Esistono Giochi Molto Peggiori A Cui Giocare...

di Asantesana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Da distretto di periferia, il 12, era diventato un centro commerciale al pari degli altri, dopo la distruzione del governo di Capitol City e la caduta di Snow, tutti i distretti avevano avuto l'opportunità di espandersi e specializzarsi ancora meglio in quelle che erano le loro peculiarità, non esistevano più quelle condizioni di vita a dir poco penose che avevano caratterizzato Panem all'epoca degli Hunger Games, tutti i cittadini della potente nazione ora vivevano in casa ben arredate e dotate di vari comfort, per costruirle era stato preso a modello il villaggio dei vincitori che risiedeva in ogni distretto così che tutti avrebbero potuto considerarsi dei fortunati ad essere sopravvissuti all'epoca di Snow, alla distruzione che ha provocato e alla paura che a volte ancora viveva negli animi delle persone. 

 

Quel giorno il sole splendeva come non mai, il bosco viveva, respirava l'aria primaverile che stava arrivando, ormai nessuna rete separava il centro abitato del distretto da quell'immensa distesa d'alberi popolata dalle più svariate creature. Appena aveva due minuti, Kayleen, era proprio lì che si rifugiava, il distretto ormai stava diventando urbanizzato e il frastuono ed i fumi delle città proprio non le piacevano, al contrario amava arrampicarsi sugli alberi, respirare aria pura, assistere agli avvenimenti che le facevano capire che il bosco era vivo e popolato, il sole le baciava la pelle chiara e i suoi occhi azzurri assumevano mille sfumature diverse illuminati dalla stessa luce solare che faceva riavviare i riflessi biondi dei suoi mori capelli. Era agile e per questo si arrampicava molto facilmente sugli alberi arrivando a raggiungere anche quei rametti che normalmente si spezzano se sottoposti alla più piccola pressione, ma lei voleva arrivare in cima, voleva vedere il mondo, il suo mondo, da un altra prospettiva, proprio quando aveva raggiunto il punto più alto dell'albero su cui si stava arrampicando, una voce attirò la sua attenzione "Kayleen, scendi da lassù, i nostri ci vogliono parlare…" la ragazza abbassò lo sguardo giusto per avere la conferma che la voce che aveva sentito fosse quella di suo fratello, resasene conto rise "Heat, dovresti salire qualche volta…" disse mentre iniziò la sua discesa "Sembra quasi di non essere nel distretto 12… Ti senti libera…" posati i piedi a terra, si prese due minuti per sistemarsi i vestiti e i lunghi capelli poi incrociò gli occhi grigi del fratellino "Soffro di vertigini, lo sai…" disse lui guardando con timore il grande pino dal quale sua sorella era appena scesa, rabbrividì e con un gesto automatico si spostò i capelli biondi con le mani dalla fronte come se volesse proteggersi e rassicurarsi "Ma arrivato lassù ti dimenticherai di tutto, anche di questa tua stupida paura per l'altezza!" obiettò Kayleen con l'obbiettivo di schernire il fratello, ma Heat non si fece scalfire dalla provocazione e prese a camminare nella direzione di casa, pronta, la ragazza, lo seguì "Sai cosa vogliono dirci…" chiese lei, "No.." osservò il biondino "Un attimo prima papà era a telefono e un attimo dopo mamma mi ha detto di venirti a chiamare…", "E non hai origliato o sentito qualcosa?" chiese Kayleen curiosa, il fratello le fece cenno di no "Lo potremmo scoprire prima se tu non fossi così lenta!" disse, si voltò giusto in tempo per vedere la reazione della ragazza, odiava essere sottovalutata e per lo più non era neanche lenta, certo Heat era più veloce ma neanche lei se la cavava tanto male, Kayleen decise che era meglio mostrare a suo fratello di cosa fosse capace piuttosto che rispondere alla provocazione così iniziò a correre, ma Heat era già lontano, l'aveva battuta anche questa volta.

 

Caso loro era costruita dove una decina d'anni prima si erigeva la casa del sindaco, non che il loro padre fosse il sindaco del distretto, ma era un persona abbastanza influente, molti andavano da lui in cerca di consigli o in cerca d'aiuto, "Riesce ad influenzare le persone, a portarle dalla sua parte…" questo era quello che dicevano di lui gli abitanti del 12, nonostante il suo carisma politico però, l'uomo non aveva mai voluto occupare ruoli che riguardassero l'amministrazione di una città o di uno stato, ero rispettato ed amato da tutti anche se a volte era vittima di repentini cambi di umore, che per fortuna con il tempo sono diventati sempre più rari fino a scomparire quasi del tutto. Heat entrò per primo dalla porta d'ingresso, ridendo, consapevole della sua vittoria, poi si voltò ad aspettare che la sorella arrivasse, cosa che accadde una manciata di secondi dopo "Sei… partito… prima… di me!" disse Kayleen cercando di regolare il fiato, "Sarà stato un secondo prima, volendo avresti potuto raggiungermi…" osservò il ragazzo conscio del fatto che la sorella non ce l'avrebbe fatta "Smettila di guardarmi così… Sei sleale!" sbottò lei infastidita dall'atteggiamento di superiorità del biondo, Heat rise di gusto poi si voltò verso la casa "Mamma siamo qui!" urlò, dopo poco una donna poco più che trentenne sbucò da una stanza "Avete fatto un'altra gara di corsa vero?" disse la donna dopo aver osservato l'aria distrutta di Kayleen, il figlio sorrise fiero di se "E neanche questa volta l'hai battuto, giusto Kayleen?" aggiunse dopo "É partito prima di me!" disse la ragazza per giustificarsi, mentre suo fratello si spostò in direzione della madre, la quale rise, accarezzò teneramente la testa del figlio e poi indicò una stanza "Sbrigatevi ad entrare io e vostro padre dobbiamo parlarvi!" disse.

 

Un uomo poco più grande della loro madre, di uno o due anni forse, era seduto su un divano, indossava un pantalone elegante nero gessato, camicia panna e un panciotto in tinta con in pantalone, nei suoi occhi azzurri si leggeva un velo di preoccupazione, che tuttavia cercava i nascondere, quando l'uomo vide entrare la sua famiglia in camera, sospirò un po' per rassegnazione, un po' per scaricare la tensione, aspettò che sua moglie si sedesse di fianco a lui e poi si rivolse hai figli, fece per parlare, ma le parole sembravano bloccarglisi in gola, neanche stringere la mano della donna che amava lo aiutò, d'improvviso Kayleen esplose, sentiva troppa tensione nell'aria e non riuscì a reggerla tutta "Ci vuoi dire che è successo o no?" disse istericamente, il fratello la guardò sbalordita, dandole una gomitata per invitarla a trovare la calma, "Kayleen, non rivolgerti così a…", "No ha ragione…" disse l'uomo "Vi ho fatto venire qui per dirvi una cosa, una cosa importante, ma…" prese fiato "Prima stavo parlando a telefono con dei funzionari di Capitol City… Non so bene perché o cosa sia successo ma… Devo raggiungerli…!", la donna lo guardò sbalordita, dai suoi occhi emersero mille emozioni, stupore, preoccupazione, ma soprattutto terrore, terrore allo stato pure "Non ti lascio andare lì da solo, non lo permetterò, non di nuovo…" disse lei decisa, Capitol City… è così lontano da qui, dal mio mondo… pensò Kayleen, non ci sono boschi laggiù, alberi, aria pura… non c'è niente a Capitol City , la ragazza si sentì venir meno nelle gambe, ma per fortuna suo fratello riuscì ad impedirle la caduta "Kayleen, lo so che sarà difficile…" fece per dirle "No non lo sai, Heat…" lo corresse lei "Dovremmo solo non lasciare i nostri genitori da soli… siamo una famiglia… " disse lui con maturità, era il più piccolo dei due, ma certi suoi atteggiamenti, come la sua risolutezza, lo facevano sembrare più grande anche agli occhi della stessa Kayleen, ma la ragazza non volle ascoltare più una parola, si alzò e scappò verso il bosco C'è tutto ciò da cui fuggo a Capitol City, tutto ciò che odio… disse tra se e se mentre, avvicinandosi agli alti pini, avvertiva il senso di libertà che tanto amava.

 

"Avrà bisogno di tempo…" osservò Heat senza dare troppo peso alla reazione della sorella, purtroppo però i suoi genitori non la pensavano alla stessa maniera, Kayleen aveva un carattere difficile, era chiusa e riservata e non avrebbe mai rivelato a nessuno il suo malessere, ma non avrebbe fatto niente per nascondere la sua infelicità, non sapeva mentire e non era interessata a farlo, se qualcuno le avesse chiesto "Vuoi andare a Capitol City?" lei avrebbe detto di no, tranquillamente, ma ci sarebbe andata comunque per i suoi genitori, perché erano una famiglia.







NOTE AUTRICE:

Salve a tutti, questo è solo il prologo della mia storia e mi auguro vi piaccia... Parto dal presupposto che non ho mai scritto una fanfiction su Hunger Games e quindi non so come verrà se dovesse continuare, comunque non preoccupatevi le idee ci sono xD Vorrei che lasciaste una recensione anche piccina-picciò (?) perchè mi farebbe molto piacere capire se vi interessa o meno la storia, se è il caso che continui o che cambi qualcosa... Sono molto insicura e quindi sapere se siete rimasti coinvolti, se l'inizio vi intriga, o se magari pensate che sia una sciocchezza mi farebbe molto, molto piacere ^_^ 
Ooooora, visto che non so che altro dirvi (LOL!) lascierò che leggiate se non l'avete già fatto o che formuliate un pensiero quindi.... Byeeee! Alla prossima! :D

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


Dal finestrino del treno Kayleen dava un ultimo saluto al suo bosco, le sarebbe mancato più di qualunque altra cosa, più degli amici, di tutta la gente del 12 ed ora l'unica cosa che riusciva a pensare era a dove sarebbe potuta scappare, cosa avrebbe fatto quando avrebbe sentito che il mondo le stava crollando addosso, dove sarebbe riuscita a ritrovare quello stesso senso di libertà che sentiva solo sui suoi alberi. "Smettila di tenere il muso, sei seccante!" Heat era seduto affianco a lei, un libro aperto sulla stessa pagina dall'inizio del viaggio era posato sulle sue gambe, anche a lui sarebbe mancata la sua vita, era normale, ma non vedeva perché sua sorella sentiva il bisogno di  far emergere così tanto il suo malumore così da rovinare il viaggio a tutti, "Sta zitto!" rispose acida Kayleen, "Avevo quasi dimenticato il soave suono della tua voce" disse il biondino per allentare un po' la tensione, ma l'unico effetto che ottenne fu il veder riversata su di lui tutta l'ira che la sorella si teneva dentro "Ascoltami bene, non ho intenzione di litigare ne di fare drammi, ma se ti sento parlare ancora un volta ti lancio fuori dal finestrino!" disse lei, voltatasi verso Heat, il quale avendo notato i suoi occhi lucidi preferì tacere e tornare a far finta di leggere il suo libro, lanciando un'occhiata di tanto in tanto a sua sorella per assicurarsi che non stesse troppo male. Una volta però, voltandosi, vide una lacrima rigarle la guancia, fu allora che scoppiò "Andiamo Kayleen! Lo so che amavi il distretto 12 molto più di me, ma credi davvero che tu sia l'unica ad avere il diritto di soffrire? Siamo stati tutti devastati dalla notizia di doverlo abbandonare, ma non sarà per sempre!",la ragazza si girò scioccata dalla reazione del fratello "Coma fai a non capire, credi davvero che se si fosse trattato di una settimana o due ci saremmo trasferiti tutti?" Heat rise della sorella "Come fai tu a non capire! Non stiamo andando in guerra Kay! Ci ritorneremo presto!" Kayleen si girò offesa dalla parole del biondino "Non ridere di me se affronto la realtà invece che aggrapparmi ad incertezze come fai tu!", Heat, già stanco della conversazione, si alzò ponendosi dinanzi alla sorella "Ti ci porto io! Torneremo insieme al 12, anche da soli, considerale una… una certezza!", la ragazza, un po' più speranzosa sorrise, al fratello, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino "Siamo arrivati… eccola lì Capitol City…".

 

Scesa dal treno, la famiglia, fu infondata da giornalisti e flash di macchine fotografiche che provenivano da ogni direzione, Heat e Kayleen non si aspettavano un simile trattamento sapevano che i loro genitori erano famosi, ma si aspettavano che lo fossero solo nel 12 non in tutta Panem, per fortuna in loro soccorso venne un uomo sulla cinquantina, ben vestito, che però aveva l'aria di aver bevuto un po' troppo "Lo spettacolo è finito, sparite!" disse rivolgendosi ai reporter, "Haymitch, è bello vederti!" disse Heat abbracciando l'uomo "Anche per me è bello vederti ragazzo, non posso dire lo stesso per tua sorella… Sempre di ottimo umore vero Kay?", la ragazza si limitò a guardarlo in malomodo "…Immaginavo!" aggiunse dopo Haymitch, poi si voltò verso i genitori dei ragazzi che stavano ancora cercando di scappare dai giornalisti, così si sentì in dovere di intervenire "Forse non so stato chiaro, voi, piccoli avvoltoi della società, non lavorerete più se continuate ad infastidire i miei amici! Mi basta alzare il telefono per farvi licenziare in tronco perché scommetto che alla Paylor…" appena i reporter sentirono quel nome riposero i loro registratori, i microfoni e le macchine fotografiche e si dispersero nella folla della stazione, "Puoi davvero farlo? Farli licenziare tutti?", "Certo che no, dolcezza…" rispose Haymitch alla madre di Heat e Kayleen "…Ma devo proteggervi… È questo quello che facciamo, ci proteggiamo a vicenda…" poi ci pensò un po' su "O forse quelli eravate voi due…" disse realmente perplesso riferendosi alla donna e a suo marito "Vabbè non importa, andiamo… Abbiamo molte cose da fare oggi!"

 

Un grattacielo alto 12 piani si erigeva davanti al gruppo, Haymitch si volto verso i ragazzi "Heat, Kay quella è casa vostra, entrate nell'ascensore, premete il tasto 12 e poi fate quello che volete, io devo prendermi i vostri genitori per un po'… cercate di non distruggere niente, soprattutto il frigo bar!" detto questo l'uomo di allontanò portando con se la madre ed il padre dei due e lasciando soli i due fratelli. "Allora che vogliamo fare? Esploriamo un po' o saliamo direttamente?" chiese Heat emozionatosi alla vista di quel palazzine, Kayleen lo guardò seccata "Vorrei vedere il nostro appartamento in realtà…" disse poi sforzandosi di non essere acida, il fratello fece spallucce e si incamminò verso l'entrata del palazzo seguito dalla ragazza. Entrati nell'ascensore, non fecero nemmeno a tempo a schiacciare il pulsante giusto, che le porte si chiusero alle loro spalle "Come ha fatto secondo te?" chiese Kayleen al fratello, il quale la guardò spaesato "Non lo so… magari è un nuovo meccanismo che ti legge nel pensiero per sapere a che piano vuoi andare…" in quell'esatto momento si aprirono le porte dell'ascensore e un ragazzo sui 18 anni apparve. Pelle dorata, capelli castano chiaro, degli occhi verdi da togliere il fiato "Voi due sareste i due nuovi senzavoce?" disse guardando i due fratelli nell'ascensore, "I due nuovi cosa…?" disse Heat, il ragazzo sorrise "Non importa vista che potete parlare…" poi entrò nell'ascensore e una volta dentro tese loro la mano per presentarsi "Chirs Odair!" un po' scettici i due fratelli si presentarono "Heat Mellark e lei è mia sorella Kayleen…" disse il biondo, Chris sorrise "Mellark… avrò sentito parlare di voi, ma non ricordo quando… A che piano andiamo?" disse poi, "Noi al 12°… Non so dove vada tu però…" disse Kayleen sempre più sulla divensiva "Io vengo con voi, ovviamente!" disse sfacciatamente Chris, Heat sorrise, ma la reazione di sua sorella fu diversa, lei era visibilmente irritata da quel ragazzo tanto bello quanto inopportuno "Mia madre è dovuta scappare all'improvviso e sono rimasto solo…" disse poi l'ultimo arrivato, "Povero piccolo!" disse la ragazza, poi le porte dell'ascensore si aprirono e lei sfrecciò fuori, arrivando nell'appartamento e lasciando i due ragazzi lì immobili "Anche i nostri genitori sono dovuti scappare con Haymitch, lo conosci?…" disse Heat per rispondere alla precedente affermazione del ragazzo, "Non è questo che dovrebbe preoccuparti…" disse Chris "La convivenza con quella dovrebbe farlo!" aggiunse poi riferendosi a Kayleen che intanto si era chiusa in quella che sarebbe stata la sua stanza.

 

****

Haymitch portò Peeta e Katniss in un edificio immenso e maestoso, sarebbe potuta essere la perfetta residenza di qualche famoso regnate del sedicesimo secolo se non ci fossero stata tutte quelle super tecnologiche apparecchiature di riconoscimento, i tre salirono degli ampi gradini in marmo bianco prima di entrare nell' edificio vero e proprio, percorsero lunghi ed intricati corridoi fino ad arrivare ad un ascensore, "Non sareste dovuti venire…" disse Peeta a sua moglie una volta dentro "La Paylor mi aveva detto che sarebbe bastato solo uno di noi due" pensò ad alta voce "-Un vincitore a distretto- ha detto! Non c'è bisogno di entrambi, Katniss, torna nel 12 con Heat e Kayleen e restaci, in poco tempo sarò anche io da voi…"aggiunse poi "È impossibile dividere gli sfortunati amanti del distretto 12…" disse Haymitch intromettendosi nel discorso ridendo "Potresti anche non bere troppo, prima delle riunioni Haymitch… Almeno prima di quelle importanti intendo!" gli fece notare Katniss senza dare troppo peso alle parole del marito, il quale però si sentì profondamente offeso dall'atteggiamento della consorte, tanto da voltarla e costringerla a guardarlo negli occhi "ASCOLTAMI QUANDO TI PARLO!" le urlò contro, "Peeta, non ti avrei lasciato venire da solo qui neanche per dieci minuti, sappiamo entrambi cosa è successo l'ultima volta che eri qui senza di me, staremo insieme ed è insieme che torneremo a casa… Non parliamone più!" L'uomo non replicò, in effetti l'idea di raggiungere Capitol City da solo un po' lo spaventava, ma non si trattava solo di lui adesso, c'erano i suoi figli e la loro vita, rivoluzionarla così non gli sembrava giusto, fece per parlare di loro quando Haymitch, un po' per sdrammatizzare e un po' perché non capiva bene che stava succedendo, disse "Kayleen ha il tuo stesso brutto carattere, dolcezza!" Katniss rise "Lei è meglio di me, e anche Heat è un bravo ragazzo, assomigliano molto di più a Peeta che a me…" disse fieramente "Bhè, questa è una fortuna!" disse l'ex mentore, la donna lo guardò torvo, aprì la bocca pronta a dire chi sa che cosa sul suo interlocutore, quando suo marito intervenne per salvarlo "È una fortuna che siamo arrivati!" disse mentre le porte dell'ascensore si aprirono, Haymitch fu il primo ad uscire e superando Peeta gli fece un occhiolino per ringraziarlo.

 

L'ennesimo corridoio si apri dinanzi a loro camminavano su un tappeto porpora, Haymitch guidava gli altri due, Katniss aveva lo sguardo fisso sulla loro guida, mentre Peeta si guardava intorno, c'erano porte a destra e sinistra, nessun quadro appeso alle bianche pareti, solo una finestra alla fina di quel lungo corridoio, entrarono nella terzultima stanza a destra, dove furono accolti da altri ex vincitori, prima tra tutti fu la Paylor a venir loro incontro "Benvenuti a Capitol City, avrei voluto rivedervi in circostanze più piacevoli, ma parlarvi di quello che sta succedendo è inevitabile!" disse mentre abbracciava i due vincitori, che la guardarono con aria interrogativa "…la riunione inizierà tra poco e vi spiegheremo tutto, stiamo aspettano Enobaria", infatti la vincitrice del secondo distretto era l'unica che mancava all'appello dei volti conosciuti da Katniss e Peeta, dopo la donna a capo di Capitol City e rappresentante dell'ottavo distretto toccò a Johanna e Beete salutare i due, anche loro li abbracciarono ed ammisero di non sapere perché la Paylor li avesse convocati lì "E così voi due vi amavate davvero eh?" chiese scettica Johanna, Peeta abbracciò sua moglie, la quale arrossì, nonostante fossero passati anni Katniss continuava a non sopportare che la loro storia fosse messa in dubbio, e ancora una volta Peeta riuscì a sistemare la situazione con le parole, sdrammatizzando su cosa avessero passato i due sfortunati amanti ed elogiando il fatto che nonostante tutto fossero ancora insieme. Annie non poteva dirsi altrettanto fortunata, guardava fuori dalla finestra stringendo tra le mani un pezzo di corda Magari è quello stesso pezzo che usava LUI pensò Katniss e non appena riuscì a fuggire dalle inopportune domande di Johanna raggiunse quella donna che con aria assente annodava e scioglieva la corda nello stesso punto. "Ciao Annie…" disse Katniss quando le si avvicinò, "Ciao…" disse la vincitrice del distretto 4 "È bello rivederti…" aggiunse "Anche per me! Sei bellissima, come sempre!" Annie sorrise abbassando lo sguardo ed incontrando la corda "Grazie… Anche tu sei in perfetta forma…"  Katniss rise per imbarazzo "I miei figli mi mantengono giovane…" ironizzò, Annie alzò lo sguardo e sembrò riacquistare la sua lucidità "Hai figli?", Katniss annuì "Due Kayleen e Heat.." disse "Tuo figlio?" chiese dopo, "Chris? Sta benissimo… gli somiglia così tanto…" disse la donna del 4, perdendosi di nuovo tra i suoi penseri, fu proprio in quel momento che la vincitrice del 2 entrò nella stanza, bella come sempre, il tempo non aveva intaccato il sadismo all'interno dei suoi occhi e del suo sorriso, Enobaria prese posto, dopo di lei tutti gli altri vincitori si sedettero attorno un lungo tavolo rettangolare a capo del quale si posizionò la Paylor, "Siediti vicino a me.." disse Annie a Katniss "A parte te e tuo marito, non c'è nessuno che non mi spaventi qui dentro…" aggiunse poi, Katniss le prese la mano ed insieme si sedettero pronte ad ascoltare quello che la vincitrice del distretto 8 doveva dire.

