il ladro e la regina

di Delfi_SirioStars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


~~Capitolo 1

"Beh, una storia su robin e Regina
non avrei mai pensato di poter scrivere su di loro
sno stata influenzata dalla mia amica Ale_EvilRegals,
impazzisce per loro! cmunque spero vi piaccia" 

                                                                                                                                                                                 

In un reame tranquillo, felice e verdeggiato, con la propria regina e il proprio re, tutti e due molto nobili e caritatevoli, cosa potrebbe mai rovinare tutto?
La Regina Cattiva. Non altro che lei, la donna che ormai possedeva quel reame e che tentava in tutti i modi di uccidere colei che le aveva rovinato la vita, ovvero Biancaneve.
In una lussuosa carrozza, in un giorno come latri, ma con la speranza di avere fortuna, la regina cattiva si avviava verso l’ennesimo villaggio in cerca della sua preda. Ovunque erano appesi manifesti raffiguranti la giovane principessa che in qualche modo, riusciva sempre a sfuggire alla perfidia della regina.
Arrivata a destinazione, la regina, con la sua solita aria perfida, scese dalla carrozza col mantello nero che la seguiva dietro. Fece riunire tutti coloro che abitavano in quel posto in fila per vedere i volti di ognuno e cercare di capire se erano disposti a rivelare dove si nascondesse Biancaneve.
-Allora?- chiese la regina davanti a un mucchio di persone tremanti. –Non avete niente da dire?- Richiese girando avanti e indietro e guardando tutti in faccia. –Sapete benissimo perché sono qui!- esclamò fermandosi e facendo arretrare il mantello con la mano. –Dov’è Biancaneve?- disse sottolineando coi denti il nome della ragazza mentre gli abitanti facevano poco a poco piccoli passi indietro, temendo che la regina cattiva possa fare loro del male. –Vi prometto che non vi farò nulla- aggiunse cercando di usare modi gentili, che purtroppo non erano il suo forte. –Se voi me lo rivelate- concluse tornando al punto di partenza.
Stufa di quelle “inutili” persone, come piaceva a lei definirle, diede loro le spalle e ordinò a bassa voce alle guardie di uccidere tutti appena lei se ne fosse andata. Era la cosa che faceva ogni volta che nessuno si faceva avanti per rivelare dove fosse Biancaneve. La regina era sicura che in ogni villaggio in cui lei passasse, tutti sapevano dove si nascondesse la ragazza, ma stupidamente la proteggevano. Quando invece nessuno avrebbe mai protetto lei a costo della vita. Tutti la consideravano la Regina Cattiva, titolo che senza dubbio si era consapevolmente guadagnata. Ma non avrebbe mai voluto farlo. È stata accecata dall’odio e dalla sete di vendetta nei confronti di chi, a suo parere, le aveva distrutto la vita, rivelando a Cora che sua figlia si era “azzardata ad amare”. L’amore era una debolezza, secondo la madre della regina. Quei pensieri le tormentavano sempre la testa. L’unica cosa che non capiva o che non voleva accettare, era che dentro se c’era un vuoto che non era capace di colmare. Un vuoto così grande che solo l’amore poteva riempire. Ma chi avrebbe mai potuto amare la Regina Cattiva? Ormai le rimanevano solo l’odio e la vendetta.
Senza rendersene conto era già tornata al castello. Uscì dalla carrozza e si diresse verso il portone. Entrando sentì dei rumori provenire da sopra. Chi poteva essere?
Alla Regina salirono i nervi, chi aveva osato introdursi nel suo castello senza il suo consenso?
Infuriata cominciò a salire le scale che la portarono nel piano da cui provenivano i rumori, accorgendosi che provenivano dalle sue stanze. Colse in fragrante dei ladri che stavano rubando. Ladri che puzzavano di foresta, vestiti di verde e bianco. Uno di loro si voltò e vedendo la regina prese l’arco che aveva dietro la schiena con una freccia e lo puntò verso la donna che rimase impassibile e un po’ infastidita mentre gli altri ladri continuavano a rubare incuranti di ciò che accadeva.
-Che cosa vorresti fare? Sfidare la Regina?- chiese la mora in modo altezzoso.
-M’lady, non vorrei mai e poi mai sfidarla- rispose l’uomo con sfacciataggine.
-Sua maestà!- Disse la donna cercando di far capire al forestiero come doveva chiamarla.
-Mi perdoni, sua maestà, non ci siamo ancora presentati, io mi chiamo Robin, Robin Hood-
-A me non interessa il tuo nome, piuttosto interessa come siete riusciti ad entrare. C’è una barriera molto potente che protegge il mio castello, cosa avete usato?- chiese la regina perplessa.
