Destinati

di CiProvoNonSoComeAndr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destinati ***
Capitolo 2: *** 2. Met ***
Capitolo 3: *** 3. Dinner. ***
Capitolo 4: *** 4. Kicks and punches. ***



Capitolo 1
*** Destinati ***


Quando immagini la tua vita da piccola, pensi ad avere una famiglia, tanti bambini e una vita serena fatta di sorrisi e amore. 
Poi cresci e tutto quello sempre dato per scontato non c'è più: smetti di credere nei sogni, cominci a pensare più in piccolo; magari, non più una grande casa, ma un semplice appartamento; non più tanti bambini, ma solo due al massimo. 
Ti accontenti non dell'uomo dei tuoi sogni, ma solo del semplice ragazzo che riesce a renderti felice nonostante sai che non sarà l'uomo che hai sempre sognato. 
La vita fatta di sorrisi e amore si riduce a semplici carezze alla sera e qualche scambio di coccole ogni tanto; assumi la consapevolezza che in fondo questa è la vita e i sogni? I sogni sono qualcosa di irraggiungibile. Ma sono anche una piccola fiammella che tiene lontane le realtà e quando hai solo 21 anni e una vita tutta piena da vivere ci speri ancora.

Abby, Elisabeth in realtà ma che detesta da quanto ricorda, vive una vita che nel più banale dei modi è possibile definire solo semplice: ha vissuto sempre nella sua piccola città trascorrendo le giornate allo stesso modo con al fianco lo stesso ragazzo di sempre, quello conosciuto tra i banchi di scuola quando amare ha tutta un'altra prospettiva. Non essendo uno spirito libero, senza grilli per la testa, progetta la sua vita insieme a Marcus: una casa a due piani con il parquet, un lavoro come insegnante e un marito architetto. Nel loro futuro insieme hanno progettato un matrimonio e due bambini, Abby ha sempre desiderato un maschio e una femmina. 
Ha due sole amiche: Samantha ed Eleanor. 
Conosciute da bambine nella stessa classe alle elementari proseguendo insieme fino al liceo.
Diverse l'una dall'altra cercando di mantenere saldo quel sentimento di amicizia che le lega. Sono le amiche dei vecchi ricordi, una tazza di tè e qualche risata.
Occhi azzurri, capelli biondo cenere, El è una ragazza alla continua ricerca della follia, del sorriso altrui, ha bisogno di concludere una giornata con un sorriso. Solare ed espansiva riesce a rendere ogni giornata incredibile; pensa di poter essere qualunque cosa voglia con l'impegno e la dedizione che la contraddistinguono. 
Sam è l'esatto opposto di El, i ragazzi per lei sono zona "off limitis" unica cosa importante è la carriera: con una futura laurea in giurisprudenza il suo sogno era lavorare al fianco del nonno m. Sicura e acida tiene alla lontana chiunque tenti di avvicinarsi. Occhi color ghiaccio e una lunga chioma castana, raccolta in un saldo chignon non viene mai liberato. 
Erano diventate amiche per caso, per destino, non si erano scelte ma hanno imparato a conoscersi fino a volersi bene. 

-Marcus, vedo le ragazze tra un po', potresti accompagnarmi da loro?- Guarda Marcus dopo aver letto il messaggio delle sue amiche. 
Ma Marcus storce il naso. -Mi chiedo perché ti ostini a frequentare qualcuno tanto diverso da te?- le domanda convinto che non siano le amiche adatte a lei. 
-Se non hai voglia posso anche da sola-
-Immagino sia il tuo modo per fingere che il problema non sussista..- Abby lo zittisce prima che possa concludere poggiandogli due dita sulle lebbra.
-Vado sola- Asserisce dolcemente e infine baciandolo. -Ci sentiamo questa sera-

Abby è bella, non una bellezza ostentata come El né quella fredda di Sam, la sua è riservata, piacevole a chi le sta vicino. Porta solo uno strato sottile di trucco solo in alcune occasioni importanti, per il resto la sua pelle è sempre di quel colorito pallido naturale. Gli occhi nocciola sorridono alle cose più semplici: ad un bambino che mangia un gelato al cioccolato o di fronte all'abbraccio dei suoi nonni, quando li va a trovare, la domenica, a pranzo. 
Non ha un corpo prosperoso, le sue curve non sono ostentate, eppure non la preoccupa si accetta così come è, anzi è il suo modo per rimanere ai margini.
Prima ancora di attraversare la strada si preoccupa meticolosa di verificare che nessun auto stia arrivando da nessuno dei due lati, uno sguardo e infine uno a sinistra.
Sicura fa un passo in avanti.
Poi succede tutto in un solo secondo: tirata per un braccio indietro da una forza, una macchina sfreccia sotto i suoi occhi, una folata di vento le scompiglia i capelli.
Rimane incredula, con due grandi occhi sbarrati.
-Sei per caso impazzita!- le urla qualcuno. 
-Stavano per metterti sotto!- Continua ma Abby è ancora spaesata. 
Rivolgendo uno sguardo alla voce urlante le pizzicano gli occhi trattenendo le lacrime solo per orgoglio.
-Non, non mi ero accorta di quell'auto- balbetta con un tono soffocato.
Lentamente quel qualcuno,  con due occhi verdi le si avvicina preoccupato. -Ehi..ma stai piangendo?-
Le sfiora con le dita il braccio che le tiene ancora stretto, la sente tremare.
-Sto bene grazie- Le gira la testa quando si accorge che la sta ancora tenendo il braccio e benchè si sente avvampare sopraffatta dalla sensazione di piacere che le provoca quel contatto, i suoi sensi di colpa hanno la maglia facendo si che si tiri indietro con uno scatto. 
-Puoi lasciarmi?- Domanda retorica con un tono piccato anche se in cuor suo non vorrebbe.  
-Guarda che ti ho appena salvato la vita. Dovresti ringraziarmi- Riesce a guardarla da cima a fondo con un rapido sguardo, si ritrova davanti un esile ragazza che lo fa sorridere involontariamente. 
Le lascia il braccio sollevando entrambe le baccia divertendosi di fronte al suo modo di irritarsi.
-Grazie-
Forse non dovrebbe ma si avvicina pericolamente alnsuo viso. -Certo che sei proprio un bel tipino-
-Sei un maleducato- Sibila, non si allontana anche se sa che sarebbe la cosa più sensata da fare.
Questo però lo porta a ridere: porta indietro il viso, tiene le mani sul ventre e mostra un sorriso con due fossette in guancia. Incosapevolmente si ritrova ad osservare quei tratti attratta e a sentire una leggera sensazione di bruciare quando si rende conto che anche altre lo guardano proprio come lei. 
Una bellezza che non regge paragoni le verrebbe da pensare se non fosse così rigida con se stessa, con ciò che è sempre stata. Non investita da un'auto ma da una forza superiore non sa cosa le attende.
-Io sono Harry- le dice allungando una mano e trattenendosi dal ridere.
Abby però sembra sentirsi a disagio, non abituata a quel genere di approccio del tutto naturale ad Harry. 
Non contraccambia, non è ancora pronta al cambiamento. 
Senza rivolgergli parola preferisce tornare velocemente per la sua strada attraversando come un fulmine.
Con un sorriso divertito Harry osserva la ragazza che lo ha appema lasciato in asso senza nemmeno averlo ringraziato. 
-E il maleducato sarei io?!- Le urla quando Abby è ormai dall'altra parte della strada.
Lei non risponde, si volta una sola volta poi va via, insicura, preoccupata, bisognosa di sapere che cosa le è appena accaduto. 
Basta solo saper aspettare, le risposte arrivano con il tempo.

