Hannah

di RoxyDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ancora oggi, dopo settimane dal giorno in cui aveva divulgato pubblicamente la notizia, continuavano a porgli sempre la stessa domanda. Non si capacitavano del perché un attore di fama mondiale come lui avesse deciso di girare un film in collaborazione con una piccolissima produzione, in una microscopica città Italiana.
Aveva provato a spiegare il perché della sua decisione, ma nessuno mostrò di aver capito e di approvare la sua scelta impopolare. Lui se ne convinse quando Fred, amico e produttore gli raccontò che tutto il film era improntato sulla vita di questa donna che viveva in quella cittadina nell'anonimato più assoluto pur avendo ricevuto grandi riconoscimenti a livello mondiale per le sue opere di filantropia. Una persona che aveva ereditato dal padre grande intelligenza e una fluente parlantina e che, grazie alle quali aveva ottenuto prima riconoscimenti accademici a New York ed in seguito una posizione di prestigio nell'azienda della grande mela in cui aveva lavorato ed in cui aveva conosciuto il marito. Con lui aveva intrapreso una posizione risoluta sulla situazione che imperversava in alcuni villaggi africani ed insieme iniziarono ad intraprendere numerosi viaggi per aiutare nella ricostruzione di quei villaggi segnati dalla guerra civile e ridare speranza a quella gente.
Aveva intrapreso alcuni percorsi che la portarono ad avere a disposizione grossi capitali da investire, grazie alle conoscenze del padre fondò una fondazione dedita alla gestione di quelle risorse migliorando la vita di molte persone.
Robert pensò che fosse un atto dovuto quello della piccola casa cinematografica che voleva renderle tributo. L'unica che non era d'accordo era lei. Hannah.
Dopo l'ultimo viaggio in africa in cui perse la vita il marito, unico viaggio cui lei non aveva partecipato perché in attesa del loro secondogenito, aveva scelto di chiudersi in se stessa e si era rifugiata nella villa della famiglia che sovrastava la piccola cittadina sul mare nell'Italia centrale. Raramente partecipava alle serate di gala in cui la sua fondazione pubblicizzava le opere fatte e quelle ancora in corso per cui si raccoglievano fondi e in quelle rare occasioni, la fondazione raccoglieva nella sola New York fondi importanti, solo questo la spingeva a parteciparvi.
Erano trascorsi diversi anni in cui nonostante non fosse tornata in africa si era prodigata per continuare le opere in cui credeva. Il figlio ormai grande a sedici anni intraprese la carriera militare iscrivendosi all'accademia militare della marina e raramente rientrava in congedo per passare del tempo a casa, mentre la figlia aveva seguito le orme dei genitori frequentando l'università nella capitale e un master a New York, per poi dedicarsi alla ricerca spasmodica dell'approvazione materna mai raggiunta.
La parte che Robert avrebbe dovuto interpretare era quella del marito di Hannah, Albert. Top Manager, che al fianco di lei la sorresse e condivise le sue scelte fin dai tempi dell'università.
Robert aveva deciso di collaborare a quella produzione con la sua presenza che non avrebbe avuto alcun compenso per sostenere quella fondazione e con la sua casa di produzione che avrebbe dato il contributo necessario per completare la produzione senza doversi preoccupare dei costi.
L'unico scoglio che dovevano superare ora era Hannah e la sua ritrosia per come lo definiva lei, uno spreco ingente di denaro che poteva venir investito in qualcosa di più costruttivo di una pellicola che, come massima aspettativa avrebbe partecipato al festival di Cannes come documentario.
Robert, deciso nel tentare di convincerla si fece accompagnare da uno dei suoi produttori in quel viaggio. Determinato più che mai ad ottenere una possibilità di portare sul grande schermo una storia "vera", anche se per farlo avrebbe dovuto rispolverare il suo italiano che da qualche tempo non usava.
Il volo li portò nella capitale, Roma, dove furono accolti dal regista e dal produttore Italiano per poi proseguire il loro viaggio in auto fino a raggiungere la costa ed il mare. Pranzarono in un locale modesto e ripresero il viaggio, poco prima del tramonto giunsero nella località che li avrebbe ospitati.
Nel passeggiare in quella cittadina Robert notò che la gente non lo riconosceva mentre camminava nella piazzetta in attesa che il produttore riuscisse a convincere Hannah ad incontrarli. Infine si mise a sedere ad un tavolino dell'unico bar che vedeva affacciarsi sulla piazza. Paolo parlava al telefono scuotendo la testa e di tanto in tanto lo sentiva fare brevi monologhi che venivano di volta in volta interrotti dal suo interlocutore. Infine raggiunse Robert, Marco il regista e Fred il produttore americano che seduti al bar attendevano il risultato di quella lunga conversazione.
-Hannah non è intenzionata a riparlarne, ma domani mattina abbiamo appuntamento in villa con il padre. Lui vuole molto questo film-documentario. Penso che con lui dalla nostra avremo buone possibilità di riuscita.
Trascorsero la serata a parlare del progetto e confrontandosi capirono che il materiale su cui avrebbero lavorato non portava ad un semplice documentario, ma ne sarebbe uscito un film che poteva ambire ad una popolarità maggiore. Cenarono in uno dei giardini della villa di fronte al mare e avrebbero alloggiato in monolocali sul mare messi a disposizione dal padre di Hannah, che trovandosi nella capitale per affari non poteva raggiungerli prima dell'indomani mattina, ma mise a loro disposizione quegli alloggi ai piedi della tenuta.
Robert si congedò dal gruppo perché sentiva la necessità di riposare prima dell'incontro che avrebbe deciso le sorti di tutto il progetto e sapeva che il fuso orario gli giocava spesso brutti scherzi rendendolo uno zombie per giorni. Li lasciò ancora a tavola e raggiunse il suo monolocale accompagnato da un cameriere. Sistemò il suo bagaglio e si fece una doccia prima di buttarsi sul letto. Dalla sua porta finestra vedeva il mare a pochi passi, ne sentiva il suono delle onde che lente e ritmate arrivavano sulla spiaggia. Prima di chiudere gli occhi pensò che nessuno dei suoi amici avrebbe creduto che stava dormendo in una casa aperta sul mare senza nessuna videosorveglianza o guardie del corpo a sorvegliare la zona. C'era solo lui e il mare.
Albeggiò ed i raggi del sole entrarono prepotenti attraverso la porta finestra aperta. Robert si svegliò ma rimase qualche istante a letto prima di alzarsi. Ancora non sapeva se durante quella giornata avrebbero concluso e dissipato quell'incognita. Si alzò e s'infilò i pantaloncini bermuda che all'evenienza potevano fungere da costume da bagno e senza pensarci due volte decise di fare due passi sulla spiaggia per sentire la temperatura dell'acqua. Non aveva ben chiaro geograficamente dove si trovasse quel paese, ma era certo che fosse più a sud di Roma e quindi forse, essendo giugno inoltrato poteva sperare che la temperatura dell'acqua fosse accettabile. Senza indugiare lasciò l'asciugamano posato sulla sabbia e si buttò in acqua. La spiaggia era deserta e solo in lontananza riusciva a scorgere qualche persona che camminava sulla spiaggia.
L'acqua come aveva letto documentandosi online era fresca ma piacevole e dopo qualche bracciata si ricordò che non aveva controllato che ora fosse, così uscì dall'acqua e asciugandosi si avviò verso il suo monolocale temendo di ritardare all'appuntamento con il padre di Hannah. Si fece una doccia veloce, si vestì e s'incamminò attraverso il giardino per raggiungere la villa. Fu rapito dal suono di un violoncello che proveniva dai dintorni. Robert si mise a camminare in direzione di quel suono raggiungendo poco dopo una piccola apertura tra gli alberi in cui, seduta di spalle una donna suonava quello strumento in modo perfetto. Si accostò e si appoggiò ad un albero chiuse gli occhi e continuò ad ascoltare finché la musica s'interruppe bruscamente.
-Mi perdoni, l'ho svegliata?
Robert aprì gli occhi e guardò in direzione della donna che ora era girata nella sua direzione e stava riponendo lo strumento nella sua custodia.
-No, assolutamente e perdonami forse sono io che ti ho disturbata. Ti prego non smettere per colpa mia.
La ragazza sorrise dell'italiano stentato ma tutto sommato corretto. Doveva essere un'ospite del nonno. Era abituata a vedere persone famose ospiti della villa. Nonostante il nonno non lavorasse più a pieno ritmo, spesso organizzava riunioni ed incontri lì.
-Purtroppo si è fatto tardi e devo andare in città, anche se preferirei poter restare qui a suonare. Lei si è perso? Deve raggiungere la villa? Se vuole le indico il sentiero
-Grazie, saresti davvero molto gentile.
Robert si rese conto di aver perso la cognizione del tempo mentre la ascoltava, Bach aveva sempre avuto quell'effetto su di lui, si incantava questa volta non era stata un eccezione e una mano per raggiungere in fretta la villa gli avrebbe fatto di certo comodo.
La ragazza si alzò e trasportando quella custodia, lo raggiunse e gli sorrise abbassando lo sguardo
-Venga, pochi minuti e sarà alla villa.
Robert restò in silenzio per tutto il percorso, si limitò ad osservare quella ragazza, temeva di fare qualche figuraccia nel pronunciare malamente le poche parole che ricordava. Lei dal canto suo non pareva interessata a far conversazione ma a giungere in fretta a destinazione.
Una volta raggiunta la villa Robert si guardò attorno domandandosi dove potessero essere gli altri, la ragazza consegnò lo strumento ad una domestica che le passò una borsa e le chiavi di un auto.
-La colazione è servita nella terrazza, giri attorno alla casa e la troverà. Buona giornata.
-Buona giornata anche a te. Grazie.
Robert si incamminò verso la terrazza non appena la ragazza partì con l'auto percorrendo il viale ad alta velocità. Vide sulla terrazza una tavola imbandita e lì riuniti i suoi compagni di viaggio e un uomo dai capelli bianchi vestito di bianco che appena lo vide spuntare dall'angolo della casa si alzò andandogli incontro per accoglierlo e salutarlo
-Mr. Downey, come sta? Ha riposato? Sono Michele, il papà di Hannah e sono onorato di averla come mio ospite a casa mia.
-Tutto bene, grazie! Felice di conoscerla Michele.
-Cosa le posso far portare per colazione? "Angelaaa! Vieni porta il caffè!"
Robert sorrise
-Il caffè andrà benissimo!
Si accomodarono tutti attorno alla tavola e Robert prese il caffè mentre il signor Michele raccontava ulteriori particolari della vita della figlia, infine Robert incuriosito più che mai si decise a chiedere al padrone di casa ciò che tutti volevano sapere ma temevano di chiedere
-Michele pensa che Hannah accetterà di incontrarci e di raccontarci qualche aneddoto?
Michele sorrise, l'interesse di Robert per la vita della figlia per lui significava molto, forse l'unica possibilità reale di riuscire a far decollare quel progetto cui teneva molto.
-Hannah sarà con noi per ora di pranzo. Nel frattempo ho preparato i video che avevano girato e un po' di fotografie e i giornali che hanno scritto di lei, ho pensato che un po' di materiale poteva esservi utile per "ispirarvi"
-Ottimo!
Dichiararono all'unisono seguendo l'uomo che faceva strada all'interno della villa fino a giungere nel suo studio dove mise a loro disposizione quanto aveva annunciato.
Il tempo trascorse in fretta e poche ore più tardi una voce femminile riecheggiò nei corridoi della casa e poco dopo la videro fare il suo ingresso nello studio. Si alzarono tutti per presentarsi e salutarla, Robert con loro. Infine si misero a sedere e Hannah con loro.
Robert la osservò, era una donna davvero molto bella nella sua semplicità. I segni del tempo solcavano la sua pelle leggermente abbronzata ma nonostante il tempo passasse non riusciva a vedere evidenti differenze tra la donna seduta in poltrona e alcune fotografie che aveva visto poco prima in cui era stata ritratta parecchi anni fa.
-Mi spiace che abbiate compiuto un viaggio tanto impegnativo solo per venire qui e sentirvi dire come la penso in merito a questo progetto.
Robert capì da quelle poche parole che aveva pronunciato in un perfetto inglese quanto fosse risoluta e che, forse una sola strada era percorribile per convincerla che il progetto del padre meritava una chances. Lasciò che gli altri argomentassero la discussione cercando di convincerla mentre lei raccontava dei progetti che stavano seguendo ora, mentre lui silenziosamente sorseggiava un altro caffè.
-Se ora volete scusarmi devo occuparmi personalmente del controllo di alcune spedizioni che devono partire oggi.
A quell'affermazione tutti i partecipanti alla discussione misero fine ai tentativi di convincerla e si limitarono ad alzarsi per salutarla. Robert si unì al gruppo attendendo il suo turno per stringerle la mano e ringraziarla comunque per l'opportunità di conoscere ciò che stava facendo. Quando lo vide di fronte a se Hannah sorrise, lo conosceva bene, sapeva della sua vita e dei suoi trascorsi e conosceva anche i suoi impegni verso i bisognosi senza che questo venisse palesato nelle cronache mondane.
-Mr. Downey, sono davvero spiacente che abbia dovuto affrontare un viaggio simile per nulla.
-Non se ne dispiaccia, mi sento molto onorato di averla conosciuta e aver trascorso qualche ora in sua presenza, questo è di grande ispirazione per me. Mi dispiace solamente che un progetto di questo tipo non venga portato a termine. Sarebbe stato un grande onore per me poter dare volto al suo compianto marito per rendere noto al grande pubblico quante cose meravigliose avete compiuto e quante ancora ne sta compiendo lei in sua memoria.
Il sorriso sul volto di Hannah si spense piano e Robert fu quasi sicuro di aver sentito la sua mano tremare leggermente tra le sue mentre la salutava.
Erano trascorsi parecchi anni, ma non c'era istante in cui Hannah non pensasse a Albert e che lui non la ispirasse nelle decisioni da prendere. Le parole di Robert in fondo la turbarono, nessuno le aveva parlato in quei termini e le aveva dimostrato di avere a cuore la memoria di Albert.
-Papà puoi accompagnarmi? Devo mostrarti alcuni documenti.
Michele invitò i suoi ospiti ad accomodarsi in terrazza per il pranzo mentre lui accompagnava la figlia.
-Rob ma che le hai detto?
-Come scusa?
-L'abbiamo notato tutti, la sua espressione è cambiata totalmente quando tu le hai parlato.
-Le ho solo detto quanto tutti noi teniamo a questo progetto e che siamo dispiaciuti che lei non voglia parteciparvi.
-Se non capitola con il tuo fascino...
Sorrisero tutti e si avviarono verso la terrazza mentre Robert si soffermò qualche istante ad ammirare le vecchie fotografie che erano poste in grandi cornici sopra ad un mobile in cui notò un Michele sorridente accanto ad una giovane donna in toga nera. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Mi diede grandi soddisfazioni... come la madre è dotata di un'intelligenza sopra la norma, peccato solamente che la vita abbia voluto riservarle un futuro tanto duro. Crescere dei figli da sola e continuare a occuparsi della fondazione senza l'appoggio del marito è stato un percorso... bhé credo che lo possa immaginare.
Robert non poté non notare lo sguardo di Michele quando al suo fianco guardava quella foto, la tristezza per ciò che aveva vissuto anche lui indirettamente era grande. Il suo sguardo si posò su un'altra foto in cui Hannah e Albert sorridevano abbracciati, forse ad una festa in cui stavano ballando. I loro occhi erano pieni di felicità e di amore e nonostante il tempo fosse trascorso in quella casa, vicino a quelle persone lui sentiva prepotente l'assenza di quell'uomo.
