Lumi 'aina

di flightfree
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ho'ea ***
Capitolo 2: *** Ma'i ***
Capitolo 3: *** Uoki ***
Capitolo 4: *** Huaka'i ***
Capitolo 5: *** Makuakane ***
Capitolo 6: *** Keko ***
Capitolo 7: *** Kaikamahine ***
Capitolo 8: *** Malama ***
Capitolo 9: *** Lumi 'aina ***
Capitolo 10: *** 'Aina ahiahi ***



Capitolo 1
*** Ho'ea ***


-Cosa ci fa lei qui?-, chiese Chin non appena Kono entrò in ufficio. Era appena tornata a lavoro dopo l’arrivo di Akemi e, a causa di un imprevisto, aveva dovuto portare la ragazza con lei. -Adam non la poteva tenere, c’è stata una piccola crisi alla sede di Toronto ed è dovuto partire-, spiegò lei togliendosi la giacca. -Non ci darà fastidio, sta lavorando ad un progetto-, continuò. -Per te non ci sono problemi capo?-, domandò a McGarrett. Lui guardò la ragazzina seduta alla scrivania, intenta a scrivere ossessivamente sul suo taccuino. Scosse la testa. Chin andò al tavolo interattivo. -Allora, cosa abbiamo?-

-Valerie Kogan, trovata morta nella sua stanza da pranzo. Tutte le finestre e tutte le porte chiuse dall’interno-, illustrò Chin mostrando le foto della scena del crimine sugli schermi. -E non si è suicidata?-, chiese Kono perplessa. -No, Max ha confermato che si tratta di omicidio-. Danny stava per andare avanti, poi si ricordò di Akemi. Nonostante fosse geniale, era solo una bambina, non gli andava di parlare di morti davanti a lei. -So cosa stai pensando. Non ti preoccupare, parla pure-, intervenne Kono come se avesse letto nella mente del collega. Gli altri si dovevano ancora abituare al fatto che ormai fosse madre. -Max dice che le ferite sono state inflitte da direzioni diverse, quindi ci sono almeno due assassini a piede libero-. McGarrett si mise una mano dietro la testa. -Chi ha chiamato la polizia?-, domandò osservando le immagini della stanza. Era proprio sigillata. -I vicini-, rispose Chin. -Hanno sentito delle urla e dei rumori-. -Andiamo ad interrogarli-. Steve si stava dirigendo dritto verso la porta, poi si girò. -E lei?-, chiese a Kono. Non aveva idea di cosa avesse intenzione di fare la sua amica con quella ragazzina. -Lei viene con noi-.

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Capitolo 2
*** Ma'i ***


Chin guardava la ragazzina dallo specchietto. -Che sta facendo?-, chiese a sua cugina. -Mi sembra di aver capito che c’entra qualcosa tipo le anatossine, ma non mi chiedere di più-, rispose lei sorridendo. -Non ti preoccupa il fatto di non avere idea di quel che faccia?-, continuò lui, sempre tenendo sott’occhio la ragazza. -No. Perché dovrebbe?-. -Perché? Hai idea di quanto sia tossico quel che maneggia? Di quanto siano pericolosi i dispositivi con cui ha a che fare?-. -Può perfettamente valutare da sola cosa la mette in pericolo e cosa no. Ricorda che fa questo da praticamente tutta la vita-. Chin scosse la testa contrariato, non voleva che quella ragazzina si facesse del male causando dolore a sua cugina, già aveva sofferto troppo. -Kono, sarà che la persona più intelligente del mondo, ma è pur sempre una ragazzina, malata tra l’altro-. Kono stava per replicare, ma Akemi la precedette. -Quello che ho non è una malattia. È un Disturbo Generalizzato dello Sviluppo non Altrimenti Specificato: DGS-NAS. Non penso sia difficile da ricordare-, rispose di tutto punto uscendo momentaneamente dal suo silenzio. Poi ricominciò a prendere appunti. Nessuno parlò più finché non furono arrivati.