-Non c’era nessuna barriera a proteggere il castello-rispose l’uomo del tutto sincero scuotendo la testa.
-Ma com’è possibile?- richiese la regina. –Me ne sarò dimenticata… che stupida!- disse tra se e se con la testa bassa.
-O non datevi della stupida!- disse l’uomo in modo ironico mentre continuava a puntarle l’arco.
-Come osi tenermi l’arco ancora puntato? Credi mi possa fare qualcosa?- Chiese la regina alzando la testa.
-Questo arco non sbaglia mai il bersaglio- rispose l’uomo.
-Se è per questo neanche la magia sbaglia mai!- disse la donna creando una palla di fuoco con la mano.
-Non ne dubito sua maestà- rispose il fuorilegge con aria di sfida. La regina in risposta lanciò quella palla di fuoco che l’uomo con un po’ di fortuna riuscì a schivare.
-Siete una donna senza esitazioni!- Disse l’uomo sorpreso che lasciò andare subito dopo la freccia che teneva puntata alla regina, ma colpì il muro anziché la donna.
-Hah! Pensavo che il tuo arco non sbagliasse mai!- rispose la regina con presunzione.
-Dipende anche da cosa si mira- ci fu silenzio. La regina rimase sorpresa da quella risposta mentre il ladro la guardava con un sorrisetto irresistibile.
-Tutto bene Robin!?- chiese uno dei ladri all’uomo che “combatteva” contro la regina. Era robusto e aveva una barba abbastanza lunga, castana e riccioluta come i capelli. La regina con la magia lo prese per il collo e lo fece alzare pochi centimetri da terra.
-Little John!- gridò il fuorilegge di prima attirando l’attenzione dei compagni che alzarono subito le armi. –Lascialo ti prego!- aggiunse disperato.
-I ladri meritano solo questo!- rispose la donna stringendo ancora di più la presa e facendo un sorriso maligno.
-Noi siamo diversi, rubiamo ai ricchi per dare ai poveri!- esclamò l’uomo mettendosi la mano sul cuore.
-Non sai quante volte ho sentito questa ridicola storia!-
-Per favore lascialo! Farò tutto ci che mi ordinerete! Abbassate le armi!- ordinò ai suoi amici mentre si metteva in ginocchio a mani alzate. Sapeva che se avrebbe risposto attaccando le cose sarebbero peggiorate, perciò continuava a supplicare la regina non conoscendo la sua cattiveria nascosta dalla bellezza. All’improvviso da dietro una porta spuntò un bimbo tenerissimo dai capelli ricci e neri che attirò l’attenzione della donna. –E tu da dove sbuchi?- chiese al bambino con un sorrisetto e lasciando l’uomo che stava quasi per uccidere. Il piccolo invece rimase in silenzio sorpreso e indifeso.
-Scappa Roland!- gridò l’uomo in ginocchio al bimbo.
-Papà!- diede lui in riposta sorprendendo la regina. A quanto pareva il piccoletto era figlio di quell’uomo dai capelli biondi. –Così questo bambino è tuo figlio…- disse la regina in modo maligno. Subito dopo, con la magia attirò il bambino verso di sé. –Roland!- disperò il padre temendo che gli fosse fatto del male mentre la mora si abbassava all’altezza del bambino che sembrava avesse poco più di 4 anni.
-Ciao piccolo, ti assicuro che non ti farò del male, non avere paura- disse la regina sorridendo al piccolo impaurito. –Davvero?- rispose lui con la sua vocina tenera. –Ma certo, ecco ti faccio un regalo- fece comparire nella mano destra un pupazzo che diede al bimbo. –Ti piace?- gli chiese. Lui annuì.
-Bene, sono sicura che diventeremo ottimi amici!- disse prendendolo in braccio, voltandosi e facendo sparire tutti gli altri per poi farli comparire nella foresta incantata.
Nel mentre…
I ladri si ritrovarono all’improvviso nella foresta e solo dopo che guardarono in giro lo capirono.
-Roland! Dobbiamo andare a riprenderlo!- disse il padre del piccolo in preda al panico.
-Calmati Robin, e ragiona!- rispose uno degli amici.
-Qui c’è in gioco la vita di mio figlio! NON POSSO FERMARMI A RAGIONARE!- esclamò il biondo furioso.
-Pensaci bene Robin! Se dovessimo andare a riprenderlo la Regina ci ucciderebbe subito con un nonnulla! Non hai visto come si è liberato di noi?  E poi avrà già alzato la barriera per proteggere il castello! Rischieremmo solo di perdere la vita, e non credo che Roland voglia perdere anche suo padre!-
-Ma Roland è tutto ciò che mi rimane della mia Marian, e ora è in mano alla regina…- disse Robin scoraggiato.
-Ti prometto, Robin Hood, che troveremo un modo per farti riabbracciare il piccolo Roland- concluse l’amico poggiando una mano sulla spalla del biondo con lo sguardo preoccupato.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2 Capitolo 2
 