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Capitolo 2
*** 2. Met ***


ABBY'S POV.

L'università mi piace, non posso negarlo. 

Alzarsi presto al mattino, per me non è di certo un sacrificio perché so che quello che farò sarà quello che servirà a formare il mio futuro. Scivolo giù dal caldo piumone che mi avvolge, non appena la sveglia suona.

Ore 7.00 segna.

Come d'abitudine, corro in bagno prima che il mio fratellino minore, Kevin, possa appropiarsene e chiudendomi la porta alle spalle posso godermi la doccia rigenerante: una doccia veloce, tiepida, per risvegliare ogni fibra del mio corpo pronta per questa ennesima giornata con un sorriso sulle labbra.

Quando sono fuori Kevin è già li.

Passo come ho sempre fatto una mano tra i suoi capelli scuri scuotendoli. -Buon giorno monellaccio- 

-Smettila- dice infastidito. A Kevin non è mai piaciuto che toccassi i suoi capelli in questo modo.

Mi guarda incattivito con i suoi occhi castani e grandi, siamo più simili di quello che le somiglianze estetiche fanno sembrare. 

-Non fare il moccioso, stupido- Lo prendo in giro. 

-Guarda che lo dico alla mamma- 

Kevin è un ragazzino sveglio, esageratamente sveglio, come ormai ogni ragazzino di nove anni. Esce la lingua quando io continuo a disturbarlo. 

-Moccioso- Gli urlo divertita mentre nervoso entra in bagno sbattendosi con vuolenza la porta alle spalle. 


Fuori casa, dopo una veloce colazione, mi avvio spedita al mio solito appuntamento con Marcus. Insieme percorriamo la strada verso l'Università non tropoo distante da casa mia. Un lungo viale costeggiato da innumerevoli padiglioni con i diversi indirizzi di studio, è una dei molti campus universitari in Baltimora. 

-Buon giorno- Con passo svelto lo raggiungo ricambiando il suo sorriso. 

Mi avvicino frettolosamente alle sue labbra, forse con troppa abitudine non diamo più la stessa importanza ai baci che ci scambiamo. Stiamo insieme da così tanto tempo che è stato facile cadere nell'abitudine per certi aspetti.

-Sei in ritardo- Mi rimprovera con aria severa. I suoi occhi castani mi scrutano accigliati come se il vero problema fossi io: Marcus è sempre in anticipo su ogni cosa, non sono io ad essere in ritardo ma lui ad essere arrivato in anticipo. Sarebbe comunque inutile discuterne. Si passa una mano tra i capelli folti sistemandosi qualora una ciocca possa scappare dal taglio fisso e preciso. 

Gli piace essere puntuale, preciso, ordinato, a Marcus piace essere perfetto in tutto r per tutto.


L'aula è già piena quando arriviamo, Marcus mi ha accompagnata e poi è scappato via ricordandomi il nostro incontro per l'ora pranzo. 

Mi piace trascorrere i miei pranzi con lui, ascoltarlo mentre parla delle molteplici cose che anche oggi ha scoperto; è un ragazzo a cui piace davvero fare ciò che fa, studiare architettura intendo ed impegnarsi per raggiungere quello scopo. Diventerà un brillante uomo.

Sedendomi in una delle prime file con la stessa abitudine di sempre, sistemo la borsa al mio fianco tirando fuori da essa carta e penna. Tuttavia alcuni ragazzi stanno bisnigliando qualcosa tra loro e involontariamente mi trovo ad origliare curiosa. Capto solo poche parole, ma quelle necessarie ad avvisarmi che oggi la Stone non sarà presente. 

Quegli stessi ragazzi vanno via poco dopo lasciandomi compleamente sola nel giro di pochi minuti, non saprei cosa fare. Rimanere qui nell'attesa che qualcosa cambi non servirà a nulla né tanto meno fissare l'orologio aspettando che le ore passino lo sarebbe. 

Sarà meglio trovare qualcosa da fare, penso.

Solitamente in queste occasioni mi trasferisco in un piccolo bar che frequento ormai da diverso tempo. Non è molto lontano, di conseguenza mi permette di essere in aula il più velocemente possibile e poter sostare da lui in mattinate vuote come questa.

-Buon giorno Nik- Saluto, spingendo la porta a vetro. 

Un uomo anziano, dai capelli bianchi come la neve, mi accoglie con un suo sorriso.

-Abby- Ricambia sorpreso di vedermi. 

-La professoressa Stone si è dato malata. Ho pensato di venire qui prima di andare a pranzo- spiego. 

Mi accomodo al solito posto, un piccolo tavolo all'angolo, non molto in vista. 

-Ciao Abby!- Mi raggiunge anche Samuel, cameriere in questo bar e fedele compagno di chiacchierata quando il lavoro è abbastanza noioso da permettergli una pausa. 

-Ti porto qualcosa?- Domanda. In questo bar girano volentieri sempre molte ragazze per lui, è un ragazzo abbastanza affascinante nonostante sia semplice. Ma due occhi azzurri e un capelllo biondo folto sembrano riuscire a far girare la testa a molte ragazze. 

