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di AlnyFMillen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio ***
Capitolo 2: *** Jhar Thoolan ***



Capitolo 1
*** In viaggio ***


CAP. 1: IN VIAGGIO





 
Fu all'alba del sedicesimo giorno di cammino ininterrotto che giunsero a Serefedi. Nihal e Ren avevano percorso la Grande Terra, proseguendo poi verso la Terra dei Giorni.
La sua terra.
Il viaggio ricordò alla mezzelfo quello che aveva intrapreso più di cento anni addietro assieme a Sennar.
A quei tempi la Rocca del Tiranno svettava sull'intero Mondo Emerso e le Terre libere erano ridotte a poco più di due.
A quei tempi, lei combatteva per poter trovare uno scopo alla propria esistenza e, allo stesso tempo, per poter porle fine.
A quei temp, Nihal non capiva l'importanza di avere Sennar accanto a sè, non con il giusto peso. 
Il viaggio assieme al suo nuovo compagno d'armi era stato lungo e stancate, ma non aveva voluto darsi un attimo per respirare.
'Cammina, corri, controlla le carte. Bevi, mangia, dormi.'
Semplici comandi da eseguire che si costringeva ad attuare. 
'Lo stai facendo per tornare da Sennar e da Tarik. Loro sono lì, devi solo trovarli' si ripeteva.
Non c'era tempo per nient'altro.
A volte sul loro cammino si presentavano dei briganti e allora era costretta a combattere, proteggendo sia lei che Ren, il quale non era ancora molto propenso alla guerra. Ma a Nihal andava bene così, non voleva che quel ragazzo si sporcasse le mani col sangue più di quanto fosse indispensabile per la sopravvivenza. Così lo lasciava nelle retrovie, limitandolo agli incantesimi, ed anche lui non osava intromettersi. 
'Cammina, corri, bevi. Mangia, dormi, colpisci. Schiva!' 
Una sera, accampati attorno al fuoco, il mago aveva preso coraggio e aveva parlato alla sua amica. 
"Nihal?" l'aveva chiamata dal suo sacco a pelo.
La mezzelfo si era voltata nella sua direzione, interrompendo per un attimo il suo lucidar la spada.
"Non credi che... Beh, ecco dovremmo rallentare un po' la marcia? Sono giorni che non ci riposiamo come si deve." provò, ma lei lo incenerì con uno sguardo.
"Non possiamo fermarci e questo è quanto" disse freddamente, tornando poi ad osservare il panno di stoffa che teneva tra le mani.
"Se solo potessimo restare qualche giorno in più, io..." continuò lui non volendo arrendersi. 
"No" ribatté l'altra. 
"Ma perchè, sai che se..." cominciò, ma non riuscì a concludere la frase.
L'eroina si alzò di scatto e, con un gesto secco, piantò l' arma che teneva fra le mani nel terreno arido, secoli fa rigoglioso e fertile.
Erano esistiti giorni, giorni felici nei quali quei territori erano stati occupati da popoli. Dal suo popolo.
Null'altro che passato, ecco di cosa si trattava.
"Ho detto di no, dannazione. I morti hanno aspettato fin troppo. Tutto il Mondo Emerso ha atteso per decenni che tornassi. Sennar e Tarik hanno atteso fino a l'ultimo dei loro giorni. Che diritto ho io, dimmi, di farli trepidare ancora, eh?" gridò con rabbia. 
L'eco della sua voce si perse nella landa desolata nella quale erano accampati. 
"Non riuscirai a raggiungerli se continui a spremerti fino al midollo!" ribbattè Ren. 
Alchè, quella sfilò la spada in uno scatto d'ira e la puntò alla gola dell'altro.
"E tu cosa ne sai, come puoi tu dirmi cosa devo fare?!" gridò.
Dopo pochi secondi ritirò l'arma, si voltò, incamminandosi a grandi falcate verso l'esterno del loro cerchio luminoso creato dal fuoco ed addentrandosi nell'oscurità sempre più fitta e densa.
Ren la seguì con lo sguardo fin quando la sua figura non scomparve e si fuse con la notte.
Quella donna si stava trasformando in una vera e propria macchina da guerra, utilizzabile al solo scopo di combattere. Non dormiva, non mangiava. Era divorata dal pensiero della propria missione. Forse proprio come descriveva Sennar ne "Le Cronache del Mondo Emerso".
Ma il ragazzo sapeva che sotto la sua dura scorsa di drago, risedieva un cuore pulsante. Non di un' eroina, non di un guerriero, non di una leggenda ma di un' essere umano estremamente sofferente, consumato dal proprio passato. Di una madre e di una moglie che avrebbe potuto compiere a termine qualsiasi compito pur di riavere ciò che aveva perso.