 Era la sera del giorno dopo, e la regina sembrava trattasse il piccolo Roland con gentilezza, che fosse una parte del suo carattere che non aveva mai mostrato? Almeno non con le persone adulte, ma con quel bimbo sembrava diversa da come l’avevano sempre descritta, anche se davanti al piccolo non lo mostrava.
-Beh, cosa vuoi? Sto lavorando non vedi?- chiese la regina vedendo il piccolo che la guardava in piedi in mezzo alla stanza.
-Ma tu non stai lavorando- rispose Roland timido vedendo che la regina stava solo girando avanti e indietro. Forse pensando a come catturare Biancaneve.
-Come osi moccioso?!- disse la regina fermandosi.
-Ho fame- diede il piccolo in risposta con degli occhioni tenerissimi mentre teneva stretto il pupazzo regalatogli dalla donna.
-Non ho tempo da perdere!- esclamò la mora a denti stretti. –Ti prego!- insistette il bambino con gli occhi lucidi mentre la mora aveva ripreso quell’andar e vieni per la stanza, per poi fermarsi di nuovo.
-E va bene!- disse voltandosi. –Fate portare qualcosa da mangiare al bambino! Immediatamente!- gridò la regina alzando la testa sperando che qualcuno l’avesse sentita. –Subito sua maestà!- rispose una guardia.
Per un attimo ci fu silenzio.
-Voglio il mio papà- disse il bimbo.
-Mi dispiace ma il tuo papà se n’è andato! E sinceramente non so neanche perché ti ho tenuto come ostaggio al castello!- rispose la regina cattiva.
-Non è vero! Il mio papà verrà a prendermi!- esclamò il bimbo alzando la voce.
-Non parlarmi più in quel modo!-
-Tu sei cattiva!- gridò il piccolo facendo cadere il pupazzo e andandosene. –Torna qui!- ordinò la regina. Ma niente. Allora la mora si avvicinò al pupazzo caduto a terra e si abbassò a prenderlo rimanendo un po’ a terra a riflettere. Non capiva il comportamento di quel bambino. Gli mancava la vita da fuorilegge insieme al padre e agli amici e non apprezzava la vita lussuosa che la regina gli stava offrendo su un piatto d’oro.
Ma la mora non era in grado di provare ciò che si prova quando si è lontano da amici o familiari. Perché lei non aveva amici e familiari. E questo la distruggeva, anche se non lo dava a vedere. Così decise di andare da piccolo Roland a scusarsi, pensando che Lui stava diventando la sua famiglia.
Nella foresta…
-Dobbiamo attaccare stanotte, quando la regina andrà a dormire- disse Robin ai ladri stando tutti attorno a un fuoco che faceva loro luce e caldo.
-Ma come facciamo, c’è la barriera a proteggere il castello, moriremo- rispose uno dei ladri.
-Vi sbagliate, qualche giorno fa ho visto una delle guardie della regina entrare attraverso un passaggio sotterraneo che si trova poco lontano da qui, nei pressi del castello- affermò Little John.
-Bene, allora passeremo da lì- disse il biondo.
-C’è un problema- continuò John. –Quale sarebbe?- chiese incuriosito Robin.
-Che sopra il passaggio c’è un enorme masso-
-E come ha fatto allora a passare quella guardia?-domandò un altro.
-Beh, era più di una guardia, ma comunque, con la mia forza e con tutti voi potremmo riuscirci-
-Non ci sono guardie a controllare il passaggio?- chiese il biondo.
-No, è un passaggio che nessuno conosce, oltre noi e la regina intendo- rispose John.
-Perfetto, preparatevi, stiamo per compiere una missione pericolosa- concluse Robin. E molte guardie, trappole, massi e polvere dopo, riuscirono ad entrare.
Intanto…
La regina era entrata nella stanza in cui era situato il letto su cui avrebbe dovuto dormire il piccolo, che trovò lì addormentato. Si avvicinò a lui lentamente, col pupazzo in mano, e glielo mise vicino. Lo guardò per qualche secondo. –Mi dispiace piccolo, non volevo farti soffrire, pensavo che tu saresti stato capace di colmare quel vuoto che inconsapevolmente si è creato dentro di me- disse la donna mentre Robin cercava ovunque la stanza in cui si trovava il figlio.
-Ma, ti prometto che domani ti riporterò da tuo padre, e non ti darò più fastidio, a patto che tu non pianga più piccolo- continuò la regina facendosi scendere una lacrima dagl’occhi.
-Davvero?- rispose improvvisamente il bimbo che a quanto pareva era sveglio. La regina rimase sorpresa.
-Sì, davvero- disse per poi fargli un sorriso. –Ma adesso dormi che domani ci sveglieremo presto per farti riabbracciare tuo padre, coraggio, buona notte piccolo- continuò la mora rimboccandogli le coperte e dandogli un bacio sulla fronte. –Buona notte mamma- rispose il bambino lasciando la regina senza parole. Rimase lì con lui finchè non si addormentò, guardandolo e piangendo, con piccoli sorrisi, pensando che non avrebbe potuto costringerlo a rimanere con lei, lontano dal padre.
-Ti ha chiamata mamma?- chiese improvvisamente Robin entrato nella stanza, fermo con l’arma in mano, ma stavolta non la puntava.
-Si- rispose la regina cercando di non voltarsi per non far vedere al fuorilegge che stava piangendo.
-Era da tanto che non glielo sentivo dire- disse l’uomo.
-Dov’è sua madre?-  domandò la regina incuriosita.
-E’ morta, per colpa mia- rispose il biondo sentendosi in colpa. La regina si limitò ad alzare la testa guardando il cielo pieno di stelle che si vedeva dalla finestra di fronte a lei.
-Me l’avresti veramente riportato?- chiese Robin.
-Non ti hanno insegnato che origliare è sbagliato?- disse la mora imbarazzata, perché se Robin aveva ascoltato la loro conversazione aveva di certo sentito pure la regina piangere.
-E a te non hanno insegnato che non si risponde ad una domanda con un’altra?-. la donna sospirò.
-Si, l’avrei fatto, te lo avrei riportato- concluse la regina.
-Perché?- domandò l’uomo perplesso.
-Perché non posso costringere un povero bambino a stare lontano da suo padre, solo per il mio bene- rispose la mora accarezzando Roland, che dormiva tenero e avvinghiato al suo pupazzo, e facendosi scendere l’ennesima lacrima. Nel mentre l’uomo si avvicinava poco a poco a piccoli passi.
-Anche se lo conosci da poco, ti sei affezionata a Roland- disse il biondo.
-Ti sembra strano, vero? La regina cattiva che si rammollisce per un bambino, nessuno ci crederebbe, per tutti io sono la Regina Cattiva- rispose la donna triste.
-Non per me- disse il fuorilegge. –Hai dimostrato di avere un cuore trattando mio figlio in modo così gentile e premuroso, e ti posso assicurare che è la seconda volta dopo tanto tempo che sento dire a Roland “mamma”- concluse Robin. La regina rimase in silenzio. –Ogni volta che vorrai vederlo, sappi che ci sarà, ci sarò anch’io-
La regina senza rendersene conto, stava cominciando a farsi sopraffare dalle emozioni. Non aveva mai pianto in quel modo, per un bambino. Non era mai stata gentile nei confronti di qualcun altro. Così capendo ciò che stava succedendo disse: -Preditelo ora, e andate via, non fatevi più vedere, altrimenti vi ucciderò- disse la regina con una voce rotta voltandosi di lato cercando di andare nella stanza vicina.
-Stai piangendo- disse Robin sorpreso.
-Ti ho ordinato di andartene!-. L’uomo dagl’occhi blu oceano rimase lì a guardarla per qualche secondo, con lo sguardo di qualcuno che non riesce a capire, che è confuso. Interruppe quella pausa dirigendosi verso il letto del piccolo Roland prendendolo in braccio e portandoselo via. Lasciando il pupazzo lì dov’era. Senza accorgersi della sua esistenza. E solo quando il biodo se ne andò la regina potette crollare abbandonando la postura retta che a stento teneva visto la sua condizione morale che ormai era crollata. Accorgendosi del pupazzo sul letto, l’unica cosa rimastale del piccolo bambino.




