Hook

di CristianaDL
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hook ***
Capitolo 2: *** O.1 ***
Capitolo 3: *** O.2 ***
Capitolo 4: *** O.3 ***
Capitolo 5: *** O.4 ***



Capitolo 1
*** Hook ***


Capitan Hook era solito frequentare quella taverna, la taverna in cui lavorava Joceline Prior. Non solo come cameriera. Una notte, dopo l'ennesima vittoria del Capitano, rimase più del solito nella taverna, era ormai vuota se non fosse stato per lui e Joceline. 

«Vi vedo sempre qui seduto a fissare il vuoto mentre la vostra ciurma festeggia gli assalti terminati per il meglio» si permise di dire la ragazza quella sera mentre serviva l'ennesimo boccale al Capitano. 

«Vi ho forse chiesto di rivolgermi la parola?» il suo sguardo era spento, i suoi occhi gelidi che ricordavano il ghiaccio semi chiusi, una delle folte sopracciglia nere guizzò verso l'alto mentre i due iceberg le si piantarono sul viso. 

Joceline si mise a sedere davanti il Capitano. 

«Dicono talmente tante cose di voi, Capitano» disse quasi in un sussurro. 

«Nessuno conosce la mia storia, tesoro» Hook bevve un lungo sorso e si ripulì i baffi con la manica della giacca, posò il boccale sul tavolo con un tonfo. 

«Raccontatemi di voi, Hook» Joceline sistemò la propria gonna mettendosi comoda. Voleva sentire la sua storia. 

«Limitatevi a servirmi da bere: tra qualche libagione sarò in grado di rispondervi.» 

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Capitolo 2
*** O.1 ***


Fu come essere in mezzo ad una tempesta. Era tutto così confuso, tutto così sfocato. Ma era la sensazione migliore del mondo, come essere trascinato dalle onde.

Per Capitan Hook niente era meglio di morire in mare. Fu quello che sentì, si sentì scivolare verso gli abissi e fu felice. Morire in mare, la miglior morte per un pirata, e Hook era il Pirata per eccellenza.

Aprì gli occhi di colpo quando sentì urlare il suo soprannome, non era morto. Per un breve istante lo aveva desiderato. Sentì la fronte umida e portò la mano su essa.

«Che diamine...?»
«Avete bevuto eccessivamente, Hook» disse una voce.
«Voi...» Joceline era davanti il Capitano, tamponava la sua fronte con della stoffa umida. «Lasciatemi» le spostò la mano con uno strattone e la ragazza si alzò dal suo corpo disteso sulle travi del pavimento.

«Volevo solo aiutarvi, dannazione! Perché non accettate, in nessun caso, aiuto?»

«Sono un Pirata, non ho bisogno del vostro aiuto, donna! So cavarmela da solo, come ho sempre fatto!» Il Capitano si alzò lentamente e posando una moneta d'oro sul tavolo si diresse verso la porta.

«In qualunque caso, non mi vedrete più, tesoro. Non dovrete più preoccuparvi per me» Hook accennò una smorfia disgustata e uscì dalla taverna.

Era sorpreso, nessuno si era mai preoccupato per lui come Joceline aveva fatto. Era un Pirata, nessun legame se non con la sua nave.

Hook era conosciuto, oltre che per il suo uncino, per i suoi occhi gelidi. Si diceva che nessuno fosse sopravvissuto dopo averli guardati.

Si dicevano tante cose sul suo conto. Le più bizzarre sul suo arrivo al mondo, erano così tante le teorie e un'unica verità.

Dicevano fosse stato plasmato dalla lava del Vulcano della Foresta Incantata, e che successivamente quel vulcano sia scomparso nel nulla, come se portasse Capitan Uncino nel mondo direttamente dall'Inferno. Dicevano anche che fosse nato dalle urla dei Bimbi Sperduti, sull'isola che non c'è e che la mano che ha perso fosse un dono di Ade, il dio degli Inferi. Oppure che era stato creato dall'urto del Mare Gelido contro gli Scogli Oscuri, come i suoi occhi gelidi. Nessuno aveva mai osato guardarlo negli occhi come nessuno aveva osato navigare nelle acque del Mare Gelido. Voci minori dicevano che era nato dal mare, dal Centro di esso, portato al mondo direttamente dagli Inferi, con una sola mano.

