.
«A questo proposito...» esordì Killian, risvegliando Emma dai suoi pensieri, prima di alzarsi per andare a recuperare qualcosa nell'altra stanza «Mi sono permesso di dare il via agli acquisti per il nascituro».
Quando tornò in soggiorno, allungò la mano e porse ad Emma un pacchettino verde acqua. Lei non riuscì a trattenere un sorriso, ed inarcò un sopracciglio con aria curiosa.
«E' solo una sciocchezza» biascicò Killian, grattandosi la nuca, leggermente imbarazzato: si era sentito parecchio a disagio ad entrare in un negozio che vende cose per bambini. Non avrebbe mai immaginato di vivere una situazione simile.
Emma rimase senza parole quando si ritrovò di fronte ad una minuscola tutina giallo paglierino con al centro una stampa a forma di cigno.
«Questa è perfetta» mormorò, cercando di nascondere la commozione, prima di alzarsi in piedi per stringere Hook in un abbraccio. Lui semplicemente adorava sentire quel grazioso rigonfiamento contro di lui. Cosa poteva chiedere di più? Aveva la sua Swan ed il suo bambino a portata d'abbraccio, e poteva godersi la splendida consapevolezza di essere amato. Sapeva che quello era il primo indumento che era stato comprato appositamente per il loro bambino, e sapeva che avrebbe risollevato il morale di Emma prima della visita. Aveva un significato simbolico per lei: quella tutina microscopica rendeva tutto ancora più reale.
Killian, ancora stretto ad Emma, voltò il capo per verificare l'ora «E' il momento».
Lei sospirò e si allontanò di un passo «Sono pronta».



 
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 Ciao, cari shipmates! Spero che il piccolo flashback iniziale vi sia piaciuto: ho voluto finalmente svelare la collocazione temporale della storia. So di avervi detto che avreste scoperto come Emma ha capito di essere incinta, ma prima ho voluto farvi scoprire quando è rimasta incinta.
Adesso non ci resta che scoprire il sesso e lo stato di salute del piccolo cignetto. Andrà tutto liscio durante la visita?
Inoltre, Emma si ritroverà faccia a faccia con un'altra paziente: una paziente molto particolare, che sta tramando qualcosa di veramente... Perfido.
Se vi va, recensite e fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto! Un bacio
Claudia

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Capitolo Quinto

 
                                                       Image and video hosting by TinyPic


Quando Emma e Killian giunsero alla clinica - come si aspettavano -, trovarono l'intera famiglia ad attenderli. Emma alzò gli occhi al cielo, divertita e rassegnata al contempo.
«E quelli cosa dovrebbero essere?» domandò, indicando due palloncini - uno rosa ed uno azzurro - che svolazzavano sopra al passeggino di suo fratello.
David li sfiorò, attirando l'attenzione del piccolo Neal «Oh, questi? E' stata un'idea di tua madre».
Mary Margaret, indispettita, si poggiò le mani sui fianchi «Avevi detto che era una buona idea!».
La figlia scosse la testa, divertita, incrociando finalmente lo sguardo di Henry, che era impegnatissimo con il nuovo cellulare che aveva ricevuto per il compleanno «Sei pronto, ragazzino?»
Lui annuì, sorridendo «E tu?»
«Sì, certo» rispose per non allertare Henry, anche se sapeva di essere tutt'altro che tranquilla. Spostò il peso da una gamba all'altra: cominciava a sentirsi affaticata.
«E' meglio entrare, ora» aggiunse Killian, avvolgendo la vita di Emma con il braccio «Non vorrei che ti stancassi troppo ed il bambino decidesse di girarsi di spalle per fartela pagare».
Lei ridacchiò e gli posò un leggero bacio all'angolo della mascella, prima di varcare insieme la soglia della clinica. Dietro di loro, la sua famiglia li seguiva, emanando un fitto chiacchierio entusiasta.
Quando fu il turno di Emma, il Dottor Whale spalancò la porta dello studio e la invitò ad entrare «Prego, Miss Swan».
Con il cuore che le martellava nel petto, lei si alzò in piedi e cercò immediatamente la mano di Killian. Lui le sorrise, ma Emma era pressoché paralizzata dall'ansia: faticava a respirare e sentiva che non sarebbe riuscita a dire una parola finché non si sarebbe accertata che il bambino stesse bene.
Quando il resto della famiglia fece per raggiungerli, Emma lanciò un'occhiata a KIllian, e lui capì.
«Vi dispiace rimanere qui?» formulò quella frase sottoforma di domanda, ma non era una domanda. Emma preferiva non avere un pubblico, mentre se ne stava sdraiata a gambe all'aria senza pantaloni. Come darle torto?
David annuì, mentre Mary Margaret mormorò semplicemente un "andrà tutto bene", con gli occhi fissi in quelli della figlia. Henry si limitò ad un sorriso incoraggiante, ma per Emma quel sorriso valse più di mille parole.
Sobbalzò quando Whale si richiuse la porta alle spalle. Mentre Killian la aiutava a svestirsi ed a salire sul lettino, mille pensieri fastidiosi le bombardavano la testa.
 "E se il bambino non stesse bene?"
"E se scoprissi che la mia è una gravidanza a rischio?" 
"E se quel dolce battito non risuonasse mai nella stanza?"