"Angolo Autrice"
"che cosa farà la nostra regina? andrà a cercare il piccolo Roland, o lascierà la sua vita così com'è? oppure sarà il piccolo  cercare lei? fatemi sapere che pensate con una recensione! ^^"



 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Erano passate 2 settimane da quando il piccolo Roland se n’era andato e la regina tornava dall’ennesimo villaggio, senza successo. Ultimamente era cambiata, non uccideva più le persone che non rivelavano il nascondiglio di Biancaneve, e quando tornava al castello non faceva altro che rimanere a guardare per ore il pupazzo di Roland. Ovunque passasse sentiva parlare delle imprese eroiche di Robin e degli altri ladri, mentre lei ormai non si divertiva più neanche ad uccidere, era come spenta. Sua madre aveva ragione, “l’amore è una debolezza”, e le sarebbe piaciuto imparare prima questa lezione.
Il silenzio del castello venne interrotto dai suoni dei passi veloci della regina intenta ad uscire per raggiungere la foresta. Una volta arrivata mise la mano dentro al petto e tirò fuori il suo cuore accompagnato da un grido di dolore. Rimase lì a guardarlo per qualche secondo.
-Senza cuore, forse vivrò meglio- disse con un piccolo sorriso sforzato. Con la magia fece un buco nel terreno e ci lasciò dentro il cuore. –Sarà meglio assicurarsi che nessuno lo trovi- aggiunse creando dal nulla un demone mostruoso. Avvolto da una nuvola viola, aveva le ali di un drago, il corpo di un leone e la testa di un toro accompagnato da corna e denti ricoperti di un veleno mortale, che avrebbe protetto la zona in cui era riposto il cuore a costo di uccidere chiunque passasse di là. Doveva assicurarsi che nessuno avrebbe trovato il suo cuore, anche se infondo desiderava che succedesse, per vedere se avrebbero cercato il proprietario o l’avrebbero schiacciato. Anche se era più che evidente che fosse il cuore della regina visto il suo colore nero come il carbone. Finito il lavoro tornò tranquillamente al castello sparendo in una nuvola viola. Stranamente non si era accorta che qualcuno, per un lasso di tempo, l’aveva spiata.
Entrata al castello la regina sembrava avesse recuperato il suo lato oscuro e maligno.
-Preparate la carrozza! Andiamo a prendere Biancaneve- disse l’ultima frase col sorrisetto maligno stampato. –Ai suoi ordini sua maestà!- obbedirono le guardie.
Si diresse nel villaggio in cui era passata di mattina e impose la sua autorità con delle minacce e facendo tremare gli abitanti di quel posto. –Miei sudditi, sono tornata…- cominciò la regina con un discorsetto. –Per finire il lavoro di stamattina, uccidervi- disse sorridendo. Gli abitanti fecero dei passi indietro impauriti. –Ma prima voglio chiedervi per l’ultima volta, dov’è Biancaneve?-. Gli abitanti non risposero.
-Bene, vi ho dato una seconda possibilità, cosa che non mi piace fare, e da stupidi l’avete sprecata. Per questo vi ucciderò tutti con le mie stesse mani!-. I paesani cominciarono a correre di qua e di là in preda al panico. Le madri proteggevano i figli, e gli uomini cercavano di ferire la regina con pietre ed armi. Tutto in vano, visto che, sorprendentemente, riuscì ad uccidere tutti, uno ad uno. Ad alcuni strappava il cuore e lo schiacciava, ad altri lanciava palle di fuoco, e altri ancora li faceva sprofondare nel terreno. Sembrava una macelleria visto tutto il sangue. Le guardie non potevano fare altro che stare fermi a godersi lo “spettacolo”.
-BIANCANEVE! SE MI SENTI, SAPPI CHE QUESTO E’ SUCCESSO SOLO PER COLPA TUA! STA PUR CERTA CHE TI TROVERO’, E SE NON DOVESSI RIUSCIRCI, UCCIDERO’ TANTE DI QUELLE PERSONE CHE ALLA FINE NON POTRAI FARE ALTRO CHE USCIRE ALLO SCOPERTO! E QUELLO SARA’ IL MIO MOMENTO DI GLORIA PERCHE’ TI STRAPPERO’ IL CUORE E LO SCHIACCIERO’ TAMLENTE FORTE DA FARTI PROVARE QUEL DOLORE PURE NELL’ALDILA’!- gridò la regina minacciosa sperando che la ragazza l’avesse sentita, accompagnando la frase con una risata malefica. Si sentiva finalmente viva, e dopo quello sterminio voleva solo farsi un bagno rilassante. Tornò al castello sfinita e ordinò che le si fosse preparato un bagno caldo. Le domestiche obbedirono senza obbiettare.
-Sua maestà, il bagno è pronto- disse una domestica cortesemente e inchinandosi. –Finalmente- rispose la regina stufa di aspettare, alzandosi dalla poltrona su cui era seduta e passando vicino alla domestica per poi dirigersi in bagno. La povera ragazza rabbrividì al passaggio della donna.
Passarono un’ora e mezza da quando la regina era entrata nella vasca da bagno e le domestiche temevano fosse morta annegata addormentandosi. Sinceramente per loro sarebbe stato solo un peso da togliere.
Ma per loro sfortuna, proprio quando credevano di essersi liberate della regina, lei uscì dal bagno ordinando che le si preparasse la vestaglia per dormire e il letto. Subito dopo si mise a dormire.
Durante la notte la mora sentiva rumori provenienti dalla barriera, dei disturbi, come se qualcuno cercasse di entrare disperatamente. Più volte la donna cercò di ignorarli sperando che finissero, ma ad un certo punto perse la pazienza e si alzò da letto. Potevano essere forse le 2.30 del mattino. Scese a controllare cosa stesse succedendo ma appena vide che furi dal castello c’era Robin con in braccio Roland e i ladri che lanciavano frecce contro la barriera le venne un colpo e si bloccò all’improvviso. Robin la notò subito e cercò di chiamarla e richiamarla più volte, finchè la donna non si riprese. Abbassò la barriera e si diresse in contro a Robin.
-Ti avevo ordinato di non farti più vedere! Ora dovrò uccidere te e tutti i tuoi patetici amici- disse la regina senza giri di parole, creando una palla di fuoco.
-Vi prego vostra maestà dovete aiutarmi!- esclamò l’uomo inginocchiandosi con Roland in braccio e facendosi scendere una lacrima. –Perché dovrei aiutarti?- chiese la donna.
-Vi prego! Roland è stato ferito da un mostro che si aggirava nella foresta! Morirà se non lo aiuterete! Il veleno sta circolando nel suo sangue e tra poco potrebbe morire! Non voglio perdere anche Roland, non avrei motivo di vivere! Per favore vostra maestà, aiutatemi! Voi siete l’unica!- supplicò l’uomo.
-Che muoia allora. Non mi interessa- concluse la donna impassibile e voltandosi per andarsene.
-No! Vi prego!! Aiutatemi! Farò tutti ciò che volete!! Vi potrete prendere il mio cuore! Potrete fare di me ciò che volete! Per favore!!- disperò il biondo. La mora si fermò.
-Portatelo dentro- disse facendo loro segno con la mano di entrare nel castello.
-Vi ringrazio con tutto il cuore!- esclamò Robin alzandosi e dirigendosi dentro con i compagni alle spalle.
-Non farmi cambiare idea- aggiunse la regina.
Arrivarono al piano superiore dove la donna teneva le pozioni. Prese una valigia nascosta sotto il tavolo e la aprì cercando tra le boccette. Ne afferrò una e la esaminò. –Perfetto- disse dirigendosi verso l’altro tavolo in cui avevano posato il piccolo Roland.
-Cos’è quella?- chiese il biondo poco rassicurato. La regina gli mandò un occhiataccia, sospirò e rispose –Scaccia malattia, una pozione che può curare tutte le malattie-.
-Se sicura?- domandò perplesso il fuorilegge. –Trovalo tu un altro modo di salvare tuo figlio allora!- disse scortese la regina. Subito dopo fece bere al piccolo addormentato la pozione, sperando in fondo che funzionasse, che non fosse troppo tardi. D’un tratto la ferita sanguinante che aveva il bimbo sulla spalla si richiuse, ma lui sembrava non risvegliarsi. Ci fu un attimo si silenzio. Ma poi l’uomo senza più speranze, deluso e disperato poggiò la fronte su quella del figlio e cominciò a piangere disperatamente. Pure la regina, nonostante le mancasse il cuore, sembrava delusa e dispiaciuta, aveva amato quel bambino, e lo amava ancora.
-Roland…- sussurrò tra i singhiozzi il padre.
 