Era considerato una creatura Mistica con le sembianze d'uomo. Solo due uomini sapevano la verità: Capitan Hook stesso e suo padre, Spugna.

Nessuno sapeva della familiarità tra i due, e nessuno doveva saperlo.

Joceline pulì il pavimento della taverna dopo che il Capitano fu uscito.

«Io non credo a quelle maledette dicerie» sussurrò e anche se nessuno l'avrebbe sentita sperò che Hook lo capisse.

Era sempre stata attratta dall'oscurità, sin da bambina. Si inoltrava nei vicoli bui trovando poi spiacevoli sorprese; questo l'affascinava, non sapere mai cosa aspettarsi. Era tutto un dubbio nella sua vita, e seguiva l'oscurità. Capitan Hook era l'Oscurità scesa in terra, e lei voleva venire a capo di quel mistero.

Sua madre, da bambina, le ripeteva sempre di rimanere alla luce. Desiderava fosse in casa prima del tramonto, le diceva sempre: "Non inoltrarti nell'oscurità Joceline, lì Sole non potrà proteggerti"

Aveva sempre odiato quella teoria della madre, non esisteva nessun Sole che avrebbe potuto proteggerla. Esisteva solo lei, il suo istinto, la sua forza.

Si inoltrava nell'oscurità durante la notte, saltava da un tetto all'altro delle case del fitto paese, sperando che nessuno la sentisse. Solo una volta l'aveva beccata la madre, mentre stava per rientrare in casa. Quella fu la notte in cui persero suo padre e suo fratello, per sempre.

Joceline era sul tetto più alto, osservando l'Orizzonte rosso, l'alba stava arrivando e alla giovane ragazza sembrava ancora troppo presto, le stelle erano ancora chiare sopra la sua testa così come la luna. Si nascose dietro la canna del camino quando sentì dei carri avvicinarsi. Scesero degli uomini, completamente vestiti di nero e fecero un appello.

«Tutti gli uomini compresi tra i sedici ed i cinquant'anni di vita si uniranno all'esercito stanotte, la Guerra dei Draghi sarà portata a termine domattina.» lesse ad alta voce una delle guardie dopo aver srotolato un pezzo di carta giallastro.

La ragazza corse più velocemente che poté verso casa trovando due guardie che attendevano suo padre e suo fratello. Le guardie erano completamente coperte, non un lembo di pelle si intravedeva, le teste incappucciate e una spada pendente ai loro fianchi, sull'elsa di ognuna di esse lo stemma reale: una sfera fluttuante tra due mani. L'aveva scelto la Regina e molti pensavano fosse riferito alle sue doti magiche mai svelate al popolo. Quante dicerie circolavano di paese in paese, molte create dai mercanti stessi per guadagnare notorietà sperando di vendere qualcosa in più rispetto al solito.

«No!» urlò «Papà! Jacob!» si gettò su di loro abbracciandoli.

«Joceline, dobbiamo andare, è nostro dovere combattere per la Regina e per i nostri popoli» disse suo padre.

«Siete pazzo? Vi farete uccidere, dannazione!» urlò ancora Joceline, era terrorizzata all'idea di perdere la sua famiglia. Sua madre era stata trattenuta dentro da una guardia e un'altra portava suo fratello e suo padre al carro già pieno di uomini.

«Jocie, ti prometto che tornerò da te! Te lo prometto, fosse l'ultima cosa che faccio, Joceline! Io ti troverò!» il fratello si dimenava trattenuto dalla guardia e Joceline gli corse incontro abbracciandolo.

«Ti aspetterò Jack, te lo giuro. Non passerà giorno in cui il mio pensiero non giunga a te, ti aspetterò fino al letto di morte, fratello mio» a quel punto entrambi erano scoppiati in lacrime e quando Joceline si staccò dal fratello la guardia lo strattonò.

«Siete un uomo, dannazione! Non potete permettervi di piangere. E tu, tesoro. Dovresti tornare in casa» la guardia strattonò il fratello che poco dopo salì sul carro.

«Ti troverò Jocie!» urlò per un'ultima volta dal carro per poi sparire all'orizzonte.

«E io ti aspetterò Jacob» le lacrime rigarono il suo viso e tornò in casa, dalla madre. Non avevano la forza di discutere per la sua fuga notturna, si distesero nelle rispettive brandine e caddero in un sonno profondo.

Anni dopo Joceline aspettava ancora il fratello, ma né lui né suo padre fecero ritorno a casa, solo una lettera arrivò dall'Orizzonte.