Steve e Danny erano appena scesi dall’auto. Avevano discusso sulla guida di uno, sull’incontrollabile paura dell’altro. Avevano discusso anche della malattia di Charlie. Il bambino, anche contro il parere dei medici, aveva iniziato la cura prescritta da Akemi. -E se si sbagliasse?-, aveva chiesto McGarrett vedendo il suo amico preoccupato. -Non si sbaglia, Steve. Ci ha già dimostrato di poter andare contro ogni previsione medica. L’hai vista? Cammina! Avevano detto che non avrebbe mai camminato, che una protesi, per lei, sarebbe stata impossibile. Se è riuscita a camminare può riuscire a guarire Charlie-, aveva risposto Danno, con un po’ di incertezza nella voce. Da quella cura dipendeva la vita di suo figlio, non poteva non funzionare. Poi erano entrati nella stanza dell’omicidio. -Allora, Kono, trovato niente?-, domandò McGarrett dirigendosi verso la donna. Lei scosse la testa. -Niente, capo. Qui è tutto sigillato-. -Diamo un’altra occhiata, voi andate a interrogare i vicini-.

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Capitolo 3
*** Uoki ***


Akemi era rimasta nel luogo del delitto. I suoi calcoli erano finiti, a quel punto non avrebbe avuto niente da fare fino a che non avesse avuto i risultati degli esami di laboratorio. Indossò i guanti e iniziò ad ispezionare la stanza. Gli amici di Kono, Steve e Danny, la guardavano da un angolo. Stavano parlando di improbabili teorie che non stavano né in cielo né in terra. Uno di loro, quello che Kono chiamava “capo”, si avvicinò a lei. -Akemi, siamo su una scena del crimine, non dovresti toccare niente-, fece notare un po’ imbarazzato. La ragazza alzò lo sguardo verso di lui. -I guanti chirurgici servono ad evitare contaminazioni delle prove, e io li indosso. Per quanto riguarda la posizione, non avevo intenzione si spostare alcun oggetto, comunque avete le foto-, disse lei, e si tolse i guanti. Uscì dalla stanza e si sedette a terra con le spalle contro la parete. Steve la guardò preoccupato di aver combinato qualche guaio, ma anche perplesso dal comportamento della ragazza. -Aveva ragione-, ridacchiò Danny apparendo alle spalle dell’amico. -Ma ormai non ci puoi fare niente. Continuiamo a guardarci intorno, prima o poi ci dovrà venire qualche idea-.

-Cosa le avete fatto?-, chiese Kono alquanto nervosa, parandosi con le braccia sui fianchi davanti a Danny e McGarrett. -Io niente-, se ne tirò fuori il newyorkese. -Le ho solo chiesto di non toccare niente-, piagnucolò il SEAL. Quella che fino ad allora per loro era stata solo una ragazzina, lo guardò con uno sguardo di rimprovero che solo una madre poteva avere. -Scommetto che aveva i guanti-. -Sì li aveva-. McGarrett guardò storto il suo amico che si divertiva così tanto a metterlo nei guai. -Non avrebbe mai fatto nulla di stupido, capo. Se vuole fare qualcosa lasciala fare, di sicuro ha già un piano in mente-. Il capo annuì seriamente dispiaciuto. -Comunque, le vicine hanno detto di aver chiamato la polizia dopo aver sentito delle urla, ma non hanno sentito nessuno nel corridoio-, spiegò mentre Chin la raggiungeva. -Hanno citato un libro, “I delitti della Rue Morgue”, dicono che il caso è molto simile-, continuò lui, facendo apparire la foto del libro sul tablet. Danny e McGarrett si scambiarono uno sguardo preoccupato. -Questo è un lavoro per il “consulente ufficiale” dei Five-0!-, disse Steve imitando il tono di un cartone animato. Danny si mise una mano sulla fronte.

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Capitolo 4
*** Huaka'i ***


I Five-0 al completo entrarono nell’ufficio di Jerry. L’uomo si alzò sistemandosi i pantaloni, poi guardò la ragazzina dietro i suoi amici. -Tu devi essere Akemi, è un onore conoscerti-, si presentò. Aveva molto sentito parlare di lei, fin da quando, a tre anni, la bambina era riuscita a risolvere l’indovinello dei tre dei. -Grazie-, disse lei. Poi chinò la testa su un foglio di carta. Mentre andavano lì aveva avuto una specie di illuminazione riguardo ad un esperimento che stava seguendo. Jerry la fissava ammaliato. -Non ti distrarre, Jerry. Abbiamo un caso-, lo richiamò Chin. -Certo amico, dimmi pure-. -Valerie Kogan, trovata morta nel suo appartamento. non si tratta di suicidio, e tutti gli ingressi erano chiusi dall’interno. Le vicine, che hanno allertato la polizia, dicono di aver sentito delle urla-. Jerry alzò le sopracciglia. -Tutto questo mi ricorda “I delitti della Rue Morgue”-. Kono annuì. -È per questo che siamo venuti da te-, disse. -Posso vedere la scena del crimine?-. McGarrett e Danny si guardarono. -Va bene, ma non toccare niente-. Poi Steve si girò verso Chin e Kono. -Ce lo accompagnate voi?-.

