Note della traduttrice :
Il fandom italiano è gravemente povero in
termini di fic Spideypool. Ho dovuto sopperire! Questa è una
traduzione autorizzata
di una fanfic estremamente famosa nel fandom (originale: qui),
divisa in due parti. Ho scelto di tradurre questo lavoro in primis per
la sua brevità, poi perché è raro
trovare un Deadpool IC, e questo, a parer mio, lo è
parecchio.
L'autrice si è ispirata a un mix di fumetti-MCU-Superfamily
universe, quest'ultimo accennato mooooolto
vagamente (nella traduzione è, tipo, invisibile XD).
E niente, spero che vi piaccia! Qualsiasi commento verrà
prontamente girato in forma privata all'autrice
originale.
La prossima settimana posterò la seconda parte, che ho
già prontamente tradotto.
Vedere il vero te stesso (non
è ciò che avevo immaginato)
-
1 -
Non è
ciò che avevo immaginato
In
seguito sarebbe
stato complicato dire che cosa fosse esattamente successo e quando
esattamente Deadpool era apparso (e come mai fosse lì) e
come
fosse entrata in gioco la bomba.
Ma
in seguito a
Peter non sarebbe importato più di nulla di tutto questo,
perché stavano esplodendo cose e l'intero edificio stava
crollando attorno a lui ed era abbastanza occupato a scappare e a
provare a non morire.
Sapete.
Un normale
giovedì sera.
Inciampò
più
di quanto saltò e poi cadde su un tetto –
qualsiasi
tetto, seriamente, al momento non faceva il difficile, ma era alto e
solitario e in un certo senso i tetti lo facevano sentire
più
al sicuro… Faceva male ovunque. Tentò di
rialzarsi, ma
fallì. Non riusciva a respirare e pensò
pigramente che
non poteva essere una cosa positiva, perché l'ossigeno era
abbastanza importante per cose stupide e insignificanti come cellule
del cervello o… altre cose.
E
poi
improvvisamente qualcuno gli strappò la faccia e sembrava
come
se stessero cercando di tirargli via la pelle dalle ossa. Tranne che,
ovviamente, non era la sua faccia, era la dannata maschera…
Peter
sentì
l'odore dello spandex bruciato e soffocò. Fece un suono
strozzato che venne interrotto da colpi di tosse irregolari. La
maschera scivolò via con il suono di uno strappo che lo fece
trasalire (a volte sentiva il suo costume facente a tal punto parte
del suo corpo, che non riusciva a rimanere calmo mentre veniva fatto
a pezzi), e cercò istintivamente di scappare. Non
riuscì
a fare molta strada, prima di sbattere contro un muro.
Stava
ancora
tossendo; in quel momento diede la priorità a cercare di non
soffocare, così era difficile focalizzare la figura sbiadita
davanti a lui. Era rossa e nera e familiare e fin troppo vicina.
“…
hai
bisogno della respirazione bocca-a-bocca? Perché posso
sicuramente farlo! Anche se probabilmente sono più tipo da
succhiare che soffiare, se capisci cosa intendo. Mi piace anche
mordere, fa impazzire le ragazze. Hai bisogno della respirazione
bocca-a-bocca? Prometto di non mordere, se non lo vuoi. Spidey? Vuoi
che ti morda?”
Peter
voleva morire.
“…
vai…
-ia…,” raspò. Abbassò la
testa e premette
il volto contro le ginocchia.
In
quel momento avrebbe potuto sopportare molto, ma non Deadpool.
Sicuramente
non Deadpool.
“E
dai, amico,
hai ferito i miei sentimenti! Non è bello! Stavo decisamente
facendo l'eroe e ti ho pure salvato la vita.”
Peter
avrebbe avuto
molto da dire a riguardo, ma non riusciva a respirare.
“Bomba…?”
Tossì.
“Ehy,
quella
non era mia! Era del tipo verde! Non puoi darmi la colpa per tutto,
sai, a meno che tu non possa provare il mio presunto coinvolgimento
nell'assassinio di Kennedy.”
Il
Goblin Verde.
Allora Peter aveva avuto ragione circa il fatto che l'intera cosa
fosse una trappola.
Fantastico.
E
sarebbe stato ancora più fantastico se il mondo avesse
finalmente smesso di vorticare.
Una
mano
sorprendentemente gentile gli toccò il collo. “Lo
so,
dicono che dovresti metterti la testa fra le gambe quando stai per
svenire, il che è comunque una sciocchezza – una
volta
ho avuto la mia testa in mezzo alle gambe e mi sentivo comunque uno
schifo; ma mi mancava la parte superiore del corpo in quel momento,
il che potrebbe c'entrare qualcosa… dov'ero rimasto? Ah,
sì.
Quando stai per soffocare probabilmente non è bello premere
la
faccia contro qualcosa. Se vuoi la mia opinione, è
abbastanza
controproducente. Dai, su. Fai le tue cose. Sai. Respirare.