Si ridestò dalle sue considerazioni quando Michele lo invitò a seguirlo per raggiungere gli altri e mettersi a tavola. Con immenso stupore Robert la vide lì seduta che conversava amabilmente con gli altri del gruppo. Hannah ora mentre parlava sembrava quella di un tempo, il suo sguardo sereno e il suo sorriso appena accennato sembravano averla riportata indietro nel tempo. La sua bellezza non era sfiorita nonostante tutto. I grandi occhi verdi/azzurri sembravano ancora più chiari grazie alla luce che filtrava attraverso la tela del grande gazebo. Hannah sorrise nel vederli arrivare insieme chiacchierando come fossero amici di vecchia data. Michele raccontava a Robert di come e quanto, centinaia di anni fa i suoi avi avessero combattuto su quelle terre e che da allora erano appartenute alla sua famiglia, iniziando poi una traduzione stentata della storia del paese e dei suoi reperti storici.
-Papà di nuovo? Lo scusi ogni volta che ospita qualcuno, non riesce a farne a meno, deve rendere tutti partecipi delle sue origini.
Michele sorrise e alzando le spalle si allontanò raggiungendo gli altri mentre Robert si appoggiò al muro bianco che delimitava la terrazza da una scogliera scoscesa da cui riusciva ad ammirare sia parte del paese in basso che il mare.
-Era una storia molto interessante non scusarti per lui. E' molto... affascinante.
Pronunciò quella frase mentre la guardava e solo alla fine si rese conto che forse l'aggettivo affascinante l'aveva scelto più per lei che per la storia che gli aveva raccontato.
Hannah non si scompose, era abituata a ricevere complimenti di ogni genere, soprattutto da quando Albert non era più al suo fianco, diversi uomini si erano avvicendati come pretendenti alla sua mano ma li aveva respinti tutti. Il suo cuore era impegnato. Guardò l'orizzonte e sorrise.
-Sì è davvero affascinante. Sono luoghi che hanno ispirato filosofi e poeti nel passato e ad essere sincera, affascina ancora anche me nonostante ci vivo da sempre.
Robert fu grato di quella sua affermazione, non era sua intenzione passare per quello che ci prova sfacciatamente. Lui non era quel genere di uomo.
-Potrebbe interessarle un giro turistico nel pomeriggio? Papà vuole che vediate la sua terra e che restiate qualche giorno come suoi ospiti.
-Assolutamente.
Non esitò nemmeno un secondo, era felice di quella proposta, amava esplorare i luoghi che visitava. Hannah sorrise e annuì
-Perfetto, partiamo dopo pranzo.
Raggiunsero la tavolata e pranzarono ascoltando i racconti di Michele e ridendo di alcuni aneddoti della sua giovinezza. Robert sorseggiava il caffè un po' accasciato nella sedia, comodo come avrebbe detto lui, quando il suo cellulare vibrò, lo prese dalla tasca dei pantaloni e lesse il messaggio.
Fred: Il nostro Cupido ha scoccato la sua freccia! Vedi di convincerla a lavorare con noi!
Robert: Ma di che parli? Il vino non fa per te, hai iniziato a straparlare!
Fred: Se invece di guardare Michele volgessi lo sguardo alla tua sinistra vedresti una signora che pende dalle tue labbra... ce ne siamo accorti tutti se tu l'unico che dorme in piedi!
Robert alzò lo sguardo e guardò in direzione di Hannah e la vide mentre lo guardava, ma sorrise appena e abbassò subito lo sguardo mischiando la sua tazza di caffè.
Fred: Hai visto? Ho ragione! Mi raccomando attento, è in astinenza da un po'!
Robert: Idiota!
Mise il telefono in tasca e nonostante i trilli non lo guardò più. Ascoltò Michele sorridendo e bevendo il caffè. Infine Michele invitò tutti a prendere i cavalli e fare un'escursione con lo stalliere, tutti accettarono entusiasti mentre Robert rimase in silenzio al suo posto.
-Papà io prendo la Jeep, Mr. Downey non ama particolarmente cavalcare...
Michele lo guardò perplesso
-Ma come mi hai detto di averne alcuni anche tu...
-Già ma non... insomma sono liberi.
-Diamine! Che jeep sia allora! Su venite, vi accompagno alla stalla.
Fred fece l'occhiolino a Robert che cercò di non farci caso ripetendo a se stesso "i-dio-ta!" Li vide salire su un paio di mini-car come quelle dei campi da golf, elettriche con cui Michele amava girare per la proprietà.
-Che ne dici andiamo anche noi?
Robert sollevò lo sguardo e annuì sorridendo. Quel pomeriggio con Hannah sapeva gli avrebbe dato la possibilità di conoscerla meglio, di capire forse le sue ragioni e magari farle comprendere quanto fosse bello ciò che stava facendo, cercando di convincerla che doveva condividerlo.
Trascorsero alcune ore in cui Hannah oltre a raccontare della sua vita, del suo impegno con la fondazione chiese a Robert della sua vita a Los Angeles, del suo lavoro e dei suoi progetti futuri. Robert le raccontò di alcune opere che stava seguendo per i senzatetto. Hannah lo ascoltava con attenzione e gli fornì parecchi spunti interessanti su cui poter articolare il progetto in larga scala contenendo i costi e ottenendo di certo ottimi risultati. Fermò la jeep in più punti per far notare diverse bellezze naturali a Robert che non mancava di fotografare ogni cosa, infine dopo aver percorso una strada polverosa tra i vigneti, raggiunsero uno spiazzo vicino ad un in alto sulla collina. Hannah scese ed invitò Robert a seguirla. Prese un secchiò d'acqua dal pozzo e si rinfrescò il viso. Robert fece altrettanto, viaggiare su quella jeep totalmente aperta era bello, ma alquanto caldo e polveroso.
Hannah sorrise e gli disse di voltarsi e Robert una volta seguito il consiglio si ritrovò a dominare tutto il paesaggio nei dintorni. Un panorama che toglieva il fiato, il mare, il verde dei vigneti e le zone arse dal sole coesistevano una accanto all'altra. Si mise a sedere sul bordo in muratura del pozzo mentre Hannah con un coltellino estratto dal portachiavi tagliò un grappolo di uva e lo immerse nel secchio d'acqua prima di offrirne una parte a Robert.
Mentre si stava avvicinando a Robert intento a controllare gli scatti della fotocamera lo vide inquadrarla e scattare sorridendo poi del risultato.
-Non amo molto esser fotografata...
-E perché mai? Sei molto... fotogenica.
Sorrise e si mise a sedere accanto a lui restando un po' in silenzio ad osservare il paesaggio.
-Albert era un amante della fotografia, all'università frequentavamo alcuni corsi insieme, un pomeriggio io stavo leggendo a Central Park e lui si avvicinò e iniziò a scattarmi delle fotografie con la scusa della luce perfetta o non so che altro... da quel momento non ci siamo più separati fino a... bhé lo sai. Da allora se posso, evito le fotografie, è illogico lo so, ma è come se riportassero a galla tanti ricordi...
-In tal caso...
Robert si alzò e iniziò a scattare altre foto.
-Non devi dimenticare quei ricordi e ben venga se delle sciocche fotografie ti fanno ripensare a quei momenti che sono stati tanto importanti per te, per voi. I ricordi sono dolorosi ma, in fondo, sono l'unica cosa che ti resta di voi...
Quando smise di parlare, vide nell'obiettivo della fotocamera il primo piano di Hannah che guardava l'orizzonte con una lacrima che le rigava il viso. Si avvicinò e spese la fotocamera
-Mi dispiace... io non volevo...Perdonami.
Hannah sorrise e con il palmo della mano si asciugò quell'emozione che le era sfuggita. Si alzò e colpendolo piano sulla spalla si avviò verso la jeep.
-Sia chiaro, ne voglio una copia. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Robert sorrise, e il peso che sentiva dentro si alleggerì. Non era molto che conosceva Hannah e temeva che con il suo essere impulsivo avesse potuto rovinare quell’amicizia che stava nascendo. Il rientro alla villa fu silenzioso, quasi imbarazzante. Robert concentrò la sua attenzione sul panorama e di tanto in tanto cercava di fare delle domande a Hannah così da non permettere all’imbarazzo di divenire insopportabile.
Era quasi il tramonto, gli altri non erano ancora rientrati dalla gita a cavallo e Robert accettò volentieri il suo invito a bere qualcosa di fresco in terrazza prima di rientrare nei suoi appartamenti per rinfrescarsi e rendersi presentabile per la cena.
-Robert posso farti una domanda?
-Certo, per tutto il pomeriggio tu hai sopportato le mie!
-Perché tieni tanto a recitare e partecipare alla produzione di quel film? Sono certa che hai altre decine, centinaia di richieste.
Robert terminò di bere il suo cocktail di frutta prima di risponderle.
-La verità?
Hannah annuì
-Ho avuto la possibilità di leggere parte del materiale che ci hanno inviato a Los Angeles, e mentre me ne stavo lì a leggere, ho visto la tua vita come in un film e questo mi ha emozionato. Leggo decine di copioni e pochi mi hanno convinto dalla prima lettura… La tua storia l’ha fatto. Ho poi saputo della tua ritrosia nell’accettare quest’omaggio e mi sono chiesto perché? È un atto dovuto… è un grande riconoscimento per te ma anche per Albert che per tutto ciò che credevate ha dato la vita. Ho immaginato cosa si potesse provare ad avere un cuore tanto grande, a essere parte di questa storia e ho capito che tutto questo potrebbe emozionare il grande pubblico così come ha emozionato me. Sarebbe un grave errore a mio avviso rinunciarvi a prescindere.
Hannah abbassò lo sguardo
-Temo che ciò che ne verrebbe fuori potrebbe essere… non essere ciò che…
-Posso permettermi come co-produttore di proporti un accordo?
Lei lo osservò incuriosita, non conosceva quel mondo né il modo in cui funzionava e voleva capire a cosa si stesse riferendo Robert, che ora la guardando pronto a spiegarsi, così Hannah gli fece cenno di continuare, voleva comprendere.
-Potremmo scrivere la sceneggiatura, tu potresti essere parte integrante della produzione indicandoci esattamente cosa dire o come dirlo, potresti costruire con noi i dialoghi o le ambientazioni così che possa essere più vicino possibile alla realtà… Non so tu che ne pensi, ma sarebbe un grande onore avere la tua collaborazione diretta, inoltre, sono pronto a mostrarti il risultato finale della produzione e firmarti una clausola in cui si dica che verrà commercializzato solamente su tuo insindacabile giudizio, che significa che se non ti convincerà resterà un semplice nastro che verrà conservato e visto solo da Michele.
-Tu puoi fare questo?
-Se questo ti convincesse a dire sì…
Hannah non disse nulla, anche se Robert avrebbe voluto sentirsi dare una risposta affermativa o almeno un “ci penserò” ma si accontentò del silenzio, pensò che paragonato al secco “no” che aveva sempre dato forse poteva osare interpretarlo come atto positivo.
Una domestica uscì ed avvisò Hannah che i suoi ospiti erano all’ingresso, così lei chiese scusa a Robert e si congedò da lui per raggiungere quelle persone. Lui la salutò con un piccolo bacio sulla guancia e si avviò verso il giardino, dove sapeva si sarebbe perso e forse continuando a camminare avrebbe trovato il suo alloggio.
I profumi che si respiravano in quei sentieri erano molto intensi e rilassanti, fu così che camminando, ricordò l’incontro di quel mattino con la misteriosa ragazza e il suo violoncello. Pensò che non l’aveva intravista e ora si stava domandando perché non le avesse chiesto il suo nome o se l’avrebbe rivista in villa. Con quelle domande non esternate nella testa giunse nel piccolo vialetto che portava alle porte dei monolocali. Robert entrò nel suo e dalla finestra di fronte vide il sole tramontare nel mare e quei riflessi illuminavano tutta la stanza, così valutato il momento di tranquillità decise di potersi concedere un altro tuffo al mare prima di prepararsi.
S’infilò un costume a slip visto che quello usato il mattino era ancora umido e si tolse la camicia a mezze maniche che indossava riponendola in un cesto per la biancheria in bagno. Prese il flacone di crema abbronzante e se ne spalmò un po’. Bussarono alla sua porta e pensò che Fred fosse finalmente rientrato dalla passeggiata a cavallo che si volesse sincerare che anche lui fosse tornato e forse per fargli altre battute di cattivo gusto ma mentre raggiungeva la porta per aprire si convinse che se gli avesse raccontato della sua proposta non rifiutata a priori gli avrebbe dato tregua dalle insinuazioni e si sarebbe concentrato su quella possibilità.
-Hannah…
-Scusa se ti disturbo io…volevo…
-Vieni entra nessun disturbo! Dimmi…
Hannah vedendolo così, con la sua fisicità in bella mostra, si sentì avvampare le guance e preferì abbassare lo sguardò per un istante e quando lo rialzò tenne lo sguardo fisso sugli occhi di Robert anche se involontariamente o forse volontariamente i suoi occhi si soffermavano sui suoi pettorali e addominali scolpiti e lucidi, Le parole le si bloccarono in gola. Forse per la prima volta dopo tanto tempo stava guardando un uomo e questo la stava mettendo in agitazione mentre Robert sembrava non essersene accorto e di questo ne fu grata.
-Volevo solo dirti che, per quella tua offerta di prima, io potrei accettare…
Robert ne fu talmente felice che preso dall’entusiasmo l’abbracciò stretta a se. Solo poco dopo si rese conto che quel gesto poteva apparire inopportuno ma lui era conosciuto e famoso anche per il suo modo di essere se stesso, e Hannah non sembrava infastidita dal quel contatto inaspettato.
-Ok… Ok… ora scusa ma è meglio che vada.
Robert si ricompose e la liberò da quella morsa leggera.
-Grazie. Ti prometto che non te ne pentirai…
-A più tardi!
Sì congedò in fretta lei senza voltarsi e salendo sulla minicar scomparve tra gli alberi. Robert richiuse la porta dietro di se e si soffermò per un istante rendendosi conto del profumo che stava respirando, non era il suo ma quello di Hannah e chiudendo gli occhi capì che gli mancava, che ne voleva ancora. Lo trovava inebriante. Cercò poi di distogliere la sua mente da quei pensieri che lo stavano inondando etichettandoli come inopportuni. Finì per fare una corsa sulla spiaggia e tuffarsi in mare cercando di spegnere il fuoco dentro di se.
Hannah fermò la minicar appena attraverso lo specchietto retrovisore vide che non poteva più essere vista da Robert poi rovistando all’interno del vano porta oggetti prese una bottiglia di acqua e dopo essere scesa se ne rovesciò un po’ in viso. Il cuore le batteva forte nel petto e si sentiva stordita, scombussolata da ciò che aveva appena sentito dentro di se. Come era possibile che un estraneo le risvegliasse i sensi assopiti nel dolore oramai da anni. Fece dei lunghi respiri finché non sentì i battiti tornare normali e riprese il tragitto che l’avrebbe riportata verso la villa. Entrata nel suo appartamento si mise a sedere su una poltrona che dava le spalle alla camera e guardava il mare. Volse lo sguardò al dipinto che la ritraeva con l’amore della sua vita.
-Cosa mi sta succedendo Albert?
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Mentre nuotava, notò Fred che dalla spiaggia si sbracciava cercando di farsi notare da lui, così gli fece cenno e iniziò a nuotare in direzione della spiaggia.
-Ehi! Com'è andato il giro a cavallo?
-Favoloso, non sai cosa ti sei perso.
Robert sorrise per l'entusiasmo e perché sapeva di avere in serbo la notizia più bella che poteva dare a tutti.
-Il tuo giro com'è andato?