 

"Vi ho convocati qui per un motivo ben preciso…" esordì il presidente di Capitol City "Da un paio di anni si stanno verificando strani avvenimenti in questa città, sono due anni infatti che nel giro di pochi mesi muoiono esattamente 23 ragazzi, di età compresa tra i 12 e i 16 anni, l'anno scorso12 dei ragazzi deceduti erano femmine e i restanti 11 maschi. In base a queste notizie non deve essere difficile immaginare cosa sta succedendo in città…" "Gli Hunger Games sono ricominciati…" disse alzandosi un uomo che nessuno aveva notato prima, era un importante funzionario di Capitol City, il suo distretto di origine era l'1, suo fratello aveva lottato negli Hunger Games, era un favorito, ma non era riuscito a vincere, era arrivato secondo, ma agli Hunger Games non ci sono mai secondi qualificati, non essendo riuscita a rintracciare nessuno del primo distretto, la Paylor si era vista costretta a convocare lui, infondo il suo distretto era uno dei pochi in cui i Giochi erano attesi, diventare tributi era un onore ed infondo la mentalità dei vincitori apparteneva ad ogni possibili e favorito. "È impossibile…" intervenne Peeta "Perché i ragazzi dovrebbero uccidersi a vicenda?", "Fanatismo, gloria personale…" disse lo stesso uomo di prima, "Mi scusi ma lei chi è? Non credo che sia un vincitore e visto che è ancora in vita non è nemmeno mai entrato nell'arena giusto? Quindi chi è lei per stare in mezzo a noi?" chiese Peeta seccato da quell'uomo e dal suo essere così saccente senza aver mai partecipato ai giochi, fu la Paylor ad intervenire spiegando perché l'uomo fosse lì "Il suo nome è Cash Cooper, è un punto di vista diverso dai nostri che abbiamo vissuto l'arena ci sarà utile… Signor Cooper vuole spiegarci?" Peeta, zittitosi, tornò a sedersi e Cash prese la parola "Molti ragazzi sentono il bisogno di emergere, di essere qualcuno e non mi sorprenderei se, una volta ascoltata la storia degli Hunger Games, alcuni di loro volessero garantirsi la fama, come avete voi d'altra parte!" Johanna si alzò e fece per andarsene, quando la Paylor la fermò chiedendolo cosa stesse facendo lei rispose "Questo qui non ne capisce niente… preferisco farmi un giro piuttosto che sentirlo parlare della voglia dei ragazzi di uccidersi!""Johanna, la teoria di Cash non è poi così sbagliata…" intervenne Enobaria "La mentalità dei favoriti è esattamente quella descritta da lui… Ed in ogni caso siamo qui per cercare di scoprire che sta succedendo, non puoi alzarti ed andartene, dobbiamo evitare che altri ragazzi muoiano inutilmente, giusto Mrs Paylor?" la vincitrice dell'8 annuì "Dobbiamo salvare quei ragazzi e possiamo farlo solo insieme!" disse la donna riottenendo l'attenzione di tutti che attivamente partecipavano all'assemblea, la voglia di salvare quelle possibili vittime apparteneva a tutti, dovevano farlo in onore di quelli che erano caduti per garantire a Panem la libertà da Capitol City, Li salveremo, non 'è vero Finnik? pensò Annie stringendo più forse a se il suo pezzo di corda.


 

Note Autrice:
Dadaaaaaaan :) Eccoci all'inizio della storia! Che ve ne pare? Scommento che molti avevano già capito che i giovani Heat e Kayleen fossero i piccoli Mellarks! xD Chiedo umilmento perdono alla Collins per aver dato dei nomi così banali a delle sue creature! E di Chris che ve ne pare? Dalla descrizione avevate capito che fosse il figlio di Annie e Finnik? Vorrei tanto avere un vostro parere :) Ho trovato giusto includere anche i veterani, parlando degli HG era impossibile non includere tutti i personaggi possibili XD Vabbè ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio 1D_ream <3 :D

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


"L'assemhblea può dirsi conclusa…" affermò la Paylor dopo due ore di dibattito "Tornate nei vostri appartamenti, domani ci ritroveremo qui, divisi come deciso!" sistemò le sue cartelle e usciì dalla stanza, lasciando i vincitori lì a ripensare a tutte le nozioni che avevano ricevuto in pochissimo tempo: il pericolo di nuovi Huger Games, altre giovani vita spezzate senza una ragione valida, la necessità di un intervento e la repentinità con cui avrebbero dovuto agire da ora in poi. I vincitori erano stati divisi in due squadre con compiti diversi, la prima squadra, cioè la ronda, aveva il compito di ispezionare la città, inoltre avrebbero dovuto piazzare delle telecamere in ogni strada, in modo da raccogliere dati per una seconda squadra, il centro , che avrebbe studiato e osservato il tutto a distanza cercando di scovare i responsabili di questa nuova minaccia che stava per affliggere Capitol City. Della ronda facevano parte Haymitch, Johanna, Enobaria, Cash e Katniss, del centro facevano parte la stessa Paylor, Beetee, Peeta ed Annie, la quale avendo capito di non  poter accompagnare Katniss nelle missioni urbane aveva scelto di sua spontanea volontà di stare vicino a Peeta, sperando che almeno così avrebbe potuto offrire il suo contributo, oltre i vincitori, una serie di operatori di Capitol e uomini fidati della Paylor assistevano l'una o l'altra squadra "Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile…" aveva osservato il capo di Capitol City nel cuore della riunione, ottenendo il consenso di tutti.

 

 

"Pronta a tornare a casa?" disse Peeta a sua moglie posandole una mano sulla spalla "Ho paura di quel posto…" ammise Katniss camminando e guardandosi i piedi "…Ci sono troppi ricordi, speravano avessero chiuso il centro d'addestramento dopo l'abolizione dei Giochi, ed invece…" continuò terminando la frase in un sospiro, Peeta fece spallucce "Non possiamo cambiare il nostro passato…" osservò "…L'abbiamo accettato, ora immaginiamo che quella sia una casa come tante" disse lanciando un sorrisetto rassicurante a Katniss, le parole di suo marito non l'avevano rassicurata, ma ricambiò ugualmente il suo sorriso sperando che il nervosismo non trapelasse, "Invece di disprezzare quella casa, dovreste sperare di trovarla ancora intatta…" osservò Haymitch che fino a quel momento aveva camminato alle spalle della coppia per concederle un po' di intimità, Peeta sorrise "Kayleen e Heat non sono quel tipo di ragazzi che organizzano party selvaggi quando noi non ci siamo…" affermò il biondo sicuro, "Magari non lo erano prima di venire qui nella capitale…" disse l'ex mentore "…questo posto cambia le persone!" osservò più acido, a Katniss venne il freddo addosso ripensando a come fosse cambiato suo marito, a com'era prima della seconda edizione della memoria e come fosse dopo, ma un pensiero ancora più atroce le attraversò la mente E se i miei figli si tramutassero in mostri…?, Peeta notò l'aria assente della bruna "Katniss?" disse cercando i suoi occhi grigi "È una fortuna che i nostri ragazzi non sappiano niente degli Hunger Games, immagina se si fossero trovati convolti in questa situazione….", il biondo l'abbracciò più forte, ma fu Haymitch ad intervenire "Sono ragazzi in gamba, non si sarebbero lasciati coinvolgere in ogni caso…",  Katniss lo guardò dubbiosa "Hai già smaltito la sbornia o sei così saggio per via dell'alcohol?"  l'ex mentore si sentì offeso dalla parole della bruna "Sono così sobrio che ora vado a chiudermi in un bar, perciò se miss Gentilezza vuole scusarmi…" detto questo accelerò il passo lasciando gli amanti del distretto 12 ai loro pensieri.

 

Katniss e Peeta raggiunsero l'enorme palazzo a dodici piani che li aveva ospitati per la settimana prima degli Hunger Games, entrarono nell'ascensore e premettero il tasto che li avrebbe condotti al dodicesimo piano "C'è qualcosa si tristemente monotono in tutto questo…" osservò Katniss, non ancora abituata all'idea che avrebbero dovuto vivere in quel posto che le ricordava solo morte e paura, Peeta le prese la mano e la tirò a se, dandole un bacio sulla fronte che sembrò rassicurarla "Vedi il lato positivo…" continuò dopo il biondo "… le docce qui sono semplicemen-" la voce di Peeta si fermò nella sua gola, senza trovare via d'uscita, quando le porte dell'ascensore si aprirono e, dinanzi a lui, vide un ragazzo alto, con la pelle ambrata e  i capelli castani, il fatto che fosse di spalle non gli permise di vederlo in volto, ma la sua mente saltò a conclusioni fin troppo affrettate "…Finnik…" disse poi con un filo di voce, che solo Katniss riuscì ad udire, poi a grandi falcate percorse la stanza, rapidamente raggiunse il ragazzo poggiandogli una mano sulla spalla per girarlo, solo quando incontrò i suoi occhi capì che c'era qualcosa di diverso, "Ma che diavolo ti prende?" disse il ragazzo a Peeta che ora era immobile davanti a lui con il fiato sospeso, "Papà, lui è Chris, lo so che ci hai sempre detto che non dovevamo far salire estranei in casa ma…" intervenne Heat, sperando che suo padre non lo rimproverasse, "Non preoccuparti Heat…" disse poi Katniss che aveva raggiunto suo marito "Sei il figlio di Annie vero…?" chiese poi a Chris, l'ira che provava nei confronti di Peeta a causa del suo atteggiamento, si spense immediatamente quando, il ragazzo, sentì il nome di suo madre, così mise da parte il suo orgoglio e tese la mano prima al biondo e poi a sua moglie "Sono Chris Odair…" disse, i due ricambiarono la stretta di mano del giovane, per poi restare in silenzio in modo da dare alla loro mente il tempo di accettare l'idea dell'incredibile somiglianza tra Finnik e suo figlio, quel momento di silenzi imbarazzanti fu interrotto da Kayleen che era uscita dalla sua stanza dopo aver sentito le voci dei suoi genitori "Cos'è questo silenzio? State rimproverando Heat, vero?" disse poi felice per non essersi persa lo spettacolo "Kayleen, togliti quel sorrisetto dalla faccia, qui nessuno rimproverà nessuno…" disse Peeta riprendendo la figlia, la quale stupita aggiunse "Ma come? Ha portato uno sconosciuto a casa! Potrebbe anche essere un ladro o un assas-" "È il figlio di Finnik e Annie, questo basta per tenergli aperte le porte di casa mia ed ora scusati con lui per averlo giudicato così infretta!" continuò Peeta alzando la voce di qualche tono, Kayleen rossa di vergogna stava per porgere le sue scuse al castano quando, proprio quest'ultimo aprì bocca "Non importa, non mi servono scuse, d'altra parte è vero che sono uno sconosciuto, potrei essere chiunque…" osservò il ragazzo, la sua comprensione mise sempre più in imbarazzo la Mellark, sapeva di aver torto, di aver sbagliato dall'inizio con lui e di essere in difetto, "Ora torno a casa, mia madre avrà sicuramente bisogno di me, perciò se volete scusarmi…" disse poi dirigendosi vero l'ascensore, "Ti accompagno!" disse prontamente Kayleen, decisa a scusarsi in un modo o nell'altro, Chris sorrise "Come vuoi, ragazzina…".

 

Le porte dell'ascensore si chiusero lasciando i due ragazzi soli per la prima volta, Chris premette il 4 senza emettere un fiato, voleva aspettare che fosse la ragazza a parlare, cosa che avvenne pochi secondi dopo "Perché lo hai fatto?" gli chiese Kayleen leggermente sospettosa "Insomma, non è che io mi sia comportata benissimo nei tuoi confronti, sono stata un po' acida ecco…" continuò dopo sperando di ricevere spiegazioni, ma il ragazzo restò in silenzio, così continuò dicendo "…Ti ho giudicato e non avrei dovuto, cioè nel senso, non senza conoscerti…" Chris era ancora immobile, "Hey, sto parlando con te, sto cercando di dirti che mi disp-", rapidamente il ragazzo del quarto distretto premette il tasto per bloccare l'ascensore e si voltò verso Kayleen costringendola al muro "Ho detto che non voglio scusa da te.." , "Bhè, dovrai accettarle, non voglio conti in sospeso con nessuno, meno che con te!" disse la bruna, "Stai continuando a giudicarmi, o è una mia impressione?" rispose Chris sfoderando un sorriso beffardo, Kayleen rimase immobile senza sapere come giustificarsi, era vero che lo stava ancora giudicando, quel ragazzo non le piaceva e non voleva che ci fossero conti in sospeso con lui, non avrebbe voluto corrergli dietro per chiedergli scusa, sapeva che era una cosa stupida, ma era una questione personale, lei non lasciava mai niente in sospeso! Visto il silenzio della ragazza, Chris continuò "Troveremo un altro modo per saldare i "conti", come li chiami tu…", la bruna era disorientata, non sapeva cosa pensare "Allora parla! Quest'attesa mi sta snervando!" il castano sorrise, stavolta era un sorriso sincero, la reazione di Kayleen l'aveva divertito e non aveva intenzione di smettere di giocare così facilmente "Ci devo pensare…" ammise poi, allontanandosi dalla bruna e facendo ripartire l'ascensore, "Sai una cosa?! Non ho più intenzione di chiederti scusa, sei una ragazzo snervante e odioso…" disse la Mellark sperando di ferirlo, "Imparerai ad amarmi!" rispose lui sicuro di se, la qualcosa mandò sempre più in bestia Kayleen, che gli avrebbe risposto per le rime se le porte dell'ascensore non si fossero aperte, Chris uscì, Kayleen premette infretta il pulsante che le avrebbe fatto raggiungere il suo appartamento e prima che le porte di chiudessero, il castano, ancora di spalle, alzò un braccio e disse "Ci vediamo domani a scuola, Kay!".

 

"Mamma!" disse Kayleen entrando nel suo appartamento "Perché devo andare a scuola?" chiese alla donna che stava seduta su di un soffice divano di velluto rosso "Per garantirti un futuro, che domande!" rispose Katniss tranquillamente, "Si ma perché devo farlo qui?" continuò la ragazza, per lei la scuola era un peso, una costrizione, all'insaputa dei suoi genitori, non la frequentava neppure nel suo distretto figuriamoci nella città, "La Paylor si è presa la libertà di iscrivervi ad una scuola qui vicino…" spiegò poi la bruna, in quel momento Heat uscì dal bagno "IscriverCI? Io ho degli splendidi voti una settimana di vacanza non nuocerà alla mia media…" osservò il ragazzo ancora semi bagnato a causa della doccia appena fatta, Katniss non rispose lasciando che la mente di Kayleen elaborasse da sole le notizie appena apprese "Ancora devi capirlo, stupido?" disse poi rivolgendosi al fratello "Tutto questo durerà molto più di una settimana!" spiegò percorrendo il salone e arrivando nella sua stanza, "KAYLEEN!" la richiamò all'ordine sua madre, ma la porta della ragazza era già chiusa nella speranza di lasciare fuori tutto quel mondo.

 

Quando la sveglia suonò gli occhi di Heat erano aperti già da un po', la nottata era stata carica di incubi per lui, il nuovo ambiente, come tutto ciò di nuovo ed imprevedibile, lo spaventava, inoltre le parole di sua sorella gli rimbombavano nella mente E se davvero dovessimo restare sta per mesi? Ci hanno iscritto a scuola pensò sicuramente sarà un progetto a lungo termine…, bussarono alla porta e Heat sentì la voce di sua madre ammortizzata dal mogano che componeva la stessa porta "Svegliati, tesoro, non vorrai fare tardi il primo giorno?" Heat sbuffò Frase molto originale osservò in preda ad un attacco di cinismo, poi d'improvviso tornò in se, o meglio capì semplicemente che se anche lui avesse iniziato a disprezzare Capitol e a voler tornare disperatamente nel suo distretto, allora si sarebbe trasformato in sua sorella, e non aveva intenzione di dare ai suoi genitori altri pensieri, anche se fino a quel momento non erano stati completamente sinceri con lui. Arrivato a questa conclusione, scese dal letto, si vestì e raggiunse la sua famiglia in cucina dove sua madre e suo padre lo stavano aspettando per la colazione "E Kayleen?" chiese prima di sedersi, all'unisono Peeta e Katniss sospirarono "Farà tardi come al solito…." aggiunse poi sua madre "Faresti meglio ad avviarti a scuola se non vuoi far tardi anche tu, passa al quarto piano, magari Chris Odair può accompagnarti…" disse poi Peeta, ma Heat era ancora dubbioso se lui se ne fosse andato con Chris, Kayleen come sarebbe arrivata a scuola? Quasi come se Katniss avesse letto nella mente di suo figlio, intervenì "Kayleen si arrangerà… Farà bene a rigare dritto qui, quelli di Capitol sanno essere molto severi!" detto questo di alzò e si diresse in camera sua, anche lo stesso Heat si mise all'in piedi, ma lui si diresse in direzione opposta, verso la porta d'uscita, pronto al suo ennesimo primo giorno di scuola.

 

Per sua fortuna Chris non era ancora sceso di casa così, come Peeta aveva suggerito, Heat gli aveva chiesto se potevano fare la strada insieme, la nuova scuola non sarebbe stata tanto male se avesse avuto almeno un conoscente a parte sua sorella. Il centro d'addestramento distava pochi isolati da un grande edificio immerso in un parco, la scuola più che un solo edificio era un insieme di padiglioni, quattro per l'appunto, che si disponevano a cerchio nel cuore del quale si trovava l'edificio centrale dove si trovavano l'ufficio del preside, la sala professori, la palestra, la biblioteca e i vari laboratori di informatica e scienze, le classi si trovavano negli altri padiglioni, potevano contenere una ventina di studenti ciascuna, cioè spiegava il perché ce ne fossero così tante da riempire i restanti quattro padiglioni. Quella scuola non era certo la sola di Capitol City, ma era sicuramente la migliore, Chris già la frequentava da un po', invece l'iscrizione di Kayleen e Heat era stata gestita direttamente dalla Paylor la quale aveva anche deciso quale materia dovessero seguire i tre. La campanella suonò e Kayleen ancora non si fece viva "Che lezione hai ora?" chiese Heat all'amico "…Letteratura", "Io chimica…" disse il biondo, deluso nel capire che per la prima ora almeno sarebbe stato solo a meno che sua sorella non fosse resuscitata da chi sa dove "Ti accompagno nell' aula di chimica…" disse Chris sentendosi quasi responsabile di quel ragazzino più piccolo di lui di tre o forse quattro anni, "Posso raggiungerla da solo…!" disse Heat sicuro di se, il castano rise "Ok, ci vediamo a pranzo!" disse dandogli una pacca sulla spalla, Heat annuì e si voltò per raggiungere il terzo padiglione, sperando che fosse quello giusto.

 

Seduto vicino alla finestra, Chris, osservava il mondo esterno, la scuola lo annoiava a morte, ci andava solo per non far preoccupare sua madre, a volte però aveva bisogno di fuggire da quella che era la sua realtà, ovviamente era a conoscenza dei problemi di Annie e quando non sapeva che fare o dove andare si rifugiava proprio in quella scuola, raggiungeva la palestra e si stendeva al suolo guardando il soffitto, ciò non toglieva che la maggior parte delle volte la scuola era una pura e semplice scocciatura. Quel giorno guardando fuori dalla finestra i suoi occhi incontrarono qualcosa di diverso dalla solita pacchianità di Capitol City, una sorta di voce fuori da coro che correva per il cortile della scuola e si avvicinava alla sua classe, Chris rise tra se e se pensando a quando di sarebbe divertito nelle prossime ore, "Signor Odair, Seneca la diverte?" chiese il professor Johnson, un uomo sulla cinquantina con pesanti occhiali rosa sul naso, "No è che…" fece per dire Chris, quando la porta si spalancò "Scusi il ritardo Prof…" disse Kayleen con il fiato mozzato "La signorina Mellark, immagino…" disse il professore sedendosi alla cattedra "Pensavo fosse una leggenda metropolitana, invece lei è qui… Prego si sieda pure vicino a chi vuole…" continuò dopo annotando una serie di notizie su un suo blocchetto personale "Professor Johnson, Mellark potrebbe sedersi vicino a me…" osservò Chris "Sisi, dove ti pare…" disse il professore senza alzare lo sguardo dal bloc-notes, a quella richiesta seguì un borbottio generale che aumentò quando Kayleen si sedette vicino a Chris il quale le posò subito un braccio sulle spalle "Che diavolo stai facendo?" chiesa la bruna senza però spostarsi, "Devi sapere una cosa…" inizio Chris "… in questa scuola tutte le ragazze mi vogliono…" disse guardandosi intorno per controllare se almeno quelle della sua classe lo stessero fissando "Interessante… Peccato che non mi interessi affatto!", il castano rise "Se io voglio te, tutte ti odieranno… " sussurrò al suo orecchio, il volto di Kayleen si fece paonazzo "Tu non vuoi me e non mi importa della opinione altrui…" disse poi "Neanche a me, ma sarà divertente vederti sfogare la tua acidità su qualcuno che non sia io… E ora ascolta la lezione" concluse girandole il volto con due dita. Dopo una quarto d'ora i capelli di Kayleen erano pieni di palline di carta, l'ultima che la colpì era più grande delle altre, così la aprì leggendo un messaggio al suo interno, si voltò per capire chi glielo avesse scritto ed incontrò gli occhi di una rossa "Non è per te, idiota…" mimò con la bocca, così Kayleen passò il foglietto di carta al suo compagno di banco "TI ASPETTO IN PALESTRA, NON PORTARE LA TUA NUOVA AMICHETTA… M." Chris rise di gusto "Ho dimenticato di dirti una cosa…" la bruna di voltò incontrando gli occhi verdi del castano "Più odiano te… più vorranno me…" disse con aria soddisfatta, Kayleen non poté far altro che alzare gli occhi al cielo e tornare a seguire gli strani discorsi del prof. Johnson.