Robe.”
Peter
alzò il
volto e lo guardò. Ci sto lavorando,
avrebbe voluto
dire. Cosa pensi che stia facendo?
Ma
poi qualcosa sul volto… maschera… di Deadpool
cambiò,
qualcosa di sottile ma presente e Peter dimenticò qualsiasi
cosa avrebbe voluto dire.
Perché…
merda.
Merda!
Si
sentì
sbiancare ed entrò nel panico.
La
sua maschera era
andata. La sua maschera era un pezzo bruciacchiato di spandex sul
pavimento a un paio di metri da lui. Deadpool non avrebbe dovuto
vederlo senza maschera. Deadpool non avrebbe mai
dovuto vedere
il suo volto.
“Che
cazzo,”
disse lentamente Deadpool. Lo stava fissando in un modo che mise
decisamente Peter a disagio, e questo voleva dire qualcosa,
considerando che Deadpool aveva la cattiva abitudine di sbirciarlo
nei momenti più inappropriati.
“Mi
prendi in
giro?” esclamò in seguito. “Ma QUANTI
anni
hai? Dodici?”
Peter
lo guardò
male. Perché, seriamente? Era quello il problema?
“Ho
provato a
mutilarti un paio di volte! Avresti dovuto dire
qualcosa!
Merda! Amico! Io non mutilo i bambini! Gli rapo solo la testa, o li
colpisco con una barretta di zucchero, al massimo. A volte li
sculaccio, ma solo se se lo meritano. Parola di scout.”
“Ma
tu non sei
uno scout.”
La
sua voce cedette
a metà della frase e più colpi di tosse si fecero
strada attraverso la sua gola. Gli girava la testa e il suo petto si
contraeva dolorosamente; era abbastanza sicuro che a quel punto stava
soffrendo di una grave inalazione di fumo… ed era divertente
che non era neanche in cima alla sua lista di 'Cose che in
questo
momento fanno davvero schifo', no?
Serrò
gli
occhi e cercò di concentrarsi a non soffocare, cosa che
sì,
non stava funzionando molto bene.
Una
mano iniziò
a battere dietro la sua nuca, in modo strano e decisamente troppo
forte e Peter avrebbe alzato gli occhi al cielo, se in quel momento
non avesse richiesto così tante energie. Respira,
pensò
vagamente. Solo… continua a respirare.
Le
carezze divennero
più gentili dopo un istante, fino a quando non furono quasi
calmanti e Peter cercò di concentrarsi sul ritmo della mano
che gli accarezzava la schiena. Era d'aiuto, in un certo senso.
Ispira…
respira… fuori… dentro…
Dai,
Pete…
rimani concentrato… non è difficile…
“Amico,”
disse Deadpool dopo quella che sembrò
un'eternità.
Sembrava fuori di sé. “Dovrei chiamare i tuoi
genitori,
o qualcosa di simile? Devono… che ne so, venire a
prenderti?”
“I
miei…?
Cos-…?!” Peter digrignò i denti,
sentendosi
lievemente insultato. “Non ho dodici anni. Ne ho
ventuno!”
La
mano di Deadpool
rimase ferma per un attimo. “Sicuro,” disse
“Ci
vuoi riprovare?”
Peter
sospirò.
“… non sono affari tuoi.”
“Senti,
se hai veramente dodici anni ora sono nella merda fino al collo, e mi
sentirei veramente male per… beh, aver
provato ogni
tanto a spararti, farti esplodere e per averti lanciato giù
da
un ponte e per non parlare di quella volta in cui...”
“…
diciassette!” Peter tossì. “Ne ho quasi
diciotto,
okay. Ora smettila...”
Tossì
ancora,
e respirare era ancora impegnativo, ma almeno non si sentiva
più
come se un'orda di elefanti stesse ballando il tango sul suo petto.
Sembrava più un lento.
“Non
va
comunque bene. Me l'hai fatto venire duro una volta o due, sai, e ora
mi fai sentire un vecchio bavoso. Dico, anche io ho standard; possono
pure essere bassi, ma li ho, e i bambini non sono proprio
nella mia lista...”
Peter
brontolò.
Gli faceva male la testa. Gli faceva male ovunque, ad essere onesti,
e si sentiva strano e nauseato e non era proprio dell'umore giusto.
“…
ti
sei mai rasato? Perché, davvero, non sembra che tu debba
farlo, tranne che per le tue gambe… davvero, il tuo costume
è
così aderente che...”
Deadpool
stava
blaterando. In un certo senso, Peter sapeva che non era nulla di
buono. Deadpool parlava sempre e non si fermava mai, neanche quando
gli mozzavi la testa dal resto del corpo, ma quel tipo di blaterare
rapido e frenetico accadeva solamente quando le cose stavano per
andare incredibilmente male.
“…
e
che cazzo, perché il tuo costume è così
aderente, se non vuoi che la gente ti guardi in un certo modo?