 
Lo stai facendo solo per te stessa. 
Continui a ripeterti che lo fai per loro ma sei un' egoista.


No, questa volta Nihal aveva un motivo per combattere. Forse, però, sarebbe stato proprio quello a farla sprofondare nell' abisso da cui provenivano i suoi demoni.
 
La tua sete di sangue è insaziabile.  
Non puoi controllarla.


Erano tornati. Da quando aveva lasciato i ruderi della foresta della Terra del Vento assieme a Phos, i suoi incubi erano tornati.
Da quando aveva inzuppato la sua lama e la sua anima di altro sangue elfico, seppur colpevole. E sta volta, tra i cadaveri ed i fantasmi, spiccavano volti troppo conosciuti storpiati dal tempo.

 
Sangue. 
Ucciderai, sentirai le viscere dei tuoi avversari trapassati a fil di spada scorrerti tra le dita. 
E godrai nel provare quella senzazione di onnipotenza sulla vita.


Eppure era stata Reis a trattenerli dentro di lei ed oramai anche lei era morta. Allora perchè continuavano a perseguitarla dopo secoli di morte apparente? 
Sennar, Tarik, Laio, Ido, Soana, Fen.
Scosse la testa, come a scacciare quelle voci che la tormentavano. Nei pressi di Serefedi si erano intensificate. Ma, d'altronde, sapeva cosa l'aspettava ormai.

 
Vendicati consacrata a Sherva. 
Vendicaci e sarai vendicata.
 Fai soccombere chi ha deciso per noi una sorte così crudele. 
Vendicaci.


"Basta!" gridò al nulla, quando le ginocchia le cedettero.
"Basta vi prego!"
Tappò le orecchie a punta con le mani, spingendo i palmi fino a che non sentì la testa dolerle fisicamente.
Sei nata per questo Sheireen. 
Vendicaci.
Vendicaci.

I sussurri, ormai divenuti urla, rimbombavano nel suo cranio. Non accennavano a diminuire ed anzi, aumentavano ad ogni passo. 
Si trascinò davanti a sé, alla cieca. La vista offuscata dal buio e dalle lacrime.
Quanto aveva camminato? Dov'erano l'accampamento e Ren? Doveva essersi inoltrata per chilometri, se lui non aveva udito le sue suppliche.

 
Vendicaci. 
Non puoi scappare dal tuo destino.
Vendicaci.
E' già scritto come finirà.
Vendicaci.


No. Non poteva aver camminato per molto. Carponi, riprese coraggio e si rimise in posizione eretta.
Le iridi viola scrutarono l'oscurità senza trovare punti di riferimento o indizzi che potessero aiutarla. Solo una perpetua, asfissiante distesa di sabbia.
Vendicaci.
Vendicaci.


Si voltò verso destra e intraprese una corsa folle.
'E' la direzione giusta, me lo sento. L'istinto non mi ha mai tradito.'
Incespicò e cadde faccia avanti nei granelli di terra.
Improvvisamente la sabbia si tramutò in un liquido denso e viscoso.
Sentiva il suo sapore di ruggine in bocca, vedeva il suo colore cremesi nelle orbite. Lo aveva nel naso, nelle orecchie, le inondava i vestiti ed il viso.
Si guardò le mani, anch'esse macchiate e le sfregò diperatamente, cercando di lavar via l'odore del peccato, dell' omicidio.
Improvvisamente un vortice si aprì dal basso e la tirò al suo interno.
Si aggrappò ad una duna, ma tutto lì scivolava via come fumo nell' aria.
Improvvisamente ricordò i camini di Salazar. Il fumo fuori uscire dalla taverna di Livon, il pane fresco appena sfornato che lei e i suoi compagni di giochi portavano via come un prezioso bottino, giocando ai pirati e alla guerra.
Spade di legno.
Un pugnale.
Non sapevano davvero cosa fosse la guerra.
Dopo pochi secondi finì nel baratro e poi fu buio.