"Ci dispiace per la perdita del Vostro familiare, ci uniamo a Voi nel lutto" recitava. Nessun nome, nessun elogio, niente.

La guerra durò per anni dopo quella notte e l'esercito fu sterminato il giorno dopo stesso. La Regina si ridusse ad arruolare i bambini. Tutti quei bambini tornarono alle loro dimore, si diceva che i Draghi si fossero ritirati dopo aver visto dei bambini in campo.

Per i mesi successivi, in tutto il regno si diceva: "I Draghi hanno più umanità di Vostra Maestà"

Chi cantava la stessa frase, chi imbrattava i muri con quelle parole, chi ne scriveva. Fu una vera e propria rivolta e la Regina lasciò il trono. Fu anarchia per poche settimane prima che il nuovo Re si sedesse sul trono.

Re Ludwig il Benevolo. Il miglior re che la Foresta Incantata avesse mai potuto desiderare.

Era il regno perfetto in cui vivere, finché pochi mesi dopo, un'altra minaccia incombé sul Regno: i pirati.

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Capitolo 3
*** O.2 ***


Hook tornò sulla Jolly Roger con un fastidioso ronzio in testa. Spugna lo attendeva già da qualche ora, ma sapeva che il capitano non voleva essere disturbato durante le sue bevute.

«La ciurma vi aspettava già da tempo, Capitano» disse l'uomo quasi in un sussurro, si levò il cappello rosso timoroso della risposta e lo stropicciò tra le mani ossute.

«Da quando in qua la mia ciurma si lamenta del suo capitano? Il miglior capitano dei Sette Mari. Levatevi dai piedi, vecchio»

Hook prese il cappello del mozzo con il suo uncino e lo gettò per terra.

«Se quando lo avrete raccolto sarà impolverato dovrete tirare a lucido la Jolly Roger fino a domattina, salperemo all'alba e per allora la mia nave dovrà essere splendente. Forza, raccoglietelo» indicò il berretto e Spugna, tremando, si chinò a raccoglierlo.

«Raccoglietelo!» urlò il capitano dandogli uno spintone e facendolo cadere per terra. La ciurma derise Spugna che, trattenendo le lacrime si alzò mettendo il berretto sul proprio capo, era leggermente impolverato e di conseguenza quella notte non avrebbe dormito.

«Controllerò l'intera Jolly Roger domani mattina, prima di salpare. Se sarà presente anche un solo granello di polvere ti spetterà la passerella in mare aperto» Hook si guardò intorno «anche voi, ciurma di cani e porci, voglio specchiarmi domani su questo ponte. Di grazia, al lavoro» urlò prima di ricevere un "Sissignore" dall'intera ciurma.

Uscì la fiaschetta colma di Rhum dalla giacca e ne bevve un sorso prima di ritirarsi nelle sue stanze.
Si mise a sedere sul bordo del letto a baldacchino ancorato al centro della stanza, con la sua unica mano - la destra - si grattò la barba e il suo pensiero volò verso quella ragazza, Joceline.

Era innocente ai suoi occhi, eppure quando gli aveva chiesto di raccontarle la sua storia fu quasi convincente. Lo aveva guardato negli occhi e questo lo fece andare in bestia, nessuno era mai sopravvissuto.

Lei si.

Si era sentito spoglio quando Joceline lo aveva guardato. Spoglio di qualunque cattiveria e dolore. Spoglio delle urla di guerra e del senso di colpa. L'odore del sangue era scomparso per qualche istante. Quello sguardo l'aveva spogliato dei panni di Capitan Hook, perfido capitano di una nave pirata, ridandogli quelli di Killian Jones, semplice ragazzo di campagna.

Si era preoccupata per lui, e nessuno lo faceva da anni. Ed era colpa sua, allontanò anche lei come aveva sempre fatto. Lui allontanava le persone che si interessavano a lui, usciva dalle loro vite con un vortice di oscurità per poi sparire nel nulla.

Joceline era innocente, non poteva trascinarla con lui nell'oscurità. E non poteva rivederla. Non poteva perché non avrebbe resistito, si sarebbe avvicinato troppo e l'avrebbe ustionata. E aveva come la strana sensazione di averla già bruciata una volta.

