Inside the darkness

di Inquisitor95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00 - Rimembranza ***
Capitolo 2: *** 01 - Preludio ***
Capitolo 3: *** 02 - Passione ***
Capitolo 4: *** 03 - Rancore ***
Capitolo 5: *** 04 - Preveggenza ***
Capitolo 6: *** 05 - Dubbio ***
Capitolo 7: *** 06 - Diffidente ***
Capitolo 8: *** 07 - Intimidazione ***
Capitolo 9: *** 08 - Assassino ***
Capitolo 10: *** 09 - Misterioso ***
Capitolo 11: *** 10 - Abbandono ***
Capitolo 12: *** 11 - Perdita ***
Capitolo 13: *** 12 - Follia ***
Capitolo 14: *** 13 - Inseguimento ***
Capitolo 15: *** 14 - Duello ***
Capitolo 16: *** 15 - Verità ***
Capitolo 17: *** 16 - Ritorno ***
Capitolo 18: *** 17 - Sipario ***
Capitolo 19: *** 18 - Swan Song ***



Capitolo 1
*** 00 - Rimembranza ***


0.

Rimembranza

 

 

I corridoi dell'istituto privato erano silenziosi, una cosa che si ripeteva ogni primo giorno di scuola, quando i ragazzi dovevano ancora riprendere i ritmi per alzarsi presto, per prendere il bus o per farsi accompagnare dai genitori.

Tra il silenzio e la leggera luce che filtrava dalle finestre camminava un uomo in giacca e cravatta, un completo grigio scuro. Il professor August Lewis era un uomo molto alto, dal fisico allenato, di bell'aspetto; la barba gli contornava il viso, era di un colore scuro molto simile a quello dei capelli tirati indietro, i suoi occhi invece erano di un azzurro che ricordava quella parte di mare non troppo profonda.

Da ormai vent'anni lavorava nell'istituto, nella sua memoria c'era impressi numerosi ricordi con gli studenti, numerosi giorni ma mai avrebbe dimenticato il primo giorno da insegnante: ricordava ancora il volto dell'alunna che gli aveva posto in maniera abbastanza sfacciata: “Perché un ragazzo come lei si è condannato in un lavoro come l'insegnamento?”

Il professor Lewis non seppe cosa rispondere visto che all'epoca era un ragazzo impreparato, tuttavia la lezione era quasi terminata, dovette andare via dall'aula per andarsi a rintanare nel bagno dei docenti. Voleva sapere il perché?

Perché aveva dovuto rinunciare ai suoi sogni e a ciò che lo caratterizzava. Aveva scelto un'altra strada per se stesso. Una strada che lo avrebbe portato a vedere nuovi piccoli adulti che un giorno avrebbero cambiato il mondo.

Quel giorno le lezioni sarebbero riprese, gli studenti sarebbero tornati tra i banchi e lui avrebbe potuto fare quello che col tempo aveva imparato ad amare. Già sentiva l'ebrezza dell'insegnamento, del plasmare la mente altrui.

Entrò nella classe, vide che nessuno era ancora presente, la sua lezione di storia non poteva quindi ancora cominciare anche se i suoi piani erano ben diversi. Si accomodò dietro la cattedra attendendo i suoi studenti, alle otto in punto le campane della scuola risuonarono per i corridoi e nelle aule, una suono morbido e profondo. Lewis chiuse gli occhi avvertendo una sensazione di tranquillità e pace mentre centinaia di studenti camminavano con passo pesante cercando le aule dove dovevano andare. La sua porta era aperta e poco dopo la classe si riempì di quelle che erano trenta tra le migliori teste dell'istituto. Una classe notevole a parer suo, soprattutto nella sua materia.

Il primo giorno di scuola tutti i professori erano soliti iniziare le lezioni, lui però era molto diverso dagli altri insegnanti: ricordava bene come lui si sentiva il primo giorno di scuole quand'era un ragazzo, solitamente non faceva lezione. Quel giorno però era tutto differente, in particolare lo sguardo di molti studenti, che si trovavano costretti a sedere in quelle classi, la sensazione non apparteneva però solo a quei giovani ma anche ad alcuni nel corpo docente.

Sensazioni di confusione e di smarrimento regnavano visto quello che era successo diversi mesi prima. Tutti tacevano.

Il professor Lewis batté le proprie dita sulle nocchie delle mani più volte, lasciando che i propri occhi scrutassero ogni studente seduto. Tutti quanti evitavano gli sguardi, nessuno di loro aveva più il coraggio di guardare qualcuno negli occhi. A quel punto il professore sospirò e parlò.

« Ogni anno sapete bene quanto io preferisca non fare lezione fin dal primo giorno. Quasi sempre vi informo sul progetto scolastico o il programma che svolgeremo... » fece una lunga pausa. « Tuttavia quest'anno non ho voglia di fare lezione subito e penso sia da capire. Non lo trovo corretto. Suonerebbe come un insulto alla memoria di coloro che mesi fa hanno sofferto. Erano vostri compagni, semplici conoscenti e forse anche amici o chissà, anche di più. » durante questa pausa ancora più lunga uno degli studenti ebbe modo di alzare la mano per porre una domanda all'insegnante.

« A nome di rappresentante di classe, credo che nessuno di noi abbia intenzione di parlarne. » l'alunno in questione era uno dei più diligenti, il più educato tra tutti, e il professor Lewis mai si sarebbe aspettato una risposta del genere da parte del ragazzo. Comprendeva però il dolore che provava.

« Sono consapevole di ciò, quello che però è successo a quei poveri ragazzi in ottobre scorso non è da dimenticare. E numerose versioni sono state date su ciò che è successo, ritengo abbiate il diritto di conoscere la verità su quello che è successo su quella montagna... » il professore mantenne la calma e tenne il viso rilassato, gli occhi puntati contro un ragazzo in fondo all'aula che aveva alzato la mano.

« Perché? Che altro c'è da sapere? Sangue e orrore non sono sufficienti? Le parole dei giornali sono chiare, professore. » l'uomo stavolta si trovò costretto a spostare lo sguardo su colui che aveva parlato. « Parlarne ora non farà tornare indietro l'orologio, non farà si che quelle persone non soffrano, che i nostri amici non soffrano, perciò non ha senso parlarne! » le sue parole erano colme d'amarezza e dolore.

Il professor Lewis aveva già la risposta pronta, come per molte delle domande che i suoi studenti gli ponevano dopo l'imbarazzante episodio accaduto il suo primo giorno. « Sofferenza. » ripeté. « Un concetto che alcuni di noi non conoscono. La perdita di amici e familiari, si tratta di un incubo senza fine, nel quale non possiamo fare altro che sopravvivere fino alla fine di esso al nostro risveglio. »

A quelle parole gli studenti cominciarono a parlare con dei sussurri tra di loro, lui li guardò tutti quanti e sul suo volto si dipinse un sorriso malinconico e compassionevole. « Non voglio farvi soffrire ragazzi. Per questo se non vorrete parlarne smetterò all'istante. Credo però che sia giusto che, dopo le fandonie e le supposizioni fatte, voi conosciate la verità! » fece un'altra pausa nella quale poté deglutire e nella quale si limitò ad ascoltare il silenzio degli studenti.

« Che intende, professore? » chiese una studentessa alzando la mano e ponendo la domanda nello stesso tempo. « Cosa ci è stato negato? Cosa non è stato detto dai giornali? »

A quelle domanda il professore sorrise ancora. « Il corso degli eventi è strano. Ci sono persone che spesso vivono esperienze incredibili, parliamo di sensazioni e presagi riguardanti il futuro che verrà. Non è possibile controllare ciò che non può essere controllato, qual è la loro soluzione? Negare e cancellare. La storia cambia. »

« È una cosa che si ripete spesso nella storia. Lo dice sempre lei, no? » chiese un'altra studentessa ribadendo uno dei concetti che Lewis era solito ripetere. Il professore annuì più volte, si alzò dalla propria sedia e si spostò camminando avanti e indietro fiancheggiando la lavagna nera.

« La storia viene scritta dai vincitori. Qui però non ci sono vincitori o vinti. Solo persone che soffrono. E io oggi non intendo continuare a sostenere queste bugie. Non è giusto che queste cose vengano mutate. » un leggero sorriso rassicurante sul suo volto bastò per farne scatenare uno ancor più grande in quello dei propri studenti. « Come ogni fatto storico, cominciamo con l'identificarne il tempo cronologico. »

Aspettò la risposta dagli studenti, solo uno tra di loro trovò il coraggio di affrontare l'argomento e iniziare la discussione col professore. « Ottobre scorso. La notte di Halloween... »

Il professor Lewis batté le mani cercando di alleggerire l'argomento. « Esatto. Tipico di un film quasi. Il trentuno ottobre scorso dei ragazzi decisero di passare una notte tranquilla in una località montana. Chi mi sa dire dove? »

Nessuno alzò la mano, a rispondere fu nuovamente lo studente che era stato interpellato prima . « Crow's Peak. Si trova vicino Seattle mi pare... » nuovamente il professore batté le mani allo studente che aveva risposto. Si voltò.

Prese in mano il gesso e cominciò a scrivere con una grafia delicata ed elegante alcune parole chiave. « Perfetto. Sappiamo tutti che nove ragazzi partirono per divertirsi. Ma nessuno di loro immaginava che avrebbe passato la peggiore notte della propria vita. » il suo entusiasmo sembrò spezzarsi.

« Prima di iniziare la lezione voglio dirvi una cosa che sono certo vi resterà per sempre impressa... » fece una pausa nel quale buttò giù la saliva. « Tenete a mente una cosa ragazzi: gli eventi del passato non possono essere cambiati, quelli futuri sono sono invece incerti e sconosciuti... »

« Lei prima però parlava di esperienze e visioni. » disse uno tra gli studenti che aveva già parlato in precedenza. Il professor Lewis non aspettava altro che le loro domande.

« Esatto. Questo è un fatto accaduto realmente, per quanto possa sembrare paranormale; tra quei ragazzi qualcuno ha avuto questo genere di “dono”, facendo forse più male che bene ma tutti loro hanno comunque avuto modo di compiere una scelta che li ha portati a dove sono oggi. » si voltò verso la classe e si poggiò con entrambe le mani allo schienale della sedia per riprendere il proprio discorso.

« Siamo noi a prendere le scelte che influenzeranno la nostra vita; ricordate che qualunque siano le scelte che compirete, vi troverete su una strada costruita per voi da qualcun altro. » a quelle parole i ragazzi si guardarono confusi non capendo il messaggio nelle parole del professore.

Lewis si spostò davanti a tutti loro e cominciò a spiegare. « Nella nostra vita ci troviamo ad affrontare scelte ogni giorno. E ogni scelta porta con sé delle conseguenze, sia che riguardino noi sia che riguardino gli altri. Ricordate questo e potremo insieme ricostruire il percorso fatto da quei nove ragazzi in quella notte. » concluse quelle parole, il professore cominciò dal principio: la mattina scolastica.






 

Angolo Autore:
Buon pomeriggio cari lettori incuriositi dalla mia storia. Quello che vi propongo oggi è un piccolo esperimento: si tratta di una storia interattiva, dove voi lettori avrete la chiave per decidere le sorti dei personaggi tramite le scelte che vi proporrò. Come detto dal Professor Lewis, siamo noi a scegliere il nostro destino, e in questo caso sarete voi. In questo primo capitolo vediamo quindi la presentazione dei fatti e l'avvio della nostra storia. Spero che vi abbia incuriosito, a presto col prossimo capitolo ^^

Warnig:
Link del progetto:
https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/

Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. A tal proposito: non è mia intenzione raccogliere commenti su EFP nel quale esprimerete i voti sulle scelte che i personaggi dovranno compiere in quanto è contro il regolamento. Se vorrete esprimere il vostro parere sulla storia allora le recensioni saranno ben accette; per i voti riguardanti le scelte terrò conto solo ed esclusivamente dei voti sulla pagina Facebook eccetto casi particolari. 

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Capitolo 2
*** 01 - Preludio ***


1.

Preludio

 

 

 

Blair.
Istituto privato – 12.55

 

I corridoi dell'istituto sono nel caos più totale durante la pausa pranzo; solitamente non mi piace stare nella mensa, spesso mi trovo lì con i miei compagni di classe, o almeno quella parte che dimostra di avere un cervello funzionante!

Tengo il mio vassoio con entrambe le mani in una stretta ferrea, indosso la mia divisa bianca e viola, i colori della scuola. Mi siedo al tavolo in cui trovo seduto Sam, ha i capelli castano scuro come i miei, i suoi sono però ricci e ribelli mentre i miei sono mossi appena, i suoi occhi richiamano il colore delle nocciole, i miei invece ricordano l'acqua che scorre in un fiume, limpida e pura.

« Che è successo? » chiedo istintivamente vedendolo con lo sguardo abbassato, ha l'aria arrabbiata, l'espressione imbronciata. Alza gli occhi lucidi e mi guarda mentre mi siedo accanto a lui per fargli compagnia durante il pranzo.

« Alex. Quel coglione... » non c'è bisogno che aggiunga altro, con lo sguardo ricerco il ragazzo nominato dal mio migliore amico, si trova seduto insieme agli altri giocatori di football, la squadra della scuola. Lo trovo subito.

Impossibile non notarlo vista la sua bellezza, un viso quasi perfetto, gli occhi scuri come i capelli corti che porta, il fisico muscoloso nascosto dalla giacca da football, intorno a lui tutti ridono, scherza con i suoi amici e le altre cheerleaders. Tra di loro c'è anche la sua ragazza, Violet, bionda e con gli occhi che cambiano colore a seconda della luce che li colpisce.

« Che ha fatto stavolta? » chiedo al mio amico ritornando con lo sguardo su di lui. Evita di guardarmi. Sospira. Continua a stare in silenzio. « Devo forse chiederlo a lui? Nulla però mi impedirebbe di prendere il vassoio e metterglielo su per il... » non termino la frase.

« Solite cazzate! » risponde Sam continuando a evitare i miei occhi. « Mi spinge, mi prende in giro, mi chiama finocchio davanti a studenti e professori... » è questo quello che mi fa più male tra le parole. Ed è questo che so spezzargli il cuore. È dal primo anno di liceo che Sam ha problemi con Alexander Gray. « Dovrei esserci abituato... » aggiunge.

« Lo trovo ingiusto! » stringo un pugno, non posso fare nulla, per quanto io o chiunque altro parli con la preside, sembra che il ragazzo sia intoccabile in quanto nipote dei proprietari della scuola. Tutto questo mi fa schifo!

« Non ci possiamo fare nulla... comunque evitiamo di rovinarci il pranzo. Odio parlare di quella testa di cazzo! » dice lui, è evasivo come sempre. Ritengo sia però meglio cambiare discorso e lui ne inizia uno. « Che mi dici di occhi dolci? » chiede scherzando. Lo guardo come fosse pazzo.

So bene a chi si riferisce: si tratta di James Adams, il nuovo arrivato nella nostra classe di scatenate tempeste, lo localizzo da solo in un tavolo, incredibilmente i nostri sguardi si incrociano, i suoi occhi sono azzurri come i miei mentre i capelli sono di un castano chiaro, anche lui ha un fisico ben allenato. Rare volte parliamo, è molto taciturno.

« Non succede nulla tra me e lui. » dico imbarazzandomi un po', non è difficile notare la mia reazione ogni volta che lui mi guarda, chino gli occhi e lui sorride.

« Sta venendo qui... » dice Sam sorridendo e sorseggiando la sua bevanda per ignorare qualunque mia parola. Alzo lo sguardo e vedo che ha ragione: James si alza dal suo posto, si sposta verso di noi e cammina col proprio vassoio a passo spedito, lo vedo fermarsi davanti a noi.

« Posso sedermi qui? » ha una bella voce, somiglia quasi a quella di un cantante, profonda e sensuale. Mi rivolge un mezzo sorriso e come un'idiota mi trovo ad annuire.

« Siediti pure. Sei il benvenuto... » dice Sam al mio posto.

« Grazie Samuel. » risponde James pronunciando il nome completo di Sam, si accomoda proprio davanti a me, sento i nostri piedi scontrarsi appena, con fare imbarazzato ritraggo i miei così che non gli siano d'impaccio.

Dopo che James si è seduto resta in silenzio, ritorna nella propria ombra di mistero, posso capirlo: si è trasferito da poco qui a Seattle, proviene dalla grande Los Angeles, dal sole caldo è passato alla città della pioggia, per questo rispetto a tutti noi ha la pelle più bronzea.

Nessuno di noi cerca un nuovo argomento di cui discutere, restiamo tutti e tre tranquilli mentre pranziamo in pace lontani dagli altri. Qualcuno però non sembra dello stesso avviso. « Hey ballerina! » conosco bene la voce di chi mi ha chiamato.

Benjamin Williams. All'apparenza sembra simpatico, o meglio cerca di esserlo con tutti, è sempre molto disponibile all'amicizia. Quando però mi chiama ballerina con quel tono di presa in giro, solo perché faccio danza classica, lo trovo irritante. E mi dispiace visto che non giudico mai le persone.

« Ciao Ben, come mai non stai con i tuoi amici? Alex è impegnato a slinguazzarsi con Violet e ha le labbra occupate per poter parlare con te? » provo ad indovinare, provoco la risata di Ben e Sam e un sorriso in James.

« Ho tempo per tutti. Amici, amiche... » il suo tono è diverso, allude a qualcosa. Non voglio pensare a cosa visto che dalle sue occhiate sembra volere altro che amicizia da me. « Comunque stasera è la serata più bella dell'anno: Halloween, venerdì. Che ne dici di un fine settimana da urlo? » l'idea quasi mi sembra assurda però chiedo spiegazioni.

« Che intendi? » voglio capire cosa sta proponendo. Dal mio sguardo incuriosito comincia a spiegare nel dettaglio.

« Io e mia sorella Nicole stiamo organizzando una piccola festicciola di classe, molti mi hanno detto di no perché passare Halloween nel Crow's Peak mette loro terrore. Sei dello stesso avviso anche tu? »

Quello che sta proponendo è qualcosa di assurdo: durante tutto il liceo la nostra classe non è mai stata unita. « Non saprei... » mi volto verso Sam come se gli dovessi chiedere il permesso. Essendo il mio migliore amico avrei passato la serata con lui davanti a qualche film da spavento.

Ben sembra intuire il mio disagio. A quel punto forza la mano con Sam. « Vieni anche tu così la nostra piccola ballerina bambolina si deciderà a venire! » è quasi assurdo che Ben l'abbia chiesto anche a Sam, i due non si parlano molto visto che Ben è il migliore amico di Alex, visto quindi l'odio tra il giocatore di football e il mio amico...

Il ragazzo però sembra pensarci bene. « Chi altro c'è? » capisco al volo la sua preoccupazione, per lui è abbastanza vedere Alex cinque giorni alla settimana. Un fine settimana con lui non sarebbe esattamente il meglio. La risposta di Ben è quella che ovviamente tutti ci aspettiamo.

« Io, mia sorella, Alex e Violet finora. Stiamo cercando altri che si vogliano aggregare. » fa una pausa e poi ritorna subito a parlare prima che lo facciamo noi. « Aspetto una risposta da parte di Serena e Ingrid... »

Vedo Sam mutare in viso: da che sembrava tranquillo diventa di ghiaccio, più pallido del solito. « No grazie. Non ho intenzione di venire se c'è quello stronzo! » indica con lo sguardo in direzione di Alex e poi si volta verso il suo vassoio. Mi volto verso Ben di risposta.

« Non va neanche a me allora! » dico fredda.

Lo sguardo di Ben diventa triste, improvvisamente nei suoi occhi castani rivedo il riflesso di qualcosa. Sta cercando di convincerci in qualche modo. E il fatto è che la sua simpatia spesso risulta essere incredibilmente carismatica. Anche se finora non ha mai funzionato con me. « Forza ragazzi! Questo è l'ultimo anno che passeremo insieme. Capisco che Alex si comporti malissimo con te, Sam. Però davvero, non vuoi avere neanche un bel ricordo con i tuoi compagni di classe? » mentre parla noto che tiene gli occhi fissi sul mio amico, è come se avesse una qualche sorta di potere. Sam sembra cedere e spero quasi che non lo faccia.

« Va bene... » mi guarda negli occhi cercando la mia approvazione, come per chiedermi se ha fatto la scelta giusta. Ma io non posso saperlo. Mi limito a sorridergli. « Contaci tutti e due allora. » dice parlando con Ben.

Il ragazzo sembra su di giri. Si morde le labbra per la felicità e poi come d'incanto si accorge della presenza di James e lo guarda interrogativo. « E tu nuovo arrivato? Vieni alla festa con noi? Almeno ti faremo divertire un po'! »

James alza gli occhi per guardare me, noto un piccolo cenno, un movimento che non riuscirei a decifrare, si volta poi verso colui che gli ha rivolto l'invito e parla. « Sarò dei vostri. Non immagino modo migliore per stringere amicizia... » dice con quel sorriso così piacevole.

Ben annuisce più volte e poi se ne va via, scompare come è arrivato e ci lascia tutti e tre da soli. Sospiro, penso alla fatica che dovrà fare Sam per sopportare Alex, penso alla fatica che farò io per sopportare Ben. Penso che la serata stia cominciando male e ancora mancano diverse ore.

« Conosci il posto? » chiedo a Sam, è lui ad avere l'automobile con il navigatore, trovare la baita non dovrebbe essere difficile per lui. Annuisce e prima che possa parlare James ci fa una proposta.

« Posso venirvi a prendere io se volete. Facciamo il viaggio insieme così usciamo una sola auto. Che ne dite? » è premuroso, gentile e mi piacciono questi aspetti in un ragazzo. Sam decide per entrambi di accettare il passaggio.

A quel punto la campana dichiara la fine del pranzo.

 

 

 

James
Sentiero mondano – 19.50

 

« Questo posto fa quasi paura... » è Blair a parlare, si trova nel sedile accanto al mio, il posto del passeggero. Quando sono venuto a prenderla a casa sua l'ho vista uscire con un giubbotto arancione spento, quando poi entrata nella macchina l'ha buttato nei sedili posteriori rivelando una camicia grigia leggermente aperta lasciando intravedere una maglietta rossa, indossa un paio di jeans, un abbigliamento così comune, ciò non le toglie la bellezza dal volto.

« È un po' spettrale... e pensare che c'è ancora la luce del sole. » commenta Samuel stando nei sedili posteriori, anche lui come la sua amica si è tolto la giacca di pelle buttandola di lato, ho visto che indossa una camicia e una sciarpa, sotto ha dei pantaloni scuri credo, non mi sono soffermato su di lui.

« Tranquilli è solo una foresta. Non c'è da temere. » dico, d'altronde lupi e orsi si trovano in zone protette del Crow's Paek, nonostante io non sia della zona mi sono ovviamente informato e ho tracciato il tragitto, inoltre Ben è stato gentile nel lasciarmi il suo numero di telefono. Ha specificato di essere alla baita alle otto in punto. Siamo in orario.

« Non è la foresta in sé a farmi paura ma tutto questo posto. E la serata non si prospetta tra le più allegre... » torna a commentare Blair, tengo i finestrini chiusi mentre gli arbusti sfregano contro la mia Audi bianca. « Ancora grazie per il passaggio... » aggiunge mentre passiamo in silenzio il ponte di metallo sospeso, resto con gli occhi fissi sul sentiero perché ho paura di non vedere la scorciatoia indicatami.

« Ti ho già detto che non hai nulla da ringraziarmi... » dico con un leggero sorriso, lei ricambia, lo vedo con la coda dell'occhio. « Sono con voi da due mesi eppure sembra che siate gli unici disposti a sopportare il mio silenzio. » ammetto, sono un tipo taciturno perché preferisco che siano gli altri a parlare, perché non voglio esprimermi. Con Blair però è diverso, lei riesce a farmi parlare. E Samuel... farebbe parlare anche i morti visto il suo carattere euforico.

« James hai già cominciato a studiare per il compito di fisica? Quella strega della professoressa ha detto che ci sarebbero stati anche cenni sulle cose passate. E so che tu sei nel mio stesso turno di interrogazioni di chimica... » Samuel mi rivolge la domanda cercando di intrattenere un discorso, sono un tipo a cui piace lo studio, certo non sarò bravo come Blair o come Ingrid che viene definita come la secchiona della classe, ho una media sufficiente.

« Non mi fare pensare a quel compito! » dico sorridendo appena, lo sento spostarsi nello spazio nel mezzo e mi copre la visuale dietro, non c'è nulla se non il percorso che abbiamo lasciato nell'ombra dopo il nostro passaggio.

Svolto un paio di volte sul sentiero principale fino a che non vedo un'inquietante casetta nel mezzo del nulla, c'è un singolo lampione che ne illumina il passaggio, l'ambiente intorno sembra strano, troppo buio nonostante la luce sia forte, i pini innevati si curvano e i loro rami si muovono leggermente spostati dal vento come fossero artigli. Vedo un uomo che parla con una donna, accosto appena quando li vedo così da potergli chiedere delucidazioni sul percorso.

« Buonasera, chiedo scusa... » dico sporgendomi verso il finestrino di Blair, sia l'uomo che la donna mi fissano: entrambi indossano una divisa, quella dell'uomo è di un verde militare, stando alle parole di Ben siamo al capanno del guardiacaccia. La divisa della donna è scura e posso leggere che appartiene alla FBI. “Qui in montagna?” penso.

« Buonasera ragazzi! » dice il guardiacaccia, si tratta di un uomo giovane, probabilmente sulla quarantina, il viso contornato da una barba color miele così come i capelli, gli occhi chiari come i miei. Anche la donna sembra essere giovane, ha i capelli rosso naturale, corti e occhi chiari. « Cosa vi porta in questo posto la notte di Halloween? » chiede.

« Stiamo andando alla baita degli Williams. Potrebbe indicarmi la via più veloce? I nostri amici non sono stati molto descrittivi in questo... » dico io. Vedo che Blair si volta verso di me quasi di scatto stranita dalle mie parole.

« Ben ha detto di seguire la scorciatoia nel bosco. » mi fa notare lei sussurrando appena, so bene cosa ha detto però la scorciatoia dovrebbe uscire dalla strada principale.

Il guardiacaccia si scambia un'occhiata con la poliziotta, entrambi si interrogano su cosa stia accadendo, non dovremmo essere i soli diretti alla baia degli Williams visto che Ben ha invitato anche altri compagni. La poliziotta resta muta mentre l'uomo risponde alla mia domanda. « Per la baita degli Williams basta seguire il sentiero principale. Arrivate in meno di dieci minuti visto che la strada è tutta dritta! »

L'uomo rivolge uno sguardo a Blair, vedo i suoi occhi cadere sulla scollatura disegnata dalla maglietta e dalla camicetta che indossa, ho come l'improvvisa voglia di prenderlo a calci nel culo! « Grazie mille per l'informazione. » dico freddamente, sto per chiudere il finestrino quando la poliziotta decide di parlare, a differenza dell'uomo che ha una voce calda, lei sembra graffiare sul ghiaccio.

« Fate attenzione. Il bosco è un posto pericoloso di notte. Cercate di non uscire nella notte... » ci mette in guardia e mi sento quasi al sicuro, col freddo che c'è dubito che qualcuno tra noi avrà voglia di andarsene in giro di notte.

« Grazie mille per l'avvertimento. » dice Blair, fa un sorriso sincero e poi chiude il finestrino lasciando l'auto si riempia nuovamente di aria calda creata dai nostri respiri.

Ci distanziamo di qualche metro dal capanno in mezzo al sentiero, lo vediamo scomparire fino a che le ombre degli alberi sinistri non oscurano il passaggio percorso. « A che serve il guardiacaccia di notte? » chiede Samuel pensieroso.

Sono tentato dal rispondergli, tuttavia preferisco concentrarmi sulla guida e sul vedere dove il sentiero ci porta, al mio posto risponde quindi Blair. « Immagino che come ha detto l'agente, il bosco sia pieno di animali pericolosi e di certo le persone nei paraggi devono avere qualcuno a cui rivolgersi in caso... di un attacco. » si sofferma prima di terminare la frase, non la vedo preoccupata di quello.

« E la FBI? Questo è l'ultimo posto dove mi aspetterei di trovare un agente! » commenta con curiosità Samuel, a quella domanda nessuno di noi riesce a rispondere.

Non ho idea del perché la poliziotta dovrebbe essere qui. I miei pensieri vengono subito dirottati da un'altra parte quando Blair mi intima di fermarmi, premo leggermente il freno così che l'automobile si fermi nel mezzo del sentiero. Davanti a noi continuano le ombre per pochi metri ancora, subito dopo vedo dei pali che creano il percorso e lo illuminano, la strada principale ovviamente. « Che succede? » chiedo.

Blair alza il braccio e indica qualcosa alla mia sinistra, in direzione opposta al sentiero principale. Seguo il suo braccio e vedo che sta indicando un sentiero nell'ombra, chiaramente appartiene alla natura, privo di intervento dell'uomo. « La scorciatoia che ci ha indicato Ben, dovremmo seguire quella. » dice Blair, sono combattuto: da un lato c'è la parola del guardiacaccia che è più esperto di noi tutti in queste strade, dall'altro però c'è Ben che ci ha detto chiaramente di seguire la scorciatoia nel bosco così da arrivare prima.

« Il guardiacaccia ha detto che ci avremmo messo meno di dieci minuti, arriveremmo lo stesso puntuali. » le rispondo con gentilezza, lei però non sembra convinta della cosa.

« Suvvia ragazzi entrambe portano allo stesso punto. Non c'è mica giusto o sbagliato quindi, no? » Samuel cerca di mettere una sorta di punto alla possibile discussione.

« Sei tu che porti l'auto, l'importante è arrivare puntuali immagino... » dice Blair, mi guarda con quegli occhi azzurri così splendenti, come per cercare di convincermi.

Guardo il sentiero illuminato poco più avanti e sposto lo sguardo verso la scorciatoia che si immette nel bosco. La scelta spetta solo a me, devo quindi decidere.

 

 

 

Alex
Baita degli Williams – 19.45

 

Chiudo la portiera della mia auto, una Mercedes verde metallizzato, l'ho parcheggiata accanto alla Porsche gialla di Nicola, lei e Ben saranno arrivati con quella visto che non ci sono altre auto. Guardo all'esterno del garage e sento un buon profumo, proviene dagli alberi innevati attorno alla casa, la costruzione si trova in una grande spiazzo, il sentiero principale è illuminato da alcuni lampioni, io e Violet però abbiamo utilizzato la scorciatoia indicataci da Ben.

« Tesoro, che ne dici se entriamo? Sento freddo. » è la voce di Violet che mi riporta alla realtà, dal garage ci spostiamo quindi verso la costruzione di pietra e legno, appare imponente e grande nonostante abbia solo due piani.

Salgo i primi gradini del porticato superando una finestra sulla mia destra, Violet è più avanti e ha già suonato il campanello. Indossa una maglietta sagomata che richiama i suoi capelli biondi, sulle spalle invece si dipinge di rosso, ha una gonnella arancione che le evidenzia il bacino, tiene il trench grigio in un braccio. « C'è nessuno? » chiedo avvicinandomi a lei, mi stringo nel mio piumino e la porta subito dopo si apre, l'aria dei riscaldamenti è la prima cosa che percepisco, subito seguita dalla voce di Ben e Nicole.

« Finalmente siete arrivati! » dice lui, la prima a entrare è Violet che subito si saluta con Nicole, la sua migliore amica, così come Ben è il mio. Fratello e sorella. Si somigliano molto: hanno lo stesso taglio di occhi e lo stesso caldo calore, lei ha i capelli più biondi di lui, sono color miele.

« Non è stato difficile. » dico in risposta a Ben, alza la mano ed imito il suo movimento, nello stesso istante ci stringiamo la mano, con l'altra gli batto dei colpetti sul braccio. « Tutto bene, amico? » chiedo sorridendo. Annuisce ed entro anch'io, ci troviamo nell'ingresso, una stanza larga con alcuni mobili e uno specchio grande sulla destra, subito accanto a noi troviamo l'attaccapanni per i giubbotti.

« Sì amico, divisa da football anche stasera? Cazzo non hai intenzione di separartene, amico! » nota lui scoppiando a ridere, lui indossa pure la tuta, sopra invece ha una camicia di jeans che copre una maglia arancione.

Fratello e sorella si dividono, io e lui entriamo nella porta sulla destra ed entriamo nell'enorme salotto mentre le due ragazze entrano in quella che si trova davanti l'ingresso.

« Mi tiene caldo e pronto per l'azione! » gli faccio l'occhiolino, intuisce al volo che ho intenzione di passare una bella notte nel letto con Violet. D'altronde questa non è la serata per dormire! « Piuttosto... tu con Blair? » gli do due colpi sul braccio per scherzare mentre entriamo nella stanza.

Il salotto ha il pavimento interamente di legno, ci sono dei quadri appesi alle pareti, sulla destra c'è un camino grande costruito con i mattoni, il fuoco è acceso come ulteriore riscaldamento, dei divani e delle poltrone riempiono la parte intorno al camino mentre su alcuni mobili ci sono delle foto di famiglia, un plasma si trova appeso alla parete opposta a dove si trovano le scale, ossia accanto al camino. Mi muovo in avanti e supero l'enorme tavolo da pranzo.

« Ho intenzione di provarci e mettere il colpo in canna! » dice facendo lo spavaldo, rido con lui; è la sua cotta estiva se posso definirla così, l'anno scorso ci ha provato ma lei sembra averlo ignorato, poi lei è partita per Parigi.

« Sono certo che farai colpo. Vi serve però un po' di tempo da soli e penso ne avrete a sufficienza! » gli dico incoraggiandolo, vedo la sua espressione mutare, abbassa lo sguardo e sembra quasi in colpa per qualcosa.

« Già a proposito, ho dovuto anche invitare Samuel altrimenti lei non sarebbe venuta! » lo guardo interdetto per pochi istanti sperando che scoppi a ridere dicendomi che si è divertito a prendermi per il culo. Però i suoi occhi restano seri. “Non può averlo fatto per davvero!”

« Hai invitato il finocchio!? Amico, dimmi che scherzi? » gli chiedo piuttosto innervosito, lui scuote il viso e porta le sue braccia dietro la testa. Sbuffo per il nervoso. « Che bella serata di merda si prospetta! » dico quasi esasperato.

« Oh andiamo amico, puoi sopportarlo per meno di due giorni. Ignoralo così te lo levi dalle palle. Non dovete mica dormire insieme, a meno che tu non voglia provare! » scoppia a ridere ma resto di ghiaccio per quanto sono incazzato.

« Se si avvicina gli tiro un pugno! » dico facendo scrocchiare le nocche delle mani. Mi volto alla ricerca di Violet e noto che scende adesso con Nicole, erano andate al piano di sopra; l'amica della mia ragazza indossa un pullover marrone scuro con una fantasia stile corteccia d'albero che le copre il collo, indossa poi dei pantacollant grigio spento e degli stivali. « Dove hai portato la mia ragazza? » le chiedo.

Entrambe stanno ridendo e borbottano qualcosa, continuano a ridere anche dopo la mia domanda, sono certo che stavano parlando di me visto come Violet mi guarda, ha gli occhi semichiusi e maliziosi. « Da nessuna parte. » dice, avvicina il volto al mio e mi da' un bacio, si appoggia al mio petto e accarezza dolcemente i miei pettorali da sopra la giacca e la canottiera, i nostri fiati si spezzano durante il bacio che volontariamente diventa più passionale.

« Volete salire in camera già da adesso? » chiede Ben, sia lui che Nicole fanno una risata, a quel punto io e Violet ci separiamo lasciandoci insoddisfatti, continuo a vedere malizia e desiderio nello sguardo che mi lancia lei. Sospira.

« Sei geloso Benjamin? » chiede Violet per scherzare.

« No, però vi conviene conservarvene per stanotte o altrimenti rischierete di annoiarvi! » dice lui in risposta alla ragazza, lei si porta le mani ai fianchi e gli rivolge uno sguardo di sfida che la rende ancora più sexy.

« Ho colpi a sufficienza per passare tutta la serata fino al mattino! » dico io, metto un punto allo scambio di risposte tra i due e seguo Ben verso la cucina lasciando sole le ragazze.

Passiamo sotto l'arco che ci porta in un piccolo corridoio, ci sono altri mobili con altre foto di famiglia o strani oggetti, so che la madre di Ben ama collezionare questi oggetti che considera arte moderna. A me non piacciono! Superiamo la porta del bagno e quella che porta all'ingresso ed entriamo in quella della cucina, una stanza grande con un'isola al centro, quasi accanto c'è un tavolo rotondo con quattro sedie, tutto intorno a noi ci sono dei mobili e altri utili da cucina, il frigorifero è subito accanto a me. Ben ne approfitta per aprire lo sportello per bere della birra dalla bottiglia.

« Ne vuoi? » dice porgendomi la bottiglia dell'acqua, annuisco e prendo la bottiglia per poi poggiarvi le labbra, mi sposto verso il tavolo mettendomi comodo, prendo il cellulare dalla tasca della tuta e vedo che sono quasi le otto.

Il cellulare di Ben suona e alzo lo sguardo verso di lui. « Serena è con Ingrid. Sono quasi arrivate. » mi comunica, poi alza lo sguardo, sorride in maniera sadica, riconosco quella luce che ha negli occhi, la brillante cattiveria di uno scherzo. « Che ne dici di spaventare le due ragazze? » chiede, riconosco quell'eccitazione di voler spaventare qualcuno, si morde il labbro sorridendo.

« Vuoi spaventare la secchiona o la vergine? » chiedo beffardo e interessato all'idea. Lui scoppia a ridere, questo significa che vuole spaventarle entrambe. D'altronde è la notte di Halloween, che serata sarebbe senza un piccolo scherzo? « A cosa stai pensando? » chiedo incuriosito.

« Ho una maschera da clown da qualche parte di sopra. Potrei aprire la porta e tu potresti spaventarle spuntando loro davanti. Non accadrà nulla di male. Al massimo fanno un salto indietro e scivolano! » scoppiamo a ridere entrambi dell'immagine divertente che si presenta. Non è nulla di particolare, mi basterebbe prendere la maschera e comparire davanti loro. Sono quasi tentato di accettare.

Prima di parlare però sento un brivido alla schiena.

« Potresti anche farlo tu... sei il padrone di casa in fondo. » dico, non so perché ma l'idea non mi interessa più di tanto, così com'è arrivata se ne va via e non la trovo interessante.

« Oh andiamo non dirmi che non vuoi farlo più? Quanto è passato dall'ultimo scherzo che abbiamo fatto insieme? Forse avevamo tredici anni e ora ne abbiamo quasi venti! » è vero, è passato molto tempo. In fondo siamo diventati entrambi grandi, eppure c'è una parte di me che vorrebbe farlo.

Alzo gli occhi per incrociare i suoi speranzosi nel mio sì, anch'io vorrei riavere quel momento di complicità tra adolescenti. Anch'io voglio tornare ragazzino.

 

 

 

Angolo Autore:

Buon pomeriggio cari lettori ^^ Eccomi nuovamente con un capitolo, vediamo la presentazione di alcuni personaggi, alcuni parlano mentre altri fanno da corona. E vediamo anche la presenza di due scelte, James riguardo la strada da prendere e Alex riguardo lo scherzo. Vi invito a votare alla pagina (in realtà alla fine è un gruppo) così da restare informati e da vedere dettagli ulteriori riguardanti la storia. Ditemi cosa ne pensate, a presto col prossimo capitolo.

Warnig:

Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/

Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. A tal proposito: non è mia intenzione raccogliere commenti su EFP nel quale esprimerete i voti sulle scelte che i personaggi dovranno compiere in quanto è contro il regolamento. Se vorrete esprimere il vostro parere sulla storia allora le recensioni saranno ben accette; per i voti riguardanti le scelte terrò conto solo ed esclusivamente dei voti sulla pagina Facebook eccetto casi particolari. 

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Capitolo 3
*** 02 - Passione ***


2.

Passione



Sam
Scorciatoia per la baita – 20.00



James muove lo sterzo verso sinistra e decide di seguire la scorciatoia di cui gli ha parlato Ben.
Mi rimetto comodo poggiando le spalle allo schienale, i sedili dell'auto sono davvero comodi. Nessuno di noi aggiunge parole, mi dedico all'osservare i movimenti esterni e il percorso che abbiamo scelto: la strada è stretta, sterrata e l'auto non fa altro che traballare, i rami colpiscono i vetri e la neve che c'è su di essi si sparge per il finestrino come se l'avessero tirata.
Provo ad osservare oltre le tenebre, non riesco a vedere nulla; sono completamente cieco e questo mi infastidisce, non mi piace non riuscire a vedere ciò che ho davanti agli occhi.
« Questa strada fa davvero pena! » dico istintivamente quando prendiamo un dosso, sento il mio corpo saltare ma è solo una sensazione, ritorno composto poggiando nuovamente la schiena. Non resto per molto fermo visto che presto vedo comparire davanti a noi una grande abitazione.
“Questa è la baita degli Williams!?” penso tra me e me. Le luci dei pali riempiono il viale e ciò che ci troviamo davanti, si tratta della strada principale.
« Almeno siamo arrivati. E con esatta puntualità aggiungerei. » commenta Blair sospirando. James avanza lentamente nonostante ormai siamo arrivati sul sentiero asfaltato. Resto meravigliato mentre il ragazzo guida verso il garage sulla sinistra della baita, riesce ad entrare in quanto sono presenti solo due automobili: una verde e una gialla.
Slacciamo le cinture e possiamo scendere dopo il lungo viaggio, sento le gambe intorpidite ma una volta che mi sgranchisco sento nuovamente il sangue circolare. « Avete mandato un messaggio a Ben per dirgli che stavamo arrivando? » chiede James rivolto a me e Blair, la ragazza è l'unica che avrebbe potuto farlo in quanto io non ho il numero e James era alla guida. Mi volto verso di lei.
Lei scuote il viso leggermente mentre le passo il suo giubbotto e rimetto la mia giacca di pelle. « No, ma sono certa che ci stia aspettando. Riconosco la Mercedes verde, è di Alex. » dice, guardo con più attenzione l'automobile.
Ha ragione purtroppo: lui è già arrivato, dentro di me dilaga una sensazione che riguarda l'intero week-end, non lo passerò col sorrido, questo è certo. « Spero che non cominci da subito. » riconosco che ho abbassato il tono di voce mentre l'ho detto, sia Blair che James adesso mi guardano con quell'occhiata che mi fa sentire un cane bastonato, non mi piace che le persone mi guardino così, mi fanno sentire debole, e forse lo sono in confronto al giocatore di football.
Ma ormai è questione di pochi mesi e una volta finita la scuola non avrò più niente a che fare con lui.
Ci spostiamo tutti e tre lungo il sentiero e subito svoltiamo a destra per poter salire i gradini del porticato, passiamo una finestra sulla destra, penso che sia una camera da letto visto che si intravede una scrivania e una libreria; arriviamo davanti la porta e suoniamo il campanello.
Non saprei esattamente cosa aspettarmi, sentiamo dei passi veloci e vengo distratto da un commento di Blair: « Oh cielo che schifo! » balza indietro e quasi si aggrappa al braccio di James, la vedo sbiancare in volto mentre la sua mano indica qualcosa che si trova per terra, una grossa blatta scura.
Sono a conoscenza della sua fobia verso gli insetti, e in parte la condivido, li trovo schifosi ma ci sono cose ben peggiori di cui aver paura.
La porta si apre e trovo Ben scuro in volto, le sue sopracciglia sono arcate come se fosse arrabbiato per qualcosa. « Ciao ragazzi... » quando si rende conto di chi siamo sembra cambiare espressione: diventa rilassato, specie quando i suoi occhi incrociano quelli di Blair. « Pensavo si trattasse di Ingrid e Serena, anche loro stanno arrivando... » dice piuttosto vago. Ci fa accomodare dentro.
Subito ci togliamo i soprabiti per metterli sull'attaccapanni, poi entriamo nel salotto, c'è un piacevole calore, merito del grande camino o del riscaldamento.
Le fiamme ardono piacevolmente e anche se siamo distanti ne sento lo scoppiettio, non vedo Nicole e immagino che si trovi in cucina o da qualche altra parte, trovo invece Violet con quel coglione del fidanzato, Alex, in piedi davanti la porte che danno sul porticato dall'altro lato della stanza.
Gli occhi del ragazzo si incrociano con i miei, mi fissa con disprezzo, è chiaro che la mia presenza lì lo infastidisce, a quel punto si avvicina a Violet avvolgendola tra le sue braccia, comincia a baciarla e la cosa mi fa istintivamente fare una smorfia.
La cosa non passa inosservata a Blair che si sposta verso il resto del salotto scrollando le spalle, James invece si sposta verso sinistra e osserva un impianto stereo. Resto in piedi come un salame mentre lo sguardo ritorna su quei due che sembravano intenzionati a voler fare sesso in mezzo al salotto, li trovi rivoltanti.
Alex interrompe il bacio per pochi istanti, si volta verso di me con sorriso beffardo. « Che c'è finocchio? Ti dà fastidio che mi baci con la mia ragazza? » sono tentato dal tirargli qualcosa, il primo oggetto che mi capita tra le mani, una lampada si trova su un tavolino che fa ad angolo.
Mi trattengo con tutta la forza dal farlo. « Non mi importa niente. Per quanto mi riguarda puoi anche scoparti una tigre, magari nel frattempo di sbrana! » commento con sarcasmo mettendo le braccia incrociate, vedo che a James sfugge un sorriso per la mia battuta mentre Alex si arrabbia.
« Prova a ripeterlo che ti spacco la faccia! » si stacca da Violet e si scrocchia le nocche mentre si avvicina a me, sento l'ebrezza della paura mischiata alla carica di adrenalina dell'aver sfidato il cane che dorme.
Mi limito ad alzare il dito medio e rivolgerglielo contro, non mi farò mettere i piedi in testa da lui, non durante questa serata tranquilla.
Alex si sporge in avanti con l'intento di buttarsi addosso a me per farmi del male, tuttavia James gli si para davanti, entrambi sono grandi e grossi ma non vorrei che il ragazzo si facesse del male per me. « Stiamo calmi, siamo qui per passare una bella serata. » Alex sembra voler continuare ma ascolta il ragazzo che mi ha difeso e se ne torna con Violet.
Nel frattempo sento dei passi dietro di me, senza accorgermene Ben è andato ad aprire nuovamente la porta d'ingresso e fa entrare le ultime due invitate nella baita: Ingrid indossa un cardigan lungo e azzurro, sotto ha degli short con dei pantacollant ricamati, il vestiario sembra richiamarle gli occhi azzurri e chiari, i suoi capelli sono scuri, neri come l'ebano e raccolti in una treccia, solo una minima parte le contornano il viso di una tonalità olivastra.
Serena invece veste in maniera particolare: una camicia rossa e un pantalone elegante e stretto rosa evidenziatore. Tiene i capelli biondi liberi, in maniera quasi ribelle, io e Blair siamo usciti un paio di volte con lei in quanto le due sono amiche d'infanzia anche se adesso non sembrano più molto legate.
Le due si avvicinano e salutano con la mano timidamente tutti noi che siamo presenti nella stanza. Siamo in nove adesso, siamo tutti presenti.
Nicole compare dietro le due ragazze con un sorriso gigantesco e comincia a urlare: « Che la festa abbia inizio! » sposta le due ragazze e arriva davanti allo stereo passando accanto a James, noto che ha un disco tra le mani e lo mette nell'apposito lettore, alza il volume e una musica ritmata e assordante comincia a riempire l'aria, quasi non sento più qualunque cosa si trovi intorno a me.
Vedo Ben che le fa un cenno con la mano e scoppiando a ridere lei abbassa il volume. « Andiamo ragazzi siamo giovani. Balliamo tutti insieme! » dice lei sprizzante di energia e di gioia, la guardo stranito, anche preoccupato, è come se avesse fumato qualcosa di pesante!
Si allontana dallo stereo e comincia a girare per la stanza ballando e muovendo il bacino, scuotendo i capelli, Violet imita il suo movimento mentre Alex balla accanto alla sua ragazza in maniera goffa, James si sposta in disparte, vicino a una delle finestre che riempiono la parete, guarda fuori come se analizzasse qualcosa.
Ben inizia a ballare intorno a me, gli piace scherzare e dalle facce buffe che fa mentre si muove riesce a strapparmi il primo sorriso da quando sono qui.
« Forza ballerina bambolina! Balla per noi, facci vedere come si balla! » Ben si sposta verso i divani e le poltrone dove si trova Blair, la prende per una mano portandola al centro del salotto, oppone resistenza e infine si trova sotto gli sguardi di tutti quelli che hanno deciso di non ballare.
Si muove a ritmo di musica, so che è una ballerina di danza classica quindi mi aspetto di vedere movimenti delicati, ma muove il corpo divertendosi proprio come fa Nicole accanto a lei, è rossa in volto quindi riconosco l'imbarazzo che prenderebbe anche me.
Senza rendermene conto mi appoggio alla parete osservando le due ragazze al centro che ballano, la padrona di casa sembra intenta a dare il massimo della sua sensualità ma non capisco rivolta a chi, Blair invece incrocia i miei occhi, sorride e alza un sopracciglio, alterna movimenti delle mani che mi invitano chiaramente a ballare con lei.
Sembra un invito disperato così da non lasciarla sola con Sexy Nicky. L'idea di mettermi a ballare però mi imbarazza molto: vorrei divertirmi con la mia amica ma una parte di me vorrebbe invece esplorare la grande baita.



Violet
Strada per la diga – 20.20



Stringo il trench abbracciando me stessa per il freddo pungente che sembra penetrare il tessuto. Sospiro mentre una nuvola di fumo bianco si leva dal mio corpo come se avessi fumato. « Accidenti, fa parecchio freddo adesso! » dico.
Alex si trova accanto a me, mi passa un braccio attorno alla vita così da stringermi al suo corpo, nonostante indossa abiti caldi lo sento freddo visto l'ambiente in cui siamo circondanti. « Sei stata tu a dirmi di voler trovare un posto più intimo no? » dice lui in risposta alla mia affermazione.
Certo. Più intimo. Ma non in mezzo alla neve, cazzo.” penso tra me e me. Mi costringo a fargli un sorriso ed evito di battere i denti, la temperatura si è abbassata nel giro di pochi minuti e non è la cosa peggiore: persino la notte è calata, siamo circondati dagli alberi alti e scuri, se non fosse per il sentiero illuminato dai pali ci troveremmo nell'oscurità.
« Volevo stare sola con te. L'aria nella baita sembra tesa nonostante ci stessimo strusciando ... » rispondo, ci fermiamo un istante e lui ne approfitta per baciarmi, sento la sua lingua entrare con forza tra le mie labbra, lo lascio fare con piacere.
« Non penso che ci seguiranno comunque... » siamo all'oscuro di dove potremmo andare, nonostante questo però riprendiamo a camminare lungo il sentiero. Ogni tanto sento dei rametti spezzati, l'attimo seguente uno scoiattolo compare, o una lepre, o qualche altro animale piccolo.
« La serata con la checca è iniziata male! » dice Alex, mi volto verso di lui, ha lo sguardo puntato in avanti, si rabbuia in viso, so bene quanto i due non si sopportino. Cerco di tirargli su il morale scherzando un po' al riguardo.
« Secondo me gli piaci. Da come ti guarda sarebbe pronto a strapparti Xander dalle mutande! » dico posizionandomi davanti a lui e mordendomi le labbra mentre cammino al suo stesso ritmo all'indietro. Sembra a disagio: so che non gli piace quando chiamo “Xander” il suo amico tra le gambe.
« Dovrebbe solo provarci! » resta freddo in viso, chiaramente è inutile continuare a scherzare al riguardo, Alex proprio non sopporta Samuel, a me non importa nulla del ragazzo anche se certe volte mi dà l'impressione di volere Alex. Ma forse sono solo io ad essere troppo possessiva.
« Comunque puoi stare tranquilla. Io voglio solo te. E se penso a un ragazzo in quel modo... potrei buttarmi giù dal dirupo! » continua, adesso scherza e ridiamo insieme di quello che ha detto mentre continuiamo a camminare lungo il sentiero.
Mi viene in mente quello che è successo poco fa, prima che arrivassero quei tre alla baita.
« Ben ha davvero esagerato. Si può sapere cosa lo ha fatto arrabbiare? Stavate in cucina tranquilli, è tornato così scuro in volto... » volevo già da prima chiederglielo ma non mi sembrava opportuno con il ragazzo ancora là e la sorella presente. Alex smette di ridere ma resta comunque sereno.
« Voleva fare uno scherzo stupido a Serena e Ingrid. Niente di serio davvero, però non mi sembrava giusto. Quando gli ho detto che non era il caso di farlo si è arrabbiato... » fa una pausa al suo racconto, mi fissa distrattamente e poi guarda dall'altra parte. « Tranquilla, siamo amici. Di sicuro non ci mettiamo a litigare per qualcosa di così stupido... » aggiunge, probabilmente in merito al mio sguardo serioso.
« Lo spero. Voi due siete come i fratelli Grimm! » apprezza il paragone con una risata, sono felice di avergli sollevato il morale. « Basta pensieri tristi: pensiamo solo a noi due e a quante posizioni ci occorreranno per impegnare la notte! » dico con malizia, ritorno a guardare in avanti e di conseguenza non posso vedere la sua reazione.
La strada improvvisamente si dirama: c'è il sentiero con i pali della luce e un piccolo tratto pieno di arbusti.
Mi fermo pochi istanti guardando la cosa che colpisce la mia attenzione mentre Alex va avanti di qualche metro; si tratta di una specie di caverna, c'è un'automobile vicina all'ingresso della grotta, sembra vecchissima e inoltre è completamente bruciata e mancano tutte e quattro le ruote.
Osservo l'oscurità del passaggio scavato, in lontananza compare un piccolo barlume, sento i brividi percorrermi la schiena all'idea di cosa possa fare luce in mezzo al nulla. « Hey! Che stai guardando? » chiede Alex facendomi sobbalzare, lo ritrovo al mio fianco con l'espressione incuriosita che segue ciò che guardavo prima.
Scuoto il viso. « Nulla. Solo una caverna da brivido. » rispondo alla sua domanda. I suoi occhi si riempiono di una luce strana, maliziosa. « No. Non pomiceremo in una caverna! » rispondo alla domanda prima ancora che la faccia, lo supero continuando a camminare per la strada dritta.
Lo sento inseguirmi e mi prende la mano ridendo, mi fa voltare e mi dà un altro bacio, dura molto di meno e gli sfuggo iniziando a correre, lo sento appena dietro di me, grazie al mio allenamento da cheerleader posso dire di avere un'ottima resistenza, quasi quanto quella del giocatore di football. La coach è molto severa al riguardo.
La nostra corsa si interrompe quando io Alex arriviamo davanti qualcosa che non mi aspetterei di trovare in una montagna: si tratta di una ringhiera che dà sul nulla, oltre di essa c'è una profonda oscurità e intravedo appena il profilo dell'orizzonte, immagino si tratti di un lago; sono sempre più vicina alla ringhiera quando mi rendo conto che a pochi metri da noi c'è una struttura, sembra una piccola casa costruita di ferro ma in realtà dovrebbe essere l'ingresso per ciò che regola e controlla ciò su cui siamo; mi guardo intorno mentre realizzo l'idea che ci troviamo su una diga di terra.
« A che serve una diga se non c'è acqua? » chiedo.
Alex mi raggiunge, si avvicina pericolosamente alla ringhiera e si sporge per vederne il fondo, ho una terribile sensazione e vorrei strapparlo via dal bordo pericolante. Quasi come se mi leggesse nella mente si allontana. « Non credo si tratti di una diga vera e propria, quanto di un intervento per evitare che il fianco della montagna crolli sul lago là sotto. » indica col braccio verso il basso.
Si avvicina e mi abbraccia, adesso che siamo usciti dalla boscaglia sembra che il vento si sia fatto feroce, ci spinge con forza ma restiamo aggrappati l'una all'altro, il viso di Alex è a pochi centimetri dal mio, lo accarezzo con dolcezza mentre i nostri corpi si uniscono ai fianchi. « Che ne dici di andare là? » ha un brivido per il freddo immagino, poi seguo il suo sguardo per vedere che parla della struttura.
Prima che possa rispondere qualcosa richiama le attenzioni di entrambi: si tratta di un rumore proveniente da dietro, anche stavolta è solo un ramoscello spezzato tuttavia il passo è più pesante e non leggero come quello degli animali che abbiamo incontrato nel nostro passaggio.
Mi volto e trovo chi l'ha provocato: in pochi attimi sento il sangue gelarsi nelle vene mentre il respiro diventa lento e pesante.
Una figura vestita di bianco compare, resta seminascosta tra gli alberi, una figura maschile dalle spalle strette, sembra indossare un giubbotto bianco mentre sul viso porta una tetra maschera piena di rughe, dal naso rosso sangue e dagli occhi infossati, ha i capelli ricci e viola e comincia a ridere, i miei occhi si abbassano a ciò che tiene tra le mani, tiene un coltello da cucina affilato per ogni mano.
Istintivamente urlo e mi aggrappo ad Alex che cerca di spingermi per farmi scappare. « Vai corri! » mi spinge verso la piccola struttura e inizio a correre senza fermarmi mentre sento il cuore esplodermi in gola; Alex mi supera mentre sento dietro di me l'ombra opprimente del nostro inseguitore e la sua fastidiosa e tagliente risata, agita i coltelli all'impazzata e comincio a credere di essere in un incubo, non è possibile che stia accadendo realmente!
I miei pensieri e la mia speranza che tutto questo sia un'illusione sono la causa della mia distrazione: metto il piede su un sasso che mi fa scivolare direttamente per terra, mi trovo a strisciare in avanti mentre Alex urla il mio nome disperatamente, non ho modo però di sentirlo perché sono più occupata nell'osservare il pagliaccio che quasi mi sovrasta, continuo a strisciare cercando di alzarmi quando la mia mano trova qualcosa: un lungo bastone di ferro, probabilmente un pezzo della ringhiera staccato.
Potrei benissimo approfittarne e difendermi con quello per ferire l'inseguitore o potrei alzarmi e scattare verso Alex, ho poca scelta.



Ingrid
Sentiero nel bosco – 20.30



« Che ti aspetti di trovare qui? » chiedo mentre cammino al fianco di Serena, non appena Nicole ha messo la musica nella baita ho subito capito a che cosa sarei andata contro: si prospetta un week-end incasinato! E io che quasi pensavo di potermene stare tranquilla a leggere un libro.
« Non lo so... ma di sicuro mi aiuterà col disegno che ho in mente. » risponde la ragazza, tiene in mano una grande macchina fotografica, mi ha convinta a uscire dalla baita per pochi minuti per poter scattare qualche foto all'ambiente e agli animali, ama il disegno e ho visto alcuni dei suoi schizzi presi da foto che ha scattato, li riproduce perfettamente!
« La boscaglia in piena notte però non è molto ispirante. » dico guardandomi intorno, superiamo alcuni arbusti che si trovano sul sentiero, siamo distanti alcuni metri dalla baita, cerchiamo di restare sempre dove ci sia luce o dove il bosco non si faccia fitto. Ovviamente è difficile visto quanto Serena sia incuriosita da ciò che ha intorno. « Inoltre la trovo suggestiva. Fin troppo! » commento infine.
Serena ha dovuto supplicarmi di venire con lei, conosce bene la mia paura per il buio e questa di Halloween è una tra le notti più buie a Seattle. La ragazza si ferma pochi istanti e osserva qualcosa alla nostra sinistra, si tratta di un animale su un ceppo d'albero poco distante.
Tra le ombre non riesco a scorgerlo a pieno, cosa che lei invece sembra fare fin troppo bene. Si mette bene in posa passandomi il suo zaino nella quale ci sono gli strumenti per il disegno. Come io volevo leggere lei aveva intenzione di disegnare.
Gira lo zoom della macchina fotografica e poi preme lo pulsante, il flash illumina lo spazio la foto viene scattata; tra le ombre ora dissipate vedo uno scoiattolo intento a mangiare alcune piccole ghiande, quando però si rende conto della nostra presenza fugge via dal posto. « Scoiattoli... »
Lo dice come se fosse delusa. « Perché hai scattato la foto se pensavi che non fosse interessante? » chiedo incuriosita mentre le passo nuovamente lo zaino, una folata di vento mi fa rabbrividire e mi stringo nel giubbotto azzurro che indosso schiacciando il mento contro il petto per coprirmi meglio.
« Non avevo visto che fosse uno scoiattolo. Pensavo fosse qualcosa di più grande... » la guardo interdetta per pochi istanti. “Qualcosa di più grande? Spero che non incontreremo nulla se è questo il tuo proposito!” penso.
« Proseguiamo per favore! » dico senza aggiungere altro, l'ambiente freddo e cupo non mi ispira a continuare questa piccola gita nel bosco, ma se non l'accompagnassi io non lo farebbe nessun altro. Neanche Blair credo nonostante il rapporto d'amicizia tra le due.
Svoltiamo per il sentiero, non siamo sulla strada principale bensì tra le varie vie disegnate nel mezzo del bosco quando troviamo davanti a noi qualcosa di curioso: un grande tronco d'albero riempie la strada sbarrandola.
Accanto ad esso c'è un cervo, io e Serena ci paralizziamo alla vista dell'animale. Ha l'aria spaventata, sbuffa una nuvola di fumo bianco e batte con gli zoccoli come se fosse un cavallo. Mi scambio una rapida occhiata con la ragazza che sembra aver trovato il suo modello visto come sorride, si prepara per scattare una foto quando le freno tirandola per la giacca viola.
« Sei forse impazzita? » la mia voce si è ridotta a un sussurro. « Quell'animale è terrorizzato, il flash della fotocamera lo farà diventare feroce! » sembra pensarci bene e quasi si paralizza all'idea di ciò che potrebbe significare.
« Scusa non ci pensavo. » si rimette composta e si muove, vengo distratta da qualcos'altro: un movimento nel bosco e subito mi rendo conto che Serena getta un urlo, mi volto nuovamente per trovarla stesa a terra, il piede incastrato tra il terreno e la radice che sbuca dal terreno che le ha fatto mettere male il piede e le ha causato la caduta.
Nello stesso momento il cervo già spaventato scappa via correndo dietro di me, sento la velocità dei suoi passi e l'aria spostata con violenza. Mi trovo ancora in piedi a differenza di Serena. « Come fai ad essere così goffa? » le chiedo sorridendo e avvicinandomi per aiutarla ad alzarsi.
Sbuffa. Irritata dalla caduta fatta, si pulisce le mani sporche di terra e si appoggia al tronco caduto in mezzo al sentiero. « Ho perso pure il cervo. Pensi che l'abbia abbattuto lui? » chiede in riferimento al tronco, lo osservo attentamente: dal modo in cui è caduto sembra quasi che sia stata tagliato e abbattuto dall'uomo, non da un'animale. Scuoto il viso.
« No. » mi limito a rispondere. « Tu stai bene? Voglio dire sei tutta intera? » chiedo osservandola, noto che i suoi pantaloni si sono riempiti di fogliame e lo indico, si appresta subito a pulirsi togliendo via ciò che si trova sul tessuto.
« Sì sto bene... » i suoi occhi si spostano sulla propria destra, seguo con lo sguardo ciò che osserva, si trova su un albero sospeso ad alcuni metri da terra: una sacca grigiastra di una strana forma, non ne viene alcun suono però e tiro un sospiro di sollievo. « Oh mio Dio ma che schifo! » dice lei portandosi le mani davanti al viso e allontanandosi quasi correndo, oltrepassa il tronco e la seguo pensando sia impazzita. « Che schifo, che schifo! Che schifo! » ripete.
« Che ti è preso? » le dico quando finalmente si ferma, ci siamo distanziati di alcuni metri da quella sacca deforme sull'albero. « Era solo un alveare. Le api stanno dentro di notte, non possono mica pungerti. »
« Sai che ho il terrore di quelle... bestie! » un brivido la percorre visibilmente visto la faccia terrorizzata di paura. Conosco bene Serena e so anche del suo terrore verso api e vespe e ogni volta trovo la sua reazione esagerata.
Proseguiamo per il passaggio nel bosco, davanti a noi ogni luce scompare e comincio a tremare non solo per il freddo. Mi aiuto però con la torcia del cellulare, non sarà potente ma mi aiuta a vedere ciò che ho intorno entro un metro almeno. « Comunque grazie per avermi accompagnata! » dice lei.
È seria, triste in parte e forse anche arrabbiata. So bene che il motivo per cui è voluta uscire di casa non si limita soltanto a voler fotografare qualche animale in giro per il bosco. « Non c'è bisogno. Alex e Violet non riescono ad essere molto discreti. Anche se non capisco come ti faccia a piacere visto quanto sia stupido con Sam! » commento.
Non posso guardarla direttamente in viso visto che si trova più avanti di me, la ragazza ormai da qualche anno è innamorata del ragazzo, il bello della scuola, il capitano della squadra, il più desiderato tra le ragazze. « Ogni tanto fa l'idiota. Però dentro di sé ha un cuore dolce. E Violet non riesce a tirare fuori il meglio di lui, è sicuro. »
Quando dice queste cose non posso fare altro che stare in silenzio, lei è convinta che lui sia una persona migliore di quella che dimostra di essere, ma so bene chi è: un ragazzo viziato, arrogante, prepotente, che spesso prende in giro anche me in quanto sono la secchiona della classe.
Solo perché sono notevolmente più intelligente di lui!
E quello di cui Serena non si accorge è che lui prende in giro anche lei, il più delle volte direttamente, chiamandola verginella con un tono quasi dispregiativo.
A quel punto abbasso lo sguardo così da guardare l'orologio che indosso, sono passate le otto e mezza da un po'. Ormai la notte si è impadronita della montagna e tutto intorno a noi resta muto. « Credo sia meglio ritornare dagli altri... » suggerisco, ma Serena ha motivo di fermarmi.
Indica un punto oltre gli alberi, cerco di stringere gli occhi così da mettere a fuoco la figura che si leva nell'ombra della notte, sembra un campanile. « Voglio vedere cosa c'è là! Per favore andiamo! » sembra entusiasta, so che lei vorrebbe entrare nella struttura, però ho troppa paura e troppo freddo per poterla accontentare. Vorrei mettermi al caldo, inoltre penso che gli altri cominceranno a parlare della cena.
« Serena, per favore... »
« Ti prego, Ingrid. Non voglio tornare alla baita per sopportare Alex e Violet! » commenta, leggo la supplica nei suoi occhi e mi trovo a dover decidere tra l'esplorare quello che è il luogo più buio della montagna o il tornare alla baita.