-Cornetto e cappuccino. Grazie!-

Samuel scuote la testa divertito. -Mi chiedo perché continuo a chiederti cosa prendi- 

-Potrei decidere di cambiare un giorno!- Ribatto. 

-Lo penso anche io Abby. Arriva subito comunque- 

Sistemo meglio il libro sul tavolo e alcuni evidenziatori colorati trascorrendo la mia mattinata studiando e chiacchierando di tanto in tanto con Samuel o con Nik. Passa così in fretta che alla fine sono davvero in ritardo al mio appuntamento con Marcus senza neanche averlo fatto apposta. 

Come sempre non si lascia sfuggire l'impeccabile battuta di circostanza sul mio ennesimo ritardo, quando arrivo correndo al nostro appuntamento. Preferisco fingere che tutto vada bene però, è una routine a cui ho fatto l'abitudine da diverso tempo. Crescere insieme ad una persona, trascorrere molto tempo insieme ti aiua ad abituarti ai suoi difetti. Marcus è fatto a modo suo.

Non gli dico nemmeno della cena che pensavo di organizzare per sera, sapendo che i miei sarebbero stati dai loro amici, i Collins, avrei voluto trascorrere una romantica cena in sua compagnia ma non ho più voglia. Soprattutto quando mi ricorda i suoi impegni per quella sera e per quelle dopo per il suo gruppo di studio. 

Chiedere di lasciare tutto e stare con me per una sera è inutile, dirà che è da irrispettosi declinare l'appuntamento all'ultimo minuto; sono d'accordo che prenda i suoi impegni con senso del dovere, ma ho sempre immaginato come sarebbe se una volta tanto si uscisse dagli stessi schemi che ogni giorno ci imponiamo come se non avessimo altre vie di uscita. Quando sono sola, mi piace immaginare come sarebbe stata la mia vita se Marcus avesse avuto un'aria da ribelle, se avessimo fatto quelle cose che fanno i ragazzi comuni: correre di notte per poter stare insieme, abbracciarsi sotto un cielo stellato, scappare da tutto e tutti quando la vita sembra essere pesante da vivere. Non lo abbiao mai fatto.

Perciò la sera, una volta che mamma, papà e Kevin escono di casa, decido che la cena romantica sarebbe stata solo per una persona aggiungendo al programma un film. 

Al noleggio c'è il solito ragazzo brufoloso, il quale finge di leggere fumetti ma sotto tiene la foto nuda di qualche ragazza. I suoi occhi sbavano e si sgranano ogni volta che gira pagina continuando la sua appurata conoscenza della materia non certamente casta, io inizio la mia ricerca di un film da vedere.

Le pagine della nostra vita. So già che film vedere.

Nonostante lo abbia visto un milione di volte, lo riguarderei sempre. 

Alla cassa, il commesso brufoloso stacca gli occhi dal giornaletto porno giusto il tempo di passare la mia carta sul registratore.

-Grazie- dico.

Non risponde nemmeno, i suoi occhi sono di nuovo sul giornaletto.

Le strade di sera sono desolate in Inverno, quasi nessuno esce di martedì sera. Neanche io lo farei se avessi avuto un fidanzato diverso da Marcus, forse non mi troverei qui con film in mano sapendo che lo guarderò finendo in lacrime dopo circa dieci minuti con un piatto pre riscaldato sulle gambe, seduta sul divano di casa...

-Attenta!- Qualcuno urla.

Non mi accorgo di cosa accade: un'auto frena di calpo sterzando sull'asfalto abbastanza da lasciare i segni dei freni. Stordita, rimango impassibile quando riparte a tutta velocità fregandosene che qualcuno possa essersi fatto male.

Poi il mio braccio stretto dalla mano di un qualcuno che respira affannato. -Sei un'incosciente!- Mi rimprovera con tono alto e severo. 

-Non hai guardato la...- Si interrompe avvicinandosi curioso. Un'espressione curiosa è a pochi centimetri dal mio viso.

-Io ti conosco- Dice riflettandoci su.

Mi ci vogliono i secondi che occorrono per riprendermi dallo shock e riconoscere immediatamente il mio salvatore nello stesso ragazzo dall'aria furba che solo pochi giorni prima mi aveva salvata da una situazione vagamente simile. 

È uno scherzo.

-Tu sei quel tipino che non mi ha nemmeno ringraziato per averle salvato la vita qualche giorno fa- Con un sorrisetto beffardo mi osserva scoppiando a ridere dopo. 

-Non posso crederci. Ti ho appena salvato la vita di nuovo- Continua, senza nemmeno badare che ridere in faccia alla gente in questo modo è anche maleducato. 

Mi rende parecchio nervosa soprattutto quando la sua mano mi stringe ancora

-Credo tu abbia bisogno di una visita. Non so magari hai istinti suicida-

-Oddio no!- Spalanco gli occhi staccando con violenza il mio braccio dalla sua presa.

-Lasciami andare!- È sbagliato saltare a conclusioni affrettate ma detesto questo presuntuoso.

-Sul serio sei un tipino strano tu- dice. -Ti salvo la vita per la seconda volta e continui a essere scontrosa-

-Tu sei un maleducato, non è educato ridere della gente- Rispondo irritata. 

Il che lo fa nuovamente ridere, come se non fosse già sufficientemente frustrante tutto questo. -Giuro che sei strana. Guarda che come minimo mi devi una cena. È il minimo che tu possa fare-

-Io non devo offrirti un bel niente. Al massimo posso dirti grazie-

-Al massimo?? Scherzi vero?- 

In realtà lo avrei anche fatto se non fosse stato così maleducato. 

-Hai mangiato?- Mi chiede così dal nulla tornando improvvisamente serio e rendendo me sempre più nervosa.

-No- 

-Bene, nemmeno io. Andiamo a cena- Sentenzia senza nemmeno aver chiesto la mia approvazione. 

Afferra la mia mano tirandomi dietro di se, come se fosse la cosa più naturale di questa terra.

-Ma cosa stai facendo?- naturalmente disapprovo la sua idea. -Io non so nemmeno chi sei!- 

-Non vado a cena con uno sconosciuto. Potresti essere un maniaco, uno stupratore pronto a violentarmi non appena abbasso la guardia- stacco velocemente le nostre mani. 