-Avevo dimenticato quanto fosse fantastica quest’auto-, girò Jerry, seduto sul sedile posteriore della Ferrari. Chin rise alla reazione dell’amico. -Mi ricordo quando Adam te l’ha fatta guidare-, disse Kono, ripensando a quel giorno. Aveva creduto di dover lasciare Adam, che fra loro non sarebbe mai finita bene. Pensava che i legami di lui con la Yakuza avrebbero impedito il loro matrimonio. -Lo ricordo anche io. Era la ricompensa per averti portato i dolci-.

Steve e Danny stavano andando all’ospedale. Charlie stava facendo un controllo. -Pensi che Grace abbia capito fino in fondo che lei e Charlie sono fratelli e non fratellastri?-, chiese Danno. -Grace è una ragazza intelligente, lo avrà capito di sicuro-, lo rassicurò l’altro. -E come pensi abbia preso il fatto che sua madre abbia mentito sia a me che a lei per così tanto tempo?-. Steve guardò il suo amico. -Quando tua madre ti mente fa male. Fa male non solo perché ti ha mentito, ma anche perché pensavi che tua madre non ti avrebbe mai mentito. Fa male però lo accetti. Lo accetti perché ti farebbe più male essere arrabbiato con lei.-, rispose McGarrett con un tono abbastanza triste. -Lo dici perché lo sai-, lo prese in giro Danno per sdrammatizzare. -Un ultima cosa-. -Dici pure-. -Pensi che capisca che dobbiamo stare di più con Charlie perché è malato?-. Steve si mise a ridere. -Certo. Te l’ho detto, Grace è una ragazza intelligente-. -Non quanto Akemi-, fece notare Danny. -Ma cosa c’entra? Akemi è un caso particolare. Sfiderei chiunque a dire che io non sia forte. Certo che lo sono. Poi c’è Kaleb Wright. È molto più forte di me, ma è un eccezione-.

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Capitolo 5
*** Makuakane ***


Jerry analizzava la scena del crimine con un grossa lente d’ingrandimento. I due cugini, sull’uscio della porta, lo guardavano divertiti. Era da un po' che non si divertivano insieme. -Sembra lo zio Iakona quando cerca la dentiera-, commentò Kono. Chin rise. -È un po' che non lo vado a trovare. Perché non ci passiamo, più tardi?-. Kono pensò ad Akemi, che avevano lasciato alla Oahu University per lasciarle controllare una cosa. -Per fargli prendere un colpo?!-, rise poggiandosi allo stipite della porta. Suo cugino alzò un sopracciglio confuso. -Chin, lo zia Iakona sarà anche rimbambito, ma si ricorderà sicuramente che fino a due mesi fa non avevo figli. Gli verrebbe un infarto a trovarsi Akemi difronte-, spiegò allora lei. -Appunto, lo zio sarà anche rimbambito, ma ragiona ancora. Sà cosa vol dire “adozione”-. Jerry socchiuse gli occhi per vedere meglio, passando la mano su una finestra. -Certo che sa che vuol dire, ma secondo te come prenderebbe il fatto che la sua piccola nipotina che portava a fare surf e a costruire castelli di sabbia sia diventata madre? Già si preoccuperebbe se succedesse in modo “naturale”, figuriamoci così. Ti ricordi quando gli ho detto che mi sarei sposata?-. Chin stava per controbattere, per dirle che una ragazzina non le avrebbe dovuto impedire di vedere la sua famiglia, che lo zio Iakona meritava più di quello. Però Jerry si alzò e andò verso di loro. -Sono felice di annunciarvi che ho risolti il caso-, disse. I due cugini rimasero allibiti. -No c’è bisogno che vi complimentiate, basta che Kono mi lasci guidare la Ferrari-.