Angolo Autore:
Salve amati lettori ^^ Oggi vi propongo un nuovo capitolo del mio progetto e le restanti due che erano rimaste indietro. Vediamo che alcuni eventi cominciano a movimentarsi, pericoli e non. Stavolta abbiamo tre scelte: quella di Sam di ballare o esplorare, quella di Violet riguardo l'inseguitore e quella di Ingrid riguardo cosa fare. Vi invito a votare sul gruppo per restare aggiornati e per prendere parte alle decisioni (se un personaggio fa qualcosa di differente da ciò che volevate voi ci restereste male). Ditemi che ve ne pare, a presto.  --nuova impostazione del testo--

Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. A tal proposito: non è mia intenzione raccogliere commenti su EFP nel quale esprimerete i voti sulle scelte che i personaggi dovranno compiere in quanto è contro il regolamento. Se vorrete esprimere il vostro parere sulla storia allora le recensioni saranno ben accette; per i voti riguardanti le scelte terrò conto solo ed esclusivamente dei voti sulla pagina Facebook eccetto casi particolari. 

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Capitolo 4
*** 03 - Rancore ***


3.

Rancore






Serena
Cappella nel bosco – 20.45



Ingrid sospira, socchiude gli occhi e abbassa lo sguardo. Ha un'espressione che mostra riluttanza nel voler proseguire nel bosco. « Va bene. Non ti lascio sola in questo posto, anche se non ti importa del terrore che provo adesso! » mi rivolge un sorriso e ricambio abbracciandola per il favore che mi fa.
« Grazie. In fondo ci sono io con te, il buio e le ombre non ti faranno nulla di male finché ci sono io. » dico a Ingrid, mi assicuro che mi resti sempre vicina spostando gli occhi da lei al terreno e per accertarmi che non ci siano legni o pietre su cui potrei cadere com'è già successo prima.
« Non ho paura del buio, o meglio: è risaputo che la paura in sé non coincide con l'oscurità bensì con quello che potrebbe nascondersi oltre... » comincia la sua solita parlantina, è uno di quei discorsi nel quale persino i professori si perdono, quasi confusi dalle parole che riescono appena a seguire.
« Non c'è bisogno che me lo ripeti, grazie. » dico scherzando con lei, ci spostiamo poi per il sentiero fino a che non troviamo ciò che ha catturato il mio interesse.
Si trattava di un campanile, o almeno credevo che lo fosse. Ora che ci avviciniamo sempre di più scorgo altri dettagli della struttura: per esempio capisco che è fatta di legno, che c'è uno steccato tutto intorno e che la vegetazione è molto fitta; quando ci troviamo davanti la piccola chiesa noto come l'area sia quasi spoglia dei pini e degli alberi che si limitano a circondare la zona.
La leggera luce lunare illumina la piazza creata dalla vegetazione e i nostri occhi si abituano subito alla nuova luce naturale.
« È bellissima! » dico restando meravigliata, la struttura in sé incute timore: tenebrosa non solo per il fatto che le vetrate siano scure, ma anche per i rampicanti che la ricoprono, arrivano fino alla vetta del campanile. Alla base davanti alla porta si trovano dei cespugli pieni di spine e di more.
« Bellissima è l'ultima parola che mi viene in mente quando guardo questa chiesa. Ti prego scatta le foto e poi torniamo alla baita che fa anche freddo. » non ho ancora intenzione di tornare visto che siamo appena arrivate, però annuisco lo stesso così da confortarla.
Mi accerto di inserire il giusto filtro per scattare la foto e poi punto l'obiettivo contro il campanile, metto a fuoco per alcuni istanti e premo il pulsante del flash. La foto viene scattata e la controllo per assicurarmi che sia venuta bene.
È anche meglio: è ottima e lugubre e mi fa venire voglia di disegnare. « Stavo pensando che Lady Leena si troverebbe bene a cacciare in un ambiente del genere... » Ingrid annuisce, è a conoscenza della mia passione per il disegno, è mia intenzione creare qualcosa di mio e poterlo approfondire dopo il liceo; Lady Leena è la mia cacciatrice di fantasmi. « Oh guarda che carino! » indico un punto nero che si trova sopra la staccionata, riconosco subito l'animale.
Un corvo resta a fissarci mentre gracchia, è elegante con le sue piume scure, un'animale affascinante. Tendo la mano verso di lui muovendo appena le dita, so che non si tratta di un cane ma sarebbe bello se si poggiasse sul braccio.
« Serena lascialo in pace. I corvi sono pericolosi! » Ingrid ovviamente mi ricorda quanto tutto potrebbe essere effettivamente pericoloso e quanto io potrei farmi male persino con matita e temperino mentre disegno.
Come se l'avesse sentita, il corvo si ritira di alcuni metri spostandosi verso sinistra, lo seguo appena cercando di non smuovere troppo il terreno, resto pronta con la macchina fotografica poggiata sul viso così da scattare una foto all'animale, meglio lui che uno scoiattolo.
Metto a fuoco e click. Un'altra foto scattata. Il corvo è impassibile nonostante il flash abbia illuminato la zona. Mi rimetto composta e mi rivolgo all'animale: « Lei non capisce la tua bellezza piccolino... » dico salutando l'animale che vola via poco dopo, mi volto verso la mia amica che si stringe le braccia al petto per coprirsi dal freddo.
« Un corvo non uccide di certo una persona. » dico difendendo il mio amico della foresta, Ingrid alza un sopracciglio, dubbiosa delle mie parole. « Pensi che ci sia un ingresso da qualche parte...? » chiedo fissando la chiesa, sento la mia amica respirare pesantemente mentre mi sposto senza aspettare sue reazioni. Supero lo steccato e trovo l'ingresso di quello che immagino sia il seminterrato.
« Vuoi davvero profanare una chiesa? Ci saranno delle tombe qua sotto. Se ci troviamo davanti un ossario giuro che ti uccido! » dice Ingrid, la curiosità e l'avventura forse si sono impossessate di lei? Si fa avanti e mi supera mettendo le mani sulle ante del seminterrato: le spinge ma restano chiuse.
Alzo gli occhi al cielo, sicuramente saranno chiuse da qualcosa dall'altro lato, quando abbasso nuovamente gli occhi noto qualcosa appoggiato alla parete, si tratta di una pala, la prendo con entrambe le mani senza dare il corretto bilancio al peso: non ho mai preso una pala tra le mani e nell'alzarla mi rendo conto troppo tardi di non aver messo la giusta forza, cado indietro sbattendo su morbido terreno e trovandomi davanti gli occhi qualcosa, si tratta di una pietra levigata e abbastanza spessa, ho paura si tratti di una lapide.
« Stai bene, Serena? » mi chiede Ingrid ignorando la porta e soccorrendomi, ancora una volta mi sono sporcata i pantaloni di terra.
-Questo bosco non è il mio ambiente visto quante cose mi fanno ritrovare col culo per terra!-
Mi trovo nuovamente in piedi davanti alla mia amica e la ringrazio: « Sono stata meglio. Quanto potrà essere faticoso alzare una pala? » dai suoi occhi capisco che vuole che mi tiri indietro, si guarda prima intorno come se avesse paura che qualcuno possa rimproverarci ma siamo sole.
Prende la pala e con un colpo netto le porte si aprono verso l'interno e cadono dentro il seminterrato.
Subito ci accoglie la puzza di chiuso e muffa che fuoriesce dalla stanza, entrambe siamo costrette a coprirci il naso per l'odore nauseante. « Non penso si tratti solo di puzza di chiuso... » prova a indovinare.
« Non ci sono cadaveri qui sotto. Sono curiosa di vedere cosa ci tenevano dentro... » sto per mettere il passo nel primo gradino, l'ambiente è buio per lo più fatta eccezione di alcune candele che si trovano sulle travi di legno che sostengono il soffitto, Ingrid però mi tira per il giubbotto.
« Ho sentito qualcosa. Si è mosso tra gli alberi... » i suoi occhi evitano il mio sguardo, è alla ricerca di qualcosa nella boscaglia, sto per dirle che deve averlo immaginato quando anch'io sento un rumore proveniente da fuori. La cosa incuriosisce anche me, anzi, mi preoccupa.
« Che cos'è questo rumore? » si tratta di qualcosa di animalesco, sembra quasi il verso di un animale. « È vicino a noi... » tendo l'orecchio e provo a immaginare cosa si possa nascondere nel bosco, nessun animale fa questo verso.
« Ragazzi se volete farci spaventare sappiate che ve la farò pagare! » prova a minacciare Ingrid, è possibile che si tratti di qualcuno di loro che ci ha seguite con cattive intenzioni.
Il verso è sempre più vicino, si sente persino uno strano suono, come una voce maschile, altri movimenti smuovono le foglie dalla quale siamo arrivate noi, sento le gambe tremare e pronte a scattare mentre sento l'irrefrenabile voglia di mettermi a urlare. « E voi che ci fate qui? » chiede la figura che sbuca dagli arbusti della boscaglia. Mi freno dal gettare un urlo per la paura avuta all'arrivo della donna.
È la poliziotta che si trovava al capanno del guardiacaccia quando siamo arrivate noi, la donna porta i capelli rossi e corti, avanza contro di noi impugnando una pistola, nell'altra mano tiene una torcia che ci rivolge contro il viso infastidendo i nostri occhi.
« Ci scusi, stavo scattando alcune foto... » ora riconosco anche quello strano ringhio che sentivo: la poliziotta porta una radio accesa al fianco.
« Siete forse diventate pazze? O amate rischiare di morire? Ci sono orsi e cervi in questi boschi. Non avete il buonsenso di camminare neanche sulla strada illuminata!? » ci sgrida facendosi sempre più vicina a noi, le interferenze della radio si fanno sempre più forti, la donna è innervosita dalla cosa e prende l'oggetto tra le mani. « Sto arrivando. Passo e chiudo! » dovrebbe parlare con un suo collega. E quel collega deve trovarsi tra queste montagne con noi.
Anche prima mi ero chiesta cosa la FBI ci facesse tra i boschi.
« Ci scusi ancora, torniamo alla baita. Cercheremo di non farci sbranare da qualcosa durante il ritorno... » dice Ingrid chinando il viso in segno di scuse, la donna sembra convinta della cosa, ci rivolge uno strano sorriso e fa una smorfia. A quel punto ci oltrepassa e scompare tra gli alberi lasciando me e Ingrid da sole nella ritrovata penombra.
« Voglio seguirla e vedere dove va! » dico rivolgendomi alla mia amica, la mia è più di semplice curiosità. Proprio non mi immagino perché la FBI si trovi qui e voglio soddisfare la mia curiosità. « Vieni anche tu? »
Ingrid a quel punto esplode: « No, Serena. Smettiamola di fare le piccole esploratrici, sto morendo di freddo e di paura con questo buio. Torniamo alla baita, adesso. Per favore. »
Mi trovo combattuta, mi piacerebbe molto scoprire cosa la poliziotta sta cercando, proprio come se fossi parte dell'indagine, dall'altra parte è vero che Ingrid mi sta supplicando, potremmo tornare alla baita... o potrebbe anche tornarci lei se seguisse la strada illuminata.



Ben
Diga – 20.50



Sorrido mentre mi nascondo tra gli alberi, proprio come un bambino. Voglio solo giocare, e in parte è anche per dare un po' di brio alla serata, d'altronde è Halloween no? Finalmente decido che è il mio momento, esco dagli alberi camminando lentamente e stringendo i coltelli da cucina tra le mani. Indosso la maschera e sento che il viso comincia a sudare, in parte per il caldo e in parte a causa dello scherzo.
« Vai corri! » urla Alex rivolto alla propria fidanzata, entrambi cominciano quindi a correre e rido proprio come ridono i clown, non so come riesco a imitare la stridula risata ma ne sono felice visto lo scherzo progettato.
Comincio a inseguirli e proprio quando sto per iniziare a correre quasi inciampo, fortunatamente mi riprendo prima di cadere e loro non si sono accorti di nulla, mi avvicino sempre di più a loro e Alex supera Violet che resta indietro, mi guarda spaventata, un po' mi dispiace vederli così ma trovo la cosa divertente e quando lo scopriranno ci rideremo sopra.
Violet però cade, vedo la ragazza stramazzarsi a terra e strisciare via da me per allontanarsi, la raggiungo e mi trovo con i coltelli sospesi su di lei, sembra intimorita ma l'istante dopo succede qualcosa: si volta e la sua mano ricerca un oggetto, trova un bastone di ferro che muove verso di me con velocità, non ho il tempo di fermarla che subito il colpo mi prende al ginocchio facendomi piegare in due per il dolore, non riesco più neanche a pensare di stare in piedi visto il lancinante e acuto fastidio che dal ginocchio si propaga in tutta la gamba, non posso non urlare e lasciare andare i coltelli cercando di tenermi il ginocchio, come se le mani potessero lenire parte del dolore. « Cazzo, siete impazziti? »
A quel punto riconoscono la mia voce, la mia maschera viene spinta via e mi trovo il viso di Violet davanti, i lunghi capelli biondi che cadono verso di me, viene raggiunta da Alex che cade al mio fianco.
« Sei una testa di cazzo, Ben! » urla lei alzandosi a lasciandomi steso a terra; Alex resta al mio fianco e mi porge la mano per aiutarmi, la prendo e con la sua sola forza riesce a rimettermi in piedi anche se il ginocchio continua a farmi male, nel giro di pochi istanti però va già meglio.
« Sei un coglione, amico! » mi insulta Alex, lo vedo nero in viso, la considero una sorta di vendetta per l'avermi detto che lo scherzo a Serena e Ingrid era una cosa stupida. Non pensavo però che mi avrebbero preso a colpi di ferro!
« Che succede? Chi c'è? » chiede una quarta voce, estranea a tutti noi, ci voltiamo verso la sua origine: un uomo esce dalla struttura d'ingresso alla centrale della diga, che per lo più si tratta di una specie di bunker, non ho idea del perché si trovi qui ma ricordo che io e Nicky ci andavamo da piccoli.
« Nessun problema; si tratta di John, la guardia della diga. » sussurro, Alex mi aiuta a reggermi in piedi, passo un braccio attorno alle sue spalle e lui fa lo stesso tenendomi in piedi. « Buonasera, John. » dico all'uomo con un cenno.
Indosso la sua solita divisa, in quasi vent'anni non ricordo di averlo visto con abiti diversi da quelli. Una divisa interamente blu con qualche altro barlume di colore.
Ha la pelle scura come i suoi occhi ed è privo di capelli. « Guarda un po'! Il piccolo Benny eh? Sei cresciuto, ti sei fatto un bel ragazzo. E come sta tua sorella? »
Sia Alex che Violet mi guardano attentamente mentre parlo con la guardia come se non mi vedesse da molto tempo. Io e la mia famiglia veniamo qua sopra quasi tutti gli anni e ogni volta lo incontro. Credo abbia problemi di memoria dovuti a un incidente che ebbe con i suoi fratelli diversi anni prima.
Nessuno è a conoscenza di quello che è successo, e a me non è mai importato nulla di quell'uomo. « Sta bene, grazie. »
« Che ci fate qui? » mi fa un sorriso, bianco come la luna, mentre si avvicina a noi, Violet si sposta mettendosi al fianco di Alex e io mi separo dal ragazzo, riesco a camminare bene, avverto una fitta al ginocchio ma è passeggera e mi sento già bene. « La notte di Halloween eh? » indovina.
« Già. Sono qui con alcuni miei amici. Stavamo giocando tra di noi... » dico indicando i due coltelli e la maschera che ora si trovano a terra, lui li prende e me li porge con gentilezza. « Sarà meglio tornare alla baita. » propongo ai due ragazzi al mio fianco, mi lanciano un'occhiata furibonda.
« Stammi bene, piccolo Benny. » rivolge un'occhiata ai miei due amici e annuisce come se loro gli avessero posto una domanda. -L'ho detto che è suonato ormai!- penso tra me e me. L'uomo se ne ritorna dentro la piccola struttura e si chiude la porta alla spalle.
Il suo compito dovrebbe essere vigilarla... ma io e Nicky l'abbiamo sempre trovata vuota.
« Non cominciamo a litigare adesso... » dico io superando i due ragazzi e avviandomi verso il sentiero che conduce alla baita, uno dei tanti sentieri nel bosco. La coppia mi segue con passo veloce e piuttosto pesante.
« Litigare? » chiede apparentemente tranquilla Violet. « Semplicemente vorrei ficcarti la maschera su per il culo! » risponde in maniera irata e agitando le mani davanti al proprio viso incredulo. « Come ti venuto in mente di farlo!? » continua sempre più arrabbiata con me.
Sbuffo esasperato. « Era solo un scherzo. Come quello che io e Alex abbiamo fatto a... aspetta, non l'abbiamo fatto. » fingo di correggermi restando sarcastico. Alex interviene visto che si sente tirato in causa.
« Vuoi dire che siccome ti ho detto che era uno scherzo stupido hai deciso di farlo a me e Violet? E rincorrendoci pure con due coltelli poi! » è arrabbiato quanto lo è Violet e probabilmente come lo sono anch'io. Mi sono comportato da bambino forse e in parte me ne pento.
La ragazza ha decisamente cambiato il mio amico: prima era più disponibile per scherzi del genere, adesso invece è diventato quasi un'altra persona e mi dispiace non avere più quell'amico col quale mi divertivo. « Va bene ho sbagliato. Volete che vi chieda scusa? Scusatemi! » mi costringo a dire, lo stomaco si stringe mentre lo dico con forza.
Resto in capo al gruppo mentre camminiamo sul sentiero oscuro, conosco questo posto come le mie tasche, so dove andare e che strada prendere perciò mi limito a restare avanti a loro così da indicare loro la strada.
I passi dietro di me diventano irregolari, i passi pesanti di Alex lo portano al mio fianco mentre Violet resta indietro di un metro o due per lasciarci parlare da soli. « Hey. » comincia lui. « Non sono arrabbiato con te, però cazzo amico, mi hai fatto cagare sotto! » sbuffa una mezza risata, le mie labbra fanno un sorriso.
« Se ti ha divertito questo pensa allo spavento che potevamo fare prendere a... » mi fermo dal continuare visto che non avrebbe senso. Scuoto il viso. « Lasciamo perdere. Torniamo alla baita e pensiamo alla cena che sto morendo di fame! » le cose sono tornate come prima, credo. Non so se Alex lo ha detto per farmi sentire meglio o se realmente non è arrabbiato con me, per ora non importa.



Nicole
Baita degli Williams – 21.10



Giro la manovella dello stereo abbassando la musica creando un piacevole sottofondo.
Il mio respiro è pesante visto che ho passato tanto tempo a ballare insieme a Blair, è stato impossibile far unire a noi James fino a poco prima quando la ragazza è riuscita a convincerlo. Quasi mi aspettavo di vedere anche Sam unirsi alla sua amica, il ragazzo invece ha sorriso e poi con un cenno ha negato l'invito spostandosi verso le scale per andare al piano di sopra.
L'ho lasciato curiosare senza problemi. « Ho visto che ci sono quattro stanze da letto. Sarà un problema come dividerle... » dice lui quando è di ritorno: Blair si siede sul divano accanto al camino e si rilassa lì, James comincia a dare un'occhiata ai quadri, parecchio incuriosito anche dalla mobilia e dalle piccole sculture che piacciono a mia madre.
« Per la divisione delle stanze ci penseremo dopo. Credo che una di quelle sia già prenotata per Violet e Alex... » quando nomino i due fidanzati Sam si rabbuia e diventa freddo. Si guarda intorno e infine parla.
« Mettetemi il più lontano possibile da lui vi prego! » dice esalando un profondo respiro. « Mi va bene anche dormire sul divano qui in salotto basta che non vedo la sua faccia da coglione... » continua. Non presto più attenzione a quello che dice, Alex è il migliore amico di mio fratello oltre che il fidanzato della mia migliore amica, non sono così stronza da parlarne male, specie con Sam poi che, nonostante mi stia simpatico, non è di certo il tipo di amicizia che mi piace.
Mi distraggo pochi istanti sedendomi sui divani, Sam si sposta verso me e Blair e si siede nella poltrona davanti alla sua amica. « Scusa se non ho ballato con te... » Blair lo guarda come se fissasse un pazzo e poi fa un mezzo sorriso.
« Che scemo che sei! Figurati se mi arrabbio per una cosa così stupida! » sembra sincera, i due amici si sorridono; distolgo lo sguardo perché quei due mi annoiano quindi mi alzo per attraversare il salotto, preferisco rivolgere le mie attenzioni al vero obiettivo della serata: James Adams.
Nonostante sia il nuovo arrivato in classe mi ha subito incuriosita col suo modo di fare da misterioso, non è timidezza, è chiaro sex appeal. Poi ha un fisico da urlo che riesce a scatenare i miei sogni più proibiti.
Mi avvicino a lui e avverte la mia presenza, probabilmente sente anche il mio profumo visto quanto me ne sono buttata addosso prima dell'arrivo degli invitati. « Allora tenebroso, la serata è di tuo gradimento? Ti piace il bosco? Hai già visto qualcosa di tuo interesse? » chiedo poggiandomi su un mobile accanto a lui, esco il petto verso l'esterno così da mettere in mostra la mia mercanzia, il ragazzo però sembra non cedere.
« A parte gli alberi e il terriccio intendi? » dice facendo una mezza risata, mi costringo a ridere, voglio fargli capire che lui mi interessa e che lo trovo divertente. Mi fissa con i suoi grandi occhi azzurri, le labbra carnose che vorrei prendergli a morsi. « Scherzi a parte: spero solo di divertirmi. » torna a guardare fuori dalla finestra e qualcosa colpisce il suo interesse, stringe gli occhi e parla: « Stanno tornando Ben e i due piccioncini. » commenta, mi sposto verso la porta del porticato e la apro, i due fidanzati salgono i gradini mentre Ben cerca di saltare la ringhiera, quando atterra però quasi cade e fa una smorfia di dolore.
« Tutto bene, Benny? » chiedo preoccupata per mio fratello, mi avvicino e gli poggio una mano sulla spalla, lui annuisce e poi rivolge uno sguardo alla coppia di fidanzati. « Che è successo? » chiedo preoccupata.
Lui scuote il viso. « Niente sorellina! » ignora la mia domanda e poi entra in casa lasciandomi da sola nel porticato, rivolgo uno sguardo alle ombre scure, persino il sentiero principale ha un che di misterioso e spaventoso, ormai è notte fonda e non c'è più spazio per la luce, solo la luna ci dona un po' di chiarezza.
Avverto un brivido di freddo e rientro.
« Allora che si mangia per cena? » chiede Alex, anche lui si siede su un divano allargando braccia e gambe per mettersi comodo, rivolge uno sguardo distratto a Sam che è impegnato a sussurrarsi qualcosa con Blair.
« Dovremmo aspettare Serena e Ingrid... » dice Ben spostandosi verso la cucina, noto solo adesso che tra le mani ha la vecchia maschera da clown che stava in soffitta e due grossi coltelli da cucina, lo guardo interdetta senza capire.
« Dove sono andate quelle due? Non staranno organizzando un lesbo-party nel bosco spero... » commenta con cattiveria Violet, rido alla sola idea e il silenzio sembra calare dopo quell'affermazione, silenzio che viene spezzato da Alex stesso con un'altra battuta divertente.
« Voglio trovarmici nel mezzo allora! » Violet comincia a picchiare il ragazzo dandogli dei piccoli schiaffi sul viso; ammetto di essere un po' gelosa della mia amica, non per Alex quanto per quello che ha: anch'io vorrei il ragazzo che mi piace, solo che James non si accorge delle mie attenzioni.
Ben ritorna dalla cucina e si è liberato del suo giubbotto bianco restando con la tuta e maglietta con sopra la camicia di jeans. « Abbiamo preso le pizze comunque. Non volevamo dibatterci troppo su cosa mangiare. » Ben comunica a tutti i presenti il menù della serata e si sposta verso l'angolo del salotto estraniandosi da altre conversazioni.
« C'è anche con i wurstel? » chiede Alex subito dopo l'affermazione dell'amico. « Sono certo che Sam ne vorrà parecchio di quella! » a quella battuta pungente Violet fa una piccola risata e il ragazzo in questione scatta in piedi cominciando ad inveire contro Alex.
« Sai dove te la puoi ficcare la pizza con i wurstel!? » le sue urla echeggiano per il salotto, i suoi pugni tremano per la rabbia mentre Alex mantiene la calma e il controllo.
« In un posto dove credo piacerebbe a te. » gli risponde il ragazzo, a quel punto Sam fa qualcosa di inaspettato: prende una statuetta di cristallo dal tavolino e la stringe minaccioso tra le mani rivolgendola contro il ragazzo sul divano.
« Sam ignoralo! È solo un bambino! » Blair si alza insieme all'amico e gli tiene le braccia ferme per evitare che faccia qualche sciocchezza, a quel punto però Alex si fa freddo e diventa aggressivo con l'altro.
« Provaci. Se hai le palle devi farlo, non puoi prima minacciarmi e poi... » Alex non può continuare a parlare visto che Ben riprende i due litiganti, in classe solitamente non ha un comportamento del genere, si fa gli affari suoi e non si schiera, è davvero strana la sua reazione e non la capisco.
« Me ne vado a pisciare! » dice rabbioso Alex alzandosi e lasciando Violet da sola sul divano, Blair e Sam si mettono nuovamente a sedere, la ragazza consola l'amico e allo stesso tempo rivolge degli sguardo a James, i due si sorridono, non posso nascondere di essere gelosa per loro due.
La situazione diventa imbarazzante improvvisamente. Mi avvicino verso Ben e gli poggio una mano sulla spalla per chiamarlo, è ancora stravolto per le ulra ma si volta. « Posso parlarti in privato? » capisce subito dal mio tono che sono infastidita da qualcosa, annuisce e poi mi fa cenno di seguirlo, ci spostiamo verso la cucina passando dal bagno dove è entrato Alex ed entriamo nella stanza da letto.
È la più piccola delle stanze, ci sono alcuni scaffali e una scrivania, un letto abbastanza grande nella quale due persone potrebbero starci strette. « Che c'è Nicky? » chiede.
« Hai notato gli sguardi che si lanciano Blair e James? » vado subito al sodo parlando a bassa voce, sposta gli occhi dall'altra parte, stringe i denti visto come la mascella si contrae. « Deduco di sì dalla tua reazione! »
« Certo che l'ho visto, non posso farci nulla. Prima dovevo pensare a una cosa con Alex e Violet... » è molto vago e non mi interessa sapere cosa abbia fatto con la coppia.
« Ricordi cosa ci siamo detti quando abbiamo deciso di organizzare questa serata? » chiedo, alza gli occhi al cielo e sbuffa, lo sa bene ma è come se lo avesse dimenticato e ho motivo di ricordarglielo visto che certe volte sembra pensare solo a divertirsi e a fare l'idiota. « Avremmo invitato sia James che Blair, a patto che io ti tenevo lontano James così da lasciarti campo libero con Blair e conseguentemente io avrei avuto tutto il tempo che volevo col ragazzo. Mi sembra però che finora la cosa non stia funzionando... »
Si tratta di un accordo tra fratelli, pensiamo al nostro interesse principalmente ma i due obiettivi si congiungono tra loro, insieme possiamo raggiungerli. Ma se lui non fa la sua parte io non ho modo di riuscire. « Che cosa vuoi che faccia? » mi chiede infine. Ho già un'idea in mente.
Potrei portare James fuori con una scusa, magari per fargli vedere le vecchie piste da sci più sopra nella montagna, oppure potrebbe essere lui a levarmi Blair dalle palle così che io abbia campo libero con James nella baita.






Angolo Autore:
Buon giorno miei cari lettori ^^ Ecco a voi un altro capitolo della mia fantastica interattiva. Abbiamo visto le conseguenze delle scelte compiute, ma cos'altro causa tutto questo? Serena si lascerà prendere dalla curiosità o ascolterà l'amica? E Nicole cosa dirà al fratello riguardo il loro piano di conquistare i propri amati? Lo scopriremo solo con i voti. Ringrazio tutti i lettori della storia ma sopratutto adria per la recensione lasciata. A presto col prossimo capitolo.
Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. A tal proposito: non è mia intenzione raccogliere commenti su EFP nel quale esprimerete i voti sulle scelte che i personaggi dovranno compiere in quanto è contro il regolamento. Se vorrete esprimere il vostro parere sulla storia allora le recensioni saranno ben accette; per i voti riguardanti le scelte terrò conto solo ed esclusivamente dei voti sulla pagina Facebook eccetto casi particolari. 

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Capitolo 5
*** 04 - Preveggenza ***


4.

Preveggenza






Ingrid
Sentiero illuminato nel bosco – 21.10



« No, Serena. Smettiamola di fare le piccole esploratrici, sto morendo di freddo e di paura con questo buio. Torniamo alla baita, adesso. Per favore. » insisto nel voler ritornare, sto realmente morendo di freddo e mi sento congelata per non parlare della paura. Principalmente siamo due ragazze sole nel bosco e nell'ombra più buia e non è l'ambiente che preferisco. Finalmente vedo Serena che china lo sguardo.
« Sei proprio una rompipalle, lo sai? » dice lei scherzando, sospiro di gioia e alzo lo sguardo al cielo perché non so realmente chi devo ringraziare per la sua decisione.
« Grazie al cielo! Prendiamo la via principale. Evitiamo di metterci nei casini. » dico infine facendo strada.
Continuo a stringere la braccia al mio petto quando un'improvvisa sensazione di benessere si impossessa di me. Non sento più tanto freddo quindi mi limito a mettere le mani nelle tasche mentre io e Serena ci spostiamo verso la strada principale. Non è così vicina come ha detto l'agente.
Un rumore riempie l'aria e rompe il silenzio: ci fermiamo di botto e ci voltiamo indietro, somiglia al suono di un animale, penso sia un corvo, probabilmente la stessa brutta creatura a cui Serena ha scattato la foto poco prima. « Questo bosco è orrendo. Perché abbiamo accettato di venire!? » chiedo ancora terrorizzata dal buio che ci circonda.
Serena ha la risposta: « Io ho accettato per Alex e tu perché in fondo al tuo cuoricino sai che non volevi stare il fine settimana chiusa a studiare in casa! In quella lugubre stanzetta... » agita le mani come se volesse farmi paura, nel frattempo ride e scappa una risata anche a me, agito le mani come per scacciarla e lei la smette.
« Pensavo ad Alex... » incomincio un nuovo discorso solo quando siamo nell'area illuminata, la strada principale non è transitabile per le auto ma solo per chi cammina a piedi, si tratta di un piccolo sentiero sterrato, ci sono dei pali lungo il fianco destro e illuminano la via, dovrebbero portare alla baita in circa una decina di minuti credo.
« In che senso pensavi a lui? » è gelosa, lo capisco subito dal modo in cui sembra flagellarmi con il suo sguardo; faccio una risata che per lo più suona come un battito di denti.
« Non in quel senso, solo tu puoi trovarlo attraente; però davvero non capisco perché ti piaccia.... » riprendo l'argomento di prima in un certo senso, quando eravamo in mezzo agli alberi. « Scusami se mi ripeto, ma è un gran coglione! Meriti molto di meglio, così come lo merita Violet... » c'è del buono in tutti noi, non in lui però.
« Quando crescerai te lo dirò, figlia mia. » evita la domanda principale continuando a scherzare, sento le dita dei piedi congelate quando finalmente arriviamo a vedere la baita e il profilo del tetto spiovente.
Ancora una volta lo sentiamo: si tratta dello stesso rumore di prima, del verso dell'animale; o almeno penso che sia quello. È distorto, da brivido come ogni cosa in questo dannato bosco. Serena si ferma pochi passi dopo di me quando ormai vediamo le nostre quattro macchine ferme nel garage accanto alla baita. « Hey che ti prende? » mi chiede.
Mi volto con la bocca spalancata verso di lei. « Non l'hai sentito? Quel rumore? Quel... » mi volto nuovamente verso il bosco, cerco di scrutare qualcosa nel buio ma non vedo nulla, la mia mente genera la possibilità che ci sia qualche animale pericoloso e tremo per la paura.
« Lasciamo perdere. Entriamo in casa. Ho voglia di mettermi comoda davanti al fuoco fino ad abbronzarmi s'è necessario! » dico alzando le mani al cielo, ci incamminiamo verso l'ingresso principale e saliamo i gradini del patio per poi entrare nella casa, posiamo i giubbotti nell'attaccapanni e ritorniamo nel salotto.
L'ambiente è piacevolmente caldo, l'aria è quasi soffocante ma preferisco quest'ambiente al freddo bosco. Gli altri sembrano tutti pensierosi o occupati nel parlare tra loro, la musica è messa a volume basso e fa da sottofondo.
« Siamo tornate finalmente. Scusate il ritardo. » dico salutando tutti gli altri, Ben è il primo ad accorgersi di noi. Si alza dalla sedia del tavolo interrompendo il momento con Alex; il giocatore di football tiene una sigaretta tra le dita e con un semplice gesto la porta alle labbra e aspira alcune boccate per poi posarla nel posacenere.
« Bene, finalmente possiamo riscaldare le pizze allora. Sto morendo di fame, cazzo! » corre in cucina e sparisce, Serena scrolla le spalle agli altri che ci stanno guardando.
« Allora qual è la nostra stanza? » chiede lei, abbiamo deciso fin dalla mattina di voler dormire nella stessa stanza, lei probabilmente vorrebbe stare con Alex ma è impossibile visto che lui non dormirà con lei, dubito anzi che dormirà e basta! Nicole, essendo la padrona di casa, si avvicina.
« Diciamo che le stanze sono state occupate senza una divisione. Vi abbiamo lasciato la stanza al piano terra, quella in cucina... » fa un leggero sorriso, finto come ogni suo gesto. Non sono particolarmente amica di Nicole, la trovo un po' frivola. Ricambio il sorriso con la sua stessa falsità.
« Grazie allora per averci lasciato una stanza. » dico, annuisce appena e si sposta verso la cucina, immagino dovremmo seguirla visto che ci sta per mostrare la stanza; mi sbaglio dal momento che non fa altro che aprire la porta della camera da letto e poi dà una mano al fratello nell'infornare le teglie, hanno l'aspetto delizioso e sento un crampo allo stomaco per la fame.
« Cazzo, ho una fame da lupi! » mi sussurra Serena, è la prima a entrare nella nostra stanza e io la seguo.
Socchiudo la porta alle nostre spalle e accendo la luce: è una bella stanza, probabilmente la più piccola della casa, noto una libreria, un armadio e un cassone per gli abiti con un letto abbastanza grande, sulla scrivania davanti alla finestra ci sono alcuni oggetti da studio; Serena butta lì lo zaino con tutti i materiali per il disegno, apre la cerniera e vi posa la macchina fotografica.
Un'altra finestra si affaccia direttamente sulla parete del garage, si trova infatti sopra il letto, le tende sono socchiuse, avverto un brivido alla schiena e corro per poterle chiudere. « È deliziosa. » mi viene spontaneo dirlo.
Poso il mio piccolo zainetto per terra, lo lasciò ai piedi del letto senza prendere il libro che ho portato per la serata, a breve ceneremo quindi non è il caso di iniziare a leggere. Magari più tardi avrò modo di isolarmi davanti il camino, sempre che gli altri me lo permetteranno vista la musica a inizio serata. Mi giro e trovo Serena con uno sguardo triste.
« Smettila di mettere il broncio! Torniamo in salotto e andiamo a divertirci! » cerco di fare l'entusiasta ma sono la prima che non sa in che modo tirarle su il morale e mi dispiace visto che è una mia amica.
Le prendo la mano e la tiro via dalla stanza, passiamo per la cucina, spegnendo prima la luce della nostra camera, e raggiungiamo gli altri nel grande salotto della casa, i due padroni di casa stanno già preparando il tavolo con una grande tovaglia e passando bicchieri e tovaglioli, Nicole torna più volte dalla cucina portando bottiglie di acqua, birre in quantità e due bottiglie di quella che penso sia vodka, poi prende ne prende un'altra da una stanza che si trova accanto al camino. « Direttamente dallo studio di Howard Williams! » alza la bottiglia con fare da vincitrice, immagino che quello fosse lo studio del padre dei due fratelli.
Noialtri cominciamo a sederci attorno al tavolo, vedo che James è seduto dall'altro rispetto a me, a capotavola si siede Sam mentre io mi siedo con Serena accanto a Blair e al suo amico. Prima di iniziare la cena vedo che Nicole dice qualcosa a James ma non ho interesse nel capire cosa si stiano dicendo. -Non pensavo che quei due fossero amici!- penso tra me e me. Il resto degli invitati riempie la tavola: Nicole accanto a James, a seguire Violet e Alex e infine Ben che porta le teglie di pizze e le posiziona ai lati del tavolo.
« Ragazzi, spero che abbiate preso già le vostre fette perché ho intenzione di mangiarmi una teglia da solo! » dichiara Ben scherzando, ognuno di noi prende una fetta dalla teglie al centro del tavolo e possiamo mangiare.



Nicole
Piste sciistiche – 22.20



È la mia occasione: ho la possibilità di conquistare il ragazzo che mi piace, e se ne avrò la possibilità potremo finalmente avere un momento da soli. -E magari entrare in intimità...- penso mentre cammino al fianco di James.
Gli resto vicina, il mio braccio intrecciato al suo, indossa il giubbotto senza maniche, posso sentire il calore del suo corpo attraverso i nostri abiti; dopo il discorso con Ben abbiamo convenuto che io portassi via James mentre lui fa la coppietta felice con Blair mentre sparecchia e tutto il resto.
« Sono certa che ti piaceranno! » ripeto, le vecchie piste da sci sono un posto abbastanza inquietante in verità, se riuscissimo ad accendere le luci però sarebbe il posto più romantico del mondo, inoltre guardare la parte alta della montagna è lo sfondo perfetto, quasi da film romantico.
«Quanto manca per arrivare? Voglio dire... non è che abbia fretta... » non sa cosa dire, la mia presenza probabilmente lo fa balbettare. Sto iniziando a fare colpo, credo.
« Manca poco. Dovremmo quasi esserci in verità... » i nostri piedi affondano nella neve, abbiamo lasciato da un po' il passaggio di terra, intorno a noi echeggia un vento piuttosto violento e a tratti ho dei brividi per il freddo che sembra quasi entrarmi nelle ossa. « A te cosa piace? Voglio dire hai degli hobby o qualcosa che ti piace fare? » chiedo.
Lui ci pensa su qualche istante prima di rispondere. « Direi che la boxe è il mio sport preferito. » resta poi in silenzio, tipico di lui ammutolirsi di botto, anche in classe non è un grande oratore, anzi, nei primi tempi pensavo si addormentasse sul banco.
« Suvvia James, smettila di essere così taciturno con me, voglio dire: siamo amici, compagni di classe e siamo qui. Non essere timido con me, va bene? » cerco di spronarlo a parlare di sé, ma forse sbaglio approccio: devo essere io a cavargli le parole di bocca, cambio tattica. « Boxe, dici? Questo spiega il fisico da urlo che hai! »
Lui fa una mezza risata e butta la testa indietro ridendo. « Non ho un fisico così muscoloso. Alex è più pompato di me. » si sottovaluta, questo è il modo migliore per poterlo attaccare forse, fargli complimenti.
« Non sottovalutarti, tenebroso. Hai un bel fisico, qualunque ragazza potrebbe essere tua se tu lo volessi... » non so quanto posso spingermi in avanti perciò freno un po. « Sai anch'io in un certo senso vado in palestra, solo fitness però. Non voglio mica far scappare i ragazzi perché sono troppo muscolosa. Inoltre ci tengo alla mia femminilità... »
Gli sfuggo dal braccio camminando avanti a lui per qualche metro. « Non trovi che sia carina? » dice ciondolando un po', i suoi occhi scendono per il mio corpo e dopo averli chiusi sorride e annuisce, resta però in silenzio e non dice nulla che possa anche solo somigliare a un complimento.
Camminiamo ancora per qualche metro, ci troviamo in un tratto in salita e finalmente vedo i gradini che portano proprio alla stazione della funivia, cominciamo a salirli lentamente, gli indico la strada visto che sono io l'esperta della montagna tra i due.
Improvvisamente un corvo mi vola davanti, mi scappa un urlo e faccio un salto indietro, metto male il piede e quasi scivolo dai gradini se non fosse per la salda presa di James che chiude le braccia intorno al mio corpo.
« Presa. Stai bene, Nicole? » più che dolore il mio corpo prova tantissima paura per come quell'uccellaccio mi è passato davanti. Mi rimetto in piedi e mi assicuro di stare bene accarezzando la caviglia.
« Sì, grazie. » rispondo alla sua domanda. « Mi è preso un colpo! » sono abbastanza infastidita e seria, lui invece fa fatica a trattenere una risata, lo guardo stranita perché non capisco cosa ci sia da ridere esattamente.
« Hai paura degli uccelli, Nicole? Sinceramente non lo credevo! » scoppia a ridere, è la prima volta che lo vedo sganasciarsi dalle risate, in breve anche la mia espressione cambia e rido anch'io vista la sua spiritosa battuta.
« No, James. Gli uccelli mi piacciono molto... » dico atteggiandomi in maniera sensuale, smette di ridere a fatica e si asciuga le lacrime negli occhi. « Che tipa pensavi che fossi? » chiedo, è interessante come l'argomento stia per prendere inizio. E tutto grazie al quel delizioso corvo!
« Sto scherzando tranquilla, non volevo offenderti. » ha frainteso, non mi sono offesa! Questo mi fa dubitare della sua intelligenza visto che è chiaro che stessi flirtando.
« Non hai nulla di cui scusarti. » provo un altro approccio, immagino che non sia sufficiente per me provare a strappargli le parole di bocca. Devo coinvolgerlo in un argomento. « Comunque no, non ho paura degli uccelli, figuriamoci. » faccio una piccola pausa e torno a salire i gradini, sento i suoi passi pesanti alle mie spalle. « Diciamo... è imbarazzante, ma odio gli spaventapasseri! » mentre lo dico mi si figura un'immagine nella mente, stringo i pugni e rabbrividisco.
« Gli spaventapasseri? Non sei la sola a cui mettono suggestione. Ho un cugino come te, solo che lui lavora in campagna con i miei zii... » dice James.
-Non dev'essere piacevole!- « Inoltre... odio tremendamente le bambole di porcellana o tutte quelle stupidaggini! E i burattini. Sono terrificanti! » sono sincera con lui, tutte queste immagini si presentano nella mia mente e mi trovo paralizzata dalla paura, sento la sua mano sul mio braccio e mi risveglio dallo stato di terrore.
« Bambole di porcellana? Non ne ho viste alla baita. » dice. In effetti non ce ne sono nonostante lui abbia visto solamente il piano terra dell'abitazione. Capisco dove vuole andare a parare però: l'origine della mia insensata paura.
« Da piccola i miei genitori lasciavano me e mio fratello a casa della nonna, lì c'erano moltissime bambole; una volta senza sapere come il mobile mi è caduto addosso e ho visto quelle... » rabbrividisco al solo ricordo. « I loro occhi mi sembravano così veri nonostante fossero di vetro, e sorridevano tutte quante! È stato bruttissimo... ma sono viva. » dico terminando il mio racconto, sono in pochissimi a sapere questa storia, neanche Violet ne è a conoscenza.
I suoi occhi azzurri si poggiano su di me. « Non dev'essere stato bello per una bambina. Mi dispiace. Scusa se te l'ho chiesto, probabilmente è il ricordo più brutto che hai... » annuisco più volte e resto in silenzio continuando a salire i gradini che ci portano alla stazione.
Non è esattamente così che l'ho immaginato: me e James in intimità, non era contemplato il parlare della mia più grande paura. Tuttavia riesco a stabilire un legame in quanto l'attimo seguente è James a iniziare il discorso: « Anch'io ho una paura, so che può sembrare stupido ma ho paura dell'acqua. O meglio, dell'acqua alta. Dell'oceano e del resto. » fa una pausa, immagino già da cosa sia nata la sua paura ma non voglio interromperlo visto che mi sta parlando. « Da bambino ho rischiato di annegare: eravamo in vacanza in un boschetto, c'era un lago e mentre giocavo ci sono caduto dentro, non sapevo nuotare bene e ho rischiato di affogare. » resta in silenzio, questa è una confidenza molto intima. « Mi capirai benissimo. » dice infine ed ha ragione.
Entrambi abbiamo vissuto una brutta esperienza da bambini, questo ci accomuna. Forse è una delle poche cose oltre la scuola, la palestra e la maggiore età.
Finalmente ci troviamo davanti la stazione, una piccola struttura si trova a pochi metri di distanza da noi, si trova sul ciglio della montagna piena di solchi e di valli che portano fino alla cima, è proprio quello il Picco del Corvo, non ho idea del perché sia stato chiamato così, i nostri genitori però non ci hanno mai fatto salire sulle funivie neanche quando erano in funzione, all'epoca in cui c'era l'hotel e i turisti.
« Che ne dici? » allargo le braccia e gli rivolgo le spalle, assaporo l'aria fredda che scende dalla montagna, mi volto lentamente verso di lui che sta osservando la zona con attenzione. I suoi occhi si fermano sulla mia sinistra.
« Cosa c'è là? » chiede indicando il punto, seguo i suoi occhi, si tratta di una seconda struttura nella quale c'è una grande insegna rovinata, leggo appena che c'è scritto “Piscina”; l'ingresso è ben curato ma le luci sono tutte spente, il posto è caduto in disuso dopo la chiusura forzata dell'hotel. Un'altra struttura affianca la piscina, non ho idea di cosa ci possa essere dentro, mi pare che un tempo ci fosse anche un piccolo centro fitness in questa zona, forse si tratta di quello.
« La piscina e la palestra. L'hotel li aveva fatti costruire anche qui oltre che sotto la struttura stessa. » rispondo alla sua domanda, si avvicina a me.
« Hotel? Davvero la gente faceva le sue vacanze in questo posto da brivido!? » chiede lui incredulo, annuisco più volte. « Mi sembra incredibile. » continua.
« Prima non era così... » mi viene in mente un'idea, volevo portarlo in giro per la montagna cercando di creare un po' di intimità con lui, ma forse sono costretta a ridimensionare i miei piani, potrei portarlo nella piscina, l'ambiente potrebbe essere ancora riscaldato e se troviamo l'impianto elettrico possiamo anche usarlo, ammesso che sia ancora funzionante il sistema di riscaldamento.
Potrei anche portarlo dentro la palestra, è una cosa che accomuna entrambi e posso farla diventare una stanza molto intima.



Blair
Baita degli Williams – 22.40



Resto seduta insieme a Sam, entrambi siamo catturati dal modo in cui Serena sta facendo un disegno: si tratta di una chiesa, ha detto di aver scattato la foto nel bosco e adesso ha modo di disegnarla, è semplicemente bellissima! La cura che ha dei dettagli è quasi maniacale e se non vedessi con i miei occhi la ragazza mentre disegna potrei non credere che sia un semplice disegno. « Non è molto difficile in fondo... » dice la disegnatrice dopo che Sam le ripete quanto è brava.
« Scherzi? Al massimo potrei fare quattro linee storte io! » dice lui ribadendo il concetto. Concordo con lui. « Hai questa passione da molto? » chiede, mi estranio pochi istanti al discorso in quanto la mia mente viaggia indietro.
Subito dopo aver cenato eravamo tutti sazi, restavano solo pochi pezzi di pizza ma nessuno riusciva più a toccare cibo, davanti a me c'era James con il quale ho parlucchiato un po', però poi è successa una cosa strana: Nicole gli ha sussurrato qualcosa e i due se ne sono usciti insieme, non ha detto dove stessero andando, però ho sentito una sorta di dolore.
Io e James non siamo niente di più che semplici compagni di scuola, forse amici. Eppure sento una specie di gelosia nei suoi confronti, insensata. Una gomitata da parte di Sam mi riporta alla realtà, i suoi occhi scuri sono penetranti, riesce a capire a cosa sto pensando. « Tranquilla, James non è quel tipo di ragazzo... » non ho detto nulla, ma non c'è bisogno visto come Sam sembra leggermi la mente.
Mi volto appena, faccio un leggero sorriso. « Cosa? No, io non stavo pensando a James. Ero solo sovrappensiero ma non stavo pensando a lui. Davvero. » ribadisco così tante volte il concetto che Sam non riesce neanche a credermi, inoltre non sono proprio brava a mentire, sono trasparente io.
« Perché non smettete di girarci intorno? » chiede lui, la nostra conversazione si compone di sussurri adesso, Serena sembra troppo concentrata nel disegno mentre Ingrid è impegnata nella lettura ad alcuni metri da noi sul divano. « Sai bene che lui prova qualcosa per te, non è gentilezza. Lui è proprio attratto da te. » l'idea è assurda però.
« Sam, per favore. Tra me e James non c'è nulla. Siamo solo amici. » è quello che mi ripeto sempre. Però questo sentimento di gelosia che mi è venuto quando è uscito con Nicole mi fa pensare diversamente.
I miei pensieri ancora una volta si interrompono. Alex scende le scale che portano al secondo piano e si ferma quasi al centro del salotto. Vede che siamo tutte ragazze con eccezione di Sam. « Dov'è Ben? Mi servono i preservativi! »
La situazione adesso è parecchio imbarazzante, specie perché io avrei la stanza accanto a quella sua e di Violet e non ho intenzione di sentirli fare sesso per tutta la notte! « Ehm... credo sia al piano di sotto. Sta sistemando una cosa con la caldaia. Credo. » rispondo io, non sono la sola ad essere a disagio, anche Ingrid dalla sua postazione è rimasta a bocca aperta, Sam tiene lo sguardo abbassato invece.
Alex continua a guardare tutte noi, poi vede Ben che sale le scale e lo prende da parte per parlare. Il secondo sembra un po' arrabbiato al riguardo, alla fine però prende il portafoglio ed esce qualcosa che passa nella mano del primo che se ne ritorna al piano di sopra. A quel punto Ben si avvicina a noi, nel particolare mi rivolge la parola.
« Conosciamo com'è Alex, speriamo che non ci tengano svegli tutta la notte... » fa una risata imbarazzata, gli altri tre ignorano le sue parole, io però provo a fare conversazione.
« Sì, in effetti non vorrei essere svegliata da quei due. O peggio non vorrei essere tenuta sveglia da loro. » commento, a quelle parole sorride, mi guarda con occhi brillanti, come se cercasse di trasmettermi qualcosa.
« Che ne dici di farci un giro in soffitta? » chiede.
« In... soffitta? » lo guardo come se stesse scherzando ma è serio. « Che cosa c'è di bello in soffitta? » stare seduta senza far nulla è abbastanza noioso e guardare Serena che crea capolavori è piacevole per pochi minuti.
« Ecco... mia madre colleziona oggetti strani, inoltre potrei... cercare qualche gioco da tavolo o forse dovrei avere un mazzo di carte. So fare alcuni trucchetti magici! » fa un elenco di cose che non dovrebbero trovarsi in una desolata soffitta, immagino però che l'ambiente sia più curato di una comune mansarda visto lo stato elegante della baita.
« Tenete le carte nella soffitta? » chiede Sam intromettendosi nel discorso, mi scappa una risata in cui per la prima volta vedo Ben in difficoltà, è quell'espressione però a farmi decidere di accompagnarlo.
« Va bene, andiamo a cacciare il tesoro, Indiana Jones! » dico alzandomi dalla sedia, sembra su di giri per il risultato che ha ottenuto. Ci spostiamo verso le scale e cominciamo a salire i gradini che ci portano al piano di sopra; le scale ci immettono subito in un corridoio che gira, per metà è coperto dal legno chiaro mentre il resto è carta da parati biancastra con delle righe azzurre, superiamo la porta della stanza di Alex e Violet sentendo però il silenzio all'interno, segue una finestra e poi un'altra stanza chiusa, immagino potrebbe essere il bagno del secondo piano ma Ben lo nega.
« Si tratta di una di quelle stanze dove si sviluppano le foto. Quelle con la luce rossa, molto inquietante. Mio padre ha la passione per la fotografia oltre al fare l'avvocato. » mi spiega, annuisco meravigliata della cosa, continuiamo a girare e superiamo altre due porte, infine ci troviamo davanti una finestra, alziamo lo sguardo e trovo la botola che porta nella soffitta, un filo pende leggermente, Ben lo prende e o tira verso di noi rivelando la scala e l'ingresso.
« Prima le signore? » chiede lui sorridendo appena, guardo la soffitta dal basso e vedo che è molto buio. « Scherzo! » si corregge subito quando capisce che sto seriamente pensando di entrare, mi fa strada e saliamo entrambi per i gradini di legno fino a trovarci nella buia soffitta della baita.
Ben accende la luce: l'ambiente è proprio come lo immaginavo, ci sono sculture e quadri coperti ovunque, alcuni mobili protetti da teli bianchi in modo che la polvere non possa intaccarli, ci sono poi molti altri oggetti; in un mobiletto lontano trovo un grande acchiappa-sogni intrecciato, lo fisso incuriosita. « Tua madre che hobby ha esattamente? » accanto ad esso trovo una collana che sembra fatta con delle piccole ossa, rabbrividisco.
« Collezioni oggetti strani, roba da rituali, statue e quadri e altre cazzate. » risponde distrattamente, cerca dall'altro lato della stanza ciò per cui siamo venuti qui, distolgo il mio guardo dal mobile e mi trovo a fissare una piccola ma bellissima statua, si tratta di un angelo viste le ali spiegate.
-Perché tenerlo in una buia soffitta? È bellissimo!- penso tra me e me fissando l'angelo. Gli giro intorno esplorando gli angoli più bui della soffitta e trovo un grande armadio nero, lo ignoro perché è parecchio lugubre.
Passo davanti una piccola finestra rotonda e sento un rumore accanto a me che mi costringe a voltarmi. Mi abbasso per vedere meglio di cosa si tratta, devo averlo urtato senza accorgermene: una collana di pietre preziose con al centro quella che sembra una moneta su cui è raffigurato uno strano simbolo e molte scritte. Avverto un brivido alla schiena.
Non so perché ma sento di doverlo prendere, allungo la mano e le dita stringono il freddo metallo, ritorno in piedi con l'oggetto, il fiato si fa pesante e affaticato improvvisamente e una morsa di gelo si impossessa si me, non riesco a distogliere lo sguardo, quasi come se fossi immobilizzata.
Non mi trovo più nella soffitta: vedo una ragazza dai capelli biondi e lunghi, si trova accovacciata dietro un mobile, è tutto buio però e non riesco a vedere i dettagli, una mano poi afferra i biondi capelli della ragazza e li tira con forza mentre lei urla disperata e poi sento un tonfo, la ragazza cade sul pavimento.
L'ultima cosa che vedo è il riflesso degli occhi che sembrano perdere la loro luce naturale.
Ritorno in me, mi sento come se avessi fatto una corsa lunga chilometri e chilometri, la collana mi sfugge dalle mani e avverto nuove sensazioni, le lacrime che rigano il mio viso.
« Blair, stai bene? » Ben alle mie spalle mi chiama e mi fa sobbalzare, mi volto verso di lui con la bocca ancora spalancata per quello che ho visto. Qualunque cosa fosse non può essere reale! « Sembri aver visto un fantasma... »
E forse potrebbe anche essere vero! Quella ragazza, capelli biondi e lunghi, gli occhi chiari della ragazza privi di vita. « Ho visto... » parlo automaticamente, balbetto anzi visto che non sono sicura di quello che dico. Tutto questo è assurdo.
« Che hai visto? » chiede il ragazzo.
« Violet... o forse era Serena... » non so perché ma ho quasi la certezza di aver visto una delle due ragazze, il taglio dell'occhio è così familiare. « Credo di aver visto una delle due morire! » dico infine, i miei occhi sono puntati verso un punto che non esiste, continuo a rivivere quei pochi istanti come se fossero fotogrammi nella mia mente.
« Cosa!? » Ben ha una reazione che non mi aspetto, sembra quasi credere alla remota possibilità che io realmente possa aver visto quelle immagini. « Dobbiamo avvertire mia sorella! » ritorno in me come se mi avessero dato un pugno.
« Cosa c'entra Nicole con tutto questo...? » chiedo confusa, non capisco cosa c'entri visto che non era lei la ragazza nella mia... visione? No, è impossibile che sia questo!
« Devo chiamarla al cellulare! » dice lui.
« Io penso che prima dovremmo avvertire... Serena e Violet. » ma più continuo a credere a quello che ho visto più mi sento una stupida. Non posso aver visto la morte di una delle due ragazze, questo è sovrannaturale e improbabile!
Ben mi guarda, crede alle mie parole. Forse vuole avvertire la sorella del pericolo? Io dal mio canto vorrei invece avvertire prima le dirette interessate!




Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza. 

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Capitolo 6
*** 05 - Dubbio ***


5.

Dubbio






James
Piscina coperta – 22.45



Nicole ha una luce maliziosa negli occhi, non capisco esattamente a cosa stia pensando però. « Che ne dici di esplorare la piscina? » chiede, cerco di studiare i suoi movimenti ma non sono bravo a capire le persone. Immagino che questo alimenti la mia timidezza e le sorrido.
« Sì, immagino sia una buona idea piuttosto che stare qua fuori al freddo e al gelo! » dico mettendo le mani all'interno delle tasche del jeans che indosso; l'attimo seguente Nicole si volta verso l'ingresso e corre sulla neve.
Le sto praticamente dietro, ammetto di essere stato abbastanza confuso su come si sia avvicinata a me: potrei fraintendere ma ho come l'impressione che Nicole ci stia provando con me, eppure quando abbiamo parlato delle nostre rispettive paure ho potuto vedere una persona estranea da quella che si fa vedere a scuola, come se fossero diverse.
« Pensi che le porte siano funzionanti? » chiede Nicole quando la raggiungo, ci troviamo davanti le porte di vetro della piscina, sembrano di quelle che si aprono con un sensore di movimento. Attualmente sembra essere spento!
« Non più... » rispondo vago ma una rapida occhiata mi fa vedere l'occasione per poter entrare dentro la struttura: si tratta di una finestra poco distante da noi, leggermente aperta il necessario affinché ci entrino le dita di una mano per poter fare leva così da spingerla. « Forse ho trovato il nostro ingresso! » mi sposto verso la finestra e cerco di aprirla.
Inizialmente la forza non basta e le dita mi scivolano via visto quanto la superficie sia ghiacciata, poi però riesco a forzarla così da spingerla verso di me, all'interno c'è parecchio buio e quel poco di luce che c'è l'abbiamo creata noi aprendo la finestra. Nicole prende il telefono e comincia a fare luce col flash della fotocamera permettendo ai nostri occhi di vedere cosa c'è dentro: è uno spogliatoio.
« Vado per primo; fammi luce mi raccomando. » le dico, mi aggrappo alla finestra e sento il vetro scricchiolare sotto il mio peso, scivolo all'interno della struttura e mi trovo immerso in una cappa di freddo; mi guardo intorno osservando le docce e le panche vuote, gli armadietti blu scuro sono quasi tutti chiusi. Fa quasi più freddo dell'esterno e non ho idea di come sia possibile questo.
« Tienimi il cellulare. » dice lei passandomi l'oggetto, per pochi istanti resta fuori mentre io stringo il suo telefono facendo luce verso la finestra, vedo poi il suo corpo comparire e scivolare all'interno insieme a me. Le passo nuovamente il suo cellulare e punta la luce verso la porta.
« Suggestivo, non trovi? » chiede lei deglutendo, annuisco e poi apro la porta che fa un rumore fastidioso, come se stesse strisciando sul pavimento, la superiamo entrambi trovandoci nel corridoio, da un lato c'è la porta d'ingresso mentre dall'altro lato c'è la grande reception della piscina, davanti abbiamo un'altra porta chiusa con raffigurato il simbolo di un uomo, lo spogliatoio maschile suppongo.
« Non fermiamoci qui dai. Dobbiamo trovare il riscaldamento altrimenti mi si gelerà il culo! » dice lei ridendo e camminando oltre la reception, per un attimo mi immagino la scena e mi scappa una risata, penso agli altri che sono rimasti alla baita e tra loro Blair e ho come un attimo di pentimento per essere venuto qui anziché l'essere rimasto a casa con la ragazza che mi piace.
Seguo Nicole restando in silenzio, prendo anche il mio cellulare e noto fastidiosamente che la mia linea non riesce a prendere campo, utilizzo il flash e mi faccio luce nell'oscurità che ci attornia, supero la reception e mi trovo insieme a Nicole, immobile davanti una lunga passerella di metallo.
« Che c'è? » chiedo dal momento che non capisco perché sia rimasta immobile davanti a me, mi guardo intorno cercando di capire: la piscina è davvero grande, lo capisco dal grandezza del tetto, interamente costruito in vetro e composto da un telaio di ferro che disegna dei rombi. Abbasso lo sguardo e capisco il perché Nicole sia ferma.
« Non capisco... » sussurra lei, neanche io posso farlo. Entrambe le nostre luci si riflettono su una superficie, faccio un passo in avanti colpendo qualcosa che cade oltre la ringhiera di ferro e colpisce direttamente la superficie riflettente che viene distorta creando decine di piccole onde intorno al punto in cui è stata colpita. « Acqua! »
Improvvisamente vedo l'intera piscina, ed è riempita di acqua. -Perché la piscina dovrebbe essere piena? Questo posto non era abbandonato?- osservo la massa di acqua scura con un certo timore, mi appoggio alla ringhiera con entrambe le mani e spostando il peso in avanti; improvvisamente la ringhiera cede sotto il mio corpo e mi ritrovo oltre il bordo della passerella con le mani ancora strette alla ringhiera e al cellulare, il mio corpo si trova immerso nell'aria per pochissimi istanti in cui non riesco neanche a urlare, subito dopo mi trovo immerso con violenza nella massa di acqua gelida che mi divora. Abbandono la ringhiera di ferro cercando di risalire, muovendo i piedi e la mani a casaccio mentre realizzo che sono immerso nell'oscurità più profonda e che i miei occhi non vedono più neanche la luce del flash di Nicole. Non so quale forza riesce a spingermi verso l'alto.
« Nicole! » urlo il nome della ragazza riemergendo, non dura molto però visto che non so nuotare, ritorno immerso nell'acqua cercando di trattenere quando più possibile il fiato mentre comincio a sentire la sensazione di intorpidimento delle dita dei piedi e delle mani.
Ancora una volta risalgo in superficie cercando di prendere nuovamente aria, qualcosa poi mi colpisce di botto, lo sento restare a galla mentre io ritorno sotto, mi aggrappo a quell'oggetto comparso dal nulla, è morbido e lo uso per tenermi a galla e per ritornare in superficie. Prendo una boccata d'aria e tossisco allo stesso tempo sentendomi perso.
« James tranquillo! Starai benissimo. » urla la ragazza da uno dei bordi della piscina, il salvagente mi tiene a galla e spostandosi porta il mio corpo con sé, ritrovo Nicole e la luce del suo cellulare che improvvisamente mi sembrano la cosa più bella che possa esserci al mondo!
« La fai facile tu! » le urlo battendo i denti, metà del mio corpo è immersa nell'acqua gelida, ma non è neanche paragonabile al gelo che circonda la parte superiore ; il salvagente si ferma solo quando arrivo ai piedi di Nicole, dev'essere stata lei a lanciare l'oggetto che mi ha salvato. Sento le unghia della ragazza afferrarmi i vestiti e la pelle con essi e mi tira via dall'acqua, sento il duro pavimento e mi sembra ancora di vagare nel vuoto della piscina.
« Hai freddo? Oh mio Dio, non ti avrei dovuto portare qui, mi dispiace! » adesso tutto il mio corpo è come trafitto da centinaia di migliaia di spilli freddi, batto i denti sempre più forte ma scuoto il viso e cerco di farmi forza.
« Non fa nulla, Nicole. Non potevi prevedere che sarei caduto nella piscina, no? » chiedo cercando di fare dello spirito, la mia voce però esce distorta dalla normalità, deglutisco cercando di non pensare al freddo gelido che graffia la mia pelle ma è impossibile! « Cazzo, che freddo! Porca troia! » urlò nel mezzo del silenzio, mi scambio un'occhiata con Nicole ed entrambi scoppiamo a ridere senza un motivo apparente, mi scendono le lacrime dagli occhi che sembravano rigare il mio volto come un aratro.
« Non ti ho mai sentito dire certe cose a scuola! » mi riprende lei, annuisco più volte cercando di riscaldarmi ma è impossibile farlo. Improvvisamente la luce del flash di Nicole si spegne in quanto il suo cellulare suona, qualcuno la sta chiamando e lei risponde subito stranita.
« Ben? Che è successo? » sta parlando con suo fratello, immagino sia preoccupato per la sorella, sola nella foresta con un ragazzo anche se non ho quel tipo di intenzioni. « Ben? Non riesco a sentirti. Tu mi senti? Ben? » alzo lo sguardo e incrocio i miei occhi con quelli della ragazza che sembra confusa, si tappa un orecchio come se ci fosse troppo rumore per sentire le parole dell'interlocutore.
« Che succede? » chiedo anch'io ma lei scrolla le spalle e abbassa il telefono in quanto la linea è caduta e non riesce più a parlare col fratello.
« Non lo so. Non si sentiva bene, non c'è campo qui... » dice, la cosa è piuttosto ovvia, anche il mio telefono è a terra. Lo cerco per terra e lo trovo, tuttavia il contatto con l'acqua l'ha reso praticamente inutilizzabile. « Cazzo... » mi esce spontaneo dalle labbra.
« Potrei richiamarlo mentre cerchiamo la caldaia, così eviti di morire congelato... » propone lei, non so quanto cambierebbe visto che non abbiamo la certezza che questo posto funzioni, potremmo anche tornare alla baita e vedere di persona che cosa sta succedendo, e lì si trova anche un immenso camino con una vasca e acqua calda.