 






Note Autrice:
Oooook lo so che è passato più di un mese e la mia mente avrebbe potuto produrre qualcosa di più carino, ma questi sono i capitoli iniziare è difficile scrivere qualcosa di leggibile, l'avrò ribattutto trecento volte nella vana speranza di creare qualcosa di bello... Bhe vediamo il lato positivo credo che almeno i principali personaggi siano più chiari, che il loro carattere sia emerso di più ora, anche se , ripeto, è solo l'inizio. Spero che continuiate a leggere questa FF, alla prossima! :D <3

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


"L'ora di pranzo…" pensò Chris "…uno orario perfetto per una sveltina in palestra!" rise soddisfatto di se mentre camminava a testa alta per i corridoi della scuola, "Myriam non c'è in giro, mi starà già aspettando…" continuò ed inconsciamente accelerò il passo, entrando in mensa, superando la fila, comprando una mela e scappando sempre più rapidamente, c'era qualcosa in quella ragazza che lo attraeva, forse i suoi capelli o il suo sguardo o il semplice fatto che fosse una delle poche alle quali non facesse nessun effetto, le altre lo amavano o odiavano, dipendeva dai suoi trascorsi con loro, ma Myriam era sempre stata diversa, fredda, calma, non aveva mai ceduto alla avance di Chris, mai fino a quel momento. "Finalmente!" pensò il ragazzo una volta davanti alla palestra, un altro sorriso soddisfatto gli solcò il volto, diede un morso alla mela, si sistemò i capelli castano chiaro ed entrò, scoprendo con sua grande sorpresa che non ci fosse nessuno lì per lui, "Fantastico…" disse sarcastico "Bella presa per il cul-", "Non essere così drastico Odair!" una voce melodiosa lo interruppe, Chris si girò di scatto e la vide sulla porta: chioma rosso fuoco, corpo esile, pelle chiara, ma niente era paragonabile ai suoi occhi grigi, erano come schegge di ghiaccio che ti perforavano l'anima, o il suo sorriso, tanto bello quanto micidiale, il ragazzo, stupito, lasciò cadere la mela. Myriam lentamente si avvicinò a lui, sinuosa come una pantera, quando gli fu vicina si abbassò e raccolse il frutto "Credo che tu abbia perso qualcosa…" disse guardando il castano negli occhi, il ragazzo non riuscì a reggere lo sguardo e come era solito fare usò l'umorismo come forma di autodifesa all'incredibile carisma della ragazza "Poco conta…" disse poi "Tanto la bocca mi servirà per altro…" continuò avvicinandosi sempre di più alla rossa, la quale rise, abbassò lo sguardo e gli sfiorò leggermente le labbra, per poi voltarsi "Non è per questo che ti ho invitato qui…" disse continuando ad allontanarsi, Chris era rimasto bloccato, stupito dal susseguirsi degli avvenimenti, gli occhi ancora chiusi quando all'improvviso abbassò la testa e quello che prima era un sorriso soddisfatto divenne pura e semplice derisione di se "Bella presa per il culo!" continuò la frase che prima era rimasta a mezz'aria, fece per andarsene quando una mano incredibilmente fredda lo fermò costringendolo a voltarsi di scatto, ancora gli occhi grigi della rossa fissi su di lui "Ho qualcosa di meglio da offrirti…", "Se sono parole, non sono interessato! Grazie tanto per il pensiero ma…" ancora il suo umorismo, "Nemmeno la fama, la gloria o meglio ancora l'adrenalina che ti scorre nelle vene?" continuò la rossa, ormai aveva catturato l'attenzione di Chris "…Ti ascolto…" ammise lui ed un ghigno apparve sul volto di Myriam "Mai sentito parlare degli Hunger Games?", l'espressione del castano cambiò totalmente, lasciò cadere l'aria da sbruffone che fu sostituita da un altra decisamente più seria, sapeva poco di quelle "competizioni", sapeva che sua madre aveva persa lucidità proprio in quei giochi, che suo padre aveva partecipato due volte e che aveva vinto in entrambi i casi, ma nessuno gli aveva mai detto cosa fossero in realtà e cosa comportasse parteciparvici, "I tuoi ci hanno partecipato, giusto? Erano tra i tributi favoriti ed infatti hanno vinto, vero?" , "Non so di cosa tu stia parlando!" disse Chris dando uno strattone al suo braccio di modo che Myriam perdesse la presa su di lui "Saresti un favorito anche tu, un possibile vincitore… lo capisci questo? Forse il migliore, se la genetica non sbaglia… e se vinceresti, beh, diventeresti un semidio qui a scuola e in tutta capitol, potresti avere quello tutto che vuoi…" la rossa era sempre più convincente, "Perché mi stai dicendo tutto questo…?" chiese il ragazzo che davvero non capiva il senso di quella discussione, "Perché ti voglio come alleato!" ammise Myriam, la sua pelle chiarissima stava prendendo colore accesa dall'argomento del loro incontro "E poi potrò avere tutto quello che ho sempre voluto…?" chiese Chris, "TUTTO!" enfatizzò la rossa, "A quale prezzo?" Chris non conosceva mezzi termini, andava sempre dritto al punto senza troppi giri di parole "…Una vita…" disse Myriam con un sorrisetto velatamente macabro sul volto.

 

Intanto dall'altra parte della scuola Kayleen mangiava, seduta ad un tavolo della mensa da sola, stava giocando con uno strano budino giallo-verdestro quando un rumore le fece alzare il capo, vide un vassoio posarsi di fronte a lei, pensò fosse suo fratello, ma le basto alzare di poco lo sguardo che incontrò un nuovo volto. Capelli neri e ricci lasciati crescere ribelli, occhi neri tanto da aver difficoltà a distinguere l'iride dalla pupilla coperti da un paio di occhiali arancioni incollati con un po' di scotch adesivo sul centro e sulla stanghetta destra, carnagione scura, sorriso timido ed infine un aria da imbranato sul volto. Posato il vassoio alzò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri di Kayleen, un lieve rossore gli invase le guance, "Lo so che non ci conosciamo e magari non mi vuoi neanche conoscere, ma… ti da fastidio se mi siedo qui?", la ragazza non disse nulla, si limitò a spostare lievemente il suo vassoio di modo che ci fosse più spazio per il suo nuovo commensale, il quale sorrise e si mise a sedere. Passarono vari minuti prima che uno dei due proferisse parola, poi, inaspettatamente, la Mellark disse "…Comunque io sono Kayleen!" "So già chi sei…" disse il ragazzo soprappensiero che si risvegliò notando l'aria perplessa della bruna "Cioè… non sono uno che si fa i fatti degli altri, ma a scuola già tutti sapevano del tuo arrivo…" il volto di Kayleen non si distese, "Sai è una scuola piccola, le notizie si spargono in fretta, buone o cattive che siano…" disse in fine per giustificarsi, ma niente di quello che aveva detto sembrò interessare alla ragazza che, con aria seccata chiese "Tu sei…?", "Ah! Scusami, non mi sono neanche presentato… Tyler Wright!" disse infine il moro, "E perché mangi tutto solo, Tyler Wright?", il ragazzo in imbarazzo rispose "Potrei chiederti la stessa cosa…" cercando di sviare il discorso su Kayleen, che  lo guardò spaesata "Veramente no… Sai, io sono la nuova arrivata, è logico che non abbia ancora fatto amicizia con nessuno…" ovviamente la ragazza aveva ragione e Tyler lo sapeva, ma  aveva bisogno di recuperare tempo, parlare di se lo metteva sempre a disagio, susseguirono attimi di silenzio, poi il ragazzo tornò a parlare "Beh, diciamo che anche io sono nuovo…" ammise in fine, dal volto di Kayleen si vedeva chiaramente che si aspettava un spiegazione, una storia, anche perché in quel covo di gente strana, aveva trovato qualcuno come lei, qualcuno di nuovo evidentemente in discordanza con l'ambiente in cui viveva "Cioè… Mi sono trasferito qui dal Distretto 6 un paio d'anni fa, ma diciamo che non ho mai avuto qualcuno con cui parlare… non li capisco questi di capitol!" disse in fine il ragazzo, la bruna annuì, lo capiva perfettamente "E perché ti sei trasferito qui?" chiese poi, "Mio padre aveva un officina al 6, con il tempo è diventata una grande industria di auto e vari mezzi di trasporto e così lui a preferito spostarsi qui per controllare meglio l'ampliamento della sua piccola officina che intanto ha invaso in tutta Panem…" fece una piccola pausa per bere un sorso d'acqua "Poi lo sai come sono queste cose, lui non voleva spostarsi da solo e così ha costretto mia madre, me e i miei tre fratelli a seguirlo qui…" Kayleen ascoltò interessata la storia, la situazione in cui si era trovato Tyler era la stessa che aveva vissuto lei, per questo lo capì benissimo e per questo decise di trascorrere il resto della giornata con lui, al quale, stranamente, si sentiva vicina. 

 

"Non puoi aver passato tutta la giornata con Wright, andiamo è un fallito!" disse Chris mentre accompagnava Heat e Kayleen a casa, "Chi è questo Right?" chiese ingenuamente il biondo, "È un pazzo schizzato che tutti evitano, tutti tranne tua sorella…" rispose in fretta Chris, poi mise un braccio sulla spalle del suo interlocutore e sussurò "Forse perché anche lei è un po' pazza schizzata!", Kayleen spinse via il castano "Smettila di parlare di persone che non conosci!" disse poi stizzita, "Tutti conoscono Tyler Wright…" disse Chris saccente, "Sto parlando di me, infatti!" ammise la ragazza prima di avanzare il passo e allontanarsi dai due ragazzi "Nessuno se ne accorgerebbe nemmeno, se il tuo Wright sparisse da un giorno all'altro!" urlò Chris, ma Kayleen era troppo lontana per sentirlo, il messaggio arrivo chiaro ad Heat che lo rimproverò "Non dovresti dire certe cattiverie gratuite!", "Si certo…" Chris diede il contentino al biondo e per il resto del tragitto i due rimasero in silenzio.

 

***

Il primo giorno di lavoro era finito anche per Peeta e Katniss, sia la ronda che il centro avevano dato inizio ai preparativi per il controllo di tutta Capitol City, ma purtroppo il lavoro si prospettava più lungo di quanto i vincitori si augurassero, dopo dieci ore di lavoro, infatti, la ronda aveva coperto solo mezza città e delle telecamere montate per le vie della capitale funzionava poco più del 80%, "Non posso crederci…" disse Katniss entrando nel proprio appartamento "… un intera giornata di lavoro e non abbiamo ancora nulla!", "Siamo solo all'inizio Katniss, ci vorrà un po' di tempo ma…" iniziò Peeta, ma prima che potesse finire il pensiero, sua moglie lo interruppe "È questo quello che mi preoccupa! Il tempo! L'ambiente di questo posto è corrotto, se ci passiamo troppo tempo, se Kayleen e Heat ci passano troppo tempo, potrebbero trovarsi coinvolti in qualcosa di troppo grande perfino per noi due!", "Niente è troppo grande per noi due!" disse il biondo avvicinandosi alla moglie pronto a baciarla, quando un uragano bruno li investì. Kayleen entrò di corsa in casa, buttò il suo zaino a terrà e senza proferire parola si chiuse camera sua. Peeta abbassò la testa e senza aspettare oltre disse in un sospiro "Vado io…" e si diresse verso la stanza della figlia.

 

Senza bussare il biondo entrò nella stanza e vi trovò Kayleen stesa sul letto ferma a fissare il soffitto "Kay… ti va di parlarne?" chiese lui, "…di cosa?" chiesa la bruna come se non sapesse cosa avesse spinto il padre a cercare un confronto, "Del perché tu sia entrata sconvolgendo l'equilibrio di una casa?" disse lui con fare accusatorio, la ragazza alzò gli occhi al cielo, Peeta continuò "Parli o resti a letto senza cena?", Kayleen si voltò e ironicamente disse "Tu si che sai parlare alle donne!", il padre rise "C è stato un tempo in cui me la cavavo benissimo con le parole…" ammise "Ma ora sei tu a dover parlare…" disse poi stendendosi sul letto accanto alla figlia "È che questa città è così diversa da me!", "Kay questa città è diversa da qualsiasi cosa ci sia al mondo!" osservò il padre, "Si ma io non mi ci trovo…" cantilenò lei, "Nessuno ci si trova, ne io, ne tua madre, ne Heat… forse per fino Haymitch ha qualche difficoltà di adattamento!" rispose rapido Peeta, "Bhe ma ci sono persone tanto pessime da essere fatte apposta per questo posto…" disse la ragazza alzandosi di scatto dal letto ed uscendo dalla camera. Raggiunse la cucina, passò per il salone e l'ingresso dove sfrecciò davanti alla madre continuando a tacere "Ed ora dove vai?" chiese Katniss "Ho dimenticato una cosa!" urlò la ragazza mentre le porte dell'ascensore si chiudevano e lasciando la madre con un pugno di mosche "Quella ragazza è impossibile!" mugugnò poi tra un passo e l'altro verso la cucina, "Sai a volte ti somiglia…" osservò Peeta uscendo dalla cameretta, "Io non ero così…!" si lamentò Katniss, "In effetti no…" si corresse Peeta "Tu nei momenti di rabbia, nel migliore dei casi, andavi scoccare frecce a destra e manca!", "Questo non c'entra…" disse Katniss abbassando lo sgarro e soffocando un sorriso.

 

***

 

Con il suo solito passo svelto Kayleen si allontanò dal centro di addestramento altro 12 piani, poco dopo essere uscita dal palazzo incontrò suo fratello che tornava a casa da solo "Dove hai lasciato quel cretino del tuo amico, Heat?" chiese lei "È dovuto tornare a scuola a fare non so cosa, tu dove vai? Posso venire?" rispose lui e senza aspettare una risposta si lanciò a lli inseguimento della sorella "Devo andare a scuola, anche io, e tu è meglio che torni a casa o mamma e papà si preoccuperanno di non vederti tornare…" disse la bruna fermatasi di botto per bloccare il suo fratellino, il quale mise il broncio, ma seguì il consiglio di Kayleen e si diresse verso casa. "Chi sa perché Chris è tornato a scuola…" penso tra se e se la ragazza "… forse per il suo appuntamento galante con quella rossa insipida…" continuò "Ma che mi importa! L'importante è non incontrarlo di nuovo…" e così Kayleen cambiò strada, sperando di non incontrare nessuno e di trovare una scorciatoia per raggiungere la scuola rapidamente il giorno dopo. Tuttavia non conoscendo bene il quartiere, si trovò a girare in tondo per un paio di isolati, a passare una, due, tre volte per lo stesso negozio, fino a che non decise di tornare indietro ripercorrere la strada che quella mattina l'aveva portata a destinazione, ma ripercorrendo quella strada sentì qualcosa di insolito, qualcosa simile a guaiti e mano a mano che si avvicinava alla fonte degli strani rumori, questi prendevano sempre più forma, diventando sempre più simili a veri e propri lamenti. Lottando contro la paura e la voglia di scappare, ma assecondando il suo istinto corse verso quei lamenti, ora con chiarezza poteva dire che appartenevano a qualcuno, ora si trovava ad un solo isolato dalla scuola e fu lì che vide, per la prima volta in vita sua, uno spettacolo orrendo: due figure, una stesa a terra, i capelli le impedivano di riconoscerlo in viso, l'altra in piedi, le dava le spalle e continuava a colpire la prima figura con calci nello stomaco o in viso, la prima figura si lamentava e contorceva sotto i colpi della seconda. Kayleen corse verso quella scena, sentì sotto i piedi rompersi qualcosa, abbassò lo sguardo per controllare e vide un paio di occhiali arancioni incollati al centro con un po' di nastro adesivo "TYLER!" urlò la ragazza più forte che poteva, la seconda figura si voltò di scatto, ora che Kayleen era più vicina si accorse che indossava una grossa felpa nera ed indossava il cappuccio, la ragazza non riuscì neppure a distinguerne il volto prima che la figura cominciasse a scappare lontano da lei e da Tyler, agonizzante a terra, Kayleen scelse di lasciar correre e di soccorrere l'amico "Stai tranquillo! Ci sono io adesso…" disse chinandosi vicino alla vittima e posandogli la testa sulle sue gambe "Ci sono io…" si guardò le mani che avevano sorretto il capo di Tyler e le trovò coperte di sangue, il ragazzo stava perdendo molto sangue, aveva diversi lividi e probabilmente qualche costola rotta, in quella circostanza Kayleen non ebbe nessun altra idea se non quella di chiamare, probabilmente, l'unica persona che avrebbe potuto aiutarla in quel momento, prese il telefono, compose il numero "…Pronto? Haymitch? Devi aiutarmi!"






NOTE AUTRICE:
E dopo più di un mese, finalmente, ho partorito questo capitolo! Non abbastanza scuse, ma sappiate che mi dispiace davvero tanto di avervi fatto aspettare così tanto!!
Spero vivamente che dopo tanto lavoro, il capitolo vi piaccia e che vi abbia lasciato con un pò di amaro in bocca *risata malefica*
In compenso prometto fi aggiornare presto, senza dubbio non vi farò aspettare così tanto tempo come è accaduto per questo capitolo! xD
Oraaaaa lasciatemi ringraziare sereHG che ha messo la mia storia tra le preferite e 
Clary1835 che la messa tra le preferite, le seguite e l'ha recensita, inoltre un graze anche a Coral 97 e nichi97 che, anche loro, hanno recensito questa storia... prò sembrare stupido ma mi fatto davvero piacere sentire i vostri pareri! E mi piacerebbe averne altri positivi o negativi che siano
Ooooora , visto che mi sembra di aver detto tutto, quindi posso lasciarvi in pace! Un Bacioooooo!

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Le sale dell'ospedale erano gremite pazienti e, ovviamente, medici ed infermieri, tutti correvano da un a parte all'altra del piano, un altoparlante in lontananza invocava qualche dottore, ogni volta uno diverso, squilli di telefono e di cerca-persone si sentivano ovunque, passi, vocii, ma nessuno di quei suoi poté distrarre Kayleen da suoi pensieri, chi aveva ridotto Tyler così? Lo conosceva? Magari erano amici… e allora perché lo aveva malmenato in quel modo? Forse conosceva lei… forse li aveva visti parlare e se l'era presa con lui… nessuna da queste teoria la portava da nessuna parte, ma avrebbe continuato a farsi domande se Haymitch non le si fosse seduto accanto, "Ma dico io…" iniziò "Tra tutte le persone che conoscevi dovevi chiamare proprio me?!", "Io… io non sapevo che altro fare…" si giustificò la bruna, lo sguardo fisso nel vuoto, le mani che tramavano, resosi conto della situazione Haymitch tirò fuori il suo lato umano che usciva solo da quando era sobrio "Vieni qui, dolcezza…" disse cingendole le spalle con un braccio, "I medici sono bravi qui, voglio dire siamo a Capitol City gli ospedali funzionano molto meglio rispetto al nostro distretto…" in effetti nel 12 non c'erano mai stati veri e propri ospedali, c'erano molte erboristerie, tutto veniva curato con le piante del bosco, solo i malati più gravi o i feriti del distretto venivano spostati e portati a Capitol e anche se la città non aveva molta considerazione dei malati del distretto 12, l'ultimo di panem, almeno se ne occupava, Kayleen restava in silenzio, osservava senza commentare, ascoltava senza emettere fiato… "Oh andiamo, Kayleen, sei snervante!" esplose Haymitch "Il tuo amico è vivo! L'hai salvato appena in tempo, pensa a questo invece che impazzire inseguendo i tuoi pensieri fino a chi sa cosa!"  la bruna lo guardò con gli occhi spalancanti, aprì la bocca per dire qualcosa quando sentì la voce di sua madre chiamarla "Buon Dio Kay!" le corse incontro "Sono così felice che non ti sia successo nulla! Quando Haymitch mi ha chiamato io…" si interruppe, così Kayleen ebbe il tempo di guardare torvamente l'ex mentore "Sì, è proprio una fortuna che ti abbia chiamata…" disse lanciando una frecciatina all'uomo alla sua destra, sperando che la cogliesse, cosa che avenne perché lui fece spallucce "C'è in gioco molto più di quello che credi…" disse per giustificarsi a Katniss bastò questa frase per ricollegare i pensieri "Credi che c'entrino gli Hunger Games?" Haymitch sospirò "Esatto, i giochi sono iniziati!" disse, poi si alzò per andarsene e prima che girasse l'angolo del corridoio urlò "Felici Hunger Games!" alzò un braccio e sparì, probabilmente si diresse in un bar ad ubriacarsi come faceva ogni volta che quell'orrenda carneficina stava per ripetersi. 

 

Rimaste sole, madre e figlia, ebbero modo di parlare. "Kay…" iniziò la prima "Voglio che tu ascolti per bene quello che sto per dirti…" la ragazza la guardò interrogativa, annuì ed aspettò che la madre continuasse "… Non voglio che tu parli di nuovo con questo Tyler!" Kayleen si alzò di scatto "Come posso lasciarlo solo?!" disse, "Tu non capisci è peric-" fece per dire Katniss, ma la figlia le parlò sopra "No, tu non capisci! Non posso lasciarlo solo, non ha nessun altro amico che si preoccupi di lui!", "Il Ragazzo ha una famiglia è loro compito preoccuparsi per lui, così come mio compito è pensare a te!" i toni si stavano alzando, entrambe le donne stavano urlando e dando spettacolo "Beh se è questo il tuo modo di pensare a me, preferisco farlo da sola!" sbottò Kayleen, "TU NON SAI NEMMENO CHE SIGNIFICA BADARE A SE STESSI, ESSERE SOLA CONTRO TUTTI! HO DETTO CHE NON VEDRAI PIÙ QUEL RAGAZZO E CHE RESTERAI FUORI DA TUTTA QUESTA FACCENDA!" la sgridò Katniss, la ragazza le si avvicinò, le due erano a pochi centimetri di distanza "Non lo farò…!" disse, "Sono stanca dai tuoi capricci, signorinella, devi…" iniziò Katniss per poi essere interrotta dalla figlia "L'unica cosa che devo fare è andare da Tyler" disse Kayleen e poi si allontanò dalla madre, le voltò le spalle e si diresse verso la stanza del ragazzo che aveva salvato.