-Direi bene visto che abbiamo ottenuto un sì con veto da Hannah!
-Mi stai prendendo in giro? Guarda che non è divertente...
-Te lo assicuro. Nessuno scherzo.
Fred sorrise e poi osservò con attenzione il viso di Robert.
-Allora l'hai proprio affascinata a tal punto?
-Non dire sciocchezze, abbiamo solo parlato della sua storia e di suo marito, forse riportare a galla quei ricordi le ha fatto ripensare che forse poteva essere una buona idea.
-In ogni caso non m'importa come o cosa tu abbia fatto, la cosa importante è che abbia detto di sì e che si possa iniziare a costruire la sceneggiatura e il film.
-Avvisa gli altri è bene che iniziamo ad organizzarci.
Fred ritornò sui suoi passi digitando il numero del regista, poi prima di rientrare nel suo appartamento si voltò
-Robert, dimenticavo! Ero venuto ad avvisarti che questa sera Michele da una festa in nostro onore in villa quindi tra meno di un'ora dobbiamo essere la.
-Ok, nessun problema. Il tempo di una doccia e di prepararmi.
Non aveva ben chiara l'idea di "festa" ma pensò che Michele avendo vissuto gran parte della sua vita a New York avesse un'idea di festa simile alla sua. Scelse un abbigliamento formale, pantalone elegante, ma non troppo, camicia senza cravatta.
Per tutto il tempo in cui si preparò, continuò a domandarsi se ci sarebbe stata anche Hannah, poi si convinse che non poteva mancare. Questo pensiero lo rese felice, anche se non sapeva se avrebbero avuto modo di parlare o se sarebbe stata impegnata.
Quando giunsero alla villa, sentirono la musica provenire dalla terrazza e si affrettarono a raggiungerla per non rischiare di essere gli ultimi. Il panorama a quell'ora mozzava il fiato. Il tramonto aveva trasformato il cielo in una tavolozza di colori meravigliosi, e il sole era una palla rossa incandescente che stata per sparire all'orizzonte.
Sulla terrazza c'erano già molti ospiti, Michele li raggiunse e dopo aver preso Robert sottobraccio, lo accompagnò attorno alla terrazza per presentargli alcuni amici. Presero da bere ed entrarono nel salone che conteneva molti amici di Michele.
-Hannah mi ha detto che l'hai convinta a partecipare!
-In realtà io... non credo di averla convinta. Penso avesse solo bisogno di tempo per capire il nostro punto di vista...
-Sì, sì... Mi avevano già detto che sei una persona modesta e semplice ma ragazzo mio, il merito è tuo. Accetta la cosa. Conosco mia figlia e sei tu che le hai fatto cambiare idea.
Robert sorrise cercando di guardarsi attorno e mascherare così l'imbarazzo misto a piacere sottile per quelle parole. Gli presentò alcuni personaggi della mondanità locale e Robert fu felice di notare che gli amici di Michele erano esattamente come lui, nessuno era invasivo, tutti lo salutavano e lo trattavano come fosse uno di famiglia e non una celebrità. Il suo sguardo si posò su di lei mentre alcuni ospiti parlavano con Michele. Era elegante e sobria come del resto il suo essere. Aveva raccolto i capelli ed indossava un abito nero che arrivava sotto al ginocchio. Una collana di piccole perle adornava lo scollo leggero dell'abito. Lo sguardo di Robert fu inaspettatamente ricambiato da Hannah, le fece un piccolo sorriso e lei ricambiò ma poi riprese a parlare con gli ospiti che stava intrattenendo.
Si sentiva stranito. Quasi dispiaciuto che lei non lo avesse raggiunto per salutarlo, per parlare con lui. Si rese conto che non stava partecipando alle chiacchiere del gruppo intento in quei pensieri sciocchi, così si congedò e raggiunse la terrazza, dove dei camerieri dietro ad una grande tavolata offrivano cibi e bevande ai commensali. Robert guardò quel cibo ma non aveva fame, preferì un mix di succhi di frutta analcolico. Si sentiva già abbastanza strano. Invece di raggiungere il gruppo che aveva lasciato con la scusa di prendere qualcosa da bere decise di passeggiare lungo la terrazza e così scoprì una piccola apertura tra i muretti che circondavano quello spazio. Era certo che nessuno avrebbe notato la sua assenza e scese quelle scale illuminate solo dalla luna. Ad ogni passo sentiva più nitidamente le onde calme del mare rinsaccarsi su degli scogli, forse una spiaggia di ciottoli. Decise di scendere fino in fondo e scoprì una mezza luna di piccoli sassi con un divano in vimini rivestito da candidi cuscini bianchi che guardava il mare. Si mise a sedere e si sentì subito meglio. La musica della villa arrivava come un leggero sottofondo, quasi impalpabile coperta dal ritmo calmo e ritmato dell'acqua che si fondeva con gli elementi della terra. Guardò il bicchiere che teneva in mano e ne bevve un sorso, poi lo posò affianco al divano facendo attenzione che fosse abbastanza stabile e non rischiasse di cadere. Prese una sigaretta ed accendendola appoggiò le spalle e la testa sui cuscini morbidi, si accomodò e pensò che quel posto fosse quasi magico. La luna piena gli faceva compagnia e in lontananza, all'orizzonte riusciva a intravedere le luci delle barche da pesca che nel pomeriggio erano ormeggiate nel piccolo porticciolo del paese. Socchiuse gli occhi ed aspirò di nuovo dalla sua sigaretta. Era stata una lunga giornata aveva proprio bisogno di rilassarsi un po' e cercare di non pensare così insistentemente a Hannah.
-Me ne offri una?
Non si aspettava che qualcuno scendesse la sotto mentre su c'era sicuramente la festa più "in" di quella zona. Sì voltò di scatto e guardò nella penombra chi stava per sopraggiungere. Vide un lungo abito bianco illuminarsi sotto la luna e passo dopo passo venne illuminata. Era la ragazza del violoncello. Teneva in mano i sandali bianchi dal tacco vertiginoso ed avanzava sorridendo. Vedendo la sua espressione, la ragazza si domandò se Robert avesse compreso la sua domanda che aveva pronunciato in italiano.
Robert si riprese dai suoi pensieri e si accomodò più composto offrendole di accomodarsi mentre estraeva dalla tasca il pacchetto di sigarette. Lei accettò volentieri l'offerta e si lasciò cadere sul divano con fare stanco prendendo dal pacchetto una sigaretta.
-Anche tu stanco della festa?
-A dire il vero la trovo molto carina. Semplice, buona musica, bella gente...
-Beato te. Io non ne posso più.
Restò senza parole, quella ragazza l'altra mattina sembrava tanto vitale e felice mentre ora sembrava stanca e depressa. Cosa le era successo?
-Mi dispiace, posso fare qualcosa per te...
-Uhmm... Se non puoi cambiare la famiglia in cui sono nata credo che non ci siano grandi possibilità... devo solo resistere un altro paio di mesi e poi me ne andrò da qui.
-Dove?
-Tornerò negli Stati Uniti. E' lì che vivo. Sono qui solo per sbrigare alcuni affari.
Robert riprese a fumare e pensò di lasciare la sua compagna di divano in pace perché se era scesa fin lì, era di certo per rilassarsi non per subire un interrogatorio, anche se avrebbe voluto farle ancora altre domande. Fu lei a rompere il silenzio.
-Tu invece? Che scusa hai per essere qui?
Volse lo sguardo verso di lei e vide che si era seduta come si era seduto lui prima finendo per appoggiare la testa sui cuscini che dovevano stare dietro le spalle. Si lasciò scivolare sui cuscini e si ritrovò nella sua stessa posizione e guardandola negli occhi verdi le sorrise, non voleva condividere i suoi pensieri con lei.
-Sai che non so nemmeno come ti chiami? Per me sei la ragazza del violoncello...
La ragazza sorrise, e allungò la mano nella sua direzione, Robert fece altrettanto attendendo di conoscere il suo nome
-Mi chiamo Kimberly, ma tu puoi chiamarmi Kim.
-Molto piacere Kim. Io mi chiamo
-Robert. Davvero pensi che non sappia chi sei?
-Già... Hai ragione.
-Sei qui per convincere Hannah giusto?
-Esatto.
-Non ti invidio proprio. Ora capisco perché sei qui...
Robert non aggiunse altro, e si limitò a chiacchierare con lei della sua vita, di cosa faceva in America. Parlarono di musica, di cinema, di arte finendo per parlare della loro vita personale.
-Sei ancora single?
Robert sorrise, come sempre la sua vita era riportata in prima pagina, sia che andasse dal parrucchiere o che uscisse a cena con qualche amica.
-E tu?
-Sto ancora studiando, non voglio relazioni che complichino la mia carriera, ma quando a settembre vengo a Los Angeles per un corso, potresti invitarmi fuori a cena
-Finiresti sui giornali...
-Finirci con te non sarebbe tanto male!
Robert rise dell'espressione ammiccante di Kim che cercava di imitare enfatizzando le avance che di solito riceveva e lei rise con lui. Poi si alzò e si mise di fronte a Robert porgendogli le mani per aiutarlo ad alzarsi, la guardò con fare interrogatorio.
-E' la mia canzone preferita devi farmi ballare!
-Qui? Ora?
-Preferisci tornare in mezzo alla folla?
Robert si alzò ed iniziò a ballare lentamente con lei, Kim rise di lui sembrava impacciato la teneva a distanza, pensò che aveva visto ballare della gente in quel modo solo nei vecchi film in tv.
-Cosa ti fa tanto ridere?
-Ci credo che sei ancora single... se è così che balli con le donne...
Robert rise ed accettò la critica, forse stava esagerando nel mantenere le distanze? Fece scorrere la sua mano dal suo fianco fin sulla sua schiena e la strinse a se facendo aderire i loro corpi
-Di solito ballo così... troppo?
Kim rise poi appoggiò la testa sulla spalla di Robert
-No direi... perfetto!
Ballarono così seguendo la musica che veniva suonata finché in dissolvenza la musica terminò. Robert continuava a dondolarsi tenendo la sua guancia appoggiata alla testa di Kim con un sorriso ebete stampato in faccia. Stava bene. Da quando Kim era lì con lui, aveva smesso di pensare insistentemente a Hannah e questo lo faceva stare meglio.
-Ehi, ti sei addormentato? La musica è finita!
Disse Kim sogghignando. Robert rise e la sollevò da terra facendola volteggiare, per poi lasciarle posare i piedi a terra ringraziandola per il ballo che gli aveva concesso.
-E' stato un piacere, ma non penserai di andartene!
-Penso che la festa sia finita...
-La loro festa è finita, qui inizia l'after!
Fece l'occhiolino e si girò su se stessa
-Mi aiuti?
Robert strabuzzò gli occhi ed iniziò a chiedersi quali fossero le intenzioni di Kim.
-A fare cosa?
-A far scorrere questa dannata zip! Lo vedi che non ci arrivo! Mah io pensavo che voi uomini d'altri tempi foste un po' più "svegli" dei miei coetanei, ma vedo che gli anni passano ma voi uomini non cambiate...
Rise di nuovo
-Piccola Kimberly che intenzioni hai?
Kim voltò solo la testa restando girata con tutto il corpo sorridendo
-Bagno di mezzanotte.
Robert sorrise e la aiutò a far scorrere la zip finché Kim riuscì a lasciar uscire le spalle dal vestito.
-Downey non mi dirai che hai bisogno del costume per fare il bagno...
Kim candidamente posò il vestito sul divano e si avviò verso l'acqua coperta solo dal suo completino intimo bianco che con quella luna splendeva ancor di più. Robert deglutì pensando che quella ragazza lo stava provocando per gioco non sapendo quali rischi stava correndo.
-E comunque non so se l'hai notato... ma non sono piccola. Sono abbastanza grande da vivere da sola a Miami...
Robert sorrise, e guardandola entrare in acqua si lasciò cadere sul divano, non aveva pensato nemmeno per un istante che fosse "piccola", il suo era stato solo un vezzeggiativo. Da come si esprimeva, dalle sue idee aveva capito che era molto più matura rispetto alle ragazze della sua età.
-Non vorrai lasciarmi davvero fare il bagno da sola!
Robert si alzò e buttò la giacca sul divano sentendola ridere dall'acqua soddisfatta di esser riuscita a convincerlo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Si spogliò restando con i suoi boxer scuri a vestirlo. Kim lo attendeva con l’acqua al collo e dopo aver titubato qualche secondo pensando che l’acqua potesse essere fredda s’immerse camminando piano scoprendo con immenso piacere che i ciottoli erano solo sulla riva, appena entrato in acqua, sentì la sabbia lasciar affondare leggermente i suoi piedi. Con stupore scoprì che l’acqua era più calda che quella mattina. Giunto con l’acqua alla vita s’immerse nuotando sott’acqua emergendo poche bracciate da Kim che silenziosa lo osservava. Robert si passò le mani tra i capelli bagnati nuotando piano la raggiunse.
-Non ho forse avuto un’ottima idea?
-Devo ammettere che l’acqua a quest’ora è fantastica.
Si erano allontanati dalla riva ed ora guardando verso l’alto riuscivano a vedere le persone che parlavano appoggiate al muro della terrazza. Robert intravide anche Michele che guardava il panorama, quindi nella loro direzione.
-Forse ci dovremmo uscire e rivestirci.
Kim sorrise raggiungendo Robert che lentamente si dirigeva verso la riva. Lo trattenne aggrappandosi al suo collo abbracciandolo di spalle.
-Noi guardiamo loro, ma loro non possono vedere noi. Vedi quei cespugli che stanno subito sotto al muro bianco? Quelli tolgono la visuale sia della spiaggia sia del mare. E’ un po’ come se questo posto fosse stato scavato dal mare per decenni… Dovremmo andare molto più al largo per essere visti.
Robert si fermò e guardò verso l’alto, non aveva notato ciò che le stava raccontando Kim e la sua curiosità si risvegliò.
-E quindi tu qui cosa vieni a fare?
Kim rise lasciandosi trascinare verso l’acqua più alta da Robert che camminava lentamente.
-Non mi dirai che tu a L.A. non hai un posto speciale tutto per te come questo…
Robert ci pensò un po’
-Veramente no, ma dovrò procurarmene assolutamente uno!
Kim si avvicinò a lui, si misero faccia a faccia parlando di altri posti meravigliosi che lei aveva visto e che secondo lei Robert doveva vedere assolutamente. Da lì la musica si sentiva meglio e suonarono le prime note di un lento. Kim sorrise e Robert con lei mentre stava allungando una mano per aiutarla ad avvicinarsi a lui.
-Mi concede questo ballo?
Kim prese la sua mano e si lasciò avvicinare, posò la sua mano sulla spalla di Robert mentre lui le stava accarezzando il fianco raggiungendo la schiena. Ballarono quasi fermi in silenzio, appoggiati l’uno all’altra guancia a guancia senza sentire il bisogno di aggiungere altro. Kim percepiva il calore di Robert, la sua pelle sembrava molto più calda. Pensò che forse fosse lei che sentendo leggermente freddo sentiva lui più caldo ma senza rendersene conto rabbrividì e Robert lo percepì attraverso la sua pelle.
-Ehi senti freddo? Vuoi uscire?
-No, voglio restare ancora un po’ qui con te.
Pronunciando quelle parole Robert la vide accoccolarsi sul suo petto e quel ballo divenne un abbraccio. Quel tepore la fece sentire subito meglio e lui ne ebbe conferma sentendo che la sua pelle aveva smesso di incresparsi ed era tornata liscia e morbida. Continuarono a dondolare sulle note di quella canzone finché non finì. Robert sciolse piano quell’abbraccio e Kim sollevò il viso che aveva appoggiato su di lui.