Alex
Baita degli Williams – 22.50



Le mani di Violet scivolano su tutto il mio petto nudo mentre le nostre labbra continuano a restare in contatto, con la lingua cerco la sua mentre i nostri fiati spezzano a brevi tratti il momento di intimità tra di noi. « Sei uno schianto! » le dico sussurrandole le parole all'orecchio, affonda il viso nel mio collo cominciando poi a mordicchiarmi il lobo dell'orecchio mentre le mie mani scendono dalla sua schiena soffermandosi sul fianchi ancora coperti dagli abiti, resta ancora vestita mentre io sono già pronto a slacciarmi la tuta per restare quasi nudo; le sue mani dal mio petto scendono verso il basso e tirano il laccio che si scioglie delicatamente, a tratti sento il contatto delle sue dita sfiorare il mio corpo.
« Grazie, amore mio. » sussurra all'orecchio, questo mi provoca un brivido che dal collo scende per tutta la schiena e si espande come se fosse olio infiammato.
« Che ne dici di toglierti questi vestiti? Ho il modo perfetto per riscaldarti... » sussurro mentre le nostre labbra tornano a cercarsi, la sento sorridere della cosa, siamo entrambi eccitati dalla situazione e siamo pronti per scopare finalmente!
Colgo subito il dubbio nella sua espressione, faccio risalire le mani stringendole le braccia con dolcezza. « Non so, ho come una strana sensazione di disagio... » dice lei notevolmente imbarazzata, non è la prima volta che facciamo sesso e stiamo insieme da molto ormai. Non è normale.
« Cosa ti mette a disagio? Gli altri sono di sotto. Cercherò di non fare troppo rumore e di andarci piano se è questo a preoccuparti... » dico con un sorriso malizioso, i suoi occhi però non cambiano così come la sua espressione; ritorniamo a baciarci e sono pronto per andare oltre.
I miei piani però vengono interrotti quando qualcuno bussa velocemente alla porta. Non si limita semplicemente a un tocco o tre. « Chi cazzo è!? » urlo interrompendo quel gioco di baci con Violet, la ragazza si mette seduta sul letto anche lei infastidita da chi ci ha interrotti.
Mi piazzo davanti la porta con la mano sulla maniglia quando ricevo la risposta da parte di Ben. « Alex apri la porta. Dobbiamo subito parlare con Violet! » sembra piuttosto in ansia e ha il fiatone, così come io e Violet lo abbiamo e vorremmo continuare ad avere.
« Fratello non ci rompere proprio ora, vedi di fartela con Blair, qui siamo già al completo! » dico io; in risposta sento proprio la voce della ragazza che è arrabbiata nera.
« Stronzo ci sono anch'io! Apri subito la porta! » mi sento quasi in colpa dell'aver detto quella cosa con Blair accanto al ragazzo, apro appena in modo da vedere entrambi in viso, Ben però mi spinge con forza ed entrambi entrano.
« Hey che cazzo fate? » chiedo ma entrambi mi ignorano, sia Blair che Ben si piazzano al centro della stanza e sembrano concentrarsi solo su Violet, richiudo la porta.
« Violet è urgente: dobbiamo parlarti di una cosa successa poco fa... e potresti pensare che sia impossibile! » comincia Ben a parlare, mi sposto nella stanza e osservo Blair, ha lo sguardo abbassato e le braccia incrociate, sembra aver visto un fantasma. Per rispetto alla ragazza indosso nuovamente la canottiera bianca così da non metterla a disagio.
« Di cosa state parlando? » chiedo intromettendomi, Violet è comunque la mia ragazza, se qualcosa interessa lei deve interessare anche me. Entrambi i nuovi arrivati sembrano avere difficoltà nello spiegare la cosa.
« Preferivo parlarne con Nicole prima ma sembra che sia irraggiungibile. E questo mi rende ancora più ansioso... » riprende a parlare il ragazzo. « Avete visto che la casa è piena di oggetti strani, ecco... » scuote il viso come se non sapesse da dove iniziare a spiegare. La cosa mi rende impaziente.
« Ho avuto una visione! » dice improvvisamente Blair, alza lo sguardo lentamente osservando la mia ragazza negli occhi, ha l'espressione stranita, come se non capisse.
« Una visione? Che intendi? » chiedo prima che possa farlo Violet, il mio fiato comincia a diventare più pesante, sento i miei battiti aumentare per l'agitazione.
« Non so come sia possibile... ma ho visto Violet, o forse era Serena, in pericolo! Ho visto che qualcuno la prendeva per i capelli e le faceva sbattere la testa e... » si porta una mano davanti alle labbra e i suoi occhi diventano lucidi improvvisamente come se cercasse di trattenere le lacrime.
« Che significa? Me o Serena!? Che stai dicendo? » Violet si alza dal letto e si avvicina a Blair scuotendola appena, sbuffo in aria e mi volto scuotendo il viso.
« Vi prego ditemi che state scherzando? Se è uno scherzo di Halloween va bene, spero vi stiate divertendo ma per favore fatela finita! » dico sempre più in agitazione, oltre a quello mi sento piuttosto infastidito.
« Non è uno scherzo. » mi risponde Ben, faccio un gesto col braccio come per mandarli via, mi avvicino alla finestra mentre i due continuano a parlare con Violet, osservo oltre il vetro, il bosco è minaccioso con le ombre della notte e non riesco a vedere nulla oltre le alte cime degli abeti. « Violet devi crederci. So che è difficile da spiegare... » fa una pausa e immagino che stia facendo quell'espressione che usa sempre per convincere le persone. « Tu o Serena potreste essere in pericolo. Non voglio spaventarti ma è giusto che io e Nicole vi spieghiamo alcune cose, sulla nostra famiglia e sugli oggetti che ci sono nella baita. » stringo il pugno.
Cerco di resistere. Mi dico di ignorarli, che stanno solo scherzando, ma da come parlano sono fin troppo seri. Inoltre Blair non è una ragazza che ama gli scherzi perciò suppongo che stiano parlando seriamente. Questo pensiero mi fa scattare di rabbia. « Sul serio!? Andiamo Violet non puoi credere a queste grandissime cazzate! E voi smettetela di spaventarla! » senza rendermene conto sto urlando e non vorrei farlo, specie visto che lo faccio con la mia ragazza.
« Non è la prima volta che sento una cosa del genere e mi sono detta che se mai fosse successo a me gli avrei creduto! » dice Violet in risposta alla mia furia, il fatto che l'abbiano impaurita e che lei si comporti così ingenuamente mi infastidisce e alimenta ancora di più la mia rabbia.
« Dove l'hai sentita questa storia? In un cazzo di film!? La realtà è molto diversa! Non esistono visioni del futuro che mostrano la fottuta morte di una persona, intesi!? » le mie parole suonano molto come un ultimatum, Blair e Ben mi guardano con muto silenzio mentre Violet stringe le labbra, questo le rende il viso perfettamente rotondo.
« E se fosse vero? Rischieresti mai la mia vita? Perché penso che se si fosse trattato di te allora avresti reagito in maniera diversa, Mister Muscolo! » la guardo in quei bellissimi occhi, adesso sono colpiti da una luce che li fa sembrare grigi, è arrabbiata con me.
« Non si tratta di te o di me! Cerca di essere realista. » mi calmo improvvisamente abbassando la voce, l'intera stanza resta in silenzio e io abbasso lo sguardo, non mi piace discutere così animatamente con Violet, specie davanti agli altri; come potrebbe poi credere a Ben dopo lo scherzo che ci ha fatto poche ore prima!? « Non credo in queste cose! » mi limito a dire, questo dovrebbe mettere un punto alla discussione.
« Vaffanculo! » dice Violet, tira su col naso e poi Corre via dalla stanza, esce nel corridoio e sento i suoi passi spostarsi velocemente per le scale e spostarsi poi per tutto il piano.
« E adesso dove va...? » chiedo a me stesso ma ad alta voce, sia Blair che Ben escono dalla stanza, immagino per raggiungere Violet che è andata al piano di sotto, sento il rumore della porta d'ingresso e ho come l'impressione che la stupida sia uscita dalla baita!
I sensi di colpa cominciano a divorarmi lo stomaco: non voglio litigare con lei ma è stupido credere a queste cose, e se è davvero uscita con questo freddo e in mezzo al bosco allora è una testa di cazzo! Stringo i pugni, dovrei andare da lei per parlarle e per chiederle scusa, per chinare il capo anche se è una cosa che non faccio mai.



Sam
Baita degli Williams – 23.00



Guardo ancora il disegno che Serena sta quasi ultimando, ci ha messo poco per farlo, a detta sua mancano ancora alcuni dettagli ma io non potrei mai fare qualcosa di vagamente somigliante a quello che ha fatto lei. Improvvisamente però interrompiamo ciò che facciamo: i passi pesanti di Violet che scendono le scale ci disturbano, la ragazza si stringe la braccia al petto e percorre il salotto con velocità, la vedo scomparire nell'ingresso e mentre i miei occhi la cercano con sguardo indagatore la vedo prendere il giubbotto, apre la porta e poi la chiude alle proprie spalle.
Giurerei di averla vista rossa in viso, gli occhi bagnati dalle lacrime, un'espressione di rabbia crescente. Immagino sia successo qualcosa con Alex. « Che cosa pensate sia successo? » chiedo voltandomi verso Serena, Ingrid fissa la scena e resta ancora con la bocca aperta, scuote il viso e poi ritorna alla sua lettura, Serena invece ha uno sguardo differente.
« Non lo so e non mi importa molto. Se è successo qualcosa con Alex forse è perché non dovrebbero stare insieme... » resta molto vaga e nuovamente torna al proprio disegno mentre i miei occhi ricercano i suoi.
-È forse impazzita o ha fumato qualcosa?- non capisco il motivo della sua avversione nei confronti di Violet, di certo è la ragazza più puttana dell'intero istituto e il fatto che stia con un decerebrato come Alex non le fa guadagnare intelligenza.
Ricevo la risposta ai miei dubbi quando dalle scale compaiono anche Blair e Ben, la ragazza ha il viso bianco, una leggera ombra nera attorno agli occhi, sono sbarrati. « Blair cosa è successo!? » chiedo preoccupandomi per la mia migliore amica, la ragazza vacilla appena e Ben la fa sedere su un divano vicino al camino, raggiungo la mia amica e le stringo la mano passando l'altra sulla fronte, suda freddo.
« Non so se riesco a dirlo di nuovo... » balbetta appena, abbassa lo sguardo fino a guardarsi i piedi, è imbarazzata per qualcosa. Ben si sposta al centro del salotto, anche Ingrid e Serena si avvicinano a noi e attorniano Blair.
« Ben? » chiedo alzando lo sguardo verso il ragazzo.
Anche lui ha un viso strano, pensieroso. Sospira e infine parla: « Credo sia meglio cominciare dall'inizio. » fa una leggera pausa e tutti noi cadiamo nel silenzio tombale. « Tutti questi oggetti in casa: non è mia mamma che ama collezionarli, anche se è strano da dire ma sono dei regali. » si guarda intorno e seguo il suo sguardo, le strane statuette, gli oggetti piccoli di legno, è tutto molto strano.
« Regali da parte di chi? E cosa c'entra? » chiede Serena, in effetti è quello che mi chiedo anch'io, questo discorso mi confonde, voglio sapere cosa è successo alla mia amica!
« Mia zia, la sorella della mamma. » risponde alla domanda e si prepara per continuare: « Fin da bambine erano state molto legate, poi però la loro madre morì e qualcosa cambiò tra le due sorelle... » un'altra pausa snervante, il mio piede comincia a battere dei colpi ripetutamente sul pavimento per l'agitazione. « Mia zia si è interessata a tutte quelle cazzate voodoo o indiane. Con gli anni sono cresciute e si sono separate ma nonostante la distanza, mia zia continuava a riempire mia madre di questi piccoli regali. »
« E quindi? » lo sprona Ingrid, non credo che creda in quello di cui Ben stia parlando a sentire il suo tono diffidente.
« Quando mia sorella nacque, mia zia venne a bussare alla porta di casa, era felice di rivedere la sorella, ma la cosa non era corrisposta. Quando entrò nella casa cadde per terra, svenuta senza un apparente motivo. I nostri genitori la portarono all'ospedale lasciando me e Nicky con i vicini. » sospira, sento il crescendo della situazione che si fa sempre più tesa. « Mia zia si riprese, aveva avuto un semplice mancamento. Tuttavia disse una cosa a mia madre... »
« Cazzo, cos'è che vuoi dirci!? » urlo io interrompendolo. Odio il giro di parole che sta facendo. Mi guarda con i suoi occhi castani e infine, dopo un altro sospiro, ci risponde.
« Le disse di una profezia: una visione in cui aveva visto la morte di Nicole e la mia. » risponde Ben infine. « È stata l'ultima volta che mia mamma e mia zia si sono parlate. » sembra concludere il racconto, io come tutti gli altri siamo senza parole, l'unica a non essere sconvolta per quello è Blair.
« Che intendi dire? » senza rendermene conto l'ho chiesto io, non so esattamente che cosa gli stia chiedendo. Forse è perché mi risulta incredibile credere a quello che ha detto.
« Quanti sensi ha quello che ho detto? » chiede sarcastico lui facendo spallucce e unendoci mezza risata.
« Il senso è che ho avuto una visione come quella della zia di Ben. Ho visto la morte di uno di noi... » finalmente è Blair a parlare, ci voltiamo nuovamente verso di lei, resto di stucco. Guardo gli occhi azzurri della mia amica e capisco che sta dicendo la verità; vorrei diffidare ma è impossibile non crederle visto lo sguardo che ha.
« Se è uno scherzo di Halloween o un racconto dell'orrore vi faccio i miei complimenti per l'inventiva, ma non mi sembra il caso di continuare. » Ingrid si alza dal posto in cui si trova, si passa una mano sul viso preoccupata, anche lei vorrebbe non crederci, ma è spaventata come me.
« La morte di chi? » chiede Serena abbastanza tranquilla.
Blair con fatica sposta lo sguardo su quello della ragazza e capisco quello che sta per dire ancora prima che lo faccia. « La tua. » risponde la mia amica, Serena diventa improvvisamente di ghiaccio, paralizzata dal terrore. « O forse si trattava di Violet, non ne sono sicura. Ricordo solo che una ragazza bionda era nascosta dietro qualcosa, poi qualcuno ha preso la testa della ragazza e l'ha sbattuta contro la parete, non ricordo altro. Era tutto confuso e buio. » aggiunge Blair alla spiegazione di quello che ha detto.
Ora capisco la reazione di Violet: di certo è scappata quando le hanno raccontato questa cosa, Serena invece si limita a restare seduta, pensierosa con lo sguardo perso nel vuoto. Nel frattempo i passi pesanti di Alex ci indicano che anche lui si è unito a noi, resta immobile sulle scale.
Ben e il giocatore di football si scambiano uno sguardo. « Non ti mentirei mai. » dice il primo al secondo che di tutta risposta scuote il viso facendo una smorfia.
« Ti sei già preso gioco di me e Violet stasera, non credi che sia sufficiente? » non sembra aggressivo, improvvisamente capisco il vero motivo per cui la ragazza è fuggita: Alex non è un tipo da credere nel sovrannaturale; è un idiota quindi avrà avuto la “cortesia” di ridicolizzare la cosa e di far suscitare la rabbia della fidanzata.
« Fai come vuoi, libero di non credermi. » gli risponde Ben. « Credo che non sia giusto come hai trattato Violet. » aggiunge infine. Dopo il ragazzo è Serena a parlare.
« Credo che Violet abbia esagerato. Forse ha bisogno di aria per capirlo. » scuoto il viso, non mi interessa nulla della vita di Alex, e per quel che vale il mio parere per lui è inutile che io sprechi il mio fiato. Però non mi trattengo.
« Forse hai esagerato a prendertela con lei... » sussurro senza guardarlo negli occhi. Alex si sposta dalle scale e lo sento avvicinarsi ai divani, fa il giro e compare davanti a tutti noi. Poggia il suo sguardo di me e lo fermo prima che parli: « Va bene, mi faccio gli affari miei, non è necessario che mi insulti per favore! » alzo le mani in segno di resa.
« Sì, appunto. Fatevi tutti quanti i cazzi vostri! » dice Alex annuendo, dopo queste eleganti parole ci lascia andando verso la cucina di corsa, non so per fare cosa.
La mia attenzione viene richiamata da qualcos'altro: un rumore appena fuori dalla baita, sembrano dei passi sul porticato attorno alla stanza visto lo scricchiolio, sono però veloci; potrebbe trattarsi di Violet e in quel caso potrei convincerla a ritornare dentro, immagino però che sarebbe meglio che ci parlasse Ben visto che sono comunque amici più di me; ho però una strana sensazione che mi provoca brividi lungo la schiena al riguardo, forse mi sono semplicemente fatto prendere dalla suggestione.




Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza.

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Capitolo 7
*** 06 - Diffidente ***


6.

Diffidente






Ben
Baita degli Williams – 23.10



Respiro a fatica mentre guardo il pavimento della baita: capisco che è difficile da accettare come cosa, vedere la morte di qualcuno ti stravolge la vita, come successe a mia zia. Mi giro per guardare Blair che resta seduta sul divano, è molto seria e vedo che ha l'espressione confusa, probabilmente si chiede perché sia successo proprio a lei.
Infilo la mano nella tasca della tuta e prendo il telefono per assicurarmi che Nicole mi abbia o no richiamato, non ci sono né avvisi né messaggi. -Cazzo, Nicole dove sei? Ho bisogno di te!- la verità è che io e lei sappiamo cosa si passa nel conoscere come una persona morirà, nostra madre ci diceva sempre che ci sono cose in questo mondo che non potevamo capire. Per questo io e mia sorella abbiamo spesso cercato materiale e racconti di queste cose soprattutto per come evitare che accasse, e quando siamo stati abbastanza grandi siamo andati direttamente alla fonte: nostra zia.
Ovviamente in segreto dai nostri genitori. « Ben credo che sia il caso di andare da Violet... ho sentito dei passi nel porticato e credo possa essere lei. » Sam chiama il mio nome e mi volto verso di lui che si trova vicino all'amica.
Non so se Violet potrebbe essere nei paraggi, era molto scossa quando è scesa per le scale, probabilmente molto arrabbiata con quel coglione di Alex. Alle volte dovrebbe dimostrare un po' più di tatto, immagino tocchi a me risolvere il casino che ha combinato; per pochi istanti penso a come la serata sia iniziata negativamente tra me e lui.
« Non penso che Violet sia rimasta nei dintorni. Comunque fa freddo e il bosco è pericolo... » Serena lascia intendere qualcosa, resta fredda nonostante quello che le abbiamo appena detto, si mette a sedere nuovamente davanti al tavolo, sposta uno dei suoi disegni e ne comincia uno nuovo.
-Come può disegnare dopo che le abbiamo detto che sta per morire!?- d'altronde però non ne abbiamo la certezza. E finché restiamo qua dentro non può accaderci nulla di male. Ma Violet non è nella baita. È fuori, da sola al buio.
« Vado a parlare con Violet! » spero che sia come ha detto Sam, apro la porta che si trova nel soggiorno e mi trovo nel porticato che gira tutto intorno alla casa.
Mi metto a cercare Violet con gli occhi ma non c'è ne neanche la minima presenza; mi guardo a destra dove si trova un piccolo tavolino e alcune sedie, oltre un leggero strato di neve non c'è proprio nulla che possa dirmi che Violet è stata qui. Mi giro dall'altro lato, ancora vuoto. Faccio alcuni passi in avanti e mi accorgo di un punto sulla ringhiera in cui la neve è spazzata, sembra disegnare l'impronta di una mano, sono passato di qua poche ore fa ma sono sicuro che prima non ci fosse neve, questa impronta è fresca. Istintivamente credo di aver realizzato qualcosa.
Alzo lo sguardo verso la boscaglia e il passaggio ormai innevato che si annida tra gli alberi per arrivare alla diga. Sento un movimento, un fruscio tra gli alberi e scendo i gradini di legno, vengo investito dall'aria gelida e dalla neve che fiocca lentamente, stringo le braccia al petto per ripararmi dal freddo visto che sono senza giubbotto. « Violet? » provo a chiamarla rivolgendomi a un punto indefinito tra gli alberi, mi muovo di alcuni passi fermandomi a poco dalla baita.
Ho come una strana sensazione ed è proprio quella a costringermi a tornare indietro: ritorno sui miei passi dando le spalle alle ombre della notte e salgo i gradini, per un brevissimo secondo ho come avuto l'impressione di aver visto due occhi tra i cespugli; deduco si tratti di qualche cervo o qualche altro animale del bosco visto che Violet non si nasconderebbe mai. Apro nuovamente la porta del salotto ritrovandomi con i miei amici e sfregando le mani contro le mie stesse braccia, sono di nuovo al caldo e subito sento le orecchie bruciare per il cambio di temperatura.
« Allora? Dov'è Violet? » chiede Sam interessato, scuoto il viso in risposta alla sua domanda.
« Non si trattava di Violet. Credo fosse un qualche animale nel bosco. Non preoccuparti, sono certo che non sia molto distante... » è strano come il ragazzo si preoccupi di lei, non sono mai stati amici e specialmente visto il fatto che lei è la ragazza di Alex non mi aspettavo che Sam si preoccupasse.
« Non possiamo lasciarla nel bosco! » si intromette Ingrid, tutti quanti ci voltiamo verso di lei, un po' spaventata all'idea di affrontare il bosco di notte, tuttavia suppongo sia da apprezzare il suo coraggio.
« Non è un problema nostro. Violet non è stupida, tornerà qui. Ha solo bisogno di un po' d'aria, fidatevi: la conosco. » cerco di rassicurare tutti gli altri abitanti della baita anche se ho come l'impressione che la ragazza possa trovarsi realmente in pericolo, non dovrebbe stare fuori da sola!
Nessuno di noi dovrebbe! Controllo nuovamente il cellulare e mi aspetto di trovare un qualunque segno da parte di Nicole ma pare che non mi prenda bene la linea. « Cazzo, Nicole richiamami o impazzirò! » non posso affrontare tutto questo da solo, ho bisogno di mia sorella.
So bene che probabilmente sarà impegnata con James, spero che si stiano divertendo però abbiamo un bel problemino tra le mai e riguarda anche Blair. « Stai bene? » le chiedo avvicinandomi di nuovo, è la seconda volta che glielo chiedo ma quando eravamo in soffitta non sapevo che cosa avesse. I suoi occhi grandi e azzurri tremano mentre si spostano verso di me, apre appena le labbra.
« Ho visto una nostra amica morire: non so chi fosse, non so perché io e soprattutto non ho la minima idea di come poter evitare che... » si blocca, non riesce a continuare la frase, si stringe le mani e chiude gli occhi. « Non sto bene! »
Vorrei poterle dire tutta la verità ma non so come potrei effettivamente aiutarla da solo. Nicole è più esperta di me, nonostante sia lei la più piccola è quella che riesce a gestire la situazione meglio tra noi due. Poggio la schiena contro il divano e rifletto sul passato: quando io e Nicole chiedemmo a nostra zia della sua visione non si tirò indietro dal dirlo.
« Eri bello, grande e camminavi tra le neve in compagnia di una giovane. Ti ho visto nella grotta e quando hai fatto luce tra le ombre hai trovato la morte per via dei lupi! Diffida dai passi nel bosco. »
La zia era però molto più brava di noi nel capire le visioni, vedeva con chiarezza l'ambiente e tutto ciò che accadeva. Riusciva quasi a controllarle certe volte, questo almeno era quello che ci diceva. Non ho mai pensato che stesse mentendo, da sempre ho fatto attenzione a lupi, cani e tutti gli animali in generale. Ne ho sempre avuto una specie di fobia.
Sento il rumore della porta sul retro, quella che si trova nella cucina e che dà sul porticato dietro la baita. Mi alzo dal mio posto e vorrei controllare, mi sento uno stupido quando realizzo che si tratta di Alex, probabilmente alla fine ha capito di essere stato un gran cazzone e sta cercando Violet, certo che ce ne ha messo di tempo per farlo. Sembra quasi che non gliele sia importato, possibile che avesse realmente pensato di lasciarla da sola a sfogarsi?
L'attenzione di tutti quanti viene colta da un forte rumore nel mezzo nella foresta, non ho idea di cosa possa esserci di così assordante, quasi come se un pezzo di montagna fosse crollato su se stesso. Tutti quanti si alzano in piedi per via del tonfo, chiaramente spaventati e confusi. « Che cazzo è stato? » chiede Serena guardando verso l'origine del rumore, o meglio cercandone un'origine. Scrollo le spalle.
« Non lo so... » tutto può echeggiare in questa montagna visto quant'è grande, potrebbe essere stato un guasto alla centrale elettrica poco più in alto rispetto alla baita. Vista la situazione non è da prendere alla leggera. « Forse un guasto... » guardo verso il soffitto, le lampade funzionano ancora, c'è ancora luce qui dentro quindi escludo il guasto alla centrale anche se abbiamo un generatore d'emergenza nel seminterrato. « Penso sia meglio controllare... » mi fermò all'ultimo, dovremmo controllare cosa? L'unica cosa che mi viene in mente è parlare con il guardiacaccia che potrebbe avvertire qualcuno del rumore anomalo nella montagna! Anche se una parte di me dice che è meglio restare a casa, forse è la paura a dirlo. Vorrei solo che Nicole fosse qui con me per decidere insieme cosa fare mentre lei non sembra interessarsi della cosa. Ancora una volta guardo lo schermo privo di notifiche; toccherà a me prendere una decisione!



Nicole
Piano inferiore nella piscina – 23.30



Premo la cornetta ancora una volta ma il cellulare non suona. Per la decima volta di fila metto giù il telefono aspettando che passi qualche minuto e che magari Ben trovi le mie chiamate, sembra però che io e James siamo totalmente isolati qua nella piscina. « Benny perché mi hai chiamato? » chiedo urlando al telefono, quasi come se le mie parole potessero raggiungere mio fratello.
James si stringe nei suoi vestiti completamente fradici e starnutisce più volte, ha dei brividi di freddo e mi ricordo che sono qui per lui. « Forse qualcuno si è sentito male... » prova ad indovinare James, è probabile ma perché non cercano di chiamarci con gli altri cellulari? Realizzo che ci devono essere problemi con la linea, forse il vento è aumentato e questo ha creato una bufera di neve.
« Immagino che il fatto che ci troviamo al piano di sotto della piscina non sia molto incoraggiante per la linea? » chiedo cercando di fare dello spirito, fa una risata velata dal battito violento dei denti, ormai è da un po' che giriamo nei corridoi del piano inferiore della piscina, controllo nuovamente il piano di emergenza per le uscite che mostra la mappa completa della struttura. Siamo quasi vicini al generatore. James starnutisce ancora e ancora.
« Scusami ancora se ti ho portato qui. Suppongo che tu stia congelando... » scuote il viso appena e cerca di fare il duro, è divertente vederlo però in difficoltà perché cerca di mantenere la facciata da mistero che ha di solito.
Scuote il viso e mi fa cenno di continuare. Non riesce neanche a parlare! Agito il mio telefono accendendo nuovamente il flash della fotocamera per farci luce, il posto è praticamente avvolto dalle ombre, sembrano quasi i corridoi dei sottomarini come quelli che si vedono nei film. Tubature che percorrono il soffitto e una goccia continua a cadere a ritmi sempre più snervanti da qualche parte, agito il flash verso destra indicando la strada al mio compagno congelato. Avanziamo fianco a fianco. -Coraggio Nicole, non farti deconcentrare: l'incidente con la piscina non è poi così grave anche se è chiaramente terrorizzato. Devo trovare il modo di rompere il ghiaccio di nuovo...- rido tra me e me del paragone fatto: d'altronde lui sente freddo, la cosa è divertente e non riesco a smettere di ridere fino a che non scoppio.
« Cosa c'è di divertente? » chiede lui battendo i denti. Riesco finalmente a fermarmi anche se con molta fatica. Sono costretta a fermarmi e ne approfitto per appoggiarmi a lui come se non riuscissi a reggermi in piedi per le risate.
Quando tocco i suoi vestiti però le mie risate vengono smorzate, sono freddissimi per non parlare del fatto che sono bagnati e che l'acqua cola da tutte le parti. « Scusami... ecco non volevo. Stavo pensando a una cosa... » ritorno seria e controllo il piano d'emergenza, la stanza della caldaia è ormai vicina, spero per James che sia funzionante.
Dal suo sguardo capisco che è interessato a ciò che ho da dire, penso che più che altro non voglia pensare al freddo che gli sta arrivando fino alle vene! « La tua caduta... è stata esilarante ammetto! » dico infine.
Non saprei come interpretare la sua reazione: sembra incazzato nero quanto lo dico, i suoi occhi si assottigliano, da che prima guarda me adesso guarda davanti per cercare la stanza leggendo le targhette sulle porte. « Quale di queste porte dovrebbe essere? » ho fatto un errore nel canzonarlo.
Lo capisco dal tono: è così distaccato... neanche quando è arrivato il primo giorno di classe era così freddo con me, chiaramente non avrei dovuto prenderlo in giro vista la sua fobia dell'acqua. È inutile che gli chieda scusa anche perché penso che stia esagerando adesso. Controllo le porte in fondo al corridoio dove con mia grande sorpresa una lampada d'emergenza comincia a brillare a intermittenza.
« Questo è strano... » dico osservando la luce. Sposto ancora il mio sguardo e metto la mano sulla maniglia della porta designata. « Siamo arrivati. » dico infine aprendo la porta e facendo luce col flash del cellulare.
La stanza in cui ci troviamo è molto piccola e con piacere noto che è illuminata: una grande luce circolare e gialla illumina la stanza e le sue pareti, l'umidità sembra aver danneggiato la pittura, grossi macchinari riempiono l'intera parete e posso osservare l'intrico di tubi che passano praticamente tra i nostri piedi e nel soffitto. « C'è un bel casino qua dentro... » dall'altro lato della stanza c'è una porta chiusa, controllo la mappa e noto che porta dall'altro lato della struttura della piscina. « Ne capisci di valvole? » gli chiedo, lui mi sposta con delicatezza osservando il pannello di controllo dell'impianto, ne approfitto per guardarmi intorno e noto una grata e metà della parete, sono curiosa di sapere dove porti ma non ne avrei la minima idea!
« Credo possa essere un bel problema. Non ci capisco nulla. Inoltre i cavi sembrano... sembra mancare qualcosa! » si guarda intorno come se stesse cercando i pezzi del pannello ma ovviamente non c'è nulla in giro, si mette per terra per cercarli tra alcune scartoffie e non posso fare a meno di guardarlo alle spalle, in particolare il suo piccolo culo.
Mi scappa un sorriso perché potrebbe essere un buon modo per riprendere gli argomenti lasciati in sospeso. D'altronde le parole finora non hanno funzionato, probabilmente dovrei entrare in azione anche se siamo nel posto meno confortevole del mondo intero. « Trovato qualcosa? » chiedo avvicinandomi a lui con fare innocente.
Lui si alza lentamente, a quel punto ne approfitto per dargli un pizzicotto. « Hai un bel culo sai? » dico scoppiando a ridere, lui sobbalza quando sente il contatto delle mie dita, anche le sue chiappe sono muscolose...
« Che cazzo fai, smettila! » sembra parecchio arrabbiato e sto per controbattere scherzando in qualche modo quando in lontananza sentiamo un rumore che sembra echeggiare per tutta la montagna. È così forte che quasi sembra sia esploso qualcosa, segue un rumore più leggero ma non ho la minima idea di cosa possa essere successo. Quello che so è che è lontano e ho paura si tratti della baita.
« Che cos'è stato? » chiede James guardingo.
« Porca troia! Ben rispondimi! » ancora una volta provo a chiamarlo, preoccupata più che mai e ignorando la domanda di James alla quale non saprei neanche rispondere. Ancora una volta scatta la segreteria telefonica. « Cazzo! » sbatto i piedi per terra e poso il telefono nella tasca nuovamente.
Dopo l'assordante rumore sembra calare il silenzio per tutta la montagna come se nulla fosse successo. Io e James ci guardiamo negli occhi chiaramente preoccupati per i nostri amici. « Ci provo io! » prende il suo cellulare e cerca di sbloccarlo ma è tutto inutile in quanto la caduta nell'acqua lo ha praticamente reso inutile. « Maledizione! Avevo dimenticato che la caduta ha fritto il mio telefono! » anche lui posa il telefono nella tasca, ci fissiamo nuovamente negli occhi e decidiamo di andare via dalla piscina quasi come se ci fossimo letti nella mente.
Quando arriviamo alla porta però sentiamo un rumore al piano di sopra, qualcosa che echeggia per i corridoi, non si tratta del fastidioso rumore del tubo che perde: si tratta di qualcosa più morbido e deciso allo stesso tempo, sono passi di qualcuno. Un nuovo arrivato nella piscina.
Guardo verso James con un'insolita preoccupazione e ansia che cominciano a crescere nel dubbio di chi possa essere l'arrivato. « Che facciamo? » gli chiedo a bassa voce, lui si avvicina a me e sembra quasi che non senta più freddo visti gli eventi accaduti in pochi secondi.
« Forse sono i nostri amici, magari ci stanno cercando... » dice lui, è una possibilità che voglio scartare. L'unico a sapere dov'eravamo era Ben e gli avevo chiaramente detto quanto fosse importante per me che restassi da sola con James; potrebbe essere il guardiacaccia o magari il bel poliziotto che è venuto nelle prime ore di oggi pomeriggio.
Mi guardo indietro: non possiamo stare qui in quanto la piscina è in disuso ed è vietato l'accesso, io e James avremmo una comoda via di fuga dalla porta dall'altro lato della stanza per andare dall'altro lato della piscina, mi avvicino correndo alla porta quando mi fermo a osservare il condotto, la grata potrebbe essere rimossa, non con facilità ma potrebbe portarci fuori dalla piscina, almeno credo...



Alex
Porticato della baita – 23.30



Apro il frigorifero e metto una mano dentro cercando una birra da poter bere, lo richiudo e mi avvicino a uno dei cassetti dove trovo l'apribottiglie così da poterla stappare, porto poi il collo della bottiglia alle labbra e bevo quasi senza neanche sentire il liquido dentro di me, mi sembra quasi di essere imprigionato nei cazzo di sensi di colpa. Per non parlare poi delle parole di quegli idioti nel salotto: Violet è da sola fuori e potrebbe essere in pericolo, non tanto per le loro stupide visioni di morte quanto per il fatto che potrebbe essere così sbadata da finire contro un albero! Sospiro e senza essermene accorto vedo che la birra è vuota per metà.
-Accidenti a me, accidenti a Violet. Fanculo!- fa parte del mio dovere proteggerla e appoggiarla, anche se crede in queste stupidaggini. Suppongo quindi di dover essere io a farla ritornare dentro la baita.
Poggio la birra sul tavolo della cucina e sgattaiolo nell'ingresso senza farmi notare dagli altri, prendo il mio giubbotto e lo indosso tranquillamente visto che la porta che collega il salotto e l'ingresso è chiusa. Mi avvicino alla porta d'ingresso e sto per aprirla quando mi fermo: non voglio che gli altri mi seguano, voglio pensarci da solo e se sarà necessario chiedere scusa a Violet almeno non voglio che altri mi vedano, sono pur sempre una persona orgogliosa!
Ritorno quindi in cucina assicurandomi che gli altri non facciano caso ai miei movimenti, restano in silenzio a tratti; mi avvicino agli scaffali e con la massima delicatezza cerco qualcosa che potrebbe farmi luce nel bosco, trovo uno scaffale con alcune torce elettriche e ne prendo una accertandomi che le batterie siano funzionanti quindi mi avvicino alla porta che dà sul porticato all'esterno della casa, apro la porta facendo attenzione a non fare rumore e poi la chiudo alle mie spalle. Faccio alcuni passi in avanti avvicinandomi alla balaustra di legno, subito alla mia sinistra c'è una porta, suppongo dovrebbe essere un ripostiglio esterno alla casa, il porticato continua e vedo una finestra più avanti, immagino dovrebbe essere quella dello studio del Signor Williams, poco prima c'è un'altra porta con un cartello su di essa ma non vedo di cosa si tratta.
Scendo i gradini che si trovano a destra e mi trovo nel sentiero che gira intorno alla baita, fiancheggio le finestre della cucina e il garage allo stesso tempo, in lontananza da qualche parte un corvo esegue il suo verso e sembra quasi spaventato, sento dei passi nella boscaglia ma immagino sia solo suggestione per via del bosco buio; supero il garage e le nostre quattro automobili e mi trovo praticamente davanti la baita: è molto inquietante osservare la strada principale, anche se è illuminata comunque non sembra essere sicura.
Localizzo subito i passi di Violet: le impronte delle sue scarpe sono impresse nella neve e dall'ingresso principale si spostano verso il bosco, spero che non si sia allontanata troppo visto quanto la cosa sarebbe stupida. Seguo i suoi passi piuttosto silenziosamente immergendomi nel bosco e gettando un'ultima occhiata alla baita, provo uno strano misto di emozioni: sento di essere osservato e penso che si tratti di qualcuno alle finestre, probabilmente avranno sentito il rumore della porta e avranno capito che sono uscito a cercare Violet, una parte di me pensa poi alla baita come se stessi lasciando il nostro piccolo rifugio sicuro.
Scuoto il viso e sospiro facendo uscire una nuvoletta di fumo bianco. -Basta continuare a pensarci. Violet: sto venendo a prenderti!- penso tra me e me. Entro nella boscaglia e la luce dei lampioni lontani mi concede una mano nel localizzare le tracce di Violet ancora per pochi metri, il bosco diventa troppo fitto e sono costretto a farmi luce con la torcia che ho preso dalla cucina ed entro nel mondo del bosco notturno: movimenti tra i cespugli catturano la mia attenzione, scoiattoli che sgattaiolano via al mio passaggio, altri movimenti, forse lucertole o che cazzo ne so!
Le orme di Violet sono ancora visibili, almeno credo che siano le sue visto che si tratta di un piede piccolo. Ad un certo punto però mi trovo davanti due tipi di impronte: uno è chiaramente lo stivale di Violet, l'altra scarpa invece è più grande, sembra quasi andare contro la baita come venisse contro di me, alzo lo sguardo e cerco di far luce tutto intorno, non vedo nessuno ovviamente in quanto il bosco è vuoto, qualcosa poi si muove e sento il rumore di un legno spezzato, ritorno a seguire i passi della mia fidanzata che mi portano verso l'origine del suono che ho sentito.
-Finalmente l'ho trovata! - penso guardando la figura che mi dà le spalle, si tratta di una ragazza visti i lunghi capelli biondi, riconoscerei quel taglio ovunque. Indossa lo stesso trench di Violet, sono sicuro che si tratti di lei.
« Amore? » chiedo facendola voltare, si gira lentamente come se fosse bloccata da qualcosa, un brivido mi percorre la schiena ma svanisce subito quando vedo che sta bene. Ha le mani rosse per il freddo in parte, noto subito che i pantacollant sono rovinati, dev'essere caduta di nuovo.
« Non chiedermi se sto bene perché è una domanda del cazzo in questo momento! » sembra piuttosto nervosa e combatto contro me stesso per decidere come affrontare la discussione: risponderle sgarbatamente non farà altro che accendere ancora di più la sua rabbia nei miei confronti.
« Stavo pensando proprio a quello. Che ti è successo? Sei caduta di nuovo? » chiedo avvicinandomi di pochi metri a lei, sbatte i piedi per terra e sbuffa perché è arrabbiata.
« Davvero!? Sai che non c'è differenza tra il chiedermi se sto bene e se sono caduta? Specie perché la fai sembrare una cosa così stupida. Siamo in un cazzo di bosco, porco troia! Ci sono radici ovunque e sembra quasi che questa foresta sia contro di me e ami vedermi cadere! » parla ad alta voce vista la rabbia che ha dentro, credo di esserne colpevole di una piccola parte o forse di metà.
« Sei comunque adorabile... » provo a fare il dolce e mi avvicino ancora a lei, scuote il viso e abbassa il viso rotondo, compio la distanza che c'è tra di noi così posso abbracciarla, o almeno provarci visto che lei mi sfugge.
« Non dire queste cazzate! » dice lei in risposta.
Sospiro cercando di mantenere la calma, non sono un tipo nervoso anche se probabilmente più volte mi capita di perdere il controllo, si tratta per lo più di quando ho a che fare con Samuel! « So che sei arrabbiata anche con me... » probabilmente ha da ridire quando dico “anche” ma continuo senza farla parlare così che mi ascolti. « Sono stato uno stronzo. Il fatto è che non credo in queste cose, avrei però dovuto stare dalla tua parte in quanto sono il tuo ragazzo e per me è importante sapere come la pensi; posso non condividere questo pensiero ma... »
Non riesco più a finire la frase, non so cosa potrei aggiungere in più e credo di non essere riuscito a convincerla. Lei però sorride e si avvicina prendendomi il viso tra le mani ghiacciate, posso sopportarlo visto che mi stampa un bacio sulle labbra che ricambio ben volentieri.
« Sono stato perdonato quindi? » chiedo facendo la voce dolce e chinando il volto per farle gli occhi da cane bastonato, è un'espressione che lei definisce adorabile.
« Potrei pensare di perdonarti... » resta seria e arrabbiata in un primo momento ma non riesce a mantenere la sua facciata. « Va bene, potrei perdonarti se fai il carino con me. » il vento si alza improvvisamente e dei fiocchi di neve volano contro il nostro viso, rabbrividisco anche se ho la giacca da giocatore e il giubbotto a ripararmi. « Hai freddo? »
« Un pochino. Tu no? » chiedo gentilmente.
Non ha il tempo di rispondermi in quanto un boato interrompe il nostro momento, echeggia in tutto il bosco ed entrambi ci voltiamo per cercare l'origine. Quasi come se fossero fuochi d'artificio ma nel cielo non si vede nulla visto che gli alberi sono troppo alti. « Che cazzo è stato? » chiede lei subito messa in allarme. Faccio spallucce perché non saprei dirle, nulla fa un così grande rumore nel bosco!
« Meglio tornare alla baita! » dico io, mi sono fatto prendere dal freddo e sento la pelle accapponarsi. Lei però mi tiene per il braccio sbattendo le ciglia degli occhi.
« Restiamo qui un altro po'. Voglio un momento solo per noi e se tornassimo alla baita saremmo nuovamente con gli altri anche se ci chiudessimo nella stanza... » mi fa gli occhi languidi, uno sguardo che mi fa impazzire, vorrei dirle di sì ma di certo sento parecchio freddo. Pochi minuti nel bosco insieme alla mia fidanzata però cosa potrebbero mai farmi?
Magari ci riscaldiamo da soli...



Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza.

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Capitolo 8
*** 07 - Intimidazione ***


7.

Intimidazione






Blair
Garage – 23.50



« Pensi davvero che il guardiacaccia possa aiutarci? Voglio dire non è la polizia... e non sappiamo neanche che cosa fosse quel rumore, non sappiamo nulla! » dice Ingrid mentre prendiamo i nostri cappotti; sia io che la ragazza guardiamo Ben in attesa di una risposta, sembra confuso visto che ha gli occhi persi nel vuoto, capisco subito: non sa come affrontare la situazione, neanche io lo so in effetti.
« Penso che abbia una linea migliore della mia per cui possa chiamare qualcuno esterno alla montagna visto che sembriamo essere isolati... » rivolgo un ultimo sguardo verso il salotto mentre Ingrid apre la porta ed esce dalla baita, subito la segue Ben che però si sofferma sulla soglia aspettando che anch'io mi unisca a loro due.
Sam si avvicina a me e mi abbraccia, un abbraccio forte e tenero di cui ho realmente bisogno; siamo in una situazione strana e so di poter contare su di lui. È il mio migliore amico, è normale che mi dia conforto. « State attenti. Il bosco è brutto di notte... » dice, so benissimo a cosa riferisce.
« E tu cerca di stare con Serena. Non lasciarla sola... » dico io, fa una mezza smorfia col quale sembra non voler eseguire la mia richiesta. « Sam vuoi uscire dalla baita!? Abbiamo deciso tutti insieme che qualcuno doveva restare qui. »
Sbuffa infastidito dal fatto che lo rimprovero. « Lo so benissimo. Tranquilla non mi caccio nei guai... » non ho proprio idea di cosa gli passi per la mente, lo abbraccio un'altra volta e poi finalmente esco dalla baita insieme a Ben che per tutto il tempo è rimasto sull'uscio.
« Non penso che Samuel sia così stupido da uscire dalla baita per lasciare sola Serena. » mi dice il padrone di casa facendomi strada per il porticato, arriviamo davanti al garage dove sono parcheggiate le quattro auto, la più facile da uscire è quella di Ingrid che è rossa fiammeggiante.
« Lo spero... » sussurro, non so se mi sente comunque non risponde. Ingrid sale quindi nel posto guida sistemandosi il sedile e lo specchietto, Ben si mette nel posto del passeggero al suo fianco mentre io mi siedo dietro allaccio comunque la cintura e mi avvicino al finestrino.
Usciamo dal sentiero della baita e la vedo sparire alle nostre spalle mentre seguiamo la strada principale, ancora Alex e Violet non erano tornati nella baita; che possa essere successo loro qualcosa? Spero di no, immagino che mi stia facendo solo strane idee per via di queste assurde visioni! Adesso sento di avere ancora più paura...
Arriviamo in circa dieci minuti al capanno del guardiacaccia; quando ero passata con James e Sam c'erano alcune luci accese nella casetta, c'era anche la poliziotta. Adesso sembra completamente desolata, è possibile che l'uomo stia già dormendo visto che è quasi mezzanotte. Scendiamo dall'auto ma prima che Ingrid spenga le luci dell'auto vediamo un cervo in mezzo alla strada che passa sul morbido manto di neve, quando Ben si avvicina a lui però scappa via correndo nella boscaglia e facendo chiasso.
« Proviamo a bussare... » propone il ragazzo, si avvicina alla porta e bussa forte col pugno, non riceviamo risposta quindi al bussare unisce la sua voce. « C'è qualcuno in casa? Abbiamo bisogno di aiuto! Sono Benjamin Williams, della baita più avanti... » aggiunge spiegando chi sia.
Ancora silenzio, è possibile però che stia venendo qualcuno ad aprirci anche se non sentiamo né passi né parole. Ci guardiamo tutti negli occhi. « Proviamo ad entrare lo stesso. » dico io, tutte e due mi guardano: è un'effrazione ma la serata è decisamente atipica rispetto alle altre.
Ben gira quindi la maniglia, con facilità entriamo dentro la piccola stanza del guardiacaccia: è abbastanza grande, si tratta di un monolocale con una singola porta dall'altro lato, probabilmente il bagno. C'è un letto grande dall'altro lato della stanza, alcuni mobili come un comodino o un armadio; un tavolo con alcune sedie intorno e una radio accesa che fa rumore, intorno a noi si trova l'intera cucina. « Pierre? È in casa? Sono l'Agente Hills dell'FBI, risponda per favore... »
L'FBI! Subito mi avvicino al tavolo ma Ben mi precede e lascio che sia lui a rispondere alla donna visto che è più lucido di me, o almeno appare. « Sono Benjamin Williams, abbiamo bisogno di aiuto! » aspettiamo la risposta che però tarda ad arrivare dopo le interferenze.
« Pierre? Non riesco a senti... la prego di ripete... » la comunicazione si distorce con troppe interferenze e decidiamo di chiudere la comunicazione. La radio è totalmente inutile, così come lo è stato venire qui.
Ci guardiamo intorno cercando qualcosa che possa aiutarci a trovare il guardiacaccia. « Che siamo stupidi! » dice Ingrid improvvisamente battendosi una mano sulla fronte. « Probabilmente è andato già a controllare l'origine del rumore! » potrebbe essere così. Non sarebbe tanto assurdo.
« Cerchiamo un modo per contattare qualcun altro. O il suo numero di telefono o un walkie talkie per cercare di parlargli. » Ben insiste nel curiosare in giro e la cosa mi preoccupa, già non dovremmo essere qui e pensare che sono stata io stessa a proporre di entrare. Nonostante questo anch'io cerco in giro.
Mi sposto dal lato della camera da letto avvicinandomi al comò e osservando alcune foto del guardiacaccia nel bosco. « Tutta questa situazione è assurda... » dice Ingrid improvvisamente, non aveva ancora espresso il proprio parere; non che ci fosse molto da dire.
« Che intendi? » chiede Ben che invece sta cercando tra i cassetti della cucina, prendo una foto in mano, si tratta del guardiacaccia insieme ad un uomo di colore vestito con una divisa azzurrognola, sembrano essere su queste montagne.
« Dovevamo divertirci. Passare una serata ridendo e scherzando, o guardandoci qualche film da spavento. Invece sembra che ne siamo gli attori... » sento una venatura nella sua voce, è spaventata. Allora crede nella mia visione.
« Lo penso anch'io. È tardi e vorrei solo andare a dormire, così da svegliarmi domani mattina per tornare a casa e fare tutto quello che facevo prima di oggi... » dico abbastanza arrabbiata, poso la fotografia e un'altra colpisce la mia attenzione: è girata però e vedo solo che c'è scritta una data con una bella grafia. Risale a quarant'anni fa.
« Suvvia ragazze, la situazione è una gigantesca merda però non dobbiamo pensare così negativamente. Inoltre non c'è mica un pazzo assassino... » sorrido appena: cerca di tranquillizzarci e ci dice che va tutto bene. Tipico di un film dell'orrore, solo che non ci credo più di tanto.
Prendo la foto e la giro tra le mie mani osservando le persone raffigurate sopra: sono dei bambini di circa dieci anni più o meno, due di loro sono gemelli e sono vicini a un ragazzino di colore, tutti e tre sembrano felici e molto uniti; più distante da loro però c'è un altro ragazzino, biondo come tutti i bianchi presenti nella foto e mingherlino. Chiaramente arrabbiato o infastidito dalla foto con quelli che probabilmente sono amici o fratelli.
« Che strana foto... » sussurrò, forse è il caldo presente nella capanna del guardiacaccia, o forse è perché questa situazione è difficile da sopportare, mi gira la testa. Apro e chiudo gli occhi appoggiandomi con tutto il peso al mobile.
Quando apro gli occhi alla decima volta vedo immagini molto diverse dalla capanna del guardiacaccia: vedo Alex spaventato e sporco di terra o polvere, si trova vicino a una leva che sta per abbassare, poi vedo della benzina che esce da un barile e in seguito una grande esplosione e le fiamme che divorano una persona, sento un urlo acuto quando la visione di interrompe bruscamente e ritorno alla realtà.
Mi scappano le lacrime e cerco di mordermi la lingua per non scoppiare a piangere, non è possibile che mi sia capitato ancora. Non voglio crederci! « Blair? »
Ben si accorge subito della mia sofferenza e accorre in mio soccorso tenendomi per le braccia, cercando di sostenermi. « Non c'è la faccio più... » dico, sto per raccontargli della visione quando sentiamo un rumore nel bosco seguito da delle urla che non riconosco.
Tutti noi ci voltiamo verso la finestra e di corsa usciamo dal capanno, quel rumore era tonfo, mozzato. « Quello era uno sparo? » chiede Ingrid; non è possibile. Avremo sentito male... scuoto il viso coprendomi il volto con le mani.
« Dobbiamo tornare alla baita. Subito! » dice Ben fissando il sentiero dal quale siamo venuti e avvicinandosi all'automobile, sono pronta a seguirlo quando vedo Ingrid che indica la direzione opposta.
« Aspettate: ci sono dei segni sulla neve. Forse si tratta del guardiacaccia... » li osservo: sembrano andare verso il ponte dal quale siamo passati quando siamo entrati nel Crow's Peak. « Penso che dovremmo controllare... »
Mi volto a destra e sinistra, sono l'ago della bilancia e posso scegliere se assecondare Ingrid spostandoci verso il ponte o se ascoltare Ben e tornare alla baita.



Violet
Sentiero innevato – 0.05



« Va bene, amore. Resteremo qui un altro po'... spero che non mi si geli il cazzo almeno! » dice Alex avvicinandosi di nuovo a me, ci abbracciamo e sento il suo bacino spingere contro il mio, unisce i nostri due corpi sia sotto che sopra e mi bacia con foga mentre le sue mani si spostano per tutta la schiena, stringe un po' forte.
« Vacci piani altrimenti mi strizzerai e non resterà più nulla di me... » cerco di essere più seducente possibile, voglio divertirmi un po' con lui e per quanto andare alla baita sia più eccitante, ritengo che stare con gli altri a sentirmi dire che sto per morire non sia la cosa migliore del mondo.
« Non hai paura che in questo bosco possa esserci un lupo? Magari qualcosa che ti voglia fare molto male... » abbassa il volto e vedo che i suoi occhi hanno una luce quasi animalesca, la stessa che aveva nella nostra stanza.
« L'unica cosa che potrebbe mangiarmi sei tu, mio bel lupo delle nevi... » scherzo un po' con lui e cominciamo a baciarsi sempre più velocemente e con più foga, le sue mani si spostano per tutto il mio corpo e le mie imitano i suoi gesti.
Perdo la cognizione del tempo insieme a lui mentre mi fa poggiare contro il tronco di un albero, mi tiene bloccata col suo corpo mentre le nostre mani cercano zone molto piccanti, le nostre non sono normali effusioni; sembriamo aver ritrovato la voglia che avevamo nella baita e dovremmo tornare indietro lo riconosco, siamo ormai fuori da diversi minuti e gli altri potrebbero preoccuparsi per noi.
« Dai spogliamoci! » dice Alex, lo guardo come se fosse impazzito anche se non può vedere i miei occhi visto che mi sta dando dei baci sul collo.
« Sei impazzito? Con questo freddo rischieremmo di congelare! » dico, a quel punto vorrei fermarlo per poi riprendere alla baita ma lui sembra non volerne sapere.
« Vedrai che appena iniziamo a scopare passa il freddo! » non so se è tanto lo scopare a darmi fastidio o se il suo tono così frivolo ma gli tiro una ginocchiata alle palle, faccio piano e lui sente subito il dolore. « Che cazzo fai? » dice arrabbiato e incredulo allontanandosi da me di alcuni passi.
« Non voglio scopare con te in mezzo al bosco. Andiamo alla baita. Subito o non te la darò per chissà quanti mesi... » la minaccia sembra sortire l'effetto desiderato, si morde le labbra mentre si massaggia dolcemente proprio dove l'ho colpito, si mette con la schiena dritta e sospira.
« Va bene cazzo, ma sbrighiamoci o mi esploderà! » gli faccio un sorriso e lui ricambia, non era mia intenzione dargli una ginocchiata ma peggio per lui che non mi ha assecondata.
Guardò l'orologio del cellulare e vedo che è mezzanotte passata da pochi minuti, rimango quasi di sasso visto che mi sembrano passati pochi secondi da quando sono uscita dalla baita. « Cazzo è mezzanotte! » lui controlla l'orario e annuisce. Riprendiamo la strada per la baita muovendoci tra i boschi, mi sembra di aver perso l'orientamento però.
« E allora? Abbiamo tutta la notte per fare sesso. Non dirmi che ti tiri indietro ora che siamo a questo punto? » sorrido della sua affermazione, poi i miei pensieri vengono dirottati come se non avesse detto nulla.
Penso ancora alle parole di Blair e Ben: quella strana visione, quella in cui avrebbe visto la mia morte, la mia o quella di Serena. Non mi sento molto a mio agio ma non voglio dargli peso, ha ragione Alex: sono bambinate, sciocchezze e dovrei essere più realista. Però non riesco a togliermi dalla testa quell'avvertimento visto che ho la schiena piena di brividi, quasi come se venisse percossa da migliaia di spilli, non è una sensazione piacevole!
« Ehi piccola a che pensi? » mi chiede Alex, mi volto verso di lui mentre camminiamo fianco a fianco nel bosco sempre più tenebroso e innevato, noto che tiene una sigaretta tra le mani, sta fumando!? Stringo i pugni.
« Sai che mi fa schifo quando fumi. Mi trasmetti lo schifo che contiene quella cosa e... » cerco di contenermi ma in fondo ho ragione e lui ha torto, come sempre visto che io ho un cervello e lui no. « Cazzo mi fa schifo baciarti e sentire il sapore di quella merda! » dico apertamente, non mi importa se ci resta male, gliel'ho detto centomila volte e sempre mi chiede scusa per poi tornare a farlo.
Il vizio del fumo è parte di lui, ma se vuole stare con me è meglio che si dia alle chewing gum!
« Va bene calmati e non fare la stronza! Non mi facevo un tiro da mesi! » risponde buttando via la sigaretta ancora accesa, mi sento più sollevata anche se la libido mi è finita praticamente sotto la scarpa visti i miei pensieri.
E qualcos'altro poi richiama la mia attenzione: sono dei passi che corrono, si muovono velocemente nella boscaglia davanti a noi, non posso fare a meno che aggrapparmi al braccio di Alex per la paura. « Che cos'è? » chiedo io, è troppo veloce per un animale, dev'essere una persona.
« Stai tranquilla non è nulla... » Alex si para con un braccio davanti me per proteggermi da qualunque cosa arrivi, spezza dei rami per terra e si muove nella neve, poi improvvisamente arriva e getto un urlo per la paura.
La mia azione spaventa anche la persona appena arrivata, un ragazzo che indossa una giacca di pelle. Ha i capelli riccioluti e castani e gli occhi spaventati. « Sam! Che cazzo di spavento, porca troia! » dico esasperata sbattendo i piedi per terra mentre il ragazzo si alza e si riprende dallo spavento.
Mi volto dando le spalle ad Alex e Sam e spostandomi di alcuni passi per sedermi vicino un cespuglio pieno di rami grossi rami secchi mentre i due parlano. « Ehi finocchio che ci fai qui? Ti volevi unire a noi? » chiede Alex con sarcasmo.
Sam fa una smorfia al solo pensiero. « No, cazzone. Ero preoccupato per voi! Siete fuori da più di mezz'ora, pensavo vi fosse successo qualcosa... » preoccupato per noi? Forse è solo preoccupato per Alex, ma il ragazzo non può competere con le mie belle tette. « Mi avete fatto lasciare Serena da sola alla baita! » dice subito dopo con tono aspro.
Alzo la testa di scatto. « Cosa? Ti sei forse rincoglionito? E se fosse in pericolo? Se un qualche pazzo fosse entrato dentro la baita e adesso... » vengo interrotta da Alex che sbuffa, riprendo il discorso delle visioni e dice che mi appoggia eppure adesso non sembra appoggiarmi, anzi, sembra nuovamente in disaccordo con me.
« Qualche problema, Alex? Non dicevi di aver fiducia in me e in ciò in cui credo? » gli rinfaccio.
Sospira e con fatica parla: « Sì, ci credo. Ma la baita è come una fortezza, non può entrare nessuno che non ci sia stato invitato personalmente. » si volta verso Sam e con uno sguardo freddo continua a parlare: « Grazie per la preoccupazione, Sammy! » lo dice in tono dispregiativo.
Il ragazzo gay sta per replicare quando un altro rumore colpisce le nostre attenzioni. Cerco con lo sguardo l'origine del suono che si trova alle loro spalle, questo li costringe a girarsi per guardare gli alberi, sono lontani di pochi metri eppure sembrano chilometri in questo momento!
Una figura in nero compare dal sentiero da dove è venuto Sam, tutti noi restiamo pietrificati davanti a quella figura: ha il volto coperto da un passamontagna nero e i suoi occhi sono freddi e mi mettono paura. Reduce dall'esperienza di qualche ora prima con Benjamin provo a chiedere chi sia.
« Ben? Non è divertente questo scherzo! »
Sam però ha la risposta subito pronta contro di me. « Ben è andato con Blair e Serena... non può essere lui! » si tratta di un uomo dalla spalle larghe. Per esclusione direi...
« James? »
« Non è tipo da fare questi scherzi... » mi risponde Alex mentre sia lui che Sam indietreggiano lentamente, la figura in nero sembra impassibile mentre noi tutti ci chiediamo chi sia, con la mano cerca qualcosa che si trova dentro la sua giacca e allora sento una scarica di adrenalina mentre mi fissa con quell'espressione quasi sadica.
Con gli occhi cerco qualcosa che possa aiutarci: potremmo seguire il sentiero e fuggire per il bosco, torneremmo indietro ma almeno potremmo scappare; una luce poco lontana coglie la mia attenzione, quasi come se fossero i fari di una macchina, forse sono i nostri amici che ci stanno cercando e potrei urlare loro di stare lontani o di aiutarci in qualche modo; faccio un passo indietro e tocco i rami del cespuglio: alcuni rami sono staccati e sono abbastanza robusti da tenere lontano un aggressore, potrei prenderne uno abbastanza grosso e avere un'arma con cui difendermi anche se sento gli arti paralizzati dalla paura: riesco a muovere solo le gambe che tremano violentemente perché sono pronte a correre qualunque cosa io decida di fare.