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Capitolo 6
*** Keko ***


-Danny?-, domandò Kono guardando il Capo entrare da solo. -È rimasto con Charlie, non lo voleva lasciare di nuovo con Amber-, spiegò Steve. Poi si guardò intorno. -Akemi?-, chiese. -È alla Oahu State, non ho ben capito cosa dovesse controllare-. La tranquillità con cui Kono lasciava agire sua figlia stupiva tutti, ma d’altronde anche lei era cresciuta così. Libera di seguire le sue passioni. -Doveva dare un’occhiata alle colture di super-batteri-, chiarì Jerry con occhi sognanti. -Sapete che quei così ci potrebbero sterminare tutti?-. McGarrett scosse la testa ridendo fra sé e sé. -Andiamo Jerry, dacci questa spiegazione e facciamola finita-. A quel punto il barbuto uomo prese un libro dalla tasca. I Delitti della Rue Morgue. -Questo è il libro incriminato. Come nel nostro caso, la stanza è chiusa dall’interno, la vittima non si è suicidata. L’assassino è riuscito a scappare tramite un ingegnoso chiodo finto su una finestra. Un assassino letterato, a quanto posso vedere-. Chin guardò prima Steve, poi sua cugina. -Mi stai dicendo che ha copiato tutto da un libro?-. -Esattamente-. -E di preciso, si potrebbe sapere come è stato trovato il colpevole, sempre nel libro?-. -Un orango del Borneo-, rispose Jerry abbassando lo sguardo. Steve si sporse verso di lui. -Come, come?-. -Un orango del Borneo. È una scimmia ominide…-. Fu interrotto dal SEAL. -Vorresti farci credere che sia stato un orango a mutilare così quella donna?-. Jerry alzò le spalle. -Come nel libro, anche in questo caso nessun essere umano sarebbe potuto scappare dalla finestra della casa. Una scimmia gigante è l’unica soluzione-.

-Adam doveva tornare domani-, disse turbata Akemi non appena salì in macchina. Le era arrivato un messaggio da Kono, il cui testo diceva che dovevano passare per l’aeroporto. -La crisi si è risolta prima del previsto. Non sei felice che torni prima?-. Dal retro della macchina la ragazzina respirò profondamente. -Adam doveva tornare domani-, ripeto mentre il ritmo del suo respiro accelerava. -Doveva tornare domani-. Le mani iniziarono a tremarle, e non si poté trattenere dal piangere. Spiazzata da quella reazione, Kono non seppe che fare. Aveva letto parecchio sul disturbo di Akemi, sapeva dell’esistenza di quelle crisi, sapeva anche cosa avrebbe dovuto fare, ma non o fece. Era molto più difficile trovarvisi davanti, piuttosto che leggerlo sulle pagine di un libro. Guardando sua figlia che si contorceva sul retro, fece girare le chiavi e partì.

-Non sei contento di rivedermi?-, sorrise Adam entrando nella Ferrari. Poi vide che Akemi stava male, che piangeva, che mugolava. Inclinò il sedile del passeggero e si infilò dietro di fianco a lei. Cercando di non farsi colpire, l’abbracciò. Usò il petto per fare pressione sulle braccia di lei, le cinse forte le spalle. -Vai-, disse a sua moglie, che non si era mossa dal posto del guidatore. Avrebbe voluto essere lei così, reattiva, sempre pronta a fare la cosa giusta per chi amava. Le venne in mente quello che faceva Akemi di solito quando era confusa, ripetere i numeri decimali di PI greco. Stava per farlo lei, voleva contribuire a calmarla, ma le venne in mente che non ne conosceva. O meglio, conosceva solo i primi due. Così fece l’unica cosa che si sentiva in grado di fare in quel momento per aiutare sue figlia, guidare.

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Capitolo 7
*** Kaikamahine ***