Hook, che aveva notato quanto fosse sbiancata, le accarezzò i capelli «Andrà tutto bene, Swan».
«Allora, come sta procedendo la gravidanza, sceriffo?» domandò Whale, per mettere Emma a suo agio e per distrarla dal fatto che, da un momento all'altro, si sarebbe ritrovata del gel ghiacciato sull'addome.
«Sta andando bene» tagliò corto lei, cercando la mano di Killian.
«Hai avuto ancora nausee?» insistette il medico, prima di spalmare delicatamente il gel sulla pancia di Emma.
«No, sono passate» rispose lei, godendosi quel piccolo e ghiacciato massaggio «Adesso va meglio».
«Vi è capitato di sentirlo muoversi?» ora Whale si rivolse anche ad Hook, che annuì con un sorriso orgoglioso in volto.
«La prima volta è stata due settimane fa» incrociò lo sguardo di Emma ed entrambi dovettero trattenere una risata perché, quella volta, lei pensava semplicemente che le cantassero le budella. Questa gravidanza era così pronfondamente diversa dalla prima: se quando aspettava Henry faceva di tutto per ignorare quello che accadeva dentro di lei, ora seguiva con attenzione ogni cambiamento nel suo corpo.
Il medico le posò la sonda dell'ecografo sull'addome e, prima che Emma realizzò ciò che stava accandendo, il suono del battito del bambino risuonò nella stanza. Whale e Killian l'avevano distratta di proposito.
Tirò un sospiro di sollievo e incrociò le dita con quelle di Hook, mentre osservava la loro creaturina attraverso lo schermo dell'ecografo.
In realtà, riusciva a scorgere solo la testolina ed il corpo in modo del tutto generico, ma sembrava proprio che si stesse godendo la sua siesta.
Il medico, muoveva delicatamente la sonda sulla pancia di Emma, mentre studiava attentamente ciò che appariva sullo schermo, emanando di tanto in tanto qualche "ah" e "oh".
«E' tutto regolare» affermò, alla fine, sorridendo compiaciuto del suo ottimo lavoro.
Killian, che non aveva mai lasciato la mano di Emma, parve confuso «Beh, quindi?».
«Volete saperlo?»
«Sì» intervenne Emma, quando si accorse che tra Hook e Whale si stava creando un certo nervosismo.
«Va bene» il medico riprese a muovere la sonda sull'addome della Salvatrice e, quando trovò il punto giusto, si fermò.
«Lo vedete?» allungò il braccio libero per indicare qualcosa sullo schermo.
Emma e Hook si scambiarono un'occhiata confusa «Veramente no»
Whale sorrise «Certo che non lo vedete, non siete dei medici. Ed è esattamente il motivo per cui io sono qui»
«Stai cercando di tenere alta la suspance, o cosa? Sbrigati» ringhiò Emma, spazientedosi.
«E' una femmina» affermò infine Whale, prima di levarsi i guanti in lattice «Vi lascio soli un attimo».
Un silenzio incredulo calò improvvisamente nella stanza. Una bambina. Adesso che sapeva il sesso, Emma riusciva ad immaginarla ancora più nitidamente: stava accadendo sul serio. Non vedeva semplicemente l'ora di tenerla tra le braccia.
Indietreggiò leggermente e si mise a sedere sul lettino, per cercare gli occhi di Killian. Anche lui pareva estasiato. Anzi, era quasi sicura che avesse gli occhi lucidi per la commozione.