James
Camera della caldaia – 23.55



« Proviamo a fuggire da questo condotto! » dice Nicole mentre io corro verso la porta, ho la mano già sulla maniglia e potrei aprirla con un semplice gesto.
« Sei impazzita? Ci prenderà di sicuro! » mi riferisco a chiunque sia entrato nella piscina, sicuramente starà venendo verso di noi, sentiamo i passi che scendono le scale che echeggiano per i corridoi, così come anche i nostri sussurri staranno facendo.
« La porta non ci farà uscire. Passando dal condotto magari arriviamo da qualche parte. È un condotto dell'aria no? Potrebbe avere un collegamento con l'esterno... » sussurra lei in preda al panico, devo decidere in fretta e scelgo di darle fiducia. Mi metto da un lato e poggio le mie dita sulla base di ferro mentre lei cerca di tirarne la parte superiore.
Una prima spinta non basta e la grata neanche sembra muoversi in un millimetro dalla posizione, controllo nel caso in cui si siano viti che la bloccano ma non sembrano essercene; è inserita ad incastro ma il freddo deve aver ghiacciato il metallo che sembra attaccato alla parete come se fosse incollato. Mi rivolgo nuovamente a Nicole.
« Dobbiamo andare dalla porta. È pericoloso stare qui, la grata è bloccata e stiamo solo perdendo tempo nel quale potremmo già essere dall'altro lato della piscina. » le faccio notare, i passi si fanno sempre più forti, questo significa che qualcuno si sta avvicinando ma lei mi ignora.
« Proviamo ancora! » infilo le dita tra il piccolissimo spazio che trovo tra la grata e il suo incavo e comincio a tirare fino a farmi male, neanche sento più il freddo gelido dei miei vestiti visto che ho il cuore alla gola.
Proviamo ancora a spingere, stringo i denti ignorando il dolore e infine riusciamo a staccare la grata dalla parete, non abbiamo modo di afferrarla e quella va a sbattere direttamente contro la parete, cade subito dopo sul pavimento facendo così tanto chiasso che potrebbero averci anche sentito fino alla baita! Chiunque stia arrivando adesso sa che c'è qualcuno qui, per questo i passi aumentano e diventano più veloci.
Spingo Nicole davanti all'apertura del condotto e la faccio entrare quasi spingendola con forza, non mi preoccupo di farle male e sento una morsa allo stomaco ma almeno riesce a gattonare per qualche metro permettendomi di entrare, mi fiondo all'interno del condotto mentre mi intima di sbrigarmi, ho come la sensazione che potrebbero afferrarmi dai piedi e tirarmi nuovamente fuori, tuttavia non accade in quanto sia io che Nicole superiamo il primo angolo, non ci fermiamo di certo visto che potrebbe inseguirci anche dentro il condotto.
Svoltiamo gli angoli velocemente, Nicole sembra andare a tutta velocità senza preoccuparsi di dove andare, è svelta e si vede che fa palestra; sento che i gomiti mi fanno male da impazzire visto che sono schiacciato tra le pareti, alla fine ci troviamo davanti un'altra grata, oltre di essa vediamo uno strato di neve e degli alberi poco lontani che girano tutti intorno alla piscina: siamo quasi fuori!
« Dobbiamo sfondarla a calci, cazzo! » dice lei, sento che sta morendo dalla paura dalla voce, cerco di portare avanti le gambe così da poter dare dei calci con tutta la forza che ho, anche lei gira il proprio corpo e per alcuni istanti sembriamo un ammasso di persone che stanno facendo sesso.
Dopo cinque volte che sferriamo dei calci riusciamo a far volare via la grata, lei è come sempre la prima ad uscire, non sento comunque passi o rumori dietro di noi quindi suppongo che non ci stiano inseguendo. Almeno non dal condotto.
Nicole mi trascina fuori dalle gambe e ci troviamo a contatto con l'aria fredda della notte, nonostante io senta caldo per via della corsa mi raffreddo, sento gli arti intorpidirsi in pochi istanti e ritorno a battere i denti mentre le punte delle dita si raffreddano. « Corriamo alla baita, cazzo! Non voglio stare qua ancora un secondo in più! » le dico, annuisce e ci mettiamo a correre, sembra sapere dove siamo, probabilmente dietro la piscina ma non importa dove stiamo andando, l'importante è correre in fretta.
Per alcuni minuti restiamo tra i boschi mentre corriamo e improvvisamente si leva un rumore, sembra il suono di una pistola che spara ma probabilmente l'ho solo immaginato. Entriamo in un sentiero illuminato dai pali e alla nostra destra vedo un piccola chiesetta in mezzo al nulla. Continuiamo a correre finché non vedo il profilo della baita. -Dev'essere un miracolo o un'allucinazione! Voglio piangere, cazzo!- penso mentre percorriamo il sentiero, saliamo i gradini del porticato notando però che le luci sono tutte spente stranamente.
Entriamo con la chiave di Nicole e subito ci troviamo al caldo dell'ingresso. « Ragazzi siamo tornati! Dove siete? » comincia ad urlare Nicole con tutta la voce che ha. « Ben? Ho provato a chiamarti ma non rispondevi, dove sei? Ben! » ci spostiamo verso il salotto dove il camino è ancora acceso e riscalda la stanza. Tutto il resto della casa però si trova nel buio più totale e una figura si trova nel mezzo di esso.
« Serena dove sono tutti quanti? » chiede Nicole avvicinandosi alla ragazza bionda, sembra spaventata, ma non capisco da cosa. Noto che ci sono le tende del salotto tutte abbassate o tirate così da non far vedere l'interno.
« Ben, Blair e Ingrid sono andati dal guardiacaccia a cercare di capire cosa fosse stato quel rumore... » dice lentamente, è successo qualcosa di grave. « Sam invece è andato a cercare Alex e Violet che erano nel bosco... » fa un'altra pausa. « E io sono qua da sola a cagarmi sotto dalla paura per colpa di quella cazzo di visione di Blair! » continua visibilmente spaventata. È nel panico!
Restiamo in silenzio, visione? Non ho idea di che cosa la ragazza possa aver bevuto, forse ha fumato qualcosa. Nicole però resta seria, improvvisamente sembra capire perché Ben l'ha chiamata tante volte. « Ben mi voleva avvertire... » fa un'altra paura e si guarda intorno. « Va bene, vediamo di attivare il generatore d'emergenza. È strano che non si sia attivato da solo. Qualcosa non va... »
La ragazza mi fa cenno di seguirla al piano di sotto dove c'è il seminterrato e dove probabilmente si trova l'impianto e il generatore dell'intera casa. La seguo visto che non voglio lasciarla da sola in un posto come il seminterrato anche se vorrei tanto mettermi davanti al fuoco, tra la corsa nel bosco e il calore della baita però mi sento meglio anche se continuo a starnutire. « Che cos'è questa storia della visione? » chiedo scettico mentre scendo i gradini restandole alle spalle.
« Una lunga storia. Meglio che ti spieghi quando c'è Ben. » si volta verso di me per vedere la mia reazione: probabilmente i miei occhi le dicono molto più di quanto le parole potrebbero fare. Sbuffa esasperata.
« Si tratta di una visione di morte. Premonizione o in qualunque modo ti venga di chiamarla. » comincia a spiegare, sembra assurdo che mi stia dicendo questa cosa però non la interrompo. « Nostra zia aveva questa particolare dote, prevedeva la morte degli altri. Penso che stia succedendo lo stesso a Blair... anche se non capisco il perché... »
Scendiamo le scale che ci portano in una grande stanza molto buia ma riesco comunque a scorgere il profilo di alcuni mobili e parecchi scaffali pieni di scatoloni. « Blair ha delle visioni sulla nostra morte? Cosa che sembra accadere da un momento all'altro? » continuo a chiedere.
La vedo annuire mentre camminiamo tra le ombre del seminterrato. « Immagino che potrebbero non essere così imminenti. Anche se dal modo in cui Serena era sconvolta credo che lo siano... » annuisco in silenzio mentre mi guardo intorno cercando di osservando l'ambiente.
Una parte dello scantinato è occupata da alcuni macchinari: immagino si tratti della caldaia e dei vari generatori della luce visto che ci avviciniamo proprio a quelli, Nicole fa luce col suo cellulare illuminando la via. Apre uno sportello e comincia a giocherellare con alcune levette, resto in silenzio mentre lei cerca di ripristinare la luce nella baita. Sono ancora in pensiero: sono preoccupato per Blair e mi piacerebbe vederla, magari cercare di starle vicino. « Cosa c'è là? »
Indico un punto lontano in un'altra stanza, sembra una strana porta di ferro, molto grande. Lei gli getta un'occhiata veloce e poi risponde. « Quella porta è un'uscita d'emergenza. Qui ci sono delle provviste, sai in caso di guerra o Dio non voglia cosa! Quella è una seconda uscita ma si apre solo con la combinazione giusta... » resto scioccato alle sue parole e cambia discorso ritornando al fattore della luce e del generatore. « Porco troia, non funziona! »
« Potrebbe esserci un guasto? Una spina non collegata bene, un filo leggermente rovinato... » cerco di indovinarne la causa ma lei scuote il volto negando tutto quanto.
« No, il problema è tutt'altro: credo che la luce saltata sia colpa della centrale. Capitava spesso, so come riattivarla visto che mio padre ci portava con se quando capitava. Ci stiamo dieci o quindici minuti al massimo, il tempo della strada e di mettere mano ai fili... vieni con me? »
Potremmo andarci io e lei e risolvere il problema in pochi minuti, non penso però che dovremmo lasciare Serena di nuovo da sola... potremmo portarla con noi e scrivere un biglietto agli altri nel caso dovessero tornare anche se sono certo Nicole vorrebbe stare sola con me...





Warnig:
Link del progetto: https://www.facebook.com/groups/1166158216733219/
Ripeterò questo avviso ad ogni capitolo: ho creato una pagina Facebook riguardante la mia storia nella quale potrete vedere aggiornamenti, scelte da compiere, foto e altro materiale che mi appresterò a pubblicare per allietare la notte di terrore e la vostra esperienza.  

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Capitolo 9
*** 08 - Assassino ***


8.

Assassino






Ingrid
Strada verso il ponte – 0.30



Alla fine Blair mi ha dato retta: abbiamo fatto tanta strada per arrivare al capanno del guardiacaccia per cercare aiuto, non possiamo arrenderci solo perché non l'abbiamo trovato. Inoltre quelle impronte sembrano averci indicato la via, sono sicura di quello che dico come nulla prima d'ora.
« Va bene, andiamo al ponte, se non troviamo nessuno torniamo subito alla baita da Serena e Sam. » ha detto Blair, mi sembra un compromesso ragionevole, per questo ci siamo subito messi dentro l'auto e siamo andati avanti.
Siamo tutti in silenzio mentre guido, premo l'acceleratore appena così da aumentare la velocità quando sentiamo altri rumori nel bosco, sembrano identici a quello di prima: lo sparo misterioso; mi scambio una rapida occhiata con Ben che si trova seduto al mio fianco. « Chi è che fa questo rumore? » chiedo io, non voglio realmente saperlo, quanto più sono curiosa dal sapere se sono o no colpi di pistola.
« Non ci tengo a scoprirlo! » dice Blair con voce roca e bassa, ha di nuovo quell'espressione cadaverica che aveva quando è venuta a parlare della sua visione. Ben sembra accorgersene quindi le fa subito la domanda.
« Blair? Che c'è? Hai avuto... un'altra... » balbetta come un idiota mentre io probabilmente sarei in grado di fare la domanda, lei però intuisce ciò che vogliamo sapere.
« Ho visto Alex che abbassava un pulsante. Poi delle fiamme hanno ucciso una persona... non ho visto chi fosse! » dice Blair, stringo le mani attorno al volante. Queste visioni sono inutili se non sappiamo chi è in pericolo di morte!
« E chi dovremmo pensare che sia? » chiedo arrabbiata.
Lei scuote il viso ma Ben mi risponde invece. « Qualcuno che sta con Alex, o che sarà con lui. » tutti quanti noi pensiamo subito a Violet: lei era uscita scappando dalla baita e lui l'aveva cercata, questo significa che lei era la ragazza inghiottita dalle fiamme e Serena quella nell'ombra?
Tutti quanti sembrano arrivare al mio stesso ragionamento però Ben ancora una volta parla per negarlo. « Non lasciamoci ingannare, le previsioni sono incerte. Non possiamo mai sapere cosa accadrà e a chi, quindi non culliamoci del fatto che Serena sia al sicuro con Sam alla baita e che Violet sta per essere cotta al forno! » ritorniamo nel più totale silenzio, sono convinta della mia teoria anche se è chiaro che non abbiamo nulla di certo ormai.
Usciamo dai boschi trovandoci nel grande spiazzo che percorre la vallata e freno di botto prima di mettere un solo centimetro della ruota sul ponte.
Sul ponte che ormai non esiste più ovviamente! Scendiamo tutti e tre dalla macchina, paralizzati dalla vista di ciò che stiamo vedendo: il vuoto riempie lo spazio dove poche ore prima c'era il ponte che collegava le due estremità, sposto il mio sguardo verso il basso trovando i resti della struttura crollati.
« Ditemi che è uno scherzo? » chiedo io, scuoto il viso stringendo i pugni. « Anzi no, questo è vero. Che cosa è successo, dannazione!? » urlo in preda al panico alla visto della nostra unica possibilità di chiedere aiuto sfumata in un mare di macerie ancora fumanti.
Blair sembra avere una rivelazione: « Quel rumore che abbiamo sentito alla baita... quello che sembrava un'esplosione. » sento le spalle più leggere perché stavolta non posso darle torto: il rumore era così assordante da somigliare proprio ad un'esplosione, al suono del ferro del ponte che sfrega contro l'intera parete rocciosa.
« Ma se è stato il ponte... immagino che il guardiacaccia possa averlo sentito. Ma allora lui dov'è? » chiede Ben guardandosi intorno cercando un minimo indizio che riveli la presenza dell'uomo che abbiamo cercato.
Troviamo qualcosa di meglio: un'automobile nera con le strisce blu, la scritta che ne indica l'appartenenza all'FBI.
Sembra parcheggiata e qualcuno sembra sedere sul sedile principale, forse la poliziotta che abbiamo visto insieme al guardiacaccia proprio all'inizio della serata.
« Dio sia ringraziato! » dico alzando le mani al cielo e correndo verso la macchina prima che gli altri due possano fare lo stesso; mi avvicino al mezzo chiamando chiunque ci sia all'interno: « Mi scusi? Lei nell'automobile, abbiamo bisogno di aiuto, la prego! » non mi sono resa conto di avere la voce colma di panico, pensavo di essere più tranquilla.
Quando mi trovo accanto all'auto posso finalmente vedere chi c'è all'interno di essa: si tratta di un uomo con l'elegante divisa della FBI, sto per chiamarlo quando vedo i suoi occhi sbarrati e un rivolo di sangue che gli esce dalla bocca. Solo allora vedo le numerose macchie di sangue che contornano degli strappi nella sua divisa. Mi porto le mani al viso e comincio a urlare per l'orrore impresso nei miei occhi.
Ben subito appresta a tenermi in piedi, Blair imita il mio movimento e anche lei trova il poliziotto morto. « Chi può aver fatto una cosa simile!? » chiede lei disperata.
« Dobbiamo andarcene subito da qui! » urlo cercando di scuotere Ben per il braccio, il ragazzo si limita ad allontanare Blair dal cadavere dell'uomo nella macchina, si avvicina e apre la portiera. « Che stai facendo? »
« Cerco di capirci qualcosa! » mi risponde piuttosto innervosito, torna ad osservare l'interno dell'auto. « Penso che non sia morto qui. Qualcuno deve averlo spostato... ma non capisco perché... » non ho idea di quale criterio usi per dirlo, ma salto tre metri in aria quando una voce echeggia all'interno della macchina, viene dalla radio.
« Qui è l'Agente Hills, Thomas mi senti? Rispondi! » è la voce della poliziotta, Ben si affretta a prendere la radio per rispondere. « Tom? »
« No, signora. Mi chiamo Benjamin Williams, la baita a nord vicino alla centrale... » dice lui identificandosi, fa un lungo minuto di silenzio e poi la donna parla.
Ed è quella strana esitazione a farmi venire i brividi. « Cos'è successo all'Agente? Voglio parlare con lui, sbrigati ragazzo! » dice lei imponendo quell'ordine, Ben si morde il labbra e cerca di tirare il filo della radio per allontanarsi un po' dal sedile, probabilmente a causa della puzza del sangue.
« L'abbiamo trovato morto, signora. Stavamo cercando il guardiacaccia e perciò siamo usciti quando... » Ben cerca di spiegare all'Agente Hills come le cose sono andate ma lo interrompe come se non le importasse nulla.
« Andate subito alla baita. Ci vediamo lì! » la comunicazione poi viene interrotta immediatamente, Ben lascia quindi la radio e chiude lo sportello avvicinandosi a me e Blair per comunicarcelo, come se non avessimo sentito.
« La poliziotta... » lo interrompo subito, non voglio risentirmi dire quello che la donna ha detto. Lo trovo inutile e non ci dà una soluzione, uscire dalla baita è stato inutile.
« Perché dobbiamo tornare proprio ora? Voglio dire... potrebbe essere... pericoloso. » dico io, gli occhi di Ben cercano di carpire una risposta in quelli miei, è inutile tenermi i dubbi dentro ormai, con morti ed esplosioni alle nostre spalle. Decido di essere sincera. « Non mi convince. »
« Cosa non ti convince? L'Agente? Vuole aiutarci. E magari possiamo capirci qualcosa, magari può trovare il mondo di proteggerci... » dice Blair, non sono sicura di questo, è ovvio che se la poliziotta è qui vuol dire che è successo qualcosa di grosso.
Nella mia mente ripercorro le ore precedenti: io e Serena eravamo nella foresta, davanti alla chiesa dove avevamo incontrato la poliziotta, potevamo seguirla e scoprire cosa stava cercando, invece l'ho convinta a tornare. Loro vorrebbero tornare subito alla baita e anch'io, tuttavia ho troppa paura che possa trattarsi di qualcosa di peggio, non so più di chi fidarmi, potrebbe essere stato anche uno di noi ad ammazzare il poliziotto, o forse l'Agente Hills stessa.



Sam
Sentiero innevato – 0.25



Sento i miei arti rigidi: non per il freddo ma per il terrore che mi infiamma il corpo, una fiamma che mi brucia il cuore stesso, non saprei come altro descrivere la sensazione di paura che ho adesso; mi trovo al fianco di Alex, entrambi rivolti con lo sguardo alla figura in nero, sta cercando qualcosa nella propria giacca, i suoi occhi sono puntati contro Violet e sembra minacciarla mentre la ragazza si guarda intorno, non capisco cosa ha intenzione di fare.
Con la mente ripercorro gli ultimi istanti alla baita: Blair e Ben che escono di casa, la mia amica che chiude la porta e io che ritorno con Serena, totalmente tranquilla nel suo disegno, poi sbuffa e lo butta dall'altro lato del salotto. Le ho chiesto se fosse impazzita nel fare una cosa del genere, mi ha risposto mandandomi a quel paese e poi mi ha chiesto scusa.
-Coraggio Sam, devi spostarti, devi correre verso il bosco. Non ho modo di superarlo ma posso andare....- freno i miei pensieri quasi come se quella figura dalla spalle larghe potesse sentirli. Voglio agire, ma tiene sotto controllo ogni nostro spostamento, i nostri fiati si fanno lenti come se fossimo prossimi alla morte, mi tremano le mani.
Cerco di stare calmo, me lo ripeto fino a perdere il conto delle volte che me lo dico. Credo di essere arrivato almeno a venti volte, la paura mi ha bloccato il cervello! Ancora una volta mi compare nella mente Serena, che dopo avermi chiesto scusa ha avuto il coraggio di chiedermi di cercare Alex per lei; e come un idiota mi sono fatto convincere.
-Chi me l'ha fatto fare!?- chiedo a me stesso.
L'attimo seguente un corvo gracchia e vola nella foresta passando sopra di noi, poi tutto tace e Violet si sposta: si china per prendere un ramo dal cespuglio al suo fianco, nello stesso istante in cui si rialza si vede puntata contro la pistola che l'uomo in nero ha preso dalla giacca, parte il colpo che echeggia in tutta la foresta, balzo indietro cadendo per terra sulla neve, non riesco più a sentire nulla che non sia l'eco dello sparo; vedo che Alex si volta per correre via, mi rialzo cercando di capire cosa è successo: Violet ha la bocca spalancata mentre urla anche se non riesco a sentirla, in una mano tiene il ramo spezzato, l'altra invece cerca di frenare il sangue che le esce dall'enorme foro alla spalla e che le bagna tutto il giubbotto di rosso. Mi gira la testa adesso!
Fuggire e correre fino a che non mi esplodano i polmoni: è questo che devo fare prima che il prossimo colpo sia per noi. Mi giro e striscio per pochi centimetri prima di riuscire a rialzarmi, il tempo necessario affinché Alex sfrecci oltre di me, mi rimetto in piedi restando con la schiena curvata nella speranza che qualunque cosa ci sia lassù nel cielo mi possa dare una mano a uscirne vivo; qualcosa sbatte in un albero a me vicino, gli rivolgo un'occhiata di sfuggita per vedere un enorme buco nella corteccia dell'albero, all'altezza della mia testa praticamente. Sfuggo via e mi nascondo tra gli alberi mentre echeggia un altro colpo, non so cosa abbia colpito stavolta ma sono felice che l'udito mi stia già tornando.
« Sam! » sento il mio nome poco prima di vedere chi l'ha pronunciato, riesco a fermarmi in tempo prima dall'andare a sbattere contro l'imponente Alex, mi frena in parte lui tenendomi per i polsi e lo guardo negli occhi.
Se mai avessi pensato di vederlo in questo stato avrei riso al solo pensiero: gli occhi del ragazzo sono spalancati, pieni di paura e tremanti, riesco a vedere il colpo di pistola nella spalla di Violet più e più volte e il sangue che le cola via. L'urlo che non sono riuscito a sentire. « Dobbiamo andare! » gli dico, penso che la cosa fosse ovvia ma riprendiamo a correre in fretta tra gli alberi sfrecciando sulla neve.
Il bosco improvvisamente sembra essere diventato una gigantesca trappola per attentare alla mia vita: rami che sembrano spuntare dal nulla come per magia, grandi radici che sbucano dal terreno e che restano celate dalla neve come assassini pronti all'agguato, come l'uomo che ci ha sparato contro. Non voglio più pensare quindi spengo la mia mente.
Riesco a vedere solo la strada fitta tra gli alberi, Alex a pochi metri che compie i miei stesi movimenti, saltellando qua e là nel tentativo di sfuggire al pazzo assassino, non ho idea di dove mi stia portando ma decido di sicuro non può essere più pericoloso di quello che ci stiamo lasciando alle spalle.
Mi voglio illudere che l'assassino ci abbia abbandonato e che in realtà stiamo correndo senza senso, che probabilmente stia correndo per prendere Violet, per quanto possa dispiacermi spero proprio che sia così perché questo significherebbe che noi abbiamo salva la vita, per ora. Mi sento un mostro nello sperare questo, ma non posso farci niente: inoltre non mi importa nulla di Violet, piuttosto sono più preoccupato per la mia vita.
Capisco cosa Alex stia cercando: un posto dove nasconderci, ma nulla è abbastanza per poterci salvare dai colpi di pistola e da chissà quanti proiettili! Improvvisamente però sembra aprirsi uno spiraglio di speranza: ritroviamo il sentiero principale che sembra condurci ad una grande distesa di nulla, poi mi accorgo che si tratta di una struttura che poi sprofonda, sembra quasi una diga. « Vieni qui, cazzo! » mi urla Alex, sento solo adesso il vero terrore nella sua voce, è spaventato come non mai. Lo seguo correndo.
Compare una struttura, sembra quasi una casetta di forma quadrata, costruita con mattoni credo, una grande porta di ferro ne chiude l'ingresso e Alex sembra intenzionato ad entrare lì, non penso alle possibili conseguenze e ci andiamo a sbattere entrambi, lui mette mani alla grande maniglia e la gira, questo fa si che la porta si apra, mi spinge dentro con la forza e in un primo momento siamo nell'ombra più buia, poi le luci si accendono rivelando una stanza molto spoglia con pochi mobili, nessuna finestra per l'aria, eppure sembra che qualcuno sia stato qui di recente.
Mi volto verso Alex che ha chiuso il portone di ferro e a tirato la maniglia per bloccare la porta, nessuno può più entrare qui dentro a meno che non liberiamo la sicura.
Un brevissimo istante in cui possiamo riposarci, in cui sento il cuore esplodermi in gola per la fatica della corsa, cerco di riprendere fiato piegandomi e tenendomi alle gambe, Alex si tiene alla porta e ne vedo le larghe spalle, sputa la saliva e poi si rimette composto poggiandosi con la schiena davanti la porta, subito mi percorre un brivido alla schiena.
« Allontanati dalla porta! Potrebbe sparare e... » comincio a dirgli, non penso che la porta sia di ferro perché sono un ammasso di istinti come ora, voglio solo sopravvivere!
« Che dici, finocchio? Questa porta è di ferro. Non può sfondarla a suon di proiettili! » sbuffa arrabbiato, mi zittisco guardandolo con risentimento, mi rendo conto solo ora che sono rinchiuso con questo idiota in questo posto tetro!
« Come conosci questo posto? » chiedo cercando di conversare con lui, sento l'ansia svanire lentamente dal mio corpo e l'adrenalina esaurisce i suoi effetti facendomi sentire dolore ai polpacci che massaggio dolcemente.
« L'ho visto con Ben. » taglia corto, osserva la stanza senza capire, dai suoi occhi è come se cercasse qualcosa che evidentemente manca. « Qui c'era un uomo... una specie di guardia della sicurezza della diga. » dice lui.
Mi guardo intorno allargando le braccia e osservando l'evidenza, oltre i mobili più semplici come un letto, un comodino e il necessario della cucina c'è una libreria. « Ti sembra che ci sia qualcuno qui? »
« Vaffanculo, finocchio! Non mi prendere per il culo col tuo sarcasmo. » dice in risposta, immagino non sia il caso visto che hanno appena sparato alla sua ragazza; continuo a guardarmi intorno andandomi a sedere in uno sgabello.
« Io... lascia perdere. » vorrei dirgli che mi dispiace, che comunque è orribile quello che sia successo a Violet, ma non credo che le mie parole lo farebbero stare meglio.
« Devo andare a prenderla! » dice lui. Ci guardiamo negli occhi nello stesso momento, non credo di aver mai sostenuto tanto a lungo il suo sguardo, ho i brividi alla schiena.
« Sei impazzito!? C'è un pazzo assassino che non ha esitato a spararci e per poco non ammazzava a sangue freddo Violet, e tu vuoi andare a cercarla!? » alzo la voce senza rendermene conto visto quanto la sua idea sia folle.
« È la mia ragazza! Non posso lasciarla là fuori da sola! » urla in risposta, mi alzo in piedi di scatto facendo cadere lo sgabello e urlandogli contro sbattendo i piedi.
« Capisco quello che vorresti fare e credimi, è una cosa davvero nobile, ma non puoi affrontare quell'uomo da solo. Possibilmente è proprio dietro la porta pronto a spararci e aspetta solo che la apriamo per ammazzarci! »
Si volta guardando la porta e poi verso di me con lo sguardo sconfitto, gli occhi che continuano a tremare per la paura e l'orrore che abbiamo vissuto. « Che cosa dovrei fare allora? Sperare che se la cavi mentre stiamo nascosti? »
Vorrei rispondergli di sì, per quanto spregevole possa sembrare dobbiamo prima pensare alla nostra vita; una parte di me però mi dice che dovrebbe andare a cercarla e che non dovrei lasciarlo da solo visto che ho già lasciato sola Serena e ho sbagliato nell'uscire dalla baita. O lo convinco a restare, o vado con lui, non ho altre scelte.



James
Baita degli Williams – 0.30



« Capito Serena? » chiedo nuovamente, lei mi guarda con i suoi occhi grandi e azzurri, tremano con le lacrime. Non vuole restare da sola nella baita, ma è la scelta migliore per lei perché se uscisse... non c'è luogo più sicuro della casa!
« Sì, sei comunque uno stronzo! » dice mordendosi subito dopo le labbra, mi sento in colpa perché non dovrei lasciarla qua da sola, mi chiedo perché Sam invece se ne sia andato.
Non ha senso: non cercherebbe mai Alex, e non lo aiuterebbe neanche se quello fosse in pericolo di vita. Mi concentro nuovamente sulla ragazza. « Resta nascosta nella tua camera, chiuditi e non aprire a nessuno che bussi o suoni va bene? Neanche se siamo noi. » sospira e annuisce più volte mentre le dico cosa dovrebbe fare. È spaventata e spero proprio che concretizzi ogni mia parola.
Mi allontano da lei e mi avvicino a Nicole che ha già preso due torce, una per lei e una per me, si è presa anche un piccolo zainetto ma non ho idea di cosa possa esserci. Sembra seria in volto e ho come l'impressione che questo viaggetto verso la centrale non sia una buona cosa, se c'è qualcuno che vuole farci del male... potrebbe anche essere uno scherzo.
Un brutto scherzo organizzato da Alex e dai suoi amici, Ben incluso, tuttavia non vedo come potrei spiegare la visione di Blair nella sua mente. « Ci sei? Sembra quasi che hai visto un fantasma... » mi dice Nicole, non saprei dire che tipo di sensazione ho, come se avessero già detto questa frase a qualcuno che non fossi io.
Annuisco. « Sì, ci sono. Possiamo andare. » vedo Serena che sparisce dietro la porta della sua stanza nella cucina, si chiude dentro e poi i suoi passi svaniscono nel nulla, resto per un lungo attimo nel silenzio più totale: l'intera montagna è come se fosse spenta ma poi qualcosa rompe la quiete, dei colpi di pistola, qualcuno ha sparato di nuovo.
« Che cosa sta succedendo? » chiedo io a Nicole, mi aspetto che lei possa darmi una spiegazione, magari qualcosa che possa aiutarmi a capire. Scuote il viso e apre la porta guardandosi intorno con fare circospetto, usciamo quindi dalla porta di servizio della cucina e saltiamo la ringhiera.
Atterro sulla neve che finisce sui miei stivali, fortunatamente Nicole mi ha concesso alcuni minuti davanti al fuoco e ciò mi ha permesso di riscaldare gli abiti, ora che siamo di nuovo nell'aria gelida della montagna sembra che non abbia fatto nulla e i miei abiti sono di nuovo umidi.
« Come va? Senti freddo? » chiede lei preoccupata, scuoto il volto ma resto in silenzio mentre mi passa la torcia, l'attimo seguente le rivolgiamo contro il bosco intorno alla baita cercando uno spiraglio, dovrebbe esserci un sentiero.
Lei lo indica con la mano ed annuisco mentre entrambi ci incamminiamo per la strada, rivolgo un'occhiata alla baita che dall'esterno è spaventosa, tetra con le sue finestre scure come se ci fosse qualcosa di pericoloso all'interno. « Stai ancora pensando a Serena? Vedrai che starà bene. » dice Nicole senza distogliere lo sguardo dal sentiero innevato che abbiamo trovato, è molto più fitto di quello che abbiamo seguito per arrivare alle piste sciistiche.
« Sono più in pensiero per Blair. » dico finalmente, Nicole sembra raggelarsi a causa della mia rivelazione; non sono uno stupido: ho notato subito il modo in cui mi guarda, il modo in cui cerca di approcciarsi, non voglio illuderla perché nono sono un cattivo ragazzo e non voglio che soffra, ma non sono interessato a lei come lo sono con Blair.
« Ah... » la sua esclamazione lascia il vuoto tra di noi; l'andare alle piste sciistiche, il giretto io e lei e tutti quei discorsi che ha fatto, la piscina... so che cosa sta cercando di fare. Ma non avrà nulla da me ed è il momento che lo capisca. « Ti piace parecchio, vero? » chiede.
-Quanto le costa dirlo?- immagino che stia soffrendo, eppure dallo sguardo vivo che ha negli occhi quasi non sembra, la verità è che Nicole è una brava attrice. « Non so bene cosa provo per lei, mi interessa molto come persona... » non voglio espormi troppo. Vorrei dire che mi piace la sua mente così intelligente, il fatto che sia bella è superficiale in confronto a tutte le altre qualità; tutta questa situazione mi ha dato molto da pensare in quanto tutti siamo in pericolo.
« Perché non glielo dici e basta!? » dice lei ridendoci sopra; odio quando le persone piangono, non ho idea di come potrei riuscire ad aiutarle e sento lo stomaco girare per la rabbia. Nicole non sta direttamente piangendo ma sento le increspature nella sua voce, ha gli occhi lucidi, e questo non è per il freddo!
« Mi dispiace... » riesco a dire, le mie scuse però non possono risolvere nulla, tira su col naso e mi sorride facendomi segno che non c'è nulla di storto.
Finge di stare bene e non posso fare altro che rispettare la sua scelta di non sfogarsi, è una ragazza forte, io non sono il tipo per lei, troverà colui che potrà amarla.
I nostri discorsi si interrompono quando dopo l'aver percorso il sentiero nel bosco fitto ci troviamo davanti ad un cartello: da un lato ci viene indicata la via per la centrale, dall'altro lato invece segna la strada per arrivare all'hotel abbandonato; istintivamente guardo la direzione in cui non dobbiamo andare aspettandomi di vedere il profilo della struttura abbandonata ma i miei occhi non riescono a scorgere nulla tra gli alberi.
« La gente doveva passare per la vostra baita per arrivare all'hotel di cui mi hai parlato? » chiedo.
Prendiamo la strada che porta alla centrale e camminiamo mentre ritorniamo a parlare anche se per poco. « No, c'è un sentiero collegato alla strada principale: veniva chiamato “viale degli alberi profumati”; non ho mai sentito profumo però, e ora non resta altro che una strada malandata. » mi risponde, restiamo in silenzio fino a che non arriviamo alla centrale elettrica che presto spunta davanti noi.
La zona è molto piccola, circondata da una recinto alto almeno due metri e poi contornato da un filo spinato sulla cima, c'è una struttura poco più grande della baita degli Williams e ci sono due alte torri elettriche ai lati mentre al centro c'è una torre più alta che suppongo essere una torre radio; forse è proprio quella che non ci permette di comunicare con gli altri, potrebbe essere un guasto, o forse qualcuno ha volontariamente fatto un casino.
« Non siamo soli... » dice Nicole osservando le orme sulla neve, sono stivali maschili. « Oppure qualcuno è stato qui da poco. » ritorna ad osservare la centrale al quale ci avviciniamo con circospezione.
L'ingresso principale è un cancello automatico ma una volta che la luce è assente dubito che funzionerà, ci postiamo verso il fianco della struttura a pari passo con il recinto. « Cosa stiamo cercando esattamente? » le chiedo.
Non mi risponde in quanto sembra intenta a cercare qualcosa, uno spiraglio che infine localizza: si allontana da me e dal recinto finendo in una specie di fossa scavata, la seguo per non lasciarla sola e vedo che cosa stava cercando: un tubo gigantesco con una grata leggermente aperta, suppongo che passi ed entri nella centrale.
« Nicole... ti ringrazio per il complimento, ma le mie spalle e i miei pettorali non ci passeranno mai da lì! » dico indicando la fessura appena necessaria per il passaggio della ragazza, la grata di ferro non lo consentirebbe neanche a lei.
Lei mi guarda in maniera strana, come se fosse confusa. « Lo so... per questo devo andare solo io. » dice con tanta tranquillità. « So come attivare il generatore quindi posso raggiungerlo in fretta da questo punto. »
Probabilmente si accorge della mia espressione contrariata. « Cioè davvero vuoi andare là dentro da sola? E ti aspetti che te lo permetta!? » è uscita fuori di testa. Non sappiamo cosa potrebbe esserci là dentro e benché mi fidi delle abilità di Nicole con la centrale non mi fido del restare soli.
« Scusa cosa proporresti allora? » dice lei come se non ci fossero altre soluzioni per risolvere il problema.
Potremmo cercare un'altra entrata insieme, un modo per scavalcare o per riuscire ad entrare ma restando uniti, cazzo! D'altro canto lei sembra così sicura di sé che potrebbe davvero entrare dentro la struttura e risolvere il problema in pochi minuti e da sola.

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Capitolo 10
*** 09 - Misterioso ***


9.

Misterioso






Alex
Diga – 0.40



« Va bene, ti aiuterò a cercare Violet... non penso che stare qui tutta la notte sia d'aiuto a qualcuno. E poi l'idea di stare chiuso con te mi porterebbe al suicidio! » dice Samuel dopo aver riflettuto.
Non è necessario che venga con me, non lo voglio! Mi sarebbe d'intralcio, voglio solo cercare Violet e incrocio le dita perché stia bene, avrei dovuto subito correre in suo aiuto, però ho deciso di scappare dall'altro lato.
« Resta qui, finocchio altrimenti ti troverai una pallottola nel cervello! » dico ignorando le sue parole, rimetto le mani sulla porta e ne tolgo il perno che la chiude, l'assassino potrebbe anche essere dietro la porta di ferro e starei rischiando di mettere in pericolo anche Samuel.
« E che ti frega se mi sparano? » dice lui, sbuffo infastidito. Non mi importa nulla, mi farebbe un piacere se morisse, però mi darebbe fastidio se uno dei suoi amichetti mi desse la colpa dell'accaduto in qualche modo.
« Come ti pare. » dico lapidario, apro la porta e il freddo entra subito all'interno del nostro rifugio, c'è silenzio e neanche il vento riesce a spirare visto come l'aria sia tesa: apparentemente non c'è una singola forma di vita nella foresta, la cosa mi sembra però impossibile da credere.
Samuel scatta in avanti e io richiudo la porta; ci guardiamo intorno aspettando che da un momento all'altro qualcuno dei nostri amici ci trovi e ci dia buone notizie. Tutto questo forse non sarebbe successo se avessi creduto a Violet, e forse se fossi rimasto dentro invece di andarla a cercare... magari sarebbe tornata prima alla baita. Mi sento colpevole di tutto.
« Dove potrebbe essere andata? » dice Samuel dandomi le spalle, è ad un metro o due avanti me, siamo distanti dal bosco e ci teniamo a distanza come se potessimo morire.
« Forse alle piste sciistiche. Magari sta cercando l'aiuto di Nicole; magari potrebbe incrociare Ben e le altre se erano vicini a noi... » cammino appena dietro di lui e si volta per darmi la risposta, lo posso guardare negli occhi, così pieni di coraggio e così pieni d'odio, non riesce a fissarmi.
Apre la bocca ma non ne escono parole, o forse sono io a non riuscire a sentirle visto che un rombo echeggia nell'aria silenziosa e fredda della notte; Samuel si porta subito entrambe le mani alla coscia dove una grande macchia di sangue comincia ad allargarsi a causa di un foro; non esito un istante e lo spingo a terra buttandomici di sopra per evitare altri spari. « Cazzo! » lo sento urlare e piangere allo stesso tempo e cerco di restare lucido e di riflettere.
-Non può correre, forse faticherebbe a camminare!- nell'attimo in cui sto pensando di fare qualcosa, il mio corpo istintivamente agisce: mi rimetto in piedi, le gambe flesse appena così da poter scattare a correre nel bosco, con un braccio prendo Samuel e lo rimetto in piedi, lo stringo forte in vita e comincio a correre trascinandolo con forza e facendogli strisciare i piedi per terra, non sento neanche il suo peso vista la carica di paura che mi invade.
L'assassino è venuto per noi. Non ha pensato di seguire Violet, ci stava aspettando e ha previsto il nostro passo falso.
« Forza, Sammy fai l'uomo e corri! » gli urlo, se non si mette d'impegno non riuscirò a trasportarlo e dovrò lasciarlo qui in balia del pazzo assassino!
Tra le lacrime e i lamenti di dolore riesce però a poggiare entrambi i piedi a terra, non mi aspetto di certo che corra da solo quindi lo sostengo con il braccio; scompariamo nella boscaglia, è tutto assurdo, così incredibile. La strada si biforca: il sentiero innevato ci conduce da una parte lungo la boscaglia più fitta, potremmo perderci. L'altro sentiero invece avanza fino ad una grande apertura simile ad una caverna, c'è solo una piccola luce in fondo al quel passaggio; sembra la strada oscura che Violet mi aveva indicato poco prima che Ben ci facesse prendere lo spavento.
« Andiamo da questa parte! » dico rivolgendomi a Samuel, non sento passi o echi di spari alle nostre spalle quindi suppongo che nessuno ci stia seguendo per ora.
Ci avviciniamo correndo alla grande bocca oscura che si rivela essere una costruzione in cemento armato nascosta tra i vari arbusti, dalla struttura del corridoio sembra quasi il tunnel di un ingresso, mi ricorda molto quei bunker che si vedono nei film o nei videogiochi. Samuel non può chiaramente decidere, non può correre da nessun'altra parte quindi mi vedo costretto a decidere per lui: entriamo nel corridoio e corriamo fino a che l'ingresso scompare dalla nostre spalle in un punto di luce bianca mentre noi ci troviamo circondati dalle luci del tunnel che si accendono al nostro passaggio; sono giallastre, illuminano le pareti di un colorito sbiadito. Finalmente ci concediamo un attimo di pausa dopo una lunghissima corsa!
Faccio appoggiare Samuel alla parete con le spalle, lui però crolla subito a terra senza riuscire a sostenersi da solo, si tocca la gamba e si morde il labbro con i denti, la bocca gli diventa subito di un rosso simile al sangue. « Ti farai male se continui a morderti! » gli dico, non che mi importi, ma ho faticato per metterlo in salvo quindi mi aspetto che resti vivo.
« La gamba... mi fa malissimo! » dice lui stringendo sempre di più i denti attorno al labbro, mi abbassò così da poterlo vedere il viso e con le dita gli tiro la pelle del mento così che il labbro torni al suo posto. « Non mi toccare! »
« Dovresti ringraziarmi succhiandomelo visto che ti ho appena salvato il culo, finocchio! » gli rispondo alzando la voce, subito dopo cala il silenzio in quanto nessuno di noi vorrebbe farsi sentire dal pazzo che spara.
« Grazie, Alex. » dice lui dopo svariati minuti che siamo fermi, guardo l'orologio che segna l'una di notte, siamo fermi da molto ormai e potremmo cercare una via d'uscita. Non mi fido a tornare indietro, se non avessi insistito nel cercare Violet probabilmente non mi sarei dovuto accollare Sam.
« Non voglio che me lo succhi! Scherzavo prima, non è necessario! » dico sbuffando ed evitando il suo sguardo, sono incredibilmente a disagio ora che sono solo con lui.
« Preferisco farmi ammazzare piuttosto che farlo! » risponde lui, sposto gli occhi su di lui: ha l'espressione coraggiosa, simile a quando nella baita voleva tirarmi il soprammobile sul tavolino, mi scappa un ghigno.
Mi piace quell'espressione: tiene il viso inclinato in un certo modo, e ciò dipinge una leggera linea nel collo. Stringe la labbra con risentimento e i suoi occhi sono appena chiusi.
« Sai? Con l'ultima ragazza che mi ha guardato così ci ho fatto sesso... » mi scappa, è stata proprio Violet, dal sesso poi siamo passati a qualcosa di molto più serio perché lo voleva lei, e col tempo ammetto di essermici abituato.
« Andiamo via da qui! » dice lui alzandosi, si regge appena in piedi e scatto anch'io cercando di dargli una mano visto come traballa, poggia il peso sul gamba ferita e butta la testa indietro per cercare di non urlare per il dolore.
« Ti aiuto io! Tieniti a me, finocchio. » dico, lo prendo quasi con forza, anche se lui vorrebbe essere lasciato a cavarsela da solo ma non lo voglio permettere.
Camminiamo per molto tempo in quella galleria, potrei vedere l'orologio per sapere che ore sono ma non ci riuscirei visto che sono io il sostegno di Sam; è così strano sentirlo stretto al mio fianco, è l'ultima persona che avrei desiderato finisse con me in una situazione simile.
Immagino però che con i miei muscoli e la sua intelligenza possiamo cavarne qualcosa di buono e uscirne insieme. « Da quanto stiamo camminando? Sono stanco e non mi sento più la coscia! » dice Sam lamentandosi, sospiro infastidito.
Lancio poi un'occhiata al foro nella sua gamba, ha perso molto sangue e continua a perderne in quantità, i miei occhi si alzano nuovamente e trovo il suo viso notevolmente più chiaro rispetto a quasi un'ora prima. « Non so dove finiremo. Spero solo che ci porti in un posto sicuro! » dico.
I miei pensieri viaggiano con la mente: mi dispiace che Sam sia stato ferito, se fossimo rimasti dentro il rifugio del guardiano della diga probabilmente non avremmo dovuto affrontare tutto questo, anche se avrei dovuto fare i conti con la mia claustrofobia visto quanto quel posto era piccolo!
« Ci siamo quasi, vedo una porta... credo. » dico io quando sembra che finalmente abbiamo raggiunto la fine del lunghissimo corridoio illuminato, dietro di noi ci sono solo le ombre in quanto le luci si sono spento subito dopo il nostro passaggio. Cerco di scrollarlo. « Andiamo, Sammy! »
« Non mi chiamare Sammy! Mi fa schifo e io e te non abbiamo la confidenza per fare gli amiconi, neanche con questa situazione di merda! » mi risponde.
Siamo davanti alla porta adesso e lo faccio appoggiare alla parete così che possa cercare di aprirla, la maniglia fa un po' di resistenza ma cerco di forzarla lo stesso e la sento quasi aperta. « Da dove ha sparato? Dal bosco? Non ho visto nessuno in giro... » dice lui pensando, non sono certo che stia ponendo la domanda a me.
Questo mi fa riflettere: prima il colpo alla spalla di Violet, una distanza molto ravvicinata, poi il colpo alla coscia di Sam, non c'era nessuno intorno a noi però; l'assassino deve avere un'ottima mira per sparare a distanza... « Ecco, Prima le “signore”... » dico sarcasticamente aprendo la porta, l'ambiente è luminoso, probabilmente il bagliore della luna che riflette la neve. Sam mi mostra il dito medio ma entra.
Chiudo la porta alle nostre spalle e osservo la stanza: un grande bancone si trova nella successiva nel quale posso vedere le macerie del piano di sopra di questa nuova struttura, sembrano bloccare l'ingresso in questo posto ma la neve riesce ed entrare dalle vetrate delle finestre sfondate. Un suono lontano echeggia in questo nuovo posto e guardandomi intorno cerco di capire dove siamo. L'unico dettaglio che colpisce la mia attenzione è una grande bacheca con moltissime chiavi elettroniche numerate.
« Che posto è questo? » chiede Sam cadendo a terra, lo aiuto a spostarsi in modo da farlo tenere poggiato alla parete quando vedo finalmente una sedia, lo tengo sospeso con entrambe le mie braccia e lo aiuto a sedersi comodamente.
« Resta qui, vado a cercare un qualcosa per fermare il sangue o per ricucirti! » dico ignorando la sua reazione.
« Vuoi lasciarmi solo qui!? » dice, non sono sicuro di poter trovare ciò che cerco per aiutarlo e non posso pretendere che mi dia una mano visto che fatica a camminare, potrei restare con lui. E anche vero che se non aiutassi le cose non migliorerebbero e lui continuerebbe a perdere sangue, col freddo che fa poi... potrebbe andare in setticemia.



Nicole
Centrale elettrica – 0.55



Cerco di passare per l'ultimo ostacolo prima di essere finalmente dentro la centrale: mi arrampico aiutandomi con le crepe nel condotto dei liquami, la centrale però è abbandonata da quanto lo Stato ha preferito fare tutto in maniera elettronica così da non dover pagare più gli operai quindi il condotto è pulito, e alla fine di esso mi aspetta James.
Mi è bastato insistere di nuovo affinché si convincesse che fosse giusto aspettarmi, e non vedevo l'ora di restare sola da quando mi ha detto cosa prova realmente per Blair: non è stato necessario che parlasse, che dicesse davvero che le piace, l'ho sentito dalla sua voce e ogni sua parola per me è stata come una coltellata al cuore. Me ne farò una ragione, ma ci starò comunque male visto che ci speravo.
Spunto in un angolo della centrale a me familiare, si tratta dell'ufficio centrale, mi tiro su mettendoci tutta la mia forza: è come allenarsi in palestra, anzi, quella è meno faticosa. Riesco a rimettermi in piedi e vedo un serpente che sgattaiola via da una scrivania, salto in aria abbastanza schifata ma non terrorizzata, è Violet quella col terrore dei serpenti.
Cammino da sola facendomi luce con la torcia visto che la luce lunare non riesce ad entrare fin qui: l'ambiente è austero, spoglio di qualunque bene e solo pochi mobili sono stati risparmiati, solo quelli che non potevano essere rivenduti o quelli inchiodati alla centrale come le pareti attrezzate. Entro in una nuova stanza e supero un lungo corridoio, lontano da qualche parte nella centrale sento un rumore: si tratta di una finestra che sbatte per via del vento, non ci faccio caso se non fosse per qualcosa che sento vicino me: proprio alle spalle!
Mi giro di scatto ma non trovo nulla, solo le porte chiuse delle varie stanze, ho i brividi lungo la schiena e mi giro sbuffando, per un breve attimo ho avuto l'impressione di aver visto qualcuno in fondo al corridoio; mi faccio coraggio: non ci sono altri ingressi! Di fatti quando arrivo finalmente nella stanza dei controlli la trovo vuota. C'è solo il grande generatore, uno sgabello rotto di recente coglie la mia attenzione: qui non ci viene mai nessuno, sospetto che qualcuno si sia addentrato per farci paura!
Ciò si collega alla visione di Blair. Ancora una volta cerco di chiamare Ben aprendo il cellulare, con grande sorpresa però trovo un messaggio; quasi piango di gioia. Si tratta di un numero sconosciuto che dice di essere Ben, potrebbe essere il numero di Blair o quello di Ingrid! Leggo il testo velocemente e altrettanto veloce sono nel giocherellare con i pulsanti della centrale. In pochi istanti riesco ad attivare nuovamente il corso d'elettricità che arriva alla baita e posso quindi tornare indietro da James cercando di lasciare questo posto lugubre, ritorno nella stanza iniziale che sento ancora qualcuno alle mie spalle, pronto per prendermi e farmi del male. Rientro nel condotto e cammino fino alla grata dove James mi aspetta con le braccia conserte.
« Fatto? » chiede lui. Annuisco felice e sospiriamo entrambi di gioia, a quel punto gli faccio vedere il messaggio che mi è arrivato sul cellulare. « È il numero di Blair, lo conosco a memoria... » dice imbarazzato. « Altre baite? »
Annuisco. « Sì, c'è un indiano strampalato fissato con gli spiriti. Io e Ben ci siamo andati alcune volte, quando i nostri genitori ci hanno scoperto però lo hanno vietato! » dico mentre ritorniamo al sentiero che ci conduce alla baita, la strada è lunga ma adesso che abbiamo finalmente notizie buone mi sembra che voliamo per ritornare indietro.
« Suppongo riguardi le visioni... » chiede James restando vicino a me, ritorniamo al bivio che porta all'hotel abbandonato, non ci sono più stata da quando lo hanno chiuso ma suppongo che non abbia più un bell'aspetto.
« Sì, cercavamo una soluzione. Come poter evitare la morte... come riuscire a sfuggirle. » mi sembra strano parlarne con qualcuno che non sia mia fratello, James è ben disposto ad ascoltarmi però. « Non c'è modo per lui. Non capisco quindi perché Ben stia andando lì... »
Restiamo a lungo in silenzio. È quasi pauroso fino a che non scorgiamo il profilo della nostra baita, penso che non resteremo a lungo dentro visto che so dov'è Ben e voglio raggiungerlo al più presto possibile. Anche se ho una brutta sensazione al riguardo... « E tu? Voglio dire... tua zia ti ha mai detto come morirai? » chiede a fatica. Riconosco subito se qualcuno si vuole impicciare, James è molto curioso, e forse anche spaventato ma cerca di non farlo vedere.
« Mia zia diceva: “Morirai per un errore, varcando la porta sbagliata inseguendo il tuo assassino, a quel punto aprirai la porta e riceverai tre colpi di pistola, morirai sulla neve.” » recito le parole che ogni anno della mia vita mi hanno accompagnata, ho sempre immaginato la mia morte: vecchia e brutta con l'uomo della mia vita; non di essere sparata improvvisamente per sbaglio e di morire sulla neve!
James annuisce e resta in silenzio, saliamo il porticato così da entrare finalmente nella baita. « Serena siamo noi! » le urlo, lei esce dalla stanza correndo e venendoci contro, ci butta le braccia attorno così da abbracciarci entrambi. Sembra parecchio sconvolta, come se l'avessero minacciata.
« Hanno bussato alla porta. Ho sentito che era la poliziotta... non le ho aperto però! » dice lei rispondendo alla domanda che avrei comunque fatto, sospiriamo. Meglio così anche se è possibile che l'Agente Hills avrebbe potuto aiutarci; scuoto il viso e le accarezzo i capelli.
« Tranquilla, prendiamo l'auto e raggiungiamo Ben e gli altri, stando tutti insieme non possono farci del male! » cerco di consolarla e lui annuisce anche se non è chiaramente convinta di uscire; Ben non mi ha chiesto di uscire, anzi, probabilmente vorrebbe che restassi alla baita con gli altri.
« E se dovessero trovarci? » Serena è molto spaventata, potremmo lasciarla qui se la fa sentire sicura ma deve reagire; inoltre penso che restare qui non le faccia bene. Se solo Sam non l'avesse lasciata da sola qua dentro... e dov'è lui? Alex e Violet? Sento l'ansia crescere in me e divorarmi lo stomaco.
« Prendiamo la mia auto! » dice James; usciamo quindi tutti e tre dalla porta principale lasciando le luci spente, se qualcuno verrà a farci visita è meglio che pensi di non trovare nessuno. Altrimenti avranno un punto di riferimento troppo centrale; chiudo la porta a chiave mentre James e Serena camminano sul pianerottolo, fiancheggiamo la finestra della stanza dov'era nascosta la nostra amici e raggiungiamo il garage vedendo solo tre auto: la mia gialla, quella di Alex verde e quella di James bianca. Tutte e tre le auto però sono più basse del solito, è quel dettaglio che ci fa subito spostare gli occhi verso il basso così da notare le ruote scoppiate.
« Tutte e quattro le ruote!? Cazzo! » urla James, non abbiamo come muoverci, questo è davvero grave. Possiamo solo spostarci a piedi e la strada è davvero lunga, però non dobbiamo desistere, se prendiamo il sentiero principale raggiungeremo gli altri in poco tempo.
« Andiamo! Possiamo raggiungerli! » dico infine.



Blair
Sentiero per le altre baite – 1.00



Nuove immagini si susseguono nella mia mente senza limiti, il mio corpo è immobile, in balia degli urti della macchina nella stretta e malandata strada che porta alle altre baite. Le mia mente non è cosciente in quanto i miei occhi mostrano immagini differenti dal bosco intorno a noi: vedo una piccola chiesa nel bosco, una leggera luce riempie il cielo stellato, forse è quasi l'alba, poi l''immagine si sposta all'interno della struttura, tra le panche e le foglie degli alberi che sono entrate dalle finestre spalancate, sento delle urla e poi vedo una ragazza che viene buttata a terra, è spaventata e ne posso vedere il viso: Serena si trova in una piccola chiesa nel bosco, qualcosa le salta addosso schiacciandola col suo peso, dalla stazza sembra un orso anche se ha le articolazioni di una persona comune; non riesco a vedere cosa sia ma vedo solo che affonda i suoi denti nello stomaco della ragazza che comincia ad urlare mentre il sangue le sgorga via.
Tutto si interrompe e ritorno a guardare la realtà, sospiro in quanto sono ormai abituata a vedere queste terribili visioni di morte, stavolta però ho avuto un indizio più grande: la ragazza della prima visione è Violet; ma ancora mi sfugge chi sia la persona bruciata dalle fiamme della seconda visione: che io abbia visto due modi di morire della stessa persona?
« Blair, ti hanno risposto? » chiede Ben facendomi svegliare dai miei pensieri, alzo il viso di scatto, mi guarda con occhi indagatori ma non come le precedenti volte in cui ho avuto una visione. Scuoto il viso in quanto né James né Nicole sembrano aver ricevuto il messaggio, è possibile che non ci sia ancora campo. « Tutto bene? » chiede lui.
Riesco a mantenermi calma ormai, durante le visioni. È come se mi ci fossi abituata, non che sia una bella cosa. « Ecco, ho avuto... » ci fermiamo di botto ma le ruote della macchina non sembrano intenzionate a farlo, di fatti Ingrid storce il manubrio violentemente e ciò fa quasi rivoltare la macchina che sembra scivolare sui pattini.
Riusciamo a fermarci: sono col cuore alla gola per lo spavento preso e lei si gira verso di noi. « Scusatemi ragazzi, avevo perso il controllo dell'auto! » dice bianca in volto, questa notte è davvero strana per tutti quanti ed è tardi, avremmo bisogno di riposare!
« Non importa. Siamo arrivati... » risponde Ben in tono molto vago, scendiamo tutti quanti dalla macchina prima che possa raccontare la nuova visione su Serena, l'indizio più importante di queste visioni.
Le baite che si presentano davanti ai nostri occhi sono tutte allineate su un'unica grande via desolata, le cui luci traballarono debolmente ma restano accese; l'unica abitazione illuminata è la più vicina a noi, si tratta di una piccola casa con due piani fuori-terra, il tetto spiovente solo da un lato e fatta interamente di legno. Degli scalini portano alla porta d'ingresso, anch'essa piccola come il resto della casa.
Ci avviciniamo silenziosamente mentre il vento spira sempre più forte, dei fiocchi di neve cominciano a cadere dal cielo, sono lenti anche se il vento sembra quasi tirarli verso di noi con la forza; una bufera è l'ultima cosa ti cui abbiamo bisogno in questo momento! Ben suona al campanello ma non riceviamo risposta, almeno finché non sentiamo i passi dell'uomo da cui vorremmo ricevere aiuto.
La porta si apre con uno spiffero, vedo solo il muro coperto dalla carta da parati ingiallita, poi una catenella che tiene la porta ancora chiusa. « Chi siete? » è una voce profonda a parlare, sia io che Ingrid sobbalziamo dal suono che l'uomo ha emesso. Ben risponde per tutti noi.
« Sono Benjamin, qualche anno fa venivo con mia sorella Nicole, abbiamo lo stesso problema... » risponde Ben, l'uomo sempre esitare pochi istanti, ci chiude la porta in faccia e penso che non voglia sentirne, poi però sento il rumore di sblocco della catenella e la porta si apre nuovamente.
L'uomo che si presenta a noi è molto alto, circa due metri e quindi più di tutti i ragazzi presenti sulla montagna, in confronto sembro Puffetta! I suoi occhi sono scuri così come i capelli che tiene rasati ai lati e lunghi e intrecciati sopra, si congiungono in modo da creare una lunga treccia.
Indossa abiti quasi comuni, un po' malandati ma normali. Ci invita ad entrare con la mano e tutti noi entriamo affidandoci alla buona parola di Ben riguardo l'uomo, ci fa segno di accomodarci nel salotto e seguiamo il ragazzo che sembra conoscere la casa; passiamo il corridoio ed entriamo in una piccola stanza stretta e scura, dentro vi è un odore così forte da farmi girare la testa, somiglia molto all'incenso.
« Qual è il problema stavolta? Altra morte? » l'uomo indiano di colore scura sembra indovinare subito il nostro problema e il perché siamo qui. Tutti quanti annuiamo.
« Riguardano la mia amica, » mi indica con un cenno spostando i suoi occhi verso di me e poi di nuovo verso l'interlocutore. « so quello che hai da dire, ma ci dev'essere una soluzione a tutto questo. » conclude Ben.
L'uomo mi guarda compiendo grandi respiri, socchiude gli occhi e mi sento pervasa da una strana sensazione, è come se mi stesse mettendo a nudo e provo imbarazzo, cerco di stringermi i vestiti addosso e poi riapre gli occhi. « Non è un caso che siano ricominciate: le visioni però che le vengono mostrate riguardano questa notte stessa. Non vanno più avanti dell'alba... stando alle sue visioni, morirete stanotte. »
Lo dice come se fosse normale, come se dovessimo semplicemente arrenderci a qualche strano sogno! « Ci dev'essere qualcosa che possiamo fare. Aiutaci a uscirne, magari con un rituale o il voodoo... » Ingrid cerca soluzioni che non credo possano realmente aiutarci.
L'indiano di fatti scuote il viso restando sempre serio in volto. « Qualcuno è già sulle vostre tracce, e non ci vorrà molto affinché le tue visioni diventino realtà... non c'è modo di sfuggire alla Mietitrice! » quando rafforza l'ultima parola provo dei brividi lungo tutta la schiena, non si tratta più di disagio, è come se tutto andasse a rotoli.
« Perché proprio a me però? Perché non a Ben o Nicole che sono già stati in contatto con queste cose? » chiedo incuriosita, l'indiano si alza quindi dalla sua postazione, restando nella stanza comincia a cercare un libro.
« Secondo alcune tradizioni indiane, ogni clan detiene almeno una persona in grado di compiere viaggi spirituali nel regno dei sogni; quando viene in contatto con uno spirito della preveggenza, i suoi sogni e le sue emozioni si trasformano in orrore che mostra la morte più prossima. Noi lo chiamiamo “incubo del sognatore”. » si avvicina nuovamente a noi, scuotendo il viso come se non avesse null'altro da dirci. « Suppongo che gli spiriti abbiano scelto te come loro Sognatrice e portatrice di sventure! »
Scatta qualcosa in me. Rabbia: mi alzo e faccio per andarmene con Ben e Ingrid che mi intimano di fermarmi, non voglio nulla di tutto questo, non voglio essere la portatrice di sventure definita dall'indiano. « Attenta ragazza: » comincia a parlare nuovamente con me mentre percorro il corridoio di gran carriera per avvicinarmi alla porta. « Non puoi evitare ciò che hai visto perché siamo noi stessi gli artefici della nostra rovina! »
Sono già nel vialetto anche se sono riuscita a sentire le sue parole, ritorno vicina alla macchina rossa di Ingrid, i due ragazzi mi raggiungono preoccupati in volto ma i miei pensieri vagano sulle parole dell'uomo adesso: portatrice di sventure, siamo gli artefici della nostra rovina. E se cercando di impedire la realizzazione della visione finissimo proprio con l'andarle contro? Forse ho messo in pericolo i miei amici parlando loro della visione, forse non dovrei parlare riguardo quella di Serena che ho appena avuto. Tuttavia una parte di me si rifiuta di stare nel silenzio.

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Capitolo 11
*** 10 - Abbandono ***


10.