Hook non aveva mai fatto avvicinare nemmeno suo padre, Spugna. Lo incolpava per quello che era successo e, dal suo punto di vista, doveva pagare. Lo aveva ridotto alla schiavitù, proprio come aveva fatto con lui da ragazzo. Lo odiava profondamente e non gli ha dato mai l'opportunità di redimersi.

Si alzò lasciando per poco tempo la fiaschetta sul letto e sfilò la propria giacca, riponendola al suo posto. Tornò sul suo letto prendendo la fiaschetta, un altro sorso per poi distendersi.
Con l'uncino percorreva le cuciture del corpetto contandole per i primi minuti, nascose la fiaschetta all'interno del corpetto per poi cadere tra le braccia di Morfeo.

Il suo viso non era più coperto dalla folta barba bianca, dei serpenti erano al suo posto e i suoi occhi non erano più azzurri ma completamente neri. Suo padre, Spugna, era un mostro e capitano della Jolly Roger. «Sulla passerella» urlò e quando imbavagliarono Jack, il più giovane della ciurma, capì che era lui, non suo padre. Sarebbe diventato così da vecchio. Doveva fermarsi, non poteva diventare un mostro. «Lo siete già!» urlò Jack prima di cadere in mare.

Il tonfo nell'acqua lo fece svegliare di soprassalto alle primi luci dell'alba, indossò velocemente la giacca e tornò sul ponte. La ciurma aveva appena finito di lustrare il ponte e Jack con loro. Hook emise un sospiro di sollievo senza rendersene conto.
La Jolly Roger splendeva sotto i suoi piedi, Spugna si avvicinò a lui.

«Capitano, abbiamo fatto ciò che ci avete chiesto» il vecchio trattenne uno sbadiglio, la ciurma era sfinita per la notte passata a lucidare la nave da cima a fondo.

«Vedo. Riposate qualche ora, partiremo al tramonto» disse quasi in un sussurro.

«M-ma Capitano» balbetto Spugna «avevate detto all'alba» posò lo sguardo sulle proprie mani ossute.

«Sono o non sono il Capitano qui? Le prendo io le decisioni, chiaro?» disse con tono deciso, odiava quando dubitavano delle sue decisioni. Era lui il capitano, nessuno poteva solo alzare un dito contro di lui.

«Adesso devo andare, voglio la ciurma in piena forma per la partenza, staremo in viaggio oggi e domani. Provvedete agli alimenti e alle bevande. E trovate un buon medico che quel Thomas non merita neanche il titolo di pirata» uscì la fiaschetta dalla tasca interna e ne bevve un sorso. Tossì leggermente per poi scendere dalla sua nave, l'unica sua ragione di sopravvivenza.

Si inoltrò nel paese e i suoi piedi lo portarono alla taverna. Non entrò: si limitò ad osservare Joceline da una finestra.

La trovava stupenda, in quel suo grembiule scuro. Gli sarebbe piaciuto osservare per più tempo i suoi occhi verdi e si trovò a pensare a lei, avvinghiata a lui nel suo letto, sulla Jolly Roger. La immaginò il mattino dopo, i capelli biondi sparsi sul cuscino e gli occhi ancora chiusi, il viso beato, la mente immersa in chissà qual bel sogno. Scosse la testa liberandosi di quelle visioni e continuò a camminare tra le vie strette del paese.

Tornò alla Jolly Roger per pranzo e subito dopo controllò la rotta che stavano per intraprendere, studiò delle strategie d'attacco. Sarebbe stato piuttosto facile per loro attaccare una sola nave mercantile in mare aperto e  se fossero partiti al tramonto l'avrebbero attaccata al confine delle Terre Fredde, poco prima del Mare Gelido, vicino gli Scogli Oscuri, all'alba del giorno successivo.

Sapeva sarebbe stato pericoloso ma ne valeva la pena, il bottino era veramente sostanzioso.

Partirono al tramonto, come stabilito. E durante la notte attraversarono una tempesta, senza intralci, la Jolly Roger ne aveva passate molte ed era sempre rimasta solida.

Alle prime luci dell'alba si prepararono all'attacco, assaltarono la nave con successo e riuscirono a portare via fino all'ultimo centesimo. Persero solo un uomo ed uno fu ferito.

Hook se lo aspettava, Thomas non era degno di essere un pirata, non ne aveva le capacità, così è andato. Gettarono il suo corpo in mare, lasciando che Poseidone se ne occupasse.
L'uomo ferito, invece, era Jack. Che da vero idiota, dopo essere stato ferito si chiuse nel ripostiglio della Jolly Roger, tra le lacrime.