 

Nessuno ancora aveva addobbato la camera di Tyler, si sa che in queste situazioni si portano fiori, foto di famiglia, disegni, tutto per rendere un ambiente, altrimenti grigio, più ospitale, ma questo non era successo nella stanza 347 dell'ospedale di Capitol City, il ragazzo era attaccato a vari macchine, una controllava il suo battito, l'altra il respiro, una terza gli forniva nutrimento e medicinali direttamente endovena, e poi ce ne erano un altro paio di cui Kayleen non sapeva neanche immaginare lo scopo. Tyler dormiva, respiro regolare, battito leggermente lento, il suo volto era ricoperto di lividi, aveva una cicatrice sull'occhio destro e un altra sopra l'orecchio dello stesso lato, il resto dei lividi poteva essere solo immaginato visto che camicia da notte e coperte gli coprivano il corpo. Kayleen studiò quella figura cercando di capire qualcosa in più sull'accaduto "È stato colpito con qualcosa, un asta, forse di ferro per questo avrà perso l'equilibrio fino a ritrovarsi nella posizione in cui l'ho trovato io…" pensò e quello stesse pensiero la riportò agli istanti di quella stessa sera e fu inevitabile associare l'impotenza di quel momento con quella di questo, il vederlo li inerme senza poter fare nulla, senza poterlo aiutare concretamente. A dispetto di quello che le aveva detto  usa madre, avrebbe fatto di tutto pur di scoprire chi avesse ridotto Tyler in quella situazione, ma chi avrebbe potuto farlo? E,  soprattuto, perché? Diede un bacio in fronte al ragazzo ed uscì dalla stanza con più interrogativa di quanti già non avesse.

 

***

 

"Non capisce…" disse Katniss al marito, che intanto l'aveva raggiunta, al quale aveva già raccontato la discussione che poco prima era avvenuta con la figlia "…Abbiamo fatto male a non raccontare loro degli Hunger Games, di quello che abbiamo passato, magari avrebbe capito perché deve stare attenta…" continuò a dire più come una riflessione interiore che come un vero e proprio sfogo "Dirmi che non vuole che io badi a lei?! Ma sentila, tua figlia! Vorrei vedere come avrebbe fatto tutto questo tempo se fosse stata da sola…" Peeta rise immaginando la situazione, probabilmente si sarebbe costruita una casa su un albero nel bosco del 12, avrebbe mangiato erbe e bacche, al massimo qualche pesce, ma non sarebbe mai stata capace di cacciare, quando quelle immagini sparirono dalla sua mente, si accorse che la moglie aveva continuato a parlare "…se sapesse dei giochi, della loro atrocità, di cosa comporta la vittoria e del fatto che stanno tornando, proprio qui a Capitol City, forse starebbe più attenta, non credi?" gli occhi grigi di lei puntarono i celesti di lui, ma il suo sguardo era altrove "Beh, spiegale tutto sta venendo qui…" detto questo le girò il voltò, costringendola a guardare in direzione della figlia "No, mi deve delle scuse prima…" disse puerilmente Katniss, in quel momento passo Kayleen "Papà…" disse in segno di saluto, ma non si fermò nemmeno a parlare, sfrecciò via come suo solito "Dove stai andando adesso?" le gridò Peeta, la ragazza si voltò vero i genitori "A casa…" rispose lei "Domani ho scuola e ho molte cose da fare" poi sparì tra i corridoi ed uscì.

 

***

 

Quella notte, Kayleen, dormì ben poco, tutto le ricordava cioè che aveva visto, come il suo amico fosse stato ridotto e giurò a se stessa di venir a capo della faccenda, ma era perfettamente consapevole che da sola non avrebbe fatto molto "Dovrò chiedere aiuto a qualcuno", si disse, "ma chi?" Heat doveva essere tenuto allo scuro di tutta la faccenda, se fosse  stato coinvolto lei non se lo sarebbe perdonato mai e poi mai, in quel momento, nella sua mente, si focalizzò l'immagine di suo fratello in un letto d'ospedale ridotto come Tyler o anche peggio, scacciò dalla sua testa quei pensieri "Devo fare qualcosa…" si girò e rigirò nel letto, pensando e ripensando, pensò che Chris avrebbe potuto servire la causa, ma qualcosa in lei la spingeva a cambiare idea, "Tuttavia, è l'unico che può aiutarmi…" pensò "Domani gliene parlerò…" questi furono gli ultimi pensieri che Kayleen fece prima di cadere in un breve sonno senza sogni.

 

La sveglia suonò, in un lampo fu spenta, Kayleen scese dal letto, si infilò sotto la doccia ed uscì sempre più velocemente, vestita andò in cucina, non fece nemmeno colazione, prese lo zaino e si indirizzò verso la scuola, prima avesse chiesto aiuto a Chris, prima avrebbe risolto tutta la faccenda.

 

***

"Non puoi dire sul serio!" la voce di Chris Odair tuonò per i vuoti corridoi della scuola, diede un pugno sull'armadietto per non colpire la sua interlocutrice "E perché non potrei?" gli occhi argentei di Myriam sfidavano quelli verdi di lui "Perché non si tratta di un semplice gioco, ci sono delle vite in mezzo ed io non voglio parteciparvici…" rispose lui rosso di rabbia, "È proprio qui che ti sbagli, tu sei nato per parteciparvici!" continuò lei con il tono sempre più calmo, "Tu non sai niente di me! Come diamine fai a dire una cosa del genere?!" ruggì Chris che, invece, stava letteralmente dando di matto, camminava avanti e dietro per il corridoio, si teneva la testa con le mani, la rossa gli si parò davanti "Guardami negli occhi e dimmi che adesso non hai voglia di uccidermi!" lo sfidò lei, repentinamente Chris le mise una mano al collo e la spinse contro gli armadietti "Per te è diverso…!" disse poi con gli occhi pieni di ira, Myriam si sforzò di restare calma "Visto che c'è l'hai nel sangue… uccidere non sarebbe un problema per te Odair, devi ammetterlo, solo così avrai qualche possibilità di vincere!", il castano lasciò la presa e si voltò "Peccato che io non volessi partecipare a questa pazzia! Ti avevo detto che non volevo averci niente a che fare con questi Hunger Games, dovevi ascoltarmi, stupida che non sei altro, o giuro che sarai la prima che ucciderò!", "Sei entrato nello spirito dei giochi quindi…" disse divertita lei "…sapevo che una volta dentro non ti saresti tirato indietro!" continuò, "Ora non mi posso tirare indietro!" disse Chris come se volesse mettere a corrente la ragazza di qualcosa che non sapeva già "Myriam, ti sei scambiata per me e hai picchiato quasi a morte un ragazzo, chiunque stia organizzando i giochi crederà che io abbia quasi ucciso Tyler…" un altro pugno sull'armadietto "Ti conviene cercare di rimediare, rossa, o…" "O mi uccidi! Afferrato il concetto…" disse ironicamente Myriam "Continua pure a negarlo Chris, ma sei un favorito…" osservò lei "Per questo dovresti temermi!" disse lui cercando di apparire più minaccioso possibile "Se qualcuno dovesse scoprire che "Chris Odair"… " il ragazzo virgolettò il nome con le mani "… ha ridotto Tyler come uno straccio, ti converrà scappare molto, molto lontano!", si sentì un rumore di un oggetto che cadeva, probabilmente gli altri ragazzi stavano arrivando, in poco la scuola di sarebbe riempiate, così Myriam e Chris si divisero, negli occhi di lui c'era preoccupazione e spavento, in quelli lei orgoglio e gioia.

 

***

 

Quando Kayleen arrivò a scuola le porte erano già aperte, pensò che fossero stati gli inservienti, che a vesso già incominciato a cercare di rendere decente quel luogo, così non si preoccupò, entrò nell edificio decisa a lasciare un biglietto nell'armadietto di Chris nel quale gli chiedeva di incontrarsi, si rendeva conto dell'infantilità della cosa, ma non aveva pensato a nessi altro modo per comunicare con lui in maniera che nessuno potesse ascoltare, tuttavia quando entrò nella scuola senti un vociare indistinto , lo seguì fino a che non riconobbe lo stesso Chris Odair che parlava con una ragazza, la stessa che il giorno prima le aveva riempito la testa di palline di carta "Perfetto" pensò "Sono capita in un momento perfetto" ironizzò e alzò gli occhi al cielo, ma alcune frasi catturarono la sua attenzione, sentì un paio di volte il nome di Tyler, ma non capiva il resto così si decise ad avvicinarsi, rimanendo nascosta, "Continua pure a negarlo Chris, ma sei un favorito…" disse la ragazza, "Negare che? Ed è un … favorito?" pensò Kayleen,  "Per questo dovresti temermi! Se qualcuno dovesse scoprire che Chris Odair ha ridotto Tyler come uno straccio, ti converrà scappare molto, molto lontano!", la ragazza non poteva credere a cosa aveva sentito, le lacrime iniziarono ad inumidirle gli occhi, spalancati un po' per stupore, un po' per paura, "Sei stato tu!" sussurrò, ma poi istintivamente si portò le mani alla bocca pregando che i due non l'avessero sentita, non poteva restare lì ferma, Chris avrebbe potuto ferire anche lei, così si voltò rapidamente, tanto da perdere un attimo l'equilibro ed urtare gli armadietti alla sua destra, ancora più spaventata, scappò si diresse in bagno e si chiuse in quella stanza, dando sfogò alle sue lacrime "Non posso crederci, tu…" si maledisse per essere stata tanto stupida da cercare in Chris un alleato e per non aver dato ascolto al suo istinto, la campanella suonò, ma lei non uscì da quella stanza, doveva pensare ad un piano, a come agire e doveva farlo tutto da sola.

 

***

La campanella era suonata, la scuola, prima vuota, ora era gremita di studenti che prendevano libri, aprivano e sbattevano armadietti, correvano a destra e manca per arrivare in classe, tra questi Chris camminava lentamente, pallido in volto, preso dai suoi pensieri, doveva trovare qualcuno che l'avesse aiutato ad uscire da quella terribile situazione, lui non aveva fatto niente, aveva detto chiaramente a Myriam di non voler ferire nessuno per un motivo così stupido come la fama, ma lei non l'aveva ascoltato e chissà come si era fatta passare per lui, per far si che anche Chris risultasse iscritto a quegli stupidi giochi, ma non poteva combattere questa battaglia da solo, aveva necessariamente bisogno di un alleato e sapeva benissimo a chi rivolgersi. Entrò nella classe del professor Johnson, aspettando che la sua compagna di banco prendesse posto, avrebbe dovuto parlare, lei era l'unica che avrebbe lottato con lui contro quell'assurdità, chiunque altro avrebbe riso e gioito del inizio dei giochi e del fatto che Chris, molto probabilmente, avrebbe vinto. La lezione iniziò ma di Kayleen neanche la traccia, solo quando il prof. Johnson stava spiegando già da mezz'oretta la ragazza entrò, anch'essa pallida in volto, gli occhi gonfi come se avesse passato tutta la nottata insonne, si sedette al suo posto vicino al castano, evitando di guardarlo in faccia, teneva lo sguardo basso, Chris notò che tremava, le mise una mano attorno alle spalle cercando di tranquillizarla, ma l'unico risultato che ottenne fu che Kayleen saltò sul posto dallo spavento, costringendo il ragazzo a rivedere le sue intenzioni  "Che ti prende stamattina? Sei un un pessimo stato…" le disse all'orecchio "Nulla…nulla davvero!" rispose lei in fretta, quasi istericamente, continuando a non guardarlo in viso, allora lui le alzò il volto, costringendola a guardarlo negli occhi, solo allora poté vedere il terrore in essi, "Kay devo…" iniziò lui, "Devi starmi lontano!" continuò lei, voltandosi e allontanandosi il più possibile.



NOTE AUTRICE:
E finalmente ho partorito anche questo capitolo, per l'ennesima volta mi scuso per il tempo che ci ho messo xD Alloooooora la storia sta prendendo un pò di forma... che ve ne pare? Devo dire che personalmete mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, è stato semplice... bhe comunque non spetta a me giudicare il mio lavoro, perciò aspetto vostre recenzioni. Alla prossima, Baciii! <3

 

 

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Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Un nuovo sole stava sorgendo a Capitol City, tutto sembrava calmo e silenzioso, eppure già da due ore la squadra di ronda e quella del centro lavoravano incessantemente, le telecamere erano state piazzate per tutta la città, con maggiore attenzione verso le strade nei pressi delle scuole, i bar e i vari locali che i ragazzi tra i 12 e 16 anni frequentavano volontariamente o meno; il centro riusciva a monitorare tutta Capitol, ad assistere ad ogni movimento di ogni individuo senza che questi sapessero di essere osservati, inoltre ogni membro della squadra di ronda aveva preso una parte della città,  cinque elementi aiutati dal centro e messi in collegamento con esso grazie a particolari auricolari, inventati da Beete, praticamente in visibili all'occhi umano, ognuno di loro era dotato di una mappa dettagliata della zona a lui assegnata; tutto era preparato in modo tale da garantire la sicurezza dei ragazzi. Anche Tyler Wright, il ragazzo del distretto 6 che si pensava fosse la prima vittima dei nuovi Hunger Games, il quale si trovava in ospedale, attaccato a della macchine che lottava tra la vita e la morte, era sorvegliato, lui doveva sopravvivere, doveva per forza, nessuna vita sarebbe stata più sprecata per quegli assurdi giochi. La stanza di Tyler era vigilata dai suoi due fratelli, due gemelli di 14 anni, Enrik e Nahit, con gli stessi occhi neri e capelli ricci del fratello, e da un collaboratore di Cash Cooper, Vaan McMicheal, dei tre solo il terzo era collegato al centro, questo perché i Wright non sapevano nulla dell'operazione, ciò nonostante volevano che Tyler stesse al sicuro e guarisse perfettamente.

 

Tutto era stato organizzato tutto era deciso, i vincitori si assegnarono dei turni, in modo da ottenere un monitoraggio constante di tutta la città, sia Katniss che Peeta lavorarono per le prime otto ore, durante le quali la città visse nella calma più totale, erano le ore in cui i ragazzi seguivano le lezioni, gli adulti lavoravano, per cui tutto fu tranquillo, tanto da permettere agli sfortunati amanti del distretto 12 di tornare a casa serenamente.

 

"Peeta…" lo chiamò Katniss "Credo che TU debba parlare con tua figlia…" continuò lei con finta noncuranza, il biondo rise "Ah… Io?" disse, poi continuò "Credo che sia tu quella che deve chiarire un po' di cose con lei… IO non mi sono messo ad urlarle contro in ospedale… o mi sbaglio?" finse di pensarci su "No, sicuramente quella eri tu!" continuò prendendo in giro la moglie che trafficava in cucina, si alzò dal divano sul quale era seduto e la raggiunse abbracciandola da dietro e immergendo il viso nei suoi capelli "Katniss…." sussurrò lievemente il suo nome "Andrà tutto bene, parla con Kay, tranquillizzala e soprattutto allontanati dalla cucina, sei un vero disastro!" la bruna rise, si girò e abbracciò suo marito per poi baciarlo delicatamente sulla bocca. Questo momento di dolcezza fu interrotto dal solito uragano bruno che devastò la calma in cui vigeva la casa, Peeta alzò gli occhi al cielo, pronto a staccarsi dalla moglie per raggiungere Kayleen che ormai si era chiusa in camera, ma Katniss fece prima di lui, gli sorrise dolcemente per poi dirgli "Stavolta vado io…." 

 

Kayleen lanciò lo zaino ai piedi del letto e vi si stese, erano troppe le emozioni che stava provando, era spaventata da Chris che aveva quasi ucciso Tyler ed era anche arrabbiata con lui, nel quale sperava di trovare un alleato per fare giustizia, per scovare la verità, ma questa verità non le piaceva affatto, inoltre voleva tornare a casa, correre nei suoi boschi, sentire di nuovo l'odore di muschio la mattina, ma sapeva che non poteva farlo, non finchè Tyler non fosse stato al sicuro, aveva voglia di urlare, gridare quanto lei odiasse il mondo, ma doveva tacere perché i suoi genitori non dovevano sapere, loro non avrebbero mai capito… Kayleen era talmente presa dai suoi pensieri che non si accorse della madre che, dopo aver bussato svariate volte, entrò in camera e silenziosamente si stese sul letto affianco a lei. "Kay…" sentito il suo nome, la bruna tornò alla realtà "Mamma quando sei… oh lascia stare…" era troppo stanca, per fino per litigare con lei, "Kayleen senti io…. insomma mi dispiace, mi rendo conto che Tyler è un tuo amico e non lo vuoi lasciare solo, devi credermi che so cosa si prova a guardare un compagno morire…" un attimo di silenzio che per Katniss apparve interminabile, ricordi ormai sbiaditi si materializzarono nella sua mente il volto di Rue, di Cinna e di Finnik, dopo un sospiro riprese "…se io avessi potuto non li avrei abbandonati e voglio che tu non lo faccia!" disse infine sicura per poi continuare "Sarò preoccupata per te ogni giorno, ma… mi fido di te Kay, so che in qualsiasi circostanza ce la farai, per cui sentiti libera di vedere Tyler quando vuoi…" altro attimo di silenzio, "Credo che sia la cosa giusta da fare!" disse infine più per convincere se stessa che la figlia. Kayleen aveva ascoltato ogni parola con estrema attenzione, ogni parte del suo corpo ora le urlava di dire la verità alla madre, ma la mente no, sapeva che non avrebbe dovuto coinvolgerli, sia Katniss che Peeta erano venuti a Capitol con una missione da svolgere e dire loro la verità gli avrebbe reso solo le cose più difficile, pensò Kayleen, per cui si limitò ad abbracciare la madre e a soffocare le lacrime stringendola forte.

 

***

 

Quasi cianotico Chris camminava da solo, percorrendo la strada che da scuola gli avrebbe permesso di tornare a casa… "Devi starmi lontano!" le parole di Kayleen risuonavano ancora nella sua mente, la ragazza era scappata via, non aveva nemmeno aspettato che finissero le lezioni e se ne era andata, senza salutarlo, senza rivolgergli la parola, evitando perfino di guardarlo, sicuramente le era successo qualcosa; Kayleen non si era mai dimostrata molto dolce nei suoi confronti, ne tanto meno umana, ma nessuno cambiava atteggiamento così d'imporvviso, avrebbe voluto capire cosa le fosse successo, ma troppi pensieri ora gli affollavano la mente, Tyler era in condizioni gravissime e presto avrebbero pensato che il colpevole di ciò fosse stato lui, doveva impedirlo, doveva salvarlo e salvarsi, non avrebbe partecipato a quegli stupidi giochi per nessuna ragione al mondo… "Chris!" disse una voce alle sue spalle "Hey Chris! Aspettami!" il castano di voltò scorgendo dietro di lui un ragazzino biondo dagli occhi grigi che correva verso di lui "Heat…" disse poi, "Non… riesco…. a capire… cosa abbiate tutti!" disse il ragazzino con la voce spezzata dal fiatone, "Anche Kay è scappata all'improvviso!", Chris fingendosi calmo sorrise al biondo, gli posò il braccio sulla spalle e poi disse "Torniamocene a casa piccoletto…". La giornata di Heat era stata molto più tranquilla di quella degli altri, e Chris ascoltò con attenzione ogni parole uscisse dalla bocca del biondino, aveva bisogno di distrarsi e avrebbe ascoltato qualsiasi storia, anche la più futile pur di ottenere tale risultato, ciononostante la sua attenzione si spostava direttamente, da due ragazzi che camminavano dietro di lui, al lampione che illuminava la strada, alla finestra dalla quale si osservava un piccola famiglia consumare la cena, per poi ritornare ai due ragazzi che sembravano seguirlo, preoccupato, ma presentandosi calmo Chris si fermò, e notò che anche i due stranieri dietro di lui fecero lo stesso, poi si voltò verso il suo accompagnatore "Heat, io mi fermò a quel bar laggiù…" disse alzando la voce in modo che i due ragazzi lo sentissero, ed infatti i due si guardarono e poi attraversarono la strada per raggiungere il bar, "Tu torna a casa e…" prese un foglio di carta e ci scrisse sopra qualcosa "Da questo a tua sorella… non dirle che da parte mia…" gli mise il pezzo di carta in mano e fece per voltarsi "Chris!" lo chiamò il biondino "… non so perché te lo sto dicendo, ma…" diede un occhiata ai ragazzi che prima li stavano seguendo e da poco erano entrati nel bar, prese fiato e coraggio "Attento!" il castano gli sorrise, il piccolo Mellark era un ragazzo molto più maturo per la sua età, era saggio e un attento osservatore, sempre sorridendo Chris gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò.

 

Il bar era troppo affollato e la musica troppo alta, pieno di studenti dell'ultimo anno troppo impegnati a perdere tempo che a pensare al loro futuro, c'erano anche ragazzi leggermente più grandi, ma le luci offuscate del bar non lasciavano trapelare il loro vero aspetto,  Chris entrò, notò i due ragazzi e poi uscì di nuovo, i due lo seguirono per l'ennesima volta.