-Grazie… è stata una serata… magica.
Robert le sorrise, non si era resa conto di quanto avesse dovuto trattenersi per non farle capire quanto la stesse desiderando.
Kim prima di allontanarsi da Robert gli sorrise e posò le sue labbra su quelle di Robert lasciandole sulle sue solo il tempo di posarvi un piccolo bacio. Si voltò e camminando piano si avviò verso la riva tenendolo per mano.
Robert rimase fermo sul posto, non si aspettava quel bacio ma gli era piaciuto e non era certo di non volerne ancora.
Kim sentendo la resistenza di Robert si voltò a guardare cosa lo stesse trattenendo dal seguirla.
-Usciamo?
Robert tirò piano la sua mano verso di se per farle capire che voleva che tornasse sui suoi passi.
-Che fretta c’è? Resta qui con me ancora un po’…
Pronunciando quelle parole sentì il suo corpo reagire forse con troppo entusiasmo ma non se ne volle preoccupare ed attese quei secondi in cui Kim decise di lasciarsi trascinare da lui tenendo la sua mano, le sue dita intrecciate a quelle di Kim che infine sorrise lasciando che Robert la riportasse vicina a lui.
-Perché quel bacio?
Le chiese mentre la stringeva piano in un abbraccio e lei intrecciava le sue mani dietro la sua nuca.
-Perché… mi andava di farlo.
-Tu fai sempre ciò che ti va di fare?
-Sì, per non vivere una vita di rimpianti…
-E’ un ottimo motivo.
-E tu?
Robert la guardò per un breve istante poi si lasciò trasportare da ciò che stava sentendo ed avvicinò il viso di Kim al suo tenendole una mano sulla nuca tra i capelli e la baciò. Questa volta il bacio fu un vero bacio, Kim fu passionale come Robert non avrebbe mai immaginato e si sentì felice di essere ricambiato, di sentire che anche lei stava desiderando quel contatto tra loro. Era Kim a farlo sentire così o quella situazione intrigante che rendeva quell’incontro inaspettato così attraente? Era disposto a tutto pur di scoprirlo. Nemmeno gli occhi indiscreti degli ospiti della festa ora riuscivano ad impensierirlo. Kim si lasciò travolgere da quella passione finché riprendendo fiato, lo fece scoppiare a ridere.
-Ora sì sei un mistero Downey, non mi spiego com’è che sei single! Con tutta questa passione…
Robert rise evidentemente il suo trasporto per quel momento non era passato inosservato.
-Vuoi uscire dall’acqua?
Le chiese per non parlare di se stesso
-Sì… Ci dobbiamo asciugare prima di poter salire…
A questo Robert non aveva pensato ed ora che era un po’ più lucido, si chiese cosa avrebbe pensato Michele nel vederlo salire in terrazza in mezzo ai suoi ospiti in boxer e bagnato da capo a piedi?
La seguì fuori dall’acqua e la vide sollevare i cuscini del divano per aprire un piccolo vano contenitore in cui era riposto un grande asciugamano. Robert lo aprì e la avvolse aiutandola ad asciugarsi la schiena, poi ne approfittò per abbracciarla ancora e donarle dei piccoli baci.
-Hai impegni per domani?
Robert non rispose, poi sorrise e si lasciò uscire di bocca ciò che stava pensando senza alcun filtro.
-Hai impegni per stanotte?
Kim scoppiò a ridere
-Ora sei un po’ più intraprendente dei miei coetanei
-Solo un po’?
Rise anche lui accettando l’asciugamano che Kim gli lasciò dopo essersi asciugata abbastanza da poter indossare il vestito. Mentre si rivestiva, lo osservava, si asciugava ma non le toglieva lo sguardo di dosso. Robert la osservava, era così intrigante quella ragazza da averlo portato a pendere dalle sue labbra. Si rese conto che in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa lei avesse chiesto di fare. Era da molto che non si sentiva così, i suoi sensi erano più che accesi. Si sentiva una mina vagante. Era forse l’aria di quel posto che lo faceva sentire così?
-Mi dai una mano?
Chiese Kim con l’abito indosso ma con il solito problema con la zip. Robert sorrise e la aiutò. Kim si voltò verso di lui, accarezzò le sue guance e lo baciò sulle labbra.
-Stanotte non riuscirò a dormire per colpa tua Downey.
Robert sorrise mentre finiva di mettersi la camicia e la guardava recuperare i sandali e salire i primi gradini che l’avrebbero riportata in terrazza.
-Se proprio non riesci a dormire… sai dove trovarmi
Kim rise e annuì mentre con la mano accennava ad un saluto.
Robert oramai vestito ripose l’asciugamano nel vano e si mise a sedere per un ultima sigaretta prima di tornare nel suo appartamento. Sentiva oramai la gente che si salutava e la musica era finita da un pezzo. Sarebbe dovuto andare a dormire ma in quel momento si sentiva più vivo e più sveglio che mai. Fumando quella sigaretta si ritrovò suo malgrado a pensare ad Hannah.
Non riusciva a spiegarsi perché quella donna fosse diventata un chiodo fisso. Kim si era allontanata da qualche minuto e lui stava già pensando ad un'altra. Non ad un’altra. A Hannah. Restò ad occhi chiusi a pensare a come aveva potuto passare lei la sua serata, aveva parlato tutta la sera con amici? L’aveva cercato tra gli invitati? Si era chiesta che fine avesse fatto? Il pensiero di lei che lo cercava o che fosse dispiaciuta di non essere riuscita a trascorrere del tempo con lui lo rendeva felice. Non appena sentì le voci allontanarsi dalla terrazza decise che era giunto il momento di risalire. Prese il bicchiere e i mozziconi delle sigarette e salì le scale. Osservò la terrazza prima di fare gli ultimi scalini, non c’era più nessuno, le luci erano state abbassate e solo un paio di camerieri stavano sistemando. Ne approfittò per lasciare sulla tavola il bicchiere e in un posacenere i mozziconi poi mettendosi le mani in tasca prese a camminare a passo svelto fino a raggiungere il vialetto del giardino che riportava verso il suo appartamento. Non appena fu nella penombra rallentò, non sentiva la necessità di rientrare tanto più che avrebbe voluto non essere solo quella notte.
Raggiunse la sua porta, accese la luce e la richiuse dietro di se. Buttò la giacca sulla poltrona e si svuotò le tasche dal telefono e sigarette lasciando il tutto sul comodino. Sentì bussare piano alla sua porta, sorrise e il suo primo pensiero fu per Kim, forse si era solo concessa il tempo per farsi una doccia, cambiarsi e raggiungerlo. Andò ad aprire la porta
-Non riuscivi a dormire? Ah… Hannah… Ciao! Entra pure
-Aspettavi qualcun altro Robert?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Pensavo fosse Fred che venisse a espormi qualche idea… Sono appena rientrato e credevo mi avesse sentito.
Si rese conto che raccontarle delle bugie lo infastidiva ma era anche cosciente che non poteva permettersi di raccontarle la verità, cosa avrebbe pensato? Preferì chiederle di lei anziché doverle raccontare altre bugie sulla sua serata.
-E tu? Come mai sei ancora alzata? La festa è finita da un pezzo.
Hannah guardò fuori dalla porta finestra fissando per un istante la luna pensando a cosa dire a Robert. Passeggiando in giardino era giunta di fronte alla sua porta e senza pensarci aveva bussato. Ora le stava venendo un attacco di panico pensando cosa lui potesse immaginare di quel gesto azzardato, presentarsi nel suo appartamento senza invito e a quell’ora.
-Io… stavo passeggiando e ho visto la luce accesa, ero dispiaciuta di non averti nemmeno salutato alla festa e… non so, forse sono stata sfacciata a bussare a quest’ora, perdonami! Anzi è meglio che vada!
Hannah si alzò e dal divanetto su cui si era accomodata, prese lo scialle che aveva posato sul letto e si avviò a passo svelto verso la porta. Robert le prese una mano e con l’altra le cinse il fianco.
-No! Ti prego, rimani ancora un po’!
Hannah si sentì arrossire a quel contatto e abbassò lo sguardo, non si aspettava che Robert desiderasse la sua compagnia tanto da trattenerla. Robert si rese conto che quel modo di toccarla forse poteva essere inappropriato, ma in fondo era stata lei a presentarsi nella sua camera da letto in piena notte, forse anche lei si sentiva strana come lui.
-Ti va di fare una passeggiata sulla spiaggia?
Hannah sorrise, aveva passeggiato nel giardino laterale a lungo prima di decidere di presentarsi lì e bussare alla sua porta. Si sentiva strana, agitata come al primo appuntamento con il suo Albert, eppure non conosceva Robert e non aveva pensato a nessun uomo in quel modo, nessuno se non lui.
-Ti spiace? Mi offriresti una tazza di thè?
-Certo!
Le lasciò la mano a fatica e la accompagnò al divanetto da cui poco prima si era alzata e lei si accomodò mentre lui riempiva il bollitore e preparava il thè. 
Robert non sapeva come affrontare il discorso, temeva di essere sfacciato nel dirle che continuava a pensare a lei, ma la realtà dei fatti era proprio quella. Ora avrebbe anche voluto chiederle per quale motivo era lì nel suo appartamento, senza apparente motivo ma fu Hannah a mettere fine a quel silenzio.
-Domani potremmo fare un giro in barca con gli altri e iniziare a parlare di lavoro, magari in modo rilassato, che ne pensi?
-Credo sia un’idea meravigliosa, se ho imparato una cosa nel mio lavoro è che quando si lavora in modo rilassato è tutto più facile.
Il silenzio fu intervallato più volte nell’attesa del thè da Hannah ma ogni volta i suoi argomenti erano lavorativi e Robert era davvero sempre più confuso.
Presero il thè seduti uno di fronte all’altro e non appena Hannah lasciò la tazza sul tavolino e riprese la parola con una nuova domanda di lavoro Robert decise che era davvero arrivato il momento di essere sinceri con se stessi.
-Basta parlare di lavoro.
Forse troppo risoluto pensò, ma oramai aveva pronunciato quelle parole e ora doveva recuperare. Hannah sorrise
-Hai… hai ragione, ma quando mi sento in imbarazzo tendenzialmente inizio a parlare a raffica di lavoro.
-Sono io che ti faccio sentire in imbarazzo?
Hannah pensò di aver detto troppo, ma a questo punto non poteva alzarsi ed andarsene. Non finché non avesse chiarito quella sua affermazione.
-Devi scusarmi Robert. Non voglio essere inopportuna è solo che mi rendo conto di desiderare la tua compagnia e per la prima volta dopo secoli mi ritrovo a fare delle sciocchezze tipo venire qui a bussare ad una porta.
Robert sorrise leggermente imbarazzato. Nemmeno nei suoi sogni più rosei avrebbe sperato in una dichiarazione del genere.
-Non scusarti, sono felice tu sia qui.
Hannah abbassò lo sguardo si sentiva felice e agitata allo stesso tempo. Che stava facendo? Era lì e stava flirtando con quell’uomo, forse lo desiderava ma quel pensiero le faceva male al cuore. Non poteva… Non doveva.
-Ora si è fatto veramente molto tardi, se domani vogliamo uscire in barca è meglio andare a dormire qualche ora.
Sorrise a Robert e a quei suoi occhi splendidi. Recuperò lo scialle, si alzò e Robert con lei.
-Ti accompagno!
-Sei davvero gentile ma… non vorrei passare tutta la notte con il dubbio che ti sia perso nel parco!
Robert rise, aveva trovato un modo molto carino per glissare la sua offerta.
-Ti accompagnerò… fino alla fine del vialetto!
Allungò la mano e Hannah accettò posando la sua mano sulla sua.
Camminarono lentamente fino alla fine del vialetto, pareva che nessuno dei due volesse raggiungere quel punto.
-Eccoci qui, sei stato davvero gentile ad accompagnarmi!
-Non avrei dormito tranquillo sapendoti sola nel bosco!
Risero entrambi per quanto si stavano impegnando in quel saluto, Hannah decise che era il momento di andare, si avvicinò a Robert per dargli un piccolo bacio sulla guancia.
-Buona notte.
Robert la strinse piano tra le sue braccia durante quel bacio e si sentì eccitato per quel contatto. Ora era il suo turno di augurarle buona notte.
-Buona notte Hannah, a domani.
Si avvicinò al suo viso per ricambiare il piccolo bacio ma una volta sfiorata la pelle della sua guancia si soffermò qualche secondo a respirare il suo profumo che lo inebriò. Non ebbe scelta, il suo corpo e il suo cuore chiedevano di più. Inclinò la testa e raggiunse le labbra di Hannah senza alcuna difficoltà. Le sue labbra erano morbide e calde e la sensazione che ne percepì fu un leggero tremore. Robert si allontanò da lei solo qualche millimetro per valutare le conseguenze di quel bacio. Hannah non si stava allontanando da lui era rimasta immobile con gli occhi chiusi. Robert respirò piano per paura che quell’istante magico si spezzasse. Riposò le sue labbra sulle sue, oramai aveva osato l’inimmaginabile e se con quel gesto avesse rovinato il suo rapporto con lei avrebbe voluto esserne certo e non “non vivere di rimpianti”. Mentre baciava le sue labbra piano, dolcemente posandoci sopra tanti piccoli baci la strinse a se in un abbraccio e solo allora sentì Hannah ricambiare quei baci. Robert osò e la baciò come desiderava e non percepì alcuna ritrosia da parte sua. Forse poteva sperare che lei ricambiasse il suo interesse e che percepisse il trasporto che sentiva nei suoi confronti.
Hannah per un istante pensò di aver viaggiato nel tempo e che si trovasse sulla terrazza dell’appartamento di Albert che si affacciava su Central Park, dove per la prima volta le loro labbra si unirono ed impararono a conoscersi, poi fu percorsa da un brivido lungo tutto il corpo e socchiudendo gli occhi si rese conto che quelle braccia forti che la stavano stringendo erano quelle di Robert e le sue labbra le stavano facendo perdere la ragione se ancora ne esisteva qualche briciola che vagava dentro di lei.
Si sentiva combattuta, desiderava quel contatto, desiderava sentire quelle braccia stringerla e allo stesso tempo si sentiva fragile e in preda a un istante di solitudine troppo grande per essere sopportato dalle sue piccole spalle.
Posò le mani sul petto di Robert e senza fatica mise un freno a quell’onda di passione che sembrava sul punto di esplodere. Robert mise fine immediatamente a quei baci nell’istante esatto in cui percepì le mani di Hannah posarsi sul suo petto. Non avrebbe potuto forzarla in alcun modo, già poterla baciare, sentire che non si era ritratta a quel contatto lo aveva fatto sentire al settimo cielo.
-E’ meglio che io vada.
Disse con un filo di voce prima di allontanarsi un passo da Robert per avviarsi verso la villa.
-Hannah io… Perdonami non volevo, o meglio volevo! Non so perché sento di volerti… ma ti assicuro che non volevo mancarti di rispetto in alcun modo. Io…
Hannah sapeva già ciò che le stava dicendo Robert. Sapeva perfettamente quanto lui fosse una persona a modo e per questo era certa che in quel gesto non c’era alcuna mancanza di rispetto ma solo confusione e desiderio, un po’ lo stesso che stava sentendo lei dal momento in cui l’aveva conosciuto.
-Devo… andare ora.