Hook, tornato sulla propria nave, lasciò il timone al suo vecchio e raggiunse il ragazzo nel ripostiglio.

«Non avrete che festeggiare al nostro ritorno, immagino. Dovreste rimanere qui e pensare al vostro comportamento. Siete sicuro di voler essere un pirata?» gli chiese Hook.

Era il più piccolo della ciurma Jack, aveva poco più di ventun'anni e bisogno di un posto nel mondo.

Il ragazzo, senza rispondere, scoppiò a piangere più forte.

«Siete un uomo, dannazione! Non potete permettervi di piangere!» urlò Il Capitano dando un pugno ad una parete.

E lui, quasi in un sussurro, rispose «Questo me lo avete già detto, Capitano»

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Capitolo 4
*** O.3 ***


Attraccarono al porto poco dopo il tramonto e Capitan Hook fu il primo a toccare terra. Era infuriato con quel ragazzo.

«Non provate a raccontare questa storia o la prossima cosa che vedrete saranno gli abissi del Mare Gelido, mi sono spiegato?» Aveva urlato, sentiva la rabbia prendere possesso del suo corpo.

«Avete paura che non vi rispetteranno più quando sapranno la vostra storia, Killian Jones?» il ragazzo lo aveva sfidato e Hook, imbestialito gli aveva tirato un pugno in pieno viso, spaccandogli il labbro superiore.

«Zitto! Dannazione, zitto!» Aveva urlato ancora e successivamente aveva assestato un secondo pugno sul suo volto. Il ragazzo sputò del sangue.

«Siete migliore di così, Capitano» aveva sussurrato prima di accasciarsi al suolo «e lei vi amava per quello che eravate»

Hook non ci aveva visto più dalla rabbia e decise di uscire. Poco dopo attraccarono al porto.

L'aria gelida della notte gli scompigliò i capelli corvini. Rimase per diversi minuti a contemplare il cielo, mentre la ciurma - eccetto Jack - lo precedevano. Al Capitano sembrò di aver passato poco tempo a guardare le stelle e cercarvi una risposta in esse, ma quando entrò nella taverna accogliente la sua ciurma era già al settimo giro di bevute, il che, per loro, era decisamente insolito. Morgan si alzò dirigendosi verso il capitano e gli diede una leggera pacca sulla spalla.

«Vi abbiamo fatto un regalo, Capitano. La migliore in piazza» Morgan rise e si chinò per poi vomitare poco lontano da Hook che rise di gusto accompagnato dal resto della ciurma.

«Di grazia, ditemi dove posso trovare questo regalo» chiese allargando le braccia e rubando il boccale da un cliente della taverna, lo bevve tutto d'un sorso e lo ripose dove precedentemente si trovava.

«Dietro di voi capitano!» urlò Spugna.

Hook si voltò con un bel sorriso stampato in volto che si spense non appena vide il "regalo". In quel preciso istante, con Joceline Prior innanzi, desiderò scomparire: essere risucchiato da un vortice senza lasciare traccia di sé e del suo passaggio.

Si voltò nuovamente verso la ciurma con un gran falso sorriso.

«Vi ringrazio. E ora, se non vi dispiace, avrei da fare» rise e porse una mano alla ragazza, la quale accettò di buon grado. Uscirono dalla locanda, sul retro.

«Hook...» sussurrò la ragazza.
«Joceline, non voglio niente da voi, ditemi quanto vi hanno pagato i miei uomini e vi pagherò il doppio per andarvene e dire che ci siamo divertiti stanotte» il Capitano uscì una piccola sacca colma di monete d'oro, pronto a pagare.

«Come sapete il mio... Lasciamo stare. Non voglio denaro da voi, vi chiedo solo delle risposte»
«Mi dispiace, ma non ho risposte da darvi»
«Come siete diventato così?»
«Così come?» intanto avevano preso a camminare, l'uno accanto all'altra.

«Dicono che veniate dagli Inferi, che siate il Demonio sceso in terra. Cosa vi ha portato ad esserlo?»
«È la vita che mi ha trasformato, le vicende passate. A tutti gli uomini e donne capita prima o poi» disse quasi come un sussurro.