Angolo dell'autrice: Ehy ciao gente che ha avuto il coraggio di aver letto fin qui. Vi stimo rega^^
Questa storiella è nata subito dopo "AlnyFMillen show:Mondo Emerso time" (sospesa a vita probabilmente, ma, tranquilli, con questa non succederà). So che il primo capitolo fa un po' schifo ma prometto che rimedierò :) Qui non aspettatevi "Nihal torna da Thoolan e vive felice e contenta con la sua famiglia". NO. Gli eventi prenderanno una piega imprevedibile che nemmeno io potrò gestire. Muahahaha. Scusate per eventuali errori.
Fatemi sapere un po' cosa ne pensate.
Salutoni,
AlnyFMillen

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Capitolo 2
*** Jhar Thoolan ***


CAP. 2:JHAR THOOLAN






"Correte ragazzi!" li spronò la ragazzina dai lunghi capelli blu. "Oh, andiamo femminucce o quel vecchiaccio del proprietario ci beccherà" continuò vedendo che i suoi compagni di giochi battevano la fiacca.
"Tornate qui mascalzoni e vi faccio vedere io!" sbraitò una voce grande ed infuriata alle loro spalle. Baar, un vecchio contadino dai denti mancanti e l' ira furibonda, armeggiava con il forcone impugnato stretto nella sua mano destra, cercando di passar attraverso il suo povero orticello senza danneggiare più di quanto non avesse già fatto quella banda di ragazzini scalmanati. "So chi siete, non potete nascondervi tanto a lungo!" continuò ad urlare.
Barod finì con l'inciampare su di un cavolo e cadde rovinosamente a terra.
"Su alzati pappamolle!" Cercò di rialzarlo per un braccio nonostante fosse il più grassoccio del gruppo e lei la più smilza.
"Non ce la faccio Generale, lasciatemi morire qui" disse l'altro col fiato corto.
"Giuro che se non ti alzi adesso affronterai Baar tutto da solo e dovrai fare il capo dei fammin per il resto della tua vita" minacciò severa Nihal per poi rivolgersi al resto dei suoi compagni di gioco "Voi altri, ritiratevi!". A quelle parole il poveraccio si contorse sul posto rotolando da un lato e poi dall' altro, cercando di rialzarsi ma con scarsi risultati.
Sentendo una mano sulla spalla la mezzelfo si girò di scatto pronta a colpire chi aveva osato un simile affronto nei suoi confronti. Sorrise, però, quando riconobbe chi aveva reclamato la sua attenzione.
"Lascialo stare guerriero, ci penso io a trascinare questo mammalucco" proclamò Sennar con un sorriso. "Scommetto che così..." farfugliò mentre recitava a bassa voce una lenta litania.
Nihal l'osservò curiosa ed assorta.
Un bastone posato accanto ai piedi di Bared si illuminò, trasformandosi in qualcosa di meno lineare e più viscido. Il serpente strisciò fino al viso del ragazzo, che saltò in piedi come una molla e corse via a gambe levate il più lontano possibile dall'oggetto malefico. I due amici risero a gran voce.
Poi il cielo si oscurò. L'aria si impregnò di un odore dolciastro eppure pungente. Pire di fumo di levarono dalle case attorno a loro.
E quel rosso. Rosso ovunque. Rosso di sangue, di fuoco, di morte.
Nihal girò prontamente la testa ma accanto a lei non trovò altro che vuoto. "Sennar?" chiamò con voce malferma. "Sennar?" disse più forte. Mise le mani a conca sulla bocca per amplificare la sua voce "Sennaaaaaar" urlò.
La stoffa di una tunica nera le sfrecciò dinnanzi agli occhi, a soli pochi metri da lei, per poi scomparire dietro una fiammata. "Sennar!" Scattò verso la direzione del suo amico, schivando spezzoni di legno che le piovevano dal cielo cercando di incenerirla. Sentiva le risate dei nemici e le urla dei suoi concittadini avvicinarsi a lei, le fiamme lambirle la pelle e bruciarle i capelli ma non si fermò a guardare indietro. Di nuovo quel pezzo di stoffa le sfuggì dalle mani. Inchiodò quando la trave portante di un tetto cedette e fece così precipitare l'intera abitazione, costringendola a prendere la rincorsa per saltare.
L'atterraggio non fu piacevole perchè cadde dritta sulle ginocchia, facendole sanguinare. Si tirò su a fatica pulendosi le lacrime dagli occhi che le bruciavano per il fumo e portandosi una mano alla bocca, riparando le vie respiratorie e la bocca. Tossì. Riprese la sua corsa. "Sennar!! Sennar ti prego fermati!" riprovò. Ma il suo amico non le dava ascolto. Arrivò infine ad uno spiazzale.
I rumori della battaglia in sottofondo scemarono e divvennero ovattati mentre lei avanzava incantata da quel biancore silenzioso. I suoi passi sembravano rimbombare attraverso i viali della cittadina desertica. Svoltò a destra per uno svincolo ma la visione che le se parò davanti la fece bloccare di botto.
Un viale. Bianco e candido. Silenzioso. Innaturale.
Delle forche. Ai lati della strada.
Dei cappi. Ai lati della strada. Mezzelfi, amici, compagni, conoscenti.
Morti.
In fondo, due sagome. Una, più alta, era caratterizzata da una tunica lacera e stracciata, svolazzante al vento. L'altra, più piccola, la fissava, con grandi e vuoti occhi viola spalancati su quella strage. I suoi stessi occhi.
Nihal cadde a terra. Le ginocchia le dolevano ancora, ma non le importava.
Nihal cadde a terra. Gli sguardi su di lei, quelli che non avrebbero più visto nulla.
Nihal cadde, cadde a terra e non si rialzò. Strinse gli occhi ed urlò come non aveva mai fatto, fino a quando le fiamme del combattimento non si insinuarono e carpirono anche la sua gola. Il mondo si distrusse in tanti piccoli pezzi, fino a quando non si ruppe e cominciò a cadere pian piano, cancellando quella scena straziante. La ragazza si trovò sospesa, svuotata di ogni energia, nel vuoto.