 

"Chi siete?" chiese senza troppi giri di parole il castano "Io sono Wilhielm e lui è Fredrik… siamo amici di Myriam…" disse il più minuto dei due, Wilhielm, come aveva detto di chiamarsi era un ragazzo non molto alto e magro, occhi verdi e capelli biondo cenere rivelavano la sua antica appartenenza al primo distretto, i vestiti scuri non nascondevano un corpo muscoloso per quanto esile, al suo fianco Friedrik era più alto, più muscoloso, visibilmente più massiccio insomma, capelli e occhi castani, ma i suoi lineamenti non svelavano le sue origini, erano entrambi più grandi di Chris, forse di un anno e la differenza d'eta si notava anche nel fisico, dopo un attenta analisi Chris riprese "Allora so già cosa volete…" fece per voltarsi ma Wilhielm lo afferrò rapidamente per il braccio "Odair, hai un lavoro da finire…" il castano guardò prima la mano sul suo braccio e poi incontrò lo sguardo del biondo del biondo "No, io non ho fatto niente…", ora fu Fredrik ad intervenire  "Myriam dice che è merito tuo se il mezzo pazzo è in ospedale", gli occhi di Chris fulminarono il ragazzo che aveva appena parlato "Non è MERITO di nessuno! E dite a Myriam che non voglio avere nulla a che fare con tutto questo…", "Non puoi più tirarti indietro Odair…" osservò Wilhilem "…se il ragazzo dovesse morire, sarai tu il responsabile!", "Il problema non si pone visto che Tyler si sta riprendendo…" bleffò Chris, nella speranza che i due non vostro a conoscenza delle vere condizione del ragazzo del distretto sei, ma il biondo non ci cascò "Ah si… non mi sembrava… Fredrik quando sei andato a trovarlo? E come stava il pazzo?", l'altro ragazzo fece finta di pensarci "Prima di venire qui mi pare… E le sue condizioni non erano certo delle migliori!" osservò infine, "Questa non ci voleva" pensò Chris "Questi due possono raggiungere Tyler in ogni momento a quanto pare, possono anche ucciderlo in ogni momento e in quel caso la colpa sarebbe mia", questi pensieri furono interrotti dal suono sordo della risata di Fredrik "Amico, non ridere del povero Odair, ha appena capito di non avere altra scelta!" lo richiamò Wilhielm, un lampo di genio folgorò Chris "Ed invece un alternativa ce l'ho…" osservò il ragazzo "… Raccontare tutto alle autorità per esempio!" un sorriso beffardo comparve sul suo volto, un sorriso che fu subito spento dalla reazione indifferente dei due "Ti stupiresti di sapere chi è coinvolto in tutto questo!" ripose poi Wilhielm, gli occhi di Chris si spalancarono e nella sua mente si materializzò l'idea che davvero non avesse altra scelta se non quella di partecipare ai giochi, lottare, uccidere e vincere, essere l'unico vincitore così come sua madre e suo padre prima di lui "Sono felice che tu abbia capito!" osservò poi il biondo dopo aver letto l'espressione sul volto di Chris "Uccidi il ragazzo e ci faremo vivi noi, ci sono altre cose che devi sapere prima che i giochi abbiano realmente inizio!"  continuò poi, così dicendo i due si allontanarono dal bar, volgendo una rapida occhiata a Chris prima di svoltare l'angolo della strada e sparire.

 

Chris camminava, di nuovo da solo, di nuovo intento a ritornare a casa, troppi pensieri gli offuscavano la mente, era tutto confuso, tutto senza senso "Non ho una via di scampo…" osservò infine "Non può essere davvero così…" si corresse poi, "Ci deve essere un modo… Chissà sei Heat ha consegnato il mio messaggio a Kay, ma soprattuto chissà se lei l'abbia davvero letto…" l'immagine della ragazza si rimaterializzò nella sua mente, gli occhi gonfi, il corpo tremante "Non posso farcela da solo… Ma se lei non vorrà aiutarmi… Potrei chiedere a Heat, d'altra parte è incredibilmente saggio per la sua età… È questo il problema, la sua età, non posso convolgerlo… non devo…" un senso di smarrimento pervase Chris, una sensazione di vuoto e paura gli attraversò tutto il corpo, fermandosi nel petto,il cuore accelerava, il respiro diventava sempre più corto "Non sono un assassino!" si ripetè "Non permetterò a nessuno di pensarmi come tale! Devo salvare Tyler, devo impedire che il massacro abbia inizio… Ma come?" il battito sempre più accelerato e il respiro sempre più affannato lo costrinsero a fermarsi, si appoggiò ad un lampione con la scienza, si sedette in terra e alzò lo sguardo verso il cielo, prese fiato "Non ci sono stelle qui a Capitol…" osservò, percepì il rumore di passi in avvicinamento, qualcuno stava correndo, in poco tempo gli sarebbe sfrecciato d'avanti, ma i passi rallentarono mano a mano che la distanza tra essi e Chris diminuiva fino a che essi non cessarono del tutto a poco più di un metro dal ragazzo, "Avrei dovuto immaginarlo che era solo uno stupido scherzo…" disse una voce, Chris abbassò lo sguardo, incontrò gli occhi dell'interlocutore, sorrise lievemente e fece per alzarsi, forse troppo velocemente perché prima che potesse proferire parola, la testa iniziò a girargli, e poi svenne.






NOTE AUTRICE:

Allora ragazzi, innanzitutto chiedo umilmente venia per avervi fatto aspettare così a lungo, è passato così tanto tempo che non vi ricorderete nemmeno la storia... I M SO SORRY! T_T ma sono stata impegnatissima, quest'anno ho avuto gli esami e potrete ben capire quanto è stato stressante cercare di arrivare alla fine, e soprattutto arrivarci viva! Gli esami sono proprio una brutta bestia! ç_ç Cooooooomunque ora non importa perhcè sono LIBERAAA! Ho molte idee per le storia e spero davvero che voi la leggiate e soprattutto che vi piaccia... Insomma questo è l'ultimo capitolo che la mia menticina ha sfornato, mi scuco per gli eventuali errori di battitura e per qualche accento mancato, ma l'ho scritto tutto di getto e poi subito l'ho pubblicato, ansiosa di sapere il vostro parere... per cui sentitevi pure liberi di dirmi quello che volete!
Un doveroso grazie a coloro che hanno gia rencensito la storia, quelli che l'hanno messa tra le seguite, tra le preferite o tra le ricordate... GRAZIE DAVVERO!
Ora inizio a battere il prossimo capitolo, ho molto tempoda dover recuperare per cui mi metto all'opera!
Ciaooooo! <3 ;)

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Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


Heat corse a perdifiato, tutto nel suo corpo gli urlava che doveva fare in fretta, Chris era stato troppo strano e poi quei due che lo seguivano…beh quei due non gli piacevano affatto! Con una mano stringeva forte il biglietto che avrebbe dovuto ricevere Kayleen, con l'altra si teneva lo zaino, ogni passo verso casa lo tranquillizzava, ma non per questo si fermò, continuò a correre perfino nell'ex centro di addestramento, prese fiato solo in ascensore, ma quando le porte di quest'ultima si aprirono la corsa riprese, volò dritto nella stanza della sorella.

 

Kayleen era ancora sul letto, si asciugava le lacrime restanti, aveva pianto con una forza tale da sentirsi esausta, stanca. Era rimasto sola a casa, i suoi genitori avevano ricevuto una chiamata dalla Paylor, Kay non aveva fatto nemmeno a tempo a chieder loro dove stessero andando prima di vederli uscire dalla porta, pochi minuti dopo senti qualcuno correre, Heat spalancò la sua porta, rosso in volto, con il fiato mozzato, non riusciva nemmeno a parlare, stringeva un pezzo di carta in mano e lo tendeva verso di lei, "Che ti è successo?" gli chiese la ragazza, "Pr…pr…prendi!" disse lui nel modo più autoritario che il fiatone gli permettesse, Kay non fece domande, prese il biglietto e lesse:

Non so che cosa ti abbia fatto, ma 

ho bisogno di te

"Chi te l'ha dato…?" chiese lei, Heat non sapeva che fare, Chris gli aveva chiesto di non dire a Kay che il biglietto era suo, ma se non l'avesse fatto lui sarebbe potuto finire male, per fortuna il ragazzo non dovette parlare, poco dopo aver posto la domanda, infatti, Kayleen si rispose "Chris… non è vero?" Heat annuì, "Dov'è?" chiese istintivamente "L'ho lasciato in un bar, sulla strada per andare a scuola… era strano, c'erano due tipi che sembrava lo seguissero" rispose poi il fratello, l'ansia gli rivenne ripensando alla scena. Kay non sapeva che fare… e se fosse stato tutto un trucco? se in realtà il piano di Chris fosse quelle di eliminarla, dopotutto lei era stata l'unica a sentirlo parlare con Myriam, inoltre era stata lei a salvare Tyler, forse lui voleva solo togliere da mezzo l'unico testimone, ma poi un pensiero riaffiorò nella mente della ragazza "Chris, non coinvolgerebbe mai Heat…" si disse "Ed Heat è troppo intelligente per cascare in questo genere di trucchi…" Kay non si fidava di Chris, ma di suo fratello si, lui non le avrebbe mai fatto del male, non avrebbe permesso a nessuno di ferirla, Heat era sincero, stava dicendo la verità e ciò significa che Chris era in pericolo, "Resta qui!" gli ordinò in fine e senza dare a Heat il tempo di obbiettare, corse via.

 

Kayleen stava correndo a perdifiato, immaginando di trovare Chris ad ogni angolo, di vederlo camminare tranquillamente verso di lei, ma così non fu, poi, poco prima del bar, vide una figura seduta a terra, il viso volto al cielo, si fermò solo un attimo solo per prendere fiato, poi corse più velocemente verso il ragazzo, "Sarà forse ferito?" pensò Kay "Perché non si alza?" si chiese ancora, si avvicinò tanto da riuscire a vedere chiaramente il volto di Chris, gli occhi al cielo, non era ferito, ora Kay era abbastanza vicina da poterlo affermare con fermezza. "Avrei dovuto immaginarlo che era solo uno stupido scherzo…" osservò in fine sentendosi presa in giro, Kay vide chiaramente Chris abbassare lo sguardo, incontrare i suoi occhi, un lieve sorriso comparve sul suo volto, poi il ragazzo fece per alzarsi e prima che potesse dire proferire una parola, svenne.

 

"CHRIS! CHRIS DANNAZIONE SVEGLIATI!" Kay stava urlando da almeno dieci minuti, si era inginocchiata vicino a lui, la sua testa sulle gambe della ragazza, che non faceva altro che ripetere il suo nome, imprecargli contro perché non riapriva gli occhi e accarezzargli il viso "Oh, andiamo Chris…!" disse in fine esasperata, poco dopo il castano si mosse, fece per alzarsi, ma Kay gli saltò al collo facendolo ricadere "Hey ragazzina, non preoccuparti non è stato niente di grave!" disse poi ridendo, Kay si ricompose dandogli un pugno sulla spalla "Allora perché mi hai fatto venire qui? Idiota!", Chris divenne improvvisamente serio "Non è il caso di parlarne qui, torniamo al centro…","Chris mi fai preoccupare così…" disse poi lei, ma Chris non sembrò importarsene, per tutta la strada fino a casa rimasero in silenzio, Kay pensava a se fidarsi o meno di Chris, e Chris faceva lo stesso, cercando di trovare le parole giuste per spiegarle quello che gli stava succedendo.

 

***

 

"Cosa è successo? Perché siamo qui a quest'ora?" disse Peeta spalancando le porte dell'ufficio della Paylor, malgrado le circostanze, ricevere una chiamata come quella non era normale, "Siete convocati nell' ufficio della presidente!" aveva detto una voce registrata, che poi senza fornire altre spiegazioni aveva riagganciato, un messaggio del genere non poteva far altro che destare un certo sgomento, che crebbe a dismisura quando Peeta notò che anche altri vincitori erano stati convocati, "La Paylor deve ancora arrivare, e nessuno sa perché siamo qui…" rispose Johanna, che era appoggiata alla finestra con le braccia conserte, Peeta e Katniss sospirarono quasi all' unisono per poi appoggiarsi al muro, aspettando l'arrivo della presidente, cosa che avvenne poco dopo.

 

"Sono lieta di trovarvi tutti qui!" esordì la Paylor e, prima che gli altri potessero rivolgere qualche domanda, fornì loro il motivo della convocazione, prese fiato e cominciò "Tyler Wright si è svegliato, Vaan me l'ha appena confermato…. Ora ho bisogno che qualcuno di voi vada a fargli qualche domanda, senza però spaventarlo, nessuno qui vuole che il ragazzo perda di nuovo i sensi per lo shok! Gli altri resteranno qui con me, se è come pensiamo, cioè se è vero che Tyler è stato il primo bersaglio di questi nuovi Hunger Games, avremmo bisogno dell'aiuto di tutti per scovare gli organizzatori!" espirò solo alla fine del breve discorso, "Posso andare io a parlare con il ragazzo…" disse Peeta "Era proprio quello che speravo" commentò gentilmente la Paylor per poi continuare "Scegli un accompagnatore e raggiungi il ragazzo all' ospedale… noi ti aspetteremo qui", Peeta finse di pensarci un po' si "Cash…" disse in fine "Ti spiacerebbe accompagnarmi?", quest'ultimo acconsentì ed insieme uscirono dall'ufficio e si diressero da Tyler.

 

"Ti rivelo" iniziò Cash "Che è stata un sorpresa per me il fatto che tu mi abbia scelto…", "Beh… da quanto tutto questo ha avuto inizio non siamo ancora riusciti a conoscerci" osservò Peeta "Dopotutto lavoriamo insieme, credo che sarebbe costruttivo parlare un po'!" concluse dopo con finta gentilezza, Peeta infatti non si fidava affatto di quel tipo che sembrava giustificare gli Hunger Games, dal suo primo intervento dinanzi gli altri vincitori, il biondo non aveva fatto altro che tenerlo sott'occhio, cercare di leggere le sue espressioni, ma Cash sembrava impassibile a tutto, ogni cosa che accadesse non lo smuoveva e questa calma aveva reso il vincitore della settantaquattresima edizione dei giochi ancora più sospettoso. "Allora Cash… Hai già qualche ipotesi?" chiese Peeta, l'uomo fece spallucce "Abbiamo troppe poche informazioni per formulare un ipotesi… " rispose poi sempre caratterizzato da una straordinaria calma, "Infatti… ciononostante credo che dei semplici ragazzi non possano aver organizzato tutto questo da soli" iniziò Peeta " credo che ci sia una mente dietro di loro, che ha enfatizzato i giochi facendone risaltare solo la parte migliore, qualora esista, e omettendo ciò che rende l'arena un posto orribile e gli Hunger Games un esperienza altrettanto brutta da ricordare…", Cash ascoltava in silenzio, tenendo lo sguardo basso, Peeta osservò attentamente l'uomo che camminava al suo fianco, tuttavia la sua espressione era illeggibile, gli occhi spenti, la bocca seria, "Sei pensieroso?" gli chiese il biondo per rompere il silenzio, Cash annuì, passarono alcuni istanti prima che ricominciasse a parlare "Sai… mio fratello ha partecipato agli Hunger Games, si è offerto volontario, come era d'uso nel primo distretto dal quale provengo, ma ricordo che arrivato nell'arena lui…. beh era diverso…" Cash continuava a guardare a terra, forse per nascondere l'emozione "Io ero molto piccolo, e ricordo che lo guardavo spessissimo in televisione, assistetti alla sfilata, all'intervista di Cesar nella quale, mi viene ancora da ridere se ci penso, rivelò che avrebbe vinto, lo avrebbe fatto per me…" un sorriso malinconico riaffiorò sulle sue labbra, ma Peeta non seppe dire se fosse sincero o se facesse parte della scena "Entrato nell'arena si rivelò un codardo… un buono a nulla che scappava, si nascondeva…." ora nella voce di Cash era chiaramente distinguibile un ira profonda "Ricordo di aver visto le sue lacrime, di aver pianto con lui e per lui… vederlo li indifeso…" l'uomo sopirò e poi scosse velocemente la testa, come per scacciare via i pensieri "Non sono mai stato nell'arena, questo è vero, ma in un modo o nell'altro l'ho vissuta, sia come fratello di un tributo che come un ragazzo del primo distretto… Capisco quei ragazzi che ricercano la fama, ma, ovviamente non li giustifico…." Peeta ascoltò la storia allibito, quell'uomo era un mistero, nulla in lui era chiaro e fino a che non lo sarebbe stato, il biondo non l'avrebbe perso di vista.

 

Giunti all'ospedale i due uomini so recarono direttamente verso la stanza 347, quella in cui Tyler si era svegliato, all'entrata incontrarono Vaan e i due fratelli del ragazzo, senza fare discussioni i tre ragazzi permisero a Peeta e Cash di passare ed entrare nella stanza, dove vi trovarono il ragazzo, steso a letto, con il viso ancora gonfio e pieno di lividi e con lo sguardo rivolto alla finestra, appena vide i due fece per alzarsi, ma le braccia, ancora deboli, non riuscirono a sostenerne il peso. "Stai pure comodo, Tyler…" intervenne Peeta sedendosi al lato del letto "… Forse non mi conosci io sono Peeta Mellark, e lui è il mio collega Cash Cooper" Cash gli sorrise, "Tyler Wright, molto piacere…" disse quasi in un sussurro, "Lo sappiamo già chi sei, ragazzo…" disse seccato Cash, subito dopo Peeta intervenne "Sei quasi un celebrità dai noi… " disse poi tranquillamente cercando di mettere il ragazzo a suo agio, Tyler però non si lasciò sfuggire quel "noi" ed infatti chiese "E voi chi sareste?", "Persone che vorrebbero tanto sapere che ti è successo…. puoi aiutarci?", il ragazzo bruno rise, per quanto gli fosse possibile "Vorrei saperlo anche io a dire la verità!", a questo punto intervenne Cash "Non ricordi niente? Nemmeno un piccolo dettaglio? Qualsiasi cosa ci sarebbe utile….", "Stavo uscendo da scuola…" iniziò Tyler "… avevo fatto tardi perché dovevo fare l'inventario dei materiali presenti nel laboratorio di chimica, fuori scuola qualcuno, non so dire chi fosse. mi ha spinto facendomi cadere a terra, nell'impatto ricordo di aver perso gli occhiali, poi ha iniziato a darmi calci nelle stomaco senza alcuna ragione…" ricordando la scena, Tyler istintivamente si portò le braccia alla pancia, come per coprirsi "Mi sono alzato e ho provato a scappare, ma avevo perso gli occhiali,non riuscivo quasi a vedere dove andavo, ho sentito qualcuno che mi inseguiva, non mi sono voltato, avevo troppa paura, ma poi mi ha raggiunto, mi ha messo il braccio attorno al collo e poi mi ha buttato a terra…" il respiro di Tyler stava accelerando, era chiaro che non era ancora pronto a parlare di quell'esperienza, ma Peeta e Cash dovevano sapere "…Mi sono protetto, ho cercato almeno, il mio aggressore non parlava non faceva altro che picchiarmi, picchiarmi sempre più forte… ad un certo punto si è fermato, pensavo che si fosse stancato e che se ne stesse andando ma in realtà stava cercando dolo qualcosa per farmi più male… Staccò un pezzo di tubo arrugginito dal muro, mi colpiva ovunque nello stomaco, sulle gambe, ricordo un colpo forte sulla testa e poi nulla… mi sono risvegliato qui… solo…" Tyler aveva concluso la narrazione sia Peeta che Cash avevano ascoltato ogni parola ed erano giunti alla medesima conclusione, l'aggressore di Tyler voleva sicuramente ucciderlo, "E non ricordi assolutamente nulla dell'aggressore?" chiese poi Peeta, Tyler sospiro "Non avevo gli occhiali quindi non ho potuto riconoscerlo in viso… Aveva una felpa nera, qualcosa che lucciava, una spilla forse, sul lato del cuore… inoltre credo fosse un ragazzo, ma non ne sono sicuro… non so, io… mi dispiace…" il ricordare quell'esperienza e la consapevolezza di non poter essere utile resero lo sguardo di Tyler più triste e malinconico di quanto già non fosse, Peeta notò l'incupirsi del ragazzo e tentò di rincuorarlo "Grazie Tyler, ci sei stato molto d'aiuto… faremo il possibile per proteggerti!" il biondo gli sorrise speranzoso, si alzò dal letto e fece per uscire, "Signor Mellark…" lo chiamò Tyler "…lei è il padre di Kayleen vero?" chiese poi timidamente, Peeta annuì, "Lei lo sa che…insomma che sono sveglio…", "Avrò cura di chiamarla immediatamente Tyler" affermò Peeta "Sai è stata lei a portarti in salvo, sarà felice di sapere che ora ti stai rimettendo!" un sorriso sincero riaffiorò sul volto del ragazzo "Grazie, grazie davvero ad entrambi!" disse poi, il biondo gli sorrise di risposta e poi uscì dalla stanza, pronto ad avvertire sua figlia riguardo le condizioni del suo amico.