Il suo sguardo scorre, senza  nessuna vergogna,  lungo il mio corpo esaminandolo da cima a fondo. -Fidati- Mi guarda negli occhi -Non mi si alzerebbe-

-Sei...sei...- Non so se odiarlo per i modi, perché mi ha definito brutta o perché mi irrita anche il suono della sua voce così derisoria e roca, ma potrei uccidere qualcuno questa sera e quello sarebbe sicuramente lui. 

Non credo di essermi mai sentita così offesa e arrabbiata come sta accadendo adesso con questo tipo sconosciuto. 

-Affamato!- Mi interrompe afferrando di nuovo la mia mano come se non gli importasse veramente che possa decidere di non voler andare con lui.

Nuovamente mi fermo. -Non so nemmeno come ti chiami!- Esclamo.

-In realtà lo sai, ricordi? Te l'ho urlato l'altro giorno-

-No non lo ricordo!- Mento. Ricordo perfettamente mentre mi urlava il suo nome dall'altra parte della strada.

-Si invece-

-No-

-Ti si legge in faccia che te lo ricordi!- Sorride facendo si che due fossette si formino sul suo viso.

-Harry?- Fingo di provare ad indovinare. 

-Vedi che lo ricordi?- Allarga vittorioso le labbra rosse e carnose. Di certo questo Harry è molto bello.

-Adesso andiamo, ho fame e mi devi una cena- Prima che possa fare qualche altra domanda afferra nuovamente la mia mano iniziando a camminare spedito.

So che dovrebbe essere strano essere trascinata da uno sconosciuto per strada, eppure non riesco a sentirmi così. La sua mano grande, calda, lascia stretta alla mia è insolitamente rassicurante. Credo che la sua bellezza abbia quella capacità. Sa essere rassicurante, nonostante non c'è nulla in tutto ciò che possa definirsi tale. 

Con la coda dell'occhio osservo i suoi ricci abbastanza lunghi da cadere sulla fronte, che ogni spinge via con un gesto veloce. Gli occhi versi, grandi, vispi, osservano ogni dettaglio come se stesse cercando di ricordare; increspa le labbra pensioroso e se le tocca con il pollice e l'indice quando sembra non essere certo su dove mi stia portando. Il suo giubbotto di pelle evidenzia due spalle larghe e sotto di questo una maglia a scollo a V lascia intravedere alcuni tatuaggi. Ce li ha anche sulle mani. È anche abbastanza alto da obbligarmi a sollevare il collo quando lo osservo per guardarlo meglio in viso. 

È sicuramente diverso da Marcus. Oddio Marcus!

-Siamo arrivati!- Esclama entusiasta. 

-Sono fidanzata!-esclamo io invece d'improvviso.

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Capitolo 3
*** 3. Dinner. ***


Ho parlato senza nemmeno rendermene conto. 

Le parole sono scivolate fuori inconsapevolmente. 

Non posso aver detto una cosa del genere.

-Ok!- dice facendomi ricredere. Pensavo avrebbe riso di me. 

Ho perfino chiuso gli occhi per attutire meglio la sua mancata beffa. Non dico nulla. E' meglio non proseguire ulteriormente quest argomento già reso imbarazzante dalla sottoscritta.

Deve conoscere i proprietari del locale e soprattutto deve venirci spesso perché tutti lo salutano amichevolmente quando entriamo dentro. 

-Hazza! Non ti si vede da un pezzo. Cazzo, hai cambiato proprio giro- Un uomo calvo, con una camicia fin troppo attillata, ci raggiunge accogliendoci allegramente. Ha parecchi tatuaggi anche lui, la camicia bianca permette di evidenziarli: un lungo serpente è tatuato sulla sua schiena. O forse è un drago.

-Max!- Un veloce abbraccio tra i due seguito da un sorriso sincero. -Ho avuto parecchio da fare- Si cingono con un braccio dandosi un leggero colpetto uno sulla spalla dell'altro. Harry utilizza una sola mano perché l'altra è ancora legata alla mia, benché io abbia tentato di scioglierla per permettergli di salutare, ma non permettendomi di farlo seguo impacciata quel loro abbraccio.

-Allora cosa ci porti di buono? Offre la mia amica qui- Max rivolge, finalmente, il suo sguardo a me rimasta dietro Harry tutto il tempo coperta dalla sue larghe spalle. Mi rivolge uno sguardo divertito e io sorrido per l'imbarazzo. 

-Ciao scricchiolo!- E' talmente alto che si abbassa cercando di essere più vicino a me. -non avere paura vieni qui, fatti vedere- Contrariamente ad Harry è molto socievole. 

-Piacere, Abby- 

-Io sono Max.- Il suo tocco è leggero, con delicatezza sfiora la mia mano. -Allora, cosa hai fatto di male per trovarti qui con questo tipo?- Sorridente rivolge un'occhiata ad Harry, il quale sembra non gradire la battuta di Max.

Sapessi Max, penso tra me e me.

-Lasciala stare.- Harry non è sicuramente un tipo da presa in giro; credo che il suo hobby preferito sia quello di prendere in giro la gente come me, è sicuramente un punto che vorrei chiarire non appena saremo seduti al nostro tavolo. Ammetto di avere una certa fame adesso. -Piuttosto portaci qualcosa da mangiare mentre aspettiamo-

Ci sediamo ad un tavolo di legno vicino ad un camino. Il posto è carino, rustico; non è un locale grande, ma sono certa che sia tutto quello che questo Max possiede e che la clientela non manchi. Max arriva con un piatto pieno di cibo: funghi, carciofi, prosciutti, formaggi e quant'altro.

-Buon appetito ragazzi!- esclama poggiandolo sotto i nostri occhi. 

Sia io che Harry non abbiamo nessuna intenzione di perdere altro tempo, osserviamo famelici l'enorme antipasto. -Max è un po' cazzone ma un bravo ragazzo- sussurra non appena va via. Sorrido cercando di non dare troppo nell'occhio, sembra che per Harry questo sia l'unico modo per dimostrare il suo affetto. 

-Lo conosci da molto?- chiedo invece addentando un carciofino davvero invitante. 

Lui annuisce soltanto però, non permettendomi di chiedere altro. Immediatamente fare il paragone con Marcus è inevitabile: certamente non avrebbe perso tempo raccontandomi ogni aneddoto che possa permettermi di conoscere l'inizio della loro amicizia, ma a quanto pare Harry non è quel genere di ragazzo. Così in silenzio divoriamo tutto ciò che Max porta al nostro tavolo lasciandomi continuamente senza parole.