Aprì gli occhi tirandosi su di scatto. Ancora con il fiatone, si guardò attorno. ‘E'stato solo un incubo’ pensò tirando un sospiro di sollievo. Squadrò lo spazio attorno a se con occhio indagatore.
Si trovava in una sala quadrangolare, ricoperta di specchi a volta affissi sulle pareti circostanti. Ve ne erano di tutti i tipi: bassi, alti, medi, larghi, stretti, lunghi e così via fino a ricoprire perfino il soffito ed il pavimento. Riflettevano il cielo notturno. l'illuminazione era scarsa, quasi nulla, solo una flebile luce proveniente da un punto indefinto della stanza. I muri erano intonacati di differenti colori, in stridente contrasto tra di loro. Le ricordava, in un certo senso... "Sto ancora sognando?" domandò ad alta voce.
"Non era un sogno, cara Nihal" disse una voce.
Nihal sguainò la spada e si mise in posizione eretta, guardandosi nervosamente le spalle.
Dopo un attimo di silenzio, la donna apparve uscendo da uno degli specchi. "Oh, non riconosci neanche più una vecchia amica?" chiese l'anziana mostrando un sorriso gentile. Non era cambiata poi tanto: indossava una tunica bianca stretta in vita dalla cordicella argentata, il medesimo colore dell' ultima volta che si erano incontrate; gli occhi erano di quel blu profondo e la sua figura era contornata da un'aurea soffusa. L'unica differenza era rappresentata dalla gemma grigia, ora rotta, che spiccava sulla sua fronte.
"Non è possibile..." mormorò la mezzelfo "Thoolan?"
Lo spirito la guardò benevola "Jar Thoolan per la precisione, bensì mi senta sempre la cara, stessa guardiana di un tempo. Non ho perso il lume della ragione per rabbia, come Ael né per sete di vendetta e neppure, come successe precedentemente a Gael, per solitudine. Dopo tutto, sapevo sarebbe dovuto accadere tutto ciò. Ma... il tuo futuro invece, è confuso Sheireen. C'è un motivo per il quale sei qui, non è vero?"
Nihal sorrise amaramente. ‘Io invece credo sia scritto, per una volta, ho fatto la mia scelta’ Alzò di scatto la testa verso la guardiana, nello sguardo una luce determinata e decisa. "Accetto. Accetto la tua proposta, voglio che tu mi regali un futuro privo di dolore"







Angolo dell'autrice:Good evening^^ Finalemente eccolo,il secondo capitolo.Con tutta sincerità,mi spiace molto che questo fandom sia lasciato un po'così alla deriva:( POTERE ALLE RECENSIONI!Chi è con me?<< cri cri cri >> Ok,no. Piaciuto almeno un pochino il sonnellino di Nihal?? Spero di si. Ho scritto leggermente di fretta quindi,non so,segnalatemi qualunque errore e passate a farmi un regalino nell'angolo recensioni(caramelle gratis!) Alla prossima, AlnyFMillen

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