 

***

 

"Pronto Casa Mellark, chi chiama?" rispose gentilmente Heat quando suonò il telefono, attese qualche secondo poi chiamò sua sorella e raggiunse Chris sul divano, "Si, chi è?…. Ah dimmi papà…. COSA?… SEI SERIO?… DIO MIO SONO FELICISSIMA!…" Heat e Chris assistevano alla scena cercando di capirci qualcosa, vedevano Kayleen sorridere a 32 due denti, il suo della sua voce era cristallino e rilassato, sembrava felice, saltava da tutte le parti e continuava a parlare a telefono "Si…. si certamente… domani passerò! Grazie Papà, grazie davvero!" ancora sorridendo riattaccò il telefono e si voltò verso i due ragazzi inconsapevole di aver dato spettacolo, "Tyler si è svegliato!" spiegò poi, gli occhi azzurri della ragazza ridevano come  non mai , anche Heat e Chris apparvero felici, il biondo lo era per il semplice fatto di vedere sua sorella sorridere, il castano perché se Tyler era vivo lui non rischiava nulla, avrebbe spiegato la situazione a chi di dovere e lui se la sarebbe cavata, le cose stavano volgendo per il verso giusto, finalmente. "Va bene ragazzi…" esordì Chris "…ho già abusato troppo della vostra cordialità… è meglio che torni a casa…" , "Puoi restare se vuoi, mio padre ha detto che tutti sono stati chiamati dalla Paylor, immagino anche tua madre… quindi puoi dormire qui se ti va…" aveva proposto Kayleen, Chris sorrise timido, "Sei stranamente premurosa stasera Kay…" osservò Heat sospettoso, poi lanciò un occhiata verso il castano "Aaaaaaaah! Ho capito tutto!" affermò in fine, Kayleen, come se avesse letto la mente del fratellino arrossì "Non hai capito un bel niente invece, sono solo felice… ed è normale essere gentili con gli amici!" disse gesticolando vistosamente per l'imbarazzo "Si… certo… gli amici…" continuò Heat, "Io ora vado in camera… Buonanotte ragazzi, vi lascio soli!" disse mentre si allontanava e raggiungeva la sua camera per poi barricarvici dentro, Chris non poté fare a meno di ridere a crepa pelle, Kayleen era bordeaux, ancora imbarazzata e soprattutto esilarante "Non farti strane idee Odair…" commentò in fine "Dormi in camera mia, avrai bisogno di riposo dopo quello che ti è successo…" disse poi, Chris decise di stare al gioco di Heat, si avvicinò a Kay, le sfiorò il volto, Kay era immobile "Sarò circondato da tuo profumo…" si avvicinò sempre di più, la ragazza ancora ferma e quando il castano fu così vicino la sfiorarle le labbra, lei gli mollò un ceffone lasciando il segno della cinque dite sulla sua guancia "Tu e mio fratello siete due idioti!" affermò infastidita dalla spavalderia di Chris "Dormi sul divano, coperta e cuscini sono  nell'armadio!" detto questo Kay si voltò e si chiuse in camera, ripensando alla scena Chris scoppiò a ridere, che idiota che era stato a pensare che Kayleen fosse come le altre che gli cadevano ai piedi, il ragazzo prese l'occorrente per la notte e si sistemò, si addormentò poco dopo, pensando che il giorno dopo le avrebbe detto tutta la verità, Kay era diversa, lei avrebbe sicuramente capito.



NOTE AUTRICE:
Eccomi di nuovo qui! Come promesso non vi ho fatto aspettare molto per questo nuovo capitolo, o quanto meno avete aspettato meno del solito (LOL!) Allora la storia si sta delineando, i personaggi si stanno definendo e spero davvero che vi piacciano... scrivre questo capitolo è stato al quanto difficile, volevo seriamente che inizziaste ad esntrare meglio nella mente dei personaggi e conoscerli, spero di esserci riuscita XS Beh... insomma spero che comminatiate e mi facciate sapere i vostri pareri, so che può sembrare banale, ma sono davvero molto importanti per me, le vostre opinioni, le vostre correzioni sono fondamentali,perchè io so cosa voglio trasmettere, ma non so a voi cosa arriva per cui, se vi va e avete tempo allora lasciate un commentino anche piccinopicciò (?) xD
Ovviamente rigranzia ancge questa volte coloro che leggono e seguono la storia, GRAZIE DI CUOREEEE!

 

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Capitolo 8
*** Chapter 7 ***


Occhi grigi che lo scrutavano nell'oscurità, persone che urlavano, grida, talmente tante da non riuscire a riconoscere nemmeno una singola voce, l'odore pungente del sangue, Chris si guardò le mani, insanguinate, tremanti "Non sono un assassino…" si disse, sentì il suono di una risata di donna, si voltò in fretta ma riuscì solo a vedere quegli stessi occhi grigi che lo fissavano, occhi profondi, quasi ipnotici, poi un rumore attirò la sua attenzione, un tonfo, si voltò di nuovo, l'oscurità lo circondava, ma in lontananza riuscì comunque a vedere qualcuno, corse, corse a più non posso e lì la vide, Kay a terra, ferita, sanguinante, fece per bisbigliare qualcosa, Chris avvicinò il suo orecchio  alla bocca di lei, "Sta… stammi lontano…" riuscì poi a dirgli, il castano la guardò, gli occhi azzurri terrorizzati, un fremito, poi nulla, la testa le ricadde all'indietro, senza vita "KAY!" gridò con quanto fiato aveva in gola "KAYLEEN!"
 
"Chris!" Kay era inginocchiata vicino al ragazzo che cercava di far risvegliare, "Chris sono qui!", il castano spalancò gli occhi all'improvviso, era sudato e tremante, si mise a sedere rapidamente sul divano sul quale stava passando la notte, passò qualche minuto prima che riuscisse a focalizzare dove si trovasse, "Chris, va tutto bene… era solo un brutto sogno…" disse Kayleen sistemandogli i capelli incollati alla fronte per il troppo sudore, quelle parole riportarono finalmente Chris alla realtà "Gia…" disse buttandosi all'indietro "…solo un brutto sogno…". Kay si alzò e fece per andare in cucina, ma Chris la tirò a se per un braccio, nei suoi occhi si leggevano un milione di cose, paura principalmente, la ragazza allora si sistemò affianco al castano, "Che fai…?" chiese poi lui dubbioso "Quando mia madre ha gli incubi… quando si veglia urlando…" iniziò a spiegare Kayleen mettendosi leggermente più in alto del castano in modo da permettergli di posare la testa sul suo seno "… mio padre la abbraccia e stanno così per un po'…" Chris soffocò una risata, che però non sfuggi a Kay "Sai che c'è Odair? La prossima volta che mi chiami nei sogni, evita di farlo ad alta voce!" disse poi tentanti di alzarsi, ma Chris la fermò di nuovo, ricordò l'incubo e sperò con tutto se stesso che restasse tale, un incubo orribile ed impossibile "No, no aspetta… mi dispiace… ero… ero imbarazzato…scusa… resta…" disse sinceramente, Kay gli credette e si risistemò al suo fianco.
 
Restarono così in silenzio, ma non passò molto prima che Chris lo interrompesse, troppi pensieri gli stavano affollando la mente, e lui riuscì a dar voce al più doloroso tra i tanti "Kayleen…", la ragazza rimase sorpresa, lui non la chiamava mai pronunciando tutto il nome, che dalla sua voce sembrava diverso, più serio, "…Si?" chiese lei visto che Chris si era come bloccato, ma in realtà stava solo cercando coraggio per dire cioè che temeva ad alta voce "Tu… tu hai paura di me?", Kay si irrigidì, gli eventi delle ultime ore le avevano fatto dimenticare di aver sentito la conversazione tra Myriam e Chris, quello che era steso vicino a lei poteva essere l'aggressore di Tyler, Heat non sapeva nulla, per questo le aveva chiesto di aiutarlo, ma ora, se lei avesse avuto ragione, se Chris avesse davvero cercato di uccidere Tyler, allora sia lei che suo fratello sarebbero in pericolo, passarono diversi instanti prima che Kay cercasse di aprire la bocca per parlare, istanti che Chris interpretò come assensi "Tu hai paura di me!" non era più una domanda, Kay non sapeva ancora che dire, Chris sembrava stupito, forse aveva sbagliato tutto con lui, tutto dall'inizio, il ragazzo si alzò dal divano ed iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza, Kay si chiese se stesse fingendo, era quasi impossibile da pensare in quel momento, ma lei sapeva che cosa aveva sentito a scuola, "Non posso crederci… con tutte le persone orribili che ci sono in giro TU, tra tutti TU, hai paura di me!" lo stupore di Chris si stava gradualmente trasformando in rabbia,"Io… io ho sentito delle cose…", il castano si bloccò di colpo, incuriosito dalla ragazza di fronte a lui che lo guardava con gli occhi spalancati più per lo stupore che per la paura "Delle cose… Cosa?" chiese infine, Kay non sapeva che pensare, ma senza freno le parole le uscirono dalla bocca, non l'aveva mai detto a nessuno, mai ad alta voce "Tu e Myriam…eravate a scuola e stavate parlando di Tyler… tu l'ha minacciata… io non so cosa pensare…" ammise infine quasi in lacrime, sempre più sconcertata, "E tu hai dato per scontato che fossi un assassino?" la rabbia stava prendendo seriamente il sopravvento, il sangue gli stava ribollendo nelle vene, Chris si sentiva uno sciocco a pensare che Kay avesse potuto capire, magari anche aiutarlo, quando lei era la prima a puntargli il dito contro, "Tyler era gravemente ferito in ospedale… tu… tu hai minacciato quella ragazza di morte, io l'ho sentito…" Kay non riusciva più a ragionare non sapeva a cosa credere, se a Chris o a ciò che aveva sentito giorni addietro, le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance, lacrime di cui il castano non si accorse "Ma certo, avevo già pestato a sangue un ragazzo, perché non uccidere anche una bella rossa?", "Chris io…" fece per dire Kay, ma la voce del castano coprì quella di lei resa flebile dalle lacrime "Kay, lascia stare…" disse infine rassegnato "…Me la caverò da solo… come sempre!", si fermò solo un secondo a fissare gli occhi rigonfi della ragazza, combattè contro l'impulso di restare, abbracciarla, spiegarle tutto, solo un secondo prima di voltarsi ed uscire dall'appartamento, lasciando Kayleen, ancora sul divano, che cercava di capire come in pochi minuti tutto possa essere precipitato così velocemente, ora era sola, il cervello le fumava per tutte le informazioni che aveva ricevuto, cercava di mettere insieme i pezzi, ma da sola non ci riusciva.
 
"Buongiorno…" disse Heat pigramente uscendo dalla sua camera e stropicciandosi gli occhi, si girò intorno "Chris dov'è?" chiese poi alla sorella ancora seduta sul divano, non si era resa conto che fosse passata tutta la notte,gli avvenimenti della sera prima sembrava così vicini e contemporaneamente così lontani, passo qualche momento prima che Heat si rendesse conto dello stato della sorella “Kay, che è successo? Hai un aspetto orribile? Non hai dormito vero?" il biondo si avvicinò alla ragazza preoccupato, Kay fece cenno di no, "Andiamo… che è successo?" chiese nuovamente, "Heat…" iniziò la bruna "Io devo andare a fare una cosa… tu… resta semplicemente qui…" così dicendo Kay si alzò e si andò a buttare sotto la doccia, lasciando il fratellino incredulo per l'ennesima volta.

***

La scuola era ancora vuota,cosa immaginabile alle otto di mattina, "Con i corridoi deserti sarà una passeggiata…" pensò Chris, estrasse dallo zaino un biglietto, poche parole, semplice e conciso, dovevano solo sapere che lui era pronto, sarebbe entrato nei giochi, l’avrebbe fatto per cercare di trovare il colpevole, sarebbe stato pericoloso certo, per lui e per chi sa chi altro, ma non importava avrebbe dimostrato a tutti che si sbagliavano, a Kay che si sbagliava, avrebbe risolto la faccenda a modo suo, come aveva sempre fatto, “…Tutti sono utili, nessuno è necessario…” si ripeté prima di inserire il biglietto nell’armadietto di Myriam, poche parole, semplice e conciso: “Ci sono!”
 
***
 
Kayleen scese al quarto piano, nella speranza che Chris fosse tornato nel suo appartamento, speranza ovviamente vana, usciì dal grande condominio che ormai era diventata casa sua per dirigersi verso scuola, aveva bisogno di riposte e solo una persona poteva dargliele.
 
La campanella non era ancora suonata, i ragazzi erano tutti sparsi per i corridoi, c’era chi si avvicinava alla propria classe, chi, appoggiato all’armadietto, chiacchierava amabilmente, e c’era chi appendeva uno striscione decorato con una scritta fin troppo glitterata: “Ballo di Sadie Hawkins” Kay soffocò una risata amara “Qui i miei amici rischiano la vita e Capitol City festeggia… classico!” per quanto possibile odiò ancora di più quella città, capitale del lusso, della mondanità, del cattivo gusto e dei disastri e un serpente acido le risalì lungo la gola, fece di tutto per rimandarlo in fondo alla pancia, anche se le fu particolarmente difficile quando riconobbe Myriam che camminava tranquillamente, ridendo e scherzando come se nulla di quello che stesse succedendo la riguardasse, corse per raggiungerla “Devo parlarti!” le disse freddamente, la rossa sorrise incredula “Peccato che non mi interessi…” rispose, fece per andarsene ma Kay la bloccò per un braccio “Credimi lo farà…” e cosi dicendo, senza lasciare il braccio di Myriam si incamminò in un luogo dove avrebbero potuto parlare.

***

L’aver parlato con Tyler Wright aveva innestato in loro più domande che certezze, il ragazzo non sapeva ne chi l’avesse ferito ne perché, era successo tutto troppo in fretta, tutto senza che nessuno potesse assistere a ciò che stava succedendo “Sarà stato sicuramente premeditato, lo volevano uccidere e lo volevano fare a scuola… Come se… come se dovessero  dimostrare a qualcuno di averlo fatto…” disse Peeta dando voce ai suoi pensieri, solo dopo averlo fatto desiderò di potersi rimangiare tutto, aveva dimenticato che con lui c’era Cash, lo strano funzionario del distretto 1 che come tanti, troppi, del suo distretto consideravano ancora i giochi come un occasione per raggiungere fama e successo, “Nulla è stato casuale, non l’orario, non il travestimento dell’aggressore ne tanto meno l’obbiettivo…” disse poi Cash, calmo e concentrato, seguendo il filo dei pensieri di Peeta, il quale però lo guardo spaesato, dandogli quindi il tempo di aggiungere ”Hanno fatto in modo che l’aggressore non fosse riconoscibile in volto, ma ciò nonostante indossava una spilla dorata su una felpa nera, un accessorio che difficilmente passa inosservato… Non credi?”, Cash aveva ragione e per quanto Peeta non si fidasse di lui stava iniziando ad apprezzare il modo in cui la sua mente elaborava le informazioni, senza aspettare che il biondo rispondesse poi continuò “Credo che volessero incastrare qualcuno… qualcuno che in un modo o nell’altro poteva essere vicino a Tyler, o forse il ragazzo era solo un esca per un pesce più grosso…”. Erano ormai arrivati al quartier generale quando Cash si rese conto che per tutto il tragitto Peeta non aveva proferito parola, era rimasto in silenzio ad osservare e ascoltare “Grazie per le tue considerazioni Sg.Mellark, sono state davvero illuminanti…” disse infine seccato, sperando di risvegliare Peeta da quella stasi in cui si trovava, lo guardò ma i suoi occhi azzurri erano altrove, stava scrutando una figura, un uomo che, uscendo dall’ufficio della Paylor, si avvicinava a loro; era alto, moro, una lunga cicatrice gli rigava il viso e gli contorceva i lineamenti che altrimenti sarebbero stati bellissimi, probabilmente apparteneva al distretto 11 o la sua famiglia vi ci aveva appartenuto, poteva avere massimo trent’anni eppure il suo volto sembrava scavato da mille tragedie, l’uomo li superò e senza emettere un solo suono uscì dall’ edificio, Peeta lo segui con lo sguardo finchè potè e poi disse “Meglio fare rapporto alla Paylor…” si girò verso il suo accompagnatore e terminò la frase “…Andiamo!”
 
***  
 
Chris Odair era sul tetto della scuola, quello era il suo  posto preferito quando cercava di stare da solo e di pensare, l’aria fresca e il silenzio che regnava sovrano lo tranquillizzavano e ora come ora ne aveva proprio bisogno, l’avventura che stava per intraprendere era molto più grandi di lui e lo sapeva bene, ogni fibra del suo corpo, ogni atomo gli intimava attenzione eppure sapeva ciò che andava fatto e non si sarebbe tirato indietro. “Chissà magari potrei addirittura riuscirci…” pensò, sorrise di quella speranza, aveva sempre evitato qualsiasi tipo di scontro, figuriamoci uccidere qualcuno, ma una scintilla dentro di lui gli diceva che, se solo avesse voluto, avrebbe vinto sicuramente, ce l’avrebbe fatta.
Era talmente preso da questi pensieri da non rendersi conto di non essere l’unico in quel luogo, erano appena arrivate Kay e Myriam e la vista di quelle due insieme fu ancora più strana del trovarle lì. “Stavo pensando proprio a te, devo parlarti…” esordi il castano avvicinandosi alle due, “Chris io…” fece per dire Kay, ma lui le lanciò uno sguardo gelido, “…Myriam.” concluse, la rossa rise sonoramente “A quanto pare oggi c’è la fila, attendi il tuo turno carino!” disse, si girò verso Kay e la fissò, ma la ragazza vedendo Chris e ripensando alla notte prima prese tutta la sicurezza e la forza che aveva racimolato quella mattina stessa, Myriam approfittò di quel momento per tentare di liberarsi il braccio, ma quando Kay se ne accorse ritrovò la forza per stringerla e non lasciarla scappare, la bruna fece un respiro profondo, drizzò le spalle, guardo Chris dritto in faccia e senza dire nulla si allontanò di qualche passo costringendo la rossa a seguirla.
“Ora devi spiegarmi che sta succedendo e fallo in fretta!” disse con tono fermo Kayleen, “Non so di cosa tu stia parlando…” rispose l’ altra noncurante, “Qualcosa che coinvolge Tyler e anche Chris, quindi che tu lo voglia o meno riguarda anche me… Senti cercherò di renderti le cose più facile, l’altro giorno a scuola Odair ti ha minacciato, perché?” in quel momento Myriam capì a cosa la bruna si riferisse, Chris l’aveva minacciata per aver quasi ucciso Tyler, lei voleva che il preferito del distretto 4 partecipasse ai giochi e forse l’unico modo per convincerlo realmente era coinvolgere anche la ragazza nuova “I tuoi genitori sono gli sfortunati amanti del distretto 12 vero?”  chiese poi, Kay la guardò spaesata “… E questo che c’entra?”, un sorriso soddisfatto affiorò sulle labbra della rossa “Non ti hanno mai raccontato degli Hunger Games? Dell’arena? Delle uccisioni…”, Kay stava perdendo la pazienza, era andata a cercare la ragazza per ottenere delle risposte e invece questa conversazione le stava riempiendo la testa di altri dubbi, Myriam lesse il silenzio della bruna come un no e per questo continuò a parlare per spigarle tutto “Anni fa, ogni distretto doveva fornire due tributi, uno maschio e l’altra femmina, che avrebbero combattuto nell’arena… il vincitore otteneva gloria e potere, mentre gli altri… bhe che gli altri non sopravvivevano…”, Kay guardava incredula la ragazza, non poteva pensare ad una cosa tanto orrenda, cosi come non riusciva a credere che lei ne parlasse con una tranquillità invidiabile, le troppe informazioni, la tensione accumulata e la notte insonne si fecero sentire all’improvviso e per un attimo le cedettero le gambe, per fortuna Chris era lì, più vicino di quanto Kay ricordasse e la prese giusto prima che cadesse, “Noi stiamo cercando di ricreare gli Hunger Games, a volte i tributi ci vengono a cercare altre volte li scegliamo noi e li convinciamo a combattere… Il tuo amico qui è uno dei preferiti, per questo ha quasi ammazzato quello strano del 6…”, Kay aveva gia perso i sensi prima che la rossa potesse finire la frase, Chris la fece stendere, si rialzò e poi si rivolse alla sua interlocutrice “Taci Myriam, sai che non è vero e sai che non dovresti forzare troppo la mano con me”,“Non importa quello che so io, ne quello che sai tu… Importa ciò che pensa la gente, ovvero che tu sei un assassino!” fece per voltarsi “Anche lei lo pensa, non è vero?” chiese poi al castano che stringeva i pugni, “Lasciala fuori da tutto questo…” digrignò lui alla fine tra i denti, la ragazza allora tornò indietro, un area sadica aleggiava sul suo viso, si chinò su Kay ancora distesa sul pavimento “Vediamo allora cosa faresti per…”, non riusciì nemmeno a finire la frase prima che Chris la allontanasse di peso da Kay “Ho detto di lasciarla fuori!” ripetè a voce più alta, passarono istanti in cui Myriam cercò di riacquistare l’equilibrio, poi si sistemò i vestiti e disse “Nascondi meglio i tuoi punti deboli in arena Odair, dopotutto i giochi stanno per iniziare” e cosi se ne andò lasciando i due ragazzi lì, soli sul tetto.
 
***
 
“Heat Mellark vero?”, Heat si voltò di scattò, era troppo sovrappensiero per accorgersi che un ragazzo alto e magro lo avesse raggiunto, “Come conosci il mio nome…?” chiese sospettoso, “L’ho sentito in giro” disse l’altro sfoderando un sorriso si circostanza senza preoccuparsi di renderlo sincero “Io sono Wilhielm Cooper,  i nostri genitori sono colleghi…” aggiunse poi, sperando con quell’informazione di redere il piccolo Mellark più predisposto all’ascolto “Ti dispiace se ti accompagno a scuola?”.

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Capitolo 9
*** Chapter 8 ***


Heat guardò incuriosito il ragazzo che gli stava parlando, non l’aveva mai visto ne aveva mai sentito il suo nome eppure aveva un area stranamente familiare “Conosco benissimo la strada, grazie” disse e poi accelerò il passo, ma anche l’altro fece lo stesso  raggiungendolo  “Non importa ragazzino, la faremo insieme” gli lanciò un sorriso quasi minaccioso “ Ci sono cose che dovresti sapere…” quella frase attirò l’attenzione del più giovane dei Mellark e gli fece anche capire che questo Wilhelm non se ne sarebbe andato se li gli avesse chiesto di farlo, “Cooper esatto?” disse infine, il ragazzo dai capelli biondo cenere annui “ Dimmi pure ciò che vuoi allora”.
 