Abbandono






Alex
Hotel abbandonato – 1.40



« Sta' buono, Sammy. » dico insistendo, a quel punto lascio da solo il ragazzo uscendo dalla stanza in cui ci troviamo, facendo così posso vedere meglio la struttura in cui siamo entrati: dei divanetti sono accatastati in mal modo, dall'altro lato c'è una porta chiusa con delle porte di vetro, sembrano appena appoggiate e staccate dai cardini; a bloccarmi la visuale è un enorme agglomerato di macerie che sembravano chiudere l'ingresso principale, riesco ad immaginare com'era questo posto prima che cadesse in disuso: una bella reception che accoglieva i clienti facendoli sentire a proprio agio e soprattutto lasciando che si immergessero nel delizioso salotto, solo ora noto il camino spento, qualche anno fa doveva essere sempre acceso. Siamo nell'hotel.
Mi sento accapponare la pelle, abbiamo quasi attraversato tutta la montagna tramite il passaggio, cerco di dare una spiegazione diversa ma non possiamo essere in altro posto che non sia questo. Siamo in un posto dove la gente rischiava di ferirsi, dovrebbe esserci qualcosa di utile in giro.
Mi sposto poggiando i piedi sul legno scricchiolante coperto dalla moquette antica, violacea e scolorita, umida per via delle neve che entra e che si scioglie. Mi sposto quasi trattenendo il fiato, come se qualcuno potesse sentirmi, in realtà spero che questo posto sia abbandonato a che l'assassino sia lontano miglia da noi!
Mi muovo verso le grandi porte di vetro e vedo dei tavoli accatastati come capita, non seguono più un preciso ordine, suppongo che sia una sala ristorante, potrebbe quindi portarmi alla cucina dove sicuramente ci sarà un piccolo kit di pronto soccorso, che succede se un cuoco di taglia per sbaglio? Quasi trattengo un salto di gioia ricordandomi per chi sto facendo tutto questo: Samuel Collins!
Cosa mi importa di lui? Fino a poche ore non mi importava nulla, probabilmente non avrei mai pensato di aiutarlo. E ora sto per salvargli la vita? -Sei un cazzone, Alex- mi dico insultandomi. -Però stai facendo la cosa giusta...- mentre lo penso lo sussurro anche, come per convincermi della cosa.
Sposto la lastra di vetro via dalla mia strada con delicatezza evitando che quella cada e si frantumi in centinaia di pezzi; la faccio poggiare a terra e spiccò un balzo per entrare nella sala ristorante. C'è molto buio e mi ricordo di aver preso la torcia quando sono uscito a cercare Violet, la utilizzo ancora e mi faccio luce: c'è molta polvere e quasi mi viene da starnutire per come pizzica il mio naso.
Appena svolto l'angolo di un parete attrezzata vedo subito l'intera sala al completo, ci sono tavoli ribaltati, sedie ovunque e spostate in un modo davvero curioso; due pilastri sostengono la stanza e il tetto, vedo le doppie porte della cucina verso il quale cammino velocemente facendo sempre attenzione di non finire in qualche fosso o nelle profondità dei piani inferiori alla sala ristorante.
Entro nella cucina aiutandomi con la torcia per vedere meglio, appena faccio pochi passi in avanti subito qualcosa cattura il mio olfatto: mi copro con la manica perché la puzza di sangue è davvero rivoltante e impregna ogni centimetro di aria. Avanzo superando una lunga fila di frigoriferi e mi avvicino a dei banchi da lavoro in acciaio, cerco lì il kit medico ma trovo solo polvere e un serpente morto.
Mi scappa una risata: fortuna che Violet non è con me o sarebbe scappata urlando per l'orrore. Svolto l'angolo della cucina e posso illuminare i lavelli, con mia sorpresa sono pieni di un liquido, più mi avvicino e più posso vedere come il liquido diventi rosso scuro, qualcosa galleggia ma un conato di vomito mi impedisce di avvicinarmi.
Mi piego su me stesso spostandomi dall'altro lato della cucina ed entrando in quella che penso sia la caffetteria vista la grande macchina del caffè che c'è. Sputo della saliva con lo stomaco ancora sottosopra e alzo lo sguardo: delle braccia pendono appese con un uncino a un filo di metallo, sotto di esse un bancone d'acciaio pieno di sangue rosso e fresco, un grosso coltellaccio da cucina ne è macchiato.
« Cazzo... che sta succedendo qui? » la mia voce trema per la paura, sento gli arti rigidi ma li sblocco con la forza e quasi mi faccio male da solo; non vorrei farlo ma la situazione me lo impone: entro nella stanza cercando di non far caso alle braccia umane che continuano a grondare sangue e prendo il coltellaccio stringendolo tra le mani. Ho un'arma adesso!
Esco dalla stanza sperando di non trovare altri pezzi di corpo; ho già visto abbastanza per i miei gusti e non so con quale forza riesco a trattenermi dal vomitare: Sam conta su di me ed essendo l'uomo della situazione devo essere forte!
Cerco di evitare il lago di sangue che brilla sul pavimento, mi metto un mano davanti al naso per bloccarmi il respiro così da non inalare quella puzza disgustosa e poi finalmente la buona notizia: dall'altro lato della cucina vedo una piccola scatola bianca con una croce verde fluorescente; cerco di farmi strada fino all'oggetto facendo attenzione a non farmi prendere troppo dall'entusiasmo, sono ormai vicinissimo alla valigetta quando dei suoni mi impediscono di andare avanti: sono piuttosto vicini ma non sono nella cucina, sembrano dei sussurri, o forse un grugnito e poi segue un tintinnio. Mi volto nuovamente verso la valigetta e la prendo in mano, la apro e mi accerto che il necessario ci sia, è completa di tutto e ho voglia di urlare “Cazzo sì” se non fosse per il costante rumore che sento. Chiudo la valigetta e mi sposto a ritroso avvicinandomi ad una porta secondaria che noto solo ora che mi ci avvicino e apro leggermente l'anta.
Sembra portare in un corridoio molto curato visto com'è il resto della struttura, non so perché ma sono spinto dalla curiosità e mi avvicino sempre di più al suono; supero il disimpegno che dalla tappezzeria viola sembra riportare alla reception, vedo la porta di un magazzino e poi svolto nuovamente l'angolo trovandomi sulla balconata di una grande stanza, una sala convegno piena di sedili ripiegabili.
I miei occhi vacillano su quello che c'è al centro del palco: si tratta di una persona, o almeno ha gli arti di una persona normale, indossa abiti sporchi, la tuta di un lavoratore nell'industria forse; la sua pelle però è raggrinzita, la sua stazza sembra quella comune dalla distanza in cui mi trovo ma dovrebbe essere molto più grosso, come un orso.
Immagino sia un uomo, anche se molto più grosso. Cerco di chiamarlo ma mi accorgo subito delle catene che lo tengono legato alle pareti come fosse una bestia da macello, alza il volto mostruoso e deforme ma chiaramente appartenente a un uomo. Lo capisco dagli occhi, sono umani ma e iniettati di sangue!
« Voglio la tua carne... » l'uomo gigantesco sibila guardandomi con i suoi occhi dal basso verso l'alto, si lecca le labbra pregustando il mio sapore, esce sangue dalla sua bocca che si riversa sul pavimento, ai suoi piedi c'è l'osso di una gamba. Mi volto e corro, devo tornare da Sam.



Sam
Hotel abbandonato – 1.50



Alex mi ha lasciato da solo, quasi sono arrabbiato con lui perché non capisco come abbia potuto, ogni fitta alla gamba però mi ricorda che ho un cazzo di proiettile nella gamba e che rischio il peggio per questo. Emetto dei respiri lenti lasciando che il mio fiato sia regolare; sono nel luogo peggiore del mondo con Alex... con la persona che più mi odia, e che ora mi cerca di salvare la vita.
Non vorrei illudermi ma penso che questa esperienza potrebbe fargli cambiare idea sui gay; scoppio a ridere da solo come un idiota, Alex non cambierà mai: è un idiota.
Sento dei passi veloci, qualcuno che sta correndo verso di me, ogni eco mi fa salire un senso di impotenza di paura; passi pesanti sul legno, ormai è vicino. Non ho un'arma con il quale difendermi in caso fosse l'assassino, poi dalla porta vedo spuntare Alex con la sua giacca da football, un coltellaccio in una mano e una valigetta bianca dell'altra. Ha il fiato pesante, vedo paura nei suoi occhi spalancati.
« Che è successo? » chiedo, la voce che mi esce è così pesante e roca che neanche sembra la mia; Alex ignora la mia domanda buttandosi accanto a me e lasciando il coltellaccio che gli sfugge dalle mani e si trova vicino alla mia mano.
« Dobbiamo andarcene via subito! E prima ti curo questo cazzo di buco prima potrai correre, perché quell'enorme affare vuole ammazzarci e non posso trascinarti ancora! » non capisco di cosa stia parlando, semplicemente apre la valigetta, si butta un po' di disinfettante tra le mani e prende un paio di pinze, a quel punto percepisco il pericolo.
« Alex che cosa vuoi fare? Non vorrai prendermi il proiettile!? » alzo la voce e lui mi tappa la bocca con la mano, è macchiata di sangue e cerco di svincolarmi. « Di chi è questo sangue!? » chiedo, ma lui continua a non rispondermi e sento il terrore paralizzarmi ancora.
« Mordi qualcosa o ti farai saltare la lingua! » dice lui in preda al panico, eseguo l'ordine come fossi obbligato, prendo la manica del mio giubbotto e la tiro il necessario per permettere ai miei denti di stringerla in bocca. « Cercherò di non farti male ma... » la mano gli trema violentemente, qualunque cosa cercherà di fare urlerò dal dolore.
Non dice più nulla, semplicemente passa la fiamma dell'accendino attorno alla pinza per sterilizzarla, poi con una mano mi tiene il polpaccio, con l'altra armata di pinza cerca il proiettile nella mia carne. Urlò così forte da sentire il sangue affluire fino alle orecchie, diventano bollenti e ho come l'impressione che potrebbero scoppiarmi gli occhi, istintivamente gli tiro un pugno con tutta la forza che ho ma lui non smette di scavare con la pinza dentro la mia carne.
Il sangue fuoriusce mentre sento questa presenza scavare fino all'osso della gamba e allo stesso modo comincio a grattare il pavimento con le unghie; muove qualcosa e ho come un mancamento, il dolore termina e sento la vista traballante, le immagini diventano più scure! « Picchiami ancora una volta e giuro che ti infilo il proiettile nel culo! »
Prende il disinfettante e lo apre direttamente sulla mia gamba provocandomi un bruciore tale che riesco a strappare la manica del giubbotto con i denti per quanto tiro; Alex si appresta subito e cercare qualcos'altro nella valigetta, i miei occhi però si aprono e chiudono velocemente nel tentativo di mettere a fuoco ciò che fa; da che prima stava cercando qualcosa a che lo vedo con una siringa in mano il cui ago entra dentro la mia gamba sanguinante.
« Che stai facendo? » dico a fatica, ho lo stomaco così stretto che il suono della mia voce esce ancora rauco e dolorante. Lui butta via la siringa e comincia a medicarmi in fretta e furia con delle garze, usa poi dei cerotti.
« Penicillina... l'ho visto in un film, spero per te che non sia stata una cazzata! » mi degna di una risposta finalmente, a quel punto mi aiuta ad alzarmi, anche se in realtà è tutto merito della sua possente forza se sono in piedi.
« Non mi sento più la gamba... » gli dico mentre mi aiuta a restare in piedi, i suoi occhi vagano dalla porta con cui siamo entrati a qualcosa che risuona in un'altra stanza; è spaventato e gli chiedo il perché: « Che succede, Alex!? »
Finalmente torna a guardarmi. Si china per prendere il coltellaccio e lo stringe in mano facendomi segno di correre, non posso riuscirci ma ha già lasciato la stanza e mi trovo da solo; prego qualcuno nel cielo e stringo i denti cercando di camminare provocandomi un dolore atroce ad ogni passo.
« C'è un...cazzo di uomo-mostro nell'altra stanza. » comincia a dire mentre guarda da un lato all'altro la grande sala in cui siamo, non capisco dove siamo finiti ma il posto è buio. Alex prende una torcia che teneva nascosta da qualche parte e fa luce verso la nostra destra dove c'è un lungo corridoio. « Qualcuno gli sta dando a mangiare, e ho paura che noi siamo la cena! » dice, sgrano gli occhi per ciò che ha detto, cerco di restare al suo passo correndogli al fianco, perderò l'uso della gamba se continuo a sforzarla in questo modo ma almeno sarò ancora vivo... spero.
« Che cosa vuoi dire? » chiedo mentre percorriamo il corridoio di legno, lui continua a guardarsi avanti e indietro fino a che un rumore non echeggia dietro di noi: si tratta di un rumore pesante o un ruggito.
Ci scambiamo uno sguardo e cominciamo a correre nel corridoio in preda al panico, qualunque cosa ci stia rincorrendo di certo non vuole farci del bene, qualcosa però accade: il tetto crolla improvvisamente alle nostre spalle e le macerie ricoprono il corridoio in cui siamo, riesco ad evitarle in quanto cadono sul lato dove corre Alex, di fatti si trova con mezzo corpo schiacciato da quello che sembra un mobile di una camera da letto, forse una scrivania.
« Samuel! » è l'urlo di aiuto che mi getta Alex, vedo la torcia e il coltellaccio che arrivano ai miei piedi, lascio i miei occhi vagare dall'uscita in fondo al corridoio ad Alex.
-Non puoi lasciarlo lì!- dice una parte di me, quella buona che sa che Alex mi ha salvato la vita. -Ripensa però a tutto quello che ti ha fatto, a come ha rovinato il tuo liceo...-
Il respiro si fa corto, ho pochi istanti per scegliere.



Violet
Boscaglia – 1.35



Cammino lentamente, cerco di ricordarmi come si fa a respirare visto che sento di averlo dimenticato. I ricordi si fanno veloci e si accavallano l'uno sull'altro: una cosa è più forte di qualunque sensazione io provi, il dolore.
Mi appoggio al tronco di un albero nel bosco, ancora col fiato pesante, verso altre lacrime visto che sono da sola e probabilmente sto per morire. Osservo la ferita alla spalla che continua a sanguinare, faccio un respiro e riprendo a camminare ricordandomi che io cado sempre in piedi!
Non posso lasciare che la scuola perda la sua miglior cheerleader. Mi fermo ancora una volta e mi crollano le gambe, cado nella neve pensando all'attimo in cui quell'uomo mi ha sparata, ho sentito solo dolore ma nonostante quello la mia mano continua a stringere con forza il ramo di legno che ho strappato al cespuglio. Continuo a respirare e a farmi forza, mi alzo in piedi sostenendomi con la mia arma.
Senza una meta, persa nel vuoto cerco un luogo che mi possa fare stare bene, un luogo in cui mi senta al sicuro, ma non esiste in questa montagna! Doveva essere una serata come un'altra, dovevo fare sesso con Alex. Invece è cambiato tutto e adesso sono da sola e morente. I miei ricordi cercano di vedere Alex e la sua reazione allo sparo, è fuggito ma sono contenta di questo: se avesse cercato di soccorrermi mi avrebbe raggiunta e l'assassino avrebbe sparato contro di lui uccidendolo. Comincio a piangere sperando che adesso stia bene, che qualcuno mi possa finalmente trovare.
Voglio aiuto. Voglio Alex. Ma l'unica cosa che temo potrò avere è una lenta morte per via del sangue che perdo.
Un rumore colpisce la mia attenzione mentre sono dispersa nel nulla, mi volto e vedo qualcosa spuntare dalla boscaglia, un paio di corna grandi e un musetto tenero, si tratta di un grosso cervo, sembra adulto dalla stazza e sembra anche forte. Non ne ho paura visto che qualunque cosa possa accadermi adesso è solo un dolce assaggio della morte.
Eppure quel cervo sembra quasi indicarmi la strada, continua a guardare verso destra e poi mi guarda, si incammina verso la via che indica e lo seguo senza pensarci, trovandomi in un sentiero innevato e con alcuni pali della luce, prima non credo di averli notati, non ho visto nessuna luce nei dintorni ma mi rendo conto che potrei non essere passata neanche di qui e mi stia immaginando tutto.
Continuò a seguire il cervo, così sicuro di sé e in salute, posso solo sperare che la natura mi stia portando in un luogo dove posso morire dissanguata con la pace nel cuore. La ferita neanche fa più male, non sento neanche più tanto freddo a dir la verità, sento uno strano senso di calore.
Superiamo entrambi una via nel bosco e vedo in lontananza una lugubre chiesetta, distolgo lo sguardo immediatamente cercando di non perdere di vista il cervo guida. Poi la vedo: è il profilo della baita, la casa di Nicky e Ben; riprendo a piangere per la gioia: sono quasi a casa e al sicuro da qualunque pazzo assassino che cerchi di uccidermi, eppure una volta che sono vicina al garage sento qualcosa di strano alle mie spalle, ho come il timore che l'assassino mi stia seguendo, guardo nuovamente la baita e cerco di scorgere un movimento nel salotto o di capire se mi sto immaginando tutto. A questo punto mi trovo ferma.
Devo andare alla baita? Le luci sono spente e forse non c'è nessuno in casa, sono usciti a cercarmi. Forse dovrei quindi cercarli anche se prima ho rischiato di perdermi...



Nicole
Viale delle baite – 1.50



Avanziamo velocemente nella piccola e stretta via fatta di arbusti e di cespugli, gli alberi innevati sembrano tutti uguali e quasi perdo l'orientamento se non sapessi con certezza che la baita è alle nostre spalle. James e Serena sono vicini e poco più indietro rispetto me; lo scoprire che le auto sono fuori uso ha praticamente fatto impazzire Serena che sembra non riuscire neanche più a camminare per la paura, non posso fare nulla per aiutarla e continua a blaterare inutilmente.
« Voglio andarmene a casa a disegnare! » dice lei continuando ad ignorare le dolci parole che James le sussurra, ho i nervi a pezzi e non posso sopportare ancora Serena.
Mi volto verso di lei mettendole le mani sulle spalle e scuotendola con forza. « È una situazione di merda per tutti noi ma non posso sentirti dire ancora che vuoi andare a casa perché è quello che vogliamo tutti! » le mie parole la fanno zittire e faccio un sospiro, la lascio andare e riprendiamo a camminare mentre James mi raggiunge.
Serena è poco dietro di noi e quindi lui abbassa la voce così da poter sussurrare al mio orecchio. « Non essere dura con lei, è abbastanza sconvolta. » lo fulminò con lo sguardo, poi mi ricordo a chi sto per rispondere con freddezza e mi sciolgo, anche se lui vuole Blair io non voglio trattarlo male.
« È una situazione difficile per tutti. Sono anch'io abbastanza stressata e non riesco a contenermi... » sussurro in risposta, dopo queste parole il silenzio cala tra noi.
Solo il fruscio dei rami e della neve smossa riempie l'aria, poi sentiamo delle voci poco distanti e vedo il profilo di una lunga fila di baite, infine entriamo nel sentiero per le automobili, la strada principale che ci permettere di camminare fino all'auto rossa di Ingrid: proprio davanti all'automobile c'è Ben, accanto a lui sia la secchiona che Blair; ci avviniamo facendo loro un segno e correndogli contro. Quando siamo abbastanza vicini la prima cosa che faccio è quella di abbracciare mio fratello.
É provato in volto: ha gli occhi infossati, probabilmente è lo stesso sguardo che abbiamo tutti vista la paura e la tarda ora; ci troviamo finalmente tutti e sei uniti.
« Ben finalmente ti ho trovato! Pensavo ci saremmo rivisti alla baita... » dico respirando a fatica, l'aria che emetto si cristallizza creando una nuvola bianca simile al fumo. Lui annuisce più volte. « So già tutto della visione! »
« Blair ne ha avute altre! » dice lui, prima che possa aggiungere altro si volta verso Serena, la vede sconvolta ma non è sua intenzione tranquillizzarla. « Serena devi stare lontana dalla chiesa va bene? Nel bosco c'è una piccola struttura, non devi avvicinartici per nessun motivo va bene? » la ragazza annuisce e poi rivolge uno sguardo ad Ingrid.
« L'abbiamo già vista... abbiamo aperto l'ingresso perché volevamo entrarci... poi però è arrivata la poliziotta! » risponde Serena, mi volto passando lo sguardo tra i due che parlando, quasi separandomi dal gruppo e pensando ad altro mentre loro sembrano così felici di ritrovarsi.
Qualcosa dietro di noi poi si muove: mi volto per prima visto che il suono dei passi è pesante, una figura armata di fucile da caccia si trova davanti ai nostri occhi, tiene l'arma con entrambe le mani, il volto coperto da un passamontagna e indossa una divisa verde militare con stivali annessi; getto un urlo ma non riesco a sentire altro che le grida di Serena in quanto lei è in preda al panico, sento di vivere il mondo in maniera diversa, quasi come se rallentasse improvvisamente ed avessi il tempo per agire, per salvarmi la vita.
Ben comincia a correre e vedo Serena che sembra seguire la sua stessa direzione, James prende Blair quasi di peso ed entrambi di spostano verso un'altra direzione passando davanti ai miei occhi; percepisco un senso di isolamento e abbandono mentre Ingrid resta immobile senza sapere cosa fare, paralizzata dalla paura. Cerco una soluzione veloce in quanto siamo praticamente sotto il tiro dell'assassino: potremmo prendere la macchina ma rischieremmo di perdere troppo tempo; potremmo nasconderci tra le baite e sperare che l'assassino non ci segua oppure potremmo fare quello che stanno facendo tutti, scappare senza una meta chiara!



Ben
Viale delle baite – 1.45



Seguo Blair ferma davanti la macchina di Ingrid, la ragazza si blocca improvvisamente e si volta pensierosa con gli occhi sbarrati, sembra aver realizzato le parole dell'indiano; mi avvicino a lei poggiandole una mano sul braccio, sfregando appena la mano per darle conforto, lei mi ricambia un'occhiata triste, ha gli occhi lucidi e penso che possa piangere ma Blair è forte e non lo farebbe davanti a noi.
« Ho avuto una visione: ho visto Serena in una chiesa e una... bestia, un uomo o un orso che la divorava! » dice, sento un vuoto allo stomaco come se mi avesse dato un pugno con tutta la forza, questa storia sta diventando sempre più incredibile e non riesco a capire: un uomo-mostro? Un pazzo assassino, le fiamme attivate da Alex, la visione della mia morte si impossessa della mia mente e sento l'obbligo di rivelarla prima che Blair possa vederla a sua volta e preoccuparsi anche per me, ha già molto a cui pensare.
« Ascoltate: dobbiamo andare subito alla baita e chiuderci dentro e fanculo a tutti! Dobbiamo restare al chiuso... » sono sul punto di parlare, mi sembra così strano parlare della mia morte. « Mia zia mi disse che sarei morto sbranato da un lupo in una caverna e non voglio morire in questo bosco! »
Sia Blair che Ingrid mi rivolgono uno sguardo pieno di tristezza, nessuno di noi vuole morire e come ora Blair ha avuto visioni riguardo Violet, Serena e qualcuno che era con Alex. Ora viene rivelata la mia morte... « Mi dispiace Ben, io... » Blair balbetta qualcosa, ha gli occhi lucidi e mi poggia una mano sulla guancia: il suo solo contatto mi rafforza come se mi riempissi di energia, mi piace che si preoccupi per me, non vorrei che lo dovesse fare però vista la circostanza.
« Che facciamo? Voglio dire lo dobbiamo dire a Serena? » chiede Ingrid, poi come se l'avessimo chiamata, vediamo la ragazza bionda sbucare dal bosco insieme a Nicole e James; mia sorella corre contro di me e mi abbraccia.
« Ben finalmente ti ho trovato! Pensavo ci saremmo rivisti alla baita... » dice lei quando si separa da me. « So già tutto della visione! » prosegue ma mi affretto ad interromperla.
« Blair ne ha avute altre! » mi volto verso Serena e cerco di contenere il tono di voce visto il terrore che percorre il mio corpo, come se sentissi la presenza della morte intorno a noi. « Serena devi stare lontana dalla chiesa va bene? Nel bosco c'è una piccola struttura, non devi avvicinartici per nessun motivo va bene? » lei annuisce con occhi persi nel vuoto.
« L'abbiamo già vista... abbiamo aperto l'ingresso perché volevamo entrarci... poi però è arrivata la poliziotta! » dice lei rivolgendosi ad Ingrid, probabilmente parlano di quando ad inizio serata sono andate insieme ad esplorare il bosco.
« Non preoccuparti, quello che dobbiamo fare è stare il più a lungo possibile in luoghi chiusi. Dovessimo aspettare l'alba... » anche se fosse? Non abbiamo contattato qualcuno, magari però possiamo provare a chiamare la polizia dalla centrale elettrica in qualche modo.
Poi tutto il mondo muta: i miei occhi si spostano dietro Serena che continua a parlare, lei segue il mio sguardo ed entrambi vediamo la figura dell'assassino che avanza; mi volto senza pensarci due volte e comincio a correre sentendo qualcuno dietro di me, voglio scappare verso il bosco e per farlo devo entrare nel giardino di una baita fiancheggiando la staccionata, sento urla e spari e rumori che non riesco a percepire bene; Serena mi chiama da dietro ma la ignoro. Corriamo per quella che mi sembra l'eternità finché non ci fermiamo ad un bivio, sento l'assassino attaccato alle nostre spalle come se avesse scelto di seguire noi. « Non preoccuparti, Serena. Ci salveremo entrambi! »
Lei continua a piangere mentre si stringe al giubbotto violaceo, annuisco più volte e guardo il bivio di nuovo: un rumore coglie la mia attenzione, sono dei suoni pesanti che provengono dalla via innevata di destra; mi volto verso sinistra trovando un muto silenzio e l'ombra di alcuni passi impressi sulla neve, non so dire dove portino o di chi possano essere. Devo scegliere per il bene di entrambi.

 

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Capitolo 12
*** 11 - Perdita ***


11.

Perdita






Sam
Hotel abbandonato – 2.00



Non esito più di un istante perché so che devo fare la cosa giusta: ritorno indietro per salvare Alex o almeno ci proverò; cerco di correre mentre la gamba mi fa stringere i denti e le labbra per il dolore; metto entrambe le mani sul mobile caduto addosso ad Alex mentre l'intero corridoio in legno intorno a me sembra tremare come se ci fosse un terremoto.
Non so con quale forza ma riesco a spostare via l'oggetto e Alex si mette a gattoni per poi tornare in piedi per sovrastarmi, nell'attimo di girarmi però qualcosa mi prende da dietro, sento il cuore battere a mille per la paura che qualcosa mi abbia raggiunto; istintivamente urlo il nome di Alex che quando si gira non sembra preoccupato.
Mi prende per il giubbotto di pelle e mi tira via con forza e violenza, sento uno strappo e una morsa gelida alla schiena che per ora resta bagnata dal sudore della corsa. Alex si china per prendere la torcia in una mano e il coltellaccio nell'altra ed entrambi ci mettiamo a correre verso l'uscita nel patio dell'albergo; sfondiamo la porta trovandosi in un piccolo giardinetto con alcune piante, corriamo però senza fermarci così che raggiungiamo insieme l'ingresso dall'altro lato, a quel punto dopo aver aperto le porte siamo nuovamente investiti dall'aria gelida della notte innevata.
Resto un attimo paralizzato alla vista della neve che fiocca dal cielo, il freddo mi congela in breve il sudore che ho nella schiena e una nuvola di fumo bianco esce dalle mie labbra; il mio corpo si irrigidisce e i muscoli si raffreddano così di botto che non riesco più a tenermi in piedi, cado quindi sulla fredda neve che mi fa male le mani; Alex però mi aiuta nuovamente a restare in piedi ed entrambi ci mettiamo sulla strada che ci fa allontanare dall'hotel dove non ho ancora capito cosa stia succedendo. Quando siamo in un punto abbastanza nascosto tra gli alberi ci fermiamo.
« Mi vuoi dire adesso... che cosa hai visto? » chiedo cercando delle spiegazioni per ciò che abbiamo vissuto. Lui sembra ignorare la mia domanda, tra gli alberi cerca di scorgere qualcosa, magari una luce, un segno di uno di noi.
« Quel pazzo assassino, quello che ha quasi ucciso Violet: penso che sia qui per dare da mangiare a quel coso che ci stava inseguendo! » dice lui dopo alcuni minuti di silenzio, cominciò a battere i denti per il freddo: non ho più il mio giubbotto e me ne rendo conto solo quando stando seduto si stacca una manica come se fosse fatta di carta, poi l'intera parte destra scivola via lasciandomi solo con la camicia.
« Pensi... davvero che siamo noi la cena!? » cerco di dire, mi sembra la domanda migliore da porre e lui annuisce, in questo momento vorrei solo tirargli un pugno perché mi sta spaventando, ma sono io abbastanza suggestionabile. Non ho visto con i miei occhi quella creatura di cui parla.
Perciò indago: « Che cos'era esattamente? » scrolla le spalle e finalmente torna a guardarmi, il nostro sguardo si incrocia e indossa un'espressione quasi stralunata.
« Quello è ciò che resta del tuo giubbotto dopo la corsa? » vorrebbe essere una battuta visto che aggiunge una risata, indica i resti dell'indumento che praticamente sono ormai inutili e che butto via infastidito lasciandoli sulla neve.
« Quel giubbotto mi è costato duecento dollari. Se ne esco vivo i miei genitori mi uccideranno per... » non riesco a parlare, sento la bocca paralizzata dal freddo e nonostante io mi impegni nel far uscire le parole non ci riesco e quindi lascio perdere; Alex sospira e chiude gli occhi.
« Guarda un po' che mi tocca fare... » è ciò che dice; resto immobile mentre mi stringo in un abbraccio, lo vedo togliersi il proprio piumino che poggia per pochi istanti sul ramo di un albero vicino, muove la cerniera della propria giacca da football così da aprirla e poi come se fosse impazzito se la leva restando con una semplice canottiera.
Mi sento piuttosto imbarazzato, non ho mai visto Alex quasi a petto nudo e posso vedere che il suo fisico scolpito non è solo frutto del gioco creato dalle magliette aderenti o dai suoi vestiti ma è davvero... piacevole da guardare! « Hey finocchio se non prendi questa giacca farai morire anche me di freddo! » dice lui riportandomi alla realtà; realizzo solo adesso quello che sta facendo e lo guardo stranito.
« Vuoi darmi la tua giacca da football? » chiedo, non si preoccupa di rispondermi, semplicemente me la tira e la prendo al volo mentre lui ne approfitta per indossare di nuovo il piumino e prendere il coltellaccio e la torcia in mano.
Il tocco della giacca è piacevole, è calda e soffice e una parte di me vorrebbe tirarla di nuovo ad Alex perché non ho bisogno della sua giacca, quasi come se fossimo in un film! Non voglio che sia premuroso con me, tuttavia senza volerlo indosso la giacca e la chiudo prima di potermi opporre.
Non so se queste particolari giacche sono calde di per sé, ma adesso che la indosso sento ogni angolo del mio corpo più caldo e in particolare tutto il busto e le braccia, mi faccio piccolo raggomitolandomi visto che è larga, questo mi porta col naso sul colletto, respiro lentamente e ciò fa sì che un particolare odore entri dentro di me. « Grazie... » riesco a dire con voce tremante e in uno stato confusionale inguaribile.
« Non c'è di che, finocchio. » dice lui, neanche sento il tono esatto con il quale lo dice ma non è lo stesso che usava fino a poche ore prima; l'odore di Alex è forte, piacevole e... incredibilmente mascolino.
-Che cosa sto dicendo!? È di quel coglione di Alex che parlo! E indosso la sua schifosa giacca sudata!- anche lui avrà corso e significa che ha sudato anche lui, ora che ci penso trovo il tutto disgustoso e ho dei brividi alla schiena.
Però quell'odore continua a piacermi. « Che ti prende? » chiede lui fissandomi in uno strano modo, vedo un bagliore nei suoi occhi. « Spero che non ti stia eccitando col mio odore perché mi riprendo la giacca! » no, non lo farebbe altrimenti non avrebbe neanche pensato di darmela.
« Figurati se potrei pensare a te in quel modo! » sbuffa a ridere, lo fa per qualcosa che ho detto e mi mostra un sorriso brillante che poi gli muore sulle labbra. « Stai pensando a Violet? » provo a chiedere. « Sono certo che starà bene! » cerco di essere amichevole, d'altronde se fossi Ben immagino che cercherei di tirargli su il morale, di aiutarlo in qualche modo, di stargli vicino. Anche se vista la persona che è...
« Sono preoccupato per lei. » dice, si mette appoggiato all'albero incrociando le braccia e tenendo sempre il coltellaccio e la torcia stretti nelle mani, immagino abbia preso il primo nella cucina dell'hotel. « Non capita tutti i giorni che ti sparino addosso ed è difficile cercare di reagire. » continua rispondendo alla mia domanda.
« So bene cosa intendi dire... » gli ricordo che anch'io ho un buco nella gamba, anche se adesso è coperto da delle garze e praticamente sono imbottito di antisettici e disinfettante! « Grazie per non avermi abbandonato, non sono sicuro che l'avrei fatto anch'io per te... » preferisco essere sincero, se avessero sparato a lui... forse l'avrei lasciato in balia dell'assassino, avrei sperato nella sua morte.
« Già, mi avresti lasciato... eppure sei tornato indietro per salvarmi. Quel mobile mi schiacciava, avresti potuto lasciarmi là e andare via... non l'hai fatto però! » è abbastanza lapidaria la sua risposta ed evita persino di guardarmi, immagino non sia piacevole sentirsi dire ciò che gli ho detto eppure non dovrebbe preoccuparsi visto quante parolacce ci siamo detti nel corso degli anni del liceo.
« Mi hai aiutato ed ero in debito con te. » mi limito a dire, immagino che sia proprio per questo, ma ancora non sono pari, lui è in vantaggio e gli devo comunque la vita!
« Pensi che dovremmo tornare alla baita? » chiede lui dopo alcuni minuti di silenzio, alzo lo sguardo distraendomi dal disegno che ho fatto sulla neve. Sto bene qui con lui, incredibilmente è come se fossi con Blair, però una versione maschile e molto attraente...
Aspetta la mia risposta e mi sembra di cadere dalle nuvole. « Sì, penso dovremmo muoverci... gli altri saranno in pensiero e... » mi faccio forza alzandomi, stringo i pugni e Alex accorre in mio aiuto, lo allontano però con una mano e riesco a mettermi in piedi da solo, poggio il peso sulla gamba ferita e dopo una leggera fitta neanche sento più dolore, anzi, sembra che neanche mi abbiano sparato se non fosse per la fasciatura molto stretta fatta da Alex.
« Come ti senti? » chiede lui.
« Bene direi. » cerco di dire, cammino lentamente ed entrambi usciamo dal nostro piccolo nascondiglio nel bosco facendo un attimo di silenzio per cercare di individuare qualunque suono strano o avverso. Il bosco però è muto e silenzioso, e se l'assassino avesse fatto altre vittime?
« Pensi che troveremo qualcuno alla baita? » chiede lui mentre ci muoviamo ai margini del sentiero innevato, la neve continua a cadere sopra di noi e la temperatura si abbassa.
« Non lo so... c'era Serena quando sono andato via, penso che gli altri saranno già ritornati però; voglio dire sono passate più di due ore e... » non ho altro da dire, le mie sono solo speranze ma non posso realmente sapere cosa troveremo quando saremo arrivati alla baita.
« Quanto te ne intendi di armi? » chiede lui, mi volto stranito dalla sua domanda, è assurda e non ne capisco il senso logico in questa situazione.
« Zero. Vuoi illuminarmi proprio adesso? »
Fa un leggero sorriso al mio sarcasmo e scuote il viso contemporaneamente. « L'assassino ha colpito Violet con una pistola, non ne conosco il tipo ma so che molte hanno una gittata piuttosto bassa; tu invece hai ricevuto un colpo da lontano... se l'assassino stava inseguendo noi significa che ha cambiato arma. Serve un fucile da precisione vista la distanza e la cura con il quale ti ha preso... e una buona mira. »
Mi dà queste informazioni ma non ne capisco il senso. « Non può aver cambiato arma, non aveva un fucile con sé. » dico io facendoglielo notare, mi guarda di sottecchi alzando un sopracciglio e a quel punto mi sento un'idiota. « Pensi che non fosse la stessa persona? » chiedo fermandomi di botto, siamo nel mezzo di un incrocio, c'è un cartello che indica due direzioni e altri due sentieri ma non lo leggo.
« Penso che sia strano... » si limita a dire, il suo ragionamento mi spinge istintivamente a pensare che due persone differenti ci abbiano sparato contro, usare un fucile da precisione però non è cosa da tutti...
Sto per ribadire quando qualcosa ringhia alle nostre spalle, mi volto di scatto sentendo le pulsazioni aumentare, Alex si fa avanti passandomi la torcia elettrica e tenendo il coltellaccio sospeso davanti a sé come per difendersi da ciò che abbiamo davanti: si tratta di un lupo, i suoi occhi sono neri come il suo pelo, è come una macchia nera in mezzo al bianco della neve.
« Sammy vai via! Corri alla baita, ci penso io a lui! » mi volto di scatto. Dev'essere impazzito! Quel lupo potrebbe parlo a pezzi se non fosse per il coltellaccio ma non penso che Alex abbia mai lottato con un lupo, la creatura non sembra concentrata su di me quindi potrei correre alla baita e lasciare Alex nella speranza che ne esca vivo; d'altro canto non vorrei lasciare il mio salvatore da solo nella foresta buia e pericolosa nonostante mi dica di andare via.



Violet
Baita degli Williams – 2.10



-Vista la mia ferita forse è meglio rientrare!- di certo l'idea di cercare gli altri è allettante, ma ho un cazzo di buco nella spalla e continuo a perdere sangue, potrei medicarmi da sola, magari andando in bagno troverò un kit di pronto soccorso o qualcosa che mi aiuti! Decido quindi di muovermi in avanti così che possa salire i gradini di legno per poi trovarmi davanti la porta d'ingresso principale che però è chiusa a chiave. -Ovviamente non poteva essere diverso.-
Ricordo che Nicole mi aveva parlato di una chiave nel retro della casa per aprire la porta di servizio della cucina; mi sposto quasi strisciando sulle pareti e fiancheggiando la parete del garage, mi muovo come se fossi uno zombie e i miei pensieri si concentrano ancora su Alex, vorrei averlo con me adesso, vorrei sapere cosa sta facendo e se mi pensa...
Senza rendermene conto mi trovo ad aprire la porta del piccolo ripostiglio esterno che fiancheggia la porta della cucina; prendo la chiave da sotto il vaso a forma di tartaruga e infilo nella toppa della porta; sento un suono di sblocco e finalmente posso entrare chiudendo la porta a chiave e lasciando che le chiavi cadano visto che ne perdo la presa.
Come prima cosa vado però in camera mia dove si trova il mio zaino; mi sposto quindi attraverso il salotto quasi urtando il mobile accanto alle scale, il camino è ancora acceso nonostante la casa sia evidentemente vuota. Salgo i gradini molto lentamente pregando di riuscire ad arrivare in camera, penso ci sia il mio telefono lì quindi potrei chiamare Alex! Salgo l'ultimo gradino trovandomi sul pianerottolo del primo piano, entro nella porta subito a sinistra appoggiandomi ancora alla parete con la carta da parati sbiadita, è un colore orrendo ma in questo momento vedo tutto rosso sangue.
Entro nella stanza e finalmente trovo qualcosa di familiare: lo zaino di Alex, il mio piccolo zainetto ed infine il mio bellissimo cellulare. Cerco di correre per prenderlo quando sono davanti al comodino e mi blocco: un rumore di passi che camminano velocemente sul legno del pavimento, resto immobile a fissare la porta della stanza sentendo l'ansia crescere e il cuore battere alla gola quando una figura vestita di abiti scuri compare sulla porta bloccandola: riconosco subito colui che ha attentato alla mia vita e getto un urlo di disperazione, non può essere vero, non può essere ancora lui!
« Ora ti ammazzo, stupida puttana! » mi dice l'uomo quasi ringhiando, la sua voce mi è familiare ma non mi concentro su quella: prendo la lampada sul comodino e strappandone il filo riesco a tirarla contro l'uomo che si butta addosso a me.
Ho ancora un'arma con me! Il ramo che ho strappato dal cespuglio col quale lo tengo lontano e cerco di picchiarlo con tutta la forza che ho, lui sembra disorientato mentre cerca di ripararsi dai miei colpi fino a che il ramo non si spezza in due metà perfettamente appuntite. Sono così presa dalla foga della situazione che ho finalmente un lampo di genio: utilizzo una delle due metà appuntite e con tutta la mia forza infilzo la punta nella spalla dell'uomo, proprio dove lui mi ha sparata!
« Vaffanculo stronzo! » gli urlo lasciando il ramo che ho usato come arma nella sua spalla, lascio tutto quello che potrebbe servirmi nella stanza, l'unica cosa che prendo prima di abbandonarlo è la chiave della camera che chiudo con l'assassino in nero dentro; butto via l'oggetto preso e per farlo sbilancio troppo il corpo ritrovandomi a mettere un piede sul primo gradino della scala che mi porta alla caduta.
Salto un'intera rampa di scale trovandomi a metà tra il piano terra e il piano dell'assassino; devo scappare ma per farlo devo prima trovare il modo di nascondermi: mi guardo intorno sapendo già che il pazzo assassino cerca di aprire la porta della camera e ne forza la maniglia.
Potrei cercare di nascondermi al piano superiore nella soffitta e quindi salendo nuovamente le scale, lì ci sono tanti oggetti e tanti mobili dietro il quale potrei nascondermi; Dall'altro lato della medaglia però vedo il piano terra e penso che potrei continuare a scendere le scale e usare la porta di servizio nel seminterrato sotto la baita, quella di cui mi aveva parlato Nicole; rifletto sulle possibili uscite: ho chiuso la porta della cucina, la porta d'ingresso era già sigillata al mio arrivo ma non ho idea di cosa sia successo alla porta del salotto che suppongo sia comunque chiusa a chiave e per raggiungerla dovrei nascondermi in una delle stanze al piano terra: posso provare ad aprirla e nascondermi nello studio isolato se non dovessi farcela o andare verso la camera di Serena e Ingrid che è dall'altro lato del piano.



Serena
Sentiero con le impronte – 2.05



« Vieni, andiamo di qua! » dice Ben prendendomi il polso e spingendomi sul viale di sinistra, quello con le impronte impresse sulla neve, non riesco a capire di cosa siano ma sento solo il silenzio intorno a noi, dubito che ormai l'assassino ci stia inseguendo ma sento la sua opprimente presenza alle mie spalle e nello stomaco, sono terrorizzata ma almeno con me c'è Ben che può sostenermi.
Non ci fermiamo un istante finché non ci avviciniamo ad una grande apertura tra gli alberi, dentro è molto buio e non riesco a vedere cosa ci sia al suo interno ma entriamo restando nascosti tra le ombre così da non farci trovare dall'uomo che ci ha fatti allontanare dagli altri. Cerco di pensare alla mia morte, Blair e Ben hanno detto che devo stare lontana dalla chiesa, forse si riferiscono anche alla prima visione? Possibile che Blair abbia visto la mia morte in un quadro più generale? O forse ci penso troppo...
-Tutto questo è assurdo, cazzo!- penso tra me e me continuando a tremare per la paura, Ben continua a stringermi il polso per non lasciarmi andare, forse ha paura che potrei scappare. E non avrebbe torto visto il rumore che sentiamo alle nostre spalle, ci costringe a girarci.
« Che succede? » chiedo appoggiandomi alla spalla di Ben, siamo entrambi con la schiena china e ci mettiamo dritti; il ragazzo prende quindi il suo cellulare dalla tasca e lo accende rivolgendolo contro le ombre che si dissipano.
Getto un urlo visto che nel momento in cui Ben fa luce davanti a noi qualcosa gli salta addosso, entrambi cadiamo ma quella cosa che ci ha attaccati si concentra solo su Ben che comincia a urlare e io con lui mentre il ringhio della belva riempie con un eco l'intera grotta; ho l'opportunità di mettermi in piedi visto che Ben ha lasciato la mia mano e posso vedere la situazione per intero: un lupo nero si trova proprio sopra Ben mentre gli morde più volte il braccio ormai ridotto all'osso per la foga, un lago di sangue bagna la terra.
« Serena, scappa via! » urla Ben, è l'ultima cosa che riesco a sentire da lui in quanto il lupo sposta le sue fauci verso lo stomaco del ragazzo e dilaniando il giubbotto riesce ad arrivarci cominciando a sbranare le sue interiora.
Ho un conato di vomito, ma le mie gambe riescono a farmi fuggire. Non so quale forza divina mi abbia permesso di scappare ma lascio andare il ricordo di Ben in quella caverna, l'unica possibilità che ho di fuggire è che il lupo si concentri sulla carcassa del ragazzo, e ciò mi fa piangere senza freno.
Ormai sono sola, dispersa nel bosco e senza un possibilità di sopravvivere, mi metto a correre verso quella che spero sia la via principale che mi potrebbe portare alla baita, i miei sforzi sembrano vani in quanto non vedo neanche con esattezza dove sto andando visto che le lacrime creano un velo bianco che non mi fa focalizzare la strada.
« Qualcuno... mi aiuti... » dico con un sussurro, nessuno potrebbe sentirmi adesso, decido di fermarmi accanto un piccolo cespuglio con degli arbusti, vedo del sangue rosso secco a terra che bagna la neve, altro sangue ricopre invece la corteccia dell'albero accanto e indietreggio tremando.
« Di chi dovrebbe essere questo sangue!? » dico a me stessa, non ho modo di sapere la verità, non voglio semplicemente pensarci quindi corro oltre passando il cespuglio con gli arbusti e seguendo la via disegnata dagli alberi fitti che sembra condurmi in un angolo del bosco remoto, credo di essermi persa e poi il miracolo.
« Non posso crederci... » dico, sto parlando da sola e non mi faccio problemi al riguardo! Comincio a correre verso la piccola struttura nel bosco che è familiare, ci sono delle strisce sul terreno, sembrano quelle di una macchina che ha percorso la via innevata anche se le tracce stanno scomparendo per via della neve che cade.
Riconosco la casa del guardiacaccia e mi scontro con tutta la forza contro la porta principale invocando aiuto e sperando che l'uomo possa sentirmi, tuttavia non sembra esserci qualcuno in casa, o se anche ci fosse è possibile che l'uomo stia dormendo visto che è molto tardi. Non ho un orologio con me e penso di chiamare gli altri se non fosse che trovo il cellulare scarico, la batteria non regge e si spegne.
-Avrei dovuto metterlo a caricare prima di venire qui... ma ormai è tardi per dirlo; se non sbaglio la baita dovrebbe essere da qualche parte di là...- mi sposto verso la strada principale illuminata dai pali elettrici: il cono di luce che scende crea come un'aura di mistero che incute timore, mi spavento persino a passare sotto la luce del palo; una volta che me ne rendo conto cerco di farmi coraggio.
Mi sposto in avanti passando attraverso il cono luminoso, vengo accecata per un breve istante ma grazie ad esso ho la possibilità di vedere le mie condizioni: ho i pantaloni completamente bagnati dal sangue di Ben, vorrei urlare perché non voglio avere il suo sangue addosso! Non voglio che queste macchie mi perseguitino col suo ricordo.
Improvvisamente un rumore colpisce la mia attenzione, proviene da un luogo lontano, oltre il sentiero e la boscaglia che mi trovo davanti, non ho idea di cosa possa esserci e da una parte la mia curiosità vorrebbe che io indagassi al riguardo; potrei cercare di chiedere aiuto altrimenti, magari urlando anche se così potrei chiamare su di me le attenzioni non solo dei miei amici ma anche dell'assassino; oppure potrei semplicemente tornare alla baita, dovrei potermi orientare da questo punto...



Nicole
Sentiero a sud – 2.05



L'assassino è sempre più vicino a noi, lo sento correre velocemente, sento il fruscio dei cespugli alle nostre spalle, noto con piacere che il mio allenamento in palestra mi offre una buona resistenza per correre, non posso dire lo stesso di Ingrid ma siamo comunque entrambe molto affaticate e persino io sento un dolore ai polpacci mentre il sudore cola dalla fronte. Non so dove stiamo correndo, non ho mai visto questa parte della foresta, non ho mai avuto modo di esplorarla neanche di giorno quindi è impossibile per me orientarmici di notte; sbuchiamo però in una piccola radura con una piccola casetta, continuiamo a correre nascondendoci all'interno di essa, barrico la porta principale che ho trovato aperta e ci piazzo una sedia, faccio segno ad Ingrid di stare chinata così da non farci vedere dalle finestre.
I passi dell'uomo vanno oltre, li sento sempre più lontani, lo abbiamo seminato credo, ormai è troppo distante e dovrebbe tornare indietro, rischiando quindi di perdere le sue prede, cosa che ha già fatto. -Fanculo stronzo!- penso.
« Cosa facciamo adesso? Dove siamo? Nicole! » Ingrid parla con dei sussurri così leggeri che fatico persino io a sentirla, mi volto verso la ragazza riprendendomi dallo stato confusionale, ho come una sensazione di vuoto, una sorta di fitta allo stomaco che non riesco a spiegarmi.
È solo una brutta sensazione e immagino sia per la fatica. « Penso che... » freno la mia lingua in quanto posso vedere meglio l'ambiente nel quale ci troviamo, si tratta senza dubbio di una casa abbandonata, c'è un piccolo tavolo con due sedie.
Mi avvicino e vedo che c'è una mappa della montagna, in particolare viene segnata la nostra baita come punto di interesse, c'è anche un cerchio azzurro attorno alla centrale elettrica. Siamo nella tana dell'assassino! « Quel fottuto stronzo aveva già in mente di farci la festa... » dico incredula, Ingrid sembra esaminare la mappa con interesse ma non ci sono molti punti disegnati: viene evidenziato il vecchio hotel, il ponte per arrivare, la casa del guardiacaccia e il rifugio della diga che sostiene il versante ovest della montagna.
« Nicole, ho trovato qualcosa... » la mia compagna di disavventure mi riporta all'attenzione, mi volto verso di lei notando che stringe un piccolo quadernetto con delle annotazioni scritte su di esso; mi avvicino per leggere insieme alla ragazza che sembra paralizzata dalla rivelazione.
« È... un piano per tenderci un agguato!? » chiede lei lasciando che il quaderno le sfugga di mano, riesco a prenderlo prima che le cada e terra e cerco di venirne a capo in qualche modo leggendo i punti più importanti.
« Non sembrano esserci annotazioni riguardo gli spostamenti che intende compiere... » faccio una breve pausa. « Ci sono anche due stili di scrittura... » non so perché mi colpisce quel particolare: uno è visibilmente più curato e non lascia solchi nella pagina di carta, l'altro invece è marcato e rozzo e il solco lasciato dalla penna quasi compare nella pagina successiva lasciando un'ombra della frase.
« Che significa? » chiede lei.
« Di certo non è un buon segno... » è chiaro che i due stili differenti appartengono a due persone diverse, la cosa che però coglie maggiormente la mia attenzione è il fatto che coloro che hanno scritto queste note parlano di sfamare qualcuno. « Se l'assassino fosse in realtà più di uno... dovevano usare questo posto per comunicare indirettamente; forse non potevano incontrarsi insieme e si lasciavano dei messaggi... » resto immobile sulla pagina corrente.
Non so esattamente cosa questo significhi; vorrei parlarne meglio con Ben, suppongo che dopo la fuga sia andato con Serena verso la baita quindi è lì che vorrei ritornare così che potrei parlarne meglio anche con gli altri; una parte di me però vorrebbe restare ad indagare in questo rifugio che penso possa celare ancora dei misteri riguardo i possibili assassini.

 

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Capitolo 13
*** 12 - Follia ***


12.

Follia



Blair
Sentiero ad ovest – 2.40



« Aspetta solo un attimo, non riesco più a correre... » dico lamentandomi, non vorrei farlo ma ho i polpacci che mi stanno esplodendo per il dolore; stringo i denti e cerco di massaggiarli inutilmente, James non si fa problemi però ad aspettarmi, ci fermiamo nel mezzo del sentiero.
« Stai bene? » mi chiede lui, alzo lo sguardo incrociando i suoi bellissimi occhi, annuisco con difficoltà; in verità sto male visto che qualcuno ha appena cercato di ucciderci. È tutto così assurdo che non riesco a crederci.
Stringo il pugno e mi rimetto in piedi stando con la schiena dritta: se c'è un pazzo assassino in questa montagna non abbiamo modo di opporci, però non è detto che non possiamo provarci in qualche modo. « Torniamo alla baita. Penso che là saremo al sicuro... » propongo io, James annuisce senza dire una parola ma sembra è evidente che concorda con me.
Vedo i suoi occhi puntati contro il nulla, chiaramente pensieroso. Mi sembra passata una vita da quando l'ho visto l'ultima volta: sto parlando di diverse ore fa, quando era uscito con Nicole per andare alle piste sciistiche. Sembra diverso, mi chiedo se tra i due non sia successo qualcosa e vorrei chiederglielo ma non sono nessuno per immischiarmi!
« Poi dicono a me che sono quello silenzioso... » dice lui scherzando un po', batte i denti per il freddo e nel frattempo si passa velocemente le mani sulle proprie braccia.
« Scusami, il fatto è che penso a tutta questa storia: le visioni e tutto il resto. Con Ben siamo andati da un indiano... non so se lo sai. » annuisce quando gli pongo quella sorta di domanda e posso continuare. « Pensavamo potesse avere una soluzione, ma ha praticamente detto che siamo destinati a morire tutti quanti e... » la mia voce subisce un'incrinatura, come uno specchio che riflette l'immagine distorta. « Sai, non ho mai pensato a come sarei morta e non vorrei farlo ora. »
È fatta: la mia voce esce distorta a causa delle lacrime che verso, rigano lentamente il mio viso e mi sento debole anche se non vorrei mostrarmi tale; sento i suoi occhi addosso a me e ci fermiamo nuovamente, con un semplice gesto lui mi stringe tra le sue braccia, mi avvolge in quella protezione così calda e piacevole e poggio la testa sul suo petto.
Non voglio piangere! Non posso farlo davanti a James, voglio essere forte perché se piangessi non risolverei nulla. Le mie labbra tremano violentemente nel tentativo di trattenere le lacrime che rigano lo stesso il volto. « Ci sono io con te, Blair. Non ti lascerò da sola di nuovo. Promesso! »
Il tono con cui lo dice è così rassicurante, vorrei sorridere e dirgli qualcosa per contraccambiare ma non ci riesco. Alzo il viso così da poterlo guardare negli occhi, i nostri volti sono così vicini, quasi si sfiorano e mi soffermo sui dettagli più semplici del suo viso come il mento, le labbra e il colore degli occhi; non è il momento di farlo eppure mi è di conforto.
« Blair volevo dirti che... » balbetta qualcosa ma non riesce a continuare la frase, lo sprono ad andare avanti.
« Cosa volevi dirmi? » i nostri sospiri si intrecciano tra di loro, mi sento diversa da prima: totalmente estranea alla situazione difficile che si è creata su questa montagna.
Le nostre labbra si avvicinano appena di pochi centimetri, poco prima che si sfiorino però sentiamo un'eco in tutta la montagna, urla di qualcuno che chiede aiuto; io e James ci separiamo cercando l'origine della richiesta ma è impossibile capirlo visto che l'eco si trova ovunque come se fosse neve.
« Andiamo alla baita, forse qualcuno dei nostri si trova lì! » lo propongo per la seconda volta come per spezzare quello strano momento di intimità che si era creato tra noi due, James però annuisce senza fare riferimento a quel mancato bacio e riprendiamo a camminare fino a che non riusciamo a scorgere il profilo della baita; la prima cosa che vedo è la porta di servizio del salotto in quanto arriviamo da quel lato.
Ci sono delle impronte sulla neve, qualcuno che dev'essere andato via da qui, suppongo si tratti di uno dei nostri anche se non ne sono tanto sicura: le impronte arrivano al bosco.
« Cerchiamo un modo per entrare... » come primo tentativo proviamo con la porta di servizio del salotto, è chiusa e non riusciamo ad aprirla quindi continuiamo a fare il giro arrivando alla porta principale, anche quella è chiusa. Passiamo quindi davanti la finestra di quella che so essere la stanza di Ingrid e Serena e avanzo mentre James si ferma.
« Che fai? » chiedo il perché si sia fermato e il perché stiamo cercando di aprire la finestra, prende qualcosa dal proprio giubbotto e mi fa tenere la torcia puntata contro il punto di apertura. « Stai forzando la finestra? » chiedo.
Lui mi risponde con un leggero sorriso ma non parla, sta di fatto che l'attimo seguente la finestra fa un clic e si apre un'anta, lui le da una leggera spinta e abbiamo l'ingresso per la baita. « Aspettami qui, vado prima io. » dice.
Annuisco continuando a puntare la torcia contro la stanza buia e con la porta della cucina spalancata, James entra all'interno urtando tutto ciò che si trova sulla scrivania, immagino sia la roba di Serena; a quel punto mi dà una mano per entrare insieme a lui e chiudo la finestra dall'interno.
Ci addentriamo finalmente all'interno della baita ed entrando nella cucina mi sento quasi al sicuro insieme al bel calduccio che aleggia in tutta la casa, qualcosa però colpisce la mia attenzione: si tratta di una macchiolina di sangue sul pavimento. Sento i brividi per la paura, non so perché penso che sia sangue, è rosso e scuro e non so a chi possa appartenere o se realmente è quello che penso.
« Tutto bene? » chiede James, scuoto il viso stravolta indicando con la torcia la macchia rossa che bagna il pavimento, sembra quasi seguire un percorso che porta all'esterno della baita attraverso la porta della cucina.
« Controlliamo di sopra? » chiedo io, non aspetto la sua risposta e mi sposto attraverso il corridoio per poi entrare nel salotto, sembra essere così strano, diverso rispetto a poche ore prima quando ero qui con Ben e Sam e le altre due.
Sto salendo già i primi gradini della scala quando James urta qualcosa, mi volto di scatto verso di lui perché sono terrorizzata; si è scontrato contro il mobiletto che c'era nel mezzo del corridoio facendone aprire un cassetto e facendo cadere la lampada che vi era su di esso; si china per riprenderla così da metterla nuovamente al suo posto quando resta fermo nel guardare qualcosa che punto con la torcia.
« Questa potrebbe esserci utile? » chiede mostrandomi l'oggetto, sento il sangue gelarmi nelle vene, suppongo però che potrebbe esserci utile. « È una Colt se non sbaglio... » una pistola con una rotella con dei proiettili dentro, ha la canna lunga; sembra un pezzo molto antico e non sono certa che possa realmente funzionare ma lo spero in un certo senso.
Saliamo le scale insieme, lui è proprio dietro di me e tiene la pistola levata in aria, chissà se ha mai sparato, chissà come mai sapeva forzare la finestra, mi chiedo alcune cose della sua vita e mi scopro più che interessata a lui.
Arriviamo davanti alla porta della stanza di Violet e Alex, capisco subito che qualcosa non va in quanto la porta sembra essere stata scardinata con la forza, entriamo all'interno e vedo una lampada da comodino a terra e distrutta, abbasso lo sguardo avanzando e vedo una larga macchia di sangue a terra, è secco però e sporca il tappetto. C'è poi un largo pezzo di legno, sembra quasi un ramo di un cespuglio.
« Penso che Violet sia stata qui... » non so perché, ho solo questa sensazione. « E penso che abbia combattuto. » arrivo a una semplice conclusione: dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno, dobbiamo trovare il modo di contattare chi è esterno alla montagna. « Dobbiamo cercare aiuto! »
Continuo a fissare i dettagli strani della stanza, punto la torcia contro il comodino e vedo il cellulare della ragazza. « Possiamo andare alla centrale elettrica: c'era una torre di controllo là; oppure alle piste sciistiche, la stazione della funivia avrà sicuramente un modo per contattare qualcuno di esterno, no? » James fa delle proposte interessanti.
Mi volto verso di lui e nell'attimo in cui lo faccio vedo la sua immagine distorta, il mio respiro si fa lento e so già cosa questo significa anche se ogni volta è come la prima: la testa mi gira, il calore mi avvolge e poi l'ambiente intorno cambia.
Guardo me stessa, sembro spaventata e non riesco a muovermi per la paura, lo capisco da come i miei muscoli sono tesi ma alla fine faccio un passo indietro sul pavimento che sembra riempito di trucioli di legno, purtroppo sento il rumore del mio spostamento e l'immagine cambia ancora: James corre contro di me e mi spinge via, a quel punto qualcosa di mostruoso compare davanti a lui, alto come un uomo ma deforme e più grande, la creatura prende James per il collo e lo alza in aria, l'attimo successivo il braccio del mostro passa attraverso il petto di James trapassandolo.
La visione termina qui... e voglio solo urlare!