-Vedo che hai prezzato tutto scricciolo!-Max arriva con in mano altri due piatti. Uno viene posato davanti a me e l'altro ad Harry. -Adesso divora questo e fammi sapere- Schiaccia l'occhio e va via di nuovo lasciando me ed Harry senza parole.

-Non sarà pesante a quest'ora?- chiedo perplessa. Non sono abituato a mangiare così tanto, avrei anche detto di no ma mi sembrava scortese rifiutare vista l'espressione fiera di Max. 

-Vuoi il mio?- Harry mi mostra il suo piatto decisamente meno pesante del mio. Annuendo come una bambina non perde tempo scambiando i nostri piatti rivolgendomi un sorriso diverso dai soliti. 

-È buonissima-dice a bocca piena. 

-Anche la mia- affermo soddisfatta del nostro scambio.

Esausta decido di dire no all'ennesimo piatto, mentre Harry al contrario non rifiuta nulla con grande soddisfazione di Max che sembra essere orgoglioso. Lo osservo mangiare e noto come le sue spalle siano larghe e possenti, senza il giubbotto di pelle risaltano ancora più all'occhio; la cosa che più attira la mia attenzione sono i tatuaggi, non credo di averne mai visti così tanti concentrati in un'unica persona. 

-Vedo che hai una passione per i tatuaggi!- Ancora una volta annuisce senza aggiungere altro, ma stavolta però voglio andare più a fondo sull'argomento a cui lui ancora una volta ha preferito non dare una spiegazione più dettagliata. 

-Li hai fatti da molto?- 

-Ho cominciato quando avevo sedici anni e continuo tutt'ora- Risponde con poche parole, ma sollecitando in me maggiore curiosità. 

-Quindi da quanti anni fai tatuaggi?-

-Da un po'- Il fatto che non risponda solletica in modo frenetico la mia curiosità e le domande da fargli crescono a dismisura ogni minuto che passo insieme a lui. 

-Quindi? esattamente quanti anni hai?-

-22-

Sorrido. -Io ventuno!- Stavolta non annuisce nemmeno, così capisco che è giunto il momento di non aggiungere altro. In silenzio, con i gomiti poggiati al tavolo, mi dilungo nell'osservare i dettagli del suo corpo. I suoi occhi, le sue labbra, i suoi muscoli, tutto ciò che lo riguarda ha qualcosa che mi incuriosisce. 

-Tu non mangi?- chiede poi a bocca piena. Anche stavolta avrei da ridire ma preferisco lasciar perdere perché essere pignoli non penso possa piacergli.

-oh..- osservo il mio piatto non ancora toccato. -in realtà credo di aver mangiato parecchio. lo vuoi tu?- Non se lo fa nemmeno ripetere e divora anche quello in poco tempo.

Harry riesce a mangiare davvero molto su questo non ci sono più dubbi. 

Max giunge al nostro tavolo sorridendo. -Vedo che avete apprezzato. Bene, sono contento!- 

-Sì tutto buono come sempre Max!- Sorridente passa una mano sulla pancia con l'espressione compiaciuta di un uomo sazio.

-Si grazie- dico semplicemente io.

Max rimane al tavolo con noi rendendo la serata decisamente più divertente: Harry potrà sicuramente essere un ragazzo interessante, ma non è di sicuro quel genere di ragazzo che ti permette di trascorrere una serata divertente. Ci racconta del suo primo tatuaggio di quando aveva poco più di sedici anni o di tanti altri aneddoti alcuni dei quali comprendono anche il ragazzo riccio seduto di fronte a me, il quale abbassa lo sguardo non gradendo queste confessioni. Effettivamente io sono solo una sconosciuta e neanche io vorrei che gente sconosciuta conosca i miei fatti personali se non sono io stessa a raccontarli. 

-Max noi adesso andiamo- Lo vedo sollevarsi, così mi affretto a fare lo stesso. Recupero il denaro come d'accordo, ma quando tento di pagare Max con un enorme sorriso ferma il mio gesto. 

-Lascia stare Abby, Harry qui è di casa e sono contento che per una volta abbiamo portato un'amica- Seppur dovrei ringraziare Max le sue parole mi fanno voltare verso Harry sbigottita dalla notizia; ma lui al contrario si volta scocciato verso l'amico che continua a sorridere allusivo. Dovrei sentirmi lusingata eppure la sua reazione mi fa solo sentire a disagio. 

-Sì ok, ciao Max non credo ci rivedremo molto presto!- taglia il discorso in modo secco.

Max scoppia in una sonora risata, mentre io ancora stranita seguo Harry fuori dal ristorante. -Alla prossima Abby!- mi urla dietro Max.

Mi giro e sorrido educatamente. Non capisco perché dia così per scontato questa cosa. Conosco Harry praticamente da due ore. Non so nemmeno se lo rivedrò ancora e già pensa al nostro prossimo incontro? Vorrei prima quanto meno vedere come questa assurda serata possa evolversi, sono ancora convinta che un tipo come lui possa sempre decidere di violentarmi.

Camminiamo per strada in silenzio non sapendo esattamente cosa dire. Vorrei parlare ma tutto sembra essere il meno adatto. 

-Senti Harry.. io- provo a dire qualcosa rivolgendomi ad Harry che si volta a sua volta, ma la suonerie del suo telefono mi interrompe.

-Pronto...si.. no amico, non posso... cosa? sei per caso impazzito?! No cazzo Steph, adesso te la sbrighi da solo . Sei il solito cazzone...vaffanculo! Sei un bastardo.....si va bene...ok tranquillo ti aiuto! A dopo ciao!- Harry riattacca il telefono osservando poi me con i suoi due occhi verdi. Di sera sembrano illuminarsi con il riflesso della luna. -Hai da fare adesso?-

Io scuoto la testa. -No, dovrei solo andare a...-

-Bene andiamo!-non lasciandomi terminare afferra di nuovo la mia mano. Stavolta cammina più deciso e spedito.

-Dove stiamo andando?- chiedo, quanto meno credo sia giusto che io lo sappia. 

-Devo aiutare un mio amico!-dice solo ma questo non mi basta. 

Poco dopo siamo davanti una di quelle moto che so per certo corrono molto veloce ed Harry mi porge un casco.

-Io non salgo su quel coso!- indico la moto che sta lì di fronte a me.

Harry sbuffa e butta gli occhi al cielo. -Senti Abby, tu non fai mai nulla senza pensare?- scuoto la testa disapprovando ogni forma di azione che non venga prima valutata con accuratezza. 