“spazio autrice”
Credete che il bambino sia morto?? Può darsi, ma cosa farà ora la nostra regina? Perché Roland si trovava lì?? È tutto un mistero da risolvere, ma comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, sono ancora una principiante, ho solo 12 anni =P, ma fatemi sapere con una recensione cosa pensate debba migliorare o cosa vi è piaciuto di più! ^^ cercherò di scrivere al più presto il quarto capitolo! ^^”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
-Forse posso fare ancora qualcosa!- esclamò la regina facendosi spazio tra il padre e il figlio. Si allontanò qualche passo dal tavolino e lanciò un incantesimo contro il bambino. Aspettò qualche istante e poi si riavvicinò subito a Roland.
-Roland ti prego ascoltami se sei lì!- disse la donna scuotendo il piccolo. –Non puoi fare questo a tuo padre! Non puoi fare questo a me- aggiunse fermandosi –Roland!-.
 Rassegnata, la mora, potette solo piegarsi per dare delicatamente un bacio sulla fronte del piccolo Roland. –Mamma…- disse il piccolo aprendo poco a poco gli occhi, mentre la donna sbalordita e incredula si alzava lentamente fino ad arrivare a guardare il volto del bambino finalmente veglio, e soprattutto vivo.
-Roland!- esclamò il padre dirigendosi verso il figlio e prendendolo in braccio per poi farlo girare più volte.
-Roland! Roland! Roland!- facevano da sottofondo in coro gli altri ladri presenti. Quel coro accompagnato dalle dolcissime risate di padre e figlio, mentre la mora invece rimaneva a guardare. Ma Robin, voltandosi verso la regina e vedendo che non mostrava alcun sorriso ma sembrava scocciata, fece segno agli amici di scendere in giardino e portare con loro il piccolo Roland. La regina si voltò verso il panorama che si vedeva attraverso il balconcino per evitare l’uomo, che non fece caso al suo gesto.
-M’lady..- cominciò l’uomo cercando le parole per ringraziare la mora.
-Sua maestà…- lo corresse la donna.
-Non so proprio come ringraziarti! Oh, ringraziarvi, Sua maestà-  disse l’uomo non sapendo contenere la sua felicità, e inchinandosi ironicamente. La regina stufa si voltò e si ritrovò davanti il dolce sorriso di Robin felice. E all’improvviso si ritrovò la tra le sue braccia.
D’un tratto la donna, sorpresa, si sentì al sicuro, lontano dal mondo della Regina Cattiva, in un mondo che, finalmente, sembrava essere felice, ma che a lei faceva paura. Paura di rimanere scottata come l’ultima volta che aveva amato. Quel mondo fantastico e pieno di amore non faceva per lei. E perciò cercò di allontanarlo.
-Scusate, non ho saputo trattenermi- disse l’uomo cercando di contenere le risate causate dall’enorme felicità che la donna gli aveva donato.
-Cerca di contenerti! Sono la regina, e posso tranquillamente farti decapitare!- rispose secca la mora.
-Perché non venite con me e l’allegra brigata a festeggiare Roland?- chiese l’uomo speranzoso di ricevere un sì.
-Non festeggio con dei ladri, e soprattutto per un motivo talmente banale-
-Vi sembra un motivo banale Roland? E poi sono sicuro che lui sarebbe felice di vedere la sua eroina festeggiare per lui!- esclamò l’uomo senza perdere il sorriso. –Ti prego mamma- supplicò il piccolo spuntando da dietro la porta. La regina gli mandò un occhiata, poi si voltò verso Robin e non potette fare altro che rassegnarsi alle suppliche di quei due ladruncoli sospirando.
 
Nell’immensa foresta non facevano altro che risuonare le risate e i canti prodotti dai ladri che bevevano e danzavano felici, mentre la regina si dimostrava indifferente, nascosta dietro un albero, seduta. Il biondo dagl’occhi azzurri vedendo che la donna non c’era tra i suoi amici, andò a cercarla trovandola poco più lontana dall’accampamento. La mora sembrava riflettesse su qualcosa di importante, ma l’uomo non ci fece caso. –Maestà, gradite bere qualcosa?- domandò cortesemente l’uomo porgendole una piccola bottiglia di whiskey e sedendosi accanto a lei. –No, grazie- rispose la donna spostando la bottiglia da davanti.
-Qual è il vostro nome?- chiese il fuorilegge. –Regina-
-Vi calza a pennello- mormorò l’uomo guardandola, in risposta ricevette un occhiataccia della mora.
-Scherzavo- aggiunse Robin alzando le mani. –Lo spero per te- minacciò la regina.
-Sembri pensierosa, cosa ti preoccupa?- curiosò il biondo.
-Descrivimi il mostro che ha attaccato Roland- disse Regina.
-Perché? Ne sai qualcosa?-
-Rispondi e basta-
-Se insiti, beh, sembrava avesse le ali di un drago, la testa di un toro e il corpo di un leone, può sembrare patetico ma è così- descrisse l’uomo. La donna alzò la testa cercando di guardare il cielo e sentendosi in colpa, visto che quel demone sembrava lo stesso creato da lei.
-Ma senza di te Roland non ce l’avrebbe mai fatta, non so proprio come ringraziarti Regina- disse felice l’uomo.
-No- rispose la donna con voce rotta.
-Cosa?- chiese il biondo perplesso.
-Senza di me non sarebbe successo nulla-
-Continuo a non capirti, spigati meglio- continuò il fuorilegge.
-Semplicemente che se non ci fossi stata io Roland non avrebbe rischiato nulla- concluse la mora.
-Ma che stai dicendo? Senza di te Roland non sarebbe qui! Tu sei stata un eroina per lui!- esultò Robin alzandosi e aprendo le braccia al vento.
-Basta!- esclamò Regina mettendosi in piedi per guardare il biondo negli occhi.
-Sono stata io a creare quel mostro- disse secca la donna facendo rimanere di stucco il fuorilegge.
-Che cosa? Quindi è colpa tua se ho rischiato di perdere l’unica ragione della mia vita!- si infuriò Robin. –E’ perché non riuscivi a stare senza Roland e me la volevi far pagare per averlo portato via giusto!?- aggiunse l’uomo. Ma Regina, non volendogli assolutamente dire che aveva creato quel mostro per proteggere il suo cuore infranto e sepolto, cercò di inventarsi qualcosa.
-NO! Ho creato quel mostro per proteggere il castello dai brutti ladri come te e i tuoi rozzi amici!-
-Da me e i miei rozzi amici e? nessuno sarebbe mai venuto a rubare nel castello della Regina Cattiva! Nessuno avrebbe mai osato rischiare la decapitazione da una donna spietata e senza cuore!! NESSUNO VISTO L’ANIMO DIABOLICO CHE C’E’ IN TE!- esclamò l’uomo accecato dalla rabbia, non pensando a quello che diceva.
-Che ci facevate in quella parte della foresta!!! Vi avevo avvertito che se sareste tornati vi avrei ucciso!! Non ti venire a lamentare con me adesso!!-.
-Ci eravamo andati perché avevamo sentito dei rumori!! quando siamo arrivati abbiamo visto un uomo incappucciato che lottava contro il demone e abbiamo cercato di aiutarlo ma lui ne ha approfittato per scappare!!!-.
-Cosa? Com’è possibile?- chiese la donna tra se e se spaventata visto che  qualcuno poteva averle “rubato il cuore” nel senso negativo della frase.
-Non mi interessa, ma sappi che d’ora in poi, visto che non vuoi rozzi ladri tra i piedi non ci rivedrai più!- concluse l’uomo a denti stretti e andandosene.
La Regina si era appena resa conto di aver definitivamente perso Roland, e qualcosa la intimava a non andare a vedere se le avevano rubato il cuore e chiudersi in una stanza buia, buttare la chiave e rimanere lì fino alla fine dei suoi giorni. In quel momento sembrava la soluzione più plausibile. Ma la curiosità la pungeva troppo per farla fermare. Così decise di andare a vedere. Si mise a correre fino ad arrivare nel punto in cui aveva sepolto il cuore, e si ritrovò davanti il demone che le ringhiava contro, pronto ad attaccare. Ma la donna facendo valere la sua autorità ordinò al mostro di stare seduto e buono, come fosse un cucciolo di cane. Si mise a scavare a terra più che poteva e si rese conto che il cuore era sparito. Le venne un colpo. Si bloccò tutto d’un tratto. Ora, qualcuno poteva fare di lei ciò che voleva. Delusa e per la prima volta spaventata, la Regina dovette tornare a casa da sola, a piedi e in vestaglia da notte, mentre il vento gelido le veniva incontro. Chi poteva essere il suo nuovo nemico?
 