Robert lasciò scivolare le dita tra le sue e le loro mani si separarono.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Cercò di convincersi a tornare nel suo appartamento ma l’idea che Hannah fosse solo a qualche passo da lui rendeva quel rientro impossibile. Guardava la porta aperta del suo appartamento e poi si voltava e guardava in direzione del vialetto che portava alla villa. Se avesse corso, in un paio di minuti l’avrebbe raggiunta prima che entrasse nella villa. Che doveva fare? Lasciarla andare o imporsi e trattenerla? Era più confuso ora di prima del suo arrivo. Scosse il capo e si passò la mano sul viso cercando di riordinare i pensieri. Tornò sui suoi passi e rientrò in casa. Si tolse le scarpe e si spogliò infilandosi nella doccia. Ora più che mai aveva bisogno di rinfrescarsi. Si mise a sedere sul suo letto tenendo le gambe penzoloni fuori dal letto. Si sentiva meglio ora che l’acqua fresca della doccia l’aveva fatto rinvenire dal torpore in cui era intrappolato. Pensò a quella serata a quanto fosse stata assurda. Prima Kim che l’aveva in pratica sedotto per poi lasciarlo solo, infine Hannah… Ora si era asciugato e si sdraiò sul letto senza nemmeno scomodarsi nel cercare qualcosa da indossare. L’asciugamano andava benissimo. Restò qualche minuto ad osservare il soffitto nella penombra, sentì delle risa fuori e dei saluti. Evidentemente i suoi vicini stavano rientrando solo ora e fu contento che non lo avessero sorpreso nel vialetto con Hannah, se fosse successo, sicuramente non sarebbe più riuscito a fermare le chiacchiere che ne sarebbero venute.
Bussarono piano alla sua porta, non si alzò, ora più che mai era certo di sapere chi lo attendeva fuori dalla porta.
-Entra è aperto!
Si limitò a dire sapendo che Fred l’avrebbe sentito e si sarebbe accomodato senza bisogno di ulteriori convenevoli. Robert sperava poi che vedendolo sdraiato a letto si convincesse a proseguire qualsiasi conversazione l’indomani mattina.
Sentì a porta aprirsi e richiudersi poi udì una voce che non si sarebbe mai aspettato.
-Robert?
Sì mise a sedere di scatto sul letto. Come mai era li? Si era forse addormentato e stava sognando?
-E’ successo qualcosa? Va tutto bene?
Si alzò dal letto e rimase lì mentre lei avanzava lentamente nella stanza. Hannah si avvicinò al letto trovandosi così di fronte a Robert, non riusciva a vedere i suoi occhi ma la poca luce che entrava dalla porta finestra le consentiva di individuare esattamente dove fosse.
Robert cercava strizzando gli occhi di riuscire a vedere meglio ma la poca luce non gli era d’aiuto. Avrebbe dovuto accendere la luce sul comodino ma temeva che si sarebbe accorto di aver immaginato tutto. Restò in silenzio, immobile mentre lei si avvicinava. Sentì le sue mani posarsi morbide sul suo petto e salire delicate raggiungendo il collo e le guance. Fu certo di percepire il suo respiro leggermente affannato colpirlo sul mento, forse aveva corso per ritornare lì? Posò le sue mani sui suoi fianchi più per convincersi che non fosse un sogno ma sentì le labbra di Hannah posarsi sulle sue. Robert non poteva credere ai suoi occhi, Hannah era tornata da lui e aveva preso l’iniziativa baciandolo. Sentì le sue labbra abbandonare la sua bocca per baciare il suo collo. “E’ solo un sogno… non può essere la realtà, sarebbe… sarebbe troppo bello!” Robert sospirò mentre quei pensieri percorrevano la sua mente.
Non avrebbe proferito parola, lei restava in silenzio e Robert temeva che qualsiasi parola la portasse a ritrovare lucidità e ad andarsene ma fu Hannah a parlare sottovoce.
-Forse non dovrei essere qui ma non c’è nulla che io stia desiderando più ardentemente…
-Sono felice che tu sia qui… e non voglio che te ne vada.
Rispondendole così la strinse a se e affondò il viso nel suo collo per respirarne il profumo a pieni polmoni mentre lei accarezzava i suoi capelli. La baciò, piccoli baci dal collo arrivando fino alla spalla e la sentì sospirare piano. Percorse la sua schiena con le mani, ma desiderava accarezzare la sua pelle così come lei poteva già fare. Trovò nel buio le sue labbra e la passione fu evidente da entrambe le parti. Robert prese uno ad uno i bottoni che sulla schiena chiudevano l’abito e man mano che i bottoni venivano slacciati le mani di Robert avevano la possibilità di sfiorare quella pelle morbida sempre con il timore che lei potesse dirgli di smettere, che non voleva. Si sentì più sicuro di se solo nel momento in cui sentì le mani di Hannah percorrere il contorno dell’asciugamano che aveva legato in vita fino a raggiungere il punto in cui aveva affrancato l’asciugamano e lo fece cadere ai suoi piedi. In quel momento capì che le sue paure erano infondate. Hannah non avrebbe avuto ripensamenti e la certezza l’ebbe quando la senti sussurrare nel suo orecchio.
-Ti voglio.
Robert continuò a sbottonare il vestito finché riuscì a farlo scivolare dalle sue spalle e cadere a terra, Si mise a sedere sul letto e contemplò quelle ombre che non aveva mai visto ma che attraverso il tocco delicato e leggero delle sue mani gli sembrava di conoscere da sempre. “Velluto” pensò per un istante per poi ripensarci e dichiarare “SETA” mentre Hannah godeva di quelle carezze leggere che la fecero sentire donna, desiderata come da troppo tempo non si sentiva. Robert la trascinò sul letto senza smettere per un attimo di accarezzare quella pelle profumata di mandorle e miele e di saziarsi con quei baci pieni di desiderio.
Avrebbe voluto accendere la luce e guardarla negli occhi, vedere quella scintilla nelle sue iridi, ma la luce della stanza pensò che fosse davvero troppo poco romantico, un flash percorse la sua mente e ricordo che in bagno c’era qualcosa che poteva fare al caso suo. Su un vecchio comò di legno che fungeva da cassettiera c’era una piccola lanterna di vetro e metallo e se non ricordava male al suo interno vi era riposta una piccola candela. L’unico problema era arrivarci.
-Robert?
-Sì, dimmi…
-Io…Posso chiederti una cortesia? Puoi chiudere la porta a chiave e la porta finestra? Non mi sento a mio agio così...
-Certo.
Le diede un bacio e si alzò, prima chiuse la porta finestra che dava sul mare e poi si diresse in bagno per prendere la lanterna. Una volta accesa la posò sul tavolino dove qualche ora prima avevano bevuto il thè e poi raggiunse la porta dove chiuse il chiavistello in fretta per poi tornare da lei che ora in tutta la sua bellezza era sdraiata sul suo letto leggermente coperta dal lenzuolo.
-Senti freddo? Vuoi che chiuda la finestra?
Provò a chiederle Robert sinceramente preoccupato che qualcosa la facesse risentire in qualche modo. A quella domanda la vide arrossire leggermente.
-No, credo sia stato un gesto impulsivo quando hai portato la luce nella stanza mi sono coperta. Non chiedermi perché…
-Vuoi che spenga la luce? Preferisci…
-No. No, è solo che è un po’ che non… hai capito no?
Robert le sorrise e annuì, si sdraiò accanto a lei e si coprì con il lenzuolo come lei. Le accarezzò i capelli e finalmente poté guardare i suoi occhi meravigliosi. Hannah sorrideva e accarezzava leggera il petto di Robert che non appena le sue dita sottili giungevano vicine alla vita iniziava a sospirare vistosamente con gli occhi socchiusi godendosi quelle carezze che desiderava ardentemente.
Ripresero a baciarsi e a stringersi ed a ogni carezza ad ogni bacio la loro necessità di unirsi l’uno all’altra diventava sempre meno sopportabile. Il fiato corto di Hannah spingeva Robert a continuare ad accarezzarla e a godersi le sue carezze. Ogni tanto la sentiva sussurrare il suo nome e questo lo fece eccitare e desiderarla ancora di più. Non stava immaginando di essere con Albert, chiamava e desiderava unirsi proprio a lui.
Non appena sentì le carezze di Hannah farsi più spinte e desiderose di possederlo si lasciò guidare dal suo desiderio, a fatica trovò il modo di trattenere il piacere. Rotolarono sul letto finché Hannah fu sopra di lui. Robert sapeva che avrebbe raggiunto il piacere in un attimo se avesse gestito lui così lasciò che fosse Hannah a dargli l’amore come preferiva. Inoltre sapendo che per molto tempo lei si era vietata quella dolcezza di proposito preferì lasciarle libera scelta, tanto da lasciarle scegliere come portare entrambi all’estasi più completa. Senza fretta e godendo di ogni movimento Hannah raggiunse l’apice del piacere e Robert capitolò con lei sentendola appagata.
Hannah si sdraiò su di lui restando uniti in quel piacere e sentendo amplificato ogni brivido si regalarono qualche attimo di tenerezza finché Robert sentendo le sue labbra calde baciarlo sul petto non le fece capire quanto fosse pronto ad amarla di nuovo, questa volta la fece accomodare sulle lenzuola fresche e si prese cura di lei in ogni modo che conosceva portandola più volte a chiedere di completarla unendosi a lei.
Ad ogni movimento Robert percepiva un piacere nuovo ed innato. Certo, non era la sua prima volta, ma era quasi sicuro che un amore così non l’avesse mai fatto. Forse era complice l’eccitazione non sfogata causata da Kim? O forse il desiderio che provava per Hannah l’aveva portato ad un livello di eccitazione tale che ora ogni brivido, ogni piccola goccia di piacere lo faceva rabbrividire e goderne in un modo inaspettato. Sentiva ad ogni spinta il piacere farsi avanti tanto in Hannah che dentro di se e più di una volta temette di non riuscire ad attenderla, infine fu lei a regalare ad entrambi l’arrivo tanto ambito iniziando a muoversi simultaneamente con lui cogliendolo di sorpresa ed arrivando esattamente dove desiderava arrivare.
Bussavano alla porta insistentemente e gli occhi di Robert non ne volevano sapere di aprirsi, bruciavano come se si fosse addormentato con le lenti a contatto. Allungò il braccio indolenzito cercando quel corpo che aveva amato con tutto se stesso solo qualche ora prima. Sentendo bussare con più forza si schiarì la voce voltandosi verso la porta e chiese chi era. Fred gli ricordava che avevano una colazione con il regista e con Michele e tra meno di mezzora dovevano essere tutti in villa.
-Vi raggiungo, avviatevi senza di me.
Si voltò nel letto per abbracciarla e baciarla un ultima volta prima di alzarsi e fare una lunga doccia, ma Hannah dov’era? 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Restò basito tra quelle lenzuola con lo sguardo perso nel vuoto cercando di capire. Era stato un sogno molto vivido o semplicemente Hannah si era alzata presto per tornare alla villa?
Il dubbio rimase in lui mentre sotto la doccia prima e in bagno dopo cercava di svegliarsi ed essere presentabile e intanto con la mente ripercorreva la serata in ogni frammento di ricordo. Finì quasi per convincersi di essersi immaginato tutto ciò che era successo con Hannah finché uscendo dal bagno, notò la lanterna sul tavolino e la porta finestra che dava sul mare era chiusa. Un sorriso si aprì sul suo volto e uscì a passi svelti per raggiungere la villa quanto prima.
Il cielo era di un blu accecante e Robert si stupì di se quando alla seconda svolta intravide la villa senza finire per percorrere il parco in lungo e in largo.
La notò subito, indossava una camicia bianca e dei pantaloni alla cavallerizza beige che valorizzavano quelle curve armoniose che non voleva dimenticare. Sorseggiava una tazza di thè osservando forse indecisa sulla scelta da compiere vari biscotti, torte e brioches che erano stati sapientemente disposti sulla tavola. Prima di avvicinarsi osservò i suoi amici, che si stavano gustando la loro colazione senza nemmeno accorgersi del suo arrivo sulla terrazza.
-Buongiorno… La crostata sembra ottima.
Hannah si voltò verso di lui accennando un sorriso, i suoi occhi s’illuminarono come se anche lei stesse ricordando la notte appena trascorsa ed il soffermarsi davanti alla tavola fosse solo una scusa per restare indisturbata durante quei pensieri.
-Ciao. Dovresti provarla, è davvero molto buona.
Robert sorrise e annuì al cameriere che attendeva una sua conferma prima di servirgliene una fetta in un piattino.
-La proverò sicuramente ma la devo accompagnare ad una grossa tazza di caffè.
-Non hai dormito bene stanotte?
-No al contrario… ho dormito benissimo ma, avrei preferito un risveglio meno solitario.
Hannah abbassò lo sguardo e lentamente s’incamminò verso la tavola, dove attorno alla quale alcuni erano già seduti.
-Tu hai riposato… un po’?
Annuì sorridendo leggermente imbarazzata.
-Sono… sono stata bene con te, stanotte…
Robert la guardò e rimase incantato da quanto fosse disarmante quel sorriso, era semplicemente bella e dovette distogliere lo sguardo perché si rese conto che l’effetto che stava avendo su di lui non era adatto a quel momento.
-Va tutto bene? Ho forse detto qualcosa che non va?
-Al contrario… Le tue parole, il tuo sguardo mi fa venire voglia di afferrarti per mano e trascinarti nel mio appartamento…
-Ehi! Voi due! Avete finito di confabulare tra voi? Pensate di unirvi a noi?
Robert vedendo un leggero imbarazzo nascere sulle gote di Hannah risolse la situazione senza alcun problema
-Confabulare? Qui si lavora caro mio… non come a quel tavolo! A quanto vedo il vostro unico pensiero è il cibo stamattina! Sarà bene che li raggiungiamo e iniziamo a farli lavorare che ne dici Hannah?
Robert le mise una mano sulla schiena e la accompagnò al suo posto postandole la sedia e facendola accomodare
-Grazie.
Robert sapeva che in quel grazie c’era ogni cosa.
Tra un caffè e l’altro iniziarono a pianificare una scaletta di massima per la stesura della scenografia e per stilare un cronoprogramma. Di tanto in tanto Robert osservava Hannah che parlava a tutti loro dando spunti e indicazioni su lei, su Albert e il suo primo pensiero fu che quel dover ricordare e condividere con loro potesse farle pensare di aver commesso un errore quella notte. Poi, sulla stessa onda pensò che in vita sua non era mai stato così vulnerabile negli affetti. Era sempre stato un uomo sicuro di se ed ora stava vivendo in uno stato di costante ansia, temendo di poter perdere qualcuno che non sapeva nemmeno se poteva considerare “sua”.
Il telefono di Hannah suonò costringendola ad interrompere quella riunione ed allontanarsi qualche passo per rispondere. Robert continuava ad osservarla, la sua eleganza innata era sempre in lei anche in quei piccoli gesti. La vide scurirsi in volto e chiudere in fretta la chiamata. Li raggiunse ma rimase in piedi vicino alla tavola, con il cellulare stretto tra le mani.
-Mi dispiace ma per oggi non posso esservi d’ulteriore aiuto.
Si congedò così dalla tavolata e si avviò verso l’entrata della villa dicendo al cameriere di far preparare l’auto. Robert la seguì e la trovò all’entrata che attendeva con la borsa sulla spalla e digitava sulla tastiera del cellulare molto in fretta
-Tutto bene?
Hannah alzò lo sguardo e lo vide accanto a se.
-No. Purtroppo c’è un problema con una spedizione. In dogana ci stanno facendo problemi e chi dovrebbe gestire queste emergenze, non le sta gestendo, così ora ci devo andare io se voglio che quel carico parta stanotte.
-Sono sicuro che si risolverà tutto.
-Ne sono certa anche io, ma non posso nascondere che mi scoccia dover buttare la giornata in un hangar dell’aeroporto anziché restare qui…
-Vuoi che venga con te? Posso accompagnarti se vuoi…
-No! Non scherziamo! Perché dovrei infliggerti una punizione del genere?