-Ecco, c'è sempre una prima volta. Dai su, sali. Giuro che non corro!- Porta le dita alla bocca e una mano al petto divertito. 

-Ma ti conosco solo da due ore e...-

Mi interrompe di nuovo. -Non ho nessuna intenzione di portarti a letto. Credimi!- ride osservandomi di nuovo da cima a piedi così da farmi diventare paonazza di rabbia. E' in grado di mettermi in imbarazzo svalutandomi con poche parole: con lui un attimo prima credo di essere la ragazza più bella e l'attimo dopo penso di non aver nessuna chance nemmeno con il più brutto del mondo.

Mi sento a disagio e non voglio seguirlo da nessuna parte, ma quando mi porge di nuovo il casco dimentico tutto quanto. -Dimmi almeno dove stiamo andando?- 

-Fidati-

-Non posso fidarmi di uno sconosciuto!-

-Ti ho salvato la vita per ben due volte, sei venuta a cena con me e adesso hai il coraggio di chiamarmi sconosciuto?-Ride sornione. 

-Hai intenzione di rinfacciarmi ancora per molto la faccenda del salva vita?- Dico esasperata.

Lui ride divertito -Dipende!- 

-Dipende da cosa?- chiedo

-Te lo dico non appena arriviamo adesso sali o faremo tardi!-

Sono sicura di essermi bevuta il cervello quando senza nemmeno pensarci salgo sulla sua moto decisa a lasciarmi andare in questa notte così strana.

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Capitolo 4
*** 4. Kicks and punches. ***


Harry non mantiene la promessa, sfreccia tra le auto come un pazzo. Mi stringo a lui ad ogni accelerazione. Il vento freddo punzecchia sulle mie guance e a stento riesco a tenere gli occhi aperti. 
Stringo le gambe ai suoi fianchi e posso giurare che lui stia ridendo di me e della mia stupida paura della velocità.  

-Harry per favore rallenta!- urlo.

Afferra una mia mano e la stringe attorno alla sua vita. -tieni le mani qui!- affondo il mio petto sulla sua schiena. Riesco a percepire il suo profumo intenso che mi inebria. Marcus usa una colonia e fino a quel momento il suo profumo mi era sembrato il migliore che io avessi mai sentito prima, ma Harry non ha un profumo come quello,  è diverso più naturale. Appoggiando la testa al suo petto mi lascio cullare da quella sensazione di strane emozioni tutte diverse tra loro che mi fanno sorridere felicemente. Gli occhi di Harry guardano dallo specchietto così mi nascondo non volendo farmi cogliere mentre sorrido, non voglio creda che possa piacermi. 

-Siamo arrivati!- mi avverte riportandomi immediatamente alla realtà.

-Oh..-

Lui mi sorride divertito con gli occhi pieni di malizia cogliendo l'ennesima occasione per prendersi gioco di me. -Stringi forte eh!-

Questo suo modo di fare mi agita: gli consegno il casco infastidita sciogliendo i nodi ai capelli non volendo guardarlo negli occhi-Se tu avessi promesso di non correre forse non avrei avuto bisogno di farlo- 

La sua sfacciataggine è impertinente. -Oh si certo- Risponde sornione. -Dai su andiamo- E per l'ennesima volta in questa serata mi prende per mano con estrema naturalezza trascinandomi verso la folla di gente. 

-Dove stiamo andando?- Ignara di tutto non faccio altro che seguirlo iniziando a pensare che fidarmi in questo modo di uno sconosciuto sia sicuramente poco intelligente. Non oso immaginare cosa potrebbe mai accadermi se Harry si rivelasse uno di quei ragazzi del quale non bisognerebbe mai fidarsi.

Un enorme capannone poco sicuro è circondato da moto e ragazzi dovunque. -Non lasciare la mia mano chiaro?- mi intima spostando brevemente la sua attenzione verso me.

Ma io sono presa dal posto fatiscente attorno a me non badando a ciò che mi dice. Osservo tutto con occhi spalancati. -Ma dove mi hai portato!-

Molti dei ragazzi presenti sono tatuati proprio come Harry se non di più, le ragazze sono tutte troppo truccate e alcune sembrano anche troppo piccole. Alcuni ragazzi conversano animatamente tenendo le loro ragazze tra le braccia come se fossero trofei da esibire, loro sembrano esserne entusiaste mentre io, al contrario, osservo quelle scene con disgusto.

Qualcuno di questi ogni tanto saluta Harry mentre avanziamo tra la folla, ma lui è preso dalla sua ricerca concedendo loro solo accenni di saluti distratti.

-Hazza, cazzo sei arrivato!- Un ragazzo piccolino dall'aria simpatica si avvicina a noi. Indossa anche lui un giubbotto di pelle particolarmente stretto per i suoi muscoli sproporzionati proprio come quello di Harry.

-Steph allora cosa hai cambiato?- L'entusiasmo è velocemente spento dall'aria nervosa di Harry, senza rendersene conto mi stringe la mano facendomi provare un leggero fastidio. Credo che per un attimo sembra essersi dimenticato di me e quando torna in se la sua reazione è quella di preoccupazione; mi porta vicino a se per un attimo pentito di avermi portato in questo posto. Le sue attenzioni nei miei riguardi sono in continuo contrasto, preoccupazione e strafottenza per esempio e poi lussuria e disgusto. Quasi ci fossero due Harry. 

-Senti amico io pensavo di riuscire a batterlo, ma quel bastardo di James si è messo in mezzo e io ho dovuto accettare per forza- Guarda Harry come un bambino aspettando possa risolvere quel dramma per lui.

I due continuano a conversare mentre io mi sento così fuori luogo e confusa: dove sono finita? Attorno vedo solo gente diversa, da me e dal mio ambiente. Tutti mi guardano quasi schifati dal mio abbigliamento non esattamente uguale a quello indossato da loro ma indubbiamente meno appariscente; poi Steph sembra finalmente accorgersi di me per la prima volta da quando ci siamo arrivati in questo luogo. 

-Ehi ciao!- mi guarda stranito, poi guarda Harry con l'aria di chi ha bisogno una spiegazione. Ne vorrei una anche io ora che ci penso. 

-Ah...si lei è Abby-

Allungo una mano verso il piccoletto di fronte a me. -Piacere!- sorrido cordiale e  intimidita.