 
“Spazio autrice”
“Povera Regina, cosa farà adesso? Chi le ha rubato il cure (nel senso letterale della parola)?? E Robin se ne andrà veramente senza far più rivedere alla donna il piccolo Roland?? Lo scoprirete… nei capitoli futuri ahahaah!  =) spero questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima! Cercherò di aggiornare il più presto possibile! =)”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
“Ed eccomi col quinto capitolo! Scusate, scusate, scusate per il ritardo
Non è da me, ma comunque, leggete leggete, scoperta
Choc!, Spero lo gradiate!”
 
 
 
Tornata al castello, ormai quasi all’alba, la regina, stanchissima e infreddolita, entrò nella sua camera e si sdraiò sul letto. Aveva le occhiaie ed era bianca come la neve, cosa che le ricordava fastidiosamente qualcuno. Sì, quella mocciosa viziata a cui non aveva pensato per un pò e di cui si era quasi dimenticata.
Ripensava dolorosamente a ciò che era successo, e cercava in tutti i modi di capire chi fosse il ladro del suo cuore, preoccupandosi di ciò che sarebbe potuto succedere. Ripensava a Roland e alle ultime parole di Robin “Non ci rivedrai più!”. Significava non vedere più neanche il piccolo Roland, e questo la uccideva.
Cercava di dormire ma in vano, sentiva la testa pesante, e le bruciavano gl’occhi a causa dell’insonnia. Non mangiava e non usciva, stava tutto il giorno sul letto a girarsi e rigirarsi. Pensare e pensare e pensare. Non faceva altro. Stava sinceramente riconsiderando il fatto di chiudersi in una stanza buia. Nessuno veniva a risollevarle il morale. Non c’era nessuno per lei. Nessuno. Anche questa volta si sarebbe dovuta rialzare da sola. Con un po’ di fatica ce la faceva.
“Robin” pensò istintivamente e senza rendersene conto la mora. “Ma che sto dicendo?” si disse aggrottando la fronte. Ma subito dopo pensò che in effetti era stato solo lui una volta, a cercare di risollevarle il morale. E di nuovo inconsapevolmente ripensò all’abbraccio datole dal biondo dagl’occhi infiniti come l’oceano. Un abbraccio che non si poteva dimenticare. Un abbraccio che l’aveva fatta stare bene, ed era quasi riuscito a strapparle un sorriso, nonostante il cuore assente. Voleva tanto risentire il calore delle sue braccia avvolgerla e farla sentire al sicuro. Avrebbe indubbiamente funzionato e avrebbe scacciato tutti quei maledetti pensieri dalla mente della donna. Le mancava. Odiava ammetterlo ma era così. Cazzo se era così.
Ripensò alla sua vita, rivide il suo grande amore morire, sua madre ucciderlo. Odiava quella donna. Pensava di aver fatto il meglio per la figlia, ma invece le aveva solo donato una vita schifosa, fatta di vendette, odio, spargimenti di sangue e lacrime. Quelle cazzo di lacrime che la facevano sentire stupidamente debole. Pensando a sua madre le venne il dubbio che poteva essere stata lei a prenderle il cuore, mandando qualche guardia o semplicemente cambiando forma. Quel pensiero la fece scattare giù dal letto.
-Finalmente ci rincontreremo madre- disse col sorriso maligno e dirigendosi verso lo specchio per poi guardarsi. –Ma di certo non posso farmi vedere così, mi prenderebbe in giro, vecchia megera- aggiunse girando su se stessa esaminandosi per poi far finire la frase con un insulto alla madre. Corse in bagno a farsi una doccia (ma stavolta ci mise di meno). Appena uscita si vestì col suo solito abito col mantello nero che sfiorava il terreno, quei pantaloni aderenti neri che mostravano la forma delle sue gambe e quel busto blu scuro da cui partiva la mantella. Si fece sistemare i capelli e finalmente era pronta ad uscire. Salì sulla carrozza e ordinò di essere portata nel villaggio più vicino al posto in cui aveva sepolto il cuore. Voleva interrogare gli abitanti, quel ladro di cuori si era sicuramente nascosto in qualche paesino per trascorrere la notte. –No, aspetta, li ho uccisi… accidenti a me! Non potevo aspettare qualche giorno!?- esclamò la donna tra se e se dandosi un colpetto sulla testa. Subito dopo ordinò di andare in un altro villaggio, che fosse vicino a quello sterminato. Il cocchiere eseguì l’ordine e finalmente arrivarono a destinazione.