Sam
Sentiero di ritorno – 2.55



Il lupo ringhia minacciosamente contro Alex e io resto immobile nel punto in cui mi trovo; non abbandonerò il ragazzo da solo col lupo, starò con lui com'è giusto che sia. Anche se questo potrebbe andare a discapito della mia vita.
« Sammy, vattene via ho detto! » mi urla Alex con rabbia, forse è anche la paura a lasciare che io resti immobile nel punto in cui mi trovo ma con la torcia che ho riesco ad illuminare l'area e Alex può vedere meglio il suo avversario.
E soprattutto l'attimo in cui quello spicca il salto.
Alex agita a casaccio il coltellaccio contro la creatura che però lo atterra lo stesso sul freddo manto di neve cercando di divorargli il viso con le sue fauci! Scatta qualcosa in me, forse mania di suicidio ma mi ripeto che è giusto: d'istinto tiro la torcia con tutta la forza che ho contro il lupo e riesco a prenderlo in testa, quello si distrae e i suoi occhi neri come il carbone puntano me così come i suoi denti famelici; quell'attimo di distrazione però gli è fatale: Alex usa il coltellaccio per infilzare l'arma nel collo dell'animale gettandolo di lato, più di metà della lama è all'interno del lupo e quando Alex lo tira via vedo il sangue dell'animale bagnare la neve, il bagliore di luce svanire e così muore.
Mi scambio uno sguardo col vincitore dello scontro, mi guarda pieno di risentimento, quasi come se avessi sbagliato a fare qualcosa. « Che c'è? » gli chiedo.
« Ti avevo detto di andare via! Avrebbe potuto farti del male, cazzo! Che ti passa per la testa? » dice lui alzando la voce, mi guardo intorno come se non credessi che si è realmente arrabbiato perché l'ho aiutato!
« La prossima volta ti lascio crepare allora, coglione! » gli dico avvicinandomi a lui e fronteggiandolo, è più alto di me ma non ho paura di questo, Alex fa più paura per molte altre delle sue qualità. « Ti ho salvato il culo poi! » aggiungo.
Lo vedo stringere la labbra, i suoi occhi scuri puntati contro di me e poi accade qualcosa in un istante: Alex muove le sue mani verso di me, mi prende il viso con forza tenendomi bloccato e immobile, non posso oppormi e penso mi voglia fare del male quando fa qualcosa di molto più destabilizzante, le sue labbra si uniscono alle mie voracemente cercando di spalancarle.
Non ho più la forza di oppormi: Alex mi ha appena baciato. Sembra durare un'eternità nel quale il cuore mi batte forte e le sue labbra continuano a muoversi con maestria, e mi piace cazzo! « Lasciami... andare! » riesco a dire separandomi dalla sua morsa, penso sia successo solo perché lui l'ha voluto.
Tutto il mondo mi gira intorno con confusione: Alex, il giocatore di football più stronzo che esista sul pianeta, mi ha appena baciato, e io sono certo di essere ancora un ragazzo. Quando si allontana da me si lecca le labbra con un certo piacere negli occhi, si volta per prendere la torcia che avevo lanciato contro il lupo e la prende in mano.
« Che cazzo hai fatto!? » chiedo.
« Non ce la facevo più! » mi zittisce, continua a non guardarmi in viso, la sua voce non è più sfrontata come prima ma... imbarazzata. « Se siamo vicini al morire tanto vale che ci abbia provato... » solo a quel punto si volta.
Capisco molto di lui, capisco che Alex non è quel ragazzo felice che fa finta di essere. Però mi sento confuso. Vorrei indagare, chiedergli cosa stia passando, farlo sfogare in qualche modo perché se è davvero intrappolato in una rete di bugie allora non sta bene. Socchiudo gli occhi cercando di restare lucido ma qualcosa di ben diverso mi accade.
Noto che la neve scompare dai miei piedi, al suo posto compare un grande nastro trasportatore chiaramente in funzione, ci sono due persone su di esso e riconosco Alex in piedi per i suoi vestiti, dall'altro lato c'è un qualcuno vestito con una divisa verde militare, l'immagine cambia per un istante e vedo la mano di qualcuno premere un pulsante, qualcuno che tiene un coltellaccio tra le mani; delle lame rotanti spuntano quasi dal nulla facendo a pezzi non solo l'assassino ma anche Alex che si trova con le spalle contro un macchinario che gli blocca la via di fuga.
Non so esattamente cosa sta succedendo, sento quasi un mancamento mentre ritorno alla realtà; sono con Alex in mezzo al sentiero. « Non mi sento bene... » sussurro.
Alex si fa guardingo avvicinandosi di più, a quel punto non riesco più a reggermi in piedi e mi vedo costretto a reggermi alle spalle del giocatore di football; Alex mi tiene con tutta la forza che ha, ma visto che sono leggero non fa il minimo sforzo per sostenermi. « Sammy, che ti prende? » chiede.
Forse è spaventato e la mia mancata risposta non gli è d'aiuto, mi prende semplicemente in braccio stringendomi con le braccia a sé e comincia a correre sulla neve; vedo le chiome degli alberi grigi e il cielo nero cosparso di fiocchi di neve che cadono verso di me. « Non preoccuparti siamo quasi arrivati alla baita! » mi rassicura Alex.
Sento il suono dei passi sul legno e immagino siamo arrivati al porticato; Alex riesce a bussare alla porta di legno col piede suppongo e chiede aiuto a qualcuno che è dentro.
« Mettimi giù... sto bene adesso, credo. » cerco di dirgli, a poco a poco sento di nuovo il mondo tornare come prima, anzi mi sento piuttosto bene e mi chiedo se il bacio di Alex non sia stato frutto della mia immaginazione.
« Sta' zitto! » dice in risposta, la porta a quel punto si apre e non vedo chi ci ha aperto, sento però delle voci familiari e sono felice di saperli sani e salvi.
« Sam! Alex, che cosa gli è successo!? » Blair è sempre stata protettiva nei miei confronti, spero che non pensi che il mio stato sia colpa di Alex visto che mi ha aiuto moltissimo.
Alex continua a tenermi in braccio ed entriamo nella cucina, sento il piacevole calore della baita e quasi mi riprendo del tutto dal mio stato di confusione. Il ragazzo che si trova con Blair al sicuro parla a quel punto.
« Ha una ferita alla gamba? » James, è quasi bello sentire pure la sua profonda voce! Alex continua a camminare senza rispondere agli altri due ed entriamo nel salotto, ci avviciniamo ai divani e sento qualcosa di soffice, riconosco il tocco del tessuto del divano e mi trovo accanto al camino visto il calore che mi investe. Sto già molto meglio!
« Se Violet non è con te allora penso le sia successo qualcosa di grave! » dice James, l'ultimo ricordo che hanno gli altri di me è che cercavo Alex e Violet quando quei due erano usciti dalla baita, non sanno che la ragazza potrebbe essere morta in mezzo al bosco; riesco a cogliere degli spezzoni della conversazione ma sono distratto e pensieroso riguardo il bacio e la visione che ho avuto; James e Alex parlano riguardo l'andare a chiedere aiuto.
Blair invece si butta praticamente davanti al mio viso e mi sposta i capelli dalla fronte, ha l'aria stanca, deve aver vissuto qualcosa di difficile. « Tutto bene, Sam? Sei stato con Alex per tutto questo tempo!? Cosa vi è successo? »
Cerco di mettermi seduto, i due ragazzi stanno parlando muovendo le braccia e le mani, Alex però sembra piuttosto distratto e mi fissa attentamente, immagino sia sconvolto per Violet sapendola in pericolo e una parte di lui probabilmente teme che io dica a qualcuno del bacio. « Niente, solo una brutta avventura con il pazzo assassino... » rispondo alla mia amica. « Siamo rimasti nascosti in un tunnel e poi siamo arrivati all'hotel abbandonato. C'era... qualcosa. » continuo a dirle, nei suoi occhi leggo una certa paura, forse ha avuto una visione e sa bene di cosa sto parlando.
« Cosa avete visto, Sam? È importante, per favore... »
« Credo di trattasse di una creatura... forse ci stava inseguendo. E poi siamo riusciti a scappare, è merito di Alex se sono vivo, ha rischiato nel cercare un kit di soccorso... » cerco solo di dire cose positive verso il giocatore di football in quanto in questa notte si è comportato da eroe. Il mio.
« Comunque penso dovreste stare qui, » comincia a dire James parlando con tutti stavolta. « non ha senso che usciamo in quattro per cercare aiuto. Qualcuno deve stare qui e capire cos'è successo mentre non c'eravamo, forse è capitato qualcosa a Violet, ci sono segni di lotta di sopra... »
« Ha ragione. » concorda Blair. « Inoltre non hai una bella cera, Sam e la tua ferita è brutta anche se siete riusciti a curarla, resta a riposo per un po'. » è preoccupata per me.
Eppure ora come ora sento che solo Alex è l'unico a potermi dire realmente cosa fare. « Sam? » chiede il ragazzo riportandomi alla realtà, mi volto verso di lui, c'è un lungo attimo di silenzio nella stanza; una parte di me pensa che sia giusto restare tutti uniti e andare insieme. Dall'altro lato però mi piacerebbe riposarmi ancora un po' e parlare con Alex... in questo momento è stravolto e devo aiutarlo a capire cosa è successo a Violet. Sento di doverlo aiutare.



Ingrid
Tana dell'assassino – 2.35



« Sarà meglio dare un'occhiata a questo posto, è la nostra occasione per scoprire cosa sta succedendo! » dice Nicole, non capisco il perché di questa voglia di suicidio visto che siamo nel posto più pericoloso della terra, l'assassino o uno dei due potrebbe tornare in qualunque momento e noi siamo qui, nel cuore del suo nascondiglio a curiosare in giro.
« Va bene, vediamo che riusciamo a trovare... » dico quasi sottovoce, non posso andarmene e non posso lasciarla da sola qua, inoltre non correrei mai nel bosco buio da sola, appena metterei il primo passo fuori dalla porta morirei di paura!
Lei se ne va dall'altro lato della stanza restando a leggere il quadernetto nel tentativo di scoprire qualcosa di utile, magari potremmo scoprire di chi si tratta anche se non credo che l'assassino lasci delle tracce di sé così facilmente.
Mi sposto verso dei mobili vecchi e rovinati e apro il cassetto di quella che sembra una scrivania in legno, trovo un foglietto bianco e lo prendo in mano per poi girarlo: si tratta di una foto in cui sono raffigurati quattro bambini: tre di loro sono biondi e belli, uno di loro invece è totalmente scuro, sia per i capelli che per il colore della pelle; sembrano tutti e quattro felici se non fosse per uno soltanto dei biondi che se ne sta in disparte come se fosse offeso con gli altri. Metto giù la foto e vedo solo adesso che tra la cenere e la polvere nel cassetto c'è anche un diario, lo prendo e ne sfoglio alcune pagine: sono di un bambino di dieci anni, è molto vecchio, probabilmente di trenta o quarant'anni.
Cerco di leggere quelle righe scolorite strizzando gli occhi e soffermandomi in alcuni punti. « Cinque gennaio del 1980; mamma e papà hanno deciso di adottare un bambino oggi, ormai sono così presi dai gemelli che neanche mi considerano più, cosa accadrà quando anche questo bambino arriverà? » leggo ad alta voce, mi volto verso Nicole che sembra interessata a ciò di cui parlo. « È il diario di un ragazzino... forse uno degli assassini! »
« Continua a leggere... » dice lei e sfoglio altre pagine.
« Quindici marzo del 1980; il bambino è arrivato a casa con un abiti bianchi, ma è nero! Dovrei chiamarlo fratello? Non voglio; i gemelli lo hanno già preso in simpatia, ci faranno una foto insieme hanno detto, non sorriderò! » guardo velocemente la foto, dev'essere la stessa che viene nominata nel diario, questo significa che il bambino che ha scritto è proprio quello imbronciato, passo quindi la foto a Nicole che la guarda in muto silenzio.
« Il diario si ferma per alcuni anni credo. Trenta ottobre del 1989; sono stanco di questa famiglia, odio i miei genitori e odio i miei fratelli! Spero che saranno felici senza di me. Andrò via da casa, andrò da mio zio a Seattle: diventerò un medico, un professore o qualunque cosa il cuore mi dirà. E non voglio più vedere la mia famiglia! » continuo a leggere.
« Tutto questo non ha senso... è offeso con la sua famiglia perciò ci ammazza? » chiede Nicole senza capire, non so cosa pensare e soprattutto perché l'assassino terrebbe questo diario proprio qui nel suo nascondiglio, sta di fatto che le seguenti pagine sono bianche con eccetto l'ultima in cui c'è una nota.
« Scusaci August, non volevamo ferirti. Speriamo di rivederti presto, tuo fratello Roy. » questo stile di scrittura è molto curato, decisamente non appartiene ad un bambino e mi è familiare; prendo una pagina a caso del diario che è in mano a Nicole e lo sfoglio, coincide perfettamente con uno dei due stili di scrittura!
« Non capisco davvero... » continua a dire lei, conserva il diario nel cassetto e starnutisce vista la polvere che lo ricopre, continuo ad analizzare la stanza girando intorno e arrivando davanti una piccola libreria.
Ci sono pochi libri, riguardano soprattutto la cucina, altri sono letteratura classica e grandi poemi che ho studiato nei miei anni scolastici, la Divina Commedia è quello che mi attira di più visto che al ritorno dalle vacanze avremo un compito di letteratura, se torneremo vivi però...
Scuoto il viso e decido di prendere il libro, non so perché lo faccio ma quando vi poggio le dita vedo un grande ragno sbucare tra le pagine e quasi urlo lasciando cadere il libro, questo fa cadere anche un giornale per terra e vedo che lo spazio creato rende visibile un pulsante nella libreria. Sono meravigliata da quel segreto ma la mia attenzione viene richiamata dal foglio di giornale che prendo e leggo.
« Terribile la tragedia che ha colpito la centrale fuori da Olympia: alcuni feriti gravi tra cui Norman Lewis. » faccio scorrere i miei occhi proprio nell'articolo. « ...gravi deformazioni a contatto con le radiazioni, condizioni vitali basse, cinque deceduti su sette.... »
Non so cosa questo possa significare, tutto questo è davvero assurdo, il nostro assassino è interessato alla cronaca locale! Sono così presa dalla rabbia che butto via il giornale, poi premo il pulsante nella libreria senza pensarci due volte.
Ciò comporta due reazioni: la libreria si sposta rivelando un passaggio nascosto e buio che sembra scendere nelle profondità della montagna; l'altra è una sensazione di calore inaspettata e la sensazione di essere sospesa nel vuoto.
Sbatto le palpebre e improvvisamente non sono più cosciente di nulla; mi trovo in un posto costruito in lamiera, sembra un grande capannone ma non è familiare, sento dei rumori e delle urla, una ragazza sale le scale di metallo e corre su una passerella, l'immagine cambia e vedo che si tratta di un nastro trasportatore in funzione e la ragazza vi sta correndo in contro senso perciò ha difficoltà nel superarlo.
C'è come una distorsione e per un attimo la ragazza diventa un ragazzo ma non capisco di chi si tratta in entrambi i casi; poi c'è un'esplosione e vedo qualcosa che si libra in aria, sono lunghe sbarre di metallo, vedo nuovamente la persona che sta correndo sul nastro, è terrorizzata e si accorge delle sbarre che le volano contro, la prendono in pieno e la scaraventano contro la parete inchiodandola in più parti del corpo, tale da restare appesa e flagellata, la figura ritorna femminina e vedo il volto di Blair chino mentre le esce sangue dalla bocca, poi muore per via delle ferite che la lasciano appesa come un quadro alla parete, infine ritorno nella tana nell'assassino.
« Nicole... » mi accorgo di chiamarla senza volerlo, la ragazza si appresta a venirmi contro cercando di capire cosa mi sia successo: ho visto la morte di Blair.
Nell'attimo in cui lei apre la bocca qualcuno bussa però. « FBI, chiunque ci sia all'interno deve subito aprire la porta o la sfonderò personalmente! » urla una donna, si tratta della poliziotta, riconosco la sua voce perché l'ho sentita più volte.
Un ricordo mi passa per la mente: voleva che ci incontrassimo alla baita e noi abbiamo deciso di andarle contro, ho ancora quel terribile sospetto su di lei perciò faccio segno a Nicole di non aprirle. Non mi fido di quella donna, l'alternativa all'aprire la porta sarebbe entrare nel passaggio che si annida verso l'interno della montagna.



Violet
Baita degli Williams – 2.15



Salgo nuovamente le scale correndo: ho preso la mia decisione ormai. Svolto l'angolo del corridoio passando davanti la porta della stanza nel quale è rinchiuso l'assassino, non starà là ancora per molto però, quindi ho i minuti contati: corro per il corridoio e mi trovo alla fine, non avrebbe senso nascondermi in una delle stanze, quindi non ho ripensamenti e abbasso la scaletta della soffitta, salgo in fretta i gradini e ciò fa davvero tanto rumore, una volta che sono in cima sono immersa nel buio anche se il velo di luce della luna funge da torcia, chiudo la scaletta alle mie spalle tirandola per uno dei pioli della scala e mi sento al sicuro nell'attimo in cui l'assassino sfonda la porta della stanza.
Per un attimo c'è silenzio, sono praticamente fottuta se non mi tolgo dall'ingresso della soffitta, faccio quindi un passo lateralmente e il legno scricchiola; mi mordo le labbra e continuo a muovermi allo stesso passo dell'assassino, quasi come se stessimo ballando un tango mortale! Mi rannicchio tra alcuni mobili scoprendo una scrivania e mi chino nell'incavo per le gambe, mi copro ulteriormente con la coperta che ricopriva il mobile, sono muta come un pesce.
Poi sento il suono della scaletta, mi mordo le labbra e tremo per la paura mentre l'assassino sale le scale di legno quasi con un passo indeciso, sta provando a caso a cercarmi, non ha la certezza che io sia qui!
Forse ho una possibilità, so di avercela e di riuscire a sopravvivere. Vedo le sue gambe passare davanti al mio nascondiglio, lo vedo dall'ombra che si riflette per terra e sul telo che mi copre, smetto di respirare così che non possa sentirmi, piuttosto muoio soffocata!
Passa oltre e ringrazio il cielo, i suoi passi percorrono la mansarda e li sento quasi lontani, poi vicini poi nuovamente lontani dal punto in cui sono nascosta; non ho più un'arma e non avrei come difendermi ma sono sicura che non mi troverà, è già passato dal punto in cui sono. I miei pensieri mi distraggono e non sento più i suoi passi né il suo respiro.
Non voglio ancora uscire perché per fuggire via dalla baita dovrei comunque rischiare di passargli vicino, sono al sicuro solo per ora finché sto nascosta.
Poi però il velo bianco scompare come per magia e vedo la mano col guanto nero afferrarmi per i capelli e solo allora urlo per il dolore vista la forza con la quale mi strattona, mi porta davanti al suo volto coperto e continuo a urlare, a quel punto mi trascina con sé tirandomi per i capelli che sento quasi strapparsi dalla testa; mi mette in piedi sempre tirandomi, poi con l'altra mano prendere il mio viso e mi stringe con forza, mi dà lo slancio e scontro una volta contro qualcosa di freddo: un dolore acuto mi colpisce le tempie che sembrano esplodere, la mia testa sbatte una seconda volta e il dolore aumenta che mi sembra di esplodere, sento qualcosa scorrere sul mio viso e bagnarmi la guancia, non è sudore ma sangue; una terza volta vengo sbattuta e stavolta il dolore si interrompe bruscamente, vengo scaraventata a terra e non riesco più a muovermi.
Vedo solo il sangue che dalle mie tempie bagna il legno, il mio cuore è fermo e i miei occhi quasi si pietrificano, non muovo più un muscolo e sento la vita scivolarmi via. Un cerchio scuro comincia ad annebbiare il mio campo visivo.
Dicevano che quando si muore ci sarebbe stata una luce bianca, ciò che vedo adesso però è solo il nero del nulla.
Poi perdo ogni cognizione e la sensazione stessa della vita.

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Capitolo 14
*** 13 - Inseguimento ***


13.

Inseguimento






Serena
Sentiero del capanno – 3.10



-Sono sola... sono fottutamente da sola! Tutti mi hanno abbandonata... probabilmente saranno morti tutti!- il ricordo di Ben continua a tormentarmi, sento un rumore e mi alzo dalla mia posizione: mi trovo seduta praticamente sul porticato della piccola capanna del guardiacaccia; dopo che ho urlato aiuto ho aspettato che qualcuno accorresse in mio soccorso, ma pare che sia stato tutto inutile visto che sono sola. -E se fossi davvero rimasta l'ultima in vita?-
Non avrei come scappare! Osservo la neve che cade sempre più velocemente sul manto bianco già esistente, ho un brivido di freddo e mi sfrego le mani lungo le braccia per farmi un po' di calore.
Non ho nulla con me... né il cellulare, né i miei attrezzi da disegno: se proprio dovessi scegliere un modo per morire vorrei farlo mentre disegno, è la cosa che mi rende più felice in questo momento.
Chiudo gli occhi invocando i miei amici, cercandoli in mezzo alla montagna ma non trovo nessuno, sento solo echi di passi che potrebbero appartenere benissimo a un cervo o un qualunque animale.
Penso ad Ingrid, è l'unica che vorrei effettivamente con me adesso, Blair e io un tempo eravamo amiche ma spero proprio che si stia divertendo insieme a quel fusto di James! Mi piacerebbe anche essere con Alex... ho chiesto a Sam di cercarlo e probabilmente così facendo l'ho mandato a morire, probabilmente è morto e Alex è scomparso con quella puttana di Violet, spero proprio che sia morta così avrò il giocatore di football tutto per me, sempre se sia vivo!
-Ingrid, dove sei?- analizzo l'ultimo ricordo che ho di lei, dev'essere fuggita con... Nicole suppongo visto che James e Blair se n'erano andati via, io ero con Ben che...
Non voglio pensare nuovamente al sangue del ragazzo che bagna il terreno, ci sto male e vorrei aver potuto fare qualcosa per aiutarlo ma sono stata troppo debole!
Nella mia mente cerco ancora Ingrid e con gli occhi chiusi quasi la vedo: urla come se fosse in pericolo, cerca di divincolarsi, ha il viso deturpato dall'orrore e paonazzo, gli occhi le diventano rossi così come i segni delle mani che si stringono attorno al suo collo, l'immagine che ho nella mente cambia ed è come se fossi io Ingrid, le mie mani cercano di fermare un aggressore vestito di nero, cerco di colpire una ferita che ha nella spalla e poi con le ultime forze che ho cerco di togliere il passamontagna che indossa, continua a restare tutto nero, forse perché ormai muoio.
Mi alzo di scatto: mi sento così persa e confusa, una sensazione che non ho provato ma che so essere stata descritta alla perfezione da Blair quando mi ha parlato della mia morte per via dell'assassino. Ho appena avuto una visione? Non ne sono certa ma perché che non c'è altra spiegazione per quello che ho appena visto!
« Chi c'è? » chiede qualcuno improvvisamente, salto in aria e getto un urlo che però esce come un rantolo roco; alzo le mani visto che qualcuno mi punta la pistola contro, si tratta della poliziotta che volevo seguire quando ero andata con Ingrid verso la chiesetta nel bosco. « Sei tu... » mi ha riconosciuta e non so se essere felice di questo.
L'ultimo ricordo che ho della poliziotta è quando sono stata chiusa nella casa e nella mia camera, ha bussato alla porta chiedendo se qualcuno fosse in casa ma non ho risposto. « Sono Serena... » non penso che le importi il mio nome ma lo dico lo stesso perché comincio ad avere paura.
« Sono l'Agente Hills. » mi fa un leggero sorriso, esalta molto la sua bellezza e il suo viso è contornato da capelli rossi e corti, i suoi occhi sono quasi penetranti, sarebbe una perfetta modella per uno dei demoni da disegnare!
« Cosa ci fa lei qui? » chiedo coraggiosamente.
Lei sembra voler fare la misteriosa, poi però finalmente parla. « Sto seguendo delle tracce riguardo un pazzo assassino su questa montagna. Pare che abbiate scelto il momento sbagliato per le vostre vacanze! » dice lei, tiene ancora la pistola in mano e mi chiedo se sia carica.
« Quel mostro ci ha inseguiti! Lei dov'era per tutto questo tempo!? » chiedo urlando, se lei fosse intervenuta probabilmente Ben sarebbe ancora vivo, ma se io le avessi aperto la porta... forse è colpa mia!
« Non è il momento per le tue sciocchezze, ragazzina. Questo assassino è molto pericoloso e ha ucciso molte persone, se non ve ne andrete presto morirete anche voi! » mi risponde, la cosa non mi fa per niente sentire bene.
« Sappiamo che l'assassino è pericoloso! E... » non posso dirle delle visioni, probabilmente mi prenderebbe per una pazza e penserebbe che sto delirando. « Che cos'ha scoperto? » i suoi occhi si abbassano e scuote il viso.
« Nulla purtroppo. È sfuggente e ciò mi fa pensare che siano due in realtà, ho trovato la loro tana ma erano già fuggiti e non c'erano indizi all'interno. » fa un pausa lunga. « Pensavo di cercare il guardiacaccia ma se tu sei qua fuori penso lui non sia dentro e ciò mi fa venire dei dubbi... »
« Che intende...? » chiedo, la poliziotta comincia a muoversi, mi spingo da sola nel seguirla, magari restando con lei sarò al sicuro dal pericolo, sembra cazzuta!
« Prima seguivo una traccia col mio compagno di squadra. Sembrava portare ad un posto immerso nel bosco... sapevate che qui c'è una vecchia segheria del milleottocento? » scuoto il viso, non conosco nulla di questo posto se non il nome e il fatto che ci siano delle baite. « Pare che il nostro assassino o i nostri assassini abbiano trovato il modo di adibirla a nascondiglio. » dice lei. Sono interessata a questa storia e voglio indagare come farebbe un agente.
« Vengo con lei! »
« Se vuoi, dobbiamo passare per la piccola chiesa nel bosco, non sarà molto distante poi... » mi sento gelare il sangue nelle vene, Ben mi aveva detto di stare lontana dalla chiesa, cosa devo fare adesso? Se seguirò la poliziotta finirò proprio dove mi era stato detto di non andare, ma se non lo faccio resterò nuovamente da sola visto che la donna non potrà rinunciare alla propria missione. « Allora? Che vuoi fare? Vieni con me o no? » chiede infine.



Blair
Sentiero per la centrale – 3.30



Io e James siamo fianco a fianco, tengo la torcia che illumina il sentiero mentre lui stringe la pistola trovata nella baita degli Williams, da un lato mi sento sicura ma dall'altro ho una brutta sensazione per l'arma; abbiamo lasciato Sam e Alex nella casa, sono felice di questo perché penso che i due ragazzi siano al sicuro, non so però quando Sam potrà essere felice di essere solo con quello stronzo! Mi chiedo che cosa abbia passato Sam con quel mostro di Alex.
Continuiamo ad avanzare finché non sentiamo degli echi nel bosco, sembrano dei ruggiti.
Dubito che un animale possa fare tanto rumore e subito sentiamo un urlo nel bosco, non riesco a capire da dove venga ma sembra umano.
« Lo hai sentito anche tu? » chiedo, è chiaro che James è preoccupato visto come stringe i denti e come contrae la mascella, ha il viso teso e non risponde subito.
« Credo si tratti di quel mostro nell'hotel abbandonato. » dice lui, sta parlando di quello che hanno visto Sam e Alex, anzi, solo Alex ha visto questa creatura dal vivo, io però l'ho vista nelle visioni della nostra morte.
« Tutto questo non ha senso! » mi fermo di botto quando arriviamo al centro dell'incrocio, il cadavere del lupo di cui mi hanno parlato Sam e Alex è ancora là, immerso in un lago di sangue. « La visione che ho avuto di te, quella del mostro e dei trucioli di legno... » misteriosa come le altre.
« Siamo in una montagna, immersi nel bosco. Può esserci legno ovunque, non ricordi nessun dettaglio del luogo? Anche il più insignificante magari... » non so se James sia più preoccupato per la visione o per ciò che potrebbe fare, sacrificarsi per me... non voglio che lo faccia! Non voglio che muoia per me, anzi, nessuno di noi dovrebbe morire qui.
« No, non ricordo altro. » dico, subito segue un lungo attimo di silenzio nel quale nessuno dei due riesce a parlare, io e James siamo soli, quasi abbandonati a noi stessi.
« Continuiamo... se ci soffermiamo sulle visioni impazziremo! » aggiungo dopo, stando alle parole dell'indiano potremmo anche sbagliare: rivelandoci le visioni ci condanniamo ma finora non è morto nessuno; o almeno non abbiamo la certezza che Violet sia morta, spero solo che Alex e Sam ne vengano a capo in qualche modo.
Restiamo pochi istanti in silenzio e James poi sussurra qualcosa in tono abbastanza vago. « Hai notato che Sam aveva addosso la giacca di Alex? » chiede, in effetti sì ma ci penso solo ora, prima ero più preoccupata per le condizioni del mio amico. -Che ci faceva Sam con quella giacca?-
« Sì e no, a cosa stavi pensando? » chiedo io incuriosita da ciò che intende dire, è raro che James esterni i propri pensieri perciò voglio sapere a cosa sta alludendo.
« Magari tra quei due c'è del feeling adesso. » scoppio a ridere visto quanto sia assurda l'idea, James sorride in risposta al mio divertimento, è felice nel vedermi più serena, e in effetti è così che mi sento ora che sono con lui!
« Sarebbero proprio una coppia divertente! » ammetto.
Arriviamo ben presto alla centrale elettrica che si trova circondata dalle pareti col filo spinato, sembra operativa in quanto vedo luci e sento dei suoni che indicano che è in funzione, nonostante questo però James fa segno di seguirlo verso sinistra e gli resto dietro: fiancheggiamo una grande struttura che penso sia il palazzo principale e arriviamo in un condotto nascosto tra la neve.
A protezione di questo enorme tubo c'è però una grata che permette l'ingresso solo a persone minute, solo io potrei entrare all'interno della struttura e questo significherebbe che io e James dovremmo separarci almeno per adesso.
« Da questo punto è passata Nicole, ma non ho idea di cosa ci sia dentro. E non ti lascerò entrare da sola! » dice James, sospiro in quanto non possiamo permetterci di perdere tempo e cercare altre soluzioni all'ingresso.
« James, per favore. Sai bene che finché restiamo insieme sei in pericolo! » sto parlando della visione. « Forse questa è un'occasione per separarci, forse è meglio che... » mi interrompe e non mi dà la possibilità di continuare.
« Non ti lascio andare da sola! Anche se dovessi farmi a quadretti per passare attraverso la grata ma ti seguirò se hai intenzione di passare per questa via! » non posso oppormi in alcun modo, sono quindi costretta a rinunciare all'ingresso immediato all'interno della centrale, serve un'altra via.
« Hai qualche altra idea? Magari quando sei stato qui con Nicole... » non conosco la struttura e non ho idea di come potrebbero essere costruite le centrali elettriche, James però annuisce come se avesse già un'idea in mente.
« Potrebbe esserci un passaggio di servizio o un condotto dell'aria dal quale passare... » annuisco e decido di seguirlo, ci spostiamo entrambi fiancheggiando la struttura e cercando anche la più assurda delle ipotesi per poter entrare.
Arriviamo al retro della struttura senza aver trovato nulla che possa esserci d'aiuto quando finalmente vedo una soluzione e la indico a James. « Che ne dici di arrampicarci un po'? » chiedo; il ragazzo si volta verso il punto che indico: si tratta di un albero pieno di neve, ci sono degli incavi scavati nella corteccia e i miei occhi proseguono sui rami dell'albero che sembra collegarsi ad una finestra aperta.
« Non posso crederci... » dice lui con un leggero sorriso, mi guarda con un bagliore negli occhi. « Non pensavo fossi così avventurosa, mi piace. » continua, sorrido piuttosto imbarazzata, con la mente penso ancora a quel momento prima di entrare nella baita, quando io e lui ci stavamo quasi per baciare e mi sento arrossire.
James va avanti e comincia a scalare il tronco dell'albero, io sono appena dietro di lui: non ricordo di aver mai scalato una superficie così ma da piccola i miei genitori mi portavano al parco giochi ed ero abbastanza giocherellona, è come se stessi riscoprendo quell'abilità persa: piego le ginocchia e mi aiuto con la mano di James, l'altra si aggrappa ai rami dell'albero e insieme riusciamo a salire fino al ramo che come un artiglio sembra entrare all'interno della struttura.
Getto un leggero sguardo verso il basso e scopro che siamo almeno a cinque metri d'altezza, non è poi così alto ma ho paura che cadendo potrei farmi male; James al mio fianco è rannicchiato quasi schiacciato dalla chioma dell'albero, è stretto a me e sento il calore del suo corpo, alzo il viso nuovamente così da incrociare il suo poco più in alto rispetto al mio e chinato così da riuscire a guardarmi.
« Credo che dovremmo muoverci ed entrare... » dico imbarazzata, non sono mai stata così tante volte al suo fianco, le nostre labbra quasi si toccano e lui si limita a sorridere, socchiude gli occhi e sospira annuendo.
« Vado io, così posso prenderti se stai per cadere. » l'idea che mi si figura nella mente mi spaventa ma lui già si sta spostando verso la struttura, striscia sul ramo e lo sento lamentarsi, lo guardo preoccupata e noto che si è graffiato la mano con la superficie a scaglie dell'albero.
È molto più veloce di me e riesce ad entrare attraverso la finestra aperta, si guarda in giro ma non trova nulla e mi fa segnale di poterlo raggiungere: mi trovo sospesa nel vuoto praticamente, percorro il ramo dell'albero e ho come la sensazione che si stia per spezzare ma proseguo lo stesso, un suono echeggia nel bosco, come se qualcosa stesse correndo e mi costringo e fermarmi. James però mi fa un cenno e riprendo la mia strada, all'ultimo istante mi trovo davanti la finestra e il ramo si spezza sotto il mio peso.
Sto per cadere giù, non c'è nulla che mi sostiene quando James riesce a prendermi per il braccio, stringe con forza e provo dolore ma non sarà mai lo stesso del cadere da questa altezza. « Ti tengo io! Resta calma e immobile e vedrai che ti porto su! » mantiene un tono calmo e mi sento tranquilla, mi tira con sé con leggerezza e infine riesco a darmi una spinta per entrare dentro la finestra, James dà un'ultima spinta e questo mi fa letteralmente volare indietro con lui; cade di schiena e io sopra, quasi gli do una testata sul naso ma entrambi siamo illesi e dentro la centrale.
« C'è mancato poco... » dico io, abbiamo i respiri pesanti e la mia mano accarezza istintivamente il viso di James, è ruvido per via della barba che sta crescendo ed è freddo vista la bassa temperatura esterna.
« Blair, io sento che... » lo interrompo subito! Scatto in piedi e guardo la porta d'ingresso di questa stanza, da qualche parte nella centrale ho sentito un suono, il rumore di un vetro che si infrangeva. Non siamo soli qua dentro!
« C'è qualcosa... » dico spaventata, James si alza dietro di me e punta la pistola in avanti, faccio luce con la torcia che riprendo in mano. « Non hai sentito...? » dalla sua espressione capisco che non ha sentito, forse sono io che l'ho immaginato anche se dentro di me sento che qualcuno ci osserva.
Avanziamo all'interno della struttura entrando nella rete di corridoi, una mappa appesa alla parete indica il punto di sicurezza più vicino, io sono però interessata a sapere dove posso contattare qualcuno per aiuto e vedo che c'è una stanza addetta alle comunicazioni radio.
Si trova dall'altro lato della centrale e questo significa che dobbiamo andare proprio dove ho sentito il suono del vetro rompersi alcuni minuti fa.
« Va bene, è su questo piano ma dobbiamo andare dall'altro lato della centrale. Non dovrebbe essere un problema... » James studia la struttura, o almeno il piano che abbiamo a disposizione: si tratta di due rettangoli messi insieme, siamo proprio nell'angolo nel quale queste due forme si uniscono.
« James... ho una brutta sensazione! » dico finalmente, il ragazzo si volta e mi guarda con i suoi occhi chiari e penetranti come il ghiaccio; si morde le labbra come se stesse pensando a cosa dirmi, riflettendo sul da farsi.
« Vuoi andare via? » chiede, lo guardo stranito: non pensavo che avrebbe potuto chiedermi qualcosa del genere, una parte di me sente che c'è qualcosa qui.
« Ho solo una brutta sensazione; ho sentito un rumore e in tutta la foresta ci sono... strani suoni, lo so! » faccio una pausa, se dovessimo andare via non avremmo l'occasione di chiedere aiuto, ed è proprio per questo motivo che siamo venuti qua: contattare qualcuno per aiutare tutti noi!
« Possiamo andare via se vuoi, ma dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno... e ormai che siamo qui... » sono immersa nel dubbio, non so cosa voglio fare; James mi sta completamente dicendo che sono libera di scegliere e io non me ne sento in grado: o andiamo via da qui cercando un'altra soluzione per chiamare aiuto, oppure facciamo proprio quello per cui siamo qui, renderci utili!



Nicole
Tana dell'assassino – 2.55



Non sono sicura che scendere nelle profondità dell'oscurità sia saggio, specie se questo potrebbe portarci all'interno della rete del bunker sotterraneo; tuttavia l'espressione di Ingrid è traumatizzante: chiaramente ha paura di qualcosa, che intenda dirmi che l'assassino è l'agente?
Non sono sicura di questo ma non ho altro da fare: stringo gli appunti al mio petto e insieme alla mia compagna ci spostiamo verso il passaggio, accendo la torcia che ho portato con me da casa e vedo subito un pulsante che chiuderà l'ingresso alle nostre spalle.
Lo premo e l'attimo seguente siamo nel buio totale. Siamo solo io e Ingrid che però non resta ferma, si sposta continuando a scendere per il passaggio e io mi muovo con lei, ben presto vediamo solo i muri di cemento armato e sentiamo solo il leggero movimento delle pale dei condotti dell'aria, mi chiedo come mai siano funzionanti ma ringrazio il cielo e quindi non mi ci soffermo molto.
« Perché non mi hai fatto aprire all'agente? Avrebbe potuto aiutarci, non credi? » chiedo rivolgendomi ad Ingrid.
Scuote il viso ripetutamente. « Penso che sia uno degli assassini. » la sua motivazione quale sarebbe? Perché un agente dovrebbe fare una cosa simile? E per cosa poi? Sono dubbi che spero potremo risolvere scendendo qui.
Il passaggio non accenna e smettere di scendere per molto tempo, sento quasi le gambe tremarmi: dopo la corsa sono stanca ma sono tranquilla sapendo che per ora siamo al sicuro. O almeno lo spero: non ho idea di dove questi passaggi conducano e potrebbero portarci anche in qualche nascondiglio segreto dove l'assassino ci sta aspettando.
« Immagino che qua sotto non ci sarà campo... » dice Ingrid quando mi appresto a controllare se ci sono chiamate o messaggi, è l'unico modo che abbiamo per restare in contatto con gli altri ma ha ragione e per di più il cellulare ha la batteria quasi scarica; la verità è che sono preoccupata.
« Ci speravo comunque, dopo che il pazzo assassino ci ha sparato addosso magari Ben mi avrebbe mandato un messaggio se era al sicuro. Mi chiedo dove siano finiti gli altri, non penso se la passino bene. »
Le mie parole rendono Ingrid più silenziosa, da qualche parte entra una folata di vento gelida e penso che siamo finalmente vicine ad un uscita, tuttavia il complicato intrico di corridoi non ci permette di uscire! Giriamo per non so quanto tempo, parecchi minuti ormai quando entriamo finalmente in una nuova stanza, anzi, la prima che incontriamo da quando siamo scese qua sotto.
La porta di questa sala è aperta e di forma ovale, quasi come quelle dei sottomarini ho paura di aprirla.
Ci sono alcune luci all'interno, si trattano di lampade alte che fanno luce bianca. Guardo i mobili stranita, è come se fosse un salottino d'attesa, con tanto di angolo bar lontano da noi.
« Cos'è questo posto!? » chiede Ingrid, vorrei avere una risposta, ma suppongo sia un altro dei nascondigli degli assassini, dall'altro lato c'è una porta aperta, è molto larga, più di quella dove siamo entrate noi ma ha lo stesso aspetto.
« Cerchiamo qualche indizio allora... » visto che siamo qui non abbiamo molto altro da fare, la poliziotta neanche ci avrà seguito quindi apparentemente siamo solo io e Ingrid.
Non c'è molto in giro, mi avvicino soprattutto ai mobili del salotto mentre Ingrid cerca all'angolo bar, è davvero assurdo questo posto e questo mi rende ancora più interessata alla ricerca di indizi, la prima cosa che attira la mia attenzione è un cellulare! Che sia quello dell'assassino? Lo prendo in mano e lo giro, premo il pulsante per riuscire a sbloccarlo ma c'è un codice di sicurezza che lo blocca.
« Ingrid? Sei un'esperta della tecnologia, dimmi che te ne intendi di telefoni! » dico chiamandola, la ragazza si avvicina e prende il cellulare in mano, ci giocherella un po'.
« Ci sto cinque minuti al massimo! » sospiro, è un bene che sia qui con Ingrid, non sono sicura che altri sarebbero riusciti in quello che lei sta facendo adesso. Aspetto il tempo necessario e poi mi passa nuovamente il cellulare, privato della sua password e posso esplorarne i contenuti.
Purtroppo però non ci sono numeri registrati, solo chiamate a persone e in particolare allo stesso numero, non ci sono foto o immagini e capisco che questo è un cellulare che collega i due assassini direttamente, mi chiedo però perché sia qui.
« Ci sono dei messaggi di stanotte... » dico meravigliata andando a leggere i pochi messaggi, si tratta di una conversazione con qualcuno, probabilmente tra l'assassino e l'altro? Leggo nella mente il dialogo:
-21.05- Faremo la cosa giusta, lo facciamo sempre e stanotte proteggeremo ciò che hai abbandonato, codardo.
-21.10- Con chi sto parlando?
-21.15- Sono tuo fratello! Stanotte massacreremo i tuoi piccoli raggi di luce, li faremo a pezzi! Così come tu ne sei andato di casa, distruggendo la famiglia, adesso noi ti porteremo via i ragazzi che tanto ti ostini a considerare come tuoi illegittimi figli! Non sei il padre di nessuno!
-21.40- Ho scelto di andarmene! Sappi che se continuerai a mandarmi queste minacce chiamerò la polizia, John.
-21.50- Sono così tranquilli nella loro casa, ho persino visto uno dei due Williams; chi vuoi che faccio a pezzi per primo? Forse la puttanella della scuola!
-21.55- Questa discussione finisce qui, fai loro del male e giuro che ti ammazzo!
« Non capisco di che sta parlando... » non ci capisco nulla, John... è un nome familiare ma non riesco a dargli un volto; lascio il cellulare dove l'ho trovato e continuo la ricerca fino a trovare un registratore portatile.
Riavvolgo qualunque registrazione ci sia stata messa e metto il play permettendo anche ad Ingrid di sentire. « Vedi August, se c'è una cosa che non hai mai capito di noi, è quanto fossimo legati gli uni agli altri. Noi ti abbiamo sempre amato a differenza dei nostri genitori; siamo tutti e tre riuniti per la cena di Norman con la puttana, e sto pensando: » la voce si interrompe per prendere un respiro per poi urlare con forza al registratore. « Perché non sei tornato quando Norman è stato male dopo l'incidente!? Perché non ti sei fatto più sentire!? I tuoi fratelli avevano bisogno del loro fratello maggiore, Io avevo bisogno di te! » tremo violentemente, mi scivola il registratore via dalla mano.
Conoscono quella voce, non posso non sapere di chi sia!
« Non è possibile... » dico sussurrandolo appena, Ingrid mi guarda, non capisce di cosa sia spaventata ma io lo so!
« Che succede? » chiede lei.
« Si tratta del guardiacaccia! Deve aver ucciso Violet, oh mio Dio no! » la mia amica, la mia migliore amica è morta, fatta a pezzi e divorata da... scuoto il viso più volte mentre le lacrime scendono da sole, lo stomaco mi fa male quasi come se dovessi vomitare e la testa mi scoppia.
« Nicole, ti prego sta' zitta! » continua a ripetermi Ingrid nel tentativo di ridurmi al silenzio, getto un urlo di disperazione mentre lei mi asciuga le lacrime, poi un rumore echeggia alle nostre spalle proprio dalla porta dalla quale siamo entrare nella stanza e vedo l'ombra di qualcuno che corre via, non ho potuto vedere chi era però!
Dev'essere il guardiacaccia! Ho solo pochi istanti di rabbia per decidere cosa fare e nel frattempo prendo un pezzo di ferro che trovo per terra, poi corro contro di lui sentendo i suoi passi sempre più lontani, solo ora vedo altri passaggi da dove siamo passati e spero di prendere quello dell'assassino ma arrivata la bivio mi fermo: ho lasciato Ingrid da sola e dovrei tornare da lei... tuttavia non saprei come visto quante volte ho svoltato per i corridoi, mi sono persa!
Non mi resta altro che andare a destra, sento dei passi che echeggiano e suppongo siano dell'assassino; nella via di sinistra invece sento solo un pesante silenzio, minaccioso ma incredibilmente mi sembra più sicuro.
Una delle due vie mi porterà da Ingrid o dall'assassino che sta cercando di uscire dal bunker.



Alex
Baita degli Williams – 3.25



« Ti senti meglio? Prima non avevi una bella cera. » dico portando a Sam un bicchiere d'acqua, è ancora disteso sul divano ma nel momento in cui mi avvicino a lui sembra volersi sedere e lo aiuto nel farlo.
« Sì, sto bene. » fa una pausa e ne approfitta per bere l'acqua, mi siedo al suo fianco e sento la sua gamba premere contro la mia: sono nella confusione più totale perché non so che mi sia preso prima, nel bosco... « Meglio andare al piano di sopra, dobbiamo scoprire cos'è successo a Violet. »
« Aspetta! » Sam si ferma mentre si alza e mi rivolge uno sguardo confuso, anch'io mi metto in piedi e alzo un braccio nel tentativo di toccare la sua spalla ma mi fermo a mezz'aria. « So che non è il solo motivo per il quale sei voluto restare da solo con me qua in casa. » dico, Sam sbuffa e si volta.
« Se pensi che voglia fare sesso con te adesso puoi andartene via; non ho intenzione di... » lo interrompo prima che possa continuare perché chiaramente ha frainteso le mie parole e ciò di cui penso voglia parlarmi.
« Parlavo del bacio! Non dirmi che non ci hai pensato... » il silenzio scende tra noi due e la casa sembra più silenziosa e spaventosa che mai nonostante le luci accese.
« Dovresti essere tu a parlarne e... non capisco perché lo hai fatto, cosa significa e... mi lascia confuso, tutto qua! » comincia a salire le scale e io gli sono subito dietro di un gradino, mi preoccupo perché barcolla un po' e immagino che la gamba continui a fargli male visto come si muove.
« Che posso dirti di più? Ti ho dato un bacio, volevo farlo. Non... credo sia necessario spiegarti il perché! » cerco di essere elusivo, per un breve istante mi sono sentito diverso, quando l'ho visto sano e salvo... preoccupato per me e ancora vicino ho provato qualcosa... di forte per lui!
« Come ti pare... allora non credo sia necessario parlarne. » dice con leggerezza, superiamo la prima rampa di scale e siamo quasi al pianerottolo dove vediamo la porta fuori dai cardini; sento una morsa allo stomaco per come mi sento!
« Blair e James avevano ragione... » dice Sam, è il primo ad arrivare davanti la porta della stanza, mi ci affaccio subito dopo e resto paralizzato alla vista della scena della battaglia: ci sono due metà di un ramo per terra e ricordo chiaramente che Violet aveva rischiato la vita per prenderlo!
« Cazzo... » cado sulle ginocchia con un tonfo, c'è del sangue intorno e sono sicuro che Violet sia stata presa dall'assassino, che abbia magari combattuto ma temo che alla fine lui l'abbia presa. Che sia viva o no... non riesco a pensarci! « Non può essere vero... »
Sento Sam chinarsi al mio fianco, mi appoggia una mano sulla spalla con delicatezza, è un tocco molto diverso da quello che Violet mi riservava, quello del ragazzo è più amorevole. « Alex... forse c'è speranza, non sappiamo se l'abbia catturata, e se avesse combattuto e poi è scappata? »
Le parole di Sam echeggiano nella mia testa: potrebbe aver combattuto e forse è fuggita, magari ha chiuso la porta all'assassino che l'ha sfondata quando è rimasto dentro, questo spiegherebbe lo stato della stanza. Ma dov'è fuggita?
Ritorno in piedi e seguo ancora Sam che controlla le stanze del piano superiore una per una, non sembrano esserci cambiamenti con l'eccezione di un dettaglio troppo atipico: la scala della soffitta è aperta e permette l'ingresso a qualcuno, sui pioli c'è del rosso, capisco subito che è sangue!
« Non credo sia saggio andare avanti. » dice Sam, il problema è che ho bisogno di vederlo con i miei occhi, se è successo qualcosa a Violet devo saperlo! Ignoro quindi le parole del ragazzo e salgo le scale cercando di non toccare il sangue che sembra ormai asciutto e secco.
Entro nella soffitta e Sam sceglie comunque di seguirmi e grazie a lui riesco a vedere cosa posso trovare visto che ha la torcia: c'è solo polvere, mobili coperti e strani oggetti, cammino quasi girando intorno e immaginando il percorso che avrebbe potuto fare Violet quando sul pavimento vedo una larga macchia di sangue secco.
Non ho più da sperare, sono certo che Violet sia morta ormai!
« Alex... mi dispiace! » le sue scuse non possono ridarmi indietro Violet, sento lo stomaco stringersi e mi volto verso Sam che mi abbraccia inaspettatamente, vorrei piangere ma mi hanno sempre insegnato che un vero uomo non piange, non si lascia abbattere da nulla, neanche dalla morte.
L'abbraccio di Sam però è piacevole, caldo e soffice e automaticamente lo stringo tra le mie braccia; provo qualcosa di strano per lui, posso dire di amare Violet, ma Sam mi fa sentire qualcosa di strano e nuovo... e immagino sia per il fatto che non ho mai visto un ragazzo in questo modo.
« Devo uscire! Devo cercare il bastardo che ha fatto questo a Violet! » dico quando Sam si separa, nella sua espressione leggo una strana paura, forse ha paura di restare solo in casa ma voglio illudermi che sia preoccupato per me. È incredibile come abbia rivalutato ogni aspetto di questo ragazzo!
« Sei forse impazzito!? Capisco che vuoi vendicarti ma non puoi correre in giro per i boschi e... » lo interrompo nuovamente, proprio come prima con un bacio, stavolta però le mie mani stringono le sue come se potessi tenerlo incatenato, poi premo le labbra con forza e le sue parole non vengono pronunciate, ancora una volta posso sentire il suo sapore, ed è dolce proprio come quello di una ragazza.
« Smettila di baciarmi! » dice lui staccandosi con forza da me, resto quasi insoddisfatto, come se mi mancasse aria a causa di quel momento spezzato. « Che ti prende!? » chiede in un primo istante e poi se ne va via, scende le scale ma lo seguo senza pensarci due volte.
« Non sai cosa significa vivere in questo modo! » dico alzando la voce, è già davanti alle scale che portano al piano inferiore e mi affretto ad inseguirlo. « Nascondere ciò che si prova, tu sei abituato a fare la checca davanti a tutti, io ho dovuto soffocare qualunque pensiero e qualunque sentimento per poter vivere tranquillamente! »
Si ferma al centro del salotto e posso finalmente raggiungerlo, respiro lentamente per la corsa attraverso le scale così da recuperare il fiato e parlare nuovamente ma lui si volta, inclina il viso appena e parla: « Avresti potuto dirmelo invece di rovinarmi la vita! » sono le ultime parole che riesco a sentire prima che un urlo echeggi in mezzo al bosco, non so perché ma penso si tratti di Violet.
Comincio a correre nonostante le urla di Sam che mi chiede dove stia andando, le sue parole mi echeggiano nella mente come un martello, il ricordo di Violet scema in mezzo alla nube di fumo che si crea, distruggo la serratura della porta principale e corro in mezzo alla neve cercando di arrivare a quella voce che ha urlato, non so esattamente da dove venga ma credo sia vicina alla vecchia chiesa nel bosco.
Per un lungo tratto di strada mi trovo da solo, circondato dalla natura tetra e malvagia e più volte i rami degli alberi mi colpiscono in viso sporcandomi con la terra e la nvece che li ricopre, poi arrivo in uno spiazzo circolare con una struttura di pannelli di ferro, non ho ben chiaro di cosa si tratti ma c'è un camion con dei lunghi tronchi d'albero che sembrano dover essere scaricati all'interno della struttura.
Dovrebbe essere... una segheria! Qualcuno poi segue i miei passi, lo sento arrivare e tengo il coltellaccio alto così da potermi difendere in qualunque istante. È dietro di me!
Sam spunta dalla boscaglia con un balzo contro di me e faccio in tempo a gettare il coltellaccio per evitare di ammazzarlo, lo tengo fermo prima che cada a terra. « Perché cazzo mi hai seguito!? Dovevi stare a casa! »
« Io... » non riesce a rispondere in quanto un rumore echeggia, è come un ruggito e riconosco lo stesso suono della creatura famelica che ho visto nell'hotel. Sembra vicino a noi, nel bosco da qualche parte quindi prendo Sam per la mano e lo tiro via dimenticandomi di tutto il resto.
Sam oppone prima resistenza visto che recupera il coltellaccio caduto a terra e poi corre anche lui stringendomi la mano, l'unico posto sicuro al momento è la segheria, ci avviciniamo quindi al camion con i tronchi ed entriamo da quella grande porta trovandoci quindi in un magazzino con altri tronchi accatastati; mi guardo indietro aspettandomi che il mostro compaia improvvisamente e quindi entro ancora più dentro la struttura del legno trovandomi in un corridoio.
Ci fermiamo pochi istanti e vedo porte e finestrelle ovunque in questi corridoi, ci sono varie stanze con prodotti di lucidatura e vernici. « Che dobbiamo fare!? » chiede il ragazzo, non so cosa dirgli visto che siamo in trappola, sentiamo dei passi veloci, qualcuno che corre tra i corridoi e vedo un movimento in un'altra stanza, dall'ombra sembrava che quella persona tenesse un fucile tra le mani.
« Vieni con me! » devo portare al sicuro Sam, ci spostiamo quindi restando abbassati e guardandoci intorno: non siamo solo inseguiti dalla creatura ma siamo anche finiti nella tana dei due assassini che ci danno la caccia!
Siamo in un corridoio vuoto quando sento un rumore alle nostre spalle e qualcuno che continua a correre. Sam punta la torcia in avanti ma gli trema il braccio quindi sono io a prendere l'oggetto luminoso e vedo due figure che corrono contro di noi, un ragazzo e una ragazza: Blair e James.
« E voi cosa ci fate qui? » è come in un film commedia, tutti a quattro diciamo la stessa identica frase nello stesso momento e questo non ci fa ridere però.
« Non c'è tempo per spiegarvi, ci sta inseguendo! » urla Blair, sembra chiaramente preoccupata, mi chiedo se allora non fossero state sue le urla che ho sentito ed inseguito.
Tutti e quattro ci mettiamo a correre dell'altro lato verso uno dei tanti corridoi che ci fanno entrare nella struttura e buttiamo giù la porta che ci blocca; siamo sempre più dentro la segheria e ci troviamo in una stanza con una scrivania.
Mi volto a destra e sinistra così da poter trovare una via di fuga: ci sono delle scale che portano al piano superiore della centrale e posso vedere un cartello con scritto “Modellamento e taglio”; in opposizione alle scale ci sono dei corridoi che sembrano portare nell'ala degli uffici e nelle sale di archiviazione della segheria; superando la larga scrivania potremmo arrivare ad una porta dal quale posso vedere una grande sala con un manto marrone sul pavimento, suppongo sia la sala centrale e potremmo scappare dall'uscita principale; quasi affiancando quella stanza c'è un corridoio che porta ad un'uscita attraverso uno dei magazzini di merci e materiali della struttura. È questione di fortuna adesso!

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Capitolo 15
*** 14 - Duello ***


14.

Duello






Ingrid
Bunker – 3.40



In pochi istanti Nicole lascia la stanza e mi sento improvvisamente più sola che mai, immersa nel debole luce e nel panico. Tremo in quanto le ombre mi circondano, mi opprimono quasi come se stringessero il collo, non riesco a respirare e devo andarmene da qui, specie visto che gli assassini potrebbero tornare in qualunque momento.
Rifletto pochi istanti Nicole è uscita dalla nostra entrata, io però guardo l'altra porta, sono sicura che in qualche modo quella conduca all'uscita quindi vado verso quella porta e la apro trovandomi in un altro corridoio; la verità è che le luci mi circondano, i fari nella stanza e alcune luci nel soffitto di questo bunker, non sono realmente immersa nel buio ma la mia mente è confusa e i miei occhi si appannano come se davanti avessi una nebbia. Cerco di chiamare il nome di Nicole ma è inutile e sento solo echeggiare la mia voce, suoni di passi lontani, la voce della ragazza che corre inseguendo l'assassino... il guardiacaccia incontrato a inizio serata.
Ripercorro tutta la nottata fino a quando sono arrivata guidando insieme a Serena, siamo passate dalla capanna del guardiacaccia; stava parlando con l'agente Hills, e se lui è l'assassino... i conti tornano perfettamente! Lei dev'essere in qualche modo coinvolta, questo spiegherebbe il perché era sempre al momento giusto in un determinato punto, mi sono illusa che non aprendo alla donna abbiamo fatto la cosa giusta, ma essendo una degli assassini conosce bene il passaggio e ci ha seguite fin qui per ucciderci.
Quello che mi domando però è: che senso ha avuto scappare? Che avesse paura che potessimo vederla? Non c'erano prove riguardo lei, si nominavano soltanto degli uomini, allora non capisco cosa sta realmente succedendo!
Ormai non ha più importanza: il guardiacaccia è da qualche parte nascosto nella montagna, la poliziotta invece si sta facendo inseguire da una furibonda Nicole che spera di ammazzarla in qualche modo con un piede di porco, sono forse diventata pazza io o è una follia inseguire l'assassina? Scuoto il viso continuando ad andare avanti per i corridoi, superando porte e stanze intere finché non trovo delle scale che salgono, sono di legno quasi marcio e sembrano riportarmi in superficie, sono sola e dopo questo punto sarò immersa nel buio del bosco probabilmente.
Mi devo fare forza quindi salgo i gradini lentamente sperando che non cedano sotto il mio peso; ciò non accade e quando mi trovo al piano superiore quasi ringrazio il cielo piangendo, mi sposto velocemente e mi trovo davanti un muro. Resto un attimo immobile, penso a quello che ho fatto, a dove potrei aver sbagliato, stringo i pugni in quanto la luce lampeggia e nei momenti di oscurità sento nuovamente la stessa morsa che sentivo quando ero nella tana degli assassini. Comincio a battere i pugni sulla parete.
« Cazzo, apriti! Maledizione! » urlo senza rendermene conto e alla fine ci rinuncio, mi metto con le ginocchia rannicchiate contro il petto, resto seduta nell'angolo e solo allora qualcosa colpisce la mia attenzione.
Alzo gli occhi e lo vedo: un pulsante rosso è sospeso ad un metro da terra, pronto per essere premuto. Avrei dovuto immaginare che tutte le uscite del bunker sono protette da questa specie di dispositivo. Premo quindi il pulsante e la porta si apre facendomi entrare in una stanza grande con mobili e cianfrusaglie. Mi guardo intorno stranita.
Neanche mi sembra di essere ancora sulla montagna in quanto è così fuori dal mondo: una stanza completa di tutto, un piccolo monolocale con dei mobili chiaramente usati da poco, probabilmente è abitata da qualcuno e mi chiedo se non sia uno dei nascondigli degli assassini. L'unico dettaglio che coglie la mia attenzione è la mancanza di finestre, le pareti costruite in cemento armato e una grande porta di ferro, inespugnabile per chiunque, la sicura della porta sembra essere bloccabile solo dall'interno, ma chiaramente non lo è.
Osservo più attentamente e noto come la porta sia in realtà aperta; non riesco a capirci nulla, neanche so dove potrei essere così mi guardo intorno cercando degli indizi che magari mi facciano capire qualcosa in più sugli assassini e sul ruolo primario che ha la poliziotta. Ci sono solo degli utensili in giro e nulla di tutto questo ha una logica.
E infine trovo nuovamente quella strana foto: quattro bambini, uno imbronciato e un ragazzino nero in mezzo a due gemelli; uno dei quattro deve essere il guardiacaccia e ho quasi l'illuminazione: ecco dove avevo già visto la stessa foto, Blair l'aveva trovata nella casa del guardiacaccia quando stavamo chiedendo aiuto. Un dettaglio ritorna alla mia mente, la poliziotta chiamava un certo Pierre credendo che si trovasse nella casa, probabilmente era il guardiacaccia. Eppure quel nome non è mai comparso tra gli appunti dei due assassini; che sia una copertura? Che qualcuno stia facendo un gioco strano nel quale mente sulla propria identità?
Un rumore all'esterno echeggia, il suono di alcuni corvi che volano via e poi un urlo femminile che riempie l'aria; mi porto le mani davanti al viso avendo il terrore che qualcuno possa essere in pericolo, sono portata ad uscire visto che non ho motivo di stare qui e non è mia intenzione tornare nella rete profonda dei bunker, apro la porta dell'esterno.
Mi guardo intorno trovandomi in un largo spazio, il bosco a pochi metri da dove sono io, mi muovo verso destra trovando una lunga ringhiera che delinea un paesaggio meraviglioso sulla montagna, il cielo e la terra si uniscono e sfumature di stelle riempiono tutto quanto. Sembra una grande diga, ma non c'è acqua da trattenere, forse serve solo per tenere in piedi la montagna che rischia di crollare.
Annuisco e mi volto, non ho il tempo di fare altri respiri che due mani si chiudono attorno al mio collo con così tanta forza da impedirmi di respirare. La mia mente avverte troppo tardi il pericolo ma non per questo voglio lasciarmi strozzare dalla figura in nero che si trova davanti a me; non ho modo per difendermi in quanto sono disarmata, colui che attenta alla mia vita è un uomo vista la stazza ed ha un ferita sanguinante alla spalla, con tutta la rabbia che ho gli infilo due dita e lui urla di dolore stringendo ancora più forte.
Non ho modo per resistergli ancora e presto sento le gambe molli e le mani si muovono senza senso, cerco di picchiargli il volto e riesco infine a togliere il passamontagna che ne copre il viso, forse è perché la mia vista si fa sempre più annebbiata, forse perché sento la morte incombere su di me; il volto dell'uomo però resta nero, ha un'espressione da pazzo, calvo e ride mentre sente la mia vita tra le sue mani, ormai non sento più neanche il cuore battere; semplicemente poi mi lascia andare, non sento mai il tocco del terreno, la vista si fa sempre più scura e perdo ogni cognizione di esistere.



Serena
Bosco fitto – 3.30



Penso che ci siamo perse in questo posto: neanche lei sa dove stiamo andando, alla faccia che era cazzuta!” è quasi istintivo pensare che persino l'agente si sia persa in questo posto di merda. Mi guardo intorno col timore che possiamo incontrare nuovamente il nido d'api; a inizio serata ero finita con Ingrid in quel sentiero e mi ero quasi sentita male, quando ho visto lo stesso albero caduto per terra ma non l'alveare; mi sono parecchio stranita della cosa.
« Ragazzina smettila di ammirare il paesaggio e preoccupati di starmi dietro. Anche se forse era meglio che te ne tornavi a casa! » dice la poliziotta richiamandomi all'ordine, mi affretto così a raggiungo prima che si distanzi troppo, non sembra troppo preoccupata per me.
Alla fine mi sono detta che andare alla chiesa era la cosa migliore, Ben non aveva specificato cosa sarebbe successo; una parte di me sento però di stare facendo un torto al ragazzo, come se avessi disobbedito alla sua ultima volontà e mi sento logorare dentro per la paura. Ma sono stanca di tutto questo, dei segreti e di stare da sola, sono ore che lo sono se non conto l'aver camminato per poco tempo con Nicole e James o con Ben che mi ha lasciata subito dopo!
Dopo quella che sembra l'eternità passata in questo posto fitto e oscuro riusciamo ad arrivare davanti la piccola chiesa nel bosco, è inquietante adesso che la vedo e non mi preoccupo di fotografarla per un disegno, anzi, sento che vorrei solo andarmene via da qui correndo il più lontano possibile. Ci avviciniamo quindi alla struttura ma senza entrarci, sento che il pericolo non è dentro per ora, poi sentiamo un rumore e la poliziotta si ferma.
« Cos'è stato? » chiede quella incuriosita e tornando indietro per avvicinarsi alla struttura, fa alcuni passi all'interno del passaggio verso il seminterrato aperto da me e Ingrid quando siamo venute qui. Devo fermarla!
« No, la prego di fermarsi questo posto non è sicuro e dovremmo andare via in fretta prima che... » parlo velocemente e lei mi zittisce, si sposta di pochi passi sempre più dentro, anch'io avevo sentito il suono ma volevo ignorarlo, sia fosse un amico che l'assassino qui per me.
Adesso però c'è un lungo istante di silenzio ed entrambe ci guardiamo, poi un ultimo ruggito e dal seminterrato compare qualcosa di mostruoso, somiglia a un uomo ma è alto e deforme dalla stazza simile ad un orso, la poliziotta è quasi immobile e inerme di fronte alla creatura ma non ha il tempo di difendersi: la creatura spinge la donna per terra e la tiene bloccata, poi comincia a divorarle lo stomaco e la gabbia toracica, urla con tutta la voce che ha mentre il sangue vola via insieme ad alcuni pezzi di carne; urlo ancora più forte e scappo via ritornando nel bosco verso la direzione dalla quale siamo venute, spero solo che la poliziotta serva come diversivo così che la creatura non mi inseguirà. Adesso so ciò di cui stava parlando Ben, nella chiesa avrei trovato la morte, ma non è andata così: la poliziotta è morta al mio posto e io sono ancora viva! Forse ho scampato la mia morte!
Corro fino a che non riconosco più la strada ma sento la presenza della bestia mostruosa, non ho avuto modo di vederne i dettagli ma ricordo solo la pelle grigiastra e morta, sento un altro rumore verso la mia destra: mi giro trovando un piccolo spiazzo tra gli alberi scuri, la neve cade e sembra rallentare mentre i miei occhi osservano una porta di ferro, qualcuno sta cercando di forzarla ma io non ho modo di potermi difendere, sono certa che sia l'assassino quando la porta si apre e mi mostra una ragazza dai capelli castani.
« Nicole, che ci fai lì? » riesco a chiederle a fatica, la ragazza chiude la porta alle sue spalle, vedo che stringe un piede di porco tra le mani, ha lo sguardo triste, gli occhi rossi e il loro contorno nero, come se avesse pianto.
« Ero con Ingrid ma ci siamo perse... » dice lei, non sembra neanche la stessa Nicole, come se fosse successo qualcosa, ma non capisco come sia finita all'interno del bunker.
« Nicole, devo dirti una cosa... » subito mi viene in mente la visione che ho avuto su Ingrid, se le due ragazze si sono perse potrebbe essere in pericolo la mia migliore amica, dobbiamo quindi ritrovarla e con Nicole posso farcela.
Prima che io apra bocca però accade qualcosa: sento le labbra bloccate, come se avessi una serie di crampi, non posso parlare e presto Nicole si avvicina preoccupata ma ho qualcosa di molto diverso da una paralisi! I miei occhi mi mostrano un'immagine scura, una stanza simile ad un soggiorno, non posso non riconoscere la bellissima struttura appartenente agli Williams, la bella baita.
La scena mi mostra qualcosa di molto singolare: vedo i volti delle persone, c'è Nicole nascosta sotto il tavolino tra i divani che si trovano davanti al caminetto spento; vedo il mio volto e sembra che io mi trovi nascosta nell'ingresso della baita ma non so per quale motivo resto immobile e non apro la porta principale; vedo poi il volto del mostro che cammina nel corridoio che collega alla cucina, annusa e avanza concentrandosi solo sui nostri odori visto che la stanza è parecchio buia e la creatura non sembra vedere bene; si sposta velocemente verso il tavolo dove abbiamo cenato e lo distrugge tirando via Blair, butta la ragazza contro la parete della porta del salotto e ancora una volta le corre contro spezzandole le ossa e schiacciandole la testa contro il pavimento, forse sviene in un primo momento finché il mostro non le strappa gli arti uno per uno.
La visione termina qui e sento il mio cuore immobile. « Serena? Che stavi dicendo? » chiede Nicole, scuoto il viso mentre le lacrime scorrono, non posso aver avuto un'altra visione, non può essere vero! Non può toccare a me!
« Ho visto Ingrid che veniva strozzata... e Blair che muore alla baita... » riesco a dire tra le lacrime, non ho visto altre persone ma è chiaro che la baita non è un posto sicuro, dobbiamo stare quanto più possibile lontane da quel posto!
« Serena calmati! » cerca di scuotermi ma non posso fermarmi dal piangere, è la cosa più brutta che io abbia mai visto. Un segnale acuto indica che Nicole ha il cellulare scarico, lo controlla per sicurezza e realizziamo che è vero.
« Dobbiamo andare alla baita e avvertire qualcuno, dobbiamo prendere il tuo cellulare o chiamare col telefono! Capisci cosa ti sto dicendo, Serena? » scuoto il viso e urlo di no, non voglio andare alla baita perché se è vero ciò che ho visto, noi due ci troveremo insieme a Blair e al mostro all'interno della struttura, non voglio farlo!
« Andiamo da qualche altra parte... » dico, forse potremmo andare dall'indiano anziché andare alla baita, è anche vero che è il posto più sicuro del mondo come ora, ma se il mostro era entrato nella mia visione... forse mi sbagliavo!
Posso cercare di convincerla di andare dall'indiano, magari potremmo parlargli, o restare con lui in quanto saremmo al sicuro da mostri e assassini furiosi; dall'altro lato però c'è la possibilità di andare alla baita e sperare che la visione che ho visto non si realizzi mai, ma penso dipenda da Blair!