-Ciao!- mi sorride mostrando un sorriso simpatico che mi fa sentire decisamente molto meglio e mi iniziare a pensare che Harry è circondato solo da gente simpatica e cordiale, mentre lui è del tutto diverso. L'attenzione di Steph è solo su di lui. -Allora mi aiuti?-

Osservo Harry che sembra pensarci qualche istante non essendone convinto a quanto pare. -Steph lo sai che io non faccio queste cose. Ma si ok, dimmi solo quando e dove-

Gli occhi del ragazzo si illuminano d'improvviso. -Cazzo lo sapevo che mi avresti aiutato!- esulta saltellando afferrandomi per mano. -Cominciamo tra un'ora. Hai il tempo di prepararti e rilassarti- Così dicendo prosegue con una serie di dettagli iniziando a capire cosa accadrò di li a poco: sembra essere un incontro di pugilato e Harry dovrà combattere con uno di una stazza più grande della sua. Steph lo rassicura nonostante non sembra averne bisogno. Annuisce serio ad ogni nuova notizia non preoccupato, ma concentrato sull'incontro. 

Io nel frattempo osservo sbigottita i due ragazzi muscolosi e tatuati di fronte a me. Sembra surreale questa situazione, se solo le mie amiche sapessero non ci crederebbero. Per non parlare di Marcus, no lui non dovrà mai sapere di questa situazione.

-Abby- Finalmente vengo tirata in ballo. -tu rimarrai con lui. Non appena comincia l'incontro starai al bordo del ring. Non dovrai muoverti nemmeno per un momento, chiaro?- Più che un avvertimento per me sembra più  esserlo per Steph, il quale annuisce ad ogni suo gesto che Harry gli riserva con cura.

-Non capisco perché hai dovuto portarla con te- Infine brontola in modo anche molto puerile ma Harry non sembra gradire. 

-Coglione, sono qui per farti un favore e hai anche il coraggio di lamentarti? Se le succede qualcosa giuro che non vivrai più di due ore- una minaccia al quale non segue nessuna risposta mentre io inizio ad avere paura: non voglio rimanere con questo ragazzo altrettanto sconosciuto. Da quando questa serata ha avuto inizio non faccio altro che mettere la mia vita in mano a dei perfetti sconosciuti con naturalezza come se fosse roba da tutti i giorni. 

Seguiamo entrambi Steph che parla con alcuni ragazzi raccogliendo banconote e sorridendo. -Harry cosa sta succedendo?- 

-Stai tranquilla, dobbiamo risolvere questo situazione. Tu fa come ti ho detto- Dobbiamo? Mi guarda con un tenero sorriso che mi lascia senza parole. -Ti fidi di me?- I suoi occhi verdi puntano verso i miei. Ripenso a quanto ha detto prima e non posso fare a meno di annuire; del resto non è che abbia molta scelta, mi trovo in una situazione assolutamente irreale che non avrei mai pensato di vivere e non ho nemmeno la possibilità di tornare indietro e cambiare quanto sta accadendo. Lui sorride lasciandomi un bacio in guancia. Un brivido veloce mi attraversa tutto il corpo a quel contatto e le mie guance iniziano a divampare in risposta. 

Mi ha stordita. 

Harry si allontana subito dopo lasciandomi al fianco del suo amico, al quale ricorda nuovamente di prendersi cura di me mentre lui non sarà li con noi.

Io e Steph siamo rimasti soli, aspettiamo pazientemente che tutto inizi e il silenzio si fa sempre più insopportabile. -Allora come vi siete conosciuti?- Dice d'un tratto attirando la mia attenzione, la quale era concentrata ad osservare tutto con estrema accuratezza.

-Un incidente di percorso- Vaga lo informo. Non credo lui abbia ben compreso, ma spiegargli gli eventi sembrerebbe ancora più assurdo. 

-Tu come conosci Harry?- Perciò domando cercando di continuare quella conversazione appena iniziata.

-Oh beh.. per quel che ricordo lo conosco da sempre. Siamo cresciuti insieme, i suoi non erano mai presenti ed era sempre da me. Sai come funzionano queste cose...- dice. No, non so come funzionano queste cose vorrei dire, ma ma annuisco preferendo lasciar cadere l'argomento. 

-Pensi che riuscirà a battere quel James?- Non nego di essere un po' preoccupata: Harry è l'unica persona che io conosca qui dentro e se lui perdesse ho poche probabilità di arrivare a casa sana e salva.

Steph di rimando ride. -Scherzi?- Mi guarda come se avessi detto la più grande cavolata del secolo. -Harry non ha mai perso un incontro-

-Oh..- non riesco a dire altro. Quelle parole mi sollevano  e allo stesso tempo mi incuriosiscono sempre più sul personaggio Harry, tuttavia al momento mi basta solo sapere che tornerò a casa mia questa sera.

Il ring, creato malamente con un nastro bianco sul cemento, inizia a riempirsi di gente; tutti accerchiano la circonferenza tracciata e nel giro di mezz'ora si riempie di una folla schiamazzante. Alcuni urlano iniziando a fare delle scommesse, Steph punta un'enorme cifra a favore di Harry, sembra convinto che possa vincere. Come ci ha detto di fare rimaniamo al bordo del ring attendendo pazientemente, Steph dice che è solo questione di minuti così aspetto.

Quando Harry entra ragazzi e ragazze urlano il suo nome  infondendogli coraggio,  seguito da un grosso omone dall'aria cattiva. È molto più grosso di Harry ma lui non sembra esserne intimorito, anzi quasi ride di lui.

L'incontro inizia: immediatamente il ragazzo gira attorno ad Harry, il quale rimane fermo sul posto; si osservano per qualche minuto e l'attesa mi logora dentro. Harry schiva alcuni colpi quando l'avversario tenta di colpirlo; prende un pugno in pieno viso e io stringo la giacca di Steph nascondendomi il volto, lui non sembra essere scosso anzi sorride quasi avesse avuto solo una conferma di quello che la sua mente già immaginava potesse accadere. Harry prende qualche altro pugno ma rimane in piedi, sorride beffardo al suo avversario.

-Si sta per stancare- Mi informa, ma io sono troppo concentrata a sperare che Harry non prenda altri pugni per badare a quello che lui vorrebbe spiegarmi.