«E cosa è accaduto alla vostra vita?»
«Joceline, perché vi interessate così tanto a me? Dovreste fare come il resto del mondo e starmi alla larga»
«Perché mi piacciono i misteri e voi lo siete. Sono attratta dall'Oscurità e voi la impersonificate»
«Avete una mente perversa, tesoro»
«Ho speranza e credo che dall'Oscurità si possa tornare indietro»
«Non si può, Joceline. È un viaggio di sola andata» Hook accennò una risata amara.

Continuarono a camminare finché non si trovarono ai confini tra la città e la Foresta Infinita. Si misero a sedere per terra, su una collinetta.

«Solo se lo credete, Hook» rispose dopo troppo tempo la ragazza.
Il Capitano si girò, guardandola negli occhi, si scambiarono degli sguardi e Hook, come colto da uno spasmo si alzò. Joceline lo imitò, balzando in piedi.

«Dicono che nessuno sopravvive dopo avervi guardato negli occhi,» la ragazza guardò di nuovo gli occhi gelidi del Capitano «ma io sono ancora viva e vegeta» accennò una breve risata e Hook si avventò sulle sue labbra. La strinse a sé e lei non si staccò, al contrario, ricambiò il bacio. Il desiderio in entrambi cresceva smisuratamente finché, senza fiato, si staccarono. Posarono la fronte l'una sull'altro e ripresero fiato.

«E questo cos'era?» chiese sospirando la ragazza.
«La risposta» sussurrò prima di allontanarsi leggermente.
«A quale domanda?» chiese di nuovo Joceline.
«A tutte, quelle che avete fatto e quelle che farete in futuro» la guardò di nuovo negli occhi e la avvicinò nuovamente lasciandole un altro bacio poco casto.

Racchiudeva desiderio, passione, bramosia, lussuria. Tutto ciò che un pirata non si sarebbe mai potuto permettere, l'amore.

«Addio tesoro» si allontanò da lei correndo via verso la Jolly Roger.

Quella notte entrambi la passarono pensando all'altro. Sfiorandosi le labbra con le proprie dita sentendo il tocco ancora fresco.

Quel bacio non aveva fatto altro che aumentare la curiosità in Joceline e il desiderio di ciò che mai avrebbe potuto avere in Hook.

Il Capitano si ripromise di non mettere più piede in quella taverna, non avrebbe resistito a quelle labbra ormai assaggiate della ragazza.

Tra le sue braccia gli era sembrata così piccola, così fragile che aveva avuto paura di romperla per un breve istante. A lei invece sembrò di aggrapparsi alla Luce, mentre tutto ciò che lui era è Oscurità.

Joceline quella notte non dormì, scrisse nel suo diario, come ogni notte ormai faceva, di quell'uomo misterioso.


"Caro diario,
questa sera ho scoperto che non è un mostro come tutti pensano. È un uomo dall'animo profondamente ferito, voglio sapere cosa l'ha reso tale. Mi ha permesso di guardare nei suoi occhi gelidi e potrei giurare di averli visti più scuri per un breve istante. Non erano più di ghiaccio, per un momento si sono sciolti, diventando oceani profondi. Nel momento in cui le nostre labbra si sono toccate una scossa elettrica mi ha attraversato l'intero corpo. Come fossimo stati creati per quel momento. Mi hanno sempre detto che spero troppo, che dovrei smetterla di sognare. Ma cos'è un uomo senza speranza? Possiamo solo affidarci ai fili tracciati dal Destino, e sperare che Egli abbia buoni progetti in serbo per noi. Sono profondamente convinta che Capitan Hook possa redimersi, è stato un buon uomo una volta e potrà esserlo di nuovo. Non rinuncerò a scoprire la causa del suo cambiamento, l'Oscurità lo ha divorato ed io lo aiuterò a disfarsene»


Joceline continuò a pensare a quel bacio, e sperò di rivedere il Capitano il giorno successivo. Sentiva che, in qualche modo, avevano bisogno l'uno dell'altra.

«Riuscirò a portarlo indietro» si ripeteva la ragazza.

«Riuscirò a levarmela dalla testa» si ripeteva il Capitano.

La razionalità, era quella che li manteneva distanti l'uno dall'altro. Era quello il disegno che il Destino aveva creato per loro: la possibilità di starsi accanto, di sfiorarsi, senza mai toccarsi veramente. Sarebbero rimasti così, precari, in bilico tra la ragione e l'istinto. Hook non credeva al Destino, aveva sempre pensato che il suo cammino lo scrivesse lui, passo dopo passo; al contrario, Joceline credeva di dover semplicemente sperare.