-Allora, miei sudditi, dovrete aiutarmi a trovare una persona!- esclamò la regina dopo aver fatto radunare la plebe. –Stavolta non si tratta di Biancaneve!- avvertì la donna. –Si tratta di un uomo! Un ladro che mi ha rubato qualcosa di molto prezioso!- continuò la mora guardando nel vuoto. –Avete notato qualcuno di sospetto ultimamente?- chiese alla gentaglia. Ci fu un attimo di silenzio, ma poi finalmente qualcuno si fece avanti dicendo –I-io ho visto u-un uomo, ieri a-alla taverna- disse una ragazza, dai capelli neri come la notte più oscura, tremante. –Continua- ordinò la regina calma. –E-era coperto da u-un mantello n-nero, e-e se ne stava in disparte- aggiunse la giovane impaurita. – E tu come fai a sapere che è l’uomo che cerco?- domandò la mora alzando la testa. –B-beh, io lavoro a-alla taverna e-e c-conosco quasi tutti qui, e-e nessuno i-in questo paesino g-gira misteriosamente c-come quell’uomo- concluse la ragazza. –Bene, e sai dirmi dov’è andato?- curiosò Regina in cerca di un “sì”. Ed è quello che ebbe. –Si, mi ha detto c-che si sarebbe diretto n-nella foresta oscura per r-raggiungere u-una certa Regina Cora- aggiunse la giovane soddisfando la regina. –Perfetto, ragazza, ti sei meritata una ricompensa- concluse la mora girando i tacchi e facendo cenno alle guardie dietro di dare la ricompensa in oro alla ragazza che fece in tempo a ringraziarla. Quella donna si sentiva stranamente felice in quel momento. Lo dimostrava il fatto che non aveva ucciso nessuno e che invitò la ragazza a venire con sé affinchè l’aiutasse a trovare l’uomo in questione. Salirono entrambe nella carrozza e cominciarono a dirigersi all’entrata della foresta oscura, creata dalla stessa Regina per tenere lontana sua madre. Ci furono ore di silenzio finchè la ragazza, con un po’ di timore lo interruppe facendo una domanda –M-ma… non avrà bisogno di armi o protezioni per attraversare la foresta oscura sua maestà? S-si dice sia molto pericolosa-
-La magia è molto più potente di qualsiasi arma o protezione ragazzina- rispose sgarbata la mora. –M-mi scusi- disse la ragazza abbassando la testa. –Tu mi servirai soltanto per riconoscere l’uomo che cerco, poi potrai tornartene a casa- spiegò Regina severa. –C-certo sua maestà, n-ne sono onorata- mentì la giovane inesperta. La regina in risposta sospirò, ma poi fece una domanda che alla ragazza dai capelli neri parve strana. –Cosa pensano di me nel tuo villaggio?-
La ragazza si voltò di scatto ma poi abbassò subito lo sguardo impaurita. –Allora?- insistette la mora cercando di evitare lo sguardo della giovane. –Beh… i-io non lo so…- esitò la ragazza.
-Non sai mentire- intuì Regina cercano di essere il più calma possibile. –M-ma io non so… - continuò la giovane. –Se non ti va di dirmelo non fa niente- concluse la donna un po’ delusa e sbalordendo la ragazza che la guardò per qualche minuto con la bocca mezza aperta. Tutto si sarebbe aspettata da quella donna tranne che il rassegnamento da parte sua, era suo solito gridare ai quattro venti minacce del tipo “Pagherai con la vita per il tuo affronto!” oppure “ti strapperò il cuore con le mie stesse mani se non mi rispondi sfacciata!”.
Era tutto molto stano. Che la regina cercasse di cambiare?
-S-si dice che voi… siate crudele e-e che non vi meritate n-neanche di vivere, c-che abbiate ucciso donne e bambini e-e che per questo vi ucciderebbero con le loro mani, m-ma… - si interruppe la giovane. –Ma?- chiese la mora. –M-ma voi avete la magia dalla vostra parte, e-e che loro contro essa non possono nulla- concluse. La regina sospirò tristemente. –Come ti chiami ragazza?-
-Adelaide- rispose la giovane con un vago sorriso.
 
 
“spazio autrice”
“stavo scherzando riguardo alla scoperta choc, scusate di nuovo ma credevo che non avreste letto più visto il mio ritardo. Spero sinceramente che l’abbiate gradito! Che cosa succederà secondo voi? E’ stata Cora a rubare il cuore a Regina? Beh, si scoprirà presto =) fatemi sapere cosa secondo voi dovrei migliorare!! A presto! E spero con tutto il cuore di non ritardare più così tanto nello scrivere un capitolo! =)”