Adam e Kono erano stretti l’uno all’altro nel loro letto. Lui le accarezzò i capelli, lei gli baciò il collo. -Come è andata a Toronto?-, chiese. -Tutto bene. Con Akemi?-. Da quando era tornato continuava a pensare a quel che era successo in macchina, si chiedeva se fosse già capitato in quei giorni. -Adam, io non so se ce la posso fare-. -Cosa è successo?-. -Niente, fino a quel problema in macchina. Solo che non so mai cosa fare, quando non parla, quando vuole andare all’università-. Le lacrime cominciarono ad affiorare sulle sue palpebre. -Chin mi giudica perché le lascio fare le sue ricerche nonostante siano pericolose-. Adam scosse la testa. Sapeva che Chin voleva solo proteggerla, ma si chiedeva come potesse pensare che fosse quello il modo. -Puoi dire a Chin che lui fa esattamente la stessa cosa. Nemmeno il tuo lavoro è sicuro, ma te lo lascia fare-. -Lascia stare Chin, Adam. Io dico davvero, non so se ce la posso fare. Forse è stato tutto troppo improvviso-. Kono guardò suo marito negli occhi. Era disperata. -Akemi è nostra figlia. Non ha il nostro sangue, non ha i nostri geni. Ma è nostra figlia-. Adam era sicuro di quel che diceva, si era innamorato di quella ragazzina la prima volta che l’aveva vista, quando lei lo aveva scambiato per Michael. -Kono tu non puoi scegliere se farcela o no. Tu devi farcela e basta-. La donna annuì confortata dalle parole del marito. Poi lo baciò. -Grazie-.

La mattina dopo Akemi arrivò quasi correndo in cucina. Era incredibile con quanta facilità usasse la sua protesi. -È successo qualcosa di bello?-, domandò Kono mentre le riempiva una ciotola con la macedonia. -Ho trovato la cura per Charlie-, rispose la ragazza sventolando un foglio in aria. Adam, preso dall’entusiasmo, la abbracciò forte e le diede un bacio sulla guancia. Per tutta risposta, lei si irrigidì e fece qualche passo indietro. -Scusa, non volevo-, disse mortificato lui. Sua moglie lo spinse delicatamente di lato. -Hei, che ne dici di fare colazione adesso?-. La ragazza era ancora ferma con il busto un po' inclinato all’indietro. -Poi andiamo allo zoo. Danny ci aspetta lì, potrai dargli la bella notizia-. Sempre senza muoversi, Akemi annuì.

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Capitolo 8
*** Malama ***


Mentre andavano allo zoo Akemi alzò lo sguardo verso Kono. Lei e Adam stavano parlando di organizzare una cena con gli altri Five-0 a casa loro. -Perché andiamo allo zoo?-, domandò la ragazza. -Perché Danny ci aspetta lì, te l’ho detto-. -E perché ci aspetta lì?-. -Dobbiamo parlare con il guardiano, riguarda il caso-. -Il guardiano è sospettato?-. Kono scosse la testa. -Non lui, una scimmia-. Akemi ridacchiò. -State sbagliando tutto-. -Come?-. -State sbagliando tutto. Il colpevole non è una scimmia-. -E tu sapresti dire chi è?-. -Certo-.

McGarrett guidava per le strade di Oahu con Danny seduto al suo fianco. Stavano andando da Max. -E così Akemi avrebbe scoperto chi è il colpevole?-, domandò il newyorkese. -A quanto pare-. -E perché non incontrarci lo stesso allo zoo?-. -Per spiegarci esattamente come è andata ha bisogno del corpo-. Danny sospirò. -Cosa c’è ora, Mr. sospiro?-. -Mr. sospiro? Come ti è venuto Mr. sospiro?-. -Volevo darti un soprannome adatto-. -Ah, capisco-. Steve guardò il suo amico. -Allora? Cosa c’è?-. -Costruisce una gamba bionica in due giorni, risolve un caso in dieci minuti, allora perché non trova la cura per Charlie? Comincio a pensare che non ci sia…-. Steve mise una mano sulla gamba di Danny. -Non pensi che se non ci fosse cura l’avrebbe già scoperto? Ha solo bisogno di più tempo, Danno. L’hai detto tu, crederci è l’unica speranza-.

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Capitolo 9
*** Lumi 'aina ***