Cos'hai che non va? A cosa pensavano i tuoi genitori
lasciandoti uscire di casa così, che sembri uno
spogliarellista rosso e nero...”
“…
credo che tu intenda un volontario(1)
e onestamente
non credo che tu sappia cosa sia.”
Ricordava
vagamente
che anche Tony si era lamentato del suo costume, ma era abbastanza
sicuro che non riguardasse la sua aderenza o la sua somiglianza con
uno spogliarellista, quanto piuttosto il fatto che si trattava di,
beh, 'soltanto spandex?! Sei pazzo?! Non è neanche
antiproiettile!'
Oh
dio… Tony.
I suoi genitori…
“Aspetta
un
momento… ma tu li hai i genitori? Sì?
… non
dirmi che sei orfano, ti prego no, perché è un
cliché
terribile e allucinante e mi fa sentire come se avessi riempito di
napalm un cazzo di rifugio per cuccioli o qualcosa di simile,
seriamente, amico, devi...”
“La
smetteresti di… parlare?” Chiese Peter con fare
disperato “Per favore.” In quel momento soffocare
in
silenzio sembrava un'opzione sempre più interessante.
“Non
ero in
giro a sentire la storia delle tue origini, non lo so proprio, okay?
Non sono neanche sicuro di che razza di universo si tratti –
ti
ho lanciato giù da un ponte?”
“….
non
che mi ricordi?”
“Okay,
allora
non è quello, sembrerebbe.”
Peter
provò
ad alzarsi, probabilmente per allontanarsi da Deadpool, non ne
sarebbe stato proprio sicuro in seguito, ma qualsiasi tentativo di
muoversi venne soffocato dal forte dolore che diramò nella
sua
gamba e nel fianco sinistro. Il suo campo visivo divenne più
sfocato. Doveva essere svenuto per un secondo o due, perché
la
cosa di cui si accorse dopo fu che Deadpool era molto più
vicino di quanto avrebbe dovuto essere e Peter era sdraiato supino,
guardando il cielo.
“Oh
oh. Ah.
Ugh. Questo non va bene,” annunciò Deadpool.
“Non
penso che la tua pelle debba venir via a questo modo, ma che ne so
io, dopotutto...”
Peter
deglutì.
“Fantastico…,” gracchiò.
“Ora
vomito.”
Una
maschera nera e
rossa lo scrutò dall'alto. “Oh. Ehy. Sei con
me?”
“Mai.”
“Non
fare
così. Gli amici sono gentili l'uno con l'altro.”
“…
non
siamo amici.” Peter chiuse gli occhi e ingoiò
contro la
bile che minacciava di risalirgli in gola. “Quanto sono messo
male?”
Deadpool
rimase in
silenzio per mezzo secondo, ma era abbastanza per far sentire Peter
decisamente a disagio. “Beh, alle pupe piacciono le
cicatrici,
no? Beh, io piaccio e sono tutto cicatrici, in pratica,
così...”
“Quanto
sono
messo male?” Peter ripetè con testardaggine.
Deadpool
esalò
un respiro. “Amico. La tua gamba sembra una bistecca. Una di
quelle crude. Che è stata bruciata. Molto malamente.
È…
veramente sgradevole.”
“…
Cristo …” Gemette.
Quello
spiegava il
dolore terribile.
Sarebbe
guarito e
anche molto più velocemente di qualsiasi essere umano
normale,
ma anche con la guarigione accelerata ci avrebbe impiegato un paio di
giorni.
Non
sarebbe mai
tornato a casa così. Anche il solo pensiero di mettersi in
posizione verticale e caricare in qualsiasi modo la sua gamba lo
faceva sentire sudaticcio e nauseato. Non poteva proprio.
“Ricordami…
di non farmi esplodere di nuovo… okay?”
Raspò
“Non è… così divertente come
ti fanno
credere.”
“Sì.
Credimi, lo so.”
Probabilmente
lo
sapeva, realizzò Peter. Era un pensiero stranamente
confortante.
Deadpool
annuì
con un'aria improvvisamente determinata, il che non era mai una buona
cosa. “Beh allora… c'è solo una cosa da
fare
adesso, giusto?” Si allungò verso Peter.
“Mi
finisci?”
Chiese Peter, gli occhi socchiusi e scherzando solo per
metà.
“Perché non sono in grado di fermarti...”
“Non
essere
cretino.” Wade sembrava genuinamente offeso. “O
ancora
più cretinissimo del solito.”
“Quella…
non è manco una parola...”
“Oh,
taci. Chi
sei? Capitan Grammatica? Qui per correggere il tuo uso del
congiuntivo e pugnalarti in faccia con una virgola?”
Peter
sorrise.
Poi
svenne. Che,
probabilmente, era per il suo bene.
(1)
gioco
di parole tra candy
stripper (spogliarellista) e candy striper
(volontario nelle case di anziani), intraducibile in italiano.
|