Sam
Segheria – 4.05



Ci troviamo nel mezzo di una scelta, quale strada può portarci alla sopravvivenza. Resto al fianco di Alex e lui continua a guardarsi in giro cercando la strada corretta. Incrocia il mio sguardo una seconda volta e allora annuisce.
« Venite da questa parte! » parla con un tono controllato, nell'attimo che segue il silenzio riempie l'intera area, terminano i passi dell'assassino e il rumore della creatura echeggia quasi lontano, come se avesse deciso di andare via.
Alex decide di passare per il corridoio degli uffici, tutti e tre lo seguiamo entrando nella stanza e trovandoci circondati da piccole postazioni con dei computer, in fondo alla sala ci sono scaffali con degli archivi, tutti pieni di vecchi documenti a quanto sembra, tutti i registri della segheria che ad oggi è ancora operativa. Ci spostiamo velocemente usando le postazioni e le scrivanie come dei nascondigli.
Mi trovo sotto la stessa scrivania con Blair e noto solo adesso che si tiene il collo con una mano, dei rivoli di sangue fuoriescono lentamente come se fosse stata ferita al collo, sto quasi per chiederle cosa sia successo quando sento dei rumori pesanti, un tonfo che sfonda la finestra nell'altro lato della stanza e dei rumori simili al verso di un animale.
« Carne... fresca... » sento i brividi percorrermi la schiena quasi come se mi stessero raschiando via la pelle, smetto di respirare, preferirei morire senz'aria che per via del mostro!
La creatura si sposta per tutta la sala alla nostra ricerca, lo sentiamo annusare il profumo di qualcosa, capisco che sta cercando l'odore del sangue di Blair e lei trema appena; poi l'ombra del mostro compare vista la debole luce lunare che entra nella stanza; la creatura si poggia silente come un gargoyle sulla scrivania nella quale ci troviamo io e la mia amica, si sporge seguendo l'odore e sono certo che ci troverà, chiudo gli occhi perché non voglio morire vedendo la cosa che mi ha ucciso, sarò il secondo dopo lei!
Poi avviene il miracolo, più o meno. « Norman! » urla un uomo, non so chi possa essere ma in questo momento ci è d'aiuto in quanto la creatura sembra distratta dal nuovo arrivato. « Che cosa ti avevo detto!? Dovevi stare nell'hotel! » urla arrabbiato, la creatura a quel punto esce dalla segheria correndo e facendo un balzo per uscire dalla parete.
« Grazie a Dio! » mi esce un sussurro, poi sento uno sparo nell'aria che proviene proprio da dove veniva la voce del nostro soccorritore. Non capisco a chi abbia sparato.
Sento dei colpi di risposta provenire dalla scrivania accanto alla nostra, quella dove si trovano nascosti James e Alex, stanno sparando al nostro aiutante? « Ehy bastardo, vieni e affrontaci da uomo con le palle! » è proprio il giocatore di football a provocare l'uomo, sento il rumore della sedia che cade, il peso dei due ragazzi che superano la nostra scrivania proprio dove prima si trovava il mostro e poi sia Alex che James corrono nella porta davanti noi facendosi seguire dal nostro soccorritore mentre altri colpi e spari volano in aria; l'ultima cosa che vedo dell'uomo è che è vestito di verde, indossa una divisa, come una giacca e un pantalone e poi tiene un lungo fucile di precisione tra le mani, l'ideale per una caccia, e noi siamo le prede per tutti loro.
« Dovremmo seguirli! » dice Blair quando siamo certi che possiamo uscire dal nascondiglio, anch'io vorrei farlo, non è giusto abbandonare i nostri difensori contro l'assassino, però sono comunque due ragazzi contro uno solo.
« Hanno distratto l'assassino per darci una possibilità di fuga da questo posto! Dovremmo scappare! » dico io, entrambi annuiamo e ci voltiamo verso la voragine creata dal mostro per entrare in questa stanza e ci muoviamo verso quella, è l'unica uscita che ci porterebbe istantaneamente all'esterno della segheria se non fosse che almeno cinque metri ci separarono dal terreno e le impronte della creatura sono fresche e girano intorno alla segheria come se non fosse andata ancora via. Non è di qua che dobbiamo andare!
« Ho un brutto presentimento... cerchiamo un'altra strada! » dice Blair e non posso non concordare con lei, dobbiamo andare via per un'altra uscita e non avrebbe senso tornare indietro perché non saprei orientarmi.
Non ricordo neanche come sia possibile che ci troviamo cinque metri sopra il terreno, come se avessimo salito il piano ma forse nella foga e nel correre ci siamo lasciati ingannare. Escludo dai miei ricordi quell'attimo di paura. « Proviamo di là... » ci sono delle scale di servizio che sembrano portare verso il piano inferiore ma non sono sicuro che si tratti di un vero e proprio sotterraneo, forse un passaggio di mezzo per attraversare la segheria da un punto all'altro.
È strano, ma tutto in questa montagna sembra una gigantesca trappola piazzata per noi, per attentare alla nostra vita. “Sono stanco di tutto questo, cazzo! Voglio andare a casa!” sono arrabbiato e stringo i pugni, sono le quattro di notte passate ed ho sonno, o meglio una parte di me ne ha, l'altra invece sente di avere così tanta energia da restare sveglio per il resto dei miei anni, sempre se ne abbia ancora...
« Tu e Alex avete scoperto qualcosa riguardo Violet? » chiede Blair mentre io e lei percorriamo il passaggio sotto la segheria, è costruito in cemento armato e ci sono delle porte simili a delle prigioni chiuse da sbarre di metallo.
« Penso che sia morta. Ma non volevo dirlo apertamente ad Alex perché sembra abbastanza scosso... » rispondo quasi percorrendo il corridoio con inerzia. « Voi siete riusciti a chiedere aiuto? » chiedo interessato alla loro missione, lei per un breve istante si scopre il collo mostrandomi una ferita.
Sembrano gli artigli della creatura, sono come le nostre unghie ma notevolmente più lunghe e affilate. « Sì, abbiamo mandato un messaggio radio ma non abbiamo potuto aspettare la risposta, la creatura ci ha attaccati.... e mi ha quasi presa! » dice lei riflettendo sugli attimi di paura che deve aver provato, posso capire come si sia sentita.
« Mi dispiace... » sento uno strano senso di angoscia invadermi, qualcosa che mi blocca lo stomaco e mi fa salire la bile. Potrebbero essere gli ultimi momenti che passo con la mia migliore amica e mi sembra così distante... « Ho bisogno di raccontarti una cosa, quello che è successo mentre con Alex venivo alla baita... » sto per parlare quando mi fermo nuovamente, siamo ancora una volta ad un bivio, alla fine del corridoio ci sono due scalinate, una che porta all'ultimo piano della segheria, probabilmente quello superiore alla sala principale; l'altro invece conduce al piano terra dove si trovano i magazzini delle merci e materiali, non ho idea di dove potremmo andare e sto per chiedere cosa ne pensa.
Un ringhio però echeggia alle nostre spalle, ormai riconosco bene quel suono tetro che mi fa gelare il sangue, si tratta della creatura chiamata Norman dall'assassino in verde. Mi volto verso Blair che resta con gli occhi spalancati, si tiene nuovamente la ferita come per bloccarne l'odore ma è impossibile visto che il sangue le bagna anche i vestiti.
Dobbiamo scegliere dove fuggire e una di queste scale potrebbe portarci alla morte!



James
Segheria – 4.15



« Dev'essere quel pezzo di merda! Potrebbe aver ucciso Violet! » dice Alex con un sussurro dopo che l'uomo che ha cacciato via il mostro ci ha quasi salvati. Penso che la creatura stesse sentendo l'odore di Blair in quanto l'abbiamo incontrata alla centrale elettrica, l'aveva quasi presa e mi sentivo inutile, l'ho salvata sì ma lui l'ha ferita ed è stata colpa mia. « Dobbiamo fare qualcosa! » continua Alex.
Non so perché voglio concordare, forse perché così posso allontanare l'uomo da Sam e Blair e salvare la vita ad entrambi, spero che in qualche modo io e Alex ce la caveremo: abbiamo una pistola, quanto potrà essere difficile battere un uomo con un fucile!?
« Ehy bastardo, vieni e affrontaci da uomo con le palle! » Alex e io sgattaioliamo insieme dal nostro nascondiglio sotto la scrivania dopo che l'uomo ha sparato un colpo a caso nella stanza per farci paura, vedo il lungo fucile puntare contro di noi e sia io che il ragazzo ci buttiamo dall'altro lato della scrivania per raggiungere la porta che continua su questo piano; sparo anch'io dei colpi di risposta e sia io che Alex entriamo in questa porta e superiamo una passerella di ferro che sembra trovarsi sospesa sopra i generatori della segheria.
Non restiamo fermi ad assicurarci che l'assassino ci insegui ma sentiamo altri spari contro di noi e abbassiamo la testa per evitare che ci colpisca e sparo altri due colpi, la rotella della pistola gira rivelando gli ultimi tre proiettili; penso di essere stato fortunato finora visto che avrei potuto perdere altre proiettili, devo fare attenzione a non sprecarli perché potrei non uscirne vivo se non prendo bene la mira.
Io e Alex spuntiamo in una sala molto grande, sembra quasi una grande mansarda visto come i pannelli sono riposti nel tetto e come le travi si incrociano tra di loro; davanti a noi ci sono delle lunghe serie di nastri trasportatori e sopra vi sono dei grandi tronchi di legno, Alex preme il pulsante in quanto ha le mani prive di armi e cominciamo a saltellare tra i nastri; spero che questo possa aiutarci.
I nastri si mettono in movimento, sembra quasi che abbiamo attivato l'intera centrale e adesso sia totalmente viva, i grandi macchinari nella sala cominciano quasi a brontolare e delle grandi seghe rotanti compaiono attorno a noi, mi rendo conto però che non possono colpirci in quanto non ci troviamo direttamente sui nastri. « Non potete fuggire... » dice l'assassino in verde che è appena entrato nella stanza, sparo un altro colpo mentre lo vedo ricaricare ma lo manco.
Due proiettili, cazzo!” penso tra me e me, l'assassino si preoccupa di riattivare il pulsante in modo da spegnere nuovamente l'intera centrale e io e Alex ne approfittiamo per continuare a scappare nascondendoci tra le cataste dei tronchi di legno, l'assassino continua a sparare e sento un colpi arrivare quasi sopra la mia testa, se non mi fossi abbassato probabilmente mi avrebbe fatto esplodere la testa!
« Sei tu il bastardo che ha ucciso Violet? » chiede Alex con un urlo, siamo entrambi fianco a fianco nascosti dietro i tronchi, da qui è praticamente inutile scappare o nascondersi perché ci ha visti e può tenderci un agguato o trovare il modo di ammazzarci entrambi. Siamo in pericolo!
« No, probabilmente è stato mio fratello. Ma tranquillo che adesso toccherà anche a voi, mocciosi! » la voce dell'assassino in verde proviene da un punto molto differente, sembra quasi che cerchi di venire dalla nostra destra e stia quindi facendo il giro per prenderci di sorpresa.
Neanche il tempo di pensarlo che lo vedo comparire, prendo Alex per il giubbotto e con tutta la forza che ho lo spingo via così da fargli evitare il colpo, sparo un altro proiettile che però manca il bersaglio ancora una volta e mi mordo la lingua quasi a sangue per quanto sono coglione!
Sgattaioliamo nuovamente attraverso le seghe rotanti immobili e i nastri trasportatori per attraversare la stanza e ancora una volta il pazzo ci raggiunge, corre veloce il pezzo di merda e si trova anche lui tra i nastri mentre noi ne usciamo quasi dal punto in cui siamo entrati nella sala.
« Fanculo! » dice Alex urlando, preme nuovamente il pulsante e pensiamo che sia finita: l'assassino però si sposta tranquillamente per il nastro trasportatore mentre le seghe rotanti fanno la loro magia col legno intorno a lui, ancora una volta l'ha scampata e ora ci troviamo come bersagli.
Prendo un respiro quasi soffocato, ho l'ultima possibilità di colpirlo, alzo la pistola e sparo l'ultimo colpo cercando di prendere la mira, vorrei colpirlo al cuore ma la mano trema e il colpo devia ancora una volta, con un risultato molto più utile di quanto mi aspettassi: il colpo vola direttamente nel suo ginocchio, l'uomo cade per terra agonizzante prima di riuscire a sparare il colpo col fucile e si trova preda del nastro e del suo destino avverso.
Le seghe rotanti presto sostituiscono il legno da modellare con il suo corpo e vedo sangue e pezzi dell'assassino volare per tutta la stanza mentre continua ad urlare, non muore subito e soffre; i macchinari si inceppano e si bloccano, fanno delle scintille dando inizio ad un fuoco mentre le seghe continuano a fare a pezzi l'assassino in verde, probabilmente morto ormai visto che almeno metà si trova tritata..
Adesso però c'è un altro problema: i macchinari stanno prendendo fuoco e potrebbe esplodere tutto da un momento all'altro se non andiamo via di qua. « Scappiamo! Ora, cazzo! » urla Alex e annuisco andando per primo verso l'uscita dall'altro lato della stanza, scendiamo le scale e ci troviamo praticamente al punto in cui Alex aveva scelto, siamo al punto di partenza e siamo solo io e lui adesso.
Ci restano due alternative in quanto sarebbe inutile passare per gli uffici ancora una volta; possiamo scappare per la sala principale che abbiamo visto attraversando la passerella di metallo, da questo punto riesco a vedere un manto di legno che ricopre il pavimento; altrimenti possiamo andare verso il magazzino delle merci e dei materiali che si trova praticamente accanto alla prima porta.

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Capitolo 16
*** 15 - Verità ***


15.

Verità






Alex
Segheria – 4.35



Mi guardo intorno osservando il corridoio che ci porterebbe nuovamente agli uffici, è una via chiusa quella. James mi strattona come per svegliarmi e mi indica la strada, resto dietro di lui ed entrambi entriamo nel corridoio che porta ai magazzini della segheria, nel farlo siamo costretti a passare dall'entrata della sala principale, da qualche parte sentiamo l'urlo della fame della creatura ed ho i brividi.
« Muoviti, cazzo. » mi urla James, percorriamo il corridoio velocemente trovandoci ad aprire una porta di sicurezza che può essere aperta solo dal nostro lato.
Siamo in una stanza molto grande adesso: uno spazio che potrebbe ricoprire almeno un quarto della segheria, non si tratta però di spazio vuoto, ci sono moltissimi scaffali pieni di taniche di liquidi e oli per la lucidatura, nell'ala in cui ci troviamo io e James ci sono persino dei mobili di legno costruiti abilmente. Il più vicino è un armadio.
« Che posto è questo? » chiedo guardandomi intorno, da qualche parte sentiamo un'esplosione, la terra trema sotto i nostri piedi e vediamo gli scaffali traballare, non servono altre parole o cenni e sia io che James ritorniamo a correre, dovremmo esserci solo noi qua dentro e forse la creatura.
Svoltiamo gli angoli creati dagli scaffali arrivando così ad un nastro trasportatore, sembra più grande di quelli nell'ultimo piano della segheria dove è morto uno degli assassini e sembra portare alla sala principale. Spicco un salto su di esso e James mi segue così possiamo superarlo insieme, prima che possiamo farlo però un altro tremore riempie l'intera segheria e nuovamente gli scaffali tremolano, stavolta però non riescono a resistere e cedono a terra.
In pochi istanti la sala viene ricoperta da un fiume di liquido appartenente a tutti i prodotti che stavano sugli scaffali, James e io riprendiamo la corsa arrivando quasi dall'altro lato della stanza e da una porta nell'angolo vediamo arrivare due figure che corrono, Sam e Blair sono nuovamente fianco a fianco ed entrambi sembrano sconvolti, se loro sono qui e stanno correndo vuol dire che qualcosa li sta inseguendo. « Presto, dobbiamo scappare! » urla la ragazza del gruppo quando arriva a noi, James la ferma con le proprie mani e indica un punto distante, la porta di quello che sembra un garage ci condurrebbe all'esterno della segheria.
Tuttavia il mostro continuerebbe ad inseguirci finché non ci troverebbe, non possiamo lasciarlo in vita ma non possiamo neanche lottare visto che non abbiamo armi che non ci mettano in pericolo. « Va bene, andiamo via... » dico.
James e Blair corrono per primi verso l'uscita e passano attraverso l'uscita aperta ritrovandosi già immersi nella natura del bosco, io raggiungo la parete e vedo subito qualcosa che potrebbe attirare la mia attenzione: un meccanismo grande si trova accanto a me, non capisco esattamente cosa sia ma sembra che sia controllabile attraverso una levetta al mio fianco, alzo gli occhi in un baleno constatando che il macchinario è collegato tramite dei cavi elettrici al tetto e poi scendono da qualche parte verso la sala principale, oltre lo strato di liquido infiammabile nella sala.
Chiudo gli occhi sperando per il meglio, se rischio di morire almeno porterò la creatura con me. Premo il pulsante troppo tardi per ciò che accade dopo: la creatura sfonda la porta dalla quale sono usciti Sam e Blair, il ragazzo si trova a scivolare sul liquido infiammabile e si trova a pochi metri da me, sto per urlargli di spostarsi ma la reazione scatenata dal pulsante è immediata e non posso evitarla.
Una scintilla parte dal meccanismo che si attiva, percorre velocemente i cavi elettrici arrivando fino alla sala principale, vedo le fiamme spuntare dal nulla e correre per la sala bruciando il liquido infiammabile sul pavimento e arrivano fino al macchinario più lontano nella stanza, Sam si rialza rischiando di scivolare nuovamente ma viene sbalzato via dall'esplosione che coinvolge metà della stanza, le fiamme si alzano fino al tetto e vedo Sam fare un salto con la forza d'urto dell'esplosione, si scontra contro uno degli scaffali per terra e io cado a terra non potendomi rialzare.
Non mi lascio vincere dallo stato di confusione però, mi metto in piedi notando come le fiamme circondino l'intera struttura che però non è del tutto esplosa, i miei pensieri si concentrano su Sam che devo raggiungere: mi muovo attraverso le fiamme cercando in tutti i modi di arrivare a lui e mi butto in mezzo al fuoco, il ragazzo si sveglia lentamente e mi tremano le mani vedendo il sangue che fuoriesce dal suo orecchio, una quantità eccessiva e noto che lo strato di cartilagine è completamente inesistente.
« Sammy! » urlo con un nodo alla gola, non riesco a trattenere il tono di paura e disperazione nel vederlo, i suoi occhi sembrano dispersi nel vuoto, poi trovano i miei.
« N-non... capisco. » dice lui, lo prendo di peso trascinandolo nuovamente attraverso le fiamme così che insieme possiamo arrivare all'uscita, non c'è più segno della creatura e mi rendo conto di aver fatto una cazzata, ho rischiato di ammazzare Sam oltre che me stesso.
Lo prendo in braccio così da poterlo trasportare meglio visto quanto sia leggero, mi muovo sulla neve distanziandomi di alcuni metri dalla segheria e cercando di seguire i passi di Blair e James; pochi istanti dopo che siamo usciti la segheria esplode alle mie spalle creando un fragore che percorre tutta la montagna, il fumo si leva in aria verso il cielo, se Blair e James non dovessero aver richiesto aiuto adesso sanno benissimo dove siamo e cosa sta succedendo visto che la colonna di fuoco e fumo si vedrebbe persino da Seattle!
Mi fermo pochi secondi per recuperare fiato e guardo le condizioni di Sam, continua a perdere sangue dall'orecchio mancante e quello si riversa sulla mia giacca da football. « Sam, stai bene? » chiedo cercando di chiamarlo, i suoi occhi sembrano quasi vuoti, non si accorge neanche che lo chiamo. « Sammy! » urlo nuovamente, si gira con gli occhi tremanti.
« Io... non sono riuscito a sentirti... » non capisco di che stia parlando, alza una mano tremante come per toccarsi l'orecchio ma non voglio che lo faccia o gli verrebbe il panico quindi lo fermo. « Io non ci sento! » urla lui.
Scuoto il viso, non può essere vero. Lui ha sentito quando l'ho chiamato per nome, almeno credo. « Ma... »
Chiaramente non sembra sentire le mie parole balbettate, i suoi occhi cercano ancora di sforzarsi nel cercare qualcosa ma non trova nulla che possa aiutarlo. « Ti proteggerò io, Sam. Non preoccuparti, dovessi rimetterci la vita. » dico con voce tremante, non sono sicuro che mi abbia sentito. È davvero diventato sordo!? Non voglio crederci, cazzo!
Sto per riprendere a correre quando un suono nel bosco mi coglie di sorpresa, sono certo che si tratti dell'assassino quando qualcuno compare dal bosco improvvisamente, si tratta di Blair e faccio quasi un salto quando la vedo seguita da James e da un uomo più grande. Emetto un ultimo sospiro pensando che l'assassino ci abbia trovato, poi però mi concentro sul volto dell'uomo: barba ispida ma non lunga, capelli biondo scuro e un completo da montagna simile a quello per fare delle corse all'aria aperta. I suoi occhi sono azzurri e scuri e mi fa segno di stare zitto, solo dopo che la nebbia iniziale passa riesco a riconoscerlo.
« Professor Lewis!? » dico, il professore continua a farmi segno di stare zitto, mi prende per la spalla trascinando sia me che i miei compagni verso un sentiero.
Non posso credere che lui sia implicato in questa storia, non voglio pensare alla possibilità che il professore ci abbia fottuti tutti quanti! Dopo una lunga camminata nel silenzio e nella paura ci troviamo sul sentiero principale, suppongo che sia quello che porta poi all'hotel abbandonato e noto una grande e sfavillante macchina scura, riconosco il logo dell'azienda produttrice, immagino sia la sua auto.
« Che cazzo sta succedendo qui? » chiedo continuando a stringere Sam tra le mie braccia, sia Blair che James restano vicini abbracciandosi come se fossero sposini, si appoggiano al fianco della macchina nera mentre il professore prende qualcosa dal cofano, una piccola cassetta del pronto soccorso.
« Non preoccuparti di me, Gray. Sono qui per aiutarvi. » risponde l'uomo cominciando ad armeggiare con ago e disinfettante. « E voglio aiutare Samuel. » dice infine chiamandolo per nome, osservo il ragazzo che non sembra neanche provare dolore per quello che è successo.
Alla fine devo cedere e accettare l'aiuto del professore nonostante tutti i miei sensi mi dicano che c'è qualcosa che non va nella sua presenza qui, troppo fortuita. Finché però può aiutare Sam devo tenermelo stretto.



Sam
Sentiero per l'hotel – 5.10



« Ecco, così dovrebbe andare più che bene. » dice il professor Lewis rivolgendosi con gentilezza a Blair, ho visto molte volte quest'uomo parlare con noi affinché potessimo capire la sua lezione e imparassimo il suo metodo.
Adesso però sembra un'altra persona, premuroso e affettuoso come un padre, non che ci abbia mai trattati male, siamo una delle classi migliori dell'istituto! « Grazie, professor Lewis. » dice Blair, riesco a sentirla quasi come se sussurrasse, penso che in realtà stia parlando ad alta voce e per quanto mi sforzi non credo che sia colpa loro.
Sono per metà sordo e in più ho perso un orecchio, o almeno questa è stata la diagnosi del professore. « Come fa a sapere come medicare una ferita o... un orecchio? » chiede James avvicinandosi a Blair, le mette le mani sulle braccia per riscaldarla, ha il collo completamente fasciato e pulito, il professore ha utilizzato dei punti di sutura per chiuderle le ferite, avrebbe fatto lo stesso con me se avesse potuto.
« Non sono un medico ma ho studiato qualcosa. Ho parecchi anni e non mi sono sempre dilettato nello studiare... » dice con un tetro sorriso, i suoi occhi si poggiano nuovamente su di me, si avvicina e mi parla all'orecchio sinistro. « Allora? Come va, Collins? »
Annuisco. « Non bene. Però riesco già a sentire quello che dite... » non sono in vena di fare dello spirito, l'uomo continua a guardarmi attentamente spostandomi con delicatezza il viso, quando le sue dita mi sfiorano però ho delle fitte di dolore che arrivano fino all'orecchio.
Mi fa anche malissimo la gola, quasi come se me l'avesse raschiata con un coltello! « Credo che il timpano destro sia andato. Non penso si possa recuperare ma il sinistro sta bene, dovrebbe riprendersi dalla botta subita. » mi annuncia.
« Va bene... » dico con un sussurro, penso però di averlo detto ad alta voce ma non ne ho la certezza. Il professore sistema la cassetta con gli attrezzi medici e comincia a chiamare qualcuno sperando che le autorità rispondano, insiste ma non sembra ottenere risultati.
« Hey, finocchio. Tutto bene? » Alex si avvicina a me quasi stringendomi in un abbraccio, si mette al mio fianco, non posso dire di non sentire la dolcezza nel suo tono di voce. Mi scappa un sorriso ma vorrei solo piangere.
« Dicevi sul serio prima? » chiedo, mi riferisco a quando eravamo solo io e lui nel bosco, appena usciti dalla segheria, si trattava di una promessa fatta col cuore.
« Che intendi? » chiede lui.
« Che mi avresti protetto a costo della tua vita. » rispondo, c'è un lungo istante di silenzio nel quale abbassa il viso ridacchiando e poi buttandolo indietro mordendosi le labbra, poggia una mano sui miei capelli e li scompiglia appena, lo fa piano perché sa che mi farebbe male. È... un'altra persona!
« Pensavo non mi avresti sentito... » non si sta rimangiando le parole, è imbarazzato però. Questo significa che sarebbe realmente disposto a difendermi a qualunque costo!
Mi fa sentire protetto, speciale. E non avrei mai pensato di poter attribuire ad Alex questi aggettivi. « Non sorridere, checca. Ti ho solo preso in simpatia... » continua Alex, non sento proprio un'offesa da parte sua, incrocio i suoi occhi e noto come il suo sguardo scenda sulle mie labbra, si fa improvvisamente serio e risale, con un semplice gesto mi accarezza il viso, sfiora quasi il punto in cui le garze coprono il mio orecchio mancante, non sento dolore da questo.
« Va bene, spero che voi ragazzini abbiate più fortuna di me con questi cellulari... ai miei tempi non c'era nulla del genere. » dice il professore indicando il proprio telefono, segna che non c'è campo per una chiamata.
Alex a quel punto sbotta e salta addosso al professore spingendolo contro un albero e tenendolo fermo. « Alex, che stai facendo? » chiede Blair con tono stridulo, James agisce per allontanare il ragazzo dal nostro professore e io mi sposto in avanti preoccupato per ciò che potrebbe accadere.
« Lasciami andare, ragazzino! » il tono del professore è freddo e sibilante, Alex si fa allontanare da James che lo tiene con tutta la forza che ha. « Non sono io il vostro nemico. »
« Allora che ci fai qui? Siamo inseguiti da uno stronzo e un cazzo di mostro anomalo! Vogliamo una spiegazione! » urla il ragazzo, anch'io sono molto incuriosito dal perché il professore sia qui sulla montagna.
« Non sono affari che ti riguardano. Dovresti ringraziarmi visto che ho evitato che due tuoi amici morissero dissanguati e uno di loro perdesse anche l'altro timpano! » risponde il professore indicando sia me che Blair, James spinge Alex contro la portiera dell'auto per tenerlo fermo, a quel punto è Blair a provare a chiedere cosa ci faccia qui.
« Siamo spaventati, professore. Questa è la notte più brutta della nostra vita; è da un'intera serata che non facciamo altro che scappare, urlare e fare qualcosa che possa tenerci stretti alla vita... la prego di spiegarci. » le sue parole sembrano convincere il professore che in un primo momento abbassa gli occhi titubante, poi annuisce e sospira.
« Voi non c'entrate nulla con tutto questo. I due pazzi assassini che vi hanno tormentato... » sposta lo sguardo per evitare i nostri occhi. « Sono arrabbiati con me, questa è solo una vendetta nei miei confronti per qualcosa che è successo tempo prima tra me e loro. » conclude. A nessuno basta però quella spiegazione e chiedo ancora.
« Come fa a conoscere quei pazzi? »
Lewis abbassa lo sguardo. « Li conosco, purtroppo. » c'è qualcosa di cui si vergogna, forse erano amici un tempo. « Li ho abbandonati perché non ne volevo sapere più nulla di loro; John e Roy... e immagino nel mezzo ci sia anche Norman. »
Norman! Il nome mi è familiare: è così che l'uomo in verde ha chiamato il mostro che stava per sbranarci. « Chi sono queste persone!? » chiedo ancora una volta insistendo, l'uomo mi guarda negli occhi, mi sento in soggezione.
« Erano miei fratelli. Roy e Norman lo erano almeno, parlo di un legame di sangue. John era stato adottato e io ero stato messo da parte. Così me ne sono andato via e non sono più tornato; loro si sono sentiti abbandonati e a distanza di anni hanno deciso che il modo migliore di vendicarsi era sui miei alunni... non sono i primi che prendono. Ma non ho mai avuto modo di intervenire prima d'ora. » la storia è così assurda da essere persino credibile, tutti noi ci troviamo in silenzio aspettando che qualcuno dica qualcosa, non ci sono parole per descrivere ciò che è successo ma Alex ci riesce.
« Siete dei figli di puttana, tutti e quattro. » sembra dirlo con sarcasmo e il professore fa persino una risata annuendo e chiudendo gli occhi alla battuta del ragazzo.
« Già, non posso di certo prendere un premio come fratello dell'anno. Ma almeno sono dalla vostra parte... » dice quello.
L'attimo seguente il telefono di Blair squilla con una musica fastidiosa e sento la parte destra del viso tremare e pulsante, Blair risponde ma io mi estranio alla conversazione.
Davanti ai miei occhi passano delle nuove immagini e non mi trovo nel bosco insieme agli altri: si tratta della baita degli Williams, il salotto nel particolare e noto che Nicole è nascosta tra i divani, sotto il tavolino accanto al camino; è tutto buio e sinistro e le immagini mi mostrano il pavimento bagnato dal sangue di una persona al quale sembra esplosa la testa, non riesco a capire chi sia il morto e non vedo i suoi abiti. Vedo poi la creatura bagnata di sangue, i suoi occhi azzurri e spaventosi assetati della nostra carne, si volta verso l'uscita del salotto e vedo che Alex si trova in piedi davanti alla porta che è riuscito ad aprire; la creatura lo localizza e quindi si sposta percorrendo il salotto, butta a terra il ragazzo che urla e poi affonda i denti in mezzo al torace cominciando a divorarlo, Alex muore urlando mentre la creatura gli stacca le costole con i denti una per una. È la sensazione di dover vomitare a svegliarmi dalla visione.
Ancora una volta ho visto la morte di Alex, questo significa che non avremo mai pace, né dagli assassini né da parte della creatura. Ciò che mi inquieta è che la scena si svolgeva però alla baita, un luogo che non è sicuro ormai!
« Era Nicole... » Blair mi sveglia dai pensieri parlando ad alta voce affinché anch'io riesca a sentirla anche se a me appaiono dei semplici sussurri e niente di più. « Sono alla baita dell'indiano. Ci chiedevano dove fossimo e ci chiedevano di raggiungerle così da stare al sicuro tutti insieme. » non sono certo che sia la cosa migliore.
« Voi dovreste stare al sicuro. Mi occuperò io dei miei fratelli. Tornate alla baita o andate dalle vostre amiche! »
Scatto quasi in aria quando il professore parla; potremmo raggiungere le due ragazze dall'indiano anche se come ora non mi sento al sicuro da nulla vista la mia situazione, l'opzione della baita la escluderei, ho paura ad andarci dopo la visione che ho avuto, se si realizzasse... potremmo anche restare col professore, probabilmente lui non vorrebbe ma mi sento al sicuro con lui quindi vorrei affiancarlo.



Serena
Bosco fitto – 4.25



« Mi sembra di camminare da ore... » sussurro leggermente, non ho idea di dove si possa trovare la casa dell'indiano; l'unica volta che ci sono stata ho passato metà del tempo della strada col viso chino a parlare con James.
Ancora una volta mi ritrovo con Nicole sulla via che porta in quelle baite, ore prima stavamo cercando Ben e gli altri, adesso sembra tutto finito, sembra essere cambiato tutto. È molto tardi e stranamente non ho sonno, forse per la paura; il mio corpo si sente più stanco che altro.
« Ci siamo quasi... » mi sembra una bugia, forse Nicole è troppo sconvolta; abbiamo approfittato del tempo della strada per poter parlare: hanno scoperto molte cose sull'assassino, lei ed Ingrid, pare che siano due in realtà e pare anche se uno di loro sia il guardiacaccia. Quando mi ha parlato di un uomo che aveva avuto un incidente ho collegato subito alla creatura che ha ucciso la poliziotta e le ho raccontato anche quello; non pensavo di poterlo dire ma Nicole è una ragazza apposto nonostante la facciata da troia, forse era la vicinanza a Violet, e ora che la ragazza è morta...
Non sono dispiaciuta per lei, ho sofferto più per Ben che è quasi morto tra le mie mani! Non penso riuscirò mai a darmi pace per come è morto... « Mi dispiace per Violet... » dico improvvisamente quando attraversiamo un sentiero, mi sembra quasi familiare ma potremmo essere ovunque visto quanto il bosco sia identico per tutta la montagna.
« Non preoccuparti... » dice lei, non ho pensato di dirle anche di Ben, potrebbe uscirne distrutta, potrebbe non prenderla bene e sapendo che non ho potuto fare nulla per salvarlo... forse mi urlerebbe contro quindi per ora è meglio stare in silenzio e avanzare insieme.
Quando penso di stare zitta per fare sentiamo un rombo che echeggia in tutto il bosco, un rumore forte e alziamo lo guardo voltandoci nella strada che ci siamo messe alle spalle: una grande fiammata si estende verso l'alto insieme ad una colonna di fumo, sentiamo un leggero spostamento nell'aria, ci scambiamo uno sguardo preoccupate.
« Pensi che si tratti di James o degli altri? » chiede Nicole preoccupata, non ne ho idea. L'ultimo ricordo che ho del ragazzo è stata la sua fuga con Blair verso il nulla, potrebbero essersi spostati o forse sono ancora alla baita, è li che sarebbe andata una persona che fugge da un assassino.
Dopo la visione che ho avuto però non penso ci andrei, mi viene in mente un'idea: Blair potrebbe essere alla baita e forse la creatura la raggiungerà per ucciderla, quindi chiunque sia con lei è in pericolo! Se lei non si trovasse in baita... o se le dovesse succedere qualcosa che la portasse a restare sola...
Scuoto il viso riprendendo a camminare, Nicole subito dietro di me; non posso credere di aver pensato a qualcosa del genere, lasciare Blair in pasto alla creatura? Lasciarla da sola nel nulla? Non so cosa ho pensato esattamente, solo che non voglio morire stanotte! « Ti senti bene? Sei nera in viso. »
Mi volto appena verso Nicole, annuisco senza aggiungere altro e restiamo in silenzio finché diversi minuti dopo riusciamo a raggiungere finalmente le altre baite. Il sentiero principale ci porta nel viale dove la macchina rossa di Ingrid è ancora ferma nel nulla davanti la casa dell'indiano.
« Potrebbe esserci utile... » dice Nicole avvicinandosi all'automobile per poterne guardare l'interno, apre una portiera con facilità visto che non è stata chiusa. « Ingrid deve aver dimenticato le chiavi o deve aver pensato di lasciarle qui perché non avrebbero perso molto tempo. »
Non sono molto interessata alla possibilità di usare la macchina anche se è comunque un miracolo che sia tutto così perfetto per poterla usare. Indico la casa dell'indiano. « È quella lì? » chiedo io, Nicole annuisce e ci avviciniamo.
Cominciamo a bussare con forza nella speranza che l'indiano possa sentirci e aprirci la porta per poter entrare, dovrebbe essere molto tardi perciò è anche possibile che l'indiano stia dormendo; non riceviamo risposta per un lungo tempo in quanto le luci sono tutte spente, stiamo per perdere le speranze quando la luce dell'ingresso si accende e poco dopo l'indiano arriva davanti la porta per aprirla.
« Grazie al cielo! Deve aiutarci! » comincio parlando velocemente, Nicole però mi fa segno di aspettare e di restare un attimo zitta così che lei possa spiegarsi.
« Abbiamo bisogno d'aiuto, la prego di darci una mano perché è tutta la notte che scappiamo e non ce la facciamo più! » Nicole mette in viso un'espressione da cane bastonato praticamente, poi abbassa gli occhi come per essere più persuasiva, alla fine l'indiano ci fa entrare entrambe.
Essere al caldo è davvero piacevole vista la notte fredda e lunga che stiamo passando, è anche vero che neanche sembra così gelida viste le corse e le ore passate a camminare. L'indiano ci fa accomodare in un piccolo salottino con tante inutili cianfrusaglie, dev'essere lo stesso in cui ha portato Ben e le altre, mi chiedo che cosa abbia detto loro, non abbiamo avuto modo di parlarne visto che l'attimo seguente siamo stati raggiunti dall'assassino in verde e siamo fuggiti.
Nicole si perde nei dettagli, racconta tutto quello che abbiamo passato e parla anche delle visioni, del guardiacaccia e della creatura. L'indiano ascolta con muto silenzio senza cambiare espressione, sembra una maschera di cera visto come è inespressivo, mi inquieta e fa paura. I miei occhi cercano di distrarsi cercando qualcosa che li possa interessare nonostante resto immobile seduta al fianco di Nicole.
Sono quasi le cinque del mattino, a quest'ora solitamente dormo, cazzo! Non ricordo di essermi mai addormentata così tardi o di essermi svegliata così presto; il racconto di Nicole mischiato al calore della casa e allo strano odore di incenso è quasi soporifero e rischio di addormentarmi. Al termine del racconto la ragazza però si alza e io sobbalzo, mi guardo intorno e realizzo di essermi addormentata per qualche minuto visto che l'orologio segna le cinque passate.
« Cerco di chiamare qualcuno... hai il numero di Blair? » le passo il mio cellulare la cui linea telefonica non prende da quando sono arrivata in questa montagna.
La ragazza scompare per qualche istante nel corridoio dall'altro lato della casa; l'indiano resta seduto con le gambe incrociate sulla poltrona e mi fissa attentamente. È la mia occasione per fare chiarezza sulla situazione e le visioni.
« So cosa stai per chiedere, » l'indiano mi ferma appena io apro bocca per parlare, continua a restare impassibile, non sembra neanche arrabbiato per il fatto che l'abbiamo svegliato a quest'ora. « Visioni sono ignote a chiunque, e come ho già detto a tua amica, rivelarle potrebbe costarvi la vita stessa; cercate di evitare che si realizzino ma cadete proprio per questo! » lo fisso attentamente riuscendo a capire il significato delle sue parole, non mi piace.
« Ma se non ci avvertiamo rischiamo lo stesso di morire. » penso poi alla baita e alla possibilità di ritornare, e se continuando ad evitarla ci finirei lo stesso? E se il mio destino fosse stato già definito? Scuoto il viso e mi alzo; non può essere così. Penso poi alla chiesa e alla poliziotta morta, nonostante i loro avvertimenti ci sono andata lo stesso ma sono ancora viva, dovrei aver scampato la morte?
« Dovresti dire la verità alla tua amica... » dice ancora una volta l'indiano, si alza anche lui e si sposta verso la finestra chiudendo la tenda; non capisco di cosa parli fino a che non realizzo che sta parlando di Nicole.
Si riferisce a Ben e alla sua morte, ma come fa lui a saperlo? Faccio un passo indietro, non penso che lui sia coinvolto ma è strano. Ripenso ancora a Ben, forse dovrei parlarne con Nicole rischiando che si spezzi e crolli, o forse dovrei stare in silenzio per ora, lasciare che tutto questo finisca per poi parlarne con la ragazza.

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Capitolo 17
*** 16 - Ritorno ***


16.

Ritorno






Blair
Sentiero nel bosco – 5.50



La neve continua a cadere senza fermarsi, alzo il viso per guardare distrattamente il cielo e lo vedo ancora scuro, nero in modo che neanche le stelle riescano a vedersi, eppure mi sembra di vedere una luce lontana, forse è la speranza. Sono quasi le sei del mattino e ancora una volta ci troviamo dispersi nel bosco nel tentativo di sopravvivere.
Alla fine abbiamo optato per ritornare alla baita: Sam sembrava piuttosto preoccupato di questo anche per il fatto che aveva avuto una visione su Alex. Non riesco a capire cosa stia accadendo, tutti noi sembriamo avere delle visioni, anche Nicole mi aveva detto che Serena ne aveva avute alcune; abbiamo preferito ritornare alla baita, le aspetteremo lì e quando saremo tutti e sei riusciremo a fare qualcosa di sensato e potremo anche barricarci dentro casa, questo dovrebbe impedirci di cadere subito prede del pericolo e se riuscissimo a difenderci... magari possiamo sopravvivere ed evitare queste due nuove visioni che riguardano la baita.
Sono preoccupata e James lo sente, di fatti si avvicina tirandomi per il giubbotto con dolcezza, mi sorride e per un breve istante ci distanziamo da Sam e Alex che restano vicini l'uno all'altro. Ho notato intesa tra loro, molta intesa.
« Stai pensando alla visione di cui ti ha parlato Nicole? Quella di Serena... » per entrambi è difficile parlarne, di certo mi sento terrorizzata dalla prospettiva di morire, James tiene molto a me e l'idea di vedermi morire...
« Sì, non sono neanche sicura che entrando nella baita avremo più tempo per pensare a cosa fare. Stiamo cadendo direttamente tra le braccia della morte... » sussurro, è al mio fianco quindi non è necessario che parli ad alta voce. Inoltre non voglio che Sam e Alex si preoccupino anche di me.
« Perché non ti sei opposta allora? » chiede, avrebbe senso. Il fatto è che da un lato mi sento come se la baita fosse il luogo giusto dove andare, dove aspettare. Si tratta solo di impedire che le visioni accadano, ma cosa dovremmo fare affinché non si realizzino? Non sono più certa di niente.
« Perché nonostante la mia paura, una parte di me pensa sia la cosa giusta. Inoltre ho come la sensazione di... » non riesco a spiegarlo ma ci provo lo stesso. « È qui che finiremo. Non c'è modo per evitarlo... e forse l'indiano aveva ragione quando diceva che non potevamo impedire le visioni. »
Ormai siamo davanti la baita, ne possiamo vedere il profilo e la vediamo maestosa e piena di pericoli, le luci del salotto sono accese insieme al camino e le luci della cucina si intravedono dalla stanza di Serena ed Ingrid. Camminiamo sempre più velocemente così da raggiungere Sam e Alex e saliamo i primi gradini del patio, i nostri passi fanno scricchiolare il legno. « Ci riusciremo, abbiamo evitato la mia morte e anche quella di Sam e Alex; era la segheria il posto in cui dovevamo morire! Riusciremo a superare anche questo. » dice James pieno di fiducia, entriamo tutti e quattro attraverso la porta d'ingresso che socchiudiamo in modo che possano entrare Serena e Nicole. La ragazza ha le chiavi ma noi no quindi potremmo solo bloccare l'ingresso con i mobili.
Sam e Alex per primi si spostano sedendosi sui divani intorno al tavolino in cui il primo ha visto Nicole nascosta sotto di esso; osservo il tavolo della cena e provo una certa suggestione, questo è il posto in cui morirò? Sento gli occhi pesanti mentre ci penso e cerco di evitare gli sguardi di James che continua a guardarmi preoccupato.
« Quando pensate che arriveranno i soccorsi? » chiede Sam mentre James cerca armi che potrebbero aiutarci, l'unica cosa interessante è la lampada nel salotto, poi però si dirige verso la cucina, probabilmente per prendere i coltelli.
Cerco di parlare facendo in modo che il nodo che ho in gola non riveli il mio stato di panico e paura. « Non ne ho idea, penso che aspetteranno la fine della nevicata... sempre se non ci staranno già cercando... » non penso sia così, è certo che se i soccorsi verranno useranno un aereo visto che non c'è modo di attraversare il ponte ormai distrutto.
Mi avvicino alle tende e alle finestre che si affacciano sul portico esterno, sono accanto allo stereo che era stato acceso da Nicole a inizio serata. Sembra un'altra sera quel momento in cui eravamo tutti tranquilli; oltre Violet sarà morto qualcun altro? Mi si stringe lo stomaco se ci penso.
« Speriamo che smetta di nevicare allora... » dice Sam, è una fortuna che almeno non sia completamente rimasto sordo; chino il viso cercando di sostenermi col mobiletto davanti a me: se penso che il mio amico ha rischiato di morire mi viene da piangere e non riesco a fermare le lacrime, mi mordo le labbra quasi a sangue e cerco di respirare lentamente così da resistere. Non devo piangere, devo essere più forte e non voglio che mi vedano in questo stato.
« Scusatemi, vado in bagno... » dico sgattaiolando nel disimpegno che collega alla cucina, intravedo James che sembra cercare qualcosa per difenderci nella credenza, sarà tutto inutile, non possiamo fronteggiare quel mostro.
Mi chiudo nel bagno e appoggio la schiena alla porta respirando sempre più lentamente. Mi distacco appena dalla sua superficie e mi sciacquo il viso nel lavandino per poi poter vedere il mio riflesso nello specchio. Sono completamente sporca di sangue e ne sento la puzza disgustosa, a quel punto osservo qualcosa di meraviglioso sul lavandino: si tratta di un profumo, allora ho la trovata.
Lo prendo senza pensarci e me lo spruzzo addosso in quantità sperando che questo possa in qualche modo coprire l'odore del sangue; mi lavo le mani col sapone più e più volte così che ogni traccia se ne vada dal mio corpo, laverei direttamente la ferita se non fosse stata fasciata e non fosse da pazzi passare il sapone su una ferita aperta.
Sto per tornare dagli altri nel salotto quando qualcosa mi frena improvvisamente, una sensazione che non provo ormai da molto tempo visto che l'ultima visione che ho avuto è stata prima di andare alla segheria e nella baita stessa.
Il salotto della baita appare sempre più scuro, non tutte le luci però sono state spente: il camino è visibilmente acceso e ne vedo le fiamme illuminare debolmente la stanza; vedo che Alex è fermo accanto al camino, come se cercasse di nascondersi, osserva la porta dell'uscita del salotto come se volesse andarci per aprirla; stranamente poi vedo me stessa, mi trovo e metà della scalina che scende verso il seminterrato, resto immobile perché ho paura di fare rumore e attirare la creatura che si sposta per il salotto; infine vedo James che si trova nascosto sulla scala che va verso l'alto, anche lui come me è sospeso a metà tra due piani; vedo la creatura che si avvicina al camino e quasi sfiora il tavolino dove è nascosta Nicole senza riuscire a vedere chi è nascosto, a quel punto la scena ritorna su James che scavalca la balaustra della scala facendo rumore e attirando quindi la creatura che lo raggiunge prima che quello possa andare verso la cucina, James viene impalato alla parete in quanto la creatura lo solleva e lo impala con un braccio distruggendogli lo sterno.
Il colpo è letale per lui. E io ritorno in me al presente.
Ritorno nel salotto quasi di corsa e vedo che Alex è ancora seduto sul divano, insieme a lui sta parlando James che gli passa un coltello, non ne ha altri tra le mani con eccezione del suo, forse non vuole che io e Sam ne impugniamo uno ma tanto so per certo che è inutile! La creatura verrà qui e noi stiamo ancora temporeggiando; mi porto una mano davanti le labbra e sento il bisogno di appoggiarmi nuovamente alla parete per trovare sostegno; poi i miei occhi incrociano le fiamme ardenti del camino e come se fosse sotto un incantesimo mi trovo a camminarci accanto. Sam ha detto che la sua visione era molto scura, ha detto che il camino era spento; nella mia visione però il camino era acceso, nonostante questo particolare la creatura non sembrava vederci bene, era molto vicina a noi e James aveva dovuto distrarre il mostro affinché se ne andasse.
E se fosse importante? Nella visione di Sam era scuro e moriva Alex, nella mia visione con la luce del camino invece era James a soffrirne; se il fuoco avesse attirato la creatura da noi? Questo però avrebbe dovuto cambiare la visione di Sam che non avrebbe senso in quanto la creatura è lo stesso stata attratta da noi ed ha ucciso Alex. « Blair? Stai bene? » è Sam a parlare e mi fa balzare in aria per la paura in quanto ero concentrata sul camino e sulle visioni avute.
« Hai detto che il camino era spento, giusto? » gli dico, Sam mi guarda stranito, mi ha sentito ma non capisce esattamente a cosa mi stia riferendo.
È possibile che il camino spento possa cambiare le visioni, cambiare il modo in cui moriremo forse o darci una speranza, è anche vero che lasciarlo acceso potrebbe servire solo ad attirare le creatura verso di noi, in questo caso James non avrebbe motivo di attirare via la creatura; io mi trovavo nelle scale per il seminterrato, Alex vicino al camino, tranquillo.
Non capisco cosa mi stia sfuggendo, sento però che il camino in qualche modo influenzerà ciò che accadrà.



Nicole
Casa dell'indiano – 5.35



« Va bene, allora ci vediamo lì. » dico parlando al telefono, getto una rapida occhiata alle mie spalle aspettandomi di vedere Serena; so che lei non avrebbe voluto mai ritornare alla baita ma continuo a pensare sia meglio.
Riaggancio il telefono; dopo aver aggiornato Blair sulle nostre condizioni e viceversa posso dire di non avere più le forze di combattere contro ciò che ci aspetta! È tutta la notte che non faccio altro che scappare e riconosco di essere stanca di tutto questo, sospiro pesantemente e ritorno indietro.
Quando mi trovo nel corridoio mi sento persa e resto immobile, qualcosa mi colpisce alla testa, non è una sensazione fisica ma un dolore che non saprei descrivere: una semplice immagine ritorna alla mia mente.
Qualche ora prima, quando scappavamo dall'assassino, Ben e Serena erano insieme, stavano correndo. E poi... Serena è ritornata da sola, l'ho incontrata e non c'era nessuno con lei!
A questo punto mi interessa solo cosa sia successo a mio fratello! Quasi corro verso la stanza in cui si trovano Serena e l'indiano, la ragazza è come spaventata mentre fissa l'indiano che le dà le spalle. « La tempesta sta quasi finendo... se vostri amici avranno chiamato aiuto allora presto saranno qui. »
Non capisco le sue parole, non ho mai detto che Blair e gli altri avessero chiamato i soccorsi, è probabile che l'indiano lo sappia per via di qualche spirito o... non voglio pensare ad altro. Voglio smetterla di pensare alla magia e a tutto questo! Mi volto quindi verso Serena schiudendo le labbra.
« Serena? Quando siamo tutti scappati ti ho vista andare via insieme a mio fratello, ma quando prima ti ho trovata nel bosco eri sola e stavi scappando dalla chiesa mi hai detto. » faccio una pausa nel quale lei sembra deglutire, gli occhi sbarrati. « Dov'è che vi siete separati? » chiedo infine.
Non mi interessa neanche dirle le parole di Blair, non so perché sono stata così stupida da pensare che Ben avesse preso un'altra strada o avessi dato per scontato il fatto che fosse al sicuro; ma se lui non è stato con Serena allora... temo che possa essergli successo qualcosa. E il fatto che Serena sembra che stia temporeggiando mi fa insospettire.
« Ascolta Nicole, è difficile da dire... » sta per cominciare un cazzo di giro di parole! Scuoto il viso velocemente perché non mi interessano le parole per addolcirmi!
« No, non è difficile da dire! Dimmi cosa cazzo è successo a mio fratello! » alzo la voce, sono arrabbiata, quasi come se dessi per scontato che è successo qualcosa, ormai credo di averne la certezza; e infine Serena lo conferma.
« È morto! » sono solo due parole e mi sembra che siano in qualche modo riuscite a fermare il mondo o rallentarlo.
Mi sento persa, una serie di brividi mi percorrono la schiena e per alcuni istanti rivedo me e Ben da bambini a giocare insieme immersi tra i giocattoli, ci rivedo insieme nella stessa scuola, il Natale in cui insieme abbiamo partecipato alla recita scolastica, le nostre vacanze in Europa con i nostri genitori, i litigi e gli attimi in cui siamo stati come migliori amici; sento le gambe tremare mentre Serena comincia a spiegare com'è successo, cercando di addolcire la pillola amara ma la sento per metà; i ricordi si concentrano in un unico punto che occupa la mia mente e realizzo solo ora che tutto questo è finito, che non avrò mai più l'occasione di stringere Benny, di abbracciarlo, di sentirgli dire che andrà tutto bene, di dargli consigli per conquistare Blair e lui di darmene per conquistare James. Tutto finisce.
Cala il sipario. Si spengono le luci e improvvisamente è buio, la mia mente è avvolta in una nube scura, realizzo che sto piangendo senza rendermene conto, Serena mi parla e vedo solo le sue labbra muoversi in quanto sento solo il mio cuore pulsare lentamente e il mio respiro affaticato e muto.
« Andrà tutto bene... » come un ricordo sento la voce di Ben che mi sussurra dolcemente queste parole, come se fosse accanto a me a proteggermi. Ma non andrà tutto bene, non ho idea di come affrontare la mancanza di due tra le persone più importanti della mia vita, e l'unica cosa che posso fare...
« Nicole? » continua a chiamarmi Serena, in questo momento vorrei solo darle un pugno e prendermela con lei, avrebbe potuto aiutare Ben e lo ha lasciato morire... in qualche modo voglio che sia lei la responsabile per quello che è successo anche se una parte razionale di me sa che tutto questo non è colpa sua! « Mi senti? » continua.
L'unica cosa che posso fare... è scappare!
Non è molto intelligente da fare e non risolverà nulla, però sento che non posso stare ferma mentre il mondo intorno a me continua a girare senza Ben al mio fianco! Mi giro e quasi sbatto contro la porta d'ingresso, comincio a correre velocemente ignorando la macchina rossa di Ingrid e superando il porticato di una delle baite vuote, dei passi dietro di me e la voce di Serena che mi chiama, in qualche modo cerca di impedirmi di fare sciocchezze come correre nel bosco senza sapere dove sto andando! Le lacrime scorrono velocemente sul mio viso e quasi voglio urlare.
Ho già sofferto la morte di Violet, e adesso la morte ha preso persino Ben; dopo diversi minuti che corro nel bosco mi fermo improvvisamente in una piccola radura, la neve cade lentamente adesso; sento qualcosa di freddo intorno a me, sembra una presenza che mi gira intorno: è come un qualcosa di malvagio, un cattivo presentimento, ne sento gli artigli intorno al collo e non posso respirare: angoscia.
« Nicole ti prego fermati! » Serena mi richiama nuovamente, mi giro verso di lei stringendo le labbra e i pugni, uno in particolare stringe la sua morsa attorno al piede di porco che continuo a portarmi dietro dal bunker.
« Perché? Perché dovrei fermarmi? Mio fratello è morto, era la cosa più preziosa che avevo al mondo, la persona a cui volevo più bene e... » non riesco a ponderare la voce e mi rendo conto che l'assassino potrebbe sentirmi, una parte di me vuole reagire e vendicarsi, ma quella più forte è quella che soffre per Ben e che mi impedisce la qualunque.
« So che stai soffrendo, e non passerà giorno in cui non abbia gli incubi per questo; ho visto Ben morire, ho sentito le sue urla e ho visto il suo sangue e non dico che... » non sembra saper continuare, le vedo gli occhi rossi e anche lei comincia a piangere come me. « Non ho potuto fare nulla, e mi dispiace ma ti prego, non possiamo stare qui e rischiare che qualcuno o qualcosa ci veda, torniamo dall'indiano! »
Tornare dall'indiano? Andare alla baita? Ormai nulla ha più senso, mio fratello è morto! Che senso ha continuare a scappare dopo che si perde la persona più cara al mondo!? Sto per aprire bocca quando la sensazione fredda di prima sembra svanire nel nulla, questo lascia posto a una strana sensazione di calore, quasi che mi culla in un sogno.
Ma non è un sogno e riconosco il salotto della baita; è la mia casa, il luogo dove con Ben abbiamo passati molte vacanze e dove siamo cresciuti ed è terribile doverlo vedere ancora e ancora: è più terribile però la visione della creatura mostruosa, è la prima volta che la vedo e ne ho moltissima paura, si aggira con circospezione vicino alle finestre le cui tende sono tirate, vedo un movimento tra di esse, come se qualcuno vi fosse nascosto ma non vedo chi sia; vedo che Alex si è spostato accanto alla porta del patio nel salotto, come se avesse intenzione di aprirla e di fatti allunga la mano verso la maniglia e la gira lentamente; la creatura però trova qualcosa di più interessante e si gira verso l'ingresso, sento l'urlo di una ragazza che si trova lì ma non vedo di chi si tratta, solo la creatura che spinge la ragazza a terra e le schiaccia la testa con l'enorme piede così tante volte da distruggere il pavimento e farle esplodere la testa mentre il sangue bagna il pavimento di legno.
La visione termina in quanto qualcuno mi trascina via, si tratta di Serena che mi porta a nascondermi in un punto esterno nella piccola radura, ci troviamo nascoste tra alcuni cespugli e alcuni alberi, nell'ombra totale quando vedo una figura comparire in mezzo alla neve; si tratta di un uomo alto, vestito completamente di nero che si gira intorno per cercare qualcuno, noi probabilmente. L'assassino in nero potrebbe essere il guardiacaccia o chiunque dei due abbia ucciso Violet e al momento è girato così da darci le spalle.
Potrebbe essere l'occasione perfetta per colpirlo, ci sono alcuni rametti intorno a lui e sembrano disposti come una trappola però se li superassi potrei uccidere l'assassino con un colpo ben assestato alla testa col piede di porco; se però dovessi fallire metterei a rischio sia me che Serena e non potrei permettermelo; mi guardo indietro sapendo che a pochi metri ci sarà la baita, il punto di incontro con gli altri.
Posso combattere o fuggire.



James
Baita degli Williams – 6.15



Mi sposto in silenzio verso la cucina proprio per cercare della armi, non so cosa potrebbe riuscire ad abbattere quel mostro, ne ho solo visto il leggero contorno e l'ombra ed era terribilmente grosso e spaventoso, ma armi convenzionali non ci salveranno. Quando arrivo nella stanza mi accerto che almeno il suo ingresso nella casa sia difficoltoso se come Sam ha visto sarà qui con noi; metto una sedia in modo che possa bloccare la porta di servizio nella cucina e poi cerco tra i cassetti, ci sono già i coltelli dentro l'apposito contenitore ma voglio qualcosa di più potente, magari dei proiettili visto che la mia arma è rimasta priva di colpi. Non c'è nulla però che possa anche solo vagamente somigliarci. A quel punto mi sposto dall'altro lato della cucina osservando la credenza e cercando qualcosa al suo interno, nel frattempo sento la porta del bagno sbattere perché qualcuno la chiude.
Quasi mi fermo pochi istanti respirando lentamente quando vengo raggiunto da Alex, penso che magari mi voglia aiutare quando si avvicina al frigo e ne tira fuori una birra. La stappa e lascia il tappo sul tavolo per poi cominciare a bere mentre mi osserva attentamente. « Un aiuto sarebbe gradito. » dico io con un pizzico di sarcasmo, lui resta serio e lo stesso atteggiamento lo mantiene mentre mi parla.
« Pensi che anche con delle armi riusciremo a sopravvivere? Stiamo per fronteggiare un cazzo di mostro. Non basterà agitare dei coltelli... » comincia, non capisco se ha un'idea o no ma alla fine lo sprono a parlare.
« Hai un'idea migliore forse...? » chiedo avvicinandomi a lui, continua a sorseggiare la birra e mi passa la bottiglia per farmi favorire, preferirei di no, ma in una situazione come questa non riesco a stare lucido quindi lo assecondo.
Prendo la birra e ne bevo una grande sorsata per poi ripassargliela tra le mani. « L'unico modo che abbiamo per liberarci di quella cosa è molto pericoloso... e nonostante ci abbai provato e fallito, penso sia la migliore idea. »
Rifletto pochi istanti per poi capire di cosa sta parlando. « Vuoi fare esplodere la casa!? » chiedo come se fosse impazzito, dal suo sguardo sembra proprio intendere quello.
« Lo so che è rischioso! Ho rischiato di ammazzare Sam per questo, però penso sia la soluzione migliore! Quella cosa non è ancora morta e non si fermerà finché non ci avranno fatti a pezzi tutti quanti! » prosegue lui.
Non posso di certo dargli torto, l'idea di far esplodere tutto... rischieremmo di morire e per questo dovremmo avere una via di fuga piuttosto facile così da poter scappare in caso di pericolo. Qualunque strada sembrerebbe inutile però...
« Il seminterrato... » sussurro, Alex mi guarda stranito perché non capisce di cosa stia parlando, scuoto il viso come per negare quello che ho detto e questo lo fa andare via dalla stanza. « Potrebbe essere la nostra via di fuga... »
Ricordo distintamente la porta di sicurezza dall'altro lato della grande stanza; possiamo scappare da lì uno per uno e poi chiuderci la porta alle spalle nel caso in cui fossimo inseguiti, la creatura resterebbe bloccata all'interno della baita e potremmo quindi farla saltare in aria. I miei occhi si spostano sul gas della cucina, poi rifletto attentamente sul camino del salotto, potrebbe essere la nostra occasione, il tempo necessario affinché l'intera stanza si riempia di gas fino al salotto e poi tutto salterebbe in aria! Eppure ho la tremenda sensazione che qualcuno di noi potrebbe morire per questo.
Ritorno in salotto con i coltelli stretti tra le mani, mi avvicino quindi ad Alex che si trova ancora seduto sul divano accanto a Sam, i due sembrano borbottare qualcosa, e stranamente non sembrano litigare, anzi, vanno d'accordo.
Il giocatore di football resta da solo in quanto Sam si alza dal proprio posto e si sposta, a quel punto io sostituisco il ragazzo che se n'è appena andato per avvicinarmi ad Alex e per passargli il coltello, nel frattempo sento Blair che esce dal bagno ed entra nella stanza di ritorno, un nuovo profumo aleggia nella stanza proprio mentre entra e mi piace.
« Ecco, questo è per te. Ho pensato alla tua idea... e ho qualcosa in mente. » comincio sussurrando, non bado a quello che gli altri due fanno nella stanza, Alex alza il viso guardandomi con complicità.
« Cos'hai in mente, cowboy? » non capisco il perché dovrebbe chiamarmi così ma immagino sia il suo modo per scherzare quindi gli spiego la mia idea.
« Uscirete tutti dal seminterrato, per farlo ci serve però la password quindi dobbiamo aspettare che Nicole e Serena vengano qui; nel caso in cui la creatura dovesse farci visita sarò io a distrarlo, il tempo necessario per farvi entrare al piano di sotto così che poi posso andare in cucina ed girare i fornelli per rilasciare il gas. »
« Sai che devi spegnere quella piccola fiammella che... » annuisco più volte, so come si fanno certe cose, i film non sempre sparano cazzate. « E tu resti qui? »
« Cercherò di raggiungervi, per questo ho bisogno di un piccolo aiuto per tornare dalla cucina al salotto. » non vorrei chiederglielo ma lui sembra capire al volo che voglio il suo aiuto per poi distrarre la creatura. Sembra digerire bene la cosa anche se è difficile da accettare.
« Cazzo, amico. Finirai per farci ammazzare tutti! » annuisco e fa una mezza risata. « Non sarebbe meglio uscire invece da questa porta? » indica la porta del soggiorno, immagino sia ancora bloccata con la chiave visto che nessuno è entrato in baita, o almeno lo spero.
« Noi tutti potremmo uscire da quella porta, tu invece esci dal salotto e speriamo che quel cazzo di mostro non ci insegua e resti qua dentro! » continua a parlare Alex, io però non sono sicuro che questo sia un buon piano, se la creatura restasse al piano di sopra potrebbe anche uscire dalla baita.
Riuscire a vederci ed inseguirci in qualche modo e noi non avremmo la possibilità di difenderci una volta usciti allo scoperto. « Possiamo pensarlo come piano di riserva.... »
Sono convinto che la mia idea sia meglio: usare il seminterrato come via di fuga: distraggo la creatura fino a far andare tutti gli altri al piano di sotto con eccezione di Alex, vado in cucina e ne approfitto per far riempire il piano di gas e poi ritorno indietro, ho bisogno che qualcuno distragga il mostro altrimenti non avrò modo di attuare il mio piano, una volta che sia io che lui siamo nel salotto possiamo spostarci insieme verso il piano inferiore, anche correndo, per passare la porta e chiudere il mostro dentro; è resistente e non penso che il mostro riuscirà a sfondarla se ci raggiungesse.
Se dovessi immaginare il piano di Alex, dovrei trovare il modo di aprire la porta del soggiorno o romperne la serratura, magari potrei anche scassinarla in qualche modo, qualcuno dovrebbe quindi aprirla per permettere agli altri di fuggire via, dovrei lo stesso distrarre la creatura affinché io possa permettere agli altri di fuggire via da quella nuova porta aperta e potrei poi scappare verso la cucina così da attuare la parte del mio piano, poi fuggire dalla porta che sta lì e che ho bloccato con la sedia e sperare che il mostro resti in casa.
Ho solo due opzioni: seguire il piano di Alex o seguire il mio, sbloccare le porte del soggiorno e della cucina o aspettare che Nicole arrivi così da poter sbloccare la porta del seminterrato. Spero solo che i soccorsi saranno pronti per aiutarci qualunque delle due strade prenderemo e chiunque riuscirà ad uscire vivo da tutto questo.