Avevano appena dato inizio ad un lento processo di autodistruzione, e se ne sarebbero accorti troppo tardi per fermarlo. Ma potevano aggiustarsi a vicenda, se solo avessero ceduto ai loro istinti e avessero lasciato perdere la razionalità.

Ma per arrivare a questo abbiamo ancora molta strada.

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Capitolo 5
*** O.4 ***


Il giorno successivo salparono a mezzo giorno, Hook aveva dato l'intera giornata a Jack per pensare, e un'unica domanda gli martellava il cervello: rimanere o andare via?

Aveva solo 21 anni Jack, una vita davanti. Eppure aveva avuto molta più esperienza di quasi tutti i giovani uomini della sua età.

Era un pirata, faceva parte della ciurma di Capitan Hook, il Pirata più temuto dei Sette Mari, aveva combattuto nella Guerra dei Draghi ed era sopravvissuto, e conosceva la vera storia del suo Capitano, e per questo rischiava la vita in ogni secondo.

Killian Jones, guardia reale un tempo - per quanto Jack ne sapeva - , suo addestratore in guerra. Lui gli aveva insegnato a combattere, quando ancora poteva godere di entrambe le mani.

Alle guardie reali era severamente vietato scoprire il viso e il Capitano si chiese come, il ragazzo, lo aveva riconosciuto. Per Jack era stato semplice, Hook era stato il suo maestro, conosceva tutti i suoi movimenti e nessuno di essi era cambiato nonostante fosse stato privato di una mano.

Erano passati quattro anni, ma in entrambi il ricordo era ancora vivo.

Jack era sopravvissuto alla Guerra, ma Killian Jones era morto. Al suo posto il temuto Capitan Hook dal cuore Oscuro.

Jack, o meglio Jacob, aveva passato tre di quegli anni a cercare la sorella maggiore, senza mai trovarla. Era come scomparsa nel nulla e non aveva pace.

Anche lui, come la sorella, sperava nel Destino, se aveva separato le loro vite c'era uno scopo. Ma sperava che i loro fili si ritrovassero un giorno.

Erano ad un passo dal toccarsi, i loro fili, quella sera. Lui nel ripostiglio della Jolly Roger a piangersi addosso e lei tra le labbra del suo Capitano. Se solo lo avesse saputo avrebbe voluto tagliare anche l'altra mano ad Hook.

Allora che fare? Rimanere a bordo della Jolly Roger o cominciare una nuova vita nella Foresta Incantata?

Avere la certezza di una vita ricca da pirata o l'incertezza di una vita povera da mercante?

La sua intera esistenza dipendeva da quella scelta. Così quella notte sperò di individuare la strada che il Destino aveva scelto per lui, nelle stelle.

Con il naso all'insù e i piedi a penzoloni sul mare, seduto al porto in cui avevano appena attraccato trovò la risposta.

Tornò sulla Jolly Roger, camminò fino alla stanza del Capitano, concentrandosi ad ogni passo, ascoltando attentamente lo scricchiolio del legno sotto il suo peso nella notte silenziosa. Guardò per un'ultima volta il cielo stellato prima di bussare alla porta del Capitano.

«Avanti» sentì dall'interno «Jack, spero siate arrivato ad una decisione» disse Hook quando lo vide entrare.

Il ragazzo osservò il suo uncino e il riflesso della luna su esso, poi lasciò cadere lo sguardo sul mare calmo, al di fuori dell'oblò.

"È davvero questa la vita che voglio?" pensò.

«Rimarrete o andrete via?» chiese Hook.

«È il mare la mia casa ormai, Capitano» disse il giovane sicuro di sé.

«Bene, andate a riposare. Domattina inizierà la vostra nuova vita da pirata» sorrise di sbieco il Capitano per poi mandarlo via.

Jacob uscì dalla stanza e non appena posò il piede sul ponte della Jolly Roger si sentì a casa.

Il mare sarebbe stato tutto ciò di cui aveva bisogno. Le sue acque lo avrebbero accolto. Quella notte, per la prima volta, si sentì un uomo: un pirata.

Il mattino dopo il Capitano decise che era il momento, per Jack, di ricevere il battesimo.