«E' una bambina» disse lui, finalmente, senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Sei contento?» domandò Emma, immaginandosi una piccola versione femminile di Killian che saltella per casa.
Lui annuì e si chinò per baciarla. Emma gli avvolse le braccia attorno al collo e, si rese conto, quel bacio fu più lungo ed appassionato di quanto non avrebbe dovuto.
Quando si staccarono, erano entrambi senza fiato «Ti amo, Emma»
Lei sorrise e posò la fronte sulla sua «Lo so. Anche io».
La porta si spalancò d'impeto, facendoli sobbalzare. Si aspettavano Whale, o Mary Margaret, e rabbrividirono quando la sagoma di Zelena apparve sulla soglia.
Non era cambiata - se non per il pancione che, come quello di Emma, continuava a crescere -, ed aveva sempre quel ghigno malvagio stampato in volto.
«La Salvatrice senza pantaloni. Che spettacolo interessante» ridacchiò, avvicinandosi di qualche passo. Killian, d'istinto, andò a sistemarsi tra lei ed Emma.
«Cosa vuoi?» ringhiò lui, mentre Emma si posava una mano sull'addome, con fare protettivo.
«Cosa voglio? Io voglio molte molte cose, miei cari. E, per ottenerle, mi serve qualcosa che voi possedete. Qualcosa - o meglio, qualcuno - che sta crescendo dentro la Salvatrice...»
«Non avrai mai mia figlia!» sbraitò Emma, sentendo la testa girare. Non stava accadendo veramente.
«Ah, quindi è femmina. Che peccato, sarebbe stato così adorabile poter veder crescere quella piccola scimmietta» proseguì Zelena, ridacchiando.
«Io avrò quel bambino» sbraitò, pungolando il petto di Killian «E, quando sarò tornata ad Oz, potrete figliare quanto vorrete.»
«Portatela fuori!» Whale ricomparse insieme a due infermiere che portarono via Zelena.
Emma si sentiva come se le avessero appena strappato il cuore dal petto. La serenità era preclusa alla sua famiglia, alla Salvatrice.
Zelena indossava ancora il bracciale che bloccava i suoi poteri, ma la sola idea che potesse portarle via la bambina la terrorizzava come non mai.
Guardò Killian: era pallido, la mascella contratta e la preoccupazione negli occhi.
«Stai tranquillo» gli afferrò la mano e ci posò sopra un rapido bacio «E' senza poteri»
«Non sarà quel bracciale a fermarla» mormorò Hook, con lo sguardo fisso nel nulla «L'ho già vista liberarsene una volta».

 
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Ciao, ragazzi! Che dire, ve l'aspettavate?
Ho inserito Whale nel capitolo prima ancora di scoprire che lo rivedremo nella s5: è un personaggio che mi ha sempre intrigato e che trovo abbia mille sfaccettature.
Ad ogni modo, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se ultimamente sto incontrando molto molto poco riscontro da parte vostra. Ho notato che siete meno attivi rispetto ai primi capitoli. La cosa mi scoraggia un po' perché, non conoscendo le vostre opinioni, mi sento meno motivata a portare avanti la storia.
Comunque, vi ringrazio per aver letto. Un bacio 
Claudia
 

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