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Capitolo 18
*** 17 - Sipario ***


17.

Sipario






Alex
Baita degli Williams – 6.25



« Va bene, amico. » dico infine annuendo al piano di James, non sono sicuro che sia la nostra scelta migliore, restare comunque nella baita è pericoloso per tutti e, specie dopo la visione di Sam in cui muoio per mano di un mostro, sento di farmela addosso nella tuta.
Ma non voglio apparire debole, nessuno di noi probabilmente lo vorrebbe.
« Sono sicuro che Nicole e Serena arriveranno presto comunque... » dice molto vago James, non abbiamo notizie di tutti gli altri; Violet è morta e lo so ormai, ma che è successo ad Ingrid e Ben? Penso al mio amico e penso ormai al peggio, l'ultimo ricordo che ho di lui è quando sono uscito a cercare Violet: era nel salotto con gli altri, ricordo di aver pensato che fosse un idiota ad averci detto quelle stupidaggini sulle visioni, infine io stesso sono finito per crederci quando è stato Sam ha parlare della mia. Sembra tutto così assurdo e impossibile, ma quella visione sulla mia Violet era veritiera.
« Sembri così fiducioso... » mi alzo dal posto che ho scavato nel divano e faccio il giro, con gli occhi guardo distrattamente Blair e Sam che stanno parlando, lei indica il camino più volte ma non capisco di cosa parli.
Resta vicina a Sam, che in questo momento è la persona che più vorrei proteggere. Mi sposto per il salotto insieme a James, puntiamo tutto sul fatto di riuscire ad uccidere quella creatura, come se non ci fosse altro modo per resistergli; ovunque fuggiremmo resteremmo bloccati su questa montagna fino all'arrivo dei soccorsi.
Guardo l'orologio nella stanza, nascosto in un angolo e vedo che è quasi l'alba.
Eppure non c'è ancora un singolo raggio di luce fuori dalla baita, il cielo non è più scuro e impenetrabile però resta buio. « Non ti vedo convinto del mio piano. So che può sembrare una cazzata, ma ho bisogno che tu sia mio complice... » James riduce le sue parole a sussurri che fatico a capire. « Specie se vogliamo proteggere gli altri due... » quasi mi si gela il sangue mentre lo dice e istintivamente mi giro verso di lui, incrocio i suoi occhi indagatori.
« Non so di cosa stai parlando... voglio cercare di salvare tutti! » difendendomi gli sto praticamente dicendo che ha ragione e che ho qualcuno di importante da difendere qui.
« È curioso che Sam abbia la tua giacca, ci ho fatto caso prima, ma con tutte quelle corse e possibili morti... » continua a restare vago, sembra intuire qualcosa e gli scappa un sorriso che interpreto come se avesse capito dei baci tra me e Sam.
« Mi ha aiutato e ci ha rimesso il giubbotto, un vero uomo avrebbe fatto lo stesso: proteggere la ragazzina indifesa! » cerco di fare lo spaccone, uso i miei soliti modi ma James continua a guardarmi con un occhio particolare e annuisce chiudendo gli occhi, come per farmi contento.
« Come vuoi tu, avevo solo espresso un mio pensiero... » ridacchia ma poi resta zitto e si volta appena verso gli altri due, guarda con occhi sognanti Blair che adesso si trova seduta insieme a Sam, entrambi continuano a parlare.
Apro bocca nuovamente quando qualcosa all'esterno coglie la mia attenzione, mi avvicino alle finestre e cerco di osservare meglio: l'intera area attorno alla baita è spaventosa, immersa nel buio in quanto sembra che i pali della luce non funzionino più, è già da un po' ma lo noto solo ora. Non so esattamente cosa fosse quel rumore, da qualche parte nel bosco però vedo dei corvi volare e penso che sia stato il loro gracchiare. Mi allontano dalla finestra anche se prima di farlo tiro le tende così da coprire l'interno, come se l'assassino fosse pronto per attaccarci e stesse osservando ogni nostro movimento con facilità.
Nell'attimo in cui resto immobile mi ritrovo immerso nei pensieri riguardo il piano di James ancora una volta: il rischio di morire per entrambi è altissimo, giocare con la creatura potrebbe essere rischioso, eppure uno di noi due deve andare in cucina per il gas mentre l'altro devo distrarre la creatura, ma come si combatte un mostro del genere? Faccio alcuni passi fiancheggiando la parete con la porta del patio.
Mi volto verso James: pensava di andare lui in cucina, forse però potrei farlo io mentre lui distrae la creatura, osservo le scale e poi cerco nuovamente un punto in cui potrei passare per andare in cucina; se dobbiamo fare il gioco di James allora vorrei essere io ad affrontarlo. O lui o me.



Serena
Sentiero nel bosco – 6.05



Tremo per la paura, sento che sto per impazzire. Io e Nicole ci troviamo nascoste dietro un cazzo di cespuglio e sembra che lei abbia tutte le intenzioni di attaccare quel pazzo. Vorrei che non lo facesse ma la paura mi paralizza gli arti e non posso allungare il braccio per fermarla. Mi rendo conto che non c'è bisogno di farlo in quanto Nicole mi rivolge un'occhiata che interpreto chiaramente: -Andiamo via!-
Nicole per prima si sposta sul sentiero che sta dietro di noi, la seguo senza esitazione perché non voglio restare un altro istante con l'assassino in circolazione, ovunque è meglio che stare qui e in silenzio quindi ci allontaniamo.
Ben presto la minaccia dell'assassino passa e neanche sento più il suo opprimente respiro sul collo, mi accorgo solo ora che io e Nicole stiamo continuando a camminare chinate come se quell'uomo potesse scorgerci da un momento all'altro. Continuo a guardarmi indietro ma lui neanche sembra cercarci, ormai siamo distanti e tiro un sospiro di sollievo quando riconosco la scorciatoia che Ben ha indicato a tutti per poter raggiungere la baita.
« Va tutto bene? » chiedo con fatica a Nicole, so per certo che non sta bene e quindi non posso fare nulla per consolarla, la ragazza neanche mi rivolge uno sguardo, sembra distratta da qualcosa e continua a camminare senza fermarsi per il sentiero che ormai riconosciamo, tra cinque minuti saremo alla baita, e questo comincia a spaventarmi ancora.
« Aspetta; si può sapere dove stiamo andando? » chiedo preoccupata cercando di attirare la sua attenzione,
Nicole continua ad ignorarmi e alla fine sono costretta a piantarmici davanti così da poterla fermare, ha il viso chino e quasi si scontra contro di me, questo la costringe ad alzare lo sguardo.
Vedo il suo volto rigato dalle lacrime e mi sento quasi in colpa per aver interrotto il suo pianto, avrei dovuto stare zitta e non dire nulla, avrei dovuto evitare di parlarle di Ben, negare quello che sapevo.
Ma in fondo sento di aver fatto la cosa giusta e per quanto questo le possa provocare dolore penso di aver fatto bene a dirle la verità, meglio che lo sappia direttamente da me che da qualcun altro...
« Dovremmo andare alla baita. Blair e gli altri si stavano spostando verso in quella direzione; se stiamo separati finiremo per farci ammazzare tutti quanti... » alza lo sguardo e seguo il suo esempio osservando il cielo stellato, la neve ha smesso di cadere e questo significa che i soccorsi potrebbero arrivare da un momento all'altro, forse ricongiungersi è una buona idea in quanto almeno ci troverebbero tutti insieme.
« Va bene, allora ti seguo. » il resto della strada lo percorriamo in silenzio fino a che non giungiamo davanti al profilo dal tetto spiovente che ha la baita, è incredibilmente piacevole da guardare e sembra quasi una visione, ci affrettiamo e corriamo sul vialetto, le luci del salotto sono accese e traspaiono attraverso le tende tirate.
Nicole tira fuori le chiavi di casa e le mette nella toppa per poi girarle, la porta è aperta e questo significa che ci sono già i nostri amici all'interno.
Ci spostiamo subito verso sinistra entrando nel salotto e sono tutti e quattro là: Sam e Blair stanno su uno dei divani a parlare mentre Alex e James sono dall'altro lato che parlottano tra di loro; quando entriamo tutti ci fissano, ma noto che in particolare Nicole rivolge il suo sguardo ad Alex, due persone per loro importanti sono morte ed entrambi sembra che si parlino nella mente.
I due corrono contro e si abbracciano affettuosamente, Nicole poggia la testa sulla spalla del ragazzo e mi avvicino a loro. « Nicole, almeno tu stai bene! È successa una cosa... Violet... è... » il ragazzo balbetta poche parole e Nicole continua ad avere il viso in lacrime, annuisce perché sa che cosa è successo. Dubito che Alex sappia di Ben.
« Lo so! » Nicole fa una pausa e un grande respiro. « Ben... » non ci vuole molto per spiegare la situazione ad Alex che sembra sul punto di scoppiare in lacrime quando la ragazza finisce di parlare, nuovamente lei si trova a piangere e l'intero salotto sembra stare nel silenzio riempito dal pianto dei due.
Vorrei stringere Alex e coccolarlo, è un momento molto difficile per lui e sta soffrendo, vorrei alleviare quella sensazione che sta provando ma quando mi avvicino vedo che Sam fa lo stesso e si mette al suo fianco. Gli sussurra qualcosa e mi sento parecchio confusa: Sam che consola Alex? Forse sono finita in un'altra dimensione!
Faccio per aprire bocca quando ancora una volta vengo investita da quella sensazione che precede le visioni sulla nostra morte, visioni che sono sempre più imminenti visto che siamo tutti e sei alla baita.
Mi viene mostrato nuovamente il soggiorno della baita, a differenza della prima volta c'è la luce del salotto a riempire la stanza con la sua luce, ma non è la sola cosa diversa: James si trova in un angolo vicino allo stereo nel salotto, vicino alle finestre coperte della tende, sembra in ansia per qualcosa; Alex si trova a scendere dalle scale ed entra nel corridoio che porta alla cucina ma non ho il perché si stia spostando, si muove lentamente e con attenzione; infine vedo Nicole che si trova nascosta vicina alla porta della studio e resta chinata in modo che la creatura che si trova al centro della stanza non la veda: c'è un leggerissimo rumore da dove si trova la ragazza e la creatura chiaramente la sente, si sposta quindi superando i divani e la ragazza comincia ad urlare, il mostro spinge Nicole contro la parete attrezzata mandando in frantumi i vetri, prende poi la testa della ragazza e la spinge contro una lastra appuntita ancora intera, la ragazza viene trapassata e muore sul colpo.
Quando torno alla realtà non sento neanche tanto il distacco dalla visione in quanto ho come la sensazione che tutto questo avverrà ben presto; la creatura troverà il modo di venire qui da noi e ci ucciderà tutti!
Le parole dell'indiano mi ritornano alla mente quando dice che rivelare le visioni potrebbe farle accadere, parlare di quella di Blair ci ha portate proprio qui dove non vorrei essere. Che devo fare con questa qui? Devo parlarne con Nicole o stare zitta?



Blair
Baita degli Williams – 6.25



« Sto solo dicendo che nella mia visione il camino era acceso e la creatura sembrava neanche accorgersi che Alex fosse nascosto accanto al camino o che Nicole si trovasse sotto il tavolino o James sulle scale praticamente affiancando il mostro! » dico continuando a parlare sottovoce mentre Sam mi ascolta, gli parlo quasi all'orecchio che è ancora funzionante visto che dall'altro lato non mi sentirebbe.
Sam sembra pensarci bene, ha quasi senso il mio ragionamento e anche lui sembra condividerlo. « Pensi che quel mostro di nome Norman sia realmente diventato cieco con l'esplosione nella segheria? » una parte di lui è scettica e posso anche capirlo ma io non voglio desistere; la mia teoria avrebbe senso: la creatura in questo modo sarebbe facilmente aggirabile. Se riuscisse ad entrare potremmo comunque provare a scappare, non so in che modo però...
« Penso di sì. Spegnere il camino sarebbe inutile e farebbe del male soltanto a noi. » indico più volte il camino alle mie spalle e infine sembra che Sam se ne convinca. Il camino deve restare acceso e forse avremo delle possibilità in caso le visioni rischino di avverarsi per tutti.
« Forse hai ragione... » entrambi ci spostiamo verso uno dei divani e ci sediamo comodamente. Restiamo vicini mentre Alex e James fanno lo stesso: sembra che stiano tramando qualcosa, ogni tanto ci rivolgono uno sguardo e in particolare vedo James che mi fissa, se dovessi uscire viva da tutto questo voglio uscire con lui, voglio amarlo perché è inutile che me lo neghi ancora, dopo quasi due mesi di scuola quel ragazzo mi ha conquistato e voglio stare con lui.
Improvvisamente sentiamo il rumore di qualcosa che corre nel bosco, che si avvicina sempre più alla baita, che percorre il legno del patio e che infine si ferma per aprire la porta. Siamo tutti agitati e silenziosi quando vediamo arrivare Nicole e Serena, tiriamo un sospiro di sollievo quando vediamo che stanno bene; Nicole e Alex si abbracciano e cominciano a parlare di Violet, subito segue Ben che scopriamo essere morto nel bosco a causa dell'aggressione di un lupo. Il respiro mi muore in gola che diventa secca.
Sento il bisogno di andare via dal salotto, esco dalla stanza spostandomi verso la cucina e mordendomi le labbra; non posso credere che il ragazzo sia morto, non voglio crederci!
Continuo a stringere la labbra incastrandole tra i denti così forte che sento quasi il sapore del sangue in bocca. Per la mente mi passa l'immagine di Ben sorridente a scuola, pronto ad essere l'amico di tutti, il simpaticone della classe. E più ci penso più sento che tutto questo non è giusto, che in qualche modo ne sono responsabile, forse perché piacevo a lui e mi sono sempre comportata con freddezza nei suoi confronti. “Vorrei che tutto questo fosse solo un incubo!”
Sospiro e mi sento più calma, decido di tornare in salotto insieme agli altri: James stringe un coltello tra le mani e continua a guardare fuori dalle finestre nonostante le tende siano chiuse, la stanza adesso è buia se non fosse per il camino che illumina creando delle ombre inquietanti, devono aver spento le luci! Sam e Alex sono vicini e stanno parlando, lo stesso fanno Serena e Nicole che sono sedute su un divano vicino al tavolino. Solo sussurri riempiono la stanza.
Posso andare dall'unica persona con cui voglio parlare, James distoglie appena lo sguardo e mi rivolge nuovamente un sorriso.
Mi avvicino a lui accarezzandogli il viso con una mano e poi dandogli un leggero bacio sulle labbra. Potrebbe essere l'ultimo bacio, ma non voglio pensarci perché altrimenti comincerei a piangere senza freno.
« Abbiamo un piano nel caso in cui il mostro venga qui. Fuggite tutti dal seminterrato mentre io e Alex cerchiamo di far saltare in aria il mostro. » sto per parlare contrariata da questa folle idea che potrebbe ucciderli entrambi quando lui continua. « So che è una pazzia ma è l'unico modo per farvi uscire da qui sani e salvi. Gli altri conoscono già il piano, l'ho spiegato velocemente; la password della porta è la data di nascita di Ben e quella di Nicole, sono dodici numeri. »
Annuisco in quanto conosco i giorni delle loro nascite, sono stata al compleanno di entrambi in quanto, nonostante Ben sia in classe con noi da solo due mesi per via della bocciatura, passava molto tempo nella nostra classe già prima di essere insieme nello stesso corso.
« Io non andrò via senza di te, senza sapere che stai bene! » dico, non voglio andarmene senza lui al mio fianco, lui però scuote il viso con forza e mi stringe in un abbraccio.
« Ho bisogno di saperti al sicuro altrimenti non riuscirò mai a fare tutto questo, va bene? Ci vediamo fuori. » mi sussurra dolcemente all'orecchio, sembra una promessa tra vecchi amanti, come nei film sull'ottocento.
Annuisco senza fiatare ancora, questo è un piano suicida e James o Alex rischiano di rimetterci la vita; vorrei dirgli le ultime cose, di fare attenzione e magari di cercare di salvarsi se ne avrà la possibilità, però non voglio rovinare questo momento, non è il momento per decidere, è il momento delle conseguenze.



Sam
Baita degli Williams – 6.35



Non ci sono parole che posso usare per consolare Alex, gli resto comunque vicino affinché possa sapere che può contare su di me per qualunque cosa.
Incredibile come possa cambiare una persona, se c'è qualcosa che ho apprezzato da questa serata è proprio come Alex mi ha sempre difeso, a quale prezzo però ho dovuto capire tutto ciò? Metà del mio udito completamente andato? La vita di Violet e Ben?
E Ingrid ancora non si è fatta vedere, non che qualcuno di noi l'abbia contattata, ma ho come la sensazione che per lei non ci sia più speranza. « Ben... è morto. » le parole di Alex escono come dei sussurri mentre le pronuncia, resto in silenzio finché lui non alza gli occhi verso di me, sono lucidi e rossi.
« Io... sono qui. Se ti serve qualcosa... » non posso continuare la frase perché sarei ridicolo, non posso capire quello che lui sta passando quindi me ne vado.
Una parte di me verrebbe lasciarlo da solo affinché pensi e rifletta, un'altra parte gli vuole stare vicino in un momento così difficile. Mi avvicino alla porta del salotto che dà sul patio, è ancora bloccata e questo non mi fa sentire al sicuro.
Continuo a spostarmi per la stanza avvicinandomi alle finestre dal quale James e Blair si allontanano, passano alcuni minuti finché un ruggito non riempie il bosco ed echeggia fino ad arrivare a noi, riconosco l'urlo della creatura.
Mi volto indietro e tutti noi ci guardiamo in faccia spaventati, qualcosa salta fuori dal bosco e ci spostiamo così da avvicinarci al seminterrato, qualcosa però cade sul tetto della baita e probabilmente lo sfonda riuscendo ad entrare, sento i suoi passi pesanti e quasi sembriamo dimenticarci del piano che avevamo visto che la creatura sta per arrivare; Serena corre subito verso l'ingresso come se volesse scappare da quella porta; vedo Blair che per prima scende le scale del seminterrato come tutti noi dovremmo fare mentre James e Alex prendono posizione cercando di attuare il loro piano suicida, uccidere questo mostro non sarà facile ed ho paura che qualcuno morirà nel tentativo.
Cerco Nicole e la trovo nascosta dietro uno dei divani,un secondo tonfo coglie la mia attenzione: viene dalla stanza di Ingrid e Serena.
Realizzo tardi che ormai non possiamo correre come deciso, sono fermo accanto alle tende mentre la creatura avanza nell'ombra del salotto, il viso mostruoso e deforme illuminato dalla sola luce del camino, colgo un'inquietante lampo nei suoi occhi azzurri mentre digrigna e cerca qualcuno di noi con il solo olfatto e l'udito.
La creatura però non sembra riuscire a vederci: Blair aveva ragione, l'esplosione della segheria di certo ci ha favorito in tutto questo, la creatura è stata accecata!
I suoi occhi mi fissano attentamente e questo mi fa pensare che potrei essere il bersaglio della sua sete assassina.
Evito di respirare e così facendo mi sposto dietro le tende che mi sembrano un buon rifugio al momento, cerco di cogliere i movimenti degli altri ragazzi, Alex e James hanno intenzione di fare il loro gioco di squadra fin da subito. So che dovrei andare verso il seminterrato, ma la creatura si sposta verso il centro del salotto e questo mi fa tremare e non posso muovermi davanti a lei con facilità perché sentirebbe il mio odore o il rumore dei miei passi sul legno.
Cerca qualcuno con l'olfatto ma sembra quasi perderne le tracce, grugnisce infastidito da qualcosa e poi urla facendomi accapponare la pelle, sento i vetri delle finestre tremare alle mie spalle mentre la creatura poggia le mani sulla superficie del tavolo e lo tira in aria come se fosse un foglio di carta, lo distrugge e continua a cercare qualcuno che eventualmente si fosse nascosto sotto di esso ma è vuoto.
Non posso esattamente vedere i suoi spostamenti ma dall'ombra che traspare dalla tenda sembra che abbia alzato lo sguardo verso di me, ancora una volta mi fissa e tremo al solo pensiero; chiudo gli occhi quasi chiamando qualcuno nel cielo affinché mi protegga e poi li sbarro: la giacca di Alex è in parte imbevuta del mio sangue da quando ho perso l'orecchio, ecco cosa la creatura stava annusando, il mio sangue! Ed è chiaro che solo ora realizzo che morirò.
Non c'è nulla che io possa fare per impedirlo, qualcosa poi accade: la creatura si gira verso l'ingresso e ringhia quasi come se fosse un gatto, mostra i suoi denti affilati che però ricordano esattamente quelli di un uomo qualunque, improvvisamente sembra interessato a Serena.
« Bionda... » la voce della creatura è così fredda e mostruosa che mi si gela il sangue, sento l'aria mancare in quanto sto trattenendo il respiro da almeno cinque minuti probabilmente; sporgo appena la testa così da poter vedere la scena che mi si presenta davanti agli occhi con orrore.
Il mostro allarga gli artigli delle mani e corre verso l'ingresso dove si trova Serena, i miei occhi seguono velocemente quei movimenti e vedo che la ragazza cerca di rannicchiarsi e di tirare degli oggetti alla creatura che però li respinge e allunga una mano per tirarla dai capelli, getta un urlo che mi echeggia nell'unico orecchio funzionante e viene sbattuta a terra con forza e disprezzo.
« Sam, ti prego aiutami! » chiama il mio nome quando i suoi occhi incrociano i miei, non ho il tempo di pensare a come aiutarla, non ho modo di impedire che ciò avvenga: la creatura alza la gamba e pianta il tallone contro la testa della bionda che sbatte con forza contro il pavimento di legno incrinandolo, ma lei continua a sopravvivere.
« Aiuto... » sussurra ancora Serena mentre una macchia di sangue le si allarga sul volto, ancora una volta il piede della creatura si alza e si scontra contro la testa di lei, sfonda il pavimento del tutto mentre delle schegge si infilzano nel volto di Serena che sembra ormai aver perso la vita.
Un'ultima volta il mostro alza il piede in aria e schiaccia la testa, stavolta ha un effetto devastante nel quale il cranio della ragazza si riduce ad una poltiglia di carne e sangue che si allarga velocemente in tutto il salotto e quasi arriva ai miei piedi.
La creatura sembra assetata dal sangue di Serena e mi mordo le labbra così da trattenere l'urlo di terrore.
Improvvisamente, per quanto sia orribile da pensare, il corpo di Serena sta fungendo da diversivo per la creatura; sposto appena la tenda così da vedere il resto del salotto illuminato ma non riesco a vedere i volti degli altri, probabilmente terrorizzati come me.
Osservo Blair che sembra annuire a me, tutti noi dobbiamo spostarci verso il seminterrato e quindi dovrei raggiungerla e questo significherebbe attraversare il salotto intero.
Guardo però la creatura e comincio a dubitare che possa spostarmi adesso visto quanto lei sia vicina, nonostante la mia paura posso spostarmi lentamente e senza fare rumore visto che il mostro sembra concentrato su altro.
Alzo nuovamente lo sguardo e stringo i pugni. Pensando a cosa fare adesso: se andare da Blair lentamente o se aspettare ancora qui.



Nicole
Baita degli Williams – 6.40



La creatura arriva, noi ci spostiamo verso il seminterrato, all'ultimo istante però non riusciamo ad arrivare alle scale con eccezione di Blair che è la più lontana tra tutti dalla creatura.
Resto immobile nascondendomi dietro il divano che si trova vicino alla parete attrezzata della stanza; dalla mia posizione posso dare rapide occhiate a Blair sporgendo appena la testa, la ragazza sembra non sapere esattamente cosa fare, se scendere gli scalini o aspettare qualcuno, la paura ha paralizzato anche me.
La creatura distrugge il tavolo buttandolo da qualche porta, poi ringhia e infine sento le urla di Serena che chiama Sam e il suono della sua morte.
Sento tutte queste sensazioni sulla mia pelle e mi sento male, lo stomaco gira su se stesso e si intreccia più volte fino a farmi male e darmi sensazione di nausea per quello che penso sia il suono della creatura che banchetta con i resti della ragazza, mi mordo le labbra perché potrebbe capire da un momento all'altro anche a me; restare nella baita non è mai stato sicuro e lo capisco solo ora e chiudendoci qui non abbiamo fatto altro che condannarci probabilmente.
Sento dei passi in giro per la stanza, sono leggeri e penso che si tratti di Alex o di James che stanno per mettere in atto il loro piano, mentre loro distraggono la creatura noi dobbiamo scappare e questo mi fa pensare alla mia fuga.
Sono bloccata qui per ora e quando sto pensando di spostarmi sento dei passi pesanti, la creatura si sposta nella stanza in cerca di qualcun altro da uccidere, siamo rimasti in cinque ormai qua dentro e dobbiamo darci da fare per uscirne. Stringo i pugni cercando di farmi forza e vedo che Blair mi sa facendo dei cenni come per raggiungerla.
Non ho idea di dove esattamente sia la creatura, ho però il terrore che il mostro possa prendermi in qualunque istante e possa fari del male nel caso provassi a raggiungere Blair nelle scale.
Una parte di me quindi vuole ancora stare ferma ad aspettare che il pericolo passi, Blair potrà benissimo vedere la mia mano se la faccio sporgere e potrei farle il segno di scendere per prima.
Potrei raggiungerla e insieme potremmo andare ad aprire le porta del seminterrato. Un rumore mi fa balzare in aria, penso sia stato uno dei nostri a farlo ma non posso vedere chi sia stata, comunque sia devo continuare a pensare al piano e quindi devo decidere per me.

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Capitolo 19
*** 18 - Swan Song ***


18.

Swan Song






Sam
Baita degli Williams – 6.50



È tempo di andare!” Queste parole passano per la mia mente come un lampo, a quel punto mi sposto dal mio nascondiglio lentamente cercando di evitare il sangue di Serena sparso ormai per il salotto, cammino quasi con le punte mentre la creatura si ciba dei resti della ragazza, evito di guardarla perché potrei vomitare, già il suono della carne lacerata è tetro e mi fa sudare freddo.
Supero i resti del tavolo e quindi mi avvicino sempre di più a James che sta davanti la porta del patio del salotto come se fosse un buttafuori.
Mi abbasso quando raggiungo il divano e lo fiancheggio; da questa posizione posso vedere Alex che lentamente cammina verso la cucina, abbiamo poco tempo.
« Vi sento... » è il freddo ruggito che la creatura sussurra quando il mio peso fa scricchiolare il legno, stringo la mascella e mi immobilizzo, se dovessi fare un brusco movimento probabilmente la creatura mi ucciderebbe.
Il mostro quindi decide di spostarsi verso di me ancora una volta e comincio a tremare perché potrebbe sentire l'odore del sangue che ho addosso; i suoi lunghi artigli si muovono lentamente per afferrarmi quando tutti noi sentiamo Alex.
« Hey figlio di puttana! » urla ad alta voce, la creatura si gira quindi verso il ragazzo e comincia a ringhiare e a spostarsi verso di lui, so che cosa è stato quello: il segnale che devo correre, scavalco quindi il divano e con passi pesanti e veloci raggiungo le scale del seminterrato dove Blair non è più presente in quanto la ragazza è già scesa.
I gradini fanno parecchio rumore mentre li scendo velocemente e infine riesco a raggiungere il piano inferiore sentendo un senso di sollievo, sposto i miei occhi per la stanza disordinata e piena di mobili ma riesco a scorgere la porta con Blair che giocherella col terminale numerato.
« Cazzo, Blair datti una mossa! » dico quando inserisce la prima versione del codice, il terminale si illumina di rosso ed emette un suono strozzato e quasi silenzioso.
« Non so in che ordine vanno le date, ci riprovo! » inserisce nuovamente le date di nascita di Nicole e Ben, stavolta mettendo quella della ragazza per prima. Al piano superiore sentiamo un tonfo e credo che il pavimento possa spaccarsi per la brutale forza che è stata usata.
Ci sono delle urla e dei suoni che non riesco a distinguere, in cuor mio ho paura per Alex, temo che possa morire; e se lo fosse già? Non so se potrei reggere il suo sacrificio; ogni mio pensiero viene però bloccato dall'apertura della porta, il terminale di fatti emette un suono più forte e si tinge di verde, sentiamo lo sblocco della porta e quella si apre.
Io e Blair ci troviamo sulla soglia dell'uscita, della nostra salvezza, entrambi la superiamo aspettando che qualcun altro scenda per quelle scale, dovrebbe esserci Nicole visto che lei era nascosta più vicina di me, ma per qualche ragione sta ancora restando là sopra e non capisco il perché della sua esitazione, stringo i pugni e mi guardo con Blair.
« Aspettiamo... » sussurra lei, non possiamo fare altro.



Nicole
Baita degli Williams – 6.50



Faccio segno a Blair così la ragazza capisce che deve scendere, dobbiamo aprire la porta così da liberare la nostra via d'uscita; la vedo scomparire al piano di sotto: uno di noi è già sceso almeno. Sento poi il sussurro della creatura e segue l'urlo di Alex che si trova a metà del corridoio che va verso la cucina, alzo appena la testa così da vedere Sam che scavalca il divano e si dirige verso la scale e le scende.
Quando la creatura si avvicina ad Alex quello resta fermo, prima che il mostro lo raggiunga però interviene James strappando una lampada da uno dei tavolini al proprio fianco e la tira contro la creatura che si distrae colpita con forza dall'oggetto volante, prima però di voltarsi verso colui che ha scagliato l'oggetto rivolge un'ultima occhiata ad Alex che con tutta la forza che ha lo scaglia via facendolo volare direttamente dentro la cucina, temo per lui visto il fracasso che ha fatto quando si è scontrato contro i mobili.
Adesso la creatura sembra unicamente interessata a James, il ragazzo però non è stato stupido e si è spostato: si trova davanti le finestre con le tende tirate e quindi la creatura si muove come una furia verso la porta trovandola però vuota, colpisce i mobili del salotto e distrugge tutto quello che si trova tra le mani, mi alzo appena dal punto in cui mi trovo e la creatura rivolge uno sguardo di odio nel punto in cui mi trovo io e ciò mi porta ad immobilizzarmi di botto.
Comincia a camminare lentamente verso di me e allo stesso modo mi sposto affiancando il camino mentre la creatura si fa sempre più vicina, passo davanti le fiamme roventi evitando persino di respirare, non che possa farlo visto come sento i miei polmoni stretti. La creatura urla ancora e si scaglia con forza contro la parete attrezzata che fiancheggia la parete fracassandola e mandandone i vetri in pezzi: è un bene che mi sia spostata da lì visto che rischiavo di morire, l'ultimo sforzo di Serena mi ha quindi salvata.
Ma la creatura è comunque troppo vicina a me e si volta ringhiandomi contro, si muove velocemente con gli artigli sguainati e getto un urlo quando vedo la sua mano cercare di affondare dentro di me, mi getto a terra mentre James riprende a distrarre la creatura urlando.
« Sono qui, stronzo. Combatti con un uomo! » nonostante io sia stesa a terra riesco comunque a vedere il coltello lanciato dal ragazzo che colpisce il mostro, quel colpo però non sembra neanche scalfirlo quindi la creatura è più forte che mai e arrabbiata visto che è stata stuzzicata due volte.
Distrugge il tavolino al centro dei divani mentre continuo a restare stesa per terra con le gambe tremanti per la paura, il mostro si spinge in avanti per raggiungere James e so che quello è il momento che devo sfruttare per scappare. Non perdo tempo a rimettermi in piedi e semplicemente striscio fino alle scale, a quel punto riesco a trovare l'appiglio della balaustra di legno e sgattaiolo fino al piano di sotto correndo sui gradini che scricchiolano sotto il mio peso, mi giro verso la porta e la trovo aperta osservando Sam e Blair che si trovano già sulla soglia, corro verso di loro mentre altri suoni di distruzione riempiono la stanza superiore.
« Che sta succedendo là sopra? » chiede Blair, sembra impaziente, so bene che è preoccupata per James e che vorrebbe aiutarlo, in cuor mio sono gelosa di quello che lei ha, eppure penso che stia bene con il ragazzo.
Forse è il momento di agitazione a farmelo pensare. « Alex e James stanno distraendo la creatura. » mi volto verso le scale sentendomi il cuore stringere, dobbiamo solo aspettare loro due e poi saremo tutti e cinque salvi.



Alex
Baita degli Williams – 6.55



Per pochi istanti sento solo aria intorno al mio corpo, poi arrivo a sbattere la schiena contro i mobili della cucina e sento la spinta verso il basso che mi costringe a cadere; alcune cose che si trovavano dentro gli sportelli mi cadono addosso ma riesco comunque a riprendermi dalla botta e sento il polso che mi brucia e pulsa come se stesse per esplodere. Mi mordo le labbra socchiudendo gli occhi!
Devo resistere a questo dolore...” se mi facessi prendere dal dolore probabilmente resterei fermo nel punto in cui mi trovo, però giocando a football è una cosa a cui sono abituato quindi mi rialzo senza problemi, la creatura non è più nel corridoio e questo significa che James è riuscito a distrarla, spero solo che non sia stato a costo della vita di qualcun altro. Mi avvicino subito al forno e giro tutte le manovelle per far uscire il gas, ben presto la cucina se ne riempirà e spero che arrivi in fretta a diffondersi per tutta la casa.
Per un breve istante prendo una boccata d'aria, poi mi ricordo del piano e quindi dobbiamo andare via dalla baita il più in fretta possibile. Lentamente ritorno nel corridoio sentendo l'urlo di Nicole e un sacco di rumore, posso vedere che la creatura ha quasi rischiato di colpirla e lei si è buttata a terra, James a quel punto tira il coltello alla creatura.
Quella non si fa deridere in questo modo da noi: il mostro distrugge il tavolino al centro dei divani e si fa strada verso James che continua a spostarsi mentre Nicole sfreccia velocemente verso il piano inferiore.
È il mio momento: esco dal mio nascondiglio prima che la creatura riesca a raggiungere James e strappo la lampada dal mobiletto al mio fianco, la tiro contro la creatura che non sembra distrarsi, James comincia a correre superando il sangue di Serena così da entrare nell'ingresso mentre il mostro sbatte contro le tende e crea altra distruzione.
Attraverso l'intero salotto così da trovarmi davanti alla porta di servizio, James fa il giro per trovarsi al fianco delle scale: se riesco ad attirare la furia della creatura addosso a me dovei anche riuscire a far scappare James visto che è il più vicino alle scale, sarà poi un'impresa la mia fuga...
« Sono qui, figlio di puttana! » la creatura, da che stava seguendo le tracce di James verso l'ingresso, si volta verso di me, faccio un cenno al ragazzo che si sposta verso le scale e comincia a scenderle, mi guardo a destra e sinistra per decidere cosa fare e improvviso visto che non ho più un piano da seguire: pianto il coltello nell'interruttore sulla parete e quello fa uno strano rumore, come se andasse in cortocircuito, sfrutto quella mossa per correre verso le finestre visto che non posso far avvicinare la creatura a James.
Ancora una volta però il mio piano funziona: la creatura viene distratta e si trova davanti la porta del patio colpendo un bersaglio che non c'è; evito di pestare il sangue di Serena perché rischierei di scivolarci e cadere, l'odore ferroso riempie presto il mio naso miscelato però a qualcosa di disgustoso come l'odore del gas che sta già entrando nel salotto. È perfetto! Però devo correre, cazzo.
Getto una rapida occhiata alle scale e vedo che James è ancora su di esse, come se stesse per aspettarmi, vedo le sue labbra muoversi e chiaramente mi sta dicendo: “Muoviti!”
Prendo quindi quella decisione: la creatura si volta nuovamente verso di me, chiaramente ha sentito i miei passi spostarsi prima ed è stato facile ritrovarmi; comincio quindi a correre senza fermarmi un istante mentre James scende la rampa di scale e mentre la creatura si getta in mezzo alla stanza cercando di afferrarmi, riesco a raggiungere James nella rampa di scale e sento che la creatura sbatte contro il camino, ci seguirà fino al seminterrato!
Ci troviamo entrambi al piano inferiore, la porta d'uscita è aperta e i nostri tre amici si trovano già oltre di essa, James per primo sfreccia in avanti per raggiungerli, io sono subito dietro di lui e sento la creatura sfondare il solaio per raggiungerci e per catturarci ma noi riusciamo a superarla; James per primo oltrepassa la porta mentre gli altri cominciano a correre via sotto le sue grida e si appoggia alla porta così da poterla chiudere in qualunque momento, infine anch'io supero la porta che viene chiusa alle mie spalle mentre la creatura vi sbatte contro.
Pochi secondi: non abbiamo molto tempo per allontanarci per il passaggio buio simile a quello che ho già visto quando ero con Sam dopo l'attacco dell'assassino, poi sentiamo l'esplosione e capiamo di essere finalmente salvi, di essere riusciti a sconfiggere la creatura. Le fiamme riempiono il corridoio alle nostre spalle ma si fermano prima di inghiottirci, ben presto raggiungiamo l'uscita, una luce in fondo al corridoio che ci porta nel limitare del bosco.
Tra gli alberi riesco a scorgere la luce del sole, è ancora debole ma pian piano aumenta di intensità, osservo i volti dei miei amici, siamo tutti stanchi e sporchi e nessuno osa parlare. Poi sentiamo un ronzare fastidioso e alziamo gli occhi osservando un elicottero che scende, la luce di un faro accecante puntato contro di noi.
« Procediamo col recupero dei ragazzi, state tranquilli. Presto sarete in salvo... » è una voce dall'altoparlante a rassicurarci, tutti noi ci guardiamo un ultima volta.
Nessuno di noi sorride; ci scambiamo sguardi fugaci come per farci forza ma quando incrocio lo sguardo di Sam abbasso automaticamente gli occhi, cerco un punto in cui appoggiarmi mentre l'elicottero procede con la discesa: resto seduto mentre Sam è al mio fianco, Blair e James si abbracciano stringendosi con forza e Nicole si mette in ginocchio piangendo, immagino si tratti di lacrime di gioia visto che questa notte non sembrava finire mai per noi.
Siamo ancora scossi da ciò che abbiamo passato, da chi abbiamo perso e da ciò che abbiamo rischiato, di tutti i pericoli e della morte che più volte abbiamo sfiorato, non lo dimenticherò mai, ma credo che nessuno di noi avrà mai modo di dimenticare quest'incubo.



Dipartimento di polizia di Seattle – 9.20 del mattino.

I corridoi della struttura erano silenziosi, alcuni poliziotti stavano radunati a protezione di una delle stanze dell'interrogatorio. L'ispettore David Garcia si avvicinò quindi alla porta provocando subito il silenzio dei colleghi che fecero un cenno, uno di loro stringeva una ciambella glassata tra le dita. « Se continui a mangiare quelle porcherie ti verrà il diabete. » disse l'ispettore.
Ignorò la risposta del poliziotto con la ciambella ed entrò nella stanza, si avvicinò quindi al banco e si sedette davanti al primo dei ragazzi che erano sopravvissuti agli eventi del Crow's Peak. La richiesta d'aiuto era stata chiara, più o meno, ma lui voleva capire esattamente cosa fosse successo.
« Samuel Collins, giusto? » chiese l'ispettore, il ragazzo alzò lo sguardo rivolgendo un cenno muto, cianotico in viso e con mezzo volto coperto da garze bagnate di sangue. « Allora che mi dici del tuo orecchio? Cos'è successo? »
Il ragazzo emise un sospiro, era stanco visto che aveva passato la notte completamente senza dormire. L'ispettore poteva capire il suo stato d'animo, ma doveva avere chiara la situazione. « C'è stata un'esplosione in segheria... sulla montagna; eravamo inseguiti dal guardiacaccia. Voleva ucciderci. Voleva usarci come mangiare per... » all'ultimo istante il ragazzo si zittì bruscamente, suscitò ancora più confusione e curiosità nell'ispettore. « Non mi crederebbe. »
« Prova a spiegarmelo allora. » disse lui insistendo.
Il ragazzo abbassò lo sguardo di traverso. Fece un leggero cenno con le labbra e l'ispettore capì subito che il ragazzo non avrebbe mai detto tutto quello che sapeva. « Sono stato colpito alla gamba dal guardiacaccia con un proiettile di un cazzo di fucile! Alex mi ha portato in salvo e siamo finiti in questo cazzo di hotel abbandonato... » fece una pausa, più lunga, nel quale i suoi occhi si persero nel ricordo di qualcosa. « C'era una creatura. Un mostro... ed è stato proprio lui ad inseguirci fino alla baita, per questo motivo abbiamo fatto saltare in aria quei due posti... per difenderci. »
L'ispettore Garcia non era un uomo di fede, anzi, era invaghito della scienza e di ogni meraviglia. Ma dal rapporto che era stato stilato era impossibile che quella creatura, prima uomo, fosse realmente esistita. E il ragazzo non sembrava neanche avere intenzione di mentire ora. « Ed è stato il mostro a ferirti all'orecchio? Chi vi ha aiutati a medicarlo? »
Ancora una volta il giovane fece una leggera smorfia con le labbra, una menzogna? Garcia stavolta fece attenzione, cercò altri sintomi della bugia. « L'esplosione nella segheria mi ha fatto perdere l'udito, ero troppo vicino alle fiamme... io e gli altri abbiamo sistemato come meglio potevamo l'orecchio e la ferita al collo di Blair. » uno scatto nervoso dell'occhio, la menzogna. L'ispettore sorrise.
« Che altro è successo? » era comunque curioso di saperlo, menzogna o no voleva vedere se la versione corrispondeva anche negli altri ragazzi, e quel ragazzo diceva alcune cose credendo che fossero vere come l'esistenza del mostro.
Samuel Collins alzò gli occhi per guardare la telecamera nell'angolo della stanza. « Lo abbiamo già detto. Vuole sapere cos'è successo? Lo legga nel rapporto! » disse aggressivamente ma senza muovere un muscolo del proprio corpo. « Ho imparato qualcosa da tutto questo... e vorrei non averlo fatto se il prezzo è stato il mio orecchio e metà del mio udito andato a farsi fottere! » Garcia annuì lentamente, si alzò dal proprio posto così da lasciare il ragazzo da solo con i suoi pensieri, era arrabbiato e confuso probabilmente. “L'aver realizzato di aver perso qualcosa deve averlo sconvolto, ma si riprenderà. Ha un carattere forte il ragazzino!” pensò l'ispettore Garcia chiudendosi la porta della stanza alle spalle.
Nella stanza successiva c'era un altro dei tre ragazzi sopravvissuti alla notte, l'ispettore aveva ricevuto il compito di occuparsi dei ragazzi mentre la sua collega avrebbe parlato con le ragazze; l'uomo quindi si spostò verso il prossimo a cui era stato richiesto di testimoniare.
James Adams stava seduto con un modo di fare piuttosto nervoso, forse ansia per qualcosa che aveva fatto; Garcia analizzò il battere del piede convulsivo del ragazzo che non sembrò distogliere lo sguardo dal poliziotto neanche per un istante: non nervosismo, ma paura di ricordare quello che aveva dovuto passare durante la notte.
« Allora... forse tu mi saprai dire chi è che vi ha aiutati, il tuo amichetto finocchio e la tua ragazza... non spararmi cazzate! » Garcia aveva un modo strano di approcciarsi alle persone, riusciva sempre a fare centro grazie alla sua abilità, avrebbe potuto fare teatro per come si adattava.
Solo silenzio fu però la risposta del ragazzo che guardò con sfida e coraggio l'ispettore. « Ci siamo aiutati da soli! » disse freddamente, Garcia notò subito il tono controllato e pacato che era stato usato dal giovane, era così ovvio quindi che stesse cercando di nascondere la verità mantenendosi calmo nonostante il tic nervoso alla gamba.
« Da soli? Mi hai preso per un coglione, ragazzino? » l'ispettore cercò nuovamente di far parlare il giovane, a quel punto qualcosa passò per gli occhi del ragazzo. Un barlume, un ricordo che però stava sfruttando in maniera diversa da com'era la verità. « Parla e non farmi perdere tempo. »
« C'era qualcuno nelle piscine. » disse improvvisamente, l'ispettore cercò di appellarsi al rapporto che aveva letto, nessuno aveva nominato le piscine e sembrava strano che il ragazzo ne parlasse, però colse la verità tra le sue parole. « Non so chi fosse, io e Nicole siamo scappati perché pensavamo fosse qualche poliziotto... » la sua mente viaggiò velocemente, Garcia poteva vedere l'impegno che il ragazzo stava mettendo nel cercare una risposta, ne vedeva anche la sincerità e stava per dire qualcosa di vero.
« Hai idea di chi fosse? Nei rapporti dell'Agente Hills e dell'Agente Holson non c'è nulla riguardo le ricerche nella piscina. Forse ti stai sbagliando ragazzo... » era vero, nessuno dei due aveva anche minimamente annotato qualcosa al riguardo da qualche parte, forse poteva essere il loro aiutante misterioso che tanto si ostinavano a nascondere.
« Penso fosse uno degli assassini. Erano in due, non escluderei che si trattasse di uno di loro, chissà da quanto tempo ci stavano già spiando... » stavolta la bugia era troppo visibile, neanche lui ci credeva sul serio.
« Mi hai preso per un idiota, ragazzo? Ho quarant'anni in più di te! Sono anche più intelligente. Ora dimmi chi vi ha aiutati! » stava alzando la voce così da metterlo sotto pressione quando il ragazzo scattò in piedi urlando a sua volta contro l'ispettore che ne fu chiaramente stupito.
« Nessuno! Ci siamo aiutati da soli, cazzo! »
Ancora una volta l'ispettore non aveva nulla tra le mani, colui che li aveva aiutati doveva essere ancora sulla montagna, era presto per dirlo visto che ancora dovevano controllare le reti dei bunker. Con muto silenzio, l'ispettore Garcia si alzò dal proprio posto per prendersi una pausa.


Dipartimento di polizia di Seattle – 9.35 del mattino.

L'agente Susan Little del dipartimento di criptografia quel giorno doveva essere in pausa, aveva programmato la vacanza con la famiglia da ben sei settimane, sarebbe dovuta essere in Europa con i propri figli e il marito, ma il dipartimento di polizia l'aveva chiamata con urgente bisogno, solitamente lei si occupava di codici, misteri e altri indizi celati da strani oggetti rinvenuti sulle scene dei crimini; quel giorno però le avevano affidato il compito di interrogare due ragazze, due sopravvissute ad una notte di terrore nel quale non si era ancora capito chi fosse il responsabile.
La donna quindi passò il corridoio illuminato con intermittenza dal neon, era ovvio che l'avessero mandata ad interrogare qualcuno nel settore più malandato della centrale. Quando entrò nella prima stanza vide subito una ragazza seduta sulla sedia, il viso piuttosto stanco e gli occhi arrossati, contornati da un leggero strato di trucco per nascondere le visibili occhiaie. L'agente Little si avvicinò quindi alla ragazza porgendole in avanti la scatola di fazzoletti.
« No, grazie. Ne ho già presi a sufficienza, non ci sono più lacrime che posso buttare... ho pianto abbastanza per questa notte... » spostò gli occhi verso la finestra, il sole era alto nel cielo, una giornata incredibilmente soleggiata nonostante l'inverno fosse ormai alle porte, un evento raro. « Anche se ormai posso dire per oggi. » concluse.
L'agente Little annuì. « Anch'io ho perso mio fratello da piccola. Lui però aveva solo un anno, io dieci. È stato un colpo per me, ogni giorno penso a cosa sarebbe stata la sua vita... » Nicole Williams era chiaramente in stato emotivo critico, era fragile e pronta a dire ogni cosa se fosse stato necessario. Little però aveva domande chiare.
« Che cos'è successo nel bunker? Dici che tu e una ragazza di nome Ingrid avete trovato degli indizi... » Nicole sospirò con fatica abbassando il viso, stringendosi le dita delle mani per trattenere il proprio stato di panico e ansia.
« Stavamo scappando dalla poliziotta, un'agente della FBI. Poi pensavo di aver trovato l'assassino che però è scappato... ho abbandonato Ingrid! » rispose la ragazza, a quel punto l'agente Little annuì più volte, osservò il breve rapporto che le era stato consegnato e lesse nella propria mente.
« Non abbiamo trovato tracce della vostra amica, stiamo ancora cercando ma è probabile che sia morta... » nessuna reazione da parte della ragazza, probabilmente non erano molto amiche, intuì l'agente di polizia. « Per quanto riguarda Maria... abbiamo trovato il suo corpo dilaniato da qualcosa; che cos'era? È importante che dica la verità! » era questo che nessuno nel dipartimento riusciva a capire, la ragazza alzò lo sguardo e fece un sorriso tetro.
« Abbiamo già detto cosa ci inseguiva. E se un agente come lei non riesce a capire che stiamo dicendo la verità allora si fotta! » disse la ragazza guardando dall'altra parte, osservando ancora una volta il sole, e ancora una volta i suoi occhi si tinsero di lacrime. L'agente Little si alzò.
« Non credo in Dio, ma mi piace pensare che mio fratello, come il tuo, o la tua migliore amica siano in un posto migliore adesso. » con quelle ultime parole se ne andò via dalla stanza uscendo ed entrando nella porta che si trovava davanti, era simile a quelle precedente.
Cambiava solo l'assenza della finestra e la ragazza che era seduta al centro della stanza oltre il tavolo, l'agente Little si avvicinò a Blair Evans, sconvolta in viso come se avesse scoperto una grande verità. Alzò gli occhi con pesantezza, chiaramente stanca da tutto quello che aveva passato.
L'agente Little pose la stessa domanda a lei. « Che cosa vi ha attaccati? E cos'è questa storia delle visioni... che cosa significa? Nominate anche un indiano che non è il massimo dell'attendibilità visti i precedenti negli anni settanta per uso di droghe pesanti e le accuse di spaccio! »
Con voce pesante, Blair schiuse le labbra e cominciò a rispondere alle domande che la poliziotta aveva posto. « Non so cosa fossero quelle visioni, so però quello che ho visto, che abbiamo tutti visto. Ma non riesco a crederci neanche io quindi è inutile che ne parli con lei... »
Mosse i suoi occhi azzurri altrove, abbassandoli nuovamente per poi trattenere un singhiozzo, strinse le labbra e l'agente rimase in silenzio mentre la ragazza compiva tutti questi movimenti con dolore nel cuore. « Dovevamo divertirci, doveva essere una serata diversa da solito: dovevo solo vedermi a casa con Sam per passare una serata con dei film... » una leggera pausa mentre i suoi occhi cercavano il contatto di quelli dell'altra donna.
« So che è difficile da accettare, avete perso amici e persone care... ed è inutile che vi dica che il dolore passerà. Non cesserà mai, imparerete però a convivere con tutto questo, con i giorni, forse mesi o anni... »
La ragazza continuò a stare col viso chinato in avanti, chiaramente addolorato da tutto quello che aveva dovuto passare, non doveva essere facile per qualcuno di così giovane; l'agente Little si rivedeva molto in quella giovane e poteva capire quello che quei ragazzi avevano passato, quanta paura li avrebbe per sempre segnati.
« Doveva essere una normalissima serata tra compagni di classe... » ripeté la giovane ragazza, non riusciva a piangere, si manteneva composta e scura in viso, l'apparente forza che mascherava la sua facciata forte.
« Se hai bisogno di qualcosa o di un aiuto psicologico... » l'agente Little cercò di parlare per consolarla, qualunque cosa avrebbe chiesto alla ragazza avrebbe ricevuto le stesse risposte che aveva già avuto, tutto ciò che avevano detto sul dossier era vero? Stentava a crederci.
« Sto bene! » disse freddamente. « Non volevo neanche venirci, Ben aveva convinto Sam e se lui poteva andarci allora avrei dovuto accompagnarlo per farlo felice. O anche solo per stargli vicino... e abbiamo rischiato di morire. »
La poliziotta non ebbe altre parole da aggiungere alla sofferenza della ragazza. Era semplicemente ingiusto che dei ragazzi quasi ventenni soffrissero e patissero quell'orrore. « E ora che Ben è morto... sembra quasi tutto così assurdo, spento. Privo di senso. » la poliziotta non poté continuare a stare l'ha dentro, non poteva fare nulla per alleviare quei dolori. Quando uscì dalla stanza vide un'agente del distretto interno avvicinarsi a lei con aria interrogativa.
« I due assassini sono stati identificati, credo che avessero un qualche animale feroce con loro, questo deve averli spaventati... » dubitava delle proprie parole, ma era l'unica spiegazione che i suoi superiori avrebbero accettato.


Dipartimento di polizia di Seattle – 9.50 del mattino.

L'ultimo ragazzo sopravvissuto a quella notte era un certo Alexander Gray, all'ispettore Garcia però non importava nulla se era il più popolare della scuola o qualunque altra cosa gli passasse nella testa, a lui interessava solo la verità su quello che era accaduto durante quelle dodici ore notturne.
Si avvicinò quindi al giovane che se ne stava con le gambe spalancate e la schiena poggiata su un bracciolo della sedia dell'interrogatorio, chiaramente era spavaldo e aveva già ben chiaro cosa dire a qualsiasi domanda gli sarebbe stata posta, perciò Garcia dovette cercare il modo di farlo parlare.
« Allora ragazzino? Cos'è successo stanotte? I tuoi amichetti mi hanno detto tutto. Penso però che sia assurdo che proprio lui vi abbia aiutati... » era una tattica, chiaramente l'ispettore non aveva idea di chi potesse averli aiutati e sperava di far cascare il giovane nel tranello.
« Non pensare di fottermi. Abbiamo già detto tutto quello che sappiamo e che è successo. Ed è tutto vero... sia il mostro, che le visioni, tutto quanto! » di certo Garcia non aveva modo di portarlo sotto scacco, stava per parlare nuovamente per cercare altre cose a cui aggrapparsi quando il suo cerca-persone suonò, gli diede una rapida occhiata e sbuffò.
« Va bene, ragazzino. Presto verranno le vostre famiglie a prendervi e vi rilasceremo... domani si torna a scuola! » disse sbuffando quella frase con freddezza, prima però che se ne andasse oltre la porta, il ragazzo aggiunse ancora poche parole rivolte al nulla, come se parlasse con se stesso.
« Non posso più pensare a ciò che farò domani, non dopo quello che è successo oggi. Posso solo vivere la giornata come meglio credo... » pochi istanti di pausa. « Anche se forse un progetto per il futuro penso di volerlo davvero... » Garcia ebbe come l'impressione che il ragazzo parlasse di una persona in particolare ma non capì di chi parlasse.
Così uscì dalla stanza per ritrovarsi con la collega.





 
Epilogo

August Lewis aveva lasciato il silenzio nelle bocche dei suoi studenti, loro lo guardavano ancora come se ci fosse dell'altro, ma tutto si concludeva con l'esplosione della villa.
Il professore si mise appena più comodo sul proprio posto, l'attimo seguente suonò la campanella, segnando quindi la fine dell'ora di lezione. L'uomo rivolse uno sguardo verso la porta della classe, guardò ancora una volta i suoi studenti: chi restava serio, chi invece piangeva segretamente, altri invece stavano semplicemente pensando a qualcosa, qualunque cosa avrebbe permesso loro di capire perché quattro giovani erano morti ingiustamente in una sola notte.
« Il mondo è pieno di ingiustizie, ragazzi miei. Ma la più grande è quella che l'uomo compie ogni istante, la scelta di fare del male solo per il proprio fine! » disse il professore con voce profonda, si alzò allora dalla propria sedia, girando per cancellare tutto ciò che aveva scritto alla lavagna.
Come una sorta di percorso di studio che adesso veniva cancellato, il professore lasciò gli studenti con sole parole nella loro mente, la verità che la polizia e i mass media non avevano voluto diffondere: non un mostro, non una favola, non visioni impossibili. Tutto ciò era accaduto veramente ed era suo compito illuminare le menti degli studenti.
Perché d'altronde lui stesso era là quando quella notte era cominciata. « Professore? » chiese uno degli studenti alzandosi e rincorrendo Lewis nel corridoio che già si riempiva di studenti che uscivano dalle loro classi per andare alla successiva lezione. « Davvero queste cose possono succedere? » chiese il giovane, Lewis guardò il ragazzo con assenza, annuì e poi si voltò ripensando a tutto il dolore che i suoi fratelli avevano arrecato, ancora più di prima era certo che la sua decisione di andare via di casa, da quella casa infernale e dai suoi fratelli fosse stata la scelta migliore.
Mentre Lewis camminava lentamente verso l'uscita della scuola, non poté non notare una ragazza in mezzo alla mischia che stava salutando alcuni dei professori; Lewis riconobbe subito la giovane anche se in due soli mesi dal suo diploma era cambiata; aveva i capelli corti fino alle spalle, i suoi occhi erano sempre grandi e azzurri e senza la divisa scolastica sembrava una bellissima donna, il suo viso era coperto da un leggero strato di trucco; una cosa in particolare però non era cambiata in lei: il solco della cicatrice che le percorreva il collo, il ricordo di un vecchio scontro.
August Lewis si avvicinò a Blair con un leggero sorriso, quando lei si accorse della presenza del professore fece un sorriso accennato e si congedò dagli altri. Il professore a quel punto fece un atto di puro affetto: strinse la ragazza tra le propria braccia e lei ricambiò. « È bello vederti. » disse lui.
« Volevo salutare la mia vecchia scuola, il mio passato visto che tra pochi giorni comincerò l'università... » disse Blair in risposta al saluto del vecchio professore.
« Hai poi scelto Harvard o Yale? » chiese lui scherzando un po' con lei; la ragazza sorrise appena socchiudendo gli occhi.
« Yale. » rispose, il professore quindi annuì soddisfatto della scelta che la ragazza aveva fatto. « Io e James ci trasferiremo lì, abbiamo trovato un piccolo appartamentino e possiamo starci insieme. » non era un mistero che i due giovani erano ormai fidanzati da parecchi mesi.
« E dimmi un po', come stanno Gray e Collins? » chiese il professore come se stesse parlando di figli che non vedeva da molto tempo ormai; Blair fece spallucce e alzo gli occhi.
« Sono... molto amici, direi. » era chiaro che le sue parole celavano molto riguardo quello che era l'attuale rapporto dei due, ma il professore non indagò oltre su di loro.
« E Williams? Ha deciso poi che strada prendere? » chiese; il viso di Blair si rabbuiò improvvisamente, poi abbassò gli occhi come se fosse imbarazzata dalla domanda.
« Ha deciso di andare a studiare a Londra; credo che da quando Ben sia morto non avesse voluto altro che andare via, e posso capirla visto che anch'io ogni notte ho gli incubi in cui rivedo Benny... » disse la ragazza, in un primo momento aveva un tono distaccato, ma verso la fine della frase divenne dolce e velato da una nota di dolore.
« Non voglio trattenerti oltre, piccola. Ti lascio salutare i tuoi amici... » a quel punto allungò la mano stringendo quella della ragazza, lui le sorrise e lei ricambiò all'inizio prima che il suo sguardo si perdesse nel vuoto, come se improvvisamente fosse assente. « Tutto bene? » chiese.
La ragazza rimase immobile, interdetta e confusa; erano tutte sensazioni che aveva già provato, che conosceva bene anche se era ormai molto tempo che non le provava. « Professore, lei è... » ma il professore la interruppe ancora una volta scuotendo il viso così da non farla parlare.
« Lascia perdere, Blair. L'importante è che voi stiate bene adesso... » disse con tono rassegnato e felice prima di lasciare definitivamente la struttura scolastica passando per il parcheggio così da ritrovare la sua automobile nera metallizzata col solo desiderio di andare a casa.
Quando tornò nel proprio appartamento nella periferia di Seattle, il professore si trovò solo in casa: erano le cinque del pomeriggio ormai e il sole era sul punto di calare sulla città; si trovò quindi nella cucina, cominciando a preparare la propria cena armeggiando con i fornelli, qualcosa però colse la sua attenzione e si trovò costretto a fermarsi; dei passi dietro di lui fece scricchiolare il pavimento, Lewis non batté ciglio: sapeva già che era collegato a ciò che era capitato a Blair quella mattina, e in cuor suo sperava che quella maledizione fosse finalmente finita.
Si spostò nel salotto accanto, lasciò la luce spenta e avvicinandosi al piano bar si versò da bere in un bicchiere, si spostò verso il tavolino che fiancheggiava la sua poltrona e introdusse un cd nello stereo facendo partire una composizione classica che risuonò nella stanza.
Poi prese la cordicella della lampada e la tirò per una luce soffusa.
« Sapevo che saresti venuto da me, John. Aspettavo la tua visita da molto tempo ormai, ma immagino di essere sempre stato pronto a questo momento... » disse il professore voltandosi verso l'ospite indesiderato che aveva in casa; dalle ombre di fatti uscì un uomo dalla carnagione scura.
« Spero ti sia mancato, fratellino! » disse l'uomo in nero alzando il braccio e rivelando una pistola, ne tolse la sicura e la puntò contro il professore, l'attimo seguente fece fuoco.
Poi ci fu il silenzio e un secondo sparo subito dopo, il tonfo di due corpi senza vita che cadevano a terra e la periferia di Seattle divenne di nuovo quieta, illuminata dalle sole luci dei lampioni e riempita dal lontano ed incessante rumore delle automobili che sfrecciavano per le strade.

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