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Arrivarono all’entrata della foresta oscura e la regina ordinò alle guardie di tornare al castello. Non voleva “rotture”. Senza problemi la mora si addentrò nella lugubre foresta, mentre Adelaide esitò.
-Che stai aspettando?- chiese la donna seria.
-I-io ho paura- ammise la giovane. Regina sospirò. Odiava pronunciare le parole che stava per pronunciare ma dovette farlo, visto che in quel momento la cattiveria avrebbe peggiorato le cose.
-Non ti preoccupare, ci sono io- disse evitando lo sguardo della ragazza che rimase sbalordita.
-D’accordo- rispose Adelaide seguendo la donna e cercando di starle il più vicino possibile. In quella giornata stava scoprendo un altro lato della regina. Uno più buono.
Quella foresta era a dir poco inquietante. Si sentivano rumori e lamenti ovunque, gli alberi erano quasi del tutto appassiti, e rovi di spine avvolgevano il territorio rendendo difficile la perlustrazione. Più si addentravano più la foresta diventava scura. D’un tratto sentirono un rumore sospetto e vicino. Si guardarono intorno cercando di capire chi o che cosa fosse. La povera Adelaide tramava di paura mentre la regina le si postava davanti pronta a combattere.
-Che ci fanno qui due signorine?- chiese improvvisamente, uscendo allo scoperto, un individuo che sembrava essere un vecchio con la gobba ma era coperto da un mantello verde scuro e non si capiva bene.  Si teneva con un bastone e aveva il volto coperto da una maschera bianca e inquietante mentre la testa era coperta dal cappuccio del mantello. Ma la sua voce sembrava sicura e calda.
-Che cosa vuoi?- domandò minacciosa la mora.
-Questa foresta è molto pericolosa- disse il vecchio.
-Si questo l’abbiamo notato- rispose stufa la regina.
-E non c’è nessun’altro, se non io, che la conosca bene-
-Dove vuoi arrivare?-
-Potrei venire con voi e indicarvi i pericoli di questo posto, non c’è foresta o bosco che non conosca!- concluse fiero l’anziano.
-Non ce ne facciamo niente dell’aiuto di un vecchio che non sa reggersi in piedi- rispose la donna sgarbata e indicando con lo sguardo il bastone del vecchio. –Quindi ce ne andiamo-  aggiunse per poi rincamminarsi con la ragazza che la seguiva impotente. Il vecchio rimase a guardarle per un po’, stando attento a dove mettevano i piedi e dando l’ultimo avvertimento. –Questa foresta è piena di pericoli! Potreste farvi male!-.
Ma la regina continuò ad ignorarlo dicendo –Ti consiglio di andartene vecchio! Altrimenti potresti inciampare su uno dei rovi e morire sul colpo vista la loro quantità di spine!- esclamò la donna sicura di sé.
-Io non metterei il piede lì!- aggiunse l’anziano vedendo che Regina stava andando a posizionare il piede tra due rovi spinosi. –Non mi interessano i tuoi consigli!- concluse spavalda la regina finendo in un attimo a testa in giù a causa di quei due rovi. Si vergognò a morte anche se non lo dava a vedere. Il vecchio si precipitò da lei piuttosto preoccupato. Alzò il bastone da cui partì un coltellino posizionato nella parte inferiore di esso e tagliò i rovi con estrema abilità e facilità che sorpresero la mora, mentre Adelaide rimaneva in silenzio a guardarsi tutta la scena ridacchiando.
Senza rendersene conto la regina si ritrovò in braccio al vecchio. Strano che riuscisse a tenerla? Che razza di creatura era?
Imbarazzata, la donna, preferì poggiare i piedi a terra ma appena sfiorò il suolo una fitta dolorosa le attraversò la caviglia destra. Portò le mani su di essa piegandosi leggermente a causa del dolore.
-Non potete continuare a camminare sua maestà- intervenne “preoccupata” Adelaide.
-La ragazza ha ragione, dobbiamo accamparci e fasciarle la ferita- aggiunse il vecchio, ma la regina era troppo testarda.
-No! È solo un piccolo graffietto, niente di che, possiamo tranquillamente continuare, e se voi non mi vorrete seguire vorrà dire che andrò da sola- disse Regina rialzandosi con fatica e cercando fare qualche passo. Ma senza fortuna. –Siete proprio testarda- concluse l’anziano. La regina sospirò piegandosi nuovamente. –E va bene- disse –Ci accamperemo, ma solo perché sta cominciando a fare buio! Sia chiaro!- aggiunse notando che Adelaide sembrava soddisfatta. Era troppo orgogliosa per ammettere che le faceva male la caviglia.
Aggrappandosi da un lato al vecchio e dall’altro ad Adelaide, la donna insieme ai due riuscì a trovare un posto con meno rovi in cui accamparsi.
-Ragazzina, per favore, cerca qua in giro della legna, ma non ti allontanare troppo, mi raccomando- ordinò l’anziano alla giovane.
-Certo- rispose cordialmente la ragazza facendo un piccolo inchino.
-No- disse improvvisamente Regina.
-Come?- chiese il vecchio sorpreso.
-Se qui c’è qualcuno che può dare ordini, quella sono io!- affermò la donna continuando a mettere in mezzo l’orgoglio. Era importante per lei.
-Non è il momento di mettere davanti l’orgoglio, sua maestà!- rispose l’anziano.
-Come ti permetti?- domandò infuriandosi la regina.
-In questo posto voi non siete nessuno! Rischiate la morte tanto quanto la rischiamo noi!- esclamò l’uomo cominciando ad alzare il volume della voce.
-Io di certo non sono tanto stupida da farmi uccidere o da rimanere intrappolata qui!- Rispose la mora.
-Ma la prima a ferirsi come una stupida senza seguire i miei consigli siete stata voi!-
-Se tu non mi avessi distratta con le tue stupide sciocchezze non mi sarei fatta nulla!-
-Se invece mi avreste ascoltata non vi sareste fatta nulla!-
-Dovevi per forza immischiarti negli affari miei venendomi a scocciare!-
-Cercavo solo di aiutarvi condividendo con voi le mie conoscenze su questo maledetto posto perché non vi succedesse nulla!!-
-Che cosa ti importa di due signorine che non conosci nemmeno!-
-Non siamo tutti come la regina cattiva!- si fece scappare l’uomo prima del silenzio creatosi dalla regina che non sapeva cosa rispondere. Forse aveva ragione. L’anziano abbassò di colpo la testa.
-Vai a prendere la legna ragazzina- disse poi abbassando la voce.
-Si, certo- rispose la giovane voltandosi sconvolta dalla conversazione accesa avuta dal vecchio con la regina che sicuramente gli avrebbe strappato il cuore. Questa cosa la spaventava. Non bisognava mai far arrabbiare la regina… quella cattiva.
Adelaide era sicura che dentro quella donna si nascondesse una parte buona, dolce e generosa che aveva paura di uscire per l’ennesima delusione. Per l’ennesima ferita.
-No- riordinò la regina non mollando.
-Si- disse il vecchio voltandosi verso di lei per guardare quella sua faccia tosta.
-No-
-Si-
-No!-
-Si!-
-Ho detto di no!-
-E invece si!-. La povera Adelaide faceva avanti e indietro non sapendo a chi dare retta.
-Adelaide ti ordino di sederti e non ascoltare questo vecchio!-
-Il vecchi ha un nome!-
-Vecchio è perfetto!-
-Io sono… -  si bloccò l’anziano d’un tratto. Ma chi era veramente? Che volto si nascondeva dietro quella maschera e sotto quel mantello?
-Finitela!- esclamò la giovane Adelaide stanca di quei due.
-Io vado a prendere della legna, mentre tu, vecchio, fascerai la ferita di sua maestà in modo che non sanguini!- concluse furiosa per poi avviarsi a cercare legna.
La regina e l’anziano nel mentre si guardarono, mandandosi, tecnicamente, un’occhiataccia. Non era allettante l’idea di stare con quel vecchio scorbutico. E a lui non piaceva l’idea di stare con quella regina sfacciata.
 
 
 
“Spazio autrice”
“Bene bene, eccoci con il sesto capitolo! Questa volta ho cercato di non ritardare, e ci sono riuscita.
Allora, che ne pensate del nuovo arrivato? Già cominciano i battibecchi eh!? Ma era ovvio con la regina.. hhaha =) spero sinceramente che vi sia piaciuto e se lasciaste una recensione mi aiutereste molto!” 

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