Robert rise e Hannah con lui. L’auto con l’autista si fermò di fronte all’ingresso in quell’istante e Robert mantenne le distanze anche se dentro di se si sarebbe voluto chinare e baciare le sue labbra.
-Trascorrete una buona giornata
-Anche tu e… torna presto!
Hannah sorrise e raggiunse l’auto. Robert la guardò allontanarsi per poi raggiungere la tavola dove Fred si stava alzando mentre gli altri erano già spariti.
-Dove sono gli altri? E tu? Dove stai andando?
-Visto che non si lavora mi hanno proposto una battuta di caccia, non ho mai provato quindi… tu che farai?
-Non so, sicuramente non verrò a caccia con voi!
-Ok, ok! Lo immaginavo infatti ho già detto che tu non saresti venuto. Ci vediamo dopo!
Robert si mise a sedere al suo posto e guardò la crostata nel suo piatto. Ne addentò un morso ed accettò dell’altro caffè che gli stava proponendo il cameriere.
-Downey il solitario…
Robert si voltò e vide Kim spuntare dalla porta indossando dei pantaloncini di jeans davvero troppo corti e una canottiera dalla quale poteva intravedere il bikini che indossava.
-Fino poco fa ero in compagnia.
-Lo so, vi ho sentiti.
Disse indicando una finestra proprio sopra la sua testa
-Pensavo che ve ne foste andati, per questo sono scesa a fare colazione.
-E poi sarei io il solitario?
Kim sorrise mentre mordeva un cubetto di melone rimestando con la forchetta alla ricerca di chissà quale frutto all’interno della ciotola di macedonia.
-Che programmi hai per oggi?
-Nessuno in verità, penso lavorerò un po’ alla stesura di…
-Ehi ehi ehi! Non inizierai a parlarmi di lavoro a quest’ora del mattino! E poi da quanto ho capito oggi nessuno lavora, quindi che vuoi fare lo stacanovista che con una giornata come questa pensa a lavorare? Non esiste!
Robert appoggiò la schiena alla sedia su cui era seduto e la osservò, c’era qualcosa in lei che lo attraeva ma non era ancora riuscito ad inquadrare “cosa”.
-Quale sarebbe la tua alternativa?
Kim sorrise, come sempre otteneva ciò che voleva senza sforzarsi poi molto.
-Ci vediamo tra dieci minuti sulla spiaggia fuori dal tuo appartamento ok? Mettiti un costume!
Robert annuì e la guardò rientrare in casa chiamando una cameriera a gran voce. Decise poi di avviarsi al suo appartamento. Doveva mettersi il costume e lavarsi i denti… i dieci minuti sarebbero stati appena sufficienti.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Robert lasciò il telefono sul comodino e si preparò. Tenne indosso la camicia a mezze maniche bianca ed indossò il costume a pantaloncino. Aprì la portafinestra che dava sul mare per cercare gli infradito che era certo di aver messo nel suo bagaglio. Vide un piccolo motoscafo che si avvicinava alla riva e girava attorno ad un punto indefinito. Intravide Kim al timone che si sbracciava per farsi notare da sotto il tendalino bianco. Robert le fece un cenno con il braccio e recuperato i suoi effetti si avvicinò alla riva, tenne in mano marsupio, infradito e camicia ed entrò in acqua e camminò, raggiunse la barca quando l’acqua lo bagnava poco sopra la vita.
-Mi spiace ma non posso avvicinarmi più di così alla riva, dietro c’è la scaletta.
Robert le sorrise e gradì il suo aiuto per salire cedendole tutto ciò che aveva in mano. Salì ed accettò il telo che gli stava porgendo, l’acqua non era fredda, ma sapeva che appena si sarebbero mossi avrebbe sentito freddo.
-Dove andiamo?
-Una sorpresa… dovresti saperlo! Con me non puoi mai sapere come andrà a finire.
Robert rise e si accese una sigaretta mettendosi seduto dietro, si accomodò sulle sedute coperte da cuscini bianchi e blu e si lasciò baciare dai raggi del sole intanto che Kim cambiava marcia al motore e questo cominciava a dare velocità alla barca in legno mentre lei inforcava degli occhiali da sole e seduta al posto di guida partiva in tutta sicurezza.
Allontanati dall’insenatura dove avevano la loro residenza Robert guardò il paesaggio dal mare, quel tratto di costa era piuttosto lineare, anche se le spiagge non erano molto grandi, poi ripensò al suo criterio comparativo, non poteva paragonare quelle spiagge a quelle sull’oceano.
Kim rallentò e gli chiese se andava tutto bene, Robert annuì, non aveva mai sofferto il mal di mare e sicuramente non sarebbe successo oggi visto quanto il mare fosse calmo. Scorse poco più avanti che la costa si faceva rocciosa e Kim pareva diretta proprio lì. Ipotesi che venne confermata dal suo rallentare fino quasi fermarsi. Gettò l’ancora e spense il motore lasciando gli occhiali sul sedile dove fino a poco fa era seduta.
Robert era impressionato. In quell’angolo di costa non ci si poteva arrivare se non dal mare ed il colore dell’acqua era di un verde/blu dai riflessi stupendi.
-Benvenuto sotto al Promontorio di Tiberio.
-I romani avevano occhio non c’è che dire!
Kim si tolse il piccolo prendisole che aveva indossato si avvicinò a Robert che la osservava cercando di capire quali fossero le sue intenzioni. Si chinò su di lui baciando leggera le sue labbra
-Vieni a fare il bagno?
-Sì, volentieri!
Pensando che aveva più che mai bisogno di rinfrescarsi le idee o sarebbe stata una lunghissima giornata.
La guardò tuffarsi e la seguì. L’acqua era fresca e piacevole, nuotarono e Robert osservò quel panorama meraviglioso, poi non appena iniziò a sentire freddo decise di salire e riscaldarsi un po’ al sole. Kim era sdraiata, aveva preso tutti i cuscini che erano sui sedili e li aveva messi dove fino a poco prima camminavano. Aveva chiuso la cappottina bianca permettendo al sole di arrivare dove si era sdraiata.
-C’è posto anche per te! …se mi offri una sigaretta!
Recuperò il marsupio e le sigarette e si sdraiò a prendere il sole.
-Sei riuscito a dormire stanotte?
La guardò mentre fumava ad occhi chiusi, la trovava così indifesa e forte allo stesso tempo, quando la vide aprire gli occhi per cercarlo prese tempo aspirando la sua sigaretta poi le sorrise per quel sorrisetto malizioso che stava nascendo sulle sue labbra. Tralasciando i particolari rispose candidamente.
-Non avrei potuto dormire meglio… e tu?
-La verità? …Ho fatto molta fatica nel trattenermi dal raggiungerti nel tuo appartamento.
Continuò a guardarlo e restò stupita dello sguardo atterrito che si era dipinto sul suo volto.
-Davvero non ti avrebbe fatto piacere se ti avessi raggiunto?
Robert si schiarì la voce e pensò al quadretto che si sarebbe potuto dipingere la notte precedente.
-La verità? …Non ero solo.
Ora Kim si sollevò sulle braccia stupida dell’affermazione e Robert fu felice di aver messo a segno un colpo, poi si affrettò a concludere la frase.
-Ero con il regista a parlare di lavoro, quindi, in caso decidessi di farmi visita… è meglio se prima ci sentiamo al telefono… a proposito di telefono, non ho il tuo numero! Come faccio ad invitarti a cena quando vieni a Los Angeles?
Kim sorrise rilassata si scoprì solo in quell’istante gelosa di un ipotetica relazione tra Robert e un'altra donna. Non le era mai capitato di provare un sentimento tanto forte, che le facesse sentire la bocca dello stomaco contorcersi e provare un forte senso di ansia nell’attesa che lui terminasse di raccontare la sua serata. Abbassò lo sguardo osservando il suo bikini mentre spegnendo la sigaretta continuava nella sua mente ad esplorare quella nuova sensazione
-Quindi…mi stai confermando che sei…libero.
-Per portarti a cena mi libererò da qualsiasi impegno!
Le disse sorridendo, aveva forse esagerato con quell’affermazione ma vederla raggiante e soprattutto felice anche grazie alle sue parole oltre che alla sua presenza lo rendeva felice. L’ombra in fondo ai suoi occhi proprio non gli piaceva, non poteva sopportare che qualcosa riuscisse a turbarla a tal punto da velarle l’anima.
-A che pensi Downey?
-Ho quasi fame e tu? Andiamo a cercarci qualcosa di buono da mangiare?
Kim si alzò e una volta aperto una porzione del pavimento ne tirò fuori un grosso cesto di vimini e lo aprì.
-Il pranzo è servito!
Robert osservò il contenuto del cesto poi la guardò
-Kim lo devo ammettere sei davvero imprevedibile! Sembri una persona a cui non importa di niente e di nessuno ed invece ti preoccupi di ogni cosa…
-Lo prenderò come un complimento!
Disse Kim addentando una pesca noce. Il resto della giornata trascorse così tra spuntini e lunghi bagni, Robert era quasi certo che per qualche istante sia lui che Kim si fossero anche addormentati abbracciati forse cotti dal troppo sole sotto al tendalino. Prima che facesse buio, dopo un ultimo bagno circondati dai colori del tramonto si avviarono riprendendo la rotta verso la villa. Robert si mise a sedere al fianco di Kim e di tanto in tanto quando lei si appoggiava con la schiena sul suo petto la abbracciava. Pensava a quella bella giornata e a come avesse continuato a pensare a Hannah nonostante la compagnia di Kim.
Giunsero alla spiaggia fuori dall’appartamento di Robert, Kim ormeggiò il motoscafo ad una boa non molto lontana dalla spiaggia. Avevano deciso di farsi una doccia e arrivare in paese con uno scooter per prendere un aperitivo insieme prima di cena. Robert cedette la doccia a Kim mentre lui preparava i vestiti che avrebbe indossato poi. Prese una delle sue magliette a mezze maniche per Kim, era decisamente grande per lei ma non se ne curò. Gli aveva chiesto di evitarle di rientrare in villa perché le incombenze familiari l’avrebbero presa in ostaggio e Robert aveva acconsentito senza alcun problema.
Fu il suo turno e quando la vide uscire dal bagno con indosso quella maglia sorrise, indosso a lei pareva più un mini abito che una sua maglietta. Si rinfrescò sotto la doccia e cercò di non metterci troppo tempo visto che Kim era nell’altra stanza e lo stava attendendo, ma quando uscì dalla stanza la vide sdraiata sul letto di fianco che candidamente dormiva molto silenziosamente.
Considerando l’orario ancora accettabile decise di sdraiarsi e lasciarla riposare un po’, più tardi l’avrebbe svegliata. Passò così del tempo sdraiato sul fianco con i soli boxer a guardarla. Sembrava una statua tanto la sua pelle appariva liscia come il marmo.
Bussò piano un paio di volte senza ricevere risposta, la porta era chiusa e Robert non aveva risposto. Pensò che se stava dormendo forse non era appropriato bussare insistentemente alla sua porta anche se non era ancora così tardi. Era appena rientrata dall’aeroporto e il suo primo pensiero fu avvisarlo del suo rientro, ma la mancata risposta la convinse che non era il caso di insistere. Si avviò verso il vialetto principale che l’avrebbe ricondotta all’auto e senza motivo si fermò per un istante affianco all’albero dove con Robert si erano augurati buona notte, sorrise e ripensò alle sue parole di quella mattina così prima di desistere pensò di provare l’entrata dalla spiaggia, era certa che le avrebbe fatto un grande sorriso e l’idea di sentire quelle braccia forti stringerla la convinsero. Appena fu su quel lato della casa notò il motoscafo ormeggiato, pensò che avessero trascorso comunque la giornata in mare e ne fu felice, sapere che si erano comunque divertiti anche in sua assenza la fece sentire un po’ meno colpevole di averli abbandonati. La portafinestra era appena socchiusa, la spinse piano ed il chiarore della luna entro nella stanza. Vide quei due corpi seminudi abbracciati mentre dormivano e i loro vestiti buttati a terra. Ebbe un colpo al cuore. Non disse nulla, deglutì a fatica e socchiuse di nuovo la portafinestra.
“Sei davvero un idiota Hannah. Solo una stupida idiota!” pensò allontanandosi a passi svelti.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


-Ehy! …Ehy! Svegliati!
-Uhmm…
-Robert! Svegliati! Ci siamo addormentati! Ma come è potuto succedere?
Robert si stropicciò gli occhi e si guardò attorno sollevando appena la testa come se non sapesse di cosa stava parlando Kim
-Dai guarda che ore sono!
Sentendola tanto preoccupata Robert cominciò a riprendere coscienza, si girò e prese dal comodino il cellulare
-Sono le nove, non è poi così tardi.
Kim si era alzata e si stava già avviando verso la porta tenendo tra le braccia i suoi vestiti del giorno prima che teneva raccolti tra le braccia. Prese la borsa di stoffa che era finita sotto al letto e la riempì dei suoi abiti.
-Beato te che sei così tranquillo. Io vado.
-No dai aspettami, vengo con te, ci metto un secondo…
Non fece in tempo a terminare la frase che Kim stava già chiudendo dietro di se la porta e camminando a passi veloci raggiungeva il viale principale. Sapeva bene cosa l’aspettava, la solita ramanzina senza senso solo che stavolta non era come le altre volte in cui i suoi amici la riaccompagnavano a casa all’alba. Stavolta aveva dormito fuori senza dire dove andava. Si sollevò quando vide che di fronte all’entrata principale non c’era parcheggiata la volante della polizia, forse non si erano accorti della sua assenza. Poteva ancora sperare? Costeggiò il muro bianco della villa lasciando all’angolo la borsa per apparire di fronte al buffet della colazione. Alla grande tavola non sembrava ci fosse nessuno, le sue speranze iniziavano a concretizzarsi, era certa ci fosse almeno una possibilità che non si fossero accorti della sua assenza. Prese la solita scodella con la frutta e una tazza di caffè, più che mai oggi ne aveva bisogno!
Si mise a sedere e si rilassò appoggiandosi allo schienale della sedia, poi sentì quella voce alle sue spalle e capì che quella era stata la calma prima della tempesta.
-Credo tu oggi abbia passato ogni limite…in casa di tuo nonno poi!
-Di che stai parlando mamma?
-Del fatto che tu abbia passato la notte con Robert.
La gola e lo stomaco le si strinsero pronunciando quella frase, mai si sarebbe aspettata che potesse farle tanto male.
-E tu che ne sai? Stavi lì fuori appostata?
-Il motoscafo che hai preso ieri è ormeggiato lì… e no, non stavo appostata lì fuori, ma la tua fuga di stamane non è passata inosservata da un paio di camerieri… Kim, potrebbe essere…
-Mio padre, sì lo so… Possiamo finire qui questa conversazione? Stai oltrepassando il limite.
-Io lo sto oltrepassando? Non tu a passarci la notte insieme?
-Ok ho capito. Vado a farmi una doccia e poi vado al lavoro, ne possiamo parlare quando rientro se vuoi i particolari.
Hannah strinse i pugni, la solita irriverenza che non era riuscita mai ad arginare da quando era mancato Albert tutto era andato storto, soprattutto il suo rapporto con Kim non era mai stato un vero rapporto madre figlia, erano sempre state in conflitto.
-Parto nel pomeriggio non so quando torno.
Kim si fermò sulla porta, sua madre non le aveva annunciato questo viaggio.
-Dove vai? Torni a New York per la fondazione?