***
 
Peeta e Cash entrarono nella sala riunioni e vi trovarono la Paylor seduta che guardava fuori dalla finestra con sguardo assente, i due aspettarono qualche minuto di essere notati fino a che Cash non si schiarì la voce per attirare l’attenzione su di se, la donna allora si voltò e incontrando gli occhi azzurri di Peeta disse “Ah bene… Siete qui… il vostro rapporto?”, il funzionario del primo distretto schiuse le labbra per parlare, ma il biondo fu più veloce di lui ed iniziò ad  esporre i fatti “Tyler non ricorda quasi nulla dell’accaduto e abbiamo preferito non calcare troppo la mano dato che è ancora scosso, ci ha detto che era notte e che l’ha colpito un individuo probabilmente di sesso maschile che indossava una felpa nera con una spilla di riconoscimento… Cash ha postulato alcune ipotesi secondo le quali l’aggressore dato il vestiario poco riconoscibile volesse incastrare un terzo individuo, individuo che pensiamo possa essere vicino a Tyler, in un modo o nell’altro… Abbiamo lasciato lì Vaan e altri due uomini  con l’ordine di non far entrare nessuno a meno che non sia Tyler stesso a chiederlo…” Peeta prese fiato e la Paylor sospirò  “Comandante se mi permette…” continuò poi “…credo che abbiamo bisogno di più uomini, il pericolo aumenta e il tempo stringe e noi non possiamo permettere che episodi come questo si ripetano!”  la presidentessa di Capitol City si alzò e si avvicinò alla finestra “Non lo permetteremo Sg. Mellark, l’uomo che avete visto uscire da qui era il Colonnello Evan Walker, ci fornirà gli uomini di cui abbiamo bisogno”, “Ci possiamo fidare di lui?” chiese Cash che fino a quel momento era rimasto in disparte, la Paylor guardò torva l’uomo, non amava che il suo giudizio venisse messo in discussione, “E’ l’unica scelta che abbiamo… Sg. Cooper ci lasci soli, per favore” ordinò poi al funzionario il quale obbedì senza battere ciglio e si congedò con un leggero cenno del capo.
“Cosa pensa di Cash Cooper, Sg. Mellark?” chiese la Paylor quando fu certa di essere rimasta sola con il suo interlocutore, Peeta la guardò perplesso, non sapeva se essere onesto oppure attendere ancora qualche tempo prima di esprimere il suo giudizio, alla fine da buon stratega optò per una via di mezzo “E’ un uomo molto intelligente, con un passato singolare, ma ad essere sincero non credo di avere abbastanza elementi che mi permettano di definirlo”, “Mi permetta di essere più diretta: Si fida di lui?”, “E lei?”disse il biondo con un tono quasi di sfida, la Paylor sospirò ancora “Non insinui più dubbi in me di quanti già non abbia…” si voltò e tornò a sedersi  “Nel tentativo di risolvere questa faccenda sto coinvolgendo tante, troppe persone e non so di chi fidarmi… Ma mi fido di lei e del suo giudizio, per cui lo tenga d’occhio…” disse poi non curante come se gli stesse chiedendo cosa avrebbe mangiato quella sera a cena, “Tanto per essere chiari… Mi sta chiedendo di spiarlo?” chiese Peeta dopo qualche attimo di esitazione, “Esattamente Sg. Mellark, ed ora mi lasci sola. ” dicendo questo la Paylor lo liquidò senza neanche alzare lo sguardo dai fogli che erano disposti sul tavolo.
 
***
 
Quando riaprì gli occhi Kay si trovava nell’infermeria della scuola, la luce del sole filtrava dalle tapparelle semichiuse e dall’esterno non proveniva nessun suono, la mattinata era iniziata da qualche ora e  probabilmente tutti gli studenti della scuola erano a fare lezione, tutti troppo distratti per accorgersi di ciò che stava accadendo a Panem; la ragazza si stropicciò gli occhi, si guardò intorno e poi lo vide, appoggiato allo stipite della porta che la guardava  “Ben tornata tra i vivi…” disse Chris con un sorriso beffardo, “Io… non so che dire… io… senti mi dispiace…” bofonchiò Kayleen facendo attenzione a non guardarlo negli occhi per il troppo imbarazzo, il castano si avvicinò a lei, si sedette sul letto e le alzò il viso di modo da incontrare i suoi occhi “Non preoccuparti ragazzina, ora abbiamo altri problemi a cui far fronte” , bastò quella frase per farle ricordare la conversazione con Myriam,  al pensiero della quale Kay sbiancò, Chirs le lesse il terrore negli occhi e cercando di tranquillizzarla disse “Kay ascoltami bene, Myriam voleva incastrarmi, voleva che partecipassi ai giochi, ma ti giuro che sono innocente e che metteremo fine a tutta questa storia”, ma quella frase non ottenne l’effetto desiderato , al contrario resa la bruna ancora più agitata  “E se ti succedesse qualcosa,  Chris sei coinvolto in tutto questo… tu… tu sei in pericolo…” la ragazza stava avendo un attacco di panico, l’area stava iniziando a mancarle “E se volessero Heat? Ha solo 15 anni… lui non ne sa niente di tutto questo...” ormai era un fiume in piena, le parole le uscivano dalle labbra senza che ne avesse il controllo, troppo in fretta i pensieri le passavano per la testa e trovavano voce, sudore freddo le colava dalla fronte “… Non posso credere che i miei genitori me l’abbiano tenuto nascosto… se solo avessi saputo magari sarei stata pronta… Devo fare qualcosa!”  Kay fece per alzarsi ma ebbe un nuovo capogiro che la costrinse a risedersi, Chris le prese le mani e la guardò negli occhi azzurri “Kayleen ce la faremo, lo prometto” lei lo guardò incredula, come potevano due ragazzi soltanto salvare la vita di tutte quelle persone? Quasi come se le avesse letto nel pensiero il castano disse “Non so come, ma ce la faremo, non ci saranno altre vittime e tutto questo finirà… Ora devi calmarti e riposare, recuperare le forze…” dicendo questo la fece stendere e si distese vicino a lei accarezzandole i capelli come la notte prima Kay aveva fatto con lui a causa di quell’incubo, la ragazza si concentrò sul suo respiro e sul suono del battito del cuore di lui per ritrovare la calma,  inaspettatamente ci riuscì prima di crollare in un breve sonno.
Kay si svegliò nel primo pomeriggio, per tutto quel tempo aveva dormito abbracciata a Chris che era ancora nel mondo dei sogni, la dormita o forse il sostegno dell’amico l’avevano rigenerata, ora riusciva ad elaborare le nuove informazioni con più freddezza e risolutezza “Myriam conoscerà l’organizzatore di questo macabro evento” pensò “E’ lei il centro di tutto, dobbiamo solo riuscire a farla parlare...”, si voltò verso Chris ripensando a quanta forza e tranquillità era riuscito ad infonderle nel momento di crisi di qualche ora fa e si sentì di nuovo colpevole per aver visto in lui un mostro e per non averlo aiutato quando lui ne aveva bisogno “Sarò con te adesso… Ma da soli non possiamo farcela c’è troppo in gioco…”, lentamente si alzò dal letto, facendo attenzione a non svegliare il ragazzo, gli lasciò un biglietto con su scritto dove andava ed uscii dall’infermeria lasciandolo lì dormiente.
    
***
 
“Adesso sai anche tu tutta la storia…”, disse Wilhiem dando un morso ad una mela, paradossalmente la mensa era il luogo migliore per parlare di argomenti importanti, la troppa gente e il brusio di fondo ti permettevano di non dare troppo nell’occhio anche nel caso in cui stessi pianificando un attacco nucleare che avrebbe devastato uno dei distretti, “Perché dovrei crederti?” gli chiese Heat giocando con la pasta che aveva nel piatto ma della quale non ne aveva assaggiato neanche un boccone, senza aspettare la risposta poi continuò  “Se fossero davvero esistiti questi Hunger Games l’avrei studiato, 75 anni di tradizione non si cancellano cosi, inoltre se i miei genitori vi avessero partecipato me lo avrebbero detto…”, Wilhiem diede un altro morso alla mela e sorrise “Mettiamola così… in alcuni distretti i giochi non erano considerati l’evento dell’anno, questo solo perche il loro tributi erano deboli,  se non erro i tuoi genitori sono stati gli unici vincitori del distretto 12, loro e quell’ubriacone” Heat sollevò lo sguardo dal suo piatto “Anche Haymitch sa di tutto questo?”, “Haymitch, ecco, non riuscivo a ricordare il nome… Ah si certo, anche la Paylor, gli Odair…”, il ragazzino era sempre più incredulo, più parlava con l’altro più la questione si infittiva arrivando a coinvolgere persone sempre più vicine a lui, “Non fare questa faccia Heat! Chris Odair sarebbe stato un favorito, è chiaro che sapesse tutta la storia… cosi come lo sarei stato io se la tradizione degli Hunger Games fosse continuata…” concluse la frase con una certa nota di disprezzo nella voce, “Scusami Wilhiem ma non riesco a capire perché mi stai dicendo tutto questo…” chiese il biondo sinceramente perplesso,  il ragazzo originario del primo distretto lo fissò negli occhi grigi e la conversazione prese un tono decisamente più serio di quello che aveva avuto in precedenza “Perche ti voglio come alleato Mellark, se vali solo la metà di tua madre mi sarai più che utile!” Heat si alzò per andare a posare il suo vassoio dal quale però non aveva mangiato nulla “Valgo più tutti loro messi assieme” disse poi non sforzandosi di mascherare l’astio nella sua voce.
 
***
 
La strada dalla scuola all’ospedale racchiudeva i ricordi di quella sera in cui Kay trovò Tyler ferito a morte, era impossibile ripercorrerla senza rivivere quegli istanti, per fortuna il tragitto fu più breve del previsto ed in poco tempo Kayleen raggiunse la sua destinazione.
La stanza 347 era sorvegliata da due uomini che la ragazza non aveva mai visto, “Sono Kayleen Mellark, sono qui per Tyler” affermò ostentando sicurezza, “Mi dispiace signorina ma abbioamo l’ordi-” “Lei può entrare!” la voce del ragazzo interruppe l’uomo che fece spallucce e apri la porta silenziosamente.
L’ambiente era del tutto diverso rispetto a qualche giorno prima, c’erano disegni e giochi sparsi ovunque, i quali, per quanto rendessero il pavimento  impraticabile, conferivano anche un area piu ospitale alla stanza, il ragazzo ormai non era più attaccato a nessuna macchina e la guardava sorpreso ma allo stesso tempo felice  “Scusa il disordine…” iniziò a dire Tyler in imbarazzo “I miei fratelli passano tutti i pomeriggi qui e lasciano tutto in giro, lo fanno anche a casa, sono dei piccoli terremoti” il suo sguardo era basso mentre cercava di raddrizzare il lenzuolo e ordinare il comodino,come se quei semplici gesti potessero riordinare non solo la stanza ma anche i suoi pensieri, “Non preoccuparti la mia stanza è molto peggio” disse Kay lanciandogli poi un sorriso di incoraggiamento mentre si sedeva sul suo letto,  quando gli occhi azzurri di lei incontrarono quelli scuri di Tyler, il ragazzo abbassò lo sguardo imbarazzato,  “Sono davvero molto felice che tu stia meglio sai…” gli disse poi, “E’ grazie a te se sono qui… Kay io…” prese fiato cercando di controllare i battiti del suo cuore, Tyler percepiva le sue guance farsi sempre più rosse “ Io non so davvero come ringrarziarti, se tu non fossi passata di la chissà come mi avrebbe fatto…” Tyler era ormai paonazzo in volto, era chiaro che si sentiva profondamente in debito con la ragazza che gli aveva salvato la vita, “Chi? Ty ti prego fa un sforzo, ricorda…” così dicendo la ragazza gli strinse la mano,voleva infondergli fiducia e coraggio, il moro sorrise felice per quel gesto e lo ricambiò con quanta forza avesse “Credimi se potessi farlo, lo farei per te” e cosi dicendo si avvicinò a Kay, sempre di più fino a baciarla.

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Capitolo 10
*** Chapter 9 ***


La campanella suonò segnando la fine di un’altra giornata scolastica, tutt’altro che lentamente gli studenti uscirono dall’istituto riversandosi in strada, tutti erano concentrati sui preparativi del ballo “Sarà l’evento dell’anno” si vociferava tra i corridoi “Una vera festa in stile Capitol City” dicevano altri, tutti meno tre ragazzi che invece di recarsi alle rispettive case decisero di dedicarsi a preparativi diverisi.

“Hai detto che dovevi parlarmi, che era importante, eppure eccoti qui con un quarto d’ora di ritardo Wilhiem!”  disse Myriam, la ragazza era seduta sugli spalti della palestra, gambe accavallate, capelli raccolti e sguardo severo, teneva gli occhi fissi sul ragazzo dai capelli biondo genere che si avvicinava a lei, era talmente concentrata a sgridarlo da non rendersi conto che era seguito da un secondo ragazzo, di poco più basso, forse più piccolo dai capelli biondi e gli occhi grigi “Tranquillizzati Myriam, che ti importa di fare un po’ di ritardo sapendo che non hai nessuno che ti aspetta a casa?” disse Wilhiem con il solito tono sprezzante, “Sei sempre il solito stronzo” rispose lei più acida, “Sei consapevole di essere seguito vero?!” chiese poi retoricamente, Wilhiem rise di gusto “Grazie per l’informazione rossa…” disse ironico e poi continuò “Permettimi di presentarti Heat Mellark” indicando il ragazzo che fino a quel momento era rimasto nell’ombra, sentitosi chiamare Heat fece un passo avanti, Myriam guardò incredula prima lui e poi il suo amico “Mellark? Mellark come quelli del 12?”, prima che Wilhiem rispondesse per lui , Heat disse “Proprio loro”, aveva lo sguardo serio ed i nervi tesi, “E cosa ci fa qui un ragazzino come te?” la ragazza si stava avvicinando con passo felino al biondo del distretto 12, lo raggiunse e gli girò attorno come se ne stesse valutando il prezzo, “…Allora? Non rispondi?” lo punzecchiò, Heat deglutì un po’ troppo rumorosamente, suscitando le risate degli altri due ragazzi, “Voglio partecipare ai giochi” disse poi cercando di apparire risoluto,  Wilhiem e Myriam si guardarono, il ragazzo era compiaciuto, lei era stupita e divertita, “Wilhiem ti ha spiegato cosa significa partecipare ai giochi ragazzino?” la rossa aveva raggiunto il suo amico e come lui non distoglieva lo sguardo da Heat, “Si, so tutto e non sono un ragazzino”, “Lo vedremo…” disse lei e si voltò per andarsene “Dovreste smetterla di sottovalutarmi, tutti voi!” Myriam sorrise di nascosto mentre si allontanava, “Fidati, noi abbiamo capito di che pasta sei fatto!” gli disse Wilhiem “Ora vieni qui” continuò dopo mentre si frugava nelle tasche, dove trovò un oggettino dorato che porse ad Heat, il ragazzo lo prese e lo ispezionò era una spilla circolare a cui interno era raffigurato un arco “Mettila quando inizieranno i giochi” gli spiegò Wilhiem e fece per uscire dalla palestra “Ah Mellark…” disse poi “Possa la fortuna essere sempre a tuo favore!”
 
***
 
Sono andata all’ospedale da Ty,
ti aspetto lì!  -K
PS: Grazie, davvero.
 
Chris aveva appena lasciato l’infermeria della scuola, subito dopo aver letto il biglietto che gli aveva lasciato Kayleen si era alzato, sistemato un po’ capelli e vestiti ed era uscito di corsa dall’istituto dirigendosi verso l’ospedale, non era sicuro di trovarla ancora lì ad aspettare, dopotutto aveva dormito per quasi tutto il giorno, ma tentare non costava nulla e poi parlare con Tyler sarebbe servito anche lui, doveva capire se il ragazzo lo incolpasse dell’accaduto o no.

Arrivato a destinazione chiese ad un infermiera quale fosse la stanza di Tyler, “Ho avuto l’ordine di non fornire questo genere di informazioni a chiunque, mi dispiace ma non posso aiutarla”, Chris le sorrise ammaliante “Andiamo, non deve dirmi nulla, può anche semplicemente guardare in direzione della stanza”, “Non posso” l’infermiera tentò di allontanarsi ma Chris le si parò davanti “E’ su questo piano?”, l’infermiera non rispose, ma guardò il  ragazzo torva “Mi faccia passare”, “Lo farò, se risponderà alla domanda”, la donna riprovò a superare il ragazzo, di nuovo senza successo “Senta sto lavorando, non ho tempo per questi giochetti”, il castano sospirò, si strinse nelle spalle e si fece da parte, “347” disse poi passando l’infermiera.

Stranamente la stanza di Tyler non era sorvegliata da nessuno, Chris si fermò davanti alla porta, prese fiato e coraggio e la aprì, dentro la stanza vi trovò anche Kay, ci mise qualche istante per capire che i due si stavano baciando, “Oh scusate” disse resosi conto della situazione ed istintivamente richiuse la porta lasciando i due ragazzi nuovamente soli, si voltò e vide due uomini, militari o comunque agenti delle forze dell’ordine che si stavano avvicinando, capì che dovevano essere coloro che erano stati incaricati di proteggere Tyler, probabilmente se l’avessero trovato lì si sarebbero potuti insospettire, cosi tra lo stare li fuori e destare sospetti ed rientrare nella stanza, scelse la seconda opzione.
“Vi chiedo di nuovo scusa… non dovrei essere qui …” disse il ragazzo visibilmente imbarazzato “Già…” concordò Tyler che era sbiancato, “Tyler che hai?!” gli chiese Kayleen preoccupata, ma lui parve non sentirla “Mi dispiace, ma non sei riuscito a farmi fuori Odair” disse poi cercando di ostentare una sicurezza che non aveva, “Tyler devi ascoltarmi io non c’entro niente” disse Chris agitato, “SO COSA HO VISTO, SO CHE ERI LI’, HO RICONOSCIUTO LA SPILLA!” urlò, Kay, che era ancora seduta vicino a lui, gli prese il volto tra le mani “Ty ascoltami, non è stato lui”, “Lo difendi anche tu? Ho visto la sua fottuta spilla con il tridente!” guardò Kay incredulo, poi si rivolse a Chris “Era l’arma di tuo padre vero?”, “Te l’ho detto Wright, non c’entro nulla!” Chris stava perdendo la pazienza, stringeva i punti “Te l’ho detto Odair, so cosa ho visto!” rispose Tyler quasi più nervoso, “Smettetela tutti e due, Tyler, Chris era con me quando sei stato aggredito e Chris come diavolo hai fatto ad entrare?” Kay si alzò dal letto cercando di frapporsi tra i due ragazzi, che la guardavano allibiti, fu il moro il primo a parlare “Era con te… ed è qui per te…” sospirò “…Lasciatemi solo!”, “Tyler…” Kay fece per parlare ma quest’ultimo la fulminò con uno sguardo per poi voltarsi e guardare fuori dalla finestra, “Ci sono le guardie fuori non possiamo uscire e basta” osservò Chris, Kay guardò il moro che aveva lo sguardo assente, non riusciva ad immaginare che pensieri gli frullassero per la testa, poi si voltò verso l’altro “Esco io, le distraggo, esci tu”, si avvicinò alla porta, per poi tornare indietro e baciare Tyler sulla fronte “Prova a crederci…” gli sussurrò ed uscì dalla stanza lasciando la porta aperta, si intrattenne a parlare con i due uomini di guardia giusto il tempo necessario per far si che Chris uscisse dalla stanza e si allontanasse, dopo poco lei lo segui.
 
***
 
La strada verso casa sembrava più lunga di quanto in realtà non fosse, il silenzio era opprimente per entrambi ma nessuno dei due ragazzi aveva il coraggio di romperlo e di parlare di ciò che era successo, “Non dovevi mentire per me” disse Chris dopo un pò, “Certo che dovevo, forse almeno a me crederà” gli rispose Kayleen più per convincere se stessa che il ragazzo che le camminava affianco, “E se non lo facesse? Se parlasse con quelli fuori dalla sua stanza e gli dicesse che io sono il motivo per cui lui è in ospedale e che tu sei mia complice?” continuò lui, “Non lo farà!” disse convinta Kay, “E perché non dovrebbe? Credi di baciare tanto bene da fargli scordare di avermi visto?!” Chris non riusciva a credere come Kay potesse essere cosi ingenua, la ragazza arrossì e abbassò lo sguardo “Gli parlerò di nuovo, se vuoi…” disse, “Cerca di essere più convincente di quanto non sia stata oggi…” la sgridò ancora il castano “…Eri quasi patetica, che cercavi di fare? Gli prendevi il viso, gli hai baciato la fronte…”, “Cercavo di calmarlo!” rispose Kay “Sto solo cercando di fare la cosa migliore per tutti” continuò quando si rese conto di non dovere a Chris nessun tipo di spiegazione, il ragazzo aveva le mani in tasca, lo sguardo forzatamente puntato verso la strada, non voleva incontrare gli occhi di Kay, non sapeva perchè ma era infuriato con lei, con Tyler, con tutti, accelerò il passo “Stammi alla larga per un po’ ragazzina” disse alla bruna senza voltarsi, e con passo spedito si diresse all’ex-centro d’addestramento.
 
***
 
Per tutto il ritorno verso casa Heat non fece altro che rigirarsi tra le mani la spilla che gli aveva dato Wilhiem, l’arco che vi era raffigurato era identico a quello che aveva sua madre, quello stesso arco grazie al quale lui aveva imparato a scoccare frecce contro le cortecce degli alberi del 12, gli sembrava tutto cosi lontano ora, cosi distante, il suo distretto, la sua vecchia vita… “Dove l’hai presa?” la voce di Chris lo riportò a Capitol City, il castano stava guardano la spilla incuriosito chiedendosi se non fosse simile a quella di cui appena un oretta prima Tyler gli aveva parlato , “Non sono affari tuoi” i due ragazzi erano fermi davanti la loro residenza, il biondo alternava lo sguardo tra l’altro,la spilla e l’ex-centro di addrestramento , “Rispondimi Heat, potresti non sapere ciò in cui ti sei immischiato!” Chris gli mise una mano sulla spalla, ma il ragazzo se la scrollò via di dosso “Ho detto che non sono affari tuoi, fammi passare ora…” disse poi spingendo il castano e superandolo, “CI TIENI COSI’ TANTO A MORIRE?” gli urlò contro Chris, Heat si fermò di scatto, strinse nel pugno la spilla, poi si voltò verso il castano, e come se si fossero letti nel pensiero i due si avvicinarono l’uno all’altro,   “No, anzi ne sono terrorizzato, ma mio padre e mia madre hanno bisogno di aiuto se vogliono scoprire quello che sta succedendo in questa feccia di città e anche se sarà rischioso sarò proprio io ad offrirglielo!” spiegò Heat, Chris sorrise, un sorriso fiero, forse uno dei pochi sinceri della serata “Hai fegato Mellark!” osservò poi “Ma non basterà per distruggere il meccanismo dei giochi…” gli cinse le spalle con un braccio “…Avrai bisogno di un alleato per farlo!” Heat gli sorrisse, per tutta la giornata si era sentito solo e tradito da coloro a cui voleva più bene, ma ora vedeva in Chris non  solo un alleato, ma anche un amico sincero pronto a rischiare per lui e con lui “Mi aiuterai quindi?” gli chiese, i due si incamminarono verso la residenza “Non ho mai conosciuto nessuno deciso a rischiare tanto per aiutare il prossimo come stai facendo tu, credo che sia giusto che qualcuno rischi altrettanto per te!”  
 