Akemi aveva riempito le lavagne trasparenti di Max con un’intricatissima mappa concettuale. Quando McGarrett e Danny entrarono nello studio, la ragazza stava piegando al medico legale la sua teoria. Chin la guardava perplesso, come aveva guardato perplesso Adam anni prima. -Allora, vuoi spiegarci che succede?-, domandò Steve a Kono. -Non lo chiedete a me, lei sa-. A quel punto tutti i Five-0 si girarono verso Akemi, che continuò tranquillamente il suo discorso con Max. -Penso che dovremmo interpellare anche loro nella nostra conversazione-, fece notare il medico legale. -E cosa te lo fa credere?-, domandò la ragazza seriamente incuriosita. -Ci stanno guardando-. -Non capisco-. -È complicato-. Chin scosse la testa, pensando a tutte le volte che sua cugina avrebbe dovuto fare i conti con il disturbo di Akemi. -Devo spiegarvi?-, chiese allora lei agli altri. -Sì, per piacere-, rispose Danny. -Non è un omicidio atto da un primate, bensì un suicidio assistito artatamente organizzato per emulare il clima del romanzo di Edgar Allan Poe-. McGarrett alzò un sopracciglio. -Questo vuol dire che non ha capito bene-, spiegò Max. -Devi rispiegarlo in termini più semplici-. Akemi guardò in direzione di Kono, che annuì. Quello lo capiva, sapete che se qualcuno annuiva voleva dire che era d’accordo. -Allora, partiamo dall’inizio. Valerie Kogan ha un amico, o un amica che indossa scarpe da uomo. Comunque, questo amico ha bisogno di soldi, e Valerie vuole morire. Non è che vuole morire perché è depressa, vuole morire perché ha un disturbo istrionico di personalità. Ha anche una grande passione per l’autore ottocentesco e le due cose insieme la spingono ad elaborare un complesso piano per simulare la scena di morte del suo romanzo preferito-. Mentre lei riprendeva fiato, Max scoprì il cadavere della donna. -Suddetto piano consisteva nel farsi farsi infliggere ferite non particolarmente debilitanti dal già citato amico, al quale aveva intestato il testamento, e successivamente assumere un veleno. Ciò le dava il tempo di chiudere la porta per ricreare le condizioni del libro-. Max a questo punto prese la parola un po' imbarazzato. -Dalle analisi tossicologiche non è emersa alcuna traccia significativa di sostanze nocive, ma, come giustamente mi ha fatto notare Akemi, la vittima potrebbe aver ingerito grosse quantità di formaldeide, che ne avrebbe rallentato la decomposizione. Ciò vorrebbe dire che in realtà Valerie è morta da molto più di quel che crediamo, dando tempo alle tossine di disperdersi-. Danny si grattò il capo. -Quindi?-, chiese. -Quindi Valerie Kogan si è suicidata per stare al centro dell’attenzione facendosi aiutare da un suo amico che ore ha tutti i suoi soldi, non che ne avesse molti-.

Mentre uscivano dall'obitorio, Danny si avvicinò a Kono. -Avevi detto che mi dovevi parlare. Cosa c'è?-, domandò. Alla donna si illuminò il volto. Chiamò sua figlia, che stava ancora discutendo con Max. -Akemi, dì a Danny quello che mi hai detto stamattina-. La ragazza si avvicinò. -Charlie è salvo. Ho trovato una cura definitiva-.

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Capitolo 10
*** 'Aina ahiahi ***


La villa enorme sembrava un po' meno vuota del solito con tutta la banda dei Five-0. Adam e Kono avevano organizzato una cena per celebrare la grande scoperta della loro figlia, ma anche per festeggiare la fine delle sofferenze di Charlie. C’erano proprio tutti: Steve, Danny Amber e Grace, Chin-Ho e Leilani, Max, Jerry e Kamekona. A differenza dei soliti pasti a base di gamberetti e car in scatola tipici della squadra, quella sera si mangiava il sushi migliore di Oahu. Ovviamente, offriva Adam. -Hai parlato con Rachel?-, domandò Steve all’amico. -Sì, certo. Abbiamo parlato anche coi medici. In una settimana sarà tutto finito-, sorrise lui rubando un Futomaki dal piatto della sua fidanzata. -Certo che questa roba è buona-, commentò Kamekona con la bocca piena. -Quasi da far concorrenza ai tuoi gamberi-, aggiunse ironico Adam. A tavola mancavano le due ragazzine. Grace e Akemi erano sedute sul pavimento, davanti al divano. Contro ogni previsione, stavano andando d’accordo. -Grazie per averla portata-, fece Kono al collega. -Grazie a te per averla invitata. Sono felice che si trovino bene, per Akemi dev’essere difficile farsi degli amici-. Adam guardò sua moglie, poi sue figlia. Infine guardò Danny. -Per lei è difficile fare qualunque cosa, qualunque cosa che non siano calcoli ed esperimenti scientifici. Però va bene, perché come ti dicono all’ufficio adozioni, hai il figlio che il destino voleva che avessi-.

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