Non riesco a capire fino a quando Harry non inizia ad attaccare velocemente, non gli da nemmeno il tempo di respirare continuando a colpire il ragazzo, il quale barcolla dopo una serie di pugni giungendo all'estremo delle forze. Il colpo di grazia arriva, ad un certo punto, colpendolo in pieno senza che questo abbia il tempo di renderse davvero conto: una ginocchiata in viso. L'omone cade a terra sfinito pochi secondi dopo aver preso il colpo.

Un boato esulta la vittoria di Harry e io finalmente respiro. Steph mi tira per una mano e mi porta fuori lontano da quel caos continuando ad esultare la vincita dell'amico e per la sua. Deve aver scommesso un bel di soldi.

-Te lo avevo detto Harry è un fottuto campione!- Saltella come un bambino. Anche io lo seguo,  sono contenta lui abbia vinto,  sono contenta che finalmente potrò tornare a casa. 

Harry ci raggiunge poco dopo, ha il viso arrossato e le nocche delle mani violace ma non sembra essere effettivamente provato. Ha un passo deciso e tranquillo, riesce a mostrare un sorriso beffardo nonostante il labbro gonfio.

-Grande Hazza!- urla Steph mentre lui non smette di sorridere trattenendo tra le mani la vincita. Sembrebbero essere un po' di soldi. 

-Paga quel bastardo. Steph non voglio più trovarmi in una situazione del genere sia chiaro?- Steph annuisce adesso serio. Harry ha fatto tutto questo per il suo migliore amico e io non posso non riconoscere che questo gli faccia onore, non ho mai conosciuto nessuno fare a pugni con qualcuno solo per salvare un amico in difficoltà, anzi non ho mai conosciuto nessuno mettersi così tanto a rischio per un'altra persona. Deve tenerci molto per arrivare a fare tanto.

Consegna i soldi all'amico e dopo di che rivolge a me la sua attenzione. -Adesso andiamo! - Siamo arrivati tenendoci per mano e andiamo via allo stesso, ma stavolta con un sorriso su entrambi i nostri visi. 

Corriamo lungo le strade illuminate dalle luci della notte sulla sua moto,  una scarica di adrenalina mi attraversa tutta il corpo da quando abbiamo lasciato quel posto. È la prima volta che mi sento così. È un mix di emozioni mai provate prima inspiegabili.

-Vuoi che ti lasci a casa?- Domanda.

Io annuisco solamente senza avere nemmeno la forza di aprire bocca. Nonostante tutto, nonostante mi senta bene, adesso voglio tornare a casa mia, nella mia tranquillità e stabilità. 

Gli indico le strade da percorrere come mi chiede di fare. Il tragitto è più breve di quanto immaginassi, siamo in pochi minuti sotto casa mia e sento il cuore battere forte.

Una volta spenta la moto mi aiuta a scendere mentre i gesti che seguono sono meccanici e silenziosi. -Grazie!- Dico sfilandomi il casco ormai esperta e consegnandoglielo subito dopo. Non so esattamente cosa dire: Arrivederci? Addio? Mi sento parecchio confusa al momento.

-Allora ci si vede in giro Abby- Credo abbia capito la mia confusione.

Io sorrido. -Ok, ciao!-

Quando sto per andare Harry velocemente mi ferma afferrandomi ad un braccio: scende dalla moto rimanendo uno di fronte all'altro in silenzio.

-Stasera se non ci fossi stata tu non avrei mai vinto- Sussurra al mio orecchio trattenendomi il mento con due dita. Le nostre guance, una di fianco all'altra, si sfiorano e io socchiudo gli occhi eccitata. Ha una voce profonda e roca.

-Harry...- gemo.

-So che ti è piaciuta. Ti guardavo mentre mi osservavi, i tuoi occhi brillavano- continua.

Io respiro profondamente non sapendo esattamente cosa dire. Ho la mente completamente vuota e qualsiasi pensiero di senso compiuto sembra inadatto in un momento come questo.

-Vorrei che ci fossi anche ai prossimi-

-Non credo sia il caso-. Sussurro per mancanza di fiato.

-So che verrai-dice sicuro e divertito. 

Questa sua sicurezza non mi piace. Mi fa pensare che possa avere un qualche controllo su di me e io non voglio fargli credere nulla del genere: non può uno sconosciuto farmi sentire così. Mi sento una pedina nelle sue mani. 

Ma rigida riesco a tornare sui miei passi. -Ciao Harry!- dico secca.

Lui afferra di nuovo la mia mano -Aspetta- sussurra ancora. -Vorrei vederti ancora-

-Harry io ho un fidanzato- Spiego.

-Non ho detto che vorrei venire a letto con te Abby. Voglio solo che tu mi accompagna agli incontri-

-Ok!-dico.

-Ok che verrai?-

-S..si-balbetto. Lui sorride, mi guarda negli occhi e sento un calore salire sempre più.

-Buona notte Harry-

-Buona notte Abby-

Finalmente mi lascia e io posso allontanarmi da quel turbine di sensazioni mai provate prima.

Salgo velocemente le scale aprendo il portone. Fortunatamente i miei non sono ancora rientrati ma il cellulare inizia a squillare. Marcus. Cazzo.

-Ehi amore!-

-Abby ma cosa hai combinato?- Ha un tono preoccupato.

-Perché?- non capisco. Che lui sappia?

-Ti ho chiamato tutta la sera e tu non risposto!-spiega.

Porto una mano alla fronte. -No e che... stavo guardando un film e mi sono addormentata!- Mento sperando la voce non mi tradisca.

-Uhm..ok!- 

Non sembra molto convinto ma tento di cambiare velocemente argomento. -Volevi dirmi qualcosa?- Chiedo.

-No nulla, volevo solo raccontarti del progetto.  Sai abbiamo...- 

Io però lo interrompo prima che possa iniziare un racconto che non gli ho nemmeno chiesto di voler sapere, sono in più molto provata dalla serata e il suo racconto è davvero l'ultima cosa che io abbia voglia di sapere al momento. -Marcus, scusa ma avrei bisogno di dormire. Possiamo parlarne domani?-

-Oh si certo.  Buonanotte Abby!-

-Buona notte Marcus!- Riattacco.

Questa è stata una serata parecchio movimentata ho decisamente bisogno di dormire.

Sfilo il giubbotto e mi spoglio. Afferro il pigiama sotto il cuscino e lo indosso. Mi infilo sotto il piumone. Sospiro. 

Strana serata questa. 

Mi addormento non potendo fare a meno di pensare ad Harry: chissà se lo rivedrò ancora, mi chiedo.

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