***
 
La casa era deserta come aveva profetizzato Wilhiem, nessuno la stava aspettando, nessuno le aveva preparato la cena o le avrebbe chiesto come era stata la sua giornata, Myriam abitava nella zona residenziale di Capitol City, lei era una Capitolina da parte di padre, mentre sua madre proveniva dal distretto 5, nessuno le aveva mai raccontato la storia di come si erano incontrati i suoi genitori, al contrario conosceva bene la storia riguardante il suo abbandono, un giorno la madre si era stancata di Capitol City, della sua vita li e forse anche di sua figlia, l’aveva lasciata lì con un padre assente ed era tornata nel suo distretto d’origine, nessuno aveva avuto più avuto suo notizie, Myriam non ricordava nemmeno più il suo volto, la sua voce, “Ma dopotutto è meglio cosi” si ripeteva.
Prese una mela dal frigorifero e fece per andare in camera sua, ma si trovò un uomo davanti, dallo spavento la mela le cadde, “Dio Evan! Se volevi uccidermi potevi farlo con la tua pistola d’ordinanza!” il colonello Evan Walker si di chinò a raccoglierla, “Ho altri piani per te lo sai…” disse poi e continuò “Tuo padre non verrà nemmeno questa sera…”, le porse la mela, la rossa l’afferrò con irruenza “Sai che me ne importa! Che ci fai tu qui?”, “Mi stavo chiedendo come stesse andando la tua campagna di reclutamento per i giochi…” , “Bene, Heat Mellark si è unito a noi, e credo che domani farà lo stesso anche Chris Odair, non so perchè ma si sente stranamente egato ai fratelli Mellark… I giochi continueranno a vivere grazie a noi, non temere Evan”, l’uomo le sorrise compiaciuto “Ottimo lavoro Myriam”, “Sai gia dov’è la porta…” disse lei e senza aspettare che Evan se ne fosse andato si rintanò nella sua stanza.

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Capitolo 11
*** Chapter 10 ***


Capitol City, scenario di disgrazie e omicidi, di lotte e sprechi di sangue, quella stessa città che in segreto stava riorganizzando i giochi, ora, alle prime luci dell’alba, dormiva. Era stranamente bella vestita di quella luce rosata, quasi un posto piacevole in cui vivere, a volte non sembrava neppure di essere tanto lontani da casa, ma per quanto la luce fosse rassicurante, erano le zone d’ombre quelle a spaventare di più i ragazzi Mellark.
Erano le sei dal mattino, Heat non dormiva già da un pò, anzi era sveglio più che mai, pensando e ripensando a come era cambiata la sua vita in poco più di una settimana e a come cambierà ancora fin tanto che vivrà li a Capitol con la sua famiglia.
Erano giorni ormai che suo padre lavorava a stretto contatto con Cash Cooper, “La paylor mi ha chiesto di tenerlo d’occhio”, lo aveva sentito dire a sua madre, la quale, come lo stesso Heat, era preoccupata per questa partnership forzata anche se provava a non darlo a vedere, d’altra parte se solo avesse voluto Cash avrebbe già fatto del male a Peeta, questo pensiero tranquillizzava entrambi, “Sta comunque attento…” aveva risposto Katniss abbracciandolo, nonostante fossero passati svariati anni il loro amore non era sfiorito, era quasi tangibile, anche per questo era stato facile credere alla storia che gli aveva raccontato Wilhiem, Heat non si era mai spiegato perchè si fossero sposati cosi in fretta, perchè tendessero sempre a proteggersi l’un l’altra anche a discapito di se stessi, perchè si affidassero completamente all’altro, ma ora che sapeva cosa avevano  passato “gli sfortunati amanti del distretto 12” era più facile capire quell’amore incondizionato, le conversazione sotto voce e le urla nella notte.
Cosi come suo padre, anche Heat era deciso a dare il suo contributo, non aveva scelto di essere coinvolto nella faccenda, il fato aveva scelto per lui, ma ora sentiva di dover smascherare l’ideatore del ritorno degli Hunger Games, forse i suoi genitori ne erano usciti fortificati, ma il destino di molti altri giovani era stato diverso, più cupo e triste e il ragazzo era deciso a non condannare alla stessa sorte altri innocenti.  Per fortuna anche Chris aveva deciso di intraprendere questa crociata con lui e l’avere qualcuno con cui combattere gli infondeva coraggio, cosa di cui, nonostante le apparenze, aveva bisogno.
L’inizio dei giochi era imminente, avrebbe conciso con il ballo di Sadie Hawkins che stava organizzando la scuola e questo voleva dire che mancava meno di una settimana all’inizio di tutto, forse proprio al ballo sarebbero avvenute le prime morti, forse tutti si sarebbero ricordati quella serata come l’inizio di una strage e forse era proprio per questo che Heat non riusciva più a dormire. La sveglia suonò, un’altra giornata stava iniziando.
 
***
 
“KAYLEEN LA COLAZIONE E’ PRONTA” grido Katniss alla figlia mentre Peeta impiattava gli ultimi pancakes, era da tempo che i Mellark non si sedevano a tavola tutti insieme, forse quello sarebbe stato il momento giusto per parlare dei giochi, “E’giusto che sappiano…” ripeteva tra se e se la donna, era visibilmente tesa e pallida, “Stai tranquilla…” le disse il marito baciandole la fronte, in quel momento Heat come un tornado entrò in cucina, aveva rubato due pancakes e si stava dirigendo verso la porta, “Heat aspetta ti dobbiamo parlare” disse Peeta al ragazzo il quale si bloccò per qualche istante, sapeva perfettamente di cosa i suoi genitori volevano metterlo al corrente, ma ora non ne aveva il tempo “Papà, mamma mi dispiace, devo scappare a scuola…” disse senza neanche voltarsi, non voleva tradire nessuna emozione, sapeva che se loro lo avessero visto in volto avrebbero capito che qualcosa non andava e sarebbe stato facile collegarlo agli Hunger Games “…parleremo sta sera!” disse infine e usciì dalla casa.
All’unisono Katniss e Peeta sospirarono, forse il discorso poteva aspettare ancora, o forse no…
“KAYLEEN” gridò Katniss mentre si avvicinava alla stanza della ragazza, la raggiunse “Kay, non puoi fare semp-” disse spalancando la porta, ma le parole le si bloccarono in bocca quando vide la figlia.
In piedi davanti allo specchio, Kay indossava un abito elegante bianco che sfumava verso il nero, aveva il corpetto a cuore ed era senza spalline, aveva lasciato che i capelli le cadessero sulle spalle e si guardava con aria interrogativa, era stranita nel vedersi mentre provava un abito del genere, poi si girò verso la madre cercando nei suoi occhi qualcosa che le facesse capire come doveva apparire al mondo esterno, si sorprese nel vederla sorridere. “Sei bellissima” disse Katniss, “Mi sento una bomboniera” commentò sarcastica la ragazza, “Non dire sciocchezze…” le rispose lei, “Come mai l’hai provato?”  disse quando ormai si trovava alle spalle di Kay e la guardava attraverso lo specchio “L’ho trovato nell’ armadio, a quanto pare la Paylor oltre che ad obbligarci a venire qui, iscriverci a scuola e altro ha fatto anche shopping per noi” disse Kay sprezzante, “Kayleen…” Katniss prese fiato, un lungo respiro che le permettesse di mettere in ordine i pensieri che le frullavano nella testa “C’è una cosa di cui io e tuo padre avremmo dovuto parlarti da tempo… So che la Paylor può sembrare una donna fredda e capisco se la odi, ma sappi che è grazie a lei se questa città è riuscita a risollevarsi dopo un periodo molto difficile, lei è una nostra amica ed ora ha bisogno di me e tuo padre… Odio Capitol anche io, mi ha portato via troppe persone, ma lei non c’entra nulla con tutto questo…” Katniss si sedette sul letto della figlia, rimase qualche istante in silenzio, stava cercando il modo di dire a Kay dei giochi  e dei rischi  che avrebbe potuto incontrare se la loro permanenza a Capitol fosse stata più lunga del necessario, Kayleen intanto si stava svestendo anche lei voleva sfruttare quel momento per parlare con la madre delle sue ultime scoperte, voleva chiederle un parere visto che sapeva che anche lei aveva partecipato agli Hunger Games, ma non sapeva come.
“Kay quando io e tuo padre avevamo 16 anni, il vecchio governo di Capitol ci obbligò a partecipare ad una sorta di… di competizione…” Katniss sputò le parole di getto rompendo il silenzio che era piombato nella stanza, non ce la faceva più a formulare e riformulare quella frase nella sua mente, “Oh grazie a Dio!” disse Kay d’impulso, lasciando la madre di stucco, aveva pensato a tante possibili reazioni che poteva avere sua figlia, ma mai  si sarebbe aspettata di vedere del sollievo sul suo volto, rimase in silenzio aspettando che la ragazza spiegasse la sua risposta, “Mamma te ne volevo parlare da tanto, so tutto di voi, dei giochi e che Tyler sarebbe potuto essere la nuova vittima dei nuovi Hunger Games, e anche Chris mi sta aiutando… Sono sicura che non sarai d’accordo ma ti serve tutto l’aiuto possibile ed io non sono intenzionata a tirarmi indietro, quindi non provarci neanche ad impedirmelo!”, Katniss si alzò dal letto, camminò un po’ per la stanza con l’aria assente di chi sta valutando la situazione, poi le poso le braccia sulle spalle “Ti prego, ti prego, ti prego… Stai attenta!” e la abbracciò con tutta la forza che aveva.
Da quando erano arrivate a Capitol si era calato tra loro qualcosa di simile ad un velo ed ad ogni bugia, ad ogni omissione il velo si inspessiva, nessuna delle due fino a quel momento aveva avuto il coraggio di strapparlo via, ma ora sapevano di poter contare l’una sull’altra, certo Katniss sarebbe stata molto più apprensiva di quanto già non fosse stata, ma almeno adesso Kay sapeva che sua madre era ancora il suo porto sicuro, il luogo in cui tornare quando il mare sarebbe stato in tempesta e si sentiva profondamente grata per questo.
“Si può sapere che combinate voi due qui dentro?” disse Peeta entrando in camera, il suo sguardo passo da Kay e Katniss ancora abbracciate, al vestito che era sul letto e poi tornò alle due donne “…Allora?”, “Peeta, ti presento la nostra nuova alleata!” disse Katniss fieramente, Kay non riuscì a trattenere un sorriso “KATNISS! Dovevi solo parlarle, non coinvolgerla!” rispose Peeta visibilmente preoccupato, “Tranquillo papà, gia sapevo tutto… Mamma non mi ha coivolto, sono io che mi sono offerta di aiutarvi”, l’uomo guardò la figlia nei suoi stessi occhi azzurri e vi vide coraggio e sfrontatezza, in alcuni momenti Kay era identica a sua madre “Come tua madre, quando ti metti una cosa in testa, nulla ti può far cambiare idea…” osservò Peeta rassegnato “Stai at-”, “Attenta, si!” Kay finì la frase di suo padre e poi abbracciò anche lui, Peeta ricambiò l’abbraccio e lo sguardo cadde di nuovo sul vestito sul letto “Allora alleata, ho per te un a prima missione…”  disse poi, Kay guardò carica di eccitazione “ … e questa missione riguarda te che indossi quel vestito al ballo che la tua scuola sta organizzando”, “Non ho intenzione di andarci papà” rispose la ragazza senza sforzarsi si contenere il suo disappunto, “E invece ci andrai, ci serve qualcuno che tenga d’occhio gli altri studenti da vicino…”, solo in quel momento Kay realizzò che suo padre era serio, le stava dando un incarico, la riteneva davvero un alleato e si fidava da lei, gli sorrise “…Non sarai da sola, noi saremo li in qualità di chaperon, ma altri due occhi ci faranno comodo”, “Non vi deluderò, lo prometto”.
 
***
 
“Signor Odair posso sapere cosa c’è fuori dalla finestra che attira tanto la sua attenzione?” chiese il professor Johnson a Chris, il quale senza peli sulla lingua rispose “La signorina Mellark che corre disperatamente sperando di non essere in rit-” proprio in quel momento Kayleen, capelli spettinati, faccia paonazza per la corsa,  respiro irregolare, entrò in aula sbattendo la porta, tutti si girarono a guardala e qualcuno non riuscì a trattenere una risata “Parlando del diavolo… si mette al suo posto signorina Mellark” disse Johnson e un po’ spazientito riprese la sua spiegazione, mentre Kay si sedeva di fianco a Chris.
“Ti devo parlare!” disse Kay sottovoce al compagno di banco, erano un po’ di giorni che i due non si parlavano, Chris era diventato un po’ freddo ultimamente ed inoltre passava tutto il suo tempo con Heat, anche adesso Kay si aspettava un atteggiamento distaccato, ma doveva parlargli della conversazione che aveva avuto con i suoi genitori, “Prima io…” disse prontamente Chris “… mi dispiace di averti trattato un po’ male quella volta di ritorno dall’ospedale… ero un po’ scosso per tutto quello che era successo e poi ho avuto molte cose per la testa…” ammise un po’ in imbarazzo, Chris era sempre stato un ragazzo sicuro di se, molto loquace e che ostentava una certa vivacità, ma spesso parlare con Kay lo metteva in difficoltà, lei era l’unica con la quale si sentiva in dovere di essere sincero, ma la sincerità richiede coraggio e c’erano delle volte in cui il ragazzo non riusciva a trovarlo, “Non preoccuparti, è perfettamente comprensibile se Tyler parlasse…” disse Kay mettendogli una mano sul braccio per dargli conforto, Chris guardò prima la mano e poi gli occhi azzurri della ragazza, poi sosprirò, c’erano tante altre cose di cui avrebbe voluto parlare con lei, ma ora non poteva, cosi si limitò a dire “Vai, ora dimmi quello che volevi dirmi…”, Kay sorrise, un sorriso sincero, spontaneo e tanto coinvolgente che Chris non potè fare a meno di sorridere a sua volta “…che hai Mellark? Cosi mi preoccupi!” disse scherzando, “I miei genitori sanno che sappiamo e ci vogliono come alleati” rispose lei entusiasta, il castano rimase in silenzio, non sapeva bene come reagire dato che aveva stretto un alleanza con Heat e che molto probabilmente il ragazzino non ne aveva parlato con i suoi genitori, Heat gli aveva ripetuto più volte che avrebbero fatto tutto da soli, ed ora Chris non poteva lasciarlo solo, così come non poteva lasciare sola Kay, ma allora che fare?
“Come alleati Chris!” ripeté Kay che non riusciva a piegarsi la stasi del ragazzo “Adesso potremmo aiutarli,  distruggere i giochi… Nessuno morirà e anche tu sarai salvo!”, “In cosa consiste il piano?” chiese alla fine Chris convinto che solo una volta che avesse avuto tutte le informazioni avrebbe potuto scegliere, Kay sorrise di nuovo “Dobbiamo andare al ballo insieme e controllare gli studenti, magari cercare di capire con precisione chi è coinvolto e chi no…”, “Non posso!” disse secco lui, la serata del ballo coincideva con l’inizio dei giochi, e lui doveva parteciparvici ma come tributo, inoltre non poteva lasciare Heat da solo in quella serata, “Che stai dicendo?” chiese allibita Kay, si sforzava di trovare una spiegazione per il suo atteggiamento ma non ci riusciva, “Kay io parteciperò ai giochi!” ammise alla fine Chris, la ragazza di alzò dal suo posto, tutti in classe compreso il professore si misero a fissarla, ma non le importava “SI PUO’ SAPERE DA CHE PARTE STAI?” gli gridò, Chris aveva lo sguardo basso, non  riusciva neppure a guardarla in volto, Kay attese qualche secondo la risposta, ma quando capì che non sarebbe arrivata, prese la sua borsa ed usciì dall’aula, il professore le disse qualcosa, ma lei riusciva a sentire nulla che non fossero i suoi pensieri, invece Chris rimase al suo posto, pugni stretti e sguardo basso, “L’ho delusa…ancora” pensò.
 
***
 
“Sono Kayleen Mellark, vorrei vedere Tyler” disse la ragazza alle due guardie che sorvegliavano la stanza 347, le quali acconsentirono senza creare disagi e così lei entrò e con sua enorme sorpresa vide Tyler in piedi che faceva le valigie ed i suoi fratelli che gli davano una mano a raccogliere giochi e disegni vari. Nahit e Enrik erano straordinariamente simili al loro fratello maggiore, stessi occhi neri, stessi capelli scuri e ricci e stesso sorriso un po’ impacciato, “Ragazzi,  avviatevi a casa e dite a mamma che arriverò anche io tra poco” disse Tyler ai fratelli dopo essersi accorto della presenza della ragazza, i due obbedirono diligenti e cosi Kay e Tyler rimasero soli.
“Non credevo di rivederti qui…” disse il moro acido “... E’ una settimana ormai che non ti facevi viva, eppure ora eccoti…”  continuava a sistemare le sue poche cose in valigia, non aveva alzato lo sguardo nemmeno una volta da quando Kay era entrata nella stanza “… Sappi che se mi sei venuta a chiedere di non denunciare il tuo amico, avevo già deciso di non farlo… Devo imparare a difedermi da solo…”, “Sono venuta qui per parlarti di ciò che ti è successo…” disse lei, e solo in quel momento gli occhi neri di Tyler si specchiarono in quelli azzurri della ragazza, lui si sedette sul letto e fece cenno a lei di fare lo stesso “Parla allora” disse poi, deciso a non far crollare il suo muore di fredezza e così Kayleen gli raccontò tutto quello che sapeva sui nuovi giochi e sui vecchi, gli disse che il suo attacco probabilmente era stato una specie di prova generale di ciò che sarebbe successo nel prossimo mese, gli disse che Chris non c’entrava nulla, ma non ebbe il coraggio di dirgli che lui ora aveva deciso di partecipare ai giochi e gli disse anche di Myriam e che probabilmente lei aveva molte altre informazione, che però non era riuscita ancora a scoprire, quando ebbe finito Tyler era sconvolto, ma non in senso negativo, ora finalmente sapeva cosa e perchè gli era successo ed in un certo senso si sentiva sollevato perché ora avrebbe anche potuto riscattarsi.
“Capirò se non vorrai più parlarmi Ty, ma ho pensato che dovessi sapere tutto… Che fosse giusto cosi…” disse alla fine Kay, “Sono felice che tu l’abbia fatto… Grazie…” rispose lui sorridendole “E ti parlerò ancora, se tu vorrai parlare ancora con me ovviamente” disse poi,  Kay ricambiò il sorriso “Certo che vorrò!” e cosi si alzò dal letto e si avvicinò alla porta, ma prima di afferrare la maniglia si voltò verso il ragazzo che era ancora seduto “Tyler…” chiamò e lui alzò lo sguardo “Vuoi venire al ballo con me?” chiese poi d’impulso, “Ne sarei felice!” ripose lui.
 
***
 
La sua stanza era rimasta la stessa, era stato quasi due settimane lontano da casa, un tempo molto piccolo a pensarci ora, ma quelle stesse settimane erano state così cariche di eventi che gli erano sembrati due anni, posò la valigia sul letto e si sedette alla sua scrivania dove vi trovò un piccolo circuito elettrico a cui stava lavorando la stessa sera in cui fu aggredito, fu invaso da una sensazione di rabbia, una rabbia che non riusciva a controllare, distrusse il suo circuito, tutto ciò che era sulla scrivania si ritrovò scaraventato sul pavimento, i suoi libri, i suoi modellini automobilistici, tutto.
“Tyler calmati!” gli disse la madre accorsa in camera sua dopo aver sentito i rumori, il moro la guardò dritto negli occhi e senza dire nulla usci dalla sua stanza dandole una spallata e poi si ritrovò in strada.
Kayleen gli aveva spiegato tutto eppure lui non accettava di essere stato aggredito per caso, se non c’era un disegno, se poteva essere stato aggredito lui come chiunque altro, allora perche proprio lui? Perche si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato? Perche tra tanti, lui aveva dovuto rischiare la vita? Questa domande non trovavano riposta e forse non l’avrebbero trovata, ma Tyler voleva vederci più chiaro e non si sarebbe calmato fino  a che non avrebbe parlato con Myriam.
 Quanto Tyler arrivò a scuola le lezioni erano ancora in corso, ma non se la sentiva di entrare così scelse di aspettare sui gradoni dell’edificio principale fino a che non avrebbe visto uscire la ragazza, cosa che avvenne non molto dopo.
“Myriam” la chiamò quando la ragazzo gli passò d’avanti, ma lei parve non sentirlo, “Hey Myriam!” continuò ma ancora nulla, lei continuava a camminare, Tyler stava perdendo la pazienza cosi la raggiunse e la costrinse a voltarsi tirandole il braccio “Ascoltami Myriam…” disse cercando di apparire sicuro di se, la rossa lo guardò allibita “Perche mi stai parlando?” poi ci pensò un po’ su e disse “E perche sei ancora vivo?”  con un aria a metà tra lo stupore e il disgusto, quella domanda  fece perdere del tutto le staffe al moro che senza rendersene conto tirò Myriam a se, sempre più vicino fino a sussurrarle all’orecchio “Ti ucciderò, credimi!” e così dicendo le diede uno strattone che quasi la fece cadere a terra, si voltò e se ne andò senza avere una meta precisa.

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