La cerimonia consisteva nel capitanare il vascello dall'alba al tramonto ed al calare del sole il ragazzo avrebbe avuto il suo nome da pirata.

Fino a mezzo giorno la Jolly Roger era stata capitanata perfettamente, il Capitano non aveva - quasi - mai inveito contro Jack, ma a mezzo giorno avvistarono una tempesta, proprio davanti i loro occhi. Non fu semplice aggirarla ma ce l'avevano fatta. Al tramonto il capitano nominò l'ormai uomo Jacob lo Scarno per via del suo corpo esile.

Il modo in cui Hook lo aveva detto era apparso a Jack come una rivincita. Ma non protestò, era un pirata e faceva parte della ciurma, finalmente.

Jacob lo Scarno gli sarebbe andato più che bene.

Quella notte andarono in una taverna vicino al porto in cui avevano attraccato a festeggiare. Il Capitano rimase l'intera serata ad osservare la porta, sperando nell'arrivo di Joceline da un momento all'altro. Ma sapeva bene non sarebbe mai successo visto che la taverna in cui desiderava stare era al lato opposto della Foresta Incantata, e forse era meglio così.

Al lato opposto della Foresta Incantata, nella taverna in cui lavorava, Joceline attendeva speranzosa il Pirata che le aveva permesso di osservare i suoi occhi da vicino, anche per breve tempo.

Guardava la porta in legno rimanendo delusa ogni qual volta essa si apriva e lasciava entrare uomini che niente avevano a che fare con Capitan Hook. Serviva loro da bere e rimaneva al suo posto, guardando le vite altrui scorrere.

Passò l'intera notte così, gli occhi cupi vaganti per la taverna in cerca di Luce. E trovava ironico il fatto che riusciva a trovare la Luce solo nell'Oscurità più profonda.

Tornò nella sua camera quando non ne poté più di tutti quegli uomini ubriachi che allungavano le mani verso il suo corpo.

Nel frattempo Hook, nella taverna in cui si trovava, decise di non perdere tempo e di dover dimenticare Joceline.

Si circondò di donne e a fine festeggiamenti ne scelse una, la più bella, assomigliava vagamente alla donna che desiderava dimenticare, ma fu più difficile del previsto. Lunghi capelli biondi le ricadevano sulla schiena nuda mentre il Capitano la privava degli abiti. I suoi occhi erano marroni e quando si chiusero per poi avvicinarsi si scansò.

«Non baciatemi» disse con un tono rude.

Voleva mantenere il ricordo dell'unica donna che lo aveva guardato negli occhi. Voleva sentire il suo sapore sulle labbra, il suo e quello di nessun'altra donna.

Joceline si lasciò cadere tra le braccia di Morfeo e in men che non si dica fu giorno. Il sole alto in cielo non le regalò la gioia che era solito portare.

Le sembrava solo un altro giorno, identico a tutti i precedenti e successivi, inutile.

Passò la giornata provvedendo agli alimenti e le bevande per la taverna e al calar del sole fece ritorno. Sistemò tutto il necessario e poche ore dopo i primi uomini arrivarono. Non mancarono le manacce addosso che scansò abilmente. Un solo uomo non aveva capito che non era disponibile.

Si faceva chiamare Mezzagamba per via della gamba destra mozzata fino al ginocchio. Al suo posto una protesi in legno.

Si diceva obbligasse le donne ad andare con lui e presto lei lo avrebbe provato sulla sua stessa pelle.

L'uomo zoppicante l'aveva costretta a sedersi sulla sua gamba sana passando una mano su tutto il suo corpo.

«Quanto volete per passare la notte con me, donna?» le chiese dopo quasi un'ora.
«Non verrò mai con voi, Mezzagamba» sputò acidamente e si alzò tornando dietro il bancone.
«Vedremo» sussurrò il pirata.

La serata proseguì senza intralci da parte di Mezzagamba né dagli altri pirati presenti nella taverna.

Joceline era appena uscita dalla porta del retro, dopo aver chiuso la locanda. Un uomo la prese da dietro trascinandola, non riusciva a gridare a causa della mano del pirata davanti la sua bocca. Un paio di lacrime percorsero il suo viso liscio e arrossato per via del suo dimenarsi disperato.

Riuscì a mordergli la mano e corse via per qualche metro. Si guardò indietro vedendo Mezzagamba tenersi la mano contro il busto e andò contro un uomo, o una donna. Non ne fu certa finché non guardò in alto.

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