Hannah lasciò la tazza di caffè sulla tavola e si mise a sedere
-Parto con prossimo carico per l’Africa. I problemi in dogana ieri non si sono risolti e all’arrivo ci saranno altrettanti problemi, quindi appena otteniamo il permesso al decollo…
-Ma tu non torni laggiù da prima che…
-So da quanto manco, penso sia giunto il momento di tornare…loro ne hanno bisogno.
-…Sì certo, loro ne hanno bisogno… Quando torni?
Hannah stava sorseggiando il suo caffè mentre sfogliava le pagine della sua agenda e rispose a Kim senza nemmeno alzare lo sguardo se non dopo aver terminato la frase per osservare la sua reazione
-Non saprei... tra un paio di settimane? Un mese? In autunno… ma tanto a te che importa, hai trovato un bel passatempo no?
Kim non rispose, sapeva che qualsiasi cosa avesse detto le si sarebbe ritorto contro si voltò e la salutò rientrando in casa sentendo le lacrime agli occhi farsi strada pronte a rigarle il viso.
-Buon viaggio allora.
Robert era seduto sul letto da un bel po’ di tempo, era totalmente privo di forze, forse la mancata cena poteva esserne la causa? O il troppo sole preso il giorno prima? Kim l’aveva lasciato senza dire nulla. Avrebbe preferito sapere quale sarebbe stata la sua versione dei fatti prima di incontrare gli altri membri del gruppo, ma si rassegnò, oramai era tardi per pensarci a questo punto avrebbe mantenuto un profilo basso senza dare troppi particolari della loro giornata fino al momento in cui avrebbe visto di nuovo Kim ed insieme avrebbero potuto concordare la stessa versione dei fatti. Si alzò e si fece una doccia, si vestì e fu pronto per raggiungere la villa.
Ad ogni passo sentiva farsi sempre più forte il lamento del suo stomaco che implorava del cibo. Quando fu di fronte al buffet si fece servire delle uova con pancetta e del pane tostato. Si voltò verso il tavolo per raggiungerlo con il suo succo d’arancia mentre il cameriere preparava la sua colazione e la vide li seduta, intenta a scrivere sulla sua agenda sorseggiando del caffè. Si sentiva davvero felice di vederla e che fosse sola.
-Buongiorno! Hai risolto ieri?
Hannah alzò appena lo sguardo per poi riposarlo sull’agenda e rispose con un tono distaccato che non passò inosservato
-Buongiorno, no. Purtroppo non ho risolto, ma è questione di ore.
-Mi fa piacere. Mi sei mancata ieri.
Hannah si tolse con un gesto di stizza gli occhiali che aveva indosso e li lasciò cadere sul tavolo, lo fissò per un lungo istante prima di rispondere
-Davvero Robert? Ti mancavo?
-Sì… perché dovrei dire una cosa del genere se non fosse vera.
-Ah non saprei, tra noi l’attore sei tu.
Robert si sentì graffiare da quelle parole. Cosa era successo? Dalle sue labbra uscì una smorfia, era colpito dalla freddezza con cui lei lo stava trattando.
-Davvero Hannah non capisco, è successo qualcosa che…
-Oh sì è successo eccome… Soffri di perdita di memoria a breve termine? No perché stanotte sono passata dal tuo appartamento per salutarti quando sono tornata ma tu tenevi stretta tra le braccia Kim. Ecco cosa è successo!
Robert tirò un sospiro di sollievo, per un attimo aveva temuto fosse successo qualcosa di grave.
-Sì ci siamo addormentati e…
-Risparmiami i particolari. Sono solo una stupida, come ho potuto? Come ho potuto pensare che fosse una cosa importante ciò che c’era stato tra noi?
-Ma è stato importante!
-Così importante da andare a letto con una ventenne meno di ventiquattro ore dopo?
-Ma che dici! Non è successo nulla!
-Hai ragione non sono fatti miei… Tu e mia figlia potete fare ciò…
-Tua figlia? Davvero Kim è tua figlia?
-Sì lo è. Ora scusami ma ho del lavoro urgente da svolgere.
-Ma aspetta, non abbiamo chiarito. Io e Kim abbiamo dormito, lei da un lato e io dall’altro.
Hannah lo guardò, non riusciva a capire se quell’uomo si stava prendendo gioco di lei o se era sincero. Doveva alzarsi ed andarsene o sarebbe scoppiata a piangere. Mai e poi mai avrebbe sopportato di mostrare quanto era vulnerabile in quel momento.
-Stanotte eravate molto poco vestiti e molto abbracciati stretti l’uno all’altra. Decisamente più intimo di una dormita e la vostra faccia stamane non sostiene la tesi del lungo sonno. Ora se vuoi scusarmi ho del lavoro da svolgere ma ti lascio in buona compagnia.
Il suo sguardo puntò verso il buffet e Robert si voltò a dare un occhiata, C’erano i ragazzi della troupe che si stavano servendo la colazione. Quando si voltò per sfruttare quei pochi momenti prima del loro arrivo a tavola per essere certo che Hannah avesse capito che davvero non era successo nulla con Kim non la vide più di fronte a se e con la coda dell’occhio la vide entrare nella villa.
Doveva assolutamente farle capire quanto si stava sbagliando e se non ci fosse riuscito durante la giornata per la presenza dei ragazzi durante il lavoro era certo che dopo cena l’avrebbe convinta a fare una passeggiata e le avrebbe raccontato tutta la loro giornata per farle capire che assolutamente non era successo nulla tra lui e Kim e che l’unica che stava desiderando era solo lei.  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


La mattinata trascorse lenta con il gruppo di lavoro. Robert pareva assente e più volte venne richiamato dal suo essere assorto nei suoi pensieri perché prendesse parte alla discussione. Hannah non partecipò a quella riunione e Robert pensò che dovesse essere davvero molto arrabbiata se non aveva preso parte a quell’incontro visto quanto era dispiaciuta il giorno prima di lasciarli soli.
Michele fu presente e grazie a lui il lavoro quella mattina fu proficuo. Verso ora di pranzo fecero una pausa e Robert seguì Michele all’interno della villa sperando di riuscire a sapere quando Hannah li avrebbe raggiunti.
-Michele! Scusa, nel pomeriggio Hannah sarà dei nostri?
-Io non credo. Perché?
-Con i ragazzi ci chiedevamo se poteva raccontarci di Albert, sai magari facendo qualche ripresa così per avere più materiale da utilizzare. Sarebbe molto utile anche per l’attrice che le darà volto sapere, vederla… una questione di mimica, di espressioni capisci?
-Sì, certo, solo che è andata via. Posso procurarvi qualche vecchio filmato se volete.
-Possiamo aspettarla, anche se rientr…
-Oh, non credo Robert. Non tornerà tanto presto.
-Che intendi dire? Se non è oggi lo faremo domani non è un grosso problema…
Michele sorrise ed iniziò a capire che quell’insistenza forse non era dovuta solo a questioni lavorative. Quel mattino stava leggendo in quella stanza quando vide Robert raggiungere la tavola e l’espressione di Hannah quando pochi minuti dopo era rientrata in casa tutt’altro che serena. Lo sguardo basso e gli occhi arrossati lo avevano portato a credere che i troppi ricordi da rievocare iniziassero a farle male ma ora, vedendo Robert che insisteva per vederla capì che forse non aveva colto tutte le sfumature.
-Robert, Hannah ha preso un volo per l’Africa qualche ora fa.
-Come scusa???Non è possibile! Io devo parlare con… lei.
Michele vedendo la sua espressione si convinse di aver colto nel segno, si mise a sedere sulla poltrona e Robert sbigottito si lasciò cadere sulla seduta del divano li affianco
-Non so cosa sia successo tra voi, ma stamattina dopo che avete parlato in terrazza è rientrata in casa con le lacrime agli occhi e quando è scesa dal suo appartamento mi ha comunicato che era in partenza.
-Michele io…
-Non devi dirlo a me. L’unica cosa che posso fare è chiedere a chi l’andrà a prendere in aeroporto di dirle di chiamarti, ma sai là le comunicazioni sono difficili. Non è andata in una grande città. Appena usciranno dall’aeroporto saranno in mezzo al nulla…
Robert rimase in silenzio per qualche istante. Cercò di capire cosa fosse meglio fare.
-No. Se ha scelto di andare in quel posto forse è giusto che la lasciamo tranquilla. Ti chiedo solo, quando la sentirai di darle il mio numero di telefono, così se volesse parlare...
-Come vuoi. Ora scusa ma devo andare a fare un paio di telefonate.
Robert accettò la pacca sulla spalla di Michele e lo lasciò andare. Hannah quel mattino stava piangendo per colpa sua. Per uno stupido malinteso tra l’altro. Ed ora aveva scelto di scappare lontano da lui. Rendendosi irraggiungibile.
La giornata trascorse lentamente, Robert rimase con gli altri nella terrazza a lavorare ma non sentì il telefono della villa squillare nemmeno una volta. Al tramonto Michele lo raggiunse per avvisarlo che erano arrivati a destinazione ma non aggiunse altro. Infine il gruppo con Michele uscirono a cena mentre Robert senza dare troppe spiegazioni preferì restare a casa.
-Ehy! I domestici dicono che oramai sei diventato un tutt’uno con quella sedia.
Robert si voltò verso l’entrata della villa e vide Kim vestita elegante con in mano un bicchiere tintinnante di ghiaccio e alcool. Non rispose e torno a fissare lo schermo del telefono come se, con la forza del pensiero potesse riuscire a farlo squillare.
-Serata fiacca? Potremmo andare a ballare, c’è una festa in spiaggia.
Robert la guardò sedersi nella sedia accanto alla sua. Ed ora sapendo vide in quegli occhi, in quella bocca qualcosa di Hannah.
-Perché non mi hai detto che Hannah è tua madre?
-Non è una cosa di cui vado particolarmente fiera…
-Sa che abbiamo passato la notte insieme.
-Sì lo so… Stamattina prima che partisse mi ha fatto la ramanzina, cosa che non faceva da non so… quando avevo 15 anni!?
-E tu? Che le hai detto? Le hai spiegato che non era successo niente? Che ci eravamo addormentati?
Kim sorrise
-E perché avrei dovuto? Sappiamo bene entrambi che non è ancora successo solo perché…
Si avvicinò a lui e lo baciò sul collo. Le sue labbra calde al contatto con la sua pelle lo fecero rabbrividire. Nonostante non volesse assolutamente pensare di fare sesso con lei, si rese conto che lei era una calamita. Non sarebbe riuscito a dirle no nemmeno volendo se si fossero trovati in una stanza soli. Cercò di concentrarsi mentre lei con la testa appoggiata alla sua spalla lo provocava riuscendoci molto bene accarezzando la sua gamba dal ginocchio risalendo lentamente verso l’interno coscia.
-Potremmo rimediare comunque… Tanto più che stasera sono tutti fuori e torneranno tardi… Downey ho voglia di giocare con te…
Robert sentì il suo corpo rispondere a quelle provocazioni esattamente come era successo ogni volta che Kim si era avvicinata a lui. Si sentiva triste e angosciato perché Hannah l’aveva lasciato lì senza dirgli niente. Arrabbiato perché non aveva la possibilità di mettersi in contatto con lei e spiegarle… e solo con quella ragazza bellissima e provocante ad un passo dal farlo impazzire.
Kim lo osservava dalla sua spalla, era teso, non sapeva per cosa ma era certa di conoscere più di un paio di rimedi. Sorrise tra se e se. Continuò il suo gioco e notò che il respiro di Robert si faceva sempre più corto man mano la sua carezza saliva. Era certa che se avesse voluto l’avrebbe fatta sua in quel momento. Si guardò attorno e vide che non c’era nessuno dei camerieri nei paraggi. Prima di uscire in terrazza, li aveva visti riuniti nelle cucine che ridevano e scherzavano mentre cenavano. Si alzò e lasciò il bicchiere sulla tavola, voleva ottenere ciò per cui era stata ripresa quel mattino ingiustamente. Se sua madre dove pensare di lei che fosse una poco di buono tanto valeva che si divertisse fino in fondo. Prese il telefono dalle mani di Robert e lo posò sul tavolo. Sollevò la gonna che la copriva fino a poco sopra il ginocchio e lo guardò mentre si accomodava sulle sue gambe trovandosi così con il viso di Robert ad un passo dal suo seno, poteva sentire il suo respiro sulla pelle.
Robert la guardò e senza bisogno di parole capì quali erano le sue intenzioni. Non si sarebbe fermata. Sentì le mani di Kim accarezzargli i capelli e chiuse gli occhi perché si rese conto di non essere più in grado di sopportare tutta quella dolce provocazione. Sentì le sue labbra posarsi sulle sue, la sua lingua insinuarsi nella sua bocca e il suo corpo chiedere, pretendere di averlo. Le sue mani scivolarono sulle gambe di Kim risalendo fino alle natiche e sentì la necessità di avvicinare il più possibile il suo corpo a quello di lei premendo il suo corpo verso di se facendolo aderire al suo. La sentì emettere un piccolo gemito di piacere nel percepire quanto fosse eccitato. Tra un bacio pieno di passione e una carezza Robert ritrovò un barlume di ragione.
-Kim no. Non possiamo, non qui…
Kim si alzò ricomponendosi, lo prese per mano facendolo alzare trascinandolo all’interno della villa tenendo il suo telefono tra le mani
-Kim, dove stai andando? Fermati! Dammi il telefono, aspetto una chiamata importante!
Provò a convincerla parlando piano perché i camerieri non lo sentissero mentre lei rideva e accelerava il passo salendo le scale. Si fermò solo una volta raggiunta una porta che era ancora chiusa alle sue spalle. Gli rese il telefono e con entrambe le mani prese il suo viso per avvicinarlo al suo e lo baciò appassionatamente poi sussurrò piano mentre lo accarezzava dove il suo desiderio oramai era incontenibile
-Sei sicuro di non voler entrare a vedere… la mia cameretta?
Robert sapeva che non sarebbe riuscito a dire no. La sua mente già gli stava inviando immagini di loro che si univano in quella danza che stavano desiderando. Non rispose, mentre si baciavano fece scattare la serratura di quella porta, Kim portò le sue mani attorno al collo di Robert che la stava sollevando mentre varcava la soglia senza permettere ai loro corpi di allontanarsi troppo.
-Bad Boy…
Rise e spinse la porta facendola chiudere prima che Robert si avvicinasse al letto. La fece scendere in centro alla stanza e la guardò mentre si toglieva la gonna e la camicetta restando velata solo da quel completino che copriva a malapena l’indispensabile. Robert attese che si Kim si avvicinasse
-Volevi giocare? Giochiamo!
Lasciò il cellulare sul comodino e non appena Kim lo liberò dai vestiti la tenne stretta a se, come se la distanza potesse fargli cambiare idea. La sentì gemere quando le sfilò l’intimo e nel farla sua sentì quel desiderio amplificarsi, come se quell’unirsi non potesse bastare. Passò con lei tutta la notte, continuando quel gioco intervallato da brevi pause senza sentirsi tuttavia appagato. Desiderava ardentemente sentirsi in estasi, quell’estasi che aveva provato con Hannah ma non gli riuscì ed il mero piacere fisico non lo soddisfò. Stava albeggiando quando si rese conto di cosa avevano fatto tutta la notte e di quanto gli fosse servito per rendersi ancora più cosciente che ciò che voleva era solo Hannah.
-Kim svegliati…
-No Robert, lasciami dormire… sono stanca…
-Dai svegliati devi fare una cosa per me!
Kim aprì solo un occhio vedendolo semi sdraiato a letto accanto a lei
-Ma non ti basta mai? Se l’avessi saputo…
Kim rise e Robert con lei.
-Voglio che tu faccia una cosa per me ma non si tratta di ciò che pensi. Devi accompagnarmi in un posto.
-A quest’ora?!? …Era meglio se mi chiedevi di fare altro sesso!
Robert la sculacciò piano facendola esplodere in una risata genuina mentre cercava di nascondersi sotto i cuscini.
-Vabbè ti accompagno solo perché stanotte sei stato straordinario. Vado a farmi una doccia.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


-Vado a prepararmi, passa a prendermi al mio appartamento!
-Ok, dammi mezzora.
Robert aprì piano la porta e scese le scale, fece attenzione che non ci fosse nessuno che potesse vederlo aggirarsi nelle stanze della villa. Mentre usciva sulla terrazza sentì la voce di Michele chiamarlo e si fermò sull’uscio.
-Robert? Che ci fai qui? Avevi bisogno di qualcosa?
-Oh Michele, cercavo proprio te ma quando sono entrato non ho incrociato nessuno, così stavo tornando al mio appartamento per venire a cercarti più tardi.
-Dimmi tutto. Va tutto bene?
Robert gli fece cenno di sedersi
-Voglio, vorrei chiederti dove è esattamente Hannah.
-Con precisione non lo so. Ci sono 3 villaggi che stiamo seguendo in questo momento penso sia in uno di questi, ma con i nostri collaboratori laggiù potrebbe aver deciso di andare in altre zone per allacciare rapporti con altri villaggi. Come ti dicevo là è tutto relativo e senza comunicazioni efficienti.
-Ho bisogno di trovarla, di raggiungerla se necessario!
Michele lasciò la tazza di caffè sul tavolo e lo guardò stupito
-Dici sul serio?
-Sì. Dimmi che devo fare.
-Oh diamine questa sì che è bella! Tu chiedi a me che devi fare! Ragazzo mio, preparati, facciamo partire un volo con altri approvvigionamenti nel primo pomeriggio. Se vuoi andare in Africa, quei ragazzi ti ci porteranno, ma tieni bene a mente che laggiù è un altro mondo!
-Dammi il tempo di fare i bagagli e prendere il passaporto!
-Non c’è fretta vai a prepararti io intanto avviso Paolo. Ah Buongiorno principessa!
-Ciao Nonno! Sempre mattiniero eh?!?
Kim lanciò un occhiata a Robert per capire se Michele l’aveva visto uscire, poi vedendolo sorridente capì che era andato tutto bene
-Vai al lavoro oggi?
-Sì ti serve qualcosa dall’ufficio?
-No, devi farmi un favore, puoi dare un passaggio a Robert?
-Sì certo.
-Perfetto allora quando sei pronta passa a prenderlo.
Robert le sorrise ed uscì dalla stanza dirigendosi di gran fretta verso il suo appartamento. Fu felice di aver portato solo un piccolo bagaglio, in pochi minuti avrebbe rimesso tutto in valigia. In meno di mezzora si era fatto la doccia e preso tutte le sue cose. Kim bussò alla porta e Robert la raggiunse già con il bagaglio in mano.
-Allora è proprio vero, te ne vai.
-Devo.
-Potresti sempre tornare… in fondo non hai concluso ancora il tuo lavoro qui.
Robert sorrise
-Tornerò sicuramente per concludere il mio lavoro. Ora andiamo, non posso fare tardi, ho un volo che mi aspetta!
-Lavoro sempre lavoro?
-Più o meno. Raggiungo tua madre. Penso sia il caso di chiarire come stanno le cose, non voglio che pensi…
-Cosa? Che è successo quel che è successo? Downey, se c’è una cosa che mia madre non fa è scappare per cose del genere… almeno che… tu e lei… E’ così?
Robert abbassò lo sguardo non avrebbe voluto dirle cosa era successo ma forse era meglio mettere le cose in chiaro prima di partire
-Oh diamine! Questa non me l’aspettavo! Ecco perché era furiosa!
-Kim io… forse avrei dovuto dirtelo ieri… oggi, insomma…
-Ehy non preoccuparti, è tutto ok! Abbiamo fatto sesso ma questo non significa che ho intenzione di metter su casa e famiglia con te capisci? Mi piaci Downey, ma come piaci al resto del mondo!
-Capito. Sono felice di aver chiarito con te, sei una ragazza splendida e mi sarebbe dispiaciuto che ci fossero malintesi.
-Preoccupati più di mia madre… è lei l’osso duro della famiglia! Sei vuoi posso scriverle e smentire quello che pensa.
-No tesoro, preferisco dirle la verità, qualsiasi siano le conseguenze. Ora accompagnami, non voglio fare tardi!
Kim lo accompagnò all’aeroporto della capitale, si salutarono con la promessa di rivedersi presto o in ogni caso di restare in contatto e di vedersi non appena si fosse trasferita a Los Angeles. Robert era molto in anticipo così entrò nella grande libreria e comprò alcune guide per poi dirigersi al banco informazioni dove chiese dove doveva dirigersi per raggiungere la zona dei voli commerciali. Furono molto gentili e un addetto alla sicurezza lo accompagnò facendolo sedere con lui su una piccola auto elettrica di servizio e in una decina di minuti raggiunsero quella zona. C’era una ragazza, Patrizia che lo attendeva alla zona doganale per rilasciargli un pass come equipaggio di quel volo.
Raggiunto il resto dell’equipaggio tutti si presentarono e salirono sull’aereo, prese posto nei pochi posti disponibili dietro l’equipaggio e si fece raccontare l’Africa che avevano visto loro con i loro occhi. Niente a che fare con ciò che aveva visto in televisione o nelle guide per turisti. Quella vera, quella povera dove nemmeno lontanamente c’erano beni di prima necessità. Tenne a mente tutti i buoni consigli che gli diedero durante quelle ore di volo annotandone alcune sul suo cellulare facendo scoppiare a ridere metà dell’equipaggio
-Mr. Downey, finché soggiornerà con noi si dimentichi di aver posseduto della tecnologia. Dove andremo non troverà spine elettriche in cui fare il pieno di energia.
Solo allora si rese conto che si stava comportando come uno stupido e che quel mondo era totalmente diverso da qualsiasi cosa lui potesse immaginare.
Nel tardo pomeriggio iniziarono le manovre di atterraggio e Robert durante la discesa vide che laggiù al di fuori delle grandi città sembra non esserci nulla, solo quando l’altitudine iniziò a permettere una visuale migliore vide la moltitudine di piccoli assembramenti ai suoi occhi di fortuna che sorvolavano mentre si dirigevano verso l’aeroporto.
-Ragazzi stanotte godiamocela perché da domani è finita!
-A cosa vi riferite?
-Stanotte pernottiamo in un gran hotel! La dogana deve controllare tutto il carico prima di concederci di lasciare l’aeroporto. Così questa notte si dorme in hotel. E domani si parte presto con la carovana verso la nostra destinazione.
-In che zona siamo?
-In Etiopia. I nostri villaggi sono a nord-est della capitale. Vicino al villaggio di Koremash ma non so se sulla mappa è indicato. Sono tutti piccoli villaggi.
Atterrarono nell’aeroporto di Abbis Abeba e la torre di controllo via radio diede loro il benvenuto. Non appena furono fermi il pilota ritirò i passaporti di tutto l’equipaggio e scese per primo per consegnarli al controllo per poi dare l’ok a tutti e scendere lasciando solo uno dei membri a bordo per la supervisione dei controlli doganali.
Robert si rese disponibile per dare una mano come poteva, ma i ragazzi gli consigliarono di cenare e riposare. L’indomani mattina avrebbe dato sicuramente una mano.
Non uscirono nemmeno dall’aeroporto, Robert seguì gli altri che conoscevano la strada e dopo una decina di minuti erano in fila per ottenere le chiavi delle loro camere.
-Se ha bisogno di qualcosa Mr. Downey non esiti, mi trova all’interno 108.
-Grazie Paolo! C’è una cosa che potresti fare per me.
-Mi dica!
-Innanzi tutto dammi del tu! E poi volevo chiederti… devi metterti in contatto con Hannah per avvisarla del vostro arrivo?
-No, qui come dicevo le comunicazioni sono difficili quindi si utilizzano solo in caso di vera emergenza.
-Capisco, ma allora come la troveremo?
Paolo sorrise.
-Noi andiamo al villaggio e se non è lì ci sapranno dire dove è andata. Ora andiamo a risposare, domani mattina la sveglia suona all’alba.
-Ok, grazie di tutto. A domani.
Robert entrò nella sua stanza, si fece una doccia e poco dopo aver ordinato la cena in camera sentì bussare alla sua porta. Cenò e si mise a letto come gli avevano consigliato. Il suo pensiero era fisso su di lei. Cosa le avrebbe detto quando avrebbe potuto guardare i suoi occhi?
Il telefono della stanza iniziò a squillare senza sosta e Robert si ricordò della sveglia, rispose e confermò alla reception di essersi svegliato. Prese dei vestiti e li indossò. Fuori stava iniziando ad albeggiare ma era certo che mancassero ancora almeno un paio d’ore. Scese nella hall e vide il suo gruppo riunito davanti al banco del bar e decise di raggiungerli.
-Buongiorno!
Ricambiarono tutti
-Scusa per la sveglia in anticipo ma Matteo ha chiamato, hanno autorizzato l’uscita del materiale dall’aeroporto quindi possiamo partire subito. Lui si sta già occupando delle casse ingombranti, ma dobbiamo andare a dargli una mano per le casse piccole. Facciamo colazione mentre ci preparano i panini per il viaggio. Se tutto va come deve entro sera saremo a destinazione.
Robert annuì, era un pesce fuor d’acqua e l’unica cosa che gli premeva era non intralciare quelle persone nel loro lavoro quindi qualsiasi cosa gli avessero chiesto di fare l’avrebbe fatta. Bevve il caffè con loro e restarono seduti sugli sgabelli finché l’unica ragazza della spedizione, Patrizia non li raggiunse con il grosso sacco contenente il loro cibo.
Tornati nell’hangar videro i loro camion parcheggiati vicino all’aereo e Matteo con un muletto trasportava e caricava le grosse casse di legno. Riposero i loro effetti all’interno degli abitacoli dei camion e tutti compreso Robert si diedero da fare nel trasportare a mano le casse più leggere. Un paio d’ore dopo con l’aiuto del personale dell’aeroporto finirono di svuotare la stiva dell’aereo e chiusero i teli degli otto camion che componevano quella carovana. Partirono poco dopo e Robert restò seduto affianco all’autista del suo mezzo, Paolo, tenendo una mappa dettagliata della zona fornendo di tanto in tanto le indicazioni necessarie. Non appena furono fuori dalla città entrarono nel nulla. Robert osservò il colore del cielo, non c’era nessuna nuvola, il panorama era desolato, lasciarono presto la strada asfaltata per imboccare una strada di sabbia battuta su cui quei mezzi avanzavano lentamente, forse un po’ per la strada forse un po’ per il peso.
-Posso farti una domanda Robert?
-Certo! Figurati! Pare trascorreremo un po’ di tempo insieme, quattro chiacchiere ci faranno bene!
-Cosa ti porta in questo posto? Ti stai documentando per un nuovo film?
Robert non sapeva se dire la verità a Paolo, ma in fondo, cosa aveva da perdere?
-Sono qui per trovare Hannah. Dobbiamo parlare. Noi…
-Ah… Scusa non avevo capito! Non volevo essere indiscreto!
-No figurati, nessun problema. Da quando è partita mi sono reso conto che mi manca, che non riesco a stare senza di lei così ho deciso che devo vederla e spiegarle quello che sento.
Paolo lo guardò sorridendo, poi riprese a guardare la strada
-Bene! Così si fa! Vedremo di trovarla allora!
-E’ molto che fai questi viaggi?
-Oramai sono 6 anni. Ci sono venuto una volta e non ho più smesso. Portiamo gioia quaggiù… Nessun altro lavoro potrebbe darmi tanto!
Robert sorrise e si perse ad osservare una figura che vedevano all’orizzonte, sembrava un uomo ma era troppo alto e dalle proporzioni strane, pensò che fosse colpa della distanza che non gli permettesse di mettere a fuoco correttamente. Continuò ad osservare quella figura finché non la raggiunsero e non la superarono. Era una donna poco vestita con una grossa cesta posta sul capo piena di strani frutti e un bambino legato sulla schiena che lentamente camminava scalza sul bordo della strada.
-Ma… dove va? Da dove arriva? Non abbiamo passato nessun villaggio.
-Le donne camminano per ore per portare i loro raccolti nei mercati, se non ricordo male ce n’è uno a qualche miglio. Il suo villaggio sarà su quelle colline. A volte se i villaggi sono molto lontani fanno anche più giorni di cammino. Qui è così…
-E gli uomini?
-Cacciano, pescano si occupano del bestiame se ne hanno.
Robert restò scioccato dall’immagine di quella donna. Avrebbe voluto fermare il camion e farla salire. Offrirle dell’acqua per se e per il bambino, uno di quei panini. Si ammutolì e restò in silenzio ad ascoltare Paolo delle varie avventure che avevano vissuto nei vari viaggi fino a che si fermarono in una zona pianeggiante lateralmente alla strada e mangiarono il pranzo per poi riprendere il viaggio.
-La radio all’interno dell’abitacolo del camion iniziò ad emettere dei suoni e Robert vide Paolo correre a recuperarla rispondendo con un grande sorriso a quei bip.
-Capo siamo in arrivo! Portiamo grandi doni! Siamo circa a metà strada
Robert ascoltò distrattamente le parole di Paolo finché sentì il suo cuore perdere un paio di battiti sentendo quella voce.
-Vi conviene non perdere tempo o non vi aspetteremo per cena! Il carico è stato sdoganato totalmente?
-Sì, nessun problema.
-Bene. Se non c’è altro ci vediamo dopo.
Prima di rispondere Paolo lanciò uno sguardo a Robert e gli fece cenno se voleva parlare ma lui mimò un no. Gli avrebbe spiegato poi perché aveva preferito non parlarci via radio. Sapere che l’avrebbe vista, che era al villaggio che stavano per raggiungere per lui era più che sufficiente per ora.
-Nient’altro! Ma vi conviene aspettarci per cena, perché abbiamo comprato il dolce in hotel!
-Vi aspetteremo! (Rise) …Passo e chiudo.
La radio emise due bip e la comunicazione si chiuse. Improvvisamente la gola di Robert pareva arsa da quella calura che respiravano, ma lui sapeva bene che non si trattava di quello. Era paura con un misto di emozione. Non la vedeva da poco tempo ma nel suo cuore sentiva un grande vuoto.
Ripresero il cammino e Robert notò subito che Paolo non aveva detto nulla della chiamata alla radio. Forse aveva capito che era una cosa davvero personale e non voleva essere inopportuno.
-Scusa per prima… ma sentire la sua voce mi ha lasciato senza parole… e poi, non so come reagirà quando saprà che sono qui.
-Come lei non lo sa?
-No. Non credo, Michele mi ha detto che ci sono grosse difficoltà di comunicazione qui e che si sentono solo se strettamente necessario.
-Sì è così. Ora sono riusciti a contattarci perché siamo all’inizio di una zona che è coperta da alcuni ponti radio.
Qualche ora più tardi iniziarono ad intravedersi le luci di quel villaggio ma Robert ebbe bisogno di più indicazioni per riuscire poi a scorgerlo in mezzo al paesaggio.
Quando furono alle porte del villaggio era il tramonto. Il cielo si era tinto di colori meravigliosi e una marea di ragazzini che urlando di gioia li circondarono mentre Paolo con il clacson del camion ricambiava il benvenuto. Si fermarono appena raggiunsero uno spiazzo ed illuminata dai fari Robert la vide uscire da una delle casette prefabbricate
-Ci siamo amico! Scendi da questo camion e dimostra a quella donna quanto tieni a lei. 

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